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VOCABOLARIO NOMENCLATORE
I.
DEL MEDESIMO AUTORE!
// Nomenclatore scolastico o Vocabolario delle idee, lu-8, di
oltre 2300 pagine, legato in tutta tela L. 45 —
IL TESORO DELLA LINGUA ITALIANA
VOCABOLARIO
NOMENCLATORE
ILLUSTRATO
(spiega e suggerisce parole, sinonimi, frasi)
COMPILATO DA
PALMIRO PREMOLI
VOLUME PRIMO
TREVES-TRECCANI-TUMMINELLI
EDIZIONI FRATELLI TREVES — MILANO-ROMA
PROPRIETÀ LETTERARIA ED ARTISTICA.
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(Printed in Italy.)
62-5
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Milano - Tip. Treves-Treccani-Tumminelli.
AL CORTESE LETTORE.
Come e perchè il Vocabolario Nomenclatore differisca essenzial-
mente da tutti i vocabolari della lingua italiana fin qui pubblicati, grandi
e piccoli, si comprende facilmente e subito dando una sbirciata appena
alle voci che occupano più d'una colonna, piìi d'una pagina: per esempio,
alle voci acqua, affare, agricoltura, amore, anatomia, andare, anima,
animo, aria, araldica, armatura, arene, artiglieria, assicurazione, astro-
nomia, automobile; baco da seta, bambino, banca, barbiere, battaglia,
bello, bene, bicicletta, bottega, buono; caccia, calzatura, cambiale, cap-
pello, carne, carta, carte da giuoco, casa, cattivo, cavallo, cervelletto,
cervello, chiesa, chimica, chirurgia, commercio, corsa, corse ippiche, co-
tone, credito, cucina, cucinare, cucire; dare, debito, delitto, diffìcile. Dio,
diritto, discorso, divinità, dolore, donna, dovere, dramma, drammatica
(arte), dubbio ; eccitazione, edificare, edificio, educazione, elettricità,
elezione, epidemia, epilessia, epoca, erba, errore, esercito, e/^.... è mol-
tissime altre voci.
Alle quali dando un'occhiata, sia pure rapidissima, ci si persuade
tosto che il Vocabolario Nomenclatore, dopo spiegata la parola (lìnica
funzione specifica di tutti gli altri vocabolari), mette intorno ad essa iioii
solo i sinonimi, le frasi, le locuzioni, i proverbi — utile scorta per la ric-
chezza e la vivacità dell'eloquio — ma tutta una legione, una pleiade dì
VI AL CORTESE LETTORE
altre parole, che, con quelle avendo relazione, affinità, analogia, concor-
rono a completare il corredo linguistico necessario, tanto per ben cono-
scere una cosa nel suo complesso e nelle sue parti, quanto per esprimere
in vari modi — nelle loro gradazioni, nelle loro sfumature — affetti,
idee, sentimenti, ecc.
Dunque, un metodo, e procedente per mezzo dell'analogismo.
Certo, ma ben diversamente da quanto è nell'essenza e nella forma
dei vocabolari detti appunto metodici finora comparsi, da quello del Ca-
rena a quella dei signori Fanfani e Frizzi, del Palma, ecc, : i quali trat-
tano solo una piccola parte della materia linguistica (la parte riguardante
l'economia domestica, le arti e i mestieri, poco più) e anche questa di-
stribuiscono in poche grandi categorie, zeppe di parole a migliaia, sicché
a grande stento, se pure riesce, vi si può trovare quel che si cerca.
Non solo: ma, anche essendo in possesso di tali vocabolari metodici,
lo studioso avrà tuttavia bisogno del vocabolario di vecchio stile, per dir
COSI, ogni qualvolta non conosca il significato, il valore di un qualunque
vocabolo.
Ad ogni modo : in tutti gli antecessori di questo libro le parole stanno
— non è iperbole, né irriverenza — come sentinelle morte, in attesa di
essere conosciute da chi abbia il tempo e il coraggio di percorrere la
interminabile, la infinita via lungo la quale sono scaglionate. E non è
mancanza di rispetto alla verità di fatto il dire che nei precedenti voca-
bolari le parole stanno in sonno, immobili e fredde, come le pietre se-
polcrali d'un camposanto, sicché, non sapendo altro, bisogna vagare a
lungo, e non lietamente, in tutta la necropoli, finché ci si presenti alloo-
chio quella che è oggetto della nostra ricerca. E allora soltanto essa si
rianima per risponderci.
Nel Vocabolario Nomenclatore, invece, non appena fissato un punto,
un concetto; non appena precisato un termine facile, generalmente noto,
come centro e come compendio d'un vario ordine di cose o di idee, le
parole saltano fuori da sé, vivaci, garrule, e volano in giro, sotto gli
occhi di chi ha il libro in mano, e — quasi òome rondinelle che, ro-
teando nell'aria, si bisbigliano a vicenda il nome dei lontani lidi, ai quali
migrare e l'ora della partenza — dicono al lettore le tappe del breve
AL CORTESE LETTORE V,l
viaggio che egli deve compiere attraverso le pagine per rintracciare quel
che desidera, per trovare la messe che gli occorre.
Già sulla soglia di questo primo volume, l'autore avrebbe potuto
esporre il concetto fondamentale da cui l'opera trae origine, mettendo in
evidenza anche il meccanismo, i congegni, i metodi adottati nelle succes-
sive fasi del lavoro ; ossia, presentando come in uno specchio, per dir
meglio in una vivisezione, la struttura interna della compilazione. Ma
egli ha voluto — ragionevolmente, dobbiamo riconoscere — corroborare
la sua lezione dimostrativa col mezzo efficace di opportuni esempi, da
prendere in tutte le varie parti del libro.
E perciò,' invece di avere qui una monca prefazione, il lettore cor-
tese troverà alla fine delTopera una spiegazione completa, un chiarimento
esplicito e del concetto e del metodo, in guisa che il Vocabolario No-
menclatore possa, nel miglior modo possibile, servire allo scopo per cui
fu ideato e pubblicato.
Gli Editori.
AVVERTENZE.
Per essere più facilmente in grado di rintracciare le parole, le frasi, ecc.,
che cerca, il lettore troverà alla fine dell'opera la spiegazione, il prospetto, il
quadro del meccanismo, per dir così, ossia del metodo che l'autore ha adottato
nella sua compilazione.
Le parole in carattere aldino corsivo portano con sé un rimando, un rife-
rimento, come fossero accompagnate da un V. (vedi); hanno cioè un articolo
proprio.
A. Prima lettera dell'a?/Vi6efo. (*) — Indicazione
di ])fincipio.
Abaco. Membro architettonico, nel quale ter-
mina il capitello della colonna.
Ab antico (ab antiquo). Fino àzW antico, os-
sia da tempo lontano.
A bardosso. Modo di cavalcare.
Abate. Superiore o titolare di un'abazia (abba-
zia). Titolo anche di un chierico, non sacerdote, o
di un sacerdote che non esercita cura d'anime.
- Abate mitrato, (\\xq\\o che, in certe solennità, ponti-
fica come i vescovi. - Si distinguono abati secolari,
regolari, laici, militari, abati conti, abati del campo,
ecc. - Abatino, abalucolo, dimin. e spreg. - Abato-
ne, abate grasso, fresco e anche ricco. — Priore, chi
ha la prima dignità dopo l'abate. — Abbaziale, atte-
nente ad abate.
Abbadia, badia (abazia), chiesa retta da un abate
o da un'abbadessa; cliiesa abbaziale, priorale. —
Abbazia, beneficio che gode l'abate, e anche la sua
dignità gerarcliica.
Bastone pastorale, mazza portata dagli abati in
Inerte cerimonie, come insegna del loro ufficio.
A battiscarpa. Modo di mangiare in fretta.
Abazia. Detto in abate.
Abbacare (abbacato). Vagare con la fantasia.
Abbaccliiare fabbacrhiamento, abbacchiato, ab-
bacchiatura). Abbattere le frutta dalla pianta con
la pertica (bacchio). Bacchiare; bacchiata.
Abbacchio. Leggasi in agnello.
Abbachista. Conteggiatore, contabile.
Abbacinare (abbacinamento, abbacinato). Offu-
scare la vista; rendere cieco. — Antico modo di
pena. — Abbacinato, detto di occhio illanguidito.
Abbaco. Libercolo che insegna i principi del-
V aritmetica. Abbachino, librettino. — Arte di
fare i conti.
Abbacone. Chi si abbandona al fantasticare.
Abbadare (abbadato). Leggasi a badare.
Abbadessa. Superiora di un cotivento.
Abbadia. La chiesa retta da un abate.
Abbagliare (abbagliaggine, abbagliamento, ab-
bagliante, abbagliato, abbaglio). Impedire momenta-
neamente la vista per troppa luce: indurre in
errore, in inganno; produrre fascino.
Abbàglio. Sbaglio, errore.
Abbaiare (abbaiamento, abbaiata, abbaiato, ab-
baiatore). Il mandar fuori la voce che fa il cane.
— Figuratamente, gridare o minacciare, per
lo più invano.
Abbaino. Apertura sul tetto di una casa..
Piccola stanza.
Abbàio, abbaio. Vociare del cane.
Abbaione (baióne). Chi è facile a gridare.
Abballare (abballato, abballatore). Modo di av-
volgere, i
Abballinare (abballinato). Modo di sfare il letto*
Abballottare (abballottato, abhatlottio). Abbal-
lare, avvolgere.
Abbambinare (abbambinato). La spiegazione
a pietra.
Abbancare fabbancatura). Operazione che fa
il conciatore di pelli.
Abbancàto. Che ha banchi: detto di naviglio,
di nave.
Abbandonare (abbandonato, abbandono), La-
sciare allatto, con animo o di non ripigliare o di
non ritornare più alle cose, alle persone, al luogo
che si lascia; non avere più cura di cosa o per-
sona; lasciar da parte ; spiccarsi; lasciare senza aiu-
to, senza custodia, senza difesa; lasciare met-
tere, porre in abbandono.
Detto di carica, impiego, ufficio, indica dimis^
sione; della patria, emigrazione, esilio; della
milizia, disertare.
Abbandóno, l'abbandonare, o, più spesso, l'essere
abbandonato : abbandonamento, abbandonatezza.
A^/wHf/oHrtto: derelitto, negletto, trascurato, insoc-
corso. — Non trovare né can né gatto che abbai per
lui, di chi è abbandonato da tutti. — Ci crescon k
ortiche: di luogo abbandonato.
Locuzioni indicanti abbandonare: dar la benedi-
zione ad una cosa; dire o dare l'addio a qualcuno;
piantare, dare un piantone; far la croce, il crocione
su checchessia; desèrere (poet.), vedovare, rinun-
ciare, volgere le spalle, le reni; voltare il bel di
Roma; riiìutare, ripudiare (di moglie);' battere in
ritirata; battere, suonare a raccolta.
Abbandonare improvvisamente: piantare in tronco,
sui due piedi, di punto in bianco.
Abbandonare completamente, per sempre: lasciar
solo, derelitto, solo come un cane; fregare il piede
all'uscio d'una casa; non voler più sapere di cosa
0 di persona, rinunciarvi; lasciare il banco e il
beneficio; lasciar bollire alcuno nella sua acqua
come gli spinaci.
Abbandonare in difficoltà: lasciare alcuno nelle
peste, senza prestargli aiuto ; lasciare in secco, in as-
so, in malora; lavarsi le mani, di cosa o persona.
Abbandonare con disprezzo: dare un calcio a
(cosa 0 persona).
(') — Le parole in carattere aldino corsivo portano con sé un rnnando, un riferimento, come fossero
accompagnate da un V. (vedi).
ABIÌA.M^ONAHSI
ADBONA.MEMU
Abbandonarsi. Modo di rare o di darsi com-
pletamente ad una cosa, sia lavoro, piacere, vi-
zio, speranza, ecc. Applicarsi con ardore, con
passione. — Perdersi d'animo, di coraggio.
Perdere la forza.
Abbandono. Atto ed effetto deWabbando-
nare e deW abbandonarsi.
Abbarbafrliarc, abbarbag-lio f abbarbaglia-
mento, ahbarbcighatoj. Più che abbagliare, ecc., detto
della luce e della vista.
Abbarbare, abbarbicare (abbarbarst, abbar-
bicarsi). L'appiccarsi, l'allignare della pianta. —
Con nitro significato, attaccare.
Abbarcare (abbarrato). Ammontare, far muc-
chio.
Abbarrare (abbarrato). Sbarrare, chiudere,
fortificare con barricata.
Abbaruffare, siblìSiT-aSio (abbaruffato). II met-
tere in disordine.
Abbaruffarsi fa bbaruff amento). Far rissa.
Abbassamento. Atto ed efl'etto deWabbas-
sare.
Abbassare (abbassato). Portare o piegare in
6ffi«so/ diminuire V altezza; chinare, inchinare
la faccia, la testa, la persona , smorzare la voce;
rinviliare, detto di prezzo o del valore d'una
merce; scemare, umiliare l'autorità, l'orgoglio,
la potenza di qualcuno. Bassare, sbassare, di-
bassare; rabbassare, riabbassare (abÌ3assare nuova-
mente), calare, tirar giù; chinare, dechinare, decli-
nare, inclinare, richinare; abbattere, atterrare, de-
primere; ad imare, avvallare; degradare — Abbassare,
violentemente, abbattere.
Per altri significati, veggasi arme, bandiera.
Abbassamento: bassamente, dibassamento, sbas-
«amento; avvallamento, calamento, dechinamento,
rabbassamento ; abbassazione , abbassatura, avval-
latura, dibassatura; declinazione, depressione, di-
gradazione. — Scesa, discesa, l'atto dell'abbassare
0 dell'abbassarsi. — China, pendio, declivio, ter-
reno 0 luogo dell'abbassamento.
Abbassarsi (abbassato). Calare, scendere; di-
minuire d' altezza. — Avvilirsi, umiliarsi, fare atto
di umiliazione.
Abbassatore. Qualifica e funzione di muscolo.
Abbasso. Nella parte inferiore, al basso.
Abbastanza. Avverbio indicante quantità
«ufficiente, bastante, bastevole — Essere o avere a
oastanza: a sufficienza; bastantemente, baslevolmente;
il convenevole, al compimento; a petizione, a bocca;
5n che se ne vuole; soddisfacentemente, bisognan-
lemente, a sobrietà; né poco, né troppo; quel tanto
«he occorre; alla necessità, assai.
Bastare, soprabbastare ; avere o sapere una cosa
per proprio consumo, non più.
Non abbastanza: insufficiente, insufficienza; in-
congruo, incongruità; mancanza, scarsezza, difetto,
relativamente al bisogno. — Altro che biacca e ce-
rotto I, di mezzi insufficienti a uno scopo.
Abbatacchiare (abbatacchiato). Lo stesso che
abbacchiare.
Abbàttere (abbattimento, abbattuto). Gettar giù,
mettere a basso, demolire, atterrare; porre, man-
dare, cacciare, stendere a terra; radere al suolo,
rasare, spianare; rovesciale, scoscendere, diroccare,
«mantellare; sfasciare, profondare, romwarc. Ri-
petiz., riabbattere.
Figuratamente, prostrare (prostrazione), dar lo
abalzo, mandare a gambe all'aria, far saltare - Do-
mare, vincere - Confutare, oppugnare un discor-
so, una ragione, ecc.
Abbattersi. Fare incontro. - Il verificarsi di
un avveninìento.
Abbattifieno. Detto a stalla.
Abbattimento. Atto ed effetto A&W abbattette;
prostrazione di forza; debolezza, anche di atti-
ngo; senso di sbigottimento, di paura, di coster-
nazione. - Rappresentazione di battaglia.
Abbattuta. Abbattimento d'alberi per fortifi-
cazione.
Abbatuffolare , àbbatufolare (abbaltvf\o-
lato). Ridurre in batuffolo, avvòlgere.
Abbatuffolarsi. Mettersi in rissa.
Abbazia (abbaziale). La chiesa dell' abate.
Abbecedàrio (abecedario). Libro per imi)arare
a leggere.
Abbellare (abbellato). Far belìo.
Abbellire (abbellimento, ahbcllilo). Far bello;
rappresentare una cosa più bella che non sia; or-
nare, ornarsi.
Abbeverare (abbeverato). Dar da bere al be-
stiame; acquare, iieverare, condurre a bere; con-
durre sAVabbeverafoio.
Abbeveratoio (beveratoio). Vaso nel quale be-
vono 0 si fanno bere, conducendoveli, gli ani-
mali; più propriani'., quello degli uccelli. Volgami.,
beverino, belinolo. - Truogclo, trogolo, Irogolettu.
trogolino; vaso, vaschetto, vascone, bif:ori^ciuoIn.
guazzatoio, acquaio. - Vedesi anche a cavallo e ?■
pollo.
Abbiadare (abbiadato). Pascere di biada it
bestiame.
Abbicare (abbicato). Far mucchio. - Lavoro
di agricoltura.
Abbicci. Piccolo libro per imparare a leggere.
Abbiente. Chi possiede, chi ha qualche ric-
chezza.
Abbietto. Di nessun valore morale, vile.
Abbig-llamento. Atto, effetto, modo di «66^-
gliare o di abbigliarsi; anche il complesso degli
oggetti che si adoperano all'uopo.
Abbigliare, abbigliarsi (abbigliato, abbi-
gliatura). Il vestire o il vestirsi con ornamento,
con ricercatezza, con eleganza, con lusso.
Abbinare (abbinamento, abbinato). Accoppiare,
appaiare, unire.
Abbindolare (abbindolato, abbindolatura). Rag-
girare con inganno.
Abbiosciare (abbiosciarsi, abbiosciato). Lasciarsi
cader d' animo, accasciarsi ; appassire.
Abbisognare (abbisognato). Avere, far di bi-
sogno, di necessità.
Abbisognèvole. Che è di bisogno.
Abboccainento. Abboccarsi, venire a col-
loquio.
Abboccare (abboccato). Prendere in bocca o
con la bocca. - Empire una botte, un vaso. -
Di persona, ntangiare assai.
Abboccarsi. Parlare, aver colloquio.
Abboccato. Detto di vino tendente al dolce e
di fiasco pieno.
Abboccatóio. Bocca della fornace.
Abboccatura. L'orlo di un vaso da bere. •
Parte mal cotta di pane. • Avanzo di farina
nella macina. .
Abbonacciare f^aòftonacctato^. Detto aco?»ware.
Abbonamento, òallicismo corrispondente alle
voci associazione, convenzione, quota, meno speci-
fiche. Indica il patto, l'accordo per cui si ha ridu-
ABBONARE
ABBOTTINAnSl
zione di pagamento su un giornale o altra pub
blicazione, sulF entrata a teatro, sui viaggi in
t'errovia, ecc.
Abbonare qualcuno, prendere abbonamento per
hii, associarlo. - Abbonarsi, prendere abbonamento
per sé, associarsi. Meglio detto: dare il nome, scri-
versi, inscriversi, sottoscriversi, firmarsi; in senso me-
no commerciale, accedere, aderire; affittarsi, ap-
paltarsi.
Abbonato, chi gode abbonamento, associato, socio,
appaltato.
Abbonare, abbonarsi (abbonato). Detto in
abbonamento.
Abbonare (abbonato). Render buono, in senso
materiale; menar buono un conto non li(iuido;
detrarre una parte del debito.
Abbondante (abbondantemente). Che è in ab-
bondanza.
Abbondanza. Grande quantità, gran copia,
molto di qualsiasi cosa, specialmente dei prodotti
del suolo e delle cose necessarie a vivere: abbon-
devolezza, abbondezza, abondanza, abondanzia, co-
piosilà; gran sufficienza, più che a bastanza, d'a-
vanzo; larghezza (specialmente di mezzi), numerosità,
ampiezza, dovizia, lautezza, foltezza, ricchezza;
iffliionza; sfarzo, tesoro; nugolo; brusio.
Magona, inondazione, ubertosità, ubertà, esube-
ranza.
Cornucopia, corno simboleggiante l'abbondanza.
- Eldorado, paese d'abbondanza e di delizie.
Abbondante: più che sufficiente, abbondevole, ab-
liondoso, copioso, pieno, di buona misura, molte-
plice, moltiplice, numeroso, opimo, ricco, profuso,
uberifero, ubertoso.
Abbondantemente: essere o avere largamente, gran-
demente, profusamente, a piene mani; a barelle, a
bizzeffe, a bottacciate, a cappellate; a carra, a car-
rate, a balle, a cestoni, a staia, a colme stala; a
l)Usso, a cataste, a ciocche, a distesa; a barche, a
isonne, a josa; a masse, a moggia, a sacca, a some;
a sbacco, a manate, a manciate, a grembiale ; a
hraccia, a bracciate, a braccia quadre; a ceste, a
carrettate, a secchie, a cataste; a cafisso, a cafusse;
a misura di crusca e di carbone; a bacchio, a ba-
rili, a corbelli, a Corbellini, a giumelle; a fonte, a
macco, a micco, a bacchio; a moggia, a sciami, a
fiumi, a monti; a boccali, a palate, a tonnellate,
a nembi; infino al collo, all'infinito; a petizione, a
bocca, a bocca cosa vuoi; più che maggio foglie.
Abbondare: trabastare; essercene da dare e da ser-
bare; da benedire e da santificare; piovere, fioc-
care, fare il fiocco; avere la cava, la conserva d'una
cosa; essercene per la toppa e per il magnano;
(juante (uova o altro) ne può benedire prete; da
fare il Ietto ai cavalli; per la mestola e per il ma-
nico; quanto può chieder bocca; tanto da bastare a
un convento; più che le stelle' e la rena; tanto da
vendere; fino al collo, fin sopra i capelli; a busso e
a fusone.
Grande abbondanza: esuberanza, ridondanza,
esuperanza; sovrabbondanza, soprabbondanza; so-
vrabbondevolezza; eccedenza, eccesso, sopraccedenza,
soverchiezza, soperchiezza, soprappienezza, sover-
chianza; traboccaménto, straboccamento, ribocco,
strabocco; rimboccamento, rimbocco; rigurgitamento;
travasamento, stravasamento, travaso; profluvio, pro-
fusione; colluvie, diluvio, rovescio; abisso, troppo;
subisso ; visibilio. Superfluità, superfluo ; caterva
valanga; sproposito. Un buscherio, un mondo, un
.lavello, uno sterminio.
Detto di liquidi: a catinelle, a bigoncie, a gronde,
a sgorgo, a onde, a bocca di barile.
Abbondare soverchiamente: ridondare, esube-
rare, diluviare; riboccare, traboccare, straboccare;
sovrah)bondare, soprabbondare, soprammontare; stra-
ninggiaro; eccedere, esuberare; sopreccedere; sover-
chiare, soperchiare; rigurgitare. Essere riboccante,
straboccante, strabocchevole, trabocchevole, soprap-
pieno, esuberante; colmo, ricolmo; colmo e caricato.
Abbondanza varia - Abbondanza svariata, di cose
diverse. - A rifascio, grande e disordinata quantità di
cose 0 di una cosa- Ballaccia, quantilà di roba-sciu-
pata. - Condire, fornire in grande abbondanza. - Cuc-
cagna, grande abbondanza e luogo (paese) di grande
abbondanza e di lieto vivere per gii sfaccendati. -
Diavolio, gran quantità di persone o di cose, che fanno
strepito (un diavolio di mosche e di zanzare. Un diavo-
lio di beceri, di ciane).- Fitta, gran quantità di persone
0 cose cattive, noiose. - ijirghezza di grazie, di co-
modi, abbondanza in generale. - Miniera di fatti, di
aneddoti, ecc. - Ogni ben di Dio (fam.), abbondanza
d'ogni cosa. - Pasciona, abbondanza di guadagni e
di viveri, cuccagna. - Precepizio, abbondanza strana.
-Profluvio, sovrabbondanza di liquido traboccante.
- Un rovescio di lodi, di ingiurie e simili. - Scossa,
quantità improvvisa: una scossa di funghi. - Sfoggio,
abbondanza, per lo più di ornamenti. -Vivaio di impie-
gati, di maestre, d'artisti, ecc., in gran numero. -
Zavorra, abbondanza di roba ordinaria.
Locvziom. - Andar col corbello in un ;90sto ; esserci
molta roba da raccogliere. - Avere le sette peste d'una
cosa, un'abbondanza noiosa. - Levar cento lire a loro
é come levar un pelo a un bue : di cose dove ce n'è
in quantità enorme. - Nuotar nelle lasagne, avere ab-
bondanza d'agi, di prosperità. - Scialare, spendere
assai, potendo vivere nell'abbondanza di. tutto. - Por-
tare acqua al mare, vasi a Samo, nòttole ad Atene,
frasconi a Vallombrosa, indulgenze a Roma, tavole
a Fiumalbo, portare una cosa dove ce n'è abbon-
danza. - Se ne può fare alla palla: di persone o di
cose, essercene gran quantità; di denari, spènderne
senza criterio.
Proverbio : L'abbondanza e la dovizia fa o genera
la carestia, perchè quanto più abbiamo tanto più
consumiamo.
Abbondanziere. Ufficiale delVa/nnona.
Abbondare, abbondevolezza (abbondevole).
Detto in abbondanza,
Abbondóne. Presuntuoso, .saccente, millan-
tatore.
Abbonire, abbuono {abbonito, abbono). Il ren-
dere buono; il render fertile. — Indurre in cal-
ma. — Defalcare una parte del debito; rinun-
ciare a una parte del credito.
Abbordare, abbórdo (abbordaggio). L'acco-
starsi ad una nave per combatterla; approdare -
Incontrare, fermare per via. — Appiccar di-
scorso.
Abbordóne. Detto a contegno.
Abborracciare (abborracciamento, abborrac-
ciato, abborracciatura, abborraccio, abborraccione). -
Rafforzare, fare qualche cosa alla peggio, in fretta,
Abborrire (abborrimento, abborrito). Avere in
odio.
Abbottarsi (abbottato). Fare una corpacciata,
mangiare molto.
Abbottinare (abbottinato). Mettere a sacco, fare
saccheggio.
Abbottinarsi (abbottinato). Mettersi (di soldati)
in ribellione.
ABBOTTONARE
Abbottonare (abhouonato, abbottonatura). Fer-
mare con bottone u bottoni. — Abbottonatura,
parte del vestito. — Abbottonato, di persona che
tiene il segreto.
Abbozzacchlare (abbozzacchiatoj. Peggiorativo
di abbozzare.
Abbozzare, abbozzo (abbozzato, abbozzaticcio,
abbozzatura). Il dare la prima forma o fare il primo
disegno d'un'opera d'arie, o d'altro lavoro, la trac-
cia, la minuta d'uno scritto, qcc; sbozzare, schiz-
zare, dare un'abbozzata; tracciare, ordire, imbastire;
delineare, disegnare; smodellare, digrossare (dello
scultore), dirozzare, — Abbozzicchiare, fare abbozzi di
piccolo conto.
Abbozzo, abbozzamento, sbozzo, schizzetto, schizzo,
traccia, tracciato; embrione, idea; abbozzatura, abboz-
zetto, bozzetto, bozzo; bozzaccia; sbozzatura; im-
brattatura, imbratto; traccia (d'un dramma e si-
mili), tracciamento, delineamento, delineatura; mo-
dello, studio, saggio; prima facitura; dirozzamento,
sconciatura, sconciaturella.
Abbozzaticcio, poco più che abbozzato; abbozzic-
chiato, meno che abbozzato.
Abbozzare, manovra di nave.
Abbozzato, di persona che ha brutta corporatura.
Al)I)ozzolare f abbozzolato) . Lavoro del baco
da seta.
Al)bozzolarsi. Agglomerarsi, di farina.
Abbracciaboschi (abbracciabosco). Madreselva,
pianta rampicante.
Abbracciare, abbraccio (abbracciamento, ab-
bracciata, abbracciato). Il circondare, lo stringere con
le braccia, per lo più in segno d'affetto : afferrare
con le braccia, prendere con ambe le braccia, av-
vincere con le braccia; gettare, buttare le braccia
al collo; stringere, avvincere, avvinghiare il collo;
avvinghiarsi, buttarsi al collo ; amplettere ; dar di
piglio ; recarsi in braccio ; stringere in braccio, nelle
braccia, al seno, al cuore, ecc.; dare un abbraccio,
un amplesso.
Abbracciare stretto stretto, forte forte; abbrac-
ctMcc/iiar'e,abbracciare spesso, a dimostrazione d'affetto
lezioso ; avventarsi, abbracciare con impeto ; avvitic-
chiare, abbracciare stretto per commozione — Ab-
bracciata, vicendevole abbracciamento ; anche ab-
braccio alla lesta.
Per altri significati, leggere a misura, pianta,
professione, stomaco.
Abbracciata. Detto a cavaliere.
Abbracciatutto, Factotum, faccendiere.
Abbrancare (abbrancato). Afferrare, preti-
dere ; mettere bestiame in branco. - Abbrancarsi,
afferrarsi, attaccarsi.
Abbrevianiento. Accorciamento, compendio.
Abbreviare, abbreviazione {abbreviamento,
abbreviativo, abbreviato, abbreviatura). \\ fare, rendere
breve, sincopare ; rendere corto, detto di discorso
e simili. - Abbreviarsi, divenir breve. - Abbreviatura,
abbreviazione, troncamento di parola. — Opera-
zione di algebra.
Abbrevlatore. Segretario della cancelleria pa-
pale ; funzionario della Caria Bomana.
Abbrezzare (abbrezzato). Patir freddo.
Abbriccàgrnolo. Uccello rampicante.
Abbrlccare, abbriccarsi, (abbriccato). Modo
di i-ampicare o di assestare un colpo.
Abbrivare (abbrivato). Detto a nave (movi-
menti), corsa, salto.
Abbrlvldlre ( abbrividito). Rabbrividire per
freddo o per paura.
Abbrivo. V. a «at^e (movimenti), salto.
Abbronclare (a bbr ondato). Fare il broncio.
Abbronzare, abbronzii'e (abbronzamento,
abbronzato, abbronzatura, abbronzo). Dar la tinta del
bronzo; render bruno, riferito a pelle — Pri-
mo effetto del bruciare.
Abbruciacchiare. V. a bruciare, fuoco.
Abbruciare, abbruciarsi (abbruciamento,
abbruciante, abbruciaticcio\ abbruciatura). Ardere,
bruciare; rendere, diventare arido, detto di ter-
reno.
Abbrunare, abbrunarsi (abbrunato). Far
bruno ; mettere, mettersi a lutto.
Abbrunire (abbrunito). Rendere o diventar
bruno.
Abbruschino. Fornellino da cucina.
Abbrustiare (ahbrustiato ^.Detto a bruciare^
e a caffé.
Abbrustire (abbrustito). Mettere a fuoco.
Abbrustolire (abbrustolito). Mettere a fuoco -
Cuocere arrosto.
Abbrutire, abbrutirsi (abbrutimento, abbru-
tito). Ridurre o ridursi come bestia.
Abbruttire (abbruttito). Rendere brutto.
Abbuiare, abbuiarsi (abbuiamento, abbuiato).
'Rendere o diventar buio, oscuro: detto anche del
temno.
Abbuonare. Lo stesso che abbonare.
Abburattare (abburattata, abburattatura). Stac-
ciare la farina. - Fig., discutere.
Abbuzzire, abbuzzirsi (abbuzzito). Sentirsi
troppo pieno per soverchio mangiare.
Abdicare, abdicazione (abdicativo, abdicato).
Il rinunciare al trono, al potere sovrano ; anche
a un diritto, a una volontà, ecc.
Abdoiue. Leggasi a ventre.
Abduttore, abduzione. Qualifica e funzione
di muscolo.
Abecedario (abbecedario). Libro per imparare
a leggere.
Abelmosco. Pianta malvacea, usata già come
medicinale, ora solo in profumeria.
Aberrare (aberrazione, aberrato). Detto a er-
rore, luce, ottica.
Abetaia. Detto in abete.
Abete. Albero conifero d'alto fusto' lai, picea.
Usato nell'industria per fare travi, casse, tavole,
ecc. - Abete rosso, il larice, una delle specie prin-
cipali come il bianco e il nero - Abetella o stile,
abete reciso dal suolo, lungo, sottile ; antenna per i
ponti delle fabbriche. - Abetina, abetaia, foresta
d'abeti. - Abetino, di abete, simile ad abete — Ragia,
materia resinosa degli abeti e dei pini. — Abietino,
vino 0 birra, con infusione di foglie d'abete.
Gli abeti svettan le messi : allungano la vetta, di-
ventano molto alti.
Ab eterno. Sempre, nel passato.
Ab experto. Per esperienza.
Ablàda. V. a diarrèa, a tonici.
Abiettezza, abiezione. Disposizione d'animo
e condizione de\Vabbietto.
Abietto. Degno del massimo disprezzo; vile.
Abigeato (abigeo). Furto di bestiame.
Abile. Chi è dotato di abilita. — Per altro
significato, a leva militare.
Abilità. Capacità di riuscire in cose non facili :
attitudine, idoneità ; sufficienza; accortezza,, destrezza,
ingegno, talento; perizia, bravura, validità, valore ;
magistero, magisterio, magistralità, maestria; sagacia,
tattica. — Abilmente, con abilità.
ABILITA — ABITARK
Avere abilità: essere atto, idoneo, capace, valente,
valido nel fare una cosa qualunque ; bravo, destro,
esperto, sperto nella propria arte, nel proprio me-
stiere, nella propria professione ; accorto, lesto ;
ingegnoso, valoroso virtuoso, Avere le cose su per
le dita, sulle dita ; avere la mano del cielo, la ma-
no di Dio, la mano benedetta ; aA'ere le mani, le
dita d'oro; saper levare le pecore dal sole; saper
uscire da un fondo senza zucca ; avere gamba a far
le cose ; aver cimiero ad ogni elmetto ; navigare a
tutti i venti ; aver mantello ad ogni acqua. - A chi
abbia abilità suole « affarsi la scesa e la salita ; a
chi ha testa non manca cappello. »
Diavolo, di persone di gran bravura, alla quale
riesce ogni cosa. - Maestro, abilissimo. - Riuscire,
esser abile, saper fare, potere. - Sapercela, essere
capace, avere l'arte. - Tatticone, abile nel trattare,
nel destreggiarsi.
Essere motto abile: essere persona di grande affa-
re, di gran valuta, di molti numeri, di peso, di
polso; eccellente, a tutta botta, di prima portata, di
gran ricapito, di cartello, coi fiocchi, un portento.
- Valere tant'oro.
Essere abile a più cose : essere versatile, a tutte
mani ; a bottega ad ogni cosa ; da basto e da sella;
da bosco e da riviera; di nidio e navicello ; atto a
ricucir telline. Avere ad ogni piaga unguento.
Trovarsi a far cosa in cui si è abili : essere in
casa propria, nella propria provincia, nella propria
piscina, nella propria beva, nel proprio centro ;
essere invitato al proprio giuoco.
Rendere abile: abilitare, insegnare; mettere in
condizione di fare alcunché; dar modo, mezzo, via,
ecc. Rendere o dichiarare uno abile a un esercizio;
dichiararlo idoneo ; dare il diploma, matricolare.
- Abilitarsi, mettersi nella possibilità e nella capa-
cità di fare, di esercitarvi una professione, ecc. —
Abilitazione, atto ed effetto dell'abilitare ; anche il
relativo documento. Avere, ottenere, conseguire l'abi-
lit.'izione.
Locuzioni. - Avere della politica, nell'uso co-
mune , avere astuzia, usare prudenza, accorgimento,
per giungere ad un fine, per ottenere un dato ri-
sultato. - Avere le mani in pasta, locuzione fami-
liare che significa avere ingerenza pratica in qualche
faccenda. — Rarba d'uomo (uomo di valori), locuzione
viva nella frase familiare non c'è barba d'uomo che...
per dire : non c'è alcuno, per quanto forte, che... ecc.
- Chi fa il carro lo sa disfare, di chi è capace, abile.
- Esser muso da ciò, essere uomo atto a fare una tal
cosa che richieda coraggio o abilità. - Mano esperta,
in operazioni manuali o chirurgiche ; industri
mani, detto specialmente di artefici, di cucitrici,
ecc. ; mani ingegnose, quelle che compiono felice-
mente lavori difficili e delicati ; mani benedette,
quelle che si adattano ad ogni lavoro, riuscendo
sempre bene. - Sapere il fatto suo, essere capaci in
quel che si vuol a fare.
Inabilita' : mancanza, negazione di abilità ; inca-
pacità, inettitudine, incompetenza, inesperienza, im-
perizia, dappoccagine, impotenza. - Essere inabile,
inetto, incompetente, incapace, imperito, dappoco,
barbino, sciattino, malaccorto, mal pratico, malde-
stro, guastamestieri ; impolitico ; cen.ipenna, cem-
penno, sbercia, schiappino; ciampichino, biascin-
tingoli (buono a nulla); zuccone, testacela, minchione,
zugo ; buono a far cencio. — Essere buono alla festa
dei magi; affogare o essere affogato ne' moccichi;
non saper tenere l'ago in mano ; non saper levare
un ragno da ìin buco; esser tale da morir di fame
m una madia di pane. — Contrario ad abilitare:
inabilitare, inabilitazione, inabilitato.
Abilitare, abilitarsi (abilitazione}. Detto in
ù,bilità.
Ab taimemorabill. Da tempo immensamente
antico.
Ab incarnazione. V. a cristianesimo.
Ab inizio. Da principio.
Ab intestato. Condizione di eredità, secondo
testamento.
A bisdosso (a bardosso). Modo di cavalcare.
Abisso. Luogo profondo e, per lo più, oscuro;
voragine (poet., vorago), baratro, viscere della Terra,
latebre, inferno ; anche immensa profondità di
acque. - Figuratamente : perdizione, rovina. - Gettare
0 cadere in un abisso: profondare (profoudamento,
profondato), inabissare (inabissamento, inabissato);
precipitare. Inabissarsi, precipitarsi, essere travolto,
scomparire in un abisso ; sprofondarsi.
Abitàbile. Da potersi abitare.
Abitàcolo. Luogo in cui abitare^ meschina
casa.
Abitante. Verbale di abitare.
Abitare (abitabile, abitante, abitato, abitazione).
Stare in un luogo, vivendovi più o meno in per-
manenza, detto tanto di casa quanto di paese : di-
morare, soggiornare (con dimora non fissa), star di
casa ; avere, tenere soggiorno, soggiornamènto, sede,
stanza ; stanziare, risiedere, permanere, tener piede,
essere stabilito, acquartierato; albergare (per breve
tempo), alloggiare.
L'uomo, prima di riuscire a fabbricarsi una casa,
un palazzo, si rifugiò entro ripari naturali (an-
tro, caverna, grotta) ; poi si piantò la tenda
e SI costruì la capanna, usate tuttora da popo-
lazioni non incivilite ; edificò anche abitazioni su
palafitte, in riva ai laghi. Già nell'evo antico costruì
la villa; nel medio evo, il castello e la torre.
Oggi ancora alcuni popoli vivono in abitazioni
galleggianti, sopra varie sorta di barche.
Si abita in casa propria o a pigiotie, a doz-
zina ; temporaneamente, in un albergo, in un'o-
steria, con alloggio, o presso qualcuno per osjn-
talità.
Accasarsi, fissare l'abitazione, stabilirsi in un
luogo, 0 tornare ad abitarvi ; stare a uscio e
bottega, abitare vicinissimo ad altri; tornare a
pigione, andar ad abitare in una casa d'affitto. -
Coabitare, abitare insieme, esser coabitanti, avere
coabitazione (detto anche dell'uomo e della donna
che vivono insieme senza essere legittimamente
marito e moglie) ; riabitare, abitare nuovamente.
- Coìifinare, mandare persona ad abitare forzata-
mente in un luogo.
Abitàbile, da. potersi abitare (luogo, casa, paese),
abitévole (disusato) ; contrapposto, inabitabile. - Abi-
tato, luogo in cui sono abitazioni (aggettivamente,
dicesi di paese o di casa con abitatori). - Aperto,
luogo abitato (comune, borgo, città), non cinto da
mura o anche senza cinta daziaria; luogo calcato,
gremito di case, con molte abitazioni; vicinato, in-
sieme di abitazioni vicine. - Terra, denominazione
generica di un luogo abitalo e murato ( ina ora
fuso di chiamar cosi un paese abitato va scompa-
rendo). Dimin., terretta, terricciuola,
Contrapposto: inabitato, «Zeserfo, disabitato ; luo-
go nel quale nasce la gramigna.
Abitante (abitatore, abitatrice): chi abita, sta per-
manentemente in un luogo; si riferisce più a cillà
0 paese, che a casa, mentre la voce abitatore indica
AlJlTAUt; — ABITUDINE
» ,lo il fatto diiir abitare. Residente, avendo sede,
(1 I Qora, doni icUio ; incolo. — L'insieme degli abitanti
d una città, d'un paese costituisce h popolazione;
e s'usa dire tutta la Terra per indicare tutti gii
abitanti di questa. - Si chiamano poi: antipodicoh
gli abitanti d' un luogo della Terra diametralmente
opposto (antipodo) nd un altro; antassoni, antiassoni,
quelli che stanno nell'asse opposto; antizoni, se in
zone opposte; anticloni, se in opposti emisferi della
Terra.
BorghiLjiano , abitatore di borgo; carnpagnuolo,
chi abita in campagna e si è. addetto ctW agricoltu-
ra; castellano, terrazzano, terriero, abitatore di
castello; cittadino, abitante di città; colligiano, abi-
tante dei colli; compaesano, dello stesso paese (vil-
;a;gio per lo più) abitato da altri, conterrazzano,
conterraneo; forese (voce disusata), uomo di con-
tado, che sta fuori di città; foresto, forestiero;
indigeno, nativo del paese in cui abita; paesano,
del paese, contrapposto a straniero; residente, di-
morante (per lo più, con carattere ufficiale).
Trogloditi, abitatori di caverne,, di sotterranei.
Anagrafe, registro municipale deo;li abitanti d' una
città, d' un comune - Censimento, iscrizione del nu-
mero e della condizione degli abitanti d'uno Stato.
- Colonia, r insieme di molte persone dello stesso
paese stabilito in un altro. - Incoiato, la condizione
di chi dimori in un paese che non è il suo.
Abitazione, lungo da abitare o dove si abita:
casa; residenza, sede, abitagione (disusato); nido,
ricetto, rifugio, ricovero. • Gli aggregati di abita-
zioni, a misura che queste diventano numerose,
formano il villaggio, il borgo, la città, ciascun
gruppo costituendo (amministrativamente) un co-
ìnune 0 frazione di comune.
Abitazioncella, abitazione piccola e, più o meno,
graziosa. - Abitàcolo, abitazione da poco. - Antipodi,
luogo d'abitazione diametralmente opposto a un altro.
- Abituro,, abitazione umile, meschina. - Alloggio,
luogo dove si stia per un tempo più o meno lungo
per amicizia o per pagamento. - Baracca, specie di
capanna odi riposo fatto per dimorarvi temporanea-
mente. - Casale, piccolo aggregato di abitazioni. -
Dimora, permanenza, lo stare più o meno tempo in
un luogo; il luogo slesso del dimorare (ma é fraii-
cesimo): far dimora; prendere, fissar dimora; fis-
sarsi, star fissi, abitare sempre o molto a lungo; di-
moranza, stanza; dimoragione, dimorazione, dimorar
mento, l'atto del dimorare. - Domicilio, il luogo in
cui si abita, si ha l'esercizio legale dei diritti civili.
- Isola galleggiante, dimora degli uomini preistorici
e di selvaggi moderni ( est e sud d' America) ; super-
ficie galleggiante a uso zattera. — Magione, abitazione,
luogo di dimora in grande. - Residenza, luogo di
stabUe permanenza, indipendentemente dall'esercizio
degli altari; anche il luogo dove un principe o un
alto funzionario abitualmente dimora. - Romitaggio,
abituro appartato, nel quale alcuno passa i giorni,
fier lo più con intendimenti religiosi. - Romitorio,
uogo in cui abitano romiti o anche uno solo. -
Sede, luogo dove, abitando, esercitano il loro ufficio
magistrati, principi, ecc. ■ Stanza (poet), alloggio,
albergo, dimora - Tugurio, abitazione povera e
angusta.
Diritto dt abitazione, facoltà di abitare in una
casa con la famiglia. - Indirizzo, ricapito, indi-
cazione del luogo in cui si abita. - * Cambia-
mento di abitazione: traslocamento (traslocare), tra-
sferimento (trasferire), tramutamento (rasmutamento.
tramuta, tramutazione, traslazione. Traslocare, slog-
giare, sgomberere di casa.
Abitino, amuleto che si porta al collo, per pra-
tica di culto.
Abito. Genericamente, vejste, parte del vestia-
rio, modo di vestire; con significato particolare.
giubba. - Vestimento o distintivo del clero, dei
religiosi, della milizia ecc.
Abito fisico. Complessione, temperamento.
Abituale. Di abitudine.
Abitualità. Consuetudine al delitto.
Abituare, abituarsi (abituato). Far prendere
0 prendere abitudine.
Abituccio. Vestitino da bimbo.
Abitudinario. Di abitudine.
Abitudine (abituale, abituare, abituarsi, abi-
tuato). Il fare ripetutamente e .metodicamente una
determinata cosa; facilità che si acquista nel- com-
piere certi atti col ripeterli frequentemente: abi-
tuatezza, abituazione, abito; avvezzamento, assue-
fazione, consuetudine, assuetudine, usanza; piega;
seconda natura; metodo. — L'abitudine può essere
buona o cattiva (malusanza, mal costume), recente
o vecchia (inveterata), comune o strana; temperata
il eccessiva, ecc. - Abitudinario, chi va dietro alle
abitudini.
Andazzo, abitudine, usanza di parecchi, ma per
lo più momentanea, di poca durata. - Diriz-
zone, abitudine, piega capricciosa, ostinata, a una
certa cosa. - Esercizio, uso, detto specialmente di
azioni • materiali (es., perdere, riprendere l' abitu-
dine di battere; perdere, riprendere l' uso delle
gambe, e simili). - Metodico, chi non esce dalle
proprie abitudini. - Pratica, abitudine a un lavoro,
a un'arte. - Solere, essere solito, avere un'abitudine.
- Vezzo, abitudine di carattere leggero e piacevole
0 no (mal vezzo). - Fùw,'^abitudine difettosa, cattiva.
Contrapposto di abitudine: dissuetùdine, disusan-
za, disuso, non uso.
Abituale: abituale, consueto, comune, ordinario,
usitato, usuale; abitudinale; solito, arcisolito ; di
rubrica, di prammatica (specialmente di certe ceri-
monie), all'ordine del giorno (facile e frequente).
- Abitudinario, chi va dietro alle abitudini. -
Contrario di abituale: insolito, smesso, dismesso.
.\bituare: assuefare, avvezzare, accostumare; far
piendere, dare l'abitudine; dar costume; adde-
strare, esercitare; ausare, suefare (volg-); dirómpere
(ad un lavoro, ad una fatica). - Contrapposto: di-
sabituare, disawezzare, disassuefare (disassuefatto),
divezzare, svezzare, estirpare (di cattiva abitudini).
Abituarsi : prendere l'abitudine, far l'abito, pren-
dere in uso, divenire abituato, assuefarsi, accostu-
marsi, ecc.; adusarsi, usarsi, addomesticarsi; far la
mano, far l' occhio, far il cuore, far la bocca, lo
stomaco; prendere la piega, il dirizzone; incaro-
gnirsi in un'abitudine (per lo più non buona e osti-
nato). - Abituato, avvezzo, assueto, usato, uso, av-
viato; benavvezzo o malavvezzo. - Contrario: disa-
bituato, disassuefatto, divezzato, divezzo. - Contrap-
posto: disavvezzarsi, ecc.
Locuzioni. - Cavallo vecchio non muta andatura:
è difficile perdere le vecchie abitudini. - Dirom-
persi a checchessia: assuefarvisi con lungo e continuo
esercizio. - Duro a vecchia licenza nuova legge: le
abitudini invecchiate si correggono male. - Essere
schiavo dell'abitudine. - Incallire (incallito), indurare
in un'abitudine, tanto da poter difficilmente spo-
gliarsene. - Fare il callo, far l'orecchio, far l'osso,
abituarsi a cose non piacevoli. - L' uomo vecchio si
ACCADEMIA
trovò col mwvo: cioè con le sue abitudini di prima
(o in cozzo con le ultime).
Proverbi: ('hi ha portalo la tonaca puzza sem-
pre di prete; la catena n n\ teme il fumo (perchè ci
sta sempre); nessuna meraviglia dura più di tre
giorni.
Abiura [abiurare, abiurato, abiur azione). Ri-
nunzia ad una religione o ad errori religiosi.
A bizzèffe. Tn abbondanza.
Ablativo. Detto a declinazione.
Abluente. Qualità di medicamento.
Abluzione. Lavamento, bagno. — Particolare
della messa.
Abneg'are, abneg-azione (abnegato). Il rinun-
ziare a un 2>i^cere; il lare sacrificio di affetti,
di sentimenti.
Abolire , abolizione ( abolitivo , abolito ) .
VanniUlare, il sopprimere, il toglier via, special-
mente un culto, una legge, un uso, la schiavi-
ni, ecc.
Abolizionismo, abolizionista. Detto a
schiavitù.
Abólla. Parte di veste (militare).
Abomaso. Uno dei ventricoli del ruminante.
Abominare, abominazione (abominabile, abo-
minevole, abominando, abominato). L'avere in or-
roì'e.
Abominio (abominioso). Abominazione, vitupe-
rio, infamia.
Àborig-ene (aborigeno). Primitivo: detto di abi-
tante, di popolo.
Aborrire (aborrevole, aborrente, aborrimento, a-
borrito). Avere in odio, in orrore, a repa-
giianza.
Abortire (abortivo, abortito). Fare aborto.
Aborto (abortivo). Interruzione della gravi-
danza entro le prime ventotto settimane; disperdi-
mento; il partorire anzi tempo. - Abortire: buttare
a male il figliuolo, sconciarsi; sperdersi la creatura;
disperdersi. - Aborto artificiale, interruzione della gra-
vidanza, determinata ad arte per sottrarre la madre
ad un pericolo grave dovuto alla gravidanza stessa
e ad essa soltanto. - Aborto forzalo, sconciatura. -
Aborto procurato, espulsione del feto ottenuta per
iscopi criminosi.
Alogandromelia, aborto di bestia, con membra
simili alle umane.
Abortivi, i mezzi e i rimedi alti a provocare l'a-
borto, distinti in meccanici (puntura delle membrane,
urto violento, faradizzazione dell'addome, ecc.) e in-
terni (segale coi'nula, sabina, cantaridi, trementina,
ecc.). - Abortivo, fatto per via di aborto.
Aborto. Opera, lavoro mal riuscito. - Persona
di bruttissima corporatura.
Abósino. Sorta di sasino.
Ab òvo. Dalla prima origine.
A braca, a bracaióla, a bracaloni. Di
calza 0 ili calzoni ricadenti limgo le gambe.
Abràdere, abrasióne (abraso). Il toglier via
nel radere: pel lo più, riferito a pelle.
Abrogare, abrogazione (abrogato). L'annul-
lare, l'abolire specialmente una legge.
Abròstine (abròstino). Specie di uva.
Abròtano. Erba medicinale, un tempo usata
contro i vermi.
A bruciapelo. Modo di spallare da vicinis-
simo un'arme da fuoco.
A brùzzolo (a brùzzico, a bruzzo). V. ad alba.
Abside. Parte della chiesa. — Punto dell'orbita
d'un astro.
Absintina. Detto ih assenzio.
Absolina. Veggasi a fuliggine.
Abusare (abusato). Commettere abuso.
Abuso (abusivo, abusione). Cattivo o eccessive
uso di checchessia; cosa contraria alle leggi, alle
regole, alle consuetudini: abusamento, abusazione,
abusione (trista usanza), vizio; misuso; scandalo.
— Stravizio, disordine, abuso di cibo, di vino e si-
mili. — /16«sflCfio, abuso enorme, a dismisura. Sarà
sempre bene proibire, togliere, sopprimere, sradicare
un abuso; non bene il doverlo sopportare, tollerare,
subire.
Abusare: usare malamente, malusare, misusare;
far camera di checchessia, prevaricare.
.Abusivo: dicesi di tutto ciò che ha carattere di
abuso, ma particolarmente delle misure e delle mo-
nete.
Locuzioni. - A dargli un dito prende tutta la mano:
di chi abusa della confidenza. — Chi si abusa poco
usa. — Esser la vigna di Cristo, di cosa o persona di
cui tutti abusano.
Acacia. Albero spinoso, di varie specie: hnearei
di legno nero, di foglie azzurre, odorosa (arboscello
ornamentale); volg., gaggia, ecc. Se ne usa il legno
in ebanisteria. — Simboleggia l'affetto puro e
l'amor platonico. — Falsa acacia, robinia.
Acagiù. Legno adoperato nell' ebanisteria,
dallo stipettaio.
Acalèfi. Detto a zoofito.
Acanto. Pianta erbacea (detta anche branca or-
sina), di foglie grandi, accestite, intagliate, che ser-
virono per ornamento del capitello corinzio. - Usata
in farnìacia.
A capriccio. Indicazione per chi deve eseguire
un, pezzo di musica.
Acaro. .\rtròpodo parassita: citato di formag-
gio e a rogna.
A caso. Per caso.
A catafascio. Stato di confusione.
Acatalèttico. Specie di verso ereco e latino.
AcattòLco. Non cattòlico.
A cavalcione. Modo di j^ositura, stando ad-
dosso ad altra persona.
Acàzio. Sorta di antica nave»
Acca. Lettera àoiValfabeto — Figur., niente.
Accadèmia. In origine, scuola di filosofi (pla-
tonici). Poi, società di persone riunentisi per In
studio 0 l'incremento di un'arte, di una scienza,
delle lettere, ecc. : ateneo, università, collegio, gabi-
netto. Anche società costituita per diletto, circolo,
club (neologismo inglese). Cosi pure: corpo dei
professori delle arti del disegno; studio della figura
umana nuda; trattenimento pubblico di canto, di
musica, di scherma, ecc..
Celebrile accademie (letterarie e scientifiche) dette
degli Arcadi, dei Lincei, del Cimento, dei Gra-
nelleschi, ecc.
Accademia si dice anche la residenza degli accade-
mici e la loro adunanza. - Accademicamente, secondo
l'uso delle accademie. - Accademico, chi appartiene
ad un'accademia, collegiano, collegiato; consiglio acca-
demico, l'ufficio direttivo dell' accademia. - Accademi-
ci residenti, coloro che prendono parte ai lavori e
ai compensi, se ce ne sono. Contr. di corrispondenti.
— Arcadia, nell'uso, accademia privata. - Atti,
memorie, i verbali e gli altri documenti delle acca
demie, ecc.
Aula, sala delle adunanze. - Bigoncia, la cattedra.
Censore, chi rivede ed approva gli scritti che deb
bone essere letti in pubblico. - Consolato, (itolo di
ACCADERE — ACCARNARE
qualche accademia. - Console, capo di qualche acca-
demia. - Disputazione graduale, quella sostenuta per
conseguire un grado accademico. - Immortali (scherz.),
ì quaranta membri dell'Accademia di Francia. -
Nome accademico, quello finto che prendono o pren-
devano ffli accademici. - Nomina, biglietto d'ingresso
ad un'accademia, col nome della persona invitata.
- Segretario, chi mette in carta le discussioni di
qualche adunanza o accademia. - Tornata, adu-
nanza periodica di accademici.
AdiADEMiA DELLA Crusca: fu fondata a Firenze
(1582) per la purificazione de'la lingua italiana. -
Arciconsolo, il presidente {arciconsolato il suo uffi-
cio). - Cicalata, le lezioni scherzevoli. — Cruscante,
inferigno, soprannomi dell' accademico. - Frullone,
impresa dell'accademia, col motto: « Il più bel
fior ne coglie». - Gerle, i sedili degli accadèmici,
fatti in forma di gerle. - Incruscanti, gli ammessi
ad essa accademia. - Massaio, uno degli ufficiali. -
Stravizzo, convitto che dava l'accademia della Cru-
sca nelle sue cicalate.
Accadere {accadimento, accaduto). Avvenire, sop-
pravvenire; prodursi di un fatto, di un avveni-
mento.
Accagionare {accagionamento, accagionato). Im-
putare, accusare); attribuire a colpa.
Accagliare, accagliarsi {accagliamento, ac-
cagliato). Farsi denso: del latte e del sangue.
Accalappiacani. V. a cane.
Accalappiare {accalappiato, accalappiatura).
Prendere con la caccia, trarre in iìiganno, iu in-
sidia.
Accalcare, accalcarsi {accalcato). V. a folla.
Accaldare, accaldarsi {accaldato). Far pren-
dere, prendersi caldo, riscaldamento.
Accalorare, accalorare {accalorato, accalor ito).
Infervorare, eccitare V animo o In mente.
Accampamento. Luogo nel quale le milizie si
stanziano provvisoriamente, piantando tende; il fer-
marsi del generale col suo esercito : alloggiamento,
alloggiamenti, attendamento; accasermamento, cam-
peggiamento, campo, campo attendato; vallo. - Da
non confondersi con V accantonamento.
Le truppe 'stanno ad arcampamnito di marcia,
quando fanno solo un riposo o pernottano. - Ac-
campamento di posizione, quello stabilito lungo il
fronte di battaglia. - Addiaccio, accampamento di
soldati, senza tende, pronti a combattere. - Allog-
giamento, denominazione generica data agli accan-
tonamenti e agli accampamenti militari. - Attenda-
mento, l'atto di impiantare le tende e anche il luo-
go in cui esse sorgono e il loro complesso.
Baraccamento, m ;;eme di più tende o baracche, co-
stituenti, di solito, il ricovero delle truppe in un
campo stabile di istruzione. - Bivacco, riposo di
soldati sul campo; anche guardia che si fa di notte
per la sicurezza del campo prossimo al nemico.
Campo aperto, libero, senza difesa, senza trincee. -
Campo d'esercizio, il luogo dove si addestrano le
milizie. - Campo di osservazione, quello impiantato
per lo studio d'una posizione strategica o delle
mosse del nemico. - Campo fortificato, trincerato,
chiuso da difese.
Castrametazione, parte dell'arte militare che in-
segna a disporre un campo. - Castrense, di campo.
- Grotta, riparo di tèrra posticcia intorno ad un
campo militare. - Guardia del campo, drappello di
soldati che, con un ufTiciale e un trombettiere, si
mette a certa distanza dall'accampamento, per vigi-
lanza. - Guardia delle linee, i corpi di guardia lungo
i confini di un accampamento. - Picchetto, drappello
di soldati che formano la guardia o che, in tempo
di guerra, stanno disposti su vari punti del campo,
pronti a combattere.
Accampare, accamparsi: mettere, piantare, porre
l'accampamento; accasermare, accasermarsi; acquar-
tierarsi, attendarsi; campeggiare; baraccare, attrabac-
care, attrabaccarsi; fermare, formare, pigliare i quar-
tieri; mettersi alla campagna; porsi, stare a campo;
tener campo; appadiglionare, rizzare i padiglioni;
piantare il picchetto; vallare; essere, stare accam-
pato. ■ Parcare, disporre i carri o le artiglierie di
una colonna su una o più file bene ordinate, le une
vicine alle altre, in un campo, in una piazza o lungo
una strada. - Serenare, stare, accampare a cielo sco-
perto. - Trincerare un campo, fortificarlo.
T'/gliere l'accampamento: levare, disfare, spiantare
gli alloggiamenti, le tende; levare il picchetto, il
campo; ritirare le tende, ritirarsi dal campo; dilog-
giare, disloggiare; disalloggiare, sloggiare. (Juindi di-
sloggiamento, jsloggiamento, ecc., levata di campo,
decampamento.
Accampanare {accampanato). Leggasi a cani-'
pana.
Accampare, accamparsi {accampato). Pian-
tare V accampamento.
Accampionare {accampionamento, accampiona-
to). Registrare al libro del pubblico censimento.
Accanalare {accanalato). Scanalare, incavare le-
gno, pietica e simili.
Accanare, accaneggiare {accanato, accaneg-
giato). Detto a caccia e ad ira.
Accanimento, accanire {accanito). Detto a
ira, lavoro, studio.
Accannatóio. Strumento per la tessitura.
Accannellare {accannellato). Lavoro di tessi-
tura.
Accanto. Allato, vicino.
Accantonamento {accantonare, accantonato). Il
fermarsi e il ricoverarsi che fa un corpo di milizie,
in tempo di guerra o di manovre, nei villaggi, nei
borghi, nelle città; sosta di truppa in marcia; il luo-
go stesso in cui si fa accantonare la milizia.
Accantonato. Fatto ad angolo.
Accapacciare {accapacciamento, accapacciato,
accapacciatura). Aver male di testa.
Accaparrare {accaparramento, accaparrato). Il
dar caparra, per lo più nel comperare.
Accapezzare {accapezzato). Modo di lavorare
la pietra.
Accapigliare, accapigliarsi {accapigliamen-
to, accapigliato). Venire a rissa, pigliandosi pei
capelli.
Accapitellare. Lavoro da legatore di libri.
, Accappatoio. Indumento adoperato dal bar-
biere e per pettinare.
Accappiare, accappiatura (accappiato). Fare
un nodo.
Accappiettare {accappiettato). Operazione del
bucato.
Accapponare {accapponatura, accapponato). Det-
to a pollo.
Accaprettare {accaprettato). Modo di legare
un animale.
Accapricciare (accapricciato). Provare, sentire
raccapriccio.
Accarezzare {accarezzamento, accarezzato). Far
carezze, carezzare. - Trattare con cortesia.
Accarnare {accarnato). Penetrare, ferire ad-
dentro nella carne.
AOCAHPIONARE
ACCESSORIO
Accarpionare (accarpionato). Modo di cuci-
nare, specialmente il pesce.
Accartocciare {accartocciamento, accartocciato,
accartocciatura). Modo di avvolgere.
Accasare, accasarsi {accasamento, accasato).
aprir casa; maritare, contrarre matrimonio.
Accasciare, accasciarsi {accasciamento, acca'-
sciato). Abbattere o abbattersi d'animo; provocare
0 subire debolezza di forze tisiche.
Accasermare {accasermato). Mettere, mettersi
a caserma.
Accastellare, accastellinare {accastellato,
accaslellinato). Ammonticcliuire frutta.
Accatatrare {accatarramento). Detto scatarro.
Accatarratura. Ell'elto di raffreddore.
Accatastare {accatastamento, accatastato). Am-
massare, far catasta, far mucchio. • V. a catasto.
Accattabrigrhe. Chi va in cerca di questioni, di
litigio.
Accattamori {accatta amori). Chi si dà alla-
moreggiare.
Accattapane, Accattatòzzi. Chi suole men-
dicare.
Accattare, accatto {accattato). Il limosmare,
il mendicare. ■ Prendere a prestito.
Accatterìa. Alto del mendicare.
Accattino. Chi accatta in chiesa, o fuori, per
qualche opera pia o religiosa. •
Accattonagrglo, accattone. V. tnendicare.
Accavalcare {accavalcalo). Maniera di pas-
sare.
Accavalciare {accavalciato; a cavalcione, a cor
valcioni). Modo di mettersi con le gambe.
Accavallare, accavallarsi {accavallamento).
V. a sopra e a tessitura.
Accavallatura. V. a tela.
Accavigliare (accavigliato). V. ad avvolgere,
stendere.
Accecare, accecarsi {accecamento, accecato,
accecatura). Rendere o divenir cieco. • Turare una
apeì'tura. - Guastare le gemme della vite o d'al-
tra pianta. - Modo di coprire nn^L pittura, una scrit-
tura, ecc. — Per altri significati, leggasi ad ani-
mo, mente.
Accecatoio. V. a chiodo, vite.
Accecatura. Atto ed eifelto AqW accecare.
Accèdere {acceduto). Accostarsi, avvicinarsi,
assentire, dar consenso.
AcceflFare {accecato). Modo di prendere, pro-
prio di qualche animale.
Acceleramento, accelerazione. Leggasi a
velocità.
Accelerando. Eseguire un movimento più le-
sto, in musica.
Accelerare {accelerante, accelerativo, accele-
rato). L'aumentare di velocità.
Accèndere, accèndersi {accendibile, accensi-
bile, acceso). Dare o prender fuoco. ■ Suscitare o
sentire fortemente affetto, amore, passione. -
Ravvivare un colore, ■ V., inoltre, a contabilità,
lume.
Accendifuoco, accendiglielo. Arnese per
accendere il fuoco.
Accendigas. Arnese per accendere il gajs.
Accendilume. Arnese per l'accendimento d'un
lume.
Accendimento. L'atto e l'effetto deU'acceìi-
den'e e dell'accendersi..
Accenditóio. Arnese per accendere candela,
lume, ecc.
Accennare {accennamento, accennato, accenno).
Far cenno; indicare, dare indizio; far menzio-
ne; far finta di colpire. • Accennare li nuovo.
riaccennare; accennare a cosa precedente, soprac-
cennare {riaccennato, sopraccennato). — V. ad ar-
gentiere, cantare, 2>ittura.
Accensa (accensatore). La rivendita del tabac-
caio.
Accensibile. Che si può accendere.
Accensione. Atto ed effetto deWaccendere o
dell'accendersi.
Accentare (accentato, accentatura, accentazione).
Segnare con accento. — Mod o di pronunzia.
Accento. Posa della voc che si fa, pronun-
ziando, più su una sillaba che sull'altra della pa-
rola. - Segno grammaticale, piccolo, che designa il
valore della sillaba, sovrapposto alla vocale su cui
l'accento cade. - Modo di pronunzia. - Accento acuto,
Snello che alza la sillaba e indica un suono più stretto
el grave: scende da destra a sinistra di chi legge
0 scrive ('); circonflesso misto di acuto e di grave,
formato di questi due accenti riuniti angolarmente
nella loro estremità superiore C); grave, contrario
di acuto e scendente da sinistra a destra ('): nell'e
e nell'o indica suono aperto e il minimo inalza-
mento della voce sopra una vocale. — Accento finale,
quello sull'ultima sillaba; grammaticale, quello che
designa il valore della sillaba; tònico, quello che in-
dica su quale sillaba si deve fare la posa della voce.
Accentuale, di accento; accentato, con l'accento. —
Ritmo, seguito di sillabe accentate o non accentate
a intervalli regolari.
Accentare, porre l'accento, e anche pronunziare
col dovuto accento: accentazione; accentuare, far sentire
l'accento- accentuazione. - Ortotonia, corretta accentua-
zione. - Ossttonare, far sentire l'accento sulla sillaba
finale di una parola. - Togliere l'accento, disaccentare,
disaccentuare; disaccenlatura, disaccentuazione.
Accento. Tono di voce esperimente i vari af-
fetti dell'animo. • Poeticamente, paroto. - Espressio-
ne di frase, nella musica.
Accentramento. L'atto e l'effetto dell'accera-
trare.
Accentrare {accentrato). Concentrare, racco-
gliere nel centro: detto specialmente di un siste-
ma di governo.
Accentuare {accentuato, accentuazione). Detto
ad accento e a parlare.
Accerchiare {accerchiamento, accerchiato). Met-
tere, mettersi intorno, circondare.
Accercinato. Fatto a guisa di cercine.
Accerito. Acceso in faccia.
Accertamento. L'alto e l'effetto dell'accerta-
re. - Verifica e conferma di un bilancio. ■ Atto del-
l'agente d'elle tasse.
Accertare {accertabile, accertato). Rendere cer-
to; affermare, stabilire la verità di una cosa; to-
gliere ogni dubbio. ■ Toglierselo, accertarsi.
Accèso. Che è in fuoco.
Accessìbile. Che si può accedere, praticabile.
— Carattere di persona.
Accessióne. Alto deW accedere ; dell'acco-
starsi ad un opinione, ad un partito politico.
Accèssit. Detto a scuola.
Accèsso. Adito pel quale ew^rare in un luogo;
anche, la facoltà di entrare. - 11 sopravvenire della
febbre o d'altro male, per lo più periodico. - Ir.i-
pelo di passione. — Termine legale.
Accessorio. Cesa da aggiungere, o aggiunta.
lU
ad altra principale ; cosa secondaria, senza imiìor-
tanza.
Accestire [accestito). Dì pianta che fa cesto.
Accètta. Specie di scure.
Accettare, accettazione {accettabile, accet-
tante, accettato). L'acconsentire a prendere cosa of-
ferta : accogliere, amméttere ; gradire, aggradire,
prendere in^ buon grado (accettare con soddisfa-
zione, con piacere). Accettazione, accettamento, am-
messione. — Accettare una cosa con benefìzio d'inven-
tario, cioè salvo rinunciarvi se non conveniente (per
Io j;iù di eredità). - A^on /ar cerimonie, a chi esita ad
accettare quel che gli s'offre. - iVon farselo dire due
volle, di chi accetta subito. — Riaccettare, ripete
accettare'. — Oltrazione (lat.), il far accettare alcuna
cosa per forza.
.accettàbile, da essere accettato (ammesso), accette-
voli-, ammessibile; accetto, caro, gradito - Non accet-
tare : respingere, far repulsa, rifiuto. — Da non
accettare : inaccettabile, inammissiJjile, inattendibile.
Accezióne. Detto a parola.
-acchetare, acchetarsi (acchetato). Mettere,
nietlersi in calma; smettere di parlare in una
viv.tce discussione.
Acchiappacani. Veggasi a cane.
Acchiappare {acchiappato). Modo di pren-
dere.
Acchiapparello {chiapparello). Artifizio di
discorso.
Acchiapparsi. Far rissa.
Acchiocciolare {acchiocciolato). Modo di av-
volgere. - Acchiocciolarsi, maniera di positura.
Acchetare {accheto) V. a biliardo.
Acchiudere {acchiuso). Detto a chiudere.
Accia. Veggasi a canapa, lino.
Acciabattare {acciabattato, acciabattio, accia-
hatlnne). Modo frettoloso e trascurato di lavorare.
Acciaccare {acciaccata, acciaccato, acciaccatura).
Ammaccare, pestare. — Produrre debolezza.
Acciaccinare {acnacinato). V. a faccenda.
Acciacco {acciacco f.o). Danno, disturbo di sa-
lute; infermità, malattia persistente e non grave.
Acciaiare {acciaiato). Ridurre in acciaio.
Acciaio. Ferro temperato con una certa combi-
nazione chimica che gli conferisce proprietà nuove,
specialmente la durezza. - Si ottiene Vacciaio natu-
rale trattando il minerale con il carbone di legno;
X acciaio di alfinamento , sospendendo l'affinamento
della ghisa al punto preciso in cui la quantità di
carbonio richiesta si trova sola in combinazione col
metallo; Vacciaio di cementazione {o cementalo), scal-
dando in vaso chiuso ferro in verghe con carbone
di legno in polvere per una settimana ; Vacciaio tutta
tempera, tuffando l'acciaio assolutamente nell' acqua
diaccia. Altre qualità di acciaio sono dette puddle,
wootz (durissimo), Bessemer (in questo la ghisa è
spofTJiata dell'eccesso di carbonio e di silicio per mezzo
d"una corrente d'aria fredda), ecc.
Acciaiare, ridurre il ferro ad acciaio; tempe-
rare, dar la tèmpera ; inacciaiare, inacciarire ; rinac-
ciarire (acciaiare di nuovo). — Disacciaiare, ridurre,
l'acciaio in ferro dolce.
Acciaiatura, V, incisione. - Acciaieria, grande
stabilimento metallurgico in cui si lavora l'ac-
ciaio. - Brunire, dare il lustro all'acciaio con lo
smeriglio. - Calda, l'operazione del tenere il ferro
0 l'acciaio nella fornace quanto occorre per lavo-
rarlo. - Damaschinare, incastrare i filuzzi d'oro o
d'argento nell'acciaio o nel ferro preparati per ri-
cevere l'intarsiatura; e damaschino l'acciaio tem-
piM-ato come le lame di Damasco. - Tempera, grado
di durezza che si dà all'acciaio tuffandolo acceso in
qualche liquido freddo : e l'operazione all'uopo.
Acciaio {acciaro) Detto a spada.
Acciaiòlo {acciaiolino) V. a coltello.
Acciambellare {acciambellato). Dar forma di
ciambella.
Acciappihare {acciappinato). V. a faccenda.
Acciarino. Piccolo strumento d'acciaio, tasca-
bile, che, battuto per taglio su pietra focaia, serve
ad accendere l'esca : acciaiuolo, acciarolo, appicca-
fuoco, battifuoco, focile. Da tempo in disuso e so-
stituito dal fiammifero. — Macchinetta di ferro e
d'acciaio incastrata, allo stesso scopo, alla base del
fusto della cassa dei vecchi archibugi, contro la
parte laterale della culatta.
Parti dell' acciarino. Cane, parte esteriore del-
lo strumento nella quale è stretta la pietra ; collo
del cane, la parte di esso che è immediatamente
sotto alle mascelle, fra esse e il corpo ; corpo del
cane, la parte inferiore e ingrossata nella quale il
quadrante della noce è incastrato per mezzo di
corta vite, con capocchia detta bottone; mascelle,
ganasce, le due parti del cane, fra le quali è fer-
mata la pietra (mascella superiore, mascella infe-
riore) ; cresta, prolungamento verticale della parte
posteriore della mascella inferiore (serve di ritegno
al gambetto e d'appoggio al pollice della mano nel
tirare il cane al mezzo punto, o al tutto punto) ;
gambetto, dentello nella parte posteriore della ma-
scella superiore, il quale scorre verticalmente entro
una intaccatura a canale della cresta; vite del cane,
quella che entra verticalmente nelle due mascelle,
e le serra contro la pietra.
Cartella, piastra di ferro, incastrata con viti nella
cassa dell'archibugio, parallelamente alla culatta
della canna (sostiene gli altri pezzi) ; scodellino, pezzo
feimato alla parte esteriore della cartella, di contro
al focone, tra il cane e la martellina, alquanto con-
cavo, per riporvi l'innescatura, coperta poi dalla
tavola della martellina. - Cojetto, pezzo di cuoio o
di pelle, 0 di pannolano, o anche di lamina di
piombo, nella cui piegatura è presa la pietra fra la
mascelle del cane.
Martellina, piastrella d'acciaio,* ripiegata a squa-
dra, la quale, allo scattar del cane, percossa dalla
pietra focaia, produce scintille, e, nello stesso tempo,
rovesciandosi, scopre l'innescatura, che si accende
e comunica il fuoco alla carica; dosso della mar-
tellina, la parte di essa che è opposta alla faccia ;
faccia della martellina, quella parte di essa contro
la quale urta la pietra focaia; gambetta o pedina
della martellina, prolungamento della tavola, il
quale nel suo rotare è premuto da una molla
elle gli sta sotto ; tavola della martellina, la parte
inferiore di essa, la quale copre orizzontalmente
l'innescatura che è nello scodellino.
Molla maestra {mollone), molla ripiegata in due,
posta di coltello contro la parte interiore della car-
tella, fermatavi in una delle estremità con vite e pizzo,
mentre l'altra estremità, che è libera e curvata in
arco, preme contro la parte concava del corno
anteriore della noce.
Noce, pezzo interno dell'acciarino, fatto a fog-
gia di mezzaluna, sul cui corno anteriore e sulla
parte concava di esso preme la molla maestra
(sulla parte convessa del corno posteriore sono le
tacche) ; quadrante, prolungamento, o gambo qua-
drangolare della noce, perpendicolare al piano di
essa e attraversante la cartella per entrare nel foro
ACCO.MAM" I .M:!'.
11
quadro che è nel corpo del cane ; tacche, o punti
della noce, due risalti, o denti curvi, che solcano
trasversalmente la grossezza delia noce sulla parte
convessa del corno posteriore della medesima (in
esse imbocca lo scatto quando al cane si fa pren-
dere 0 l'una o l'altra delle due posizioni, che si
chiamano rispettivamente di riposo e di scatto) ;
tacca di riposo, o mezzo punto, la prima delle due
tacche suddette, nella quale imbocca lo sbatto
quando il cane è verticale.
Scatto, piastretta di ferro, alquanto curva, im-
perniata con vite verso il mezzo : la sua estremità
anteriore, assottigliata, imbocca nelle tacche della
noce, e la estremità posteriore, foggiata in_ cadalo,
che dicesi gambetto, ripiegata a squadra, riceve la
pressione del sottoscatto, quando si spara l'arma.
- Sottoscatto, piastretta di ferro a squadra, imper-
niata a modo di leva curva, la cui parte anteriore
preme contro il gambetto dello scatto quando la
posteriore, cioè il sgrilletto, è compressa dal dito;
grilletto, la codetta del sottoscatto, la quale esce
ìfuori della cassa, e vien toccata con l'indice della
mano di chi spara.
Tiramolle, piccolo strumento di ferro, col quale,
mediante una vite di pressione, si comprimono e si
[tengono ravvicinate le due branche del mollone
che si voglia torre e riporre a posto, quando oc-
corra smontare l'acciarino.
Esca, materia vegetale (del fungo detto Boletus
ignarius) che s'accende battendo un ferro a una
selce, 0 la pietra focaia con l'acciarino. - Pietra
focaia (selce), scheggia di particolare pietra selciosa
e dura, la quale, percossa con l'acciarino {battere l'ac-
ciarino), fa spiccare scintille ; filo della pietra, la
parte assottigliata di essa che percuote la martellina;
tallone o dosso, la parte più grossa della pietra, op-
posta al filo. - Piromaca, varietà di selce che serve
da pietra focaia. — Battere il foco, battere con l'accia-
rino sulla pietra focaia per accender l'esca.
Acciaro. Arme, spada.
Acciarpare {acciarpamento, acciarpato, acciar-
pio, acciarpone). Modo di fare (male).
Accidentale, accidentalità. Detto a caso,
contratto, musica, orizzonte.
Accidentato. V. ad apoplessia, paralisi.
Accidente. Caso, avvenimento. — Apoples-
sia. ■ Segno annesso alle note. - Eifetto di pittura.
Accidia {accidioso). Avversione all'operare ; pi-
grizia, accompagnata da tedio.
Acclgllare, accigliarsi {accigliamento, acci-
gliato, accigliatura). Far broncio, dar segno di
cruccio, di ira.
Accigrllonare {accig lionato). Detto a canijio.
Accileccare (accileccato). Allettare con Iti-
si nga.
Accincigliare {accincigliato). Leggasi a vestia-
rio (ornamenti).
Accincignare {accincignato). Malamente pie-
gare.
Accingere, accingersi {accinto). Prepararsi,
essere sul punto di fare.
Accintolare {accintolato). Lavoro di tintore.
AccioccMre, acciocchirsi {acciocchito). Detto
a dormire.
Acciottolare {acciottolato). Modo di selciare
una strada.
Acciottolio. Rumore continuato di stoviglie.
Acclucchire, acciucctdrsi {acciucchitó). V.
a sbalordire.
Acciuffare {acciulfato). Modo di prendere.
Acciuga. Pesciolino di mare, che si sala, si
mette in barili e si mangia, per lo più crudo, o
])er condimento: alice. - Acciugaio, salaccaio, ven-
ditore di acciughe. - Acciugata, sorta di savore, o
salsa, fatto principalmente con acciughe sminuz-
zate. - Acciughero, régamo, origano, erba odorosa
che si suol mangiare con le acciughe. - Scapare, le-
vare la testa alle acciughe prima ai salarle.
Accivettare (accivettato). Maniera di caccia
con la civetta. - Allettare con lusinga. - Dare
ìualizia.
Acclamare, acclamazione {acclamato). Modo
di applauso, di elezione, di votazione. - Ce-
lebrare, lodare.
Acclimare,|acclimarsi {acclimato). N . a clima.
Accline {acclino). Declive, in pendìo.
Acclive, acclività. In salita.
Accludere {accluso) V. a chiudere, lettera.
Accoccare {accoccato). Caricar l' o/rco (arma);
(lare un colpo; fare danno o scherzo. — La-
voro del filare.
Accoccolare, accoccolarsi {accoccolato). V,
;i positura.
Accodare {accodato, accodatura). Legare lo zim-
bello a caccia. - Modo di disporre la bestia da
soma 0 da tiro.
Accodarsi (accodato). Andar dietro, seguire.
Accoglienza. Il ricevere, l'accogliere (accòrre)
alcuno che venga a noi: accoglimento, trattamento,
riscontro. - Agrodolce, di accoglienza né gentile, né
sgarbata. - Buona, bella accoglienza: far buon viso;
accogliere con festa, con onore ; far buona cera;
ricevere a braccia aperte, a grande onore; fare
accoglienze oneste e liete. - Cattiva, brutta acco-
glienza: far cattivo viso, il viso dell' arme, mal
sembiante, brutto piglio; ricevere, accogliere bru-
scamente. Malaccolto, accolto con freddezza o peggio.
Locuzioni : Ben venga maggio co' suoi fiori, di
persona o cosa gradita. - Essere come il matto nei
tarocchi: ben accetto per tutto . - Essere il sale delle
vivande d' altri, esserne ben accetto. - Fare un mot-
lezzo, una rimbaldera, una festoccia, accogliere con
allegrezza di parole. Metter la casa in corpo, fare
grandi accoglienze. — Avere il malanno e la mala
pasqua, di chi è male accolto e poi scacciato.
Accogliere (accòlto). Fare accoglienza. - Rac-
cogliere, co?^<e?^ere - Acconsentire; acce^iore con
gradimento - Mettere insieme, unire.
Accogliticcio. Detto a soldato.
Accolitato, accòlito. V. a chierico.
Accollare (accollato, accollatura). Mettere sul
collo - Assumersi un lavoro. - V. a veste.
Accollatario. Assuntore di un lavoro.
Accollettare. Leggasi a telaio.
Accòllo. Il dare o il prendere un lavoro •
Carico su bestia da tiro - Parte di edificio.
Accòlta. Brigata, adunanza - Insieme di cose,
raccolta.
Accoltellare (accoltellarsi, accoltellato). Ferire
di coltello.
Accoltellato. V. a muro, strada.
Accomandare. Detto a raccomandare.
Accomandigia. V. a chiesa, comune, pro^
tezione.
Accomàndita (accomandante, accomandatario).
V. a società (di commercio e di industria).
Accomandolare (accomandolato). Lavoro di
tessitore*
12
ACCOMIATARE — ACCORDO
Accomiatare, accomiatarsi (accomiatato)
are, prendere commiato.
Accomodamento. L' accomodare; il mettersi
d' accordo.
Accomodare {accomodabile, accomodato, acco-
modatura). Disporre in modo conveniente, como-
dare, aggiustare, ordinare, acconciare, comporre;
mettere ''o ridurre in buono stato, addirizzare, adat-
tare^ assestare, assettare, rassettare, riassettare;
mettere in ordine^ in regola, ìw assetto, in sesto;
raccomodare, applicare giustamente, far corrispon-
dere, conformare, sistemare, rimaneggiare. Riat-
tare, rabberciare, togliere un guasto; rappez-
zare, rattoppare, raggiustare, ripezzare. — Per altri
significati, V. ad accordo, comodo, lite, sede.
Accomodaticcio, di cosa accomodata in fretta e
cpiindi male. - Raccomoducchiare, raccomodare alla
meglio. - Mahne&su, mal accomodato, addobbato. -
Rappiccicottare, accomodare, acconciare alla peggio.
- Rimpiaccicare, accomodare male.
Accomodamento: rabberciamento, racconciamento,
raggiustanjento, riattamento, rassettamento, ecc. -
Accomodativo, atto o facile ad accomodarsi. - Acco-
modatura, atto ed ell'etto dell'accomodare: rabber-
ciatura, racconciatura, aggiustatura; raggiustatura,
rappezzatura, rappezzo.
Accomodarsi (accomodato). Mettersi d'accordo
— Acquietarsi, adattarsi ad una cosa.
Accomignolato. V. a carte (da giuoco).
Accompagnaménto. L' accompagìiare -
Onoranza in funerale - Suono sussidiario di
istrumento musicale.
Accompagnanome. V. ad articolo.
Accompagnare (accompagnamento, accompa-
gnato). Andare insieme con persona; tener coìn-
pagnia nell'andare; condurre; far corteggio, scor-
ta, seguito (accompagnamento d'onore) ;scortare.
Accompagnare di nuovo: raccompagnare, riaccompa-
gnare. - Accompagnare conversando, piacevolmente,
alleggerendo la noia del viaggio. - Dar braccio, il
braccio, di braccio, porgere il braccio, offrire il
braccio a qualcuno per accompagnarlo. - Fare da
scorta, da guida.
Accompagnamento, accompagnatura, l'atto di accom-
pagnare: compagnatura, accompagno. - Corteggio,
corteo, le persone che fanno accompagnamento a
un principe o in una cerimonia: traino, treno. -
Accompagnante , accompagnatore, accompagnatrice,
chi accompagna.
Accompagnarsi, abbrancarsi, mettersi nel branco,
imbrancarsi, farsi terzo, farsi sesto, farsi compagno ;
unirsi, accozzarsi.
Accompagnatura. Alto di accompagnare
f corrispondenza di colore, di forma, ecc.
Accompagnaverbo. Detto a verbo.
Accomunare ( accomunarne nto, accomunato).
Rendere comune, mettere in comune.
Acconcezza, acconciamento. V. a oppor-
tunità.
Acconciare (acconciato). Rassettare, accomo-
dare. - Abbigliare, vestire con ornamento - Modo
di preparare la frutta - Annuannire una vivanda.
Acconciarsi (acconciatura). 11 vestire jier
bene - Accomodarsi, adattarsi. • Mettersi d' ac-
cordo.
Acconciatura. Disposizione od ornamento di
capelli. - Modo ed effetto di vestire.
Acconcime. Restauro di edificio.
Accóncio. Comodo, adatto - Sostantivamente,
destro, opportunità, vantaggio.
Accondiscendere (accondisceso). Cedere ad una
domanda, ad un desiderio d'altri.
Acconigliare (acconigliato) V. a remo.
Acconsentire (acconsentimento , acconsentito).
Dare il proprio consenso; ammettere, approvare,^
cedere, concedere alla volontà o all' opinione
d' altri. Permettere, accondiscendere.
Acconsenzlente. Chi dà consenso.
Acconto. V. a debito e a pagare.
Accoppare (accoppato). Detto a uccidere.
Accoppiare, accoppiarsi (accoppiamento, ac-
coppiato, accoppiatura). Mettere o mettersi insieme,
due a due, di persone o di cose; fare il jyaio ■
Unire, unirsi in matrimonio — V. anche ad archi-
tettura, botanica, verso.
Accorare, accorarsi (accoramento, accorante,
accorato). (Colpire o essere colpito da dolore.
Accoratòio. Y. a maiale.
Accorciare, accorciarsi (accorciamento, ac-
corciativo, accorciato, accorciatura). Fiendere o divenir
corto, o più corto, breve: accorcire.
Accorciatoia. V. a strada, via.
Accordare, accordarsi (accordabile, accor-
dato, accordatura). Mettere, mettersi d' accordo.
- Permettere, concedere, acconsentire, accondiscen-
dere. - Armonizzare di tnusicaH istrumenti, di
voci nel canto, di colori in jHttura.
Accordato. Animale in istato di gravidanza.
Accordatore ( accordatura ). V. a musicali
istrumenti.
Accordellare (accordellato). V. a torcere.
Accordellatino, accordellato. V. ?i2Hinno.
Accordellinarsi (accordeHmato).\ .9. tessitura.
Accòrdo. Tra persone, eguaglianza e incontro di
sentimenti, di pensieri, (ììvolmità: consentimento,
consenso. - Combinazione per un determinato in-
tento: concordato, convenzione, patto; intesa, trat-
tato, unione, accordamento ; concerto, concertamento,
concertazione. - Aggiustamento, accomodamento, com-
ponimento di una lite. - L'accordo duraturo forma
la concordia.
Fare, comporre, concludere, lìrmare, osservare,
pattuire, preparare, rinnovare, rispettare, stabilire
un accordo. - Agire concordemente, di comune cjn-
senso.
Accordellato, accordo per riuscire a un fine, per
lo più in mala parte. - Accordo fittizio, non sincero
0 che non può durare. - Collusione, intelligenza se-
greta fra due o più persone per danneggiare altri.
- Compromesso, alto pel quale le parti si rimettono
alla deliberazione di uno o più arbitri. - Confarsi,
di cosa che si conviene, s'accorda con un'altra. -
Intesa, accordo segreto fra persone. - Pateracchio,
accordo tra due persone. - Patto, accordo, più che
altro pacifico, per fare o non fare una cosa. - Tacita
convenzione, accordo non dichiarato.
Essere o mettersi d'accordo[: accordarsi, armoniz-
zarsi, combinare, combinarsi; convenire, convenirsi;
intendersi, indettarsi; affiatarsi, annusarsi; concordare'
concordarsi; stare d'accordo, venire ad un accordo,
collimare, conciliare, conciliarsi (trovar l'accordo con
mezzi conciliativi): darsi la mano; dirsela, intender-
sela, farsela (di persone che hanno intenzioni e gusti
comuni); essere d'intesa od intesi; essere concorde,
consenziente, d'una volontà, d'uno stesso partilo;
andar di bello, ballare ad un suono ; andare, essere,
mettersi di ballo; tirar lutti ad una fune. - Affia-
tare, fare che due persone si avvicinino e si inten-
dano.
Reggere, tenere il sacco, essere d' accordo con
ACCORDO
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qualcuno, per lo più in cattivo senso. - Essere di
valuta, d'accordo segreto. - Tenerla da uno, esser
dalla sua, d'accordo e d'aiuto; fare, tener bordone.
- Esser pane e cacio con qualcuno, stare con lui in
gran diinesticiiezza e confidenza.
Completamente d'accordo: essere d'amore e d'accor-
do ; di pieno accordo; tutti all'unisono, ad una
voce; passeri e colombi; due anime in un noc-
ciuolo; carne e unghia, culo e camicia con uno;
essere o mostrarsi tutti fiori e baccelli.
Contrapposto di accordo : la discordia.
Accordo. Consonanza, concordanza, armonia.
- Corrispondenza, convenienza di cose.
Accordonato. Sorta di ornato.
Accorgersi {accorgimento, accorto). Avere sen-
tore d'una cosa alla quale prima non si era badato;
avvertire, avvisarsi, subodorare, odorare, addarsi,
addivedersi. - Far attenzione; avvedersi, capire;
venire in cognizione. — Conoscere i proprii polli,
accorgersi, cominciare a conoscere la verità, senza
illusioni sugli uomini e sulle cose. - Lasciare liscio, in
significato di non curare, di non fare atto d'accor-
gersi.
.4ccorg(mento: capacità di accorgersi, di compren-
dere, di capire ; accortezza, avvedutezza, sagacità, prov-
vedimento accorto; divisamento ingegnoso; strata-
gemma.
Accòrre. Accogliere, fare accoglienza.
Accórrere {accorrente, accorso). Correre in a-
iiito 0 con altro scopo.
Accorr' uomo. Grido di chi chiama aiuto.
Accortézza. Qualità confinante con la furberia,
["astuzia, la sagacia.
Accortlglanare {accortigianato). V. a corti-
giano.
Accòrto. Che ha accortezza.
Accosciare {accosciato) Piegarsi sulle cosce.
V. a positura.
Accostare, accostarsi {accostamento, accostato).
Mettere, mettersi vicino. - Avere soniigliatiza.
- Aderire a un'opinione, a un partito. Rinfor-
zare lo stomaco.
Accostatore. V. ad agricoltore.
Accostévole. V. a contegno, aratro.
Accòsto. Molto appresso, vicino.
Accostolatura. Piega di panno.
Accostumare, accostumarsi {accostumato).
V. ad abitudine, costwine.
Accotonare, accotonatura {accotonato, acco-
tonatore). Detto a panno.
Accovacciare, accovacciolare {accovacciato).
il giacere di un anitìiale.
Accovonare {accovonato). Lavoro di agricol-
tura: raccogliere le biade in covoni.
Accozzaglia. V. a folla.
Accozzare, accozzarsi {accozzamento, accoz-
zato, accozzo). Mettere, mettersi insieme; unire.
- Concludere un affare.
Accreditare {accreditalo). Porre a credito, -
Conferire riputazione, stitna. - Modo di presentare
un ambasciatore.
Accreditarsi (accreditato). Acquistare stima.
Accrescenza, accrescimento. V. amnento.
Accréscere {accrescitivo, accresciuto). Crescere,
acquistare o conferire aumento.
Accrespare {accrespato). Far crespa, piega:
specialmente di veste.
Accrezlone. Malanno degli intestini.
Accubitalla. V. a lettor
Accùbo. Lo sdraiarsi degli antichi a mensa.
Accucciarsi {accucciato). Mettersi a cuccia:
del cane.
Accudire {accudito). Dare opera ad una cosa;
attendere a un lavoro.
Accularsi {acculato). Modo di positura di al-
cun i animali.
Acculattare ( acculattato ). V. a deretano,
ozio.
Accumulare {accumulamento, accumulato, ac-
cumulazione). Ammassare, far mucchio: detto di
denaro, di ricchezze e d' altro.
Accumulatore. Apparecchio destinato a im-
magazzinare r energia elettrica sotto forma di ener-
gia chimica, per poi restituirla, quando occorra,
sotto la primitiva forma. Normalmente, in un ac-
cumulatore si distinguono le piastre di piombo
(negative e positive), 1' elettrolito, il recipiente (per
lo più di forma parallelepipeda), gli isolatori (ctie
servono a tener distanziate le piastre). - Batteria
di accumulatori, insieme di due o più elementi
accoppiati in serie o in quantità, oppure riuniti
con accoppiamento misto. - Carica, operazione
consistente nell' immagazzinare 1' energia elettrica.
• Costanti, la forza elettromotrice e la resistenza
interna. - Scarica, operazione consistente nell' uti-
lizzare l'energia elettrica precedentemente immagaz-
zinata.
Rendimento in energia, il rapporto fra 1' energia
svolta dall' accumulatore durante la scarica e 1' e-
nergia occorsa per caricarlo. - Rendimento in quan-
tità, il rapporto fra la quantità di elettricità svilup-
pata durante la carica e la quantità occorsa nella
carica. - Vita di un accumulatore, la sua durata.
Accuratezza {accurato, accuratamente). Cura
assidua, diligenza.
Accusa {accusatorio, accusazione). Imputazione di
una colpa, di un delitto: incolpazione, taccia, ad-
débito, aggravio, carico, incolpamento, accusazione;
quanto s\ dice per incolpare altri. - Quanto si dice
0 si scrive dall accusatore davanti al giudice: que-
rela (accusa legale), incriminazione. - Accusa dove-
rosa, fondata, giusta, legittima, lieve, sensata; av-
ventata, balorda, cieca, enorme, falsa (calunnia);
grave, ingiuriosa, ingiusta, insussistente, pazza, pre-
cipitata, ridicola, turpe, vana, ridicola.
Formulare, lanciare, appiccare, appioppare, affib-
biare, appiccicare, appettare, fulminare, scaraventare
un'accusa; criminare, porre addosso, gettare sulle spal-
le, appuntare, rovesciare.- Esagerare, gravare l'accusa.
-Provare, comprovare, sostenere; prevenire, confutare,
ribattere, smettere, ritorcere un'accusa.
Accusàbile: imputabile, incriminabile, passibile di
accusa.
Accusato: colpito da accusa; imputato, prevenuto, in
confronto alla giustizia. - A piede libero, accusato che,
per cauzione, é lasciato libero, dal carcere preven-
tivo. - Coaccusato, chi è sottoposto ad accusa insie-
me ad altri. - Contumace, imputato che, chiamato in
giudizio, non si presenta.
Accusatore è chi accusa: denunciatore, delatore
(con significato di s_pia). -Stco/'fm/e, chi, nell'antica
Grecia, si affaccendava per presentare accuse e in-
formazioni contro coloro che rubavano i fichi ai
proprietari o frodavano, ingannando gli ufficiali dei
porli, ecc. • Accusatorio, che contiene accusa: tòno,
piglio accusatorio.
Accusare; attribuire colpa; dare accusa, incol-
pare, accagionare, addebitare, apporre, imputare, tac-
ciare; dare, far carico; ascrivere a delitto; appic-
ACCL'SAI'.E — AULO
ar ferro addosso; attaccar cunipanella, attaccare so-
nagli (dire che uno sia cattivo, l'accia male, ecc.), in
significato anche di divulgare l'accusa; rinfacciare,
gettare l'accusa in faccia. - Preaccusare, accusare
avanti; riaccusare, accusare nuovamente. - Purgarsi
da un'accusa, giustificarsi. - Ritirare un'accusa, rece-
derne, abbandonarla, riconoscerla erronea.
Modi e sedi d' accusa. — Atto d' accusa, atto del
Pubblico Ministero per promuovere un giudizio pe-
nale. - Assoluzione (da assolvere), proscioglimento da
un'accusa; asso/?<tona, sentenza che manda assolto.
- Capo 0 capi d'accusa, i fatti imputati e specificati
nell atto d' accusa al tribunale. - Contraccusa,
accusa data dall' accusato all'accusatore. - Denuncia,
rivelazione di un reato, verbale o scritta; confessio-
ne di una propria colpa.
Diatriba, discorso pieno di accuse. - Giudizio teme'
vario, il credere o l'accusare altri per reo di una
colpa senza averne indizio veruno o lievissimo. -
Insinuazione, accusa maligna e non sempre con
fondamento. - Recriminazione, istanza fatta dall'accu-
sato perché si condanni per calunnia chi lo accusò
di delitto; accusa opposta ad un'altra.
Camera, sezione d' accusa, V. a tribunale. ■
Giurisdizione sussidiaria, quella della dimora del-
l' imputato 0 del luogo in cui avvenne 1' arresto.
- Ordinanza di non farsi luogo a procedere, or-
dinanza con la quale il giudice dichiara che una
accusa non ha fondamento.
Accusare altri delle proprie colpe • buttar la
broda addosso ad altri; giuocar a scaricabarili, a sca-
ricalasino. - Aver più fasci che nitri ritortole, di chi ha
sempre risposte pronte alle accuse. - Buttare in fac-
cia ad uno un'accusa, dei vituperi. • Chiamare a faccia,
a confronto: prova che si offre a persona che ci ac-
cusi, perchè dimostri il suo asserto. - Chiamarsi in
colpa, accusarsi.
Detti e proverbi : chi si scusa s'accusa, di chi
si discolpa senza esserne richiesto. - Da che puU
pilo "'ien la predicai; di chi accusa altri essendo a
sua volta in colpa. Anche: il diavolo predica , come
disse la padella al pamolo: fatti m là, che mi tingi.
- Il ciuco dà del bue all'asino o dà dell'asino al bue,
accusare altri di colpe o di difetti propri. - Nettati
i piedi; medice, cura le ipsuvi, a chi merita le stesse
accuse che fa.
Accusare (accusato). Termine del giuoco delle
carte.
Accusata. Termine del giuoco di carte.
AccusatìTO. Accidente del nome.
Accusatorio, accusazione. V, ad accusa.
Acefalo. Senza testa. - Specie di mollusco.
Acerbezza, acerbità [acerbo, acerbamente).
L'essere acerbo, aver qualità di acerbo, cioè non es-
sere a maturazione: immaturo, di frutta, ecc.;
agro, aspro, rispetto al gusto; dell'età e del tempo,
giovane, prematuro; figur., acre (superi., acerrimo),
austero, ingrato, spiacevole. - Del carattere, del con-
tegno di persona: fierezza, rigore, severità (acer-
bezza); dìxrezza, crudeìtài (acerbità). Acu\ezz3i, — vio-
lenza, di dolore.
Disacerbare, disacerbarsi, rendere e rendersi meno
acerbo.
Acerbo. V. ad acerbezza.
Aceréta, aceréto. V. ad acero.
Acero. Albero d'alto fuslo, ricercalo per la bel-
lezza del suo legno (bianco, a onde), usalo in eba-
nisteria, e per lo zucchero che alcune specie con-
fengono nel sugo: volgarm., stucchio. - Loppo, loppa,
specie d'acero di media altezza, sul quale in alcuni
paesi si mandano le viti. - Sicomoro, sorta d'acero.
- Acereta, acereto, luogo piantato d'aceri.
Aceira. Detto a incenso.
A.cèrrimo. Superlativo di acre; con particolare
significato in nemico.
Acèrro. Cumulo, mucchio.
Acertèllo. Gheppio, uccello (di rapina).
Acescente, acescenza. Detto ad acido.
Acetabolo. Riferito a coscia, messa, spalla.
Acetalo. V. ad aceto.
Acetato. Che ha preso odore di aceto. - Di be-
vanda temperata con aceto. - In chimica, genere di
sali.
Acetèlla. V. ad aceto.
Acètico. V. ad aceto, etere.
Acetlflcazlone. V. ad aceto.
Acetilene. Qualità di gas.
Acetino. Specie di granato. - Lavoro di vetro..
Aceto. Vino d'uva [iinagro) o di fnitla diven-
tato acido, per elfetto di particolare fenneiilazione,
spontanea 0 provocata ad arte. Si ottiene anche dalla
birra, dall'acquavite, dal sidro, ecc. Serve per con-
dimento e per conservazione di certi alimenti; cuoce
vari legumi e verdure (cetriuolini, peperoni, ecc.,
acconci in acelo o sotto aceto). Si usa in medicina
e in profumeria: aceto aromatico, cosmetico; aceto
verginale, per la pelle; aceto de' sette ladri (di forte
odore), ecc. - Acescente, che sta per diventare aceto:
acidulo, acidetto, acrigno, agretto; che ha una punta,
un po' di punta.
Acciaio, fabbricatore o venditore d'aceto. - Acelata,
bevanda con aceto. - Acetato, acetoso, che ha preso
l'odore dell'aceto. - Acetèlla, acqua con aceto. - Acètico,
aggiunto dell' acido che si produce principalmente
dalla fermentazione dell'aceto. - Acetificazione, trasfor-
mazione d'un liquido in aceto.
Acetino, che ha sapore e odore di aceto. - Acetosità,
l'essere acetoso. - Acetume, tutto ciò che si condisce,
si concia con aceto. - Acidulare, rendere alquanto
acetoso. - Forte, la qualità e il sapore acre proprio
dell'aceto. - Inacetire, diventare aceto; aver d'acido,
aver la punta: acefare, acetire; inacetare, inacetire;
pizzicare, pungere. - Inacidire, rendere aceto. - Infor-
zare, del vino e dell'aceto, prendere il forte.
Madre dell'aceto, fondigliolo dell'aceto, che serve
a mantenerlo e rinforzarlo.
Acconciare peperoni, fagiuolini, ecc., metterli nel-
l'aceto. • Utello, vasetto di terracotta per tenervi
aceto e simili.
Acetóne. Malattia epidemica per certi animali.
Acetósa. Erba da salsa. - Sorta di bevanda.
Acetosèlla. Pianta erbacea, erfia (medicinale),
usata come bevanda e altrimenti.
Acetosità, acetóso, acetume. V. ad aceto.
Achillèa. Millefoglie, erba (medicinale), usata
anche per fabbricare mialche liquQre.
Achillèa. Specie ai spugna.
Aciculare. A foggia di ago. ■ Detto di foglia.
Acidezza, acidità. V. ad acido.
Acidificare, acidificazione (acidificato). V
ad acido e a stomaco.
Acido. Che ha sapore più o meno acre, come
di aceto: brusco, agresto, agro, acidulo, forte; ace-
talo, acetoso; aspro. -Acescenza, tendenza all'acidità.
- Addetto, addino, poco acido. - Acidezza, acidità,
qualità di ciò che è acido; acidume, acetume, aceto-
sità; agreslezza, agrezza, asprezza ; fortezza, fortume,
forière; agrezza, agrore, agrume; bruschezza; punta,
puntura. - Acidulare, rendere di sapore addetto. - Al'-
ACQUA
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lappare, allappolure, asprejrgiare, astringere: eflelto
delle sostanze acide, odi sapore acido, sulla lingua.
'Inacidire, inagreMire, diventare acido (inacetito,
inagrcstito): inforzare, infortire, inacetire.
Acido. Sostanza solida, li([uida o gassosa, di sa-
pore più 0 meno acre, la quale, combinata con al-
tre, forma un «aie. Gli acidi SI distinguono dai chi-
mici in organici e inorganici. Tra i più importanti,
sono gli acidi cloridrico (o muriatico), solforico
(volgarm., olio di vetriolo), azòtico o nitrico (vol-
gami., acquaforte), ecc., citati qua e là, secondo
gli USI a cui principalmente servono.
Acidimclria, metodo per conoscere il grado di con-
centrazione di un acido. • Acidulare, chimicamente,
infondere in un liquido alquanto di acido. - Alcalino,
corpo che neutralizza gli acidi. • Idracido, acido
composto di un corpo semplice, o composto con
l'idrogeno.
Acidulare {acidnlato). Rendere un po' acido.
Acidulo, acidume. V. ad acido.
Acinesia. Sinonimo di debolezza. V. a cuore.
Acino. Il chicco dell'tiva.
Aeinotico. Qualità di vi7ìo che si fabbricava
un tempo.
Acne. Malattia della j)elle.
Acolìa. Detto a bile.
Acònito. Sorta di erba (\elenosa).
Acontisti. Vepgasi a laficia.
Acore (acoro). Siecie di piccolo iuniore.
Acctilèdone. Tein.me di botanica.
Acqua. Liquido naturale, coniposlo di idrogeno
e di ossigeno, trasparente, .senza colore, né odore,
né sapore. Più o meno poeticamente, détta il liquido
demento, il liqvtdo ghiaccio, il tremulo cristallo, il
mobile. Tumido eteri enlu, il vino della fonte, Konta
Chiara, vivo ghiaccio. - Primo tra i liquidi, come il
più necessario alla vita animale e vegetale, all' in-
tera economia della natura. Si presenta in tre stati :
.«o/t'rfo (ghiaccio), liquido, aeriforme, o stato di
vapore. Dall' oceano al cielo, dal cielo alla Terra,
compie senza tregua un immenso e meraviglioso
lavorio: allo stato di vapore sale nell'atmosfera,
si eleva in fluido invisibile per effetto di conden-
sazione 0 di congelazione. Ricade come pioggia
(e, quando questa è in quantità straordinaria, enorme,
si ha il diluvio), come neve (che sugli alti monti
forma il ghiacciaio), come grandine; vicino
a terra, diventa rugiada o brina (rugiada solidi-
ficata) e, impregnando dei suoi vapori raffreddati i
bassi strati dell'atmosfera, forma la nebbia, mentre
negli strati alti concorre a formare la nuvola;
partecipa all' uragano, brilla nell' arcobaleno.
Caduta come pioggia, filtra entro la superficie del
globo, scorre sugli strati d' argilla impermeabile,
zampilla in fonte, scende dal ruscello nel tor-
rente e cade nel fiume, che la riporta al mare,
all' oceano, talvolta dopo aver traversato un lago
0 una ^agrMwa.jjIncontrando una forte depressione
del suolo, forma cascata; spandendosi fuori dal
letto dei torrenti, dei fiumi, stagna e forma pa^
lude; straripando in quantità e con violenza, dà
luogo all' inondazione.
E' la principale bevanda dell'uomo e degli ani-
mali; serve a molteplici usi: nella cucina, nelle
arti, xìqIY industria , t^^v irrigazione xv&\Y agri-
coltura, per mettere in azione un mulino, per
produrre energia elettrica; serve alfaresi per bagno,
^er lavare e lavarsi; contro Y incendio; in farma^
eia, per molte preparazioni ; in vari modi per cura
di malattie (idroterapia); in pratiche religiose
(battesimo), come acqua benedetta, ecc.
Un corpo impregnato d' acqua è in istato di
umidità; in caso contrario, è asciutto, secco;
e la mancanza o la scarsezza dall' acqua, riferibil-
mente all'agricoltura e alla stagione, si dice siccità.
Acquaiòlo, acquatico (acquatile), che nasce e vive
neir acqua, che frequenta 1' acqua o sta intorno ad
essa. -i4cqueo, acquoso, che ha la natura o le qualità
dell'acqua. -Acquidoso, acquitoso, che ha in sé del-
l'acqua. - Aquilego, cercatore d'acqua, scavatore di
sorgenti. - Acquosità, V essere acquoso. - Acquoso,
contenente acqua, impregnato d'acqua; luogo ac-
cruitrinoso, paludoso, copioso d' acqua. Apporìatore
d'acqua (vento, tempo, ecc.) - Sottacqueo, da sottac-
qua. • Subacqueo, quel che é, vive o si fa sottacqua.
Idro, prefìsso che indica acqua. - Idraulica (V.
questa voce), parte dell' ingegneria che si occupa
del governo delle acque correnti, per rifornirne città,
irrigare, produrre forza motrice. Parte della fìsica
che delle acque studia 1' equilibrio e il movimento.
- Idrografia, descrizione delle acque sparse sul
globo; e, in particolare, scienza del mare, che traila
dei liumi e relativamente alla navigazione. Idrografo,
chi attende all'idrografia. Agg., idrografico. - Idrologia,
trattato delle acque relativamente alle loro pro-
prietà, specie e uso. Idrologo, chi tratta di idrolo-
gia. Agg., idrologico. - Idrometria, scienza dei liquidi
e specialmente delle acque in movimento. Idrò-
metra, chi se ne occupa ; professore di questa scienza.
Agg., idromètrico.
Ondine, pei popoli del nord, i geni tutelari delle
acque. ,
Qualità' e condizioni dell' acqua.
Acqtiaccia, acqua cattiva (detto anche d'acqua bevu-
ta in quantità soverchia o per opposto a vino); aerata,
quella lasciata all'aria perchè sciolga quel tanto che
di questa le occorre perché diventi potabile; alba
0 albula, acqua torbida, motosa; alta, quando cresce
dal livello ordinario ed ha quindi molto fondo,
acquetta, piccola acqua corrente; acqua bassa, poco
profonda; bollente, acqua che, per mezzo delle cagio-
ni naturali o artificiali, sia portata al grado di le-
vare il bollore; buona, sottinteso da bere; calda,
acqua che, per essere stata vicino al fuoco, esposta
al sole, ecc., ha preso un certo grado di calore.
Acqua cheta, che non corre, stagnante; corrente, che
va,corre, come quella di rivo, di torrente, di fiume;
corrotta, guasta, inquinata; cotta, acqua bollita;
crassa, grassa, densa, pantanosa, carica di sostanze
corrotte; cristallina, trasparente e pura ; cruda,
molto fredda naturalmente, non buona per l'irriga-
zione, né per cuocere legumi, né per sciogliere
bene il sapone (crudezza, la sua qualità).
Acqua del cielo, che vien dal cielo, piovana; depu-
rata, acqua per mezzo del riposo e della filtrazione fatta
chiarissima e potabile; diacciata o ghiacciata, portata
all'estremo grado di freddo dalla natura o artificial-
mente; di cisterna, pura acqua piovana che si raccoglie
dai tetti, e si conduce, col mezzo di doccie e di cannoni,
dentro serbatoi cavati nel terreno, a tenuta d'acqua,
con «abbia e ghiaietta in fondo; di cristallizza-
zione, quella che rimane combinata nei sali e in
altri corpi cristallizzati; di pozzo, quella che si
trae da questo serbatoio; di fonte, di sorgente, di
polla, di vena : sorgiva, scaturente dal suolo, per
lo più pura, fresca; di fusione, quella contenuta in
combinazione da certi corpi solidi, la quale se ne
i6
Al^QfJl.
separa e torna liquida, e serve loro di solvente;
dolce, quella di fiume, di lago, non di mare, la
quale è salsa.
Acqua effervescente, quella che, per ebollizione o mo-
vimento interiore, manda alla superficie del suolo bol-
licine .gassose; ferma, il contrario di corrente,
meno che stagnante; fluente, facilmente scorrevole;
fredda, al grado della temperatura naturale, non
aumentata da alcun calore fina, leggera; fresca,
naturalmente fredda e acconcia a poter essere bevuta
per estinguere la sete.
Acqua gelata, agghiacciata, diacciata; grassa,
crassa; greve, lo stesso che acqua pesante, pesa,
grossa; grommosa, che ha gromma, cioè posatu-
ra; impantanata, torbida per pantano; irruente,
che sbocca con violenza.
Acqua lapidescentc, che genera tufi o simili pietre,
oppure inci'ostazioni ; lavorata, acqua consacrata,
lustrale, espiatoria; leggera, quella che, bevuta, non
aggrava lo stomaco, ma passa facilmente; limpida,
pura, trasparente (acqua che vince il cristallo,
limpidissima); marina, del mare; mediterranea,
che è in mezzo alle terre; meteòrica, la pioggia
colorata, nella quale l'acqua è mista a sostanze por-
tate dai venti o da altre cause; morto, stagnante;
nera, torba, sudicia.
Acqua odorosa, usata nella profumeria; par
lustre, di palude ; pazza o tinta, che contiene un po' di
vino 0 simili; perenne, che scaturisce sempre,
non si esaurisce mai; pesante, quella che, per
eiletto di sali calcari e di altri sali terrosi
che tiene in soluzione, produce una sensazione di
peso nello stomaco a chi 1' ha bevuta ; petrosa o
pietrosa, quella che scorre per luoghi sassosi ;
piovana, di pioggia.
Acqua potabile, potulenta, buona a bersi, sa-
lubre (del pozzo, del fonte, eccetera, ma nell'uso
specialmente quella portata alle case per mezzo di
condotti); jrrim' acqua, quella che ha servito la prima
volta a certi usi e die si butta via; pubblica, quella
della quale il governo concede l'uso per derivazione,
contro pagamento d' un dato canone ; pura, non
mista ad alcuna sostanza die la guasti; rampollante,
scaturente dalla terra.
Acqua salata, che ha sapore di sale, perché
contiene, in soluzione, una certa quantità ai sale
(quella di mare); salmastra o salmastrosa, me-
scolata di acqua salsa e dolce, che sia salsa alquanto
e che abbia piuttosto un cattivo sapore; scrudAita,
scrudita, che ha perduto la crudezza di prima ed è
poco meno che tiepida; scussa o pura, senza vino
o liquore; sorgente, che sorge dal terreno, special-
mente dal sasso, e il luogo stesso; sorgiva, di sor-
gente; stagnante, acqua ferma, che non ha modo di
scaturigine, né di corso, né d' esito, cosi che sta-
gna e si corrompe; stiepidita, resa quasi tiepida;
termale, calda naturalmente.
Territoriale, l'acqua del mare considerata come
parte integrante del territorio d'uno Stato; tiepida
o tepida, che, per alquanto calore ricevuto, è quasi
calda; tórba, tórbida, che ha perduto la sua chia-
rezza, per terra o altro (anche acqua con un po' di
vino); tranquilla, calma, liscia, che non s'increspa
{acqua tranquilla die sembra uno specchio); vergine,
acqua da far bella la faccia (non comune) ; viva, di
sorgente.
Aspetti, forme, ecc., che presenta l'acqua.
Acquata, provvista d'acqua dolce, e anche il luogo
dove le navi mandano a prender l'acqua. - Acque-
rùgiola, pochissima acqua che appena si vede. -
Acquetta, piccola quantità d'acqua. - Acquitrino, ac-
qua gemente dalla terra, e il luogo dove essa è
[acquitrinoso, di acquitrino). - Affluente, corso d'ac-
qua, fiume che sbocca in un altro fiume, bene
spesso dopo avere, a sua volta, ricevuto dei tribu-
tari, ossia dai sub-affluenti. - Alluvione, inonda-
zione.
Altezza, profondità delle acque; e si dice viva
0 morta secondo che l' acqua è corrente o fer-
ma. - Alveo, spazio fra due sponde, entro il
quale scorrono le acque ; altrimenti, letto o canale,
quando praticato artificialmente. - Aves, in Lom-
bardia, diconsi i diversi piani a cui si trovano le
acque sorgive o freatiche. - Avulsione, dicesi quando
in un corso d'acqua un pezzo di terreno si stacca
dalla sponda, di cui faceva parte, per la forza di
erosione delle acque.
Belletto, posatura che fa l'acqua torbida, special-
mente dei fiumi; mota, melma, belletta. - Boccie, bolle
che fa l'acqua agitata, specialmente con sapone. -
Borro, luogo incavato e profondo, dove scorre acqua.
- Bòzzo, lagunella d'acqua. - Buca, di gran quantità di
acqua allagata. - Bulicame, insieme di vene d'acqua
che scaturiscono bollendo.
Capo dell'acqua, l'origine, l'a sorgente. - Colonna
d'acqua, quantità che ha un'altezza e una base deter-
minata. - Corpo d'acqua, quantità d'acqua che si
rappresenta con volumi empiti in un secondo. -
Corrosione, damio che le acque fanno a un terreno,
a una riva, ecc.
Effumazione, esalazione naturale di vapori o di fumo
dalla superficie d'alcune acque o dall'interno d'al-
cuni monti. - Fanghiglia, deposito terroso che fa
l'acqua in un recipiente murato. - Fascio d'acqua,
più zampilli. - Filo dell'acqua, la corrente ; filo
d'acqua, quantità d'acqua piccolissima, ma corrente.
- Fontanile, l' acqua che, filtrala attraverso uno
strato permeabile Imo alla superficie del suolo, ne
scaturisce in polle.
Geyser, sorgente d'acqua bollente. - Gromma, la
posatura dell'acqua. - Incr istallazione, il diacciare che
fa l'adqua, rendendosi simile a cristallo. - Nettunico,
sedimento dovuto alle acque.
Paclule, piccola j>alude. - Pèlago, profondo ri-
dotto d'acqua. - Pelo dell'acqua, la superficie del-
l'acqua, in un liume, in un lago. - Piena, aumento
d'acqua nei fiumi o simili, solitamente cagionato da
pioggie 0 nevi di molate. - Polla, vena d'acqua sor-
giva. - Polvere d'acqua, spruzzo finissimo {polverio
d'acqua che spruzza da una cascata). - Pozza, pic-
cola cavità del terreno in cui l'acqua si ferma, e
l'acqua stessa.
fìampollo, piccola vena d'acqua sorgente dalla terra.
- Rigagnolo, piccolo corso d'acqua, specialmente nelle
vie, nelle strade, o sim. - Bincollo, il fermarsi delle
acque in un posto, senza poter proseguire. - Rivo,
acqua corrente, ruscello; poet, rio. - Ruscello (V.
questa voce), piccolo corso d'acqua. - Bistagno, di
acqua che si ferma. - Biviera, corso d'acqua.
Scoli, le acque che si possono raccogliere dai
terreni. - Sedimento, deposito fatto dalle alluvio-
ni. - Soldo d'acqua, quantità che esce da un foro
d'un soldo di diametro. - Sonaglio, bolla che fa
l'acqua qxiando piove. - Spartiacque, linea di alture
che divide le acque cadenti sopra una regione e le
fa discendere per diversi lati : versante. - Stagno,
acqua ferma; ricetl; olo d'acqua ferma. - Stroscia,
la riga che fa l'acqua correndo in terra. - Stufa,
sorgente d'acqua calda e vapori, - Torrente, piccolo
ACQUA
17
corso d'acqua, non perenne, scendente dai monti, con
rapido corso. - Vena, scorrimento sotterraneo d'ac-
qua che va discendendo e serpeggiando in meati
o canali naturali della terra a vane profondità,
anche polla, sorgente, filone. - Vescica, la bolla
chti fa l'acqua sbattuta. - Vòrtice, luogo ove le ac-
que si muovono agitatissime e circolarmente.
Che bozzo I, di gran quantità d'acqua allagata. - Im-
mensa superficie di acqua sUtgnanle. ■ Acque spa-
gliate per la campagna.. • Acque che si stendono nella
vallata. - Vasto e variato specchio d'acqua.
Tenere in collo, d'acque che non hanno libero
corso per qualche impedimento.
Movimenti, rumori, ecc., dell'acqua.
Acquitrino, gemizio lento d'acqua di polla che
penetra nel terreno e lo mantiene umido. - Affluire.
concorrere di acque in un luogo. - AZ/aj/are (V questa
voce), dilagare, espandersi dell'acqua, tanto che sem-
bri lago. - Ammulinare, girare vorticosamente.
Appozzare, formare delle pozze ; fermarsi dell'acqua,
non avendo sfogo. Rimpozzare.
Bagnare (V. questa voce), aderire dell'acqua alla
superficie di un corpo.
Caduta, cascata, volume d'acqua che viene da una
certa altezza e può servire di forza motrice.- Catacli-
sma, grande mondazione d'acque. - Confluire, il riunir-
si di due acque correnti. - Congmngersi, unirsi delle
acque correnti. - Corrente, corpo d'acqua che si
muove in una data direzione. • Correre, il muo-
versi dell'acqua, scorrere, delluire; essa scorre lenta,
rapida, precipitosa, liscia, increspata, agitata, som-
mossa, ecc. • Corso, lo scorrimento dell'acqua, spe-
cialmente d'un fiume , equilibrato, di corso che re-
sti in media alle medesime altezze.
Decrescenza, l'abbassarsi delle acque. Defluire,
scórrere dall'alto al ba.sso. - Dirómpersi, sbattersi,
agitarsi. - Fiottare, d'acqua che, scendendo da un'a-
pertura, gorgoglia; fiotto, gonfiamento, ondeggia-
mento.
Getto d'acqua, quanta ne esce da un'apertura qua-
lunque. - Gora, acqua che corre per terra , gorata, la
quantità. Gorgo, vortice, abisso. - Grondare, dell'a-
cqua che cade a gocciole fitte dalle gronde o dai corpi
molto inzuppati. • Gorgogliare, il leggiero rumore del-
l'acqua che bolle, o che [lassa un varco e sulla ghiaia:
gorgogliamento, gorgóglio. - Gorgoglio, un gorgo-
gliare continuato. -Sgrondare, lo scolare dell'acqua
all'ingiù.
Illucione, inondazione, piena. - Incavernarsi, delle
acque che si gettano e scorrono in luoghi sotterra-
nei. - Increspare, della superdcie dell'acqua legger-
mente scossa dall'aria. - Inalbare, diventare bian-
chiccia. - Ingrossare, d'acque che crescono o diven-
tano furiose. - Inondare, delle acque che straripano,
fanno inondazione. - Irrigazione, V. questa voce.
- Lambire, sfiorare dell'acqua toccando leggermente.
- Morire, di acqua che s impaluda. - Mormorare,
mormoreggiare, il far lieve rumore, proprio dell'acqua
corrente : mormorio, mùrmure. - Ondeggiare, far
onda.
Pettata, il luogo in cui le acque trovano maggiore
resistenza al moto. - Pollare, pullare, pullulare, sca-
turire, rampollare, specialmente da polla, dal basso
all'alto senza getto- pullulamento, pullulazione, ram-
pollo, ecc.; rampollante, rampollato. - Portata, il
volume d'acqua che esce in un minuto secondo da
un canale, da una bocca.
Prbmoli — Vocabolario Nomenclatore
Remolino, il rimescolamento dell'acqua sul solco della
scia. - fìe^roso,' moto vorticoso d'acque che vann ) e
tornano. - Reflusso, riflusso, V. a mare. - Rigurgi-
tare, ringorgare, affluire in gran copia : rigurgito,
rigorgo; anche il ritorno vorticoso e posteriore
delle acque arrestate nel loro corso da qualche
ostacolo. - Rocchio, getto non piccolo e rotondo. -
liugliare, dell'acqua che scoscende e rode.
Sbattimento, agitazione dell'acqua. - Sboccare, metter
foce(di fiume), uscire da un canale. - Scaturire,
spicciare da una sorgente. - Scolo, lo scolare, l'atto
e il luogo pendente atto a scolare, e la materia. -
Scrosciare, del rumore fatto cadendo dall'alto o bol-
lendo. - Sgorgata, quanta acqua sposta lo stantuffo
ddh tromba- Sgorgo, uscire dell'acqua dalla bocca
di efflusso, praticata nelle pareti di un serbatoio o
di un canale. - Spagliare, sparpagliarsi nelle pia-
nure e impaludare: spaglio. - Spiovere, scorrere,
scolare. - Sprizzare, meno di spruzzare: sprizzo,
getto, schizzo minuto. - Spruzzaglia, spruzzo, d'ac-
qua in piccolissime bollicine, cosi che bagna legger-
mente , spruzzolo, lungo spruzzo (una nebbia di
spruzzi minutissimi). - Spruzzare, bagnare legger-
mente, schizzando : spruzzolare (non comune). •
Stagnare, formare stagno. - Stillare, uscire a goccie.
- Stillicidio, il cadere dell'acqua a stille da un tetto.
- Strosciare, rumoreggiare d'acqua abbondante, ca-
dendo: trosciare; stroscia, troscia, il rumore.
Velarsi, gelare leggermente. - Zaffata, spruzzo, schiz-
zo. - Zampillo, piccolo getto; zampillio, continuità di
zampilli.
Voci imitative : dà, di rumore fatto in acqua da
cose molli. - Cicche ciacche, di rumore nell'acqua, o
simile (anche di mani battute insieme o su parte del
corpo)" - Pflun, di qualche cosa che cade nell'acqua.
EoiFia, OPERAZIONI, ISTRUMENTI, ECC.,
relativi all'acqua.
Acquaio, vaschetta, pila, per ricevere le ac-
que che si gettano via, - Acquario, locale, edifi-
cio nel quale si tengono piante o animali acquatici
a scopo di studio. - Acquedotto, acquidotto, canale
in muratura pel quale si conduce l'acqua da luogo
a luogo.
Bargagno, macchina adoperata per estrarre dall'ac-
qua sassi, réna e altre materie ingombranti. - Berma,
banchina che si costruisce lungo il piede delle di-
ghe, fra esso e il ciglio della sponda del corso
d'acqua, per evitare le escavazioni e le erosioni
che avvengono in causa della battuta delle acque. -
Bindolo, sorta di macchina, con una ruota a tim-
pano, adoperata per attingere acqua, per inaffiare,
vuotar fossi e canali. - Bottaccio, bacino d'acqua
per mandar mulini o altri opifici.
Calla, grande apertura, munita di cateratta, per dare
il passo alle acque, per lo più a fine di colmare o di pro-
sciugare. - Cano/e, apertura scavataartificialmente per
il passaggio di acqua servibile a navigazione o ad
incfustrie. E l'acqua stessa (se è piccola, per mu-
lini, ferriere, o sim., piuttosto gora). Anche tubo o
conduttore dell'acqua che si introduce per gli usi
della casa, e più particolarmente di quella che piove
sui tetti. - Canna, canale chiuso o tubo di piombo,
di ferro, o di terracotta, per cui scorrono fluidi,
e specialmente l'acqua nei condotti. - Cannella, tubo
non grande di terracotta o di ferro o di piombo,
per il quale passa l'acqua dei condotti. - Chiave
della cannella, la gruccetta che si gira per mandar
l'acqua.
18
ACQUA
Cannoncini, tubi di latta o d'altro metallo, i
Suali, fermati contro il muro, comunicano con la
occia, e ne portano l'acqua fin presso al suo-
lo 0 anche sotto di esso, in un condotto sotter-
raneo. - Cannone, doccione di terra, canale di
piombo o d'altra materia da fare condotti. - Cata-
aupa, luogo nel quale sono fragorose cascate d'a-
cque. - Cateratta, apertura fatta per trattenere o rac-
cogliere le acque e smaltirle, la quale si apre e si
ehmde alzando o abbassando una tavola di legno
incastrata nei Iati. - Cateratte, cascate, balzi, salti,
formati da banchi o scogli: chiuse naturali.
Cavamento, cavo o diversivo, escavazione artificiale
fatta nel terreno, per raccogliere e trasportare le
acque da un punto ad un altro della superfìcie ter-
restre. - Chiàvica, fogna. - Chiusa, ostacolo che si
opponga al libero corso dell'acqua in un fiume, in
un canale, in un torrente. - Cisterna, serbatoio di
acqua piovana costruito dove c'è difetto d'acqua di
polla.
Collettore, raccoglitore d'acqua. - Colpo d'ariete,
quell'urto che, si produce nelle condutture d'a-
cqua quando si arresta il moto istantaneamente
e violentemente. - Conca, tronco di canale chiuso
dalle cateratte e dai sostegni amovibili fatti per
agevolare la salita e la discesa delle barche. - Con-
dotta delle acque, il condurle da un luogo a un al-
tro, regolandone il corso. - Condotto, piccolo acque-
dotto, muratura o tubo metallico o di terracotta
per portare le acque da un luogo all'altro. - Con-
serva d'acque, serbatoio, per lo più sotterraneo. Se
d'acqua piovana, dicesi cisterna.
Dare l'acqua, aprire le valvole per mandare opificio
irrigare. - Depuratorio. serbatoio per depurare l'acqua.
- Dicco manufatto, costruzione per trattenere le acque e
costringerle a un regolato sistema- chiusa artifi-
ciale. - Diversivo, canale che serve a deviare le
acque. ■ Doccia, cannone di terracotta o d'altro per
raccogliere acque di scolo; canaletto artificiale pel
quale le si fanno scorrere. - Doccionata, condotto
formato di doccioni. • Doccione, cannone più grosso
della doccia.
Emissario, scaricatore d'acque di lago o di pa-
lude o deviatore di quelle di fiume. Fogna, con-
dotto sotterraneo per ricevere e sgorgare acque. -
Fognatura, fondo delle fosse per gli scoli delle
acque. Fontana, V. questa voce. • Fosso, fossa
condotta per lungo tratto di terreno allo scopo
di ricevere e trasportare le acque dei campi; za-
nella.
Giuochi, fughe, scherzi d'acqua. - Gora, canale sca-
vato artificialmente nel terreno per condurre acqua
per l'irrigazione o per mulini o per altri simili
edifici. ■ Guttazzo, in Calabria, serbatoio d'acqua. -
Idranti, le bocche praticate, a determinate distanze
(60 - 100 m.), negli acquedotti, alle quali si avvi-
tano docce o trombe per spegnere gli incendi o
maffiare le vie. - Idrofono, apparecchio che serve
per ricercare le fughe nelle condotte d'acqua. -
Idrometro, asta idrometrica, strumento per misurare
la velocità e la portata della corrente. ■ Incile, ta-
glio 0 apertura per derivare l'acqua di un fiume,
d' un lago, ecc. ■ Immissario, apertura per cui le
acque entrano in un lago o simile.
iMma, zona depressa, concava e bassa in cui slagna-
no le acque, però in poca profondità. ■ Meato, canale
sotto terra, apertura d'acque vive. - Moduli o bocche
magistrali, edifici coi quali si misura l'acqua che si
deriva da un fiume o da un canale. - Mulino dt
Wolmann, strumento per misurare la velocità d'un
corso d'acqua.
Palàncola, tavolone o pancone e anche trave
spianata di sopra, posta a traverso una gora o al-
tro canale, per passarvi. - Partitore, manufatto spe-
ciale col quale si ottiene la suddivisione di un
corso d'acqua, in determinate proporzioni. - Pescaia,
specie di argine. - Pompa, tromba. -Ponte, co-
struzione in muratura o in ferro fatta per valicare
un corso d'acqua. - Pozzino, ricettacolo di scoli.
- Pozzo, luogo scavato a fondo finché si trova
l'acqua di polla. - Presa, dove una parte d'ac-
qua corrente in un fiume è sviata per essere
condotta a un mulino o ad altro consimile edificio.
- Purgatòio, luogo o ricetto in cui si raccolgono le
acque, perchè si spoglino delle impurità.
Raccolta, riunione d'acqua fatta a vari scopi. - Ratte-
nuta, raccolta d'acqua stagnante uscita da un fiume o
sim. - Regolatoio, fosso principale che regola le
acque degli acquedotti. - Repellente (o pennello),
diaframma che, partendo dalla riva d' un corso d'ac-
qua, si protende più o meno verso 1' alveo, allo
scopo di mantenere il filone della corrente sull'asse
ed impedire la corrosione delle sponde. - Ridotto,
luogo nel quale si conduce 1' acqua da più parti. -
Scannafosso, condotto che dà scolo alle acque d' un
fosso. - Scaricatoio, luogo di scarico, specialmente
delle acque. - Scaturigine, sorgente, polla. - Scherzi
e giochi d'acqua, zampilli che si mandano in vari
punti, specialmente a sorpresa e nei giardini. -
Scolo, alveo che serve a far defluire le acque. -
Serbatoio, qualunque costruzione destinata a conte-
nere acqua, per estrarla poi a misura che se ne ha
bisogno, per l' irrigazione o l' alimentazione dei
canali. Serrata, riparo contro 1' acqua corrente. -
Smaltitoio, dicesi di tutti i mezzi impiegati per
scaricare le acque di un canale, di un lago, ecc.,
quando si trovano in abbondanza. - Spartitoio, edi-
ficio che spartisce le acque. - Sperdimento, detto di
acque che non si utilizzano. *
Timpano, apparato idraulico pel sollevamento del-
l'acqua, d'antica coslruzione, oggi usato soltanto in
alcune applicazioni agricole. - Tro»w.6a, strumento
idraulico per alzar acqua mediante il moto di su
e giù, impresso allo stantuffo o da braccio d'uomo,
o da acqua corrente o cadente, ovvero dal vapore.
Vasca, ricetto murato, dove, specialmente ne' giardi-
ni, si raccoglie acqua, spesso con zampillo: vaschet-
tina, vaschetta, vascona. ■ Vena, canaletto naturale
sotterraneo ove corre l'acqua.
Operazioni, lavori. — Allacciare, raccogliere le
acque (mediante convenienti lavori) di una o più
scaturigini per ridurle in un solo canale o con-
dotto. Allacciatura, l'atto e l'effetto. - Conduzione
delle acque, il condurle da un luogo all'altro per
mezzo di canali, tubi o sim. Dar la tratta all'a-
cqua, darle la via. - Derivazione (derivare), trarre
acqua da riva, da sorgente. - Deviare (deviazio-
ne), il far prendere all' acqua un corso diverso dal
naturale. • Diversione, deviazione dell' acqua, spe-
cialmente per diminuire il volume del corso mag-
giore.
Incanalare l'acqua, porre in luoghi acconci dei
tubi 0 canali di piombo, o d'altro, affinchè in essi
si introducano e scorrano le acque. - Irrigazione:
V. questa voce.
Livellazione delle acque, il ridurle allo stesso li-
vello. - Prosciugamento, il prosciugare, e dicesi prin-
cipalmente dei terreni coperti dalle acque, alle quali
vogliasi dare uno scolo: lavoro di bonifica. - Smalr
ACQUA
19
tire, d'acqua e sim., dar buona uscita. - Tagliare
Ficqua, i condotti, a un paese, privarlo d'acqua. -
Voltare, deviare le acque.
jVlcune cose che si fanno nell'acqua
E con l'acqua
Acquare, far provvista d'acq^ua. - Essere, stare a fior
dell'acqua, a fior d'acqua, a livello dell'acqua, in sul
fil dell'acqua, al sommo dell'acqua, a galla (galleg-
giare): essere alla superfìcie dell'acqua, emergere.
Contrario di sott' acqua. - A mezz'acqua, tra due acque.
- Contr'acqua, contro corrente. - L'uomo e gli animali
8i tengono a galla mediante il nuoto. - Affogare,
uccidere sommergendo nell'acqua; annegare.
Annacquare, mettere acqua in un liquore, per tempe-
rarlo. - Annaffiare, spargere l'acqua con l'annaffiatoio;
leggermente bagnare, inaffiare. - Attingere, tirar
l'acqua da fonte, da pozzo e simili. - Bagnare, spar-
gere acqua sopra una cosa; irrorare, irrigare (V.
a irrigazione); aspergere, spruzzare, spruzzolare,
bagnare leggermente.
Battezzare, mettere dell'acqua in altre sostanze. -
Bere, quando, tuffati nell'acqua, siamo costretti a
ingollarla. - Diguazzare, dibattere l'acqua nei vasi,
sciaguattare. - Immergere, affondare; attuffare, coprir
d'acqua; affondarsi, ecc. - Intorbidare, far diventar
l'acqua torbida, non chiara, non limpida. - Mettere
in molle, a rinvenire nell'acqua.
l'escare, cavar dall'acqua; ripescare, eavare al-
cuna cosa che vi sia caduta. - Pompare, tirar l'acqua
con la pompa. - Sciacquare, ripulire con l'acqua, nel-
l'acqua. - Scrudtre, scrudelire l'acqua, far che l'acqua
al foco perda la rigidezza invernale. - Sommergere,
(sommerso), sprofondare nell'acqua. - Tonfare, fare
un tonfo, cadere nell'acqua. - Trombare, cavar l'acqua
con la tromba. • Tuffare, immergere checchessia
nell'acqua, per lo più cavandolo subitamente.
Acquaiuolo, acquarolo, portator d'acqua, port'ac-
qua: chi porta o attinge acqua per prezzo. - V.,
inoltre, a bagno, bucato, incendio, lavare.
Acque medicinali, preparate, minerali, ecc.
Aequa acciaiata, quella che, avendo tenuto ferro
od acciaio in infusione, acquistò sapore o virtù di
medicamento ferruginoso; acidula, quella impregnata
di acido carbonico o naturale o artificiale; acuta,
acqua corrosiva dei vecchi chimici; aerata, quella
che contiene gas acido carbonico, ossia l'acqua aci-
dula ; alcalina, acqua contenente bicarbonato di soda.
-Alloppiata, acqua cavata per distillazione dall'op-
pio; amara, quella mineralizzata dal solfato di ma-
gnesia {sai amaro) e purgativa. - Aromatica, acqua
che acquistò aroina od odore gradevole per infu-
sione di piante aromatiche o distillazione con esse,
0 in altro modo; artifiziata, acqua nella quale sono
sciolte sostanze medicinali.
Acqua bianca, acqua in cui sia slata sciolta farina
o semola; borra, acquaborra, specie di acqua mi-
nerale.
Acqua calda, lo stesso che termale; carbonata,
lo stesso che gasosa, celeste, acqua medicata, che
si prepara con sale ammoniaco, solfato di rame e
calce; concia, acqua artificiata per qualche uso par-
ticolare, e che serve specialmente come profumo o
come liscio per donne; cosmetica, acqua che si adopera
per abbellire la pelle.
Acqua di sedlitz, acqua che si rende gasosa e medica-
ta per lo sciogliere che vi si fa di qualche sale rinfre-
scante e purgativo, e di una certa dose di acido carbo-
nico; rft seltz, acqua nella quale fu sciolta una cer a
dose di acido carbonico per mezzo di opportune macch-
ne, chiudendola poi in bottiglie, dalle quali, per mez-
zo di un congegno, esce spumeggiando con forza;
distillata, quella spogliata a'aria per azione chimica;
di calce, di calcina, acqua satura di calce viva in
dissoluzione.
Acqua emostatica, quella usata nelle emottisi e
nelle emorragie; epatica, acqua che possiede odore
putrii'o di acido solfidrico (più modernamente,
acqua solforosa).
Acqua fagedenica, acqua artificiata che si ado-
pera contro le ulcere e le escrescenze carnose,
come detersiva e corrosiva; ferrata, lo stesso che
marziale, acqua contenente bicarbonato di ferro
e altro sale dello stesso metallo, in modo da rice-
vere da esso le precipue qualità medicinali che pos-
siede (anche acqua in cui fu tuffato un ferro roven-
te); ferruginosa o ferruginea, che contiene ferio
in mescolanza o in combinazione; forte, l'acido ni-
trico del commercio, cosi chiamato dai vecchi chi-
mici perchè fluido come l'acqua e di azione corro-
siva forte sui metalli e sugli altri corpi: detta anche
acqua da partire o da partitori; adoperata dall'Mi-
cisore, daìVorefice, ecc.
Acqua gassosa, gazzosa, o carbonica, quella carica di
più volte il suo volume di gas acido carbonico; grassa,
che contiene sali di calce; incrostante, quella (mine-
rale) che lentamente depone il suo carbonato di calce
e di magnesia in masse compatte cristalline {pisoliti,
s ferule in forma di piselli prodotte dal rivestimento
a strati concentrici di corpuscoli tenuti in sospen-
sione dalle acque incrostanti).
Acqua lustrale, acqua purificante, usata dagli an-
tichi per aspergere le vittime: acqua benedetta.
Acqua madre, V acqua da cui cristallizzò un
sale, e che contiene, oltre ad una certa quantità
del sale medesimo, le materie solubili, le quali erano
con esso in mischianza, e lo rendevano impuro;
marziale, una delle acque minerali che contiene
ferro in dissoluzione. Si dice anche di acque che
contengono questo metallo disciolto per arte.
Acqua medicata, qualunque acqua in cui siano state
sciolte sostanze medicinali; medicinale, usata in medi-
cina (sia per bagno o per bevanda); mercuriale,
contenente sali di mercurio; acqiui minerale, quella
in cui sono in dissoluzione materie saline o gas, e
serve per uso medicinale (queste acque sono larga-
mente usate per bagno, per bevanda, ecc.). ^
Acqua ossigenata, biossido di idrogeno, che si
ottiene trattando il biossido di bario stemperato
nell'acqua distillata; panata, resa tale con un po' di
pane arrostito per togliere il crudo e darla ai malati
che hanno sete.
Acqua ragia, prodotto di distillazione della tre-
mentina: serve ad usi industriali e specialmente
nella fabbricazione delle vernici (è antisettica contro
le pulci, le cimici, ecc.); regia, mistura acida che si
forma con la mischianza di due acidi, nitrico e clori-
drico, oppure di acido nitrico con sale ammoniaco
0 di acido cloridrico col nitrico (scioglie l'oro e il
platino).
Acqua salina, acqua minerale di cui elementi
predominanti sono i cloruri di sodio, di calcio
e magnesio, i solfati di soda, calce e magnesia;
saponata, acqua nella quale sia sciolto del sapone;
si dice anche semplicemente saponata; feconda, so-
luzione di carbonato di potassa, usata dai pittori
e dagli incisori; seknitosa {dura), quella che alla
20
ACQUA — ACQUOLINA
analisi chimica dà un per cento molto elevato
in sostanze minerali, principalmente in carbonati e
solfati alcalini; solforosa o self urea, acqua minerale
contenente gas acido solfidrico o qualche solfuro
alcalino in soluzione {fanghi, i depositi di questa
acqua).
Acqua termale, naturale, specialmente minerale, la
cui temperatura è manifestamente maggiore di quella
dell'atmosfera (sorgente termale, che risale dopo avere
preso la temperatura delle zone che attraversa; sta-
zione td-male, stabilimento pubblico vicino a sor-
genti termali); termominerale, calda e minerale (ter-
mologia, trattato delle acque termali); tofana, specie
di veleno (acquetta di Napoli, acqua di Perugia).
Acqua vegeto-minerale (o di Goulard), estratto di
saturno, anche sottoacetalo di piombo, diluito nel
l'acqua (serve in caso di contusioni, lussazioni,
ecc.); vitriola, contenente qualche solfato metallico, ed
in ispecie quello di rame, o di ferro, o di zinco; vul-
neraria, acqua medicata contenente la parte volatile
delle specie vulnerarie, sorta di piante aromatiche;
zolfa, IO stesso che acqua epatica- o solforosa.
Acqua. Qualità più o meno limpida della
gemma.
Acqua alle gambe. Malattia del cavallo.
Acqua battesimale. Quella pel battesitno.
Acqua benedetta. Quella usata nelle pratiche
del culto cattolico: acqua santa, acqua lustrale. Se
ne serve il prete per benedire persone e cose; i
fedeli vi tuffano le dita per farsi il segno della
croce, ecc. - Acquasantino, pila, vaschetta che la
contiene; piletta, pdozza. - Aspersòrio, arnese,
quasi a forma di pennello, adoperato dal sacerdote
per aspergere con l'acqua santa : asperges, sperges.
Acquacedrataio. Chi vende qualche be-
vanda (per lo più acqua limonata) per via: ac-
qua frescaio, acquaiolo.
Acquadernare (acquadernato). Disporre la
carta in quaderni.
Acquàio. Pila, per lo più di pietra, con rela-
tivo condotto, praticata nelle case per ricevere le
acque che sì gettano via ; vaschetta a sponde basse
che sta in cucina e serve alla rigovernatura delle
stoviglie. - Buco, il foro della pila per cui esce
l'acqua. - Cannello, tubo d'ottone sopra la pila -
Cannone, canale, condotto, doccione. - Gola, il con-
dotto, il tubo, i doccioni pei quali l'acqua passa. -
Pila, il vaso contenente l'acqua. - Retino, rete me-
tallica sul buco dell'acquaio. Il condotto è tappato,
intasato, quando, per . introduzione d'altre materie,
per lo più solide, l'acqua non vi può scorrere.
Acquaiòlo. Chi porta acqua per mestiere.
— V., inoltre, a pianta^ vaiaolo.
Acquamare. Varietà di colore.
Acquamarina. Pietra preziosa, gemma.
Acquapendente (acquapéndere). Detto a morir
te, a pendio.
Acquare (acquato). Far provvista d'acqua.
Acquàrio. Serbatoio d'acqua (leggasi dove si
parla di edifici, operazioni, ecc. relativi all'acqua)
Acquartierare (acquartierato). L'alloggiare di
an esercito.
Acquarzente. L'acquavite, Valcool.
Acquasantino. Pila per l acqua benedetta.
Acquastrino. Di terreno inzuppato d'acqua.
Acquatinta. Liquido per Vincisione.
Acquattare (acquattato). Modo di nascon-
dersi.
Acquavite. La parte spiritosa del vino, o d'al-
tro liquore vinoso, estratta per prima distillazione,
senza rettificarla. Con l'invecchiamento o con spe-
ciali manipolazioni, dà il cognac. - Anaci, acquavite
anaciata, acquavite d'anici. - Anisetta, acquavite
leggera con sapore d'anici. — Acquavitaio, chi vende
acquavite e altri liquori, per le strade o in una
piccola bottega. - Cicchettare, prendere un cicchetto,
bere un bicchierino d'acquavite.
Acquazzone. Rovescio di pioggia.
Acquedotto (acquidotto, acquidutto). Canale, per
lo più in muratura e ad archi quando sopra suolo,
per il quale si conduce l'acqua da luogo a luogo:
condotto dell'acqua, acquidoccio, doccionata. - Trin-
carello, piccolo acquedotto ; piccola doccia o cas-
setto che conduce l'acqua. - Fossa, per lo più mu-
rata, che riceve l'acqua dei campi. - Cappa, coper-
tura 0 tegumento ai smalto che si stende sulle
vòlte per impedire che le acque vi producano de-
terioramento. - Sifone, canale o tubo, id.
Acqueo. Di acqua, — Umore dell'occhio.
Acquereccia. Specie di vaso da acqua.
Acquerella. Piccola pioggia.
Acquerello. Colore stemperato con acqua e
adoperato per adombrare un disegno; il disegno
stesso toccato in tal modo; modo di pittura: ac-
querella, acquerelletto. - Acquerellista, chi si ap-
plica ad acquerellare, ossia ad adombrare disegni
con acquerello. - Neutro, colore grigio-giallastro de-
gli acquerellisti.
Acquerùgiola. Minutissima pioggia.
Acquetare, acquietare (acquiescente, acquie-
scenza, acquièscere). Indurre in calma; rendere
contento ; soddisfare un creditore.
Acquetta. Ingrediente di belletto; sorta di
bevanda ; picola pioggia ; forte veleno.
Acquicella. Piccola pioggia.
Acquiescènza. Il mettersi alla volontà d'al-
tri; adattarsi.
Acquirente (acquisitore). Chi fa atto di com-
perare.
Acquisire (acquisitivo, acquisitizio, acquisito,
acquisizione). Lo stesso che acquistare.
Acquistare (acquistabile, acquistamento, acqui-
stato, acquisto). Acquisire, venire in possesso di
alcuna cosa, impadronirsene, farne acquisto; ri-
trarre, arrecarsi ; comperare, procurarsi, procac-
ciarsi ; aumentare, guadagnare, ottenere;
attirarsi, beccarsi, buscarsi, accaparrarsi, raccogliere
(affetto, onori, stima, ecc.) ; avvantaggiare, progre-
dire, migliorare, profittare ; apprendere, imparare,
acquistar cognizioni ; riavere, ripigliare, ricuperare.
Prosperare, detto di pianta o d'animale: mi-
gliorare.
Acquisitizio, acquistato d'altronde, non proprio. -
Acquisito, non naturale, ma in qualsiasi modo
acquistato. - Acquistabile, che si può acquistare : ac-
quisibile, ricuperabile, ecc. - Acquisto, acquista-
mento, acquirenza, acqpiisizione, guadagno, otteni-
mento, incremento. — Roba di buono o di mul'cu>
quisto, acquistata bene o male, onestamente o no.
Diritto di prelazione, quello che compete ad alcuno
di acquistare una determinata cosa allo stesso
prezzo e alle stesse condizioni che possono essere
state fatte per la stessa cosa ad un altro. - Usuca-
pione, acquisto della proprietà per lungo, pacifico
possesso. — Riacquistare.
Acquistò. L'acquistare. Acquistare di nuovo.
Acquitrina. Umore dell' occhio.
Acquitrino (acquitrinoso). Movimento dall'ac-
qua ; terreno a palude.
Acquolina. Minuta pioggia. - Y. a desiderio.
ACQUOSITÀ — ADATTARSI
21
Acquosità (acquoso). V. ad acqua, umidità.
Acre. Di sapore: agro, piccante, pungente,
aspro, brusco, acido, acerbo, afro; acrimonia (acrimo-
nioso), asprezza, acerbezza, acerbità, acrèdine, agrez-
za, crudezza. -Di odore e dì suono: acuto, forte,
penetrante. - Di dolore, rimprovero e simili:
acerbo, acerrimo, acuto, crudo, duro, fiero, forte,
intenso, vivace, vivo, violento. - Acremente, agra-
mente, acerbamente, acerrimamente, aspramente,
crudamente. — ^laniera di avere contegno, dì par-
lare. — Rabbruscare, rabbruscarsi : Tendere, diventar
brusco, acre.
Acrèdine, acrimonia. Qualità di ciò che è
ticre.
A crepacorpo (o crepapelle, a crepapancia).
Dicesi del mangiare eccessivamente.
Acro. Sorta di misura (agricola).
Acroamatico. Detto a filosofia e a libro.
Acròbata. Chi balla, danza sulla corda;
ballerino, ballatore di corda. - Acrobdiico, dì
acròbata. - Acrobatismo, funambolismo, condotta
equivoca, specialmente m politica.
Acrodinia. Male delle dita.
Acrolexna. Medicamento antisettico.
Acromàtico. Senza colore: di lente da can-
nocchiale, ecc. - Acromatismo, l'essere acromatico.
Acròpoli. Particolare fortezza.
Acròstico. Componimento in poesia.
Acrotèrio. Piedistallo di statua o d' altro in
qualche edificio.
Acuire, acuminare [acuità, acutezza). Fare
acuto, aguzzo, a putita. - Lavoro de 11 arrogi/io.
Acùleo (aculeato). Pungiglione di insetto»
Acume. Acutezza d' ingegno.
Acùstica {acustico). Scienza che tratta del
suono e dell' udito, - Otacustica, V acustica appli-
cata alla medicina,
Acutàngolo. Detto in angolo.
Acutezza {acuità). L' essere acuto.
Acuto. Naturalmente appuntato o assotiigliaio
in punta: aguzzo, puntato, puniaguto, pinzuto,
pizzuto, stilettato, aculeato, rostrato, pungente, pe-
netrante (di cosa che fa impressione); trafittivo.
— Detto di dolore, di malattia: forte, intenso,
violento, precipitoso, di non lunga durata. • Con
particolari significati riferito ad accento, angolo,
suono, voce.
Rendere, fare acuto: acuire, aculire, inacutire
(inacutito); affusare, afTusolare, affusellare, raffuso-
lare. Rappuntare, rassottigliare, aguzzare.
Adacquare {adacquato, adncquatvra). Adope-
rare acqua per bagnare, per irrigazione.
Adagiare, adagiarsi {adagiamento, adagiato).
Posare, fare adagio; acquistare agiatezza; inet-
lersi a sedere o sdraiarsi.
Adagio. Lentamente, per lo più detto deiraw~
dare, del camminare: passin passino, passo
passo, a pian passo, a passo naturale; adagino;
cheto cheto, lemme lemme, lonzo lonzo, bel bello;
a calate, a calette di chéppie (del venir giù); con
tutto comodo, a tutto agio, a rilento, adagio adagio,
poco a poco; adagino, piano piano, un passo alla
volta, un passo dietro l'altro, a passo di processione,
con passi radi, con soave passo; piede innanzi
piede, a passi tardi e lenti, con picciol passo, ca-
tellon, catelloni; grondone, grondoni. Famigliami.,
chianna chianna, giò giò.
Far passo di picca; muoversi come una gatta di
pietra. - Flemma e tempo: raccomandando di andar
piano. - Adagio, adagio, perché ho fretta, cosi i ge-
suiti ai loro allievi, nello scrivere, nel lavorare, ecc.
— V. a parlare.
Andare più adagio : rallentare il corso. - Più o meno
adagio: ora a maggiore e ora a minor passo.
Adagio. In musica, il tempo della battuta
più lento dell'ordinario.
Adagio. Lo stesso che massima, sentenza, ^ro-
verlno.
Adamante {adamantino). Il diamante.
Adamantino. Duro, forte, indomàbile (di
carattere d' una persona).
Adàmico, adamitico* Di o come Adamo.
Adamo {adamitico, adamico). Il primo parente,
il primo 0 antico padre, genitore; il primo uomo;
il primo genitore, il progenitore, il maggior padre
di famiglia. Protoparente, protoplasto, primo for-
mato. - L'uom che non nacque; il seminatore; l'a-
nima prima.
Adamo ed Eva: i primi parenti, i primi progenitori,
la prima coppia ; 1 umana radice. — V. a fico.
Adattare {adattabile, adattamento, adattezza,
adatto). Propriamente, accomodare una cosa con
un'altra; proporzionare; agguagliare, conformare,
coordinare; acconciare, racconciare; assestare, ordi-
nare; far che una cosa destinata ad un uso possa
convenientemente servire, prestarsi per un altro;
rimbastare.
Agguagliare la terra e condizionarla alla natura
dell'albero.
Adattezza, l'essere adatto: adaltanza, acconcezza.
Adattamento, V adattare e 1' adattarsi, atto ed etletto.
Adattamente, in modo adattato, convenientemente. -
Adattato, reso atto, conveniente, ecc. - Adattabile,
che si può adattare. — Contrario, inadattabile.
Adattaccliiare, adatticchiare, adattare alla meglio, in
qualche modo. - Appropriare, adattare con proprie-
tà, convenientemente. - Rabberciare, accomodare,
adattare alla meglio o alla peggio. — Riadattare, ri-
pete adattare.
Adattarsi {essere adatto). Avere (cosa o persona)
le qualità richieste per un determinato scopo; es-
sere acconcio, atto, convenevole, conveniente, con-
facente, conforme, consono, da ciò, ad hoc, a pro-
posito, a propositissimo, congruo, proporzionato,
adeguato. Acconvenire, convenire, convenirsi; accoz-
zarsi, affarsi, fare al caso, confarsi; attagliarsi; star
bene, garbare; essere o parere fatto a posta, fatto a
proprio dosso, ad hoc; essere da ciò; buono per una
cosa, abile; essere, fare, venire al caso, al punto;
addirsi; esser dicevole, esser quel che ci vuole; an-
dare come il fodero alla spada.
Tornare, calzare; tornare a pennello, a capello; far
per una cosa, una persona; essere il desso; starci
dipinto; quadrare, quadrare a capello, al verso; star
bene più che il basto all'asino; tornare in chiave;
rispondere a battuta. - Attagliare, venire in taglio,
in acconcio, affarsi; essere tagliato ad una cosa, es-
serci atto, avere natura da ciò.
Frutto di stagione, cosa accomodata ai tempi. -
Idoneo, che ha la qualità e i requisiti necessari
a un dato ufficio. - Luogo e tempo competente, adat-
tato, opportuno. - Tagliato al dosso di tutti, adatto per
chicchessia. - A chiederlo a lingua, a farselo fare
espressamente, non poteva riuscire più adatto.
Adattarsi {adattamento, adattato). Acconsentire,
acconciarsi a certe condizioni; conformarsi, rasse-
gnarsi ad esse, sopportarle, subirle; sottostare; acco-
modarsi alla meglio; tagliare secondo il panno.
Adattarsi alle circostanze; ballare secondo ti verso
$uona; prendere il mondo come viene; lasciar cor reret
22
ADATTO
l'acqua per la china; lasciar andare l'acqua aWingiù;
usare filosofia; secondare l'onda corrente; lasciar
correre due soldi per ventiquattro denari; legar
rasino dove vuole il padrone; non la volere né più
cotta, né più cruda; essere come l'asino del mugnaio,
ehe altrui porta pane e orzo.
Conformarsi, contentarsi, fare il filosofo; stare a
patti, sottomettersi, asservirsi; avere acquiescenza.
Rispondere a battuta
Adattamento, atto ed effetto dell'adattarsi. - Adat-
tarsi a tutto, a ogni circostanza: saper andare al-
l'erta e alla china; esser da bosco e da riviera; aver
mantello ad ogni acqua; darsi vinto alla fortuna. -
Chi non può portar la seta porti la lana, bisogna
adattarsi alle condizioni.
Non adatto. - Disadatto, inadatto, disacconcio, di-
sconveniente, malproprio, inconveniente, inapplica-
bile. Disadataggine, disconvenienza, inconvenienza. -
Ha fatto il suo tempo, di persona che ormai non è più
conveniente alla situazione, ai tempi, alle esigenze
» alla moda. E si può ben dire anche di cose.
Adatto. Che può adattarsi (essere adatto); che
è acconcio, atto, abile.
Addanaiato. Termine di araldica.
Addare, addarsi. V accorgersi, l'avvedersi,
il capire.
Addaziare {addaziato). Sottoporre a dazio.
Addebbiare» addebbiamento {addebbiato,
addebbio). Lavoro di agricoltura.
Addebitare {addébito)^ Far accusa, colpa;
dar debito.
Addecimare {addecimato, addecimazione). Ri-
ferito a comime, a tassa.
Addensare {addensq,mento, addensato). Far den-
so; stringere insieme; unire.
Addentare {addentato, addentatura). Prendere
COI denti. Figur., biasimare. - Lavoro di fale-
gname.
Addentellare {addentellato, addentellatura). La-
voro di muratore.
Addentrare, addentrarsi {addentramento, ad-
dentrato, addentro). Introdurre, introdursi nell'i»*-
temOf penetrare.
Addestrare, addestrarsi (addestramento, ad-
destrato). Rendere, farsi abile in un mestiere, in
un esercizio: ammaestrare.
Addetto. Chi appartiene ad un determinato uf-
ficio 0 impiego o lavoro.
Addì. Detto a giorno.
Addiacciare {addiacciato). Diventare ghiaccio.
Addiaccio {addiacciato). Campo nel quale sta il
gregge (leggasi a pastorizia). - Di soldati, modo
di stare neìVaccampatnento.
Addietro. Di luogo, dietro; di tempo, pas-
sato.
Addimandare (addomandare). V. a dima/n-
dare.
Addimesticare {addimesticamento, addimestir
cato). Rendere domestico un animale, impianta.
Addimostrare {addimostrato). V. a dimo-
strare.
Addio. Parola di saluto. ■ V. ad abbandonare.
Addipanare {addipanato). Detto a filo, gomi-
tolo.
Addire, addirsi (addetto). Assegnare, dedicarsi ad
un lavoro, ad un ufficio. - Affarsi, essere adatto.
Addirlmpetto. Lo stesso che dirimpetto.
Addìrìtto {addritto, a diritto, a dritto). Proce-
dimento di una linea.
Addirittura. Y. a diritto, a subito.
Addirizzare {addrizzare, addirizzatura). Ridurre
0 far tornare diritto ciò che è storto.
Addirizzatolo. Istrumento da spartire i ca-
pelli, per pettinare.
Addlscipllnare (addisciplinato). V. a disci-
plina.
Additare {additamento, additato). Indicare col
dito; accennare, mostrare.
Addivenire {addivenuto). Venire a checchessia
in discorso, per affare, ecc. — Diventare.
Addizione {addizionare, addizionale). V. ad ag-
giungere, a somma.
Addobbare {addobbamento, addobbo). Il guer-
nire ornatamente una stanza, una casa, un teatro,
una via, ecc., per festa, per spettacolo; ornare,
decorare; parare (detto specialmente di chiesa);
addrappare, pavesare.
Addobbato, guernito, parato ; di stanza le cui
pareti siano ricoperte di stoffe, ecc. - Addobbatore,
decoratore, apparatore, paratore (di chiesa). Asset-
tino, chi fa il mestiere di addobbare; anche chi fa
il tappezziere.
Addobbo, complesso di ornamenti e modo di di-
sporli ; addobbamento, apparamento, apparatura, pa-
ramento, paratino, parato ; apparecchio, assetto ; ador-
namento; fornimento; decorazione. - Ap/jorato, il
complesso di tutto ciò che serve ad addobbare un
luogo 0 che si raccoglie e si mette in mostra. - Fe-
stone, fronde d'alloro, mortella e simili, con fiori,
messe in catena (o con pezzi di stoffa smerlati) e
appese per festa. - Grillotti, le frange dei parati. -
Pènejro, guarnizione tessuta apposta, ad anse, con
nappa, che si mette lungo gli orli delle tende, dei
parati e simili. — Addobbo, truogolo da conciatore.
Addocclare {addocciato). Fare un incavo nel
legno.
Addocilire (addocilire). Rendere cedevole al
tatto, sia panno o pelle.
Addog-are (addogato). Termine di araldica.
Addolcare (addolcato) Farsi dolce: del tempo.
Addolcire (addolcimento, addolcitivo, addolcito).
Rendere dolce. - Temperare, mitigare: di dolore,
di passione.
Addolorare, addolorarsi (addoloramento, ad-
dolorato). Dare, sentir dolore.
Addolorata. La Madonna.
Addome. La maggiore delle cavità splancniche :
parte del ventre.
Addomesticare, addomesticarsi (addome-
sticamento, addomesticato, addomesticatore). Rendere
domestico un animale, una piamta, - Prendere
familiarità, diventare amico.
Addominale. DoiVaddome.
Addopparsi (addoppato). Mettersi dietro odopo.
Addoppiare (addoppiamento, addoppiato, ad-
doppiatura, addoppio). Far doppio; mettere in-
sieme filo di seta, di cotone, ecc.
Addoppiatolo. Arnese da setaiuolo.
Addormentare, addormentarsi (addormeiv-
tato). Far dormire, prendere;«onwo. — Ridurre o ri-
dursi in inerzia.
Addormire, addormirsi (addormito). Far
dormire, addormentare; addormentarsi.
Addossare, addossarsi (addossamento, addos-
sato). Porre, porsi addosso. - Dare, prendere un
incarico, Una colpa, una responsabilità, un
lavoro.
Addossata. Detto a sarto.
Addosso. A dosso, indosso, sopra il dosso, so-
pra la persona : sopra di sé; a collo, in collo.
ADDOTTORARE
23
A ridosso, a dosso, ma con la differenza che a
ridosso si usa parlando di cosa che colpisca repen-
tinamente.
Addottorare» addottorarsi (addoilor amento,
addottorato). Fare, diventar dottore; conferire,
prendere la laurea. - Ammaestrare, istruire,
istruirsi.
Addottrinare, addottrinarsi (addottrinato).
V. a istruire.
Addrappare (addrappato). Ornare di drappo,
parare, addobbare.
Addrappellare {nddr appellato). Modo di unirCf
specialmente riferito al soldato.
Addurlre, addurirsi [addurito). Rendere, di-
ventar duro.
Addurre (addotto). ArTecase, portare. • Fig., ci-
tare, presentare (di argomento in una discus-
sione, di prova in un fatto e simili).
Adeguare (adeguatamente, adeguato). Rendere
eguale, pari. - Appianare, render jnano.
Adémpiere, adempire (adempimento, adem-
piuto, adempito). Far cosa rispondente a un do-
vere, a un obbligo, a una promessa, a un
ordine.
Adenite (adenoso). Detto a ghiandola.
Aderenza. Adesione, atto deWaderire.
Adèrgere, adergersi. Inalzare, inalzarsi;
porre, porsi in alto.
Aderire (aderente, aderito, adeso). Stare attac-
cato, attaccarsi; essere in unione stretta, avere
contatto. - Condiscendere, acconsentire. Seguire
un'opinione, una dottrina, an partito : esserne
partigiano. - Aderente, attenente, connesso, at-
taccato, seguace. - Aderenza, attaccamento, corri-
spondenza di pensiero, vincolo di amicizia.
Adescare (adescamento, adescato). Allettare con
lusinga; trarre in inganno.
Adesióne (adesivo). L'aderire: attaccamento,
consenso. - Attrazione fra corpi a contatto.
Adesivo. Agente, sostanza, che si attacca, adopera-
ta in farmacia, nell'industria, ecc.: agglutinante.
Adèspoto. Senza padrone, - Anonimo, detto
di libro, di scrittura.
Adèsso. Ora, attualmente, del presente.
Adiacente, adiacenza. V. a vicino.
Adianto. Erba medicinale, specie di felce.
Adiettivo (adieltivaré). Lo slesso che agget-
tivo.
Adimare (adimató). Volgere a basso.
Adinamia. Esaurimento di forza.
Adipe (adiposo). Grasso, pinguedine.
Adipsfa. V. a sete.
Adirare, adirarsi (adiramento, adirato, adi-
roso). Muovere, muoversi ad ira.
Adire, adizione. Y. a eredità, giudice,
tribunale.
Adito. Luogo nel quale poter entrare.
Adiuvare (adiuvato). Porgere aiuto.
Ad Libitum. A piacere, a capriccio, in musica.
Ad litterani. Parola per parola, letteral-
iiiente.
Adnàta. Membrana dell'occ/j-io.
Adocchiare (aocchiare, adocchiato). Modo di
guardare.
Adolescenza (adolescente). L'età fra la pue-
rizia e la gioventii : adoJescenzia, prima gioventù,
età dello sviluppo, della cresciuta; età pubescente,
pubescenza, pubertà , età primaticcia, critica, fiorita.
— Adolescente, pubescente, pubere, pubero, adole-
scentulo; giovinetto, giovincello, garzoncello; im-
berbe, sbarbatello, non pupillo. Bruco che diventa
farfalla. — Infibulazione, costume praticato dagli an-
tichi per conservare il vigore all' adolescenza :
r infibulazione si pratica oggi qualche volta sulle
giumente.
Adombrare (adombramento, adombrato, adonì-
brazione). Coprire d'ombra. - Far conoscere imper-
fettamente, dissimulare, fingere. - Mettere in so-
spetto. - Celare, nascondere. - Prender paura: del
cavallo. — Adombramento, imperfetta nozione d'una
cosa ; parvenza, ombreggiamento ; idea incerta,
ombra, sfumatura.
Adone. V. a bello, a galante.
Adonestare (adonestatO).¥siT sembrare onesto;
darsene l'apparenza.
Adònide (adonidina). Medicinale che agisce
come cardiaco e diurètico.
Adonina. Polvere che si sparge nella calza e
nella scarpa.
Adònio. Piede di verso.
Adontare, adontarsi (adontabile, adontato).
Muovere, muoversi a sdegno; aversela a male,
impennarsi.
Adoperare (adoperabile, adoperato,, adoprare,
aoperare, aoperare). Far uso, usare, impiegare,
mettere in opera; usufruire, usufruttare, grodere.
Adoperarsi (adoperarsi). Operare, a^ire, fare
opera per ottenere checchessia.
Adorare, adorazione (adorabile, adorabilitd,
adorando, adorato, adoratore, adorazione). In mate-
ria di religione, il venerare Dio, questo o quel
santo, un oggetto sacro; prestare venerazione,
divozione; avere, tenere in gran devozione; prestar
culto. - In ogni caso, amare grandemente, uno al-
l'eccesso; altamente onorare: riverire, prestar
ossequio.
Adorante, chi adora, venera : adoratore, vene-
rante, veneratore. - Adorazione, atto ed effetto
dell'adorare: venerazione; ossequio profondo e de-
voto ; devozione, reverenza. — Autolatra, adoratore
di sé slesso - Autolatria, neologismo dal greco, che
significa adorazione di sé stesso.
Adorezzare (adorezzato). Far ombra.
Adornare, adornarsi (adomdbile, adorna-
mento, adornatura, adornatamente). Fare, farsi
bello; abbellire, abbellirsi; ornare, ornarsi.
Adornezza. Leggiadria, ornamento. - Ador-
nanza, eleganza.
Adórno. Fatto bello, ornato.
Adottare, adozione (adottabile, adottante,
adottato, adottivo). Prendere per figlio. - Ammet-
tere, accettare. - Eleggere a qualche mso.
Adottivo. Riferito a figlio.
Adragante. Qualità di gomma.
Adug-giare (aduggiamento, aduggiato). Fare om-
bra. - Dare inquietezza d' animo, irritare.
Adugnare (adugnato). Afferrare con l'unghia.
Adulare, adulazione (adulato, adulatore,
adulatorio). Il lodare alcuno esageratamente, più per
interesse o altro basso sentimento che per ammira-
zione; lodare per servilismo. Lusingare, far la corte,
far coda, far codazzo; lisciare, incensare, menare il
* turibolo; inghirlandare, piaggiare, piaggellare; assen-
tare, blandire, solleticare, insaponare, dar del sa-
pone; imburreggiare, rimbuneggiare; solleticare,
grattar eli orecchi; dar del burro, dell'unguen-
to; dar l'allòdola; dar caccabàldoli, moine, rosel-
line; lustrare, dar la lustra; ungere, strisciare;
vender fumo; cantare placebo, andare a placebo;
dar la quadra, la trave, la soia, la sapa. Leccar le
ADLLTEKARE — ADUNANZA
zampe, lisciar la coda: strisciare uno; unger le
carrucole, gli stivali; grattar la rogna-
Lisciato, adulato. -Mangiar la carne deU allòdola,
essere adulato.
Adulatore: caudatario, cortigiano, ftiragrazie, im-
burreggiatore ; leccazampe, lecchino, leccone: as-
sentatore, lustrascarpe, lustrastivali, incensatore;
panegirista, pappagallo, lusingatore, insaponatore,
piageiatore, piaggiante, piacentiere, piallone, sputa-
zuccìiero, sicofante: capo inchino, lingua piacente,
striscione, untore. - Adulatorio, di parole, modi, ecc.,
da adulatore. - Far Cave rabbi, essere adulatore,
- Gela degli adulatori, sepolcro aperto. - Anche il cane
col dimenare la coda si guadagna le spese, di adu-
latori.
Adulazione: lode impropria, indebita, lusinga,
lodarne, cortigianeria, corteggiamento, elogio sper-
ticato, piaggiamento, piaggiéria, piacenteria, gon-
fiatura, incensata, sopraesaltazione, assenlazione;
dinoccolato, molle ossequio; plauso infido; imbur-
reggiatura, incensamento, incensazione, incensata;
fregagione, lustratina, saponata, soia, untatura, in-
sapwnatura; lisciamento, lisciatura; parola confettata
di lode, parola di mele. - Adulazwncella, diminui-
tivo di adulazione. - L'adulazione è sorella carnale
deir impostura.
Proverbi- ad ogni santo la sua candela, chi ti loda
in presenza ti biasima in assenza, la lingua unge e
il (lente punge; chi ti vuol Tnale ti liscia il pelo.
- Simbolo deir adulazione: il baccaro (asero, spec-
chio di Venere), erba con fiore celestino, e l' e-
lianto, pianta a fiori, della famiglia delle rag-
giate.
Adulterare , adulterazione { adulterabile,
adulterante). Alterare, falsificare, sofisticare. —
Commettere adulterio.
Adulterio {adulterino, adùltero). Violazione della
lede coniugale; infrazione dei doveri inerenti al
matrimonio; amore illegittimo, amore colpevole.
Commettere adulterio: adulterare, andare a moglie
altrui, mietere nel campo altrui; fare, porre le corna,
il cimiero; far torto, cornificare, fare le fusa torte,
incornare, render cornuto, coronare, incoi onare, far
becco; porre in cornice (scherz.): correr per suo il
letto d'altri. - Adulterino, nato di adulterio, spurio,
illegittimo. - Adùltero, chi commette adulterio: fig.,
trionfator di talami.
Adulto. Cresciuto: detto di uomo, di animale,
di pianta, - Chi é nello stadio della vita che segue
alla giovinez7a e va fino all' inizio della vecchiaia.
Giovane giunto al perfetto sviluppo; giovane di com-
piuta età; giovane fatto, spupillato, fuor di fanciullo;
Barbuto, fuor di bambolino, dislattato, spoppato
(scherz.); uscito di puerizia, fuor de' dentini; uscito
dal carrucolo del babbo.
Adunanza. Riunione di più persone ad uno
scopo qualsiasi, per discuiere, per trattare una
questione qualunque, per prepararsi di comune ac-
cordo ad un'impresa e simili: adunamento, aduna-
ta, adunazione; raunanza, radunanza, radunata, ra-
gunata; accolta, assembramento, congregamento, rac-
colta. Un'adunanza riesce fredda, meschina, scarsa,
deserta; numerosa, vivace, solenne; tranquilla, or-
dinata; clamorosa, tempestosa, tumultuante, tumul-
tuosa.
AulOf sala di solenni adunanze, di magistrati, di
accademie, di istituti d'istruzione. - Stanze (le), l'ag-
gregato di più stanze dove si radunano, a conver-
sare, a giocare e simili, alcune parsone.
Chiariare ad adunatiza : adunare, convocare, con-
gregare, radunare, ragunare, raunare. raccogliere,
riunire, far gente. Prima, seconda, terza convocazio-
ne, il rinnovarsi della chiamata. - Indire un'adunanza,
fissare l'epoca e darne annuncio (indetta; indizione).
- Riadunare, ripete adunare.
Tenere adunanza: adunarsi, assembrarsi, conve-
nire, raccogliersi, radunarsi, ragunarsi, raunarsi; es-
sere, stare a consiglio; far sessione, venire a parla-
mento; far concilio, concistoro; stringersi a concilio,
a conciliabolo (adunanza segreta).
PROCEDtME.vrr d' un'adunanza. — Appello, ì\ chia-
mare a nome per conoscere chi e quanti siano pre-
senti: chiama. - Aprire la seduta, incominciare il
lavoro dell'adunanza, per invito e dichiarazione di
chi deve o é chiamato a presiederla {Apertura
della seduta, dei lavori, della discussione, ecc.) -
Chiudere, levare, togliere la seduta, dichiarare finita
l'adunanza, scioglierla, discioglierla. Chiusura, la fine
d'una discussione (domandare, mettere ai voti la
chiusura).- Con/rap/)e//o, secondo appello (anche, e
meno comunemente, controchiama) in cui sono chia-
mati per la seconda volta quelli che non risposero
la prima.
Discutere, il parlare che si fa sopra un determi-
nato argomento {discussione). - Esaurire la discus-
sione, dar fondo all'argomento. - Domandare la pa-
rota (nell'uso), chiedere facoltà di parlare. Il presi-
dente può concederla o negarla. - Emendamento,
correzione o aggiunta a un ordine del giorno. - In-
terrogazione, interpellanza, V. ad assemblea.
Interruzione, l'interrompere, ossia il rimbeccare
mentre altri parla. • Mozione (voce d' origine parla-
mentare inglese), proposta avanzata da un oratore del-
l'adunanza; mozione d'ordine, nchìzmo fatto quando
la discussione non proceda regolarmente.
Ordine del gjomo, listino, programma degli argomenti
e degli oggetti di cui trattare. Anche risoluzione, pro-
posta scritta che si presenta durante o alla fine di
una discussione (formulare un ordine del giorno,
compilarlo, scriverlo); la deliberazione con la qua-
le finisce una discussione. - Passare all'ordine del
giorno, non tener conto d'una proposta, non fare
discussione sopra un argomento.
Prejtudizia/^, opposizione, per motivi di opportunità,
a che si discuta, si tratti d'un argomento (presen. are,
sollevare una pregiudiziale) - Presidente, chi, per di-
ritto di carica, o perché chiamato al momento dall'a-
dunanza, ne tiene la presidenza, cioè ne dirige la
discussione {tenere il seggio, avere la presidenza).
Processo verbale (e anche semplicemente verbale),
resoconto esatto di ciò che fu detto nella discussione
(leggere, approvare il verbale). - Proposta, disegno,
progetto che si sottopone all'adunanza perché lo ac-
colga (imbiancare una proposta, il non approvarla),
- Questione personale, quella sollevata da chi si sente
o si crede leso dalla parola d'altri. - Relatore, chi è
incaricato di esporre ad una commissione, ad un'a-
dunanza qualsiasi, lo stato di una data questione^
che si presenta da risolvere.
Seduta, l'adunanza stessa, il tempo che dura e il
lavoro che fa. • Segretario, chi reaige il verbale e
coadiuva il presidente. - Sessione, serie determinata di
adunanze. - Sospensiva, domanda diretta a ottenere :1
rinvio di una discussione o di una votazione. - Udi-
torio, i componenti un'adunanza rispetto a chi pro-
nuncia un discorso. - Votazione, voto, mezzo col
quale un'adunanza delibera intomo ad una propo-
sta, a una questione, ecc.
Adunanze varie. — Assemblea (V. questa voce),
adunanza di oersone investite d'un ufficio, d un».
Tavola I.
AERONAUTICA
25
1, 2, mongolfiere — 3, aeròstato dirigibile — 4, prima mongolflara per viaggiatori - 5, pallone del 1784 - 6, aeiòstal o
Tissandier - 7, palloae Giffard, del 1852 - 8, valvola aperta - 9, valvola chiusa - 10, carro per cilindri di idrogeno com-
presso - 11, àncora - 12, aeròstato del 1784 - 13, statoscopio - 14, pallone a gas, del 1783 - 15, pallone marittimo fre-
nato - 16, valvola inferiore - 17, molla di valvola inferiore - 18, guida a modo di valvola inferiore - 19, sezione di ge-
neratore d'idrogeno - 20, navicella - 21, altra àncora - 22, navicella - 23,- maccliina per aeròstati militari - 24, valvola
ordinaria - 25, carro a tubi pel gonfiamento d'un aeròstato - 26, àncora piegata - 27, gonfiamento di un aeròstato.
26
ADUNARE — AEROSTATO
carica, dei membri d'una società, ecc. - Branco,
riunione di persone. — Camarilla, camorra, cricca,
combriccola, mafia, V. a malfattore.
Capìtolo, adunanza di canonici, di frati, ecc., e il
luogo in cui si radunano, per dire gli ufBci divini, o
per consultarsi sulle comuni faccende. - Circolo, asso-
ciazione 0 adunanza di persone che trattano di poli-
tica, di arte, di letteratura, di commercio o d'industria:
la stessa loro sede. Anche crocchio, capannello, picco-
lo groppo di persone. - Club, parola inglese che signi-
fica società ai persone ricche, eleganti, aristocrati-
che. - Combriccola, oltrecchè indicare unione di poca
gente per fine occulto, significa anche piccola radu-
nanza interessata. - Comizio (V. questa voce), dimo-
strazione, manifestazione della put)blica opinione: in
inglese, meeting.
. Conciliàbolo, un'adunanza qualunque a scopo per
lo più non buono. Anche adunanza tenuta non
secondo la forma voluta dalla Chiesa e che si ar-
roga autorità di concilio. - Concilio (V. questa
voce), adunanza generale dei prelati della Chie-
sa - Tener concilio, d' un' adunanza da poco te-
nuta con grande apparato. - Concistoro, di gente adu-
nata che raccia grandi discorsi.
Conclave, adunanza dei cardinali per la elezione del
papa. - Congrèga, buon numero dj persone insieme
raccolte per un fine, per lo più, non nuono. -Congre-
gazione, compagnia ai persone religiose o secolari.
— Adunanza di prelati della Curia Romana.
Congresso, riunione di rappresentanti di nazioni
per trattare affari di comune interesse; adunanza di
scienziati, di letterati, di professionisti, di persone
d'una determinata classe, ecc., per trattare dei loro
interessi economici, politici, ecc. {Congresso medico,
chirurgico, geografico, operaio, artistico, repubblicano,
socialista, ecc., ecc.).
Conferenza, riunione di più persone a ragionare di
politica, di religione o d'altro, per definire qualcosa
d'importante. - Termine scolastico: esercizi tra maestro
e discepoli per ripetizioni, interrogazioni. Lezioni
libere e staccate sopra qualche argomento.
Consesso, riunione di persone eminenti e autorevoli.
Consiglio, adunanza, collegio di persone deputate a
eurare o a reggere l'amministrazione d'una associa-
zione, d'un comune, d'una provincia, d'un go-
verno, ecc.
Convegno, riunione di più persone in un luogo-
Conventicola, adunanza segreta e con intenti non
buoni. - Coro, adunanza d'uomini, specialmente reli-
giosi, congiunti insieme ad orare e salmeggiare.
Fraternità, adunanza spirituale, compagnia creata
a scopi religiosi o pii. - mitinghe {meeting), adunanza
popolare per discutere cose sociali o politiche. - Mi-
tingaio, chi fa parte d'un mitinghe o lo promuove
o vi si presenta oratore.
Parlamento, adunanza dei rappresentanti d' una
nazione, deputati o senatori. - Hitrovato, unione di
convitati per stare allegramente. Ritrovati geniali. -
Riunione, persone riunite a caso o a convegno.
Sinèdrio, antica adunanza di giudici presso il
fiopolo ebreo. - Sinodo, adunanza di sacerdoti sotto
a presidenza del diocesano. - Tornata, adunanza
d'accademie, magistrati, ecc. - Tornatella, adunanza
di compagnia o simile.
Adunare, adunarsi {adunamento, adunanza,
«dunata). Il riunire o il riunirsi di più persone in
un dato luogo, per determinati scopi ; radunare
aunare (raccogliere, radunarsi, raccogliersi insieme)!
tenere, fare adunanza ; tar turba, concorso'
folla, moltitudine, popolo. - Assembrare, assem-
brarsi (assembramento).
Convenire, andare a stare insieme, adunarsi in un
luogo medesimo. - Radunatura, le persone o le cose
radunate a caso o apposta. - Raggranellare, radu-
nare insieme le granelle sparse. - Ragmiaticcio, di cose
0 persone radunate qua e là, senza ordine: rauna-
ticcio, raccogliticcio.
Aduncare {aduncalo). Rendere adunco, a
ptiìita.
Ad unguem. Appunto, con precisione.
Adusare {adusato). Assuefare, abituare.
Adustióne {adusto). Stato di aridità. - Atto
del bruciare. - Figiu'., condizione di chi è magro.
Aerato. Detto a carbonico (acido).
Aere {aèreo). Lo stesso che aria.
Aereàto. Di luogo in cui circoli bene Varia,
Aeremoto. Tempesta di vento.
Aèreo. D'aria, appartenente all'aria, vivente in
essa, ecc. - V. a prospettiva.
Aeriforme. In forma o in qualità d'aria.
Aerodinàmica. Studio dei moti dell'aria.
Aerografia. Ramo della fisica che tratta del-
l'aria e de' suoi uffici.
Aerollto. Meteorite, pietra che cade dall'ai-
mosfet^a.
Aeronàuta. Chi attende aìl'aeronàutica.
Aeronàutica {aereonautica, areonautica). Navi-
gazione aerea, navigazione celeste, arte e modo di
percorrere gli spazi aerei mediante V aerostato:
aviazione, cosi detta perchè a imitazione del volo
degli uccelli. - Aeronauta, aereonàuta, areonauta,
chi attende all' aeronautica, per studio, per di-
letto, per mestiere : aerostiere, aerostatiere ; viaggia-
tore aereo ; argonauta. - Aerostazione, scienza ed arte
degli aerostati ; aerostatico, ciò che le si riferisce.
Aeroplano. Macchina per sollevarsi nell'aria
(come con Vaerostato), mediante il movimento di
elici 0 di ali.
Aeropòsta. Sistema di posta.
Aeròstato. Aereostato, areòstato, pallone vo-
lante, aereonave, globo aerostatico: involucro di
seta di forma sferica, che, riempito di gas più leg-
giero dell'aria, si eleva nell'atmosfera {libero o fre-
nato, cioè trattenuto da corde) sollevando una na-
vicella a forma di cesta, nella quale stanno gli aero-
nauti. - Dirigibile, pallone che obnedisce alle manovre
dell'aeronauta.- Pallone in quota, aeròstato in equili-
brio, così che non sale e non scende. - Aeronave, pal-
lone dirigibile di Renard e Krehs. - Avviatore, m'Acchi-
na per volare, di Trouvé. - Mongolfiera, globo aerosta-
tico pieno d'aria riscaldata, invenzione dei fratelli
Montgolfier. - Pallone meteorologico, inventato dagli
aeronauti Hermite e Besancon (i897), destinato a
registrare le indicazioni meteorologiche delle aite
regioni atmosferiche.
In un pallone si considerano la lunghezza, il dior
metro massimo, la portata, il peso e la forza del
motore, il diametro e i giri dell' èlica, la velocità
presunta e il carico.
Viaggiare in aeròstato: solcare le nuvole, solcare
il mar dell'aere, varcare il regno delle tempeste,
volare. - Ascensione, il salire in aeròstato; discesa,
il calare a terra con l'aeròstato.
Parti dell' aeròstato.
Appendice, nome dato alla parte inferiore del
pallone, specialmente in quelli dell' antica forma
a pera. • Ballonet, piccolo pallone interno che va
AKllOSTATO
riempito d'aria e che serve per compensare la per-
dila del gas.
Carrucola a staffa girevole, carrucola attaccata
a terra con nodo cardanico e che serve a tenere
legato il cavo metallico del pallone. - Cavalletto,
sostegno di legno al quale sono attaccate le mol-
le di valvola. - Cerchio di appendice, quello che
trovasi nel foro inferiore del pallone ; cerchio di so-
spensione, quello al quale si attaccano tutte le so-
spensioni dirette e le sospensioni di cesta. - Cesta,
specie di canestra di vimini o di giunchi nella quale
stanno gli aeronauti ; sospensioni di cesta, funi colle
quali si attacca la cesta al cerchio. - Copertone da
gonfiamento, copertone sul quale si distende il pal-
lone prima di gonfiarlo. - Crocerà, funi disposte
in modo particolare e per impedire al cerchio di
sformarsi.
Elementi, quadrati di stoffa riuniti per mezzo di
cuciture e costituenti l'involucro. - Equatore, parte
mediana del pallone; la sua sezione orizzontale
massima.
Fasce per gonfiamento, strisce di tessuto di ca-
napa che servono a fasciare il pallone, perché
il gas corra verso l'estremità libera di esso. -
Fibbia, estremità di una corda ripiegata e impiom-
bata. - Foro di spina, foro chiuso da un vetro:
che serve per guardare dentro al pallone. - Foro di
valvola superiore, foro circolare praticato nel polo
superiore del pallone destinato a fissarvi il telaio
circolare della valvola superiore. - Foro di valvola
inferiore, foro circolare praticato nella parte infe-
riore dell'involucro destinato a fissarvi il telaio della
valvola inferiore.
Fune di appendice, fune che si attacca al cer-
chio di appendice per impedire che l' appendice
del pallone possa essere sbattuta dal vento quan-
do il pallone non è completamente pieno di gas ;
fune dt manovra, quella che si attacca al cerchio
prima che il pallone parta, allo scopo di tratte-
nerlo 0 manovrarlo ; fune di strappamento, corda
attaccata al vertice della cucitura, a forma di angolo
dello strappamento; fune di valvola, fune che
serve a manovrare la valvola.
Galletti, dadi a vite, di forma speciale, che si av-
vitano sui mastioli. - Grande corona, canapo circo-
lare che forma l'orlo del foro centrale della rete
nel quale passa e si attacca la valvola superiore. -
Grossi piedi d'oca, la riunione di alcune funicelle
di medii piedi che terminano con la sospensione di
rete ; medii piedi d'oca, riunione di una o più fu-
nicelle dei piccoli piedi d'oca; piccoli piedi d'oca,
riunione di alcune maglie che terminano in una
funicella unica.
Guarnizione, orlatura di gomma o di feltro che
serve a chiudere ermeticamente lo sportello della
valvola. - Guiderosp, fune lunga normalmente 100
metri, attaccata al cerchio di sospensione e lasciata
pendere per attutire l' urto e per togliere peso
all' aerostato quando la fune tocca a terra, permet-
tendogli ancora di galleggiare.
Impiombatura, intrecciatura di corda che serve per
formare la fibbia o a riunire delle corde. - involu-
cro, stoffa di seta, intonacata di guttaperca, costi-
tuente il pallone propriamente detto.
Manica, tubo ai stoffa che pende dall'estremità
inferiore del pallone e serve per il gonfiamento;
manica di appendice, corta e larga manica che pende
dal cerchio di appendice e serve per aumentare al-
quanto la pressione interna del gas. - Manicotto,
piccolo tubo di legno o di metallo che serve di
raccordo ai tubi di gonfiamento. - Mastioli, piccoli
perni a vite che servono a riunire i cerchi di val-
vola. - Molle di valvola, tiranti di acciaio o di
gomma che servono a tener chiusa la valvola su-
periore. - Navicella, la cesta.
Nodi,^ legature speciali che formano le madie.
Occhioli, piccoli fori che circondano il foro di valvola,
dentro i quali passano i mastioli delle valvole.
Rete: è composta di cordicelle di canapa, avvolge
il pallone e tiene sospesa all'estremità mferiore la
navicella. - Ripiegamento a pieghe regolari, disposi-
zione che si dà alla stoffa del pallone per facili-
tarne il gonfiamento; ripiegamento a piccole pieghe,
disposizione che si dà all'involucBO per custodirlo ;
ripiegamento a focaccia, modo di distendere il pal-
lone in forma circolare, cosi che la valvola segni il
centro.
Sacchetti da gonfiamento, sacchetti che tengono
legato il pallone a terra durante il suo gonfiamento;
sacchetti da manovra, sacchetti pieni di sabbia che
si collocano nella cesta. - Sospensioni di rete, tratti
di grossa fune che viene dai grossi piedi d'oca e
termina con una Ubbia nella quale passano i tra-
versini del cerchio. - Sospensioni per ascensioni fre-
nate, congegni speciali per attaccare la cesta al pal-
lone, guando deve funzionare da frenato. - Spicchi,
parti (lell'involucro comprese fra le cuciture fatte
nel senso dei meridiani.
Sportello, chiusura di legno, a forma di semidisco o
di piatto, che chiude ermeticamente la valvola per
azione di molle e che può essere aperta a volontà del
pilota. - Strappamento, cucitura che si fa sul pallone in
forma di angolo all'estremità superiore di esso e che
serve per aprire, a volontà del pilota, una gran falla
nel pallone. - Stroppi, anelli di corda che terminano
con due fibbie e che servono per attaccare al cerchio
le funi di manovra.
Traversino, pezzo di legno cilindrico che serve a
riunire le varie funi. - Tubo di gonfiamento, tubo
di stoffa impermeabile col quale si porta il gas
della presa al pallone.
Valvola inferiore, congegno destinato ad impedire
la rottura del pallone, quando la pressione di esso,
per azione del calore solare o altro, divenga ecces-
siva; valvola superiore, congegno destinato a lasciar
sfuggire a volontà il gas ael pallone. - Verricello
portatile per cavo, tamburo con manubrio che serve
a svolgere il cavo che trattiene il paljone frenato.
Zavorra, carico di sabbia o di acqua che serve
ad equilibrare il pallone. - Zone, parti dell' involu-
cro comprese fra cuciture parallele.
Edifici, istrumenti, manovre, ecc.
Aeròdromo, luogo fornito degli opportuni apparec-
chi e nel quale si fa il gonfiamento dei palloni. -
Altazimuth, apparecchio che serve a rilevare gli
oggetti lontani e inaccessibili. - Altimetrìco com-
pensato a grandi altezze, barometro speciale per
misurare le grandi altezze. - Barografo, appareccnie
che segna le altezze e che fa il diagramma verti-
cale del cammino. - Deviatori, apparecchi che
servono per far deviare il pallone dalla rotta dei
vento: sono sempre immersi nell'acqua. - Disormeg-
gio, manovra per togliere gli ormeggi. - Gazogeno,
officina per la produzione dell'idrogeno.
Hangar {aeroscolo), il luogo apposito nel quale si
tiene la navicella dell'areostato e si fanno i prepa-
rativi per la partenza di questo. - Ormeggio, mar
novra per assicurare il pallone a terra. - Sistema
28
aereostatica
di ormeggi, funicelle attaccate esternamente a un
giro di maglia della rete, le quali finiscono in lunghe
funi di ormeggio e servono per tenere il pal-
lone a terra, quando tira molto vento. - Paracadute,
apparecchio, specie di ombrello, del quale si serve
l'aeronauta quando deve abbandonare il pallone. -
Parco aerostatico, recinto nel quale si custodiscono
e si fanno le operazioni necessarie per la partenza
degli aerostati. - Stabilizzatore, apparecchio che
serv'e a mantenere il pallone sempre alla stessa
distanza dall' acqua. - Statoscopio, strumento che,
insieme al cronometro, indica la velocità di ascesa
o di discesa.
Pilota, chi governa e dirige un aerostato.
Lasciate I, voce adottata dai piloti per far si che
tutti abbandonino il pallone atfìnchè parta. - Mol-
late t, termine adottato dai piloti per ordinare di
allentare le corde. - ?iavigare in falsa quota, quando
si tiene il pallone in equilibrio, non del tutto gonlìo.
Aereostatica. Studio dei gas.
Aeroterapia (aeroterapéutico). Cura delle ma-
lattie mediante 1' aria.
Aescàto. Spazio che si predispone per la caccia
agli uccelli.
Afa (afosità, afom). Aria senza moto; aria
calda, greve, sofTocante; aria grassa, ataccia, aia
morta; tempo afoso.
Afagia. Disturbo dell' inghiottire.
Afasia.^Perdita della facoltà di parlare o della
memoria.
Afàto. Di frutta che non maturano, per neb-
bia 0 soverchio caldo.
Afelio. Punto dell'orbita d'un pianeta.
Afèresi. Figura di grammatica.
Affàbile [affabilità). Di chi tratta con amorevo-
lezza, con garbo, anche con gli inferiori; uomo
cortese, accessibile, accostevole, alla mano, alla
buona, amichevole, famigliare, Urbano, buono; di
piacevole, di buona compagnia; di grande, di molto
abbordo; di buon'aria; manieroso, entrante, accon-
tevole, degnevole, socievole, unianissnuo, tutto zuc-
chero e mièle; facilone, piacevolaccio, usante; che
dà orecchio a tutti.
Affabilità . r essere affabile, urbanità, comuni-
cabilità; trattabilità nei costumi, familiarità, uma-
nità. Talvolta, anche cortesia. ■ Affabilmente, dol-
cemente, con le belle e con le buone, familiarmente,
degnevolmente, piacevolmente.
Alla mano, persona all'abile con tutti- ■ Degnare
alcuno, trattare con lui, non guardando alla sua
bassa condizione.
Affaccendarsi {affaccendato). Darsi faccenda,
darsi mollo da fare, occuparsi attivamente d'un
affare. „
Affaccettare (affaccettato, affaccettatura). La-
voro di gioielliere. Modo di tagliare un dia-
mante.
Affacchinare, affacchinarsi (affacchinamen-
to, affacchinato). Durar fatica.
Affacciare, affacciarsi (affacciato). Mettere
innanzi la faccia. Mettere, mettersi alla finestra
Farsi innanzi per guardare. Presentare, mostra-
re, mostrarsi.
Affagottare (affagoltarnento, affagottato). Modo
di ai'volgere, di fare un involto.
Affaldare (affaldato). Il mettere una cosa
sopra l'altra.
Affaldellare (affaldellato). Operazione dal clii-
vurgo e del setaiuolo.
Affamare (affamato). Avere fame, ridurre alla
fame,
Affang-are, affannarsi (aflangató). V. a fango.
Affannare, affannarsi (affannato, affannone).
Dare o darsi affanno, - Far molta fatica. • Inten-
samente affacendarsi.
Affanno (affannoso). Frequenza e difficoltà di
respiro. - Angustia d'animo, dolore : briga, pena,
pensiero, stretta di cuore. - Elfetto di soverchia
fatica. - Affannóne, affannóna, chi esagera nel modo
di fare, di darsi faccenda. - Affannoso, che ca-
giona affanno; che é pieno di affanni. - Disaffau'
nare. togliere l'affanno.
Affantocciare (affan(occiato). Modo di legare
i rami d' una piatita, specialmente i tralci delia
vite.
Affardellare (affardellamento, affardellato). Mo-
do di avvolgere, di fare fardello, involto.
Affare. Voce corrente e di complesso significato,
indicante molte cose; contratto fatto o da farsi,
bisogna, negoziato, negozio; lavoro, impresa, inte-
resse; patto, trattato, ufficio; maneggio, incombenza,
occorronza. Anche: briga, carico, cura. Nell'uso più
comune, cosa da fare o da risolvere, faccenda da
sbrigare e d'una certa importanza, anche soggetta a
pericoli, a rischi.
Affari, in senso ristretto, i privati interessi di un
cittadino, le faccende di chi ha una bottega, tratta
un ramo di comm^^cio, attende a mx\' industria,
e.sercita una professione, ecc. Più generalmente.
j ili senso politico e commerciale, le transazioni, i
contratti, le speculazioni di una certa importanza, ecc.
Affaraccio, peggiorativo di aflare ; o/Z'are^to, piccolo
affare - Affarettucciaccio, Y affare cattivo e meschi-
no; affarino, minuscolo affare (ironico, di cosa che
non finisce più) ; affarone, affare grosso, lucros'
negozione, ajfaruccio, affare meschino o trascurabile,
affarucciaccio, peggiorativo, affarucolo, afi'are, da
nulla, meno anche d' afl'aruccio.
Affare d'impegno, grave, serio, di premura, da
sbrigare senza indugio; urgente; indifferibile, che
non si può differire, dilazionare; intricato, non fac» a
trattarsi, a sbrigare: bigatta, viluppo, imbroglio,
negoziabile, trattabile, da potersi negoziare, trattare.
Baragozzo, affare di poca importanza, bazzecola -
Barca, affare, impresa, negozio fatto in società con
altri. - Negozio (spreg.,), qualunque oggetto, qualun-
que cosa.
Avviare, trattare, concludere affari.
Avviare, incommciare, iniziare, intavolare, inte-
laiare, indirizzare, proporre, aprire un affare (apertura,
inizio di affari, di trattative, mosse, i principi d'un
affare). - Trattare, contrattare, negoziare (negozialo,
negoziazione), discutere (discorrerne), stipulare (met-
tersi d'accordo sulle condizioni); stringere, stabilire
(condizioni, cifre); accozzare, sbrigare, schiacciare,
stiacciare, concludere (concludere, (conclusione) un
affare, venirne a capo, addivenire, finire, trarre a
fine, ad effetto; conciliare; strozzare (concludere in
fretta e malamente)
Accordarsi in un contratto o in un affare, conve-
nire, restar d'accordo, venire a patti. Agevolezza,
facilitazione, concessione fatta per concludere un
affare. • Belle falla la minestra, di affare bell'e con-
cluso, di cosa finita. - Bollire in pentola, di affare
che si tratti con segretezza. • Correre parola, lasciar
correre parola, inizio nelle trattative con qualche par
rola, senza formale promessa.
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Dar carta bianca ad uno, dargli facoltà di dire o
di fare quello che meglio gli sembri: include però
l'idea di mandato, ed equivale ad un mandalo libero.
- Dare una toccalina, un2i toccata su un aliare, trat-
tarne. - Dare, prestare, fare cauzione, rendersi malle-
vadore, dare assicurazione, garanzia. - Darsi attorno,
affaccendarsi, procurarsi affari. - D('/ì?nVe, di cause, af-
fari, rimetterne l'esame, la decisione. - Diciotto di
vino, quando sopra una cosa non si vuol transigere,
sia con sé stessi, sia con altri. - Disfare la soccia,
concludere un affare con altri, - Essere, mettere a
parte degli affari, chiamare altri a parteciparne.
Fare, dare un taccio, tagliar corto, far un affare
in blocco. - Fare un contratto od affari sottomano,
farli segretamente, all'insaputa di altre persone che
potrebbero aver interesse in quell'operazione. - Fare
ova, far affari, ma nel senso di imbrogliare. - Infor-
mare, dar un indirizzo o notizia intorno ad azienda
o persona d'affari. - Levarsi presto, tardi, arrivar
presto 0 tardi a concludere un affare. - Mantenere
il filo, sospendere un affare, una trattativa, ma te-
nere i'addenlellato per riattaccare il filo a tempo op-
portuno. - Mettere un affare in discorso, cominciare
a trattarne. - Parlare, trattare la cose in famiglia,
privatamente. - Proporre un negozio, un affare in-
gordo, di m.olto lucro. - Restare o rimanere all'uscio,
escluso da un affare o simili.
Studiare un affare, applicare la mente acciò rie-
sca secondo le intenzioni. - Trattare con uno, discor-
rerci, bazzicare per far affari. - Trattare alla lesta,
alla spiccia, in fretta, - Trattare un affare in via
amministrativa, risolverlo senza ricorrere ai tribu-
nali. - Vendere il nome, di chi sottoscrive per altri
venalmente.
Andamento, condiziont, ecc., degli affari. —
Andantezza. correntezza, di affari (andanti, correnti)
che procedono regolarmente, con facilità e corret-
tezza. - Andar bene, andar male, crescere, scemare.
alterna vicenda d'affari. - Affari che si estendono, si
sviluppano, fioriscono, procedono bene, attecchiscono,
oppure no (V. più innanzi). - Andar giù, scapitare
di interessi. - Arrenare, non andare più avanti o non
dare quel che promettevano. - Attecchire, andar bene.
- Avviamento, indirizzamento a qualsivoglia affare.
Benefìcio, abbuono, guadagno, utile che si ha in
un affare. - Benuscita, buon'uscita, quella somma di
danaro che si dà ad altri perché consenta a rinunziare
a un suo diritto, ritirandosi da un affare.
Comporto, quel tempo relativo che si concede per
cortesia, aspettando dopo il momento, l'ora, il giorno
fissato. - Concorrenza, il concorrere, il gareggiare con
altri in un determinato affare [Rubare il guadagno,
facendo concorrenza indiscreta). - Dormire, di affare
troppo trascurato. - Farragine, ressa, affollamento di
affari. - Giro, movimento degli affari. - Interesse, l'u-
tile proprio negli affari. - Lungheria, affare che va
malamente per le lunghe. - Partecipazione, interesse
comune con altri in qualche operazione d'affari. -
Pratica, competenza, esperienza in materia d'affari.
Rallentarsi, poltrire, stagnare (ristagno), di affari
che hanno poco esito, camminano, si trascinano o
sono trascinati a stento: fermare, ristare, ecc. • Ri-
dosso, cosa che minaccia pencolo e specialmente
concorrenza. - Situazione incerta, turbata, di ailari
il cui esito è dubbio. - Terminazione, esito d'un af-
fare. - Termine perentorio, limite imprescindibile di
tempo per la' conclusione d'un affare. - Tramenio,
maneggio occulto.
Locuzioni: etsere in aria, per aria, essere in ponte,
affare non risoluto, appena messo fuoii. - Nel mondo è
tutt'un andare evenire, un dare e un avere, un intrec-
ciamenlo d'affari. •'Quel che per gli altri è difficile
è strumento per lui: è SiffSire. - Restare in aria, non
venire ad una conclusione. - Stare a conto d'uno,
appartenere a lui l'utile o il danno. - Come vanno
gli affari? Ci si di fende, ^per dire che vanno discre-
tamente.
Diversi modi di condurre gli affari.
Accudire, tener dietro ad un affare, per lo più con
una certa cura ; governare, reggere, portare innanzi;
sbrigare, disbrigare (disbrigo), dar corso. - Accomo-
dar un affare sotto banco, senza la dovuta pubbli-
cità. - Accomodare le uova nel paniere, assestare una
faccenda che pareva volgere malamente: accomo-
darsi, mettere, mettersi a posto; arrangiare, arran-
giarsi (francesismo), - Aiutare la barca, mandar bene
un affare con un po' d'ingegno. - Andare in accor-
dature: trattare a lungo di alcuna cosa, senza venire
a capo di nulla. - Andare pei fatti suoi, avviarsi a
fare i propri affari; andare a sua posta, per i suoi
versi, per i propri venti. - Avere a fare, da fare,
essere occupato in affari, in faccende, in brighe. -
Avervi che fare, di affari lunghi, difficoltosi. - Avere,
il filo d'un affare, conoscere come va.
Condurre con arte gli affari, trattarli bene. - Con-
tribuire, entrare a far parte d'un affare e aiutare
a mandarlo bene. - Dar sesto, ordine. -Dare sfogo a
un affare, farlo procedere. - Dimenare, dimenarsi,
per parer vivo, di chi s'intromette nelle faccende
senza saper quel che si dica o si faccia.
Entrare nel mazzo o mettersi in mazzo, intromet-
tersi in qualche faccenda. - Essere di comune accordo,
essere inlesi, agire come si è convenuto. - Essere
dentro a un affare, occuparsene, intendersene, - Es-
sere immerso, affogato, ingolfato, sprofondato, ina-
bissato negli affari: averne molti o tali che occu-
pino assiduamente, - Essere in fazione, sottosopra, in
gran faccende, - Exploiler (frane), impiegare a frutto.
Far produrre, sfruttare una situazione favorevole.
Far patti avanti, intendersi nell'esordio delle trat-
tative. - Far patti chiari, intendersi bene. - Far pror
tiche, maneggiar un affare, cercar di riuscire in un
intento. - Ficcare, metter mano o le mani in pasta,
ingerirsi negli affari altrui. - Ficcarsi in un affare,
entrarci imprudentemente o per forza.
Gettarsi nelle speculazioni, ingolfarsi in grossi af-
fari. - Giuocar d'astuzia, trattargli affari con furberia,
più che con mezzi leali, onesti. - Giuocar d'azzardo,
risicare, fare a fidanza con la fortuna. - Giuocare
l'ultima carta, arrischiare tutto. - Guidare, dirigere
con avvedutezza.
Impegnarsi, vincolarsi a un'impresa, da cui non
SI possa poi sciogliersi senza scapito d'interessi o di
reputazione. - Inframettersi, di chi si immischia vo-
lontieri negli altari altrui. - Instaurare, iniziare un
movimento felice di cose che portino a buon suc-
cesso. - Istruire un affare, raccogliere documenti e
informazioni necessari prima che passi all'autorità
conipelente. - Levar le mani da un affare, sbrigarlo.
- Mettersi in un pelago, tentar affari in grande. - Non
avere un giorno spiccio, cioè senza aflari, disimpe-
gnato, libero.
Prevenire, provvedere, fare avanti o venire prima
0 garantirsi in antipazione. - Rientrarci, uscire da
un affare con un njodesto e onesto guadagno o per
lo meno alla pari. - Rigirare, rigirarsi, cercare di
cavarsela, di sbrigarsela in un affare. - Rivalersi,
rifarsi, riparai-e un danno subito o minacciato. -
Sii
Rubare il mestiere a uno, entrare in un campo che
non è il proprio.
Stare, rimettersi a quel che altri fanno, lasciare e
acconsentire che altri facciano. - Stiracchiare il quattri-
no, fare a tira tira sui prezzi, discutere fino alla mi-
nima differenza. - Tenere le mani in pasta, non de-
sistere dall' occuparsi d'un affare. - Tenere un affare
a cuore, averne molta cura. - Tirar dritto, condurre
an affare bene e in modo spiccio. - Transigere
(transazione), non insistere sulle proprie domande
0 pretese, ma acconciarsi a un qualsiasi accordo. -
Venire ad un accomodamento, trovare un accordo
dopo discussione o dissidio.
GONDUR MALE O ABBANDONARE AFFARI.
Ammainare le vele, far fagotto, ritirarsi. - Chia-
marsi fuori, dichiarare di non voler più occuparsi
d'un affare. - Compromettere, mettere a repentaglio
il buon esito d' un affare. - Dormire su un affare,
non averne cura, pensiero, sollecitudine. - Guastare,
rovinare, sciupare un affare, far si che riesca male.
- Guastare, rompere le uova nel paniere, disturbare
un affare combinato.
Lasciare in tronco un affare, lasciarlo a mezzo,
non combinato, non concluso, non definito. - Man^
dare a monte, recedere dalla conclusione d' un af-
fare, far si che non si combini o non abbia
effetto. Rompere, sventare, gettar ali' aria, stornare.
- Mandare, rimandare persona o cosa dia Erode a
Pilato, quando un affare si manda da una persona
air altra, da un uflScio all' altro, e non se ne vede
la conclusione. - Mettere sotto il banco un affare,
mandarlo a chi sa quando. - Non cavare, non levare
le mani di nulla, non sbrigare un affare.
Ritirare il nome, la firma, la garanzia o simile,
recedere da un affare. • Scombinare, contrario di
combinare, mandare a monte, sconcludere. - Tenere
un affare a frollare, non curarsi di sbrigarlo. -
Tergiversare, non essere deciso, franco, sincero nel
disbrigo 0 nella trattazione d'un affare. - Tirarsi
indietro da un affare, non occcuparsene più, rinun-
ciarvi. - Traccheggiare, temporeggiare, mandare, ti-
rare in lungo un affare. - Zoppicare, non procedere
bene, non rigar dritto, ma senza ordine, senza cor-
rettezza.
Di buoni AFFARI.
Affare buono, proficuo, rimuneratore, produttivo,
vantaggioso, utile, eccellente, ottimo, d'oro, coi fiocchi;
garantito, sicuro. - Un boccone con lo zucchero, di
affare eccellente. - Carrozzone, grosso guadagno
fatto sopra un dato affare.
Aver la chiave d'un affare, d'un negozio, conoscere
il modo di portarlo a capo bene. - Avere, mettere,
ficcare lo zampino, uno zampino, in una cosa, infe-
rirsene con vantaggio, con esito. - Comprare la ricoìta
in erba, cruando si rischia una cosa presente nella
speranza ai futuro vantaggio. - Dare un ago per
avere un pai di fmro, dare poco per molto.
Fare il ponte d'oro o d'argento, condizioni favo-
revoli, patti vantaggiosi. - Fare un viaggio e due
servizi, due affari o benefizi in una volta • Lavo-
rare a colonna ritta, a peso ritto, di affari buoni,
sicuri, senza rischi. - L'occhio del padrone ingrassa
il cavallo: agli affari bisogna che ci stia attento il
capo; se no, vanno male. - Pigliar due piccioni a
una fava, far due affari in una volta. - Pigliar la
lepre al carro, far gli affari o un affare con tanta
prudenza e cautela da arrivare al fine con tutti i
vantaggi. - Saper vendere la sua merce, far bene le
proprie faccende. Nello stesso senso: saper rigirar
bene le cose. — Proverbio: Chi ha carri e buoi fa
bene i fatti suoi.
Di affari non buoni o trascurati o abbandonati.
Affare cattivo, balordo, magro, disastroso, rovi-
noso, sballato, spallato, disperato; che precipita, va
a rotoli, a rotoloni, a rotta di collo, a fiaccacoUo;
a rovescio, di traverso, con le gambe all'aria, alia
maledetta, alla giuraddiana, a cazzotti. Brutto affare,
sconveniente, sgradevole, disonesto, losco, sospetto.
- Batosta, grave scossa negli interessi. - Crisi, tur-
bamento, arrenamento dannoso d' affari di commercio,
con fallimenti, ecc. - Crollo, rovina, tracollo. - Fac-
cendaccta, di cattivo affare. - Fiera rotta, di affare
finito, rovinato.
Insuccesso, cattivo esito d'un'impresa, d'un tenta-
tivo, d'un progetto. - Intruglio, affare non delicato o
non chiaro. - Laberinto, di affare molto imbrogliato.
- Porcaio, affare sporco. - Rigiro, d'affari misteriosi,
sospetti.
Abbuiare, far si che una bricconata o un affare
poco pulito non si venga a conoscere dalla gente.
- Cavare il dente, uscire da un affare rovinoso o
tristo. - Dare il traballone, decadere, fallire, met-
tersi in fallimento. ■ Esporsi, compromettersi nel-
l'esecuzione di qualche affare. - Esserci nelle spese,
cioè in una impresa tutta di scapito. - Essere più
la spesa che l'impresa, d'un magro affare. - Far bot-
teghino, trafficare illecitamente. - Far dei lunari,
perdersi in vane speculazioni. - Il diavolo ci ha
messo le corna, o la coda, o lo zampino, di un af-
fare che, cominciato bene, finisce male.
Mangiar le pesche per vendere i nòccioli, di chi
fa affari, traffici sconclusionati. - Mettere una toppa,
detto per indicare che allo stato di salute o agli
affari di alcuno si potrà mettere un qualche rimedio,
ma non tornarli al primitivo fiore. - Non c'è com-
pensazione, quando la perdita è sproporzionata alla
ripresa, il danno al compenso. - Non è terreno da
porci, 0 da piantar vigne: non c'è da far bene, non
c'è speranza. - Oste sull'uscio, magri affari. - Perdere
il frutto e il capitale, mdica l'inutilità, l'inefficacia
d'un'opera, d'un'impresa qualunque - Reggersi su
fuscelli (o stecchi), a stento, d'impresa, di affari. -
Sbalestrarsi, sbilanciarsi, ridursi in perdita.
Tempo di male colte, di fiacca, di pochi affari. -
Triste a quel soldo che peggiora la lira, di chi, per
guadagnare inezie, perde il sostanziale. - Vender
l'osso e il nodo del collo, di chi tira a vender roba
per dissesti, per far denaro. - Zero via zero fa zero,
ai affari che non concludono.
Di persone d'affari.
Affarista: si dice, in generale, di chi si occupa di
qualsiasi affare onesto o disonesto (più spesso) senza
alcuno scrupolo e soltanto guidato dall'interesse:
faccendiere, procacciante, cavalocchio, mozzorecchi;
appaitene, brigatore, praticone {affarismo, faccende-
ria, smania di far affari senza troppi scrupoli). -
Agente, mandatario, ossia colui che opera in nome
e per conto altrui, in affari di commercio o altri-
menti; chi tratta gli affari privati nelle case dei
ricchi. - Fattore, agente d' affari, chi, per professione,
tratta gli affari degli altri, gli interessi degli altri;
chi ha una qualunque agenzia: di assicurazione.
AFFARE — AFFETTAKE
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di pubblicità, di commercio, di informazioni, ecc.
• Appaltatore, chi prende o dà in appalto. - Ce-
dente, chi cede qualche ragione altrui, e questi
è il cessionario. • Commesso, persona alla quale sia
dato incarico di fare cosa alcuna in vece di altra
persona. - Im,prenditore, chi opera per conto altrui,
ma conducendosi liberamente nel maneggio della
cosa, come fosse propria. - Impresario, chi si inca-
rica, mediant* compenso, di procurare una cosa a
tenor di domanda. - Intermediario, chi entra in
mezzo, mediatore.
Mallevadore, chi presta malleveria, sardLnzì& per
altri (^ più debole la frasca del pisello, quando
viene presentato un mallevadore più debole del
pacante). - Mandatario, la persona incaricata da
un altra di trattare una propria faccenda. - Mediar
tare, persona che s'interpone per accomodare cause
tra le due parti. - Ministro, nei negozi, quello che
fa gli altari per il padrone, tiene i registri, ecc. -
Negoziante, chi conduce o tratta affari, maneggi
pubblici 0 privati. - Plenipotenziario, persona cne
ha piena facoltà in qualche affare. - Procuratore,
chi agisce per procura.
Rappresentante, la persona che tratta gli affari di
una ditta o d'una società commerciale, fuori dalla
sede di questa. • Rigirone, di persona piena di ri-
giri, di intrighi m affari. • Rilevatario, chi compera
un fondaco ai merci o simile e subentra nell'eser-
cizio al cedente. - Sensale, quegli che s'intromette
fra i contraenti per concludere affari, negozi; me-
diatore. ■ Uomo d'affari, chi se ne occupa attiva-
mente e costantemente. - Uomo di paglia, chi finge
di contrattare per sé e fa per un altro.
Anfizionia, antico consesso dei deputati greci
che si radunavano a Delfo in primavera, alle Ter-
mopili d'autunno, per trattare aegli affari pubblici.
Luoghi, uffici, atti, ecc., relativi ad affari.
Agenda, registrino per notarvi gli affari, giorno per
giorno. - Agenzia, impresa, ufficio che tratta fac-
cende altrui, mediante un compenso. Il luogo ove
risiede l'agente. - Amministrazionef gestione degli
affari propri o altrui, specialmente dei servizi pub-
blici. - Appalto, impresa assunta per provvedere un
dato genere di merci o prodotti, pagando all' auto-
rità un canone convenuto, cioè una somma deter-
minata. - Associazione, l'atto di associare o asso-
ciarsi, formando una compagnia o una società, un
contratto o un trattato di società, per cui più per-
sone si uniscono allo scopo di operare di concerto.
• Azienda, governo economico di affari pubblici o
privati: zimda, faccenda, negozio, agenzia, ammini-
strazione. - Botteghino, luogo dove si traffica ille-
citamente.
Comprome$so, atto col quale due o più persone
si rimettono alla deliberazione di uno o più arbi-
tri per comporre qualche differenza, oppure si ob-
bligano, sotto certe condizioni, di stipulare un dato
contratto. Compromissario, chi fa un compromesso.
• Contratto, V. questa voce. - Impresa, compagnia
che si obbliga di fornire, mediante una somma sta-
bilita, merci, derrate, ecc., entro un tempo fissato.
- Informatore, chi dà informazioni, notizie relative
ad affari e a persone d'affari. - Mediazione, mancia
della mediazione o senseria; anche l'azione del me-
diatore.
Noleggio, contratto col quale taluno si assume
l'obbligo di trasportare persone o cose da un luogo
all'altro, per via d'acqua, contro il pagamento di
un corrispettivo.- Nolo, pagamento di roba che si
prende a usare temporaneamente, per restituirla ;
la somma, il prezzo che si paga per un noleggio
0 per la locazione di alcuna cosa.
Fatto risolutivo, che scioglie dall'obbligazione. -
Politica, il complesso degli affari pubblici e degli
avvenimenti che interessano tutta la società. - Pra-
tica, negozio, trattato, maneggio segreto. - Pegn»,
cosa di valore che si lascia per garanzia. - Percen-
tuale, tasso d'interesse per cento o di provvigione.
- Prestito, atto o contratto col quale si dà ad altri
alcuna cosa, con obbligo di restituzione, e ciò gra-
tuitamente o a titolo lucrativo (con frutto o inte-
resse). - Procura, atto scritto, col quale si conferi-
sce a taluno incarico di operare in suo nome; può
essere generale e speciale, fatta per atto pubblico e
privato. Anche ruffic'o di procuratore.
Rappresentanza, uflicio di chi rappresenta altri
per affari o per qualsiasi titolo. - Senseria, l'opera del
sensale e la mercede a lui dovuta per le sue presta-
zioni. - Società, V. questa voce. - Trattativa, nego-
ziato, trattazione d'affari. - Ufficio, luogo dove qual-
che impiegato pubblico sbriga gli affari.- Vacazione,
il tempo impiegato in qualche affare pubblico.
Affare, affarsi. Adibirsi, convenire, essere
adatto.
Affarismo» affarista. Detto in affare (per
sone d'affari).
Affascinare {affascinamento, affascinato, affasci-
natore, affascinazione). Ammaliare, esercitare fa'
scino. - Raccogliere legna.
Affastellare {affastellamento, affastellati). Met-
tere insieme, far mucchio alla rinfusa.
Affaticare, affaticarsi {affaticamento, affati-
cante, affaticato). Imporre, fare fatica.
Affatto. Interamente, del tutto.
Affatturare {affattur amento, affatturato, affai-
turazione). Ammaliare, stregare, anche falsi-
ficare.
Affazzonare {affazzonato, affazzonatura). Far
bello, adornare, ornare.
Affé. Maniera di esclamazione, di giura-
mento.
Affermare, affermazione {affermativa, affer
motivo, affermato), lì dare per certo, per vero ;
dichiarare, asserire; accertare (accertamento).
Affermarsi. Segnalarsi, distinguersi.
Afferrare {afferrato). Modo di prendei'e e
tenere con forza.
Afferratolo. Arnese per attaccare, per
prendere.
Affertilire {affertilito). Rendere fertile.
Affettare, affettazione {affettato). Mostrare,
ostentare qualità che non si nanno o in grad®
minore di quanto si pretende osi vorrebbe far
credere; dire o fare cosa alcuna in modo non na-
turale, ma artificioso, ricercato, con soverchio stu-
dio. Far lustra, far mostra, far gala, far profes-
sione, piccarsi.
Affettato, ammanierato, manierato, artificioso, ar-
tificiato, caricato, esagerato, ricercato, studiato, sti-
racchiato; sdolcinato, lezioso, moinardo; dinoccolato,
smaccato, tutto zerbineria, cascante di smancerie, di
vezzi, sdilinquito, smorfioso; stirato con le tanaglie,
gestroso, smanceroso ; abbondone, ciaccione, saccente,
che ricopre di parole, che sa far tutto, a sentir lui,
e conosce tutto, affeitatuzzo, di chi ha meschine
maniere affettate, affettazioncelle ; affetto da snobi-
smo, affettato e pretenzioso (dall'inglese snob, cia-
battino, villan risalito) ; arcifànfano, di chi si
;i2
AFFETTARE — AFFEZIOXK
dà aria di gran baccalare, rivelandosi per uno
scempio.
Cacasòdo, chi procede con gravità esageratamente
superiore al proprio st;Uo. - Caricone, molto cari-
cato. - Ceccosùda, afjannnne, chi ostenta di darsi
molto da fare. - Cerimonioso, lezioso, esagerato nel far
complimento; formalista, affettato, pedante; mo-
scardino, per analogia, l' individuo attillato con af-
fettazione, profumato, assettatuzzo, ecc.; pateticone,
affettalaniente noioso; re di picche, chi, non avendo
alcuna autorità, se ne dà l'aria; rigorista, afTettatore
di severità; sòr preciso, chi alFetta precisione; stinco
unto, uomo senza cuore che affetta tenerezza; so*-
nevole, affettato, lezioso negli atti e nelle parole.
Affettazione, essere affettato: affettamento, affetta^
tezza, affettatura, ammanieramento, impostatura,
caricatura; leccume, posa, ricercatezza, manierismo;
squisitudine, smanceria, sgocciolatura, lezio. - Aria
di protezione, una certa tal quale gravità che alcuno
mostra in vista. - Ddddolo, smorha, leziosaggine;
idillio, affettazione di semplicità; rigorismo, alletta-
zione di severità; sussiego, gravità affettata.
Modi di affettazione: avere qualche cosa di
studiato, di ricercato; far le cose in cadenza; fare
troppi sfoggi, troppe cerimonie, troppe invenie;
stare, andare in contegno, in caricatura, in sussie-
go, sui convenevoli; stare sull'onorevole, sul grande,
sul grave, sul severo, in sul mille; in bruco e in
farfalla, sul coramvòbis, in sul quanquam; tornare
sul coramvòbis; star su bello; fare lo sdolcinato.
Anfanare, far l'affannone, mostrare di darsi gran
briga (anfanamento, anfanato). - Fare dello spinto,
affettare o far pompa d'arguzie, dismvoltura e sim.;
fare il filosofo (iron.), affettare serenità, wmplicilà,
fortezza d'animo; fare il /'ranco, affettare sicurezza,
non paura; fare il san Luigi, il casto, il devoto;
far aspirato, di chi si atteggia, ne! tono e nella
voce, a persona che abbia grande ispirazione poe-
tica, soprannaturale - Pausare, far pausa, di per-
sona che affetta gravità; parere vn san Luigi, osten-
tare docilità, mansuetudine; posare, sdraiarsi in
umili salamelecchi, lasciarsi andare ad umili reve-
renze. - Trinciare, trinciarla da liberaloni, da sa-
pienti, ecc., ostentarsi tali.
Affettatamente: leziosamente, caricatamente, ricer-
catamente, in cadenza, leccatamente.
Affettare {alj'ettamento, affettato). Maniera di
tagliare.
Affetto {affettivo, affettuoso). Impulso, movi-
mento (ìeW animo; sentimento, facoltà di sentire;
ciò che si prova, si sente verso altri e per altri,
sia amore, odio, pietà, ira, ecc.: però detto
specialmente in senso di benevolenza, di affezione.
Anche, talvolta, in significato di desiderio, voglia,
cura, sollecitudine, speranza. - Affetto ardente, caldo
(e allora è jntssione), continuo; fervente, fervido,
fervoroso; affetto di madre, di padre, di fratello;
forte, gagliardo, grande, intenso, imperioso; costante;
inconcusso (fermo, slabile); inlimo, lungamente nu-
drito; tenero, sublime, sviscerato (straordinario);
cordiale, sincero; debole, tiepido.
Affettivo, di affetto, che procede da affetto; atto
a muovere affetto. - Affettuoso, che ha molto affetto
e lo dimostra (parole affettuose; poesia affettuosa).
-Animato, esprimente molto affetto: di volto, di-
scorso, stile. - Attaccato, di persona affezionata e
riconoscente. - Patetico, atto a muovere l' affetto e
le passioni.
Abbondanza, pienezza di cuore, esuberanza d' af-
fetto. - Aspirazione, affettuoso movimento dell'anima
verso alcun oggetto. - Carezza, dimostrazione d" af-
fetto. - Cordialità, amabile dimostrazione d' affetto.
- Contrasto d' affetto, antagonismo, cozzo, urto, tra
un affetto e un altro opposto e di natura diversa.
- Espressione d' affetto, il rivelarlo, manifestarlo con
parole.
Insurrezione, ribellione: di affetti che ci spingono,
ci trasportano a contrastare, a far protesta e si-
mili. - Interiezione, parte indeclinabile del discorso
esprimente qualche affetto dell'animo. - Mancanza
d'affetto: apatìa. - Mozione d'affetti, il suscitarli,
il metterli in gioco: detto specialmente di oratore
che ecciti l'animo di chi ascolta. - Fervore, fervenza,
vivacità d'affetto. - Fuoco, veemenza d'affetto.
Inclinazione, tendenza d'affetto, verso cosa o per-
sona. - Raffreddamento, il decadere, l'affievolirsi di
un afTetto.
Scintilla d" affetto, manifestazione viva, guizzo,
sprazzo. - Simòo/o dell'affetto: l'acacia. - So//ect7M(/iw«,
di affetto che è vigile, pieno di attenzione. - SollC'
vazione d'affetti, irrompere gagliardo e improvviso.
- Svisceratezza, gran fervore d' affetto. - Soolyimento
degli affetti, il loro modo di manifestarsi, di pro-
dursi. - Testimonianza, prova, pegno. - Zelo, affetto,
stimolo dell' altrui e del proprio bene. _
Movimento degli affetti. — Abnegare (abnegà"-
zione), resistere agli impulsi d'un affetto, astenersi
dal secondarlo. • Accendere, accendersi, suscitare,
destare un all'etto © esserne presi. - Acuire, rendere
più vivo, più penetrante, più fervido. - Agitare,
muovere gli affetti. - Alterare, modihcare, in peggio.
- Ardere (ardente, ardenza, ardore), di affetto calo-
roso, veemente, del quale ci si sente compresi, com-
penetrati. - Attestare (attestazione), dimostrazione,
prova. - Avere, stare a cuore, a petto, prendere a
cuore cosa, o persona, occuparsene con solerte affetto.
Concepire, sentire, pórre, riporre, dimostrare, por-
tare affetto; suscitare, desiare, inspirare; frenare
reprimere, sfogare l'affetto: espressioni di chiaro
significato. - Fervere, di affetto vivace, che perdura
calorosamente. - Intenerirsi, commuoversi, sentire
profondamente un affetto, per lo più di pietà. -
Intiepidire, intiepidirsi, perdere di fervore, ai inten-
sità. - Sfogare, dimostrare vivacemente l'affetto che
si sente. - Soffocare, reprimere, far tacere, estinguere
spegnere un affetto.
Locuzioni. — Baciar coi denti, dar prova di
affetto in apparenza e offendere in sostanza.
Cuore p\eno di gioia, di dolore, ecc., vivamente
compreso di questi e d'allri affetti. - Dire, fare con
teneìtzza mesta e rabbiosa, per contrasto d'affetti. -
Non avere viscere (fig), cioè non affetti, non senti-
menti. - Restar li strozzato a mezza gola, dell'affetto
che non può esprimersi; impedito, soll'ocato. - Te-
sori della mente e del cuore, gli affetti buoni.
Uscire, venire dal cuore, di manifestazione d'affetto
sincera, spontanea.
Affètto (participio passalo del latino af^cere^.
Dicesi di chi sia preso da una passione o, più
specialmente, da una malattia.
Affezionare, affezionarsi (affezionato). Ren-
dere affezionato, prendere affezione.
Affezione. Sciiliniento di benevolenza per altri:
affetto, amore in senso generico; amorevolezza, af-
fettuosità, facoltà di «?><rtj"e; apponimento, apposi-
zione di cuore; dolce moto, amazione, legamo del
cuore. L' affezione può essere antica, recente, spe-
ciale; certa, grande, inconcussa; dolce, soave, ecc.,
ecc. Si concepisce, si sente, si dimostra, si mani-
festa con parole o con fatti, e simili; si inspira, si
33
infonde, si suscita nell'aninio d'altri, ecc. - Affettno-
saiiiente, aniorovohnente, cordialnicnto, di vero
cuoi'e.
Affezioncelln (diminutivo), aiTezione poco inten-
sa, superficiale, di ragazzi, eco. - Atlorramento, atre-
zioiie verso persona che ci fa del bene. - Bene-
ro/fjisfl, disposizione d'animo alfettuoso, o, per lo
meno, non avverso. - Cvlfn, di affezione vivissima,
accom])agnata da gran deferenza. - Devozione, sen-
timento di deferenza, d'affetto e di servitù verso
una persona. - Dilezione, all'etto, cura diletta, spiri-
tuale. - Feticismo, afl'ezione, adorazione cieca, ecces-
siva. - Grazia, affetto benevolo da superiore a
inferiore (essere nelle grazie di.... ). - Idolatria,
affezione esagerata, fanatica. - Simpatia: veggasi
questa voce. - Tenerezza, affezione con un misto di
compassione o di spedate preferenza o predilezione.
Proverbi: Affezione accieca ragione. - Cosa pei-
forza non vale ima scorza. - La Ungila batte dove il
dinie duole.
Affezionare, ispirare atfezione, farsi voler bene;
riaffezionare, far riprendere o riprendere affezione.
Affezionarsi, prendere, collocare, mettere, porre
atfezione; rivolgere 1' animo; prendere a grado, in
grado, a buon grado; appiccicarsi, attaccarsi; inco-
minciar ad amare. - Accarezzare, aver caro alcu-
no, essergli affezionato.
Affezionato : attaccalo, amico, ben affetto, atte-
nente, benevolente, dedicato, dedito; devoto, devo-
tissimo, sviscerato; tutto di qualcuno o per qualche
cosa; pieno di qualcuno, anima e corpo di un tale.
Caro, di persona o cosa a cui abbiamo grande
affezione e stima. - Devoto, chi ha e professa devo-
zione. - Tenero, molto curante, affezionatissimo. -
Contrario: disamorato, indevoto, disaffezionato; di-
samorevole. - Disaffezionare, disaffezionarsi, far
perdere o perdere 1' affezione. - Disaffezione, diminu-
zione 0 cessazione d'affetto; disamorevolezza.
Locuziojsi. — Avere il capo a una persona, averle
affezione, cura. - Conciliarsi l' affezione, cattivarsela,
procurarsela, guadagnarsela. - /H^ra-i'aj-s?, entrare nel-
le buone grazie di qu.\\c\ino; ingrazionirsi, lo stesso
che ingraziarsi, ma più intensivo e con un certo
significato di leziosaggine. - Dare, ricevere un con-
trassegno d'affetto, cioè un segno, una prova. - Da
questo lato non ci sente: di persona che non s'affe-
ziona che all'interesse, o accennando dalla parte del
cuore. - E'^pandcrji, essere espansivo, avere espan-
sioni, di chi è facile a dimostrazioni affettuose. -
E sere persona del nostro cuore, di chi ha la nostra
affezione. - / nomi di babbo e mamma s' attaccano
alle labbia: dimostrano per natura affetto. - In vi-
sceribus, con tutto 1' affetto, con tutte le viscere. -
Morire su una persona o su una cosa, mostrarne un
affetto, una voglia straordinaria. - Tenerci a una
£osa, esserci attaccato, affezionato.
Affezione. Stato morboso del corpo, malattia.
Affiatare, affiatarsi {affiatamento, affiatato).
Mettersi d accordo con qualcuno; prendere dime-
s' cliezza, f'amiliai'ità.
Affibbiare (affìbbiamento, affibbiato, affibbiatura).
Congiungere, unire con fibbia: detto di veste, di
calzatura, ecc. - Figur., attribuire una colpa.
Affidare [affidamento, afjiclato). Rimettere, dare
cosa 0 incarico a qualcuno, con fiducia. - Dare
in custodia.
Affidarsi. Aver fede, fiducia.
Affida\i.t. V. a credito (titoli).
Affienare, affienire [affienare, affienito). Veg-
gasi a bestiame e a fieno.
Prkmoli — Vocabolario Nomenclatore.
Affievolire [affievolimento, affievolito). Render
funoie, debole.
Affìggrere [affisso). Fissare, attaccare. - Appic-
eieare ai muri un avviso. - Dare con tal me; zo pub-
blirifà ad una legge o ad altro.
Affig-liolarsi. Prendersi per figlio,
AffijjTurare (affigurato). Vedere a figura.
Affilare [affilato, affilatura). Lavoro di arro-
tino. — Porre in fila.
Affilato. Di naso line e regolare; di viso m,a-
gro : di lingua maldicente.
Affilettare [affilettntn). Lavoro che si fa ad
una rete. - Detto anche a ragno.
Affiliare, affiliazione [affiliarsi, affiliato).
L'ascrivere o l'ascriversi ad una associazione.
Affinare, affinamento [affinato, affinatura).
Ridurre fine (di metalli, ecc.), sottile. — Portare
a perfezione.
Affìnatòio, Vaso o forno per affinare.
Affinchè, affine [a pne di.,.). Veggasi a scopo.
Affine. Avente affinità.
Affinità. (Jrado di parentela. — Conformità,
analogìa, relazione, somiglianza.
Affiocare, affiochire [affiocato, affiochito).
Render fioco, debole, ottuso; di lume, di suono,
di voce.
Affioramento. Apparire d'uno strato di me-
tallo a fior di terra.
Affissare, affissione [affissato, affisso). L'af-
figgere: di avviso e d'altro.
Affissi. Parti deWannadio a muro, della fi-
nestra, dell' «scio.
Affìsso. Bando, avviso. — Voce che serve di
legame al di.- corso,
"^Affìttacàiiiere. Chi fa il mestiere di dare in af-
fitto camere.
Affittacavalli. Chi dà a nolo un cavallo, o
più cavalli, con la carrozza.
Affittaiuòlo. Clii prende in affitto.
Affittare [affittamento, affittato, afflttatore). Dare
0 prendere in affitto.
Affittire, affittirsi [affittito). Rendere, diventa-
re folto.
Affitto. Cessione, concessione dell'uso di una
casa, di un podere e simili, a tempo determinato e
contro compenso in danaro. Anche la somma, la
quota che ratealmente si paga per ciò: fitto, fittanza,
prestazione, pigione (solo di casa), nolo, noleggio
(di cose mobili), locazione (il patto dell'appigionare
un quartiere); conduzione (specialmente di poderi).
- Affìtterello, affitto di poco conto. - Appigionasi, il
cartello che, alla porta d'una casa, indica i locali
da affittare. Est locanda. — Canone, la quota di de-
naro dovuta per un affìtto. - Conferma, rinnovazione
dell'affitto. - Contratto, la locazione, il patto col quale
si stipula l'affitto: esso dura, scade, si rinnova, ecc.
- Disdetta (dal verbo disdire), l'intimazione formale
data da un padrone all'affittuario perchè sgombri,
entro un determinato limite di tempo, la casa, il
podere, ecc. (Dare, mandare, intimare la disdetta,
spigionare). - Dozzina, l'affitto di stanze amraobigliate
fornite però di servizio e biancheria. Mezza o tutta
dozzina, quando si ha anche il mangiare; ma in tal
caso più comunemente e meglio si dice: stare a retta,
a pensione. - Inquilino, chi prende in affitto un ap-
partamento in una casa: pigionale. - Pigione, il prez-
zo che si paga per l'affitto d'una casa. Abbassare,
diminuire la pigione ; rincarare, aumentarla. - Sublo-
cazione, locazione, affitto di secondo ordine, quello
cioè che il conduttore, a sua volta, concede ad un
3
34
AFFLARE — AGATA
terzo sulla stessa cosa a lui locata. - Terratico, af-
fitto che si ricava dalla terra.
A/jftWamento; l'affittare; il contratto e il tempo per
cui si affitta, affittanza; allocazione, allocagione;
allogamento, appigionamento. - Locativo, ìocatizio, di
affittamento.
Affittare: dare a fitto, ad affitto; in affitto; locare
(locazione), allogare; appigionare (la casa, la villa, ecc.),
aare a pigione, a pensione. Dicesi anche nel senso di
prendere in affitto, tenere a prezzo, tenere a pigione;
prendere, pigliare, torre a nolo, di cose mobili, pren-
dere a costo, fermare. — Contrario di affittare: sfittare
(sfittato, non dato in affitto). — Riaffittare, ripete af-
fittare. Anche subaffittare, raffittare, riallogare, sub-
locare, sullogare ; fare, prendere un subaffitto; riap-.
pigionare. Rifermare là casa, rinnovarne l'affitto. -
Appigionatile, da appigionare, affittare. Appigionato,
affittato, locato, ecc. - Affittuario, chi prende in af-
fitto; affittaiuolo, fittabile (per affitto di poderi),
Attuario; affittale, affittuale, fittùale; conducente,
conduttore, locatario. Salacco, affittuario quasi per-
petuo. Condurre (conduzione), il tenere in affitto.
Affittatore: chidàafitto: affittante; appigionante,
appigionatore; allogatore, locatore ; noleggino (di cose
mobili).
Afflare, afflato. Veggasi a fiato.
Affliggere, afflizione {affliggente, affliggersi;
afflittivo, afflizione). Il cagionare tristezza, dolore,
tribolo, travaglio.
Affloscire {affloscilo). Diventar floscio, debole.
Affluente. Il fiume che sbocca in un altro.
Affluenza, afflusso. Concorso di un fluido,
di un liquido in un luogo, in un punto. - L'accorrere
di folla.
Affluire {afflmnte, affluito). L'avere affluenza.
Affocare, affocarsi {affocato). Appiccare, pren-
der fi'i'OCO, arroventando.
Affogare {affogamento, affogato). Soffocare, far
morire sommergendo nell'acqua o in altro liquido:
anuejare. -Rovinarsi in un cattivo affare, e spe-
cialmente in un cattivo matrimonio.
Affogato. Senza luce.
Affogatolo. Di luogo basso, chiuso, caldo, nel
quale non si può respirare bene.
Affogliare {affogliato). Far la foglia per il
bestiame.
Affollare, affollarsi {affollamento, affollato).
Concorrere in folla,
Affoltare, affoltarsi {affollato). Accalcarsi,
far folla.
Affondare {affondamento, affondato, affondatura).
Sommergere neWacqua o in altro liquido: spro-
fondare, subissare. - Andare a fondo: di nave, - In-
conveniente del cam,minare su terreno molle, pan-
tanoso.
Afforcare {afforcato). Manovra di nave,
Afforestierare {afforeslierato). Rendere fore-
stiero.
Affortiflcare {affortificato). Rendere forte;
fare un lavoro di fortificazione.
Affortunato. Che ha fortuna.
Afforzare {affo7-zamento, afforzato). Rendere
forte.
Affossare {affossamento, affossato, affossatura).
Scavare fossa o fosse, in un campo, in un ter-
reno qualsiasi. Affondare.
Affralire {affralimento, affralito). Rendere o di-
ventare fragile.
Affrancare, affrancazione (affrancamento,
affrancato, affrancatura). Il far libero uno schiavo.
• Pagare il porto d'una lettera mediante franco-
bollo, - Liberarsi da un cànone.
Affranto. Rotto da fatica, preso da forte stan-
chezza. - Di animo in gran dolore.
Affratellare, affratellarsi {affratellamento,
affratellato). Stringere, stringersi in unione d'affetto,
come da fratello a fratello.
Af frenare {aff renato). Mettere in freno; repri-
mere, moderare.
Affresco {fresco, affrescare, frescare) Genere di
pittura.
Affrettare, affrettarsi {affrettamento, affret-
tato, affrettatamente). Stimolare a far presto; fare
in fretta.
Affrittellare {affrittellato). Modo di friggere
l'uovo.
Affrontare {affrontamento, affrontato). Movere
arditamente contro alcuno; assalire. - Esporsi a
qualche pericolo. - Mettere a confronto.
Affrónto. Ingiuria, offesa,
Affumare, affumicare {affumamento, affu-
malo, affumatura, affumicamento, affumicazione). Sot-
toporre all'azione del fumo, • Processo per la con-
servazione della carne. - Figur., oscurare.
Affusare, affusellare, affusolare {affusar
mento, ecc., affusato, ecc.). Rendere sottile in punta,
a guisa di fuso. - Affusellato, sottile e diritto : dicesi
di colonna, di dita, ecc.
Affusto. Il carro, il letto del cannone.
Afidi. Piccoli insetti che vivono in numero ster-
minato in varie specie di piante, succhiandone gli
umori.
Afillo. Vegetale che non ha foglia.
Afonia. Privazione, mancanza della voce.
Afono. Senza voce.
Aforisma, aforismo. Massima, sentenza, detto
memorabile.
A forzieri. Modo di argomentazione.
Afoso. Che cagiona afa.
Aframetro. Citato a bottiglia.
Africanista, africanismo. Leggasi a con-
quista.
Africano. Detto a vento.
Afro. Lo stesso che acre, aspro.
Afrodisia. Appetito venereo, istinto sessuale.
Afrodisiaco. Medicamento a cui si attribuisce
la virtù di eccitare gli stimoli dell'istinto sessuale:
tali la cantaride, il fosforo, il muschio, lo zenze^
ro, ecc.
Afrodite. Soprannome di Venere.
Afrodito. Inaividuo senza organi genitali.
Afrore. Forte e grave odore.
Afta. Male della bocca.
A galla. Sulla superficie dell'acgua o d'altro
liquido.
Agape. Convito, banchetto, specialmente degli ^
antichi cristiani e della Massoneria.
A gara. A concorrenza: del gareggiare.
Agar agar. Specie di alga.
A garganella. Modo di bere, tracannando
senza riprender fiato.
Agàrico. Qualità di fungo, rappresentato da
parecchie specie: il bianco, che è medicinale (pur-
gante) e fa spumare i liquori amari; il campestre,
ai carne bianca e saporosa ; quello da esca, o dei
chirurghi, atto a servire da emostatico ; l'agarico
di pie nero, commestibile, con gambo nero, vellu-
tato ; il mortifero, velenoso, conmne nei boschi ; il
moscario, pure impiegato come medicinale, ecc.
Agata. Cristallo di ròcca, semitrasparente, mi-
AfiATODEMOI^
A6GIUN6EBE
33
cuglio del quarzo e dell'opale, con materie argil-
lose, ferrifere e manganesifere ; pietra dura e di
vari colori, da ornamento. Di varie qualità : oc-
chiuta, screziata, macchiata o figurata, muscosa,
orientale, cristallina, punteggiata, lenticolare (o che-
lidonia), arborizzata, o pietra di Mosca, d'Islanda
(ossidiana), ecc. Si hanno àgate lineate, ondate, po-
mellate, marezzate, reticolate, dentate, dragate, ad
occhi, ecc. - Varietà di agata: calcedonia, corniòla,
diaspro, eliotropio, grisopazio, onice, sardonica, sar-
dagata.
Ag-atodèmone. Nella mitologia, spirito buono.
Àgave. Pianta amarillidacea, origmaria dell'A-
merica, naturalizzata nel bacino del Mediterraneo:
dà fibre tessili, buone per far cappelli, corde, reti,
stuoie, impagliare sedie, ecc. - Lino d'America, l'a-
gave americana. - Canapa di San Domingo, fibre
tessili di varie specie di agave. - Pita, fibre di
agave.
Agèmina (ageminato). Lavoro di gioielliere.
Agenda. Registrino, libercolo per annotarvi
questo 0 qaeW affaire: diario, taccuino.
Agènte. Tutto quanto può agire, influire.
- Persona che tratta questo o quell'alare per conto
d'altri; chi cura gli interessi d'una famiglia (agente
domestico), o si assume incombenze di commercio
(rappresentante), o è amministratore di beni rurali
(fattore). - teTmwe dì chimica e dì fisica. - Agente
della forza pubblica, funzionario di polizia; agente
provocatore, tristo arnese della stessa. - Agente di
cambio, cambiavalute, banchiere. - Agente diploma-
tico, funzionario, a servizio della diplomazia.
Agenzìa. L'ufficio di chi si occupa di affari
altrui. -Circoscrizione amministrativa per la riscos-
sione di qualche tassa. - Agenzia d'affari, ufiicio
che tratta imprestiti, vendite ed altro. - Agenzia
d'avvisi, quella nella quale, pagando un tanto si
ottiene la pubblicazione di avvisi di vendita, di
compra, di pubblicazione d'opere ed altro. - Agenzia
d'indicazioni, quella che dà indirizzi di quartieri,
mobiliati e smobiliati, con tutti gli schiarimenti
utili. - Agenzia di trasporti, quella che provvede a
trasportare merci, masserizie, ecc. - Agenzia tea-
trale, quella che attende ad alcuni bisogni di un
teatro.
Agevolare, agevolamento (agevole, agevo-
lato, agevolezza). Il rendere comodo, facile. - D pro-
curare vantaggio.
Aggallàto. Detto di terreno torboso, pa-
ludoso.
Agganciare (agganciato, agganciatoio). Modo
di attaccare e di prendere.
Aggangherare (aggangherato). Fermare con
gànghero.
Aggarzonare, aggarzonarsi (aggarzonató).
Vedasi a contadino.
Aggattigliarsi (aggattigliato). Fare rissa o
pettegolezzo per cose da poco.
Aggavignare (aggavignato). Modo di pren-
dere.
Agge!?s:lare, aggéggio (aggeggiato, aggeg-
gioiu). Gingillare, fare sconclusionatamente.
Aggentilire (aggentilirsi, aggeìitilito). Diventare
0 rendei e gentile.
Asrgere. Rialto di terreno.
aggettare, aggetto (aggettato). Termine di
arcuitettn/ray riferentesi a muro, a edificio.
Aggettivo (addiettivo, adiettivo, aggiuntivo).
Uno degli elementi essenziali del discorso, che
serve a qualificare un sostantivo o ad indicarne le
qualità e il modo di essere : , afiBsso, aggiunto, epi-
teto; talvolta, soprannome. È maschile (buono) o
femminile (buona) ; deve accordare col suo sostan-
tivo in genere e numero. - Positivo, l'aggettivo ado-
perato semplicemente ; comparativo, quello che
esprime eguaglianza o maggioranza o difetto di cose
paragonate insieme ; superlativo, quello che indica
il terzo e supremo grado della comparazione.
Numerale, l'aggettivo esprimente numero, ed è:
cardinale, se esprime numero semplice ; ordinativo,
quando significa numero con ordine (es., primo, se-
condo, ecc.); distributivo, quando indica un deter-
minato numero considerato come un solo gruppo.
Si distingue anche l'aggettivo concreto (che si unisce
al nome), il determinativo (che dà termini precisi);
possessivo (mio, tuo, ecc.).
Aggettivazione, aggettivare (neologismo), arte e fa-
coltà di apporre aggettivi. - Regime degli aggettivi
dicesi quando, per le varie relazioni che esprimono,
determinano il caso in cui deve essere il so-
stantivo.
Aggètto. Termine di architettura; sporto di
un edificio.
Agghiacciare, agghiacciarsi (agghiaccia-
mento, agghiacciato). Ridurre, diventar ghiaccio.
Agghiaccio. Movimento per far girare il ti-
mone di una nave.
Agghiadare, agghiadarsi (agghiadato). Lo
stesso che agghiacciare.
Agghiaiare (agghiaiato). Coprir di ghiaia
una strada.
Agghindare agghindarsi (agghindato). Ac-
conciare, ornare, ornarsi : specialmente del ve-
stii^e.
Aggiardinare (aggiardinato). Ridurre un ter-
reno a giardino.
Aggina. Porzioni di pàscolo pel bestiame.
Aggio (aggiotaggio, aggiotatore). Vantaggio sul
cambio della moneta. - Interesse di capitale.
Aggiogare (aggiogamento, aggiogato). Imporre
giogo al bestiame. - Tenere, mettere in condizioni
di schiavitù.
Aggiornare (aggiornamento, aggiornato). Farsi
giorno, - Rimandare, prorograre. - Rinviare una
causa.
Aggiotaggio (aggiotatore). Speculazione di
borsa.
Aggirare, aggirarsi (aggiramento, aggirato,
aggiratore). Muovere, percorrere in giro; andare,
girare intorno; tendere un inganno, preparare
un imbroglio.
Aggiudicare, aggiudicazione (aggiudicata-
rio, aggiudicato). Il dare, l'assegnare: detto di
asta, di concorso, di prem>io, dì atto giudi-
ziario.
Aggiungere, aggiunta (aggiungimento, ag-
giuntivo, aggiunto, aggiunzione). L'unire cosa a cosa,
mettere qualche cosa di più : accrescere, aggregare,
completare, crescere, giuntare, raggiuntare. Appicci-
care, attaccare, accoppiare; accordare, aggregare (ag-
giungere al numero), posporre, annestare, ingrop-
pare una cosa a un'altra; arrògere (poco usatoj,
annèttere. - Abborrare, aggiungere cosa a cosa di
poco momento. - Allegare, dì documenti, aggiungerli
ad atti 0 memorie, per suffragarne le considera-
zioni. - Apporre, mettere in aggiunta e accosto,
vicino. - Incastrare, includere fra mezzo ; nel senso
generico, unire una cosa ad un'altra per artifizio.
- Rincappeltare, aggiungere cosa a cosa, di vario genere.
- Soggiungere, aggiungere parole (soggiunzione) nel
36
AGGIUIVTARE — AGIATEZZA
dire 0 nello scrivere : soggiugnere. - Sopraggiungere,
aggiungere per soprappiù.
Aggiunta, aggiungimento, aggiuntura, aggiunzione;
accessione, accrescimento; addizione, adiezione, ag
gregazione, aggregamento; appendice (cosa accesso'
ria), complemento, corollario, giunta, sopraggiunta;
soprassello, supplemento, soprappiù ; annessione,
coda, stràscico ; prostesi. - Di scrittura, postilla. - Af-
filiazione, di persona che si aggiunga agli ascritti di
una corporazione, di una congregazione, di una
società (affiliarsi).
Aggiuntivo, atto ad aggiungere e aggiungersi : ad-
diettivo, soggiuntivo.
Aggiunto, unito, aggregato, annesso, associato ; ad-
dizionale, addizionato, complementare, supplemen-
tare (che serve di complemento, di supplemento) ;
subalterno, subordinato ; arroto (poco usato). - Ac-
cessorio, quanto, essendo pure cosa a sé, si riferisce
ad altra cosa principale. — Anche, particella copu-
lativa che significa aggiunta a quanto si è detto:
ancora, altresì, eziandio, pure.
Aggrluntare {aggiuntato). Mettere per giunta,
aggiungere, congiungere, unire.
As-givintlvo, aggiunzione. Vedasi in ag-
giungere.
Aggiustare {aggiustabile, aggiustamento, aggiu-
stato, aggiustatura). ÌRidurre al giusto; accoìno-
dare, mettere in ordine; riparare a qualche
gtmsto, - Assestar bene un colpo.
Aggiustatezza. Modo conveniente di con^
dotta. - Convenienza, precisione.
Aggiogare {agglobato). Ridurre a forma di
globo.
Agglomerare, agglomerarsi {agglomerar
mento, agglomerato, agglomerazione). Unire, unirsi
di molte cose. - Far mucchio, riunirsi in folla.
Agglutinante. Sostanza usata in chirurgia
e altrimenti, per agglutinare.
Agglutinare {agglutinamento, agglutinato, ag-
glutinazione). Attaccare, unire per mezzo di glu-
tine. - Agglutinanti, adesivi, cioè sostanze che ade-
riscono, si attaccano : così il caucciù, il coUodion,
la destrina, la guttaperca, lo sparadrappi.
Aggobbire {aggobbito). Diventar gobbo.
Aggomitolare, aggomitolarsi ( aggomito-
lato). Ridurre, avvolgere il filo in gomitolo.
-Modo di positura.
Aggottare {aggottato). Cavar l'acqua entrata in
una nave, in una barca.
Aggradare {aggradato). Essere a grado, pia^
cere.
Aggradire {aggradevole, aggradimento, aggra-
dito). Essere a grado, piacere.
Aggradulre {aggraduito). Destare, acquistarsi
gratitudine.
Aggraffare {aggraffato). Modo di prendere.
Aggraffignare {aggraffignato). Aggraffiare, »^a-
bare.
Aggrampare {aggrampato). Modo dì prendere.
Aggranchire, aggrancliirsi {aggranchimento,
aggranchito). Aggranchiare (meno comune), intiriz-
zire per freddo.
Aggrandire, aggrandirsi {aggrandimento,
aggrandito). Fare o divenire grande o più grande.
- Aumentare di potenza, di ricchezza.
Aggranfiare {aggranfiato). Modo di prendere.
Aggranfignare {aggranfìgnató). Prendere, rw-
bare destramente.
Aggrappare, aggrapparsi (aggrappato). Mo-
do di pi^endere, di attaccarsi, di annodare.
Aggraticciare {aggraticciato). Intrecciare a
modo di graticcio.
Aggravare, aggravarsi (aggravamento, ag-
gravante, aggravato, aggravazione). Rendere o ren-
dersi più grave, in fatto di malattia, di di 'fi-
colf à, di pericolo. -Volgere al peggio - Accrescere
il biasim.o, la colpa. - Aumentare il peso, pre-
mere con peso.
Aggravezzare {aggravezzato). Sottoporre a
tassa, a imposta, a dazio.
Aggravio. Incomodo, danno, colpa, dazio,
imposta.
Aggraziare, aggraziarsi (aggraziato). Dare,
acquistar grazia, - Rendere grato, acquistarsi gra-
titudine.
Aggredire, aggressione {ag redimento, ag-
gredito, aggressore). Assaltare, assalire.
Aggregare {aggregato, aggregazione). Ascrivere
ad un corpo. - Aggiungere al numero.
Aggressióne, aggressóre. L'atto di assalire
e chi lo compie.
Aggrezzire (aggrezzito). Intirizzire per freddo.
Aggrinzare, aggrinzire {aggrinzamento, ag-
grinzimento, aggrinzato, aggrinzilo, aggrinzirsi).
Rendere o divenire grinzoso, rugoso : delia pelle
che fa ruga.
Aggrottare (aggrottamento, aggrottato). Incre-
spare le ciglia, - Lavoro di agricoltura.
Aggrottescare (aggrottescato). Maniera di pit-
tura.
Aggrovigliare, aggrovigliolare {aggravi-
gliamento, aggrovigliato ; aggrovigliolamento, agyrovi-
gliolato). Ritorcersi in sé: detto specialmente del
filo. - L'accartocciarsi delle pelli.
Aggrumare, aggrumarsi (aggrumato). Il coa-
gularsi del latte e del sangue.
Aggrumolare, aggrumolarsi (ag gramolato) .
Il far grùmolo: di qualche erba.
Aggruppare, aggrupparsi (aggruppamento,
aggruppato). Formar gruppo, insieme, unione
di più cose 0 di persone.
Agguagliare (agguagliato). Rendere eguale.
- Lavoro di cappellaio. ■ Mettere a confronto,
paragonare.
Agguagliatóra. Donna che lavora pel cap-
pellaio.
Agguàglio. Confronto, paragone (poco usato).
Agguantare (agguantato). Modo di prendere,
stringendo.
Agguato. Tranello, insidia.
Agguerrire, agguerrirsi (agguerrito). Ren-
dere, rendersi atto alla guerra, - Far Y abitudine
a una fatica, a un disagio.
Agguindolare (agguindolato). Far la matassa
sul guindolo. - Figur., trarre in inganno.
Aghétto. Cordoncino, passamano, che serve
come fibbia.
Aghi. Plurale di ago.
Agiatezza (agiato). Stato di chi è provve-
duto del necessario per vivere comodamente. Primo
grado della ricchezza. Ruono stato, comodità di
vita, comodezza, comodo, agio, prosperità. - Vita cor
nonicale, vita agiata. - Delicatezze, gli agi raffinati.
- Contrapposto : disagio, mancanza d' agi o d' agio,
e specialmente di posizione incomoda.
Agiato: abbiente, benestante, uomo comodo, signo-
retto, signore.
Mettere, mettersi in agiatezza: adagiare, adagiarsi;
vivere agiatamente, star bene, star comodo; aver
AGIBILK
AGLIO
37
da viver bene, passarsela bene; vivere senza lavorare,
vivere di rendita, vivere del proprio; avere del
hei di Dio; avere sempre ago e filo (di persona
ben provvista); far buona vita, fare il signore; es-
sere in tenuta; mangiar col capo nel sacco; stare
nel cotone, nella bambagia, in panciolle; godersi il
papato, tutti gli agi; stara pie pari; poter cantare,
poter infischiarsi; non essere uso ai disagi, alle
male notti.
Essere nel latte e miele; essere in un letto di
rose, in buone acque; nuotare nell'agio, negli agi;
non friggere con l'acqua (di persona molto agiata);
star come un canonico o da canonico ; serbare la
trippa ai fichi; non lasciarsi patire (di chi si pro-
cura tutti gli agi senza risparmio); stare in barba
di micio (agiatamente e con lieto animo); tenersi
come un pascià, come un signore, come un papa;
aver da mangiare senza mettere un dito nell'acqua
calda. — Pane nella madia non gliene manca, di chi
vive agiatamente.
Ag-ibile. Che si può fare.
Ag-ile. Chi sia sciolto di membra e abbia
agilità.
Agilità. Scioltezza di membra, facilità nei mo-
vimenti della persona: destrezza, prestezza, snel-
lezza, sveltezza; discioltura, disinvoltura; leggerezza,
lestezza ; prontezza, speditezza ; spigliatezza, vi-
spezza.
Agile, destro, disciolto, disinvolto, leggero, lesto,
pronto, snello, sciolto, scarrucolato, spigliato, vi-
vace, vispo.- Persona ag'i7e, folletto, silfide, silfo; an-
guilla.
Agilità. Esecuzione rapida di un pezzo di
musica.
Agio. Comodità, comodo, agiatezza. ■ Spazio
di tempo sufficiente a fare una determinata cosa.
Agiografo. Aggiunto di libro della Bibbia,
• Lo scrittore di cose sacre.
Agire (agito). Operare, fare; iniziare V azione,
passare dalle parole ai fatti. - Fare opera, adoperarsi,
adoprarsi per ottenere alcunché : far pratiche, accu-
dire; procacciare, procacciarsi; procurare, procurarsi;
darsi attorno, far ufficio; sollecitarsi, affannarsi. —
Muoversi, funzionare, di macchina, di 7'uota e
simili. - Modo di comportarsi, di avere contegno
con altri o condotta per sé stessi. - Fare gli atti
occorrenti a una causa. — Agire contro: reagire.
Agitare, agitarsi [agitante, agitato). Veggasi
in agitazione.
Agitatore (agitatrice). Chi agita più o meno in
materia di politica.
Agitazione. Movimento in qualsiasi direzione,
frequente e disordinato, fatto con maggiore o minor
forza: agitamento, dibattimento, dimenamento, di-
menio, dirompimento; menamento, menata; rime-
nata, rimenio; rimestamento ; ribattimento, sbatti-
mento, sbàttito, sbattuta ; rovigliamento ; sciacquatta-
mento (di liquidi); scombussolamento, scombussolio ;
scossa, scossata, scossone; subbùglio, turbolenza (di
persone); tempellamento, tentennamento, tentennata,
tentennio ; trambusto, tramenio.
Figuratamente, commovimento dell'animo, dello
spirito; forte inquietudine, ansia (cagionata da
incertezza o vivo desiderio di una cosai; ansietà
(per paura o speranza), bollore, commozione, conci-
tazione, crisi, fermento (per ira, per odio, ecc.);
smania (agitazione molesta, che non lascia star
fermo), scompiglio, turbamento, turbazione; tumulto
dell'animo; riagitazione, rimescolio, rimescolo.
Agitare: muovere in qua e là; dibattere, dime-
nare ; concitare (agitare con violenza) ; esagitare,
far ondeggiare, menare, rimovere, scòtere, scuotere ;
sbatacchiare, sbattere, scombussolare, scommòvere,
scossare; rimenare, rimestare ; tramenare (agitare,
rovistando); traballare, trabalzare; tramescolare, vi-
brare; sventolare (di bandiera). — In altro signi-
ficato, sollevare una questione; suscitare un af-
fetto, una passione, incjuietare, turbare.
Agitante, atto ad agitare, concitativo, eccitante. -
Agitato, concitato, inquieto, smanioso; energùmeno
(chi nell'agitazione non sa più padroneggiarsi),
esagitato.
Agitarsi, arruffarsi, mettersi in agitazione, conci-
tarsi, dibattersi, sbattersi, contorcersi, dimenai si,
palpitare, smaniare, tremare, turbarsi; infjuietaisi,
sconvolgersi; pestare i piedi, sbattacchiarsi, scalciare;
dare nelle smanie, in tutte le smanie ; avere il
diavolo addosso o in corpo (di grande agitazione
che fa dire insolenze, prorómpere in laménti e si-
mili) ; lasciarsi prendere da furia, da ira.
Locuzioni. — Aggiungere fiamma al fuoco, cre-
scere l'agitazione - Avere il cuore, la mente in tem-
pesta, in tumulto. Avere le spine, stare sulle spine,
inquieto, in angustia. - Avere nel sangue il veleno,
detto a chi non stia fermo. - Cavar dei gangheri,
esser fuori dei gangheri, esser fuori di sé, non esser
più in cervello, - Diavolo in carne, o in carne e in
ossa, di persona che non si dà pace. - La mi bolle,
o mi ribolle, detto da chi si senta agitare, rimesco-
lare, tornar la bile. • Non avere, non trovar fer-
mezza, di chi non può star fermo. - Non trovare
terreno che ci sostenga, non trovar requie. - Non
trovar terra che ci regga, non stare mai fermi . - Venir
budella in bocca (volgarm.), venire il cuore in bocca,
per scombussolìo.
Agliaio. Leggasi ad aglio.
Agliaro. Leggasi ad aglio.
Agliata. Sorta di salsa.
Aglio. Pianta da orto, gigliacea, bulbosa, di
odore acuto, con un ingrossamento presso la radice
(come la cipolla), usata per condimento (inin.sa-
lata e in più d'una vivanda) e in farmacia, for-
mando un olio etèreo anteltnintico. - Aglietto,
agliettino, tamburino: l'aglio fresco e giovane, o in
erba, cioè non ancora spicchiato, col capo tutto
d'un pezzo ; dai toscani detto aglio maschio. - Aglio
capituto, con capo ben formato e granito. - Aglio
spicchiiito, con spicchi ben distinti anche di sopra
alla buccia. - Aglio domestico, usato per condimento
e per varie applicazioni farmaceutiche. - Agliporro,
pianta che ha le foglie del porro e il capo del-
l'aglio.
Agliaio, luogo piantato d'agli (proverbio: Chi
vuol un buon agliaio lo metta di gennaio); anche, ven
ditore d'aglio, agliaro. — Agliata, specie di savo-
retto, di salsa. — Capo d'aglio, quando é divelto e
secco . - Mazzo, filza d'agli, insieme di parecchi.
Parti dell'aglio. Bidbo, la radice di forma ro-
tonda 0 bislunga, che sta fitta nel terreno: ad esso
sono attaccate le barbe, ossia le radichette in ciutfo.
- Code, le foglie. - Spicchio, ciascuno dei bulbetti
che formano il capo dell'aglio, ciascuno coperto da
una membrana bianchiccia e tutti insieme da un
comune invoglio fogliaceo. - Resta, membrana lunga
e sottile che ricopre gli agli e con la quale li si
legano insieme. Anche gli agli così legati. - Fune
di resta, quella specie di treccia o cordone, che ri-
mane della resta, dopo spiccatine i capi d'aglio. -
Mettere in resta, disporre in resta per più comodo
38
AGLOSSIA — AGO
trasporto, e più facile conservazione. - Spoglia, la
buccia.
.à^lossia. Mancanza della lingua.
Agrna. La femmina delVagnello.
Agnazione {agnatizio, agnato). Legame di pa-
fentela.
Agnellatura. Detto a pecora.
Agnello. Prodotto della pecora, quando non
abbia ancora compiuto l'anno. Agnelletto, agnel-
lino, agnelluccio ; bassetto, pecorino, lanosetto,
agno (poet.). - Agna (poet.), agnella, agnellina, la
femmina. - Agnino, di agnello.
Abbacchio, agnello giovane vissuto libero, in pa-
sture aperte. - Agnello gordesco, quello che nasce
nel febbraio; vernereccio, nelle provincie meridio-
nali, quello che nasce da ottobre a dicembre. - Boz-
zone, agnello castrato, che ha più d'un anno ; man-
nen'no,'^ castrato giovane. - Castrato, agnello privato
degli organi genitali; castroncino, castroncello;
castratine, castrone ; agnellaccio, agnelletto. In lin-
guaggio furbesco, pasquin peloso.
Belare, belato, il grido dell'agnello; dell'agnellino,
anche vagire. - Doppiare, dare ad un agnello due
madri, quando una non abbia latte sufficiente.
Aliosso, osso del tallone della zampa di dietro del-
l'agnello: i fanciulli ne usano per giuocare. — Basetta,
la pelle dell'agnello. - Ventncino, ventruccio, ventri-
colo di vitello o simili, contenente caglio.
Parti dell'agnello macellato. — Caravella, fe-
gato, rigaglia. - Coscètto, più comune di cosciotto,
parte separata per essere cotta arrosto. Volgarmente,
gigotto. ' Matta (dicesi volgarmente a Firenze), la
testicciuola d'agnello alla quale sia stato cavato il
cervello. - Peduccio, tutta la parte dal ginocchio in
giù. - Sèlla, la parte che si leva dai due quarti da-
vanti per farne le costolette. - Testicciuola, la testa
staccata dal collo : si indora e si frigge. - Zampetto,
zampuccio, la zampa macellata dal ginocchio in giù.
L'agnello si cucina in vari modi : allo spiedo, ar-
rosto, in teglia; in frittura (il fegato), alla gratella
(le costolette), ecc.
Agnello di Dio. Il Verbo incarnato, secondo
il catfolicismo. - Agnusdei, immagine, per lo più
di cera, che lo rappresenta.
Agnello pasquale. Citato a pasqua.
Agnellòtti. Pasta da minesti'a, ripiena di
carne o di erbe condite: cappelletti, cappellotti;
panzerotti, ravioli, raviuoli ; tortelletti, tortelli.
Ag^iizione. Detto a riconoscimento,
Agnocasto. Citato a castità.
Ago. Sottilissima asticciuola, quasi filo, d'acciaio,
acuminata da un capo e con un foro (cruna) dal-
l'altro, adoperata per cucire. - Ago scrunato, con
la cruna rotta. - Ago spuntato, quello che non ha
punta, 0 l'ha smussa, ritorta, o altrimenti guasta.
— Cruna, foro per lo più bislungo, in cui s'infila
la gugliata per cucire. - Cuscinetto per srugginire
gli agni, arnese foggiato a pera: posa su fondo ovale
rivestito di lana muschio. - Gugliata, quel tanto di
filo che occorre volta per volta per infilare nell'ago.
Per fermarlo da un capo alla stoffa si fa il nodo
o cappio.
Agucchiare, lavorucchiare con l'ago: detto di chi sa
poco 0 non ne ha voglia. - Incrunare, infilare (in-
crunato, incrunatura; infilato, infilatura), passare il
filo nella cruna dell'ago, iìm/iiare, di nuovo infilare
Sftlare, togliere il filo. - Sci'unare, rompere la cruna.
Aciculare, a forma d'ago.
Fabbricazione degli aghi. — Aqolante, agoraio.
agucchiamolo agoraiuolo, aghiaio : il fabbricante di
aghi. - Aguzzamento o digrossamento, il fare la punta
con mola, che fa arroventare quasi istanta neamente
i fili (l'operaio deve tuffarli più volte nell'acqua
rdurante il periodo del lavoro). - Appuntatura l'ope-
razione fatta per l'aguzzamento degli aghi. - Bron-
atura, applicazione di una sprangh etta di ferroro-
vente sulle capocchie degli aghi. - Brunitura ope-
razione che subiscono gli aghi prima dell'impa cchet-
tamento.
Filatoio, la macchina sopra la quale si dipana
il filo per fare aghi. - Filo d'acciaio, l' asticciuola
che serve alla fabbricazione degli aghi: arriva al-
l'officina in grossi mazzi. - Forbice meccanica, l'ar-
nese adoperato per taglia re i fasci di filo lunghi
circa un metro. - Ghigliot ina, macchina che taglia
in piccoli pezzi quadrati proporzionati agli aghi, la
carta di particolare composizione adoperata per
Timpacchettamento, cioè per l'introduzione degli aghi
nelle cartine. - Mastello semicilindrico, (arnese nel
quale si collocano fili e li si tagliano in piccoli fasci
della lunghezza di due aghi.
Pulitura, operazione alquanto complessa, che ne
comprende parecchie altre, mediante le quali si
fanno pacchetti o fascette di aghi (sopra una tavola
guarnita da un mastello o forma), li si collocano
sulle tavole del lisciatoio, o mulino da pulire, e li
si introducono a purgare nella botticella (mobile in-
torno al proprio asse).
Begolo a trafori, o raspa, con anelli sporgenti che
servono a mantenere i fili riuniti e ben stretti, e a
dare al pacco la forma cilindrica. - Bicottura, ope-
razione per rendere gli aghi più morbidi e più fles-
sibili, col mezzo d'un'alta temperatura. - Biga a
leva, macchina che opera la raddrizzatura dei fili
d'acciaio.
Schiacciamento, operazione per la quale, sopra un
battipalo a pedale o a staffa, si portano i fili a dop-
pie punte, in guisa che, ricadendo nel mezzo, il ma-
glio del battipalo li schiaccia, formando inoltre una
piccola scannellatura longitudinale in cui con lo
stesso colpo viene segnato il posto della cruna. -
Tempera, lo scaldare al rosso i pacchi d'aghi in un
forno, in lastre di latta, indi tuffarli vivamente
nell'olio. - Trapanamento, compimento o arroton-
damento àoiVocchio, del buco, ossia della cruna.
Altre operazioni sono V asciugamento, V ordinamento,
lo sventolamento, e si comprende in che consistano.
AccESSORÌ, ECC. — Agoraio, agaiòlo, gniana»na,
t»orta-aghi, piccolo astuccio tondo o stiacciato, di
egno, di osso, o di metallo, d'avorio, eoe, nel
quale si tengono gli aghi : boccinoli, o boccioli, le
due parti di esso ; battente, quel pezzo d'una di esse
che entra nell'altra. - Aghi in sorte, quelli di tutti
i numeri, dall'uno al dieci e oltre, cioè di tutte le
grossezze, dai più sottili ai maggiori, posti promi-
scuamente in una medesima cartina.
Cartina d' aghi, involtino quadrangolare di carta, per
lo più turchina, nella quale il fabbricante pone qualche
centinaio o altro determinato numero d'aghi.- Tor-
sello, guancialino nel quale si infilano aghi e spilli.
Altre sorta d'aghi. — Ago a uncinetto, quadrato
da una estremità e terminalo a uncinetto per ag-
grappare la seta e il refe e fare le trine. - Ago da
calze, ferretto, ferro, agucchia, gucchia, agucchione,
agucchiaruolo. - Ago da ricamare, grosso ago con
punta ottusissiraa, a uso di ricamare. - Ago da
scriminatura, o divisa, istrumento d'acciaio usato
per pettinarsi. - Ago di saltaleone, filo sottile di
metallo per infilare margheritine e simili.
AGRICOLTORE
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Ago grosso: aguglia, punzoncino, punzonetto, pun-
zone; punteruoletto, punteruolo; quadrello; ago da
stuoie, da fiaschi, da materassaio, da materasse, da
tende, da vela; agucchiotto, aguglione. Scherzi,
ago da sòcere. - Infiacappi, infilaguaine, ago grosso
e stiacciato con punta ottusa e cruna larga e bi-
slunga che serve a infilare nastri o simili nelle
guaine.
Spillo (V. cfuesta voce), specie di ago che, invece
éi cruna, ha m cima un pomello di metallo o di
vetro e serve nel cucire a fissare il tessuto sul
guancialino.
Ago. Piccolo ferro della bussola, - Ferro della
bilancia, della stadera, della meridiana, del
telaio Jacquard. - Ferro che entra nel cannello della
chiave. • Asticciuola di legno per fare una rete.
- Ferro A&W arpione. -Arnese di stamperia, il piede
della molletta che serve a mettere a posto e a le-
vare i caratteri. - Ferro adoperato in chirurgia.
Il pungiglione dell'ape, della vespa e di altri
insetti.
Agognare (agognamento, agognante, agognato).
Avere intenso desiderio.
Agóne {agonale, agonistico). Luogo {anfiteor-
tro, ecc.) nel quale si *'areggia di forza, a pubblico
spettacolo, o si fanno gare in giuochi di ginr-
nastica, o d'altro.
Agonia. Angoscia che per lo più precer'c il
moHre; e chi trovasi in agonia è moribondo.
- Figur., grande affanno, incertezza penosa.
Agonistica. Parte della ginnastica.
Agonizzare {agonizzante, agonizzato). Essere in
ngonìa.
Agopuntura {acopuntura). Operazione di chi-
rurgia, introdotta specialmente per la cura del-
VaneuiHsma.
Agoraio. Astuccio per Vago.
Agostaro. Antica moneta.
Agostiniano. Religioso, monaco dell'ordine
di Sant'Agostino.
Agostino. Nato in agosto.
Agosto (lat. Augustns). Ottavo mese dell'anno;
in origine sextilis. - Ferragosto, il primo giorno del
mese d'agosto. - Proverbi : D'agosto l'uva fa il mo-
sto, matura. - La prim'ac^ua d'agosto, poveruomo ti
conosco, perchè incomincia il freddo.
Agrafia. Impossibilità di scrivere.
Agraria {agrario). La scienza e l'arte dell'a-
gricoltura: altrimenti detta. agronomia. -Agro
iHo, attenente all'agricoltura, agricolo : legge agrcLia,
consorzio agrario, giornale agrario, ecc.
Agreste. Campestre, di GO/mpagnr, di villa.
Agresto (agrestino). Qualità di wvu> che non
matura, e il sugo che se ne cava.
Agrezza {agretto). L'essere agro, acre.
Agricolo. DelV agricoltura, della campagna.
Agricoltore. Chi esercita Yagricoltura, col-
tivando terre proprie o d'altri : agricolo, coltivatore,
coltore, cultore. Variamente denominato poi, secondo
il lavoro che fa, o l'opera che presta; agronow.0,
quando dedito a.ìV agronomia, cioè alla scienza
agraria. L'agricoltore tiene la propria aiaministra-
zione con una speciale contabilità (contabilità
agricola).- Fare l'agricoltore, eserciiare l'agricoltura;
far l'arte del campo; sostenere ia corba e il vaglio.
- Famiglia colonica, la classe degli agricoltori. —
Proverbio: Avaro agriadtor non fu mai ricco.
Vacuna 0 Vacana, deità presso i Romani che
presiedeva al riposo delle persone di campagna.
Del colttvatore e delle sue diverse condiziom.
- Propriamente coltivatore dicesi chi attende all'a-
gricoltura senza eseguire manualmente e material-
mente i lavori della terra. - Afjìttaiuolo, chi prende
in affitto poderi 0 tenute. - Camporaiolo, chi coltiva
a mezzeria uno 0 più campi che non formano po-
dere. - Colono, chi divide col padrone le rendite delia
terra; detto anche mezzajuolo, mezzadro. - Condut-
tore, affittuario. - Direttario, chi ha il dominio di-
retto d'un fondo; contrapposto all'utilista, cioè a chi
no ha il dominio utile. - Fattore, o agente, chi è po-
sto dal padrone a soprawedere e dirigere l'anda-
mento economico-agrario di una fattoria 0 agenzia;
in alcuni luoghi d'Italia detto anche castaido {fai-
toruccio, fattore meschino; fattorone, fattore ricco e
grasso). - Fattoressa, la modie del fattore 0 la donna
incaricata delle faccende clomestiche nelle fattorie.
Fittaiolo, fittabile, chi tiene a fitto dei terreni. •
Latifondista, chi ha vasti possedimenti di terreni.
- Massaio, massaro, chi ha in possesso 0 in custodia un
podere con casa di lavoratori, 0 anche una certa quan-
tità di bestiame. - Mezzadro, mezzaiuolo, chi lavora a
mezzeria (V. più innanzi). - Padrone, il proprietario
del podere del fondo e simili. - Piantatore, proprie-
tario di piantagioni nelle colonie (coltura ai canna
da zucchero, caffè, tabacco). - Foderaio (in Toscana),
chi lavora il podere e ne divide i frutti col pa-
drone, come nel sistema della mezzeria poderante.
- Fattoria, l'amministrazione d'un dato numero di
poderi.
OprOAZIONI, CONTRATTI, ECC. DEL COLTIVATORE. —
Affittare, prendere (anche dare) in affitto un podere
per un determinato tempo e per un dato prezzo. -
Affitto, locazione di un fondo, e anche ciò che il
proprietario ne ricava. - Cogno 0 conio, la quantità
a'olio che si dà al padrone per l'uso del frantoio.
• Colonia, contratto che un colono fa col padrone,
di lavorarne le terre sotto determinati patti (casa
colonica, famiglie coloniche, patto colonico). - Parte co-
lonica, la parte della raccolta del frutto del podere
che spetta al colono. - Colonie agricole, le persone
{coloni) mandate a coltivare un terreno in un altro
paese.
Disdetta, la intimazione di lasciar libero il po-
dere dopo un dato tempo. - Divisa, le parti tra
padrone e colono. - Far le divise, far le parti, tra
padrone e contadino. - Enfitèusi, contratto pel quale,
contro un determinato ?cànone, si cede ad altri il
dominio utile di un fondo in perpetuo 0 a tempo,
{abbandono delF enfitèusi, rinuncia al fondo «ifiteu-
tico per sottrarsi al canone che lo aggrava: sub-en-
fitèusi, cessione della prepria i«fitèusi). - Faccende,
complesso dei lavori di campagna. - Frutti civili:
interessi di capitali, proventi delle enfitèusi, dei censi,
dei vitalizi, fitti dei fondi, ecc. - Giogatico. quanto
si paga ai contadini che vanno coi propri buoi per
opra ad ^e^r la terra.
Giornata di teirf.io, spazio da lavorare o che
si può lavorare in una giornata. - Locativo, che si
riferisce alla locazione d'un fondo, 0 che è da dare in
locazione, in affitto. - Masseria, sistema colonico per
cui il padrone del podere fa (col colono, col loca-
tore) a mezzo sui prodotti; anche, e più com.: mez-
zeria^ mezzadria, masserizia, colonia (nel Portogallo,
parceria). • Onoranze {appendici), nel Veneto, i polli,
le uova, il cacio e simili che il fittaiuolo deve dare,
di tanto in tanto, al proprietario del fondo.
Parasporo (gr.), un soprappiù da pagarsi al colono
oltre la parte convenuta. - Parte colonica : nei saldi
delle possessioni rurali, quella che spetta al lavoratore ;
40
AGHICOLTCRA
parte dominicale, quella che spetta al padrone
del fondo; parte padronale, quella spettante al pro-
prietario. - Pensioìmtico, servitù di pascolo invernale^
anticamente invalsa in alcune parti d' Italia. - Par-
titura, il partire, il dividere che si fa del grano, tra
padrone e il colono. Anche il tempo di tale opera-
zione. - Piantagioni, valore del ceduo, valutazione
dei terreni, valutazioni diverse imposte al fittabile.
Portata, la nota del raccolto che si dà al magi-
strato; 0 la nota dei capi di bestie e delle posses-
sioni, per impervi il dazio. - Quarterio, in pro-
vincia di Chieti. prestito di grano da restituirsi al
tempo del raccolto in ragione di oltre un quarto di
più. - Regalia, onoranza fatta dal colono al padrone,
con uova, polli, frutti e simili.
Servitù di passaggio temporanea, quando si impone
al proprietario il passaggio nel suo fondo. - Servitù
prediali, quelle stabilite per le utilità di un fondo- di
altro propriecario: servente, il fondo sul quale è
stabilita la servitù. - Stime ?worte (scorte), l'insieme
delle cose (arnesi, concimi, ecc.) conteggiate tra il
contadino e il padrone, 'considerandone anche i
vantaggi e gli scapiti. Anche le assicurazioni contro
l'incendio, la grandine, ecc. - Scorte vive, il bestia-
me, i gelsi, gli alberi da frutto.
Terratico, sistema di coltura per cui uno (terra-
tirante, terratifhiere) prende a coltivare terre a un
dato prezzo. Anche il prezzo che paga (dare a ter-
ratico: pagare il terratico).- Terre a terzo: quelle
delle quali il padrone prende due parti dei prodotti,
una chi li raccoglie. - Terzadria, contratto colonico
ohe stabilisce la divisione dei prodotti per due terzi
al proprietario (che fornisce il fondo e il capitale
per lavorarlo) e un terzo al colono.
Appoderare, prendere a lavorare un podere. -
Comprare, vendere in erba, le granaglie prima della
raccolta; pagare, vendere a raccolta, cioè dopo rac-
colte le messi. - Fare a lascia pcdere, trascurare il
podere, quando si ebbe la disdetta. - Far lavorare
sul suo: in terre proprie. - Frugolare (per similitu-
dine), di chi lavora debolmente la terra. - Lavorare
a mano, a sua mano, di chi lavora da sé, per conto
suo le sue terre. - Lavorare a mezzo, chi fa il mez-
zaiolo. - Stare su un podere, averlo in affitto.
Agricoltore salaruto, servo. — Lavoratore della
terra, campagnuolo, contadino, chi materialmente
fa uno 0 Faltro dei molteplici lavori deiVagricol-
tu/ra. Spregiativi: servo della gleba, rompizolle,
segastoppia, stipamacchie, zappaterra - Accosiatore,
chi, in tempo di trebbiatura, accosta ai covoni le
bestie. - Chi accosta la terra all'aratro nella se-
conda aratura, - Acquaiolo, chi dà l'acqua ai prati.
- Arante, aratore, chi guida Yarati'o. - Battitore,
colui che batte il grano. - Bifolco, chi ara la terra
e ha in cura i buoi: boaro. - Buttero, chi attende
al governo del bestiame.
Campajo, camparo, chi è preposto alla custodia
dri campi - Mietitore, chi attende alla mietitura, ossia
al taglio delle biade. - Pigionale, chi, per non essere
a podere, né avere impiego fisso, offre il proprio
lavoro ora a questo, ora a quello. - Sementatore,
seminatore, chi attende alla seminagione. - Vangatore,
zappatore, chi lavora di vanga, di zappa. - Vendem-
miatore, chi coglie r uva per la vendemmia. -
Vignaiuolo, vigniòlo, vigniarolo, chi lavora intorno
alla vite e custodisce la vigna.
Agricoltura. Coltivazione, coltura dei campi;
industria agricola, industria dei campi, industria del-
l' agricoltore : arte d' Adamo ; arte prima ; arte
che insegna a coltivare, per averne i prodotti ne-
cessari 0 utili, il campo e il x^'i'ato (praticoltura),
nonché l' m-to (orticoltura), il giardino (giardi-
naggio); e insegna pure a tenere e tagliare il bo-
sco (selvicoltura), comprendendo inoltre le nozioni
e le pratiche relative alla coltivazione delie /»•«««,
dell' idivo, della vite (frutticoltura, ulivicoltura,
viticoltura), l' allevamento del bestiame e l' alleva-
mento del baco da seta, dell'ape, ecc. Il com-
plesso delle nozioni, delle teorie agricole costitui-
sce r agronomia. - Agenti naturali necessari all' a-
gricoltura: Varia, V acqua, il calore, la luce,
r umido.
Principali elementi del terreno: la silice (sotto
forma di quarzo o combinata con altre materie), il
feldispato (silicato di alluminio e di potassa), l'ar-
gilla (silicato d'allumina), il calcare (carbonato di
calce), la marga, o margone (miscuglio d'argilla e
di carbonato di calce), il gesso (pietra calcarea o
gessosa), la potassa, la soda e i fosfati (alcalini o
terricci), i nitrati e l'ammoniaca (veicoli dell'azoto
fissato dalle piante), l' humus, o terriccio. Queste so-
stanze sono agenti della produzione, che si rinforza
con ingrassi azotati (deiezioni animali, poudrette
dei francesi, guano, colombina, feccie, sanse o pan-
nelli, residui di frutti), con ingrassi mineralizzatori
(soda, potassa, gesso, marga, fosfati, nero animale,
o carbone di ossa, ecc.).
Gli animali (il bestiame) addetti all'agricoltura,
come pure gli istrumenti agricoli, le sementi, ecc.,
sono tieni immobili per destinazione.
All'agricoltura giovano molti uccèlli perchè in-
settivori, ossia divoratori degli insetti che recano
danno alle messi e ai frutti degli alberi. Sono: l al-
lodola, la cincallegra, il capinero, il passero,
il merlo, il tordo, la rondine e il rondone,
l' usignuolo, \\ formicaio, il rigogolo, \o stor-
nello, l'airone, il cuculo, il picchio e altri.
Giovano anche in parte la lucertola, il càrabo
dorato, la mosca dei bruchi, ecc. Nocivissimi sono
invece alla campagna la locusta, o cavalletta, l'acri-
dio, la mosca delle olive, la tignuola del grano; la fi-
lossera, V oidio, la piralite, la procride della vite, il
puntiruolo, divoratore del frumento, la farfalla di-
spari, il melòfago, parecchie specie di formica, di
farfalla e altri insetti.
Voci inerenti o derivate e cose varie. — Agra-
ria, r arte di coltivare la terra, e, insieme, la scienza
che fornisce i precetti e le regole all' uopo, più pra-
ticamente detta agronomia. - Agrario, che concerne,
riguarda l' agricoltura (leggi agrarie, strumenti, gior-
nali agrari, ecc.). - Agricolo, d' agricoltura e di agri-
coltore; agrario, campereccio, campestre; campa-
gnuolo, colonico.
Climi & regioni agricole: spazio di terra, paese per
rispetto all'aria che vi si respira e alla temperatura
che vi è. - Fondiario, aggiunto di cosa che riferiscasi a
fondi (cosi dicesi proprietà fondiaria, credito fon-
diario). - Georgico, che riguarda 1' agricoltura, più
specialmente in cose letterarie. - Georgofilo, che si
occupa di scienza agraria. - Rurale, agrario, di cam-
pagna, attinente all'agricoltura.
Agitazione agraria, movimento, complesso d'uo-
mini, di associazioni, ecc., che, con le adunanze, gli
scritti, 0 altro, tendono ad ottenere dal governo
leggi che migliorino le condizioni dell' agricoltura. -
Comizio agrario, associazione agricola per studiare,
migliorare, provvedere all'agricoltura.- Leggi agra/-
rie, quelle aventi per oggetto il riparto dei terreni
(demaniali o privati) fra i cittadini nullatenenti, o
anche il migliore ordmameuto della proprietà teiii-
Tavola IT.
AGRICOLTURA (Ai'iiesi e Placchine)
41
8,arfe(^c;'^""^"^-^''--"""^-"--,i;'^.'''I=':;^'^^^ - ^' coltello da fieno - 5, 6, zappa e suo arpiona - 7. lal.-o -
cone da dii ., .,,, ^^ ^.,^^, ^„j...ì„v,ì„
id. falciatrice -21, seminatrice a cavallo - 23, motóre a vento - 24, falce meccanTca"-'25, v"a«lìo - 26 locomofìilo con
trebbiatrice - 27, seminatrice a bretelle - 28, maneggio da cavallo - 29, uncino - 30 battitrice -31 falciatrice -3'' lo-
^"Ta'ne^tì^^'^SQ \Tn5 ff^ '^'^'^''''^'^'' '^ l'^^^'} ^'' ??"^^^*«"-"'> " 35. battitrice -36, forca dà fieno - 37! van"ga -
38, canestio - 39, vanga-forca - 40, rampone da patate - 41, zappettino - 42, locomobile a petrolio - 43, bidente.
AGRICOLTURA
toriale. - Monte fi-umentario, fondaco per la sementa^
- Protezionismo, il sistema di difendere i prodotti
dell'agricoltura di un paese, imponendo dazi pe-
santi sui prodotti esteri alla loro entrata nello Stato.
- Rogazioni, funzioni che si fanno ne' tre giorni an-
teriori all'Ascensione per implorare la buona rac-
colta. - Scuole poderi, quelle nelle quali si insegnano
i' applicazione delle teorie d' agricoltura. Oggidì si
Danno anche cattedre ambulanti di agricoltura.
Ambarvali, sacrifizi in onore di Cerere, celebrati
dal popolo girando intorno alle biade prima delle
messe. - Arvali, unione di dodici uomini (detti fra-
telli) che presiedevano ai sacrifici di Cerere per im-
plorare una messe abbondante. - Cereali, feste in
onore di Cerere. - Cerere, figlia di Saturno e di Ci-
bele, e dea dell'agricoltura: viaggiò con Bacco, in-
segnando agricoltui'a agli uomini. - Fauno, dio cam-
pestre, figlio di Mercurio e della Notte: da lui di-
scendevarìo le altre deità campestri : i satiri, i sil-
vani, i fauni e le ninfe.
Feste Eleusine, quelle che si celebravano in Eleusi,
in onore di Cerere, la dea delle messi.
La terra.
Ubicazione qualità', naturali. - La terra, o ter-
reno, che si coltiva è di j^if^t^ura, o di coUe, di
poggio, di monte, di valle; a pendio, a sgrondo,
se non in piano e se le acque le passano sopra,
senza fermarvisi; alta o bassa (sul livello delle ac-
que) ; solatia, o a solatio, bene esposta al sole, aprica,
a bacio; oppure, esposta male, senza sole o bruciata
dal sole; sterile (hnproduttiva), arida, infeconda, o
feì'tUe, ferace, feconda, opima, che dà prodotti ab-
bondanti e buoni; grassa o magra, secondo che è
ricca 0 difetta o manca di sostanze fecondanti ;
asciutta, secca, alida, oppure fresca, umida, acqui-
trinosa, paludosa, secondo che non è o è molto im-
pregnata di umore acqueo. Secondo gli elementi
minerali, è argillosa, "alcarea (o dolce), sabbiosa, renosa,
silicea, ecc.; grossa o ciottolosa, oppure gentile, fine.
E inoltre : agevole, che si lavora bene ; arabile, arar
Uva, aratoria, cioè da lavorare con Varàtro; arida,
riarsa, secchissima: avvetrata, quella leggermente
agghiacciata che, nel romperla, si stritola e scric-
chiola come il vetro. - Brulla, spoglia di vegeta-
zione - Colta, coltivata, domestica - Coltivabile, da
potersi coltivare (messa a coltura, coltivata; lavora-
tiva, atta alla coltura); con caccheri del diavolo,
terra calcareo - argillosa, con etiti di ferro (si trova
nell'Italia meridionale).
Terra erbata, coperta d'erba; forte, quella nelle
quali predomina 1' argilla; fredda, piuttosto umida
e che non lascia penetrare il sole; frigida, troppo
umida e sterile; generosa, molto fertile; gentile, che
si lavora bene; granellosa, sabbiosa.
Terra indocile, non coltivabile; ingrata, che non
rende il frutto delle fatiche; insofferente della col-
tura, che si presta male alla coltivazione; leg-
giera, quella in cui abbonda la sabbia ; leggiera mo-
bile, che risente la siccità; massiccia, argillosa, te-
nace; morbida, facile a lavorare; morta, sterile.
Terra nova, non ancora coltivata; povera, sterile;
produttiva, fertile; salmastraia, terra salmastrosa;
sativa. che può essere seminata: seminabile, semen-
tabile; scopino, sttpina, coperta di minuti arbusti
(stipa); saolta, facilmente penetrabile all'aria e al-
l'acqua; selvatica, non coltivata; sottile, magra, molto
leggiera, terriola; tegnente, tenace, non sciolta; uber-
tosa, rigogliosa di produzioni, in rigoglio; vegetale,
schietta, che è alla superficie dei campi.
Grassezza, la bontà nutritiva (fertilità, feracità),
il grasso del terreno, che produce ubertd, ubertosità,
rigoglio, cioè abbondanza di produzioni. - Uligine,
umore naturale della terra: la rende molle.
Strati e proprietà' fisiche. — Strato attivo, la
prima terra che si smuove, perchè 1' aria vi penetri
e vi circoli ; così detto perchè vi si elaborano i sali
nutritivi della vegetazione : è di colore nerastro -
Terra vergine, la seconda terra, cioè quella sotto lo
strato attivo : è più dura, più magra e bianchiccia, -
Terriccio (humus), sostanza bruna o nerastra me-
scolata ai principi minerali del suolo (fornisce alle
piante l'azoto, l'acido carbonico, condensa i gas
dell'atmosfera e li restituisce secondo le circostanze).
Detto anche : fiore della terra, terra sugosa. — Ade-
renza, proprietà che le terre hanno di attaccarsi
agli strumenti di lavoro. - Capillarità, proprietà del
suolo che permette all'acqua degli strati sotterranei
di salire alla superficie. — Igrometricitd, facoltà
che hanno le terre di assorbire il vapore acqueo.
Igroscopicità, facoltà che hanno le terre di tratte-
nere l'acqua che prima avessero assorbita.
Strati e cambiamenti. — Arrabbiare, della terra
che sente forte l' àlido, l' asciutto, la siccità. - Dino-
iare, della terra che nelle belle giornate si scioglie
dal gelo. - Erbire, coprirsi d' erba. - Inalidire, di-
ventare alido, secco. - Inaridire, diventare arido, ste-
rile. - Infrigidire, isterilire per eccesso d'umidità.
- Inselvatichire, perdere le attitudini alla coltiva-
zione, esaurirsi nella produzione. - Panificazione,
metamorfosi che gli elementi inerti del suolo subi-
scono sotto r azione degli agenti fisiologici per ren-
dersi idonei all'alimentazione dei vegetali. - Sfelr
trirsi, perdere il feltro erboso. - Spolpare il terreno,
l'azione prodotta dalle male erbe: anche dissugare.
Aspetti e condizioni particolari. - Aggallato, ter-
reno torboso dei paduli che pare prateria galleggiante.
- Alluvione, unione di terre o incremento che si forma
nei fondi posti lungo il corso di fiumi o torrenti. - Po-
staticcio, terreno d'alluvione. - Alternanti, i terreni
di diversa natura e sovrapposti gli uni agli altri. -
Appezzamento, pezzo o porzione di terreno, per lo
Eiù separato dal podere; pezzo di terreno coltiva-
ile, circoscritto in determinati confini ; campo, pezza,
presa di terra. - Avulsione: quando per la forza di
erosione delle acque un pezzo di terreno si stacca
tutto in una volta e viene depositato sull' altra
sponda.
Brughiera, terreno ciottoloso, con macchie d'erbe
selvatiche, di origine morenica. - Lalestro, terreno
sassoso, magro, ottimo per la coltivazione della vite.
- Campagna (V. questa voce), paese aperto e colti-
vato. - Cottaia, terreno bollito, dove la vegetazione
è stentata.
Deserto (Y. questa voce), immensa estensione di
terreno, specialmente nella zona torrida, quasi del
tutto priva di vita vegetale, tranne in pochi punti
(òasi). - Cranocchiaio, terreno paludoso, da ranoc-
chi - Grascetta, luogo grasso di pastura. - Grillaia,
piccolo terreno che dà poca rendita. - Lama, tratto
di campagna allagato per mancanza di sfogo delle
acque. - Landa, gran prateria; vasto terreno incolto,
sterile. - Logaccio, di terreno che non rende nulla.
Pegg., loghettaccio. - Lembi o spigoli, i rialzi pro-
dotti nel terreno dall'azione della costeggiatura.
Maremma, vasto terreno paludoso, proprinmente
lungo il littòrale del Tirreno. - Marga o inargo .'«,
terreno mescolato di argilla e di carbonato di calce.
- Marna o fanghiglia, terra calcarea di color grigio
giallastro. Adoperasi per fertilizzare i terreni : della
AGRICOLTURA
43
anche terra di purgo. - Masseto, pezzo di terra non
coltivato, sodaglia. - Matlaione, terreno asciutto e
sterile composto di creta e di nicchi marini quasi
calcinati.
Orticaio, terreno incolto- - Pancone, terreno forte,
resistente, infruttifero: si trova sotterra, a qualche
profondità. - Piota, zolla di terra erbosa: pelliccia.
- Razzalo, striscia di terreno riarsa. - RufoUna,
terra infestata dalle rufole.
Sabbione (sabbioniccio), sorta di terra, quasi
sabbia, ma capace di coltivazione. - Sasso, lo stesso
che pancone - Sciava, sodo, sodaglia, dove solo cre-
scono arbusti selvatici. - Seccatolo, terreno secco, sec-
cato, inaridito: in istalo di asciuttore o (se asciutto
re maggior grado) di seccore. - Seccia, stoppia, ter-
inno dove furono segati i cereali invernali. - Soda-
glia, terra non dissodata (sodaglia sparsa di felci e
di scope).
Steppa, vasta estensione di terreno (nell' Europa
orientale e nell' Asia boreale), tavolta senz' acqua e
sterile, tal' altra solcata da acqua e coperta ai pa-
scoli. - Terra di foglie, il risultato della decompo-
sizione di foglie miste ad un terzo di concime;
questo terriccio è molto addatto per le seminagioni
e moltiplicazioni mescolato ad una parte di sabbia
fina. - Terra stracca, spossata da soverchio lavoro
di produzione. - Tundra (steppa di muschio), zona
di deserto gelato (per lo più, nove mesi) e quasi
senza vegetazione, proprio della Russia del Nord
e della Siberia settentrionale.
La terra coltivata.
Secondo i diversi modi di coltivazione si ha
la terra ortiva (ad orto), prativa (a prato), albe-
rata (piantata d' alberi), gelsata (piantata di gelsi),
boschiva (a bosco), a campo, a granturco, a fru-
mento, a segale, a vigna, ecc.; terra da lavoro,
lavorata, vangata, zappata, e altrimenti trattata coi
diversi istrumenti agricoli. - Terra arrabbiaticcia,
a nella diventata sterile, perchè lavorata male e fuori
i tempo; divelta, quella buttata all'aria, vangata a
fondo; granifera, produttrice di molto grano; guasta,
quella lavorata quand' era ancora molle, sicché le
sementi non vengon avanti, massime il grano; ladina,
(cosi detta in Lombardia), quella resa arrendevole,
poco tenace, mediante acconcia preparazione di
creta e di silice; pascolativa, la terra a pascolo;
riposata, la terra nella quale non si è gettata se-
mente, per una o più stagioni, perchè riprenda
forze produttive; seminativa, lavorata con l'aratro o
con la vanga o con la zappa: seminativa irrigua,
se vi si può mandare l'acqua; mista a colture ar-
boree, arboreo-irrigua, ecc ; spolpata, esaurita dalla
soverchia coltivazione; zotica, intrattabile, di lavo-
razione molto difficile.
Agrumeto, frutteto, gelseto, uliveto, vigneto, terreno
coltivato ad agrumi, a piante da frutta, a gelsi, a
ulivi, a vite. - Albereta, albereto, terreno piantato
d'alberi, arborato. - Chiuso, spazio cinto di palizzata
ove tener raccolte le pecore in mandria ben serrata
perchè scaldino il terreno. Spazio d'un podere che
serve per ortaglia. -Fetta, porzione di terra, chela
vanga o l'aratro alza. - Fida, terreno venduto e as-
sicurato per pascolo del bestiame.
Fondo (terra, podere, campo e simile), bene sta-
bile qualunque ; fondo rustico , quello destinato
alla coltura; fondo amministrato direttamente, me-
diante affitto a denaro e a generi; foìido ammini-
strato enfìtèuticamente, mediante colonia parziaria.
- Dominante, il fondo al cui vantaggio è costituita
la servitù - Latifondo, fondo di considerevole esten-
sione e coltivato.
Maggesato, il terreno a cui si sono fatti i maggesi.
Maggese, terreno lasciato per qualche tempo in ri-
poso dalle sementi, svoltolandolo ogni tanto per dar-
gli aria, aiutare la decomposizione di vegetali, levar
le erbaccie, ecc. - Maggese completo, che dura un anno;
maggese semestrale, d' estate, d' autunno, invernale,
primaverile, secondo la stagione in cui è praticato.
Marcita, marcitoia, terra irrigata d' inverno per
avere sempre erba fresca. - Mazzolo, in maremma,
strisele seminative di terreno paludoso colmate per
salvarle dall'umidità e separate da fossoni. - Novale,
terreno nuovamente posto in coltivazione, dopo es-
sere rimasto incolto per molti <Lnni. - Piantonaia, pian-
tonanio, tratto di terreno, buono, umoroso, purificato,
tra il grasso e 1' asciutto, alquanto smosso e bene
esposto, atto per trapiantare dal semenzaio le piante
quando sono grandicelle.
Podere, possesso campestre che, generalmente, con-
siste in un corpo, di campi, prati, boschi, case, ecc.,
riuniti in una stessa proprietà e in una sola azienda
agraria. Fruttato, aggiunto di podere con alberi da
frutta, piantati tra i filari delle viti, o interposti ad
altre piante, o da soli occupanti un certo spazio.
Prediale, appartenente a podere; di tassa che col-
pisce un podere. Stare a podere, abitarvi per colti-
varlo. Fattoria, riunione di più poderi appartenenti
ad un solo proprietario. - Postime, terreno nel quale
sia piantata qualunque pianta si voglia.
Prateria, prato, superficie di terreno coperta di
erbe. - Presèlla, appezzamento di terreno, messo di
recente a coltura. - Saccata, terreno per un sacco a
seme. - Semenzaio, il luogo dove si seminano le
piante per le piantonaie.
Sopprassuolo, tutto ciò che vegeta e fruttifica so-
pra il suolo d' un podere. - Spianata di coltura,
distesa di terreno coltivato. - Spiazzo, spiazzata,
spazio lasciato vuoto d'alberi, in un bosco e simili.
- Staiòro, tanto terreno che vi si semini entro uno
staio di grano. - Strebiàccio, terreno sodo e incolto da
molto tempo. - Talleta, talleto, terreno piantato a talli
(la messa delle erbe quando sono per semenzire). -
Tenuta, considerevole estensione di terreno ripartito
in poderi o in boschi, sodaglie e simili: possedi-
mento, teniraento. - Terriciola, terra coltivabile o
paese. - Zolla, gleba (zollettina, zolletta, zollone),
fetta 0 pezzo di terra unito, che si smove con ar-
nesi agricoli, e si trova cosi anche alla superficie
dei campi lavorati.
Edifici agricoli, costruzioni e annessi.
Abbeveratoio, pila, vasca, gran vaso per lo più di
pietra, collocato presso il pozzo, ovvero sotto la
cannella della tromba, a uso di abbeverarvi il be-
stiame. - Guazzatoio, specie di grande abbeveratoio,
scavato in terra, fuori della casa rustica, affinchè i
cavalli, oltre il bere, si sguazzino. - Aia (V. questa
voce), spazio presso le case coloniche, fatto per
stendere, battere granaglie - Apiario, il luogo e il
complesso degli arnesi per l'allevamento dell' ape.
- Arca, luogo sotterraneo nel quale si conserva il
grano. - Buca, luogo sotterraneo da conservar grano
e altre biade; anche la buca dietro le case dei
contadini per i loro bisogni. - Canale o fosso di
ripresa, costruzione, opera per 1' irrigazione. -
Cantina (V. questa voce), luogo sotterraneo per
custodirvi il vino, tenere al fresco commestibili.
44
AGRICOLTURA
ecc. - Capanna, stanza rustica (o tettoia presso la
casa colonica) fatta di paglia, frasche, ecc., con ar-
matura di legno, o anche tutta di materiale, dove i
contadini ripongono lo strame per le bestie. Stanza
coperta di canne o di paglia, o anche fatta di le-
gname, dove si ricovera la più povera gente delle
campagne.
Casa colonica {poderale, ìnirale, rustica), quella di
abitazione del colono o del contadino : in essa sono
anche editici, o luoghi per tenere il bestiame
(stalla), riporre il fieno (fienile), le macchine e
gli arnesi agricoli. - Cascina, luogo destinato a ri-
coverare, nutrire e governare bestiame bovino,
specialmente vacche, con appositi locali {caseificio)
per depovi il latte, ridurlo in crema e fabbricarne
burro, formaggio, ecc. Neil' uso comune, ogni
casa rurale. - Chiàvica, costruzione in muratura o
in legno per l' irrigazione. - Colatore, il maggior
cavo di una bonificazione destinato a raccogliere
e trasportare in un dato recipiente le acque di
pioggia che, altrimenti ristagnando, recherebbero dan-
no all'agricoltura e all'igiene: collettore, raccoglitore.
- Collettore, cavo per i lavori di bonificazione. -
Concimaia, buca o luogo appartato presso la casa
del contadino, ove si raccoglie e si ammonta il con-
cime di mano in mano che si leva dalla stalla. -
Dogata, fossa di scolo o di scarico d'acqua, per lo
più allo scopo di asciugare terreni bassi, umidi,
acquitrinosi: scolatóio. - Drenaggio (dall'inglese),
sene di tubi per Virrigazione.
Fattoria, lo stanile nel quale risiede il fattore,
con annessi e connessi; /attoriona, grossa e ricca
fattoria; fattoriuccia, piccola o meschina fattoria. -
Formella, buca che si fa in terra per piantarvi gli
nlberi. - Fornelli, capannelli di frasche coperti di
teira a cui si dà fuoco nelle montagne per purgarle,
ingrassarle. Anche, rasiccia, - Forno, costruzione in
muro per la cottura del pane. - Fossa, buca sca-
vata nel tufo per rimetterci il grano.
Frantóio (V. questa voce), locale per la spremi-
tura degli ulivi e la fabbricazione dell'odio. - Gora,
canale di irrigazione. - Granaio, stanza o luogo
in cui si ripongono il grano e le altre biade. Dal
latino, orreo. - Impalancato, chiusura di panconi e
di assi, fatta in alcun luogo, per impedire che gli
animali vi passino. - Lattaia, nelle grandi cascine,
stanza a terreno nella quale si custodisce il latte
dal momento che si è munto fino al momento che
si spanna. - Letamaio, buca o luogo per ammon-
tarvi il letame.
Masseria, fattoria di più poderi e molto bestiame.
- Maceratoio, fossa piena di acqua nella quale si
mette a macerare la canapa, il lino, e simili. -
Moduli 0 bocche magistrali, edifici coi quali si mi-
sura l'acqua derivata per l'irrigazione. - Ovile,
piccola stalla per le pecore. - Pagliaio, massa
grande di paglia in covoni fatta a guisa di cu-
pola e nel mezzo sorretta da un grande stile. -
Partitori, edifici destinati a ripartire 1' acqua di ir-
rigazione, - Pescaiolo, sorta di fossetta praticata
nei terreni di poggio per salvare il fiore della
terra dalle acquate che lo porterebbero via. - Pin-
ciara, casa colonica, costruita con paglia e mota
secca, nella parte marittima della provmcia di Te-
ramo. - Pollaio, l'edificio fatto per dar ricetto ai
polli. - Porcile, la piccola stalla del maiale.
Possessione, villa a cui sono aggregati più poderi. -
Rattenuta, arginetto traverso nelle fosse per ratte-
nere la. terra buona o il sugo che si manda poi nei
campi. " Rimessa, locale per mettervi al riparo le
carrozze e altri veicoli. - Rosta, fossa a ventaglio, a
pie degli alberi per raccogliervi acqua o materiale
da ingrasso. Anche riparo di fittoni e rami sottili
fatti qaa e là per riparo delle castagne.
Scorticatoio, laboratorio dove vengon presi e
utilizzati all' agricoltura e all' industria gli animali
morti. - Seccatoio, luogo fatto per seccarvi frutti o
simili; luogo dove si pongono le castagne per pro-
sciugarle: metato. - Silo {silos), recipiente in mura-
tura per conservare le erbe fresche e le foglie. -
Stalla (V. questa voce), il ricovero del bestiame. -
Stufa, locale per l'allevamento del baco da seta,
essiccatoio per cereali. - Tinaia (V. questa voce), il
locale in cui si tengono i tini e gli altri arnesi per
fare il vino. - Trinciatoio, la stanza dov'è il trin-
ciaradici - Viottola, la stradicciuola che si fa per i
poderi con filari di viti o spalliere d'altra verzura,
da una parte e dall'altra.
Arnesi, veicoli, ecc., agricoli.
Noti utensili adoperati per l'agricoltura (e de-
scritti alle rispettive voci) sono : Varatro, il ba-
dile, Yerpice, la falce, la scare, il vaglio, la
vanga, la zappa. - Accetta, specie di scure, ma
più piccola, adoperata per tagliare di colpo i rami
grossi. - Ascia, strumento di ferro col manico di
legno, fatto come una zappa, ma più largo e più
corto. - Attrezzi, gli utensili, comprese le macchine,
che servono all'agricoltore per il lavoro dei campi
non solo, ma anche per l'immediata lavorazione dei
prodotti.
Bacchio, lungo bastone che serve per abbacchiare.
- Bidente, forca di ferro a due rebbi, con boccinolo
per inserirvi un lungo manico di legno. Se i rebbi
sono tre, dicesi tridente. - Bindolo, macchina con
ruote e timpano, intorno ai quali sono congegnati
piccoli bigonciuoli, che, girando le ruote, attìngono
acqua e poi la riversano. Serve ad annacquare
prati, orti, ecc. - Bùgnola, vaso formato per lo più
di cordoni di paglia, legati con vinchi o rovi, per
tenervi biade, crusca o altro.
Cannicci o cannicchiate, stuoie, cannucce legate
insieme, per lo più, con erba palustre (sala) o in
forma di un quadrato bislungo, sul quale si pon-
gono frutte ecf uva a seccare, e si allevano i ba-
chi. - Carriola, carretto con una ruota sola e due
braccia, trascinato a mano d'uomo. - Carro (V.
questa voce), veicolo trascinato da buoi o da ca-
valli, per trasportare erba, fieno, cereali, legna, ecc.
- Cesia, arnese a modo di gran paniere da tenervi
e da portarvi entro robe. Cesta alla campigiana,
specie di cesta da fattori. - Cicogna, ordigno (detto
anche altalena o mazzacavallo) usato nelle campa-
gne per trarre acqua da pozzi, cisterne e fosse pro-
fonde, costituito da un secchio che penzola dall'e-
stremità di una leva, posta a modo ai altalena. -
Civea, arnese, recipiente intessuto di vinchi. - Co-
lettocolo, specie di vaglio (V. più innanzi). - Cóltro,
una delle parti essenziali dell aratro.
Corbello, vaso tondo, più o meno grande, tessuto di
stecche di faggio, con fondo piano, usato per trasportare
erba. ecc. - Coreggiato, correggiato, verga con bat-
tente snodato, strumento più usitato per far sbuc-
ciare il grano dalla spica e dividerlo cosi dalla
paglia: consta di due bastoni, uno più lungo e
l'altro più corto, ambedue attaccati insieme me-
diante una piccola striscia di sugatto, detta gómbina.
L'asta del coreggiato dicesi manfano, manfanile. -
Vetta, il pezzo ael coreggiato che serve a battere.
AGRICOLTUKA
45
. Crivello, vaglio. - Cucchiaia, specie di gran rama-
olo che serve a levar l'olio dalle fondate.
Essiccatoio, meccsLnìsmo trasportabile usato per far
asciugare il grano, rendendolo cosi alimento più
sano.
talcione, grossa ronca fermata su una panca,
per trinciare il foraggio alle bestie. - hantoccio,
fagotto di cenci simulante un uomo, che i conta-
dini mettono ne' campi per far paura alle passere.
- Ferrareccie, nome collettivo che si dà ai vari ar-
nesi grossi di ferro usati dagli agricoltori (scure,
vanga, zappa, ecc.) - Fiocina, arnese fatto per rac-
cogliere le frutta senza montar sugli alberi e senza
farle cascare in terra. - Forca, arnese di legno,
ramo rimondo, lungo circa tre braccia, che in cima
si divide, naturalmente o per arte, in due, o tre
altri minori, mozzi, appuntati e leggermente curvi,
perché ritengano ciò che s'inforca, paglia, fieno o
altro {Inforcala, quanta roba si prende con la
forca in una volta). - Forca fi,enaia, quella per
prendere il fieno. - Forchetto, asta che abbia aue
rebbi in cima. - Forcone, arnese di stalla fatto co-
me una forca, ma coi rebbi di ferro. - Forconata,
colpo dato col forcone. Quanta roba si può pren-
dere col forcone in una volta. - Rebbi, le punte
(di ferro o di legno) della forca, del forchetto, del
forchettone, ecc. - Frullone, arnese per cernere la
crusca dalla farina. - Garba, specie di vaglio. -
Graccia, strumento per lavorare la vite.
Macina o macine, nome collettivo di due grossi
e larghi dischi di pietra, uno sovrapposto all'al-
tro, 1 inferiore fermo, il superiore girevole: fram-
mezzo ad essi viene macinato il grano o altra
biada. - Maglio, pestone. Maglio a zappa, specie di
martello col quale si batte sulta parte grossa dei
cunei perchè entrino nei ceppi da spaccare. - Marra,
specie di zappa, strumento col quale in settembre
si mette la terra a seme. Sue parti : il taglio, che é
la parte tagliente del pezzo metallico, e Vocchio, la
parte forata del pezzo metallico in cui s'infila il
bastone. - Marrancio, bastone con in cima due
punte di ferro piegate come due corni: serve a pe-
lare, cioè a tirar giù la paglia e il fieno dal pa-
gliaio. - Marrone, specie di marra, ma più stretto e
più lungo. - Mastello, specie di bigonciuolo di le-
gno, con manico : vi si munge il latte. - Mazzola
da terra, arnese per schiacciare le zolle. - Mescino,
specie di secchio di legno raccomandato a una per-
tica, usato per levare dalle conserve il concime li-
quido. - Mestola, strumento per battere le piote del
campo.
Orecchia, utensile elementare di tutti gli strumenti
che devono restituire le zolle di terra sopra la
terra medesima.
Pala, arnese di ferro o di legno, di varie mate-
rie, allargato in cima e con lungo manico: serve a
prendere e tramutare minute cose. - Pala di ferro,
il badile. - Pennatella, pennato, istrumenti per po-
tare la vite, usato anche per tagliare rami grossi,
pulire siepi, ecc. : sono coltelli grandi e ricurvi al-
l'estremità, taglienti nella parte concava, con un
gancino nel manico per attaccarli alla cintola. Loro
parti : il manico, la costola, la penna, la cresta. -
Pestone, maglio, grosso cilindro di legno che nelle
parti di sopra ha fisse, in faccia l'una all'altra, due
mazze o cavigli e che serve per assodare e per
correggere a colpi le aie sterrate. - Piantatoio,
sorta 5i grosso cavicchio che fa un buco in terra
e lascia cadere il seme nello stesso tempo. - Pic-
cone, strumento rusticale in forma di zappa, ma più
grosso e col ferro lungo ed appuntato (picconata,
colpo di piccone). - Piolo, cavicchio per bucare il
terreno e far seminagioni o piantagioni. - Potatoio,
potaiòlo, róncola: strumento di ferro a uso di
potare.
Raffio (graffio, raspo), sorta di tridente, coi
rebbi ripiegati a squadra, per sfaldare le masse di
letame, cavar le vinacce dallo sportello del vino,
ecc. - Rampino, arnese da sbronconare. - Raschia-
toio, arnese di ferro per raschiar le aie e i viali
quando si voglion pulire dalle erbacce. - Raspa, ra-
spo, il raffio. Raspino, piccola raspa. - Rastellina,
piccolo rastrello di ferro o di legno, usato per rac-
cogliere foglie 0 fieno nelle selve. - Rastrello, ar-
nese con lungo manico e regolo traverso, con denti
verticali, usato per tirar via sassi, separarli da una
terra smossa, agguagliare il terreno, coprir la se-
mente, raccattar fieno o simili. - Rovagliatore, ordi-
gno simile all'aratro : passando entro il solco aperto
trae su la terra vergine. - Rigatore, arnese simile a
un gran rastrello, per rigare il terreno a scopo di
piantagioni. - Rillo, specie di erpice, ma senza denti.
Ronchi, strumenti di ferro ritorto a guisa di falci
e con manico di legno, ad uso di potare: ronca,
róncola (ferro adunco come il pennato, ma senza la
penna a tergo), ranchetto, róncolo, ronchio, ronchione.
La lama della róncola. - Roncone, istrumento di
ferro maggiore della ronca e senza asta. - Rullo, o
ròtolo, cilindro di legno duro e pesante, di pietra
0 ferraccia, attraversato da un asse di ferro girante
dentro l'estremità di due pezzi di legno, congiunti
per via di due traverse, che si fa condurre da ani-
mali sopra terre lavorate o seminate di recente, per
rompere le zolle o assodare il terreno. - Ruspa, ar-
nese per trasportare terra nei campi da livellare o
colmare, tirato da bovi, simile a una cassetta da
spazzatura: aratro-ruspa.
Sarchio, sorta di zappetto, anche forcuto da una
parte, per smuovere la terra intorno alle piante
(perchè piglino aria le barbe), ecc. - Scarificatore,
insieme di più coltri. - Seminatore, seminatoio, ar-
nese per spargere la semente a distanze eguali. -
Sgorbia, arnese che da una parte e dall'altra ha il
taglio a lunetta e serve a levare il legno cariato
dagli alberi. - Sgorbietla, piccola sgorbia. - Spianar
poggi, arnese che serve da aratro e da ruspa. -
Spianuccio, strumento usato per pianare, fatto quasi
come l'erpice, ma senza denti e molto più stretto,
con due sole traverse invece di tre. - Spolverino,
polverino, arnese per pulire il grano dalla polvere.
- Staccio, tessuto di crine, di seta, ecc., fisso in
mezzo a due cerchi rientranti di un legno pie-
ghevole: serve a passare la farina e altre cose. -
Stella, rotolo la cui circonferenza è armata di punte
di ferro o di legno : lo si fa passare sui campi la-
vorati per frangerne le glebe prima della semina. -
Strascino, erpice fatto di fascine.
Tagliazolle, istrumento che serve a tagliare la co-
tica erbosa de' prati. - Tondello, rocchio di paglia
che si mette alla bigoncia perchè non versi. - Trar
moggia, vasello del macinino dove via via si met-
ton i chicchi da macinare. - Trapiantoio, specie di
zappa ricurva per levare dal terreno le piantine
piccole senza danneggiarle nelle radici. - Trebbia,
arnese usato per battere il grano sull'aia. - Treggia,
veicolo intessuto di vimini e senza ruote, trascinato
da buoi : serve per luoghi nei quali sarebbe impos-
sibile passare con veicoli a ruote. Treggiata, tutto
ciò che strascina in una volta la treggia. - Tre-
spolo, arnese fatto di tre pali piantati in terra e
46
AGRICOLTURA
rumiti in alto a cui si sospende il vaglio mediante
tre corde riunite in una. - Tribbio, arnese per trib-
biare 0 trebbiare, cioè battere il grano. - Tridente,
forcone, strumento a forma di una forchetta a tre
rebbi, cioè denti. - Trinciapaglia, falcione. • Trivella
gallica o modenese, speciale succhiello col quale si
effettuano le terebrazioni ne! terreno, allo scopo di
esaminarne le qualità. - Trogolo, truogolo, vaso di
pietra o di muraglia, per lo più quadrangolare, che
serve a tenervi entro il mangiare pei polli, pei
maiali, anche per tenerci acqua.
Vaglio, utensile di vetrici, di pelle o di latta,
adoperato per scuotere e far saltare il grano.
- Coletto, colo, specie di vaglio per nettare il grano.
• Vassoia, specie di gran vassoio, per lo più di le-
gno, fatto come una finestra a tramoggia, usato per
ventolare le granaglie o le castagne secche ; altrove
lo si usa per il cacao. Vassoiare, il pulire con la
vassoia. - Ventilabro, vaglio. - Vergone, panione. -
Vòmere, parte deiVaratro. - Zappone, zappona,
sorta di zappa grossa, col ferro più lungo e più
stretto.
Per le diverse misure (lineari, di capacità, ecc.)
adoperate dagli agricoltori, veggasi a misura. Per
gli arnesi e pei metodi di misurare la terra, vedere
ad agrimensura.
Macchine agricole. — Sono parecchie, e il sem-
plice loro nome indica, per lo più, 1' uso a cui ser-
vono. Cosi Yaratro a vapore, il voltafieno, il trin-
ciaforaggi, il cuociforaggi, lo schiacciagrani, il ra-
strello meccanico, ecc. - Attorcigliatore, V organo delle
macchine agricole, destinate alla mietitura e alla in-
coronatura, che serve ad attorcigliare il filo intorno
al covone. - Centrifuga, nome di varie macchine
(a forza centrifuga), utilizzate come ventilatori del
grano, per rinnovare l'aria, per inalzare l'acqua. -
Estirpatore, macchina per strappare le male erbe,
tagliandole alle radici. - Falciatrice, macchina, ora
per lo più a vapore, che fa l'ufficio del falciare,
ossia tagliare le erbe da foraggio e i cereali.
Locomobile, macchina agricola a vapore, che al
bisogno si può cambiare di posto e applicare
quindi a una quantità di operazioni diverse. Si
compone di un cilindro, nel quale il pistone è messo
in movimento dal vapore che fornisce la caldaia.
Per mezzo di un albero e di una manovella, il pi-
stone imprime un movimento rotatorio all'albero
orizzontale, che è collocato attraverso la macchina
e fa girare una larga ruota, con un volante che vi
è fissato. Una coreggia, che si aggira intorno al vo-
lante, e si adatta alla macchina agricola che si vuol
far lavorare, eseguisce con la percussione lo sgror
namento (se applicata a battere il grano), fa mano-
vrare le pompe idrauliche (se trattasi di prosciu-
gamento) 0 esercita forza di trazione (se attaccata ad
un verricello che trascina l'aratro).
Macchina per drenaggio, specie di aratro senza
orecchie. - Mietitrice, macchina per segare in grande
le biade. - Raccattafieno, specie di rastrello mec-
canico a cavalli per ravviare il fieno d'in sul prato.
Seminatrice, macchina che serve a spargere la
semente a distanze eguali e a una determinata
profondità. - Sgranatrice, sgranatore, macchina per
cavare i chicchi dal guscio, dal torsolo, dalla spiga.
- Spandiconcime, per distribuire equamente il con-
cime al terreno.- Spandifieno, macchina per disten-
dere l'erba e il fieno ad asciugare, a prendere aria
e luce. - Svecciatoio, macchina per separare il grano
dalle materie eterogenee e per scegliere i grani più
gros.*a da seminare.
Trebbiatojo, trebbiatrice, macchina per battere
grano, riso, e simili : trebbiatore. È messa in azione
da un motore a vapore o elettrico. - Trinciapa-
glia, meccanismo per tagliare rapidamente la paglia
e altro. - Ventilatore: sostituisce l' antico vaglio
col beneficio di una graiide economia di lavoro.
- Zappa a cavallo, zappa meccanicamente congegna-
ta e trascinata da un cavallo.
Lavori agricoli.
Abbarcare, ammassare covoni, fieno ed altro.
Abbicare, fare le biche dell' erba, del grano, del
fieno; accovonare, far covoni. - Abbonire, render
produttivo, fertile un terreno (abbonito). - Addeb-
biamento, o debbio, l'abbruciatura delle cótiche er-
bose fatta in autunno, lasciandole sul posto tutto
l'inverno: addebbiare (addebbiato), fare il debbio. -
Addolcire la terra, renderla più lavorabile. - Addo-
mesticare un terreno, renderlo meglio atto alla col-
tivazione: es., « era un pruneto ; l'ha addomesticato
a vigna». - Affaticare un terreno, smagrirlo, intri-
stirlo. - Affinare la terra, renderla fina con molte
arature. - Affossare, fare fosse per piantagioni,
scolo delle acque. - Aggrottare, fare il ciglione in un
campo. - Alberare, piantar alberi in un terreno
{alberato). - Ammannare (ammannato), far manna e
mannelli di biade.
Ammendare, ammendamento, lavoro che si fa per mi-
gliorare un terreno, mescolandolo con altri o fornen-
dogli concimi animali o chimici. - Ammendamenti chi-
mici: mezzi che tendono a correggere la composi-
zione delle sostanze necessarie allo sviluppo clelle
piante. - Ammendamenti meccanici, tutte le opera-
zioni atte a correggere le proprietà fisiche del
suolo ed a promuovere l'azione degli agenti panifi-
catori. — Ammulinare, del grano quando lo si batte
e si separa dalla pula. - Annoccare, piegare uno
stelo 0 un tralcio (come si fa con la nocca delle
dita) per trapiantarlo. - Appoderare, ridurre a po-
dere un terreno. - Appratire, ridurre a jìrato il
terreno, quando, avendo messo bene, verdeggia. -
Appresellare, ridurre un terreno in presella, in ap-
pezzamenti - Approdare, fare i ciglioni in un cam-
po. - Arare, aratura, il lavoro più importante,
fatto con r aratro, esponendo al sole i grossi
massi di terra. - Arricchire, migliorare un terreno.
- Assolcare, fare solchi con 1' aratro. - Attaccatura,
l'opra d'un contadino fatta coi bovi. - Atterramento,
l'operazione di abbattere gli alberi d' alto fusto.
Avvicendamento, o rotazione, operazione fatta per
alternare le piante nel terreno allo scopo di utiliz-
zare nel raccolto successivo i detriti di una prece-
dente coltivazione, e per far riposare il terreno:
rota, ruota, rota agraria, vicenda.
Battitura, V operazione del battere le biade ed
anche il tempo in cui si battono. - Bonificare, fer-
tilizzare il terreno per mezzo della coltura e dei
lavori idraulici: lavoro di bonifica. -Brillare, brillar
tare, lo spogliare dei guscio il riso, il miglio e
altre biade. - Brucare, levare foglie fresche dagli
alberi nell'estate, per farne pasto alle bestie.
Calcinare, spargere calce sui terreni per miglio-
rarli 0 correggerli. - Ciglionare, munire di ciglioni
un campo, - Colmare le campagne, alzarle intro-
ducendovi le acque torbide dei fiumi, perchè vi
depongano. - Coltivare, coltivazione, l' esercitare 1' a-
gricoltura, lavorare il terreno e farlo fruttare, ren-
dendolo coltivato. - Coltivazione a terrazzino: nelle
colline alte, per sostenere il terreno. - Cultura in-
AGRICOLTURA
47
tensiva, modo di coltivazione per cui si trae da
una data misura di terra il magt;iur profitto; grande
coltura, la coltivazione dei latit'ondi fatta dal pa-
drone, da sé, coir aiuto di grandi macchine o del
vapore, contrapp. di mezzeria o colonia; media coL
<Mra, fetta per mezzo dell'uomo e delle macchine;
piccola altura, dell' uomo solo, come negli orti,
nei piccoli poderi.
Coltrare: dicesi del lavorare il terreno col col-
tro (V. aratro). - Concimare, concimazione, X o-
perazione dello spargere il concime, arricchendo
il terreno dei sali nutritivi. - Costeggiare, il muove-
re nuovamente la terra con l' aratro dopo l' er-
picatura.
Dilollare, separare la lolla dal grano. - Diradare
il grano, pulirlo dalla zizzania. - Dissaldare, rom-
pere terreni e lavorarli {Dissodamento, dissodati)). -
- Diveltare, zappare molto a fondo un terreno, a
striscia o a fosse, là dove si vogliono fare pianta-
gioni. - Divelto, il lavoro del diveltare, e il terreno
diveltato.
Emendare, emendamento, il modificare gli elementi
in un terreno per migliorarlo. - Drenaggio (dal-
l'ingl..), fognatura, lavoro consistente nell' aprire
fosse larghe e profonde, collocando in esse dei tubi
pertugiati a fori di terracotta, nei quali penetra
l'acqua del suolo, la quale, in tal modo, viene con-
dotta fuori dal campo. - Erpicare, il passare e ri-
passare dell'erpice sul terreno già solcato dall' ara-
tro per appianarlo. - Estenuare un terreno, sottoporlo
a una coltura che ne esaurisce le forze produttive.
- Estirpare, estirpatura, lo strappare le male erbe,
prima della seminagione.
halciare, tagliare il fieno, o 1' erba con la falce. -
Falciatura, l'atto e anche il tempo del falciare. .
har caloria, seminare a biade un terreno vecchieto:
le biade, invece di sgrassare, ossia indebolire il
terreno, gli danno forza. Noveto, dicesi il terreno
così rinforzato. - Fare erba, raccoglierla, tagliarla
per darla alle bestie. - l'are il solletico alla terra,
lavorarla superficialmente. - Far le vangate, lavoro
di vangatura fatto al podere d'un colono amico o
d'un vicino. - har l'apparato, cioè un inviluppo per
coprir dall'aria le piaghe degli alberi. - tar mon-
darella, sarchiare una seconda volta il grano nell'a-
prile o nel maggio per mondarlo dell'erbacce. - Fer-
tilizzare, render fertile un terreno. - Fondare o
imporre il seme, ricoprire il seme sparso nei solchi
con la terra che gli orecchi del fondatolo gli get-
tano addosso. - Fossare, fare delle fosse per pianta-
gioni, per scoli. - Fare, dare le fumate, scorrere con
paglia 0 fascine accese per impedire la brinata:
anche bruciare paglia o s m. nelle bigattiere per
rinnovare 1' aria o riscaldare. - Grufolare la terra,
zapparla debolmente.
Inaiare, mettere il grano suU' aia per batterlo.
- Incinerare, incinerazione, governo fatto con la
cenere e il calore di rol)a bruciata sul campo. -
Infrascare, infrascatwa, il mettere frasche a sostegno
di piante gracili. - Ingentilire un terreno con la col-
tura, metterlo in condizione di dare prodotti mi-
gliori. - Innestare, fare 1 innesto t congiungere
massa o buccia d'una pianta in altra, percnè le si
alligni. - Inquartare, inquartazione, l'arare e seminare
un campo per la quarta volta. Anche rinquartare.
■ Intasare la fogne, riempirle, sicché alla materia che
in essa scorre resti chiuso il passaggio. - Interrare
un campo, mettervi nuova terra. - Interzare, di avvi-
cendamenti che si rinnovano ogni tre volte ima. -
Irrigare, provvedere all' irrigazione, ossia man-
dare ai terreni l'acqua in appositi canaletti o fossi,
per la relativa coltura. Irriguo, che irriga. - LavO'
ratura, il lavorare il terreno non ancora seminato.
Macerare, macerazione, trattamento che si fa alla
canapa, al lino e altre piante tessili, tenendole in
acqua, raccolta nel maceratoio, perché si addol-
ciscano e diventino più trattabili. - Maggesare; lare
i maggesi, zappare o vangare nel maggio terreni che
si erano lasciati riposare. - Marnare, somministrare
la marna (miscela di calce o di argilla, con aggiunta
di sabbia, ferro, magnesia, potassa, soda, ecc.) a un
tefì-eno per correggerlo. Marnatura, l'effetto e anche il
tempo dell'operazione ; marnazione, l'azione del mar-
nare. - Mettere a erba (più comun.,o fieno o a prato),
di terreni ove si lascia venir l'erba o ci si semma per
pascolo. - Mettere a fieno, di campi o altre terre,
non seminarci ; farle fruttare col fieno. - Mettere un
campo a grano, a frumentone, ecc., coltivarlo in quel
genere.
Mietere, falciare, tagliare le biade alla metà dell'al-
tezza 0 poco sotto la spiga; mietitura, l'operazione
e il tempo: anche la raccolta, la «tesse. - Mg' Koria,
lavoro 0 complesso di lavori che rendono migliori
le condizioni d'un podere e maggiori quindi i suoi
prodotti. - Minutare, fare i solchi serrati e addossati
bene uno all'altro. - Mondare, mondamento, il ripu-
lire terreno e vegetali dalle sostanze eterogènee, o
dalle erbe nocive: detto particolarmente del riso.
Mondatura, l'azione e il tempo di questa.
Pettinare la terra, tritarla e pulirla bene dalla
zizzania.
Piantare, fare la piantagione, ossia, porre entro
alla terra i primi rampolli, o ramoscelli di pianta
o albero già cresciuto, perchè vi barbichino, ger-
moglino e fruttifichino. Trapiantare, sbaj-bare una
pianta da un luogo per piantarla in un altro. Di-
verse maniere per piantare: a gruccia, a buche, a
formelle, a fossa, a filari, a file, a ricamo ; in terzo,
in triangolo; a vite, a vigna, a siepe, a boschetto. •
Piantagione, l'atto del piantare e anche la quantità
di alberi piantati in un luogo. - Piantatura, il tempo
della piantagione. - Piantimi, varie sorte di pian-
tagioni.
Piantonare, trapiantare i piantoni da un pianto-
naio all' altro. - Piotare, piotatura, il coprire di piota
( zolla di terra con l' erba). - Potare (V. questa voce),
potatura, il tagliare alle piante i rami superflui o
nocivi: potagione. - Presa, modo, a campetti, di
spianeggiar la terra coltivabile in poggio, o a sparti-
menti quadri e regolari di terra coltivabile in piano.
- Propagare, propagazione, il moltiplicare le piante
per via di generazione e di coltura. - Propagginare,
sotterrare a propaggine margotto, ramo, tralcio, che
si piega dalla sua pianta, senza romperlo, e si sot-
terra perchè ributti. - Propaggine a lacciolo, quella
che si fa spogliando tutte le gemme, meno una. -
Ricoricare, voce meno comune, significa pure pro-
pagginare. - Puntare la fetta, dare due o tre tadi
alla fetta di terra con la punta della vanga per di-
viderla e perfezionare il lavoro.
Quarteria, sistema di rotazione agraria: un anno
a sementa e tre a sodo. - Quinteria, \ avvicendarsi
d'una cintura o semente ogni cinque anni.
Rasicela, lavoro che consiste nello sbucciare il
terreno duro, ammontare degli sterpi, ricoprirli con
quel terreno, bruciarli (sinché il terreno còcia e in-
grassi), spargerò e seminare. - Rastellinare, adope-
rare la rastellina. - Rastrellare, rastrellatura, il rac-
cogliere fieno 0 altro col rastrello: rastremare, rar
stremazione. - Rastrellata, quanta roba si piglia col
48
AGRICOLTURA
rastrello. - Ravagliare, mettere alla superficie la
terra vergine dopo Taratura. - Ribàttere, affinare il
taglio degli istrumenti rurali (ribattuta, ribattitura).
- Ricolmare le campagne, ripete colmare. - Rifossare
il podere, aprire altre fosse in un terreno vitato. -
Rimazzolare, battere e scotere il grano col mazzolo.
- Rincalzare, rammontare la terra intorno agli steli
delle piante coltivate, perchè si rafforzino e mettano
meglio. - Ringiovanire, ricominciare la cultura del
prato dopo averlo disfatto e adoperato per altre
culture. - Ringranare, far succedere senza riposo un
cereale a un altro nel medesimo campo. - Rinsani-
care, rinsanichire, liberare un terreno dalle erbe no-
cive che lo infestano. - Rinselrare, far ritornare
selva.
Rinterrare, colmare di terra un fondo semi-
nabile (rinterramento, rinterrato, rinterro). - Ripia-
nare, rimettere in piano per mezzo delle marre e
dei rastrelli il terreno smosso dall' aratro - Rischia-
rare, diradare potando. - Ristoppiare, lo stesso che
ringranare (ristoppia, ristoppio). - Rivangare, ri-
petere il lavoro della vanga, - Rompere, smuovere
la terra arando, vangando, zappando. - Roncare,
roncatura, il recidere con uno zappetto le erbe inu-
tili al piede delle piante. - Rovesciare, mettere sot-
tosopra le zolle con la vanga. - Rullare, sminuzzare
col rullo dentato un terreno zolloso, o comprimerne
uno troppo sciolto col rullo senza denti. - Ruspare,
trasportar terra con la ruspa.
Sarchiare, zappettare e col sarchio pulire le se-
menti (grano, fave, ceci, patate, ecc.) dalle erbe sel-
vatiche (sarchiamento, sarchiazione). - Sarchiata, il
sarchiare una volta. - Sarchiatura, V operazione, il
tempo, i! costo {pungente, nelle Puglie, si chiama
la sarchiatura che si fa in marzo) - Sarchiellare,
sarchiare piuttosto leggermente. - Sbicare, disfare
le biche.
Sbronconare, ripulire il terreno dai bronconi, cioè
dai grossi sterpi. - Scarificare, rompere la cotica del
suolo dopo il taglio del grano, per renderla soffice,
fresca e facile ad arare. - Scassare, zappare molto a
fondo; scasso da viti, da ulivi, da gelsi; scasso reale
0 andante, a forza di fosse consecutive; scasso a
fossa aperta o chiusa, lasciando la terra levata espo-
sta alle intemperie, o no. - Sconocchiare, sgranellare
le pannocchie del granturco. - Scotennare, lavoro
che si fa abbruciando le erbe e le stoppie che co-
prono il campo; ha per elfetto di far deporre le
ceneri sul suolo e quindi di restituirgli degli alcali.
- Segare, mietere il grano, tagliare l' erba. - Selezione,
la scelta fatta dei riproduttori di specie domestiche,
vegetali o animali, olfrenti qualità riconosciute mi-
gliori, e ciò allo scopo di ottenere, per evoluzione
ereditaria, uno sviluppo ancora superiore. - Setni-
nare, gettare il seme alla terra.
Sfienare, pulire i covoni dal fieno. - Sjittonare, ster-
pare i littoni nel divellere la terra, per ripulirla da
tutto ciò che può nuocere alle arature: scassare,
divediare. - Sgranare, cavare il grano dalla buccia
e i legumi dal guscio (sgranamento, sgranatura):
sgranare a correggiato, a lama, a macchina, a mano.
- Smarra re, ripulire le ceppaie con la marra, levando
il marcio o morto. - Solcare, far solchi con 1' ara-
tro. - Solcheggiare, far solchi e fondi. - Soleggiare,
porre il grano o qualsiasi altra cosa al sole, per
asciugarlo.
Sovesciare, far sovescio, cioè l' operazione con-
sistente nel sotterrare alcune piante (dette legumi-
nose) che migliorino il suolo, come il trifoglio, l'erba
medica, la lupinella, ecc.: la terra viene in tal
modo ingrassata e mantenuta soffice. Le piante de-
vono essere sovesciate appena giunte alla fioritura. -
Spalare, togliere i pali che sostengono i frutti. -
Spianare, ridurre in piano, nei poderi^di terra sciolta
e sottile, i lembi o spigoli alzati dall' aratro nella
costeggiatura. - Spigolare, raccogliere le spighe o al-
tro rimasto nel campo. - Statare, lasciar stagionare
la terra tra un' aratura e l' altra perchè prenda
aria.
Terzeria, in Sicilia, rotazione agraria che si fa
alternando il grano con due riposi. -^Tirare il grano,
V orzo, il farro : mondarlo. - Trapiantare, togliere
un vegetale, munito della massima parte delle ra-
dici, dal posto ove si trova e trasportarlo in altro
luogo. - Trebbiare, tribbiare, battere il a;rano con la
trebbia o col coreggiato, o farlo pestare (ìai cavalli o
sim. Ora, per lo più, si trebbia con apposita mac-
china (trebbiatrice). - Trebbiatura, V azione e il
tempo. - Trinciare la foglia, la paglia, le rape, i ra-
dicchi, tagliuzzarli minutamente.
Vagliare, vagliatura, il pulire col vaglio il grano,
i ceci, le lenti, l'avena, - Vagliatura, il vagliare, la
mondiglia vagliata e la spesa. - Vangare, lavorare
la terra con la vanga : frugare la terra, scavare in
terra. - Ventolare, ventilare, agitare grano, castagne,
ecc., per spogliare il frutto dall' involucro. - Vigliare,
separare i vigliacci, cioè le spighe sfuggite alla bat-
titura. Vigliatura, l'azione - Zappare, lavorare il
terreno con la zappa. - Zappettai^, lavorare la terra
leggermente o con piccole zappe. - Zapponare, la-
vorarla con lo zappone.
Prodotti agricoli e voci relative.
Molteplici sono i prodotti agricoli e, in prima li-
nea, figurano le biade, ossia i cereali, e cioè : il friu-
niento (di varie specie), la set/ala, V orzo, V a-
vena, il riso, il granturco o formentone, il mi-
glio, il sorgo, il panico, il grano saraceno. Si
hanno poi: civaie, nome generico d'ogni legume, e
le radici alimentari : la 2>(^f(ita, la barbabietola,
la carota, la rapa, il finocchio, la cijìolla,
V aglio, la cicoria e altri vegetali citati in oi'to.
-Piante oleose, che danno grani o chicchi, dai
quali si estrae olio, e sono : l' olivo, il sesamo,
il lino, il ravizzone, V alisso. Piante tintorie,
utilizzate cioè nella tintoria: la robbia, il guado,
V indaco, lo. zafferano bastardo. Piante tessili
industriali, ossia quelle che forniscono fibre per far
tele, panni, o per altre industrie, e sono : la canapa
e il lino già detto, specie principali ; il somniacco,
usato dal conciatore di pelli, ecc. - Piante fo-
raggere, che forniscono un buon alimento al be-
stiame e servono di sovescio per migliorare il ter
reno: comprendono ogni sostanza d' origine vegetale
destinata alla nutrizione degli animali, quindi le
erbe, le piante graminacee, le leguminose,
le crocifere e vegetali d' altre famiglie. Infine, le
radici-foraggi, ossia ogni foraggio carnoso. - Piante
fruttifere, ricca schiera di alberi che forniscono ogni
sorta di frutta da tavola : il ciliegio, il fico, il
melo, il pero, il pesco, il prugno, il susino,
la vite, il gelso, che dà la foglia per 1' alimenta-
zione del baco da seta. Importante anche il ta-
bacco. - Piante industriali: le oleose, le tessili, le tin-
torie, più la canna comune, la canna da zucchero.
Altri notevoli rami dell' agricoltura sono l' al-
levamento del bestiame, che compie il triplice
ufficio di prestare lavoro, fornire concime e dare
il latte per la produzione del burro, del /©»•-
AGRICOLTUnA
AGRUIENSUUA
49
winggiOf dello stracchino, ecc.; 1' ailevamcnlo
4e\\' ape e l'arboricoltura, cioè la coltivazione
delle piante da frutto e di quelle ornamentali. -
Alidore, inaridimento delle piante. • Allettare, di
biade, abbattersi e cadere a terra ; abbattere o far
cadere a terra.
Bica, mucchio di erba, di fieno, di arano in forma
circolare. - Comignolo, il rialto della bica del grano
ricadente da più parti. - Covone, ciascuno dei fasci
di grano o di fieno, dopo falciati : manna, man-
nelio. - Derrate, le sostanze vegetali per alimenti ;
tutto ciò che si ricava dalle possessioni, dai po-
deri; i prodotti del suolo in natura. - Erba, Quella
che nasce senza coltura o che si semina per le be-
stie. - Erba nastro, erba a strisce, usata per fare i
mazzi. • Fare, il modo di produzione del terreno
(Quesf anno il grano ha fatto bene). - Far lo stocco,
lo spijjhire o fallire delle biade.
Ferrano, miscuglio d' alcune biade seminate per
mietersi in erba e^ pasturare il bestiame. - Fruttato,
rendita di terreno. - Frutti naturali, quelli che pro-
vengono direttamente dalla terra, come le biade, il
fieno, la legna, il vino, ecc. - Maggese, di alcuni
prodotti di maggio.
Mèsse (V. questa voce), la raccolta delle biade,
specialmente del grano. Mietitura, le biade stesse
ancora da mietere. - Primizie, i primi frutti della
raccolta dell'anno d'una terra dissodata di fresco, di
un albero novello: dicesi anche dei primi parti
degli animali.
Prodotto, quanto si ricava dall'agricoltura. - Pro-
vare, della pianta che vien bene.
Raccòlta, raccòlto, ricòlto, lo scopo di ogni colti-
vazione, il risultato, il frutto dei lavori agricoli:
ricolta. Raccattare, far raccolta. - Prime raccolte, i
cereali d'inverno, specie il grano; seconde raccolte,
quanto si semina dopo il grano. Fallire il raccolto,
non corrispondere alle speranze. - Invidioso, detto
di raccolto, scarso per alcuni e abbondante per
altri. - Annata scarsa, di poco raccolto. - La campagna
promette bene, promette poco, parlandosi di quel che
può rendere. La campagna trionfa, è lussureggiante,
promette rendere molto.
Spiga, la piccola pannocchia nella quale sono
racchiusi, come in cellette, i chicchi del grano,
dell'orzo e d'altri cereali. - Spicxdato, della spiga
composta di più spighette. - Vigliaccio, dicesi delle
spighe sfuggite alla battitura. - Stoppia, la jìaglia
che rimane' nel campo, dopo segate le biade. Nel-
l'Italia meridionale, nocchiarica. - Strame, la paglia
bassa ririiasta sul campo, falcialo il grano, risegata
per foraggio. 1 foraggi in genere. - Tallo, la messa
delle erbe, quando sono per semenzire.
Massime b proverbi.
A Natale mezzo pane, a Pasqua mezzo vino (si-
gnifica che il contadino deve provvedere perchè
abbia in casa a Natale la metà del pane necessario
all'uso comune e a Pa«qua mezzo vino, per iinmi-
nenii faccende). Nello slesso senso dicesi: a mezzo
gennaio, mezzo pane e mezzo pagliaio. - Anno ghian'
doso, anno oincheroso: molte ghiande, annata cattiva.
- Anno nevoso, anno fruttuoso, abbondante di rac-
colto. • A San Martino meglio il grano al campo
che al mulino. - .4 San Simone colla pertica e col
bastone, le castagne cascano. - Chi affitta sconficca,
sugli affitti le terre non ci guadagnano. - Chi non
suga non sega, chi non bonifica il terreno ne ri-
cava poco. - Chi semina con l'acqua raccoglie col
.Premoli. — Vocabolario Nomenclalore.
paniere, magra raccolta. -- Chi semina nella pblnrr^
(a tempo asciutto) faccia i granai di rovere, [)tìf
la ^ran raccolta.
Fango di maggio, spighe d'agosto. - Gennaio poi-
veniio empie il granaio - Gennaio ingenera, febbraio
intènera, marzo indmccia, nprile sboccia. - Gennaio
secco, villano ricco. - So gennaio sta in camicia,
marzo scoppia dalle risa, nev(! in gennaio, annata
buona. - Giugno la falce in pngno (per mietere), e,
se non è in pugno bene, luglio ne viene (in luglio è
lardi per segare il grano). - Gran fecondità non
viene a maturità.
Il caldo dì settembre toglie e non rende, perchè le
frutta vogliono acqua e sole. - La vanga ha la
punta d'oro, la zappa d' argento, V aratro di ferro,
relativamente all' efietto utile di questi arnesi. -
Lavora o abborraccia, ma sémina finché non diavria.
- 0 molle 0 asciutto, per San Luca (18 ott.) semina
tutto. ' Le sono terras dèi: a seminar otto, ci si
raccoglie sei: di terre che non rendono.
Maggio giardinaio non empie il granaio, le piogge
che fanno crescere i fiori non giovano al grano. -
Maggio molle. Un per le donne: l'acqua di maggio
giova al lino, non al grano. - Maggio ortolano, molta
paglia e poco grano.
Quando il grano è nei campi, è di Dio e de'
santi, alla ventura. - Quando il mandorlo non fmttii,
la semente si perde tutta. - Quando marzo va serro,
il grano fa cesto e il vin capecchio. • Quando ven to-
tano il grano con la vassoia, i chicchi rimangono, $
la loppa parie: si ha buon raccolto.
Sbarbato l'albero, terreno sgombro. - Secca anna'a
non è affannata: la produzione non difetta. - ^>
marzo non marzeggia, giugno non festeggia. - Sotto
la neve pane, sotto l' acqua fame, la molta pioggia
invernale rovina la semente, la neve la aiuta. •
Terra bianca, presto stanca.
Agrifoglio. Arboscello spinoso, sempre verde:
dal frutto si ritrae un energico purgante.
Agrimensore. Chi conosce ed esercita l' agri-
mensura: geòmetra, perito. - Perticatore, l'aiutante
dell'agrimensore: la persona che tien ritte le bifie
e con pertica fa l' immediato misuramento lineare
di terreno o d' altro, in aiuto dell' agrimensore. -
Canneggiatore, colui che con la canna dà opera al
[nisuramento lineare in aiuto dell' agrimensore, del-
l'mgegnere, ecc. - Livellatore, chi dà opera a una
livellazione, sia egli agrimensore, ingegnere, o altri.
- Tavolare, l'operazione dell'agrimensore.
Agrimensura. L'arte che insegna a misurar
terreni, levare piante, formare mappe, calcolare le
superficie, con le loro inclinazioni ed elevazioni
e riprodurle col disegno geometrico e topografico:
richiede la conoscenza dell'aritmetica, della geome-
tria, della trigonometria rettilinea, nonché degli
istrumenti destinati a rilevare le dimensioni e la
forma del terreno. - Comprende: la planimetria,
che insegna i metodi per fare le proiezioni su piani
orizzontali con rette verticali, mediante il piombino,
la livelletta, le paline, i mezzi di misura, ecc. ; la
stereometria, che tratta la misura del volume dei
corpi di forma geometrica, quali il cubo, il prisma,
il cilindro, la piramide, il cono, la sfera, ecc.; la
livellazione, o altimetria, che insegna i metodi per
conoscere le distanze che hanno i diversi punti
della superficie terrestre dal piano orizzontale di
riferimento, mediante i livelli. Il terreno che l'agri-
mensore deve misurare e descrivere è in tutto o in
parte accessibile, se permette il rilievo del suo \n-
50
AGRMENSXmA
terno, o inaccessibile in caso contrario, e allora bi-
sogna ricorrere a mezzi indiretti dall'esterno.
ISTRCMENTI PER l' AGRIMENSURA.
Agrometro, arnese per rilievi rapidi senza squadro e
senza catena metrica. - Alidada, parte del goniotiietro.
- Archipenzolo , istrumento un po' grossolano, che
ser\e a determinare rette orizzontali ; è costituito
da due aste tenute in posto da una terza, e al ver-
tice dell'angolo è applicato un piombino. - Biffa, lo
stesso che palina {biffare, segnare, piantare biffe).
Bolla, lo stesso che livelletta. - Bussola, scatola
rotonda di metallo, non però di ferro, nel fondo
della quale, su un perno appuntati ssimo d'ottone, è
sostenuto in bilico Vago calamitato, la cui direzione
naturale verso tramontana serve all'agrimensore per
orientare il disegno fatto; bussola topografica, bus-
sola alla quale sono aggiunti una livelletta e un
mezzo per dirigere le visuali. Vi sono bussole conr
centriche ed eccentriche, a seconda che {ìortano il
cannocchiale sul centro o fuori della circonferenza
graduata; ve ne sono poi altre, che, invece del
cannocchiale, hanno una diottra a traguardi, per
dirigere le visuali.
Calandro, calandrino, strumento non dissimile dalla
squadra mobile zoppa, ma formato di tre stecche,
e perciò acconcio a prendere a un tratto tre lati
e i due angoli interposti.
Canna, istrumento per la misura degli allinea-
menti, generalmente di sezione circolare e della
lunghezza di 3 metri; la graduazione è fatta me-
diante borchie di ottone ed è limitata ai 5 centi-
metri: per le misure, si dispone di una coppia di
canne {canneggiare, misurare il terreno con la can-
1 a). - Cannocchiale topografico, piccolo cannocchiale
astronomico con micrometro, adattato agli istrumenti
topografici.
Catena, per misurare lunghezze sul terreno, invece
della canna o della pertica: è formata di semplici
bacchettine di ferro, concatenate a occhio, una in capo
all'altra, segnate in parti eguali di una misura le-
gale, e formanti, tra tutte e ben distese, una deter-
minata lunghezza. Ripiegata su di sé tante volte
quante sono le mastiettature a occhio, la catena si
riduce in uh fascctto, di poca mole, e riesce di
comodo trasporto più che non è la pertica, o la canna.
Diottra, riga movibile regolarmente intorno al
centro di uno strumento: serve a facilitare la
direzione delle visuali. Alle estremità di essa riga,
metallica, sono disposte ad angolo retto due pia-
strine, in una delle quali è segnata una fessura e
nell'altra una finestra, nel cui mezzo è teso un
crine. Mettendo l'occhio davanti alla fessura e guar-
dando il crine, si determina un piano di traguardo,
che sarà verticale quando sia verticale il crine, cioè
quando sarà centrata la livelletta disposta sulla
riga. - Filo a piombo, il piombino.
Goniometro, ogni istrumento che serve, come lo
squadro graduato, per misurare l'angolo di due al-
lineamenti: consiste essenzialmente di una circonfe-
renza graduata, sostenuta da tre vii* di livello, chia-
mata circolo azimutale, e dell'alidada, costituita dai
supporti e dal cannocchiale. - Goniometro da tavolino,
il rapportatore.
Livelletta, o bolla, istrumento che serve per ri-
durre orizzontali rette e piani: consta essenzialmente
di un tubo di vetro leggermente incurvato e riem-
pio Quasi completamente di alcool o di ètere. Detto
tubo è racchiuso poi in una montatura metallica
munita di viti di rettifica. Si hanno livellette ci/ui-
driche, sferiche, a compensazione, a serbatoio, ecc.
Livello, istrumento che serve per la] determinazione
della differenza di livello fra due punti della super-
ficie terrestre; si hanno livelli su di una linea e
livelli su di un piano, a seconda che determinano
una linea d'orizzonte od un piano. Livelli più in
uso: quelli ad acqua, a collimatore pendente, con li-
velleità, a cannocchiale, ecc., dotati di biffa, a scopo
o parlante.
Mensola pretoriana, strumento agrimensorio che
serve per l'immediato trasporto di angoli orizzontali
del campo sul piano di disegno. - Nastro, mezzo di
misura in sostituzione della catena, costituito da
una lastrina d'acciaio, della lunghezza di 20 metri,
sulla quale è segnata una graduazione di 10 in 10
centimetri ; a questo nastro metallico si sono poi so-
stituiti nastri di tela, portanti la graduazione in cen-
timetri, e più comodi. - Nocella, sorta di mastietta-
tura del piede con la tavoletta, onde questa pòssa
aggiustarsi in piano orizzontale, e non deviare da
esso, anche quando occorre muoverla circolarmente
su di sé.
Nonio, 0 verniero, semplice istrumento che divi-
de una graduazione in altre piccole parti; può es-
sere tanto rettilineo che curvilineo; lo si applica ai
circoli graduati degli istrumenti di rilievo.
Paletti, le verghette che piantaasi sui vari punti
di una livellazione, mano mano che ne sono tra-
sportate le bitfe per successive stazioni. In uno spac-
co, fatto sulla testa dei paletti, si pone un pezzuolo di
foglio, per renderli visibili anche da un po' lontano.
Palina, nella sua forma più semplice, è un
bastone ben diritto, appuntito da una parte e che
porta dall'altra una fessura, nella quale si può in-
trodurre un rettangoletto di carta, detto scopo; è
tinta di rosso e bianco alternati, e serve per deter-
minare l'allineamento (cioè la retta secondo la quale
il terreno è tagliato dal piano verticale passante] per
due suoi punti) sul terreno: preferibile però la pa-
lina senza scopo. - Pantometro, istrumento impiegato
per misurare angoli, altezze, distanze.
Pertica, una mazza rigida, diritta, lunga cinque
braccia, o altra determinata misura: serve allo stes-
so uso che la canna. - Picchetto, pinolo, grosso pez-
zo di legno aj)puntito da una parte e piano dall'al-
tra, che si infigge nel terreno per fissare i punti
degli allineamenti quando questi devono rimanere
per molto tempo. ^,
Piombino, istrumento che serve a dare la direzio-
ne della verticale ed a determinare l'intersezione
della medesima con la superfìcie del terreno; è co-
stituito da un peso in forma di solido di rotazione,
che termina in punta, attaccato ad un filo sul pro-
lungamento del suo asse: lasciandolo cadere senza
accompagnarlo, la punta segna sul terreno l'estremo
della verticale. - Planimetro (polare), istrumento che
serve alla misura meccanica delle superficie piane;
consta essenzialmente di due aste, una delle quali
Sorta una rotella graduata, la cui semplice lettura
à l'area cercata, - Rapportatore, istrumento che
serve a disegnare gli angoli dei quali si conoscono
i gradi: è un semicerchio che porta al lembo una
graduazione estesa da 0 a 180 gradi.
Scopo, mira, pezzo quadrangolare di foglio, o me-
glio ai cartoncino, o di latta, bianco, scorrevole
lungo la biffa, e sul quale é segnata orizzoiitalumate
una grossa linea nera, che deve servire di mira
al livellatore.
Squadro, istrumento col quale sì possono' prò»
AGRIMENSURA — AGRONOMIA
Di
lungare linee retto sul terreno e costmirvi o ri-
conoscervi angoli retti o seiiiiretti: è un cilindro di
ottone, 0 anche un prisma ottangolare, vacuo, alto
un decimetro e mezzo circa, largo un po' meno:
con 4, ovvero 8 traguardi, ossia ferri rettilinei, ver-
ticali, nella sua fascia, e talora altrettanti orizzon-
tali nel coperchio, tutti sottilissimi, equidistanti. Al
fondo della squadra e nel centro di esso è saldato
un bocciolo da incastrare lo strumento in cima di
un bastone, e questo da basso è guernito di una
gabbia, o calzuolo conico, e di un puntale di ferro,
mediante cui piantare in terra lo strumento, e di-
sporlo in direzione verticale. Lo squadro graduato
serve per misurare gli angoli formati da due alli-
neamenti qualsiasi; consta essenzialmente di due ci-
lindri sovrapposti ruotanti concentricamente e sepa-
rati da una circonferenza graduata: due piani di
traguardo poi li attraversano ortogonalmente. Lo
squadro graduato con cannocchiale porta superior-
mente un cannocchiale, che serve a collimare a di-
stanze maggiori.
Tavoletta pretoriana, si usa per il rilevamento
grafico e speditivo del terreno, ecf è costituita, essen-
zialmente, da un treppiede ordinario, dallo specchio
0 tavoletta propriamente detta e dal sostegno, che
lega il treppiede allo specchio; nonché da accessori,
quali il triangolo, la diottra e la bussola.
Piede della tavoletta, il sostegno di essa, compo-
sto di tre gambe che si allargano in triangolo,
quando la tavoletta è bene in punto per operarvi
sopra, e possono poi riunirsi in una sola nel tra-
spòrto.
Disegni, operazioni, termini, carte di agrimensitra.
Area, o superfìcie, la misura dello spazio occu-
pato da una figura piana; si può calcolare in diversi
modi, con metodi aritmetici e con metodi geometri-
ci {poligono integratore, costruzione geometrica per
calcolare l'area di una figura qualsiasi). - Battuta di
livello, l'appuntare, che si fa, dello scopo, in ciascu-
na delle due contrarie direzioni della stazione. -
Delle botti si misura, approssimativamente, la capa-
cità con la formola relativa al volume del cono tronco.
Come si misuri il volume del cilindro, del cono,
del cubo, della piramide, ecc., si dirà a geometria.
- Alle voci fieno, ghiaia, ecc., è detto come si
procede per la loro misura.
Coltellazionc {misuramento a canna piombata),
operazione con la quale si misura un terreno curvo,
molto inclinato all'orizzonte, riducendone la super-
ficie a quella del piano orizzontale che gli serve di
base. - Cubatura, dicesi il volume del tronco degli
alberi, con la scorza o squadrati. - Dividente, la
linea fissata quale confine fra due proprietà con-
tigue.
Livellare, livellazione, il misurare col livello, cioè
riconoscere con esso se una serie di punti, una
linea o un piano sono orizzontali, o quanta ne sia
l'inclinazione. Particolarmente, confrontare col li-
vello la relativa altezza di due o più punti sul ter-
reno, per riconoscere in quale direzione scorrerà su
di essi l'acqua. - Punti della livellazione, tutti quei
del terreno sui quali sono successivamente rizzate
le biffe. - Termini della livellazione, il primo e l'ul-
timo punto di una livellazione, talora composta di
più stazioni.
Mappa (V. questa voce), la rappresentazione, col
disegno, della proiezione di una parte della super-
ficie terrestre sopra un piano orizzontale.
// metodo delle ascisse (misure contate sull'allinea-
mento fondamentale) e delle ordinale (distanze dei
punti del terreno dal detto allineamento) è usato
nel rilievo dei dettagli di un appezzamento. — / me-
todi di rilievo sono le varie operazioni necessarie
al rilevamento di una porzione della superficie terre-
stre, basantisi sulle proiezioni. I rilievi si possono
l'are, a vista, con paline e mezzi di misura, con l'uso
dello squadro semplice e graduato, coi goniometri e
con la tavoletta pretoriana. - Le tabelleite di rilievo
servono a raccogliere in modo chiaro tutte le misure
rif'erentisi ad un dato rilievo, invece di inserirle
nello schizzo.
Perticazione, il perticare o misurare un terreno. -
Piano di traguardo, il piano determinato in un istru-
mento di rilievo per facilitare la direzione delle vi-
suali. - Poligonale, l'insieme dei punti che si segna-
no sul contorno del terreno da rilevarsi, mediante
paline o picchetti. - Profilo, sezione verticale lungo
un allineamento, che dà i diversi punti determinati
planimetricamente ed altimetricamente: può essere
longitudinale e trasversale.
Rettifica, operazione di verifica necessaria prima
di usare qualsiasi istrumento di rilievo: serve a ri-
scontrare tutti i requisiti necessari e sufficienti per
l'esattezza degli istrumenti stessi.
Scala di un disegno, il rapporto esistente fra le
dimensioni del disegno e quelle dell'oggetto reale
che rappresenta. - Scala ticonica : serve per rendere
sensibili le ultime divisioni di una scala grafica or-
dinaria. - Schizzo a vista, quello che si fa prima di
procedere alla misura diretta dell'appezzamento di
terreno da rilevarsi. - Stazione, il tratto di livella-
zione che si compie in due battute di livello, cioè
col mirare successivamente lo scopo di ciascuna
delle due biffe in contraria direzione e senza tra-
sportare il livello.
AgTÌòtta. Specie di ciliegia.
Agripnia. Insonnia, mancanza di sonno.
Agro. Aspro: di sapore contrario al dolce,
come quello del limone. - Sugo di qualche agru-
me. — Detto anche di avaro e di jìittura che
offenda la vista.
Agro. Estensione di suolo, teiintorio.
Agrodolce. Di sapore tra l'agro e il dolce.
Agronomìa {agronòmico). Scienza che tratta
deìV agricoltura; teoria agricola; scienza agraria;
anche, semplicemente, agraria. E' il complesso delle
norme, delle leggi, delle conoscenze necessarie per
la coltivazione dei campi, quindi dei principi diret-
tivi, teorici e tecnici, atti a far ottenere, nel mini-
mo tempo e con la minima spesa, il massimo pro-
dotto. I gradi di attività di coltura si possono divi-
dere in tre gruppi: i sistemi fisici, cioè quelli pei
quali l'uomo si limita a raccogliere i prodotti della
terra ; i sistemi androfisici, pei quali 1 uomo lavora,
semina, coltiva, raccoglie, senza curarsi dell'esauri-
mento della fertilità naturale della terra; i sistemi
androttici, quelli pei quali l'uomo costringe la terra
a produrre continuamente, senza mai lasciarla in
riposo, e provvede all'esaurimento mediante il con-
cime. Nel primo gruppo sono compresi la pasto-
rizia, il sistema forestale, quello della coltura a
stagni, sistemi esplicantisi col solo concorso delle
forze naturali. Il secondo gruppo è caratterizzato
dalla coltura del maggese e dalla coltura alternante
(V. ad agricoltura). Nel terzo gruppo sono compre-
si il sistema eterositico, che reintegra la fertilità con
materie concimanti naturali, raccattate qua e là nei
boschi; il sistema autositico, per cui si provvede allo
52
AGRONOMO
AIUTO
esaurimento prodotto dalla coltura continua mediante
il coni im 3 (stallatico), ricavato dall'allevamento del
bestiame e da apposite culture foraggere. Altri sistemi
recentemente proposti : la siderazione, che consiste nel
rovesciare una pianta foraggera a vantaggio della col-
tivazione successiva; e l'induzione, che consiste nel-
l'anticipare alle leguminose il concime necessario
alla produzione successiva, risparmiando cosi il so-
vescio. - Agronòmico di agronomia. - Georgófilo, aman-
te dell'agraria.
Agrònomo. Chi sa o professa agronomia;
scienziato o scrittore di cose agrarie. - Licenza in
agraria: abilità all'esercizio di perito agronomo,
di geometra, ecc.
Agrume. Nome generico deWarancio, del ber-
gamotto, del cedro, del limone, della meldn-
gola (frutto dell'arbusto detto melàngolo), ecc. -
Agrumi si chiamavano un tempo anche gli ortaggi
che hanno odore forte e sapore molto acre e mor-
dente (aglio, cipolla, peperone, porro, ecc.).
Dagli agrumi si estraggono esseìize per la profu-
ìneria, acque, siroppi medicinali, ecc. - Agro, sugo
che si spreme dagli agrumi. - Agrumeto, luogo pian-
tato di agrumi. - Aranciera, stanzone, ambiente de-
stinato a riparare le piante di agrumi nei climi ove
la temperatura non discende, d'ordinario, sotto zero.
- Molletta da agrumi, forbici da potatore. - Pasto,
l'interno dei limoni, degli aranci e d'altri agrumi.
■ Scorza, la buccia. Sbucciare un arancio, un limone,
ecc., toglierne la scorza.
Cagna, malattia che si apprende agli agrumi. -
Rizoctonia, malattia che attacca e fa morire le ra-
dici delle piante d'agrumi.
Agiicctda. Ago per lavori di maglia. —
Arnese per far la mina.
Agrucchiare. Lavorucchiare a stento nel cu-
cire.
Agng-lla. V". a guglia. — Nome di un pic-
colo pesce.
Ag-ugliata. Misura di refe o d'altro infilato nel-
l'agro per cucire.
Agùto. Sorta di chiodo^
Aguzzare^ aguzzai'si {aguzzamento, aguzzala,
aguzzatura). Rendere o farsi acuto, più acuto.
- Arrotare, lavoro di ari'otino ; appuntare, far la
putita; acuire, acutire, auzzare, inacutire; affu-
sare, affusellare, affusolare; assottigliare, rendere
sottile. - Aguzzata, auzzata, aguzzatura alla lesta.
Aguzzino. Custode di prigione, di galera,
di schiavi.
Aguzzo. Appuntato, acuto; che si è potuto
aguzzare: auzzo.
Ah, ahi, ohimè! Esclamazioni di dolore.
Aliimè! Interiezione di dolore, di compas-
sione, di rimpianto (ironico) d'un er-t'are.
Aia. Spazio di terreno attiguo alle case coloni-
che, predisposto per battervi le biade o stendervele
perchè asciughino sotto il sole : spianato, spiazzo. -
Aiata, tanta quantità di biade in paglia quanto ba-
sta a riempir l'aia. - Imboinare, imbovinare, spal-
mare l'aia con lo sterco di bue, prima della batti-
tura, perchè si rassodi e vi si batta bene. - Mettere
in aia, stendervi i covoni per batterli. - Inaiare,
mettere il grano sull'aia per batterlo. - Rompere
l'aiata, essere il primo a battere.
Ala, aio. Chi, donna o uomo, ha in custodia
fanciulli 0 fanciulle e ne cura l'educazione.
Aiòne, aiòni. Detto in andare. •
A iosa. In abbondanza.
Airone. Uccello di palude : difende gli ani-
mali in pastura, cibandosi di mosche e tafani. È di
varie specie, con - piume d' un bruno grigiastro
(airone nostrano), con piume nere (airone fino), (di
gran prezzo, o bianche (airone pennacchino), finis-
sime, usate a guarnir baldacchini, cappelli di
donna, ecc. - Garza, genere di uccelli della fami-
glia degli aironi. - Ranocchiaia, specie di airone. -
Tarabuso, uccello trampoliere, affine agli aironi,
giallo rossiccio, con macchie brune, vivente nei
canneti.
A isonne. In abbondanza, senza spesa.
Aita. Soccorso, aiuto.
Aitante. Alto e forte di corporatura, agilu e
robusto.
Aitare {aitato). Prestare aiuto.
Aiuola. Piccolo spazio nel giardino e nel-
l'orbo: aietta, aiolà, compartimento, scomparto. -
Spazio rilevato tra solco e solco in un campo :
porca.
Aiuòlo. Sorta di rete per pigliare uccelli.
Aiutante. Titolo di varie cariche nella w*i-
lizia.
Aiutare, aiutarsi {aiutamento, aiutante; aiu-
tarsi, aiutato, aiutatore). Dare aiuto, renderselo re-
ciprocamente.
-Aiuto. Aiutamento, aita, soccorso, sussidio, as-
sistenza, sostegno, appoggio. Adiutamenlo, adiuto,
ausilio; sollievo, rincalzo, rinfranco, rinforzo, rin-
forzata; conforto, sollievo; modo,2 mezzo; braccio,
braccioforte, man forte (aiuto opportuno e forte per
vincere difficoltà), spinta. - Assistenza, spalla, presi-
dio; favore, favoreggiamento, puntello, sostegno,
fondamento, colonna, pietra fondamentale; coope-
razione, salvamento. - Aiuti, soccorsi che in modo
qualunque si prestano ad alcuno. - Aiuto I, grido di
chi invoca soccorso. - Aiuto di costa, sowenimento,
per lo più di denaro; soccorso uiaspettato; soc-
corso di Pisa, aiuto che arriva in ritardo, o inu-
tile. - Sovvenzione, sussidio in denaro o in generi.
- Trapelo, per similitudine, ogni specie di aiuto.
Àncora di salvezza, di persona che aiuti nei
casi estremi ; persona calata dal cielo, di aiuto in
momento di gran bisogno. - Deus ex machina, d'a-
iuto superiore venuto inaspettatamente.
Aiutabile: ausiliabile, soccorribile, sussidiabile.
Aiutante, aiutatore: soccorrevole, assistente, ausi-
liario, sussidiario, che dà aiuto ; atto, pronto, fa-
cile a soccorrere, aiutativo. Adiuvante, adiutore,
ausiliante; ausiliare, ausiliatore, coadiuvante, coa-
diutore, cooperatore. Angelo custode, chi aiuta e
difende. - Sostantiv., aiutante, persona che, in un
impiego, in una professione, in un lavoro, coopera
col principale.
Aititare, dare, prestare, porgere, portare aiuto; adiu-
vare, assistere, sostenere, appoggiare, coadiuvare;
stare, levarsi in aiuto, in soccorso ; accorrere, correre
in aiuto; soccorrere, sovvenire, sorreggere, sussidiare ;
dare mano, dar man forte ; dare, prestar braccio e
braccio forte ; dar di collo, di spalla, porger mano
al bisogno; dar favore, fare spalla, spalliera, ala ;
fiancheggiare in un' impresa, rinfrancare, rincalzare,
rinfiancare, rinfiancheggiare, spalleggiare; rompere
una lancia per... Trarre persona da imbarazzo o da
pericolo, salvare; sollevare da miseria, da op-
pressione; far del bene, prestarsi in aiuto, prestarsi
per qualcuno, procurare qualche risorsa. Aiutare di
sottomano, aiutare in segreto. - Appuntellarsi mi
alcuno, cercare il suo appoggio. - Dar una mano,
aiutare. - Favoreggiare (favoreggiatore), dare aiul:»
AIZZARE — ALBA
53
l'avore\ole per riuscire a uno scopo, specialmente
illecito.
Aiutarsi: rendersi reciproco aiuto, sostenersi a
vicenda, prestarsi uno per l' altro; fare a giova
giova da buoni amici, cooperare. Anche darsi aiuto
da sé ; aiutarsi con le mani e coi piedi, con ogni
sforzo. - Giovarsi, fare a giovarsi, darsi scambievoli
aiuti.
Chiedere aiuto: fare appello, chiamare a soccorso,
implorare, gridar misericordia, chiamare in aiuto ;
gridar mercè, domandare aita; strillar soccorso; sten-
der le mani; ricorrere, far ricorso, i-acCoinandarsi.
• Invocare, invocazione, il chiamar persona, per chie-
dere aiuto, grazia, con fervida preghiera; suppli-
care. - Una mano lava l'altra e tutt'e due lavano il
viso, bisogna darsi aiuto l'un coU'altro.
Locuzioni e proverbi. — Acqua lontana non spe-
gne il fuoco, gli aiuti non pronti non giovano. -
Acqua alle ruote, alle funi, soccorso dove c'è biso-
gno. - Aguzzare il palo sulle ginocchia, prepararsi un
male aiutando persona che poi ci nuoccia. - .4 se
l'aiuto nega chi ad altri il nega. - Aspettare un pa-
nierino dal cielo, aiuti miracolosi. - Bussare alla
porta di uno, ricorrere per aiuto. - Accorr'uomo,
esclamazione per chiedere pronto soccorso.
Chi s'aiuta Dio l'aiuta. - Consiglio di vecchio e aiuto
di giovane. • Chi davvero aiutar vuole abbia 2)iù fatti
che parole.
Essere il braccio destro, la mano dritta d'uno, di
persona che a questi è di grande aiuto. - Far da
comodino, prestarsi per aiutare altri in cosa che non
possa fare da solo. - Far come quello che pisciò in
mare, portare* un sussidio meschino. - Fortuna i
forti aiuta e i timidi rifiuta. - La dritta è serva
della mancina, aiuta chi più può.
Laus deo, disse suor Chiara, (e ci s'aggiunge quando
fu morta): locuzione allusiva ad aiuti che vengono
dopo aversi aspettati molto, se pur non è tardi. -
Meglio un aiuto che cinquanta consigli. - Più debole
il puntello della trave, chi, volendo aiutare, è più
debole. - Porgere la mano generosa, soccorrere
validamente. - Senza la vela la barca non va, senza
gli aiuti principali non si fa nulla. - Stare, at-
taccarsi alle falde d'uno, stargli d'attorno per averne
aiuto, ricompensa. - Tener bordone a uno, aiutarlo a
fare cosa non buona.
Aizzare {aizzamento, aizzato). Eccitare, ttrovo-
care ad ira, ad offesa; incitare il cci".ic o al-
tro animale . - Ravvivare il fuoco.
Ala. Appendice, parte de! coipo.. espansione di
varia fcrii;r.. ir.cr.Jjro proprio di molti animali :
sf^fve per volare (uccelli, insetti) o per rendere
più rapida la corsa (struzzo), ecc. Le eli sono prov-
viste di penne. - Alato, fornito d'ali (poec, ali-
gero). - Aletta, alletta, aluccia, alffccia. — Alata,
colpo d'ala. - brullo, rumor d'ali.
Elitre, le ali coriacee. - Vanni (poet.), grandi ali;
anche penne. - Remiganti, le maggiori penne delie
ali. - Sommalo, puma dell'ala.
Aliare, movere le ali. - Aleggiare, moverle leg-
germente. - Alzare, abbassare, stendere, aprire, bat-
tere le ali. - Spuntare le ali, tagliarle un poco. -
Tarparle, tagliarle molto. - Drizzar l'ali, indiriz-
zare il volo. - Frullare, frullo, rumoreggiare, ru-
more che fanno i volatili con l'ali, Icvàiidosi da,
terra. - Mettei- l'ali, lo spuntare e il crescere delle
ali ai volatili. - Raccoglier l'ali, posarsi, fermarsi. -
Remeggiare, baiter dell'ali ; remeggio, un remeggiare
continuato. - Spiegare le ali, aprirle al volo. - Un
lieve Irtniolio, d'ali leggermente mosse.
Ala. Lato, parte laterale di un edificio. - Nu-
mero di cose messe infila, ordinatamente. - Estre-
mità di una riga (riunione di più uomini, uno di
fianco all'altro). - l'arte di esercito. - Parte del
cuore, dd fegato, ih'A polmone.- L'orecchia del-
V aratro. -Muro di ponte.- Vela, pala dì niulino
a \ento.
Alabarda, labarda (alahardala, alabardiere).
Arme antica in asta, tempestala di chiodi,, con in
cima una lama e sotto una specie di scure e tre
punte dall'altra parte, quindi atta a ferire di punta
e di taglio : mezza picca, giannetta, roncone, parti-
giana, ser^'entina, zagaglia. - Corsesca, picca con la
punta, a torma quasi di giglio piatto. - Drappella,
fei'ro ritorto che sporge all'in fuori dal ferro dell'a-
labarda. - Alabardata, colpo di alabarda, zagagliata,
labardata, piccata.
Alabardiere. Soldato armato d'alabarda.
Alabastro {alabastraio, alabastrino). Piytra cal-
care, per lo più bianca, più tenera e più traspa-
rente del marmo: abbonda nel territorici di Vol-
terra; tirato a perfezione, trasparisce. Usato come
pietra d'ornamento e per fare statuette. - Alaba-
strino, d'ixhhiìsivo, bianco come l'alabastro. - Ala-
bastro cipollato, formato a sfoglie sottili e parallele
come quelle della cipolla. - Alabastro occhiuto, pie-
tra del Lazio, di buona pulitura, sparsa di macchie
vaghe, come occhi, - Alabastro venato, con striscio-
line di colore sul biancu.
Alabastraio, chi fa o vende lavori d'alaliastro. •
Gessoni, cave d'alabastro nel Volterrano. - Rampino,
strumento per lavorare l'alabastro: raffice. - Shron-
conare l'alabastro, digrossarlo con un rampino.
Alabastrite {alabastro orientale), varietà di carbo-
nato calcare. - Saccaroide, venato, colorato, alabastri
comuni.
Alacre. Chi nel fare è 2>ro/i«o, svelto e di buo-
na volontà.
Alacrità. L'essere àlacre: vivezza, prontezza,
brio.
Alamaro. Allacciatura da veste. ■ Passamano di
varia forma che adorna le unifcrmi della milizia,
- Aghetto ; bruco.
Alambicco. Apparecchio per la distillazione:
lambicco.
Alano. Specie di catte.
Alare. Arnese del camino.
Alato. Fornito d'ala.
Alba {alhenninrA. iMùmenio in cui incomincia il
passaggio daìì'oscurit?. della notte alla luce del gior-
no: pri~.a izW aurora. .Vvemaria, mattutina, niat-
tuiino; nova aurora, gallicinio; prima luce, squilla
della mattina; levare del sole, primo crepuscolo;
nuovo, nascente raggio; giorno infante; primo bacio
del sole nascente. - La bianca amica, la concubina
di Tifone. — Albicante, albeggiante.
All'alba, in sul far dell'alba, del giorno; a giorno,
alia punta dei giorno, schiarando il giorno; col cantar
del gallo, alla levata del sole, nel cominciar del
giorno; in sul di, nell'apparente del di, nel tempo
del dilùculo; anzi di, rasente il di; aprendo l'alba,
sul rompere del giorno; alla stella levata, all'uscir
del nuovo raggio; al fuggir delle ombre della notte;
quando taccion le stelle ; al primo spuntar del giorno.
Albore, quello splendore bianco che si diffonde nel
cielo, ai iiiGin'i'uto in cui sorge l'alba. - Antelucano,
dicesi di ciò che avviene prima di giorno o sul far
del giorno. - A bruzzolo, a brùzzico, a bruzzicolo,
a bruzzo, vicino a giorno.- Diana, Toi'a dell'alba,
in cui si levano i soldati.
ALBAGU — ALBERO
Albeggiare: apparire, suigere, spuntare dell'alba;
far giorno, nascere il giorno o del giorno, spuntare
il di; sorgere del dì, del sole; affacciarsi il sole al-
l'orizzonte; inalbarsi del di; perdersi, svanire delle
stelle in Oriente; balzare il sole dall'Oriente Far
cuccolino il novo di risorto. - L'alba nascente in mezzo
al ciel sfavilla col suo son^iso. - La notte, già fosca
nel cielo, apre il velo al sorriso del di. • Imbiancare,
dell'alba che fa più chiaro l'orizzonte.
Albagia {albagioso). Boria, superbia vanitosa.
Albarello, albaro. Il jnopj^o bianco.
Albatro. Il corbezzolo. - Albatro, il fruito.
Albèdine. Di colore tendente al bianco.
Albeggiare (albeggialo). Sorgere delValba. -
Tendere al bianco.
Alberare (albei-ato). Piantare alberi in un ter-
reno; lavoro di agricoltura, - Munire d'alberi una
nave.
Alberatura. Complesso degli alberi d'una nave.
Alberello. Specie di fungo. • Piccolo vaso.
Alberése. Pietra da calciala.
Alberéta, albereto. Detto ad albero.
Alberg'are {albergato, albergatore, albergairice).
Ricevere ad albergo, prendere albergo.
Albergo (frane, ìiótel). Casa, luogo in cui si al-
loggia e, talvolta, anche si mangia (se v'è annesso
il ristorante), a prezzo. Anticamente, si diceva al-
berghesia, aìbergazia. Ogni albergo ha una denomi-
nazione e, spesso, un'insegna. Le persone che lo
frequentano sono, per lo più, forestieri. Il servizio
ò disimpegnato da camerieri {tavoleggiante, il came-
riere che serve a tavola; scalco quello che trincia
le vivande;, da cameriere, da un custode, che spesso
fa da interprete, da qualche valletto (groom), da
fattorini, ecc., da facchini, da lustrastivali e da al-
tre persone, agli ordini di un maggiordomo. Ad un
albergo si arriva, si scende, si smonta, per mezzo,
o no, di un omnibus, veicolo dell'albergo stesso che
prende i viaggiatori alla stazione ferroviaria e ve li
riconduce quando oartono. I ricchi alberghi moderni
sono quasi tutti piFowisti di ascensore, che trasporta
ai piani superiori. Vi sono pure sale di lettura, di
conversazione, da fumare, da concerto; locali ed
apparecchi per bagni, per idroterapia, ecc. Le ca-
mere sono contrassegnate da numeri, corrispondenti,
per le chiamate col campanello elettrico, a quelli
segnati in quadri indicatori, collocati sui pianerottoli
0 nel vestibolo dell'albergo. Un ufficio {bureau) tiene
i conti, registra i nomi dei viaggiatori, distribuisce
le corrispondenze che a questi pervengono, ecc.
Succursale, casa annessa (frane, dépéndance).
Tavola rotonda {table dlióte), pranzo che si prepara,
ad una data ora del giorno, negli alberghi, e a un
dato prezzo. - Il ferestiero mangia anche alla carta,
scegliendo, come vuole, le vivande indicate nella
lista che l'albergatore prepara, o fa preparare, giorno
per giorno.
Alberghetto, alberguccio, albergo piccolo, meschino.
Nell'uso, hotel gami, hotel meublé (dal frane), in-
sieme di camere ammobigliate da aflìttare.
Albergaccio, albergo brutto o mal tenuto, e nel quale
non si stia bene. In un albergo si può avere di-
<!creto, buono, ottimo, o cattivo, pessimo traitamento-
Albergare, propriamente dare albergo, alloggio.
Anche stare ad albergo, alloggiare, prendere stanza,
prender quartiere, alloggiamento; vivere sull'albergo;
far la vita dell'albergo. Alloggiarsi a discrezione, al-
bergare gratuitamente. - Albergante, alloggiante, al-
'oggiatore, c|ii Sta all'albergo. - Albergatore, albergar
trice, la persona, uomo o donna, che ha la proprietà
o l'esercizio d'un albergo.
Locanda, un tempo albergo signorile; ora, albergo
modesto, casa nella quale si dà alloggio e vitto, a
pagamento: ostello (voce fuori d'uso). Anche aggiunto
ai camera allogata a pigione. - Locandiere, locandiera,
chi, uomo 0 donna, tiene locanda: ostelliei-e (voce
fuori d'uso).
Osteria (V. questa voce), albergo per viaggiatori di
basso stato; luogo nel quale si vende vino.
Àlbero. Nome generico d'ogn; 2>i««frt che ha
fusto di legno lungo, grosso, non ramoso nella
parte inferiore, come è A&W arbusto : àrbore, viva
trave. Si hanno alberi di varie sorta: da frutto,
da oHo, dà ombra; da tagliare, da taglio, da tra-
piantare, da segare, da far tnobili, da lavoro. L'al-
tero inoltre può essere : giovane o annoso, vecchio;
domestico, innestato, selvatico (salvatico). L'albero
fiorisce 0 secca; cresce o muore; butta, mette, si svi-
luppa, 0 intristisce, non ha più rigoglio, più vita.
- L'insieme di più alberi, sopra una certa esten-
sione di terreno, forma il bosco, che si chiama selva
quando molto vaslo e molto folto. — Nel paradiso
terrestre figura Valbero della vita, della scienza. —
Pulci d'acqua o podure acquaiole, insetti che vivono
nelle acque stagnanti e nelle pozzanghere sotto la
corteccia degli alberi putrefatti, sul ghiaccio, ecc.
Alberino, minuscolo albero. - Albeì-oltoi albero mez-
zano. - Alberane, grosso albero. - Alberuccio, spregia-
tivo d'albero. - Arborato, terreno piantato ad alberi.
- Arbòreo, d'albero, appartenente ad àlbero. - Arbo-
ricoltura, coltivazione degli alberi. - Arborifero, ter-
reno ferace d'alberi.
Calofillo, albero che ha un bel fogliame. - Posatoio,
l'albero o ramo sul quale gli uccelli si posano vo-
lentieri.
Alben di legno forte o duro : il larice, la quer-
cia, il rovere, il castagno, V olino, il noce, il
frassiìio, la robinia, V aborniello, o avorniello,
il campeggio, il carpino, il cipresso — Alberi
di legno tenero, dolce : la betulla, V abete, V ci-
cero, V ontano, il pkitano, il pioppo, il salice,
il tiglio. Questi sono altresì alberi di allo fusto,
come r ailanto (coi rami disposti a guisa d' om-
brello), il sicomoro (simile al fico), il tasso, ecc. —
Albei'i sempre verdi: V alloro, il cipresso, ì\ lec-
cio, il lentischio, il pistacclào. — Degli alberi da
frutto è detto a frutta e a piatita.
Albereta, albereto, luogo, terreno, piantato d' al-
beri. - Arboreggiato, luogo piantato d alberi.
Albero affilato, quello alto e sottile; da cima,
quello al quale si lascia la cima intatta. - Antenna.,
albero diritto, lungo, spoglio dei rami e della scorza.
- Arboì^escente, di frutici, d'erbe e di qualunque cosa
che, arrampicandosi all' albero, ne prendono la forma.
- Arboscello, arbuscello, arbusto, piccolo albero. - Co-
nifera, degli alberi che fanno i frutti in forma co-
nica. - Corteccioso, che ha grossa, molta corteccia. -
D' alto fusto, che s' alza molto. - Diacciola, albero
(quercia o altro) che si schianta. - firondaso, fron-
zuto, che ha molta fronda. - Nano, pochissimo ele-
vato da terra, per natura o per arte. - Nocchioso,
nocchiuto, nocchieruto, nodoso, con molto nocchio. •
Potato, albero al quale l'agricoltore tagliò i rami
per farlo crescere a modo suo. - Pulito, d'alberi po-
tati del superfluo, de'polloni e mazze inutili. - Ro-
tolo, l'albero segonato e squadrato. - Sperticato, esage-
ratamente alto. - Sterpagnolo, di albero stentato.
Carie degli albei-i. alterazjone progressiva della
sostanza legnosa di quellL — Cubatura, dicesi il
ALBERO — AX,BO
55
volume del tronco degli alberi con scorza o squa-
drati. - Ingemmare, degli alb(!ri e delle piante sul
principio della primavera, quando ineltoiio le geninie.
- Imporrare, imporrire, il ribollire clie fanno i;li al-
beri e i legni per l'umidità; mandar fuori delle bolle,
principio di marcimento.
Dendoi/rafiii, dendrologia, descrizione degli alberi.
- Dendròmdro, istrunento per misurare l'altezza o
il tronco di un albero. - Dendrite, pietra che assomi-
glia a un piccolo albero. - Driaae, ninfa^ degli al-
beri. - Amadriade, ninfa che umore con l'albero.
Edera, pianta sarmentosa che si abbarbica agli
aligeri, salendo. Su questi si arrampica pure Vab-
bracciaboschi, detto anche madreselva.
PARTI dell'albero, GRUPPI d'aLBERI, ECa
Antenna, il fusto d'un albero grosso, rimondo, che
serve a vari usi, ma più specialmente a fabbricare.
- Bacca, còccola, nome generico di semi d'alberi o
frùtici col loro involucro (bacche di lauro, di gi-
nepro, ecc.) - Barba, la radice {scoprir le barbe,
mettere le barbe al sole, d'alberi che si devono ta-
gliare). - Barbata, rampollo d'albero. - Barbicaia,
gruppo 0 ceppo di certi alberi, portato a fior di
terra. • Brocco, rampollo d'albero. - Buccia, l'epi-
dermide della scorza d'alberi giovani.
Capitòzza, albero al quale sia stato tagliato il
tronco ad una certa altezza. - Ceppa, la parte sot-
terrata dell'albero. Tronco del castagno o d'altra
pianta vuoto naturalmente. - Ceppaia, la ceppa a
fior di terra. Gli alberi d'un bosco ceduo tagliati
periodicamente alla ceppa. - Ceppata, gruppo d'al-
beri 0 di tronchi d'alberi. - Ceppo, il pedale del-
l'albero, specialmente quello tagliato per bruciare;
cepperello, tronco sottile, tagliato. - Chioma, le fron-
de degli alberi. - Còccola, frutto d'alcuni alberi. -
Corona dell'albero, il punto in cui il fusto allarga
i suoi rami.
Fittone, barba, o radice maestra dell'albero. -
Foglia (vedi questa voce), parte che adorna l'al-
bero e gli serve per attrarre dall'atmosfera i prin-
cipi vegetativi: anche fronda. Poet., la veste degli
alberi (d'autunno l'albero rende alla terra le sue
spoglie, perde le foglie). - Forcella, la parte del-
l'albero dove si biforca . Anche mazza d' albero
tagliata poco più su del punto dove si biforcava. -
Fusto, pedale, il tronco, lo stipite dell'albero.
Galla, gallozza che nasce sugli alberi ghiandiferi.
- Glaba o tàlea, ramicello d'albero da piantare. -
Impalcatura, il punto in cui gli alberi si diramano,
fanno il palco. - Occhio, la parte per la quale l'al-
bero rampolla: gemma. Anche, rigonfiamento delle
radici tuberose.
Palco, l'ordine dei rami negli alberi. - Pedagnolo,
il fusto dell'albero ancora giovane. - Piantone, ramo
d'albero che si trapianta per riproduzione. - Pollone,
ramicello tenero cacciato fuori dagli alberi.
Badice (V. questa voce), la parte per mezzo della
quale l'albero (e le altre piante) si appiglia {attecchisce)
alla terra. - Bamo (V. questa voce), parte dell' al-
bero che deriva dal pedale e si dilata a guisa di
braccio. - Rampollo, pollone nato sul fusto vecchio
dell'albero. - Scorza, lo stesso che buccia degli al-
beri. - Seccume, tutto ciò che v' ha di secco sugli
alberi. - Sterpo, ramoscello secco, residuo di barne
d'albero tagliato. - Tàlea, ramoscello reciso dal suo
ceppo per trapiantarlo. - Tòppo, grosso pezzo di
pedale. - Tronco, pedale, fusto: troncone.
Vetta, la cima. - Vettone, pollone. - Vitidglio,
fastella di frasche d' albero o di pioppo. - Zincane
e zingone, mozzicone che si lascia al ramo per non
tagliarlo troppo rasente al fusto.
Luoghi albkrati. — Andana, sentiero largo e di-
ritto tra due lìle d'alberi. - Controspalliera, filare
d'alberi, da frutta o da fiore, di fronte a una spal-
liera 0 lun^^o un viale. - Filare, quantità di alberi
0 di viti disposti in lunga fila. - Formella, buca
grande e non fonda per piantarci alberi. - Sabàtico,
selvatico, luogo pieno d'allx-.ri da far ombra. - Spiaz-
zata, spiazzo, luogo s_::ombro d'alberi, disalberato.
Lavori, operazioni che si kanno agu m.buri
Abbattuta, atterramento, abbattimento d'alberi. •
Ahlaquare, scalzare, scavare la terra appiè degli
alberi, tagliando le radici inutili. - Dibrucare, net-
tare gli alberi dai rami inutili e secchi. - Dimoz-
zare, tagliare l'albero al pedale un po' alto da terra.
Innestare, fare l'innesto. - Potare { V. questa
voce), tagliare agli alberi i rami inutili e dannosi.
Sbarbare, svellere, strappare dalle barbe. - Scoro-
nare, tagliare gli allìeri a corona {scorzoni, i resi-
dui della regolare segatura degli alberi). - Scalzare,
levare la terra intorno alle barbe. - Scapezzare, ta-
gliare i rami agli alberi fino al tronco. - Scapitoz-
zare, far capitozza. - Scorzare, scorzatura, il levare
la scorza. - Sgemmatura, potatura verde degli alberi
da frutto. - Sperticare, dell'albero che va troppo in
alto. - Svecchiare, togliere all'albero quel che na di
vecchio, di secco.
Albero. Antenna di nave. - Asse di legno o di
ferro, ordigno di tnacchina; anche del mulino.
- Quadro (albero genealogico) indicante la discen-
denza di una famiglia.
Albicante. V. ad alba e a bianco,
Albiccio. Detto a bianco.
Albicòcca. Frutto delV albicocco.
Albicocco. Pianta da frutto {prunus armeniar
ca dei botanici); serve nella preparazione di qual-
che liquore, specialmente del ratafià, e a solisti-
care l'olio di mandorle. - Meliaco, varietà d'albicocco.
- Il frutto, albicòcca, albercocca, appariscente e
delicato, di forma globosa, talvolta un po' com-
pressa, con buccia finemente vellutata, ha nòcciolo
ora aderente alla polpa, ora no, e màndorla amara
- Meliaca, albicòcca nostrale, gialla. - Albicòcca di
Germania, una delle più grosse, rotonda, allungata-
di polpa sugosa, ma poco saporita. - Albicòcca pé.
sca, varietà coperta di una lanugine più abbondante
e più fina che nelle altre: ha sapore che s'accosta
a quello delle pesche e nòcciolo bucato alle due
estremità. - Spaccarella. vari tà d'albicòcca — Al-
tre specie : albicòcca trancio (assai bella), nera
(piccola), di Provenza (a majiuorla dolce), susina, ecc.
Albiglio. Qualità di vite.
Al'oinag'g'io. Un tempo, il diritto del fisco, o
del sovrano di succedere in una eredità.
Albinismo. Malattia caratterizzata da mancanza
di pigmento cutaneo: nictopia, ecc. V. a pelle.
Albino. V. a razze umane.
Albis (in). Detto a sabato e a domenica.
Albo. Lo stesso che bianco. - Sorta di fico.
Albo {album). Cartolaro rilegato sul quale scri-
vere o far disegno. - Libro nel quale si registrano
i nomi degli appartenenti ad un' accademia, ad
una società, ecc.: ruolo. — In un comune, il luogo,
o anche il quadro, in cui si affiggono le pubblica-
zioni di matrimonio, gli avvisi, i concorsi, eco
— Presso i Romani, tavoletta bianca sulla quale si
registravano i nomi dei magistrati e altro. - Albo
pretorio, detto a pretore. - Cartolare per riporvi
fotografie, cartoline illustrate e altro.
Albóre. Lo splendore dell' alba ; il colore che
accenna 1' alba.
Album. V. ad albo.
Albume. La chiara dell' uovo : materia semili-
quida. trasparente, viscosa, bianco-gialliccia; involge
il (uorlo ; cocendo, diventa soda, opaca, bianchissi-
ma : bianco d' uovo, albumine.
Albumina. Materia coagulabile, principio ele-
mentare di più d'una sostanza animale e vegetale:
entra nella composizione del sangue e ù&Wuovo.
Serve a chiarificare il vino e altri succhi; in foto-
grafia, in medicina, ecc. Eccellente antidoto,
- Albuminati, combinazione dell'albumina con l;1ì
acidi metallici. — Albuminoidi, le sostanze che hanno
composizione analoga all' albumina : la fibrina, la
caseina, la paraglobulina (o fibrinoplastica), esistente
nel sangue' ecc. Loro principio essenziale si crede
sia la proteina, sostanza azotata. — Zimasi, materie
albuminoidi, non azotate, scerete dai vegetali e da-
gli animali.
Albuminómetro, apparecchio che permette di sta-
bilire la quantità di albumina contenuta in un li-
quido.
Albuminùria. Passaggio di albumina nell' o-
rina.
Alca. Pinguino, uccello palmipede.
Alcaico. Aggiunto di verso. - Alraica, di ode.
Àlcali {aleatico, alcalino). Sale liscivoso, di sapore
acre, che si estrae da varie piante e saponifica gli
oli e le sostanze in genere. — Gruppo di sostanze
chimiche del tipo della potassa e della soda; ossidi
neri metallici {terre alcaline), di sapore amaro e
molto càustici. Alcali sono la barite, la cenere, la
gomma ammoniaca, 1' halinatron (alcali naturale), il
Kali (pianta marina), la litina, il natron, lo stron-
ziana, ecc. - L' alcali volatile forma il sale ammo-
niacale. — Alcalescente {alcalescenza), che diventa un
alcali. - Alcalicitd, stato d' alcali. - Alcaligeno, che
produce alcali. - Alcalinitd, prevalenza di alcali in
un liquido o in un tessuto organico. - Alcalizzazione,
cambiamento in alcali. - Alcdlico, alcalino, di alcali.
Alcalimetria, modo di determinare la quantità di
un alcali mediante soluzioni acide concentrate. '
Reattivo, materia chimica che si impiega per valutare
la l'orza degli alcali (cosi il tornasole, ecc.).
Alcaloide. Corpo che neutralizza gli acidi. So-
stanza azotata estratta dai vegetali o dai corpi ani-
mali, fabbricata anche artificialmente (es.: propila-
mina). Gli alcaloidi sono quasi tutti impiegati in
medicina. Noti gli alcaloidi delle slricnee (stricnina),
dell'oppio (meconidina, tebaina), dei semi di senapa
(senapina), ecc.
Alce. Mammifero più grosso del cervo, detto
anche gran bestia, granbestia. Vive nel Nord.
Alchechóngi. Pianta solanacea, fisalide.
Alchermes. Liquore, specie di rosolio.
Alcbimia {alchimico, alchimistico). La chimica
degli antichi; più precisamente, la pretesa scienza
con la quale si credeva, un tempo, di fabbricare
l'oro o la pietra jilosofale, che trasformasse i me-
talli ignobili in oro. Archimia. archimagia, arcima-
gia, chimica ermetica; arte sacra, arte sacerdotale
degli Egiziani, filosofia ermetica. - Ad ogni metallo
gli alchimisti davano il nome di un pianeta - Eser-
citare, adoperare l'alchimia, alchimiare, archimiare.
alchimizzare. — Adepti, coloro che venivano ini
ziati ai misteri degli alchimisti.
Nel linguaggio degli alchimisti. - Absemir, prin-
cipio, quintessenza - Acidum pingue (acido grasso),,
principio, che, combinato alla pietra calcare, for-
mava la calce caustica - Alcaest o alcahest, mestruo,
dissolvente universale. - Alembroth, sale di saggezza
(mercurio e ammoniaca). - Arcano, mistero, segreto,
- Archéo, principio della vita, agente universale. -
Argirogonia, o argiropéa, arte di produrre argento.
- Brumazar, spirito dei metalli.
Crisopèa, arte di fabbricare dell'oro. -: Crogiuoli,
ì fornelli, gli alambicchi, le storte e altri vasi. - Drijf,
antidoto, contravveleno. — Elisir d'oro, la pietra
lilosofale: detta anche arca arcanorum. - Elisir uni-
oersale, elisir di lunga vita. - Ens primum, sostanza
purissima che doveva trasformare i metalli.
Gelbum o gelfum, pietra filosofale. — Grande
opera: cosi dissero gli alchimisti il loro lavoro e
lo scopo che si proponevano. - Magistero, prepara-
zione segreta. - Magnale, s\m-\to deWsicqnai.- Mestruo,
dissolvente. - Mercurio aniìiuUo, mercurio dei filo-
sofi, semenza argentifica. - Oro potabile, oro reso li-
quido per servire da panacea. - Palingènesi, riprodu-
zione d'un fiore, ecc. - Panacèa, rimedio universale.
- Polvere argentifica, quella che trasformava in ar-
gento. - Polvere di proiezione, quella che doveva
operare la trasformazione. - Quintessenza, quinta
essenza di una cosa, in aggiunta ai quattro elementi
di Aristotile, ritenuti come i componenti dei corpi.
- Regula, metallo al fondo del crogiuolo. - Simbo-
lizzare (azione di simbolizzazione), essere in rela-
zione con un pianeta: detto di ciascun metallo. •
Spagiria, analisi e ricomposizione dei metalli. - Yé-
lion, il bicchiere.
AlcMmista. Chi si occupava di alchimia:
archimista, alchimizzatore ; cercatore della pietra
lilosofale.
Alcióne. Uccello, volgarmente gabbiano. —
Nido d'alcione, sostanza glutinosa che trovasi negli
scogli della costa di (]oromandel, depostavi dagli
alcióni ed alquanto somigliante all'ambra, prodotto-
di un polipaio sarcoide. — Todo. uccello cantore,
afhne all'alcione e alla muscicapa.
Alcool, alcoole {alcoolico). Il prodotto che si
ha dalla fermentazione vinosa: è lo spirito di inno
(alcool etilico); che l'industria trae non solo dal
vino, ma anche da altri vegetali, per mezzo della
distillazione, impiegandolo specialmente nella fab-
bricazione dei liquori. Si ha cosi: l'alcool amilico,
0 spirilo di patate, prodotto ottenuto dalla patata,
nocivo alla salute; l'alcool metilico o pirolegnoso,
spirito che si ha dalla distillazione secca del legno,
insieme ad altri prodotti: usato nella preparazione
delle vernici.
Dagli alcooli, per ossidazione, derivano le.aldeidi,
liquidi incolori e di odor d'aceto. - Akoolalo, solu-
zióne alcoolica di vegetali ottenuta per distillazione;
?nche preparato che si ottiene distillando alcool
sopra droghe, sopra sostanze medicamentose. - Al-
coolatura, soluzione alcoolica di principi solubili
delle parti fresche dei vegetali ottenuta per mace-
razione. - A/coo/ico, di alcool, della nati:ra dell'alcool;
liquoroso; spiritoso. - Akoolimetria, alcooiu:vetria,
operazione per calcolare la quantità di alcool asso-
luto contenuta nei liquidi spiritosi : si fa con l'aiuto
degli areometri. - Alcooliti, le semplici soluzioni
alcooliche di sostanze medicamentose. - Alcootizzare,
ridurre allo stato di spinto di vino, di alcool (al-
coolizzato) — V. ad afcoolisnio.
ALCOOLISMO
o7
Acefale, prodotto di ossidazione dell'alcool. - Flevi-
me, gli avanzi della fabbricazione dell'alcool tatto
con granaglie - Melasse, residuo della fabbricazione
degli zuccheri e della distillazione degli alcool: ser-
vono come alimento del bestiame bovino. - Spiriti
di vino, gli alcooli che hanno gradi sopra il 55° -
Vinacce, residui di certi tuberi avanzati alla fab-
bricazione dell'alcool. - Vaporimetro, strumento con
cui si determina la ricchezza alcoolica di un li-
quido dalla tensione del vapore che se ne svolge du-
rante l'ebollizione. - Zcoscopio, apparecchio per de-
terminare coll'eboUizione la quantità di alcool con-
tenuta in un liquido: è a quadrante, a stelo di-
ritto, ecc.
Alcoolisnio. Stato di avvelenamento del ricam-
bio organico, dovuto ad abuso di alcool: si mani-
festa in forma acuta o cronica; ha per conseguenza
Vebetlsmo alcoolica e può condurre al delirium tre-
mens. alla pazzia. - Alcoolizzare, alcoolizzazione, il
produrre alcoolismo.
Alcoolista. Chi si dà all'alcoolismo: alcooliz-
zato, la sua condizione.
Alcorano. Codice del niaonietfdstno.
Alcòva. Parte di una camera da letto.
Alcunché. Qualche picco' osa: un tnininio.
Alcuno. V. a persona, ; luantità.
Aldino. Degli Aldi: detto ai edizione, di ca-
rattere per la stamperia,
>\lé. Detto a indovinello.
Àlea (aleatorio). Sorta di giuoco (d'azzardo). -
Figur., rischio. — Aleatòrio, detto a contratto.
Aleatico. Sorta (Vuva e il vino che se ne fa.
Alegrg-iare (aleggiato). Detto ad ala.
Alere. Verbo latino che significa alim,entare.
•Vlessandrino. Qualità di verso.
Alessifàrmaco. In genere, tnedicaìnento. -
Anche, contravveleno. ^
Alètta. Spranghetta da muro. - La pinna del
pe.sce.
Alfa. Detto ad alfabeto (greco).
Alfabeto (alfabetico). La serie delle lettere,
ossia dei segni rappresentanti le parole, i suoni di
una lingua: abbecedario, abecè, abbicci, abbici, a
bi ci - Rudimento di scienza, principi di chec-
chessia. — Allabetare, porre, disporre, registrare
in ordine alfabetico, alfabeticamente. — Alfabetari.
nome col quale il naturalista Linneo chiama tutti
quegli autori i quali, nelle loro opere, non hanno
usato alti'o ordine che quello delle lettere dell'alfa-
beto. — Alfabetico, che è secondo l'ordine dell' alfa-
beto (segni alfabetici, ordine alfabetico). — Abbici,
abbecedario, dicesi anche il libretto col quale s'insegna
l'alfabeto e le prime regole del leggere.
Alfabeto arabico: deriva dall'alfabeto fenicio e serve
per scrivere una delle più ricche e più meravigliose
lingue del mondo; fu accettato dai popoli che ab-
bracciarono l'islamismo, fra i quali i Turchi, i Malaj,
gli Indiani, i Persiani (Caratteri cufxi, quelli che
usavano gli Arabi prima degli attuali, cioè i carat-
teri neskhi). - Alfabeto cuneiforme, caratteri babilonesi
cosi chiamati perchè i tratti che li compongono sem-
brano altrettanti cunei o eh. odi. - Alfabeto ebraico
antico: greco e italiano antico, etrusco, birmano,
gotico, anglo-sassone, russo. - Alfabeto fenicie, quello
dal quale derivano tutte le foggio di scrittura in uso
presso le popolazioni europee, unitamente Ji quelle
dei rami semitici : arabi, ebrei, siri, etiopi.
Alfabeto greco: composto del!*^ lettere alfa, beta,
gamma, delta, epsilon o essilon, zeta, età, theta, jota,
kappa, lambda, my, ny, xi, omikron, pi, rho, sig-
ma, tau, epsiluii, phi, chi, psi, omèga. - Alfabeto in-
dicano, uno (lei gruppi in cui si possono dividere gli
alfabeti dai (piali {ferivai'ouo le vocali e i segni di
scultura che servono di base alle diverse lingue,
antiche e moderne, della Terra. — Alfabeto, itor
liano: a. bi, ci, di, e, effe, gi, acca, i, i lungo,
elle, emme, enne, o, pi, qu, erre, esse, ti, u, vu, zeta.
- L' alfabeto latino ha venticinqui; lettere (sei vocali
a, e, i, 0, u, y, il resto consonanti), la pronuncia
delle quali è come in italiano; però il ti (quando
i sia breve) innanzi ad altra vocale si pronunzia zi
(olium, ozium), conservando invece la sua pronun-
zia davanti sex (mixtio, ostimn). - Iccase, la con-
sonante doppia equivalente acs: è scritta x.
Alfabeto nagarico, il più importante dei quattro
alfabeti del sanscrito. - Alfabeto sahelico, uno dei più
antichi italici. - Alfabeto semitico, come l'indiano.
Consonanti, quelle lettere dell'alfabeto che sono
fuori del numero delle vocali: consonanti labiaH,
gutturali, liquide, ecc. — Dittongo, unione di due let-
tere vocali in uno stesso accento, facendo però il
suono di ambedue. - Gambo, l'asta della lettera —
Geroglifici, segni o figure simboliche delle quali gli
antichi Egiziani si servivano, invece delle lettere. —
Lettera, ciascuno dei segni che formano l'alfabeto,
rappresentante un suono; ed è elemento de\hparola.
Lettera maiuscola, minuscola, grande, piccola; lettere
di scatola, lettere grandissime; lettere aspirate, den-
tali (da dente), gutturali (da gola), labiali (da lab-
bro), labiodentali, sibilanti, secondo gli organi per
mezzo dei quali si pronunciano. - Lettere runiche:
erano le lettere degli alfabeti usati dagli antichi po-
poli teutonici, formate quasi sempre da linee rette
semplici 0 combinate. — Minuscoletto, di carattere
0 lettera d'alfabeto. — Nundinale, le prime otto let-
tere dell'alfabeto che servivano a indicare le nun-
dine. — Sillaba (V. questa voce), aggregato di due
0 più lettere, con vocale (lettera che si pronuncia
mandando fuori un suono inarticolato) inclusa.
Alfabeto musicale, si intende la serie delle lettere
e, d, e, f, g, a, h, in uso per designare i sette toni
principali. Nei paesi di Europa, in generale, invece
si usano le sillabe: do, re, mi, fa, sol, la, si, dette
note.
Alfabeto telegrafico. Detto a telegrafo.
Alfàna. Sorta di cavalla araba. V. a cavallo.
Alfiere. L'ufficiale a cui era affidata la bandie-
ra; ora portabandiera. Antesignano, banderaio, ban-
derese, confaloniere, dragonario o draconario, dra-
goniere, gonfaloniere, gonfaloniero, portinsegna, por
tatore, signifero, stendardiere, vessillifero.
Alfiere. Pezzo degli scacchi.
Alfine. Finalmente, alla fine.
Alg'a (àliga). Pianta acotilédone, tallofita; erba vi-
vente nei luoghi umidi, massime nelle acque mari-
ne 0 dolci, e dotata di proprietà medicinali : il mare
la rigetta continuamente a riva. - Algina, sostanza
organica estratta dalle alghe marine.
Agar - agar, alga proveniente dai mari asiatici,
usata nella preparazione di gelatina per la coltura
dei bacterì. - Alarla, alga marina che contiene iodio
e soda. - Corallina, specie d'alga marina medicinale.
- Fico, sorta d'alga marina a spore non motili; quer-
cia marina, specie di fuco. - Nostocacee. alghe di strut-
tura semplicissima: occupano l'ultimo grado delle
serie dei vegetali e vivono in colonie filamentose,
formando masse gelatinose. - Oscillaria, alga micro-
scopica filamentosa delle acque dolci. - Protococco,
alga le cui specie formano coperte verdi sopra il
suolo umido, e tingotio di rosso l'acqua e la neve.
58
ALGEBRA — ALIMENTARE
• Sargasso, alga marina (fuco), che in certi tratti del-
l'oceano abbonda tanto da tingere il mare di co-
lor verde. - Tricodesmo, alga microscopica dai fili
semplici, natanti alla superficie dei mari, che colora
spesso in rosso, per grandi tratti. - Ulva, genere di
alghe commestibili.
Oogonio, cellula del tallo (in certe alghe e in certi
funghi) il cui protoplasma si contrae in una o più
sfere di fecondazione (oosfere), che, dopo avvenuta
la fecondazione, diventano spore foospore). - Sinspo-
rea. alga che si riproduce per coniugazione. - Talas-
sioniti, le alghe crescenti nel mare. - Zoospora o
zooxporea, di alga che ha spore fornite di movimenti
spontanei. - Zoospora, il corpuscolo riproduttore di
certe alghe inferiori.
Algebra. Propriamente, la parte della tnate-
m-afica che ha per oggetto Io studio delle equa-
zioni e delle loro proprietà e la loro risoluzione.
Nell'uso comune, la parte della matematica che ha
per oggetto di generalizzare le operazioni dell'aria
mefica, rappresentando le qucmtità con lettere.
In questo senso si divide in due parti: il calcolo
letterale e l'algebra propriamente detta. - Algèbrico,
di algebra. - Algebrista, che sa di algebra e ne fa
uso. — Cifre, lettere alfabetiche sostituite ai numeri
nell'algebra.
Abbreviazione, operazione di ridurre a forma più
semplice i risultati dei calcoli algebrici. - Algoritmo.
ogni parte speciale dell' algebra e dell' aritmetica
considerate nella loro pratica applicazione; anche la
formola adottata per ogni specie di calcolo. - Apòlo-
me, deferenza fra due quantità algebriche, incom-
mensurabili. - Argomento, il numero col quale si en-
tra, nelle tavole logaritmiche trigonometriche, a cer-
care altri numeri da esso dipendenti.
Calcolo algebrico, l'insieme delle indicazioni e delle
operazioni in cui le quantità sono indicate da let-
tele - Calcolo integrale, che tratta delle integrazioni
(contrario di differeìizialé). — Coefficiente, fattore nu-
merico, o che si suppone tale, di una quantità al-
gebrica (termine, o monomio) (Es. 3a, SA^bc
— - a*, Cx....). — Equazione (V. questa voce), egua'
glianza contenente quantità note o considerate come
note e quantità incognite. Equazione algebrica, equa-
zione a coefficienti letterali ( ~ = i \
y e X /•
Espressione algebrica, riunione di lettere, o di let-
tere e numeri, indicanti operazioni. - Espressione
razimiale, espressione non contenente alcun radi-
caie. - Formula, espressione algebrica che serve a ri-
solvere tutti i problemi non dilìerenti che per il va-
lore dei dati.
Monomio: si chiama cosi l'espressione algebrica
di un solo termine, ossia quella nella quale non é
indicata né l'addizione, né la sottrazione. Ciascun
termine di un polinomio. - Grado d'i un monoiiiio,
di un polinomio; il monomio o il polinoiiiio conside-
rali riguardo agli esponenti (monomio polinomio
di i", di 2°, di ;■!" grado ecc.). - PoHnomia. espres-
sione algebrica di più termini o parti srparate dai
segni -|- 0 — {binomio, quando non vi .sono che
due termini; Irinmnio, quando ve ne sono tre, ecc).
• Polinomio omogeneo, quello in cui tutti i termini
hanno lo stesso grado. - Ordinare un polinomio, l'o-
perazione di disporlo secondo una data letteia {li'i-
tera ordinatrice) in modo che nei termini susseiiuen-
tisi gli esponenti della medesima siano in online di-
scendente o ascendente. - Frazione algebrica, il quo-
ziente di due quantità quali si vogliano, intere o
frazionarie, positive o negative. — Forme algebriche,
le frazioni intere omogenee di due o più quantità
indeterminate.
Lettera, i segni delle quantità indeterminate. - Po-
tenza, quantità algebrica: di primo grado, di secondo
grado, ecc.
Segni algebrici, i segni stessi dell'aritmetica, più
le lettere dell'alfabeto minuscolo che rappresentano
i numeri. Le prime lettere (a. b, e, d,) si usano per
indicare le qiiantità note: le ultime (w, x,y, z,),
quelle incognite. - Permanenza, uguaglianza di segno
dei termini successivi dell'equazione. — -Seì-ie, suc-
cessione indefinita di numeri o di simboli algebrici
derivanti gli uni dagli altri secondo una legge de-
terminata e riuniti con segni algebrici. - Somma air
gebrica, successione di più termini coi rispettivi
segni.
Termine algebrico, ogni espressione, o parte di
espressione algebrica, che non contenga i segni -j-
e — . - Termini simili, i termini che non differiscono
che nel segno (-j- o — ) o nel cofficiente. - Riduzione
dei termini simili, sostituzione d'un termine solo a
più termini simili, che entrano in un polinomio. -
Termine negativo, quello preceduto dal segno — . -
Termine positivo, termine preceduto dal segno -\-,
indicato o sottinteso.
Àlg-ere, àlgido, algóre. Leggasi a colèra e
a freddo.
Algoritmo. Detto ad algebra.
Ali. Plurale di ala.
Aliare {aliato). Movere Xala; mettersi a volo.
- Aggirarsi, andare attorno.
Alias. Altrimenti detto, con altro nome.
Alibi. Detto ad assenza.
Alice. Specie di accinga.
Alidada. V. ad agrimensura.
Alido, alidóre. Di ter^'eno arido; di tempo
(e di stagione) asciutto.
Allenare, alienazione {aliet abile, alananfe,
alienatario, alienalo) 11 dare via, il trasferire il
possesso, la proprietà di beni mobili e immo-
bili. - Essere alienato, privo di senno, affetto da
pazzia. - Alienazione, clemenza, delirio.
Alienista. 11 medico specialista per le malat-
tie di mente, per le varie forme di pazzia: fre-
nòlogo, freniàtra.
Alièno. Detto ad appartenere e a contra'rio.
Aliga. Lo stesso che alga.
Aligero. Detto ad ala.
Alij;usta. il gàtnbero di mare.
Alimentare, alimentarsi {alimentario, ali-
mentato, alimentazione, alimentizio). Dare, porgere,
prendere, ricevere alimenti, alimento: ciÈare, ci-
barsi; nutrire, nodrire, nodricare, notricare, nutri-
care (nutrirsi, nutricarsi). Nel significato proprio e
nel senso neutro, é il convertirsi die fa il cibo in
sostanza dell'animale, o l'alimento in quella delle
piante. Dar da mangiare, dar nutrimento, pasto, pa-
stura; nutrificare; pascere, pascolare; refiziare; sof-
folcere, sostenere, sostentare; satollare (alimentare
abbondantemente), sfamare. Nutrirsi, sostentarsi, sfa-
marsi, ecc.
Alimentamenlo, azione ed etfetto dell'alimentare;
anche il modo dell'alimentare e dell'alimentarsi (non
comune) : sostenimento, mantenimento; nutritura; so-
stentazione. — Alimentalo, nutrito. — AlimentaJore,
chi alimenta: attore, attrice (poet.): nudritore. no-
dritore, nutricatore; noditrice. nuditrice, mulrica-
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trice, nutrice. - AUore, allrice (poet.), chi alimenta,
nutre.
Alimentare, sostanza che dà nutrimento al corpo,
riparando alle perdite che l'oriranismo subisce per
il movimento bio-chiniico. - Alibile, ciò che ha la
proprietà di nutrire: nutriente, nutritivo, sostentativo,
aliraentoso, sostanzioso; nutricante, nutrichevole, nu-
tritizio, nutritorio; nutrimentoso; sostanzievole, so-
stentativo. - Alimentario, aggiunto di cose spettanti
ad alimento; anche colui che ha diritto agli alimenti
e li riceve. - Alimentizio, che serve all' alimento. -
Sottile, tenue, poco nutritivo (specialmente di brodo).
Alimentazione, nutrizione, complesso dei processi
fisici e chimici per cui si effettua, nedi organismi
animali e vegetali, la trasformazione delle sostanze
ingerite in elementi atti a conservare la vita ; azione
di prendere o somministrare gli alimenti: nutri-
mento, nutritura; nutricamento, nutricazione, nutri-
ficazione; cibamento, cibazione; satollamento, sazia-
mento, sfamatura.
Per altro significato, veggasi a fisiologia.
Alimentivitd, nome dato dai frenologi all'istinto
della nutrizione. - Atrofia, deperimento del corpo
0 di parte del corpo, per mancanza o insufficienza
di nutrizione. Atrofizzare, rendere atròfico, atrofiz-
zato, denutrito. - Cacotrofia, alterazione della nutri-
eione - Ipotrofia, nutrizione insufficiente. - Para-
tropa, nutrizione anormale.
Alimento. Voce di significato generale, com-
prendente tutte le sostanze solide e liquide neces-
sarie al mangiare, alla nutrizione (alimentazione)
del corpo: quanto serve all'animale per nutrirsi;
detto anche delle piante Cibo, nutrimento, pasci-
mento; dape, pàbulo, pasto, vettovaglia, vivan-
da, sostanza alimentare; vitto, viveri, complesso degli
alimenti. — Alimento artefatto, quello (aetto, però,
più spesso di bevanda) non naturale, ma fatto ad
arte, con sostanze diver^se; grasso (o di grasso), di
carne o latticini; leggero, di facile digestione {pe-
sante, grosso, il contrario); legittimo, genuino, non
adulterato; magro (o di magro), non di carne o
latticini.
Cibaria, le varie cose che servono di cibo, di
alimento. — Trofico, ciò che degli alimenti serve
alla nutrizione, per opposizione alla parte rigettata
come secrezione. — Amido, ingrediente inorganico
del corpo e dell'alimento. — Calce, ingrediente mi-
nerale più importante dell' alimento. — Conserve
alimentari, cibi conservati per lo più in scatole di
latta chiuse ermeticamente. — Leccornia, cibo, boc-
concino ghiotto.
Tornaguslo : dicesi di ogni cibo che, per il suo
sa]iore piacevole o per la sua azione simpatica
sullo stomaco, giova a risvegliare l'appedito e a
procurare una buona digestione.
Assodare le cicce, di alimento che riesce molto
nutritivo. — Far prò, del cibo, andare in sugo e
in sangue. — Carne fa carne, pane fa sangue; vino
sostiene, pesce fa vesce (gonfia) e erba fa... il resto.
— Alimenti che restringono il corpo, lo rendono
stitico.
Annona, i viveri della città; vettovaglia, pro-
vianda. Abbondanza, larghezza, difficoltà, strettezza
dell'annona. Annonario, relativo all'annona. - Care-
stia, scarsità delle derrate, specialmente delle sostan-
ze alimentari.
Dieta, regola di vitto: e specialmente astinenza
dal cibo per salute : dieta stretta, tutta dieta, mezza
dieta. — Dietetica, parte della medicina che riguarda
gli alimenti rispetto all'igiene. - Grascia, un tempo.
nome generico di tutte le cose necessarie al vitto.
Regime o reggime, l'uso metodico degli alimenti
e delle altre cose necessarie alla vita. — Vitto pi-
tagorico, senza carne, frugale.
Aposizia, aborrimento o fastidio degli alimenti.
- Atrofia, deperimento di un organo per difetto di
alimento. — Bromatografìa, descrizione degli ali-
menti. — Bromatologia, trattato degli alimenti. —
Bromatometria, misura della quantità degli alimenti
necessari al sostentamento degli animali in certe
condizioni {bromatómetro, lo strumento all'uopo). —
Cacosizia o cacositia, disgusto, avversione per gli
alimenti. — Sitiologia, studio delle materie alimen-
tari
Alterazioni degli alimenti. — Acescente, sostanza
alimentare liquida che sia stata soggetta ad un
principio di fermentazione acida. - Invietire {invie-
tito), aegli alimenti (massime il burro, 1' olio, i sa-
lumi) che prendono cattivo odore per essere stati
a lungo esposti all'aria - Irrancidire (irrancidito),
degli alimenti grassi che si alterano per azione del-
l'aria e dell' umidità insieme, sicché ingialliscono,
subiscono reazione acida, prendono odore spiacevole
{ràncido) e sapore acre.
Alimenti anlmali o di origine animale. — La
carne di più specie e qpianio è fornito dal wto-
cellaio; il salame, il burro, il f'ortnaggio,
altri latticini e quanto fornisce il pizzicagnolo;
il brodo, il latte, il pollame e gli animali da
cortile, l'uovo, il pesce, la selvaggina, ecc.
Alimenti vegetali o di origina; veget.\le — La
farina, il pane, la pasta, V orzo, il riso, il
frumento, le civaie ( legumi ), le piante e le
erbe da orto (per bestiame l' avena, V erba, il
fieno, ecc.), le innumerevoli frutta, il ciocco-
lata, quanto danno il fornaio, il pasticciere,
ecc., ecc.
Aximenti medicinali. — Varrow-root, specie di ami-
do che si estrae dalle radici di alcune piante tube-
rose delle Antille e delle indie; la farina, lattea; il
pane e la pasta di glutine; la revalenta (composto
di farina di lenti), la tapioca, i peptoni (estratti di
carne), la fosfatina, Y ocomaltina, la galactina, il
kefir, il plasmon, il kufeke, il mellins-food, ecc.
Ambrosia. Il cibo degli dèi, nella mitologia: man-
giandone, si acquistava l'immortalità.
Aliòsso. Osso dell' agnello e d' altri animali,
adoperato dai fanciulli pei loro giuochi.
Aliótico. Bastimento da pesca.
Alipede. Detto ad ala e a veloce.
Aliquota (aligiioto). Parte di una quantità:
veggasi ad aritmetica.
Àlisèo. Detto a vento.
Alisso. Pianta da olio, come l'olivo, il sesamo,
ecc.
Alitare, àlito. V. a respirare, respirazione,
respiro.
Alla carlona. Modo di fare, alla buona; al-
l' antica.
Allacciare {allacciamento, allacciante, allacciato,
allacciatura). Stringere, legare - Fasciare una vena
(operazione di chirurgia). - Raccogliere acqua
mediante convenienti lavori.
Alla cheticbella. Chetamente, in modo di
nascondere.
Alla fine. Di cosa che sta per finire.
Allagare {allagamento, allagato). L' espandersi
di acqua che esca dal suo letto naturale, per ri-
versarsi sui terreni circostanti; anche di luogo che
diventi come un lago. Inondare, fare inondazio-
60
ALLA LARGA I — ALLATTAMENTO
ne, riboccare, rigurgitare, slagare; traboccare, trari-
pare, straripare; diluviare, sgorgare, slagare; spa-
gliare, spandersi.
Allagamento : allagazione, dilagamento, illagazione,
inondazione; alluvione, illuvione; incursione, ir-
ruzione delie acque; piena, rótta; regùrgito, rimboc-
camento; straripamento, traripamento, trascendimen-
to ; acquagione, acquazione; cataclisma, diluvio,
rincollo.
Alla larg'a !. Espressione di disprezzo, di
odio.
Alla mente. Antica improvvisazione di canto.
Allampanare (allampanato). Diventare molto
niayè'o, smunto.
A [lampare (allampato). Avere gran sete.
Allantóide. Sacco che avvolge Vembrione.
Alla pari. Termine di borsa.
Alla peg-g-io. Nella peggiore ipòtesi; a peggio
andare.
Ali* aperto. In luogo non chiuso, all' aria
aperta.
Allappare, allappolare {allappato, allap-
volato). Effetto (sulla lingua) delle sostanze che
hanno sapore acre, aspro, acido.
Ali* apparenza. Apparentemente, in appa-
renza.
AJlargrare, allargarsi {allargamento, allar-
gato, allargata, allargatura). Rendere, diventare
largo, o più largo. - Distendere, distendersi in
n)a;jgiore spazio. - Il rasserenarsi del tempo.
Allargatolo. Istrumento per allargare, special-
mente un buco fatto col tràpano e simili.
Allarmare, allarmarsi {allarmato). Mettere,
mettersi in gran paura.
Allarme. Grido di guerra - Falso assalto -
Subitànea paura.
All'armi !. Grido della sentiìieUa,
Alla romana. Modo di pagare un tanto a
testa.
Alla rovescia. A rovescio.
Alla sordina. Di soppiatto, in modo di na-
$cdndere.
Alla tèmpera. Antico sistema di pittura.
Allato, a lato. Di fianco, accosto, vicino.
Allattamento. L' allattare, il nutrire col pro-
prio latte: processo di nutrimento dei bambini e
dei neonati degli animali col latte della madre.
L'atto e l'ufficio dell'allattare, e anche il periodo di
tempo impiegato in tale funzione. Alìatlatura.
Si ha Yallattanunio materno {naturale, negli animali)
quando i neonati poppano dalia madre; V allat-
tamento mercenario (o per adozione, negli ani-
mali), qijando il latte è preso da altra femmina;
V allattamento misto, quando il natiirale e i' artifi-
ciale sono corileniporanei. - Vollcttainentn arlifir.iale
consiste nel porgere, in appositi poppat;,;, a) bam-
bino latte di vacca, di cavalla, d'asina, ecc.
Baliàtico, allattamento fatto dalla balia, e il
S rezzo dell'allattamento. — Febbre del latte, delle
enne partorienti per la venuta prossima del latte.
Allattare e slattare
Nutrire col proprio latte un bambino (detto anche
degli animali mammiferi), facendolo succhiare dalla
E3ppa, dalla maìnmeU<i. Balire (voce anliquata). -
are la poppa. la marr.rnelia ; avere, tenere al petto;
lattare, nutricare.
Dare il latte indica specialmente il tenipo e lo
6tato della madre che allatta. Far attaccare al seno.
alla poppa; nieller sotto (volgare). - Allattando, du-
rante l'allattamento, nella funzione dell'allattare. —
Cacitd. malore che viene nelle poppe delle donne,
prodotto dal rapprendersi del latte. - Causare il
latte, deviarlo dalle mammelle, si che non se ne
produca più; mandarlo indietro. Cansarsi il latte,
quando questo non viene più naturalmente. — Galat-
tòforo, dicesi di ciascuno dei condotti che hanno le
donne nelle mammelle, pei quali il latte si separa
e viene fino al capézzolo. — Latte sparso per la
vita, secondo una volgare credenza, malattia delle
donne che allattano.
Mezzo latte, sussidio dato alle donne povere che
non possono allattare, consistente nel mezzo salano
da darsi alla balia. - Nutrice, la donna che allatta
il proprio bambino - Petto asciutto, succhialo invano,
che non dà latte. - Petto ceco, quello delle donne
che hanno poco capezzolo o niente, per allattare. -
Porte del latte, le vene che conducono il latte alle
mammelle.
Cappelletto, piccolo arnese di legno o di gomma
elastica, tondo, in forma di piccolo segmento di
grande sfera, con in mezzo una prominenza vuota,
per ricevervi il capezzolo, a cui serve di riparo
quando, per setole (ràgadi), fosse dolente. - Fascia,
striscia di maglia o di tessuto lunga, per avvolgere
i lattanti.
Poppaiola, semplice e noto istrumento (boccetta)
per l'allattamento artificiale: poppatóio, succhiatóio:
biberone (frane, biberon). - Poppatoio, strumento per
trarre il latte dalle poppe delle donne che ne hanno
in soverchia abbondanza o non hanno capezzolo:
è un vaso tondo di vetro, lateralmente e verso il
fondo prolungantesi in un cannello curvo, come di
pipa, col quale la donna fa il vuoto, suggendo. Allo
stesso uso serve una pallottola di gomma elastica
concia, munita di un cannello che le è inserito a
chiusura ermetica, e che si applica al capezzolo
dopo compressa fra le dita la pallottola per farne
uscire l'aria; la sferetta distendendosi quindi da sé,
il vuoto che vi fu fatto vi aspira il latte dalla
mammella.
Balia, donna che per mercede allatta i bambini
altrui, tanto in casa propria che presso la madre:
i in istile nobile o affettato, detta anche nuirics
(meno comuuem., nodrice, nodritrice); allattatrice,
allattante, lattante, lattatrice, nutricatrice. Anti-
camente, baila; e balire, per allevare - Baliac'
eia, cattiva bàlia; balióna, balia grossa e molto
popputa. - Dare, mettere, mandare a balia; prendere,
teiì?re a balia; prendere un bambino da allevare,
da rilavare. — Allievo, bambino dalla balia allevato
o quasi. — Baliatico (anche baliaggio) il compenso
che si dà alla balia, e il bambino da essa allattato;
anche la durata dell' allattamento e il complesso
delle cure che questo richisua. - Balio, marito della
baila: allevatore, notricio, nutrizio (voci disusate).
Figliuol di latte, rispetto alla balia, si chiama il
bambino che essa ha allattato. - Fratelli di lailc,
i ragazzi allevati dalla stessa balia {sorelle di latte).
Riportare il bambino, il restituirlo die fa la balia
ai genitori, ad allattamento finito. - Riprendere, levare
da balia il bambino, per tenerselo a casa. — Ga-
lattite, pietra a cui si attribuiva la virtù di au-
mentrT':* il latte alle balie.
Slattare, slattamento. — Atto per cui si toglie
al br.riibino 1' uso del latte materno, per sommini-
strargli un alimento più solido (in generale, si pra-
tica dai dieci ai dodici mesi) : spoppare, svezzare,
disvezzare; dislattare, levare il latte; tór la popi)a,
ALLATTARE
ALLEGREZZA
61
levar dalla poppa; levare, disusare dal latte, dalla
poppa. Spoppamento, divezzamento, svezzamento,
slattatura. Spoppato, divezzalo, divezzo, ecc. - Apo-
galailismo, slattamento, svezzamento, ossia l'atto di
spoppare un bambino.
Del LATTE E DEL SUCCHIARLO
E' il liquore che si forma nelle poppe delle
donne. - Calostra , calostro, il primo l;itte sie-
roso che dovrebbe poppare dalla mammella della
madre il bambino appena nato, ma che gli è giu-
dicato nocivo; fresco, il latte della donna che ha
partorito da poco; bilioso, quello di do'ina incol.le-
rita; caloroso, di donna con sangue incalorito;
stanco, stracco, della donna che allatta da un pezzo.
• Agalassia 0 agalaclia, mancanza di secrezione lattea
dopo il parto. - Farina lattea, latte puro concentrato
nel vuoto a bassa temperatura, con pane sottoposto
a un altissimo calore e con zucchero che danno una
farina molto nutritiva: si tiene chiusa in scatole;
e serve ai lattanti e agli stomachi deboli. - Galatto-
metro, strum:ento che serve a determinare approssi-
mativamente il grado di ricchezza e di purezza del
latte. - Lattifugo, di rimedio che mandi via il latte,
- Protogala (gr.), il primo latte di madre. - Tornata,
l'affluenza magdore del latte che di tempo in tempo
sopraggiunge alle donne che allattano. — Andar
via, andare addietro, tornare addietro, perdere il
latte, quando si svia.
SuccHURE IL LATTE. — Poppare, zinnare, suggere
il latte dalla poppa, o mammella: cioppare, lattare,
pocciare; ciocciare, mammare, tirare il latte. - Bere
ti pupo, espressione infantile. — Ammammellato
(usato dal Chiabrera), di un bambino che poppa.
- Sostantivamente, dicesi lattante tanto il bambino
che poppa il latte, quanto la donna che dà a
poppare. - Poppante, che poppa. - Puppevole, accon-
cio a popparsi, a suggersi. - dóccia, nel linguaggio
infantile, la poppa, cioè il latte che il bamÉino
succhia dalla mammella.
Lattime, crosta lattea, malattia dei bambini che
poppano, e consiste in croste alla testa e alla fac-
cia. - Tirémesi, vomito caseoso dei lattanti. - Ti-
rèusi, cofigulamento del latte nello stomaco.
Allattare {allattato). Dare V allattamento.
Alleanza (allearsi, alleato). Unione, lega fra due
opiù Stati: colleganza, accordo, coalizione; amistà,
aiìratellamento; lega fra partiti e persone per qual-
che fine comune. Combinare, concertare, concludf3re,
fare, stringere un'alleanza; allegarsi, collegarsi (colle-
ganza), confederarsi ; fare, stringere lega; accostarsi,
accozzarsi, raccozzarsi. Rinnovare, rifare alleanza,
ricollegarsi. /
Confederazione, alleanza permanente; lega, invece,
alleanza temporanea. - Alleanza duplice, triplice,
qmdruplice, ecc., quando fra due, tre, quattro, ecc.,
aderenti (alleati). - Alleanza difensiva, allo scopo di
difendersi contro un nemico comune; allenza Difen-
siva, allo scopo di rompere guerra a un altro Slato;
alleanza difensiva e offensiva, per l'una e per l'altra
cosa insieme (gr., simmachia; neologismo, coalizione).
• Unione, alleanza di più Stali, temporaria per una
azione comune, oppure perpetua (Federazione).
/i/Zm^o, ausiliario, federato, confederato, collegato.-
Aiuto, esercito alleato. — AntitripHstico, voce effimera
e di arbitraria formazione, usata talora nel linguag-
gio giornalistico per significare avversione alla tri-
plice alleanza (Italia, Germania, Au.strin>.
Alleccornire (alleccoìnito). Far gola.
Allegare (allegamento, allegato, allegazione). Ag-
giungere, unire documento a documento; addurre
pì'ova, ragione, davanti ad nn' autoìntà.
Allegrare (allegamento, allegato). Del dente:
produrre sensazione molesta per cosa agra; del
j rutto, l'uscire dallo stato di fiore; deWa. pianta,
ritenere il frutto nuovo quando cade il fiore; dei
metalli, far la lega.
Alleggerire, alleggerimento (alleggerito).
Il rendere leggiero; scemare, diminuire il peso;
togliersi una veste o metterne una più leggiera;
procurare conforto, sollievo in caso di noia o si-
mili. - Alleggerire, in senso scherzevole, ruòare. -
Alleggerire un cavallo, renderlo più agile. - Ren-
dere meno grave una tassa, un castigo, ecc.
Alleggiare (alleggialo). Alleviare, sollevare.
Alléggio. Pontone, barca.
Allegoria (allegorico, allegorista; allegorizzart,
allegoricamente). Continuazione di metafora, con-
cetto nascosto sotto figure o parole che hanno altro
significato: figura, ombreggiamento, rassembramento,
prefigurazione, iponea (senso nascosto); simholeg-
giamento, simbolo, tropologia, velame, geroglifico,
velo. - Alleyoridggine, allegoria insulsa. - Allegòrico,
di allegoria: emblematico, figurativo, fittivo (poet.);
parola mistica, figurata; polisenso, simbolico, tropo-
logico.
Allegorista, simbolista, chicchessia faccia uso di alle-
gorie. - Allegorizzare, usare allegorie, allegoreg^iare,
simboleggiare, esprimersi allegoricamente, ombrare
il vero, adombrare, ombreggiare; geroglificare, pre-
figurare.
Iconologia, spiegazione delle figure allegoriche;
iconologico, che riguarda l'iconologia; iconologista,
chi professa o fa lavori iconologici. — Parabola, al-
legoria, paragone, comparazione, racconto fittizio,
fatto per trarne una sentenza, una lezione, ecc. —
Futura allegorica, cioè dipinto nel quale ciò che
è rappresentato dà ad intendere un'altra cosa. —
Tropologia, per gli ecclesiastici, la significazione
morale delle sacre scritture, della bibbia.
Allegrezza (allegrare, allegramento , allegro).
Stato di chi é allegro, ossia lieto, contento, allegranza,
gaiezza, giocondità, ilarità, lietezza; esultanza, esul-
tazione; festevolezza, giulività, letizia; festa, giuo-
co, gallòria; tripudiamento, tripudio; buonumoì'e,
rallegramento; biHo, giubilo; 2:>tace»*e, sollazzo;
gaudio; gazzarra. Allegrezza chiassosa, grande, estre-
ma, somma, viva; improvvisa, breve; raccolta, tran-
quilla; naturale, spontanea ; artificiosa, forzata, simu-
lala; eccessiva, smodata, esagerata. - Sentire, pro-
vare allegrezza; saltare dall'allegrezza, esserne vi-
vamente preso. - Oh, allegrezza mia!, detto a per-
sona che ci dia allegrezza. Gongolare d'allegrezza.
Alleluia, voce d'allegrezza (significa: sia lodatoli
Signore). — Simbolo dell'allegrezza, l'agrifoglio.
Allegria, contentezza piuttosto chiassosa e di più
persone. - Baldòria, lo stare allegri mangiando. De-
vendo, giuocando, scherzando. - Buscherio, chiasso,
sia per allegria, sia per diverbio. - Chiranzana, al-
legria rumorosa, bombanza. - Facezia, detto arguto
e piacevole, che mette allegria. - Gaiezza, allegrezza,
che si scorge nelle persone liete e contente. - Gaz-
zarra, gran gioia rumorosa di persone riunite, spe-
cialmente di combriccole che se la godono, senza
vergogna, a danno dei terzi.
G-ioia, contentezza che si manifesta con atti este-
riori; allegrezza grande, estremo giubilo. - Giocoli-
dita, letizia, contentezza di cuore; qualità di ciò che
rallegra o arreca diletto o contento. - Giovialità, qua-
62
ALLEGREZZA
lità di chi è gioviale, riesce piacevole, desta alle-
grezza. - Giubilo, viva dimostrazione esterna di forte
allegrezza; manifestazione di gran piacere con atti, pa-
role, risa, ecc. - Giulività, allegrezza, festeggiamento,
giovialità. - Godimento, soddisfazione provata da chi
sente allegrezza. - Gozzoviglia, bagordo: lo spingere
l'allegria, mangiando, bevendo e godendo altri pia-
ceri, fino allo stravizio.
Ilarità, allegrezza, giocondità, manifestantesi con
facilità al ridere. - Lepidezza, di motto lepido o di
atto allegro. - Letizia, contento mostrato con atti
esteriori che deriva per lo più dal godere cose che
danno buon gusto, allegrezza, gioia. - Scacciapen-
sieri, cosa che toglie la preoccupazione e permette
di star allegro. - Sciabd, giorno, momento di fosta
e d'allegria. - Sollazzo, allegria data da un trastullo,
dal giuoco. • Tripudio, festa, allegrezza grande;
quafunque festa in cui si mostri allegrezza con mo-
vimenti del corpo, ballando, saltando, ecc. Anche,
forte e intenso godimento.
Allegramente, con allegrezza, lietamente, festevol-
mente, festosamente, gaiamente, giocosamente; con
buona cera, esilarantemente, gaudiosamente, piace-
volmente, giulivamente; facetamente, lepidamente,
sollazzevolmente; all'allegra,
ALLEGRO
Allegro: che ha allegrezza nell'animo e la mani-
festa con alti esteriori, specialmente nella giocondità
dell'aspetto: festante, festevole, festivo, festoso, eb-
bri festoso; gioviale, giovialaccio, giovialone (abitual-
mente allegro, di carattere allegro), giovialissimo;
sereno, esultante, letiziante, contento come una pa-
squa. Anche la persona o la cosa che infonda al-
legrezza, e che sia un po' presa dal vino, però non
ancora in istato di ubbriachezza ; allegro come
una cincimpòtola. - Aspetto, faccia, parole, grida,
atti allegri; giornata, passeggiata allegra, ecc. - AU
/egroccio, assai allegro, -Allegrone, di persona solita-
mente allegra, che ride di nulla, che ha «un granellino
di bue addosso, o di sciocco», benché non cattivo;
allegronaccio, allegrone piuttosto sguaiato, - AUe-
gruccio, un po' allegro, specialmente per effetto del-
l'aver bevuto. - Ameno, allegro e sollazzevole.
Bellumore, dicesi di uomo allegro, faceto, grazioso,
che ha fantasie graziose. - Bontempone, uomo alle-
gro che ha buon tempo da perdere, e si dà all'ozio,
agli spassi. - Brioso, che ha brio, è pieno di brio, di
allegria.
Capamene, capo ameno, persona allegra, vivace,
singolare, piena di bizzarrie: capo scarico.
Esilarante, di chi o di ciò che dà allegria, • Fa-
ceto, che è piacevole nel dire, - Gaio, che manifesta
gaiezza, è gioviale, allegro, lieto, festevole, - Gau-
dioso, pieno di gaudio, di esultanza. - Giocoso, che
si diletta di scherzi, di motti, - Gioioso, molto lieto
e contento, - Gioviale, che ha insieme allegria e ila-
rità; giovialone. - Giulivo, tutto contento, festoso,
lieto. - Goliardo, giovane allegro, scapato.
Ilare, che in volto si mostra giocoso, contento,
allegro. - Lieto, che ha letizia e la dimostra dal
volto, dagli atti, - Lèpido, di persona gaia e con
espressioni che hanno dello scnerzevole e dell'in-
}.egnoso: uomo piacevole, giocondo, moti rggiatore. -
Matlaccio, bizzarro, allegro: mattacchione, abitual-
mente bizzarro (mattacinata, atto giocoso, burlesco/
Raggiante, di persona mollo lieta, molto allegra, -
Bidente, sorridente, gioioso, persona o cosa che fa
allegrezza, - Ridicolo, che muove a ridere, che fa
ridere. - Scapato, uomo allegro, vivace, poco ri-
flessivo, poco serio nella condotta. - Sollazzevole,
amante di sollazzi ; che dà sollazzi, - Svagato, di chi
si perde qua e là allegramente.
tlìi bel mattone (scherz.), di persona allegra.
Uomo, donna di sboccio, allegri. - Uomo di ''conia,
che sta alla conia: che non si ritira dalle allegre
brigate. — Uno dei più graziosi matti del mondo:
(scherz.), di persona allegra che ride volentieri.
Essere, stare, diventare, rendere allegro.
Essere di buonumore o senza luna ; gioire, aprire
l'animo alla gioia; rallegrarsi, godere, darsi buon
tempo, pigliar piacere; letiziarsi, rallegrarsi, spas-
sarsi, sollazzarsi, svagarsi; far tripudio, tripudiare
(tripudiatore, tripudiatrice) ; essere in vena, esultare,
avere un' allegrezza a cielo, balzare tant'alto (per
molta allegrezza); brillar l'anima, rider l'occhio;
bàttere ogni ala; parere un sol di maggio; gongo-
lare, gongolacchiare, riboccare d'allegrezza ; far gran
gallòria; parere un'alleluia; andare, stare in zurlo;
andare in broda, in brodo di giuggiole, o di sùc-
ciole; andare in brodetto; essere in uzzo; far ga-
vazzo; giocondarsi, rimbaldire ; ingalluzzire, ingar-
zullire; ringalluzzare, ringarzullire, ringalluzzire. •
Allegro, allegri!, modo di eccitare all'allegrezza.
Sbirbarsela, far vita allegra e oziosa. - Cantare
alleluia, rallegrarsi per cosa andata bene. - Essere
felice di poco, rallegrarsi di inezie. - Far baldoria,
stare allegri in cene e feste amichevoli. - Fare un
cancan, il cancan, menar tripudio quando meno si
dovrebbe; mostrare vergognosamente allegria. - Far
ribotta, far allegria di mangiare, bere (per lo più,
eccessivamente). - Rallegratura, aria d'amabile al-
legrezza.
Guastafeste, chi interviene a turbare l'allegria. -
Mortorio, riunione senza allegria, nella quale la gente
è triste, ingioconda, come se assistesse ad un uf-
fìzio da morti. - Scomunicare l'umore giocondo, di-
sperderlo, fugarlo.
Rendere allegro. - Rallegrare, dar letizia, alle-
gria, piacere; allietare, render lieto; disattristare,
far passar l'umore; esilarare, rendere ilare (special-
mente di letture piacevoli, di atti e motti giocosi);-
mettere, infondere allegria; sollazzare, letificare, le
tìz'mre.- Allegrante, alU'gratore, che allegra: rallegra-
tore, rallegratrice; largitor di letizia; caccialTanni,
cacciapensieri, gabbapensieri. - Allegrare, lo stesso
che rallegrare: ma ha più brio in poesia e nello
stile sostenuto. - Allegrativo, rallegralivo, atto a
rallegrare; rallegratorio; esilarante, letificante.
Locuzioni e proverbi
Allegrezza fa bel viso, dà piacevole aspetto. •
Allegria segreta, candela spenta. - Animo e cera, vi-
vanda vera (buon animo e buon viso, pietanze che
fanno prò'). - Gente allegra il del l'aiuta. - L'animo
allegro fa la vita fiorita e gioconda: felice, fortunata,
- La tavola é una mezza confessione, in mezzo all'al-
legria è facile dire le cose che si vorrebbero celare.
- Non capire in se dall'allegrezza, non potersi tenere
nei panni, non poter slare nella pelle, nelle cuoia.
essere molto allegro e contento. - Non c'è sabato senza
sole: ognuno ' ha il suo tempo d'allegrezza. - iVbn
avere terreno che lo regga, di chi fa salti per alle-
grezza, - Non toccar terra dall'allegria, averne, sen-
ti rne molta, - Ogni risata leva un chiodo aila bara,
l'allegrezza aiuta a vivere, giova alla salute. • Pan
ALLOGGIO
6;ì
di nozze, di allegrezza che dura poco. •• Sei-vire ni
Signore in letizia: lavorare e stare allegri. - Slare
in cimbali, fare allegria, essere in bernecche. - Stare
in gavdearnus: allegrainente e godendo. - Suonare un
doppio, far grande allegrezza.
Allegoria. Manifestazione di allegrezza. Il tri-
pudio di molti insieme.
Allégro. Che sente e dimostra allegrezza»
Allegro. Movimento della musica vivace, brioso,
rapido.
Allelùia. V. ad allegrezza, lode.
Allenare (allenamento, allenatore, allenato, alle-
narsi). Far prendere o prendere vigore, forza, per
resistere alla fatica. Termine, specialmente, di ,
sport. -Allenamento, esercizio.
AjUenire {allenimento, allenire). Rendere lene,
meno grave un dolore, un male.
Allentare, allentarsi (allentamento, allentato).
Rendere, diventare lento, o più lento: di corpo pie-
no, teso, tirato, stretto; cosi di veste, di corda,
e simili. — Fare un salasso, — Produrre o prodursi
nriemia.
Allentatura. Rottura del peritonèo, per cui si
forma Vernia.
All'erta. Avviso, grido, per lo più della seìi-
finella.
Allessare, allesso (allessamento, allessato, ai-
lessatura). Modo di cuocere la carne, ecc , che fa
il cuoco in elidila: lessare, fare allesso. - Lessato,
lessatura, allessamento, atto del lessare; lessatina, les-
sata breve, leggiera. - Allessato, lessato: cotto allesso,
a lesso. - Lessato, lesso, allesso, vivanda di carne o
di pesce cotti semplicemente nell'acqua, in brodo.
All'estero. V. ad estero.
Allestire, allestimento (allestito). Il mettere
in pronto, preparare.
Allettare, allettamento (allettato). Essere
costretto a letto, per malattia. — Di cereale:
abbattersi, cadere a terra.
Allettare, allettatiTa (allettante, allettato, al-
lettatore). L'attirare alcuno con lusinga. - Di cosa
che procura o promette divertimento, godimento,
piacere.
Allevare, allevamento (allevato, allevatura).
L'aver cura del bambino (per ['allattamento),
del fanciullo (per provvederlo di quanto gli oc-
corre e vigilarlo, rispetto dAVeducazione fìsica e
morale). Cosi anche degli animali. — Allevata, alle-
vare, detto del bestiame. — Allevatore, allevatrice,
chi provvede all'allevamento. - Allevatura, allevamen-
to, atto ed effetto dell'allevare.
Alleviare (alleviamento, alleviato). Rendere lieve,
leggiero, meno grave un dolore, una fatica,
un male. - Dare sollievo, conforto.
Allevime. Quantità di allievi: detto di be-
stiame.
Allezzare (allezzato). Avere cattivo odore, puz-
zare.
Allibire (allibbire, allibbito, allibito). Impallidire
per paura, per spavento.
Allibrare, allibramento (allibrato). Scrivere
Il libro: operazione di contabilità.
Allicciare (allicciato). Lavoro di tessitura. -
Modo di ripiegare i denti della sega.
Allietare (allietamento, allietalo). Rendere lieto,
allegro.
Allieva, allievo. Discepolo, o chi riceve educa-
zione, istì'uzione da maestro, anche in arte;
alunna, alunno, discepolo, scolaro. - Tirocinante,
apprendista (in un mestiere, in un impiego, ecc.).
— Parto, redo, del bestiame domestico.
Alligato. Allegato: di docum^ento che si ag-
giunge, si unisce ad un altro.
Alligatore. Specie di coccodrillo.
Alligazióne. Regola di aritmetica.
Allignare (allignnmenlo, allignato). Mettere, get-
tar radice, crescere, specialmente di pianta.
Allineare (allineamento, allineato). Mettere a
filo sulla stessa linea. - Manovra della m,ilizia.
Alliquidiro (alliquidito). Diventar liquido.
Allitterazióne. Figura di grammatica: ana-
gramma.
Allivellare (allivellamento. allivellato). Ridurre
a livello. — Operazione di agrimensura.
Allividire (alliridimento, allividito). Render li-
vido, nericcio: della pelle.
Allocca. V. a balordo.
Allòcco. Uccello notturno: gufo. — Uomo bor
lordo, golfo: alloccàccio, alloccone.
Allocuzione (allocutore). Arringa, discorso a
più persone in pubblica o privata adunanza. - .4//o-
ciUore,c\\\ pronuncia l'allocuzione.
Allòdio (allodiale). Vàv[Qi\\ 6e>u immobili, rela-
tivaznente al principe e allo Stato, non soggetti a
feudo.
Allòdola 0 lòdola. Piccolo uccello, specie di
passero, di buona carne: lòdola, codirosso, codilun-
go; pispola, pispoletta con l'ali dipinte. Allodoletta,
allodoluzza; lodoiettina, lodoletta. spippol(3tta. Allo-
dolino, il pulcino. - Calandra, specie con penne brune
al disopra e bianchiccie al disotto, becco allungato. -
Calcindrella o calandrino, specie di color grigio-isa-
bellino. - Lòdola cappellaccia, cosidetta dal ciuffetto
che ha sul capo. - Mattnlina, altra specie di lòdola.
- Pispola, lòdola prataiuola; allodola di mare - Pan-
terana, specie di allodola che ha carni assai apprez-
zate; migra a stuoli in autunno. — L'allòdola carato
il suo trio mattutino.
Allogare, allogamento (allogato). Il porre,
Vaccomodare in un luogo ; il collocare. — Dare in
affitto. - Assegnare un lavoro. — Trovare colloca-
mento ad un servo, o anche a persona che cerchi
impiego. — Mettere a frutto il denaro.
Alloggiamento. Quartiere, accampamento
militale. - Fermata di un esercito in marcia (usato
di preferenza al plurale).
Alloggiare (alloggiante, alloggiato, alloggiatore).
Il dare o il prendere alloggio.
Alloggio {alloggiante, alloggiato, alloggiatore).
Luogo nel quale si alloggia, si ha albergo, rico-
vero, ospitalità per breve tempo: alloggiamento,
stanza, ostello; ricettamento, ricettazione; ricetto,
ricettacolo; ospizio, rifugio (termine particolare del-
Valpinismo). - Ospitalità, liberalità nell'accogliere
e trattare i forestieri. - Ospite, tanto chi alloggia il
forastiero, come il forastiero alloggiato. Chi usa
ospitalità, per lo più esercitandola gratuitamente, —
Alloggiante, alloggiatore, chi dà alloggio piìr mer-
cede 0 senza.
Dare alloggio: alloggiare, ospitare, accogliere, ri-
cettare, ricevere, ricoverare ; tener a dormire, tenere
presso di sé; dare ospitalità; ricevere, tenere ad
albèrgo; raccettare, ricettare; dar quartiere. - Dar
tavola e quartiere, dar vitto e alloggio. — Sloggiare,
diloggiare, cacciare dall'alloggiamento.
Prendere allogoio, quartiere, stanza; stanziare;
stare, fermarsi ad albergo; prendere ospizio; chie-
der quartiere. — Stare ad alloggio, alloggiare, stan-
ziare, stanziarsi, acquartierarsi, ecc. - Alloggiare all'ai-
64
ALLOMBATO
ALMANACCO
bergo della luna o della frasca, a ciel sereno. - Allog-
giarsi a discrezione, gratuitamente. - Avei-e ono detto
il paternostro di San Giuliano, alloggiare bene o male.
• Avere il diritto d'alloggio, l'alloggio gratis o pagato.
— Sloggiare, abbandonare l'alloggio; cambiare d'al-
ìoggio, di casa; recarsi ad abitare altrove; traslo-
carsi, tramutare, permutare.
Allombàto. Di cavallo con buoni lombi.
Alloniorfia. Mutazione di forma.
Allontanare, allontanarsi [allontanammlo,
allontanato). Mandare, dinA^r lontano : rimovere, ri-
moversi (rimosso, rimozione); scansare [Ai pericolo
e simili). — Ispirare antipatia.
Allopatia (allopàtico). Sistema particolare di
medicina. - Allopàtico, il medico che la tratta.
Alloppiare [alloppiato). Acconciare bevande con
l'oppio. Figur., lusiiigare.
Allòppio. Lo stesso che oppio.
Allora (allotta). In quel momento, in quell'ora,
in quel tempo. -J)' allora, allora allora.
Allòro. Il lauro. • Sorta di pero. • Alloro spi-
noso, X'agrifoglio, — V. a corona.
Allotropia {allotròpico). Particolare stato della
m,ateria.
Allottare (allottato). Modo di dare un premio.
Allucciare (allucciato). Modo di guardare.
Allucicìare (allucidato). Rendere lucido: detto
specialmente di pelle.
Alluci gnolare (allucignolato). Modo di avvol-
gere.
Allucinare, allucinazione (allucin amento,
allucinato). Il prendere errore, abbàglio. - Amma-
liare, produrre fàscino. - Allucinazione, illusione
del senso.
Allùda. Pelle di pecot^a, di castrato, di cre-
jM'a, lavorata dal conciatore.
Alludere, allusione [alludente, allusivo, al-
luso). L'accennare col discorso. -Figura, di retorica.
— Alhisivo, che allude.
Allumacare, allumacatura (allumacato).
Detto a lumaca.
Allumare [allumato). Dar lume, accendere, il-
Itiminare, — Termine di artiglieria. — Impre-
gnare di allume.
Allume. Sale minerale, di sapóre astringente:
solfato di allumina; allume di rócca, di Roma, sol-
fato d'allumina ammoniacale. - Allume naturale, co-
mune, cubico; allume bruciato, calcinato, usto: de-
acquificato al fuoco.- Allume artificiale, allume cali-
na, allume di feccia, sai alcali, sai vetro; sottocar-
bonato di potassa impuro.
Allumiera, deposito, miniera di allume. - Burro
di montagna, pietra d'allume.
Carbonino, nelle allumiere, operaio che esercita
il mestiere di pulire, mano mano che occorre, le
fornaci dai carboni e dalla cenere. - Soprallumiera,
S lastra. - Randa, sorta di sponda che regge la cai-
aia nelle allumiere. - Zanfone, zanfoncino, botte
nella quale cristallizza l'allume. - Zanfoniere, chi tira
su dallo zanfoncino le liscive chiarite.
Allumina. Ossido di cdluminio, corpo solido
composto di ossigeno e di alluminio: si impiega per
la preparazione di vari sali di alluminio puri e delle
lacche colorate; in medicina, per uso esterno, sotto
forma di cataplasmi; per uso interno, contro la diar-
rea e la disseuteria.
Alluminati, composti solubili, prodotti dalla com-
binazione ilell'aliumina con vari ossidi melallici.
Es., l'alluminalo di soda, che si usa in tintoria, per
mordenzare i tessuti e le fibre; nella proporzione
delle lacche colorate, per incollare la pasta della
carta e indurire le pietre artificiali, per rendere pe-
santi e bianchi i saponi, per preparare il vetro
opaco, ecc. - Agafite, varietà concoide di turchesia,
fosfato idrato di allumina con rame - Alluminite,
allumite, allumina solfata e idrata. - Attinoto, sili-
cato doppio di allumina. - Finite, silicato di allu-
mina e di ferro con potassa magnesia e calce, in
cristalli disseminati nei graniti, nelle euriti, nelle
dioriti, ecc - Smeriglio, varietà naturale di allumina
mista ad ossido di ferro; ridotta in polvere, serve
a segare e pulire le pietre dure e a brunire Vac-
ciaio, ' Tormalina, silicato di allumina, di magnesia,
di ferro o di manganese, con anidride borica. - Web-
sterile, minerale composto di allumina, acido solfo-
rico e acqua.
Alluminare CalluminatoJ. Dar luce, iUuuii-
nare. - Il lavoro artistico del miniare.
Alluminatura. Operazione del tintore.
Alluminio. La base, il metallo dell'allumina:
metallo bianco come argento velato, inalterabile al-
l'aria, a freddo inattaccabile dadi acidi solforico e
nitrico: si estrae àaWargilla. Si usa nella fabbri-
cazione d'una quantità innumerevole di oggetti di
minuteria, di utensili domestici, chirurgici, ortope-
dici, per costruzioni navali e meccaniche, nella me-
tallurgia, ecc. - Alluniinile, solfato d'alluminio esi-
stente in natura. - Scandio, metallo del gruppo del-
l'alluminio.
Allunato. (>urvo, a foggia di mezza luna.
Allungare, allung'arsi (allungamento, alluri-
oato, allungatura). Rendere o diventar lungo o più
lungo, - Prolungare la durata di checchessia, -
Ritardare un lavoro. - Aumentare la quantità di
un liquido, indebolendolo. - Modo di pronunzia,
- Allungatura, aggiunta a veste.
Allungo. Fascia usata dal calzolaio.
Allupare f allupato). Avere gran fame.
Allupatnra. Rosicchiatura di pelle mess;i a
seccare.
Alluslngare (allusingalo) . Attirare con lu-
singa.
Allusióne (allusivo), h' allùdere e la cosa che
allude. - Allusivo, che allude, nel discorso o altri-
menti.
Alluvióne (alluvionale). Inondazione di fiume;
deposito di terra e d'altre materie lasciate dai fiumi
e dal mare: deposizione di sabbia, insabbiamento;
interramento, interro; interrimento, rinterrimento,
rinterro; aggestione; colmata, ricolmo; greto, rialto,
ridosso; banco di sabbia, barra, postime, delta. -
Terreno d'alluvione: aggallato, aggestivo, retratto.
Alma. Poeticamente, l'anima.
Almagesto. Libro contenente il sistema del
mondo.
Almanaccare (almanaccato). Lavorare di fan
tasia.
Almanacco. Libro, quadro, tabella, diario, in
cui sono indicati i giorni, i mesi, le feste dell'anno,
le fasi della luna, le eclissi, l'ora della levata e ilei
tramonto del sole, il principio e la fine delle sta-
gioni, i tempi dei vari fenomeni astronomici, ecc :
calendario, effemèride, lunario. Vecchi e rinomati
calendari: 11 Bunclli, il Barbanera, il Pescatore di
Chiaravallr, la Sibilla, il Vesta Verde. - Calendario,
propriamente, il quadro, che dà l'ordine e la divi-
sione dei tempi, regolati snl moto degli astri per
gli usi civili (calendariograjìa, l'arte di comporre al-
manacchi, calendari). - Lunarino, piccolo lunario.
ALMENO
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quello che si tiene in tasca o nel portafoglio. - Al-
manacchista, lunarista, compilatore di calendari.
Appartenenze dell'anno, nei lunari, le feste mo-
bili e gli altri accidenti dell'anno. - Festa alta o
bassa, nell'almanacco, più vicina o più lontana dal-
l'ordinario. - Lettera domenicale, quella che indica
negli almanacchi le domeniche dell'anno, - Novo
stile, computo del tempo secondo il calendario gre-
goriano. — Stile comune, nel computo degli anni,
per distinguerlo da quello speciale di alcuni po-
poli, ebrei, maomettani, ecc.
Annuario dell'Ufficio delle longitudini, calendario
astronomico.
Calendario di Flora, quello che dà il nome dei
fiori sb(fccianti in ciascun mese, nelle varie stagioni e
per un dato paese. - Calendario giuliano, quello
tracciato da Giulio Cesare con l'aiuto dell'astronomo
Sosigene. — Calendario greco, in uso presso i Greci,
i Russi e tutti gli appartenenti alla Chiesa Orientale
divisa dalla latina.
Calendario gregoriano, quello che fu compilato
per ordine del papa Gregorio XIII, sopra pro-
getto di Luigi Lilio, medico calabrese. — Calendario
romano, quello corretto prima da Numa, poi da
Giulio Cesare, e i cui principi reggono sostanzial-
mente il nostro.
Calendario perpetuo, tavola, di varia forma, con
la quale si può trovare, per una lunga serie d'anni,
la corrispondenza fra la data del mese e il giorno
della settimana, l'epoca della Pasqua e delle feste
mobili, i cicli cronologici, ecc.
Caleyidario repubblicano, quello stabilito dalla Ri-
voluzione francese : fissava il principio dell'anno a
mezzanotte del giorno in cui cadeva l'equinozio di
autunno, stabilendo i mesi di trenta giorni ciascuno e
aggiungendo cinque o sei giorni complementari.
Emerologia, arte di fare i calendari.
Menologio, calendario della Chiesa greca.
Yezdedgerdico, calendario dei Persiani.
Alméno. Il meno che possa essere.
Al minuto. V. a conuìiercio, e a vendere.
Almo. Che dà anima, vita.
Alno. Detto a ontano.
Aloe. Pianta gigliacea, perenne, con sostanza fi-
brosa (canapa d'aloe) e legno odoroso (agalloco). Spe-
cie : l'aloe di Barbada, cuba llino, soccotrino; Vagare,
la carata, il garo di Malacca, ecc. - Aloina, il prin-
cipio amaro dell'aloe, usato per bocca e per inie-
zioni
Alolito. La pianta salina.
Alomanzia. Divinazione per mezzo del sale.
Alóne. Specie di ghirlanda intorno alla luna o
ad altro jnaneta. - Zona rossa, iperemica, sulla
pelle irritata.
Alopecia. Caduta dei capelli per malattia;
anche, tigna.
Alpaca. Specie di lama, animale ruminante:
fornisce lana.
Alpe. Qualunque montagna. - Alpi, in par-
ticolare, catena di montagne che fa corona all'Italia
settentrionale. — Alpestre, di alpe. - Alpigiano, al-
pino, d'alpe, posto in alpe, abitante delle Alpi; al-
pigno, montano, montaniero, montagnolo, montanaro.
— Cisalpino, al di qua delle Alpi; transalpino, di
là delle Alpi - Subalpino, si dice per piemontese.
Alpini. Speciale milizia italiana. — Serra,
gola alpina.
Alpinismo (alpinista). L'esercizio delle passeg-
giate, delle escursioni, delle salite in montagna;
anche l'insieme degli studi e dei lavori riguardanti
Premoli — Vocabolario Nomenclatore.
l'esplorazione delle Alpi. Gusto e occupazione di chi
si diletta nel salii-e qua e là sui monti, nel fare
gite, ascensioni alpine. - Alpinista, escursionista,
ascensionista. - Per ricovero, in più luoghi furono co-
struiti edifici sotto i vari nomi (secondo l'impor-
tanza) di capanna, capanno, rifugio, ospizio, dove
l'alpinista trova alloggio e vitto o modo di risto-
rarsi. — Alpcnstock, bastone da alpinista, con punta
ferrata.
Al più. Il più che sia possibile.
Al postutto. In tutto e per tutto, in conciti-
sione.
Alquanto. Né molto, né tanto poco.
Al seprno. Espressione che richiama l'esecutore
d'un pezzo di musica a ripetere.
Alsòlo. Rimedio antisettico.
Altalena faUalenare, altalenato). Uno dei giuo-
chi ginnastici; l'apparecchio (bicidncola, dòndoloj,
all'uopo, tavola sospesa tra due funi pendenti dal-
l'alto, su cui ci si libra facendo ondeggiare. Anche
tavola bilicata sopra un cavalletto, sulla quale le
persone siedono all'estremità, facendola a vicenda
alzare e abbassare. Canapiendola (Fanfani), anci-
scòcolo (a Pisa), balsico (Genova), lidoca (Milano),
prendifendola (Roma), salimpendola (Napoli). - Al-
talenare, andare, giuocare, montare, stare sull'alta-
lena ; esercitarsi all'altalena, fare all'altalena.
Altaleno. Macchina da assedio.
Altalèvo. Mazzacavallo, istrumento per attin-
gere acqua dal pozzo.
Altana. Loggia sopra una casa.
Altare. Tavola sulla quale gli antichi offrivano
sacrifici agli dèi, come ora i sacerdoti celebrano la
messa e gli altri offici religiosi in chiesa: mensa
mistica, mensa Domini, mensa sacra, tribuna del
sacramento. - Altarino, altarello, altaretto, altaruzzo.
- Altare acceso, con candele accese; spento, il con-
trario. — Dedicare, consacrare un altare. — Scoprire,
spogliare gli altari, cerimonie cattoliche della set-
timana santa. — Intronizzazione della mensa, ricon-
sacrazione d'un altare stato profanato. - Ministro
dell'altare, il sacerdote. — Sacrificio dell'altare, la
messa. — Santuario, altare, chiesa, tempio, luogo
dove si custodiscono reliquie.
Altare basso, quello laterale, in contrapposto al-
l'aitar maggiore. — Altare di famiglia, quello co-
struito e mantenuto da qualche famiglia. - Aitar
maggiore, maestro altare d'una chiesa, quello cir-
condato dal coro. - Altare pingue (lett.), bagnato
dal sangue delle vittime. - Altare portatile, quello
al quale, portandolo con sé, si può dire messo in
ogni luogo. - Altare privilegiato, quello nel quale
è conceduto dir la messa pei morti nei giorni in
cui non si può celebrarla agli altri altari: talvolta
anche privilegiato di speciali indulgenze. - Altare
votivo, quello eretto in adempimento di qualche voto;
0 quello davanti al quale i fedeli fanno voti.
Parti, arredi, ecc., dell'altare
Ancona, quadro o tavola grande, (con soggetti
dipinti) che spesso fa parte dell'altare. - Ciborio, sorta
di tabernacolo, per lo più sull' aitar maggiore delle
chiese e nel quale si .custodisce l'ostia consacrata.
- Credenza, il ripostiglio in cui si mettono le am-
polle della messa, accanto all' altare. - Dossale, la
parte davanti della mensa dell'altare. - diradi, grò-
66
ALTARE — ALTEREGO
dini di pietra o di legno sopra 1' altare per soste-
nere candelieri, ecc.
In cornu epistoke (corno dell'epistola), dicesi il
lato dell'altare dove sta il suddiacono a cantare
l'epistola: il lato sinistro di chi guarda dall'altare.
- In cornu Evangelii (corno del Vangelo), la parte
dell'altare dalla quale il sacerdote legge il Vangelo:
il diai ono vi canta il Vangelo, - Lavabo, cartella al
corno sinistro dell'altare, con le preci da recitarsi
quando il sacerdote si lava le mani. Anche l' ac-
quario della sagrestia.
Mensa, il pian - dell' altare, e anche tutto l'al-
tare. - PalioUo, In parte anteriore dell'altare (an-
che frontale, pallio). • Pietra consacrata, quella
dell'altare. - Predella, lo scalino dell'altare dove il
prete sta durante la messa.
Reconditorio, chiusino di marmo in mezzo alla
mensa dell'altare, sotto al quale stanno le reliquie
dei santi. - Residenza, specie di baldacchino del
sacramento sull' altare.
Sancta sanctorum, nelle chiese cattoliche, il posto
dell'aitar maggiore, per lo più cinto da balaustrata:
detto anche presbiterio. - Cosi pure, in alcuni altari,
il tempietto in cui si mette il sacramento. - Taber-
nàcolo, cappelletta nella quale si conservano o si
dipingono immagini sacre.
Arredi e istrumenti da altare. - Accenditóio,
canna, mazza, in cima alla quale si attortiglia uno
stoppino per accendere le candele. - Ampolle o am-
polline, due piccole boccettine con beccuccio a can-
nello, che servono per la messa, contenenti una
l'acqua e l'altra il vino. -Ammetta, o palla del ca-
lice, quadrello di finissima tela di lino, ben insal-
data o retta da un cartone, ad uso di coprire il
calice nel tempo della messa, dall' offertorio alla
comunione: pala da altare, pala del calice.
Baldacchino, specie di tenda, di soffitta che so-
vrasta all'altare.
Càlice, vaso a guisa di coppa di metallo pre-
zioso, del quale si serve il sacerdote nel sacrilizio
della messa. - Cartagloria, cartella, che si pone
sull'altare e nella quale è scritto il Gloria in excel-
sis Dea. Sono generalmente tre: una nel mezzo; le
altre a ciascun corno dell'altare. - Cero, candela che,
col relativo candeliere, si mette suU' altare e viene
accesa in determinate occasioni. Una muta di can-
delieri, quanti ne occorrono per un altare. - Ciocche,
i liori artificiali, in figura di mazzo smezzato, che
si mettono sugli altari. - Conopèo, il velo del cibo-
rio e quello che copre la pisside delle particole
consacrate. - Corporale, pannolino bianco nel quale
il sacerdote, nel dir messa, posa l'ostia e il calice.
Lampada, lume fatto a orcio e sospeso con cate-
nelle in alto davanti agli altari. - Mappula, la to-
vaglia dell'altare. - Ostensorio, vaso sacro (d' oro,
di cristallo, d'ottone), in cui si espone l'ostia con-
sacrata: gruppo, la parte dell'ostensorio formato di
nuvole inargentate; toeWa, la parte dell'ostensorio in
cui si adatta l'ostia consacrata; ostia magna, quel-
la dell'ostensorio; raggiera, parte dell' ostensorio
fatta a raggi. - Ostia, il sacrifizio dell'altare, e più
specialmente stiacciatina tonda di farina bianca che
il sacerdote offre nella messa. - Paliotto, arnese per
lo più di stoffa messo davanti all'altare {paliotto d'oro,
d'argentoj. - Pannilino sacro, la tovaglia dell'altare.
Patena, arredo sacro, a somiglianza di piattello,
che si pone sul calice e serve a raccogliere i fram-
menti dell'ostia, nonché ad altri usi. - Parati, i drappi
con cui si ornano a festa gli altari e le chiese. -
I*ala, dipmto da altare. - Perellina, oggetto in forma
di pera, nel quale si infilano le ciocche dei fiori
secchi che mettono sui gradini dell'altare.
Pisside, vaso contenente l'ostia, ossia la particola
consacrata: somiglia al calice, ma ha la coppa più
larga e meno profonda. - Purificatoio, pannicello
per purificare il calice. - Rappa, ciocca di fiori
secchi 0 artificiali che si mettono sugli altari per
ornamento. '
Altari antichi
Acerra, ara che i Romani inalzavano accanto
al letto mortuario dei loro cari e sulla quale bru-
ciavano incensi; turibilo. — Anclabrt, piccola ta-
vola adoperata come altare, sulla quale si colloca-
vano gli utensili del sacrifizio e le viscere della
vittima, per le ispezioni degli indovini.
Antimensa, tovaglia consacrata che si metteva so-
pra un oggetto qualunque e lo trasformava in altare.
Ara, particolarmente, piccolo altare dei pagani; qua-
lunque costruzione alzata al di sopra del suolo, di
zolla, di pietra, di mattoni o di marmo scolpito,
sopra la quale le offerte fatte agli Dei erano collo-
cate 0 bruciate. - Fóculo, la cavità in cima ad una
ara destinata a offerte da bruciare, entro la quale si
accendeva il fuoco. - Patera, vaso circolare incavato,
con dentro vino, che si versava sull' ara o sulla
vittima. — Ara luricrema, altare su cui si spargeva
e si bruciava incenso. - Ara sepulcri, o ara funeris,
il rogo funebre, su cui era bruciato un cadavere.
Dittico, sorta d' altarini, ancone.
Sacrario, altare domestico presso i pagani.
Sancta sanctorum, la parte del tabernacolo della
Legge antica nella quale entrava soltanto il sommo
sacerdote, e non più di una volta all'anno. — Serto,
festone o lunga treccia di più fiori, legati insieme &
adoperati- anticamente per ornar altari. — Tauròbolo,.
altare che i sacerdoti facevano erigere per cele-
brare un servizio solenne, quasi sempre in onore
di Cibele.
Altarino. Inginocchiatoio, mobile di camera
da letto.
Altèa. Pianta malvacea, con radici medicinali:
serve a fare pastiglie ed è la base di tutti i cata-
plasmi. Simboleggia la dolcezza di carattere. Nomi
volgari: aleca rosea, bastone di Giacobbe, bastone
di san Giacomo, malvone, nialvarosa, passa rosa,
rosa a bastone, rosa di Damasco, rosa di mare,
rosa d'oltremare.
Varietà : altea a fiamma, a pennacchio, marginata,
orlata, unicolore; con pètali a frangia, increspati,
gualciti, ondulati, piegati. Alcee bianche, canaide,
gialle; porporine, rosse, rosee, violette, ecc. Altea
canapina, con tiglio tessile; officinale, o comune;,
altea rosea.
Alterabilità ^alterabile). V. a falsificare.
Alteramente faltieramente). Con superbia.
Alterare, alterazione (alterabile, alterante^
alterativo, alterato). Il cambiare, il mutare, lo-
storpiare una cosa. - Adulterare, falsificare, sofi-
sticare. - Di persona, commuovere, per lo più ad
ira. - Di stomaco, eccitare al vomito, — Alterato
dal vino, in istato di ahbriachezza.
Altercare, altèrco (altercante, altercato). Con-
tendere con la parola, per lo più con ingiuria;-
venire a litigio^ a rissa.
Alteregro [alter-ego, un altro io). Di persona
che ne rappresenta un' altra, o pensa o agisce del
pari. - Intimo amico. - Specialmente, chi fa le veci
d' un' autorità, per qualche tempo.
ALTEREZZA — ALZAHE
67
Alterezza, alterig-ia (altero, alliero). Ecces-
siva estimazione di sé: sitpet'bUf.
Alternare, alternazione {altmw mento, alter-
nativo, alternato, alterno), lì succedere di un
arveniìnento ad un altro, per l'iceiula, per vece,
per l'ortnna. - Di canto, ripetere alternatamente,
- Scambiare, reciprocare (reciprocazione).
Alternata. V. a corrente elettrica.
Alternativa {alternativo). Ìj' alte ma re. - Con-
dizione o facoltà per la quale eleggere, scegliere
fra due cose.
Alternativo (moto). Il movitnento di va e
vieni.
Alternatore. Detto a diitanio.
Altèrno. Avvicendalo, soggetto ad alternare.
- Qualità di angolo.
Altèro, altiero. Clii ha superbia.
Altezza. Comunemente, la distanza dal basso
air alto : altitudine, elevazione, elevatezza,, eleva-
tura; proiettura. proietto. Una delle dimensioni dei
corpi, dai tisici detta profoìidità. - Elevazione
di un astro sull' orizzonte. - Luogo alto, cinta. -
Grandezza di slato, di condizione. - Termine di
scultura. - Generosità, nobiltà d'animo; eleva-
tezza, eccellenza d' ingegno. — Altezza grande,
somma, sublime, vertiginosa. - Abbassare, dimi-
nuire di altezza. - Digradare, di altezze, abbassarsi
a poco a poco. - Sommità, il sommo d' un' altezza.
Altimetria, parte della geometria pratica, die in-
segna a misurare le altezze accessibili e inaccessibili.
- Altitudine, la terza coordinala necessaria per la
identilicazione di un punto terrestre, ossia l'altezza
di un oggetto al di sopra del livello medio dell'o-
ceano. — Olometro, disco misuratore di altezze o
distanze. — Orizzonte artificiale, strumento a mer-
curio per misurare le altezze.
Altezza. Titolo di j^rincijte.
Altezzoso (altezzosamente). Chi ha superbia.
Alticcio [alletto). Alterato dal vino, AdXV ub-
briachezza.
Altiiuetria. Misura deìValtezza.
Altipiano, altopiano [altopiano). La pianti-
ra, molto elevata, in monte.
Altisonante. Che dà gran suono, fa ru-
•more.
Altissimo. Sostantivamente, Dio.
Altitonante. Che ha o é di suono alto.
Altitudine. Valtezza. di un luogo.
Alto. Elevato dal piano, a maggiore o minore
altezza: eminente, prominente. Con diversi signi-
ficati riferito al sole, al suono, alla voce e alla
corporatura dell'uomo. - Fondo, profondo. -
Caro, di molto jrrezzo. - Di mare, lontano dal lido.
- Di paese, più vicino alle sorgenti d'un corso di
acqua. - Nel giuoco di borsa, rialzo. - Figuratam.,
il cielo.
Altoccio, altuccio, poco alto. - Eminente, di note-
vole altezza (eminenza): prominente (prominenza).
- Eccelso, altissimo, sublime, di molta, di grande al-
tezza; sommo, supremo, il più alto; superno, super-
bo.— Di luogo: altura, luogo alto, eminente; ele-
vazione di terreno, terreno rialzato; eminenza,
prominenza; rialto, rialzamento, rialzo; rilievo, som-
mità; erta, tumulo.
Acclive, che è a salita, va in alto. - A monte, di ciò
che si trova a un livello più elevato del luogo in
cui si è 0 di cui si parla. - Colmo, culmine, il punto
più alto, Isi cima, la vetta (di monte), il fastigio
(di edificio). - Cnlminante, che sta al culmine. - Rial-
to, luogo un po' alto, rilevato dal piano.
E' tantino cosi: alto poco. - In unge, molto in alto
(per lo più di fortuna). - In paradiso, in luogo al-
tissimo (di abitazione e simili). - Monte o altro che
tocca, feìide le nuvole, tocca il cielo, molto alto. - Pare
il monte Sinai, di cosa alta.
Lassù, di luogo, in quel luogo alto, di sopra.
Lassù lassù, mollo in alto. - Quassù, nel luogo alto
in cui ci troviamo.
Portare in alto: alzare, inalzare, elevare. - Por-
tarsi in alto, adergersi, salire. - Essere in alto: do-
minare, giganteggiare, soprastare, sovrastare, sopras-
sedere.
Alto. Fermata. - Far alto, fermarsi, special-
mente detto di milizia in marcia.
Altolocato. Di condizione, di grado supe-
riore.
Altere, altrice. Chi dà alimento.
Altrettale. Lo stesso che simile, uguale.
Altrettanto. Né pia né meno.
Altri. Altra jìcrsona. • Nei casi obliqui, ah-
trui.
Altrimenti. In modo diverso.
Altro. Che non è lo stesso, ma ha differenza,
diversità. - Aggiunto, nuovo. - Senz'altro, senza
dubbio.
Altronde, altrove. Da altro luogo; in altro
luogo. - Alibi, assenza da un luogo provata con
la presenza in un altro.
Altrui. Ciò che è d'altra persona.
Altruismo. Amore ad altri, filantropia.
Altura. Luogo elevato, alto. - Figur., superbia.
Alunno [alunna). Discepolo. scolaro; chi studia
in una scuola, in un collegio, in un semina-
rio. - Alunnato, il tempo che uno è stato alunno.
Alveare. L'arnia dell'ape quando é popolata.
Alveare [alveo to). Inalveare: di fiume.
Alveo. Letto di fiume. — Recipiente, cavità.
Alvèolo [alveolare). Cavità nella quale stanno
le radici del dente. - Cellula nella quale Yape de-
pone il miele. - Parie del fiore.
Alvo (alvino). Basso ventre. • Anche, utero.
.Alzàia. Corda da barca.
Alzana. Cavo da tonneggio e da ormeggio: V.
a nave.
Alzare [alzamento, alzata, alzato, alzatura). Man-
dare, mettere, portare alto, in alto, verso Yalto:
di peso 0 d'altro; inalzare, sollevare; adergere, er-
gere; addrizzare, drizzare, rizzare; addirizzare,
estollere, rialzare, rinnalzare. - Far sorgere persona o
cosa caduta. - Edificare, costruire una casa, un edi-
ficio qualsiasi. - Per alzare servono la corda, la
carrùcola, la bùrbera, la gru, varie sorta di
argano, di verricello, Vàscensore, ecc. - Alzare
ÌB, veste, tirarla su. - Alzare la voce,\l jyarlare in
tono alto. - Accréscere di prezzo, di valore. - Al-
zare, manovra delle carte (giuoco) - Termine di
biliardo. - Termine del giuoco del pallone. —
In senso morale, elevare.
Alzare di soppeso: levare di terra una persona
con la sola forza delle braccia. - Assumere (assunto),
alzare a dignità, a grandezza. - Inalberare (inalbe-
rato), alzare in aria, piantare in un luogo ban-
diera, insegna e simili. - Issare [issato), alzare:
d'oggetti tirati su con funi e carrucole. - Levare,
sollevare, volgere in su, specialmente della faccia
e deWoccJiio; levar di peso, di persona o cosa, al-
zarla interamente in modo che non tocchi terra. -
Sollevare, alzare scoprendo. - Soprinnalzare, inal-
zare sopra. - Sventolare, alzare spandendo al vento.
68
ALZARSI — AMARE
Ripetizione di alzare: rialzare, riergere, rilevare,
rinnaizare, risollevare.
Alzalo, l'atto dell'alzare, inalzamento, elevamento,
levamento, rizzamento, elevazione, elevatura; rialzar
mento, il rialzare (di strada, di superficie), sol-
levamento. - Protuberante, che alza in protuberanza.
- Rialzo, rialto, cosa rialzata.
Alzarsi (alzato). Inalzarsi; andare, levarsi, mon-
tare in alto; andar su, su su; salire, sorgere; su-
blimarsi, incielarsi, inariarsi; assùrgere, poggiare in
alto. - Rialzarsi, risorgere. - Il sorgere del sole. -
Incominciar a soffiare: del vento. - Scendere da
letto. - Arzillare, alzarsi a un tratto o da giacere,
0 da sedere.- Assórgere, assùrgere (assorto), levarsi
in piedi. - Sollevatura, effetto, segno del sollevarsi,
su certe materie.
Alzata. L'atto dell'alzare. — Opera di foi'ti-
ficaxione — Artificio delVingegno. — Modo di
votare.
Alzato. Il disegno della parte esterna di un
edificio.
Alzatore. Chi manda il pallone al battitore.
Alzavola. Specie di anitra.
Alzo. Arnese da calzolaio. - Congegno del fur
Cile e del cannone. - Termine di fonderia (di
caratteri da stampa) e di stamperia.
Amabile (amabilità). Detto ad amare e a sa-
pore. - Di bevanda piuttosto dolce. - In musìQa,
movimento fra l'adagio e l'andante.
Amaca. Branda, letto sospeso, specialmente u-
sato su una nave, in un giardino, ecc.
Amadriade. V. a bosco e a ìiinfa. • Specie
di scimmia.
Amàlg-ama. Soluzione di metallo solido nel
mercurio. - Mescolanza.
Amalg-amare (amalgamato). .Mescolare, unire
metalli al mercurio. - Fare una mescolanza.
A malincorpo, a malincuore. Contro vo-
lontà.
Amàndorlo. V. a mandorlo.
Amanita, amanitina. V. a fungo.
Amante. Colui o colei che ama d'<xw?.ore ; ama-
dore, amatore, amatrice; adoratore; amoroso, amo-
rosa; amasio, amasia; innamorato; bertone (voce non
pura); bello; damo (il giovane amato da una fan-
ciulla col proposito di diventare sua sposa), dama
(amante in senso nobile); moroso, morosa (volgarm.);
cascamorto, cicisbeo, damerino, galante, ganimede,
vagheggino, zerbino (più in significato di corteggia-
tore che di amante); sospirante, spasimante (amante
affettato); anima gemella: lo sviscerato, il patito. -
Amante onesto, costante, fedele, appassionato, tene-
ro, ardente, sviscerato; gentile, nobile; brutale, ge-
loso, forsennato, lascivo; perfido, infido, ecc.; corri-
sposto, non corrisposto, cioè riamato o no. - Gli a-
manti sono non di rado tormentati dalla gelosia.
Amante platonico, chi ama senza desiderio sensua-
le. — Drudo, ganzo, amante disonesto; druda, con-
cubina, ganza, amica, in mal senso, però non odioso.
— Favorita, l'amante d'un principe. — Florindo,
l'amante (dall'omonimo personaggio delle commedie
di Goldoni). — Servente d'amore, titolo storico.
Donna amata: la bella, la dea, la diva, la dulcinèa,
la ^ammetta (per similitudine), la fiamma; la ninfa
(poet.).
Glori, Filli, Fillide, Nice, figure mitologiche di
amante. — Donna che ha l'amante, piazza occupata.
Donna senza l'arante: attaccabile, disponibile, in
disponibilità, liber/t possibile, spigionata, vedova.
Amantes, amentes (lat.): gli amanti sono senza
mente, senza giudizio. - Anima mia, mio bene, mio
diletto, mio idolo, mio riposo, mio sole, mia speran-
za, mio tesoro, mia vita: appellativi che si scambia-
no gli amanti. Anche: caro bene, dolce mio fuoco,
mia luce, fontana di mia vita, dolce mia pena; lume,
sole degli occhi miei, mio nume; mio colombino, mia
speranzina.
Mattinata, il cantare o sonare che fanno gli amanti
sotto le finestre della bella: contrapposto a serenata.
— Reggere il candeliere, di chi aiuta tresche d'a-
manti. — Ripesco, segreto intrigo amoroso.
// salto di Leucade (da dove Saffo si gettò in mare),
per similitudine, la disperazione di un' amante.
Amanuense. Chi lavora a scrivere, copiando;
scrivano.
Amaràcciola. Sorta di ginestra.
Amàraco (amaracino). Sorta di erba odorosa:
origano, maiorana.
Amaranto (amarantino). Pianta erbacea, con
belle spighe di fiori rossi e porporini, annua o bien-
ne, famiglia delle amarantacee. Simbolo dell'emmor-
talitd. Quello giallo è simbolo del dolore. Se ne usa
il legno in sostituzione del mògano. Specie: l'a-
maranto poligamo (fior di amore), il tricolore (fior
di gelosia), il giallo, il viridis, ecc.
AmarascMno. Qualità di rosolio.
Amarasco (amarasca). Sorta di ciliegio, ■
Amare (amabile, amato). Voler bene, per affe-
zione in genere; avere affetto, sentire amore,
essere amante. Aver caro, tener caro. Benevolere,
diligere, vedere di buon occhio, veder volontieri;
aver caro, tener caro; aver cura, aver a cura; ave-
re, tenere a cuore, in cuore, nel cuore; aver a petto;
dare, donare il cuore; avere nelle maniche; tenere
come il bicchiere in tavola (detto abruzzese); a-
vere amicizia.
Cesto, cinto di Venere, nel quale sono racchiuse le
grazie, i desideri e l'amabilità.
Amare in ispirilo, spiritualmente, platonicamente.
- Esser tulli fiori e baccelli con uno, trattarlo con
benevolenza. - Prediligere, amare con preferenza. -
Riamare, amare chi ci ama; corrispondere nell'af-
fetto (Riamare, altresì, ripete amare). - Rubare il
cuore, costringere ad amare. - Venerare, amare con
grande rispetto.
Amorevolezza, naturale disposizione ad amare;
affettuosa benignità. - Autolatria, adorazione di sé
stesso. - Renevolenza, disposizione d'animo special-
mente verso persone riguardate come inferiori, e che
spinge a compatirle ed amarle (Esser benevolo; trat-
tare benevolmente). - Renignitd, l'essere benigno, be-
nevolo, per natura disposto a far bene. - Carezza,
affettuosa dimostrazione di amorevolezza, che si fa
ad altri con atti o con parole. - Cordialità, affetto
sincero, che proprio viene dal cuore (essere cordiar
le, di chi parla ed opera con amorevolezza e sin-
cerità; cordialone, familiarmente, chi tratta con af-
fetto e alla buona). - Fiamma, la passione amorosa
0 la persona stessa che si ama accesamente. - Pre-
dilezione, affetto parziale per una persona o cosa;
inclinazione dell'animo che si ha per una cosa o
una persona più che per l'altra. - Svisceratezza, amo-
revolezza grande, fervorosa. - Venerazione, l'affezio-
ne accompagnata da un grande rispetto.
Amare molto. — Amare con ardore, alla follia,
di gran cuore; adorare (adorabile, adorato, adora-
tore, adorazione), volere un benaccione da balia, un
ben matto; amare con tutto il cuore, con tutta l'a-
nima, quanto e più della luce, più dei propri oc-
chi (o più della pupilla dei propri occhi), più della
AMARE — AMBASCIATORE
69
propria vita, più di sé medesimo ; essere infervorato,
ardere d'amore; volere il meglio del mondo; avere in
delizia, avere per un tesoro; tenere come un tesoro;
manjiiare o bere uno con gli occhi; voler bene a
sacca; andar matti (d'una cosa o per una persona);
essere briaco, infatuato (di persona o cosa); volere
un bene dell'anima, un ben di vita, il più gran
bene del mondo; amare cordialmente, calorosa-
mente. — Non veder lume che per gli occhi d'uno,
amarlo ciecamente. - Paiono due innamorati, di due
persone che si vogliono un gran bene.
Ajiare troppo. — Amare perdutamente, idola-
trare, trasamare. - Idolatra, clii esagera l'alletto per
qualche cosa; idolatria, smoderato all'etto verso cosa
amata. — Infatuarsi, divenir fatuo da tanto che si
è presi d'una cosa che piace. — // troppo bene
rompe le panchette o sfonda le cassette: delle affe-
zioni esagerate, cieciie; o de' bacchettoni che, con
la scusa di fare il bene, mandano a male molte cose.
Amarsi. — Essere corpo ed anima, pane e cacio,
anima e cuore, un'anima in due corpi, fiori e bac-
celli; di fede e d'amore incollati e vestiti; essere
presi di reciproca affezione; essere la stessa broda.
-Affratellarsi, amarsi come fratelli: fraternizzare. -
Essere tin cuore e un'anima sola, di due persone che
si amano molto. — Narciso, nella mitologia, giovane
pieno d'amore per sé stesso.
Farsi amare — Affezionare, affezionarsi qualcuno,
farsi voler bene da lui: indurre amore, alìezione;
acquistar l'amore, la grazia. - Cattivare, cattivarsi,
rendersi amico, benevolo; acquistarsi amorevolezza.
- Rubacori, colui o colei che, per bellezza e per
garbo, si fa amare da tutti.
Non amare. — Contrario di amare, disamare (di-
samabile, disamante, disamato; inamabile, inamato).
- Agnocasto, sindDolo della ft-eddezza, di chi vive
senza amare.
Amabile: degno d'essere amato; grazioso, attraente,
piacevole; tale che ispira amore, simpatia, sa
farsi amare o è atto ad essere amato. Pigliator di
animi. - Adorabile, amabile in alto grado.
Amato: accetto, benaccetto; benamato; beneviso,
ben veduto, benvisto, benvoluto; caro (di persona o
cosa che, per i suoi meriti, le sue qualità, il suo modo
di fare, l'utilità, sia simpatica e ricercata da tutti) ;
diletto, prediletto (amato a preferenza) ; corrisposto,
riamato, ricambiato d'affetto. — Molto amato: arci-
amato, amatissimo, arciamatissimo; arcicaro, carissi-
mo, stracaro. Essere come il matto nei tarocchi.
Adoi-azione, la cosa, la persona adorata. - Idolo, qua--
lunque persona o cosa nella quale si ponga smode-
rato affetto, e s'abbia sovercaia venerazione; vale
anche la donna amata. — La metà dell'animo mio,
d'una persona oltremodo cara. — Essere la luce de-
gli occhi d'imo: non veder luce che per i suoi occhi:
di persona amatissima da un'altra. - Essere l'occhio
destro o diritto di qualcuno, la persona più cara,
più ricercata.
Luce degli occhi, passione dell'anima, gioia del
cuore, cura e diletto, delizia e cura, detto della per-
sona amata.
Amare. Grandemente desiderare. - Compia-
cersi, valere, pì'efeì-ire. - Riferito Ripianta e ri-
spetto al terreno, allignarvi bene.
Amareg-giare {amareggiamento, amareggiato).
Render aìnaro; dare amarezza, cagionare affli-
iione, dolore.
Amarella. Qualità di erba amara.
Amareno (amarena). Sorta Ai ciliegio. Ama-
rasca, raarinella, il fi-utto.
Amarétto. Sorta di pasta dolce, preparazione
del pasticciere.
Amarezza {amaritudine). L'essere amaro. -
Dispiacere, dolore.
Amaricante. Che ha dell' amaro; medica-
mento amaro.
Amarillide. Nome di una ninfa. - Bella
pianta ornamentale, con fiori grandi, di un bei
colore rosa, screziato di bianco. Di varie specie, tra
cui la formosissima, vuluarm. belladonna.
Amarina. Principio amaro della quassia.
Amaro. Contrario di dolce: di sapore acre, per lo
più spiacevole; di cosa che cagiona dispiacere, do-
lore. AmaiVO come l'aloe, il fiele; acre, come il veleno. -
Amarezza, amaritudine, amarore ; qualità di ciò che
è amaro. - Amarume, quantità di cose amare. - Di-
ventare amaro, inamarire, inamarirsi; saper d'aglio,
di sale. Rendere amaro : amareggiare. - Amaricante,
che ha dell'amaro; amarogno, amarognolo, amaretto,
amariccio, alquanto amaro, amarulento, pieno di ama-
rezza. Molto amaro: amarissimo, amaro come il liele,
più del liele, come l'aloe, come l'assenzio, come ra-
barbaro, come il tossico, come il veleno. — Pare la
bevanda che diedero a Cristo: di vino o bevanda
amara.
Amaro {sostanza amara). Sostzaan medicamen-
tosa, di origine vegetale, di sapore forte, usata come
stomachica. - xlman'a romanici; matricaria, luppolo,
cascarilla, camomilla, ecc. - Amari puri: quassie,
genziana, assenzio, ecc. - Amari slittici: angustura,
china-china, ecc.
Amarra {amarrare). Fune con la quale si ferma
una nave, senza ricorrere M'ancora.
Amàsia, amàsio. Detto ad amante.
Amata, amato. La donna, l'uomo che sono
oggetto d'amore.
Amatista {ametista). Sorta di gemma.
Amatita (ematite). Ferro ossidato, che si usa
per il disegno.
Amatore. Chi si occupa di un' arte, ec\c.
Amatòrio. Di amore, appartenente ad amore.
Amauròsi. Malattia dell'occ/iio.
Amàzzone. Tipo di donna guerriera.
Amba. Nome di montagna, in Abissinia.
Ambage. A^'v^olgimento, circonlocuzione del di-
scorso, che generi dubbio.
Ambarrali. Anticamente, feste dell" agricol-
tura.
Ambasceria. La carica AelV ambasciatore.
Ambàscia (ambasciare). Angoscia, intenso do-
lore.
Ambasciata. Detto ad ambasciatore.
Ambasciatore (ambasciatrice). In significato
letterale, colui che porta un'ambasciata, il messag-
gio di un sovrano a un altro : messaggiero, delegato,
deputato, referendario, nunzio; oratore (del re, della
repubblica, ecc.). Ambasciatore ordinario, straordi-
nario. Politicamente parlando, il rappresentante di
una grande potenza presso la corte e il governo di
un'altra, per trattare le faccende politiche e le que-
stioni di interesse comune: in questo senso, anche
incaricato d'affari, inviato, ministro, agente diplo-
matico, ambasciatore residente, o anche solo resi-
dente; console. Gli ambasciatori appartengono alla
diplomazia. • Ambasciatore in seconda linea : sot-
to-ambasciatore, vicelegato, prolegato, sublegato, reg-
gente d'ambasciata.
Araldo, chi un tempo recava le sfide di batta-
glia e le conclusioni di pace, secondo la volontà
dei principi e dei magistrati. - Attaché (dal frane).
70
AMBEDUE — AMENTO
addetto ad un' ambasciata, ufficiale d'ambasciata * _
Feciale, nell'antichità, ambasciatore con carattere
sacro e speciale. - Legato, ambasciatore nell'anfi-
chità romana e nel medio evo (inviato dei comuni);
ora, messo o i-appresentante del papa (hgato a la-
terej, per lo più un cardinale. - Nunzio apostolico,
prela'to, vescovo, arcivescovo o patriarca, che viene
inviato dal papa in qualità di ambasciatore presso
imperatori, re, principi, repubbliche, con delei.'a-
zione ordinaria ed anche straordinaria e conmne-
mente coi poteri di legato apostolico.
Parlamentario, chi porta ambasciata o si reca
a intavolare trattative fra due corpi di milizia in
guerra. - Plenipotenziario, ambasciatore munito dal
suo governo di pieni poteri. - Segretario d'amba-
sciata, funzionario pul^blico che gode gli stessi di-
ritti ed ha gli stessi obblighi dell'ambasciatore. —
Ambasciatrice, moglie dell'ambasciatore; messaggera.
Ambasciata, ambasceria, ambascieria, imbasciata,
commissione, legazione, messaggio, annunzio, no-
vella : ciò che si manda a dire per interposta per-
sona. Anche la carica dell'ambasciatore: ambascia-
toria, rappresentanza, deputazione, legazione, nunzia-
tura, nunziaria. - La residenza stessa dell'ambasciatore.
Esporre un'ambasciata, riferirla solennemente. —
Credenziale, lettera o documento che presentano gli
ambasciatori, gli inviati, gli agenti diplomatici per
essere ufficialmente riconosciuti. - Conferenza, riu-
nione di ambasciatori allo scopo di studiare la ri-
soluzione di una data questione di interesse generale.
Legazione, la carica, l'ufficio di legato, di amba-
sciatore. Anche il palazzo nel quale risiede un am-
basciatore, con gli uffici dipendenti da lui. - Nun-
ziatura, la dignità del nunzio. - Accreditare un am-
basciatore, dargli lettere di credenza che attestino
la sua qualità. - Chiedere il passaporto, di un am-
basciatore che lascia un paese : segno di prossima
rottura nelle relazioni fra due potenze. - Richia-
mare, togliere l'ambasciatore da un ufficio, per man-
darlo altrove o per rotture diplomatiche. - Udienza
di congedo, quella in cui si fanno i congedi, spe-
cialmente degli ambasciatori.
Ambedue, ambidue. Tutt' e due; uno e
l'altro.
Ambiare f ambiatura). Andatura del cavallo.
Ambidestro. Chi adopera egualmente una mano
e l'altra. - Anche, furbo.
Ambiente. Dicesi deWaria che circonda al-
cuna cosa. - Impropriamente, non nell'uso, red-
piente, vano, stanza.
Ambiguità. L'essere ambiguo ; condizione di
cosa che si può diversamente capire, che può dar
luogo ad equivoco; di discorso non chiaro; di
condotta non onesta o poco onesta; di contegno
non sincero; di persona o cosa che lasci in dub-
bio e anche susciti sosj)etto.
Ambig'uo. Detto ad ambiguità.
Ambio. Andatura difettosa del cavallo.
Ambiopia. Diplopia, vista doppia.
Ambire fambitoj. Cercare con gran desiderio,
avere ambizione.
Ambito. Giro, circuito, cerchio. - Briga, bro-
glio per ottenere un ufficio.
Ambizióne (ambizioso, ambiziosamente). Vivo
desiderio di cose che solleticano l'amor proprio e
lo esaltino; smania, sovercliia cupidigia di onori e
di grandezze: vista superba, alta mira. Ambizione
giusta, modesta, tranquilla, ragionevole, sensata; ec-
cessiva, esorbitante, indemoniata, indiavolata, irre-
frenabile, sfrenata, smodata. - Ambizioncella. ambi-
zioncina, ambizione meschina. - Briga, maneggio a
scopo ambizioso. - Fumo, vanagloria, ambizione, ecc.
- Arrabbiare d'ambizione, esserne preso furiosamente.
- Avere il verme dell' ambizione, esserne dominati e
turbati. - Brogliare, broglio, pratica ambiziosa per
ottenere pubblici uffici.
Ambire, avere ambizione; desiderare, ricercare
avidamente cariche, onori, uffici; aspirarvi con foga.
Ambizioso, acceso d'ambizione: vanaglorioso, vani-
toso; ambizioncello, amlDiziosetto; amlDiziosaccio. —
Slare, tenersi in disparte: trattandosi di cariche, di
onori, di uffici, non ambirli, non curarli.
Ambo. Combinazione di due numeri, special-
mente nel giuoco del lotto e della tombola.
Ambóne. Nelle chiese, il lìulpito.
Ambi-a. Materia bituminosa, di colore più o
meno giallo, trasparente conie cristallo. Fregata, ha
la proprietà di attirare i corpi leggieri. _ Distillata,
dà acido succinico. Serve a fare bocchini di pipa,
portasigari, collane, ecc.; con i cascami e con la
raschiatura si fanno lacche e vernici. - In ambra,
secondo la mitologia, furono dagli dèi cambiate le
lagrime delle Eliadi, figlie del sole e di Climene,
sorelle di Fetonte, addoloratissime per la morte di
questi. - Varietà: bianca, nera o bruciata (come
il jais d'Irlanda, detto anche lustrino), grigia (usata
in profumeria), gialla (succino, carabe, elettro).
Ambrojfetta. V. a mattone e 2. jictv intento.
Ajnbroide. Preparazione che si fa con avanzi
di ambra e con una lega speciale.
Ambrosia. Nella mitologia, alimento e be-
vanda degli dei.
Ambrosino. Antica moneta milanese.
Ambulacro (ambulatorio). Andito, corridoio.
• Il cassero in un'antica nave.
Ambulante. Vagante ; che va da luogo a luogo:
da ambulare, andare. - Di posta viaggiante.;
Ambulanza, f^arro, t^eicolo per il trasporto
di feriti 0 di malati, massime della milizia: anche
il complesso di quanto occorra all'uopo, per le me-,
dicazioni, ecc. - Specie di ospedale ambulante,
recentemente allogato anche in carrozzoni di ferro-
via. - Luogo, locale dove il medico riceve e visita
ammalati, bene spesso a titolo di beneficenza e dove,
per lo più, l'assistenza è specializzata, per alcune
malattie : ambulatorio clviico, medicheria.
Ambulare (ambulante). Andare, camminare.
Ambulatorio (ambulacro). Andito, corridoio.
- Ambulatorio clinico detto ad Ambidanza.
Ambulo. V. ad andare e a licenziare.
Améba (amiba). Specie di tHzòjjodo.
Ameboide (amiboide). Movimento di contra-
zione del protoplasma: veggasi ad anatomia.
Amen (ammen). Voce ebraica che significa cosi
sia e si usa per confermare un detto (come dicesi
in verità) e anche per indicare acconsentimento,
includendovi però l'idea di noncuranza 0 di rasse-
gnazione.
A menadito. In modo facile, sicuro.
Amenità. Bellezza di luogo; l'essere ameno.
Vaghezza, giocondità.
Amèno. Dicesi di luogo bello, piacevole, ri-
dente, gaio; dilettoso, vago, giocondo, sollazzevole, de-
lizioso. Luogo paradisiaco, eden. - Di persona pia-
cevole, lieta, faceta, nel dire, nel conversare;
vivace, festevole, piena di brio. - Anche (capo ameno)
di uomo bizzarro. — Romantico, dicesi di luogo
ameno e solitario.
Amento. Modo particolare di infiorescenza:
leggasi a fiore.
AMETISTA — AMICO
71
Ametista (amatista). Sorta di getnnia: corin-
done, pietra di vescovo.
Anietistino. Di colore violaceo.
Amianto. Varietà fibrosa di treniolite, che si
trova in abbondanza associata all'asbesto: è sostan-
za biancastra, lìlamentosa, flessibile, atta ad essere
filata e tessuta, assolutamente incombustibile e
infusibile: detta anche seta fossile, seta di montagna.
Usato dagli antichi nella cremazione per racco-
gliere le ceneri dei cadaveri. Serve ora per fare
telefoni da teatro, fdtri per acidi, corde, tessuti,
cartoni per conduttori a vapore, congiunzioni di
macchine, ecc.
Amicarsi (amicato). Cattivarsi, procurarsi ami-
cizia.
Amichevole (amichevolmente). Da amico, se-
condo amicizia: atto, maniera, ecc.
Amicizia. Sentimento, afTetto che attrae l'uomo
verso l'uomo (poet., amistà), rendendolo recipro-
camente amico: amichevolezza, amistanza, cono-
scenza, dimestichezza, amichevole corrispondenza;
affratellamento, alTratellanza, fratellanza, fraternità;
siìnpatia; fratellevole, affratellevole animo, fratel-
levole usanza; familiarità, intrinsichezza. Amicizia
buona, costante, fedele, provata, salda, schietta, sin-
cera, tenera; debole, fiacca, incerta, fredda, dubbia,
ostentata; breve, lunga; fresca, recente, improvvisata;
salda, vecchia, stretta, intima, profonda ; affettata, ap-
parente, appiccaticela, superficiale, simulata. - Ami-
cizia di cappello o di saluto, non intima. - Persona
comunicativa, che facilmente si confida, fa amicizie.
Prova, testimonianza, tributo d'amicizia, le parole,
gli atti, i fatti che la dimostrano. - Stretta di mano,
segno d'amicizia.
Contrarre amicizia : appiccare , attaccare, fare,
stringere amicizia; legarsi; stringersi in amicizia,
o di amicizia; incontrare amicizia; famigliarizzarsi,
intrinsecarsi, pigliare dimestichezza, prendere ami-
stà. - Aderenza, relazione, amicizia, massime quella
autorevole - Alleanza, relazione d'amicizia; per il
conseguimento di uno scopo condiviso da altri. -
Attinenze, amicizie, relazioni di amicizia. - Dimesti-
chezza, domestichezza, amicizia tra persone che si
trattano famigliarmente : essere, farsi domestico
con qualcuno. - Pratica, amicizia, persona che si
pratica. Anche di donna. - Relazione, legame di
amicizia o di corrispondenza.
Accaparrarsi l'amicizia, acquistarsela, procurarsela,
guadagnarsela, meritarsela : cattivarsi , conciliarsi,
propiziarsi; gratificarsi, gratuirsi; aggraziarzi, ingra-
ziarsi ; rendersi propizio, tirar dalla sua ; farsi, ren-
dersi bene accetto ; legar l'animo di qualcuno ; in-
trodursi, insinuarsi nell' animo, nelle grazie, nelle
simpatie di qualcuno. - Amicarsi, farsi amico o
meno nemico. - Avere stretti, strettissimi legami, di
amicizia, essere intimi, intimissimi amici. - Corri-
spondere, ricambiare 1' amicizia. - Fraternizzare,
sentire nell'amicizia un affetto fraterno. - Coltivare
l'amicizia di qualcuno, mantenerla con cura assidua.
Guastare l'amicizia, renderla meno buona e pro-
fittevole; anche sciuparla, romperla. - Levare uno
da un'amicizia: fargliela perdere. - Mancare all'ami-
cizia,cioè ai doveri dell'amicizia. - Mendicare V ami-
cizia, cercarla a chi abbia poca volontà di conce-
derla 0 non la conceda spontaneamente. - Raffreddarsi
{raffreddamento), dell' amicizia che perde della pro-
pria intensità, si affievolisce. - jRoj/iperel' amicizia;
romperla, rompersi con uno, troncare le buone re-
lazioni, andare in rotta, mettersi in rottura, venire
a rottura; sciogliere, troncare l'amicizia.
Celebri per la loro amicizia, nella storia o nella
leggenda: Castore e Polluce (i Dioscuri), Damone e
Pizia, Niso ed Eurialo, Oreste e Pilade.
Locuzioni e proverbi. — Colla che non fa presa,
d'amicizie, passioni che non possono durare. - Dir-
sela molto, esser molto amici. - Due anime in un
nocciolo, di due persone legate da grande amicizia.
• Far razza, accomunarsi, stringere amicizia. - Le
amicizie si devono sdruscire e non stracciare, non
bisogna abusarne. -L^ amicizie vuotano la borsa, fi-
niscono col riuscire costose. - Più vale il cuore che
il sangue, più l'amicizia che la parentela.
Contrario di amicizia: V inimicizia, 1' essere ne-
mico.
Amico {amica). Chi sente, prova, manifesta
amicizia, e chi ne è l'oggetto. Amico buono, cor-
diale, fido, schietto, sincero, sviscerato, tenero; bu-
giardo, finto, infido, dubbio (che non si presta al-
l'occorrenza); amico del cuore, intimo, stretto, stret-
tissimo; alter -ego; incomparabile (un vero tesoro di
amico), insuperabile (che non si stanca mai). -
Amicissimo, superlativo: molto amico, confidentis-
simo, intimissimo, devotissimo.
Una coppia, un branco di amici, due o più amici
insieme: nello stesso senso, consorzio, corona, stuolo
d' amici. - Amica, la donna per la quale si ha
amicizia: ma vale anche in significato di amante.
Tipi storici 0 leggendari di amici, V. ad amicizia.
Amico a fior d' acqua, di superficiale affetto. •
Amico a pargole, chi coi fatti vien meno all'amicizia.
- Amico Ciliegia, lo stesso, ma con più ironia, o
betfa 0 confidenza, che amico Cesare: amico buono
a nulla, ohe non si sacrificherebbe (si dice anche
l'amico Cesare, 1' amico Ciliegia, alludendo, per lo
più sfavorevolmente, a persona che non si nomina).
Amico da bonaccia, amico interessato. - Amico di
cappello, quello che si conosce appena per uno
scambio di saluti, ma col quale non si ha confi-
denza e neppure la si desidera. - Amico di casa, che
frequenta la famiglia. • Amico di celia, d'apparenza.
Amico da tavola, chi si trova spesso a mangiare alla
locanda con noi. - Amico di vetro, inutile, disutile.
Amico per lettera, di chi contrae amicizia con
altri scambiando lettere, senza conoscersi personal-
mente. - Amico politico, dello stesso partito. —
Amicone, grande amico, ma piuttosto allegro e
chiassoso. - Bellin bellino, finto amico. - Cassiere,
in una società d'amici, quello che spende per tutti,
e poi fa il conto per ciascuno. - Compare, chi par-
tecipa ad intrighi dell'amico. - Famigliare, più che
amico, fjuasi persona di famiglia. - Fido Acate (scherz.
lett.), chi non lascia mai la compagnia d' un altro
per amicizia o per ossequio.
Acquistare, conquistare una persona, rendersela
amica. - Amicare, amicarsi, rendere, diventare ami-
co. - Coltivare, conservare un amico, stargli al
fianco, averne cura, sollecitudine, per non perderne
l'affetto. - Rappattumare, rappattumarsi far torna-
re, ridiventare amici dopo uno screzio, una rottura:
riamicare, riamicarsi, toi'nare amico. - Spalancare il
cuore all'amico, confidargli tutto, anche i più intimi
sentimenti, i più segreti affetti. - Sostenere la parte
di amico, agire da amico, in qualità di amico.
Staccarsi da un amico, lasciarlo, abbandonarlo.
Tenere per amico, considerare come tale e trattare
in conformità. - Spararsi per un amico, fare sacri-
fici per soccorrerlo,per sovvenirlo.
Locuziixi e proverbi. — Aver le budella legate
insieme, essere amici intimi. - Essere come carne e
ugna, di due persone in grande intimità: essere
72
AMMELMARE
chiave e materózzolo, culo e camicia; essere anima
e cuore, essere l'anima di qualcuno. -Essere come
pane e cacio esser pane e cacio, amici intimi. - Far un
letto nell'animo altrui, predisporre altri in proprio
favore. - L' amico accenna e non balestra, corregge,
ma non nuoce. - Non si staccherebbero neanche col-
l'acqua calda 0 bollita, di amici molto stretti. - Sotto
il titolo d'amico, quanti nemici I.... fintamente, con
quello. - Un vero amico è un gran tesoro. — Amici
cari, ma patti chiari e borsa del pari. - Amici da
starnuti, il più che ne cavi è un « Dio f aiuti / » di
amici inutili. - Amici di buon giorno sono da met-
tere in forno. - Amico certo si conosce nell'incerto.
Amico di tutti e di nessuno è tutt' uno. - Amico di
ventura molto briga e poco dura. - Conti chiari,
amici cari; conti lunghi, amicizia corta; conti spenti,
amicizia lunga. - Dagli amici mi difenda (o mi
guardi) Iddio, che dai nemici mi difendo (o mi
guardo) io, - Non e' è miglior specchio che V amico
vecchio, il quale può dirci la verità. - Per fare un
amico basta un bicchier di vino; per conservarlo, è
poco una botte. - Un nemico è troppo e cento amici
non bastano.
Amido. Materia estratta . dal grano e da altre
piante farinacee. Sciolta nell' acqua calda, forma
come una gelatina, detta salda d'amido, usata dalla
stiratrice per la hianclieria. Serve anche per
dare il lucido alla carta, per bozzime e appretta-
tura di tessuti; e lo si considera come materia
prima nella preparazione del glucosio, dell' alcool,
ecc.
Amidina, principio chimico dell'amido. - Destrina,
sostanza che si può estrarre dall'amido. - Diastasi,
sostanza che trasforma l'amido in destrina. - Fecola,
sostanza che è la base dell'amido come della farina. -
Glùtine, ciò che resta della parte interna del grano,
dopo toltone 1' amido.
Amilacei, termine generico delle sostanze alimen-
tari e medicinali contenenti amido. - Amiloidi, lo
stesso che sostanze amidacee. — Salda, colla d' a-
mido.
Amig'dale. Le tonsille.
Amigfdallna. Detto a mandorla.
Amili co (alcool). Principale componente dell'olio
di patata: adoperato come solvente in chimica.
Amine» V. ad ammoniaca.
Ainiotrofia. Detto a muscolo.
Amistà. Sinonimo (usato poeticamente, per lo più)
di amicizia..
Amitto. Pannolino usato dal sacerdote nelle
funzioni sacre.
Ammaccare (ammaccamento, ammaccato, am-
maccatura). Acciaccare, contundere, pestare. - Ter-
mine di pittura e di scultura.
Ammaestrare {ammaestramento, ammaestrato,
ammaestratore). Fare da maestro ad altri; istruire,
insegnare; rendere abile in vnìarte, in un me-
stiere. -Detto di ammate, addestrarlo a qualche
esercizio.
Ammagliare {ammagliato, ammagliante). Modo
di legare stretto.
Ammagrire {ammagrimento, ammagrito). Di-
ventar magro.
Amxaaiare {ammaiato, ammaiatura). Modo di
ornare, con fiori e verdura.
Ammainare {ammainato). Raccogliere la vela.
Figur., tirarsi indietro, ritirarsi da un affare,
da wvì impresta.
Ammalare, ammalarsi. Divenir malato^
essere preso da malattia.
Ammaliare {ammaliamento, ammialiatura, am-
maliato). Esercitare malìa; far subire fascino.
Ammalizzire ( ammalizzito ). Far prendere
malizia. - Di uccello che non si lascia prendere
alla caccia con la civetta.
Ammammolarsi {ammammolato). Modo di
mettersi a dormire.
Ammandorlato {mandorlato). A forma di
mandorla. - Di muro a mattoni inclinati.
Ammandriare {ammandriato). Ridurre il be-
stiame in mandria.
Ammanettare {ammanettato). Mettere le ma-
nette ad alcuno: operazione degli agenti di poli-
zia e della forza pubblica.
Ammanierare {ammanieramento, ammanierato).
Atteggiare o foggiare con affettazione, con ar-
tificio. ' Termine di pittura, di scultura e
simili.
Ammannare {ammannato). Lavoro di agri-
coltura: far manna, mannello, covone, del grano
o d'altro.
Ammannire {ammaìinimento, ammannito). Al-
lestire, preparare, mettere all' ordine. - Lavoro
di muratore e di tintore.
Ammansare, anuiiansire {ammansato, amr
mansito). Placare, calmare, specialmente chi sia
agitato da ira. - Rendere domestico un animale.
- Ammansarsi, divenire mansueto, tranquillo.
Ammantare, ammantarsi {ammantato). Co-
prire, coprirsi di manto o con altra veste.
Ammantellare, ammantellarsi {amman-
tellato). Coprire, coprirsi di mantello.
Axómarezzatura. Difetto dei manufatti di
panno.
Ammarginare, ammarginarsi {aìnmargi-
nato). Rimarginarsi, far cicatrice.
Ajmjiiassare {ammassamento, ammassato). Met-
tere insieme, unire; far massa, mucchio; racco-
gliere in abbondanza.
Ammassicciare {ammassicciato). Fare la mas-
sicciata a una strada. - Rendere molto solido.
Ammasso. Adunamento, mucchio. - Deposito
di sostanza minerale tra roccie d'altra natura.
Ammatassare {ammatassato). Ridurre in ma-
tassa 0 avvolgere a guisa di matassa. - Fig., fare
imbroglio.
Ammattire {ammattimento, ammattito). Diventar
matto, esser preso da jtazzia. - Agitarsi assai per
cruccio^ per ira, o per altra passione.
Ammattonare {ammaltonamento, ammattonato).
Fare un jjavimento di semplici mattoni.
Ammazzare, ammazzarsi {ammazzamento,
ammazzato). Togliere, togliersi la vita; uccidere,
uccidersi. — Figur.. far subire eccessiva fatica
0 sottostarvi. - Anche far passare il tempo, scan-
sare r ozio. - Termine del giuoco di carte.
Ammazzasette. Rravaccio, millantatore.
Ammazzatoio. Luogo dove il macellaio am-
mazza le bestie: macello, mattatoio.
Ammazzerare {ammazzerato). Percuotei-e, bat-
tere col màzzero, specialmente pane e pasta.
Ammazzocchiare {ammazzocchiato). Riunire
in mazzocchi: del granturco e del radicchio.
Ammazzolare {ammazzolato). Raccogliere in
mazzo (erbe, fiori e simili): modo qualsiasi di
unire.
Ammelmare {ammelmato]. Profondarsi nella
melma, nel fango.
AJIMEN — AMMINISTRAZIONE
73
Amiuen. Lo stesso che amen,
Animoncire {ammencito). Diventare floscio,
debole,
Auiiuenda, amnientlare {nmmendabile, am-
mendamento, ammendato). Hi Taci mento, rifare;
risarcire un danno; espiare una coljìa, un'in-
frazione alla legge; pagare una multa. • Com-
pensare, supplire; espiare un />ecca<o, correggere
un errore. — Lavoro di agricoltura. - Ammenda
onorevole, riparazione A' nn offesa.
Ammennicolare, ( ammenicolo , ammennico-
lato). Lo stesso che amminicolare.
Ammensare {ammi'nxalo). Leggasi a vescovo»
Ammettere {ammessibile, ammessone, ammesso).
Lasciar entrare (di persona); accogliere in una
riunione, in un' adunanza, in casa, in una so-
cietà. - Accettare, acconsentire, approvare;
abbonare, menar buono; riconoscere per giusto,
per legale. - Ammessibile. ammissibile, che si può
ammettere; probabile, plausibile. - Ammessione,
ammissione, accettazione, ricevimento, entratura, ri-
cezione. - Ammesso, ricevuto. - Conceduto, dato, sta-
bilito.
Ammezzare {ammezzati). Partire per mezzo,
dividere a metà; emjìire fino a mezzo a un t>aso;
fare la metà di un lavoro.
Ammezzato. Parte di una casa: meglio detto
mezzanino.
Ammezzire {ammezzito). Divenir mezzo: detto
di frutta.
Ammiccare (ammiccamento, ammiccato, am-
micco). Far cenno, far segno di soppiatto per lo
più, con r occhio, col viso, con la testa. - An-
che avvertire col gomito e simili. - Movimento
della palpebra.
Amminicolare (amminicolato). Sostenere, dare
aiuto con cavilli, con artificio. - Amminìcolone,
chi è artiiìcioso, cavilloso nel parlare.
Ammlnicolo. Cavillo, artificio. - Rinforzo di
autorità.
Amministrare {amministmtivo, amministrato,
amministratore). Tenere un' ainministrazione,
dirigere un' azienda propria o d'altri, d' una casa^
d'una ditta, d' uno stabilimento d'industria o di
commercio, di un giornale, ecc.; reggere, go-
vernare gli affari pubblici, siano del comune,
della provincia, dello Stato, d'nn' opera jna,
d'un istituto di qualsivoglia natura e anche d'un
esercito: condurre gli affari, tenere l'amministra-
zione; ministrare, far da ministro; aver cura, far
andare, guidare ; curare gli interessi d'una chiesa,
d'un convento, ecc.
Amministratore. Chi amministra, è chiamato
ad amministrare, variamente denominato secon-
do i suoi diversi uffici: fattore, se attende ad una
azienda di agricoltura, di campagna; agente,
se incaricato d'affari in genere; gerente, il manda-
tario, il dirigente di una società (commerciale,
industriale, ecc.); dispensiere, economo, intendente,
l'amministratore degli interessi d'una famiglia, d'un
privato; /a òbriozere, l'amministratore d'una chiesa;
cellerario, -procuratore, provveditore, spenditore, prov-
visoniere, provvisoniero, camarlingo, chi maneggia
il denaro, i beni di un convento e simili. - Ge-
store (neologismo), il gerente di qualche speciale am-
ministrazione. - Ministro, neiubro del governo
d'uno Stato.
Amministrazione. L'atto e l'effetto dell' awt-
ministrare; l'insieme delle persone che accu-
discono ad una azienda, dirigendone 1' andamento;
anche il complesso dei loro uffici e la loro sede.
Nel primo significato: governo degli affari, maneg-
gio degli interessi; cura, agenda, azienda; ministra-
ziont; direzione, gerenza, governo. Voci di poco o
nessun uso : attoria, istitorla, procureria. - Ammini-
strazioni proprie e variamente costituite hanno lo
Stato (suddivise in alti-i particolari: della posta
e del telegrafo, dell' istruzione, della finan-
za, della giustizia, della xjolizia, della guer-
ra, dei lavori j^ubblici, ecc.), la provincia, il
comune e ogni istituto.
Ogni amministrazione tiene una propria conta-
bilità, che ha per capisaldi il bilancio (conto
delle entrate e aelle spese) e 1' inventario, nota
di tutto quanto (merci, mobili, ecc.) è posseduto
da un'azienda. Principali uffici, nelle diverse am-
ministrazioni, sono quelli del direttore, del ragio-
niere (o contabile), del segretario, del cassiere, del-
l'economo, del procuratore. Un Consiglio d'ammi-
nistrazione sovrintende all' azienda, quando questa
è propria di una società, di un istituto, ili un ente
morale, di un corpo qualsiasi (anche d'un reggi-
mento della milizia). - Gestione, la cura di una
amministrazione, e l'amministrazione stessa; periodo
di gestione, la durata. - Amministrativo, di ammi-
nistrazione: atto, anno, documento, provvedimento,
ecc., ecc. - Anno amministrativo, V. ad anno. -
Agenzia, complesso delle cose poste sotto il go-
verno d'un agente.
Persone, ufficì
Addetto, chi partecipa alle funzioni d'un'ammini-
strazione come impiegato, come operaio, coms
inserviente, ecc. - Attorney, voce inglese che si-
gnifica, press' a poco, come procuratore presso di noi.
- Cancelleria, 1' ufficio che raccoglie e trascrive gli
atti del magistrato ; cancellierato, la carica del caìv-
celliere; cancelleresco, di cancelleria, attenente a
cancelleria. Cancelliere, chi ha l'ufficio amministra-
tivo di scrivere e registrare gli atti del magistrato.
• Cassiere, chi ha la gestione della cassa e attende
quindi agli incassi e ai pagamenti. — Castaldo (ti-
tolo storico), colui che amministrava i beni patri-
moniali del principe. - Conirollo, ufficio di verifica,
di ispezione. - Direttore, chi dirige provvedendo al
buon andamento di un'azienda. - Economo, ammini-
stratore delle cose proprie o delle altrui. Buono.
bravo, cattivo economo. — Facitore, agente di case
signorili in città; anche l'amministratore spesso con
mandato di procura o con autorizzazione del tribu-
nale, - Ispettore {ispettrice), chi é delegato a sorve-
gliare l'andamento di qualsiasi ufficio e la persona
che lo disimpegna {ispettorato, la sua mansione o
il corpo di più ispettori, nelle grandi amministra-
zioni). - Procuratore, chi è investito del mandato
di procura (V. più innanzi). - Ragioniere, chi è
perito in materia di conti, di amministrazioni, di
liquidazioni, di atti commerciali. - Riscontratore, lo
stesso che revisore, sindaco. - Segretario, in gene-
rale, chi aiuta alcuno nel disbrigo dei propri af-
fari e della propria corrispondenza. - Sindaco, man
datario incaricato di sindacare gli interessi d'una
società 0 di altri. - Ufficio, luogo dove ha sede
un' amministrazione, specialmente se pubblica. -
Bureau, francesismo spesso e senza ragione usato.
Carte, likri, ecc., d'un'amministrazione
Appunto, nota, memoria. - Brogliasso, brogliazzo.
74
AMMINISTRAZIONE
fi
quaderno che si tiene sotto mano per prendere nota
delle varie operazioni, riportando poi sui registri
dei conti: quadernaccio, scartafaccio, sfogliazzo,
stracciafogli. - Campione, libro maestro o registro
principale del pubblico censimento, delle gabelle,
dei mercanti, ecc. - Catàlogo, registro nel quale, in
ordine alfobetico e per distinzione di materie, sono
descritti i nomi di più cose congeneri. - Copiafatture,
libro su cui si copiano le fatture, i conti.
Fattura, nota o lista di vendita. - Giornale, libro-
giornale, registro, scartabello, sul quale si scrive di
seguito ciò cbe si è comperalo, venduto o pagato;
il libro insomma sul quale il commerciante deve re-
gistrare giornalmente tutte le sue operazioni. - Indice,
rubrica (V. più innanzi). - Inventario, nota di tutti
gli oggetti che si trovano in un luogo, fatta per ricordo
utile, per consegne, ecc.; stato dimostrativo di tutto
quanto possiede e deve un'amministrazione (il libro-
giornale, il copia-lettere e il lihro-inrentario sono dal
codice dichiarati indispensabili ai commercianti).
Libro di magazzino, quello sul quale si nota il
carico e scarico delle merci e delle derrate. - Libri
mercantili e commerciali, i registri sui quali i ne-
gozianti, i banchieri e simili scrivono regolarmente
tutte le loro operazioni. - Lista, conto, nota, fattura.
- Mastro (libro), quello sul quale si raccolgono le
rincipali partite contenute specificatamente in altri
ibri ; anche quel registro stabilito in una tesoreria
(e in una Bcdico) per iscrivervi le rendite liqui-
date a nome del loro proprietario. - Matrice, quel
che rimane d'un foglio, dopo averne distaccato un
documento qualunque. - Memorandum, promemoria,
avviso, sollecitazione.
Nota, sunto, estratto di conto esposto con brevità
e chiarezza. - Numero rosso, quello che sul libro
deve denotare V interesse negativo; numero nero,
quello che denota l'interesse positivo.
Organico, tutto il personale di una amministra-
zione, nella sua graduatoria, cioè l'ispetto ai vari
gradi, come sono disposti e regolati per legge (V.
più innanzi, a ruolo organico). - Organismo ammini-
strativo, l'insieme dei beni, delle persone e delle
funzioni di un'azienda. - Passaggio, trasporto d'una
partita da un libro ad un altro. - Perforatrice, mac-
chinetta che serve per i^ucherellare la matrice delle
ricevute o dei mandati, quando si debbono staccare
da un registro. - Pezze giustificative, documenti che
comprovano riscossioni o pagaa:enti in un rendi-
conto amministrativo.
Polizza, piccola carta contenente una breve scrit-
tura: polizzetta, polizzino (polizza di prestito, di
pagamento, di assicurazione, ecc.). - Polizzario, re-
gistro polizze. - Prima nota, libro sul quale si pren-
de nota di qualunque operazione. - Prospetto, tavola
che è come uno specchietto di cifre e numeri; per
qualche dimostrazione, anche accompagnato da rela-
tivo scritto. - Protocollo, libro da registrarvi sopra
ciiecchessia brevemente, per poi distendersi più lun-
gaiiiento e autenticamente. - Quìtanza, ricevuta: di-
chiarazione in iscritto pel saldo o per un acconto
ricevuto da un debitore.
Registro, quaderno o libro sul quale si segnano
gli affari quotidiani, si scrivono cose di cui si deb-
ba 0 si voglia conservare memoria. - Registro-cassa,
libro nel quale si registrano le entrate quotidiane.
- Rendiconto, esposizione letta o scritta; la scrittura
fatta all'uopo. - Repertorio, indice o tavola de' libri
0 delle scritture, per mezzo delle quali si possono
trovare le cose in esso indice contenute. -Resoconto,
lo stesso che rendiconto, rapporto, narrazione. - Re-
versale, ordine scritto di riscossione.
Rubrica, libro repertorio, o il catalogo di tutti
i nomi delle persone con le quali il commerciante ha
pratiche d'affari: se relativo ad un libro, ad un ma-
stro, presenta in ordine alfabetico le singole partite
ed a qual pagina siano in quel libro registrate.
Anche indice per sé stesso, repertorio, catalogo, in
ordine alfabetico, dei nomi e degli indirizzi delle
persone con le quali 1' amministrazione ha pra-
tiche d'affari. - Ruolo-organico, pianta, quadro (que-
sta voce specialmente applicata all'esercito): l'elen-
co nel quale sono indicati gli uffici di un'ammini-
strazione e gli impiegati che le sono addetti in modo
permanente.
Scadenzario, scadenziere, registro nel quale si no-
tano le scadenze delle cambiali accettate o girate. -
Scartafaccio, libro nel quale si fanno le prime an-
notazioni degli alìari relativi al proprio commercio.
- Stato nominativo, prospetto dei nomi degli addetti
ad un'amministrazione. - Stracciafoglio, il brogliasso.
Tabella, specchietto, prospetto: tabella degli obbli-
ghi, dei conti, delle varie entrate e spese; tabella
orario, ecc.. - Testata, serie di titoli sovrapposti alle
colonne componenti una tabella. - Titolo, capitolo,
suddivisione {sommare le varie spese d" un ammini-
strazione, titolo per titolo). - Vacchetta, quaderno sul
quale si scrivono le spese minute giornaliere: bro-
gliasso.
Operazioni, scrittub azioni.
Accudire ai propri negozi, amministrarli. - Alfch
belare, mettere o registrare per alfabeto o secondo
l'ordine alfabetico. - Andare alla firma, il recare cor-
rispondenze al capo ufficio, perchè le firmi. - Atter-
gare una circolare, un'istanza, scrivere a tergo, in-
dicando alcuna cosa relativa all'istanza, alla circo-
lare.
Condurre l'amministrazione, farla procedere, te-
nerla al corrente. - Dissestare, ridurre un'ammini-
strazione in condizioni non buone, con un bilancio
in dissesto, non sostenibile. - Fare il corriere, pre-
parare le lettere da spedire in giornata. - Fogliet-
tare, numerare i fogli d'un registro. - Inventariare,
compilare un inventario, registrare nell'inventario.
Mettere al corrente, mettere alla giornata, non la-
sciare in arretrato la corrispondenza, le partite, ecc.
- Ministrare, amministrare, somministrare. - Pre-
ventivare, prestabilire o notare preventivamente una
somma da spendersi. - Protocollare, mettere a pro-
tocollo, registrare sul libro, specialmente delle let-
tere che si spediscono o si ricevono. Protocollista,
chi attende a questo ufficio.
Registrare, mettere, notare a registro; anche ri-
scontrare in un libro se sta bene il numero dei fo-
glietti. - Regolare i libri, ordinarli, assestarli.
Render conto o il conto, presentare i conti d'una
gestione. - Rimettere il conto, render ragione d'un'am-
ministrazione. - Riscontrare, verificare.
Segnare, registrare. - Tenere, di certe aziende e
uffici, condurli. - Tenere i libri, fare su essi le ne-
cessarie registrazioni; tenerli in giorno, al corrente;
tenerli in regola, con le dovute norme amministra-
tive.
Atti, condizioni, funzioni
E altri particolari amministrativi.
Accentrare, accentramento (accentrato, accentra-
tore): il fare che, al centro, alla capitale, si portino
AMMINISTRAZIONE
75
tutte le amministrazioni più importanti e di là si
dirigano tutte quelle dello Stato. - Atli di jjrevidenza:
mezzi per rendere meno tristi le conseguenze di
una disL'razia patita. - Attivo, tutto V avere di una
aniininislr;tzione: capitali, beni stabili, merci, cre-
diti esigibili, mobili, ecc. - Autonomia, governo pro-
prio, indipendente, cbe non riceve leggi dal di fuori:
ai due specie, amministrativa e politica. - Azienda,
complesso di un'amministrazione complicata di fac-
cende economiche, pubblica o privata.
Bilancio. — Equilibrio della spesa con l'entrata di
una amministrazione privata o pubblica. Prospetto
del dare e dell'avere. - Burocrazia (dal francese
bureau, uiìicio, e dal greco kratox, governo), il com-
plesso delle amministrazioni governative, nel loro
complicatissimo meccanismo, con le loro formule, i
loro regolamenti e le loro pedanterie.
Centrale, l'ufficio principale d'un'amministrazione.
Circolare, lettera a stampa, oppure scritta, in molte
copie, che si manda ai negozianti della propria piazza
ed estei'i, annunziando un nuovo stabilimento di
commercio, oppure qualche innovazione in alcuno
di essi stabilimenti già conosciuti. - Circondario,
estensione di paese cbe forma una divisione ammi-
nistrativa. - Circoscrizione, divisione di territorio con
determinati confini. - Computisteria, tutta l'ammini-
strazione commerciale.
Comune, l'ente amministrativo d'un borgo, d'una
città, ecc. Più comuni entro una stessa circoscri-
zione territoriale formano, in Italia, il circondario.
■ Concordato, convenzione che i creditori stabili-
scono col fallito secondo le formalità di legge. -
Conflitti d'attribuzione, le questioni che sorgono fra
più autorità che credono d'avere spettanza in un af-
fare. - Consegna, il dare, con qualche formalità, una
cosa: documento, merce, edifici, ecc.; anche il ras-
segnare ad altri un ufficio. - Consegnatario, chi ri-
ceve in consegna una cosa. - Consiglio, collegio di
persone che esercitano azione direttiva in una am-
ministrazione.
Contenzioso, materia sulla quale si spiega la giu-
risdizione: contenzioso amministrativo, civile, commer-
ciale, ecc. - Conto, calcolo, computo, ragione di dare
0 di avere, di debito o di credito; anche la di-
mostrazione di esso computo e la carta sulla quale
la dimostrazione è scritta o stampata. Conto cor-
rente, quello non chiuso e al quale giornalmente si
possono aggiungere nuove scritturazioni; fermo, in-
corsi in sospeso ; generale, di tutto il dare e l'avere;
simulato, faltui'a supposta che si manda ad alcun
corrispondente per fargli conoscere le spese occor-
renti per la vendita o la compera di qualche mer-
canzia.
Compartimento, divisione amministrativa: riparto,
sezione, divisione. - Corrispondenza, carteggio, co-
municazione, aperta e in corso, per via di let-
tera, tra un'amministrazione e un'altra o verso i
clienti, ecc.
Decentramento amministrativo, una indipendente
manifestazione delle autonomie locali. - Deficit,
quanto manca a bilanciare la spesa. - Dipartimento,
la più grande delle divisioni territoriali dello Stato
francese (corrisponde alla nostra provincia): divi-
sione anche di qualche grande amministrazione no-
stra. - Direzione, titolo e sede di ufficio a capo di
alcune amministrazioni, specialmente pubbliche. -
Distretto, il territorio sul quale si estende una spe-
ciale giurisdizione amministrativa, giudiziaria o mi-
litare. - Dividendo, benefizio di un esercizio sociale
da ripartirsi fra gli azionisti e soci. - Divisione, ramo
di pubblica amministrazione. - Dotazione, provvedi-
mento e assegnamento di fondi in conio di dote o
per il mantenimento di una istituzione.
Economia, scienza di bene amministrare la cosa
pubblica 0 privata. - Effetti pubblicA, le rendite sullo
Stato, i titoli de' prestiti fatti dallo Stato oda! Mu-
nicipi. - Esercizio, il periodo durante il quale si
fanno la spese e si eseguiscono i pagamenti, si
esigono i crediti di una azienda.
Fattura, nota coniprondente pesi, numeri, misure e
altre distinzioni delle cose che i mercanti mandano o
ricevono, coi loro prezzi. - Fondi, sinonimo di da-
naro, di contanti. - Fondo d'estinzione, somma as-
segnata per estinguere un debito. - Governo, la cura
di un'amministrazione privata. - Introito, incasso,
riscossione di denaro.
Lettera di vettura: prova il contratto di trasporto
e può essere un titolo negoziabile per girata. - Let-
tera d'avviso, quella che si manda per avvertire la
spedizione di una merce. - Nulla osta, formola con-
cessiva nelle amministrazioni pubbliche.
Partita, notazione di operazioni commerciali (par-
tite, ipoteche, crediti accesi, cioè registrati e vivi).
Paraguanto, mancia o donativo che i capi di sta-
bilimenti 0 d'ufficio danno ai loro impiegali, com-
messi, ecc., per le feste di Natale. - Passività, pas-
sivo : perdita, scapito, debito; tutto quanto costi-
tuisce le spese, le perdite e tutto ciò che si deve.
Perdile e profitti, partita del mastro che com-
§ rende anche le spese generali. - Personale, più persone
'uno stesso ufficio.
Procura, atto scritto col quale si conferisce ad
altri una, più, o tutte le autorizzazioni di cui può
valersi il mandante. Procura collettiva, quella con
la quale il mandante costituisce a rappresentarlo
due o più individui, la cui firma non lia valore se
tutti i mandatari non concorrono a firmare lo stesso
atto; ad lites, quella per rappresentare il mandato
avanti le autorità giudiziarie; ad negotia, quella per
rappresentare il mandante nelle operazioni com-
merciali 0 finanziarie; generale, quella per la quale
il mandante costituisce un altro sé stesso nel man-
datario.
Prelevamento, distrazione d'una somma per far
fronte a spese speciali. - Previsione, delle spese che
si calcolano anticipatamente nell'anno che viene. -
Provìncia, circoscrizione amministrativa in Italia,
per lo più costituita dall'insieme di alcuni circon-
dari. - Provvisorio, provv^edimento rappresentato o
da persona, o da un atto finché non si pronunciano
più stabili deliberazioni.
Hagioneria, scienza delle funzioni dell'ammi-
nistrazione economica. - Rata, versamento di somma
determinata, da farsi a diverse scadenze. - Ricapito,
carta qualunque di credito. - Riscossione, esazione:
l'atto di ricevere il pagamento di una somma do-
vuta. - Risultato negativo di un'azienda, se il pas-
sivo supera l'attivo.
Sopravvenienze, le attività o le passività patrimo-
niali che si accertano dopo formato lo stato patri-
moniale. - Spese anticipate, quelle che si fanno per
conto di altri e che ci verranno poi rimborsate.
Spese generali, quelle 'per lettere, francobolli, carico
e scarico di merci, oggetti di cancelleria, mancie,
ecc., ecc. - Spese d'impianto, quelle che hanno ser-
vito per creare, fondare una Casa commerciale, in-
dustriale, ecc. - Spese minute, sborsi in porti di let-
tere, francobolli, oggetti di cancelleria, mancie, ca-
richi e scarichi di merci, ecc.
Stanziamento, i fondi assegnati per le spese oo-
76
AMMIRABILE — AMMOZZARE
correnti. - Stato, l'amministrazione generale e cen-
trale di una nazione, di un paese, retto con una
qualsiasi forma ài governo, - Stralcio, \\f:^\(Ì2iZìonQ.
• Verificazione, accertamento di conti, dello stato
di qualsiasi cosa.
Ammiràbile. Degno di ammirazione.
Animi rag-I lato. Grado ed ufficio di ammi-
raglio. - L'amministrazione suprema delle cose di
marina e la sua sede.
Ammirag-lio. Capitano d'armata, alto graduato
di marina, capo supremo delle forze navali; co-
mandante generale della flotta; amiraglio; grande
ammiraglio ; generale di mare. - Vice-ammiraglio,
contr' ammiraglio, chi fa le veci di ammiraglio: im-
barcandosi, il vice-ammiraglio inalbera la propria
bandiera al trinchetto. - Ammiraglia, la nave del-
l'ammiraglio; galera reale; nave capitana. Antica-
mente, nave pretoria.
Ammirare (ammirabile, ammirando, ammirato).
Guardare, considerare con meraviglia, con am-
tnirazione.
Ammirativo {•punto). Segno ortografico che si
mette dopo qualche interiezione di meraviglia.
Ajnmirazione. Sentimento destato in noi da
persone, da gesta, da opere d'arte, ecc., che sono
0 ci sembrano degne in alto grado di stima, di lode,
di venerazione, di affetto : grande meraviglia, edi-
ficazione. Crescendo di grado, l'ammirazione diventa
entusiasmo, fanatismo. • Ammirabile, ammi-
rando, ammirevole, da ammirarsi, mirabile ; sopram-
mirabile, sovrammirabile, ammirabile in grado su-
perlativo, più che ammirabile; ammirabilissimo, mi-
rabilissimo, arcimirando, oltramirabile. - Ammira-
bilitd, l'essere ammirabile, - Edificante, di cosa atta
a suscitare ammirazione.
Ammirare, avere, provare, sentire ammirazione,
e anche il dimostrarla ; prendere ammirazione, pren-
dere in ammirazione; maravigliare, meravigliare.
Ammiratore, ammiratrice, chi è preso da ammira-
zione, la sente e, ad occasione, la dimostra; chi è
pieno di meraviglia. - Infatuarsi di ima cosa o pei'-
sona, ammirarla sino alla follia. - Tenere uno per
meraviglia, ammirarlo assai.'
Ammirarsi, meravigliarsi di sé stesso. - Dare nel-
l'occhio, farsi ammirare. - Mettersi in mostra, pavo-
neggiarsi, farsi avanti con intenzione di farsi guar-
dare, ammirare. - Vagheggiarsi, compiacersi di sé
stessi (specialmente di donne che si guardino nello
specchio).
Ammissibile. Che si può ammettere.
Ammissióne. L' ammettere.
Ammistione. Mescolamento, mescolanza.
Ammitto. Lo stesso che amitto.
Ammobiliare (ammobiliamento, ammobiliato).
Fornire di mobilio un appartamento, una casa.
Ammodernare (ammodernamento, ammoder-
nato). Ridurre al modo moderno.
Ammòdo. Avverbio che significa con garbo, per
bene, piano.
Ammos-liare , ammog-liarsi (ammogliato).
Dar moglie, prender moglie.
Ammollare {ammollato). Render molle; al-
lentare una corda, un canapo e simili.
Ammolliente. Detto a medicamento.
Ammollire (ammolliente , ammollimento, am-
mollito). Render molle, togliere la durezza.
Ammoniaca (ammoniacale). Gas incoloro, al-
cali volatile, di sapore caustico, di odore vivo e
penetrante, la cui soluzione prende lo stesso nome
e come tale si usa in farmacia. A goccie, interna-
mente, serve come eccitante, difTusorio, e per com-
battere l'ebbrezza, l'efletto del morso della vipera,
ecc.; serve anche per appareccliì frigoriferi, per
estinguere incendi; in soluzione, per fabbricare
ghiaccio artificiale, per preparare materie coloranti
da tintoria, depilare pelli, imbianchire carta, estrarre
argento e rame da alcuni minerali, ecc. - Il carbo-
nato di ammoniaca si usa in farmacia, in chimica,
e come succedaneo del lievito nella preparazione di
paste dolci. Si usa pure nella lavatura delle lance
in molti altri casi.
Alcalammìdi, corpi derivati dall'ammoniaca. -
Amine, ammoniache composte in cui l'idrogeno è
sostituito da uno o più radicali, anche eterogenei.
Sono basi gagliarde.'
Ammoniaco. Specie di gomma e di un sale
bianco.
Ammonire (ammonimento, ammonito). Avvi-
sare, avvertire bonariamente di errore, di pe-
ricolo, ecc.: è più di consiglio e meno di rim-
provero. - Anche avvertire con una certa autorità,
da parte di magistrati o di funzionari. Nel primo
significato, corrisponde, tanto o poco, secondo i casi,
all'espressione : dare una lezione.
Ammonite. Composto esplosivo.
Ammonito. Persona soggetta a pena, consi-
stente nella sorveglianza da parte della 2>olizia:
precettato.
Ammonizióne. Atto ed effetto &&\Vammo-
nire.
Ammontare (ammontato). Ammassare, mettere
insieme, in mucchio. — La somma d'un conto
di più partite.
Ammonticchiare {ammonticchiato). Mettere
insieme varie cose, anche facendo più d'un piccolo
mucchio.
Ammonticellare (ammonticellató). Far monti-
cello, mucchio di checchessia. '
Ammorbare (ammorbato). Comunicare un mor-
bo, infettare. — Puzzare grandemente.
Ammorbidire (ammorbidimento, ammorbidito).
Rendere, diventare morbido.
Ammorsare (ammorsato). Stringere con «torsa.
- Lasciare morse per il collegamento di un muro
con un altro, nuovo.
Ammorsellato. Sorta di manicaretto.
Ammortare {ammortamento, ammortato). Am-
morzare, spegnere: detto specialmente di debito,
di spesa anticipata.
Ajnmortire (ammortimento, ammortito). To-
gliere la forza.
Ammortizzai'e, ammortizzazione {ammor-
tamento, ammortato). Pagare un debito, a poco por
volta: termini legali.
Ammorbidii'e {ammorbidito). Rendere mòrbido,
morbido.
Ammorzare (ammorzamento, ammorzato). Estin-
guere, spegnere: di fuoco, di luce, di vista.
Ammoscire (ammoscito). Diventar moscio, flo-
scio.
Ammosfèra. Lo stesso che atmosfera.
Ammostare (ammostato, ammostatura). Far
uscire il mosto (.MVuva ; il dar mosto che fa que-
sta. Anche l'affondare la vinaccia nel tino con
Vammostatòio.
Ammostatóio. Detto ad ammostare.
Ammottare (ammottato). Smottare : di terreno
che fa frana.
Ammozzare (ammazzato). Far mòzzo, tagliarCf
recidere, troncare.
AMMOZZOLARE
77
Ammozzolare (ammozzolato). Modo d'unione
di parti disgregate.
Ammucchiare {ammucchiamento, ammucchiato).
Ridurre in muccliio, far mucchio. - Raccogliersi in-
sienie.
Aucunuciclire {avimucidito).'De\ÌAcaìme: pren-
dere cattivo odore.
Ammuffire (ammuffito). Il prendere la muffa.
Ajnmiulinare (ammulinato). Far mulinello o
giro vorticoso: di acqua edìveìito, specialmente.
Anche del grano, quando lo si batte e lo si se-
para dalla pula.
Ammusare (ammusato). Riscontrarsi muso con
muso.
Ammutinare, ammutinamento (ammuti-
narsi, ammutinato). Rivoltarsi, far ribellione, per
lo più dei soldati.
Ammutire, ammutolire (ammutito, ammu-
tolito). Diventar muto.
Amnesia. Perdita della memoria.
Amnio (annio). Membrana dell' utero.
Amnistia. Grazia, perdono di delitto, di
pena. - Prerogativa di sovrano o di governo.
Amnistiare (amnistiato). Concedere, accordare
amnistia.
Amo. Piccolo istrumento per la pesca: specie
di uncino, ad uno o più bracci, a guisa di àncora,
con punta a mo' di freccia, con gambo appiattito e
con un forellino, per legarvi la lenza. Plurale, ami,
amora. - Si hanno ami semplici e ami doppi, cioè con
una sola ripiegatura o con due, una contraria al-
l'altra.
Si fabbricano gli ami su un banco di lavoro
al quale è fissato un tasso, ossia una piccola in-
cudine, traforata nella sua parte superiore da tre
buchi ugualmente distanti uno dall'altro e di una
eguale profondità; sopra uno dei lati dell'incudine
è un bottone mobile, facile a manovrarsi ed al
quale si può adattare uno strumento tagliente. Nei
buchi dell'incudine l'operaio pianta i fili d'acciaio
da fare ami e prosegue con operazioni quasi ana-
loghe a quelle adottate per la fabbricazione degli aghi.
Amo a molla, fatto in guisa che, appena il pesce
l'abbocca, gli uncini s'aprono ed il pesce è tenuto a
bocca aperta. - Amo elettrico, congegno, di recente
invenzione, per la pesca. - Amo ingollatore o ade-
scante, quello che serve ad adescare il pesce con un
insetto artificiale. — Canna, lunga pertica alla quale
si attacca, col concorso di una cordicella o di ui
filo, l'amo dalla parte piatta.
Prendere con l'amo: inamare. . Mettere l'amo alla
lenza: inamarla.
Amo. In senso figurato: lusinga, trappola, in-
ganno.
Amoèrre. Sorta di drappo di seta, a onde.
Amorazzo. Dicesi di amore leggiero o sen-
suale.
Amóre. Parola di vario significato: più comu-
nemente, designa il sentimento, l'attrazione fisico-
morale che spinge la persona d'un sesso verso
persona dell'altro. In questo senso equivalgono parec-
chie dizioni, più 0 meno appropriate o tali che me-
ritano di essere adottate: passione 0 voglia amorosa;
idolati'amento, idolatria; simpatica forza; forte o vee-
mente desio; fiamma, ardenza, ardore; foco, fuoco, vivo
fuoco; amorosa lima; dolce, segreto veleno; amoro-
so desio, amoroso morbo, ecc. L'amore desta spesso
e facilmente sospetto, gelosia. — Amorazzo, amore
passeggero, disonesto - Amoraccio, amore disonesto
e vile. - Amoretto, amore di poca durata, di poca
entità: anche incidentale,' occasionale, passeggi ero.
- Amorettaccio, peggiorativo di amoretto.
Nella mitologia. Amore é una divinità, un piccolo
dio, detto anclie Cupido (il cieco nume, il cieco dio),
figlio di Giove e di Venere, rappresentato in sem-
bianza di fanciullo bendato, armato di faretra e di
arco, per ferire i cuori d'amorosa passione. E Amori
si chiamavani) i fratelli di lui, anch'essi figli di Ve-
nere. — Amorino, piccolo Cupido, dipinto o scol-
pito. - Anche genietto che accompagna Venere, le
Grazie e Cupido. — Erato, la musa dell'amore. —
La gaia scienza, la scienza d'amore.
Madrigale, poesia lirica, breve e libera, per lo più
intorno a cose d'amore.
Venere, madre dell'amore e simbolo della bellezza.
L'amore può essere: ardente, caldo, forte, vee-
mente, appassionato (chiaro foco, amore nobile; onesto
foco, amore puro, senza lascivia); cieco, da non la-
sciar vedere ostacoli o non conoscere i difetti della
persona amata; contrastato, cioè non voluto dai pa-
renti, dalla famiglia, sicché si cerchi di impedirlo;
corrisposto, condiviso dalla persona amata; eterno,
non estinguibile, che non cesserà mai; frivolo, super-
ficiale, 0 effimero, passeggiero; intenso, gagliardo,
profondamente sentito; mal corrisposto, non corri-
sposto allatto 0 in modo non soddisfacente; il pri-
mo amore, cioè quello, essenzialmente, d'un giovane
che non ha precedentemente amato; profondo, che
ha messo forti radici nell'animo; puro, senza sen-
sualità, come senza interesse; rovente, vivo, ardente;
schietto, sincero, aperto, senza secondi fini; serotino,
tardivo, di persona innanzi con gli anni; spento,
cessato, finito (foco spento); stracco, languido, debole;
sviscerato, in alto grado, quasi senza limiti, vivis-
simo; tacito, occulto, segreto, tenuto nascosto.
Simboli dell'amore (nel primo significato). —
L'acacia, che simboleggia l'alletto puro, l'amor pla-
tonico; l'acònito, simbolo di amore colpevole, di ri-
morso, di vendetta; Vìignocasto, emblema della tred-
dezza, di chi vive senza amare; l'assenzio che sim-
boleggia le tribolazioni, i tormenti dell'amore; la
rosa, emblema, ad un tempo, dell'amore, della bel-
lezza, del piacere e dell'orgoglio; il garofano, emble-
ma di amore vivo e puro; il tulipano, simbolo di
amore violento; la viola tricolore, o del pensiero,
che per gli innamorati significa: «pensa a me!».
Amoroso. — D'amore, relativo ad amore (lettera
amorosa, sguardo amoroso, ecc.), che sente amore,
pieno d'amore, ispirato da amore, amante: amo-
rosino, amorosello; amorevole, amorevolaccio, amo-
revolone (di chi fa atti amorosi piuttosto goffi); te-
nero di cuore. — Amatorio, d'amore, appartenente
ad amore, in senso di passione amorosa. - Amoroso,
amorosa, chi fa all'amore; l'amato (quando corri-
sposto); l'amata, la bella (figur., la traditora), la
stella, il sole dei propri occhi, la propria delizia,
l'anima della propria anima, la sovrana del cuore. -
Più caro della vita, degli occhi, della luce, stracaro,
arcicaro, di persona o cosa che si ami molto. - Erò-
tico (dal greco èros, amore), amoroso, amatorio, ap-
partenente ad amore: poema eròtico, libro eròtico,
genere eròtico. Cibo eròtico, che eccita i sensi. - Fo-
coso, di persona d'animo ardente, facile all'amore.
Cascamorto, chi esagera svenevolmente una pas-
sione amorosa per una donna; spasimante, vagheg-
gino, zerbino, cicisbeo. — Dulcinea del Toboso, dal
nopie proprio della dama di don Chisciotte; per
celia e quasi per despregio, si chiama cosi la dama
di qualcuno — Galante, chi sta negli amori, come
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occupazione principale. Ganimede, zerbinotto, cici-
sbeo profumato.
Innamorato, chi è preso d' amore , invaghito ;
innamorata, lo stesso, e anche la fanciulla che si
ama. — Pretendente, chi fa il galante e pretende
alla mano d'una donna. - Rapitore, chi porta via
una fanciulla, o la induce ad abbandonare la pro-
pria casa, la propria famiglia, per seguirlo.
JUvalCf chi concorre con le stesse pretensioni
d'altri allo stesso amore. - Rondone (figur.), chi va
qua e là girando per amoreggiare - Ronzone, giovi-
notto che gira intorno a una ragazza. - Rubacori e
■rubacuori, donna amabile. — Scaldaseggiole, di gio-
vinetto che va da una ragazza per discorrere sola-
mente.
Modo di concepire, di ispirare,
DI SENTIRE l'amore, ECC.
Abbandoìiarsi all'amore, darsi in braccio, cedere,
concedersi senza ritegno. - Accèndere, accendersi, su-
scitare amore nel cuore d'altri o sentirsene preso:
ardere, avvampare, bruciare, divampare, essere
acceso d'amore. - Amare con tutto il cuore, per-
dutamente, alla follia, più del pane, più dei propri
occhi. - Ammaliare, ispirare amore quasi con malia;
sedurre, stregare, affascinare. - Amoreggiare {amo-
reggiamento), fare all' amore, però più per passa-
tempo che per sentimento vero. - Andare a donne,
andare a far all'amore. • Andare a veglia: de' gio-
vanotti di campagna che vanno la sera a discorrere
con qualche ragazza, - Avere il cuore libero, non
essere legato d'amore. - Avere il cuore nello zucchero,
essere nella luna di miele, pago dell'amore.
Chiedere, richiedere, invocare, pregar d'amore, dare,
ricambiare l'amore: espressioni di chiaro significato.
Concepire amore, aprirgli 1' animo, incominciar a
sentirlo. - Còcere (cotto, cottura), innamorare forte.
Conquistare una donna, averne i favori. - Corri-
spondere (corrisposto), contraccambiare amore a chi
ci porta amore.
Disamare, non amar più: disamàbile, da non
amarsi; disamato, non più amato. - Disamorare, far
perdere l'amore: disamor amento, disamorare, atto ed
effetto; disamorevole, che mostra disamore; disamo-
rato, che non dimostra amore a chi dovrebbe. -
Non aver sangue con uno, non amarlo. - Perdere
l'amore, cessar di amare.
Discorrere, parlare, nell'uso volgare, fare all'amo-
re. - Esserci del buono, fra uomo e donna che si
guardano con occhio tenero. - Essere tutto amore
per alcuno, volere un gran bene e dimostrarglielo.
Fare all'amore, avere pratica amorosa: si dice
anche dell'onesto praticarsi che fanno i fidanzati. -
Fare all'amore per celia, senza intenzione di spo-
sarsi. - Far l' agnusdei, guardarsi amorosamente. -
Fare l'innamorato, fìngere amore. - Far l'occhio pio,
guardare con intenzioni amorose. - Ferire il cuore,
nel cuore, al cuore, l'anima: d'impressioni di amo-
re (o, anche, di dolore).
Idolatrare, amare perdutamente. - Idoleggiare,
amare smoderatamente persona o cosa. - Imbertonire,
prendere un forte passione amorosa (modo volgare).
- Imbriacarsi, ubbriacarsi d' una persona, innamo-
rarsene esageratamente o ciecamente. - Impaniarsi,
rimaner nella pania, essere preso da amore, quasi a
insaputa o contro voglia; anche invescarsi, intri-
garsi in una relazione amorosa (impaniarsi dietro
una gonnella, ecc.). - Impazzare per una persona,
amarla focosamente. - Incapricciarsi, hicapricciare,
innamorarsi, invaghirsi con una certa suptrfluità e
per poC'> tempo: incapriccirsi. - Infatuare, infatuar-
si, far innamorare, innamorarsi perdutamente cie-
camente, e con una certa smania, non meno che
con una certa leggerezza.
Innamorare, far nascere amore, render inna-
morato. Innamorarsi, accendere d' amore. - Inta-
baccare, intabaccarsi, accendersi d'amore. - Inten-
dersela, essere in reciproca corrispondenza d'amore.
- Invaghire, invaghirsi, accendere, accendersi d' amo-
re. - Inzuccarsi, innamorarsi, con un significato di
ostinazione.
Languire, di chi si consuma in un amore insod-
disfatto 0 per hmga attesa ai compimento dei pro-
pri desideri. - Lasciare una ragazza (o un giovane),
rompere le relazioni amorose con essa (o con lui):
espressione volgaruccia. - Levar l'amore, non voler
più bene.
Madrigaleggiare, comporre madrigali amorosi.
Maggio, piantar maggio, albero o frasca che i con-
tadini piantavano la prima mattina di maggio da-
vanti all'uscio (Ielle innamorate, condoni appesi ai
rami. - Mettere l'esca accanto al fuoco, di cimenti
d'amore, specialmente tra persone giovani: incitare,
stimolare, dar fòmite, incentivo alla passione di
qualcuno.
Perdere il lume degli occhi, non veder più lume:
di chi per amore perde, tanto o poco, la ragione. -
Perdersi dietro una persona, confondercisi, compia-
cersene troppo, esserne innamorato pazzo. - Pigliar
fuoco, ardere d'amore. - Prendere una passione, an-
che detto cosi, senz' altro, indica bene spesso una
passione amorosa. - Rapire, attirare a sé per amore,
ammirazione: rapire, rubare il cuore.
Ridestare, ridestarsi, far rinascere un amore so-
pito 0 spento; il rinascere di esso. - Riscaldarsi,
scaldarsi il capo, la testa, eccitarsi per amore o
altra passione. - Rivaleggiare, far da rivale. - Ruz-
zare, far capricci amorosi ; scherzar d' amore.
Spasimare, essere in angustie per amore che
punge, sovreccita, tormenta, dà spasimo. - Spendere
male il proprio amore, farne oggetto persona non
degna o, anche, che non corrisponda. - Spogliarsi
d' un amore, liberarsene, toglierselo dal cuore. -
Struggersi d'amore per qualcuno, soffrirne : perderci
la pace dell'animo e risentirne perfino nella salute.
- Suggere il veleno, il tossico, procurarsi gravi sof-
ferenze per effetto d'amore. - Susurrare una parola
d'amore: osare una dichiarazione.
Tradire, abbandonare una persona dopo averla
amata ; anche amoreggiare contemporaneamente con
altra persona. - Tubare, di chi fa all' amore quasi
come i colombi, cioè con molte moine: tortoreg-
giare. - Vivere d' amore, esserne tanto preso da non
pensare ad altro
Espressioni, effetti, vicende, ecc. dell' amore.
Avventura, fortuna, caso d' amore, per lo più
fortunato. - Bruciore, la pena che dà l' amore. -
Capriccetto, di piccoli amori e di poca durata. - Ca-
priccio, amore leggero e incostante; anche la donna
in tal modo amata. - Catena, amorosa catena, legame
d'amore. - Contrasto, dissidio o difficoltà tra due
che'si amano, da parte di loro stessi o d'altri. Anche
d'amore combattuto tra due sentimenti contrari. -
Croce dell'amore, o d'amore, i patimenti che esso
cagiona; dannazione, il colmo di tali patimenti.
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Dichiarazione amorosa o d'amore, insieme delle
parole con le quali il giovane manifesta la prima
volta a una ra!j;azza il desiderio di volerla sposare;
anche, semplicemente, rivelazione del proprio amo- .
re. - Disperazione, somma agitazione suscitata nel-
l'animo da un tribolo amoroso; anche la persona
che ne è la causa. - Dolcezze dell'amore, i piaceri, i
godimenti che ne deriv;mo. - Ebbrezza dell' amore,
ì\ godimento ad alto grado di intensità. - Estate di
San Martino, amoretto versola vecchiaia, o simile.
Fuoco di paglia, che dura poco, d'amore leggero.
Ft/fj-o, malia, fatta per bevanda o altrimenti, nel-
l' ipotesi che possa indurre ad amare. - Fiamma,
fuoco d'amore, l'amore stesso, la sua essenza. - Gara
d' amore, concorrenza. - Impeto d' amore, impulso,
sfogo, slancio, trasporto, alto vivacissimo al quale
l'amore spinge.
Intrigo, d' amori illeciti. - Mal (T amoì^e, V essere
presi da amore, per lo più non corrisposto (Pro-
verbio : mai d'amore non si medica, cioè non si può
cui'are, guarire). - ^odo amoroso, abbraccciamento;
anche relazione amorosa.
Palestra d' amore, quel die si fa, e i modi e i
mezzi, per riuscire in amore. - Parossismo, morbosa
esaltazione. - Passione d' amore, affetto vivissimo. -
Pegno, la prova che si dà del proprio amore: vin-
colo di fedeltà. - Ruzzo (figur.), capriccio, voglia
amorosa, voglia di amoreggiare o simili.
Scintilla d' amore, il principio di questo, o una
sua manifestazione effimera. - Sete d'amore, deside-
rio ardente di essere amato e anche di amare. -
Telo d' amore, secondo la mitologia, ciascuna delle
freccie di Cupido. - Tenemme, tenerezza, dimostra-
zione d'amore piuttosto affettata, leziosa, poco seria.
Tirannia d' amore, l' impero che esso esercita,
rendendo l' animo schiavo. - Vaghezza, desiderio,
quasi capriccio d'amore. - Veleno d'amore, l'insieme
delle angosce che procura.
Locuzioni e proverbì.
Locuzioni: Amare in prosa, senza poeticherie. •
Avere altra paglia in becco, altro amore. - Avere la
gambata, essere supplantato in una relazione amo-
rosa. Dare la gambata, prendere il posto di un
altro; prendere in moglie o per marito la dama o
il damo d' altri. - Chiodo scaccia chiodo o tin dia-
volo caccia l'altro, un amore nuovo ne fa scordare
uno vecchio.
Dare le pere, abbandonare una ragazza. - Pigliare
le pere, essere abbandonato.
Entrare, rientrare, tornare in grazia di qualcuno,
uscirgli di grazia, acquistare, riacquistare, o per-
derne l'amore. - E' passata la stagione dell' amore,
per chi sia invecchiato.- Essere piccioni della stessa
piccionaia, d'accordo in amore.
Far r occhio di triglia, l' occhiolino, guardare da
innamorato. - // cuore delle donne è fatto a spicchi,
esse cioè amano facilmente più d'uno. - Leccare i
barattoli come i topi degli speziali, stare attorno
inutilmente ad una donna. - Mangiar «no con gli
occhi, per desiderio d' amore.
Render l'armi a Giove, non avere più pretese di
combattere, specialmente uel campo amoroso; non
^stare più sulle galanterie amorose, data 1' età.
Tirare nella pania, tendere un'insidia amorosa.
Unger la mamma per amor della figliola, ingra-
ziarsela. - Voler bene al bambino per amor della balia,
ì'mgere amore a una persona per ingraziarsene
un'altra. - Volersi un bene dell'anima, un benaccione
da balia, amarsi molto.
Proverbì: Amore e signoria non soffron compagnia,
ad amare una persona si vuol essere soli. - Amore
e tosse non si nascondono. - Amore è una pillola
inzuccherata. Anohe: amore non è senza amaro. -
Amore non si trova al mercato, non si compra. -
Amore nuovo va e viene, e il vecchio si mantiene.
Cosa die punge amor disgiunge. - Detto d' amore
disarma rig'tre. - Dove e! è slato il fuoco ci rimane
la cenere calda o ci riman sempre la cenere : di
passioni amorose che non si spengono facilmente
del tutto.
L'amore si trova tanto sotto la lana quanto sotto
la seta. - Nella guerra d'amor vince chi fugge, per-
chè (come dice un altro proverbio) alla forza d'a-
more soggiace ogni volere. - Non è più beli' amor
die la vicina: la si vede da sera e da mattina. -
Scalda più amore che mille fuochi. - Vecchio in
amore, inverno in fiore. - Non e' è peggior cosa che,
in vecchie membra pizzicar d'amore.
Amore di varia natura.
La voce amore indica anche: la naturale inclina-
zione che spinge l'uomo ad amare; quel sentimento,
queW affetto, qneW affezione che induce a voler
bene e a procurare il bene de' parenti o d'altri,
avendosi cosi l'amore paterno, materno, fraterno, fi-
liale, coniugale; l'amore di compagno, di collega,
l'amor di patria, del luogo natio, della casa, del
focolare, ecc. Inoltre, 1' attaccamento a cosa che si
desideri, si voglia conquistare, usare, ecc. (amore
di denaro, di giustizia, di gloria; amore dell'arte,
della sapienza, della verità; amore al divertimento,
al giuoco, allo studio, ecc.), il desiderio ardente, la
brama intensa d' una cosa; il principio stesso del-
l'amore, come forza operante ( « La somma sapienza
e il primo amore » ); la persona e la cosa che è
l'oggetto dell' amore (quindi le espressioni : amor
mio, amor dell'anima mia, amore caro, ecc.), e, in-
fine, di cosa eccellente per grazia, molto bella.
Amore di sé stesso, V egoismo, - Amor platonico,
affetto che stringe due persone di sesso diverso,
senza che vi entri ombra di sensualità - Amor
proprio, sentimento di persona verso sé stessa*
oì^goglio, cpiando eccessivo.
Carità, grande affetto, commiserazione, amore del
prossimo. — Castità, la ripugnanza o il freno agli
impulsi 0 agli eccessi dell' amore carnale. — Filan-
tropia {filàntropo, filantròpico), l'amore, il desiderio
operoso ed efficace per tutti gli uomini in generale
col fine non solo di alleggerire loro la miseria, ma
di farli anche migliori. -Fi'a>i<ro;}2smo, la filantropia,
ma ridotta a sistema e in senso un po' spreg.
Grazia, amore, benevolenza del superiore verso
r inferiore. — Idolatria, smodato affetto verso cosa
0 persona amata {idolo, qualunque persona o cosa
nella quale si ponga smodato affetto e si abbia in
troppa venerazione). — Pietà, personificazione umana
dell' amor filiale. — Umanità, benevolenza verso gli
uomini. - Zelo, affetto, stimolo, dell'altrui e del pro-
prio bene.
Amore carnale o sensuale.
È il desiderio, la tendenza naturale al contatto
fra i due sessi, quindi espressione dell'istinto ses-
suale (proprio anche degli animali), bene spesso
associato alla volontà di generare: appetito car-
80
AMORE — AMOREGGIARE
naie, sensualità ; (figur., carne, vènere) ; tendenza ero-
tica, stimolo erotico; da Giusti detto « la scintil-
lacela che madre natura pianta perfino in corpo
alla natura » — Nel mito pagano, rappresentato sotto
forma di un bellissimo fanciullo. — Dicesi lussu-
rittf concupiscenza, libidine, foia, in cattivo senso,
per la sua intemperanza, e per la sua n)continenza.
Afì'odisia, appetito venereo, appetito sessuale, ten-
denza sessuale: naturale condizione che porta con
sé la pubertà, e l'età stessa della pubertà. — Afro-
disiaci, i principi eccitanti l'appetito sessuale (aromi,
spezie, cantaridi, alcool, ecc.).
Anafrodisia, anafroditismo, diminuzione dell'ap-
petito sessuale e della sensiliilità genitale. - Anti-
afrodisiaci, rimedi che abbassano lo stimolo ses-
suale, quali la morfina, i bromuri, la canfora, ecc.
Adulterio^ violazione della fede coniugale per
istinto 0 per voglia carnale. - Amore lèsbico, pas-
sione pervertita di donna verso donna. - Amore li-
bero, non subordinato, specialmente ne' suoi effetti,
alle leggi o alle consuetudini. - Andromania, sino-
nimo eli ninfomania.
Concubinato, lo stato di chi vive con una concu-
bina, e di colei che sta per concubina. - Concùbito,
il giacere insieme delluomo e della donna. - Con-
cepimento, l'atto, l'effetto e il prodotto del conce-
pire, ossia della funzione che compie la donna atta
a procreare. - Concupiscenza fconcupiscere, concupi-
scente, concupiscibile), desiderio intenso di sensua-
lità. - Covo (figur.), il luogo che è teatro ad amori
sensuali.
Dissolutezza, sfrenatezza nei piaceri venerei e nel
mal costume in generale. - x"c-2fl, prurito, voglia amoro-
sa, libidine, eccitamento a lussuria. - Frega, frégola,
innamoramento, in mal senso. - Fornicazione, l'atto
del fornicare (V. più innanzi).
Incesto, turpitudine che si commette fra stretti
congiunti. - Incontinenza, abito ó atto di chi non sa
tenere a freno la concupiscenza con la ragione. - Lai-
dezza (figur.), disonestà, bruttura : di amori sozzi.
- Lascivia, stato di corpo e d'animo dissoluto pro-
cedente da intemperanza carnale {illascivire, darsi
alla lascivia). - Lenocinlo, arte da mezzano.
Libertinaggio, sregolatezza, mal costume, special-
mente nelle pratiche amorose. - Libidine, appe-
tito disordinato di lussuria, lascivia. - Lussuria,
ardente e sfrenato appetito nella concupiscenza car-
nale, senza osservanza di leggi di natura. - Mira
bassa, voglia bassa d'amore, di vendetta, ecc.
Ninfomania, ardore morboso, nella donna, pei
piaceri venerei. - Orgasmo, il più alto grado di ap-
petenza e di eccitazione, sopratutto dell'istinto ses-
suale. - Pania, passione amorosa in senso triviale.
Passione, concupiscenza, amore. - Rigiro, pratica
amorosa, in senso poco buono. - Ripesco, amorazzo,
segreto intrigo amoroso.
''Satiriasi, esaltazione morbosa delle funzioni ge-
nitali, caratterizzata da una tendenza continua al
coito, con la forza di rinnovarlo molte volte.
Sensualità, tendenza ai piaceri dei sensi. L'abuso
dei medesimi: sensuale, dei piaceri dei sensi. - Sen-
sualismo, dottrina dell'amor sensuale. - Sensualista,
chi è per l'amore sensuale. - Stupro, atto di vio-
lenza per il possesso della femmina.
Tresca, pratica amorosa e disonesta : tresca oscena,
senza ombra di pudore, e peggio. - Tribadismo, il
vizio della tribade, cioè della femmina impudica che
ha il senso dell'amore pervertito. Lo stesso che
saffismo ed amor lesbico. - \ olutld, diletto sensuale.
Figure di persone. - Avventurieia, donna che
cerca relazioni interessate con gli uommi. - Rai-
dracca, donna di mala vita, mala femmina, ìne^'e-
trice. - Recco, chi ha moglie infedele; marito
cornuto, baron cornuto. - Calabrone, donnaiolo im-
portuno. - Concabina, donna, amante che convive
con un uomo, non essendogli moglie. Concubinario,
che vive con una concubina. - Donna di molte av-
venture, che ha fatto parlare di sé per le sue pas-
sioncelle amorose. - Donnaiolo, chi tiene dietro ad
amòri non onesti con donne. - Dissoluto, licenzioso,
disonesto, sciolto da ogni freno di legge o di pu-
dore.
Falco, d'uomo che attenta alle donne. - Femmi-
nacciòlo, chi è vago di femmine e sta volontieri con
loro. Effeminato. - Frugnolo (figur.), di chi va di
notte in cerca d'avventure amorose. - Ganza, la
donna amata, Vamanfe, nello stesso senso. - Lice-
stuoso, chi ha commesso incesto. - Incontinente, di
persona sfrenata, licenziosa, che non ha continenza.
- Insatirito, inuzzolito, preso da satiriasi. - Laido,
brutto di bruttura morale, di oscenità. - Lascivo,
chi ha lascivia, lussuria.
Lenone, lenona, mezzano, mezzana. - Libertino
uomo sregolato, sfrenato nei piaceri erotici. - Libi
dinoso, che ha libidine, che mostra libidine. - Lus-
surioso, che ha lussuria ; lascivo. - Ruffiano, lenone,
mezzano.
Locuzioni e proverbi, — Andare in frega, in fre'
gola, essere in appetito carnale. - Andare alle fem-
mine, andare con male femmine; per usarne. - Ar-
ruffianare, far da mezzano. - Avere il ciondolo,
andar fuori col ciondolo, di donna che va fuori col
ganzo accanto, con un d"amo uggioso. - Aver fatto
molte vetture o molte campagne, aver avuto molte
avventure amorose. Detto di donna, ha pessimo si-
gnificato. - Calcio di stallone non fa male a ca-
valla, per dire che dalle persone amate si soppor-
tano anche le cose dure.
Covare nel nido degli altri come il cuculo, d'a-
mante di donna d'altri. - E il gallo di monna Fiora
0 (più comune) il gallo della Checca, di chi è o
cerca di esser in grazia di tutte le donne. - Forni-
care, illecito congiungersi dell'uomo con la donna non
legati in matrimonio. - Ganzare, fare all'amore non
onestamente. - L'uomo è cacciatore, frase che si ri-
pete a scusa degli uomini seduttori. - Pregare una
donna d'amore, sollecitarla contro la castità.
Quando il becco è vecchio, tutte le capre lo coz-
zano, di amante vecchio maltrattato. - Tener bri-
gata, di donna che fa all'amore con parecchi. - Trat-
tare una donna, amarla segretamente; averci prati-
che illecite. - Vivere d'amore (iron.), di donna che
si dà per mestiere.
Amoreg'g'lare (amoreggiaménto, amoreggiato).
Fare all'amore, più per passatempo o per spasso
che per sentimento; complesso degli atti, delle ma-
novre che fa l'amante o l'innamorato. Fare
all'amore o l'amore; fare agli occhi; discorrere, par-
lare ad una ragazza; vagheggiare. — Amoreggiaménto,
l'amoreggiare: amoretto, avventura, chiodo, galante-
ria, idillio, rigiretto. - Tresca, in cattivo senso; tre-
scherella, amoreggiaménto non troppo onesto, ma
non tutto riprovevole.
Ralzellare, aspettare persona che è solita passare
da un luogo, per lo più a fine di amoreggiaménto,
- Cicisbeare, vagheggiar donne; fare il galante.- Cor-
teggiare, far la corte, specialmente a signore (fare
una corte spietata, insistente e perfino noiosa). - Far
la ronda, far la ruota, far la rosta intorno ad una
AMOREVOLE — AMPUTARE
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fanciulla, ad un3 donna, corteggiarla. - Galanteggia-
re, fare il galante; stare sulla galanteria, negli amori
(non molto comune). - Ganzare, fare all'amore, amo-
reggiare non onestamente. - Fare il galante, far la
corte, fare il bello, lo zeri)ino. - Ricevere, accettare
come suo cavaliere, di signora che accetta promessa
d'amore. - Servir da galoppino , portare biglietti amo-
rosi. - Star sull'amore, sugli amori, sull'amorosa vita,
fare il galante. - Tenere brigata, di donna che amo-
reggia con parecchi.
Accatta amori, accattam&ri, dicesi di donna che
va in cerca di amoreggiamenti. - Cascamorto, va-
gheggino svenevole: voce usata più comunemente nella
maniera. Fare il cascamorto con una donna, per di-
mostrarle amore con modi di svenevole tenerezza.
- Lavalier servente: dicevasi sino al principio del se-
colo scorso l'amico d'una signora, il quale, secondo
gli usi di allora, la corteggiava pubblicamente, l'ac-
compagnava al passeggio, al teatro. Oggi si dice, solo
per ischerzo, di chi si mostra ossequioso con una si-
mora. - Cicisbeo, nel secolo XVIII e al principio
del XIX, il cavalier servente, l'amante di donna mari-
tata. Ora, corteggiatore vano. - Civetta, domia che
vagheggia gli uomini, fa all'amore con leggerezza o un
pò con tutti. - Civettino, chi alletta donne per vanità.
• Civettone, amante fatuo che si gloria delle proprie av-
venture. - Damerino, clii ha la smania di vagheggiar
donne e si veste e si presta in modo da entrare
nelle loro grazie. - Frusonaccio, corteggiatore sciocco.
• Frusone, volgarmente, chi svolazza importunamente
attorno ad una donna, facendo con essa lo spasi-
mante.
Amorévole. Che ha e dimostra amorevo-
lezza.
Amorevolezza. L'essere amorevole, pieno di
affetto, di benignità: amorosità, cordialità, fratel-
lanza. - Affabile, che tratta con amorevolezza spe-
cialmente gli inferiori. - Amorevole, affettuoso, bene-
vogliente, benivogliente, benevolo, benigno; carez-
zante, carezzevole (disposto a carezzare), cordiale,
cortese, umano. - Amorevolone, d'atti amorevoli e
piuttosto goffi.
Amorevolmente, con affetto, con amore; affettuo-
samente, amorosamente, affezionatamente, benevol-
mente, benignamente, fratellevolmente, piacevol-
mente, soavemente, umanamente.
Amorfo. Senza fortna, o di forma indeter-
minata.
Amorino. Detto ad amore. — Pianticella pre-
giata per il grato profumo de' suoi fiori.
Amoroso [amorosa, amorosità). Di amore; che
«ente amore. — Personaggio della commedia, —
Indicazione all'esecutore di musica.
Amor proprio. Il sentimento della propria di-
gnità: desiderio dell'approvazione da parte d'altri;
sentimento lodevole, ma che, esagerato, diventa di-
fetto di presunzione, di vanità, d'orgoglio. In
senso buono: alterezza, fierezza d'animo; giusto,
nobile orgoglio; punto d'onore; spillo dell'onore.
Amòscìna, amòscino. Veggasi a susino.
Amostante. Detto a governatore.
Amovibile (amovibilità). Che si può tnuovere,
■ Di impiegato, di magistrato, qcc, che può
essere rimosso dal proprio ufficio.
Ampelidèe. Famiglia *di piante a cui appar-
tengono la vite e altre specie.
Ampelografla {ampelografico). Parte della
scienza agraria che tratta delia vite e dcWuva.
Ampeloterapia. Cura fatta per mezzo dell' uva.
Premoli — VocabolaHo Nomenclatore
Ampère, amperòmetro {amper-giri, amper-
ora). Leggasi a corrente elettrica.
Ampiare, ampliare. Rendere grande, lar-
go. Accrescere, aumentare.
Ampiezza {ampiamente, ampio). Grande esteu"
sione in largo; vasto spazio; spaziosità, vastità,
capacità.. - Figur., abbondanza.
Ampio. Grande, vasto, spazioso, spazievole
largo: capace, disteso, grandioso. Molto ampio:
badiale, sperticato.
Ample.sso. Lo stesso che abbraccio.
Ampliare, ampliarsi {ampliamento, ampliO'
tivo, ampliato, ampliazione). Uendere, diventare
largo o più largo.
Amplificare, amplificazione (amplificativo,
amplificato). L'ingrandire col discorso, allungarsi,
dilungarsi; esagerare.
Amplitùdine. Misura di un angolo. — Arco
deW orizzonte.
Ampolla. Piccolo vaso di vetr© per tenervi li-
quori, aceto, olio, od altro: piccola e leggiera
bottiglia; ampolletta, ampollina, ampolluccia, ampol-
luzza. Boccetta, bottiglietta, bottiglina; bottigliuccia,
bottigliuzza. Caralfella, caraffetta; caralfina; baràttolo,
fiala; alberello, oricanno, pisside. - Ampollina, pic-
cola ampolla, e segnatamente quelle boccette che
usano i preti nel dir messa, e quelle che si tengono
nell'oliera. -Beccuccio, cannelletto delle ampolle
Nassa, sorta d'ampolle tutte chiuse, tranne un bec
cuccio sottile.
Ampolliera, arnese che sostiene due ampolle, una
per l'olio, l'altra per l'aceto: portampolle (toscano),
portolio; oliera, acetabolo; le ampolle.
Ampollina. Sorta di orologio.
Ampollosità (ampolloso). Maniera di stile gon-
fio, prevalso specialmente nella letteratura del
seicento (detto anche di parola e di discorso;
maniera piena di metafore e di concetti bizzarri,
stravaganti, ridicoli: secentismo); archivio del seicento;
turgidezza, declamazione, retòrica; tessuto di tra-
slati, di metafore; giochetto rumoroso di immagini;
oricalco declamatorio, orpello retorico; gargagliata;
vescica; infilzata di parole pregnanti, di parolone
sconcertate, di fiabe sbombardate, di iperboloni; lo-
cuzione flegetontea e gorgheggiante; parola bolsa;
grandiloquenza, stragomìezza.
Ampolloso: secentista, arcispanto, declamatorio, re-
tòrico, achillineo; gonfio, loglioso, parapanoso, tur-
gido; pomposo; grandisonante, grandisono; reboante
rimbombante.
Usare ampollosità: gonfiare, stragonfiare; dirom-
pere, strepiteggiare, toneggiare, trasoneggiare; suonar
la campana maggiore.
Amputare, amputazione (amputdbile, ampur
tato). Operazione di chirurgia, per la quale, con
istrumenti adatti, per lo più taglienti, si separa dal
corpo un arto, un organo, o parte di esso, ecc. Ap-
plicata alle parti molli, dicesi esdsione, estirpazione;
alle ossa, rescissione.
Amputare: secare, segare, tagliare, troncare;
moncare, render monco; mutilare. - Amputazione,
amputamento, asportazione; mutilamento, mutila-
zione; secamento, secatura, secazione; troncamento.
- Ablazione, amputazione di una parte qualsiasi del
corpo, ma più specialmente l' estirpazione dei tu-
mori. - Afèresi, parola usata in significato di abla-
zione e di amputazione. - Mozzicone, troncone, la
parte di membro che resta dopo 1' auiputazione.
Anaplastia o anaplasia, dicesi l'arte di ristabilire
82
la forma normale alle parti mutilate. - Con 1' ana-
plerosi 0 protesi si supplisce ad un organo amputato
0 mancante.
Amuléto. Cosa creduta efficace, e applicata,
portandola indosso, contro la malta, contro even-
tuali disgrazie; altro dei prodotti dell'antica sii-
perstiziorie : talismano, consistente in cornetti di
corallo, mazzetti di pelo di tasso, immaginette, re-
liquie, ecc. - Ahrac, abracadabra, parole magiche
che si scrivevano o si incidevano sugli amuleti. -
Abrasaxas, pietra sulla quale si incidevano le pa-
role magiche (amuleto dei Gnostici). - Bezoardo,
pietra o concrezione animale a cui si attribuivano
virtù magiche. - Filattero, amuleto degli antichi
ebrei. - Lapis alectorius, amuleto degli antichi Ro-
mani. - Periapto, amuleto che si portava al collo.
- Pietra basilidiana, quella con impressa la parola
ah'axas. — L'amuleto diccsi anche abitino, scapolare.
Ana. Abbreviazione usata in farmacia.
Anabattista. Un tempo, eretico rispetto al
battesimo: appartenente ad una setta prote-
stante, i seguaci della quale si chiamarono con i
vari nomi di Catabattisti, Cataristi, Davidici, Entu-
siasti, Indipendenti, Liberini, Monasteriani, Monce-
riani, Monsteriani, Silenziari.
Ànace, ànacio. Lo stesso che anice.
Anacloridria (adoridria). Condizione morbosa
dello stomaco.
Anacoluto. Detto a grammatica (figure).
Anacoreta {anacoretico). Chi vive solitario,
in penitenza; eremita.
Anacreòntica {anacreóntico). Genere di poesia,
a imitazione di quelle di Anacreonte: canzone,
ode.
Anacreóntico. Qualità di verso.
Anacronismo {anacronistico). Errore di data,
di tempo.
Anaeròbio. Nome generico di micròbio, che
vive senz'aria.
Anàfora. Figura di retorica: ripetizione di
parola.
Anafrodisia, anafroditismo {anafrodisiaco,
antafrodisiaco). Detto ad amore (carnale o ses-
suale).
Anafrodito. L'essere incapace di generare.
Anaglifo {anaglifico). Lavoro d' intaglio, di
bassoì'ilievo.
Anaglipto. Lavoro di bassorilievo.
Anagnoste. Neil' antica Roma, servo, schiavo,
che doveva leggere, mentre il padrone sedeva a
mensa.
Anagogia {anagògico). Detto a Bibbia. - Ele-
vazione dell' anima alle cose celesti.
Anagrafe {anagrafico). Il registro della poj>o-
lozione, tenuto dal Comn/ne.
Anagramma {anagrammàtico, anagrammatiz-
zare; ana grammatista). Cambiamento, travestimento
di nome, di parola. - Anagrammàtico, di ana-
gramma. - Anagrammatista, chi fa anagrammi.
Analèmma. Veggasi a sole, a zodiaco.
Analèpsi o analessia. Detto a malattia.
Analèttico. Di sostanza, di medicamento atto a
ristabilire, ristorare le forze fisiche. Tali: la stric-
nina, la noce vomica, la canfora, il castoro, l' alcool,
l'ètere solfor., l'ammoniaca, il muschio, il cafl'é, ecc.
Analfabeta {analfabelo). Chi non sa né leg-
gere, nèscì^ivere: illetterato, ignorante; senza gram-
matica; ignaro di lettere; idiota. - Gli danno noia
le parole nere: non aver avuto mai che fare col sil-
labario; avere le lettere dove le hanno i cavalli re-
gnicoli; non sapeva fare un 0 con la cannucaa,.
essere analfabeta, ignorante di scrittura.
Analfièsico. Di sostanza, di medicamento che mi-
tiga 0 toglie il dolore (come la morfina) e ne attuti-
sce la sensibilità localmente (come la cocaina). Anal-
gesici, con varia azione, sono: l'acetol, l'acetopirina,
r antinervina, l' antipirina (detta anche analgesina),
V aristochina, la chinafenina, la trigenina, ecc.
Anàlisi {analista, analitico; analizzare). Ramo
di scienza chimica, matematica; processo di
filosofia; riassunto di un' opera, di un discor-
so, ecc.; esame, studio, osservazione, indagine, ri-
cerca; scomponimento, spartimento, scomposizione;
risoluzione di un tutto nelle sue parti, a fine di
conoscerne gli elementi. Maniera di procedere nello
studio e nella dimostrazione della verità, mettendo
in rapporto (contrariamente alla sintesi) ciò che
non si conosce con ciò che si conosce, trattando cosi
l'ignoto come il noto, per riuscire a scoprirlo. -
L' algebra e il calcolo differenziale,
Analista, dotto in analisi; analizzatore, che sa
analizzare. - Analitica; scienza dell' analisi matema-
tica. - Idea analitica, quella ricavata da un' altra
in cui è contenuta. - Analitico, di analisi, apparte-
nente ad analisi; che serve all'analisi chimica: rea-
gente, reattivo, risolutivo. — Veggasi anche a
giudizio e a metodo.- Metodo regressivo, metodo
analitico. - Zetetica, metodo analitico di ricerca.
L' analisi chimica ha per iscopo di determinare
gli elementi di un corpo: è qualitativa o quanti-
tativa a seconda che separa i corpi o ne determina
le loro proporzioni; minerale o inorganica, quando la
materia da analizzare appartiene al regno minerale :
organica, se appartiene al regno vegetale o animale.
— Con r analisi elettrolitica si procede alla separa-
zione quantitativa degli elementi di una combina-
zione chimica opportunamente disciolta, traendo
profitto dal lavoro chimico che può compiere la
corrente elettrica. — Per 1' analisi grammaticale e
per r analisi logica, veggasi a grarmnatica.
Analizzare, risolvere un composto nei suoi prin-
cipi 0 elementi; anatomizzare, fare V anatomia;
esaminare parte a parte; spartire un metallo da
un altro; provare, cimentare, decomporre.
Analogia (analogico). Relazione di somìglia/n-
za parziale: affinità, propinquità; parentado, pa-
rentela; comunanza; conformità; correlatività;
simboleità, simbolità; confacimento. - Grammatical-
mente, relazione che le parole d'una lingua hanno,
0 pare clie abbiano, con le parole di un' altra. - In
geometria, projjorzione. • Analogico, che procede
per analogia. • Analogicamente, in modo analogico,
- Anàlogo, che ha analogia, conformità; simile,
correlativo, rassomigliante. Figur., parente, fratello;
nato a un parto, nato da un guscio.
Analogismo. Modo di argomentazione»
Anàlogo. Che ha analogia.
Anamnesi. Storia della malattia.
Anamorfosi. Svolgimento anormale di un or-
gano vegetale.
Ananasso. Piaiita originaria delle Antille (scien-
tif. bromeliaj, il cui frutto, dolce e di color giallo,
ha la figura di una pina, con un ciuffetto di foglie
in cima: lo si mangia fresco o conservato; se ne
trae un'essenza; serve a profumare bevande, dolci
e gelati. Le foglie danno fibre da cui si ottiene
tessuti più fini della batista di lino; miste con seta,
danno tessuti detti paliqué.
Anandria. Mancanza di virilità.
Anapèsto fanapèsticoj Piede di verso»
ANAPNOGnAFO, — ANATOM»A
8;ì
Anapnòjp:afo. Istruraento per misurare la re-
spirazione.
Anapnòico. Detto a catarro.
An archi. Veggasi ad anno.
Anai'cliia (anarchico). Mancanza di governo.
Teorìa 2)oliHca, che proclama la distruzione della
proprietà, della patria, della famiglia, di Dio. - An-
che in significato di mal governo, confusione di
governo, sgoverno. - Anarchico, anarchista, chi
professa anarchia. - Anarcoide (neologismo), chi,
pur non professando le rigide e assolute teorie
anarchiche, è per sua natura insofferénte di qua^
lunque foruìa di legge, ordine, autorità, discir
piina.
Nichilismo, nikilìsmo (dal lat. nihil. niente), forma,
essenzialmente slava, di rivoluzione socialista tra-
scendente all'anarchia.
Anasàrca. Specie, di idropisìa.
Anastàlticù. Rimedio astringente ed emo-
statico.
Anastomosi fanoMomóticoJ. Termine di ana-
tomia: imboccatura di . un vaso sanguigno o lin^
fatico ncir altro.
Anàstrofe. Figura dì gratmnatica..
Anastrofia. Veggasi a viscere.
Anatema (analemizzare, unaiemizzatoj. Lo stesso
die scoìnunica: letterariamente, anatema; nell'uso
anatèma.
Anatemìzzare fanatemizzatoj. Dare, scagliare
la scomunica,
Anateorismo. Antica forma di usura»
A nativitate. Dalla nascita di Cristo.
Anatomia. Scienza che, .per mezzo della dis-
seziono, studia la forma e la struttura dei • corpi
organizzati e delle parti che li costituiscono: quindi,
si può dire scienza dell'organizzazione, ramo di
scienza naturale; somatologia. - Etimologicamente,
dissezione di un corpo; arte di tagliare con lo scopo
di conoscere la struttura o la- composizione di un
dato corpo: volgarm. notomig,; scientif., somalo-
tomia.
Distinzioni' Y anatomia •■'antropologica studia le
diverse razze umànQ;]' anatomia chirurgica, o topo-
grafica, e l'anatomia medica trattano del -corpo, con-
siderando in modo speciale le parti più direttamente
interessate nelle varie malattie chirurgiche e mediche.
- Anatomia comparata, quella che studia, nel corpo
umano, rispetto a quelli di altri èsseri vivi, non
solo le differenze morfològiche, ma-anche quelle di
sviluppo, di struttura, di trasformazione, di propa-
gazione, ecc..- Anatomia descrittiva, o sistematica,
quella che" studiala situazione, la forma, le relazioni
degli organi .« Ja disposizione, dei differenti tessuti
che li compongono.. . - Anatomia fetale, o embriolo'
<jfica, studio (di anatomia e di fisiologia) dei feno-
meni e dei processi relativi allo sviluppo dell'orga-
nismo, dal momento della .formazione della cellula
ovavica fino alla nascita del prodotto del concepi-
mento.
Anatomia filosofica o trascendentale, quella «che
studia le leggi dell'organizzazione ed è un ramo
della fisiologia generale. - Anatomia generale, quella.
che studia le varie- specie di parti che sono comuni
a tutte le regioni del corpo,- per conoscere lastrut-
tura, la composizione, lo sviluppo e le proprietà dei
te.ssuti animali: -isió/o^ta generale. • Anatomia micro-
scòpica, lo studio relativo alla struttura, allo sviluppo
e alle proprietà dei tessuti e degli elementi anato-
mici: istologia.
Ajìotomia patologica: tratta le- modificazioni di po-
sizione e di struttura che subiscono gli- organi "am-
malali; ricorrendo, per mezzo della dissezione, al-
l'esame d'un cadavere, dicesi anche autopsia, autos-
sia, necroscopia, taglio cadaverico, taglio anatomico;
sezione, dissecazione. .- Anatomia pittorica, studio
fatto, da pitlori e da scultori, delle forme esterne e
delle funzioni dei muscoli.
L'anulom'ia sistematica o descrittiva comprende vari
rami e assume diverse denominazioni, trattando delle
ossa {osteologia), delle articolazioni e dei lefamenti
(sindesmologia), dei muscoli {miolunid), dei vasi san-
guigni (a'ngiologia), dei nervi {ni'urùloijitj, nevrologia),
degli organi. dei sensi {estesiologia), dei visceri {spiati-
enologia), delle cartilagini (condrologia), della pelle
{dermatologia), delle ghiandole (adenologia), dei tes-
suti {istologia).
Lo studio particolare dell' artrologia compren-
de la articolazione in generale e la classifi-
cazione delle articolazioni; la miologia studia i)
muscolo in generale, partitamente i muscoli della
tèsta, del froiwco,. d'ogni arto; l'angiologia fa l'è-'
sam'e del cuore e d'ogni vaso^ linfatico o sangui-
gno, d'ogni arteria quindi e d'ogni vena; l'ostoo-
logia_, oltre le ossa in generale, ossia lo scheletro,
considera singolarmente quelle del cranio, della
faeciaf il dente, la colonna vertelyrale, il ba-
cino, il torace, le mèmbra, ossia le estremità
del .corpo ; la nevrologia rivolge la sua attenzione
all''éwce/a?o (insieme del cervello, del cervelletto
e dell'istoio encefalico), al gran simpatico e ad ogni
7ie«'vo cranico e spinale; l'estesiologia . studia, ri-
petiamo, gli organi diversi del senso, e la splan-
cnologia riguarda gli ■ organi della digestione, della
respirazione, della secrezione propria all'orina
e delldi,geìier azione.
Anatomia to^jo^ra^ca: dà la 'descrizione delle parti
che si trovano in una determinata regione dalla
superficie al centro. - Anatomia vegetale, studio
della struttura e dell'organizzazione d'ogn^ 2>tan<a.*
fitotomia. - Anatomia veterinaria, quella limitata
allo studio dell'organizzazione degli animali dome-
stici (cavallo, bue, cane, eapra, pecora, volalili^ecc).
yliiiro2josowa<o%ìa, descrizione anatomica del corpo
umano.
Andranatomìa, anatomia dell'uomo o dissezione
del corpo umano, - Angioscopia, studio dei vasi ca-
pillari. - il?i(/w«omia, dissezione -dei vasi, cioè ana-
tomia del sistema vascolare. - Antropochimica, parte
dell' anatomia avente per oggetto l'analisi -degli
umori- e dei . tessuti umani. • Antropotomia, disse-
zione del corpo umano. - Sareologia, trattato delle
parti molli del corpo.
Teriotomia, anatomia delle bestie. — Zootomia,
anatomia degli animali.
Anatomico, che ha rapporto con l'anatomia. -Ana-
tomista, chi "opera l'anatomia o si dedica allo studio
di.que^ta:. nel primo caso, dissettore; anatomico,
notomista. - Anfiteatro anatomico, la. sala di disse-
zione ò quella in. cui si fanno lezioni e dimostra-
zioni anatomiche: anche teatro anatomico. - Coltello
anatomico, quello cheserve per le pratiche- d'ana-
tomia: scalpello. Per il complesso degli arnesi al-
l'uopo, veggasi a chirurgia (istrumenti). - Scolopo-
machérion, scalpello a becco di beccaccia usalo da-
gli antichi.
Gabinetto anatomico, il luogo in cui si conservano i
pezzi d'anatomia. - Preparazioni anatomiche, prepa-
rati anatomici, complesso dei mezzi (dissezione; ma-
cerazione, iniezioni, soffiamento, agenti chimici, es-
siccazione, imbalsamazione." ecc.) che gli anatomici
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impiegano allo scopo di meglio studiare la situazione,
i rapporti, l'or^L'anizzazione, tutto quanto insomma
concerne le varie parti dei corpi animali {galvaniz-
zazione dei pezzi anatomici, processo per conservare
i preparati anatomici senza aiterarne la forma). An-
che, i pezzi preparati. - Prosettore, il preparatore dei
pezzi anatomici per le lezioni.
Scorliihino (sclierz ), studente d'anatomia.
Tavole anatomiche, i disegni, le tabelle, i quadri
che riproducono pezzi anatomici.
Anatomizzare: fare l'anatomia; notomizzare, dis-
secare, sezionare, tagliare, sparare. — Vivisezione,
operazione eseguita col coltello sopra animali vivi,
con lo scopo di accrescere la conoscenza dei feno-
meni fisiologici e di addestrarsi nella chirurgia ope-
rativa.
Parti, sostanze, tessuti anatomici.
Acquedotto, vecchio nome usato per indicare pic-
coli canali scavati entro parti molli o dure, per-
corsi da umore sieroso ò anche da organi solidi.
Si annoverano però ancora l'acquedotto della chioc-
ciola e quello di Falloppio (veggasi a orecchio),
l'acquedotto di Silvio (v. a encefalo), ecc. - Alvo
(sinonimo di addome, di ventre), voce adoperata
dagli antichi per indicare ora tutto il tubo alimen-
tare, ora tutto il basso ventre, compreso l'utero, ed
ora anche i soli intestini {alvino, dell'alvo, ap-
partenente al basso ventre). - Amnios, amnion, sacco
membranoso, di tessuto connettivo, trasparente, senza
vasi e senza nervi, contenente il liquido amniotico,
che circonda il feto, - Anca, regione costituita dalla
parte laterale del bacino che si continua con la coscia.
Apparecchio: è l'insieme coordinato di organi,
anche disparati, che hanno per iscopo una deter-
minata funzione. Si hanno: gli apparecchi di loco-
mozione (ossa, articolazioni, muscoli, ecc.), Yappa-
recchio di circolazione (arterie, vene, vasi linfatici),
^apparecchio di innervazione (parte centrale, parte
periferica), gli apparecchi sensori (senso del tatto,
della vista, diQ\['udito, AoWodorato, del gusto),
gli apparecchi della digestione, della respira-
zione, della secrezione dell'orma e della gene-
razione.
Bacino, grande cavità, di figura assai irregolare,
aperta in alto e in basso, destinata a contenere una
porzione degli apparecchi digestivo ed urinario, e
gli organi interni della generazione; vasta sezione
del tronco, formata dalla riunione delle ossa iliache,
del sacro e del coccige e rivestita di parti molli.
Cartilagine, sostanza solida del corpo animale,
costituita da tessuto cartilagineo, di vario colore (dal
bianco-latteo opalino al grigio sbiadito giallastro),
alquanto consistente, più o meno llessibile ed ela-
stica: fa parte di organi, o si trova, in forma di
organi, insieme con altri tessuti; serve a neutra-
lizzare le scosse e gli urti. - Connettivo, tessuto af-
fine alla cartilagine: comprende la sostanza cellu-
lare, 0 porosa, e unisce insieme i vari organi e
tessuti dell' organismo animale. - Cuoio, dicesi
della pelle del capo {cuoio capelluto).
Cute, sacco membranoso che riveste tutte le
parti del corpo e loro si adatta; è costituito dalla
epidermide e dal derma, strati fondamentali.
Derma, strato che, insieme all'epidermide, costi-
tuisce la cute: consta d'un ammasso di connettivo
e di fibre elastiche.
Emisfero, ciascuna delle due metà laterali del
cervello e del cervelletto. - Endotèlio, tessuto pa-
rablastico che riveste la superficie interna dei vasi.
del cuore e delle sierose. • Epidermide, membra-
nella costituita da tre strati (corpo mucoso di Mal-
pighi, strato lucido, strato corneo) e ricoprente il
derma. - Epitèlio, tessuto costituito di cellule più
0 meno diverse e rivestente le superficie interne od
esterne del corpo in contatto diretto o indiretto con
r esterno; rivestente cosi il derma della cute e il
derma mucoso.
Fascia, aponeurosi di inviluppo, cioè membrana
di tessuto connettivo rivestente la massa muscolare
di un membro o di una regione.
Ganglio, nome dei piccoli corpi, rossastri o gri-
giastri, che si trovano lungo il decorso dei filetti
nervosi, caratterizzati perciò come sensitivi e costi-
tuiti da cumuli di cellule nervose. - Granulo, gra-
nulazione, dicesi dei piccoli corpi clie si trovano
nel protoplasma degli elementi anatomici.
Intònaco, strato di materia, più o meno tenace,
che riveste la superficie di certi organi. - Involucro,
quanto serve a ricoprire un organo. - Istmo, deno-
minazione di alcune parti, ^uasi ne! medesimo si-
gnificato che ha nel linguaggio comune.
Lembo, la porzione dei tessuti molli staccata solo
in parte dal corpo e aderente a questo per una
base più o meno estesa. - Linfa, umore biancastro
che circola nel corpo animale.
Midolla, 0 midollo, il tessuto molle, oleaginoso, in-
fiammabile, che riempie tutte le cavità ossee. Midolla
allungata, V. a encefalo. Midolla spinale, a co-,
lonna vertebrale. - Nodo vitale, piccola massa di
sostanza grigia del bulbo, origine del pneumogastrico.
• Osteoide, tessuto animale, morfologicamente iden-
tico all'osseo, ma non provveduto di sali di calce,
e quindi rassomigliante alla cartilagine.
Parenchima, tessuto proprio degli organi ghiando-
losi negli animali; sostanza dei visceri formata da
una massa solida. - Pericòndrio, strato di tessuto con-
nettivo vascolare, analogo al periostio, che involge
le cartilagini non articolari. - Pigmento, sostanza or-
ganica e colorante, che esiste, normalmente e pato-
logicamente, nel corpo. - Protoplasma, liquido conte-
nuto nella cavità delle cellule embrionali animali:
è suscettibile, come il plasma del sangue, di som-
ministrare materiali per l'evoluzione di altri ele-
menti anatomici {ameboide o amiboide, movimento
di contrazione del protoplasma).
Regioni, le varie zone del corpo distinte dall'ana-
tomia topografica, per comodità di studio. Nel corpo
umano si distinguono le seguenti grandi regioni:
testa, tronco (torace e addome), arti (braccio e avam-
braccio, gamlja e coscia).
Seme, sostanza nella quale è virtù di generare:
sperma. - Sistema, ciascuna delle parti costituenti
del corpo, rappresentata da un tessuto considerato
nel suo insieme come formante un tutto (sistema
arterioso, linfatico, nervoso, osseo, venoso, ecc.).
Tessuto, riunione delle diverse parti elementari
del corpo animale {tessuti adiposi, ossei, ecc.). - Umo-
re, nome generico dato a tutti i liquidi dei corpi
organizzati.
Elementi, organi e accessori anatomici.
Ali, le espansioni disposte simmetricamente ai
lati di alcuni organi impari. - Allantoide. vescica
annessa all'embrione, in cui si riversa la sua secre-
zione liquida {liquido allantoideo, V equivalente del
l'urina nell'embrione). - Amigdale, nome dato dagli-
antichi anatomici ad organi e a parte di organi
per forma rassomiglianti ad una mandorla. Cosi
1 quelle che ora si chiamano tonsille.
Tavola III
ANATOMI\
1, corpo umano - 2, scheletro umano - 3, capo osseaio^^^
d, occipitale; <
estensori dell'
figura umana
cL, bronco destr( ,
e, peduncolo cerebrale;
neale; gr, talami ottici; '"
eiprincipali organi
Distro del polmone
ì"^^' i: ^^òl}^hn^^:^io^'^&^ );r';^- c^T^f^ì^i i: ^nlrì^olo^éViror^rVehtricolo sinistro)
Setto. - 13. Apparato della circolazione.
86
ANATOMIA
Aponeurosi, ogni membrana fibrosa, più o meno
espansa e densa, bianco-perlacea, resistente, pieghe-
vole e poco estensibile, che avviluppa i muscoli (a
guisa di nastro di cintura, di guaina, ecc.) e loro fa
seguito, servendo come mezzo di inserzione o di
contenzione.
Appendice, ogni organo o porzione di organo
accessorio, in continuazione o in contiguità con
l'organo principale. - Articolazione, connessione
delle ossa, superficie incrostata da cartilagine, che
permette loro movimenti abbastanza liberi. - Arto,
nome delle appendici del tronco, articolate e di-
sposte a paia, le quali servono ai grandi movimenti
e alla locomozione.
Blastocisti, vescicula germinativa. - Blastoderma,
la vescica concentrica formata dalle cellule dopo il
processo di segmentazione nell'interno della zona
pellucida dell'uovo, associandosi in forma di strato
semplice {blastochilo, umore che riempie la vesci-
cula blastodermica). - Borsa, sacchetto variamente
conformato. - Briglia, neoformazione che si sviluppa,
a forma di cordone o di membrana, da un punto
all'altro di una cavità normale, o patologica, o an-
che alla superficie del corpo, producendo adesioni
morbose o av\MCÌnamenti anormali e successive de-
formazioni. - Bulbi, diconsi alcune parti tondeggianti
di un organo, macroscopiche o microscopiche, che
hanno qualche rassomiglianza con la forma della
cipolla. Cosi bulbo olfattorio, bulbo del dente, bulbo
del pelo, ecc.
Calice, veggasi a rene. - Canale, condotto o tubo
stretto e allungato, o?seo o membranoso, per cui
passano liquidi od organi (nervi, arterie, ecc.): cosi
il canale alimentare, l'arterioso, l'inguinale, ecc. Ca-
nalicolo, piccolo canale. - Capsula, l'inviluppo fibro-
so di un organo, ora piccola cavità nell'organo sotto
la cute, ora un organo stesso. - Carùncola, piccola
prominenza normale, di colore e di consistenza gros-
solanamente simili alla carne.
Cellula, organo fondamentale, rappresentante il
più piccolo elemento, la cui aggregazione costituisce
i tessuti: consta di protoplasma indifferenziale, nelle
forme evolute, esternamente ricoperto di pellicola
solida (detta membrana cellulare); completa, presenta
un nucleo e un liquido intracellulare. - Ciglia, nome
che si dà a varie specie di prolungamenti di cui
sono forniti alcuni elementi anatomici, e che si di-
stinguono in mobili, o vibratili, e immobili, o rigidi.
Collo, ciascuna di quelle parti che sono più
ristrette a confronto col resto dell'organo a cui appar-
tengono (collo della vescica, dell'utero, ecc.). - Colon-
na, organo o porzione di organo di forma allungata,
cilindrica, somigliante in qualche modo ad una co-
lonna. - Colouìta vertebrale, fusto osseo che reg-
ge tutto l'edilizio del tronco nei vertebrati.
Condotto, sinonimo di canale, però limitatamente
ad alcune parti (condotto auricolare, cistico, cole-
doco, epatico, pancreatico, toracico, lagrimale, latti-
fero, midollare, ecc.). - Confluente, punto o luogo di
riunione di più condotti. - Corda, organo più o me-
no a forma di .corda (corda dorsale, del garretto,
del timpano, conia vocale, ecc.). - Cordone, parte
anatomica avente somiglianza con una piccola corda
(cordone ombelicale, cordone spermatico, cordone
nervoso, ecc.). - Corna, nome di vari organi o parte
di organi che, nella forma, hanno somiglianza con
le omonime appendici di parecchi animali. - Cornetto,
piccola lamina ossea contornata su sé stessa: sino-
nimo di turbinato. - Corpuscolo, cellula o elemento
anatomico; corpo molto piccolo, microscopico, orga-
nico 0 inorganico (corpuscoli calcari, cartilaginei,
della linfa, del latte, ecc.).
Elemento, la prima unità anatomica e fisiologica
dei tessuti: cellula; parte costitutiva di un corpo
qualunque; corpuscolo, parte elementare. - Embrione,
il prodotto del concepimento dall'istante della for-
mazione dell'area germinativa fin che acquisti un
certo sviluppo nell'utero materno.
Fibra, elemento anatomico speciale che entra nella
struttura del tessuto muscolare, nervoso ed elastico,
sotto una forma ben diversa secondo ciascuno di
questi tessuti. Fibrilla, fibra più semplice. - Fila-
mento, organo o frammento di organo, a forma di
fibra. - Filetto, nome delle ultime ramificazioni dei
nervi e dei frenuli della lingua e del prepuzio; le-
gamento che congiunge una parte con l'altra del
corpo. - Follicolo, vescicola chiusa, di varia forma
e struttura, destinata ad uffici diversi; glandola sem-
plice. - Frèmilo, frenello, plica membranosa che ser-
ve come freno per diverse parti del corpo. - Funicolo,
sinonimo di cordone.
Genitali, gli organi che servono a generare. -
Giuntura, sinonimo di articolazione. - Glandola, o
ghiandola, nome d'ogni organo, semplice o compo-
sto, nel quale si elaborano certi umori. - Globulo,
corpuscolo che si trova in molti tessuti animali. -
Guaina, ciò che avviluppa o circonda altre parti,
grossolane o, anche, microscopiche.
Intestino, tubo o canale intestinale.
Legamento, ligamento, fascetto di tessuto bianco
argentino, che serve di legame nelle articolazioni e
simili. - Lobo, porzione arrotondata e sporgente di
un organo. - Lòbulo, piccolo lobo; gruppo di acini
ghiandolari.
Membrana, tessuto per lo più sottile, elastico,
che serve a contenere certi organi o certi fluidi, ser-
bandoli 0 segregandoli {duplicatura, rovesciamento
su sé stessa che fa una membrana. - Membro, appen-
dice mobile del tronco d'un animale. L'uomo ne ha
quattro, detti arti superiori (braccia e avambraccio),
arti inferiori, o pelvici, o addominali (gambe e co-
scie). - Molècola, piccola particella di un corpo,
composta di un àtomo o di un sistema di atomi
riuniti fra loro per affinità o attrazione. - Mucosa,
membrana in genere che riveste l'interno d'organi
cavi e comunica con l'esterno per vari orifizi.
Opercolo, copei'chio . - Organo, nome generico
delle parti circoscritte che hanno una conforma-
zione speciale e servono per sé stesse all'adempi-
mento di qualche funzione, come sarebbero l'occhio,
l'orecchio, il cuore, il fegato, la milza, ecc.
Ooblasta, l'uovo primordiale; la cellula che, divi-
dendosi in segmenti, dà origine agli ovuli propria-
mente detti. • Otricolo, piccolo invoglio che forma
come un utero: otricello, otrello. - Ovidotto, ovidutto,
canale membranoso che si riscontra in molti animali
e nelle cavità del quale cadono le uova che dal-
l'ovaia si staccano e per esso si portano all'utero
0 fuori del corpo. Nella donna, detto tuba falloppiana.
- Ovisacco, involucro delle uova, l'epitelio che rac-
chiude r ovulo. - Ovo, specie di gianduia che si
stacca ed esce dall'ovario. - Ovulo, prodotto degli
organi genitali femminili, dal quale deriva diretta-
mente 1 embrione, dopo la fecondazione.
Pannicolo, per similitudine, membrana. - Panno,
vecchia denominazione delle membrane del feto e
delle meningi cerebrali. - Pellicola, mendjrana estre-
mamente sottile di qualsiasi natura. - Protoblasta,
cellula primordiale.
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Rudimento, primo principio di un organo.
Sacco, cavità o involucro a pareti membranose. -
Segmento, porzione di un organo, sebbene questo sia
continuo. - Sierosa, membrana cbiusa da ogni parte,
composta di tessuto connettivo con pocbe fibre ela-
slicbe, con la superficie libera liscia e brillante. -
Sjnna, il filo delle reni e la maggior parte delle
eminenze allungate, quali la spina nasale, la ma-
scellare, la palatina, ecc.
Tendine, cordone o fascicolo legamentoso, di va-
rio volume e forma, all'estremità dei muscoli, che
serve a fissare. - Tubo, condotto, canale (digestivo,
intestinale, ecc.). Tubo capillare, quello che non su-
pera il millimetro. - Tunica, o tonaca, membrana
sottile che avvolge le parti interne del corpo.
Valvola, piccola membrana, collocata in alcuni
meati del corpo, in modo che facilmente consente
ai fluidi il passaggio, ma non il ritorno. - Vaso, qua-
lunque canale o condotto ramoso formato da varie
membrane sovrapposte, che serva al corso dei li-
quidi nutritivi {arteria, vena,' vaso linfatico, V.
linfa). ' T ertebra, ciascuno degli anelli ossei
della spina dorsale. - Vescica, ricettàcolo muscolo-
membranoso situato nella cavità pelvica. - Vescicole,
alcune parti di organi che risultano d'una membrana
conformata a sacco. - Viscere, nome generico degli
organi contenuti nelle tre grandi cavità del corpo,
indispensabili alla vita.
Figure anatomiche
Alvèolo, leggasi a dente. - Ampolla, dilatazione
esistente lungo il corso o nel fondo di canali con
pareti rigide e molli. - Anastomòsi, imboccatura e
comunicazione per imboccatura di organi canaliformi,
e propriamente dei vasi sanguigni e linfatici; dicesi
anche di nervi che si attaccano ad altri.
Anello, fascio circolare di fibre, capace per lo più
di contrarsi. - Angoli, le sporgenze o i rientramenti
nella superficie o nei contorni degli organi, delle aper-
ture, delle regioni del corpo {angolare, ogni parte che
contribuisce alla formazione degli angoli).- Antro,
cavità nella massa di organi solidi, o esuberanza e in-
fossamento nella parete di organi cavi e membranosi.
Apójisi, ogni sporgenza normale situata sulla
continuità di un osso. - Arborizzazione, nome che,
per similitudine, si dà alla disposizione delle arterie,
delle vene e dei nervi, che assumono forme somi-
glianti alle ramincazioni di un albero.
i4rcato,disposizione, a mo' di segmento di cerchio,
regolare o no, di alcune parti del corpo (es., arcata
crurale, o femorale, ctrccita. palmare, ecc.). - Arctazione,
restringimento di un orificio o di un condotto or-
ganico. - Aréola, piccola superficie piana, varia di
figura e di colorito, che circonda, a mo' di cerchio,
un capézzolo o un punto infiammato.
Branca, divisione dei vasi e dei nervi, o anche il
{)rolungamento di certe ossa o di un organo qua-
unque.
Callo, nome che si dà ad ogni ispessimento in-
durito, più 0 meno limitato o prominente, di uno
degli strati dell'epidermide, formantesi in qualche
punto della cute per continua pressione esercitatavi.
taverna, cavità di varia forma e grandezza, che
si forma, patologicamente, negli organi parenchimatosi.
- Cavità, nome usato, in anatomia, per indicare tutto
ciò che è cavo (cavità cranica, toracica, addominale,
pelvica, del cuore, ecc.). E alcune cavità prendono
nomi speciali': antro, cellula, seno {diaframma, la
divisione di ogni cavità). - Cellula, interstizio o pic-
cola cavità che si osserva nel tessuto spongioso
delle ossa, nel tessuto erettile, nei seni cavernosi, ecc.
{cellulare, che risulta di cellule, nel senso di ele-
menti anatomici o di piccole cavità). - Circonvolu-
zione, nome che si dà tanto alle ripiegature degli
intestini dell' addome (comunemente, anse intesti-
nali), quanto alle sporgenze sinuose della superficie
del cervello.
Colletto: dicesi di ogni restringimento che abbia
qualche analogia col collo. - Corona, ciò che ha
forma circolare (corona del dente, del ghiande,
del timpano, ecc.). - Coartazione, restringimento
di una cavità, di un canale, di un condotto. - Com-
messura, punto in cui due parti si riuniscono (com-
messura delle labbra, delle palpebre, ecc.). - Conca-
mer azione, di cesi di cavità a più scompartimenti e
comunicanti fra loro.
Conformazione, naturale disposizione delle va-
rie parti del corpo. - Connessione, unione mediata e
immediata di due parti del corpo (di un osso con
un altro per mezzo dei legamenti, ecc.). - Cresta, ogni
sporgenza ossea stretta e allungata.
Deformità, stato degli organi o delle parti fuori
dalla consueta e debita forma. - Depressione, infos-
samento. - Doccia, incavatura, o semicanale o solco,
che si trova alla superficie delle ossa.
Eminenza, nome generico di ogni rigonfiamento
0 rialzo.
Fascetta, gruppo o ammasso regolare di fibre mu-
scolari o nervose. - Fessura, ogni apertura profonda
e stretta; ogni arresto di sviluppo che dà luogo ad
una discontinuità. - Forame, dicesi di depressioni e
di orifici che presentano certi organi e certe ossa,
- Fossa, ogni escavazione, nelle ossa o nei tessuti,
larga e più o meno profonda, con entrata sempre
più svasata del fondo. Fossetta, nome dato in par-
ticolare a qualche fossa.
Incisura, fenditura o doccia, più o meno superfi-
ciale, delle ossa, con o senza dentellatura.
Maglia, spazio circoscritto da capillari e da altri
elementi anatomici, ramificati e anastomizzati o in-
crociati fra loro. - Meandro, giro, avvolgimento intri-
cato dei vasi sanguigni, o delle fistole nelle carni, ecc.
- Meato, apertura che conduce ad un canale, ad un
condotto, ad una cavità.
Mostro, ogni corpo organico che presenti un vi-
zio di conformazione congenito nella totalità delle
sue parti o solo in alcuna.
I Nucleo, la parte che entra nella struttura degli
elementi anatomici che hanno forma di cellula;
corpuscolo sferico di questa.
Orificio, apertura che fa comunicare una cavità
con un'altra o con l'esterno, e che serve tanto di
entrata quanto di uscita.
Papilla, piccola eminenza conica alla superficie
della pelle. - Parete, ciascuna delle parti che costi-
tuiscono i limiti di una cavità e servono a circo-
scriverla. - Peduncolo, specie di prolungamento in al-
cune parti del corpo animale. - Pilastro, per simili-
tudine, dicesi di certe partì del corpo (es., del dia-
framma). - Plesso, il complicato intrecciamento, in un
punto determinato, di vasi sanguigni, di nervi, di
filamenti. - Propaggine, diramazione. - Protuberanza,
escrescenza, prominenza, bernoccolo.
Reticolo, intrecciamento di vasi sanguigni, special-
mente venosi, di piccolissimo diametro, , anastomiz-
zantisi spesso fra loro.
Seno, cavità nello spessore di alcune ossa del
cranio e della faccia; anche canale venoso diiferente
dalla vena. - Setto, tramezzo membranoso o carnoso.
che separa due cavità. - Solco, doccia. - Sutura,
modo di articolazione propria delle ossa del cranio
e riftlla faccia.
Trapezio, nome di parecchi muscoli e di ossa
(trapezoide). - Triangolo, figura di vari organi triango-
lari - Tubercolo, sporgenza naturale poco notevole.
Vacuolo, piccola cavità di un organo, di un tes-
suto, di un elemento anatomico, pieno di gas o di
liquido. - Vascolaritd, jpresenza dei vasi sanguigni o
linfatici in quantità più o meno grande. - Ventri-
colo, cavità in qualche viscere del corpo animale. -
Via, insieme di condotti o seri'e di organi, percorsi
da un fluido o da una materia qualunque (vie bi-
liari, aeree, ecc.).
Termini di anatomia.
Accessorie, delle parti dell' organismo, che sem-
brano avere un'esistenza secondaria. - Aggregazione,
insieme di parti unite fra loro senza intimo legame;
proprietà che hanno le molecole dei corpi di atti-
rarsi e di mantenersi vicendevolmente avvicinate.
- Albugineo : dicesi degli umori, dei tessuti, delle
membrane che siano molto bianchi e consistenti. -
- Amorfo, elemento anatomico senza forma.
Analogia, la rassomiglianza tra loro di alcune
parti dell'organismo. - Anfrattuosita, termine usato
per indicare particolarmente i solchi sinuosi che se-
parano le circonvoluzioni cerebrali. - Antagonismo,
particolare azione muscolare: quando, cioè, due mu-
scoli possono impartire ad una parte a cui si at-
taccano due movimenti, uno contrario all'altro (fles-
sori ed estensori, abduttori e adduttori, ecc.), sono
tra loro antagonisti, ossia in antagonismo.
Anteflessione, flessione in avanti, specialmente del
tronco e della colonna vertebrale. - Archetipo (anato-
mia generale e comparata), la nozione astratta di uno
scheletro o di un altro sistema di parti similari
(nervose, muscolari, ecc.), considerato come un tipo
immutabile, a cui si potrebbero riferire le forme di
ciascun sistema appartenente a tutte le specie e a
tutte le età di ciascun individuo. - Ascendente, ciò
che si porta in alto, in direzione più o meno ver-
ticale aal punto dal quale ha origine.
Capillare, dicesi dei vasi di piccolissimo diame-
tro. - Cavernoso, corpo nel quale si vedono molti
spazi vuoti. - Caudato, di organo o di elemento ana-
tomico fornito di coda. - Corpo, la parte principale
di un osso 0 di un muscolo (corpo del fèmore, del
bicipite, ecc.); anche, organo o parte di organo, la
denominazione del quale non si potè derivare dalla
sua forma o struttura particolare (corpo frangiato,
corpo mucoso, ecc.). - Consistenza, grado di ravvi-
cinamento 0 di unione delle molecole di un tessuto
0 di un organo, per cui può opporre resistenza.
Disorganizzazione, alterazione profonda nella strut-
tura di un organo o d'una parte di organo.
Emulgente, di vasi sanguigni che vanno ai reni.
Ensiforme, delle cartilagini dello sterno in forma
di spada. - Ermafroditismo, riunione in un mede-
simo individuo di entrambi i falli.
Gangliforme, a forma di ganglio. - Gemello, detto
di arterie, di muscoli accollati l'uno all'altro.
Ilo. il punto depresso degli organi parenchima-
tosi, attraverso il quale entrano i vasi sanguigni
(ilo del fegato, della milza, del rene, ecc.). - Inte-
rosseo, quanto si trova fra due ossi (arterie e vene,
muscoli). - inserzione, l'aderenza intima di una parte
con l'altra. - Intersezione, interrompi mento di un
muscolo per la presenza di fibre tendinose aponeu-
rotiche, che lo dividono quasi in due. - Iperplasia,
aumento numerico degli elementi anatomici di un
tessuto. - Irradiazione, per analogia, la disposizione
dei vasi e dei nervi che, sotto forma di raggi, par-
tono da un centro comune verso una parte perife-
rica più 0 meno estesa.
Lacuna, in anatomia comparata, dicesi degli spazi
rotondi comunicanti fra loro e situati fra le cellule
in cui scorre il sangue. - Lamina, parola indicante
varie parti: la parte cribrosa dell'etmoide (lamina
cribrata), la porzione del foglietto fibrointestinale
che solleva l'endoderma per formare l'intestino (la-
mina intestinale), ì sollevamenti del foglietto del
blastoderma, che circoscrivono le cavità del corpo
dell'embrione, ecc. - Limite, estensione delle varietà
e modificazioni che possono avere gli individui d'o-
gni razza. - Linea, in anatomia, estensione in lun-
ghezza.
Mediano (anat. med.), che è in mezzo (arteria,
vena, linea, operazione mediana; arco, nervo me-
diano). - Moltiplicativo, atto a moltiplicare.
Nisus formativus, facoltà inerente agli elementi
anatomici e ai tessuti di nascere e rigenerarsi.
Organismo, complesso degli organi vitali. - Omo-
logia, studio e dottrina delle identità anatomiche
degli organi e delle loro relazioni nel corpo ani-
male. - Organologia, sinonimo di anatomia. - Otturar
tori, i legamenti, i muscoli, i nervi e i vasi che
occupano il foro sottopubico (foro otturatorio).
Omotipia, identità di tipo.
Radice, l'origine di una parte qualunque (dente;^
unghia, ecc.). - Retto, qualunque parte posta d'alto
in basso, o diritta o in linea retta, rispetto a un'altra
principale; ultima porzione dell'intestino, che si apre
all'esterno con Vano.
Riproduzione, azione per la quale i corpi orga-
nici producono simili a sé; e dicesi così degli ele-
menti anatomici, come dei corpi organizzati - Rur
dimentale, di organo qualsiasi incompiuto e del quale
esiste solo un primo rudimento.
Sagittale, a forma di freccia (es., la doccia o>
fossa nella parte media della vòlta del cranio, nella
faccia interna). - Secrezione, separazione d' umori.
Secretorio, vaso atto alla secrezione. - Semilunare,
nome dato a varie parti che presentano la forma
di una mezzaluna. - Seminifero, di condotto del
seme animale. - Sfintère^ nome dei muscoli, a forma
di anello, che servono a chiudere contemporanea-
mente, a seconda delle leggi fisiologiche o di al-
cune sensazioni speciali, certe aperture. - Similari,
gli elementi primitivi o primari, la cui riunione
forma i sistemi.
Simmetria, regolarità della forma degli organi im-
pari dell'economia animale e la perfetta rassomi-
glianza che presentano tra loro gli organi pari.
Sintassi, congiunzione, ordine, composizione, co-
struzione delle ossa. - Solido, le ossa, le cartilagini,
i muscoli, i tendini, ecc. - Stroma, trama di tessuto
connettivo.
Unitario, degli esseri che presentano i caratteri
dell'unità.
Vascolare, dei vasi del corpo. - Vascoloso, sparso
di molti piccoli vasi e canaletti. - Vascolarizzazione,
produzione dì vasi in un tessuto che non ne conteneva.
Vertebrale, di vertebra (arteria, colonna, ecc.). -
Vertebrato, provvisto di vertebre. - Volontario, di
muscoli e di nervi che agiscono sotto l'influenza della,
volontà.
ANATOMIA ARTIFiaALE — ANCORA
89
Anatomia artificiale. Arte di modellare, in
cera o in cartone, le varie parti del corpo umano
0 i vari organi, normali o patologici: anatomia pla-
stica.
Anatomico. Di anatomia.
Anatomista. Chi studia o pratica anatomia.
Anatomizzare (anatomizzato). Fare Vana-
tomia.
Anatra. Più comunemente, ànitra.
Anatrino, anatròccolo. Veggasi ad anitra.
Anca. Ciascuna di quelle due parti ossee e la-
terali del tronco del corpo umano, là dove termina
superiormente e l'una e l'altra coscia, considerata
con 0 senza carne; e si dice anche della sola
parte carnosa e tondeggiante. Vale anche coscia. -
Anca non dicesi che dell'uomo. - ilncone, il grosso
dell'anca. - Ancacciuto, che ha le anche grosse e pin-
gui. - Anchettata, colpo nell'anca o con l'anca. - An-
dare ancajone, aggravarsi più sull'una che sull'altra
anca. - Sciancato, che ha rotta o guasta l'anca.
- Veggasi a fianco.
Ancella. Servente, serva.
Anche. Particella copulativa che significa ag-
giunta: anco, altresì, eziandio, pure.
Anchilosi. Difetto di articolazione.
Anchina. Specie di tela di cotone.
Ancia. V. a musicali istrumenti (da fiato).
Ancidere /^anctso/ Voce poetica, per uccidere.
Ancìle. Piccolo scudo.
Ancipite. Di ciò che sia incerto, in dubbio.
Ancóna. Tavola, lavoro di pittura.
Àncora. Noto. arnese di ferro che, calato nel
mare mediante una catena, pure di ferro, o una
gomena, si aggrappa al fondo e serve cosi a tener
ferma la nave. - Ancora a due marre, a quattro
marre, di servizio o di posta, di tonneggio: diverse
specie d'ancora. - rincora di rispetto, di salvezza, di
speranza, quelle che si adoperano in casi straordi-
nari. - Ancora rostrata (lat.), àncora a becco. - An-
cora tridmtata, armata di tridente.
Afforco, la feconda àncora che si getta per or-
meggiarsi. - Ancoressa, àncora vecchia e non buona.
Ancorotto, ancoretta, piccola àncora per tonneg-
giare 0 per attraversarsi. - Andrivello, àncora pic-
cola per ormeggiarsi. - Corpo morto, grossa àncora,
0 più pali piantati nel fondo del mare, riuniti fra
loro con cerchi di ferro, per servire di ormeggio
nei porti esposti al vento e il cui fondo è di poca
tenuta. - Grappino, àncora a quattro marre per uso
dei battelli. - Guardiano, terza àncora che si ado-
pera in caso di burrasca. - Pennello (àncora da pen-
nello), piccola àncora che si getta in mare davanti
a una più grossa, affinchè la nave sia in grado
di resistere al vento, e la grossa àncora sia meno
in pericolo di sfiancarsi. - Rampicone, ancorotto a
quattro marre.
Parti dell' àncora. — Amo, una delle punte o
rafR dell'ancora. - Asta, verga dell'ancora: parte forte
e diritta. - Branche, le estremità, che servono ad af-
ferrare. - Catena dell'ancora, l'arnese che le si attacca
per calarla ed alzarla. - Ceppo, unione di due pezzi
di legno della medesima forma e grossezza, stretta-
mente congegnati insieme mediante due pezzi di
ferro o caviglie di legno e delle fasciature di ferro,
che rinchiude e incassa il fuso dell'ancora, appunto
sotto l'occhio della cicala. - Ciabatta, calzuolo di
faggio, col quale si copre l'unghia e la marra del-
l'ancora. - Cicala, grosso anello stabilito nell'occhio
dell'ancora, che si arma di una fasciatura di cavi,
detta grillanda, a cui si ormeggia la gomena.
Denti, le due estremità superiori dell'ancora. - Dia-
mante, la congiunzione dei due bracci e della verga.
Fuso, la parte dell'ancora tra il diamante e il ceppo.
Fusto, la parte retta dell'ancora compresa fra la
cicala e la croce o congiunzione dei bracci. - Incro-
ciatura, parte dell' àncora, curvata in arco, a ciascuna
delle CUI estretiiita sono le zampe, e che s'incrocia
all'estremità del fusto. - Marre, le estremità dei bracci,
le quali sono destinate ad entrare nel fondo del
mare e sono fatte a forma di triangolo: diconsi
orecchie le parti più larghe di dette marre, aven-
done due ciascuna di queste. Diconsi anche prese.
A ciascuna estremità delle marre é annesso un
pezzo di grossa lamina di ferro, di figura triango-
lare, che dicesi patta. - Morso delT àncora, gli uncini.
Occhio, apertura, foro. - Orecchie, le due parti la-
terali allargate nella marra dell'ancora. - Scarpa, pezzo
di legno tagliato a cuneo, con un buco nell'estre-
mità più acuta, onde passarvi una corda, per mezzo
della quale resta sospeso fuori del bordo verso prua.
Serve a ricevere il becco dell' àncora, affinchè non
danneggi il bordo con lo sfregamento quando è
al suo posto, pei moti che può ricevere, o quando
si dà fondo.
Manovre, movimenti dell'Ancora
E ARNESI all'uopo.
Alzar l'ancora, salpare. - Arare: lo strisciare
dell'àncnra sul fondo del mare quando non vi fac-
cia buona presa o non regga allo sforzo della ca-
tena. - Beccare, dicesi dell'ancora quando morde il
fondo, e del bastimento quando dà nel mare con
la prua e ingozza l'acqua. - Capponare l'ancora, af-
ferrarla con gancio e issarla presso la prua. - Dar
fondo, pigliar fondo, di nave che si ferma sull'an-
cora. - In pennello, si dice dell'ancora quando è
capponata o sospesa alla grua di cappone, e le
marre pendono in mare, né sono per anco pescate.
Mordere, dell'ancora, quando una delle due marre
entra nel fondo e vi si afferra. - Ormeggiare, ormeg-
gio, dar fondo a un'ancora. - Salpare, levar l'anco-
ra. - Sferrare, azione del togliere le àncore; anche
1' azione delle àncore che lasciano il fondo per
l'impeto del vento o per la cattiva qualità dell'an-
coraggio. - Sorgere, gettar l'ancora {sorgitore, luogo
aperto nel mare, di buon fondo, dove si può stare
all'ancora). - Spedare, levare l'ancora in modo che
la marra si levi dal fondo.
Calumo, tratto di una catena o di un'ancora com-
preso fra l'ancora e l'occhio di prua. - Canbelizza,
manovra a paranco, la quale serve a sollevare l'an-
cora, quando, nel salparla, comparisce fuori del-
l'acqua, e a collocarla nel suo posto contro il bordo.
Capelli dell' àncora, cànapi che si legano all'an-
cora, come le grippie e i bracotti. ■ Capone, grosso
paranco, che serve a sollevare l'ancora dall'acqua
alla grua. - Cavo della speranza, quello più grosso
che serve a gettar l'ancora in caso di pericolo.
Cubie, occhi delle gomene, ossia quei fori dall'una
e dall'altra parte della ruota di prua, aperti più in
alto del primo ponte, pei quali si fa passare il
cavo dell'ancora quando si dà fondo. - Gavitello,
pezzo di legno o di sughero, o piccolo barile vuoto
che si attacca all'estremità della grippia di un'an-
cora, onde galleggi sull'acqua e mostri il punto ove
esso è a fondo. - Gomena, cavo dell'ancora, il ca-
napo ad essa attaccato; anche misura dei marinari
della lunghezza del canapo dell'ancora. - Grippia,
in marina, quella corda che. legata da un capo alla
90
marra dell'ancora e dall'altro al gavitello, indica
dove l'ancora è sommersa.
Minotto, lungo pezzo di legno, in cima al quale
è un rampino di l'erro, di cui servonsi i marinari
per tener l'ancora dilungata dal bordo della nave
quando la si tira su. - Pescatore, grosso gancio col
quale, nel salpare, si afferra la massa dell'ancora per
traversarla. - Piccaressa, la bozza di canapo o di
catena, che tiene appiccata l'ancora per la cicala
sotto la grua. - Serrabbozze, cavo o catena per fer-
mare l'ancora attraversata. - Spia, pezzi di legno che
ondeggiano alle corde dell'ancora. - Tornaoira, cavo
piano le cui estremità sono piombate insieme:
avvolto all'argano, esso scorre in coperta lungo i
due lati del vascello e serve a salpare l'ancora,
legando ad esso la gomena con salmastre e paterne.
Ancora. Raffio da macellaio.
Ancóra. Detto a tempo e a ripetere.
Ancoràg-gio. Luogo ove si getta V àncora.
Ancorare (ancorato). Gettar l'ancora.
Ancoròtto. Piccola àncora.
Ancùdine. Più comunemente, incùdine.
Andamento. Atto àeìYandare. - Modo di
operare. - Modo di procedere d'un affare, di
una malattia, della salute, della stagione, ecc.
- Piega, sviluppo, svolgimento.
Andana. Luogo dove lavora il cordaio, il fu-
naio. - Sentiero, fra due file di alberi.
Andante. Senza interruzione, continuo. - Movi-
mento, nella musica, fra Vallegro e Vadagio. An-
dantino, se un po' più mosso, più accelerato. - Di
persona che ha un contegno alla buona. - Di cosa
che ha del grossolano. - Dì prezzo corrente, non
«levato. - Di colore, uguale; di lavoro d'arie, non
troppo studiato.
Andantezza. L'essere andante: facilità, cor-
rettezza in un affare, ecc.
Andantino. Di andante, un po' più lesto.
Andare {andamento, andata, andato, andatura).
Muoversi da luogo a luogo, movendo il j}i^de in-
nanzi, aggiungendo passo a passo : avviarsi, cam-
minare, far cammino ; condursi, portarsi, trasfe-
rirsi, trasmutarsi, trasportarsi; trarre a un luogo.
Lai, ire. — Anche il modo e l'effetto dell'andare.
Andata, l'andare o l'essere andato. — Andando,
si percorre una strada, una via, si attraversa
una piazza, un j^onte gettato attraverso un fiume;
si cammina in pianura, in colle, in monte. —
Si va a piedi o con qualche mezzo di trasporto,
sia una carrozza o un altro f[ualsiasi veicolo,
un' automobile, una bicicletta, la tramvia,
la ferrovia, Vaerostato. — Si va avanti, o
indietro, o di traverso, o con rigiri, tortuosa-
mente (a spinapesce, a zig-zag). — Secondo la du-
rata e lo scopo e il modo dell'andare, si fa una
passeggiata, una corsa, un viaggio.
Ogni luogo nel quale si possa andare si dice
aperto, accessibile, pervio, praticabile. • Ambulacro,
luogo di passeggio.
Accompagnato da un aggettivo o da un avverbio
<;jualificativo, andare indica il procedere nel modo,
1 essere nella condizione che l'avverbio o l'agiiet-
tivo determinano: e dicesi di affare, di malat-
tia, di salute, di stagione, di un lavoro o di
un'operazione qualsiasi.
Sinonimi e voci affini o relative
con variazioni di lignificato.
Accennare, far comprendere; dimostrare con l'at-
teggiamento che si vuole o si sta per andare. - Ac
codarsi, andare dietro immediatamente ad alcuno.
Accorrere, l'andare di più persone in fretta verso
un punto determinato. - Acquistare terreno, guada-
gnar terreno, spazio, andare innanzi. - Addivenire,
procedere. - Aggirarsi (aggiramento, aggirato), l'an-
dare intorno, in giro, arare; andare, essere at-
torno; andare e venire, andare in su e in giù. Per
lo più, di gente che girella con intenzioni tristi in-
torno a un luogo. - Aliare, alleggiare, andare at-
torno, aggirarsi, più che di solito, intorno a chec-
chessia. - Allontanarsi, andar lontano. • Ambulare,
andarsene; pigliare l'ambio o l'ambulo.
Andare incontro : andare all'incontro, incontrare,
rincontrare ; affrontare, affrontarsi ; muovere alla
volta; portarsi innanzi; pararsi innanzi.
Anfanare, andar qua e là senza saper dove, come
gli scioperati: aggirarsi e non saper né perchè, né
dove 0 per dove. - Asolare, rigirare intorno ad un
luogo frequentemente. • Assentarsi, farsi assente,
allontanarsi dal luogo ove ci ritiene l'ufficio o un
qualsiasi impegno. - Avanzare, andare avanti. - Av-
vantaggiarsi in una strada, andar più avanti degli
altri. - Avviarsi, cominciare ad andare con lo scopo
di giungere a un dato luogo per la via che vi ci
mena.
Bazzicare, praticare, andare d'abitudine in un
luogo 0 presso persona, per lo più in cattivo senso.
Bighellonare, andare in giro, qua e là, perdendo
il tempo, senza far nulla. - Brancolare, andare al
tasto, con le mani avanti.
Ciondolare, l'andar fiacco di persona debole; an-
che girovagare senza scopo per le vie. - Circolare,
circulare, volgersi intorno, girare attorno. - Con-
vèrgere, andar a finire in un medesimo punto, par-
tendo da punti diversi. - Correre, andare con gran
velocità. - Costeggiare, andar rasente, vicino; pro-
priamente, andar per mare, lungo e presso le
coste.
Difilare, muoversi per andare con gran prestezza
e quasi a filo verso alcuno o verso checchessia.
Dipartirsi, andar via con relazione al luogo o
persona da cui altri si distacca. - Dirigersi, indi-
rizzarsi, inviarsi ad un luogo, andare in direzione
di quello. - Disertare, andar via da luogo nel
quale si dovrebbe restare.
Emigrare, migrare, darsi &ÌV emigrazione; nel-
l'uso, abbandonare il proprio paese natio, per an-
dare in cerca di lavoro e di guadagno altrove: per
lo più, di contadini e di operai. - Errare, andare
senza una meta fissa. - Esentarsi, assentarsi. - Es-
sere in cammino, far cammino, andare avanti in
una cosa, farsi strada.
Filare, scappare, andar via lesto. - Frequentare,
andare spesso in un luogo. - Fumarsela, andar via
all'improvviso e di soppiatto da un posto.
Giostrare, andar girando e passeggiando senza
saper dove. - Girandolare, girare in qua e in là,
senza scopo determinato : girellare, girottolare, gi-
ronzare. - Girare, rigirare, andare da un posto al-
l'altro; andare attorno a un luogo, andare in giro,
percorrere in giro. - Gire, andare. - Girellonare, il
girellare per abito di oziosità, e in più spazio, e
per più tempo. - Gironzolare, andare attorno con
una certa precauzione e con sospetto. - Girovagare,
andare in giro. - Guizzare, andar via con gran le-
stezza.
Incamminarsi, mettersi in moto, incominciar a
camminare. - Incedere, andare avanti. - Incon-
trare, andare apposta incontro. - Indirizzarsi, nio-
91
vere verso un dato punto, dirigersi - Inoltrarsi, an-
dare più oltre, più innanzi ; spingersi avanti. - In-
tervenire, andar a mettersi di mezzo fra qualcuno
o in qualche cosa. - Involarsi, andar via, per lo più
improvvisamente e di nascosto. - Istradarsi, andare
per la strada, per la via che si cerca. - Levarsi,
togliersi dinanzi a uno, andarsene a un tratto.
Migrare, emigrare, trasmigrare, partire da un luo-
go per andare a stare in un altro. - Passare, an-
dare da luogo a luogo. - Passeggiare, andare per
diporto. - Pedinare, codiare, andar dietro pedina pe-
dina, seguitare altrui a passi corti e ratti. - Percac-
ciare, andar dietro, fare la caccia, stare attorno a
chicchessia con intenzione. - Percorrere, muoversi
entro un dato luogo. - Peregrinare, pellegrinare, an-
dar di paese in paese, viaggiare, e andar vagando.
Pigliar l'abbrivo, cominciar a moversi, ad andare,
detto specialmente di barca, di nave. - Pigliar
rdmbulo, mettersi sulle mosse. - Praticare, bazzicare.
Precedere, andare avanti. - Procedere, progredire,
andare avanti, camminare, continuare, seguitare.
Rallentare, andare più lento. - Ramingare, andare
ramingo, errare. - Randeggiare, andare terra terra.
Raiolare, girellare, vagolare. - Ravviarsi, rimet-
tersi in via, riprendere l'andare. - Recarsi, andare
da un luogo all'altro. - Retrocèdere, andare indietro.
Riandare, ripete andare. - Rigirare, andare in
giro, intorno: aggirarsi. - Rigire, di nuovo gire o
andare in un luogo, ritornarvi. - Rinculare, andare
0 spingere a ritroso. - Ritirarsi, andare, tirarsi in-
dietro. - Ritornare, far ritorno, tornare. - Rondare,
andare in volta, andar girone. - Ronzare, aggirarsi
misteriosamente.
Saltabeccare, andare saltellando, come una salta-
becca. - Sbiecare, andar di sbieco. - Sbrattare (figur.),
andarsene, liberando qualcuno e qualche luogo dalla
propria presenza: sgombrare. - Scantonare, voltar
cantonata, andarsene voltando una cantonata. - Scap-
polare, svignarsela in tretta; scampare da un jteri-
colo. - Scappare, andarsene frettolosamente e in
fuga. ' Scarrozzare, andare in carrozza; anche, an-
dare di tanto in tanto in un luogo e per lo più di
nascosto.- Schiassolare, andar fuori pei chiassi; per
le vie, per lo più a far ciarle e. pettegolezzi. - Scor-
rere, vagare. - Sculettare, andare, camminare dime-
"nandosi. - Sdondolare, andare a sdondoloni. - Sdon-
zellarsela, andare attorno per puro diporto e pas-
satempo, senza proposito e senza pensiero.
Seguire, seguitare, andare o venire dietro. - Segui-
tare le orme, le pedate d'alcuno, andargli sempre
dietro, come a guida o per spiare o per altro.
Sfrattare, andar via con prestezza. - Sgombrare,
andar via da una casa, da un luogo. - Sguisciare,
andar via lesto. - Sparabicchiare, andare attorno a
zonzo in ore e luoghi sospetti. - Spulezzare, pigliare
il cappello e andarsene. - Sqiiinciare e squindare,
andar ora per un verso, ora per un altro. - Strasci-
carsi per le strade, andare svogliatamente od ozio-
samente. - Svignare, andarsene lesti e nascostamente.
Svicolare, svignarsela per qualche vicolo.
lafanare, girare, ritrustare. - Trabalzare, stra-
balzare, andare in qua e in là con molta violenza.
Tragittare (tragitto), traghettare, passare da un
luogo a un altro. - Trapiantarsi, traspiantarsi, del
trasferirsi altrove: di popoli, colonie, famiglie, ecc.
Trapassare, passare da un punto all'altro. - Tra-
scórrere, lasciarsi andar oltre. - Trasferirsi, tramu-
tarsi, traslatarsi, andare da un luogo ad un altro.
^'agare, vagabondare, vagolare, andare qua e là
•a caso od uscendo dalla via che ci condurrebbe allo
scopo. - Venire, andare d'altri al luogo in cui ci tro-
viamo • Visitare, andar a far visita. - Volare,
(figur.), andare con grande volocità. - Voltare i passi
verso un luogo, dirigersi a quella volta.
Zazzeare, girare come smemorato e senza propo-
sito. - Zinganare, vagabondare.
Diversi modi di andare.
Andar a braccetto, dar di braccio ad alcuno, cioè
col braccio in quello d'un altro, famigliarmente:
prendere, camminare a braccetto. - Andare a cavallo,
cavalcare; anclie del maneggiare il cavallOf se-
condo le regole - Andare sul ghiaccio, pattinare.
Andare adagio, lentamente; a dóndolo, dondo-
loni, bighellonando, oziosamente; o frugnolo, in qua
e in là di notte. - Andare a girone e a gironi, gi-
rando senza saper dove; a gran galoppo, velocissi-
mamente; ancajone, ancajoni, gravati più sull'una
che sull'altra coscia; aióne e aióni, in giro, per-
dendo il tempo; a ondate, barcolloni.
Andare alla pedona, a. i>ìe(i'v, alla ventura, in vento,
in vela, senza disegno; a pie zoppo, con un piede
solo; a rimorchio, tirato da altri; a spron battuto,
a tutta corsa, di corsa velocissima; attorno, qua e
là; a tutta briglia, a briglia sciolta, a tutto corso,
precipitosamente; a tutto striscio, a tutt'andare.
Andare a zonzo, attorno qua e là e non sapere
dove, gir^^llando senza scopo e più del bisogno.
Andarsene chianna chianna, adagio. - Andare e tor-
nare col cavallo di san Francesco, andare e tornare
a piedi, come usano i frati Francescani.
Andare come i granchi, come i gamberi, indietro;
col naso all'aria, a testa ritta, da spensierati o bal-
danzosi 0 impertinenti. - Andare da qualcuno, alia
casa per una visita, per un affare e altro. - An-
dar deviato, diritto; di buona gamba lesto; di burina,
di chi, andando in fretta, pende per una parte; di
carriera, correndo velocemente; di conserva, insieme;
difilato, diritto, senza fermarsi o distrarsi; di passo,
passo passo, con andatura normale; di o per isbieco,
storto; diretto, senza fermarsi e senza deviare: lo
stesso che diviato, diviatamente, difilato ; dondoloni,
bighellonando.
Andare franco e libero, senza impedimento; gam-
ba gamba, a piedi, ma di gita lunga e forse anche
lesta: scherz., andare pedetenlim. - Grondone, grondon,
grondoni, g'm giù, 0 là là, lento, curvo o dondoloni,
in processione, in compagnia, in comitiva, insieme
con altri; insalutato hospite, senza prendere com-
miato.
Andare in volta, attorno, in cerca, verso; lemme
lemme, a passo lento e mal reggendosi sulla persona;
passo passo, a piedi con tutta calma; pedoni o pe-
done, pedestre, a piedi; precipitoso, precipitevole, a
furia, disordinatamente; quatto, quatto, mogio mogio,
stretto nella persona, per non farsi scorgere.
Andare tentone o tentoni, adagio e leggiero, ta-
stando il terreno; unto unto, liscio liscio; zoppo, con
andatura difettosa.
Figure di persone che vanno.
Ambulante, che va, si move, procede. - Anda-
vino, di chi è vago dell'andare, del viaggiare. - Bi-
ghellone, chi perde oziosamente il tempo, andando
in qua e in là senza scopo. - Brancolone (branco-
lante), chi va al tasto, con le mani avanti. - Cem-
pénna, ciampicone, chi va lento come una lumaca.
Errante, errabondo, di chi va sempre in giro:
girovago.
Giramondo, chi, non potendo star bene a casa
propria, va attorno per il mondo, cercando con
ogni arte di campare a spese della dabbenaggine al-
trui, ecc. - Girandolone, chi non fa che girandolare.
Girovago, vagabondo
Impettito, chi^ va con la testa avanti e il petto
in fuori. - Infusito, di chi cammina impettito, di-
ritto come un fuso. - Migratorio, che migra, passa
da luogo a luogo. - Nomade, errante ; per esten-
sione, di chi non ha domicilio fisso.
Paxxavolante, uomo che scorra fuori del suo paese.
Pellegrino, ramingo. - Ramingo, chi va per il
mondo errando; di persona o cosa che va errando
senza direzione. - Randagio, vagante. - Randellone,
chi va qua e là adagio e pesante, senza far nulla.
Retrògrado, chi va indietro, detto specialmente
:n senso politico.
Solivago, chi va vagando da solo, o meglio vago
di andar solo. - Strascicone, strascicona, persona che,
per malattia o vecchiezza, strascica; anche, chi va
sempre a zonzo. - Vagabondo, vagante, randagio,
nomade. - Viandante, viatore, chi fa viaggio.
Zingaro, zinghero, Zingano, per similitudine, chi
va girando il mondo per imbrogliare sotto il pre-
testo di predire buona ventura.
Andata, andatura.
Andata, l'andare o l'essere andato. • Andatura,
modo vario di progressione eseguito dagli animali
con movimenti combinati e più o meno rapidi de-
gli arti: anda, andata, moto, movimento, marcia
(di milizia); passo, il modo di camminare. An-
datura naturale, semplice, dimessa, umile; altera,
maestosa, solenne; allettata, ostentata, boriosa; com-
posta, grave, seria ; disordinata, scomposta, trascu-
rata.
Andirivieni, l'andata e il ritorno; un via vai, un
andare e venire continuo.
Carriera, andatura di corsa rapida: specialmente
del cavallo. - Di galop^yo, a galoppo, andatura
veloce. - Dirittura, l'andata diritto (quasi esclusi-
vamente in senso metaforico). - Dirizzone, direzione
in un luo,'o con un certo impeto e poca avvedu-
tezza.
Flusso e riflusso, andare e venire di gente. - Gi-
rata, fare un giro, un giretto, per diporto o per
viaggio. Diniinut., giratina. - Girellio, un girellare
continuato.
Cirio, un girare continuato. - Gita, l'andare in
un luogo per trattenersi poco. - Gitaccia, gita lunga
e faticosa; gitarella, gita breve e piacevole.
Migrazione, emigrazione, trasmigrazione, trasmi-
(jramcnto, il migrare. - Passaggio, il passare da un
luogo ad un altro, da una parte ad un'altra, da
una cosa detta ad un'altra da dirsi.
Passeggiata, dice più l'atto che il luogo per pas-
seggiare. - Passeggio, più il luogo che l'atto di
passeggiare. - Passo, moto] del| piede che si fa nel-
l'andare, posando un piede al levare dell'altro.
Peregrinazione, l'andar peregrinando.
Procedimento, il procedere, l'andare innanzi.
Regresso, ritorno indietro. - Riandamento, il rian-
dare. - Ricapito, indirizzo, la norma e il luogo dove
andare. - Rigirio, dell'andare e venire continuo di
più persone in un dato luogo, con sospetto d'in-
tenzioni men che oneste.
Scantonamento, scantonaturn, lo scantonare, l'an-
data alla sfuggita e alla lesta. - Seguenza, di gran
numero di cose che vanno una dopo l'altra. - Segui-
mento,]] seguire. - Serpeggio, un serpeggiare conti-
nuato, l'andata a zig-zag. - Trantran (familiare, dal
frane), andatura abituale. - Trasmigrazione, l'andata
da un luogo ad un altro.
TrottOf andatura del cavallo o di altri animali
da soma fra il passo e il galoppo. - Trottata, trot-
tatina, anche una passeggiatina che si faccia lesti
lesti ; una scarrozzata per diporto.
Viaggio, l'andata da un luogo ad un altro
lontano.
Locuzioni.
Andare a Roma per Mugello, per una strada af-
fatto contraria - Andar via con le stelle e tornare
con la lima, la mattina e tornare la sera. - Aver
un palo in corpo, andare esageratamente diritti.
Baciare il chiavistello, di chi va via da una casa col
proposito di non tornarvi più. - Battere il calcagno,
battere il tacco, andarsene: alzare il tacco. -Batter^
sela, andare, spesso per paura.
Calcar la terra, battere la strada. - Camminai,
a qualcuno perchè ci si tolga d' attorno, non solo
ma faccia presto e seguiti ad andare. - Camminare
a mulo di ritorno, con andatura a strattoni e stanca.
Cercar l'uscio: avviarsi per andarsene.
Dare una capata, dare una corsa, andare in qual
che luogo, per trattenervisi poco; arrivare, capitare
alla sfuggita. - Dare, prendere V aire, prendere la
corsa; andar o far andar presto. - Dar le spalle,
fuggire, andarsene.
Essere come gli uccelli, ora qua ora là: far vita
errante. - Essere, mettere, o sim. per la buona strada,
0 sulla buona strada, far andar bene. - Essere, stare
a zonzo, essere giostroni, a giostrone: giostrare, gi-
rare.
Far fagotto, andarsene da un posto. - Far tela,
andar via lesto, svignarsela. E, mandando via:
« la tela I » - Fare un volo in un luogo, farci una
scappata. - Flemma, flemma I, raccomandando di
andar piano; adagio Biagio (prov.: Cìn va piano va
sano e va lontano).
Levare a tmo il disturbo: andare via per non
incomodarlo. E congedandosi: «gli leverò il disturbo t> .
Mettere sulla via giusta, avviare, indirizzare, far.
andar bene. - Mettersi il capo fra le gambe, per
vergogna, andarsene. - Mettersi la via fra le gambe,
andare, partir lesto.
Perdere la via, disorientarsi. - Pigliar il dirizzone,
incamminarsi a un luogo, andarvi per subita risolu-
zione e con velocità. - Pigliar carabattole, prendere
le sue robe, partendo da un luogo, mandati via;
anche andarsene, semplicemente. - Prendere com-
miato, licenziarsi, prendere congedo da persone,
Prendere di qui, di là, da questa o quella parie,
avviarsi, indirizzarsi. - Prendere il bordone, andare
d'uno in un altro paese. - Prendere il trentuno:
andarsene. - Prender V a ire, V aire, prender l'an-
dare. - Prender l'uscio: andarsene in iretta e con
dispetto. - Prendere, pigliare il cappello, andarsene.
Prender la volta verso un luogo, indirizzarsi a
quello.
Strappare le tende da un luogo, andarsene. - Ta-
stare il polso al chiaristello, cercare d' andarsene. -
Tirare a. ire, andar via lesti lesti. - Tira di lungo
per la sua strada: difilato, senza voltarsi o fermarsi.
- Tirar di striscio: non fermarsi, andare di lungo.
Andatura. Il modo dell' andare, del cam-
minare.
Andazzo. Consuetudine, usanza.
ANDIRIVIENI
ANENCEFALIA
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AndiriA-leni. L'andare e il venire di gente.
Àndito. Piccolo corridoio. - Ripiano al piede
d'una scala.
Andricnne. Sorta di lunga veste da donna;
scherz., vestito qualunque, vecchio e che balli ad-
dosso.
Andriólo. Specie di grano, duro.
Andrìvello. Dc'lto ad àncora.
Andròeco. Ye..'gasi a fiore.
Androfobia. Avversione all' nomo.
Androg-enia. Riproduzione dell' ttoMio.
Andróg-ino. Detto a sesso e a zoologia: si-
noinino di er'.ìia frodila.
Andróne. Àndito, corridoio, — Viale tra
vite e vite, montata ad alberi.
Anèddoto (aneddòtico). Avvenimento, fatto,
incidente, piccola .storia.
Anelare, anelito (anelante, anelato). Il re-
spirare con alfanno. - L' essere in forte deside-
rio: agognare.
Anèllide. Animale articolato, verme con il
corpo composto di numerosi anelli.
Anello. Comunemente, cerchietto d'oro o d'altra
materia, gioiello ciie si porta in dito (spesso come
simbolo di matrimonio), per uso antichissimo,
praticato da moltissimi popoli, anche per segno di
grado, di dignità: oggi ancora dal vescovo, dal
pajìft, da autorità presso qualche popolo selvaggio,
ecc. È d'oro, d'argento, con brillanti, con pietie,
cammèi, ecc. - Anellino, anelletto, anelluzzo, anel-
luccio; anellucciaccio. anellaccio. - Anello a glohetto,
sorta di anello antico. - Anello alla cavaliera, fatto
di due piastre lavorate a stampo riunite e saldate;
più 0 meno grosse, adorne di disegni ottenuti me-
diante lavoro a stampo. - Anello a serpe, fatto a
spirale, a forma di serpe. - Anello benedetto (popo-
larmente), l'anello matrimoniale. - Anello di ricordo,
ricordino. - Cerchietto, anello andante e uniforme
nell'intero suo giro, cioè senza castone, o altro : è
di un solo filo, sodo, liscio o sfaccettato, talora
piatto e variamente traforato. Alcuni cerchietti si
fanno rifessi spiralmente nel loro contorno, per co-
modo di farvi passare un altro cerchietto o chec-
chessia, chiamato cerchietto da aprire.
Cerchio, anello liscio in genere. - Còndulo e con-
dalio, specie di anelli degli antichi Romani. - Con-
trannello, secondo anello, anzi un cerchietto, che
va giusto al dito in cui s* infila contro un anello
propriamente dello, il quale, se di grave castone e
scorrente con facilità nel dito, potrebbe uscirne, e
smarrirsi: il che viene impedito dal contrannello.
Corniola, un anello con quella pietra.
Fede (o mani in fede), specie d' anellino figurante
una mano che ne stringe un'altra: simbolo di unione
coniugale o, anche, di amicizia. - Orbicolare, anello
che un tempo serviva da sigillo. - Solitario, anello
con un brillante.
Vera, anello da sposi. - Verga, anello di più dia-
manti, 0 di altre gemme, disposte in fila, lungo la
parte superiore. In esso la pietra di mezzo suoie
essere la maggiore e le altre disposte dall' una e
dall'altra parte in serie decrescente.
Ad anelli, fatto ad anelli, alla maniera di anelli,
a guisa di anelli, a catena, a maglia, a cerchietti.
Anellato, guernito di anelli ; inanellato. - Anelloso,
fatto ad anelli, a foggia di anelli. - Anulare, con-
formato ad anello, o m relazione con l'anello.
Anulare (annulare), quarto dito, nel quale si
porta l'anello. - Anulare, pietra incastrata nell'anello.
Dare, prendere l' anello, sposare, sposarsi, farsi
sposo: inanellare.
Dactilioylifo, dattilioglifo, incisore d'anelli. • Dac-
tiliografia, dattiliografia, descrizione di anelli incisi.
- Dactiliologia, conoscenza degli anelli antichi; dac-
tilioteca, collezione di anelli incisi.
Parti dell'anello ed altro. — Castone, cavità,
negli anelli, dove è incastrata la gemma. - Fascia
dei castone, la parte laterale di esso, la quale
stringe la pietra dell'anello. - Fondo del castone, la
sua parte inferiore, quando non è aperta, ossia
qunnilo la legatura non è a giorno.
Collare da cane, lamina metallica trattata nella
guisa medesima, adorna di disegni incisi, di smalti
0 di {)ielre fisse incastrate in piano, diversamente
dis])oste: un diamante, una perla od una piastra di
suggello ne ricopre la parte saldata.
Foglia, pezzo di faldellina metallica, sottilissima
e lucentissima, che si mette in fondo del castone
per far meglio brillare la pietra sovrapposta.
Gambo, la parte inferiore del cerchietto dell' a-
nello, quando questo ha un castone. - Pala, parte
d' un anello, più larga e rilevata, che un tempo
serviva all'impressione, come sigillo.
Incastonatura, Y operazione dell' incastonare, cioè
legare la pietra nel castone; e anche il lavoro che
ne risulta, - Legatura a giorno, quella in cui il ca-
stone è formato di un solo cerchietto senza fondo.
Rosetta, disposizione di più pietre in un anello,
incastonate in tondo, a foggia di rosa.
Anelli divehsi
Anello, cerchietto di metallo o d' altra materia,
fabbricato e adoperato per molteplici usi, da solo
0 in serie, come in una catena: anellino, anelletto;
campanellino ; cerchiellino, cerchiettino. Si hanno
gli anelli dell'ara*»'©, delle forbici, della chiave,
del chiavistello, A&Warpione, dei capelli, della
porta, ecc.
Anello, inoltre, modo di innesto. -Termine di
anatomia, di metallurgia e di storia naturale,
- Segno intorno al corpo di un insetto. - Can-
nello della cerniera. - Specie di chiodo. - In
elettricità, 1' indotto di certe dinam,o.
Anello da cucire, simile al ditale, ma non co-
perto. - Anello di Saturno, cerchio luminoso di
questo jnaneta. - Anello oculare, immagine reale
del contorno d'una lente di cannocchiale.
Anello orario, piccola meridiana portatile.
Anemia (anemico). Povertà di sangue.
Anemo-cinemògrafo. Misuratore della velo-
cità del vento.
Anemometro. Indicatore del vento.
Anemone (anèmolo). Pianta perenne: il fiore,
avente forma di una coppa aperta, è per lo più pao-
nazzo, ma anche bianco e rosso: fiorisce in marzo.
Simboleggia l' abbandono nel senso di darsi in
balia ad un affetto.
Varietà : occhio di pavGTve, anemone di bosco, delle
montagne, a foglie palmate; coronaria, senza rivali
per la beltà e vivacità dei fiori. - V anéinone del
Giappone: a fiori di un rosso roseo carminato, fio-
risce in ottobre. — Anemonina, veleno che dà Vane-
mone pulsatilla e che paralizza i centri di respira-
zione.
Anemoscopio. Indicatore delle variazioni del
tempo.
Anencefalia. Mancanza di cervello o di mi-
dollo spinale.
94
Aneroide. Sorta di barometro.
Anestesia {anestetico, anestetizzare). Privazione
della sensibilità, del dolore ; abolizione del senso
nei tessuti del corpo: mezzo usato in chirurgia.
Detta anche estupefazione, stupefazione (voci fuori
d'uso); cloro formizzazione, eterizzazione, secondo il
mezzo adoperato a procurarla. All'uopo serve anche
l'elettricità.
Anestetici, le sostanze che provocano l'anestesia
(anche analgesici, analgesiaci, narcotici, soporiferi,
stupefattivi , stupefacenti. Tali sono : 1' ètere , il
cloretone, l'anemorenina (derivato delle ghiandole
surrenali), l'acetol, il bromoformio, la cocaina, il
sonnoformio, il cloruro di etile, la tropococaina, l'a-
conitina, l'anesina, l'alipina, ecc.
Anestetizzare, provocare, produrre l'anestesia, ren-
dere insensibile un corpo o parte di esso: aoppiare,
alloppiare (voci non usate) ; cloroformizzare, eteriz-
zare; sopire, stupefare; volgarm., addormentare, in-
dormentire.
Aneto. Pianta quasi simile al finocchio: fo-
glie, semi e radici hanno proprietà aromatiche.
Anètolo. Etere aromatico, attivo stimolante.
Aneurìa. Anevria, paralisi.
Aneurisma {aneurismatico). Dilatazione delle
arterie o delle cavità del cuore: modernamente
curato per mezzo dell'agopuntura, metodo (semplice
0 associato all'elettricità o al calore) che facilita
l'assorbimento dei tessuti morbosi.
Anfanare {anfanamento, anfanato). JVIaniera di
affettazione, di ostentazione; modo di fare,
cioè di darsi gran briga.
Anfesibena. Genere di serpente favoloso.
Anfibio. Ogni animale che viva in acqua e in
terra, dai latini detto ambiguo, ancipite. Es., i ba-
traci {rana, ecc.), il coccodrillo, il castoro, i
girini, Vippojìotamo, gli ofìomorfi {apodi, ginno-
fioni), ordine di anfibi aventi corpo vermiforme,
senza arti ; le pleurodole (della famiglia degli uro-
deli), i pròtei (genere di vertebrati), la raganella,
affine alla rana (depone le uova nell'acqua, poi vive
sugli alberi; è bellissima di forme e di colore; ha
un grido particolare), il rosjyo, la salamandra,
la sirena, gli urodeli (vertebrati), la tartaruga,
la lontra, ecc.
Anfibiologia, parte delle scienze naturali riguar-
dante gli anfibi.
Anfibologia {anfibologico). Circonlocuzione di
parole, discorso anibiguo.
Anfiteatro {anfiteatrale). Circo, doppio teatro,
edificio di figura ovale, nell'interno a scaglioni, a
gradini, con in mezzo uno spazio piano {arena),
destinato ad uso di spettacolo pubblico: combat-
timenti di gladiatori, naumachie (battaglie navali),
caccia d'animali, giuochi ginnici, corse di cavalli
(circo equestre), fuochi d' artificio, ecc. Agone, pa-
lestra, ginnasio, liceo (anticamente cosi detti i luoghi
di corse, di combattimenti, ecc.). - Arena, presso i
Romani, nome equivalente tanto allo spazio coperto
di rena, nel quale combattevano i gladiatori, quan-
to all'anfiteatro stesso. - Colosseo, celebre anfi-
teatro di Roma: quindi un tempo, poi)olarm. pa-
rola usata anche in significato di anfiteatro. - Ip-
podromo, anfiteatro destinato agli spettacoli equestri:
circo ippico. - Naumachia, edificio costruito per
rappresentarvi una battaglia navale. - Parlaselo,
perlascio, parlagio, nomi dati all'anfiteatro, nel medio-
evo, m alcune città d'Italia. - Stadio, specie di circo
nel quale gli atleti facevano le gare delle corse.
Agonale, agonistico, dell'agone, dell'anfiteatro.
Agonarca, chi presiedeva ai combattimenti negli
anfiteatri. - Agonoteta, magistrato greco che presie-
deva ai giuochi sacri. - Bestiari, coloro che, per ca-
stigo di alcuni delitti, erano obbligati a combattere
contro le bestie feroci nell'anfiteatro. Alcuni si pre-
stavano spontaneamente. - Catervari, i gladiatori
che combattevano a schiere e mescolavansi venendo
alle mani gli uni cogli altri. - Gladiatore, chi
combatteva nel circo e negli anfiteatri romani con-
tro le fiere o contro altri gladiatori. - Mastigòfori,
coloro che accompagnavano gli agonoteti e che con
le verghe tenevano a freno tanto i combattenti quanto
gli spettatori.
Parti dell'anfiteatro. — Burella, sotterraneo di
anfiteatro. - Carceri {carceres), rimesse, stalli, nei
quali si collocavano i carri, i cavalli, ecc. Dalla
parte opposta, era la porta trionfale, per la quale,
tra gli applausi del popolo, uscivano i vincitori.
Coclea, la porta della càvea (grotta) da cui si fa-
cevano uscire le bestie feroci nell'anfiteatro. - Edì-
toris tribunal, specie di pulpito, o tribuna, nel quale
sedeva il direttore dello spettacolo. - Euripo, spazio^
che si riempiva d'acqua, fra gli spettatori e l'arena.
Méta, la guglia che era nei circhi dei Romani,
e intorno alla quale dovevano voltare le bighe
correnti. - Podio, nei circhi romani, piano circolare
interno che conteneva i sedili per i senatori, i ma-
gistrati che assistevano agli spettacoli. - Precinzione,
divisione segnata da una fila di gradini più larghi
Meniano {moenianum), la divisione dei gradini :
il primo meniano (quattordici gradini) era pei ca-
valieri ; il secondo, pei popolari; il terzo per i po/-
luti 0 plebei; nel quarto, coperto da un portico,
erano i posti per le donne e per altri. - Pulvinare,
luogo nei circhi occupato dall'imperatore; anche la
sedia di questi nell'anfiteatro. Essa e tutte le altre
sedie, destinate agli alti funzionari, ai sacerdoti, ecc.,
erano di marmo. Il posto occupato dall'imperatore
detto anche suggesto o cubicolo. - Spina, massiccio
di muratura che divideva l'arepa eu era terminato
da due mete: detto anche ayger. - Spogliano {spo-
liarium), luogo pi esso l'anfiteatro nel quale si tra-
scinavano e si spogliavano i gladiatori feriti mor-
talmente. - Selva {sylca), si diceva il circo quando
trasformato in foresta, dove il popolo uccideva de-
gli animali. - Velario {velarium), gran tela, per lo
più insieme di vele, che si stendeva all'alto per
riparare gli spettatori dai raggi del sole. - Vomi-
torio, le porte d'entrata dei corridoi interni, che
mettevano agli scompartimenti dei gradini.
Anfiteatro anatomico. Veggasi ad anor
tomia.
Anfiteatro morenico. Detto a ghiacciaio.
Anfitrione. Chi invita a pranzo; capo di un
convito.
Anfizióne, anfizionia {anfiziònalo, anfizio-
nicn). Veggasi a magistrato (greco).
Anfora. Sorta di vaso a due manichi. - Orca,
antica specie di anfora.
Anfòrica. Veggasi a l'espirazione.
Anfratto {anfrattuosita, anfrattuoso). Andiri-
vieni, giravolta ; precipizio.
Angaria, ang-heria. Nell'uso, imposta ec-
cessiva, vessatoria; oppressione del fisco.
Angariare {angariato). L'imporre eccessiva im-
posta; spennare, spogliare, squattrinare; usare an-
garia. Genericamente, opprimere, vessare, tor-
mentare.
Angela, ànglola. Di donna che, per bellezza
e per virtù, sia paragonabile ad un angelo.
ANGELICA — ANGOLO
Ang'èlica. Pianta oinbrellifera, aromatica, da
bosco e da giardino: ha radici e semi eccitanti
e stomatici. Simboleggia una vaga tristezza.
Angelico. Di angelo, appartenente ad angelo.
' Sommamente bello. • Qualità di pero e del suo
fruito.
Ang-elo (angelico). Essere immaginario, fanta-
stico, favoloso: spirito mistico, creatura incorpò-
rea, intellettuale ; secondo gli ecclesiastici catto-
lici, il primo, in ordine e in dignità, fra gli enti
creati da Dio: angiolo, àgnolo, chérubo, sérafo;
messo del cielo, spirito celeste, spirito tutelare ;
ministro del paradiso ; astor celestiale, uccel divino,
alato corriere, guerrier del cielo; angelico splendore,
{(lenitudine volante; figlio del cielo, dolce genio;
uminoso abitator del paradiso; sempiterna su-
stanzia; amore angelico, eterno amore; messaggier
di vita eterna; creatura bella; alta prima creatura.
Angioletto, angiolino, angioluccio, angioluzzo, an-
giolello. - Anfiiolesco, vale angelico. - Angelico, a
guisa e similitudine d'angiolo. • Angelicamente, in
modo angelico. — Insieme di angeli: santo gregge,
schiera celeste, squadra celestiale, milizia del cele-
ste regno ; legione d'angeli ; la corte celeste, la corte
del paradiso (angeli e santi insieme). - Coro degli
angeli e dei beati, insieme cantanti le lodi del Si-
gnore.
Si distinsero tre gerarchie di angeli, ciascuna
delle quali divisa in altrettante categorie: nella prima
gerarchia furono compresi i serafini (amanti), i che-
rubini (meditanti), i troni (sui quali poggia la mae-
stà divina); nella seconda, le dominazioni, le virtù,
le potestà; nella terza, i principati, gli arcangeli e
gli angeli (esecutori dei voleri e degli ordini di Dio).
Si distinsero anche: angeli buoni, cattivi, mali-
gni; angeli di luce (rimasti fedeli), angeli delle te-
nebre [Lucifero, il più bello, fatto demonio); angeli
custodi (secondo le credenze religiose, deputati alla
tutela di ciascun uomo), angeli tutelari, angeli ster-
minatori (ministri della vendetta di Dio); angeli
beati, eletti; angeli ribelli, ecc.
Angelo nero, volgarmente atigelo con le corna, il
diavolo. - Arcangelo, spirito celeste superiore agli
angeli ; nella leggenda semitico-cristiana, l'angelo che
porta i messaggi di Dio. - Cherubino, voce deri-
vata dall'ebraico che significa plenitudine di scienza,
ed è il nome che si dà al secondo ordine degli
angeli della suprema gerarchia, ai quali è appro-
priata la sapienza {cherùbico, di o da cherubino).
Gabriele, l'arcangelo che annunziò a Maria l'In-
carnazione. - Nero cherubino, in Dante, il demonio.
Serafino, angelo della prima gerarchia {seràfico,
di 0 da serafino).
Coro, ciascuno dei nove ordini degli angeli. - Do-
minazione, ordine della seconda gerarchia degli an-
geli, come spiriti che hanno dominio sugli uomini
e sugli angeli inferiori, che loro ubbidiscono. - Ge-
rarchia, ordine dei diversi cori angelici. - Potestà o
potenza, la quarta gerarchia degli angeli, nemici dei
demoni. - Principati, la gerarchia degli angeli ve-
glianti sopra le nazioni. - Troni, uno degli ordini
degli angeli, sopra i quali la maestà divma imme-
diatamente siede come giudice. - Virtù, il quinto
degli ordini angelici, spiriti eccellenti in fortezza per
operare cose meravigliose, e che invigoriscono gli
spiriti interiori, affinchè possano eseguire le com-
missioni avute da Dio.
Angelofania, apparizione degli angeli. - Angelogo-
nia, trattato della origine e della natura degli an-
geli. - Angelolatria, adorazione degli angeli, che venne
Sroibita, come indebita idolatria, dal concilio di Lao-
icea nel IV secolo e poi nuo\ amente permessa dal
Concilio di Nicea nel 787.
Angelologia, dottrina relativa agli angeli. - Caduta
degli angeli, la loro rivolta e la loro punizione.
Dulia, culto che si presta agli angeli e ai santi,
Elohim, nome ebraico degli angeli. - Intelligenze,
spiriti celesti, angeli. - Psicopompi, gli angeli tra-
sportanti le anime dopo morte. - Regina degli an-
gioli, la Madoìtna. - Salutazione angelica, le pa-
role dell'angiolo Gabriele a Maria; anche tutta 1*^4^-
Maria, e V Angelus Dei. - Satana, già capo degli an-
geli, poi dei domonì. - Teofania, manifestazione di
Dio per un angelo.
Angelo, putto scolpito, in una chiesa, per sostenere
qualche viticcio o simili. - Filatteri, fettucce o na-
stri, generalmente svolazzanti, che si pongono in
mano alle figure d'angeli, od altre, sulle quali è
il nome o un detto allegorico al personaggio che
lo tiene in mano. - Color d'angelo, il rosa chiaro.
Pane degli angeli, la comunione.
Ang-elo. Dicesi di persona che abbia suprema
bontà 0 straordinaria bellezza o qualche altra
peregrina virtù.
Àngere. Dare angoscia, dolore: dicesi solo in
poesia.
Ang-heria. V. ad angaria.
Angina. Disturbo funzionale delle prime vie
digerenti, cioè disturbo nella deglutizione; sensazione
morbosa nella retrobocca e nella faringe, ecc. In-
fiammazione della mucosa della gola. - Sinonimi :
cinanche, cinancina, scheranzia, schinanzia, 'schie-
nanzia, squinanzia, strangolo. - Varietà di angina:
carbonchiosa, cotennosa, difterica, flemmonosa, ma-
ligna, membranacea, poliposa, tonsillare. — Anginoso,
affetto da angina. - Angina pectoris, male del cuore.
Anglografla. Termine di anatotnia: descri-
zione dei vasi sanguigni.
Angioite. Infiammazione dei vasi o d'un vaso
del corpo umano. *
Angiolino. Diminutivo e vezzeggiativo di an-
gelo. - Dicesi di bambino, morto.
Angiolo. Lo stesso che angelo, ma più po-
polare.
Angiporto. Strada stretta, vicolo.
Anglicanismo, anglicano. V. religione.
Angolare. Detto ad angolo. - Di pietra fon-
damentale d'un edificio.
Angolarità. V. ad angolo.
Angolo {angolare, angoloso). Figura di geo-
metria, formata da due linee che partono da un
medesimo punto (angolo lineare), o da due piani
che partono da una medesima linea comune (angolo
diedro), o da più piani che si incontrano in un
punto (angolo solido). - Lo spazio compreso fra le
dette linee o i detti piani. - Apertura: si può dire
per angolo.
Angoli adiacenti, due angoli che hanno il ver-
tice e un lato comune e gli altri due posti uno
da una parte e l'altro dall'altra del lato comune.
Angoli alterni, due angoli non coniugati formati
da una trasversale a due rette che non sono né
conseguenti, né opposti al vertice: si dicono alterni,
intemi, alterni-este'mi, secondo sono interni o esterni
rispetto alle rette attraversate. - Conseguenti, due an-
goli adiacenti i cui lati non comuni sono per diritto.
Comj)lementari, due o più angoli la cui somma è
uguale ad un angolo retto. - Coniugati, quelli fra gli
angoli formati da una retta trasversale o due altre
che cadono da un medesimo lato della trasver-
96
ANGOLO — ANICE
sale. - Consecutivi, due angoli di un poligono situati
all'estremità di un medesimo lato. - Opposti al ver-
tice, due angoli i cui lati sono rispettivamente i
prolungamenti dei lati dell'altro oltre il vertice.
Repiementart (neologismo), angoli la cui somma è
uguale a un angolo giro. - Supplementari, due o più
angoli la cui somma è uguale a due angoli retti.
Angolo acuto, angolo salto squadra, angolo minore
del retto. - Angolo al centro, che ha il vertice nel
centro di un circolo. - Curvilineo, angolo formato da
due linee curve. - Angolo di contingenza, formato da
una linea che tocca una curva. - Angolo diedro, for-
mato da due superficie. ■ Angolo di incidenza, for-
mato dal raggio che cade su un corpo. - Angolo di
rifrazione, formato da un raggio rifratto. - Angolo
giro, angolo di 360.° - Inscrìtto, angolo che ha il
vertice sulla circonlerenza di un circolo e i cui lati
corrispondono a due corde. - Mistilineo, angolo for-
mato da una retta e da una curva.
Angolo ottuso, maggiore del retto. - Pentaedro, an-
golo formato da cinque pisim. - Piatto, un angolo i
cui lati sono per diritto, angolo di 180". - Poliedro,
0 solido, angolo formato da più di due piani. - Ret-
tilineo, formato da linee rette (più propriamente se-
mirette). - Retto, angolo formato da due rette per-
pendicolari Ira loro; angolo di 90". - Rientrante, col
vertice volto verso l'interno della figura. - Saliente,
col vertice volto al difuori della figura. - Sferico,
formato da circonferenza sopra una sfera. - Tedrae-
dro, angolo formato da quattro piani. - Triedro, for-
mato da tre piani.
Angolo paralldtico, veggasi ad astro.
Angolare, angoloso, fatto ad angolo, che ha an.
soli : angolato. - Acutàngolo ( agutangolare ), che
forma uno o più angoli acuti. - Ambligono, che
forma un angolo o angoli ottusi. - Equiangolo, che
ha angoli eguali. - Isàgono, isagono, che ha degli
angoli uguali. - Multangolare, che ha molti angoli.
Obliquàngolo, con angoli non retti. - Ortogonale,
ortógono, che ha uno o più angoli retti. - Ossigono,
oxigono, che forma uno o parecchi angoli acuti.
Eptangolo, settangolo (eptangolare, settangolare),
figura di sette angoli. - Esàgono (esagonale), figura
di sei angoli. - Ottàgono (ottagonale), figura di otto
lati. - Pentagono (pentagonale), figura di cinque
angoli. - Poligono (poligonale), figura che ha pa-
recchi angoli: cosi il quadrilatero, il pentagono,
l'esagono, l eptagono, ecc. - Quadràngolo (quadran-
golare), di quattro angoli e quattro lati: tetragono.
• Quinquangolo (quinquangolare), di cinque angoli.
• Rettangolo (rettangolare), figura a quattro an-
goli retti. - Triangolo (triangolare), figura a tre
angoli e tre Iati.
Amplitudine, ampiezza dì un angolo: l'estensione,
la misura di un angolo. - Bisettore, quel piano che
divide un angolo diedro in due parti eguali. - Bi-
settrice, ìa retta che divide un angolo jn due parti
uguali. - Cateti, i due lati che comprendono r an-
golo retto di un triangolo rettangolo, rettillineo o
sferico. - Coseno, seno del complemento di un an-
golo. - Diagonale, linea che divide un angolo in
due parti. - Gradi, parti che misurano gli angoli e
gli archi. - Ipotenusa, il lato opposto all'angolo retto
in un triangolo rettangolo. - Lembo, il circolo gra-
duato degli istrumenti per misura degli angoli. - Lati,
le linee formanti l'angolo. - Supplemento d'un an-
golo, ciò che gli manca per formare due angoli
retti. - Trisezione dell' angolo, . la sua divisione in
tre parti eguali (problema graficamente impossibile).
ìertice, punto in cui si congiungono i lati.
Goniometria, dottrina della misurazione e del
calcolo degli angoli per mezzo di funzioni d'angolo.
E' parte della trigonometria e dell' analisi matema-
tica. - Grafòmetro, istrumento per misurare e co-
piare gli angoli d' un terreno. - Pantometro, stru-
mento per misurare tutti gli angoli. - Rapportatore,
semicerchio giaduato per tracciare o misurare gli
angoli. - Squadra, istrumento per tracciare angoli
retti.
Ang"olo (angolare, angoloso). Canto, cantonata,
di via, di strada. - Cantuccio di casa, di stan-
za. - Anche luogo appartato, remoto. - Gómito. -
Di solido, spigolo. - Angolo della Terra, angolo
della città, luogo riposto, eccentrico, fuori di mano.
Accantonato, fatto ad angoli. - Angolare, angoloso,
angolato (angoluto, poco conmne), fatto ad angoli,
cantonato, cantoluto, cantonuto, canteruto, cantoru-
to; posto ad angolo; appartenente agli angoli.
Smussare, tagliare o toglier l'angolo, l'angolosità,
la punta. - Smussamento, lo smussare. - Smussatura,
lo smussare e l'efletto: smusso (sostantiv.) - Smusso
(aggett.), l'angolo smussato.
Ang-oscla {angosciare, angosciato, angoscioso).
Speciale sensazione di costrizione nella regione epi-
gastrica, accompagnata da somma difficoltà di re-
spiro (dispnea),'', da un senso di malessere generale,
da agitazione, da tristezza. Figur., tristezza, affanno,
dolore, forte turbamento, ansietà.
Angue. Poeticamente, serpe.
Angulchiomato, anguicrinito. Detto a ca-
pello e a serpente.
Anguilla. Genere di pesci malacotteri, apodi,
di forma cilindrica e allungatissima, senza pinne
ventrali, con pelle viscida, verde scura superior-
mente, bianco-verdiccia al disotto. Si mangia fresca,
salata, afìuinicata e specialmente marinata.
Capitone, sorta di anguilla assai grossa. - Ceca,
anguillina che si pesca a bocca d'Arno; cecolina,
anguilla giovane. - Ciriola, piccola anguilla. - Ga-
vonchio, anguilla marina. - Grongo, specie d'anguil-
la. - Paglietana, razza d'anguilla dei paglieti.
Anguillaia, vivaio nel quale si tengono le an-
guille - Mazzàcchera, istrumento per pigliare an-
guille e ranocchi. .- Murèna, genere di pesci com-
prendente r anguilla e altri pesci simili. - Ròcchio,
pezzo di anguilla.
Anguillare. Lungo filare di viti.
Anguillula. Nome di nn verme parassita.
Anguinàia. L' inguine.
Anguria. Pianta cucurbitàcea: cocòmero.
Angùstia. Strettezza di mezzi, povertà. - Di-
sagio dell'animo, dolore.
Angustiare, angustiarsi {angustiato, angvr
stiow). Procurare, procurarsi affanno, travaglio,
dolore.
Angusto. Molto stretto.
Ànice (ànace, ànacioj. Piarita aromatica, con
stelo ramoso, foglie d' un verde biancastro, fiori
piccoli e bianchi, semi usati per condimento di
vivande, per dare odore e sapore a carte paste
dolci a cei'ti liquori. Frutti dotati di proprietà car-
minative e stimolanti. - Anice acre, altrimenti,
chiamato da alcuni cornino officinale. - Anice in
camicia, l'anice confettato. Anaciato, che ha odore
e sapore d'anice. - Anesone, voce dialettale per indicale
un liquore, fatto con 1' essenza dell' anice, speciale
di Brescia. - Anelalo, il principio attivo degli anici.
Anisetta (anisetta), rosolio forte preparato con
Yavice slelùito, detto anche badiana, anice della
Cina.
ANUJiUDiì
ANIMALA
Anidride. Combinazione chimica. - Anidride
cai honica, acido carbonico, esistente ueìVatniosferaf
in qualche sorgente, in un vulcano seniispento,
ecc.
Anidrite. Minerale utilizzato come pietra da
oriiaiuento.
Anidro. Senza acqua,.
Anidròsi. Mancanza di sttfJore.
Anile. Di vecchia, da vecchia.
Anilina. Base organica azotata, che si trova,
in non grande quantità, nei fatranie di carbon fos-
sile: serve alla preparazione d' una lunghissima
serie di materie coloranti. Si ha l'anilina pura
e lu greygla, detta anche olio di anilina.
Anima. Parte immateriale dell'uomo, sostanza non
ancora ben definita e vivificatrice, si suppone, del
corpo umano; principio per cui l'uomo sente, pen-
sa, opera. Poet, alriìa, psiche (il principio della
vita spirituale). Nel suo principio volitivo ed effet-
tivo si dice animo. — Biologicamente, l'insieme
delle facoltà intellettuali e morali, considerate nel
loro complesso e consistenti: nella percezione degli
oggetti esterni e nelle sensazioni interne; nella
somma dei bisogni e delle .tendenze che servono alla
conservazione dell' individuo e della specie e in
rapporto cogli altri esseri; nelle attitudini che co-
stituiscono l'immaginazione, il linguaggio, 1' espres-
sione; nelle facoltà che costituiscono l' intelligenza;
nella volontà e, infine, nella facoltà di mettere in
azione il| sistema nmscolare e di agire perciò nel
mondo esterno.
Anima si dice anche per indicare: il principio
della vita d'ogni creatura vivente; il principio della
coscienza, rispetto alla morale e alla religione;
la persona, nel fare il computo d'una 2^opolazio-
t»e {stato d'anime, il registro degli abitanti, tenuto
già dai parroci). Nello stesso senso, si dice non es-
serci in un luogo un'anima, un'anima nata, un'ani-
ma viva, per dire che non v' é nessuno.
Voci e definizioni indicanti anima : angelica far-
falla; aura, virtù vitale; spirito, spirto, spiro im-
mortale; principio della vita e del sentiìnento;
sostanza incorporea; divhia scintilla; invisibil for-
ma; altero spirto; fiato, soffio, mente, vita; uomo
interiore; raggio della vita e del pensiero; spiritua-
lità; emanazione celeste, divina.
Anagogia, elevazione dell'anima alle cose celesti
(eternità, vita futura, ecc.).
Einpsicósi, unione dell'anima a un corpo. - Ente-
lechìa, essenza stessa dell' anima. - Eutimia, calma
dell'anima.
Metafisica, scienza degli enti considerati nelle
loro relazioni più generali, del mondo in astratto,
dell'anima e di Dio. - Noologia, scienza dell'anima.
Psicologia, scienza dell' anima umana, parte
della filosofia.
Anima si chiama inoltre il principio della vita e
del sentimento negli animali bruti (detta anche
anima sensitiva); il principio per cui si nutrono,
crescono e vivono le piante (anima vegetale e ve-
getativaj.
Anima, altresì, è voce usata neologicamente per
indicare il complesso dei sentimenti e delle aspira-
zioni da cui é mosso talora un popolo, una molti-
tudine.
Anima del mondo, o anima universale, quel prin-
cipio di vita, d' ordine, d' armonia, che è diffuso in
tutto il mondo. - Anima ragionevole, il principio
della vita, dell'intendimento, o pensiero, e degli atti
della volontà dell'uomo.
Essere, facoltà', stati e mutamenti dell'anima.
Contemplazione, stato dell'anima assorta nella vi-
sione di innnagini spirituali (contemplazione con-
tinua, intensa, profonda, serena, sublime, tranquilla,
ecc). - Dannazione, secondo le credenze religiose,
danno, rovina, perdita dell' anima, condannata alle
pene tìeW inferno. Anche, morte eterna. • Estasi,
stalo dell' anima alienata dai sensi. - Fondo, pro-
fondo dell'ainiiia, la parte più intima, più riposta.
Potenza dell'anima, la facoltà d'operare. - Perdi-
zione, il perdere r anima: secondo le credenze reli-
giose, di chi cade in peccato. - Principio razionale,
l'anima umana, in quanto ha due termini, 1' essere
ideale e un corpo organico.
Psiche, nella scienza moderna, parola adoperata
a preferenza quando, invece che la sostanza spirii
tuale, si vuole indicare il complesso di fatti la cu-
caratteristica è la coscienza. Un tempo,' la rappre,
sentaziqjie simbolica dell'aniina. - Salute dell'anima.
la sua salvazione, contrapposta a quella del corpo-
Spirito, potenza, virtù invisibile, anima deil'i'o-
nio, ma spesso con relazione alle cose della reli-
gione, - Sospiro dell' anima, la sua viva attrazione
ad alcunché. - Tabernacolo, tempio dell' anima (figur.),
il corpo umano, come sede di essa. - Transani-
mazione, passaggio dell'anima in diversi corpi.
Trasmigrazione delle anime, la metempsicosi.
Suffragare, suffragio, pratica di culto (caltolico)-
Uccider l'anima, degradarla, bruttarla, perderla.
Senza anima. — Esànime, esanimato, inanimato,
privo di vita, in istato di morte. Figur., essere
senza vita, senza coraggio, senza sentimento.
Anima. La parte interna d'una pianta, d' un
bottone; il seme d'un frutto chiuso nel nocciuòlo;
il principio della castagna: il ripieno di una
sca'/*?>a,' l'intelaiatura A' mvìtì imposta; piastra del
ferro da stirare; ab cozzo di modello da fonde-
ria; vuoto in nn' arme (da fuoco); legnetto di
violino; tavoletta di organo; cartoncino usato
dal legatore di libri; armatura che usa lo scul-
tore; parte centrale di un cordone elettrico.
Animale. Essere che vive, sente, si muove spon-
taneamente; individuo dotato di organismo e di
anima sensitiva. Una delle grandi categorie del re-
gno organico. Negli animali, come nella specie uma-
na, si distingue il sesso, l'anormalità del quale co-
stituisce Vibridismo; e molti animali, nei rapporti
deìVanatomia, hanno somiglianze col corpo umano:
hanno cioè parecchi organi designati con lo stesso
nome ed esercitanti le stesse funzioni. — Regno
animale, od organico, parte della natura compren-
dente gli animali; il complesso di tutti gli animali.
Sanf Antonio, protettore degli animali.
JBestia, animale considerato come privo di ra-
gione; nome generico di tutti gli animali bruti, e
specialmente dei quadrupedi più grossi. - Bestiame,
gli animali che si riuniscono talvolta in armenti,
in greggi, in mandre; gli animali che si adoperano
per i lavori agricoli o si destinano al macello.
Animaletto, animalino, animalicolo, animalùcolo;
animaluccio, animaluzzo; animalettaccio, animaluc-
ciaccio; animalaccio, animalone. — Animalesco, di
animale, da animale, appartenente ad animale. - Ani-
malescamente, a mo' di animale.
Animalità, natura d'animale, insieme delle qualità
o facoltà che sono gli attributi degli esseri compo-
nenti il regno animale. — Animalizzazione, trasfor-
mazione nella sostanza d'un animale; conferimentu
Premoli — Vocabolario Nomenclatore.
98
ANIMALE
di carattere animale. — Istinto, ciò che sostituisce
la ragione negli animali.
Divisioni, classificazioni, gruppi.
Immenso e, si può ben dire, quasi infinito é il
numero degli animali, tanto che fin dagli antichi
tempi si trovò la necessità di classificarli in gruppi,
di differente grado, dando a ciascun gruppo una
speciale denominazione. Molte e varie furono le
classificazioni, prima e dopo Linneo, in generale
stabilendosi, in ordini decrescenti, i tipi, o le divisioni,
le classi, gli ordini, le famiglie, i generi, le specie,
gli individui, distinguendosi altresì la sotto-classe,
il sott'ordine, la sottofamiglia, il sottogenere, ecc. Con
una molto semplice, elementare classificazione, gli
animali si possono considerare divisi in grandi
gruppi, partitamente rappresentati dal mammife-
ro, AM' uccello, dal rettile, AàW anfibio, dal
pesce, dai mollusco, dsAVinsetto, dal miria-
podo, daWaracnide, dal crostaceo, daìVechi-
noderm,o, dal celenterato, dal protozoo.
Praticamente, si distinguono gli animali da cor-
tile (il pollo, il gallo, la gallina, il tacchino,
Y anitra, V oca, il colombo, il coniglio, da
alcuni escluso), gli animali domestici {cavallo,
bue, asino, gatto, cane, agnello, capra, ma-
iale), gli animali selvatici (tutti quelli che vivono
allo stato libero), ^li animali favolosi (anfesibena,
grifone, ippogrifo, irescervo, orco, pègaso, salaman-
dra, ecc.), immaginati dalla mitologia e dalla fa-
vola.
Avifauna, la parte della fauna che comprende gli
uccelli. - Fauna, gli animali di una data regione; la
loro descrizione. - Fauna nivale, quella che vive
sulle vette alpine e nelle regioni artiche.
Primati, classe comprendente Viiomo. - Samopsidi,
i rettili e gli uccelli. - Selvaggina, salvaggina, le
specie di mammiferi e di uccelli viventi allo stato
di natura. - Spettro, nome di certi insetti e d'un
vampiro.
Armento, branco d'animali grossi domestici.
Branco, moltitudine d' animali della medesima
specie {sbrancare, togliere, uscire dal branco): schie-
ra. Bardotto, la bestia che il mulattiere monta se-
guendo il branco. - Ch-égge, bestiame minuto (pe-
cora, capra, ecc.), adunato e pasciuto insieme. — Man-
dra, congregarnento di bestiame. - Tribù, i gruppi
di cui si compone una famiglia di animali.
Denominazioni vards
relative alla struttura, alle attitudini, ecc.
Acefalo, animale mancante d'una testa distinta dal
tronco. - Acquàtico, che vi\c nell'acqua, va sull'acqua
0 sta presso l'acqua: acquàtile. - Aeròbo, di micro-
organismo che ha bisogno dell'ossigeno per vivere.
Agriòfugo, che vive di bestie feroci. - Ammodite,
che vive nelle sabbie. - Andrògino, di animale che
possiede i due òrgani riproduttori - Antidiluviano,
esistito prima di ogni tradizione storica, rispetto
alla cosmogonia biblica. -ylnwro, che non ha coda.
- Articolato, quello che ha articolazioni.
Bacillo, nome generico di varie sorta d' animali
microscopici, delti anche bacteri, cocchi, microbi, mi-
crococchi, spinili, vibrioni, e così pure dei micro-
zoi, recentemente considerati come specifici di va-
rie malattie. - Barbuto, di animali con pelo al viso
come gli uomini. - Bastardo, nato per incrociamento
di razza. - Bimane, con due mani. - Bipede, che cam-
mina e si sostiene con due piedi. - Bisulco, che ha
l'unghia divisa, fessa (bue, pecora, cupra). - BrutOy
sostantivamente, l'animale sfornito di riigioiie ri-
spetto all'uomo, che ne è fornito: animale stupido.
Carnivoro, che vive di carne, che mangia altri
animali. - Caudato, l'animale fornito di coda. - Cau-
dimano, quello al quale la coda serve di mano.
Cefalobranco, con branchie sul capo. - Cetaceo,
grosso animale di mare. - Cheiróttero, a cui le mani
servono da ali.- Lomipede, con piedi cornei.
Dasiuro, con la coda molto pelosa, - Da soma,
adoperato per portar carichi: somiere, somiero.
Da tiro, per trascinare veicoli: da traino. - Diddttilo,
con due dita a ciascun piede. - Didelfo, con una
tasca sotto il ventre; che ha come due matrici.
Digitigrado, che cammina sulle dita. - Di sangue
freddo o frigido, i pesci e i rettili. - Diurno, che sta
sveglio, che vive di giorno: emeralopo.
Elettrico, l'animale che, toccato, comunica come
una piccola scossa elettrica (es., il gimnoto, la tor-
pedine, ecc.). - Erbivoro, che mangia erba. - Eteró-
gino, che ha dei neutri e femmine 'molto diverse per
le forme.
Felino, appartenente ai mammiferi carnivori, di
cui è tipo il gatto. - Fiera, animale selvatico
Fissipede, che ha piedi fessi. - Frugivoro, che
mangia irutti.
Fossile, avanzo organico conservato nella crosta
solida del globo; corpo o vestigio di corpi orga-
nizzati che SI cava dal seno della Terra.
Gregario, che va a gruppi, che vive in società.
Ibernante, epiteto dato agli animali che passano
parte dell' autunno e l'inverno in istato di intorpidi-
mento e di letargia, da cui non escono che al
principiare della primavera. - Ibrido, prodotto del-
l'accoppiamento sessuale di animali eterogenei.
Immondo, aggiunto di animale che sta nella spor-
cizia, specialmente del maiale. - Inantópede o inan-
tópodo, che ha gambe lunghe, a mezzo nude.
Infusorio, piccolo animale appena organizzato,
che il microscopio fa scoprire nei liquidi. - Insetti-
voro, che vive a' insetti. - Invertebrato, che non ha
colonna vertebrale o scheletro interno. - Ittiòfago,
che vive di pesci.
Lubrico (poet.), d'animali che strisciano al suolo.
Macrocèfalo, di animale antidiluviano caratteriz-
zato da grossa cervice. - Marsupiale, che ha
una borsa sotto il ventre. - Masticatore, animale
con apparato masticatorio. - Meticcio, nato da due
specie differenti. - Mondo, il ruminante con l'unghia
fessa. - Monocero, con un corno solo (molluschi,
gasteropodi). - Monogamo, che si accoppia una volta
sola. - Monoico, che ha i due sessi distinti. - Mo-
notremo, che ha un' unica apertura per I' orina, lo
sperma e gli escrementi. - MuslelUno o vermiforme,
avente corpo molto lungo e piedi cortissimi.
Nictalopo, che vive la notte. - Notturno, che ta
vita attiva di notte.
Onnivoro, che mangia di tutto. - Orittero, che fruga
nella terra. - Osteozoario, vertebrato avente delle
ossa {osteozoi, gli animali vertebrati). - Oviparo, che
si riproduce mediante ova, deposte in epoche fisse
e nelle quali il germe, per opera dei materiali che
lo circondano, viene sviluppato. Vi sono ovipari a
sangue caldo e ovipari a sangue freddo. - Ovoviparo,
V animale le cui uova si schiudono nel seno stesso
delle femmine, senza contrarre aderenza intima con
le pareti degli organi della generazione.
Pachiderme, che ha la pelle spessa. - Palmato,
avente una membrana che collega le dita fra loro.
Parassita, che vive sopra o in un altro ani
99
male. - Pedimane, quello al quale i piedi posteriori
servono da mani. - Plantigrado, che, tanto nel cam-
minare quanto nello star termo, appogda sul suolo
tutta la pianta del piede, che é quindi sprovvista
di peli. - Polipo, animale cclenlenito, di forma ci-
lindrica o imbutiforme, perlopiù munito di un so-
stegno calcareo o corneo (polipaio). • Polmobron-
ctiiato, che ha polmoni e branchie, come gli axo-
loti, i pesci dipncì. -Polmonatp, provvisto di polmoni,
come 1 gasteropodi.
Quadrisutco, coi piede fesso in quattro. - Quadru-
mane, con quattro piedi che servono da mani.
Quadrupede, con quattro piedi.
Radiato {raggiato), avente intorno alla bocca or-
gani disposti a guisa di raggi. - Rizòfago, che vive
di radici. - Rizópodo, protozoo generalmente libero,
vivente nelle acque e dal corpo del quale, nudo o
munito d'una piccola conchiglietta calcarea, partono
numerose appendici filiformi, organi di locomozione
e di presa. - Moditore, che ha due denti incisivi
sul davanti. - Rotifero, animaletto, per lo più sfor-
nito di zampe, a corpo trasparente, fusiforme, lungo
da m. 0,0002 a 0, oooso. col capo munito di due or-
gani estremamente mobili, in forma di ruota, detti
cirri. - Ruminante, che fa passare gli elementi
per parecchi stomachi.
Schizomiceto, il più piccolo essere vivente su orga-
nismi morti 0 in soluzioni organiche, oppure su
corpi vivi, causa di malattie infettive. - Sdentato,
senza denti incisivi. - Setigero, l'animale suino.
Solìpede, con piede formato d' un solo zoccolo,
non fesso : solidùngolo. - Spongiaro, zoofito, spu-
gna. - Stallio e stallivo, d'animale tenuto o alle-
vato specialmente in istalla.
Tardigrafo, che cammina lentamente. - Testa-
ceo, che ha un inviluppo duro. - Tetraddttilo, tri-
dàttilo, che ha tre e quattro dita; pentadàttilo, che
ne ha cinque.
Uniparo, che partorisce un solo vivente per
volta.
Vertebrato, provvisto di vèi'tebre. - Viviparo, l'a-
nimale i cui piccoli escono vivi dalla madre: con-
trario di oviparo. • Volatile, atto a volare : uccello,
farfalla, mosca, ecc.
Zoocarpo, che è dapprima vegetale, poi animale.
Zoofito, animale che, per la sua semplicità di
organizzazione, si avvicina alla pianta.
Alcune parti e alcune sostanze
DEL CORPO animale.
Parecchie voci già presentate in anatomia: al
tre figurano qua e là dove si parla del mammi-
fero, deìVuccello e degli altri grandi gruppi pre-
cedentemente mentovati.
Parti. — Animella, una delle parti anteriori di
alcuni animali. - Arnione, le reni degli animali da
macello. - Artiglio, le unghie adunche delle fiere
e d' ogni animale rapace: granfia.
Becco, parte ossea della bocca degli uccelli, dei
polli, ecc. - Branchie, gli organi respiratori di tutti
gli animali che vivono nell'acqua e che prendono
in questo liquido l'aria necessaria pel mantenimento
della loro vita, - Buccio, parte esterna della pelle
degli animali.
Carne, in senso generico, dicesi di tutte le parti
molli' degli animali. - Carniccio, la parte di dentro
della pelle degli animali. - Cellula, organo fondamen-
tale, prima unità anatomica e fisiologica, che rap-
presenta il più piccolo e il più semplice apparato
organico. - Cenlopelle, omaso, libro, il terzo stomaco
dei ruminanti. - Cingolo scapolare e cingolo pelvico,
gli ossi che formano le estremità anteriori o poste-
riori negli animali vertebrati. - Liuffo, parte ante-
riore della criniera: mazzo di crini posti sulla parte
sporgente della nuca e cadenti sulla fronte.
Coda, organo più o meno allungato, che ha per
base le ossa cocclgee e termina il tronco di un gran
numero di animali. - Collare, cerchietto di peli o
penne differenti che alcuni animali hanno nel collo.
Corno (più comunemcmle al plurale, corna), osso
acuto e ritorto che spunta dalla testa di alcuni quadru-
pedi. - Corporatura, ìa. complessione dell'animale.
Corata, visceri e interiori del petto. - Crosta, in-
viluppo duro d'alcuni animali, che per ciò si chia-
mano crostacei.
Gamba, in veterinaria, la parte del membro po-
steriore che è formata dalla riunione delL ossa ti-
bia e peroneo e si articola per disopra con l'osso
della coscia, in basso con quello del garretto. - Glati^
dola, corpo molle e granelloso che si trova in più
parti degli animali. - Groppone, la parte fra le na-
tiche e le reni, in tutti gli animali, tanto quadru-
pedi quanto bipedi. - Grugno, il muso dell'animale,
e più specialmente del maiale. - Guscio, la veste
cornea di alcuni animali (chiocciole, ostriche, tarta-
rughe, ecc.).
Muso, la faccia degli animali: grugno, ceffo.
Natatoia, membrana che serve per movimento agli
animali acquatici. - iVodo vitale: regione del bulbo
0 midollo allungato.
Ooaia, organo in cui sono rinchiuse le uova nella
femmina dei,di animali ovipari. - Paracore, polmone
degli animali, e, scherz., dell' uomo. - PeMe, membrana
che avviluppa e copre esteriormente tutte le parti
degli animali (nel maiale, cotenna). Conciata, dicesi
cuoio. - Pelo, ciascuno dei sottilissimi filamenti che
crescono sulla pelle di moltissimi animali; tutti i peli
di un animale {macchia, certi segni naturali sul pelo
degli animali). - Increspatura, ondulazione che pre-
senta sempre il pelo degli animali ovini. - Penna,
produzione epidermica che copre il corpo dei vo-
latili; piuma, la penna più corta e più fine. - Piede
forcuto, quello del bue, della capra, della pecora, ecc.
Polpa, muscolo dell'animale senz'osso, né grasso.
Quadratura, tutto il dorso dell'animale dalle" spalle
alla groppa.
Rampa, zampa dinanzi di animali con le unghie.
Rete, l'omento o zirbo, specie di pannicolo, sparso
(jua e là come di nodi e vene di grasso, involgente
gli intestini degli animali. - Rivellino, parte estrema
rivoltata della coscia.
Schèletro, le ossa d'un animale morto, tenute
insieme dai legamenti naturali o artificialmente con
fili metallici. - Spina, appendice puntata di certi
animali. - Sugna, sugnaccio, detto a maiale.
larso, negli articolati, la parte terminale del piede.
Tentacoli, appendici mobili, non articolate, di cui
molti animali, specialmente molluschi e pesci, sono
provveduti sul capo: servono da organi del tatto.
Tronco, la parte degli animali vertebrati sulla
quale si articolano il capo e le membra.
Unghia:, parte o regione che termina il piede dei
solipedi e dei bifidi (bovini, ovini, ecc.).
Ventresca o trippa, ampia borsa situata a sinistra
dell'addome nei ruminanti, e in comunicazione con
altra borsa più piccola, detta digrumale, favo o rvr
mine.
Zampa, nei quadrupedi, ciascuno dei piedi ante-
riori; negli uccelli, ciascun piede: zampino, zam-
100
petto, zampuccio. - Zanna, dente curvo che, in parte,
esce dalle labbra di alcuni animali (cinghiale, ma-
iale, ecc.). - Zoonito, ciascuno dei vari articoli o anelli
del tronco animale.
Sostanze. — Albumine: sostanze proteiche, com-
poste di carbonio, idrogeno, ossisienn, azoto e solfo,
che formano i principi essenziali del protoplasma,
sia animale che vegetale. - Caglio o presame, diastasi
secreta dalla mucosa gastrica di vari animali. - Ci-
toblastema, la sostanza germinativa del corpo ani-
male da cui si sviluppa il tessuto cellulare. - Colla.
materia viscosa e tenace composta di varie sostanze
animali e vegetali. - Còrnea, sostanza di cui constano
l'epidermide, le unghie, i peli, le corna, la lana,
la seta, le squame, ecc.
Protagono, principio immediato, fosforato, dell'or-
ganismo animale, secondo Liebrich.
Latte, noto liquido, bianco e nutriente, che si
forma nelle mammelle delle femmine dei mammi-
feri.
Madreperla, sostanza calcare, dura, brillante, a
riflessi madreporici, estratta principalmente dal-
'avicula perlifera.
Sarcina, sostanza (detta anche merismopedia) che
accompagna quasi sempre la xantina nell'organismo
animale. - Seme, l'umore che serve alla generazione
animale: sperma. - Spuma, bava animale. - Succhi,
i prodotti liquidi che si estraggono da materie ani-
mali.
Tartaruga, sostanza di struttura fibrosa a lamine,
che ha molta analogia col corno,, ma è più fragile:
è altresì assai più bella e naturalmente translucida.
litello nutritivo, il giallo del vitello nell'ovolo de-
gli ovipari.
limasi, la sostanza attiva, non azotata, che s
espande dagli animali e dai vegetali. - Zoogommitoi
dicesi di sostanze mucose e gelatinose d'animali.
Indole e figure di animali
Indole. — Animale agevole, mansueto, che si la-
scia governare facilmente. Contrario di rustico. - Do-
cile, d'animale che potrebbe essere restìo e che in-
vece è obbediente. - Domestico, addomesticato, che
vive in consorzio con l'uomo.
Fallace, tale da non potersene fidare. -Feroce, appel-
lativo generico dei maggiori carnivori (leone, tigre,
• ecc.): fiera. - Focoso, impetuoso. - Indomabile, che
non si può far servire; indòmito, non domato; che non
si è potuto domare, rendere mansueto, agevole.
Predatore, animale di rapina: rapace.
Restio, dell'animale da soma, da tiro, da caval-
care, quando non vuol andare. - Ringhioso, che mo-
stra i denti e accenna a voler mordere.
Timido, pauroso, come la lepre, il coniglio, ecc.
Vorace, che mangia molto.
Non gli manca che la parola: di animale molto
intelligente, di statura o figura molto animata.
Figure. — Accorpato: pregno, detto di pecore,
capre, cavalle, ecc. - Carico di spalle, l'animale
in cui la regolarità della conformazione concorre
efficacemente alla libertà e airele<:anza dei movi-
menti. - Carogna, bestia (specialmente cavallo, mulo,
ciuco) mal ridotta e buona a nulla: brénna, rozza.
Forte di spalle, di animale con buone spalle. -
Quartato, animale grasso e membruto. - Raggiunto,
con gli arnioni ricoperti di molto grasso. - Reale,
che è di ottima razza. - Riproduttore, animale de-
stinato alla riproduzione: le leggi dell'eredità e
della cernita debbono regolarne la scelta. - Salta-
tore, che si move a salti. - Sterpagnolo, ài ani-
male stentato.
Atti, funzioni, movimenti, voci, stati,
cambiamenti, ecc.
Atti.— Adombrare, pigliare ombra, spavento: detto
di parecchi animali, specialmente del cavallo. - Ar-
rull'are il pelo, dell'animale quando si inquieta.
Avere il chiasso, avere molto brio. - Azzannare,
prendere con le zanne {azzannata, zannata, l'atto
e l'effetto). - Rizzare il pelo, di certi animali per
ira. - Sdegnare, degli animali, quando non vogliono
più tornare in un posto, e non vanno più in amore.
Sentire, riconoscere al fiato, all'odore; degli ani-
mali che riconoscono il sesso.
Funzioni. — Accoppiarsi, accoppiamento, l'unirsi
dell'animale maschio alla femmina per la còpula,
ossia per l'atto iniziale della generazione: congiun-
gersi, fare la congiunzione; coprire (del maschio
rispetto alla femmina). - Andare, entrare, essere in
amore, detto degli animali, nel tempo del loro ac-
coppiamento: andare in frégola, andare, essere, en-
trare in caldo.
Brucare, il mangiare le foglie, l'erba (beccatura).
Covare, di uccelli, galline, piccioni, ecc, : stare
sull'uovo 0 sulle uova, finché siano nati i pulcini.
Covatura, V atto del covare e anche il tempo della
cova (Incubazione, la covatura degli uccelli o d'altri
animali, come qualche specie di serpenti. Prima,
seconda, terza covata. Mandar a male la covata,
non far schiudere l'uovo).
l'ar razza, figliare, partorire, generare. Figliata,
delle bestie, quante ne nasce in un sol parto; degli
nccelli, nidiata - Figliatura, il figliare, d'uno o più
parti, 0 il tempo nel quale gli animali usano fi-
gliare. - Funzione, l'attività e l'ufficio degli organi
animali viventi.
Montare, atto dell'animale maschio che compie l'ac-
coppiamento : monta. - Mudare, degli uccelli quando
rimutano le penne; e d'animali che cambiano 11
pelo.
Movimenti. — Accovacciarsi, accovacciolarsi, degli
animali quando si mettono nel covo e anche quando
si mettono a giacere rannicchiando le gambe e po-
sando il ventre a terra. - Accovaccio tarsi, vale an-
che mettersi nel covacciolo: detto di animali piccoli,
uccelli, polli e simili. - Accularsi, mettersi in po-
sizione di sedere: detto delle lepri e d'altri animali.
Ambutalnrio, movimento che fanno alcuni animali
sui corpi solidi (serventi come punti di appoggio),
ordinariamente per mezzo delle zampe, e qualche
volta per mezzo di organi speciaU.
Appettare, degli animali da tiro, quando, attac-
cati, tirano o fanno forza col petto. - Appoggio,
momento dell'andatura degli animali in cui il mem-
bro, toccando il suolo, sopporta il peso del corpo.
Fermarsi in quattro, l'arrestarsi di botto della
bestia restia. - Impuntare, impuntarsi, fermarsi,
ostinandosi a non voler andar avanti. - Impennarsi,
alzare le giuiihe davanti, reggendosi su quelle po-
steriori: inalberare, inalberarsi (inalberato, impen-
nato). ■ Inarcare (inarcatura), il piegare ad arco, che
fa qualche animale, della schiena, flessibile.
Schiacciarsi, di certi animali, stendersi quasi con
la pancia, a terra. - Sculettare, degli animali, alzare
il di dietro. - Sguisdare, sguiscio, il guizzare che
fanno di mano i pesci e altri animali di pelle vi-
scida. - Trabucarsi, degli animali che hanno i loro
covi sotto terra, ed escono da una buca per entrare
in un'altra.
lOi
Voci. — Abbaiare del cane, della volpe, e ta-
lora anche del lupo. • Barrire, dell'elefante. - Be-
lare, della j)ecora e della capra.
Cantare, di molti uccelli e del gallo. - Chiocciare,
tchiamazzare, della gallina - CiìK/vetlare, della
gazza, della ghiandaia, del ]japj)ft gallo.- Chiur-
lare, dell' assiuolo e di molti altri uccelli notturni.
Garrire, degli uccelli di rapina. - Gemere, della
tortora. - Ginocchia re, gracidare, del corvo. - Gra-
cidare, della rana, del rospo. • Grugnire, del
inaiale e del cinghiale.
Latrare, del cane.
Miagolare, (jiiu alare, del gatto. - Muggire, wug-
gìnare, del 6tte, della vacca, del fo»"0. - Nitrire,
annitrire, del cavallo.
Ragliare, ragghiare, dell'asino. - Ringhiare, rin-
ghio, di animale e specialmente di cane che urla
digrignando i denti. -.Ruggire, del leone. - Ru-
gliare, fremere cupo che fanno alcuni animali.
Sibilare, fischiare, del serpente. - Squittire, schiat-
tire, della volpe. - Stridere, della cicala, della ci-
vetta, del grillo, del pipistrello,
lubare, del colombo. - Ululare, del lupo. - Ur-
lare 0 jremere, dell'oyvso.
Zirlare, trutilare, fischiare del tordo e d' altri
uccelli.
Veggasi, inoltre, ai nominativi di ogni singolo
animale.
Stati, caiiIbiamenti. — Anamorfosi, cambiamento
ideale di forma o di svUuppo nelle specie di un
gruppo animale. - Cernita, serie di modificazioni
organiche, per le quali le specie viventi si trasfor-
mano, danno origine a varietà e a specie nuove.
Gastrula, stato dello sviluppo di un^animale in
cui il blastoderma è ancora didermico, con una ca-
vità centrale.
Acquistare, crescere, venir su bene. - Entrare, il
passare in una condizione nuova, transitoria (en-
trare in amore, ecc.) - Imbastardire, imbastardimento,
d'animale e razze che guastano, confondono il tipo.
Letargo, sopore profondo in cui vivono, per un
periodo vario di tempo, alcuni animali.
Metamorfosi, i cambiamenti di forma e di strut-
tura che fanno nel loro sviluppo alcuni aniuiali.
Putrefazione, corrompimento per putredine.
Rigenerazione, riproduzione di una parte del
corpo animale stata troncata o altrimenti perduta:
gli animali inferiori, come i protozoi, godono di
questa facoltà in grado eminente. - Rivivtscenza, fa-
coltà che hanno certi animali di rivivere dopo es-
sere stati disseccati: riposti in luogo umido, ripren-
dono le funzioni vitali sospese. - Sessualità, sesso,
la distinzione fisica tra il maschio e la /ewi-
tnina.
Varie. — Cacherello, sterco di topo e di altri
animali (capre, pecore, lepri, uccelli granivori, ecc.),
che lo mandano fuori a piccoli pezzi sodi, tondi o
d'altra figura. - Calcio, colpo dato col piede o eòi
piedi posteriori. - Zampata, l'impronta che lascia
l'animale in terra con la zampa.
Di alcuni mali e malanni degli animau.
Afta epizootica {febbre aftosa), malattia miasma-
ti co-contagiosa, che affetta i ruminanti, il maiale, il
cavallo e anche la selvaggina e i volatili: si mani-
festa sotto forma di eruzione vescicolare febbrile
nella bocca o nei piedi, o in entrambe le parti
contemporaneamente. - Antrace, carbónchio, car-
bóne, diconsi certi tumori, di diversa forma e di
'ndole assai maligna, che si sviluppano sopra varie
parti del corpo degli animali, aumentano con rapi-
dità, sono accompagnati da febbre e passano facil-
mente in cangrerta. Antrace, chiamasi più preci-
samente il carbonchio benigno. — Assillo, insetto che
tormenta gli animali. - Attinture, le contusioni o
soluzioni di continuità che si torniano nei solipedi,
sul lato interno della corona del piede, del nodello,
dello stinco e periino del ginocchio.
Bolsaggine, difficoltà di respirazione degli animali
domestici.
Calcolo, corpo solido, più o meno duro, di varia
dimensione, che si forma in diversi organi degli
animali. - Cimurro, malattia inlettiva degli equini,
dei cani e, talvolta, d'altri animali (gatti, lupi, ecc.),
trasmissibile all' uomo e caratterizzata da scolo na-
sale {moccio). Incimurrire, prender il cimurro. - Cól-
po, cascata, la perdita del moto spontaneo e del
senso, per cui l'animale cade come colpito da ful-
mine, e il più delle volte senza più rialzarsi: apo-
plessia. • Costipazione (febbre infiammatoria), ma-
lattia frequentissima ne' solipedi, sopratutto nel
cavallo, più comune nei bovini che nelle pecore:
è un febbrile sconcerto di tutto il corpo, accom-
pagnato da lungo sopore, da respiro difBcile, da
celere battimento di fianchi e, non di rado, anche
da tremori e da gemiti.
Enzoozia, qualunque malattia che regni costante-
mente, 0 a certe èpoche pei-iodiche, tra una o più
specie di animali, in qualche contrada. - Epizoozia,
malattia generale, epidemica negli animali domestici
d' un paese.
Malattia del taglione {cancro volante), il distacco
delle unghie negli animali di unghia fessa. - Mal
caduco, perdita intermittente dei sensi e dei moti
volontari, per cui 1' animale stramazza a terra, di-
battendosi : convulsione, epilessia. - Mal d' arnióne,
il guidalesco che formasi sulle spine delle ultime
vertebre dorsali e delle lombari. - Mal del cervo,
tiro secco, contrazione spasmodica dei muscoli, la
quale ora prende la testn, ora il collo, ora la co-
lonna vertebrale, le gambe davanti o quelle di die-
tro e qualche volta tutto il corpo, impedendo ogni
movimento; ha spesso esito tatale. - Mal del fico,
escrescenza fibrosa, putrida, che a guisa di fico
pende fuori dalla suola del piede, e vi si genera
per mali umori, o per non essersi data libera uscita
al sangue o alla marcia nelle sproccature e simili.
Mal della fioretta, mal renino, V impossibilità di
muoversi dell' animale, essendo assalito da paralisi
nelle gambe di dietro. - Mal del ròspo {mal della
formica, pinzanése, tarlo, tignuola), ulcera cancrenosa
che corrode a poco a poco il fettone e le parti
vive che stanno di sopra, mandando un umore fe-
tentissimo, e riducendo il piede alletto ad una
massa grigiastra e schifosa.
Quarti, le fessure, le fenditure, le screpolature o
soluzioni di continuità che sopravvengono alla parete
dell'unghia dei solipedi o monodattili.
Riprensione, rinfondimenlo, congestione di umori
che, per troppa fatica o riscaldamento, si fa nei vasi
che stanno sotto l'unghia, specialmente del cavallo,
con infiammazione di essa e delle vicine parti del
piede, sicché l'animale si muove a stento. - Riscal-
daménto, infiammazione della cute, che si manifesta
con una eruzione di tumoretti più o meno grossi,
più 0 meno numerosi ed approssimati, ora su tutta
la superficie del corpo, e ora, più particolarmente,
alla testa, alle spalle, al collo, al costato e alla
groppa.
Siìioca, la costipazione, specialmente del cavallo:
è frequente nei solipedi.
Spallare, spallarsi, guastare, guastarsi la spalla:
di animale da tiro. - Spavenio osseo fspinellaj, nei
solipedi, esostosi alla pianta interna e superiore
del garetto. - Sproccahira, lesione della suola o del
fettone dei solipedi, cagionata da puntura o da urto
violento dei corpi acuti e taglienti.
Tafanato, l'animale punto dal tafano.
Tiro, ticchio, viziosa abitudine, e talvolta anche
morbosa, di alcuni cavalli, per la quale essi si
danno interrottamente in preda a movimenti anor-
mali e disordinati. - Tubercolosi^ malattia molto
diffusa negli animali bovini.
Azioni dkll'uomo sugli animali.
ahnesi relatfvi
Abbàttere, abbattimento, l'atto di coricare e tratte-
nere gli animali sopra un letto di paglia, quando
si devono fare operazioni chirurgiche; anche 1' uc-
cisione di animali in casi di malattie incurabili o con-
tagiose, per misure sanitarie. - Abbeverare, dar da
bere ad animali, condurli aìV abbeveratoio: mas-
sime i solipedi e i ruminanti. - Abbiadare, pascere
di biada. Abbiadato, l'animale cosi pasciuto. - Acca-
prettare, legare un animale per le quattro zampe:
Acclimare, acclimatare, far vivere e prosperare
alcuni animali fuori dal loro paese, ossia in un
paese che non sia quello di loro origine. - Accli-
mazione, atto ed eifetto dell' acclimare. - Accodare
(accodatura), disporre bestie da soma o da tiro, una
immediatamente dietro 1' altra. - Accollare, mettere
sul collo , e accòllo il gravitare che fa sul collo della
bestia da tiro la parte del carico che è sul davanti
di un carro.
Addomesticare, addimesticare, rendere domestico
un animale; addomesticamento, addimesticamento,
Y atto e r efletto. - Affrenare, governare col freno :
specialmente di animali da sella e da tiro. - Aggio-
gare, aggiogamento, il mettere al giogo. - Allevare,
allevamento: di animali che non si vendono e non
si ammazzano, ma si fanno crescere per profitto;
anche parte della zootecnica diretta allo scopo di
moltiplicare gli animali domestici, renderli tali che
rispondano a determinati bisogni economici e com-
merciali e mantenerli in queste condizioni.
Ammaestrare, rendere un animale qualunque atto
ad eseguire certi esercizi, per lo più a scopo di
pubblico spettacolo, da cavallerizzi, da acrobati, da
saltiml)anchi, ecc. Aìnmaestrabile, di animale che
può essere ammaestrato ; ammaestratore, ammaestra-
trice, la persona che ammaestra. - Ammansare, man-
suefare, addomesticare. - AmmeWere, me/tere, di cani
e d' altri grossi animali domestici : secondarne il
congiungimento a scopo di generazione. - Appari-
gliare, apparigliameìito, lo scegliere, la scelta razio-
nale di due animali domestici riproduttori, della
medesima razza o di razza differente, che si fanno
accoppiare nell'intento di ottenere dei prodotti, se-
conoo un determinato scopo propostosi nell' alleva-
mento. - Assoggettare, il limitare 0 annientare i
mezzi di difesa degli animali.
Bardare, mettere la bardatura, il finimento o for-
nimento, ossia gli arnesi che servono per il governo
di un animale da tiro o da sella, ecc.
Castrare, il togliere completamente i due testicoli
ad un animale: volgarm., fare la funzione. Castra-
zione, atto ed effetto. - .Castracani, chi fa il mestiere
di castrare i cani e altri animali.
Domare, specialmente degli animali da lavoro re-
stii per natura, renderli ubbidienti, adatti, mansueti.
Domatore, chi compie tale ufficio, ma più special-
mente chi ammaestra bestie feroci. - Fare a confi-
denza con animali, starci intorno senza riguardi
Ferrare, conficcare i ferri ai piedi del cavallo
del mulo e d'altri animali: lavoio del maniscal-
co. - Governare, dar da mangiare.
Imbalsamare, imbalsamazione, il conservare corpi
di animali morti per mezzo di sostanze che impedi-
scono la putrefazione e induriscono i tessuti. - Tas-
sidermia, arte di preparare e conservare i corpi
degli animali, per disporli in collezioni zoologiche.
Impagliare, di animali morti, imbottirne la pelle
di paglia in modo che figurino vivi. - Incrociare,
accoppiare animali di specie o razze diverse. - In-
grassare, nutrire animali, lasciandoli in riposo, per
destinarli al macello (animali grossi) o alla cucina
(polli, ecc.)
Metter sotto: attaccare, degli animali da tiro. -
Mungere, spremere il latte dalle mammelle degli
animali.
Stanare, far uscire, togliere dalla tana. - Tosare,
tagliare la lana alle pecore, il pelo ai cani, ai ca-
valli e simili. - Tosatura, V atto, 1' efletto e la ma-
teria tagliata.
Capestro, collare, comunemente di vimini, che si
lega intorno al collo o al capo degli animali, per
tenerli fermi durante la cura veterinaria o per le-
garli nella sialla. - Filamento, tutto ciò che serve
per attaccare gli animali da tiro, da sella, ecc.: for-
nimento^ bardatura. - Frenèllo, ordigno di ferro o
di cuoio, composto di uno o più cerchi, nel quale,
messo il muso dell'animale, gli si impedisce di morde-
re: museruoìa. - Frusta, arnese per incitare gli ani-
mali da tiro. - Torciglione, ordigno per ridurre al-
l' immobilità o all' obbedienza un animale ricalci-
trante: usato nella ferratura, nelle operazini vete-
rinarie, ecc. - Trapiìola, ordigno per oprendere
animali : tagliuola.
Luoghi in cui stanno o si tengono gli animali
Gli animali liberi stanno, secondo la loro natura,
pressoché in ogni luogo: sulla terra e dentro la
terra, nell'acqua, sugli alberi, nell'aria, negli edifici,
nei mobili, nei vegetali e (i parassiti) sugli stessi
animali.
Covile, luogo dove l'animale dorme o riposa:
cuccia {Ai animale domestico); covo, specialmente di
fiera.
Nido, piccolo covacciolo che si costruiscono gli
uccelli. - Tana, caverna di bestie.
Acquario, grande vasca nella quale si tengono
animali acquatici vivi, a scopo di osservazione o
per darne spettacolo. - Aggina, parte di pascolo
assegnato ad un branco di bestiame. • Alveare, l'ai'-
nia dell'ape, popolata. - Gabbia, ordigno di varie
foggie per uso tli rinchiudervi uccelli vivi o altri
animali. - Giardino zoologico, raccolta d'animali vi-
venti, per studio o diletto.
Ovile, luogo nel quale si rinchiudono le pecore.
Piccionaia, colombaia, piccola stanza sopra il tetto,
0 cassa di legno con apertura, nella quale si dà
ricetto ai colombi. - Pollaio, luogo di ricetto perii
pollame. - Porcile, la piccola stalla del maiale.
Serraglio, collezione di bestie esotiche e rare, che,
chiuse in gabbia, si trasportano da luogo a luogo
per darne spettacolo. - Slabuhirio, stanza, luogo nel
quale dall'autorità comunale si tengono per alcun
ANIMALE — ANIMO
103
tempo gli animali tolti dalie stiade. - Stalla, stanza,
locale a pianterreno, per ricetto di animali, per io
più quadrupedi. - Vivaio, consor\a d'animali vivi,
specialmente di pesci {piscina).
Gabinetto di storia natniale, collezione di animali
impagliati, di scheletri, ecc.
Scienze e termini vari urlativi agli animali.
Chimica animale, o zoochimica, la scienza che
tratta della composizione chimica dei corpi animali.
Fisioloiiia animale, scienza delle funzioni vitali
negli animali. - Geografia animale o zoogeografìa,
scienza che insegna come siano distribuiti gli ani-
mali nelle diverse parti o regioni della Terra.
Ippiatria, ippiatrica, medicina dei cavalli; ma-
scalcia. - Mecca:, j-a animale, l'applicazione della
meccanica allo studio dei movimenti degli animali.
Paleontologia, parte della storia naturale che tratta
degli esseri organizzati, dei quali le specie sono
estinte. - Psicologia animale (legge darwiniana),
studio delle manifestazioni dell'anima nelle bestie.
Tauratria, medicina degli animali bovini. - Terio-
tomia, anatomia delle bestie feroci.
Zootjrafia, descrizione degli animali. - Zooiatria,
zoiatria, complesso di scienze comprendente tutte
le dottrine che hanno per oggetto la conoscenza
della struttura anatomica, macroscopica e micro-
scopica, del corpo degli animali, le funzioni nor-
mali degli stessi, il pervertimento anatomico e fun-
zionale dell'organismo, la nozione dei mezzi me-
dico-chirurgici, atti a curare le malattie stesse : ve-
terinaria. - Zoologia, scienza degli animali che ne
esamina le forme esterne e l'organismo, il modo di
vivere, i rapporti, classilicandoli. Zoografia, non co-
mune. Zoologico da zoologia: studio, collezione, so-
cietà, ecc.; zoologo, studioso, cultore, professore di
zoologia. - Zoonomia, ramo della fisiologia che si
occupa delle leggi dell'organismo animale. - Zoo-
tossia, classificazione degli animali. - Zootecnia,
zootècnica, la dottrina dell' applicazione delle leggi
fisiologiche e agricole per far prosperare e molti-
plicare gli animali domestici. - Zootomia, anatomia
degli animali. Zootómico, zootomista.
Animaleolismo, sistema che ammette l'esistenza
di piccoli animali nello sperma. - Bromatrometria,
misura degli alimenti necessari agli animali in certe
condizioni.
Magnetismo animale, teoria di coloro che cre-
dono all'esistenza d'un fluido comunicantesi da un
animale all'altro. - Metempsicòsi, sistema che am-
mette la trasmigrazione dell'anima nei diversi ani-
mali.
Metamorfosi, i cambiamenti di forma e di struttura
che fanno nel loro sviluppo alcuni animali, alcune
piante. - Mezzo, V elemento in cui vive un organi-
smo. - Microcosmo, corpo animale. - Mimetismo, fa-
coltà di imitare. - Monogenesi, modo unico di ripro-
duzione degli animali.
Naturalista, che si occupa di storia naturale,
quindi anche dello studio e della descrizione degli
animali. - Organo, parte d'un corpo animale, atto a
compiere una funzione; membro.
Protezione degli animali, sistema di provvedi-
menti per impedire il maltrattamento delle bestie.
Zoismo, complesso di fenomeni della vita ani-
male, il processo di questa. - Zooforo, fregio con
fiatira d'animali. - Zooglifìto, pietra presentante im-
pronte animali. - Zoófììo, amico, protettore delle
bestie (società zoòfila). - Zoolatria, culto degli animali.
Zoolito, animale o parte d'animale impietrito, pie-
trificato. - Zoomorfilo, pietra avente la forma d'un
animale. - Zootipolito, pietra portante l'impronta di
una parte d' animale. - Zootrofico, quanto ha rela-
zione con la nutrizione degli animali. — Zooepica,
le guerre degli animali, e specialmente della volpe
e del lupo, cantate epicamente.
Animali velenosi. — Detto a velenoso.
Animare {animato, animatore, animazionej.Dare,
infondere anima. - Incorare, ispirare coraggio
o volontà di fare quale! le cosa. - Animalo, espri-
mente affetto, sia di volto come di discorso, di
stile, ecc. - Animatore, animatrice, la persona o la-
causa che anima. - Animazione, atto ed eil'etto del-
l'animare.
Animella. Una parte interiore di qualche ani-
aie. - Rotella di legno nel bottone.
Animo. L'anima umana considerata come prin-
cipio attivo della volontà e degli afietti. Parola, del
resto, \ariamente usata, per indicare: carattere,
indole, niente, pensiero, spirito; ardimento
coraggio, forza morale; disposizione, inclina-
zione a checchessia; effetto di ragionamento; p»'^-
sentintento; intendimento; intenzione, propo-
sito; attenzione; parere, opinione.
L'animo è. o si considera, la sede d'ogni affetto,
d'ogni passione, d'ogni sentimento. Di sua na-
tura, l'animo può essere buono o cattivo, forte
0 debole, gentile o rozzo, benevolo o crudele,
umile 0 superbo, nobile o vile, generoso o
avaro, prudente o temerario, sincero o fa-
cile a fingere, delicato o volgare, indulgente
0 severo, ecc. Molto vari, poi, gli stati, le condi-
zioni in cui l'animo può trovarsi, secondo che in
calma, in pace, o in preda ad agitazione; do-
minato daira»«o»"e, o dall'ira, dall'odio, dalla
gelosia; rallegrato dalla spei-anza o turbato dal
dubbio, dal sospetto; pieno di felicità o invaso
dalla disperazione; colmo di gioia o di do-
lore; di buonitfnore o di malumore; facile
nWamicizia o ?i\\ indifferenza; nW allegrezza
0 nlÌA rnelanconia ; soddisfatto, contento, op-
pure vinto da cruccio, da dispiacere; incline
alla virtù o al vizio; schiuso alla generosità o
stretto daW egoismo; animato da benevolenza,
lieto della fortuna d'altri, o róso dall' invidia.
Inoltre, l'animo può essere affranto, spossato, vinto
dal dolore ; sgombro, dicesi di animo senza preoc-
cupazioni, sereno ; stanco, quando spossato da con-
trasto d'affetti; superiore, se dotato di alti senti-
menti ; turbolento , quasi in continua perturba-
zione, ecc.
Facoltà', qualità' dell'animo.
Abnegazione, atto dell'abnegare, ossia del distac-
carsi dell'animo dai piaceri e dagli affetti terreni;
rinuncia, non senza sacrifìcio di sé, o d'alcun sen-
timento, a prò d'altri. - Accidia, rilassatezza delle
forze psichiche, noncuranza, pigrizia, tedio del ben
fare. - Disposizione, naturale inclinazione, tendenza,
attitudine a checchessia: propensione, buona o
cattiva, verso cosa o persona. Disporre' preparare
l'animo. Essere bene o mal disposti, avere animo in-
clinato, oppure avverso a concedere cosa doman-
data, a favorire, ecc.
Educazione, atto ed effetto dell'abituare l'a-
nimo ad amare il bello e il bone. - Energia, vi-
gore dell'animo nell'operare; fortezza, forza.
104
Entusiasmo, notevole disposizione o fervore
occasionalmente suscitato, per cui l'animo sente ed
opera con insolita energia.
Facoltà, la potenza dell'eseguire una cosa. - Fer-
mezza, coslcmza di propositi, saldezza di volontà.
Forza viorale, complesso delle energie dell'animo.
Generosild, nobiltà e grandezza d'animo, libera-
lità (generoso). - Indulgenza, disposizione mite
dell'animo verso gli altrui difetti, specialmente da
parte di chi potrebbe punire severamente - In-
tenzióne, pensiero, proposito, volontà di fare chec-
chessia. - Intimo, l'interno dell'animo: fondo, pro-
fondo; i penetrali. - Intrinseco, il segrelo dell'a-
nimo. - Ispirazione, di idea, di sentimento che si
desti spontaneamente o sia suggerito, e, per lo più,
con movimento opportuno, in buon punto, util-
mente.
Longanimità, tolleranza, sofferenza, pazienza,
verso gli altri. - Magnanimità, grandezza d'animo,
enerosità. - Moto, impulso istintivo dell' a-
nimo. Irrefrenabile, quando non lo si può repri-
mere. - Pudore, avversione alle cose disoneste.
Sincerità (sincero, sinceramente), schiettezza di
animo. - Soavità, dolcezza, benignità, delicatezza,
squisitezza.
Telepatia (neologismo), comunicazione spirituale
tra persone lontane senza alcun parvente mezzo dei
sensi: fenomeno non ancora ben chiarito.
Virilità, vigore, robustezza d'animo. - Virtù,
abituale disposizione che induce l'axiirao a fare il
bene e a fuggire il male. - Vocazione, il sentirsi
chiamato, inclinato a una cosa. - Voce interna, (orzai.
interna dell' animo, della coscienza.
Stati e moti dell'animo.
Locuzioni.
Abbandono, perdita delle forze, decadimento del
l'animo, del coraggio: abbattimento, abbiosciameiito,
accasciamento; amevolimento, indebolimento, infiac-
chimento; scoramento (abbattersi, abbiosciarsi, acca-
sciarsi, affievolirsi, indebolirsi, infiacchirsi; scorarsi,
abbattuto, abbiosciato, accasciato, affievolito, indebo-
lito, infiacchito; scorato). Quando sia intenso, l'abban-
dono è avvilimento. - Accecamento, stato d'animo in cui
non si sa, non si può distinguere il vero o il giusto,
per effetto di passione, di prevenzione, di pregiu-
dizio e simili (accecare, accecarsi, accecato) - Acciacco
pubblico, pubblica miseria, prostrazione dell'animo
dei più, ecc.
Agitazione, commovimento, inquietudine (agita-
bile, che si può agitare; agitante, che agita; agitato,
in agitazione; agitare, agitarsi, provocare agitazione,
esserne preso). - Animosità, stato dell'animo inspirato
ad odio. - Aspirazione, affettuoso desiderio del-
l'animo per qualche oggetto {aspirare, aspirante, che
aspira). - AviKrsione, cattiva disposizione dell'animo
verso altri (avversare, avversarsi, avversato): quando
forte e quasi invincibile, dicesi ripugnanza; se
duratura, nemicizia. - Avvilimento, abbandono
e, insieme, utniliazione dell' animo (avvilire, av-
vilirsi, avvilito).
Bollore, riscaldamento, eccitamento d'animo pro-
dotto da una passione (bollire, ribollire).
Commozione, Io stato dell'animo tocco da diverse
passioni od affetti, ma più specialmente da quello
della pietà o deWa. tneraviglia (commovente,
commosso; commòvere, commóversi, ecc.). - Confu-
sione, stato dell'animo agitato per vergogna, penti-
mento, rimorso (confondere, confondersi, confuso).
Costernazione, grande sbigottimento; grande acca-
sciamento per elfetto di grave sventura o simili
(costernare, costernarsi; costernato). - Cruccio, aftli-
zione d'animo; tormento, scorruccio, travaglio (cruc-
ciare, crucciarsi; crucciato).
Demoralizzazione, accasciamento (demoralizzare,
demoralizzarsi, ecu.).- Depressione, avvilimento, con
senso di umiliazione (deprimere, depresso). - Eccita-
zione, stato di eccitamento, di esaltazione, di turba-
mento. - Fastidio, stato di noia, di tedio, di nausea,
di ripugnanza (infastidire, infastidirsi; infastidimento,
in fastidilo).
lìnitressione, effetto che una cosa qualsiasi
produce sull'animo (impressionare, impressionarsi;
impressionàbile, impressionato). - Incentivo, stimolo,
incitamento a fare alcunché. - Indisposizione, di ani-
mo, malumore (indif.porre, indisporsi; indisposto).
Infatuazione, condizione dell'animo che ama, am-
mira, ecc., ciecamente e con fatuità o follemente
(infatuare, infatuarsi; infatuato). - Irritazione, ina-
sprimento d'animo, sdegno. - Malcontento, stato in-
quieto dell'animo per cose che non vanno a modo-
nostro. - Malànimo, animosità, malevolenza, senti-
mento per il quale si vede di malocchio il bene
altrui; mal talento, mal zelo. - Malavoglia, cattiva
disposizione d'animo.
Òligopsichia, fiacchezza di spirito, d'animo. - Or-
rore, spavento, abominazione.
Pace, stato di intima tranquillità (pacificare, pa-
cificarsi; pacifirato). - Paratimia (gr.), malumore.
Patèma, affezione d' animo penosa. - Preoccupar
zioiie, in qualche caso, lieve timore preventivo.
Raccoglimento, stato dell'animo assorto in un senti-
mento (raccogliersi, raccolto). - mbellione, il riliuto
che l'animo oppone a qualche atto: sollevazione in-
terna (ribellarsi, ribellalo, ribelle). - Ribrezzo, repul-
sione dell'animo con subito tremore, quasi orrore. -
Risentimento, leggiero impeto d' ira { (risentirsi,
risentito).
Scatto, impeto, moto improvviso dell'animo; an-
che, ispirazione (scattare, scattato). - Sconvolgimento,
forte perturbazione, disordine completo (sconvolgere,
sconvolgersi; sconvolto). - Sospensione, stato di incer-
tezza, di dubbio, di indecisione (sospendere, sospeso).
Turbamento, alterazione d'animo, commosso
per qualche cosa spiacevole: conturbamento (turbare,
turbarsi, turbato). - Vergogna, perturbazione d'a-
nimo intorno a cose che reputiamo lesive dell'onore.
Animare, rianimare, dare, rinnovare impulso, ener-
gia all'animo. Animato, disposto d'animo (animarsi,
rianimarsi). - Aprirsi (aperto), dell' animo che ma-
nifesta, confida, rivela un affetto, un sentimento;
espandersi (espansione, espansivo). - Destare, ridesta-
re, suscitare nell'animo afletti, impressioni, ecc.
Inasprire, inasprirsi, provocare o subire inaspri-
mento, irritazione. - Impermalirsi, essere pernia-
loao, aver a male ogni cosa. - Inclinare, piegare,
propendere per checchessia: tanto dell'animo che
della mente (incliucroh'). - Indirizzare, indirizzarsi,
far volgere o volgere l'animo ad uno scopo, ad uno
studio, ad una maniera di vivere, e simili: dare
indirizzo. - Infastidire, infastidirsi, provocare, inflig-
gere, sentire, subire fastidio, noia (infastidimento,
infastidito). - Ingalluzzare, ingalluzzire, ringalluzzare,
ringalluzzire' (ingalluzzirsi, ingalluzzito, ecc ), essere
preso da allegrezza e dimostrarla. - Interessare,
cattivarsi l'animo, commuovere (interessamento, inte-
ressato). - Interessarsi, partecipare con attenzione di
animo alle sorti d'altri. - Invasare, occupare strana-
mente l'animo, escludendo ogni altro sentimento.
ANIMOSITÀ
ANNO
105
Ispirare, infondere, destare nell'animo (o nella
mente) un affetto, un pensiero, un desiderio, ecc.
Ricreare, ricrearsi, dare, prendersi qualche con-
forto, qualche sollievo {ricreato, ricreazione); procu-
rare, procurarsi divertimetito. - Rincorare, rinco-
rarsi, fare o farsi animo, specialmente dopo un do-
lore. - Smarrirsi, sbigottirsi, perdersi d'animo.
Locuzioni. — Alienar l'animo, da cosa o persona,
distoglierlo. - Allargarsi il respiro, sentirsi riavere,
rianimare, sollevare. - Aprir l'animo, manifestarne i
sentimenti.
Ave) e in animo di fare una cosa, proporsi di
farla.
Essere d'acciaio, essere forti d'animo, di carat-
tere. - Essere il proprio credo, di cosa da cui si tolga
ispirazione, règola costante. - Essere in lotta con sé
stessi, in contrasto col proprio animo. - Essere la
biascia, irresoluto. - Essere un hiasciasorbacerbe, dis-
gustato. - Essere nell'altro mondo, sconvolti d'animo.
Legare l'animo di una persona, gratificarsela.
Leggere nell'animo ad alcuno, scoprirne i segreti
pensieri e ciò che cova nell'animo.
Ad animo scarico, senza preoccupazioni. - A san-
gue caldo, con animo commosso, eccitato, special-
mente dall'ira. - Dentro di sé, nell'intimo dell'ani-
mo. - In fondo, nell'interno dell'animo. - Marina
chiara o torba (figur.), d'animo sereno od agitato.
- Sul caldo, quando siamo eccitati dall'ira, dal vino,
dalla discussione. - Motivi e ispirazioni superiori: di
superiorità d'animo.
Animosità, animoso. Veggasi a coraggio
e a nemico.
Anióne. Detto a elettrolisi.
Anisetta. Nome di liquore (leggiera acquavite),
con sapore d'anice.
Ajtiitra {anatraj. Noto uccello acquatico, di va-
rie specie, anche domestico, grosso come una gal-
lina e più, con becco diritto, largo e più o meno
depresso. - Anitrella, anatrella, anitrina, anatrina,
piccola anitra. - Anitroccolo, pulcino dell'anitra: ana-
trino, anitrino. - Anitrotto, anatrotto, anatra gio-
vane.
Anitraia, anatrata, luogo dove si tengono le anitre
domestiche o dove si pigliano le selvatiche - Qua,
Qua, Qua, voce onomatopeica del grido dell'anitra.
Anitrare, anatrare, tetrinare (latin.), lo schiamaz-
zare dell'anitra. - Ani, ani, o ane, ane [nane, nane;
nani, nani), voci con le quali si chiamano le anitre.
Anitre selvatiche: Valzavola o arzavola, bianca e
nera di sopra, a strisele, col petto bianco, punteg-
giato di nero, il ventre biancastro e il becco nera-
stro, detta anche baruzzola, bozzolo, bozzarecchio;
la germana (tipo delle selvatiche), o reale, o collo
verde; il fischione, o fistione, detto anche bibbio,
btbbo, caporosso; la marzaiuola, detta pure carrucola,
granaiuola, grecarella; il mestolone, o palettone; il
codone, o germano marino, o campigiana; la mori-
giana, o canapiglia, o cicalone; il canone, specie
detta anche cagnaccio, cagnolo, moretto, quattr'occhi,
domenicano; il p,stione col ciuffo, o fistione turco, al-
trimenti detto germano turco, caporosso maggiore; la
rossina, o rossella, morella tabaccata, colletto.
Annacquare {annacquamento, annacquato). Met-
tere acqua in un liquore, o nel vino, ecc., per
temperarlo: volgarm., allungare, tagliare.
Annaffiare {annaffiamento, annaffiatoio, annaf-
fiaiura). Leggermente bagnare, dare acqua, inaf-
fiare.
Annaffiatoio. Arnese per in afflare.
Annali, annalista, leggasi a storia.
Annasare {annasato). Aspirare col naso ta-
bacco 0 altre polveri. - Aspirare qualche odore,
annasare, fiutare.
Annaspare {annaspato). Avvolgere il filo sul
naspo per fare matassa. • Modo di agitare brac-
cia e gambe. - Far confusione con la mente.
Annaspicare, annaspare frequenteinente; annaspio.
Annaspo. Detto a matassa.
Annaspóne. Lo stesso che faccendone disor-
dinato.
• Annata. Il periodo di un anno. • Importo
ai renaifa, di stipendio e simili per la durata di
dodici mesi, senza jiguardo al tempo in cui inco-
mincia e a quello in cui finisce. Cosi anche rispetto
ai prodotti del suolo e allo stato àdV atmosfera.
Annebbiare, annebbiarsi {annebbiamento).
Coprire, coprirsi di nebbia. - Offuscarsi della vista.
- Intristire di frutta, di biade.
Annegare {annegarsi, annegamento; annegato).
Dar morte sommergendo; perdere, togliersi la vita
nell'acqua; morire per sommersione, che produce
asfissia; affogare, affogarsi. Di chi cade accidental-
mente nell'acqua o vi entra per bagno o per darsi
a nuoto. Altra causa di annegamento può essere
un naufragio. - Dicesi salvataggio ogni tentativo
diretto alla salvezza di chi sta per annegare. - An-
dare a far la cena alle ranocchie. Mettersi un sasso
al collo. - Affogamento, affogatura (non comune).
Anneghittire, anneghittirsi {anncghitti-
mento, anneghittito). Lasciarsi prendere dalla, jyi-
grizia.
Annerire (annerimento, annerirsi, annerito).
Rendere, diventar nero.
Annessi, annesso. Veggasi ad annettere,
appartenere, unire. - Annessi e connessi, diconsi
quelle cose che necessariamente appartengono ad
alcun'altra. - In anatomìa, annesso è tutto ciò che
dipende da un organo principale. Cosi gli annessi
dell'occ/iio sono le palpebre e le sopraciglia; gli
annessi dell'utero, i ligamenti, le trombe e le ovaie;
gli annessi del feto sono il liquido amniotico, la
placenta e gli involucri fetali, ecc.
Annessione. Atto ed effetto dell'annettere.
Aggiunta di nuovo territorio ad uno Stato.
Annestare {annestato, annesto, annestatura).
Fare 1' innesto. - Inoculare il vaiòlo.
Annèttere {annessione, annesso). Aggregare, ag-
giungere, attaccare, unire. • Annessione, atto
ed effetto dell'aggregare, dell'aggiungere, ecc. -Annesso,
aggiunto, congiunto, connesso, attaccato, vincolato.
Annichilare, annichilire {annichilato, anni-
chilito; annichilazione, annichilimento). Ridurre al
nulla; distruggere, umiliare.
Annidare, annidarsi {annidato). Farsi il
nido.
Annientare {annientamento, annientato). Ridur-
re a nuUa, annullare; distruggere. Figur., umi-
liare.
Annitrire. Nitrire: emettere la voce che fa il
cavallo.
Anniversario. Che si rinnova ogni anno.
Anno. Periodo di femvo che la Terra impiega
a fare il giro intorno al sole: è suddiviso in pe-
riodi minori, con la denominazione di stagione,
mese, settimana, giorno. Una serie più o meno
lunga di anni e degli avvenimenti relativi costi-
tuisce un'era, un'epoca, nella storia e nella cro-
nologia. - Annoso, che ha molti anni.
Annerello, diminutivo d'anno. - Annetto, un anno
approssimativo, su per giù, anno scarso. - Annuccio,
106
ANNO — ANNOBILIRE
anno trascorso senza importanti avvenimenti; anche
l'anno che sembra passato in fretta. - Annuale, annuo,
di ogni anno; che si ripete, si rinnova ogni anno.
Annata, il tempo d'un annoj l'anno relativo ai
frutti e alle stagioni (annatina, in quest'ultimo si-
gnificato, annata di poche risorse ; annatona, annata
abbondante, fortunata). - Anniversario, ricorrenza
annua di qualche avvenimento. - Annualità, provvi-
sione, salario, o pagamento annuo di rendite vitalizie
e simili.
Anno andante, corrente, che corre, in corso, pre-
sente, stante; volgente, vertente; quest'anno," un-
guanno. - Anno avanti, precedente, innanzi, prima;
bisbetico, irregolare nel tempo o negli avvenimenti;
cadente, che sta per finire; caduto, decorso, scorso,
passato, finito, l'ultimo finito, compiuto; climaterico,
ogni settimo anno della vita, nel quale si crede
succedano mutazioni e non felici; comune, non bi-
sestile; entrante, che incomincia o sta per incomin-
ciare ; spirante, sul finire ; prossimo, vegnente, futu-
ro, venturo; successivo, anno di poi, anno dopo;
tondo, tondo tondo, anno intero, vertente.
Distinzioni scientifiche, storiche, ecc.
Periodi di anni.
Anno ah incarnatione, contando, secondo l'anti-
co calendario fiorentino, dal 25 marzo. - Anno
accademico, il periodo dall'apertura alla chiusura
dei corsi annui nelle accademie letterarie, artistiche,
nelle scuole superiori, ecc. - Anno amministrativo,
dal giorno in cui si aprono i conti fino a quello in
cui si chiudono, l'anno dopo. - Anno anomalistico,
l'intervallo fra due passaggi consecutivi della Terra
alla sua massima vicinanza al sole, cioè al suo pe-
rielio, risultandone una durata un po' maggiore di
quella dell'anno comune. - Anno astrale, sidereo.
Anno bisestile, quello che ogni quattro ha un
giorno di più in febbraio, cioè 366 {bisestare, essere
bisestile). - Anno civile, misura di tempo conven-
zionalmente adottata.
Anno del giubileo, o giubilare, quello che si ri-
pete ogni cinquant'anni, presso gli Ebrei. Pei cat-
tolici, anno d'indulgenza, ogni venticinque anni.
Anno dell' alleluia, il 1223, che fu di gran fervore
religioso in tutta Italia. - Anno o anni di grazia,
del Signore, di Cristo, della salute, della riparata
salute, ecc., gli anni dell'era cristiana, cioè dalla
nascita di Cristo. - Anno ecclesiastico, dalla prima
domenica dell'Avvento all'altra, l'anno dopo.
Embolismico, anno che aveva tredici mesi, presso
i Greci. - Anno emergente, quello da cui incomincia
un'era. - Anno finanziario, periodo annuo della ge-
stione della contahilità di Stato.
Anno giuliano, quello riformato da Giulio Cesare.
Anno giuridico, periodo annuale della gestione
giudiziaria. - Anno gregoriano, l'anno rettificato da
Gregorio XIII: l'anno attuale.
Anno lunare, o solare, il tempo che viene calco-
lato dalla rivoluzione della luna o del sole fepatia,
i giorni che si aggiungono all' anno lunare per pa-
reggiarlo col solare). - Anno platonico, rivoluzione
di quindicimila o di trentamila anni, dopo la quale
si pretese da alcuni che i pianeti e le stelle ritor-
nassero nel medesimo punto in cui erano prima di
detto periodo. Anche il periodo di 26000 anni, im-
piegato dagli equinozi a percorrere l'eclittica: anno
grande.
Sabbàtico, quello ricorrente ogni sette anni, presso
gli Ebrei, e quello nel quale essi, secondo la legge
mosaica, lasciavano riposare la terra. - Anno santo,
pei cattolici, quello nel quale si fa 1' apertura del
gran giubileo universale. - Anno scolastico, la durata
annuale dell'insegnamento. - Anno secolare, quello
che compie il secolo.
Anno sidereo, o astrale, o siderale, periodo im-
piegato dal sole nel percorrere apparentemente tutte
le costellazioni dello zodiaco: il tempo della rivo-
luzione della Terra. - Anno tròpico o solare, com-
prendente una intiera rivoluzione del sole: periodo
di tempo che trascorre fra due successive appari-
zioni della medesima stagione.
Periodi li anni. — Biennio, periodo di due anni
{biennale, che dura due anni o viene ogni due
anni); triennio (triennale), di tre anni; quadriennio
(quadriennale), di quattro; quinquennio (quinquen-
nale), di cinque; sessennio (sessennale), di sei; set-
tennio (settennale), di sette ; ottennio (ottennale), ottan-
nata, di otto; novennio (novennale), di nove; decen-
nio (decennale), di dieci. Poi: ventennio (ventennale),
vicennio (vicennale), periodo di venti anni; venti-
cinquennio, un quarto di secolo; trentennio, qua-
rantennio, cinquantennio (mezzo secolo), eec. Cen-
tennio (centennalé), un secolo;' millennio (millen-
ne), mille anni : millesimo.
Ciclo solare, periodo di ventotto anni. - Lustro
(lustrale), spazio di cinque anni, alla fine dei quali
ricorreva un sacrifizio espiatorio. Bilustre, trilustre,
quadrilustre, ecc. - Ottaeride, ciclo di otto anni,
anticamente usato dai Greci per accordare il calen
darlo al corso del sole. - Settimana mosaica, periodo
di sette anni. - Trieterico, che succede ogni tre anni.
Cose varie relative all' anno
Almanacco, libro che contiene molte e varie
notizie concernenti 1' anno. - Annuario, libro nel
quale si registrano i fatti e le osservazioni dell'anno.
Appartenenze, feste mobili o altri avvenimenti
dell'anno. - Anarchi, i quattro giorni complementari
drll'anno greco, durante i quali si procedeva alla
nomina dei magistrati.
Calendario, libretto o tabella in cui sono indicati,
mese per mese, tutti i giorni dell' anno, le acciden-
talità della stagione, ecc. - Capo d' anno, il prim©
giorno dell'anno. - Compleanno, il giorno in cui si
compiono gli anni.
Equinozio, ciascuno dei due tempi dell' anno
quando il giorno è uguale alla notte: equinozio di
primavera (20 o 21 marzo) e (/' autunno (20 o 21
settembre). - Indizione, periodo di qii ndici anni.
Stile fiorentino, modo , metodo di cominciare
l'anno il 25 di marzo. - Strenna, regalo del
primo giorno dell' anno. Strenia, dea delle strenne.
D'anno in anno, un anno dopo l'altro. - Intercor
lare, aggiungere giorni al mese o mesi all'anno per
ragguagliare l'anno civile alle stagioni.
Volgere, dell'anno che fa il suo corso e va com
piendosi.
Ad multos annos, per molti anni, formula augurale
per anniversari, celebrazioni, ecc. Anni dòmini:
tamil., quantità, gran numero d' anni. - Anni che
passano come il vento, che volano, passano a volo,
rapidamente. - Anni fa, anni sono, nel tempo tra-
scorso. - Anno fungato, anno tribolato, anno ghian-
doso, anno cancrenoso, V anno in cui vi sono molti
funghi e molte ghiande è povero nel resto, " porta
malanni. - Sono passate venti prininvere, venti anni.
Annobilire (annobilimento, annobilito). Conferire
nobiltà.
ANNOCCARE — ANTECEDERE
107
Annoccare (annoccato). Modo di piega/re.
Annodare (annodamento, annodato, annodaturaj.
Far nodo, per legare, per stringere.
Annoiare, annoiarsi {annoiato, annoiatore).
Procurare, sentir noia.
Annonilnazione. Figura di retorica.
Annona. Quanto serve al vitto di un paese:
pubblica assistenza; vettovaglia. - Antica dèa.
Abbondanziere, un tenìpo. ufficiale preposto alla
pubblica annona.
Annoso. Che ha molti anni, vecchio.
Annotare f annotato J. Dichiarare con note;
prendere nota; registrare, scrivere.
Annotariare (annotariato). Farsi notaio.
Annotazione. Chiosa, nota. - Considerazione,
osservazione.
Annottare (annottato). Farsi notte.
Annoverare {annoreramento, annoverato). Nu-
merare, contare, ascrivei'e, porre nel numero.
Annuale. Tutto il corso dell' attuo; prodotto
di un anno; ciò che si fa o si rinnova in un anno.
Annuario. Detto ad anno (voxe varie...).
Annuire, annuenza {annuente, annuito). Il
far cenno di si col capo ; l'acconsentire, il dar con-
senso; accettare, aj)provare.
Annullamento. Ij annullare.
Annullare {annullato, annullamento, annulla-
zione). Pudurre al nulla; toglier via, sopprimere,
distruggere. - Abolire, revocare una legge, un
decreto, un regolamento. - Dare nullità, can-
cellare, cassare un conto, un documento, una
sentenza. - Infirmare, invalidare, togliere, parzial-
mente 0 totalmente, efficacia. - Annullamento, annul-
lazione, atto ed etìetto dell'annullare: abolizione,
cassazione, distruzione, soppre^sione. - Abolitivo,
atto 0 diretto ad abolire (leggi abolitive); rivocati-
vo, rivocatorio. - Abrogazione, abolizione, riferito
solo a leggi; rivocazione.
Annullarsi, diminuire, scemare, fino a non essere
più nulla.
Annunciare, annunziare (annunciato, an-
nunziato, annunciatore, annunziatorej. Dare avviso,
notizia. ~ Di persona: far sapere che viene per
visita.
Annunziata, annunziazlone. Detto a Ma-
donna.
Annunzio, annuncio. Novella, avviso, no-
tizia.
Annuo. Detto ad anno.
Annusare (annusato). Attrarre col naso Vodo-
re delle cose: fiutare.
Annuvolare, annuvolarsi (annuvolamento,
annuvolato). Detto a nuvola e a faccia.
Ano. Apertura all'esterno del tubo intestinale;
orifizio formato dall'estremità dell'intestino retto;
la parte del deretano che serve agli animali
per defecare, ossia gettar fuori gli escremen-
ti . Detto anche forame , orifizio , ■podice ( lat. ) .
Volgarm., buco del culo. Per similitudine, anello,
cataratta, cocchiume, chiasso, centopelo, cucchiaio,
fondamento, natura di dietro, zero ; dove si trulla ;
doccion delle loffe.
Ano contro natura, apertura artificiale e comuni-
cazione all'esterno di un punto intestinale. - Anale,
che ha rapporto con l'ano ; situato vicino all' ano.
Perianale, circostante all'ano. - Sventare, far vento,
con l'ano, far coreggia.
Cresta, escrescenza carnosa emorroidale - Muscoli
del perineo, muscoli disposti intorno alle regioni
anali e genitali. - Muscolo elevatore dell'ano, ìuuscolo
ischio-coccigeo, muscoli che stanno intorno all' ano.
Perineo, quella parte dei tegumenti comuni che è tra
l'ano e le parti genitali. - Sfintere, muscolo che
chiude l'ano all'estremità dell'intestino retto, accioc-
ché non escano le feci.
Allochezia, uscita delle materie fecali da un ano
artificiale o da un' altra apertura anormale dell' in-
testino. - Aproctia, mancanza dell'ano, imperfezione
dell'ano. • Arcosiringa, fistola all' ano. - Atretocisia,
imperforazione dell'ano.
Emorroidi (popolarm., moroidtj, le vene del-
l' ano, specialmente quando sono ingorgate di san-
gue. - Pistola, piccolo e spesso lungo condotto
morboso, mantenuto da un' alterazione locale o ge-
nerale che lascia fluire pus, secrezione, ecc.
Ràgade, ulcera allungata, stretta, di fondo grigio,
con orli duri, callosi e infiammati, avente sede nelle
vicinanze dell'ano, sui genitali o ai capezzoli.
Tenesmo, senso doloroso di tensione e di stringi-
mento alla regione dell' ano, accompagnato da una
voglia continua e quasi inutile di espellere le feci.
Anodino. Mitigativo del dolore: antispasmo-
dico. Sono anodini, in generale, i narcotici e gli
anestesici, il freddo, le sottrazioni sanguigne. -
Liquore anodiìio dell' Hoffmann, miscuglio di etere
solforico e di alcool, a parti eguali.
Ànodo. Detto ad elettrolisi.
Anomalia, anòmalo. Fuori di regola. - Veg-
gasi a fiore e a tnuscolo.
Anònimo (anònima). Senza nome. • Veggasi
ad arteria e a società.
Anopsia. Privazione della vista.
Anorchia. Detto a testicolo.
Anormale, anormalità. Fuori di norma, di
regola.
Anosmia. Diminuzione o mancanza dell' odo-
rato.
Ansa. Il manico di qualche vaso, • Figur.,
appicco, pretesto, occasione, motivo. • In anato-
mia, circonvoluzione intestinale. - Ansato, fornito
di ansa.
Ansare, ansiare (ansamento, ansare). H re-
spirare con difficoltà: ansimare.
Anseàtico. Detto a città.
Ansia (ansioso). Bramosia, desiderio inquieto.
Ansietà. Intenso desiderio; stato di pertur-
bamento e di agitazione generale, con sensazione
penosa di stringimento ai precordi. Gradi diversi
dello stesso fenomeno: V inquietudine % l'angoscia.
Ansima. Quasi asma, o, piuttosto, accidentalp
difficoltà di respiro. Ansimare, avere ansima, ansare.
Ansio (ansioso). Pieno d' ansia, d' angoscia,
d' ansietà.
Ànsola. Arnese per attaccare alcuna cosa.
Antagronismo (antagonistico). Azione di una
forza verso un'altra, alla quale sia opposta: con-
trasto. - Termine di anatomia (pag. 88), relativo,
per lo più, a muscolo. - Figur., emulazione,
contesa, gara. — Veggasi anche a medicamento.
Antagonista. Chi è in antagonismo.
Antanaclasi. Figura di retorica.
Antàrtico. Un polo della Terra. - Il mare
intorno al polo omonimo.
Antéambolo. Anticamente, schiavo che pre-
cedeva la lettiga.
Antecedente, antecedenza. Veggasi a p^'e-
cedere e a prima.
Antecèdere (anteceduto). Andare e venire pì*i-
ma, precedere. Figur., avvantaggiare, vincere.
108
ANTECESSÓRE — ANTICHITÀ'
Antecessóre. Chi ha preceduto altri in un
grado, in un ufficio, o simili. - Chi ha vissuto
prima di noi; avo.
Antedetto. Detto prima.
Antefatto. Fatto accaduto prim,a.
Antefissa. Veggasi a tetto.
Antèlice. Parte deWorecchio esterno.
Antelmintico. Vermifugo : detto a verme.
Antelucano. Precedente 1' aurora.
Antelunare. Innanzi il far della lana.
Antemètico {antiemètico). Rimedio contro il
vomito.
Antemurale. Riparo, fortificazione.
Antenati, antenato. Veggasi ad avo, fa-
miglia, genitore, parentela.
Anténna. Stile nell'albero d'una nave. - Legno
lungo e diritto, 2><i^O' - Corno di farfalla e di
ogni sorta d' insetti. - Abetella, abete, reciso. —
Parte del telegrafo senza fili.
Antennale. Detto a vela.
Antepassato. Già passato.
Antepenùltimo. Prima del penultimo, a sua
volta precedente V ultimo.
Anteporre {anteposto, anteposizione). Preporre,
mettere prima o innanzi; preferire.
Antera. Parte dello stame del fiore.
Anteriore, anteriorità. Veggasi a prece-
dere, 2^^'i'nia, tempo.
Antesignano. Detto a legione (romana), a
precedere, a precursore. - 11 capo di nn par-
tito politico. - Voce qualche volta usata in signi-
ficato di alfiere.
Antestatura. Antica fortificazione.
Antestèrie. Detto a Bacco.
Anteversione. Anomalia dell' utero.
Antiacido. Di sostanza che neutralizzi un
acido.
Antlasmàtico. Detto ad asma.
AntibaccMo oantlbacchico. Piede di verso.
Antibagno. Stanza precedente quella del bagno.
Antibiliòso, antibiliare. Detto a bile.
Antibraccio. Detto a braccio.
Anticaglia. Nome generico di cose antiche, di
antichità. - Di lingua, arcaismo.
Anticamente. Neil' antichità, lontano nel
t,empo.
Anticamera. Stanza di un appartamento,
all'ingresso in questo o precedente la camera in
cui si riceve: antisala, avanti camera, sala per
aspettare ; stanza d' aspetto, stanza d' ingresso, en-
trata. - Anticameretta, anticameruccia ; anticame-
raccia, anticamerone. - Far anticamera, aspettare.
Nell'anticamera si notano mobili e arnesi partico-
lari, come il pulisciptedi ; Y attaccapanni, al quale
si attaccano anche i cappelli; il portaombrelli, nel
quale, oltreché 1' ombrello, si mette anche il
bastone; una cassapanca (cassa fatta in modo che
serva anche da panca), ed eventualmente altre cose:
qualche tavolo, qualche sedia, qualche quadro,
qualche vaso da fiori, ecc.
Anticardio. Cavità del petto.
Anticatarrale. Contro il cata,irro.
Anticheggiare {anticheggiato). Seguire la ma-
nuora antica, il modo antico.
Antichità. L'essere antico, qualità di ciò che
è antico. - Anche il mondo antico e il tempo
che fu da molto, il passato da un pezzo, ossia il
passato più o meno remoto: antichezza, anticàg-
gine; antiquità, primerità, vecchiezza, vetustà; tem-
po alto, tèmpo barbogio; i primi anni; i secoli
decorsi, remoti; la vecchia età dei secoli; oscurità
dei tempi e dei secoli, — Antichità classica, il pe-
riodo della storia e della coltura greco-romana, al
quale segui il medioevo. - L'ultima antichità,, la
più remota.
Delle varie cose antiche è detto alle singole e
relative voci: architettura, armatura, arme,
calzatura, libro, medaglia, moneta, monu-
mento, veste, ecc.; milizia, nave, e via via.
All' antica, secondo i costumi antichi. — Anti-_
cheggiare (anticheggiato), seguitare la maniera antica.
Truccare, il dare ad oggetti moderni un' aria di
antichità.
Antiquaria, la scienza di chi studia e illustra
cose antiche, monumenti o altro. - Antiquario, chi
attende a raccolte di antichità, per mestiere piuttosto
che per fine scientifico, nel qual caso 1' antiquario
é detto archeologo. - Archeografia, descrizione dei
monumenti antichi, lo studio e la conoscenza dei
quali sono oggetto dell'archeologia {archeògrafo, ar-
cheografico). - Archeologia, scienza dell' antichità,
avente per oggetto lo studio di quanto riguarda gli
antichi, nella storia, nell'arte, ecc. Archeologo, chi
si occupa di cose antiche, e ne parla, ne scrive;
Scherz., frugascanelli, sciupasolai, fiutasepolcri, pap-
pamillesimi, rastiarchivi, sartor d'immagini; dissep-
pellitore. - Archeologico, dell'archeologia (studio, colle-
zione, raccolta, museo, trattato, eec).
Cimeliarca, capo d' un gabinetto di medaglie an-
tiche 0 di oggetti preziosi. - Collettore, chi ta
raccolta d'oggetti d'arte, d'antichità, ecc.
Ermeneutica, arte d' interpretare i monumenti, i
discorsi, i libri antichi, massime la Sacra Scrittura.
Paleo, prefisso scientifico che vale antico. - Paleo-
etnologia, parte dell' archeologia che intende a rin-
tracciare le prime origini, i primi costumi, le prime
industrie, i primi passi dei popoli nella via dell'in-
civilimento. - Paleografia, parte dell'archeologia che
tratta principalmente dei diversi modi di scrivere
dell' antichità e del medio evo su carta, su pietre,
su metalli (medaglie, monete, ecc.), o comunque. -
Paleografo, dotto in paleografia.
Paleontografia , descrizione degli antichi esseri
organizzati e dei quali non si trovano che ossami
allo stato fossile. - Paleontologia, parte della storia
naturale che tratta degli esseri organizzati, a specie
estinte. - Paleozoologia, studio degli animali fossili.
Scavo, la ricerca di oggetti antichi, nascosti sotto
terra: escavazione, esplorazione; perlustrazione; dis-
seppellimento, scoprimento. - Tradizione, memoria
di fatti 0 cose antiche, tramandata non da scrittura,
ma da racconto dei vecchi ai giovani, e così pas-
sata, man mano, dagli antenati ai posteri.
Anticamente: nel tempo antico, in antico, ab an-
tico; in altri tempi; al tempo de' tempi, a' tempi
dei tempi ; ai tempi andati ; tempo già, al tempo di
già; fu già tempo; al tempo delle martingalle; anni
domini e quarantene; al mille o nel mille e uno
(scherz.). - Alias, avverbio latino, che significa in
altro tempo; ma nell'uso odierno vi si annette ta-
iora un lieve senso ironico, per significare persona
che mutò pensiero, condizione, posizione sociale o
politica. - In diebus illis, in temporibus illis, di epoca
molto addietro; al tempo che si tiravan su le calze
con le carrucole.
Antichissimamente: originalmente, originariamente;
primieriamen^e , primitivamente, priscamente; nel
principio principio; in tempi preadamitici. - Ab
immemorabili, fmo ddA tempo più remoto; dal tempo
più lontano; da tempo immemorabile. - Al tempo
ANTICIPABE — ANTIPASTO
109
della regina Berta. • Quando Berta filava; quando
il mondo vagiva ancora in culla.
Anticipare, anticipazione {anticipato). Il
fare una cosa qualunque ^w'inta del tempo; avvan-
taggiare nel tempo. - Pagare, versar denaro
prima del tempo debito.
Anticlericale. Chi è contro il clericalismo,
Anticlinale. Veggasi a geologia.
Antico. Chi fu od è da gran tempo; che è da
molto tempo passato; opposto a moderno: an-
ticale, anti(|uato, anziano; vecchio, remoto, vetusto,
vieto; patriarcale, avito; primo primo; prisco, pri-
stino; vetere, adamitico; venerando; stropicciato
dal tempo; róso dalle tignuole; cariato, tarlato; ar-
rugginito; con la harba, con tanto di barba; con
la coda, con tanto di coda; barbogio; muffito, ran-
cido, rancio. - Anlichetlo, piuttosto antico. - Anli-
cuccio, diminutivo e spregiativo di antico. - Arcaico,
dicesi di ciò che abbia carattere primitivo. — Avere
la zazzera; aver la barba lunga come il cantico dei
cantici, essere antico. - Essere del vecchio credo.
attaccato alle antiche idee, non a quelle politiche
recenti.
Molto antico: antichissimo, anzianissimo, vetustis-
simo. - Antico quanto il dies irce, quiinto il brodetto,
quanto il primo topo. - Antidata, scherz., molto an-
tico e disusato. - Antidiluviano (scherz.), prima del
diluvio, molto antico e disusato. - Immemorabile,
d'epoca tanto antica che non si ricorda più.
Vieto, per traslato, si dice di cose e di idee anti-
quate e non più in uso.
Anticaglia, cosa antica qualunque e fuori d' uso :
anticàggine. roba da ferravecchio; cianfrusaglia,
cianfruscaglia; ciarpa, ciarpame; rancidume; calia,
cerotto, ciabatta ; tàttera, vecchiume; roba da museo.
Arcaism,o, di vocabolo o modo di dire caduto in
disuso: cariato, dismesso, disusato: rancido, ranci-
dume. - Cimelio, cosa per lo più antica, di grande
rarità o di pregio artistico. - Mummia, corpo imbal-
samato antico, specialmente degli Egizi; mummificare,
ridurre un cadavere a munmiia. - Palinsesto, co-
dice antico, in cui fu cancellato il primo scritto per
scriverci il novo.
Anticolèrico. Contro il colèra.
Anticonoscenza, anticonòscere {anticono-
tciuto). Detto a conoscere.
Auticorrero {anticorso). Precorrere, correre
innanzi.
Anticorte. Vestibolo, atrio.
Anticostituzionale. Contrario allo spirito della
costituzione, al governo costituzionale.
Anticresi. Sorta di contratto. .
Anticristiano. Contrario alla dottrina del
cristianesimo.
Anticristo. Detto a Cristo.
Anticritico. Fenomeno contrastante la crisi di
una malattia.
Antidata. Veggasi ad antichità e a data.
Antidiabetico. Farmaco contro il diabete.
Antidiarroico. Medicinale contro la diarrèa,
Antidiftei'ico. Genericamente, rimedio per la
difterite.
AntidlliiTiano. Prima del diluvio.
Antidogmatismo. Detto a positivism,o.
Antidotario. Libro di rimedi contro questa o
quella malattia.
Antidoto. Rimedio contro il veleno.
Antiemètico. Contro il vomito.
Antiemorragico. Rimedio per Vemorragia:
lo stesso che emostatico.
Antlfato. Veggasi a dote.
Antifebbrile. Genericamente, rimedio contro
la febbre.
Antifermentativo. Contro la ferm^ntti-
zione. '
Antiferna. Doni dello sposo alla sposa.
Antiflogistico. Rimedio per la cura dell'Mi-
fiamnutzione.
Antifona, antifonario. Detto a salmo.
Antifonia. Veggasi a canto.
Antifosso. Detto a fosso.
Antifrasi {anti frastico). Figura di retorica,
Antilegómenl. Detto a Bibbia.
Antilogia {antilogico). Detto a contraddi-
zione.
Antilog-o. Detto a polo (elettrico).
Antilope. Quadrupede ruminante, a corna cave
e non caduche, nativo dell'Asia e dell'Africa. Varie
specie: camoscio, simile alla capra. -Gazzella,
graziosa e docile, di colore falbo, grossa come una
capra. - Goral, specie asiatica, fornito di corna,
grosso come una capra, agilissimo (la sua pelle éuna
rarità, cbe pochi musei posseggono). - Nilgan, specie
delle Indie Orientali. - Orice, di mole piuttosto
grande. - Pronghucl:, vivente nelle pianura dell'Ame-
rica Settentrionale, in stuoli numerosissimi. - Sat^a,
unica specie di vera gazzella che si trova in alcune
parti d'Europa (ricercate le corna del maschio, tra-
sparenti, di un giallo leggero, per farne pettini,
lanterne, ecc.). - Sallarupe, specie dagli Abissini
detta sasso, (le si dà gran caccia per la carne sapo-
rita). - Tedal, grosso, simile al cervo.
Antimalarico. Contro la malaria.
Antimeridiano. Detto a giorno.
Antimetàtesi. Figura di retorica.
Antimettere {antimesso). Premettere, mettere
avanti.
Antimonarchico. Contrario alla monarchiaf
repubblicano.
Antimonio {antimoniale, antimoniali). Metallo
solido, bianco-bluastro, traente all'azzurro, fragile,
lucente.
Usato come medicamento e in lega con altri me-
talli (piombo, zinco, stagno, ecc.) per preparare
caratteri di stamperia, placche di stereotipia,
vasellame di uso domestico, ruote per veicoli ferro-
viari ed altro. Il più importante de' suoi minerali
é la stibina. - Antimoniale, unito all'antimonio o
contenente antimonio. - Antimoniali, sali formati
dall'acido antimonico con le basi. - Regolo d'antimo-
nio, antimonio metallico. - Valentinite, sesquiossido
di antimonio, a cristallizzazione prismatica: puro,
si usa direttamente in pittura.
Antimuro. Muro davanti ad altro muro.
Antinato. Detto a nascere.
Antinazionale. Contrario agli ordinamenti della
7iazione.
Antinefritico. Detto a rene.
Antinevràlg-ico, antinevròtico {antinervi-
no). Rimedi contro la nevralgia, le malattie nervose.
Veggasi a nervo.
Antinome. Detto a nome: cognome.
Antinomia {antinomico). Contraddizione tra
legge e legge; contrarietà fra due principi.
Antiodontàlg'ico. Detto a dente.
Antipapa. Papa eletto contro papa,
Antiparastasi. Figura di retòrica.
Antiparte. Detto a matrimonio.
Antipassato. Detto a passato.
Antipa.'^to. La vivanda che si serve prima
della minestra o del lesso: principio, loiiiagusto.
no
Antipatia. Opposto di simpatia: contrarietà,
avversione, ripugnanza naturale per qualche persona
0 cosa: fenomeno psichico più che organico. Con-
traggenio, intolleranza; disgenio, ripugnanza (quan-
do molto forte e invincibile); rifuggimento, schifiltà:
In grado elevatissimo, odio, aborrimento, ribrez-
zo, orrore. - Avere, provare, sentire antipatia;
destare, provocare, suscitare antipatia; combatterla,
vincerla, ecc.
Antipatico: spiacevole, ripugnante, agresto, fasti-
dioso, uggioso, esoso; persona che non rifinisce;
ghigna, tipo che non entra, non quadra, non sod-
disfa, non capacita, non persuade; non va a genio,
a fagiuolo, a verso. - Cornacchia, di persona antipa-
tica che ci predice cose dispiacenti. - Figuro, brutto
lìguro, uomo antipatico. - Inviso, malvisto. - Tincone,
persona antipatica, uggiosa. - Più antipatico della feb-
bre terzana, antipaticissimo
Allontanare alcuno, rendersigli, diventargli anti-
patico. - Avei'e in tasca alcuno, non poterlo soffrire.
Non avere uno nel calendario, essere mal preve-
nuto, avere un po' uggia, antipatia, poca stima,
qualcosa che non si sa o non si vuol definire verso
una persona. - Aon dirsela, tra due o più, esserci
antipatia, inimicizia. - Aon é nel mio libro, di per-
sona che non ci va a genio.
Non voler uno al giuoco dei nocciuoli, averlo in
antipatia, non poter vederlo. • Siamo in due: di due
persone che, per diversi gusti, riescono alla stessa
antipatia (quasi per dire: « Siamo in due a far la
partita, la battaglia»).
Antipenùltimo. Detto ad ultimo.
Antiperistaltico. Movimento dello stomaco.
Antipirètico. Che abbassa la temperatura del
corpo.
Antipirina. Medicinale antitermico, analgesico,
agalattico, e all'esterno emostatico. Usato in casi di
emicrania, nevralgia, reumatismo subacuto, corea,
tosse asinina, influenza, poliuria, diabete, febbre tuber-
colare e tifoidea, coliche uterine (clisteri). Contro-
indicato nelle lesioni renali.
Antiplàstico. Detto a ceramica.
Antlpnòtlco. Rimedio contro il sonno ecces-
sivo.
Antipode (antipodo). Chi si trova ad abitare
in un luogo della Terra diametralmente opposto ad
un altro: antipodicolo; antàssone, antiassone (perché
sull'asse opposto).
Antipodo. Luogo della Terra diametralmente
opposto a un altro: il contrapposto, Yaltra faccia
paese anlipodico. Più usato al plurale: gli antìpodi.
Antipoètico. Contro la poesia.
Antipolitico. Veggasi a politica.
Antiporta. Opera di fortificazione.
Antiporto. Costruzione qualsiasi davanti ad una
porta, per ornamento.
Antipròtasi. Figura di retoì^a.
Antipsòrico. Rimedio contro la rogna.
Antiptósi. Figura di retorica.
Antiquaria, antiquario. Detto ad anti-
chità.
Antiquato. Vecchio, antico; non più in m»o.
Antlràbico. Contro Yidrofobìa.
Antireligioso. Contro la religione.
Antireuniàtico. Contro il reutna.
Antiscialagòg-o. Detto a saliva.
Antiscorbùtico. Contro lo scòrbùto.
Antiscrofoloso. (Contro la scrofola.
Antisemita, antisemitismo. Detto ad ebreo.
Antisèttico. Rimedio, sostanza disinfettante,
cioè contro la putrefazione , l'infezione, la fer-
mentazione, servendo quindi a distruggere o a
rendere innocui prodotti nocivi alla salute e capaci
di generare malattie.
Antisifllitico. Contro la sifilide.
Antisociale. Contro l'ordine sociale.
Antispàlto. Veggasi a fortificazione.
Antispasmòdico. Contro la convulsione e
gli spasimi di indole nervosa.
Antistérico. Contro Visterismo.
Antistrofe. Strofa contrapposta ad altra strofa.
Parte della canzone o d'altra poesia ; stanza del
coro greco.
Antitérmico. Che sottrae calore all'organismo.
Antitesi. Figura di retorica.
Antitetànico. Contro il tètano»
Antitóssico. Contro il veleno.
Antitrag-o. Detto a orecchio.
Antitubercolare. Contro la tubercolosi.
Antivedere, antiveifgrenza. Detto a pre-
vedere.
Antiveleno. Antidoto; contro il veleno.
Antivenereo. Rimedio per malattia venerea.
Antivenire (antivenuto). Venire innanzi, ve-
nire prima; precedere persona o cosa; impe-
dire.
Antiverminoso. Detto a verme.
Antivig-ilia. Detto a giorno.
Antizimico. (Contro la fermentazione.
Antolog-ia. Raccolta, ttfer-o, contenente brani di
diversi autori, in prosa o in poesia: collezione,
crestomazia, florilegio, spicilegio; mescolanza, mi-
scellanea, di tutto un po'; analecti, analetti; selva-
selvaccia; indice, poliantèo; rapsodia. - Zibaldone,
raccolta di più cose cavate da più libri e poste in-
sieme alla rinfusa: centone, insalata di mescolanze;
bòzzima tassellatura, zihaldonaccio ; grottesche.
Antonomasia (antonomàstico). Figura di re-
torica. '
Antossantina. Materia colorante,
Antracene. Detto a carbone fossile
Antracite. Veggasi a carbone e a combu-
stibile.
Antro. Grotta, caverna, spelonca.
Antropochimlca. Studio dei fenomeni psichi-
ci della vita umana.
Antropofaghi a (antropofago). Chi si induce a
inangiare c?iine umana: uso di popolo .selvaggio.
Antropoflsiologia e antropogenia. Detto
a uomo.
Antropognosia. Veggasi ad uomo.
Antropolatria. Culto divino SiWuonio.
Antropologia {antropologico, antropòlogo). Trat-
ato, studio intorno alla natura deWuomo.
Antropomagnetismo. Veggasi a m^agne-
tismo.
Antropometria. Misura del corpo ugnano.
Antropomorfismo, antropomorfitia. Veg-
gasi a Dio.
Antroposofìa. Detto a uomo.
Antroposomatologìa. Detto a corpoumano.
Anulare {annulare). Detto ad anello e a dito.
Anurèsi, anuria. Veggasi ad orina.
Anzi. Innanzi, avanti. ■ invece, all'opposto, al
ontrairio. Particella congiuntiva e avversativa.
Anzianatico, anzianato. Detto ad anziano.
Anzianità. L'essere anziano.
Anziano. Chi è maggiore di età, primero; chi ha
AOCCHIARE
IH
priorità di grado in un ordine, irl Qji ufficio, ecc.;
decano; anche, semplicemente, vecchio, antico
veterano. Dicesi pure per provello, pratico» - An-
ziandlico, anzianato, uificio Aq^W anziani.
Aocchiare {aocchiato). Adocchiare, guardare.
Per altro signilicato, a inaftone.
Aoliàto. Che ha in sé olio. - Vaso nel quale
sia stato dell'olio.
A oltranza. Modo di coìuhattcre.
Aombrare {aombrato). Fare, prendere omlyra.
Aonestare {aonestato). Dare apparenza di
onestù, di giustizia, ecc.
Aoppìare {aoppiatn). Dar l'oppio.
Àoristo. Forma del verbo greco
Aorta. Principale arteria del nostro corpo ^ na-
sce dal ventricolo sinistro del cuore. Dall'arco del-
l'aorta si staccano il ùroiico innominato a destra (di-
stribuente il sangue al braccio e a una metà del
capo) e la caròtide a sinistra (portante il sa'ngue alle
medesime regioni, dell'altro lato).
Aorta ascendente, il tratto compreso fra l'origine
e il punto di emergenza' del. pericardio.- ilorto dt-
scendente, il tratto che comprende l'aorta toracica
(lato sinistro dal corpo, dalla terza vertebra lom-
bare al foro aortico del diaframma). - Aorta addo-
minale, il tratto dal foro aortico alla quarta vertebre
lombare.
Apertura aortica, il foro del diafrafinoa per cui
passa l'aorta. - Arterie renali, due rami dell'aorta
addominale. - Curvatura . dell'aorta, il grande arco
che essa descrive. - Opistogaslrico, tronco celiaco:
nasce dall'aorta discendente, dietro la parte supe-
riore dello stomaco. ' S^i aortici, le piccole dilata-
zioni coriMspondenti alle tre valvole sigmoidee..
Tavola V.
Af>E - apicoltura
I, uova - 2. larve - 3, ninfe - 4, ape jUiaschio - 6, ape regina - 6, ape operaia - 7. tromba dell'operaia - 8, organo
riproduttore del maschio 9, zampa posteriore destra dell'operaia (a, faccia interna; b, faccia esterna) - 10, ali
II, pungiglione e sue ghiandole velenifere - 12, api raccoglienti il pòlline e ape carica di pòlline - 13, ricetta-
colo del polline - 14, pezzo di favo con celle reali - 15, 16, insetti nocivi alle api - 17, 18, coltello per api'ire
gli opercoli - 19, soffietto - 20, affumicatore Dubini - 21, estrattore - 22, torchio per la cera - 23, arnia Berrà -
24. arnia Sartori, aperta posteriormente, con diaframmi, - 25, arnia comune - 26, raccolta d'uno sciame.
Valvole aòrtiche, lembi semilunosi alla radice del-
l'aorta. - Ectasia aortica, dilatazione dell'aorta.
Aovàto. Ovato, a figura d'uovo, a figura elit-
tica; spazio ovale.
Apag-og-ia. Veggasi a ragionatnento.
Apatia {apàtico, apatista). Mancanza di affetto,
ài f'oi'za, di passione, di sentimento, di vo-
lontà: impassibilità, indifferenza, torpore, pigrizia,
accidia; catalessi. - Azotico: apatista, impassibile;
vuoto d'affetti, spropriato di passioni; di natura ri-
messa, fredda, tiepida, rilassata, dimessa; pigro, ri-
lassato; catalèttico. Beato, pacifico; insensibile; ani-
mo addormentato e sonnacchioso. - ApcUista, persona
vuota d'aifetti, ineccitabile. - Apatisiico, di apatia.
Gelo, persona che sente nulla, fredda. - Impassibile,
che sente nulla, non si scuote per dolori o minacce,
0 preghiere. - Tanto è suonargli, un corno che im
violino, di persona apatica.
Ape. Insetto imenottero, alato, che sugge i fiori
e produce la cera e il mièle: pecchia.. Detta in-
dustriosa, perché laboriosa e, per la natura del lavoro
che fa, anche architettrice, o geometra, ministra del-
l'aereo miele; dagli antichi naturalisti, apis melli-
fica. Altre specie o varietà: l'ape dell'Asia meridio-
nale {apis indica); Yape bombice selvatica, che ndÌA
celletta, prima di farsi ninfa, si fabbrica un boz-
zolo non molto dissimile da quello del bombice o
baco da seta ; la grande ape asiatica (apis dorsata);
l'ape d'America, o melipone, piccola, di forme tozze
e ai corpo villoso; Vape germanica, l'ape egiziana.
H2
(con lo scudetto rosso e il pelo bianco) l'ape ita-
liana (con la base dell'addome di color rosso cupo).
Apiari, tribù d'insetti imenotteri mellileri, cosi
detti perchè hanno per tipo il genere ape. - Api-
sina, il veleno dell'ape. Cura: compresse fredde e
un po' di ammoniaca. - Apistica, che si riferisce
alle api, alla coltura di quelle. - Gomitolo, gruppo
di api ammucchiate. - Pinzare, appinzare, il mor-
dere, il pungere dell'ape. - Ronzare, ronzio, rumore
che fa l'ape, movendosi nell'aria.
Api ceraie, le operaie che producono, coi seg-
menti della parte inferiore dell'addome, lacera che
serve a costruire le celle nelle quali si depositano
le uova. - Api nutrici, quelle clie lianno per prin-
cipale ufficio di preparare, col polline dei fiori, un
nutrimento particolare per le giovani api. - Api
operaie, o mule, neutre, le femmine infeconde che
lavorano instancabilmente ai bisogni della famiglia.
Sono divise in due classi :' quelle che fabbricano la
cera e le nutrici. - Fuco, maschio delle api melli-
fere, più grosso dell'operaia e più grosso pure, ma
alquanto più corto, della regina : non ha pungiglione
e non fa miele.
Larve, specie di bacolini bianchi, senza ali, e col
corpo diviso in tanti segmenti anellari, posti l'uno
dopo l'altro e che nascono dalle uova deposte nelle
celle. - Ninfa, trasformazione che subisce la larva
dopo sei giorni circa e prima di divenire insetto
perfetto. - Pecchiolino, ape piccola.
Pecchione, ape grossa e selvatica. - Principesse-
api femmine che si allevano in apposite celle, in un
numero da sedici a venti: destinate a divenire re-
gine in colonie emigranti. - Regina, l'unica fem-
mina perfetta, quindi atta alla fecondazione: essa
sola depone le uova da cui nascono tutti gli indi-
vidui della sua famiglia.
Organi, parti dell'ape. — Parti esteme : l'ape ha
un capo cuoriforme, con due grandi occhi reticolati,
uno per lato, superiormente, più altri tre occhi sem-
plici, bottoncini lucenti, alla sommità del capo. -
Sotto questi, le antenne, due corpi filiformi, snodati,
vibratili, con articolazioni. - Con le mandibole (in
fondo al capo, di materia cornea) organi del tatto
e, si crede, dell'udito, l'ape prende, trascina, co-
struisce il favo, fa tutto; dalle mandibole restano
nascoste le mascelle, circondanti, a guisa di fodero^
i polpi mascellari e labbiali, fra cui si trova la
lingua, tubicino cilindrico a piccoli anelli, coperto
di finissimi peli. - Il petto, o torace (che tiene
uniti il capo e il ventre), consiste in tre segmenti,
di cui quello di mezzo porta lo scudo e, a ciascun
lato, un paio d'ali; sotto il petto, ad ogni anello, è
inserto un paio di zampe, e la prima articolazione
del piede, dalla base verso l'apice, del terzo paio è
contraddistinta dalla spazzola, che é formata di peli
setolosi e serve all'ape per trattenere e spazzolare
i granelli del polline. - Il ventre, o addome, è coni
posto di dodici mezzi anelli o .s(/Mo/?ie (sei superiori
o doì'sali, sei inferiori, o addominali) cornee, con
sei stigmi, 0 piccoli fori, a ciascun lato per la re-
spirazione, e altri due nel petto; le ultime quattro
squame addominali formano gli organi secretori della
cera. Ogni parte del corpo è coperta di peli, alcuni
semplici e rigidi, altri piumati.
Parti interne. — La più appariscente di queste
è l'apparato digerente, canale esofageo che dall'aper-
tura della bocca si prolunga fino all'addome. - La
circolazione del sangue si opera per mezzo di un
vaso dorsale che fa ufficio di cuore e di ai-teria; e
organi della respirazione sono dei tubicini (trachee) di
sottilissima membrana elastica, ramificati in tutto il
corpo e nei quali circola l'aria entrata dai forellini
posti fra i segmenti del corsaletto e dell'addome. Da
otto centri si diramano i nervi : due nel capo, due
nel petto e quattro nell'addome ; trasmettono le im-
pressioni ricevute dai sensi e mettono in movimento
i muscoli. L'apparato velenifero, proprio delle fem-
mine, è una glandola periforine che distilla il ve-
leno e lo tramanda per due sottilissimi canaletti ad
una piccola vescichetta comunicante con una va-
gina.
Borsetta del miele, o melarla : dilatazione dell'eso-
fago, che raccoglie il miele succhiato. - Sacchi della
cera, sacchi membranosi nei quali giunge una so-
stanza estratta dai cibi dello stomaco, la quale poi,
alquanto trasformata, esce in esili lamine di cera.
Succhiatoi, piccole coppe flessibili, poste nel mezzo
delle gambe, le quali servono a togliere l'aria fra
esse e una superficie qualunque, sicché le api pos-
sono camminare col dorso in giù sulle superficie
più levigate. - Succhiatoio, ti'omba con la quale l'ape
sugge il miele. *
Sciame, sostanze utilizzate, malattie,
nemici delle api.
Sciame, stuolo d'api, colonia, famiglia che ogni
anno abbandona l'arnia, con l'ape madre, o regina,
per cercarsi una nuova abitazione: all'uopo si ra-
duna e si sospende a qualche sporgenza, formando
come un grappolo. Il modo meno faticoso, più sem-
plice e naturale di moltiplicazione è lo sciamare, la
sciamatura, cioè la divisione spontanea della fami-
glia apistica. - Sciame, anche il complesso delle api
d'un'arnia. - Sciame artificiale, mezzo di moltiplica-
zione degli alveari, consistente nella ripartizione
delle api vecchie e giovani tra l'alveare -ceppo e
lo sciame, conforme al benessere d'entrambi.
Sciame canoro, quello che si annunzia con gridi.
Sciame primo, prima colonia emigrante che esce
dall'alveare con la vecchia regina, la maggior parte
delle api vecchie e qualche centinaio di maschi,
allorquando le larve delle future regine stanno per
divenire insetti perfetti. - Sciami secondari, quelli
che escono dall'alveare dopo lo sciame primo, con
regina non ancora fecondata.
Sostanze. — Nettare, sugo speciale, dolciastro, che
si trova in molti fiori col quale le api preparano
il miele e la cera. - Polline, materia azotata per ec-
cellenza, nutrimento indispensabile alle api. Trovasi
sotto forma di fine pulviscolo nelle antere o ca-
pocchie degli stami e rappresenta l'elemento ma-
schile dei fiori: polvere fecondatrice. - Pròpoli (pé-
gola), sostanza resinosa, rossastra e odorosa, di cui
le api si servono principalmente per chiudere i loro
favi: la attingono sugli alberi verdi.
Malattie, nemici. — Diarrea, indebolimento dei
muscoli costrittori all'ano. - Pedonatura, malattia
per cui le api perdono la facoltà di volare. - Peste
delle covate, unica malattia temibile delle api: si co-
nosce dagli opercoli, che, invece di essere piani o
leggermente convessi, sono concavi, e in una parte
di essi e nel bel mezzo si scorge un piccolo iorellino.
Braula, pidocchio delle api.
Nemici delle api: le rondini, il vespiere, il cala-
brone, la vespa mangia-peccliie, la cetonia morio, la
tarma della cera, quest'ultima il più formidabile.
Piralite della cera, dannosissima all'agricoltura, è
un bruco che vive negli alveari, nutrendosi di cera.
Questa farfallina è detta anche ceratella o alvea-
APERIODICO
113
rella. ■ Tarma della cera, farfalla noUurna, lunga
un centimetro e mezzo o due: vive di cera e, per
la rapida sua moltiplicazione e la grande voracità,
riesce dannosissima alla costruzione cerea degli al-
veari.
Alveare, apicoltura.
Alveare dicesi l'arnia, quando popolata: è una
cassetta foggiata, nel suo interno, in un modo
speciale, onde possa comodamente servire di abita-
zione alle api: buyno (specialmente l'arnia di forma
rotonda, fatta di scorza di sughero), cassetta da
pecchie, copiglia, compiglio, coviglio; alveario, alveo,
alvèolo; barile, buzzo, melare, melario, cùpola.
Arnia verticale, orizzontale, villica, a favo mobile.
Alveolo, la cellula dove le api depongono il miele.
Cella, ciascuno dei piccoli buchi dei fiali delle
pecchie. - Celle da sciame, o reali, celle costruite
sui canti dei favi, dove la regina deposita le uova
fecondate e dalle quali nasceranno le future regine.
Favo, 0 fiale, pezzo di cera lavorata dalle api a
•cellette, nelle quali essi ripongono le loro uova e
i! miele: fatamele. - Opercoli, chiusini di cera che
le api stesse appongono ai favi quando le celle
sono riempite di cera.
Apiario, cassetta a torre, o tonda o quadra; an-
che più cassette da sovrapporsi sotto un tetto co-
mune, per poter di mano in mano staccare quella
in cui la celletta, ossia il foro, è già pieno di miele:
amalo, arniario; bugnereccia, bugnereccio.
Apicoltura: allevamento, coltura, governo delle
api, allo scope di ottenerne i prodotti (miele e cera):
industria delle api. Apicoltore, chi se ne occupa. -
Apiaria, l'arte e le cure necessarie intorno alle api.
Affumicare le api, farle uscire dall' alveare col
fumo. - Nutrizione per bisogno, fatta quando le
provviste degli alveari non bastino sino al jprincipio
della fioritura. - Smelare, smelatura, il levare il
miele dalle arnie: a mano, a macchina.
Abnesi per l' apicoltura : affumicatore, per cal-
mare all' occorrenza le api irate. - Cavalletto, sul
quale appoggiare i telaini estratti. - Coltello, per le-
vare i coperchi dai favi da smelare. - Gabbietta, per
imprigionare, al bisogno, la regina. - Penne d' ala,
di tacchino, o di pavone, per spazzare le api dai
favi. - Pigliasciame, per raccogliere gli sciami usciti.
Raschiatoio, per nettare l'interno dell'arnia. - Sme-
latore, strumento per estrarre il miele dall'arnia.
Tanaglia, per l'estrazione dei telaini. - Torchio, per
spremere la cera dai bozzoletti dei favi fusi. - Trac-
ciatoio, per formare le piccole tendine ceree sotto
il portafavo, allo scopo di avviare le api a costruire
i favi entro i telaini. - Velo, a difesa della faccia.
Apiculario, ufficiale della casa di Augusto, incari-
cato della cura delle api.
Aperiòdico. Istrumento di misura.
Aperitivo. Detto ad eapèptico.
Aperto {aperta). Luogo, spazio scoperto, non
chiuso, accessibile, disserrato, libero. Detto di bot-
tega, di fàbbrica, quando vi si traffica, vi si la-
vora; di città, non cinta di mura; di lettera, non
sigillata; di cielo, scoperto, senza nubi o poche.
Modo di pronunzia. - Figur., s^'hietto, sincero;
intelligente,' d' mgref/wo. - All'aperto: all'aria libera;
all'aria aperta e sfogata ; nella campagna spiegata.
Apertura. Vano, o vacuo, vuoto, foro^ in un
luogo, in una cosa qualsiasi; varc(>, passo; adito,
passaggio ; forame, toro ; passamento ; pertugio, spi-
raglio. Del praticare un'apertura é detto ad aprire.
Prsmoli — Vooabolario Nomenclatore.
A chiudere, ossia a mettere un riparo ad un' a-
pertura, servono le imposte, le vetriate, le ferriate,
ecc. Accecare, dicesi il turarla. - Bifora, trifora,
wadriforo, con due, tre, quattro aperture. - Trige-
mina, qualsiasi apertura che è cfivisa nel senso
dell'altezza in sei parti, mediante colonnette, pila-
strini od altro.
i^l/^ssi, nelle case, diconsi gli usci, le finestre, tutto
ciò che è fisso alle pareti, e che si può aprire e
chiudere. - Barca, apertura di molte cose : vaso, pozzo,
forno, sacco, porto, ecc. Bocchetta, piccola bocca. -Ba-
dala, bòtola, apertura nel soffitto della sfalla, per la
quale dal fienile soprastante si cala giù il fieno; aper-
tura fra una stanza e un' altra, sotto o sopra.
Breccia, apertura fatta in una muraglia, con l'artiglie-
ria 0 altro, per entrare: per lo più, operazione di
guerra e durante un assedio. - Buca, apertura
nel terreno in checchessia, comunemente più pro-
fonda che larga o lunga. - Buco, apertura rotonda
e non molto larga. - Bussala, specie di usciale:
veggasi a uscio.
Calla, grande apertura per passaggio d'acqua:
veggasi a idraulica. - Callaia, apertura, per lo
più, in una siepe. - Crepa, crepaccio, crepatura, fen-
ditura in muri, in intonachi e simili.
Fenditura, spacco, apertura, fessura. - Feritoia,
apertura per dar luce. - Fessura, screpolo, screpo-
latura, apertura, strettafesso, fessolino, fessorino, l'es-
surina. - Finestra, apertura nei muri delle case
e d'altri edifici; anche apertura non delerniinata.
Face, bocca, apertura, per la quale si possa en-
trare ed uscire; propriamente, la bocca per cui un
fiume sbocca in mare o in altro fiume. - Forame,
apertura, spiraglio.
Orifizio, orificio, apertura, foro, per cui effluisce
od affluisce un fluido. - Porta, apertura di casa e
d'altri edifici. - Riscontro, apertura dirimpetto ad
un' altra.
Sdrucio, apertura per effetto di rottura. - Sfiatatoio,
apertura per cui passi aria, gas, ecc. - Termine di
fonderia. - Sfogatoio, apertura fatta per dare esito
a checchessia. - Spaccatura, spacco, fessura, crepatura.
Spia, piccola apertura in un uscio.
Spiraglio, breve apertura per la quale l'aria o il
lume trapelano, oper la quale si può vedere, udire, ecc.
Sportello, apertura di carrozza, - Stanferna, apw-
tura grande e brutta.
Uscio, apertura di case e d'altri edifici. - Uscita,
apertura per uscire.
Vano, apertura di nmro: p. e., quella degli uscì
e delle finestre. - Ventarola, disco a ventaglio che si
mette a certe aperture perché entri l'aria. - Ventiéra,
pigliavento, ventilatore, sfiatatoio, aperture fatte nel
soffitto 0 nei muri delle case, delle chiese, dei tea-
tri, delle carceri, ecc., perché l'aria vi si rinnovi. -
Voragine, apertura protonda, in terra o in acqua, che
divora quasi tutto quello che vi Jcade; abisso,
- Vuoto, voto, vano, lesso, apertura in genere.
Apertura. Figuratamente, parola di vario signi-
ficato: apertura di mente, intelligenza pronta, vi-
vace. — Il cominciare degli studi, dei lavori in una
accadeìnia, in una scuola; inizio di una espo-
sizione, di nn' adunanza, delle sedute del Par-
lamento, dell'esercizio d'una ferrovia, ecc.
Apètalo. Di fioì'e che non ha pètali. Nome di
piante.
A petizione. Secondo volontà; finché si vuole
0 si può domandare; suificientemente, (abba-
stanza, 0, anche, in abbondanza.
Api, apiario. Veggasi ad ape.
114
APPALTO
Àpice. La cima^ l'estrema punta, il colmo.
Aplcilare. Termine di botanica.
Apicoltore, apicoltura {apicultore, apicultura).
Veggasi ad ape.
Apiressia, apirètieo. Detto a febbre»
Apiro. Che non può bruciare; non combu-
stibibile.
Aplanetismo. Proprietà della lente e degli
apparecchi diottrici.
Aplustre. Ornamento di antica nave.
Apnèa. Sospensione della respirazione.
Apobatèrio. Anticamente, discorso o poema di
commiato.
Apocalisse {apocalittico). Veggasi a Bibbia e
a Cristo.
Apocatastasi. Veggasi a Bibbia e ad equi-
nozio.
A poco a poco. Detto a poco.
Apocope. Figura di grammatica.
Apocrifo. Non autentico, falso, fittizio, sup-
posto: sia documento o libro, ecc.
Apodia. Detto a piede.
Apoditerio. Camera di antico bagno, per ispo-
gliarsi.
Apodittica. Detto a dialettica.
Apodittico. In filosofìa: dimostrativo, evidente.
Apodo. Il pesce mancante di pinne ventrali.
Apòfige. Termine di architettura.
Apòflsi. Protuberanza delle ossa.
Apoftegma. Breve ed arguto motto: aforisma.
Apogèo. Detto a pianeta e a sole.
Apògrrafo. Tratto da un manoscritto.
Apolline ( stare in). H mangiare lauta-
mente.
Apollineo. Di Apollo o del sole.
Apollo. Dio del sole, della musica, della
poesia, della medicina. - Apollo Musagete, con-
duttore di Muse.
Apologia {apologetica, apologetico, apologista).
Scritto 0 discorso in difesa.
Apologizzare {apologizzato). Fare apologia.
Apòlogo. Lo stesso che fàvola.
Aponeurosi. Veggasi a membrana.
Apoplessia {apoplettico). Malore che consiste
per lo più in una emorragia sanguigna nel cervello:
e si manifesta per una repentina sospensione dei
movimenti volontari; de) senso, delle facoltà intel-
lettuali, sussistendo la respirazione e la circolazione:
accidente, colpo, insulto, tòcco apoplettico, colpo di
sangue: congestione cerebrale; goccia, gócciola; acci-
dente ai gocciola; accidente a secco, a ferraiuolo,
a campana, coccolone; tiro secco. - Colpeitino, leggiero
colpo apoplettico. - Ritocco, ripetizione di colpo apo-
plettico. - Apoplessia sanguigna, sierosa, embolica, ner-
vosa, se è prodotta da apandimento di sangue, da
accumulamento di siero, da embolismo, da nessuna
causa apprezzabile. - Apoplessia fulminante, se ca-
giona la morte in pocne ore. - Apoplessia meningea,
quando avviene nelle meningi; polmonare, quando si
na un'emorragia nel parenchima polmonare, con
formazione di focolai emorragici più o meno estesi
(emorragia interstiziale del volmonej.
Apoplèttico, accidentato, cui fu colpito da apo-
plessia, - Morire in compendio, morire di morte
improvvisa, per apoplessia.
Abito apoplettico, struttura del corpo, temperamento
fisico tendente all'apoplessia. - Cataplessia, apo-
plessia fulminante.
Focolaio apoplettico, cavità accidentale, prodotta
nel cervello, nel polmone, nel fegato, nella milza.
ecc., da uno spanci imento di sangue circoscritto. -
Paraplessia e paraplegia, paralisi contemporanea di
qualche parte delle estremità inferiori dell'uno e
dell'altro lato del corpo, per apoplessia. - Parapo-
plessia, torpore simulante l'apoplessia. - Perdere,
quando alcuno, per colpo di apoplessia, rimane pa-
ralizzato in qualche membro o in una parte del
corpo. - Perso nella persona, mezzo perso, d'acciden-
tati.
Aposiopesi. Figura di retorica.
Apostasia. Rinnegamento della fede, della
religione.
Apòstata. Chi cade in apostasia.
Apostatare {apostatato). Il fare apostasia.
Apostèma. Piccolo ascesso: voce disusata.
A posteriori. Termine di filosofia e di teo-
logia.
Apostolato, apostòlico. Detto alla voce apò-
stolo.
Apòstolo. Seguace di Cristo e diffonditore del
cristianesimo. - Anche chi fa propaganda
di religione, di politica, ecc.: banditore, predicatore,
pr emulgatore . - Apostolato, dignità e ufficio di
apostolo, cioè di chi si consacra allo svolgimento
di alcune idee buone. - Apostolico, di apostolo. - Di
bolla o d'altro che venga dal papa. - Di chiesa
fondata da un apostolo.
Apostolo delle genti, delle nazioni, del cristianesimo,
san Paolo: anche semplicemente, l'apostolo. - Il
principe degli apostoli, san Pietro. -Atti degli apo-
stoli, l'antica storia che fu scritta da loro. - Credo,
il simbolo degli apostoli. - Pentecoste, solennità della
venuta, secondo le credenze cattoliche, dello Spirito
Santo sugli apostoli.
Apostrofare {apostrofato). Discorrere, parlare
a qualcuno con passione e con forza. - Segnare
con apostrofe.
Apòstrofe. Figura di retorica: invettiva.
Apòstrofo. Segno di ortografia.
Apotèca. Luogo superiore della casa (romana),^
Apoteosi. Deificazione, glorificazione : modo su-
perlativo di onorare.
Apòtome. Differenza fra due quantità alge-
briche. - Eccesso di una linea sopra un'altra. -
Termine di musica.
Appaccare, appaccliettare {appaccato, ap-
pacchettato). Far pacco.
Appaciare, appacificare {appaciato, appa-
cificato). Indurre in pace.
Appadiglionare {appadiglionato). Disporre a
modo di padiglione.
Appagare {appagato). Render contento, pago,
soddisfatto.
Appagllare {appagliato) . Ammassare paglia.
Appaiare {appaiamento, appaiatura, appaiato).
Mettere a paio, formare un paio, una coppia : di
cose, di animali, ecc.
Appaiatolo. Detto a colombo.
Appalesare, appalesarsi {appalesato). Fare,
' farsi conoscere.
Appallare, r^ppallarsl {appallato). Fare, di-
ventare una pcdliu - Conglobarsi del sangue*
Appallottare, appallottolare {appallot tarsi,
appallottolarsi, appallottato, appallottolato). Ridurre
o ridursi a fortna di palla.
Appaltare {appaltato). Detto ad appalto.
Appaltatore. Detto ad appalto.
Appalto. Impresa assunta per contratto, e con
privativa, sia pagando una somma determinata per
Al'PAI.TONE — APPARENZA
115
esercitare un diritto, sia ricevendola per soddisfare
a un obbligo. Atto col quale lo Stato o la pro-
vincia 0 il comune conferiscono un dato servizio,
come 1 esazione di una imjìosta, il dazio con-
sumo, ecc., al miglior offerente: appaltazione, mo-
nopolio, privativa, regìa; arrenda, arrendamento
(voce spagn.); iscandiglio. - Appalto, il luogo ove é
V amministrazione o la vendita delle cose del-
l'appalto. — Bottega nella quale si vende sale e
tabacco. - Appaltare, dare in appalto, concedere
ad alcuno dazi, monopoli o altre pubbliche en-
trate, perchè, pagando somma determinata di danaro,
li riscuota a proprio rischio e pericolo. Anche
prendere, torre in appalto, in accollo (di lavoro).
Riappaltare, ripete appaltare. - Abbonarsi, far V ab-
bonamento, appaltarsi ad un teatro, ad un gabinetto
di lettura, a viaggi in ferrovia, ecc., pagando un
dato prezzo onde fruire per un dato periodo di
tempo. - Appaltatore, chi assume o dà in appalto,
impresario, arrendatore, concessionario, conducente,
monopolista. In Sicilia, partilario. - Pubblicano,
appalt'itore di gabelle o entrate pubbliche.
Capitolato, I atto contenente gli obblighi e i diritti
Inerenti all'appalto. - Impresa, di aziende commerciali,
iiidubtiiali 0 appalti di pubblico servizio. - Subap-
palto ( subappaltare ), appalto di secondo grado,
cioè quella speciale locazione d'opere che l'assun-
tore, a sua volta, cede a terzi, surrogandoli in sua
\ece. • Subappaltino, chi prende il subappalto: sub-
appaltatore.
Appaltone. Chi sopraffa nel parlare.
Appalugare (appalugato). Prender sonno leg-
germente.
Appanettare (appanettato). Ridurre in panetti:
di burro, di cioccolata, ecc.
Appanicare {appanicato). Avvezzarsi a man-
giar panico: di uccello.
Appannaggio. Detto a nobiltà e a prin-
cipe.
Appannare, appannarsi {appannamento, ap-
pannato). Togliere, perdere il lucido, la chiarezza:
dicesi di metallo, di vetro, ecc. - Inappannabile,
che non si può appannare.
Appannato. Grande, grosso, massiccio.
Appannatóio. Panno per dar 1' ultima pulita
al cavallo.
Appannatótto. Bene in carne, un po' grasso.
Apparare {apparato, apparatore, apparatura).
Apparecchiare, preparare. - Anche addobbare
e imparare.
Apparato. Quanto serve all' addobbare per
una festa, uno spettacolo, ecc.
AppareccMare ( apparecchiamento , apparec-
chiato). Allestire, preparare, specialmente la
mensa. • Mettere in ordine. - Apparecchiarsi, met-
tersi in pronto.
Apparécchio. Atto ed effetto del preparare:
apprestamento, apparecchiamento. - 11 disporre la
mensa. - Insieme di più d' un ist/runiento per
vari usi, cosi da costituire quasi una maccliina.
- Fiorente aspetto della campagna. - Preparativo di
guerra, - Termine di inttura.
Apparentare {apparentato). Contrarre paren-
tela.
Apparente {apparentemente). Di apparenza,
App.xrónza {apparente). Quel che pare e forse
non è. Aspetto visibile, superficiale di checchessia:
apparita, aria, aspetto, esteriore, esteriorità, orpello;
figura, forma, parere, paruta, parvenza ; faccia, sem-
biante, sembianza, vista, volto; bandiera, manto,
veste; corteccia, etichetta, scorza.
Appariscenza, bella presenza : di bellezza più
ristosa che nerfetta; compariscenza, freschezza, vi-
stosità. - Bolla, cosa di apparenza e non di sostanza.
Falsa apparenza, cosa che tragga in inganno,
0 che sia travisata. - Fantasma, cosa o personaggio
che ha il nome, non la sostanza d'una cosa.
Inorpellatura, inorpellamento, l' inorpellare, il co-
prire con arte checchessia, affinchè apparisca più
vago che non sia. - Intonaco, ciò che nasconde la
sostanza d'un oggetto. - Lustra, dimostrazione d'af-
fetto, ecc., più di apparenza che di sostanza. - Mostra,
ostentazione, apparenza più o meno falsa. - Parata,
figura, spicco, sfoggio, ornamento, bella apparenza
(abito, cavallo, carrozza di parata, ecc.)
Risalto, spicco, bella apparenza. - Speciosità, arti-
ficiosità illusoria. - Spolvero, di cose di poca so-
stanza, ma da far effetto; di mera apparenza. - Velo,
ombra (es., tradire sotto il velo dell' ospitalità). -
Vernice, belletto (per simil. e ironico), apparenza
vana, lustro; vernice farisaica.
Apparente, ciò che risulta dall' impressione dei
nostri sensi, non corrispoiidente alla realtà dell'og-
getto da cui viene l'impressione: parvente. — Veg-
gasi a moto e ad orizzonte. - Appariscente, di
bella appariscenza: vistoso, che dà nell'occhio;
arioso, avvenente, avvistato. - Indiziario, che non
è appoggiato a fatti, ma su indizi. - Specioso, ap-
parenza di bellezza e bontà, ma non vera. - Uomo
di paglia, prestanome, chi figura per altri.
Apparentemente : in apparenza, non in realtà, non
sostanzialmente; per cerimonia, per formalità; per
amor di lettera; per rispetto umano ; per sembiante;
putativamente; all'infinta, per /ìwsione; Tper figura,
per forma, prò forma; sotto specie, sotto veste
(es., sotto le specie del pane e del vino; sotto veste
d'agnello, sotto veste d' umiltà, ecc.); al vedere, a
prima vista, alla prima faccia; per quanto sembra,
a quanto pare; a occhio, esteriormciite; a primo
aspetto, al viso, alla cera.
Adonestare, aonestare, dare colore, apparenza di
onestà, di giustizia. - Alzare i tacchi, di chi
vuol apparire più di quello che è. - Appestare di
vernice, di chi mentisce sé stesso agli occhi altrui
con la vernice di false apparenze. - Armffianare,
accomodare una cosa per darle molta apparenza e
coprirne le magagne. - Aver l' aria, aver l'aspetto,
r apparenza (aver l'aria di superbo, di umile, ecc.).
Dare apparenza: di indizio, in cosa o persona,
tale da porgerne ad altri una determinata opinione;
far apparire, far credere, far sembrare; indicare,
mostrare, manifestare, palesare. - Darsi l'aria di
ttomo politico, d'artista, di letterato: voler parere,
voler passare come tale. - Far la figura di..., ap-
parire, parere. - Figurare, di cose non vere, o che
uno creda tali.
Inorpellare, ricoprire d'orpello. - Presentare, avere
apparenza. - Risaltare, fare spicco. - Stare alle ap-
parenze, a quel che sembra, a quel che appare,
senza procedere ad esame, a indagine. - Spacciare,
spacciarsi, far figurare, ostentare qualità che non si
hanno o si hanno in grado minore di quello che
si vuol far credere. - Travisare, far apparire, in-
gannando, una cosa diversa da quella che è.
Locuzioni e pp.oveubì. — Assai rumore^ e poca
lana: molta apparenza e poca sostanza. - È più la
giunta che la derrata : più l'accessorio che il prin-
cipale, più l'apparenza che la sostanza. - In ma-
schera di cavaliere, di dottore e simili, di chi se ne
H6
APPARIGLIARE
APPETENZA
dà l'aria senza essere. - In riga: sotto colore, in
aspetto. - Molto fumo e poco arrosto : più apparenza
che sostanza. - Molte penne e poca carne: più fumo
che arrosto.
A lume di candela il canevaccio sembra tela, di
sera anche- le cose meno belle fanno figura.
Anche le mucche nere •■ danno il latte bianco, l'ap-
paren2a non muta. l'intrinsectr. - Freno indorato non
fa cavai migliore. •■ Il diavolo non è brutto come
si dipinge: uomini, cose e aTV'enimenti spesso smen-
tiscono le brutte previsioni -fatte su loro. - In. guai-
na d'oro, coltelb ai piombo, di falsa apparenza.
L'abito non fa il monaco, la croce non- fa il ca-
valiere, la veste non fa il dottore, la barba non fa
il filosofo: la veste, l'apparenza non è la sostanza.
- Non tutto quel che luccica risplende: anche di per-
sona rivestita a festa e di novo. -Ogni lucciola non
é fuoco : non credete alle apparenze. - Parere e non
essere é filare e non tessette. - Vesti un ciocco, pare
un .fiocco ; vesti un legno, pare un regno, della falsa
apparenza che danno gli ornamenti, le esteriorità.
Apparigliare (apparigliato). Far pariglia, met-
tere a paio: detto di ca/vaUo.
Apparire {apparimento , apparente, apparita,
apparso, apparizione). Avere appareìiza, presen-
tarsi, »w.os«ra»*si; farsi vedere; vedersi, manife-
starsi ; venir fuori ; trapelare, trasparire. - Apparente,
che appare. - Apparita, apparimento, il primo mo-
strarsi di checchessia. - Apparizione, il manifestarsi
di cosa inaspettata, nascosta, soprannaturale. — In
astronomia, il mostrarsi improvviso di una stella.
Baluginare, apparire - e scomparire velocemente,
cosi da poter essere difficilmente distinto. - Far
capolino, affacciarsi e scomparire, come fa chi vuol
vedere senz'esser visto. - Pare spiccò, fare bella
mostra di sé. - Spuntare, incominciar ad apparire.
Lasciar apparire: indicare, mostrare; rivelare,
manifestare, lasciar scorgere, lasciar vedere.
Appariscente , appariscenza . Detto ad
aitparenza.
Apparita. Detto ad apparire,
Apparitori. Detto a magistrato.
Apparitorlo. Detto a sepolcro.
Appartamento. Aggregato di più stanze che
formi abitazione libera e appartata dal resto della
casa: alloggio; quartiere, quartierino; appartamen-
tino, quartierotto, quartieruccio. - Stanze infilate,
disposte in modo da dover passale da una nell'altra:
contrario di libere. - Aminobiliare {ammobiliamento),
provvedere, fornire di mobilio.
Appartare» appartarsi (appartato). Segregare,
separare; mettersi in disparte, lontano o soli-
tario.
Appartato, iso\3ito, TìtÌTàlo, riposto, recondito, re-
moto, rimoto, ermo, romito, disviato, fuori di stra-
da; rimpiattato (nascosto).
Appartenenza. Ciò che appartiene a qualche
cosa: attinenza, relazione, attributo, qualità,
pertinenza, spettanza, proprietà; incombenza,
incarico; ragione, rftri^to.
Appartenere [appartenente, appartenuto). Es-
sere di pertinenza, di spettanza, di attinenza, di
proprietà di alcuno ; far parte di una società;
avere relazione; spettare di diritto; essere di
dovere. Addire, addirsi; concernere,' tiguardare,
convenire. - Pertinenza, ciò che si appartiene per
ufticio, per legge. - Addetto, che appartiene per ele-
zione a per forza a un dato corpo, essere ascritto
o dovuto. - Proprio, appartenenza esclusiva di per-
sona o cosa. - Il nostro, quel che ci appartiene.
Ab pstnnseco. che non appartiene direttamente
alla cosa -di cui si parla. Contrario di intrinseco.
Alieno, non appartenente.
Appassimento. L'appassire,
Appassionare, appas^sionarsi (appassionato,
appassionatezza, appassionatamente): Suscitare pas-
sione, esserne preso. — Comm/uovere, commo-
versi, addolorare, provar dolore. - Avere- anwre,
zelo ad una cosa.'
Appassire {appassimento, appassito, appassitura).
Diventar passo, vizzo, quasi secco: detto special-
mente di erba, di fiore, ecc., e, ligur., della bel"
lezza. Av'vizzire, avvizzirsi, inipassire, inflaccidire,
illanguidire, ingiallire; abbronzire di secchezza, soni-
mosciare al sole, seccare, rinfichire; abbiosciare. ab-
biosciarsi; soppassare', soppassire; perdere il verde,
sverdire. - Appassito: passiccio, passo, passetto, vizzo,
secco, moscio, sommoscio; soppasso, alido, stopposo;
inaridito, aret'afto, vieto; abbiosciato, soppassato,
soppassito; pallente, smorto; avvizzito, floscio. Frane,
fané. -, Far' appassire: abbronzare, ammostare, ardere,
arrostire, seccare, far -diventar secco.
Appastare (appastato). Detto a confondere,
a enipiastro, a imbroglio.
Appellare (appellabile, appellazione, appellato,
appellazione). Chiamare per nome ; nominare, chia-
mare; chiedere, domandare. - Ricorrere in ajt-
pello, cioè domandare che una causa risolta in
prima istanza sia sottoposta a nuovo giudizio. Ri-
chiamarsi da nndijseìdenza.
Appellativo. Atto a chiamare. - Il nome
comune a più- cose dello stesso genere.
Appello (appellabile, appellante, appellato). Do-
manda di nuovo giudizio davanti al iW&MnoZe di
giurisdizione superiore: appellagione, richiamo in
appello, ricorso in appello; seconda istanza. - Fare,
interporre, presentare, introdurre appello; richia-
marsi da una; sentenza; ricorrere in seconda istan-
, za; chiedere un nuovo giudizio; riconvenire in
giudizio. -. Veggasi a giudice e à tribunale.
Appellàbile, che ammette appellazione, appello;
che .si può appellare. Gontr., inappellabile. — Ap-
pfillabilild, qualità di ciò ohe è appellabile. - Ap-
pellatorio, di appello.
Appello al popolo, quello fatto per mezzo di ele-
zione generale o di plebiscito. - Corte d'appello.
magistratura che giudica in seconda istanza. - Mo-
tivo d'appello, la ragione su cui l'appello si basa.
Appello. Chiamata per nome in una- scuola,
nella milizia,, ecc.: chiama. - Appello nominale, chìs-
itìditaL Tper nome nei Parlamento o in qualsiasi
adunanza, per- la votazione.
Appena. A fatica, con difficoltà, con stentò.
- Foco ; tutt'al più.
Appenare- (àppenato). Dare, darsi pena.
Appèndere (appeso). Appiccare, attaccare,
sospendere, sostenere. - Impèndere, impiccare.
Appendice. Cosa aggiunta o che si può ag-
giungere: pai'te accessoria di giornale:^ supple-
mento di Ic^voro, di opera, di scritto, ecc. -
l'arte del corpo umano: detto ad anatomia,
. Appendicista. Scrittore di appendici in un
giornale: giornalista.
Appendicite. Infiammazione dell'appendice, pic-
colo'organo annesso ^iVintestino.
Appestare (ap|)^s/ato). Infettare, produrre iw/c-
zione. - Mandare gran puzzo. - Appestarsi.
prendere la peste.
Appetenza (appetente). Voglia di mangiare;
meno di 'appetito.
APPETIRE — APPICCINIHE
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Appetire (appetibile, appetibilitdj appetitoso).
Avere desiderio fortemente. - Andar a genio,
piacere.
Appetito (appetente, appetitoso). Voglia, desiderio.,
bisogno, piacere di mangiare, di soddisfare la
fame, di prendere alimento : appetenza, farnuc-
cia; amore, talento di mangiare. Sclierz., salsa di
san Bernardo. ■ Appetenza, propriamente, disposi-
zione abituale a mangiare, e il suo contrario disap-
petenza, inappetenza. - Appetitino, vezzeggiativo, più
che diminutivo, di appetito.
Appetito depravato, di chi vuole mangiare cose
non buone o nocive. - Appetito eroico, omerico,
grande, forte, da formidabile mangiatore; signorile,
straordinario (pop.); solennissimo, al massimo grado,
insaziabile.
Appetente, di cibi che destano appetito: meno co-
mune di appetitoso, che dice anche di più (super-
lativo, appetentissimo). - Appetibile, appetevole, appe-
titevole, cosa da essere appetita, che desta l'appe-
tito: appetitivo (non comune). - Appetitoso, che
appetisce e desta appetito (superlativo .appetito'
sissimo). - Appetitomménte, con appetito.
Allotriofagia, depravazione dell'appetito, per la
quale si é indotti a mangiare sostanze non alimen-
tari. - Appetito canino, malattia che dà origine a
frequenti vomiti, accompagnati da flussi coliaci.
Bulimia, malattia che produce fame insaziabile
e appetito d'ogni più strana cosa.
Lacchézzo e lacchezzino, familiarmente, di cibo
appetitoso, che solletica la gola. - Malacia, appetito,
desiderio ardente di qualche cibo particolare. - Pica,
fame, o piuttosto appetito depravato, che spinge l'am-
malato a desiderare cose aspre e non commesti-
bili, come la calcina, il carbone e simili. - Torna-
gusto, cosa che mette appetito, eccita il gusto.
Uzzolo, frégola, appetito intenso.
Locuzioni.
Aguzzare i denti o V appetito, stuzzicarlo, eccitarlo:
accendere, provocare l'appetito, mordere, toccare
l'ugola. Dicesi tanto di cibo che lo desti, lo ecciti,
quanto del mangiare qualcosa a questo intento.
Alleccomire (voce antiquata), far risvegliare l'ap-
petito e, più, la golosità. - Appetire, avere appetito;
anche di cosa che ci vada a gusto, di cui sentiamo
una certa voglierella.
Avere appetito: aver voglia di cibo; sentir suonare
la lunga; sentirsi venire l'acquolina in bocca; far
la gola come un saliscendi; avere lo stomaco lungo;
avere una discreta dose di appetito.
Chetare l'appetito, soddisfarlo, farlo tacere, di-
scredere l'appetito, spegnerlo; saziare, saziarsi.
Confortare l'appetito, stuzzicarlo. - Dare l'appe-
tito, farlo venire. - Dire mangiami mangiami, di cibo
quando eccita, a vederlo, desiderio di sé, o quando
è molto appetitoso.
Esser di buona fama (scherz.), di chi ha buon
appetito, che è sempre pronto a mangiare. Il giuoco
intero di parola suona: « E' di cattivo parentado,
ma di buona fama. » - Essere di buon pasto, di chi
mangia molto e di tutto. - Essere in filo, esser di-
sposto a mangiare, e, più specialmente, di chi si
trovi quasi sempre in questa disposizione.
Inuzzolire, destar intenso appetito o desiderio di
checchessia: far venire in uzzolo. - L'appetito non
vuol salsa (prov.): quando si ha fame, non si guarda
tanto pel sottile a quello che si mangia. Oppure:
l'appetito è la miglior salsa, quando uno ha fame,
qualunque cibo gli viene ^rsidìto. - L' apjìetito viene
mangiando, modo di stimolare uno a mangiare, an-
che se non si sente molto appetito.
Par che venga dall'assedio: a chi ha un grande
appetito. - Servir bene 1' appetito, quando la voglia
di mangiare non manca. - Stuzzicare i denti (figur.),
cominciar a mangiare qualche cosa, per destare
r appetito. - Venir il mordente (scherz.), 1' appetito.
^«0)1 appetito, augurio che si fa, di solito, a chi
s'appresta a mangiare o sta mangiando.
Mancanza d'appetito: disappetenza, inappetenza;
perdita o privazione di appetito. - l']ssere inappe-
tente, inappetire; far afa, far nausea il cibo. - ^no-
ressia, mancanza d' appetito, o piuttosto nausea del
cibo. - Non poter accostare nulla alla bocca, di chi
ha disappetenza, e ogni cibo non lo induce a
mangiare.
Appetito. Inclinazione o facoltà naturale per
la quale 1' animale è spinto a desiderare chec-
chessia a soddisfazione dei sensi. - Detto dell'uomo,
vale solo incUnazione : perciò possono essere in
lui appetiti buoni o appetiti cattivi, secondo è buona
0 cattiva la cosa alla quale si sente inclinato.
Appettare (appettato). Dicesi dell' animale
quando, attaccato ad un carro od altro, tira o fa
forza col petto.
Appètto, a petto. A confronto, o di contro,
dirinrpetto.
Appezzamento. Porzione di terreno.
Appezzare (appczzato, appczzatura). Congiun-
gere, unire pezzo con pezzo.
Appiacevolire (appiacevolito). Rendere piace-
vole (veggasi a piacere), o meno grave, meno
difficile.
Appianare (appianamento, appianato). Rendere
piaìto, aiicvole, facile.
Appianatoia. Strumento da ìnuratore.
Appianatoio. Rullo per ispianare una strada,
un terreno.
Appiastrare (appiastrato).- Modo di stendere,
a guisa di jnasfra. - Appiastrarsi, appiccicarsi,
attaccarsi.
Appiastricciarsi ( oppia stricciamento, appich
stricciato). Applicare, mettere una cosa appicca-
ticela sopra un' altra. - Far confusione e, anche,
imbroglio.
Appiattare (appiattato). Occultare, nascon-
dere.
Appiccàgnolo. Arnese per appendervi vesti ed
altro; attaccapanni. • Appiglio, pretesto.
Appiccare (appiccamento, appiccaticcio, appic-
cato, appiccatura). Congiungere, attaccare. - So-
spendere, sostenere. - Comunicare : di malattia
contagiosa, di vizio, ecc. - Appendere, impiccare.
- Dare un colpo. - Appiccaticcio, contagioso, che
ha contagio. - Appiccarsi, aggrapparsi, attaccarsi,
stringersi vicino.
Appicciare (appicciala, appicciaticelo, appiccia-
tina). Far piccia, ossia mettere insieme pezzi di
pane, alcune frutta e simili. Veggasi ad unire.
- Accendere candela, torcetta, lume, fuoco.
Appiccicare (appiccicante, appiccicaticcio, ap-
piccaticcio, appiccicatura). Unire, inserire, attacca-
re, di cose viscose, tenaci, per lo più. - Menare un
colpo. - Far prendere quasi per forza.
Appiccichino. Di persona che non esce mai
di torno e dà noia.
Appiccinire (appiccinito). Far piccolo.
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Appicco. Appiccàgnolo, per attaccare. - Ca-
villo, pretesto.
Appiccolire (appiccolito). Far piccolo.
Appiè, a pie', a piedi. Modo di andare. -
Di milizia non a cavallo. - Che è basso, nella
parte inferiore, sotto.
Appiedare (appiedato). Detto a cavalleria.
Appieghettare (appieghettato). Detto a piega.
Appieno. In modo completo.
Appigionare (appigionamento). Dare o prendere
a pigione, in affitto.
Applgriònasi. Cartello che si espone a casa
da appigionare.
Ap pigliare, appigliarsi (appigliato, appiglio).
Aggrapparsi, attaccarsi. - Prendere un partito, una
decisione, un pretesto. • Del fuoco, investire
materie combustibili.
Appiglio. Appicco, pretesto.
Appinzare {appinzato, appinzatura). Il mordere
di qualche insetto (vespa, zanzara, ecc.).
Appinzo (appinzino). L'atto deW appinzare.
Appiolo. Specie di melo ^del suo frutto.
Appiomtoo. La direzione della verticale. -
Veggasi a quadrupede.
Appioppare (appioppato). Far prendere quasi
per forza; ingannare; dare un colpo. - Accop-
piare la vite al pioppo.
Appisolarsi (appisolato). Mettersi a dormire;
pigliar sonno leggermente
Applacidire, applacidirsi (applacidito). Detto
a calma.
Applaudire (applaudito). Applàudere, dare
applauso.
Applauso. Tributo di ammirazione, segno di
approvazione, che si fa battendo le mani, per lo più,
o con un'altra festosa dimostrazione: applaudimento,
plauso (meno comune nel senso proprio di applauso
che in quello di lode); approvazione, battimano,
battimani, battio, battuta di mani, smanacciata.
Applauso clamoroso, fragoroso, scrosciante, vivo,
generale, universale; contrastato, non unanime; de-
bole, freddo, stentato. - Applauso di sortita, in tea-
tro, r applauso tributato ali 'artista al suo primo
presentarsi sulla scena. - Ciclone, furia, scoppio,
scròscio, stròscia, subisso, tempesta, tumulto, uragano
d'applausi, quando generali e clamorosi.
Acclamazione (acclamatore, acclamante, acclamato),
l'atto e l'effetto dell'acclamare.
Bis, motto per applaudire e domandare la replica
d'una cosa, a teatro o in qTialunque spettacolo.
Bravo, evviva, viva, voci di acclamazione.
Cldque, V insieme di coloro che sono pagati per
applaudire in un teatro, o lo fanno per omaggio
incondizionato ad un artista. - Conclamazione, ap»
plauso a viva voce. - Euge I, motto latino di accla-
mazione, e significa coraggio ! - Hoc, hoc, acclama-
mazione dei tedeschi. - Io triumphe, grido plaudente
degli antichi romani quando celebravano le vittorie
di qualche capitano.
Osanna, voce che significa salve, evviva ! - Ova-
zione, acclamazione, specialmente per entusiasmo
politico e patriottico. - Urrd, grido d'acclamazione,
per lo più della milizia.
Applaudire: fare applauso, dar segno di appro-
vazione, di testa, per lo più battendo le mani ; an-
che, agitando il fazzoletto, ecc.: applàudere, plaude-
re; gridar viva; battere palma a palma; schioccare
le mani, la mano. - Acclamare, dìcesi delia moltitu-
dine, allorché manda voci di allegrezza, d'applauso,
di approvazione, in onore di alcuno. - Battere l'un-
ghia, applaudire per celia. — Cantare, gridare
osanna, portare a cielo con grandi evviva: osan-
nare, - Salutare, acclamare, applaudire. - Smanac-
ciare, agitar le mani applaudendo ironicamente, o
facendo chiasso.
Applaudente: plaudente, applauditore, applauso-
re, plausore.
Applausibile, plausibile, degno di essere applau-
dito; lodevole.
Applausivo, atto ad applaudire.
Faì^si applaudire: riscuotere applausi; strappare
un bravo, un evviva, un'acclamazione, un'ovazione.
- Far furore, essere applaudito con grande entu-
siasmo.
Applicabilità (applicabile). Qualità di ciò che
è da applicare.
Applicare (applicabile, applicato, applicazione).
Porre, opporre, mettere una cosa sopra l'altra, s
vicino; aggiungere. - Attivare, mettere in ese-
ruzione una legge, nn invenzione. - Detto di
animo, di mente, attendere ad un lavoro, allo
studio, a checchessia. - Mettere in opera un ri-
medio, attuare un progetto e simili. - Mettere
in pratica.
Applicarsi (applicato, applicazione). Mettersi a
qualche cosa con attenzione e con assiduità. - A-
doperarsi , agire, dedicarsi, fare alcunché ad
uno scopo.
Applicazione. Termine d'arte e mestieri : fio-
re, fregio, ricamo, o altro, che si sovrappone ad
una stoffa.
Appo. Appresso, vicino.
Appoderare, appoderarsi (appoderato). Ter-
mini di agricoltura: veggasi a podere.
Appoggiacapo. Arnese da fotografia.
Appoggiare, appoggio (appoggiarsi, appog-
gialo). Mettere accosto, vicino cosa a cosa ; pog-
giare. - Dare appoggio, sostegno, rinforzo, aiuto.
- Addossare un edificio a un altro. - Concedere
favore. - Appoggiarsi, far sostegno di qualche cosa
alla persona; poggiarsi.
Appoggiatóio. Cosa per appoggio, per so-
stegno.
Appoggiatura. Unione di una nota musicale
con un'altra.
Appollaiare, appollaiarsi ( appollaiato ) .
Prendere una certa positura. - Veggasi a gallina ,
a pollo.
Apporre (apponimento, appósto). Mettere vi-
cino, accanto. - Aggiungere cosa ad altra. - Met-
tei-e la data, la firm,a, il nome. - Attribuire a
torto, far accusa. - Trovar difetto, dire contro,
ridire.
Apporsi (apposto). Cogliere nel segno, indo-
vinare.
Apportare (apportamento, apportato, apporta-
tore). Cagionare, causare; avere per effetto; ar-
recare, portare.
Appositamente. Con deliberato proposito, con
determinata intenzione, per un preciso scopo:
espressamente.
Appositivo, apposltizio. K%g\nnio, posticcio.
Appòsito. Fatto per un determinato scopo.
Apposizione. Atto ed effetto d^W aggiungere,
dQÌV apporre.
Apposolare (apposolato). Dare la pòsola, cioè
il peso.
Apposta, a posta. Di proposito, di volonià,
con intenzione di riuscire. Frane, exprés.
API'OSTARE — APPUNTARE
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Appostare {appostamento, appostarsi, appostato).
Tener d'occhio» guardare, inettentlosi in • luogo
opportuno. - Mirare ove colpire, prender di mira.
- Aspettare con insidia, e appostarsi iL mettersi
in un luogo a questo scopo.
Appozzare {appozzalo): Far pozza, ridurre a
pozza (concavità piena d' acqua ferma).
Appratire. Ridurre a pi-ato, diventar prato..
Apprendere {apprendimento, apprendente, ap-
prensione, apprensivo, appreso). Venire a cotio-
scere, a sapere una notizia ori altro. - Impa^
rare, istruirsi, abilitarsi in wrxarte, in un me-
stiere e simili. ,„
Apprendersi {appreso). Di fuoco che si ap-
picca, si accende. -Aggrapparsi, attaccarsi.
Apprendista. Apprendente: chi la tirocinio
in \ix\arte, in un mestiere, in un itnjnego:
allievo, tii-ocinanté, novizio, volontario; praticante;
bardotto.
Apprensione. IS imparare. ■ Anche, inquie-
tudine, jKiura.
Apprensionirsi {apprensionito). Entrare, stare
in apprensione, in patirà.
Apprensiva, apprensivo. Detto a impa-
rare.
Appresellare {appr esellato). Detto ,àd agri-
coltura (lavori)^
Appre^entare {appr esentato). Veggasi a pre-^
sentare.
Appressare , appressarsi {appressamento,
appressato). Accostare, mettersi, farsi vicino.
Essere poco meno di una data quantità, dì una
data somma.
Appresso, Accanto, vicino. - A confronto,
in comparazione. - J}ietro- o dopo, in seguito.
Apprestare {apprestamento, apprestato)* Appa-
recchi are, prepQvare.
Appretto {apprettatura). Francesismo usato spes-
so per indicare la colla o -apparecchio che si dà ai
tessuti perché abbiano bellezza e consistenza.^ Ap-
prettattira, la relativa operazione, che si fa anche
per la carta, il cuoio, ecc.
Apprezzare» apprezzamento (apprezzabile,
apprezzato). Avere, tenere in pregio; considerare
con stima; ritenere buono; attribuire valore.
Appròccio fapprocederej. Lavoro di assedio,
trincea.
Approdare, appròdo {approdato). L'acco-
starsi a riva: di barca, dì nave -Figur., ar-ri-
vare; prosperare, riuscire, fare o trovar profitto,
vaììtaggio. - Fare-i ciglioni a un campo. - Met-
tere la vite lungo le prode.
Approfittare, approfittarsi ( approftllato).
Protìttare, trar guadagno, giovamento, vantag-
gio. ' Prevalere, ctbusare.
Approfondare, approfondire {approfondato,
approfondito). Scavare a fondo: far più pi'ofondo .-
Cercar di conoscere ben bene una cosa, una que-
stione; farne un profondo studio.
Approntare {approntamento, approntato). Ap-
prestare, preparare, mettere in pronto.
A proposito. Conveniente, adatto.
Appropriare, appropriarsi {appropriato, ap-
propriazione). Fare, rendere proprio ; rendersi pa-
drone. - Assegnare, applicare, adattare.
Appropriato. Dì vocabolo rispondente alla pro-
prietà della lingua.
Appropriazione. Atto di chi si fa padrone
d'una cosa. - Appropriazione indebita, illecita.
Approssimare, approssimarsi /'approssima-
to, approssimativo, approssimativamente, approssinui-
zionie). Appressare, appressarsi; mettere, farsi vi-
<rino. - Av,ere qualche sonitgliafiza. - Approssima-
Uvamente, all'incirca, circa. - Approssimativo, che
ha analogia; che é tanto o quanto prossimo al
vero: di quantità, di' vcdore, qcc. - Approssima-
zione, termine di matematica.
Approvare, approvazione (approvabile, »/>-
provalo). Trovare^ considerare, giudicare una cosa
come buona, ben fritta, lodevole, ecc.: rapprovare ,
commendare, lodare; prendere, tener perbene; ac-
consentire, assentire, dar consenso ad una proposta
0 simili. Figur., sottoscrivere; mettere il visto, met-
tere la firma, la Scàbbia, il suggello.
Acclamare, approvare in più d'uno con esclama-
zioni {acclamato, approvato all'unanimità). ■ Ammet-
tere (ammessibile, ammessione. ammesso), di cosa
che si dichiara accettabile, approvabile. - Annuire
(annuenza), acconsentire, approvare, dar consenso.
Canonizzare, approvare solennemente da un'auto-
rità. - Collaudare {collaudo), approvare con autorità,
specialmente di un lavoro fatto, di un edificio co-
struito, di un'opera pubblica,. - Confermare, appro-
vare lina deliberazione, uri giudizio d^to : ralJermare,
riconfermare; appoggiare, confortare.-^ Far plauso,
approvare pienamente. - Far l'eco, acconsentire,,
ripetendo le paróle altrui {avere un'eco nel cuore'
d'alcuno, trovare approvazione, corrispondeza).
Firmarsi a una cosa, approvare, acconsentire.
Menar buono, approvare, dare il benestare, dire
sta bene. - Omologare, ratificar^. - Ratificare, sanziona-
re, confermare,'riconosceVe per giusto, per esatto, ecc.
Acclamazione, approvazione, o ammirazione mani-
festata a viva voce dal popolo o da un'adunanza
di persone, con applauso: approbazione, appro-
vamento ; bene stare, consenso, plauso. ■ Assenso, as-
sentimento, approvazione. - Beneplacito, approvazio-
ne, consenso intero; beneplacito, placet (per lo più
di autorità sovrana), placito. - Benestare, approva-
zione che si dà a conti, disegni, ecc. - Favore, ap-
provazione ad atti, a progetti di alcuno.
Omologazione, ratifica. - Ratifica, ratificazione, ap-
provazione da parte , del governo d'un trattato con-
cluso da' suoi plenipotenziari. Anche approvazione
degli atti di un'amministrazione. - Ratificamento, il
ratificare. - Sanatoria, atto col quale si corregge e si
legittima cosa latta contro la legge e contro le re-
gole legali.
Esclamazioni Bravo f Sia bene, mi rallegro, di
approvazione lieta. Penh!, dipo^a approvazione. P"/i*,
di nausea, schifo, disapprovazione.
Disapprovare, disapprovazione: il dissentire, il dar
biasimo a persona o a cosa; l'essere contrario:
riprovare, reprobare; giudicare severamente, con-
dannare; riprendere. - Arricciare il naso, le labbra,
il muso; torcere il grifo. - Fischiare (figur.), disap-
provare chiassosamente. - Messo all'indice, vale ripro-
vato, come un libro nell'indice dei proibiti
Approvvigionare , approwisionare {ap-
provvigionanìento, approvvigionato). Fornire di prov-
vigioni, di vettovaglia. .
Appuntamento. Posta, convegno. - Anche
paga ad impiegati.
Appjuntare {appuntato, appuntatura, appunto).
Congiungere, attaccare con punti nel cucire o
con uno spillo e simili. - Far la punta a chec-
chessia, aguzzare. - Dirigere a un punto di mira. -
Prendere appunto, ricordo, nota. - Movere biqsinio,
fare una oi'ifica. - Riferito a scuola, ad ufficio,
veggasi a mancare. - Appuntai- gii occhi: 'fissare,
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APPUNTATO — AKA
modo di guardare, - Appuntare i panni, detto a
bucato. - Appuntare, o, meglio, puntare i piedi, met-
tersi in ostinazione.
Appuntato. Aggiunto di naso, di faccia.
' Grado nella rnilisia italiana.
Appuntatore. Operaio che lavora nella fabbri-
cazione del vetro.
Appuntellare {appuntellato). Puntellare, so-
stenere con puntelli ciò che stia per cadere.
Appantino. In modo preciso. • Ser appuntino,
chi vuol fare critica di ogni cosa
Appunto. Ricordo, nota, • Leggiero biasimo.
Appunto. Esattamente, in modo preciso, ef-
fettivo, proprio, espresso. - Avverbio affermativo.
Appurare ( appurato). Far puro. - Mettere in
chiaro una cosa, separando il vero dal falso.
Appuzzare {appuzzato). Empire di puzzo.
A predelline. Modo di portare.
Aprico. Di luogo aperto, esposto al sole, a
solatio: veggasi aperto in ajrrire.
Aprile. Quarto mese dell'anno civile, secondo
dell'anno aslronomico, all'inizio della primavera;
mese dei fiori, mese di Venere o citeréo.
Proverbi : marzo imboccia, aprile sboccia. - Quan-
do mignola d'aprile amìnannisci un buon barile, per
buona raccolta d'olio. - Terzo aprilante quaianta
di durante, come il terzo d'aprile cosi per quaranta
giorni di seguito: del tempo.
A prioi'i. Termine di scolastica. • Modo di di-
mostrazione.
Aprioristico. Di principio stabilito o priori;
di ragionamento fatto in tal modo.
Aprire {aperto). Fare un'apertura in un muro,
nel terreno e simili. Disgiungere imposta da im-
posta; spingere un uscio o altro, in modo che si
possa entrare, o vedere, o dar passaggio all'aria.
Allargare (aprire le braccia). Rendere libero Vddito
a un luogo. Distendere, dilatare, render largo.
Schiudere un armadio, una cassa, un vaso.
Stappare una bottiglia . Dissuggellare una lettera,
un pacco, ecc. Praticare una - strada, una via.
Dar principio, incominciare alcuna cosa; bandire
un concorso. Riprendere il corso delle lezioni,
degli studi in nn accademia, in una scuola, le
rappresentazioni in un teatro, ecc.
Iniziare un traffico, un commercio; mettere in
esercizio una bottega, intavolare un affare e si-
mili. Di animo o di mente, palesare, manifestare
il proprio pensiero, il proprio sentimento. Avrire,
adaprire; dischiudere, schiudere; disserrare (special-
mente, aprire una serratura); dischiavare, schia-
vare (aprire con chiave).
Aperto: dischiuso, schiuso. Di luogo: libero, sco-
perto, all'aperto, all'aria aperta; a spazzavento; alla
scoperta, allo scoverto; a cielo aperto, scoperto; a
ciel sereno; alla stella, alla bella stella; sub Jave.
Apritore, apritrice, chi apre.
Aprire gli occhi a qualcuno, fargli conoscere il
vero. - Aprire il fuoco, incominciare la battaglia.
Aprire la marcia, mettersi capofila, primo in canìr-
tn/ino. - Aprire una vena, fare un salasso. - Fèn-
dere, aprire dividendo, tagliando, spaccando.
Forzare, sforzare, aprire con violenza, rompere.
Pertugiare, fare un pertugio, un baco: forare.
Sbarattare, di imposte, di usci, aprire rumorosa-
mente e del tutto. - Sbarrare, spalancare, aprire
molto, sgangherare, squarciare. - Sbuzzare, aprire il
ventre ad un pollo, ad un pesce e simili. - Scas-
sare, scasso, l'aprire una cassa, un baule o altro,
senza il concorso della chiave. - Schiavacciare, apri-
re, togliere il chiavaccio a un uscio, a una porta,
- Schiodare (schiodatura) , aprire levando il chiodo
0 i chiedi. - Sciorinare, aprire panni, tele e simili,
per distenderli. - Semiaprire, aprire a metà. Semi-
aperto, socchiuso. - Spaccare, aprire, fendere di ta-
glio 0 in altro modo (del guscio di certe frutta).
Squarciare, aprire lacerando. - Sturare, aprire to-
gliendo il turo 0 turacciolo.
Figur., aprire un testamento, prenderne e dar-
ne visione, conoscenza.
Aprirsi (aperto). Essere, stare aperto: allargarsi,
schiudersi, fendersi (fenditura, fenduto, fesso), spac-
carsi, rompersi. - Di veste, che, non soprammetten-
dosi 0 non chiudendo bene, lascia scoperta qualche
parte del corpo. - Figur., aprirsi con alcuno, manife-
stare il proprio pensiero, il proprio sentimento;
fare una confidenza, una confessione, una ri-
velazione.
Crepare (crepatura), di corpo che fa crepa, si
apre alla superficie. - Incrinare, incrinarsi, legger-
mente screpolarsi: far pelo. - Incrinatura, il pelo, il
fesso, specialmente di vasi di terra e simili. - Sboc-
ciare, l'aprirsi di un fiore, di un germoglio.
Schiantarsi, fendersi con violenza.
Scoppiare, aprirsi rompendosi e facendo stre-
pito. - Screpolare, screpolarsi, incominciar a crepare,
ad aprirsi, mostrando il principio di una fenditura:
crepacciare, crepolare, fendersi; crettare, spaccarsi,
schiantarsi. - Screpolatura, crepacela, crepaccio, cre-
pacciolo; cretto, fesso, rotto; fessolino, fessuolo; fen-
ditura, fessura, spaccatura; incrinatura, pelo, rot-
tura.
Apro. Il cinghiale.
A prò*. In favore, in vantaggio,
A propòsito. In modo conveniente, opportu-
no : di ragionamento, discorso, lavoro, ecc. - A
proposito di...., relativamente, in relazione.
Apside. Veggasi ad abside, a luna e a pia^
neta.
Aptero. Vinsetto che non ha ali. - Veggasi a
tempio.
Aquario. Segno dello zodiaco. - Grande vasca
da acqua: acquario.
Aquàtico [acquàtico; aquàtile). Di animale
che vive nQÌVacqua.
A quattro. Composizione di musica.
Aquila. (Crosso e forte uccello rapace, dal volo
potente, dal becco adunco e dalla vista acutissima;
uccello di Giove (dedicato a questa divinità e cu-
stode del fulmime), armigero di Giove; uccel di
Dio; re dell'aria, re degli uccelli. - Piccola aquila,
aquila giovine: aquilino, aquilotto, aquilastro - Aquila
bicipite, da due teste, figura chimerica. - Aquilino,
pulcino dell'aquila.
Specie: aquila imperiale, reale, di Bonelli, fra le
cacciatrici. - Aquila albicilla o pipargo, aquila leu-
cocefala, fra le pescatrici.
Aquila. Antica insegna romana. - Nome di una
costellazione.
Aquileg-la. Pianta da giardino. Simbolo della
follia e della pazzia.
Aquilifero. Chi portava Vinsegna nella le-
gione romana.
Aquilino. Di aquila. - Aggiunto di naso.
Aquilone {aquilonare). Tramontana, vento di
tramontana. - Cervo volante, trastullo da ragazzi: veg-
gasi a giuochi. — Veggasi anche a naufragio.
Aquilotto. Detto aia aquila.
Ara. Specie di altare. - Spiccie di pappagallo,
■ Una misura di superficie.
ARABESCO — ARALDICA
121
Arabesco o rabesco {arabescare, arabescato).
Fregio, ornaììiento bizzarro in intaglio^ in pit-
tura, in vicarilo. - Anclie scrittura mal fatta.
Ai'àbico. Detto a nurnet^o, a gomma.
Aràbile. Che si può arare.
Aràchide. Pianta leguminosa da olio, con
frutto detto volgarin. spagnoletta.
Aracnidi. Classe di animali artropodi, aventi il
corpo per lo più distinto in cefalotorace e addome,
ma talora indiviso; mancanti di antenne, con occhi
semplici (che possono mancare), bocca munita di
due paia di appendici, mascelle con palpi, zampe
articolate e sempre in numero di quattro paia. Più
importanti aracnidi: il ragno, lo scorpione, qual-
che specie di acaro, la zecca. Aracnidi anche: la
simonea, parassita dell'uomo, in certi tumoretti della
faccia; la tarantola, vivente entro buche del suolo.
Aracnologla. Detto a ragno.
Aragna, aragno (poet.). Il ragno.
Aragosta. Arigusta, aligusta, palinuro, gambero
marino: crostaceo della figura del gambero, e
del pari fornente ottimo cibo.
Aràldica. Scienza del blasone, ossia di ciò che
appartiene alle armi gentilizie (un tempo, scienza
degli araldi, poi dei re d'anni); applicazione del
blasone alla composizione e alla descrizione degli
stemmi gentilizi; cognizione di questi.
D colore, in araldica, è indicato con linee trac-
ciate in vario modo, come si vede nella tavola V.
Le figure araldiche sono di tre specie: jiezze onore-
voli; pezze meno onorevoli; partizioni e convenevoli
partizioni.
Aspilogia, trattato intorno agli scudi.
Blasone, studio dei colori, dei metalli, delle fi-
gure, degli ornamenti, dei motti usati nelle armi e
nelle insegne gentilizie.
Consulta araldica, ufficio che dà pareri su distin-
zioni, onorificenze, titoli nobiliari, stemmi, divise,
insegne, ecc.
Akmi, insegne, smaoLi e loro parti.
Abisso, il centro dello scudo. - Alberi accettati nel
blasone: castagno, ciliegio, cipresso, faggio, fico, fras-
BÌno, mandorlo, melo, moro, noce, olivo, olmo, pal-
mizio, pero, pino, pioppo, ròvere, salice, sòrbo, ecc.
Alleanza, dicesi degli scudi partiti, interzati, in-
quartati, che portano nei loro campi i blasoni di
altre famiglie, unite per matrimrnio, ecc. - Arnaldi,
fasce scorciate, che perciò non toccano i lati dello
scudo. - Ancile, scudo di forma ovale.
Ancora, simbolo di costanza, di fermezza: la sua
posizione normale nello scudo è in palo. - Ancudine:
indica resistenza prolungata in battaglia o contro
la violenza d'altri - Anelletto, figura in forma di cer-
chio. - Anello, emblema cavalleresco, o episcopale,
0 coniugale. - Angoli, le quattro estremità laterali
dello scudo.
Animali, le figure più nobili del blasone, divise
in varie classi (quadrupedi, volatili, figure chime-
riche, rettili, insetti, molluschi). Si rappresentano,
per lo più, nelle loro posizioni naturali {passanti,
rampanti, correnti, sedenti, dormienti, pascenti, sa-
lienti, ecc.). Il gatto e il leopardo si rappresentano
con la testa di fronte. - Appannaggio, arme dei prin-
cipi del sangue del ramo cadetto, che ha nel suo
campo un segno indicante il loro grado rispetto
al ramo principale. - Aquilone, vento, rappresentato
con viso uscente da una nube e con le gote gonfie,
in atto di soffiare.
Aratro, nello scudo, segno di esercizio utile e
nobile. - Arcobaleno, arco celeste, fascia o banda po-
sta ad arco, per lo più di quattro colori (oro, rosso,
argento, verde). - Argento o bianco, fondo dell'arme:
simboleggia la purità.
Arme di pretensione, diritto vantato su feudi o
domini che non si posseggono effettivamente.
Arme, lo scudo insieme alle pezze araldiche e agli
smalti. - Arme di comunità, quella di comuni, Pro-
vincie, corporazioni, società, ecc. - Arme di dignità,
quella inerente alla carica e all'ufficio che ebbe il
proprietario. - Arme di dominio, arme del regno o
dell'impero portata dal principe. - Arme d'inchiesta
o dimandante, quella scostantesi dalla regola prin-
cipale del blasone.
Arme di successione, cjuella ricevuta per successione,
in mancanza dell'erede del sangue.
Armi agalmoniche o parlanti, le armi simboliche
assunte per un'impresa gloriosa, o quelle che spie-
gano semplicemente il cognome. - Armi arbitrarie,
quelle assunte da una famiglia senza alcun di-
ritto di portarle. - Armi assuntive, o di assunzione,
quelle che si prendono per la prima voi la, in me-
moria di q'ualche onorevole impresa. - Ama di ado-
zione, quelle ereditate da un figlio adottivo, in
mancanza di eredi del sangue. - Armi di origine,
tutte le armi dal giorno in cui furono assunte.
Armi di padronanza, quelle che si aggiungono
alle proprie per contrassegno di dipendenza. - Armi
di sostituzione, quelle di chi è obbligato ad assu-
mere il nome e l'arma d'una famiglia estinta. - Armi
enigmatiche, quelle irregolari, delle quali non si
spiega il significato. - Armi gentilizie, quelle appar-
tenenti a famiglie nobili.
Armi guarnite, quelle che hanno l'impugnatura
di smalto diverso. - Armi impugnate, quelle incro-
ciate insieme con lo scudo e legate nel mezzo. - Armi
simboliche, quelle alludenti ad un fatto importante
pel quale furono assunte; sono le più nobili. - Armi
sociali, quelle proprie delle confraternite, delle re-
ligioni, ecc. - Armi squartate, divise in quattro campi.
Armi, i denti, i becchi, gli artigli degli animali.
Azzurro, indicato nell'arme con tratti orizzontali.
Balzana, il campo di un'arme tagliato attraverso
per piano, sopra d'un colore, sotto di un altro.
Banda, striscia che atti'aversa obliquamente un'ar-
me: pezza di primo ordine. - Barra, sbarra. - Belli-
co, il terzo del centro inferiore dello scudo. - Bi-
lancia, simbolo della giustizia, dell'equità - Bisante,
figura tonda d'oro e d'argento, somigliante a mo-
nete, ma senza impronta. - Bisante torta, figura ro-
tonda, metà di metallo e metà di colore.
Bastone, banda scorciata da entrambe le parti e
avente il terzo di larghezza della figura normale.
Bandiera, nome generico di insegne {gonfalone,
orifìamma, pennone, stendardo, vessillo).
Bordone, bastone di pellegrino, simbolo di pelle-
grinaggio in Terra Santa. - Bordura, pezza onorifica
di prim'ordine: circonda lo scudo ed occupa la
sesta parte del campo. - Bòrea, vento, figura consi-
stente in una testa con le gote gonfie, in atto di
soffiare. - Bottoniere, figura di mezza luna dentata
e scannellata nella parte concava, con un bottone
nella parte inferiore.
Branca, zampa recisa di leone. - Brisura, pezza
indicante i rami cadetti di una famiglia. - Burelle,
fasce (sei, otto, dieci) alternate col colore del cam-
po e parallele nello scudo; dette trangle quando
sono cinque, sette, nove.
Caduceo, bastone con attorcigliati due serpenti,
simbolo di pace e di amistà.
122
\_
Camrìullo, simbolo dell'ùiuiUà, della temperanza,
della: prudenza. - Campana, embleiiia di chiara fama
e vocazione allo stato ecclesiastico - Campanile,
segiio di giurisdizione ecclesiastica.
Campo, il fondo dello scudo, sul quale stanno le
pezze e le figure blasoniche. - Candela e torcia, em-
blemi di imprese preclari. - Cannone, simbolo di
forza d'animo. - Cantone, meno d'un sesto del cam-
po verso gli angoli superiori dello scudo.
Capo, pezza onorevole di prim!(irdine, occupante
la terza parte superiore dello scudo. - Lappa rove-
scia, figura dello scudo cappeggiato, quando si api-e
dalla punta dello scudo fii^o agli angoli del capo.
Cappello, emblema ecclesiastico.
Carnagione, il colore per le figure tratte dal corpo
umano, - Castello, contrassegno di nobiltà antica e
di podestà feudale. - Catena, emblema di alto do-
minio su terre e vassalli. - Centro, il punto d'
mezzo dello scudo. - Cercine, rotolo di .stolTa colo-
rata degli smalti dello scudo : tiene fermo il ci-
miero sugl'elmo.
Clviam, segno di potenza. - Ciclamoro, grande
anello, sempre solo nello scudo.
Cimiero, tutto quanto è sopralo scudo, e distin-
gue i gradi di nobiltà e dignità - Cinghiale, sim-
bolo dell'audacia e, insieme, della ferocia. - Cinta,
fascetta che lega le figure degli animali a mezzo il
corpo. - Circoli, grandi anelli (due o tre, uno den-
tro l'altro) nell'arme.
Clava, emblema del principe severo, ma giusto.
Colmo, pezzo- onorifico (capo alzato). -Colonna,
emblema di costanza, di prudenza, di forza.
Colari principali: il rosso, l'azzurro, il nero, il
verde. Secondari: il violaceo (porpora), la carna-
gione e il colore naturale. - Compasso, segno di
prudenza, di senno, di esperienza. - Cometa, sim-
bolo di fama acquistata per illustri fatti. - Conchi-
glia, emblema delle crociate e dei pellegrinaggi in
Terra Santa.
Contracomposta, si ha quando lo scudo é fasciato
e bordato e gli smalti della bordatura alternano con
quelli delle wsce. - Contralloppio merlato, l'insieme
delle bande, delle fasce, dei pali, ecc., merlati da
entrambi i lati. Detto noderoso o nodoso, se da ambo
1 lati ci sono nodi. - Contrafiletto, o contrabastone,
sbarra ridotta alla quinta parte della sua larghezza.
- Contravaio, foderatura del vaio, i cui pezzi non
sono alternati con l'azzurro, ma riuniti nelle basi.
Convenevoli partizioni, pezze riempienti lo scudo
a eguali intervalli.
Corazza, simbolo di forza e di difesa. - Cor-na,
simbolo di forza e tenacia. - Cornò, simbolo delle
caccle signorili. - Corona, figura indicante il grado
di nobiltà, isolata sullo scudo o sulla cima del-
l'elmo. - Cotissa, pezza di brisnra, la metà di una
banda.
Croce, insieme di un palo e di una fascia uniti.
Crocetta, piccola croce, figura secondaria, - Croce
patente, q[uando le 'due estremità della croce si al-
largano ai lati dello scudo. -' Cuore, il centro dello
scudo.
Dado, figura indicante variamente: liberalità, for-
tuna, vittoria, inganno, pericolo, ecc. - Dardo, em-
blema della prontezza; anche, di pensiero giusto.
Divisa, della fascia e della banda, quando hanno
solo due terzi della loro larghezza rispettiva. Di-
visa sbarrala, con la sbarra. - Elmo, contrassegno
del grado nobiliare del cavaliere. - Emblema, figura
o complesso di figure aventi un significato speciale.
ARALDICA
- Erpice, emblema della giustizia. - Estrez, croce
ridotta alla metà della sua normale larghezza.
Falce, simbolo dei lavori campestri.
Fascia, pezza onorevole di primo ordine, occu-
pante il terzo di mezzo dello scudo. - Fascia banda
e sbarra, fascia con una banda o una sbarra occu-
panti la metà inferiore dello scudo, entrambe dello
stesso smalto. - Fascia nebulosa, o nuvolata, ondata,
a curve. - Fascia palo, capo palo abbassato.
Fede, due mani unite e strette: simbolo di fede
giurala, di salda amicizia, di assistenza, di u-
nione, ecc.
Ferro, altro dei colori araldici. - Ferro di co'
vallo, emblema di ferma risoluzione nel seguire l'e-
sempio degli antenati. - Fiaccola, siinbolo dell'a-
more intenso, della passione, e, anche, di chiara
fama.
Fiamma, lingua di fuoco terminante in ire punte :
indica candore, purezza, illustre fama, insigni natali.
Figure: le pezze di primo ordine; quelle di se-
condo ordine; le figure araldiche ordinarie e le con-
venevoli partizioni. - File, gli ordini di scacchi ' e
d'altre simili figure (losanghe, fusi,' ecc.). - Filetto,
pezza che è, in larghezza, una quinta parte della
Vanda. - Filiera, orlo, la bordura ristretta alla metà
del suo normale spessore. - Fioro^ie, foglia d'oppio,
d'oro, che si mette sulla corona di principi, di du-
chi, di marchesi.
Flauto, simbolo dell'adulazione. - Fuso, losanga
allungata, simbolo di sapienza e di lavori dome-
stici.
■Galèa, piccolo bastimento a vele Ialine. - Ghe-
rone, l'intervallo ripieno dei due bracci formati
dalla banda e dalla sbarra scendenti dai cartoni
ripieni dello scudo. - (giallo, colore indicante no-
biltà, ricchezza, splendore, forza, potere, gloria.
Globo imperiale, palla cimata in una croce.
Grembo, l'ottava parte del gremlnalo, cioè dello
scudo coperto di otto angoli eguali fra di. loro e
aventi la base sui fianchi dello scudo 6' il" vertice
nel centro, tutti di smalto alternato. -' Guidone, ban-
deruola formata da una lunga lista di stojla, nel
fondo divisa in due punte.
Immortalità, dicesi il rogo sul quale sta la fe-
nice. -Impresa, figura simbolica {impresa di corpo)
posta in cimiero e sostenente un m.otto o una
sentenza; anche, una sentenza o una frase allego-
rica {impresa d'animo), . posta in fascia, sotto lo
scudo.
Laccio d'amore, ornamento esteriore dello scudo
intorno all'arme a losanga delle dame: consta di
due cordoni di seta attorcigliati e intrecciati.
Lambelh, pezza fojiuata come una trangla, scor-
ciata, munita di pezzi pendenti. - Lambrecchini,
pezzi di stoffa a fogliami frastagliati e eadenti come
pennacchi sull'elmo: ornamento dello scudo.
Lista, segno, linea in colore. - Liuto, simbolo di
lavoro soave e di virtuoso piacere.
Losanga, figura geometrica di quattro angoli, il
superiore e l'inferiore acuto, i laterali ottusi. La
lonsanga: vuota rappresenta la maglia di giaco.
Manto, insegha regale. - Martello, simbolo della
fatica, del lavoro assiduo, dell'ingegno, e della per-
severanza, ecc. - Massacro, testa di Due o di ceryo,
scarnita, trofeo di cacciatore valente. - Afazza, arma
offensiva a spunzoni.
Mercurio, simbolo della prudenza conciliatrice.
Mitica, emblema. di dignità ecclesiastica. - Mola,
0 macina, emblema del diritto feudale sui mulini.
ARALDICA
423
Mondo, globo circondato da una fascia centrata e.
cimato da una croce.
Montagna, «imbolo di grandezza, di sapienza, di
nabiità, di fermezza, 3cc. - Monte, emblema di pos-
sedimenti alpestri. - Motto, parola o breve detto in
fascia sotto -lo scudo o in cimiero. - 'Nero, simbolo
di fortezza, di costanza; anche, di tristezza, di do-
lore.
Neve, simbolo di lucidità di mente. - Xóbiltà,
titolo conferito per decreto reale (nobiltà ereditaria)
o da qualche ordine equestre (personale). - Nu-
vola, emblema di pensiero torbido (se unite con
bracci armati), o di grazia divina (se unite con
mani benedicenti).
Occhio, emblema di retto giudizio e di avvedutez-
za. - Ombra, i contorni riflessi nel campo dell' ira- -
magine di un corpo, che resta invisibile. - Opinico,
figura con testa e collo d'aquila, corpo di lione, e
con una coda breve comedi cammello; era lo scudo
dei barhicri-chirurg'oi dì Londra. - Ordine eque-
stre, dicchi di titoli e di insegne conferiti da so-
vrani. • Orlo, la bordura ristretta alla metà del suo
spessore normale.
Ornamento', ciò che non è parte integrante deli©
stemma. Di due specie: ereditario o personale.
Oro, il più nobile dei metalli, rappresentato con
punteggiatura del campo o delle ligure aventi tale
smalto.
Padiglione, figura composta di due parti : il colme
(che é il suo cappello) e ]e. cortine (che ne formano
il mantello). - Palle, simbolo assai nobile. - Palo,
pezza onorevole di prim'ordine, occupante vertical-
mente la terza parte di mezzo dello scudo. - Pal-
vese, 0 pavese, riome datò allo scudo verso la fine
del secolo XII.
Partito,, scudo diviso per metà da una lima veil-
Tavola V.
Araldica
a
b
e
•i
<-
f
L e
h
_J
1- 10 Segni convenzionali (oro, argento, rosso, porpora, azzurro, verde, nero, arancio, ermellino, vaio). —
11-30. Pezzi e figure più comunemente usate (fiordaliso, aquila, aquila bicipite, corvo, leone, leone nascente,
leopardo, dragone, grifo, barbio, torre, castello, ponte, spada,, sole, mezzaluna, stella, mani, testa di moro,
.cuore . — 31-38. Forme diverse dello scudo (francese antico, francese, spagnuolo, portoghese, fiammingo,- ita-
liano, svizzero, inglese, tedesco, polacco . — 39-4& Divisioni e ripartizio7ii dello scudo (tagliato, terzato in
palo, interzato in fascia, in 4 inquartati o contro-inquartati e inquartati in traverso; 6, 8, 16, 32 quarti). — 7. Bi-
dello seudù ( A capo, B destra, C sinistra, D punta, a, cantone del capo destro; b, punta di 4testa; e, can-
l capo sinistro; d, fianco destro^ e, centro, cuore o abisso; f, fianco sinistro; g, cantone dellapunta
visione
tone del
destra;, h, p'unta; i, cantóne duella punta sinistra)
ticale passante pel centro. Può essere un'arma pri-
mitiva o l'unione di due armi 'congiunte in un
medesimo scudo, ma distinte una. dall' altra. - Par-
tizioni, i vari campi in cui può essere diviso lo
scudo-, mediante una o più- linee. - Pastorale, orna-
mento dello scudo, posto in palo o dietro, accollato.
Pelliccie, y armellino e il vaio. - Pelta, specie di
scudo rotondo.
Pennone, insegna, bandiera, ecc. Pennone genealo-
gico, scudo comprendente vari quarti di alleanze.
Pergola, combinazione del paio ritirato col ca-
priolo rovesciato.
Pezze onorevoli, divise in tre classi, dette di pri-
mo, di secondo e di terzo ordine. Pezze di primo
ordine: capo, palo, fascia, banda, sbarra, croce, per-
gola, croce traversa o di Sant' Andrea, gherone, ca-
priolo, bordura, quarto franco, campagna. Di secondo
ordine: girone, o grembo, scudo nel cuòre, punta
bassa, pila, capo palo, cantune, lainbello, orlo, amaidi,
cinta, piano, ecc. Di terzo ordine: losanga, fuso, bi-
sonte, torta, torta bisunte, losanga vuota, losanga
forata, triangolò; ecc.
Piano, campagna diminuita della metà altezza. -
Pila, pezza onorevole, triangolo cort la base all'orlo
124
superiore e il vertice alla punta dello scudo. - Pi-
ramide, simbolo di virtù, di costanza, di gloria.
Plinto, figura quadrilatera, più lunga che larga.
Ponte, segno indicante diritto di pedaggio o feudi
Sresso i corsi d' acqua. - Pórpora, contrassegno di
ignita regia. - Porta, emblema di fedele custodia
(se chiusa) o di liberalità (se aperta). - Potenza,
figura simile a un T greco. - Pozzo, simbolo di sa-
pienza, acquistata con fatica, di grandezza e di
ricchezza conseguite con difficoltà.
Punta, pezzo onorifico fatto a triangolo, diretto
dagli angoli inferiori dello scudo al disotto del centro.
Punta dello scudo, o campagna, la terza parte di
esso. - Puntale, o bottoniera, figura rappresentante
la punta del fodero della spada. - Punti di scac-
chiera, partito di due e scaccato di quattro: scudo
a quindici scacchi, otto di uno smalto e sette di
un altro. - Punti equijjollenti, simbolo di vittoria:
scudo a nove scacchi, cioè partito di due, spaccato
di due, cinque d'uno smalto e quattro di un altro.
- Punto d'onore, il punto centrale immediato sotto
la linea del capo.
Quarto, la quarta parte dell' inquartato; quarti,
tutte le posizioni dello scudo, divise da linee per-
pendicolari, orizzontali od oblique. - Quarto d' al-
leanza, quello nel quale sono descritte le armi
delia famiglia alleata per matrimonio o per altro.
Quarto franco, pezza onorevole di primo ordine
occupante uno spazio quadrato nella parte destra
del capo.
Raggio, o gioia raggiante, figura di otto raggi, a
foggia di ruota con una gemma nel centro; croce
regolare sovrapposta ad una croce traversa. - Ra-
dice, di albero, emblema di antica nobiltà. - Rami
degli alberi : hanno la stessa simbolica di questi.
Rampa, branca d'animale, nelle armi. - Rastello,
una delle più nobili figure: lambello.
Riduzioni, pezze onorevoli ridotte o diminuite,
tranne il quadro e la pergola. - Riga, fascia dimi-
nuita d' un terzo : divisa. - Rincontro, testa d' ani-
male posta in faccia e di cui si vedono ambedue
gli occhi. - Riviera, fiume scorrente sopra un ponte:
indica diritto di pesca, di pedaggio, o feudo in riva
a un fiume.
Rocco, torre simile a quella degli scacchi, - Rom-
bo, losanga affusata. - Róndine, emblema di viaggio
transmarino o di lunghe peregrinazioni; anche,
dell'affezione alla propria terra. - Rosso, rappresen-
tato con linee perpendicolari: indica spargimento di
sangue, audacia, valore, ecc. - Rotella, Io scudo
Seriettamente rotondo. - Rotella di sperone, specie
i stella a sei punte, forata nel mezzo.
Rux)ta, simbolo di fortuna. - Rupe, segno di ani-
mo intrepido e costante.
Saracinesca, insieme di sei pali aguzzati in fondo,
con cinque traverse inchiodate e un anello nel
mezzo della traversa superiore. - Sbanca, figura
stendentesi dall'angolo superiore sinistro alla parte
inferiore destra dello scudo : distintivo ghibellino.
Scacchi, il giuoco anticamente prediletto dai ca-
valieri. - Scettro, emblema di comando, di dominio,
di grandezza. - Scimitarra, sciabola turca rappre-
sentante un trofeo tolto al nemico. - Scoglio, em-
blema di fede e di resistenza.
Scudetto, piccolo scudo che si pone nell'arme
lome qualunque altra figura. - Scudo, il fondo o il
campo sul quale sono disegnate le figure e le pezze.
Scudo medio, scudetto che ne porta nel suo centro
un altro {scudo del cuore). Gli ornamenti dello scudo
sono distinti in ereditari (corone, elmi, sostegni.
tenenti, divise, mantello, padiglione, ecc.) e perso-
nali (àncore, bandiere, cannoni, trofei, pei militari;
cappelli, mitre, pastorali, tiara, ecc., pei prelati).
Cimiero, corona, grido di guerra, motto, padiglioni:
accessori dello scudo. - Scala, eniblema di impresa
riuscita, di onori acquistati con difficoltà, con
fatica.
Sega, fascia, banda, sbarra, ecc., dentata solo
nella parte inferiore. - Semivolo, un'ala sola spie-
gata, metà volo.
Smalto, nome generico comprendente i metalli, i
colori e le pelli. - Sole, simbolo di grandezza, di
potenza, di illustre nobiltà, ecc.: rappresentato con
volto umano avente intorno sedici raggi d'oro, metà
diritti, metà serpeggianti.- Sostegni, o supporti, tutto
ciò che si pone esteriormente ad uno o ad entrambi
i lati dello scudo per sostenerlo.
Spada, simbolo di origine guerriera. - Siella, con-
trassegno rappresentato, per lo più, con cinque
punte, una rivolta al capo dello scudo. - Stemma^
arme o insegna gentilizia, distintivo onorifico, adot-
tato da principi, da famiglie, da corpi religiosi e
morali. - Stendardo, insegna, bandiera.
Targa, scudo incavato. - lavola d'aspettazione,
scudo pieno di un solo smalto. - lavola rotonda,
antico ordine equestre. - Tan, specie di croce
patente.
Tenenti, sostegni, supporti. - Terrazzo, piano
orizzontale, occupante il terzo inferiore dello scudo.
Terze, le fasce, le bande simili, quando disposte
nello scudo tre per tre e occupanti lo stesso spazio
della fascia, della banda, ecc. - Testa di moro: in-
dica i mori fatti prigionieri al tempo delle crociate,
0 dalle galee di Rodi, ecc.
Teutònica, croce patente leggermente incavata alle
estremità e col braccio inferiore più lungo degli
altri. - Tiara o triregno, la corona papale. - Torcia,
simbolo di generosità d'animo. - Torre, contrasse-
gno d'antica e cospicua nobiltà. - Torta, pezza ro-
tonda di colore pieno, poco diversa dalla torma del
Usante. - lorta Usante, pezza rotonda, metà colore
e metà metallo. - Tortiglio, benda di moro.
Trangle, cinque, sette o nove fasce nello scudo.
Traversa, sbarra diminuita di un terzo della sua
larghezza. - Triangolo, contrassegno di eguaglianza.
Tribolo, strumento di ferro con quatti'o punte :
serviva anticamente ad impacciare la cavalleria.
Triquètra (tre gambe), simbolo rappresentante la
Sicilia.
Vaio, pelliccia composta di pezzi d'argento della
forma di campanelli rovesciati sopra un campo di
azzurro. - Vascello, nave, rappresentazione di animo
forte, resistente ai pericoli e alle avversità.
Vepre, figura rappresentante un ciliegio selvatico
0 un pruno di sette rami. - Verde, simbolo di vit-
loila, di onore, di cortesia, di amicizia, ecc.
Ver ghetta, palo ristretto a un terzo della sua lar-
ghezza normale. - Vigilanza, sasso o ciottolo tenuto
sulla zampa dalla gru. - Vite: si rappresenta, per
lo più, accollata ad un palo, ad un albero, ad una
torre. - Volo, due ali di volatile unite insieme.
Vulcano, simbolo di passioni ardenti.
Zolla, piccola terrazza, occupante solo la punta
bassa dello scudo.
Gli animali nell'araldica
Agnello, simbolo di mansuetudine e di innocenza.
Agnello pasquale, quello che nella zampa destra
stringe una croce, dalla quale pende una bande-
ARALDICA
l:*5
ruola caricala di una croce rossa. - Airone, piccola
aquila senza rostro e senza artigli. - Alcione, sim-
bolo della tranquillit^i e della dolcezza : raffigurato
simile a un cigno natante sulle onde.
Ape, emblema dell'industria e della parsimonia.
Aquila, simbolo della potenza e della vittoria
(l'aquila araldica é molto diversa dalla naturale).
Armellino (la pelle bianca, con la coda pera),
emblema di alta dignità. - Avoltoio, simbolo dell'ar-
dimento e, insieme, della cupidigia.
Buìhto, uno dei più araldici fra i pesci.
Becco 0 montone, simbolo del!'ar_dimento in bat-
taglia, 0, anche, di vasti pascoli. - Biscia, serpente
posto ondeggiante in palo, col capo in fascia e di
profilo a destra. -Bue, simbolo dei lavori campe-
stri. - Bufalo, emblema della forza brutale.
Cammello, simbolo dell'umiltà, della temperanza,
della prudenza. - Cane, simbolo di fedeltà e di vi^
gilanza: si rappresenta nero o d' argento. - Capra:
simboleggia i luoghi montuosi, i feudi alpestri.
Capriolo, pezza onorevole di primo ordine, for-
mata da una banda' e da una sbarra dello stesso
Smalto, che si incontrano. Si dislingue, poi, il Ca-
priolo in banda (se il suo vertice tocca l'angolo
destro superiore dello scudo), in fascia (se tocca
sulla metà del fianco destro), in sbarra (se all'op-
posto del capriolo in banda).
Castoro, simbolo di pace e tranquillità. - Cavallo,
segno di valore e di intrepidezza. - Cervo, segno di
noniltà antica e generosa, o di caccie signorili,.
Cicogna, simbolo di riconoscenza.
Cigno, simbolo di purità dell'anima - Cinghiale,
siniholo dell'audacia e, insieme, della ferocia. - Ci-
ciìita, segno di asfalto notturno o di altra notturna
impresa.
Cotómòa, emblema dell'amore e dell'affetto coniti»
galg. - Cev'bo, simbolo di augurio glorioso, di per-
spicacia dell'ingegno.
Daino, emblema di caccia; anche, dell'uomo ac-
corto e pronto nelle imprese. - Delfino, emblema di
pesca abbondante: indica anche protezione efficace
e sincera. - Elefante, sìmbolo di fortezza e grandezza
d'animo.
Falco, lalcone, emblema delle caccie signorili e
della carica di falconiere. - Farfalla, figura indicante
il virtuoso che cerca il lume della virtù.
Gallo, emblema del guerriero valoroso e pronto
alle armi. - Gatto, emblema di indipendenza, di vi-
gilanza e di destrezza. <■ Gru, simbolo di vigilanza.
Leone, il più nobile animale del blasone.- Leó-
pardo, nell'arme, il leone passante. - Lepre, simbolo
di mitezza d'animo, d'amore alla tranquillità e alla
solitudine. - Levriere, emblema di caccia; anche, di
animo pronto, vivace, costante. - Lupo, simbolo di
capitano ardito.
Oca, simbolo di vigilanza, di fedeltà. - Orso, em-
blema di guerriero prode e forte in battaglia.
Pavone, simbolo di ricchezza e di lusso. - Pecora,
simbolo di dolcezza e di mansuetudine. - Pellicano,
volatile simile al cigno: indica pietà, amor del pros-
simo. - Pesce, simbolo del silenzio, della verità, o
di fedele segretezza. - Picchio, simbolo dell'uomo
forte e perseverante.
Ramarro, simbolo di affezione.
Scoiàttolo, simbolo dell'uomo saggio e prudente.
Scorpione, simbolo dell'uomo vendicativo. - Ser-
pente, emblema di prudenza o di grave fatica: rap-
presentato attortigliato, ondeggiante, piegalo in giro
o in doppio giro, affrontato in fascia, linguato, alato,
coronato. - S/jftrtìero, simbolo di origine guerriera
o di vittoria. - Struzzo^ emblema del suddito obbe-
diente; anche, simbolo di giustizia.
Tigre, emblema dell'uomo di gran coraggio e del-
l'impeto nel combattere. - Toro, gejìeralmente rap-
presentato furioso, ossia rampante. - Volpe, simbolo
di astuzia, di sagacità.
Animali chlmerici.
Alerione, specie di aquila senza rostro e senza
artigli. - Anatrella; anitra senza becco esenza zampe.
Arpia, figura strana, con volto e busto di don-
na, corpo pinnato, ali, coda e artigli di avoltoio,
orecchie d'orso: simbolo di rapa'cità.
Basilisco, simbolo della calunnia.
Centauìv, figura mitologica, metà uomo e metà
cavallo, con la testa e il dorso rivoltati.- Cèrbero.
animale con tre gole. - Chimera, animale favoloso
con testa di donna, gambe anteriori di leone, pello
e gambe posteriori d'aquila, coda di serpente.
Drago,' figura molto usata, simbolo di vigilanza,
di prudenza, di custodia, di fedeltà.
Fenice, emblema di longevità, di lama imperitura,
di nome senza màcchia. - Gn/b, jn/bne, animale
metà aquila e metà leone: simbolo, per quanto ere?
desi, della vigilanza, della custodia, ecc. - Idra, mo-
stro favoloso a tre teste;
Liocorno, animale raffigurato a fórma di cavallo,
barba di capra, zoccoli di bùè, coda di leoi\p eun
corno in fronte. - Melusina, la sirena uscente da un
tino. - Merlotto, uccello senza becco e senza artigli.
Pantera, animale con capo di drago, corpo, JJam-
pe posteriori é coda di leone, zaippè anteriori di
aquila. - Pègaso, cavallo alato.
Salamandra, a figura dj ramarro, simbolo di, co-
stanza e di giustizi^ ' S/ìnje,' mostro con^ volto e
busto di donna, capo di cane, zampe di' leone e
coda di dragò. ^ Sirena, simbolo di beltà seducente
e fallace: ha corpo di giovane donoa fino all'ombe-
lico, il resto a forma di pesce.
'PuNTEy FIQRI, ECC., NELL'aRALDICA.
Abete, sinibbio fli animo iiobile ed elevato, di
retto pensiero, di alte. aspirazioni. - Alloro, simbolo
della virtù, dèlriptrepidezza, dèlia vittoria. - Casta-
gno, simbolo di Virtù nascósta e di resistenza.
Ciliegio, emblema di dolcezza imparziale, di fra-
tellanza e di concordia. - Cipresso, segno di nome
senza macchia.
Ederai simbolo di amicizia sempre viva (se ac-
collata ad un tronco d'^filbero), o di crescente desi-
derio di dominio (se accollata ad una torrC;, ad un
castello).
Faggio, emblema della resistenza alle passioni,
di vita sobria e riguardósa. - Ficiì, emblema della
dolcezza e della fragilità. - Fiordaliso, il giglio.
Frassino, simbolo di fedeltà.
Garòfano, emblema della virtù che procura'onore.
Gelso, simbolo di prudenza. - Gelsomino, simbolo
di pandore, di purezza. - Giglio, in araldica, diverso
dal naturale: il più nobile dei fiori. - Girasole, sim-
bolo di volontà propensa al bene.
Mandorlo, simbolo di grande ardire, o di gioventù,
0 di speranza incerta. - Melagrano, sinibolo di sin-
cerità, di concordia, di magnanimità. - Meliga (Spiga
di granturco), simbolo di persona del vojgo, deside-
rosa di rendersi cospicua col. ìavorp e con la vittù.
i/e/o, simbolo del principe bérefico,'del padre di
126
famiglia; o delia beltà pericolosa o d'amore. - Mirlo,
simbolo della gloria del poeta.
Nèspolo, sixràolo di sapienza, di politica sagace;
anche, di verace amore. - Noce, simoolo dell'inno-
cenza 0 della virtù perseguitata. - Olivo, simbolo di
pace e di vittoria. - Olmo, simbolo di carità, d'unio-
ne coniugale, di amicizia, di protezione. - Ortica,
emblema di curiosità.
Palma, emblema di vittoria e di pace. - Pero, em-
blema di principe benefico, di buon padre di fami-
glia. - Pesco, simbolo di silenzio e di veri^; anche
di fedele segretezza. - Pino, simbolo di antica e ge-
nerosa nobiltà.
Quattro foglie, fiore araldico con quattro foglie,
senza bottone. - Qwrcia. simbolo di forza, di antico
dominio di forte animo, ecc.
Rapa, simbolo della beneficenza. - Rosa, emblema
della bellezza, dell'onore puro, del jnerito ricono-
sciuto, ecc. - Rutai emblema di castità e di felicità
campestre. - Salice, simbolo di caistità - Spiga, sim-
bolo di abbondanza e di frugalità; di famiglia no-
bile e numerosa. - Spino, emblema di valore ricono-
sciuto e di giusto risentimento. - Trifoglio: indica
efficacia -nelle lettere.
Qualifiche e particolarità' varie delle armi
E DETvLE figure ARALmCHE.
Abbassato, dicesi del capo dello scudo, quando,
invece di occupare la terza parte superiore^ é col-
locato più in basso. - Abbraccialo (delio scudo),
specie di incappato traverso, formato da una pila
allargata, che parte da un fianco e converge le due
ineé nel centro del fianco opposto. - AccanUmala,
la croce, quando accompagnata, negli angoli, da
altre figure, per lo più simili e brevi. - Acca/rtocciato,
lo scudo, allorquando i suoi lembi sono arrotolati
a guisa di cartoccio.
Acceso, di face, torcia, rogo, quando la fiamma è
di colore difierente. - Accollato, dell'animale che
porta una corona intorno al collo o qualsiasi altra
figura araldica. Anche serpente attorcigliato ad una
colonna. - Accompagnato, di figura o pezza princi-
pale dello scudo, avvicinata da altre secondarie,
proporzionatamente disposte. - Acco/)/)io<o, degli ani-
mali legati due a due (specialmente cani da caccia).
Accostalo, delle pezze (bande, fasce, pali, sbarre,
ecc.), di forma allungata e aventi altre figure ai lati,
per lo più della stessa natura.
Addanaiata, l'arme sparsa di piccoli tondi a guisa
di danari. - Addestrata, della figura che ne ha
un'altra alla destra. - Addossati, gli animali o le
figure che stiano dorso a dorso. - Afferrante, del-
l'animale che stringe nelle branche o negli artigli
qualche figura. - Affrontati, Y opposto di addossati.
Aguzzato, della pezza, per lo più lunga, che ter-
mina in punta aguzza.
Alato, dell'animale che ha ali contro sua natura
e di smalto differente da quello del corpo. - Aiet-
tato, il pesce quando ha le ali di smalto. - Allegro,
il cavallo libero e senza alcun finimento. - Allu-
mato, 0 illuminato, dell'animale con occhi di colore
difierente dal jeslo del corpo. - Alta, la spada
posta in alto. - Alzato, della pezza posta più in
alto della sua posizione normale.
Ancorata, la croce o la pezza che, non toccando
i bordi dello scudo, termina rivoltata in punta, a
guisa di àncora. - Angolata, la croce accompagnata,
negli angoli, da quattro figure per lo più allungate.
Animalo, di cavallo in atto di correre e con gli
occhi di smalto diverso da quello del corpo.
Annuvolale, o nuvolate, di fasce, bande, ecc., on-
date come nuvole.
Aperto, qualsiasi fabbricata che generalmente ha
la porta di smalto diverso, o dalla quale si scorge
il colore del campo. - Appuntate, due spade o due
lancie che si toccano con la punta. - Ardito, del
gatto con la zampa destra alzata. - Argento, o Man-
co, fondo dell'arme.
Armati, i soldati vestiti di corazza. - Armalo.
termine indicante le lancie, le picche, 1^ freccie e
simili, aventi colore diverso da quello dell' asta.
Dicèsi anche dell'animale con le unghie e gli artigli
di colore differente dal resto. - Armellinato, titolo
applicato allo scudo composto di due smalti, oltre
che l'argento e il nero. - Arrestato, di animale (bue,
elefante, cavallo) fermo sulle quattro zampe. - Ar-
ricciato, del gatto col pelo irto e arruffato, e col
dorso inarcato.
Assicellato, lo scudo scaccato a rettangoli nel
senso dell'altezza. - Attorcigliato, attortigliato, attri-
buto e posizione del serpente. - Attraversante, la
figura o la pezza onorevole cbe attraversa la parti-
zione, r inquartatura o il campo dello scudo. - At-
traversamento, della figura sulla quale sono poste
bande, fasce, lambelli, ecc.
Baglionato, di animale con in bocca un bastone
0 un osso. - Balzana, di arme o insegna del campo
tagliato per traverso d' un colore di sopra e un
altro di sotto. - Bandaio, lo scudo coperto di sei
bande alternate, ciascuna di smalto differente fra
loro. Si distingue poi: il bandato ondato, indentato,
centrato, merlato, ecc. - Barbato, del gallo con
bargiglio e del delfino con barbe, di smalto dissi-
mile dal resto. - Battagliata, la campana con bat-
. tàglio di smalto diverso.
Bicipite, aquila a due teste. - Biforcata, la croce
patente con ciascun braccio terminante in due punte
Bisantato, lo scudo seminato di bisanti. - Boc-
cheggiante, pesce con la bocca aperta. - Bocciolato,
provveduto di bocci come il giglio di Firenze.
Bordato, di pezza con bordi di smalto diverso. -
Bordonata, la croce coi bracci arrotondati alle estre-
mità. - Bottonaio, nel fiore, il bottone non ancora
dischiuso. - Braccante, posizione del cane, rappre-
sentato di nero o d'argento. - Burellato. lo scudo
coperto di burelle.
Cadente^ la stella di cinque raggi, con l'inferiore
rivolto verso la punta; anche, la freccia, la lancia,
la spada, rivolte con la punta verso il lato infe-
riore dello scudo. -Calzato, formato da due linee
che, partendo dagli angoli superiori dello scudo,
convergono nella punta. - Cancellato, lo scudo ca-
ricato di tre o più cotisse in banda, di tre o più
cotisse in sbarra, intrecciate e sovrapposte. - Cap-
peggiato, lo scudo che ha una figura simile a cappa,
mantello o padiglione alzato, - Capriolato, dello
scudo o della pezza se ricoperti di sei caprioli di
smalti alternati. Capriolato riverso, quando i ca-
prioli sono rivoltati verso la punta dello scudo.
Carica, Y arme varia di figure, di colori e di
metalli. - Caricalo, dicesi delle pezze e delle fi-
gure sulle quali stanno altre figure. - Centrala,
Ja fascia o la banda posta in arco. - Cimato,
il cervo con le corna di smalto diverso; di pezza
con altra figura alla sua estremità. - Cinghiato, ani-
male con una cintura, a mezzo il corpo, di colore
differente.
127
Collarinato, di animale con un collare di smalto
differente dal resto, - Composta, di arme, quando
lo scudo è diviso in vari campi. - Composte, le fa-
sce, le croci, le bande, le bordure, i pali formati
da scacchi di vario colore. - Contrabandato, quando
le bande sembrano tagliate, una metà avendo
smalto differente dall'altra: opposto, contrasbarrato.
Contrapposta, quando si ha lo scudo fasciato e
bordato insieme. - Conlrainchiavato, lìs^'ura di scudo
inquartato a punta di pettine. - Contrainnestato, fi-
gura di scuno inquartato a trifoglio. - Contrain-
quartato, quarto nuovamente inquartato. - Contra-
merlato, di banda, di fascia, ecc., merlata solo nella
parte inferiore. - Contrapassanti, due animali posti
uno su l'altro e oppostamente incamminati. - Contra-
rampanti, due animali rampanti uno contro l'altro.
• Contra scaccato, fasciato con bordura doppia
scaccata di smalti alternati.
Cordato, arco con la corda di smalto differente.
- Cordonata, o mulinata, la croce avente nel centro
un foro quadrato. - Cornato, di quadrupede con
corna di smalto diverso. - Cotissato, scudo coperto
da dieci cotisse, o più, di due smalti alternati.
Crestato, di gallo, di drago, di serpente, ecc., con
cresta di smalto diverso. - Crinita, testa con ca-
pelli di smalto differente. - Cucito, dicesi del capo,
della banda, della fascia, ecc , aventi metallo su
metallo, colore su colore.
Del campo, dicesi la figura quando è dello stesso
smalto del campo. - Dentata, la banda, la bordura,
la fascia, ecc., terminante in punta; e dentellata, se
dentata finemente e, per lo più, con denti da ambe
le parti. - Diademata, figura con piccolo cerchio
sulla testa. - Difeso, del cinghiale, dell' elefante e
del liocorno, che abbiano denti e corna di smalto
diverso. - Diffamato, dicesi dell'animale sprovvisto
di coda; dello scudo riversato; dell'arma mancante
di qualche pezza.
Diradicato, di albero, di pianta, che lasci vedere
le radici. - Diramato, di albero con rami troncati.
Dragonaio, di animale terminante in coda di
drago.
làbbricato, quando le torri, le case, i castelli,
ecc. hanno le pietre diverse, ma uniformi fra loro.
Falcata, la croce con quattro mezze lune all'estre-
mità dei bracci. - Fasciato, lo scudo ricoperto in
tre fasce alternate con altre tre di colore diverso.
Hancato, lo scudo con ai lati due pali di smalto
diverso dal campo e diminuiti di un terzo della
loro larghezza normale. - Fiancheggiata, di figura
con altre figure o altre pezze onorevoli ai fianchi.
Figtirato, del sole, della luna e delle monete,
quando in sembianza umana. - Finestrata, di edi-
ficio con finestre di smalto diverso. - Fiordalisato o
gigliato, di pezza terminante in fiordaliso o in
giglio.
Fiorente, la croce o la pezza con estremità ter-
minante in giglio. - Fiorito, d'albero carico di fiori
di smalto diverso. - Fogliato, d' albero, di pianta,
con foglie di smalto diverso. - Forcata, la coda
dall'animale divisa in due. - Franco, il cantone o
il quarto quando soli nel campo. - Fruttifero,
l'albero con frutti di smalto diverso dalle foglie.
Frisato, lo scudo diviso in un certo numero di
fusi 0 rombi. - Fustato, albero con tronco di
smalto differente.
Gambuto, il fiore con gambo di smalto diverso. -
Gemella, di due bande, Sue fasce, ecc., occupanti
lo spazio di una. - Grembiato, lo scudo coperto di
otto triangoli eguali fra loro e vertice nel cen-
tro, tutti di smalto alternato. - Gironné, il campo
diviso in sei, otto o più porzioni triangolari di
varia tinta, i vertici dei quali si riuniscono tutti
nel centro dello scudo.
GiHdo di guerra, accessorio dello scudo. - Guar-
nita, una spada a guardia e manico di smalto di-
verso.
Illeonito, il leopardo rampante. - Illuminato, V a-
nimale con occhi di smalto diverso. - Imbeccato, il
volatile con becco di smalto diverso. • Impennata,
la freccia con le nenne di smalto diverso. - Impu-
gnante, di mano, branca, zampa che stringa qualche
figura. - Inalberato, il cavallo o il liocorno ram-
panti.
In banda, la disposizione delle figure poste nel
senso della banda. - Incassato, o incastrato, scudo
partito di due diversi smalti, uno entro 1' altro in
fascia. - Incavato, scudo con intaglio circolare nel
cantone superiore destro. - Inchiatato, scudo diviso
in due diversi smalti innestantisi uno nell' altro,
con lunghi denti. - In cinta, di pezze disposte e
allineate verso i bordi dello scudo.
Increspato, di pezza o partizione a crespe. - In-
dentato, figura con Senti aguzzi ai bordi. - Infilato
0 infilzato, Y anello, il cerchietto, la corona, ecc.,
infilato da spade, da laneie, ecc. - Ingolante, del
serpe o ilella biscia con un animale in bocca. - In
maestà, di aniinale o di elmi posti di faccia. - In-
nestato, il campo introdotto in una partizione o
inquartatura.
In palo, posizione delle figure messe una sul-
l'altra, verticalmente; in pergola, in pila, nella po-
sizione di queste; in punta, nella parte inferiore
dello scado. - Inquartato, lo scudo diviso in quat-
tro parti eguali da due linee, entrambe passanti
pel centro.
Interzato, lo scudo diviso in tre parti eguali, da
due linee perpendicolari, orizzontali od obblique.
E distinguesi poi 1' interzato incappato, l' interzato
in. calza, in capriolo, in gherone, in pergola, ecc..
ecc., a smalti diversi. - Intraversato, di cosa che nel-
l'arme è messa a traverso.
Lampassato. quadrupede con lingua sventolante
e di smalto diverso. - Levato, l'orso nella posizione
di rampante. - Linguaio, di volatile con la lingua
di smalto diverso. - Lomngalo, dello scudo e delle
pezze interamente coperte di losanghe a due smalti
alternati.
Manicato, di arma con manico di smalto diverso.
ManteUato, lo scudo aprentesi come manto dalla
metà della linea del capo e scendente in due linee
rotonde agli angoli inferiori. - Marinato, l'animale
terrestre terminato in coda di pesce. - Membrato, di
volatile con le zampe e gli artigli di smalto diverso. -
Mei-lato, il castello, la torre, la banda, ecc. muniti
di merli. - Merlettato, delle pezze ricamate ai bordi.
Montante, il crescente quando ha le corna rivolte
verso il capo dello scudo. - Moscature, le codette
nere dell'armellino. - Mostruoso, animale che abbia
testa umana. - Movente, la figura introdotta nel
campo da uno dei lati dello scudo o degli angoli.
Mulinata, la croce con un'apertura quadrata o a
forma di losanga, nel centro, attraverso la quale si
vede il colore del campo. - Muragliato o murato,
lo scudo ricoperto da uno smalto che raffiguri uno
muraglia.
Nascente, dell'animale che mostra, oltre la testa
e il collo, le zampe anteriori e la cima della coda
(quadrupede) o delle ali (volatile). • Nascosta, la
testa degli animali racchiusa in un elmo. - Nato
128
morto, il leone a cui mancano denti, unghie, lingua,
coda.
Nodoso o noderosu, dell'albero e de' suoi rami:
simbolo di impresa difficile {riuscita, se il ramo è
reciso). - Nuvolate, le figure fatte in forma di nu-
vole.
Ombelicato, lo scudo recante nel mezzo un cer-
chiello. - Ondate, le figure imitanti le ondulazioni
del mare. - Ondeggiante, della fiamma, dei pesci e
dei rettili in palo uniformemente ondulato. - Osceno,
l'animale che ha il sesso di smalto diverso dal
corpo. - Ottuse o cortesi, le armi spuntate (da gio-
stra, da tornei).
Palato, lo scudo coperto di sei pali di smalto al-
ternati fra loro. - Fallato, di animale che ha sul
manto macchie tonde. - Partito, lo scudo diviso da
una linea verticale passante pel centro. - Passante,
l'animale in atto di camminare, di passare da una
parte all'altra dello scudo. - Patente, la croce con
quattro bracci allargantisi dal centro ai lati dello
scudo. - Patriarcale, la croce del Calvario : insegna
di arcivescovo.
Perale, scudo ovale appuntato in fondo. - Piane,
le armi completamente coperte da un solo colore
o da un solo smalto. - Piantato, di albero le cui
radici non si vedono. - Pieno, lo scudo interamente
ricoperto di un metallo o di un colore, senza altra
figura. - Pomellato, del bastone, della croce, del
raggio, ecc., ornati all' estremità di tre piccole palle
o globi.
Ramoso, del cervo e del daino con le corna di
smalto diverso. - Rampante, l'animale in atto di
arrampicarsi, dritto sulle zampe posteriori o di pro-
filo. - Rapace, il lupo quando ha un agnello tra le
fauci, 0 quando è rampante. - Rastellate, le bande,
le fasce, ecc, merlate da ambe le parti.
Rialzata, la corona sulla quale poggino gigli,
croci, foglie, punte, perle, ecc.; anche la coda de-
gli animali passata sotto la coscia e rialzata sulla
schiena. - Ricrociata, la croce con bracci formanti
alla estremità altre piccole croci. - Ripartito, lo
scudo partito e di nuovo ripartito.
Ritratta o ritirata, di pezza onorevole toccante i
bordi dello scudo solo da una parte. - Ritrinciata,
la croce allargata alle estremità e terminante in
punta. - Riversato o rovesciato, lo scudo capovolto,
in segno di dilTamazione. - Rivoltato o rivolto, del-
l'animale voltato verso il fianco sinistro dello
scudo.
Roteante, attributo del pavone. - Rotto, del ca-
priolo spezzato nel vertice e diviso. - Rovesciato,
di figura volta all'ingiù.
Saliente, del cervo, del montone e della capra in
posizione di rampanti. - Sarchiato, della croce o
della pezza caricata d'un filetto di smalto diverso.
Sbarrato, lo scudo e la pezza con sei sbarre di
smalto alternate. - Schietta, arma senza rastrello,
senza orlo e simili.
Scaccato. scudo a scacchi di smalto alternati.
Scanalato, di pezza con scannellature. - Scorticato,
di lupo, di leone o di cavallo, rosseggiante dal
mezzo in giù. - Scorciato, di pezza non toccante i
lati dello scudo.
Sedente, dell'animale posato sulle zampe poste-
riori. - Seminato, lo scudo o la pezza, quando sparsi
di gigli, di stelie, di api, ecc. - Semipartito, della
banda, della fascia, del palo, degli scudi, ecc., quando
g.à spaccati. - Sinistrato, di figura o di pezza con
un'altra alla sinistra; e dello scudo, se diviso da una
linea perpendicolare, formante a sinistra uno spazio
largo un terzo del campo. - Sorante, attributo del-
l'uccello in atto di prendere il volo. - Sormontato,
della figura che ne ha un'altra sopra, a breve di-
stanza. - Sostenuta, la figura che ne ha un'altra
sotto di sé ed è da essa sorretta.
Spaccato, scudo diviso in due parti eguali da una
linea orizzontale. - Spasimato, dei pesci quando hanno
la bocca aperta. - Spezzate, le figure divise in più
parti. - Spiegato, del volatile in atto di volare, con
ali aperte e rivolte verso il lato superiore dello
scudo. - Spinata, pezza onorevole con bordi termi-
nanti in punte minute e aguzze. - Squamato, o sca-
gliato, del pesce e del serpente coperto di squame
di smalto diverso.
Sradicato, dell'albero che mostra le radici. - Ste-
lato, di fiore, di pianta, ecc., avente stelo di smalto
diverso. - Stolato, d'animale che ha intorno al corpo
una fascia di smalto diverso. - Sul tutto, scudetto o
altra figura sopra un'inquartatura o altra partizione.
Tagliato, lo scudo diviso diagonalmente da una
linea, che scende dall'angolo superiore sinistro al-
l'inferiore destro. - Tegolato, di tetto con smalto di-
verso. - Terrazzato, di albero, castello, torre, ecc.,
sostenuti da terrazzo, indicante il suolo. - Triango-
lare, scudo di questa forma. - Trifogliata, di croce
terminante a mo' di trifoglio. - Trinciato, lo scudo
diviso diagonalmente in due parti eguali, dall'angolo
superiore destro all'inferiore sinistro. - Troncata, la
banda, la croce, la l'ascia che, con le loro estremità,
non tocchino i bordi dello scudo.
Uncinata, la croce con bracci ritorti a mo' di un-
cini. - Uscente, di animale o figura che sembri uscire
da una partizione o da una pezza, mostrando la
testa e una parte del corpo. - Verghettato, lo scudo
palato di dieci o dodici verghette. - Vólto, il crescente
con le corna rivolte verso il fianco destro dello
scudo. - Vuota, la figura aperta in lunghezza e in
larghezza secondo il senso della figura stessa, mo-
strando il colore del campo.
Addogare , scompartire a strisce, a similitudine
di doghe. - Èlasonare, il descrivere le armi secondo
i principi dell'araldica. - Inquartare, inserire nei
quarti: di stemmi. - Rinterzare, foggiare a tre pia-
stre, a tre falde: di scudi, di elmi, di loriche, ecc.
Timbrare, porre corone, elmi, cappelli e tocchi
sullo scudo.
Araldo. Banditore, messaggiero, - Chi portava
una sfida, intimava guerra, faceva proposte di
pace, ecc.
Aramento. Il lavoro che si fa con l'arafro.
Arancia. Il frutto dell'arawcio.
Aranciaio, aranciata. Detto ad a/rancio.
Aranciato. Veggasi a colore.
Aranciera. Detto ad arancio.
Arancina, arancino. Veggasi ad arancio.
Arancino. Uccelletto, detto anche fiorran-
cino.
Arancio {melarancio). Agrume, pianta da giar-
dino, una delle specie più note del genere cedro:
dà un frutto {arancia, melarancia) saporito, giallo-
dorato, con corteccia esterna aromatica, l'interna
spongiosa, insipida, bianca, e polpa vascolare, divisa
in parecchi spicchi e contenente molto sugo, di sa-
pore agrodolce. Simboleggia la verginità. Detto anche
Portogallo, pomarancio, pomo arancio. La corteccia
e i fiori danno olio essenziale, usato in farmacia
e in profumeria, in preparazioni da confettie-
re, per fabbricare qualche liquore, ecc.
Arancina, piccola arancia in genere; particolar-
mente, l'arancia forte, che si condisce con lo zuc-
ARANCIONE — ARATRO
129
chcro. • Arancino, di arancio. - Aranctcnia, arancia
grossa. - Arancione, che ha sapore d'arancio.
Arancia della China, aranciiia forte, piccolissima,
che si mangia solo confettata: chinotto. - Arantia di
Malta, con polpa o tutta rossa come il sangue, o
con macchie di codesto colore, chtì talvolta si vedono
anche al di fuori, sulla scorza. - Arancia di Porto-
yallo, dolce, dalla buccia liscia, lucente e tanto
sottile che a stento si stacca dalla polpa. - Arancia
dolce 0 da mangiare, l'arancia comune che ha la
polpa molto sugosa, zuccherina e delicatamente pro-
fumata. • Arancia forte, o amara, con la corteccia
giallo-rossiccia, contenente molto olio volatile, cau-
stico ed amaro, ricercato per le tinture stomàtiche,
per il vermouth e simili. - Arancia lutea, con la
corteccia screziata di giallo e di verde, e polpa con
sugo forte e amaro.
Arancino: dicesi propriamente di alcuni aranci
con piccole foglie e piccolo frutto, originari della
Cina. - Grancina, piccola arancia forte; si coglie
non ancora matura, per condirla. - Mandarino, spe-
cie d'arancia piccola, molto profumata e dolce, dalla
buccia ora grossa, ora sottile, secondo le varietà, e
che si distacca facilmente dalla polpa: fiorisce nel
mezzogiorno d'Italia. - Me/ang'o/o, albero che produce
l'arancia forte. - Pomo d'Adamo, specie d'arancia
grossissima con la buccia gialla come il limone.
Ranciato, arancio candito.
Corteccia, buccia, involucro esterno delle arancie,
dei cedri, dei limoni. Scorza, quella del Unione
( scortecciare , sbucciare , togliere la corteccia , la
buccia).
granello, ciascuno dei semi. - Pasto, l'interno del-
l'arancio. - Polpa, la parte carnosa, di sapore zuc-
cherino, 0 agrodolce, che si succhia. - Spicchio, una
delle parti nelle quali si taglia, pel lungo, l'arancio
(spicchiare, spicchiato).
Aranciato, chi vende arance. — Aranciata, be-
vanda fatta col sugo dell'arancia. - Anche, colp ) dato
con lo scagliare un'arancia: ranciata. - Aranciera,
luogo dove .si custodiscono gli aranci e altri agru-
mi : citroniera.
Essenza di portogallo, olio etèreo di corteccia di
arancia. - Pelitgrain (fr.), essenza di arance non ma-
ture. - Lanfa, acqua distillata di fiori d'arancio.
V Arancione. x\ggiunto di colore.
Arare {arato, arazione). Lavorare la terra con
l'aratro.
Ai'ariba. Albero il cui legno é usato in e6a-
nisteria.
Aratio, arativo (aratorio). Detto ad anratro
(arare, aratura).
Aratro. La principale e ben nota macchina
agricola: aratolo; in origine, istruinento di stiuttura
all'atto semplice e consistente solo m un pezzo di
legno lungo e curvato in modo da solcare la terra
con una estremità. Ora, di legno e ferro, o d' ac-
ciaio, e di svariate forme, avendosi aratri a bilan-
cia, a vapore, aratri Brabant, Howards, Bertone,
Ferrari, aratri di tipo americano e di tipo tedesco,
ecc., pili o meno perfezionati. Si fanno e si ado-
perano aratri con iscopi specialissimi, oppure si so-
stituisoiio, secondo i lavori speciali, i singoli pezzi
della macchina. Si hanno pertanto aratri scalzaton,
rincalzatori, ripuntatori, ravagliatori, ecc., e anche
aratri a due vomeri per eseguire più rapidamente
lavori poco profondi.
Aratro ruspa, spianapoggi. - Coltro, specie d'ara-
tro perfezionato che va più al fondo dell'aratro co-
mune, e butta la terra da una parte sola, da quella
Premoli — Vocabolario Nomenclatore
del campo lavorato. - Coltro diritto, mancino, secon-
do che ha l'orecchio a destra o a sinistra.
Fondatolo o aratro da seme: diverso dal comune,
perché fatto a schiena d'asino, invece che piano dalla
parte di sotto, più appuntato dinanzi e con orecchie
più lunghe e alquanto rovesciate in fuori: serve ad
aprire i solchi che dovranno accogliere i semi. - Mac-
china pel drenaggio, specie di aratro senza orecchie
che mette innanzi un' coltro potentissimo per la cui
azione si fende la terra ad una grande profondità.
liiricalzatore, specie d'aratro a vomere lungo e
stretto.
Scarificatore . più coltri riuniti che, tagliando il
tirreno in linee parallele, lo rompono e- lo rendono
soffice..- Sementino, aratro da semente.
Pezzi oell'ar.^tko. — Ab,ìo stesso che orecchia.
- Asta, il timone: nei nuovi modelli, cambiato in due
sbarre a cui si applicano le mani del bifolco.
Bure, l'estremità della stanga dell'aratro, che si
attacca all'anello del giogo (che è lo strumento di
legno co! quale si accoppiano insieme i buoi all'a-
ratro 0 al carro). - Cavicchia, pezzo che serve ad
attaccare la bure alla campanella del giogo. - Ceppo,
pezzo di legno massiccio che serve di base all'ara-
tro. -■ Coltellaccio, ferro tagliente unito alla bure,
specialmente del coltro, per tagliar la terra e le
erbacce del campo arando.
Coltro, parte essenziale dell' aratro: coltello di
ferro diritto e sporgente in avanti; taglia da una
parte, dall'altra divide la terra e la rivolta. Si
hanno coltri a bure corto (toscani), altri a bure
lunga, coltri americani, inglesi, coltri a ruota, ecc.
Dentale, la parte dell' aratro a cui si attacca il
vòmere. - Freccia, legno più o meno lungo che
serve a dare il moto all' aratro. - Guance, le due
parti laterali del ceppo.
Linguetta, tavoletta sporgente in avanti e sulla
quale posa la vangheggia. - Manecchia, uno dei
legni dell'aratro. - Mazzuolo, o maglietta, pezzo in-
filato nella stegola, che si usa per inconiare o sco-
niare la vangheggia, o per imbiettare o sbiettare il
profime.
Orecchie, le ali ai fianchi del ceppo, che rovescia-
no la terra sollevata dal vòmere. - Profime, ran-
delletto che tiene unita la bure all'aratro. - Registro,
0 regolatore, cavicchio per abbassare o alzare la
bure.
Stegola, il manico dell'aratro: pertica ricurva in-
castrata fra un' orecchia e l'altra. Con essa il bi-
folco dirige l'aratro. - Stiva, il manico dell'aratro.
- Tallone, la parte posteriore del ceppo.
Vomeraià, la parte davanti e più acuminata del
ceppo, che riceve il collo del vòmere. - Vòmere o
vomero, la punta di ferro che serve a fendere la
terra: vangheggia, vangheggiuolo, secondo la gran-
dezza fraschiatoio, strumento per raschiare il vò-
mere).
Arare, aratura
Arare, lavorare la terra con l'aratro: propria
mente, fendere, rompere, costeggiare, minutare la
terra: assolcare, imporcare. insolcare, lavorare a
solchi; alTondare i solchi, aprire, scassare la terra;
coltrare, lavorare col coltro. Col progresso moderno
si impiegano anche» macchine aratrici mosse per for-
za di vapore o di elettricità: l'aratro- e tirato da
un cavo avvolto intorno a un vevncello mosso
elettricamente. - Arare nuovamente: riarare, nfcn-
dere rinsolcare, risolcare.
130
ARAZZEftlA
ARBOSCELLO
Aratio, arativo, atto ad essere arato; terreno da
lavorare con l'aratro. - Aratoì'e, che ara, detto spe-
cialmente dei bue. - Aratorio, da arare (terreno), o
che .serve ad arare (istrumento); - Inaràbile, che
che non si può arare. - Inarato, non arato.
Aramento, atto ed effetto dell' arare; ciascuna
delle quattro arature: arazioìie, fenditura, risolca-
tura, snkala, solcatura- (primo' aramento); recisura
(secondo aramento); térzamento (terzo aramento);
inquartazione, rinquartaturh (quarto aramento).
.4ra<Mra, l'atto e l'effetto dell'arare; o, anche, la
stagione, il tempo dell'arare.
Costeggiare, ripassai'e con l'aratro sugli spigoli delle
porche per ispianarle, dopò fatti i solchi.
Jnciliare, fare la seconda aratura. - Inquartare,
arare e seminare, un canapo per^ la quarta volta. -
Intraversare, o minutare, arare di traverso, in certi
casi, in un campo già rotto e costeggjatOi per
ismuavere bene tutta la terra e sbarbarne le erbe
cattive.
Maggesare, arare più volte in maggio. - Recidere
il terreno, fare il secondo solco, arare la seconda
volta. - Rimettere i solchi, ripassare 1' aratro sulla
stessa tracciai lasciata nel rompere i solchi, perchè
'ia tèrra resti smossa quanto basta. - Rinterzare, far
il terzo solco. - Rinfrescare la maggese, dare- la
quinta ar-atura alla t(^rra. - fìinquartare, arare per
la quarta volta. - Ripianare, abbassare i cigli sol-
levati dall'aratro.
• Rompere, il lavoro che fa il contadino passando
con r aratro nel mezzo ideile porche e aprendovi
un solco (rompere le stoppie, i trifogli, ecc.).
Sfiorare, arare superficialmente o con un arati'o
leggiero. - Spor»hettare, rompere il terreno tra un
porchetto e l'altro. - Temperare l'aratilo, far pene-
trare pili 0 meno la punta del vòmere nella terra.
Ter zar e, arare per la terza volta.
VARrE — Caloreggiare, l'azione del sole sui sol-
chi tracciati dall'aratro. - Piegaia, lo spazio lasciato
vuoto dietro l'aratro. - Porca, striscia di terra fra
solcò e solco: a, ripianarla e ritondeggiarla serve il
rastrello, arnese, di legno o d'altro, con piùoli pa-
r'alleli equidistanti, infissi perpendicolarmente in una
sbarra orizzontale. - Rompone, terra lavorata la
prima volta con l'aratro. ■ Solco, fenditura pili o
meno larga e profonda, aperta con l'aratro, diritta
o storta. - Solcata, il corso d'uTi solco.- Sólco mae-
stro, quello che divide porca da porca.
Giogàtico, mer-cede che si paga ai contadini quando
vanno, col proprio aratro, a lavorare la terra d'altri.
Proverbio : Chi ara il campo innanzi la vernata
avanza di ricolta la brigata.
Aratura. Detto ad aratro.
Arazzerla. Detto ad arazzo.
Arazzo {arazzerla, arazziere). Stoffa tessuta a
figure, per uso di paramento, di addobljo; tappeto
con ricamo; ^orta di tappezzeria, tutta, o quasi,
di lana, tessuta ad alto liccio, cioè a ordito verti-
cale, e che imita una pittura. Panno il'arazzo,
arazza. - Zooti, in greio, tappeti in cui erano tes-
sute figure.
Arazzerla, quantità (razzarne), commercio, fab-
brica di arazzi: razzeria. - .4ras3<ere, fabbricante di
arazzi, celonaio, tappezziere,
Arbitraggrio (frarrc.) Operazioiie di borsa, per
la quale il giudizio pende in favore di un titolo
piuttosto che di un altro; operazione di banca per
cui si lucra acquistando valori ove sono deprezzati
per venderli ove harmo più pregio. Inoltre, equi-
vale ad arbitralo.
Arbitrale. Detto ad arbitro.
Arbitrare {arbitrato). Il giudicare e il seri-
tenziare in qualità di arbitro, o anche ad ar-
bitrio, e il prendersi arbitrio nel modo di operare.
Arbitrario (arbitrariamente J. Fatto ad ar^
bitrio.
Arbitrato. Giudizio e ufficio di arbitro.
Arbitrio. Facoltà, potenza di operare secondo,,
la propria volontà: la volontà stessa in modo as-
soluto: libero arbitrio; autorità, balia; libertà, pò-»
testa, ragione, signoria. - Anche abuso, licenza; di-
spotismo.
Arbitrario, fatto ad arbitrio, di proprio arbitrio,
a volontà, senza riguardo a r-egole o simili: irrego-
lare, libero, licenzioso; non per disposizione di
legge ; dispotico.
Arbitrariamente, ad arbitrio, di arbitrio, in modo
arbitrario, dispoticamente; di propria volontà, di
propria autorità, ad libitum; a capriccio, senza fon*
danienk) di ragione. - Facoltatvoo, in potere, in fa-
coltà, ad arbitrio, ecc.
Essere alla mercè altrui, all'arbitrio d'altri.
Fare, dire di sno capo, di proprio arbitrio.
Àrbitro. Chi giudica e dispone a proprio ta-
lento. - Giudice eletto dalle parti litiganti, per
dirim.ere equamente una questione . compromissario,
comprotnessario. - Arbiln^amento, la giurisdizione con-
ferita agli arbitri.
Arbitrato, il giudizio e l'ufficio dell'arbitro e de-
gli arbitri; arbitraggio, compromesso. Si invoca an-
che in caso di sciopero o di contesa fra due
Stati, costituendoci allora il Tribunale intemazio-
nale di arbilramento, o di arbitrato. - Clausola
compromissoria, patto stabilito tra le parti di affi-
dare ad arbitri la decisione di qualunque questione
fosse per insorgere fr-a loro. - Lodo, sentenza degli
ai'bitri. - Periziare, terzo perito chiamato arbitro
tra due periti discordi.
Probiviri, arbitri nelle questioni fra operai e prin-
cipali, per lo più coiitituiti in collegio, le cui ori-
gini risalgono alle antiche corporazioni. - Soprdrbi-^
tra, terzo arbitro.
Arborato. Luogo, terreno con molti alberr.
Arboreo. Di albero, appartenente ad albero.
Arborescente. Di qualità e forma d'albero.
Arboricoltura. Arte di coltivare la pianta
d'alto fusto.
Arboscello, arbusto. Piccolo, albero che
fa cesto, vegetale che sta di mezzo tra l'albero e
l'erba e dalle radici mette rampolli legnosi molto
resistenti: alberello, alberetto, alberino, arbuscello;
frutice, suffrutice; arbusco, àrbuscolo.
Arboscelli varì: agnocasto, sempre verde, ernble-
ma della freddezza, simbolo di chi vive senza amore.
Agrifoglio (allòro spinoso), con foglie sempre verdi
e contornate di spine (usato per lavori di tarsia,
per fare pezzi di scacchi e altro). - Avellino, ca-*-
munissimo nei boschetti e nei giardini.
Riancospino, spinoso, con fiori bianchi, disposti'^
corimbi e di grato odore, ricercati dagli uccelli.
Bosso 0 béssolq, sempre verde, allignante nei luò-^
ghi montuosi: serve a fare siepi nei giardini; ha'
un legno che si utilizza in lavori di tornio -» RuU^
macola, che cresce sulle montagne e nei terreni iiit'^
colti.
Calicanto precoce, che fiorisce in dicembri}, lie'gfl
inverni non rigidi ed ha fiori profumatissimi.
Caprifoglio, detto anche abbracciabosco, madre seh
va. - Coca, della famiglia delle malpighiacee. - Cor-
bezzolo, arbulo, albatro, encacca crescente spontanea;
ARCA — ARCHITETTARE
131
nelle regioni più calde d'Italia, coltivata pe' suoi
frutti verrucosi, eduli, di color rosso.
Gaggio, con foglioline piccole, strette, di un verde
cupo e con fiore {gaggìa) giallo, a forma di pallot-
tolina, di soavissimo odore - Gelsomino, sarmentoso,
con fiore detto pure gelsomino, bianco, di grato
odore. - Ginepro, che dà un frutto piccolo e aro-
matico. - Gnafdlio (tignamina), dei monti e dei luoghi
sterili: è medicinale. - Gonoloho, asclepiadea del-
l' America Tropicale.
Lilla, che fiorisce in primavera: ha fiori turchini
violetti. - Mirto o mortella, sempre verde, con fiori
piccoli, bianchi, e di grato odore. - Oleandro {lean-
dro, lauro, rosa), con foglie verticillate e fiori rossi;
dotato di proprietà velenose.
Pado, con tiori bianchi, in lunghi grappoli pen-
denti. - Parkinsonìa, arbusto americano, spinoso, a
foglie geminate e pennate. - Paternostri, con fiori
bianchi e semi contenenti olio. - Potalia, dell'Ame-
rica Tropicale: dà una resina dell'odore di benzoino.
Pruno (questo è nome generico di arbusti, di
frutici che servono a fare siepi), spinoso, simbolo
di difficoltà. - Pugnitopo, minuscolo, asparagaceo, a
rametti fogliformi: cresce spontaneo tra i cespugli.
Rovo, specie di pruno irto di pungiglioni assai
uncinati, con fiori bianchi e rossi, che smaltano di
vivaci colori le siepi vive.
Sanguine, di buccia liscia e sanguigna, adoperato
a far gabbie, panieri e simili. - Scopa, molto piccolo,
quasi somigliante al ginepro. - Sèna, con foglie molto
purgative, ecc. - Spigo, odoroso, spigato, montano,
con fiori violetti o cerulei.
Spin cervino, armato di spine e di pungiglioni.
Tamerice, tamarisco, arbusto ornamentale, con lo
stelo, e la cui scorza ha proprietà astringenti e feb-
brifughe. - Vainiglia, con baccelletti di odore gra-
tissimo (che si conservano nello zucchero). - Viburno,
{pallone di maggio, palla di neve), coltivato nei giar-
dini e grazioso. - Vitalba, delle siepi e dei boschi.
Varie. — Brughiera, arboscello dei terreni in-
colti : serve specialmente per fare il bosco al baco
da seta. - Gardenia, fiore soavissimo di arbusto
dei climi piuttosto freddi. - Grani d'Avignone (mo-
sca di Persia, di Spagna, di Turchia), le bacche
non mature ed essiccate di varie specie d'arbusti,
usate in tintoria come color giallo. - Macchione,
grosso cespo di macchia fitta di spine e d'arbo-
scelli. - Sotto arboscello, pianta a fusto legnoso, ma
di piccole dimensioni. - Tutore, il palo o la canna
a cui si legano gli arboscelli per tenerli diritti.
Arca. Madia, cassa. - Arca arcanorum, detto ad
alchirnia. - Arca di Noè, detto a diluvio.
Arcada, Arcàdia (arcàdico). Detto ad ac-
cademia.
Arcaismo. Vocabolo, modo di dire, elemento
di una lingua caduto in disuso.
Arcale. Arco di porta. - Parte d' una vòlta.
Arcàngelo {arcangèlico). Veggasi ad angelo.
Arcanista. Detto a porcellana.
Arcano. Detto a mistero.
Arcare, archeggiare {arcalo, archeggiato).
Piegare a forma d' ai^co.
Arcata. Apertura a forma d' arco^ voltone. -
Spazio quanto tira un arco (arme). - Passata d'ar-
chetto sul violino. - Parabola di proiettile. —
Termine di anatomia.
Arcatura. Deviazione delle ginocchia del ca-
vallo.
Arcàvolo. Veggasi ad avo.
Archebiòsi. Detto a generazione.
Archebùlico. Sorta di verso.
Archéggio. Modo di archeggiare, ossia di pas-
sar l'arco sugli istrumenti «iwsicaii ; arcata, ca-
vata, toccata, toccata d'arco.
Archeolitico. L' uomo che viveva nell' età
della pietra. - Periodo di età, in geologia.
Archeologia, archeòlogo {archeologico). Veg-
gasi ad antichità.
Archètipo. Prima forma, esemplare, mo-
dello, - Nozione astratta di uno scheletro.
Archétto. Istrumento di crini tesi sopra una
asticciuola di legno per suonare il violino e altri
istrumenti musicali. - Arnese da caccia. - Ar-
nese a forma di lima, su manico ad arco, usato dal
magnano (per attaccar chiavi) e da altri artefici.
Archiacuto. Lo stile gòtico, in architettura.
— Veggasi, inoltre, a letto.
Archiàtro. Il primo medico di un principe.
Archlhugio, archibuso (archihugiata, archi-
busata ; archibusiere). Schioppo, fucile: vecchia
arme portatile, da fuoco, detta anche arcobuso.
Fu la prima artiglieria minuta che subentrò al-
l'arcobalestro; da prima gittata in bronzo, poi in
ferro, e collocata sul pendio delle muraglie, poi
portata a braccia e infine accomodata al maneggio
di un sol uomo. - Archihugiata, colpo d' archibugio.
Archibugio a corda, o a fuoco, quello antico, al
quale si dava fuoco con la corda accesa. - Archibugio
a doppio fuoco, quello alla carica del quale si co-
municava il fuoco con la ruota e col serpentino, o
col focile e col serpentino. - Archibugio a focile,
quello che, invece della ruota o del serpentino,
aveva una macchina con la quale si comunicava
fuoco alla carica. - Archibugio a forcella, grosso,
non maneggiabile, e che perciò si poggiava sopra
una forcella o forca, portata con sé dall'archibusiere.
Archibugio a miccia, o da miccia: si componeva
d'una canna di ferro, che si caricava con polvere
e con pallottola di ferro, a preferenza di piombo,
aggiustato sopra una cassa di legno, munita di una
macchinetta per dar fuoco alla carica. - Archibugio
a percussione, provvisto d'una piastra con percuo-
titoio : invenzione d' un armaiuolo scozzese (1807).
Archibugio a ruota, del XV e del XVII sec, guar-
nito, al fondo della canna, di una ruota d' acciaio,
che, caricata con una chiave, girava sulla pietra
del cane, suscitando scintille che davano fuoco al
l'innescatura.
Archibugio da muro, o da porta: si adoperava
nella difesa della piazza, come una piccola artiglie-
ria. - Archibugio rigato, con la canna di dentro ri-
gata: si caricava spingendovi la palla a forza in
tondo con un mazzuolo.
Archibugione, archibusone, grosso archibugio: ar-
chibugio da porta, da cavalletto, da muro, adope-
rato per la difesa degli spalti, delle mura, dei ca-
stelli.
Archibugiere, archibusiere, soldato armato di ar-
chibugio.
Archicénibalo. Detto a cèmbalo.
Archiepiscopale. Detto a vescovo.
Archiginnasio. Primo ginnasio.
Archigonia. Detto a generazione.
Archimandrita. Capo di ordine religioso,
specialmente presso i Greci.
Archimede. Dicesi di chi si crede un grande
inventore.
Archipénzolo {archipendolo). Istrumento da
muratore: piombino.
Architettare {architettato). Disegnare le forme
132
ARCHITETTO
ARCHITETTURA
di un edificio secondo le regole àoiV architettura:
lavoro di architetto.
Architetto. Chi esercita Y architettura, ossia-
fa il disegno degli edifici e ne dirige la costruzione.
Neil' uso dicesi anche ingegnere, ingegnere architetto.
Per designare un architetto eccellente si può dire
un Michelangelo, un Brunelleschi, un Palladio, un
Vignola, ecc. Secondo il genere di architettura che
tratta, dicesi architetto civile, militare, navale, idrau-
lico.
L'architetto ricorre al disegno, per fare la
pianta degli edifici da costruire, all'uopo impiegando
Vacquerello, l'inchiostro di China, la mati-
ta, ecc.
IsTRUMENTi DELL'ARCHITETTO 1 il compasso, 0 Se-
sta; la riga, stecca diritta, con la quale si tirano
linee rette; la riga è fissa o mobile, cioè a squadra
rigida 0 per linee di diversa inclinazione; il paral-
lelo, formato di due righe unite insieme mediante
due spranghette d' ottone e adoperato allo stesso
uflBcio; la squadra, di metallo o anche di legno:
con essa nelle varie parti del disegno si possono
delineare o riconoscere angoli retti; il tiralinee,
arnesetto d'acciaio col quale, menato contro la riga,
si segnano linee d' inchiostro sulla carta : consta
di due laminette elastiche parallele, con vite di
pressione e fermate in cima da un' asticciuola a
uso manico.
Ciclografo, strumento per tracciare archi di cer-
chio senza centri, o anche cerchi interi. - Regolo
lesbio, regolo di piombo usato dagli antichi archi-
tetti per prendere il contorno delle pietre. - Tavo-
letta, assicella quadrangolare, piana, grossa circa un
dito, su cui gli architetti distendono il foglio per
disegnare, applicando i margini con colla di pesce
0 con altro, e inumidendolo prima con la spugna',
affinchè sia poi ben teso.
Assistente, chi coadiuva l'architetto sorvegliando
i lavori.
Architettònico f architettonicamente). Di ar-
chitettura, appartenente ad architettura.
ATChltett\iT& {architettònico). L'arte e la scienza,
in generale, di costruire e di ornare un edificio,
relativamente alla sua destinazione: l'arte dell' ar-
chitetto, improntatasi a diverso stile, ossia a di-
versità, a varietà di forma, di carattere, di figura.
L'architettura è variamente denominata, secondo
lo scopo a cui mira, e cioè: civile, se intende a
costruire e ordinare edifici ad uso di casa, di pa-
lazzo, di teatro, di scuola, di museo, di uffi-
cio, ecc.; funeraria, se dedicata a costruire un
cimitero, un crematoio, un ossario, o qualche
monumento; militare, se provvede a costruire un
bastione, una fortezza, una caserma, una
qualsiasi opera di fortificazione; religiosa, se
intesa alla costruzione di una cappella, di una
chiesa, di un chiostro, di un oratorio, di un
santuario, di un qualsiasi edificio per il culto;
idraulica, quando provvede a creare un acque-
dotto, un canale, un argine, una diga, una
fontana, un pozzo, ecc.; navale, o mariltima, se
attende alla costruzione d'una nave, d' un arse-
nale, d'un bacino, d* un faro, d' un molo,
d'un porto e simili.
Si distingue altresì l' architettura artistica, se
studia r estetica degli edifici, sia per opere nuove,
sia investigando le antiche; e l'architettura feciu'ca,
se si occupa della parte puramente costruttrice.
In ordine di tempo, le prime manifestazioni fu-
rono date dall' architettura asiatica e, secondo re-
centi scoperte, dall' americana. Seguirono le archi-
tetture egiziana, babilonese, assira, ebraica, persiana,
indiana, fenicia, druidica; inoltre, la pelasgica
(dalle costruzioni ciclopiche), seguita dall' etrusca,
che influenzò la romana, e dalla greca, che influì
su tutte le altre venute dopo. Alla romana, proce-
dente dall' etrusca e dalla greca, succedettero 1' ar-
chitettura lombarda, la lombardo-greco-moderna e
le varie modificazioni locali: architetture bisantina,
araba, moresca; quindi la gotica, o archiacuta, la
gotico-toscana (in Italia), 1' architettura del risorgi-
mento, infine quella manifestatasi con metodi ed
esemplari sotto i vari nomi di rococò, neo-greco,
neo-latino, stile-impero, ecc.
Architettura moderna, quella dopo il medio evo.
- Architettura sotterranea, quella che insegna i modi
di ben condurre ogni sorta di lavori sotterranei.
Archiacuto, il genere d' architettura malamente
detto gotico. • Barocco, stile architettonico capric-
cioso e biasimevole, svoltosi largamente in Italia
nel secolo XVII. - Bramantesco, stile cosi chiamato
dal nome del Bramante che lo introdusse. - Rococò,
la migliore espressione dello stile barocco, caratte-
rizzata da membrature leggiere, quasi sempre di-
sposte in curva ed eleganti, massime nelle decora-
zioni interne. - Stile romancio, tra il basilicale (di
basilica, senza cùspide nella facciata) e l'archiacuto:
fiorito nel secolo XIII. - Stile rustico, quello che
esclude ogni lusso, ogni ornato. - Stile semigotico,
che si avvicina al gotico.
Architettònica, la scienza che prescrive le regole
dell' architettura. - Felloplastica, arte che ha per
oggetto di far modelli di costruzioni antiche, im-
piegando il sughero, che, pel colore, per la buche-
rellatura e per la facilità di tagliarlo, si presta più
che altra materia per tali modelli.
Architettònico, appartenente, attinente, riterentesi
all'architettura, o, anche, che è secondo le regole
dell'architettura.
Ordini di architettura
Ordine dicesi un tipo speciale, avente carattere
storico, costruttivo ed estetico, del complesso ori;a-
nico dei colonnati classici, comprendente in special
modo la colonna e la trabeazione; è, pertanto, una
consentita quantità, qualità, disposizione di membri
e di ornati.
Cinque sono gli ordini — dorico, ionico, corin-
zio, toscano, compòsito — e ciascuno distinto dagli
altri per una propria impronta, per il numero delle
parti, delle membrature minori, per la forma, le
proporzioni di esse parti, ecc. - 11 dorico ha la
colonna che misura otto diametri dell' altezza, i
triglifi e le metope nel fregio del capitello : è meno
massiccio del toscano, con capitello per lo più liscio
e poco ornato. - Nello ionico, alla colonna, che è
alta nove diametri, si aggiungono le volute, o spi-
rali, del capitello. - Il corinzio, o corintio, ha la
colonna di dieci diametri d' altezza, con i caulicoli
e le foglie a due o tre ordini nel capitello e con
viticci: è il più svelto, più gentile degli ordini. -
Il toscano, AòWa colonna alta sette diametri, è il più
massiccio, il più robusto degli ordini. - Il composito
ha la colonna alta dieci diametri, più le volute nel
capitello. Detto anche romano: è un misto di due
0 più altri ordini.
Ionico moderno, l'antico ordine ionico, modificato
dallo Scamozzi.
AnCTlITETTURA
133
Membri di ordini architettonici
Si dicono viembri, in generale, le parti varia-
mente figurate, che formano l' insieme di un'ordine
architettonico. - Membri prinrApali, quelli assoluta-
mente necessari, indispensahili in un grande edifi-
cio. - Membri secondari, o memhrelti, o modanature,
quelli minori, atti a' dare ai principali un rinforzo,
vero 0 apparente, contemporaneamente producendo
varietà e bellezza.
Membri principali, — Sono la trabeazione, la
colouìia e il piedistallo. Neil' ordine dorico, la
massa della trabeazione comprende la cornice, il
fregio e Y architrace. - Parti della cornice: li-
stello 0 pianetto, gola diritta o sima, gola rovescia
(onda), gocciolatoio o corona, goletta rovescia, fa-
scia dei modiglioni, òvolo, regoletto, fascia dei ca-
pitelli (modiglione in profilo, modiglione di faccia,
capitello del triglifo). - Parti del fregio: triglifo e
suoi cavetti; mètopa. - Parti dell'architrave: pia-
netto o lista, fascia superiore, fascia inferiore (li-
stello delle gócciole e gócciole o campanelle).
La massa della colonna comprende il capitello,
il fusto e la base. Parti del capitello: pianetto,
gola rovescia, gocciolatoio, òvolo o echino, anuletti
0 intaccature, fregio del capitello. - Parti del fusto:
astràgalo o tondino, sommoscapo, ratta superiore,
ratta inferiore. - Parti della base: imoscapo, tondino
0 bastoncino, toro, plinto.
La massa del piedistallo comprende la cimasa,
il tronco, il basamento. - Parti della cimasa:
pianetto, òvolo, listello o filetto, gocciolatoio o
corona, gola rovescia. - Parti del tronco: listello
superiore, listello inferiore (propri dell'ordine ionico
e del corinzio). - Parti del basamento: listello, ton-
dino, gola diritta, plinto o dado, zòccolo. Oltre i
precedenti, in tutto o in parte, altri vocaboli ricor-
rono nella designazione dei componenti i tre prin-
cipali ordini di architettura. Cioè, neiyordine ionico:
voluta, imoscapo, scozia; nell'ordine corinzio: mu-
tilo 0 mensola, caulicolo o viticcio, foglia, fiore,
becco di civetta, campana.
Ufficio di colonna fa il pilastro, per la sua
forma detto anche colonna quadrata, parallelepipedo
rettangolare costituito di mattoni o di pietra con-
cia. - Cariatide (più generalmente, cariatidi), statua
che si mette, invece di colonna o di pilastroj per
servire da sostegno. - Canefore, figure muliebri che
portano in capo canestri pieni di frutta, di fiori e di
altre cose spettanti ai sacrifici, usate moltissimo quali
cariatidi. - Colonna e statua persiana, membri usati
come cariatidi. - Atlante, o telamóne, statua, per lo
più colossale, che, all'esterno d'un edificio sontuoso,
fa l'ufficio di colonna, di pilastro e di modiglione.
Trabeazione, denominazione collettiva di tre gran-
di membri sovrapposti nelle parti superiori d'un ordi-
ne od edificio: sono Y architrave, il fregio e la cor-
nice. - Gocciolatoio, 0 corona, membro che ricorre sotto
la cornice, con maggiore aggetto, perchè l'acqua
sgoccioli e cada bastantemente lontano dal piede
dell'edificio (sottogrondale, parte di sotto del goc-
ciolatoio).
Frontespizio, cornice o altro consimile membro
(in forma di triangolo o di arco; detto cùspide se
forma in alto un angolo acuto), che costituisce il
finimento alla parte più alta della fronte dell'edifi-
cio, oppure serve di ornamento ad una porta, ad
una finestra, ad una nicchia, ecc. - Timpano, lo
spazio della facciata superiormente limitato dalla
cornice, angolosa o curva, e formante con essa il
frontespizio. - Cimasa, nome generico d'ogni membro
d'architettura posto sopra più altri, ai quali faccia
finimento.
Membui secondari. — Ogni modanatura (com-
binazione e sovrapposizione di figure, dalle quali
risultano i motivi architettonici), sia curva o
l'ctta. - Lisia, o pianetto, piccolo membro piano,
rettangolare, sottile, stretto, di lunghezza indeter-
minata. - Fascia, superficie piana, molto più alta
del listello : serve spesso per dividere all' estemo
un piano dall'altro o anche un partito decorativo
dall'altro. Si applica ai modiglioni e ai capitelli,
principalmente.
Plinto, 0 zòccolo, specie di grossa tavola quadrata,
sulla quale, come sopra un piedistallo, posano sta-
tue, vasi, trofei, ecc .-Den?^'.o,membretto par allele-
pipedo, rappresentante in certo modo una denta-
tura: speciale agli ordini ionico e corinzio (Mela-
tone, lo spazio fra dentello e dentello). - Modiglioni,
mensole, mutili, beccatelli, membri, per io più a
forma di gola, posti a sostegno del gocciolatoio o
del cornicione.
Astràgalo, o tondino, membro rotondo, a guisa
di bacchetta o bastone: la sua sezione retta è una
semicirconferenza. Detto anche fusarolo, bastoncino.
Cordone, grosso tondino che si adopera per di-
videre orizzontalmente grandi masse di muro. - lo-
ro, grosso tondino, che si adopera in pianta retti-
linea 0 circolare (in quest' ultima forma nelle basi
delle colonneyi,
Bastone, membro che serve ad ornare l'estremità
delle colonne e delle cornici, le mura delle fortez-
ze, il fusto delle artiglierie, ecc. - Cavetto, o guscio,
stretta incavatura longitudinale, a forma di canale:
il suo profilo, 0 sezione, è un quarto di circolo.
Scozia, di forma concava, usata per lo più fra i
due lislelli della base nelle colonne, specialmente
negli ordini ionico e corinzio: distinta in superiore
e inferiore.
Gola, modanatura concavo-convessa, formata da
archi di cerchio accordati {gola diritta o sima,
gola in cui la parte concava é al disopra della
parte convessa; gola rovescia, o onda, gola in cui la
parte concava è al disotto della parte convessa). -
Falso attico, sorta di gola rovescia od altra mo-
danatura, con la quale si usa alzare la impostatura
delle vòlte, quando sorgono al disopra di una cor-
nice molto aggettante.
Membri o parti di membri con particolari deno-
minazioni. — Fuso, fusto, corpo, scapo, ventre, en-
fasi, rastremazione, collarino: veggasi a colonna»
Zòccolo, dado, cimasa, detto a 2>ie<^*«^f«^^o.
Abaco, collo, vaso, campana, corpo: veggasi a
capitello.
Ornati
Gli ornati, o gli ornamenti, sono modanature di
varia foggia, applicate ai membri principali o inca-
vate in essi, per dar loro e a tutto 1' edificio, se-
condo i diversi ordini, maggiore varietà e va-
ghezza.
Voluta, attorcigliatura spirale sotto 1' àbaco, spe-
cialmente del capitello ionico e del composito. -
Listello, ciò che fa la grossezza delle spire della
vòlta vedute di fronte (femore, listello che separa
un canaletto dall'altro nel diglifo e nel triglifo).
Occhio, il circoletto centrale, nella cui periferia
termina la più interna spira della voluta.
134
ARCHITETTURA
Foglie, ornamenti che traggono il nome dalla
Joro stessa figura e sono scolpiti intorno al capi-
tello; arabeschi, foglie e frutti scolpiti.- Caulicoli, o
cavicoli, steli che sembrano sostenere le volute del
capitello corinzio: cartocci o viticci che escono
dalle foglie e si curvano sotto le volute. - Viticci.
ornamenti in forma di fili, di steli, di striscioline
sorgenti dalle foglie superiori del capitello corinzio
e congiungentisi o incartocciantisi sotto l' àbaco.
Glifo, solco 0 canaletto verticale ad angolo retto
nel fregio ionico. - Diglifo, ornamento formato di
due glifi, vicini o paralleli. - Triglifo, o corrente,
ornamento formato di tre glifi, o solchi fmétopa, spa-
zio tra l'uno e l'altro triglifo, tra 1' uno e 1' altro
diglifo).
Gócciole, 0 goccie, o campanelle, piccole piramidi
quadrangolari tronche, o piccoli coni tronchi scol-
piti in rilievo sotto ai triglifi. - Ovolo, uòvolo, or-
namento convesso, a forma d'uovo, formato da un
quarto di circolo che scorre lungo una retta. In-
taglio fatto in una modanatura, a forma d' uovo
contenuto in un cartoccio aperto. - Mezzòvolo, mo-
donatura, la cui sezione è un quarto di circolo, con
la convessità all'infuori.
Fusaiuola, bastoncino o altro membretto simile,
tondo e lungo, nel quale siano intagliati globetti,
girellini, olive, ecc.
Altri ornamenti. — Accartocciamento, di alcuni
ornati architettonici che girano intorno a sé, come
nelle volute e nei caulicoli dei capitelli. - Armilla,
ornamento a forma di cerchio odi anello. - Arroto-
iamenlo, ornato costituito da cartocci o rami arro-
tolati sopra sé stessi in vari sensi, specialmente
nei capitelli d'ordine ionico e corinzio, nelle men-
sole, nei fregi, nei pilastri, ecc. - Baccelletto, orna-
mento a torma di baccelli o di fave. - Baccello, or-
namento architettonico, fatto in rilievo in una mo-
danatura (baccelliera, gruppo architettonico di bac-
celli, che, di solito, orna la sommità e i lati di
certe porte caratteristiche dello stile Rinascimento).
Bacchettine, ornamenti analoghi alle bacchette usate
nei lavori da stipettaio, tagliati sopra un ovolo
(bacchettine a fiori, a foglie cave, in rilievo, ecc.).
Becco di civetta, modanatura risultante da due o
più archi uniti. - Bisanti, dischi o medaglioni
figurati, posti dagli architetti romani a decorazione
degli archivolti. - Bozze, o bugne, pietre naturali o
composte, rettangolari, con maggiore o minore ag-
getto, rivestenti le parti esteriori di edifici, special-
mente di stile rustico {bozze a guancialetto, che
sporgono sul davanti della facciata). - Bucranio,
ornamento architettonico simile a una testa di bue.
Cane corrente, ornamento seguito che si ripete e,
per tale ragione, non ha una lunghezza determinata,
né principio, né fine. - Cartella, ornamento di scul-
tura 0 di stucco, composto di alcuni membri d'ar-
chitettura, con in mezzo uno spazio, di forma re-
golare 0 irregolare. - Cassettoni, ornamenti delle
vòlte e dei soffitti delle stanze: anche lacunari,
formelle. - Cimasa, ornamento che si mette sulle
porte e sulle finestre, talvolta con una targa o
scudo nel centro. - Collana di perle, fila di globetii
che si intromette per ornamento fra le fasce e
sotto le modanature. - Conchiglia, riproduzione più
o meno esatta delle conchiglie naturali, usata per
decorare la parte semisferica delle nicchie e delle
absidi.
Encarpo, o festone, ornamento rappresentante un
serto intessuto di fiori, di fronde e di trutta.
Finale, ornamento di vario stile e forma, che va
assottigliandosi in alto, col quale si usa terminare la
facciata di un edificio o una parte di essa. - Fio-
rame, ornamento scultorio, proprio dell'architettura
gotica, col quale si suole terminare, generalmente,
le cuspidi ed i pinacoli. - Formella, superficie più
0 meno grande, avente una figura qualunque ret-
tilinea, curvilinea o mistilinea.
Greca, ornamento composto di linee dirette che
ritornano su sé stesse ad angoli retti.
Mandorla, ornamento ad angolo acuto, messo sulle
porte, sulle finestre, e sopra nicchie, tabernacoli e
simili. - Medaglione, ornamento in mezzo rilievo,
fatto come un quadro ovale o tondo, con l'effige di
qualche personaggio.
Nastro, ornamento dipinto o scolpito o intagliato,
che rappresenta un nastro svolazzante o avvolto
a spira: se ne adornano i festoni, le corone, le
targhe, ecc.
Pendone, ornamento a cascata, che si fa per lo
più in legno o in lamiera metallica, che a guisa
di frangia decora le gronde delle tettoie e delle
verande. - Pennacchio, il timpano. - Penlalobo o cin-
quefoglie, ornamento usato nelle decorazioni del
Medio Evo, consistente in cinque foglie o altret-
tanti lobi fatti a traforo o in rilievo. - Periato,
ornamento usitatissimo nell' architettura classica,
consistente in una fila di pallottole rotonde, che si
collocano sotto le sporgenze delle modanature piane.
Pigna, o pina, ornamento che si usa porre agli
angoli fra i dentelli delle cornici. Rappresenta il
frutto del pino. - Pira, ornamento che consiste in
un vaso dal quale escono fiamme simulate. - Qua-
drilobo, 0 qiiadrifìllo, ornamento composto di quattro
foglie 0 altrettanti lobi a porzione di circolo, tanto
pieni che a traforo: molto usato nell' architettura
medioevale e specialmente nel periodo gotico.
Besta ornamentale, filo intessuto di fiori e di
foglie appeso come festone alle corna del bucranio,
quando questo é adoperato quale ornamento archi-
tettonico nelle metope del fregio dorico, ecc. - Rosa,
0 ruota, ornamento a raggi o a cordoni che riempie
il vano della grande finestra circolare, per lo più
di mezzo, nella facciata delle chiese di stile lom-
bardo 0 in quelle di stile gotico. - Rosone, orna-
mento composto di foglie disposte attorno ad un
bottone centrale, che nelle decorazioni architetto-
niche viene spesso usato quale riempitivo di lacu-
nari, formelle, riquadri, ecc., e frammisto ad altri
fogliami, caulicoli od altro, nei fregi e in parti con-
simili.
Scartoccio, ornamento avente forma simile a car-
toccio. - Sottogola, ornamento che differisce dalle
altre gole rovesce della cornice e sta sotto il den-
tello 0 altro membro. - Trilobo, ornato, per lo più
a traforo, ottenuto mediante tre archi di circolo o
lobo che s' incrociano o sono tangenti fra loro. -
Zooforo, fregio caricato di figure di animali.
Disegni, modelli, ecc.
aspetti diversi
Alzata, la rappresentazione verticale dell'edificio,
la quale ne fa scorgere 1' altezza, sia del tutto, sia
nelle singole parli. - Corda, linea retta che si
intende tirata dall'una all'altra estremità di un
arco, che non sia un semicerchio e di cui rappre-
senta come la base. - Disegno, rappresentazione di
un edificio o d'altra cosa sopra un foglio o su altra
superficie, per lo più con semplici linee, talora con
qualche ombreggiamento (augnare un disegno, per
Tavola VII
ARCHITETTURA
135
(Veggasi la spiegazione a pagina 137)
13tì
ARCHITETTURA
indicarvi le bugne o bozze). - Bozzato, l'ordine e il
disegno di tutte le bozze.
Modello, 0 archetipo, la rappresentazione in ri-
lievo, e per lo più in piccolo, di un' opera da ese-
guirsi ; si fa di metallo, di legno, di creta, di cera,
di gesso, ecc. • Modello regolare o in iscala, quello le
cui parti sono in dimensioni proporzionali alle cor-
rispondenti parti dell' opera da costruirsi. • Modello
dimostrativo, quello che rappresenta il vero, cioè
l'opera da costruirsi, non nelle rigorose relative di-
mensioni delle singole parti, ma solamente nel loro
numero e nella rispettiva loro posizione. ■ Modulo
0 modano, convenuta unità di misura regolatrice
delle grandezze di tutti i membri di architettura.
Ortografia, disegno geometrico dell' alzato di un
edificio. • Ortografia esterna, quella che rappresenta
verticalmente una parte esteriore dell'edificio. - Or-
tografia interna (detta anche spaccato, o sciografia), la
rappresentazione verticale di una parte interna
dell'edificio sopra la corrispondente parte della sua
pianta.
Piani, i disegni geometrici dei progetti architet-
tonici. - Pianta, la proiezione orizzontale d'un edi-
ficio 0 d' una parte di esso, d' un particolare deco-
rativo 0 d'altra cosa. - Profilo, linea che rappresenta
in alzata il contorno della sezione di un membro
di architettura, o di un altro corpo qualunque, gia-
cente in un piano verticale.
Prospettiva, scenografia, la rappresentazione di un
edificio 0 d'altro corpo qualunque, in un piano o
in una superficie, figurato con le sue tre dimen-
sioni, come esse appariscono alla vista.
Scala, determinata misura per comprendere, fis-
sata la proporzione, le distanze e siniili. - Sezione,
la nuova superficie che si mostrerebbe in un edi-
ficio supposto tagliato da un piano orizzontale o
verticale.
Aspetti diversi. — Bellezza, in un edificio, ri-
sultato che si ha quando la forma e la disposizione
dei membri e degli ornati producono un gradevole
effetto e una durevole ammirazione. - Decoro, qua-
lità di opera architettonica che per nulla offenda
la verosimiglianza, relativamente al luogo, al tempo,
alle persone e alle distinzioni. - Euritmia, giusta
proporzione nella forma e nelle dimensioni di cia-
scuna parte dell' edificio, e un conveniente ordina-
mento di esse parti, rispetto al tutto.
Luce, il vano di un' apertura, d' un arco. - Mem-
bratura, distinzione e disposizione delle parti prin-
cipali.
Rialzamento, in architettura navale, la forma che
prendono i madieri nell'allontanarsi dalla linea più
piana e continua del fondo e nel levarsi a forme
acute e stellate a prua e a poppa. - Rigóglio, lo sfogo
delle vòlte, degli archi o simili - Risega, nell' archi-
tettura gotica, quella rientranza che hanno i con-
trafforti esterni, man mano che raggiungono una
certa altezza. La risega ha sempre un piano incli-
nato per lo smaltimento delle acque.
Sesto, lo stesso che centinatura, ma riteribile al
modo grafico di farla: veggasi a vòlta, - Simme-
tria, proporzione di misure che le parti debbono
avere tra loro, non meno che con l'opera intera. - So-
dezza, condizione per la quale un edificio non corra
pericolo di rovinare, o facilmente deteriorare, ma
anzi possa durare a lungo.
Austero, dicesi dello stile di un'opera poco carica
si ornamenti. - Falso, dicesi di rnuro, di arco o
nimili, che non posano bene. - Grave, troppo carico
d'ornamenti. - Smensolato, di un pezzo sottile in
cima e grosso alla base.
A botte, a mezza botte; a crociera, in crociera,
ecc.: veggasi a vòlta. - Accoppiare, unire colonne, eec
Aggettare, fare aggetto, lo sporgere in fuori dalla
dirittura o sodo del muro, come fanno gli archi-
travi, le cornici, ecc.: a collo, accollo; risalto, sporto.
Gravitare, premere col proprio peso. - Posare in
falso, dei membri d'architettura che stanno fuori
della parte destinata a reggerli. • Ricorrere, circon-
dare che fa una cornice, o altro membro di archi-
tettura, tutto un edificio o parte. - Risaltare, far
risalto, aggettare.
Termini vari di architettura
Acroteri, piedistalli nelle balaustrate, alla som-
mità dei frontoni, ecc.
Aiuti, i pezzi di rinforzo d'un'armatura. - Archi-
volto, fascia larga, che fa aggetto sopra il muro,,
che va da una impostatura all' altra. - Ancona, pic-
colo membro che sostiene una cornice.
Apòfige, linea curva o parte di cerchio, tagliata a
guisa di cavetto sopra la linea dell'imoscapo della
colonna.
Arco, curvatura dei vani, formata a guisa di
qualsivoglia parte di cerchio. - Attico, parte che sta
sopra al cornicione di coronamento di una fabbrica
e, per lo più, allo scopo di nascondere il tetto. - Attri-
buti, emblemi che si mettono nei fregi o nelle parti
ornamentali, per caratterizzare acconciamente gli
edifici senza ricorrere al sussidio di fredde iscrizioni»
Balaustrata, parapetto di ballatoi, terrazze, scale,
altari, ecc., formato di balaustri, ossia di colonnini,
lavorati in varie forme, tenuti da basi e da cimase
in ordine più o meno lungo. - Baldacchino, coro-
namento delle nicchie con dentro statue, massime
nello stile archiacuto. - Basamento, qualunque cosa
che serva di sostegno o di appoggio ad altra cosa.
Bertesche, i casotti sporgenti, che si costruiscono
sugli angoli degli edifici, per comodo, ornamento o
per difesa dei luoghi isolati.
Caditoia, bocca o fessura lasciata ad arte nelle
vòlte delle costruzioni in aggetto lungo le strade
coperte, o in piombo alle porte d' ingresso delle
fortezze e dei palazzi antichi, per gettar pietre, olio-
bollente e simili contro gli assalitori, - Centina,
legno arcato col quale si arma e si sostiene una
vòlta. - Cùpola, vòlta che, rigirando per lo più
intorno a un medesimo centro, si regge su sé stessa.
- Cùspide, la parte superiore di un edificio, e spe-
cialmente di una facciata di chiesa, che termina
in punta fmonocùspide, bicuspide, ecc.).
Monocuspidale, di edificio terminante in una sola
cuspide. - Dentellatura, la fila dei dentelli. - Ecfora,
aggetto, ossia sporto di un membro architettonico,
di una modanatura o di una parte qualunque dal
vivo di una parete.
Faccia, facciata, la parie esterna di un edificio,.
Freccia, costruzione architettonica, di torma pira-
midale molto allungata, in cui sono terminati i pin-
nacoli nell'architettura gotica.
Imposta, pietra che corona uno stipite, un pilo-,
stro, 0 simili, e sostiene la fascia. - Inquadratura^
fascia liscia od ornata, spesso anche racchiusa fro
modanature, la quale circonda il campo dipinta
d'una parete. - Intavolato, in architettura classico
quella parte essenziale di un ordine la quale tr,-
vasi al disopra del capitello della colonna.
Intercolonnio, intercolunnio, lo spazio tra una co-
IHCHITETTURA
AKCHITKAVE
137
lonna e l'altra e nel colonnato. - Isodomo, disposi-
zione delle pietre rettangolari, per la quale, alla
faccia esterna del muro, esse presentano tanti filari di
pietre tutti eguali, in modo che le connessure del
lilare inferiore corrispondono alla metà del filare
superiore.
Lanterna, il piccolo edificio posto alla sommità
d'una cupola. - Lemnisci, ì nastri che si avvolgono
intorno alle corone o ghirlande o festoni di foglie
e di fiori: molto usali nelle decorazioni architetto-
niche.
Mènsola, sostegno di trave, di cornice o d'altro,
che esca dalla direttrice del piano retto, ove è
afiQsso. - Mossa, il principio della vòlta. • Nascimento,
il principio di un membro o di una parte impor-
tante della costruzione. - Nervatura, le costole o
linee delle foglie dell'ornato.
Nicchia, vuoto o incavatura che si fa nelle mu-
raglie, nelle colonne o altrove, per mettervi statue
e simili. - Nodo, le fasciature corrispondenti alle
impalcature.
Occhio, apertura o finestra rotonda, che si pratica
per lo più nei comignoli, negli attici o nei fianchi
d' una vòlta. - Ogiva, arco acuto. - Opera, de-
nominazione generica di ogni costruzione architet-
tonica, sia essa un'intera fabbrica (tempio, palaz-
zo, teatro, ecc.), o una parte di essa (porta, terrazzo,
loggia, ecc.), 0 un monumento (obelisco, tomba e
simili). - Ossame, pilastri, colonne e simili, che so-
stengono le travature e gli archi.
Peribolo, galleria, spazio coperto o recinto, che
serve di passeggiata in un edificio. - Pinnacolo,
sommità di un edificio.
Profilo, il contorno o l'estremità di un corpo
sopra il piano verticale, come la base di una cor-
nice. - Ralla o rallino, pezzetto di pietra o di me-
tallo, per lo più di forma cubica, affinchè presenti
degli spigoli che lo tengano fermo nello stucco
nel quale si colloca. - Riquadri, scompartimenti che
si fanno nelle pareti , nei soffitti, nei pavimenti,
nelle fasce, ecc., ora rilevati, ora ad incavo, o
anche semplicemente dipinti o segnati con mate-
riale diverso, a solo scopo di decorazione. - Rosa,
finestra grande, circolare e ornata, nelle facciate
delle chiese medioevali.
Soprafj^lo, specie di sopraggitto. - Sopraornato, la
parte superiore d'un ordine: architrave, fregio e
cornice. - Sotto base, base di sotto. - Stipite, detto
a porta. - Stria, scanalatura. - Tamburo, muratura
sopra la cornice da cui spicca la vòlta della cupola.
Terminale, ogni membro od ornamento in pietra,
in muratura, in ferro, o in legno, che termina il
complesso, oppure una sola parte, di un edificio
qualsiasi. - Tribuna, abside. - Ugnatura, attacco
angolare. - Vani, le aperture che sono in tutto
r edificio. - Zana, specie di nicchia per una statua.
Spiegazione della tavola VII
Fig. 1: prospetto o facciata di tempio, d'ordine
dorico di tipo exastilo, nella sua ortografia, ossia
alzato: a, asse; b, acroterio (fig. 13); e, intercolon-
nio; d, colonna; e, gradinata (sopraelevazione). —
Fig. 2: a, attico; b, cornicione; e, modiglioni (fig. 35);
d, dentelli (fig. 58); e, fregio (fig. 51); f, epistilio
0 architrave con fi cornice e con f2 fascie; g, capi-
tello (gì abaco); h, fusto della colonna o scapo o
tronco; i, base (particolari di ordine corintio); m, col-
larino, astragalo. — Fig. 3: o, cippo; p, piedistallo
0 stilobate; m, capitello del piedistallo, mi cimasa
del piedistallo; q, dado; n, basamento. — Fig. 4:
a, profilo; b, pilastro o anta.
Fig. 5: a, frontone; 6, cimasa con gocciolatoio o
corona o sottogrondale (fig. 15); e, cornice; d, fre-
gio con triglifi (fig. 34); métope II; e, architrave a
epistilio con gocciole, ossia campanelle, ossia chiodi
(fig. 34); f, capitello, fi abaco, f 2 echino o mez-
z'ovolo, ù gradetti o armille o anelli; g, fusto scan-
nellato (III sezione del fusto); /), gradini. — Fig. 6:
capitello medioevale, con a', pulvino; 6, abaco; m,
monogramma. — Fig. 7: antefissa. — Fig. 8: ca-
riatide.
Fig. 9, 10, 11: colonna jonica; a, rastremata; b,
parte cilindrica, fusolata; a-b, rastremazione; e, en-
tasi, spirale o torsa, con a, anello (ghiera) e b, al-
torilievi.
Fig. 12: atlante o talamone. — Fig. 13: acroterio
(vedi fig. 1). — Fig. 14: capitello gemmato: a, abaco;
b, collarino; e, collo del capitello. — Fig. 15: goc-
ciolatoio. — Fig. 16: mutilo.
Fig. 17: base romanica con a, foglia d'angolo, b,
plinto, — Fig. 18: stile classico, — Fig. 19: pilo a
fascio (gotico) con capitello corrispondente: a e b,
nervature; e, sezione, — Fig. 20: fusto quadrilobato;
6, capitello di colonna con forma a fiore di loto chiu-
so; a, abaco; e, anelli; d, sezione. — Fig 21: som-
moscapo, parte alta del fusto. — Fig. 22 A: imo-
scapo, estremità inferiore della colonna nella base
opposta all'altra detta sommoscapo (fig. 21), sotto
al collarino.
Fig. 22 B e 23: toro, semplice scannellato e anel-
lato; e, apofige, cimbia o cembra. — Fig. 24: ovolo,
echino ed uovolo semplice e ornato (fig. 32). —
Fig. 25: scozia o trochilo. — Fig. 26: covetto con
a, pianetto. — Fig. 27: listello o pianetto o qua-
dretto.
Fig. 28: tondino, fusaiolo. — Fig. 29: gola di-
ritta. — Fig. 30: gola rovescia o talone. — Fig. 31;
caulicolo 0 cavicolo a, con volute b, h\ — Fig. 32:
cimasa a, con ovoli; b, 6i dardi o freccie o lingue;
e, foglia angolare; d, perle, o paternostri.
Fig. 33: bucranio. — Fig. 34: triglifo (fig. 5 I);
a, capitello del triglifo; e, canaletti; e, campanelle,
goccie, gocciole, se hanno forma conica, chiodi se
hanno forma piramidale. — Fig. .35: modiglione
ornato. — Fig. 36: mensola o mensolone con vo-
lute. — Fig. 37: cirri ornamentati. — Fig. 38: vi-
ticcio o spire (vedi fig. 51) a volute.
Fig. 39: cane corrente, ossia voluta di Vitruvio. —
Fig. 40: A, doccia medioevale: B, doccia greca,
C, comune; a, canale. — Fig. 41: cimase d, greca;
e, moderna. — Fig. 42: meandro o greca. —
Fig. 43: medaglione. — Fig. 44: pàtera. — Fig. 45:
smussi.
Fig. 46: becco di civetta (sagoma). — Fig. 47:
cassettoni semplici e con rosoni (lacunare).
Fig. 48: sagoma gotica ottenuta con l'operazione
della qiiadrangolatura. — Fig. 49: abbozzo di fra-
staglio con triangolatura. — Fig, 50: voluta a, oc-
chio; b, canaletto; e, listello,
Fig. 51: ornamento (rinascimento), — Fig. 52:
grottesca, — Fig. 53: arabesco. — Fig. 54: A, gu-
sci; B, specchio della riquadratura, canaletti, cana-
lature, cavità, strie.
Fig, 55: baccelli. — Fig, 56: la punta d'una
foglia di acanto. — Fig. 57: rosone (cinquefoglie),
— Fig. 58: dentelli.
Modanature; fig. 21 a 30, 48, 46, 45, 32.
Architrave (architravato, architravaturaj . Mem-
bro di architettura, parte di edificio, di muro e si-
13S
ARCHIVIARE
mile: poggia su colonne, su pilastri, su stipiti, so-
vrastando a un vano e sostenendo, a stia volta, la
parte superiore ad esso. Consta, per lo più, d'un
pezzo riquadrato di pietra o di legno. Fu detto an-
che; Calzuolo, cardinale, cardinaletto; sopracolonnio,
soprapposto, sovrapposto, sovrassoglio. Dal greco,
epistilio. E' la parte inferiore della trabeazione.
Comprende : nell'ordine dorico, il pianetio, la fascia
superiore, la fascia inferiore, con le goccie, o cam-
panelle, e il listello di queste ; nell'ordine ionico, il
pianetto, \3l gola rovescia, le fasce superiore, di mezzo
e inferiore; nell'ordine corinzio, il pianetto, la gola
rovescia/ il tondino, le tre fasce e la gola rove-
scia (Tutte le voci qui citate hanno la loro spie-
gazione nell'articolo architettura).
Architravata, disposizione degli architravi: archi-
travatura; in una fabbrica, o in parte di essa, il
succedersi di più architravi di sostegno deiredillcio,
poggianti su colonne o pilastri. - Architravato (ag-
giunto di cornici), speciale cornicione privo del
fregio. - Battente, parte dell'architrave, degli stipiti
e anche della soglia (se intavolata), la quale é bat-
tuta dall'imposta, quando si chiude. -Fascia, fregio
■dell'architrave. - Stipite, veggasi a porta.
Archiviare {archiviato). Veggasi ad ar elùvio.
Archivio (archivista). Ufficio nel quale si rac-
colgono e si conservano gli atti e i documenti pub
blici. Aiichè il luogo stesso: tabularlo, sacrario.
Di varie sorta, secondo la natura dei documenti
che vi- si custodiscono: aróhivio amministrativo, di-
plomatico, storico, di famiglia, del comune, della
provincia, dello Slato. Ciascun ufficio pubblico,
inoltre, ha il proprio archivio, nel quale sono or-
dinatamente raccolti gli atti.
In Italia, ha sede, presso il ministero dell'interno,
un Consiglio per gli archivi del regno, con a capo
una Giunta. Il servizio archivistico è esercitato da
Dilezioni di Archivio (diciannove nel regno). Gli
impiegati degli Archivi di Stato sono distinti in tre
cate'gorie : eopt, archivisti, primi archivisti, archivi-
sti e sotto archivisti ; assistenti e sotto 'assistenti;
commessi d'ordine. Si aggiunge un economo ; e vi
sono infine custodi e usceri. In alcuni archivi sono
aperte scuole perTinsegnamento dellajoaieoflrra/ìa
e ùqWz. dottrina irr.hivislica. ^^W archivio del regìio,
unico, si raccolgono g.i atti dei dicasteri centrali ;
nell'Archivio di Siato esistente .nel capoluogo di
provincia, gli- atti della magistratura giudiziaria e
delle amministrazioni non centrali. Degli atti con-
servati alcuni sono pubblici, altri confidenziali o
segreti. In. certi casi, per consultazioni e trascri-
zion©, di atti, si pagano diritti d'archivio.
Archiviabile, dà archiviarsi, che si può archiviare.
Archiviare, registrare e custodire in archivio; au-
tenticare una copia cori l'originale d'archivio (non
comune): arcliiviato. - Arcliivisla, titolo dell'impie-
gato che sopraintende ad un archivio. - Cancelleria,
archivio nel quale gli atti pubblici sono conser-
vati, e dove si suggellano o si bollano, certi atti e
certe lettere per renderli autentici. Ufficio d'i pre-
tura, di tribunale.
Archivlola» Veggasi a rnusicali istrumenfi.
Archivòlto. Fascia che sporge dalla parete e.
gira sulla curva dell'arco, dall'una all'altra impo-
statura di questo: voltone<
Arci. Parola, prefisso che accenna à superio-
rità, a primato.
Arciconfratèrnita. Detto a confraternita.
Arciconsolato, arcicònsolo. Detto ad A.c-
cariemta (della Crusca).
Arcidiàcono. Gra*do ecclesiastico tra il cano-
nico e il cardinale.
Arcidiócesi. Detto a vescovo.
Arciduca (arciducale, arciducato, arciduchessa).
Titolo di principe di casa d'Austria
Arcière. Tiratore d'arco nell'antica milizia.
Arcifànfano- Chi, con affettazione, con osten-
tazione, si da aria di grande importanza, rivelan-
dosi per sciocco.
Arcig-no. Di sapore acerbo, astringente. - Di
faccia accigliata, che rivela broncio o nuilitr
more.
Arcile. Grossa cassa per biade, farine e si-
mili.
Arcilluto. Colossale liuto.
Arcimag-ia. Parte dell'alchimia : insegnava
l'arte di far l'oro.
Arcione. Parte della sella.
Arciparafonista. Detto a cantante.
Arcipèlago. Detto a isola, e a mare.
Arciprete (arciprelale, arcipretura). Veggasi a
elevo.
Arcispedale. Primo ospedale.
Arciscrinario. Detto a tesoriere.
Arcitriclino. Il direttore della mensa presso
gli antichi Romani.
Arcivescovado. Veggasi a vescovo.
Arcivescovo (arcivescovile). Detto a vescovo.
Arco. Parte o segmento qualunque di una
curva: ad esempio, di un circolo, di un'ellisse, di
un'iperbole, ecc. - Cosecante, secante del comple-
mento di un arco - Coséno, seno del complemento
di un arco o di un angolo. - Raggio, linea che,
partendo dal ceritro della curva, arriva fino alla
circonferenza. - Saétta, fréccia, linea retta che di-
vide l'arco e la corda in due parti eguali.
Secante, linea retta o curva che tagli una curva
in due o più punti. - Seno, linea perpendicolare,
condotta dalrestremità di un arco ad. un- raggio
tirato all'altra, estremità. - Tangente, linea retta che
tocca la curva.
complementari, due archi (di cui uno può essere
negativo) la cui somma algebrica vale un qua-
drante (90"); supplementari, se la loro somma vale
^ue quadranti (180°).
Arco. Costruzione architettonica fatta a curva
sopra due sostegni o piedritti, praticata nella gros-
sezza di un muro 0 al disopra di un vuoto, ecc. Di
varie forme: circolare, ehttica, ovale, parabolica, iper-
bolica, catenaria, policentrica, ecc. Attraversa il vano
tra due Hiuri paralleli o tra due colonne o pilastri, o
i due stipiti di una finestra, di una porta, le due
pile contigue di un ponte, ecc. I materiali di cui
un arco è costruito 'sono inclinali gli uni sugli al-
tri e si reggono a vicenda, verticalmente sostenuti
sull'impostatura. - Archettino, archetto, arcuccio.
Arcale, arco di porta o simile. - Arcata, aper-
tura in forma d'arco : vo'.tone. - Archivolto, fascia
larga, rappresentante la fronte esterna dell'arco ed
estendentesi da un' impostatura all'altra del muro.
Arcualo, piegato a forma di arco.
Arco acuto o a sesto acutoi quello formato da due
archi" di cerchio che si tagliano, formando il ver-
tice d'un triangolo, la cui base sarebbe la linea di
imposta dellnrco stesso: ogiva. - Arco o quarto
acuto, costruito come quello a sesto acuto,, ma con
raggio che supera di un quarto la metà della corda.
Arco a terzo acuto, costruito come quello a quarto
acuto e quello a sesto acuto, ma con raggio che
supera di un terzo la metà della corda. - Arco a
AUCO — ARCOLAIO
139
lutto sesto, quello che ha per curva un semicerchio
e il cui rigoglio, o la saetta, è eguale al raggio:
arco di mezzo tondo, di pieno centro, a tutta
monta.
Arco rialzato, quello nel quale il rigoglio è mag-
giore che nell'arco a tutto sesto. - Arco scemo, arco
schiacciato, quello il cui rigoglio è minore che non
nell'arco a tutto sesto. - Arco sfogato, allungato, se
l'altezza è maggiore della metà larghezza. - Arco
tondo, a sesto tondo, quando l'arco è una porzione
■di circonferenza.
Arco angolare, di due archi che si intersecano.
Arco a rottura, quello che si fa rompendo un
muro per farci porte, finestre, ecc. - Arco diritto,
arco ordinario, per opposizione a quello che volta
la sua convessità in giù.
Arco di scarico, quello che si costruisce a sgra-
vio dell'altro arco sottoposto odi architravi: usato
al disopra delle finestre per scaricare il cappello
di queste, quando è rettilineo, dal peso sovrapposto.
Arco morto, incastrato nel muro.
Arco rovescio o supino, volto all'insù, come si fa
per fortezza di fondamenti. - Arco zoppo, che poggia
su pilastri ineguali d'altezza.
Arco arabo, moresco, maomettano, quello a ferro
di cavallo, ecc. - Arco di ponte, quella sezione di
cerchio di fabbrica che si tira da pilone in pilone,
per dar passaggio ad uomini e animali. -ilrco fnon-
fale, sontuoso edificio in forma di gran porta ad
arco: usato specialmente dagli antichi per passarvi
sotto i trionfatori.
Alette, parti piane, o specie di ante che si col-
locano fra gli intercolonni, quando questi racchiu-
dono un'arcata, e destinate appunto a sostenere ed a
far da piedritto all'arco. - Brachettone, tutto ciò che
fascia un arco. - Chiave, pietra posta al sommo di
un arco o di una vòlta: è più acuta nella parte
superiore che nell'inferiore; serve a stringere e te-
ner ferme le altre parti. Spesso adorna di teste,
•di emblemi, ecc. Detta anche serraglia, proliride.
Colmatura, lo spazio tra la corda e la curvatura
di un arco.
Estradosso, superficie superiore d'un arco o di
una vòlta. - Fianchetto, la parte laterale degli archi.
Freccia, linea perpendicolare alla corda, che di-
vide l'arco in due parti eguali.
Imbotte, intradosso di archi e di vòlte; con maggior
esattezza, quella parte, per lo più in isbieco, che
contorna il vano d'una porta o d'una finestra.
Impostatura, la prima pietra degli archi e delle
vòlte; il punto della muraglia su cui posa 1' arco.
Luce dell'arco, il vano, l'apertura di esso. - Lunetta,
l'arco separato dall'apertura rettangolare, o lo spa-
zio tra un peduccio e un altro delle vòlte.
Maschera, viso umano intagliato nella chiave di
un arco. - Nervatura, risalto che si forma quasi in
corniciatura d' un arco. - Padiglione, figura messa per
ornamento ai cornicioni degli archi, specialmente
nelle chiese.
Rigoglio, sfogo o massima altezza d'un arco al
di sopra della corda.
Sesto, lo stesso che centinatura, ma riferibile al
modo grafico di formarla (dicesi arco di sesto scemo,
affogato, schiacciato, depresso, se l'altezza é mmore
della metà larghezza): arco di grande o di piccolo
sesto, ecc.
Soprarco, arco sopra un altro per maggior soli-
dità o per ornamento. - Sottarco, il di sotto d'un
arco. - Vòlta, la pietra dell'arco nel punto che dà
volta.
Fiancare, rinforzare i fianchi degli archi e delle
vòlte. - Serrare l'arco, le vòlte, chiuderle colla chiave,
l'ultimo cuneo.
Arco. Arme antichissima formata da un'asta
flessibile (di legno, di corno, ecc.) e da una corda
tesa e adoperata a lanciar freccie o palle; metodo
che servi anche alla costruzione di poderose mac-
chine, come la balestra. Archetto, archicello, ar-
concello, arcuccio. - Palintono, arme dei Greci anti-
chi: arco a doppia curvatura.
Cocca, la tacca della freccia dove entrava la cor-
da: impennatura. - Freccia, bacchettina di legno con
un ferro appuntato da una parte e la cocca dall'al-
tra, che si adattava alla corda dell'arco per sca-
gliarla: saetta, dardo, strale; quadrello, telo; calamo;
spiculo. - Grossa saetta, lancione, partigiana, verretta,
verrettone. - Quantità di freccie: saettame, saettume,
saettamento. - Arcata, spazio quanto tira un arco:
portata dell'arco. - Accoccare, aprire, empiere, in-
tassare, intendere, tendere, tirare, coccare, incoccare,
incordare l'arco: caricarlo, mettere la cocca della
freccia alla corda per tendere e prendere la mira.
Arcare, tirar l'arco. - Saettare (saettamento), sca-
gliare, tirar saette: colpire con saetta, frecciare,
scoccare, dardeggiare, quadrellare, lanciar qua-
drella. - Scoccare, far partire la freccia.
Stender l'arco, allentarlo, scaricarlo.
Arciere, tiratore d'arco: arciere, arcatore; bale-
striere, balestratore; saettiere, saettatore; scagliator
di saette, di freccie; « trattor d'arco e di freccie »;
sagittario, sagittifero.
Arco. Arnese, fornito di crini, col quale si suona
il violino, il violoncello, il contrabasso e altri
istrumenti musicali. - Una passata d'arco sul violino,
il farlo scorrere innanzi e indietro sulle corde.
Bacchetta, la parte legnosa dell'arco. -Archeggio,
nell'uso, colpo d'arco.
Arco. Termine di astronomia e di anato-
mia (arcata).
Arco senile. Alterazione della cornea.
Arco voltaico. L'arco luminoso che si pro-
duce fra due carboni collegati coi poli di un po-
tente generatore di elettricità, allorché, dopo di
averli messi a contatto, si scostano di una piccola
quantità. Applicato non solo nella illuminazione,
ma anche nei forni elettrici, data la elevata tem-
peratura che con esso si può raggiungere.
Arcobaleno. Fenomeno deli' atìnosfera, for-
mato dalla combinazione della pioggia col sole e
che mostra in alto i colori dell'iride: arco celeste,
celeste arco; archi, cerchi paralleli e con colori;
iri; color del nembo. - Iridescente, che presenta i co-
lori dell'iride.
Iride, nella mitologia, messaggera di Giunone,
la quale cangiolla in arco, collocandola in cielo in
ricompensa dei servigi che da lei le furono resi.
Chiamata poi Arcobaleno. - iridio, metallo raro
che dà soluzioni con tutti i colori dell'arcobaleno.
Arcobalestro. Detto a balestra.
Arcolaio. Strumento, per lo più di cannucce
e stecche (grétole), sul quale si adatta la matassa
per dipanarla o incannarla: bindolo, guindolo, in-
cannatoio (specie di arcolaio per avvolgere il filo
sui cannelli o rocchetti), panatolo. - Costole dell'ar-
colaio: le stecche che sostengono la matassa. - Croce,
le stecche che reggono le grétole dove si mettono
le matasse. - Aaso, la parte superiore dell'arcolaio.
Aspata, tutta la seta che resta avvolta nell'arco-
laio 0 aspo. - Sbrocco, quella seta che si leva dal
guindolo per ripulirla dopo che è tratta. - Zig-zag,
140
A ECOLOGIA — ARGEXTO
sistema articolato in legno e in ferro, impiegato nel'
l'arcolaio; serve a tendere le matasse di filo da ri-
dursi a gomitoli.
Arcologia. La prima parte della filosofia.
Arconte. Il primo magistrato della repubblica
ateniese.
Arcuato. Piegato a forma di arco.
Arcuccio. Arnese che si applica alla culla o
al letto d'un bambino.
Ardente. Caldo di passione; focoso, bollente;
cocente, veemente; flagrante, igneo; affiammato, in-
fiammato ; forte, fiero, grande, intenso (di affetto e
simili); fremente, fi-emebondo.
Ardentemente. Con intensità di affatto, di
amore, di desiderio, di qualsiasi passione.
Ardenza. Ardore d'animo, veemenza di af-
fetto.
Ardere {ardente, arso). Essere in fuoco; ab-
bruciare, bruciare. -Essere acceso: di candela,
di lume. Figur., essere fortemente preso da ira,
da sdegno, da una qualsiasi jìassione. - Infierire
della guerra; imperversare di altre calamità pub-
bliche.
Ardèsia. Nota jnetra lamellata, detta anche
lavagna: schisto argilloso, usato a coprir tetti, di-
fendere muri da intemperie, fare lastre e tavolette
sulle quali scrivere col gesso. - Grafolite, l'ardesia
che si presta allo scrivere. - Cimosa, girella fatta
di cimosa, che s'adopra per cancellare lo scritto
sulle lavagne. - Lilofito, verme che rode l'ardesia.
- Si hanno anche ardesie artificiali.
Ardiglione. Ferruzzo della fibbia.
Ardire, ardimento {ardimentoso, ardito). Detto
a coraggio. - Ardilo dicesi anche in senso di ri-
pido (erta, salita) e di vantaggiato {peso, mi-
sura).
Arditezza. L'essere ardito; atto di coraggio,
per cui si sa osare. - L'arditezza a tutta oltranza,
esagerata, è temerità.
Ardore. Calore, veemenza di passione, inten-
sità, vivacità di ajfetto, di sentimento. - Intenso
caldo. - Forza, impeto.
Arduità, arduo. Detto a difficile e a sa-
lita.
Area. Lo spazio di terreno circoscritto, di
suolo, occupato da un edificio. — Termine di geo-
metria. — Campo della medaglia e del si-
gillo.
Areca, arecolina. Detto a noce.
Arem. Veggasi ad harem.
Arena {arenàceo). Qualità di terra, rena. - Poet.j
spiaggia. - Luogo per pubblici spettacoli, anfi-
teatro.
Arenare, arenarsi {arenamento, arenato). Di
nai?e, incagliare, dare in secco. - Figur., essere preso
in mezzo da difficoltà; subire ozio forzato.
Arenaria {arenario). Qualità di pietra.
Arenazione. Detto a rena.
Arenga. Specie di palma.
Arengo. Detto ad assemblea.
Arenoso. Pieno di rena.
Arcola. Aiuola di giardino. — Termine di
patologia: detto a pelle.
Areòmetro. Istrumento per determinare la
densità, il peso specifico di un liquido : pesa-
acidi, pesa-sali, pesa-siroppi, pesa-liquori.
Areonàuta, areonautica. Veggasi ad aero-
nàutica.
Areopagita {areopagitico). Detto a giudice.
Areopago. Antico e celebre tribunale ate-
niese.
Areòstato {ar eustàtico). Detto ad aeròstato,
Areóstilo. Leggasi a colonna.
Areotectònlca. Detto a fortificazione,
Aretàlogo. Veggasi a banchetto.
Arfasatto. Uomo da poco, ineschino o tri-
viale: anche, imbroglione.
Argali. Detto a pecora.
Arganello. Sorta di rete da pesca.
Arganetto {arganello). Strumento per caricare
una balestra - Sorta di croce all'ingresso di una
via. - Parte di veicolo a due o a quattro ruote.
Arganetto elettrico, apparecchio formato da raggi
metallici fissi a un cappelletto girevole sopra un
perno, con gli estremi appuntiti e piegati nello
stesso senso : carico di elettricità, gira in senso in-
verso delle punte per la reazione esercitata dal
flusso d'aria elettrizzata che da esso viene respinta»
Arganetto idraulico: veggasi a idraulica.
Argano. Istrumento per alzare un peso : bùr-
bera, ulivello, verricello, verrocchio. Consiste in un
grosso cilindro o in un cono di legno, girevole
verticalmente sopra due perni robusti, attraversato
in cima da due stanghe in croce che formano quat-
tro leve mosse in giro da uomini. - Fuso, il pezzo
dell'argano intorno a cui si avvolge il canapo (la
corda). - Stella, il manubrio.
Si hanno potenti argani di più complicata strut-
tura e anche argani elettrici, cioè comandati da un
motore elettrico. - Arganello, piccolo argano, bur-
berino. - Castagna, denominazione d'officina dell'ar
gano meccanico più correttamente detto nottolina
d'arresto. - Martinello, argano a colonnette. - Mvr
tinello, argano orizzontale, come il verricello.
Argèmone. Veggasi a papavero.
Argentana. Lega simile àiV argentone.
Argentare, argentatura {argentato). Il co-
prire con foglia d'a»'sre?i*o una materia qualunque.
Argentarlo. Il banchiere nel medio evo.
Argenterìa. Veggasi ad argento.
Argentiere, argentiera. Detto ad argento.
Argentlmetria, argentimetro. Veggasi ad
argento.
Argentino. Detto a perla.
Argento {argènteo). Metallo bianco, duttile, fu-
sibile, poco ossidabile, non alterabile né dall'aria,
né dal fuoco, non attaccabile dagli acidi vegetali,
(quindi prezioso nelle applicazioni domestiche), fu-
sibile a 1000°. Combinandosi con gli acidi, forma
sali cristallizzabili ; il più potente de' suoi compo-
sti è il nitrato d'argento, usato come caustico e come
astringente, nonché neUsi fotografia, neW incisio-
ne e nella preparazione di inchiostro.
Argento dicesi anche, senz'altro, per moneta
d'argento e per denaro.
1 minerali d'argento che si scavano sono il sol-
furo, il solfo antimoniaco, il cloruro, ecc.; si estrae
anche notevole quantità di piombo argentifero, di
argento misto ai minerali di rame, ecc. Dai mine-
rali si estrae l'argento per amalgamazione o per
fusione. - Si fanno leghe d'argento col rame, tal-
volta con un po' di zinco, per trasformarlo in mo-
neta , in medaglia , in gioiello , in stovi-
glia, ecc.
Filargiria, amore dell'argento. - In alchimiat
argirogonia, produzione dell'argento; argiropéa, arte
di fare l'argento; Luna o Diana, l'argento.
Argènteo, di argento, simile all'argento, massime
pel colore: argentale. - Argentifero, argentorifero.
ARGENTO
141
contenente argento (montagna, terreno, ecc.) - Ar-
gentino, di argento, simile ad argento.
Argento colloidale, nuovo antisettico, usato nella
cura della risijìola. - Argento corneo, o cherar-
girio, cloruro d'argento nativo. - Argento di cop-
pella, puro, solidificato, dopo la fusione del me-
tallo, nel forno a coppelia. - Argento falso, costi-
tuito da leghe variabili, per lo più a base di rame,
zinco, stagno, niclielio, ecc. - Argento fuhìinante,
ammoniuro d'argento, polvere nera facile a esplo-
dere. - Argento in concìwjlia, usato dai pittori.
Argento galvanizzato, quello ricoperto di uno
strato oscuro di solfuro d' argento : detto anche
ossidato.
Argento musivo, in lega col bismuto. - Argento
nativo, di rado puro; il più delle volte, unito all'oro,
al rame, al ferro, al piombo. - Argento nero, argento
solforato fragile, solfuro d'argento e antimonio: ste-
fanite. - Argento rosso, o antimoniale, argiritrose,
pirargìrite, aerosile, minerale d'argento combinato
con solfo e antimonio. - Argento smorto, appannato,
non lucido. -Arg; nto vecchio: nome che si dà agli
oggetti d'argento luori d'uso, da fondere. - Argento
vivo, il mercurio: idralgirio, idrargirio. - Biglione,
argento di bassa lega: metà argento e il resto rame.
Bromuro d'argento, sostanza che si presenta in
piccoli cristalli cubici di colore verdastro. - Christofle,
lega di rame, zinco e nichelio la quale assomiglia
alPargento e serve per fabbricare varie specie di
utensili domestici: argentana, argentano. - Cloruro
d'argento: in natura costituisce il metallo detto
«argento corneo». Sotto l'azione della luce diviene
prima violetto, poi nero. - Doppiato d'argento, rame
coperto da un sottil velo d'argento: argento placche.
Galena argentifera, piombo solforato che contiene
sovente una certa quantità d'argento. - Joduro d'ar-
gento, sostanza che si trova in alcuni minerali ar-
gentiferi.
Petzite, tellururo d'argento che si trova unito
ad oro: assai raro.
Pirovato d'argento, acido piruvico e ossido d'ar-
gento. - Vermiglio, argento dorato con l'intermezzo
del mercurio: vermeil.
Amalgama, lega d'argento e di mercurio. - Argi-
ride, minerale che contiene argento. - Argirolito,
pietra argentata.
Calla, minutissime particelle d'argento che si stac-
cano da esso nel lavorarlo. - Cannutiglia, canutiglia,
piccole strisce d'argento e d'oro battuto, attorcigliate
a foggia di tubetti: servono pel ricamo. - Granel-
lette, pai'ticelle minime d'argento. - Paglietta, pa-
gliuzza, dicesi d'ogni sottile scaglia d'argento o di
altro metallo.
Tritoli, minuzzoli d'argento o altro ridotti in pezzi
finissimi. - Verga, pezzo a forma di bastoncello sot-
tile.
Argirose, argirosio, argento solforato, minerale
importante, per lo più amorfo e associato alla
galena.
Argenteria, argentiere, ecc.
Argenteria, quantità di argento lavorato: posate,
vasellame, ecc., escluse le monete e le medaglie:
argenti. - Argento, argenteria, per lo più artistica.
Argentiera, cava d'argento.
Argentiere, artefice che fa lavori in argento di
getto, di metallo, con saldature, come posate, vasel-
lame, altri oggetti d'uso domestico o di lusso; anche
chi vende oggetti d'argento. - L'argentiere riduce il
metallo in verga, lavorato, battuto in libretti, in
foglia, filato, ecc. - Filaloro, filatore d' oro e d' ar-
gento. - Saggiatore, persona incaricata di determi-
nare esattamente il titolo delle materie d' oro e di
argento.
Argentimetria, la determinazione del peso dell'ar-
gento mediante un apparecchio fargentimetroj cono-
sciuto in commercio sotto il nome di bilancia me-
tallometrica.
Brunitoio, strumento d'acciaio, di denti d'animali,
0 d' agata, che si adopera per 1' argentatura. - Cop-
pella, piccolo vaso a modo di un disco incavato a
coppa, tatto per lo più di cenere di corna, o di
ossa d' animali calcinate, per cimentarvi l' oro o
r argento. - Crogiuolo, vaso in cui i corpi si sot-
topongono a un fuoco gagliardo nella fucina: lo si
adopera specialmente per fondervi i metalli. - For-
ma, massa arrotondata di terra, di gesso, da far
prese, ossia scagliuola o altro, composta divari
pezzi per lo più dissimili, ma bene combaciantisi
uno con 1' altro. - Fucina, retro-bottega dell' argen-
tiere, dove egli lavora.
Grumata, mistura di gruma, sale e acqua per im-
bianchire l'argento. - Mordente, impasto di colori e
olio, 0 sostanza atta a fissare il colore sui tessuti
0 l'argentatura sulle cose che devono averla. - Muf-
fola, semicilindro in terra refrattaria che trovasi
nel mezzo d'un forno a riverbero da argentiere.
Raspino, strumento di ferro rotondo e alquanto
piegato neir estremità, del quale si servono gli ar-
gentieri, i cesellatori, ecc.
Tesoro, quantità d' oro o d' argento coniato o di
gioie e cose simili preziose. - Titolo, lega, grado di
finezza dell'oro, dell'argento.
Lavori, operazioni dell'argentiere
Affinaggio, metodo impiegato per separare 1' oro
dall' argento. - Affinamento elettrolitico : si applica al
rame col vantaggio di ottenerlo puro e dotato di
alta conducibilità, e di estrarre completamente
l' oro e r argento.
Argentatura, inargentatura, applicazione di un
sottile strato d'argento sulla superficie di un metallo
di rame, d'ottone, ecc.: viene eseguita per immer-
sione, a caldo, a freddo, fatta su carta, su tappez-
zerie, sul legno, sull'avorio, ecc.
Si praticò r argentatura al mercurio, mediante
l'amalgama d'argento, col quale si ricopriva il pezzo,
facendo poi evaporare il mercurio al calore; l'ar-
gentatura al pollice, consistente nell' applicare, me-
diante questo dito, ravvolto in un cencio, o per
mezzo d'un pennello, una pasta contenente il me-
tallo precipitato d'una soluzione di nitrato; l'ar-
gentatura alla foglia, applicando "un numero più o
meno grande di foglie d'argento battuto sopra una
superficie di rame, d'ottone, ecc., a caldo, con l'aiuto
del brunitoio d'acciaio, e ottenendo una specie di
placche; Y argentatura a tempei^a, detta anche bian-
chimento. Ma prevalse su tutti i metodi {'argentatura
galvanica, elettrodeposizione di un leggero strato di
argento sopra oggetti d' altro metallo : veggasi a
galvanoplastica.
Bianchimento, imbianchimento, operazione per la
quale ai lavori di lega si dà la bianchezza del me-
tallo puro; argentatura a tempera, per immersione.
Coppellazione, operazione che si eseguisce dentro
una specie di grande bacino, o coppa, formata di
marna o di argilla mista con calcare, di un tale
impasto che non sofTra corrosione dalle materie
142
ARGENTOLO — ARGINE
fusevi dentro. - Innuartazione, la formazione della
lega d'oro o d'argento per sottoporla all'azione del-
l' acido nitrico per separarne i metalli estranei.
Lavori di grosseria, opere dell' argentiere e del-
\ orefice intorno ai vasellami,"- ai bacini, alle piastre,
alle statue in lastra, ecc. - Liquazione, separazione
dell'argento e dell'oro per mezzo del piombo.
Massello, lavoro di tutto argento sodo.
Accennare, fare un disegno sul metallo col pun-
tellino per accennare. - Bianchire l'argento, forbirlo
di quella specie di ruggine di cui si copre nel-
r inforcarlo. - Caratare, esaminare il peso dell' oro
e dell' argento. - Damaschinare, incrostrare di filetti
d' argento o d' oro. - Disargentare, levar 1' argento
da una superficie, specialmente metallica.
Granaghare, ridurre l' argento in granaglie. - Inar-
gentare, coprire un oggetto con foglia d' argento, at-
taccatavi sopra con fuoco, bolo o mordente o altra
materia tenace. • Insolcare V rrgento, fargli sulla
superficie un solco o più solchi, quasi sempre per
incastrarvi un altro metallo. - Massellare, battere e
ribattere l'argento per ridurlo compatto, uniforme e
purgato.
Gaffinare l'argento, fonderlo per purificarlo. - Rim-
buttare, aggiungere nuova quantità d'argento a quella
già fusa nel crogiuolo. - Svirare, separare dai
metalli l'argento vivo. - Tirare l'argento, filarlo.
Per altre voci, veggasi a gioielliere.
Arg-entolo. Succedaneo deìY iodoformio. -
Veggasi a èscara e a piaga.
Argentone. Lega di rame e nichelio, comune-
mente detta paìifong o pacfond, parola cinese che
significa (( rame bianco ». il//i?'dme, lega appariscente,
ma meno durevole dell' antico argentone.
Argilla (argilloso). Terra composta di silice e
d'allumina, tenace e densa, che s'impasta con 1' ac-
quale screpola al sole: serve a fare stoviglie e altri
lavori di ceramica; dallo scultore usata per
modellare. Detta anche : barro, bricchero, creta, terra
creta. Si ha l'argilla comune, la refrattaria, ecc.
Argilloide, che somiglia all' argilla. - Argilloso,
che contiene argilla, della natura dell'argilla: ar-
gillaceo, argillifero; cretaceo, cretoso. - Fittile, di
terracotta, d'argilla. - Siderolitico, terreno argilloso,
ricco di ferro limonitico, in masse e grani, con
gesso, piriti, diaspri.
Argilla abissale, quella che copre le grandi pro-
fondità dell' oceano. - Argilla bianca, varietà impie-
gata per fare pipe, maioliche, porcellane e oggetti
refrattari. - Argilla figulina, o argilla 'plastica, quella
specialmente adatta per la fabbricazione dei vasi
e altri lavori plastici. - Argilla follonica, o terra
da folloni, quella che serve per digrassare i panni:
argilla smectica, smectite.
Bolo, terra argillosa con ossido di ferro. - Caoli-
no, argilla al massimo grado di purezza. - Cimolile,
specie d'argilla. - La creta, impastata con 1' acqua,
fa un cemento poco tenace, ma pure sufficiente in
taluni lavori di muratore. - Galestro, specie d' ar-
gilla con carbonato di calce: terreno giallastro
grigio, eccellente perle viti; si disfà prontamente
(galestrino, galestroso, composto di frantumi di ga-
lestro). - Grès, arenaria, roccia conglomerata, com-
posta di quarzo, mica, talco, argilla, ecc.
Marna, terra formsta da una mescolanza di ar-
gilla calcare e anche quarzo: la marna argillosa
serve alla ceramica e all' arte vetraria. - Mota, ar-
gilla impastata coi piedi, con la zappa, ecc. - Ocra,
materia terrosa, colorata di giallo più o mene» ?icco,
o anche di rosso, e avente per case di sua com-
posizione il sesquiossido di ferro e l'argilla. - Schisto
argilloso, o argilla schistosa, terra che serve a pu-
lire metalli o fare matite. - Sinopia, argilla ocra-
cea, di color rosso: cinabrese. - Terra di Vicenza,
specie di argilla bianca. - Terra sigillata, altra sorta
d'argilla. - Tufarina, terra siliceo-argillosa. - Vier-
zonite, varietà di argilla, nota anche col nome di
melinite.
Argilloschisto. Roccia stratificata, assai dif-
fusa sulla crosta della Terra.
Arginare, arginatura {arginamento, argina-
zione). Detto ad argine.
Argine {arginare, arginato, arginatura). Riparo,
ostacolo creato per impedire gli straripamenti, l'e-
rosione delle acque d'un fiume, o anche per te-
nerne regolate e riunite le acque stesse, a vantag-
gio della navigazione : àggere, arginale, arginatura,
arginazione; inferriata, terrapieno, terraglio. ferrato;
parata, parato dei campi; ripa, riparo; dicco, diga; get-
tata; parapetto, spalletta; graticciata, rattegno, rite-
nifoio; palata, palato, palizzata, palafitta, palizzo;
caprata, cordonata, lavoro a salvaripa; pancone di
rena, panzeruola, sabbione, scogliera; spalla, spalleg-
giamento; serra, traversa, tura, vallo. - Si fanno ar-
gini continui e paralleli, argini discontinui, ortogo-
nali; argini a scarpa, cioè in pendio, ecc. - Argi-
netto, arginino, arginuccio, arginone.
Arginello, piccolo argine che si fa nelle risaie,,
nelle saline, nei campi e Simili per regolare le ac-
que e procurare un modo di passaggio.
Arginare, fare argini, riparare con argini; far ri-
pari alle acque, far le viminate, le palafitte ; invi-
minare, palare, palafittare, palificare, terrapienare.
Arginato, palafittato, ecc. - Mazzapicchio, arnese del
quale si servono i lavoratori per assodare la ferra
nell'alzare argini e terrapieni. — Disarginare, le-
vare, togliere l'argine.
Accigliatura, o cigliatura, striscia di zolle erbose
con la quale si fortifica il ciglio degli argini, perchè
le pioggie non solchino e guastino la scarpa. - Ban-
che, solidi di terra che si costruiscono contro gli
argini. - Banchina, tratto non molto esteso di ter-
reno tra la ripa di un fiume, di un fosso, di un
canale, e l'argine.
Caprata, travata di legnami fatta per appoggio
di arginature. - Cimagene, sistema speciale di difesa
che sì fa alle rive dei torrenti, dei fiumi e degli
argini in froldo per difenderli dalle corrosioni che
vi producono le acque correnti. - Contrargine, ar-
gine a rinforzo d'un altro, nel caso che il primo-
si rompa. - Diga, argine, o muraglione, che si co-
struisce per contenere la marea.
Gozzi, specie di armatura ad argini. - Grisola,
{arella), sorta di rivestimento che si applica alla
fronte minacciata di un argine. - Mantellatura, opera
di difesa di un argine o di qualunque altro rialzo
di terra esposto all'acqua corrente.
Palafitta, propriamente, riparo fatto di pali con-
ficcati in terra per stabilire e assicurare argini ed
altro: palafittata. - Partiacqua, argine tra due la-
gune. - Pedagna, sentiero d'argine. - Pescaia, specie
di argine, retto o curvo, col quale si attraversa obli-
quamente un fiume, affinché l'acqua, rialzandosi, si
possa rivolgere a mulini o altri simili edifici col
mezzo di cataratte che la mettano in una gora.
Rattenuta, arginetto che si fa attraverso le fosse
per trattenere la terra buona che poi si getta nei
campi. - Saldata, siepe molto bassa, formata per
lo più con piccoli salci intrecciati, allo scopo di ri-
parare argini o rive di fiumi. - Scarpe, i fianchi
ARfilRIA — ARGOMENTO
IW
inclinati degli argini e delle strade in rialzo, non
fiancheggiate da fabbricati.
Vallo, argine fortificato. - Viminata, riparo di
argini fatto con vimini intrecciati. - Volpara, solido
artefatto col quale si riempiono le paratie per ar-
ginare le acque correnti.
Argiria, argirosi, argirisnio (argiriasij.
Detto a pelle. - Argirisnio, avvelenamento acuto
per sali d'argento.
Arginoreta. Veggasi a ragno.
Argo. Detto a vigilanza.
Argomentare (argomentato). Addurre argo-
mento 0 argomenti; procedere per via di argo-
mentazione, in un discorso o simili.
Argomentazione. L'argomentare, il ragio-
nare per via di argomenti; la forma e la serie
degli argomenti; ragionamento, raziocinamento, ra-
ziocinazione; dimostrazione, esposizione di ragioni;
rimostranza. Parte del discorso. - Può essere buona
0 cattiva, vera o falsa, chiara o confusa, semplice
0 cavillosa, spontanea o contorta, stiracchiata, evi-
dente 0 dubbia, ecc. Quindi, argomentazione che
cammina, corre, sta, si regge, entra, persuade; op-
pure che non sta, non si regge, barella, strascica,
zoppica, ecc. Nella filosofia si distingue l'argomen-
tazione verbale, concettuale, obiettiva, in forma, extra
forwam, ecc.
Ad absurdo, o reductio ad absurdum, argomenta-
zione con la quale si prova una verità, dimostrando
l'assurdo di quanto la contraddice. - Abduzione, ar-
gomentazione Ingica nella quale le proposizioni sono
disposte in modo che ciascuna derivi necessaria-
mente da quella che la precede. - A fortiori, a for-
zieri (a più forte ragione), l'argomentazione col rap-
porto di quantità fra due termini, dal maggiore al
minore, ossia dal più forte al più debole; anche in
senso inverso. - Ad hominem, argomentazione . ri-
guardante esclusivamente la condizione della per-
sona della quale o alla quale si parla.
Ammennicolo, rinforzo d'argomentazioni, di con-
getture, atto a convalidare una prova, una ragione,
però più in apparenza che in realtà.
Analogismo, argomentazione che si fa' proce-
dendo per somiglianza, per analogia (metodo analo-
gico). - Apagogia, dimostrazione per mezzo dell'as-
surdo. - A priori, argomentazione che si trae da
ciò che é anteriore. - A posteriori, argomentazione
dedotta da ciò che è posteriore.
Deduzione, il dedurre, cioè il trarre o ricavare
dal discorso o dai fatti d'altri, per verosimiglianza,
alcuna considerazione, alcuna conseguenza (dechdti-
vo, dedotto). - Dialèttica, parte della logica ri-
guardante il modo di ordinare le idee e quindi il
modo di ragionare, di argomentare. - Dissertazione,
argomentazione, discussione. - Ex-abrupto, argo-
mentazione fatta d'improvviso ed entrando in piena
discussione.
Illazione, conseguenza che si deduce da un argo-
mento [illativo, che serve a illazione). - Induzione,
argomentazione consistente nel dedurre una serie di
cose le une dalle altre, come faceva Socrate. - Ipò-
tesi, argomentazione per sujìposizione.
Luoghi comuni, tipici: tratti, considerazioni ge-
nerali, passi d' autori che si possono applicare a
qualunque soggetto come prova, dimostrazione. -
Paralogismo, cattiva argomentazione fatta in buona
fede. - Porismo, proporzione la cui dimostrazione è
utile per dimostrarne un'altra. - Ritorsione, modo di
argomentazione per cui si combatte l'avversario con
le stesse ragioni da lui addotte.
Sillogismo, argomentazione, nella quale da due
proporzioni, di cui una dicesi \a. maggiore e l'altra
la minore, si deduce una terza, che si chiama con-
seguenza 0 conclusione. - Sofisma, argomentazione
piena di sottigliezze e, per lo più, fallace: circolo
vizioso, diallelo (sofisma dei pirronisti). - Sorite,
serie di proposizioni che formano un'argomentazione.
Tema, soggetto, materia di argomentazione, di
ragionamento, ecc. - Tesi, atto pubblico col quale
si sostiene un punto di dottrina con opportuna ar-
gomentazione. - Viziosità, complesso dei difetti che
viziano un'argomentazione, indebolendola o renden-
dola oziosa.
Argomentare. — Esporre, dedurre argomenti
intorno a ciò che si vuol dimostrare; spiegare, so-
stenere con forza di ragioni; provare con dimostra-
zioni; tessere ragionamenti ; sillogizzare ; discutere;
fare, prendere, ritrarre, trarre argomento; arguire,
congetturare, pensare, presumere; inferire, rile-
vare ; attingere, ridurre in conseguenza. Anche, sup-
porre, fare supposizione.
Argomentabile, che si può argomentare. - Argo-
mentatore, argomentatrice, chi o che argomenta.
Accennare, toccare un argomento, senza svolgerlo;
anche, far argomentare. - Addurre, mettere innanzi
qualche fatto, qualche particolare in sostegno di
un'argomentazione (adduttivo, addotto). - Avvalorare
un argomento, dargli forza.
Battere sul medesimo tasto, insistere su un punto
deirjargomentazione. - Desumere, ricavare un fatto,
un argomento, una conclusione (desuntivo, desunto).
- Incalzare Y argomento, insistere nel dire. - Infir-
mare, negare la verità d' un' argomentazione ; pre-
sentare qualche prova che le tolga eflQcacia, in tutto
0 in parte.
Scivolare sopra un argomento, trattarlo appena o
di volo, per non potere o volere. - Stringere, stri-
gnere sempre più l' argomento, ragionare con forza.
- Sviluppare un argomento, trattarlo con ampiezza
di discorso.
Stare in chiave, non uscire dall'argomento. - Te-
nersi a fior d' acqua, trattare un argomento senza
approfondirlo, anche deliberatamente. - Toccare di
fuga un argomento, accennarlo come di passaggio,
appena. - Toccare un brutto tasto, argomentare su
cose spiacevoli, non gradite.
Argomento. Ragione o prova addotta a soste-
gno di qualcne asserto ; ragione che vuol acquistar
fede a cosa dubbia o confermare laverà: argomen-
tazione, motivo, prova, fatto fondamento, riscon-
tro. L' argomento può essere acuto, ardito, arguto,
solido; barocco, cattivo, debole, falso, spallato, strano,
vano, ecc. - Adducibile, argomento da potersi ad-
durre. - Apodittico, argomento evidente, persuasivo;
sillogismo, prova di un ragionamento, annunziato
come un aforisma. - fecondo, che lascia dire molte
cose e nuove.
Argomento forte: attendibile, astringente, strin-
gente; sussistente; argomento principe, WTpnncÌTpaAe, il
pili forte ; ['Achille degli argomenti: decisivo.
Argomento concludente: quello inconcusso, supremo,
che fa da suggello, che non teme eccezioni. - Ar-
gomento cornuto, in filosofia, il dilemma. - Argomento
probabile, quello che prova come una cosa, senza
essere certa, sia verisimile. — Argomenti che si ta-
gliano le gambe da sé, argomenti che sono armi
spuntate, quelli che non reggono, sono e si palesano
senza fondamento.
Assioma, verità posata come evidente. - Assunto,
l'argomento preso a trattare: ciò che lo costituisce.
I4'i
ARGOMENTO
Cavallo di battaglia, argomento che si ripete
spesso. - Cavillo, argomento che ha in sé qualche
apparenza di verità, ma è fallace e adoperato a
scopo d'ingannare. - Dilemma, argomento nel quale,
premessa una proposizione disgiuntiva, si trae da
ciascuno dei suoi membri una conclusione contraria
all'avversario, non lasciandogli scampo; argomento
che pone un'alternativa. - Medium, argomento pro-
posto contro una tesi, per dar materia alla discus-
sione. - Propòsito, argomento, intenzione, risoluzione.
Di qui 0 di li non si scappa, d' argomento strin-
gente. - Tagliar la testa al toro, di argomento che
decide.
Argomento. Segno, indizio, riprova. - Mate-
ria, soggetto del parlare e dello scriv&ì^e. - Som-
mario di un'opera di letteratura.
Argon. Corpo semplice gassoso, scoperto nel
1894 neir«ì'ta atmosferica.
Arguire (arguito). Dedurre, indurre, per via di
argonieiitazione, un giudizio, un' opinione su
un fatto, un principio, ecc., che si sia esaminato.
Arguttezza. L' essere arguto.
Arguto. Chi, per fine ingegno, è pronto a
cogliere il vero meno apparente, il senso più fine,
più riposto, e sa dimostrarlo con parola, con motto
brioso, sagace, a sua volta designabile come arguto.
Di cesi anche di persona o discorso che riveli
il cosi detto spirito.
Arguzia. Concetto arguto, motto salato, sa-
porito, di spirito; frizzo, lepore, fine ironia;
gustosa e pungente facezia, lepidezza, sale attico;
motteggio, piacevolezza.
Aria. Aere, aura: miscela di gas che forma X at-
mosfera e avvolge, per uno spessore di circa ot-
tanta chilometri, il globo terracqueo. Insieme all'ac-
qua, al fuoco e alla terra, formava i quattro
elementi degli antichi; i quali davano il nome di
aria anche agli altri gas, non conoscendone la
vera natura. '^ Detta anche ètere, etera, etra, ele-
mento vitale, serbatoio di vita, ecc.; gr,; pneuma,
spirito, vento. E' un fluido invisibile, incoloro, ino-
doro, senza sapore, tipo dei corpi gasosi o aeri-
formi; diatermica, cattivissima conduttrice del ca-
lore e de\Y elettricità. Ha un peso di gr. 1.293
per litro, alla temperatura di 0", sotto pressione
d. 760 mm.; e la pressione da essa esercitata si
misura col barometro. Si compone di ossigeno
{ventuna parti) e di azoto (settantanove parti in
volume, circa), con una piccola quantità di acido
carbonico e traccie di ammoniaca e di altri gas,
più una quantità variabile di vapore d'acqua (che
le conferisce il grado di umidità). Ai gas recen-
temente scoperti furono dati i nomi di argon, crip-
ton, elio, neon xenon. Contiene inoltre un numero
immenso di minutissimi corpuscoli (ciascuno detto
àtomo), alcuni organici, altri inorganici, costituenti
eiò che si chiama lino atmosferico.
L'aria serve alla respirazione, alla vita del-
Yanimale e della pianta, e la sua azione viene
modificata dalle condizioni della luce e del calore,
dal vento, dalla pioggia, dalla neve, ecc., ele-
menti tutti "Me concorrono è forma il clima di un
paese. Sccoiido le sue diverse condizioni, ha diret-
tissima influenza sulla salute dell'uomo e degli
animali e sullo sviluppo dei vegetali: può quindi
riuscire di danno o servire per cura {aeroterapia),
allo stato naturale {aria di mare, aria di monte) o
medicata. Per etTetto della pressione, l'aria entra
prepotente dovunque ci sia un vuoto, attraverso
ia più impercettibile apertura. Una grande rare-
fazione dell'aria si produce sotto una campana, o
in un vaso ermeticamente chiuso, per mezzo della
macchina pneumatica. Rarefacendo l'aria entro un
tubo, messo a pescare con una delle sue estremità
nell'acqua, questa si inalza: da ciò l'azione della
tromba, o pompa, del sifone, ecc.
Nell'aria vola V uccello e sale Y aeròstato; per
essa si trasmette il suono; di essa, come forza
motrice, si trasse profitto per la navigazione a
vela, per far girare le ruote d'un mulino (a vento),
per mettere in azione macchine perforatrici (aria
compressa), ecc.
Nella mitologia: Giove, dio dell'aria. - bilfide, silfo,
spiriti dell'aria.
Aèreo, aèrio, di aria, appartenente all'aria; che
sta nell'aria, vive nell'aria; di edificio o luogo
molto alto; di prospettiva che fa conoscere le
distanze per la varietà dell'aria, - Vieaéree, il comples-
so degli organi che conducono l'aria dall'esterno nslle
profondità del corpo. L'aria, per penetrare nelle vie
aèree, deve attraversare la bocca e la faringe,
ovvero le fosse del 7iaso.
Aeriforme, non solido, né liquido, ma somigliante
all'aria (essere allo stato aeriforme, dei fluidi che
si trovano nella condizione dell'aria). - Aerotèrmico,
di forno, o d'altro, riscaldato mediante la cii'cola-
zione d'aria calda. - Etèreo, dell'etere, dell'aria.
A7-ia atmosferica: è trasparente, invisibile, senza
odore e sapore, compressibile ed elastica.
Aria compressa: fu utilizzata come forza motrice,
nei luoghi in cui (pozzi, gallerie, miniere) non era
possibile installare macchine a vapore, trasmetten-
dola agli apparecchi motori mediante tubi. Fu an-
che, in alcune città, utilizzata per il servizio della
posta pneumatica.
Aria ixata, quella attraversata da raggi X e per-
ciò dotata di curiose proprietà elettriche.
Aria liquida, l'aria liquefatta sotto forte pressione
e a bassa temperatura: si ottiene in grande quan-
tità (metodo Pictet e apparecchio Linde) per usi
industriali o scientifici. L'aria fu anche solidificata,
congelandosi a 190°.
Ètere, propriamente, materia sottile che si sup-
pone riempia lo spazio al disopra dell'aria.
Qualifiche, condizioni, eco.*, dell'aria.
Qualifiche. — Afosa, l'aria greve (veggasi più
innanzi: afa) -Asciutta, l'aria priva di umidità (veggasi
ad asciutto), - Buona, quella in condizioni tali da
non nuocere alla salute: salubre, sana; al contrario,
cattiva, insalubre, malsana. - Calma, tranquilla, im-
mota, non mossa, non agitata. - Cruda, fredda, non
riscaldata dal sole.
Diafana, trasparente, che lascia passare libera-
mente la luce. - Di sotterraneo, grave, chiusa, mal-
sana. - Dolce, non troppo calda, né troppo fredda.
Elastica, mossa, leggera.
Frizzante, fresca, pungente, ossia che sembra
pizzicare la pelle. - Fumicosa, che esala vapori.
Grave, opprimente. - Grossa, non fine, non pura;
l'aria dei bassopiani. - Libera, quella che si respira
all'aperto.
Malsana, che provoca malattie, infezioni, mala-
ria: aria malefica, perniciosa. - Mefitica, fetida o
inquinata da gas che la rendano irrespirabile.
Molle, con un certo grado di umidità: contrario,
tesa. - Nativa, l'aria del paese in cui si è nati.
Plumbea, del colore del piombo: grigia, uggiosa.
Polverosa, densa di polvere.
145
Rarefatta, l'aria dilatata, che, senza crescere di
massa, occupa uno spazio niag5};iore: si respira male.
- Rinserrata, che ha del rinchiuso: colata (quando
viene da strade strette o simile). - Salwa di ema-
nazioni, di miasmi, di vapori, inquinata da odori,
da germi infettivi, da gas, da emanazioni diverse:
pregna. - Sottile, fine, purificata, penetrativa.
Serena, limpida, calma, tranquilla. - Tempestosa,
quando annuncia Vuragano o ne è agitata. - Tra-
sparente, limpida, non opaca. - Viva, pura e fresca.
Vivificatrice, che ci desta nell'organismo un senso
di vittore. - Viziata, guasta, non pura.
Condizioni, ecc. — .Afa, l'aria calda, greve, sof-
focante, che opprime: afosità. - Ambiente, l'aria din-
torno. - Calma, lo stato dell'aria immota, quando
non c'è vento (frasi per esprimere calma: non alita
foglia, non move uno stelo). • Clima, condizione
dell'aria in un dato paese. - Chiuso, odore disgu-
stoso che si sente dove manchi l'aria.
Colonna d'aria, porzione d'aria più o meno ele-
vata 0 pesante. - Elasticità, proprietà che ha l'aria
di estendersi, di dilatarsi, di resistere alla pressio-
ne, ecc. - Impressione, l'effetto sulla nostra pelle per
qualche mutamento d'aria.
Malaria, aria cattiva di maremme o luoghi pa-
ludosi.-Jl/e/iie, aria non respirabile e malsana per
cagione di esalazioni putride, ecc. - 3Iiastna,
quanto di corrotto e contagioso emana nell'aria.
Offuscamento, l'oscurarsi dell'aria.
Rarefazione, maggiore sviluppo dell'aria per lo
scostarsi delle sue molecole, senza aumentare di
Seso e di materia. - Regioni dell'aria, gli strati alle
iverse altezze: regione bassa, media, superiore,
delle nubi, del tuono, dell'uragano, ecc. - Sfiatatoio,
sfiato, piccola apertura fatta in qualche cosa per
dare aria, perchè sfiati.
Stato igrometrico , grado d' umidità dell' aria. -
Temperatura, stato sensibile dell'aria e di calore
nei corpi. - Vasistas, parte di finestra, intelaiatura
che si può aprire per lasciar passare l'aria.
Movimenti dell'aria naturali o provocati.
Aerazione, atto o arte di dare aria a luogo chiu-
so. - Alito, soffio leggiero d'aria. - Atomo, particella
d'aria e d'altra materia considerata come indivi-
sibile. - Bava, filo d'aria.
Boccata d'aria, propriamente, quanto si può in-
trodurne nella bocca con un'aspirazione; ma si dice
sempre in significato molto più largo e diverso {an-
dar a prendere una boccata d'aria, andare a pas-
seggio). - Bolla d'aria, bolla o globulo che si eleva
sopra un liquido.
Brezza, brezzolina, vento leggiero e fresco. - Ci-
clone, moto rotatorio e traslatorio di masse d'aria:
vegg asi ad uragano. • Circolazione, il movimento
a spirale dell'aria, dell'atmosfera intorno al globo.
Colpo d'aria, un soffio impetuoso, specialmente
quando si accenni a qualche malanno che procura.
Corrente, l'aria che viene da un'apertura e può es-
sere pericolosa. - Aria di finestra, colpo di balestra.
Flabellazione, azione di flabellare, sventolare, far
vento. - Filo d'aria, un soffio lieve, sottile. - Folata,
un gran soffio del vento.
Riscontro, di due correnti d'aria da parte opposta.
Soffio, il soffiare e l'aria emessa soffiando.
Spiffero, soffio che viene da un buco, da una fessura
o apertura. - Spiro d'aria, filo, soffio sottilissimo.
Sventolio, l'agitarsi dell'aria per il muoversi di
cosa che fa vento.
Premou — Vocabolario JVomcnvlatore,
Tromba, movimento vorticoso dell'aria; dotto a
vento.
Uzza, aria fresca e pungente che si sente la sera
e la mattina presto.
Ventilatore, impianto per rimutare 1' aria in
un ambiente. • Fenfo, moto dell'aria da un luogo
all'altro con più u meno impeto. - Ventilazione, il
ventilare, lo spirar dell'aria, del vento.
Asolare (àsolo), alitare, spirare. Anche, mettere
qualche cosa spiegato all'aria. - Aspirare (aspira-
zione), inspirare, tirare a sé l'aria: movimento ini-
ziale della respirazione. • Cambiare, purgare, rin-
novare l'aria, in un luogo, aprirne gli usci, le
finestre perchè nuove correnti d'aria entrino da
fuori. Cambiare aria, anche in senso di trasportarsi
in altro paese.
Insufflare, far che entin aria o altro gas in qual-
che cavità del corpo. - Rabbruscare, minacciar piog-
gia. - Soffiare, l'alitare, lo spirare dell'aria. - Turbi-
nare, avvolgersi come turbine. - Ventilare, dare aria
a un ambiente. Dell'aria, moversi, agitarsi.
Designazione di cose varie inerenti all'aria.
Aeròbio, microrganismo che si sviluppa in pre-
senza dell'aria atmosferica. - Aeropiosoterapia, nome
dato alla cura dell'aria compressa. - Aerodinamica,
parte della meccanica che studia le leggi dei moti
dei corpi aeriformi. - Aerofagia, la deglutizione (Bou-
veret) di aria, che, in alcuni individui, si verifica
0 volontariamente, per simulare una malattia ga-
stro-intestinale, o involontariamente, per un feno-
meno spasmodico proprio di molti stati nevropatici
e gastropatici.
Aerofito, la pianta che vive nell'aria. - Aerolito,
pietra meteorica, materia cosmica che, attratta dalla
Terra, attraversa l'atmosfera e, per la violenta con-
fricazione, si rende incandescente: bòlide, litoside-
rile, meteorite, pietra celeste, ecc.
Aerografia, ramo della fisica che tratta dell'aria
e de' suoi effetti nell'economia della natura. - Aero-
fobia, timore morboso dell'aria, per malattie che si
teme possano prodursi, esponendosi anche alle eor-
renti più leggiere nell'interno di una camera.
Aeromanzia, divinazione per mezzo dell'aria (aero-
mante chi la fa).
Aerometria, detto a jìneumatica.
Aeremoctonia, morte per penetrazione di aria nelle
vene. - Aerosi, produzione dell'aria nel corpo umano.
Aerotorace, raccolta di aria o di gas nel cavo
toracico.
Atmosfera, in meccanica, peso d'una colonna di
aria. - Pressione di un' atmosfera, il peso del mer-
curio inalzato nel tubo fino all'altezza di 76 cen-
timetri. - Barimetria, dal greco, misurazione delia
gravità dell'aria. - Pneumatica, parte che tratta
delle proprietà dell'aria e dei gas: aerodinamica,
aeromeccanica.
Apparecchi, ecc., per lo studio e le applicazioni
dell'aria, ecc.
Aeròmetro, istrumento che fa conoscere la densità
o la rarefazione dell'aria e degli altri gas. - Aerodia-
fanómetro, istrumento per misurare il grado di ti'a-
sparenza dell'aria.
Aeroscòpio, istrumento per verificare se e quali
sostanze siano presenti nell'aria. - barometro,
noto e già citato istrumento per misurare la pres-
sione detl'aria. - Baroscopio, piccolo istrumento usato
10
146
ARIA — ARISTOCRAZIA
per dimostrare la spinta verticale dell'aria e l'ap-
plicazione del principio d'Archimede ai fluidi gas-
sosi.
Cianometro, istrumento per misurare l'intensità
doiVazzurro nell'aria.
Condensatore, apparecchio che fa parte della
macchina a vapore. • Eudiometro, istrumento per
misurare la purezza dell'aria {eudiometria, la mi-
sura).
Macchina ad aria calda, veggasi a locomotiva
e a motore. • Macchina di compressione: per conden-
sare l'aria o i gas. - Macchina pneumatica, già citata,
per rarefare l'aria. - Manometro, sorta di barometro
annesso alla macchina pneumatica, che indica il
grado di rarefazione dell'aria.
Ozonometro, apparecchio per misurare la quan-
tità di ozono (ossigeno elettrizzato) nell'aria.
Psicometro, apparecchio che misura l'umidità re-
lativa dell'aria, cioè l'umidità in rapporto alla tem-
peratura ambiente. - Spirometro, strumento a cui è
unito un pneumometro ad ago: registra le correnti
di aria inspirata ed espirata.
Paravento, arnese che si mette nelle stanze per
interrompere il corso dell'aria entrante da usci e
da finestre.
Ventarola, disco a ventaglio che si mette a certe
apertm'e perchè entri l'aria. - Ventiera, piigliavento,
ventola, sfiatatoio, denominazione di certe apei*-
ture fatte nel soffitto o nei muri delle case, delle
chiese, dei teatri, delle carceri, ecc., perchè 1' aria
vi si rinnovi. Cosi, anche, un artifizio poco dissi-
mile, con cui si dà aria ad un caminetto, per
ravvivarne il fuoco, e anche per impedire che il
fumo si spanda nella stanza. - Ventilatore, appa-
recchio per produrre una corrente d' aria.
Cuba delle malattie mediante l' aria
Ae^'oterapia, anemoterapia, applicazione dell' aria,
semplice o medicata, rarefatta o compressa, alla
cura delle malattie. In senso larghissimo, abbracce-
rebbe la climatoterapia, la terapia d'inalazione e
la pneiimoterapia , propriamente detta. Tanto la
prima che la seconda di queste modalità si consi-
derano oggidì separatamente.
Dicesi bagno pneumatico il tipo della cosidetta
pneumoterapia passiva, in cui viene modificata
la pressione e la composizione chimica dell' aria
di un ambiente più o meno confinato, nel quale
sta, completamente immerso, l' ammalato. Questi
bagni sono usati con vantaggio nelle malattie
del ricambio, sopratutto in quelle conti'assegnate
da un rallentamento degli scambi organici, come
le anemie, il diabete, la gotta, ì'artritismo, ecc. Usati
pure nelle autointossicazioni, di varia origine, nella
cachessia, nella prostrazione, nella debolezza conge-
nita 0(1 acquisita.
Pneumoterapia attiva: in essa la modificazione
fondamentale che subisce 1' ambiente aereo è,
come uel bagno pneumatico (pneumoterapia pas-
siva), ancora quella della pressione; ma questa
modificazione non è più applicata su tutto 1' am-
malato, bensì soltanto suU' apparato respiratorio.
Comprende una] serie di melodi, dalla ginna-
stica polmonare senza apparati agli apparati più
semplici e più complicati, sia sul tipo del gassome-
tro che su quello dei ventilatori a ruota, in cui
le variazioni di pressione avvengono senza inter-
vento delle forze dell'ammalato. Si fonda essenzial-
zialmente sugli efletti meccanici che si possono ot-
tenere, in modo particolare, svdV apparato respiratorio,
variando la pressione dell' ambiente in cui si re-
spira.
La pneumoterapia attiva è rappresentata dal-
Vapparato pneumatico trasportabile di Waldenburg:
ad essa si rannoda una gran parte della tera^
pia d'inalazione, sia di vapori, sia, sopratutto, di
nebbie medicamentose. - La pneumoterapia attiva si
usa, con profitto, nelle più svariate malattie del-
l' apparato respiratorio, tanto actite che croniche,
anche nelle malattie del circolo. Usati pure questi
metodi in laringoiatria, otoiatria e rinoiatria.
Ventosa (coppetta) di Junod: comprende tutti i
metodi di cura in cui si usano le variazioni di
pressione atmosferica su qualche distretto limitato
del corpo, gli arti ad esempio. L'azione è puramente
meccanica e si indirizza, in modo particolare, agli
squilibri di circolo.
Aria. Sembiante, aspetto, figura, flsionomiaf
apparenza, somiglianza. - Anche il canto che
si adatta ad una piccola poesia: arietta, breve
canzone. - In pittura, effetto di colore e di
prospettiva, dal quale è bene rappresentata la di-
stanza delle figure.
Arianesimo (arianismo). Veggasi a religione
e ad eresia.
Ariballo. Antico vaso romano.
A ricorsòio. Modo di bollire.
Aridezza, aridità. L'essere arido: sdustio-
ne. - Mancanza d' affetto. - Povertà di pensiero.
Arido. Mancante d'umore, adusto, asciutto, sec-
co: dì terreno specialmente. - Figur., di stile debole,
insipido, povero, o, anche, improntato a soverchia
e affettata diligenza. - In generale, di ciò che è
improduttivo, sterile.
Arieg-giare (arieggiato). Dare aria, far si che
l'aria circoli liberamente in un luogo. - Rendere
immagine, somiglianza.^
Ariète. Il maschio della pecora. • Antica ar-
me (macchina da guerra). - Nome di una costei-^
Iasione. - Macchina idraulica.
Arietino. Detto a cece.
Ariétta. Breve canzone per musica.
Arigusta. Detto ad aragosta.
Ariraanno. Antico soldato,
Arimmètica. Veggasi ad aritunetica.
Aringa. Pesce di mare, lungo due o tre deci-
metri: ci arriva dal Nord secco, salato e affumi-
cato e stivato in buzzi; si mangia anche fresco o
marinato. - Una certa somiglianza con l'aringa ha
il pesciolino di mare detto rèmora. - Aringa di latte,
il maschio. Aringa d'ova, la femmina. - Pickling,
aringa affumicata. - Salacca, specie di aringa affu-
micata. - Sarde Wo, sardma, ffl/ice, pesci della famiglia
delle aringhe.
Caratelhinte, l'operaio che prepara le aringhe, le
sala e le dispone nei barili.
Arióso. Di luogo aperto, aerato, aeroso, arieg-
giato, nel quale si gode molta aria. — Termine
di musica.
Arista. La schiena del maiale, che si cucina
arrosto o in torno.
Ai'istarco. Dicesi di critico molto severo.
Aristide. Diresi di un uomo giusto, anche per
ischerzo.
Aristòcrate (aristocratico). Chi appartiene al-
V aristocrazia.
Aristocrazia. Forma di reggimento politico,
di governo esclusivamente nelle mani di ottimati,
di nobili. Contrario di democrazia. — L'ordine
ARISTOLO — AniTJlETICA
147
dei cittadini nobili, la nobiltà. — Figur., alteri-
gia, superbia. • Anche eccellenza di ingegno, di
viì'lù e le persone che ne sono dotate. - Arhta-
cì-ate, membro dell'aristocrazia.
Arislocratico, dio da aristocrazia. - Aristodemo"
o'azia, governo composto di nobili e di plebei.
Aristolo. Succedaneo al iodoformio.
Ariston. Detto a pasto.
Aritenoidi. Parti del'o scheletro della laringe.
Aritmetica {arimmclica). La scienza che inse-
gna le diverse operazioni die si fanno intorno ai
numeri, indicandone le proprietà elementari e il
modo esatto di computarle. Brevemente, è la scienza
dei numeri, e il vumero è l'insieme di unità
della stessa specie riunite in un tutto. Unità è l'og-
getto che si prende come termine di paragone per
parecchi oggetti della stessa specie, come unità di
misura di una quantità (o grandezza), ossia di
'utto ciò che é suscettivo à'aumento e di dimi-
nuzione.
Aritmetica binaria, quella che si serve di due ci-
fre per esprimere tutte le altre; tetrattoria, quella
nella quale si impiegano quattro segni o cifre, ecc.
Aritmetica commerciale, applicazione delle regole
aritmetiche ai bisogni del traffico. - Aritmetica istru-
mentale, quella fatta per mezzo di istrumenti {mac-
chine aritmetiche).
Aritmetica politica e sociale, scienza moderna che
ha di mira la determinazione degli elementi nume-
rici relativi a qualunque ordine di fatti o di feno-
meni che possono essere utili all'uomo nello stato
di società. - Aritmetica teorica o pratica, secondo
che si occupa delle proprietà e dei rapporti dei
numeri, o semplicemente dei processi coi quali si
eseguiscono più semplicemente certi calcoli.
Particolari.
Aliquota, parte di una quantitài o grandezza,
che, presa più volte, riproduce esattamente l'intero.
Assioma, proposizione la cui verità é cosi evi-
dente che non ha bisogno d'essere dimostrata (ve-
rità assiomatica, principi assiomatici).
Corollario, conseguenza di un assioma o di un
teorema già dimostrato.
Binomio, somma o differenza di due termini arit-
metici (termine d'algebra). - Calcolo, il mecca-
nismo delle operazioni elementari. Calcolo decimale,
avente per base il numero dieci. - Cifra, carattere
col quale si rappresenta ciascun numero.
Conteggio, operazione aritmetica di contabilità.
Conto, computo di quanto qualcuno deve avere
o dare - Cubo, o terza potenza, il prodotto di ti'e
fattori eguali.
Eguaglianza, scrittura che serve ad indicare che
due espressioni aritmetiche hanno lo stesso valore.
Espressione aritmetica, complesso di numeri coi
relativi segni delle operazioni.
Fattore, ciascuna delle quantità di cui si forma
un prodotto. - Formola, qualunque espressione ana-
litica. Il risultato di un calcolo nel quale si devono
vedere le operazioni da farsi con le quantità note
per trovare le ignote. - Frazione, espressione che
indica la scomposizione dell'unità in parti uguali.
Di queste, il denominatore indica la specie, il nvr
meratore indica il numero. - Frazione di caratura,
espressione aritmetica, di cui il numeratore rappre-
senta l'interessamento parziale, e il denominatore
rappresenta V interessamento totale dei condividenti.
Inserzione dei medi aritmetici, o per quozienti, il
formare una progressione di quattro termini in cui
i due di mezzo siano appunto 1 numeri dati. -/pofest,
cosa supposta, o ammessa, dalla quale si deduce la
conseguenza, o la tesi die si vuol dimostrare.
Lemma, teorema che serve alla dimostrazione di
un altro al quale si premette.
Media proporzionale, quantità media fra due altre;
aritmetica, se corrisponde alla metà della somma
di esse; geometrica, la radice quadrata del lavoro
prodotto. - Terza proporzionale, fra due numeri, il
numero che si ottiene facendo il quadrato del se-
condo numero dato e dividendolo per il primo.
Quarta proporzionale, fra tre numeri dati, è il nu-
mero che si ottiene moltiplicando fra loro il secon-
do e il terzo numero e dividendo il prodotto per
il primo.
Medi di una proporzione, il conseguente del primo
rapporto e l'antecedente del secondo. - Estremi, l'an-
tecedente del primo rapporto e il conseguente del
secondo.
Numerazione, complesso delle regole con le quali
si formano e si enunciano i numeri.
Operazione, il calcolo che si fa col sommare, sot-
trarre, moltiplicare o dividere. Principali operazioni:
Vaddizione o somma, la sottrazione, la molti
plicazione, la divisione, l'elevamento a poten
za, l'estrazione di radice, tanto applicate anu
meri interi che alle frazioni.
Operazioni d'aumento, l'addizione, la moltiplica
zione, l'elevamento a potenza. - Operazioìii di dimi-
nuzione, la sottrazione, la divisione, l'estrazione di
radice.
Parti aliquote, quei numeri che dividono comple-
tamente il numero delle parti in cui si suddivide
l'unità principale. Parti aliquante, i numeri che
non sono parti aliquote. -Polinomio, espressione com-
posta di più termini, su cui si devono eseguire le
operazioni di somma e di sottrazione. - Potenza, il
risultato della moltiplicazione successiva dun nu-
mero per sé stesso; prodotto di fattori eguali.
Problema, o quesito, operazione da eseguire,
questione da risolvere. - Prodotto, il numero che
nasce dal moltiplicare una quantità per un'altra.
Progressione, serie di termini crescenti o decre-
scenti di valore, secondo una quantità costante. È
aritmetica se cresce o decresce per somme o per
differenze; geometrica, se per prodotti o per quo-
zienti. — Termine musicale. - Progressione ascendente
0 crescente, quella in cui i termini vanno crescendo;
discendente o decrescente, quella in cui i termini
diminuiscono di calore.
Proporzione, l'eguaglianza di due rapporti. E an-
ch'essa aritmetica o geometrica: è continua, quando
i due medi sono eguali. - Permutare i medi o gli
estremi: mettere al posto di un medio o di un estre-
mo l'altro termine corrispondente. - Invertire i ter-
mini: mettere al posto dei medi gli estremi, e vi-
ceversa.
Quadrato, il risultato della moltiplicazione d'un
numero per sé stesso. - Quoziente, o quoto, il risul-
tato della divisione di una quantità per un'altra.
Radicale aritmetico, espressione rappresentante una
radice di un numero che non è potenza esatta.
Radice, la quantità che, moltiplicata una o più
volte per sé stessa, ne produce un'altra (potenza).
Ragione, relazione scambievole per due grandezze
omogenee riguardo alla loro quantità: rapporto, pro-
porzione.
Rapporto, il risultato del confronto fra due nu-
meri: è diretto o inverso, semplice o composto. Rap-
148
ARITMETICA
porto aritmetico, la differenza fra due numeri; geo-
metrico, il quoziente di due numeri. - Antecedente,
primo termine del rapporto; conseguente, secondo
termine. - Regola, complesso di calcoli per giun-
gere a un risultato determinato; più specialmente
dicesi di certi problemi che si risolvono con l'aiuto
delle proporzioni o col metodo chiamato riduzione
all'unità.
Biparto, calcolo che si fa per dividere un ente in
pai'ti proporzionali o inversamente proporzionali a
numeri dati. - Riprova, operazione con la quale si
verifica l'esattezza d'una operazione già MU. - Ri-
soluzione, scioglimento d'un iprohlema.. ■ Scomposizione
in fattori, di un numero, l'operazione che ha per
iscopo ai trovare dueo più numeri che, moltiplicati
fra di loro, diano per prodotto quel numero,
Segni aritmetici: per l'addizione -|-, che si legge
€ più »; perla sottrazione —, che si legge ameno »;
X per la moltiplicazione, e si legge « moltijìlicato
per »; due punti (:) per la divisione {diviso per); se-
gno di eguaglianza =: si legge « eguale a » . Segno
di disuguaglianza: >, n maggiore di », <, minore
di y> e zlZjChe si legge «.diverso da».
Lo zero per sé solo non significa numero, ma,
unito alle note numerali, le alza a gradi superiori
di diecine, centinaia, migliaia, ecc.
Teorema, proposizione che ha bisogno di essere
dimostrata mediante uno speciale ragionamento, da
cui si deducono poi altre proposizioni (corollari).
• Termini di un'operazione i numeri coi quali si
deve operare. - Tesi, asserzione, parte di un teo-
rei.ia, che richiede di essere dimostrata.
Principali regole.
Regola del tre semplice, regola aurea: insegna a
risolvere quesiti nei quali, date tre quantità, fra
loro direttamente o inversamente proporzionali, si
cerca il valore di una di esse quando si danno dei
valori alle altre due. - Regola del tre composta, ana-
loga alla regola del tre semplice, ma che serve
quando sono date più di tre quantità. - Metodo di
riduzione all'unità, per la soluzione dei quesiti di
redola del tre semplice o composta: consiste nel
calcolare ciò che diventerebbe la quantità data se
tutti i dati della questione divenissero l'unità. - Va-
lori primitivi, quelli che costituiscono l'ipotesi; va-
lori nuovi, quelli che costituiscono la tesi.
Regola di alligazione, o di miscuglio: serve a de-
terminare il valore di un miscuglio, in base alle
quantità e ai valori noti dei componenti; o, anche,
in senso inverso, per determinare la quantità delle
materie che compongono il miscuglio, quando si
conosca la quantità di esso e il valore dei compo-
nenti.
Regola d'interesse, calcolo mediante il quale si
ottiene il frutto che produce un capitale, cioè la
somma impiegata per un dato tempo e ad un dato
tasso. - Mutuante, chi impiega il capitale ed ha
diritto di ricevere l'interesse. - Mutuatario, chi ri-
ceve il capitale e si obbliga a nagare l'interesse.
Interesse, rendita, il frutto prodotto dal capi-
tale. - Divisore fisso, espressione che rappresenta il
capitale che dà in un giorno il frutto di una lira,
e che serve per abbreviare i calcoli d'interesse.
Saggio, tasso, ragione, l'interesse prodotto da cento
lire in un anno : percentuale. - Tempo, il periodo
pel quale il capitale resta impiegato.
Regola di sconto, calcolo mediante il quale si ot-
tiene il tanto da trattenere sopra una somma che
si paga prima del tempo stabilito. - Sconto, la
somma totale trattenuta. - Somma da scontare, queiia
da cui va levato lo sconto. - Tasso, il tanto che
trattiene chi paga prima del tempo su ogni cento
lire della somma da scontare. - Tempo, il tempo pel
quale si anticipa il pagamento.
Regola di società, o di partizione: ha per oggetto
di dividere il guadagno o la perdita di una società
commerciale per le persone che vi hanno preso
parte e proporzionalmente ai loro respettivi diritti.
Regola congiunta: ha per iscopo di trovare il rap-
porto di due quantità, le quali non sono parago-
nate immediatamente fra loro, ma hanno relazioni
conosciute con altre quantità intermedie, di modo
che il rapporto cercato risulta dalla composizione
di più rapporti dati; si applica specialmente al
cambio delle monete, per cui si dice anche regola
di cambio. — Condividenti, coloro che partecipano ad
un riparto: il grado del loro interessamento si chiama
ragione dividente. - Quota, la competenza definitiva
di ciascun condividente.
Macchine, arnesi, ecc.
Una prima macchina aritmetica fu inventata da
Biagio Pascal nel 1642, e per mezzo di essa si può
fare automaticamente qualunque sorta di calcoli coi
numeri: ruota pascalina. - Macchine aritmetiche
automatiche: il contatore di Roth, Yaritmometro di
Thomas, ecc.
Aritmografo, strumento che serve per fare spe-
ditameiìte le quattro prime operazioni: tali il com-
passo di proporzione, i regoli calcolatori, il plani-
metro, ecc. - Aritmo-planimetro, macchina nella quale
è combinato il planimetro col regolo logaritmico,
allo scopo di risolvere con speditezza le più com-
plicate formole esponenziali con semplice scorrimento
di regolo. - Bastoncini di Neper, bacchette per fa-
cilitare le grandi moltiplicazioni.
Compasso di proporzione, istrumento composto di
due righe congegnate ad una delle loro estremità in
modo da potersi aprire, sul piano delle quali sono
tracciate linee convergenti divise in gradi. - Pallot-
toliere, arnese con pallottole di vario colore, scor-
renti in fdi di ferro, per lo studio delle prime ope-
razioni aritmetiche.
Quadrati magici, tavola di numeri a scacchiera
e tali che, per qualunque verso si sommino, torna
la stessa somma. - Regolo calcolatore, strumento
composto di due regoli scorrevoli uno dentro l'altro
per eseguire rapidamente computi aritmetici. - Re-
golo fisso, il maggiore; scorrevole il minore.
Tavola pitagorica, piccolo quadro, specchietto in
cui i numeri semplici sono disposti in modo che
facilmente si ottengono i prodotti della moltipli-
cazione.
Apparecchio aritmotecnico si può dire l'abaco, o
abbaco, libro elementare per l'insegnamento delle
prime operazioni e dei principi aritmetici: si chiama
con lo stesso nome di abbaco l'arte di fare i conti,
ossia l'aritmetica, e il conto stesso. - Far gli abba-
chini, fare le prime operazioni dell'abbaco.
; Voci e cose varie.
Abgoritmo, arte del calcolo,
Aritmologia, dottrina delle supposte qualità mi-
racolose dei numeri. - Aritmomanzia, arte di indo-
vinare per mezzo di numeri: spacciata, in origine,
fra le dottrine dei pitagorici. - Dactilonomia, arte
AHITMETICO — ARMAIUOLO
149
di contare con le dita. - Isopséfo, che produce lo
stesso numero. - Psefoforìa, antica arte di calcolare
con piccole pietre. - Quipos, nodo di corde usato
al Perù per conteggiare. - Sistema metrico, metodo
di ììiisura che ha per base il metro o derivati
dal metro. - Supputazione, azione di calcolare con
la mente. - Swan-jìan, l'abaco dei Cinesi.
Aritmètico. Di aritmetica, appartenente ad
aritmetica. - Chi é versato in questa scienza.
Aritmia. Irregolarità di 2>ofso.
Aritmògrafo. Veggasi ad aritmetica (mac-
chine aritmetiche).
Aritmologla e arituiomania. Detto a mi'-
mero.
Arlecchino, o Zanni (arlecchinata). Dello a
maschera.
Arlòtto. Uomo gaglioffo, fannullone e sciocco.
Arma. Lo stesso che arnie. - Dicesi, per lo
più, di speciali corpi di milizia: arma di arti-
gìieria, di cavalleria, di fanteria, del genio,
dei carabinieri, ecc. - Segno convenzionale im-
presso su qualche og-etto per distinzione di corpo,
di esercito, di nazione, di città.
Armi terrestri o marittime, forze militari di terra
.e di myre, esercito o marina da guerra. - .Armi
dotte, gli ordini della milizia die più si occupano
di scienza (artiglieria, genio, ecc.).
Armacollo. Detto a tracolla.
Ariìiadillo. Notevole ìnamniifero.
Armadio (armario). Mobile di legno, che si
apre o si chiude a guisa d' uscio e nel quale si
ripongono abiti, oggetti di biancheria e simili:
guardaroba, guardarobe; salvaroba, cassa madia,
repositorio ; stipetto; vestiario. - Dispensa, quando
serva per riporvi commestibili e altre cose della
cucina. - L armadio é semplicemente accostato al
muro, oppure affisso. - Armadino, armadietto, arma-
diòlo, armadione, armadiaccio.
Armadino, piccolo armadio, generalmente a una
sola imposta, e dicesi più spesso di quelli a muro.
• Armadio a muro, fatto nel vano d'una porta mu-
rata 0 simile, adattandovi orizzontalmente delle as-
sicelle e chiudendolo con una sola imposta, avente
per lo più, all'esterno, lo stesso colore delle pareti
della stanza. - Armadio a specchio, quello che ha
uno specchio sull'imposta. - Armadio farmaceutico,
veggasi a farmacia. - 'Armadio scorniciato, quello
sul quale siano fatti lavori a similitudine di
cornice.
Abaco, antico buffet. - Siblioteca, armadio da
libri. - Buffet, armadio per vasellami e servizio da
tavola.
Cantoniera, secondo il Carena, piccolo armadio, il
cui fondo di dietro è rappresentato da due steccate
riunite ad angolo retto per poterlo adattare agli
angoli della stanza. - Casellario, armadio con molte
caselle per collocarvi carte ed altro. - Medagliere,
armadio, stipo per custodirvi medaglie.
Secrétaire (frane), mobile nel quale si rinchiudono
carte e avente una tavola che si può abbassare,
per scrivervi sopra. - Stipo, armadietto elegante di
legno fino, con molti cassettini e sportellini,- per
riporvi cose minute, preziose, importanti: talora,
senza piedi propri, lo si colloca su una tavola,
appoggiato al muro. - Studiolo, armadino, con ti-
retto, che si mette sopra una scrivania.
Vetrina, scansia o specie di armadino da bot-
tega.
Stanza degli armadi, quella dove si tengono gli
armadi della biancheria : detta pure guardaroba.
Parti deli.' armadio e annessi. — L'armadio è di-
viso orizzontalmente da Siìcuni palchetti o piani ed ha
anche, di solito, una rassetta, talora due, una accanto
all'altra, nella stessa linea orizzontale. Le altri parti
sono: i due fondi (fondo di dietro, fondo da piede),
le due fiancale (parti laterali), il coperchio e i piedi,
come nel cassettone. Ha sul davanti uno o due
sportelli 0 imposte. - Affìssi, le imposte e i telai
degli armadi a muro, degli usci e delle lìnestre.
Bandella, spranga di ferro dov'è infilato l'arpione,
su cui gira la parte mobile d'un aflisso. - Chiusino,
ripostiglio in un armadio: segreto, segretino.
Ferro, lungo bastoncello di ferro, con una ripie-
gatura a ciascuna estremità: lo si india in due
anelletti fermati a vite per la sua lunghezza; gli si
appiccano per il loro uncino le gruccie, sulle quali si
adattano i panni. Se è di legno, dicesi asta. • Fan-
go, 0 trabiccolino, bastoncello imperniato in una
specie di zoccolo quadro, e sormontato da altro
pezzo di legno: serve negli armadi per mettervi
sopra i cappelli da donna, che, posando sul piano,
si gualcirebbero.
Gànghero, ferro che unisce l' imposta al telaio. -
Gl'uccia, arnese a forma di T, di legno, con un
gancio di ferro in cima all' asta di mezzo, col
quale si appende al l'erro: serve per attaccarvi i
panni. - Imposte, gli sportelli quando sono grandi.
Nottolino, arnese per serrare gli sportelli, spe-
cialmente nella parte inferiore, quando ciò non si
fa con paletto: è una spranghetta di terrò, e tal-
volta di legno, girevolmente conficcata nel telaio,
e che, volgendola sullo sportello, lo tiene chiuso per
semplice legamento. - Palchetto, ciascuna asse che
si mette attraverso nesli armadi, negli scaffali e
simili. - Scompartimento, ciascuna delle parti nelle
quali è diviso l' armadio. - Sportello, piccola imposta
degli armadi.
Armaiuòlo. Chi fabbrica ogni sorta d'arme:
anticamente, anche armataro ; ora l' artefice che
fabbrica, vende, raccomoda armi da taglio e da
fuoco, portatili (fucile, rivoltella, pistola, spada,
ecc.): armaiòlo, armaruolo; archi busiere, spadaio,
spadaro.
La sua fu un tempo arte difficile, trattandosi di
foggiare a colpi di martello (martellare) il ferro,
si perfezionò e si ingentili, pervenendo a damascare;
0 damaschinare (temperare, lavorare alla maniera
d' un damasco, drappo di seta a fiori e a disegni
diversi), a niellare (coprire d' oro, d' argento o di
altro metallo con un bulino, i cui tratti si lasciano
vuoti, oppure si riempiono d'una mistura d'argento,
rame o piombo a piacere), a incastonare le armi di
pietre preziose, a incrostarle di costosi metalli, ecc.
L'armaiuolo pro^^ede anche a brunire le armi, cioè
a dar loro il lustro, a bronzarle, con ematite rossa,
a renderle terse, nonché a pulire le stesse con
polvei^e finissima di mattone, con petrolio o benzina
(per togliere la ruggine), a lubrificare alcune loro
parti con glicerina, sego o grasso di montone, cera
vergine, olio d' oliva, ecc. L' armaiuolo odierno fab-
brica e vende anche accessori e guarnizioni delle
armi (levacapsule, levaluminelli, misurini per pol-
vere, cartucciere, carnieri, astucci, buste di cuoio,
cassette; calcioli, paramani, ecc.).
Principali istrumenti adoperati dall' armaiuolo
sono : r accecatoio (saetta da trapano adoperata per
fare in cima a un foro una ceca, per potervi adat-
tare la testa del chiodo o della vite, sicché non
risalti alla superficie), il bulino o botino (piccolo
istrumento d'acciaio loggiato a scalpelletto, per sca-
150
ARMAMASSA — ARMATURA
vare metalli, fare rabeschi, ecc.), la bottoniera (dado
d'acciaio incavato per dar rilievo alle piastre di
metallo), il cacciavite (piccolo arnese di ferro, che,
con la estremità, simile a quella dello scalpello,
entrando nella tacca della vite, serve, girando, a
stringerla o ad allentarla), la doccetta (specie di
scalpello largo al principio, poi restringentesi, torto
a guisa di doccia, con l'estremità dei lati taglienti;
serve per allargare buchi, tori e renderli puliti), lo
sbozzo, lo svitacanne, Vallargaioio (per dare l'ultimo
diametro all'anma delle armi da fuoco), ecc.
A grano d'orzo, la ribaditura degli anellini com-
ponenti le antiche maglie. - Cesello, lavoro fatto su
piastra di metallo con istrumenti d'acciaio, battendo
sui quali con martello, l'armaiuolo fa rigonfiare la
piastra, messa in secco più o meno secondo il bisogno,
poi nettando il lavoro con ciappole, bulini e li-
muzze. - Montare una lama, armarla dei suoi forni-
menti. - Ringranare, mettere i grani nei buchi per
restringerli.
Anuamassa. Sorta di carrozza.
Armamentario. In un ospedale, la stanza
nella quale sono raccolti gli istrumenti di cliirur-
gia. Anche, l'insieme di questi.
Armamento. L'armare e ogni provvedimento
di guerra. - Insieme dei^li attrezzi di una nave.
L'allestimento di una fortezza.
Armare, armarsi (armato). Provvedere, prov-
vedersi di arme o d'armi. Preparare, prepararsi
alla guerra. Munire una fortezza dei mezzi di
offesa e di difesa. - Provvedere una nave dei ne-
cessari attrezzi, anche da guerra. - Mettere cen-
tine, puntelli e fare altri lavori da costruttore.
- Rivestire di ferro dolce i poli della calamita.
Armata. Tutte le forze militari d'un paese,
Vesercito; particolarmente, l'insieme delle navi da
guerra, la fiotta.
Armato. Fornito d'arm^e. - Termine d'araldi-
ca. - Armato alla leggera, titolo storico di soldato
romano; ora cavalleggiero, bersagliere.
Armatore. Chi arma o noleggia una nave o
più navi mercantili o da corsa.
Armatura. L'insieme delle armi che coprono
il corpo dell'uomo e del cavallo (in questo secondo
caso, propriamente, barda): armadura; arnese, guer-
riero arnese; piastra, maglia. Dapprima fu di pelle,
poi di cuoio, infine di metallo. - L'armatura completa
da uomo comprendeva pezze d'arme dette: celata
da incastro (coppo, barriera, visiera, ventaglia, fron-
tale 0 vista, pennacchiera), gorgiera o goletta, co-
razza, resta, panciera, falda o guardareni, spallacci,
guardagoletta, bracciali, cubitiera, fiancali, cosciali,
ginocchiere o ginocchietti.
Armatura a botte, l'armatura antica che era pro-
vata con due o tre colpi dell'arme contro la quale
doveva servire di difesa. - Armatura all'antica, quella
che, in qualche parte, somigliava alle armature ro-
mane. - Armatura a tonello, quella dell'uomo che dai
fianchi sino al ginocchio aveva una veste fatta a
campana, con bande somiglianti a doghe rigide, op-
pure articolate. - Armatura bianca, quella che aveva
il colore naturale del ferro forbito e anche brunito.
Armatura da lande: si componeva di celata, di
corazza a prova, di spallacci, di bracciali con ma-
nopole, di guardareni e di fiancali. - Armatura da
uomo d'armi, quella completa che vestiva di tutto
punto il cavaliere o soldato di cavalleria. - Arma-
tura difensiva del capo, nome genei'ico delle pezze
d'arme a difesa del capo (borgognotta, caschetto,
casco, celata, elmo, morione, ecc.). - Armatura spi-
golata, quella fatta a scanalature e a spigoli: detta
anche Milanese; fu di moda dalla fine del secolo XV
al secolo XVIL
Singole armature dell'uomo.
Bacinetto, specie di celata, che fu di varie foggie,
chiusa 0 no. - Barbuta, sorta d'elmo. Veggasi anche
a corazza. - Bocroliere o rotellino da pugno, rotella
di minori dimensioni delle ordinarie: si impugnava,
non s'imbracciava. - Borgognotta, specie di celata,
ma con visiera saliente all'infuori e guanciali mo-
bili. - Bracciaiuola, rotella da pugno con un brocco
di ferro nel mezzo e cerchi spezzaspade intorno.
Bracciali, .due pezze tronco-coniche, una delle
quali serviva a riparare il braccio, l'altra l'avam-
braccio: unite insieme da una terza pezza detta cu-
bitiera. - Mezzi bracciali, le due pezze che armavano
solamente la parte esteriore del braccio sino al go-
mito. - Brigantina, corsaletto di lamelle di ferro o
d'acciaio, sovrapposte come i tegoli d'un tetto, ri-
badite sopra un giubboncino di grossa tela o pelle,
ricoperto di velluto o di seta, sulla quale spicca-
vano le teste delle ribaditure dorate o cesellate.
Brocchiere o brocchiero, detto a scudo.
Cappelletto, copertura del capo, per lo più di
cuoio, usata anticamente dagli uomini d'arme.
Cappello di ferro, armatura difensiva del capo:
aveva la tesa orizzontale a fascia cilindrica o a cono
tronco che terminava a porzione di sfera. Aveva il
nasale scorrevole. - Caschetto, armatura del capo, ge-
neralmente a camaglio, con o senza nasale mobile
0 a cerniera, o fisso. - Catafratta, armatura del petto
e della testa, e talvolta l'intera armatura grave.
Celata, armatura del capo che, nel secolo XV,
suiTogò i bacinetti: somigliava, per la forma, al
cappello di ferro {baviera o bavera, parte della ce-
lata da incastro che copriva la faccia; buffa, la vi-
siera propria della celata; anche la pezza d'arme
che serviva a coprire la faccia ed era acconciata
alla borgognotta, che cosi diventava una celata
chiusa). - Celata a becco di passero, aguzza come un
becco d'uccello, con il coppo simile a uno zucchetto
emisferico, posteriormente rinforzato da una cresta
bassissima e da una lamina prolungantesi fino al
collo. - Celata alla borgognona, o borgognotta, specie
di celata distinta dalle altre per la cresta, il fron-
tale, i guanciali, la gronda. - Celata alla viscontea,
con visiera composta di due parti, come la comune,
ma foggiata in modo diverso (la ventaglia aveva
parecchie fessure verticali). - Celata aperta, quella
che copriva solo il capo e una parte del viso sino
al naso; oltre il coppo, aveva la gronda e la vift a.
Celata con goletta, differente da quella da incastro
per la goletta, composta di quattro lame articolate
e unita alla celata. - Celata con visiera a mantice,
complemento dall'armatura spigolata. - Celata da
incastro, quella tutta chiusa, da giostra (principali
sue parti: il coppo, la baviera, la visiera, la ven-
taglia).
Cervelliera, specie di cuffia di ferro. - Cesto, arma-
tura della mano usata dagli antichi nel pugilato.
Il gioco stesso. - Clipeum, specie di scudo. - Corac-
cie, 0 lamiere, armatura, corazza, usbergo di lamina
di ferro. - Corazza, armatura difensiva del busto.
Coretto, 0 panziera, armatura per difendere il
cuore 0 la pancia. - Corsaletto, il corpo della co-
razza.
Cosciali, armatura per la difesa delle cosce; tal-
volta avevano i ginocchietti, tal'altra erano uniti
ARMATURA
<5i
allo schiniere. - A coda di gambero, si chiamano i
cosciali, detti pure arnesi, che sulla fine del se-
colo XVII lurono fatti a lame articolate. Coscia-
roni, 0 cosciaroli, armatura e vestimento che copriva
la coscia dei cavalieri.
Cotta d'arme, la sopravveste che i cavalieri e gli
araldi portavano sopra Farmatura • Cotta di ma-
glia, specie di giaco : fu di varie forme, quasi sem-
pre cogaposta di anelli di ferro; anche, di cuoio, di
stoffa imbottita, di lamelle, di piastre, ecc. • Egida
faegis), pelle che portavano gli antichi greci per
difenaere e coprire il loro corpo. - Elmo, arnia
tura difensiva del capo.
Falda, pezza d'armi in continuazione della schiena,
a lame articolate. - Fiancali, o scarseUoni, pezze
d'arme composte di una sola piastra o di alcune lame
articolate che si attaccavano alla panztera, per mezzo
di cinghie. - Galèa, veggasi ad elmo. • Gambale,
la parte dell'armatura che vestiva la gamba: gam-
biera, - Ghiazarino o ghiazzerino, giaco fatto a ma-
glia gazzarina, ovvero maglia piatta.
Giaco, saio di maglie d'acciaio, o filo d'ottone o
di ferro, che resisteva ai colpi di pugnale. Se ne
facevano di due sorta: gìuiazzerini e piastrini.
Ginoccìiietii, ginocchielli, pezze che coprivano il
ginocchio e riunivano il cosciale allo schiniere.
Coletta, l'armatura del collo, che scendeva sulle
spalle e sul petto. - Gorgiera, armatura a difesa
della gola: era d'acciaio, d'ottone o di rame, e i
guerrieri più stimati la portavano finemente lavo-
rata.
Guanti (li ferro, le manopole (veggasi più innanzi).
Tavola Vili
Armatuba
i, elmo gl'eco - 2, elmo romano - 3, casco - 4, celata (a, cresta; 6, frontale; e, vista; d, ventaglia; e, baviei-a;
/, goletta; g, pennacchiera; h, coppo) - 5, celata - g, armatura da torneo (a, testiera; b, morso; e, pettiera;
tì. fiancaJi; e, groppa; f, arcioni; g, sella; h, staffai 7, manopola - 9, armatura da cavaliere (a. celata; &, spallac-
cio; 0, bracciale; d, cubitiera; e, manopola; /", corazza; g, targa; h, panziera; t, cotta di maglia; l, cosciale;
'iwi, ginocchietto; n, gambiera; o, scarpa a punta articolata^- 9-10, speroni - U, rotella - 12 scudo - 13, morione
- 14, bacinetto.
Guardareni, pei soldati del see. XVI, lascia di
feltro imbottito a riparo dei fianchi. - Guarnaccio,
di ferro, specie d'armatura o veste di ferro, che
finiva in una specie di sottanella, giungente quasi
al ginocchio.
Jjyrica, pezza d'arme che copriva il petto, il ven-
tre, i fianchi e la schiena fino alla cintura: eom-
iprendeva it corsaletto e la giacchetta a sacco {lori-
icato. armato di lorica). - Maglia, l'armatura fatta a
inaglie, ossia a piccoli cerchietti o anelli di ferro
i) d'altro metallo concatenati. - Maglia gazzartna,
quella formata di Anelli schiacciati o piatti, dett<i
i^nche maglia piatta. - Manica, armatura di maglia
((Li ferro a difesa delle braccia.
Manopole o gitanti, armatura che copriva e di
fendeva le mani, prolungandosi anche oltre il corpO;
con una parte a cono tronco {manichini). - Mezzatesta
armatura che copriva mezza la testa. - Mignone
armatura difensiva del braccio introdotta dagli spa-
gnuoli sul finire del secolo XVI. - Mittene, guanti,
manopole, senza separazione delle dita, tranne il
pollice, composti di lamine articolate nel senso
delle principali divisioni della mano. • Morione, ar-
matura del capo con tesa rialzata davanti e di die-
tro e cresta molto alta: si ebbero morioni a cresta
e a punta.
Panoplia, armatura da oplita. - Paniziem o pan-
ciera, armatura che difendeva la pancia: continua-
152
ARMATURA
zione de] petto, a lame nrticolate. Parma, veggasi
a scudo. • Forese o palocse, arme che s'imbrac-
ciava come- scudo, di forma quadra, larga ed alta,
in modo da coprire jiiteramente il soldato a piedi
che la portava : detto, qualche volta, tavolaccio, tar-
gane. ■ Peitabbotta, corazza che resisteva al pugnale
e alla pistola.
Rotella, specie di scudo. - Saio, cotta d'arme nel
medio evo. - Sca/rpa, .armatura che copriva il piede
ed era attaccata allo schiniere, se fatta di lamine
(li ferro (era anche di maglia). - Scarpa a pie d'orso,
scarpa di ferro a punta quadrata, somigliante ad
altra detta a becco d'anitra. - Appuntate, scarpe con
punta lunghissima e acuta.
Schiniere, parte di armatura che copriva la gamba,
dal malleolo al ginocchio : gambali, gambiere, gam-
beruoli, stinieri. - Schiniere, mozze, quelle che non
avevano unita la scarpa di piastra. - Scudo, arma
difensiva da imbracciare. - Sj5a//acdo, armatura- dell a
spalla, unentesi a incastro col cannone del brac-
ciale, ove si trovava il corrispondente cordone.
Ta/r-ga o fargia, specie di scudo. - Targhetta, pic-
colo scudo. - Testiera, la parte della barda che riu-
niva il frontale al collo; generalmente, l'intiera ar-
matura che copriva la testa e spesso anche le guance
del cavallo. Era a vista o cieca, secondo che aveva,
o no, i fori per gli occhi. - Trabiccolo, armatura di
stecche.
Usbergo, armatura del busto, di ferro o d'altro
metallo, fatta a lame o a scaglie, propria dei ca-
valieri del medio evo, detta pure toriea. - Zucchetto,
armatura difensiva del capo: a\'eva orecchie, nasale
mobile, visiera e gronda.
Pahti. accessorì, ecc.
Ala, parte dello spallaccio destro per facilitare il
movimento del braccio. - Dalleo, o budriere, striscia
di cuoio 0 d'altra materia che si metteva ad arma-
collo e si riuniva sul lìanco: gli si appendeva la
spada. - Barbotto, baviera che si aggiungeva alle
celate apertelo si sovrapponeva a quella della celata
chiusa, come pezzo di rinforzo. - Baviera o bavera,
parte, già citata, dell'elmo o della celata da incastro:
la si fissava ai lati del coppo per mezzo di gancetti
0 di una lamnetta maschiettata con un occhiello, nel
quale entrava un chiodo da voltare.
Braghetta, quella parte dell'armatura che copriva
le parti basse anteriori del corpo. - Brocco o spun-
tone, punta di ferxo sporgente dal mezzo del fron-
tale della testiera.
Camaglio, parte del giaco o d altra armatura in-
torno al collo e fatta di ma,glia più fitta e più doppia.
Cervelliera, rinforzo in ferro che si poneva nel
fondo dei coppelli, per difesa interiore. -C/aorfo da
voltare, perno girevole con testa a nasello.
Cimiero, la parte superiore del caschetto con cri-
niera, 0 di cresta sormontata per lo più da pennac-
chio/- Cinctorium, cintura portata alla vita, a fine
di sospendervi la spada. • Cingulum, cintura di me-
tallo 0 di cuoio rivestito di metallo, portata attorno
ai lombi, per tener fermo il fondo della corazza.
Coppo, parte concava deWehno,- parte semisferica
della celata da incastro.
Cordone, canale a mezzo cercl^io nella celata da
incastro, corrispondente a xmjtondiho {cordone) spor-
gente nella parte superiore della goletta. - Cresta,
parte della celata d'incastro sormontante il coppo,
con un tondino lavorato a spirale {tortiglione, cor-
ione). - Cnbitiera, gomitiera, pezza d'arme che univa
le due parti del bracciale, permettendo il piegarsii
del braccio.
Dorso, la parte della manopola ©on tre o quattro
lamfere a cui erano unite \edita. • Falsata, farsata,
veggasi ad elmo. - Fiuncak, o scarselloni, due pezze
d'arme composte di una sola piastra, che si attac»
cavano alla panziera per mezzo di cinghie o cor-
regge. - Frontale, parte della celata alla borgognona,
Gancio, ganci, pezzi che servivano a riunire sui
fianchi il petto e la schiena della corazza e sosti-
tuiva le lanielle di ferro e i chiodi da voltare.
Ginocchietti, 0 ginocchielli, le pezze che coprivano
il ginocchio e riunivano il cosciale allo schiniere.
Gronda e gvanciale, veggasi ad elmo. - Guanoiali^
patte della celata alla borgognona.
Guardacuore, pezza d'arme di rinforzo, in piastra
d'acciaio, che si sovrapponeva alla parte sinistra
del petto, flssandovela con. viti. - Guardagoletta,
guafdacollo, risalto sopra ciascuna spalla per ripa-
rare il collo. - Giiardascella, lama oblunga, mobile,
che si metteva sul bracciale. - Guardastanca, pezza
di rinfoi'zo che copriva la metà del petto e una
parte del bracciale di sinistra.
Manica, bracciale o pezzo d'armatura che si por-
tava sul braccio destro, dalla spalla al pugno.
ManicMno, parte della manopola che copriva par-
zialmente l'avambraccio. - Musacchino, spallaccio che.
{\veva scolpito a bassorilievo un- muso di leone o
di altro animale.
iVasate, parte- déìVelmo. • Ocrealus, pezzo d'arma-
tura che copriva lo stinco, dal malleolo fin poco
sopra il ginocchio. -Orecchie, orecchioni, due strisce
di cuoio coperte di squame di metallo, lavorate come
il caschetto, o di altra copertura del capo, alla quale
erano unite nella parte più larg? coprivano le
orecchie, pendendo sino sotto la gola, ove sì affib-
biavano 0 si agganciavano!
Padiglione! quella parte della goletta che, allar-
gandosi sotto il collo, scendeva sul petto, sulle spalle
e sulla schiena. - Pennaccìdera, arnesetto che nella
celata serviva per mettervi il pennacchio. - Petto,
parte anteriore della corazza. - Piastra, lamina di
ferro, o di altro metallo, di cui si tacevano le an-
tiche armature e ora si corazzano le navi.
Resta, ferretto appiccato all'armatura del petto dei
cavaliere, ìiel quale si accomodava il calcio della
lancia nel porsi in atto di ferire. - Rbtéllina da, brac-
ciale, parte dell'armatura che serviva a difendere il
braccio destro, presso alla spalla scoperto per di-
fetto dello spallaccio. - Schienp,, schienale, parte poste-
riore della corazza. - Schiniera, il pezzo dell' ar-
matura che copriva lo stinco;
Soleretla, arnese di ferro che difendeva le piante
de' piedi dei cavalieri armati. - Sopra-barbotto, pezza
aggiunta alla celata da incastro: faceva le veci della
ventaglia. - Soprappetto, parte d'armatura, dei secoli
XV e XVI, che si metteva per rinforzo sopra il
petto della corazza. - Sottobanda, piastrone di rite-
gno. - Tabolaccio, pezzo d'armatura di ferro che
copriva il braccit).
Tesa, parte della celata alla borgognona: frontale.
Ventaglia, parte della visiera per cui passava l'a*
ria nella bocca - Visieì:a,, parte della celata da inca-
stro ricoprente la faccia, dalla fronte alla bocca. Era
quasi sempre divisa in due parti: la ventaglia, che
riposìfva sulla baviera, e Ja vista, nella parte supe-
riore, che si appoggiava sulla ventaglia. - Visiera a
becco di passero, aguzza; visiera a mantice, quella
che nelle sue forme imitava le pieghe, della pelle
di un mantice. - Vista, lamina con due aperture
AHME
153
bislan;;lie, posic orizzontalmente all'altezza degli oc-
chi: rinforza\a la fronte del coppo.
AbMATC̻A e BAHDATl-RA DE), CAVALLO.
Arcioni^ due parti della seìla d'arnie, o da ar-
mare, inalzahtisi dinanzi e didietro. Ira le quali il
cavaliere sta\a corno incassalo: erano coperte di la-
mine di ferro, forbite o Ì3runite, talvolta ornate di
ligure o ageminate. - Barhazzale, parte del morso
della briglia. - Barila, armatura di ferro o di cuoio
cotto, o di filo di metallo a ma^jlia, o a maglia e
:i lamelle, o a piastre, usata a dilesa della {];roppa,
del collo e del petto dei cavalli (/^art/arf, ?)an/«<Mr«).
Borchie,' parti del morso, coprenti nell'asto l'in-
castro aeW imboccai lira.
Branche, le due parti a semicerchio dello sperone.
Jiriglia, arnese per guernire la. testa del cavallo,
frenarlo e guidarlo. Composto di tre parti: testiera,
morso, redini.
Calcar, sperone cosi detto perchè si adattava alle
calcagna del cavaliere. - Cato/ra«o, cavallo e cava-
liere ricoperti, da capo a piedi, da un'armatura fatta
a modo di squame di coccodrillo. - Còllo, armatura
che copriva tutto il collo- del cavallo sin dove si
attacca alle spalle: talvolta copriva solo la criniera.
Finmali, le due pezze d'arme che riunivano la
peltiera alla schiena o groppa e coprivano il corpo
del cavallo dalle spalle alle cosce. - Fronte/e, l'ar-
matura' che copriva solo anteriormente la testa del
cavallo.
Groppa, armatura della groppa del cavallo quasi
sempre d'un solo pezzo, o « tonello; talvolta aperta
sotto la coda. Detta anche, ma impropriamente,
schiena.- Groppiera, striscia di, cuoio, affibbiata alla
])arte posteriore della sella. - Gualdrappa, coperta
.stesa sulla sella o- sulla schiena del cavallo, per
riparo e ocnamento:.'Usata già dai romani.
Gùardacoda, pezzo dèlia barda messo sopra la 'còda,
all'attaccatura. di essa con la groppa: di solito, òr-
nata di un. mascherone, di una testa di leone, di
drago, ecc..
Morso, parte della briglia, arnese di metallo, quasi
sempre di ferro, attaccato alla testiera. - Musoliera o
museruola, ornamento della testa del cavallo (parte
inferiore), usato non per difesa, ina nelle giornate
di pompa.
Pettiera, parte della barda, che copriva il petto
del cavallo sino alla fine della spSiUa.. • Pettorale,
striscia di cuoio attaccata ila una parte e affibbiata
dall'altra alla sella, e posta innanzi al petto del
cavallo. - Rèdini, strisce di cuoio, che si attacca-
vano al morso: erano, per lo più, coperte di vel-
luto fion guarnizioni, d'oro o d'argento, in lamina o
in ricamo. Talvolta formate da lamelle di ferro unite
con maglie, o niastiettate.
Scudeìlotto, incavo fatto nella parte destra del-
l'arcione anteriore,V nella sella .d'arme: serviva a
poggiarvi' la lancia.- Sguance, una delle parti della
testiera della briglia. - Soggolo, altra parte della
testiera deWà. briglia. • SeUa d'arme, quella usata
per combattere, coh. due arcioni molto alti..-<Spe-
rone, o sprone, arnese- di metallo che si attacca al
tallone della s.carpa o che si attaccava al tallone
dello .sisliiniere, per stimolare il cavallo: aveva le
hranche curve, con un occhio alle estremità, nel
quale passava ìa correggia che serviva ad affibbiare
gli speroni alpiiede, e il collo cortissimo è cilindrico
terminalo da una punta conici ej^tfììèe va T ufficio di
sproij^ellu o stella.
■Staffe, due arnesi di metallo, pendentr da ciascun
lato della sella, attaccati a corregge dette stalfiU.
Si componevano del predellino (parte inferiore piana),
di due braccia (inatzantisi alla estremità del pre-
dellino) e ùcW occhio (fòro rettangolare per. larvi
pas.sare Io stadi le).
Si ebbero staile n gabbia- (con vari ricurvi nella
parte anteriore» partenti dalle braccia, prèsso I' oc-
cho, per riunirsi al predellino]; stalTe alla ginelta
(coi predellino convesso nella lunghezza); te scarpa
, (da torneo e facenti parte dell'armatura bianca);
?«i^fte}rsc/!e (somiglianti alle- staffe arabe, di tipo
alla ginetta).
Voltóio, parte delle guardie, del morso, portanti
le campanelle, alle quali si attaccavano le redini
Amiatnra. Veggasi a costicuttùre e a (W-
natno.
Arme (arma). Nome generico d*ognt arnese o
struaiento, per- lo più di ferro o d' acciaio, per of-
fendere 0 per difendersi: in questo secondo caso,
particolarmente, avìnatara. L'arme, fatta per coni-
batteref si generalizzò con l'istituzione della nvi-
UziUf moltiplicandosi di forme e di dimensioni
secondo i bisogni della guerra; adoperata inoltre
per il duello, per il torneo, per la caccia, ecc.,
in ogni caso allo scopo di ferire, di uccidere;
adoperata anche per il giuoco della scltertna e
per il tiro al bersaglio.
Le armi furono e sono in gran numero, e si pos-
sono raggruppare in tre grandi classi: leanni/^rpi-
storiche e antiche, quelle del medioevo e \q moderne.
La prima classe comprende le armi proprie al /jp-
riodo della pietra scheggiata (coltello, freccia, lama,
scure, , mezza scure) e al periodo della pieira levi-
gata {l& stesse, ma più lavoi-ate); inoltre, le . armi
proprie all' età del bronzo (le anzidette, più la lan-
cia, la scure d'arme, h spada) e quelle dell'età del
ferro, (alle precedenti aggiungendosi lo spiedo). Alla
seconda classe (armi del medioevo) appartengono:
\& armi bianche lunghe (spada, spadone^ striscia,
sciabola); le armi bianche, corte (dagone, daga, lin-
gua di bue, storta, pugnale, sfondagiaco o smagl la-
tore, coltellaccio, stile); le anni immanicate da bott(b
(bipenne,- scure d' arme, • martello scure, martello
d'arme, mazza ferrata, mazza d'arme, mazzafrusto);
le armi da, asta (alabarda, falcione, roncone, parti-
giana, corsesca,.- spiedo, spuntone, forca, picca, lan-
cia); le armi do, (;o'"rfà e lanciatoie (arcò, balestra);
1° armi da fuoco lunglie (archibugio o archibuso^
archibusone, terzarùoio, moschetto, fucile); le armi
da fuoco corte (trombone, pistone, pistolone, pistola
pistoletto, terzarùoio, terzetta, rriazzagatto). La classe
ultima (armi moderne) comprende pure un gran
numero di armi da offesa, dal pugnale, dalla spada,
dalla sciabola al fucile, al cannone, alla torpè-
dine, e.cc. (veggasi più innanzi).
C1aT£G0RIE n'AKMI E DISTINZIONI CENERICUB
Armi bianche, quelle da impugnare, tanto da
punta quanto da taglio, lunghe (spadoni a due mani
o ad una mano e mezza, spade. Stocchi, spiedi,
strisce, spadini, -costolleri. sciabole, scimitarre) o
corte (pugnali, storte, lingue di bue, coltelli, coltel-
lacci, daghe, ecc.)
Armi d'asta (da asta^ in- asta, o inastate), quelle
che, invece di un manico poco lungo (quindi solo
atte a ferire da vicino),, ne hanno uno lungo da
due a più metri, detto asta: tali lo spuntone, h
lancia o picca, il coìiMi dei Sarmati, la. sarissa dei
Macedoni, ir dardo, la chiaverina^ la roncola, i'for-
154
coni, l'alabarda, la partigiana, la corsesca. Tre parti
principalmente le componevano: il ferro, Y astile o
asta, e il calzuolo o puntale.
Armi da corda e lanciatoie, genericamente tutte
le armi e gli strumenti adoperati per lanciare,
nonché le armi od altro oggetto lanciabile, atto ad
offendere. In origine, arme lanciatoia fu il braccio;
poi si idearono, mano mano, la fionda (fromba,
Irombola), l'arco, la balestra, la cerbottana, ecc.
Armi da fuoco, quelle da caricare con polvere e
pallottola, qualunque fosse o sia il genere, la torma,
le dimensioni di esse, manesche, da braccio o da
cavalletto. Armi da fuoco lunghe: V archibusone,
r archibuso, il moschetto, la carabina, di diverse
specie; corte (escluse le odierne tascabili: pistola,
rivoltella), il terzaruolo, il trombone, gli archibu-
setti e una forma di moschetto diversa da quella
del lungo. - Armi a ;jjercitssione, quelle nelle quali la
polvere prende fuoco per mezzo d'una capsula ful-
minante, fatta esplodere dallo scatto d'una specie
di martello percussore.
Armi iìimianicate da botta, tutte le armi da offesa.,
con manico più o meno lungo, atte a ferire o ad
ammaccare o a contundere, mediante percossa di
sopranimano. Tali le clave, le mazze, la scure, il
mazzafrusto o flagello.
Armi cappate, armi scelte, tenute in serbo pei
maggiori bisogni. - Aì^mi carahinate, quelle a palla
forzata, nelle quali cioè si costringe la palla a colpi
di magliuolo sulla bacchetta. - Armi da piede, per
fanteria. - Armi da punta, strette e lunghe lamine
d'acciaio in cui la punta è la sola e principale
parte destinata a ferire. - Armi da taglio, quelle
destinate a ferire percotendo col filo tagliente. •
Armi da tiro, quelle che si sca.icliavano, le lancia-
toie; ora, il cannone, il fucile, ecc.
Armi di precisione, quelle di grande esattezza
balistica, eseguite da artefici abilissimi e di assai
maggior costo delle altre usuali. - Armi inarcale,
s' intende del fucile o moschetto o carabina, o si-
mili, di cui si abbassa la bocca per metterla in
mira all' oggetto che si vuol colpire, quasi che si
piegasse l'arme in arco. - Armi leggere, quelle armi
difensive e offensive che sono di minor peso al
soldato. - Armi portatili, quelle che si potevano e
si possono reggere a mano, a differenza delle altre,
dette, particolarmente, macchine da guerra. - Armi
spuntate, armi senza punta che non feriscono, che
non offendono (figur. soldati inojjerosij.
Altre listinzkini. — Armi collettive, oggetti che
servono a proteggere parecchie persone ad un tempo.
- Al mi contundenti, quelle da botta, come il bastone,
la mazza, ecc. - Armi ad oltranza, un tempo quelle
delle quali si faceva uso nei combattimenti a morte.
-Armi a vapore, a vento, quelle nelle quali il sa-
pore 0 l'aria compressa serve per lanciare i pro-
iettili. - Armi insidiose, le corte.
AV.MI ANTICHE, MEDIOEVALI E POSTERIORI
I - Armi bianche
Accetta, scure d' arme,
basso latino. - Acinaces,
proprio dei Persiani, dei
tava alla vita, sospeso a
pendere contro la coscia
spada corta, o di pugna
un uncino tagliente, a
hamus, sporgente dalla
punta.
cosi dette con parola del
pugnale corto e diritto.
Medi, degli Sciti: si por-
un cinturino, in modo da
destra. - Arpa, specie di
e, a un filo e mezzo, con
modo di una spina, detto
ama a poca distanza dalla
Barci, parola indiana indicante un pugnale a duo*
lame separate sullo stesso tallone. - Bipenne (bt-
pennisj, scure a due tagli.
Candjar, pugnale turco leggermente curvo verso
la punta e col fodero spesso d'argento. - Cerhess,
pugnale circasso con lama a sezione di rombo.
Cluden, spada usata dagli attori della scena ro-
mana, con lama rientrante appena incontrasse re-
sistenza, facendo cosi l'effetto di dare il colpo senza
pericolo. - Clunaculum, piccola spada, quasi pugnale,
a lama larga, dagli antichi portata a tergo, sopra
le natiche.
Coltellaccio, specie di arme co)ta con la lama
diritta e curva, ma sempre a filo e costola: detto
anche storta, quando fosse curva. - Coltello ge-
novese fcultellus januensisj, arme ritenuta insidiosa
e proibita dai bandi della repubblica di Genova.
Copis, scimitarra, spada col filo della lama con-
vesso. - Costoliere, specie di spada a filo e costa.
Daga, specie di spada corta e larga a due tagli:
fu in uso presso tutti i popoli di tutte le epoche:
somigliava al gladio dei Greci e dei Romani. - Da-
ghetta, piccola daga, arma da duello, con lama
molto forte, a due fili, ed atta a ferire solamente
di punta. - Dagoìie, daga più lunga o più larga
dell'ordinaria. - Dirck, pugnale scozzese, quasi sem-
pre con manico di corno e con ornamenti di pietre
trasparenti, o in pietre simili al diaspro. Sempre
con un'impressione a forma di ghianda.
Ensis, specie di spada piuttosto corta, in con-
fronto di quella comune.
Falcione, spada con l' estremità superiore della
sua lama molto ricurva, in modo da rassomigliare
ad una falce. - Falx (supina), coltello con un taglio
ricurvo e con la lama acuminata, del quale si
servivano alcuni gladiatori, - Flamberga, spada
svizzera, a biscia, in uso durante il secolo XVI, da
non confondersi con la spada a due mani, che ave-
va la lama a biscia. - Flissach, arme propria degli
Arabi, la quale partecipa tanto della spada quanto
della sciabola. La lama è in ferro e a circa due
terzi si rigonfia alquanto^
Francesca, scure d'arme che fu propria dei Fran-
chi: era a manico corto. Aveva un taglio solo e
somigliava molto alle scuri ordinarie de' nostri
giorni, con Y occhio per immanicare. - Frantopino,
0 fratopino, specie di spada usata dai Franchi ve-
nuti in Italia al tempo di Francesco I: aveva la
lama a metà, o per un terzo, di forma comune,
poi quadrangolare, come un lungo e acuto stile.
Fusello, genere di pugnale, considerato arme in-
sidiosa; il fusetto dei bombardieri veneti era dal
popolo chiamato centmenli.
Gladius, squadrone diritto a due fili, dei soldati
greci e romani. - Goorka coocra, coltello de' Ma-
rati per tagliare i garetti a' cavalli dei loro nemi-
ci: a lama curva, col taglio dalla parte concava.
Ichlì-Kilicc, sciabola turca, bipartita per la lun-
ghezza di ti'entun centimetri e formante due punte.
- Johur de rajah, sciabola indiana portata special-
mente dai principi.
Kama, genere di pugnae particolare al Karabach
(Transcaucasia) e che ha,lgeneralmente, il manico e
gli ornamenti del fodero niellati. - Kandjar. scia-
bola turca senza guardia, somigliante al yaaynn e
al flissach. - Kantscher, specie di pugnali turclii con
lama lunga mezzo metro circa e larga tra 50 e 60
millimetri. - Kathar, pugnale indiano con manico e
forma di H, avi^nte l'asta di traverso doppia.
Kilicc, sciabo'.i turca, lunga 50 centimetri circa.
AMIE
lo5
e larga intorno a 36 millimetri. - Klevang, sciabola
particolare degli abitanti di qualche isola al sud
delle Celebes : quasi sempre con manico di legno e
L'iunchi intrecciati e pomo con ciocche di capelli
dei nemici uccisi. - Koukri-Kora, sciabola indiana
del Nepal (Népaul), generalmente a lama ricurva,
con costola robusta dalla parte convessa, e filo dalla
concava, - Kriss, arma indiana, specie di daga,
spesso a lama fiammeggiante, a manico di ebano o
d'altri legni preziosi.
Lingua di bue, specie di daga che aveva la lama
e il fornimento di forma diversa dalle daghe co-
muni. - Lingula, piccola spada in forma di lingua
o di foglia.
Machaera, spada ad un solo taglio, dai greci di
Omero specialmente adoperata per immolare le vit-
time. - Mancina, sorta di daghetta, cosi chiamata
perchè s'impugnava con la mano sinistra nel duello
di spada. - Mannaia, coltello grande, per lo più con
due manichi, e principalmente quello che usava il
-boia a tagliar la testa. - Misericordia, pugnale che
•i cavalieri portavano alla cintura dalla parte dritta:
cosi detto perché serviva a dare il colpo di grazia
ai nemici atterrati e feriti.
Paloscio, spada corta a un taglio. - Parazonio,
sorta di spadina portata a cintola, per ornamento,
da ufficiali romani. - Pennato, strumento di ferro
adunco e tagliente, detto cosi dalia cresta o penna
tagliente che ha al di fuori. • Praepilatus, arme che
aveva una pallottola in cima, come i nostri fioretti.
Pugio, piccolo pugnale a due tagli, aguzzo,- por-
tato, senza fodero, sul fianco sinistro, dagli impe-
ratori romani, come simbolo di diritto di vita e di
morte. - Pugnale, arme corta da ferire di punta,
con impugnatura a croce, - Punteruolo, sorta di
stiletto.
Quadrello, arme a foggia di pugnale o altro ferro
quadrangolare.
Schemscir, sciabola persiana lunga poco più di 70
centimetri e larga 30 millimetri. - Sciabola, o
sciabla, arme di difesa più lunga della spada e leg-
germente piegata in fuori. - 'Sciasca, sciabola co-
sacca, arme adoperata dagli abitanti del Don e delle
steppe russe. - Scimitarra, sciabola orientale, di
dama corta e larga, con taglio e costola a guisa di
coltello, ma con la punta rivolta verso la costola.
Scramasax, arma manesca d'origine germanica,
somigliante alla storta. - Scare, accetta adoperata
come azza da guerra. - L'arme intromessa nel fa-
scio di verghe (fasces), portato dai littori romani,
e con la quale un reo veniva decapitato dopo essere
stato battuto con le verghe.
Semtspatha, spada di metà della grandezza usuale.
Sfondagiaco e smagliatore, sorta di pugnali de-
stinati a penetrare attraverso il giaco e le maglie
per ferire l'avversario munito di tali armi difensive.
Sten, specie di coltello o pugnale con punta
aguzza e lama ricurva: era l'arma nazionale dei
Traci. - Sióbookatana, sciabola giapponese, corta, con
robusta lama, lunga circa metri 0,50, e larga O.Uol,
con costola ad angolo ottuso, due piani paralleli e
due "a cuneo formanti il piatto e il filo.
Spada, arme offensiva di vana lunghezza, per
Jo più come la sciabola, ma dritta. - Spada nera,
arme che fu in. uso verso la metà del secolo XVII:
serviva per apprendere la scherma. - Spada pa-
pale, quella che i papi mandavano ai principi cri-
stiani. - Spada schiavona, usata nel secolo XVI e
di origine veneziana, credesi. - Spadino, sorta di
spada di cerimonia: spadino da carte, di minori di-
mensioni delle comuni. - 5pac/oHa, spada che gli uo-
mini d'arme impugnavano con la mano armata del
guanto di terrò: era l'arme preferita dai tedeschi, e
dagli spagnuùli. - Spadone, spada più grossa delle
ordinarie, usata per lo più dai militi a cavallo.
Spadone a due mani, la spadona più grossa delle
ordinarie, con la lama a due fili, diritta o foggiata
a fiamma.
Squarcinn, sorta di coltellaccio a lama curva,
larga in punta, con elsa a S. - Stiletto, stile, , stilo,
specie di pugnale, con lama triangolare o quadran-
golarev - Stocco, arme bianca manesca, di varie
sorte e vari usi, e solifamente per ferire di punta.
Pilwii ed eusem fu chiamato lo stocco benedetto che
i papi mandavano, 'insieme col berretto (pilum), ai
principi cristiani. - Storta, arme da taglio che aveva
la lama curva, più larga all'estremità, ov'era ta-
gliata a sghembo, che al tallone. - Striscia, sorta di
spada di lama stretta e lunga assai più delle ordi-
nane.
Trafiere, pugnale acutissimo che portavano i. ca-
valieri.
Vallone, spada alla tedesca, con lama larga e
lunga'di Solingen. con l'impugnatura larga e liscia,
con una guardia sola e piatta, con porno rotondo,
liscio. - Veddong, coltello di Corte negli Stati dei
principi di Solo (provincia di Soura Kirta), nel-
l'isola di Giava. - Yatagan, sciabola-pugnale in uso
presso i turchi e gli arabi.
Parti, accessori. — Borchie, specie di disco me
tallico col quale si fissa la lama nella impugnatura.
Cappetta, guarnizione metallica all'imboccatura del
fodero di un'arme da taglio.
Filo, la parte più sottile del taglio.
Fodero, guaina di cuoio, di ferro o d'ottone, en-
tro la quale si ripone la lama della spada, della
sciabola e della baionetta {bocca del fodero, l'en-
trata della lama; bottoncino del puntale, la pallina
posta esternamente alla punta ael fodero].
Guaina, arnese di cuoio per tenervi infilata la
spada. - Guardia, guardamano, parte dell'elsa ch»^
difende la mano con funicelle di acciaio, che dal
pomo scendono alla croce, longitudinalmente, nel
senso della lama. - Impugnatura, la parte per cui
s'impugna un'arme. - Lama, la parte della spada
che è fuor dell'elsa o del pomo. Sue parti: il ta-
glio, la punta, il filo, la costola, il piatto, iìcodolo.
Celebri le lame di Toledo. - Lama a biscia, quella
imitante una biscia strisciante a terra. - Linguetta.
specie di molla per tenere stretta un'arme bianca
dentro il fodero.
Manico, pezzo di legno o d'osso, di torma quasi
cilindrica, pel cui centro passa il codolo o spica,
era ricoperto di pelle di pesce, di piccola corda
0 di filo metallico. - Paramano, la manopola di
•qualunque arme da taglio.'- Pomo, parte del forni-
mento della spada. - Punta, l'estremità acuminala
delle armi da taglio. - Puntale, fornimento metal-
lico collocato alla punta della fodera del pugnale
0 della spada. - Taglio, la parte tagliente della
lama.
II
.A.KMI D ASTA O IN aSTa.
Alabarda, labarda, arme tempestata di chiodi,
con in cima una lama e sotto una specie di scure
e tre punte dall'altra parte. - Asia {hasia), lancia
usata a modo di picca o di proiettile da scagliare
con la mano: aveva la testa di ferro o di bronzo,
l'asta di legno e un puntale di metallo all'estremità
' 156
ARME
inferiore. - Asta praepilata, lancia con la punta av-
viluppata 0 con un bottone in cima, come i nostri
fioretti: serviva a fare gli esercizi. - Ansata
hasta, 0 amatimi teìum, lancia o giavellotto degli
antichi romani, fornito di un appoggio semicirco-
lare (per la mano) che si attaccava verso la metà
dell'asta o del giavellotto. - Azza, sorta d'arme in
asta, con ferro in cima e a traverso, appuntato da
una parte e dall'altra a martello.
Brandistocco, arme che aveva tre lame: una lunga
simile- a una spada nel mezzo, e due corte ai lati
di questa. Le lame erano nascoste entro un tubo
di lamiera di ferro, e si facevano uscire con un
movimento orizzontale dall'innanzi all'indietro.
Cestrosphendone , arme antichissima, consistente
in una corta freccia infissa ad un bastone, con due
corte ali di legno.
Chiaverina, arme inastata, lunga circa un metro
e sottile, da lanciar con mano. Aveva il ferro largo,
corto e tagliente; era detta anche partigiana. - Con-
tus, picca per soldati di cavalleria, di gran peso e
lunghezza. - Corsesca, arme con ferro in cima a
foggia di mandorla. - Curio, lancia sabina.
Falcione, arme in asta, che aveva un lungo ferro
a un filo e mezzo, onde si potesse adoperare tanto
di punta che di taglio: fu arme ordinaria dalle mi-
lizie a piedi dei Comuni italiani. - Forcone, quel-
l'arme astata la cui cima era fornita di due o di
Ire rebbi. - Framea, asta usata dai germani, a punta
corta ed acutissima. - Fuscina, gran forca a tre o
più rebbi, adoperata dai gladiatori retiarì.
Cialda, arme della quale non si sa precisare la
forma : forse, una specie di lancia. - Giannetta, specie
d'arme in asta. - Lancia [lancea), lunga asta leg-
gera, con una larga testa piatta, che serviva da
picca e da proiettile. - Lancia ferrata, da pie e da
cavallo, asta di forte legno, frassino o quercia, alla
cui estremità più sottile stava una cuspide di ferro
in forma di foglia d'olivo o di saetta. - Lancia
cortese, quella senza taglio, usata dai cavalieri della
Tavola rotonda.
Partigiana, arme d'asta col ferro a due fili e
acuto: la si poteva adoperare tanto da taglio quanto
da ])untà; partigianetta, partigianone, piccola e grossa
partigiana. - Picca, asta grossa e forte, più o meno
lunga, con picca acuta di ferro adoperata dalle
fanterie: per la lunghezza dell'asta, somigliava al
contus e alla sarissa. - Filetto, piccola lancia.
Pilum, arme della fanteria romana: si usava come
picca e come proiettile.
Ronca, roncolo, arme adunca e tagliente, e in
forma di mezzaluna. - Roncone, ronca di dimen-
sioni assai maggiori di quella ordinaria: era infissa
in un lungo manico, e la si adoperava a due mani
Ronphaea, lunga lancia dei Traci. - Runa, arme
del genere del pilum.
Sarissa, picca speciale per la fanteria della fa-
lange macedonica, lunga sei o sette metri. - Ser-
gentina, arme a guisa di alabarda. - Sibina, lancia
da caccia : adoperata per l'assalto alle fiere.
Sparuni, lancia che aveva un' asta di legno e
una testa di ferro con una lama ricurva saldata
sopra di essa. - Spiede o spiedo, arme alla foggia
dell'arnese dello stesso nome: usata specialmente
dalle milizie dei Comuni italiani. Detto anche schei-
tro; servi pure per la caccia al cinghiale. Si eb-
bero spiedi a forbice, a due orecchie, ecc. - Spranga,
arme composta di diverse ghiere, infisse in cima a
un'asta, nelle quali erano attaccate varie punte acu-
minate. - Spuntone, asta con lungo ferro quadrato
0 tondo, non grosso, ma acuto. - SpunionceUo. spe-
cie di piccolo schidione che serviva come arme di
offesa.
Venabulitm, lancia da cacciatore con un lungo e
largo ferro in cima a forma di romboide. - Verruto,
sorta di dardo. - Vonge (frane), arme, ora assai rara,
montata all'estremità di una lunga asta, somigliante
al falcione: sulla sua costola sporgeva un gancio ri-
volto verso il basso, di forma sovente rettangolare.
Zagaglia, bastone che serviva da arme in asta,
da mano e da tiro.
Parti, accessorì. — Astile, la parte di legno del-
l'arme d'asta. - Bandelle, il prolungamento della
gorbia, o del ferro nelle anni d'asta, aventi (le ban-
delle) la forma <li due verghette con parecchi fori
alternati, perchè non s'incontrassero, e pei quali con
chiodi si fissavano sull'fls/a. - Calcio, il piede della
lancia. - Ciispis, punta di lancia.
Ferro, una delle parti di cui si componeva, e si
compone anche oggi, ogni sorta d'arme d'asta: nelle
antiche armi aveva sempre la gorbia (cono vuoto
0 piramide a sei faccie), la quale dalla punta della
lama, sulla quale formava la costola, si prolungava
oltre di essa per circa un terzo della sua lunghezza.
Anche le armi del medio evo ebbero pure la gorbia,
però prolungata da due verghette {bandelle). La gor-
bia ebbe anche forma di piramide vuota e talvolta
otto facce.
Hastile, il fusto d'una lancia.
Mora, dente o sbaira sporgente da cia«;cun lato
d'una lancia. - Resta, l'impugnatura della lancia.
SicUis, lesta di lancia a larga lama. - Spiculum,
una delle tre parti di cui si componeva l'arme di
asta, e più propriamente: la punta in cui termi-
nava il calcio di una lancia o giavellotto, e che
serviva a infiggerla nel terreno, e poteva essere
usata ad offesa, se la punta (cuspis) si guastava o
si spezzava.
IIL - Armi da corda e lanc[atoie.
Arco, arme antichissima, usata anche dai greci
nell'età omerica e degli ausiliari romani. - Archi
ballatoi, strumenti composti di arco e di corda, che
servirono a lanciare proiettili, più o meno sferici, di
terra rassodata o ai piombo. -^h-MHc/o, freccie di
canna adoperate dagli Egizi e dai popoli orientali.
Balestra, arme da corda: balestro, balistra; di
varie grandezze secondo l'uso al quale doveva ser-
vire. - Bale.^trina, arme da corda di piccole dimen-
sioni, da potersi portare nascosta. - Boomerang, arme
australiana tagliata in un pezzo di legno duro e
compatto: ha la forma di un arco. - Bidcaones,
freccia con grave capocchia in luogo di punta: la
si tirava con la balestra grossa.
Cateia, giavellotto lungo e sottile, con una corda
attaccata per poterlo ritirare dopo averlo lanciato:
usato dai Germani, dai Galli, dagli Irpini, ecc.
Cerbottana, mazza lunga quasi due metri, vuota,
per la quale col fiato si cacciavano pallottole e sael
tuzze sottilissime, che, al posto della cocca o del-
l'impennatura, avevano un involucro di bambagia:
dagli abitanti delle provincie meridionali del Bra-
sile fu detta gravatana. - Cianfrona, martinetto, strevo,
veggasi a balestra. - Cornu, arco fatto con le corna
di animali.
Dardo, arme da lanciare, d'uso antichissimo; spe-
cie di freccia. - Fa/arjca, giavellotto con punta di
ferro quadra, alla quale si attaccava carta o stoppa
a cui appiccar fuoco e lanciare cosi il tutto contro
ii nemico. • fionda^ arme con la quale si lancia-
vano pietre e granate. - Freccili, arme lanciatoia
con astrcciuola di leo;no, di cannuccia o di bambù,
e con ferro di varie torme. • Funda, froniba per sca-
gliar pietra o palla di piombo, chiamate pliimbum o
glans, quando. era grossa. - Fustibaìm, palo lungo
n\\ metro e uii terzo, che aveva nel centro attac-
cata una Tromba, e che, fatto girare con ambe le
mani, lanciava sassi con gran violenza..
Gaesum, forte e pesante giavellotto tutto di ferro
massiccio. • Giavellotto, arme da trarre a mano,
molto più corta del lanciotto.
Jaculo, dardo, saetta. - Lanciotto, lancia corta da
trarre a mano.
Mìirex (errus o tribulus,\ istruniento composto di
una palla con quattro punte dj ferro,- che si lan-
ciava per impedire l' avanzarsi della cavalleria.
Materis, sorta di ^giavellotto adoperate dai Belgi.
Moschette, sorta di piccole frecce usate nel se-
colo XIV.
Sagitta, presso i Greci e i Rojnani, saetta di
bronzo, liscia. - Sagitta ramata o adunca, saetta con
testa armata, delle nazioni asiatiche e settentrionali.
Sanno, dardo degli antichi Galli :.i Lusitani l'usa-
\ano ùeùttilQ. • Scorpioìie. sorta d'arme flagellatoria:
consisteva in un bastoncello con varie ■ palle attac-
cate con catenelle.
Soliferì'um, sorta di giavellotto tutto di ferro,
tanto la testa come «1 fusto. - Slambecchina, sorta
di balestra dei soldati a cavallo. • Strale, freccia,
saetta, dardo a bacchetta tonda.
Telearme da lanciare: specie di giavellotto, ma
più pesante assai. • Tròxjula, sorta d'asta" 'dì gettare.
Tiifax, giavellotto che era lanciato dalla cata-
pulta. » Verretta, sorta di freccia. • Verrettone,
grossa verretta. - Veru, arme missile, che i Romani
adottarono dai Sanniti per la loro fanteria leggiera.
.Weva una punta di ferro aguzza e arrotondata
come uno spiedo. - Veruculum, piccolo giavellotto.
^'cf/a^Zi'a, sorta di giavellotto spesso dentalo, usato
dai selvaggi del Senegal e delle isole dell'Oceania.
Pakti, aggessokì. — Bacalo, freccia della balestri-
^lia. • Corda, parte della balestra. - Corytas, astuc-
cio per arco.
Farreira, astuccio, guaina per le frecce: si portava
ad armacollo: tui easso, carcasso: -Penna, la parte
della freccia, contrapposta alla punta. - Spiculum,
h testa barbuta d'una freccia o giavellot-to, che, ra-
taccata nella base, tei'mina in più pujite.
IV - Armi da bqtt.\
Clava, mazza o clava da guerra^ che aveva una
testa di ferro, guarnita di fìtti chiodi aguzzi, in-
fìssa in un manico di legno. • Flagrimi, antico
struménto di punizione formato da parecchie cate-
ne con palle di metallo alle loro estremità, sospese
ad un corto manico: fu pure adoperato come aFine
da guerra. - Gpdendardo, mazza ferrata, usata dagli
antichi soldati di ventura liamminghi.
Martello d'arme, martello /erraio,__ arme immani-
cata e da botta per ammaccare: si componeva
del l'erro e del manico, che talvolta era anch' esso
di ferro: aveva sempre la bocca e la penna. • Mazza
di ferro, arme da botta, di varia forma, destinata
ad ammaccare: composta di testa e di momco, con
varie coste (piastre triangolali): mazza d'arme, 'mazza
ferrata. Nel medio evo la sì adoperava spesso dagli
uomini a cavallo, tanto nelle zulfe che nei tome..
<5?
Mazzafrusto, arnie da botta molto somigliante
al tUtgmm, del quale si e già detto.
V - ARMt IJA FUOCO
Archibugio, o arclnbuso, arme portatile, eoa
canna di ferro, che sì caricava a polvere e a pai
lottola di ferro, ma a preferenza di piombo. ■ Asjji'
do, nome antico d'una specie di artiglieria.
Basilisro, altro nome antico di un' artiglieria,
che pote^a essere portata solo dalle .grosse galee. -
Bombarda, mortaio da gettar bombe.
Cannone, nota^ arme da fuoco cilindrica, usata
per la. prima volta, si crede, a Crecv, nel 1346. ^
Cannone a pezzo, antico: lo si smontava a molti
pezzi, per renderlo portatile. • Cannone corrtae,
quello per mezzo del quale, un tempo, si lanciavano,
in una piazza assediata o in campo ristretto dal
nemico, i messaggi degli scorritori; erano questi
messaggi chiusi entro una palla di pioinlio vuot;\,
preceduta <la un segnale di convenzione. - Cannona
da batteria, antica denominazione di tutta 1' aiti-
glieria gro.ssa che serviva a battere le mura. - Can-
none di corsìa, grosso, proprio delle galee, postato
sopra la corsia di prua. - Cannone petriere: si ca-
ricava con palle di pietra. - Cannone seguentfij quello
che aveva raniiua uguale dal fbndo alla cima, ciò?
senza rinfor-jso di camera o di campana.
Ciirabina, o carubino, arme portatile, con la
canna rigata e più corta di quella dell' archibugio.
- Colubrina, prima arme da fuoco portatile, j>oi
sorta dì archibusone da muro, infine piccolo
cannono. Nome anche d' un' artiglieria più lunga
e più grossa dei cannoni ordinari e di maggior
portata.
Ferlina, specie di bombarda stata in uso, verso
la line del secolo XV, in Lombardia. - FordrBoroduh,
arcbibuso a serpentino, o schioppo a miccia, indiano.
Fucile, arme che succedette all'archibugio e fit
detto dapprima archibuso a focile: aveva 1' accia-
rino invece del serpentino o della ruota,; fu vario
per foggia, dimensioni, ornamentazione. - Fucile ad
aria, inventato nel 1560, usato come arme da
guerra dall'Austria alla line del secolo XVII: l'e-
splosione era in esso prodotta dall'improvvisa diia-
ta.zione dell' aria compressa mediante pompa pni'U-
matica. - Fucile a percussione, io stesso che archi^
bugio « percussione.
Lozzarme, nome dato alle celebri armi fabbricate
dai Cominazzo a Gardone.
Mazzagatto, sorta di pistola corta. • Mezzana,
specie di antica bombarda. • Mortaio, specie di can-
none corto, assai largo, postato su due orecchioni,
pCK lanciare bombe, ossia grosse palle di ferro li-
piene dì scheggie di ferro.
Moschetto, arine da fuoco a miccia, usata prima
del fucile, più grossa, di maggior portata dell'archi-
bui-'io e adoperata colla forcina. - Moschetto a hrvya,
arme che si caricava dalla parte posteriore e chiu-
sa mediante una staffa. - Moschettone, dal secolo K Vf
in poi, fu lo stesso che l'archibugione. • Peltrinale.
sorta di grosso trombone^ che si sparava a brucia-
pelo nel petto dei nemici.
Pistola, arme 'simile al fucile, ma minore assai;
nel secolo XVI e nel XVII, era di mezao tra l'ar-
chibugio da miccia o da ruota e il pistoletto o
l'arcliibusetto. - Pistoletto o archibusetto, pistola corta,
a ruota, a focile, ecc. - Pistolone, arme con canna
di ferro o di ottone (sec. XVI): grossa e lunga,
malgrado il nome, la meta della pistola. - Pistone,
158
sorta di archibuso eorlo. e<m eaima di faoco o di
bronzo, più ricca di metallo cbe non le ordinarie,
spesso rinforzata aDe estremità. - ProttU-j, piccola
pistola senza canni che serviva a provare la qualità
e la potenzjalits iella polvere.
Sc^arezzo, arnie portatile, con canna in due pezzi,
maschir^ata all'impugnatura: era proibita. - Schiop-
petto, arme adoperata da quasi tatti gli eserciti di
Europa sui finire del secolo XVI e del XMI: pù
loDja della pistola, più corta del moschetto. - Schiop-
po, nome dato ad una delie prime armi da fuoco:
era arme da posta. Si chiamò poi afrhibnsonf, ecc.
Scopeti, scmoppetti usati nel secolo XV: si cari-
cavana con pallottoline {baìU^inéì del peso di dieci
grammi ciascuna. - Scopetta, specie di carabina a
facile (pietra) che aveva la canna leggermente in-
campanata, col vertice del tronco di cono verso la
eolatta, neUa lunghézza della canna, che invece si
allargava molto presso la bocca.
Spazzocompagna, il trombone an tempo usato
nelle provincie romane e meridionali. - Spingarda,
in origine congegno da lanciar pietre, poi una delle
più grosse artiglierie: erano inteppate e si bilica-
vano per metterle in opera su un cavalletto; ave-
vano la coda. • Ten-amolo, sorta di pistolone a
ruota del secolo XVII, arme tra l'archiboso lungo
e il pistoletto.
Terzftia, specie di pistola con canna lunga circa
un terzo di quello del ajoschetto ordinario - Tri-
falco, specie di antica artiglieria, come Taspido, il
corlaldo, lo smerigli», ecc. - Trombom, arme più
grossa dell'archibuso, e allargantesi vorso la bocca.-
Altra arme simile ^tta di corame, invece che di
metallo, all'antica.
Pasti, accsssobì, ecc. f'pareeehie delle voà che se*
guono fono ancora applicabili ad armi moderne).
Acciarino, maceri! netta sostituita alla miccia e
alla moia nel secolo XVIL aggiustata alla cassa di
ogni arme portatile accanto al focone della canna,
serviva ad accendere la polvere. Fa ancora parte
di fucili modemL - Affuso, la cassa o cassetta del
cannone leeppo, affusto del mortaio». - Anello, oc-
chio di ferro saldato nella parte inferiore della canna
d' un'arme da fuoco. • Anima, canale vuoto in mezze
all'arme.
Bacchetta, Terga d'acciaio, di tempra addolcita,
lan°a quanto la canna del fucile o della carabina,
osata per calcare la carica. - Bietta, spranghetta di
ferro messa nell'anello per tenere ferma la canna.
Bocca, la larghezza dell'apertura delle armi da
fuoco. - Boetatura, apertura della bocca nelle armi
da fuoco, presa pel diametro come calibro della me-
desinia.
CaUio, parte estrema della cassa, schiacciata, e
di fifUra quasi triangolare.- Calibro, il Tano dell'a-
pertura di tutte le armi da fuoca - Camera, fondo
della canna, dove introdurre la polvere. - Cane, parte
deU'aeciarino. - Canna, parte cilindrica delle armi
da facce, per cui r^issa il proiettile {ffrechetU, o
grecord, si chiamaru^io le canne, quasi sempre bre-
sciane, con testa detta grecane).
Ca 7ic/"!. corti tubi di metallo, fermati lungo la
:assà in punti distanti, per dare passaggio e far so-
sterà o à\.\ bacc^^etta riposta nel canale. -CoppcWftto
fubùina'-.tì. 0 --rt'.na cilindrica d'una sottile lamina
di rame, coi fondo spalmato d'una comptosìzione chi-
mica esplodente per effetto di percussione.
CasM, parte dell'arme da fuoco portatile, con
adattati e tenuti fermi la canna e gli accessori re-
lati>i: comprendente il fusto (parte anteriore soste-
nente la canna, incastrata per tutta la lunghezza),
la siranalatura (scavo semicilindrico lungo il fusto,
superioroiente, ov"é fissata la canna per mezzo di
p?riìi o di fasreite), la nocca (finimento del fusto),
il calcio (parte estrema e schiacciata, di figura quasi
triangolare). V impugnatìira (parte tra la nocca e il
calciò), il $ottocaìcìo (estrema parte posta-iore del
calcio, quasi sempre coperta da una piastra metal-
lica), il canak (foro parallelo aliasse del fusto, de-
stinato a ricevere la bombetta), l'incasso (parte alla
quale acconciare la piastra per comunicar fuoco
alla carica). - Cnlatìa, parte rafforzata, destinata a
ricevere la carica e a sopportare lo sforzo dell'esplo-
sione. - Colonnino, il prolungamento della culatta.
Fas^'-ette, lastrettine d'ottone o d'altro metallo, latte
per tenere congiunta la canna alla cassa dellarehi-
buso. - Fermaglio, specie di borchia o scudetto me-
tallico per afdbbiare Tarme alla cintura. - Focone,
il foro della canna nei vecchi fucili, neli: spin-
garde, ecc.
Grilletto, ferretto nelle armi da fuoco, toccato il
quale, scatta il fucile. - Guardamano, fornitura in
metallo neUe armi da fuoco portatili a riparo del
congegno di scatto. - LamtneUo, cannellino d'acciaio
avvitato nelle armi da fuoco ad avan^rica, per
mettervi la capsula o il cappelletto.
ila ghette, campanelle tenenti le due estraniti
della cinghia dellarchibGSo. - Maniglie, parti dd
canìWìie. - Marteiìina, piastretta acciaiata che co-
priva lo scodellino dell'archibugio e su cui batteva
la pietra focaia, - Mira, pezzetto di ferro sporgente
sopra l'estremità della canna: fetto per dirigere
l'occhio e aggiustare il colpo. - Mellone, il pezzo
movente il cane del fucile e del pistolone. - Moschet-
tone, gancio che regg^eva il moschetto.
Ora»/jwm, pezzi d'appoggio d" un'artiglieria.
Passo, inclinazione deil'elica nelle armi da fuoco
rigate. - Punto, nelle armi portatili, sacca da fermare
il cane alzato.
Riga a elira, scanalatura praticata nella canna
del fucile o del pezzo d'artiglieria. - Rotino. dis< hetto
d'acciaio nelle armi da fuoco a ruota. - Scatta, l'atto
delle armi da fuoco portatili, quando la m • a del
cane, messa in moto dal grilletto, scappa da .a sua
tenitura e pressione, j>er cui il cane batte eoa forza
contro la feccia della martellina e acc*"nde la pol-
vere. - Scavezzo, aggiunto di fuc" e, trom-
bone, pistola, ecc., con calcio r: ^lì fusto.
Scodellino, pezzo di ferro incavai _• e. :':'^'ìi archi-
bugi a miccia, fissato alla canna: serviva a eonte-
nere la polvere da innescatura: aveva un '•operchietto
girevole di lamina di ferro. - Scudetto, yarte dei fu-
cili a pietra dove mettevasi la polvere che doveva
essere accesa dalla pietra stessa.
Serpentino, macchinetta composta d'una piastra di
ferro rettangolare, sulla quale era imperniato un
piccolo arnese, pure di ferro, a semicerchio, e ter-
minante in forma di testa di serpe bipartita^ entro
la quale si metteva la miccia. - Sifoni, congegni
per gettare il fuoco greco. - Tacca, nelle armi a
cane, ciascuno dei solchi traversi alla noce, nei
quali imboccava il mellone. - Traguardo, arnese fisso
alla culatta, attraversato da una lastretta con foro
per il quale guardare alla mira.
Vite di mira, quella per elevare o abbassare la
culatta di un pezzo d'artiglieria. - Vitone, pezzo fatto
a vite e chiudente il fondo della canna terminan-
done la culatta. - Codetta del vitone, allungamento
posteriore di esso, in forma di coda piatta, inca-
strantdsi nella cassa. - Dente del vitone, finimento
Tavola IX.
159
1, arco - 2, freccia - 3. 4. fionda - 5, colteUo da gladiatore trace - 6. arpa ■ /, pagio - t< iingiUa - y, ma^ba-
era - 10 11 mazzafrusto - 12, mazza di le-no - 13. U, mazza darme - 15, 16 17. martello d arme 18. brandi-
stCco -lH:-butrafa-co - 20. 21. .2. score d'arme - •^, spada 24, striscia - '25. liBpa di bue - Sb, stocco d arme
- 27. daga - 2S. spada alla svizzera - 29. spadone a due mani - spada dei Galb - ^V?- ,\^Ìi',n^ ^f rnn-
33. pagn^e - 34, 35 lance - 33. 7. picca - 38, 3^, corsesche - 40, 41. 42 alabarde - 43^ «. 4o. earti^iane " ^. ron^
cone - 47 48 forohe - 4'' iO falcioni -51, 52, spiedi - 5"^, pugnale indiano - ;4, fustibale - oo, 06, o/. baJestre -
5?. pistolk % archibusò 6 ■. archibnsetto - 6K moschetto - 62, rivoltella - 63. fucUe a baionetta - 64. fucile
da caccia - 65, fucile moderno - 65, 67, 68, polverini.
IGO
ARME
per feimare il vitone nel contravvitone. - Contrav-
vilone, pezzo di ferro fermato nella cassa, nel quale
entra il dente del vitone.
Annessi, munizioni, ecc. — Bandoliera striscia di
cuoio alla quale erano attaccati dodici bossoletti di
legno 0 di t'erro stagnato (muniti di coperchio e
ricoperti di pelle), contenenti la carica della polvere
Anche, ti'aversa di cuoio, o d'altro, messa ad ar-
macollo e alla quale si appendeva la giherna o la
cartucciera. - Buttafuoco o lancetta, strumento che
serviva a comunicare il fuoco alla carica del can-
none mediante la corda, o miccia, che si avvolgeva
alla sua estremità.
Calate, due cinturini affibbiati a due fascette,
uno più lungo dell'altro, ai quali si appendeva l'ar-
me che restava così inclinata. - Calibratoio, stru-
mento per calibrare, ossia misurare il diametro delle
bocche da fuoco, o anche ridurre alla misura pre-
scritta il diametro stesso: calibro. • Lanca, parte di
munizione da mettere nelle armi da fuoco, per poi
spararle. A doppia palla, carica di fucile o di pi-
stola con due palle. - Caricatoio, congegno di varie
forme, che serve a caricare cartucce, capsule, tacchi
e dischi d'innesto, palle, pallette, ecc. - Cartuccia,
cartoccetto contenente la carica: ora di metallo, ma
un tempo con involucro di carta o di cartone.
Camtii fulminante, capsula, boccinolo di sottilis-
sima lamina di rame, a forma di cappelletto, messo
sul luminello e internamente spalmato di polvere
fulminante. - Cavastracci, strumento che serviva e
serve per levare lo stoppaccio e la intiera carica
dal fucile o dalla pistola: arnese che, mediante una
vite, si aggiunge alla bacchetta del fucile o della
pistola, e che, essendo formato di -ganci, afferra lo
stoppaccio e lo fa estrarre con la massima facilità.
Vado, munizione di piombo tagliata in quadro,
quasi a forma di dado, usata talvolta per tromboni
« schioppi.
Esca, materia secca che, tenuta sulla pietra fo-
caia, si accendeva con le scintille prodotte dal fu-
cile e sostituiva la corda-miccia.
Fiasca da polvere, recipiente di legno, di cuoio
bollito, di corno, d'avorio, di lamina metallica, che
aveva l'ufficio di contenere la polvere, prima che
fosse introdotto l'uso delle cartuccie preparate e delle
bandoliere. -Fiaschino, fiaschetta, piccola fiasca, di va-
rie forme, specialmente destinata a contenere il poi-
verino. - fonda, tasca di cuoio per custodia e so-
stegno d'ogni arme da fuoco dei soldati a cavallo.
Forchetta, strumento a guisa di forca, sul quale,
piantato in terra, si posava lo schioppo per prender
bene la mira. - Forcina, strumento biforcato all'e-
stremità superiore e puntato a quella inferiore: ser-
viva a reggere il moschetto al momento d'impostarlo
e di sparare.
Lapis vivus, la pietra focaia. - Malleolus, proiettile
adoperato per incendiare: fusto di legno guernito
in cima di una gabbia in filo di ferro, pieno di
materie infiammabili, con una freccia infissa in cima
affinchè si conficcasse sull'oggetto che si voleva in-
cendiare. - Miccia, o miccio, cordicella poco torta,
di lino 0 di canapa, con la quale, accesa da un
capo, si comunicava il fuoco agli schioppetti, agli
archibugi o (se acconciata sul serpentino) alle arti-
glierie; e cosi serve ancora.
Palla, piccolo globo di piombo che si sovrappo-
neva alla polvere nel caricare il fucile e altre armi
da fuoco: pallòttola. - Palla incatenata, congiunta ad
un'altra come le ramate; messaggera, quella cava,
che, anticamente, si adoperava per inviare notizie e
munizioni nelle fortezze assediate o nei campi; ra-
mala, quella congiunta ad un'altra con un braccio
di ferro; fumifera, soffocante o puzzolente, bomlia o
granata piena d'una materia atta a produrre den-
sissimo fumo 0 vapore sotfocante e mortifero.
Pietra focaia, la silice piromaca, dalla quale, bat-
tendola con l'acciarino, esce il fuoco: tagliata a pic-
cole scheggie, fu accomodata all'uso delle armi da
fuoco. Filo della pietra, la parte anteriore, scontran-
tesi con la martellina; tallone, la parte opposta.
Piombo, munizione in genere. - Polvere pirica, o,
anche, semplicemente, polvere, composizione di sal-
nitro, solfo e carbone mescolati insieme e ridotti in
minutissimi granellini (pallini): secondo la sua mani-
polazione, detta polvere da guerra, da caccia, da
schioppo, da mina.
Proietto, proiettile, ogni cosa lanciata o da lan-
ciare. - Soffione, strumento per accendere lo stoppino
delle bocche da fuoco. - Stoppaccio, stoppa, o simile,
che si metteva nella carica delle armi da fuoco.
Zilnder, innescatura composta d'un tubetto di
rame pieno di polvere fulminante: usata in Austria
(1837-1854), poi surrogata dalla cassula.
Macchine da guerra.
Cosi, genericamente, si chiamò ogni sorta di mec-
canismo, ogni ordigno atto a colpire il nemico o
a nuocergli; più specialmente, i vari ordigni al-
l'uopo adoperati dagli antichi e nel medio evo,
prima che si inventassero le artiglierie. Tali le ba-
liste, gli arieti, le catapulte, le torri, ecc.
Altaleno, altalena, macchina per introdurre gli
uomini entro le piazze assediate.
Arcubalista, istrumento per lanciar fuoco. - Ariete,
poderosa trave di legno, che ad una delle sue estre-
mità aveva una testa d'ariete di terrò, la quale era
spinta con violenza contro le mura di una piazza
fortificata, per praticarvi una breccia. - Asser, trave
con testa ferrata, vibrata sulle navi nemiche per
danneggiarle. Asser falcatus, lungo palo a testa di
ferro ricurva, per mietere la guarnigione nemica
sulle mura.
Balista, macchina di cui si servivano gli antichi per
gettare pietre ed altri corpi duri e pesanti. Balista
fulminale, macchina per la difesa delle mura. - Bol-
cione, antico istrumento da guerra col quale rompe-
vansi muraglie. - Briccole, macchina per lanciar
pietre.
Carro falcato, carro armato sui fianchi da lame
taglienti: lo si spingeva dai barbari contro il ne-
mico. - Currodrepano, carro falcato a due ruote, a
uno o a due cavalli. - Catapulta, macchina per
lanciare saette ed aste di gran peso e corpo. - Corax,
macchina militare adoperata all'attacco delle piazze
forti. - Corvo {corvus), scala con parapetto, uncini
e peso di ferro aguzzo all'estremità, con la quale si
aff"errava la nave nemica e vi si faceva da ponte.
Elepoli, ordigno per assediare le città fortificate
consisteva di una torre quadra (a nove piani, col
locata su ruote) che scagliava proiettili di enorme
dimensione e peso. - Fala, torre di legno a pili
piani, adoperata negli assedi, a un dipresso nel modo
istesso come l' elepoli. - Falce murale (falxmuralis),
palo cori testa di ferro fatta a falce, adoperato con-
tro le navi e contro i difensori delle mura nemi-
che. - Fundibalus, macchina del genere della balista,
adoperata anch'essa per lanciare grosse pietre contro
le mura.
L^'Apo di ferro {lupus ferreus), arnese in forma d»
Itjl
forbici, per ghermire la trave dell'ariete e sviarne
i colpi.
Manganella, macchina per lanciare grossissime
pietre. - Mantelli e mantelletli, macchine per met-
tervi dentro o sotto i soldati al coperto dal nemico.
Forse, l'antica testuggine. - Mazzacavallo, antica
macchina militare.
Montone, ariete, arnese militare : era una gran
trave ferrata alle sue estremità e che, messa su ruote
e fatta andare innanzi e indietro con velocità, ser-
viva a battere le nmra di una fortezza. - Musculus,
congegno adoperato negli assedi per proteggere gli
assedianti.
Onagro, potente macchina da guerra per lanciare
proiettili e sassi di gran peso, detta anche scor-
pione e tormento. - Passavolante, macchina da sca-
gliare sassi 0 altri minuti proietti.- Petriliera. mac-
china per lanciar pietre. - Petrìere, specie di mor-
taio di grande calibro: lo si caricava con polvere
e cestelli in lamiera carichi di pietre. - Pluteo {più-
teus), torre mobile che si avvicinava alle mura
delle città assediate. - Ponte (pons), ponte levatoio,
•calato dal piano superiore d'una torre, per arrivare
ai l)astioni senz'aiuto di scale.
Sambuca, macchina adoperata per scalare le mura,
specie di scala con ringhiera laterale e pianerottolo
con balcone in cima. - Schermaglia, macchina che
si poneva a difesa intorno alle mura d'una città.
Scorpio, scorpione, arme da lanciar pietre, palle
di piombo e freccie, maneggiata da un solo uomo.
lestiera, macchina per far crollare le mura: spe-
dile di ariete o montone. - Testuggine {testudoj, ba-
raccone formato di tavole, coperto di pelli non con-
ciate, posto su ruote, per proteggere gli uomini che
«cavavano trincee e avvicinavansi alle mura. Anche
una specie di tetto che i soldati formavano sopra
la loro testa con i propri scudi, quando si avanzavano
fin sotto le mura nemiche per dare la scalata, l'as-
salto. - Ticodifro, carro con due ruote, il cui asse
era armato di grosse e solide lancie.
Tormentum, termine generale per qualunque specie
di macchine militari che lanciavano proiettili.
Torre mobile, macchina con finestre e feritoie per
aggredire i difensori delle mura e a queste acce-
dere con ponte levatoio. - Trabucco, antica specie
di balista, t Trabuccar pietre », lanciar pietre. - Tri-
bolo, sorta di ferri con punte che si mettevano nelle
strade, allo scopo di fermare la cavalleria nemica. -
Troia, macchina per abbattere le mura.
Vigna (vinea), una baracca per riparare i soldati
dai proiettili del nemico, mentre attendevano a mi-
nare le mura d'una fortezza, o a farvi breccia.
Per altre voci, altri particolari, veggasi a innesco,
a spoletta, a sottomarino.
Armi moderne.
Molte di queste conservarono il nome antico, e
di esse è detto alle relative voci: così di altre. Veg-
gasi quindi a baionetta, a bomba, a cannone,
a carabina, a fafile, a lancia, a mortaio, a
pistola, a pugnale, a rivoltella, a sciabola,
a spada, ecc. Veggasi inoltre a &om.&a, a tnitra-
gliatrice, a torpedine. Lf> più importanti mo-
dificazioni furono apportate alle armi da fuoco, spe-
cialmente a quanto forma il corredo &q\V artiglieria.
Le armi bianche attualmente in uso negli eserciti
sono da punta e da punta e taglio, essendo escluse
oramai quelle semplicemente da taglio. Armi da
punta : la lancia d% cavalleria, con punta a sezione
Premoli — Vocabolario Nomenclator'tt
quadrangolare; la baionetta, sostituita dal coltello a
baionetta o ^pad'a a baionetta, ecc. Armi da punta
e da taglio: la sciabola di cavallerìa, lunga e poco
curva; la sciabola di fanteria, più corta; la daga,
diritta e bitagliente; la sciabola a baionetta, a se-
zione trian''olare; la sciabola a sega, portata dai
militi che fanno il servizio di ambulanza.
Le armi da fuoco si dividono ancora in portatili
(fucile, moschetto, carabina, rivoltella) e in armi a
grosso calibro, non portatili (cannoni, mortai, mi-
tragliere). Le portatili si distinguono in rigate o
lisce, ad arancanca o a retrocarica, ad uh colpo o
a ripetizione ; a grosso, medio, piccolo, minimo
calibro. Sono ora quasi tutte a retrocarica e si con-
traddistinguono per la piccolezza nel diametro e
per la carica a ripetizione.
Nei vari perfezionamenti delle moderne armi da
fuoco si mirò ad ottenere, in particolar modo, lun-
ghezza e precisione di tiro, radenza della traiettoria,
penetrazione e rapidità dei colpi.
Designazioni varie {alcune delle voci che seguono
sono ancora riferibili ad armi antiche), — Accia-
ro: si disse e si dice del pugnale, della lancia e
di qualunque altra arme bianca. - Affilata, l'arme
da taglio alla quale fu dato il filo. - Avancarica,
arme da fuoco che si carica per la bocca, mediante
la bacchetta, se si tratta di fucili, carabine, ecce
con lo scovolo per i pezzi d'artiglieria.
Bocca nera, la pistola, il fucile, il revolver. - Ca-
pagiito, dicesi di un'arme che termini con punta.
Damaschinata, di arme temperata nella sua parte
metallica, lavorata alla maniera di Damasco (inca-
strando nell'acciaio o nel ferro fregi d'oro o d'ar-
gento).
Ferro (poet.), arme da taglio o da punta. - Ferri
ignudi, di armi fuori dal fodero. - Fuori di misura,
di pistola 0 di rivoltella più corta che non sia per-
messa; di coltelli, più lunghi, proibiti.
Guainato, di arme che ha la guaina. - Piatto, la
parte piana delle armi oflensive. - Prepilato (lat.),
di arme munita di bottone o palla alla punta.
Retrocarica, nelle armi da fuoco, carica per la
culatta. Quindi, cannone, fucile, ecc., a retrocarica.
Rugginoso, un fucile, uno stocco, un fioretto, un
pezzo d'arme a fuoco o bianca, qualunque, coperto
di ruggine. - Sfoconato, di arme da fuoco con fo-
cone guasto. - Tiro, per carica, quel tanto di mu-
nizione che serve a caricare le armi da fuoco.
Parti. — Alzo, pezzo mobile e graduato che si
mette sulle canne delle armi da fuoco, per puntarle,
a diversi gradi di elevazione, secondo la distanza
del bersaglio. - Anima, calcio, canna, guardamano,
ecc., detto già (V - Armi da fuoco). - Bocca, la lar-
ghezza dell' apertura dell' arme da fuoco. - Cane,
parte dell' acciarino: ordigno che, nelle armi
portatili, scattando, batte sulla capsula contenente
la materia tul minante e produce lo sparo. - Collo
del cane, la parte del cane che sta tra le mascelle
e il corpo. - Corpo del cane, la parte inferiore più
grossa, nella quale è incastrato il quadrante della
noce.
Otturatore, ordigno che chiude ermeticamente la
culatta nelle armi da fuoco a retrocarica.- Calotta,
molla spirale, ecc., parti dell' otturatore di alcuni
fucili. - Percotitóio, asticciuola d'acciaio che, nelle
armi a retrocarica, batte (al momento dello scatto)
il tondello della cartuccia ove è incastrata la cap-
sula, producendo lo sparo: percussore.
Arnesi, munizioni, proiettili. — Calibratoio, ca-
libro, strumento per misurare la portatji delle arti-
II
162
glierie. - Cartuccia, cilindretto o in\olucro metallico
contenente la carica di un' arme da fuoco {cartuc-
ciera, tracolla o cintura contenente le cartuccie di-
vise in piccoli scompartimenti). - FeUrini, dischi di
teltro 0 anche di cartone tagliati allo stesso calibro
della canna e adoperati a modo di stoppacciolo.
Giberna, tasca di legno coperta di cuoio, nella
quale i soldati tengono le cartucce, portandole con
sé. - Granata, palla di ferro riempita di polvere e
munita di una spoletta, che serve a dar fuoco.
Misurino, piccolo boccinolo che serve di misura
nella carica delle munizioni da schioppo. Anche, la
carica in esso contenuta.
Piombo, munizione per lucile, specialmente da
caccia, ridotta in pallini di varie grossezze dette
« numeri » , secondo i quali si tira su questo o quel
genere di selvaggina. - Polvere, composizione di
salnitro, solfo e carbone mescolati insieme e ridotti
in minutissimi granellini. - Polvere di munizione,
quella dei soldati; da caccia, più fina e di maggior
costo; polvere granellosa, grossa, mezzana; che piglia
0 non piglia (fuoco). - Balistite, polvere da guerra
senza fumo. - Granino, polvere pirica finissima.
Proiettile, tutto ciò che si lancia colle armi da
fuoco. - Alette, rigonfiamenti di metallo alla base
dei proiettili perchè entrino forzati nella canna.
Pallottole, i proiettili delle armi da fuoco porta-
tili. - Razzo alla Congrève, fuoco lavorato, fornito
di una miccia inestinguibile: lancia altri razzi; riesce
assai micidiale.
Shrapiiel, cartuccia di granata, ripiena di pallot-
tole e di una piccola carica di scoppio, e tornita
di spoletta. -. Siluro, esplodente sottomarino, specie
di torjyèdine. - Spoletta, ordigno di artiglieria.
Terzaruola, o terzarola, munizione da schioppo
assai grossa, quasi un terzo della palla. - Torpèdine,
macchina esplosiva per difesa di porti, di foci, ecc.,
portata da una torpediniera.
Uso, MANEGGIO, ECO , DELLE ARMI IN GENERE
Appuntare, volgere la punta, puntare un' arme,
prendendo la mira per cogliere nel segno. - Arma-
mento, l'armarsi. Anche, un complesso d'armi e di
munizioni di guerra, fabbricate in gran parte negli
arsenali e nelle altre officine da guerra, e conser-
vate pel bisogno negli arsenali stessi, nelle arme-
rie, nelle polveriere, nei magazzini, in una for-
tezza, ecc. - Ai'mare, un tempo, vestire altri del-
l'armatura; ora, fornire d'armi molta gente, in modo
da apparecchiarla a combattere.
Armarsi, provvedersi di armi per ditesa o per
offesa: cinger armi, correre alle armi, dar di piglio
alle armi; metter mani alle armi; levarsi in armi,
prender l'armi ; ricorrere alle armi. - Essere armato :
a mano armata, armata mano; con le armi in pu-
gno ; armato fino ai denti, provvisto di molte armi,
armato di tutto punto. - Armigero, chi porta armi;
un tempo chi faceva il mestiere del soldato di
ventura. - Armipotente, potente in armi.
Armeggiare, fare spettacoli d' arme, come tornei,
giostre; giocar d'arme, in occasione di feste pubbli-
che. - Assaltare, investire un nemico, o una for-
tezza, ecc. - Bailire le armi, addestrarsi negli esercizi
militari. - Brandire un'arme, impugnarla e agitarla
per combattere.
Caricare, introdurre la carica in un'arme da
fuoco, metterla in pronto per lo sparo. - Civare,
innescare le armi (la fuoco. - Coìnbattere, soste-
nere battaglia; entrare in lotta armata con qual-
cuno. - Dardeggiare, scagliare dardi, frecce. - Dar
di mano, dar di piglio alle armi, prenderle, impu-
gnarle. - Deporre le armi, arrendersi.
Espugnare, vincere per forza d' armi un luogo
forte e munito. - Fucilare, dar morte col fucile ai
condannati a tal pena, - Giuocar d' armi, fare gli
esercizi militari, e più specialmente si dice dell'arte
della scherma. - Immèrgere, cacciare fino all' elsa
nel corpo di qualcuno la lama d'un'arme da taglio.
Impugnare, strmgere un' arme col pugno, per
usarla. - Inguainare, introduiTe nella guaina una
spada, un pugnale. - Ringuainare, rinfoderare, ri-
tere nella guaina, nel fodero.
Innescare, mettere nello scodellino dell' arme da
fuoco un poco di polvere, la quale, accesa dalle
scintille dell'acciarino, comunica il fuoco alla ca-
rica. - Mettere a fil di spada, uccidere a colpi di
spada: si dice di una guarnigione vinta, o della
popolazione d'un borgo presa d' assalto, senza una
capitolazione. - Mettere a tutto punto, mettere il
cane in posizione da potere scattare appena si toc-
chi il grilletto; a mezzo punto, ricondurre il cane
dalla posizione di tutto punto a quella di mezzo
punto, assecondandone il movimento fino alla tacca
del mezzo punto. - Metter mano alla spada, alla
sciabola, al coltello, ecc.: sfoderare codeste armi,
impugnarle. - Mettersi in {scherma, in guardia, in
parata, in atto di offendere e di difendersi.
Passare per l'armi, fucilare, moschettare, uccide-
re a colpi di fucile. - Portare armi, andare armato.
Riarmare (riarmamento), ripete e rinforza arma-
re. - Ricaricare, ripete caricare. - Rigare, fare delle
scanalature nell'anima delle armi da fuoco. - Rispon-
dere, lar testa, rendere colpo per colpo.
Saccheggiare, far saccheggio, porre, mettere il
il sacco 0 a sacco, far preda e bottino, rubare e
mandar a male tutte le i-obe d' una città, vinta o
presa. - Schermire, difendersi, ripararsi da colpi,
cercando di darne. - Sfiondare, lanciare, scagliare
con la fionda, sfrombolare. - Sgrillettare, far scoc-
care lo scatto del grilletto di un' arme da fuoco,
come fucile, pistola e simili. - Smontare, scomporre
un' arme. - Snudare, sfoderare, tirar fuori un' arme
dal fodero.
Sparare, scaricare l' arme da fuoco. Sparare a
bruciapelo, a poca distanza da chi si vuol colpire.
Spianare, drizzare, distendere l'arme contro il ne-
mico 0 contro il bersaglio. - lirare a polvere, senza
palle 0 pallini. - Trattare le armi, maneggiarle, es-
serne pratici. - Venire alle armi, incominciare la
guerra, combattere. - Venire alla baionetta, a com-
battimento corpo a corpo. •
Disarmare, togliere le armi, far posare o cadere
l'arme; togliere l'arme di mano. - Disarmato, pri-
vato, spogliato delle armi. - Inerme, senza armi.
Assalto, l'attacco d'un campo, d'un trincera-
mento, d'un forte, ecc., per impadronirsene. - ^s-
sedio, l'accamparsi d'armi nemiche intorno a luogo
munito per prenderlo. - Battaglia, fatto d'arme,
combattimento; afTrontamento d'eserciti nemici o di
parte di essi. - Bersaglio, segno nel quale i sol-
dati 0 altri tiratori drizzano la mira per aggiustare
il tiro e per esercitarsi. Anche il luogo dove si
mira, il campo ove si tira.
Botta, sparo d'arme da fuoco. - Colpo, rimbom-
bo che fa un'arme da fuoco scaricata, e anche
l'atto pel quale Tarme agisce o spinge la carica.
Nelle armi bianche il colpo può essere di piatto,
di costola, di punta, di taglio, di traverso, o tra-
versone, secondo la posizione dell'arme in mano a
ARWE
iG3
thi la tiene. ^ Coppiola, dtìe colpi d'arme da fuoco spa-
rati subito uno dietro l'altro. - Detonaiìowe, rumore
d'uno scoppio, d'una esplosio'ne. - Duello, com-
ÌDattimcnto tra due, a corpo a corpo, con armi^ del
pari, fatto per sfida, - Duello giudiziario, sinp[0-
lare CQmbaftimcnto ordinato anticamente dàlia giu-
stizia e aminc^^o come prova gluridfta nelle Que-
stioni dubbtó.
Fuoco, l'esjplosione delle arrh! dafuoeo: fuoco di
fila, fatto da una fila di soldati insieme; fuoco a
salve, detto più innanzi, a salva; l%oco niitrito, vivp,
a colpi frequenti, continuati. - Soito il fuoco, sotto
l'olìesa delle 'armi da fuoco. - Giostra, fazìoiie, sca-
raniucqia: torneo. - Impresa a mano armala, ar-
mata mano, facendo uso d'armi: detto, per lo più,
di incursioni improvvise, di assalti.
^anegj)io d'anni, ^\i esercizi militari col fucile.
Mandlritto, colpo d'arme tagliente dato da mano
diiitta verso la manca. - Manrovescio, il contrario
di mandiritto. - Parata, azione del pararsi, Mei di-
fendersi dai colpi dell'avversario. -FiaWonató, colpo
dato col piatto della spads^ o d'altra arpie simile.
Prova dell'armi, r\^\ medio evQ, singolare certame,
dall'esito del quale dipendeva l'aver torto o ragione,
in una questione.
Ricambio, surro2;azione di un'arme o arnese buono
a un altro inservi|jile. - Salva, salve, sparo contem-
poraneo d'anni da fuoco, Jier festa, per rendere
onori, ecc. - Scarica, sparo di più armi da fuoco
ad uh tempo. - Scherriutx schermaglia, l'arte dello
schermire, che consiste nel conoscere il modo di
parare i colpi di ^ad% o di scia])oJa e di vibrarne
con maestria in modo da ferire o uccidere l'avver-
sario.' .
Spnratà, scarica di pit} armi da fuoco contem-
poraneamente. - Sparo, lo sparare d'artiglierie e
siniilt : tiri rpolteplici per festa. Sparo a polvere,
^ salve: ■ Stemma, in araldica, arqie, insegna. - Tiro,
l'azione del tlrafe con arr^ii da fuo^o contro un
punto determinato; anche, ij colpo' che si fa tirando.
Jìyrnepf festa o spettacolo d'armi nel quale
i cavalieri, rinchiusi In largo steccato, assaltandosi
a squadre o a coppie, cercavano di rimaner pa-
droni del campo, abbattendo l'avversario.
Persone, cose, termini VAitl relativi alle armi.
Ad armacollo, i]ianiera di portare un'arme, spe-
cialmente il fucile, mettendola dietro le spalle, at-
taccata alle due estremità di una cinghia, la- quale
passa, sul petto, scendendo da Una spajla al fianco
■opposto. - J{ll'arm,e, o allarme, segnale che si dà
con 1^ voce e co» istruraenti bellici per chiamare
aliarrrii una truppa. L'allarme può esser vero o finto
0 dato per errare {falso allarme).
Araldica, cognizione delle armi gentilizie. -
Araldi d'armi, ufficiale di un principe di uno Stato
sovrano, che era incaricato di fare certe pubblica-
zioni solenni. Re d'armi, il capo di tali araldi. •
ArmaiiiolQ, chi fabbrica, vende, rassetta, ripuli-
sce armi e armature. - Arme proibita, ogni sorta
d'armi di cui sia proibito il porto, o la fabbrica-
zione-e la vendita.
Armeria, locale in cui si ripongono e conservano
le armi, specialmente le antiche; anche fabbrica
delle armi stesse. - Arsenale, il luogo nel quale
si fabbricano o si 'custodiscono le armi per l'esercito.
Arte di guerra o arte militare, la scienza di vin-
cere pugnando. - Artiglieria, denominazione gene-
rica comprendente tutte le armi da fuoco non por-
tatili: caiindni, mortai, obici. • Balislida, sciènza che»
tratta del ihoto e della, direzione dei proiettili lan-
ciati dalle artiglierie. - Campo, luogo aperto dbye
si combatte in duello o in giostra, e anche quello
elove i\ fó giornata o accampa l' esercito • Campo
dell'armi, luogo nel quale si esercitano la milizia o
si fa guerra. Caserma, edificio per alloggiarvi
i soldati, con le loro arnìi.
Cavalleria, bravura in armi e cortesia. - Deteiì'
zjone d' armi, il portar addosso contro la legge armi.
Nei combattimenti fra due cavalieri, o fra pfù cop-
pie di questi, nessuno dei medesimi doveva celare,
gotto le armi . permesse e accettate da 'ambe le
parti e dai giudici del campo, qualsiasi altro mezzo
di offesa o di difesa.
Eribannatori, coloro che raccoglievano le multe
imposte a quelli che non erano cofsi aUe armi.
Eribanno (bando di guerra o bando regio J,
bapdo col quale si chiamavano alle arpni i sudditi,
sotto i loro domini diretti. L'obbligo dell' eribanno
terminava XL notti dopo il ritorno.
Fraternità d' armi, vengasi a cavaliere. - Fuci-
liera, feritoia dalla quale si sparano i fucili. - In-
guainatore, chi inguaina, chi fa le guaine per le
le spade, le daghe, i pugnali, ecc. -Masnada, com-
pagnia di "ente armata.
Opera dTarme, atto o fatto d'arme: battaglia, sca-
ramuccia, torneo e altra azione militare. - Opletica
(gr.), scienza degli armamenti.
Padrino, chi mette in campo ir cavaliere; net
duello e simili, chi assiste. - Panoplia (gr.), colle-
zione di armi. - Piazza d' armi, luogo nel quale si
raccolgono i soldati in caso di attacco, o per eser-
citarsi nelle armi. - Portata, il peso, della palla e
la distanza che percorre.
Porto d'arme, permesso dalla legge di portar armi
da fuoco, da caccia o per difesa. Anche, il relativa
certificato che si rilascia dall'autorità contro paga-
mento d'una determinata tassa. Per la caccia, anche
licenza. - Levare la licenza di caccia, il porto d! ar-
me: farseli rilasciare dall'autorità competente.
Prova, in arte militai-e, esperimento delle armi e
delle munizioni.
Rastrelliera, rastrello, arnese attaccato al muro e
guernito di caviglie, su cui poggiano orizzontalmente
fucili, moschetti, ecc. - Sala d'armi, sala o galleria
che racchiuda una collezione d' armi ; sala nella
quale si fanno esercizi di scherma.
Sfi,da, disfida, chiamata dell'arversario a battaglia
od a duello (spedire le armi, accettare la sfida e
fissare il giorno per il combattimento singolare e
generale). - Spadaccino,^ dicesi per ischerno di eh
porta la spada, e anche di chi facilmente mett
mano alla spada e volentieri si batte in duello.
Trofeo, in origine, semplice fascio d'armi tolto ai
nemico e iChe Si collooava sopra un tronco d'al-
bero. In seguito,, si costruirono trofei di bronzo e
di marmo. - Veglia d'armi, veggasi a cavaliere,-
Zabario, ripostiglio d'anni, armeria.
Locuzioni. — Arrischiare altrui l' armi e le ban-
diere, consegnarle ad altri con pericolo. - Cedan
l'armi alla toga: le armi diano la prevalenza alle
arti pacifiche. - Lampeggiar d'armi rilucenti, il luc-
cicare delle armi ben pulite, che assomiglia al ba-
lenar del lampo. - L' vMma ragione (ultima ratto),.
il cannone o simile: cosi si diceva e si dice delle
questioni politiche, nelle quali prevalga il più forte
e che, fra Stato e Stato, si decidono a colpi di
cannone.
Giil le arm^ U comanda di deporre Je armi/ di
161
ARMEGGIARE — ARPA
non più usarne. - Presentate le armi fpresentaf armj,
comando militare per farle presentare a un superiore
e in segno d' onore.
Armeg'g'iare {armeggiamento, urmeggiatore, ar-
meggio). Fare spettacoli e mostre (Tartne per trat-
tenimento festivo, - Esercitarsi nelle armi, far -ìna-
novra. • ]\Iodo di dire, di fare disordinatamente
o a caso. AfTacendarsi, fare il faccendone. - Ar-
meggìo, un grande armeggiare.
Armeggione. Il faccendone confusionario.
Armellino {ermeUino). Specie di donnola,
con pelo che si confeziona per pelliccia.
Armento. Quantità di grossi animali domestici
(bue, cavallo, asino, ecc.); insieme di bestiame
domestico; branco, mandra, mandria; gruzzo, pròcoio;
torma, turma. Se di pecore, gregge • Ammandriare,
comporre l'armento. - Armentario, di armento. -
Campano, campanello, piuttosto grosso, da mettere
al collo alla bestia che guida l'armento. - Guida-
tolo, della bestia clie guida l'armento.
Armeria. Luogo nel quale si tiene ogni sorta
d'arme: galleria d'armi, sala d'armi; armentario;
armatofilacio; zabaglio.
Armigero. Portatore d'arme; bellicoso, incli-
nato alle armi, guerriero.
Armilla. Veggasi a braccialetto.
Armillare (sfera). Detto a pianeta.
Armilustre. Antica festa romana.
Armistizio. Sospensione d'armi, di ostilità:
tregua.
Armonia faìmonico, armonioso). Consonanza,
<iccordo di voci o di istrumenti musicali, o di
(■uesti e quelli insieme: concento, concer lamento,
concerto, concertazione ; unisono; affinità di toni;
ronsonanza; suono carezzevole. Contrario di asin-
fonia. Parte importante della musica. • Anche,
L,iusta proporzione di parti fra loro; accordo di
colori e di varie cose tra loro. - Letterariamente, il
suono risultante da opportuna disposizione di pa-
role, specialmente nel vet^so. - Tra persone con-
cordia. - Armonia imitativa, figura di poesia per
la quale si combinano le parole e i versi in modo
da rendere il suono di ciò che si descrive. Suono
imitativo, onomatopeico; onomatopèa, onomatopeia.
Armonicamente, accordevolmente, con armonia,
armoniosamente, armonizzatamente, melodicamente,
melodiosamente. - Armonico, d'armonia, melodico,
melodioso, cònsono, eufònico, euritmico. Contrario:
inarmonico, disarmonico, disarmonizzato. Inacustico.
Armonioso, ciò che, in qualunque senso, risponde
alle leggi dell'armonia.
Armonista, maestro d'armonia. - Armonizzare,
armoneggiare, rendere, fare armonia : armonizza-
mento, armonizzazione. Contrario: distonare, stonare.
- Armonizzarsi, affarsi, accordarsi, concordarsi,
adattarsi, unirsi: di colori, di tinte, ecc.
Eufonia, armonica 2>»'o»t<*»*s«« della parola. -£m-
ritmia, bellezza che risulta dalla disposizione di
tutte le parti d'un' opera d'arte. - Ordine, con-
veniente disposizione di parti riguardo ad un fatto,
oppure di mezzi riguardo ad un fine.
Armònica. Nome generico di istrumenti mu-
j^icali, formati di globi o lame di vetro, di verghe
<\ì legno 0 metalliche, in voga nella seconda metà
del secolo XVIII. - Armonica cembalo, armonica con
tastiera. - Armonica doppia, invenzione dell'abate
^Mazzucchi - Armonica verginale, imitante la voce
umana.
Armonico (armonica). Il suono che accom-
pagna la nota emessa da uno strumento. - Armo-
nica chimica e termica, veggasi a suono. - Propor-
zione armonica, termine di matematica. • Tavola
armonica, detto a pianoforte.
Armonio ('piano armonico). Strumento a ta-
stiera e a vento, quasi piccolo organo, organo da
sala. Organetto a tavolino, claviorgano - Armoni-
sta, meccanismo che, applicato alla tastiera di un
armonio, serve ad accompagnare il canto fermo
anche per chi non ne conosce le regole.
Armonizzare, armonizzarsi (armonizzalo).
Detto ad armonia.
Armonometro. Istrumento per dimostrare le
relazioni armoniche del suono, le leggi delle corde
armoniche negli strumenti musicali.
Arnesaccio. Dicesi di uomo cattivo, di pessi-
ma condotta.
Arnese. Ordigno, istrumento che si adopera
a checchessia. - Oggetto, attrezzo, utensile. - Mas-
s-^rizia, arredo; guernimento, fornimento, accessoria
della mobilia d'una casa e simili. - Abito, veste.
Arnia, arniaio. Veggasi ad ape.
Arnica. Pianta (erba) vivace, che cresce sulle
alte mnntagne. Le foglie provocano lo stai^nuto
(tabacco di montagna, tabacco dei savoiardi i. - Arni-
cina, principio attivo che si trae dai fiori di arnica:
stimolante del sistema nervoso. Si ritenne anche
febbrifuga e le fu dato il nome di chinino dei poveri.
• Spirito 0 tintura d'arnica, si fa con le foglie e coi
fiori: usato nelle contusioni, nelle contorsioni degli
arti e contro gli effetti dipendenti da commozione
di cervello, in conseguenza di caduta, ecc.
Arnióne. Il rene degli animali; organo secre-
tore dell'orma.
Aro. Detto a misura (di superficie) e a gi-
chero.
Aròma. Il principio odorante, il profumo che
emana da ogni pianta aromatica. - Nome generico
di ogni sorta di spezieria, di droga. - Il sapore
di qualche bevanda e di qualche vivanda. - Spre-
mendo le sostanze che sono impregnate di aromi,
oppure ricorrendo a speciali solventi o alla distilla-
zione, col vapore d'acc^ua, si ottengono le cosi dette
essenze. • Aromi che si ottengono artificialmente: la
nitrobenzina, l'ètere amilacetico, l'ètere tormamilico,
l'ètere valeroamilico, ecc. ecc.
Aromatico, che ha odore e sapore di aroma, di
droga. - Dicesi anche (specialmente di qualche
erba) per odoroso, profumato. - Si sono distinti gli
aromi in animali, come il muschio, lo zibetto,
Yambra grigia, e in vegetali. Di questi ultimi si
son fatte varie classi, secondo che l'aroma è pro-
dotto da oli essenziali, come Wtimo, \ìlavanda,
il caieput, la camomilla, il ginepro, il san-
tolo, ecc.; da una canfora, negli aromi canforati;
da una sostanza amara [assenzio, tanaceto). Aromi
resinosi, o cinnamici, sono: il belzuino, la tremen-
tina, Volibano, lo stirace. Aromi pirogenati:
il catrame, la naftalina, il creosoto, ecc.
Corpi aromatici: tutti i composti del carbonio,
che si possono derivare dal benzolo, ecc.
Aromaticild, astratto di aromatico. - Aromatizzare,
aggiungere ad una tisana, ad una pozione e simile,
qualche sostanza aromatica per mascherarne il sa-
pore e per renderla più piacevole. In termine di
cucina, lo. stesso che drogare.
Acque aromatiche, quelle che si ottengono dalla
distillazione di sostanze aromatiche.
A rovescio. All'incontrarlo, al contrario; alla
rovescia, a rovescio.
Arpa. Strumento musicale, che ha forma di trian-
ARPAGONE — ARRESTARE
165
golo verticale, fra i cui lati, e parallelamente ad
uno di essi, sono tese più corde di minugia, le une
semplici, le altre fasciate. - Arpeggiare, suonar l'arpa
e altri musicali istrutnenti. Arpeggio, arpeggia-
mento. - Arpista, chi sa suonare l'arpa.
Arpa d'Eolo, o eolia, strumento a corde che ri-
suona per una corrente d'ariache gli passa sopra.
Anche, pneumatocordo. • Arpa Erard, che ha il mec-
canismo nell'interno della colonna. - Arpanetla, an-
tica arpa con due file di corde separate da doppia
cassa armonica. - Arpa semplice, a pedali; arpa dop-
pia, usata nel secolo XVÌI.
Armonica meteorologica, specie di arpa eolia, in-
ventata nel 1765. - Kin, sorta d'arpa cinese con
cassa sonora a forma di battello, il cui ponte
serve di tavola armonica: ha 21 corde di budella.
Pectis (pettide), specie di antica arpa. - Trigonio,
specie d'arpa triangolare.
Parti dell'arpa. — Arco, terzo lato dell'arpa,
vuoto, a doppia curvatura, incastrata alle estremità
superiori del corpo e della colonna. - Bottoni, quelli
a cui è fermato il capo inferiore di ciascuna corda,
mediante un nodo. - Colonna, asta completamente
vuota che sorge verticale da una base, e alla quale
sono parallele tutte le corde dello strumento.
Corpo, uno dei tre lati dell'arpa; specie di cassa
vuota, sonora,, piramidale. - Pedali (pedaliera), ro-
buste spranghette di ferro, sporgenti dalla parte in-
feriore del piede, le quali, calcate dal suonatore,
fanno crescere di mezza voce il suono della corda
corrispondente. - Piede, specie di panchettino, sul
cui piano superiore sono fermati la colonna e il
corpo: ne sporgono i pedali.
Arpagóne. Detto ad avaro.
Arpeggio. Abbellimento proprio di quegli
istrinnenti musicali che soli possono produrre
più suoni ad un tempo.
Arpento. Antica misura.
Arpia. Animale favoloso, creazione mitologica,
introdotto anche in araldica. Le Arpie, figlie di
Nettuno e della Terra, avevano viso di donna, corpo
d'avoltoio, con ali, unghioni a' piedi e alle mani,
orecchie d'orso: le principali erano Aello, Occipite
e Celeno.
Arpicordo. Detto a cembalo.
Arpione. Ferro ricurvo sul quale girano le im-
poste di usci, di porte, di finestre: càrdine, gàn-
ghero. - Arnese per. attaccare o sospendere chec-
chessia. - Arpione da conficcare, quello la cui coda
termina in punta per essere piantata nel legno a
colpi di martello. - Arpione da impiombare, quello
da fermare, con piombo fuso, nella pietra. - Arpione
da ingessare, quello che ha la coda piatta ripiegata
in cima, affinchè con l'ingessatura stia ferma nello
stipite, se è di muro. - Ago (pernio), l'esteriore estre-
mità cilindrica dell'arpione, rialzata a squadra,
nella quale, come in un perno, gira l'imposta, in-
sieme con la bandella. - Anello della bandella, la parte
forata dove entra l'ago dell'arpione. - Bandella, spran-
ga di ferro dov'è infilato l'arpione. - Coda, tutta la
parte orizzontale di esso, la quale è variamente
terminata: è fatta acconcia ad ingessare, o ad im-
piombare l'arpione, ovvero a conficcarlo. - Femmi-
nella, gangherella, maglietta di ferro negli sportelli
che entra nell'arpioncello, nel ganghero. - Ralla, ago
0 pezzo di ferro su cui girano gli usci.
Arpista. Suonatore d'arpa.
Arra. Ciò che si dà per caparra, per guaren-
tigia d'un contratto, d'una promessa: pegno.
Arrabattare, arrabattarsi (arrabattalo).
lìarsi molto da fare.
Arrabbiare, arrabbiarsi (arrabbiamento,
arrabbialo, arrabbiatura). Esser preso da ira. - Di
cane e d'altri animali: essere colto da idrofobia,
• Figur.: avere gran fame, gran sete.
Arraffare (arraf]'amento, arraffalo). Afferrare,
prendere con violenza.
Arraniacciaro (arramacciato). Malo modo di
fare una cosa, alla peggio.
Arrampicare, arrampicarsi (arrampicato).
Modo di salire con mani e piedi: rampare, ram-
parsi, ecc.
Arrancare (arrancato). Modo di camminare,
di adoperare il remo.
Arrandellare (arrandellato). Modo di gettare,
di stringere.
Arrangolare (arrangolalo). Arrovellarsi, pren-
dere gran rabbia.
Arrapinare (arrapinato). Darsi molta pena nel
fare una cosa.
Arrappare (arrappato). All'errare, jtrendere.
Arrecare (arrecalo). Recare, portare.
Arredare, arredamento (arredalo). Mobilia-
re, fornire di arredi, di mobilia.
Arredo. Suppellettile, mobilia, masserizia di
casa, compresi il tappeto, la tenda e altre cose
d'ornamento. Arredo sacro, fornimento di chiesa.
Arrembaggio. Detto a battaglia (navale).
Arrembare (arrembato). Stentato modo di cam-
minare, specialmente del cavallo.
Arrenare (arrenamento, arrenarsi, arrenato).
Dare in secco, incagliare: di nave. - Pulire stro-
finando con rena. - Di affare che non proceda,
incontri impedimento, non abbia esito.
Arrendersi (arreso). Rendersi, darsi al ne-
mico come prigioniero di guerra, per lo più dopo
una battaglia perduta: chiamarsi, confessarsi, darsi
vinto; abbassare, cedere, deporre le armi; gettare,
rendere le armi; accettare, domandare, subire la
resa; far dedizione; venire a dedizione; chiedere,
domandar quartiere, la vita; mettersi, ridursi a ub-
bidienza, in soggezione, in balia, alla mercè del ne-
mico. - Arrendersi a discrezione, rimettendo la piazza
e le soldatesche all'arbitrio del vincitore.
Arrendévole. Facile a piegare o a piegarsi
alla volontà, al desiderio d'altri; che agevol-
mente si può conciliare; conciliante, condiscen-
dente, docile, agevole, trattabile, benigno, mansueto,
facile, pieghevole, bonario, di natura dolce. Avere
arrendevolezza, arrendibilità, accondiscendenza, con-
discendimento; cedevolezza, pieghevolezza, docilità,
duttilità, morbidezza. - Anche, di corpo o materia
che, tirata, non resiste: elastico.
Arrendevolezza. L'essere arrendevole.
Arrestare, arresto (arrestato). Fennare un
movimento. -Yar prigioniero, prendere, acchiap-
pare, acciuffare, catturare, ammanettare: cattura per
lo più operata dalla pubblica forza, da agenti
di polizia, ecc. Ammanettare, mettere le mani ad-
dosso; pigliare, sequestrare la persona; mettere in
arresto; portare in questura; ritenere, rattenere; im-
prigionare, portare in prigione: incatenare, incep-
pare, vincolare; staggire; porre i ceppi, mettere ai
ceppi; incarcerare, carcerare, tradurre in carcere;
mettere le manette; mettere in buona guardia; met-
tere in carbonaia, in gattabuia, in gabbia, al buio.
Essere arrestalo, andar in prigione, cadere in ar-
resto; andare al Bargello; andare agli Otto (si di-
1G6
ARRESTO — ARROSTIRE
ceva un tempo); rimanere alla stiaccia; essere catto;
inzampagliato nei ferri; ingavinato in catena.
Arresio, atto dell'arrestare o dell'essere arrestato:
cattura, imprigionamento; presa, presura (non co-
mune); sequestro personale; carcerazione, incarcera-
zione, incarceramento (per la durata del carcere, veg-
gasi ;i i^rif/io/ie). - Pena, nella disciplina militare.
Arresto coUeltivo, giacchiata, razzia, retata.
Cattura, arresto e sequestro che fa la torza pub-
blica in nome della legge. Mandato di cattura, or-
dine d'arresto. - CostòmVsi in arresto, presentarsi
spontaneamente alla forza pubblica o all'autorità,
per essere trattenuto prigione. - Manette, arnese
usato dagli agenti di jyolizia.
Arresto. Detto ad arrestare.
Arrotare, arreticare {arretato, arreticato).
Irretire, prendere con la refe.
Arretrare, arretrarsi {arretramento, arre-
trato). Mandare indietro, tirarsi indietro.
Arretrato. Non pagato a tempo: detto di conto,
di debito, anche di affare non sbrigato a tempo.
Arri (arri là). Voce di incitamento aWasino.
Arriccliire, arricchirsi (arricchimento, ar-
ricchito). Far ricco, diventarlo.
Arricciare, arricciamento {arricciato, arric-
ciatura). Il far ricciuto, a riccio; inanellare (di
capelli, di baffi); accotonare (di panno). - Dare
la seconda calcinatura a un muro. - Raggrinzare
il naso.
Arricciarsi (di pelo), sollevarsi per ira; di ca-
pelli, rizzarsi per improvviso spavento.
Arricciato. Broccato: sorta di drappo. - Il
muro preparato a ricevere l'intonaco.
Arriccio. Lavoro di muratore.
Arricciolare (arricciolato). Formare in riccioli
i capelli.
Arridere {arridente, arriso). Essere favore-
vole, propizio: di fortuna o d'altro.
Arringa. Sermone, discorso fatto in pubblico
da persona che abbia certe qualità di oratore.
Arringare {arringato). Fare, pronunziare una
arringa.
Arringo. Luogo, campo chiuso da giostra,
da torneo.
Arrischiare, arrischiarsi {arrischiato, arri-
schio, rischio). Porre, porsi a rischio, a pericolo;
cimentarsi in qualche avventura. Avere corag-
gio di tentare.
Arristiare (arristiato). Volgarmente, per ar-
rischiare.
Arrivare (arrivato, arrivo). Giungere al punto
verso il quale si andava; approdare, accostarsi alla
riva. Figur., riuscire allo scopo determinato; di
cosa, estendersi a un dato segno; di avvenimento,
succedere. - Agguagliare, pareggiare, rendere o riuscir
pari, eguale. - Colpire; acchiappare, jìrendere.
Giungere, giugnere; venire, pervenire; capitare;
raggiungere, sopraggiungere; condursi, rendersi; toc-
care un luogo, la méta, la cima; sbarcare, sboccare
(di fiume che arriva ad un altro o al mare, ecc.).
Arrivabile, che si può arrivare. - Inarrivàbile, il
contrario.
Approdare, arrivare a proda, a riva (di barca,
nave e anche di chi esce dall'acqua e mette piede
a terra); arripare; venire, trarre a porto, entrare
in porlo; afferrare, guadagnare la riva. - Arrivare
alle- frutta, tardi. - Arrivare a proposito, di persona
o di cosa, mentre se ne parla (cosa ragionata, per
via va; cosa ricordata, per via va; lupus in fabula,
in sermone). Proverbio: tChi ha il lupo in bocca
Io ha sulla coppa ».- Amiiar sopra, il sopraggiun-
gere improvviso e veemente.
Capitare, arrivare, giungere, fare capo a un luogo,
e si dice per lo più del giungere accidentalmente o
inaspettatamente. - Capitar fra le gambe (più co-
munemente, fra piedi), arrivare, per lo più, inop-
portunamente. - Dare una capata in un luogo, arri-
varci per un momento e poi andarsene. - Far tardi
nel correre, arrivare troppo tardi.
Legar le vele in porto, essere arrivati alla meta.
Pervenire, arrivare, far capo. - Prevenire, giun-
gere prima. - Raggiungere, arrivare chi è avanti. -
Rimettere, far pervenire.
Soprarrivare, sopraggiungere, arrivare inaspetta-
tamente, all' improvviso: sopravvenire, sopraggiun-
gere, soprapprendere, sorprendere. - Sopraggiunta,
il sopraggiungere, il soprarrivare. - Traballare, ca-
pitare, giugnere.
Arrivo, l'atto, il momento e, in certi casi, anche
il luogo dell'arrivare : arrivamento, arrivata ; giunta,
pervenimento, sopraggiungimento, sopraggiunta; so-
pravvenienza, sopravvenuta; avvenimento, avvento.
Corriere, di persona che ci figuriamo ne preceda
un'altra aspettata. Anche, di cane che arrivi prima
del padrone. - Gambacorta (scherz.), di chi arriva
ultimo (l'ultimo ad arrivar fu Gambacorta). - Méta,
punto d'arrivo.
Dare il benvenuto, rallegramento, felicitazione a
chi arriva. - Malvenuto, an'ivato male, accolto male.
Adeona, divinità romana che presiedeva all'arrivo.
Arrivatura. Termine di tipografia.
Arrivo. Detto ad arrivare.
Arrizzare (arrizzato). Lo stesso che rizzare.
Arrobata. Costruzione alla prua di antica ga-
lera.
Arrocare (arrocato). Affiocare, rendere, divenir
rauco: di voce.
Arroccare (arroccato). Termine del giuoco de-
gli scacchi.
Arrocchiare (arrocchialo). Ridurre in rocchio
legno o pietra. - Modo di fare alla peggio.
Arrochire (arrochito). Divenir rauco: di voce.
Arrogante. Chi pecca di arroganza, ossia è
prepotente, petulante coi deboli, ha presun-
zione a confronto d'altri, usa insolenza nel ri-
spondere; arrogantello, arrogantone, arrogantaccio.
Arroganza. L'essere arrogante.
Arrogare, arrogazione (arrogato, arroga-
torej. Detto a figlio.
Arrogarsi (arrogato). Indebitamente attri-
buire, attribuirsi qualche cosa. - Fretendere,
usurpare.
Arrogere (arroto). Veggasi ad aggiungere.
Arrolare, arrolarsi (arrolamento, arrolato).
Lo stesso che arruolare.
Arroncigliare (arroncigliato). Modo di preti-
dere.
Arroncigliarsl (arroncigliato). Contorcersi della
jiersona.
Arronzarsi (arronzato). Far molta fatica.
Arrossare {arrossamento, arrossimento : arros-
sato). Divenir rosso. - Farsi rosso in viso per
vergogna.
Arrossire (arrossimento, arrossilo) . Diventar
rosso, per vergogna, per ira e simili. - Tingere
in rosso.
Arrostare (arrostato). Veggasi a mosca.
Arro.stire (arrostimento, arrostito, arrostitura).
Il cuocere carne, pesce, o altro, nello schidione
0 sulla gratella, sullo spiedo, sulla brace, con nes-
ARUÒSTO — ARROTINO
ili7
suno 0 poco condimento liquido: cuocere, fare
arrosto; abbrustire, arrossellare, arrossellire.
In Lombardia e in altri paesi si arrostisce anche
nel tegame o nella cazzaruola. Le vivande cosi
arrostite e il modo del cuocerle si dicono arrosto
morto.
Arrostito, cotto arrosto. - Arrostitura, arrosti-
mento, atto ed effetto dell' arrostire. - Bruciaticcio,
parte di vivanda quasi bruciata per troppa arrosti-
tura, il resto di cosa bruciala.
Abbrustire, abbrustolire, arrostire sulla gratella;
porre una vivanda al fuoco in modo che, senza
umido, ne sia più che abbronzata; abbrustiare, ab-
brostire, arrosellare; abbrostolire, abbrusticare; ab-
brustolare, brustolare; abbruscare, bruscare; arsic-
ciare; tostare, tosticchiare (di caffè); abbronzare,
abbronzire, adustare; abbronzacchiare; allazzerire,
crostare.
Pillottare, riversare, di tempo in tempo, sull' arro-
sto girante sullo spiede, Y unto caduto nella sotto-
posta ghiotta, raccogliendolo col ramaiolino. • Ro-
solare, ìat prendere alla vivanda una tinta rossiccia:
arrosolare, arrosolire (non comuni).
Ghiotta, sorta di vaso di rame bislungo, che si
mette sotto lo spiede per raccogliere il sugo che
cola dall'arrosto. - Girarròsto a peso, macchinetta a
ruote, la quale, per mezzo d' un peso, che pende
dall'alto e discende lentamente, fa girare su di sé
lo spiede e con esso la carne che vi è infilzata,
per cuocerla arrosto. - Girarròsto portàtile, detto
anche a orologio, a molla, cassetta di lamiera, nella
quale le ruote si muovono per forza di molla, da
caricarsi con chiave, o manico girevole.
Rosticceria, bottega nella quale si cuociono e si
vendono vivande arrosto. - Rosticciere, chi ha una
simile bottega.
Arròsto. Vivanda che si è fatta arrostire,
ossia cuocere senza umido. - Participio passivo e
aggettivo contratto da arrostito. - Si cuoce arrosto
al forno, allo spiede, in cazzaruola, alla gratella:
di vitello, di pollame, di uccelli, d' agnello, di ca-
priolo, di daino, di pesce, ecc. - Arrostino, diminu-
tivo e quasi vezzeggiativo di arrosto. - Arroslicino,
quasi sottodiminutivo e vezzeggiativo di arrostino:
ben tatto secondo tutte le regole dell'arte, delicato
e leggiero.
Arrosticiana, o carbonata, pezzetti di carne (per
lo più di maiale) arrostiti. - Arrosto morto, di
agnello o simili nel tegame, senza umido. - Arrosto
panato fritto, alla graticola. - Bistecca, una larga
fetta di carne, tagliata dalla polpa del bue, poco
arrostita sulla gratella, o altrimenti. - Cosciotto,
coscia d'agnello, o di castrato, separata dall'animale
per essere cotta arrosto, tutta d'un pezzo. - Costo-
letta, pezzo piano di carne aderente a una parte
della costola dell'animale e arrostito sulla gratella
o in padella. - Girato, dicesi di qualunque vivanda
cotta arrosto. - Roast beef (rosbifìe), arrosto di bue
allo spiede. - Rostbraten, arrosto alla tedesca. -
Roast hare, arrosto di lepre all'inglese.
Proverbio: e Luglio e agosto, piccioni arròsto •».
Arrotare, arrotarsi (arrotato). Di carro, di
carrozza, di qualsiasi veicolo che ne investa un
altro, urtando con le ruote; anche, quando investa
persona.
Arrotare, arrotatura farrotato). Assottigliare
il taglio e acuire la punta del coltello e di^ altri
ferri: ciò che fa Vaì^-otino.
Arrotino (arruotino). Chi fa il mestiere di ar-
rotare, affilare i ferri da taglio: arrotatore, arruo-
tator-:, arruotacoltelli, arruotaforbici.
Affilare, propriamente, assottigliare non con la
ruota, ma con la cote, sulla pietra a olio e a mano:
raUilare. - Aguzzare, acuire, acuminare, rendere
acuto, acuminato, pungente, appuntato, aguzzo.
(aguzzamento, aguzzatura). - Aguzzata, un' aguzza-
tura alla lesta.
Arrotare, assottigliare il taglio dei ferri sulla
ruota 0 su qualunque gemere di mola; anche, acuir-
ne in tal modo la punta: arruolare, dare il taglio,
dare il filo; raffilare, rimettere il taglio; dare una
affilata, rimettere in filo. - Arrotdbile, atto ad es-
sere arrotato. - Arrotalo, afiDIato, acuito, atto a ta-
gliare, a pungere: acuto, tagliente, trinciante, di
ruota. - Arrotatrice, macchina per arrotare metalli.
Arrotatura, l'arrotare: arrotamento, affilamento,
affilatura, affilata; assottigliamento, assottigliatura.
- Arrolio, l'arrotare continuato.
Strumenti dell'arrotino
e accessorì.
Acciaiolo, strumento d'acciaio per arrotare col-
telli 0 trincetti. - Acciaiolino, piccolo acciaiolo, per
mantenere il filo rovesciato ad alcuni ferri ta-
glienti. - Affilatoio, strumento atto a togliere il filo
morto dai ferri già arrotati.
Botticella, vaso di legno, dal quale, per mezzo di
una cannella e di uno'^zipolo, non fortemente ser-
ralo, l'acqua cade a goccie su uno degli spigoli
della ruota. Si ha lo stesso effetlo anche tappando
il foro del botticello con un cencio, a cui è adat-
tata una stecchetta, che fa l'ufficio di doccia, dalla
quale l'acqua stilla sulla grossezza della ruota. Ta-
lora al botticello viene sostituito un vaso di terra,
detto catino. - Bninitoio, ruota di legno per bru-
nire i ferri dopo arrotati, forbirli, ossia toglier loro
le traccie, i segni lasciativi dalla ruota, e rendere il
taglio vie più squisito (il brunitolio si adopera
con olio e smeriglio).
Cariota, carriola, carretto a una ruota sola che
si tirano dietro gli arrotini ambulanti. - Castello,
forte telaio orizzontale (stabile nelle botteghe), che
regge la ruota, il frullone e alcuni altri accessori a
uso di arrotare i ferri da taglio. Castello a car-
riuola, quello che poggia in terra con una ruota
sul davanti, e, nel riposo, anche su due gambe della
parte posteriore e ivi si prolunga in due corte
stanghe, che l'arrotino ambulante prende con le
mani per spingere il castello innanzi a sé, a modo
appunto di una carriuola. - Corda senza capi, corda
di canapa o di minugia, con i capi intrecciati, lunga
quanto basta per avvolgere a un tempo la gola del
frullone e quella del girelletto.
Cote, lo stesso che pietra (v. più innanzi).- Frwi-
loìie, grande girella con razze e mozzo, e una gola,
0 scanalatura nella grossezza intorno alla periferia,
per ricevere la corda perpetua. - Ferro del frullone,
l'asse di esso che gira sui due guancialetti; da
una delle due estremità si prolunga e si ripiega
in manovella da volgere quando il frullone è fatto
girare a mano da un garzone; ovvero termina in
un corto bracciolo con pallino, se il frullone è fatto
girare dall'arrotino stesso col piede, mediante la
stanga.
Fuso, l'asse quadrangolare di ferro in cui sono
infilati la ruota, o il brunitoio, e il girelletto. Le
sue estremità, tonde o quasi appuntate, girano sui
guancialetti. - Girelletto, controcilindro di legno.
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ARROTOT-ABE — ARSRN4T,B
la cui superficie è circolarmente solcata da una
gola, 0 due, o più, ed è fermamente infilzato nel fuso
quadro della ruota. Su una gola passa la corda
perpetua, vegnente dal frullone. Talora il girello è
conico. - Guancialetti, piumaccioli, due pezzi di le-
gno duro fermati sul castello e sui quali, acconcia-
mente incavati in tondo, posano e girano le due
estremità del fuso, o asse della ruota, e del bruni-
toio. Su due altri simili piumaccioli gira pure il
fuso del frullone.
Mola, cilindro di grès, di varie grandezze, o,
propriamente, disco attraversato al centro da un
asse o spina di ferro su cui esso gira: serve per
arrotare i ferri. - Nervo, striscia di cuoio o fune,
0 altro, che pende dal bracciolo del ferro, vi è ri-
tenuta dal pallino e scende ad attaccarsi all'estre-
mità della stanga. Come cosa di maggior durata, si
suole adoperare il cosidetto nervo di bue.
Parapetto, assicella fermata sul davanti del ca-
stello: serve d'appoggio al petto dell'arrotino, lo di-
fende dagli spruzzi e fa sponda al truogolo.
Pietra o cote, specie di pietra arenaria, o selce
dura e levigata, che serve a dare il filo agli istru-
raenti da taglio. - Con la pietra ad acqua, di color
cenerognolo, si rimettono in taglio i grossi ferri,
come accette, falci, pennati, e anche coltelli, fregan-
done la lama presso al taglio, con moto obliquo
strisciante e alternato, or su una, ora sull'altra parte.
Pietra a olio, arenaria, piana o liscia, non molto
dura, a grana finissima e di color gialliccio, sulla
quale, sparsevi poche gocce d'olio, si passa la lama
del temperino e del rasoio, avanti e indietro, in
modo però che il filo non urti mai pel suo verso
contro la pietra. Si usa incastrarla in una specie
di cassetta di legno a bassissime sponde, tutta d'un
pezzo, con un corto manico. - Pietra di levante:
serve per rendere più efficace l'arrotatura dopo la
mola.
Raffilatoio, arnese in genere da raffilare. -Ruota,
rota, disco di una particolare pietra arenaria, che
gira su di sé verticalmente, e sulla cui grossezza,
tagliata leggermente a campana, ossia alquanto a
sghembo, si arrota la lama. Sulla periferia della ruota
girante si fa cadere l'acqua, goccia a goccia, per
mezzo del botticellos
Stagnata, specie di cassetta di latta il cui piano
superiore (sul quale posa la pietra da raffilare i rasoi),
è lutto sforacchiato, acciò l'olio non si spanda in-
torno e imbratti. - Stanga, asta di legno che l'ar-
rotino calca col piede, con moto alternato, per far
girare il frullone, e cosi con esso, per mezzo della
corda, la ruota e il brunitoio. L'un dei capi della
stanga è posato in una corta forcella di legno pian-
tata in terra presso il piede destro dell'arrotino;
l'altro capo, alquanto rialzato, è annodato al nervo.
Striscia, lista soda di pelle concia, sottilmente
spalmata di una pasta terrosa e untuosa, distesa,
incollata in un piano su una stecca di legno. Sulla
striscia si passa e si ripassa il rasoio, meno per as-
sottigliare il taglio che per raddrizzarne e ammor-
bidirne il filo. - Striscia pendente, lista di pelle,
per un de' capi attaccata, con occhiello o maglia,
ad un appiccagnolo qualunque, dall'altro capo tenuta
tesa con la mano, per passarvi il rasoio. A questa
striscia, frequentemente, il barbiere supplisce col
palmo della mano, specialmente da quel lato piano
e polposo di essa che corrisponde al mignolo.
Fanghiglia o logoratura, deposito terroso che
fa l'acqua nel truogolo (specie di cassetta a cui fa
sfondo lo stesso parapetto) e sulla ruota. - Ralla,
specie d'augnatura curva e a mandorla, dalle due
parti del taglio d'una lama di coltello o di qualsi-
voglia istrumento. - Tagliente, dicesi di ferro arro-
tato, di sottil taglio, bene affilato, atto a tagliare.
Arrotolare (arrotolato). Ridurre in forma di
rotolo. Modo di avvolgere.
Arrotondare (arrotondato). Detto ^rotondo.
Arrovellare, arrovellarsi {arrovellamento,
arrovellato). Essere preso da ira furiosa, da ràbbia.
Arroventare, arroventlre {arroventamento,
arroventimento; arroventato, arroventilo). Scattare,
far diventare rovente, a fuoco: massime dì ferro
e d'altro metallo. - Arroventarsi, diventare ro-
vente.
Arrovesciare {arrovesciato). Capovolgere, ro-
vesciare.
Arrovescio, a rovescio. Al contrario,
Arrow root. Veggasi a farina.
Arrozzire {arrozzito). Diventare o rendere
rozzo.
Arrubinare {arrubinato). Dare colore di ru-
bino, rosso.
Arruflfamatasse. Detto a imbroglione e a
m,ezzano.
ArrufiFapòpoli. Demagogo, agitatore d'i popolo,.
ArrufiFare, arruffarsi {arruffamento, arruf-
fato, arruffio). Mettere in disordine o avvilup-
parsi disordinatamente: di capelli e di pelo; di
filo e di tnatassa, specialmente. — Figur., anche
di affare^ di questione e simili.
Arruffianare {amiffianato). Veggasi a na-
scondere.
Arruffio. Gran disordine o confusione.
Arruffone. Chi, facilmente, ingenera tZtsordi/ic^
suscita confusione.
Arrugginire {arrugginito). Divenir rugginoso,
prendere la t^uggine. Riferito a dente: allegarsi.
Arruolare, arruolarsi {arruolamento, arruo-
lato). Assoldare, assoldarsi nella milizia. • Fare, farsi
soldato.
Arruvidlre {arruvidito). Diventare, rendere rur-
vido.
Arsella. Sorta di conchiglia marina.
Arsenale. Luogo, edificio, insieme di edifìci riu-
niti, dove si costruiscono le navi e quanto occorre
al loro armamento, al loro servizio. Arsenale ma-
rittimo, neir uso, specialmente militare, darsena.
Comprende varie parti, cioè i bacini, i magazzini,
le officine (per la costruzione, il raddobbo e l'orna-
mento delle navi), gli scali, ecc. — Luom, stabili-
mento, insieme di officine, dove si fabbricano le
artiglierie e ogni arnese di guerra per l'esercito:
arsenale di terra. — Edificio nel quale sia ammas-
sata una grande quantità di legname, e lavorino
marangoni, falegnami, ecc.
Alberante, negli arsenali, il maestro d'ascia.
Arsenalotto, operaio dell'arsenale.
Calafatare, ristoppare i navigli cacciando stoppa
a forza di maglio nelle commettiture o in qualunque
parte possa penetrare l'acqua.
Bacino di carenaggio , lunga fossa semiellittica
costituita con solide opere di muratura sotto il li-
vello del mare, ne' grandi porti, destinata a conte-
nere all'asciutto quel bastimento a cui si devono
fare opere di raddobbo. - Bacino di raddobbo, quello
nel quale, per mezzo di opportune chiuse, si può sta-
bilire 0 impedire la comunicazione col mare, così
che si possano far entrare nel bacino le navi gal-
leggianti e metterle in secco, per le necessarie ripa-
razioni. - Bacino galleggiante quello non scavato net
AKSENIATI
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iuolo, ma formato di ferro e di legno e natante
sulle acque del porto.
Biga, macchina di forza negli arsenali, formata
con due soderose travi appuntate in alto e piantale
a scarpa per diverse inclinazioni: servo per collo-
care grosse artiglierie, ecc. - Corderia, grande edilì-
zio, più lungo che largo, destinato, in un arsenale
di marina, alla fabhrica del cordame necessario alle
navi; e si direbbe d'ogni luogo dove si fabbricano
0 vendono corde.- Gru, grue, macchina per sollevar
pesi. -Libo, nome generico di qualunque galleggiante
e che si usa nei porti, noi fiumi, nei bassi fondi e
altrove per alleggerire il carico di altri navigli.
Palella, scalpello con linguetta a doppio canale:
è uno strumento da calafato. - Pegoliera, tettoia,
nei porti di mare, sotto la ([uale sono vari fornelli
per farvi cuocere e riscaldare la pece e altre ma-
terie servibili a dar carena ai bastimenti. - Pontone,
edificio galleggiante, valido per reggere tnacchine
idrauliche o per lavori di forza negli arsenali, in
mezzo ai porti e intorno ai bastimenti. - Porte, di
un bacino, le imposte di legname fortemente con-
solidate, che servono a chiudere l'ingresso dell' ac-
qua in un bacino o ferma, sino a che si lavora
nella nave che vi è contenuta.
Scalo, terreno preparato in pendio dolce, per
servire di base nel luogo in cui si costruisce una
nave: calata. - Squero, grande tettoia per tenere al
riparo dalle intemperie i bastimenti disarmati.
Stufa, stufa di corderia, luogo ove si tengono i
fornelli e le caldaie, nelle quali si riscalda il ca-
trame da intonacare i fili e i treccinoli di cui
si fabbricano le corde, e anche le corde stesse già
fatte.
Arseniati. Combinazioni dell' acido arsenico
con le basi.
Arsenicale. Di arsenico.
Arsenico, o arsenio. Metalloide friabile, grigio;
annerisce prontamente all'aria; forma composti vele-
nosi: serve, col piombo, a preparare pallini da caccia.
Si usa in medicin-T (sopratutto come potente modi-
ficatore della nutrizione), nell'industria e nelle arti.
Arsenico bianco dicesi l'acido arsenioso, che si ot-
tiene ossidando direttamente l'arsenico: è una polvere
bianca, vetrosa, poco solubile nell'acqua, velenosa,
molto usata in medecina, come mordente in tin-
toria, ecc. Ossidando l'acido arsenioso col nitrico
0 con acqua ragia, si ottiene V acido arsenico, usato,
come reagente ausiliario, nella fabbricazione dei
colori d'anilina.
Arseniato, nome generico dei sali composti dal-
l'acido arsenico con una base salificabile. - Arseni-
cale, che sa di arsenico: esalazione, pozione arse-
nicale, ecc. Acque arsenicali, quelle caratterizzate
dalla presenza di un sale d'arsenico in dosi tali da
esercitare un'azione terapeutica.
Arseniti, sali formati con le basi dall'acido arse-
nioso. Usato in medicina Yarsenito di potassio, che
forma la base del liquore arsenicale di Fowler. -
Adoperato in pittura Yarsenito di rame ( verde
di Scheele). - Arseniopirite, pirite arsenicale, usata
per l'estrazione dell'arsenico, per preparare ììrealgar
e Yorpimento. • Arseniuro, combinazione dell'arse-
nico con un altro metallo.
Arsenicismo, l'avvelenamento acuto o cronico per
arsenico. - Arsenicofago, mangiatore d'arsenico.
Mispi^'kel 0 mispikel, pirite arseni'cale. - Risigallo,
combinazione naturale dell'arsenico con lo zolfo.
Sandracca, solfuro rosso d'arsenico.
Arsenolde. Una delle tre membrane avvolgenti
il cervello e il midollo spinale.
Arsi e tesi. Detto a verso,
Arsicciai'e, arsiccio {arsicciato, arsicciatura).
Veggasi a bruciare.
Arsione, arsura. Veggasi a bruciare, a sete,
a siccità.
Artàto (artatamente). Fatto con artificio, con
astuzia.
Arte. Il lavoro dell'uomo risultante dall'espe-
rienza, dall'ingegno, dalla pratica nel conseguire un
determinato elletto; lavoro, esercizio più nobile che
non sia quello di un mestiere o di una profes-
sione. - Insieme dei procedimenti di cui l'uomo si
serve per eccitare sensazioni e sentimenti, massime
il sentimento del bello. - I procedimenti stessi,
ossia il complesso delle regole all'uopo. - L'arte per
l'arte (fare l'arte per l'arte), coltivare l'arte per sé
stessa, senza assegnarle alcuna missione morale, so-
ciale, ecc.; anche, coltivar l'arte senza sperarne pro-
fitto pecuniario.
Artista, chi si dà ad un'arte, ne fa professione.
Artistico, che ha l'impronta dell'arte. - Tecnico,
aggiunto di tutto ciò che è proprio di qualche arte
0 scienza, e, specialmente, del linguaggio, ossia dei
termini ad esso relativi.
L'acanto fu adottato a simboleggiare il culto delle
belle arti. - Minerva, Pallade, dea della sapienza,
della guerra e delle arti.
Distinzioni. — Arti belle, belle arti, la pittura, la
scultura, Y architettura, la musica, la poesia
e anche qualche altra geniale manifestazione della
letteratura. - Arti decorative, quelle che hanno
per iscopo non di creare opere d'arte isolate (come
il quadro, la statua, ecc.). ma opere aventi una
destinazione determinata: sculture, pitture d'orna-
mentazione, ecc.
Arti del disegno, la pittura, la scultura, l'archi-
tettura: arti figurative. - Arti dilettevoli, o piacevoli, il
canto, il ballo e simili. - Arti industriali, quelle
che attendono alla fabbricazione degli t oggetti
d'arte », cosi chiamati, come bronzi, smalti, gioielli,
tappeti, stoffe di lusso, ecc.
Arti liberali, quelle che non richiedono solo la-
voro di mano, ma anche e sopratutto di mente;
quelle in cui opera più specialmente l'intelletto
(disegno, poesia, musica, ecc.). Per gli antichi erano
arti liberali la grammatica, la retòrica, la fi-
losofia, Y aritmetica, ìa musica, la geometria
e Yastronomia.
Arti maggiori e minori, denominazione data, nel-
l'antica repubblica di Firenze, ai corpi di mestiere,
ordinati in due classi secondo la loro imporianza.
Sette le maggiori, e cioè quelle della seta, de' pel-
licciai, de' mercanti, degli speziali, dei cambiatori
e de' notai. Quattordici le minori, comprendenti i
piccoli mestieri esercitati dagli artigiani. - Arti mi-
nori, 0 applicate all'industria, si chiamano ora quelle
per le quali si tende a introdurre qualche elemento
artistico nelle cose ordinarie, usuali.
Arti meccaniche, quelle che richiedono principal-
mente il lavoro manuale: arti fabbrili, arti manuali.
Furono anche dette illiberali.
Arti plastiche, le arti belle, e specialmente quelle
applicate a modellare in terra, cera, gesso, ecc.
Arti foniche, la musica, la poesia, la retòrica.
Epoche, generi, scuole.
Antichità dicesi, complessivamente, di cose
d'arte antiche. - L'antico, gli oggetti, la maniera
ì:
delle cose artistiche antiche. - Arcaico (stile), i^
primo stadio dell'arte. - Atticismo, per analogia (ri-
feribilmente all'arte greca), purezza ed eleganza di
forma.
Barbarie, per l'arte, lo stato della più assoluta
rozzezza. - Barocchismo, maniera ^offa, sovrabbon-
dante di fronzoli e scorretta, specialmente dell'ar-
chitettura. - Bastardume, insieme confuso e non
bello di vari stili. - Bisantina, o bizantina, l'arte
nata dall'adattamento della classica ai concetti del
cristianesimo.
Cinquecento, il più splendido periodo dell'arte in
talia, del 1500 al 1600 (Cinquecentisti, i grandi
artisti di quel periodo). - Classica, l'arte antica,
greca e romana, nelle sue migliori espressioni, con-
siderate come modelli. Anche, l'arte posteriore che
cercò di imitarla.
Conservanlismo, in arte (come nella letteratura e
nella scienza), avversione alla novità, misoneismo.
Convenzionalismo, maniera lontana dal vero, dal
novo, immobilizzata in un determinato concetto o
pregiudizio di scuola.
Decadenza, deterioramento delle arti, causato da
vari e complessi motivi, sempre inerenti al grado
di civiltà d'un popolo. - Goticume, contraffazione di
maniere gotiche.
Idealismo, teoria per la quale ogni artista segue
le proprie idee, senz;» attenersi alle leggi del na-
turale. - Impressioni ma, parola di nuovo conio, in-
trodotta per indicare l'arte che, secondo Yimpres-
sione, cerca di riprodurre la realtà impressionante
{Impressionisti, gli artisti di questa scuola).
Misticismo, la potenza d'esprimere le cose sopran-
naturali. - Naturalismo, la dottrina che considera
il vero fine dell'arte nel riprodurre e seguire la
natura. Sinonimo di rmKswo; senonchè questo tende
piuttosto a riprodurre, a copiare minutamente i
particolari veristi. - Purismo, il manierismo di chi
sta attaccato agli antichi.
Realismo, dottrina che vorrebbe considerate le cose
nel puro aspetto del vero materiale, escludendo
J'ideale.
Rinascimento, rinascenza, in Italia, periodo arti-
stico e letterario dalla fine del secolo XIV alla
prima metà del secolo XVI. - Risorgimento, lo stesso
che rinascimento. - Rococò, stile bizzarro che fu di
moda nella seconda metà del secolo XVII.
Romanticismo, designazione dell'arte, della scuola
che, senza escludere torme o concetti antichi o
classici, le trovò insufficienti ai bisogni dell'età
moderna e volle si attingessero i concetti al bello
appaiato col verosimile.
Scuola, la maniera particolare di certi artisti.
Secolo d'oro, il periodo più brillante nella storia
dell'arte d'una nazione, d'un popolo: per l'arte
greca il secolo V e il IV a. C; per l'Italia il cin-
quecento. - Stile, maniera tipica d'arte. - Verismo,
teoria che fonda tutto il bello sul vero più reale:
realismo.
Principi, regole, ecc.
Elementi, le prime regole, le prime norme, i fon-
damenti. - Maniera, il modo proprio, caratteristico
col quale un artista lavora, dando alle opere sue una
speciale impronta. Spesso, per accennare a un difetto:
scuola, metodo, genere, fare, linea, stile.
Metodo, l'attenersi a certi principi e con un dato
ordine. - Nomenclatura, tutti i nomi propri d'una
0 più arti 0 scienze. - Nozione, cognizione partico*
lare d'arte o di scienza.
Politecnica, l'insieme delle cognizioni e delle at-
titudini necessarie per esercitare le arti e le indu-
strie, e che si apprendono in speciali istituti, o
scuole superiori. - Politecnico, che concerne molte
arti dipendenti dalle scienze. - Pratica, l'uso delle
regole e dei principi d'un' arte o d'una scienza.
Precetto, norma alla quale assoggettare un lavoro.
Principio, primo fondamento d'alcuna arte o
d'altra facoltà.
Propedèutica, istruzione preparatoria ' per una
scienza o per un'arte. - Regola, prescrizione, norma,
precetto, cànone fa regola d'arte, secondo che l'arte
richiede). - Rudimento, primo principio, elemento:
rudimentale, detto specialmente delle nozioni ele-
mentari di una scienza o di un* arte.
Tecnica, lo studio delle regole da osservarsi nel-
l'esercizio di un' arte, d' una professione. - Tecnici-
smo, il complesso di cose tecniche d'arte. - Tecnologia,
trattato delle arti in generale. - Terminologia, Y in-
sieme dei termini tecnici d' un' arte, d' una scienza.
Qualità', difetti, ecc., delle opere d'arte
Qualità'. — Armonia, V effetto che risulta dalla
concordanza di tutte le parti di un' opera, ossia la
espressione dell'ordine più perfetto, risultante dalla
simmetria, dalla corrispondenza del disegno, dei
colori, delle ombre, ecc. - Carattere, l'impronta
speciale che ad un'opera conferisce l'autore, ecc. -
Caricatura, maniera di alterare le cose, la figura
delle persone, ecc., allo scopo, per lo più, di met-
tere in ridicolo.
Dolcezza, leggiadria, morbidità, soavità di linee,
di contorni e simili. Contr., ditrezza, rigidità,, asciut-
tezza. - Espressione, qualità per cui un'opera rivela
i sentimenti ai quali l'artista si è inspirato o rende
evidente il significato che deve avere.
Fantasia, quanto si allontana in arte dal vero;
anche, lavoro non dedotto dal vero. - Fare largo,
l'esecuzione fatta con buon gusto e dignità. - Fie-
rezza di tocchi, di colori, di tinte, robustezza di
esecuzione.
Gradazione, maggiore o minore intensità: riguarda
i colori, l'espressione delle passioni, l'armonia.
Greggio, della materia delle diverse arti prima
che sia lavorata. - Modo originale, riferito a opera
d'arte, modo fuori dal comune o, anche, strambo.
Naturalezza, semplicità, verosimiglianza. - Nobiltà
di stile, di concetti, di forma, in un' opera d' arte,
caratteri distinti di concezione e di fattura.
Opera greca, bella, eccellente. - Originale, il la-
voro che un artista fa di suo genio, di sua inven-
zione, senza imitare, senza copiare.
Pittoresco, di tutto ciò che può fare buon effetto
in pittura e, più genericamente, di tutto ciò che, in
natura o in arte, colpisce vivamente l'immaginazione
per una disposizione originale.
Raffinamento, ricerca perfino esagerata del bello.
Ricamo, di lavoro d'arte finissimo.
Silenzio, di composizione savia, con movimenti
quieti; contr. al fracasso.
Difetti. — Andante, lavoro poco studiato, poco
curato, fatto alla buona. - Artificioso, di lavoro fatto
senza sincerità di metodo artistico.
j Caricato, di quella composizione in cui 1' espres-
sione dei caratteri, degli affetti, delle mosse, dei
lineamenti, del chiaroscuro o del colorito è portata
oltre la misura indicata dalla natura o regolata dal
kun
.gusto. • Cieco, dlcesi ■ di tatto ciò che è privo di
,luce, particolarmente in arclùtettura. - Convenzio-
nale, raetòd co, non spontaneo, ma prestabilito e
senza ragione in natura. - Coreografico, che ha del
teatrale. - Cotonoso : dicesi di contorno quando non
ben deciso.
Gigantesco, sproporzionato ^'offamente.
Manierato, di laVo^o che risente il manierismo. -
Piumoso, dolce, morbido, sollevato come piuma. -
Rozzo, greggio, senz'arte, appena digrossato. - Trito,
manierj^, stile pieno di minuzie.
Anacronismi , errore che si cotnmette falsando
i costumi, gli usi, le idee di Una data età. - Bar-
barismo, cosa ohe offende le leggi dell' arte e del
Lello. - Baroccume, quantità, ammasso di cose gof-
famente ornate. - Bastardaggine, bastardigia, qualità
di ciò che in arte non è schietto, non é puro negli
elementi che lo compongono.
Freddezza, mancanza di efficacia, carattere d'ope-
ra d' arte che non suscita alcun sentimento, ma
lascia indifferenti. - Leccatura, soverchio studio di
finitezza, di abbellimento in un lavoro. - Manieri-
smo, maniera, ditetto d'opera d'arte (manierata, am-
manierata), nella quale l'artista (manierista), dimen-
ticando la natura, il vero, lavora a forza di pratica e
di memoria. Contr., di naturalezza. - Smorpi, lezio-
saggine, svenevolezza nello stile, nell'esecuzione, ecc.
Lavobi. studi, accessori.
Abbellimenti, tutto quanto nelle arti si introduce
a -scopo d'ornamento. - Abbozzo, d'un'opera d'arte,
quando non è fiii,ita o della quale si sono messe
giù le linee generali. L' abbozzo di una pittura è
già coperto di colore; l'abbozzo di una statua é -il
mairmo che rappresenta appena grossolanamente una
figura. Bozzo, sbozzo; schizzo, bozzetto, traccia.
Accessori, le parti non essenziali al concetto, ma
che lo completano; le parti che, senza essere inse-
' parabili dal soggetto trattato dall'artista, servono a
dargli rilievo maggiore, a ornarlo, abbellirlo, ecc.
Attributi, in pittura e scultura, gli accessori che
caratterizzano una figura. - Aggiustatura, il com-
plesso d' un lavoro per mettere a posto o riparare
una macchina e simili. La spesa relativa. • Alle-
goria, concetto nascosto sotto figure che non lo
rivelano, direttamente : si usa nelle rappresentazioni
artistiche della pittura, della scultura, ecc.
Ammaccatura, termine tecnico-artistico per indi-
care, in lavori di scultura e talvolta anche di pit-
tura, una lieve e delicata piega delle vestimenta e
anche delle carni. - Amorino, genietto raffigurato,
per lo più, intorno a Venere e alle Grazie, come
personificazione dell' amore e dei piaceri : puttino,
putto. - Anatomia artistica: riguarda la forma
dell'animale e le relative disposizioni organiche per
opportuna norma di esatta applicazione alle belle
arti. - Attitudine, disposizione, tendenza, inclina-
zione ad un' arte.
Bozzetto, opera d'arte non finita. - Anche, modello
•in piccolo, che si presenta ad lin concorso, ece.
Campo, lo spazio che circoscrive tutte le estre-
mità di un soggetto dipinto,, inciso o scolpito: di-
cesi anche fondo, • Capriccio, lavoro artistico che
ha novità e singolarità di forma, non senza garbo.
Carnagione, ciò che, in arte, raffigura le carni
del corpo umano. - Carte peste, statiiine o bassori-
lievi modellati in cartapesta.
Caldo, l'impronta il'un lavoro in rilievo, ricavala
con cera, »err?L molle e sim. - Concetto, \\ disegno
d'un'opera d'arie. - Cotidotta, modo di condurre un
lavoro. - Copia, opera che ne ripete,^ con più o
nìeno precisfone, un' altra. - Costume, 1 espressione,
la rappresentazione dei costumi.
Di getto, gettalo, la primA forma.
Fmtasnwgoria, creazione fantastica, rwn verosi-
mile, per quanto d'elTettrJ. - Figura; lo studio. li
rappresentazione dei corpi animali; contrapposto a
paesaggio, ornato. - Figura di rilievo, che si stacca
dal piano, o ciie s inalza su una base^ - Figura-
tivo, di cosa che 6 simbolo d'un'allua; che rappre-
senta in figura. - Fogliame, l'aVoro a foglie.
Gesso, opera d'arte riprodotta in gèsso. - Gessino^
figurina di gesso. - Getto, il gettare, l'opera gettata.
Graffito, detto a pittura. - Gi-^ca, striscia dtó
si prolunga all'infinito, scendendo e salendo ad an-
goli retti: serve come ornato in pittura o in ri;
lievo. - Gruppo, opera di scultura, di filieVo, di
pittura, in cui le figure sono cosi riunite che risal-
tano nell'insieme. - Gusto, buoji gustq, conoscimento,
del bello; attitudine a produrlo.
icastica, l'arte di rappresentare gli og'gettf e la
realtà, immaginando. - Invenzione, immaginazione
artistica. - Linee, in arte, i conbrni.
Modello, corpo di basso, di mézzo o di tutto ri-
lievo col quale si fa Hmpronta e il cavo nelle
forme d'ogni maniera. Modello in cera, in gesso, tn
creta, di terra, d'argilla, ecc. - Monumento, (utt^o
quanto perviene a noi d'opere d'arte? o frammenti
dell'antichità;, opera moderna, onoraria. -jWosfro,. grot-
tesco, lavóro di pittura, scultura capricciosa, strana.
Nudo, lo studio che gli artisti fanno per ritrarre
il corpo umano nella sua nudità. Un nudo, il qua-
dro 0 la statua che cosi lo ritrae. - Opera, il la-
voro artistico. - Opera d'invenzioìie, non copiata.
Originale, dì cose d'arte, la prima fatta dal I au-
tore, in contrapposto a quelle copiate o fatte sii
quella. - Ornaniefito, qualunque cosa serva di
fregio, di. ornamento. - Ornato, l'ornamento che
consiste in fiori, foglie, vaghezza di linee, fuorché
figure: lo studio stesso.
Panneqgiamenlo (panneggio), il complesso delle
vesti delle figure. - Profilo, l'aspetto che presentarlo
i. contorni del volto o di un oggetto veduto di
fianco. - Proiezione, la rappresentazione d un og-
getto su un piano.
Rappresentazione, il formare k figura d alcuw
cosa. - Tutto ciò che si sottopone ai sensi e al a
immaginazione per mezzo dell'arte: la pittura, la
scultura, la musica, }a drammatica, che imitano la
natura o fanno rivivere avvenimenti passati o ab-
belliscono azioni degne di essere imitate. Hanno lo
scopo di rappresentare, con eerie leggi, i pensieri
e gH affetti umani. - Restauro, lavoro atto a ri-
mettere a nuovo e in buon ordine una costruzione
o un lavoro d'arte.
Ricordo, schizzo, o nota, fatto sul luogo em un
momento per ricordarsi di eseguirio poi o regi-
strarlo. - Riduzione, nelle arti del disegno, copia
che si fa di un oggetto, dandogli la stessa forma e
le stessedimensioniminori.-iJi/lesao, la tinta che se-
gna i rimandi di luce e di colore. - Ritocco, ti-attodi
pennello o, di scalpello che, finita un' opera, l'ar-
tista le dà per maggior perfezione.
Schizzo, il primo componimento espresso con po-
chi tratti di penna, di matita o di pennello, cosi
che le singole parti siano appena accennate. - Sgraf-
po, veggasi a pittura. - Sottosquadra, qualunque
rilievo che abbia bisogno di zeppe o tasselli per
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cavarne la forma. - Stucco, composizione di calte
spenta, argilla, marmo polverizzato e sim., che, im-
pastala, serve per tappare buchi e fessure, per ap-
pianare, per fare ornati, cornici, mosaici e figurine
con le forme.
Studio, disegno o modello dal naturale, da ser-
vire per la esecuzione d'un'opera. L'arte stessa in
applicazione e, anche, il luogo in cui si fanno la-
vori artistici. • Studio dal vero, sul vero, rappre-
sentazione di cosa 0 di persona, rilraendole quali
sono, quali si vedono: al naturale, dal naturale.
Contrario al fare « di maniera ». • Subietto, sog-
getto, specialmente come termine di filosofìa, ai
poesia e di belle arti. • Trofeo, complesso d'oggetti
caratteristici d'un'arte.
Diversi modi di lavorare, di attundere
all' arte.
Abbozzare, dare la prima forma imperfetta, spe-
cialmente a un'opera d'arte: delineare, dirozzare,
schizzare. Abbozzata, abbozzatura, abbozzo, digros-
samento, ecc. Abbozzato. Abbozzaticcio, poco più
che abbozzato. - Addestrare (addestramento, adde-
strato), render destro, abile; ammaestrare, istruire;
far imparare le regole d'un'arte: insegnare. - Ad-
dolcire, levar via le crudezze, dei colori e delle linee.
Ammaestrare {ammaestramento, ammaestrato), far
da maestro ad altri; istruire qualche allievo.
Apprendere, ittiparare, essere in corso di istru-
zione. - Avere sicurezza di mano, di pennello, di
stile, ecc.; dell'artista in grado di procedere senza
incertezza nel proprio lavoro. - Avviare, mettere
sulla strada d'un'arte. Avviato.- Copiare, ritrarre
dall'originale o da un esemplare. Si dice anche co-
piare dal vero, per dire direttamente dalla natura.
Digrossare, sgrossare, dare un primo sbozzo a un
lavoro d'arte. Anche, dare i primi e necessari in-
segnamenti d'un'arte, d'una scienza. - Digrossatura,
digrossamento, operazione del digrossare. - Esage-
rare, scostarsi dal vero, ingrandendo le misure, le
proporzioni o anche sovraccaricare di ornamenti,
eccedere nelle tinte, nei colori, nell'effetto, ecc.
Falsare la propria maniera, alterarla sempre più,
contro ogni norma, imitandosi in peggio. - Imi-
tare la natura, prendere la natura a modello - In-
terpretare, rappresentare esattamente. - Inventare,
trovare nelle arti o nelle industrie qualcosa di novo
e di utile. - Istonare, ornare con figure storiche
una superficie.
Panneggiare, ricoprire la figura di panni. - Pie-
gheggiare, rappresentare in arte le pieghe delle vesti.
Plagiare, copiare materialmente 1 opera d'altri,
cercando di farla credere propria. Plagiario, chi
agisce in tal modo. - Plasticare, formar figure di
terra.
Restaurare (restauramento, restaurato), riparare
un' opera dai guasti subiti per effetto del tempo
0 di manomissione. - Ridurre dal modello, ritrar-
re da figure di rilievo. - Rifinire, in certe arti o
mestieri, portare a termine. - Rifriggere, ritoccare
fino alla noia qualche opera d'arte. - Rileccare,
mettere ad un lavoro una cura affettata, esagerata.
Ripulire un lavoro d'arte, correggerlo. - Ritoccare,
ritocco, fare qualche ultima correzione.
Sacrificare alle grazie, usare finezza d'arte e grazia
di stile. - Sbozzare, dare la prima forma; lo stesso
che abbozzare. - Sfrondare, togliere l'inutile. - Stra-
pazzare un' arte, esercitarla senza coscienza, abbor-
racciaindo. - Stuccare, riempire con lo stucco.
Studiare, ritrarre dal vero, direttamente dalla na-
tura. - Studiare il nudo, scuola del nudo, il terzo
stadio che, nell'insegnamento artistico, dcA'^e percor-
rere chi si dedica alle arti figurative. Per l'artista
finito, il modellare, il dipingere avendo sott'occhio
un modello vivo, maschio o femmina, completa-
mente 0 parzialmente nudo.
Tritare, in arte, dare in tritume, abbondare in
minuzie e ritagli.
Persone, luoghi.
Persone. — Abile, chi è molto esperto nella pro-
pria arte: valente, ingegnoso. - Adulto, in un'arte,
in un mestiere: maturo, provetto, esercitato, abili-
tato. - Allievo (allieva), discepolo, chi riceve istru-
zione e poi lavora col maestro.
Amatore, chi si occupa d'un'arte, comprandone-
gli oggetti, facendone collezione, ecc. - Apprendista,
chi presta l'opera propria sotto determinate condi-
zioni per imparare un'arte, ecc.: tirocinante, ap-
prendente. - Ai'anciìio, di persona addietro in un'ar-
te. - Artefice, chi esercita un'arte ; chi si rende
autore di qualche cosa di proprio o d'altrui crea-
zione. - Artiere o artigiano, chi fa un'arte manuale,
meccanica. - Avvenirista, neologismo frequente e non
bello per indicare chi aspira ardentemente al do-
mani. - Bardotto, ragazzo di bottega che incomincia
a imparare la sua arte. - Bazzotto, poco praticola
un'arte. - Caposcuola, chi crea un nuovo stile o,
nell'arte o nella scienza; ha molti scolari o imita-
tori. - Ciabattino, chi strapazza l'arte sua. - Liahat-
tinume, collettivamente, di quelli che acciabattano
lavori e maltrattano la propria arte. - Collettore, col-
lezionista, chi fa raccolta d'oggetti d'arte, d'antichità,
ecc. - Colonne dell'arte, gli uomini che ne manten-
gono il prestigio, la gloria. - Convenzionalista, artista
che porta o mantiene in arte il convenzionale. -
Dilettante, chi ha gusto, inclinazione, amore per
qualche arte, senza farne professione: frane, amateur,
voce frequentemente usata. - Esercente, che esercita
un'arte, una professione, un'industria. - Esordiente^
chi è ai primi passi nella carriera artistica.
Estro, impeto dell'immaginazione che stimola e
accende l'artista nella composizione delle sue opere.
Estraccio, un certo estro, ma incolto, difettoso.
Filotecnico, chi ama e aiuta, incoraggia gli studi
delle arti e dei mestieri.
Genio, talento superiore e inspirato in arte, in
letteratura, ecc.: scherz., bernòccolo.
Guastamestieri, chi esercita un'arte senza la co-
gnizione necessaria. - Imitatore, dicesi degli imita-
tori servili. - Maestro, termine storico, titolo di
uomo capace nella propria arte, in grado di fare
opere egregie e di insegnare : anche, separatamente,
una cosa o l'altra. - Mastro, per maestro, artigiano.
Mecenate, nome proprio dell'amico e ministro di
Augusto, protettore di letterati; per similitudine,
protettore d'artisti e protettore in genere. -Modello,
modella, giovine che generalmente posa nudo da-
vanti ad un artista per aiutare la verità del disegno.
Novatore, chi, nelle scienze, nelle arti, negli usi,
nei costumi, sostituisce una cosa nuova ad altra
che non è tale. - Novizio, chi fa tirocinio per ap-
prendere un'arte {Noviziato, l'esser novizi, e il tempo
che uno rimane tale).
Principale, capo d'un'arte: piuttosto, padrone di
un'azienda. - Profano, chi è estraneo ad un'arte o
non ne sa affatto. - Protomaestro, il primo maestro
d'un'arte.
ARTE
173
Scagnozzo, chi nella sua arte è poco valente.
Scuola^ i discepoli che rappresentano e professa-
no concordi un'arte. Anche l'insegnamento o il me-
todo di un artista, e il luogo stesso nel quale sì
insegna. - Stella -dell' arte, l'artista (specialmente detto
delle cantanti) di j^rande valentia e di grande fama.
• Stella nascente, l'artista che esordisce in modo
molto promettente.
Verista, chi professa in arte il verismo. ■ Vir-
iuoso, maestro nell'esercizio d'un'arte hella, special-
mente della musica e del canto. - Vocazione, di-
sposizione naturale per un'arte.
Luoghi. — Accadeinio, adunanza di artisti
(anche letterati o filosofi) che si adoperano insieme
per l'utilità e l'incremento delle arti, delle let-
tere, ecc. Anche, l'istituto presso il quale si inse-
gnano belle arti. - Collegio, corpo d'artisti chiamati
a deliberare e a provvedere per l'esercizio o la tu-
tela delle arti. • Conservatorio, scuola per certe
arti, specialmente per la musica. - Console (titolo
storico), capo o governatore delle aitti. • Esposizione,
mostra pubblica di opere d'arte.
Galleria, sala o sale lunghe, in fila, pubbliche o
private, dove si tengono esposte opere artistiche
(galleria di quadri, di statue, di gemme, di cam-
mei, ecc.). - Museo, raccolta d'oggetti d'arte, o di
scienza, per lo più antichi. - Salon, in Francia,
esposizione di belle arti non permanente, ma an-
nuale, biennale, quinquennale, ecc.
Arti minori, arti diverse.
Anagliptica, 'l'arte di fare rilievi ornamentali sui
vasi, bassorilievi in marmo, in metallo, inavorio, ecc.
Bulino, l'arte del bulino. Ceramica, arte an-
tichissima di fabbricare ierrecotte, con o senza or.
namenti di pittura o di scultura.
Ceroplastica, arte di modellare la cera, - Ce-
sèllo {cesellatore), l'arte di rilevare disegni, figure
su piastre d'oro, d'argento o d'altro metallo.
Decalcomania, arte di trasportare, sopra vetro,
carta o altro, disegni colorati.
Drammatica, l'arte che ha per iscopo di rap-
presentare sul teatro un'azione, con lo sviluppo
de', suoi motivi e delle sue conseguenze. - Ebani-
steria {ebanista), arte di lavorare l'ebano^ o altri
legni preziósi, in minute e piccole opere, con di-
segni e intarsiature di diverso colore.
Elettroplastica, l'arte plastica operata per mezzo
dell'elettricità, come agente principale. - Elettrotipia,
complesso di operazioni per cui con l'elettrico si posa
uno strato di metallo sopra un corpo metallico per
ritrarne fedelmente l'impronta.
Figulina, l'arte del vasaio, arte ceramica. - Fo-
tografia, arte di produrre immagini su carta, tes-
suti, metalli, ecc.
Galvanoplastica, processo per imitare oggetti d'arte,
medaglie e soggetti naturali; si inargentano anche e
si indorano posate, candelieri, vasi e piatti. - Grafiche
arti, i processi di produzione, per cui, con scritti,
immagini o disegni, si preparano tavole o fogli, che
poi si moltiplicano per mezzo della stampa.
Incisione {incisore), arte di eseguire riprodu-
zioni di disegni su varie materie, anjticamente col
bulino, poi con agenti chimici. - Intaglio {inta-
gliatore), arte di eseguire lavori sul marmo, sulle
gemine, sull'avorio, sul legno, ecc., secondo un dato
disegno. - Intarsio {intarsiatore), lavoro artistico
di commettitura.
Jerografia, arte jerografica, antichissima: rap-
presentazione di cose sacre; ne era parte la gero-
glifica.
Lapidaria, arte di fare iscrizioni (anche, di in-
terpretare le antiche). - Litografici, Arte di stam-
pare parole, disegni, ecc., per mezzo delia pietra.
• Cromolitografia, litografia a c&lori.
Mimica, l'arte del gesto, • Musaico, o mosaico,
lavoro di commessura, a pezzettini di marmo, di
pietra dura o di pasta di vetro a vari colori.
Oreficeria, lì lavoro del l'orc/ìcc, che tratta l'oro,
le gemme, ecc. Veggasi anche a gioielliere.
Niello, l'arte del niellare, ossia di fare un lavoro
d' intaglio su oro, argento o altro metallo con
bulino.
Ornato, 1' arte grafica che fa ornamenti, come
fregi, fiori, foglie, cartocci, piccoli animali, ecc.
(ornatista, chi si dà all'ornato).
Porcellana (arte della), veggasi a ceramica. -
Prospettiva, V arte di rappresentare sopra super-
ficie piana gli oggetti quali si scorgono nella lora
solidità. - Smalto, ramo d'arte pittorica e di ore-
ficeria. - Stucco, lavoro che si può considerare
come appartenente alla scultura. • Tarsia, lo
stesso che intarsio. Torèutica, i* arte di cesellare,
incidere, scolpire e fondere; l'arte di fare statue a
pezzi, fuse o battute a martello.
Cose e termini vari.
Modi di dire
Amusia, indifferenza al bello, per effetto della
mancanza di senso artistico. - Architectonia, facoltà
di appropriarsi le produzioni di tutte le arti e di
applicarle con buon gusto alla costruzione di qual-
che edificio. - Arnesi, nome generico degli oggetti
che' servono all'artista per l'esecuzione dei suoi la-
vori: tali il pennello, lo scalpello, il cesello, il bulino,
il cavalletto, ecc. (assortimento, complesso degli ar-
nesi occorrenti).
Capo d' arte, oggetto artistico di qualche valore,
Carte autografiche ^con l'amido, da trasporto, foto-
litografiche, gelatinafey granite, pimentate: carte pre-
parate che servono per le arti grafiche. - Concorso,
esperimento, esame, o presentazione di un lavoro
in una gara per ottenere il conferimento dell'ese-
cuzione d'un'opera d'arte (vincere il concorso, essere
il prescelto. - Essere bocciato, fallire, essere respinto).
Cose d' arte, i vari oggetti e quanto si riferisce
anche a questioni d'arte.
Commissione d'ornato, quella che presiede alle
costruzioni, delegatji a non permettere quanto de-
turpi l'edilizia.
Critica, €same e giudizio di un' opera d' arte.
Estética, conoscenza del bello, di ciò che eccita
i sentimenti elevati. - Fuoco sacro, ardore, ispira-
zione, vocazione per le arti. - Finezze d'un'arte, le
sue segrete bellezze, i suoi segreti procedimenti.
Ideale, grado immaginario di perfezione che
l'arte deve proporsi di attingere. - Fitotecnìa, amore
delle arti.
Matrice, le forme che in molte arti servono per
ottenere rilievi, sia mediante la fusione che me-
diante la pressione. - Modello, qualunque cosa serva
come campione per la rappresentazione artistica.
Patrimonio a,rtistico, le opere d'arte appartenenti
ad una città, ad uno Stato, ecc. - Patrimonio delle
arti, le tradizioni^ le jnemorie. - Polimelia, unione
di più arti. - Po(i^ecmco, che abbraccia molte scienze
e ' molte arti. - Pratica, il frutto dell'esperienza
nell'esercizio di un'arte.
474
Quadri viventi, persone in posizione di celebri statue,
0 quadri, in un qualunque atteggriainento artistico.
Segrett dell'arte, le doti non palesi, quasi istintive,
per cui un artista riesce nell'opera sua; le partico-
lari nozioni per la conoscenza delle quali sol-
tanto si possono Superare certe difficolta; certi
modi di fare, saputi da pochi. - Senso squisito d'arte,
delicata facoltà 'di impressione e di espressione.
Sommità, culmine deli'arte, il più alto grado a cui
si possa portarla.
Slattiti delle a/rti, le discipline, i regolamenti, ecc.,
che ne stabilirono 0 ne stabiliscono il funzionamento.
Storia dell'arte, la narrazione di quanta la ri-
guarda. - Universalità d'arti, il complesso di tutte?
nelle loro diverse manifestazioni.
Alcuni modi di òihe. -- Andare, alle stelle, salire
in gran pregio: di persona o di opera. - Andar per
la maggioì'e, modo traslato dei magistrati delle Arti
delia città di Firenze, alcune delle quali si dicevano
maggiori. Ora, in significato -di « acquistare e darsi
importanza».
Ars patriae decns (l'arte é decoro della patria);
ars sibi premium (l'arte" é premio a sé stessa); <zrs
voce amoris (l'arte è voce d'amore): assiomi latini.
L'arte è cosmopolita, universale, eclettica.
Avere il. bernoccolo', una particolare disposizione a
coltivare- una determinata arte. - Avere occhio, na-
litrra, sentimento, tatto d'artista, le qualità necessarie
per riuscire, per far bene. - Avere o non aver pro-
Pica, essere o non essere capaci, esperti. - Avere una
tmtura d'arte; saperne poco, esserne appena infa-
rinato.
Ci si conosce la mano delV artista; la sua abilità,
la sua maniera. - Coltivare la pittura, la scultura,
un'arte qualunqu,e, attendervi per impararla-
Concepire, d'oTper e d'arte, formarsene nella mente
il concetto, il disegno.
Diventar maestro, artista abile e provetto. - Eser-
citare un'arte, il professarla. - Esporre, mettere in
vista, in mostra al pubblico; concorrere ad una
esposizione.
Essere fuori di scherma, non più a tiro, eserci-
tando una data arte. - Essere, sentirsi chiamato ad
un'arte, averci vocazione. - Essere un vei'o modello,
di una bella opera d'arte.
Mettersi nel vero punto di luce, per osservare bene
un effetto artistico. - Pagare il noviziato, commet-
tere qualche errore nell'esercizio primo della pro-
pria arte ; imparare a proprie spese. - Pieno di fuoco:
d'estro, di fantasia in arte, in poesia. - Professare
tmarte, esercitarla, traftaiJa.
Qiiesto é il verbo dell'arte, la parola, la sostanza
vera. - Ritornare, rimettere in luce un'arte, farla ri-
fiorire. - Tènere il primato, essere il primo di una
scuola, di un'epoca, di un- paese, ecc.
Arte. Il lavorò dell'uomo, fatto con ingegno, con
esperienza, con pratica, per il conseguimento di un
determinato scopò. Voce usata anche in significato,
talvolta, affine a quello di artificio e d'incanno.
Arte angelica, o arte degli spiriti, insieme dei
mezzi superstiziosi, coi quali, nel medio evo, si cre-
deva di poter imparare quanto si volesse conoscere,
all'uopo mettendosi in comunicazione con un angelo
0 un demonio. - Arte araldica, arte del blasone: detto
ad araldica. - Arte culinaria, l'arte della cucina^
Arte del cambio, una delle antiche arti del popolo
in Firenze.
Afte di Santf Anselmo, anticamente, l'insieme dei
mezzi superstiziosi impiegati per guarire le piaghe:
ARTERIA
consisteva nel toccare, con certe cerimonie, i pan-
nilini destinati a ricoprirle. - Arte, o scienza, erme-
tica, V alchimia. - Arte magica, arte negromantica,
detto a magia.
Arte militare, conoscenza approfondita di quanto
si riferisce alla milizia, al mestiere delle armi, alla
guerra. - Arte medica, o medicale, la medicina»
Arte mnemonica, l'arte di aiutare, fortificare la \»ie-
rìiorda.
Arte f nautica, l'arte deìlla navigazione. " Arte
notoria, preteso mezzo di acquistare, di punto in
bianco, tutte le nozioni scientifiche per mezzo del
digiuno e dall'osservanza di pratiche superstiziose.
Arte oratoria, l'eloquenza, l'arte d^Worat^rre,
Arte simbolica, l'arte di rappresentare con simboli
idee religiose, etiche e simili. - Arte tintoria, l'arte
del tintore. - Arte veterinaria, veggasi a veteri-
naria.
Grande arrfW, termine di alchimia. - Quadrivium
0 quadruvium, parte dell'insegnamento scolastico che
comprendeva l'aritmetica, la musica, la geometria,
l'astronomia. - Trivium, parte dell'insegnamento sco-
lastico che comprendeva la grammatica, la retorica,
la dialettica, .0 logica, o filosofia.
Artefatto. Fatto con arte.- Anche di cosa fatta
con artificio.
Artéfice. Chi esercita un'arte; anche Vope-
•rato e chiunque eserciti un mestiere^ specialmente
meccanico.
Artemisia. Sorta d'erba medicinale (antiepi-
lettica), talvolta usata nella fabbricazione della
birra.
Arteria. Vaso cilindrico, elastico, contrattile,
destinato a portare il sangue dal cuore agli or-
gani e in tutti i punti del corpo, dove passa di vena
in vena e torna per esse al cuore. Nella grande
circolazione, le arterie contengono sangue arte-
rioso; nella piccola, sangue venoso. Le arterie bat-
tono, pulsano, sono pulsatili, danno pulsazione,
ossia qnella battuta dì polso, che si sente, in alcune
parti del corpo. - Arteriola, piccola arteria: arte-
riuccia, arteriuzza. -Arteriale, appartenente ad arteria.
- Arterioso, tutto ciò che fa parte dell'arteria o che
ad essa si riferisce.
Arteriogrammu, tracciato del polso arterioso. -
Arteriologia, parte deìYanatomia che tratta delle
arterie.
Canale arterioso, comunicazione fra l'aorta e l'ar-
teria polmonare, esistente solo nella vita uterina.
Ostio arterioso, l'apertura circolare che si trova
nella base del ventricolo cardiaco e che dà origine
all'arteria corrispondente. - Polso arterioso, veggasi
a polso. - Sistole arteriosa, lo stato di contrazione o
di stringimento di un'arteria: quindi lo stato opposto
a quello della diastole, dilataeione delle cavità del
cuore o del lume delle arterie nel momento in cui
sono riempite, ossia all'ai-rivo deWonda pulsatile.
Rumori arteriosi, quelli che si avvertono all' a-
scoltazione delle arterie, conio stetoscopio. -Sistema
arterioso, il complesso di tutte le arterie, che, nate
dal cuore, si rendono a tutti gli organi (/ distri-
buiscono il- sangue rosso a tutta l'economia. - Ten-
sione arteriosa, la tendenza delle arterie a contrarsi
quando distese da un'onda di sangue {sfigmografi
0, sfigmomanometri, gli stramenli che vengono ado-
perati per mi*;urare la tensione e la pressione ar-
teriosa del polso).
Valvole arteriose, le 'sigmoidi, che sono in nu-
mero di sei, tre delle quali muniscono l'orificio ar-
terio-polmonale e le altre chiudono l'orificio aortico..
175
Vena arteriosa: chidimsL&i cosi Yarleria polmonare,
come quella die contiene sangue venoso, pur avendo
direzione cenlril'uga.
Denominazioni varie, struttura, ecc., delle arterie.
Aorta, grande arteria die nasce dal ventricolo
sinistro del cuore. - Arcate palmari, quelle forniate
dalie anastomosi delle arterie radiale e cubitale che
vengono a finire nella mano.
Anonima, arteria die parte dal margine convesso
dell'arco dell'aorta, sale obliquamente innanzi alla
trachea e dietro la vena innominata sinistra, poi si
divide in due rami {succlaria e carotide destra). Di-
cesi anche tronco bracino-cefalico. • Arterie di Vìeus-
sens, due rami arteriosi che si originano uno dal- ,
l'arteria coronaria sinistra, l'altro dall'arteria coro-
naria destra del cuore, dirigendosi nello strato adiposo
che circonda l'origine delTartoria polmonare.
Aì^cellare, d'icesì la succlavia quando passa tra i
muscoli scaleni. - Basilare, l'arteria che nasce dal-
l'unione delle due vertebrali e poi si divide nelle
due profonde del cervello.
Carotide, la grossa arteria destinata a portare il
sangue alla testa. Consta, da ciascun lato, di un
tronco prinr pale (carotide primitiva) e di due rami
(carotide interna e carotide esterna). - Celiaca, tronco
comune delle arterie coronarie gastrica, epatica e
spiente a.
Circonflessa iliaca ed epigastrica, arterie formanti
l'iliaca esterna. • Coronaria, quella che si dirama
dall'aorta e porta il sangue nella sostanza del cuore.
Corniiaria labhiale inferiore e superiore, rami del-
l'arteria facciale. Coronarie dello stomaco o stoma-
chiche, quelle che riceve lo stomaco. Queste ultime
e le coronarie epatica, splenica, mesenteriche, re-
nali, spermatiche, utero-ovariche , sono branche del
tronco celiaco.
Femorale o crurale, V iliaca esterna dopo uscita
dal bacino. - Iliaca interna, o ipograstrica, e iliaca
esterna, branche in cui si divide ciascuna delle
arterie iliache. - Mammaria interna, scapolari, cer-
vicale profonda, intercostale superiore, ecc., arterie
che nascono dalla succlavia. - Mascellare interna,
ramo della carotide esterna, che dà molti rami per
le membrane del cervello, per le arcate dentarie,
per la faringe, ecc. - Mesenteriche superiore e infe-
riore, renali, arterie che vanno al rene.
Omei'ale, o brachiale, l'arteria ascellare, giunta al
tendine del muscolo gran pettorale. - Pedidia, l'ar-
teria che porta il sangue alla regione dorsale del
piede. - Plantari, le arterie che formano, con le
loro numerose anastomosi, un arco non dissimile a
quello della mano. - Polmonare, arteria quanto alla
struttura e vena quanto alla funzione: parte dal ven-
tricolo destro e quindi si divide in due rami principali,
uno per ciascun polmone. - Poplitea, l'iliaca esterna
un poco al disopra del cavo popliteo: fornisce rami
alla regione del ginocchio. - Pudènda, ramo dell' i-
pogastrica che si distribuisce al perinèo, al pene o
al clitoride.
Radiale e cubitale, la continuazione dell' arteria
omerale giunta al dinanzi dell'articolazione del go-
mito. - Arterie renali, rami dell'aorta addominale,
una per ciascun rene. - Ricorrenti, arterie del gomito
e della gamba che paiono risalire verso il tronco.
Sacrale media, iliaca interna o ipogastrica, iliaca
estema, arte/ie che terminano l'aorta. - Succlavie:
sono due, una a destra e l'altra a sinistra; la prima
nasce dal tronco innominato, la seconda dall' arco
dell'aorta. Passata la prima costa, assumono il nome
di ascellari.
Temporale, arteria pei tegumenti del cranio, ramo
collaterale della carotide esterna. - Tibiale anteriore,
arteria tibio-peronea, branche in cui termina l'iliaca
esterna. - Tibiale posteriore e arteria peroniera, ar-
terie in cui si divide il tronco tibio-peroneo. - Ti-
roidea, nome di due arterie, superiore e inferiore,
la prima nascente dalla carotide esterna, l'altra dalla
succlavia, a livello dell' apofisi traversa della sesta
vertebra cervicale. - Vertebrale, arteria che nasce
dalla succlavia.
Alcuni tkhmint generici
Le arterie della grande circolazione sono tutte
ramificazioni del tronco arterioso aortico, che si
stiicca dal ventricolo sinistro del cuore . Sono
quasi tutte sottoaponeuro'Ache; poche sottocutanee.
(Jonstano di tre tuniche concentriche: una, esterna,
connettivale {avventizia), contiene i vasa vasorum e
i plessi nervosi perivasali; la seconda, medh (ela-
stica muscolare), risulta di fibre elastiche e di jìbie
muscolari lisce, longitudinali e circolari; la terza^
interna (endoteliale). dicesi intima.
Anastomosi, imboccatura di una arteria o vena in
un'altra; unione di due vasi.
Arterializzazione, trasformazione del sangue ve-
noso in arterioso, nel polmone, per l'azione dell'os-
sigeno. - Frenico, aggiunto di due arterie del tronco
discendente che si distribuiscono nel diaframma e
nel pericardio, e di due tronchi della vena cava
che anch'essi penetrano nel diaframma. - Plesso ce-
liaco, prolungamento del plesso solare sul tragitto
dell'arteria celiaca.
Sacco aneurismatico, la saccoccia formata dalla
tunica esterna delle arterie o di altri tessuti nei
quali è il sangue componente il tumore dell'aneuri-
sma circoscritto.
Tronco, la parte più considerevole d 'un' ar-
teria, d'una vena o d'un nervo, che non ha an-
cora fornito alcun ramo. - Tronco bracino- cefalico:
tronco d'origine delle arterie succlavie e carotidi pri'
mitive. - Tronco celiaco, quello delle arterie coro-
narie, gastrica, epatica e splenica.
Valvole sigmoidee, pieghe membranacee di cui è
munita 1' arteria polmonare e 1' aorta alla sua ori-
gine. - Vasa vasorum, nervi, vasi linfatici, vasi san-
guigni che si incontrano nelle pareti delle arterie.
Malattie, alterazioni delle arterie
cure, operazioni.
Malattie, ecc. — Le malattie delle arterie consi-
stono, essenzialmente, in ptrocessi di infiammazione
(acuta e cronica) o di degenerazione, e nelle conse-
guenze meccaniche che ne derivano (dilatazioni e
rotture). - Aneurisma, dilatazione spontanea o
provocata da urto nelle pareti d'un' arteria o delle
stesse pareti del cuore o da altra causa. - Aneuri-
sma artero-venoso, quello formato dalla comunica-
zione di un'arteria con una vena.
Artereurisma, dilatazione anormale che si produce
in un'arteria. - Arteriasi, nome dato da Zannini alla
degenerazione ateromatosa e calcarea delle arterie.
- Arteriectasia, arteriettasia, dilatazione diffusa, o
sinuosa alquanto, per lo più cilindrica o fusiforme
delle arterie. E' frequente nell'aorta. - Arlerinrnhaia,
176
ARTERIALE — ARTTCOr.A/TOXF
atonia delle arterie. - Arterioctopia, spostamento
anormale di una arteria.
Arteriolito, il caZco/o nelle arlerie. - Arteriomalacia.
rammollimento delle pareti delle arterie; la fase di
rammollimento dei focolai ateromasici. - Arteriopa-
tia, malattia delie arterie. - Arterioplania, allunga-
mento esagerato delle arterie. - Arteìiorragia, emor-
ragia d 'un'arteria.
Arteriosclerosi, degenerazione delle arterie (indu-
rimento, ecc.), avvelenamento cronico che, quando
è molto pronunziato e diffuso, per effetto di
sifilide, di gotta, di abuso d'alcool, ecc., pro-
duce una malattia generale, caratterizzata da disor-
dini circolatori e da alterazioni negli organi. —
Rimedi: il iodalbo e altri preparati iodici; ecc.
Arteriostenosi, diminuzione del calibro, o totale
otturamento di un'arteria. - Arteriostosi, incrosta-
zione delle arterie. Si verifica nelle fasi ultime
dell' ateromasia. - Arterite, arleritide, periarterite,
infiammazione delle arterie. Principali tipi di ar-
terite: la purulenta, la prolifera o iperplastica,
\ ematogena, la consecutiva.
Ateroma delle arterie, processo degenerativo della
tonaca intima delle arterie e in parte dell'endocardio.
Ateromatosi, processo patologico che si manifesta
con r ispessimento della parete arteriosa e con la
formazione di piastre di colorito giallo-biancastro,
rilevato sulla superficie interna delle arterie.
Degenerazione, processo morboso comune nella
seeonda metà della vita. - Embolismo, il trasporto
di una porzione del coagulo da una parte ad un'al-
tra parte doii'albero circolatorio e il suo arrestarsi
quando giunge ad un vaso troppo stretto per per-
metterne l'ulteriore proseguimento. La particella
trasportata dal torrente circolatorio vien detta em-
bolo. - Trombosi, la coagulazione del sangue entro
l'arteria o altro vaso. Trombo, il coagulo.
Cure, operazioni. — Agopressura o agopresstone,
operazione con la quale si ferma il sangue di un
arteria ferita, con l'introdurre un ago metallico nei
tessuti e comprimere cosi l'arteria stessa. - Allac-
ciatura, operazione con la quale, applicando un
laccio di seta o d'altro al di sopra di un'arteria, si
cerca impedire che ne esca il sangue nei casi di
ferite, oppure si cerca di chiudere al sangue l'af-
flusso in un sacco aneurismatico. - Angiostrofe o
ungiostrofia, torsione delle arterie per fermare l'e-
morragia. - Arleriodema, pinzetta adoperata per le-
gare le arterie.
Arteriorafia, operazione chirurgica con la quale
si suturano le soluzioni di continuità delle grosse
arterie, per frenarne l'emorragia senza occluderne il
lume. - Arleriosclerosina, specifico contro l'arterio-
clerosi: prodotto costituito del siero Tremecek. a
cui si aggiunge una certa quantità di glicerofosfato
calcico. - Arteriotomia, operazione chirurgica (ora di-
susata) con la quale si incideva o si recideva una
piccola arteria per sottrarre dall'organismo una de-
terminata quantità di sangue, a scopo terapeutico.
- Anteriotrepsia, torsione delle arterie per arrestare
l'emorragia arteriosa.
Arteriale. Di arteria.
Arterie, Plurale di arteria, - Per similitu-
dine, dicesi delle vie principali d'una città, dei
«anali di comunicazione e di navigazione, ecc.
Arteriosclerosi. V. ad arteria, (malattie ecc.).
Arterioso. Di arteria, proprio di arteria.
Arteriótomo. Strumento chirurgico per ese-
guire l'apertura d'un' arteria.
Artesiano. Detto a pozzo.
Artico. Veggasi a polo e a mare.
Articolare (articolato). Organare, formare le
membra di un corpo. - Anche muovere le membra
per ogni verso. - Mandar fuori bene la voce. • Pro-
nunziare distintamente la 2>a**oZa. -Aggettivamente,
di articolazione.
Articolato. Aggiunto dato ad una preposi-
zione, a cui va unito Varticolo. - inanimale
fornito di organi per la locomozione articolata.
La serie di articoli d'una legge, d'un contratto.
Articolazione (articolare). Nodo, giuntura, an-
nodatura delle ossa fra loro, nel corpo animale.
Le articolazioni si distinguono in immobili, poco
mobili e mobili. Le prime si dicono sinartrosi o su-
ture; le seconde anflartrosi e le ultime diartrosi. A
queste appartengono l'enartrosi (superficie sferica
accolta in cavità; presenza di capsula articolare) e
V articolazione a sella (superficì articolari concave in
una direzione, convesse nell'altra; presenza di cap-
sula articolare incompleta).
Le articolazioni uniscono le ossa per mezzo di
dentelli ingranati e tenuti insieme da fibro-cartilagini
(sinartrosi), oppure per superficie più o meno piane,
tenute insieme da una grossa fibro-cartilagine (an-
fiartrosi); ovvero vi sono superficie lisce, rivestite
di cartilagine, perfettamente indipendenti, tenute
insieme da una capsula articolare periferica, da un
apparecchio legamentoso e da una membrana sino-
viale (diartrosi). Il nome dell'articolazione comprende
le due ossa: es., articolazione-sterno-clavicolare.
Artrologia, o sindesmologia, parte deWanatomia
che ha per oggetto lo studio delle articolazioni.
Articolare, ciò che è riferibile alle articolazioni:
artritico. - Anche, di medicamenti giovevoli alle
malattie delle articolazioni. - Articolato, distinto,
che ha gli articoli, le giunture. Provvisto di arti-
colazione (osso articolato, ecc.). - Oligomero, poco
articolato.
Alari, chiamansi certi ligamenti dell'articolazione
occipito-assoidea e di quella del ginocchio. - Arterie
articolari, quelle che si distribuiscono agli appa-
recchi legamentosi e alle parti molli e dure delle
articolazioni. - Reti arteriose articolari, le anostomosi
che formano i rami delle arterie articolari intorno
alle principali articolazioni degli arti. - Cavità ar-
ticolare, lo spazio virtuale che resta fra le ossa,
nell'interno della membrana sinoviale.
Articolazioni condiloidee, quelle diartrosi nelle
quali le superficie articolari sono elissoidi; e chiamasi
condilo la suparficie convessa. - Bicondiloidee, quando
i condili sono due, come nell'articolazione temporo-
mascellare. - Artrocelo, membrana connettivale, che,
nello sviluppo connettivale dell' articolazione, rap-
presenta ciò che sarà poi la sinoviale. - Artromeninge,
capsula articolare. - Artrosi, voce antica che signi-
fica l'articolazione in generale; qualunque specie
di articolazione.
Borsa mucosa, capsula sinoviale formante un sacco
chiuso virtuale intorno ai tendini, alle articolazioni.,
per facilitarne le funzioni. - Capo articolare, l'apo-
fisi (sporgenza) di forma sferoidale, che si muove nella
cavità articolare di altro osso, concorrendo a for-
mare l'articolazione. Artrodia, capo articolare piano.
Cartilàgine, sostanza solida del corpo umano, che,
per la sua cedevolezza, neutralizza nelle articola-
zioni mobili, nella sinfisi e nelle sincondrosi, le
scosse e gli urti, o ne mitiga la propagazione.
Condili, le apofisi articolari, se sono più larghe
in un senso o nell'altro; dentellature e radici, quando
servono ad articolazioni immobili.
ARTICOLAZIONE
177
Fibro-cartiìcKjini: di colore bianco grigiastro, par-
tecipano dei legamenti e delle cartilagini e formano
ora dei cuscini elastici, ora dei veri legami. - Gin-
glimo, 0 apuìcyiiia, a cerniera, trocleare, diartiosi
caratterizzata dalla presenza nel mezzo dell'emi-
nenza convessa di un solco più o meno profonde,
nel quale si incastra una linea sporgente dal mezzo
della superficie concava. - Gomfost, articolazione
immobile, in cui un osso è incastrato in una ca-
vità, come un cliiodo. Così i denti negli alveoli.
Legamento (ligamento), fascetto di tessuto fibroso,
bianco argentino, destinato a riunire le articolazioni;
si contano circa ottocento di questi fascetti, peri-
articolari 0 intrarticolari. E sono della colonna
vertebrale, della colonna con la testa, delle prime
vertebre cervicali, delle articolazioni sacro-verte-
brali, sacro-coccigee, costo-vertebrali, condro-ster-
nali, condro-costali, della scapola, del gomito, del
ginocchio, ecc., ecc.
Nodello, congiuntura delle ossa, articolazione. Di-
minutivo di nodo, ma solo per significare la con-
giuntura che attacca la gamba ai piedi, o le braccia
alle mani, oppure la giuntura di due ossa. - Nodo,
legamento {nodo del collo, la congiunzione del capo
al collo, ecc.).
Pericondrio, membrana fibrosa che ricopre i vasi
sanguigni delle cartilagini. - Pseudartrosi, l'artico-
lazione accidentale, prodotta fra i due capi non
riuniti di una frattura e qualche volta fra le due
porzioni di un osso risecato.
Sinfisi, sorta d'articolazione amfiartroidale, specie
del bacino. - Snodatura, piegatura delle articola-
zioni.
binovia, liquido di color giallastro, di consistenza
oleosa, che spalma e contribuisce a comunicare
alle superficie articolari una straordinaria leviga-
tezza {sinovina, sostanza della sinovia). - Sinoviali,
membrane sottili, delicate, a faccia interna, prov-
vedute di endotelio, che rivestono le articolazioni
e i legamenti.
Malattie delle articolazioni
Sono: le lesioni traumatiche, come le contusioni,
le distorsioni, le lussazioni, le fratture e le ferite;
le lesioni infiammatorie, come l'artrite, Vidrartìvsi,
la sinovite; le lesioni nervose, come artralgia, artro-
patia, ecc.; le deformità, come anchilosi, attitudini
fisse, diastasi, lussaziom ; i corpi mobili (artroliti,
corpi mobili articolarij; i tumori.
Acampsia, impossibilità di flettere un'articolazione.
Anchilosi, fissazione ad angolo di una parte arti-
colare rispetto all' altra, che residua per lo più ad
infiammazioni distruttive delle articolazioni, spesso
la tubercolare. - Anfiartrosi, aderenza di tessuti pato-
logici tutt' intorno all' articolazione e che la immobi-
lizzano interamente. - Artralgia, dolore alle articola-
zioni, nevralgia articolare: malattia che si presenta
nei nevTopatici e specialmente nelle donne isteriche.
Artremia, congestione sanguigna in una artico-
lazione.
Artrite, o artritide, processo infiammatorio che
interessa una parte o tutti i tessuti costituenti l'ar-
ticolazione. - Artrocace, specie di artrite cronica
(veggasi ad artrite). - Artrocele, tumore articolare:
§uò dirsi cosi ogni lesione associata a tumefazione
ell'articolazione, ma specialmente il tumore bianco.
- Artrodinia, dolore vago delle articolazioni, senza
lesioni anatomo-patologiche. - Artroflogosi, infiam-
mazione articolare. - Artrogriposi, flessione perma-
Premoli — Vocabolario l^oììienclatore.
nente e morbosa delle articolazioni, dovuta a cause
diverse. - ArtroUto, calcolo artritrico.
Artropatia, malattia delle articolazioni in gene-
rale: più specialmente designa quelle lesioni arti-
colari che dipendono da un'alterazione del sistema
nervoso. - Artropion, o pioartrosi, ascesso delle arti-
colazioni, sinovite purulenta. - Chir artrocace, infiam-
mazione dell' articolazione della mano con 1' avam-
braccio. - Clidartrocace, infiammazione delle super-
ficie ossee dell'articolazione sternoclavicolare.
Gotta, artrite acuta. - larario, infiammazione
cronica delle articolazioni, accompagnata da distru-
zione della capsula articolare e da versamento
sieroso. - Idrartrosi, idropisia articolare.
Lussazionie lo spostamento di due o più super-
ficì articolari dalla loro posizione naturale. - Nodo-
sità, concrezione calcarea nelle articolazioni.
Pneumartrosi (gr.). Sviluppo di gas in una cavità
articolare. - Reumatismo articolare, affezione di
natura infiammatoria che occupa il tessuto fibro-
sieroso delle articolazioni. - Sinovite, infiammazione
della sinovia.
Storta, distensione violenta dei legamenti e delle
parti molli che stanno intorno ad un'articolazione.
Operazioni chirurgiche.
Artrectomia, asportazione delle capsule articolari
ammalate: si opera scucchiaiandole o asportandole
con forbici curve. - Artroplastia, operazione, con la
quale si tenta di ripristinare, almeno in parte, i
movimenti nelle articolazioni anchilosate. - Artro-
rafia, sutura della capsula articolare.
Artrotomia, apertura, tecnicamente eseguita, di
un'articolazione, per vuotarne il contenuto patolo-
gico, 0 per determinarne i corpi estranei ed i corpi
mobili articolari. - Artroxesi, [' asportazione della
sinoviale e della capsula articolare ammalate. - Di-
sarticolazione, Y operazione del disarticolare, cioè
dell' amputare nelle articolazioni. - Massaggio,
manipolazione per la cura di alcune affezioni, acute
0 croniche, delle articolazioni.
■ Articolista. Veggasi a giornalista.
Articolo. In grammatica, parola che si prepone
ai nomi o ai pronomi e serve a individuare o ge-
neralizzare la cosa di cui si parla, facendone di-
stinguere anche il genere e il numero. - Specie:
articolo determinativo, determinato; indeterminativo,
indeterminato; partitivo. - Preposizione articolata,
quella a cui sia unito un articolo. - Genere: maschile,
femminile, neutro. - Numero: plurale, singolare.
Il, lo, la, i, gli, le, articoli determinativi. - Un,
uno, una, articoli indeterminativi o indeterminati,
quando non siano aggettivi numerali. - Accompor
gnanome, l'articolo indeterminato.
Articolo. Giuntura, articolazione del corpo
animale. - Scritto di giornale. • Parte, fonaa-
mento di tede, nel cristianesimo. - Oggetto, merce,
mercanzia, per lo più di moda.
Artiere. Artefice, operaio.
Artificiale (artificialmente). Fatto con arti-
ficio.
Artiflclare (artificiato, artificialmente). Lavo-
rare, fare in modo artificiale, con artificio.
Artifìcio, artifizio, artificiosità (artificioso
artificiato, artificiatamente). Operazione, cosa fatta
con arte, con maestria, per conseguire un determi-
nato scopo : per lo più, in significato non buono
Contrario di naturalezza: artifiziosità, acconciamento,
ammanieramento, frode, malizia, ricercatezza; mala
12
178
ARTIFICIOSITÀ — ARTIGLIERIA
arte; lusinga per inganno. • Ammennicolo, arte-
ficio studiato. - Arie di non parere, infingimento per
non sembrare quello che si ò veramente. • Dedaleo
(da Dedalo, favoloso artefice che trovò il modo di
volare), di cosa fatta con molto artificio.
Artificiale: artifizi ale, arteficiale, artato, artefatto,
artifiziato, artificiato; contrario di naturale; fittizio,
fattizio, fatturato, affatturato; appositivo, appositizio
(non naturale, applicato con arte); acquisito (non
di natura).
Artificialmente, con artificio, con mezzi artificiali
per arte; artatamente, artifiziatamente, artifiziosa-
mente; a posticcio.
Artificiare: artefare, ammanierare, acquisire (non
avere naturalmente) - Amminicnlone, chi è uso ri-
correre ad artifici.
Artificioso, aggiunto, specialmente, di stile, di
un' opera d'arte e simili: artifizioso, condotto con
sofisticheria artistica; convenzionale, manierato.
Di persona: cavallo addestrato, orologio caricato,
pappagallo. • Artificiosità, l'essere artificioso.
Artificiosità, artificioso. Detto ad artificio.
Artigiano. Chi esercita un' arte manuale o
meccanica: operaio, • Pardtico, nel medio-evo,
corporazione d'artigiani.
Artigliare (artigliato). Prendere con l'artiglio.
Artigliere. Soldato d'artiglieria.
Artiglieria. Insieme delle armi, delle mac-
chine, del grosso materiale da guerra (cannoni, af-
fusti, carri, munizioni, ecc.) di cui è fornito un
esercito. Anche il corpo di milizia, Varma dotta
che se ne serve. Sinonimi di artiglieria : armi ser-
vite, bocche da fuoco) bronzi (poet.), fulmine di
morte, tormento bellico. - Santa Barbara, protettrice
dei cannonieri, degli artiglieri.
Artiglieria a cavallo, quella di campagna, servita
da artiglieri a cavallo e che governa le bocche da
fuoco volanti. - Artiglieria da assedio, artiglieria
grave e potente, atta ad abbattere le mura delle
città 0 fortezze. - Artiglieria da campagna, o da
campo, quella leggera, più facilmente maneggiabile
in battaglia. - Artiglieria da fortezza, quell? grossa
e stabile, che si adopra per difendere le piazze
forti; si compone di cannoni di grosso calibro, di
obici, di mortai, e si distingue in artiglieria da
piazza, che guarnisce i baluardi delle fortezze, e
in artiglieria da costa, che arma le batterie in riva
al mare.
Artiglieria da montagna, la più leggiera e più
piccola, che spesso si porta sui muli, smontando i
pezzi. - Artiglieria da posizione, quella destinata, in
campagna, ad occupare determinate posizioni e di
là combattere l'artiglieria nemica. - Artiglieria vo-
lante, per operazioni spedite di campagna, con tutti
1,'li artiglieri a cavallo. - Grossa artiglieria, i pezzi
di maggior calibro.
Le artiglierie sono ora costruite in bronzo
compresso, o in acciaio e nichel, e possono avere
proporzioni colossali, come quelle di qualche nostra
corazzata (del calibro di 43-45 centimetri da 100
tonnellate, aventi una carica da 200 a 400 chilo-
grammi di polvere, con proiettili da 200 a 10000
cliilogrammi).
Artiglierie antiche e moderne.
Armstrong, nome (da quello del fabbricatore) di
molti pezzi e sistemi di artiglieria. - Bombarda,
nome generico delle prime artiglierie, dal quale
si derivò il verbo bombardare, « Cannone,
pezzo d'artiglieria col quale si lanciano palle o mi-
traglia.
Gemella, pezzo d'artiglieria che aveva due boc-
che. - Ginnoto, torpèdine a comunicazione. - Gi-
rifalco, antico pezzo d'artiglieria: specie di mezza
colubrina. - Krupp, cannoni, ecc., dal nome del
fabbricante.
Mitragliatore, istrumento guerresco, composto di
varie canne di fucile riunite su un carro, che si
caricava e si scaricava con una manovella. - Mi-
tragliera, 0 mitragliatrice, arme che lancia, per
più canne, un gran numero di proiettili in breve
tempo. Ve ne sono di grosso e di piccolo calibro, e
tra queste si annoverano le cosidette mitragliere
carabine Gadner e Maxim. Veggasi a carabina,.
Mortaio, artiglieria d'anima assai corta, adatta
unicamente ai tiri curvi, per attacco o difesa delle
piazze forti. - Mortaletto, mortaretto, mortaio pic-
colo, per tirar palle di pietra.
Obice, specie di artiglieria che sta tra il cannone
e il mortaio e serve pei tiri arcati. Si carica ordi-
nariamente di bombe, mitraglia e shrapnels II pro-
iettile deWobice dicesi obizzo. - Organo, macchina
con più canne d'archibugio: specie di mitragliatrice
antica.
Passavolante, specie di serpentina. - Petardo, sorta
di piccolo mortaio usato anticamente, per lo più
da sfondar porte.
Ribadocchino, sorta di piccola artiglieria antica.
Saltamartino, sorta d'artiglieria. - Serpentina, sorta
d'artiglieria nel secolo XV-XVI, detta poi anche pas-
savolante. - Smeriglio, specie di antica e piccola
artiglieria. - Spingarda, pezzo d'artiglieria piccolo e
corto, da tempo in disuso.
Torpèdine, arme subacquea, che si fa esplodere
0 per un urto contro un corpo o a volontà di chi
la maneggia e sorveglia. - Vasi, nel secolo XIV e
nel XV, le artiglierie da fuoco.
Pezzi, loro parti, ecc.
Batteria: si chiama così la riunione perma-
nente di quattro, sei, otto pezzi, che, con i loro
accessori e gli uomini necessari per servirli, pre-
sentano l'unità tattica dell'artiglieria da montagna,
l'unità di combattimento dell'artiglieria da campa-
gna.-£occa da fuoco, pezzo d'artiglieria.
Camera, quel vano che è in fondo dell'anima di
alcune artiglierie, più stretto dell'anima stessa, e in
cui si colloca la carica. - Caverna, lo sfondo difet-
toso che talvolta s'incontra nell'anima delle artiglie-
rie. - Codetta, quel prolungamento degli alari di ta-
luni affusti, per diminuire maggiormente il rinculo
dei pezzi. - Collare, quel ferramento che fascia il
collo del bottone dei piccoli pezzi da montagna per
facilitarne il maneggio.
Focone, la parte della culatta per cui s'accende
la carica nelle artiglierie.
Ginocchiello, in un pezzo d'artiglieria incavallato
suH'atTusto, è l'altezza dal suolo della parte inferiore
esterna della bocca, quando l'asse del pezzo è oriz-
zontale. - Guscio di sala, grosso pezzo di legno in
cui è incastrata la sala degli affusti d'artiglieria.
Incavo orbicolare, l'allargamento che soffrono le
artiglierie nell'anima.
Maniglie, le rampe di metallo sopra la schiena,
vicino agli orecchioni e sul centro di gravità del
pezzo d'artiglieria: dette anche maniglioni, treccie,
delfini.
Occhio, apertura per la quale, nei pezzi d'arti-
glieria, si mette la carica, entro la spoletta, e passai
AilTIIil.IERlA
179
il fuoco (l'accensione. - Orecchioni, i cardini delle
artiglierie che servono ad appoggiarle e sorreggerle
nelle orecchioniere dell'all'usto, o ceppo, e sopra i
quali si muovono per prendere i diversi ;:radi di
elevazione.
Petriero, sorta di mortaio per lanciare pietre e
palle; si spara a piccolissime distanze e propria-
mente per olVendere e difendere i cammini coperti
dalle piazze. - Pezzo d'artiglieria, o pezzo, diceei di
un cannone, un obice, un mortaio, ecc. Anche, del
carro formato dalla riunione dell'avantreno con l'af-
fusto su cui sta incavairata la bocca da fuoco.
Pezzo vuoto, liscio, rigato; a polvere, da campagna,
di (jrosso calibro, ecc. - Pezzo in batteria, quando.
disgiunto dal suo avantreno, tocca con la coda il
terreno e la volata è rivolta verso l'oggetto a bat-
tersi. - ^/so, cuneo che si mette sotto la culatta dei
pezzi, per dar loro diversi gradi di elevazione.
Calibro, ragguaglio tra peso e misura, fra conte-
nente e contenuto in qualsivoglia pezzo d'artiglieria
o altra arme da fuoco. - Piedino, pezzo d'acciaio o
d'ottone, che serve per fissare il punto dei pezzi.
Plinto, fascia piana alla culatta dei pezzi d'arti-
glieria presso al focone.
Rinforzo, maggiore grossezza di metallo nel corpo
delle vecchie artiglierie, di seguito o, in alcune parti:
primo, secondo rinforzo.
Sezione, in artiglieria, due pezzi. - Sdentatura,
Tavola X
AKTll.LIERIA
1, mortaio - 2, mortaio cinese - 3, vecchio cannone - 4j bombarda - 5, mitragliatrice primitiva - 6, antico can-
none francese - 7, pezzo cbi campagna, del secolo XV - 8, cannone del secolo XVI - 9, mortaio antico - 10, can-
none moderno da montagna - 11, mxilo portante un cannone da montagna - 12, cannone moderno da marina -
13, colubrina - 14, petriero - 15, carriaggio - 16, cannone da 155 millimetri - 17, obice - 18, obice a palla - 1^', bomba.
guasto, dopo molti tiri, agli spigoli e ai risalti delle
artiglierie rigate. - Seguente, dicesi di canna o anima
d'artiglieria, liscia e perfettamente cilindrica. - Vite
di mira, la vite che serve ad elevare o ad abbas-
sare la culatta di un pezzo d'artiglieria nel fissare
la direzione del tiro: introdotta modernamente,
in sostituzione dei cunei, coi quali non si poteva
ottenere in modo preciso lo stesso effetto. - Volata,
la parte anteriore d'una bocca da fuoco, dagli orec-
chioni alla bocca.
Attrezzi, treno, ecc.
Attrezzi: gli arnesi che servono al fornimento
dell'artiglieria e dei ponti militari. - Anguilla, cia-
scuna di quelle guide, o lisce, che servono a far
sdrucciolare le artiglierie. - Battente, ciascuno dei
ritegni che fermano le ruote degli affusti sui paiuoli
(telai degli affusti per cannoni). - Battipalla, la parte
più grossa e capocchiuta della bacchetta e del cal-
catoio, che serve ad assettare il proiettile e il suo
stoppaccio. - Boccone, lo stoppaccio di corda, fieno,
0 altro, che si mette nella bocca del pezzo d'arti-
glieria per calcare la polvei-e o la palla. - Butta-
fuoco, arnese per scagliare fuochi lavorati.
Cacciapalla, strumento per estrarre le palle dal
pezzo. - Cacciatreccie, strumento a guisa di scal pel-
letto, a punta tonda, col quale si cacciano le tiec-
ciole di setola nell'anima dello scovolo. - Lalastra,
ciascuna delle due travi che sostengono adagiato e
accavalcato il pezzo d'artiglieria, perchè non giaccia
in terra. - Calastrello, ciascuno dei due traversini di
legno che si mettono tra l'una e l'altra coscia del-
l'affusto delle artiglierie. - Calcatoio, ferro lungo per
calcare nel masso la polvere della mina. - Chiare,
arnese di ferro per girar i dadi delle viti che ten-
180
ARTIGLIERIA
gono uniti i vari pezzi d'un affusto. - Cucchiaia,
specie di cilindro fatto di lamiera, messo in asta e
tagliato a becco da una parte: serve a misurare o
a scaricare la polvere e a levar via la palla e la
granata dal pezzo.
Freno a pettine, congegno di lamine, fatto per li-
mitare il rinculo delle artiglierie di marina.
Grappino, ganci che servono a trasportare e a
mettere le bombe nel mortaio.
Improntai oio, attrezzo consistente in una specie
di cucchiaia rovesciata, coperta di guttaperca, per
ritirare l'impronta delle cavità che si possono veri-
ficare nelle bocche da fuoco.
Lunga, fune che unisce l'avantreno all'affusto dei
pezzi da campagna nelle fazioni.
Paiuolo, lastr l'iato o tavolato per sorreggere le
artiglierie incavalcate sui propri affusti. - Rasiera,
strumento con lungo manico, usato per ripulire l'in-
terno delle bocche da fuoco. - Scóvolo (rifolatore),
setoione cilindrico ed inastato per pulire l'anima
delle artiglierie. - Tràpano, arnese che serve a fo-
rare, girato su sé stesso.
Treno. — Affusto, vettura a quattro ruote, che
trasporta una bocca da fuoco. Divisa in due parti:
avantreno e retrotreno. Anche la sola parte sulla
quale sia incavalcata la bocca da fuoco. Secondo
poi la sua speciale costruzione, dicesi da assedio,
senza scarpa, da difesa, da montagna; basso, rial-
zato; affusto da obice, da mortaio, da casamatta;
di ferro, di ghisa, di legno, ecc. - Avantreno, parte
anteriore dell'avantreno sostenuta da due ruote.
Barrucolo, veicolo a due ruote, con un timone,
commesso alla sala, adoperato per il trasporto di
grossi fusti; negli arsenali, usato perii trasporto di
grossi pesi e pezzi d'artiglieria non ancora montati.
Carretto, avantreno. - Cassone, carro di legno co-
perto, a quattro ruote, per trasportare attrezzi da
guerra, munizioni. - Cofano, recipiente nel quale si
contengono le munizioni da guerra delle bocche da
fuoco e fatto generalmente a cassetta, o sedile, per
sedervi sopra i serventi del pezzo.
Incastro, nell'affusto, aperture che ricevono gli
orecchioni, i calastrelli, le sale, ecc. - ParrucceUo,
traversa principale dell'affusto nella quale entra il
mastio di girata o di ritegno . La traversa estrema
alla coda dell'affusto da campagna.
Retrotreno, parie posteriore dell'affusto, sostenuta
da due ruote. - Timonella, le due stanghe riunite
con una traversa, tra le quali è attaccato il cavallo.
- Treggia, arnese per trainare.
Treno d'artiglieria, materiale che si tiene pronto
in tempo di pace, perchè 1' artiglieria e i pionieri
possano servirsene sollecitamente nell'eventualità di
una guerra e per procedere ad un assedio. - Tro-
golo, tronco d albero scavato a trogolo per traspor-
tare le artiglierie attraverso le montagne.
Proiettili, munizioni, Eca
Barilozzo, barile a uso di tenervi polvere da guerra,
cartocci e simili. - Barra, spranga degli angelotti,
delle palle ramate e in croce. - Bomba, grossa
galla ai ferro fuso che, piena di polvere e lanciata
al mortaio, scoppia in molti pezzi e uccide e ro-
vina intorno a sé.
Cartoccio a polvere, involto che contiene la carica
di polvere e palle per un pezzo d' artiglieria: sac-
chetto fatto con un rettangolo di filaticcio cucito a
tubo con due fondelli. - Cilindro di legno saldalo
e pieno di polvere. - Cartoccio a palla, carica corn
pinta: polvere e proiettile.
Filile, nome dato alla polvere senza fumo di
Nobel, per l'artiglieria.
Gragnuola, quantità di piccola mitraglia rinchiusa
in un sacchetto, da caricare obici.
Granata, proiettile per bocca da fuoco: è di
ghisa, oblungo: consta dell' involucro di forma ci-
lindro-ogivale, a base piana, con bocchino a chioc-
ciola; di due coppie di corone di rame; del nòcciolo,
costituito da una pila di anelli a stella, formanti
la cavità per la carica interna. - Granata incendia-
ria, quella in cui sono praticati tre bocchini: il
vuoto interno di essa è ripieno di roccafuoco (spe-
cie di razzo in torma di cannocchia, usato in guer-
ra per effetti incendiari o luminosi) fuso; i tre
bocchini sono otturati con la stessa composizione
con la quale ii caricano le spolette. - Granata a
pallottola, lo shrapnel.
Miccia, corda concia col salnitro per dar fuoco
alle artiglierie, alle mine, ecc. - Mitraglia, o me'
traglia, insieme di numerosi proiettili in una sola
carica. - Scatola quadrata o cilindrica di latta o di
tela, ripiena di palle, che, allo scoppio, si disper-
dono in forma di fascio e possono colpire una
fronte di assai grande estensione. - Munizioni, le
cariche per le armi da tuoco e per le artiglierie.
Palla, proiettile sferico di ferro fuso, di diametro
e peso relativo al diametro dell'anima dell'artiglie-
ria che l'ha da sca.-lia •(\ Sue varietà in artiglieria :
bugia, artìfiziata, di fuoco, di munizione, fasciata,
incatenata, incendiaria, infocata, luminosa, messag-
gera, ramata, rovente, vuota. - Palla arroventata,
palla infuocata, che si adopera per appiccare il
fuoco alle case o alle opere ai fortificazione. - Palla
di fuoco, corpo sferico od ovoidale artificiato, che
si scaglia coi mortai, cogli obici e con i cannoni:
si adopera per incendiare gli edifici del nemico. -
Palla incendiaria, palla artificiata, la cui materia
abbrucia con grandissimo impeto. - Palla luminosa,
palla che, abbruciando, produce una luce vivissima.
Palletta, palla sferica di vario metallo delle sca-
tole a mitraglia e altri proietti. - Pallottole, i pro-
ietti sferici che si mettono dentro le scatole da
mitraglia o negli shrapnels. - Pentola di fuoco, ca-
rica di polvere e di granate da gettare sugli asse-
diane e contro i vascelli nemici. - Pernicìotti, gra-
nate che si cacciavano da grossi mortai con la
bomba.
Portata, peso della palla e la distanza che per-
corre. - Polvere, mistura di zolfo, nitro e carbone,
che, accesa, serve a scagliare proiettili dalle armi
da fuoco. - Per l'artiglieria di medio e grosso cali-
bro si usa ancora la polvere nera a grana grossa;
per le artiglierie di piccolo calibro, la filile.
Proiettile, o proietto, nome generico di ogni cosa
che si scagli contro il nemico per nuocergli: carica.
I proiettili d' artiglieria sono cavi ed esplodenti:
granata, shrapnels, scatole a mitraglia, e perforanti,
1 quali ultimi hanno l'ogiva acuminata e le palle
di acciaio o di ghisa. - Proiettili di piccolo calibro,
cartucce usate perle armi da fuoco portatili; pro-
iettili di grosso calibro, quelli per le bocche da
fuoco: e si dividono da tre, quattro, sei, otto, do-
dici, ventiquattro, calcolati giusta il peso che avreb-
be una palla di pietra del medesimo diametro.
Aletta, ciascuno dei rigonfiamenti di metallo, messi
ai lati 0 alla base dei proiettili ogivali, perchè en-
trino forzati nella canna. - Bocchino, apertura dei
ARTIGLIERIA
181
crossi proiettili per la quale si caricano e dove si
acconcia la innescatura.
Razzi da guerra, tirati da cavalietti per incen-
diare, per offendere. Li usa ancora qualche esercito.
Scaglia, squame, scheggia, mitraglia. - Scatola di
mitraglia, caricata con pallette. - Scovolo, sorta di
asla in due pezzi e talvolta in uno solo : ha da una
parte la capocchia cava munita di se/o/f, per rinfre-
scare e nettare le artiglierie. - Srulfui, sorta di sac-
chetto di 111 di ferro per lanciare i proiettili. - Sei--
peritino, razzo volante serpeggiante.
Sìnapnel (pron. srepnelj, cartuccia (cosi detta dal
nome dell'inventore, inglese) di granata, ripiena di
pallottole e di una piccola carica di scoppio, e
fornita di spoletta; proietto per obice, carico di
balistit' e di pallottol" da fucile, che scoppia a
circa un centinaio di metri oltre la bocca da fuoco.
- Shrapnel a carica centrale: é di ghisa, a forma
oblunga; consta dell' involucro (con due coppie di
corone di rame, con bocchino a chiocciola, con ca-
vità per pallette) e del tubo di carica (d'ottone)
delle pallette di lega (piombo e antimonio) te-
nute ferme da colofonia, - Shrapnel a diaframma o
(/ carica posteriore, di ghisa o d'acciaio, composto
dell'involucro con bocchino a chiocciola e pareti
interne solcale da undici scanalature longitudinali
e con camera pressoché cilindrica, per la carica;
del diaframma, di ferro battuto; del tubo di carica,
delle palette di lega, unte d' olio d' oliva e tenute
ferme da colofonia.
Spoletta, ordigno che porta con sé i proiettili
cavi lanciati dalle artiglierie, ed è destinato a pro-
durre, in un determinato istante, 1' accensione della
carica di scoppio in essa contenuta. - Tubetto di
legno 0 metallico con polvere, per caricare granate
e b( mbe. - Spoletta a percussione, quella che scop-
pia toccando un corpo resistente. - Spoletta a tertìpo,
che scoppia a tempi determinati.
Focone, piccolo foro che attraversa la spoletta ed
è ripieno di composizione formata con polverino,
nitro e zolfo.
Sparo, tiro
•
Balestriera, qualunque palco di opera morta, dove,
al coperto e con buoni ripari, gli artiglieii possono
offendere da lungi il nemico. - Balistica, scienza
che tratta dei corpi lanciati in aria, inventati dopo
la scoperta della polvere e la costruzione dei primi
cannoni. Arte che insegna a risolvere i problemi
del tiro. - Bombardiera, feritoia per le bombarde.
Adesso, cannoniera. - Breccia, apertura fatta nelle
muraglie con le artiglierie per entrare a viva fci-za
(aprire una breccia, far breccia).
Caligine, il fumo delle artiglierie. - Carica, pro-
ietto: la quantità di polvere e di piombo che si
mette nelle bocche da fuoco. - Congegno di punteria,
congegno che nelle artiglierie serve a dai» con fa-
cilità all'asse delle bocche da fuoco l' inclinazione
voluta, a seconda della distanza a cui trovasi il
bersaglio. - Suola di mira, parte metallica del con-
gegno di punteria, sulla quale si appoggia la culatta
del pezzo.
Detonazione, il rumore dello sparo. - Elevazione,
inclinazione all' orizzonte d' un pezzo, o del tiro
(pezzo, tiro elevato, che fa angolo con 1' orizzonte).
Fiancata, scarica dei cannoni o delle batterie. -
Fuoco, esplosione delle artiglierie.
Gazzarra, strepito o sparo di molte artiglierie,
fatto per segno di letizia pubblica, o anche sparo
di molti fuochi d'artifizio. - Gittata, lunghezza della
corda orizzontale della traiettoria.
Manovra, esercizio speciale o per mettere in moto
un pezzo o per addestrarsi al tiro o al combatti-
mento, ecc. - Mina, lavoro sotterraneo per farvi
esplodere una determinata quantità di polvere.
Parabola, la linea che poi si chiamò traiettoria.
- Passata, il tiro delle artiglierie e 1' effetto. - Por-
lata, curva più o meno pronunciata che descrivono
in aria i proiettili, secondo la maggiore o minore
quantità della carica e dell' elevazione del pezzo
(calibro, strumento che serve a misurare la portata
delle artiglierie).
Punto in bianco, il più lontano dei due punti
d' intersecazione della traiettoria con la linea della
mira naturale. - Quadrante, lo strumento col quale
gli artiglieri misurano gli angoli di elevazione nelle
bocche da fuoco.
Respinta, spinta retrograda del pezzo d'artiglieria
che spara. - Rimbombo, strepito grande di artiglie-
rie, eclieggiante e ripercosso da valli, da monti ó da
muraglie. - Rombo, cupo e lungo rumoreggiare di
artiglierie.
Salva 0 salve, scarica di cannoni o di moschetti
in segno di festa, di saluto o per rendere onori. -
Sparo, lo sparare, il dar fuoco e scaricare l'arme,
gettando fuori la carica. - Tintinnìo, il suono
vibrato del pez2:o di artiglieria dopo lo sparo.
Tiro, r azione dello sparare, tirando in un
luogo determinato. - Il colpo che si fa tirando. - La
linea secondo la quale si tira. - La distanza, lo
spazio dal luogo in cui si sta tirando a quello nel
quale si vuol colpire. - A prova di bomba, dicesi
di un edificio, quando le artiglierie non possono
recargli danno. - Tronata, rumore di cannoni e
spari di fucile. - Ironiera, feritoia in genere,
cannoniera.
Velocità iniziale, quella che il proietto ha all'ori-
gine della traiettoria {pendolo balistico, arnese che
serve a misurare la velocità dei proiettili e l'impulso
dell'esplosione della polvere).
Dell'artiglieria in azione.
Allumare tm pezzo, dar fuoco alla polvere. - Ba-
lestrare, tirar con la balestra, scaraventare da un
posto all'altro. - J5aWe/e, percuotere con l'artiglieria.
Bersagliare, concentrare i tiri, i colpi in un deter-
minato punto. - Concentrare il fuoco, i fuochi, bat-
tere in un sol punto da diverse parti. - Conficcare
le artiglierie, inchiodarle.
Dischiodare, levare il chiodo dal focone d'un
pezzo inchiodato.
Fiancheggiare, difendere coi tiri di iianco le linee
fortificate. - Fioccare, dei pioieltili, quando lanciati
con tiro rapido e continuo. - Fulminare, battere,
percuotere fm-iosamente, con tiro rapido, nudrito,
violento, incessante. - Grandinare, percuotere il ne-
mico con grande quantità di grossi proiettili.
Imboccare le artiglierie, colpire con i propri pezzi
i pezzi dei nemici per renderli inoffensivi: rimboc-
care. - Incavalcare, assettare le artiglierie sull'affusto
0 sulla cassa. - Inchiodare le artiglierie, piantare un
chiodo, nel focone dei pezzi per renderli inservibili.
Infilare, percuotere coi tiri d'artiglieria la linea più
lunga sulla quale sta il nemico. - Incrociare i fuochi,
i tiri, delle batterie in tempo di guerra che si di-
rigono colpi a vicenda. - Innescare, mettere polverino,
stoppino, cannellino, percussore, per accendere a vo-
lontà le artiglierie e ogni arme da fuoco. - Intronare,
182
AKTIGUEBXA
ARTISTICO
scuotere, cdii forza e fragore, a colpi d'artiglieria,
una muraglia per farla cadere.
Librare le artiglierie, assettare convenientemente
i pezzi sulla piattaforma , suH' affusto, sulla linea
di mira.
Mettere t pezzi in batteria, piantare la batteria,
disporre, apprestare le artiglierie a far fuoco.
Mitrayliare, tirare a ^mitraglia. - Munire di arti-
tjlierie, postare i pezzi in un luogo per difenderlo.
Piantare le artiglierie, metterle bene a posto.
Puntare le artiglierie, prendere la mira al mo-
mento di spararle, disponendole in modo che, spa-
rando, la traiettoria passi pel segno. - Punteria, azio-
ne di mettere l'asse del pezzo aggiustato all'oggetto
sulla linea orizzontale diritta e precisa, senza di-
vergere, e di dargli elevazione maggiore o minore
secondo la distanza. - Ribattere, delle artiglierie, il
respingere o stornare i colpi dall'avversario. - Rical-
care, calcare la carica nelle artiglierie. - Rinculare,
delle artiglierie e d'ogni arme da fuoco, che, spa-
rate, per ìa ripercossa dello sparo sul fondo dell'a-
nima e per la subentrante pressione atmosferica,
senza volgere la bocca, danno indietro. - Riverbe-
rare, battere un luogo con tiri di rimbalzo.
Sboccare, battere in bocca le artiglierie nemiche.
Sbrecciare, rompere le muraglie, battendole in
breccia. - Sfondare la carica, introdurre un lungo
ferro acuminato (sfondatolo) nel focone d'un pezzo
di artiglieria, per bucare il cartoccio che contiene
la polvere.
Smontare, distruggere, con tiri dirètti frontali d'ar-
tiglieria, le opere di difesa e i mezzi di offesa del
nemico. - Spazzare, battere di striscio e con tiri
radenti la superficie orizzontale, verticale e obliqua
di un luogo, per renderlo sgombro. - Spianare, ro-
vinare le mura fino al piano della terra. - Squa-
drare il pezzo, collocarlo acconciamente nella bat-
teria. - Stoppinare, mettere lo stoppino alle arti-
glierie.
Terziare, anticamente, in artiglieria, il ricono-
scere col compasso lo spessore del pezzo del focone,
agli orecchioni e al collo. - Tirare di volata, con
grande elevazione del pezzo, per ottenere maggior
gittata.
Luoghi, milizia.
Luoghi nei quali si lavora per provvedere all'ar
tiglieria sono: Vat-senale di costruzione, le fab-
briche di alcur.e sorta d'arnne, le fonderie, le
fabbriche di polvere (polverifìci), i laboratori pirotec-
nici, i laboratori di precisione, ecc. - Scuola d'arti-
glieria, quella nella quale si impartiscono insegna-
menti ai militari.
Balipedio, detto anche poligono, piazzale, o meglio
estensione di terreno destinato all'esercitazione pra-
tica dell'artiglieria. - Batteria, luogo appositamente
conformato e disposto in modo da poter riparare
dal tiro nemico, per quanto è possibile, le boccho
da fuoco, le munizioni, gli armamenti, i soldati, ecc.,
agevolando il servizio delle bocche da fuoco stesse
e gli effetti dell'artiglieria.
Campo di tiro, lo spazio che si può battere con
un'arme da fuoco.
Casamatta da foco, camerette separate per ado-
prarvi le artiglierie. - Fortificazione, lavoro per
rendere una città, un luogo qualsiasi inaccessi-
bile al nemico e anche a riparo dalle sue arti-
'lierie.
Laboratorio, il luogo in cui si preparano le mu-
nizioni. - Parco d'artiglieria, la riunione dei mate-
riali ad essa appartenenti. - Parco d'assedio, il de-
posito del materiale di guerra tolto dal treno d'ar-
tiglieria davanti ad una fortezza, al momento di
intraprenderne 1' assedio . - Piattaforma, specie
di bastione fatto in aperta campagna, per mettervi
l'artiglieria, o specie di terrazzo per le artiglierie
nelle tortezze. - Via coperta, riparata dal fuoco ne-
mico.
Milizia. — Arma d'artiglieria, nome generico dei
vari corpi e delle varie specialità a cui è princi-
palmente affidato il servizio delle bocche da fuoco.
Si compone, gerarchicamente, di un ispettorato ge-
nerale, di vari altri ispettorati, di varie direzioni,
di parecchi comandi; inoltre, di ufficiali, sott'uffi-
ciali e soldati, distribuiti in reggimenti e in bri-
gate. - Artificiere, il soldato d'artiglieria che confe-
ziona le cariche e manipola le sostanze esplodenti.
Artigliere, soldato di artiglieria: cannoniere, bom-
bardiere, bombista.
Capopezzo, l'artigliere che punta il cannone e ne
dirige la manovra. - Grammaestro dell'artiglieria,
in Francia, fino a Luigi XIV, il comandante su-
premo dell'artiglieria.
Minatore, il soldato che prepara la mina. - Pe-
tardiere, soldato addetto al petardo. - Puntatore,
l'artigliere che è addetto a puntare il pezzo.
Artiglio. Dicesi deìVunghia adunca e pun-
gente di animali rapaci: ugna, ugnone, unghione,
ugnoli ; branche; rampe, rampo, ramponi ; graffa,
graffi, granfie, rastrelli; prese, sgrinfie.
Fornito d'artiglio : artigliato, artiglioso ; inarti-
gliato; uncicchiato (del piede dell'aquila) ; armato
d'artiglio; rampante. - Ferire con l'artiglio: artigliare;
dare una rampata, rampare.
Artimóne. Detto a vela.
Artista. Chi fa lavori d'arte, cioè riproduce
nelle opere sue il bello, ritraendo la perfezione della
natura delle cose; chi esercita alcuna delle belle
arti, sia esso inttore, scultore, architetto,
musicista, ecc.: artefice, figlio del genio, virtuoso.
Artéfice, artigiano, ora, comunemente, operaio,
chi esercita un'arte liberale.
Artista valente, insigne, maestro; celebre, famoso,
di gran fama; di genio, al più alto grado di va-
lentia, di maestria. - Artista /i7itto, perfetto nell'arte
sua; geniale, che piace; scagnozzo, meschino; cia-
battino, inetto. - Avere natura, occhio, sentimento
d'artista, avere attitudine all' arte. - Senso squisito
d'arte, fine, delicata, profonda intuizione del belio
artistico.
Artista di ballo, veggasi a ballerino. - Artista
di canto, artista di teatro, veggasi a cantante e a
comico.
Esteta, l'artista, specialmente scrittore, critico,
poeta, che al concetto etico antepone il concetto
dell'artei^e quello non solo subordina a questo, ma
ne tien conto come di cosa non attinente. - Me-
stierante, artista venale; chi esercita l'arte solo per
guadagno.
Conservatorio, nome di qualche scuola d'arte,
specialmente di musica (il conservatorio è un vivaio
aartisti). - Giro artistico, quello che fanno un dato
numero di artisti in vari paesi e città a scopo di
lucro, di gloria, ecc. - Pensionato artistico, pen-^
sioni governative (lire 3000) istituite a Roma per
amtare i giovani a perfezionarsi nella pittura ,
nella scultura, nell'architettura.
Artistico [artisticamente). Proprio d^Warte, o
ARTO — ASCIUGARE
183
dell'artista. - Geniale, dicesi di lavoro, di opera, di
concetto, di disegno, di progetto, di idea, ecc.
Artisticamente, con arte, in modo artistico, a re-
gola d'arte, secondo l'arte.
Arto. In anatomia, le appendici del tronco,
disposte a paia, come la mano e il piede,
Artocarpo. L'albero del pane.
Artografo. Apparecchio di recente invenzione,
per la trasmissione telegrafica di un disegno, di
una fotografia e simili.
Arfcolatria. Culto del pane.
Artralgia. Dolore ad mw' articolazione.
Artrite, artritide (artritico). Malattia, pro-
cesso inliamtiiatorio, che colpisce una parie o tutti
i tessuti costituenti un'articolazione: tiolore ar-
tritico, morbo articolare; chiragra, podagra. L'ar-
trite si distingue in acuta (quando sopravviene e
decorre rapidamente), deformante (con spostamento
dei capi articolari), cronica (quando lenta e asso-
ciata a malattia di altri organi), fungosa, secca, ecc.
Varie e molteplici inoltre le forme di artrite: prin-
cipali, le infettive (sinoviti, ecc.), quelle da alcuni
autori dette reumntoidi, le scarlattinose, le vaiolose, le
antimorbillose, le suppurate (dell'influenza e della
polmonite), quelle delle febbri tifoidee, le artralgie
e l'idrartrosi degli orecchioni, le metastasi articolari
della piemia, ecc., ecc. Nelle forme croniche si
hanno le varietà ipertrofiche (fungose), idrartiche
(forte accumulo di siero nel cavo articolare), ecc.
Artritico, di artrite; chi è alletto da artrite.
Artrite traumatica, varietà di artrite acuta, che
insorge dopo le contusioni, le distorsioni, le frat-
ture articolari, le lussazioni, e, sopratutto, dopo le
ferite penetranti delle articolazioni. - Artrite ver-
tebrale, infiammazione delle articolazioni vertebrali:
malattia che si riscontra durante e dopo le malattie
infettive e specialmente durante la poliartrite reu-
matica acuta.
Artrocace, specie di artrite cronica, con tendenza
alla suppurazione, alla carie delle ossa, ecc. Dicesi
anche tumore bianco, scrofoloso, linfatico, freddo,
delle articolazioni, artrite cronica fungosa, ecc., ecc.
- Omartrocace, artrite scapolo-omerale.
Panartritide, artritide generale. Poliartrite, artrite
in varie articolazioni a un tempo. - Sinovite, infiam-
mazione della sinovia, detta anche artrite blenorra-
gica, perchè si sviluppa in seguito alla blenor-
ragia.
Suggeriti per la cura dell'artrite: le applicazioni
tiepide, i purganti, Vartriticina, nuovo disinfettante,
il ioduro di ferro, l'arsenico, le iniezioni ipodermiche
di iodio, i bagni termo-minerali, iodici, ecc.
Artritismo. Veggasi a nutrizione.
Artropode. Animale invertebrato.
Artrosi. Qualunque specie di articolazione.
Aruspice, aruspiclna. Detto a indovino.
Arvali Fratelli. Veggasi a sacerdote,
Arzigog-olare {arzigogolato). Fantasticare, la-
vorare di fantasia.
Arzigògolo. Detto a cavillo.
Arzillo. Dicesi di vecchio che si mostri robusto,
vispo, vivace.
Asafètida. Veggasi ad assafetida e a resina.
Asafla. Difetto di pronunzia.
Asbesto. Veggasi a tremolite.
Ascàride. Genere di verme intestinale. - Asca-
ridiosi, disturbi morbosi prodotti dagli ascaridi.
Asce. Lo stesso che ascia, scure.
Ascella. Concavo sotto il braccio, dove questo
SI attacca alla spalla: ala, ditella (voci non comuni).
- Assillare, ascellare, di ascella. - Arteria ascellare,
nome che prende la succlavia passando tra i mu-
scoli scaleni. - Gavigne, il disotto delle ascelle. •
Siagonagra, reumatismo che si fissa sull'articola-
zione dell'ascella inferiore.
Ascendentale. Detto a parentela.
Ascendente, ascendenza. Veggasi a pa-
rentela e a zodiaco.
Ascéndere, ascensione {ascensivo, ascesa,
asceso). Il salire. - Ammontare, sommare di nu-
ìnero.
Ascensione. L'ascendere, il salire. • La salita
di Cristo al cielo.
Ascensore. Piccola ed elegante cabina, specie
di bussola, che sale e scende lungo regoli nel vano
delle scale dei grandi edifici moderni, per inalzare
0 portar giù facilmente persone o pesi: montaca-
richi (se porta su soltanto merce). - L'ascensore
elettrico è un'applicazione dell'argano elettrico.
Ascesso. Specie di tumore prodotto da con-
corso di materie marciose - Di varie specie : più
comune e tipico l'ascesso flemmonoso. - Apostema,
piccolo ascesso, specialmente alle mucose delle cavità
facciali. - Oncotomìa, apertura d'un ascesso.
Ascèta, ascetismo (ascetico). Detto a misti-
cismo e a religioso.
Ascètica. Parte della teologia.
Aschero. Ribrezzo, schifo.
Ascia (asce). Specie di sciùre,
A sciacquabudella. Il bere a stomaco vuoto.
Asciare, asciata (asciato) Veggasi a scure
e a legno.
Asciòlvere. Far colazione, e la colazione
stessa.
Ascissa. Parte di un asse: termine di geome-
tria.
Ascitizio. Non proprio, ma che si è potuto
jìrendere.
Asciugamano. Pezzo di tela, liscia od operata,
adoperato per asciugare le mani e il viso, dopo
lavati: asciugatoio, sugatolo; bandinella, tersorio;
forbiculo, guardanappo, salvietta. - Bandinella, asciu-
gamano di maggiore lunghezza degli ordinari, che
si appende ad un cilindro fisso nel muro, e intorno
al quale scorre, essendo unito per mezzo di nastri
alle due estremità. Si suole usare nelle cucine e
nelle sagrestie. - Frangia a nodi, la trina a nodi
fatta a mano, in forma di rete, con la quale per lo
più si guarniscono ^li asciugamani da camera. - (ca-
novacci, 0 canavacci, specie di grossi asciugamani
di canapa, per uso di pulire e asciugare le stoviglie
di cucina: anche torcioni.
Asciugamento. L'asciugare,
Asciugare (asciugato). Rendere privo di umi-
dità, di umore; rendere secco; non bagnato,
asciutto: asciuttare, sciuttare; astèrgere; tergere;
rasciugare, rasciuttare, riforbire ; suzzare, svaporare;
essiccare. - Sgocciolare, di recipiente. Per asciugare si
stendono al sole i pannolini, la biancheria e simili, o
anche li si accostano al fuoco, li si mettono in una
stufa, 0, in qualche altro modo, li si espongono
al calore. - Asciugare, rendere asciutto come l'esca,
asciugar bene. - Prosciugare, levar Vacqua ad un
terreno :\di.\QTO di bonifica.
Asciugamento, rasciugamento, rasciugatura, ra-
sciugo, l'atto e l'effetto dell'asciugare e dell'asciu-
garsi: astersione. Essiccamento, essiccazione: più
che asciugare, render secco. - Asciugarsi, asciuttarsi,
seccarsi, ecc. - Asciugato, reso asciutto, asterso,
164
ASaUOLO — ASLNACCIO
rasciutto, secco. - Soleggiato, esposto al sole per
asciugare.
Asciugatoio, nome generico dei panni, nonché di
macchine e di apparecchi diversi, ratti allo scopo di
asciugare, specialmente pannilani. Possono essere
ad aria, a vapore, ecc. - Veggasi ad asciugamano,
Asciuòlo {asciòloj. Detto a ìtiugnaio.
Asciuttare {asciuttato). Rendere asciutto.
Asciutto. Non bagnato, privo di umidità
(dell'oria, del clima, ecc.): sciatto, arido, secco,
arso. - Figur., magro. - Di volto non bagnato dal
pianto. - Di domanda, discorso molto breve. -
Di tempo, di stagione che continui senza piog-
gia, né nébbia. • Di bottiglia, di fiasco, sgoc-
ciolato. - Di chi è senza denaro. - Di minestra,
senza brodo. - Di pane, senza companatico, senza
pietanza.
Adusto, più che asciutto, più che alido: quasi
bruciato. - Alido, molto asciutto, secco (di terreno,
di vegetali, ecc.), arsiccio, assecchito. - Arido, man-
cante allatto d'umore: specialmente di terreno, non
fertile (bruciare, rendere arido, riardere) - Asciut-
tino, un po' asciutto, non del tutto.
Asciuttezza, l'essere asciutto; alidore, aridezza,
aridità, adustione, arsura, siccità. - Asciuttore, la
siccità della campagna. - Seccagna, estensione di
secche (terre senz'acqua).
•Asciuttore. Seccore, siccità.
Asclepiadèo. Sorta di verso.
Ascolta. Scolta, sentinella.
Ascoltare, ascoltazione ^ascoltato, ascolto).
Stare ad udire, porre attenzione per udire: star
a sentire; stare, mettersi in ascolto; dare, porgere,
prestare orecchio; dare ascolto, dare udienza;
accogliere, raccogliere le parole; dar mente, dare
il silenzio; intendere l'udito; attendere a quel che
altri dica. - Riascoltare, ripete ascoltare. - Ascol-
tante, ascoltatore, ascoltatrice, chi ascolta: uditore ;
chi dà ascolto, udienza, ascoltazione. - Ascoltare
con attenzione: stare attento, intento; ascoltare con
raccoglimento, con religione; appuntare, tendere bene
gli orecchi; star tutt' orecchi; star sospesi a udire:
stare in orecchi ; stare con orecchi tesi e a bocca aper-
ta; non batter palpebra ; pendere dal labbro di ;
tender l'arco dell'intelletto; assaporare, bere le pa-
role di qualcuno; avere tutto l'animo nell'udito;
non lasciar cader verbo, non perdere una sillaba;
sturar gli orecchi; alzare gli orecchi più che la
lepre.
Comprare e non vendere, star a sentire, fra per-
sone sospette, ma non parlare. Anche di chi sta
ad ascoltare quel che altri dicono, ma non riporta
i discorsi o non manifesta il proprio pensiero. -
Dare udienza, il ricevere persone e ascoltarle, che
fanno principi, autorità e simili: udienza benevola,
benigna; privata, pubblica, solenne, ecc. - Far pla-
tea ad alcuno, starlo a sentire come fanno gli spet-
tatori all'attore in teatro. - Mandare uno in pace
senza limosina: non voler sentirne le ragioni.
Origliare, stare di nascosto e attentamente ail
a&coltare quanto altri dica: ciò per curiosità o per
spiare: accostarsi tendendo l'orecchio; orecchiare,
sorrecchiare; aurizzare, osolare, usciolare, usolare;
raccorre i bioccoli.
Ascoltare (ascoltato). Secondare, esaudire: ac-
cogliere favorevolmente una domanda, una
preghiera e simili ; accettare un suggerimento,
un consiglio, ecc. - Dare retta, ascolto, lasciarsi
persuadere.
Ascoltazione. L'ascoltare. • Metodo di àia^
gnosi.
Ascólto. Detto ad ascoltare.
Ascomiceto. Detto a fungo.
Ascondere (ascosto). Veggo si a nascondere.
Ascosamente. Di nascosto.
Ascrivere, ascrizione (ascritto). L'annove-
rare, il contare, il mettere nel numero.
Asello. Sorta di pesce marino. - Crostaceo voi-
garm. detto millepiedi.
Asèpsi. Detto a infezione.
Aseptolo. Succedaneo del fenolo, antisettico.
Asettico. Veggasi a chirurgia.
Asfalto. Qualità di bitume solido, nerastro:
aspalto, bitume giudaico, smalto. - Le pietre calca-
ree bituminose servono per la fabbricazione del
mastice d'asfalto, adoperato a coprire (asfaltare,
asfaltatura) il marciapiede delle vie, il pavimento
dei terrazzi, ecc. - Asfàltico, di asfalto. - Asfalteno,
sostanza che si crede fìssa nell'asfalto, mentre il
petrolene ne è la parte oleosa e volàtile. - Terresìna,
surrogato dell'asfalto, miscela di catrame e di car-
bon fossile, di calce e di solfo.
Asfissia. Sospensione subitanea della respira-
zione.
Asfissia, asfissiare ^asfissiato, asfittico). Veg-
gasi a respirazione.
Asfodèlo, asfodillo. Pianta gigliacea: veggasi
a giglio.
Asiatico. Detto a stile.
Asilo. Luogo di ricovero, di ricetto, di rifugio:
un tempo, il sagrato delle chiese o altro luogo, ove,
per legge o per consuetudine, ciascuno potesse essere
inviolabile e sottrarsi anche alla giustizia. Ora luogo
nel quale essere accolto, sovvenuto in alcuni bisogni,
provvisto contro le intemperie (rifugio, nelle
montagne), ecc. Ricettacolo, ritiro, ospizio, refugio,
salvatorio, cansatorio (voce disusata); franchigia,
posto, ridotto. - Diritto d'asilo, privilegio speciale
dell'epoca feudale e di cui fruivano le chiese, i con-
venti, le case dei nobili. Oggi riservato al Vaticano
e ammesso presso gli Stati liberali costituzionali,
col principio di rifiutare la estradizione dei con-
dannati per delitti politici.
Dare asilo : accogliere, albergare, ospitare ; dare
albergo, dare ospitalità; raccettare, ricettare,
ricoverare. - Entrare in un asilo, ricoverarsi, rico-
vrarsi, riparare, rifugiarsi, ritirarsi; mettersi al
coperto, al sicuro, al riparo.
Chiedere albergo, ricovero, dove non si paghi. •
Non aver dove posare il capo, non aver ricovero.
Asilo infantile, scuola e ricovero _ per i bambini:
veggasi a infanzia. • Asilo per i lattanti, asilo
(ì'idlattamento, brefotrofio, presepio: ospizio nel
quale si raccolgono e si allevano i bambini illegit-
timi; ma dove, talvolta, si ospitano anche nati le-
gittimi poveri, che le madri provano di non poter
allattare. - Asilo notturno, nuova istituzione ai ca-
rità, per la quale si stabiliscono luoghi in cui of-
frire, gratuitamonte, alloggio e (riposo ai poveri
senza tetto. - Asilo rurale e asilo-scuola, quello che
accoglie bamhini fino ai sette od otto anni, ?e jnel
quale si dà, talvolta, un'istruzione che corrisponde
più 0 meno alla scuola rurale.
Aslnibolia. Veggasi a memoria, a occhio,
nd orecchio.
Asimmetria (asimmètrico). Alancaiiza di sitn-
metria, difetto di proporzione.
Asina. La femmina duWasino,
Aslnaccio. Sorta di fico.
ASINAIO — ASPliHELUA
185
Asinàggine. Cosa che si faccia, errore che
bì cominella per ignoranza.
Asinaio. Detto ad asino.
Asinata. Cavalcata suW'asino.
Asindeto. V'v^nra. d'i gravittiatica.
Asinèlio. Detto a trave.
Asineria, asinità. Stato e natura d'acino.
Asinino. Di asino.
Asino. QuadrujieJe da soma, mammifero,
solipede, del genere del cavallo, ma più piccolo, con
orecchie molto più lunghe: somaro, somiero; ciuco,
e lucchetto, ciuccio (voce napoletana); balduino, bal-
dovino; bricco, bricchetto, boricco, buricco; mic-
cerello, micciere, miccio. Scherz., cantor di maggio,
usignolo d'Arcadia, usignol di maggio; chinea di
Balaam; destrier del vecchierel Sileno; trombettier
delle selve, sòr dottore. Fra le bestie, tipo della
pazienza. - Asinelio, piccolo asino, asino giovane:
ciucchetto, ciucchino, ciuchino, somarino, soma-
rei lo, somaretto, ecc. - Cioconaccio, cincone, grosso
asino, asinone, somarone. - Somaro, primitivamente
valse animale da soma, poi particolarmente asino.
- Soììtaì-uccio, meschino asino; somaraccio, brutto e
cattivo asino; somarettaccio. spreg. di somaretto.
Asina, somiera, la femmina dell'asino. Ciucchetta,
(iucrhina, piccola, giovane asina. - Dall'accoppia-
mento del cavallo e dell'asina nasce il bardotto,
dall'asino e dalla cavalla, il mulo.
Asino emissario, quello da monta, lo stallone.
Onagro, emione, dziggitai, asino selvatico. Onagra,
la femmina. - Teniopo, asino selvatico africano,
allo e svelto, di colore isabella o grigio gialliccio.
- Cvagga o guagga, animale del genere dell'asino -
Danw, animale che ha del cavallo e dell'asino. -
Zebra, o cavallo tigre, quadrupede somigliante all'a-
sino, di pelo bianchiccio, screziato di giallo, con
zone verticali sul dorso e orizzontali sugli arti, di
color bruno, quasi nero.
Ragliare, mandar fuori la voce (raglio) che fa
l'asino: ragghiare (ragghio) Scherz., cantar versi
d'amore; canzone di maggio, il raglio. - Ragliata,
un ragliare lungo. Scherz., trillo. - Ih, Ihi, voce
imitativa del ragliare dell'asino. Arri, arri la,
grido col quale si incita l'asino.
Asinesco, da asino. - Asinino, di asino.
Basto, sellacela adoperata pei somari e rigonfia
di borra. - Cimurro, malattia infettiva, propria del
cavallo, dell'asino o dei bastardi di questi, trasmis-
sibile all'uomo. - Guidalesco, piaga che la soma o
il basto fa all'asino e ad altri animali. - Latte sot-
tile, il latte di somara. - Rampi, ripiegamenti al-
l'ingiù nei ferri degli asini. - Riga di mulo, striscia
nera che hanno gli asini e i muli sul dorso, a volte
in forma di croce. - Zigrino, pelle dell'asino o di
mulo, granulata: per lo più, ha colore bianco-gri-
giastro: la si tinge anche in rosso, in azzurro, ecc.
Asinaio, chi guida o ha in custodia asini ; ciucaio.
Asinaggine, insipienza; detto o fatto balordo.
Asinata, cavalcata sull'asino : ciucata. - Asineria,
atto, discorso da ignorante. - Asinità, qualità di asino,
atto, azione da asino.
Varie. — Asino di Buridano, nella favola, quello
che sarebbe morto di fame tra due misure d'avena,
per non saperne fare la scelta. - Cefalomanzia, divi-
nazione per mezzo d'una testa d'asino.
Martino, nome che si può dare a un asino e a chi
lo conduce. - Alida, nella mitologia, re che ebbe
orecchie d'asino.
Onocèfalo, con testa d'asino. - Onocentauro, mostro
metà uomo e metà asino. - Onocrdtalo, pellicano che
ha il grido dell'asino. - Onolatria (gr.), culto reso
all'asino. - Ononichito, con piedi d'asino.
Portare a schiena d'asino, a bisdosso dell'asino,
in groppa all'asino.
Asino. Figuratamente, uomo ignorante.
Asintoto. Detto a retta.
Asistolia. Il più alto grado di decadimento
delle f(irze del cuore.
Asizia (asitia). Mancanza di appetito.
Asma {asmatico). Difficoltà di res^nra'zione:
ansima, ansimo, ansito; and)ascia; affanno, stertore
del respiro. - Soffrir d'asma, ansare, ansimare, re-
spirare a stento, tirare il fiato con le corde, - Asma-
tico, chi soffre d'asma, chi respira a stento: aneloso,
anelo; arrantolato, ansimoso, ansimato; ranticoso,
rantoloso.
Anelazione, difficoltà di respirare; anelito, il re-
spiro stesso affannoso. - Anelo, accesso di asma.
Ansamento, asma accidentale. - Ràntolo, febbre
asmatica che cagiona difficoltà di respiro.- rantolala.
Antiasmatici, rimedi contro l'asma, quali i pur-
ganti, i torpenti, gli antispasmodici, i diaforetici,
Vaspidospermina, Vanemoniiìa, il nitrito di amile, la
trinitrina, la piridina; le foglie di stramonio, la
lobelia, la iodipirina, il iodalbacido, ecc.
Asmàtico. Affetto da asma.
Asmodèo. Veggasi a demonio.
Asola. Detto a bottone.
Asolare {asolarsi, asolato). Alitare, del vento,
leggiero. Asolarsi, prendere aria.
A solo, assolo. Pezzo di mtisica per un solo
istrumento o per canto ad una sola voce.
Aspa. Arnese per fare la matassa,
Asparagina. Detto ad asjìàrago. '
Asparago {asparagio). Pianta da orto, a stelo
erbaceo: spàragio, sparago, sparego; coriruda. Dà il
nome ad un ordine di piante, delle usparagacee,
asparaginee. - Sparagio, gli ortolani ne distinguono
alcune varietà, che chiamano sparagi bianchi, spa-
ragi violetti, ecc. Se ne mangiano i turioni, o talli,
appena spuntati dal suolo, o, anche, conservati in
scatole. - Dal succo degli asparagi si ottiene Vaspa-
ragina, sostanza bianca, cristallina, di azione diu-
retica ed eccitante. - 1 turioni dell asparago dome-
stico forniscono un commestibile rinfrescante; la
radice ha azione lassativa, diuretica, leggiera. - La
radice àeWasparago selvatico ha proprietà diuretica,
rinfrescante, aperitiva, detergente, mucillaginosa: fa-
ceva parte dello siroppo delle cinque radici. - Scopa,
gambo del sparagio; spazzole, ì germogli.
Asparagiaia o sparagiaia, sparagiaio, spazio di
terreno in cui si fa la coltivazione degli asparagi;
asparagéto. - Sparagiaio e sparagiaia, venditore e
venditrice di sparagi. - Mazzo, più asparagi riuniti e
legati insieme. -Spalliera, si dice dei mazzi di spa-
ragi fatti in modo da rammentare la spalliera d'una
seggiola. - Coltello da sparagi, ferro lungo, con lama
tagliente, fatta un po' a sgorbia e ad angolo ; serve
prima a scalzare con la punta il tallo dello spara-
gio, poi, affondandolo nella terra, a togliere lo spa-
ragio, tirando il ferro senza compromettere le gem-
me inferiori. - Mollette da sparagi, arnese general-
mente d'argento o d'argentone, con le estremità delle
branche solcate da canaletti orizzontali, acciocché
gli asparagi, stretti fra essi, non si schiaccino.
Sparachella, asparagio di bosco: spai'agio selva-
tico, sparagello, asparago di macchia, palazzo di
lepre.
Asperarteria. Noma antico dato alla trachea.
Asperella. Veggasi a madreselva.
186
ASPERGEHE — ASPETTO
Aspèrgere, aspersione {aspergìmento, asper-
gine, asperso). Leggermente bagnare.
Asperges. Atto deir aspergere. - Aspersoio per
l'acqua benedetta: asperge, aspergolo, spruzzetto,
spàrgola.
Aspergillo. Detto a ìnuffa.
Aspèrgine. Spruzzatura, spruzzo: veggasi a
bagnare.
Asperità. Qualità di ciò che è aspro.
Asperniatismo (aspermia). Detto a sperma.
Aspèrrimo. Superlativo di asjtro
Aspersione. Modo di bagnare, di bagnarsi.
♦ Pratica del culto cattolico.
Aspettare [aspeltamento, aspettativa, aspettato,
aspettazione). Stare in attesa di persona, di avveni-
menti, di una cosa qualsiasi : attendere, fare attesa;
stare a bada, sull'aspetto; fare il banzi (corrispon-
dente alla frase odierna: far anticamera); sta.r fermo
in petto e in persona, far la leonessa, far le volte
del leone; far la mula di medico; stare in quaran-
tina. - Con altri significati, dicesi per ripromettersi,
sperare; anche, per indugiare, procrastinare,
andare adagio nel fare una qualunque cosa. - Ri-
aspetlare, riattendere, ripete aspettare.
Aspettare con impazienza : aspettare con desiderio,
con ansietà, con divozione; aspettare a bocca aperta,
a gloria; aspettare la misericordia (di cose o per-
sone che si fanno aspettare a lungo); essere sulle
spine (in attesa e in agitazione).
Aspettare invano, stare in sospeso; aspettare il
corvo, il messia. - Struggimento, stato d'animo, allor-
quando si aspetta lungamente e invano.
Aspettare l'occasione, stare attendendo che il caso,
gli avvenimenti favoriscano uno scopo; aspettare la
palla al balzo; aspettare il porco alla quercia; stare
alla posta.
Aspettarsi, credere che una cosa, buona o cattiva,
ci avverrà.
Far u spettare, tenere a tedio, tenere in sospeso,
mettere a pinolo, dare un cane a menare; tratte-
nere; ritardare, far ritardo. - Lasciare uno sulla
corda, farlo aspettare inutilmente. - Tenere sui carboni
accesi, sui carboni ardenti, far aspettare con ansia.
Aspetlumento, l'aspettare, aspettazione, aspettanza
(voce antiquata); aspetto, aspettamento, attendimento,
attesa. - Aspettato, atteso: l'avvenimento, la cosa,
la persona che si aspetta. - Contrario, inaspettato,
inatteso. - Inopinato, dì cosa che sopravvenga ina-
spettatamente 0 come non si aspettava.
Aspettativa, attesa di cosa buona, utile; nell'uso,
particolare condizione di un impiegato. - La der-
rata non è inferiore al saggio, di cosa che corri-
sponda all'aspettativa. - Riuscir meglio a pane che
a farina, di cosa che superi l'aspettativa.
Aspettazione, l'aspettare, con significato di spe-
ranza nella riuscita di ciò che si attende: aspetta-
tiva, espettativa, ma indica più la fiducia, l'ansia.
Non soddisfare all'aspettazione: venirci meno, tra-
dirla; tradire la promessa; deludere, procurare una
delusione; sfrondare le speranze.
, Aspetto, sostantivo maschile da aspettare: essere,
stare in aspetto. - Sala d'aspetto, quella nella quale,
in una stazione di ferrovia, o altrove, si aspetta
il momento di partire.
Locuzioni, proverbi.
Appostare, far la posta a qualcuno di nascosto
con intenzioni non buone. - Aspettare la grazia,
aspettare una cosa che indugia a venire.
Aspettar uno a balzello, aspettarlo per coglierlo
in un posto dove deve capitare. - Aspettare uno a
pie fermo, di piantone, senza moversi.
Aspettassero tanto i tordi!, dichiarandosi disposti
ad aspettare. - Contar l'ore e i minuti, di cose o
persone che s'aspettano con impazienza. - Dare la
posta a uno, aspettarlo al varco.
Far anticamera, aspettare d' essere ricevuti, o
aspettare solamente. - Fare la fila, di persone che
si mettono una dietro l'altra ad aspettare: più co-
mun., far la coda. - Far allungare il collo, far aspet-
tar molto. - Far storiare una cosa, farla aspettare
un pezzo.
Nascere il fungo, di cosa che comparisce dopo
lunga aspettazione, come il topo partorito dalla mon-
tagna. - Non mi fate languire, a chi ci fa aspettar
troppo. - Parer mill'anni, aspettare con ansietà una
cosa. - Siamo a tempo a ragionarne, a parlarne, po-
ter ancora aspettare.
Star a vedere, star a sentire, in aspettazione.
Star di piantone, fermo ad aspettare.
Proverbi. — Aspetta cavallo che l'erba cresca, di
lunghe aspettazioni.
Aspettare e non venire, stare in letto e non dor-
mire e serr>ire e non gradire son tre cose da ino-
rire.
Aspettativa. Detto a impiegato.
Aspètto. Sembiante, sembianza, viso, volto, fac-
cia, figura d'una 2>e»'so/ja, aria, apparenza,
cera, figura, fisonomia, presenza. Anche atteggia-
mento, piglio, contegno; immàgine, effigie. Più
precisamente, tutta la figura della persona, in quanto
può servire a giudicarne gli affetti, le qualità, i
sentimenti; quel che di essa appare e dà segno del-
l'esser suo, come disposizione d'animo, come con-
dizione sociale, ecc. — Di cose, apparenza, forma.
vista. Figur., frontispizio, soprascritta.
Atigusto, aspetto imponente, grave, venerabile,
maestoso, nell'espressione del viso, nel gesto, nel
contegno. - Atistero, aspetto serio, severo di per-
sona, d'opera d'arte, di spettacolo, ecc. - Brutto,
l'aspetto di tutto quanto non par bello, dà un'im-
pressione disgustosa, spiacevole. • Brutto ceffo, uomo
d'aspetto sinistro.
Contraffatto, aspetto sformato o alterato di per-
sona e di cosa. - Fastellaccio, d'uomo mal messo,
disfatto.
Figura sospetta, di chi, dal volto, dall'atteggia
mento, dal vestito, dal tutto insieme, non inspiri
fiducia. - Fresco, l'aspetto di chi dimostra buone
condizioni di salute; apparenza di cosa buona, non
stantia: fiore o frutto appena colto o da poco; pe-
sce appena o da poco pescato; oggetto di recente
fattura, e simili. - Maestoso, che ha in sé maestà,
che è di tale aspetto da rivelare autorità e inspi-
rare rispetto, venerazione. Dicesi anche di monu-
mento, di spettacolo, ecc., grandioso, imponente.
Sconcio, di tutto quanto manchi alle regole o ai
principi dell'estetica, della morale, della convenienza,
ecc. - Seducente, aspetto di tutto quanto (persone,
cose, fatti, ecc.) provoca un senso profondo di pia-
cere e fortemente attrae. - Severo, austero, grave,
sia dell'atteggiamento di persona, dell'aspetto di
un'opera d'arte, ecc.
Trionfante, l'aspetto di persona in alto grado di
contentezza, di gioia, o di cosa qualunque in
grande floridezza. - Tristo, meschino, rattrappito, di
natura infelice: persone e cose. - Vizzo, di persona
0 di cosa che ha perduto la freschezza e la sodezza
naturali.
ASPliTTO — ASSAGGIATORE
187
Colore, l'aspetto, l'apparenza d'una cosa. - Faccia,
la parte d'una cosa rivolta a noi (la faccia del sole,
della luna, ecc.); anche, la condizione, lo stato delle
cose (la faccia della terra). - Fisico, l'aspetto che
presenta il corpo umano, nella sua struttura e nelle
sue funzioni.
Portamento, aspetto che una persona assume nel-
V atteggiamento e, piuttosto, nel modo di cam-
minare. - Profilo, l'aspetto che presentano i con-
torni del volto 0 di un oggetto veduto di fianco.
Risalto, spicco, apparenza che dà nell'occhio.
Sembianza, immagine, figura, somiglianza, appa-
renza.
Autorità, aspetto maestoso e degno di riverenza.
Maestà, aspetto di grandezza che spira riverenza
0 ammirazione - Maestosità, astratto di maestoso;
sa di scherzo o d'ironia., se di persone; di cose è
più comune (la maestosità d'una selva, d'un pa-
lazzo, d'un tempio, ecc). - Serietà, l'aspetto di chi
ha un contegno grave.
Locuzioni. — Aver l'aria, aver l'aspetto, l'appa-
renza, spesso con significato di presunzione. - Dare
nell'occhio, avere tale aspetto che richiami l'atten-
zione d'altri. - Far l'elfetto d'una testa di Medusa,
di persona che fa spavento a guardarla, a par-
larle.
Parere un cadavere che cammina, di persona ri-
finita. - Parere un ecce homo, di persona malcon-
cia e sanguinosa, specialmente nel viso. - Parer
quello che diede lo schiaffo a Cristo, di persona d'a-
spetto triste. - Parere un moribondo, di chi ha pes-
simo as; ietto di salute o si mostra affranto.
Aspetto. Lato di veduta, di osservazione d'una
cosa; la particolare figura che essa ha; l'impressione
che desta nel vederla. I lati sono talvolta due (uno
opposto, rovescio, all'altro) o più. Le cose cam-
biano, mutano d' aspetto. - La situazione di una
stella, di un pianeta rispetto all' aHro. - Nella
musica, pausa.
Àspide. Specie di serpente. - Antico e lungo
cannone. - Figur., persona d'animo cattivo.
A spinapésce. Fatto a forma di spina di
pesce.
Aspirante. Chi mira ad un impiego, ad un
ufficio, ad un tnatrinionio, ad un j^rej/Jio, ad
una cosa qualsiasi. — Veggasi a pompa.
Aspirare (aspirazione, aspirato). Attrarre a sé
l' aria per respirare o altrimenti. - Tirare un
fluido, fare il vuoto. - Modo di pronunzia. -
Tendere ad una cosa con vivo desiderio.
Aspirato, che ha il segno dell'aspirazione; lette-
ra, sillaba, voce.
Aspiratore. Apparecchio per far passare una
corrente d'aria continua attraverso un tubo o en-
tro un recipiente. - Istrumento di chirurgia.
Aspirazióne. Atto ed effetto dell' aspirare:
intento, tendenza, scopo. - Movimento affettuoso
dell' a/«i»na verso qualche oggetto; vivo deside-
rio per qualche cosa di buono, di nobile. - Forza
di fiato nella pronunzia di qualche lettera e il
relativo segno di ortografia. - Veggasi a forno.
Aspirina. Detto a intestino e a reuma.
A spizzico, a spillùzzico. A poco per
volta.
Aspo. Detto a filanda e a matassa.
Asportare, asportazione (asportabile, aspor-
iato). Il togliere da un luogo per jìortare in un
altro. - Di merci, esportare, fare esportazione. -
Operazione di chirurgia.
Asportatore. In ogni tnacchinaf il congegno
che allontana automaticamente la materia già la-
vorata.
Aspramente. Con asprezza, in modo aspro;
acremente, in modo acre: duramente, acerbamente,
agramente.
Asprefirg-iare (aspreggiato). Inasprire, irì'ifare.
Asprezza. L'essere aspro: asperità, acerbez-
za; con significato, anche di acì'e, di duro, di
ruvido. — In pittura, di colori in contrasto troppo
vivo.
Asprino. Qualità di vino bianco del Mezzo-
giorno d' Italia.
Aspro (asprezza). Che ha il sapore d' un frutto
acerbo, sapore acre ed amaro, con un po' di
fortume; che cagiona, per una certa agrezza, una
spiacevole sensazione all'organo del gusto: aspret-
tino, aspretto, asprigno; acrigno, agrimonico, agri-
monioso; agrino, agresto, agretto, agro; acerbo, bru-
sco; forticcio, fortigno; pungente, mordente, ra-
spante; lazzo, rodente; afretto, alrocogno, afro; as-
saettante, scorticante (il palato).
Essere aspro: avere asprezza, sapor aspro, aspru-
me, asperità, fortore, agrezza; afrezza, alrore; cru-
dezza, lassezza; acredine, raspo; avere un po' di
agrino, di asprettino. - Molto, superlativamente aspro:
acerrimo, asperrimo, ecc. - Vino che pela l'orso.
Divenir aspro: imbruschire, inacidire, inagrire,
inagrcstire, prendere agrezza, fortore, ecc.
Rendere aspro: aspreggiare; dare, far prendere
asprezza, fortume, ecc.
Aspro è aggettivo che assume altri significati,
reali o figurati: cosi si dice pure di ciò che è
ruvido di superficie, spiacevole al tatto; di
stagione, di tempo molto freddo, rigido; di
suono, che dà spiacevole sensazione all' udito. -
Figur., del parlare duramente, per malumore, per
rimprovero,, per scortesia; del vivere in gran
dolore, con gran fatica, in grave povertà e
simili; di cose varie [battaglia, percossa, e simili),
per indicarne la violenza; di uomo intrattabile,
più che austero, arcigno, sgarbato, ostico, che non
sa rendersi simpatico, non sa farsi amare.
Proverbio: Si prendono più mosche con tma goc-
ciola di miele che con un baril d'aceto, con l'asprezza
non si riesce a cattivare la gente.
Assaettare, assaettarsi (assaettato). Prendere
rabbia fortemente. - Di cosa che dia troppa noia.
-Detto anche per indicare eccesso.
Assafètida (asa fetida). Detto anche sterco
del diavolo o sterco infernale. Sorta di gomma
resinosa, medicinale, puzzolentissima.
Assaggiare (assaggiamento, assaggiato, assaggia-
tura, assaggio). Saggiare, gustare leggermente per
sentire il sapore; anche mangiare o bere po-
chissimo di una cosa: assaporare, assaporire, sapo-
i-are, savorare; degustare, pregustare; deliberare,
libare, prelibare. - Assaggiatiecio, avanzo di una cosa
assaggiata più volte.
Assaggiamento, Va.ssa.ggiare: assaggiatura, assaggio,
saggio; assaporazione, assaporamento; degustamento,
degustazione; delibamento, delibazione; gustamento,
pregustamento, pregustazione, pregusto.
Mettere la lingua, assaggiare appena. - Riassag-
giare, nuovamente assaggiare. - Saggiuolo, piccola
parte di vino, d' olio e simili che si prende o si dà
per farne assaggio.
Assaggiare (assaggiato, assaggio). Sperimentare,
Srovare, lar prova. - Figur., buscarsi delle bòtte,
elle busse.
Assaargiatoro. Detto a zecca.
188
ASSAGGIO — ASSEDIO
Assaggio. Operazione di esaminare iJ tìtolo di
un metallo noljile, di una lega, ecc.
Assai. A suiTicieiiza, abbastanza, specialmente
trattandosi di quantità, dopo un aggettivo, un
nome, un verbo: ìnolto.
Assaìssimo. Superlativo di assai.
Assale. Veggasi a ruota
Assalire (assalìmento, assalito, assalitore). Andar
contro con impeto, per lo più a scopo di offesa:
aggredire, avventai-si, assaltare (in senso generico,
ma particolarmente in significato militare); andare,
correre, dare, farsi, fogarsi, gettarsi, serrarsi, strin-
gersi addosso; correre, lanciarsi, precipitarsi, sca-
gliarsi, scaraventarsi contro; andare all'attacco; at-
taccare; essere, farsi, stringersi sopra qualcuno o
qualche cosa; andare alle prese, andare^alle strette;
andare, correre alla volta, alla vita, acciuffarsi,^ az-
zuffarsi; dar dentro. - Figur., il sopravvenire d'una
passione, d' una malattia e, in generale, di ciò
che arrechi male.
Assalìmento, l'assalire: aggressione, assalita, assal-
tamento, assalto. - Assalito, chi subisce V assalto. -
Assalitore, chi assale: aggressore, assaltante, assai ■
tatore. - Assalto, atto ed effetto dell' assalire, ma
specialmente in significato militare (V. più innanzi).
— Termine di scherma.
Affrontare, raffrontare, assalire di fronte: detto
per lo più di nemico e in battaglia. - Aggredire,
assalire qualcuno per fargli qualche brutto tiro
(aggressore, aggressione, aggredin^ento) . - Attaccare,
assalire combattendo.
Investire, assalire con forza,, con violenza. - Pren-
dere alle spalle, assalire a trarlimento, all'improvviso.
Ribattere, respingere un assalto. - Saltare addosso,
assalire con veemenza e all'improvviso. - Saltare agli
cecili, per graffiare. - Scagliarsi addosso ad alcuno,
avventarsegli contro. - Serrarsi addosso a uno, con
impeto, farglisi sopra. - Sovrassalire, assalire, sa-
lendo sopra.
Assaltare (assaltato, assaltatore). Assalire, inve-
stire, particolarmente in significato militare: di eser-
cito contro esercito, o tra minori riparti di mili-
zia, 0 contro una fortezza, e simili: attaccare,
dare l'attacco; dare, fare assalto, l'assalto; incon-
trare, scontrare ; andare, uscire addosso, andar sopra;
avventarsi, farsi incontro al nemico; andare, venire
alle prese; dare l'urto, urlare in...; osteggiare, pre-
sentar battaglia; fare impeto, percuotere,^ raffron-
tare. - Oppugnare, assaltare, combattere città, for-
tezze, mura e simili.
Assalto, atto ed effetto dell'assaltare: aggressione,
assalìmento, assaltamento ; affronto, attacco, sopras-
salto; colpo di mano (assalto repentino a una for-
tezza), investimento; punta, spedizione. - Movere
all'assalto, prender d'assalto, per assalto, a viva forza.
■ Assalto di batteria, di scale.... - Dare l'assalto a
scala vista, assaltare apertamente un forte. - Sostenere
V assalto, resistervi.
Assalto generale, Y attacco di una piazza da tutti
i lati e sii tutti i punti, impegnando nell' azione
tutto l'esercito. - Caricare il nemico, dar la carica,
persistere nell' assalto, battendo il nemico che già
piega. - Carica a fondo, un assalto con tutte le
forze, decisivo. - Falso allarme, assalto che si mi-
naccia al nemico in un luogo nel quale non si
pensa di affrontarlo e per distrarne l'attenzione dal-
l'assalto vero. - Incamiciata, assalto dato di notte
da soldati incamiciati. - Soprassalto, assalto impe-
tuoso.
Assaltare alla strada. Di malandrino che
aggredisce i viandanti per rubare loro. Con una
parola, grassazione.
Assalto. Atto ed effetto dell' assalire e del-
r assaltare.
Assaporare {assaporamento, assaporato). Godere,
gustare, saporare, rigustare, assaggiare, sia una
bevanda o una vivanda, od altro. Mangiare
0 bere qualche cosa con molto gusto. - Figur.,
godere una gioia, un piacere, ecc.
Assaporire (assaporito). Dar sax>ore.
Assassinare, assassinio [assassinamento, «*-
sassinato) . L'uccidere, il diventare assassino,
omicida. Figur., royiware qualche cosa; far grave
danno, adVinteresse di qualcuno; far male un
lavoro, ecc.
Assassino. Chi commette omicidio, ossia il de
lilto di uccidere, per lo più con agguato, con pre-
meditazione, a scopo di furto, di rapina, di ven~
detta, "per odio, per ferocia, ecc. - Figur., uomo per-
verso, che reca gran danno. Nel primo significato:
omicida, omiciduario, oinicidiale (voce antiquata),
sanguinario; uomo del diavolo, uomo che dà nel
sangue.
Assassinesco, da assassino (assassinescamente).
Lasciare su una st7-ada, assassinare. - Rubare il
mestiere al boia, commettere molti assassini. - Scam-
pare dal coltello d'uno, restar salvi da un tentato
assassinio.
Anteo, famoso gigante, figliuolo di Nettuno e della
Terra: dimorava nei deserti per assassinare tutti
i viandanti, avendo fatto voto d'inalzare a Nettuno
un tempio tutto di crani d'uomini. - Capobanda, capo
d'una banda di assassini. - Randito, brigante, ma-
snadiero, chi uccide talvolta per rapina e vive alla
macchia, al bando della giustizia.
Grassatore, assassino di strada. - Malandrino, bri'
gante, assassino da strada. - Scherano, sicario, as-
sassino prezzolato.
Asse. Voce di vari significati: legno segato pel
lungo dell'albero e di poco spessore. - Legno o ferro
intorno a cui gira la ruota o altro corpo. -
La linea retta immaginaria, intorno alla quale ruota
un corpo {asse terrestre, asse del mondo, ecc.). - An-
tica moneta romana e antica misura. - Come
termine legale: un intero /j«^r*»» omo, un' intera
eredità. —Veggasi inoltre a cannoccliiale, a Cri-
stallo, a lente, a magnete, a vòlta.
Asse demaniale. Complesso dei beni non pa-
trimoniali d'uno Stato.
Asse ecclesiastico. Complesso dei beni della
Chiesa incamei'ati dallo Stato.
Assecchire {a ssecchilo). Divenir secco.
Assecondare (assecondato). Compiacere, .scco»*-
dare. Andare a seconda, .seguire.
Assederò (assediito). Mettersi a sedere.
Assediare (assediamento, assediante, assediato).
Cingere d'assedio una piazza, una fortezza, un
luogo in qualsiasi modo difeso, munito. - Figur., ap-
piccarsi, mettersi d'attorno a persona, riuscendole
importuno, dando noia, disturbo.
Assedio. Complesso dei lavori e delie operazioni
che si fanno da un corpo di milizie per imi)adro-
nirsi di una piazza forte, per effetto di attacchi, di
bombardamenti, di resa, ecc.: assediamento, oppu-
gnamento, ossidione. - Assedio formale, condotto con
regola d'arie militare. - /lss(?dio insostenibile, quello
che non può durare a lungo, sia per gli assediati
come per gli assedianti. - Assedio largo, quello nel
quale l'esercilo assediante circonda la piazza luori
dalle offese di essa. - Assedio stretto, quello che si
ASSEDIO — ASSEGNATO
189
faceva sotto alle mura neiniclie, battendole con le
artiglierie e rovinandole con le mine. — Ossidionale,
di assedio.
Assediante, l'esercito, la milizia che assedia: as-
sediatore; oppugnante, oppugnatore. - Assedialo, inve-
stito, stretto da assedio, astretto; difensore della
piazza, propugnatore.
Operazioni degli assedianti. — Alloggiarsi, in
un assedio, il mettersi di pie fermo sopra un'opera
del nemico, occupata di viva forza, e il coprirvisi
subito alla meglio, a riparo dalle offese. - Alloggia-
mento interrato, riparo tumultuario che si fa nel
fosso della piazza assediata e nelle gallerie sotter-
ranee per propria difesa. - Assediare, circondare con
un esercito qualche luogo fortiiicato, per investirlo
0 per impedire il passaggio alle provvigioni, sicché
i difensori si arrendano per mancanza di viveri:
circondare, cerchiare, cingere d'assedio; investire;
essere, stare ad assedio; oppugnare, osteggiare;
stringere d'assedio, l'assedio.
Allargare, l'assedio, stringere più alla larga un paese.
Bloccare, stringere d'assedio cosi strettamente da
impedire ogni comunicazione e introduzione di vi-
veri nella città assediata: espugnare per fame.
Blocco, azione e effetto del bloccare. - Campeg-
giare, assediare, il nemico messo a campo, ecc.
Dare la scalata, salire sulle mura del luogo as-
sediato. - Levar l'assedio, cessarlo: disassediare, aprir
l'assedio, levarsi dall'assedio. - Pigliare per fame,
costringere gli assediati a capitolare per mancanza di
viveri. - Scalare, assalire con scale al luogo assediato.
Far levare l'assedio, liberare una città, mettendo
in fuga 0 facendone allontanare gli assedianti:
rompere l'assedio, sbloccare, liberare dal blocco.
Degli assediati. — Capitolare, \ arrendersi a
Satti (di eserciti o di città assediati), venire ai patti
ella resa; concludere, domandare, fare una capito-
lazione, ossia il trattato pel quale la guarnigione o
i cittadini d'una piazza si arrendono a determinate
condizioni: capitolazione onorevole, vantaggiosa; ver-
gognosa, disastrosa, ecc. - Resa d'una piazza: quando
ìf'assediato non ha più risorse da poter resister nei
trinceramenti che gli restano, fa suonare la chia-
mata dalle trombe su tutti i punti d'attacco, per
avvertire che vuole arrendersi.
A bandiere spiegate, una delle condizioni onore-
revoli che si concedono ai prodi difensori delle
fortezze, nell' uscire dalle porte delle medesime,
quando hanno dovuto arrendersi. - Resa a discre-
zione, invece, quando il nemico respinge ogni condi-
zione, ogni patto, esclusivamente imponendo la
propria volontà.
Rompere l'assedio, costringere l'esercito assalitore
a torsi dall'assedio, ovvero aprirsi una strada per
mezzo de' suoi quartieri per arrivare alla città as-
sediata e per soccorrerla. - Sortita, tentativo che
vien fatto da parte o da tutte le truppe di una
piazza assediata, le quali, uscendo dalla linea delle
fortificazioni, vanno ad attaccare l'assediante.
Sostenere l'assedio, difendersi per modo che il
nemico non possa occupare la città o la fortezza
ch'egli assedia. - Tener piazza, resistere all'urto ne-
mico, non ceder terreno.
Macchine da assedio, lavori, ecc.
Altaleno, macchina militare con la quale gli as-
sedianti inalzavano gli assediati alla sommità delle
mura della città assediata. - Appròccio, lavoro fatto,
scavando o terrapienando, per accostarsi alla piazza
assediata. -Ariete, macchina anticamente usata negli
assedi per battere e diroccare le mura dei luoghi
assediati.
Botte di offesa o botte di fuoco, ciascuna di quelle
botti che si lasciano rotolare giù dai parapetti o
per le breccie, piene di sassi o di fuoco, per allon-
tanare il nemico. - Breccia, apertura fatta con l'ar-
tiglieria nelle muraglie d'una città assediata o presa
d'assalto, per entrarvi. • Briccola, macchina con la
quale, un tempo, si scagliavano pietre e altro, ne-
gli assedi.
Cerchio, cinta di l'erro, di esercito che tiene for-
temente assediata una piazza o un altro esercito.
Circonvallazione, propriamente, linea di circonval-
lazione, fosso con parapetto, fortificato di distanza
in distanza, fatto dagli assedianti intorno al proiìrio
campo. - Falconiere, macchina da assedio. - forti-
ficazione, nome generico d'ogni opera per la di-
fesa di una città, di un luogo qualsiasi, contro
eventuali assedi o assalti.
Gabbione, cestone di vimini che si riempie ordi-
nariamente di terra e serve negli assedi a riparare
dai colpi nemici. - Guardia della trincea, i corpi
di fanteria che, durante un assedio, entrano gior-
nalmente a guardia dei lavori. - Parallele (fosse),
fosse concentriche che facevano gli assedianti.
Parco d'assedio, materiale necessario ad assediare
una piazza. - Pentola di fuoco, pentola piena di pol-
vere e di granate cariche, usata un tempo, per sca-
gliarla, con una miccia accesa, dalle mura sopra
gli assalitori. - Pluteo, antica macchina da assedio
con tre ruote, per avvicinarsi alle mura.
Trincea e trincera, strada scavata nel terreno,
difesa da parapetto, per comunicazione degli asse-
dianti; e alzata di terreno per difesa di soldati,
di artiglierie, ecc. - Ventiera, riparo di legno o di
corda per nascondere nelle batterie d'assedio le
artiglierie agli assediati, o i cannonieri dalle fu-
cilate nemiche.
Moneta ossidionale, il denaro necessario durante
un assedio. - Stato d'assedio, misura eccezionale di
goifertio.
Assegnamento. Quel tanto di fiducia che
si può avere verso una persona: conto, fidanza,
fondamento ; speranza fondata su qualcuno o
qualche cosa. - Qualunque rendita. •
Assegnare {assegnamento, assegnato; assegna-
zione, assegno). Conferire, dare, fissare una somma
in denaro o altro; disporre, destinare, attribuire.
- Conferire in dote, in rendita, in appannaggio
a pì^incij^e, in premio; aggiudicare in un'asma;
giudicare, tributare. - Stabilire una cosa, pre-
scrivere una condizione, un patto.
Aggiudicare, attribuire, per vie legali, una cosa
a taluno, oppure assegnare una cosa al miglior of-
ferente. - Aggiudicatario, colui al quale venne as-
segnata una cosa per sentenza, per decreto od altra
disposizione delle autorità competenti. - Aggiudica-
zione, l'atto e l'effetto dell'aggiudicare.
Assegnameìito, l'atto dell'assegnare e la cosa as-
segnata. - Assegnazione, l'assegnare. - Asségno, somma
di denaro che si assegna a qualcuno: provvigione
pecuniaria , provvisione , appannaggio , borsiglio,
piatto. - Commenda, assegno per onorificenza; pre-
benda, assegno degli ecclesiastici; spillatico, assegno
del marito alla moglie, per le sue spese.
Assegnatezza ("assegnato). Tenore regolato di
vita; moderazione nello spendere.
Assegnati. Carta moneta antica, francese.
Assegnato. Chi è parco nello spendere ; chi
fa economia.
190
ASSEGNO — ASSKNSU
Assegno. Veggasi ad assegnare^ a banca, a
pagare.
Asscguire {assegnilo). Conseguire, ottenere.
Assemblea. Insieme di più persone in adu-
nanza, nello stesso luogo, per formare parlamento,
o semplicemente per discutere. - Riunione di molte
fìersone chiamate a trattare di cose importanti, per
0 più politiche. - Adunanza dei soci, dei membri,
degli azionisti di una società, per tratiare di affari.
- Un'assemblea si riunisce in seguito a convoca-
zione; può essere ordinaria, straordinaria, gene-
rale, ecc. In essa si fa discussione' e, per lo più,
si conclude con un voto, talvolta sopra un ordine
del gitomo. Ciascuno domando /a j^arote, cioè la facol-
tà divariare, al presidente, che la concede o la nega.
— Pei vari modi di riunione, di discussione, ecc.
d'un'assemblea, nonché pei nomi di alcune speciali
assemblee, veggasi ad adunanza.
Antiche assemblee di Atene e di Roma. - Nell'an-
tica Atene, assemblee deliberanti erano: l'Ecclesia,
composta di tutti i cittadini; la Baie (senato), che
preparava proposte di legge; i Pritani, commissione
permanente" che proveniva dalla Buie; V Areopago,
tribunale religioso. - Per le antiche assemblee ro-
mane, veggasi a Comizio.
Assemblea Costituente, quella degli incaricati di
rinnovare la costituzione di uno Stato, di un'Asso-
ciazione, ecc. - Assemblea dei Notabili, anticamente
in Francia, adunanza dei membri del clero, della
nobiltà e della borghesia, indetta dal re per averne
il consiglio sopra oggetti importanti. - Assemblea
federale in una federazione di Stati, composta del
Consiglio nazionale e del Loìisiglio degli Stati, e da
un potere esecutivo, il Consiglio federale, con una
Cancelleria federale, e un Tribunale federale. - As-
semblea legislativa, quella che nella rivoluzione
francese succedette alla Costituente. - Assemblea na-
zionale, quella dei rappresentanti d'una nazione.
Assemblee popolari, più comunemente indicate
dalle voci comizio, meeting, ecc. - Assemblee pri-
marie, le riunioni dei cittadini secondo la costitu-
zione francese del 1791. - Assemblee territoriali,
create nel 1863 in ogni governo o distretto, com-
posto di proprietari e rappresentanti della città o
dei comuni rurali per all'ari economici, rendite,
strade, beneficenza, istruzione.
Consiglio Comunale, assemblea degli amministra-
tori d'un comune. - Consiglio provinciale, assem-
blea degli amministratori d'una provincia.
Comizio, anticamente, riunione, convocazione pub-
blica a scopo di far leggi, modificarle, rinnovarle,
eleggere magistrati, ecc. Ora, assemblea, adunanza
di popolo. - Congresso, assemblea di scienziati, di
artisti, di letterati, di persone diverse, per le trat-
tazioni di cose relative alla propria scienza, ecc., o
ili interesse pubblico.
Congresso Americano, unione di tutti i poteri le-
gislativi negli Stati Uniti d'America: si compone di
un Senato e di una Camera di deputati. - Conven-
zione, la terza assemblea parlamentare in Francia,
durante la rivoluzione. - Costituente, l'asseinblea de-
gli Stali Generali in Francia (1789), proclamatasi
nazionale. - Cortes, in Spagna e in Portogallo, sono
le assemblee nazionali, cioè il Senato e la Camera
dei Deputati.
Dieta, uno dei tanti nomi che presero, nei vari
tempi e paesi, le assemblee nazionali. L'assemblea
convocata dai re di Germania per trattare gli affari
dell'impero. - Duma, l'assemblea, recentemente isti-
tuita, dei deputati in Russia.
Parlamento, la Camera e il Senato, nei paesi
a regime costituzionale. Nei primi tempi della mo-
narchia francese, l'assemblea dei grandi del regno.
Parlamento, detto anche conciona e, nel veneto
Arengo, assemblea popolare che si teneva nella
chiesa e nella piazza.
Panegiri, voce usata anticamente per indicare ia
riunione degli abitanti d'una città o di una intera
provincia o tribù, e anche le grandi adunanze na-
zionali.
Reichstag, la Dieta germanica. - Nella monarchia
austro-ungarica, l'insieme della Tavola, dei Magnati
e della Tavola dei deputati. - Reichsvakl, Consiglio
dell'Impero, nella monarchia austro-ungarica, for-
mato dalla Camera dei Signori e dalla "Camera dei
deputati.
Scupscina, assemblea nazionale sèrba. - Storthing,
il parlamento norvegese. - Tabor, assemblea popo-
lare degli Czechi.
Figure e particolari.
Destra e sinistra, i due partiti in cui si divide
ogni assemblea rappresentativa. La destra è il par-
tito moderalo o conservatore; la sinistra il partito
progressista o democratico. Deriva dal posto che
essi occupano alla Camera, a destra o a sinistra del
presidente. - Centro, il partito di mezzo.
Maggioranza, il maggior numero dei deliberanti
in un'assemblea. Nell'uso, la prevalenza numerica
dei voti favorevoli al governo, al potere esecutivo.
Minoranza, il minor numero dei deliberanti. Nel-
l'uso, il partito di opposizione.
Interpellanza, domanda {interpellante chi la pre-
senta) di spiegazioni intorno ad atti del potere ese-
cutivo, nelle assemblee politiche e nelle ammini-
strative. Può dar luogo ad una discussione generale
e ad un voto. - Interpellare, presentare interpellanza.
Interrogazione, domanda ( interrogante chi la fa)
semplice, a titolo di schiarimento, senza intenzione
di fare un appunto al potere esecutivo. - interrogare,
presentare interrogazione. - Ostruzionisti, nei parla-
menti 0 in altre assemblee, coloro che, parlando
continuamente, od accumulando proposte su propo-
ste, cercano impedire una deliberazione.
Medaglia di presenza, che attesta essersi la per-
sona presentata alla riunione, all'assemblea; anche
onorario ài membri. - Ordine del giorno, la materia
da trattarsi in un'assemblea; la deliberazione che
termina una discussione. - Processo verbale, il rias-
sunto d'una seduta, della discussione fatta: anche,
semplicemente, verbale. - Sessione, tempo che un'as-
semblea impiega allo svolgimento di un programma.
Tribuna, luogo dove si collocano gli oratori nelle
assemblee politiche.
Agora, nell'antica Grecia, la piazza pubblica, il
luogo di riunione delle assemblee, corrispondente al
foro dei Romani.
Assemblea. Termine deìì&mUizia: radunanza
di soldati.
Assembramento. Raccolta di gente, folla,
per lo più in sommossa o per dimostrazione.
Assembrare, assembrarsi (assem6ra?-c). Rac-
cogliere, unire, o raccogliersi di persone in folla,
per dimostrazione, per sommossa, ecc. Anche, sem-
brare.
Assennare, assennatezza {assennato). Detto
a senno.
Assenso {assentimento). Acconsentiraento, con-
ASSENTARE — ASSETTO
191
senso, approvazione. Dare il consenso: acconsentire,
approvare.
Assentare (assentato). Piaggiare, adulare.
Assentarsi. Allontanarsi, partire.
Assente. Chi non è presente, ma lontano.
- Contumace, chi, domandalo in giudizio, non si pre-
senta.
Assenteismo. Vocabolo non registrato e pure
oggi comunissimo, specie con significato politico,
per indicare l'abitudine costante di essere assente,
lontano.
Assentimento. L'alto deWassentire.
Assentire {assenziente, assentito). Acconsentire,
approvare, dar il proprio consenso.
Assenza. L'essere lontano, o il non presen-
tarsi in un luogo. - Figuratam., mancanza di co-
raggio, di lealtà, di gusto, ecc. In questo senso è
reputato gallicismo. - Perdita della 7Henioria,
Assenziente. Chi fa l'atto di assentire.
Assenzio. Erba amarissima ed aromatica, a
fiori composti, crescente nei climi meridionali, usata
frequentemente come medicinale (stomachico, per
Vabsintiìia, ed eccitante molto energico). - Simbo-
leggia le tribolazioni dell'animo; tormento d'amore.
- Dicesi assenzio anche il succo che se ne estrae.
Absinthe (frane), l'assenzio, liquore verde opale,
inebriante, per eccellenza, e stupefacente, -iifom/iiìa,
principio attivo e amaro dell'assenzio. - Ahsintismo,
il , complesso dei fenomeni morbosi prodotti dal-
l'abuso del liquore d'assenzio.
Asserella. Piccola asse, pezzo di legno. - L'asse
del ietto.
Asserenare, asserenarsi (asserenato). Ras-
serenare, rasserenarsi; rendere, divenir sereno; di ce-
si di animo, di niente, di cielo, di tempo, ecc.
Asserente. Chi fa l'atto di asserire.
Asserire (asserimenlo, asserito, asserto, asserzione,
assertore). Affermare una cosa per vera; dire o dare per
vero; attestare, dichiarare; esprimere, sostenere, av-
valorare un'opinione; confermare, dare conferma -
Asserente, afl'ermante, asseverante, chi asserisce.
Giurare in verba magistri, sempre affermare ci-
tando l'altrui autorità. - Protestare, dichiarare con
protesta, affermare positivamente. - Restrizione, con-
dizione e proposizione che restringe la generalità
della cosa asserita. - Scommettere, fare scommessa,
modo risoluto d'affermare.
Assertivamente, affermativamente, con affermazione
in senso affermativo; affermantemente, affermata-
mente, positivamente. Con maggior forza di signifi-
cato, assev er antemente : asseveratamente, affermatis-
simamente, assicuratamente, inculcatamente; effetti-
vamente, positivamente; a pieno.
Assertivo, aflermativo, affermante, asserente. - Asse-
verativo (che asserisce con insistenza, con sicurezza),
asseverante, assicurativo. -^sser^ono, veggasi a grii*-
ramento.
Asserzione, affermamento, affermativa, affermazio-
ne; asserimento, asserto, assertivo; attestazione,
detta (a detta di....), testimonianza; assunto, dichia-
razione. - Asseverazione, asserzione insistente, sicura:
asseveramento, asseveranza, assicurazione; assicura-
mento, certificamento, certificazione; cerzioramento,
cerziorazione.
Asserire con insistenza, con certezza: accertare,
assicurare, asseverare, far fede, certificare, cerzio-
rare, affidare, far fidanza; sincerare; sostenere affer-
mativamente; giurare, protestare, raffermare; ren-
dersi garante, mallevadore; sagramentare. - Accer-
tare di toccata, asseverare per aver toccato con mano.
Affibbiarsi a cingersi la giornea, impegnarsi, sfor
zarsi, anche ostinarsi nel voler far credere una cosa.
EscL.AMAzioNi E MODI DI DiiiE, a sostegno di un'as-
serzione: affé, afìè mia, in fede mia; affé di Dio, alla
fé di Dio! affé del zìo.', per non nominare Dio; a//o
croce di Dio, pei' le meraviglie di Dio! - Altro, altro
che, senza dubbio; davvero, per vero, davvero dav-
vero, in realtà, in coscienza !
Appunto, precisamente ! Com' è vero Dio (quasi
asserendo con giuramento); r.oni è vero il solet
Benedetto Dio, santo Dio! - Cambiami il nome se.,..!
- Ch' io diventi un frate ! Ch' io arruzzoli ! - (he mi
pigli un accidente, che mi venga la rabbia, se.... -
Che tu abbia braccia e io spalle (son contento che
mi bastoni se...), - Cliio arrabbi, se non e vero ! - Ch' io
possa essere impiccato e squartato, se....
Da galantuomo, da uomo ai carattere, d' onore I
In parola d'onore. - Dammi di ladro! (come aggiun-
gendo mentalmente: se non é vero quel che dico).
- Dimmi gobbo ! Dite eh' io non sia desso ! - Dio lo
sa. Dio sa, sullo Iddio ! - Il cielo mi fulmini ! - In
fede mia, in verità, in santa verità, in santa e bene-
detta verità ! - Ma certo ! lo non sono io, se....
Metto la mano o le mani nel fuoco l motto popo-
lare. - Mi caschi il naso, mi raschi la testa, modi
d'affermare un po' volgari. - Mi si muti il nome,
se.... - Né più né meno, per 1' appunto. - Non dico
bugia, quanto racconto, asserisco è tal e quale. -
Non lo puoi credere!, affermando cosa straordinaria.
- Non sarà mai vero che..., non sarà mai possibile,
non avverrà, e simili. - Non son chi sono se....
Per dire la verità, modo di correggeie un' asser
zione. - Per la vita mia ! - Salvo il vero, maniera
di mitigare un'asserzione, o di non affermare asso-
lutamente una cosa. - Si ! No ! Veh l, rinforzo di
affermazione o di negazione.
Voglio che mi sgiuseppino, mi sberrettino, mi sbat-
tezzino. - Vo' morire in guest' istante, se.... - Vorrei
morire piuttosto! Vorrei morire se...!, affermando
iperbolicamente.
Àssero. Piccola trave.
Asserpolare, asserpolarsi (asserpolato). Detto
a tòrcere.
Asserragliare, asserragliarsi (asserragliato).
Detto a barricata, a chiudere, a forti/Ica-
zione.
Assertivo, asserto. Detto ad asserire.
Assertòrio. Veggasi a giuramento.
Asserzione. L' asserire.
Assessorato, assessore. Magistrato del Co-
7mvne.
Assestamento. Assesto, 1' assestare.
Assestare (assestamento, assestatezza, assesto, as-
sestato). Mettere in buon ordine: di oggetti qual-
siansi e, nell' uso, di un bilancio. - Adattare,
rendere adatto. - Aggiustare un colpo. - Porre con
precisione la mira nel tiro a segno. - Assestarsi,
aggiustarsi, adattarsi.
Assetare (assetalo). Far venire, aver sete. - Ave-
re intenso desiderio. - Inaridire, seccare: di
terreno.
Assettare, assettamento (assettato, assetta-
tìira, assetto, assettarsi). Disporre, mettere in or-
dine; apparecchiare, f>»*e2iai'are bene; correggere,
raffazzonare, accomodare. - Acconciarsi, della
veste. - Assettarsi, porsi, accomodarsi, prender po-
situra sopra checchessia.
Assettatura. Abbigliamento. - Modo di vestire.
Assettino. Garzone del paratore di chiesa.
Assetto. Buona disposizione, ordine. - Apparato,
192
ASSEVERARE
ASSOCIARSI
addobbo (veggasi in addobbare). • Figur,, accomo-
damento, accordo.
Asseverare, asseveranza (asseverante, asse-
verativo, asseverato, asseveratamente). Detto ad as-
serire.
Assicurare (assicurato). Rendere sicuro da
pericolo. • Rendere stabile, ferino. - Rassicurare,
togliere la paura. Dar per certo, asserire. -
Provvedere contro un danno, o un pericolo, me-
diante assicurazione, • Pagare un tanto alla
posta per assicurare il ricapito di una lettera o
d'altro. — Assicurazione, l'assicurare e l'essere as-
sicurato.
Assicurarsi {assicurato). Essere, mettersi, stare
sicuro 0 al sicuro. - Nell'uso, fare un'assicu-
razione.
Assicurazione. Contratto col quale l'assicurar
tore si obbliga, mediante un premio, a risarcire
le perdite o i danni che possono derivare all'asst-
curalo da determinati casi fortuiti o di forza mag-
giore, ovvero a pagare una somma di danaro
secondo la durata o gli eventi della vita di una o
più persone. Si fanno assicurazioni per i trasporti
di terra e di mare, contro l'incendio, contro la
grandine, sul bestiame, contro gli infortuni sul la-
voro, ecc., ecc. - Assicurazione sulla vita, applica-
zione del sistema di assicurazione che offre il mezzo
di legare ad altri un capitale o di preparare a sé
qualche agiatezza per la vecchiaia. - lilalizio, spe-
cie di assicurazione per la quale una persona, ce-
dendo i propri beni, si assicura una rendita, un
assegnamento vita naturai durante.
Assicuratore, colui che, mediante un -premio con-
venuto, si assume la responsabilità economica di
rischi e pericoli di una qualsiasi operazione. - As-
sicurato, colui a prò' del quale è fatta un'assicu-
razione. Può fare assicurare non solo il proprietario,
ma anche il creditore che ha privilegio o ipoteca
sulla cosa, e in generale chiunque ha un interesse
reale e legittimo o una responsabilità per la con-
servazione di essa.
Polizza, il contratto stipulato in iscritto fra assi-
juratore ed assicurato e indicante le generalità di
questo e di quello, l'oggetto dell'assicurazione, la
somma assicurata, il premio, i rischi che l'assicu-
ratore assume e la durata di esso contratto. - Pre-
mio, il prezzo del pericolo (periculi proetium),
ossia ciò che l'assicurato paga in corrispondenza
dei pericoli che l'assicuratore assume.
Rischio, dicesi tanto del pericolo che l'assicura-
tore si assume, quanto della cosa assicurata. - Si-
nistro, l'avvenimento del fatto previsto dall'assicu-
razione. - Indennità, il risarcimento del danno cau-
sato dal sinistro.
Abbandono, cessione agli assicuratori delle mer-
canzie state prese, perdute o detenute, affine di ri-
cuperare la somma assicurata. - Assicurazione in
quovis, l'assicurazione di merci sopra una nave in-
determinata. - Associazione di mutua assicurazione,
ente collettivo che ha per scopo di dividere tra gli
associati i danni cagionati dai rischi. - Garanzia,
assicurazione legale: tnalleveria.
Riassicurazione, scaricamento sopra un altro (rias-
sicuratore) dei rischi di cui uno s'era reso mal-
levadore. Anche, doppia sicurtà o assicurazione fatta
a una stessa mercanzia o altra proprietà.
Lloyd, nome di parecchie compagnie di assicu-
razione marittima.
Assiderare, assiderazione (assiderato). In-
tirizzire, intirizzimento per freddo eccessivo.
Assìdere, assidersi (assiso). Mettersi a so
dere.
Assiduità. Diligenza, costanza nel fare una
cosa, nell'attendere a checchessia.
Assiduo. Chi é diligente, ha costanza nel fare.
Assieme. Lo stesso che insieme.
Assiepare (assiepamento, assiepato). Mettere una
siepe intorno a un terreno: chiudere, circoìi-
dare.
Assillarazione. Detto a parola.
Assillare. Di ascella.
Assillo. Insetto che punge aspramente più d'un
animale, specialmente il bue e il cavallo : tafano.
- Figur., tormento.
Assimilare, assimilazione (assimilativo, as-
similato). Rendere, rendersi simile. • Il trasfor-
marsi àoW alimento negli animali e nelle piante:
il digerire, - Omeòsi, in fisiologia, - Assimilativo,
atto ad assimilare.
Assiolo [assiuolo). Uccello notturno simile alla
civetta. - Capo d'assiuolo, per ispregio, ignorante. •
Chiurlare, chiurlo, il vociare, la voce dell'assiolo.
- Chiù, voce imitativa dell'assiolo.
Assioma (assiomatico). Proposizione che non
ha bisogno di essere dimostrata: massima.
Assisa. Abito, veste, uniforme di un ordine
religioso, di milizie, di allievi d'un collegio, ecc.
- Livrea di servo.
Assise (Corte d'Assise). Detto a tributiale.
Assistente. Chi vigila e guida il lavoro d'al-
tri 0 d'una squadra d'operai : astante, sorvegliante,
soprastante. - Chi presta il proprio concorso ad
un medico o ad altro professionista, al maestro o
alla maestra in una scuola, ecc.
Assistenza. L'assistere. L'essere presente.
• Assistenza pubblica, prestazione, nel campo della
beneficenza, dell'igiene, ecc., da parte di un co-
mune, di una confraternita, di una congre-
gazione, di un istituto qualunque.
Assistere {assistente, assistito). Esigere presente
o vicino, per lo più allo scopo di vigilare, di
custodire,- anche, essere presente ad una festa,
ad uno spettacolo. - Prestare aiuto, prestar
soccorso con la persona o con le facoltà. - Far
servigio o favore a qualcuno.
Assitare (assitato). Sentir l'odore, avvertire
con l'odorato: specialmente del cane - Abituarsi
a stare in un luogo.
Asrfto. Assi, pezzi, tavole di legno commessi
insieme, per chiudere, per fare un tramezzo, fra
stanza e stanza, un palco, un pavimento , un
riparo, ecc.: appalancato, impalancato, intavolato,
palconcellatura; chiudenda, turata.
Assiuolo. Lo stesso che assiolo.
Asso. Un solo segno nelle carte da giuoco e
nei dadi.
Associare (associato). Mettere insieme, unire
una cosa ad un'altra. -Di persone, unire in asso-
ciazione, in società. - Prendere alcuno per com-
pagno, per socio. - Far prendere l'abbonamento,
far l'associatore.
Associarsi {associato)- Mettersi in società fra
due 0 più persone per affari di qualsiasi natura,
per esercitare un commercio, un'industria e simili.
- Far compagnia, far lega, accompagnarsi, met-
tersi insieme, entrare in un'associazione. - Pren-
dere abbonamento, direttamente o per mezzo
àell' associatore. - Di idea, coordinarsi ad un'altra
0 ad altre, secondo certe leggi di analogia.
ASSOCIATORE — ASSOTTIGUARF.
m
Associatore. Chi cerca di procurare abbonati ad
un giornale, alla pubblicazione di un libro, ecc.
Associazione. Riunione di persone in società
civile per uno scopo, subordinato a comunanza di
idee, eli sentimenti, e per un determinato fine: po-
litico, di professione, di mestiere, di mutuo soccorso,
di studio, di propaganda, per divertimento, per lo
sport, e via via. Dicesi anche sociftà: questa
voce però si usa, propriamente, per indicare un'as-
sociazione in senso commerciale. Le associazioni
sono, per lo più, rette in base ad uno statuto e
con deliberazioni che i soci sono talvolta chiamati
a prendere in aduìianza, in assemblea.
Associazione cooperativa, veggasi a cooperazione.
Associazione di criminali o di malfaliori, la mafjia
in Sicilia, la Camorra a Napoli, la Mala vita a
I3ari, gli accoltellatori a Livorno, ecc.
Associazione internazionale, quella che conta in-
scritti, riparti, sedi in più nazioni. - Associazione
nazionale, quella che ha soci inscritti, sparsi in
tutto un paese. - Associazione operaia, a scopo, ge-
neralmente, della reciproca assistenza, della resisten-
za (Camera del lavoro. Leghe di resistenza, ecc.), della
produzione diretta ed altro. - Associazione segreta,
quella che non ta conoscere all'autorità, o a chicche-
sia, l'elenco dei propri addetti, né le proprie deli-
berazioni. Tale ancora la massoneria.
Alleanza, associazione fra Stato e Stato, a scopo
comune di olìesi o difesa. - Ansa, associazione tra
alcune città di commercio (anseatiche), specialmente
in Germania. - Compagnia, associazione d' afl'ari, per
lo più: Compagnia di assicurazione, Compagnia
del gas, ecc. - Compagnia della Misericordia, pia
associazione delle città toscane per trasportare
morti, malati, e assisterli quando occorra.
Confederazione, associazione di più Stati, che in-
sieme ne compongono uno solo: federazione (es.,
la Svizzera, la Germania, l'Unione Nord-Americana,
€cc.). - Federale, relativo a federazione. - Federali-
smo, sistema che ammette la federazione.
Confraternita, associazione laicale. - Con-
gregazione, compagnia di ecclesiastici o di seco-
lari. - Corporazione, associazione di mestiere, come
era delle antiche arti di Firenze.
Falanstero, specie di vastissimo convento, per
comunità, non religiose, ma sociali. - JLega, asso-
ciazione di più città, di più Stati: alleanza, in
senso quasi esclusivamente guerresco. - Sodalizio,
associazione d' individui, 1' un 1' altro strettamente
vincolati dall'obbligo di cooperare secondo un dato
fine.
Affiliazione, l'affiliarsi, l'accedere di qualcuno ad
un'associazione, e anche 1' atto o la cerimonia per
accoglierlo in essa. - Mntualitd, sistema delle asso-
ciazioni di mutuo soccorso. • Organizzazione, ogni
corporazione sistematicamente organizzata ^es., l'am-
ministrazione dello Stato) e la creazione d'una sif-
fatta corporazione. - Ricevere il battesimo, essere da
altri riconosciuto degno d'appartenere ad una setta,
ad una consorteria, ecc., avendo tutte le qualità
necessarie per appartenervi.
Assodare, assodarsi (assodamento, assodato).
Rendere, divenire sodo, stabile, solido, duro.
Assoggettare f assoggettamento, assoggettato).
Rendere soggetto; sottomettere.
Assolaiato. Detto a castagno e a olivo.
Assolare (assolato). Esporre, stendere al sole.
Stendere a strati, a suolo a suolo.
Assolarsi (assolato). Restar solo. - Termine del
giuoco delle carte.
PiiKMOu — Vocabolario Nomenclatore.
Assolcare (assolcato). Veggasi a solcare.
Assoldare, assoldarsi (assoldato). Prendere,
mettersi a soldo, riferito a milizia. - Prendere,
mettersi, per mercede, a privato servizio.
Assolutamente. In modo assoluto; per certo.
Assolutista, assolutismo. Detto a dispoti-
smo e a governo.
Assoluto. Sciolto, libero da condizione, da re-
lazione, da limite: senza restrizione, illimitato (es.,
potere assoluto), intero, completo, peifolto (es.,
bello assoluto), puro (alcool, ecc.), esclusivo. Di
governo, o di principe, non soggetto a leggi
fondamentali. - Di parola, che può stare da sé. Di
bisogno, urgente, ecc.. -Il contrario di relativo.
Sistema di misura. • Veggasi anche a tempe-
ratura.
Assoluzione. Proscioglimento da accusa, da
colpa, da peccato: assolutoria, proscioglimento.
-Detto pure in significato di perdono. - Veggasi
anclie a giudice, a sentenza, a confessione, a
moribondo.
Assolvere (assoluto, assolutorio). Dare Vassolu-
zione, prosciolvere. - Liberare da un obbligo, da
un impegno. - Assolutorio, che assolve.
Assomigliare (assomiglianza, assomigliato). Ave-
re somiglianza, somigliare. - Rendere, essere
simile.
Assommare (assommato). Far la somma. -
Compire, finire. - Venire alla conclusione dì un
discorso. - Mettere assieme, raccogliere com-
pletamente.
Assonanza. Somiglianza, corrispondenza di
suono: meno della inma.
Assono. Grossa asse di legno.
Assonnare (assonnato, assonnito). Detto a son-
no.
Assopire, assopirsi ( assopimento, assopito ).
Stato intermedio fra la sonnolenza e il soimo. -
Veggasi a dormire e a sonno, - Di dolore e di
altro: calmare, calmarsi.
Assorbente. Detto a medicamento, a calo-
re, a luce.
Assorbimento. Atto ed effetto dell'assorbire.
- Stato della mente, o dell' animo, per cui si è
esclusivamente occupati d'una cosa o d'una persona:
fissezza, fissità, fissazione; raccoglimento, distra-
zione. ■ In senso mistico, estasi. — Veggasi, inol-
tre, a linfa e a sangue.
Assorbire (assorbente, assorbimento, assorbito).
Attrarre, impregnandosene, un liquido o un fluido:
assòrbere, absòrbere, suggere, succhiare, trarre a
sé; bere poco a poco. -Molto assorbente è la spu-
gna. - Assorbito, dicesi di un corpo immedesimato
in un altro (assorbente) mediante la soluzione.
Assordare, assordire (assordante, assordato,
asso7'dito). Render o diventare sordo; rintronare
i' orecchio, stordire con un grande rumore.
Assorgere (assorto). Levarsi, alzarsi.
Assortimento. Svariata e ordinata quantità
di cose, in una bottega o altrove. - Haccolta.
Assortire (assortito). Ordinare, mettere in or-
dine le cose secondo la loro specie, le cose sva-
riate di uno stesso genere. - Assortito, dicesi an-
che per fortunato.
Assorto. Profondamente immerso in qualche
pensiero.
Assottigliare , assottigliarsi ( assottiglia-
mento, assottigliato). Rendere, divenir sottile ■ Sce-
mare, diminuire. - Del sangue, o altro liquidOf
rendere, rendersi più fluido, più scorrevole.
13
194
ASSUEFARE — ASTRATTO
Assuefare, assuefarsi {assuefatto, assv£ fazione,
assueto, assuetudme). Abituare : far prendere o pren-
dere unabUudine.
Assuèto (poet.). Avvezzo, che ha Y abitudine.
Assuetudljie. Assuefaeione, abitudine.
Assumere {assunto, assunzione). Prendere, più
coniunea:ente riferito a comando, a ufficio, a
grado, a incarico, a impegno, a spesa e si-
mili. - Prendere, contrarre abitudine. - Sollevare,
alzare a dignità, a grandezza, ecc.
Assunta. Veg^asi à Madonna e a festa.
Assunto. Subbietto, argomento di un di-
scorso. - Incarico.
Assunzione. Atto ed effetto àeW assumere.
Una festa cattolica.
Assurdità, assurdo. Ciò . che é contrario al
vero manifesto e necessario; ciò che é falso, con-
tradditorio, incompatibile (repugnante nei termini),
impossibile: coatroSenso, non senso; cosa, sup-
posizione che non sta né in cielo, né in terra.
Paradosso, proposizione apparentemente assurda,
perchè C-oatraria ^lle opinioni comuni, ma che tal-
volta è, vera: argomento in barocco. - Paradossale,
paradossastico, dì paradosso. - Paradossare, far para-
dossi. - Paradossista, chi fa paradossi.
Ridurre all'assurdo, all'impossibile, fare un ragio-
namento sopra un'ipotesi per dimostrare che è
assurda.
Asta. Pezzo di legno, lungo, sottile, ripulito,
per diversi usi. - Sorta d'arme: veggasi anche a
lancia. -Termine di tipografia.- Organo di mac-
china che serve a comunicare un moto di trasla-
zione. - Manico di più di un istrumento, - Organo
della locomotiva.
Asta. Vendita volontaria o per effetto legale, che
si fa chiamando gente a concorso e cedendo l'oggetto
della vendita al>.miglior offerente. Anche concorso
per il èonferiraento. di un appago: incanto, suba-
sta, subastazione, licitazione. - Asta pubblica, pub-
blico incanto;- dove si vende la roba, specialmente
per sentenza di' tribunale. - Asta privata, incanto
latto da privati. - Deserta, l'asta quando non si
presenta alcun offerente. - Réincanto, asta nuova.
Adire,2id un'asta, presentarsi ed offrire. - Met-
tere all'asta: vendere sotto l'asta, subastare, incan-
tare, licitare, trombare, trombettare (dalla tromba
con la. quale il banditore annuncia e divulga l'asta).
- Reincantare, rincantare, mettere di nuovo al-
l'asta.
Aggiudicare, assegnare l'oggetto dell'asta al mi-
glior offerente {oggiudicaldriof. deliberare, licitare,
liberare. - Aggiudicazione, defibera. - Dire, dirci,
dirvi, offrire all'asta, facendo un prezzo.
Cartella d'incanto, fogfio, per lo più a stampa,
in cui sono indicate le condizioni, gli obblighi e si-
mili, di chi accorre all'asta. - Chiamatore, il ban-
ditore, il trombatore, chi annunzia le- offerte. - Fa-
tale, termine per cui in un pubblico incanto, dopo
la prima aggiudicazione, si può offrire ancora e dar
luogo a un altro incanto. - Lotto, parte di un tutto
che è messo in vendita, specialmente all'asta. - Oòtó-
tore, offerente all'asta. - Prezzo d'asta, se risulta
dagl'incanti.
Fino ad estinzione di candela vergine: in qualche
incanto, fin che non è consumata la candela o il
moccolo ciascuno può offrire: dopo la cosa venduta
rimane ali" ultimo offerente.
Astaco. Il gambero.
Asta di presa (trolley). Detto a tramwia.
Astante. Chi assiste ad uno spettacolo. - Il
medico di guardia in un ospedale.
Astàtico. Detto a magnetismo.
Astato. Armato d'asta.
Asteg-g-iare {asteggiatura, asteggio). Esercizio
fatto da chi impara a scrivere.
Astemio. Chi non beve vino e, in genere,
qualsiasi bevanda alcoolica.
Astenere, astenersi {astenuto, astensione).
Non fare una cosa qualsiasi: contenersi, riguardarsi,
privarsi : cosi del bere, del man^giare, ecc., per
temperanza. - Desistere, evitare, non curarsi,
disinteressarsi . - Anche star lontano, non par-
tecipare ad una impresa, ad una elezione, ad
una votazione e simili. - Astensionismo (neologi-
smo), l'atto di astenersi, specialmente dal parteci-
pare, per deliberato proposito, alle manifestazioni
della vita politica.
Astinenza, l'essere astinente, il sapere astenersi.
Astenia. Mancanza di forza.- Debcylezza dei
muscoli in genere.
Astenopia. Difetto, malattia dell'occhio.
Astensione. L'astenere, l'astenersi. - Veggasi
a diritto.
Astergente. Veggasi a medicamento.
Astèrgere, 'astersione {astersivo, asterso). De-
tèrgere, asciugare. - Più specialmente, pulire.
Astèria. Sorta di gemma.
Asterisco. Segno in un libra, in uno scritto :
postilla, apostilla, stelletta, richiamo, chiamata.
Obelo, sorta di asterisco. .
Asterismo. Detto a .stella. • Proprietà ottica di
qualche minerale.
Asteròide. Piccolo pianeta.
Astersivo, astersione. Veggasi a pulire.
Astiare (astiato). Portare odio, astio, invidia.
Asticciuola. Piccola asta.
Astiera, astile. Veggasi a lancia.
Astigmatismo. Affezione dc.W occhio.
Astilo. Di edificio senza colonne, mentre pe^
il suo stile sembrerebbe richiederne.
Astinente. Detto ad astenere, astenersi.
Astinenza. Nel tenore diivita, temperanza:
meno di digiuno. - Pratica di culto cattolico.
Quaresima, talvolta, per astinenza e parco vi\ ere.
Astio (astioso). Odio, malanimo acre, rancore
contro alcuno ; anche, invidia.
Astomia. Mancanza della bocca.
Astóre. Specie di falco. - Uomo furbo.
Astracan. Veggasi a pelliccia.
A stracciasacco. Modo di guardare.
Astràgalo. Uno degli ossi del tarso. - Orna-
mento della colonna.
Astrale. Di astro. Luce astrale, scintilla-
mento di stella. - Mondo astrale, il cielo. - Spi-
rito astrale, detto a demòtiio.
Astrapofobia. Paura del lampo e del fulmine.
Astrarre (astraere, astratto). Fare astrazione,
essére astratto. - Segregare, separare ; fare ec-
eiezione. - Termine ai filosofia.
Astratto. Non riguardante un concetto concreto,
ma concetti o norme generali : generico, indefinito;
vago, senza limiti, senza contorno, campato in aria.
- Aggettivamente,fisso intensamente nella contempla-
zione d'una «osa, in un pensiero, in un' opera-
zione della mente. - Tema, idea, argomento, nome,
numero astratto e simili. - Astrattamente, in modo
astratto, per astrazione, senza proposito concreto,
genericamente, accademicamente, in via di discorso,
tanto per dire.
AS'l'HAX.KlNK ASTUONdMIA
l<)5
Astrazione. L'essere astratto. ■ La facoltà di
astrarre: operazione delia niente; anche, stato della
mente, distrazione. - 'Eccettuìizione, eccezione.
Astringente. Che ha facoltà di astringere, di
stringere (figur., costringere, forzare). - Detto
specialmente dì alcune sostanze, come il cemento,
il cacciù, ecc., e di alcuni medicamenti o inedici-
nali introdótti Tieirorganisino, o ajiplicati in qual-
che punto del corpo, per ridare alle parti solide
dell'economia il tono, la contrattilità organica ne-
cessaria all'esercizio lìsìolog;ico delle funzioni nutri-
tive, diminuendo o arrestando una secrezione. Gli
astringenti si possono dividere in minerali e vege-
tali. Fra 1 primi vanno gli acidi diluiti, i prepa-
rati di alluminio, di bismuto, di piombo, di zinco,
di ferro, ecc. Fra i secondi, il tannino e tutto le
droghe tanniche (Veggasi a diarrea). - -Stittico,
fortemente astringente; anjaro; acerbo; anastàltico.
Astringere {astrettilo, astretto). Forzare,, co-
stringere.
Astro. Nome generico che. si. dà ad ogni corpo
celeste (stella, pianeta, luna, sole, cometa, aste-
roide, ecc ), oggetto dello studio che si dice astro-
nomia : sfera, spera; rota celeste, suprema rota,
ruota magna; luminare, luce, lucerna; occhio del
cielo. — Astrale, di astro : che appartiene agli astri
o ha con essi qualche relazione. - Asterisco, piccolo
astro. - Astrifero, che ha astri: stellato.
Abside, amplitudine, altezza, angolo, ascensione, de-
clinazione, eclisse, ecc., degh astri, veggasi ad astro-
nomia. - Disco, la sfera visibile d'un astro.
Lembo, il contorno del disco di un astro, se
questo é lucente per se stesso, come il sole: il con-
torno della parte illuminata, se si tratta della luna
o d'altro corpo rìon luminoso per sé stèsso.
Astrochimica, studio della natura chimica dei
corpi celesti, fondato principalmente sull' uso dello
spettroscopio. - Àstrodmamica, scienza che riguarda
la forza da cui è impresso il movimento degli astri.
Astrofisica, studio della natura fisica degli astri.
Astro fotografia, la fotografia applicata al rilievo
della vòlta celeste e dei corpi che vi si trovano.
Astrofotometria, misurazione dell' intensità lumi-
nosa degli asti"i.
Astrolatria, adorazione deeli astri. - Sabeismo,
culto degli astri. - Sacrifici diaci, sacrifici che si
facevano dagli antichi in onore del sole.
Astrologia, pretesa divinazione per mezzo degli
astri: astromanzia, sideromanzia. - Astrometeorologia,
scienza di predire i cambiamenti di tempo dall' os-
servazione degli astri. - Siderismo, la rabdomanzia
del ferro, la presunta influenza degli astri (sidera)
suir organismo animale.
Astrometria, ramo della meccanica celeste : veggasi
ad astronomia. - Uranoscopia, osservazione degli
astri. - Uraiwmetria, descrizione parziale di astri o
di fenomeni celesti.
Vari cOrpi celesti. — Asteroide, piccolo pianeta
che ruota intorno al sole, come i pianeti maggiori,
percorrendo orbite poste tra quelle di Marte e di
Giove. - Asterismo, costellazione ed unione di stelle;
piccolo gruppo che occorre distinguere dal resto
della costellazione di cui fa parte. Piccoli- grappi
che non fanno parte di alcuna costellazione par-
ticolare.
Bolide, 0 meteorite, metèora ignea e luminosa,
composta di un globo di fuoco, che si vede, come
un punto luminoso, correre velocissimo. nel cielo,
talvolta spegnendosi con detonazione.
Cometa, corpo celeste della natura dei pianeti
e con chioma o coda. - Costellazione, più stelle
che compongono una figura immaginaria, indicata da
nome di animali, d'uomini, di strumenti, ecc. Anche,
costituzione de' pianeti e de' loro aspetti.
jAina, il satellite della Terra. Nome gene-
rico di pianeti sponti. - Mondo, astro che si sup-
pone abitato. - Nebulosa, ammasso di stelle che
mandano una luce non bene determinata nel conforno,
come -veduta attraverso ad uno strato di nebbia.
' Pianeta f /corpo celeste che gira intorno al solo,
dal quale riceve luce e calore.
Satellite, astro minore che gira intorno ad uno
maggiore, con le stesse leggi di moto che questo
segue girando intorno al sole. - Sole, centro del
sistema planetario di cui fa parte la Terra. - Nome
generico di corpi celesti che si trovano attualmente
in tale stato d'incindescenza da essere luminosi.
Sporadi, astri disseminati nei vasti .spazi del
cielo, fuori delle costellazioni. - Stella, ogni astro
splendente nel cielo: più generalmente, dicesi degli
astri che non appartengono al sistema solare, dette
anclie stelle fìsse. - Terra, il nostro pianeta,
Zodiaco, quella fascia o zona celeste entro la
quale si muovono i pianeti, nonché la relativa rap-
presentazione.
Astrochimica. Veggasi ad astro.
Astrodinàmica. Detto ad astro.
Astrolàbio. Istrumento di astronomia.
Astrolatria. Detto ad astro.
Astrologare {astrologato). Esercitare 1' astro-
logia.
Astrologia {astrologico). Un tempo, scienza,
dottrina, per la quale si presumeva di indovinare
il futuro mediante l'osservazione degli astri: arte
dell' indovino^ arte chimerica. Si distingueva la
astrologia naturale, che prediceva i cambiamenti di
tempo, e 1' astrologia giudiziaria, che indagava gli
astri per .la predizione di futuri eventi. - 4s^^"o%ta
teologica, la parte dell'astrologia che tratta della
divinità attribuita ad alcune stale. - figura or osco-
pica, o dei pronostici, usata dagli astrologi per ven-
dere le loro imposture: nel mezzo di essa si scri-
veva il nome e la data della nascita di una persona
e nelle dodici case del contorno si mettevano i pia-
neti, dalle cui posizioni si traeva l'ignoto avvenire.
- Scienza apotelesmatica , l'astrologia.
Alfridaria, influenza attribuita successivamente
a ciascun pianeta. - Almugia,' stato di due pianeti
che hanno lo stesso delle loro case. - Amreto, pia-
neta che annunziava la morte, - Afeto, 'pianeta che
dava la vita.
Domrficazione, divisione del cielo in dodici case.
■ Schema, rappresentazione dei pianeti, ciascuno a
suo posto per un dato momento. - Signifcatore,
punto dell'tìclittica che annuncia qualche avveni-
mento. - Tema celeste, tema della natività, oròscopo
(veggasi ad augurio).
Astròlogo. Dedito AV astrologia; chi la pra-
ticava. »
Astrometro. Istrumento di astronomia.
Astronomia (astronomico, astronomoj. Scienza
che tratta degli astri, dei fenomeni dipendenti da
essi e dei loro movimenti, per determinare le leggi
che governano 1' universo: uranografia, uragnosia,
uranoscopia; uranologia; specolaria. - Urania, la
Musa che presiede all' astronomia.
Astronomico, di astronomia, speculare, astrono-
maco. - Astronomicamente, in modo, astronomico,
per via di astronomia.
Astronomo, chi è versato nell'astronomia: urano-
196
ASTRONOMIA
grafo, uranologo, uranòscopo; stenografo. - Storiò-
maco, idiotismo scherz. -Fare /Wronowo, occupa rsi
di astronomia: astronomare.
Distinzioni, rami dell'astronomia.
Astronomia d'ossenazione, quella che si limita ali
determinazione delle coordinate degli astri. - Astro-
nomia fisica, 0 fisica celeste, quella che studia la costi-
tuzione molecolare, le proprietà fisico-chimiche
degli astri, le forze che agiscono su essi, le mani-
festazioni di luce e di calore secondo la loro massa
« la loro misura, ecc.
Astronomia matematica, quella che studia le forze
degli astri e le leggi che ne governano i movimenti.
Astronomia nautica, parte della scienza nautica
che si basa su calcoli e osservazioni astronomiche
a profitto della navigazione.
Astronomia pratica, quella che dai termini dell'a-
stronomia in generale trae applicazioni alla vita civi-
le: la misura del tetnjìo, la ricognizione dei punti
cardinali, la istituzione dei calendari, la montatura
degli istrumenti, la compilazione di carte astro-
nomiche, ecc.
Astronomia sferica, quella comprendente cogni-
zioni intomo ai corpi celesti fornite dai sensi: in-
segna a rilevare la posizione degli astri, a distin-
guere i vari gruppi di stelle riunite (costellazioni),
e tiene conto, in generale, dei fenomeni, dei moti
apparenti degli astri. E' empirica, descrittiva.
Astronomia stellaria, che tratta delle stelle fisse
e anche dei sole consideralo come stella. Per essa
si raggruppano le stelle in costellazioni e si in-
segna il modo di rintracciarle in cielo. Insegna il
modo di costituire i cataloghi celesti; tratta dei
moti propri delle stelle, della loro paralasse, della
aberrazione della luce, delle stelle congiunte e tem-
porarie, delle stelle doppie e multiple, del moto di
traslazione del sistema solare e della costituzione
fisica di alcune stelle.
Astronomia teorica, lo stesso che meccanica celeste.
Astrognosia, parte dell' astronomia che studia le
stelle fìsse o riunite in costellazioni: quasi sinonimo
di astronomia sferica. - Cosmogonia, la parte del-
l' astronomia che studia la formazione dei sistemi
stellari o planetari e quella della Terra in partico-
lare. - Cosmografìa, od uranografia, parte dell'astro-
nomia che abbraccia la ricerca degli astri nuovi e
l'osservazione di quelli già conosciuti.
Meccanica celeste, l'astronomia teorica, ossia quella
che tratta delle leggi a cui obbediscono gli astri nei
loro movimenti. - Astrometria, quel ramo della
meccanica celeste che si occupa di misurare gli
elementi degli astri.
Sf/cHOpra/jo, parte dell'astronomia che dà, per
mezzo di opere o di carte, la descrizione o la rap-
presentazione della luna.
Aspetti, figure dei corpi celesti, meteore.
Alone, il cerchio di luce che si vede talvolta
intorno alla luna o ad altro pianeta, quando i raggi
luminosi attraversano un'atmosfera vaporosa.
Aspetto, la situazione delle stelle e dei pianeti,
gii uni rispetto agli altri: biquintile, quando due
astri sono distanti 144." - Aspetto decite, dextUe,
quando tra due astri v'è una distanza di 36°; octile,
citile, quando la distanza è di 45°; quintile, quando
v'è una distanza di 72°. - Aspetto semi-quadrato o
semi-quarlile, quando due astri sono a una distanza
di 45°; semi-quintile,' di 36°; semi-sestile, di 30";
sesqui-quadrato, di 135°. - Aspetto sestile, quando la
distanza è di 60°; trigono, quando la distanza è di
120°. - Aurora boreale, metèora in forma di nu-
voletta e vapore luminoso che appare vicino al polo
artico ed é molto frequente nei paesi settentrionali.
Capillizio, irradiazione che appare intorno agli
astri. - Cielo, lo spazio in cui si muovono gli astri.
Circoli luminosi, metèore nelle quali la luce si
manifesta sotto la forma circolare; prendono il no-
me di aloni o corone, pareli e paraseleni.
Circolo, figura geometrica piana contenuta da una
linea curva i cui punti sono egualmente distanti
dal centro. - Circolo di declinazione, meridiano ce-
leste. - Circolo di latitudine, parallelo terrestre.
Circolo diurno, parallelo che si suppone descritto
dalle stesse e dai punti del ciclo nella loro rota-
zione diurna apparente intorno alla Terra. - Circolo
equinoziale, l'equatore. - Circolo orario, meridiano ce-
leste. - Circolo verticale, circolo passante per lo ze-
nith e per un astro qualunque.
Comessi, ciascuno dei due circoli massimi della
sfera celeste che tagliano lo zodiaco e l'equatore in
quattro punti eguali e che servono a notare le quat-
tro stagioni dell'anno.
Corona polare, la più bella fase dell'aurora ma-
gnetica: è formata da tante strisce separate che sem-
brano convergere in un punto detto zenit magne'
tico. - Eclisse, 0 eclissi, curva allungata che descrive
un pianeta. Oscurazione di un corpo celeste.
Equatore, grande circolo perpendicolare all'asse
della Terra.
Fase, le diverse apparenze che presentano alla
Terra, successivamente nel loro corso, la luna e i
pianeti. - Fotosfera, atmosfera gaseifornie che possie-
dono i soli e che sembra essere la principale sor-
gente della luce che emettono.
Meridiano, circolo massimo della sfera celeste che
passa per lo zenit , il nadir e l'asse del mondo e
divide la sfera in due emisferi. - Nadir, punto op-
posto allo zenit. - Nebulosa, agglomerazione densa di
stelle (in certe regioni del cielo), apparenti ad oc-
chio nudo come una sottile nebbia luminosa.
Orizzonte, circolo che limita la vista; nel signi-
ficato comune, la linea circolare che limita la su-
perficie della Terra, visibile in un dato luogo: oriz-
zonte apparente, sensibile, visibile.
Poli celesti, le due estremità ideali dell'asse in-
torno al quale sembra che giri la sfera celeste. Detti,
uno polo celeste australe, o antartico, l'altro boreale,
0 artico.
Radiante, il punto della vòlta celeste dal quale
sembrano irradiare le stelle.
Scintillazione, quella trasmissione di fulgore e re-
plicata vibrazione di luce, propria degli astri, per
la quale sembra che tramandino certe scintille.
Sfera celeste, apparente sfera concava che il cielo
ci presenta, nella quale sembrano situati tutti gli
astri e nella quale la nostra Terra occupa il centro.
Sinodo, unione di due o più stelle o pianeti nello
stesso luogo ottico del cielo. - Spettro solare, im-
magine prolungata e colorata del sole che si pro-
duce per il passaggio dei suoi raggi attraverso
un prisma triangolare e che si proietta sopra una
superfìce verticale bianca.
Tropici, cerchi paralleli all'equatore e passanti
per punti solstiziali (tropico del Cancro e del Ca-
pricorno). - Via lattea, quel tratto longitudinale de!
cielo che, la notte, si vede biancheggiare per essere
seminalo di minutissime e quasi invisibili stelle:
ASTRONOMIA
197
galassia. - Zenit, punto immaginario del cielo, che
é il polo di qualsivoglia orizzonte apparente e cor-
risponde perpendicolarmente a qualunque punto
del globo terrestre, o per dir meglio al vertice del
nostro capo. - Zodiaco, zona larga 18°, nella quale
si muovono tutti i pianeti: divisa in dodici segni.
Movimenti degli astri.
Apparizione, il comparire all'orizzonte d'un corpo
celeste che prima era nascosto.
Ascensione di un astro, al disopra dell'orizzonte:
arco di circolo verticale compreso tr^ l'astro e l'o-
rizzonte; distanza di un astro dal punto degli equi-
nozi, misurata sull'equatore': é retta od obliqua, a
seconda che si prende o nella sfera retta od obli-
qua. - Differenza ascensionale, differenza fra l'ascen-
sione retta ed obliqua.
Congiunzione, l'incontro che avviene fra due corpi
celesti nello stesso punto dell'eclittica. - Congiun-
zioni eliocentriche, quelle che si potrebbero osser-
vare dal sole; geometriche, quelle che si possono
osservare dalla Terra. - Eliaco, il levare e il tramon-
tare d'un astro che emerge o entra nei raggi del
sole. - Emersione; istante in cui un astro, momenta-
neamente nascosto, ricompare.
Moto diurno del cielo, la concorde traslazione da
oriente verso occidente, che mostrano di fare gli
astri. - Molo retrogrado di un astro, detto più innanzi,
a retrogradazione. - Nutazione, cambiamento di posto
delle stelle: diciotto secondi per anno'. - Nutazione
dell'asse terrestre, piccolo moto conico che l'asse
terrestre compie intorno alla sua posizione media in
circa diciotto anni e due terzi.
' Occultazione, il passaggio di un astro davanti ad
«n altro, che ne resta interamente nascosto. - Or-
bita, la curva apparente descritta dai pianeti e da-
gli astri nel loro moto. - Linea ciclica, l'orbita
entro la quale si muove un astro. - Parallasse,
io spostamento apparente di un astro, cagionato da
un cangiamento di posto dell'osservatore. - Parai-
iasse orizzontale, equatoriale, differenza che è fra
la posizione di un astro, veduto dalla superficie ce-
leste, e quella che avrebbe ai nostri occhi veduto
dal centro del globo. Anche l'angolo sotto il quale
dal centro dell'astro si vede il raggio della Terra
condotto per il punto di osservazione.
Retrogradazione, moto apparente, dei pianeti,, per
il quale, in certe posizioni, rispetto alla Terra sem-
brano aver moto retrogado, ossia, in senso opposto
all'ordine o alla successione dei segni, cioè andare
•verso l'occidente, quando realmente camminano
sempre con moto diretto. - Rivoluzione, moto per cui
un astro percorre l'intera orbita sua, ossia il giro
intorno ad un altro /;orpo celeste; la durata di
questo giro. - Rotazione, moto giratorio dei corpi
celesti intorno al centro di gravità, generalmente
sopra un asse Xisso, talvolta mobile.
Superazione, eccedenza del movimento d'un pia-
neta suK movimento d'un altro. -• Sizigia, si dice
della congiunzione e dell'opposizione.
Traettoria, il corso apparente, spesso segnato da
una traccia di luce nebulosa o di fumo fosfore-
scente, delle comete e delle stelle cadenti.
Leggi, teorie, sistemi.
Attrazione universale , quella che si esercita a
grandi distanze sui corpi celesti. - Gravitazione, la
forza attrattiva che si esercita tra i pianeti. Forza
centrale considerata nei corpi che ne risentono gli
effetti. - Ipotesi planetarie, cosmiche, nebulari, ecc.,
teorie con le anali si vuole spiegare l'origine e la
formazione delle meteore celesti.
Sistema, in astronomia, la positura o l'ordine
delle principali parti del mondo, secondo le diverse
opinioni dei filosofi e degli astronomi.
Sistema copernicano, quello di Niccolò Copernico,
che, al principio del secolo XM, scrisse sulla rota-
zione della Terra e d'altri pianeti intorno al sole.
- Sistema del mondo, il complesso delle ipotesi in-
torno all'ordine e alla disposizione delle parti che
compongono l'universo, per le quali- riusciamo a
spiegare i fenomeni e le apparenze che presentano
i diversi corpi celesti.
Sistema di Keplero, complesso delle leggi dedotte
da Giovanni Kepler, matematico del . secolo XVI
e del XVII e riguardanti il moto dei pianeti, le
loro orbite, le eclissi, ecc. - Sistema di Tolomeo,
quello seconda il quale la Terra sta immobile nel
centro dell' Universo e attorno ad essa ruotano
in senso diretto e su ciróonferenze concentriche sette
pianeti nell'ordine seguente : Luna, Mercurio, Ve-
nere, Sole, Marte, Giove e Saturno. - Sistema egi-
ziano: differisce dal tolomaico soltanto in ciò che
in esso si fanno ruotare Mercurio e Venere intor-
no al sole, mantenendo però a questo, come a tutti
gli altri pianeti, lo stesso posto e movimento.
Sistemi solari, comunioni di corpi celesti, rette
dalla legge di gravitazione. Il sistema solare, o pla-
netario, nostro comprende il sole e- i corpi che
gravitano intorno ad esso: pianeti; satelliti e co-
mete.
Termini varì m astronomia.
Abside o apsidè, punto dell'orbita di un astro,
nel quale esso si trova alla massima o alla minima
.distanza dal sole o dalla Terra. - Linea degli apsidi,
la linea che, congiunge l'afelio al perielio. - Acroni-
co, del levare o del tramontare che un astro fa
in opposizione con quello del sole. - Afèlio, punto
dell'orbita di un pianeta in cui questo si trova
più lontano dal sole : contrario di perielio. - Al-
tezza, quanto un astro è distante dall'orizzonte:
altitudine.
Amplitudine di un astro: . è l'arco dell'orizzonte
compreso fra il punto in cui sorge o tramonta un
astro e il vero levante o il vero ponente. Per le
stelle è costante; pel sole e pei pianeti, varia con
la declinazione. - Amplitudine orientale, arco com-
preso tra l'est e il levare d'un astro; altitudine
ortiva, lo stesso tra l'ovest e il tramonto;
Analemma, proiezione di tutti i circoli sul piano
del meridiana. - Angolo orario, l'angolo curvilineo
che ha per vertice il polo visibile ; per un lato il
meridiano dell'osservatore e per l'altro il circolo
di declinazione che passa per un astro al momento
dell'osservazione. - Anomalia, distanza di un pia-
neta agli apsidi.
Antecedenza o precedenza, movimento in senso
opposto all'ordine dei segni. - Apogèo, il punto più
lontano del sole o d'altro pianeta dalla Terra. .
Arco, diurno e notturno, arco percorso sotto o
sopra l'orizzonte. - Asse dei. -corpi celesti, quella
retta che si immagina passare pel centro dei corpi
celesti e intorno alla quale questi globi eseguiscono
le loro rispettive rotazioni. - Asse dell'equatore, del-
Y orizzonte, linea retta condotta attraverso il centro
dei circoli rispettivi, perpendicolarmente al loro
198
ASTRONOMIA
piano. - Asse del mondo, l'asse terrestre prolungato
ad incontrare la sfera celeste nei due punti op-
posti.
Azimut, di un astro, l'arco o l'angolo di oriz-
zonte compreso fra il piano verticale passante per
l'astro e un piano verticale particolare preso per
piano di paragone, il quale è il piano meridiano
'del luogo di osservazione.
Ciclo, periodo o rivoluzione sempre eguale d'un
certo numero d'anni, durante il quale si riprodu-
cono costantemente gli stessi fenomeni nel mede-
simo ordine. - Còsmico, dicesi del sorgere e del
tramontare delle stelle.
Declinazione, distanza di un astro dall'equatore,
misurata sulla circonferenza del ctVfo/owmssmo, che
passa per l'astro ed è perpendicolare all'equatore.
Diametro apparente d un astro, l'angolo sotto cui
esso si presenta.
Eccentricità, distanza fra il centro dell'orbita e
il centro del sole. - Eclittica, circolo od orbita che
il sole sembra descrivere annualmente. - Ascen-
dente, il punto dell'eclittica situato nell'orizzonte
orientale. - Eliocèntrico, rapportato al centro del
sole. - Epiciclo, nell'antica astronomia, l'orbita cir-
colare nella quale si supponeva che si movessero
i pianeti e il cui centro spostavasi per descrivere
una circonferenza più grande. • Equinozio, teimpo
nel quale la notte è eguale al giorno.
Escursione, distanza della quale un pianeta può
allontanarsi dall'eclittica. - Evezione, ineguaglianza
nel movimento della luna.
Geocèntrico, punto calcolato prendendo la Terra per
centro, per luogo di osservazione, - Grado, unità di
misura oegli archi di cerchio. - Grado di meridiano,
segmento di meridiano.
Immersione, momento in cui un astro entra nel-
l'orbita.
Latitudine, angolo formato con l'eclittica dalla
linea che passa per un astro. - Lhniti, i punti del-
l'orbita di un pianeta più lontani dall'eclittica.
Linea nodale (linea dei nodi), la retta nella quale
il piano dell'eclittica è tagliato dal piano dell'or-
bita di un pianeta o di una cometa. - Longitudine,
distanza tra un astro, rapporto all'eclittica, e il
punto equizionale di primavera.
Meridiana, linea formata dall'intersezione del me-
ridiano e dell'orizzonte.
Nodo, il punto nel quale l'orbita d'un pianeta o
di un satellite attraversa l'eclittica. - JSodo ascen-
dente 0 discendente, secondo si parla di quello pel
quale un pianeta passa salendo dal sud al nord del
piano dell eclittica, o scendendo dal nord al sud di
quella.
Opposizione, la posizione di un astro, la cui lon-
gitudine geocentrica differisce da quella del sole
di 180°.
Parallelo, dicesi tanto dei circoli della sfera pa-
ralleli all'equatore, quanto di quelli paralleli all'e-
clittica. - Paranatellon, stella salente all'orizzonte
nello stesso tempo d'un segno. • Perielio, punto della
propria orbita, in cui un pianeta o una cometa si
trova vicino al sole o alla Terra più che in qua-
lunque altro punto dell'orbita stessa. - Perigeo,
punto dell'orbita d'un astro, nel quale essa si trova
più vicino alla Terra: contrario d apogeo. - Periodo,
tempo che impiega un astro a compiere la sua ri-
voluzione.
Perturbazioni, le variazioni e le ineguaglianze
provate dai corpi planetari nei loro movimenti in
causa delle reciproche attrazioni. - Punto culmi
nante, o di culminazione, passaggio al meridiano.
Quadrante, quarto di circolo. - Quadratura, aspetto
di due astri lontani l'un dall'altro di una quarta
parte di circonferenza dello zodiaco.
Schiacciamento, la difìereiiya tra i due assi, equa-
toriale e polare, di un pianeta. - Secolari, le varia-
zioni molto lente il cui elFetto sembra progredire
nel corso dei secoli, diversamente dalle variazioni
periodiche, il cui effetto è legato a cicli determi-
nati. - Segni, le costellazioni dello zodiaco. - Sol-
stizio, la posizione del sole quando si trova alla
maggior distanza dall'equatore, cioè quando è nei
tropici.
Stazione, arresto nel movimento d'un pianeta.
Vettore, il raggio tirato dal sole a un astro, da
un pianeta al suo satellite.
Entrare in opposizione, d'un astro la cui longitu-
dine geocentrica differisce di 180° dal sole. - Inter-
calare, aggiungere giorni al mese o mesi all'anno
per ragguagliare l'anno civile alle stagioni. - Le-
varsi, l'affacciarsi del sole, della luna o delle stelle
all'orizzonte. - Tramontare eliaco, d'un astro che
nasconde i suoi raggi nel sole che tramonta.
Carte, libri, istrumenti, ecc.
luoghi per gli studi astronomicl
Carte, libri, ecc. — Almagesto, il più antico li-
bro di astronomia che ci pervenne e che fino al
secolo XVI fu l'unica lista di istruzione per que-
sta scienza : incominciato da Tolomeo. - Carte, nome
generico delle carte che, sopra una superficie piana,
rappresentano parti del cielo, astri, segni, metèo-
re, ecc.
Effemeridi astronomiche, specie di calendario sul
quale è segnato in precedenza, per ogni giorno
dell'anno, lo spuntare e il tramontare del sole,
della luna, la loro posizione nel cielo, le eclissi,
le fasi lunari, di Venere, dell'anello di Saturno, con
spiegazioni dei segni astronomici.
Geociclica, macchina che rappresenta il movi-
mento della Terra intorno al sole. - Globo celeste,
palla di legno, di cartapesta e sim., dove sono se-
gnate le costellazioni.
Mappamondo celeste, carta del cielo in due emi-
sferi. - Planetario, macchina rappresentante i movi-
menti dei pianeti. - Planisfero, o planiglobo, carta
rappresentante in piano un emisfero celeste o ter-
restre. - Quadrante solare, quella superficie sulla quale
sono state condotte le linee che indicano l'ora me-
diante l'ombra di uno stile o gnonione, oppure per
mezzo d'un raggio di sole che passi da un foro.
Segni astronomici, quelli che servono a disegnare
le figure dello zodiaco, dei pianeti, della luna, del
sole. - Sfera, rappresentazione del cielo su un globo.
Uranorama, pittura rappresentante i fenomeni ce-
lesti; globo dipinto.
IsTRUiMENTi. — Altaztmut, strumento di astrono-
mia e di geodesia, fatto per determinare le altezze
apparenti e gli azimut, - Armilla, cerchietto per
istrumenti astronomici. - Armille d'Alessandria, cir-
coli che servivano a fare osservazioni.
Astereometro, o astro fanometro, strumento che serve
a calcolai^e la distanza e il levare e il tramontare
degli astri, dei quali si conosce la declinazione e
l'ora del passaggio al meridiano. - Astroditto, istru-
mento astronomico che permette a più persone di
vedere lo stesso astro nel medesimo istante. - Astro-
grafo, istrumento che serve a tracciare le carte ce-
ASTRONOMIA
ASTUZIA
199
lesti, nelle osservazioni astronomiche, contempora-
neamente all'osservazione stessa. - Astrolàbio, stru-
mento col quale si osservano i moti delle stelle.
Anticamente detto metei'eoscopio. - Astromelro, istru-
mento che serve per misurare l'intensità della luce
degli astri. - Astroscópio, istrumento per scoprire le
stelle.
Balestriglia, istrumento del quale si servivano
un tempo i marinai per prendere l'allezza degli
astri e determinare la latitudine: arbalesfriglia, ar-
balete. - Circolo murale, istrumento per determinare
l'altezza meridiana o zenitale d'una stella. - Circolo
ripetitore, in geodesia e in astronomia, é lo stru-
mento che serve a misurare gli angoli. - Collima-
tore, specie di telescopio usato dagli astronomi come
mira, per ottenere una direzione stabile. - Cosmolabio,
specie d'astrolabio.
Eliometro, istrumento per numerare esattamente
il diametro apparente del sole e dei pianeti e le
piccole distanze apparenti che separano fra loro i
corpi celesti. - Elioscopio, cannocchiale corredato da
un vetro affumicato: serve ad osservare le macchie
solari. - Equatoriale, istrumento destinato a seguire
il moto diuturno degli astri: gran cannocchiale.
Gnomone, istrumento usato dagli antichi astronomi,
e consistente, per lo più, in un semplice bastone
eretto sopra un piano orizzontale, allo scopo di cal-
colare, per mezzo dell'ombra, l'altezza apparente del
sole, roTbliquità dell'eclittica, la lunghezza dell'anno
e la posizione degli equinozi. Più tardi al bastone si
sostituì un foro, pel quale si facevano passare i raggi
solari. Tali erano i celebri gnomoni di Toscanelli a
Firenze, e di Dante a Bologna. Il gnomone a flotleur
serviva per misurare, con due osservazioni del sole,
prima e dopo mezzogiorno, il tempo vero in un
dato momento del giorno.
Loxocosmo, istrumento che dimostra l'ineguaglian-
za dei giorni, la varietà delle stagioni.
-Micrometro, istrumento destinato a misurare gli
oggetti di piccola dimensione o il diametro degli
astri. - Mira, segnale stabilmente fissato, che serve,
in astronomia e in geodesia, a definire in modo
certo le direzioni di una linea visuale o di un piano
verticale, e specialmente della linea meridiana.
Nonio, strumento di precisione, che fa parte di
parecchie macchine usate in fisica e in astronomia
per le piccole frazioni angolari. - Orologio astrono-
mico, orologio a pendolo che segna il tempo sidereo.
Ottante, istrumenta di legno o di metallo, per mi-
surare l'altezza degli astri sull'orizzonte o la loro
reciproca distanza angolare.
Parallàttica, la montatura degli istrumenti astro-
nomici equatoriali, per cui compiono una rotazione
automatica (movimento p.) in 24 ore intorno ad
un'asse parallelo all'asse ael mondo. - Parapegma,
istrumento del quale si servivano gli antichi per
conoscere l'oriente e l'occidente degli astri e anche
le variazioni atmosferiche. - Tavolette su cui gli an-
tichi astronomi orientali segnavano il sorgere e il
cadere degli astri. Tabella su cui gli astronomi me-
dioevali tracciavano i loro segni e le figure cabalisti-
che. - Passaggio al meridiano, istrumento di passaggi
che serve ad osservarli.
Quadrante, o cerchio murale, istrumento per rile-
vare la declinazione d'un astro. - Radiometro, istru-
mento per prendere l'altezza meridiana del sole.
Raggio astronomico, istrumento per prendere l'al-
tezza delle stelle.
Sestante, istrumento astronomico e geodetico per
misurare gli angoli, fondato sulle leggi della rifles-
sione della luce sopra specchi piani, e cosi detto
perchè l'arco graduato, su cui leggonsi gli angoli,
è ordinariamente una sesta parte della circonferenza
intera. - Settore, istrumento astronomico, che serve
a prendere le diversità dell'ascensione retta e della
declinazione di due astri, che riescirebbero troppo
grandi e troppo distanti per essere osservati con
telescopio immobile.
Sfera, rappresentazione del cielo su un globo;
macchina rotonda con circoli. - Sfera armillare o
planetaria, complesso di circoli, destinato a rappre-
sentare il movimento apparente degli astri. -Spe«ro-
scopio, strumento che serve ad esaminare gli spet-
tri ottenuti con diverse sorgenti di luce.
letescopio, cannocchiale astronomico, in cui gli og-
getti si vedono per riflessione. - Teodolito, istrumento
d'astronomia e di geodesia per misurare gli angoli
di due visuali qualunque, che rende già ridotti al-
l'orizzonte.
Luoghi. — Osservatorio, luogo, edificio, dal quale
si osserva il corso degli astri e i fenomeni stellari
ed atmosferici. - Specola, luogo eminente, di dove si
può contemplare il cielo a scopo scentifico. - Sta-
zione meteorologica, astronomica, luogo nel quale si
fanno osservazi(mi di meteorologia.
Astruseria. Qualità di ciò che è astruso.
Astruso. Difficile a capire, a comprendersi,
sia un discorso, un problema, uno scritto e
simili: enigmatico, problematico, geroglifico; ascosto,
oscuro, complicato, inevidente, misterioso; indiavo-
lato, diavolo pesto; difficile, duro; incomprensibile,
incomprendibile, inconcepibile, impercettibile; inap-
prensibile, inconoscibile, imperscrutabile, sibillino.
Anche: arabo, buio pesto, sanscrito, turco, zolfa
degli Ermini (frase antiquata).
Astuccio. Scatoletta o altra simile custodia da
tenervi oggetti diversi (posate, istrumenti chirurgici,
gioielli, ecc.^: busta fonda (delle pistole), guaina
(della spada e simili), stuccio, stuccetto. - Astwciaio,
fabbricante di astucci.
Astutezza. Detto ad astuzia.
Astuto. Veggasi ad astuzia.
Astuzia (astutamente, astuto). Arte di condursi
abilmente ad uno scopo, ad un fine, spesso non
buono; acume della mente, pel quale si riesce ad
ingannare o a schivare gli inganni. Atto di uomo
astuto. - Simboli dell' astuzia: serpente, volpe; Sisifo,
nella mitologia, ritenuto l'uomo più astuto de' suoi
tempi: così anche Sinone, suo figlio.
Sinonimi, con qualche variazione di significato:
destrezza, dirittura, furberia, lestezza, malizia; ma-
liziosità; politica, scaltrezza, scaltritezza, machia-
vellismo, finezza, sottigliezza, sottilità; callidità,
fanlineria, versuzia; artificiosità; ingegnamento ma-
lizioso.
Accortezza, accorgimento (accorto), facoltà, abilità
per la quale l'uomo si accorge di ciò che è da fare
0 da non fare, o per la quale viene a conoscere
alcuna cosa con la congettura di un' altra. - Astu-
tezza, meno comune che astuzia, ma riguarda più
l'abito e la potenza che l'atto. - Astuzietta, astuzia
per lo più innocente. - Astuziola, astuzia puerile o
di poco senno.
Cabala, trappoleria, astuzia, imbroglio, raggiro.
Cautela, il procedere con accortezza, investigando
anche le minime cose, purché non ne avvenga male.
Destrezza, maniera accorta, astuta di operare. •
Destreggiare, usare modi sagaci in fare checchessia;
portarsi con avvedutezza, con astuzia.
Furberia, la qualità astratta di chi è furbo, e
200
ASTUZIA — ATLETA
anche l'atto di persona furba. • hurbizia, furberia,
ma tolta quasi ogni idea di cattiveria, di inganno.
Malizia^ il sapere usare certi accorgimenti e
ripieghi, da far parere migliore una cosa o da riu-
scirvi più agevolmente per astuzia, furberia. Dispo-
sizione della mente e dell'animo ad operare il male.
Conoscenza delle cose sessuali.
Oculatezza, l'essere accorto, vigilante, circospetto.
Paretaio: si dice qualche volta per astuzia tesa
in danno altrui. - Perspicacia, acutezza di mente,
con esclusione di astuzia in senso non buono.
Sagacia, la perspicacia, l'astuzia in senso buo-
no : sagacità. - Scaltrimento, cosa di mezzo fra 1' a-
stuzia e la prudenza. - Stratagemma, astuzia, inganno,
allo scopo di deludere qualcuno.
Astutamente: con astuzia, da persona astuta;
avvedutamente, furbamente, furbescamente; scaltra-
mente, scaltritamente; con destrezza, con politica,
politicamente; con malizia, maliziosamente, malizia-
tamente; accortamente, linamente, lestamente, arta-
tamente, in mòdo arlato; artificiosamente, callida-
mente, serpentinamente.
Astuto, chi hab adopera astuzia (aggettivamente,
proprio di uomo astuto): avveduto, avvertito, destro,
furbo{ furbaccio, furbacchiotto, furbaccione), mali-
ziato, malizioso, smaliziato (maliziosetto, malizioso-
ne); perspicace; fino, machiavellesco, machiavellico,
machiavellista; politico, politicone; artificioso e
sottile; accorto e lesto; ambidestro, astóre; volpe,
volpigno, volpino, volpeggiatore, volpone; càllido,
monello, forasiepe; lametta buona; buona lana, la-
netta fina; bella gioia; furbo alle mille, turbo boi-
lato, trincato; dirittaccio, galeotto, mal gatto, mala
gatta; gatto frugato, gattone; pipistrel vecchio; dia-
volo incarnato, satanasso scatenato ; scalabrino, stu-
rato; biricchino, ciaccherino, fattichione, mascagno,
machione; sassello, scozzonato; sesquiulisse, sinone,
versiera, Zingano.
Scaltro, persona che, in tutte le occorrenze della
vita, sa condursi con accorgimento, fuggendo le
noie e i rimproveri e avvantaggiandosi.
Essere furbo: avere una ciabatta del Machia-
velli; aver lacciuoli a gran dovizia; avere più ri-
tòrtole che fastella; avere Yhic e l'/ioc; avere il
diavolo nell'ampolla o in testa; avere o sapere un
punto più del diavolo; avere rotto il culo sui ceci
rossi. - Conoscere il melo dal pesco, i tordi dagli
stornelli, gli storni dalle starne, i bufali dalle oche,
il vino dall' aceto, il cece dal fagiuolo, la traggea
dalla gragnuola; conoscere il pel nell'uovo. - Essere
nidio e navicello, una quaglia sopraffina. - Sapere
dove il diavolo tiene la coda; sapere il civile e il
criminale; sapere a quanti di è San Biagio.
Rendere o diventare astuto: fare astuto, infon-
dere astuzia, rendere accorto; accivettare, sminchio-
nare, snebbiare; snoviziare, spupillare, scozzonare,
spolaccare.
Acquistare astuzia, diventare scaltro, infurbire,
involpire, scaltrirsi; aprire gli occhi, non dormire
nell'olio; saperla lunga e dire: « i Cordovani sono
rimasti in Levante ; non è più il tempo di Bartolo-
meo da Bergamo », ecc.
Locuzioni vaì^ie e proverbi. — Di o a persone
egualmente astute: a furbo, un furbo e mezzo; a
galeotto, galeotto e mezzo. - Chi ha il lupo per
compare porti il can sotto il mantello. - Essere una
coppia e un paio. - Il diavolo vuol tentar Lucifero.
- La cosa va tra Baiante e Ferrante. - La va tra
barcaiolo e marinaro, tra volpe e volpe, tra il
rotto e lo «tracciata). - Quando il tuo diavol nacque,
il mio andava ritto alla panca. - Tra parenti non
ci si può pigliare.
Farla agli astriti. - Anche le civette impaniano. •
Anche delle volpi si piglia; oppure: anche le volpi
vecchie si pigliano. - Chi va per uccellare resta
impaniato. - In pellicceria ci vanno più pelli di
volpe che d' asino. - La fine ordinaria che fa la
volpe è la bottega del pellicciaio. - La vipera ha
morso il ciarlatano.
Altri proverbì. — A' sottili cascan le brache. -
Bisogna far lo sciocco per non pagare il sale (prima
furberia il non parer furbo). - Chi fa una trappola
ne sa tender cento. - Chi non può con la pelle del
leone fa con quella della volpe. • Con la volpe convien
volpeggiare. - Il diavolo dove non può mettere il
capo mette la coda. • Il diavolo è sottile e fila
grosso. - Molto sa il topo, ma però più il gatto. -
Per conoscere un furbo, ci vuole un furbo e mezzo.
- Sottil filo cuce bene.
Atanatisnio, atanatolog°ia. Veggasi a im-
mortalità.
Atarassia. Detto a calma.
Atassia {atassico). Difficoltà, incoordinazione nel
camminare. Si distingue in corticale, ereditaria,
e locomotrice progressiva.
AtaTlsnao (atavistico). Veggasi a fisiologia e
a somiglianza.
Atavo. Detto a parentela.
Ateismo [àteo, ateista, ateistico). Negazione della
divinità.
Atella. Veggasi a membi-a.
Atellana {favola). Veggasi a commedia.
A tempo Termine di musica.
Ateneo. Nome di qualche accademia. - Sino-
nimo di università.
Ateo. Detto a divinità.
Atermano, atermocrolco. Detto a calore»
Ateròma. Veggasi a tumore.
Ateromasia. Processo morboso che colpisce
\xxi' arteria.
Atipico. Detto a fèbbre e a malattia.
Atlante. Libro di geografia. - In anatomia,
la prima vertebra cervicale.
Atlantico. Nome di un ocèano. - Personaggio
mitologico che, secondo Esiodo, sorregge il cielo con
la testa e con le mani, e, secondo Omero, sostiene
le colonne che dividono il cielo dalla Terra.- Ora,
oggettivamente, dicesi di cosa grande o di gran
fatica.
Atlèta (atletico). Chi, presso gli antichi, com-
batteva ne' giuochi pubblici, specialmente presso i
Greci e i Romani, alla lotta, al pugilato, alla corsa,
al salto, ecc. - Per similitudine, dicesi d' un uomo
dotato di straordinaria forza muscolare o di cor-
poratura che lo faccia creder tale. — Atletica, la
lotta, l'arte del lottatore o dell'atleta. - Atlètico, di
atleta. - Atletismo, l'esercizio atletico.
Atlone, il premio che si dava all'atleta vincitore
nei giuochi, nelle gare. - Proagòne, noviziato di
atleta.
Agonotéti, i giudici nei giuochi greci e romani.
Cicomede, atleta mitologico che ebbe tanta forza
da rompere una colonna d' un edificio pubblico,
facendo perire sotto le rovine molta gente. - lero-
nici, 0 vincitori sacri, gli atleti che uscivano vinci-
tori dalle grandi feste nazionali dei greci.
Lotta, complesso degli esercizi ginnastici, presso
gli antichi, eseguiti dagli atleti: combattimento corpo
a corpo: pugilato, lotta a pugni. - Pancrazio, uno
dei più penosi ed insieme il più pericoloso com-
ATMIDOMETRO — ATOMO
201
battimento degli atleti, perchè si univano in esso
la lotta e il pugilato.
Atmidòmetro. Veggasi a respirazione.
Atmidoscòpio. Detto a vapore.
Atmònietro. Detto a vapore.
Atmosfera {atmosferico). In generale, l' invi-
luppo di gas e di vapori che, per lo più, circonda
i corpi celesti; in particolare, la massa d'aria che
avvolge la nostra Terra: ammosfera, ambiente.
Atmosferico, di atmosfera (osservazione, ecc.),
proprio dell'atmosfera: fenomeno, stato fluido, va-
pore, ecc. - Anidride, acido carbonico contenuto
neir aria atmosferica. - Cataslatico, dominante in
certi stati atmosferici di una stagione.
Atmosferografia, descrizione dell'atmosfera. - Me-
teorografia, descrizione di cose meteoriche. - Me-
teorologia, scienza che studia tutti i fenomeni
ordinari e straordinari dell'atmosfera.
Circolazione atmosferica, movimento a spirale
dell'atmosfera intorno al globo. - Limo atmosferico,
quel finissimo polverio, che, sollevato dalle correnti
aeree, nuota nell'aria, e che si rende visibile quando
un fascio di raggi solari penetra in un luogo
chiuso. - Linee isobarometriche od isobariche, linee
che si tracciano sopra tutti i luoghi che hanno la
stessa pressione atmosferica media.
Oscillazioni orarie, oscillazione giornaliera che
presenta la pressione atmosferica con dei massimi
e minimi ad ore fìsse per ciascun luogo. - Pressione
atmosferica, il peso della colonna d'aria, che gravita
su ciascun punto della superficie terreste. Si misura
col barometro e col termobarometro, sorta di
termometro, ad aria. - Regione, strato dell'atmo-
sfera. - Rifrazione atmosferica, deviazione dei raggi
della luce, per effetto della rifrazione dovuta
all' aria.
Tetnperatura, il grado di calore : ha origine
dai raggi solari, dal calore irradiante dal suolo,
dai processi di ossidazione che si compiono sulla
superficie della Terra,
Temperie, lo stato meteorologico dell' atmosfera,
che agisce nei nostri organi, secondo che è freddo
o caldo, secco o umido. - Tem,po, stato atmo-
sferico.
Fenomeni dell' atmosfera,
istrumenti
Aerolito, specie di pietra che cade dal cielo. -
Aeremoto, ripercussione dell' aria atmosferica per
effetto di forti scosse del suolo e di violente deto-
nazioni. - Anticiclone, complesso dei fenomeni che
accompagnano la produzione di un massimo di
pressione, o barometrico, in un dato luogo, rispetto
ai circonvicini, chiamandosi invece ciclone quello
che corrisponde ad un minimo di pressione. - Ai'-
cobaleno, iride, meteora per la quale si vede nel
cielo un arco coi colori del prisma: apparisce di
solito dopo un temporale, rincontro al sole. - Atirora
boreale o polare, detto ad aurora.
Baleno, sprazzo di luce momentaneo e abba-
gliante, che risplende nell'aria al momento dell'esplo-
sione elettrica; più comunemente, lampo. - Baro-
metrismo terrestre, complesso dei fenomeni per cui
si manifesta l' azione della pressione atmosferica
nell'interno del globo. - Bolide, meteora luminosa
con apparenza di globo, che talvolta scoppia per
aria e si sparpaglia in frantumi di varia grossezza.
- Bruma, vapore acqueo che si forma nell'atmosfera
calma {per lo più presso il mare), a guisa di
nebbia.
Burrasca, sconvolgimento dell'atmosfera, accompa-
gnato da venti violenti, di non lunga durata, non-
ché da pioggia, da grandine, ecc. - Bun-asca
magnetica, improvviso cambiamento nelle condi-
zioni elettriche dell* atmosfera, segnalato dall'irre-
quietezza dell'ago magnetico.
Ciclone, moto vorticoso dell'atmosfera, accompa-
gnato sempre da una depressione barometrica ai
suo centro, verso cui i venti sogliono convergere
spiralmente.
Correnti aeree, l'effetto delle differenze di tem-
peratura, che l'atmosfera acquista in diversi punti,
importanti, in igiene, i venti predominanti, dei quali
bisogna tenere gran conto nella costruzione di opi-
fici, edifizì scolastici, nella direzione da dare alle
vie dei centri abitati, ecc. - Ferro meteorico, pietre
meteoriche, materie cadute dalle regioni ammosferi-
che. - Fulm,ine, la materia elettrica quando si
sprigiona dalla nube. - Fuochi di Sanf Elmo, baleni
e tracce luminose che per effetto dell'elettricità si
producono sulle estremità delle navi, delle vele,
dei pennoni.
Meteore, i fenomeni che avvengono ed hanno
origine nell'atmosfera. - Meteore luminose: fulmine,'
baleno, lampo, razzi o stelle cadenti, aurora bo-
reale, apparizioni luminose, fochi fatui, paraselene,
fuoco di Sant'Elmo, pareli, osub. - Meteore acquose;
pioggia, neve, grandine*^ brina, nébbia,
bruma, rugiada.
Meteorite, ognuno di quei piccoli corpi che si
muovono fuori delle regioni atmosferiche terrestri.
Miraggio, fenomeno di rifrazione atmosferica,
singolarissimo : si osserva nei deserti, e per esso gli
oggetti lontani sembrano riflettersi come in un lago
tranquillo.
Olosideriti, meteoriti prevalentemente composte
di ferro. - Sissideriti, meteoriti composte di ferro,
con nuclei pietrosi. • Sporadosideriti, meteoriti di
materia pietrosa con nuclei di ferro. - Tempesta,
azione della forza dei venti sul mare. - '1 romba,
movimento vorticoso di una colonna d'aria: è ma-
rina 0 ten^estre. - Tuono, rumore, strepito che si
ode durante un uragano e quando folgora. - Vento,
moto dell'aria atmosferica.
IsTRUMENTi. — Aeroscopio, strumento atto a pro-
nosticare le vicende atmosferiche. - Atmidòmetro o
atmometro, strumento che serve a misurare la ra-
pidità dell' evaporazione dell' acqua sulla superfice
della Terra, per una data estensione. - Barometro-
grafo, barometro automatico, che segna tutte le
variazioni di pressione atmosferica avvenute in un
dato tempo.
Emisferi di Magdebiirgo, due emisferi metallici,
concavi, per dimostrare la pressione atmosferica.
Meteorografo, strumento che segna continuamente
i fenomeni meteorologici. - Meteoroscopio, strumento
in genere per osservazioni meteoriche. - Simpiezo-
metro, barometro nel quale si misura la pressione
atmosferica con i mutamenti di volume che prova
una massa d'aria e dell'opercolo.
Per ['anemometro e [' anemoscopio, veggasi
a vento.
Atmosfera elettrica. Fluido sottilissimo in
movimento attorno a un corpo elettrizzato.
Atòllo. Isola di corallo.
Atomismo, atomisti. Veggasi ad àtom,o.
Atomo fatómicoj. La più piccola parte di un
elemento che possa trovarsi nelle molecole di tutti
i suoi composti, indivisibile tanto con mezzi fisici,
quanto con mezzi chimici. - Figur., un minimo che.
202
ATONIA — AiTACCARE
un nonnulla di checchessia.- Teoria atomica, quella
che, ammettendo i corpi semplici costituiti da atomi,
sui quali esclusivamente nilettono le attribuzioni
chimiche dei corpi stessi, spiega le combinazioni e
le reazioni degli elementi, coli' unione e coi reciproci
scambi degli atomi, dimostrando le leggi e i rap-
porti che reggono tale unione. Gli atomi di natura di-
versa, che si congiungono a due a due, a tre a tre,
a quattro a quattro, ecc., per formare i corpi com-
posti, danno origine a certi gruppi, detti molecole.
Si hanno molecole costituenti dei corpi composti e
molecole integranti d' un corpo semplj.ce o compos^to.
Atòmico, di àtomo.
Atomicità, la capacità di saturazione che spiega
un elemento, o un radicale composto, ne! combi-
narsi agli altri o nel venirne sostituito. Il cloro,
il bromo, l'iodio, il fluoro, l'idrogeno si combinano,
o si sostituiscono fra loro, nella proporzione di un
atomo ad un atomo. Prèsa come unità di satura-
zione 0 di sostituzione quella soddisfatta da un atomo
di uno di questi elementi, ogni atomo, od ogni
radicale che, combinandosi ad uno di essi, ne as-
suma uno, due 0 -più atomi, spiega una capacità di
'saturazione (atomicità) Unitaria, doppia, tripla, o
multipla. Cioè sarà monoatomico, biatomico, poliato-
mico. - Atomismo, dottrina filosofica che spiega l'o-
rigine del mondo mediante 4'accozzo fortuito degli
atomi. - Atomistica, parte della chimica che tratta
degli ato;ni. - Atomisti, gli antidhi filosofi che chia-
marono atomo la porzione non ultra divisibile, im-
maginaria della materia, e la supposero l'elementare
costituente della massa dei corpi indistintamente.
Affinità, forza attrattiva molecolare, che opera fra
molecole di natura diversa, mentre la coesione eser-
cì fa la sua azione fra molecole della stessa natura.
- Coesione, la speciale forza attrattiva, per la quale
le molecole dei corpi tendono a stare insieme.
Equivalenti, i numeri proporzionali, esprimenti i
rapporti tra i pesi dei corpi che, si combinano. -
Dicesi tavola degli equivalenti quella dei pesi adot-
tati dai chimici, per rappresentare gli equivalenti,
o numeri proporzionali, degli elementi i meglio stu-
diati, riportati a 1 di idrogeno (il corpo più leg-
giero che esista) e disposti in ordine alfabetico. -
Equivalenza, valenza, la varia capacità di combina-
zione offerta dagli atomi, e formante l'obbietto della
teoria atomica.
Numeri proporzionali, quelli che esprimono i rap-
porti tra i pesi dei corpi che si combinano. - Peso
■alom'ico: la più piccola quantità di un elemento,
contenuta per sé .stessa o per multipli nelle mole-
cole di tutti i suoi composti è il peso atomico e
l'atomo di quel dato elemento.; - Èfera d'attività,
l'ambiente in cur una molecola ha forza d'agire.
Atonia (.atònico). Difetto di tono, di contrattilità
negli organi dotati di questa proprietà- Si verifica
a preferenza nello stomaco, nell'intestino, nell'u-
tero, ecc.
Atrabile (atrabiliare, atrabiliarió). Anticamente
si chiamava cosi un umore della bile "alterato. -
(pigur., ira.
i Atremia. Detto a mente.
:■-■ Atrepsla. Malattia del bambino, appena nato.
• Atresia. Detto ad occlusione.
Atrio. Specie d'entrata,. anticorte, vestibolo, di
varie forme, con colonne- o pilastri, o senza, come
si vede in un grande palazzo, in un teatro, ecc.
- Era la prima parte delle antiche case romane,
iposta nel mezzo, laddove colava l'acqua da' tetti :
era dunque scoperto, come il nostro cortile. Ora
pero si chiama atrio la prima parte interiore d'un
edificio, il primo ingresso coperto. - Il vestibolo ne
differisce in ciò; che si trova all'esterno. Nei tea-
tri, per esempio, è quella parte ove si smonta di
carrozza, mentre l'atrio è il primo luogo d'ingresso
che mette alla porta della platea. - Un portico può
essere vestibolo; ma non ogni portico è vestibolo,
né ogni vestibolo è a portici. I lati del vestibolo
possono essere coperti, e il mezzo scoperto. - Pronao,
prostilo, specie di atrio davanti ad antica chiesa.
Admissionales, l'atrio delle case dei patrizi e dei
potenti in Roma. - Atriensis età. il guardiano dell'a-
trio, il mastro di casa.
Atrio. Termine di patologia.
Atro. Scuro, oscuro; tetro, orrido.
Atroce. Spietato, feroce, crudele. - Spaventoso,
orribile.
Atr<»cità. L'essere atroce, crudele.
Atrofia (atròfico). Difetto di nutrimento, di ali-
mento nel corpo animale: termine di fisiologia-
Atropina (atropismoj. Alcaloide dell'atropa
belladonìia: usasi il solfato neutro in medicina
come calmante, e, in oculistica, come midriatico,
perchè dilata fortemente la pupilla. - Alropismo,
l'avvelenamento per lungo uso, forti dosi, ecc., di
belladònna, o dell'atropina e de'suoi sali.
Attaccabrig-lie- Chi cerca litigare.
Attaccàgnolo. Cosa per attaccare checches-
sia", attaccapanni. - Figur., pretesto di litigio.
Attaccalite (attaccatiti). Persona solita a liti-
gare, a far l'issa. -'
Attaccamento. L attaccare e l'attaccarsi. -
Figur., affetto a cosa o a persona, •
Attaccapanni. Arnese, ora mobile, ora fisso,
per attaccare cose diverse: panni, vesti, il cap-
pello, ecc. Atlaccàgno, appiccagnolo, cappellinaio.
- Se mobile, è un'a.sto di legno che si regge su
tre 0 quattro piedi, e alla cui cima sono due o
più grucce. Ora si fanno anche di ferro; e quello e
questi si chÌ3Lin2Lno servitori. Se fisso, allora sono
tre 0 più grucce ficcate in fila orizzontalmente nel
muro, o sopra un'asse fermata o nel muro o in un
armadio, ecc. - Attaccavestiti, non comune, ma vo-
cabolo adottato da alcuno, come il Carena, per sino-
nimo di attaccapanni.
Beccatelli, piccoli regoli di legno quadrati, che
si ficcano nel muro a varia distanza, per fissarvi
sopra lunghe assi, sopra le quali si suole posare
alcuni utensili, ecc.; anche, quei l'egni o ferri va-
riamente foggiati, che, confitti nei muri o in un'asse
appesa al muro, servono per attaccarci panni, cap-
pelli e simili. - Fattorino, attaccapanni piccolo: ge-
neralmente, pinolo terminato da una pallina o da
una testa per tenervi cappelli, pastrani o altre ve-
sti. - Fungo, h capocchia d'ognuna dei piuoli del-
l'attaccapanni 0 del cappellinaio.
Attaccare (attaccarsi, attaccato^ Voce di vario
significato: se per congiungere, unire, oppure so-
spendere, appendere, veggasi ai separati articoli che
seguono. - Significa pure: unire con legame d'affetto,
di gratitudine, ecc. ; comurticarsi di contagio, di
malattia; in linguaggio militare, investire, assal-
tare. - Hiferito alle bestie da tiro, adattarle al
carro, alla carrozza, perché li tirino. - Riferito
a piantù,, mettere radice, allignare, abbarbicare,
abbarbicarsi, abbarbare, abbarbarsi, attecchire.
Attaccarsi, tenersi stretti a persona per affetto
o altro sentimento; assaltarsi reciprocamente, venire
a battaglia; appigliarsi fortemente a checches-
sia, ecc.
ATTAClURt; — ATTEGGIAMENTI)
203
Attaccare {attaccamento, attaccaticcio, attaccato,
attaccatura). Congiungere, unire una cosa con un'al-
tra, che sia appiccicante, o mettendo tra loro una
materia di tal genere: appiccare, appicciare, appicci-
care; affiggere, affissare (di avvisi al muro), appia-
strare, appioppare; far apprendere, far prendere,
pigliare; fermare, incollare; agglutinare, congluti-
nare; impastare, rimpastare (unire, riunire con la
pasta): rappiccicare (riattaccare, attaccare nuova-
mente); atl'aldare, azzeccare, riportare addosso —
Rappiccicottare, rabberciare t^ attaccare alla meglio.
Saldare, attaccare, unire saldamente.
Attaccamento, l'attaccare e l'attaccarsi. • Attacca-
tura, punto nei quale due cose si attaccano. - Ade-
renza, 0 adesione, attaccamento di parti e di cose
fra loro; lo stare attaccato, l'aderire; attenenza, at-
tenere. - Coadesione, stretta unione e attaccamento
di un corpo coll'altro.
lìnpasfo, l'appiccare insieme, con pasta, carta e
simili. - Saldamento, il saldare, saldatura. - Visco-
sità, l'aderenza fra le molecole d'un liquido che ne
scema la fluidità. - Zeugma, zeuma, connessione,
concatenamento, attaccatura, silessi, sillepsi.
Attaccarsi : aderire, appiccicarsi, appiastrarsi, ap-
pigliarsi; apprendersi; pigliare.- Attaccante, che
attacca: aderente, adesivo, attenente; colloso, coe-
rente, glutinoso, viscoso. - Attaccaticcio, che si at-
tacca con lacilita; di materie che si appiccicano;
attenente.
Attaccato: adeso, appiastrato, appiccicato, ecc. -
Come l'ostrica allo scoglio, fortemente attaccato. -
Appiccicato con lo sputo, debolmente.
Attaccatura, il punto in cui una cosa si attacca
0 fu attaccata a un'altra.
M.'VTERnS CHE SI ATTACCANO O SERVONO AD ATTAC-
CARE. - Sono varie: il caucciù, gomma elastica che
si fa colare, per incisione, da parecchi alberi del-
r.Africa, dell'Asia, dell'America, ecc., la ceralacca,
composizione di resina, lacca, spirito di vino e ver-
miglione, ridotta in bacchettini per sigillare; il col-
todiori; liquido vischioso, usato in chirurgia e in
fotografìa; la destrina, sostanza che si ottiene dal-
ì'aniido; la guttaperca, che cola, per incisione, da
un albero delle Indie; il silicato di potassio isola-
zione), 0 vetro solubile, usato per la preparazioixe
di apparecchi rigidi ed inamovibili da applicarsi
alle membra nelle fratture, in sostituzione della
colla d'amido, della destrina e del gesso; lo spa-
radrappi, tessuto spalmato di qualche empiastro e
appiccicato al corpo' per medicamento; il taffettà;
sottilissima e adesiva tela di seta. Noti la gomma,
la colla, il glutine, la pece, il vischiOf eco.
Mastice, miscuglio, che, applicato sotto forma
ili pasta fra due superficie sovrapposte, le unisce
fortemente dopo che si è indurito. - Pania, mate-
ria tenace e attaccaticcia, prodotta da varie bacche
<li frutici e dalla corteccia dell'agrifoglio. - Pasta,
intriso di farina ed acqua per appiccicare la carta.
• Pegola, materia attaccaticcia : -pece. - Stucco, com-
posizione di diverse materie tegnenti.
Piacichiccio, luogo dove ci sian cose che appic-
cicano e le cose o la cosa stessa.
Attaccare, attaccarsi (attaccato, attacchino).
Appendere, sospendere', appendersi, sospendersi.
Attaccare: appendere (attaccare una cosa in modo
che resti sospesa), impendere, sospendere; mettere
penzoloni ; agganciare (attaccare a gancio, ad unci-
no), aggangherare, azzeccare. - Riattaccare, rattac-
care, nuovamente attaccare, rappiccare, riappiccare.
Annestare, appiccare, attaccare una cosa all'altra
e alla meglio, sesso senza stabilità. - Sospendere,
attaccare appeso, tenere in aria pendente o come
pendente.
Attaccarsi, attaccare sé stesso a checchessia, alTer-
randovisi appigliarsi , appendersi , afferrarsi ; so-
spendersi, penzigliaie, penzolare, spenzoare (stare
attaccato e sospeso). - Abbracciare, appigliarsi con
le braccia a checchessia. - Abbrancarsi, attaccarsi con
forza a checchessia (abbrancato). - Abbriccare, appi-
gliarsi. Detto, per similitudine, anche della ptawiw.-
Aggrapparsi. attaccarsi con una certa forza, in caso
di pericolo o simili. - Avvinghiarsi, afferrarsi con te-
mciai.- Avviticchiarsi, avvolgersi strettamente intorno
ad una cosa.
Attaccato: appeso, sospeso, penzolone, penzoloni (at-
taccato e sospeso in aria). - Apposito, appositizio,
posticcio, attaccato provvisoriamente e, spesso, non
acconciamente.
Attaccatolo, arnese atto ad attaccarvi checchessia:
appiccàgnolo, appiccatolo, appicco; attaccàgnolo;
atTerratoio ; attaccapanni, gancio, chiodo, uti-
cino; rastrelliera; arpione, pinolo, campanella
(qualunque cerchietto che serva ad attaccarvi qual-
che cosa). - Ansala, anello o ferro, a modo di staffa,
per tenervi appiccata alcuna cosa. - CaviccYiio, le-
gnetto appuntato, che si -^ficca nel muro o in tavole,
ecc., e serve per attaccarci o sostenere roba. - Cavi-
glia, bastoncetto cilindrico di legno o di ferro, con
capocchia, che si ficca nel muro o altrove come
braccio o arpione pei^ legarci o attaccarci qualcosa
(scavtgliare, togliere dalla caviglia). - Pendàglio, cosa
che pende e alia qiale si possa attaccarne un'altra.
Attaccatura, punto nel quale due cose si attac-
cano insieme.
Attacchino, chi affigge i manifesti, gli avvisi ai
muri.
Attacco. Atto deWassaZire. - Accesso di ma^
lattia. - Termine di musica.
Attagliare. attagliarsi [attagliato). Affarsi,
convenire, venire a taglio; essere adatto; riu-
scire opportuno.
AttagUolare (attagliolato) . Tagliuzzare-, fa^
gliare a pezzetti, specialmente la carne.
Attalentare {attalentato). Andare a senio •bar-
bare, piacere. ' ^
Attamente. In modo atto, abUe, acconcio,
adatto.
AttanagrUare (attanagliato). Mezzo dì tortura.
Attapinate, attapinarsi (altapimmento, at-
tapinato). Vivere infelice, tapino, misero. - Fi^ur
durar fatica. - Mo\ere lamento. ° '
Attardare (attardato). Lo stesso che ritai'-
dare.
Attecchire (attecchimeìito, attecchito). Di pian-
ta, cresceva, attaccare, allignare, rinforzarsi ; ab-
barbicarsi, mettere radice, far radici, radicare;
prendere, appigliarsi ; venir bene, a bene; venir su,
tar piede. - Di cosa, prosperare,- aivere esito, riu-
scire.
Attediare (attediato). Tediare, dar noia.
Atteggiamento. Lo stare in una determinata
posizione del corpo; l'assumere un'attitudine un
co7itegno:jna, flresto, posa, portamento, positura
espressiva d una persona.
Abito, positura, atteggiamento di corpo: e abi-
tuale mmier^ di portarsi, di operare. -Cascàggine,
di chi e cascante, ossia si regge malamente. - Com-
postezza, atto e abito del tenersi composto nella
persona e nell animo, effetto o indizio di calma, di
virtù. - fare, abitudine, atteggiamento (Ha un certo
204
ATTEGGIAMENTO
fare ! Che brutto fare !) - Impostatura, il modo con
cui uno posta la persona.
Posa, atteggiamento della persona; aria che uno
si dà. L'atteggiamento che si prende per farsi ri-
trarre, con la fotografia, o che l'artista dà adi
esseri che ritrae (far posare, mettere in posa): di-
cesi anche di una parte sola del corpo. - Positura,
postura, il modo come la cosa o la persona è posta, e
il modo di portar la persona. - Posizione, modo di
stare. - Sprezzatura signorile, di chi si dà un'aria
piuttosto altezzosa.
Diversi modi di prenderk atteggiamento.
Abbiosciarsi, gittarsi a bioscio, sdraiarsi {abbio
sciato). -Acchiocciolarsi, racchiocciolarsi, rannicchiarsi
e far di sé come una chiocciola {acchiocciolato). -
Accoccolarsi, ripiegarsi col capo quasi alle ginocchia
e il sedere sulle calcagna: accovolarsi {accovolato).
Accoccovarsì, porsi o stare coccolone, accovacciarsi
(accovacciato).
Accomodarsi, atteggiarsi, arrecarsi, mettersi in tale
0 tal'altra positura col corpo {accomodato, atteggiato,
arrecato). - Accorcarsi, rassettarsi, adagiarsi {accorca-
to) : non comune. - Accosciarsi, raccosciarsi, ristrin-
gnersi nelle cosce, abbassandosi {accosciato). - Acco-
vacciarsi, accovaeciolarsi, porsi, entrare nel covac-
ciolo, 0 porsi a giacere: dell'uomo che se ne stia
in letto, 0 comecchessia in sé raccolto; anche, di
persone che si rannicchiano in posto lurido o in-
comodo {accovacciato, accovacciolato). - Accovarsi,
raccogliersi in sé posandosi giù, quasi come acco-
vacciarsi {accovato).
Accncciarsi, proprio del coricarsi dei cani : e an-
che di persona, non solo coricandosi, ma restrin-
gendosi in sé, per lo più a sdraio o per riposarsi,
0 per ripararsi (accucciato). - Accucciolarsi, abbassarsi
restringendosi in sé, o per riposare o per scansare
offesa, 0 per vezzo {accucciolato). - Accularsi, delle
lepri e d'altri animali, mettersi in positura di sedere
{acculato). • Acculattare, starsi ozioso sedendo {ac-
culattato). - Acquattarsi, acquacchiarsi, quattarsi,
chinarsi a terra il più basso che l'uomo può, per
mettersi quatto, non essere visto (acquattato , a cquac-
chiato, quattaio).
Adagiare, porre, porsi a sedere agiatamente (ada-
giato). - Adagiarsi, coricarsi o sdraiarsi (adagiato). -
Aggottare, andar su per gli alberi e pei tetti spedi-
tamente come un gatto (aggattato), - Aggattonare, ac-
costarsi lentamente e di nascosto al selvaggiume,
col corpo quasi per terra, come fanno i gatti quando
si avvicinano alla preda (aggattonato). - Aggiaccare,
sdraiare, sdraiarsi, porre o porsi a giacere (aggiac-
cato). - Agguantarsi, sostenersi, reggersi ritto, ecc. -
- Agguattarsi, porsi a giacere per terra (aggaattato),
in agguato, per insidia.
Allungarsi, stendersi con la persona a giacere. -
Alzarsi, levarsi, stare in punta di piedi.
Appancacciarsi, porsi a sedere sulle pancacce, che
son panche in luoghi pubblici ove si radunano gli
uomini a cicalare (appancaccialo). - Appanciollarsi,
stare o mettersi in panciolle, adagiarsi con ogni co-
modità sopra scranne o simili (appanciollato). - Ap-
piattare, nascondersi in luogo angusto o inco-
modo, rannicchiandosi, o stando anche per diritto,
0 almeno stando non a tutto agio, per poterci ca-
pire (nascosto). - Appollaiarsi, accoccolarsi, accomo-
darsi in un posto, come fanno i polli quando si
mettono a dormire (appollaiato).
Arronchiare, rattrarre le membra (arronchiato). -
Atterrarsi, assidersi in terra, sdraiarsi (atterrato). -
Attrappare e attrappire, contrarre, rattrarre, rat-
trappare e rattrappire, non poter distendere le
membra per ritiro di muscoli. E, detto di membra,
intorpidire, divenir inabile al muoversi o per freddo
0 per contrazione muscolare (attrappato, attrappito,
rattrappito, ecc.) - Attrappamento, altra ppimento, ecc.
Carpare, andar carponi, cioè con le mani in terra.
- Chinarsi, abbassarsi, incurvando la persona. - Chioc-
ciare, star rannicchiato al fuoco. - Comporre, asse-
stare, assettare; detto anche di corpo (composto). -
Consistere, tenersi ritto in piedi. - Coricarsi, met-
tersi sdraiato, per dormire o per riposare (coricato).
- Cucciare, distendere, por giù disteso, giacersi, star-
sene a letto (cucciato).
Giacere, stare col corpo disteso ; stare a letto per
infermità; posare la testa sull'altrui petto o seno
(giacente, giaciuto).
Impancarsi, atto di porsi a sedere, ma sempre in
compagnia d'altri, quasi sulla medesima panca con
altri (impancato). - Impennarsi, atteggiarsi a resi-
stere (impancato) - Rimpettirsi, impettorirsi, stare,
andare intero della persona, andar pettoruto (rim-
pettito). - Impostarsi, atteggiarsi colla persona per
fare un atto o provarvisi (impostilo).
Incepparsi, raccogliersi, contrarsi, pigliare la for-
ma come di ceppo d'albero (inceppato). - Inchi-
narsi, fare inchino, riverenza. - Inginocchiarsi, met-
tersi in ginocchio : genuflèttersi. - Intanarsi, fic-
carsi come in una tana (intanalo). • Intirizzare, inti-
rizzire, rizzarsi e stare troppo intero sulla persona
(intirizzito). - Mettersi le mani sui fianchi, atteggia-
mento di resistenza.
Pavoneggiarsi, avere portamento orgoglioso. - Pen-
zolare, star ciondoloni, sospeso. - Postarsi, mettersi
in qualche luogo, prender posto e assumere un atteg-
giamento.
Racchiocciolarsi, rannicchiarsi a uso chiocciola
(racchiocciolalo). - Raggrupparsi, raggruzzirsi e laj-
gruzzolarsi, r aggranchiar si, raggricchiarsi, raggi in-
chicciarsi, raggricciarsi, raggomitolarsi, raccartoc-
ciarsi, r attor zolar si, rannicchiarsi. - Eaggricchiare,
raggricchiarsi. - Rannicchiare, rannicchiarsi, raccorre
e ristringere sé stesso, sicché si diventi di minor
volume (rannicchiato). - Rattrappire, rattrappirsi,
rimanere co' nervi ritirati.
Ributtarsi giù, sotto, mettersi, sdraiarsi.- jRtcort-
carsi, ricorcarsi, porsi di nuovo giù a giacere (ri-
coricato). - Risorgere, risurgere e resurgere, sorgere
di nuovo (risorto). - Rizzarsi, levarsi in piedi, al-
zarsi 0 da sedere o da giacere (rizzato).
Sdraiarsi, porsi a giacere (sd malo). - Sedere, ri-
posarsi, posando le natiche su qualche cosa (sedu-
to). - Sorgere, assorgere, levarsi su, rilevarsi, alzarsi,
(sorto, asstirto) - Stare, fermarsi ritto, esser ritto:
opposto di sedere.
Atteggiamenti, positure
Aggomitolato sopra se stesso: ripiegato. -Acco-
volato, seduto in terra con le gambe incrociate, <y
simile a gallina che covi, ecc. -Attratto, contralto^
rattratto, attrappato, attrappito, rattrappito, che o
chi ha le membra, per freddo o per malattia, in
istato di non poterle muovere o allungare.
Boccone e bocconi, di chi sta disteso sul ventre e
con la bocca sul piano dove giace; contrario di
supino.
Carpone o carponi, camminando o stando per
terra colle mani a guisa d'animale quadrupede.
Cariatide, di persona grande, grossa, o che sta U
ATTEGGIAMENTO — ATTENZIONE
205
ritta, impalata senza muoversi. - Cascàggine, atteg-
giamento di chi è preso da leggiero sonno.
Chino, piegato in basso. - Chiotto, cheto e senza
muoversi. - Chinato, piegato, incurvato della persona.
Chiotto chiotto, di persona che se ne sta li quieta
per suggezione, paura, o che fa il sornione per
qualche idea nascosta. - Coccolone, coccoloni, cocac-
cioni, di chi si siede sulle calcagna, senza che le
ginocchia poggino a terra.
Davanti, di faccia, in faccia: avanti, innanzi.
Dattorno, d'attorno, dintorno, intorno. - Dietro,
dalla parte delle spalle ; dalla parte conlraria a quella
che vediamo.
Dinoccolato, di persona svogliata che si rilassa,
casca, si sdraia per tutto. Anche, di chi finga di
non desiderare una cosa.
Eretto, diritto, dritto, ritto, bene in piedi.
Gomitolo, detto della figura di un uomo, o altro
animale, che sia tutto rannicchiato in sé. - Gi'avitd,
atteggiamento grave, dignitoso.
Impalato, di chi sta ritto come un palo. - Impet-
tito, pettoruto, àìniìo con \^ persona: dicesi comu-
nemente di chi sta con la testa alta e indietro e
col petto fuori per lo più in atto di alterigia.
Incatorzolito, m positura somigliante a quella di
un torsolo di cavolo. - Inceppilo, fatto, divenuto come
ceppo, irrigidito. Capo, braccio, dito inceppilo.
Interito, che sta ritto e teso, quasi intero intero,
duro duro, senza piegarsi. - Intirizzalo, intirizzito,
che sta senza piegarsi, teso; o che è inabile al pie-
garsi; duro, rigido. - Intronizzato, chi va altero e
gonfio, pensando di essere un re sul trono {intra-
nizzatura, lo stare intronizzato).
Lungo disteso, con le membra distese in tutta la
loro lunghezza. - Mogio, che non ha nessuna viva-
cità, quasi addormentato. - Penzoloni, in modo che
penzola: braccia, gambe, testa. - Quatto, quattone e
quattoni, chinato e basso per celarsi e nascondersi
all'altrui vista. - Reddo, intirizzito, tutto d'un pezzo.
Resupino, supino. - Rittìno, indica la grazia con
cui vanno o stanno ritti sopra di sé un fanciuUino,
un animaletto gentile, come uccelli, canini. - Ritto,
diritto 0 dritto, levato su, in piedi, in posizione
verticale.
Scorcio, positura o attitudine stravagante. -Sc/rarato,
l'atto dello sdraiarsi. - Sdraio, lo sdraiarsi. - Sdraione,
in posizione sdraiata.
Supino, rivetto, che sta a giacere sulle reni, con
la pancia all'insù. - Terricurvo, curvato verso terra*.
Modi di dire.
A bioscio, a biotto, a traverso. - A braccia aperte
steso, stecchito, svenuto. - A capo reci, all'ingiù. -
A cavalcione, a cavaliere, con una gamba da un
lato e l'altra dall'altro.
A pancia all'aria o colla pancia all'aria, supino,
sdraiato. - A ridosso, di cosa che sta dietro o sopra
un'altra.
Bella visuale I, di positura poco decente.
Cascar addosso, star a ridosso a uno. - Essere,
parere un gomitolo, di persona ricurva su sé stessa,
rannicchiata.
Fare il papa, stare in poltrona, comodo, svogliato.
Fare l'indiano, dissimulare, fingere di non sen-
tire 0 non capire. - Fare il piccinaco, il leprone,
andare gattone gattone per non essere appostato.
Far la pentola a due manichi: stare con le mani
su' fianchi, o tener due donne a braccetto. - Far pero,
star ritto su un piede solo. Così a chi è brillo: fa
pero, se ti riesce I - Fare una sdraiata, sdraiarsi, porsi
a giacere per ozio e riposo.
Interito com'un torsolo, chi sta ritto e teso con
la persona. - Mettersi coccoloni, a coccoloni. - Rizzarsi
da coccoloni. - Parere d'aver mangiato una minestra
di fusi: andare impettito, impalalo. - Parere «n tac-
chino quando fa la rota, pavoneggiarsi. - Per archi-
penzolo, di cosa messa in posizione esattamente
verticale.
Ribadirsi sopra una sedia, mettervi si a sedere, quasi
ricalcandovisi su con atti e aria d'autorità e di
chi vuole starvi da padrone. - Rompersi le costole o
l'ossa, stare sdraiato o seduto in un posto con disagio.
Sedere dinoccolato, in modo da sembrare che uno ab-
bia rotte le congiunture, le nocca; cioè sdraialo più
o meno, ma languido e a tutt'agio, non reggendosi
sopra di sé.
Stare a còccolo, sdraiato, comodamente, al fuoco
d'inverno, al fresco d'estate. - Stare alzato, in piedi.
Stare a sdraio, stare poltrendo nel letto o coricarsi
su checchessia per troppa stanchezza. - Sture in
panciolle, sdraiati a pancia all'aria, comodamente.
Star li penzoloni, attaccato. - Stare scomodo su un
sedile, seduto a disagio. - Stare strofinoni, strofinan-
dosi per terra. - Stare sui pruni, disagiato. - Stendere
la cuoia, sdraiarsi. - Tenere i piedi a pollaio, sopra
un regolo, comodi. - Tenersi sulle gambe, stare in
piedi, ritto. - Toccare il petto col mento, di chi va
curvo, 0 in atto di riverenza, di vergogna o simile.
Atteggiare, atteg-g-iarsi (atteggiato). Dare o
prendere un atteggiamento,
Atteixipare {attemperato) . Andare innanzi con
Vetà, diventar vecchio.
Attempato. In là con gli anni, ma non ancora
vecchio, - Attempatello, attempatetto, diminutivo di
attempalo; cosi anche attempatotto, attempa luccio.
Attemperare (attempato). Lo stesso che tem-
perare, moderare.
Attendare (attendamento, attendato, attendarsi).
Piantare le tende, Y accampamento.
Attendente. Nella milizia, servo di ufficiale.
Attèndere (altendimento, attendente, atteso). Dare
opera a checchessia, fare, accudire a un lavoro,
• Stare in attesa, in aspettativa, aspettare. - Osser-
vare attentamente, obbedire.
Attendibile. Di cosa da attendersi, da consi-
derare.
Attenenza, o attinenza (attenente). A.ppar-
tenenza, rapporto, relazione di parentela di
amicizia e simili.
Attenere, attenersi (attenente, attenuto). Spet-
tare, appartenere, • Stare aderenti, attaccare,
attaccarsi. -Osservare un giuramento, un patto,
una promessa.
Attentamente. Con attenzione.
Attentare (attentato). Avere coraggio, animo
di tentare una cosa. - Commettere delitto di atten-
tato. - Tentare di ojfendei'e.
Attentato. Veggasi a delitto, • Attentato al
pudore, violenza carnale.
Attento. Che fa attenzione, è vigile, vigilante.
-Che ha premura, diligenza.
Attenuanti. Veggasi a delitto.
Attenuare (attenuante, attenuazione). Rendere
tenue, sottile, meno grave (di colpa e simili). -
Diminuire, scemare, moderare.
Attenuazione. Modificazione della diefa. -Di-
minuzione di peso.
Attenzione (attento). L'atto della mente e del-
l'occhio che si ferma sopra persona o cosa, allo
206
ATTENZIONE — ATTILLARE
scopo di conoscere, Ai studio; anche per custo-
dire, per vigilare, e simili; affissamento, affìssa-
zione ; fissazione; applica tazza, applicazione; apponi-
mento, apposizione di mente. Secondo il suo obbiet-
tivo e la sua intensità, dicesi considerazione, osser-
vazione, meditazione, contemplazione, riflessione. • Con-
trario, disattenzione, inattenzione, sbadataggine.
Attirare, attirarsi l'attenzione, acquistarla, otte-
nerla, divenirne l'oggetto. - Curioso, di cosa che
fermi l'attenzione. - Vistoso, che dà nell'occhio e ri-
chiama l'attenzione.
Avvertenza, avvedimento. - Fare avvertenza, stare
attenti. - Diligenza, squisita e assidua cura.
Gelosia, sentimento che inspira soverchia at-
tenzione a cosa che si teme ci si porti via.
Negligenza, trascuratezza, difetto di attenzione
al lavoro, allo studio, ecc. - Noncuranza, disatten-
zione abituale e, più, di proposito, quasi disprezzo.
Oculatezza, avvedutezza di persona molto attenta,
oculata. - Ossercazione, attenta considerazione di
cose. - Retta, ascolto, attenzione. - Solerzia, atten-
zione, diligenza nell'operare. - Studio, attenzione
ferma della mente alla cognizione delle cose.
Attentamente, con attenzione: attesamente, inten-
tamente , intentivamente , intesamente : applicata-
mente, fissamente; diligentemente, raccoltamente;
fisso fìsso; in tendentemente, vegghievolmente.
Attento, di chi presta attenzione : atteso, inteso ;
vegghievole, vigilante; intendente, fisso; arciattento.
- Intento, con l'animo rivolto a una cosa. - Occhio
intenso; sguardo intensivo.
Fare, prestare, richiamare attenzione, ecc.
Addarsi, fare attenzione, accorgersi. • Applicare
la mente, applicarsi, dedicare, consacrare l'atten-
zione, l'animo ad una cosa ; mettersi a qualche cosa
con attenzione; adoperarsi, impegnarsi; attendere,
attaccarsi, accudire, esser tutto a.,. - Avere avver-
tenza, avere una cura speciale. - Aver mente a una
cosa, prendersene cura, farle attenzione.
Badare, stare attento, guardare con speciale at-
tenzione: abbadare, stare alla bada; attendere, aver
avvertenza; guardar bene, curare.
Concentrarsi, accogliersi, raccogliersi, fissarsi, nel
far attenzione a qualche cosa. - Curare, aver cura;
porre cura, far caso, attenzione.
Dar mente a una cosa, crederci, badarci, farle at-
tenzione, occuparsi di essa. - Dar retta, prestare
attenzione.
Far caso, far attenzione. - Fermare, di cosa che
fa impressione di meraviglia. - Fermare l'attenzione
è meno : ha qualcosa della semplice curiosità, o di
a cura, di pensiero.
Interessare, di cosa che desti in noi attenzione,
sollecitudine, cura. - Interessarsi, fare attenzione
cosa che ci sta a cuore, ci importa.
Metter le inani in una cosa, intrigarsene; e a una
cosa, principiare a occuparsene. - ^Mettere ogni stu-
dio, tutta l'attenzione possibile. - Mettersi, stare sul-
l'avviso, sull'intesa, attenti a qualche cosa di male
che può succedere. - Por mente, fare attenzione di
proposito. - Prestare ascolto, prestare attenzione, dar
retta, stare attenti. - Stare assentito, attento, in orec-
chi o all'erta. - Stare alle vedette, attenti, vigilanti.
Stare attento: essere, stare in attenzione, far at-
tenzione; aver mente, attendere, intendere; porre
intelletto, slare inteso; tener fermi gli occhi, gli
orecchi, la niente; tenere l'occhio, tener gli occhi
aperti; stare all'erta. - Svegliare l'attenzione, tenerla
desta, richiamarla, suscitarla.
Al contrario. - Distrarre, sviare l'attenzione dal
punto a cui era rivolta.
Passar di vista, non cadere sotto la nostra at-
tenzione.
Sorvolare, distogliere l'attenzione da qualche ar-
gomento sul quale si discuta: non farne caso, pas-
sar sopra. - Inascoltato, di chi parli senza trovare
chi gli presti attenzione.
Modi di dire e iuchiami all'attenzione.
Avere la testa nei calcagni, non aver criterio, non
stare attento. - Aver la testa a segno, al proprio la-
voro, esserci attento. - Dove l'hai gli occhi, in tasca ?,
a chi non sta attento.
Lasciar cantare uno, lasciarlo dire, senza dargli
retta. - Non batter occhio, palpebra, stare attentis-
simo. - Non perder battuta, stare attentissimo a cosa
che si racconti.
Pendere dalla bocca d'uno, ascoltare attentamente.
- Svegliare il can che dorme, richiamare l'attenzione
di qualcuno.
Tenere, avere il capo a bottega, star li col cer-
vello, attenti. - Tendere gli occhi, gli orecchi, l'arco
dell'intelletto, stare bene attenti.
Richiami all'attenzione. All'erta! Attenti! Atten-
zione! Occhio! Guarda, guarda! Guardatevi! Carnea,
cansal In guardia! Badate! Badi! Si badi! Occhio
alla padellai Occhio alla penna !- Attenti, spalancale
gli orecchi!... (scherz). - Sappi, sappiate... modo in-
troduttivo, 0 soggiuntivo, 0 anche pleonastico, per
richiamare l'attenzione di chi ascolta. Dicesi anche:
Hai da sapere, dèi, devi sapere; bisogna sapere; devo
dire; ti dirò..., ecc.
Attergare, attergarsi {attergato, aitergazione).
Mettere o mettersi dietro. - Veggasi anche a scri-
vere.
Attergato. Termine di banca.
Attero (aptero). L'insetto senza ali.
Atterrare (atterramento , atterrato). Ruttare a
terra, gettare giù, abbattere; far cadere. - Fig.,
fiaccare, prostrare, vincere.
Atterrire {atterrimento, atterrito). Incutere spa-
vento.
Atterzato. Qualità di vino bianco dell'Umbria.
Attesa. L'attendere, l'aspettare.
Attestare {attestato, attestazione). Affermare,
asserire, propriamente come testimonio. - Accoz-
zare, unire testa a testa.
Attestato. Scritto, documento, certificato, di-
chiarazione.
Attestazione. Testimonianza, dichiarazione di
testimonio o di chi può asserire.
Atticciato. Fatticcio, grosso di membra, di
corporatura. - Di carne resistente al tatto. -
AtticciateUo, atticciatótto.
Atticismo fdtticoj. Fine senso di bellezza, di
eleganza in ogni opera d'arte e di letteratura,
alla maniera degli antichi Attici (Greci).
Attico. Termine di architettura (veggasi a
pag. 136, seconda colonna: Termini vari). - Dicesi
anche per elegante. - Falso attico, in architettura,
gola rovescia, fascia, zòccolo.
Atticurga. Detto a finestra e a jtorta.
Attiepidire, attiepidirsi {attiepidito). Ren-
dere, divenir tiepido.
Attiguità, attiguo. Detto a vicino.
Attillare, attillarsi {attillatezza, attillato, al-
ATTIMO — ATTRAZIONE
207
tilìatura). Modo di vestire, di vestirsi. - Attillalo,
di chi è vestilo con abiti ben adalli alla persona;
e del vestiario che è giusto alla persona.
Attimo. Breve inonienfo, parte minima di
tempo.
Attinenza {atlinente). Lo stesso che attenenza.
Attingere {atlingimenlo , atlinto). Prendere
Vacqua da una fonte, da una sorgente^ da un
pozzo; cavare il vino dalla botte.
Attinico. Veggasi a radioattivo.
Attinojrrafo, attinoiiictro. Veggasi a sole
(istrunienti per l'osservazione).
Attinomotria. Detto a temperatura.
Attirare, attirarsi {altiralo). Attrarre, tirare
a sé: specialmente, persona, per eJTelto d'intluenza
morale o di q^ualche attrattiva : procurarsi, cat-
tivarsi. • Chiamare, far accorrere; adescare. - At-
tirare Yattenzione, lo sguardo, diventarne l'og-
getto, farsi guardare. - Potere di attirare ha la ca-
lamita.
Attirarsi, procurarsi disgrazia, inimicizia, ma-
lanno e simili; in significalo buono, cattivarsi,
acquistare, meritare, guadagnare, ottenere.
Attitare {aiutato). Trattare una causa.
Attitùdine. Disposizione iV animo, d'inge-
gno, atta a rendere abile in una cosa: inclina-
zione, predisposizione, dono di natura, idoneità,
propensione, tendenza, vocazione; altezza, capacità,
facoltà, bernòccolo, genio; validità.
Atto (aggettivo), che ha l'altitudine: capace, adatto
ad una operazione, abile, idoneo ; efficace, valente;
buono, ben disposto, confacente. - Portato, inclinalo,
atto. - Esser tagliato ad una cosa, esserci atto, aver
natura di ciò.
Alieno, che non ha inclinazione ad una cosa. -
Non essere per la quale, non essere atto a quella
tal cosa di cui si parla.
Attivamente. Con operosità.
Attivare (attivato). Mettere in azione: nel-
l'uso, rendere attivo, far si che una cosa, un'istitu-
zione, ecc. abbia l'esito per cui fu fatta o creata.
Attività. Detto a bilancio, a impiego e ad
opei'osità.
Attivo. Che ha potenza neWoperare. - Aggiunto
di verbo, • Il contrario di passivo in un bilan-
cio. - Somma, valore che si ha in possesso o in
credito.
Attizzare (attizzato). Stuzzicare il fuoco, per
renderlo più vivo. - Ravvivare, suscitare vivamente
una passione, un sentimento. - Rinfocolare, isti-
gare, stimolare, eccitare.
Attizzatoio. Strumento per attizzare il fuoco.
Attizzino. Chi attizza le passioni di altri per
larli littgare.
Atto. Veggasi ad attitudine.
Atto. Sostantivamente, operazione, azione, - In
filosofia, punto nel quale la potenza si esplica ed
opera. - Piglio, atteggiamento, - Ciascuna delle
parti in cui è divisa una composizione dramma-
tica. - Scritto, documfinto. - Comparsa, o altro
scritto, che i litiganti presentano, in una causa,
al tribunale e ivi si registra.
Autenticare, dare autenticità, rendere autentico un
atto, cioè renderlo legalmente valido. - Autenticazione,
atto ed effetto dell'autenticare. - Atti dei martiri,
raccolta di relazioni scritte nei primi secoli del cri-
9tianesim,o.
Alti degli apostoli, veggasi ad apostolo. - Atti di
fede, di speranza, di carità, di contrizione, movi-
menti déìVanimo, in materia di religione; anche
formule consacrate dalla Chiesa.
Allo d'accusa, veggasi a jìrocesso. - Atto di no-
torietà, atto che, sull'attestazione di un eerto nu-
mero di testimoni, é rilascialo dai pretori, dai no-
tai 0 da altri pubblici funzionari a ciò delegali. -
Atto di protesta, veggasi a cambiale. - Atto di ul-
tima volontà, il testaìnento. - Allo d'usciere, detto
ad uscere. - Atto pubblico, il contratto che si la
con tutte le formalità volule dalla legge.
Attuario, chi registra atti pubblici.
Attonare (attonato). Dare forza, tòno.
Attònito (attonimento). Colpito da forte me-
raviglia.
Attòrcere (attorcimento, attorto). Modo di av-
vòlgere e di torcere.
Attorcigliare (attorcigliato). Modo di avvòl-
gere e di torcere.
Attore. Artista da teatro: attore scenico, at-
tore comico, drammatico. Azione, il modo col
quale recita. - Chi muove ad altri una causa
legale.
Attorniare (atlorniamento, attorniato, attorno).
Detto a circondare.
Atterrare (attorrato). Disporre a guisa di torre.
Attortigliare [attortigliamento , attoitigliulo).
Modo di avvòlgere e di tòrcere.
Attoscare (attoscalo). Ammorbare: di forte e cat-
tivo odore.
Attossicare (attossicamento, attossicato ; alto'
scare). Dare il tòssico, il veleno.
Attraente. Che attrae, dà piacere, esercita
fàscino, attrattiva.
A.ttrsip'pBire (atlrappaniento, 'attrapperia, atlrap-
poto). Maniera di irrendere, di far jjrojjrio. -
Sorprendere con inganno, usurpare, rubare.
Attrappire (attrappito). 'Son poter distendere
le tnenibra per ritiiamento dei nmscoli. - Divenir
inabile a muoversi per freddo, ecc.
Attrarre (attraente, attrattivo, attratto). Trarre
a sé, attirare; esercitare attrattiva, attrazione.
Attrattiva (attrattività, attrattivo). Virtù di at-
trarre : allettativa, fàscino, seduzione, richiamo.
- Dicesi di cosa o persona che piaccia assai.
Attrattività, l'essere attrattivo. - Attrattivo, che ha
forza di attrarre, di piacere; allettante, allettevole,
allettativo; amabile, avvenevole; desiderabile; fa-
scinaate, alTascinante, fascinatore ; incantevole ; pia-
cevole, oltrepiacente; simpatico, vegnontoccio.
Essere la calamita d'alcuno, avere tal qualità, per
cui altri si senta attratto a seguirti dovunque.
Attraversare (attraversamento , attraversato).
Andare, passare, percorrere attraverso: gua-
dare, valicare, tragittare, detto di fiume, o d'altro
corso d'acqua : traversare, traghettare. - Percorrere,
trascorrere un paese, viaggiare in esso. - Anche,
fendere, rompere, solcare (l'aria), ecc. - Significa pure,
figur., porre ostacolo. — Riattraversare, ripete at-
traversare.
Attraverso. In senso trasversale, in modo da
attraversare: a traverso, di travèrso, per traverso;
trasverso, traversalmente, trasversalmente ; di tràlice,
in tralice, di sghimbescio. - Da parte a parte, dal-
l'una all'altra parte, di parte in parte, da banda a
banda, dall'un canto all'altro ; da petto a reni, dal
dinanzi al didietro ; d'oltre in oltre, fuor lucra.
Incì'oc lamento, incrociatura, due linee, sbarre o si-
mili, che si attraversano formando angoli retti.
Attrazione. L'azione dell'attrarre. • La forza o
la virtù dell' attrarre '. attraimento. - In linguaggio
203
ATTRAZZARE
. scieìì:ificG, l'attrarre che succede -nelle cose di na-
tura che si. sentono spinte una verso l'altra: tei:-
niine di fisica. - In chimica, affinità. - Attrazimo-
vietro, specie di bilancia, che si usa per nlisarare
la forza attrattiva di una elettrocalamita.
Attrazzaire {attrazzato). Provvedere di a.ttrezzi
mna. nave.
Attrezzista. Addobbatore, chi .lavora ad. adt-
dobbare. - Trovarobe, tappezziere da teatro.
Attrazzo, attrezzo. Arnese, utensile che
-serve per vari usi.
Attribuire, attribuirsi {attribuito, attribu-
zione). Riconoseere còme proprio d'altri checches-
sia. - Riconoscere da una cosa o da una persona la
ragione o la causa di alcunché : ascrivere, assegnare,
rapportare, riportare, /eputare; mettere sul conto,
v€(rsafe addosso, addossare ; caricare ; apporre, af-
fibbiare, appiccare, appioppare, attaccare, ihiputare
(di colpa, ecc.)
Attribuirsi: arrogarsi, appropiarsi, assegnarsi, 'ap-*
porsi, ecc.
Attribuzione, l'attribuire, l'assegnare: attribuimento,
assegnamento, assegnazione: imputazione, riferimento.
Attributo. Titolo, qualità necessaria, o ac-
cidentale, . di persona o di cosa. - Termine di
grammatica.
Attribuzione. Detto ad attribuire.
Attribuzioni. Gli obblighi e i diritti pertinenti
a chi copre un ufficio, un impiego, un grado
e simili.
Attrice. Femminile di attore.
Attristare, attristire {attristato, attristito).
Rendere triste; cagionar dolore.
Attrito. Confricazione, sfregamento fra due cor-
pi. - In senso morale, l' incontrarsi, urtandosi ed t>f'
fendendosi, di volontà, di forze, di sentimenti, ipcc.
Attrito di primo distacco, il valore dell'attrito nel
primo istante in cui i corpi a contatto si distaccano :
è immediato o medialo, secondo che tra ì corpi non
esiste 0 esiste un corpo lubrificante.
Attrito radente, resistenza che si prova facendo
strisciare un corpo pesante sopra un tavolo. -^-yli-
trito volvente, resistenza che s'incontra facendo roto-
'lare un cilindro sopra una superficie piana, come
é il caso delle ruote sulle rotaie.
Th6om#fr-o, apparecchio destinato a misurare l'at-
trito 0 la forza. di fregamento dei corpi.
Attrizióne, Stritolamento di tessuti e, più spe-
cialmente, il maggior grado di contusione. -Ter-
mine di teologia,
« Attuale. Che è pi'esente o reale. • Termine
di geologia e di teologia.
Attualità (frances.). L' essere attuale, cosa
del momento: detto specialmente di notizie recenti
e importanti in un giornale f di cosa o fatto che
desti rumore in pubblico ; d'articolo di commercio
in voga. Cose palpitanti d'attualità : scherz., spreg.
o iron. - In qnesto momento, mentre si racconta, si
parla. - Momkntoso, del momento, d' attualità.
Attualmente. Presentemente, al presente.
Attuare {attuabile, attuato, attuazione). Eseguire,
\effettuare, fare.
Attuàrio* Veggas) ad atto.
Attuazióne* L'attuare, il fare.
Attuffare,- attuffàrsi {attuff amento, attuffato).
^Immergere, immergersi in acqtm o in altro li-
quido.
Attnoso. Pieno à!\ attività, nelle cose morali.
Attutare, attutire {attutirsi, attutito). Acquie-
tare, calm,are. - Attutarsi, attutirsi, calmarsi.
Auchènla. Detto a lama.
Aucùpio. Uccellazione, caccia.
Audace, audàcia. Chi ha troppo ardire: so*
verchio coraggio.
Audlfono. Detto a sordotnutoi
Audiòmetro. Veggasi di udito.
Auditore. Detto a giudice.
A ufo. Senza pagare, detto per Tò più del
mangiare o del vivere z. spesa d'altri: gratuita-
mente.
Auge. Apice, cima; colmo dplla fortunar
della gloria.
Augèllo. Detto a uccello.
Auggiare (auggiato). Aduggiare, dare ombra. -
Inquietare, irritare.
Augnare {augnato, augnatura). Modo di ta-
gliare. - Afferrare con V unghia.
Augurale. Proprio di augurio.
Augurare {augurale, augurato). Prendere au-
gurio; fare augurio.
Augure {augurato). Detto ad augùino.
Augurio {auguroso). Presagio che gli antichi
rilevavano dal canto, dal beccar degli uccelli o al-
tro. Annunzio, auspicio, desiderio, voto che una
cosa accada. - Augurale, nell'uso, efhe contiene o reca
augurio. - Augurato, quel che si augura. - Auguroso,
che dà augurio. - Auspicale, di buon augurio. - Aur
spicato, augurato. - Benaugurato, agg., di buono au-
gurio.
Oròscopo, notizia del destino di persona, che si
pretende avere consultando gli astri o altra cosa:
divinazione, pronostico; predicamento, sorte.
Propemptico (gr.}, poesia esprimente l'augurio di
buon viaggio.
Augurare, fare augurio, far voto; auspicare; lici-
tare (augurar bene). - Imprecare malattie, danni, eco ,
augurarli. - Riaugurare, ripete augurare, augurare in
ricambio.
Arùspice, chi, presso gli antichi Romani, aveva
per ufficio di indovinare il futuro esaminando le
interiora degli animali {aruspicina, l'arte dell'arù-»
$pice). - Augure, colui che, presso gli antichi, osser-
vando il Volo degli uccelli (oascoltandone.il canto),
il beccare dei polli, ecc., pronosticava .il futuro:
auguratore, auspice, indovino. - Augurale, di àugure. -
Auguriare, augurare, far da àugure. - Lituo, la verga
da augure. - Oscines, cosi si chiamavano gli uccelli,
dal volo dei quali gli auguri traevano gli auspici.
Felicitazione, augurio di bene.
Malaugurio, cattivo augurio, augurio di male;
mal'aria, mal §fegnale; iettatura; augurio sinistro,
sinistra nuova (che annunzia disgrazia). - Cornacchia,
gufo, nòttola, pipistrfillo, simboli di malaugurio.
Inauspicato, che comincia con cattivi auspici.
Infausto, di oosa che si crede porti cattivo, augu-
rio. - Malaugurato, malauguroso, di cosa (avvenimento, :
animale o segno qualsiasi) a cui si attribuisce, per
pregiudizio, la potenza- di portare malaugurio: ma- ;
lagurioso, malauguroso, malaurioso, malaurosp, ma-
lurioso, malejfico, maligno; funesto, inauspicato, in-
fortunato, maledetto; saturnino, sciaurato, scelle-
rato. - iSe fasto, malauguroso. - Uccello del mal augurio,
di chi prevede sempre o porta sempre disgrazie.
Auguri diversi - Modi di dire.
Ad mullos annos. per molti anni> formola augu-
rale per anniversari, celebrazioni. - Bene o^ male
augurato, bene o male incominciato o finito. - Buona
permanenza, augurio di chi parte, in risposta a chi i
AUGUSTO — AUTOMATISMO
209
rimane e gli augura buon viaggio. - B?<on viaggio!
Felice viaggio! Dare, augurare il buon viajr^'io.
Buona l'orhina!, augurando bene a qualcuno una
sua impresa. - Buona notte!, augurio di buon riposo
nella notte. - Buon principio, buona [me, auguri che
si ripetono al principio e alla (ine d'ogni anno.
Che il del glie lo mantenga: augurio, a volte
ironico, parlando di cose di cui uno è ben fornito.
Dare il buon giorno, il buon anno, i mirnllKgro,
il ben venuto, il ben tornato, auguri e lelicitazioni
di circostanza. - Dare la buona pasqua, gli auguri
in quell'occasione.
Dio ce la mandi buona!... Dìo ve la mandi buo-
na!..., augurio di chi o a chi si trova in guai.
Dio disperda l'augurio, a chi prevede cose dolo-
rose, nefaste. - Dio ti salvi. Dio ci salvi, augurio,
invocazione di salvezza. - Dio vi tenga lontano da
disgrazie: a modo d'augurio.
Farfalla bianca, ventura non manca, di buon au-
gurio. - l'elice viaggio, a chi parte. - Magari o 7na^
gara, esclamazione che esprime alfermazione di pro-
babilità, 0 augurio, o desiderio. - Prosit, augurando
il buon prò a chi ha mangiato e bevuto, o al prete
dopo la messa.
Salute e un fìgliuol maschio!, augurando buona
salute a chi starnuta - Sia, siate felice, augurando
bene. - Si conservi, stia bene, stia sano, stia allegro,
formule più di saluto che di augurio.
Augusto (augusteo). Detto a grande, a iin-
peratore, a re.
Aula. Sala di palazzo. • Sala in cui si adu-
nano magistrati, membri di accademie, di parla-
menti, ecc.
Aulico. Di corte, addetto alla corte.
Aumentare {aumentativo, aumentato). Dare,
avere aumento.
AunientatlTO. Detto ad aumento.
Aumento. Accrescimento, aggiungimento, il di-
ventare di più d'una cosa: accrescenza, crescenza,
crescimento, raccrescimento; augumento, augumen-
tazione; ingrandimento, ingrossamento; aggiunta;
dilatazione; accrezione, incremento; ampliamento,
ampliazione; estensione, alzamento, rigonlìamento,
stenduiiento; vantaggio.
Aumento di estensione, detto a estensione. - Avr
mento di numero, detto a moltiplicazione e a
soiUìna.- Anniento in /arpo, veggasi a larghezza.
Aumento in lungo, veggasi a lunghezza. - Dilata'
zione, il dilatarsi, il rendersi maggiore in estensione,
occupando maggiore spazio. - Incremento, aumento
prospero.
Aumentabile, che può aumentarsi, accrescibile. -
Aumentativo, atto ad aumentare, accrescitivo, augu-
mentativo. - Aumentato, accresciuto, fatto maggiore.
Aumentare, accrescere di misura, di quantità, di
inti'nsità, di importanza e simili: auguraentare, au-
gumentarsi; ampliare, ampliarsi; amplificare, ampli-
ficarsi; aggrandire, aggrandirsi; divenir maggiore,
ingrandire; ingrossare, rin";rossare; moltiplicare,
moltiplicarsi; addoppiare, doppiare, raddoppiare,
rinnalzare; ammoggiare, ammoggiarsi, crescere
a moggia; duplicare, triplicare, quadruplicare, ecc.;
raccrescere, riaccrescere, ricrescere.
Avanzare, essere d'avanzo : d'una cosa allor-
quando l'aumento supera il bisogno.- Avvantaggiare,
aumentare, accrescere: detto di interessi.- Caricare,
aumentare di soverchio. - Crescere, rincarare la dose,
detto specialmente di cose spiacenti. - Di/atare, di-
latarsi, accrescere, accrescersi, specialmente di vo-
Premoli — Vocabolario Nomenclatore.
lume. - Fare il cappello, fare il colmo. - Moltiplicare,
aumentare di mollo una quantità.
Auniiliare {aumiliato). Detto a umiliare»
Auna. Una misura lineare.
Auncinaro {auncÌ7iato). Modo di torcere.
Aura. Leggiero e piacevole vento. - Figur.. gra-
zia, /"arore. - Fenomeno dell'epilessia. -Prin-
cipio spirituale della vita.
Aurato. Tinto, coperto d'oro.
Aureo. D'oro.
Aurèola. Veggasi a santo.
Auretta. Leggerissimo vento.
Auricola. Padiglione dell' orecchio. - L' orec-
chietta del cuore.
Auricolare. Dell'orecc/tio. — Genere di con-
fessione.
Aurifero. Che produce o contiene oro.
Aurìg'a. Il cocchiere.
Aurito. Detto ad orecchio.
Auro. Poeticam., l'oro.
Aurora. Splendore vermiglio, indi rancio, che
apparisce in oriente prima che spunti il sole, dopo
l'alba. -l\ tempo che dura l'aurora. — Nella mito-
logia, figlia del Sole e della Luna: presiede al na-
scere del giorno. - Antelucano, dicesi dello splen-
dore che precede 1' aurora.
Aurora boreale, meteora in forma di nuvoletta,
0 vapore luminoso, che apparisce vicino al polo
artico ed è assai frequente nei climi settentrionali.
- Zona luminosa, fenomeno che accompagna l'au-
rora boreale in forma luminosa, su uno spazio più o
meno esteso.
Ausiliare» ausiliario {ausiliante). Che viene
in aiuto, - Di verbo, che forma i tempi composti
degli altri.
Ausònia. Uno dei nomi AelVItalia.
Auspicale (auspicato). Veggasi ad augurio.
Auspice, auspicio {auspizioj. Detto ad au-
gurio e a presentitnento.
Austerità, austero. Detto a severità.
Australe {austrino). Meridionale, del sud.
Austro. Detto a vento.
Aut-aut. Detto a dileìnnia.
Autentica. Veggasi a santo.
Autenticare, autenticazione (autentico).
Veggasi ad atto e a docuìnento.
Autenticità, autentico. Detto ad atto e a
documento.
Auto. Detto ad azione.
Autobiografia (awtoòiopra^o). Veggasi a bio-
grafia.
Autocarpo. Veggasi a frutto.
Autoclave. Sorta di caldaia.
Autocoscienza. Detto a coscienza.
Autòcrate {autocratico). Veggasi a despota e
a governo.
Autocrazia. Potere, governo assoluto.
Autòctono. Veggasi ad abitare.
Auto-da-fè. Detto a supplizio.
Autodidatta. Detto a imparare.
Autodifesa. La difesa di sé stesso.
Autog-enia. Termine di fisiologia.
Autografia. Veggasi a dioegno.
Autografo. Detto a manoscritto.
Autoinduzione. Veggasi a corrente elet-
trica.
Autòma {automatico ). Dicesi di tnacchiìia
semovente.
Automatico. Detto a movimento.
Automatismo. Veggasi ad epilessia.
14
210
AUTOMEDONTE — AUTOMOBILE
Automedonte. Il cocchiere»
Antomo'bile (mitomobilisticoj. In origine, ag-
gettivo, indi sostantivo, per indicare quella vettura
da diporto, signorile, docile e rapidissima, la quale
si muove da sé con meccanismi ingegnosi. - Si è
disputato per decidere di che genere debba essere
il sostantivo automobile (il genere maschile tende a
prevalere): motociclo. - Automobilistiro, di automo-
bile, proprio dell'automobile: congegno, forma, si-
stema, corsa, gara, ecc.
Automobilismo, la scienza o l'arte di condurre
automobili. - Automobilista, chi lo conduce o si
dedica a questo nuovo genere di sport.
Automobili elettrici. — Vetture animate da
motori elettrici, i quali possono prendere - la cor-
rente da una linea aerea, o venire alimentati da
una batteria di accumulatori elettrici. - Vetture,
veicoli da 650 a 1000 chilogrammi (peso). Vetture
leggere, veicoli da 400 a 650 chilogrammi. - Vettu-
rette, veicoli da 250 a 400 chilogrammi - Moto-
cicletta, veicolo al di sotto di 50 chilogrammi. - hi'
dustriali, veicoli usati nell'industria.
Alcune parti dell'automobile e accessorì
Chassis, telaio costituito da tubi di acciaio, o
legno armato di acciaio e ferro, o con lamiera di
acciaio, al quale è fermato il motore e sul quale si
colloca la carrozza. - Sospensione : è costituita da
quattro molle a balestra molto lunghe ed elastiche,
fissate rigidamente sugli assali. - "Motori a quattro
tempi, quelli che danno una corsa motrice ogni
due giri. - Motori a due tempi, motori che danno
una corsa motrice per ogni giro. - Cilindro, camera
nella quale avviene l'esplosione del combustibile:
camera di combustione. - Corona di luci, sistema di
fori praticati nel cilindro, dai quali sfuggono i pro-
dotti della combustione, quando sono lasciati sco-
perti dallo stantuffo. Un sistema di luci può anche
servire per l'ammissione.
Stantuffo, cilindro cavo a un solo fondo, munito
nella parte cilindrica di scanalature, nelle quali
vengono messi anelli di acciaio portanti un taglio
il che li rende più elastici. Serve per comuni-
care al veicolo l'energia dell'esplosione avvenuta
nel cilindro. - Biella, asta cilindrica articolata sullo
stantuffo. - Corsa motrice, corsa dello stantuflo im-
pressa dall'urto di esplosione che dà la spinta al
veicolo - Albero motore, asta cilindrica di acciaio
alla quale la biella o le bielle imprimono un moto
circolare.
Silenziatore, apparecchio che serve ad attenuare
il rumore dello scappamento dei prodotti della
esplosione. - Serbatoio a livello costante, recipiente
dal quale effluisce sempre la stessa quantità di
benzina. - filtro di depurazione, finissima rete me-
tallica, passando attraverso la quale il combustibile
lascia ogni impurità prima di entrare nel serbatoio
a livello costante. - Carter, serbatoio dei motori a
due tempi, nel quale passa la miscela gassosa del
carburatore prima di essere ammessa nel cilindro
Dicesi anche di una custodia metallica o recipiente.
Galleggiante, corpo metallico,fvuoto, che galleggia
nel serbatoio e serve ad otturare il foro di entrala
del serbatoio, quando il liquido ha raggiunto un
certo livello. - Otturatore, parte del serbatoio a li-
vello costante che serve ad aprire e chiudere il
foro d'entrata del combustibile. - Tubo di troppo
pieno, specie di tubo di effloramento del recipiente,
contenente il liquido infiammabile.
Regolatori della quaniitd di miscela, valvole di
forma speciale (a farfalla, a cilindro scorrevole, ecc.),
che regolano la quantità di miscela che deve pas-
sare nel cilindro. - Cambio di velocità, meccanismo
che trasmette alle ruote di propulsione la potenza
del motore, modificando la velocità -di rotazione
delle medesime a seconda del bisogno. - Sterzo,
meccanismo destinato a cambiare la direzione del
movimento della vettura. - Volante, ordinaria pu-
leggia a corona, molto pesante, calettata sull'albero
motore, la cui funzione è di uniformare entro certi
limiti Ja velocità del motore. - Rubinetto di com-
pressione, congegno che ha l'ufficio di impedire,
quando occorra, la compressione della miscela
gassosa.
Tutto 0 niente (regolazione a sistema), sistema di
moderazione della corsa, pel quale o non si apre
ad intervalli la valvola di ammissione, o non si apre
la valvola di scappamento. - Regolatore, meccanismo
comandato dal motore stesso e che non permette
all'automobile di sorpassare la velocità con la quale
lo chafTeur si prefigge di correre. - Dijferenziale, ap-
parecchio capace di ricevere il moto o di trasmet-
terlo alle ruote motrici, in modo da permettere che
esse compiano lo stesso numero di giri quando l'au-
tomobile viaggia in rettifilo e che una giri con mag-
gior velocità dell'altra quando l'automobile s'impe-
gna in una curva. ^
Train baladeiir, sistema di ruote a ingranaggi, ca-
lettate sullo stesso albero, spostando gradatamente
il quale si ottengono i cambi di velocità e la mar-
cia indietro - Manovella di messa in marcia, mano-'
velia che serve a dare il movimento al motore. -
Volantino di sterzo, o crocerà, cerchio di legno con
raggi in ferro, montato sul braccio dello sterzo. -
Freni, organi che servono a far rallentare o a fer-
mare la corsa del veicolo.
Moderatore, meccanismo col quale si può togliere
0 limitare l'ammissione del miscuglio esplosivo nel
cilindro. - Acceleratore, organo che, per mezzo di ti-
ranti e di leve, fa diminuire la resistenza opposta
dal regolatore all'accelerazione, aumentando così la
velocità. - Innesto a frizione, o. più brevemente, fri-
zione {embrayage), meccanismo che serve ad attaccare
0 a distaccare il motore dal rimanente della tra-
smissione.
Gruppo elettrogeno: è costituito da un motore a
benzina, il quale, mediante un giunto elastico, è ac-
coppiato all'indotto di una dinamo che mette in
movimento due motori elettrici. - Cat;a//«wo di ali-
mentazione, meccanismo dei motori a vapore, che ha
l'ufficio di alimentare l'acqua in caldaia, il petrolio
ai bruleurs e di produrre il tiraggio forzato nella
caldaia.
Ruote motrici, quelle che trasportano il vei-
colo. - Catena cinematica, catena a piastrelle che, in
alcuni tipi di automobile, trasmette il movimento
alle ruote motrici. - Cardani, giunti a sistema car-
danico, che servono alla trasmissione del moto.
Puntone d'arresto, organo posto nella parte poste*
riore della vettura per impedire che l'automobile
indietreggi nelle salite. - Prigioniero, bullone senza
testa, avvitato in parte e stabilmente in un pezzo
fìsso e che serve con la parte sporgente a fissarvi
un altro pezzo per mezzo di un dado.
Pneumatico, tubo flessibile con aria compressa, che
riveste la periferia delle ruote motrici. - Camera
d'aria, parte del pneumatico, consistente in un tubo
di caoutchouc, avvolto in tondo e chiuso, munito di
apparecchio per immettervi e trattenervi dell'aria
AUTOMOBILE
211
sotto pressione. - Copertura, o corazza, robusta fascia
circolare di jioiiima che riveste la camera d'aria e
che serve ad aiutarla a contenere la pressione e
a proteggerla contro gli urti hruschi della strada. ■
Croissant, parte del pneumatico destinata a venire
in contatto col terreno, - Souplesse : si dice dell'ela-
sticità dei pneumalici.
Guarniture, spessori di amianto, cuoio, gomma,
carta, collocati nei giunti per impedire che sfugga
l'acqua dai tubi, l'olio, il gas, ecc.
Forza, operazioni, movimenti, ecc.
ALTRE PARTI DELl'aUTOMOUILE.
Forza attiva, o di propulsione, energia utilizzata
pel movimento del veicolo. - Carburazione, opera-
zione fisica, che consiste nel mettere in presenza
dell'aria comburente un combustibile liquido o ga-
zoso allo scopo di ottenere una miscela combusti-
bile e dotata di potere esplosivo. - Carburatore, or-
gano nel quale avviene la carburazione. - Camera di
carburazione, quella capacità del carburatore ove
sbocca lo spruzzatore e nella quale si forma il mi-
scuglio dell'aria coi vapori combustibili.
Evaporazione a gorgoglio (barbotage), sistema di
carburazione simile a quello a superficie. - Evapo-
razione a superfìcie (a léchage), sistema di carbura-
zione, mediante il quale il liquido viene sparso
artificialmente in strato sottilissimo su di una la-
miera ed evaporato da un getto di aria calda (non
più in uso). - Evaporazione a spruzzo, sistema di
polverizzazione del liquido, che perciò si scompone
in minutissime particelle. - Diffusore, carburatore a
forma di cono tronco.
^spruzzatore {gicleur), tubetto munito alla sua
estremità di un foro piccolissimo, destinato a pol-
verizzare il liquido. - Bruleiir, sistema di lampadine
destinate a vaporizzare illiquido infiammabile. - Di-
cesi anche di una fiamma a benzina destinata a
portare al calor rosso un tubo destinato all'accen-
sione del gas. - Punto di lampo, temperatura mini-
ma per l'accensione del petrolio.
Riscaldamento, elevamento della temperatura della
camera di carburazione, necessario per l'evapora-
zione del combustibile. - Ammissione dell'aria, intro-
duzione dell'aria nel carburatore. - Valvola di aspi-
razione, congegno che serve a far passare nel cilindro
la miscela gassosa destinata a produrre lo scoppio.
Compressione, pressione esercitata dallo stantuffo, e
che riduce il volume della miscela esplosiva. - Accen-
sione spontanea, accensione della miscela esplosiva in
un recipiente, la cui temperatura è tenuta elevata
dalle stesse esplosioni, quando però il veicolo è in-
camminato - Accensione elettrica, accensione del miscu-
glio ottenuto per mezzo di una scintilla di induzio-
ne, 0 di estracorrente di rottura.
Vibratori (trembleurs), apparecchi elettrici o mec-
canici, che servono a produrre la scintilla mediante
rapide e frequenti interruzioni del circuito elettri-
co. - Candela di accensione, congegno avvitato al ci-
lindro del motore, che porta i due reofori elettrici
fra i quali scocca la scintilla di accensione. - Esplo-
sione, l'accensione della miscela esplosiva.
Valvola di scappamento fo di scarica), congegno
destinato a lasciar sfuggire i prodotti aella conìbu-
stione. - Raffreddamento, azione di abbassamento della
temperatura del cilindro elevata in causa delle con-
tinue esplosioni. - Termosifone, nome dato ad un
apparecchio speciale, destinato al ratlreddamentc del
cilindro.
Pompe centrifughe, pompe che agiscono in virtù
della l'orza centrifuga e sono pure destinate al raf-
freddamento del cilindro. - Pompe rotative, pompe
speciali per spingere l'acqua fredda nelle interca-
pedini del cilindro allo scopo di ralfreddarlo.
Radiatore, sistema destinato al raffreddamento
dell'acqua che esce calda dall'intercapedine del mo-
tore. - Radiatore a tubo provvisto di alette, tubo pie-
gato a serpentino, sul quale sono posti di riporlo
tanti dischetti piani od ondulati, i quali hanno l'uf-
ficio di aumentare la superficie di contatto coU'a-
ria. • Radiatore a nido d'api, apparecchio di raf-
freddamento, costituito da un grande numero di
piccolissimi canali compresi in una grossa scatola
(circa 3000).
Trasmissione flessibile, sistema che comunica il
movimento alle ruote motrici, mediante una trasmis-
sione che sia suscettibile di deformarsi senza ces-
sare di funzionare.
Termini varì e modi pi dire.
Antidéparant, espediente, disposizione, meccanismo
impiegato per impedire il déparage. - Carreggiata,
spazio che una ruota motrice deve percorrere.
■Chaffeur, macchinista dell'automobile.
Déparage, spostamento laterale della, vettura.
Garage, locale nel quale si riparano o si cu-
stodiscono le vetture.
Grippaggio, incastramento di qualche pezzo do-
vuto all'aumento di volume per eccessivo calore. -
Panne, guasto che impedisce il resolare funziona-
mento dell'automobile. - Patinage, slittamento della
vettura.
Assorbire un ostacolo, deformazione del pneuma-
tico, che prcnle la sagoma dell'ostacolo, evitando il
sollevamento della vettura. - Fare della velocità,
marciare il più velocemente possibile. - S'emballe, di-
cesi di un motore, la cui velocità aumenta sino a
che la resistenza che incontra fa equilibrio alla po-
tenza sviluppata dal motore. - Sentire la carbura-
zione, giudicare della bontà di essa sia dall'ener^'ia
delle esplosioni, come dal rumore dello scappa-
mento.- Sorpassare un ostacolo, passarvi sopra sol-
levando la vettura.
Automobilismo. Dicesi di tutto ciò che ri-
guarda l'automobile e le sue diverse applicazioni.
Automotore (automotrice). Che produce da sé
il movimento.
Autonomia {autònomo). Condizione di popolo,
di paese, che ha un governo proprio, che ha \'in-
dipendenzay ossia la facoltà di governarsi con
proprie leggi.
Autoplastia (autoplastica). Termine di chv-
rurgia.
Autopsia [autossia). Ispezione di un cadavere. -
Termine di anatomia.
Autore [autrice). Chi inventa qualche cosa o
produce qufiìche opera scientifica, letteraria, arti-
stica, ecc. : inventore, ritrovatore, scopritore. Per
lo più, in significato di scriffore.- Chi è promotore
0 causa principale d'una cosa: facitore, operatore,
principiatore, procuratore. - Nel linguaggio giuridico,
colui dal quale deriva una condizione di fatto e di
diritto.
Autorello, autoruccio, autoruzzo, di poco conto. -
Autorone, autore di fama, di valore. - Autore sacro,
profano, antico, moderno, greco, latino, italiano, ecc.
Anònimo, autore che non ha rivelato il suo no-
me. - Padre, chi ha illustrato un'arte, una scienza,
ecc., con opere celebrate. - Principe, autore principe,
insigne.
212
AUTOREVOLE — AUTORITÀ
Diritti d'autore, quelli riconosciuti dalla legge a
chi ha fattQ un'invenzione o un'opera qualsiasi. ■
Postumo, opera, lavoro, arte, uscito dopo la morte
dell'autore. - L'ultimo canto del cigno, l'ultimo lavoro
e anche il migliore d'un buon poeta, d'un grande
scrittore.
Plagiare, copiare un autore. • Potare un autore,
castrarlo. - Saccheggiare, spogliare un autore, pren-
dergli il bello e il buono, facendolo figurare come
proprio.
Autorevole. Che ha autorità accreditato,
stimato; influente, solenne.
Autorevolezza Considerazione, credito, au-
tOTntà. - Prestigio, influenza. Intendimento, com-
petenza.
Autorità {autorévole) Ragione, potere legit-
timo in una società civile diritto su altre persone,
giurisdizione, sin dar ato - Tanto il potere pubblico
in astratto quanto il funzionano, il magistrato
che lo esercita. - Facoltà o potestà data dagli uo-
mini o dalle leggi. - Le persone che rappresentano
in qualche modo gli interessi del pubblico. - Figur.,
di persona la cui parola é degna di fede e di con-
siderazione.
Riguardo ai funzionari l'autorità è politica, giu-
diziaria, amministrativa, civile, militare, ecclesiastica.
Appartiene al principe» al ministro, al Parla-
mento, al prefetto, al questore, ecc. (nell'ordine
politico), sÀ tribunale 3i\ giudice, al pretore, a
questa e a quella corte (nell'ordine giudiziario), a
molteplici cariche dello Stato, al sindaco, ai fun-
zionari elettivi del comune e della provincia
(nell'ordine amministrativo), al padre, al maestro,
al tutore (nell'ordine civile); ai graduati della
inilizia (nell'ordine militare), alle diverse gerar-
chie.della CAt€«o (nell'ordine ecclesiastico). -Cowi-
petente, di giudice, tribunale, autorità che abbia
giurisdizione o facoltà estese fino al grado che si
richiede. - Costituita, l'autorità riconosciuta dallo
Stato. - Morale, l'autorità che viene dalla grandezza
d'animo, di mente, dalla fama, dal merito. - Pub-
blica, l'autorità ne' "suoi vari rami dell'amministra-
zione di St3ito. - Spirituale, l'autorità, ecclesiastica. -
Tutelare, l'autorità in quanto protegge, difende.
Alter-ego, dal latino, e significa un altro io- di-
cesi di chi temporaneamente fa le veci di un'auto-
r.tà, con pienezza di potere.
Autorecole, che ha autorità, autorevolezza. ^ Esau-
torato, di persona la quale, per suo mancamento o
per cause estrinseci e, abbia perduto tutto o in parte,
autorità, stima, credito, reputazione. - Autoritario,
che abusa dell'autorità e fa il prepotente. Anche,
partigiano dell'autorità assoluta: assolutista, auto-
cràtico. - Bestie grosse, quelli che sono in alto e
c\ie fanno valere più autorità che non abbiano, al-
liieno moralmente.
Nestore, persona la più vecchia e autorevole per
esperienza della sua classe. - Notabile, persona di
molta autorità. - Persona d'alto bordo, di molta au-
torità e importanza. - Persona pubblica, rivestita di
gualche autorità.
Dittatura, dignità, autorità di dittatore, ossia di
chi è delegato, in circostanze straordinarie, a go-
vernare con assoluta potestà civile e militare. Per
similitudine relativa ad una suprema magistratura
degli antichi Romani.
Duumvirato, triumvirato, ecc., autorità rappresen-
tata da due, da tre persone, ecc. - Probiviri, arbitri
iUOiminati. a comporre un consesso permanente per
giudicare, secondo equità, in contestazioni profes-
sionali. - Settemviri, autorità collegiale di sette in-
dividui. - Superiori, gli insigniti di grado, di auto-
rità, di comando.
Atti, attribuzioni, simboli, ecc., dell autorità.
Atti dell'autorità, tutto quanto essa opera in con-
formità alle leggi, ai regolamenti, ai decreti. - Ac-
centramento, (accentrare), riunione di poteri in una
autorità centrale, sola. - Amminicoìo, appoggio o rin-
forzo di autorità per sostenere alcuna sentenza. -
Ascendente, participio mutato in sostantivo e usato
spesso, secondo jl significato dell'analoga parola
francese, in senso di autorità .morale, infliis'so, po-
tere. - Atiribuiione , competenza di una data auto-
rità a occuparsi di certi affari o a decidere certe
questioni. - Autentica, arrogazLone di autorità, di
dominio. - Autorizzazione, l'autorizzare e, anche, il
documento col quale si autorizza: concessione, per-
missione.
Balia, potestà, autorità. - Bastone del comando,
autorità superiore. - Braccio, mano (figur.)^ forza,
autorità. - Braccio secolare, la potestà civile.
Competenza, la misura secondo la quaTe viene di-
visa la giurisdizione. - Conflitto, collisione fra poteri
intorno alla loro conìpetenza e alle loro attribu-
zioni. - Conflitti di attribuzione, quando sono chia-
male più autorità a decidere certe questioni. • Con-
trordine, ordine che annulla o modifica un altro
{contrordine, contrordinato). - Contumace, di chi non
obbedisce a ordini.
Decreto, atto d'autorità competente che ha va-
lore esecutivo - Dispensa, atto dell'autorità che li-
bera da un vincolo della legge (chiedere, avere, ot-
tenere la' dispensa da un esame, da un servizio,
dalle pubblicazioni del matrimonio). - Disposizione,
provvedimento, ordine; condizione dettata dalla
legge. - Editto, ordine promulgato da una pubblica
autorità.
Giurisdizione delegata^ quella che si esercita per
incarico ricevuto da chi ha giurisdizione propria. -
Giurisdizione prorogata, quella che si esercita o per
volontà delle parti, o per disposizione di legge.
Impero (figur.), esercizio di un'autorità suprema
e non contrastata. - Ordinanza, provvedimento del-
l'autorità amministrativa o giudiziaria; decreto reale,
con forza di legge.
Ordine, disposizione regolata - Ordine del gior-
no, disposizione emanata da un'autorità.
Placet, atto col quale un'autorità civile conce-
de una facoltà, un titolo, un privilegio all'autorità
ecclesiastica. - Potere, potestà, autorità, diritto,
facoltà di fare una cosa ; particolarmente, la facoltà
di agire per un altro a seconda del mandato rice-
vuto. - Precetto, citazione a comparire davanti ad
un'autorità, per lo più la giudiziaria - Prescrizione,
ordine particolare''giato e di autorità. - Prestigio del
l'autorità, l'ascendente che essa esercita o dovreb-
be esercitare, imponendo obbedienza e rispetto. -
Primato, grado superiore d'onore, d'autorità, di fama.
- Proclama, allocuzione o scritto in cui un capitano,
o persona d'autorità intende- proclamare qualche
cosa. - Sede,, il luogo nel quale un'autorità ha il
proprio ufficio.
Richiamo, ricorso alle autorità. - Sopraluogo, atto
dell'autorità quando essa stessa si reca là dove av-
venne un fatto, per inquisire. - Sttpieinazia, il pri-
mo grado di potenza e di autorità: primazia.
ATITORITAHtO
n:i
Cose e termini vaiù.
Abdiéare; rinunciare ad una dignità o a un titolo;
ma, generalmente esprinie la rinuncia volontaria o
forzata all'autorità sovrana. Talvolta, anctie di un
partito 0 di un personaggio politico, si dice che ab-
dicano alia loro dii;nita, alla loro fama, al loro pas-
sato. - Adempire, mandare ad effetto una prescri-
zione dell'autorità (adempivientn, adempito, adem-
piuto). Contrario: inadempire {inadempimento, ina-
dempiuto) - Allegare, aggiungere documenti ad atti
o memorie per suffragare considerazioni davanti al-
l'autorità, - Appellare, fare appello, ricorrere ad
autorità superiore, per rinnovamento di giudizio. -
Autorizzare., dare a qualcuno autorità, facoltà di
agire; legittimare una cosa, approvandola. - Avo-
care, atto per cui un'autorità richiama a sé taluni
affari, per giudicarne essa stessa
Consacrare, rendere autorevole, rispettabile, obbli-
gatorio. - Deferire {deferimento, deferito), denunciare,
sottoporre all'autorità. - Delegare, incaricare che fa
l'autorità una persona d'un atto per lo più transi-
torio. - Disautorare, disautorarsi, scemare, perdere,
di autorità.
Esautora/ì-e, togiiere totalmente o molto, l'auto-
rità. - Prescrivere, limitare, ordinare, proprio di
un'autorità {prescritto; contrario, imprescritto). -
Imprescrittibile, che non si può prescrivere. - Sedere
fn.„., di un'autorità, ottenerla, esercitarla. - Vegliare
all'esecuzione d'ordini, funzione di certe autorità.
Andar per la maggiore, modo comune che signr-
fica essere fra i primi, fra i più autorevoli e i più
noti. - Avere, non avere voce in capitolo, avere o no
autorità per essere ascoltati.
Essere il Sussi, non avere autorità. - Essere la
quinta ruota del carro, essere persona ultima per
autorità, importanza, ecc. - insubordinato, chi non
rispetta l'autorità. - Ipse dixit, di autorità inap-
pellabile.
Autoritario. Detto ad autoì'Uà.
Autorizzare, autorizzazione {caitorizzato).
Dare autorità; dare facoltà, permettere.
Autorizzazione. Veggasi ad autorità.
Autosug-g-estione. Detto a suggestione.
Autoteismo. Veggasi a divinità.
Autunnale. Di autunno.
Autunno. Stagione dell'anno dal 21 di set-
tembre al 21 dicembre: stagione autunnale, mezzi
tempi, tempi di mezzo; mesi gai; vendemmia. -
Mosloso, pomifero, autunno - Autunnale, d'autunno;
autunni no. - Autunnare, essere d'autunno, - Nel co-
glier dell'uve, in autunno.
Pomona, Dea dei trutti e dell'autunno. - Vertun-
m, dio dei giardini e delle ortaglie, che presiede-
va all'autunno.
Anzzare {auzzato). Lo stesso che aguzzare.
Ava, àvola. Detto ad avo e a parentela.
Avallare, avallo {avallante, avallato). Detto a
cambiale.
Avambraccio. Parte del braccio.
Avamporto. Detto a. porto.
Avamposto. Riparto che copre un corpo di
milizia fermo.
Avancorpo. Parte di edificio.
Avanguardia {vanguardia). Un certo numero
di soldati che precede l'esercito per espìorazione;
antiguardo, vanguardo; antiguardia, avantiguardia;
S^uaraguardia ; testa. - Avanscoperta, esplorazione,
ricognizione del terreno pel quale dovrà passare
la milizia
Avania. Balzello, imposta.
Avanòtto. Dicesi di ogni pesce fluviale nato
di fresco. - Figur., giovane inesperto.
Avanscoperta. Detto ad avanguardia.
Avanti. Preposizione significante precedenza di
tempo, anteriorità : prima, innanzi, anzi. - Anche
precedenza di luogo .■ davanti — Andare avanti,
precedere.
Avantieri. Detto a ieri.
Avanti - lettera Veggasi a incisione.
Avantreno. Posto anteriore di carro o C€vr-
rozza. ' Termini di artiglieria.
A vànvera. A casaccio: modo di fare.
Avanzare, avanzamento (avanzarsi, avan-
zato). Andare avanti, progredire; spingere oltre,
passare oltre ; aumentnre, esser d'aumento, m
aumento; sovrabbondare, essere d'a/vanzo, in grande
abbondanza. - Superare, vincere; sporgere in
fuori. - Aumentare di grado. ■ Essere creditore.
Avanzo {avanzaticelo) Il resto di una cosa usata
in qualunque maniera; il di più di essa: civanzo,
restanza, rimanenza, sopravanzo. - Ciò che si mette
da parte, per risparmio. - Di edificio, di mo-
numento e simili, rovina, rudere. - Avanzaticcio,
rimasuglio, avanzuccio, avanzùglio, avanzugliob
eosuccie avanzate. - Avanzume, avanzo di cose m:-
sere. - Restante, rimanente, quello che resta, rimane,
avanza; soprarestante, sopravanzante.
Eccedenza, il più, parlando di quantità conteggiata
{eccedere, essere eccedente, in eccedenza, ecceduto).
Reliqua (lat.), il rimanente - Rdiquato, avanzo,
resto.
Reliquia, avanzo d'un santo o d'un corpo sacro.
- Reconditorio, custodia di reliquia. - Reliquario,
scatola, cofano, quadro o vaso, di legno, di metallo,
di marmo o di qualunque altra materia, atto a,
contenere reliquie di santi , per conservarle ed
esporle alla venerazione dei fedeli.
Relitto (voce burocratica), residuo, resto. - Resi-
duo, quanto rimane di cosa a cui fu tolta una parte.
Ciò che rimane da ogni operazione chimica, natu-
rale e meccanica. -Quantità che resta dopo fatta la
sottrazione. - Resto, avanzo, quel che resta di
persona, di cose: nell'uso, specialmente di rfewaro.
- Resticciolo, piccolo resto.- immanenza, astratto da
rimanente. - Rimasuglio, e, pop., rimasugliolo, poca
cosa che rimane; avanzo di cibo o simili. - Rita-
glietto, piccolo avanzo. - Rosicchio, rosicchiolo, pez-
zetto di pane avanzato da chi mangia • Rosume,
rimasuglio.
Scampolo, avanzo di una pezza di stoffa^ di
panno, ecc. - Scorcio, avanzo, detto d^l tempo. -
Vestigio, ultimo avanzo di checchessia.
Avanzare, mettere, lasciare in avanzo. - Lasciare
lo strascico nel bicchiere, nel piatto: un avanzùglio.
Lasciare uno strascico: di malattie, di debiti. - Ra-
cimolare, prendere, raccattare avanzi {racimolcUo,
racimolatura) - Restare, di quanto avanza, rimane.
- Ribruscolare, raccogliere i minuti avanzi di una
cosa. - Rimanere, avanzare, esserci.
Sopraffare, esser d'avanzo - Soprawanzare, più
comunemente sorpassare, superare, avanzare. - Stra-
«onsare, avanzare abbondantemente, riavanzare.
Avareggriar© {avareggiato). Essere avaro.
Avaria {avariato). Danno sofferto da una nave.
Anche, guasto.
Avarizia. Il vizio dell'avaro: mania di accu-
mular denaro e quindi avversione a spendere:
gretteria, grettezza, grettitudine, fame dell'oro, par^
cita, sordidezza, spilorceria, taccagneria, tirchieria^
zi4
AVARO — A VOLTA DI CORfllERE
cupidità rabbiosa ; miseria di spendio; demonio del
guadagno; voglia ghiotta d'oro; granchio; secca,
saccheria; pidocchieria, pitoccheria; btiticheria, sti-
tichezza
Mammone, Pigmalione, Fiuto, figure mitologiche
dell'avarizia. - Vitello d'oro, simbolo dell'avarizia e
dell'avidità. - Lesineria, il lesinare, l'essere avaro
nello spendere. - Parsimonia, diligenza nel rispar-
miare, senza peccare d'avarizia.
Avaro. Chi ha il vizio deìVavaì-izia, chi è
avido di denaro e restio :>llo spendere; gretto,
lésina, lesinante, lesinalo; làtocco, pitocchino; bar-
bino, beccabricioli, chiudiborsa ; cotenna, pelagrilli;
guitto, magrone, petécchia, piàttola; spilorcio, tac-
cagno, pirco, tirchio, tirato; stretto, stretto di mano,
stretto di cintura; stringato, tenace; agro, famelico,
largo come un gatto, più stretto d'un gatto; mi-
gnatta, mignella; lungo e stretto; punteruolo, pit-
ti na; cacastecchi, cane del danaio; aceto rinforzato;
i^corticapidocchi, scannapidocchi ; stitico, strego, ti-
gna, tignoso; tarsia; quintessenza delle arsure, zugo.
- Avaretto, avaraccio, avarone, avaronaccio.
Figure di avaro: Arpagone Cassio, Mida (altre
in avarizia).
Arpia, tirato scorticatore della gente. - Calia, per-
sona gretta, vile e ridicola nel suo genere. - E una
disdetta di jìeìsona avara. - Stillino, di persona ti-
rata pel denaro, che stilla su tutto. - Tiratino, un
po' avaro. - Iraavaro, avarissimo. - Vecchia strega:
di donna avara.
Essere avaro. Essere attaccato alla roba; divoto
di San Giovanni Boccadoro. - Avere il granchio alla
borsa, al borsellino, alla scarsella, alle mani. - Averi'
il cuore con tanto di pelo. - Aver la gotta alle mani.
- Avere le mani rattrappite. - Aver paura che man-
chi il fiato, paura di impoverire. - Darsi in preda
all'avarizia. - D'un soldo ne farebbe due: dicesi di chi
è avaro.
Essere la spilorceria incarnata; più agro del li-
mone; il ritratto della spilorceria. - Essere la mamma
di San Pietro, di donna avara e egoista. - Essere
largo, o duro, come una pina verde, avarone, tac-
cagno.
Non spendere il becco d'un quattrino. - Pitoccare,
di avaro che cerca il soldo, come fosse un men-
dico. - Scorticare il pidocchio, essere spilorcio. -
Squartare lo zero, fare i conti da avaro. - Tirare a
tutti i bacherozzoli, a tutti gl'incerti, a tutti i gua-
dagni, essere d'una grande economia o avarizia.
Modi varì di dire. - Cercare il lardo dalla gatta :
la roba a poco o gratis dagli ingordi, dagli avari.
- Chiudere, stringere la borsa: per avarizia. - Con le
lesine bisogna esser punterolo : bisogna con la gente
tirata esser più tirati.
L'avaro cova i suoi sacchetti, i suoi milioni. -
Mangierebbe gli impiastri per non spendere: di avaro,
di sordido.^ - Meglio morire di fame che di stenti,
agli spilorci. - Non darebbe il piscio di sette sabati,
d'un grande avaraccio - Non darebbe un bere a sec-
chia a nessuno, di avaro. - Non darebbe un Cristo a
baciare, di chi è avarissimo. - Non darebbe un ro-
sicchialo di pane.
Pianger sempre miseria, lamentarsi d'essere nella
indigenza.
Proverhì. — Chi per sé raguna per altri spar-
paglia. - Chi serba, serba al gatto. - Tìpnaro sepolto
non fa guadagno. - L' avaro è come i! porco, che è
buono dopo morto. - L' ultimo vestito ce lo fanno
tenza tasche (all'altro mondo non si porta nulla).
Ave. Voce di saluto.
ATellana, avellano. Veggasi a noccinolo.
Avèllere (avulso). %\Q\\er6.l strappare.
Avello. Sepoltura, sepolcro, tomba.
Avemaria, avemmaria. Orazione, preghie-
ra alla Vergine. - Tocco di caìnpana. - Pallottola
di rosario.
Avena. Pianta graminacea, specie di biada che
si dà ai cavalli; eccellente foraggio, della anche
vena. In alcuni paesi (specialmente in Germania)
usata come aKr«cw.fo. -Rinfrescante la tisana pre-
parata col grano. Si fanno anche cataplasmi di
avena. - Avena romvne, eorta, satira, nuda, qualità
di avena. - forasacco, sorta d'avena che nasce tra
le biade.
Avenina, «ostanza conforme alta legumina: è la
fecola dell'avena.
Abbiadare, dare 1' avena. - Sbiadato, di animale
che non abbia preso 1' avena.
Avere (avente, avuto). Verbo anomalo ausiliario
(talvolta usato come sinonimo di essere) indicante
possedimento di unn cosa qualsiasi, materiale o
immateriale; posse/ ere, tenere in proprietà; pos-
sedere facoltà, qualità morali, ricchezza, beni,
ecc.
Delle cose si ha abbastanza o sufficientemente ;
molto, in abbondanza; scarsamente, poco o
anche niente (nulla). - Abbiente, chi possiede, clii
ha. - hornito, dotato, provvisto, di chi ha una cosa
(jualunque.
Avere a compito, poco, appena il necessario, con-
lato, guardato. - Levare di sotto una cosa a uno,
averla con arti, anche subdole. - Riavere, ripete
avere. - Ricuperare, riavere, secondo il diritto {ri-
cùpero, ricupera). - Toccare, avere per sorte, per
fortuna.
E' meglio uccello in gabbia che tordo in frasca,
meglio il poco certo che il molto incerto. - Quel
che passa il convento: quel che e' è, quel che si
può avere.
Avere. Sostantivo maschile: significa facoltà,
])Ossesso, ricchezza, insieme di beni (averi) mo-
bili e immobili; credito.
Averne. V inferno.
Aveiù^tio. Abròstine, specie d'uva piccola.
AvlJairente. Con avidità, con intenso, sover-
cliio desiderio.
Avidità. L'essere avido, avere intenso, eccessivo
desiderio , brama, cupidigia, gola d'alcunché.
Avido. Bramoso, cupido, ingordo, in eccessivo
desiderio.
Avifàuna. Parie della fauna comprendente gli
urcelli; veggasi ad uccello.
A vita. Perpetuamente, sempre.
Avito. Degli avi, di avo.
A viva voce. Parlare, dire di presenza, a
l)arole, non per lettera o per messo.
Avo. Il padre del padre {9i\o paterno) o della
madre (avo materno): avolo, nonno. - Bisàvolo,
il padre dell'avo, bisnonno, proavo. - Arcàvolo, il
padre del bisàvolo ; terzavo, terzavolo, trisavolo ,
tritavo, tri tàvolo. - Trisarcdvolo, il nonno dell' ar-
càvolo. - Quintavolo, ecc. - Femm., ava, bisàvola, ecc.
Antecessore, antenato, senza limite di parentela.
Avocare, avocazione (avocato). Termini bu-
rocratici: il chiamare a sé; levare una causa
(la un tribunale per deferirla ad un altro, d' or-
li ine dell'autorità.
Avolo. Lo stesso che avo.
A volta di corriere. Detto a pvslo, e a ri-
sposta.
AVOLTOIO — AVVENIRE
213
Avoltolo. Veggasi ad avvoltoio.
Avorio 0 dentina. La materia dei denti dell' e-
lefante, &e\V ippoiìotaìno e del narvalo: ado-
perata in lavori di scultiira e dì miniatura,
nonché per fare ornamenti e oggetti vari (palle da
6i7ia»'rfo, guarnizioni di bastoni, statuoite, bottoni,
tasti di pianoforte^ piccoli mobili di lusso, ecc.),
avolio, avoro, dente d' India.
Diverse le specie d'avorio: turchino, verde, ecc.
Lo si tinge in nero, in rosso, in giallo, ecc. Lo si
ammorbidisce e lo si imbianca. Preparasi anche
artificialmente, con piccoli ritagli dello stesso avorio
e in altri modi. — Eburneo, d' avorio, anche di
cosa bianchissima.
Avorina minerale, composizione di pietre scelte
polverizzate, ridotte in pasta e quindi seccate. -
Avorio di patate, composizione d' avorio artificiale,
- Avorio vegetale, succo di alcune piante esotiche,
provviste di un albume bianco che diventa duro
come l'avorio e serve agli stessi usi.
Avorio nero, il carbone di ossa, usato come an-
tidoto nell'avvelenamento da sali metallici, da acido
arsenioso e da alcaloidi.
Celluloide, avorio falso, materia complessa a base
di ceìlnlosa. - Coroso, succedaneo naturale dell'avo-
I IO, flrutto d'una strana pianta ciie cresce nell'India
e iielle regioni settentrionali dell'America del Sud.
Tagna e Jarina, nomi dell'avorio vegetale, usati
neir Equatore «il primo, e nell' Alta Amazzoni il
secondo.
Avuta. Vegga si a tHcevufa.
Avvallamento. L' avvallare.
Avvallare, avvallarsi (avvallamento, avval-
lato). L'abbassare, l'abbassarsi, specialmente detto
di teì^'eno, - Di fiume, scendere in piano.
Avvallamento, avvallatura, Y avvallare e 1' effetto
dell* avvallare.
Avvalorare, avvalorarsi (avvaloramento, av-
valorato). Dare, prendere vigore, forza. - Appog-
giare, confermare, asseì'ire.
Avvampare favvampaioj. Ardere, bruciare,
levar fiamma. - Essere immensamente caldo. •
Mandare gran calore. - Figur., accendersi &' ira,
d' odio e simili.
Awantag-g-iare (avvantaggiato). Far aumen-
tare, progredire, migliorare; procurare van-
taggio.
A.vvc(lersi (avvedimento, avveduto). Comprendere,
a sorgersi.
Avvedutezza (avveduto). Accortezza, sagacia.
Avvelenamento. Detto a veleno.
Avvelenare, avvelenarsi (avvelenamento, av-
velenato, avvelenatore). Dare o prendere il veleno.
Avvenente, awenèvole. Leggiadro, bello.
Avvenenza. Leggiadria, bellezza.
Avvenimento. Cosa che avviene o è avvenuta:
accadimento, accaduto; caso, congiuntura, contin-
genza; evenimento, evento, intervenimento, suece-
diraento, successo; fatto, novità, vicenda, vicissitu-
dine. - Un avvenimento riesce gradito o ingrato,
piacevole o spiacevole; fausto o infausto; normale o
straordinario ; solito o insolito; improvviso, inaspet-
tato, ecc. — Aweniticcio, momentaneo, passeggiero.
- Avventuroso, pieno di avventure; fortunato, fausto,
felice.
Abbàttersi, V accadere casuale d' un avvenimen-
to. -/7ico(?here, sopravvenire; succedere inaspettata-
mente. - Intravvenire, di avvenimento che soprag-
giunge in mezzo ad altri. - Accadere, avvenire,
prodursi d'un avvenimento: addivenire, adivenire,
caili^re, capitare, succedere; seguire, sopraccadere,
sopravvenire; giungere, sopraggiungere; risultare,
venir fatto, intervenire; venire per natura.
AUeì-nare, avvicendare, il succedere di un fatto
a un altro. - Alternamento, alternazione, awicenda-
nientc», vicenda. - Alternatamente, alternativamente,
alternamente; a cambio, a scambio; a quando a
quando; vicendevolmente, a vicenda. - Alternato,
alterno, avvicendato, vicendevole.
Avverarsi, il fon fermarsi, il succedere di avveni-
mento preveduto: ai lempiersi, elfettuarsi, realizzarsi,
prodursi, compiersi, avere effetto.
Precipitare, di avvenimento che si compie con
rapidità, quasi a furia. - Prevedere, presentire, anti-
vedere, aver sentore, indovinare un avvenimento
prima che succeda.
Accidente, avvenimento, caso imprevisto. - Ame-
ricanata, neologismo di lormazione popolare, per
indicare fatto o impresa esa;:erata, sorprendente,
audace, di cui l' America del Nord sembra avere
il privilegio. - Anèddoto, fatto avvenuto in privato e,
per io più, in segreto: piccola i-toria. - Attualità,
l' avvenimento recente. - Avventura, avvenimento,
fatto curioso, singolare, straordinario: casello, lazzo,
ventura. - Fortuna in amore.
Caso, avvenimento fortuito. - Circostanza,
congiuntura; qualità che accompagna un avveni-
mento e ne determina la natura o là qualità. -
Coincidenza, avvenimento simultaneo di due o più
fatti, 0 circostanze, per lo più, con relazione tra
loro : incontro. - Colpo di fortuna, avvenimento for-
tunato, che arreca una fortuna inaspettata. - Corso
delle cose, degli avvenimenti, il loro svolgersi natu-
rale. - Crisi, il momento difficile, il periodo grave
di un avvenimento in corso.
Dettaglio (frane), i particolari d'un avvenimento:
particolare. - Effetto, avvenimento considerato
come prodotto da una causa. • Episòdio, avveni-
mento particolare in un maggior complesso di fatti.
- Eventualità, avvenimento possibile, probabile (even-
tuale).
Fattarello, piccola storia, aneddoto. - Fortuna,
caso, azzardo; nell'uso, avvenimento in favore.
Incidente, avvenimento di poca importanza, par-
ticolare di fatto. - Imminenza, di avvenimento im-
minente, cioè prossimo a verificarsL
Occasione, avvenimento che otfra opportunità
di fare: occorrenza, incontro. - Peripezia (gr.), vi-
cenda che cangia ad un tratto la fortuna dell'eroe
di un dramma, d'un romanzo, d'un poema. - Pre-
cedenti, gli avvenimenti trascorsi, dai quali si può
giudicare una persona. - Prodromo, segno che pre-
cede l'avvenimento: sintomo, indizio.
Riuscita, il risolversi di un avvenimento, se-
condo le previsioni: buon esito. - Sorpresa, di
a^'venimento che capiti all'improvviso o riesca in-
solito, tacendo meravigliare. - Vicissitudine, avveni-
mento che apporta qualche guaio o qualche cam-
biamento nella vita.
E' un pezzo che la bolle, per significare una
prossima esplosione di fatti o di parole. - Fare
epoca, di a^^renimento notevole, la data del quale
deve essere ricordata. - Veder che piega piglino le
cose, osservare da qual parte pende la fortuna degli
avvenimenti.
Avvenire (avvenuto). L'accadere, il verificarsi
di un avvenimento. - Derivare, provenire, na-
scere.
Avvenire. Il tempo futuro.
216
AVVENTARE — AVVICENDAMENTO
Avventare, avventarsi (avventato). Lanciare
gettare con forza; lanciarsi con impeto, per as-
salire 0 per altro. - Avventato, di colore troppo
vivo.
Awentatàg"gine, avventatezza {avventato).
Trascuratezza, balordàggine, spensieratezza.
Avventìzio. Che sopravviene dal di fuori-; in
più del numero; avveniticcio, provvisoì^io.
Avvènto. Detto a Natale.
Avventore. Il frequentatore, il cliente di una
bottega.
Awentrinare (avventrinato). Termine di ve-
terinaria.
Avventura {avventuroso). Detto ad avveni-
mento.
Avventurare, avventurarsi (avventurato).
Mettere in avventura, mettersi a rischio.
Avventuriera. Veggasi a donna.
Avventuriero {avventuriere). Chi va in cerca
di ventura, di fortuna. - Antica milizia. - Fi-
gur,, im hrorjlione.
Avventurina {Venturina). Detto a quarzo.
Avventuroso. Veggasi ad avvenimento.
Avverare, avverarsi (avveralo). Rendere, di-
venir vero. - Verificarsi di avvenimento.
Avvèrbio (avverbiale). Parte indeclinabile, del
discorso, modilicante in vario modo il significato
del verbo e deWaggettivo : modifica anche un
altro avs'erbio, e in alcuni casi il nome (più papa
del papa, pili re del re). (Avverbiale, avverbial-
mente, avverbiato). Può derivare dall'aggettivo qua-
lificativo femminile singolare col suffisso mente,
oppure è formato dalla riunione di ^più preposizioni.
' E' di forma composta o impropria, quando risulta
formato dalla riunione di più parole (quassù, co-
staggiù, ecc.); di forma semplice o propria, quando
formato da una sola parola (bene, assai, ecc.).
Specie dell'avverbio: affermativo, quando alferina
un'azione o una qualità (sicuramente). - Aggiuntivo.
se serve ad aggmngere (anche, altresì). - Avversa-
tivo, se ha un significato di diversità o di opposi-
zione (tutt'altro). - Di luogo, se risponde alle do-
mande: dove?, in qual modo? (là, davanti, ecc.)
- Di maniera o di modo, se risponde alle domande:
come? in qual modo? (così, carponi, ecc.). -Dimo-
strativo, se corrispondente a pronome dimostrativo
(questo, codesto, quello). - Di qtiahtd, quando qua-
lifica r azione indicata dal verbo (amorevolmente,
fortemente, ecc.). Di tempo, se risponde alla do-
mande: quando?, in qual tempo? (adèsso, allora,
ecc.). - Dubitativo, se indica dubbio (forse, proba-
bilmente». - Interrogativo, se comprende una inter-
rogazione (dove?) - Negativo, quando non afferma
(non). - Ordinativo, se indica un certo ordine pro-
gressivo (secondariamente). • Relativo, quando |)uò
essere sostituito da un complemento in cui entri
un pronome relativo (Dove sei?. In che luogo sei ?).
Modo avverbiale, locuzione usata come avverbio
(per di là, per ogni dove, sopra pensiero, ecc.).
Particella avverbiale, monosillabo che si usa per
avverbio (ci, vi, ne, ecc.). - Enclitica, la particella
avverbiale legata alla parola che precede (andarri,
starci, ecc.). - Proclitica, la particella avverbiale
strettamente legata alla parola che segue (vi andrò,
ci stetti, ecc.). - Grado, la variazione di significato
dovuta a un paragone o comparazione. Nell'avver-
bio, i gradi sono identici a quelli dell'aggettivo
Jualificativo. - Comparativo di maggioranza, quando
al paragone risulta un aumento (più velocemente);
di minoranza, se risulta una diminuzione (meno
attentamente); di uguaglianza, se non v'e aumento
né diminuzione ( gentilmente come). - Positivo,
quando manca ogni confronto o paragone (gentil-
mente). - Superlativo assoluto, quando il significato
è elevato al grado massimo (facilissimamente). -
Relativo, quando il grado è massimo in relazione
a un numero limitato di cose simili (il più velo-
cemente).
Awerdire (avverdito). Rivestire di verdura.
Avversare, avversario (avversativo, avver-
sato). Detto a contrario e a nemico.
Avversativo. Che ha o impone contrarietà,
opjyosizione. - Termine di grammatica.
Avversione. Contrarietà, odio, aborrimento,
ripugnanza, per cui si è indotti a rifuggire da
persona o da cosa.
Avversità. Avversa fortuna.
Avverso. Ostile, contrario.
Avvertenza. Ammonimento, avvertimento; Vav^
vertire. - Riflessione, considerazione. - Atten-
zione diligenza.
Avvertiihento. L'avvertire.
Avvertire (avvertimento, avvertito). Ammo-
nire, far consapevole, avvisare, dare avviso, ho-
nariamente, di errore o di pericolo (dar 1' allarme,
svegliare): correggere, consigliare, esortare, sugge-
rire, indurre, raccomandare; fare, rendere avvisato;
far avveduto, far accorto. - Por mente, notare, os-
servare, far osservazione, far attenzione.
Avvertimento, avvertenza, considerazione, ammo-
nizione; ammonimento, raccomandazione; avviso,
precetto, memento, memoriale; consiglio, istruzione,
accenno, cenno, monitorio, nuova. - Avvertitamente,
con avvertenza. - Avvertito, chi ebbe un avverti-
mento. Anche, accorto, attento, cauto, sagace, vigi-
lante. - Essere sulla buona strada, di chi ha rice-
vuto un buon avvertimento.
Ammiccare (ammiccamento), accennare, avvertire
con gli occhi o con certi movimenti del viso. - Av-
visare, dare a qualcuno notizia che gli serva di
regola. - Cerziorare uno, avvertirlo coi rammentar-
gli quel che deve tare percliè non manchi.
Mettere sulla buona strada, dare buoni avverti-
menti. - Predicare, ammonire enfaticamente, con
molte parole.
Dire a nuora perchè suocera intenda, ammonire
uno perchè, intenda un terzo, che non osiamo ab-
bordare direttamente. - Fare intendere a uno, av-
vertirlo per mezzo di terzi. - Tenere per detto, di-
chiararsi avvertito abbastanza.
Avvezzare, avvezzarsi (avvezzato, avvezzo).
Abituare, abituarsi; far prendere o prendere l'abi-
tudine.
Avviamento. Primo andamento: detto special-
mente di a/fare, di aì'te, di bottega.
Avviare, avviarsi (avviato). Far andare, in-
cominciar a camminare, indirizzarsi a un luogo.
- Dar principio ad una cosa. - Mettere sulla strada
d'un lavoro, d'una faccenda d'arte, ecc. - Mandare
innanzi un a/fare, un'impresa d'arte o di me-
stiere, re.=;ercizio d'una bottega e simili. - Ac-
cendere il fuoco. - Manitnettere una botte.
AvA'iatòra. Operaia che lavora nella tessitura.
Avviatura. Primo giro della calza o d'altro
lavoro a maglia.
Avvicendamento. Il cambiare a vicenda. -
Lavoro di agricoltura: ruota, vicenda, giro delle
coltivazioni.
AVVICENDARE — AVVISO
217
Avvicendare, avvicendarsi (avvicendalo). Al-
ernare, cambiare, alternarsi, succedere.
Avvicinamento. L' avvicinare e l'avvici-
narsi.
Avvicinare, avvicinarsi (avvicinamento, av-
vicinato). Fare o farsi vicino; accostare, appres-
sare, approssimare; accostarsi, appressarsi, acce-
dere, ecc.
Awlg^nare {avvignato). Coltivare a vigna, pian-
tare la vite.
Avvilimento. Uavvilii'e o l'avvilirsi
Avvilire, avvilirsi {avvilimento, avvilitivo, av-
vilito). Deprimere, titniliare; deprimersi, umi-
liarsi, - Rendere, rendersi vile. - Sgomentare, sgo-
mentarsi, destare, aver paura. - Diminuire di
pregio, di valore. - Togliere dignità, impor-
tanza: degradare, degradarsi; mettere in basso,
demoralizzare, invilire; menomare, svilire; abbas-
sare, sbassare, stenuare; prosternare, prosternere;
illuidire, profanare, prostituire.
Avvilimento, l'avvilire sé stesso o altri ; qualità
di chi 0 di ciò che è vile : abbiettezza, abbiezione;
abbassamento, degradamento, degradazione; proster-
nazione, prostituzione. - Abbandono, scoramento,
perdita di coraggio.
Avvilirsi, accasciarsi, demoralizzarsi, scoraggiarsi;
piegarsi, ripiegarsi; abbiettarsi, abbiosciarsi, proster-
narsi ; buttarsi giù, cascar morto; confondersi, per-
dersi; abbandonarsi, mancare; smarrirsi; diventar
piccin piccino; perdersi in un bicchier d'acqua.
- Cader l'animo o cadere d'animo, perdere il corag-
gio; cascar le braccia e l'ovaia; cascare il fiato, il
fegato, la milza e le budella; cascar la coratella. -
Farsela sotto. • Sdarsi, dar giù d'animo.
Avvilitivo, atto ad avvilire.
Avvilito, atterrato, reietto, demoralizzato, dimesso,
inabissato, scaduto; abbacchiato, abbattuto; disfatto,
sfitto; prosternato. - Lnpecorj^o, ridotto pecora, pau-
roso, scorato. - Mogio, timido, dimesso.
Avviluppare, avvilupparsi {avviluppamento,
avviluppato). Far viluppo, avvolgere, avvolgersi
confusamente. - Confondere far confusione, in-
trigo, imbroglio.
Avviluppata. Moto confuso di popolo: tu-
niulto.
Awiluppatura. Detto a confusione.
Avvinare {avvinato). Far, col vino, perdere
l'odore del legno ad una botte o ad altro vaso. E
avvinato dicesi quindi di vaso in cui sia stato il
vino.
Avvinazzare, avvinazzarsi (avvinazzato).
Veggasi ad ubbriachezsa.
Avvincere (avvito). Avvolgere, legare.
Awincidire {avvincidito). Detto a molle.
Avvincigliare (avvincigliato). Il legare e lo
stringere insieme.
Avvinghiare (avvinghiato). Modo di strin-
gere, di legare.
Avvinghiarsi. Modo di attaccarsi fortemente:
veggasi ad attaccare.
Avvinghiato. Detto a braccio.
Avvisàglia. Scaramuccia, combattimento di
pochi.
Avvisare (avvisato). Dare annunzio, avviso;
recare notizia, far sapere, significare. - Ammonire,
avvertire. - Reputare, stimare, credere.
Annunziare, dare avviso di qualche cosa d'una
certa importanza: informare; render noto, significare,
partecipare; rendere edotto, mandar detto; dar lin-
gua, esser tromba, mettere negli orecchi. - Diffi,-
dare, avvisare pubblicamente di cosa che importa
a qualcuno, che non possa poi scusarsi col dire
che non la sapeva. - Enunciare, enunziare, dire,
pronunziare, annunciare un fatto.
Indire, annunziare, bandire un concorso, una
gara e simili.- Prevenire, far sapere in antecedenza.
- liiportarc, riferire, recare un avviso, un'ambasciata,
una notizia, ecc. - Ravvisare, riavvisare', riammo-
nire, riavvertire: nuovamente avvisare. - Subavvi-
sare, avvisare di soppiatto.
Avvisatore, annunziatore, nunciatore, notificatore,
ambasciatore, araldo, foriere: chi o che annunzia,
avvisa. Figur., tromba.
Essere avvisato: aver notizia, avere intesa, ave-
re spia; sapere; venire a notizia. - Proverbi: Uomo
avvisato, m^zzo salvato; uomo avvertito, mezzo mu-
nito; cosa prevista, mezzo provvista.
Avvisatore. Nome di parecchi istrumenti fatti
per dare avviso in caso di incendio, di fuga di
un gas, e simili, di livello d'acqua, ecc. Molti sono
elettrici, cioè forniscono, mediante elettricità, segni
convenzionali. Tali sono gli avvisatori ferroviari,
gli avvisatori tecnici, quelli sismici, telefonici, ecc.
Avviso. Annunzio, notizia sommaria che si
dà ad altri intorno a tatto o cosa qualsiasi, per nor-
ma : avvertenza, avvertimento, accenno, cenno,
monitorio, nuova, nunziazione, richiamo, ricordo,
notificazione, partecipazione; notilicamento, novella.
Anche credenza, parere, opinione. Nel primo caso,
l'avviso può essere lieto o funesto^ inaspettato o pre-
veduto, sperato o temuto, ecc. - Avviso ufficiale,
quando emana dal governo, da un'autorità, da
un corpo legalmente costituito.
Avviso. Foglio che si affigge o si manda in
giro per pubblicare, ossia dare al pubblico qual-
che notizia, per richiamarne l'attenzione su alcun-
ché; invitare ad adunanza; celebrare un fatto; fare
propaganda in tempo di lotta elettorale ; far cono-
.scere ordini o disposizioni delle autorità; annunciare
feste, spettacoli pubblici, ogni cosa insomma che
possa interessare la popolaziione di un luogo, anche
in materia di commercio, di industria e simili:
avvisi reclame. Anche, annuncio, pubblicazione, a
pagamento, in un giornale, - Mezzo generico di
pubblicità. - Affisso, foglio di carta scritto o stam-
pato, e munito di bollo, che si espone in luogo
pubblico, recando un annuncio, un decreto, un
ordine dell'autorità, ecc.
Bando, editto, avviso, ordine, che emani da
un'autorità. - Bollettino, 6«//eWmo, annunzio al pub-
blico sull'andamento di un fatto in corso odi una
serie di fatti interessanti.
Cartella, cartello, cartellone, manifesto, avviso di
teatro e simili, per lo più foglio stampato a grandi
caratteri. - Cartello di cortesia, avviso manoscritto
0 a stampa, che si affigge in luoghi pubblici, per
promettere una ricompensa (moneta di cortesia) a
chi riportasse cosa smarrita : mancia.
Diffida, avviso di diffidare, intimazione: atto col
quale si dà ad altri formale avviso che si intende
valersi di un determinato diritto a non riconoscere
le operazioni di un terzo. - Enunciazione, termine
letterario per avviso.
Manifesto, avviso messo in pubblico per manife-
stare cose che lo riguardano. - Notificazione a
stampa, bando, avviso.
Partecipazione, notificazione, comunicazione, av-
viso (di nozze, di morte, di nascita), ecc. - Preav-
viso, il fatto e il foglio che l'annunzia. - Program-
218
AVVISTARE — AVVOCATO
ma, avviso o scritto che si distriljiiisce coi parti-
colari relativi a qualche cosa da farsi.
Segno, avviso dato con segnale.
Affìggere, attaccare, affissare in pubblico fogli,
avvisi 0 simili : pubblicare per via di affissione ai
muri, alle cantonate; incollare, appiccicare gli af-
fitti, eli av\isi, i manifesti. - Attacchino, chi affigge
avvisi sui muri.
Avvistare {avvistato). Misurare con la vista.
- Rendere vistoso, richiamare 1' attenzione, lo
sguardo. - Avvistato, piacente, bello di apparenza.
"Avvitare (avvitato). Stringere con vite.
Awitiechiare, avviticchiarsi [avviticchia-
mento, avviticchiato). Girare, avvolgere o avvol-
gersi strettamente intorno ad una cosa. - Attaccare,
attaccarsi fortemente.
Avvitire {avvitito). Piantar vite.
Avvivare, awlvamento (awtwato). Dare vi-
vacità, vita, forza.
Awivatoio. Strumento da doratore.
Avviziare {avviziato). Rendere vizioso, far pren-
dere vizio.
Awiizzlre, awizzimento (avvizzito). Perdere
la freschezza, la bellezza, diventar vizzo, ap-
passire.
Avvocata. Detto a madonna.
Awocatare, awocatarsi {avvocatalo). Detto
ad avvocato.
Avvocato. Dottore in diritto, in giurisprudenza,
abilitato a discutere, trattare, difendere, patrocinare
una causa davanti a un tribunale. Anche chi, abi-
litato a questa professione, non l'esercita: avvoca-
tore, difensore, patrocinante, patrocinatore, patrono
delle cause. - Avvocatiiccio, awocatùcolo, avvocato
da poco; ràbula, avvocato delle cause pèrse o spal-
late. - Avvocatone, avvocato valente, di grido, rino-
mato, celebre, ricercato. - Avvocateria, avvocatimc,
l'insieme degli avvocati; schiuma d' avvocati. - ^r-
vocatessa, la moglie dell'avvocato (voce scherzevole).
Avvocature, awocatarsi, abilitare o abilitarsi al-
l'esercizio della professione di avvocato. - fare l'av-
locato, avvocare, esercitare l'ufficio in qualche causa;
difendere, patrocinare, perorare ; sostenere la causa.
- Avvocatesco, di avvocato; avvocatorio, curiale,
forense, togale (voce disusata). - Avvocatescamente,
da avvocato. - Avvocatura, il fare l'avvocato: la
professione di avvocato: avvocarla, avvocazione,
avvocheria (voci antiquate).
Advocatys Dei, advocatus diaboli, i due oratori
che si mettono a fronte nelle cause di canonizza-
zione, nel foro ecclesiastico. - Attorney, voce in-
glese che significa press'a poco come procuratore
presso di noi: autorizzato a trattare coi clienti e
introdurli e assisterli presso un barrister. - Ayoga-
dnre o avvoqadore, antico magistrato veneziano:
fungeva da avvocato e da giudice del fisco.^
Avvocato concistoriale, quello che, nell'aula del
Concistoro, riferisce al papa e ai cardinali le cose
più importanti della Chiesa. - Avvocato consulente,
o consulente senz'altro, l'arvocato e il procuratore
che assiste col proprio consiglio il cliente {coìisu-
lenza legale, ufficio di avvocato presso alcune am-
ministrazioni). - Avvocato dei poveri, chi patrocina
gratuitamente.
Avvocato della parte civile, chi rappresenta il di-
ritto di terzi, aventi ragione, in confronto della
persona o delle persone contro le quali si svolge un
processo. - Avvocato d'ufjìcÀo, nominato dal Tribu-
bunale. - Avvocato erariale, quello che in una liti;
sostiene le ragioni dell'erario, cioè delle ammini-
strazioni dello Stato. - Avvocato fiscale, magistrato
che difende la causa e gli interessi del Fisco, ossia
dell'erario pubblico; anche l'avA'^ocato che sostiene
l'accusa presso i tribunali militari.
Azzeccagarbugli, avvocato poco intelligente e poco
scrupoloso, facile a intrigare, a imbrogliare: cava-
locchio, mezzorecchi, dottorello, storcileggi ; leggiaiuolo,
procuratore da muraglia. A Napoli, Paglietta.
Causidico, chi tratta e in qualsiasi modo difende
una causa giudiziale ( V. più innanzi, procuratore).
Presso i Romani, procurator. - Civilista, l'avA'ocato
che si applica specialmente alle cause civili, o ver-
sato nel diritto civile. - Criminalista, o penalista,
l'arv'ocato che si applica specialmente alle cause
penali, o versato nel diritto criminale.
Legista, chi è dotto nella scienza delle leggi : le-
gale, giureconsulto, giurisperito, giurisprudente, iu-
rispcrito, dottore di legge, dottore in legge; insti-
tutista, seguace di Temi, togato. - Leguleio, avvocato
poco sapiente e raggirone.
Patronus, l'avvocato presso i Romani, dalla lex
Cincia obbligato a prestarsi gratuitamente.
Procuratore, chi rappresenta altri in forza di pro-
cura legale; più specialmente, il legista, l'uomo
della legge che fa ciò per professione, sostenendo
le ragioni dei litiganti davanti a certi tribunali;
causidico. Non può esercitare fuori del distretto
in cui è inscritto e non può accedere alla Cassa-
zione. - Ulema l'uomo della legge presso i Turchi.
Funzioni dell'avvocato. Persone e cose relative
Cliente, la persona che ricorre al patrocinio del-
l'avvocato. - Collegio degli avvocati, dei procuratori,
il loro consorzio per la tutela degli interessi co-
muni ; l'insieme di alcuni di essi che, in un pro-
cesso, costituiscono la difesa.
Competenza, il compenso dovuto all'avvocato per
la prestazione del suo ufficio. - Conclusionale, la
relazione scritta che l'avvocato presenta al tribu-
nale a sostegno delle ragioni addotte a favore del
cliente. - Consultazione, la domanda del cliente e
la spiegazione, il parere che dà l'avvocato in mate-
ria di giurisprudenza.
Difesa, l'arringa che l'avvocato pronuncia da-
vanti al tribunale, per scagionare o attenuare le
colpe ascritte Silì' imputato. Nell'uso, anche l'avvocato
0 gli avvocati difensori (Nel primo caso, difesa
bella, brillante, calorosa, efficace, eloquente, forte,
stringente; ampollosa, debole, fiacca, magra, retòrica,
slombata, spallata, ecc.).
Laurea, la dignità dottorale o il conferimento del
dottorato: dopo di che il laureato deve fare la pra-
tica (durante un lasso determinato di tempo) per ave-
re, dopo altro esame, il diritto al titolo di avvocato.
Ordine degli avvocati, l'insieme degli a^'^focati
inscritti nel ruolo dei tribunali.
Parcella, la nota delle spese e delle competenze
che l'avvocato presenta al cliente. - Patrocinio, di-
fesa fatta da un avvocato in giudizio. - Patrocinio
grattato, la difesa che un avvocato assume, senza
compenso, per delegazione del tribunale.
Qmtalizio, il patto col quale il cliente promette
all'avvocato parte dell'oggetto della causa, se vin-
cerà. - Studio, l'ufficio dell'avvocato. - Toga, l'abi-
to lungo degli avvocati e dei giudici nei tribunali.
Yves Hélory, santo, patrono degli avvocati.
Entrare in magistratura: (]\ un avvocato che
entra nella carriera giudiziaria.
AVVOLGERE — AZIÓNE
219
Locuzioni, proverbi — La penna fi eli' avvocato è
un coltello di vendemmia. — L'avvocato d'ogni sta-
gione miete e d'ogni tempo vendemmia. - Le vesti
degli avvocati son foderate dell'ostinazione dei liti-
ganti - Le liti, le questioni sono il carnevale degli
ar'vocati.
ATTÒlgrere (avvolgimento, avvoltò). Volgere, in-
volgere, ravvoli-'ere una cosa in sé o intorno a
un'altra: avvolgolare . a'v^oltare, avvolticcliiare :
avvoltolare, accartocciare, aggomitolare, attorcere;
ripiegare in giù. - Contrario: svolgere, svoltolare, sgo-
mitolare, ecc.
Avvolgimento, l'avv'olgere e anche l'effetto di tale
operazione e l'aA^olgersi ; la figura della cosa av-
volta: avvoltarnento. inlrecciamento, rigiro, ripie-
gnmento in giro; di via e di strada, giravolta;
ritorcimento, ritorcitura; ritorta, ritortola; abballot-
tamento, avviluppamento, ravviluppamento. - j46òaY-
linare, veggasi a letto. - Abballottare, volgere qua e
In una cosa qualsiasi come una pallottola. - Abba-
tìiffolare, avvolgere a batuffolo, a piccola massa : di
una o più cose avvolte insieme.
Accartocciare, avvolgere o avA'olgersi a forma di
cartoccio. Accartocciamento, il fatto; accartocciatura,
l'offetto. - Accavigliare, distendere e avvolgere seta,
0 altre cose filate, intorno alla caviglia. - Acchioc-
ciolare, avvolgere a guisa di chiocciola.
Affagottare, affardellare, avvolgere in fagòtto, in
fardello, in involto. - Aggomitolare, avvolgere a
gomitolo: raggomitolare. - Aggrovigliare, aggrovi-
gliarsi, avvolgere, avvolgersi, ritorcere, ritorcersi
su sé stesso (propriamente del filo) : raggrovigliare.
Allucignolare, aA^olgere a guisa di lucignolo,
cioè delie fila di bambagia che si mettono nella
lucerna o nella candela per appiccarvi il fuoco e
far lume. - Ammatassare, avvolgere, ravvolgere a
guisa di matassa. - Arrotolare, avvolgere a forma
di rotolo : awogolare, r tolare.
Attòrcere, avvolgere con forza e a spire una cosa
in sé stessa o più cose insieme. - Attorcigliare, at-
tortigliare,, SLWolgeTe ripetutamente, a più doppi. -
Avviluppare, avvolgere confusamente, far viluppo
di checchessia: abballare, abballottare, affagottare,
affardellare; avvoltare, involgere, ravviluppare; in-
voltigliare, rav^'iluppare, rinvoltare. - Avviluppaiura,
lo stato di cosa avviluppata.
Avvincere, avvolgere una cosa intorno ad un'altra.
Avviticchiare, avvolgere una cosa strettamente in-
torno a checchessia.
AvTolgolare, avvolgere alla meglio o alla peggio.
- Avvoltare, avvolgere con intensità. - Avvolticchiare,
avvolgere intorno intorno a più doppi. - Aoto/Zo-
l'o re, avvoltare ripetutamente.
Coinvolgere, avA'olgere insieme. - Fasciare, avvol-
gere con fascia. - Imballare, avviluppare la roba
che si vuole trasportare. - Implicare^. a^Tolgere, in
senso figurato.
Incartare, rinvoltare in una carta. - Inviluppare,
avvolgere più volte. - Involgere, metter dentro carta,
panno o simili, ripiegato più volte o accartocciato:
involtare, rinvoltare. - Ravviluppare, rinforza a^Tilup-
pare. - Ravvoltolare, frequentativo di ravvolgere. -
Ravvolgere, rinforza involgere e avvolgere. - Riav-
volgere, ripete avvolgere. - Riavvoltare, ripete e rat-
forza avvoltare. - Rinvtluppare, ripete e rafforza
inviluppare. - Rinvolgere, rafforza involgere. - Rin-
voltare, avvolgere alla meglio o alla lesta.
Avvolgersi, arsilupparsi, accartocciarsi, attorti-
gliarsi, torticchiarsi, avviticchiarsi, ecc. - Av^-olto-
ìarsi, volgersi su sé stesso, o avvolgersi in una
detfrminata materia: involgersi, voltolarsi, rotolarsi,
rivoltolarsi, avvilupparsi.
Avvolto, involto, involuto, abballato, abbattuffo-
lato, accartocciato, accavigliato, acchiocciolato, affa-
gottato, aggomitolato, ammatassato, avvoltato, avvol-
tolato, attorto, tortiglioso.
Alla baiale, alla barullè, avvolto, avvoltolato.
Batùffolo, piccola massa di cose ravvolte insieme.
- Cércine, ravvolto di panno a guisa di cerchio. -
Inviluppo, l'avviluppare e la cosa avviluppata. -
Rotolo, cosa avvolta cilindricamente. - Spira, curva
che, partendo da un punto fisso, si avvolge in-
torno, allontanandosi sempre da esso. - Volgolo,
cosa rinvolta. - Volume, di cose che s'avvolgono in
abbondanza (es., volume di capelli).
AvTolginaento. Atto ed effetto delYavvolgere
0 dell'avvolgersi. - Intreccio o sinuosità di via con
via, di strada con strada.
Awolpacchiare (avvolpacchiatoj. Aggirare,
trarre in inganno.
Avvoltare [avvoltarnento, avvoltato). Detto ad
avvolgere.
AvTolticchiare (avvolticchiato). Veggasi ad
avvolgere.
Avvoltolo (avoltoio). Grosso uccello di rapina:
grifone. - Condore, grande avoltoio della Ande.
Avvoltolare (avvoltolato). Detto ad avvolgere
e a travolgere.
Azalèa. Fiore di primavera.
Azienda. Qualunque amministrazione: eser-
cizio.
Azimut (azimutale). Veggasi ad astro.
Azionare (azionalo). Francesismo: detto a moto.
Azióne. Operazione di qualsiasi agente naturale,
e più specialmente dell'uomo: Vagire, il fare;
il fatto dell'agire, serie di atti; il modo e l'essenza
Aé[V operare : operamento, operato, operazione,
imjtresa; processo, progresso. - Incoativo, clie
esprime il principio di un'azione. - Opeì'a, efl'etto
dell'azione.
Azioni di persona per sé stessa: il modo di con-
dursi, di governarsi, di fare, sia nella vita, sia
nelle facende : condotta. - Azione di persona per
sé stessa e verso altri: modo di comportarsi, ma-
niera di trattare: contegno, maniera.
Azioni buone: quelle suggerite dalV affetto, dalla
benevoletiza, dal sentimento di giustizia, dalla
onestà, dalla stima, dalla pietà, dalla filantro-
pia, dalla virtit dagli impulsi della coscienza.
Tali Vaiato, la beneficenza, la generosità, il
perdono, tutte le azioni che arrecano onore e
meritano lode, talvolta j^remeo, ricompensa; quelle
altresì a favore di persona o di cosa degna, o co-
munque, hanno pei effetto il bene.
Azioni cattive: quelle suggerite da animo cattivo,
da gelosia, da invidia, da odio, da ira, da
ogni violenta passione, e da ogni sorta di vizio.
Tali la calunnia, Vingiuria, Voffesa, la mal-
dicenza, il delitto d'ogni natura e ogni cosa
vile: tutte le azioni che arrecano disonore, infa-
mia, vergogna, più o meno meritando castigo;
quelle altresì che apportano danno, che sono
causa di male.
Azioni di moto: Vabbassarsi, Valzarsi, Van-
dare, il ballare, il camminare, il correre,
il salire, lo scendere; il trasportare, il sal-
tare, il viaggiare, il volare, ecc.
Azioni intellettive: quelle che l'uomo compie con
V intelletto, con la mente, con V anima.
Azioni materiali: tutte quelle che l'uomo compie
AZIO?fE — AZZOLLATO
con la mano, col braccio. Le azioni deWani-
male.
Azioni morali: quelle del modo di vivere e di
agire; del cofitume.
Azioni negative: quelle che non hanno alcun ef-
fetto 0 non arrecano alcun utile. Tali anche lo
astenersi, lo stare in ozio, il tacere, in talune
circostanze, talvolta il rifiuto, ecc.
Azioni positive quelle che con sé portano i fatti
necessari al raggiungimento di uno scopo. Tutte le
maniere di fare.
Azioni ridi'iole, quelle che mancano assolutamente
di serietà.
Azioni violente: l'assalire, Y assaltare, il bat-
tere, il colpire, il ferire, Vuccidere; il distrug^
gere, il rovinare, ecc.
Alto, principio d'operazione, d'azione, qualunque
operazione di cui l'uomo sia consapevole. Anche azio-
ne rapida che rivela un sentimento: atto di rabbia,
di sdegno, di terrore; mossa, cenno, gesto. - Ge-
sta, dicesi di azioni memorabili. - Iniziativa,
azione che si fa per un impulso spontaneo.
Operato, opera morale, azione. - Reazione, azio-
ne di un corpo sopra un altro: termine di fisica.
■ In materia politica, avversione alla libertà.
Actum agere, ripetere un'azione inutilmente.
Al fatto: nell'azione, alla prova,- in pratica, al-
l'atto pratico; al cimento, all'ergo, all'esperimento,
al martello. - Auto, prefisso che si trova in gran-
dissimo numero di parole, specialmente neologiche,
e si presta egregiamente a formare tutte quelle
voci che vogliono indicare cose la cui azione si
sviluppa da forze interne o congenite o apparen-
temente tali.
Azione. Soggetto o condotta di un componi-
mento epico, drammatico, ecc.: veggasi a drnin-
tnatica e a letteratura. - Modo col quale un
attore recita o un oratore fa la sua perorazione.
- iPartecipazione in una società, - Termine di filo-
sofia: contrario di passione. - Termine di giu-
risprudenza indicante ragione, diritto. - Azione
civile, domanda giudiziale con cui si chiede al
giudice civile o a quello penale la tutela di un in-
teresse civile.
In fisiologia, la parola azione indica tutti i feno-
meni generali d'innervazion*^, che [hanno una ma-
nifestazione visibile di natura centrifuga. Più gene-
ralmente, si adopera la parola azione per esprimere
l'influenza o gli effetti spiegati da un agente qual-
siasi. Così si hanno azioni fisiologiche, terapeutiche,
chimiche, fisiche e meccaniche.
Azionista. Chi possiede azioni di una società.
Azocoloranti. Veggasi a colorante.
Azoderivato. Detto ad azoto.
Azoico. Termine di geologia. - Composti azoici.
composti aromatici che nella loro molecola hanno
un gruppo di due atomi d'azoto uniti da doppio
legame.
A zonzo. Modo di andare.
Azoospermia. Detto a spenna.
Azotato. Veggasi ad azoto e a nitrato, - A-
zotato alimento, l'albuminoide.
Azotico {acido). Veggasi a nitrico.
Azoto. Gas elementare, incoloro, inodoro, insi-
pido, che si trova libero nell'aria atmosferica,
nella proporzione dei quattro quinti del volume
totale, in forma di ammoniaca, di nitrati e di
nitriti ( detti anche azotati e azotiti ) e come
elemento importantissimo di molte sostanze or-
E ani che. Anticamente, fu confuso con l'acido car-
onico, perchè, come questo, spegneva i lumi ac-
cesi ed asfissiava gli animali. Detto anche alcali-
geno, aria metifica, gas flogistico, mofela atmosfe-
rica, nitrogeno, septone. Trovasi nell' ammoniaca
e nel salnitro. Nella piatita forma un costituente
costante degli alhuminoidi o di altri principi che
passano poi a formare la compagine dei tessuti
animali. Nelle vie aeree e nel tubo digerente, tro-
vasi libero allo stato di dissoluzione o in combina-
zione poco slabile, ed entra nella costituzione delle
sostanze proteiche e dei loro derivati. I composti
dell'azoto costituiscono la parte attiva del concime.
Franch insegnò ad utilizzare l' azoto libero dell'aria,
ottenendo da esso, in combinazione col carbonio,
la calciocianamide, sostituibile all'energia elettrica.
Azoderivati, composti che esprimono il termine
intermedio fra i nitro-derivati e gli ammido-derivati
e si formano in ispeciali condizioni di riduzione
dei nitro-derivati della benzina e di ammine aro-
matiche. Sono esplosivi e danno luogo a derivati
che sono pregevoli materie tintorie. - Azotati, i
composti dell'azoto con alcuni metalloidi, come
l'ossigeno, l'idrogeno, il carbonio, ecc.
Azotico acido, detto volgarmente acqua forte /veg-
gasi a nitrico acido). - Azoturi metallici, composti
prodotti da alcuni metalli con l'azoto.
Protossido d'azoto, o gas esilarante, ossido azotato,
anidride ipoazolala: usato come anestetico.
Azotometria, l'insieme di manipolazioni chimiche
aventi per iscopo la determinazione della quantità
di azoto contenuta in una sostanza. - Azoturia,
veggasi ad orina.
Azolometri, apparecchi destinati a raccogliere e
misurare l'azoto che si sviluppa allo stato di gas
nell'analisi elementare delle sostanze organiche.
Anche quegli istrumenti che servono a misurare
l'azoto prodotto in una reazione entro l'apparecchio
stesso. - Ureometro, veggasi ad orina,
Azotometria, azotòmetro. Detto ad azoto»
Azoturo metallico. Detto ad azoto,
Azulina. Veggasi ad azzurro.
Azza. Sorta d'arme in asta.
Azzampato. Veggasi a cane (da caccia).
Azzannare {azzannamento, azzannato), lì pren-
dere e lo stringere con la zanna.
Azzardare {azzardato, azzardoso). Mettere a
cimento, a rischio.
Azzardo. Prova rischiosa, pericolo, cimento,
rischio. - Maniera di giuoco.
Azzardoso. Detto a rischio.
Azzeccagarbugli. Detto ad avvocato.
Azzeccare {azzeccato). Appiccare, attaccare.
- Dare un colpo, colpire. - Dar segno, indovinare.
Azzeruola {azzaróla). Detto a ciliegia.
Azzica {azzicare). Detto a caccia.
Azzicare {azzicato). Far nioti, muoversi.
Azzima, azzimo. Senza lievito: sia pasta o
pane.
Azziniare, azzimarsi {azzimato). Maniera ri-
cercata di vestire o di vestirsi, di ornare o di
ornarsi.
Azzimólla. Detto a pane.
Azziniina {azzimino). Lavoro di intarsio.
Azzimutte {azzimuttalc). Lo stesso che azim,ut:
veggasi' ad astro e ad orizzonte.
Azzittare {azzittato). Far tacere.
Azzittire, azzittirsi {azzittito). Cessare di
parlare, tacere.
AzzoUato. Reso duro a modo di zolla.
AZZOPPARE
AZZURRO
22i
Azzoppare, azzoppire {azzoppimento, azzop-
pito). Rendere, diventare zojìpo.
Azzufifare, azzuffarsi (azzuffamento, azzuffato).
Venire a rissa, a coìnbattitnento.
Azzurrino. Detto ad azzurro.
Azzurrite. Minerale di rame.
Azzurro. Aggiunto di colore {blu, dal frane, bleu)
alquanto più pieno del cilestro e alquanto meno
del turchino ; anche la materia colorante in azzurro.
E' il colore del cielo e uno dei sette colori di
cui è composto un raggio solare, o di luce bianca:
uno dei corpi primitivi o prismatici; occupa il
terzo posto nell'ordine di rifrangibilità. - Come co-
lore araldico, indicato con linee orizzontali, tirate
dall'uno allallro lato dello scudo.
Azznrrare {azzurrato), adornare, rendere azzurro,
di azzurro. - Azzurrarsi, inazzurrarsi, diventare
azzurro, inzaffirarsi. - Azzurreggiare {azzurreggiante),
pendere nel colore azzurro.
Azzurro chiaro: aerino, azzurretto, azzurricino,
azzurriccio, azzurrigno, azzurrognolo; celestino,
cilestrino, cilestro; cerùleo, cèrulo
Azzurro scuro, cupo: azzuòlo, indaco, turchinic-
cio, turchino, zaffiro.
Sostanze coloranti in azzurro
Azvlina o azzurrina, materia colorante azzurra
che deriva dall'acido fenico e dall'anilina: polvere
umorfa. - Azzurro di alizarina, usato per la tin-
tura e la stampa del cotone e della lana. - Azzurro
di anilina, nome generico di varie sostanze colo-
ranti azzurre derivate dall'anilina (azzurro di fuc-
sina, bleu alcalino, opale, di china, marino, ecc.).
- AzzuiTO 0 bleu di antimonio, polvere azzurra, si-
mile aW oltremare. - Azzurro di antracene, usato
nella stamperia del cotone, - Azzurro di Berlino, o
di Prtissia, azzurro d'indaco, a riflessi e iridescente,
rosso color rame.
Azzurro di cobalto, o di . Tliénard, bel colore
azzurro, detto anche oltremare, che, alla luce arti-
ficiale, appare violetto. - Azzurro di cromo, impor-
tante nella ceramica. • Azzurro di Francia o di
Raipnond, varietà dell'azzurro di Berlino, la più
pura e la più bella, perchè fabbricata con le più
grandi cure.
Azzurro di metilene, usato per la tintura e la
stampa del cotone e del lino; in medicina, come
antinevralgico, ecc; in istologia e batteriologia, come
sostanza colorante. - Azzurro di notte, cosi detto
perditi non si altera alla luce artificiale dei lumi-
mescolanza di azzurro di Berlino, solubile con car-
mino di indaco. Si usa per teatri, caffé, ecc. - Az-
zurro di rame, o di montagna, costituito dal mine-
rale chiamato azzurrite: detto anche azzurro mi
ìurale, in/tese, di Amburgo, di Boemia, ejc. - Az-
zurro di smalto, usato dai pittori antichi per or-
nare vasi.
Azzurro reale: nome che si dà, in generale, alle
varietà più belle di colori, come !a miglior qualità
di smalto e di smaltino, 1' azzurro di Berlino, ecc.,
nonché ad alcuni colori vegetali e di anilina.
Azzurro stabile, quello per la stampa dei tessuti
di cotone e per le vernici- lacche a spirito.
Azzurro Urania, per la tintura della lana in
turchino cupo. - Azzurro Vittoria, usato nella tin-
tura e nella stampa del cotone, della lana, della
iuta, per tinte resistenti alla luce.
Biadetto, miscuglio di gesso e azzurro di Berlino:
serve ai pittori. - Bleu élétrique (frane), dicesi
delle, stoffe, dal colore azzurro cangiante. - Blew-
marin, colore turchino fondo di certe stoffe: in
italiano, azzurro oltremarino o d'oltremare.
Ceruleum, prodotto simile all'azzurro di cobalto,
che mantiene il suo bel colore azzurro di cielo
anche alla luce artificiale: si usa specialmente
nella pittura ad olio e ad acquarello - Mavì, co-
lore simile all'azzurro, ma più chiaro. - Oltremare,
o azzurro Gìiinet, azzurro più o meno intenso,
secondo la quantità dei componenti.
B. Seconda lettera deWalfabeto.
Babào 0 babàu. Voce usata per far paura
a! bambino.
Babbalèo. Bàbbèo, sciocco.
Babbalòcco, babbione. Semplicione, sciocco.
Bàbbèo. Babbione, sciocco.
Babbo. Famigliarmente, padre.
Babbomorto fa). Maniera di fare un debito.
Babboriveggoli {andare a). Lo stesso che
tvorire.
Babbuasso. Stolido, sciocco.
Babbuccia. Sorta di calzutara.
Babbuino. Grossa scimmia.
Babele, babilonia. Luogo di confusione.
Babirussa. Pachiderme, specie di maiale.
Babordo. Fianco sinistro d'una nave.
Bacalo. Chi ha cura del baco da seta.
Bacalare (baccalare) Detto a barbosàoro.
Bacare {bacamento, bacato). Essere guasto da
bachi: detto dì carne, di formaggio, dì frutta.
Bacare {bacato). Lavoro di verniciatore.
Bacato. Detto a venne.
Bacca. Il frutto dì alcuni alberi o frutici, U-
sate in medicina le bacche di ginepro e di lauro.
Baccalà. Nome dato, in molte regioni d'Italia,
al merluzzo essiccato.
Baccalaro. Veggasi a vetturale.
Baccalaureato. Detto a laurea e a studente.
Baccanale. Festa di Bacco.
Baccano. Strepito, rumore, fracasso, chiasso,
frastuono, buscherio, strepito, diavolio, diavolerio. -
Baccanalia, baccaneria, voci popolari indicanti ru-
more di gente che scherza, ruzza o, come che sia,
si trastulla. - Bada-iella, radunata di gente assai
rumorosa, e vale anche il luogo ove la gente si
raduna per far baccano, e più specialmente osteria
{baccaneggiare, fare il baccano). - Badanai e bada-
nanai, rumore di gente che chiacchiera o ruzza ;
frastuono, ecc. - Baiata, fischi, rumore per disap-
provazione. - Bailamme, e a Colle di VaiJelsa Bi-
ìiemme, gran fracasso e rumore di molta gente
raccolta insieme: derivato, molto probabilmente.
999
BACCANTE — BACILE
dalla voce turca Bairam, indicante gran festa o
spettacolo pubblico. - Brusio, frastuono di molta
gente raccolta e operante.
Cagnara e cagnaia (da cane), confusione di di-
versi strepiti e rumori, frastuono.
Cagnarolo (senese), che fa gran rumore, chias-
sone." - Diavoleto, diavolio, buggerio, huacherio, hur-
burio, dell'uso lucchese, rumore grande.
Frucio, clamore, rumore; il più delle volte si
accompagna col verbo fare. Lo stesso che frtiscio.
' Furfantina, strano concerto di fischi, urli e vari
suoni fatti con la bocca, usato dai ragazzi per
ischerno d'alcuno, onde la frase sonare la furfan-
tina ad alcuno, che vale schernirlo con questo
mezzo.
La torre di Babele: si dice di un luogo di fra-
stuono e di confusione, dove l' uno non intende
l'altro. - Patassio, d'uso comune per frastuono di
voci, muoversi di persone, ecc. - Putiferio, baccano
disordinato di persone, che fanno un gran discor-
rere 0 gridano per qualche cosa.
Termini vari : bolli bolli, rumore, tumulto. - Casa
del diavolo, gran baccano, baccano infernale. - Che
babilonia I E' una babilonia, si ode dire continuamente
a significare gran disordine e confusione, così nelle
cose pubbliche come nelle private. - Fu, fu, subbuglio
sommossa. Il fu fu è in ciò differente dal bu, bu,
che questo accenna sospetto di prossima sommossa,
quella subbuglio già accaduto.
Modi di dire: Far cagnara, mettere a rumore un
luogo, attaccando briga. - Fare la baiata o l'abba-
iata, l'abbaione o il baione, e, anticam., dal popolo
fiorentino far le baie, si fa dai ragazzi cacciando
fuori la voce con forza e battendosi o no le mani
sulla bocca per beO'are altrui e schernirlo. - Fare
un ghetto o ghettume, si dice quando molti insie-
me vogliono dire il fatto loro, onde fanno una con-
fusione, come sembra quella degli ebrei quando
cantano nelle loro scuole. Dicesi anche fare una
sinagoga.
Gorgogliare, e, meno usato, gargagliare, fare stre-
pito con canti, voci, grida o simili, in modo che si
oda la voce ma non si distinguano le parole.
- Gargagliata, voce poco usata, rumore che fanno
molti parlando o cantando insieme. - Mettere il cam-
po a rumore, sollevar tumulto. - Non siam mica
in piazza, s'usa a significare che non siamo in
luogo ove sia lecito far rumore. - Sonar le tabelle
dietro ad alcuno, vale dirne male, sbeffarlo, dargli
la baia chiassosamente.
Baccante. Secerdotessa di Bacco.
Baccarat (baccarà). Giuoco di carte.
Baccaro. Erba detta anche asero: fa un fiore
colore celestino in forma di campanellini, cono-
sciuto sotto il nome di specchio di Venere, e indica
adulazione.
Baccellaio {baccellino ì. Veggasi a legume.
Baccellierato, baccelliere. Detto ad acca-
demia e a studente.
BacceUino. Detto a tegiime.
Baccello. Involucro, buccia di legume. -
Guscio nel quale è chiuso il frutto di alcune
erbe o piante.
Baccellone. Uomo semplice, sciocco.
Baccheg-giare ^ baccheggiato ). Far gozzo-
viglia.
Bacchetta. Mazza sottile, piccolo bastone per
battere panni e per altri usi; bastoncello; verga,
verghetta. verghella, verghettina; bacchettina, bac-
chetto, bacchettuzza; mazzetta, scamato ; mazzuola;
fattorino. - Emblema di autorità, di comando, di
potere in un magistrato e simili. - Verghetta
adoperata dal direttore d'un' orchestra: battente.
Scudiscio, sottile bacchetta. - Tirso, bacchetta cir-
condata di pampini, d'uva ed edera, con una pinna
sulla punta. - Vincastro, bacchetta dei pastori.
Bactromanzia . divinazione che si faceva con
bacchette.
Bacchettare (bacchettata, bacchettato). Battere
con la bacchetta panni o altro. - Vendere a
bassissimo prezzo.
Bacchetto. Veggasi a bacchettagli basimi e.
Bacchettone, bacchettona {bacchettonismo).
Divoto, ostentato, bigotto.
Bacchettoneria, bacchettonismo. Vegga.si
a bigotto.
Bacchiare (bacchiata, bacchiato). Detto ad ab-
bacchiare. - Anche, vendere a bassissimo prezzo.
Bàcchico, bacchifero. Di bacco.
Bacchillona, bacchillone. Donna, uomo,
di grande corpoi-afura, ma buono a poco.
Bacchio. Detto a bastone e a pertica.
Bacco. Nell'antica mitologia, il dio del vino:
soprannominato Dionisio, Bassaréo e anche Egobolo.
perchè gli si immolava una capra. Era simbolo
della forza produttrice traboccante e inebriante
della materia. Immaginato figlio di Giove e di Se-
mele; rappresentato assiso su d'un gran tino, o su
un carro tirato da tigri, da linci e da pantere, ora
con una tazza in una mano, e nell'altra un tirso, di
cui si serviva per far sgorgare fonti di vino.
Bacchico, bacchifero, di Bacco, appartenente a
Bacco. - Leneo, Lenee, soprannomi di Bacco e delle
Baccanti.
Ditirambo, poesia celebrante le gesta di Bacco e
il vino. - Évoé, acclamazione che si faceva a Bacco.
- Itimbo, canzone e danza bacchica. - Obélias,
pane che si offriva a Bacco. - Palintocia, seconda
nascita di Bacco quando usci dalla coscia di Giove.
- Tirso asta attorcigliata di pampani, o di fronde,
di edera, usata nei baccanali.
Feste in onore di Bacco: le Antestene; le Ascolie,
nelle quali si saltava sopra otri ; i Baccanali; le
Dionisiache, le Nictelie, feste notturne ; le Orgie, e
orgiasmo le loro celebrazioni; le Irieteridi, feste
triennali che si celebravano sul Citerone.
Baccante, sacerdotessa o ministro di Bacco: se-
guace di Bacco, bacca; mimalnide (portatrice di
corda). Le Baccanti si chiamavano anche Bassaridi,
Mènadi. - Torcolanti, i sacerdoti di Bacco - Cobali,
cattivi geni al seguito di Bacco. - Perisfirio, sorta
di fascia del piede, usata dalle Baccanti. - Sileno,
vecchio satiro ch'ebbe cura dell'infanzia di Bacco
e l'accompagnò alla conquista delle Indie a caval-
lo d'un asino.
Bachèca. Vetrina di bottega.
Bacherozzo, bacheròzzolo. Piccolo verm,e
che serve per la pesca all'amo.
ÌBachicultore , bachicoltura . Veggasi a
baco da seta.
Baciabasso. Riverenza accompagnata dall'atto
di deporre un bacio sulla mano.
Baciamano. Il bacio sulla mano.
Baciapile, baciapolvere. Detto a bigotto.
Baciare, baciarsi (baciato). Dare un bacio;
darsi dei baci.
Baciasanti. Veggasi a bigotto.
Bacile. Vaso di forma rotonda e di materia
varia: bacino.
223
Bacillo. Germe infettivo; microbo, micròuio
bacferio, ecc.
Bacinella. Piccolo vaso, a forma eli bacino.
Bacinetto. Cuffia d'acciaio : antica armatura.
Bacino. Vaso rotondo e concavo, di metallo,
di terracotta o d'altra materia; più comunemente,
catino, - La parte più bassa e concava di una
valle 0 di una palude. ■ Parte di un porto. -
Termine di idraulica e di geografia. - Dactm
{pelvi), in anatomia, parte inferiore del tronco,
che contiene la estremità del tubo di(j( reale e gli
organi genito-urinari : corrisponde alla parte più
bassa della cavità addominale e del sacco perito-
neale e dà attacco, lateralmente, alla radice degli
arti inferiori. - Grande bacino, lo spazio compreso
fra la linea addomino-pelvica e il distretto su-
periore. - Piccolo bacino, quello che, limitato arti-
iicialmente in alto dal grande bacino, mercè il
piano del distretto superiore, è chiuso, in basso
dal distretto inferiore, che è occupato dai piani
del perineo.
Si distinguono nel bacino nna, parete anteriore, una
posteriore, due laterali. Il bacino del maschio con-
tiene il retto, la vescica, gli ureteri (canali del-
l'orina), le vescicole seminali. Il bacino della fem-
mina comprende: il retto, la vescica, l'utero, l'o-
vaia, i legamenti e gli annessi uterini. - Sotto il
riguardo ostetrico, il bacino si divide in due parti:
grande bacino, o bacino addominale, e piccolo bacino,
0 bacino perineale. Quest'ultimo, importantissimo
nel parto, si suddivide in distretto superiore, esca-
vazione pelvica, e distretto inferiore. - Ampio dicesi
il bacino caratterizzato da un'eccessiva lunghezza
di tutti i suoi diametri. - Cifotico, deforme per ri-
strettezza trasversale. - II bacino può anclie essere
inclinato o deficiente. • Barrato: il bacino quando
il pube si avvicina aiVangolo sacro-vertebrale, oppu-
re quando la sinfisi pubica ha una lunghezza conside -
revole, tale da diminuire il diametro antero-posterio-
re del distretto inferiore. - Coxalgico o coxo-tnberco-
1 ire, il bacino contrassegnato da un arresto di sviluppo
di una delle metà del sacro e della parte posteriore
del corrispondente osso iliaco. - Ubliquo-ovolare,
bacino che presenta anchilosi completa di una delle
sinfisi e altre anomalie. - Osteomalacic.o, il bacino
caratterizzato da accorciamento di tutti i diametri
del distretto superiore, nel senso trasversale e obli-
quo, e da altra viziatura. - Rachitico, il bacino che
presenta un accorciamento e una riduzione di tutte
le sue parti. - Ristretto, il bacino che ha deficienza
di sviluppo: può essere ristretto obbliqnam 'nte, nel
senso antero-posteriore, trasversalmente, trasversal-
mente con sinostosi delle sinfisi sacro-iliache, ecc.
Bacinetto o pelvi renale, dilatazione deWuretere,
che trovasi in vicinanza dell'ito del rene, fatta
dalla fusione dei grandi calici renali e destinata
a raccogliere 1' orina, per avviarla nell'uretere
Bacino osseo. Io scheletro del bacino rappresentato
da una cintura ossea, composto dalle due ossain-
nominate (ileo, ischio e pube), dal sacco incuneato
fra questo e dal coccige
Ciotola, acetabolo, o cavità dell'osso del bacino, la
cavità nella quale entra il capo del femore.- Esca-
vazione pelvica, tutto quello spazio che intercede
fra Io stretto superiore e l'inferiore. - Ileo, le due
ossa laterali del bacino. - Muscoli del bacino, il
grande medio e piccolo gluteo, il piramidale, l'ottu-
ratore interno ed esterno, i muscoli gemelli, superiore
ed inferiore, e il quadrato crurale. - Pelvi, lo schele-
tro del bacino. - Pelvico asse, la linea che deve
percorrere il feto per essere espulso. - Psóas, il
muscolo preloinbo trocanterico, che piega la coscia
sul bacino e la ruota in fuori - Pube, l'osso ante-
riore, e supcriore del bacino.
Pelvimetria, arte o l'atto di misurare i diametri
del bacino. Si fa coi pelvimetri, o anche col dito
introdotto in vagina. - Pelvimetro, strumento (specie
di compasso) per misurare i diametri diversi della
pelvi, onde conoscere se questa è bene o male con-
formata.
Bacio. L'atto del baciare, il che si fa in segno
di amore e di riverenza: ebbe in origine carattere
simbolico, e fu poi sempre naturale espressione di
affetto, di devozione e di riverenza.
Bacino, piccolo bacio gentile: dicesi più spesso
di quello dei bambini. - Baciucchio, baciucchi, mezzi
baci dati in fretta e quasi affollati da tenerezza
impaziente e talvolta svenevole. - Bacione, accr. di
bacio: bacio di cuore, dato con espansione. - Ba-
ciozzo, bacio dato di cuore e con alquanto di forza.
- Baciuzzo, piccolo bacio svogliato.
Bacio alla francese, modo di baciare che si fa
stringendo lievemente le guance d'alcuno fra l'in-
dice e il medio piegati e poi baciandole, il che si
fa in modo particolare dai bambini. - Bacio ardente,
bacio stretto, lungo, premuto, caloroso. - B acio con
lo schiocco, con lo stiocco, bacio rumoroso. - Bacio
di Giuda, bacio finto o anche altra carezza che si
faccia altrui per ingannarlo e tradirlo. - Bacio di
pace, in segno di riconciliazione.
Bacio di riverenza, di accoglienza, di commiato,
e sole tre forme di baci permesse dai rabbini.
Bacio dei piedi, bacio dato in segno di rispetto
e della massima sommessione: cerimonia tenuta in
uso soltanto dal papa. - Bacio della mano, bacia-
mano: si fa in segno di rispetto, di sommessione e
di affezione.
Baciare, accostare e allentare le labbra alla gota
di alcuno con uno schiocco più o meno forte, come
espressione d'affetto, di gratitudine, di riverenza:
dare, appiccar baci, un bacio ; imprimere, stampare
un bacio sulla fronte, sulle guance, ecc.; accostare
le labbra a....; schioccar baci. - Affìggere o figgere
baci, darli. - Baciare affettuìsamente, castamente,
riverentemente.
Baciare alcuno nel bacio della sua bocca, per ba-
ciarlo con grande affetto. - Baciare coi denti, di chi
dà in apparenza prove d'amore, ma in effetto ti
offende - Bacicchiare, baciare leggermente; baciare
a fior di labbra, a mezza bocca, alla sfuggita. - Ba
ciucchiare, dare piccoli e spessi baci: baciuccare,
sbaciucchiare, ribaciare. Baciucchiarsi, baciucchio.
- Libare o suggere il bacio, baciare quasi suggendo
e gustando il bacio.
Mandare un bacio a persona che si vede, acco-
stando la punta delle dita raccolte alle labbra e
spiccandole verso quella.
Mangiare uno dai bacì, divorare coi baci, rico-
prirlo di' baci. - Ribaciare (ribaciato), baciare di
nuovo, t Lo baciò e ribaciò con ardentissimo af-
fetto ». - Ruinare nerbaci, correre a baciare la
persona amata con ressa affannata.
Schioccare un bacio, darlo facendo scoppio sapo-
rito e sonoro. - Scoccare un bacio, darlo anche a
distanza. - Scoppiettare di baci, il rumore che se ne
ode. - Seminar baci, baciare in più luoghi, o più
persone; brunire coi ban. • Stiaffare un bacio, darlo
con forza e rudemente. - Tirar baci, darne da lon-
tano.
Baciarsi, darsi, farsi scambievolmente baci ; darsi
?24
BACIO
baci l'un l'altro; aggiunger labbro a labbro; do-
narsi la pace.
Baciamento, l'azione del baciare, del baciarsi. -
Baciucchiamento, sbaciucchiamento, il baciucchiare. -
Sbaciucchio, uno sbaciucchiare continuo e noioso.
- Sbaciucchione, chi sbaciucchia o si sbaciucchia
spesso. - Badature, chi bacia, chi si diletta di ba-
ciare.
Bacio di bocca, spesso il cuor non tocca, non è
sincero. - Bocca baciata non perde ventura, come
per dire che un bacio è sempre di buon augurio.
- Jus osculi, presso gli antichi romani, il diritto di
baciare la sposa, spettante ai cognati fino al sesto
grado. - Labbra vergini di baci, quelle che non
hanno mai dato o ricevuto baci.
Bacìo. Luogo dove non batte il sole: contrario
di solatio.
Baclòcco. Bàbbèo, sciocco.
Baciucchiare, baciucchiarsi fbaciucchiato,
baciucchio). Detto a bacio.
Baco. Nome generico di ogni piccolo verme:
bacherozzo , bacheròzzolo ; bacherello, bacolino;
bruco; ruca, eruca. Particolarmente, baco da seta,
verme che fa il bózzolo da seta. - Figur. desiderio;
anche, magagna, difetto.
Baco da seta. Lepidottero che fa la seta e si
alleva all'uopo : bigatto, filugello ; bómbice (scien-
tificamente); verme della seta, baco filugello; baco
cavaliero, cava'iere. - Varietà annuali, i bachi che
vengono allevati una volta all'anno; bivollini, che
vengono allevati due volte all'anno, irivollim, tre
volte - Tigrate, zebrate, razze di filugelli dal corpo,
che ordinariamente è di color cenerino, chiazzato
da segni nerastri, o da macchioline. - Jamamai,
baco da seta selvatico, proprio del Giappone.
Bruco, il baco allo stato di larva. - Crisalide,
ninfa, aurelia, vermòcchio, prima metamorfosi che
il baco da seta compie rinchiuso nel bozzolo : in-
crisalidare, il mutarsi del bruco in crisalide. - Far-
falla, ultima trasformazione del baco da seta per
la quale la crisalide fora il bozzolo all'una delle
sue estremità e ne esce insetto perfetto. - Cialdoni,
i bachi invacchiti. - Larva, il baco considerato nel
suo stadio di vita che comincia dalla nascita e
termina a bozzolo compiuto. - Ninfa, il filugello
nel suo secondo stato.
Parti del corpo.
Prodottl
Anelli, divisioni in numero di dodici, del corpo
del baco dalla testa: i tre primi formano il torace,
gli altri ì'addome. - Cornetto, filamento che si erge nel
penultimo anello addominale e si atrofizza nella
malattia delle petecchie. - Filiera, trafila, apparec-
chio conico al disotto della bocca del baco, su cui
è praticato un forellino, d'onde esce la seta. - Palpi,
organi delicatissimi per il tatto, di cui è fornita
la testa della larva. - Serbatoio, parte interna del
baco racchiudente un fluido che si divide in due
parti, una delle quali è interna, di seta pura, tra-
sparente, incolora; l'altra, esterna, forma l'involu-
cro liquido. Si combinano all'uscita del canale per
<lare origine al filo di seta o bava. - Seritterio, ap-
parecchio della seta nel baco, composto di glandole
setifere. - Sistema digerente: è un lunghissimo tubo
intestinale che mette in comunicazione la bocca
con l'apertura anale. - Stimmate, punti neri che si
scorgono lungo il corpo del baco da seta e che
sono i fori che servono alla respirazione. - Zampe
vere, le tre paia di zampe degli anelli del torace;
zampe false, o membranose, le altre, che spariscono
quando il bruco diventa farfalla.
Acido bombico: liquore color ambra, che trovasi
in un serbatoio situato verso l'ano e che il baco
ptrde quando passa allo stato di farfalla.
Bava, seta composta da due fili diversi che
escono dalla filiera del baco. - Fibroina, sostanza
particolare che , uscendo dal seritterio, e trasfor-
mandosi parzialmente in glutine, servirebbe, secon-
do alcuni, a tener uniti i due fili.
Bozzolo, involucro che fanno intorno a sé i ba-
chi da seta ed altri vermi finché si trasformano
in crisalide e ne escono allo stato di insetto per-
fetto: galletta, boccio, boccinolo, bucciuolo ; coccia
dei bozzoli; cochetto, cocone; spoglia; serico ostello
(poet.). Nell'arte della seta, si distinguono i boz-
zoli di prima quantità, puntati, a carta forte, vellur
tati, gallettoni, cinturati, calcinati. - Bava o bavella,
la seta esteriore del bozzolo. - Capo morto, ultimo
strato del bozzolo, più vicino alla crisalide. - Carta,
tessuto del bozzolo composto di più o meno veli.
- Filanda, opificio nel quale si trae la seta dai
bozzoli. - Laniccio, la ragna con la quale i bachi
incominciano il bozzolo e che rimane in parte at-
taccata alla frasca. - Pelatura, la lanugine dei
bozzoli. - Sbavatura, quella prima bava esteriore
di seta lenta e soffice, che circonda il bozzolo, e lo
rende pastoso. - Sinighelle, i cascami dei bozzoli.
Bozzolo sfarfallato o forato, quello dal quale è
uscita la farfalla; gallettame; bozzolo schiuso. -
Doppione, il bozzolo di seta formato da due bachi
uniti e che fanno un sol corpo. - Faloppa, bozzolo
non portato a perfezione dal baco che vi è morto
dentro; bozzolo fallito; capovoto.
Seme, semente, ovo, ovicino dal quale nasce la
larva, - Anello, misura di seme di bachi da seta,
che è quanto ne contiene un anello da cucire. - Tu-
buli, piccolissimi fori di cui sono ricoperte le cel-
lule del seme e che danno passaggio all'aria occor-
rente all'embrione per iniziarsi alle funzioni vitali.
- Micropilo, piccolissima apertura nella quale con-
vergono i tubini e per la quale può passare uno
dei filament spermatici che devono effettuare la
fecondazione-
Fasi dell'allevamento. — Malattie, ecc.
Bianchina o bianca, lo stato dei bachi durante
la prima muta; pelosina. - Cenerina o cenerognola,
lo stato dei bachi durante la seconda muta.
Età del baco da seta, ciascun intervallo di tem-
po che trascorre tra i vari cambiamenti di pelle e
le varie metamorfosi. - Grossa, la terza muta o
dormila dei bachi. - Metamorfosi o trasformazione:
è un cambiamento notevole di torme al quale è
soggetto il baco da seta, per cui esso passa suc-
cessivamente dallo stato di larva a quello di cri-
salide, poi a quello di farfalla. - Mute, i Ire o
quattro cambiamenti a cui va soggetto il baco allo
stato di bruco o di larva: in questo periodo si
trova in istato di languidezza e di travaglio pe-
noso.
Presa, divisione di bachi da seta, per età.
Sonno dei bachi, lo stato di apparente sonnolenza
in cui si trovano durante le mute. - Sonnellino
della seta, lo stato di torpore che precede l'andata
dei bachi al bosco.
Deporre il seme, atto della farfalla femmina, fé-
BACO DA SETA
225
condata dal maschio. - Dormir la bianca, far la
bianca, la bianchina, fare il primo sonno. - Far la
cenerina, dormire la seconda volta; dopo di che i
bachi si levano dalla seconda. - Dormire delta grossa,
nella grossa, sulla grossa, essere sulla grossa, fare
la terza dormita. - Dormire della quarta, fare l'ul-
tima dormita, dopo di che i bacili fanno rultima
levata e vanno al bosco, alla frasca, ossia salgono
sui rami per fare il 6o::zo/o, cioù abbozzolarsi, imboz-
zolarsi. - Scaricarsi, sbarazzarsi di tutto il super-
fluo che fanno i iachi prima di andare in frasca.
Abbozzolare, abbozzolarsi, fabbricare il bozzolo,
nel quale il bruco diventa crisalide. - Andare al
bosco, andare allu frasca, in frasca, salire sui rami
per fare il bozzolo. - Filare, il fare il bozzolo. -
tmbozzolarsi, tessere il bozzolo. - Infarfallire, di-
ventar farfalla. - Sbavare, emettere bava, ossia la
peluria (sbavatura) che circonda i bozzoli. - Schiu-
dere, l'uscire del baco dal seme. - Sfarfallare, del
baco quando esce dal bozzolo in forma di farfalla.
Sfarfallatura, l'atto.
Malattie.
Botrite, fungo appartenente alle mucedinee, che
si sviluppa nel corpo dei bachi da seta e ne produce
il calcino. - Calcino, male dei segno, o malattia della
pietra, grave malattia contagiosa che colpisce il
Tavola XI
bachicoltura
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1, Baco adulto : a. e. 1. m. n. anelli, 0. testa, b. cornetto, p. tre pma di zampe vere articolate, q. quattro
paiadi zampe addominali o. false zampe, r. due paia di zampe anali — 2, Guscio • a. micropilo, b. canaletti
aereifeyi — 3, s. stimma - v. vestibolo tracheale, r. diramazioni tracheali che mostrano la spira chitinosa
— 4. Gianduia setifera. — 5. i cavità della bocca; 2 faringe; 3 esofago; 4 fascetti fibrosi: 5 stomaco; 6 8 9
iO diverse parti dell'intestino ; 7 stomaco — 6, Baco vicino a trasformarsi in crisalide 7, a. rescica acrea,
b. vescica cecale — 8, Organi i-iproduttori della femmina — 9, Varie forme di boz2oli (12 3 4 5)— lO-H. Far-
falle - a maschio • b femmina — 12. crisalide vista di sopra — 13, crisalide vista di sotto.
baco generalmente dopo la terza muta; per essa
perde l'appetito, si ferma su,lla sponda dei graticci,
ha più lenta la circolazione del sangue, si fa violaceo
e muore - Codetta, malattia dei bachi da seta; i
bachi stessi che l'hanno. - Flaccidezza, letargia,
malattia dei morti passi, terribile malattia .conta-
giosa che colpisce i bachi all'ultima età, e per la
quale diminuiscono molto di volume, rifiutano il
cibo, rimangono immobili, ingrossano la testa, di-
ventano inerti e flosci e muoiono.
Gattina, malattia che colpisce il baco tra la terza
e la quarta età ; per la quale intristisce e si fa
rugoso, muta male, emetle dalla bocca una goccia
giallognola e non cresce. - Giallume, malattia che
colpisce il baco all'epoca della mat;uranza, per la
quale si fa torbido, giallastro, ingrossla, gli si scre-
pola la pelle, da questa uscendo poi un liquido giallo
0 bianco assai puzzolente. - Leucoflegmasia, malat-
tia a cui vanno soggetti i bachi quando sono nati
avanti tempo per ragioni del caldo. - Negrone: è un
sintomo di altra malattia ed è indizio di prossima
morte.
Pebrina, idropisia delle farfalle, atrofia polimorfa,
malattia delle petecchie: attacca il baco in tutte le
età: dovuta a organismi parassitici (corpuscoli Cor-
nalia) ; il baco ammalato intristisce, non mangia,
rimane piccolo, si copre di macchiette nere, si
accorcia e muore. - Riccione, malattia che si raa-
Premoli — Vocabolario Nom.enclatore.
226
nifesta quando il filugello sta al bosco; si arriccia,
gira (Tua eia senza tessere o tesse un bozzolo po-
verissimo di seta. - Rientro, malattia dei bachi da
seta, detta anche ruggine.
Bacacelo, il baco morto che sta racchiuso nel
bozzolo e che, dopo la tiratura, si butta via: ba-
coccio, crisalide morta. - Baco rientrato, malato
di rientro e di ruggine. - Chiarelle, chiarelli, bachi
da seta malati di torpore. - Frate, il baco da seta
che, dopo aver mangiato, non fa il bozzolo. - Luc-
ciolo, il baco con la pelle lustra, che poi s'assottiglia
e scoppia (bacolinoj. - Lustrini e bachi lustrini, i
filugelli che lustrano per malattia. - Seme bruciato,
di quei bachi che danno in rosso scuro e intri-
stiscono. - Vacca, il baco da seta che per malattia
non va in frasca.
Ingessire, dei bachi da seta che per malattia di-
ventano bianchi come gesso e muoiono. - Invac-
chire, infralire, rinfratire, dei bachi da seta che.
dopo aver mangiato, diventano grossi, gonfi e gialli
e muoiono.
Panistofiti, corpiccioli in gran numero che cau-
sano una malattia dei bachi da seta. - Ugi, uji, si dice,
nel Giappone, un insetto che vive nel corpo dei
bachi da seta.
Bachicoltura
Bachicultore, chi attende alla bachicoltura, curan-
do la temperatura dell'ambiente, la pulitezza dei
bachi, la distribuzione della foglia di gelso, di cui
si nutrono, ecc.: bacaio, bigattiere, sericultore.
Bachicoltura o bachicultura, l'arte di allevare, di
accudire allo allevamento dei bachi, sericoltura. -
Bacologia, scienza che tratta dei bachi da seta.
Bacologo, chi la tratta.'- Bacologico, relativo a
questa scienza. - Campagna bacologica, il periodo di
tempo in cui si allevan oi bachi. Usasi la frase:
Aprire la..^
Covatura del seme, il far nascere i bachi. - Iber-
nazione, conservazione del seme, al freddo. - Incuba-
zione, tutte le operazioni riferentisi al modo di far
schiudere le uova e far nascere i bacolini. - Incubatrice,
l'apparecchio in cui si mettono le uova dei bachi
per farle schiudere. - Una mandata di bachi da
seta, quanti se ne fa in una volta. - Partita, quan-
tità di bachi allevata da un coltivatore. - Posta,
quantità di semente che si pone a schiudere in
una volta. - Schiudere, curare l'uscita del baco dal
seme nel pannuccio o nella stufa. • Selezione fisio-
logica, la scelta delle farfalle dietro osservazioni
sulla longevità, sulla temperatura e le condizioni
favorevoli per avere uova sane. - Selezione .letar-
gica, scelta di quelle farfalle il cui stomaco trovasi
in istato normale.
Bacheria, locale costrutto appositamente per alle-
vare i bachi da seta: bigattiera. Armario, i roma-
gnoli dicono così l'impalcatura, e garzoli i piani di
questa. - Bozzolaia, coconaia, stanzone stogato con
palchi in mezzo isolati, sowapposti gli uni agli
altri, a uso di tenervi i bozzoli da mandare poi alla
trattura. - Forno, edificio cilindrico con palchi
interni circolari, sui quali si collocano panieri ri-
colmi di bozzoli, i quali ricevono un calore suffi-
ciente ad uccidere le crisalidi per impedire la sfar-
fallatura.
Arpa, telaio di cordicine sul quale si mettono a
sfarfallare i bozzoli. - Bosco, infrascato, infrascatura,
frasca, l'insieme degli arbusti, degli arboscelli, dei
fastelletti di erica, di ginestra, di ravizzone, di
trucioli, ecc., su cui i bachi fanno il bozzolo.
Canniccio, palco fatto di cannicci. - Carta
da bachi, quella che si stende sopra le stuoie
prima di mettervi i bachi. - Cartoni, pezzi di cartone
sui quali è stato fatto fare il seme dei bachi da
seta. - Castello da bachi, l'impalcatura di legno dove
si mettono le stuoie e i cannicci. - Corbelloni,
grosse e alte corbe di vimini o di stecche, gene-
ralmente di forma cilindrica, che servono a tra-
sportare i bozzoli sul mercato - Frasca, mazzetti
di stipa 0 simile, dove si mandano i bachi da seta
a fare il bozzolo. - Gelso, albero che fornisce la
foglia per i bachi da seta. - Graticcio o stuoia,
palco di vimini tessuto su mazze o bastoni. - Letto
dei bachi da seta, gli avanzi della foglia mangiata,
misti con le materie escrementizie dei bachi stessi.
Palchi, generalmente quei piani, sovrapposti gli
uni agli altri a convenienti distanze, sui quali si
tengono i bachi. - Pannuccio, involtino di cencio
legato in forma di bottone, o sacchetto entro cui
sta il seme di bachi, tenuto fra le materasse, o
portato indosso dalle donne per farlo schiudere
nei piccoli allevamenti. - Ravizzone, specie di bras-
sica coltivata pei semi oleiferi e per gli steli, che,
secchi, si usano per imboscare i bachi da seta.
Staggi, grosse aste di legno fermate verticalmente
sul pavimento e al soffitto, sulle quali sono con-
fitti pinoli 0 mensolette a sostegno dei palchi, gli
uni al disopra degli altri. - Stufa, stanzino riscal-
dato, dove, entro "cassettine, si fa schiudere la se-
mente nei grandi allevamenti. - Tavolato, palco di
assi 0 di tavole.
Bozzolaio, chi traffica di bozzoli, ai bozzoli. - Se-
maio, chi attende a fare il seme dei bachi; chi lo
raccoglie e lo conserva. - Sfogliatore, il bracciante
che sfoglia quotidianamente i gelsi pel nutrimento dei
bachi. — Stufaiolo, colui che costruisce le stufe
e anche colui che ha l'incarico di far schiudere i
bachi.
Allevare, fare, mettere, porre i bachi , far na-
scere il seme. - Fare, dare le fumate: bruciare pa-
glia 0 simile nelle bigatterie per rinnovare l'aria a
riscaldare. - Governare, condurre a buon fine l'al-
levamento dei bachi. - Incartare, dicesi del rin-
voltare in carta, rinchiudere in un cartoccio di
foglie certi bachi vaganti, che altrimenti andrebbero
a fare il bozzolo negli angoli del soffitto o in altri
luoghi lontani dal bosco. - Infrascare, mandare
i bachi alla frasca: infrascatura. - Mondare la fo-
glia dei gelsi per i bachi da seta, pulirla delle more,
dei nodi, dei gambi. - Sbozzolare, levare dalla fra-
sca i bozzoli : sbozzolatura, sfrascamento. - Sfrascare,
levare dai palchi la frasca, quando su di essi sono
perfettamente terminati i bozzoli.
Baccio. Verga di ferro adoperata in fonderia.
• Veggasi anche a canonico.
Bacologia^ bacòlogo (bacologico). Detto a
baco da seta.
Bacterlo (batterio). Organismo infinitamente
piccolo, microscopico: comunemente cosi si desi-
gnano i microrganismi : bacillo, germe di infezione ;
microbio ; microbo, vibrione. - Streptococco, bac-
terio di forma rotonda, i cui elementi si raggrup-
pano in forma di catena. - Atiaerobi, microrgani-
smi che, per vivere, richiedono l'espulsione dell'os-
sigeno aereo. - Bacteriologia, trattato e studio dei
bacterì.
Antisepsi, cura dedotta in medicina e in chi-
rurgia per impedire l'infezione da bacterì - Earte-
rioterapia, la cura di certe malattie per mezzo dei
microrganismi. • Sieroterapia, attenuazione della
BACTERIOLOGU — BAGNARE
227
virulenza dei bacterì patògeni. - lossina, veleno
secreto dai bacterì, nell'organismo o nelle colture
artificiali.
Bactoriologia, bacterioterapia. Sinonimo
di microbiologia. Detto a bacterio.
Bactronianzia. Detto a bacchetta.
Bacucco. Arnese per coprire la faccia.
Bada. Detto a ritardo.
Badalóne. Leggio nel coro d'una chiesa.
Badaluccare, badnlncco. Detto a combat-
titnento.
Badana. Veggasi a cuoio.
Badanài. Confuso rumore di persone.
Badare (badato). Mettere cura, attendere a
checchessia; mettere attenzione; vigilare; aver
l'occhio, stare all'erta ; por mente, osservare.
Perdere il tempo, indugiare. - Guardarsi, scan-
sarsi, per evitare un pericolo. — Contrario, tra-
scurare, non curare, passar sopra.
Badatura. La guardia che i contadini fanno
di notte alle viti cariche à'uva.
Badéssa. Superiora di convento: abbadessa.
Badia. Monastero, convento, chiesa retta da
un abate.
Badiale. Molto grande, enorme.
Badiana. Nome con cui si designa l'anice stellato.
Badile. Istrumento di ferro, con manico di
legno, simile ad una pala, usato per pulire, per
f (rendere terra, sabbia, ecc. - Badilante, termme
ombardo ed anche veneto, di largo uso e di buo-
na formazione : indica quella speciale classe di ma-
novali, per lo più giornalieri, che sono addetti ai
molti lavori pei quali occorre il badile.
Baffi. I peli che coprono il labbro superiore
dell'uomo e anche di alcuni animali (gatti, cani,
ecc.) : basette, barbigi. Li si puliscono con un pet-
tinino 0 uno spazzolmo; li si ungono e li si ten-
gono distesi con la ceretta o altra pomata.
I baffi possono essere: lunghi, corti, radi, arric-
ciati, insegati, uniti, folti, spioventi. Secondo il co-
lore, biondi, bruni, neri, gngì, stinti, bianchi. - Duri
come spazzole, di bafiì e sim., non morbidi.
Buffetto, dimin. di baffo. - Baffettino, dimin. e
vezzegg. di baffo : mustacchino, basettino. - Baffino,
meno comune di baffettino. -£a/faccio, peggior. di baffo.
Baffi brizzolati, che imbiancano. - Baffi di topo,
corti e radi. - Baffi intiguaii, spregiativo di baffi
radi. - Basetta, basette, lo stesso che baffo, baffi,
ma dicesi più specialmente di quello che si unisce
sotto alla bocca coi peli delle gote «Nordiche ba-
sette». - Basettone, basetta gran le; anche chi porta
grandi basette: basettaccia. • Mustacchi, baffi folti:
mostacchi. - Mustacchioni, grossi mustacchi.
Baffone, uomo con gran baffi. - Baffonaccio, peg-
gior. di baffone. - Baffona, donna che abbia dei
baffi relativamente vistosi. - Baffuto, che ha gran
baffi. - Basettone, chi ha grandi basette.
Arricciare, attorcigliare, arroncigliare, detto di
baffi, di mustacchi, torcerli o tenerli intorno a sé
torti, perchè figurino meglio. - Buttar giù, levarsi
i baffi, levarseli col rasoio, raderli del tutto. - Li-
sciarsi i batfi, tirarli delicatamente, per assestarli.
- Sollevare i baffi, tirarli su. - Spelacchiarsi (scherz.),
lisciarsi i baffi. - Sti-isciarsi i baffi, tirarli. - Figlio
di tette che baffi mette, dicesi per scherzo o ironica-
mente a chi si tira i baffi nascenti. - Giovanotti che
si struggono de' baffi, li desiderano ardentemente. —
Diavoloni, mezzo meccanico per arricciare i bafiS.
Baffuto. Che ha gran baffi.
Basaglia, bagagliaio. Detto a bagaglio.
Bagaglio. Le masserizie, gli indmuenti, ecc.
eie si portano in viaggio: bagaglia, bagagliuola:
r ha; impedimento ^dal latino). 11 bagaglio per le
persone si porta, per lo più, entro una valigia,
un baule e simili. - Bagagliaio, carro o traino,
dove si mettono i bagagli; nelle stazioni ferroviarie,
il deposito dei ba<;agli. - Bagagliere, impiegato al
quale spetta la consegna dei bagiigli, - Bagaglione,
chi porta e custodisce le baga;;lie o fa altri simili
bassi uffici in un esercito; saccomanno, saccardo. -
Bagagliume ^spregiat.), insieme di bagagli.
Salmeria, bagaglio di milizia.
Bagarinaggio, Bagarino. Detto a mercato
e a teatro.
Bagascia. Donna di ma.\'a.iÌ2Lre, prostituta.
Bagattèlla. Cosa frivola o da poco: inezia.
- (jiuoco de' bussolotti.
Bagattelllere. Detto a bussolotti.
Bagattello. Specie di carrozza.
BaggèOj Baggiano {baggianata). Semplicione,
sciocco.
Baggianata, baggiano. Detto a sciocco.
Baggiolo. Sostegno che si mette sotto pietra
0 marmo, per reggerli.
Bagher, Bagherino (tose). Carrozzella a
quattro ruote, adatta per tre persone.
Bagherone. Grossa moneta di rame.
Baglio. Grossa trave di legno, squadrato, a so-
stegno del ponte in una nave.
Baglióre. Luce che abbaglia, splendore,
Bagnaiuolo. Chi serve al bagno.
Bagnamento. L'atto del bagnare e del bagnarsi.
Bagnante. Chi è al bagno.
Bagnare, bagnarsi (bagnamento, bagnato, bar
giiaturaj. Versare acqua o altro liquido sopra
alcuna cosa; prendere im bagno. - Detto di fiume,
di lago, di mare, toccare o circondare un luogo
con le proprie acque. - Lavare, togliere la spor-
cizia con acqua o altro liquido.
Bagnamento, atto del bagnare (in un modo qua-
lunque, con acqua o altro), dell'inumidire, oppure lo
stato d'una cosa bagnata : imbagnamento, immollamen-
to, immollazione; umettamento, umettazione; battez-
zamento (scherz.); madefazione.- ilò/Msione, lavamento,
bagno. - Adacquamento, l'adacquare, l'irrigare, per
lo più di terre : irrigamento, irrigazione, - Affur
sione: consiste nel versare un liquido su tutto il
corpo 0 solamente su qualcuna delle sue parti. -
Aspersione, atto ed effetto dell'aspergere. - Inaffia-
mento, annaffiamento, inafflatura, annaflfiatura, il
bagnare leggermente, Vinaffiare: detto special-
mente di fiori, di giardini, ecc. - Infradiciata, ba-
gnatura abbondante. - Infusione, atto ed effetto
dell'infondere. - Inzuppamento, l'inzuppare e lo
stato della cosa inzuppata. - Macerazione, atto ed
effetto del macerare. - Spruzzaglia, spruzzo, bagna-
tura leggiera.
Bagnare, spargere un liquido sopra checchessia:
adacquare, ammollare, immollare; anaffiare, inaf-
fiare; inumidire, inumorare; annacquare, inacquare;
arrorare, inrorare, irrorare, rorare; arrugiadare, ir-
rugiadare; aumettare, umettare. - Adacguore, annaf-
fiare, inaffiare, inacquare (mettere acqua in altro
liquido: in questo caso, anche tagliare, temperare,
battezzare); sottoporre a irrigazione. - Annaffiare,
leggermente bagnare, inafiBare. - Aspèrgere (asper-
so), spruzzare leggermente. Rispergere, nuovamente
aspergere.
Imbevere, attrarre umore, assorbire liquido. - Im-
mergere, mettere una cosa dentro un liquido; bar
228
gnare replicatamente in acqua o altro ; intingere,
tuffare. - Immollare, far molle, di cosa clic si tenga
a lungo immersa (un pezzo di pane nel brodo,
nel latte, ecc.); far imbevere, imbevere; intingere,
imbibire; intuffare, inzuppare. Di farina ed altre
«imili materie, intridere, stemperare. - Infondere
(infusoj, mettere checchessia dentro un liquore. -
Infracidare, infradiciare, immollare molto. -/riMmi-
dtVe, rendere umido, ossia poco bagnato: umet-
tare. - Inzuppare, far imbevere completamente di
un liquido. - Irrorare, bagnare di rugiada.
Macerare, tenere una cosa in un liquido tanto
che addolcisca e diventi trattabile: detto, per lo più,
di canapa, di Uno e simili. Mettere, tenere in
Tavola XII b.
macero. - M acer abile , che si può macerare.
Schizzare, mandare schizzi, spruzzi. - Schizzata,
lo schizzare. - Schizzatoio, strumento per schizzare.
- Schizzettare, bagnare con lo schizzetto. - Schiz-
zettata, lo schizzettare. - Shizzettatura, azione ed ef-
fetto dello schizzettare, a un dato &ne.-Spì-uzzare,
bagnare leggermente, schizzando l'acqua o altro
con le mani bagnate, con pennello o simili: spruzzare,
spruzzolare; sbruffare, spruffare. Detto anche del
liquido che si infrange in minutissime stille - Umel-
tare, bagnare tanto o quanto, inumidire. - Umettativo,
che ha forza d'^iugttare.
Bagnarsi, versare un liquido sopra sé stesso ;
prendee un bagno, lavarsi; immollarsi, ecc.
A. Armadio contenente le pile e gli appareschi - B. Slitta Dubois-Reymond per faradizzazione - 6'. MiUiam
perometro aperiodico - D. Reostato - E- Investitore - F. Commutatore di Watteville - G. Sommato re delle pile
- H. Commutatore pei vari elettrodi della vasca - /, Doccia elettrica : J. Rubinetto per doccia - L. Rubinetto
per acqua fredda - M. Robinetto per acqua calda - N. Robinetto per acqua calda e fredda unite - 0. Sbarra
monopolare per mano - P. Vasca - Q, R, S, T, Y. Elettrodi vari - V, V, Z. Coniatti corrispondenti agli elettrodi
interni . 1. Rubinetti di miscela per bagni - 2. Scaldabagno a gas, a grande pressione - 3. Robmetto d'eroga-
zione a valvola di pressione - 4. Scaldabagno a carboii' , con scatola scaldabianclieria - 5, Assetto completo
per bagno, con scaldabagno, doccia, rubinetteria e vasca - 6. Bagno a sedta con scaldabagno a circolazione
per bagno normale, con apparecchio speciale per bagno a vapore . 7. Impianto completo per bagno idroeletttrico."
Bagnato, ammollato, immollato, inzuppato; asper-
so, intriso; madefatto; màdido (poet.), specialmente
di sudore, - Fracido, fradicio, molto bagnato,
specialmente da pioggia. Fracidiccio, alquanto fra-
cido. - Fracidume, fradiciume, l'esser fracido. - Molle,
mollo, inzuppato d'acqua (della roba molto fine,
come carta, velo e simile, non si dice Molle ma
Bagnato, se non è da strizzare). - Ròrido, rugia-
doso, bagnato di rugiada. - Umido, pregno d'acqua,
trasudante umori acquei; un po' bagnato.
Bagnalo molto: fracido, fradicio; grondante; molle,
imbevuto, inzuppato, soffuso, zuppo (bagnato com-
pletamente).
Essere fradicio fino al collo ; inzuppato come una
$pugna; molle fino alla camicia, fino all'ossa, molle.
intinto. - Parer tuffato in una vasca, di cosa o per-
sona molle, inzuppata.
Varie. — Asciugare, rendere asciutto ciò che
era molle, bagnato. - Rinvenire, di cose secche messe
nell'acqua o altro liquido, che ammolliscono e rigon-
fiano. - Sprèmere, premere con forza una cosa
per farne uscire il liquido che contiene: stnzzare.
Rientro, quel tanto che il panno, bagnandolo,
ritira..- Impermeàbile, di stoffa, di panno in cui non
penetra acqua.
Bagnatura. L'atto del fare il bagno. • Corso
di bagni.
Bagnino. Detto a bagno.
Bag-no t bagni). Immersione della persona, con
tutto il corpo 0 in parte, in un liquido, nel va-
229
pore (bagno gasaoso), in sostanze molli (bagno
molle), 0 solide (bagno secco). ■ L'elletto del bagtiare
e del bagnarsi. - Balneario, di bagno o di bagni
(stabilimento balneario, ecc.). - Balneografia, descri-
zione dei bagni. - Balneologia, scienza dei bagni. -
Balneotecnica, arte di preparar bagni. - Balneotera-
pia, cura con l'uso metodico dei bagni. -/£Zro<e7-7na/^,
che appartiene o si riferisce alile sorgenti d'acque
termali. - Idrotermico, che è relativo all'acqua calda.
- Talassoterapia, trattamento mediante cagni di
mare.
La temperatura dei bagni può essere differente e
variare da O'^-S'* (bagni ghiacciati); da 5°- 12°
(bagni mollo freddi/, da 12" -18" (bagni freddi);
da 18° -25° (bagni freschi); da 23° -32° (lagni tie-
pidi); da 37°- 43° (bagni caldi); oltre a 42° (bagni
molto caldi).
Bagni generali: quando é immerso tutto il corpo,
meno la testa, e bagni parziali, i semicupi, per cui
solo la parte inferiore del tronco e la parte supe-
riore delle cosce rimangono immerse nel bagno;
pediluvi, maniluvi, con l'immersione limitata ai
piedi, alle mani, alle braccia. - I lagni liquidi si
distinguono in semplici e composti: i semplici pos-
sono essere d'acqua dolce (di pioggia, di fiume, di
stagno, di sorgente, di pozzo, di mare) e à! acqua
salata (acque minerali, naturali, artificiali); sono
composti i bagni aromatici (piante aromatiche, vino,
alcool diluito); gli emollienti (cnisca, amido, fecola,
siero di latte o latte); gli eccitanti (senape, elettricità);
i fortificanti (gelatina, olio, trippe, sangue). — Al-
tre distinzioni : bagni solidi propriamente detti
(sabbia, cenere, amido i; bagni wezzo liquidi (fanghi
animali e minerali, muffe, jeccie vinose, feccie di
ulive, letame caldo).
I bagni gassosi od aei'eiformi (veggasi ad aria)
si distinguono in: bagni secchi (aria secca, calda,
compressa; mercuriali, solforosi, iodati, resinosi) e
in bagni umidi o di vapore propriamente detti
(acqua semplice; carica di principi aromatici o di
altro; polverizzata). I bagni a vapore {bagno russo,
bagno turco) si prendono in stufe, nelle quali si fa
entrare il vapore acqueo. Oltre ai bagni a vapore
artificiali, si hanno queììi naturali, dovuti all'accu-
mularsi, in escavazioiii del suolo, dei vapori umidi
0 secchi, che si sviluppano spontaneamente da una
sorgente termale. - I bagni di luce possono essere
generali e parziali: consistono in un piccolo gabi-
netto (dentro il quale l'individuo può rimanere se-
duto 0 coricato) con disposto attorno alle sue pa-
reti, rivestite di specchi, da 30 a 48 lampadine
elettriche ad incandescenza, della forza di 2o can-
dele. Vari apparecchi e più o meno lampade ser-
vono per il bagno di luce parziale. - Pei bagni
elettrici o galvanici, o faradici, galvano - faradici,
0 statici, 0 ad alta frequenza, mono o bipolari
(usati nelle malattie nervose), veggasi ad elettro-
terapia.
Bagni nella cui composizione entrano sostanze
minerali: alcalino, di Vichy, solforoso o solforato,
solfo-carbonico, iodo-bromo- solforoso, solfo-iodico, sol-
forato semplice, solforato con colla, solfo saponaio,
di Baréges, iodato, iodurato, di sale o bagno mari-
no, di sublimato corrosivo o bagno mercuriale, di
Plombières, acido, carbonico, salino-carbonico, arseni-
cale. - Bagni preparati con sostanze di natura ve-
getale: bagno d'amido, aromatico, senapizzato, di
tannino, dì olio di trementina, di malto, di crusca,,
d'arnica, di valeriana, di tiglio, balsamico, di tartaro
tmetico , emolliente, fortificante, stimolante. • Bagni
a base di sostanze ammali: bagno gelatinoso, gela-
tinoso e solforato, di sapone, saponaceo-alcalino, di
formiche, di sapone solforato.
Bagni diversi. — Ammocasia, bagno secco che
si fa sulle spiaggie marine immergendosi nella sab-
bia ben riscaldata dal sole. - Bagno indiano, quello
col quale si inaffìa con acqua] calda il corpo di-
steso su un banco, agitando il corpo stesso con un
metodo speciale (massaggio). - Bagno medicato, quello
in cui sia stata immersa qualche medicina: quindi
bagni alcalini, clorurato-jodici, ecc. - Bagno mtne-
l'ale, quello fatto con acqua che contiene una quan-
tità di principi superiore a quella che si trova nel-
l'acqua comune: - Bagno russo, stufa scaldata con
vapore acqueo, in vicinanza della quale si trova
una sala (l'immersione fredda e un salone di riposo
con massaggio: bagno a vapore; stufa sudatoria;
fomento, - Bagìw turco, quello per cui si entra in
locali riscaldati da stufa, per essere lavati, asciugati,
pettinati e coperti di balsami.
Varie maniere di far bagni. — Abluzione, bagno
parzialissimo, lavamento di parte del corpo. - Af-
fusione: consiste nel versare senza torza un liquido
sul capo, 0 soltanto sopra una sola parte. L allu-
sione può essere generale, parziale o locale. - Bagno
di sorpresa o bagno di ondata, quando l'affusione è
fatta di sorpresa, senza che il bagnante (di solito
ammalato) se l'aspetti. - Aspersione, quando l'acqua
è gettata senza forza, sotto forma di pioggia.
Bagnata, un semplice tuffo. - Bagnatura, l'ope-
razione del bagnarsi, ma più comunemente qu-illa
seria di bagni che si fanno in una stagione. - Bar
gnetto, breve immersione del corpo: bagnettino. -
Bagnolo, o bagtiuolOy bagno locale che si fa ad
una sola piccola parte del corpo, come braccio,
mano, occhio o simile.
Capiluoio, bagno del capo. - Cataclisma, bagno a
doccia. - Doccia, colonna o spruzzo d'acqua che
si fa cadere sul corpo per idrotei'apia. - Manilu-
Invio, bagno alle mani con acqua calda pura o con
senape, con acqua e aceto, con acqua e cenere. -
Mezzo bagno, quello che si fa dalla cintura in giù,
stando la persona seduta nella tinozza.
Paroptési, bagno nell'arena calda. - Pediluvio,
immersione dei piedi nell'acqua semplice o carica
di qualche sostanza medicinale; freddo, tiepido,
caldo, con senape, ecc. - Rinfrescamento, bagno in
acqua per sollievo contro il caldo.
Semicupio, bagno nel quale solo il bacino, lino
all'ombilico, è immerso nell'acqua e le estremità
inferiori sono fuori del liquido. - Stufa, bagno cal-
do. ■ Stufe di arena : si fanno coprendo parte del
corpo, 0 tutto, tranne la testa, che viene riparata
dal sole, con la sabbia asciutta delle rive del
mare, riscaldata fortemente dai raggi solari. Usate
nei reumatismi cronici, ecc.
Edifici, arnesi, persone, locozioni.
EoiFia. — Bagni, luogo pubblico, o accessibile
a pagamento, dove siano acque naturali o condot-
tevi artificialmente, in bacini comuni o riservati
(tinozze), ad uso di bagnarvisi o, anche, l'eserci-
tarsi al nuoto. - L'edificio o gli edifici, le baracche
di legno, ecc., allo stesso scopo impiantati alla
spiaggia del mare, presso la riva d'un lago, d'un
fiume, ecc. -Antibagno, stanza che precede quella
del bagno. - Apoditerio, luogo delle antiche terme,
nel quale si toglievano gli abiti. - Amiaio, luogo
dove sono i bagni, per lo più riparati.
230
BAGNO PENALE
Bagnaccio, peggiorativo di bagno, nel significato
di luogo dove si tanno immersioni del corpo nel-
l'acqua. Bagno meschino, anzi sudicio e lercio. • Ba-
gnetti, luogo dove sono pubblici bagni, non grande,
ma grazioso. - Bagnettino, stanza per bagno, piccola
ma elegante, graziosa. - Bagnetto, piccolo stabili-
mento, ma grazioso e elegante, dove si facciano
bagni. - Bagno, la stanza dov' è la tinozza o la va-
sca, e la tinozza e la vasca stessa coll'acqua, e
Tacqua stessa. - Baracca, casotto di legno coperto
di tela che si rizza in mare e nei fiumi per farci
bagni. - Battistero, una delle sale delle antiche terme.
Cabina, capanna da bagno. - Calidario, nelle an-
tiche terme, stanza destinata ai bagni caldi.
Efebo, nei bagni dell'antichità greco-romana,
gran sala destinata ai lottatori, detta anche Xisto.
- Exedra, sala di conversazione nelle antiche terme.
- Frigidario, stanza del bagno, con temperatura
bassa per rinvigorire il corpo. - Ibamanam, stabili-
mento di bagni turchi o a loro imitazione. - /po-
causto, luogo dei bagni antichi, dove si accendeva
fuoco per riscaldare le stanze e le acque. - Laconi'
cum, stufa secca delle terme. - Lavacro, bagno,
luogo per lavarsi. - Ninfeo, bagno pubblico antico;
ancne, appartamento per bagno.
Spogliatoio, luogo nei bagni, destinato a uso di
spogliarvisi. -Stanza del bagno, brevemente, bagno,
stanzuola nella quale è la tinozza o vasca di marmo,
per fare i bagni in casa. In una stanza da bagno
per lo più si trovano il lavabo, con uno o più ca-
tini (alcuni a scarico e muniti di piletta); lavabo a
scatola; fontanelle o acquai, in porcellana o in ghisa
smaltata ; le toelettes, fisse, o a bilico. Si trovano anche
talvolta doccie fisse o trasportabili. - Stufa, stanza
per bagno a vapore, o anche l'arnese all'uopo. - Su-
datorio, stufa da bagno.
Tenda, baracca di tela per bagnanti alla spiaggia,
- Tepidario, stanza balnearia, a media temperatura,
di preparazione al bagno a vapore. - Terma, più
comunemente terme, gli stabilimenti balneari ro-
mani; ora luogo d'acque minerali calde per cura:
stazione termale, acque termali. Tali le stufe di Mon-
summano, i fanghi d'Acqui, le muffe di Valdieri,
ecc. - Untuario, luogo delle terme, dove i bagnanti
si ungevano.
Arnesi, recipienti. — Bagnaròla (romano), reci-
f (lente in cui si prende un bagno. - Battezzatorio,
a vasca in cui si faceva il bagno a immersione.
- Fornello da tinozza, arnese in torma di cilindro
che si mette dentro la tinozza, per iscaldarne l'ac-
qua. Dalla base di questo vaso o fornello, e da
due parti opposte, inferiori alla gratella dei carboni
accesi, partono due minori tubi, che risalgono sino
all'altezza della bocca del fornello, e servono al
passaggio dell'aria necessaria alla combustione; le
tre aperture rimangono fuori dell'acqua.
Idra fero, apparecchio balneare inventato da Mathieu
de la Dróme e destinato a produrre artificialmente,
in una camera di legno, i fenomeni della pioggia.
- Piscina, grande vasca da bagno; serbatoio d'acqua
fredda o calda, ferma o corrente, a scopo di cura.
- Natatoria, piscina nella quale si nuota - Natatio,
piscina da nuoto nelle terme antiche.
Robinetto, o rubinetto, arnese girevole pel quale
si fa uscire l'acqua: se ne tanno di diversi mo-
delli, alcuni detti mescolatori, perchè possono dare,
da diversi condotti, due o più acque (calda e fred-
da, semplice o medicata, ecc.). -Scaldabagni, appa-
recchio, specie di stufa, per lo più di rame, per
riscaldare l'acqua (di solito col gas), da versare
poi nel bagno. - Semicupio, arnese per fare il
bagno dello stesso nome.
Tinozza, ampio vaso di rame, di latta, di cotto,
0 di marmo, talora anche di legno, in cui è Con-
tenuta l'acqua a uso di bagnarsi. Anche quello di
terracotta o di marmo, che si fissa al pavimento
nelle stanze da bagni. - lubo, grosso cilinaro vuoto,
di rame o di latta, che si empie di carbone acceso
e si immerge nella tinozza, acciocché l'acqua si
scaldi. - Vasca, la tinozza di marmo o d'altro che
si usa nei bagni pubblici o nelle case che hanno
stanze da bagno.
Persone, ecc. — Bagnante, chi fa la cura dei
bagni in luogo a ciò destinato, o va all'uopo in una
città marittima, o si reca a stabilimenti di acque
minerali per farne. - Bagnaiolo, bagnaiola, l'uo-
mo, la donna che fanno il servizio occorrente ai ba-
gnanti, apprestando la biancJieria, aiutandoli ad
asciugarsi, ecc. Nell'uso, più frequente, bagnino.
Costume da bagno, la veste che indossa chi non
si bagna nudo. - Endromide, veste che anticamente
si indossava all'uscita dal bagno. - Galleggiante,
cerchio o altro arnese, di gomma, di sughero, ecc.,
che, ai bagni di mare, di lago, di fiume, si dà tal-
volta a chi non sappia nuotare: salvagente, - Mu-
laudine, calzoncini cortissimi, per lo più di maglia,
per bagni. - Pallio, ampia coperta per bagno.
Striglie, striglia o raschiatoio di ferro o di bron-
zo a lama ricurva, incavata, per togliere dàlia pelle
la loia 0 il sudore dopo an bagno o un esercizio -
Strig illazione, massaggio con lo striglie.
Locuzioni. — Andare all'acqua, andare al fiume,
al lago, al mare, a scopo di bagnarsi. - Bagnarsi,
fare un bagno, immergere le membra in un liquido,
- Dare un beverone, dare un tuffo nel bagnarsi e
bere. - Entrare nel bagno, uscire dal bagno. - Far
cazzuola, star a bagnarsi dove c'è poca acqua, co-
me fanno talvolta alcuni anfibi, - Fare un bagno,
fare i bagni, bagnarsi una volta o più in giorni
successivi. - Fare i bagni nella conca col martello
in mano, di chi non si bagna nei fiumi o nel mare
per paura. - Guazzare, sguazzare, guazzarsi, sguaz-
zarsi, moversi nel bagno. - Mettere il culo in fresco
(scherz.), fare un bagno, specialmente un semicu-
pio. - Immergersi, tuffarsi, entrare nel bagno, nell'ac-
qua ; prendere il bagno, un bagno, bagnarsi, entrare
in bagno. - Preparare, scaldare, riscaldare il bagno,
ecc. - Tuffarsi, immergersi nell'acqua, nel bagno.
Bagno. Voce di vario significato, indicando:
pel conciatoref il tenere in molle i cuoi nell' ac-
qua cotta, ecc.; per il lanaiuolo, una saponata
con la quale si bagnano i pannilani; per l'orefice^
o per il gioielliere, il vaso nel quale si mette a
liquefare un metallo e il metallo stesso.
Bagno elettrolitico, soluzione per i processi di
galvanoplastica (argentatura, doratura, ramatura,
ecc.). In esso si distingue: Velettrolito, o soluzione
che va sottoposta all'azione della corrente; l'anodo,
che è collegato col polo positivo della sorgente di
elettrica: il catodo, che è collegato col polo nega-
tivo. - Bagnomaria, vaso pieno d'acqua nella quale
viene immerso, perchè vi si riscaldi, nn secondo
vaso contenente sostanze qualsiansi. Specialmente
usato nelle locuzioni: scaldare, cuocere a bagno-
maria.- Purga, cosa che ha bisogno di stare in
molle in un liquido perchè perda o prenda certe
qualità.
Bagnomaria faj. Detto a bagno (immediata-
mente qui sopra).
Bagno penale. Anticamente serraglio dei con
BAGNOLO — BALENA
231
dannati al remo. Ora, penitenziario, ergastolo, ga-
lera, lavori forzati.
Bagrnolo. Piccolo bagno: consiste nell'applicare,
sopra una parte dolente, compresse in un liquido
medicato; embrocazione, embrocche; pezzetta; fo-
mento, fomenta, bagnolo. - Fomentazione, il fare il
bagnuolo.
Bag-nuolo. Lo stesso che bagnòlo.
Bag-ordare, bagordo. Detto a gozzoviglia.
Bagordo. Specie di antico forweo.
Bàia. Tratto di mare, - Bella, burla. • Bazze-
cola, inezia.
Baiadera. Veggasi a ballerino.
Baiata. Detto a scherno.
Baietta, balottóne. Sorta di panno.
Bailauuue. Detto a baccano e a rumore.
Baio. Aggiunto di mantello di cavallo.
Baiocco. Vecchia nioitefa. - Figur., sciocco.
Baione. Detto a burla.
Baionétta. Lama triangolare e a punta, che si
inasta sul fucile (di cui ha seguito le trasfornia-
zioni), per gli assalti ad arma bianca. Alcune mi-
lizie usano all' uopo la daga inastata. - Anello,
parte inferiore per la quale si ferma la baio-
netta in cima alla canna del fucile. - In canna,
la baionetta inastata. - Shaionettare, pigliare, re-
spingere colla' baionetta. - Armare la baionetta,
inastarla sul fucile. - Baionettata, colpo di baio-
netta. — Alla baionetta I, comando ai soldati di
dare l'assalto, corpo a corpo, col fucile armato di
ba 01 et a' senza più sparare.
Balota. S| e le di tela bianca ordinaria, analoga
alla guttaperca.
Balanite. Detto a gonorrea.
Bàlano. Specie di ghianda
Baiaselo. Sorta di gemma.
Balaustrata, balavistro (balau strato). Ordine
di colonnette per davanzali ed altro; colonnetta per
ornamento di parapetto e simili. - Balaustri, specie
d'i colonnette a poca distanza le une dalle altre, fra
il basamento e la cimasa della balaustrata. - Basa-
mento 0 base, la parte inferiore della balaustrata,
sulla qxiale s' inalzano verticali i balaustri e i pi-
la strini. - Cimasa, finimento superiore, piano e
liscio, della balaustrata. - Colonnino, lo stesso che
colonnello o colonnetta, ritto d'una balaustra. - Pi-
lastrini, due piccoli pilastri che, in serie coi balau-
stri, fanno il principio e il termine della balau-
strata. Talora, nelle lunghe balaustrate, alcuni altri
pilastrini si frappongono fra i balaustri, per orna-
mento 0 per fortificamento. - Regge, chiusura della
balaustrata.
Balbettare, balbettamento (balbettato).
Del parlare, pronunziare le parole difettosamente,
imperfettamente, causa impedimento di lingua,
emozione, ecc. : parlare a parole rotte, tronche;
balbetticare; smozzicare, tagliare le parole; cianci-
chiare ; cincischiare le parole ; eiancigliare ; scilin-
guare; dire parole sbezzicate, sbezzicar le parole; fa-
vellare frastagliatamente, a miccino, a spizzico, a
spicchio, a spilluzzico; favellar addentellato, cincis-
chiato, rotto; impiastricciare una parola con l'altra,
assaltare, rappallottolare le parole in bocca; incoc-
carsi ; non trarre la voce viva ai denti ; ammazzar
mezzo le parole; mangiarsi, ingoiarsi le parole ; pa-
troliare; avere i pedignoni nella lingua.
Balbare, balbeggiare, balbetticare, balbeticare, baU
bussare, balbezzare, balbutire, balbuzzare, balbuzire,
lo stesso che balbettare, ma voci fuori d'uso.
Balbettamento, il balbettare : barbugliamento, ap-
pi.islricciamento, appiastriccicamento; cinguettamen-
to. - Balbettio, balbettamento continuato.
Barbugliare (barbuglione), parlare con parole in-
terrotte e confuse e senza scolpirle. - Biascicare,
pronunziar male le parole, o pronunziarle senza
farsi sentire. - Biasciotlone, chi biascica le parole.
- Cinguettare, detto più spesso di lingua che ci
sia famigliare: vale parlarla non speditamente.
Farfecchiare, balbettare, scilinguare. - Farfecchione,
balbuziente, 8CÌlin''uato - Gni, gni, gni, dicesi di
chi, essendo impedito nella favella, comincia a par-
lare stentatamente senza approdar nulla. - Inchec-
care, propriamente replicare più volte la medesima
sillaba, per non poter esprimere a un tratto le pa-
role, e specialmente quelle un po' difficili - Incan-
gognare, tentennare a profferir le parole in un di-
scorso, biascicar le parole. - Scilinguare (scilinguatoj,
non profferire spiccatamente le parole. - ScÙingua-
torc, chi 0 che s,GÌ\m^m: sdlinguatello. - Scilingua-
tura, parola o parole male pronunziate.
Tartagliare, balbettare per difetto organico o
contratto in seguito a malattia: balbotire, balbutire;
balbuzzare, barbugliare, trogliare (idiotismo); fra-
stagliare, imbrogliarsi, invilupparsi nel parlare ; im-
puntare, intoppare; parlare a salti, a intoppi; lin-
guettare. - Tartagliamento, balbuzie, barbugliamento,
difetto della pronunzia, consistente, per lo più, nella
ripetizione stentata, difficile, faticosa, di certe sil-
labe, oppure nella sospensione momentanea e pe-
nosa della voce e della respirazione su certe vocali
e consonanti. Balbuziente, balbo, chi ha questo di-
fetto. - Bacciuccone, dicesi, nel Lucchese, per balbu-
ziente. - Balbettone, voce usata dal Manzoni per
balbo, balbuziente, balbettante. - Bleso, chi pronunzia
male le parole, specialmente il ci, Vesse, l'erre. -
Lisca, chi nel parlai'e tai taglia (avere la lisca, es-
sere bleso). - lartaglione, tarlagliona, uomoo donna
che tartaglia o prova difficoltà nell'esprimere i
propri concetti: tartaglia, tartagliante; lingua di
frullone, smozzo. Scilinguare, tartagliare a bacchetta,
essere molto tartaglione.
Balbo. Detto a balbettare.
Balbutire (balbutito). Detto a balbettare.
Balbuzie, balbuziente. Veggasi a balbet-
tare.
Balcone. Veggasi a finestra, terrazzo.
Baldacchino. Arnese di chiesa. - Sopraccielo
da letto.
Baldanza. Ardimento, coraggio, sicurtà di
animo.
Baldanzoso (baldanzosamente). Pieno di baldan-
za, di coraggio.
Baldezza. L'essere baldo.
Baldo. Ardito, fiero, pieno di coraggio e di
fiducia in sé.
Baldòria. Grande allegria, gran festa, quasi
gozzoviglia. - Fuochi che si fanno per festeggiare
un avvenimento.
Baldracca. Meretrice, prostituta.
Balena (baleniera, baleniero, balenòttera). Il più
grosso mammifero cetaceo, avente parti spro-
porzionate, testa enorme, bocca stornita di denti,
ma provvista di due serie di lamine cornee, dette
fanoni {ossi di balena, stecche di balena), senza
pinna dorsale. I fanoni si impiegano nella fabbri-
cazione di ombrelli, di canne, di cercini, ecc. -
Balenotto, balena giovane. - Balenòttera, genere di
cetacei affini alle balene, distinti per xma pinna
adiposa dorsale. - Balenidi, famiglia di cetacei com-
prendenti le balene, le balenottere e i generi affini.
232
BALENARE
BALLERINO
- Cascialoto o balena maschio, cetaceo che nella
cavità della testa rinclàude un olio rappreso, noto
sotto il nome di bianco di balena o spermaceti. -
Sfiatatoio, apertura sul capo delia balena e d'altri
cetacei, dalla quale rigettano l'acqua con forza.
Baleniera, imbarcazione equipaggiata per la pesca
della balena. Baleniere, il naviglio e anche il cac-
ciatore di balena. - Ramponiere, nella caccia alla
balena, chi tiene il rampone, o rampicene, lungo
ferro uncinato.
Balenare, balenamento (baleno, balenato).
Ves^gasi a lampo e a vacillare.
Balenière. Detto a balena.
Balestra (balistraj. Antico strumento di guerra
per uso di saettare, arme da corda fatta d'un fusto
di legno chiamato temere, con un arco di legno, di
corno, d'acciaio in cima (che si tendeva mediante
un nervo o una corda), nonché della noce, disco di
corno, di cervo o di metallo, e delia chiave o ma-
netta. Detto anche balestrino, balestro, balestrone;
arcabalestro, arcobalestro; arcobalistra, arcoballista.
Calapidla, balestra per lanciar sassi : balista, bal-
lista; manganella, mangano, manganone; bombarda.
- Scorpione, sorta di balestra a mano e la freccia
tirata con quella.
Arganetto, istrumento per caricare la balestra.
Cianfrona, mulinello a vite della balestra. - Leva,
uno dei quattro strumenti coi quali si caricavano
le balestre, ad eccezione di quelle a pallottola.
Martinetto, martinello, altro dei quattro strumenti
coi quali si caricavano le balestre, ad eccezione di
quelle a pallottola. - Noce di balestra, pallottola di
legno, di forma ovale, e grossa come una noce, alla
quale s'appiccava la corda della balestra nel cari-
carla. - Fesarola, sistema di pulegge, che serviva
a curvare l'arco della balestra. - Sirevo, staffa di
balestra.
Balestrare, scagliare con la balestra; tirare di
balestra; colpire con tiro di balestra. - Balestrata,
colpo 0 tiro di balestra. - Balestriere, soldato ar-
mato di balestra. - Bombardiere, il soldato al ser-
vizio della catapulta.
Balestra. Arnese di tipografia.
Balestrare (balestrata). "Veggasi a gettare.
Balestriera. Feritoia in una fortezza.
Balestriglia. Detto a latitudine.
Balestruccio. Veggasi a róndine.
Bali (baliato). Grado in qualche religione^
di ordine cavalleresco.
Balia, baliàggio, baliàtico. Veggasi ad
allattamento.
Balla. Potestà, autorità, vigore, foi'^d', po-
tere.
Balio. Veggasi ad allattamento e a magi-
strato.
Balióso. Vigoroso, robusto.
Balire (balito). Detto ad allattamento.
Balista. Detto a balestra.
Balistica. Scienza e arte del tiro per Yarti-
glieria: tratta del moto dei corpi lanciati in aria;
6i svolse dopo la scoperta della polvere e la costru-
tione dei primi cannoni.
BalistLte. Detto a polvere (da luoco).
Balla. Grosso involto di mercanzie, fatto per
spedirle da un luogo all'altro: collo, pacca, pacco,
fardello, torsello. Anche la quantità di merce con-
tenuta in una balla. - Ballacela, dispreg. di balla.
- Ballane, grossa balla. - Paccoliglia. diminutivo di
{meco, che propriamente significa balla di merci
egate insieme senza involtura. - PelHcino, l'estre-
mità dei canti delle balle e dei sacchi per la quale
si possono agevolmente pigliare. - Terzone, tela da
imballaggio, per balle.
Ballàbile. Pezzo di musica per ballo: pezz»
istrumentale in cui si imita il ritmo e la misura
di una melodia che potrebbe servire a un ballo •
La gavotta, la giga, il minuetto sono ballabili an-
tichi; il valzer, la mazurca, la polca ballabili mo-
derni. - Ballabile di società, quello in cui, oltre alle
solite danze, si eseguiscono pure balletti studiati o
quadri pantomimici. - Ballabile indiano, scozzese, uti-
gherese, ecc., che ha il carattere della musica di
quelle i\azioni. - Ballo intercalato in un' opera in
musica: serio, buffo, di mezzo carattere, favoloso,
poetico, storico. - Trio, terzetto, la seconda delle due
parti di certi ballabili.
Ballare (ballato). Danzare, fare un ballo.
Ballata. Componimento poetico in versi, simile
alla canzone. Detto anche per ballo, special-
mente nel dim.: ballatina.
Ballatoio. Opera di fortificazione nei vecchi
castelli - Specie di terrazzo che rigira l'esterno e
anche l'interno di un edilicio. - Ringhiera, riparo
di ferro, per ballatoio, a mezza vita, formato di
bacchette verticali, parallele, semplici, oppure va-
riamente lavorate e ripiegate, comprese tra la base
e la cimasa.
Ballatore. Chi si dà al ballo per divertimento,
per smania.
Ballerina. Detto a cutrèttola.
Ballerino, ballerina. Chi balla per professio-
ne e dà spettacolo in teatro (voci inesattamente usate
a significare chiunque balli con qualche gusto di
artej: allievo di Tersicore, silfo, siltide. - Ballerinuc-
cio, dimin. e spreg. di ballerino.
Ballerino assoluto, che è veramente primo, sulla
scena. - Baiadera (dal portoghese bailadeira), dan-
zatrice e cantatrice pubblica nell'India. Le baiadere
in parte fanno vita randagia, oflrendosi a pubblico
spettacolo, in parte sono addette ai templi.
Coribanti o Gureti, sacerdoti di Cibele che cele-
bravano le loro feste battendo il tamburo, saltando,
ballando e correndo qua e là come forsennati. - Co-
rifei e corifee, i ballerini, le ballerine, non primi,
nei teatri. - Guide, nei balli teatrali, le prime bal-
lerine di ciascuna fila. - Grotteschi, i ballerini da
teatro, che, scostandosi dalle regole dell'arte, fauna
strane prove di agilità. - Mattaccino, ballerino o
saltatore grottesco e per lo più con sonagli alle
gambe e al cappello. - Minia, ballerina e attrice in
genere. - Mimo, attore drammatico, ballerino.
Appiombo e a piombo, dei ballerini che ricadono
dopo il salto con gran sicurezza nella posizione
voluta. - Ciurlo, giramento che i ballerini fanno
della persona su di un solo piede. - Contrattempo,
salto aggiunto a passi misurati. - Nodo, giro o più
giri che il ballerino fa sulla punta dei piedi, senza
cambiar posto. - Passo, il vario modo della danza;
il ballo eseguito dal ballerino, dalla ballerina, o da
entrambi insieme: passo a solo, passo a due, ecc.
Coreografia {coreogràfico), arte di comporre le
danze per i ballerini e le ballerine. - Corpo di ballo,
l'insieme dei ballerini e delle ballerine di un teatro.
Maglia, quella che portano le ballerine e i balle-
rini del teatro per simulare la nudità. - Sottanino,
più piccolo che sottanina, quello delle ballerine. -
Pantomima, azione teatrale mimica. - Ballerino di
corda, funambolo, acrobata: forzatore, che cammina
sulla corda; equilibrista, saltatore di corda, danzatore
aereo; ballatore sul canapo; gr., scenòbata. -Bi/oHctere,
BALLETTARE — BALLO
233
arte dei funamboli per mantenere l'equilibrio. - Con-
trappeso, grosso bastone a pertica usato dai funam-
boli per sostenersi sulla corda. - Funambolismo,
l'arte del funambolo: acrobatismo.
Catadrome, corda sulla quale si ballava. - Orem-
notate, danzatore di corda antico. - Cubistetaiio,
acrobata che danzava sulle mani.
Ballottare, il nmoversi saltellando, cosi da
sembrare che si taccia un ballo.
Ballisino. Detto a corea. *
Ballo. Ordinato movimento del corpo, esefjuito
a passi misurati e rei^^oJati secondo il tempo musi-
cale e accompagnato da gesti e da atteggiamenti ar-
tistici : ballata, carola; ridda, riddone; saltazioiie,
salto; tresca, trescamento, trescone; tripudio; vòr-
tice ritmico. - Ballo si dice anche, brevemente, il
ballare ; ogni specie di danza; l'arte della danza;
festa danzante, veglia danzante. - Balletto, dimin.
di ballo. - Ballonzolo, piccolo ballo in pochi e alla
buona. - Abballottolio, ballo disordinato.
Contrappasso, incontro reciproco di chi balla nel
tornare dopo essersi scostato. - Contrattempo, salto
aggiunto a passi misurati. - Passo, detto a balle-
rino.
Balli vari
Balletto, specie di ballo di campagna in quattro,
in cui il ballerino danza davanti alla dama, abbrac-
ciandola nel girare. - Ballo della botte, ballo eseguito
saltando in punta di piedi ed accoccolati. - Ballo
tondo, in giro. - Basire, ballo pubblico di gente
bassa e senza troppe leggi di decenza.
Calata, specie di danza vivace. - Caròla, ballo
con movimenti combinati e intrecciati di più per-
sone: specialmente al plurale {Far carole, tesser
caròle). - Cocchina, danza contadinesca. - Contrad-
danza, ballo di più coppie di ballerini in diverse
figure - Cotiglion, sorta di ballo di società che si
suol fare sul finire della festa.
Danza, ballo con regola ed arte. - Danza ionica,
danza effeminata. - Danza serpentina, spettacolo dato
sulla scena da una donna che, avvolta in una lunga
e semitrasparente veste di garza, fa fare a questa
graziose spirali, sotto i raggi di una intensa luce
ossidrica a vari co\ori. • Orcliesiogrnfìa, descrizione
della danza. - Orchèstica, l'arte della danza. - Ter-
sicore, la Musa della danza: emblema, la lira.
Duro-duro, ballo popolare sardo, senza salti.
Lancieri, specie di quadriglia. - Lucia, sorta di ballo
fatto con iscortorcimenti della persona e special-
mente delle braccia. - Manfrina, sorta di ballo cam-
pagnolo. - Marina, sorta di ballo campagnolo, o
montanino, che si fa in quattro o in otto coppie. -
Mnzttrca, sorta di ballo che si fa in due; é tra il
valzer e la polca. - Monferina, ballo allegro di
movimento vivace. - Padovana, sorta di ballo accom-
pagnato da suono. - Polca (P. mazurca), danza mo-
derna in misura tripla semplice, a movimento mo-
derato. - Polacca, danza moderna d'origine slava,
in tripla semplice, modernila.. - Polka-mazurka, danza
moderna d'origine tedesca. - Punta e tacco, ballo
nel quale ogni tre passi bisogna battere in tempo
ora il tacco, ora la punta delle scarpe.
Quadriglia, specie di contraddanza eseguita da
quattro coppie di ballerini disposti in quadrato. -
Ballanzè, parte della quadriglia che ognuno balla
con la sua figura. - Fare il ponte, nella quadriglia, il
tener le braccia alte in due per far passare al ga-
loppo le altre coppie. - Galoppo!, il comando che si
dà alle coppie d'andare di corsa, nella parte ac-
cennata da chi guida. - Gi-an scena, il prendersi a
vicenda per la mano e fare il giro di tutte le per-
sone che ballano. - Ronde, giro in tondo; rompere
la quadriglia, scioglierla. - Tondone, il giro tondo
della quadriglia {girare il tondone).
Passagallo, ballo villereccio. -fìtJdo (riddare), ballo
tondo, in giro, vertiginoso. - Ridutlo, ballo masche-
rato. - Rigodone, specie di ballo lesto, sorta d'aria
vivace a due tempi. - Rigoletto, danza in tondo e
cantando, tra persone prese per mano. - Rose e
viole, sorta di Dallo contadinesco.
Saltarello, nell'Italia Meridionale, danza in mi-
sura sestupla di crome e di movimento vivace. -
Spagnoletta, specie di sonata a ballo, e il ballo
stesso. - Tarantella, sorta di ballo, e l'aria e la
sonata relativa: tarantella napoletana {menare la
più furibonda tarantella). - Tresca, ballo rozzo e
sciamannato; specie di ballo saltereccio. - Trescone,
ballo villereccio, in quattro, a uso manfrina.
Valzer, danza tedesca moderna, in misura tripla,
a movimento moderato: valzer con lo striscio, di
itriscio: valzer strisciato; valzer saltalo. • Vita,
d'oro, ballo romanesco, alquanto licenzioso
BaLU antichi 0 ESOTICI
Allemande, ballo antico, originario della Ger-
mania, di moda in Francia nel secolo XVIII. Si
ballava su un motivo allegro a due tempi. - Bohà-
mienne, specie di ballo aitine alla mazurca. - Bo-
lero, danza nazionale spagnuola. - Boston, specie di
valzer moderno, strisciato e figurato, cosi detto dalla
città di Boston.
Cachucha, danza spagnuola. - Cancan, specie di
danza sconvenevole, ne' balli pubblici, con salti
smoderati e gesti impudenti, burlescW e di cattivo
gusto. - Carmagnole, danza e canzone delia rivolu-
zione francese. - Chaconne, musica e ballo dal
ritmo lento, a tre tempi, che serviva di finale nelle
opere e nei balletti, ed era molto in voga nel
secolo XVII. - Ciaccona, sorta di ballo che si fa-
ceva al suono delle castagneit'.
Corrente, antica danza d'oriiine francese {courante),
nella misura tripla semplice. - Cosacca, danza d'o-
rigine slava, in misura dupla composta. - Czardas,
danza moderna d'origine ungherese, nella misura
dupla semplice. - Fandango, rondena, malaguena,
aria e ba'lo spagnuolo a tre tempi, elegante e vo-
luttuoso, ma meno vivace del bolero. - Farandole,
ballo provenzale, vivo e chiassoso, che può ese-
guirsi in gran numero di danzatori, alternati uo-
mini e donne (ital. farandola). - toja, danza por-
toghese. - Furlana, volgarmente frullana, sorta di
ballo campagnolo.
Gagliarda, antica danza, d'origine francese, in
movimento vivace, accompagnata dal canto. - Ga-
votta, sorta di ballo, specie di minuetto, in uso nel
secolo XVIII.- Gi^o, antica danza italiana vivacis-
sima. - Ginnopedia, specie di danza religiosa presso i
Lacedèmoni, usata specialmente da' fanciulli, i quali,
a pie scalzi, nudi, andavano, insieme col ballo,
cantando le lodi degli Dei e di coloro che erano
morti combattendo per la patria. - Gitana, danza
degli zingari.
Hornpipe (pron. hornpaip), nome di un ballo na-
zionale inglese. - Jota aragonese, celebre danza spa-
gnuola, accompagnata da un ritmo di nacchere. -
Kalenda, danza dei Negri. - Loure, vecchia danza
francese, nella misura tripla composta. - Manchetta
234
BALLO
(pron. mancetta), specie di bolero, danza spagnuola.
Minuetto, antica danza, d'origine francese, in
misura tripla; si trasforma nello scherzo da tempo
di mezzo, ch'era nella sinfonia e nelle suites. -
Moresca, balio antico, a imitazione dei mori, -
Munneira, danza galiziana, in tempo duplo, in cui
il suono delle nacchere s' alterna col canto. - Ole
(El), danza spagnuola eseguita da una sola bal-
lerina, con canto e suono di nacchere.
Passacaglia, antica danza spagnuola a basso osti-
nato e con variazioni. - Passamezzo, antica danza
italiana. - Passapiede (fr. passapied), antica danza
francese, vivace, in tripla semplice: cohiune nel
secolo XVIII. - Pastorale, danza francese in sestupla
di crome, a movimento moderato. - Pavana, antica
danza in misura dupla semplice. - Pirrica, danza
guerriera degli Spartani. - Polacca, genere di balla-
bile che ritrae della danza nazionale polacca sul
motivo di Kosciusko (Sorgete o fratelli per la ven-
dettai): caratteristica pel movimento a tre tempi.
Redoica, danza moderna slava in tripla semplice
moderata - Rigaudon, antica e vivace danza d' origine
francese. - Saltarello, danza dell'Italia meridionale.
Sarabanda a zardbanda, aria di ballo spagnuolo
in tre tempi, analoga al minuetto. - Schottisch, valzer
scozzese: ritmo di una canzone popolare scozzese. •
Seguidillas manchegas (seguidiglie della Mancia),
danze spagnole, con ritmo di castagnette e canto.
Season, ballo figurato. - Siciliana, antica danza in
misura tripla, composta di movimento grave. - Sir
Royer (de Coverley), denominazione ingl. di un ballo
consimile alla quadriglia e ai lancieri.
Tiaso, frotta di danzatori in onore di Bacco,
e la danza stessa. - Tirolese, specie di danza ville-
reccia tedesca, in misura ternaria e movimento mo-
derato 0 allegro. - lordiglione, aria d'una sorta
di ballo, d'uso nel principio del secolo XVII. -
Tyrolienne, danza tedesca moderna, allegra, in mi-
sura ternaria.
Valzer russo, danza d'origine slava, in misura dupla
vivace. - T'ito (El), danza spagnuola in tripoletta e
movimento vivace, con canto e suono di castagnette.
- Volta, antica danza licenziosa, analoga al valzer
moderno. - Zamacma, ballo nazionale cileno. - Zoppa,
specie di danza saltata, la cui sonata ha frequenti
contrattempi. - Zarzuela, rappresentazione scenica
spagnuola, in cui i dialoghi parlati si alternano
alle danze e alla musica.
Del ballare.
Luoghi, persone, ecc., modi di dire.
Festa da ballo, riunione allo scopo di ballare. -
Buffe, pasto di roba fredda che si dà alle feste da
ballo, rinfresco. - Festa danzante, impropria locu-
zione invece di ballo. - Festival, festa musicale con
danza, all'aria aperta e gran concorso di gente; di
carattere popolare. - Sala da ballo, luogo chiuso,
dove si balla. - Scuola di ballo, luogo dove si ap-
prende l'arte del ballare. - Veglione, gran veglia
m teatro, con festa da ballo. - Ballare, far passi
e movimenti regolati dal suono: danzare, fare una
ballata; menar la ridda, riddare; far danza, menar
danza; intrecciar balli, carole, danze; fare, menar
tresche, trescare; muovere al suono il piede; ca-
priolare, far capriole; lanciar le gambe; salteggiare.
- Ballar bene, benino, male, discretamente; unito,
pari pari, ecc. - Ballare a strattoni, là e addio, da
contadino, senza garbo, senza grazia, come vien viene.
- A tempo, a cadenza, fuori di tempo, fuori di ca-
denza: si dice di chi, ballando, segue o no la mu.
sica nel suo regolare andamento. - Baccare, ballare
scompostamente. - Ballettare un ballo, ballarlo sal-
tellando, non strisciando. - Ballonzare, ballonzolare,
ballare alla buona, alla carlona [ballónzolo): sal-
tellare. - Carolare, far carole, fare un ballo tondo
tra più persone, pigliandosi per mano. - Danzare,
poco propriatn. ballare. - Fare quattro salti, qualclw
salto, ballare senza etichetta, alla buona. - Impe-
gnare, nei balli, promettere di ballare assieme. -
Intrecciare danze, ballare figuratamente, - Invitare,
chiamare chi ha da entrare in ballo; anche chie-
dere a una persona che balli con noi. - Ronde, nel
ballo, e specialmente nella quadriglia, giro in tondo.
- Scambiettare, fare scambietti, cioè scambi dei piedi.
- Saltare, d'un certo modo di ballare; contr. a stri-
sciare. - Strisciare un valzer, una polca, ballarli
strisciando, invece che saltando. - Danzatore, dan-
zatrice, chi balla bene e con passione. - Maestro di
ballo, chi apprende ad altri l'arte del ballare. - Ca-
valiere d'una signora, chi balla con lei : volgarmente,
ballerino. - Figura, la persona che balla, special-
mente la signora e l'intrecciarsi e il combinarsi
delle persone (figuranti). - Gruppo, insieme di più
figure.
Biduina, vestimento femminile da ballo, formato di
una sopravveste recante un cappuccetto da ricoprirne
il capo. - Calcetto, sorta di scarpa leggiera, fatta di
pelle fina o di flanella o di seta, unita sulla pian-
Iella e usata specialmente per ballare. - Domino,
nota specie di cappa che nei balli mascherati s'in-
dossa per occultare volto e figura: sostituito alla
bautta. ' Sortie de bai (frane), pelliccia o vistoso
mantello con cui si coprono le signore, all'uscire
dal ballo. - Tarlatana, specie di mussolina legge-
rissima per abiti da ballo.
• Locuzioivi. — Ballare come un orso, goffamente
e saltellando. - Ballerebbe sui pettini da lino, sul gu-
scio d'una testuggine, d'un uovo, d'una noce, nel-
l'acqua, di chi è smanioso del ballo e non se ne
stanca mai.
Far coda, alla coda, dizione comune nei comandi
delle -danze. - Far tappezzeria, dicesi, nelle feste,
di quelle dame le quali, per la poco loro a^'venenza
0 ner altra ragione, non sono mai invitate al ballo
dai danzatori. - Fra i giri voluttuosi di un valzer,
per dire durante il ballo di un valzer. - Le volte
e risvolte del ballo, i giri che si fanno ballando. -
Nel tu per tu d'un ballo, nei vortici della danza, du-
rante un ballo. - Sala, salai, esclamano i ballerini
quando chiedono posto libero per ballare.
Ballo coreografico.
Ballo, dramma teatrale eseguito da ballerini e
ballerine (veggasi a ballerino), con danze e panto-
mima e costantemente accompagnato da musica sin-
fonica, imitativa, descrittiva, danzante. - Ballabile,
balletto intercalato in uno spettacolo teatrale, anche
in un melodramma. - Ballo atteggialo, composto di
differenti passi e differenti figure. - Ballo di mezzo
carattere, quello nel quale più risalta la danza che
la mimica. - Coreografia, l'arte del coreògrafo, cioè
del compositore di balli e di pantomime. - Ritmo,
misura o cadenza. - Strofa (strofe), in origine, mo
vimenti della sacra danza dei Greci intorno all'al-
tare, da destra a sinistra; poi un determinato nu-
mero di versi disposti con certo ordine e con certa
legge, e anche quella parte della canzone che più
BALLO DI SAN VITO — BAMBINO
23i
comunemente si dice stanza. - Tramonnino, ligu-
rante, corifeo, giocoliere negli spettacoli coreografici.
Ballo di San Vito. Dotto a corea.
Ballonzàre, ballonzolare (6a//oH;a^o, ballon-
zolato). Veggasi a ballo, pagina precedente.
Ballónzolo. Piccolo ballo.
Ballotta. Detto a castagna.
Ballottagrg:io. Veggasi ad elezione.
Ballottare, ballottamento {ballottato, bal-
lottazione J. Agitare, muovere. - Veggasi 2^ gra-
vidanza.
Ballottata. Detto a castagna.
Balncario. Di bagno.
Balneografla, balneologia, balneotera-
pia. Detto a bagno.
Baloccare, baloccarsi {baloccamento, baloc-
calo). Far prendere, o prendersi divertimento
con qualche balocco, con qualche giuocattoloj tra-
stiUlarei trastullarsi. - Stare a bada, perdere il
tempo in cosa da nulla, da frivolo.
Balòcco. Trastullo, giuocàttolo, per bambino
o (la bambino.
Baloccone. Detto a trastullare.
Balògio. Melenso, sciocco.
Balordàggine* Atto da balordo; V esser ba-
lordo.
Balordo. Stolido, minchione, sciocco. Special-
mente chi è intontito, anche per indisposizione:
intronato, rintronato, sbalordito, stordito; disavve-
duto, sconsiderato; testa confusa; grullo. - Slordi-
tello, un po' balordo o piccolo balordo. - Balordone,
accr. di balordo : alloccaccio, alloccone, storditacelo,
storditissimo.
Allòcco, uomo goffo e balordo. - Avventalo, chi
fa 0 dice senza pensare, senza avvedimento. - Bar-
bagianni, nomo balordo. - Castrone, minchione ba-
lordo. - Cosimo, duomo o ragazzo sbadato, balordo.
Insensato, che non ha senso comune, senza nes-
sun criterio. - Scapato (fìg.), senza il capo a segno.
- Spensierato, chi agisce senza riflettere. - Stupido,
dicesi di chi sia più che balordo o balordo sempre.
Balorderia, azione da balordo; balordaggine, 8!)a-
lorditaggine, scapataggine, storditaggine. - Sbalordi-
mento, lo sbalordire, atto ed effetto: stordimento,
storditezza, stordizione; confondimento, rintrona-
mento, rintronataggine. - Balordamente, da balor-
do. - Bender balordo, confonderla testa, rintronare,
stordire ; ingarbugliar la mente, rompere il capo;
sbalordire, abbalordire; sconcertare, stonare, inte-
nebrare, dicervellare, discervellare, imbalordire.
Acciucchire, sbalordire o restare sbalordito straor-
dinariamente. - Intronare, dare una specie di stor-
dimento con torte rumore, come di tuono.
Divenire 0 restare balordo: intonticsi, acciocchirsi,
stordirsi; discervellarsi, sconcertarsi; essere colpito
da sbalordimento, imbalordito, balordito, allogliato
(disus.), invasato, scombinato, instolidito ; sba-
lordirsi, smarrirsi, perdere la tramontana; stare
come tralunato, come trasognato ; non ritrovarsi ;
rimanere né morto né vivo ; non trovar più la strada
di casa; parere un pesce fuori d'acqua; sembrare
una statua; restare come una mosca senza capo.
Locuzioni. — Avere il cervello, la testa nel mondo
della luna: di persona che fa o parla a caso, ba-
lordamente. - Andare nell'im via uno, di cose scon-
clusionate. - Avere il capo in cembali o in cimbali,
essere un capo scarico. - Aver l'appigionasi alla
testa, non aver criterio. - Essere come polli ebbn o
come gatti frugati,- sbalorditi. - Far l'addormentato.
il balor lo. - Pare gli sia caduto la gragmiola ad-
dosso, di chi si mostra molto sbalordito.
Balsamico. Di balsamo. Figur., salubre,
utile alla salute.
Balsamita. Erba aromatica, di odore simile
a quello della menta.
Balsamo. Nome genericojun tempo d'ogni resi-
na (ì d'ogni trementina liquida; ora limitato alle
sostanze resinose e odorifere che contengono acido
benzoico o cinnamico e un olio essenziale. Si di-
stinguono i balsami artifir.iaU o farmaceutici, mi-
scele varie, appartenenti alcune agli a/coo/a(j, altre
agli oleocerolei; altre a^li enolei, ecc. ; e i balsami
naturali, solidi o liquidi, di odore aromatico, di
sapore talvolta dolce e piacevole, tal'allra acre ed
amaro. - Noti i balsami del Perù, del Tolù, di co-
paive, di giudea, di opodeldok, il benzoino, il liqui-
dambar, lo storace, ecc.
Balsamo, balsamina, dicesi anche l'albero da cui
le resine si traggono. - Figur., ristoro, conforto. -
Balsamico, di balsamo, che ha qualità balsamiche.
Imbalsamare ('imbalsamazione), ungere checchessia
con balsamo; specialmente riempirne un cadavere
per conservarlo. - Imbalsimire, divenir balsamo.
Balta (dar la). Il rovesciarsi, specialmente di
nn veicolo.
Bàlteo. Antica cintura militare.
Baluardo. Grande bastione, ossia fortifica-
zione, per difesa di luoghi.
Baluginare (baluginamento, baluginato). L'ap-
parire e lo sparire di cosa o persona come un
baleno, velocemente, cosi che diiiicilmente si possa
veder bene e distinguere.
Balza. Luogo dirupato e scosceso, di collina
0 di montagna. • Striscia d'ornamento in una
veste femminile.
Balzana. Fornitura o rinforzo della estremità
della veste femminile. - Striscia bianca ai piedi
del cavallo.
Balzanatura. La balzana del cavallo.
Balzano. Detto a cavallo e ad insegna.
- Figur., stravagante, bizzarro, per lo più di cer-
vello.
Balzare (balzato). Spiccar salti, saltare, - Ri-
saltare che fa un corpo più o meno elastico.
Balzellare Cbalzellaio). Modo di camminare
a piccoli balzi.
Balzello* Piccolo salto. - Gravezza fiscale,
imposta.
Balzo. Veggasi a salto. - Luogo scosceso, balza.
Bambagia. Il cotonenon filato. - Bambagina,
tela di bambagia. Cardata e shar.tzzata da ogni
principio estraneo, dicesi ovatta ed è molto usata
in chirurgia.
Bambara. Giuoco di carte simile alla pri-
mièra.
Bamberòttolo. Detto a bambino {figure di).
Bambinaggine, bambinate, bambineria.
Azione da bambino.
Bambinaia. Donna che attende al banìbino.
Bambinesco. Di bambino.
Bambino {bambina). Il figlio dell'uomo, l'es-
sere umano, dalla nascita al sesto anno di vita,
nel periodo dell'infanzia, prima che diventi
fanciullo: bimbo; piccinino, piccino, picciolino,
Eiccirillo (napoletano), Piccolino, fantolino, bam-
occino, bamboccio, bambolino, bambolo, mammo-
letto, mammolino, marmocchino, marmottino, mar-
mocchio; mammolino, mimmo; pargoletto, pargolo,
pàrvolo; puttino, putto; cittoletto, citto, coccolino.
236
tombolino, rubacchio, rubacchiotto, rubacchiuolo ;
pisciacchero, piscialletto (scherz., del bambino che
fa la piscia a letto); creatura (termine allettuoso).
Zito, zita, zitello.
Bambina, femminile di bambino. - Bambinello,
bambindla, bambinettino, bimbetlo (dimin. e vezzeg.
di bambino e bambina), - Bambinello, dimin., non
sprei-'iat. di bambino non tanto piccolo. - Bambino
di nascita, nato da poco. - Banibinuccio, dimin., di
bambino, specialmente stento, non cresciuto. - Bim-
bino, vezzeggiativo di piccolo e grazioso. - Bimbo,
bimba, più vezzoso che bambino, bambina.
Bambinata, azione, discorso da bambini, bambi-
neria, bambocciata, bambocceria. - Bambineo, cosa
dolcissima e soavissima da bambini. - Bambineria,
bambinaia. - Bambinesco (agg. e spreg,). da bambino,
infantile, dell'infanzia. '
Agrippa, Agrippina, bambino nato per i piedi. -
Angiolina, dicesi, per vezzo amoroso, di un bam-
bino ; più spesso, quando morto. - Bastardo, tìglio
naturale, illegittimo. - Esposto, bambino, per lo più
illegittimo, abbandonato dai genitori, ricoverato in
un brefotrofio. - Figliuolo di latte, il bambino che
si prende ad allattare. - Illegittimo, il bambino
concepito o nato fuori del matrimonio. - Infante,
bambmo che non parla o parla non bene. Per gli
antichi Romani, il bambino prima dei sette anni. -
Gemello, il bambino nato, ad un parto, con un
altro; binato congenito, nato a un portato: conce-
pito, concetto insieme. - Innocente, il bambino perchè
puro, senza peccati; anche, il bambino nato da
unione illegittima e deposto in luogo deputato ad
accoglierlo. - Lattante, il bambino nel periodo deì-
V allattamento. - Legittima, il figlio concepito e
nato non prima di cent' ottanta giorni dalla cele-
brazione del matrimonio, né dopo trecento dallo
scioglimento o dall'annullamento di esso. - Neonato,
il bambino nelle prime otto settimane di vita. -
Postuma, nato dopo la morte del padre. - Settimello,
nato di sette mesi. - Sopranno, bambino che ha
più d'un anno. - Trovatello, bambino abbando-
nato dai genitori al suo nascere.
Figure di bambini.
Aggraziatino, di bambino grazioso. - Bamberòttolo,
bambino grandicello. - Bambina assestatala, a sesto,
in buon arnese - Bambino alto un mattone, poco
alto. Più comunemente ; alto un soldo di cacio. -
Bambino che tira baci, perchè molto carino; che
pare un arcucdo, con le gambe storte ; che jìare
un Gesù bambino, bello,, di volto ideale; che pare
un mortirina, pallido, stentatissimo. - Bambino
grasso, grassoccio, pallina di grasso, pallino; che ha
le risigliinette nelle gambe. - Bambino grasso : bam-
boccio, bambocciuolo, bamboccione; bambocciotto,
bambolone. - Bambino piccolo: bambinello, bambo,
bambolino. - Bamboccio, bambino vispo, grassoccio,
paffuto. - Bamboccione, bambino molto grasso o
grosso. - Bàmbola, bambolo, fanciuUino, bambino di
qualche anno. - Bardassa, bambino, ragazzo troppo
vivace e avventato. - Biascioncino, di bambino che non
ha ancora tutti i denti. - Birba (scherz.), bimbo irre-
quieto, maldestro. -Brodalino, bambino che s'imbro-
dola tutto. - Buzzettaccio, di ventre grasso.- Cachei-ello
(volgarm.), bambino stento. - Lackeroso, mimmoso,
che è soverchiamente o esclusivamente affezionato
alla persona con cui ha più continuata famigliarità
Cecalino, di bambino cieco. - Chiacchierino, di
bambino che cominci a parlare con qualche spedi-
tezza; ciancerino, ciancerò - Coccolino, cdcco/o, bam-
bino grassoccio e grazioso. - Cosettino, di bambino
piccolo e magro. - Creatura, creaturina, bambino
appena nato. - Creccuto, fìcoso, bambino che vuol
orecchi, fichi, cioè carezze, moine.
Delicatino, di bambino poco robusto. - Demo,
nietta, bambino mollo vivace. - Diascoletto, diàscolo-
di bambino vispo. - Donnina, bambinetta assennata.
- Dottorino, di bambino che mostra pronto inge-
gno, 0 che parla con senno.
Enfant prodige (frane), nell'uso, il bambino che
dimostra un'intelligenza straordinaria e superiore
alla sua età: bimbo prodigio, miracolino. - Enfant
terrible (frane), bambino che, nell'ingenua osser-
vazione, nella sincerità infantile, dice cose che non
devono esser dette. - Enfant gate, bambino o ra-
gazzo beniamino, viziato.
Fantaccino, di bambino grazioso, ben nutrito.
Fantoccio, spreg. o vezz. di bambino. - Fantoo-
ciane, bambino grosso. - Fatloressa (scherz.), bam-
bina sana e fatticcia (specialmente per compara-
zione: Pare una fattor essa). • Ficasa, di bambino che
ama carezzare ed essere accarezzato. Più spe-
cialmente di quelli che, per ogni piccola cosa, si
dolgono e strillano. - Figliolone, un bambino grasso
e grosso. - Fiochino, con poca e bassa voce. - Fre-
sco, frescoccio, di aspetto florido. - Frugacchino, di
bambino che fruga, mette le mani dappertutto. -
Frugolino, frucalino, frugolo, frucolo, di bambino
che fruga: detto specialmente di quello che non
istà mai fermo. - Spepa, spépera, bambina vispa,
frugolina. - Fuoco lavorata, di bambino che non
sta mai fermo; anche, saetta.
Gigheroso , bambino festante e allegro : anche
bambino rigoglioso. - Gnaulino, il bambino piccolo,
che piange spesso.
Malavvezza, il bambino capriccioso, ritroso, stiz-
zozo. - Malestrino, di bambino che faccia qualche
malestro, qualche danno. - Marmaglia, i bambini
chiassosi e mal tenuti. - Minutino, piuttosto gra-
cilino. - Moccichino, di bambino che moccica, perde
mocci dal naso. - Naccherino, bambino piccolo e
che cammina un po' sciancato.
Paffuto, il bambino grassotto, con guancie pie-
notte. - Piaga, bambino irrequieto e molesto. -
Pèmperi, di bambino che comincia a essere vestito
da uomo. - Piscialletto, dicesi anche del bambino
poco dopo il parto. - Piscione, pisciona, bambino,
bambina, che lia il vizio di pisciare a letto. - Pi-
sciosa (scherz.), il bambino di pochi anni.
Bigoglioso,i[ bambino che ha rigoglio, vigore.forza,
Sbardellato, massiccio. - Scimietta (sclierz.), di
bambino che rifa o ridice tutto quello che ,vede
fare. - Scontroso, scontrosetlo, ritroso, di modi aspri
e dispettosi, e che nulla piglia in grado. - Sennino,
grazioso e assennato. - Sparayino, bambino magro
e lungo. - Spépera, bambina frugolina, vispa. -
Sperso, bambino che, riportato dalla balia, da essa
diviso, si mostra inquieto e piagnoloso. -Stentino,
bimbo che viene su magro, inalaticcio-
- Storpiato, sbilenca, viziato nella disposizione dei
membri pelvici, in particolare delle loro estremità.
- Star platino, star piate Ilo, con le membra viziate. -
Stortiynaccolo, storto, ranco. - Stnminzito, stentato.
- Succino, di bambino che poppa volontieri.
Tombolino, di bambino grassoccio e svelto. -
Trampolino (scherz.), di bambino elastico. - Trai-
Ialino, del bambino che già va ritto, e cammina
spedito a passi corti e lesti. E' anche voce di lode
affettuosa. - Truciolino, vezzegg. di bambino.
237
FlSIOl-OtilA, ANATOMIA.
Il crescimento del bambino è assai attivo nei pri-
mi anni di'ila vita; rallenta assai dopo il ventesimo
anno. Rachitismo dicesi il vizio più tipico del-
l'accrescimento. - Fino alla fine del secondo anno
manca al bambino la facoltà di ìtuisticarey il
primo atto della digestione nell'età successiva,
l'rezioso indice della dij,'estione, nel bandìino, sono
le feci elVetto della defecazione. - Dapprima il
bambino si Iraschia con mani e piedi; dopo il
decimo o il dodicesimo mese, incomincia a carn-
ininare da solo. - Il neonato non ha clie movi-
menti rijìcssi; verso il qnarto mese si producono
inovimenti di prensione, non ben coordinati che al
sesto 0 settimo mese. Verso i tre mesi il banìhino
sostiene il capo; a cinque può sostenersi (seduto sulle
braccia della nutrice), ma non può sedarsi da sé
stesso 0 tenersi seduto senza appotrgio che verso otto
0 nove mesi. - I movimenti della respirazione
si compiono quasi tutti, da principio, per opeia
del diaframma (respirazione diafranuuatica o
addominale); il respiro diventa poi costoad domina le
e, in età adulta, costale nella femmina. - Il jtolso
ha, nei primi giorni, centoventi pulsazioni in media;
poi, tale frequenza diminuisce.- Frequenti nel bam-
bino: il sosjjiro, lunga e l'orzata inspirazione;
lo sbadiglio, più intenso del sospiro e che si
compie a bocca spalancata; il singhiozzo, tanto
facile nei bambini, per la eccessiva replezione; il
singulto, inspirazioni convulse, più lente che nel
singhiozzo; la tosse; io sternuto; il ì-iso; il piati-
to. - Poco sviluppato [odorato, capriccioso il
gusto, impressionabile il tatto, specialmente per
le sensazioni di temperatura; meravigliosa la ine-
tnoria, - Prima espressione vocale del bambino è
il vagito, il grido, lu strillo; verso la fine del pri-
mo anno, egli articola monosillabi, avviamento alla
parola; alla line del secondo anno acquista la
pronunzia di piccole frasi; a quattro o cinque
anni, anche prima talvolta, è in grado di parlare
completamente. - Chiudersi del capo, dicesi, nei bam-
bini, l'indurirsi della parte superiore della testa,
ciie rimane molle per un po' di tempo. - Per la
dentizione veggasi a dente. - Sviluppo di un
bambino: serie di cangiamenti, pei quali arriva alla
adolescenza.
Bregma, nei bambini, la regione occupata dalla
grande fontanella. - Cordona ombelicale, cordone
di tessuto connettivo che unisce il feto alla pla-
centa: lo si taglia fra due allacciature, fasciandolo
poi con garza antisettica. - Ciifjìa, parte delle
membrane fetali che il bambino spinge talvolta
innanzi e che si trova allora sulla testa nel parto
ordinario. - Feto, il prodotto del concepimento
dalla line del secondo mese della gravidanza in
poi, per tutto il tempo che rimane nella cavità
&&\Vtitero: embrione. - hontanella, la parte molle
non ancora ossificata, nella testa dei bambini. -
Meconto, materia viscosa, verdastra o brunastra,
che si raccoglie negli intestini del feto durante la
sua vita uterina, e che questo emette quasi subito
dopo nato.
Malattie, mali e disturbi dei bambini.
Alcoolismo dei bambini: si verifica quando questi
sono allattati da nutrici che abusino di bevande
spiritose. Conseguenze: spiccata eccitazione generale,
insonnia e spesso convulsioni. - Asfissia, apoplessia,
morte apparente dei neonati. - Atrepsia, malattia
dei neonati, causata da un profondo difetto di nu-
trizione.
Bachi, verrai dei bambini. - Benedetto, leggiera
convulsione epilettica da cui sono spesso presi i
bambini.
Bocchiruola fperleche o bridon dei frane), in-
spessimento, lieve gonliezza, con arrossamento degli
angoli delle labbra, che dà vivo prurito e anclie
bruciore, e che si fa più molesta per i toccamenti
continui. - Brutture dei bambini: in linguaggio po-
polare in Lombardia, sarebbero rappresentate dalle
defecazioni verdastro-catarrali e dalle convulsioni.
Cefalematoma, tumore circoscritto, indolente e
fluttuante, che si forma in seguito a spandi-
mento di sangue sulla testa dei neonati - Colo-
struzione, malattia causata da! colostro, primo lalle
della madre. - Convulsioni, alterato movimento
caratterizzato da esagerazione dell'attività motoria,
con alternativa di contrazione e rilassamento, o
di flessione e di estensione: nei bambini, causata
da .'esioni cerebrali (idrocefali, meningite, ecc.),
da disturbi intestinali, ecc., ecc. - Corno, il bernoc-
colo che viene sulla fronte al bambino che casca,
0 batte forte la testa. - Craniotabe, rammollimento
delle ossa del cranio - Crosta lattea, lattime, impeti-
gine, all'ezioiie della pelle, costituita dalla eruzione
di pustole giallastre, accompagnate da prurito e
terminanti con croste sottili e gialle: prodotte da
mancata pulizia (^ura: impacchi caldi, cataplasmi,
lavature con soluzioni di sublimato corrosivo all'I
per 60' )0. - ('roste al capo, intonaco di sudiciume,
che si può evitare conservando sempre pulita la
testa del bambino, con acqua saponata e, quando
grandicello, anche con alcool - Lroup, parola di
origine scozzese, usata per designare una specie di
inliammazione della laringe, caratterizzila da una
tendenza alla formazione di false membrane nelle
vie aeree. Rimedi: carte senapate, cataplasmi di
semi di lino, compresse, inalazioni, ecc.
Debolezza congenita, il più delle volte dovuta a
nascita prematura o a sofferenza durante la gra-
vidanza della madre, e per malattie costituzionali
{sifilide, tubercolosi 0 dA[vo). • Diarrea, manife-
stazione di varie malattie, non malattia a sé. - Difte-
ria 0 difterite, malattia infettiva acuta, che ha la
sua localizzazione principale nelle mucose delle
fauci e delle prime vie aeree. Dicesi anche croup
0 cynanche contagiosa. La cura basa anzitutto sulla
sieroterapia (siero antidifterico J. - Dispepsia, irre-
golare, incompleta, cattiva digestione degli alimenti.
Eclampsia, convulsione, non rara nei bambini,
caratterizzata da contrazioni muscolari cloniche.
- Epistassi, perdita di sangue dal naso. - Erite-
ma, malattia della pelle, caratterizzata da rossore
circo.-ìcritto o diffuso, fra le co^ce, agli inguini, ai
genitali, all'ano. Cura: i bagni medicati, polveriz-
zazioni con miscele di amido , acido borico ,
salolo, iodolo, ecc. - fenomeni cutanei: la cute
del bambino è rossa dopo la nascita; gialla (ittero
dei neonati) verso il sesto o settimo giorno; segue
la fase desqiiamativa, processo desquamativo (esfo-
gliazione dell'epidermide) della cute. - Geloni,
malattia della pelle.
Idrocefalo, raccolta di quantità anormali di li-
quido sieroso entro la cavità cranica.- Idrocef aloide,
torma clinica di manifestazione del colera infanlik.
- Incalorirsi, del calore e delle razzature alla pelle
che vengono ai bimbi. - Incuocersi, del rosseggiare
238
BAMBINO
ai bambini la pelle fra le cosce, per leggiera in-
fiammazione cagionatavi dalle orine.
Morbillo, malattia esantematica acuta, contagiosa,
generalmente epidemica, che attacca di preferenza
l'infanzia (popolarmente fersa), caratterizzata da
macchie sui collo e dietro le orecchie, e che poi
si diffondono in tutto il corpo. Rimedi : purganti,
dieta liquida, acque alcaline.
Morte apparente, quella del bambino appena nato:
veggasi, nella pagina precedente, ad asp,ssia.
Mughetto, o munghillo, sviluppo di un fungo
che s'innesta sui residui del latte alterato, che re-
stano nella bocca del bambino dopo la poppata.
Loidium albicans si sviluppa nella bocca dei bam-
bini e costituisce il secondo periodo della malattia
detta mughetto.
Onfalorragia, emorragia ombelicale dei neonati
quando non si fece o si rallentò la legatura del
tralcio ombellicale - Orecchioni (parotite), gonfiezza
al disotto degli orecchi, che allarga e sforma la
parte superiore e laterale del collo, accompagnata
da molestia nel masticare: malattia contagiosa. Si
protegge dall'aria là parte malata con cotone idro-
filo. • Orticaria, malattia caratterizzata da efflo-
rescenze solide, lievemente rialzate sulla cute: dovuta
specialmente a trascuranza dell'igiene alimentare.
Rimedi: i purganti e i disinfettanti.
Pedairofia, la consunzione dei bambini per de-
generazione tubercolosa delle glandule mesenteriche.
- Pertosse, tosse canina, tosse asinina: catarro della
mucosa respiratoria con accessi di tosse spasmo-
dici, dipendenti da una particolare iperestesia delie
vie aeree. Molto contagiosa.
Rachitismo, malattia delle ossa, deformità bene
spesso dovuta a difetto di alimentazione. - Razzarsi,
delle strisce rosse che si veggono sulla pelle del
bambino quando si incalorisce. - Ricidersi, il rom-
persi la pelle incotta, specialmente nei bambini
grassocci : rosellia, rubeola, rosolia. - Roseola, roso-
lia, eritema, espulsione eritematosa di poca impor-
tanza e non contagiosa, che quasi sempre accom-
pagna diverse malattie: rosellia, rubeola, rosalia.
Scarlattina, malattia contagiosa, eruttiva, che dà
rossore eriteraatico in tutto il corpo, febbre elevata
e faringite. • Sclerema dei neonati, indurimento del
tessuto cellulare, frequente nei bambini prematuri,
mal nutriti, o poco proletti dal freddo. Cura : buo-
na alimentazione e riscaldamento opportuno. • Scoli
dagli orecchi: possono provenire da furoncolosi,
erpete, eczemi ael condotto uditivo esterno, accu-
mulo di cerume e sudiciume, infezioni da tonsillite,
da morbillo, scarlattina, difterite, ecc. - Scrofolosi,
insieme delle afiezioni particolari a cui la scrofola
imprime uno speciale aspetto. - Singhiozzo, disturbo
frequente nei poppanti, stato convulsivo; spasmo del
diaframma, dovuto al mangiar troppo, o troppo in
fretta, a bruschi movimenti, rider torte, tossire, agli
sforzi del defecare - Spaventi o terrori notturni, di-
sturbi del sonno. - Stitichezza, difficoltà della de-
fecazione, provocata spesso dalla speciale conforma-
zione dell'intestino. - Stomatite, infiammazione della
bocca, di varie sorta: eritematosa, erpetica, impeti-
ainosa, ecc. - Strabismo, difetto agli occhi dei bam-
bini che guardano o'^getti troppo dawicino: vizio
di parallelismo dei due assi oculari.
Tira,, sospensione spasmodica della respirazione
nei bimbi, seguita poi da impetuoso strido e da
uno scoppio di pianto per sovrabbondanza di do-
lore, cagionato da grave percossa nel cascare. -
Vaiuolo, vaiolo, processo infettivo, miasmatico.
epidemico, inoculabile : lo si previene con la vac-
cinazione. - Varicella, malattia epidemica che si
manifesta con lieve febbre e macchioline rossastre
che si gonfiano, formando vesciche, con liquido
sieroso giallo-chiaro. - Verminazione o elmintiasi,
insieme dei disturbi organici e funzionali cagionati
dalla presenza degli elminti, ossia di questo o quel
verme. - Vomito, escrezione insolita e di natui'a
convulsiva, facile nel neonato.
Atti, movimenti, ecc. dei bambini.
Alzarsi i panni, dei bambini, mostrar le vergo-
gne. - Andare alla panca, di bambini che comin-
ciano a camminare. - Andare, camminare, cantare
a paura : paurosamente, senza sicurezza. - Andar
giù come pere cotte, non reggersi ritto. - Andare
ritto, dei Ibambini che hanno cominciato a cammi-
nare da sé stessi, senza bisogno di essere sorretti
per i lacci, o dande. - Aver l'argento vivo addosso,
dei bambini che non istanno mai fermi, ma conti-
nuamente si muovono lieti qua e colà.
Belare, frignare, modi di jptaMgrere del bambino.
- Bizza, capriccio, stizza, ira del bambino.
Camminare senza apiJoggi, da solo e franco. -
Ciangottare, cominciar a parlare, dei bambini. - Cin-
guettare, il parlar dei bambini quando incominciano
a profferir la parola. - Crescere a occhiate, di bam-
bino che ha rapido sviluppo di corporatura.
Far greppo, contorcimento di labbra che fanno
i bambini quando vogliono cominciare a piangere,
- Fare il bravo, star tranquillo. - Far il broncio,
dicesi di certa disposizione del viso, e raggrinza-
mento di bocca, per effetto di cruccio, di fastidio,
di malumore. - Fare le furie, de' bambini che s'ar-
rabbiano e pestano i piedi per avere qualcosa. - Far
muso, 0 fare il muso, star serio, prendere aria di
corruccio e di sdegno, che si fa sporgendo un poco
le labbra in fuori. - Far la bocca brincia, quell' in-
curvamento in giù e quel tremito che ranno le
labbra, specie dei bambini, nell'atto del piangere.
• fare ogni cosa a letto, dei bambini o dei malati che
tianno perduto la continenza. - Far pero, de' bam-
bini quando si avvezzano a camminare, che, sco-
standosi dal muro, non si possono reggere, e ca-
scano in avanti, con le manine puntate in terra. -
hriggibuco, il frignare uggioso dei bambini. - tar
servo, modo di invito, di esortazione ai bambini,
perchè salutino.
Luccicare, fare i lucciconi: quando gli occhi ap-
paiono umidetti, indizio di pianto rattenuto a stento.
- M'ha fatto un bel saluto, dicesi di bambino che
ci piscia addosso. - Malestro, qualunque danno
facciano per casa i ragazzi, come romper piatti,
bicchieri e simili. - Moccicare, il piangere dei bam-
bini.
Reggere il collo, non reggere il collo, de' bambini
lattanti deboli che tengono su, o no, il capo. - Sgam-
bettare, dimenare le gambe; muoverle con veloce
movimento; dare, fare sgambetti; guizzare coi piedi;
springare. - Snodare la lingua: di bambini che co-
minciano a parlare. - Star sempre cucito alla sottana
della mamma, del bambino che non sa o non vuole
starne staccato. - Staccarsi, del bambino quando
comincia a muovere da sé i primi passi, senza in-
teramente sorreggerlo. - Strillare, il grida^re acu-
tamente, proprio del bambino.
Vagire, piangere, gemere, che fanno i bambini:
balbare, gnaulare, vagliare. - Vagito, atto ed effetto
del vagire. - Venir su bene, crescere bene.
i-ò9
Zampettare, de bambini che cominciano ad aiiil;ir
ritti; perchè, andando incerti, battono forte i piedi
in, terra nel fare i passi.
Trattamento, cura, ecc., del bambino.
Aliati oììi culo, primo mezzo di nutrizione, di
alimento per il bambino. E dicesi semestre latteo
il periodo dei orimi sei mesi; semestre feculento
(pane, biscotti, * fecola, ecc.) il secondo; a nove
mesi si danno pappe, riso, avena in latte, nei bi-
berons; a dodici, pappe e uova, senza biberons.
Semestie azotato, il terzo (latte, brodo di carni
bianche, minestre grasse, ecc.). Nel quarto semestre,
succo di carne e, in complesso, la dieta comune.
Buoni alimenti pei bambini: in pappe, infarina di
avena, l'orzo, la crosta di pane, i grissini, V arroto-
root (col quale si prepara il racahout, coll'aggiunta
di fecola di patate, zucchero, polvere di cacao, ecc.),
la farina di salep, la farina lattea, la tapioca, la
semola, il satjou, le pastine al glutine, la maizalina,
il lomflour, i brodi di pollo o di vitello .sgrassati,
le pappe preparate con farina di legumi (per l'al-
bumina vegetale che contiene), la farina di lenti, ecc.
-^fflflrwo (semplice o medicato), trattamento di stretta
necessità per la pulizia e l'igiene del bambino.
Baromacrometro, apparecchio che serve a misurare
contemporaneamente il peso e la lunghezza del
neonato.
Cacchiatella, panino a picce, di fior di farina, usato
specialmente per far la pappa ai bambini. - Farina
lattea, alimento per bambini, che si prepara me-
scolando latte condensato con zucchero e con farina
di cereali, trattati precedentemente in modo da
renderli più facilmente assimilabili.
Giulebbe, siroppo con acqua distillata e aromi,
che si dà per calmante ai bambini appena nati
0 malati. - Poppatoio, arnese per allattare artificial-
mente il bambino: poppaiuola, succhiatoio; frane,
biberon.
Affacciare, prendere in collo i bambini e presen-
tarli al pubblico da finestra o simile. - Allevare,
adoperare verso il bambino tutte le cure relative
ai suoi bisogni fisici, inoltre custodendolo e tute-
landone l'educazione fisica e morale: far crescere,
educare. ■ Battezzare, dare, far dare il battesimo
al bambino. - Cantare la ninna nanna al bambino,
per addormentarlo. - Circoncidere, far la circonci-
sione, l'asportare circolarmente una porzione del
prepuzio aei neonati: usato presso gli ebrei. - Cul-
lare, dimenare il bambino in culla. - Nenie, can-
tilene delle nutrici per far addormentare i bambini,
cullandoli. - Cunia o Cunina, dea dei bambini in
culla.
Dare i piedi al bambino, locuzione usata comu-
nemente per denotare il tempo in cui il bambino
comincia a stare sfasciato, e gli si mettono per la
prima volta le scarpine, quando mosti-a di potersi
staccare. - Dare sculaccioni, prendere a sculaccioni,
a sculacciate (sculacciatine, spalmate, spiazzate),
dare colpi sulle natiche, specialmente a nudo, con
mano aperta: sculacciare. - Darle vinte al bambino,
cedere ai capricci di lui. - Divezzare, togliere l'aZ-
lattaìnento, slattare, spoppare, svezzare (divezza-
mento, svezzamento).
Fare i fichi, lo stesso che fare carezze. - Fasciare,
avvolgere il bambino nella fascia (veggasi più in-
nanzi). Rifasciare, rimettere in fascia, fasciare di
"»uovo.
Imbracare, dalle b\lie, quel rivoltare che esse
fanno la pezza bianca, facendone passare i due
canti inferiori fra le cosce del bambino, a fine di
[)rescrvarlo dall' incuocersi e dal ricidersi. - Mettere
a letto, l'aiutare bambini, vecchi o malati a entrare
nel letto, ma specialmente dei bambini. - Ninnare,
canterellare per far addormentare i bambini, cul-
landoli. - Ninnolare, divertire con ninnoli, con
questo 0 quel giuocattolo.
Portare a pentole, portare un bambino seduto
sulle spalle, a cavalcioni del collo, rattenendogli
con ciascuna mano le gambe pendenti verso il
petto, mentre il bambino si attiene al capo o alla
fronte del portatore. - Portare a predelline, a pre-
dellucce, portare in due un bambino seduto sulle
loro mani intrecciate, la destra dell'uno conia si-
nistra dell'altro per sollazzo. - Portare a tracolla,
portare con guancialino raccomandato a una cigna,
0 anche due, poste ad armacollo della persona che
porta (maniera praticata di rado; ne usano, ad es.,
la madre che va in giro mendicando, la moglie del
merciaiuolo ambulante, ecc.). - Portare in braccio,
tenere il bambino come seduto sul cubito, cioè sulla
parte anteriore del braccio, sorretto coll'altra mano, e
talora intrecciando le dita di ambedue le mani. -
Portare in collo dicono i Toscani, anche per portare
in braccio, forse perchè il bambino, portato in questa
ultima maniera, fa talora passare una delle sue
manine intorno alla parte posteriore del collo di
chi lo porta. - Prendere, recarsi, tenere, portare
sulle braccia, si dice propriamente quando il bam-
bino, fasciato 0 sciolto, si porta i^supino e disteso
sulla parte anteriore delle due braccia, tenute pa-
rallele, ovvero una di esse fatta passare di sopra
per ritenergli le gambe. Portatura specialmente
adoperata col guanciale, nell'andare a battesimo.
Rifare il nonno, la nonna ; rifare il babbo, la
mamma, l'imporre a un neonato il nome di uno
dei due avoli o dei genitori. - Riportare il bambino,
il restituirlo che fa la balia ai suoi genitori, ter-
minando l'allattamento. • Riprendere, ìes^r ài h^Wz.
il bambino per tenerselo in casa.
Sbozzolire, allevare, essere allevato. - Sfasciare,
levar la fascia al bambino: contr. di fasciare. •
Tentennare i bambini, dondolarli perchè prendano
sonno. - Tenere come una delizia, con grandissima
cura, come cosa preziosa. - Tirare su un bambino,
allevarlo. Tirarlo su a briciole di pane, allevarlo
con ogni riguardo, con ogni furberia per affezio-
narselo e giovarsene poi. - Trastullare, trattenere
con diletto, distrarre, svagare.
Asilo d'infanzia, prima scuola nella quale si
accolgono i bambini. - Brefotrofio, ospizio nel guale
si accolgono i trovatelli, i gettatelli, i bambini ab-
bandonati, 0 si allevano quelli illegittimi. - Incu-
batrice, cassa di legno, coperta da un vetro inte-
laiato, nella quale si introduce un neonato molto
debole o di sviluppo insufficiente, tenendovelo,
mediante opportuno riscaldamento, a una tempe-
ratura di 310-32°.
Ortopedia, scienza ed arte di correggere le
deformità dei bambini. - Pedagogia, arte e scienza
di istruire i bambini, i fanciulli. - Pediatria, parte
della medicina che studia le malattie dei bambini
e il metodo di curarle. Pediatra, il medico che la
esercita. - Pedotrofia (gr.), nutrizione dei bambini.
- Vaccinazione, azione di innestare il vainolo. -
Vitabilità, veggasi a feto.
240
Indumenti, arnesi, oggetti varì
d'uso dei bambini o pei bambini.
Indumenti e simili. — Basti, bastie, le piegature,
fermate col cucito, che si fanno per ornare, o, anche,
per poter poi allungare questo o quell'indumento
del bambino. - Bautta, cappuccio di lana a maglia,
0 tessuto di seta o d'altro. - Bautta con bavero,
quella che ha aggiunta una falda circolare scen-
dente sulle spalle e ricongiungentesi sul petto -
BavagHólo, pannolino legato al collo del bambino
e pendentegli allargato sul petto, per riparare gli
abitini dalle bave, specialmente nel tempo della
dentizione, o dalie imbrodolature, quando mangia:
babaiòla, bavaglini, bavaglio. - Baverina, mantellino
rotondo che si sovrappone alla veste lunga. - Beyi-
duccio, pannolino ripiegato più volte su di sé, le-
gato al lato destro del gonnellino, affinchè serva
ai bambini di fazzoletto da naso, e anche per net-
tarsi le mani. - Berrettino, copertura ordinaria per
capo dei bambini: si allaccia lento alla gola con
nastrini. - Bluse, vestito da bambino fatto a bluse:
Musetta, bluseltina. - Braca, brachina, quella parte
del vestitino che copre dalla cintura fino al ginoc-
chio; la pezza che si mette ai bambini tra le cosce,
perchè non si insudicino e non si riddano {im-
bracare, mettere le brachine; sbracare, toglierle). -
Bustino, striscia di roba consistente, con gli spal-
lacci e da allacciare dietro.
Carnicina, piccola camicia da bambino; panno-
lino col quale si copre il busto dei bambinelli, al-
lacciaiid'ili sul dorso: camiciolino. - Camiciolino si
d ce anc' e un vestimenlo di tela o di panno, che
si mette sopra la caiiùcina. - Cappotta, cuffia di
lana a maglia, che si mette in capo ai bambini
piccoli d'inverno, quando si portano fuori. - Cap-
pottino, cappina, specie di pastranino, con cappuccio
o senza, per l'inverno. - Cigne, strisce di sh ffi,
Eer lo più elastica, che servono a sorreggere i baia-
ini, nei primi loro passi: più comunemente, dande.
- Corredino, tutta la biancheria e le robe che
bisognano ai bambini, come fasce, pezze e cose da
vestire. - Cuffmo, piccola cuffia di cotone o di tela,
o fatto a maglia. '
Falde, due strisce di panno, di gallone o d'altro,
fermate, una per parte dietro a ciascuna spalla, al
gonnellino, ovvero a una larga fascia che ne cigne
la vita. Con le falde si sorregge il bambino per
avvezzarlo a reggersi da sé e camminare. - Fascia,
lunga striscia di forte pannolino o canapino, con
la quale si fascia il bambino. Per maggiore for-
tezza, 0 forse anche per una specie d'ornamento,
le fasce sogliono essere tessute a cordulì. - Fascia a
corpo, piccola fascia, di circa tre dita trasverse di
larghezza e lunga tanto da poter fare più volte il
giro del corpo del neonato. - Feltro, pezzo di panno
che si mette nel letto sotto a' bambini, perchè non
sporchino.
Giubhettino, giubbino di cotone, di lana, di roba
iù grossa della camicia. - Gonnella, gonnella dei
ambini, dei santi, dei fantocci. - Gonnellino, lo
stesso che vestitino: vocabolo inoltre adoperato
quando si vuol indicare l'età infantile d'ambo i
sessi, specialmente dei maschi, prima che loro si
mettano i calzoncini. - Grembialino, piccolo grem-
biale, di varie foggie, ricoprente il davanti e i
fianchi. - Guanciale, specie di materassina scanto-
nata, su cui si pone a giacere il bambino, e che
gli tien luogo di culla, o anche serve per portarlo
l
attorno, quando è affatto piccino: si suole vestirlo
di fodera amplissima, che poi si rimbocca sopra il
corpicino della creatura. - Guancialone, coltroncino
a guanciale, su cui si mettono i bambini da latte
quando non si rifasciano.
Lano o pezza lana, quella che si mette ai bam-
bini dopo la pezza.
Maglietta, piccola maglia; anche la gangherella,
specialmente se di filo. - Mantellino, piccolo man-
tello; drappo di seta o altro ricco panno con cui
si copre la creaturina nel portarla a battesimo. -
Medaglia, piastrella tonda od ovale, d'argento, o
d'altro metallo, con effigie di santo, che appendesi
al collo dei bambini. - Menande, bustino di roba
forte, allacciato dietro, con una cinghia per lato:
serve per reggere i bambini quando incominciano
a camminare. - Pezza di lino, o, assol., pezza, pezze,
quelle di panno bianco che s' adoprano per tener
sotto 0 rivolgerci i bambini. - Pezza bianca, pan-
nolino quadrangolare, in cui si rinvolge il bam-
bino prima di fasciarlo (imbracare dicono le balie
di quel rivoltare che esse fanno la pezza bianca,
tacendone passare i due canti inferiori fra le cosce
del bambino, a fine di preservarlo dall' incuocersi
e dal ricidersi). - Pezza da rinvolto o soprappezza,
panno lino, l.ino, o serico, più o meno ornato, nel
quale si ravvolge il bambino fasciato, specialmente
nel portarlo attorno. ■ Pezza di lana, pannolano
che neir inverno si pone sopra la pezza bianca. -
Pezzino, grosso panno lino o lano, che si mette
sulla parte di dietro del bambino, sopra la fascia,
per maggior pulizia. - Piumino, nappettina di piuma
di cigno, con la quale, intrisa in fior di farina, si
impolverano, per tenerle rasciutte, le parti del
bambino incotte o ricise. - Porte-enfant, trapun-
tino, più 0 meno adorno, che si ripiega, e serve a
portare i neonati.
Sacconcino, materassino pieno di foglie di gran-
turco. - Saltamartino, vestitino da bambino corto
e stretto.- Sanrocc/imo, sorta di pastranino corto per
bambini. - Scarpine, di lana, usate prima di quelle
di pelle. - Soprappezza, pezza da rivoltarci i bam-
bini per portarli fuori. - Sottabitino, sottanina con
la vita attaccata, senza le naniche.
Toppone, coltroncino fatto di pezze impuntite, per
mettere sotto ai bambini. - \esticciola, dimin. di
veste, indumento da bambini. - Vestitino, esteriore
vestito bianco o di colore, di varia stoffa, che si
pone sopra al camiciolino ai bambini, senza distin-
zione di sesso. - Zucchino, piccola cuffia di tela che
talvolta si mette sotto altra di lana o cotone, più
greve.
Arnesi, ecc. — Branca, ramo biforcuto di corallo,
allo stesso uso che la ciambella e la zanna, che
sogliono tenere in bocca i bambini. - Breve, brevino,
involtino sodo e scliiacciato, a guisa di piastrella
e a forma per lo più ovale, ricamato di oro o di
argento o di seta, con dentro qualche segno di
devozione: si mette, per superstizione, al collo dei
bambini. - Bubbolino, piccolo arnese con fischietto
0 sonaglini attaccati: lo si dà per trastullo al bam-
l3Ìno, che, mettendone in bocca l'estremità e pre-
mendola con le gengive, prova sollievo nei disturbi
della dentizione: perciò, detto anche deniarolo. -
Carrozzella, piccolo veicolo per portare a spasso
bambini. - Carniccio, arnese allo stesso uso uel
cestino, ma più sodo e più pesante, perchè fatto
di assicelle e di piuoli di legno, disposti in forma
di piramide tronca, movibile su quattro rotelle
matte, acciò il bambino possa col petto spingerlo
'M
in ogni direzione orizzontale. - Cercine, specie di
guancialetto o d ^ascia imbottita e trapuntata che
si mette intorno al capo del bambino; anche, specie
di berrettino, guarnito intorno di slecchine di ba-
lena curvate in arco, per impedire che il bambino
si faccia male battendo il capo. - Cestino, arnese
di vetri ci, a foggia di cono tronco, tanto aito che
arrivi al petto del bambino, postovi dentro in
piedi, perchè si avvezzi a reggersi e impari a
camniinarp. - CiambeUn, cerchio d'avorio che talu-
ni usano ancora dare ai bambini che mettono i denti,
perchè lo stringano con le gengive. - Culla, lettuc-
cio, fatto come una cesta, dei bambini che pop-
pano: zana.
Dentaruolo, dentarolo, arnese acconcio a essere
premuto in bocca dai bambini, nel tempo della
dentizione, per alleviarne il molesto prarìto: dente,
zanna, zannina. In generale, è un corpo tondeg-
giante, liscio, duro, inalterabile dalla saliva. - Em-
brice, l'arnese che adoprano le donne in casa per
lavare i panni de' bambini o quelli d'un bucatino.
Si dice cosi anche se è di legno.
Pentacolo, amuleto, arnese consimile al breve, ma
che contiene figure o caratteri strani, a cui la su-
perstiziosa credulità attribuisce virtù contro malie,
incantesimi, veleni, ecc. - Pesfei/mo, pezzo d'avorio,
di corallo, di pietra dura, ma per lo più di cri-
stallo, quasi a foggia di pestello, che serve allo
stesso uso che la ciambella, la zanna e i dentaroU
in genere. - Predellina, predellino, seggiolino: qneììo
alto per tenerci i bambini, specialmente a tavola.
- Puledraia (scherz.), la camera da letto dove dor-
mono i bambini piccoli di casa. - Santino, imma-
ginetta di santo, stampata in foglio, per lo più a
vari colori, che si dà ai bambini per divertirli, o,
più spesso, per premio. - Schizzetto, schìzzatoio da
bambini, arnese simile in tutto alla canna da ser-
viziale, ma piccolissimo, col quale si introducono
nell'uretra liquidi medicati. - Seggettina, seggtolina,
piccola e bassa seggiola, per far sedere i bambini,
talora sufficientemente alta perchè essi possano
sedere alla mensa di famiglia, e allora ha i
bracciuoli. Anche, quella a bracciuoli, con una specie
di cassetto a mezzo, dentrovi un vaso da notte, e
con una buca dalla parte di sopra, dove si sogliono
tener seduti i bambini per i loro bisogni corporali.
- Serperastnim, stecca o altro congegno che si ser-
rava alle ginocchia dei bambini, perchè stessero
dritti, non si storcessero. - Vannus (vaglio), paniere
di vimini grande e profondo, nel quale gli antichi
mettevano i loro bainbini, ad augurio di futura pro-
sperità e grandezza. - Zana, culla di vetrici. -
Zanna, zannina, dente, una zanna o dente curvo
di cinghiale o di maiale, con ornamento d'argento,
e una campanellina, per appenderla al collo dei
bambini, e serve loro allo stesso uso che la ciam-
bella e i dentaroli in genere.
Vocaboli bambineschi.
Sono certe particolari denominazioni le quali,
perchè di più agevole pronunzia, sono sostituite
alle vere dai bambini, e per un tal vezzo anche
adoperate dalle persone che con loro parlano fa-
migliarmente e affettuosamente. - Babbo, per padre.
- Bau, bausette, voci usate per far paura ai bambini
quando sono cattivi, quasi significhi una cosa ter-
ribile personificata: di deplorevole abitudine. - Bau-
bau 0 oabau, nome di spauracchio o fantasma del
quale le donnicciuole si servono per impaurire e
Premom — Vocabolario Nomenclatore.
far stare cheli i fanciulli. - ficee sogliono chiamare
i bambini le pecore: ed è voce lormata ad imitare
il loro belato. E bebé, nel linguaggio fanciullesco,
significa anche belare. - Befana, spauracchio da
bambini, a' quali si dà ad intendere che la befana
buca loro il corpo, e altre sciocchezze. - Bombare,
lo stesso che bere. • Bombettare, frequentativo di
bombare: bere frcijuentemente. - Bómbo, voce colla
quale i bambini chiamano la bevanda. - Bua, voce
puerile, che significa: male, doglia, magagna, guaio.
- Bubo, voce con la quale i bambini designano il
piccione, dal suono della sua voce. - Bu bu, voce
fanciullesca che imita l'abbaiare del cane.
Cacca, voce con la quale si indicano gli escre-
menti del corpo. - Cacca eh, caccal, si suol dire ai
bambini per distorli dal mangiare o dal volere in
mano alcuna cosa.- Chicca, c/ticco, qualunque pasta
dolce, e si suol dire anche per cosa buona da
mangiare - Chicchia, la gallina. - Ciccia, per i bam-
bini, ogni qualità di carne cotta e da mangiarsi.
Ciccie, in plurale, sogliono le madri chiamare anche
le carni grassoccie dei loro bambini. - Cici, cinct,
voci affettuose con le quali le mamme chiamano i
loro bainbini: pipi, pipino. - Ciocia,^ ciocino, voci
amorose e carezzevoli, come caro, carino, talvolta
canzonatorie. - Cocco, voce puerile per uovo. - Cori-
cino, breve in forma di cuore, per bambini. Co-
ricino mio, per vezzo ai bambini. - Cmcco, il fi-
gliuolo più amato dal padre e dalla madre, e al
quale si fanno le maggiori carezze. - Cu cu, o cuccù:
lo fanno le mamme e le balie ai bambini, nascon-
dendosi dietro a qualche cosa, mettendo fuori il
capo e rinascondendolo, per divagarli. - Culino,
dimin. vezz. di culo, parlandosi di bambini.
Dindi, voce fanciullesca per significare il denaro.
- fiatino, dimin. vezz. di fiato, dei bambini. -
Lallo, il cavallo. - Lilli, litio, le parti pudende del
bambino: pipi. - Mamma o mammina, per madre,
- Mimmo, mimma, bambino e bambina, così chia-
mati per vezzo. - Moccicoso, moccicone, detto ai
fanciulli, quasi per amorevole rimprovero, allorché
fanno cose da più della loro età e la preten-
dono a grandi. - Mommo, il bere acqua o altro. •
Nanna {fa nannaj, dice la madre o la balia, quando
vuol far dormire il bambino. Anche per indicare
il dormire o la culla stessa, nelle locuzioni: andare
a nanna, mettere a nanna, far la nanna. - Nanna,
voce fanciullesca con la quale i bambini ringra^
ziano chi dà loro qualche cosa. - Nini, appella-
tivo amoroso dei bambini, come Cinci, Cici e altri:
frane, bebé. - Ninna, l'azione del ninnare, nel suo
significato proprio. - Ninna, nanna, canzonetta che
si canta ai bambini cullandoli per farli addormen-
tare: sonnaio. - Nino, nino mio, voci usate amoro-
samente per bimbo, bimbo mio; e ^cosi Nina per
bimba.
Pappa, per minestra: pappettina, pappetta, pap-
pettona. - Pappo, Tperpane, - Pi, pi, si dice ai bam-
bini, perchè facciano la piscia. Anche, pscii. - Piscia,
voce fanciullesca per orina. - Pitti, Pitie, voce con
la quale i bambini chiamano i polli. - Poccia, tetta,
per poppa, mammella. - Pru, pru, il cavallo e
l'andare a cavallo; il movimento di esso.
Tata, tato, voci carezzose con le quali • i bambini
chiamano la balia, il balio e altre persone, non
sapendo parlare diversamente. - Tette, voce con la
quale i fanciulli chiamano il cane. - Tolto, modo
familiare col quale intimiamo ai bambini di non
toccare una data cosa. - Uà, uè, voce imitativa del
pianto dei lattanti. - Zampine, i piedini e anche le
16
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manine del bimbo. - Ziitino, zittina, dimin., vez-
zegg, di zitto, detto ai bambini.
Andare a mimmi, dicono i bambini per andare
0 esser portati attorno a diporto, quasi dicessero
per vedere altri mimmi o bamJbini. Detto anche
dalle mamme, dalie balie, ecc., parlando dei bam-
bini. - Andare, stare, mettersi a cecce, mettersi a
sedere. - Aver l'argento vivo addosso, dicono le
mamme, parlando dei loro figlioletti, per significare
che non stanno mai fermi, ma continuamente o
saltano, o fanno altra simile cosa. - Come si dice?
locuzfone interrogativa al bimbo per -rammentargli
l'officioso ringraziamento a chi gli ha dato qual-
che cosa, come chicca, fiore o altro. - Ecco il lupo!,
si suol dire ai bambini che piangono, o sono cattivi,
fìer farli tornar buoni, a cagione della paura. An-
che questo é uno dei tanti vizi della educazione.
Fare a' barberi dicono i fanciulli quando tra loro
fanno a gara nel correre ; e uno di loro dà le
mosse, come si faceva alle corse dei barberi. - Fare pa,
far carezze ai bambini strisciando loro soavemente
la palma sulle gote; e i bambini lo fanno anch'essi
per carezzare alcuno. - Fare to to, dare delle busse.
- Far servo, dei bambini che salutano con la mano.
Guarda l'uccellino*., a bambini quando hanno la
fosse, 0 il singhiozzo, accennando che guardino in su,
perché passi. - Mi scappa, dicono i bambini per
significare che sentono lo stimolo di orinare o di
andar di corpo. - Mommare, bere, parlando ai
bambini (momma, momma!) - Pàffete, di bambino
quando cade. - Quante sacca?, domanda che si fa
per celia a un bambino che abbia detto di voler
ibene a un tale. - Tettare (scherz.), poppare. - Top-
jiele, voce imitativa di colpo: ai bambini che bat-
tono un colpo in terra. - Tu non hai bellico, dicono
le mamme ai bambini per significar loro che non
banno giudizio; e ciò per puro vezzo.
Trastulli dei bambini
Sono numerosissimi (veggasi a giuochi), e tra
essi quelli denominati: chi lardi arriva male allog-
gia; la befana; la giardiniera e il gatto; la caccia ai
pulcini; il lupo e gli agnelli; caccia alla terza; la
fioraia; la volpe zoppa; la sentinella; il capitano;
la maestra non è in iscuola; la traversata; la saim-
7nia; la funicella corta ; la funicella lunga; il cer-
chio, il volante, ecc.
Balocco, gitMcàttolo o altro, denominazione ge-
nerale di ogni cosa che si dia per trastullo in
mano ai bambini e ai fanciulli, specialmente se
abbia una figura determinata, come a dire fischietti,
misirizzi, fantoccini, bambole, le spadine, figurine
di varie sorta. - Bàmbola, poppàtbla, pupattola,
figurina umana in veste di bambina, di donna. -
Bambolino, putto di gomma o d'altra materia, per
lo più nudo e solo col carnicino, per trastullo di
bambini. - Burattino, fantaccino, piccola figura
umana fatta di legno, di cartone o di panno, ve-
stita da uomo, per baloccarsene i bambini maschi.
Chiasso, detto dai fanciulli per ruzzare, sollaz-
zarsi saltando e facendo giuochi. - Crepundia, quan-
tità di piccoli giocattoli che i romani usavano le-
.gare, in forma di collana, al collo dei loro bam-
bini, per amuleto e per ornamento. - Cucinina, sol-
daiini, minuscoli arnesi, piccole figure di stagno,
di latta, ecc., per trastullo di bambini. - Fraccurado,
baccello tagliato a bietta in cima fino alla costola,
e tagliata pure dal fondo alla cima la rezzola della
costola, per modo che, tirandola, mette in moto il
pezzo tagliato, che pare un cappuccio di frate. -
Gingillo, ninnolo, giuocattolo piccolo, grazioso e, per
lo più, di valore. Anche, pezzi di stoffe, di nastri,
ecc. - Lanzo, fantoccetto in figura di lanzo per
trastullo di fanciulli. - Misirizzi, scatolina dalla
quale, quando si apra, scatta un diavolino, un frate,
0 altra figurina, spinta in su da una molla. Nome
che si dà anche a qualche giuocattolo di altra,
forma. - Neuropaston (gr.), fantoccio, burattino. -
Ocellata, conchiglie e ciottoli per lar giuocare i'
bambini. • Palla, sfera di gomma, o d'altro, che si'
fa saltare. - Plaguncula (lat.), bamboccio di cera. •
Pwpazzo,' piccola figurina fatta per lo più di cenci(J
0 di legno.
Scaldamano, giuoco puerile che si fa accordandosi
in due o più, a porre le mani a vicenda una sopra
l'altra, posata la prima sopra un piano, e traendo^
poi quella di sotto per porla sopra tutte le altre,
battendo assai forte, per riscaldarle. - Tamburino,.
piccolo tamburo per trastullo di bambini. - Tram-
polino, asse 0 cassetta su cui chi salta, prendendo^
la rincorsa, balza per darsi lo slancio prima del
salto. - Tròttola, strumento di figura .simile al
cono> vario di forma e di materia.
Andare, stare a cavalluccio, di bambini che si
portano sulle spalle, con una gamba di qua e l'altra
di là dal collo. - Baloccare, trastullare, divertire
con balòcchi. - Far baco, far baco baco, dicesi del
fare certa voce e eesto ai bambini, coprendosi o
altrimenti nascondendo il volto, e poi mostrarlo)
all'improvviso, non propriamente per far loro paura»
che Ciò sarebbe pessima cosa, ma per recare àdt
essi una certa meraviglia e stupore, allo scopo di di'»
stradi e divertirli. - Fare alle signore, giuoco di.
bambine. - Fare a staccia buratta: si tiene un
bambino per le mani e si tira innanzi e indietro^
come stacciando la farina, canticchiando: Staccia'
buratta. Martino della gatta, la gatta andò al mulino^
là fece un covaccino, coli' olio e col sale, coll'unlo*
battuto col sangue del lupo; il lupo e la lupara;,
gli venga l' anguinaia ; /' anguinaia è mala cosa ,;
lassù ci sta una sposa; laggiù ce ne sta, un'altra^
chi) fila e chi annaspa, chi fa le cordelline, per le-
gare le bambine; chi fa i cardellini per legare ii
bambini; chi fa il cordellino, per legare il mio..., e-
qui il nome del bamoino.
Far Gesù, congiungere le mani assieme, accò^
stando l'una palma all'altra e accostando le mani
al petto. - Far. la cilecca, di una certa burla che
si- fa a un bambino, mostrandogli chicca o altra'
cosa, per invogliamelo, e non dandogliela molto)
presto, forse per accrescergliene il desiderio. - Fan
la festicina, la festolina, gli altarini dei bambini>
Metter la calza alla finestra, alla cappa del ca*
mino, 0 solamente mettere la calza: lo tanno i ra«
gazzi la vigilia della Befana per avere il regalo. -
Portare a birigini, il portare un bambino a caval-
luccio, con le braccia avvinte al collo e con le
gambe incrociate sulla pancia del portatore. - Por-
lare a pentole, pigliando il bambino sotto le braccia'
e alzandolo.
Ruzzare, arruzzare, far baie, scherzare; e dicesti
generalmente del saltarellare dei fanciulli.
Voci e cose varie relative ai ba.mbini
Persone loro addette — Modi di dire
Infantilità, infanzia, la prima età del fanciullo^,
dalla nascita fino a che non incominci a parlare.
BAMBINO — BANCA
243
In fascia, nelle fasce, il periodo nel quale i bam-
bini vengono fasciati. - Innocenza battesimale, lo
stato dei bambini appena nati. - Parvulitd, età di
bambino : pargolezza, parf;oIilà (non usati). - Pue-
rizia, l'età prima. - Sonno dell'innocenza, quello dei
bambini.
Atto di nascita, dichiarazione del padre e della
levatrice allo Slato Civile del Comune, indicando,
entro cinque giorni dal parto, il sesso del neonato,
il nome datogli, il cognome paterno, ecc. - Alte-
razione di Stalo Civile, dichiarazione non esatta.
- Soppressione di stato, alterazione nelle denunzie
di un bambino o sostituzione con un altro. - So-
stituzione d'infante, atto criminoso, trafugamento di
un bambino per presentarne un altro in sua vece.
- liattesimo, il primo dei sette sacramenti della
Chiesa cattolica.
Contrassegno, quel segno che i genitori degli in-
nocentini mettono al collo dei bambini per ricono-
scerli poi. - Infanticidio, uccisione di un neonato. -
Infanticida, chi lo uccide o lo fa uccidere.
Essere bambino, avere il guscio in capo, avere
Il guscio al culo; avere il latte sulle labbra; non
aver messo ancora i lattaiuoli. - Bamboleggiare,
pargoleggiare, far cosa da bambini. - Sonare ad an-
giolo, 0 a gloria, per le esequie di un bambino.
Anfidromia, festa che si celebrava in Atene, cin-
que giorni dopo la nascita d'un bambino. - Balli-
pedia; arte di procreare bei bambini. - Batabanca-
lese, canzone con la quale le nutrici greche addor-
mentavano i loro bambini. - Cherubino, testa di
bambino con ali. - Orco, mostro immaginario che
serve di spauracchio a' bambini, introdotto in tutte
le fiabe che loro si raccontano. - Putto, bambino di-
pinto 0 scolpito.
Aia, donna che tiene in custodia i bambini. -
Balia, veggansi ad allattamento. - Bambinaia,
donna alla quale si alìidano in custodia i bambini:
frane, bonne. - Bambinaio, chi è tutto tenerezza per
i fanciulli e si diletta con essi. - Chioccia, di chi
va a spa'^so con molti bambini. - Comare, donna
che tiene a battesimo col compare il bambino: ma-
triiia. È anche denominazione reciproca tra essa,
la madre e il padre del battezzato: reciproca anche
tra essa e il compare. - Cunaria, una donna che
culla ed ha cura d'un bambino appena nato. - Co-
ver ante, custode di bambini un po' innanzi nel-
l'eti, delegata anche a curarne l'educazione.- Leva-
trice, donna che assiste la partoriente e presta le
prime cure al bambino. - Nurse, voce inglese che
significa nutrice, governante e anche infermiera. -
Nnrxey (ingl.), stanza della casa lasciata per libertà e
giuoco dei bambini.
Modi di dire. — Arrivano i pisani, vedendo un
bambino che si addormenta. - Avvezzar male un
bambino, secondarne i capricci. - Bello in fascia,
bruito in piazza; brutto in fascia, bello in piazza, dei
cambiamenti che fanno i bambini (di belli, brutti;
di brutti, belli). - Chi vuol vedere il bambin fiorito,
non lo levi dal pan bollito (proverbio). - Fare anima
e croce, quando una donna, dopo partorito e fatto
battezzare un bambino, se lo vede morire. - Fare
il treppiede (scherz.), avere tre bambini. - Pedate,
testate, questi bambini non stanno mai fermi : la-
mentandone la soverchia vivacità. - Se se n'avvedono
0 accorgono le budella (scherz), a un bambino che
pianga per qualche ferita o anche da nulla. - Ti
voglio legare alle gambe del letto, ai bambini cattivi.
- irulli, trulli, chi li ha fatti li trastulli, dice
dei bambini altrui chi non vuol saperne. - Tu
se' vecchio, a un bambino ciie fa il pazzarello.
Bambocceria, bambocciata. Cosa, azione
da bambino.
Bambòccio. Detto a bambino (ligur.)
Bàmbola. Fantoccio, figurina vestita che si dà
per giaocàttolo ai bambini: fantoccia, pupàttola,
pupazza ; mammuccia, popa, pupa. In milanese, pi-
gotta; in veneziano, viavola de Pranza. - Bamboc-
ciaio, fabbricante di nambole.
Bamboleggiare {bamboleggialo). Baloccarsi,
far cose da bambino; perdere il tempo.
Bambolo. Piccolo fanciullo.
Bambù. Veggasi a bastone.
Banale, banalità. Di cosa grossolana, senza
originalità, comunissima, triviale.
Banano. Sorta di frutto e la pianta che lo
produce.
Banca. Nome sotto il quale vengono comune-
mente indicati gli istituti di credito, che si pos-
sono dividere nelle seguenti principali categorie:
istituii di emissione (Banca d'Italia, Banco di Na-
poli, Banco di Sicilia), enti in Italia governati da
leggi speciali aventi (per un ventennio) il privile-
gio dell'emissione dei biglietti a seguito della legge
bancaria del 1893; istituti di credito fondiario, pure
retti da leggi speciali (aprono crediti mediante mu-
tui verso garanzia ipotecaria di stabili e fondi), isti-
tuii di credito agricolo, creati al preciso scopo di
favorire l'agricoltura in alcune regioni del nostro
paese; casse di risparmio, aventi per iscopo di fa-
vorire il migliore e sicuro investimento di denaro
da parte dei piccoli capitalisti e del popolo; ban-
che cooperative, società anonime il cui scopo é quello
di accordare il credito ai propri soci. - Banchi, casse
pubbliche nelle quali i mercadanti o altri pongono
i loro danari per disporne poi secondo le norme
stabilite. - Filiale, succursale, banca dipendente da
una principale. - Monte, nome di alcune banche an-
tiche. — Bancario, di banca. - Bancocrazia, tirannide
bancaria, cioè quella esercitata da coloro che spa-
droneggiano per mezzo delle banche.
Operazioni che vengono generalmente eseguite
dalle banche: sconto di cambiali, di buoni del tesoro,
di note di pegno ( Warrants), di cedole, ecc. ; ac-
quisti e vendite di valori in genere, tramutamento
di titoli; sovvenzioni contro pegno di titoli, merci,
warrants, metalli preziosi ; depositi di valori, tanto
aperti che chiusi, liberi o vincolati; emissione di
vaglia cambiari gratuiti (riservata ai soli istituti di
emissione), assegni, ricevute di accreditamento; in-
casso di effetti, di fatture, di quietanze, di man-
dati ; conti correnti in genere ; emissione di lettere
di credito sull'estero; acquisti e vendite di cambi,
cioè assegni e tì-atte sull'estero, biglietti e valute me-
talliche estere; operazioni di Borsa in genere.
Cose e termini del linguaggio bancario.
Accumulazione, ritiro di valori mobili dalla cir-
colazione. - Aggiotaggio, traffico usuraio che si pra-
tica sugli effetti pubblici e sulle merci, speculando
sulle oscillazioni dei corsi. - Arbitraggio, specula-
zione bancaria sopra le differenze dei corsi di cam-
bio. - Arbitrato, la combinazione dei cambi di diverse
piazze, approfittando dal più vantaggioso per fare
rimesse. - Attergato, la cessione o la trasmissione
delle iscrizioni nominative latta mediante dichiara-
zione a tergo del certificato.
Bancogiro, dicesi l'operazione consistente nel
compenso di crediti e debiti fira i clienti che hanno
244>
BANCA
contL correnti aperti. - Cambio, differenz.a tra il Va-
lore nominale e quello «effettivo diuna moneta.
Il prezzo del cambio si stabilisce su due termini,
-uno certo,' ciie resta fisso, l'altro incerto, che è va-
riabile. 11 'cambio dicesi alla pari .quando vi è
identità fra il certo e l'incerto. - Cambio reale, quello
che si fa per via di lettere di cambio. - Corso del
cambto,.ìì prezzo della n'e'goziàziione d'una moneta
straniera in una jùazza. - Regola di cambio, quella
per cui ,si calcola la differenza del valore effettivo
d'una cambiale data in un luogo e da pagarsi, in
un altro. - Circolazione, giro e rigirò delle monete
e dei titoli di valore legale. ' ^Comjnercio, l'eserci-
zio del trafficare cambiali, titoli, ece. - Conto di ri-
torno, nota 0 stato contenente il montare di un ef-
fetto protestato, le spese di- protesto, la commis-
sione, ecc. - Corso /brzoso, ordinanza sovrana per
cui la carta monetata e la moneta metallica devono
essere accettate in pagamento dai cittadini dello
Stato a un determinato corso." - Corso legale, quello
delle monete e dei biglietti che non si possono' ri-
fiutare in pagaflDento.
Del credere, il tanto per cento che percepisce chi*
guarentisce per mv debitore.
Emissione, messa in circolazione, sul mercato
pubblico, di valori fiduciari; titoli di rendita, azioni
e obbligazioni diverse. - Emissione pubblica, che si
fa per mezzo di avvisi pubblicati nei giornali. -
Emissione privata, che si fa a mezzo di lettere
chiuse e personali. - Frutto, interesse, profitto ri-
tratto da deposito di denaro, da azionijdatitoJi,,ecc.
Hoards (ingl. pron. ords), in linguaggio: banca;rio,
le riserve di danaro e di metalli preziosi.
Lotto, la quantità determinata di rendita che, di,
regola, si contratta dagli speculatori.
Onore, in linguaggio bancario, significa la buona'
accoglienza che si fa ad una cambiale. - Operazione
di banca, una qualunque di quelle che sogliono
fare le banche: deposito, sconto, emissione, ecc.
Pagherò, obbligazione, a favore- di una. persona;
pagabile nel luogo di sua emissione. - Prodotto,
netto, la somma che viene pagata dal cessionario, o.
scontante, di un effetto al cedente, o scontatar^io; dif-
falcato lo sconto convenuto,. - Protesto,, atto giuri-
dico eseguito dietro richiesta dell'uLtimo portatore
di nn-elfetlo contro il debitore, acciocché risulti che
Teffatto stesso non fu pagato, all'indicata scadenza-.
Rialzamento, rialzo, aumento nel cambio, nei
frutti. - Rimborso alla pari, dicesi quando il proprie
tarìo di un titolo, il cui numero viene estratto
dalla ruota a sorte, riceve in capitale effettivo il
capitale nominale del medesimo effetto. - Èitnessa,
somma che si spedisce in cambiali o titoli. • Ri-
porto, il vendere a contanti per riacquistare con-
temporaneamente, a termine , titoli della stessa
specie; conversione di un'operazione a termine in
operazione in contanti; prestito contro deposito di titoli.
Riserva metallica, tondo di moneta metallica che
le banche nazionali, gli istituti di credito debbono
tenere nelle casse per garanzia dei biglietti fiduciari
a corso libero, autorizzati dal governo. - Ri-
scontrata, lo scambio periodico (ogni dieci giorni)
che gli istituti di emissione fanno tra loro
(per disposizione di legge) dei rispettivi bi-
glietti e titoli. - Rivalsa, voce dell'uso mercantile,
come ritratta, con la quale si vuole esprimere la
mmpensaztone, iì rifacimento o il regresso: è, insom-,
ana, una nuova lettera di cambio che si spicca so-
praàil traente o sopra il cedente per avere il rim-
bórso di quanto fui^pecificato nel conto di ritorno.
Sconto, interesse d'un prestile fatto dalla banca
e garantito da un effetto o titolo rappresentante
Hn'operazione di commercio. Pagamento anticipato
di un effetto non ancora scaduto, con la riduzione
d'una somma convenuta per interesse e altre spese.
- Regola dì sconto: serve a determinare oggi il va-
lore pagabile di una somma esigibile vdopo un de-
terminato tempo. - Saggio, il tasso dell'interesse e
dello sconto. - Specie, denaro, monete.
Carte, registri, tìtoli, ecc.
'Assegno, mandato, c/iegwe (ingl. c/tecfc), buono a vista
(tolto da 'Un libro a matrice)] ordine di pagare una
data somma : é dato d^dXV assegnante dXV assegnatario,
a favore di un terzo (assegnato). Commercialmente,
delegazione. - Azione, partecipazione cheuno ha in
una società o impresa, e anche la quota sommini-
strata: il documento stesso.
Banconota, bjglietto, cedola di banca. - Biglietto
a domicilio, quello su cui il soscrittore mette l'in-
dicazione del nome e del domicilio della persona
presso la quale si deve pagare {domiciliatario). -
Biglietto all'ordine, la scritta con cui si confessa un
debito e l'obbligo di pagarjo ad un tempo prefisso.
- Biglietto al portatore, il biglietto che non porta
il nome del creditore. - Biglietto di banca, o dì' cre-
dito, titolo fiduciario, emesso da un governo o da
una banca pubblica, e che si può cambiare in mo-
neta: è 0 non è conter<t6i7e, secondoché-la banca è
obbligata, o no, a cambiarlo in oro. ■ Bollo sugli
effetti, segno che il governo fa apporre su biglietti
all'ordine perché diventino valevoli, ad ogni occor-
renza, davanti alla legge. - Borderò (frane.), noia,
calcolo preventivo presumibile delle spese; pro-
spetto d'elle operazioni. • Buono per..,, forinola usata
per mettere sott'occhio la somma* portata da un ef-
letto, da una ricevuta, ecc.
Cambiale, titolo fiduciario. - Cario, biglietto,
di banca. - Cartella al portatore, cartella di rendita,
titolo di credito emesso dal g^werno o, da società
private,^enza indicazione del nome del possessore,
e- che perciò si presume di proprietà di chi lo
pòrta e lo presenta-. • Cassetta di custodia, quella
nella> quale, tenendone la chiave, si depositano va-
lori presso-una banca. - Castelletto^ il registro conte-
.nente' i nomi delie persone a cui la banca' fa fido
e la. somma che a ciascuna può essere fidata;, re-
.gistrp di informazioni confidenziali, tenuto per
avere norma- nell' accordare credito, fido. - Cedola,
breve obbligazione> scrittura, come cambiale, ban-
conota. - Credenziale, lettera di credito, quella che
si rilascia alle persone raccomandate o anche -sem-
plicemente accreditate per una determinata somma,
<^ che queste a loro volta .presentano per conseguire
tutta o- parte della somma accreditata.
Distinta di negoziazione, nota di effetti pagabili
per lo più su piazze estere, e che un commerciante
cede ad un altro (quasi. sinonimo di distinta di sconto).
Distinta di pagamento; nota o lista indicante distin-
tamente le diverse valute con le quali si effettua
un pagamento. - E/I^WO', nome generico di lettera di
cambio, di manjdati, di biglietti all'ordine, ecc., che
servono ad effettuare pagamenti o rimesse di tondi.
- Pede di eredito, vaglia bancario, cedola hancaria.
- Firma, il nome proprio che il sottoscrittore ap-
pone alle lettere, alle obbligazioni, .alle cambiali, ecc.
Libretto, documento, titolo, dei depositi e dei preleva-
menti. - Libretto di contocorrente, insieme- dì chéquesds,
stàCCiTC- Obbligazioni nominative o al portatore: titolo
MANCA, — BANCHETTO
2'i5
rimborsabile, portante- interesse e rappresentante
un debito della società. - Polizza, scrittura, ricevuta.
Stanza di compensazione, -istituzione che trae la
sua origine dalla n Clearing -house* inglese e serve
a completare le operazioni intervenute fra ì propri
associati, i quali si suddividono generalmente in
'banche, banchieri, agenti di cambio (commis-
sionari di banca), cambiavalute e operatori pri-
vati. Fu cosi definita: «un iirande e comune uf-
ficio di cassa dove i singoli associati vanno a pa-
gare i debili che hanno verso gli altri associati e
ad esigere i crediti che vantano da quelli stessi.
Le difierenze fra i debiti e crediti di ciascun asso-
ciato vengono saldate in denaro; scopo precipuo
della Stanza è quello precisamente di. eliminare, più
che è possibile, l'impiego di denaro ». Le Stanze
in Italia sono sei (Firenze, Genova, Livorno, Milano,
Roma, e Torino).
Tagliando, la cedola^ le cedole (frane, coupons)
nelle cartelle di rendita. - Titolo {titolo di credito),
denominazione generica di efVetti, di carte-valori, ^cc.
- Titolo all'ordine, titolo trasmissibile per girata. •
Titolo fiduciario, il biglietto di banca, la cedola, ecc.
- Titolo negoziabile, quello. che può servire invece
di denaro • Titolo ìiominativo- quello intestato.
Valori, i debiti che le società private professano
verso i capitalisti, rappresentati da azioni, obbliga-
zioni, azioni di banca, azioni e obbligazioni di strade
ferratq, ecc. • I valori alzano, calano, scemano,
fluttuano, oscillano.- Valori pubblici^ le cartelle di
rendita e altri' titoli riconosciuti.
Persone della banca
o facenti affari nella banca.
modi di dire.
Agente di cambio, tintermediario fra chi compra
e chi vende, commissionario di fondi pubblici. -
Banchiere, chi tiene banco e fa commercio in
cambiali, in danaro, in effetti, in valori, ecc.
Cambiavalute, cambiamonete, chi fa professione di
cambiare monete, biglietti di banca, ecc., ricevendo
o dando un aggio. • Censore, negli istituti di cre-
dito, chi vigila il buon andamento dei negozi. -
Comitato di sconto, quello che presiede all'accetta-
zione delle cambiali presentate allo sconto. Per lo
più, rappresentato da un consigliere di sconto.
Pandettario, esaminatore delle firme nelle girate,
presso il Banco di Napoli. - Scontista, chi tiene un
banco per scontare cambiali. - Sindacato, tempo-
ranea uixione di- capitalisti per compiere insieme
corte operazioni bancarie.
Beneficiario, o portatore, chi deve ricevere ^il
pagamento d'Vm -biglietto all'ordine. - Cedente, chi
cede qualche ragione ad altri, e qaestiè il cessionario.
■ Cessionario, chi accetta una cessione, o quegli al
quale viene ceduto un effetto di commercio. -Cor-
rentista, chi ha conto corrente con' una.. banca, ^un
istituto- di credito.
Depositante, chi- deposita merci, danaro o valori.
- Jìimettente, il debitore che ^spedisce al suo credi-
tore un. titolo, ^una tratta, che jjrende nome 'di ri-
messa.
■Modi di dire. -— Al corso, prezzo che, sul mer*
calo bancario, hanno i fondi pubblici e privati. -
A presentazione, scadenza di un effetto bancario,
pagabile all'atto stesso in cui viene presentato. -
Atlengatp,- termine indicante la cessione o la trasmis-
sione delle iscrizioni nominative fatta mediante di-
chiarazione a tergo del certificato. - A vista, espres-
sione scritta sopra un effetto di commercio per in-
dicare che esso è pagabile il giorno in cui viene
presentato; dicesi anche o presentazione. - In soffe-
renza, in ritardo di pagamento, di riscossione.
Associarsi, obbligarsi, con la propria firma, e me-
diante un prezzo stabilito, a pigliare uno o più
esemplari di un opera clic deve essere pubblicata
entro un certo spazio di temjio. - Emettere, man-
dare in circolazione carte di credito. - Foresi fondi,
rilasciare il danaro occorrente ad una persona af-
finchè \paghi per noi un conto n'astro, una cam-
biale, ecc. - Lasciare, far riconoscere la firma, fare
sopra un registro la propria firma, farla riconoscere
per non aver bisogno altre volte di presentazioni,
di testimoni, ecc. • Prelevare, levare una parte di
somma, distrarla. • Trarre per conto terzi, per
conto altrui.
Bancario. Di banca.
Bancaròtta. Il fallimento, per Io più doloso.
Bancherello. Piccolo ùanco mobile.
Banchetta. Piccolo banco da operaio.
Banchettare. Riunirsi a banchetto.
Banchetto. Pranzo di lusso e di molti convi-
tati, fatto o oflerto comunemente per dimostrazione
di stima o riconoscenza verso una persona; con-
vitto, convivio, epula, simposio. • Conviviale, di
convito, di banchetto. - Diplomatico, il banchetto al
cjuale convengono i diplomatici in speciali occasioni
di congressi, conferenze, ecc.,- Funebre, il banchetto
che solevano fare gli antichi e che sogliono fare
anche alcuni popoli moderni, in occasione di fune-
rali. - Nuziale, il banchetto' che si dà in occasione
di matrimonio. - Politico, quello al quale interven-
gono personalità politiche e dato in tale occasione
da avere significato politico. — Lauto, ^ laulissimo,
il banchetto sovrabbondante pel trattamento. - Prin-
cipesco, il banchetto magnifico per V apparecchiot
superbo per le personalità che vi prendono parie,
sovrabbondante pel trattamento.
Aditialis ccena, solenne convito col quale gli an-
tichi auguri latini inauguravano la loro entrata in
carica. - Agape, sacro banchetto nei primi tempi
cristiani. Termine ancora usato dalla Massoìieria,
• Bisbòccia, ribàtta, lieto convito di più amici in-
sieme. - Convito di parata, splendido desinare o
cena a cui siano chiamate persone di alto grado.
Corte bandita, un tempo convito di corte o bandito
da signori e accessibile a tutti. - Improvvisata, festa
o convito fatto in onore d'altri, senza che esso o
niunose lo aspetti. - Lettisternio. convito solenne
al quale i romani invitavano . gli dèi, ponendo le
loro immagini' sui Ielti»apparecchiati in un tempio
into'rno alla mensa;-ed a questa cerimonia presie-
devano gli epuloni. - iVozze, i conviti che si fanno
nelle solennità degli sposalizi. Fare le nozze coi
funghi o co'i fichi secchi, dice'^i di chi, facendo
qualche festa o convito, vuole spendere pochissimo.
Archiconviva, il capo di un banchetto* o di un
convito, • /lretó/o.7/ii, nell'antica Roma i bulToni che
rallegravano un banchetto. - Simpòsiarca,, c&po dei
simposio. " Architriclino, \)re.?,so i Romani, il so-
praintendente alle, mense. - Banchettante, chi siede
a banchetto, convitante, convitato, ^ commensale,
convivale, conviva, convivante. - Convitatóre, ^chi-.
invita a banchetto. - Ombra, presso i Romani chi
era, non invitato, condotto a banchetto da»un amico. -
■ Struttore,- j>resso i- Romani, schiavo incaricato noi'
246
BANCHIERE
banchetti di ben ordinare i serviti e di porre i
piatti sulla tavola, sulla mensa.
Trir.lino, letto da pranzo nell'antica casa ro-
mana.
Banchettare, far banchetto, stare a banchetto,
stare a mensa, convivare; anche, invitare a ban-
chetto, dare un banchetto, far convito. - Convitare,
chiamare a convito. - Riconvitare, convitare di
nuovo. - Far rialto, far tavola magna, dare un
banchetto di lusso, sovrabbondante. - Sbanchettare,
far continui banchetti,
Andarsene in banchetti, dilapidare il danaro nel
far banchetti. - Metter tavola, tenere un banchetto.
- Tener corte bandita, far feste e conviti ove può
andare ognuno; e, fìguratam , si dice di chi sfoggia
in feste, conviti, ecc. - Tener tavola, invitare a
banchetto. ,
Banchiere. Chi tiene per proprio conto banco
0 banca; chi negozia pubolici valori, tiene banco
per il cambio della moneta nazionale ed estera,
sconta le cambiali di privati cittadini, che contrat-
tano i pubblici prestiti , si costituisce in società
0 sindacati per le grandi operazioni finanziarie e
per le speculazioni di Borsa. - Banchteruccio, di-
minutivo e dispregiativo di banchiere. - Banchie-
rone, accrescitivo di banchiere.
Agente di cambio, l'intermediario fra chi compera
e chi vende titoli di credito; commissionario di fondi
pubblici riconosciuto dalla legge per agevolare gli
affari. - Alta finanza, si dice dei banchieri di
primo ordine. - Argentario, presso i Romani, ban-
chiere che esercitava il camlaio delle monete, ri-
ceveva deposito, assisteva alle vendite, prestava
danaro ad interesse, ecc. - Finanziere, banchiere in
grande. - Parlitante, un tempo, il banchiere che
prestava allo Stato.
Banco, luogo dove i banchieri trattano i loro
affari {metter banco, fare o aprir banco, esercitare
l'arte del banchiere). - Libri mercantili e commerciali:
i registri sui quali i negozianti, i banchieri e si-
mili scrivono regolarmente tutte le loro operazioni.
- Note, le indicazioni sommarie che gli agenti di
cambio hanno obbligo di fare in un libretto in
carta libera, nel momento della conclusione rispetto
ali' oggetto e alle condizioni essenziali di tutte le
operazioni da essi compiute.
Banchiglia. Masso di ghiaccio, che impe-
disce 0 rende difficile la navigazione.
Banchina. Rialzo di terra per fortificazione.
- Tratto di terreno tra la riva di un Jiume e l'ar-
gine. - Marciapiede di via, di strada. - Ap-
prodo di navi in un porto. - Sedile di giardino
e di piazza. - Rialzo di terreno in una stazione
ferroviaria. - Avanzamento di muro per la pila di
un ponte.
Banco. Arnese di legno, specie di tavolo, per
più usi (bancherello), piccolo banco mobile, per
mercato, per fiera e simili; banchetta, piccolo
banco da operaio (bischetto, deschetto). - Sedile
su una nave, o su una barca, per i rematori. -
Alzamento di rena nel mare, in un fiume, ecc.
- Desco del macellaio. - Ranca, patica, scanno.
- Ufficio del banchiere - Scrivania o grande ta-
volo in uno studio di commercianti e simili. -
Uno degli arredi della scuola, - Tavolo di bottega.
Banco deg-U accusati. Veggasi a Corte
d'Assise e a tribunale.
Banco del lotto. Veggasi a lotto.
Banconota. Rigl ietto di banca.
Banda. Striscia di drappo, di stoffa o d'altro.
- Parte laterale, lato. • Ciascun fianco d'una nave,
- Termine di araldica.
Banda. Veggasi a malandrino.
Banda. Còrpo di sonatori di strumenti musicali
per la maggior parte a fiato. - Banda militare, il
corpo di banda, se è addetto' ad un reggimento di
soldati. - Banda Municipale, il corpo di banda ad-
detto al Comune. - Fanfara, il corpo di banda fatto
di suonatori di soli strumenti d'ottone.
Bandista, ciascuno dei componenti la banda mu-
sicale. - Bapo-banda, il primo bandista in ordine
di valore musicale, che sostituisce, nella scuola e
nelle sortite, il maestro. - Musicanti, i militari che
compongono la banda o musica militare.
Cantabile, le trombe delle fanfare che richiedono,
per essere suonate, studio di musica. - Marcia,
suono delle bande militari per regolare ed animare
il passo (lei reggimenti e degli eserciti che mar-
ciano. - Sortita, si dice comunemente delle esecu-
zioni musicali che tiene in pubblico un corpo di
banda.
Bandella. Detto a càrdine.
Banderaio. Chi fa paramenti da chiesa.
Banderuòla. Piccola bandiera da nave. •
Ventaruola, ventarola da tetto. - Figurativo, per-
sona volubile.
Bandiera. Drappo di vari colori, legato lungo
un'asta, per servire d'insegna a corporazioni militari,
civili, religiose, a città, a nazioni, ecc.: insegna,
drappo, .padiglione, paviglione (francesismo). - Ban-
diera bianca o della pace, quella che si inalza per
domandare armistizio e trattare di resa. - Bandiera
nazionale, quella comune a tutti i soldati e marinai,
ai pubblici uffici, ecc., di uno Stato. - Bandiera di
partenza, quella issata sui bastimenti in segno di
partenza. - Bandiera parlamentare, quella bianca
portata dal parlamentare, in segno di inviolabilità.
Aquila, insegna della repubblica e dell'impero. -
Banda, anticamente, era una striscia di drappo di
un colore determinato, con la quale si distingue-
vano le milizie d'uno Stato da quelle d'un altro,
prima che si adoperassero le bandiere o altre di-
vise. - Banderuola, pezzo di stoffa messa in cima
d'una lancia, per distinguere un partito, dare dei
segnali, ecc. - Banderuola di neutralità, piccola ban-
diera di lana o di cotone, con croce rossa in campo
bianco, per il servizio sanitario in guerra, - Coda
di cavallo, portata come bandiera dai Turchi. -
Braco, dragone, l'insegna di coorte militare, adot-
tato dai Parti e introdotta nell'esercito romano, al
tempo di Traiano. - Fiamma, lunghissima striscia
a foggia di bandiera, dai colori nazionali, che si
alza all'albero maestro delle navi da guerra. - Flam-
mula, bandiera fatta come ora le fiamme della ma-
rina, usata negli ultimi tempi da alcuni reggimenti
di cavalleria romana. - Gonfalone, confatone, il ricco
e principale stendardo degli antichi comuni italiani;
oggi ancora bandiera municipale, comunale. Anche,
bandiera o bandieretta di società moderne, aderente
all'asta e terminante con due punte. - Guida, piccola
bandiera triangolare di nave, per segnali: guidone.
Làbaro, vessillo con l'immagine dell'imperatore
nel drappo serico, in cima il monogramma di Cri-
sto e la croce: introdotto al tempo di Costantino.
Manipulus, stendardo d'una compagnia di soldati,
che in antico dicesi fosse una manata di fieno in-
fissa sopra un'asta. - Orifiamma, gonfalone con fiam-
ma di fuoco in campo d'oro: oriafiamma, orofiamma.
Pennone, piccola bandiera bislunga; bandiera alla
sommità d'una nave o d'altro. Fu anche insegna di
BANDIERAIO — BARATTIERE
247
milizie medioevali, - Pennoncello, piccolo pennone:
picco, penna.
Sangiacco, savgiak, sandjiak, stendardo delle mi-
lizie comandate dal governatore turco o da un pascià
a due code. - Stendardo, bandiera di grande drappo
che non sta disteso, ma ricade in larglie pieghe. -
Supparuin, bandiera distesa sopra una sbarra tra-
sversale infissa in un'asta. - Tricolore, bandiera
nazionale (italiana, francese).
Vessillo, bandiera formata d'un drappo quadrato,
fermato sopra una sbarra di legno fìssa di traverso
in cima ad un'asta. Insegna particolare della cen-
turia nella legione romana. Ora, significa bandiera,
steìidardo. - La bandiera della cavalleria.
Parti della bandiera. — Bastone, l'asta d'una
bandiera. - Cantone, comparto d'una bandiera mul-
ticolore. - Cravatta, specie di nodo che si mette in
alto, per ornamento. - Colori nazionali, quelli pro-
pri d'una bandiera nazionale. - Lancia, bastone di
bandiera con ferro di lancia - Pomo, sfera di me-
tallo 0 d'altro, sopra il bastone. - Yack, cantone
superiore della grande bandiera inglese.
Posizioni , manovre, significati delle bandiere.
- Bandiera a mezz'asta, ecc.: si issa in segno
di lutto. - Bandiere a trofeo, a festa, incrociate. -
Bandiera inalberata o spandoraia, quella che si
inalza in segno di gioia e di sicurezza. - Bandiera
iìi derna, quella inalberata per domandare soccorso
- Bandiera nel sacco, il contrario di bandiera spie-
gata, condizione disonorevole, che s'impone talvolta
ai vinti, di camminare con le bandiere avvolte in-
torno all'asta e piegate nel sacco. - Bandiera sul-
l'asta, bandiera spiegata. - Pavese, gala di bandiere
sulle navi.
Abbassare le bandiere, piegarle in segno di saluto
(nella milizia, manifestazione deW arrendersi). -
Agitare la bandiera, spiegarla, sventolarla, far ri-
chiamo con essa. - Ammainare la bandiera, abbas-
sarla e ravvolgerla, in segno di rispetto e defe-
renza. - Arrischiar le bandiere, consegnarle ad altri
con pericolo.
Batter la bandiera, in linguaggio marinaresco, por-
tare la bandiera spiegata. - Calare la bandiera, abbas-
sarla. - Imbandierare, mettere in un luogo molte ban-
diere, per festa.- /nas/ore, mettere la bandiera sulla sua
asta. - Issare, alzare, inalberare la bandiera, sull'al-
bero d'una nave, sull'alto di un edificio, ecc. - Bi-
piegare la bandiera, avvolgerla attorno all'asta. -
Sbandiei'are, agitare o esporre le bandiere in segno
di festa ('sbandierata, sfilata di bandiere spiegate).
- Sventolare, alzare la bandiera in alto, distesamente,
al vento.
Calzvolo, cono tronco di cuoio, sostenuto da una
correggiuoia nel quale si mette il piede dell'asta della
bandiera per sostenerla e portarla.
Cintoìino, riscontro del calciuolo, dove entra l'a-
sta della bandiera. - Traglia, sagola che solleva e
abbassa i segnali delle banderuole aggruppate.
Portatori di bandiera. - Alfiere, ufficiale
a cui era affidata la bandiera (voce ancora in uso).
- Aquilifero, il portare dell'insegna romana (l'aquila).
- Imaginarì, porta-bandiere negli antichi eserciti
romani, le cui insegne avevano un'imagine dell'im-
peratore. - Nakib, chi portava lo stendardo di Mao-
metto. - Porta-bandiera, una volta era l'alfiere; ora
il primo sottotenente del reggimento e, anche, in
generale, chi porta la bandiera : antesignano, ban-
deraio, banderese; draconario, draconiere, drago-
nario, dragoniere; gonfaloniere, gonfaloniero, con-
taloniere; pennoniere; portadragone, portinsegna;
signifero, vessillifero; agugliaportatore (voce anti-
quata). - Signifer, porta-bandiera negli eserciti ro-
mani. Ogni ufficiale riceveva un titolo speciale della
qualità d'insegna che portava. - Vexillarius, soldato
che portava il vexillum o i colori del suo reggi-
mento.
Bandieraio. Veggasi a bandiera e a chiesa*
Bandlerese. Dotto a feudatario.
Bandinella. Detto ad asciugamano.
Bandire (bandito). Mandare in bando, man-
dare in esilio, ordinare, vubblicare per bando;
denunziare un matrimonio; intimare gueii-a;
indire, decretare.
Bandista. Appartenente ad una banda mu-
sicale.
Bandita. Estensione di terreno dove sono
Eroibiti la caccia, la pesca e il pascolo del
estiame, senza un permesso esplicito del pro-
prietario.
Bandito. Masnadiero, malandrino. Aggettiv.,
chi è colpito da bando»
Banditore. Detto a bando.
Bando. Un tempo, qualunque decreto, legge
od ordinazione pubolicata a suon di tromba; pubbli-
cazione di un avviso: ordine, editto, gridi, proclama.
- Nel medioevo, l'ordine del sovrano ai vassalli di
riunirsi armati e seguirlo in guerra. -Ora, la pubbli-
cazione di una citazione, di un avviso d'asta, ecc.,
nel bollettino della prefettura o nella ilazzetla uf-
ficiale del regno. - Dotto anche per ast i e per fa-
glia. - Anche proscrizione, esilio.
Banditore, chi proclama gli atti dell'autorità,
gridatore, proclamatore, precone (lat.), talacimanno.
- Pazzariello, a Napoli, specie di banditore popo-
lare il quale, in abiti chiassosi, con bastone in mano,
seguito da flauti e tamburi, grida la merce.
Bandolièra. Detto a tracolla.
Bàndolo. Capo della tnatassa.
Bandóne. Veggasi a lastra.
Bara. Cassa nella quale si chiude un morto
per portarlo alla sepoltura: cassa da morto, cata-
falco; atacito (spagn.) - Cataletto, specie di bara,
anche oggi in uso in campagna, che serve per il
trasporto degli ammalati. - Feretro, la bara coperta
con la coltre.
Barabba (popoL). Uomo e per lo più ragazzo
tristo, cattivo.
Barabuffa. Scompiglio, confusione, zuffa,
Baracane. Sorta di panno.
Baracca. Stanza o casa di legno, di paglia, di
frasche, ecc.; anche tenda per stare al coperto, te-
nervi bottega, ripararsi provvisoriamente; capanna,
capannone, trabacca; palancato; baraccamento (di
soldati). - Baraccone, gran palancato coperto di tela
0 di tegoli vicino a qualche muramento per rimet-
terei arnesi dei lavoranti o altro. - Baraccare, pian-
tar le baracche. - Baracche, specie di ospedale im-
provvisato.
Baracchino. Recipiente da soldato,
Baracusia. Detto a sordo.
Baraonda. Disordine, confusione. - Chiasso
fatto in compagnia.
Barare {barato, baratore). Rubare al giuoco.
Bàratro. Luogo profondo e per lo più oscuro:
abisso.
Barattare {barattato). Dare in cambio, cam-
biare; sostituire, far permuta.
Baratteria. Traffico in un pubblico ufficio.
Barattiere. Chi traffica in un pubblico ufficio.
248
Baratto — barbaro
Baratto. Il barattare; la permuta, - Lar-
ghezza di strada.
Baràttolo. Piccolo vaso.
Barba. Denominazione collettiva dei peli che
crescono sulle guance, sul mento, e intorno alla
bocca dell'uomo adulto (anche sul muso di alcuni
animali: cane, becco, ecc.): pelo, pelame; onor del
mento (scherz.) E' liscia o crespa, attorta o diritta;
spiovente, piovuta; biforcata; a due punte; a lucignoli;
alluciynolata; bionda, bruna, rossiccia, rossa; castana,
nera; grigia, brizzolata, bianca; lunga, corta. - Po-
gonologia (gr.), studio della barba.
Cadere della barba che perde i peli. Con altro
significato, la barba cade sul petto, quando è lunga.
• Imbianchire, divenir bianca, canuta. - Spuntare,
della barba che incomincia a nascere - Rispuntare,
quando, dopo rasa, cresce e vien fuori dalla pelle.
- Palastra, macchia sulla barba, venuta per cagioni
morbose.
Barbaccia, barba negletta. - Barbetta, barbe'Jina,
barba piccola e rada: anche chi abbia una barba
simile. - Barbone, gran barba, densa e spiovente ;
anche chi l'abbia. - Barbuzza, barbuccia, barba
corta e rada. - Barba canuta, bianca; da projeta,
lunga; dura, che punge (un po' dopo essere stala
rasa); incolta, non pettinata, trascurata; intignata,
molto rada; ispida, irta e dura (ispida come un
cardo); maestra, alla maggiore, piena, completa;
morbida, delicata, piacevole al tatto (morbida come
la seta); rada, di pochi peli (rada come la semente
d'un pover'uomo), al contrario di folta; sale e pepe,
br zzolata; ricciuta, crespa; spelacchiata, molto rada,
di pochi peli. - Spelazzata, incolta, arruflata ; trista,
meschina.
Parti, forme, trattamento della barba.
Saffi, basette, mustacchi, e mustacci, quella parte
della barba che è sopra il labbro superiore. - Bar-
bigi (scherz.), basette. - Bròccolo, ciocca di barba,
pizzo. - favoriti, meglio detti pizzi, o fedine. -
Filettino, filetto, filo di barba, pelo. - Lanugine, pelo
vano, primo fiore, fiore delle guance, bordoni, gril-
loni, piuma, i primi peli morbidi, prima barba
che comincia ad apparire ai giovani sulle guance.
- Mosca, ciufFetto, mucchietto isolato di peli in
mezzo al mento : moschetta, nappo, pizzone. - Mu-
sorno, dicesi di barba squallida. - Parentesi (scherz.),
le fedine, o pizzi. - Peluzzo, piccolo filo di barba. -
Pizzi 0 fedine, quelle due liste di barba che pen-
dono giù per le gote, tra l'orecchio e il mento: ven-
tole. Se sono grandi, per celia, spazzole. Fedonina,
piccola fedina. - Pizzo e pinzo dicesi anche quel
mucchio di peli che uno lascia crescere sul mento,
come ordinaria accompagnatura dei baffi: dicesi
anche punta, barbetta. - Setole, pochi peli della
barba nascenti o radi; anche la barba ruvida e
scomposta.
Forme di barba. — Barba a capra, a pizzo ar-
ruffato e storto; a forfecchìna o biforcuta, quella
ehe dai due lati della faccia si apre in due liste,
ed è acconciata a forma della coda delle forfec-
chie.- Alla cappuccina, quella che discende diritta,
uniforme, partendo dalle tempie fino sul petto ; alla
Mefistofele, a punta; all'imperatore, quella che ter-
mina al mento in punta; a spazzola, lunga e larga,
tagliata a foggia di spazzola. - Barba piena, quella
che copre tutta la parte pelosa della faccia. - Greca,
voce venutaci di Francia e significa barba senza
baffi 0 staccata dai baffi.
Trattamento della barba. — Accarezzare la
barba, lisciarla con la mano; darsi una strisciatina.
- Accomodarla, metterla in ordine col prìttine, con
una fine spazzola, ecc. - Arruffarla, disordinarla.
Fare la barba, radere, tagliare la barba, opera-
zione che, per lo più, fa il barbiere col rasoio:
pelare, spelare; sbarbare, sbarbificare ; levare, to-
gliere la barba. - Raditura, l'atto. - Barbaccia, barba,
difficile a esser rasa. - Barba vetrina, che sgrana
sotto il rasoio. - Barba che canta sotto il rasoio,
barba forte, resistente. - Fare il contrappelo, si dice
quando, dopo aver raso il pelo della barba, se ne
rade il residuo a rovescio, o pel verso contrario. —
Farsi la barba, il radersela da sé, col rasoio e con
gli altri oggetti, le altre cose che adopera il bar-
biere; sbarbarsi, levarsi la barba. - Filo, le bolli-
ciattole che vengono al viso per essersi fstta la
barba con un rasoio non bene affilato. - Lasciarsi
la barba, non raderla. - Spuntarsi la barba, tagliarne
un po'. - Tirare, tirarsi la barba, stenderne i fili.
Figlio d'un Tette, che baffi mette ! (scherz.), a chi
si tira i baffi nascenti.
Figure di persone con barba o senza.
Barbato, che ha barba. - Barbuto, che l'ha gros-
sa: volto irsuto, irto di peli; che ha gote lanose;
lanigero, lanuginoso; barbone, zazzerone. - Barbu-
cino, con poca barba e rada. - Caprone, di chi
porta gran barba e incolta. - Di prima barba, di
giovane al quale incominciano a spuntare i peli
della barba; più spesso detto: di primo pelo. - Fron-
dibarbuto, con barba di fronde, o con fronde sul
viso a guisa di barba. - Guastatore, d'un uomo eoa
la barba lunga. - Imberbe, giovane che non ha an-
cora la barba: sbarbatello, sbarbato, disbarbato,
spelacchiato. - Menno, l'uomo adulto privo di barba.
- Mezza barba, chi porta la barba tagliata piuttosto
corta. - Raso, in età da radersi la barba {queste cose
le sanno i tosi e i rasi, cioè i fanciulli e gli uo-
mini). - Sbarbatello, sbarbatellino (scherz.), chi non
ha ancora barba per ragione di età. - Simeone, di
un vecchione con la barba bianca o, iperbol., di per-
sona barbuta che par più vecchia che non sia.
Parere una capra, di chi ha della barbacela
storta sul mento. - Parere un mago, o il mago sa-
bino: di persona che abbia gran barba e aspetto
strano.
Barba. La radice d'una pianta. - Parte del
dente. - Sorta di erba.
Barbabiètola. Sorta di bietola.
Barbacane. Detto a fortificaziotte.
Barbagianni. Detto a gufo.
Barbàglio. Detto a luce e a vista.
Barbare {barbato). Mettere radice.
Barbareg-glare ( barbareggiato ). Cadere in
barbarismo.
Barbaresco, barbarico. Di barbaro.
Barbariccia. Veggasi a diavolo.
Barbàrie. Condizione di barbaro; azione da
barbaro.
Barbarismo. Vocabolo o modo di dire estra-
neo ad una lingua.
Barbarizzare. Cadere in barbarismo.
Bàrbaro. Contrario o estraneo alla civiltà.
Aggiunto di popolo che, in fatto di cultura, non
sia menomamente progredito: incivile, rozzo; per
similitudine, cafro, tartaro, vandalo. Dai Greci fu-
rono designati con tal nome tutti gli stranieri; dai
Romani, i popoli a cui mancava la coltura greco-ro-
\
Barbaro
mana, poi i popoli Bulgari, Daci, Goti, Svevi, Unni,
Vandali, ecc., che invasero l'impero d'Occidente- -
Bizantino (da Bisanzio, l'antica Costantinopoli),
mezzo barbaro, - Orda, accozzaglia nomade di
barbari o semibarbari. - Scz^a/jsmo, azione che segna
la barbarie. - Vandalismo, allo di distruzione, come
potrebbe fare un barbaro.
Barbaramente, barbarescamente, barbaricamente,
da barbaro, all'usanza di gente barbara. - Barba-
resco, di barbaro, che ha del barbaro. - Barbare-
sco, barberesco, lingua dei barbari. - Barbarie, con-
dizione dei popoli che versano in uno stato privo
di civiltà. - Imbarbarire, nmbarbar escare, rendere
barbaro. - Imbarbarirsi, tmbarbar escarsi, divenir bar-
baro. - Rimbarbarire, ridivenir barbaro. - Sbarbarire,
togliere le barbarie. - Umanizzare, rendere umani,
gentili i barbari.
Barbaro. Feroce, crudele.
Barbassòro. -Chi, con affettazione, si dà
impoi'tanza e apparenza di autorità; chi per
ostentazione vuol farsi credere da più che non
sia 0 di sapere più che non sappia: bacalare,
millantatore.
Barbastello. Detto a pipistrello.
Barbata, barbatèUa. Rampollo d'albero;
magliuòlo di vite.
Barbato. Che ha barba.
Barbazzale. Veggasi a briglia.
Barbèra. iNota qualità di uva e di trino.
Barberesco. Un tempo, custode di cavallo
ida corsa.
Bàrbero. A Roma un tejnpo^ tuttora a Siena,
cavallo da corsa, al palio.
Barbetta. Piccola barba- - Veggasi anche a
fortezza. - Termine di veterinaria.
Barbicare (barbicato). Mettere barbe, radice.
Barbiere. Chi, per mestiere, rade la barba,
taglia 0 acconcia i capelli: barbitonsore, rasiere;
lìgaro, tonsore ; conciateste, sfregia - Parrucchiere,
chi fa parrucche; oggi, chi taglia i capelli, rade la
barba ed ha cura dell'acconciatura del capo: frane.
coiffeur. Nell'uso, specialin., chi tiene bottega (salone)
da barbiere piuttosto elegante. - Barbieria, bottega
del barbiere: barberia, tonstrina; anche stanza, nelle
<-omunità maschili, dove ai convittori si rade la
barba e si tagliano e rassettano i capelli. - Trat-
tare, maneggiare ti rasoio, fare il barbiere.
Fare la barba e arnesi relativi, — Radere la
barba, tagliarla, che il barbiere fa, coi rasoio, dopo
averla insaponata : raditura. ~ Dare il contrappelo,
radere a contrappelo, allorché, dopo aver raso il
pelo si rade il residuo a rovescio. - Radere alla di-
visa, far la barba da una parte si e dall'altra no.
- Sbarbare, radere, togliere la barba: sbarbazione,
io sbarbare. - Spuntare la barba, scorciarla, tagliarla,
tagliarne le punte, poco più.
Arrotare, affilare il rasoio. - Passare, ripassare
eoi rasoio sul cuoio, per affilarlo. - Bracruole (scherz,)
i tagli fatti sul viso col rasoio nell'atto di fare o
di farsi la barba.
Bacino, bacile, vaso di terra, o di metallo, poco
cupo, di forma rotonda o ovale, talvolta con un
incavo 0 seno nel lembo, per accomodarlo a] collo,
onde insaponare la barba: catinella. - Barbino,
pezzo di panno al quale si forbisce il rasoio nel
radere la barba: pezza. - Borsa, arnese di pelle
addoppiata, quasi a foggia di portafogli, con vari
icompartimenti per riporvi, rasoi, pettini e forbici.
Bricco, vasetto di metallo, o di terra, con ma-
nico fermo, a uso di farvi scaldare acqua.
barbiere
249
Caldano, braciere, largo vaso di rame, di ferro,
0 anche di terracotta, sorretto da tre gambe, ov-
vero dentro un'incassatura di legno e tenuto in
qualche bottega di barbiere, per iscaldare e per
riscaldarsi. - Canavaccio, specie di asciugatoio di
tela rada e grossa; il barbiere se ne serve comedi
cencio e di spolveraccio. - Cipria, polvere di riso
che il barbiere mette sulla faccia, dopo rasa la
barba. - Coietto, striscia di pelle, distesa e incollata
su una sottile tavoletta di legno e concia con al-
cuni ingredienti terrosi, odossidi metallici, e olio,
od altro corpo grasso : serve come la striscia a
raddrizzare il filo del rasoio. - Ferro, quello ado-
perato per arricciare i capelli, i baffi ; calamistro.
- Fornello, arnese nel quale si tengono carboni ac-
cesi per iscaldare" l'acqua. - Pennello da barba.
mazzetto di setole finissime e lunghette, raccoman-
date fortemente a un corto manico, più o meno la-
vorato, che serve per distendere la saponata sul
viso prima di fare la barba. - Pietra a olio, quella
usata per arrotare i rasoi. - Piumino, fiocco da
applicare la cipria, fatto di piume o lanugine di
cigno.
Ramino, vaso di rame, talora anche di stagno, o
d'altro metallo, con manico metallico, curvato in
semicerchio, girevole in due opposti occhiellini, a
uso di tenervi acqua calda: portato dal barbiere,
quando va a far la barba fuor di bottega. - Rasoio,
specie di coltello senza punta molto tagliente per
radere la barba: novdcula. - Rasoio che non
scorre," non taglia bene. - Saponata, quella schiu-
ma che fa l'acqua dove sia disfatto il sapone: serve
per ammorbidire la pelle e bagnare la barba prima
di raderla. - Sapone, mistura di varie sorla, com-
posta comunemente d'olio, calcina, potassa, soda
ed altri ingredienti, adoperata sciolta nell'acqua
per bagnare la barba prima di raderla. • SaponettOj
sapone fine foggiato in palla, o altrimenti, fatto
odoroso con essenze e con acque profumate, a uso
di insaponare la barba prima di raderla - Sriuga-
toio, asciugatoio, pannolino meno fino, per asciu-
garsi le mani. - Striscia, pezzo di cuoio liscio, più
lungo che largo, sul quale, spalmato d'olio o acqua
e sapone, si affila il rasoio tenuto con la destras
mentre la sinistra tira l'estremità della striscia di
cuoio opposta all'altra, che, munita d'un laccelto, é
affidata a qualche gancio, arpione^ o simili. La.
striscia è talora fermata su un pezzo di legno, nel-
coielto. - Tovagliolo, tovaglietta, pannolino che fascia
il collo per davanti e pende sul petto nell'operazione
della barba, e che dopo serve ad asciugare il viso
e le mani.
Operazioni del parrucchiere, arnesi e cose
relative.
Acccmciatura del capo, l'assetto dei capelli, e
degli ornamenti che vi si sogliono unire. Accon-
ciare, accomodare la testa. - Dare una cesoiata ai
capelli, per iscorciarli, spuntarli, ordinarli. -Pettinare.
propriamente distendere i capelli col pettine, e ri-
pulire il capo dalla forfora. Anche acconciare l.t
capellatura, riducendola in treccie, ricci, staffe, ecc.
- Pettinatura, l'atto e l'effetto del pettinare. - Ra-
pare, tagliare i capelli a cotenna. - Ripigliare i
capelli, riarricciarli o scorciarli un poco, o sempli-
cemente pettinarli. - Ritondare.t capelli, tagliarli aP
tondo.
Scompigliare, operazione con la quale il parruc-
230
BARBIERE
chiere arruffa una ciocca di capelli con pettine a
denti fitti, menato con spessi colpi dalla punta
verso la base dei capelli, per dare poi a quella
ciocca una susseguente particolare acconciatura. -
Scrinare, allentare le treccie, levare il pettine di
gala, sostituirvi talora il pettine da notte, e sciorre
in parte l'acconciatura, dandole, con qualche dili-
genza, un assetto non inelei^ante, ma atto a ricevere
la berrettina da notte. - Strigare, ravviare i capelli,
distenderli con pettine rado. - Tagliare, sbrogliare,
strigare, scorciare, pareggiare, riunire, operazioni
diverse ai capelli; strinare (bruciandoli). - Tagliare
a spazzola i capelli, tagliarli corti e tutti alla stessa
misura. - Tosare, tagliare i capelli con le forbici
0 con un arnese di recente introduzione che le so-
slituisce : ritosare. - Tosare alla Fieschi, rapare. -
Zucconare, levare i capelli dalla testa.
A pina, a cupola, cioè a forma di pina, di cu-
pola: antica acconciatura di capelli. - Barbantana,
pettinatura che si faceva dei capelli tratti dall'insù
della fronte all'indietro. - Cascata, detto d'acconcia-
tura di capelli fatta in guisa che le trecce cadano
giù ondeggianti - Cesti d'indivia, per somiglianza,
i fiori e le trine che adornano con cattivo gusto
la pettinatura di una signora. - Cherica, rasura ro-
tonda che si fa ai chierici in sul cocuzzolo del
capo. - Ciambella, ciocchetta di capelli dal parruc-
chiere inanellata a mano, e rivoltata in un pezzetto
di foglio, la quale poi si stringe fra le schiacce.
- Finta 0 finta coda, notevole quantità di capelli
posticci, lunghi, distesi, la base di essa cucita su
di un cortissimo nastro: si ferma con pettine nell'ac-
conciatura del capo delle donne, e serve a com-
pierla, 0 a supplire alla troppo corta capellatura.
- Untino, pntina, piccola finta per formare ricci,
cascate, o altra minor parte dell'acconciatura del
expo, appuntata sul davanti o da lato. - Giretto:
ricci, cascate o altra parte di pettinatura, cucita
SDpra un nastro, da cingersene le tempia (le donne).
Parrucca, amovibile acconciatura del capo, fatta
di capelli posticci, per supplire alla calvezza, o per
nascondere le canizie, ovvero per non ispendere
tempo nel farsi acconciare il capo. - Parrucchino,
toppino, mezza parrucca - Pouf (fr.): fu una specie
d'acconciatura donnesca del capo. - Staffa, ripiega-
tura semplice a' modo di cappio, data a una ciocca
di capelli liscia e piana. - Treccia, tre o più cioc-
chette di capelli, ciascuna di esse alternatamente
accavalciante e accavalciata dalle altre, in modo da
formare un fitto graticolato di forma piatta, a modo
di nastro.
Shampoing {ciampuin), voce scozzese, diifusa pre-
so i barbieri, da qualche temoo: consiste in una la-
vatura del capo, stropicciandolo con materie sapona-
cee ed effervescenti, allo scopo di togliere la forfora,
rinfrescare, profumare il capo. - Pulita, il pulire
la testa, spazzolando, lavando i capelli.- Scrimina-
tura, scrinatura, dirizzatura, addirizzatura, divisa,
quello sparlimento di capelli in contraria direzione,
il quale ta apparire sul cranio una specie di solco.
Arnesi, ecc. - Accappatoio, ampio e corto mantellino
di tela che involge tutta la persona a cui si fa la
barba, o si tagliano i capelli. - Borione, spazzola
cilindrica usata da barbieri. - Cardo, assicella bi-
slunga, in cui sono piantate, a filari fitti, lunghe,
acutissime punte di ferro, per strigare e ben di-
stendere mazzetti di capelli posticci, da tessersi
poi sul telaio. - Diavolino, pezzetto di fil di ferro
0 d'ottone, ricotto, perché sia pieghevole, lungo
circa un dito, fasciato d'un bioccolo di cotone, te-
nutovi con più giri di refe o di seta. Su parecchi
diavolini s'avvolgono strettamente altrettante cioc-
chette di capelli, affinchè non si scompongano la
notte, e meglio si dispongano a prender poi il
riccio. - Dirizzatoio, strumento d'acciaio o di ferro,
0 simile, lungo circa un decimetro e mezzo o due,
ma acuto da una banda, per ispartire e separare i
capelli del capo in due parti uguali. - Ferro da
ricci (calamistro), sorta di tanaglia a bocche lun-
ghe, coniche e diritte, una delle quali, entra nella
concavità dell'altra. Fra esse, riscaldate, si stringe
la punta dei capelli, i quali strettamente si avvol-
gono intorno ad ambedue le bocche, pel pronto
inanellamento dei medesimi. Talora è una semplice
bacchetta cilindrica, o leggermente conica, con ma-
nico di legno.
Forcine, specie di spilli neri doppi, cioè formati
d'un pezzo di fil di ferro appuntito alle due estre-
mità e ripiegato nel mezzo a forma di mollette, per
fermare i capelli. - Fusellino, pettine a fusellino,
specie di pettine che serve a fare i ricci ai capelli,
cosi detto perchè da una parte è fatto a uso di
fusellino.
Papillote (frane), cartoccio per arricciare i ca-
pelli. - Fettine, lamina per lo più di corno, a più
punte 0 denti, a uso di pettinare. - Scriminatoio,
ferro per fare la scriminatura. - Schiacce, arnese a
foggia di tanaglie a bocche corte e piatte, tra le
quali, sufficientemente riscaldate, si stringono le
ciambelle. - Spilli neri, sorta di spilli che non dif-
feriscono dagli ordinari, se non in ciò: che sono di
ferro e coperti di una vernice nera; servono per
appuntare alcune parti dell'acconciatura. - Telaio,
telaino, assicella larga circa un palmo, lunga tre
0 quattro, con due mazze o colonnette verticali
presso ciascuna delle due estremità: su una di esse
sono avvolti in tre distinti luoghi, distanti poche
dita l'un dall'altro, tre giri di seta, i cui corpi
vanno convergenti a legarsi tutti insieme all' altra
colonnetta: su codesti tre fili si tessono, cioè si
avvolgono, e si stringono presso la base' i capelli,
divisi in tante distinte ciocchettine di pochi e
corti capelli, cinque o sei, o poco più, cne non
si contano. Le due colonnette sono girevoli su di
sé: sopra una di esse si va avvolgendo il lavoro tes-
suto, mentre altrettanto di filo si va svolgendo
dall'altra colonnetta. Le ciocchettine tessute servono
poi a far parrucche, toppini e simili, lavorati sulla
testiera. - Testiera, testa di legno, a viso d'uomo
0 di donna, a uso di lavorarvi sopra parrucche, ecc.
- Zucca, testa di forma umana, che serve allo stesso
uso della testiera, e anche a tenere in mostra i la-
vori nella vetrina.
Acqua di Proserpina, soluzione di nitrato d' ar-
gento usata a tingere capelli. - Acquea ossigenala,
preparata per tingere i capelli in biondo. - Bril-
lantina, lozione, tintura pei capelli : acque e ma-
terie che servono per pulire i capelli. - Ceretta,
cannelletto di pomata alquanto soda, con questo o
con quello odore, che si usa per ungersi e tenere
saldi i capelli, i baffi. - Cerone o fìlocomo, baston-
cello di cera solida e paraffina, untuoso, usato per
dare lustro alla barba e ai capelli. - Cipria, poi'
vere di Cipro, polvere odorosa, bianca o rosata,
che serve per impolverare i capelli, o ammorbirlire
la pelle, dopo di essersi lavati, e dopo essersi fatto
radere la barba; polvere di riso, polvere alla ma-
rescialla. - Colà - cream, pomata. - Grasso d'orso;
sorta di pomata. - Merdocco, impiastro che si usa
a levare i capelli. -Pomata, composizione di grasso
BARBIERIA — BARCA
231
di maiale con aroniati o esst'iize, della quale si fa
uso per ungere i capelli.
Barbieria. La Lotfega del barbiere.
Barbino. Panno usato dal barbiere. - Figur ,
di chi è poco abile.
Barbio (barbo). Specie di pesce (d'acqua dolce,
di Illune').
Biirbitonsore. Il barbiere.
Barbo (barbio). Sorla di pesce d'acqua dolce.
Barbògio Rimbambito, vecchio decrepito.
Barbole. Detto a niannni/'ero.
Barbone. Specie di cane. - Gran barba.
Barbotta. Antica nave da guerra.
Barbòtto. Parte della faccia umana.
Barbozza. Regione posteriore al mento del ca-
vallo.
Barbòzzo. Parte dell' elmo.
Barbujfliare (barbugliamento, barbugliato, bai''
buglione) Modo difettoso di parlare.
Barbuta. Yeggasi ad armatura e ad elmo.
Barbuto. Che ha gran barba.
Barca. Piccolo naviglio di forma varia e per
usi diversi, da carico, da traghetto, da diporto, da
salvataggio, da pesca, da caccia, : navicello, burchi.^,
legno, cimba, guscio; imbarcazione; schivazzo. - E
piatta 0 a chiglia; la si spinge, la si fa andare col
renio, con la vela o anche a vapore. La governa
il barcaiuolo. - La barca scoì're, scivola, suU'ac
qua; sega l'onda, cioè la taglia e lascia dietro di
sé la stria, solco sull'acqua; si stocca, cioè si allon-
tana dalla terra (riva, spiaggia, ecc.), e, arrivandovi,
urta; un po' rompe, un po' seconda il filo dell'acqpia,
talvolta fa cuffia, ossia ribalta, si rovescia.
Aggottare, cavar l'acqua dalla barca con istru-
mento adatto. - Aleggio, foro che si pratica nel
fondo della barca. - Barcata, carico di una barca;
barchettata, battellata, navicellata. - Fa i/a, apertura
per la quale l'acqua può entrare nella barca; e
allora si dice che questa fa acqua. - Pescare, dicesi
del tuffare che fanno più o meno nell'acqua le
barche. - Regaia, corsa, gara di barche.
Barca in cattivo arnese o di forma brutta: bar-
caccia, barchettaccia (pare la barca di Caronte), di
cattiva barca. - Barca grande, barcone, navicellone.
- Barca piccola, barchetta, barchettina, barchetto;
burchiellino, burchiello; guscio di noce. - Insom-
mergibile, la barca costruita in modo che non può
colare a fondo. - Peschei-eccia, la barca da pesca.
Parti della barca. — Banco, sedile dei rematori.
- Barganella, pezzo di legno curvato da un capo e ado-
perato per sostenere le sponde. - Cainella, nome che i
Veneziani danno al sostegno del palchetto della gondola.
Chiglia, lungo legno che forma, per cosi dire, la
vertebra della barca e da cui partono tutte le altre
parti: le coste, i fianchi, ecc. - Feke, \nogo coperto
della gondola, nel quale stanno i passeggieri. - In-
gegno, mezzo impiegato nelle barche dette coralline:
anticamente consisteva di due travicelli attonditi
e posti in croce, con legata al disotto dell'interse-
zione una pietra squadrata facente da zavorra.
Maccheroni, regoletti scanalati sul capo di banda
nelle barche, che stanno per telaio e sostegno ai
battenti delle folche, incastrate tra l'uno e l'altro
regolo. - Pagliolo, il fondo della barca. - Pedagne,
traversi di legno fissati sopra la sentina delle lance,
uno per ciascun banco, e sui quali i rematori ap-
poggiano i piedi. - Poppa, la parte posteriore. -
Prore 0 prua, la parte anteriore.
Scaffettn, ripostiglio nella barca. - Scalmiera, a-
pertura per cui entra il remo. - Scalmo, caviglietta
di legno o di metallo infissa sull'orlo laterale d'una
lancia, alla quale si attacca un remo mediante il
suo stroppo. - Schienale, tavola posta dietro al se--
dile d'una lancia per appoggiarvisi. - Schiene, i pezzi
di legno disposti come tr.vicelli, che attraversano
il fondo della barca e sopra i quali si assicurano
le suole, le tavole e le bordature del fondo. -
Spuntiere, i grossi legni che si mettono a poppa e
a prua dei trabaccoli da pesca per sostenere i bra-
cotti e tirar le sforzine delle reti. - Spranga, ^ha.rv3i
traversa. - Timone, pezzo d'asse per dirigere il
corso della barca. - Trasto, la parte di mezzo della
barca, dove sta seduto il passeggiero.- Traversiere, pic-
colo legno stabilito sul davanti, dove sono fermati
gli stoppi ai quali si afferrano le calornie per ri-
portare la barca sulla nave o per rimetterla in mare.
Varie sorta di barche
Agguantatora, la barca che fila più delle altre. -
Alleggio, barca per la navigazione di costa. - Ba-
cassa, sorta di fiarca che nella prua somiglia ad
una piroga, ma che è appianata nella poppa e che
usasi per passare i piccoli fiumi. - Barcaccia, barca
sulla quale i calafati lavorano intorno alle navi in
acqua. - Barchetta, piccola barca piuttosto graziosa
di forma, più specialmente per spasso. - Bar-
chetto, piccola barca per trasporti; barchettino. bar-
chino. - Barchettone, accrescitivo di barchetto. -
Barchettuccio, diminutivo e spregiativo di barchetto.
- Barchino, piccola barca da servire, per lo più,
alla caccia nei paduli. - Barcone, barca grossolana,
da ponti, da fiumi, da artiglierie, ecc. - Battello,
barca da trasporto di persone e di cose. - Beccaccia,
specie di barca spagnuola senza ponti che porta
una sola vela quadra. - Bilancella, specie di feluca
ad una sola vela latina con flocco di piccolo ton-
nellaggio e serve per lo più di trasporto tra lidi
vicini. - Bissona, gondola bella e grande di Venezia,
in uso alle regate e nelle cerimonie tradizionali di
quella città. - Bombardiera, ha.rcA atta a portare arti-
glierie da bombardare. - Bragozzo, barcjozzo, bracozzo,
barca da pesca nell'Adriatico. - Brazzera, piccola barca
usata nella laguna veneta: va a vela e a remi; ha
ordinariamente sei rematori e un timoniere. - Bru-
lotto, barca per dar fuoco, specialmente in guerra,
ad altri vascelli. -Buche, barcone a trealberi, con
tre vele quadre, usato dai pescatori di aringhe. -
Burchiello, piccolo burchio. - Burchio, burchia, barca
a fondo piatto, a remi e anche a vela, adoperata
per lo più nel trasporto di merci nei fiumi e nei laghi.
Caicco, barchetta che nei viaggi si tiene a bordo
delle navi. - Cannoniei-a, barca e lancia da portar
cannoni. - Canòa, barca scavata in un tronco d'al-
bero, usata dai naturali dell'Am'erica. - Canotto, pic-
cola barca indiana: usata anche da noi, per pas-
saggio nei porti di mare e sui laghi. - Carboniera,
barcaccia adoperata per trasportare carbone. - Chiatta,
specie di barca a fondo piatto, da canali o da fiumi,
per trasporti brevi e passaggi. - Chiozzotta, barca
della portata di una diecina di tonnellate - Ciampana,
piccola barca indiana, a fondo piatto. - Cimba, barca
usata dai marinai di una nave ormeggiata, per andare
evenire tra questa e la terra: navicella. - Cisterna,
barca a vapore che ha nel mezzo un serbatoio di
acqua dolce ed è provveduta di trombe e di ar-
nesi per distribuirla. - Comballo, grande barca
usata sui laghi lombardi - Corallina, barca simile alla
paranza ordinaria, cofi lo stesso velaggio e solo dif-
ferente nell'organo di poppa.
2o2
BABCAIUOLO — BARCAMENARK
Feluca, barca a due alberi latini e polaccone. -
Pisolerà, barchetta sottile, cosi detta perchè con
essa si va alla uccellazione dei fisoli. - Fodero, travi
legate insieme per mandarle giù pei fiumi a seconda:
quasi zattera. - Gabarra, specie di grossa barca
avente fondo piatto e destinata nell'interno dei porti
al carico e discarico dei bastimenti, o a fare delle
piccole traversate di mare. - Giunca, gionca, barca
indiana, a fondo piatto. - Gnocchetto, piccola barca
usata dai pescatori dell'Adriatico, rotonda e gros-
solana. - Gonda, barca lacustre. - Gondola, barca
propria di Venezia e di quelle lagune, molto sot-
tile, lunga, leggiera e di fondo piatto. - Gozzo, sorta
di barca per trasporti, cabotaggio, pesca. - Gribano,
barca di fondo piatto, cioè senza chiglia, e la cui
portata è da trenta a sessanta tonnellate. - Guscio,
barchettina leggerissima da fiume e da paduli.
Imbarcazione, legno in genere, a remi. - Jole, si-
nonimo poco usato di schifo, lancetta. • Loddin,
sorta di barca russa usata sulla Dvina e nel porto
Arcangelsk. - Lamella, piccolo palischermo. - Lan-
cetta, leggiero ed elegante palischermo. - Lancia,
barchetta a vapore o a remi, al servizio delle grosse
navi. - / ancia spezzata, barchetta al servizio delle
grosse navi.
Margiierotta, barca lunga, sottile e veloce, capace
di otto rematori e di due persone a prua. - Nava-
lestro, barca situata apposta in certi punti per at-
traversare un fiume, in mancanza d'un conte. -
Ohure, canotto da una persona, a Taiti. - Òranitza,
sorta di barca turca lunga e stretta.
Pahi, piroga da guerra dei Taitiani. - Palischermo,
piccola barca a remi, a servizio d'un bastimento:
paliscalmo. - Paranza, sorta di barca di commercio
a un albero solo, usata nell'Adriatico. Si chiamano
cosi anche certe grosse barche a vela latina, le
quali a due a due trascinano in mare, molto lungi
dalle coste, immense reti ad oggetto di fare grossa
pesca. - Paranzella, grossa barca peschereccia. -
Parrò, specie di gionca cinese. - Passacavallo {ip-
pagogo), sorta di barca a prora molto acuta e con
poppa piatta. - Peata, nel Veneto, barca da brigata,
di mediocre grandezza. - Periagna, grande canotto
composto di due tronchi d'albero, uniti insieme. -
Pescatore, sorta di paranza. - Piroga, canotto o
barca fatto d'un solo tronco d'albero scavato, in
uso specialmente tra i negri dell'Africa e le nazioni
selvagge dell'America. - Piroschelmo, barca a vapore.
- Pontone, barcaccia solidamente costruita e di varie
forme, secondo gli usi cui è destinata, ma general-
mente a fondo piatto. - Pran, sorta di barca malese.
Recamo, paranco di due taglie. - Sambuco, sorta
di barca di popoli africani. - San ìalo, specie di
barca leggiera che serve al trasporto di uomini o
di effetti ; pesca poco ed è quindi di buon servizio
nei bassi fondi. - Sandolino, specie di barchetta
snella, per una persona sola. - Scalmo, per estens.,
lancia, barchetta. - Schiatta, zàttera. - Schifo, pic-
cola barca a remi, da marinai.- ScMto, piccolo schifo
che si adopera a servizio d'una nave. - Scialando,
barca o battello piatto, che serve a trasportare le
mercanzie per l'imbarco sui bastimenti o per lo
sbarco. - Scialuppa, la maggiore delle barche desti-
nate a servizio delle navi da guerra o mercantili
di gran portata. - Scorridora, barca di dogana. -
Siluriera, barca che lancia siluri.
Vaporetto, vaporino, barca o battello a vapore. -
Vergola, barchetta. - Zattera, collegamento di travi
alberi o pennoni, con tavole inchiodate sopra, che
serve da galleggiante per parecchi usi.
Barcaiuolo (barcaiolo). Chi guida col remo o
dà a nolo una barca, più barche : barcarolo, bar-
caruolo, barcheruolo, barchiero; barchettaiuolo,
battelliere ; chiattaiuolo, gondoliere, gondoliero ; na-
vicellaio, navichiero, nocchiero; passatore, traghet-
tatore; Caronte (per simil.). - Bardotto, chi tira la
barca coU'alzaia. - Canottiere, chi guida un canotto;
nell'uso, dilettante nell'esercizio di condurre una
barca. - Caronte, per simil., il conduttore di una
barca per traversare un fiume. - Gondoliere, chi
rema o tiene la gondola per mestiere, per ser-
vizio. - Navalestro, chi guida la barca omonima,
- Poppiere, che voga a poppa. - Passatore, navicel-
laio. - Prodieri, i due marinai che in una lancia
stanno a prora e sono incaricati di farla accostare
0 scostare, valendosi dell' anghiere o gancio. -
Remipede, rematore che voga stando in piedi. -
Spallieri, i due rematori del primo banco di poppa
di una lancia.
Alzaia, fune che serve a tirare le barche con-
tr'acqua per i fiumi o canali. - Anghiere o alighiero,
doppio gancio di ferro inastato su una pertica e
adoperato dal prodiere d'una lancia per approdare
0 per scostarsi d^lla riva. - Arpino, uncino di cui
si servono i barcaiuoli nelle piccole barche per at-
taccarsi ad altri battelli o a checchessia. - Presa,
il paletto alla riva per fermare la barca. - Reìno,
arnese di legno che serve a fendere l'acqua per
mandar innanzi la barca, e una volta le navi. - Sas-
sola, specie di pala o cucchiaio per votar l'acqua
delle lance. - Soprana (sopraspallej , banda di cuoio
a tracolla: le si attacca la corda da tirare i na-
vigli all'alzaia, le reti alla riva, ecc. - Trocléa, ta-
glia da paranco (veggasi a bozzello). - Votazza,
arnese concavo con manico per vuotare la posatura,
o l'acqua dalla barca.
Manovre del barcaiuolo. — Acconigliare, ritirare
il remo, i remi entro la barca. - Aggottare faggot-
talura), buttar fuori l'acqua entrata nella barca. -
Alare una barca (alaggio), tirarla per forza d'uomini,
mediante una corda. - Approdare, venire a proda,
a riva, a spiaggia, a porto. - Assiare, far indietreg-
giare, a mezzo di remi, una barca, ossia vogare in
senso contrario per addietreggiare. - Barcheggiare,
vagare qua e là con la barca ; barcheggio, l'atto. -
Imbarcare, mettere in barca, nella barca.
Passavogare, vogare con tutti i remi e di forza. - Pren-
dere il largo, allontanarsi dalla riva. - Remare, muo-
vere il remo, i remi per mandar la barca o la nave
(remeggio, remigamento). - Sbarcare, cavar dalla
barca, uscire dalla barca, disbarcare; sbarcatoio, il
luogo, il punto nel quale si sbarca, si fa lo sbarco,
si scende a terra. - Sciare, vogare a ritroso. - Spal-
mare, ungere la barca, stendere un pattume di sego
zolfo e pece sulla carena. - Tirare in secco, tirare
la barca sulla spiaggia. - Vogare, remare di tutta forza.
Arranca !, si dice al barcaiolo perchè porti a riva,
quando si vuol montare o scendere. - Largatira,
vogare agiatamente. - Regala, gara eseguita fra varie
barche, a remi o a vela. L'origine di questa istitu--
zione risale alle repubbliche del medioevo: celebri
un tempo le regate veneziane, - Scia roga, il vogare
da un lato a ritroso e dall'altro per diritto. - Sciata,
remata a ritroso. - Vogata, il vogare, la spinta
data alla barca coi remi.
Barcamenare (barcamenato). Modo d'agire in
un affare o negli affari, in modo di scansare ogni
pericolo; modo di condursi con abilità, destra-
mente; tergiversare, barcheggiare, barcheggiarsi;
destreggiare, destreggiarsi.
BARCAROLA — BA BOCCINO
233
Barcaròla. Sorta di canzone. — Anche mu-
sica iiuitanle le canzoni dei gondolieri.
Barcata. Carico di una barca.
Barcheffgiare {barcheggiato). Detto a barca.
Barchettaiuolo. Il barcaiuolo.
Barchette, l'iccola barca.
Barellino. Detto a barca (varie sorta di barche).
Barcollare (barcollante barcollato). Veggasi a
vacillare.
Barcollo, barcollone. Veggasi a vacillare.
Barcone. Grossa barca.
Barda. Veggasi ad armatura (armatura e
bardatura del cavallo).
Bardare (bardato). Mettere al cavallo ciò che
gli serve di finimento.
Bardassa. Giovinetto, ragazzo scapestrato. -
Cinedo.
Bardatura. Guernimonto, finimento.
Bardella, toardellone. Detto a sella*
Bardi glio. Sorta di marino.
Bardo. Cantore, poeta.
Bai dòtto. Prodotto dell'accoppiamento del ca-
vallo con la femmina dell'asi/io. — Garzone,
servo.
Barella. Arnese fatto con assi piane confitte
sopra due stanghe: serve per trasportare a spalla
sassi, ecc.; barelletta, barellone; lettuccio per tra-
sporto di un malato, di un ferito: lettiga, car-
riola. Se ne fanno di molti tipi : pieghevoli o no;
a braccia o a ruote, a gerla, a lettuccio, scom-
ponibili, ecc. - Barellare, portare con barella. -
Barellata, la quantità di roba che si può portare
con la barella.
Barellare (barellato). Detto a barella e a
vacillare.
Barestesiometro. Detto a pressione»
Bargagrno. Macchina idraulica.
Barg-anella. Parte della barca.
Bargèllo (bargellesco). Antico magistrato,
funzionario di polizia. ,
Barg-eUone, barg-ellona. Figura di persona,
sboccata, grossolana.
Barg-ia. Veggasi a bue.
Bargiglio. Detto a gallo e a tacchino.
Bargiglione. Specie di vaso.
Bargòzzo. Sorta di barca da pe«ca.
Baricentro. Il centro di gravità.
Barile. Specie di piccola botte di legno, a
doghe, con cerchi, bistonda, coi fondi piani, fatta
per contenere liquidi o pesci o altro in salamoia. -
Gemere, non tenere, del carile che perde illiquido,
lo lascia gocciolare.
Barilelta, piccolo barile, recipiente in forma di
piccolissimo barile da portarsi ad armacollo o a
cintola, per cammino; più comunemente, oggi, bar-
létta, borraccia; in antico, barlione, - Bariletto, bar-
letto, piccolo barile, per lo più non bistondo come
il barile, ma tondo, rigonfio nel mezzo e a fondi
circolari, tutti d'un pezzo: bottàccio (voce fuori
d'uso.) - Barilotto, barilozzo, barile di mezzana
grandezza. - Barildccio, barile vecchio, mal fatto,
malandato, o non adatto all' uopo. - Bottaccino,
bottacciuolo, piccolo barilozzo. - Barile, il contenuto
di esso. - Bidone, piccolo barile cilindrico, di latta.
Bocca del barile, l'apertura circolare alquanto
rilevata sulla doga superiore di mezzo, per la quale
si versa fuori il liquido dei barili o vi si introduce.
- Capnlggine, intaccatura trasversale, dalla parte
interna, verso ambedue le cime delle doghe d' un
barile, o simile vaso, dall'unione delle quali risulta
il canale circolare in cui si commettono i fondi.
- Corpacciolo, cerchi corpaccioli, due cerchi che cin-
gono il corpo del barile. - Doga, ciascuna di quelle
strisce di legno che compongono il barile. - Fondi,
i due dischi di Icjjno che chiudono lateralmente il
barile. - Testagnoli, i due cerchi che reggono i fondi
del barile. - Ventre, la parte mediana o più larga
del barile. - Barilaia, la stanza nella quale si ten-
gono i barili vuoti, per adoperarli al bisogno. - Ba-
rilame, quantità di barili. - Barilaio, chi fa barili,
bigonce, zangole e altri più piccoli vasi a doghe.
- Soma: poiché, caricandoli sul dorso di cavallo o
d'asino, due barili fanno una giusta soma, nel suo
primo significato, dicesi so?wa anche la misura di
due barili, tanto d'olio che di vino.
Avvinare, fare con del vino perdere ai barili
l'odore del legno, prima di servirsene: barile avvi-
nato. - Calzare, detto di barili o di botti, vale far
si conia calzatoia, con un sasso o simili, che stiano
immoti sui sedili. - Capruggìnare, fare la caprug-
gine. - Imbarilare, mettere nei barili o il vino che
è nelle botti, o l'olio che è negli orci. - Mettere il
barile a rinvenire, perchè il legno assecchito si
impregni d'acqua. - Spillare, levare il vino o altro
liquido. - Stappare, togliere il tappo che lo chiude
(barile stappato).
Cavalletto, specie di piccolo sedile da botte, con-
sistente in un'intelaiatura concava, sostenuta da
quattro ritti, sulla quale si mette una botte piccola
o un barile, specialmente quando serva a toglierne
vino per l'uso giornaliero. - Pevera, grosso imbot-
tatoio a bocca bislunga, latto di legno, tutto di un
pezzo, fuorché il becco, che é di metallo: serve a
versare il vino nei barili o nelle botti. - Sottino,
nel Pisano, tinozzina della capacità di un mezzo
barile; cosi detta dallo stare sotto la botte a. rac-
cogliere il vino che ne gocciasse. - Caprugginatoto,
istrumento per segnare, e anche per avviare la
capruggine, la quale poi si rifinisce con una pon-
deruola curva: è una piastrella di ferro, lunga e
larga poche dita, fatta a sega in uno dei iati, ripie-
gata a squadra dal lato opposto, e questo impian-
tato in un'impugnatura di legno.
Barilotto, barilozzo. Detto a barile.
Barimetria. Detto dipeso.
Bario. Metallo bianco, giallastro, facilmente
ossidabile all'aria e in presenza dell'acqua. - Spato
pesante,, solfato di bario; - Barile, protossido di
bario. - Baritina, solfato di bario. - Torite, sili-
cato di bario.
Barite. Detto a bario.
Baritono (baritonale). Il cantante che ha la
voce intermedia fra il tenore e il basso. - Barito-
nale, di baritono. - Baritoneggiare (baritoneggiante),
avere la voce che ricordi quella caratteristica del
baritono.
Barlaccio. L'uovo guasto.
Barlétta. Piccolo vaso. - Qualità di vino.
Barlume. Lume incerto, luce scarsa, penom-
bra. - Lieve conoscenza di checchessia.
Barnabita. Veggasi a chièrico.
Baro. Truffatore al giuoco.
Barocchismo. Il barocco.
Baroccialo. Detto a baroccio.
Baroccinaio. Detto a baroccino.
Baroccino. Piccolo baroccio , specialmente
quello da spingere a braccia. - Veicolo leggiero, a due
ruote, senza spalliera, ad un cavallo, col piano ge-
neralmente formato da una rete di grossa corda e
coperto sul davanti da uno stoino, o da una pelle
254
BAROCCIO — BARRA
di capra: sediolo. - Charrette, baroccino elegante, a
due ruote, con ampio cuscino, da sedervisi, occor-
rendo, due davanti e due dietro. - Comodo, si chia-
ma il baroccino, il calesse o altro legno da tra-
sporto, massime per campagna, ecc. • Tilhury, ele-
gante baroccino scoperto.
Baroccùmio, chi vende merci in baroccino, nelle vie.
Baroccio. Rozzo carro o carretta a due
ruote, col piano fermato sulla sala, e che serve a
trasportare roba. - Baroccio di pianura, nelle cam-
pagne, i barocci più grandi, e che servono al tra-
sporto di robe per i piani, mentre quelli più pic-
coli e più leggieri, destinati alle strade erte, sono
detti di collina. - Cesta, specie di baroccio, il cui
piano è formato da una lunga e larga cesta intrec-
ciata di grosse stecche, destinata generalmente a
trasportare il vino infiascato. Ha due ruote ed è
tirata per lo più da un cavallo solo. - Anche spe-
cie di carrozza.
Burbenno, o verricello, cilindro di legno forato
che è nella parte posteriore dei carri o dei ba-
rocci, e nei cui fori s'introducono dei pioletti che,
facendolo girare, servono a stringere e assicurare
il carico con funi. - Capra (cavalletto, tréspolo,
sicura), congegno di due o più legni che scendono
dalla parte delle stanghe del baroccio al disotto
del piano, e si riuniscono, alla distanza di un
palmo circa da terra, e terminano in una piccola
ruota: serve percaricai'e comodamente il baroccio,
senza mettervi sotto la bestia, e anche, cadendo
questa nel cammino, a sorreggere il baroccio in
modo che il carico non si rovesci. - Stanghino,
pezzo di legno per tenere il baroccio alzato da
terra.
Barocciaio, il conduttore di un baroccio e chi fa
il mestiere di vettureggiare col baroccio. - Accu-
lare il baroccio, voltarlo all'ingiù con le stanghe
in alto, perchè ne cada a terra la roba che vi è
sopra. - Barocciata, il carico di un baroccio.
Barocco. Stile barocco, barocchismo, maniera
bizzarra di arte, specialmente dell' architettura,
svoltasi in Italia nel secolo XVII: grottesco. • Ba-
roccume, affastellamento di cose barocche.
Baròcco. Detto a sillogistno.
Barometrla. Veggasi a barometro.
Barometro {baromètrico). Istrumento destinato
a misurare la pressione dell' aria e a farci co-
noscere le variazioni atmosferiche: il primo, tipico,
a mercurio fu costruito dal Torricelli. Il barome-
tro si alza, sale; si abbassa, discende: o resta sta-
zionario; segna bel tempo, tempo variabile, pioggia,
burrasca, ecc. • Barometria, complesso di operazioni
e di calcoli costituenti l'impiego scientifico del
barometro. - Barometrico, che si riferisce a baro-
metro. - Barometrismo terrestre, complesso dei feno-
meni dovuti all'azione della pressione atmosferica
Barometri a mercurio, quelli essenzialmente co-
stituiti da un tubo di vetro dal cui interno fu pre-
viamente espulsa l'aria, chiuso ad un estremo e
fissato in posizione verticale tale da pescare con
l'estremo aperto nel mercurio contenuto in una
vaschetta. A seconda della maggiore o minor pres-
sione che l'atmosfera esercita sulla superficie del
mercurio, questo s' inalza più o meno nel tubo. -
Barometì-i metallici, quelli lormati di tubi o lamine
metalliche oscillanti nella loro posizione a seconda
delle spinte maggiori o minori che ricevono dal-
l'atmosfera. - Aneroide, barometro metallico for-
mato da un tubo di metallo a sezione elittica assai
schiacciala, piegato a ferro di cavallo, fisso per un
estremo, libero per l'altro e contenente aria molto
rarefatta: aumentando la pressione, il tubo s'incurva
di più; diminuendo, tende a distendersi. L'estremo
del tubo libero, per mezzo di un sistema di ruote,
trasmette i movimenti ad un indice scorrevole sopra
un quadrante graduato. - Cappuccino, figurina,
per lo più di cartone, che s'alza e s'abbassa | per
l'umidità, e fa da barometro, - Olosferico, barometro
metallico, rormato da una scatola cilindrica di me-
tallo, bassa, chiusa alla parte superiore da una la-
mina metallica, elastica, ondulata, a cerchi concen-
trici. La pressione atmosferica fa incurvare più o
meno tale lamina, i cui movimenti, per apposito
meccanismo, si trasmettono ad un indice.
Barografo, barometro registratore. - Barometro-
grafo, barometro generalmente metallico, i cui mo-
vimenti oscillatori dovuti alle variazioni della pres-
sione atmosferica sono trasmessi ad una penna che
poggia sopra un cilindro girevole e graduato per
modo da segnarvi la misura della pressione. - ler-
mobarometro, sorta di termometro ad aria che serve
a misurare la pressione atmosferica.
Altezza barometrica, l'elevatezza sul livello del
mare di qualsiasi punto della superficie terrestre,
misurata per deduzioni fatte da osservazioni baro-
metriche. Tali osservazioni si fondano sulla con-
statazione del fenomeno che la colonna barometrica
decresce via via che si sale in regioni più elevate.
- Colonna barometrica, l'altezza, a cui sale, secondo
le diverse pressioni, il mercurio nel tubo di un
barometro. Normalmente, si arresta a 76 cm., cor-
rispondendo tale altezza alla pressione atmosferica
normale. - Gradiente barometrico, la variazione di
pressione barometrica corrispondente a una deter-
minata distanza orizzontale. Ordinariamente, è molto
grande se si avvicina al centro di una depressione
0 di un ciclone. - Pozzetto, nome tecnico della
vaschetta contenente il niercurio nel quale pesca
il tubo di un barometro - Vuoto barometrico, lo
spazio al dì sopra del mercurio nel tubo del baro-
metro. - Graduare il barometro, dividere o il tubo
di vetro di un barometro a mercurio o il qua-
drante di un barometro metallico in tante parti
uguali; segnare a lato della graduazione la corri-
spondente condizione meteorologica.
Baronale. Di barone.
Baronata. Azione da briccone.
Barone [baronessa, baronetto; baronale, baronia).
Titolo di nobiltà, un tempo con giurisdizione,
cioè con dominio, con feudo, ora senza. - Baro-
nessa, moglie di barone. - Baronetto, titolo eredi-
tario di nobiltà inglese, di carattere medio, istitui-
to da Giacomo 1°: premette al nome di famiglia
la voce s\r, e la moglie è designata col titolo di
lady. - Baronale, che appartiene a barone, di barone.
- Baronesco, di o da barone. - Baronia, grado di
barone; un tempo il territorio sottoposto alla giu-
risdizione di un barone: baronaggio.
Barone (baronesco). Chi commette azioni poco
oneste o poco delicate; briccone. - Giuoco che si
fa coi dadi.
Baronessa. Detto a barone.
Baronetto. Veggasi a barone.
Baronia. Detto a barone.
Barotermometro. Veggasi a teinnoìnetro.
Barra. Serraglio, stanza, sbarra. • Ammasso
di sabbia alla foce di un fiume, nei porti o nei
seni di mare. - Divisorio che, in un tì'ibumdef
divide il giudice dal popolo.- Intervallo nella ma-
BARRARE — BASSO
255
seella del cavallo. - Voce che entra in parecchi
comandi marinareschi per la manovra di una nave»
Barrare (barrato). Sbarrare, chiudere con
barra
Barricare (barricato). Chiudere con barricata.
Barricata. Riparo di legname, terra, sassi e
anche mobili, costruito attraverso le strade e in
modo da impedire il passaiztrio : fatto, per lo
più, attraverso le vie per impedire l'avanzarsi dei
nemici; fortificazione tumuhuaria; abbattuta di
alberi; riparo, serraglio, tagliata. - Carrino, trincea
fatta tumultuariamente con i carri delle bagaglie.
Barricare, afforzare un' uscita, cbiuderia con
barricate : abbarrare, abbaricare; imbarrare, sbar-
rare; asserragliare, steccare; far le barricate, barri-
carsi.
Barriera. Riparo, steccato. - Limite di dazio,
di dogana. - Segno di confine.
Barrire, barrito. Detto ad elefante.
Barro. Terra per fare vasi, detti buccheri: veg-
gasi a vaso.
Baruffa. Confuso azzuffamento di uomini;
zuffa, rissa.
3arullare (harullato). Maniera di piccolo
commercio, rivendendo al minuto.
Barullo. Rivenditore, al minuto, di questo o
quel coìnmestibile.
Barzellétta {barzellettare). Veggasi a facezia,
a scherzo.
Basalto [basàltico). Sorta di pietra.
Basamento. Corpo che serve di sostegno a un
altro; base ingenerale; imbasamento di edificio:
imbasatura, fondamento.
Basana. Sorta di itelle conciata.
Basare (basato). Avere una base, porre sulla
base. - Dar fondamento, fondare. - Affermare, sta-
bilire.
Basarsi (basato). Affidarsi, avere fiducia. -
Fare assegnamento, sperare appoggio. - Posare
nn argomentazione.
Bascule (frane). Veggasi a bilancia.
Base. Parte inferiore di checchessia: disotto,
falda, piede, pedale, radice; càrdine, perno; - Tutto
ciò che è principale fondamento di checchessia:
caposaldo. - Principio fondamentale di una dottri-
na. • Fondamento di argomentazione. - In alge-
bra, la quantità che deve essere il punto di par-
tenza di una data operazione o di una combina-
zione di operazioni. - In architettura, il sostegno,
sul quale posa una colonna, una statua o altro
monumento: zon olo, piedestallo. - In aritme-
tica, il numero ciie indica quante quantità di un
dato ordine occorrono per comporne una di ordine
superiore. - In anatomia, nome di alcune parti di
organi o di regioni, che ne rappresentano il se-
gmento inferiore il più voluminoso. Così: le basi
del torace, del polmone, de! cuore, del cra-
nio, ecc. - In chimica, il corpo semplice o com-
posto che dà luogo ad un saie, se combinato con
un acido. - In /a rmacoiogia, la sostanza che in una
data ordinazione medica è la più attiva ed è quella
cui ci si affida per il risultato positivo del medi-
camento. - In geometria, la faccia snlla quale posa
un corpo geometricamente formato, quando sia stato
esattamente orientato. - In meccanica e geodesia, il
numero costante che divide le lunghezze grafiche
rappresentanti forze od altro. - In mineralogia, la
forma geometrica dalle cui modificazioni derivano
tutte le altre forme del medesimo sistema. - In to-
jiografia, quel tratto di linea retta o spezzata mi-
surato sul terreno che serve per dedurre cogli stru-
menti e coi calcoli tutte le rimanenti misure di
rilievo.
Imbasamento, quanto serve di base : imbasatura.
- Imbasare, mettere sopra una base - Incardinare,
mettere su cardine, su base.
Baseologia. Detto a filosofia.
Basetta, basettone. Veggasi a baffi, a bar-
ba e ad agnello.
Basicità, bàsico. Termine di chimica: che
ha i caratteri delle basi.
Basilare. Veggasi a organo.
Basilica (basilicale). Antic(j edificio per adu-
nanze. - Tempio, chiesa principale. - (jrossa veìia
sottocutanea del braccio.
Basilico. Pianta, erba odorosa, usata per con-
dimento aromatico a certi cibi: ha il fusto di-
ritto, con rami folti, più o meno divergenti, a foglie
ovate, od ellittiche, munite di un lungo picciuolo.
- Basilico aranciato, varietà di odore somigliante a
quello degli anaci. - Basilico cedrato, varietà con
foglie assai grandi, simili a quelle dei cedri. - Ba-
silico pino, 0 gentile, o nano, varietà che nella sua
piccolezza ha la figura del pino. - Basilico salvatico,
nome volgare della mentita pulegium e del cinopo-
diinn vulgare.
Baslofobia [basofobui). Timore di non poter
caniTninare.
Basilisco. Sorta di serpente.
Basire (basito). Cadere in deliquio, svenire.
Bassamente. In modo basso, vile. - Con voce
bassa, sommessa.
Bassaride. Sacerdotessa di Bacco.
Bassòtta (basetta). Veggasi ad agnello, a fia-
sco. - Giuoco d'azzardo.
Bassetto. Un cane da caccia.
Bassezza. L'essere basso; condizione umile,
abietta; cosa vile, abietta. - Atto abietto, viltà.
Bassi. Veggasi a musicali istrumenti.
Basso. Poco alto, poco elevato su un dato
punto. - Di persona che ha statura al disotto della
media ; nano, pigmeo. ■ Di paese, che è più lon-
tano dalle sorgenti dei fiumi. - Di acqua, di fiu-
me, di lago, di mare, ecc., che ha poca profon-
dità. - Accline, acclino, declive, volto in basso. -
Bassetto, diminutivo di basso. - Inferiore, che è
più basso, meno elevato, sottoposto, posto sotto. -
Infimo, il più basso. - Umile (poet.), vicino a terra.
Bassezza, luogo basso, qualità, condizione di ciò
che è basso : poca elevatezza. - Basso (avverbio),
in luogo basso, al basso, da basso, in basso; vicino
a terra, rasente al suolo; giù, giù, basso, basso;
abbasso: terra terra; umilmente; a pie', a piedi,
appiè (nella parte più bassa della cosa di cui si
parla). - Bassura, luogo o parte .bassa. - Calce,
parte più bassa di checchessia (scrivere in calce,
nella parte bassa del foglio o sotto altro scritto). -
Da basso, nella parte inferiore di un luogo. - Dove
non batte il sole: nelle parti basse. - Giù, luogo basso
al disotto. - Imo, la parte più bassa: contrario di
sommo, sommità, cima. - Ingiù, alla china, verso
il basso. - Profondo, altezza dal sommo all' imo.
- Sotto, preposiz. e avverbio che indica luogo di
contigua inferiorità alla cosa accennata. - Portare,
mettere, o piegare in basso: abbassare, dibassare,
sbassare, abbattere, atterrare, tar scendere, far
cadere; mettere giù, deporre; figur., umiliare,
avvilire, vincere. - Piegare, far piegare: volgere
verso terra, chinare. - Adimare, abbassare, voi-
256
BASSO — BASTONARE
gere a basso. - Sbassare, fare, rendere più in basso,
togliendo l'altezza per di sopra.
Basso. Di persona, in condizione inferiore o
volgare, o umile. - Di impiegati, ufficiali, la-
voranti, ecc., aventi grado inferiore. - Di infima
qualità» - Di azione vile. - Di cosa triviale.
■ Di ■parola, elocuzione, discorso, stile plebeo
volitare. • Di prezzo o di valore, piccolo, vile.
Basso. Termine di musica. - La più prolonda
fra le voci che le corde vocali umane possano
dare; il cantante che ha tal voce.
Bassofondo. Tratto di mare poco profondo.
Bassorilievo. Sorta di scultura che non ha
figure tonde, ma esce dal piano senza staccarsi dal
fondo: tipo.- Anaglifo, bassorilievo di cesello:
cammeo. - Anaglipto, rilievo ornamentale dei vasi;
e anagliptica V arte relativa. - Mezzorilievo, basso-
rilievo con qualch» parte tonda. - Plachette, nel
Rinascimento italiano, piccoli bassorilievi, per lo più
ili bronzo, riproducenti lavori di scultura di cesello,
d'oreficeria, ecc. - Schiaccialo rilievo, bassorilievo
poco rilevato.
Bassotto. Specie di cane.
Basso- ventre. Vecchia denominazione del-
l' addo tue.
Bassura. Detto a basso.
Basta. Ripiegatura che si fa a tenda, a veste,
ecc., per poterla allungare al bisogno.
Basta ! Intimazione ad altri perchè smetta alcun
atto 0 discorso. Abbastanza! Finiamola! Finitela!
Smetti, smettila, smettetela ! Sufficit (lat.), basta.
Bastalo. Chi fa basti, bardelle, cavezze ordinarie,
gabbie di corda o di sparto, da adattarsi al muso
dei giumenti, e altri simili arnesi e bardature a uso
del someggiare : bastaro, bastiere. - Fustaio, chi fa
i fusti e arcioni da sella e da basto.
Materie e cose adoperate dal bastaio — Legno
per la fabbricazione dei basti e dei guainoni dei
collari ; cuoi e pelli, passate in pelo o preparate in
diverse guise; borra, ossia il pelo del bue o del
vitello, la lana della pecora, la pàglia di segale, il
fieno, il crino; tela forte, lana in matasse di diversi
colori; cordicelle, colla forte, pece; chiodi e oggetti
diversi di minuteria speciale, come anelli da guai-
noni, morsi, fibbie per cigne, ecc
Arnesi e mobili del bastaio. — Ago da bastaio:
è diritto, affilatissimo, usato per infilare la cordi-
cella attraverso l'imbottitura dei basti. - Ago per
cucire di grosso : con esso si fanno grossi punti di
funicella che avvicinano il capo del collare. - Bat-
aborra, apparecchio che serve a battere la borra
per renderla più leggiera, dividerla e pulirla: si
compone di 8 o 10 funicelle lunghe circa due me-
tri e annodate da ambi i capi in altrettanti fori di
due regoli. - Cacciapaglia, regolo di ferro, di varia
forma, col quale si rimette o si pigia la paglia o
altro nei basti e nei coilari. - Cavaòorra, arnese per
trarla fuori ; stecca o cacciaborra, per cacciarla dentro.
- Bischetto, sgabelli bassi, mobili intorno ai quali sie-
dono gli operai. - Forbici a grossa, le forbici del me-
stiere. - Forma, due grossi pezzi di legno duro,
che, accoppiati l'uno all'altro, rappresentano un so-
lido piramidale: dal bastaio usato per far i collari.
Lesina, strumento per tare le cuciture: di più
sorta. • Martellina, trivellino 0 coda di porco, pedale,
paramano^ raspa, strumenti per dare l'ultima mano
ai basti. - Morsa, mobile che serve ad allungare
il cuoio mediante uno sforzo di trazione saggia-
mente combinato - Mòrsa a cosce, tanaglia di legno,
di cui una delle bocche è interiormente prolungata
in asta, che il lavorante tiene inclinata sopra una
coscia e compressa dall'altra coscia con l'estremità
dell'asta poggiata al suolo. - Passacorda, specie di
iniìlastringhe nel quale la stringa è surrogata dalla
funicella.
Serragiunture,ìs[Tnmentodi ferro, con manico di le-
gno, mediante il quale si stringono le giunture di cuoio,
le cuciture con soatti ed altro. - Serrapunti. istru-
mento di legno col quale si afferra la funicella, at-
torcigliandola per stringere i punti con maggior
forza, - Spada, arnese per forare la verga e infilare
i bottoni. - Stampi, arnesi adoperati a far buchi
nelle cigne per infilarvi i puntali delle fibbie. - Trac-
ciatoio, strumento col quale si tracciano sul cuoio
delle linee o dei disegni vari: lo si dirige mediante
una riga speciale.
Bastantemente. A sufficienza, abbastanza.
Bastardag'glne {bastar digia). L' essere ba-
stardo.
Bastardella. Sorta di vaso da cucina e da
laboratorio.
Bastardo. Nato fuori del matrimonio; prole
illegittima; figlio naturale. - Di animale nato per
incrociamento di razza. - Di suppellettile e mas-
serizia che non abbia la grandezza normale. —
Corto cannone. • Carattere di tipografia - Figur.,
tralignante, senza purezza d'arte.- Bastardaggine, l'es-
sere bastardo. - Bastardume, tutto ciò che è bastardo
Bastardume. Detto a bastardo.
Bastare (bastante, bastato). Essere abbastan-
za; essere tale e tanta una cosa da soddisfare alla
necessità, sicché non occorre altro; aver forza,
potere; essere atto, abile a checchessia; valere;
sopperire, supplire. - Conservarsi, durare. - Ba-
stare a sé stesso, vivere indipendente, libero, senza
aver bisogno d'altri.
Basterna. Specie di lettiga.
Bastia. Sorta di fortificazione.
Bastiglia. Detto a fortezza.
Bastimento. Genericam., nave da carico.
Bastina. Piccolo basto.
Bastionare^ bastionata. Detto a fortifi-
cazione.
Bastióne. Trincea; opera di fortificazione,
Bastita. Bastia, fortificazione.
Basto. Sella grossolana che .si mette sul dorso
delle bestie da soma per adattarvi il carico: bar-
della, bardellone, dai romani detto sugma. ■ Bastina,
specie di basto leggiero, senza arcioni, senza ferri
e senza colarne. - Fusto, l'ossatura o intelaiatura
del basto; e ossatura le due falde, le due curve,
parti che compongono il basto. - Guainoni, assicelle
scorniciate che si adattano al collare. - Pòsola, il
sovatto che, per sostenere lo straccale, si in-
fila nei buchi delle sue estremità e si conficca nel
basto. - Tortoro, randello, randolo, bastone corto,
alquanto piegato in arco, che serve per istringere
e serrar bene le funi con le quali si legano le some.
- Straccale, pezzo di cuoio, che, attaccato al basto
0 simile, fascia i fianchi della bestia: imbraca.
Bastonare, bastonata, {bastonato, bastonatura)
percuotere con bastone, dare bastonate; abbacchiare
abbattaceli iare, batacchiare, battere a verghe, cac-
ciare a bastoni, a mazzate; dare il cavalluccio, dare
un carpicelo, mandare a legnaia; giocar del ba-
stone, menare il bastone ; legnare, perticare, randel-
lare, rebbiare, scamatare, steccheggiare, tamburare,
vergare. - Bastonato, percosso con bastone o simile :
figura dì rilievo; furiare alle nerbate. - Bastoim-
tore, chi bastona. - Bastonatura, bastonamento, l'atto
BASTONCINI — BASTONE
25<
e l'effetto del bastonare, legnatura, «ce; iron.»
tinfonia.
Modi di dire per bastonare. — Accarezzar le
spalle, benedire col manico della scopa, della granata;
bordare; caricare a noce, dare una stamburata, una
scossa, uno scossone ; dare un monte, un carico, un
diluvio, un subbio di legnate, un rovescio di ba-
stonate; far baccelliero; far ballare senza suoni; lar
le freghe ; far la cura delle bastonate, ungere di sugo
di bosco; farle tenebre addosso; grattar la rogna,
la tigna; ripescare, ritrovare, trovare le congiun-
ture; scuotere ad uno il giubbone, il pelliccione,
la pólvere, le reni; sonare a catasto, a doppio; spia-
nare il gobbo, le costure, le costole, le cuciture, il
fil delle reni; spolverare le spalle.
Vari modi di bastonare. — Bastonare a refe
doppio, forte, sodo. - Bastonare da ciechi, da orbi,
fei^.a pietà. - Bastonar di santa ragione, o come la
ragion comanda, con giustizia; anche, forte, sodo. -
Bastonare uno fitto fitto, dargliene senza pietà, né
misericordia, e senza pigliar fiato. - Contrassegnare
uno, bastonarlo tanto da lasciargli il segno. - Daie
bastonate della fortuna, cioè gagliardissime. - Farne
una paniccia, di persona, bastonarla a morte. -Fi'
schiare una bastonata a uno, dargliela forte. - Fra-
cassare le spalle, le costole, l'ossa a uno, bastonarlo
forte. - Girare una bastonata, menarla con violenza.
Macerare le spalle a suon di bastonate, bastonare
ben bene. - Mandare uno all'ospedale, bastonare
in modo da ridurlo malconcio assai. - Metter uno
alla comunione, bastonarlo a morte. - Bebbiare, ba-
stonare forte. - Bipescare, trovare uno che sia sfug-
gito a una prima bastonatura. - Trovare, ritrovare,
spianare le congiunture, il groppone a uno, basto-
aarlo ben bene. - Bompere il groppone, il fil delle
reni, le costole, le ossa, bastonare con forza. - So-
nare, bastonare violentemente.
Bastonata: percossa data col bastone o altro
simile arnese di legno; bacchettata, bacchiata, ban-
dellata, giannettata, cannata, legnata, mazzata, per-
ticata, ramatata, randellata, rebbiata, stangonata. -
Figur., grammatica tedesca, insalatina di mazzocchi;
sugo di bosco, sugo di carbone. - Bastonate da ciechi,
da orbi, sode, senza saper dove vanno.
Varie. — Andare a legnaia: essere bastonato.
• Avere rosa nelle mani , voglia di bastonare .
• Giuocar di bastone, maneggiarlo con destrezza. -
Menare a tondo, far rotare il bastone. - Piovere ba-
stonate, quando si bastona fitto. - Puzzar la salute,
di chi cerca delle bastonate. - Ti pizzican le spalle,
a chi fa le cose in modo da essere bastonato.
Bastoncini. Elementi microscopici dell'occ/tio.
Bastone. Pezzo di legno lungo, arrotondato, ri-
mondo, sbucciato, 0 no, pulito, che si porta a passeg-
gio, per appoggiarsi o per difesa, o per bastotiare;
arma contundente, bacchio, bacolo, borda,, canna, cla-
va, frusta, frustone; giannetta, matterello, matterò";
mazza, mazzero, mazzettina, mazzuola, mazzafrusto,
querciuolo, sorbo, tòcco. - Figur., cacciamosche. casti-
gamatti, cavallo di san Francesco, cavallo dei frati,
messer Batacchio. - Scherz., argomento convincente.
• Bastoncello, bastoncetto, bastoncino, piccolo bastone.
- Bastonciotto, bastone piuttosto grosso. - Bastandone
accresc. di bastone.
Bastoni diversi. — Bacchetta, verga, mazza sot-
tile per molti e svariati usi. - Bacchettino, piccola
bacchetta. - Bacchetto, bacchetta un po' grossa. -
Bacillo, bastoncello. - Bacolo, bastone comune o
anche un bordone o bastone da viaggio. - Bacchio,
bastone lungo e grossotto. • Batacchio, bastone
grande, da battere. • Batocchio, bastone da ciechi.
- Carnata, bacchetta sottile e diritta. - Canna d'India,
o bambù, il bastone fatto dal fusto di questa pianta
- Casse-tele, rompi testa, clava, bastone piombato. -
Clava (iron.), mazzettina elegante. - Forca, bastone
con rebbi. - Frustone, mazza grossa ancora verde
e senza foglie. - Giannetta mazza in genere da pas-
seggio. - Leccio, il bastone fatto di questa pianta.
Anche il midollo {anima) del leccio, che è duris-
simo, serve a far bastoni. - Legno, pezzo di legno
che serve per bastone, per dar botte,
Matlarella, mazzarella^ sorta di lungo bastone con
grossa capocchia, usato dai butteri. - Matterò, mat-
terello, bastone corto e grosso. - Mazza, bacchetta
di legno, o di giunco indiano, ovvero di corno, di
corda o d'altro, grossa circa un dito, ora più, ora
meno, che si suol portare Inori di casa per appoggio,
0 anche per vezzo, cioè per avere qualche cosa in
mano. - Mazza ferrala, bastone con anima di lerro
che si porta per difesa. -iWflrca-om6re//o, arnese che
fa per tutt'e due gli usi. - Nerbo, bastone fatto di
nervi strettamente avvolti fra loro. • Pertica, lungo
bastone o palo. - Querelalo, il bastone fatto di questa
pianta. - Bandelto, bastone piuttosto grosso; anche
il bastone che serve a stringere Je funi che legano
le balle. - Scitale, bastone, verga, frusta, stallile.
- Sorto, il bastone fatto di questa pianta. - Staggio,
bastone di appoggio. - Staff (ingl.), bastone. - Stocco,
bastone cavo die nasconde nell'interno una specie
di spada triangolare o quadranj;olare ( armato di
stocco), anche semplicemente armato, il bastone con
la spada dentro. - Irmcò, parola romanza che vale
bastone. - Verga, bacchetta. - Vincastro, verga fatta
con vimine.
Ferrato, bastoi e con anima di ferro. - Ghierato,
il bastone guarnilo di !.hiera. - Impiombato, piom-
bato, il bastone, la mazza, ecc., se ha il pomo e
l'anima di piombo. - Nocchiuto, pieno di nocchi. -
Noderoso bastone, nodoso, pieno di nodi. - Puntuto,
con punta, ajpmitato.
Bastoni pahticolari. — Il bastone fu dato per
insegna di autorità, a generali d'esercito, a gover-
natori di città, a supremi magistrati, ecc. Ora, al
maresciallo. - Agolum, lungo bastone puntato di cui
si servivano i pastori romani. - Alpenstock (ted.),
bastone ferrato, alto, ricurvo in cima e ornato d'un
cornetto di camoscio. Si usa nelle escursioni alpine.
- Bordone, bastone da pellegrino. - Bulaf, basti ne
di comando dei generali di Polonia. - Cadùcèo, ba-
stone degli antichi araldi in tempo di guerra; anche,
verga con due serpenti attorcigliati, con la quale
gli antichi fingevano che Mercurio dividesse le
contese. - Clava, la mazza grossa e tonda da un'e-
stremità che portavano Ercole e Teseo; mazza si-
mile usata dagli antichi e dai moderni ginnasti
come esercizio del braccio. - Djerid, djirid, bastone
bianco che serve a una specie di esercizio militare
turco. - Ferula, (ant.) bastone piatto per battere gli
scolari.- Giannetta, giannettone, bastone degli utfìciali
dell'antica milizia. - G»*MCCia, stampella.- Lituo, il
bastone degli auguri. - Mazza, lungo bastone me-
tallico d'argento, d'ottone 0 d'altro, che è portato dai
cantori in certi giorni solenni; quella clie portano
i mazzieri a processione. - Mazza, mazza ferrata,
bastone nodoso e ferrato che si portava in guerra.
- Pastorale, la mazza metallica usata da prelati du-
rante le funzioni religiose ; anche, simbolo di giuri-
sdizione; bacolo, pastorale particolare. - Pedo, pe-
done, 0 vincastro, bastone da pastore. - Scettro,
bastone, bordone, verga, giusta il vero e proprio
Premoli — Vocabolario Noìnenclatore.
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2S8
BATTAGLIA
significato; simbolo di possanza e di autorità. -
Stick (ingl.), piccola canna. - Tirso, bastone cir-
condato di pampini e di edera. - Virga, il bastone
dell'antico littore. • Bacchetta magica attribuita a
Mercurio. - Virgae, le bacchette di scopa o di olmo
che formavano i fasci {fasces) dei littori. - Vindicla,
verga con la quale il littore o il pretore romano
batteva sulla testa uno schiavo quando questi era
reso libero. - Zagaglia, bastone che serviva d'arme
in asta, da mano e da tiro. Se piccolissima, zaga-
glietta.
Parti del bastone. — Calzuolo, pezzo per lo più
di ferro, nel cui vano, come in una calza, entra
l'estremità inferiore della mjizza: ghiera (in Toscana),
viera, gorbia. - Capocchia, il pomo ('capocchiuto, il
bastone con capocchia). - Cordone, quel nastro o
cordellinodi seta o di pelle, il quale, infilato in
un foro trasversale sotto il pomo ■ della mazza .0
bastone, pende addoppiato, per un palmo 0 circa,
e finisce in due nappette. E per Io più incrociato
o avvolto al bastone stesso, e serve a semplice or-
namento: talora pende libero a foggia di inaniten-
golo. - Gorbia, ferretto conico per il piede del ba-
stone. - Górbia, calzuolo in ferro di bastone 0 lancia.
- Gruccia, impugnatura in forma di T, che talora
si fa alla mazza in luogo di pomo. - Manico, la
parte per cui si prende, si impugna il bastone.
Pomo, pomolo ornamento in cima della mazza,
quasi a modo di impugnatura, o anche di palla ;
lo si fa di metallo, d'avorio 0 di legno, col tornio.
- Puntale, punta ottusa di ferro, la quale si suole
aggiungere al calzuolo, per fare alla mazza un fi-
nimento 0 un riparo. - Verduco, stile quadrango-
lare del bastone animato. - Viera, ghiera, cerchietto
di ferro 0 d'altro nell'estremità inferiore del ba-
stone.
Bastone. Membro à architettura: tondino.
Bastoni. Uno dei quattro semi delle carte da
giuoco.
Bastorovèscio. Veggasi a strada.
Batacchiare (batacchialo). Percuotere, basto-
nare.
Batacchio. Detto a bastone.
Batata. Veggasi a jìatata.
Batista. Sorta di tela.
Batòcchio. Detto a bastone e a campana.
Batolo. Panno da sacerdote.
Batòsta. Grave scossa, grave danno avuto
0 nella salute 0 neìY interesse; grave disgra-
zia. - Anche, parapiglia, rissa.
Batraci. Animali vertebrali, detti anche -anun
0 saltatori, caratterizzati dal fenomeno del meta-
morfismo e appartenenti alla classe degli anfibi:
hanno corpo munito di quattro arti, due anteriori,
che terminano in quattro dita, e due posteriori, ter-
minanti in cinque dita. Sono batraci la rana, il
rospo, la salamandra, il bufo ecc. > Batrocografia,
parte della zoologia descrittiva che si occupa
dei batraci. - Tritone, batrace urodelo (salamandra
acquaiola): ha corpo allungato e terminato da
coda. - Ululane, batrace affine alle rane, cosi detto
perchè manda un grido monotono (ululò).
Batracicultura. Veggasi a rana.
Battaglia (battagliare, battagliero). Scontro di
un esercito contro un altro (l'avversario, il ne-
niico), di un'armata, ossia d'una flotta, contro
un'altra: combattimenio regolato secondo le no^rme
della guerra, della t.ittica, della strategia. È il
risultato del conibatiimento (e si può dire, ad
es : nella tal battaglia il combattimento fu lungo.
accanito). Battaglia si ha quando almeno uno dei
due eserciti ha molte delle sue forze preparate al-
l'attacco; la battaglia, insomma, é un grande com-
battimento. - Sinonimi, con maggiore o minore mo-
dificazione di significato: abbattimento, affrontamento,
agone, avvisaglia, avvisamento, certame; facto mili-
tare, fazione, giostra; mischia, pugna, schermaglia
scrimaglia, tenzone, zuffa; marziale agone, marziale
arringo; paragon dell'arme, periglioso ballo, lotta,
marziale.
Una battaglia si vince 0 si perde, determinandosi
in vittoria per una delle due parti combattenti e
riuscendo di sconfitta per l'altra. Talvolta, riesce
indecisa, incerta, di esito dubbio. Una battaglia si
combatte con questa o quella atnne, 0 con varie
insieme, con eftetto di ferire, di ticcidere, di far
prigioniero il nemico o di metterlo in fuga. Ad
una battaglia partecipano insieme, 0 separatamente,
la fanferiff,, la cavalleria, Vartiglieria e ogni
altero corpo di milizia. - Battaglia grande, piccola
(battaglietta), secondo il quantitativo delle "forze che
vi partecipano; micidiale, ostinata, sanguinosa, 0
cruenta, con gran numero di morti e di feriti; in-
cruenta, senza spargimento di sangue.
Battaglia attestata, testa a testa. - Battaglia cam-
pale, quella nella quale i due eserciti, le due ar-
mate si schierano di fronte con tutte le loro forze;
battaglia generale, battaglia di campo; giornata cam-
pale, generale; zulla campale. • Battaglia corpo a
corpo, ad arma bianca. - Decisiva, definitiva, det&r-
minativa, finale, Ja battaglia che co! proprio esito
deve decidere la questione per la quale due Stati,
due nazioni, due popoli vennero alle armi. - Deere-
toria, la battaglia grande, decisiva. - Battaglia di
terra, quella tra milizie terrestri. - Battaglia epica,
eroica, de,'na di poema. - Equestre, la battaglia,
nella quale scese in campo, dei due-eserciti nemici,
solo la cavalleria. - Battaglia finta., combattimento
isolalo, a scopo di esercitazione- - Stataria, la bat-
taglia combattuta nello stesso luogo. - Slorica, spe-
cialmente ricordata per l'importanza dell* eause che
la determinarono, 0 delle condizioni in cui si svois ■
o delle conseguenze che ebbe. - Strategica, la bat-
taglia v'nta più per effetto delie mosse che del fuoco.
Battagliare, far battaglia. - Battagliatore, combatti-
tore; valente in battaglia; che fa battaglia. - J5aWn-
gliere, battagliatore; guerriero. - Battagliero, tem-
prato a battaglia, che ama battagliare, bellicoso. -
Battaglieresco, da battaglia, da guerra ; bellicoso ;
battaglioso. - Battaglie roso, atto a battaglia: ardi-
mentoso in battaglia. - Battaglievolo, batta^jlieroso;
incitante a battaglia-- Condottiero, chi conduce alla
battaglia: capo, duce, generale, stratega. -Fuggiasco,
chi, dopo la sconfitta, cerca scampo nella fuga; chi
volta le spalle al nemico. - Ostaggio, il prigioniero
preso sul campo di battaglia 0 durante la guerra.
Maniere varie di battaglia.
Avvisaglia, affrontamento tumultuario d'armati,
per combattere viso a viso. Anche, prima scara-
muccia 0 badalucco, fra due partiti nemici. - Bada-
lucco, piccola scaramuccia, scontro clamoroso, ina
di poca importanza. - Campagna, serie di battaglie
combattutesi senza interruzione, in una circoscritta
zona e ad un unico scopo. - Combattimento, il com-
battere, il venire a battaglia. - Conflitto, combatti-
mento, battaglia accanita, sanguinosa, breve.- Fatto
d'arme, combattimento meno importante di una bat-
taglia. - Fazione, fatto d'arme, combattimento.
BATTAGLIA
2o9
Giornata, battaglia campale. E giornata campate si
dice anche riferendosi al giorno in cui venne com-
battuta una battaglia campale. - Cruerra, l'insieme
delle battaglie o delle campagne e delle operazioni
militari compiutesi allo scopo di decidere una qual-
siasi questione per la quale due potf^nze vennero
allo armi. - Mischia, l'aHrontarsi in guerra di più
persone che vengono alle mani, armate o no. - Pugna,
dicesi piuttosto della lotta corpo a corpo. - Scara-
muccia, combattimento di poca importanza, che s'im-
pegna quasi sempre dalle avanguardie o dalle
retroguardie, o da piccoli distaccamenti di truppe di
partiti 0 di eserciti avversari. - Schermaglia, battaglia
a duello. - S/ojtno, strepito del combattimento; mol-
itudine, adunanza d'uomini per combattere. - Zuffa,
battimento a corpo a corpo; combattimento vi-
ino e accanito.
Disposizioni, posizioni, ecc., di milizib in battaglia
Catena di soldati, serie di soldati spiegati sopra
una linea a giusto intervallo gli uni dagli altri. -
Centro, il nucleo maggiore delle forze combattenti,
la base di operazione. - Centro d'attacco, il punto
principale preso di mira dall'attaccante o dove è
più vivo l'attacco. - Coda, l'ultimo reparto di milizia,
sia esso in marcia o fermo.
Colonna, reparto di milizia, quando la sua forza è
disposta nel senso della sua profondità. Anche un
intero esercito. - Colonna di centro, quella inter-
media; di coda, l'ultima; di fianco, quella formata
in massa e tenuta in ordine per slanciarsi sui ne-
mico; di munizioni, quella che segue una batteria
di manovra; di testa, la prima di un reparto; di via.
ordine di un plotone di cavalleria in frazione di
due 0 di quattro, che si seguono a un passo di di-
stanza. - Colonna fiancheggianie, reparto di truppa
che marcia lateralmente ad un esercito, per proteg-
gerlo dalle sorprese ed impedire che scorrerie di
drappelli nemici lo molestino nella marcia o si avvi-
cinino troppo per spiarne la marcia; colonna serrata,
atta a riunire molti reparti in uno stesso punto
quando non si è esposti al fuoco nemico, utile alla
riserva sopra un campo di battaglia.
Fila, numero di combattenti r-he si continuano
sulla fronte o in due righe. - Fronte di battaglia^
la parte dell' ordinanza che guarda il nemico e lo
spazio da essa occupato. - Linea di battaglia, di-
stesa sulla quale si schierano le milizie in procinto
di iniziare il combattimento.- Obbiettivo, la posizione
da occupare, per sostenere la battaglia in condizioni
favorevoli. - Ordinanza, forma secondo la quale si
dispongono i combattenti. - Ordine di battaglia, or-
dinanza, linea estesa e flessibile formata dall' ad-
dizione successiva di una certa quantità di ele-
menti approssimati nel senso laterale per agire
nella direzione verticale. - Ordine a scacchiere,
quello di battaglia in cui le colonne vengono schie-
rate ad intervalli sopra due linee, in modo che le
divisioni della prima abbiano dietro sé gU intervalli
della seconda, affinchè questa possa ricevere quella
ne' suoi intervalli, od avanzarsi per gli intervalli
dell'altra. - Ordine obliquo, disposizione delle truppe
oblique in faccia al nemico, sicché gli si presenti
solamente una delle ali. - Altri ordini: perpendico-
lare, sopra un'ala, concavo, convesso, ecc.
Oste, il nemico e il campo nel quale è radunato. -
Partito, distaccamento che deve molestare, in vari
mndi, il nemico. L'uno e l'altro dei corpi di milizie
a fronte: partiti contrapposti, avversari. - Piano delle
operazioni, prospetto generale delle azioni da svol-
gere durante una battaglia.
'Posizione, il modo col quale è posto un campo:
la situazione in cui accampa un esercito; il luogo
che occupa anche quando è schierato. - Posizione
tattica, quella che può offrire un vantaggio sul ne-
mico. - Posizione strategica, quella che il nemico
non può né aggirare, né attaccare se non con gra-
vissimo danno e quasi con certezza di insuccesso. -
Puntone (stor.), ordinanza di battaglia a cuneo con
la punta al nemico. - Quadrato, disposizione delle
milizie in battaglia, in modo di far fronte da quattro
lati. - Quartier generale, il ponto in cui è stanziato
il capo dell'esercito.
Azioni della battaglia, nella battaglia o per essa.
Abbassare le armi, deporle, in .segno e atto di
voler arrendersi. - Accendere la battaglia, incomin-
ciarla (battaglia accesa). - Affrontarsi, iarsi incontro,
per assalirsi, azzuffarsi, venire a battaglia. - Ammai-
nare la bandiera, rifiutare il combattimento; dichia-
rarsi vinto. - Aprire il fuoco, incominciare la bat-
taglia. - Arrendersi (arreso), darsi in mano al
nemico, confessandosi vinto: darsi a patti, a condi-
zione {domandar quartiere, chiedere salvala vita, dopo
\ìTes3).- Arrischiare unabaUaglia,ten\a.T]3L, o mettersi
a rischio di perderla. - Assalire, movere all'assalto,
dando cosi principio alla battaglia. - Attaccare, ve-
nire risolutamente alle mani col nemico, andargli
contro, principiare le ostilità. • Azzuffarsi, tare, venire
a zuffa.
Balenare, disordinarsi dei soldati in battaglia. -
Battere, sconfiggere, vincere, sbara^'liare il nemii'o;
infliggergli una sconfitta. - Bombardar», batt re
una posizione del nemico con ogni sorta di bocclic
da fuoco.
Cacciare, costringere il nemico, per forza d'armi,
a lasciar la preda, a levarsi da un posto che occu-
pava. - Cacciare in rotta, mettere in fuga disordi-
nata; fugare i nemici a precipizio. - Cacctar.si soWo,
accostarsi risolutamente al nemico e cosi da\ vicino
da combattere sotto il tiro delle sue armi e da po-
tergli dare sotto mano. - Cadere sul campo, restar
morto 0 gravemente ferito in battaglia. - Campeg-
giare, esercitazione strategica per fronteggiare, > o-
steggiare e aggirare il nemico. - Capitolare, venire
finalmente a patti, dopo molta resistenza. - Cari-
care, lanciarsi di corsa sul nemico con le armi in
pugno. - Catturare, sottomettere per forza d'armi
o per arte di guerra. - Cedere, ritrarsi dal luogo
dove si combatteva. - Chiamare a battaglia, invitare
al cimento, alla prova delle armi; suonare, toccare
all'arme. - Collidere, battere, abbattere. - Combat-
tere, sostenere battaglia. - Combattere a oltranza,
a tutta oltranza, fino all'ultimo san^e. - Concen-
trare, battere in un solo punto da diverse parti. -
Concitare, commòvere vivamente e prestamente per
lanciare all'attacco. - Costeggiare, andare appresso
al nemico seguendolo da lato. Meglio fiancheggiare.
Dare battaglia: dicesi quando un nemico combatte
a pieno campo contro l'altro. - Debellare, vincere,
mettere in rotta. - Deporre le armi,, cessare di com-
battere; cessare dalle ostilità. - Dietreggiare, indie-
trejTgiare, dare addietro, ritirarsi dal campo della
bditaglia. - Difilare, andare risolutamente contro il
nemico. - Disordinare, rompere le file del nemico.
- Disperdere, mandare in parti diverse il nemico e
le sue cose. - Distaccare (distaccamento), separare
una parte di truppa per mandarla altrove, a qualche
ztìO
BATTAGLIA
operazione collaterale (guardia, scorta, agguato, ecc.)-
- Distendere, allargare la fronte di ogni ordinanza,
assottigliandone la profondità, per occupare mag-
giore estensione. - Esplorare, spiare le mosse e le
intenzioni del nemico.
Essere, trovarsi nelle prime file, o, più comun., in
prima p,la, essere esposto ai maggiori pericoli della
battaglia. - Essere stalo al fuoco, Irooarsi al fuoco,
in battaglia.
Fare, venire alle fucilate, combattere, in battaglia.
- biancheggiare, disporre le linee a difesa sui fianchi;
dare aiuto da lato; camminare ai fianchi dell'eser-
cito nemico. - Frenare, rattenere l'impeto del ne-
mico, impedirne le mosse, tenerlo in soggezione. -
Fugare, mettere in fuga il nemico.
Fronteggiare, stare a fronte del nemico - Frustai t,
battere il nemico con la mitraglia.- Fw/minare, percuo-
tere, battere furiosamente il nemico, con armi da luoco.
Girare il fianco del nemico, muovere in modo da
trattenerlo, per oltrepassare l'uno o l'altro o tutti
e due i suoi fianchi e riuscirgli alle spalle; e pi-
gliare nei fianchi, assaltare, assalire il nemico su
uno de'suoi fianchi.
Impegnare, obbligare il nemico a combattere. -
Incalzare, inseguire alle spalle il nemico. - Ingag-
giare battaglia, la battaglia, iniziarla. - Invertire, cam-
biare in altro ordine la linea di battaglia o la fronte
della colonna. - Investire il nemico, affrontarlo, dargli
addosso, assalire con violenza. - Mettere in rotta, co-
stringere il nemico a ritirarsi o a fuggire. - Neutraliz-
zare il nemico, metterlo temporaneamente nell'impos-
sibilità di agire; paralizzarne le forze. - Osteggiare,
procedere contro il nemico, assalirlo. - Perdere il
campo, perdere la battaglia. - Perdere piazza, perdere
terreno in battaglia. - Piegar bandiera, dar di volta,
scomporsi, volgersi in fuga: si dice delle schiere. -
Pigliar campo, d'eserciti: stendersi, spiegarsi.
Pigliar le difese al nemico, levargliele, rovinar-
gliele. - Propugnare, battagliare per difesa. - Pro-
vocare, sfidare il nemico, chiamarlo a battaglia.
Raccozzare, rimettere insieme le parti dell'eser-
cito disordinate nella battaglia. • Rientrare, ritirarsi.
- Rinfrescare, mandar gente fresca in aiuto dei
combattenti stanchi. - Rinfrescar la battaglia, l'as-
salto, riattaccare. - Ripiegare, arretrare, tornare
indietro. - Ripiegar le insegne, cedere, dichiararsi
vinto. - Rompere, disfare, sbaragliare, sconfiggere,
mettere in rotta, in disfatta. - Sbandare, disperdere,
mettere in rotta il nemico. - Sbaragliare, mettere
in rotta: sgominare. - Sconfiggere, rompere il ne-
mico in battaglia: caricare il basto al nemico. -
Sentir l'odore della polvere, il desiderio, l'ardore
della battaglia. - Sfondare, passar da parte a parte
le file nemiche: forare. - Sfondare nel mezzo la
linea, le ordinanze del nemico, scomporne le file.
Sorprendere (sorpresa), cògliere, assaltare all'im-
provviso, inaspettatamente. - Sostenere una battaglia,
combatterla resistendo. - Sostenere l'urto del ne-
mico, reggere all'assalto. Respingere l'urto, rintuz-
zarlo, costringere il nemico a desistere dall'attacco.
- Spalleggiare, difendere, sostenere alle spalle. -
Sparar le ultime cartucce, fare gli ultimi sforzi,
tentar le ultime prove, resistere ancora.
Tagliare, rompere, impedire al nemico le linee,
le vie di comunicazione, la ritirata, ecc. - Tener
bene asciutte le polveri, star preparati alla battaglia.
- Traccheggiare, trattenere artificiosamente il nemico
con aggiramenti diversi o in altro modo, per mo-
lestarlo, stancarlo o guadagnar tempo. - Venire alla
baionetta^ a combattimento corpo a corpo.
Fasi, episodi, ecc., d'una battaglia.
Allarme, grido delle sentinelle avvertenti ravvici-
narsi del nemico. - Falso allarme, il suono che si
dà dall'un dei lati del luogo ov'è posto il nemico,
a fine di rivolgerne l'attenzione a quella parte,
mentre si corre ad assaltarlo dall'altra. - Assalto, il
fatto e il modo dell'assaltare, ossia azione con la
quale un corpo di milizie cerca impadronirsi di
una posizione del nemico. - Attacco, principio di
una battaglia; atto di attaccare il nemico, il suo
campo, le sue fortezze, ecc. - Contrattacco, attacco
repentino, dato per lo più alla coda o al fianco
dell'attaccante. - Falso attacco, quello che si inco-
mincia e non si compie, ma che si riferisce sempre
ad un attacco principale, che esso deve agevolare.
- Centro d'attacco, quel punto principale ch'é preso
di mira dall'attaccante o dove è più vivo l'attacco.
- Azione brillante, fatto d'arme notevole per co-
raggio e ardire.
Caccia, inseguimento del nemico che fugge, a fine
di raggiungerlo e sottometterlo. - Caccia attiva, di
chi la fa; caccia passiva, il fuggire, inseguito dal
nemico. - Cambiamento, nome generico di molte
evoluzioni nella linea, nella fronte, nella colonna,
nei fianchi, ecc. - Cambiamento di direzione, il gi-
rare, avanzando, di un reparto in colonna, in moto:
serve a volgere la sua fronte verso un fianco, con-
tinuando ad avanzare. - Carica, l'urto o l'affronta-
mento di un corpo di soldati di fanteria o di ca-
valleria, che si scaglia addosso ad un altro; parte
risolutiva. Anche, l'atto importante della cavalleria.
Carica a' fondo, assalto con tutte le forze e col
maggior urto possibile. - Celata, imboscata, agguato.
Gente nascosta per sorprendere il nemico. - Chior
mata, invito che si fa dall'una delle due parti ne-
miche, con tamburo o parlamentario, a qualsiasi
richiesta o di combattere o di arrendersi, ecc. -
Collisione, s.;ontro, urto di combattenti. - Colpo di
soprassalto, assalto improvviso; attacco impetuoso
e di repentina riuscita. - Congresso, l'incontro di
combattenti, ma in numero ristretto, a faccia a
faccia e quasi al passo.
Conversione, movimento col quale un reparto
cambia fronte. - Conversioni diagonali, quando se
ne compie la ottava parte. - Conversioni a perno
fisso, 0 a perno moòtfe, il girare di un reparto in linea
sopra una delle due ali che resta sul posto: l'ultra,
che dicesi mobile, mantiene o prende la andatrira
con la quale si vuole convergere. - Conversioni ad
angolo retto, quelle che si compiono col giro di un
quarto di circolo.
Defezione, l'allontanarsi al momento della bat-
taglia. - Difensiva, azione dell'attaccato, il quale,
per minor forza o per altra ragione, sfugge gli
attacchi o li aspetta in posizione favorevole. - Di-
mostrazione, mossa artificiosa per intimidire il ne-
mico. - Disfatta, rotta, sconfitta dì un esercito.
- Diversione, operazione difensva, l'atta allo scopo
di richiamare il grosso del nemico in altro luogo.
- Evoluzione, le forme, le mosse, gli atti in cui si
può trovare un riparto di milizia, isolato o unito
ad altri. Movimento applicato alte unita di forza,
convenientemente divise e suddivise, per operare
delle trasformazioni, allo scopo di far passare con
regolarità e prontezza dall'una all'altra delle for-
mazioni necessarie per poter condurre le truppe
insieme e con precisione verso il punto determinato.
hèrvere, ingrossare della battaglia, quando é nel suo
pieno svolgersi. - Fiancata, forte attacco di fianco. - Forte
BATTAGLU
-2t)l
della battaglia, il punto in cui si trova a conflitto
il maggior nucleo delle forze combattenti, e l'azione
stessa: pesta maggiore, gran pressa. • Nel caldo, nel
forte, nel calore della mischia: nel fervore della
battaglia. - Nel folto della mischia, nel punto in cui è
concentrato il maggior numero di combattenti. •
Fucilata, il fuoco dei fucili in battaglia - Fuga^
lo scappare disordinato e tumultuario delle milizie,
allorquando la battaglia risulta perduta. - Fuoco,
.l'esplodere, lo sparare delle artiglierie e delle altre
armi da fuoco. - Fuoco di guerra, ogni composi-
zione artificiosa che divampa con luce e calore nella
battaglia, ad otlesa del nemico {sotto il fuoco, sotto
l'offesa delle armi nemiche).
Grandine di piombo, il cadere dei proiettili in
grande quantità. - /mòosca/fl, agguato, insidia che si
tende al nemico in un determinato luogo, per co-
gliervelo di sorpresa: celata. - Impeto, rapidità e
calore di un attacco, di una carica. - Inseguimento,
il rincorrere il nemico in finga. • Investimento, urto
d'un corpo di milizia contro un altro ; assalto a una
batteria, a una posizione occupata dal nemico. —
Irruzione, mossa improA^isa e impetuosa sul nemico.
Marcia, il movimento delle truppe: marcia da
battaglia, quella fatta in presenza del nemico, ma
in modo da non esserne molestati o sorpresi - Marcia
in battaglia, movimento diretto, avanti o indietro,
di tutto un corpo di milizie. - Mossa, evoluzione
coordinata, per mutare indirizzo o posizione. -
Offensiva, azione dell'attaccante, il quale, fidando
nelle proprie forze e per giovarsi di circostanze
favorevoli, va in cerca del nemico per costringerlo
a battaglia. - Offesa, l'atto del combattere contro il
nemico. - Ostilità, la battaglia e, insieme, il com-
plesso delle azioni di guerra. - Resa, ['arrendersi.
- Riscossa, ricuperamento f^'un campo, d'un posto, e
l'aiuto efficace dato dalle seconde schiere alle prime,
sopralTatte dal nemico.
Ritirala, partenza dal campo di battaglia e in
faccia al nemico: ritiramento, ritratta, ritiro di
truppe. Anche, il luogo sicuro nel quale si può ri-
durre l'esercito, tornando indietro. Distinguesi la
ritirata, con la quale si abbandona il terreno in
seguito a battaglia perduta, e la ritirata per la
quale si lascia il campo di battaglia combattendo,
con la speranza di rifarsi delle perdite subite, al-
l'uopo appoggiandosi a truppe fresche o a posizione
forte, oppure con la speranza di sottrarsi a una
disfatta completa. - Ordinare la ritirata: battere,
far battere la ritirata ; suonare a raccolta ; toccare
a raccolta; suonare alla ritratta, a ritratta, la ri-
tratta; levare di battaglia.
Rotta, disfatta, sconfitta.
Sconfiggimento, lo sconfiggere, l'atto del far su-
bire una sconfitta al nemico. - Strage, uccisione di
un gran numero di combattenti: carneficina, mas-
sacro, macello, eccidio, sterminio. - Stratagemma,
mossa 0 altra azione che trae in inganno il nemico.
Luoghi, ARNESI e aspetti d'una battaglia.
Accampamento di posizione, quello stabilito
lungo il fronte di battaglia. - Ambulanza, luogo
poco distante dalla battadia dove si portano i fe-
riti ; anche il personale ai servizio ; il carro o il
treno. - Armi, tutti i mezzi di offesa e di difesa;
armi bianche (baionetta, sciabola, lancia, daga, ecc.);
armi da ftioco, (fucili, cannoni, mitragliatrici, obici:
veggasi ad arme. ■ Battagliera, piazza atta a dare,
o a sostenere una battaglia. - Bottino, la preda che
si toglie al nemico, sul campo di battaglia, o du-
rante la guerra: preda bèllica. - Campo dell'onoi-e,
il campo di battaglia. - Campo di battaglia, campo,
terreno, luogo dove si combatte o si è combattuto.
Carreggio di combattimento: comprende il carreg-
gio per l'attuazione, sul campo di battaglia, del
servizio di sanità e di rifornimento delle munizioni.
- Carretta di sanità: trasporta medicinali ed appa-
recchi per medicazione. - Cnrriuola, specie di let-
tuccio 0 lettiga per trasportare malati o feriti. -
Carro di sanità: trasporta medicinali, barrelle, ap-
parecchi di sanità - Carro per feriti gravi: consta
di una cassa j^rande con due sportelli posteriori,
quattro aperture a vetri e due sedili longitudinali
nell'interno, a cerniera, di una sotto-cassa, di un
cofanetto-sedile sul davanti. - Carro da munizioni,
vettura a quattro ruote, divisa, al pari dell'affusto,
in avantreno e retrotreno, le quali due parti si
possono con facilità separare e riunire insieme. -
acciaio, strage d'uomini in campo di battaglia. -
Ossario, luogo, edificio nel quale si depongono le
ossa di morti, specialmente là dove fu un campo
di battaglia. - Spoglie, quanto appartiene alle milizie
vinte e il vincitore trova sul campo di battaglia. -
Spoglie opime furono dette le spoglie del capo del-
l'esercito, ucciso in battaglia.
Varie. — Batracomiomachia, battaglia favolosa
delle rane e dei topi. - Gigantomachia, titanomachia,
battaglia di giganti, di titani. • Tauromachia, bat-
taglia di tori.
Battaglia navale.
Combattimento tra navi e navi: naumachia. A
una battaglia navale può prender parte un'intera
armata, che si compone di due o più squadre. -
La squadra è formata da due o più divisioni. -La
divisione è composta di due o più navi. - Ad ogni
forza navale (armata, squadra, divisione) possono
essere aggregate navi speciali, dette onerarie. - Ad
ogni nave può essere aggregata una torpediniera,
0 più d'una.- Ilottiglia, riunione di legni sottili o
torpediniere, sotto gli ordini di un comandante su-
periore. - Squadrìglia, insieme di due sezioni. -
Sezione, insieme di due legni sottili o di due tor-
pediniere.
Formazione di una forza navale, determinata di-
sposizione relativa di navi, divisione o squadre.
Secondo i casi, la nave, la divisione o la squadra
chiamasi unità della formazione. - Evoluzioni, i mo-
vimenti che le unità di formazione (navi, divisioni
0 squadre) debbono fare per passare da una for-
mazione all'altra. - Cambiamento di rotta: in qua-
lunque formazione si può far cambiare rotta alla
forza navale con accostata simultanea di tutte le
navi. Quando queste si seguono una nelle acque
dell'altra, si può far cambiare rotta con movimento
successivo, cioè di contromarcia.
Nave ospedaliera, o nave ospedale militare, imbar-
cazione che, durante o dopo la battaglia, raccoglie
feriti 0 naufraghi. - Nave regolatrice, quella sulla
quale le altre navi regolano i propri mo\imenti. In
massima, la nave ammiraglia. - Abbordaggio, l'acco-
starsi, l'investirsi di due navi, bordo a bordo, per
combattere : abbordo. - Abbordare (abbordato), ve-
nire all'abbordaggio. - Andare, venire all'abbordo,
andare, venire all'assalto di una nave. - Arrembaggio,
assalto alle rembate per combattere corpo a corpo.
- Battagliola, difesa sul bordo di una nave, formata
di forcine di legno o di ferro, su cui si appoggiano
262
BATTAGLIARE — BATTERIA
traversi atti a sostenere materassi o altro, per ri-
paro dei proiettili, o per fare pavesata ai parapetti
0 alle coflfc- - Fiancata, carica dei cannoni o delle
batterie d'una 7iave da guei-ra. - Investimento,
urto per offendere una nave nenaica.
Battagliare (battagliato). Detto a battaglia.
Battagliero (battaglieresco, batlaglievolo). Veg-
gasi a battaglia e a gaerìnero.
Battaglio. Il ferro che fa suonare la cam-
pana.
Battaglione. Corpo di milizia a piedi, parte
di un reggimento. Unità tattica della fanteria,
Battellata. Detto a battello.
Battelliere. Conduttore di battello. Anche, il
barcaiuolo.
Battello. Piccola tiave per vari usi e messa
in moto con mezzi diversi. Nell'uso, specialmenle
il piccolo piroscafo che tragitta passeggieri e merci
sui laghi e sui grandi fiumi. Anche barca: bargio,
burchiello, burchio; chiatta, scialuppa, sciatta; pa-
liscalmo, palischermo, schifo, ecc. Come la barca,
ha la prua, la poppa, ecc.; più, l'elice, il timone, il
ponte, ecc., come una nave. - Pagliuolo o paglino-
lato, tavolato che copre il fondo di un battello o
di una nave. In origine, la camera nella stiva, co-
perta di paglia, ove si riponevano le provviste e il
biscotto. - Battellino, battelletto, piccolo battello.
Battana, minuscolo battello, a fondo piatto, ca-
pace di una persona, che vi sta seduta e lo fa
muovere con un remo a doppia pala. Detto anche
balsa. - Battello a vapore, quello mosso da mac-
china 0 da macchine a vapore, che fanno agire il
propulsore, meccanismo imprimente il movimento
propulsore a ruote, aAVelice, ecc. • Battello da pesca,
piccola navicella di varie forme, atta del pari a
portar vela e ad essere spinta a remi. - Battello di
rimorchio, quello che, specialmente nei porti, tra-
scina altra imbarcazione dietro a sé. - Battello di
salvamento, di salvataggio, di soccorso, quello usato
per dare aiuto ai naufraghi.
Battello elettrico, quello mosso da un motore elet-
trico, animato, a sua volta, da pile o da accumu-
latori. - Battello sottomarino, quello col quale si
naviga sott'acqua nel mare. - Periscopio, apparecchio
nei sottomarini per dirigerne il corso : è basato sulla
rifrazione dei raggi. - Canotto, palischermo battello
di forme svelte ed eleganti. - Guscio, battello usato per
diporto sui fiumi o per caccia nelle paludi. -Lancia,
battelletto a servizio di grosse navi o per usi diversi.
Pacchebotto, battello dei pacchetti postali, che fa
servizio regolare fra porto e porto. - Paranza,
paranzella, sorta di battello o di barca, con lungo
albero, e con vela latina, usato, più che altro, per
la pesca.
Sambvro, battello leggiero per canali, lagune,
stagni. - Scialuppa, battello piccola nave per servizio
delle grandi. - Spola, sorta di battelletto. - Zàttera,
piattaforma di tavole, quadrilunga, calleggiante, che
serve nell'interno dei porti a sostenere operai o
marinai che lavorano al raddobbo dei navigli.
Anche, imbarcazione da trasporto.
Caicco, battello turco, leggero, elegante. - Ferry-
boat, battello a vapore per trasportare da una
riva all'altra d'un corso d'acqua le carrozze (anche
di ferrovia) e i viaggiatori.
Gt^ (ingl.: pron. ghig), sorta di battello elegante e
veloce che serve v;eneralmente al capitano della nave.
- Gymnote, battello fusiforme per la navigazione
sottomarina, costruito dall'ingegnere francese Zédè,
nel 1888. - Hoetker (pron. Ucker), sorta di battello
da costa olandese. - Jangada, sorta di battello in uso
sulle coste del Brasile. - Kirigi, battello turco a
fondo piatto. - Kivik, battello russo da fiume,
con tetto di stuoie : lo si conduce a remi o a ca-
valli. - Mascina, sorta di battello arabo. - Maiv,
sorta di battello egiziano. - Sampany, leggiera imbar-
cazione della Cina e del Tonchino - ^Sbop (ingl.;,
battello a un solo albero, gran randa e contro randa,
due 0 tre fiocchi, velocissimo. - Sculler (ingl.: pron.
scòller), battello piccolissimo mosso con un solo
remo di dietro.
Alaggio, manovra con la quale, mediante funi, o
a forza di uomini o di cavalli, si tira un battello, per
fargli risalire un fiume o un canale. - Battellata,
quantità di cose o di persone contenute, traspor-
tate in un battello.- Amarra, fune con la quale
si lega (si amarra) un battello senza ricorrere alla
àncora. - Nocchiero, il timoniere che guida il
battello. - Sessola, specie di cucchiaia di legno con
la quale si vuota l'acqua entrata o filtrata nei battelli.
Battente. L'arnese col quale si batte a una
porta per farsi aprire : mazzapicchio, picchiotto.
- La parte dello stipite, dell'architrave, della soglia
(se intavolata) battuta ^^W imposta, quando si
chiude. - Ciascuna delle parti corrispondenti del-
l'imposta di uscio 0 di finestra, e le parti in
cui le imposte combaciano fra loro
Bàttere (battente, battuto). Dare una percossa,
percuotere. - Vibrare un colpo o più colpi, far
ticche tacche, ticchettare, tambussare, tampellare,
tamburare. - Picchiare, bastonare. - Riferito a
grano, ad altre biade: cavarle dalla paglia, dal
guscio, percuotendole. - Di lino e simili, scotolarlo.
- Di moneta, coniarla. - Di ferro o d'altro me-
tallo, percuoterlo con martello o con maglio per la-
vorarlo. - Di strada, di paese, percorrerli. - Di
certi istrunienti miisicali, farli suonare per-
cotendoli (cosi il tamburo).
Bussare, picchiare ad un uscio, ad una porta.
Percuotere, cozzare, urtai'e una parte del corpo
contro checchessia. - Di orologio, indicare le ore
col suono. -Del sole: investire coi raggi un luogo.
- Di catnpana, suonare a tocchi. - In una gara,
sorpassare, superare, vincere. - In linguaggio mili-
tare, sconfiggere, vincere in battaglia, sbara-
gliare, sgominare. - Percuotere con l'artiglieria.
- Nel giuoco del biliardo e del pallone, menare
il primo colpo, r II movimento naturale che fanno
il polso, il cuore, l'arteria e altre parti del
corpo, per afi'anno. per fatica, ecc. - Figur., fre-
quentare un luogo. - Termine di musica: bàt-
tere il tempo, regolare chi canta o chi suona col
battere leggermente checchessia. - Batter forte: a
pieno, a tutto braccio; strabattere, trabattere; mar-
tellare, mazzapicchiare, sconquassare. - Ribàttere,
ripicchiare, ripercuotere, battere di nuovo. - Sca-
matare, battere lana, un panno e simili.
Battimento: percotimento, picchiata, battuta, pul-
sazione, picchiettatura. - Battio, il battere frequente
. pr'-.lungato. - Battito, il battere, specialmente in-
tenso e accelerato, che fanno nel corpo animale
il cuore, le Ariene, ecc. -Battitore, chi o che batte;
percussore. - Battitura, l'atto del battere; anche l'ef-
fetto ; percussione. - Battuta, percuotimento.
Battitoio, nome collettivo e generico di ogni stru-
mento, di foggie e materie diverse, per battere qua-
lunque oggetto; battente picchiotto.
Batteria. Insieme di uu certo numero di pezzi
BATTERIA — BATTESIMO
2tJ3
A' artiglieria, con i relativi attrezzi, gli acces-
sori e i soldati per manovrarli. - Difesa di for-
tezza f di fortiticazione.
Batteria a barbetta: quando i cannoni sono si-
tuati sul luof^o più eminente del terrapieno di una
opera di fortificazione, • che giuocano alla scoperta
e senza cannoniera. - Batteria a due o tre pari,
quella formata con due o più ordini di pezzi, gli
uni sopra gli altri, come sono talvolta sulle colline
o nelle fortificazioni. - Batttrie a fior d'acqua,
quelle che rasentano coi proiettili la superlicie
dell'acqua. - Batterie da costa, quelle le cui linee
di tiro formano angoli più o meno aperti col fronte
del nemico. - Batteria di fianco, quella che batte
a tergo una truppa già esposta ai fuochi diretti. -
Batteria d'infilata, quella che si riusci a stabilire
sul prolungamento di una linea nemica.
Batteria di rimbalzo, i pezzi coi quali si tirano
proiettili che giungono al segno di là, dopo i. salti
di qua. - Batteria inci-ociata, quella i cui pezzi ti-
rano di costa, in modo da incrociare fra esse i loro
fuochi. - Batteria galleggiante, insieme dei pezzi
messi sopra barche e sopra zattere per battere una
fortezza. - Contrabbatteria, batteria che ad arte si
stabilisce per opporla alla batteria del nemico. •
Mettere il cannonef i 'pezzi, in batteria: disporli e
appuntarli per far fuoco.
Fiancata, sparo simultaneo di una batteria e an-
che di tutte le artiglierie sopra un fianco del ne-
mico. - Fosso della batteria, fosso scavato (lavanti
al parapetto oai fianchi, per avere la terra neces-
saria a completare il parapetto. - Parapetto, massa
di terra, a difesa della batteria, e la sua parte più
importante. - ProfUo, il taglio verticale d'una bat-
teria.
In barbetta, piccola batteria in alto e allo sco-
f)erto. - Ridurre al silenzio, di batterie: smantel-
arle, ridurle allo stato da non poter più rispondere.
Batterla. Nelle navi da guerra, il corridoio
sotto coperta ove stanno le artiglierie. — Mecca-
nismo di orologio.
Batteria elettrica. La riunione di più bottiglie
di Leida, associate in modo che tutte le armature
interne comunichino fra di loro, come pure tutte
le armature esterne. - Batterie a ripulsione, batte-
tene stazionarie costituite con speciali cure, e
che possono subire forti sbalzi nella scarica:
d» tte anche batterie tampone , perchè adem-
piono all'ufficio di eguagliare la produzione estre-
mamente variabile delle officine, mantenendo la
tensione della distribuzione in limiti praticamente
fissi. - Batterie stazionarie, batterie installate nelle
centrali elettriche, o per aumentarne la potenzia-
lità durante le ore di maggior consumo; o per
permettere un servizio continuativo durante le ore
in cui si devono tener ferme le macchine; o per
utilizzare continuamente la piena potenzialità ael-
f officina; o ancora sono installate a distanza dalla
eentrale di produzione come sottostazioni di rifor-
nimento, ecc. - Batterie trasportabili, in generale,
batterie di un numero limitato di elementi, e di
limitata capacità, destinate alla propulsione di vei-
coli, o ad illuminazione di vetture ferroviarie, ecc.
Batteride. Microrganismo, bacterio.
Batteriologia. Detto a bacterio.
Battersela. Il partir e, l'andarsene in fretta
« alla chetichella.
Bàttersi. Venire alle mani, combattere, in
duello, in battaglia^ ecc. - Termine di scherma.
Battesimale. Di battesimo.
Battesimo {battesimale, battezzare, battezzato). Il
primo dei sette sacramenti della Chiesa cattolica,
praticato col versare acqua beìiedetta sul capo
di chi lo riceve: battesimo, battczzamento; sacro,
santo, salutifero lavacro; imposizione di nome.
Battesimo di fuoco, quello die di fatto non fu pra-
ticato, ma che la Chiesa ritiene come avvenuto in
forza dell'ardente desiderio dimostrato di ricevere
questo sacramento da chi si trovò nell'impossibilità
di soddisfare tale desiderio. - Battesimo di sangue,
il martirio subito per la fede cristiana. - Battemmo
per immersione, usato anticamente, tuffando il bat-
tezzando.
Battesimale, di battesimo, proprio del battesimo;
appartenente a battesimo.
Battezzando, chi è da battezzare. - Battezzante
chi dà il battesimo: battezzatoré, battezziere. - BaC
tezzare, amministrare il battesimo: dar l'acqua'
far cristiano, dare la fede; imporre il nome. -Bai'
tezzato, chi ha ricevuto il battesimo. - Essere bai'
tezzato, prendere il battesimo; avere, ricevere la
fede; trarre il santo battesimo. - Ribattezzare, ripete
battezzare. • Tenere a battesimo: levare dal sacro
fonte, far da comare, da compare, da padrino, da
patrino; levare dal fonte battesimale, tenere sulle
braccia il bambino mentre il prete lo battezza.
Persone, edifici, cose del battesimo
e PEL BATTESraO
tornare, la donna che tiene a battesimo il bam-
bino, insieme col compare: madrina, matrina, ma-
dre spirituale. Anticamente, anche sàntola, sdntula.
E' pure appellazione reciproca tra essa e la madre
e il padre del battezzato. Comarina, comaruccia,
comarona. - Compare, o padrino, patrino, colui che
tiene a battesimo la creatura: padre spirituale, sàn-
tolo, compadre. Appellazione reciproca tra padre e
madre della creatura ed essolui. Comparino, nomio
(disusato). - Patrini, termine collettivo, compren-
dente anche la madrina. - Figlioccio, figlioccia,
appellativo che il compare e la comare danno a
chi hanno tenuto a battesimo: figlioccio spirituale.
- Comparatico, la cognazione spirituale che, nel
battesimo e nella cresima, si contrae dai compari
tra loro e tra il figlioccio, cosi pure tra i padrini:
compaternitd. - Parentela spirituale, quella tra com-
pare e comare col bambino che fu oa essi tenuto
a battesimo. - Prenome, nome di battesimo. - Cortèo,
seguito di persone che, invitate, accompagnano un
bambino al battesimo.
Chiesa battesimale, quei la nella quale si riceve
il battesimo. - Fonte battesimale, recipiente ove si
conserva l'acqua benedetta per uso di battezzare:
sacro fonte; battezzatorio. - Battistero o battisterio,
luogo dove si battezza; foggiato a guisa di piccolo
tempio o, per lo più, situato in una picccola cap-
peUa- In alcune città, la intera chiesa dov' è il
fonte battesimale. Nelle funzioni del battesimo e
del matrimonio si fa uso della credenza, ripostiglio
di vasi e arredi di vario prezzo e lusso, a seconda
della mercede fornita ai preti per l'opera loro.
Acqua battesimale, acqua del battesimo, acqua che
si benedice secondo il rito della chiesa, per servire
a battezzare; a indicare la quale dicesi anche acqua,
senz'altro. - Conopeo, velo che si firapponeva fra il
sacerdote e il fonte battesimale, nel tuffarsi che fa-
cevano in questo le donzelle nei primi tempi cri-
stiani. - Fede di battesimo, certificato rilasciato dal
2tì4
Battezzatòrio — bàvero
prete. - Mantellino, drappo di seta o altro ricco
panno col quale si copre la creaturina a battesimo.
Termini storici. — Anabattista, per la Chiesa
cattolica, eretico cosi chiamato dal ribattezzare che
faceva i fanciulli, giunti all'età della ragione - An-
fidromia, festa famigliare presso gli antichi Greci,
nella quale si dava,^ pochi giorni dopo la nascita,
il nome a un bambino, tenendolo in braccio e cor-
rendo cosi intorno al fuoco. - Battista, il Battista,
Giovanni Rallista, il « precursore », che battezzò
Cristo. - Catabattisti, coloro che negano la necessità
dei battesimo. - Catecumeno, adulto non cristiano,
che sta ricevendo l' istruzione necessaria per essere
ammesso al battesimo. - Copronimo, soprannome dato
a un principe che, nella sua infanzia, sporcò il fonte
allorquando fu presentato al battesimo. - Dicaptisti^
settari che battezzavano due volte. - Emerohaptisti,
settari che rinnovavano il battesimo tutti i giorni. -
Esorcizzare, fare esorcismo: una delle antiche ceri-
monie del battesimo, fatta per scacciare il demonio,
- Grabatari (voce greca, letto basso, letticciuolo),
coloro che si battezzavano ammalati o presso a
morte: detti anche clinici.- Lamproforo, neofita ve-
stito di bianco. - Limbo, luogo nel quale, secondo
alcuni teologi, vanno i bambini non battezzati. -
Neofita, 0 neofita, nuovo battezzato
Battezzatòrio. Detto a battesimo.
Battezziere. Detto a hattesimo.
Battibaleno. Attimo, breve momento.
Battibecco. Alterco, litigio, contrasto di parole.
Batticòda. Specie di uccèllo (silvano): cutret-
tola.
Batticulo. Sorta di giaco (voce bassa).
Batticuore. Palpitazione di cuore, per lo più
causata da .spavento.
Battifianco. Detto a sfalla.
Battilano. Chi unge e batte la lana.
Battilòro. Chi riduce Yoro in lama o foglia.
Battimano. Maniera di applaudire, di fare
applauso.
Battipalle. Veggasi a fucile.
Battipalo. Detto a palo.
Battisóffia, battisòfflola. Veggasi a patirà.
Battistèro. Luogo in cui si dà il battesimo.
Battistrada. Veggasi a staffetta.
Bàttito. Il battere, specialmente deWarteria,
del cuore, ecc. - Battiti caniiaci fetali, i toni
udibili con l'applicazione dell'orecchio sulla parete
addominale della donna gestante.
Battitura. L'atto del battere. - Lavoro di
agricoltura. • Anche, percossa.
Battola. Arnese del mulino.
Battologria fbattólogicoj. Viziosa ripetizione
che si fa nel parlare.
Battuta. Termine di musica e del giuoco del
pallone.
Batùffolo. Piccola massa, involto.
Baule. Sorta di cassa da viaggio, quadrilunga,
senza piedi, coperta di pelle rafforzata con regolini
per il lungo e con strisce di lamiera specialmente
nelle cantonate; e provvista di due maniglie, una
per ciascun fianco o testata: serve a riporvi bian-
cheria, abitiecc, specialmente per viaggio: canestra,
tamburo, tmligione. - Baulaccio, baule rotto, sgan-
gherato, male andato.- Bauletto, diminutivo di baule.
- Baulino, piccolo baule. - Calcato, il baule quando
la roba vi è calcata, compressa. - Sgangherato, il baule
sconnesso.- Valigia, speciedi bauletto, fatto di pelle,
di tela, ecc., adoperato per trasportare alcune robe
in viaggio.
Parti del baule. — Coperchio, parte superiore
del baule, della stessa materia del fondo, più o
meno convessa e da potersi serrare a una o due
chiavi e altrettante linguette. - Fondo, la parte in-
feriore del baule; tutto l'interno, dove si pone la
roba, è il vano, o il vuoto. - Cigne, due strisce di
passamano, ciascuna delle quali ha uno dei capi
imbullettato nella parie interna e anteriore del fondo,
a ugual distanza dall' una e dall' altra testata, e il
capo libero passa sopra la roba e va a stringersi
con l'opposto riscontro, munito di fibbia.
Lingua, linguetta, la laminetta di ferro, lunga al più
un palmo, mastiettata all'un dei capi sull'orlo ante-
riore del coperchio del baule, munita al capo opposto
e per di sotto di un boncinello o staffetta, che entra
nella feritoia della serratura alla piana, conficcata
nella parte anteriore e superiore del fondo: tì ri-
ceve la stanghetta, mossa dalla chiave. Talora la lin-
guetta lia un semplice fesso o feritoia, la quale riceve
un boncinello fermato nel baule stesso, e in questo
boncinello si fa passare il gambo di un lucchetto.
Maniglie, specie di campanelle metalliche appli-
cate, una per lato, ad un baule, ad una cassa, allo
scopo di renderne agevole il trasporto. - Begolini,
le traverse di legno applicate per rinforzo all'esterno
del baule. - Stanghetta, linguetta del baule. - Stecche,
stecche da stringere, due o tre assicelle di legno, ben
lisce, lunghe poco meno che il baule, attaccate pa-
rallelamente fra loro a nastri di refe: sono da allar-
garsi sulla roba che è nel baule, e da stringersi
poi con le cigne.
Aprire i bauli, il baule, dicesi anche in significato
di sfarli, tirarne fuori la roba. - Disfare il baule,
cavarne la roba per riporla altrove: sbaulare. - Far
baule, fare il baule, mettervi la roba che si vuole
portare con sé: imbaulare. - Imballaggio, azione,
maniera di imballare, ossia di mettere nel baule,
ma più specialmente in una cassa. • Zeppare, empire
il baule calcando.
Valigeria, bottega ove si fanno valigie, bauli e
simili.
Baùtta. Indumento da màschera.
Bava. Umore vischioso, uscente dalla bocca degli
animali, sotto l'aspetto di schiuma, anche in istato
di buona salute (bue, ecc.); nel cane specialmente
quand' è rabbioso. Salica, che scola dalla bocca
del bambino, alla prima dentizione, nonché dalla
bncca dei paralitici e dei vecchi senza denti. - Ter-
mine di fonderia.- Bavoso, bagnato, sporco di
bava, pieno di bava: piaccicoso. - Sbavatura, della
lumaca. - Bavosamente, con bava. - Sbavare, far
la bava. - Sbavazzamenlo, produzione di molta
bava - Sbavazzare, scombarare, imbrattar di bava.
Bavaglio. Panno od altro che, cacciato nella
bocca 0 sulla bocca di alcuno, gli impedisce di
parlare; tovagliolino che si applica al collo del
bambino, T^erchè non si imbratti le vesti: bava-
gliolo, bavaglino.
Bavarese. Bevanda di cioccolata e latte. -
Vecchia moneta.
Bavella. Detto a filanda.
Bavera. Parte della veste femminile, intorno
al collo. - Baverina, specie di solino di tela nella
veste femminile: specie di colletto. - Lardinola,
specie, di bavera grande e che scende più in tìasso
della ordinaria. -" Goletta, striscia di tela finissima,
ricamata o smerlata, portata dalle donne, che l'at-
taccano al collo del vestito.
Baverina. Detto a bàvera.
Bàvero. La ripiegatura del vestito intorno kL
BAVOSO — BELLETTO
!2tì5
collo: bavero della giubba, del pastrano^ ecc.
Collare del mantello; collarello; jìistagna, pista-
gnone. - Grandiglia, gorgiera o collare antico alla
spagnuola; bavero alto. -Pellegrina, bavero inoderno
dei vestiti, fatto a soiiii^'lianza della luantelletta dei
pellegrini. - Loia, sudiciume di unto, specialmente
sul bavero.
Bavóso. Detto a bava.
Bazar, o bazzar. IN'o;.rozio, bottega dove si offre
in vendita un'iiilinità di ojrgetti e per lo più a
prezzo fisso: emporio.
Bazza. Il luento allungato. - Termine del giuoco
di carte. - Dicesi anche di buona occasione, for-
tiiìia.
Bazzana. Qualità di pelle conciata.
Bazzècola. Cosa da poco, inezia.
Bàzzica. Detto a biliardo e a carte da
giuoco.
Bazzicare {bazzicatura, bazzicato). Praticare,
andare in un luogo; frequentare^ riferito a
luogo e a persona.
Bazzicatura. Bazzecola, inezia.
Bazzicotto, bazzicottone. Veggasi a carte
da giuoco.
Bazzoffia. Vivanda o minestra grossolana. -
Composizione letteraria confusa e lunga.
Bazzòtto. Dicesi àeWuovo tra sodo e tenero.
Bdellatomia, bdellepiteca, bdellonie-
tro. Veggasi a sanguisuga.
Bdellio. Veggasi a gommoresina.
Beare (beato, beatamente). Far felice, beato,
lieto.
Beatificare, beatificazione. Detto a santo.
Beatina. Detto a bigotto.
Beatitudine. Stato di perfetta felicità, - Uno
dei titoli del pajja.
Bèca. Veggasi a donna.
Bécca. Specie di ciarpa. - Punta di fazzoletto.
Beccaccia. Uccello di passo, avente gambe e
becco lunghi, coda breve colore misto di rosso,
bianco e nero: somigliante alla starna. - Scientifìc.
scolo pax rusticula. - Beccaccino, uccello di passo,
molto minore della beccaccia. - Fn/ //ino, detto anche
beccaccino sordo: ha le penne di colore diverso da
quelle del beccaccino, del quale ha le gambe più
corte e meno forti.- Pinzacchio, specie di beccaccino.
Beccafico. Uccelletto bigiognolo, dal becco gen-
tile, che si trova da noi per emigrazione sul cadere
dell'estate.
Beccaio. Il macellaio.
Beccamorti. Il becchino.
Beccapesci. Sorta d'uccello acquatico, con becco,
piedi e occipite di color nero.
Beccare (beccato). Detto a becco.
Beccastrino. Sorta di zappa.
Beccata. Colpo di becco.
Beccatello. Àlensoletta che si mette nel muro,
per sostegno, di qualche parte deWediftcio. - Al
plurale, i pioletti in legno o in ferro degli attac-
capanni.
Beccatóio. Detto a gahbia (da uccelli).
Beccheria. Bottega da macellaio.
Becchime. Il mangiare del pollo.
Becchino. Chi sotterra i morti nel ciTuitero :
beccamorti, pizzicamorti, scavamorti, sotterratore;
scavatore di fosse.
Becco. La parte dura e cornea che riveste la
bocca degli uccelli e sostituisce il sistema dentario,
che si riscontra nelle altre classi di vertebrati. -
Rostrale, di becco. - Rostrale, avente becco — Becco
adunco, quello che presentano alcuni uccelli, tal-
mente conformato da essere ripiegato all'ingiù. -
fìanfoteche, le due parti, superiore e inferiore, che
costituiscono il becco degli uccelli. - Rostro, il becco
degli uccelli quando appare raccorciato e di spes-
sore relativamente considerevole.
Beccare, prendere il cibo col becco; percuotere,
mordere, afl.-rrare col becco, dar beccate. - Becra-
menlo, bezzicala, bezzicatura, il beccare. - Beccolare,
dimin. di beccare (non usato). - Beccucchiare, dimin!
e frequent. di beccare: prendere col becco legger-
mente 0 a piccole quantità. - Beccucchiarsi, beccarsi
leggermente per amorevolezza e per festa. - Beccuz-
zare, il beccare dei polli quando cercano qua e là
il becchime. - Bezzicare, percuotere con leggieri e
ripetuti colpi di becco. - Ribeccare, ripet. beccare-
rimbeccare.
Beccata, colpo di becco; quantità di roba conte-
nata nel becco. Beccatella, beccatina, beccatuzza. -
Beccume, tutto ciò che può servire di cibo a vo-
latili, specialmente ai polli. - Becchime, ciò che,
propriamente, serve per cibo a volatili, polli o altri
uccelli.
Bécco. Il maschio della caj}ra. - Figur., il mor
rito che abbia moglie infedele. - Parte di lamimda
a gas.
Beccuccio. Canaletto adunco di qualche vaso.
Bécero [beceraccio, becerone). Uomo di vile con-
dizione ; mascalzone.
Béchici. I farmaci per calmare la tosse.
Béco. Uomo rozzo e goffo.
Befana. Figura fantastica per far paura ai
ragazzi. - Detto anche di donna brutta, contraffatta.
Beffa, beffardo. Detto a burla e a scherno.
Beffare {beffato). Veggasi a burla e a scherno,
Beff'egrgrlare, befl'egffiamento (beffeggiato,
beffeggiatore)- Detto a burla e a scherno.
Bégra. Briga, contesa, litigio.
Beghina, begrhino. ìM^otlà, bigotto,
Begrlluomlni. Fiore di giardino.
Begonia. Genere di pianta erbacea.
Belare, belato. Detto ad agnello, a capra^
a pecora.
Belemnlte. Animale, mollusco fossile.
Bella di griorno. Caratteristico fiore.
Bella di notte. Caratteristico fiore.
Belladonna. Erba perenne, solanacea, dei luoghi
ombrosi, sopratutto nei monti: uno dei più impor-
tanti medicamenti, sopratutto per gli alcaloidi che
contiene (giusquiamina, atropina, atropamina, jo-
scino, ecc.). Usata in polvere, in estratto, in tintura, ecc.
Bellamente. Con bella maniera.
Bellétta. Melma, mota, fango.
Belletto. Composizione usata per abbellire il
colorito della pelle, specialmente della faccia, del
collo e talora delle mani, dando loro apparente
freschezza, o per nascondere pigmentazioni abnormi:
biacca, fardo, liscio, liscetto, rossetto; minio, lilio,
pezzetta; fattibello, lattovario; colore, vernice;
archimia; orpimento; piastringolo, guazzabuglio,
stucco; biuta, loia, unto, untume; latte verginale;
tintura; bossolo, calcina.
Acqua lavorata, liquore artificiato per servire di
liscio. - Acquetta, acqua composta, con la quale le
donne procurano farsi belle le carni. - Biacca o
bianco di piombo, bianco fisso (solfato di barite),
bianco di zinco, bianco di ò'swMfo, sostanze minerali,
velenose, che servono alla fabbricazione dei belletti:
volgarm., bianchetto. - Grana, acqua di color rosso
che. usavano le donne per lisciarsi. • Latte vergi-
266
BCLLO
naie, jniusione^ che serve per imbellettarsi. - Liscio»
materia rossa, con la quale le donne si immaginano
di render belle e colorite le caì-ni, specialmente
della faccia. - Minio, ossido di piombo che, preci-
pitato per calcinazione e riverbero, . acquista una
colorazione che sta fra il rosso e il giallo ed é
usato come belletto. - Pezzetta, pezzetta di levante,
bambagella, pezzo di panno per lo più bambagino,
il quale, soflregato, tinge in rosso, e serve per
lisciatura (voci disusate). - Piastringoli, guazza-
bugli, intingoli, untumi, loia, vernice, si dice, con
disprezzo, di diversi belletti. - Pomata, specie di
manteca, fatta con grasso di bue o di porco, de-
purato e profumato con diversi aromi, o essenze
di. fiori. Si fa sciolta e allora si mette in vasetti;
o più dura, e allora se ne fa cannelli (cerette). -
Rossetto, sostanza colorante rossa, a base di carta-
mina^ usata come belletto. - Rosso di allossana,
specie di belletto fatto di cold-cream con allossana.
Vermiglione, cinabro, pericoloso composto di
mercurio: serve nella confezione di belletti, di co-
sD^ielici, ecc.
Dare, darsi il belletto. — Dare il liscio,, im-
bellettare, lisciare, imbiaccarèi imboìszimare, infar;
dare, strebbiare. - Imbellettarsi, imbellettirsi, ira-^
biaccarsi; dipingersi, far lisci atui'e, infardarsi: im-
biancarsi, imbozzi marsi,^ intonacarsi il Viso; affai-
tarsi, farsi la. faccia bianca e lustra; imporporarsi,
mafcchiarsi il viso con calcine; impiastrarsi, impia-
slricciarsì, stuccarsi, verniciarsi; soffiar nel bos-
solo; strebbiarsi; stribbiarsi; mentire il rossore
delle gote.
Imbellettato: lisciato, affaitato, impomiciato, im-
porporato; impiastrato, inverniciato; imbiancato,
iiitonacato, stuccato. - Pare un angiolin di Lucca,
di viso imbellettato. - Imbellettatura, imbelletta-
mento, l'operazione dell'imbellettare- o dell'imbeU
Iettarsi; lisciatura, inverniciatura. - Lisciatrice,
donna che si dei belletto: lisciarda, lisciardiera,
tisciarderaccia.
Bellezza. L'essere bello; qualità di ciò che è
bello.
Bellico. Guerresco, di guerra.
Bellico. Veggasi a ombilico.
Bellicoso. Dedito alla guerra.
Belligerante. Che é in guerra.
Belligero. Dedito alla guerra.
Bellimbusto. Uomo elegante^ ma buono a
poco, varo: ganimede, agheggino.
Bello. Aggettivamente, dicesi di persona o cosa
Qualsiasi, che, per proporzióni o per corrispondenza
i forme, oppure per una certa forma, per un certo
C'iore o suono, desta impressione di piacere e di
ammirazione. -Bello dicesi pure: ciò che piace al
gusto artistico; ciò che, in generale, desta simpa-
tiche impressioni, esercita piacevoli effetti sulla
fantasia, sulla ragione, sul cuore; quanto sia ben
fatto, aggraziatOi avvenente, avvenevòle, grazioso,
leggiadro, vago, vezzoso; formoso, pulcro (lat.);
venusto.
Appariscente, di bèlla apparenza, che dà nel-
l'occhio; di bellezza non perfetta, m-a vistosa; ap-
parente, corri.oarente ; arioso^ di bella, di buon'aria;
avvistato. - Essere appariscente . avere, bella vista
addosso; avel*© bella persona. - Attraente, bello,
incantevole; frane, ravissant. - Avvenente, .bello e
grazioso. - Bellino, dimin. e vezzeg. di bello'; andie
in senso di « mediocremente bello d ; garbatino, leg-
giadrino, graziosino, leggiadretto; carino; vezzo-
sino, vezzosello, vezzosetto, - Belloccio, di persona
che, neir insieme, può apparire simpatica ; me-
diocremente 0 relativamente bello: belloccino, av-
venevolozzo, bellozzo, belluccio, vaguzzo, garba-
tuccio. - Bellone, accresc. di bello, spesso scherzos.
e anche sul serio, ma solo contrapposto a bellino.
- Formoso, ciò che appare bello per ricchezza e
regolarità di linee: si dice di persona e, più spe-
cialmente, di donna. - Leggiadro, di ciò che appare
graziosamente bello. - Pittoresco, che ha un genere
di bellezza proprio ad essere riprodotto in pittura.
" Stupendo, da indurre stupore, per la bellezza o
la bontà. - Vago, quanto appare cosi sinipaticamentè
bello da sollevare lo spirito. - Venusto, di persona,
di donna che appare superbamente bella. - Vezzoso,
che ha in sé una certa grazia e piacevolezza.
Essere bello: essere una bellezza, una meraviglia,
una delle meraviglie del mondo, lottava delle me-
raviglie; meraviglia a vedersi; essere un incante-
simo, parere un paradiso, un'allegria; parer fatto
per man d'Amore; cascar di vezzi; essere un amore;
essere, parere un angelo, un cherubino. - Essere un
bigiù (idiot. dal frane): di qualche cosa molto bella^ -
Avere ìlnideina, un aspetto bello, piacevole, . gra-
zioso; e&sere. l'idea, l'immagine della grazia. • Esser
da dipingere, di persone e cose belle.
Far 0 farsi bello, più bello: abbellare, abbellire,
imbellire, rabjjellare, rimbellire; render bello, cre-
scere bellezza; aggraziare, dar grazia; dar leggiadria,
dar vaghezza; agglrbare, dar garbo; allindare, allin-
dire; 'illeggiadrire, inleggiadrire; dare apparenza,
dar occhio ; far occhio, - Abbellimento, I abbellire
e la cosa che si abbellisce; anche, ciò che serve
ad abbellire; rifiorimento, vaghezza. - Abbellito,
abbellato, affazzonato, rimbellito, ecc. - Abbellilore,
chi abbellisce. - Adornare, adornamenti, abbellire,
abbellimento per mezzo di ornamento; affazzo-
nare, affazzonamento . (affazzonato). - Avvistare, atti-
rare l'attenzione con la bella' apparenza. -Imbellire, di-
ventar bello, cominciare a prender linee di bellezza.
- Rabbellire, abbellire più che mai. - Riabbellire,
ripete abbellire. - Rimbellire, diventar più bello.
Disabbellire, togliere il bello, spogliare del bello.
Figure di donna bella, ©già bell.'\. — ^occgn-
cino ghiotto, donna bella, seducente: bocconcino per
hene, da ghiotti, da prete, da leccarsene i baffi, -
Cecina, o, più frequent., ciocina, donnina belloccia
e giovane. -Donnino, donna piccola e graziosa. -
Muterassabile, a^'g. scherz. volg., di donna che si
mantiene sempre discretamente bella e in carne. -
Idolo, donna bella senjja animazione. - Professional
beauty, locuzione inglese: vale bellezza celebie; in
italiano si direbbe: bella donna di professione. -
Stucchino, donna bellina e. colorita, ma senza viva-
cità. - Ln pezzo di ciccia con gli occhi, di donna
anche bella, ma senza sentimento. - Visìno che
chiamai baci, bello e grazioso. -FoJto d'immagine, hello.
A dorma bianca, poco le mane», a parer bel lai -
Ce tutto l'intrinseco, di bella donna formosa. - Es-
sere, o parere, un angiolino di stucco, una ^gurina
di tJucca: di donna bellina, ma fredda. - Parere una
Madonna: di donna bella e pudica.- Parere un'im-
magirte, di donna bella, composta a modestia.-- Pa-
rere un maggio, di persona florida e bella.
Andataci cani, donna che, per gli anni o le ma-
Ialtie,ha perduto le attrattive di bellezza» - Astro sul
tramonto, di donna bella che invecchia.
Figure di uomo bello. - Aitante, di bella e pode-
rosa coi'porat'urà. - Tulipano, uomo di bell'aspetto
senz'altre buone qualità. - Un corazziere, un dragone,
per similitudine: di uomo allo, ben fatto.
267
Bellissimo. - Arcibello, arcibellissiino, bello più
d'ogni altro, soprabello, strabello, trabello; magni-
fico, pulcherrimo, splendido, stupendo, superbo; ar-
cistupendo, arcistupendissimo; di meravigliosa, di
viva Bellezza, splendidissimo; bello in supremo grado;
una gemma, una vera gemma; occhio di sole; dio
di bellezza o della bellezza; festa di'll'occhio; fior
d'ogni bellezza. - Bello come un fiore, cottie il sole,
come un angelo; bello eh' è un desio; Videa della grazia;
uno stupore di bellezza, cosa d'incanto. - Incompara-
bile, ideale, di ciò che possiede il carattere della
bellezza nella sua espressione più alta. - Numero
uno.l, vale bellissimoy eccellente, egregio, che non ha
secondo.
Ponila bellissima: un dèa, una divinità, un'Elena,
una fata, una ninfa, una sirena, un'uri; una Venere,
una Venere di Milo* grazia di Dio; un suggello di
<;ielo; stella; stella Diana; occhio, raggio di sole. -
E senz'appello la più bella donna della città: non
e' é da rmire. - La più bella che si trovi sotto il sole,
nel mondo. - Par che l'abbiano allevala le Grazie in
grembo a Venere, di donna /nolto bella.
Uomo bellissimo: Adone, Antinoo, Apollo, Narciso.
Bellezza.
L'essere bello; qualità di ciò che è bello, con vari
significati: splendore del vero; ordine" della verità,
splendore e ordine di perfeiione ammirabile; tutto
che fa buona impressione all'occhioe all'animo nostro,
cosi é che si dicono belle anche le cose buone; tutto
ciò che ha virtù, qualità non comuni, utili ed anche
non utili, ma piacevoli. - Bello, beltà, avvenenza,
awenendezza, pulcritudine, adornerza. - Il bello è
assoluto, senza alcun difetto, o reìativo, proporzio-
nato 0 soggetto a talune condizioni. - La bellezza
allieta lo sguardo e lo spirito: piare, «educe, attrae,
esercita attrattiva,- suscita ammirazione, amo-
rè, entusiasniQt - Il fàsciiw, Vincanto, la magia,
il prestigio, la tirannia della bellezza: voci per in-
dicare la virtù che essa ha.di iiapressionare, di con-
quidere, di soggiogare: per lo più, riferibilmente al-
l effetto della bellezza muliebre sugli uomini. -Persone
e cose possono acquistare (migliorare) o perdei-e di
bellezza; e questa fiorisce, prospera, aumenta, cresce
di grado; oppure scema, i^risce, impallidisce, per
cause accidentali, sempre, per ragione di tempo,
soggetta ad abbioscfarsi, ossia a perdere di freschezza,
ad appassire, 3Ly\ìzzìTC, sbiadire, scolorire. E si dice
bellezza appassita, sfiorita, patita, sbiadita, di per-
sona, specialmente di donna, che, della primitiva for-
mosità 0 vaghezza, serba soltanto una traccia appena
appena visibile. Si ha poi deturpamento, deturpa-
zione (da deturpare) quando ciò che è beilo diventi
o sia reso bìnitto, sconciato. - La bellezza nell'uomo
e nella donna è subordinata alla carnagione e
al colorito della faccia; e il decadimento è mani-
festato dalla grinza, ossia dalla ruga, che tradisce
la fine della freschezza.
Appariscenza, bellezza complessiva che riesce pia-
cevole a prima vista, ma tale da non resistere ad
un minuto esame critico; bellezza risultante da fre-
schezza e da vigoria di forme, più che da regolarità
e finezza di tratti. Bella apparenza, bell'aspetto, vi-
stosità. - Avvenevolaggine, bellézza che sa di lezioso. -
Bellezza angelica, da angelo, somma per grazia e
salendore. - Artificiosa, bellezza non naturale. - Ar-
tìstica, guelfa che vibra nelle opere d'arte, per natu-
ralezza d'insieme, per verità d'espressione, per ar-
jnonia di linee, o di colori, o di suoni - Avvistata,
di bellezza che attrae facilmente gli sguardi ; di bella
apparenza. - Capricciosa, la bellezza che piace spe-
cialmente per alcunché di bizzarro, di originale. -
Delicata, cIkì piace per. finezza di particolari. - Dt
primo ordine, bellezza distinta, eletta, q^uasi allo
slato di perfezione. - Divina, suprema, del più
eccelso grado di finezza, di idealità, di perfezione. -
Greca, caratterizzata da regolarità di linee, di pro-
filo: anche, àttica. - Ideale, fine, delicatissima, come
si può ideare, sognare: celeste. - ìnsignifirante, in-
sipida, senza espressione. - Irresistibile, la bellezza
tanto fascinatrice che nessuno può sottrarsi al fà-
scino da essa esercitato. - Magica, che, nella sua
apparenza e ne' suoi effetti, supera quasi il naturale.
Naturale, senza il minimo "artificio, cosi com'è di
natura. - Plastica, la bellezza di forme materiali
proprie alla scultura. - Reale, quella risplendente
negli esseri esistenti. - Smagliante, splendente, la
l)ellezza che appare in tutto il suo splendore. - Spo-
radica, quella che risulta dalle vane combinazioni
di molti elementi che presentano spiccato il carat-
tere della bellezza. - Straordinaria, grande, rara,
superlativa.
Bellezzina, dimin. di bellezza, nel senso di donna
bella. Dello fanniliafm. per bellezza delicata, gentile. -
Belluria, bellezza d'apparenza, d'ornamento, più òhe
di sostanza. - Efeganzaf bel modo di vestirsi con
gusto e leggiadria, di parlare con buona scelta di
vocaboli, di fare con garbo, ecc. - Fiore di bellezza,
.ciò che v'ha di più bello. - Formosità, la bellezza
che attrae più per l'appariscenza delle lince rigo-
rosamente regolari e superbe che per l'espressione. -
Grazia, avvenenza tanto nell'aspetto quanto nei
modi. - Leggiadria, bellezza accompagnata da grazia;
avvenenza. - Magnificenza, maestà dt bellezza, il suo
più alto grado di splendore e di nobiltà. - Tipo
ideale, di bellezza perfetta, un modello di bellezza. -
Vagìnzza, bellezza relativa che, senza avere tutti i
requisiti, può attrarre a sé lo sguardo e piacere:
graziosita, leggiadria. • Venustà, la bellezza superba.
Emblemi, slmooli, figure mitologiciie, ecc. - Dèa
della bellezza. Venere, figlia del Gelo e della Terra,
prodotta dalla schiuma del mare. - Emblema detta
bellezza, la rosa; e la magnolia è simbolo della bel-
lezza Superba - Ciparisso, giovinetto bellissimo amato
da Apollo, che lo converti in cipresso. - Ganimede,
figlio di Troo: era si bello e ben formato che di-
venne il favorito di Giowe. - Narciso, figlio di Cefiso
e di Liriope, tanto bello che tutte le ninfe lo ama-
vano; ma egli non volle corrispondere a nessuna. -
Ida, monte famoso, perchè sopra di esso Paride
giudicò a favore di Venere nella contesa di bellezza
fra essa, Giunone e Pallade. - Pomo di Paride, quello
conferito, come alla più bella, da Paride a Venere. -
Psiche, ninfa celebre per la sua bellezza.
Modi di dire, proverbi. - Bel cesto! a qualcuno,
specialmente uomo che creda d'esser bello. - Ci si
vedono ancora di begli avanzi, di persona che sia
stata bella e conservi qualche ultima traccia della
bellezza perduta. - La bellezza e l'eleganza soao un
gran talismano, cioè, possedendole, si può ottenere
facilmente ciò che si voglia. - Metter l'asino a ca-
vallai, mettere una cosa bella sopra un'altra che non
ha valore, per cui scomparisce la prima. - Rifarsi
l'occhio, ricrearlo, vedendo qualcosa di bello dopo
aver visto cose brutte. - Vesti un ciocco e pare mi
fiocco, gli ornamenti donano, conferiscono, ossia ag-
giungono molto alla bellezza. - Vorrei somigliarlo in
xm calcagno, in un unghia: riferibilmente a persona
bella, brava, ecc , alla quale si vorrebbe somigliare. ,
268
BELLÒCCIO — BENE
Bellezza è come tm fioi^e che nasce e presto muore. -
Beltà e follia vanno spesso in compagnia. - Donna
in treccia, cavallo in cavezza, come dire: per giudi-
care della bellezza della donna e del cavallo, bi-
sogna vedere quella senza ornamenti, in veste da
casa, e questo senza nessun finimento. - Il bello
piace a tutti. - La bellezza ha belle foglie, ma il
fruito amaro. - La beltà senza la grazia é un amo
senza l'esca. - Mano bianca é assai lavata : la bellezza
naturale non ha bisogno di troppi artifizi, ed anche
chi non è in peccato non ha bisogno di scuse. -
Non fu mai st vaga rosa che non divenisse un grat-
taculo. - Ogni rana si crede una Diana. - Un nèo
cresce bellezza.
Voci VARIE. - Armonìa, accordo, ordine di parti,
elemento necessario di bellezza. - Asimmetria, difetto
d'armonia, di proporzioni. - Atticismo, fine senso
di bellezza e di eleganza, tanto nel parlare come
in ogni opera d'arte, per cui si distinsero gli at-
tici, ossia i greci dell'Attica. - Calometria, trattato in-
torno ai gradi della bellezza. - Clou (chiodo), neo-
logismo francese per indicare il colmo, il bello di
qualche cosa. - Estètica, scienza che ricerca e deter-
mina l'essenza e le ragioni del bello nelle opere
della natura e dell'arte; arte del bello. - Estètico,
appartenente all'estètica; esteticamente, secondo le
regole dell'estetica. - Euritmia {euritmico), bellezza
risultante dalla disposizione di tutte 'e parti di
un'opera d'arte.
Bongustaio, chi ha il vero gusto delle cose buone
e beile: cibi, vivande, scritti, musica e sim. - Calli,
principio di parecchie parole, nelle quali esprime
V idea di bello, come ; calligrafìa, calUpigo, ecc. -
Calo, idem, come: calofillo, calocéfalo, ecc.
Bellòccio. Detto a bello.
BeUospirito. Detto a motteggiatore.
Belluniore. Uomo allegro, faceto, burlone.
Bellùria. Bella apparenza, apparenza di bello.
Belonefobia. Detto a spillo.
Beltà. Avvenenza, bellezza.
Belva. Grossa bestia feroce.
Belvedere. Luogo elevato, dal quale si gode una
bellavista: osservatorio, specola; pinnàcolo, terrazzo.
Belzebù. Nome di un diàvolo.
Belzoino (benzoino, belgioino, benzoe). Sorta di
bàlsamo, di resina balsamica, usato in profumeria,
in medicina, in farmacia.
Bemolle (bimolle). Detto a note m,usicali.
Benaccetto. Amato, gradito.
Benaffetto. Chi sente affezione a persona.
Benandata. Sorta di mancia.
Benarrivato. Il saluto a chi arriva.
Benaugurato. Di buon augurio.
Benawenturato. Che ha buona fortuna.
Benawenturoso. Prospero, felice. - Riuscito
con fortuna.
Bencreato. Con buona educazione.
Benda. Detto sfascia, a chirurgia, a rwe-
dicazione, a velo. • Sbendare, togliere la benda.
Bendare (bendato). Detto a fasciare e a chi-
rurgia.
Bendatura. Veggasi a fascia.
Bendisposto. Propenso, favorevole.
Bene. Tutto ciò che è buono per sé stesso e
che deve essere eletto in quanto conviene alla na-
tura umana e praticato e conseguito in quanto è
vantaggioso alla società, quindi morale. - Ciò che
si desidera, o il conseguimento di un fine necessario
alla natura umana, trattisi dell'animo, o del corpo,
o della fortuna, ecc. • Tutto ciò che è di giovamento.
dà beneficio: contrario di male; ciò che è con-
forme all'odore, che corrisponde a un concetto di
ordine; che è regroiare; che, per ragioni diverse,
può piacere, oltreché riuscire utile; che è in '
conformità del dovere. - Sono un bene la bontà^
la giustizia, la filantropia, V onestà, la verità,
la virtù, ecc. Il bene può essere grande o piccolo,
completo 0 relativo, vero o apparente, duraturo o pas-
seggiero, di poco conto o di gran valore, anche
massimo, sommo, inestimabile. Rende o dovrebbe
rendere felice. Lo si acquista o lo si perde. Se ne
ha o non se ne ha il merito. Secondo certe teorie,
nell'uomo sarebbe innato Vistiìito del bene, la ten-
denza al bene.
Agatologia, scienza che tratta della perfezione e
del bene proprio dell'ente intellettivo. - Lettera pita-
gorica, quella adoperata da Pitagora per rappresen-
tare il bivio al bene o al male nella vita. - Òromase,
Ormuzd, principio del bene presso gli antichi Per-
siani: gli era nemico Aiimane, genio del male. -
Sindèresi, sentimento intimo, conoscimento del bene
e del male. - Utopia, idea che ci si forma di un
bene assoluto e quasi irrealizzabile. Utopista, chi
fa 0 ha delle utopie.
Bene assoluto, quello insito in certi principi fissi,
immutabili, ecc. - Bene morale, quello oggettivo,
considerato in relazione con una volontà che lo
cerca e lo fa proprio. - Bene oggettivo, la perfezione
di un ente, considerata solo nella sua appetibilità.
- Bene soggettivo, la perfezione di un ente in quanto
solo è goduta da un soggetto.
Benedizione (figur.), chi a questo apporta un gran
bene. - Benefattore, benefattrice, chi fa il bene, chi
procura beneficio. - Beneficenza, virtù consistente
nel far bene ad altri. - Benevolenza, buona dispo-
sizione d'animo a desiderare e cercare il bene di
altri. - Carità, sentimento che sprona l'uomo al
bene. - Egoismo, cura esclusiva e biasimevole del
proprio bene, anche a danno d'altri. - Intenzione
di bene, disegno, pensiero, proposito di fare il
bene, non sempre seguito dal fatto: essere inten-
zionato, avere intenzione. - Opera meritoria, santa,
azione che ha per effetto il bene. - Onestà, onesto,
l'operare conforme alla virtù, all'onore, al decoro;
al bene. - Ottimismo, sistema filosofico, secondo il
quale tutto é bene: panglossismo. - Ottimista, chi
vede nelle cose solo il lato buono: dottor Pangloss.
- Via del Signore, via della salute, via di Dio, quella
del bene, in significato ascetico o riferito all'awiwta.
Augurar bene, benedicere, benedire. - Dare la
benedizione col careggiato, far del male; anche, del
bene, ma sgarbatamente. - Dir bene, lodare, parlar
in favore, raccomandare. • Far del bene, bene-
ficare, procurare un beneficio; dare aiuto, soc-
corso; fare atto di beneficenza, di carità; dare
giovamento, giovare m determinati modi.
Chi ha vino dolce non imbotti agresto : chi ha il
bene non se lo guasti. - L'ottimo è nemico del buono,
il bene è nemico del meglio. - Né sette, né undici,
né bene, né male. - Non c'è Un senza resta, ogni
bene ha il suo male. - Non c'è rosa senza spine,
non bene senza male - Ogni casa vede il sole, ognuno
ha la sua parte di bene. - Ogni grano ha la sua
semola, non e' è bene schietto, senza mistura di
male. - Ogni pesce ha la sua lisca, ogni bene il suo
male. - Supplizio di Tantalo: vedere, sentire alcun
bene e non poterlo godere.
Bene. L'affetto, l'affezione che ci inspira una
persona, una cosa: Vamore. - Al plurale (beni),
facoltàf possesso, ricchezza.
BENE — BEiNEFICE.NZA
^69
Bene (avverbio). In modo buono, giusto, lode-
vole, retto: in modo eccellente, a dovere, appuntino;
a meraviglia, animodo; a modo e a verso; cometa
fallo; accunciamente, bravamente, convenientemente,
giustamente, per bene; per il suu verso, pel t; insto
verso; per Ilio e per segno; degnamente, condegna-
mente; con!,'ruainente, soddisfacentemente, dovero-
samente, debilaiiiente, rettamente, lodevolmente, sa-
viamente, altamente, bellamente, dirittamente; a
garbo; a mo' e via; a menadito.
Benino, diminutivo di bene, -il modino, benino,
pianino. - Benissimo, superlativo di bene; benone,
molto bene, arcibenissimo, bene e meglio; a mena-
dito; eccellentemente, eccellentissimamente; mera-
vigliosamente, ottimamente, perfettamente, pertettis-
simamente, inimitabilmente, magnilicamenle, stu-
pendamente, superlativamente bene; oltremeglio; il
meglio del mondo; aureamente, divinamente; stra-
bene; sovramagnilìcentissimamente. - Comportabiìr
menle, abbastanza bene: discretamente, passabil-
mente. - Meglio, più bene.
Benel per esclamazione: ben bene, bembé, al
nome di Dio; viva la sua faccia; viva la faccia di...
Voce di applauso, di approvazione, di lode.
Ali righi t, voce inglese (pron. o ruil), che signi-
fica: tutto dritto, tutto bene, oh! bene, ed è usata
con forza d'intercalare. - E' un umore I E' mi piar
cerei • Andartene: si dice d'ogni cosa (aflari, salute,
lavoro, ecc.) che proceda in buone condizioni o anche
con fortuna. - Avere il diavolo nell'ampolla, andar
le cose bene. - Buon venlo, quando le cose vanno
bene, quando si ha fortuna.
Slar bene: godere buona salute; essere in buona
condizione di vita o d'altro. Anche, essere acconcio,
adatto; atfarsi, essere conveniente. - Comparir
bene, far hgura, avere heWà apparenza. • Tornare
a capello, slar bene, a meraviglia, tanto da non
poter trovare errore d'un capello, cioè di niente.
Trallar bene, usare buona maniera con le persone;
avere buon contegno.
Va bene, sta bene!, modo di approvare.
Eli, principio di parola (gr.) che significa « bene » :
eufemia, eufonia, ecc. - Orto, principio di parola che
indica: bene, esatto, giusto (ortodossia, ortografia, ecc.).
Benedettino. Religioso, monaco dell'ordine
di San Benedetto.
Benedétto. Veggasi a epilessia.
Benedicite. Detto a preghiera.
Benedire, benedizione (benedetto). Augurar
bene, benedicere, pregar bene da Dio: atto che si
fa, per lo più, alzando la mano in segno di croce;
consacrare alcuna cosa con la cerimonia prescritta
dalla Ciùesa: segnare con la mano o con l'acqua
santa. -Bibenedire, benedire nuovamente, una seconda
volta. - Benedetto, chi o che ha ricevuto la benedi-
zione. - Benedizione, il benedire e le parole prolTerite
nel benedire. - Speciale funzione che si pratica di
frequente nelle chiese di culto cattolico e termina
con l'impartire, che fa il sacerdote, la benedizione,
con oggetti ai quali la cieca fede dei credenti attri-
buisce qualche virtù divina, miracolosa - Benedizion-
cina, dimin. di benedizione. - Saluto, la benedizione
data al popolo cattolico col s. sacramento. - Trin-
ciare benedizioni, benedire con la mano.
Benefattore, benefattrice. Chi ha fatto o
fa un beneficio, una beneficenza, seguendo
l'impulso della carità.
Beneficare (beneficaio). Fare del bene ad altri;
procurare un beneficio; esercitare la beneficenza.
Beneficente. Detto a beneficio.
Beneficenza. Virtù che consiste nel fare del
bene ad altri; l' elìetto della carità; specialmente
inteso nel senso di assistenza pubblica; funzione
sociale, consistente nel soccorso che l'amministra-
zione pubblica dà ai bisognosi. - Assistenza sanitaiia,
denommazione moderna dell'antica carità, eserci-
tata neir ospedale, nell' ospizio, nel ricovero, nel
lazzaretto, ecc., per opera di questa o quella coti^
fraternità, delle fraterne parrocchiali, degli Isti-
tuti di Santa Corona, ecc. Ora fanno parte dell'as-
sistenza sanitaria gli uffici d'iyiene e gli ufficiali
sanitari, che provvedono in vario modo alla tutela
della salute, mediante cura medica, chirurgica,
ostetrica, ecc., gratuita pei poveri. - Conijreynzwm
di Carità, il corpo morale elettivo, al quale >■ affl-
data l'amministrazione delle opere di beneficenza
che mancano di speciale destinazione. - htiiuio di
beneficenza, quello che, in un modo qualunque, sotto
qualunque forma e gratuitamente, ha per iscopo di
soccorrere i poveri, curare gli ammalati, proteggere
gli abbandonati, ecc.: pia istituzione, opeia pia, opera
di benelicenza, luogo pio. Alla moderna filantropia si
devono istituti in grandissimo numero, vari di nome,
di funzione, di scopo, alcuni citati alle voci: ambu-
lanza, asilo, bagno, bambino, carcere, cieco,
clima, C'icinft, infanzia, lavoro, maternità,
mendicità. Monte di pietà, Natale, riscalda
mento, sordoniuto. - Provvidenza, nome comune
a molti istillili di beneficenza, che provvedono ai
bisognosi in cenere. - Filantropia, amore del
prossimo, spirilo di benelicenza.
Asilo, istituto di beneficenza che provvede al
ricovero di vecchi e bambini abbandonati a sé stessi.
- Brefotrofio, asilo dove si raccolgono e si allevano
i figli illegittimi. - Bonomini (istituzione dei), isti-
tuto di beneficenza, comune in Toscana, che pro\-
vede più specialmente a fornire di vesti i bisognosi
e di dote le fanciulle povere. - Misericordia (con-
fraternita della;, isliluto di beneficenza in vigore
nelle città della Toscana, il quale, sia pure in forme
un po' vecchie, inleiule alla cura degli ammalati e ai
trasporto dei morti sA ùwùìqyo. • Mont^ di pietà,
istituto che presta denaro sopra pegno. - Ospedale,
istituto nel quale si accolgono gli ammalati. - Ospi-
zio, luogo nel quale si accolgono i bisognosi : ospizi
per i vecchi, per gli esposti, per i trovatelli, per le
partorienti, pei poveri, pei corrigendi, pei sordomuti,
per gli inabili al lavoro, ecc.
Umanitaria, titolo, qualifica di moltissime istitu-
zioni di beneficenza, che provvedono nell'assistenza
di chi manca d'impiego o di lavoro. Denominazione
speciale di una istituzione fondata in Milano da
P. M. Loria, a questo e ad altri scopi affini.
Accattino, chi va in giro a raccogliere le offerte
per opere di beneficenza. - Colletta, raccolta di de-
naro fra più persone a scopo di beneficenza. - Col-
lcttare, raccogliere collette. - Collettarsi, atto di
più persone che si obblighino a dare un tanto per
ciascuna a scopo di benelicenza o di pubblica utilità.
- Collettore, chi fa collette, chi raccoglie somme da
erogare in beneficenza.
Fiera di beneficenza, festa speciale formata con
doni raccolti e messi in vendita a beneficio di
qualche società, istituto, o povera gente. - Lotteria
di beneficenza, fatta per passare il ricavo netto a
scopo benefico. - Oblazione, offerta a scopo di bene-
ficenza. Oblatore, chi la fa. - Passeggiata dt bene-
ficenza, noto mezzo per raccogliere pubblicamente
denaro, vesti, ecc. - Scorta, dote assegnata dal Comune
0 da altro ente.
270
BENEFICIALE
BEN£SS£K£
Massime e proverbi. — Chi fa carità è ricco e
non lo sa. - Cht fa la. carità, se non la trova, la
troverà - Chi non ha bisogno è in debito. Per contro:
Chi ha bisogno è in credito. - Chi pensa al pros-
simo al suo ben t'approssima. - E" meglio un tieni
tieni che cento piglta piglia. - La mano che dà rac-
coglie. • Quel che ti diana luce; quel che si mangia
pule. - Spesso si dà per forza quel che si nega per
cortesia* - fuot guardare i tuoi frutti, siine corteu
a tutti.
Beneficiale. Appartedente a benefizio eccle-
siastico.
Beneficiarlo. Detto a benefizio ecclesia-
stico.
Beneficiata. Rappresentazione in teatro a
profitto di uno degli attori o dei cantanti.
Beneficiato. Detto a beneficio.
Beneficio. In senso comune, è il bene che si
presta o si procura ad altri senza interesse: bene-
fìzio, atto di beneficenza; vantaggio recato altrui;
grazia, servigio, prodotto benefico, utile. - Prov-
videnza di Dio, un gran beneficio opportuno. - Zcfo,
fervore di fare il bene o far bene. - Beneficamente,
con beneficio.
Benefattore, chi fa del bene; chi è benefico a
latti, fa benefici in qualunque maniera. Un tempo
chi faceva elemosina, - Benefico, chi per elevatezza
di sentire è sempre disposto a fare del bene, nella
misura che gli è possibile, a chi non se ne dimostri
immeritevole : beneficente, benfacente; portato al
ben fare; sowenevole, soccorrevole. - Benigno, di-
sposto per natura a far del bene, a procurare be-
nefici. • Filantropo, uomo tutto cuore e sempre
disposto a fare del bene: umanitario; amatore del
prossimo, del pubblico bene; uomo di buon cuore,
che ha filantropia, • Liberale, largo del proprio,
benefico. - Uomo di buona volontà, pronto a fare il
bene, ad arrecare beneficio. - Zelante, chi ha o di-
mostra zelo. - Zelantone, accr. iron. e spreg. di
zelante.
Beneficare, far del bene ad altri; tare benefici ; fare,
rendere servizio; gratificare; far la fortuna a uno
0 di uno; dare aiuto, far comodità; praticare be-
neficenza. - Ribenelìcare, ripete beneficare. - Alle-
varsi la serpe in seno, beneficare qualche tristo che
renderà male per bene. - Beneficare ingrati, o chi
non vuol saperne: correr dietro a chi fugge; lavar
la testa all'asino; rendere il cambio contro la voglia.
- Beneficare malvolentieri: dare o fare di mala voglia,
con cattivo garbo, con ripugnanza, stentatamente. -
Beneficare oltre il merito: dare il bue per le corna
a uno.
Dare il pan$ con la balestra, non saper fare i
benefici. - Dare il pane e le sassate, far benefici
villani. - Essere come don Desiderio, disperato per
■accesso di buon cuore: di chi si prova sempre a far
bene per gli altri, ma non approda a nulla, o riesce
in,i;rato a tutti. - Essere il vero padre della patria :
benefattore d'un popolo o d'una classo di gente.
Il padre degli orfani, degli agricoltori, ecc.
Pappa fatta, locuzione famigliare: dicesi di chi
desidera i benefici senza sobbarcarsi alla fatica ne-
cessaria per conseguirli. - Passata la festa, gabbato
lo santo, ottenuto il beneficio, si dimentica il bene-
fattore. - lirare il pane con la balestra, fare un
beneficio zoticamente. - Troppa grazia sant'Antonio!
dicesi quando il beneficio, col suo eccesso, nuoce;
quando non è richiesto, quando è sospetto: sempre
in senso lepido.
Il bene giova più a chi lo fa che a chi lo riceve.
- La sinistra non sappia quel che ha fatto la destra:
i benefici non si raccontano ; non se ne fa pompa.
Per altre massinie, altri proverbi, veggasi a b^^
neficenza.
Beneficio d'inventario. Detto a eredità.
Benèfico. Detto a beneficio.
Benefiziarlo, benefiziato. Detto a benefi-
zio ecclesiastico.
Benefizio ecclesiastico. Il godimento accor-
dato, vita naturai durante, a cherico o a laico,
delle rendite provenienti da beni ecclesiastici: red-
dito ecclesiastico; ufficio sacro che abbia rendita, e
la rendita stessa; canonicato, commenda, prebenda.
- Beneficiale, appartenente a beneficio ecclesiastico. ^
Benefiziano, chi è investito di benefizio ecclesiastico.
- Benefiziato, che ha un benefizio ecclesiastico. •
Com'mendatario, commendatore, prebendario, chi ha.
una commenda, una prebenda. - Collatore, colui che
conferisce un benefizio ecclesiastico.
Abazia, abbazia, il benefìzio ecclesiastico goduto
AtW'abate. - Cappellania, il benefizio ecclesiastico
goduto da chi è rettore di una cappella. - Commenda,
il benefizio ecclesiastico goduto da un laico. - Mensa,
il benefizio goduto dal vescovo e dall'arcivescovo,
- Monocolo, in diritto canonico, il benefizio la cui
collazione o presentazione appartiene ad una per-
sona che non ha facoltà di provvedere se non ad
un solo e medesimo benefizio. - Obbedienza, bene-
fizio ecclesiastico di priorato o piccolo monastero. -
Parrocchia, il benefizio che gode chi è mess(> a
capo di una chiesa, con giurisdizione e cura di
anime. - Prebenda, il benefizio ecclesiastico goduto
dagli ecclesiastici insigniti del grado e della aigmlà
di canonico o di -cai-dinale, facenti parte di un
capitolo e non aventi cure di anime né come
parroci né come vescovi od arcivescovi : canonicato,
cardinalato. - Prebenda laica, sussidio derivante dal
tondo d'un convento soppresso. - Prestimonio,
benefizio ecclesiastico senza titolo. - Rendita
intercalare, quella di un benefizio ecclesiastico va-
cante. - Sinecura, benefizio semplice. - Residenziale,
il benefizio ecclesiastico che obbliga colui che lo
gode ad abitare in un determinato luogo, perché
annesso a chiesa con cura di anime.
Nonostanza, presso la Curia romana, le assolu-
zioni dalle censure, le riabilitazioni e le dispense
necessarie per godere un benefizio ecclesiastico. -
Nulla osta, formola usata dalla Curia romana ad
indicare che viene accordato il benefizio ecclesiastico
alla persona proposta dal collatore. - Patronato, il
diritto di presentare o di essere presentato a un
beneficio ecclesiastico. - Placet (lat.), l'accettazione
da parte dell'autorità civile del disposito dell'auto-
rità ecclesiastica alla collazione di un determinato
beneficio (minore). . Regio economo, subeconomo dei
benefizi vacanti, l'incaricato dal governo di ammi-
nistrare i singoli benefizi ecclesiastici durante l'anno
solare che deve intercedere per legge fra un bene-
fiziato e l'altro. - Regio exequatur, formola usata
del governo italiano ad indicare che viene appro-
vato il conferimento di un dato beneficio ecclesia-
stico alla persona proposta dal collatore e che già
ottenne il nulla osta dalla Curia romana. - Secola-
rizzazione, atto col quale si trasferiscono ai laici i
beni ecclesiastici.
Benemerenza, benemèrito. Detto a merito.
Beneplàcito. Compiacimento, approvazione;
assenso, consenso; disposizione, volontà.
Benessere. Condizione prospera di salute, di
fortuna, di vita, di corpo; sanità, felicità.
BErfESTANTE — BERE
271
Benestante. Chi vive in ajiatezza.
Benestare. Dichiarazione per approvare conti,
disegni, ecc.
Benevlso. Detto a gratlito.
Benevolenza. Buona disposizione d' animo
vprso altri: affezione; inclinazione e facilità ad
amare, a procurare il bene del proprio simile;
amorevolezza, benignità. - Benevolmente, con be-
nevolezza, amorevolmente, con amorevolezza. - Be-
nevolo, umano, d'animo ben disposto verso altri. -
Benigno, disposto per natura a far bene ad altri :
amorevole. - Benveduto di persona veduta di buon
occhio, trattata con benevolenza: beneviso, gradito.
Esser tutti fiori e barcelli con tino, trattarlo con
benevolenza. - // mielp si fa leccare perché é dolce
(chi vuole essere amato tratti con benevolenza). -
Lega più un vezzo che una collana. - Piccola acqua
fa cessare gi-an vento {con un po' di benevolenza si
ottiene molto). - Tira più un filo di benevolenza che
cento paia di buoi.
Benevolo. Chi ha benevolenza.
Benfatto. Di bella corporatura*
Beng^ala. Detto a fuochi artificiali.
Beni {mobili, stcAilì, ecc.). Complesso delle cose
che costituiscono nn patrimonio, un possesso.
Beniamino. Detto a figlio.
Benignità, benigno (benignamente). Veggasi
ad amorevolezzaf a bene, a benevolenza, a
bonario, • Mitezza, mite: di indole o di male.
Benintenzionato. Chi è disposto a far bene,
chi è animato da buona volontà, da buona inten-
zinne.
Beninteso. Premessa di osservazione; inciso di
discorso, di contratto.
Benissimo. Detto a bene (avverbio).
Bennato. Detto a educazione e a famiglia.
Benservito. Attestato di buon servizio. - Do-
cumento che si rilascia a chi ha lodevolmente co-
peito un impiego.
Bentornato. Espressione, formola di saluto.
Bentrovato. Detto a saluto,
Benveduto. Detto a benevolenza.
Benvenuto. Detto ad arrivare.
Benvolere (benvoluto). Voler bene, amare.
Benzina (benzòlo). Carburo di idrogeno che
deriva da un gran numero di reazioni chimiche, ma
che si ottiene per lo più dalla distillazione dell'olio
di carbon fossile: si usa come mlcrobicida e macro-
bicida, nonché per smacchiare. - Benzoene, liquore
incoloro analogo alla benzina. - Nitrobenzina, pro-
dotto liquido giallastro dell'azione dell'acido benzoico
sulla benzina. - Turfolo, specie di benzina che si
ottiene con la distillazione del catrame di torba.
Benzoazzurro, benzogrlgio, benzoporpo-
rina. Detto a colorante.
Benzoico (acido). Acido che si trova già formato
in più specie di resina, di balsatno. - Benzoato,
il sale prodotto dalla combinazione dall'acido ben-
zoico con una base. - Benzoih, il radicale dei com-
posti benzoici.
Benzoino (belgiuino, belzuino). Sorta di resina
aromatica, balsamica; balsamo naturale.
Beone. Chi si dà molto al bere, specialmente
vino.
Beota. Di uomo tardo d'ingegno: idiota.
Berciare, bèrcio (berciato). Detto a gridare.
Bére (bevuto). Prendere per bocca acqua, vino o
altro liquido, principalmente per cavarsi la sete:
bévere, prendere per bocca; libare; cavarsi la sete,
dissetarsi; bombettare, sbombettare; lappare, lappeg-
piare; tirare, tirare un sorso; fare un bere, una bevuta;
far passare per il gozzo; fare giù giù, » glo £lo ;
far triucos; dar lo spianto; vuotar bicchieri e bot-
tiglie; attaccarsi al vetro, porre bocca al fiasco; dare
un sorso, rinfrescarsi ; far Lallare il mento, poppare,
insubbiare, zufolare; bagnarsi la bocca, il becco, la
j,'ola, il gorgozzule, le labbra; mettere, porre, tenere
il becco in molle; bagnar la parola; por bocca al-
l'orciuolo; baciare il barlette, la bottiglia; tar ca-
rezze alla bottiglia; far la solfa per bimolle; sof-
fiare nella vetrinola; lisciare il fiasco.
Bere, in senso assoluto, vale iiere vino o liquori:
il che si fa alla bettola, al caffè, ìWosteria, ecc-
- Ribere, ribevere : ripete bere,
Bibacitd, frenesia di bere. - Bombo, il bere (voc«
fanciullesca). - Filotesia, era presso i Greci la ceri-
monia di nere alla salute dell'uno e dell'altro. -
Pinica (gr.), arte del bere. - Poto, il bere.
Bevanda, ciò che si beve; liquido da bere, che
si può bere.
Bevibile, che si può bere, senza disgusto • senza
danno; buono da oere: bevereccio, potabile, potu-
lento. - Bevereccio, gradevole a bere; da bersi.
Bevitore, chi beve volontieri e, più spesso, chi
beve assai per abitudine, non uboriacandosi, ma
assaporando il vino da intelligente: bibace, cionca-
tore; otro, pecchione, tracannatore, trincatore, zin-
zinnatore, zorópota. Con varia gradazione di signi-
ficato: devolo al vino, al fiasco paesano; fedele al
fiasco; scannator delle cantine; spugna, peggio delle
spugne; rasciu^abotti, succiabeoni; vero arlotto, pe-
vera, sgocciolaiboccali ; distruzion della vernaccia;
devoto a Bacco. Gran bevitore, bevitore solenne, ca-
pitano de' Lanzi, sinonimi di .beone (veggasi più
innanzi: bere molto). - Beone, bevone, chi beve assai,
smoderatamente. - Buon tracannatore, chi regge a
bere molto. - Crapulone, chi è dato al vizio del bere. -
Gregorio, chi ha bevuto molto. - Moscione, di chi
sta sempre intorno alla botte: beone. - Moteicone,
più che moscione. - Schiccherane, chi non fa che
schiccherare, bere, tracannare: trincone. Peggior.,
trinconaccio. • Sgocciolaboccali, chi beve molto. -
Succiabeone, gran bevitore (voce bassa). - Vinolento,
bevitore soverchio, anche senza ubbriacarsi (veggasi
più innanzi : bere molto). - Bacco, dio dei bevi>
tori. - Bevuta, atto del bere: quel tanto che si beve
in una volta : beuta, bevimento, bevizione, bevitura ;
libagione, libazione, libame, libamento; sorbizione.
Bevutina, dimin. di bevuta. - Centello, piccolo
sorso di vino, di liqliore, ecc. - Centellino, dimin.
di centello : zinzino. - Gorgata, quanto liquido si
trangugia in una fiatata, in un fiato, in un succio. -
Cozzata, sorso. - Poppata solennissima, gran bevuta. -
Sbicchierata, bevuta in compagnia. - Sorsata, sorso
lungo. Sorsatina, dimin. - Sorso, quel tanto di liquido
che s'ingolla con un movimento solo della gola, o
senza raccoglier fiato. - Sorsellino, dimin. di sorsello
(specialmente di cose gustose): sorsello, sorsettino,
sorsino. - Tirata, gozzata, quanto liquido si manda
giù a gola aperta, in una fiatata. - Trincata, gran
sorso, non che di vino, ma di qualunque altro li-
quido d'uso: specialm. nella montagna pistoiese.- Ztn-
zino, piccolissima porzione di bevanda, specialmente
di vino.
Bere acqua: imbottare al pozzo; andare alla secchia;
leccar lo specchio di Narciso. Si beve l'acqua attin-
gendola al fonte, al pozzo, prendendola alla trom-
ba, ecc.; raccogliendola con secchia o con altro
recipiente, versandola dalla bottiglia nel bio-
272
chiere o adoperando altro vaso. • Idropoto, chi
beve acqua.
Bere alla salute: propinare. Detto a brindisi.
Bere inneme: fare una combibbia. - Combibo, com-
pagno nel bere.
Bebé molto, berb poco, bere troppo, nom bere.
Bere molto. - Bere a crepapancia, a crepapelle,
a scoppiacorpo ; bere come un lanzo, come un te-
desco, come un turco, come una spugna; bere di
santa ragione, lautamente; dar nel vetro; far il naso
raso, far gli occhi lucidi o lustri; pocchiare. - Ab-
bottacciarsi, empirsi di vino come una botte. - Fare
una trincata, bere in quantità. - Reggere il vino,
bere molto e non risentirne alcun disturbo. - Sbic-
chierare, bere molti bicchieri. - Soffiar nella vetri-
noia : toccare di vetrinola, bere molto. - Stare al bic-
chierino, di chi beve spesso e volontieri liquori.
Tracannare, ingurgitare gran quantità di roba. -
Trincare, bere assai: far trincos.
Aver la gola lastricata, di chi beve molti bicchie-
rini. - Aver sempre il bussolotto in mano, di chi beve
molto. - Aver la gola foderata di zinco, di lamiera,
di chi beve roba molto calda. - Esser caldo dal vino,
aver bevuto molto. - Essere rossi come gallinacci, di
persone rosse per aver bevuto troppo. - Ne beiTebbe
un tino! Farebbe a bere con le pecchie!, di un gran
bevitore.
Bere poco, - Essere moderato, temperato nel bere;
bere con temperanza, con moderazione, con di-
screzione. - Assaggiare, bere pochissimo, per cono-
scere 0 per gustare il sapore di un liquido. - Bere
a centellini, a zinzini, a poco per volta: zinzinare,
zinzinnare - Inumidire le labbra, la bocca, bere po-
chissimo. - Rinfrescare il gorgozzule, bere un tantino
per rinfrescarsi. - Sobrietà, essere sobrio, bere poco.
Bere troppo. - Alzare il gomito, alzar la gloria,
bere a bigoncie, gavazzare, zizzolare; bere e ribere;
cioncare e ricioncare ; sbombettare, sbombazzare ;
studiar col fiasco in mano; imbottare come pevere;
strabere; sbevazzare, sbeucchiare, sbevucchiare; fare
il naso rosso ; bere per dodici ammalati ; tracan-
nare a guerra rotta ; azzuffarsi coi bicchieri ; far
tirate da tedesco ; fare a chi più imbotta. : Sbévere,
consumando, strabevendo.
5cf f/ordo, crapula, gozzoviglia, stravizio: eccesso
nel bere (e nel mangiare). - Beveria, sbevazzamento ;
straordinaria, eccessiva bevuta.
Affatappiarsi, sbalordirsi col .bere troppo vino. -
Crapulare, darsi alla crapula, al vizio di bere (e di
mangiare) eccessivamente. - Fare una lattata, nere
a lungo dopo il pasto. - Schiccherare, bere oltre il
bisogno. - Schiccherio, uno schiccherare continuato.
Non bere. — Evitare, astenere, astenersi dal
bere. - Essere astemio, riferibilmente al vino. - Mu-
rare a secco, non bere mentre si mangia. - Non
accostar nulla alla bocca, prendere più nulla da
bere. - A gola asciutta, a gola secca, di chi non ha
bevuto.
Diversi modi di bere.
Assaporare, bere con attenzione per gustare
bene il sapore della bevanda. - Assorbire, bere suc-
chiando. - Attaccarsi al bicchiere, al fiasco, ecc.,
bere con avidità, a lungo.
Bere a un fiato, d'un palo, tutto in un tratto,
senza prender fiato; a doccia, a garganella, senza
accostare il vaso alle labbra, ma sostenendolo in
aria versando in bocca il liquore senza ripigliare
il fiato; a fior di labbra, in piccolissima quantità;
al fiasco; al bicchiere, alla boccia, anche a boccia, a
brocca, accostandoci le labbra; a sciacquabudella,
a sciacquadenti, bere vino a digiuno, senza prendere
nel tempo stesso cibo; contro stomaco, con disgusto;
a pasto, mentre si mangia.
Bevacchiare, bevicchiare: beuccliiare, bere spesso;
sbevacchiare, sbeucchiare. - Bevacchiamento, beuc
chiamento, l'atto del bevacchiare, del beucchiare.
- Bombetiare, frequentativo di bombare, bere spesso.
- Centellinare, bere a piccoli sorsi, a ceutelli, a
centellini, a ciantellino, a zinzino: centellare; sor-
sare, sorseggiare, pigliare sorsate; beucchiare. be-
vucchiare; sorbecchiare, sorbire; zinzinare, zinzin-
nare. - Cioncare, bere sconciatamente. - Degustare,
degustazione, il bere per gustare, per sentire il sa-
pore, conoscere la qualità d'un liquore. - fare la
zuppa segreta, bere col pane in bocca, o anche con
la bocca piena.
Immollare il becco, o mettere o porre il becco o
la lingua in molle, bere, e anche bere moderata-
mente. ■ Lappare, bere con la lingua, come i cani.
- Libare (libato), far libagione, libazione, gustare,
assaggiare. - Rinfrescare, prendere qualche bevanda
fresca o qualcosa di più per smorzare la sete e il
caldo; bere od offrire ad altri una bibita rinfre-
scante. - Sbevazzare (sbevazzamento), bere disordi-
natamente e con frequenza; più che sbevacchiare.
- Sciacquarsi lo stomaco, bere a digiuno o senza
mangiare. - Sgocciolare, bere il liquido contenuto
in qualsiasi vaso fino all'ultima goccia. - Sorìiire,
ingollare: di cose piacevoli o no, che si be\ono a
sorsi; centellinare. - Sorbizione, il sorbire. - Sor-
bile, da potersi sorbire. - Succhiare, attrarre a sé
l'umore, il sugo per forza di labbra: bere centel-
linando saporitamente. - lirar giù, bere senza gu-
stare affatto ciò che si beve (con una sorsata se
lo tirò giù tutto). - Toccare il vino, o altro, appena
con la lingua, assaggiarlo, gustarlo solamente e
quasi senza deglutirlo. - Tracannare, ingurgitare
gran quantità di roba avidamente e a grandi sor-
sate; bere a sgori^ata, a piena gola; avvallare, in-
gollare avidamcnt'.
Dar da bere, domandare da bere - invitar a bere
Effetti del bere - Varie - Locuzioni.
Abbeverare, dar bere, dar da bere, e dicesi più
propriamente di cavalli, di buoi, ecc., che si con-
ducono &\V abbeveratoio: beverare, imbeverare,
acquare. - Mescere, dare altrui da bere, versandogli
nel bicchiere vino o altro: colmare, coronare, ri-
colmare il bicchiere; inghirlandar la tazza. - Cop-
piere, chi mesceva da bere alle mense dei grandi:
coppiere, mescitore, pincerna, bottigliero. - Far
da coppiere: servir le tavole, servir di coppa.
Gran coppiere, maestro de' coppieri. - Guazzatoio,
luogo per abbeverare e guazzare le bestie. - Ebe,
figlia di Giunone e di Giove, personificazione della
gioventù eterna; aveva l'incarico di mescere il
nettare agli dèi. - Valchirie, donne che versano da
bere agli eroi, nel cielo degli Scandinavi.
Domandar da bere : porgere, sporgere il bicchiere.
- Hai la pipita: si dice, in ischerzo, a chi sempre
domandi da bere; anche di chi bevucchi ogni
momento.
Invitare a bere: un altro colpettino, un altro sorso,
per gradire, invito a bere. - Volete rinfrescare il becco
BERE
BERRETTA
273
i' Ùgola, le fauci ?, scherzosamente, offrendo da bere
ail alcuno.
Effetti del bere: spinto all'abuso, all'eccesso, il bere
(sempre inteso, vino o liquori) ha per effetto Yalcoo-
lisniOy Vubbriachezza, talvolta anche la jxi^zia.-
Chiacchiera, chiaccherina, il parlare più del solilo,
proprio (li chi ha bevuto alquanto. - Fumo, l'esalta-
zione prodotta dall'avere abuondanteinente bevuto.
- Temulenza, sonnolenza e stupidità cagionata dal
soverchio vino bevuto. - Essere allegretto, effetto
dell'avere bevuto alquanto, più del solito.
Varie. — Abbeverai iccio e abbeverato, il liquore
lasciato nel vaso da chi ha bevuto prima. - Abboc-
catura, l'orlo del vaso a cui si accosta la bocca
per bere. - Il bicchiere della xtajfa, quello che si
beve nell'andarsene, in fretta ; il bicchiere della
partenza. - Libatorio, vaso usato per libare.
Andar di traverso, a traverso, il deviare che fa
un gocciolo di bevanda, il quale, invece di pren-
dere la via del ventricolo per l'esofago, piglia quella
dei polmoni per la trachea, da dove la natura lo
ricaccia mediante un violento tossire. - Andar giù
come l'olio, di cosa che si beve bene. - Dar gtisto
al beì'e, dar buon bere, dicesi di cibo che, preso
anche in piccola quantità, dispone al bere, e dopo
il quale il vino riesce più gustoso: cosi i salumi,
i formaggi, i semi del finocchio, ecc. - Dar cattivo
bere, quei cibi che non inducono affatto a bere, e
dopo 1 quali il vino riesce meno gustoso; tali sono,
ad es. i cibi acidi, i dolci, le frutta. - Fare spracche,
fare scrocchetto (voci imitative), atto che si fa na-
turalmente con la bocca e con un certo scoppio
quando si è bevuto vino generoso e asciutto; anche,
in segno di soddisfazione, di godimento, quando si
beve. - Glo già, voce di nessun significato, espri-
mente solo il rumore che fa un fluido nell'uscire
dalla strettura del collo di un fiasco; del vino che,
bevendo a garganella, va giù per la gola, ecc. (fare
ilio glo).
Locuzioni. — Asciugare tm fiasco di vino, berlo
fino all'ultima gocciola. - Aver la chiaccherina, di
chi ha un po' bevuto, e parla più del solito. - Ba-
ciare il fiasco, fare una buona bevuta. - Non gli
tocca l'ugola, di bibita in minima quantità offerta
a persona nota pel suo gran bere. - Rompere il
collo a una bottiglia, berla. - Toccare il bicchiere,
e anche semplicemente toccare, accostare il proprio
bicchiere a quello d'altri, e leggermente urtarlo
prima di bere : atto, segno d'amicizia, quasi tacito
trindisi. - Vedere il fondo d'una bottiglia, d'un
fiasco, vuotarla, vuotarlo.
Acqua alle ruote, o alle mule, motto cou cui si
ricorda o si incita altri a mescere da bere. - /
capelli ingrossano dopo cena : il vino riscalda la
tosta. - Inter pócuia (lat.), tra i bicchieri, bevendo.
- L'acqua ammortisce lo stomaco, il vino dà caldo
allo stomaco, - Tutte le bocche sono sorelle, quando
si beve al bicchiere di un altro.
Bere (bevuto). Per similitudine, assorbire.
Bergamotta. Specie d'agrume, simile al li-
mone; irutto d'una varietà di cedro.
Bergraniotto. Detto a pero.
Bericócolo ( bericocolaioj . Detto a dolce.
Berillo. Sorta di gemina.
Berluolo. Beverino da gabbia (d'uccelli).
Berlina. Sorta di castigo, di pena. - Sorta
di carrozza.
Berlingaccio, h' uìtmo giovedì dì carnevale.
Berlingozzo. Sorta di ciambella.
Bernecche. Detto ad ubbHachezza.
Bernesco. Genere di letteratura. - Che fa
indere.
Bernòccolo OjernoccoliUo). Rilievo, enfiato, bi-
tàrzoloy in (lualche parte del corpo umano. -
Kigur., estro, ingegno.
Bomusso. Sorta di mmitello.
Berretta, berretto. Copertura del capo, senza
te«a, latta per lo più di materia arrendevole, come
panno, niaglle, o simili. Ora si chiama, per lo più, ber-
retta (dimin. bei-rettina,brrreltuccia) una copertura del
eapo portata dai preti e dalle donne in casa; e ber-
retto (berrettino, berrettucein, dimin.) la copertura
portata dagli uomini. - Berrettaio, chi fa o vende
berrette, berretti: berrettinaio.
Berretta, berrettuola. berriccola, calotta, niontiera.
- Berretta a spicchi, o da prete, copertura del capo
degli ecclesiastici; di torma quadra, di color nero,
di lana o di seta, con tre punte, dette spicchi, e
una nappcttina, sfioccata e rotonda, superiormente
in mezzo ad esse. - Berretta feltrata, sorta di be-
retta di lana ordinaria, fatta di panno di feltro, co-
munemente giallognola o color di cannella. - Biret-
tum, berretta dei dogi veneziani nel più antico mo-
dello (secolo XI 0 XII.).
Cabriolet, antica berretta da donna, mollo alta. -
Calantica, calvatica, berretta fissata sul capo me-
diante un cordone che le gira attorno, con pezzi
di stoffa pendenti ai lati e scendenti sulle spalle:
usata dagli egiziani dei due sessi, adottata poi dalle
donne greche e romane. - Chaperon, antica forma di
berretta caudata: capperone in italiano, ciot'- cap-
puccio, capperuccio. - Creste, per similitudine, le
cuffie 0 berrette delle signore. - Papalina, sorta di
berretta tonda che si porta in casa. - Pileolvs, pic-
cola berretta corta, di lana feltrata: copriva solo il
cocuzzolo. - Rete, e più comunemente reticella, sorta
di cuffia 0 di berrettina a larghe maglie, fermate
ciascuna con un nodo; lavoro che si fa col mòdano.
- Tatarca, la berretta nazionale dei polacchi, con
coperchio quadrato e guarnita di pelliccia. - Tocco,
berretta già usata dai cittadini fiorentini, con la
tesa rovesciata in su, torno torno, a modo di corona:
era di colore scarlatto. Ora,' la berretta dei giudici
e degli avvocati in tribunale.
Berrettina, berretta da notte, la cuffia bianca e
poco ornata, portata dalle donne di notte.
Berrettino, dicesi specialmente il berretto dei
bambini. - Berrettino cardinalizio, zucchetta, zuc-
chetto: piccola berretta rotonda, generalmente più
piccola di quella da prete, color di porpora, usata
dai cardinali per distintivo della loro dignità. Se-
condo la stagione, é di seta, di camelotto, di panno.
- Berrettino del pontéfice, quello portato dal papa :
di seta bianca, di panno e un po' più piccolo del
camauro.
Berretto, bonnetto, cuffiotto, scuffiotto, tocchetto.
- Berretto alla marinara, quello proprio e tipico
dei soldati di marina. - Berretto da notte, quello
usato a letto, per coprirsi il capo e anche per non
lordare la federa dei guanciali : cuffia , cuffietto,
cuffiotto. Spesso fatto a maglia, a doppio cono,
rientrato in sé stesso, per modo che viene raddop-
piato e forma un cono solo, con piccola nappa in
cima; talora il cono è semplice e non doppio, ma
di filo più grosso. - Berretto da viaggio, quello che,
a maggior comodo, si usa portare in ferrovia. -
Berretto frigio (fr. bonnet phrygien), berretto dei
Giacobini e dei Sanculotti al tempo della grande
rivoluzione: berretto da giacobino. - Berrettone, ber-
retto alto, rotondo, fatto di pelle d' orso, col pelo
Premoli — Vocabolario yonienclatore.
18
274
BERROVIERE
BESTEMMIA
all'infuori, ornato di «ordoni, di fiocchi, di piastre;
anche quello usato dai giudici, dagli avvocati, dai
professori, ecc., nell'esercizio delle loro funzioni;
berretto .grande con rovescio.
Albogalero, berretto bianco di pelo, con ramo-
scello d'ulivo, proprio del gran sacerdote di Giove.
- Apex, berretto portato da certi preti. - Bonnetto,
frane, in italiano berretto, dal basso latino bir"
return, cioè cappello fatto in origine di stoffa rossa,
pirros. - Callotta, e più antitamente calotta, berret-
tino di parino o di seta detto zucchetto, o papalina,
che gli ecclesiastici portano sopra i capelli anche
assistendo ai divini uffici. Callottina, dim. - Cai-
lotto, berretto che copre soltanto il sommo della
testa. - Camauro, berrettino che copre, oltre il capo,
anche gli orecchi; proprio del sommo pontefice. -
Caschetto, per traslato, berretto con visiera e sog-
golo. Soggolo , nastro , o anche strisciolina di
pelle, che all'uopo si fa passare sotto alla gola,
perché il caschetto sta più fermo in capo. Visiera,
pezzo di tesa, di materia rigida, di forma semilu-
nare sulla parte anteriore del caschetto, che fa so-
lecchio e riparo agli occhi. - Chine, berretto di pelle
di cane e di ermellino o di cuoio, emisferico -
Cidaris, berretto portato dai re di Persia, dell'Ar-
menia; anche, quello del sommo sacerdote degli
Ebrei. - Cirbasia, berretto puntato dei Persiani.
Corno ducale, berretto portato dai dogi di
Venezia. - Cucufa, calotta che si riempiva di
polveri cefaliche. - Fez, berretto per lo più rosso,
a cono tronco senza tesa, con nappa o senza, usato
da turchi, greci, arabi, portato anche da europei
in casa: anche, tarbus (tarbouch) - Galero {galerusj,
berretto contadinesco fatto di pelli d'animale, col
pelo lasciatovi sopra. - Galerus, galeriim, quellOj
cosi tatto, portato dagli antichi abitatori del Lazio,
invece dell'elmo. - Kalpak, berretto usato in Oriente
e guarnito di pelliccia. - Mortone, berrettone a pelo,
da granatiere. - Obbatus, berretto di forma appun-
tata sul vertice della cocuzza. - Papalina, berretto
da uomo che bene si adatta a tutto il capo e
scende a coprire un po' gli orecchi; berretto tal-
volta ricamato. - Pileo (pileus, jiileunij, berretto di
feltro, portato dagli uomini, vario di forma da na-
zione a nazione, ma sempre rotondo e senza orlo.
- Jiara, berretto nazionale dei Parti, degli Armeni
e dei Persiani : era molle e lo si metteva sulla som-
mità della testa, in modo da lasciare scoperti i
capelli sulla fronte. - Tocco, berretto piccolo e sen-
za orlo, da giudice, ecc. - lurbante, sorta di ber-
retto con una lunga striscia di tela o di lana in-
torno, usato dai Turchi e da altri popoli orientali.
Far di -berretta, cavare il berrétto, trarsi il ber-
retto per saluto- 0 per riverenza: sberrettare (far
molto di berretta) ; sberrettata, saluto fatto col trarsi
il berretto di capo. - Gallonare, ornare con gallone,
cioè con guarnizioni d'oro, d'argento o di seta, tes-
suta a guisa di nastro. - Imberrettare, mettersi la
berretta in capo. - A gi'onda, di berretto a foggia
di gronda del tetto.
Berroviere. Birro, agente di bassa polizia.
Bersagliare [bersagliato). Battere con \ arti-
glieria un punto preso di mira. - Tormentare -
Tirare al bersaglio.
Bersagliere. Soldato che combatte alla spiccio-
lata, alla fronte degli eserciti, ed è ascritto ad una
mi7iséa istituita dal generale Lamarmora (1836):
fantaccino spedito, leggiero pedone, leggier d'arme,
scaramucciatore, volatore. - Cappello da bersagliere,
tondo, duro, con larga tesa piana e un mazzo di
piume verdi ricadenti sulla sinistra. - Cordone, di-
stintivo fatto di una trecciuola di lana verde per
la milizia dei bersaglieri.
Bersaglio. Segno al quale si indirizza la mira
delle armi da fuoco per addestrarsi al tiro a se-
gno ; l'edificio destinato a questo esercizio; il
campo all'uopo. Si hanno bersagli di varie foggie,
f^ssi, mobili, girevoli^ bersagli che compaiono e
scompaiono, ecc., alcuni con figure che scattano
e saltano fuori quando si colpisca il centro; ma,
per lo più, a forma -di disco, con linee o zone con-
centriche, sulle quali o in mezzo alle quali sono
segnati i punti (i, 2, 3. ecc.). E i punti migliori
sono quelli vicini al centro. Fuori, ossìa all'esterno
della più eccentrica di queste linee o zone^ è lo
zero. - Bersagliare, tirare al segno-, a bersaglio.
Tiro a segno, tiro al bersaglio.
Barilozzo, il centro del bersaglio {far barilozzo).
colpire nel centro. - Brocco., s^no posto nel mezzo
del bersaglio dove si appunta la mira per colpire.
Caldaia, al bersaglio, buca per mettervi al coperto
il trombettiere e gli zappatori perchè osservino da
vicino e diano i segnali. - Mosca, il punto nero
in mezzo al disco del bersaglio. - Obbiettivo, il
punto preso di mira. - Punto dt mira, quello
nel quale si deve eolpire. - Statuì (ted.), il campo
del tiro 0 bersaglio. - Zero, la parte, la zona fuori
dalla figura del bersaglio, colpendo nella quale non
si fa alcun punto, ossia si è fatto un tiro a vuoto.
Accertare, aggiustare il colpo, indirizzarlo .bene al
bersaglio. - Battere a ficco, ai ficco, cogliere, colpire
nel bersaglio e ficcarvi la palla e simili. - Far centro,
colpire nel punto più diretto del bersaglio e fare
quindi il punto migliore. - Fafla bassa, colpire basso
il bersaglio. -Far^a corto, non arrivare al bersaglio,
al segno. - Imbroccare, dare, colpire nel bersaglio. -
Mettere, avere la mira alta, colpire sopra la mira. -
Mirare, prender di mira il bersaglio; puntare l'arme
contro di esso, per colpirlo. - Sbagliare il bersaglio :
sbalestrare, sberciare ; errar la posta, fallire il colpo,
non toccare il bersaglio.
Botto botto: al bersaglio, sul colpo. - Gara, con-
corso di tiratori al bersaglio, riuscendo vincitore
chi fa il maggior numero di punti (per questo e
per altri particolari, veggasi a tiro a segno), -
Quintana, veggasi a giostra.
Berta. Beffa, burla; dileggio, scherno.
Berta. Detto a palo.
Berteggiare {berteggiato). Detto a burla e a
scherno.
Bertelle. Veggasi a calzoni.
Bertesca {bertescato). Detto a fortezza eàtorre.
Bertoldo. Uomo di grosso ingegno.
Bertovello {bertuello). Sorta "di rete.
Bertuccia, bertuccio (bertuccione). La scim-
min comune.
Bessàggine. Scimunitaggine, sciocchezza,
Besso. Scimunito, sciocco.
Bestemmia* Imprecazione, ingiuria, per Io più
contro Dio e le cose di religione: biastemmia (voce
antiquata), blasfema, bestemmiamento ; apostrofe,
profferimento d'ira ; giuracchiamento,giuramentaccio;
cànchero; eresia, mòccolo, moccolino; orrore; paro-
laccia, parole orrende e bige; sacrato, sagrata; già-
culatoria (iron.). - Bestemmie da far oscurare il sole,
grosse. - Bestemmia ereticale, da far rabbrividire,
rizzar i capelli.- Senti che litanie f..., di una lunga
serie di bestemmie.
Bestemmiare: profferire bestemmie ; dire, mandare
ruttar bestemmie ; sbalestrare, tirare bestemmie ; sa-
BESTEMMIARE
275
grare, sagrarla, smoccolare ; squattreggiare ; eresiare
(bestemmiare ereticamente); accendere torcliietli;
attaccarla a Dio e ai santi ; attaccar luóccoli ; attac-
care al cielo del forno ; cantare i paternostri della
bertuccia; dirne delle quattro; dire il paternoster,
l'aveininaria, l'orazione della bertuccia; dire il ro-
sario, le litanie (iron.) ; eresiare ; mandar giù Trivi-
gante e Macometto; recitar giaculatorie; rovesciare
dal cielo gli angioli e i santi, i serafini e la madonna;
schiacciare un mòccolo, dei mòccoli ; sgranocchiare
un sagrato, de' sagrali: scoccar càncheri dal petto;
tirar giù tutti i santi dal cielo ; tirare un sagrato,
un mòccolo ; vomitar bestemmie. - Bestemmiare rome
tiìi duHìiato, come un turco, coinè un saraceno, come
un vetturino, peyyio d'un luterano, molto violente-
mente, plebeamente. - La bestemmia gira i/ira e torna
addosso a chi la lira. - Le bestemmie fanno come le
processioni : ritornano donde partirono (prov.).
Bestemmiatore, chi bestemmia per vizio, per abi-
tudine: bestemmione, blasfemo, eresiarca. - Bocca
d'inferno, una linguaccia: uomo sboccato e bestem-
miatore ; bocca piena di maledizioni; bocca sacri-
lega ; facchinaccio ; vomitatore di bestemmie. - Be-
steiniiiiatorello, di ragazzo. - Attacca certi moccoli
come ceril, di chi bestenmiia molto.
Bestemmiare (bestemmiato). Dire f>^stemniia.
Bestia. Nome generico di ogni anlrnucde, spe-
cialmente di ogni più grosso quadrupede; nome
generico di tutti gli esseri viventi (regno zoologico),
tranne l'uomo: animale irragionevole, bruto. Per
quanto riguarda le classificazioni, le divisioni, i
gruppi delle varie bestie, le denominazioni varie
relative alla loro struttura, alle loro attitudini;
le parti e sostanze del loro corpo, la loro figura, la
loro indole, gli atti, le funzioni, i movimenti, le
voci, certi stati, certi cambiameati; alcuni mali, al-
cune malattie; le azioni dell'uomo su esse bestie e
gli arnesi relativi; i luoghi in cui esse stanno o si
tengono ; le scienze e i termini ad esse relativi, veg-
gasi ad animale. Altre voci sono raccolte in zoo-
logia. - La bestia, quando ammalata, è presa in
cura dal veterinario. - Bestialità, atto da bestia,
da bruto.
Bestiuola, bestioletta, bestiuolo, bestiolina, piccola
bestia. - Soprannino, sopranno, delle bestie che
contano un anno appena. - Bestiale, di bestia, da be-
stia. - Sestiame, quantità di bestie domestiche. -
Brutaglia, quantità di bestie d'ogni sorta. - Bólsa,
la bestia che tosse e respira con difficoltà. - Buzzo,
di bestia che ha qualche male. - Carogna, cada-
vere di bestia; anche, bestia di cattiva razza. -
Itazza, schiatta, generazione: mandria delle fem-
mine e dei maschi per la figliatura. Si hanno rasse
domestiche, incrociate, bastarde, pure, miste. - Di
razza, detto di animali, vale di buona razza, di
buon sangue.- Pedigree,vocemoìese, \(i\e genealogia,
e speciahiìente registro genealogico degli animali di
puro sangue. - Bedo, il parto delle bestie da stalla
finché è di latte.
Zoepica, epopea in cui hanno parte le bestie.
Belva, bestia selvatica feroce, carnivora, che vive
nelle foreste: fiera. - Bestia da ingrasso, quella
che non si fa lavorare, ma si fa ingrasssare, desti-
nandola al macello. - Bestia da lavoro, quella
utilizzata nei lavori di agricoltura, per servizi di
trasporto, ecc. (da soma, da tiro, ecc.) ; incaro-
gnire, di bestia da lavoro, diventare una carogna,
rozza, brenna, buona a nulla); selezione, scelta, di
progenitori meglio adatti a produrre per via di
evoluzione uno sviluppo nei nati e nei prodotti di
bellezza, grandezza, bontà maggiore. - Bestia da
razza, quella atta alla riproduzione, a generare. •
Bestia da sellii, quella che serve per cavalcare :
quindi il cavallo, e qualche volta l'asino e il mulo.
Bestia da soma, quella adoperata per trasportare
a dorso carichi di merci : ['asino, il mulo, il
cammello, Velej'ante: della anche giumenta, gin.
mento. - Groppa, il dorso delle bestie da soma o
da sella, tra il basto, o la sella, e la coda. - Soma,
il carico, per lo più un paio di sacca o di balle
piene (o uno solo) o barili che si mettono in groppa
a mulo, asino o cavallo, perchè li porti: piccola,
grossa soma. - Someggiare, portare a some. - Corno,
male del corno, guidalesco particolare che si forma
sul dosso dell'animale per troppo aggravamento della
soma 0 della sella: consiste in un tumore dolente,
conico, che alle volte si profonda sino all'osso.
Bestia da tiro, quella aggiogata ad un veicolo,
per trascinarlo: tali, il cavallo, l'asino, il nmlo, il
bue, la zebra; anche, talvolta, il ca^ie e la renna.
La bestia si attacca con tutto ciò che costituisce il
finimento. - Trapelo, bestia da tiro che s'aggiunge
provvisoriamente a quella o a quelle ordinarie per
aiuto su strade ripide o cattive. - Accollo, il gra-
vitare che fa sul collo delle bestie da tiro quella
parte di carico che è sul davanti di un veicolo. -
Appettare, di bestia da tiro di liuon petto (un ca-
vallo che alla salita appetta bene). - Fermare in
qwoWro, sui quattro piedi, ai botto: delle bestie da tiro.
Selvaggina, nome collectivo di tutte le bestie non
feroci che vivono in una selva, in un bosco.
Ammaestrate, le bestie domesticate e abituate
a compiere certi atti, raramente per ragioni di studio
e ricerca scientifica, spesso per renderle oggetto di
spettacolo. - Domestiche, le bestie che l'uomo ha
sottratto alla vita selvatica e tiene presso di sé o
per simpatia o per servizio dell' agricoltura o per
allevamento a scopo industriale. - Favolose, bestie,
mostri immaginari: veggasi ad araldica (aninjali
chimerici), pag. 123, e a favoloso.
Selvatiche, le bestie che vivono, allo stato libero,
nell'ambiente che sentono a sé e alla loro costitu-
zione più consentaneo.
Bestia. Uomo stujndo*
Bestia. Detto a giuochi (d'azzardo).
Bestiale, bestialità (bestialmente). Veggasi a
bestia e a bruto.
Bestiame. Quantità di bestie domestiche, per lo
più da stalla o simili, tenute per servizio dell' a-
gricoUura o per uno dei rami di tale industria
(pastorizia, ecc.): a.nìmsiì'1 domestici, da stalla; se-
moventi ; lat., pecus. - Bestiame da frutto, di ani-
mali allevati» apposta per ritrarne il frutto. - Be-
stiame gi'osso: i bovini e gli equini. - Bestiame mi-
nuto : gli ovini e i suini.
Bovini: il toro, la vacca, il bue, il vitello. -
Equini: Vasino, il cavallo, il mulo, la zebra
(selvatica). - Oiini : la pecora, la capra. - Suini :
il maiale. Della stessa tribù, ma selvatici, il pe-
cari, {'ippopotamo, ecc.
Armento, branco di animali grossi domestici.
- Bergamina, mandra di mucche: termine lombardo.
• Brado, di bestiame che pascola all'aperto: bradume.
- Branco, insieme di bestie della stessa specie riunite
all'aperta campagna (guidàiolo, la bestia guida). -
Brulicame, gran quantità di bestiame. - Gregge,
quantità, radunata di pecore. - Gula, in Ungheria,
la mandra che sta giorno e notte all'aperto. - Mandra
o mandria, moltitudine di bestiame. - Masseria,
mandra maremmana. - Vitellame, quantità di vitelli.
27 6
Luoghi ove sta o è tenuto il bestiame.
Del mangure e del bere.
Addiaccio, campo nel quale i pecorai tengono il
gregge, chiudendolo intorno con una rete. - Covile,
covo, luogo nel quale dorme e riposa la bestia. -
Caprareccia, specie di stalla per le capre, tatta or-
dinariamente sul luogo della loro pastura.
Gias, casolare, in muro a secco e ricinto, per
armenti. - Guazzatoio, luogo per abbeverare e guaz-
zare le bestie. - Mandria o mandra, nelle costru-
zioni rurali, locali destinati al ricovero dei montoni,
delle pecore, degli agnelli e delle capre: più comu-
nemente, ovile. - Monta {stazione di), il luogo nel
quale si tengono gli stalloni e i tori e vengono
condotte le femmine loro corrispondenti in simpatia
sessuale per la copula.
Pasciona, luogo grasso e fresco dove pascolano
porci e altri animali, nell'estate. - Pasco, pascolo,
il luogo, pieno d'erba, dove si fa pascere il be-
stiame. - Passonata, mandria con passoni o grossi
pali, piantativi per legarvi i redi delle vacche e i
vitelli - Salda, campo lasciato a erba d'inverno,
per mandarvi a primavera il bestiame. - Salveria,
m Sicilia, chiusa d'opunzie, o d'altro, in cui si
inette a sera il bestiame. - Stabulario, locale del
Comune per tenervi bestiame in deposito o in cu-
stodia, per esaurire certe pratiche, per reclami o
simili. - Stalla, stanza terrena dove si tengono le
bestie.
Stabbiare, il pernottare (anche lo sgravarsi del ven-
tre) delle bestie in luoghi che si vogliono ingrassare.
Beveraggio, beverone, bevanda composta d'acqua,
farina o semola, che si dà al bestiame per risto-
rarlo 0 ingrassarlo; anche l'acqua con sostanze me-
dicinali che si dà alle bestie malate. - Biada, ciò
che si dà in cibo alle bestie da tiro, da soma, da
cavalcare : avena, fave, orzo e simili. - Codini, nu-
mignolo dato alle piccole manate o brancatelle di
paglia da cappelli, dopo sfilata, che si danno a man-
giare alle bestie. - Conserve : si fanno stratificando,
salando e comprimendo fortemente entro recipienti
impermeabili i foraggi seminati in autunno ; la lenta
fermentazione che vi avviene per entro serve a
trasformare i principi nutritivi. - Crusca, buccia di
grano, o di biade macinate, separate dalla farina;
pastone che si dà ai polli, ai maiali, ecc. Cruscata,
intriso di crusca. - Erba, prodotto del suolo, uno
dei principali alimenti del bestiame. - Farinaccio, fa-
rinacci, le farine raccattate nella lavorazione del
pane e delle paste per farne pastoni da dare al
bestiame. - Ferrana, miscuglio di alcane biade se-
minate, per mieterle in erba e pasturare il be-
stiame. - Festuca, piccolo fuscellino di legno o di
paglia 0 d'altra cosa simile, che serve di pasto ai
montoni. - Foraggio, provvisione di paglia, strame
0 fieno, ad uso di alimentare il bestiame. - Gra-
minacee, nome generico di molti vegetali che ser-
vono anclie da foraggio. - Lupino, nome volgare
d'una specie d'erba che si semina in alcuni luoghi per
pastura agli animali. - Mangime, govemime, ciò che
serve di pastura al bestiame: erbai, fieno, paglia, ecc.:
riferito specialmente ai bovini; del cavallo e degli
equini, si dice piuttosto « il mangiare ■». - Melasse,
residuo della fabbricazione degli zuccheri o della
distillazione degli alcool: servono come alimento del
bestiame bovino. - Pagliata, pagliato, razione di paglia
trita, mista con altri vegetali, che si dà a mangiare
al bestiame. - Panello, nome generico di forme con>
presse, costituite dai residui dell'estrazione di sem
oleosi (lino, noce, sesamo, ecc.), che servono per
mangime o per concime: sansa. - Pasciona, erba
che si falcia nei prati, a ottobre, e si dà verde per
cibo alle bestie. Anche tutto ciò che serve d'ali-
mento al bestiame. - Pastone, bevanda composta
d'acqua e di farina o crusca, che si dà ai cavalli
e ad altri animali per ristorarli. - Profenda, il man-
giare dato nei diversi pasti agli animali di stalla.
- Razione, porzione giornaliera di mangiare (spe-
cialmente ai cavalli e ai muli dell'esercito). - Sec-
cume, il mangime secco : fieno, strame, paglia e
simili. E' più proprio delle bestie bovine e ovine,
che de' cavalli, - Segato, segata, paglia segata con
tritello bagnato, per nutrimento al bestiame. - Strame,
ogni sorta di erba secca che serve di cibo (e anche
da letto) al bestiame. - Tntello, cruschello, intriso di
crusca. - Vinacce, gli acini dell'uva, dopo uscitone
il mosto : dato talvolta in pasto alle bestie. - Vin-
ciglio, fascio di fronde che servono poi, nell'inverno,
di cibo al bestiame. - Zuppe, alimenti pel bestiame
preparati con il trinciaforaggi, (paglie, stoppie,
foglie, cartocci di granoturco, ecc.), mettendovi del
sale e versandovi acqua calda per determinarvi
fermentazione.
Pascere, il mangiare che fanno le bestie alla
campagna. - Pascolare, più usato che pascere. ■ Pa-
sturare, meno comune di pascolare. - Pascimento,
il pascere. - Pascolamento, il pascolare. - Pastura,
il pascolare e il luogo e l'erba.
Persone che accudiscono al bestiame
trattamento ecc.
ARNESI all'uopo.
Agricoltore, chi attende alla coltivazione della
terra e anche alla cura del bestiame da lavoro, da
latte, da razza. - Bestiàio, chi ha cura del bestiame
(voce non usata). - Bifolco, chi ara o lavora la terra
coi buoi, e ha cura di essi : è sottoposto al capoccia.
- Buttero, guardiano a cavallo di mandrie di bufali,
di tori ecc. - Capomandria, chi conduce una man-
dria. - Giiardamorra, nelle Puglie, il giovane che
custodisce la greggia del pastore. - Guardiano, chi
para una mandria. - Mandriano, pastore. - Muc-
caio, chi custodisce le mucche. - Scortichino, chi fa
il mestiere di scorticare le bestie.
Maniscalco, chi ferra cavalli, muli, ecc. - Ve-
terinario, chi esercita la cura medica del bestiame.
Abbeverare, abbiadare, accodare, addomesticare,
affrenare, aggiogare, ammaestrare, ammansare, am-
mettere, apparigliare, assoggettare, bardare, castrare,
domare, imbalsamare, impagliare, incrociare, ingras-
sare, metteì' sotto, mungere, tosare, veggasi ad ani-
male, pag. 102 (azioni dell'uomo sugli animali).
- Abbrancare, mettere in branco. - Affienare, pa-
scere di fieno. - Affogltare, far la foglia per uso
del bestiame.
Allevare {allevamento), nutrire, far nascere, e
allevime, quantità di allievi (parti, redi) d'alcune
specie di animali. - Ammandriare, ridurre il be-
stiame in mandrie. - Attaccare, adattare cavallo,
asino, mulo, ecc., a carro, a carrozza, od altro vei-
colo, perchè trascini {staccare, il togliere la beslia
dal veicolo). - Biadare, dar la biada alle bestie. -
Caricare, scaricare, raddrizzare la soma: mettere,
togliere, accomodare il carico sulla groppa dell'a-
nimale - Dar la via alle bestie, farle uscire dalla
stalla e mandarle al pascolo. - Doppiare, far allat-
Tav. XIll
ALCUNE BESTIE DOMESTICHE E ALTRI ANIMALI
277
1 ^or,». V fo-fa rii hnrfr.- H ranre" 4 Diccioni; 5, pecore; 6, cavallo (scheletro: a scapola, & osso iliaco,
« ^otelird Ubi e metatarso.' "'diu/^'corpok radiò, i omei'o) 7, maiale; 8. pavone; 9. gallina; 10 bue (parti
del Due macellato- TpezzTdell^^^ filetto, 6 romscek, e culatta, d parte della coscia r falso fifetto,
vif ?^vfoJ,^Anipfa«Ha intercostale i costa scoperta, 1" spalla, l costa liscia, m petto, n fianco, £-o giar-
?e?to « collo 1 tempra fnedùcdo)?! , gàUori2 tacch^ino; 13, erigilo; 14, asino; 13 cigno; 16, gatt9;.17 mer o;
18 ucfelloVnkni eterne -im^^^ del becco, 4 angolo del becco, 5 redini, 6 fronte,
7 Vertfce «Site 9 gukncie iOgo a, H petto, i2 ventre, 13 dorso, i4 tarso, f 5 di a, i6 remiganti primarie,
Ì7reSanf secondarle, iS ala spuria, i 9 20-21 copritrici. 22 gi'oppone, 23 coda); 19, amtre; 20, oclii,-.
278
tare un agnello da due pecore, quando una non
ha latte abbastanza. - Ferrare {ferratura), conficcare
ilferro ai piedi di cavalli, di muli, ecc.: opera-
zione da maniscalco. - Governare, aver cura del
bestiame, dandogli da mangiare, da bere, ecc. - Guaz-
zare, condurre il bestiame in un fiume, in un fosso
d'acqua, e farlo camminare per entro, perchè si
rinfreschi le gambe.- Incapestrare, mettere il cape-
stro. - Mandar a spagliare, delle bestie, a campare
a paglia. - Marchiare, contrassegnare le bestie col
marchio, marcare. - Mettere all'erba, di bestie e spe-
cialmente di cavalli, in primavera, nei prati a pa-
scere; pascerli di sola erba. Mettere a paglia, di
bestia, a mangiar paglia - Sottomettere, delie fem-
mine degli animali, mandarli alla monta. - Stabbiare,
far stare il gregge la notte nei campi, per ingras-
sarli - Strigliare (strigliatura), fregare e ripulire
con la striglia {strigliatura, anche la polvere della
bestia strigliata).
Bruschini, spazzola dura, a crini corti e radi,
con la quale si puliscono le bestie. - Campano,
campanello piuttosto grosso che si mette al collo
della bestia che guida" l'armento. - Capestro, fune
per legare le bestie grosse (bovi, vacche) per la
testa. - Lacciaia, grosso laccio usato dai butteri
rer accalappiare la bestia. - Pastoia, fune che si
lega ai piedi delle bestie nel tempo che pascono,
perchè non si allontanino. - Randello, bastone corto
e grosso che si lega al colto di certi animali perchè
non entrino in certi luoghi o non corrano. - Squilla,
campanello ehe si mette al collo degli animali da
Mica.. - Sfrifflia, strumento di ferro a lamine, den-
tate, per levare la polvere dalla pelle dei grandi
quadrupedi domestici, specialmente solipedi. Sue
parti; la cassa, le lamine tle, il codolo. il manico, il
martello. - Iruogolo o trogolo, vaso per tenervi dentro
il mangiare per i polli e i porci, acqua per diversi
usi (e questo, per lo più, di pietra o di muraglia).
Voci E COSE VARIE RELATIVE AL BESTIAME.
Abigeato, furto di bestiame. - Abigeo, il ladro. -
A brado, dicesi del bestiame che viene tenuto
relle pasture all'aperto. - A soccio, forma di con-
tratto di società per la compera del bestiame; uno
sborsa il denaro, l'altro custodisce e governa le bestie,
e il guadagno è a mezzo. Dicesi anche del bestiame
stesso. Quindi: dare e pigliare a sùccio: accoman-
dita di bestiame, dandolo a persona che lo custodi-
sca e governi a mezzo guadagno e mezza perdita.
- Comprare, vendere, a strappacavezza, di cavalli o
simili, che si contrattano sul mercato senza patti
o garanzia. - Entrata, del bestiame (pecore, ecc.),
il frutto che dà. - Marca, il segno e le lettere
fatte con ferro rovente nell'anca dei quadrupedi,
specialmente dei cavalli. - Monta, il montare o
congiungersi degli animali da razza. - Pagare sulla
cavezza, subito, nell'atto della compra, trattandosi di
cavalli 0 d'altre bestie, - Pastorizia, l'arte di
allevare e far produrre gli animali domestici. -
Rigiro del bestiame, il comprarlo e rivenderlo per
guadagno. - Selezione artificiale, arte per la ripro-
duzione animale scegliendo i migliori riproduttori
per l'allevamento. - Stabulazione, confinamento per-
manente del bestiame nella stalla, per aumentarne
0 accelerarne l'ingrassamento. - Statare, passar l'e-
state: del bestiame che, nella stagione estiva, si fa
passare dalla pianura alla montagna. - Tariffe per il
bestiame, i prezzi correnti sul mercato, i prezzi dei
dazi doganali, ecc. - Trafficatore di bestiame, chi
comprai e vende i capi di bestiame. - Utili di
stalla, i guadagni che si fanno sul latte, sul rigiro delle
bestie, ecc - Zootecnia, o zootecnica, l'arte di alle-
vare animali domestici.
Arri, arri là, voce per mandare avanti le bestie
da soma. - Pscm, si dice alle bestie perchè piscino.
- E' meglio dare e pentirsene che tenere e patire:
quando il bestiame si deve tenere con sacrifizio, è
meglio darlo via con scapito.
Bestione. Uomo stolido, stupido.
Bestiuola, toestiuolo. Detto a bestia.
Betel. Detto a pianta (piante medicinali).
Betonlna. Detto a pianta (piante medicinali).
Bettola. Bassa osteria, luogo d'infimo ordine,
ove si dà da mangiare e da bere a pagamento:
baccanella, cantina, spaccio di vino, canova di vino;
gargotte (frane). - Taverna, voce derivata da! latino
taberna, in francese cabaret: luogo pubblico ove si
vendono vino e commestibili. - Vignata, a Roma,
béttola con giardino. - Bettoletta, tavernetta, piccola
bettola. - Tavernesco, di bettola. - Bettolante, chi
frequenta le bettole. - Bettoliere, chi tiene una bet-
tola: canovaio, cantiniere, oste, vinaio, vinaiolo,
vinattiere; brodaio, scottiere (da scotto); grecaiuolo,
grecovèndolo.
Bettolante. Veggasi a béttola.
Bettoliere. Detto a béttola.
Bettònica. Veggasi ad erba (erbe medicinali)
Betulla. Albero di legno bianco.
Beva. Il tempo durante il quale un dato vino
è bevibile.
Bevanda {bevande). Ogni liquido che si beva,
naturale o artefatto: liquido da bere, beva, bibita;
materia potulenta, pozione, pòculo, sciacquadenti ;
bombo, mommo (voce fanciullesca). Bevanda più
comune, Vacqua; poi, il latte, il vino, la birra, il
caffè, più di un liquore. Le bevande si preparano,
di solito, per decozione, diluzione, dissoluzione,
di varie sostanze. Alla preparazione di bevande
servono specialmente 1' arancio, il cedro, il
litnone, le piante del caffè, del thè, la veroni-
ca, il lampone, il melagrano, il ribes, l'erba
acetosella. Il tamarindo, V ananasso, la coca.
Bevandina, diminutivo di bevanda; bevanda buona,
delicata, gustosa. - Bevanduccia, dimin. e vezzeg. di
bevanda. - Beveraggio, bevanda per lo più fatturata.
- Beverone, bevanda per il bestiatne. - Bibita, nome
generico di bevanda gradevole e rinfrescante, d'acque
acconcie. In qualfche provincia italiana si chiama
così un bicchiere pieno di acqua cedrata, o altri-
menti acconcia, che si beve in ghiaccio nell'estate. -
JBrodo, liquido che si ottiene cuocendo la carne. -
Emulsione, bibita avente il colore e la consistenza
del latte - Pozione, bevanda contenente in soluzione
sostanze medicamentose, emetiche, purganti, astrin-
genti, ecc. - Tintura, dissoluzione colorata di al-
cune sostanze. - Tisana, decozione e infusione me-
dicinale.
Bevanda buona: nettare, liquore nettareo. - Be-
vanda squisita: ambrosia (nella mitologia, la so-
stanza che serviva di cibo e di bevanda agli dèi).
- Nettare celeste I, di una bevanda squisita. - E un
aroma I, di bevanda gustosa e odorosa). - Bevanda
cattiva: hevandaccia, beverone, sciacquatura di bic-
chieri. - Bevanda insipida : broda, brodolungo.. bro-
scia; sbroscia; risciaquatura, sciacquadenti. - Be-
vanda gelata : acqua, bevanda, diacciata, diacciatina.
- Bevanda con sciroppo: acqua acconcia, concia,
preparata. Acque acconcie o concie {acque dolci), lo-
cuzione ancora viva, ma poco comune, a indicare
BEVANDA
279
bibite preparate con acqua calda o fredda, infusovi
agro di limone, sugo d'arancio e zucchero, ovvero
sciroppo di lamponi, di fragole e simili.
qualità' varie delle bevande — LORO EFFETTI
Acetata, bevanda con aceto. - Acidula : un po'
acida. - Alcoolica, di bevanda, carica d'alcool, spi-
ritosa, inebriante. - Amabile, di bevanda dolce, ag-
gradevole, spiritosa, ma non aspra e di sapore
forte. - Amara, di sapore amaro (par la bevanda
che diedero a Cristo : di vino o bevanda amara). -
Apentiva, che serve a rendere fluidi gli umori, a
promuovere le secrezioni e le escrezioni. - Aroma-
tica, con infusione di qualche aroma. - Calorosa,
che riscalda. - Corroborante, che rinforza, fortifi-
cante. - Dolce, di grato e soave sapore {parere
un giulebbe, di bevanda, troppo dolce). - Eccitante,
che eccita, risveglia, stimola. - Effervescente, che ha
effervescenza, gassosa. - Esilarante, che dà del
brio. - Fermentala, divenuta leggermente alcoolica
per l'azione di un fermento.
Gassosa, la bevanda contenente un'eccedenza di
gas acido carbonico, che si sprigiona, spumando
quando si sbottiglia: effervescente. - Innocente, che
non nuoce, innocua. - Medicinale, che ha effetto,
virtù di medicamento, di medicina: tali le bevande
che si estraggono da arbusti, erbe, piante, radici,
da frutti diversi, come la china, la coca, la ca-
moìnilla, il cedro, il tamarindo, ecc. - Mucilla-
ginosa, viscosa. - Rinfrescante, che toglie 1' arsura
della sete o giova nell'infiammazione intestinale. -
Sdolcinata, troppo dolciastra, - Tonica, fortificante,
che rimette in tono lo stomaco.
Abbracciar lo stomaco, dicesi di bevanda che
piaccia e che conforti, dia un senso di benessere.
- Acconsentire, di bevande che abbraccino e con-
fortino lo stomaco. - Dare alte gambe, di bevande
che hanno per effetto di rendere impacciato e anor-
male il camminare. - Dare al capo, annebbiare l'in-
telligenza, riscaldare o far dolere la testa. - Ecci-
tare, stimolare troppo e male. - Far prò', ristorare
piacevolmente, per buona digestione. - Far risusci-
tare i morti, di bevanda quando è eccellente ed ha
benefico effetto. - Far venir voglia di recere l'anima,
di bevanda disgustosa. - Inebriare, di bevande spi-
ritose, alcooliche: provocare quasi X'ubhriachezza.
• Lasciar la bocca buona, di bevanda che lascia
nella bocca un gusto piacevole. - Raspare, destare
bruciore in gola.
Bevande diverse.
Acetosa, btvanda fatta con acqua, infusovi aceto
e zucchero. Anche, l'aceto bollito con zucchero chia-
rito, che si serba in bottiglie per infonderlo nel-
l'acqua. - Acqua cedrata, acqua con sugo o sciroppo
di cedro. - Acqua limonata, con sugo di limone. -
Acqua pazza : brodo lungo, vino, latte annacquato. -
Acquerello, acquarello o vinello, bevanda preparata
con acqua fatta passare sulle vinacce già strette. -
Agrestata, bevanda fatta con agresto e zucchero e
poi infusa nell'acqua. - Acquetta, bevanda fatta di
vino mescolato con una certa quantità d'acqua. -
Alica, sorta di bevanda forte, cosi chiamata dalla
parola ala, a cagione dell'ardore o dell' agilità che
eccitava in quelli che ne avevano bevuto. - Anisétta,
liquore fatto con acquavite, zucchero e anaci; da
non confondere col fumetto, che è senza zucchero
e più ordinario. - Aranciata, acqua con sugo d' a-
rancia e zucchero. Anche, una mistura cotta di sugo
di arancie e zucchero tirata a consistenza di siroppo,
che serve poi ad aggraziar l'acqua. - Assènzio, li-
quore fatto con acquavite ed estratto d'assenzio che
si suol bere per solito allungato nell'acqua.
Barbagliata, bevanda di latte e cioccolata. -
Baricot, bevanda del Madagascar. - Bavarese, fior di
latte con giulebbe, per lo più riscaldato. Dicesi oggi,
a Milano, per latte caldo.
Caffè, notissima bevanda che si prepara col
caffè tostato, polverizzato e infuso nell' acqua bol-
lente. - Calfè di ghianda, bevanda a uso caffè, fatta
con la ghianda abbrustolita. - Capiller, in Lombardia,
bevanda fatta di caffè allungato, con una scorza di
arancio o di limone. - Cedrone, siroppo di cedro
che serve, mescolato con acqua, per bevanda. -
Chiarea, bevanda medicinale, composta di can-
nella, acquavite, zucchero, garofani e simili infusi
neir acqua. - Cocktail, bibita americana, fatta di
brandy o gin, mescolato con zucchero ed acqua. -
Cordiale, bevanda fatta con brodo ed uova. In
genere, di bevanda cbe dia vigore, conforti lo sto-
maco, ridesti. - Curmi, bevanda preparata con l'orzo.
- Elisire, elixir, estratto di una o più sostanze,
col qua.e, misto ad acqua, si preparano moltissime
bevande. - Filtro, bevanda magica.
Fumétto, a Firenze, specie di liquore fatto con
anaci, col quale si aggrazia 1' acqua da bere dopo
il pasto : cosi detto perchè, versato o schizzato
nell'acqua, si decompone pigliando aspetto come
di fumo. - Gazosa, bevanda fatta con acqua nella
quale fu disciolta una certa dose d'acido carbonico^
aggraziata con un po' di zucchero, estratto di limone,
d'arancia, di menta o simili. - Gelato, sugo di frutte o
simili, congelato, che si prende per rinfresco: sorbetto.
Gcnevrétte, infusione di bacche di ginepro. - Ghiac-
ciata, bibita composta di sughi di trutte e servita
in un bicchiere pieno di ghiaccio, spezzato fine fine:
si sorbisce lentamente con un sottile cannellino di
paglia. - Giulebbe, pozione addolcente o calmante. -
Gramolata, o granita, acqua acconcia con zuccher©,
sugo di limone, di fragole o simili, e congelata in
modo che venga granellosa, e più sciolta del sor-
betto. - Grog, bibita molto in uso in Inghilterra,
fatta con rhum, cognac, arac (o altro), acqua calda
e zucchero. - Hydrosaccharum, acqua zuccherata.
Idromele, bevanda composta d'acqua e di miele. -
Jaraque, bevanda fermentata di cassava : in uso presso
i selvaggi dell'alto Oriiioco (America Meridionale).
Kefir {kijìr, kiafar), bevanda preparata nel Cau-
caso, introdotta anche tra noi, col latte di vacca
sottoposto ad un processo di fermentazione: utile
nella digestione. - Kumiss, latte fermentato dei Ba-
schiri. - Lattata, bevanda fatta con mandorle o semi
di popone o simili, pesti e stemperati con acqua,
e colata. - Latte di gallina, bevanda d'ovo, latte e
zucchero frullati. Dicesi anche di cosa squisita, rara. -
Latte di mandorle, bevanda che ha aspetto di latte,
fatta pestando mandorle e stemperandole nell'acqua. -
Limonaia, bevanda fatta con sugo di limone, zuc-
chero e acqua : limonea. Anche, preparazione di far-
macia, - Liquore, nome generico di tutte le be-
vande spiritose, come acquavite, rhum, rosolii, ecc.
Marena, bibita fatta con siroppo di ciliege ama-
rasche. - Melagrana, bevanda fatta col sugo di me-
lagrana. - Nefdlie (gr.), bevanda senza vino pei sa-
grifici. - Nettare, bevanda (vino) con droghe. - Or-
zata, bevanda zuccherata, fatta con orzo o riso cotto,
0 mandorle peste. - Ponce, bevanda latta general-*
mente con acqua a bollore, zucchero, rhum e un
280
BEVERE — BIANCHERIA
pezzetto di buccia di limone ; ma si fa anche col
cognac, con l'alchermes o con caffè e rhum. Quello
fatto col caffè si dice a Firenze, e in quasi tutta
l'Italia, ponce turco. Neil' Alta Italia si pronunzia
punc, dall'inglese punch, - Ponce forte, con molto
rhum; ponce amabile, con poco rhum; ponce bianco,
con cognac; ponce rosso, con alchermes, - Poncino,
ponce leggiero ; anche , vezzeggiativo di ponce.
Posca, acqua con alquanto aceto, a uso di ordi-
naria bevanda, usata da poveri contadini e dai
braccianti, che serbano il vino pel tempo di lavori
più faticosi.
Punch, voce ingl. derivata dal sanscrito /)aric/i (cinque)
cioè cinque ingredienti di cui è composta tale be-
vanda: spiiito, acqua, limone, zucchero, spezie. -
Quas 0 qwass, bevanda di farina di segale, presso i
russi. - Rinfresco^ apparecchio di bevande con-
gelate, 0 di confetti e simili.
Sapa, succo di acini cotti. - Schizzo, familiar-
mente, quel po' di fumetto o altro simile liquore
che si versi in un bicchier d' aqua, o quel po' di
rhum 0 di cognac che si aggiunga al caffè. - Sciam-
pagnino, bibita effervescente, alcoolica, che vorrebbe
imitare lo sciampagna. - SciropjtOf osiroppo, bevanda
fatta con zucchero, ridotto a una certa densità, e
con aggiunta del sugo di fratte o d'altre sostanze.
- Semata, bevanda dolce, fatta di semi di popone,
0 in conserva o freschi pesti, stemperati in acqua,
e colati: lattata, orzata. - Sidro, bevanda fermen-
tata, spremuta da pere, da mele e da simili trutta. -
Soda-water, acqua di soda, acqua da tavola. - Té,
0 thè, nota bevanda preparata con l' infusione
delle foglie di un arboscello (omonimo) proveniente
dalla Cina, dal Giappone, dal Siam. - Tecc, bevanda
d'uso in certe regioni dell'Africa. - Vermutte, vino
bianco, con aromi infusi. - Vino, bevanda tratta
dal frutto della vite. - Vin caldo, vino fatto bollire
con zucchero, cannella e teste di garofani: vino brulé. -
Zitogala, birra e latte. - Zozza, nome volgare d'una
bibita fatta con acquavite e rhum o altri liquori
mescolati insieme
VENDrrORI, LUOGffl, VASI, ECC.
Acquacedrataio, venditore ambulante di bevande,
limonate, gasose e simili. Con tal nome si chiamò,
fino a poco tempo fa, chi nella propria bottega
vendeva acqua cedrata e altre bibite, e poi anche
caffè e cioccolata; oggi, caffettiere. - Acquaiola, ac-
quaiolo, chi vende acqua per bere. - Acquavitaio,
chi vende acquavite e altri liquori per le strade o
in una piccola bottega. - Liquorista, chi fabbrica
e vende liquori. - Zozzaio, chi vende la zozza e chi
è solito berne.
Aquarium, mescila di bevande. - Bar (ingl.), mé-
scita, liquoreria pubblica: voce internazionale. - Bir-
reria, méscita di birra. - Buvette (frane), piccola
liquoreria - Caffè, la bottega nella quale, oltre
la bevanda di questo nome, se ne danno altre
moltissime. - Gargotta (dal frane, gargoté), lo stesso
che béttola, ossia osteria di infimo ordine. -
Méscita, il luogo dove si vendono liquori e bibite.
Bicchiere, tazza par lo più di vetro che serve
per bere vini, liquori, ecc. - JBottigliaf nome gene-
rico di vasi, di forma varia, contenenti bevande,
siroppi per preparare bevande, ecc. - Chicchera,
piccola tazza in terracotta in uso per bere ciocco-
atta thè, caffè, - Tazza, sorta ai vaso foggiato
svariatamente e adoperato per bere.
Bicchierino, il liquore spiritoso mesciuto per berlo
in un bicchierino. - Decimino, un caffé, un ponce,
che costa dieci centesimi. - Settimino, bibita, ponce
che costava sette quattrini. - Solito: cosi, antono-
masticamente, i bevitori di liquori chiamano quel
liquore o quella mescolanza che sono soliti prendere.
Adulterare, talsificare, detto di bevande, di cibi, ecc.
- Diacciare, lo stesso che gelare; far diventare fred-
dissima una bevanda. - Mettere, tenere in fresco, di
bevande, e d'altro, metterle nell'acqua fresca o diac-
ciata, per rinfrescarle o conservarle fresche. - Met-
tere il gozzo in molle, preparare un bel rinfresco.
Bèvere {bevuto). Lo stesso che bere.
Beverino. Detto ad abbeveratoio e a gabbia
BeTerone. Bevanda pel bestiavie.
Bevibile. Che si può bere.
Bevitore. Detto a bere.
Bevone (beone). Detto a bere.
Bevucchiare (bevucchialo). Modo di bere.
Bevuta (beuta). L'atto del bere.
Bezzicare (bezzicare). Colpire col becco. - Ar-
recare offesa con parole.
Bezzicata. Colpo di becco.
Biacca. Tecnicamente, qualunque sostanza atta
a dar corpo alle vernici e ai colori; comunemente,
si indica con tal nome il carbonato di piombo o
di zinco: cerussa. Usata anche per belletto. -
Biacca di Pattinson, surrogato della biacca comune :
si ottiene trattando una soluzione di cloruro di
piombo con acqua di calce. - Biacca di zinco, il
protossido di zinco.
Biacco. Sorta di serpe.
Biada. Ciò che si dà per cibo al bestiame:
Y avena, la fava, Vorzo, la saggina, la veccia
e simili - Móco, specie di biada simile alla veccia,
ma angolata. - Foraggio, la provvigione di biada,
fieno, paglia, ecc. - Abbiadare, biadare, pascere di biada.
Biadare (biadato). Abbiadare, pascere di biada;
alimentare il bestiame.
Biade. Veggasi a cereale.
Biancàna. Qualità di terreno, senza vegeta^
sione.
Biancastro. Tendente al bianco.
Biancliegfglamento. Detto a bianco.
Bianclieggiare (biancheggiante, biancheggiato)..
Tendere al bianco.
Biancheria. Ogfti sorta di panno di lino, di
canapa e cotone, per uso della persona o della
casa : lingeria, lini, panni, pannilini, pannolini, roba
bianca. - Bianchcriuccia, dirain. e spreg. di bian-
cheria.
Biancheria da cucina: Y asciugamano, il grem-
Male, lo strofinaccio, e ogni sorta di cencio per
ripulire, ecc. - Biancheria da letto: le lenzuola, le
coperte bianche da letto e le fodere dei guanciali -
Biancheria da dosso, o da portare in dosso: la ca-
micia da uomo e da donna, le mutande, la sot-
tana t ogni pannolino che si porta sulla persona,
ma sotto gli abiti, o negli abiti, come il fazzoletto. -
Biancheria da tavola : la tovaglia, i tovagliuoli e i
tovagliolini. Nome collettivo dei pannilini bianchi,
tessuti, a opera, che si adoperano sulla mensa,
0 sulla credenza, o che tengono i commensali sulle
ginocchia o i servitori in mano, per pulitezza di
servizio..
Biancheria bianca, pulita, ben lavata. - Biancheria
dt bucato, quella non ancora adoperata dopo es-
sere stata in bucato, e ripiegata e stirata ; imbucò-
tata, quella che è in bucato, non ancora lavata e
stirata; la tornata di bucato è quella che il lavan-
daio ha riportato asciutta, ma che non è ancora
BIANCHERIA
281
stirata o ripiegata. - Birnchtria fradicia, quella che
è eccedentemente molle, bagnata d'acqua e di su-
dore. - Biancheria levata (li fra le mele cotogne e
lo spigo: è costume della campagna in Toscana e nel-
l'Emilia profumare la biancheria con questi frutti. -
Biancheria nmidctla, umidiccia, umidina, quella che
è meno che umida, e la cui umidità a pena si ri-
conosce al tatto; quella che conviene all'operazione
dello stirarla. - Biancheria umida, meno che fra-
dicia; quella che ha in sé alquanto d'acqua o di
altro liquido. - Bianchena inamidata, quella a cui
è stato dato Vaniido. - Biancheria insaldata, quella
alla quale, prima di stirarla, fu data la salda, cioè
acqua nella quale fu stemperato amido o gomma. -
Biancheria liscia, quella che, stirandola, s'inumidisce
soltanto, senza darle l'amido, come i fazzoletti, le
camicie da notte, le lenzuola e simili. - Biancheria
stirata, quella stata spianata col ferro da stirare
- Biancheria sudicia, sporca, quella che per essere
stata sufficientemente o anche molto adoperata, è
da porsi in bucato, per ripulirla : panni sudici.
Trattamento, uso della biancheria, arnesi,
MOBILI, ECC., relativi.
Alla biancheria accudiscono specialmente la cu-
citrice ili iiianco, la lavandaia, la stiratrice
e le persone che hanno la cura della guardaroba. ■
Fare il giro, della biancheria, usare capo per capo,
rifacendosi dal primo. - Gramignare, mettere a
rinvenire e stendere. - Gramignola, maniera d'ope-
rare la biancheria, da tavola, asciugamani e simili.
- Gualcire, sgualcire la biancheria: fare in essa
brutte grinze; toglierle la freschezza e il garbo,
che danno la insaldatura e' la stiratura; ingualcire,
incincignare, rincincignare. - Insaldare, dar la salda.
- Manganare, stringere la biancheria già stirata in
uno specie di strettoio, o torchio, detto mangano,
ben liscio, affinchè pigli e mantenga il lustro. -
Marcare, segnare la biancheria, far la marca, ossia
le iniziali della persona o famiglia a cui la bian-
cheria appartiene, per riconoscerla. - Mettere, buttar
ne' cenci, tra cenci, di biancheria o panni non più
servibili.
Piegare la biancheria, porre le lenzuola, le
tovaglie, 0 altro, a più doppi, con un certo ordine,
per poterle mettere acconciamente negli armadi, o
percliè si conservino e figurino meglio. - Pieghet-
tare, fare piccole pieghe alla biancheria nello sti-
rarla: cosa men delicata e meno minuta del piego-
linare. - Piegolinare, ridurre prima con le mani, e
poi coi ferri caldi, alcune biancherie gentili in mi-
nutissime pieghe {piegolinej. - Ripiegare, piegare la
biancheria sovrapponendola varie volte, per riporla
0 per comodità. - Sciorinare, allargare, spiegare la
biancheria e altro. - Soppressare, stringere con sop-
pressa certe biancherie più grosse, come lenzuola e
simili, che non si vogliono stirare con ferro. In
certi dialetti, massime nei lombardi, si usa per sti-
rare.
Stirare, stendere col ferro caldo biancheria
0 simili. - laglio della biancheria, operazione che
segue l'esecuzione del modello e consiste nell'applicar
questo, 0 intero o parte a parte, sulla stoffa di cui
si vuole l'indumento, staccando quella parte della
stoffa che resta coperta dal modello. - Tendere,
stendere all'aria la biancheria, il bucato, i panni;
sciorinare, sciorinamento.
Cucchiaia, arnese per pieghettare la biancheria
fine. - Inchiostro indelebile, inchiostro che non si
può cancellare e si usa per marcare la biancheria. -
Marca, lettera iniziale o altro contrassegno che si
appone, spesso ricamandolo, ai pezzi di biancheria,
per distinguere quella appartenente a una persona
0 a una famiglia da quella appartenente ad altra
persona 0 ad altra famiglia : nell'uso, ci/ra. - Man-
gano, piccolo strettoio per stringere la biancheria
da tavola, avvolta inumidita ai subbi o mattarelli,
disposti in fila, a poca distanza 1' uno dall' altro,
sopra una lastra di marmo. La cassa del mangano,
niossa a forza di argani, fa rullare i subbi, e la
biancheria si assoda, e prende il lustro.
A-essffl, macchina per comprimere. - Punto di marca
0 punto in croce: utile per marcare la biancheria. -
Puntiscritto, punto col quale si scrive l'iniziale della
persona a cui appartiene un dato pezzo di biancheria:
quasi sempre è il punto in croce. - Stiaccine o schiac'
cine, strumento per fare i cannoncini nella bian-
cheri3, composto di due verghe rotonde, incrociate
e imperniate nel mezzo, come le forbici, e che si
riscontrano. - Toppa, pezzuola di panno, o di tela
0 d'altro tessuto, che si cuce sulla rottura del ve-
stilo 0 della biancheria.
Bordura, nome generico dato alle guarnizioni che
adornano le estremità della biancheria. - Brillantina,
sorta di tessuto per biancheria di cotone, leggiero,
operato. - Nappina, dimin. di nappa, volgarmente
fiocco: si applica alla biancheria per ornamento e
talora a foggia di bottoni. - Modello, figura o forma
dell'indumento di biancheria che si ha da eseguire
e che, trasportato sulla carta, si applica sulla stolFa
da tagliare. - Operato, il tessuto lavorato in modo
speciale: l'opposto di liscio. Si usano specialmente
tele operate o damascate per la biancheria da tavola,
ma anche talora per biancheria personale.
Sachet,ì\ sacchettiìioneì quale si contengono essenze
e polveri profumate, e che si pone fra i pannolini.
- lurchinetto, materia dì color turchino misto con la
salda, affinchè le biancherie ricevano una leggiera
tinta azzurra.
Cassettone, arnese di legno, in forma di cassa
grande, ma più alto ed elegante, con cassetti, a più
ordini, per riporvi biancheria. - Guardaroba, Var-
madio grande per la biancheria. La guardaroba è
provvista, fornita o sfornita, sprovvista di biancheria. -
Sacca da notte, sacca da viaggio, tasca assai grande
e quadrilunga in cui chi viaggia ripone qualche
biancheria o altro, specialmente per uso della notte;
e, per averla più prontamente a mano, la si cliiude
con cordone passato in una guaina o in occìiielli,
ovvero con fermaglio metallico o con lucchetto. -
aratorio, luogo nel quale si stendono i panni, la
biancheria.
Allumacato, aggiunto di capo di biancheria insal-
dato e stirato, in cui veggonsi certe macchie nebu-
lose e irregolari, prodotte dal non averlo bene e
ugualmente risciacquato, prima di stirarlo. - Cenci,
complesso delle biancherie, dei panni, ecc., logori e
disusati. - Far Gesù, della biancheria che si logora. -
Loia, sudiciume d'unto sulla biancheria e su altro.
Bianchetto. Piccolo pesce.
Bianchetto. Veggasi a belletto.
Bianchezza. L'esser bianco.
Blanctiiccio. Tendente al bianco,
Bianclilinento. Detto a bianco, a sale, a
zucchero.
Bianclilna. Il primo sonno del baco da seta.
Bianciiixe (bianchitoJ.Detto a. bianco, a sale,
a zucchero.
282
BIANCO — BIBBIA
Bianco. L'impressione prodotta sull'organo della
vista da un corpo illuminato che riflette tutti i
raggi luminosi; si dice di colore opposto al nero,
di un corpo che appare privo di colorazione, ma
solo avvolto dalla luce che lo rende visibile : albo,
argenteo, argentato, inargentato, latteo, niveo, ne-
voso, slattato, scandidato. - Scala del bianco: latte,
latte accagliato, gelsomino, neve, perla, matto, avorio,
osso, argento, sudicio, dorato, giallastro; lattato, sca-
ciato, pallido, lu'ido, moscato. -Il ètanco è emblema
di serenità e candore, di calma e perdono, di pro-
bità e onestà, di verginità e pudore. Emblema pure
per chiedere tregua o pace; ed esprime che si atten-
dono notizie.
Alabastrino, bianco come l'alabastro. - Albicante.
tendente al bianco, albiccio. - Biancastro, tendente
al bianco, bianchiccio. - Bianchissimo, superlat. di
bianco: bianco scaciato, scanidato; bianco come la
carta. - Bianco dorato, giallastro (tendente al color
dell'oro, al giallo), lattato (bianco di latte o come
il latte), marmoreo (come il marmo), nevato (come
la neve). Bianco come un giglio, come una ricotta,
come la farina, come il fior di farina, come un ra-
veggiolo. - Candido, bianco in supremo grado. -
Eburnio, eburno, bianco d'avorio. - Incandescente,
allo stato di incandescenza: divenuto bianco per
effetto dei fuoco. - Lattescente, che diventa bianco
come il latte. ■ Niveo, bianco come neve. - Po-
melato, bianco e grigio. - Sbiancatotto, un po' sbian
calo, che diventa di colore tendente al bianco.
Bianchezza, l'essere bianco: albedine, biancore,
candidezza, canlore; figur., avorio, giglio, latte,
neve. - Biancume ammasso, quantità di cose bianche.
Bianco dei cape li, veggasi a canizie. - Bianco della
faccia, della peli;: pallidezza, pallore. - Ira il
bianco e il nero, bigio, grigio.
Albeggiare, biancheggiare. - Biancheggiare, tendere
al bianco, apparir bianco. Biancheggiante, che bian-
cheggia; bianeheggiamenlo, il biancheggiare. - Bian-
chire (bianchito), far divenir bianco, specialmente
riferito a sale, a zucchero e simili: imbianchire,
imbiancare, sbiancare, sbiancheggiare. -Bianchimento,
l'atto del bianchire. - Dealbazione, azione di bian-
chire col fuoco. - Imbiancare, diventar bianco. -
Rimbiancare, ripete e rafforza imbiancare.- Imbian-
chire, scialbare, il lavoro deìV imbianchino. - Inal-
bare {inalbato), imbiancare, divenir bianco. - Sbian-
care, sbiancarsi, divenir bianchiccio.
Bianco. Nome dato, per il loro colore, a pa-
recchie e diverse sostanze: bianco di balena; binnco
di bismuto, biano di Spagna; bianco di cerussa, o
biacca; bianco d'indaco, ecc.
Bianco dcll'occlilo. Detto a occhio.
Bianco dell* uovo. L'albumina: detto a
uovo.
Biancomangiare. Sorta di vivanda,.
Biancospino. Detto ad arboscèllo.
Biancume Veggasi a Manco.
Biascia, biascica. Detto a masticare.
Biasciamidòlle. Veggasi a dente.
Biascìare fbiasciamento , biasciato). Detto a
masticare. - Modo di mangiare malamente.
Biasciarosari. Detto a bigotto
Biascicare {biascicamento, biascicato). Detto a
masticare.
Biascicasorbacérbe. Veggasi a faccia.
Blascino. Schifiltoso nel mangiare.
Biascicóne, biascione. Detto a masticare.
Bascicótto. Detto a masticare.
Biasimare (biasimato). Esprimere biasimo.
Biasimévole. Degno di biasimo.
Biàsimo. Sentimento contrario ad azioni od
opinioni d'altri; le parole usate per esprimere un
tale sentimento: appunto, biasmaniento, biasmo; carco,
carico; censura, critica, disapprovazione; mor-
morio, reprensione, riprensione, riprovazione. Tal-
volta, anche accusa. Sempre il contrario di torfe,
di approvazione (veggasi ad approvare), - min-
provetto, espressione del biasimo, specialmente
quando trattisi di colpa. - Riprovazione, biasimo
grave: reprobazione, riprovamento ; vituperio.
Biasimare, trovare o dichiarare degno di biasimo:
biasimare, dar biasimo, censurare, condannare, cri-
ticare; dir male, ridire; disapprovare, giudicare se-
veramente; riprendere, riprovare; imputare a difetto;
deprimere, detrarre, impugnare. - Addentare, ripren-
dere con parole pungenti. - Apporre, trovar da ri-
dire, da censurare, da biasimare. - Appuntare uno
di una cosa, biasimarlo. - Arricciare il naso, le labbra,
il muso, in segno di biasimo, di disapprovazione:
torcere il grifo. - Ascrivere a biasimo, imputare a
difetto, a colpa. - Censurare, cercare i difetti seve-
ramente {aver lo scirro del censurare, la mania del
biasimare). - Deprimere, biasimare, in modo però
da avvilire, Qa umiliare. - Flagellare, fulminare,
biasimare violentemente (flagellare a sangue, con
estrema violenza, senza pietà). -Inveire, rivolgersi
impetuosamente contro uno, specialmente con parole
0 biasimarne a lungo e con rammarico le azioni.
- Mettere, porre in croce, persistere nel!' infliggere
il biasimo. - Mormorare, biasimare, dir male d'al-
cuno. - Riprendere, ammonire biasimando. Ripren-
sibile, degno di riprensione; riprensivo, atto a ri-
prendere; ripreso, chi ebbe la riprensione, il biasimo.
- Riprovare, biasimare severamente: bollare, crivel-
lare, lapidare, tacciare. - Sfatare, sparlare, buttar giù,
disapprovando. - Sindacare, censurare. - Staffilare
(llgur.), biasimare aspramente, in modo da colpire
nel vivo. - Stigmatizzare (neol.), bollare di forte
biasimo. - Sconfessare, riprovare, disdire.
Biasimato, chi riceve biasimo. - Accettante e sti-
pulante, chi è costretto a sentire le censure che gli
si fanno o veder cosa che gli dispiace.
Biasimatore, chi biasima ogni cosa per abitudine.
• Spazzi davanti a casa sua, a chi biasima altri,
mentre dovrebbe badare a sé.
Biasimevole, che è da biasimare: biasimabile,
illaudabile; censurabile, riprendevole, reprensibile,
riprensibile, rimproverabile. - Inqualificabile, di cosa
per cui non bastano le parole di biasimo. - Ripro-
vevole, gravemente biasimevole: condannabile, con-
dannevole, dannabile; indegno; vituperabile, vitu-
perando, vituperoso. - Rendersi biasimevole: dar da
dire, da m )rdere, da mormorare, da riprendere;
screditarsi, disonorarsi.- Cose da aranciate, da mele
fracide, da torsolate, biasimevoli. - Duetto (figur.),
di due persone ben accoppiate, in senso di biasimo.
- In due fanno il paio,di persone in senso non di lode,
Biasimevolmente: riprensibilmente, riprovevol-
mente.
Non biasimevole: inappuntabile, inattaccàbile, in-
censurabile, irreprensibile. - Superiore a ogni ecce-
zione, di persona o cosa che non si possa assolu-
tamente .biasimare. - Non e' è che dire, non e' è bia-
simo da fare.
Bibbia. Il libro, anzi i libri sacri della cristia-
nità, il Vecchio e il Nuovo Testamento: la Scrittura
la Sacra Scrittura; divina scrittura, sante scritture ;
codice sacro, sacre pagine, sacre carte, lettere sacre,
storia sacra, lesto sacro; libro della Sapienza, la
283
Sapienza. - Biblico, bibìiaco, della Bil)l)ia, conforme
0 che si riferisce alla Bibbia. - Biblista, chi é pro-
fondamente versato nella Bibbia e in jirado di spie-
garla. - Scritturista, interprete della Sacra Scrittura.
Bibliolatria, adorazione della Bibbia; tede cieca
nelle lettere. - Bibliomanzia, superstizione che con-
siste nell'aprire a caso la Bibbia (o qualche altro
libro) e leggere il capo che cade sotto gli occhi,
dando ad esso una speciale interpretazione. - Bibli-
stica, scienza della Bd)bia.
Pei libri delle religioni non cristiane, reggasi a
religione.
Parti della Bibblv. - Raccolta di libri biblici.
Traduzioni, ecc.
Atti degli apostoli, detto ad apostolo.
Nuovo Testamento, quella delle due parti più ge-
nerali in cui tu divisa la Bibbia e che comprende
i documenti religiosi cristiani. - Lt'èrt scorici, la rac-
colta dei libri del Nuovo Testamento comprendente
gli Evangeli (reggasi a vangelo) e gli Atti degli
apostoli. - Libri didattici, la raccolta dei libri del
Nuovo Testamento: contiene le Epistole di san Paolo,
san Pietro, san Giovanni e san Giacomo. - Antile-
gomeni, i libri del Nuovo Testamento non ritenuti
autentici, contrariamente a quelli detti Omolego-
meni.
Vecchio Testamento, quella delle due parti più ge-
nerali della Bibbia che comprende avanzi della an-
tica letteratura ebraica gabellati come documenti
religiosi inspirati dallo Spirito Santo. Risulta di 39
libri scritti in ebraico ed in caldeo. - Libro di
Giuditta, diciottesimo dell'Antico Testamento: con-
tiene la storia di quella eroina ed è uno elei
più antichi esempi di poesia storica. - Maccabei, i
due ultimi libri dell'Antico Testamento. - Aìitica e
nuova Alleanza, libri del Vecchio e del Nuovo Te-
stamento. - Sapienza, uno dei libri canonici del
Vecchio Testamento.
Agiografi, una delle classi dei libri sacri, ossia
Ae\h Bibbia, e comprende: Giobbe. Proverbi. Salmi,
Cantico dei cantici, Ecclesiaste, Bouth, Troni, Esther,
Esdra, Nehemia, La cronaca. Il libro di Daniele. -
Apocalisse, la rivelazione di san Giovanni. Apocalit-
iico, riferentesi all'Apocalisse, oscuro come l'Apo-
calisse. - Cantico dei cantici, di Salomone, in onore
della sposa, la bella Sulamite, figurante la Chiesa
o l'anima. - Clavicola di Salomone, libro apocrifo. -
Decàlogo, tavola della legge, i dieci comanda iienti. -
Deuteronomio, il quinto libro di Mosè. - Epistole,
le lettere degli apostoli san Paolo, san Pietro, ecc.
Evangelario, libro di vangeli. - Esodo, secondo
libro di Mosè. - Gènesi, primo libro di Mosè, storia
della creazione. • Eptateuco, i sette primi libri della
Bibbia. - / Giudici, libro contenente la storia dei
capi detti t giudici » . - Lamentazioni, scritti di Ge-
remia. - La legge o pentateuco, i cinque libri biblici
di Mosè, comprendenti la Genesi, Y Esodo, il Levitico,
i IStimeri, il Deuteronomio. - Levitico, terzo libro di
Mosè. - I Numeri, quarto libro di Mosè. - Otiaieuco,
gli otto primi libri. - Paralipomeni, due libri che
servono di supplemento ai quattro libri dei Be.
I Profeti, l'intera raccolta di libri biblici che trat-
tano di profeti e delle profezie. Tale raccolta com-
prende r libri dal titolo: Giosuè, Giudici, Samuele, I
Re, Isaia, Geremia, Ezechiele ed altri di importanza
minore. - Proverbi, libro di Salomone.
Dei Settanta, denominazione sotto la quale è co-
nosciuta la più antica traduzione della bibbia. -
Esapla, bibbia a sei colonne, pubblicata da Origene
e contenente sei versioni greche: quelle dei Settanta,
d'Aquila, di Teodozione, di Simmaco, di Jerico, di
Nicopoli. ■ Itala, antica traduzione della bibbia. -
Ottupla, bibbia in otto lingue. - Poliglotta, bibbia
in parecchie lingue. - Testina, traduzione biblica
del Io.")0; ediz. del Machiavelli.
Tetrapta, bibbia in quattro lingue. - Volgata, Vul-
gata, bibbia tradotta aa san Gerolamo dall'ebraico
in latino, considerata come autentica dal concilio
di Trento.
Haphibara (ebr.), brano del libro biblico dei Pro-
feti, che si legge nelle feste ebraiche, dopo quello
del Pentateuco. - Keri, la bibbia ebraica, con le
varianti della Masora o Massora (tradizione). - Le
Otiapli d' Origene, ìa. bibbia commentata da Origene,
il celebre fondatore della teologia sistematica. - Pe~
ricopi (gr.). brani della bibbia da preleggersi in
chiesa o per testo di predica. - Salterio, la raccolta
dei salmi.
Figure bibliche. - Termini vari.
Patriarchi, termine biblico col quale si designarono
i maggiorenti di un popolo, di una tribù che ave-
vano un dominio assoluto, civile, religioso, sulle
persone che si trovavano sotto la loro giurisdizione. -
Profeti, ì banditori della volontà di Dio, da lui
inspirati, che minacciavano il rigore del giudizio
divino e promettevano la felicità finale per la venuta
del Messia.
Adamo, secondo la leggenda biblica, il primo
e solo uomo creato da Dio.
Eva, la compagna che Dio diede ad Adamo dopo
averla tratta da una costola di questi.
Abramo, il capo stipite degli Israeliti e degli
Arabi. Lot, Lotte, patriarca, nipote di Abramo,
che fuggi a Sodoma quando — secondo la leggenda
— questa città fu affidata all'opera distruttrice delle
fiamme dal terribile dio degli Ebrei. Per incesto fu
padre di Moab e di Ammone. - Mosé, il liberatore
degli ebrei dalla schiavitù di Egitto; quegli ste.so
a cui Dio avrebbe dettato sul monte Sinai il t e-
calogo, che egli incise su due tavole di pietra. -
Noè, patriarca che sarebbe stato il solo salvato, in-
sieme con la famiglia, dal diluvio universale e desti-
nato quindi a ripopolare la terra.
Anagogia, applicazione del senso letterale del
testo della sacra scrittura a cose soprannaturali. -
Apocatastasi, in senso biblico, ristabilimento di tutte
le cose nel loro stato originario al ricomparire del
Messia. - Apòcrifo, il libro falso, non riconosciuto
dai canoni. - Canoni delle scritture, catologhi dei
libri riconosciuti come autentici. - Canonicità, l'esser
canonico, nel canone. - Concordanze della Bibbia, i
riscontri che si citano e si spiegano l'un coU'altro.
- Deutero-canonici, i libri riconosciuti iu secondo
grado, dopo gli altri. .
Esegesi, esegètica, spiegazione, critica. - ligure,
nell'Antico Testamento, '^avvenimenti materiali con-
siderati come un significato mistico e profetico. Pi-
gurismo, il sistema; figurista, chi spiega tutto per
mezzo di figure o simboli. - Glossa, commentario
sulla Bibbia; glossa ordinaria, sulla Volgata. Glos-
satore, autore d'una glossa. - Lettera, senso letterale,
opposto a spirito senso vero. - Legge, la legge
scritta. - Midrasch, commentario sotto torma di
racconto o d'apologo. - Notaricon, l'arte cabalistica
di trarre l'occulto significato delle espressioni bibliche
28i
BIBITA BICCHIERE
combinando insieme le iniziali delle parole, oppure
le lettere di mezzo, oppure le finali.
Padri, sanli padri, della Chiesa, i dottori anteriori
al secolo XIII dalla Chiesa approvati. - Parabola,
allegoria, racconto che mette in azione qualche
verità morale. Parabolico, di parabola. - Paràfrasi,
spiegazione estesa {parafrasare, parafrasata, para-
fi asatore). - Parertneneuta, chi spiega la Bibbia secondo
le proprie idee. - Prolocanonici, i libri riconosciuti
anche prima dei canoni o dai primi canoni.
Recensione, revisione, rassegna o verificazione del
testo del Nuovo Testamento, esistente nei codici
manoscritti, secondo le varie fasi che il medesimo
subì. - Rivelazione, quanto insegnano i libri ispirati.
- Salmista, nome dato a Davide, come autore dei
salmi. - Salmo, inno, cantico. - Sticomxinzia, divi-
nazione mediante versetti della Bibbia. - Sticometria,
divisione per versetti. - Testuario della Bibbia,
libra contenente il testo solo. .Chi conosce bene i
testi, - Tradizione, legge orale, insegnamento tra-
smesso a bocca. - Tratto, serie di versetti della
Sacra Scrittura che si recitano nella celebrazione
della messa dopo 1' epìstola, o che si cantano dopo
il graduale nelle messe mortuarie, - Tropologia,
significazione morale, sotto forma di allegoria, delle
sacre scritture.
Società bibliche, quelle che, originate dalla Chiesa
protestante, ebbero anche lo scopo di diffondere la
Scrittura, non ammettendo i libri di dubbia autorità e
dando il testo senza note.
Bìbita. Ciò che si beve, bevanda.
Biblico. Della Bibbia.
Bibliofilia, bibliòfilo. Detto a libro.
Bibliografia , bibliògrafo {bàbliograficoj.
Veggasi a libro.
Bibliologia, bibliòlogo {hibliologicoj. Detto a
libro.
Bibliolite. Sorta di roccia.
Biblioliti. Detto a fossile e a manoscritto.
Bibliomanìa, bibliomane. Detto a libro.
Biblioteca. Grande raccolta di libri, il museo,
per dir cosi, del libro, e anche il locale o i locali,
in cui essi libri sono custoditi. Anche, raccolta di
opere sullo stesso argomento {biblioteca classica, dei
viaggi, amena, romantica, tecnica, umoristica, univer-
sale, ecc.): libraria, libreria ('questa può anche
essere il luogo in cui si vendono i libri). - Aprire,
creare, fondare, istituire, mettere insieme, ordinare,
raccogliere, tramutare una biblioteca: espressioni di
chiaro significato. - Biblioteca comunale, nazionale,
pubblica, privata, secondo che é proprietà d'un
Comune, dello Stato, aperta a tutti o posseduta in
proprio da alcuno.
Biblioteca ambulante, circolante, quella istituita
con l'intendimento che i libri vengano dati a pre-
stito contro pagamento di tassa fissa o dietro depo-
sito 0 garanzia. - Biblioteca popolare, di recente
istituzione e creata allo scopo di facilitare l'istru-
zione del popolo, permettendovisi l'asportazione dei
libri. - Biblioteca universitaria, quella istituita presso
un'università. - Alessandrina, antichissima e famosa
biblioteca d'Alessandria d'Egitto, in due parti: il
Bruchium e il Serapeum. - Ambrosiana, rinomata
biblioteca di Milano. Cosi anche la Braidense, o di
Brera.
Btbliotechetta, bibliotecuccia, di biblioteca di poco
valore, sia per la quantità, sia per la qualità dei
libri che la compongono. - Bibliotechina, piccola
biblioteca; anche di una raccolta di libri pìccoli di
una stessa edizione. - Libreriona, grande biblioteca.
Atlante,\'\bTo contenente carte geografiche o stampe,
per servire ordinariamente di corredo al testo di
un'opera. - Codice, manoscritto che nelle biblioteche
si conserva per il suo valore, la sua rarità, Codice
in pergamena, in cartapecora; in scrittura gotica,
longobarda, ecc.; codice miniato, dipinto all'acqua-
rello; in foglio, della grandezza d' un foglio ripie-
gato, ecc. - Cimelio, codice o altro di grande rarità
e pregio. E cimeliarca chi l' ha in custodia. - Par
linsesto, il codice manoscritto stato usato per scri-
vervi sopra nuove opere. - Fascicolo, ciascuna delle
parti d'un'opera, sciolta, non ancora rilegata. - Vo-
lume, libro 0 parte distinta di libro.
Catalogo, nota, lista, dei libri posseduti da una
biblioteca. - Scaffale, arnese, mobile di legno nel
quale si ripongono i libri, le scritture, ecc. - Scheda,
il modulo sul quale ciascuno deve fare la richiesta
per ottenere libri da una biblioteca. - Schedario,
tutte le schede di una biblioteca raccolte nelle cas-
sette per ordine alfabetico e sillabico.
Bibliotecario, chi ha in custodia una biblioteca o
una parte di biblioteca; qualsiasi impiegato addetto
ad una biblioteca o come distributore o come sor-
vegliante, ecc.- Consercofore, titolo, in qualche luogo, di
bibliotecario o aggiunto {vice) bibliotecario. -Prefetto,
chi soprintende ad una biblioteca di qualche im-
portanza; il bibliotecario capo - Collezionare, \edere
se un libro è completo. - Schedare, notare, che fa
il bibliotecario, sopra una scheda il titolo e le altre
notizie di un libro, apponendovi i numeri dello
scaffale, del palchetto, e quello del posto a cui lo
si assegna in libreria.
Custode, chi ha l' incarico di curare i locali della
biblioteca; andhe, chi ha in custodia una biblioteca.
- Distributore, il bibliotecario che ha l'incarico di
consegnare i libri a chi ne faccia regolare richiesta.
- Sorvegliante, l'impiegato che vigila nelle sale di
lettura di una biblioteca pubblica, allo scopo che
non vengano danneggiati i libri e pel mantenimento
del silenzio e dell'ordine.
Farmacia dell'anima, iscrizione messa alla porta
d'una biblioteca antica. - Gabinetto di lettura, sa-
lottino, sala appartata in una biblioteca. - Chehfert,
insetti che si trovano nei libri vecchi.
Bibliotecario. Detto a biblioteca;
Bica. Detto a grano.
Bicarbonato. Veggasi a carbonico (acido).
Bicchierata. Veggasi a bicchiere.
Bicchiere. Piccolo vaso di vetro, di molte
e varie forme, il più delle volte fatto o di vetro
0 di metallo nobile, in uso per bere: bicchiero,
bossolo, calice, coppa, gotto, miolo, nuvolo, nappo,
pàtera, peccherò, pòculo, tazza, vetro. Insieme con
altri vasi di cucina, ecc., fa parte delle stoviglie,
Bicchieraccio, di bicchiere dalla forma antipatica
e rozzo per la fattura e per la qualità della materia
di cui è fatto. - Btcc/uere grande ; bellicone,bicchie-
rone, calicione, cantaro, ciotolone, tazzone, tonfano. -
Bicchiere piccolo: bicchieretto, bicchieruolo, ciotoletta,
ciotolina, ciotolino, calicetto, caliciuolo, caliciuzzo. -
Bicchierino, di un bicchiere ancora più piccolo del
bicchieretto : calicino. - Bicchieretto, di bicchiere che
ha una capacità maggiore di quello che sembri a
prima vista. - Bicchieruccio, lo stesso che bicchie-
retto, però relativamente ad un bicchiere di pro-
porzioni minori, - Bicchiere a bombe, quello che si
allarga nel mezzo, e fa pancia, per modo che ha
forma come di una piccola botticina. - Bicchiere a
bussolotto, che ha forma di bussolotto. - Bicchiere a
calice, col piede, in forma del calice da messa. -
BICCICOCCA — niCICLETTA
285
Bicchiere a costole, quello che ha le pareti a faccia
e spigoli che gli danno la forma di un prisma esa-
gonale od altra analoga. - Bicchiere arrotato, quello
perfezionato, raffinato alla ruota. - Bicchiere col via-
nico: giara. - Bicrhirre col piede, quello il cui foiulo
non finisce inferiorm-^nte il bicchiere, ma si continua
con un sostegno a base discoidale. - Bicchiere senza
piede, quello il cui fondo lo finisce inferiormente.
Bicchiere f/aftiVca, bicchiere senza piede, di grosse
pareti, più largo verso il fondo che verso la bocca,
con grosso manico laterale, ad ansa: gotto, sciop. -
Bicchiere da mampaijna, bicchiere alto, con piede,
di piccolissimo diametro per due terzi della sua
altezza e molto espanso nella parie superiore: pis-
side, rocca - Bicchiere liscio, quello a superficie le-
vigata. - Bicchiere martellato, quello che presenta
alla sua superficie delle impronte simili a quelle
che vi avrebbe lasciato un martello.
Bicchieri medicinali: legni amari, come la quassia,
conformati a bicchieri, nei quali si mette acqua
fredda, che ne scioglie i principi amari. Quelli di
legno quassio sono detti bicchieri di Surinam.
Bicchierino da rosolio, più piccolo assai de' bic-
chieri da vino, col piede, e in forma di mezzo
cono 0 a bombe. - Bicchierini da vino del Reno,
piccoli bicchieri col piede, con le pareti a bombe,
generalmente di vetro verde o rossastro. - Bicchie-
rino da vermouth, generalmente cilindrico, a calice,
e della tenuta di una sesta parte del bicchiere co-
mune. - Calice, bicchiere a forma di calice. - Ga-
ncetto, calicino, certi bicchierini, per vini generosi,
fini 0 per liquori, quando abbiano gambo o piede.
- Calicione, grosso calice.
Parti del bicchiere, capacità, stato, ecc.
Culo, il fondo. - Fondo, quanto chiude inferior-
mente il bicchiere nella sua capacità. - Orlo, la
estremità superiore del bicchiere - Pareti, quanto
limita all'ingiro la capacità del bicchiere. - Piede,
il sostegno sul quale posa e col quale è in conti-
nuità il fondo del bicchiere. - Capacità di un bic-
chieì'e. la quantità di liquido che può contenere.
Foderato, incamiciato, il bicchiere dalla superficie
appannata dall'untuosità.- Che foderai, di bicchieri
unti, sucidi. - Foderare il biccliiere, ungerlo toccan-
dolo, bevendoci. Aver la fodera, la camiciola, di
bicchieri sudici - Incrinato., il bicchiere che mostra
delie incrinature: cresimato. - Sciacquato, il bic-
chiere lavato. - Sgrondato, il bicchiere da cui sia
stato estratto il liquido fino all'ultima goccia : sgoc-
ciolato.
Incoronar i bicchieri, le tazze, empirli fino all'orlo.
- Incrinare un bicchie7'e, provocare sulle pareti o sul
fondo del bicchiere delle crepe cosi sottili da es-
sere appena visibili: cresimare. Incrinarsi, il cre-
parsi di un bicchiere: far pelo. Incrinatura, l'in-
crinarsi e il segno dell'essere incrinato. - Sciacquare,
un bicchiere, lavarlo. - Sciacquatura, risciacquatura,
l'acqua nella quale i bicchieri sono stati sciacquati.
- Scoppiare, incrinare, screpolarsi o anche fendersi
del bicchiere, quando in esso venga rapidamente
accresciuto di molto il calore.
Sbicchierare, sbicchiennare , vuotare spesso bic-
chieri, bicchierini; anche, vendere vino a bicchieri e
liquori a bicchierini. - Staffa, a Milano, un bicchier
di vino di circa mezzo quinto. - Il bicchiere della
staffa, il bicchiere del saluto, della partenza. • Toc-
care il bicchieì'e, o anche, semplicemente, toccare:
accostare il proprio bicchiere a quello d'altri e
leggermente urtarlo prima di bere, al momento
ddbì'indisi. - Bicchierata, bevuta in compagnia.
Bicchieraio, chi fabbrica e vende bicchieri: sto-
vigliaio. vetraio. - SotUìcoppa, piccolo vaso sul
quale si posano i bicchieri.
Blcclcócca. Piccolo castello,.
BIccicucca. Piccola casa.
Bicèfalo. Con doppia testa.
Bicicletta. Leggerissimo veicolo meccanico
(nell'uso, detto macrhiua), velocipede per una
sola persona: antica draisienne (istrumento inven-
tato nel secolo XVIII, perfezionato nel XL\); bi-
cicletto, biciclula, birola velocissima. - CiclitnèiOf
tutto ciò che si riferisce agli esercizi con la bici-
cletta, specialmente in fatto di gare, di corse. -
Ciclista, biciclettista, velocipedista, chi corre in
bicicletta. - Tandem, bicicletta a due posti, in uso
per allenare. - Triplette o quadruplette, macchine
a tre e a quattro posti. - Triciclo, macchina a tre
ruote; quadriciclo, a quattro, ora fuori d'uso. - Pe-
dalare (neol.), detto del correre m òtac/e^to: veggasi
a corse.
La bicicletta è mossa a forza di gambe, mediante
pedali: si compone di un telaio d'acciaio vuoto,
portante un manubrio per guidare, uno o due freni
e un sellino; il telaio è montato su due ruote (di-
rettrice, o 'anteriore., e rHo^nce, 0 posteriore) guarnite
di gomme pneumatiche. La trasmissione del movi-
mento dai pedali alla ruota motrice viene effet-
tuata mediante due ingranaggi, uno all'asse del
pedaliere {ingranaggio centrale), l'altro al mozzo
della ruota posteriore (pignone), collegati da una
catena. Pochissime biciclette hanno la trasmissione
senza catena, mediante ingranaggi conici collegati
da un albero. La bicicletta per uomo (difierenle
da quella per signora nella fx>rma del telaio e nel
diametro delle ruote) si divide in tre distinte ca-
tegorie, varie di peso : da corsa su pista ; da torsa
su strada; da viaggio. Per signora non si fanno, di
regola, che macchine leggere da viaggio.
Parti della bicicletta. - Telaio, pipe, raccordi,
forcella, manubrio, manopole.
Telaio: è composto di quattro tubi principali, di
sezione tonda, di diametro vario, uniti fra loro a
mezzo di congiunzioni d'acciaio fuso, dette pipe o
raccordi, nelle quali vengono saldati. Essi si chia-
mano, rispettivamente alla loro posizione : ante-
riore, 0 di sterzo, posteriore, superiore e inferiore.
I tubi secondari si chiamano tiranti e forcella
posteriore, e sono accoppiati a due a due, dovendo
essi contenere la ruota posteriore. Dai raccordi
della pipa reggisella si dipartono i due tiranti, e
da quelli del pedaliere i due tubi della forcella
posteriore, che portano saldati alla loro estremità
— ove si congiungono ai tiranti — due forcellim,
nei quali si appoggia il perno della ruota poste-
riore coi relativi tendi-catena . I tiranti e la for-
cella posteriore formano, col tubo posteriore del
telaio, un triangolo. I due tubi della forcella po-
steriore, presso il pedaliere, sono rinforzati da un
ponticello, e i due tiranti da un traversino. In
questi due punti si trovano, nelle macchine da
viaggio, le viti per attaccarvi i parafanghi. Tutti i
tubi del telaio sono d'acciaio vuoto, trafilato a
freddo, senza saldature. Ualtezza del telaio viene
misurata dall'asse del pedaliere all'estremità supe-
riore della pipa reggisella.
286
BICICLETTA
Pipe, pezzi d'acciaio fuso (cosi detti per la loro
forma) torniti, destinati a ricevere le estremità dei
tubi del telaio coi quali vengono saldati a forte.
Le pipe propriamente dette sono due, e cioè quelle
che uniscono il tubo dello sterzo, o anteriore, ri-
spettivamente ai due tubi superiore e inferiore. -
Raccordi, gli altri pezzi di congiunzione, cioè quelli
del pedaliere, del manubrio, de! nodo reggisella.
La forcella anteriore, all'estremità inferiore della
4Ùàie é montato il perno della ruota direttrice, è
pure d'acciaio vuoto trafilato a freddo ; si compone
ai due tubi di sezione ovale o a D (talvolta cam
bianti in tondo verso il basso), detti foderi, alla
cui estremità superiore è saldata la testa della for-
cella nella quale è a sua volta saldato il canotto di
sterzo, tubo nel quale si fissa, mediante un attacco
a vite e dado, oppure con un espanditore, l'asta del
manubrio.
Manubrio, tubo d'acciaio nichelato, del diametro
di 2^4 mm., munito di due manopole alle estre-
mità, che serve a dirigere la ruota anteriore ; il
manubrio si innesta, mediante un'asta del diametro
di 22 mm., nel canotto di sterzo saldato alla testa
della forcella anteriore. Sul manubrio vengono fis-
sate le leve dei freni e il campanello o altro se-
gnale d'allarme. Nelle macchine da corsa è curvato
ili basso; nelle macchine da viaggio, piano o cur-
vato in allo. - Mano})ole, guarnizioni in cuoio.
Tav. XIV.
BICICLETTA
=^*'''^^*^
1. catena; 2, chiave inglese; '■'<, chiave levapneumatici ; 1, attacco per sella; 5, mozzo e freno contropedale e
ruota libera ; 6, fanale ; 7, borsetta; 8, chiave fissa ; 9, manopola di <elluloide per manubrio ; 10, sella; 11, pompa;
12, ferma piedi; J3, valvola; 14, paracatena ; 15, ferma-sterzo; ìbMs, sfere; 16, chiavelle per pedivelle; 17. ca-
notto di sterzo; IS, staffa del freno; 19, calotta d'acciaio; 20, leva del freno; 21, telaio completo;
22, cono per mozzo; 23. ranelle per mozzo; 24, tiracatene; 25 raggio; 26, lu)>rificatore; 27, pignone per mozzo;
2s, ruota libera; 29, forcellino posteriore; 30, testa di forcella: 'àofjis, manul>rio; 31, forcella anteriote, 32, in-
granaggio per pedaliere; 33, poggiasella; 34, pedale a sfere; 35, nodo poggiasella; 36 e 37, congiuzioni da
sterzo; 38 e 39, coperture; 40, cop rtura tubolare speciale per pista.
gomma, sughero o celluloide, applicate alle due
estremità della barra del manubrio,, per proteggere la
mano dal contatto del metallo, ed evitare che scivoli.
Sfere, coni, calotte, pedaliere, pedivelle, pedali,
fermapiedi, ingranaggio, sviluppo, passo, catena.
Sfere, piccole palline d'acciaio temperato, cali-
brate e perfettamente sferiche, poste fra le calotte
ed i coni del perno nei mozzi delle due ruote, nel
movimento centrale e nei pedali, come pure nelle
calotte dello sterzo e nei congegni della ruota libera
e del cambio di moltiplica ; sono destinate ad evi-
tare l'attrito diretto fra perno e cuscinetto ed a
rendere i movimenti molto scorrevoli. I movimenti
più perfezionati hanno un anello ferma-sfere, il
quale evita ogni confricazione fra di esse. - Coni,
pezzi d'acciaio torniti a forma di cono tronco, i
quali si avvitano sui perni e servono a registrare
i movimenti, ossia a serrare al punto giusto le sfere
entro alle calotte. Le sfere girano quindi fra cono
e calotta. Talvolta il cono è invece fisso ed è mo-
bile la calotta. - Calòtte, cuscinetti del movimento
centrale, dei mozzi, dei pedali e dello sterzo, entro
i quali si trovano le sfere.
Pedaliere, o movimento centrale, scatola d'acciaio
fuso nella quale gira su cuscinetti a sfere il perno
BICICLKTTA
287
che porta fissate — mediante chiavelle o spine a
controdado — le due pedivelle e V ingranaggio. La
scatola è munita di ([uattro raccordi cilindrici, nei
quali vengono rispettivamente saldati i tubi infe-
riore e posteriore del telaio e i due tubi della for-
cella posteriore. - Pedivelle, leve d'acciaio, di se-
zione generalmente quadrala o rettangolare, fissate
ciascuna, con una chiavetta a controdado, sul perno
del pedaliere, una a destra, portante l'ingranaggio,
e una a sinistra. A ciascuna pedivella é attaccato
a vite il rispettivo pedale.- Pedali: sono due, come
le pedivelle, e si compongono ciascuno di un pic-
colo telaio rettangolare, composto di quattro la-
strine d'acciaio, chiamale leste e spalle. Le teste si
trovano a ciascuna estremità del perno e portano le
calotte per le sfere; le spalle collegano le due teste
e sono o dentate, come nelle macchine da corsa (pe-
dali a sega), oppure guarnite di gomma (pedali a
gomme). - Fermapiedi, piccola gabl)ia di filo d'ac-
ciaio 0 di lastra d'acciaio, avvitate ad una spalla
del pedale per impedire lo slittamento del piede.
Ingranaggio centrale, leggiera ruota dentata d'ac-
ciaio stampato, di disegno variabile, generalmente
fissata mediante viti sulla pedivella destra, la quale
serve a trasmettere il movimento alla ruota motrice
mediante una catena che ne aziona il pignone fissato
al mozzo. Il nuinero dei denti deìVingranaggio del
pedaliere, il loro passo e la loro larghezza variano
assai secondo il tipo di macchina. L'ingranaggio
del pedaliere deve avere la stessa linea di catena
del mozzo posteriore. La differenza di diametro fra
l'ingranaggio del pedaliere e quello del mozzo chia-
masi rapporto, o moltiplica, e corrisponde al diametro
ideale delia ruota posteriore, la quale fa tanto mag-
gior percorso quanto più grande è la ruota d'in-
granaggio del pedaliere in confronto di quella al
mozzo, - Sviluppo, percorso effettivo della ruota
posteriore ad ogni giro completo di pedale, ossia
dell'ingranaggio del pedaliere. Il passo dei due in-
granaggi e la larghezza dei loro denti devono essere
uguali '^fra loro e corrispondere a quelli della ca-
tena. - Passo, la distanza fra un dente e l'altro degli
ingranaggi e fra maglia e maglia della catena. Vi
sono tre passi diversi: Humber, Osmond,Ahingdon.
- Larghezza, la larghezza del dente dell'ingranaggio,
e corrisponde a quella del rullo della catena.
Catena, r.ollegamento fra i due ingranaggi: la ca-
tena a blocchi è scomparsa del tutto, dando luogo
a quella a rulli, molto più scorrevole. Le catene
si dividono in tre tipi: catene dì passo Humber, di
54 0 56 maglie; o doppi rulli (o rulli gemelli),
create per adattarsi ai vecchi ingranaggi per catene
a blocchi. Per larghezza della catena s'intende quella
del rullo, cioè la misura interna.
Le maglie sono composte dei fianchi, fram-
mezzo ai quali, per mezzo di piccoli perni ribaditi,
sono innestati i rulli scorrevoli. La catena è sempre
applicata a destra e talvolta è protetta contro la
polvere e il fango da un paracotena di celluloide
e di metallo. - Tira-catena (tendi-catena o tiranti
della catena), viti ad occhiello che si montano —
una a destra e una a sinistra — sulle estremità
del perno della ruota posteriore: a ciascuna di
queste viti è attaccata una. piastrina, che viene fis-
sata all'estremità dei forcellini, nonché un dado,
stringendo il quale il perno della ruota posteriore
viene spostato all'indietro, allontanandosi così dal
pedaliere, per cui la catena si tesa al punto voluto.
I tiracatena servono inoltre a centrare la ruota po-
steriore nella forcella.
Ruote, mozzi, raggi, ct:ncui, gomme, ruota libi::r.\,
CAMBIO DI MOLTIPLICA
Ruote, sottili cerchi d'acciaio o di legno, guar-
niti di gomme pneumatiche, che li proteggono dalle
asperila del suolo, e collegate al mozzo mediante
sottili raggi d'acciaio incrociati. Le due ruote della
bicicletta hanno sempre uguale diametro. -Mozzi, sca-
tole cilindriche d'acciaio,© anche di bronzo, tornite,
entro le quali si trovano le calotte temprate, o cu-
scinetti; i mozzi girano sul perno meiliante sfere,
registrate da uno speciale anello ferma-sfere, le
quali ne aumentano considerevolmenle la scorre-
volezza; i mozzi hanno due piccole //«(ir/tV, forate
per pass irvi le teste dei raggi, che vengono poi
avvitati ai cerchioni mediante piccole madreviti,
delle nipplcs. I mozzi sono costruiti in modo da
trattenere Volio lubrificante, che vi viene iniettato
da un piccolo foro protetto da un oliatore, e da
impedire l'entrata della polvere. Sul mozzo poste-
riore, molto più robusto e grosso dell'anteriore,
sono avvitati a destra l'ingranaggio per la catena
e il congegno dello scatto libero. Alcuni mozzi por-
tano anche racchiuso il cambio di moltiplica, o il
freno a contro-pedale, e anche entrambi i congegni
assieme; il mozzo anteriore ha 32 buchi per i raggi
e quello posteriore 3^> e anche 40. - Raggi, pic-
coli tiranti d'acciaio muniti di una testa, mediante
la quale vengono fissati negli appositi buchi prati-
cati nelle flangie dei mozzi, e di un passo di vite
la quale serve ad assicurarli alle apposite testine, o
nipples, applicate nei corrispondenti lori del cer-
chione delle ruote. - Cerchi, sottili lamine d'acciaio
stampato, ripiegate a circolo: nel cerchio si distingue
la cavità, forata per fissarvi i raggi e destinata a
ricevere la camera d'aria, e gli orli, che servono a
trattenere i bordi delle coperture.
Gomme: la gomma che si applica sul cerchio
delle biciclette è quella pneumatica, consistente in
una camera d'aria, protetta da una copertura, i
bordi della quale, dopo essere stati collocati nella
corrispondente cavità che si trova lungo l'orlo del
cerchio, vi vengono mantenuti fermi dalla sola
pressione della camera d'aria situata nella concavità
del cerchione, e che viene gonfiata mediante una
pompa dopo la montatura. La camera d'aria consiste
in un tubo di gomma munito di valvola: la val-
vola può essere a tubetto, come la Dunlop, ad ago,
come la Lucas, od a pallina. La prima consiste di
un ago forato immesso nella sede della valvola,
sul quale é applicato un tubettino di gomma, che si
dilata sotto la pressione della pompa per lasciar
entrare l'aria e, restringendosi immediatamente, non
ne permette la sfuggita. La valvola ad ago e quella
a pallina funzionano in modo simile, soltanto, in
luogo del tubetto di gomma, sono munite: la prima
di un ago a piastrina, e la seconda di una piccola
sfera metallica, che, dopo aver dato adito all'aria
spinta nella camera dalla pompa, ne impediscono
l'uscita. La copertura è una fascia di gomma cir-
colare più robusta nella sezione mediana (liscia per
le macchine da corsa e impressa a righe per quelle
da viaggio), protetta internamente da un telone vul-
canizzato e munita di due bordi destinati a tratte-
nerla nella cavità corrispondente dell'orlo del cer-
chio. Le coperture per le macchine da corsa sono
liscie e quelle per macchine da viaggio sono im-
presse a righe, per renderle antistrucciolevoli.
Ruota libera, o scatto libero, piccolo congegno ap-
BICIPITE
plicato internamente nel pignone della ruota poste-
riore per renderlo indipendente dal mozzo, e per-
mettere al ciclista di fare le discese senza pedalare,
pur non abbandonando i pedali. Il sistema di ruota
libera più diffuso è quello cosidetto a cricco, e con-
siste in una corona, a denti di sega, fissata nell'in-
terno del pignone, nella quale fanno presa, quando
si pedala, due nottolini; fermando i pedali, i due
nottolini, fissati al mozzo, scorrono sui denti inclinati
della corona, lasciando indipendente l'ingranaggio.
Cambio di moltiplica, ingegnoso congegno rac-
chiuso nel mozzo posteriore e manovrato dal ci-
clista mediante una piccola leva disposta sul tubo
superiore del telaio, dalla quale si diparte un filo
di trazione, che comanda gli ingranaggi. Il congegno
permette di ridurre di circa i\Z la moltiplica, ri-
sparmiando quindi molta fatica al ciclista nelle sa-
lite 0 sulle strade accidentate.
Freno, sella, reggi-sella, parafanghi
ferma-sterzo, oleatori.
Freno, il meccanismo per fermare la bicicletta o
rallentarne la corsa: si hanno freni al cerchio, che
agiscono sul cerchione delle ruote; freni a nastro,
che agiscono sopra un tamburo fissato al mozzo
delle ruote, e freni a contropedale, che agiscono pe-
dalando indietro. - Frema/ cerc/ifo; per le biciclette
a ruota libera sono generalmente due, anteriore e
posteriore ; il primo si compone di una leva appli-
cata al manubrio, a destra, e collegata ad un ti-
rante dritto, che mette in azione una staffa munita
di due blocchetti di ebanite, detti pattini, i quali
esercitano una forte frizione sui bordi del cerchione
della ruota anteriore, arrestandone il movimento.
Il freno posteriore agisce in modo uguale, e il mo-
vimento viene trasmesso alla staffa mediante due
tiranti articolati, dipendenti dalla leva sinistra.
Svariatissimi i tipi di freni al cerchio a trasmis-
sione rigida, e i più perfezionati e moderni sono
quelli con leva a rotazione. Per la ruota posteriore
vi è pure il freno detto a trasmissione flessibile,
consistente in una piccola leva applicata alla ma-
nopola del manubrio (diritta o rovesciata), la quale,
mediante un sottile cavo racchiuso in un tubetto
di filo di ferro arrotolato a spirale, quindi flessibile,
mette in azione una staffa foggiata a ferro di
cavallo e munita di pattini, che agiscono sul cer-
chio. - Freni a nastro : sono di diversi modelli, e
consistono, in genere, di una leva collegata ad un
tirante, la quale mette in tensione un nastro d'ac-
ciaio flessibile che esercita una frizione su di un
tamburo, il quale può essere applicato al pedaliere,
al mozzo anteriore o al posteriore. In alcuni tipi,
al nastro è sostituito un cavo tondo che agisce
sopra una puleggia cava. - Freni a contropedale :
sono molteplici ed agiscono sul mozzo posteriore,
talvolta sul cerchione della ruota; raramente sul-
l'asse del movimento centrale. Dei tre tipi, il primo,
più usato, consiste generalmente in un cono, nel-
l'interno della scatola del mozzo, che viene spo-
stato (la una vite senza fine dalla pressione inversa
sui pedali, sicché, esercitando una forte frizione sul
mozzo, arresta la ruota. Altri modelli hanno invece
del cono, una piastra di frizione applicata alla flangia
sinistra del mozzo. - Istantaneo e continuo a vo-
lontà éil freno Cartoni Duplex.
Sella 0 sellino: è formata da un pezzo di cuoio
robusto, di forma presso a poco triangolare, mon-
tato su un telaio di ferro, sospeso su molle e for-
nito di un attacco a vite che si fissa al tubo reg-
gisella. - Reggisella, pezzo di tubo d'acciaio nichelato
che si fissa all'altezza voluta mediante una vite a
dado, 0 un espanditore, nel tubo posteriore del te-
laio e sul quale si avvita il sellino.
Parafanghi, lastre di sottile lamiera curvata che
si adattano al telaio mediante viti, uno alla ruota
anteriore e uno a quella posteriore, per riparare il
ciclista e la macchina dal fango.
Ferma-sterzo, piccolo bottone regolatore, a vite o
a scatto, che stringe il canotto di sterzo in modo
che non abbia a girare. È utile quando si deve ap-
poggiare la bicicletta ad un muro, o trasportarla
in ferrovia.
Oleatori, piccoli apparecchi, di modelli diversi, che
proteggono i tori praticati nei mozzi delle ruote,
nella scatola del movimento centrale, e talvolta
nello sterzo e nei pedali, dai quali si introduce
l'olio pei movimenti a sfere.
Bicipite. Con doppia testa.
Bicòcca. Piccolo castello. - Vecc'iia e disa-
giata casa. - Piccola e mal guernita fortezza.
Bicolore. Detto a colore.
Bicòrno. Detto a corno e a utero»
Bicornia. Specie di incadine.
Bicorno. A doppia punta.
Bicromato. Detto a croì/io.
Bicuspide. A doppia punta.
Bidello. Inserviente di scuola, di orchestra,
di banda musicale, ecc.; chi porta le ambasciate
al Parlamento.
Bidente. Arnese di agricoltura, con due
denti, 0 rebbi, di ferro. - Veggasi a pecora.
Biecamente. In modo bieco.
Bièco. Travolto, storto. - Di atto malvagio,
cattivo. ■ Di occhio torvo, irato.
Biennale. Detto ad anno.
Bienne. Veggasi ad età.
Biènnio (biennale). Detto ad anno.
Biètola. Pianta erbacea coltivata per uso di
cucina e avente bulbo di color rosso : è special-
mente contrassegnata dallo sviluppo straordinario
della costola di mezzo delle sue foglie, e che
non fa lo zucco; coltivata negli orti; fornisce in
primavera certe erbucce che, sotto il nome di
bietola da erbucce, o bietola da zuppe, si adoperano
in cucina; e più tardi le cosidette costole, che si
mangiano acconciate con burro e cacio, alla maniera
dei cardi. La bietola rossa, o rapa rossa, si usa anche
come sostanza colorante del vino: si mangia anche
in conserva con aceto.
Barbabietola, sorta di bietola dalla radice grossa,
di sapore zuccherino, che si mangia in vario modo
e si adopera per estrarne zucchero; popolami.,
barba. Alcune varietà servono di foraggio; altre
usate in medicina per la loro azione emolliente.
- Barbabietola bianca, o bianco-rossa, o moscadella,
varietà a forma di pera, poco ingrossata, intera-
mente bianca. - Barbabietola di /Slesia, la più ri-
cercata dai fabbricatori di zucchero. - Barbabietola
gialla: ha la radice di forma variabile, spesso ap-
puntata ai due capi e in gran parte scoperta, la
buccia di un bel giallo dorato, la carne bianca, leg-
germente unta di paglierino negli strati più esterni,
tenera, di buon sapore. - Barbabietola rapa: ha la
radice tutta sprofondata nel terreno, talvolta con-
cava nella parte superiore, più raramente arroton-
data, di coior rosso porporino, a carne bianca, in-
tersecata da zone di un rosso più chiaro : é quella
BIETOLAGGINE
28y
della barba, quasi per aiitoiioinasia. - Barbabietola
rossa: si distingue per la radice rotoade^'giante o
bislunga cilindrica, sovente per metà fuori del suolo,
per la buccia di un rosso più o meno carico e per
la polpa bianchiccia, a zone di un bel color di
rosa, - Cicla, varietà di bietola. - Radice d'abbon-
danza, o radice di carestia, barbabietola da zuc-
chero.
Barbalo, il venditore di barbabietole cotte.
Bletolàg'grlne, bietolone. Detto a sciocco
Biétta. Detto a cuneo e a violino. - Pezzetto
di legno per assicurare l'invasatura di una nave
Biettone. Detto a mento.
Biffa. Istrumento di agrimensura: paletto,
pallina. - Specie di pertica.
Bifido. Di cosa divisa, o fessa, in due: veggasi
a dividere. - In anatomia, di quegli organi che
presentano una divisione longitudinale, congenita
o acquisita.
Bifólco. li contadino, l'agricoltore, che la-
vora il terreno col bue.
Biforcare, biforcarsi {biforcato, biforcatura).
Veggasi a dividere.
Biforcazióne (biforcatura). Detto a dirama-
zione e a dividere.
Biforcuto. Detto a dividere.
Bifcmie. Detto a forma. - Soprannome di
Bacco.
Bifosfato. Veggasi a fosforico acido.
Bifronte. Con doppia fronte. - Soprannome di
Giano.
Bigamia, bigamo. Detto a m,atrimonio.
Bigattiera. Detto a baco da seta.
Bigatto. Il baco da seta.
Bigello. Rozza e grossa sto/fa di lana.
BigemliiO. Veggasi a doppio.
Bigerógnolo. Detto a grigio.
Bighellonare {bighellonato). Girandolare, gi-
rellare.
Bighellone. Detto a girellare.
Bigherino. Specie di nastro.
Bighero. Detto a guarnizione,
Bigiccio. Detto a grigio.
Bigio. Di colore grigio.
Bigllardiere. Detto a biliardo.
Bigllardo. Veggasi a biliardo.
Bigllettaro, bigliettinaio. Chi vende bi-
glietti ad una stazione ferroviaria , all' ingresso
di un teatro, ecc.
Biglietto. Piccola carta, scritta o stampata;
breve lettera : viglietto, cartina, cartolina ; bigliet-
tino, vigliettino. - Cartoncino per entrare in un
teatro, per accedere ad altro luogo di spettacolo. -
Contrassegno di pagamento per chi viaggia in fer-
rovia, in tranivia, ecc. - Biglietto da visita, car-
tellino nel quale è impresso il nome di chi se ne
serve per lasciarlo alle case delle persone assenti o
per mandarlo come lettera, annuncio, breve co-
municazione, ecc. : carta da visita. - Biglietto di
banca, valuta cartacea, moneta di carta. - Biglietto
di Stato, il biglietto emesso dal governo. - Ticket,
voce inglese per biglietto, tessera.
Bigóncia. Detto a mastello.
Bigoncio, blgonciuolo. Veggasi a m,astello.
Bigotteria, bigottismo. Detto a bigotto.
Bigòtto (bigotta). Chi fa consistere la religione
nelle pratiche del culto; chi esagera in essa, per
fede superstiziosa e cieca: bealjno, beatina; be-
ghina, beghino; bigozzo, bizzoco, bizzoca, bi2zoco;
Bacchéttoncello, bacchettone ; baciapile, baciapolvere.
baciasanti ; biascianovene biascicapaternoslri, biascia-
mòccoli, biasciapaternostri eavemarie, biascicarosarì ;
beata, beatossa, beatina ; beatino, beatone ; capi-
torzolo, collotorto, collo torto, torcicollo o stropic-
cione; frataio frataiolo; gabbadeo, gabbasanti, graf-
liasanti; guardafeste; lustrapredelle; mangiamoccoli;
mangiaparadisi; paolotto, pappalardo; picchiapetto ,
pietista, pinzocliero, pinzochera; pretaio, pretaìòlo;
santcrello, santerellina; santiflcetur, santocchio, san-
tusse, santessa ; schiodacristi; spigolistra, spi.i^'olistro;
sputainferni ; stropiccione ; tutto Gesù e Madonne,
tutto crocefissi e Madonne, tutto santi e Madonne,
tutto Gesù e Maria. - Pivello, bigotto giovane.
Bigotteria, divozione malintesa ed eccessiva; qua-
lità (ii chi è bigotto: bacchettoneria, bacchettonismo,
bigottismo, bizzoccheria, chietineria, santocchieria. -
Santimonia, atti di santerello. - Untuosità, da un~
zinne, termine ascetico: « disposizione a sapersi in-
sinuare negli animi e persuaderli al bene di chi
predica la sacra parola »,
Esseì'e, fare il bigotto, andare, camminare a collo
torto, in aria compunta, da bigotti ; andare grat-
tando i piedi alle pitture ; andare a tutte le bene-
dicole; avere il collo torto e gli occhi bassi; bia-
scicare avemarie, paternostri, ecc. ; dare il lustro
ai marmi coi ginocchi ; fare il collo torto, fare il
santo, far lo spirituale; far da ilarione e torcicollo;
fare il pincone e il don Pilogio ; labbreggiar salmi e
schiacciare avemarie; parere il santusse; parere una
monachina infilzata; scoronciare, spaternoslrare,
snocciolar corone ; spirar tutto sagristia ; stare su
tutte le benedicole; tener gli occhi in molle e il
collo a vita e la nocca col petto sempre in lite.
Imbacchettonire, imbizzochire, divenir bigotto. -
Ci vuol altro che star a spremere i limoni quando
non c'è punto carità per il prossimo!, di bigotti che
stanno con ostentazione a mani giunte.
Bigutta. Detto a minestra.
Bilancella. Sorta di barca.
Bilancia. Istrumento per pesare, per verifi-
care un peso ; istrumento a leva, che misura una
forza mediante il rapporto con altra, di intensità
nota: libra, libbra; lance (poet.). - Bilancia gelosa,
quella che, per costruzione è sensibile al menomo
peso. - Giusta, falsa, bugiarda, esatta, infallibile, si
dice la bilancia in genere o secondo il suo fun-
zionamento; pigra, la bilancia non facilmente sen-
sibile, che stenta nel movimento; pari, quando non
pende né di qua, né di là, pesando. - Biìancetta,6
più comunemente bilancette, diminuitivo di bilancia
e bilance. D'ordinario, chiamansi così quelle bilan-
cette che tengonsi in una cassettina di legno, insieme
coi minuti pesi, onde pesare le monete d'oro, e an-
che le gemme. - Carico della bilancia, la somma
dei pesi di cui sono gravati i due piattelli, tra roba
e contrappeso. - Contrappeso, più comunemente
pesi, pezzi metallici, legalmente marchiati, i quali
in uno dei piattelli della bilancia si contrappongono
alla roba da pesare, posta nell'altro piattello. - Por-
tata, il maggior peso che una bilancia può misurare.
Bilancia a bilico, applicazione della bilancia ro-
mana, o stadera: i corjìi da pesare, generalmente
di grandi dimensioni, si pongono sopra, un piano
che, per mezzo di opportuno meccanismo, non si
abbassa. - Bilancia ad indice : strumento che serve
per piccolissimi carichi e per pesare le lettere. -
Bilancia a molla, strumertto, poco preciso, fondato
sul principio che l'allungamento di una molla ad
elica è proporzionale al peso che la stira. - Bilancia
a ponte: inventata da Quinteox. - Bilancia ealcola-
Prbmou — Vocabolario Nomenclatore.
19
290
tnce, strumento col quale si risolve meccanicamente
un'equazione. - Bilancia da bastimento, la più co-
mune delle varie denominazioni che si danno a una
Ijilancia i cui piattelli, invece di essere appesi alle
f-atenelle, e per ciò dondolanti, sono anzi posati e
sostenuti al disopra di ciascuna estremità del giogo. -
Hilancia delVorafo, o bilancia dell'oro, piccola bi-
lancia con la quale si pesano minuterie d' oro e
(l'argento, gemme, perle e simili, e anche monete
d'oro.
Bilancia d' induzione statica , istrumento che
serve a misurare la capacità induttiva specifica dei
dielettrici. - Bilancia d'induzione voltaica, istrumento
elettro-magn3tico col quale si può verificare se due
oggetti analoghi sono identici in peso, composizione,
ecc. - Bilancia di precisione, quella con la quale si
riesce ad avvertire nella verifica del peso anche
la differenza di un decimo di milligrammo: bilan-
celta, bilancina. - Bilancia di Roberval, bilancia or-
dinaria che presenta le parti essenziali disposte
diversamente che nella forma tipica. - Bilancia di
torsione di Coulomb, apparecchio col quale si veri-
ficano le leggi delle attrazioni e repulsioni elettriche
e magnetiche.
Bilancia docimastica, piccola bilancetta delica-
tissima con la quale, operando su tenui dosi, a
per ciò con piccolissimi pesamenti, si riconoscono
le proporzioni del vari componenti di una sostanza
Tav. XV.
BILANCIA
1, bilancia a sospensione; 2, bascule sospesa; 3, bilancia idrostatica; 4, bilancia aerotecnica; 5, pesa-lettere ;
6, stadera; 7, bilancia di Coulomb; 8, bascule automatica, per pesarsi seduti; 9, bilancia registratrice; 10, bi-
l.iiicia a catenelle; 11, bilancia con verricello e vagonetto; 12, pesa da bambini; 13, bascule; 14, stadera con
romano; 15, bascule automatica a quadrante.
minerale, specialmente metallica - Bilancia elettrica,
aiiparecchio col quale si misura 1' intensità della
corrente elettrica. - Bilancia idrostatica, quella che
sirve specialmente a determinare le più piccole
frazioni di peso e la gravità specifica dei corpi. -
Rilancia ordinaria, quella che misura la forza di
attrazione, che la terra esercita sui corpi: serve
quindi, funzionando generalmente per mezzo di
una leva di primo genere , a determinare il
peso dei corpi. - Bilancia romana, la stadera. -
Bilancia stradale, o di dogana, bilancia a bilico, di
grandi dimensioni.
Basculla, voce popolare e comunissima, dal frane.
bascule, per bilancia a bilico, • Libra, libbra, bilancia
di molti modelli, anche in forma di peso. - Saggio,
sagginolo, la bilancia delicatissima con la quale si
pesano le monete, le gemme, i metalli nobili. - Si-
dometro, bilancia da frumento.
Stadera o bilancia romana, semplicissima, formata
da un'asta o giogo, sorretta da un asse che è molto
vicino ad una delle sue estremità, alla quale viene
attaccato, mediante un uncino, il corpo da pesarsi.
Lungo il braccio più lungo scorre il contrappeso, di
valore noto. Si hanno stadere a contrappeso varia-
bile, a fulcro variabile, a libbre, a chilogrammi, a
mano, ecc. - Stadera in bilancia, quella che i bot-
tegai tengono sul banco, infissa in alto. - Stadera
romana, bilancia a bracci disuguali con cui si può
BILANHA -
pesare un grosso carico mediante un piccolo peso.
• Staderina, piccola stadera, stadera di piccola por-
tata, specialmente per usi domestici. - Staderona,
grande stadera. - Staderóne, quella grossa stadera
pubblica, ad uso commerciale, con "la quale, per
forza d'argani, di burbera o di verricello, si solle-
vano gli stessi carri col loro carico, del cui peso
fa la stima legale un pubblico pesatore. - Ago della
stadera, la parte del giogo dove si infila il romano.
- Braccio (della stadera) l'asta lungo la quale sono
segnate le tacche rappresentanti le varie unità di
misure. - Fusto d'una stadera, l'asta col romano. -
Romano, il contrappeso pensile, scorrevole nel
braccio della stadera: sagoma. - Staggio, bilancia
tàtta di quattro staggi incrociati. - Stilo, l'asta della
stadera. - Tacche, i tagli segnati con la lima longo
il braccio o stilo della stadera, corrispondenti ad
altrettanti determinati pesi di roba coi quali si
equilibra il romano. - L'indicare (i«Ua stadera . dare,
gettare, segnare.
Parti della bilancia.
Ago 0 giudice della bilancia, indice, linguetta,
specie di lancetta annessa perpendicolarmente alla
parte mediana e superiore del giogo, e la cui di-
rezione, se verticale fra le gambe della trutina, in-
dica l'equilibrio della bilanrcia ; se inclinata e diver-
gente, accenna il contrario. - Asse di sospensione,
fulcro prisma triangolare d'acciaio che mantiene il
giógo sulla colonna. - Bilico, il punto, intorno al
quale la bilancia oscilla. - Braccio, ciascuna delle due
parti (brcu^cia, bracci) del giogo comprese tra il col-
tello di mezzo e i due coltelli estremi di sospensione.
■ Braccio di leva, ciascun segmento della verga
compreso tra il fulcro e una delle forze. - Cam-
panella, anello a cerchietto metallico, girevole entro
un foro che è nella testa della trutina. Mediante
codesta campanella, la bilancia si tiene sollevata
con la mano da chi sta pesando, quando essa non
sia sospesa all'appiccagnolo. - Catenelle^ le tre ca-
tene di Alo metallico, per lo più d'ottone, per le
quali i piatti sono sospesi alle estremità del giogo,
- Colonna, l'asse che, posando su solida base, sostiene
tutta la bilancia. - Couelli, due piccoli prismi triango-
lari, d'acciaio, che attraversano il giogo alle due estre-
mità. - Gambe, le due spranghe parallele della trutina.
Giogo, l'asta metallica posata orizzontalmente so-
pra la colonna e alle cui estremità sono adattati
uncini che reggono le catenelle a cui sono attaccati
i piatti. - Lenti, i due ingrossamenti del giogo da
ambe le parti, intorno al perno, si per fortezza e
si perchè il giogo e l'ago non treghmo contro la
trutina. - Leva, verga rigida e inestensibile avente
tre punti particolari: la potenza in un estremo,
la resistenza all' estremo opposto, e il terzo, inter-
medio ai due primi, detto fulcro o punto d'appoggio.
Occhi, i due fori nella parte interiore della trutina,
dentro i quali é il perno del giogo. - Perno o pernio,
corto asse di acciaio, fermato traversalmente alla
metà del giogo, e le cui estremità entrano e girano
negli occhi della trutina. - Perno o bilico della bi-
lancia, corto asse d'acciaio fermato attraverso alla
metà dell'asta, nella parte inferiore della staffa. -
Tagliente (del perno), la parte inferiore di esso, an-
golosa, assottigliata, onde diminuire lo slregamento. -
Piatti, piattelli, piattini, gusei, coppe, lance, i due vasi,
in uno dei quali si pone la cosa da pesarsi, nel-
l'altro il contrappeso, (Tr valore noto. - Staffa della
presunzione o previsione; presunzione contabile.
BILANCIO
S9I
bilancia, le due spran^hette che tengono in mezzo
l'ago. - Trutina, specie di stafla formata da due
spranghette di terrò, parallele, le quali prendono
in mezzo l'ago e le due lenti del giogo; negli oc-
chi della trutina é sostenuto il perno della bilancia
0 il braccio della' stadera. - Testa della trutina, la
parte suoeriore della medesima cui è annessa la
campanella. - Uncini, due gancetti coi quali le ca-
teoelle dei piattelli si appendono a ciascuna estre-
mità del giogo.
Appiccagnolo, appiccatoio^ gancio o bracciuolo, o
checchessia d'altro, a cui si tenea sospesa la bilancia,
la stadera, o altra cosa. - Bilico, il punto intorno
al quale la bilancia oscilla. - Sferzino, sorta di corda
attaccata alla rete delle bilance.
Maneggio della bilancia. - Altre voci.
Adeguare, equilibrare, contrappcsare, bilicare. -
Bilanciare, per pesare checcessia con la bilancia, e
verbo disusato. - Bilicare, mettere, tenere in equi-
librio la bilancia, la stadera. - Dare il tratto alla
bilancia, farla salire. - Dare il tratto o il tracollo
alia bilancia, fare che il peso vada da una parte. •
Dar l'archetto alla bilancia, ìiTlìTh perchè trabocchi.
- Essere, stare in bilancia, dicesi del disporsi in
equilibrio i due piattelli, ugualmente caricati. - Pe-
sare (pesamento, pesata), riconoscere la gravità di
un cor^o per mezzo della bilancia. - Tracollare, ca-
dere d equilibrio, il perdere che fa la bilancia, la
stadera, l' equilibrio per aggiunta di peso da una
parte. - Tracollo, tratto della bilancia, il perdere
l'equilibrio che essa fa, per aggiunta di roba o di
contrappeso, nell'uno e nell'altro dei due piattelli. -
- Verificare, constatare se la- bilancia e giusta.
Bilanciatore, bilanciatrice, chi o che bilancia. -
Staderaio, fabbricante di stadère é d'altre bilancie:
bilanciaio ; nell'uso, fabbricante di pesi e misure. •
Bilancia. Traversa della carrozxa. • Sorta di
rete.
Bilanciare {bilanciato). Pesare con bilancia,
- Mettere in equilibrio. - Mettere in bilancio. -
Ponderare, considerare bene.
Bilanciere. Parte della macchina, - Mecca-
nismo per fare impronte sulla carta, nel legno o
in qualche metallo.
Bilancino. Il cavallo che si attacca alla bi-
lancia della carrozza. - Asticciuola del carro.
Bilancio. Il prospetto contabile che rappresenta
lo stato attivo e passivo di \xn'am^'ministr azione f
pubblica 0 privata: conteggio, conto, rendimento
generale di entrata e di uscita in un "tempo deter-
minato, che si fa- per conoscere o riconoscere il
totale dei debiti e elei crediti ; il pareggiarsi di tali
partite, nell' uso detto appunto pareggio. Neil' am-
ministrazione dello Stato ha il proprio bilancio ogni
ministero: qn'mdi, bilancio della guerra, della ma-
rina, dell' istì-uzioue, ecc.
Bilancio di assestamento, quello che si fa dopo il
bilancio di competenza, come rettifica e complemento.
- Bilancio consuntivo, il quadro delle entrate e delle
spese realizzate durante un esercizio ultimato: bi-
lancio effettivo. Gli tien dietro quello di assesta-
mento, che ne legittima la diflerenze. - Bilancio ge-
nerale, il rendiconto generale della situazione eco-
nomica e morale di un' amministrazione fatto a
mezzo, di contronti e con la esposizione di bilanci
consuntivi e preventivi. - Bilancio preventivo, qua-
dro dei redditi e delle spese, "come si prevedono al
principio di un esercizio finanziario: presuntivo, di
292
BILANCIO — BILIARDO
previsione amministrativa, calcolo della spesa.
Preventivare, lare il preventivo.
Bilancio supplettivo, quello delie spese non com-
putale nel bilancio ordinario..
Attivo, attività, in un bilancio, quanto rappresenta
le entrate, i redditi, i prodotti, gli utili, ecc. - Avanzo,
gli utili provenienti da un bilancio. - Capitolo, la par-
tita nei bilanci ufficiali. - Categoria, divisione del
bil.mcio, comprendente un certo numero di partite. -
Disavanzo, l'eccedenza del passivo sull'attivo in un
bilancio: deficit, spareggio. - Entrata, la parte at-
tiva del bilancio. - Entrate ordinarie, quelle origi-
nate da cause permanenti e divise in fisse e varia-
bili (queste e quelle inscritte nel bilancio in capi-
toli distinti). - Entrate efiettive: quelle comprendenti
i redditi patrimoniali, i contributi, i rimborsi e i
concorsi, le entrate diverse. - Movimento di capitali:
partita comprendente la vendita di beni, 1' affran-
camento di canoni, la riscossione e l'accensione di
crediti, J'estinzione di debiti, ecc. ; in complesso, le
entrate e le spese che influiscono sul patrimonio,
aumentandolo o diminuendolo.
Pareggio, il pareggiarsi nel bilancio consuntivo le
entrate e le spese,rattivo e il passivo : assestamento,
assetto del bilancio; equilibrio del bilancio, delle
fartite. Esservi pareggio: batter pari (dei conti, dei-
entrata e dell' uscita). - Partita, nota di debito o
di credito. Partita dell'avere, l'entrata; pirtita del
dare, Y uscita. - Partita di giro, compensazione di
debiti e di crediti liquidi ed uguali fra due corri-
spondenti ; entrate e spese figurative che si com-
pensano tra loro. - Articolo, numero d'una partita. -
Passivo, passività, quanto rappresenta le spese, le
perdite avute, subite. - Residui attivi e passivi, par-
tite, conti riportati da un bilancio precedente.
Spese d'ordine, quelle che hanno corrispondenza
con qualche attività stanziata nel bilancio d'entrata. -
Spese improduttive, locuzione neologica eufemistica,
usata nel linguaggio della politica e del giornalismo,
per significare i due bilanci della guerra e della ma-
rina. - Spese obbligatorie, quelle riflettenti un ser-
vizio che non comporti alcuna eccezione di ritardo
nel prendere impegni o dilazione di pagamenti. -
Uscita, la parte passiva, della spesa. - Voce, parola
del linguaggio amministrativo: l'unità elementare
nella quale viene diviso, discusso ed approvato il
bilancio di un'azienda pubblica.
Accertamento, verificazione, verificamento delle
condizioni di un bilancio ; cerziorazione, consta-
tazione. Accertare (accertato), fare l'accertamento.
Assestamento, il mettere un bilancio in ordine, in
regola, in pareggio. Assestare (assesto), fare l'asse-
stamento. - Discussione del bilancio, Y esame dei
conti, specialmente tatto in un Consiglio Comu-
nale, alla Camera dei deputati (veggasi a Far-
lamento) e in ogni pubblica amministrazione. - In
sede di bilancio, durante la discussione del bilancio,
- Esercizio provvisorio del bilancio, quello accordato
dal Parlamento al governo, o dall' autorità tutoria
ad un'amministrazione soggetta al suo controllo, di
regola in base al bilancio da approvare. - Revisori
del bihneio, i delegati a constatarne l'esattezza.
Stanziare in bilancio: stabilire una somma per una
data spesa.
Bilancio. Modo di movimento.
Bilaterale. Forma di contratto.
Bile (biliare, bilioso). Umore che si secerne nel
fegato e che, entrando in giusta proporzione nel
duodeno, ha potere digerente, neutralizzando il chimo
ed agevolando l'assorbimento intestinale; acqua gialla,
sputo nero; fiele, fele, telle. - Biliare, che ha
rapporto con la bile e con i suoi organi produttori
ed escretori: acido, calcolo, colica, pigmento, ecc.
Bilioso, che abbonda di bile o da essa è prodotto:
malattie biliose, quelle contrassegnate da abbonanzda
di bile; temperamento bilioso, quello contraddistinto
dal color bruno od olivastro della pelle, dai capelli
neri, dal corpo asciutto, ecc - Cistico, che appar-
tiene alla vescica della bile (arteria, calcolo, vena,
ecc.). - Colelogia, trattato della bile.
Bile cistica, quella addensata che si raccoglie nella
cistifellea. - Bile epatica (designazione antiquata),
la bile, che, separata dal fegato, scende nel duodeno.
- Fiele, bile, specialmente quella degli animali.
Apparecchio biliare, vie biliari, l'insieme delle parfi
che concorrono alla secrezione e alla escrezione della
bile. - Cistifellea, serbatoio membranoso che riceve
la bile segregata dal fegato. - Condotto coledoco: canale
che serve a versare nel duodeno la bile. - Condotto
epatico, condotto cistico: canali che servono alla bile
per giungere nella vescicola biliare. - Fegato, viscere
destinato alla secrezione della bile. - Sacco della
bile, la vescica del fiele, vescicola biliare, o cistifellea.
Acolia, soppressione o notevole diminuzione della
secrezione biliare. - Atrabile, alterazione della bile.
- Cacocolia, alterazione della bile. - Calcoli biliari,
corpi solidi che si formano per precipitazione nella
cistifellea e qualche volta anche nei condotti biliari
grandi e piccoli: risultano di pigmento biliare com-
binato con altre sostanze : coleliti. - Colelitiasi, dal
greco, formazione di calcoli biliari. - Colepoiesi, ab-
bondante secrezione di bile. - Melancolia, altera-
zione della bile, che da Y ipocondria. - Oligocolia,
povertà di bile. - Iravasamento, travaso, abbondante
escrezione di bile. - Scaricare il fegato, provocare
molta secrezione biliare.
Acido ammonifellico, prodotto che si riscontra
nella bile quando la si lascia per molto tempo,
esposta all'aria. - Bilicianina, pigmento molto simile
aWindaco azzurro, prodotto dall'azione del cloro-
formio sulle materie coloranti della bile. - Bilifucsinaf
pigmento che si prepara dai calcoli biliari bruni.
- Biliprofina, materia colorante verde-nerastra, che
si forma nella bile dopo la morte, per decomposi-
zione o ristagno. - Bilirubina, il più importante dei
pigmenti biliari. - Biliverdina, prodotto di ossida-
zione della bilirubina. - Coleina, prodotto di alte-
razione, colorato, che si ricava dalla bile. - Taurina,
sostanza scoperta nella bile del bue.
Antìbiliare, antibilioso, rimedio contro l'eccessiva
secrezione della bile. Cosi il rabarbaro, l'aloe, la
podofillina, revonimina,isalidi sodio, ecc -Colagògo,
aggiunto di purgante che ha virtù di promuovere
l'evacuazione della bile.
Bile. Collera, ira, stizza.
Bilenco. Sbilenco, storto.
Bilia. Buca del biliardo.
Biliardiere. Chi nota i punti al biliardo.
Biliardo. Giuoco (anche il mobile, la tavola, su
cui si giucca) che si fa con palle d' avorio, sopra
una tavola quadrilunga, coperta di panno verde,
chiusa da sponde imbottite. - Biliardino, piccolo
biliardo. - Biliardo francese, il biliardo senza bilie.
- Trucco, sorta di biliardo, ma più lungo, con mag-
gior numero di bilie o buche: giuocasi a stecca, a
mazza e anche a mano, per lo più con otto palle
e un pallino. Anche, speciale biliardo del secolo
XVIII, senza buche: per giocare con buona fortuna,
occorreva conoscerne il segreto. - Biliardaio, chi
fabbrica biliardi e trucchi.
BILIARDO-
293
Parti della tavola di biliardo e annessi.
► Bilie, le sei buche del biliardo contro la battuta
delle mattonelle, una per ciascun angolo del bi-
liardo fbilie d'angolo) e una nella metà di ciascun
lato di fianco (bilie di mezzo). - Borsa, sacchetta, tasca
(di metallo o d'altro), adattala all'apertura estrema
delle buche del biliardo, perchè vi caschino le palle,
quando i giuocatori ve le spingono, e non vadano
a terra. - Colonnini, i piedi del biliardo, non meno
di sei, talora otto, e sul quali é fermata la fascia:
gambe. - Conduttore, canaletto di legno, alquanto in-
clinato, che ricorre sotto le due più lunghe mattonelle
del biliardo, al di sotto di tutte le bilie, per rice-
vervi le palle che vi cadono e ricondurle tutte in
una sola bilia di angolo: si evitano cosi i troppo
lunghi e treqtienti giri che dovrebbe fare il pallaio
per rimetterle sul piano del biliardo. - Corda, la
linea che s'immagina tirata, da mattonella a matto-
nella, ai due quarti di cima e di fondo del biliardo,
al di là della quale linea deve stare chi siacchita o
s'imposta per battere la palla dell'avversario, - Fasria,
sodo telaio di legno, fermato ai colonnini, e sul
quale sono inchiavardate le mattonelle.- Gwancta/e^o,
piccolo cuscinetto, fatto del panno medesimo del
biliardo, o consimile : serve aa ammortire il colpo
della palla quando cade nella buca o bilia.
Lati di battuta, testale, i due lati minori del bi-
liardo. - Lati di fianco, i due Iati più lunghi. - Mat-
tonelle, le quattro sponde di legno che cingono a
squadra i quattro lati del biliardo. - Battuta, la
parte interna, imbottita, delle mattonelle. - Mosche,
0 punti, le tre piccole marche incollate nel tappeto
del biliardo. - Panno, tessuto di 4ana verde, ben
cimato, ben ritosolato, che ricopre il prato, o piano,
e le mattonelle. - Prato, tutto il piano verde com-
preso tra le quattro mattonelle del biliardo e sul
quale si effettua il giuoco : piano. - Telaio, il le-
gname commesso in quadro e sorretto da zampe,
nel quale poi si incastra il piano,
Pcule, sfere d'avorio, rotondissime, di circa tre
dita di diametro: percosse con la stecca, sul prato,
si urtano, si riurtano, si riflettono, per venire in-
fine a toccarsi in determinati modi, o essere cac-
ciate nelle bilie. - Pallino, la palla più piccola.
Birilli, ì cinque piccolissimi rulli di legno d
d'avorio, fatti al tornio, che si pongono ritti nel
mezzo del biliardo, in quadrato, uno di essi net
centro, a tal distanza che la palla passi con preci-
sione tra l'uno e l'altro: gagliossi, rocchetti, zoni.
- Filane, i tre birilli posti in fila, ad ugual distanza
uno dall'altro, sull'asse maggiore del prato o piano
del biliardo: fila di mezzo. • Priore, il più grosso
dei birilli.
Stecca, asta di legno, ben liscia, lunga poco più
di due braccia, di forma leggermente conica, con la
quale il giuocatore spinge la palla. - Steccacela,
stecca rozza, o non ben fatta, o disadatta. • Stec-
china, di stecca bella, leggiera e buona. - Stecca
lunga, steccone, quella lunga circa il doppio del-
l'ordinaria e adoperata per giuocare una palla alla
quale comodamente non si arrivi con la stecca mezzo
lunga. - Stecca mezzo lunga, quella che ha una lun-*'
gbezza media tra la stecca ordinaria e la stecca
lunga. - Mazza, specie di stecca a culatta corta,
Siana, ripiegata ad angolo ottusissimo, per comodo
i farla strisciare con la roano sul prato del biliardo,
e spingerla contro la palla che si vuol percuotere. -
Ponte, ponticino, stecca terminata in an semidisco
di legno 0 di metallo, nella cui parte convessa
sono alcuni incavi semicircolari, sull'uno o sull'altro
dei quali, secondo che torna meglio, il giocatore
appoggia l'estremità sottile dello steccone, affinchè
questo non brandisca nell'aggi uslare il colpo. - Calcio
della stecca, la base della culatta. - Culatta, la parte
posteriore. - Cuoio, piccola girellina di cuoio che
s'attacca in cima alle stecche per regolare la dire-
zione della palla. - Punta, la parte più sottile della
stecca, mozzata in piano e coperta con un egual
disco di cuoio. - Colpo, l'impulso dato con la slecca
alla palla, e l'effetto che ne risulla.
Cartella, specie di quadro di legno, appeso al
muro nella stanza da biliardo, attraversato da fil»
metallici paralleli, in cui sono infilate più pallot-
tole di legno, di vario colore, con numeri che vi
corrispondono, per notare i punti e le partile in
giuochi più complicati, pei quali non basterebbe la
cartellina. - Cartellina, assicella bucherata e ma-
nicata, tenuta in mano dal pallaio, il quale con un
bischereilo, che si pianta nei vari buchi presso
corrispondenti numeri progressivi, segna i punti
successivamente fatti^ dai giuocatori. - Caselle, car-
tellini, piccoli regoletti di legno che fanho parte
delle cartelle, sui quali sono segnati gli occhi per
il giuoco della corda, e che si unno scorrere per
mezzo di un pioletto o piccolo manico al di qua
e al di là di un'assicella che passa al disopra
della loro serie. - Occhio, i tre segni tondi che si
fanno nelle caselle o rartellini del giuoco della
corda e che si coprono con l'assicella, facendoveli
scorrere entro o uscirne fuori, a uno per volta,
quando il giocatore perde una bilia -{perdere un
occhio; ecc.).
Giuochi, colpi, tiri.
Battifondo, giuoco nel quale uno sfida al giuoco
delle bilie più persone, ciascuna delle quali deve
giuocare con lui. • Bazzica, modificazione al giuoco
de' birilli: il giocatore, per vincere, non deve oltre-
passare una prestabilita somma di punti. - Birilli,
il giuoco che si fa coi birilli, allo scopò di farli
cadere spingendovi la palla dell'avversario. ♦ Ca-
rambola, nome comune a tutti quei giuochi che
consistono principalmente od unicamente uel far
cxiramboli, o carambole, cioè toccare con la propria
palla due altre palle con un tiro solo. - Carambola
francese, giuoco che si fa con due palle bianche
e una rossa, e consiste nel colpire con la propria
palla prima l'altra palla bianca, avversaria, quindi
la rossa. - Carambola italiana, giuoco che si fa con
due palle e un pallino: consiste nel far caram-
boli sul pallino e nel far bilia con la palla avver-
saria. - Carambola russa, giuoco che si fa con
cinque palle e consiste nel far caramboli e nel far
bilie. - Carolina, giuoco che si fa con cinque palle
ed è la combinazione dei due giuochi birilli e ca-
rambola. - Corda, giuoco che consiste nel mandare
tre volle, o più, secondo il fissato, la palla degli
avversari nella bilia: pulla. - Geometria, specie di
giuoco in cui le palle si fanno correre sui prato
con le mani, invece che con la stecca. - Parigina, il.
giuoco dei birilli, non a partita, ma nel quale ogni
tiro è indipendente: ogni giuocatore, volta per volta^
guadagna o paga a seconda dell'esito di ciascun
tiro. - Poule (frane; gara ital.), giuoco nel quale
ogni giuocatore sborsa una quota stabilita, e la somma^
va al vincitore.
Acchito, atto col quale un giuocatore di biliardo
manda in un dato punto la palla e il pallino, perchò
294
BILIARDO
eu essi l'avversario incominci il giuoco. Dicesi anche
della posizione stessa data cosi alla palla e al pal-
lino. - Calcio (tirare di calcio), il tiro col cjuale
si ottiene che la propria palla incontri rav\'ersaria,
dopo essere stata spinta contro almeno una delle
mattonelle. Dicesi anche: tirare di rimbalzo, di
mattonella, di briccola, di schia-ffo, di storno, per
istomo ; prendere per di diètro. • Carambolo, il
battere con la propria palla, con un solo colpo, suc-
cessivamente due palle. Carambolata, il tiro di
carambolo. - Raddoppio, il tiro pel quale la palla,
epinta ad incontrare una delle mattonelle sotto un
(lato angolo, torna indietro con un angolo di rifles-
sione uguale all'angolo di incidenza.
Rientro, tiro per cui si prende di scancìo con la
nostra la palla dell'avversario. - Rimpallo, il rin-
contrarsi della nostra e della palla dell' av\'ersario,
ribattendosi insieme e stornando il giuoco. - Rin-
quario, il tiro col quale la paHa avversaria è spinta
consecutivamente contro tre mattonelle. - Rinterzo,
il tiro col quale la palla avversaria è spinta con-
secutivamente contro due mattonelle. - Rovescio,
raddoppio speciale che ebbe questo nome dalla
reciproca, posizione delle palle. - Scazzata, tiro
riuscito bene a caso, non per merito del giuo-
catore : struga. - Striscio , quel tiro per cui si
cerca, ttatténdo la palla dell'avversano, di farla
quasi -Strisciare sulla mattonella lunga perchè poi,
ribattendo su un lato della mattonella corta, venga
giù a dar ne' birilli. - Traversino: si fa tirando il
raddoppio delle mattonelle lunghe (far percorrrere
alla palla due volte il biliardo).
Acchitare, acchitarsi, fare prendjere l'acchito. -
Aggiustare un colpo, tirarlo bene. - Alzare, stac-
care : si'dice delle palle quando- sono a qualche
distanza dalle mattonelle. - Ammazzare^ togliere
altri di giuoco prima che termini la partita. - Andar
sui birilli, far cadere i birilli con la propria e non
con la palla dell'avversario, e perdersi. - Attaccare,
si dice della palla o delle palle quando sono ap-
poggiate alla mattonella.
Battere, tirare, giuocare contro uno; anche, col
pire con la propria la palla dell'avversario. Batti'
tore, chi batte; battuta, il colpo menato; ribattuta,
la risposta al colpo; - ■Carambolare, fare carambolo,
caramboli. • Dare il giro, l'effetto alla palla, spin-
gere la propria palla con un colpo e in punto tale
che essa, dopo l'urto con l'avversaria, giri so se stessa,
correndo quindi per una direzione diversa da qiieUa
che le sarebbe stata imjwsta dal colpo normale, -
Dare la grotta, far descrivere alla palla una curva,
perchè possa evitare l'incontro con altra palla, o
cansare i birilli o il pallino. - Dichiarare il tiro,
precisare il tiro che -si vuol fare. -Essere in palla,
essere impostati pel buon tiro. - tar bilia, mandare
nella bilia la palla delPavversario. - Far bilia con
la tua, mandare in bilia la propria palla e perdersi.
• Fare il ponte, disporre sul piano o sulle matto-
nelle la mano sinistra in modo da fare, con essa
éTcoI pollice rivolto con la punta verso il lato destro,
tua. specie di piccolo ponte sul quale posi e possa
scorrere la slecca sì agevolmente da poter menare
il colpo. - Fare il "violino (scherz.), faftì il ponte.
- Far la bella^ l'oltima partita. - Far saltare la
palla, il pallino, far uscir fuori dalle mattonelle,
con un colpo, la palla dell'avversario o il pallino.
• Fare steccaccia, non pigliare in pieno la palla
con la stecca, cosi che questa rende suono come se
6i scheggiasse, e l? palla devia: far cecca, cilecca,
fare un papioo.
Fare una biliardata, una partita al biliardo.
Fare un blocco, un bel blocco, spingere direttamente
e con un bel colpo la palla dell'avversario nella
bilia: far bilia di stianto.
Fare un papino, non raggiungere, o per defi-
cienza di coJpo 0 per cattiva impostatura, con la
propria la palla a\-versaria. - Fare un tiro, pren-
dere la palla avversaria in modo che si guadagnino
dei punti. - Frisare, cogliere la palla avversaria di
scancio ed imprimerle una direzione obliqua.
Impallare, fare in mod'o che fra le due palle
avversarie sia 'in mezzo ui> ostacolo, rappresentato
quindi o dai birilli o dal pallino o da altra palla,
che non possa essere battuta. - Impostarsi, mettersi
con la persona' in atteggiamento da poter tirare. •
Morire, escire di gioco per aver perduto. - Perdersi,
colpire la palla a\'\'ersaria cosi malamente che la
propria o vada in bilia o atterri birilli, facendo
punti che vanno. a vantaggio dell'avversario. - Pi-
gliare a fare, prendere a lare un tiro per un altro
giuocatore. — Prendere, non prender palla, colpire
o non colpire con la propria la -palla dall'avversario.
- Prendere la palla di seguito, tirare in modo che
la propria palla, dopo l'incontro con l'avversaria, la
segua, a qualche distanza, nella sua direzione. *
Prendere mezza palla, colpire con la propria la metà
destra o sinistra della palla dell'avversario. - Pren-
dere palla piena, colpire proprio nel mezfo con la
propria la palla dell'avversario.
Raddoppiare, far il tiro del raddoppio. - Rendere,
della mattonella, del biliardo, quando respinge bene
le palle. - Rimpallare, il ribattersi che fanno in-
sieme due palle. - Rinquartare, fare il tiro del
rinquarto. - Rinterzare, fare il tiro del rinterzo -
Rizzare i birilli, disporli sul piano del biliardo nel
modo voluto dai diversi giuochi. - Saltare, colpire
la propria palla con la stecca in modo che vada a
toccare la palla dell'avversario, saltando o i birilli
o il pallino interposti. - Sballare, oltrepassare, nei
giuochi di bazzica, il numero prestabilito dei punti
e perdere quindi la partita. - Sbiliardare, colpire la
palla dell' avversario in modo che tanto questa
quanto la palla del battitore percorrano un certo
spazio a contatto l'una dell'altra. • Sbloccare, di
palla che, spinta con forza nefla bilia, rimbalza
fuori. - Scrivere, scrivere una lettera, dicesi, scher»
zando, di colui che, essendo attaccato, é costretto à
tenere la stecca quasi a piombo sulla propria palla
per tirare il colpo. - Schisare la palla, prenderla di
schiso, di iato. - Sdraiarsi, il^distendersi con la persona
sul biliardo che- è concesso al battitore, purché con
il piede tocchi il pavimento. - Sfondare il panno,
stracciare con la punta della stecca il panno de)
piano. - Spallare, della palla che rimane scoperta
ai colpi deir avversario. Rimanere spallato, del
giuocatore la cui palla ha spallato. - Stornare, della
palla del battitore che, dopo colpito quella awer*
saria, torna indietro.
Tenere in corda, fare slare in corda, impedire al
giocatore avversario, che sta per battere, di uscire
con la persona dallo spazio compreso fra i prolun-
§ amenti delle mattonelle lunghe e curare che, prima
i menare il colpo, disponga la sua palla, se prima
questa non era in giuoco, dentro lo spazio se-
gnato sul piano del biliardo, • Tirare, colpire
con la stecca la pronpria palla in modo che vada
a battere quella dell avversario. - Tirare ad attac^
care, in modo che la palla dell" avversario ri-
manga aderente alla- mattonella. - Tirar d'incastro,
o l'incastro, fare in modo, nei casi in cui la palla
BILIARE — BIOLOGIA
295
avversaria è a poca distanza da un angolo, che la
propria la colpisca dopo essere penetrata fra quella
e iangolo: é quindi una forma speciale di calcio.
Pieni., sponda e palla. - Tirare di mattonella, tirare
in modo che la propria palla, prima di colpire
l'avversaria, tocchi una delle mattonelle. • Tirar
di schiaffo, batter torte la palla nella mattonella
lunga per colpire di scanclo quella dell'avversario.
- Trovare, non trovare il colpo, spim^ere, o meno,
la propria palla con la forza e nel punto richiesti
da un dato tiro, perchè esso possa riuscire. -
Vincere stilla stecca (nei giuochi di biliardo con-
venuti in modo che il battitore ceda il cam[)0
all'avversario solo quando tiri un colpo senza gua-
dagnar punti), il vincere senza che l'avversario abbia
potuto intervenire nella partila.
GlUOCATORI,. PARTITA, CHI TIEN GIUOCO, ECC.
Avversario, chi fa il gioco contro di noi. - Com-
pagno, chi, per nostra scelta o datoci dalla sorte,
giuoca non contro noi, ma insieme con noi
contro altri due, nella partita 3i quartetto. - Mortale,
chi, nel giuoco della corda, ha perduto due bilie;
morto, chi le ha perdute tutte e tre. - Pestello, pi-
stello, sverijinato, chi nel giuoco della corda ha per-
duta una bilia. - Veì-gine, chi nel giuoco non ha
perduta alcuna bilia.
Partita, l'insieme dei tiri che si fanno per gua-
dagnare il numero di punti stabilito per vincere. -
Punti, i numeri che si segnano a favore dell'uno
o dell'altro giuocatore: detti buoni, quando vinti; il
contrario di perduti. Un numero prestabilito di
punti costituisce la partita. - GiVo, nell'uso, l'alter-
iiarsi dei giuocatori tra loro, da partita a partita.
- Quartetto, qualsiasi partita giuocata in quatti'o,
due contro due. - Rivincita, una seconda partita,
che è quasi come una controprova della prima.
Biliardiere, chi tiene il giuoco pubblico del bi-
liardo, 0 vi sopravvede. - Biscazziere, chi segna i
punti dei giocatori, porge le palle, rimette su i bi-
rilli, ecc. ; contatore, marcatore, raarchiere, segna-
tore. - Pallaio, chi allestisce il biliardo, dà le palle
ai giuocatori, ne segna i punti e le perdite, risolve
i dubbi, ecc.
Biliare. Detto a hile.
Bilicare (bilicalo). Detto a equilibrio.
Bilico. Veggasi a equilibrio e a j>erno»
Bilingue. Detto a lingua e a verità.
Bilione. Veggasi a milione.
Billorsa. Mostro favoloso.
Bilioso. Detto a bile e a ira.
Bilirubina, biliverdina. Detto a bile.
Billèra. Scherzo, burla.
Billo. Il tacchino.
Bilobato. Termine di botanica.
Bilobitl. Detto a fossile.
Bilustre. Veggasi ad età.
Bimba, bimbo. Bambina, batnbino.
Bimano. Detto a mano e a scimmia.
Bimèmbre. Di doppie -membra. - Sorta di
vite.
Bimensile. Detto a mese.
Bimestre (bimestrale i. Veggasi a m,e8e.
Bimetallismo, bimetalUstl. Veggasi a mo-
neta.
Blmòlle (bemolle). Termine di musica.
Binaria. Detto a matematica, a chimica.
Binario. Detto a numei'o e a rotaia.
Binato. Veggasi a colonna e a gemello.
Binda. Sorta di gru.
Bindolare (bindolato). Trarre in inganno.
Bindoleria, bindolo. Imbroglio, inganno.
Bindolo. L'arcolaio. - Sorta di macchina.
per attingere acqua, inafjiare, vuotare un canale.
un /'0.S.S0 e simili.
Binòccolo, binòculo. Detto a cannocchiale.
Binocolo. Veggasi a fascia.
Binomla. Detto ad equazione.
Biòccolo (bioccoluto). Piccola particella di tenw.
- Piccola falda di neve.
Biochimica. Detto a chimica e a biologia.
Biog^rafla (biografico, biografo). Narrazione dell:i
vita di una persona: notizia biogralica, descrizioii''
della vita; cenno biografico; nota dello stato di
servizio. - Biografico, che si riferisce a biografia. •
Biograficamente, nei riguardi della biografia, da bio-
grafico.-i?to^ra/b, chi scrive la vita di una persona.
Antropografia, scritto intorno a un uomo: biogra-
fia. Le antropografie possono essere di più maniere
etopie, caratteri, profili, tdolopee. - Autobiografia, bio-
grafia di una persona scritta da essa stessa: me-
morie, memorie autobiografiche. Autobiografico, di
autobiografia.
Biolca. Una misura per terreni, usata nel
Veneto.
Biologia. L'insieme delle scienze che studiano
i corpi viventi: questo il significato della parola
considerata in tutta la sua estensione. In senso ri-
stretto, scienza a sé che studia la materia vivente,
trascurando le ferme speciali che questa ha assunto.
- Biologicamente, nei riguardi della biologia, degli
esseri viventi : biologico, che si riferisce alla bio-
logia; appartenente alla ritti. - Biologo, chi edotto,
in biologia 0 professa la biologia.
Biochimica, parte delia biologia che analizza
chimicamente la materia vivente. - Biofitologia, parte
speciale della biologia, che studia il fenomeno della
vita nelle piante : biologia vegetale. - Bionomia, la
parte della oiologia che ricerca e formula le leggi
che governano i fenomeni biologici. - Biopsia,
esame istologico dei tessuti viventi. - Bioscopxa,
l'osservazione dei fenomeni biologici. - Biozoologia,
parte speciale della biologia che studia il fenomeno
della vita degli animali: biologia animale.
Biologiche scienze, tutte quelle che hanno per og-
getto lo studio degli esseri viventi. Oltre le già indi-
cate : morfologia, embriologia, fisiologia, ecc.
Forme e funzioni principali
della materia organica.
Protoplasma, 0 sarcode, la sostanza che forma il
substrato fondamentale di ogni essere vivente : que-
sta combinazione di sostanze diverse, albuminoidi,
con l'acqua, dall'aspetto mucillaginoso e gelatinoso,
segna il passaggio della jnateria dalla sua primitiva
condizione di equilibrio statico a quella ai equili-
brio dinamico. - Plastiduli, i primi elementi orga-
nizzati risultanti dalla divisione del protoplasma.
- CeUlula, elemento organizzato, più complesso dei
plastiduli, che vive a sé e costituisce i pratisti 0
vive in unione, in società con altri elementi consi-
mili, e dà origine agli animali e alle piante.
Pratisti, gruppo di esseri viventi, costituiti da
una sola cellula, non ascrivibili né alle piante, né
agli animali. - Animale: biologicamente, rappre-
senta i diversi assestamenti presi dalle cellule
animali unitesi in simbiosi. - Fianta: biologicamente.
290
BIOMAGNETISMO
BIRBONE
rappresenta i diversi assestamenti presi dalle cellule
vegetali unitesi in simbiosi. - Simbiosi, fenomeno
per il quale elementi organizzati, più o meno com-
plessi, originariamente simili, convivono per reci-
proco aiuto nella lotta per la vita. - Evoluzione^
fenomeno per il quale un organismo si sviluppa e
si modifica per resistere sempre meglio contro le
forze che ne minacciano l'esistenza. - Evoluzionismo,
veggasi a dai'vinismo»
Organistno, l'essere vivente quando si consi-
deri l'attività delle parti che Io costituiscono. - Or-
gano, nome collettivo di tutti gli elementi di un
organismo che concorrono al compimento di una
azione. .- Azione, l'atto semplice, esplicato da un
organo qualsiasi, per concorrere al compimento di
una funzione, secondo i principi stabiliti dalla fi-
siologia. - Apparato, nome collettivo di tutti gli
organi di un organismo che concorrono al compi-
mento di una funzione: veggasi a, fisiologia, - Fun-
zione, l'atto complesso che ciascuno degli apparati
organici è chiamato a compiere. - Antipatiche, in-
differenti, simpatiehe, le funzioni organiche a se-
conda delle sensazioni che il loro svolgimento pro-
voca in un organismo. - Inevitabili, elettive, le fun-
zioni organiche a seconda che il loro svolgimento
si impone all'organismo per l'istinto della conserva-
zione, oppure debba essere voluto.
Teorie e termini vari.
Ontogenia, ontogénesi, parole che servono per
indicare lo sviluppo dell'individuo in opposizione
allo sviluppo della specie. - Origine delle specie,
teoria del modo come nacquero le diverse specie
degli animali. - Palingenesi, dottrina secondo la
quale l'anima passa attraverso una successione di
rinascite (metempsicosi). - Regressione, ritorno di
un tessuto o di un organo ad una delle fasi ante-
riori alla sua evoluzione, - Reversione, ritorno, dopo
molte generazioni ed incroci, al tipo della specie
primitiva. - Trasformismo, teoria biologica del tra-
sformarsi di una forma di vita m un'altra.
Biomagnetismo. Il magnetismo animale.
Biomante. Detto a ciarlatano.
Bioiuanzia. Detto a nascita.
Biometria. Deduzione del vario grado di sa-
lute 0 di malattia del corpo umano, per mezzo
dell'istrumento detto biometro.
Biondella. Detto a febbre»
Biondeg'griare ( biondeggiarUe , biondeggiato).
Tirare, peiiaere al biondo.
Biondezza. L'essere biondo.
Biondo. Colore tra l'oro e la castagna; giallo
pendente al castagno chiaro (detto specialmente di
chi ha i capelli o la barba di tal colore): flavo,
fulvo, biondo, ruffo, soleggiante; auricome, auri-
eomo, chiomadoro, orichiomato, oricrinito. - Biòndo
chiaro, biondo cupo, biondo scuro, secondo l'intensità
lei colore. - Biondaccio, alquanto biondo, pendente
al biondo: biondone. - Biondello, tanto o quanto
biondo. - Biondiccio, che pende al biondo. - Bion-
dino, diminutivo e vezzeggiativo di biondo; persona
giovane con capelli biondi. - Biondone, biondo di
-olore, ma grosso e floscio della persona. - Bionduc-
cio; dimin. e spregiat. di biondo.
Biondegijiare, essere o apparire biondo - Bion-
dezza, l'essere biondo. - Imbiondire, diventare bion-
do: imbiondare, imbiondire. - Parere un cheru-
bino, di una giovane o di un giovane biondo e bello.
Bioscia. Detto a neve e a minestra.
Biossido. Datto a chimica.
Biostatica. Dottrina dello stato di salute e
della durata della vita dell'uomo e degli altri'
animali, sotto determinate condizioni.
Biotassìa. Detto a fisiologia.
Bipartire (bipartimento, bipartito), yeggasi ji
dividere.
Bipartizione. Detto a dividere.
Bipede. Detto a piede.
Bipede implume (scherz.). Vuomo,
Bipennata. Detto a foglia.
Bipènne. Sorta di scare.
Bip risma. Detto a prisma.
Biquadro, bequadro {biqquadro). Segno della
musica.
Biquadrato. Detto a numero.
Biràccliio. Pezzetto, brandello di panno^ di
veste. - Cencio, straccio,
Birba, birbaccione. Detto a birbone,
Birbantare , birbanteggiare (birbantato,
hirbanteggiatoj. Agire, vivere da birbone.
Birbante, birbanteria (birbantesco). Detto a
birbotie.
Birbata. Azione da birbone.
Birbo (birbesco). Lo stesso che birbone,
Birbòna. Femmin. di birbone.
Birbonaggine. Qualità di birbone.
Birbonata» Azione da birbone.
Birbone. Uomo tristo e ingannatore; persona
dotata di una certa malvagità, accompagnata da
astuzia, con predisposizione ad agire contraria-
mente ai principi dell'owesfà; animacela, anima
nera, anima scarabocchiata; arfasatto, arnesaccio,
arnese, bell'arnese, brutto arnese, cattivo arnese;
birba, birbaccione, birbo, briccone; brutto mobile;
camera d'ogni enormezza, canaglia; can fastidioso; can
rinnegato, svergognato, vituperato; sozzo cane vitupe-
rato; capace di tutto ; capaccio, capettaccio, cattivo
soggetto; ciàcchero, cima dei rihai di, cosacelo, collo
da capestro; degno di coltre e di cavezza, degno
di gogna; degno di un nodo, degno di patibolo;
delinquente; fante, garzon bollato; fariseo, fer-
raccio, figuraccia, figura di sospetto, figuro, fistolo;
turbo bollato, matricolato; furfante; impiccatolo;
lanaccia; malarnese, mal bigatto, mal cristiano, ma-
lerba, mal verme ; mala lanuzia , mala sciarda,
malazzeppa; mancino, manigoldo; mariuolo, ma-
scalzone, mozzorecchi; omaccio; patibolare; pezzo
di figuro, di galeotto, d'ira di Dio, di manigoldo,
di ribaldo; rifiuto dell'inferno; rinnegatacelo; sba-
razzino, sbricchetto, sbricco; scamiciato, scam-
paforche, scampagnone; scapestrato; schiuma di
furfante, schiuma dei ribaldi; scelesto; scellerato,
sciagurato, scelerato; soggettacelo, soggettinaccio;
squassaforche, stummia; tizzone d'inferno; tocco di
furfante, tomo (bel tomo!); traditoraccio, traina;
uomo da gabbia, da forche; più triste che i tre
assi ; velenoso rospo, vituperio del vivere.
Birbona : furia, megèra, strega, versiera. - Birbo-
nescamente: alla briccona, baronescamente, birbe-
scamente, scelleratamente. - Birbonesco: baronesco,
birbantesco, birbesco, da birbone, furbesco, furfan-
tesco, furfantino.
Avanzo delle patrie galere: di birbone che abbia
scontato qualche pena: reduce delle patrie galere.
- Barabba, termine dialettale piemontese, esteso poi
in Lombardia e nell'Emilia, per indicare un indi-
viduo appartenente all'ignobile ceto della malavita,
prepotente, ozioso. - Baroncello, piccola birba. -
I Barone, imbroglione; baron coli' effe, baron cornutOf
BIRBONE — BIRRA
297
barone fogliuio, forcellulo, birbone matricolato. -
birba, giovane scioperato e senza voglia di far bene.
Usasi anche per celia. - Birba fuderona, birba foyliula,
birba sconsagrata, birbone matricolato, incallito nel
mal fare. - Birbaccione, accrescitivo di birba, nei
peggior signilìcato, e quindi di persone j^otl'e, vol-
gari e sfacciate. - Birbante, furfante di tre cotte, o
di tre cotte e una bollila, incorreggibile, matricolato:
birbone in cremisi, cima di birbante; briccone coi
Rocchi; briccone della più bell'acqua, fior di briccone;
bricconcello, dimin. di briccone. - Brigante, bandito,
niatandrino.
Da capestro, di persona trista, degna della forca,
che fa cose degne della forca. - Figura sinistra,
losca, triste, di persona che si rivela al primo
sguardo un birbante. - Furfante, birbante, capace
di qualunque azione. - Mal vivente, di cattivo sog-
getto, ladrone, o simili. - Mariolo, furfante, che com-
mette azioni disoneste, specialmente truffe. - Pezzo da
catasta, briccone zotico. - Pirata in cappa magna,
di briccone usuraio, ladro rimpannucciato in panni
nobileschi. - Tuttalana (figur.), di persona un po'
sospetta, birba.
Qualità', azioni oel birbone.
Insieme di birboni, ecc. — Locuzioni,
Birbonaggine, qualità di chi è birbone: birban-
taggine, furfantaggine, furfanteria, guidoneria, ini-
quizia, malizia, nequitezza, nequizia; perfidia, reità,
ribaldaggine ; sciagurataggine, sciaguratezza ; scelle-
raggine, scellerataggine, scelleratezza ; tristizia; orri-
bilità, ribalderia, sbriccaria; scelerezza, scelerità,
scelleranza, scelleratezza; tristezza, vitupero.
Birbonata, azione da birbante: arfasatteria; azio-
nacela, azione indegna: baronata, baroneria; bir-
banteria, birbata, birberia, birboneria ; bricconeria,
canagliata; cose illecite, cose scomunicate; diso-
nestà, enormezza, enormità; fattaccio; gherminella;
indiavolio; infamia, infamità; inganno; iniqui-
tà; malefatta, malfatta; malvagità, mancinata; ma-
riuoleria; operazione torta; turpitudine.
Birbonaia, accozzaglia di birboni. - Birbonaio,
luogo di birboni. - Canaglia, la gente usa a
vivere di bricconerie; la parte peggiore della />?e6e;
bordaglia, ciurmaglia, ecc. - Vurfantaglia, raccolta
di furfanti: più conmn., marmaglia. -il/azzo completo!,
di un insieme di ribaldi. - Ribaldaglia, quantità di
ribaldi.
Darsi al furfante, a tare il briccone. - Furfavr
tare, di vagabondi che vanno qua e là facendo
male azioni : furfanteggiare. - Imbricconire, diventar
briccone. - Incanagliare, incanaglire, di chi diventa
birbone. - Rimbricconire, rafforza imbrìcconire. -
Sbirbare, far la birba. - Sbirbonare (non comune),
fare il birbone; sbricconeggiare.
Aver la coscienza più sporca d'un baston da pol-
laio, essercene meglio in galera, di persone birbanti
al sommo grado. - Cane non mangia cane, i bir-
banti non si pregiudicano fra loro. - Con lui non
s'è da far un pasto buono, riferibilmente a chi è
birbone. - Essere come carbone acceso, che tinge
e scotta: essere capace di fare quello e altro; essere
come zolfanelli, che puzzano da ogni capo: essere
bricconi, tanto o poco. - Faccia di posali HI, faccia da
birbone. - La mal' erba non more mai: di persone
tristi che, per quanto male si facciano, son sempre
vive. - Proverbio: Mal tempo e mal nome poco dura.
Birboneggriare (birboneggiato). Fare il bir-
bone.
Bircio. Detto a occhio.
Birenie. Antica nave.
Biribissi) biribissaio. Detto a griwoc^i (d'az-
zardo) .
Birichinata. Azione da birichino.
Birichino. Dicesi di ragazzo impertinente. •
Di persona che abbia, dimostri poca onestà.
Bl rifrangente, bu-ifranj,'enza. Veggasi a
luce.
Birillo. Pezzetto d' avorio pel giuoco del bi-
liardo.
Biroccio, biroccino. Detto a baroccio e a ba-
roccino.
Biróldo, Carne di maiale cucinata con varie
droghe.
Birra. Bevanda alcool ica, ottenuta principal-
mente dall'orso e dal luppolo, dopo una sene di
operazioni; bevanda di Cerere, cenisia, cerevisia,
cervogia, cervosa, zito. Varie qualità : chiara, scura,
amara, dolce, ecc. - Birra medicata, preparazione
risultante dall'azioije dissolvente della birra su una
0 più sostanze medicamentose (birra antiscorbutica,
birra aperiente, birra cefalica, ecc.). Le differenti
qualità di birra dipendono dalle materie prime im-
piegate (orzo, mais, riso, frumento, ecc.), dal modo
di saccarificazione adottato per la trasformazione
dell'awiido in destrina e maltosio, nonché dal me-
todo seguito neìh fermentazione. Materie prime ne-
cessarie alla fabbricazione della birra: l'acqua, i
cereali, il luppolo, il lievito. - Birraccia, birra
cattiva: piscio di cavallo. - Birrone, birra forte:
birra doppia. - Birraio, tabhricatore e venditore di
birra.
Birraria, birreria, fabbrica di birra; pubblico sta-
bilimento nel quale la si vende, insieme con altre
bibite. - Sciop (ted.), bicchiere di birra.
Varie qualità' di birra. - Altre voci. — Ale,
birra inglese , molto forte . - Birra di marzo,
qualità che si produce e si beve in questo mese. -
Faro, birra belga molto forte. - Cose, qualità di
birra bianca, in uso specialmente a Lipsia. - Pilsen,
birra leggera, frizzante e bionda, comune anche in
Italia : si fabbrica a Pilsen, in Boemia. - Porter,
birra inglese, quasi nera e torte. - Saki, specie di
birra che i giapponesi fanno con riso : è alcoolica,
inebriante. - 2 a//a, specie di birra preparata in Abis-
sinia con orzo e tuff, o col dagussa o col taddo. •
Zylhum, birra d'orzo.
Birambrot, zuppa alla birra. - Curmi, bevanda
degli antichi, fatta d'orzo, come la birra. - Ziiho-
gala, birra e latte. - f om Fas^, scritta tedesca alle
mescite di birra- Bier vom fiass, birra di botte,
cioè birra fresca corservata in fusti.
Fabbricazione della birra
Sostanze, processi, apparecchi, malattie, ecc.
Orzo, per l'Italia, il cereale di maggiore impor-
tanza, anzi l'unico per la fabbricazione della birra;
per gli altri paesi, in seconda linea, il mais, il riso,
il frumento, l'avena, ecc. Le varietà d'orzo all'uopo
hanno il grano ricoperto di glume. - Luppolo, pian-
ta dalla famiglia delle cannabinacee, contenente
olio essenziale volatile, resina, tannino: l'olio essen-
ziale procura 1* aroma e il profumo alla birra; la
resina le conferisce il sapore amarognolo caratte-
ristico; il tannino contribuisce a dar corpo alla
birra e a conservarla.
298
BIRRA
Amido, materia che si trova nella maggior
parte delle piante, in modo speciale nei semi dei
cereali e nei tuberi delle patate: per l'azione de-
gli acidi diluiti, subisce idrolisi, cioè assume varie
molecole d'acqua, si scompone a strutture moleco-
lari più semplici, che prendono successivamente il
nome di destrina, di raaltosio e infine di glucosio.
• Desinile, serie di corpi intermedi derivanti dal-
t'amido sorto l'azione degli acidi diluiti e degli
enzimi, prima di arrivare a maltosio. - Maltosio,
varietà di zucchero prodotto per lo sdoppiamento
dell'amido mediante il malto. - Glucosio, ultimo
termine deil'idrolizzazione dell'amido: è lo zucchero
fermenteseibile per eccellenza.
Enzima, fermento chimico: tali la diastasi, la mal-
tasi, ecc. - Diastasi, enzima che idrolizza l'amido,
trasformandolo in prodotti solubili, tra i quali de-
strina, maltosio e traccie di glucosio. - Mattasi,
fermento che presiede alla trasformazione del mal-
tosio in glucosio.
Mallo, nome che prende l'orzo dopo che fu fatto
germogliare fuori terra, semplicemfinte inumiden-
dolo, poi essiccato e separa;io dai germogli. - Mal-
teria, stabilimento industriale che provvede alla
produzione del malto. - Maltaggio, l'operazione del
preparare il malto, preceduta dalla cernita del grano
0 dalla sua lavatura, generalmente praticato nella
stessa vasca che serve poi per la sua bagnatura
(immergendo l'orzo in acqua da sessanta a cento-
venti ore).
Germinazione, il germogliare che si provoca nel-
l'orzo, dopo la bagnatura, allo scopo principale di
produrre la diastasi, atta a trasformare l'amido dei
cereali in destrina e in maltosio fermenteseibile.
La durata varia, in generale, da dieci a dodici
giorni» - Cantina di germinazione, locali sotterranei
nei quali si mette a germogliare l'orzo, non appena
finita la bagnatura.
Essiccamento, operazione successiva alla germi-
nazione: si pratica entro casse, facendo passare
attraverso queste aria secca; ha per iscopo di so-
spendere la germinazione, facilitare la separazione
delle radichette e favorire la conservdzione del malto.
Si pratica V essiccamento ad aria libera, l'essiccamento
per mezzo di gas riscaldati, e con una combina-
zione di questi due sistemi. - Essiccatoio, apparec-
chio pei* l'essiccamento, a fumo, ossia a fuoco di-
retto, 0 ad aria calda. - Separazione dei germi, sepa-
razione delle radichette : operazione necessaria per-
chè il malto possa servire alla fabbricazione della
birra. - Vaglio metallico, apparecchio all'uopo.
Mosto di birra, materia zuccherina che si ottiene
con l'ammostatura, determinando prima la trasfor-
mazione dell'amido dal malto in zucchero, cioè in
maltosio, e in composti di natura destrinosa, ap-
profittando della diastasi presente nel malto stesso.
Mosto, propriamente, si chiama il liquido zucche-
rino ottenuto mediante opportuna miscela di farina,
malto, luppolo ed acqua, atto a trasformarsi in
birra mediante il processo fermentativo. Lo si pre-
para con tre operazioni: macinazione del malto;
trattamento con acqua calda del malto macinato;
cottura del mosto e introduzione del luppolo. - Tino
di saccarificazione, vaso, ora per lo più metallico,
nel quale dal malto frantumato si estrae il mosto,
mediante trattamento con acqua calda. - Idratare,
apparecchio che assicura il più perfetto incorpora-
mento del malto frantumato nell'acqua. - Caldaia,
apparecchio nel quale il mosto deve essere portato
all'ebollizione prima di passare nel tino di lermen-
fazione. - Decozione, infusione, nome generico dei
due principali sistemi adottati per ridurre in mosto
la miscela di acqua e di malto: decàziafie a mosta
chiaro, decozione a mosto torbido, ecc. - Agitatore.
arnese che meccanicamente rimuove la miscela. -•
Trebbie, le parti insolubili del malto riJoaasto sul
tino di saccarificazione, dopo l'uscita deljinosto.
Cottura del mosto, operazione che si fa per pro-
vocare nel mosto la sterelizzazione di questo, la
coagulazione di molti materiali di natura azotata
(per cui si inizia anche una prima chiari ficazioiie),
lo scioglimento di alcuni componenti essenziali del
luppolo, la concentrazione e \ìì colorazione del mo-
sto. - Raffreddamento del mosto, operazione per la
quale, fermato il fuoco sotto la caldaia, si fa scen-
dere il liquido bollente sopra il filtro del luppolo
(specie di staccio metallico), perchè si raffreddi-,
rapidamente, alla temperatura più favorevole per la
fermentazione alcoolica. - fìinfrescatoio, largo ba-
cino metallico, in lamiera di ferro galvanizzato, sul
quale il mosto si stende, si raffredda, si chiarifica
e subisce una intensa ossidazione. - Refrigeranti,
apparecchi per ottenere il rapido raffreddamento
del mosto. - Sacchi a torbido, sacchi a tessuto molto
serrato per filtrare l'ultima parte del mosto, che
scola sempre torbida dal rinfrescatoio. Allo Stesso
scopo sono usati i cosidetti filtri pressi.
Lievito, agente della fermentazione:- consta di
microrganismi chiamati saccaromyci; influisce sul-
l'insieme dei prodotti sapidi che costituiscono il.
bouquet della bevanda fermentata, dà ai mosti ca«
ratteri di limpidità e di gusto. Si hanno lieviti
misti,' lieviti selezionati, cioè con varie razze o con
una sola razza di saccaromyci. - Fermentazione,
lievitazione del mosto di birra, con effetto di de-
comporre il maltosio in alcool e in. anidride car-
bonica: fermentazione alta, a teniperatura da i2
a 21 centigradi; fermentazione bassa, dai Ò a. 7 cen-
tigradi. Si distingue, poi, la fermentazione primaria;
0 tumultuosa, e la fermentazione secondaria, o com-
plementare. - Semina del lievito, aggiunta, introdu-
zione di questo nei tini, in misura richiesta dalla
quantità del mosto sottoposto alla fermentazione.
Schiuma della birra, aggregato di bollicine, di
gallozzoline ripiene d'aria, formate dall'acido car'
Ionico, prodotto normale della fermentazione e com-
ponente essenziale della birra.
Chiarificazione della birra, processo per renderla
limpida: all'uopo si impiegano f/Mccto/t dt noccmofo,
0 gelatina, o filtri, o sostanze albuminoidi. - nitra-
zione, metodo razionale, e il più generalmente
usato, di chiarificazione artificiale - Pasto rizzazione,
trattamento della birra, per prevenire le facili al-
terazioni dovute allo sviluppo di germi infettivi,
causa di malattie. - Spillatura, il cavare la birra
dalle botti di conservazione per introdurla nei fusti
di spedizione o nelle bottiglie.
Difetti, malattie. - Tórbido, alterazione, di natura
essenzialmente chimica, capace di alterare profon-
damente le buone qualità della birra. Cosi: il tor*
bido dell'amido (causato dalla imperfetta saccarifica-
zione di questo), il torbido- di resina (dovuto alla
presenza di resina che precipita), il torbido di '
glutine (dovuto alla presenza, nella birra, di un
precipitato di natura glutinosa).
Malattie della birra : alterazioni delle sue buone
qualità, prodotte da microrganismi di vària natura,
che in essa si sviluppano. Closi ì'acetificdzione, la
fermentazione lattica, la fermentazione putrida, la
fermentazione viziosa, ecc.
HUiHAlO — BISOGNO
299
Birraio, birreria. - Detto a birra,
Birro. Sgherro, agente di bassa polizia: sbirro,
zaffo.
Bis. Acclamazione, applauso in teatro o
altrove, per far ripetere una parte dello spettacolo.
Bisàccia. Specie di sacco.
Bìsantino {.bisantino). (ìenere di architettura
che trasse origine da Bisanzio.
Bisarcàvolo. Padre dell'arcàvolo o dell'arcà-
vola: veggasi ad avo e a 2>«»'fM<ei«'
Bisàvola, bisàvolo {Usava, bisdvo). Detto ad
avo e a parentela.
Bisbètico. Strano, stravatrante, bizzarro.
Bisbigliare, bisbiglio [bisbiiilialo). Wparìare
piano piano, il dire sottovoce e, talvolta, dir male.
Bisbòccia. Ribotta, banchetto fra amici.
Bisca (biscaiuolo, biscazziere; biscazzare). Luogo
dove si tiene giuoco.
Biscanto. Detto a canto.
Bischènco. Cattiva burla.
Bischero. Veggasi a musicali istrumenti
{a corda).
Bischètto. Tavolino da calzolaio.
Biscia. Detto a serpe.
Bisciarra. Sorta di pietra.
Bisciola, bisciolo fvisciola, viscioloj. Veggasi
a ciliegio.
Biscottare (biscottato). Detto a biscotto.
Biscotteria. Detto a biscotto.
Biscottino. Piccolo biscotto. - Piccolo colpo
dato COI la punta del dito indice o del medio.
Biscotto. Aggiunto di pane cotto due volte e
anche cotto tanto che, toltagli ogni umidità, non
possa fermentare; anche, pasta dolce preparata come
il pane biscotto. - Biscotto medicinale, quello che
contiene sostanze medicamentose. Tali il biscotto
antisifìlitico, il biscotto ferruginoso, il biscotto purga-
tivo, il biscotto vermi fugo j ecc. - Biscottino, pezzetto
di pasta con zucchero o altro, cotto amo' di biscotto.
Baicolo, specialità di biscotto veneziano - Biscotti
inglesi, pastine da the, bianche, fini. - Buccellato,
specialità di biscotto lucchese. - Galletta o gaietta,
biscotto speciale preparato per soldati e per mari-
nari. - Pick-frean (ingl.), sorta di biscottini bianchi
chiusi in lattoni, di varie forme geometriche.
Biscottare (biscottato), cuocere a modo di biscotti. -
Biscotteria, assortimento di biscottini e altre simili
paste. Luogo nel quale si cuociono e si vendono i
biscottini, i biscotti e altre paste del genere.
Biscroma. Segno nella musica.
Biscugina, biscug-ino. Detto a cugino.
Bisdrùcciolo Detto a j^t^t'ola e a verso.
Bisellio. Antica sedia.
Bisessuale, bisessualità Veggasi a sesso.
Bisestile. Detto ad anno.
Bisèsto. Detto a giorno.
Bisettore, bisettrice. Veggasi a piano e a
line I.
Bisezione. Veggasi a dividere.
Bisillabo. Detto a parola e a sillaba»
Bislacco. Stravagante, bizzarro.
Bislungo. Più lungo che largo.
Bismuto. Metalloide di color bianco roseo, lu-
cente, che si trova in natura tanto allo stato libero
che combinato con altri corpi. - Bismuto acicolare,
il solfuro di bismuto, piombo e rame. - Bismutilo,
il radicale dei composti di bismuto - Bismutina, il
sesquisolfuro di bismuto. - Bismulite, il carbonato
idrato di bismuto. - Burro di bismuto, cloruro anidro
di bismuto. - Lattato di bismuto, sale bianco, in forma
cristallina, che si prepara mescolando acido nitrico,
saturato con ossido di bismuto, con una soluzione
concentrata di lattato dì ao&a..- Magistero di bismuto,
nitrato basico o soltonitrato di bismuto.
Bisnipóte. Detto a nipote e a parentela.
Bisnònna, bisnònno. Detto ad av-> e a pa-
rentela.
Bisogna. Faccenda, affare.
Bisognare (bisognevole, bisognoso) Far di
hisogno.
Bisogno. In genere, sensazione penosa causata
dalla privazione di qualche cosa: mancanza (man-
camento, esigenza, mestiere, uopo) di cosa necessaria
0 utile; la cosa stessa che ci abbisoi;na e la quan-
tità di essa; quanto basta di cosa m^cessaria. Anche,
quell'inquietudine per cui un desiderio vivo, co-
munque nasca, cerca di essere appagato. 11 bisogno
può essere assoluto, estremo, inevitabile, prepotente,
stringente, urgente, ecc. - Bisognevole, la cosa che
fa di bisogno. - Bisognoso, chi o che badi bisogno,
é povero, privo, scarso, ha mancanza d'al-
cunché: abbisognante, Disognante, bisognevole, ne-
cessitoso. -Astretto, astrettissimo dalbisogno, bisognoso
assai e urgentemente. - Pigolone, chi sta sempre a
chiedere, a dire che ha bisogno.
Bisogni artificiali, fittizi, quelli che si creano con
V abitudine. - Bisogni cerebrali propriamente detti,
quelli morali e intellettuali. - Bisogni morali, del-
l'uomo, Vantare e l'essere amato, il dar prova od
esempio di virtù, il distinguersi, il farsi onore,
il cattivarsi V affetto e la stima; l'aspirazione a
vivere in libertà; quanto, nel senso buono della
parola e fino a un certo limite, costituisce 1' am-
bizione. - Bisogni naturali, nell'uomo e negli ani-
mali, la fame, la sete, l'andar del corpo (veggasi
a defecazione), la voglia di camminare, di
prender riposo, di dormire; anche, di procurarsi
qualche divertimento, qualche piacere, qualche
godimento, a ricreazione della mente, dello spi-
rito. - Bisogni primitivi o naturali : circolazione^
digestione e respirazione. - Bisogni sensitivi,
quelli voluttuosi.
Bisognino, dimin. e vezzeggiativo di bisogno. -
Distretta, bisogno urgente, stringente: angustia. -
Esigenza, ciò che é conveniente, è espediente per
un bisogno. - Miseria, la povertà estrema. - Neces-
sità, bisogno estremo, assoluto, e necessario l'og-
getto, la cosa che ci occorre. - Occorrenza, il bisogno
del momento, o di conseguire una cosa che, se pur
non necessaria,é però sempre utilissima: fabbisogno.
- Occoìrente, la cosa di cui abbiamo occorrenza. -
Povertà, la scarsità di mezzi per sopperire ai biso-
gni della vita. ■ Stento, il patimento del necessario.
- Superfluità, sovrabbondanza di mezzi per sopperire
ai bisogni : ciò che è superfluo. - Urgenza, bisogno
immediato. - Utilità, il giovamento che si trae dal con-
seguimento di cosa che ci occorre, pur non abbiso-
gnandone strettamente - Utile, che apporta utilità.
Aver bisogno: abbisognare, aver necessità, aver
carestia, aver d'uopo, aver fame, aver mestieri; bi-
sognare; esser bisognoso, in bisogno; indigere,
essere indigente. - Patire, mancare, di cose ne-
cessarie. - Sopperire, supplire a un bisogno, prov-
vedere, • Essere un pozzo secco, aver molti bisogni.
Essere di bisogno: abbisognare, bisognare, essere
giuocoforza, essere necessario, essere necessità;
essere, fare d'uopo; doversi; far di bisogno; far
mestieri, di mestieri; occorrere, richiedersi, volerci.
- Accadere, venire a bisogno
Bastare al bisogno: essere a bastanza, abbfV'
300
BISOGNO CORPORALK — BIZZARRO
ffanza; averne a sufficienza (di quella qualunque
cosa della quale si è in bisogno),
Proverbi. — Chi non ha bisogno é in debito, verso
i molti che hanno bisogno. - // bisogno fa buon
fante, il bisogno fa l'uomo bravo. - Il pane è la
pace di casa, le liti nascono spesso dal bisogno. -
La fame caccia il lupo dal bosco, il bisogno aguzza
le facoltà degli uomini e li spinge a lavori arditi
e faticosi. - Ogni trista acqua cava la sete, tutto
giova nel bisogno. - Serbarsi ima pera per la sete,
qualche cosa per quando se ne avrà bisogno.
Bisogno corporale. Detto a defecazione.
Bisog-nòso. Che ha bisogìio,
Bisolfato. Detto a solfato.
Bisolfuro. Veggagi a zolfo.
Bisonte. Il hue selvatico.
Bisso. Sorta di tela di lino.
Blssolite. Varietà di atnianto.
Bissona. Grossa barca veneziana.
Bistecca. Fetta di carne cotta sulla gratella:
costoletta ai ferri; carbonata. - Bistecca alla cac-
eialora, burraia, fiorentina, panata, ecc.; piena, in
qualche luogo della Toscana, dicesi la bistecca con
l'osso nel mezzo o da una parte; vuota, quella
senza. - Beef-steak, secondo l'ortografia inglese, pezzo
di bue: biftek, si dice in francese e anche da noi.
Bisticciare {bisticciato). Altercare, venire a
litigio, fare un bisticcio.
Bisticcio. Giuoco, scherzo di parola, di pa-
role: bischizzo, calembour; doppia freddura; allit-
terazione, anfibologia, annominazione ;paranomasia,
parlare anfibologico, polisenso. - Pompierata, voce
d'uso giornalistico.
Bisticcevole, bisticcievole, di bisticcio. - Bisltccevol-
mente, anfibologicamerte, con bisticcio. - Bisticciare,
bisticcicare, far bisticci. - fredduraio, freddurista,
frizzotto, giocator di parole, pompiere, chi fa bisticci.
Bistondo. Che ha del fondo.
Bistorto. Contorto, torto per ogni, verso.
Bistrattare (bistro ttamenlo, bistrattato). Strapaz-
zare, maltrattare.
Bistori, bisturi. Strumento chirurgico: bistu-
rino, coltellino chirurgico, gammautte; ha forma di
piccolo coltello da tasca, costituito da una lama,
variamente conformata, e da un manico d'avorio, di
corno, di tartaruga o d'altra sostanza. La lama è
mobile sul manico mediante un chiodetto, che attra-
versa l'estremità posteriore ottusa, o tallone della
lama. Retto lineare, ottuso, convesso, falcato, retto,
uncinato, il bisturi a seconda della forma che ha.
• Botlonuto, bistori speciale, che può essere intro-
dotto nelle cavità senza ledere i tessuti - Cefalo-
tomo, bistori per la sezione del capo del feto. - Chera-
tótomo, bisturi per l'operazione della cataratta. -
ColtelU), scalpello, il bisturi con lama fissa sul ma-
nico. - Lima, il bisturi a lama triangolare. - Con-
drotomo, il bisturi che serve a sezionare o dissezio-
nare le cartilagini. - Erniotomo, bisturi da ernia. •
Periosteólomo, bisturi usalo a distaccare, per sezione
soUocutanea. una parte di periostio da un tumore
osseo.
Bisulco. Detto a unghia.
Bitangente. Detto a tangente,
Bitartrato. Detto a tartrato.
Bitelefono. Detto a telefono.
Bitòrzolo. Rialto, piccolo crescimento sulla
pelle degli animali, sulla corteccia delle piante,
ecc.: bernòccolo, bitorzo, bottoncino, caruncola, ca-
torzolo, cece, cicciuolo, cicciotto, pentolino, tuber-
colo, tuberottolo, verruca, vescica. - Bitorzolello,
piccolo bitòrzolo. - Bitorzoluto, pieno di bitorzoli,
abbozzato, bitorzolato, bozzoluto, bronchiuto, broc-
coloso, broccoluto, broccoso; ronchioso, ronchiuto;
tuberoso, tubercoluto.
Bsì^noccolo, gibbosità, rilievo in qualche parte del
corpo umano per irregolarità delle ossa, più spe-
cialmente della testa: bernocchio, brugnoccolo, bozza,
gobba; prominenza, protuberanza. - Bernoccoluto, che
ha bernòccoli : bernoccolato, brugnoccoloso, calluto.
Bitta, bitte. Arnesi di legno per la manovra
di una nave.
Bitume (bituminoso), Sostanza combustibile,
simile al catrame, composta di carbonio, idrogeno
ed ossigeno, sparsa in varie stratificazioni della crosta
terrestre e prodotta dalla decomposizione degli im-
mensi depositi di vegetali che costituiscono i carboni
fossili. - Bituminoso, contenente bitume. - Bituminare,
spalmare con bitume: imbituminare.
' Atbertite, varietà di asfalto. - Asfalto, bitume nero,
solido, secco, friabile, infiammabile: hìtnme giudaico.
- Catrame minerale, sorta di bitume. - Giavazzo,
bitume nero che, indurito, riceve un bel lustro. -
Grahamite, varietà di asfalto, che si trova nella
Virginia dell'Ovest. - Malta, sorta di bitume neric-
cio simile alla pece, - Nafta, bitume liquido, vola-
tile, infiammabilisssimo, simile al petrolio. • Pece
minerale, sorta di bitume. - Piligno, legno bitumi-
noso. - Ptssasfalto, sorta di bitume nero.
Biureto. Composizione organica che si ottiene
scaldando ['uva.
Biuta. Detto a grano.
Bivacco (bivaccamentoj. Detto ad accampa-
mento e a marcia.
Bivalente. Termine di chimica.
Bivalve, bivalve. Con doppio guscio: dicesi
di testaceo.
Bivio. Veggasi a strada e a via, - Figurativo,
incertezza.
Bizantina, bizantino. Forma di arte, stile
di architettura. - Veggasi anche a collezione,
a moneta, a storico.
Bizza (bizzoso). Stizza, ira.
Bizzarramente. In modo bizzarro.
Bizzarria. Detto a bizzarro.
Bizzarro (bizzarria). Di persona stravagante; chi
ha idee e modi strani; di cosa stramba, tanto o
poco fuori dal comune Balzano, barocco, bisbètico
capriccioso, cervellotico, eccentrico, estroso, eterò-
clito; fantasioso, fantastico; ghiribizzoso, sghiribiz-
zoso; lunatico, pazzerello, pazzo e mezzo; pieno di
grilli ; sperticato, strambo, strampalato, stravagante,
extravagante.
Bislacco, stravagante, senza garbo né grazia, né
ingegno (6isiaccone,accresc. di bislacco; bislaccheria,
azione da bislacco) ; bislacca, di cosa fatta bizzarra-
mente, malamente. - Originale, chi o ciò che è biz-
zarro, strano, diverso dal comune.
Persona bizzarra: bistondo, bel tomo, buon tomo;
capo a cantoni, capo a sghimbescio; cervellaccio,
cervellino, cervello armonico, cervello sventato,
cervello fatto a tornio; cervelluzzo, fatto a sghimbe-
scio; girellalo, spiritaccio, strampalatone. - Bell'u-'
more, spirito bizzarro, originale.
Bisbetico, strano, o, come dicono gli inglesi, eccen-
trico. - Capo ameno, capo armonico, capo matto,
capo scarico, bizzarro piacevole. - Curioso, di per-
sona che ha opinioni, idee strambe, non ragionevoli,
che rasentano il ridicolo; anche, di cosa strana. -
Mattacchione, di persona mattamente bizzarra. • Pti
lunatico che i granchi, di persona molto bizzarra. •
Sui (jeneris (lat., di natura propria, singolare, unitay:
BIZZÒCA — BOCCA
301
dicesi per indicare p«r-wna o cosa che è unico
saggio del suo genere.
"bizzarria, qualità di chi é bizzarro; tendenza biz-
zarra; pensiero, sentimento bizzarro; cosa bizzarra-
mente inventata e compiuta: bisbeticheria, capestreria
capriccio, cervellaggine; chiribizzo, ghiribizza-
mento, ghiribizzo, sghiribizzo; disorbitanza; eccen-
tricità, estro; falavesca, fantasticaggine, fantastiche-
ria; farfalletta, girella, girimèo, grillo; licenza poetica
(nell'uso); strafizzèca; strampaleria, stranezza; stra-
vaganza, estravaganza, velleità dello spirito. - Lazzo,
caso bizzarro, strano. - Rococò o roccocò, noto stile
architettonico in Francia del tempo di Luigi XV,
(secolo XYII), caratterizzato da bizzarre e stravaganti
esagerazioni e ridondanze.
Modi di dire. — Essere bizzarro, avere i grilli;
avere il pallio dei cervelli balzani; avere la luna,
le lune; avere le paturne, le paturnie; avere il
cervello fatto a orioli. - hruìlare il cervello, essere
pieni di pensieri bizzarri. - Imbizzarire, saltare il ghi-
ribizzo, il divenir bizzarro, - Sbizzarrire, sfogare
la propria bizzarria in una cosa.
Di persona bizzarra: Chi l'ha stampato costui? -
E' da manicomio I • E' malato del solito male! - E'
malato sotto la radice dei capelli! - Non é di quelli,
è di quell'altri! • Che gabbia di matti!, di una
combriccola di persone bizzarre.
Bizzòca, bizzòco. Detto a bigotto.
Bizzoso. Facile all'ira.
Blandire {blandimento blandito). Veggasi a ca-
rezza e a lusinga.
Blandizie. Detto a carezza e a lusinga.
Blando. In modo affabilcj anche con carezza^
con lusinga. - Di niedicaniento non gagliardo.
Blasfema (blasfemar e). ho stesso che hesfeniniia.
Blasóne (blasònico). Detto ad araldica e a
strniìna.
Blasto. Detto ad embrione,
Blastocardio. Il cuore primordiale.
Blastocisti, blastoderma. Veggasi a em^
brione.
Blaterare, blaterone (blaterato). Detto a
cidvlare.
Blatta. Lo scarafaggio.
Blefarite, blefaroplastia, blefaroplasma,
Detto a palpebra.
Blenda. Detto a zinco.
Blennoragla', blennorragia (blennoragico ,
bìennorragico). Lo stesso che gonorrea.
Blèso. Chi ha pronunzia difettosa.
Bleu, blu. Veggasi ad azzurro.
Blinda, blindare (blindato). Detto a forti-
ficazione.
Bloccare (bloccato). Modo di assedio.
Blòcco. Modo ^'assedio, • Termine di com-
tnercio'. il comperare o iì vendere senza conteg-
giare particolarmente il prezzo delle varie merci.
. Blòcco. Ammasso minerale, roccia, pietra.
Blocco pacifico. Detto a guerra.
Blonda. Sorta di trina.
Blusa. Detto a camiciotto.
Boa. Grosso serpente. - Rotolo di pelliccia.
Boato. Forte rum^ore di voce. - Rombo di
valicano, di tuono.
Bòba. Detto a liquido.
Bobina. Detto a<l elettrocalanhtta.
Bocca. Nel linguaggio comune, la cavità sim-
metrica nella parte inferiore della faccia umana,
esternamente limitata dalla regione labiale e sotto
forma di fenditura trasversale, fra il naso e il mento;
negli animali per lo più, orifizio nella parte supe-
riore del muso. In un caso e nell'altro, organo che
serve [ìrincipalmiMile all' introduzione deW'aliìnento
all'emibsione dei suoni, della voce, e per simpatia
0 come organo secondario, alla respirazione. La
bocca quindi, nell'uomo e nell'animale, serve anzi-
tutto a mangiare, a masticare, a bere, a sor-
bire, a respirare, ^succhiare; per molti animali,
a mordere, a sbranare. Nell'uomo poi, da sola o
in concorso di altri organi, o per azione riflessa,
si presta o concorre a diverse funzioni : a dire,
a parlare, a cantare, a declamare, a reci-
tare; a fischiare, a gridare, a soffiare; a
fumare, a sbadigliare, a sputare, a vomitare,
a ridere, a sorridere, a piangei'e : a sbuffare,
a sosjìirare, a 7'uttare, a tossire; a bestem-
miare, a. gemere, ?i urlare ; a proferire qualche
esclamazione, ad aj)j)faudire, a brontolare,
ad espettorare, ecc. Nella bocca si fa la prima
digestione.
Voci usate figuratamente da antichi scrittori, in-
vece di bocca: becco, fauci, grifo, labbra, morfia,
porta, mastra porta; riso. - Boccheresco, della bocca.
• Dalla bocca: donde si fa motto. - Nella bocca: tra
labbro e labbro; per le fauci; tra perle e viole,
fra perle e rubini (di bella bocca). - Con la bocca verso
terra, maniera di atteggiamento: boccone, bocconi;
a boccone, a bocconi.
Figure e parti della bocca.
Figure. — Bocca aguzza, la bocca con le labbra
strette e appuntate in segno di dispetto. - Bocca
bella, pètalo di rosa; beccuzza rubi nosa, rubinesca;
bocca sparsa di natio cinabro. - Bocca fatta a far-
dolo, più tonda che larga.
Bocca grande, larga, boccaccia, boccona, boccone;
boccaccia arcisdruscita; bocca svivagnata; bocca di
forno, bocca di fogna; bocca da dar ripiego a
un tino di mele cotte; bocca donde si può uscire in
carrozza; bocca in cui entra il poco e l'assai. -
Boccalone, boccata, boccuto, chi ha una bocca grande.
Bocca piccola : bocchetta , bocchina , bocchino
(anche, bocca gentile di donna), boccuccia, boccuzza.
Bocca sferrata o senz'osso, che ha meno i denti di-
nanzi. - Squarciata, bocca sgangherata, grande e
mal fatta. - Stanferna, di bocca esageratamente
larga. - Strappata, bocca con qualche cosa di man-
cante 0 di lacero. - Torta, la bocca con labbra
spostate, scomposte.
Bocchino di zucchero, di miele, da sciorre aghetti,
di bocca ben fatta, con le labbra atteggiate al sor-
riso. - Gargana, dicesi della bocca quando è aperta,
spalancata tanto da far vedere !a gola.
Aspettare il merlo, stare a bocca aperta.
Parti e appartenenze. — Amigdale, parotidi,
tonsille, due glandole che circondano i pilastri del
velo palatino. - Cassero della bocca, la bocca con
tutte le sue appartenenze. - Cingolo esofageo, osso
dietro la bocca, nel quale passa l'esofago. - JDente,
ciascuno dei piccoli ossi che sono confitti negli al-
veoli delle mascelle e servono alla masticazione dei
cibi. - Digastrico, muscolo della mascella. - Fa-
ringe, cavità posta nella parte superiore del collo:
chiude la bocca posteriormente e continua con
l'esofago: retrobocca.
Gengiva, quella porzione di mucosa orale che,
sostenuta da tessuto connettivo, avvolge il collo
del dente e vi aderisce {gengivale, appartenente alla
gengiva). - Glandole salivari, gli organi destinati alla
oO i
preparazione e secrezione della saliva, situati nella
cavità boccale. - Gola, la parte interna ed esterna de 1
collo. - Istmo della gola, lo spazio tra la base
della lingua, i pilastri e il velo palatino. - Guancie,
le due parti carnose che limitano lateralmente la
bocca: veggasi a guancia. - Ioide, piccolo osso,
di forma parabolica, fra la base della lingua e la
laringe {ioideo, avente relazione con lo ioide). -
Istmo delle fauci, stretto per cui la bocca comunica
con la faringe. - ia&&ro, ciascuna delle due parti
carnose e vermiglie che formano il contorno della
bocca. - Lingua, principale organo del gusto e per
l'articolazione della voce.
Mandibola o mandibula, la mascella inferiore. -
Mascelle, i due ossi circolari ricoperti dalle guancie
e dalle labbra, nei quali sono intissi i denti: ga-
nasnie. - Massetere, o masselerio, grosso e forte mu-
scolo della guancia, che serve efficacissimamente
alla masticazione. - Orlo, la parte estrema o late-
rale della bocca, di un'apertura, - Ossa palatine,
quelle che formano l'impalcatura del palato. - Pa-
lato, parte superiore interna, impalcatura ossea che
limita superiormente la cavità boccale: concorre
con la lingua a dare la sensazione del gusto. -
Palato-sta filino, muscolo (detto anche elevatore del-
l'ugola) che, attaccandosi al palato verso la spina
nasale, discende perpendicolarmente e termina al-
l'apice della gola. - Peristaflini muscoli, due mu-
scoli pari che contribuiscono a formare il velo pa-
latino. - Pilastri del velo palatino, ripiegamenti per
mezzo dei quali il velo palatino si unisce alla fa-
ringe. - Seno mascellare, vasta cavità interna del
mascellare superiore ricoperta dalla mucosa pitui-
taria: antro ^l'Igmoro. - Sottolinguali, due glandole
salivari che sono situate sotto la lingua. - Sotto-
mascellari, due glandole salivari situate all'indentro
del corpo della mandibola. - Stajìlino, muscolo che
appartiene all'ugola. - Ugola, uvola, appendice car-
nosa di figura quasi conica, talora biforcuta all'estre-
mità, la quale pende dalla parte libera del velo
palatino: è ricca di vasi arteriosi e venosi. - Velo
palativo, velo del palato: lama mobile, muscolo-mem-
branosa, che fa seguito alla vòlta palatina.
Atti, escrezioni, sensazioni.
Deglutizione, atto per il quale il bolo alimentare,
il cibo cioè masticato ed insalivato, è fatto pas-
sare, per movimento muscolare istintivo, dalla bocca
neir'esol'ago. - Flato, aria, vento che si genera nello
stomaco e si rimanda senza suono dalla bocca: fla-
tulenza, jlutulenza, emissione del flato; flatuoso, che
ha 0 genera flati - Insalivazione, salivazione, atto,
che si compie nella bocca e che consiste nell'im-
pregnare di saliva gli alimenti. - Masticazione, atto
che si compie nella bocca e che consiste nel tri-
turare coi denti e ridurre in piccole parti i cibi. -
Saliva, umore che aiuta la digestione. - Bava,
alterazione della saliva (sbavare, sbavamento, l'emet-
tere, l'emissione della bava; sbavato, bagnato di
bava ; sbavone, chi sbava molto). - Sputare, cacciar
la saliva dalla bocca.
Amara, si dice la bocca quando si sofl're nella
cavità una sensazione di amarezza: boccaccia. -
Bavosa, la bocca, se piena di bava. - Bocca buona,
cattiva, per effetto di buona o cattiva digestione. -
Piaccicoso, detto della bocca bavosa o lorda di ma-
teria viscosa.
Gusto, sensazione localizzata nella bocca, essen-
done suoi organi la lingua e il palato, per mezzo
della quale si distingue il sapore.
Mali, mostruosità'. - Cora, rimedi, ecc.
Afta, ulceretta bianca che si presenta di frequente
sulla superficie interna della bocca. - Amigdalite,
infiammazione delle tonsille. - Bottacciuolo, piccola
enfiagione che viene in bocca quando qualcke sua
parie è infiammata. - Cacosfrasia, cattivo odore
della bocca. - faringite, detto a faringe. - Fun-
gacelo, malattia cancerosa.- Gengivite, infiammazione
delle gengive. - Natta, tumore o infiammazione di
gengive. - Noma (gr.), gangrena della bocca. - Pa-
latile, infiammazione della membrana mucosa che
tappezza il velo e i pilastri del palato. - Parulide (gr.),
gonfiore infiammatorio della gengiva, il quale per
lo più pass» a suppurazione. - Ptialismo, soverchia
e morbosa secrezione della saliva. - Scialorrea, ptia-
lismo abbondante. - Scorbuto, malattia generale. -
Stomacace, erosione delle gengive cagionata dallo scor-
buto. - Stomatite, nome generale che i medici danno
alle infiammazioni delle mucose della bocca. - Stoma-
tocarcinia, cancro della bocca. - lialismo, tielismo, ma-
lattia per la quale le glandole salivari hanno una secre-
zione maggiore di quella che dovrebbero avere natu-
ralmente. - Trisma, trismo, spasmo tetanico dei mu-
scoli elevatori della mandibola, di modo che la bocca
rimane chiusa con forza e come inchiodata. - Tulo,
tumore che si presenta di frequente nelle fauci e
nelle tonsille. - Uvolite, infiammazione dell' uvola.
Acheilia: mancanza congenita delle labbra. - Asto-
mia, mostruosità caratterizzata dalla mancanza della
bocca. - Atretostomia, imperforazione della bocca.
Acqua di lattuga, decotto usato per sciacquare la
bocca. - Acqua semplice, clorurata; elisir dentifricio,
aromatico, alla rosa, odontalgico, essenza di menta,
tintura d'anice, gargarismo aromatico, tintura per
le gengive: per la cura della bocca. - Bòtot, acqua
usata per sciacquare e profumare la bocca. - Collu-
torio, medicamento liquido e semiliqiiido per modifi-
care lo stato delle gengive 0, d'altra parte, della cavità
orale, senza passare per la faringe. - Decotto di
rovo, rimedio contro l'infiammazione in genere della
bocca. - Pasta di cacciundè : preparato per le cure
della bocca. - Ptialagogo (gr.), rimedio che provoca
la salivazione. - Salivatorio, rimedio che serve a
promuovere efficacemente la salivazione. - Sciacquo,
preparazione in genere che serve a sciacquarsi la
bocca. - Stomatoplastica, operazione in genere che
si pratica per restaurare la cavità della bocca. -
Tot, nota preparazione, a chachets, per le afte e per
eruzioni della bocca. - Uranoplastica, operazione
per chiudere una fessura del palato.
Stomatoiatria, scienza che studia le malattie della
bocca.
Movimenti della bocca o fatti con la bocca, ecc.
Abboccare, prendere, afferrare con la bocca. Riab-
boccare, ripete abboccare. - Abbocconare, prendere
una cosa in un solo boccone o come si farebbe
di un boccone, ossia di tanta quantità di cibo sodo
quanta in una volta si mette in bocca. - Boccata,
tanta quantità di checchessia quanta si può pren-
dere, in una volta, con la bocca. - Boccatina, dim.
di boccata. - Boccheggiare, aprire e chiudere la
bocca ripetutamente. - Dai-e una boccata, una lab^
brata, dare un colpo sulla bocca, sulle labbra.
Far bocchi o far rimbocchi, aguzzare le labbra
verso qualcuno in segno di dispregio, come fa la ber-
tuccia. - Fare boccaccia a uno o a una cosa, torcere
alquanto la bocca in segno di avere a schifo o a
BOFONCHIARE
303
noia 0 in disprezzo. - Far greppo, o far griccia,
quel raggrinzare la bocca che fa talvolta il bambino,
quando voglia incouiinciare a piangere. - Fare il
bocchino, accomodare le labbra (bocchino da sciorre
aghetti, di chi, discorrendo, fa il bocchino piccolo).
- Fare il raschio, spur^'arsi senza sputare, per far
accorto altrui di qualche errore che sta per dire, o
di altra cosa. - Fare la bocca bieca, non coinun., tor-
cerla 0 inarcarla. - Far la bocca di occhiello, strin-
gere la bocca e quasi ridurla in forma d'un oc-
chiello da abiti. - Fare la bocca mucida, storcerla
in atto di disgusto o di baia. - Fare le bocche, o
far le boccacce, contraiTare più o meno il viso per
indispettire e schernire altrui, torcendo la bocca,
gli occhi e tutti i muscoli della faccia o cavando
fuori mostruosamente la lingua. - Fare scorci di
bocca, fare attitudini stravaganti di bocca, fare scon-
torcimenti di becca. - Fare smorfie, contorcere in
vario modo la bocca : veggasi a smorfia.
Forbirsi la bocca, pulirla. - Guastare, rimettere
la bocca, renderla cattiva, disgustosa ; rifarla buona.
- Imbavagliare , coprire ad altri strettamente la
bocca con panno, acciocché non possa gridare. - Sba-
ragliare, contrario d'imbavagliare. - imboccare (im-
boccamento), mettere ad altri il cibo in bocca. - Im-
boccatura, l'atto dell'imboccare. - Disboccare, cavar
di bocca ; rimboccare, rimandare in bocca (rimboc-
catura, rimbocco). - Morso, il morsicare, il mor-
dere con una boccata, e l'efìetto. - Murare la bocca,
tapparla, imbavagliarla. - Sbavazzare, scombavare, im-
brattar di bava. - Sbadigliare, aprire la bocca,
raccogliendo il fiato e poi mandandolo fuori. -
Sbruffare, spruzzare con la bocca. - Schioccare la
bocca, far suonare la lingua contro il palato. - Sma-
scellare, sganasciare, guastar le mascelle o ganasce,
slogare. - Spalancare la bocca, aprirla esagerata-
mente. - Spurgare, spurgarsi, far forza con le fauci,
per trar fuori il sornacchio dal petto. - Spurgo, l'atto
dello spurgarsi, e anche la materia che si spurga,
che si dice pure sgorajata. • Sputare, mandar
fuori saliva, catarro, ecc. - Succiare, attrarre nella
bocca una sostanza liquida col provocarvi il vuoto
con la inspirazione. - Sventare, far vento con la bocca.
Bócca. Vano, aperliira di molte cose : pozzo,
sacco, vaso, ecc. - Parte superiore dello stomaco.
' Parte piana Aq\ martello. ■ Ogni arm^ da fuoco.
- Foce di fiume.
Boccaccésco, boccaccévole. Veggasi a lette-
ratura.
Boccacciuo. Sorta di tela ntica.
Boccadopera. Detto a palcoscenico.
Boccale. Sorta di vaso. - Antica misura.
Boccaporto. Apertura nel ponte della nave.
Boccata. Quanto si può prendere o mandar
fuori con la bocca, in una volta.
Bocce (giuoco delie bocce). Sfere, palle di letno,
con le quali si fanno diversi giuochi, consistenti
Dell'avvicinarle, facendole correre sul suolo, il più
possibile ad altra boccia di minor diametro, detta
boccino, grilletto, lecco, pallino, - Zocchetti, bocce
assai grosse, cosi chiamate nel Veronese. - Pallaio,
l'insieme delle bocce necessarie per giocare; anche,
colui che tiene e fornisce il necessario per un dato
giuoco. - Pallottolaio, luogo perfettamente livellato
dove si fa il giuoco delle bocce.
Corta, la palla che non giunse all'altezza del
pallino; lunga, la palla che oltrepassa il pallino. -
Avere il granchio, di chi, giuocando in tre, si trova
da solo contro gli altri due. - Dare, bocciare, sboc-
àart, colpire la palla dall'avversario, che occupa
una buona posizione, rispetto al pallino, e toglierla
di mezzo, spingerla via. - Entrare in giuoco, si dice
di una palla, che, pur non riuscendo ad avvicinarsi
al boccino più delle precedenti, potè almeno porsi
in tal punto da inlluenzare in qualche modo il
giuoco. -Tirare a pie fermo, tirare la palla coi
piedi uniti, senza rincorsa, né passi, nò salti. •
Tirar di passatella, tirare in modo che la palla,
prima di giungere all'altezza del pallino, ne urti
leggermente e da un lato un'altra già in giuoco. -
Tirare il rappezzo, al giuoco delle bocce, tirare in
modo che la palla ne urti un'altra, corta, spingendola
verso il boccino e possa avere ancora la forza per
entrare almeno in giuoco. Venire per la propria^
vuol dire tirare il rappezzo. - Tirare il resto, in
modo che la nostra palla, colpendo quella deli'av-
sario, ne prenda il posto.
Boccétta. Piccola boccia.
Bocche da fuoco. Le diverse armi di arti-
glieria (cannone, obice, mitragliatrice, ecc.), il
fucile, il mortaio, !a pistola, la rivoltella.
Bocchegrgiare. bocchegrgiamento (boccheg-
giato). Aprire e chiudere la bocca ripetutamente.
Respirare con affanno.
Boccherame. Sorta di tela di bambagia.
Bocchétta. Piccola bocca di apertura. • Pia-
stretfa nella c/itaye. - Imboccatura di alcuni istru-
menli musicali.
Bocchino. Detto a fumare e a musicali
isfrumenti.
Boccia. Recipiente, vaso di vetro o di cristallo,
usato specialmente per tenervi l'acqua, il vino in
tavola. - Boccetta, piccola boccia di cristallo, con
tappo generalmente smerigliato e che serve a tenervi
acque d'odore e simili. - Boccettina, dimin. e talora
vezzegg., piccQla boccetta, anche da tavola. - Boccet-
tino, sottodimin. e vezzegg. di boccia: generalmente,
di boccettina piccola per acque d'odore. - Bocciona,
grande, ma non tanto quanto il boccione, boccia della
massima grandezza.
Bocca, l'apertura unica, che ha la boccia nella
sua parte superiore. - Collo, la parte superiore ri-
stretta della boccia. - Corpo, pancia, la regione della
boccia corrispondente al diametro maggiore. - Fondo,
quanto chiude inferiormente la capacita della boccia.
- Labbro, l'orlo che finisce superiormente la bocca
della boccia. - Tappo, cilindretto di vetro o d'altro
che si applica alla bocca della boccia.
Bòccia. Palla di legno; veggasi a bocce.
Bocciare^ bocciatura. Detto ad esam^.
Boccino. Detto a bocce.
Bòccio, bocciuòlo. Calice dimore non aperto.
Bocciuòlo. Parte della canna.
Bòcco. Detto a noce.
Bòccola. Veggasi a spilla.
Boccone. Tanta quantità di cibo quanto se ne
mette una volta in bocca: boccata, morso. - Boc-
concello, dimin. di boccone: bocconcino, morsello,
morsetto, morsino. - Bocconcione, accresc. di morsone.
- Sbocconcellare, mangiare a piccoli bocconi;
rompere l'orlo d'una veste, d'un panno, ecc.
Bocconi. Detto ad atteggiam,etito.
Bodino. Sorta di dolce, di timballo.
Bociare, bocio. Detto a gridare.
Bòdola (botola). Detto ad apertura, a fogna,
a stanza.
Bodriere. Sorta di tracolla.
Bòffice. Veggasi a soffice.
Bofoncliiare {bofonchiato, bofonchino). Detto a
brontolare.
304
BOFONCHIO — BOLLO
Bofónchio. Sorta di calabroìie.
Bog'ara. Sorta di rete,
Bog-giuolo. Piattello della candela.
Bohème. In origine, zingaro, boemo, girovago;
poi, in lingua francese, artista spensierato, innamo-
rato della sua arte, indocile per natura o per pro-
getto, ribelle alle condizioni sociali: scapigliato,
spensierato, goliardo.
Boia. Veggasi a carnefice.
Boiardo. Titolo di nobiltà.
Boiocottag'g'io , boiocottare (hoiocottato).
Voci d'uso nel conmiercio: rifiuto di compra e ven-
dita contro qualcuno: interdizione.
Bolcione. Antica macchina da guerra,
Boldròne. Detto a pecora.
Bolero. Sorta di hallo.
Bolèto. Specie di fango.
Bolgétta. Piccola borsa, piccola valigia, per
vari usi: di posta, di ufficio, ecc.
Bolgia. Specie di valigia. - Cerchio dell' in-
ferno dantesco.
Bòlide. Globo di fuoco che solca V atmosfera,
lasciandosi dietro una striscia luminosa.
Bolina. Fune per manovra di vela.
Bólla. Piccola vescica. -Ri^'onfiameiito che fanno
i liquidi nel bollire. - Diploma, o lettera del pajta.
' Parte essenziale del termometro.
Bollare (bollato, bollatura). Segnare con bollo.
• Imprimere un marchio di' infamia.
Bollarlo. Collezione di bolle del papa.
Bollerò. Arnese per la concia.
Bollente. Detto a bollire.
Bolletta. Polizza di ricevuta. • Avviso, invito
a jtagare. - Attestazione, certificato. • Biglietto
di dazio, di dogana. • Scherz, famigl., mancanza
di denaro.
Bollettino. Annunzio; avviso, notificazione,
pubblicazione periodica; listino di borsa; notizia
data dal governo, dal ministero.
Bólli, bolli. Subbuglio, tumulto.
Bollicina, bolllclàttola. Rigonfiamento che
fa un liquido nel bollire. - Sollevamento della
2)elle. - Pustoletta, vescica.
Bollire (bollente, bollimento, bollito, bollitura). 11
passare che fa un corpo dallo stato liquido allo
stato di vapore, per effetto di un progressivo riscal-
damento; il gonliare dei liquidi per calore: bollicare,
bulicare, ebollire, fervere (lat.). - Bolla, rigonfiamento
che appare alla superficie di un liquido in ebolli-
zione: ampolla, sonaglio; bollicello, bollicina, bolli-
ciàttola, bollicola, bolluzza; galla, gallozza; pulica,
puliga; vescichetta, vescica. - Bollente, che bolle,
quindi caldissimo: bolliente, ebolliente, fervente,
fumante; boUentissimo, più che bollente [fare il pelo
e il contrapposto, d'acqua o d'altro liquido bollente).
- Bollimento, ì\ bollire: bollicamento, bollicchio, bol-
lichio, bollizione, bollitura, bollore, ebollimento,
ebollizione, ebullizione; rigonfiamento, ribollimento.
Bollimento lieve: bollorino, sobboUimento. Punto di
ebollizione, grado di temperatura occorrente per
bollire un dato liquido. - Bollito, liquido che fu già
sottoposto alla ebollizione. - Effervescenza, ebollizione
che nasce dal mescolare liquidi di natura diversa.
- Schiuma, aggregato di molte bolle, ripiene d'aria,
per effetto del bollire.
Alzare il bollore, cominciare il bollore. - Barbot-
tare, barbotlolare, lieve e normale rumore di liquido
che bolle. - Bollire a scroscio, a ricorsoio, bollire
gagliardamente, con formazione di molti sonagli e
rumorosamente. - Bollire a sodo, bollire molto tempo
e ,uagliardamente, - Bo//tre poco, adagio: sobbollire.
- Bollire forte: a cavalloni, in colmo. - Dare, fare
una bollita, far bollire. - Essere a bollore, di cosa
che bolle. - Essere al suo punto, di vivanda che è
giunta al perfetto grado di cottura, di ebollizione.
- friggere, cominciare a bollire a secco: si dice
dell'otto e di altri liquidi.
Gorgogliare, di un liquido che bolle rumorosa-
mente - Gorgoglio, rumore fatto dal liquido che,
bollendo, gorgoglia. - Gorgolio, frequeut di gorgóglio;
gorgóglio continuato. - Grillare, grillettare, friggere,
l'acuto rumoreggiare, quasi fischio, che fanno i liquidi
prima di levar il bollore. - Levar il bollore, inco-
minciare a bollire, - Bibollire, ribollimento, il bollire
nuovamente; ribollitura, atto ed effetto del far ri-
bollire. - Scrosciare, del liquido che bolle a scroscio. -
Sobbollire, bollire leggermente.- Sbollire, cessare di bol-
lire. - Spiccare, staccare il bollore, il primo segno del
cominciare a bollire che fa un liquido sottoposto
all'azione del fuoco. - Traboccare, il versarsi del
liquido per la bocca del vaso, nel forte bollire.
Bollo. 11 sigillo col quale si impronta qualche
cosa per contrassegno od autenticità; l'impronta, il
contrassegno, il segno, la cosa stessa bollata. Nel
primo uso, anche marchio, stampiglia, suggello ; bu-
rocraticamente, timbro, (dal frane, timbre). Gene-
ralmente, piastra di forma ellittica, di legno, più
spesso di metallo, recante incisa alla super lìce
un monogramma, o un' arma, o un segno simbo-
lico, di cui lascia l'impronta dove vpnga premuta.
- Per estensione, tutto ciò che lascia impronte.
Bollo a fiamma continua, con regolatore, per jnar-
care a fuoco bestiame, formaggi, legnami, ecc. - Bollo
a fuoco, per marcare sul legno, ecc. - Bollo a secco,
congegno che lascia un'impronta in rilievo sulla
carta; anche il timbro per ceralacca. - Bollo a
umido, quello che, premuto su un panno inzuppato
d'apposito inchiostro e calcato sopra un foglio, lascia
l'impronta del colore di quell'inchiostro. - Bollo
della posta, quello applicato da un ufficio di posta;
detto anche per francobollo. - Calendario auto-
màlico, timbro a ruota, che segna il giorno, il mese
e l'anno. - Datario, bollo con data. - Marca, segno
convenzionale fatto, con lettere o altro, per distin-
guere oggetti (biancheria, ecc.) o affermarne la
provenienza : cifra, contrassegno, iniziale, marchio,
nome, pontiscritto (disus.), puntiscritto, punto in
scritto. - Numeratore, timbro che segna progressi-
vamente i numeri: è a mano o a macchina. • Pagi-
natore, timbro per segnare i numeri progressivi suile
pagine di un registro. - Perforatrice a leva, arnese
per segnare a traforo le parole; per segnare cam-
biali, libretti ferroviari, carte, valori, ecc. - Punzone
d'acciaio, piccolo arnese per imprimere lettere, pa-
role, marche di fabbrica, stemmi, segni diversi su
cuoio, cotoni, legno, metalli, ecc.- TeMogi/ia, arnese,
per forare le orecchie al bestiame e comprimere le
marche. - Tenaglia perforatrice, arnese per control-
lare francobolli, biglietti ferroviari, biglietti di
teatro, ecc. - Timbro a doppio uso, di metallo, tanto
ad umido come per ceralacca. - Timbro a martello,
cosi detto dalla torma: in acciaio fucinato, per im-
primere a secco su legnami o segnare ad incniostro
carni e bestiame, - Timbro controllo: segna il nome
della ditta, la data, le ore.
Carta da bollo, quella improntata dal bollo gover-
nativo ed imposta al pubblico per l'estensione di
atti pubblici 0 legali. - Guancialetto: dicesi cosi una
specie di piccolo guanciale o cuscinetto, coperto di
pelle e ripieno di borra, stoppa o simile, cQe> spaU
BOLLORE — BORBOTTINO
305
mato di un inchiostro speciale in cui entra una
parte d'olio, serve a inumidire il bollo; è talora
munito (li un manico di legno; ma più spesso è
collocato inamovibilmente in una cassetta di latta
contenente inoltre, in appositi scompartimenti, il
collo e la boccetta deW inchiostro da bollare. - Marca
da bollo, quella che si applica a certi atti, per ren-
derli legali, e che sostituisce il bollo ^'overnativo. -
Annullare la marca da bollo, il francobollo, metterli
fuori corso, apponendo loro un marchio ola firma.
- Placca, lastretta di metallo, di gomma, ecc., con
parole incise o in rilievo, per l'impronta: il vero
uollo. Placca di ricambio, quella che si tiene in serbo
per sostituirla ad altra, usoconsunta. - Portalimbri,
minuscolo mobile, da tavolo o da muro, anche ar-
tisticamente lavorato, per collocarvi, separati uno
dall'altro, i timbri.
Bollare, improntare, contrassegnare col bollo; im-
primere il bollo su checchessia, marcare, marchiare,
timbrare. - Bollatura, atto ed efletto del bollare ; la
spesa che se ne paga. - ControboUare, bollare con
un altro bollo per maggior cautela o per verifica. •
Soprabollare, aggiungere bollo a hollo.
Bollóre. 11 bollire . - SoUevaniento d' animo,
€iffitazioìie.
Bolo. Specie di argilla. - Bolo alimentare,
detto a masticare. • Bolo isterico, senso di costri-
zione alla gola.
Bolòmetro. Specie di termometro,
Bolsàggine. L'esser bólso.
Bólso. Del cavallo e d'altra bestia, che tos-
sisca e respiri affannosamente. - Figura di per-
sona nell'aspetto non florida, non sana.
Bomba. Grossa palla di ferro fuso che, piena
di polvere e lanciata dalla bombarda, scoppia in
molti pezzi, uccidendo, rovinando intorno a sé: bom-
bola, bomboletta; palla a mitraglia, palla di can-
none, pallottola di ferro; petardo; pignatta di fuoco;
tiro per cannone. Poet., ardente strale. - Bombe ac-
coppiate: appiccate, incatenate; palle ad angioli, a
diamanti. - Cartoccio, bomba a mitraglia. - Petardo,
specie di bomba, ordigno concavo, di metallo o di
legno, carico di polvere, che si fa esplodere (veg-
gasi a fuoco artificiale).
Bombarda, mortaio da lanciar bombe. Anche l'an-
tica catapulta. - Bombardièra, buca nella mura-
glia, dalla quale si tirava con la bombarda. Anche,
barca atta a portare artiglierie da bombardare. -
Scagliar bombe, bombardare.
Bombarda. Detto a bomba. - Registro d'or-
gano. - Sorta di nave mercantile.
Bombardare , bombardamento {bombar-
diere, bombardato). Scagliare bombe; ora, special-
mente, il tirare con Vartiglieria contro una for-
tezza, una città, un luogo qualsiasi; tirare col
cannone: cannonare, cannoneggiare, scannonez-
zare; battere, colpire, percuotere con le artiglierie;
petardare. - Bombardamento, il bombardare, bom-
bardazione, cannoneggiamento: modo di attacco col
quale, mediante batterie, stabilite in vari siti ed a
■conveniente distanza, si cerca di distruggere con
proiettili di ogni maniera le abitazioni della guar-
nigione e dei cittadini.
Bombardièra. Detto a bomba e sl fortezza.
Bombardino bombardone. Detto a musi-
sicali istrumenti (da fiato).
Bombardiere. Detto a bomba e a fuoco
urti fidale.
Bómbice. Il baco da seta.
Bombino. Sorta di fiasco.
Bómbo. Grande rumore, - Voce di bambino,
per accennare al bere, alla bevanda.
Bómbola. Sorta di vaso (di vetro).
Bombolòtti. Pasta da minestra.
Bombonassa. Sorla di palma.
Bomprèsso. Albero di nave.
Bonàccia. Stato del mare in calma. • Bel
tempo. - Buona fortuna.
Bonàccio. Detto a buono,
Bonaccòrdo . Veggasi a musicali istru-
menti.
Bonamano. Detto a tnancia,
Bonanza. Veggasi a fortuna e a miniera.
Bonarietà. Semplicità, benignità. . L'essere
buono.
Bonàrio. Detto a buono.
Bonavóglia. Detto a favore e a medico.
Boncerella. Sorta di frittella.
Boncinello. Perno della serratura.
Bondiòla. Varietà di salunie.
Bonetto. Opera di fortificazione.
Bonìfica. L'atto e l'effetto del bonificare, ossia
del migliorare, specialmente riferito a terreni
( prosciugando stagni, paludi, ecc. ), nell' interesse
deìV agi'icolt'ui-a o deW igiene: bonificamento,
bonificazione; ammendamento delle tei re; appo-
deramento, appoderazione; prosciugamento, risa-
namento. - Bonificare, fare in un terri no malsano
ed infecondo le òpere necessarie per renderlo jiro-
duttivo: rendere un terreno alla produzione. All'er-
tilire, render fertile; fecondare; crrreggere; pro-
sciugare, cavar l'acqua; redimere; sanare, rinsanicare;
risanare, sanicare; spadulare, spaludare. - Appode-
rare, ridurre, a mezzo di bonifiche, un terreno im-
produttivo allo stato di produrre. - Colmare, rinter-
rare, bonificare il terreno paludoso, rialzandolo colle
torbe dei fiumi. - Prosciugare, rendere asciutto
un terreno acquitrinoso. - Spaludare, distruggere,
prosciugare le paludi che rendono malsano e im-
produttivo un dato terreno.
Accjuisti, novali, ritraiti, si dicono i terreni ri-
conquistati alla coltura con la bonifica. - Colmata,
il terreno bonificato. • Collettori, i luoghi nei quali
vengono raccolte le acque che precedentemente
infestavano un terreno, poi bonificato.
Bono. Lo stesso che buono.
Bonomia. Bonarietà; qualità di ciò che è buono»
Bonòmini. Antico magistrato fiorentino. •
Consiglieri in istituti di beneficenza.
Bontà. Qualità di chi o di ciò che è buono.-
Qualità morali, amore e pratica del bene.
Bontempòne. Uomo allegro, incline al di-
vertimento e all'osto; detto a buontempone.
Bonzo. Sacerdote del buddisìno.
Boote. Nome di una costellazione.
Bora. Detto a vento.
Boracelo Sorta di tela grossolana.
Borace. Specie di nitro. • Sale formato dal-
l'acido bòrico con la soda. - Boraciere, vaso per
il borace.
Boracite. Veggasi a magnesia.
Bollati, borato. Veggasi a borico (acido).
Borbogliare, boi'bogliamento {borbogliato).
Rumore deWintestino, quando vi si move l'aria.
Borborigmo. Borbogliamento di intestino,
dì ventre.
Borbottare , borbottamento ( borbottio ) .
Detto a brontolare.
Borbottino. Sorta di vaso, - Sorta di vivan-
da, di pietanza.
Premo LI — Vocabolario Nomenclatore.
20
306
BQRBOTTIU
Borbottìo. Detto a brontolare.
Borbottone. Brontolone; veggasi a bronto-
Inre.
Borchia. Scudetto, disco metallico, rilevato nei
mezzo, che serve per decorazione, per orna-
mento, • Specie di chiodo; brocchetta, bulletta;
cocoinerino, cocomeruzzo di ferro; raperella.
Borda. Antica vela.
Bordàglia. Gente abbietta, vile: veggasi a
birbone e a canaglia.
Bordare, bordata {bordatura). Battere, per-
cuotere con bastone o con altro. - Modo di spa-
rare delle artiglierie. - Nell'uso, orlare, orlatura.
Bordata Corsa laterale di una nave.
Bordato. Specie di tela tessuta: bordatino.
Bordeggiare {bordeggiato). Modo di navigare.
Bordello. Detto a postribolo.
Bórdo. Parte della nave.
Bordone. Sorta di bastone. - La penna
dell'uccello quando incomincia a spuntare,
Borea, boreale. Detto a orizzonte e a vento,
Bo .'g-ata. Grosso villaggio, borgo.
Borghese. Detto a borghesia.
Borghesia. Complesso delie persone non ple-
bee, né nobili, che godono i diritti di cittadinanza:
classe media, medio ceto civile. Pei socialisti, con
significato non sempre esatto, la classe che gode
qualche privilegio in confronto d}. proletariato,
AÌVoperaio, alla classe lavoratrice. - Bassa, me-
dia, alta borghesia, secondo le condizioni più o
meno buone, massime dal lato, finanziario. ■ Terzo
Stato, in Francia prima della Rivoluzione, quel ceto
sociale che non apparteneva né alla nobiltà, né
al clero: borghesia.
Borghese, chi o che non è niUitaref chi o clie
appartiene alla borghesia: civile, mediano, non di
nobile lignaggio. -Philister, voce tedesca usata pei
significare il borghese pacifico, un po' gretto, miso-
neista, cioè alieno e sospettoso del movimento mo-
derno.
Borghigiano. Abitatore di borgo,
Borgino. Sorta di rete.
Borgo. Voce che significò aggregato di case
non cinto di mura, poi villaggio fortificato, ora
complesso delle case fabbricate fuori dalle porte di
una città: sobborgo, suburbio; luogo suburbano.
Anche, grosso villaggio, centro di popolazione a
sé. - Borghettino, borghetto, borghicctuolo, piccolo
borgo. Borguccio, dimin. e spregiat. di borgo. -
borgata, specie di borgo a case non raccolte in-
torno ad un centro, né allineate lungo una via, ma
sparpagliate; significa anche l'insieme di più borghi.
- Boraatella, piccola borgata. • Borghigiano, abita-
tore di borgo.
Borgognotta. Antica armatura.
Borgomastro. Detto a sindaco.
Boria fboriare, borioso, boriosit-'). Vanagloria,
superbia.
Bòrico {acido ed ètere). Dicesi acido bòrico una
combinazione di boro, ossigeno e idrogeno; ètere
borico, il risultato che si ha dalla combinazione di
esso acido con l'alcool. - Borace, sale formato dal-
l'acido borico e dalla soda, leggermente efl'erve-
scente: si trova allo stato naturale nell'acqua dei
cosi detti soffioni e lagoni. - Borali, i sali che ri-
sultano dalla combinazione dell'acido borico con le
basi salificabili. Si hanno il bojHlo di chinino, il
borato di morfina, il borato di soda, il borato di ma-
yìiesia {boracite), ecc.
Boro {borio). Corpo semplice che non ai trova
allo stato nativo, ma si può preparare facendo agire
il sodio 0 l'alluminio sull'acido borico anidro. -
Boì-uri, ì prodotti diversi della combinazione del
boro coi nie^alli. - Carborundum, carburo di boro,
che si ottiene nei forni elettrici: pregiato per la
sua durezza, di poco inferiore a quella del diamante.
Borotartrato potassico. Detto a cremor
di tartaro.
Borra. Ripieno di varia materia, generalmente
usalo per imbottire questo o quel mobile; cima-
tura di panno. - Figur., dicesi di ciò che sia »u-
perfino.
Borrà|3cla. Fiasca da caccia, da soldato, da
viaggio.
Borraccina. Specie di musco.
Borraglnee. Ordine di piante, con molte spe-
cie medicinali: veggasi a piatita.
Borràna. Nome di un'eròa comune. - Sorta di
ortaggio.
Borratello. Piccolo fosso.
Borrello. Sorta di formdggio della Campania.
Bórro. Luogo incavato, fosso.
Borsa. Sacchetto di varia forma e materia e
capacità (anche con correggia da portare ad arma-
collo), per uso di contenere denaro, attrezzi, uten-
sili, strumenti, ecc.: borsello, borsicchio, borsiglio;
portamonete; sacchetto, scarsella; tasca, taschetta,
taschetto. Lo si chiude in vari modi: con un cor-
doncino, un nastro, ecc.; se di pelle, ha, per lo più.
una cerniera, serratura che si apre, oltreché con
una chiaveitina, anche premendo un bottone, o con
altro ordigno del genere.
Bolgetta, borsa di pelle, specialmente usata dai
corrieri della posta. - Borsdccia, borsa vecchia
o mal confezionata. - Borsellino, la minuscola borsa
tascabile, nella quale si tengono i denari. - Borsello,
piccola borsa da denaro. - Borsetta, specialmente
^ella borsa più o meno elegante, che le signore
portano a passeggio, custodendo in esse il denaro,
a fazzoletto e altro che possa loro occorrere du-
rante l'assenza da casa: borsettina. - Qorsina, pic-
cola borsa. - Lòculo, borsa o sacco antico. - Rtdi^
cule (frane), quella tasca o borsetto di seta o di
raso, a ricami e trine, che le signore portano sul
braccio per riporvi chiavi, fazzoletto, borsellino, ecc.
- Ventresca, ventriera, borsa a cintola.
Imborsare, mettere dentro la borsa, - Rimborsare,
ripete imborsare. - Sborsare, togliere dalla borsa.
Sacellario, anticamente, chi custodiva la bona
dell'imperatore. - Tagliaborse, borsaiuolo.
Borsa. Locale ove si raccolgono i negozianti, i
banchieri, i capitalisti, gli agenti di cambio, i sen-
sali per la compera e la vendita di merci, fondi ed
effetti pubblici, ecc.; il complesso degli speculatori
che giuocano in Borsa; la speculazione stessa, fatta
in luogo {giuoco di Borsa) durante la riunione dei
commercianti : e in questo senso si dice che la
Borsa è buona, debole, ferma, ecc. - Sanca, isti-
tuto di credito, o Gasa di commercio, in cui si
fanno operazioni di sconto e di compra e vendita
di elì'etti pubblici.
Coulisses, locali in cui fanno affari i piccoli spe-
culatori della Borsa di Parigi. - Giano, passaggio co-
perto, con quattro porle e quattro fronti, specie di
Borsa, ossia luogo in cui si riuniscono uomini
d'affari. - Keser Kis, la Borsa in Turchia. - Piccola
Borsa, ritrovo dei negozianti in altra ora da quella
ufficiale.
Agente di cambio, sensale autorizzato a negoziare,
per conto di terzi, gli effetti pubblici alla Borsa.
:{(»-
Aggiotatore, chi ricorre all'aggiotaggio. - Aumentista,
olii specula sull'aumento. - Borsista, chi giucca e
specula in Borsa. - Cambiavalute, commerciante che
cambia contro moneta nazionale le monete e i va
lori esteri, e spesso fa pure operazioni di cambio. -
Capitalista, chi alla Bonsa fa operazioni per l'im-
piego di capitale, in ispecie operazioni di riporto.
Nel linguaggio di Borsa, si contrappone alle specu-
htore, ossia a chi fa la speciilazime. • Coulissiei-
(frane), agente di cambio non autorizzato: da coulisse,
luogo ove si radunano coloro che fanno operazioni
di Borsa senza intervento degli agenti di cainbio. -
Cotirtier (frane), agente di cambio non autorizzato,
né giurato.
Courtiers-marrons, nella Borsa di Parigi, gli agenti
non riconosciuti dalla legge. -Intermediario, gene-
ralmente, il mediatore abusivo e intruso. - Afedia-
tore, intermediario illecito nelle negoziazioni di
Borsa in genere. Pubblico mediatore, ufficiale auto-
rizzato alla mediazione. - Senseria, la mercede dovuta
ai mediatori. - Rialzista, chi in borsa ta operazioni
che agevolano il rialzo dei prezzi. - Ribassista,
nel linguaggio di Borsa, colui che specula sul
ribasso dei valori : frane, baissier. - Riportato, colui
che dà i titoli a riporto. - Risposta dei premi', di-
chiarazione (di chi ha contrattato a premio) di ri-
tirare gli eiì'etti comperati o di abbandonare il
premio. - Sensale, intermediario per le contrattazioni.
- Sindacato, l'insieme delle persone elette, fra loro,
dai pubblici mediatori, per la sorveglianza della
Borsa. In altro senso, riunione di mediatori o di
aggiotatori allo scopo di produrre determinate va-
riazioni nel prezzo degli effetti pubblici. - Tripoteur,
(frane), aggiotatore di Borsa; chi fa intrighi, im-
brogli di Borsa.
Operazioni di Borsa - Termini vari - Titoli.
Acquisto al corso, compera di merci, oppure di
titoli-valori che si pratica in un dato giorno al mer-
cato o alla Borsa. - Affari differenziali, contratti
che riguardano il pagamento delle differenze fra il
corso attuale e il corso a termine degli affari quo-
tati nelle Borse di commercio. - Aggio, speculazione
sul corso dei valori pubblici. Differenza nel cambio
della moneta; differenza fra il valore reale e il
valore nominale. - Aggiotaggio, l'insieme delle ma-
novre adoperate dai giuocatori di Borsa per pro-
durre determinate variazioni sul corso degli effetti
pubblici. - Ammortamento, ammortizzazione, il rim-
borso del capitale rappresentato da un titolo di
credito. - Apertura, il principio della Borsa. Corso
d'apertura, il prezzo praticato sugli effetti pubblici
al cominciare della Borsa. - Arbitraggio, opera-
zioni di Borsa praticata specialmente da un ban-
chiere e consistente nel cambiare un titolo contro
un altro, oppure nel comperare lo stesso titolo in
una Borsa e rivenderlo in un' altra. - Assegno, un
credito che si dà in pagamento o in garanzia di una
somma dovuta. - Aumenlo, l'accrescersi del prezzo
degli effetti pubblici.
Cambio : si chiama cosi il prezzo fluttuante nelle
diverse piazze di commercio, in quanto serve
di regola per le contrattazioni di cambio; la diffe-
renza in più o in meno fra il valore di un effetto
di commercio nel luogo in cui si negozia e quello
in cui è pagabile. - Chiusura, in Borsa, termine
alle operazioni giornaliere. Corso di chiusura, l'ul-
timo praticato in Borsa - Compensazione, il saldo
delle partite di dare e avere, che si effettua fra gli
speculatori o fra gli agenti di cambio, o fra gli uni
e gli altri, nel giorno stabilito dal Sindacato per
la liquidazione dei contratti. - Corso di compensazione,
(juello fissato pure dal Sindacato per rendere più
agevole la conclusione dei riporti. - Contratto a ter-
mine, quello in cui l'esecuzione è rimandata a una
determinata scadenza. - Contratto a contanti, quando
si consegnano immediatamente gli effetti e se ne
paga, ad un tempo, il prezzo. - Corso di fondi
pubblici, prezzo dei valori cartacei: lo si stabilisce
sull'adeguato dei contratti giornalieri di compre e
vendite dei fondi pubblici, stipulati d'ordinario nelle
Borse.
Corso, dicesi il prezzo degli effetti controllati in
Borsa. Corico legale, quello accertato ufficialmente
dagli agenti di cambio nei modi di legge. - Corso
del cambio, la proporzione in cui stanno in gior-
nata i pagamenti da farsi da due piazze. - Diffe-
renza, la differenza di prezzo fra il corso al quale
si è contrattato e quello corrente su scadenza. -
Deporto, contratto per cui una parli' vende a con-
tanti all'altra effetti pubblici, ricomperandoli nello
stesso tempo a termine, ad un prezzo minore, detto
prezzo del deporto. - Dividendo, la quota di utili
che si distribuisce sulle azioni industriali, - Doni,
nel linguaggio di Borsa, il premio che ^, deve pa-
gare al venditore quando non si crede più oppor-
tuno eseguire un contratto antecedentemente stipu-
lato. - Fine: i contratti « a termine » si concludono,
di regola, a fine corrente, o fitie prossimo, cioè per
la fine del mese in corso o per quella del succes-
sivo.
Esecuzione è detta la liquidazione coattiva fatta dal
Sindacato per conto dei creditori e a rischio degli
speculatori, che non mantengono i propri impegni.
- Fondi, veggasi innanzi, ad effetto; in altro senso, il
denaro contante. - Frutto, la competenza annua do-
vuta al possessore di un titolo, come prezzo del
capitale versato. - Gira, modo col quale si trasfe-
risce la proprietà di un titolo, di una cambiale, ecc.
Però si chiama traslazione il passaggio di una iscri-
zione nominativa di rendita da un nome all'altro.
- Giorno del godimento, quello dal quale incomin-
ciano a decorrere i frutti, gli interessi, a favore di
chi possiede un titolo. - Grida, la contrattazione
fatta in Borsa ad alta voce e nei modi di Legge. -
Giuoco di Borsa, la speculazione sulle differenze.
Liquidazione, l'esecuzione di contratti di Borsa fatta
nei giorni stabiliti dal Sindacato. - Manovra, l'arte
degli aggiotatori per produrre movimenti a loro fa-
vorevoli sul corso degli effetti pubblici - In lettera,
il prezzo al quale gli effetti pubblici sono offerti.
Operazioni di Borsa, quelle aventi per oggetto gli
effetti pubblici. Operazioni a contanti, a termine
con contratto fermo e con contratto a premio, ecc.
- Premio, benefizio che si paga, in epoche determi-
nate, al possessore di un titolo; ciò che una delle
parti paga all'altra per avere facoltà di poter ri-
nunziare in scadenza al contratto; anche, la diffe-
renza fra la pari di un titolo e il prezzo di corso.
- Prezzo nominale, quello fissato dal Sindacato al-
lorquando non vi sono affari. - Pvomisione, ciò che
si dà ai banchieri, quasi a titolo di sensoria. -
Rialzo, il rialzare o alzare dei prezzi nei valori di
Borsa. - Realizzo, la conversione degli effetti pub-
blici in danaro. - Reazione, il ribasso che segue
ad un aumento prolungato, o viceversa. - Ribasso,
il ribasso dei prezzi sui valori di Borsa. - Rimborso,
lo stesso che ammortamento. - Riporto, la compra
e vendita a contanti e la successiva compra e ven-
308
BORSA DEL LAVORO — BOSCO
dita « a termine >,fra le stesse parti, della stessa
qualità e quantità di valori contralti mediante il
pagamento di una somma che è il prezzo del ri-
porto. Si dice anche di questo prezzo. - Run (ingi.
correre), nel gergo di Borsa, quel panico per il qua-
le i depositanti accorrano agli sportelli di una
Banca o Gassa di risparmio quando si diffonde. voce
di fallimento.
Scadenza, l'epoca nella quale si deve eseguire
una data obbligazione. - Sconto, operazione di
Sanca. - Sottoscrizione, l'obbligazione di assumere
un determinato numero dei titoli che vengono emessi.
- Speculazione, l'insieme delle operazioni fatte allo
scopo di guadagnare sul rialzo o sul ribasso degli
effetti pubblici o privati. • Stellage, parola tedesca,
con desinenza francese, usata nel linguaggio di Borsa:
indica un contratto col quale, mediante il paga-
mento di un premio conveniente, si ha facoltà di
consegnare al contraente, o di ritirare dallo stesso
e ai medesimi prezzi, una data quantità di titoli.
Alzare e abbassare i fondi, significa il maggiore
o minore valore dei fondi pubblici a seconda delle
circostanze politiche e finanziarie del paese. • Es-
sere alla pan . veggasi più sotto. - Fluttuare, oscillare,
il variare dei prezzi di Borsa. • Gi^wcare in Borsa,
8pe«-ulare sui rialzi e ribassi dei valori pubblici,
tralifìfiare nei cambi. • Operare, vendere allo scoperto,
speculare sul prezzo dei titoli che non si possie-
dono, impegnandosi a pagare la differenza di prezzo
o ad acquistare i titoli per consegnarli alla scadenza
del contratto. - Pari^care, l-idurre cambi ad una
stessa scadenza. - Parificazione^ l'atto e l'effetto del
parificare. - Quotare, segnare, nel listino di Borsa, il
prezzo dei valori pubblici. - Riportare, nel lin-
guaggio di Borsa ha due significati, essendo usato
ad esprimere e la conversione di un'operazione a
termine in un'operazione a contanti e un prestito
contro deposito di titoli. - Speculare, nel linguaggio
del commercio e della Borsa: trafficare, commer-
ciare, ecc.
Alla pari, termine riferito a cedole o a cartelle
di rendita indicante che le si danno per il prezzo
convenuto da principio. - Alti e bassi, rialzo e ri-
basso. - Azione, titolo rappresentativo delle quote
in cui è diviso un valore pubblico e che frutta un
interesse. - Azioni ài portatore, quelle che possono
essere commerciate, realizzate da chiunque. • Azioni
nominali, quelle intestate a un dato nome.
Bollettinp, la nota dei prezzi praticati alla Borsa :
listino. - Buono di cassa, titolo di credito senza in-
teresse e a scadenza determinata. Buono del Tesoro,
titolo di credito emesso dallo Stato per far fronte
ai bisogni di cassa, per lo più a breve scadenza e
fruttante un determinato interesse. - Cartella, titolo
di fondo pubblica (del debito pubblico, aeraria,
fondiaria, .ecc.). - Cedola (frane, coupon), buono
che si stacca da una cartella di rendita per riscuo-
terne il valore; in essa sono indicati il numero
d'ordine della rendita annuale, l'interesse seme-
strale e il giorno dal quale incomincia ad essere
esigibile. - Certificato, il titolo che rappresenta, per
lo più, la proprietà di una iscrizione nominativa
di rendita o di un'azione industriale. — Chèque,
mandato o ordine di pagamento formulato come
una lettera di cambio: assegno bancario.
Divisa, gli effetti di commercio tratti da una
piazza e pagabili sopra un'altra. - Doppie facoltà,
quei contratti nei quali una delle parti si riserva,
per una scadenza, di comperare o vendere a propria
scelta all'altra parte, e al prezzo stabilito nella con-
clusione del contratto, una specie qualunque di
effetti pubblici. - Effetto, titolo di credito. Efftiti,o
fondi pubblici, in generale, tatti i titoli che si ne-
goziano in Borsa; in senso più ristretto, le rendite
sullo Stato, rappresentate da titoli che pure si pos-
sono negoziare. Effetto di commercio, le cambiali, i
pagherò, ecc. - Listino, la tariffa delle monete e il
corso dei valori pubblici; anche, prezzo corrente,
caialogo. Quotazione, indicazione sul listino dei prezzi
praticati alla Borsa. - Lotto, quantità determinata
di rendita che si contratta di regola dagli specu-
latori. - Nota, carta che i pubblici mediatori rila-
sciano ai loro clienti, e nella quale sono indicate
le condizioni del contratto: detta anche bordereau,
partita. - Obbligazione, titolo rappreseatante un ca-
pitale mutuato allo Stato o a qualche Società. -
Offerta, in Borsa, lo stesso che danaro. - Punti.
l'unità di moneta legale (lira, marco, corona). -
Quotato, dicesi dei valori che sono scritti, regi-
strati, indicati nei bollettini, o listini della Borsa.
Tagliando, voce abusiva del linguaggio commerciale
e di Borsa, invece di cédola. ■ Titolo: si dice tanto
della singola obbligazione di credito quanto, in ge-
nere, di qualunque effetto pubblico. - Valori, gli
effetti in genere.
Borsa del lavoro. Veggasi a lavoro.
Borsa di studio. Detto a stiidio.
Borsaiuòlo (borsaiolo). Chi ruba la borsa dalla
tasca d'altri; lewfro che ruba i valori addosso alle
persone: borsaruolo, ciurmaborse, tagliaborse; lesto
di mano; tocca polsi; asciugaberrette. -Pick-pocket
(ingl.), letteralmente, becca tasche ; ital., borsaiuolo
o tagliaborse. - Rapinatore, per indicare i borsaiuoli,
i tagliaborse, i ladri da strada, ecc. - Borseggio,
l'atto de! borsaiuolo nel borseggiare, cioè nel sot-
trarre destramente la borsa o altro di dosso ad
altri : giuoco di mano, rapina. - Destrezza di mano,
abilità del borsaiuolo.
Borsèllo. Piccola borsa.
Borsicchio. Detto a borsa (sacchetto).
Borsista. Chi giuoca in Borsa.
Borsóne. Grossa borsa. ■ Sorta di fungo,
Borzacchino. Calzaretto, piccolo stivale.
Boscàglia. Detto a bosco.
Boscaiólo» Tagliatore, custode di bosco.
Boscheréccio. Detto a bosco.
Boschetto. Veggasi a bosco e a caccia.
Boschivo. Detto a bosco.
Bosco. Estensione di terreno, pieno di alberi
selvatici: luogo boscoso; alberaria, albereto, albo-
reto, arboreto ; cerchiaio, cerretaia ; luco; frasconaia;
macchia, macchione. Un bosco può essere fitto, folto
(quando gli alberi vi sono numerosi e vicini), rigo-
glioso (di florida vegetazione), pieno d'ombra e di
recessi ombrosi (quando il fogliame non lascia pe-
netrare i raggi solari) ; sterpato, liberato dall'in-
gombro degli sterpi (ramoscelli secchi, residui di
barbe d'alberi ta,gliati). Dal bosco si trae la legna
per servire da combuslibile, ossia per accendere
il fuoco, e questo o quel legno da costruzione
Nel bosco, oltre l'albero, alligna l'arboscello,
cresce l'erba (anzi, più specie d'erbe), il musco ;
si trova il fungo, vive più d'un animale, spe-
cialmente quelli costituenti la cosidetta selvaggina
(uccelli, ecc.), insieme con molte specie di insetti..
Arboroso, boscaglioso, boschereccio, bosccUo, boschigno,
boschivo, boscoso, selvato, selvoso, silvano, silvestre
D Silvestro, silvoso. tratto di terreno o di paese a
bosco. Boscoso significa anche « pieno di boschi »
Boscaccio, di bosco pericoloso. - Boscaglia, ter-
BOSCO — BOSSO
309
reno ricoperto di boschi succedentisi a brevi in-
tervalli; macchia. - Bosratn, luogo lasciato a bo-
sco. - Boschetto, boschettino, piccolo bosco. - Bo-
sco cedue, quello nel quale si suole tagliare pe-
riodicamente la legna. - Bosco d'alto fusto, quello
nel quale non si taglia periodicamente la legna. -
Burrone, luogo boscoso e scosceso, dirupato, per
lo più tra i monti. Campicelo, lenjbo di bosco ra-
sente al coltivato. - Cei-reto, bosco di cerri. - Cespu-
glio, cespo, mucchio d'erbe o di virgulti; viluppo
di pianticelle, di spine, d'ortiche, ecc. - Ciarpame,
eiarpume, la foglia, gli sterpi, ecc., che restano a
terra nei boschi: pacciame.- Disfalticcio, il terreno
nel luo^o ove fu da poco disfatto il bosco.
Foresta, selva grande. Forestale, di foresta. - Fo-
resta vergine, quella che non forma oggetto di col-
tivazione, come il bosco ceduo, e non viene messa
a profitto per raccolta di legna o simili. - hortelo,
boscaglia fitta e bassa. - Fratta, boschetto fatto di
pruni e di sterpi. - Lecceta, e più coinun. lecceto,
bosco di lecci. - Macchia, bosco folto. - Matricina, le
mazze più belle lasciate sulla ceppa perchè rifacciano
il bosco. - Olivella, olivello, cespuglio folto dei boschi.
- Palina, bosco da pali. - Palmeto, bosco di palme.
Parco, luogo cinto di muro, di fìtta siepe o di
altro riparo, piantato d'alberi, formanti larghi viali,
fitte macchie e selvosi ridotti, ove, per diletto e
per uso di caccia, si tengono animali ed uccelli di
varie specie. - Bagnata, piccolo parco. -Pmeto, bo-
sco di pini - Porrine, fusti che si lasciano nello
sterzare il bosco. - Badura, spazio meno folto o
nudo in un bosco; radala, radore. - Banco, terreno,
già boschivo, ridotto a coltura. - Boveto, luogo
pieno di rovi, di pruni.
Selva, gran bosco, luogo vasto nel quale natu-
ralmente e folti crebbero gli alberi : selva viva, ri-
gogliosa; aspra, intricata, poco accessibile. Nel
più cupo della selva, dove gli alberi sono più fitti
e l'ombra più densa. - Selvicoltura, silvicoltura,
coltura delle seh^e, dei boschi (veggasi più innanzi).
Binselvare, far ritornare selva un terreno. - Selvato,
terreno a selva. - Selvatico, selvoso, silvestre, Silvestro,
di selva.
Spiazzata, spiazzo, spazio lasciato vuoto d'alberi
in u^ bosco: radura. - Slerzatura, le legne fatte
sterzando. - Stipa, nome collettivo di più sorta di
minuti arbusti, che, tagliati, seccati e affastellati, si
possono facilmente accendere.
Imboschire, di terreni che incominciano a far
bosco: imboscare, rimboscare, rimboschire (imbo^
scamento, rimboscamento, rimboschimento), il formarsi
0 riformarsi di un bosco. - Infoltire, diventar
folto; infittire. - Andare nel bosco: imboscarsi, rim-
boscarsi, inselvarsi, immacchiarsi. - Immacchiarsi,
nascondersi nella macchia o nel bosco. - Bimbo-
scare, rintanarsi nel bosco. - Buspare, andare nel
bosco in cerca di castagne rimaste, o anche d'olive.
- Uscire dal bosco : sboscare, sboscarsi, smacchiarsi.
Persone che stanno nei Boscm - loro lavori.
Termini varì
Boscaiòlo, boscaiuolo (femm., boscaióla), chi taglia
0 ha in custodia il bosco; anche, chi lo frequenta
0 lo abita. E boschereccio, proprio di' chi frequenta
i boschi. Boscaióla, propriam., la donna che raccatta
legna o altro nel bosco. - Guardaboschi, guardiano
dei boschi, allo stipendio del Comune o di privati.
Silvicultore, chi esercita la silvicultura. - Stipa-
mcuxhie, chi pulisce i boschi dalle stipe: anche
stipatore. - Taglialegna, chi nei boschi e nelle mac-
chie taglia legna da ardere o da farne carbone e
anche spacca e spezza i ceppi o ciocchi: tagliatore
di legna, spaccalegna, spaccalegne, spezzalegne,
spezzazocchi. - Cafaggidio, chi sopraintendeva alla
custodia delle campagne e dei boschi.
Diboscare, tagliare un bosco o, meglio, spiantarlo:
dimacchiare, disboscare, disfar la macchia, sboscare,
smacchiare; denudare un poggio, un monte. - Di-
boscamento, l'atto e l'effetto: sboscamento, smacchia-
tura; spogliazione dei monti. . Diboscamento par-
ziale, quello fatto regolarmente, tagliando la legna
dei boschi, senza spiantarli: tagliamento. tagliata,
tagliatura, taglio. - Dibrucare, nettare gli alberi dai
rami inutili o secchi. - Dibrucatura, ripulitura dei
boschi. - Bimboscare, ricoprire di bosco; il rimetter*;
a bosco terreni che ne furono spogliati: rimboschire.
Bimboscamento, rimboschimento, l'atto e l'effetto. -
Sterzare, tagliare, pulire i boschi cedui dalle pic-
cole piante, per dare sfogo alle altre. - Stipare.
pulire i boschi dalle stipe. La stipatura va fatti
dall'ottobre al dicembre. - Tagliare, fare 11 taglio,
la taglia degli alberi in un bosco. Ciò in tre modi:
col primo taglio si atterrano tutti gli alberi, quando
si vuole diboscare; col secondo si lasciano matri-
cini 0 stalloni per conservare il bosco; il terzo si
pratica per gli alberi resinosi, sulle montagne ri-
pide e di malagevole accesso, il che si fa scegliendo
solo alcuni alberi, più atti a ridursi in tavole o altro.
Legnatico, diritto di far legna in un bosco di
altri ; e le legne stesse. - Macchiatico, diritto di
entrare nelle macchie altrui a far legna, raccattar
foghe e simili; il censo che si paga all'uopo; anche,
il prezzo per il quale si cede ad altri il prodotto
delle macchie. - Silvicultura, selvicoltura, l'attività
diretta al conseguimento di prodotti forestali, ì
quali si distinguono in primari (legnami) e secon-
dari (erba, strame, frutta, selvaggina). Anche, la
scienza forestale, che insegna a trarre il maggior
utile possibile dal terreno destinato alla produzione
del legname. - Spezzatura, il prezzo che si paga a
chi spezza la legna. - Silvereccio silenzio, la tran-
quillità, il silenzio dei boschi.
Figure mitologiche.
Amadriade o Dnade, ninfa protettrice dei boschi.
Le Driadi erano figlie di Nereo e di Dori. -Dedona,
foresta di Caonia, consacrata a Giove, le quercie
della quale davano gli oracoli. - Feronia, dea dei
boschi e degli orti. - ladi, ninfe dei boschetti delle
fonti e paludi. Erano sette e si chiamavano: Am-
brosia, Eudora, Pasitoe, Coronide, Polisso, Fileto e
Dione, tutte figlie d'Atlante e sorelle di la - Na-
pee, le dee dei prati e dei bosclietti. - Satiro, dio
boschereccio in figura d'uomo; per sim., lussurioso.
- Silvano, dio delle foreste: amava il giovane Ci-
parisso, ma Apollo lo cangiò in cipresso, e Silvano
poi sempre portò in mano un ramo di quest'albero.
Bosco. Insieme dei fastelletti sui quali fa il
bozzolo il baco da seta.
Boscóso. Detto a bosco.
Boselàfo. Gigantesco ruminante.
Bosforo. Dicesi di uno stretto di mare poco
esteso.
Boslnata. Detto a poesia»
Bosso. Pianta euforbiacea, somigliante al mirto
e tipica per il fogliame sempre verde e per il prei
gio del suo legname, ricercato dai tornitori, dagli
310
BOSSOLO — BOTANICA
incisori in legno e dagli stipettai: bosso, busso. -
bosseina, polvere che si ottiene dalle foglie del
bosso: é salilicante e di color giallo. - Bossina, al-
caloide diffuso in tutte le parti del bosso: è salifi-
cante e di color giallo.
Bòssolo. Lo stesso che bosso. - Cartuccia di
fucile a retrocarica. - Piccolo vaso di vario uso.
Bossolotto. Detto a elemosina.
Botànica. Una delle scienze naturali, quella
cbe studia la pianta (nome generico di qualsiasi
organismo proprio del cosidetto ì'egno vegetale ,
mentre chiamasi fiora l'insieme delle piante di una
data regione). La botanica è detta generale, se ri-
cerca e studia gli elementi che costituiscono le
piante, esamina il funzionamento degli organi delle
piante, ricerca le leggi che ne governano la vita;
geografica, se studia le flore caratteristiche delle di-
verse regioni e ne deduce quale influenza possa
esercitare il dima sullo sviluppo delle piante;
sistematica, quando si limita a classificare le piante,
riunendole in tipi, famiglie, generi, specie, ed a
descriverne i caratteri esteriori. — Botanica fossile,
0 paleofitologia, veggasi a fossile. — Botànico, at-
tenente a botanica.
Botamoa applicata, quella che si occupa delle
applicazioni dei vegetali ai bisogni umani: si sud-
divide in economica, se studia le piante, che si col-
tivano negli orti e che forniscono gli erbaggi; in-
dustriale, se si occupa delle piante, che sono
utilizzate nelle industrie ; medica, se dice delle
applicazioni che i vegetali hanno in medicina;
agricola, se studia i vegetali utili all'agricoltura;
orticola, quella cui spetta lo studio delle piante
che si coltivano nei giardini per ornamento.
Anatomia vegetale, la parte della botanica gene-
rale che ricerca e studia gli elementi semplici e
complessi che «costituiscono l'organismo pianta. -
Biologia vegetale, parte della botanica generale che
ricerca le leggi che governano la vita delle piante.
- Briologia, parte della botanica che tratta dei
musctii: veggasi a muschio.
Fenologia, lo studio dei fenomeni della vita ve-
getale in rapporto al clima - Fisiologia vegetale,
parte della botanica generale che esamina il fun-
zionamento degli organi di una pianta - Fitografia,
descrizione delle piante. - Glossologia, ramo della
botanica riguardante la nomenclatura e il linguag-
gio botanico.
Istogenesi, la parte che si occupa della genesi
dei tessuti. - Istotassia, classificazione delle piante
secondo i loro tessuti. - Morfologia vegetale, parte
della botanica generale che studia la forma delle
piante e ne ricerca le leggi. - Organogenia, lo stu-
dio del modo nel quale gli organi si sviluppano. -
Organografia, la parte che studia le forme esterne
degli organi, giunti al loro completo sviluppo. -
Patologia e nosologia, la parte che si interessa delle
malattie degli organi delle piante e delle altera-
zioni nelle loro funzioni. - Teratologia, la parte
che stuiia gli organi quando allo stato anormale.
- Tassinomia o tassionomia, quella parte della bo-
tanica sistematica che classifica le piante, dividen-
dole in tipi, classi, ordini, famiglie, generi, specie,
varietà.
Biologo, il botanico, specialmente se dotto in
biologia, - Botanico, chi è dotto nella botanica, chi
la professa: naturalista. - Erborizzatore , chi at-
tende ad ei'borizzare, ossia a raccogliere piante por
studiarle o per formare un erbario. - Fisiologo
il botanico, speciaimente se dotto in fisiologia
- Sistematico, il botanico, se dedito allo studio della
sistematica.
Principali elementi costitutivi della pianta
Cellula, ciascuno di quegli scompartimenti da
cui si vede risultare una pianta complessa, se os-
servata in qualche sua parte al microscopio. Per
la moltiplicazione, la coniugazione, fenomeni, ecc.,
ecc., veggasi a cellula. - Protoplasma, sostanza,
di aspetto mucillaginoso, che è il costituente primo
della cellula vegetale. Per le varie voci relative,
veggasi a cellula (vegetale). - Clorofilla, xan-
tofilla, carotina, jicoeritrina, ficofeina, ficocianina,
ficoxantina, i pigmenti coloranti delle piante di-
spersi nel protoplasma. - Fecola, amido, aleurone,
cristalloidi, sostanze che compaiono nel protoplasma
di alcune cellule vegetalii.
lessuto, l'associazione di più cellule della mede-
sima specie: sinplasti. - Cuticolare, i tessuti che ai
trovano all'esterno di tutti gli organi del corpo ve-
getale, ne costituiscono la ditesa e regolano le re-
lazioni fra il vegetale e 1' ambiente. • Escretori, i
tessuti che secernono lattice, nettare o altre ma-
terie, prodotte dall' attività vitale della pianta. -
Fondamentali, i tessuti ohe hanno e disimpegnano
la funzione di assimilare le sostanze assorbite. -
Meccanici, i tessuti fatti di cellule dalla parete li-
gnificata e che servono a dare consistenza alle
piante. - Meristematici, i tessuti che, moltiplican-
dosi di continuo i loro elementi cellulari, hanno
la funzione da aumentare le dimensioni della pianta.
- Vascolari, i tessuti formati di cellule allungate
che hanno riassorbito la parete di contatto nella
serie longitudinale e servono al trasporto del ma-
teriale liquido.
Organo, insieme di tessuti facenti parte di un
organismo vegetale e deputato a particolari funzioni.
- Apicilare, organo che si trova alla sommità di
di un altro organo.
Tallo, il corpo vegetativo delle piante costituite
da una sola cellula o da più cellule identiche, vi-
venti in colonie, senza rinunciare nessuna di esse
alla propria individualità. - Filiforme, laminare,
massiccio, il tallo a seconda della forma che pre-
senta.
Cormo, il corpo vegetativo di tutte le piante plu-
ricellulari, sia erbacee che legnose. - Cilindrico,
angoloso, il cormo a seconda della forma che pre-
senta ; elastico, rigido, il cormo a seconda della sua
consistenza; aculeato, glabro, peloso, spinoso, il cor-
mo secondochè la sua superficie esterna si pre-
senta al tatto ; aereo, sotterraneo, il cormo a seconda
che cresce centrifugamente nell'ambiente aria o cen-
tripetamente sotto terra. - Stipite, nome speciale del
cormo aereo delle palme. - Scafo, il cormo aereo
delle piante bulbose, - Bulbo, cormo sotterraneo assai
breve, in forma di disco o girello. - Rizoma, cormo
sotterraneo, più o meno allungato, orizzontale, obli-
quo o verticale. • Tubero, cormo sotterraneo, breve e
molto ingrossato.
Cambio, speciale tessuto meristematico interposto
fra floema e xylema. - Cono di vegetazione, speciale
tessuto che si trova all'apice del fusto e dei rami
principali. - Cuffia di vegetazione, lo speciale rive-
alimento protettivo del cono di vegetazione che si
riscontra nella parte del cormo {la radice) che sta
sotto terra. - Fasci ^bro-vascolari, l'insieme del xy-
lema, del ftoema, del cambio. -Epidermide, lo strato
di cellule che riveste tutto il cormo delle piante an-
BOTAWICA
311
nue: cuticola. - Hoema, l'insieme delle cellule che
servono alla circolazione delle sostanze nutritive già
elaborate. - Midollo, il tessuto fondamentale che si
trova al centro del cormo. - Raggi midollari, le di-
ramazioni che il midollo insinua ira i tasci fibro-va-
scolari. - Periderma, lo strato di cellule che costi-
tuisce la corteccia avvolgente il cormo delle piante
arboree: suberina. - Xylema, l'insieme delle cellule
che costituiscono il legno.
Fusto, la parte della pianta che ordinariamente
l'inalza nell aria libera e porta il ramo, la foglia,
il fiore, il frutto. • Nodi, i punti del fusto dai (^uali
partono i rami e le foglie. Interiwdo, la porzione
di fusto interposta fra nodo e nodo. - Scafo, il
fusto privo ai foglie. - Ascendente il fusto se è
piegato alla base e poi eretto. - Cascante, il fusto
eretto alla base e poi cascante. - Decombente, quello
che alla base si mantiene eretto per qualche tempo,
ma poi, per debolezza, si stende a terra, - Er-
baceo, legnoso, il fusto a seconda della sua consi-
stenza. - Eretto, il fusto quando ha una direzione
quasi verticale. - Prostrato, il fusto che posa sul
•uolo senza mettere però delle radici avventizie. -
Radicante, il fusto che si arrampica mediante radici
avventizie. - Rampicante, il fusto che si attacca ai
corpi vicini mediante viticci. - Serpeggiante, il fusto
che scherzosamente posa snl suolo. - lolubile, il
fusto che si avvolge a spirale intorno ad altre piante
o a speciali sostegni.
Marno, sorta di fusto secondario che ha origine
dal primario. - Radice, la parte per mezzo della
ijuale le piante si attaccano alla terra e ne traggono
il loro maggior nutrimento. Radici abbarbicanti, aeree,
affastellate, ecc.: veggasi a radice, - Abbarbicanti,
le radici aeree, per le quali la pianta si attacca ai
più variati punti d'appoggio. - Aeree, le radici che
si sviluppano nell'aria.
Gemma, corpicciattolo di forma ovoidale che ap-
Eare sul fusto e da origine alle toglie e ai fiori:
occiolina, boccinolo; occhietto, occhio. Gemme /io-
rifere, foglifere, nude, vestite, terminali, ecc.: veg-
gasi a germoglio.
Foglia, appendice del fusto che serve a tenere
yìvo lo scambio fra le piante e l'ambiente, in cui
esse vivono. Per le varie voci che le si riferiscono,
veggasi a foglia.
Spora, corpo riproduttore delle piante crittogame.
- Fiore, r insieme degli organi che nelle piante su-
()eriori costituiscono l'apparato di riproduzione. Per
e molteplici voci in argomento (antera, calice, co-
rolla, infiorescenza, ecc., ecc.), veggasi a fiore, -
Frutto^ il carpidio del fiore fecondato e maturato,
insieme al talamo fiorale, al calice, al peduncolo. -
Linfa, la materia liquida nutritiva che circola nelle
piante a riparare le perdite dell'organismo.
Fenomeni biologici dei vegetali.
Anomalie - Mostruosità'.
Accrescimento, la proprietà, che ha la pianta, di
svilupparsi. E dicesi poi: geotropismo, VAzione eser-
citata dalla gravità sull'accrescimento delle piante;
apogeotropismo, l'azione della gravità sull'accresci-
mento della radice di una pianta; dia geotropismo,
l'attitudine di certi organi a prendere una posizione
più o meno trasversale al raggio terrestre. - Aerotro-
pismo, la sensibilità delle piante all' influenza di
corpi aeriformi. - Aptotropismo, lo stimolo esercitato
sogli organi delle piante da azioni meccaniche. -
Assimilazione, il fenomeno per il quale la pianta
assimila le sostanze assorbite. - Assorbimento, il fe-
nomeno per il quale i vegetali prendono il loro
alii.ento dall'esterno.
Cliimotropismo, l'azione esercitata sugli organi
delle piante da' agenti chimici. - Eliotropismo, la
facoltà, che hanno gli organi di una pianta, d'in-
flettersi sotto l'azione delle radiazioni solari. - Fe-
condazione, V atto per il quale il polline feconda
l'ovolo. - Fioritura, il complesso dei tatti per i
quali si produce il fiore e si sviluppa. - Germoglia-
mento, io sviluppo dell'embrione. - Idrotropismo, la
tacoltà che hanno certe parti di una pianta di mo-
strarsi sensibili alle condizioni di ineguale umidità.
- Igrotropismo, l'attitudine della pianta a curvare e
distendere in fuori i propri organi sotto l' azione
della umidità.
Maturazione, l'originarsi dell'embrione nell'ovolo
fecondato. - Respirazione, la funzione, per la quale
le piante esercitano un continuo scambio di gas,
assorbendo ossigeno ed esalando anidride carbonica.
Traspirazione, il fenomeno per il quale l'acqua si
dilfonae allo stato di vapore dalla superficie delle
cellule nell'aria. - Transvòstanziazione, la ulteriore
modificazione che subiscono le sostanze assimilate. -
Xerotropismo, l'attitudine delle piante ad aggruppare
i loro organi verso il corpo centrale sotto I influenza
della siccità.
Albinismo (scolorazione), cromismo (varia colora-
zione), allocromismo (colorazione non propria), gla-
brismo (scomparsa di peli), pelosismo (soverchio svi-
luppo di peli), rammollimento, indurimento, nanismo
(difetto di sviluppo), gigantismo (esagerazione di
sviluppo): le anomalie più comuni nelle piante.
Atrofia, ipertrofia, deformazione, peloria, metamoT'
fosi, spostamento, aborto, moltiplicazione: le mostruo-
sità più comuni nelle piante.
Classificasioni.
Classificazione o classazione, la distribuzione delle
piante in gruppi, diversamente stabilita da parecchi
botanici, dall'antichità ai nostri giorni. - Artificiale
0 sistema, la classificazione nella quale le diverse
piante vengono raggruppate, tenendo conto di un
solo carattere e trascurando tutte le relazioni di
somiglianza che essi possono presentare fra loro. -
Naturale, o metodo, la classificazione in aggruppa-
menti di piante suggeriti dal maggior numero dei
caratteri propri alle piante stesse.
Metodo sessuale, la classificazione di Linneo: in
essa i caratteri sono desunti dagli organi sessuali.
Le piante sono state distribuite da Linneo in ven-
tiquattro classi: monoandria, diandria, triandria, te-
trtandria, pentandria, hexandria, eptandria, octan-
dria, enneandrta, decandria, dodecandria, icosandria,
polyandria, didynamia, tetradynamia, monodelphia,
dicuielphia, polyadelphia, tyngenesia, gynandria, mo-
ìioeeia, dioecia, poly gamia, cryptogamia. • Acotile-
doni, monocotiledoni, dicotiledoni, i tre grandi
gruppi nei traali Bernardo di Jussieu divise il regno
vegetale. - Talamiflore, ealiciflore, coroUiflore, mono-
clamidee, fanerogame, crittogame, foliose, afille, gli
otto gruppi in cui divise le piante il De Candolle.
Classi^azione adottata, quella recentemente accet-
tata dagli scienziati come più di ogni altra vicina alla
sospirata classificazione naturale, che segni lo sviluppo
compiuto via via dalle piante, dalle più semplici alle
più complesse, per differenziazioni ai parti. Si divi-
dono le piante nei tre gruppi seguenti: protofite.
312
BOTANICO — BOTTE
le piante cellulari a riproduzione sessuale nulla o
di forma semplice; mesofite,ìe piante, spesso vasco-
lari, con cormo a riproduzione sessuale per anteridì
ed archegoni; pleofte. le piante vascolari con cormo
a riproduzione sessuale per ovoli e polline.
Divisione, classe, coorte, ordine, famiglia, tribù,
genere, specie, i diversi gruppi, a gradazione con-
venzionale, ai quali vengono ascritte le diverse piante.
Botànico. Detto a botànica.
Boto. Stolido, stupido.
Botola. Apertura nel pavimento di una stan-
ca. - Apertura tra il fienile e la sfalla.
Botolo. Piccolo cane ringhioso.
Botrìte. Malattia del baco da seta: calcino.
Bótro. Cavità nei terreno.
Botta. Veggasi a rana.
Botta. Colpo, percossa.
Bottàccio. D^tto a mulino.
Bottacciuólo. Pustoletla della pelle.
Bottàio. Chi fabbrica e vende recipienti di legno:
barile, botte, tino, ecc.
Bottame. Quantità di botti o di altri vasi da
vino, presi insieme.
Bottarga. Sorta di salame
Bottaro. Detto a cocchiere.
Bottata. Veggasi a motto.
Botte. Vaso, recipiente di legno, di forma cilin-
drica, più corpacciuto nel mezzo che nelle testate,
ad uso, per lo più, di conservarvi il vino: barilozza,
barletta, barletto, barlonco, barletta, barlotto; car-
rata; fusto; monfano (senese); vaso vinario. La
botte si tiene in cantina, in un magazzino,
nella tinaia, ecc. - Bottaccia, di cattiva botte, che
fa andare a male il vino. - Botticella, botticello, hot-
ticina, botticino, piccola botte, barile. - Bottame,
assieme di botti o altri vasi di vino.
Aggrumata, la botte incrostata di gruma; avvinata,
quando ha già tenuto del vino; corpacciuta, quando
rigonfia esageratamente nella regione centrale o
pancia; manomessa, se messa a mano, cioè quando
già si é cominciato a trarne vino; muta, la botte
che, percossa, non risponde col suono, ma fa sentire
un rumore più acuto, indizio che è piena; ricer-
chiata, la botte sostenuta intorno da cerchi; sdogata,
quella che ha guaste alcune doghe, e sono da rin-
novarsi (anche, botte alla quale siano state tolte
apposta due o più dogbe, per usi particolari) ; sfon-
data, la botte in cui é guasto uno dei fondi, o am-
bedue (anche quella cui fu levato uno dei fondi, e
si tiene ritta, ad usi particolari); uzzata, la botte
a cui fu dato l'uzzo.
Botte a mercanzia, botte per lo più grande, a
doghe sottili, cerchiata per lo più di legno: serve
a trasportare oltre mare robe asciutte (farine, zuc-
chero, droghe, ecc.). - Botte a tenuta, quella con
doghe grosse e cerchiata di ferro: serve a traspor-
tare e a conservare vino o altri liquori fermentati.
- Barilotto, botte della capacità di un quarto di ton-
nellata. - Bigoncia, vaso a doghe, largo pochi palmi,
alto circa due volte tanto, per lo più tondo, talora
ovale, cerchiato di legno, con fondo eguale alla
bocca, 0 di poco minore. - Caratello, carratello,
specie di botte molto allungata, nella quale si tra-
sporta il vino sopra un carro. - Pipa, sorta di
botte bislunga, per vini o liquori.
Aggrumarsi, della botte, cui si va attaccando la
gruma. - Buttare, di quanto liquido può contenere
una botte. - Cantare, suonare a morto, di botte vuota
che, percossa anche leggermente, ha risonanza in
tutta la sua cavità. - Far danno, locuzione dialet-
tuale, detta di botti e dei recipienti in genere che
non sono stagnati o sono fessi, sì che il liquido
ne gema. - far querciola, detto, scherzosam., della
botte quando è vuota. - Gémere, il leggero e sottile
stillare del vino dalle commessure delle doghe. Ciò
si'mpedisce col far prima rinvenire la botte. - Scannel-
lare, della botte quando dalla cannella il liquido
zampilla con impelu e copiosamente. - Succhiare,
della botte che assorbe molta quantità del liquido
che vi fu riposto. - Tenere, della botte quando non
lascia gemere il vino per le doghe.
PaRTC della botte. - ACCESSORÌ.
Caprvggine, intaccatura delle botti nella quale
si commettono i fondi. - Cerchi, lamine di ferro, o
anche stecche di legno, ripiegate in tondo, con le
quali si cingono e stringono esteriormente i vasi a
doghe. - Cocchiume, foro, per lo più circolare, in una
delle doghe e nella parte più rigonfia della botte
(per esso si versa il vino, o altro, nella botte);
anche, il tappo, il turacciolo.
Doghe , le liste di legno di cui è fatta la
botte, leggermente curvate verso la parte interna
del recipiente: per similitudine, costole. - Doga in-
cipollata, quella di castagno che abbia nodi o noc-
chi, e che può facilmente gemere, quando il nodo
non si serri bene col resto. - Doghe di coltello, quelle
sottili, e per lo più di legno tenero, alle quali, senza
aiuto di sega, il barilaio dà sul cavalletto una certa
curvatura col coltello a petto. - Doghe di sega,
quelle di legno duro, un po' grosso, nelle quali la
curvatura è primamente formata da due tagli di
sega che vanno a riunirsi ad angolo ottusissimo
nella metà della doga; la quale curvatura, dopo
commesse le doghe, si pareggia e si rifinisce con
l'ascia 0 col pialletto.
Fecciaia, lo stesso e meno comune che spina. -
Fondi, i due piani circolari da cui è terminata la
botte da ambedue le estremità. - Lulle, parti late-
rali dei fondi. - Limette, le due parti del fondo che
hanno forma di segmento di circolo, quando il fondo
non è tutto di un pezzo. - Mezzule, apertura qua-
drilatera, larghetta, fatta in uno dei fondi della
botte, per poterla meglio ripulire: si chiude con lo
sportello a battente , formatovi con una staffa o
spranga di ferro, che l'attraversa, e con la chiave,
che è una bietta di legno cacciata a forza. - Pezzo
0 pezzi di mezzo, la parete o le pareti del fondo
che sono fra le due lunette, e con esse formano il
fondo. - Beggetta, verga di ferro a nastro che serve
a cerchi da botti e da ruote o altro. - Spia, forel-
lino in cima alla botte : indica quando è piena.
Spillo, forellino che si ta in qualsiasi luogo della
botte, ma specialmente nei fondi, per cavarne vino
in piccolissima quantità, per assaggiarlo.
Spina 0 fecciaia, forame nel fondo anteriore, in-
feriormente, presso la circonferenza, il qual forame
0 tiensi permanentemente turato con tappo, o riceve
la cannella con lo zipolo, se la botte si manometta.
- Cannella, cilindro di legno, grosso quanto stringe
una mano, forato internamente per lungo: munito
dello zipolo, lo si ficca con forza nella spina, per
tirare il vino con meno forte zampillo. - Uzzo, il
rigonfio della botte. - Ventre, la pancia delle botti. -
Zaf\o, tappo, pezzo di legno, lungo circa un palmo,
tagliato nel verso delle fibre legnose, leggermente
conico, col quale, a colpi di mazzuolo di legno, si
tura la spina della botte, e anche il cocchiume, se
è tondo; intorno al tappo, per lo più, si avvolgono
BOTTE
313
cenci 0 stoppa. - Zipolo, legnelto appianato all' un
dei capi (che serve di manico), aciilaiiiente conico
dall'altro (ravvolto in un po' di stoppa), col quale
si tura la cannella, spingendolo dentro con la mano,
spiralmente.
AccEssoRÌ. — Calastra, sostegno su cui poggia la
botte; sedile. - Calzatoia, bietta per tener calzate
le botti; qualche volta fa da calzatoia anche un
sasso, un mattone. - Cavalletto della botte, arnese
sul quale si posa una botte di piccola tenuta per
spillare il vino. - Cocchiume, turacciolo di legno
0 di sughero adoperato per turare la bocca di una
botte. - Imbottatoio, imbottavino, grosso imbuto di latta
per imbottare il vino, cioè empirne le botti e i
barili. - Imbitto, piccolo strumento, fatto a cam-
pana, di latta 0 d'altro, con un cannoncino in fondo:
lo si mette nella bocca del recipiente per versarvi
il liquido; gli si adatta per di dentro un foglio di
carta senza colla, a uso di filtrare vino o altro. -
Pevera, grosso imbottatoio a bocca bislunga, fatto
di legno, tutto di un pezzo, fuorché il becco che, è
di metallo. - Piumaccitioli, pezzi di trave, oppure
cavalietti di trave, sui quali posano le estremità
delle due travi che formano i sedili delle botti,
perchè stiano sollevate da terra all'altezza neces-
saria. - Riempitore, vaso adattato al cocchiume delle
botti e pieno di vino, sicché, scemando la botte, la
riempie e la mantiene piena. - Saggiavino, arnese
(Ji latta (e talora anche di vetro) che, introdotto
pel cocchiume nella botte, serve ad attingerne un
po' di vino per assaggiarlo: è un cannello più o
meno lungo, che ha verso il mezzo, o la parte in-
feriore, un rigonfiamento, ove il vino sale per la
pressione atmosferica, quando se ne sia aspirata l'aria
e lo si sia introdotto nel liquido. - Sedili, vocabolo
usato solo in plurale a indicare doppio sostegno
sul quale son caricate le botti nelle cantine o i
tini nelle tinaie. Per lo più, sono due travi orizzon-
tali, parallele. Talora i sedili sono fatti di mattoni :
sedili murati. - Spillo, ferro lungo circa due deci-
metri e acuto, a guisa di punteruolo, col quale si
forano le botti per assaggiarne il vino. - Tagliuolo,
sorta di scarpelletto ad uso di cacciar la stoppa, o
altro, ne' punti delle capruggini onde trapela il
vino. - Zeppe, pezzetti di legno, tagliati in forma
di prisma triangolare, che si pongono sui sedili
contro ciascun lato della botte, per impedirle di ro-
tolare.
Tartaro, gromma, gruma delle botti o sim. : taso.
Governo della hotte.
Abboccare la botte, riempirla quando è calata. -
Attingere, levare il vino dalla botte. - Avviare una
botte, manometterla. - Avvinare, inzuppare di vino;
fare, con questo, perdere alla botte l'odore del le-
gno, prima di servirsene. Botte avvinata. - Bucare
una botte, bucarla per mettervi la canna e spillare
il vino. - Cocchiumare, turare la botte col cocchiume.
- Dar la piena alle botti, riempirle interamente
quando sono sceme. - Dare la stura alla botte, stu-
rare per mandar via del liquido. - Far la stufa a
una botte, pulirla con acqua bollente prima e vino
poi. - Far rinvenire, mettere, tenere a stagno, sta-
gnare, tenere nella botte per qualche tempo acqua
dentro, o metterla in molle in acqua stagnante,
affinchè il ringonfiamento del legno impedisca il
§ emere del liquido dalle commessure delle doghe,
ei fondi, e dalla capruggine. - Imbottare, mettere
il vino nelle botti: usato a modo di neutro e di
attivo. - Incannare, mettere la canna, alla botte. -
Inrijinare, manimettere, manomettere botti, ossia
incominciare a servirsene. - Mettere la botte a rin-
venire, perchè il legno assecchito si impregni di
acqua. - Ristagnare, di botti o simile, farle rinvenire.
■ Ruzzolare, girare o far girare una botte. - Sbot-
tare, levare dalla botte, spillare. - Scocchiumare, le-
vare il cocchiume. - Sdogare, disfare la botte. -
Sgrommare una botte, pulirla dalla gruma. - Sgru-
mare le botti, levar la gruma. - Spillare una botte,
farne spicciare il vino : svinare. Spillatura, lo
spillare. - Stagnare una botte, farla rinvenire nel-
l'acqua. - Succhiellare, forare col succhiello. - Zaf-
fare, turare con lo zaffo. - Zipolare, turare con lo
zipolo (non com. o scheiz.). - Zolfare. inzolfare, in-
zolforare le botti, profumarle con zolfo, per impedire
la fermentazione del vino, e principalmente quella
che lo fa degenerare in aceto. Generalmente, si
zolfano le botti nelle quali si deve mettere il vino
che ha subito già una lunga fermentazione in altro
vaso, m seguito alla quale sono state decomposte e
convertite in ispirito le parti zuccherine che vi si
trovano, e quindi le fecce hanno guadagnato il tondo.
Del Bf.TTAio - Suoi arnesi - Suoi lavori.
Bottaio, artefice che fa vasi di legno a doghe,
come botti, carratelli, tini, barili, bigoncie e si-
mili: barilaio - Cerchiaio, bottaio che attende spe-
cialmente alla preparazione dei cerchi da botte e
simili. - Cerchiatore, chi cerchia, per mestiere, botti,
barili e simili.
Ascia, arnese di terrò, a taglio, che serve al bot-
taio per assottigliare e pareggiare le doghe. - Bi-
lancia, stanga lunga circa due braccia, che pende
verticalmente dal lato destro del cavalletto ed è
girevole angolarmente intorno ad un pernio. E' co-
stituita dSiW' appoggiatoio, dal bracciolo e dal capo. -
Bucafondi, strumento analogo al succhiello, che
serve specialmente per incastrare le doghe nei fondi.
- Cane, strumento usato per tener fermi i cerchi,
mentre si pongono alle botti, - Caprugginatoio, ar-
nese di ferro, a sega da un lato, ripiegato a squadra
dal lato opposto, che serve a segnare e anche ad
avviare la capruggine. Sponderuola, caprugginatoio
speciale col quale si rifinisce la capruggine. - Ca-
valletto, specie di capretta, sulla quale, seduto a
cavalcioni, il bottaio pareggia col coltello a petto
le doghe ed assottiglia le stecche di legno per
farne cerchi. - Ceppo, strumento di legno su cui si
tagliano e s' intaccano i cerchi - Cocchiumatoio, ar-
nese di ferro che serve per intagliare il cocchiume
e risulta di un succhiello al cui fusto è fissato a
squadra un ferro tagliente. - Coltello a petto, lama
lunga circa un braccio, tagliente da una parte sola,
munita a ciascun capo di due corti manichetti di
legno: uno a squadra col piano della lama, l'altro
nella direzione longitudinale di essa.
Imbastitoio, strumento per imbastire le botti. -
Maglio, mazza, mazzapicchio, grosso martello di legno,
usato specialmente per cerchiare le botti - Modano,
assicella a modo di squadra, usata dai bottai per
render tonda la botte e di una determinata misura.
- Pialletto torto, sorta di pialla, a piano convesso,
per levigare le botti dalla parte interna. - Pitorne-
tro, strumento per misurare le botti. - Pioli, due
stecche di legno che servono a fissare le doghe al
cavalletto. - Randa, strumento usato anche dal bottaio
per disegnare cerchi da botti e simili.- fìa?joa. stru-
mento ricurvo, a zappa, con manico, per raschiare
314
BÒTTE — BOTTEGA
le botti, internamente. - Spina, specie di corto e
grosso scalpello, senza taglio, col quale, a colpi di
mazza, si cacciano avanti i cerchi della botte, atfinchè
stringano fortemente.
Asciare k botti, ripiallarle internamente, quando
sono ammuffite. - Caprugginare, far la tapruggine,
intaccare le estremità delle doghe delle botti per
incastrarvi i fondi. - Cerchiare, fasciare e stringere
con cerchi le botti. - Cerchiamento, cerchiatura, l'atto
e l'effetto del cerchiare. - Dar l'uzzo, levar l'uzzo,
allargare o ridurre la botte nella regione centrale,
curvando verso l'esterno o l'interno le doghe. -
Dogare, mettere o rimettere le doghe. - Dogamento,
dogatura, l'atto di rimettere o rassettare le doghe
alle botti, ai tini e altri simili vasi. - Ferrare,
stringere le doghe delle botti in cerchi di ferro. -
Imbastire, .mettere assieme le doghe delle botti tanto
da poterle cerchiare.
Inzeppare, mettere zeppe o la zeppa al fondò. -
Ripicchiare i cerchi, spingerli, a colpi di un grosso
martello, verso la pancia del vaso da vino. - Sdo-
gare, levare qualche doga. - Slentare i cerchi, fare,
a colpi di martello, che i cerchi di una botte va-
dano alquanto verso le testate, per allargare le
doghe. - Slentatura, l'atto e l'effetto dello slentare.
Bòtte. Dicesi di un condotto che passi sotto
l'alveo di un canale odi un /ìMmc, per condurre
gli scoli di una campagna.
Bottega. Locale, per lo più a terreno e sulla
pubblica via, nel quale i mercanti vendono le loro
merci e gli artefici lavorano. Talvolta di più locali:
esercizio, fondaco, negozio, spaccio, stabilimento
(titolo pretenzioso). Di solito, le è annessa la retro-
bottega, che serve da magazzino e da ripostiglio per
.quelle masserizie e quegli utensili che nella, bottega
darebbero ingombro o disdirebbero. Nelle diverse
botteghe si vendono i vari prodotti deW agricol-
tura, delVindustriaf quanto esce da xxn' officina,
da uno stabilimento, ecc. Hanno bottega, in gene-
rale, coloro che esercitano questa o quella arte,
questo 0 quel mestiere; quindi il bastaio, il
calzolaio, il cappellaio, il falegname, il fab-
bro, ecc., eco. Molte botteghe sono apèrte per la
vendita di questo o quel coìnmestibile : tra esse,
quelle del fornaio, del m,ac€llaic, del pizzica-
gnolo; in parte, del droghiere; quelle nelle
quali si vende latte (bottega del lattivendolo),
poUame (del pollaLuoIo o pollivendolo), /Vit«a e
verdura (del fruttaiuoio o fruttivendolo, dell'erbi-
vendolo); le botteghe del fabbricante di pasta, del
pasticciere, del confettiere, o confetturiere, ecc.
Bottega, non sempre, hanno coloro che confezionano
oggetti di vestiario e accessori, coloro che vendono
le mercanzie relative: cosi, il sarto, la sarta, la
crestaia, la modista, il guantaio, il m,erciaio,
ecc., ecc. Cosi il gioielliere, Yorefic'e, e via via.
Bottegaccia,' peggìor. di bottega. - Botteghetta, bot-
teghina, dimin" e vezzegg. di bottega. - Botteghina,
dimin. 0 vezzeg^g. di bottega più piccola delia bot-
teghetta. - Bottegona, bottega grande; anche ben
fornita. - Bottegons, nome di certe grandi botteghe da
calìe, da vinaio, da liquorista, ecc. - Botteguccia,
dimin. spreg. di bottega: bottega meschina, o mai
provvista. Botteguzzo, botteghino, quasi spregiativo.
Bottega accreditata, che ha credito, riputazione di
onestà e discretezza (còntr., screditata); avviata, ben
avviata, che ha molti 'avventori; ben fornita, larga-
mente provveduta di mercanzie; posticcia, ciascuna
delle baracche di tela, di legnami, di frasche, ecc.,
«he si fanno sul mercato, in una fiera, ecc., a
uso di bottega. - Su^xursale, la bottega dipendente
da una principale, dello stesso proprietario, della
stessa ditta.
Denominazioni varie
Appalto, bottega dove si vende sale e tabacco.
Bar, detto a fte^anda.- baracca, bottega posticcia,
provvisoria, a vento. - Bazar (voce araba), emporio
di merci diverse.
Bottega a vento, specie di bottega posticcia, appre-
stata di giorno all'aria libera, per lo- più contro un
muro, e sotto portici, o allestita sopra un muricciuolo:
bancherello, banco. - Bottiglieria, bottega nella quale
si vende vino di bottiglia al minuto. - Caffè, luogo
nel quale si spaccia la bevanda omonima, la birra,
i liquori, ecc. - Canova, bottega dove si vende al
minuto vino, olio, pane, certe grasce, ecc.
Empòrio, bottega, luogo nel quale sono raccolte
mercanzie provenienti da più porti: bazar. - Eser-
cizio, nell'uso, bottega, negozio, specialmente detto
di caffè, osteria e simili. - Fiaschetteria, bottega in
cui si vende Vino a fiaschi e al minuto - fondaco,
bottega nella quale si vendono al ritaglio panni
e drappi; in alcuni luoghi, magazzino per le vet-
tovaglie. - Fondachetto, dimin. e vezz. di fondaco. -
Magazzino stanzone più o meno ampio, o insieme
di più locali, dove si tengono in deposito mercanzie
di vario genere. - Madiella, bottega (cosi detta dai
fiorentini) formata nella grossezza di un muro, con
uno sporto di' assi in fuori e chiusa con imposte.
In piemontese, baraccone. - Magoncina, bottega o
magazzino annesso alla magona, ossia al luogo nel
quale si lavora e si tiene in deposito il ferro. -
Merceria, la bottega del mereiaio.
Méscita, dicesi, in Toscana, la bottega nella quale
si mesce vino (a bicchieri e da bersi in luogo), li-
quori o altre cose da non trasportarsi: frane, buvette;
ted., trinhalle.- Negozio, bottega in gTMiàe; nell'uso,
bottega di una certa eleganza. - Officina, 'bottega
nella quale si fanno lavori meccanici e dove lavora
qualche operaio (o molti operai) sotto la direzione
di un maestro, o più di uno. - Osteria, la bottega
dell'oste. - Pizzicheria, la bottega del pizzicagnolo.
- Posteria, bottega, specialmente di borghi e villaggi,
nella quale si vendono farine, grasce, tabacco, ca-
napi e simili; nella città sarebbe la bottega di chi
vende grani e farine o semi al minuto, olio, can-
dele di sego, o di chi in Toscana è chiamato nve>i-
dugliolo, treccone. - Rivendita, bottega che vende a
minuto cose comprate all'ingrosso. - Rosticceria, la
bottega del rosticciere, di chi cuoce e vende carne
arrosto. - Spaccio, esito, vendita, e la bottega rela-
tiva, limitatamente, nell'uso, a certi generi: sale,
tabacco, ecc. - Spezieria,. la bottega dello speziale,
del farmacista. -Stracceria, vendita di roba, mi-
nuta e a tagli fatti; bottega da rigattiere»^- Ven-
dita, la bottega, il negozio.
La bottega. - Mobili e accessori.
Designazione di merci.
Cartello, tavola o lastra sopra una bottega, col
nome dell'esercente e il genere d'esercizio. -£^«fra/*
libera, scritta su alcune botteghe, nelle quali il passo
è libero, ossia si può entrare senza obbligo di fare
acquisti. - Fanale, lucernelta, lampioncino, fuori
della bottega. - Imposte, il legname commesso in
piano che chiude l'apertura della bottega: fattoi
BOTTKGA
315
bande, a bande ripiegate, a libriccino, ecc. Si fanno ora
imposte, chiudende scorreioli, in lamiera di ferro, che
si alzano dal basso all'alto o si calano dall'alto al
basso.- Inseyna, segno particolare, dijìinto o scritto,
appeso fuori della bottega per distinguerla; talora
è, come dicesi, parlante: per es., uno o più pani
di legno, un cappello di latta, un guanto, una par-
rucca dipinta, 0 altra cosa che indichi la cosa che
si vende o^ il lavoro che si fa nella bottega, o
l'arte f.he vi si esercita {mettere, attaccare un'insegna).
Bon marche (buon mercato), insegna di holtega,
frequente anche tra noi. - Mostra, la gran vetrina,
che, per allettare i compratori, si dispone innanzi
a molte ricche botteghe, e nella quale si mette in
mostra il liore della mercanzia da vendere. - iidsto,
finestra sopra gli sportelli delle botteghe: dà luce
al luogo quando le imposte sono chiuse; ha forma
di semicerchio, quasi somigliante a ventaglio. -
Scritta, cartello sopra una bottega, col nome del
proprietario, della ditta: soprascritta, ■ Sportello,
uscetto, piccolo adito per il quale si entra nella
bottega senza aprirla totalmente. - Spoìto, imposta
di bottega, che si apre per di fuori. - Tenda, ten-
done : tela, telone che si stende al diluori della
bottega, per ripararla dal sole. - Vetratina, la
porta a vetri delle botteghe - Vetrina, scansia, ar-
madino o cassetta a vetri, dove i bottegai tengono
in pubblica mostra gioie, minuterie d'oro o d'argento,
libri, drappi, scarpe o ogni altra merce; mostra. -
Bodòla, botola, apertura nel pavimento o nel solfitto.
Armadio, mobile di legno, con o senza vetrate,?
anche a specchi, per riporvi le varie cose. - Bachèca.
piccola ed elegante vetrina. - Banco, mobile sul
quale i bottegai presentano le merci in vendita.
Buchetta buchetta del banco, quella per la
quale i ootteganti buttan giù i quattrini. Sul
banco, in alcune botteghe, si trova la bilancia;
in altre, per grosse pesate, è la bascule (veggasi a
bilancia). - Brogliasse, brogliazzo, quaderno, scarta-
tacelo che SI tiene sul banco per registrarvi conti,
note, ecc. - Cassa, cassa forte, forziere nel quale,
in certe botteghe, si chiudono i denari, i valori. -
Comptoir (frane), il banco riferibilmente alla te-
nuta dei conti.
Ciòtola, vaso di legno nel quale il bottegaio mette
le monete, tenendolo in un cassetto del banco, con
serratura. • Làmpada (a gas, a luce elettrica, ecc.).
l'apparecchio di illuminazione. - Mobili, nome ge-
nerico della masserizia ad uso della bottega: talvolti
vi si trovano anche \s. sedia, là jìolfrona. il di-
vano, ecc. - Rastrelliera, rastrellieretta, mobilt
arnese, a piuoli, appiccato al muro. - Registratore
di cassa, o cassiere, apparecchio col quale chi st;
al banco registra, uno dopo l'altro, i singoli paga
menti : veggasi a cassa. ■ Sacco, arnese, recipiente.
per lo più di tela, nel quale é riposta qualche
merce (farina, ecc.), di certe botteghe. - Scaffale,
mobile di legno a vari scompartimenti, a palchetti,
per riporvi varie cose: scansia, armadio, ciscranno,
plùteo. - Utensili, nome generico degli arnesi che si
adoperano in una bottega.
Articolo, oggetto, mercanzia. - Balla, quantità di
roba che dalla bottega, mediante imballaggio, si
spedisce a destinazione lontana. - Capo, ciascuno
degli articoli che formano un insieme. - Fondo di
bottega, la roba rimasta invenduta. - Fondo di ma-
gazzino, quel che rimane da vendere in una bottega
in li^idazione, in un negozio in fallimento. - Genere,
qualità della merce che si spaccia; nell'uso, anche
la merce stessa, l'articolo. - Marame, mercanzia non
Duona 0 andata a male: scarto. - Merce, la roba che
si mercanteggia, si vende: mercanzia, mercatanzia. -
Merce esposta in vendita, sotto gli occhi dell'avven-
tore. - Merce giacente, invenduta. • Mostra, il mo-
strare, e la cosa o le cose mostrate, - Roba di sotto
banco, o di sotto il banco, roba scelta. - Scampolo,
avanzo di merce (per lo più stolTe) : residuo, ritaglio.
- Specialità, articolo, merce che si trovi solo in una
data bottega o vi si abbia di qualità migliore che
altrove. - Spurghi, merci rimaste invendute.
Del bottegaio e delle persone dipendenti.
Andamento e lavoro della bottega.
Bottegaio, chi tiene bottega: commerciante, fon-
dacaio, mercante, negoziante. - Botteyaino, diinin. e
vezzegg. di bottegaio. - Bottegante, chi sta a bottega
e campa di quella. - Carivéndolo, bottegaio avido,
disonesto. - Conduttore d' una bottega , chi la
tiene per conto suo, retribuendo, secondo il patto,
il proprietario. - Esercente, dicesi di ogni genere di
bottegai, specialmente osti, caflettieri, locandieri, ecc.
- Principale, il padrone, il proprietario. - Ditta,
nome della persona o delle persone che esercitano
la bottega. - // piccolo commercio, il ceto dei botte-
gai che rivendono al minuto.
Atti del bottegaio: essere, stare, saper stare a bot-
tega; aprire, avere, metter su, rizzare bottega; con-
durre, far andare, mandare avanti la bottega; chiu-
dere bottega ^per cattivo andamento degli affari o
per cessazione del coiuinercio). - Avviamento di una
bottega, la frequenza o meno degli avventori, jprimo
andamento degli affari: avviatura, avvio, invia-
mento, invio; indirizzamento, indirizzo. - Azienda,
l'amministrazione della bottega. - Esercizio d' una
bottega, la sua gestione: il condurla, il tenerla aperta
e curarne il traffico. - Amministrare, tenere Vam-
niinistrazione, ossia governare, reggere gli affari
(veggasi ad affare) della bottega, nei modi pre-
scritti dalla lei;>'e. - Star di bottega, il luogo dove
uno l'ha. - Stare, essere a uscio e bottega, avere la
casa vicina alla bottega
Banchiera, la donna o la ragazza che sta al banco,
come commessa. - Commesso, commessa, la persona
che, stìoeiidiata dal proprietario, presta servizio in
una bottega: nell'uso, giovane di negozio. - Fac-
clUno, l'uomo che in alcune botteghe fa i più tati-
cosi lavori, trasportando carichi pesanti. • Fatto-
rino, la persona che ta il basso servizio ed è man-
data in giro per commissioni. Se giovane, garzone,
ragazzo di bottega. - Andare alla cassetta, rubare al
padrone. - Mettere, tenere uno alla cassetta, d' un
giovine di negozio reputato onesto e da affidargli
il maneggio del danaro al banco.
Aprire bottega, il cominciare la vendita {tener
vendita, stare alla vendita, attendervi). - Assortire,
formare e ordinare articoli, variati per qualità o
per prezzo, in modo che ne risulti un complesso
armonico, adatto a tutte le esigenze. Assortimento,
l'atto e l'effetto. - Avviare, iniziare il commercio, la
vendita, gli affari; incominciare a farsi la clientela.
Avviimento, l'atto e l' effetto {avere bottega bene
avviata, frequentata da molti e buoni avventori^
- Chiudere, serrare bottega, sospendere la vendita
per la notte, per le feste, ecc.; anche, smettere, ces-
sare dall'esercizio, ritirarsi. - Esserle, stare a sportello,
dei bottegai che tengono soltanto mezzo aperte le
porte. - Impaccare, impacchettare, lormare un pacco,
della cosa o delle cose comperate dall' avventore.
316
BOTTEGAIO
BOTTIGLIA
intomo alla carta da involti stringendo cordoncino,
cordiglio, spago. - Lavorare a bottega chiusa, senza
gli sportelli aperti. - Levare o metieì'e le bande,
aprire o chiudere gli usci delle botteghe fatti a
bande. - Mettere in stralcio, di bottega che si deve
chiudere e si liquida. - Non far faccende, avere
bottega sviata - Ravviare la bottega, riordinarla in
modo da richiamarvi gli avventori. - Riaprire bot-
tega, rimetter su negozio, chiuso per fallimento o
altro. - Rilevare un fondaco, una bottega, subentrare
a un altro nell'esercizio. - Rimetter su bottega, ria-
prirla dopo averla chiusa, o anciie aprirla altrove.
- Rinvoltare, avvolgere alla meglio o alla lesta; fare
involto della merce acquistata dall' avventore. -
Servire gli avventori, presentare e vendere loro le
cose domandate. - Servire nel coscetto (famil.), trattar
bene un avventore, rendergli un servizio nel miglior
modo possibile. - Spacciare, esitare, vendere. - Spic-
ciare un avventore, servirlo presto, immediatamente.
- Stare a bottega, a banco, fare servizio attivo, di-
retto, immediato. - Sviare la bottega, allontanare,
disgustar gli avventori: sviare la colombaia. - Tenere
aperta la bottega, in attività di esercizio. - Tenere
la bottega ben fornita, largamente provveduta di
merci. - Tirar avanti, mandare avanti, far andare
aranti la bottega, continuare l'esercizio. - Vendere a
contanti, per contanti, a pronto pagamento, - A pronti
contanti, col danaro in mano, pagando subito. -
Vendere a conto, a credito. - Vendere al dettaglio,
dettagliare (iranc), vendere al minuto. - Vendere
all' ingrosso, a grosse partite, in quantità conside-
revole - Vendere a tagf/to, a pezzi più o meno grossi,
e a piccoli pesi.
Degli avventori. - Termini vari.
Avventore, chi va abitualmente a provvedersi in
una stessa bottega: avventore abituale; frequenta-
tore, assiduo; avventizio, chi entra in una bottega
casualmente o una volta tanto. - Avventoruccio, av-
ventore da poco.- Cliente, sinonimo di avventore.
- Buon cliente, avventore che compera molto ed è
buon pagatore. - Cattivo cliente, che dà molto da
fare e non paga. - Clientela . complesso degli
avventori {buona, ricca, estesa clientela, ecc.). - Im-
picciabotteghe, di chi ci va a cianciare e a far per-
dere il tempo. - Pratica, nell'uso, avventore; pra-
tiche, i clienti. - Acculattare le panche, stare a sedere
oziosamente per le botteghe, senza tare acquisti. -
Servirsi da un bottegaio, frequentarne la bottega.
Ad apertura di bottega, la mattina, appena si apre.
- Benandata, mancia che si dà perchè il proprietario
o il locatario lasci anzitempo la bottega : benuscita,
buonuscita. - Comwtss'one, domanda di merce.- Cre-
dito, il favore del TpnbhWco.- Diritto d'entratura, qneì
valore che si attribuisce a una bottega già avviata.
- Esito, vendita, spaccio. - Godi, la giunta in genere
che ci vien data nelle compre. - Giunta, quel che
il bottegaio dà di più. - Stagione morta, tempo in
cui certe botteghe o certe aziende o stabilimenti
sogliono naturalmente avere meno lavoro o spaccio
che di consueto. - Trappole da quattrini, di cose
messe in bella mostra per poterle vendere.
Botteghe che si fanno dei ridossi e cercano di por-
tarsi via gli avventori, delle botteghe che si fanno
concorrenza con picca e dispetto. - Far buon mer-
cato, locuzione che ha due significati opposti, se-
condo che esce di bocca dal venditore o dal com-
pratore: quegli intende dire di aver venduto bene,
cioè a prezzo per lui vantaggioso; questi, di aver
comperato bene, cioè a prezzo discreto e anche in-
fimo. - Fare un ridosso a una bottega, quando, ac-
canto a una bottega se ne apre una simile, per
picca 0 per dispetto. - Fanno a cavarsi gli occhi, di
bottegai che si fanno ridossi, concorrenza feroce. -
Fare molte faccende, lavorare, esitar molto. - La
bottega va, ta affari ; rende, dà profitto. - La bottega
non vuol alloggio, non ci si può stare a far chiac-
chiere. - Non mi faccia torto, dice il bottegaio al-
Vavventore, intendendo: si serva da me.
Scassare botteghe, forzarne la serratura per com-
metterci un furto.
Bottegàio (bottegàia). Chi tiene bottega.
Botteg-ante. Chi sta a bottega.
Botteg-hlno. La ricevitoria del lotto.
Botteg-óne. Grande bottéga.
Bottlcino. Piccola botte.
Bottlg-lla. Vaso di vetro o di cristallo (per
contenere acqua, vino o altro liquido, per lo più
da bere), di forma cilindrica, o quasi, a collo più
ristretto, con orlo presso la bocca e fondo rientrante
a forma di imbuto : boccale, bómbola, carafla, gua-
stada, ingostara, ingostaduzza. - Botligliaccia, bot-
tiglia grossa e di forma non bella. - Bolliglietta, pic-
cola bottiglia. - Bottiglina, bottiglia piccola e gra-
ziosa. - Bottigliuccia, diniin. e spreg. di bottiglia. -
Con gran pancia, corpacciuta. - Di giusta tenuta,
della voluta capacità. - Appannata, la bottiglia, spe-
cialmente se di vetro bianco, quando vi si metta
acqua o altro liquido diacciato. - Asciutta, la bot-
tiglia del tutto sgocciolata, sgrondata, non più ba-
gnata di liquido; anche, la bottiglia vuota (special-
mente di vino). - Aver la camiciola, di bottiglia
sudicia.
Ampolla, vaso, bottiglia con collo lungo e pancia
più 0 meno rigonfia. - Barattolo, bottiglino da
medicinali, conserve e simili. - Boccia, specie di
bottiglia, ma di cristallo non colorato, a uso di
tenere sulla mensa l'acqua, talora anche il vino -
Bocciane, grande boccia, della capacità di più boccie,
da tenervi non che vino, o altri liquidi, anche
caffè non tostato, tabacco in polvere, ecc. - Bot-
tiglione, bottiglia grande, da conservare o traspor-
tare questo 0 quel liquido; bottaccio di vetro,
fiasco; impagliato, o vestito di vimini, dicesi dami-
giana. - Caraffa, boccia di vetro bianco o di cri-
stallo. - Fiala, piccola bottiglia di vetro con un
grosso ventre e collo lungo: se ne servono i
farmacisti per riporvi i medicamenti liquidi. -
Fiasco, bottiglia impagliata o vestita di vìmini. -
Guastada, specie di boccia corpacciuta, con piede.
Da tempo sono poco in uso il nome e il vaso,
come pure i diminutivi di questa voce.
Collo, la parte più alta e più sottile della bot-
tiglia. - Culo, il fondo. - Etichetta, il cartellino che
porta il nome del vino, dell'anno, o il titolo d'altro
contenuto. - Bagna-etichette, piccolo cilindro dì legno,
0 cristallo, che pesca inferiormente in una va-
schetta d'acqua, sicché la superficie è sempre umida
e bagna la gomma del cartellino che sopra vi si
agita. - Tappo, zaffo, turacciolo (frane, bouchon),
piccolo arnese, per lo più di sughero, col quale si
chiude la bottiglia. Zilla, il tappo della boccia di
cristallo 0 di vetro bianco. - Cavatappi, tiratappi,
arnese vario di foggia e di congegno, per levare i
tappi dalle bottiglie: veggasi a turàcciolo.
Panca traforata, arnese per mettervi le bottiglie
a sgocciolare. - Portabottiglie, specie di piattino con
sponde rilevate, su cui si tengono a mensa le bot-
tiglie, per non macchiare di vino la tovaglia: sotto-
BOTTIGLIA DI LEIDA — BOZZONE
317
bottiglia. - Rinfì-escatoio, cantinetla, vaso di metallo,
0 di terra, in cui si pongono le bocce o botti''lie
della mensa, circondate d'acqua mantenuta fredda
col ghiaccio 0 con la neve. .
Bottigliere, chi ha la speciale cura della botti-
glieria ed è il soprastante ai vini della mensa, nelle
tavole Sftntuose. - Bottiglieria, tutte le bottiglie che
uno abbia, di vino squisito ; anche, l'armadio o la
stanza, in cui, sopra palchetti, sono collocate le
bottiglie.
Imbottigliare, e'npire di vino le bottiglie e tap-
parle. Imbottigliamento, atto ed elletto: imbottiglia-
tura (anche, il prezzo che si paga per tale opera-
zione).- Incatramare le èof/tjf/i'e, tapparle con sughero
e ricoprire il tappo di catrame. - Scemare, contrario
di abboccare: dicesi del versare dalla bottiglia il
troppo vino, perchè non resti a contallo col tappo.
L'operazione dell' abboccare e dello scemare, si
fa anche, e specialmente, ai fiaschi, prima d'infon-
dervi quel poco d'olio che si mette sul vino. -
Sgrondare la bottiglia, fare che ne escano tutte le
gocciole : sfrondatura. - S'appaile, levare il tappo
alle bottiglie o simili : aprire, sturare, dare la stura.
- liistappare ripete stappare. • Tappare, chiudere
con tappo ; turare.
Vedere il fondo d'una bottiglia, vuotarla, berla tutta.
Bottiglia dLi Leida. Detto a condensatore
elettrico.
Bottigliere. Detto a bottiglia.
Bottiglieria. Veggasi a bof figlia e a mensa.
Bottinaio. Veggasi a latrina.
Bottino. Detto a latrina, a pozzo, a preda,
a soldato.
Bòtto. Detto a colpo, a percossa.
Bottone. Piccolo disco di metallo, d'avorio, di
legno, d'osso o d'altro,, piano o convesso, talora
anche a forma di globetto, che si cuce sugli abiti,
sugli indumenti di biancheria, ecc., per tenerne
riunite le parti, facendolo passare in un corrispon-
dente occhiello: broccetta, brocchetta. Si hanno bot-
toni a cupola, a tilìva d'osso, o di panno; bottoni
inargentati, dorati, niellati, ecc. - Bottonceilo, bot-
toncino, botloncellino, piccolo bottone. - Bottonaio,
bottonaio, colui, colei che fa o vende bottoni. -
Botionatura, abbottonatura, ■ l'ordine dei bottoni in
un vestito. - Bottoneria, fabbrica di bottoni. - Bot-
toniera, fila di bottoni attaccati al petto d'un abito;
anche, la parte dell'abito dove sono attaccati.
Alamari, bottoni la cui anima è allungata in forma
di ghianda, o di oliva, ed è ricoperta di filo, di seta
0 d'altro; essi hanno per riscontro, invece di oc-
chielli, altrettante maglie a cappietti formati da un
cordoncino. ■ Animelle, bottoni d'osso adoperati per
calzoni, mutande, camiciuole, ecc. - Bottoncino da
camicia, piccolo bottone d'oro, d'argento, di madre-
perla o simili, da levare e mettere: tali i botton-
cini da collo, da, polsini, ecc. - Bottoni a rocchetto,
fatti a rocchetto - Bottone doppio, o bottoni gemelli,
due bottoni che ne formano come uno solo, fermati
a ciascuna estremità di un gambo comune e desti-
nati ad affibbiare due opposti occhielli: bottoncini,
rocchettini. - Baperella, sorta di bottoncino d'ottone.
Anima, fondello, parte interna (per lo più a forma
di rotellina) del bottone, quando è ricoperto di
panno o di fila intessute con l'ago; e suole essere
d'osso 0 di legno. - Ghiandina, 1 anima dei bottoni
per gli alamari. - Maglietta, la fermatura agli oc-
chielli, perchè non si strappino. - Picciuolo, gambo,
la codetta metallica, terminata in maglietta, per cui
il bottone è attaccato al vestito. - Femminella, ma-
glietta di sottil filo metallico, ripiegato iu forma
d'occhiolino ai due capi, per poterla cucire al panno,
in corrispondenza del gangherello, il cui gancetto
vi si introduce. - Gangherello, ganghererò, specie
di gancetto, di sottil filo metallico, addoppiato, con
i due capi ripiegati in fuori a foggia di magliet-
tine; cucito ad alcune parti del vestito, special-
mente da donna, serve, insieme con la gangherella,
ad affibbiare, invece di bottone o di altro.
Occhiello, il breve taglio, a modo quasi di picco-
lissimo occhio, che si fa sul lembo degli indumenti,
orlato tutt'intorno con una speciale cucitura, detta
punto d'occhiello: in esso entra il bottone. Dicesi an-
che àsola, fenestrella, finestrella, occhietto. È liscio,
0 all'inglese, cioè con seta vergola e piccolo pic-
colo, oppure alla francese, con cordoncino in giro,
per lortezza, o seta fine. - Occhiellatura, la fila
degli occhielli in un vestito: affibbiatura. - Irant-
tina, chiusura delle estremità dell'occhiello. - Asola,
l'orlo di filo che si fa nelle due estremità dell'oc-
chiello: può anche, senza far parte dell'occhiello,
allacciare i bottoni; in tal caso si lavora all'estre-
mità della stofia. - Occhiellaia, donna alla quale il
sarto suol commettere la formazione delle asole,
cioè la cucitura degli occhielli: uccliiellaia. - Oc-
chiellatura, ordine degli occhielli in un vestito.
Abbottonare, fermare le vesti o altro con bottoni.
- Abbottonarsi, fermarsi le vesti abbottonandole, -
Abbottonato, fermato con bottoni. - Abbottonatura,
l'atto dell'abbottonarsi, ossia congiungere con bot-
toni le parti dell'abito, della veste. - Attaccare un
bottone, assicurarlo alla veste con filo. - Fermare
un bottone che ciondola, assicurare un bottone che
sta per cadere. - Riabbottonare, ripete abbottonare.
- Riattaccare, ripete attaccare. - Sbottonare, aprire
una veste levando i bottoni dall'occhiello: sbotto-
natura, l'atto e l'eflelto. - Staccare un bottone, le-
varlo, toglierlo, strapparlo.
Gaietto, combinazione di bitume con base terrosa,
con cui si fanno bottoni, oggetti d'ornamento, ca-
paci d'un bel lustro. Si trova specialmente in Si-
cilia e in Sassonia.
Bottóne. Strumento di chirurgia. • Parte
della spada. - La boccia di qualche /iore. - Detto,
motto pungente
Bottonièra. Detto a bottóne.
Bovàro (boaro). Veggasi a bue e a pastore.
Bove. 11 bue.
Bovile. La ntalla dei buoi.
Bovina (buina). Detto a bue.
Bovini. Il bue, il toro, la vacca, il vitello.
Bovino. Di bue.
Bózza. Pezzo di pietra lavorata. - Prima, im-
perfetta forma d'un'o/>e»'a &'arte. - Termine di
tijìografia: prova di stampa.
Bozzàccliio, bozzacchióne. Detto a susina.
Bozzèllo. Piccolo arnese che, su una nave,
serve in generale ad aumentare la forza della pu-
leggia. - Paranco, sistema di due bozzelli e di un
cavo, usato nelle manovre navali. - Vertecchio, boz-
zello senza puleggia.
Bozzétto. Schizzo, abbozzo, in piccolo, di
un'opera d'arte, da riprodurre in grande.
Bózzixna. Detto a mescolanza e a tessitore.
Bozzo. Veggasi a laguna.
Bozzolaro. Detto a ciambella.
Bózzolo. L'involucro nel quale si chiude il
baco da seta. - Misura del mugnaio.
Bozzoluto. Detto a bitòrzolo-
bozzone. Detto ad agnello
318
BRACA — BRACCIU
Braca. Parte dei calzoni. - Panno per bam-
bino. ■ Fatto, avvenimento di poca importanza.
- Parte del cannone.
Bracalóne. Vengasi a calze e a calzoni.
Bracare (bracato). Avere curiosità.
Bracato, Estremamente grasso.
Braccare, bra'?c1ieefglare (braccato, brac-
cheETgiato). Maniera di carda.
Bracchiére. Chi guida i bracchi nella caccia.
Bracciale. Arnese pel giuoco del pallone.
-Distintivo della milizia in guerra.
Braccialetto. Ornamento di varia forma e
materia, per lo più d'oro, portato al braccio: ar-
milla, bracciale, girello, maniglia, maniglio; sma-
niglia, smaniglio. - Fermezza, fermaglio: consta di
due pezzi o d'argento o d'oro, uno dei quali entra
nell'altro o vi resta fisso per mezzo d'una molla;
serve a tener uniti i due capi del braccialetto, o
simili (un vezzo di corallo colla fermezza d'oro). ■
Fermezzina, dimin. e vezzegg.
Bracciante. Vegga si a lavocatore.
Bracciata. La quantità di roba che si può
stringere, portare con le braccia.
Bracclatura. La misura che %\ fa col
br^rrcio,
Bracclere. Chi offre, chi dà il braccio.
Braccio (plur., braccia). Parte del corpo umano:
nel linguaggio comune, è l'arto superiore annesso
al tronco e che ha funzione essenzialmente pren-
sile; propriam., la parte del membro superiore
compresa fra spalla, e gomito e costituito da un
osso (r omero), nonché da muscoli, vasi, nervi,
cute, aponeurosi, ecc. Le braccia, in concorso con le
mani, servono essenzialmente a ogni sorta di la-
voro, sostenendone, per lo più, la fatica; servono
inoltre all'uomo per la lotta, per il nuoto, a questo
e a qneiV esercizio, nella maggior parte dei giuo-
chi, alle diverse funzioni dell' abbassare e del-
l'ansare, del gettare, del prendere, deìVavvol-
gere, dello stringere, ecc., ecc. - Bracano, plur.,
braccìno o braccìni: dimin. di braccio. -Bracciotto,
braccio grassoccio. - Braccio migliore, il braccio
destro. - Braccio stanco, detto per braccio sinistro.
- Destrocero, braccio destro con mano. - Sinistrócero,
braccio sinistro con mano.
Bracciroseo, che ha braccia color di rosa, detto
dell'aurora. - Bianchibraccia, che le ha bianche. -
Brachiale, bracchiale, relativo al braccio, sia arteria,
muscolo, aponeurosi, ecc. - Brachtco, aggiunto di
un muscolo del braccio. - Braccesco, di braccia, per
via di braccia.
Bacchette o Inicchette da tamburo (scherz.), le
braccia molto secche o sottili, di una persona;
braccia come stecchi. - Braccia che sembrano due
canne, di braccia secche. - Braccia d'Ercole, di gi-
gante, forti, braccia grosse e massiccie, muscolose,
nerborute, sode, taurine. - Braccia fatte al tornio,
dicesi di braccia belle - Colonne, di braccia grosse.
- Monco, del braccio senza la mano e delle persone
in tale stato. - Monclierino, monchino o moncone,
braccio tronco, senza mano, o con mano storpiata;
e la mano stessa etaccata dal braccio. - Sconvolto,
travolto, delle braccia quando l'osso é uscito dal
suo posto.
Parti PRiNctPAU del braccio.
Antibraccio, o avanbraccio, segmento mediano
nell'arto superiore, fusiforme, con doppia ferula
scheietricai porzione alquanto appiattita del membro
superiore che va dalla plica del gomito al polso;
la parte tra il gomito e la mano - Antibrachiale,
appartenente all'antibraccio. - Faccia dorsale del-
l'antibraccio, il lato dalla parte del dorso della
mano. - Faccia palmare, il lato dalla parte della
palma.- Polso, parte assetti ijliata dell'avambraccio
che dà passaggio alla mano ed è solcata da pro-
fonde pliche traversali.
Ascella, parte concava infero-laterale, scavata
fra il braccio e il tronco, ricca di ghiandole del su-
dore e linfatiche, e in cui crescono pochi peli.
- Carpo, la parte superiore della matto, tra l'an-
tibraccio e il metacarpo.
Clavicola, osso che serve ad unire la sca-
pola al torace; specie di perno intorno al quale gira
l'omoplata: omero, spalla. - Cùbito, o uhm l'osso
più lungo dell'antibraccio, esteso dall'omero al carpo
e situato al lato interno del radio, al quale decorre
parallelo. Anche, sinonimo di gómito. - Cubitale,
di arterie, vene, ecc., che passano sopra il cubito.
- Lato, cubitale o cubito, il lato dell'antibraccio dalla
parte del dito mignolo. - Fusaio {trafusolo, focile),
ciascuno dei due ossi del braccio. Anticam., focile
maggiore l'ulna, focile minore il radio.
Gómito, congiuntura del braccio con l'antibraccio,
costituita da tre ossa: articolazione mista, anzi insieme
di tre articolazioni in una. - Nocella, l'osso, che
unisce l'ulna al corpo. - Nodello, congiuntura delle
mani alle braccia, dei piedi alle gambe. -. Omero,
osso pari posto fra la scapola e le ossa dell'anti-
braccio: consta di un corpo, o parte media, e di
due estremità, una superiore, l'altra inferiore. Dicesi
anche per spalla, Omopldta, o scapola, osso nella
parte posteriore della spalla. - Pisiforme, il quarto
osso del primo ordine del carpo, articolato con
l'osso piramidale e ricevente l'inserzione del ten-
dine del muscolo cubitale anteriore. - Radio, una
delle due ossa dell'antibraccio : appartiene alle ossa
lunghe e si articola col cubito dalla parte interna.
- Lato radiale, il lato opposto, dalla parte del pol-
lice. - Ulna, il cùbito.
Apòfisi, arterie, muscoli, nervi, vene. - Anomalii
E infermità del braccio, eco
Apòfisi, aponeurosi, arterie, cavita', condilo. —
Apòfrsi coronoide, angolo inferiore ottuso della
gran cavità sigmoidea situato suUestremità supe-
riore del cubito. - Apòfisi stiloidea, sporgenza ot-
tusa sul margine posteriore della testa dell'ulna ;
anche, la sporgenza nel lato opposto all'incisura
semilunare del radio. - Oleerano, grossa apòfisi
che si articola con l'omero. - Apoupuròsi brachiale,
membrana fibrosa che avviluppa interamente i mu-
scoli del braccio.
Arteria radiale e cubitale, omerale o brachiale,
veggasi ad arteria (denominazioni varie), pag. 175.
Cavità sigmoidee, due: una grande, formata dalla
concavità dell'olecrano; l'altra, piccola, collocata al
lato esterno della precedente, e riceve il bordo cor-
rispondente della testa del radio. - Condilo dell'omero,
articolazione tondeggiante, un po' allungata, contro
la quale si appoggia il capitello del radio. - Epi-
condilo, eminenza al basso dell'omero.
Muscoli brachiali: sono rappresentati dal bici-
pite brachiale, dal coraco-brachiale e dal brachiale
interno, o anteriore, che si trovano nella regione
brachiale anteriore, dal tricij)ite brachiale e dal-
l'anconeo, che occupano la regione posteriore del
3i9
braccio. - Estensoi-e delie dita, estensore del mignolo,
grande e 'piccolo estensore del pollice, estensore del-
l'indice, adduttore del pollice, cubitale posteriore:
muscoli della regione posteriore dell'avambraccio. -
Lungo supinatore, supinatore breve, primo e secondo
radiale esterno, pronatore rotondo, pronatore qua-
drato, grande e piccolo palmare, flessore profondo,
flessore superficiale delle dita, grande flessore del pollice,
ecc.: muscoli dell'avambraccio. Grande e piccolo pal-
mare, flessore profondo, flessore superficiale delle aita,
grande flessore del pollice: muscoli della regione anie-
riore dell'avambraccio. - Bicipite, muscolo allungato,
superficiale, situato nellaparte anteriore del braccio e
nascente dalla scapola con due capi; tricipite bra-
chiale, muscolo costituito di tre parti (un tempo
considerati rome muscoli distinti) e fissantesi con
un largo tendine alla parie posteriore e superiore
dell' olecrano. - Deltoide, muscolo della regione
scapolare esterna: eleva potentemente il braccio.
- Lacerto, muscolo col suo tendine: detto special-
mente del braccio. - Sotto- scapolare: muscolo che
avvicina il braccio al tronco. - Supinatori, due mu-
scoli che portano l'avambraccio e la mano all'in-
fuori, di maniera che la faccia anteriore o palmare
diventa superiore.
Nervi del braccio: partono dal plesso brachiale
(formato dalla riunione delle branche anteriori dei
nervi cervicali inferiori fra loro e con la branca
anteriore dei primo nervo dorsale) e sono: il bra-
chiale cutaneo esterno (cubitale) il brachiale cutaneo
interno (radiale), il brachiale cutaneo mediano.
Vene brachiali. — Nascono dal plesso cubitale
e sì distiniZDono in una interna, e più robusta, che
a metà circa del braccio riceve la basilica, e in
una esterna, che sbocca nella prima un po' più in
sopra della metà del braccio. - Basilica, vena su-
pcrliciale della faccia anteriore interna del braccio
('nasce presso la piegatura del gomito); cejaliea,
nome di un'altra vena superficiale che nasce fra il
pollice e l'indice e si porta alla superficie anteriore
dell'avambraccio, ove costituisce la vena radiale
(veggasi a salasso). - Mediana, vena di mezzo tra
la basilica e la cefalica, detta anche vena comune.
Anomalie, infekmita', ecc. — Abrachia, mancanza
delle braccia. - Anconagra, dolore artritico al-
l'articolazione del gomito. - Ginnitrachio, scorbuto
al braccio. - Pechiagra, gotta al gomito. - ilfr// della
suocera, dolore che si prova al gomito, battendolo.
Movimenti delle braccia, con le braccu.
Braccia aperte, spinte aliati; conserte, incrociate;
errile, spinte in alto; ferme, non tremanti, sicure;
tese, spinte in avanti. - Flessione, piegatura, curva-
tura. - Prorìaz/one, movimento dell'antibraccio su sé
stesso, sicché la palma va sotto.
Abbracciare {abbracciamento, abbraccio), cir-
condare, stringere con le braccia: lat, amplettere
(amplesso) ; anche, fare alle braccia, lottare, fare
lotta. - Abbracciavìento, atto ed effetto dell'abbrac-
ciare, 0 stringere nelle braccia: abbracciata, abbraccio,
abbracciatura, amplesso, bracciata. Però dicesi abbrac-
ciata anche il vicendevole abbracciarsi tra molti ;
abbracciatura, quanto circondano le braccia di un
uomo, e dicesi di misura di solidi ; bracciata, tanta
materia quanta in una volta si può stringere con
le braccia. - Bracciatella, dim. ; bracciataccta, accr.
di bracciata nel primo significato. - Abbraccioni,
ab I tracciando. - Accatricchiarsi, ne\ Pi»h>iese, metaf.,
per fare alle braccia e azzuffarsi, ma per giuoco e
per atti d'amore villano. - Allungare le braccia,
tenderle verso qualcuno o qualche cosa, con inten-
zione di prendere o altrimenti. - Annaspare con
le braccia, agitarle, nel parlare; gesto istintivo o
voluto per significare, per esprimere qualche cosa.
- Aprire le braccia, atto, specialmente, di chi in-
vita ad un abbraccio o corrisponde a tale invito:
aprirsi nelle braccia. Sbarrarsi nelle braccia, aprirle
il più che si può. - Avere in braccio, portare, tenere
in braccio, a braccia, in collo. ■ Avvingìnare, cin-
gere, stringere fortemente con le braccia (e apwn-
ghiata quanto si può cingere con le braccia); av-
vinghiarsi, afferrarsi, attaccarsi fortemente con
esse. - Battere la birbantina, il batter le mani in
croce sulle braccia e sotto le ascelle, per riscaldarsi-
- Battere una gomitata, urtare col gómito. - Can.
celiare le braccia, incrocicchiarle, far croce, far delle
braccia croce: recarsi le braccia al petto, in croce.
Dare il braccio, porgere il braccio, per lo più ad
una donna, perchè le sia di sostegno nell'andare :
condurre, portare, prendere a braccetto; prendere
sotto braccio, menare a braccio, al braccio; far da
bracciere, il bracciere. - Acciambellare (fam.), offrire,
porgere il braccio. - Fare la pentola a due manichi,
dare il braccio a due; anche, mettere le mani sui
fianchi in atto di rimprovero o di minaccia, e di
ingiuria verso il compagno, simile a quel beffeggia-
giamento che i latini chiamavano riconta. - Infilare
il braccio tPuno, prenderlo a braccetto, mettersi a
braccetto. -Sbraccettare, condurre, andar a braccetto,
- Servir di braccio, dare il braccio a una signora.
- A braccetto, col bracco intrecciato a quello di nn
altro. - Bracciere, chi di il braccio.
Fare alle braccia, lottare. - Fare nn maniehetto,
o un manichino, mettere una mano sulla snodatura
dell'altro braccio, piegandolo all'insù : atto di sdegno.
- Frugare o punzecchiare col gomito, urtare più
volte alcuno per far segno o altro. - Imbracciare,
porsi ed avvoltolarsi al braccio cappa, scudo o
altra cosa simile, o portare il braccio dentro, per
es., nelle maniche; shracciare, il contrario. • Incon-
trare le mani attorno a una cosa, stringerla fra le
braccia, ricongiungendo insieme le mani.- incrociare
le braccia, metterle in croce, sul petto. - Levare le
braccia, alzarle. - Levar alcuno sulle braccia, levarsi
o arrecarsi o recarsi, o prendere alcuno in braccio,
o nelle braccia, o in collo, prenderlo e reggerlo sulle
braccia, come ordinariam. si fa dei bombini. - Por-
tare a braccia, portare di soppeso chi non sia in
grado di camminare, di reggersi da sé. - Portare uno
a predellino, a predellucce, si dice quando due, intrec-
ciate fra loro le mani, portano un terzo, che vi si
mette su a sedere. - Portare uno a barella, dicono
i fanciulli del prendere uno per le braccia e per le
gambe e co!?i portarlo dà luogo a luogo. - Prendere
in braccio, levare sulle braccia; arrecare, recare* in
collo. -Pros/fnrfer<',j»ros<r'n(/prst,il distendere lebraccia
come fa talora chi si desta e sbadiglia - Sballottare,
tenerp fra le braccia una persona, specialmente un
bambino, facendolo saltare, ballonrare, ballonzolare,
e facendogli il pizzicorino e altri atti di amorevo-
lezza. Per simil., anche di cosa. - Sbarrare le braccia,
allargarle, distenderle. - Sbracciarsi, agitare le braccia:
anche snudarsi. - Scagliare, gittare le braccia, fare
quell'atto che si farebbe nel gettare o scagliare la
palla o simili nel giuoco; dimenare le braccia. -
Sgomitare, privare del gomito e dei gomiti. - Spa-
lancare le braccia, aprirle largamente. - Stare a go-
mitello, a sedere dinanzi a un tavolo e col capo
appoggiato sul gomito. - Star cortese, o recarsi cor-
320
BHACaO — BREGMA
tese, stare con le mani cortesi, stare con le braccia
avvolte insieme e appoggiai'} al petto. - Slare in
collo, essere in braccio. - Stare gomitone, gomitoni,
appoggiato sui gomiti. - Stirare le braccia, stirarsi,
allargare e allungare le braccia, contorcendosi in
tutta la persona, come fa chi si riprende dopo
una lunga immobilità: sgranchiare, sgranchire;
sgranchiarsi , sgranchirsi ; allungare distendere
le cuoia; prostendersi, protendersi, stiracchiarsi. -
Storcere un braccio, slogarlo. - Tendere le braccia,
protenderle, allungarle verso qualcuno o qualche
cosa. - Teìiere o stare in collo, avere o stare in braccio.
Varie.
Bracciale, sorta di fascia che attornia iJ braccio
per distUitÌYO. - Braccialetto, anello che si mette al
braccio. -Gomi/a<a, percossa data col gomito.-Mamca,
parte dell'abito, della veste, che copre il braccio.
Braccio nrlifxciaìe, congegno destinato a fare l'ufficio
di un braccio amputato o disarticolato.- Braccio di
ferro, prova di destrezza e di forza che i gin-
\ asti sogliono fare, abbracciando con le mani due
staile solidamente fissate ad un'asta e, sollevato poi
tutto il corpo lino a che venga orizzontale, reggen-
dosi cosi per sola forza di braccia; anche quella
destrezza che fanno comunemente i giovani col
porre i gomiti poggiati sopra una tavola e tenendo
stretto l'uno il pugno dell'altro sino a che uno dei
due non pieghi. - Brachiale, pezzo A%\V armatura
difensiva che proteggeva il braccio e il gomito. -
Bracino: esprime l'idea di braccio in brachiocefalo,
briiliio-cubitale, brachiotomia, ecc. - Brachiotomia,
dal greco, amputazione del braccio. - Centimani,
nella mitologia, giganti dalle cento mani e dalle
Cinto braccia: Briareo, Tifeo, Gyac, Cottus, ecc. -
Bràccio. Stretto di ih are, - lingua di terra,
iatmo. - Antica misura.
Bracciòlo, bracciuòlo. Parte della sedia.
Bracco. Detto a rane.
Brace. Il car6o»/e acceso; fuoco senzsi. fiam-
ma; residuo acceso di legna: bracia, bragia, car-
bone vivo. - Brusta, brace accesa. - Cinigia, brace
mista a cenere, quasi spenta: carbonigia, cinigia.
- Sbraciare, rimestare la brace, stuzzicarla perchè
si accenda; sollevare con la paletta i carboni ar-
denti di un braciere. - Braciere, specie di caldano,
vaso di rame o di terra, nel quale si tiene brace
accesa, per riscaldamento.
Brache. Veggasi a calzoni.
Brachetta. Anticamente, parte dei calzoni.
Brachettòne. In architettura, tutto ciò che
fascia in arco. - Veggasi a calzoni.
Brachi catalèttico. Detto a veè'so.
Brachicefalo. Veggasi a cranio.
Brachière {brachieraioj. Veggasi ad ernia.
Brachigrafia (brachigrafico). Sinonimo di ste-
nografia, trachigrafia.
Brachimetropia . Costituzione viziosa del-
l' occhio.
Brachiòpodo. Animale invertebrato, del tipo
del mollusco.
Brachiuro. Animale crostaceo.
Bracière. Detto a brace.
Bracino. Chi vende al minuto brace, car-
bone, legna.
Braciòla. Vivanda di carne; sorta di costo-
letta.
Bracone. Detto a ^arioso.
Bradifasìa. Lentezza morbosa nel parlare.
Bradipo. Detto a mammifero.
Brado. Veggasi a bestiame.
Brag-ia. Lo stesso che brace.
Brago. Melma, fango.
Braitare [brailato). Sbraitare, gridare.
Brama. Voglia, desiderio.
Bramanesimo [brahmaismo). Veggasi a bud-
dismo.
Bramare (bramato). Desiderare, avere desi-
derio.
Bramino. Detto a buddismo.
Bramire, bramito. Detto a cervo.
Bramosia, bramosità (bramoso). Intenso
desiderio.
Bramoso. Pieno di desiderio.
Branca. Termine di anatomia (figure anato-
miche, pag. 87). - Zampa di animale. - Ramo di
albero o di pianta. - Il pezzetto di corallo che si
dà al bambino per lo stesso elFetto della ciam-
bella 0 del dente. - Parte degli istrumenti di ferro
che serve per afferrare, per prendere.
Brancata. Veggasi a zampa.
Branchie. Gli organi respiratori del pesce.
Branchiopodo. Veggasi a crostaceo.
Brancicare {brancicatura, brancicato). Movi-
mento della mano.
Branco. Detto ad animale e a folla.
Brancolare [brancolante, brancolato). Modo di
andare, tastando: andare a tasto, al tasto; bran-
colone, brancoloni; tastone, tastoni; tentone, tentoni.
Brancolóne, brancolóni. L'andare bran-
colando.
Brancaccio. Sorta di fungo.
Branda. Sorta di letto.
Brandello. Piccolo brano, piccolo pezzo,
Bran'Jiglione. Varietà di castagno.
Brandire, brandlmento {brandito). Agitare,
impugnare, scuotere un' arme da offesa. - Affer-
rare, prendere con forza, con vivacità.
Brandistòcco. Sorta di aitine in asta, somi-
>;liante alla picca.
Brando. Detto a spada.
Brano. Parte o pezzo. - Squarcio di libro.
Brasca, brascette. Detto a cavolo.
Brantonico. Varietà di marino grigio e giallo.
Brassica. Genere di piante erbacee croclfere,
per lo più bienni, a fiori gialli o bianchi.
Bràttea. Detto a foglia.
Bravàccio. Detto a millantatore.
Bravare (bravato). Detto a minaccia, a pro-
rocazione, a rimprovero.
Bravata, bravazzata. Smargiassata, iwinac-
rir/. - Rampogna, rimjjrovero. • Atto da. millan-
tatore.
Braveggiare {braveggiato). Detto a miUanr
latore.
Braveria. Atto da millantatore.
Bravo. Esperto, àbile. • Animoso, pieno di
coraggio.
Bravura. Perizia, abilità. -F'ierezzai, coraggio.
Bréccia. Frammento di calcare. - Frantumo
di pietra.
Bréccia. Rottura, apertura che si fa nelle
mura di una città o in un'opera di forti fcazione,
con V artiglieria. - Figur., far breccia: fare im-
pressione, produrre effetto.
Brefotomia. Veggasi a feto e a parto.
Brefotròfio. Asilo del trovatello.
Bregma. Parte superiore della testa.
BRIGLIA
321
Brenna. Dicesi di cavallo da poco.
Brenta. Recipiente, vaso da vino; anche, wii-
:sura.
Bretelle. Sostentatoli da calzoni.
Breve. Di poca durata; effimero; di poca
lungliezza, corto; piccolo, stretto; brieve, com-
pendiario, compendioso, conciso; stringato, taci-
tiano (di discorso, (ii stile): fuggevole, fugace;
riciso; spedito, succinto. - Sillaba, d'un tempo solo. -
Brachicladico, bracliioonico, hrerhidatliliio, brachi-
dromico, voci che, rispettivamente, significano: a
rami corti; di breve durata; a dita corte; che corre
poco. - Brevità, qualità di ciò die é breve: cor-
tezza, picciolezza, pochezza, speditezza.
Brevemente : alibreviatamente, in forma breve, con
brevità; sotto brevità; in poco tempo, per poco
tempo, in piccolo spazio di tempo; in poco d'ora,
in piccola ora; in picciol termine; cortamente, per
la più corta; alla spiccia, spiccialamente; in picciol
corso, in picciol varco di tempo; in manco di uno
sciolvere; ristrettamente; alla lesta, alla svelta; alle
corte, alle spiccie; senz'altro; alle molto poche; in
un attimo, in un'avemaria, in tre bocconi, in quattro
e quattr'otto. Loncisamenle, riferito a discorso :
laconicamente (frane: toul-coìut).
Abbreviamento: l'abbreviare, l'abbreviarsi; abbre-
viazione; accorciamento; accortamento, raccorcia-
mento, scorciamento.
Abbreviare, accorciare, scorciare, ridurre breve :
breviare, imbreviare, rabbreviare; recare a brevità.
- Abbreviarsi, divenir breve, accorciarsi, diminuire.
Abbreviatura, abbreviamento di parola, e la
stessa parola abbreviiita.
Brève. Sorta di abitino, o di amuleto : og-
getto di culto, di superstizione contro la sup-
posta malia. • Lettera di jjapa, di principe. -
Statuto 0 capitolo di congregazione. - Termine
di musica.
Brevetto, riescritto, diploma di principe o di
governo, pel conferimento di un grado, di un di-
ritto, di un jrrivi/egio, ecc.: patente, licenza. -
Documento col quale si conferisce il privilegio di
un' invenzione o scoperta indu.striale.
Breviàrio. Breviale, libìo delle preghiere che,
di solito, il prete dice ogni giorno : libro da messa,
di divozione; libro delle ore; messale; ore canoni-
che; salterio; ufficio, uffizio, ufficiuolo. - Anticam.,
testamento verbale in certi casi. - Titolo d' una
legge di Alarico. - Bruco, attaccagnolo, per lo più
di metallo, dei segnali che si mettono nei breviari,
nei messali.
Breviloquenza (breviloquente). Brevità ìieidire.
Brevità. L'esser breve.
Brézza , brezzolina , brezzóne. Detto a
vento.
Briaco. Veggasi ad ubbriachezza.
Briccica. Bazzècola, inezia.
Briccicare (briccicato). Modo di lavorare.
Bricco. Sorta di vaso, di rame o di latta.
Briccola. Macchina da assedio, da guerram
Briccolare (briccolato). Motlo di gettai^e.
Bricconata. Azione da birbante.
Briccóne (brì-'conrello) Birba, birbante.
Bricconeria. Bricconata. -Qualità di birbante.
Briciola. Minuzzolo di pane o d' altra cosa,
per lo più da mangiare.
Briciolo. Minutissimo pezzo di checchessia.
Brida. Antica macchina da guerra.
Briga. Faccenda fastidiosa, cruccio. - Contesa,
Ute. - Maneggio per ambizione.
Brigivdiére. Veggasi a carabiniere e a mi-
lizia (gradi).
Brlfjantaggio. Detto a malandrino.
Brigante. Masnadiero, malandrino.
Brigantino. Piccola nave.
Brigare (brigato). Usar brighe, raggiri, imbro-
gliare. - Darsi da fare. - Brogliare in un'ele-
zione, in un concorso, o per ottenere un ufficio,
e simili.
Brigata. Comitiva, compagnia di persone,
massime se riunite per divertimento. - l'arte di
esercito.
Brighèlla. Antica mascliera del teatro ita-
liano.
Brigidino. Sorta di ciambefla.
Briglia. Parte del finimento; arnese col quale
si tiene in soggezione il cavallo: abeiia (lat.), pre-
della. - Brigltone. briglia grande. - Filetto, specie di
piccola briglia, semplicissima, con una sottile im-
boccatura, composta di due specie di fusi d'ac-
ciaio, agganciati nel mezzo e terminanti ciascuno in
due campanelle che sporgono fuor dalla bocca del
cavallo e alle quali si afiibbiano le guide di cuoio
0 si annodano quelle di corda. Serve alluso stesso
del morso, e talora vi é unito. - Freinnn, la bri-lia
dei Romani e dei Greci - Uliva, sorta di briglia
che si mette ai cavalli per la terza imbrigliatura.
- Brigliaio, chi fa e vende briglie.
Pakti della briglia e AAiNESsi. — Barbazzale, ca-
tenella che si attacca all'occhio del morso e si ferma
dietro la barbozza col rampino nell'occhio sini.stro.
- Borchia, rosetta metallica, che serve d'ornamento
per i finimenti del cavallo. - Bubboliera, parte della
briglia che resta sotto la gola del cavallo e alla
quale si attaccano i sonagli. - Coccarda, specie di
rosa artificiale che si mette ai lati della briglia dei
cavalli da carrozza. - Filetto, imboccatura con due
corde tirate e da legare alle due cumjHinelle che
sono alle due colonne di ogni posto nella stalla e
che tengono alta la testa del cavallo quando viene
sbrigliato. - Freno, l'arnese di ferro che si mette
in bocca ai cavalli.
Frontale, parte che è sotto gli orecchi del cavallo
e passa per la fronte : annessi la testiera (parte
ove è attaccato il portamorso della banda destra),
la sguancia (striscia di cuoio alla quale è attacato
il portamorso dalla parte sinistra) e il soggólo, ossia
il sottogola. - Guardia, la parte del morso che non
entra nella bocca del cavallo. - Guide, le strisce di
cuoio che fanno parte della briglia e sono tenute
dal guidatore. - Imboccatura, la parte del morso,
che si mette in bocca al cavallo. - Martingala, lini-
mento che va dalla bocca al sottopancia o nella
cigna della sella o simili e serve a reiiolare la lesta
al cavallo. - Masticatorio, filetto con tre anelli, mu-
nito di noccioletti, perchè il cavallo, masticando, si
inumidisca la bocca. - 3Iorso, arnese di ferro che
si pone in bocca al cavallo e al quale sono attac-
cate le redini. - Parocchi, occhiali, parte del lini-
mento dei cavalli e sim., messo di qua e di là dagli
occhi, perché non prendano ombra. - Portamorso,
pezzuolo di cuoio che regge il morso. - Rèdine,
quelle strisce di cuoio o simili, che, attaccale al
morso del cavallo, servono a guidarlo. - Scudicciuolo,
borchia. - Testiera, i finimenti della testa del ca-
vallo. - Voltoio, la parte inferiore del freno, dove
sono le campanelle per le redini.
Uso DELLA BRIGLIA. - Allentare la briglia o le briglie,
lasciarle un po' meno tirate, perchè il cavallo s'ab-
bandoni un poco più all'impeto della corsa. - Dar la
P REMOLI — VocabL lario Nomenclatore
ai
322
mano dolce, lasciar libere le briglie al eavallo, la-
sciarlo andare come vuole. - Dare le briglie al cavallo,
allentarle assai. - Dare una strappata, una tirata
di briglia, tirare fortemente le redini o guide, per-
chè il cavallo risenta l'azione dolorosa del freno o
morso. - Imbrigliare, mettere la briglia al cavallo
(cavallo bene, male imbrigliato), abbrigliare, infre-
nare {imbrigliamento, imbrigliatura). Meno comu-
nemente, significa anche rallentare con la briglia la
corsa del cavallo. - Imbrigliatura, l'imbrigliare; e
si dice per lo più dei puledri, quando si comincia
a metter loro la briglia per domarli. - Raccogliere
il freno, tirar la briglia. - Sbrigliare, togliere, leva-
re la briglia.- Sbrigliata, strappata di briglia.
Briglia. Termine di chirurgia^ di patolo-
gia, li idraulica, di meccanica. -Figur., for-
tezza dominante.
Brilla. Detto a cereale e a riso.
Brillantare {brillantato). Veggasi a diamante
e a pasticciere.
Brillante. Il diamante sfaccettato.
Brillante. Pieno di brio, di vivacità, di
spirito.
Brillare (brillato). Scintillare, splendere.
Brillare, brillatura (brillato). Detto a ce-
reale e a riso.
Brillatóio. Veggasi a cereale e a riso.
Brillo. Avvinazzato, ubbriaco.
Brina {brinato, brinoso). Vapore acqueo che è
contenuto nell'atmosfera e si depone più o meno co-
piosamente sui corpi raffreddati, condensandosi e
congelandosi : pruina, sorella della neve. - Brinare,
cader la brina; spargersi delle pruine. - Brinata, la
caduta della brina. - Brinato, coperto di brina,
brinoso, pruinoso.
Brinato. Veggasi a canizie
Brincèllo. Piccolo pezzo di carne e d'altro.
Brindare {brindato). Far brindisi.
Brindèllo. Pezzetto di veste. - Cencio, .straccio.
Brindellóne. Chi va male in arnese: veggasi
a vestire.
Brindisi, Augurio che si fa bevendo, a tavola;
invito a bere ad onoranza, o, come più comune-
mente si dice, alla salute di qualcuno, anche non
presente: libazione. - Toast, voce inglese usata nel
linguaggio signorile o nelle relazioni di banchetti
diplomatici, invece di brindisi - Brindare, far brindisi
brindisare; bere alla salute, libare, propinare, salu-
tare col nappo. - Cozzare, toccare il bicchiere, fa-
cendo un brindisi. - Brindare in risposta: contrac-
cambiare l'augurio, rendere il brindisi, rispondere
al brindisi.
Brio {brioso). Vivacità, alacrità che si manifesta
nei movimenti della persona, negli occhi, nell'espres-
sione del volto, nel favellare; piacevolezza, ga-
iezza, allegrezza di modi, spirito. - Pregevole qua-
lità dello stile. - Entrain (frane), calore, spiglia-
tezza, vivacità del dire e del fare. - Verve voce
frane, per brio, calore, anima (dell'artista, del poeta,
dell'oratore). - Briosamente, con brio. - Brioso, che
ha brio, pieno di brio; arguto, vivace, vivo; bril-
lante, gaio, piacevole, spiritoso.
Briònia. Pianta cucurbitacea, rampicante, cre-
scente sull'orlo dei boschi, nei giardini, ecc. Se ne
<>strae la hrionina, principio amaro, e ]& brionitina,
materia bianca cristallina.
Brioso. Che ha brio.
Briosche. Sorta di pane dolce.
Briscola. Giuoco comunissimo che si fa con le
carte, mettendo in tavola una carta scoperta (e il
seme di questa costituisce la briscola) e, sopra, di
traverso, il mazzo. - Briscola chiacchierina, quella
giocata ui modo che è consentito ai compagni ac-
cennarsi le carte nel modo anteriormente con-
venuto. - Briscola muta, quando ogni cenno è vie-
tato ; briscola scoperta, con le carte mostrate sul ta-
volo. - Bazzica (fr., bésy o besigue), specie di bri-
scola, più complessa e più difOcile. - Briscolata,
partita a briscola. - Carichi si chiamano i tre e gli
assi. - Nude si dicono le briscole sotto il fante; e
vestite il fante, la donna, il re. - Strozzare, nel
giuoco della briscola, uicesi quando con una carta
maggiore si supera quella dell'avversario.
Briscole. Veggasi a percossa.
Brivido. Tremito, sensazione per febbre, per
freddo, per paura: arricciamento di freddo,
brividore, caporiccio, caprezzo, capriccio di freddo,
gricciolo, gricciore; raccapricciainento, raccapriccio;
ribrezzo; tremito, tremolio. - Brividio, brivido pro-
lungato. - Bu bu, voce onomatopeica. - Orripilor
zione, brivido, pelle d'oca.
Abhrividire, rabbrividire, essere presi da brividi:
abbrezzare, ribrezzare; orripilare (arricciarsi dei
peli), rizzarsi i bordoni, mettere i bordoni. - Far
accapponare la pelle, far rabbrividire - Venir la
pelle di gallina, e più comun. d' oca, accapponarsi
la pelle, rabbrividire.
Brizzolato {brizzolatura). Veggasi a canizie
e a colore.
Bròcca. Recipiente, vaso con ansa. - Germo-
glio alla cima dei rami. - Arnese per cògliere
frutta.
Broccare {broccato). Mettere il brocco, eccitare»
Broccatello. Leggiero drappo. • Varietà di
marmo.
Broccatellone. Sorta di pietra.
Broccatino. Leggiero drappo.
Broccato. Sorta di drappo. - Palancato,
steccato.
Brocchètta . brocchètto . Piccola brocca,
vaso per uso di lavarsi.
Brocciolo. Piccolo 2>^sce.
Brocco. Stecco, rampollo. - Riccio del drap-
po di broccato. - Dente che sporge. - Segno del
bersaglio
Broccolo. Tallo della rapa. . Grumolo di
certe qualità di cavolo. - Figur., stupido.
Broccoluto. Detto a càvolo, a rampollOf a
rapa.
Broda. Detto a brodo e a legume.
Brodàio. Chi vende brodo.
Brodettato. Detto a zuppa.
Brodiglia. Veggasi a liquido.
Brodo (brodoso). Alimento liquido preparato
col far bollire nell'acqua sostanze animali (carne
di bue, di vitello, polli, ecc.) e vegetali (cipolle, le-
gumi, erbe, porri, ecc.): sugo della pentola. Col
brodo si cuoce la minestra, si fa la zuppa, si
cucina più di una vivanda.
Broddccio, cattivo brodo, - Brodino, dimin. e
vezz. di brodo. - Broduccio, à.\m\n., spreg. di brodo.
- Brodoso, abbondante di brodo. - Brodosetto,
dimin. di brodoso. - Brodosino, dimin., vezzegg.
Bradosissimo, superlativo di brodoso.
Broda, brodo lungo e cattivo; brodo di fagiuoli,
di ceci, d'altre civaie. - Brodo concentrato, ridotto
a minor sostanza. - Brodo consumato (frane, con-
sommé), brodo di carne tagliuzzata fine fine e
cotta a lungo in vaso ermeticamente chiuso e con
poca acqua, nella quale viene quasi a consumarsi;
BRODOLÓNE — BHUNCUI
323
poi si strizza ben bene, entro un pannolino, per
farne uscire sino airultiiiia stilla di liijiiido o di
sostanza. - Brodo di carrucola, di pozzo, molto an-
nacquato. - Brodo digrassato, quello al (piale fu
tolto il grasso, galleggiante in tigura di occhi o
scandelle, se caldo, ovvero rappreso e rassodato iu
falda uniforme, se il brodo fu lasciato freddare.
- Brodo di magro, brodo di pesce, brodo di rana
e simili. - Brodo di succiole, die non ha sostanza.
Brodo fatto, quello bollito con la carne suliicien-
temente per poter essere bevuto o altrimenti ado-
perato, benché il lesso non sia ancora cotto. - Brodo
grasso, quello nel quale il grasso galleggia sciolto
in tante bollicine oleose. - Brodo lungo, con troppa
acqua in proporzione della carne {parer acqua, sa-
per d'acqua, di brodo lungo; brodo fatto passare
per Santa Caterina). - Brodo magro, contrario di
grasso: quello fatto con pezzi di carne magra.
Brodo naturale, ordinario, il brodo tale quale si
cava dalla pentola, cioè che non è ristretto, né con-
sumato. - Brodo rassegato, il brodo che si è raffred-
dato provocando il condensamento delle sostanze
grasse. - Brodo ristretto, grosso, ^quello che si fa
col cuocere molla carne in poca acqua, - Brodo ti-
rato (non comune), per brodo ristretto. - Primo
brodo, quello che si leva dalla pentola dopo la
prima scottatura della carne; ed è il meglio.
Acqua pazza, del brodo lungo e insipido {sa del
manico del mestolo: del brodo che non ha sapore).
- Brodaia e brodàglia, brodo lungo e anche mine-
stra troppo brodosa o eccessiva quantità di bi'odo.
- Brodétto, vivanda d' uova dibattute con brodo
caldo e agro di limone: brodo maritato, pappa
maritata. - Brodo bianco, con un po' di farina sciolta
per alcune salse e minestre. - Bròscia, sbròscia,
brodo mal fatto, scipito. - Buglione, brodo cattivo:
brodame. - Cordiale, brodo con tuorli d'uovo sbat-
tuti e agro di limone. - Consommé (frane), brodo
ristretto. - Gelatina, piatto di brodo rappresso ap-
positamente. -Lai-rtiwra dipiatti, d\ brodo poco buono.
- Peverada, brodo con infusione di pepe. - Thè di
brodo, sugo naturale della carne. - Zuppa alla pavese,
brodo con alcune grosse fette di pane soffritto nel
burro e con sopra una o due uova cascate.
Digrassare il brodo, levarne il grasso. - Imbro-
dare, imbrodolare (imbrodato, imbrodolato), imbrat-
tare di brodo, - Bassegare (rassegamento), il rap-
prendersi della parte grassa alla superfìcie del brodo
0 di altri liquidi. Rasseghio il rassegamento sover-
chio di un liquido. - Sbrodare, sbrodolare, macchiar
di brodo.
Candele, in senso spreg., il grasso che si rappi-
glia alla .superficie del brodo, quando si raffredda
0 è già freddo. - Occhi, goccioline galleggianti li
grasso nel brodo: stelle.
Brodolone, chi nel mangiare si imbratta di brodo
o d' altro ; chi è imbrodolato, o che è solito im-
brodolarsi: sbrodolone. - Brodoloso, imbrodolato,
sporco di brodo.
Brodàio, chi vende brodo e minestra.
Brodolóne. Detto a brodo.
Brodoloso. Imbrodolato, sporco.
Brodoso. Detto a brodo.
Brogiotto. Specie di fico.
Brogliare {brogliato). Brigare, intrigare,
Brogliasso (brogliazzo). Libro di commercio,
di bottega, di amministrazioìie, alla mano e
usato per prendere note : scartafaccio, sfogliazzo.
Bròglio. Pratica ambiziosa per ottenere un uf-
ficio: maneggio, manovra; àmbito, bucheramento,
pa.stetta. - Intrigo in una elezione q simili.
Brolo. Verziere, arto, luogo alberato, parco.
Bromo, ('orpo indi^oomposto, liquido alla tem-
peratura ordinaria, colorato in rosso, di odore nau-
seante: si trova nelle acque madri di alcune saline
e anche, in piccole quantità, nel mare. - Bromati,
nome generico dei sali che risultano dalla combi-
nazione dell'acido bromico con le basi - Acido bro-
mico, la combinazione chimica che si ottiene dal-
l'azione dell'acido solforico sul bromato di barite -
Acido bromidrico, gas acre irritante che si ottiene
trattando il bromo gassoso con idrogeno entro una
canna di porcellana arroventata - Bibromiiri, com-
binazioni, sature, del bromo con altri corpi semplici.
- Bromidrine, nome generico di tutti i composti ri-
sultanti dalla combinazione dell'.acido bromidrico
con la glicerina. - Bromobcnzina, bromobenzene, corpo
che risulta dalla sostituzione parziale o totale del
bromo all'idrogeno nella benzina - Bromoforoiio,
corpo che si origina dall'azione del bromo sul gas
delle paludi. - Bromidrali, bromuri, nome generico dei
composti dovuti alla combinazione del bromo con
un corpo semplice metallico o non metallico.
Bromoformio. Detto a bromo.
Bromuri. Detto a bromo.
Bronchi (bronchiale). Le divisioni della trachea,
i due canali membranosi, forniti di anelli cartilagi-
nosi incompleti, che, a partire dalla loro biforcazione,
si dividono e si suddividono ancora in canaletti,
sempre più piccoli, nel parenchima di ciascun pol-
mone: hanno l'ufficio di portare l'aria atmosferica
fino alle vesciche polmonali. - Bronchiale, bronchico,
ciò che si riferisce ai bronchi : asma bronchiale, ecc.
- Broncotomia, taglio, sezione dei bronchi.
Arterie bronchiali: di solito, sono due, una per
ciascun bronco; la destra nasce direttamente dal-
l'aorta toracica o dalla prima arteria intercostale
destra; la sinistra nasce dalla parte anteriore del-
l'aorta. - Broncoesofageo, nastrino di fibre muscolari
liscie che va dalla parte membranosa posteriore,
per lo più del solo bronco sinistro, ali esofago.
Ghiandole, o glandole bronchiali, gangli linfatici,
ovoidi, molhcci, situati alla biforcazione della trachea
intorno ai bronchi e anche nei polmoni. - Plesso bron-
chiale anteriore, quello costituito dall'intreccio dei
nervi bronchiali anteriori. - Plesso bronchiale poste-
riore, quello formato dai nervi bronchiali posteriori,
più voluminosi degli anteriori. - Trachea, tubo ci-
lindrico, cartilaginoso e membranoso, estendentesi
dalla parte inferiore della laringe a un punto in
cui si divide nei due bronchi, uno per polmone. -
Vene bronchiali: nascono dalle ultime divisioni delle
arterie bronchiali e sboccano a destra nella vena
azigos, a sinistra nell'intercostale superiore.
Espettorare f espettorazione), espellere le mucosità,
il catarro e altre materie che si originano nei
bronchi. - Bespirazione bronchiale, o soffio bronchiale,
modificazione del rumore respiratorio simile a quello
che si produce soffiando in un tubo metallico:
lo si avverte sul petto quando i bronchi sono dive-
nuti rigidi e circondati da tessuto polmonale epa-
tizzato 0 altrimenti condensato.
Affezio.ni, anomalie dei bronchi. — Asma bron-
chiale, nevrosi motoria del vago, le cui fibre irritate
fanno contrarre la fibro-cellule muscolari dei bronchi,
che restringono perciò il lume di questi,
Bronchiarctia, diminuzione del calibro dei bronchi.
- Bronchiettasia, dilatazione dei bronchi. • Bronchi-
smo, contrazione spasmodica dei bronchi. - Bronchite,
324
BRONCHIALE — BRUCIARE
infiammazione dei bronchi, reuma di petto: è acuta,
cronica, capillare, crupale, verminosa, difterica, pa-
rassitaria, pseudo-membranosa, ecc. Rimedi: l'anemo-
nina (principio attivo dell' anemone pulsatilla), il
sale metilico deìV atropina, gli infusi delle foglie di
lauroceraso, la trementina, e molti preparati resinosi.
Broncocèle, ernia che si determina nella membrana
interna della laringe, della trachea e dei bronchi. -
Broncoegofonia, trasmissione rinforzata della voce,
che acquista il tono nasale e diviene tremula: è
conseguenza di molte malattie dei bronchi. - Bron-
copleurite, infiammazione contemporanea dei bronchi
e della pleura. - Broncopncuvionite, polmonite bron-
chiale opneumonite. - Broncorragia, emorragia della
mucosa bronchiale. - Broncorrea, varietà della bron-
chite catarrale cronica. - Brancolilo, calcolo forma-
tosi nei bronchi. - Broncomicosi, produzione di crit-
togame parassite nei bronchi. - Catarro bronchiale,
mucosità prodotta dall'infiammazione della mucosa
dei bronchi - Rantolo bronchiale, rumore che ha
luogo nei bronchi, determinato dalla presenza in
essi di secreto liquido o dal passaggio dell'aria, du-
rante l'inspirazione e la respirazione.
Broncoplastia, operazione fatta per riparare alle
perdite di sostanza della trachea, ecc.
Bronchiale. Dei bronchi.
Bronchismo. Detto a bronchi.
Bronchite. Infiammazione dei bronchi.
Bróncio. Segno di cruccio, di maltintorej
che si fa, per lo più, sporgendo le labbra: acciglia-
mento, accigliatura; cipiglio, cipigliaccio; aspro
piglio, mal piglio; guardatura accipigliata, burbera,
brusca, catoniana; ceffo, grugno; inbufonchiata;
musata, muso, musorno, musone, muso lungo; mal
viso; sembiante oscuro; viso aspro, arcigno, arron-
ciu'lialo, duro; viso dall'arme, di matrigna; fronte
ripiegata, torva, torvo ciglio ; rigno ; enfiate labbra
(modo di dire poetico).
bar broncio: abbronciare, abbronciarsi; accigliarsi,
(corrugare le ciglia); accipigliare, cipigliare, accipi-
gliarsi, cipigliarsi; aggrondare, aggrottare, corrugare,
raggrottare le ciglia; aggrumare, far viso arcigno;
ragghignare; rincagnarsi; guardare, stare in cagne-
sco; imbronciare, imbroncire, imbuzzire; ingrugnare,
ingrugnire; immusire immusonire, intronfiare; far
musone; fare, mettere, rizzare, tenere il broncio;
far le grotte di leone; sbronciare; stare intozzato,
intozzarsi; pigliare i grilli, pigliare il bufonchiello.
Imbronciato: accipigliato, arcigno, arricciato; buzzo,
buzzone (agg.); ingrugnato; scuro; torbo; tronfio,
tronfione. - Da imbroncialo: accigliatamente, arci-
gnamente, biecamente, torvamente.
bronco. Grosso sterpo. - Tronco ramoso e
e ispido di pianta.
Broncocèle. Detto a bronchi e a laringe.
Broncofonia. Trasmissione vocale attraverso
il petto.
Broncone. Grosso sterpo, grosso palo.
Broncorrea. Veggasi a bronchi.
Brontolare (òron/oia/o). Dire qualche cosa a voce
bassa e non bene spiegata, a sfogo di tnalumore,
che si deve reprimere; dire in tono di lamento
o di rimprovero: borbogliare, bufognare, bufon-
chiare, borbottare; fiottare, gorgogliare, gracidare;
labbreggiare, mormorare, mormoreggiare; bisticciare,
parlare fra i denti; parlare a mezza bocca, parlare in
gola; parlottare, taroccare; avere il calabrone; parere
un calabrone nel fiasco; masticare salmi e paternostri ;
dir della violina; stiacciare come un picchio; avere
un calderotto in corpo; dire il pater nostro, l'ave-
maria; labbreggiar salmi. - Fro^tore (fig.), brontolare
sbuffando, piangere mormorando e singhiozzando.
- Gracchiare, brontolare stridendo. - Grugnire, di
persona dispettosa che brontola, fa suoni inintelli-
gibili 0 proferisce parole sconvenienti; e grugnito,
l'atto e l'efletto. - Masticare scongiuri, bestemmie,
orazioni, salmi: biasciarli, borbottarli.- Rogare, verbo
dialettale della media Italia: brontolai^, minacciando
e pretendendo. - Taroccare (fig.), borbottare irata-
mente o tra sé e sé.
Brontolio, continuo brontolare; il rumore che si
produce brontolando: borbottamento, brontolamento,
borbottio; fiottio,, fiotto; mormorazione, mormora-
mento, mormorio, sussurro. - Borbotton borbottone,
con brontolio.
Brontolone, chi brontola spesso e volentieri: ab-
baione, borbottone, borbottatore; brontolatore ; bo-
tolone; corruccioso; frottone, gran frottone; bufo-
gnino, bufonchiello, bufonchino, bufonchione, grac-
chiatore; rammaricante, rimproveroso; taroccone
(chi brontola spesso), tenebrone; fig., buratto. -
Battezzato con l'agresto, di persona ruvida e bronto-
lona. - Gramolo che non posa mai, di chi brontola
sempre. - Miagolone, chi brontola continuamente. -
Morirà brontolando, d'un gran brontolone. - Santippe,
di moglie brontolona. - Sior Todaro brontolon, titolo
antonomastico per indicare persona malcontenta,
bisbetica, brontolona.
Brontolio, brontolone. Detto a brontolare.
Bronza. Detto a forno.
Bronzare, bronzatura {bronzato). Veggasi a
bronzo.
Bronzina, bronzino. Veggasi a bronzo.
Bronzista. Chi lavora in bronzo.
Bronzo. Lega metallica composta di rame
stagno e di zinco, impiegata a fabbricare pezzi
à! artiglieria, oggetti vari (statue, candelieri,
vasi, ecc.). All'uopo lo si lavora in fonderia, serve
a\V incisione, ecc. Dicesi anche per opera d'arte
in bronzo. - Sacro bronzo, la campana. - Eneo
(lat., poet.), di bronzo. - Bronzo d'alluminio, bronzo
fosforoso, bronzo silicioso, varietà di bronzo. - Or
moulu (frane), bronzo dorato.
Abbronzare, ridurre a colore di bronzo. - Bron-
zare, dare a checchessia le qualità del bronzo. Bron-
zatura, processo per dare a vari metalli o ad altri
corpi le apparenze del bronzo : veggasi a galva-
noplastica. - Bronzina, nome generico di ogni
arnese fatto a granito in bronzo. - Piastra di bronzo
su cui si appoggiano assi girevoli di ruote. - Bron-
zino, vaso di bronzo.
Bronzista, l'artefice che fa il lavoro di gettare,
intagliare e dorare gli oggetti di bronzo. Veggasi a
fonderia.
Broscia. Veggasi a minestra.
Brucare (brucato). Modo di mangiare, o meglio
rodere, specialmente la foglia, di alcuni animali:
bruco, capra, pecora, ecc.
Brucènte. Tanto caldo da scottare.
Bruciacaffè. Strumento per tostare il caffè.
'Bruciacchiare {bruciacchiam^nto,bruciacchiato).
Veggasi a bruciare.
Bruciacùlo. Veggasi a camminare e a ca-
valcare.
Bruciapélo faj. Detto a sparare.
Bruciamento. Detto a bruciare.
Bruciare {bruciamento, bruciato). Essere con-
sumato dal fuoco; ardere, andare in /ìa»ww,ff, per
lo più facendo fumo: abbruciare, andare in cenere,
farsi cenere, incenerirsi; avvampare, divampare.
BRUCIATA — BnilTTO
325
incendersi; flagrare, solversi in fumo. Anche, in
senso attivo distruggere col fuoco, incendiare. -
Fisicamente, il trasformarsi di un corpo in c<i/!or e.
Fisiologicamente, avere la sensazione del calore.
Apiro, nome comune a tutte le sostanze incom-
bustibili, che non bruciano. - Brìiciabile, abbrucia^
bile, atto a bruciaro, clic può esser bruciato. -
Bruciaglia, bruciàglie, nome collettivo di tutto ciò
che si può bruciare e specialiiienle di cose minute,
come trucioli,, carta, pezzettini di legno, ecc , che
servono ad avviare il fuoco. - Combustibile, di ma-
ceria atta a bruciare, specialmente a servizio di
macchine. Contrario, incorni mslibile. • Combustivo,
che ha virtù di abbruciare.
Bruciamento, bruciatura, atto ed cfTelto del bru-
ciare, dell'ardere: adustione, arsione, combustione,
ustione; ineeneramento, incensione; conflagrazione,
deflagrazione. - Adustivamenle, per via di abbrucia-
mento. • Bruciante, nbbruciante, che brucia: ardente,
bruciatore, adustivo, caustico, comburente, ignifero,
incenditivqj incendito're, urente, ustorio. - Bruciatic-
cio, abbruciaticcio, 3i\q[i3.fìlo, superficialm. bruciato;
quel che rimane di cosa bruciata: abbruciacchiato,
arsiccialo, arsiccio, ripreso dal fuoco, ripreso dal
forno, strinato; rifritto, rinfrigolato. - Bruciato, ab-
bruciato, arso, inceso, roso dal fuoco; combusto,
esusto, inusto, usto. - Brucialuta, l'efletto e l'atto
del bruciare. - Bruciore, sensazione dolorosa di ca-
ìore dà bruciatura, da scottatura e simili : brucio,
cocimento, cociore; frizzamento, frizzo, frizzore.
Abbrustolire: abbruciacchiare, abbruciare legger-
mente; at)bronzare, abbronzire; abbronzacchiare,
abbruscare, abbrustiare, abbrusticare, abbrustire,
abbrustolare; adustare; allazzerire; brustolare, bru-
scare; crostare; dare un'abbrustolita; rosolare, stri-
nare, tostare, tosticchiare. - Abbrustolimento, abbru-
crcchiamentó, abbrustolamcnto, ecc. - Abbrustolito,
abbrustiato, abbrustolato, adusto, arsicciato, arsiccio;
bruciaticcio; rosolato, rosolilo; strinato, tosto. -
Ardere, bruciare, divampare. - Avvampare, divam-
pare, bruciare con fiamma (avvampamento, avvam-
pato). • Dar fuoco, far bruciare. - Far fuoco, bru-
ciare ♦ Infiammarsi, "bruciare con fiamma. Fiam-
mata, l'elTetto. - Prender fuoco, bruciare. - Riabbru-
ciare, bruciare ancora. - Ribruciare ripete bruciare.
Scottare, far cottura col fuoco sul corpo animale.
- Scottarsi, bruciarsi la pelle, la carne. - Strinare,
abbruciacchiare, e spiecialmente dell'operazione che
si fa ai cavalli. - Uslionare, bruciare, scottare.
Catacausi, combustione umana spontanea. - Cre-
mazione, dbbruciamento dei cadaveri.
Bruciata. Detto a castagna.
Brucio. Bruco, baco.
Bruciolo. Detto a falegname.
Bruciore. Veggasi a bruciare.
Bruco. Brucio, baco.- \À insetto allo stato di larva.
Brughièra. Dicesi di terreno incolto, privo
di vegetazione, arido, magro, pieno di pruni o d'i
piante spontanee, di ghiaia, di sassi: calestro, ger-
baio, gerbido, greto, grillaia, marrucchetto, petraia,
terranello ; steppa.
Brulicame. Moltitudine, folla.
Brulicare {brulicato). Agitarsi, muoversi, ra-
pidamente e conhisamente.
Brulichio. Continuato WMoycrsi di cose, e le
cose stesse. - Gran folla.
Brullo. Di terreno spogliato, nudo di vegetazione.
Brulotto. Detto a torpedine.
Bruma (brumale). Il solstizio àHnvemo. -
Vapore acqueo, nebbia.
Brumaio. Veggasi a mese.
Brumaio Invernale, AaWinrerno.
Brunazzo. Alquanto bruno.
Brunirò (brunimento, brunita). Dare il lustra
ad un metallo o ad altro; pulire.
Brunitóio. Istrumento per pulire.
BrunOé Di colore nereggiante, pendente al nero,
quasi nero: negrelto. negraccio; neretto, nerac-
chiuolo, nericante, nericcio, nerognolo, nerastro; fosco,
fusco, fuligginoso; morello morellotto, moro; oscuro,
scuro, scuriccio; tetro. Scherz., bianco di camino.
Abbronzare, abbronzire, prendere un colorilo bruno,
specialmente della \)pMc.- lìubrunire, imbrunare, im*
brunirsi, divenir bruno, perdere il bianco, alibrunirsr,
sbiancarsi. Imbrunare (v. a.) significa anche rendere
bruno; cosi abbrunire. J limbr unire ■■àHor/.a. imhtnnire.
■ Ncgreggiare, nereggiare, essere hvano. - l^ereggia-
mento, brunezza, scurezza, scurità. • Rabbrunare,
rendere più bruno.
Alquanto bruno: brunazzo. brunettino, brunel-
luccio, brunotto.brunozzo, morellino. moracchiuolo.
- Mollo bruno, livido e nero come grano di pepe.
Bruno. Tenebra, oscurità. • Abito di lutto. -
Di patte scuro, di bassa qualità. - Sostanza colo--
rante, di tinta tendente al neio. Tali, ad es.: il
bruno di alizarina, pasta nera, solubile nell'alcool
in bruno-giallo con fluorescenza verde: colora in
nero la lana mordenzata al cromo; il bruno di Bi-
smarck, derivato dal catrame, in polvere quasi nera,
solubile nell'acqua; il bruno di solfamina, colore
azoico che risulta dall'azione della diasonaftalina
sul composto sodiobisolfitico del nitrosonaftol.
Brunotto, alquanto bruno
Brusca. Specie di spazzola.
Bruscello. Veggasi a maschera.
Bruschetto. Sorta di vino della Sardegna.
Bruschino Detto a spazzola.
Brusco. Di sapore acre. - Di cattivo tempo.
Sorta di lima usata in chirurgia,.
Bruscolo. Minuzzolo di legno, di paglia, ecc.
Brusìo. Ronzio, ruìnore sommesso.
Brusta. Detto a brace.
Brutale. Di bruto, da bruto.
Brutalità. L'essere brutale; qualità del bruto.
Bruto. Animale senza ragione. - Figur., uomo
irragionevole, violento, perverso. - Bestia, omaccio
brutale. - Bestialità, alto o modo da bestia: essere
bestiale, brutale. - Brillale, di bruto, da bruto, da
bestia, bestiale; si dice di uomo che, per violenta
passione, ha perduto il lume della ragione: ani-
malesco, bel vino, crudele, ferigno, ferino. - Bru-
talmente, in modo "brutale, da Ijestia, alla bestiale,
all'animalesca.
Abbrutire (abbrutiloj, togliere alle persone il ca-
rattere umano, pareggiandole ai bruti : disumanare,
ridurre a stato di bestia, imbestiare. Abbrutimento,
atto ed efTetto. - Abbrutirsi, perdere la natura
umana: disumanarsi, imbestialire, imbestiare, im-
brutire, imbrutirsi. - Bestiale ggiar e , bruteggiare,
agire brutalmente.
Bruttare (bruttato). Far brutto. • Imbrattare,
sporcare. - Anche, macchiare,
Brutte'zza. L'essere brutto.
Brutto. Comunemente, il contrario di bello,
ossia ciò che è spiacevole alla vista, perchè non
corrispondente a certe norme della natura e del-
l'arte. Anche, di cosa mancante di proporzione e
spiacevole a vedersi, di cosa mancante di conve-
nienza e spiacevole ad ascoltarsi; di persona mal
fatta di corporatura, non bolla di faccia; in-
326
BRUTTURA — BUCATO
fine, di ciò che è imbrattato, sporco; anche di cosa
contraria alla virtù, al pudore, alla verecondia.
' Con varie gradazioni di significato: disadorno, di-
sameno, d isappariscente; contra ITatto, invenusto, laido;
sgraziato, spiacevole, sfigurato, sfigurito; fattezza
guasta, rio sembiante. - Bruttamente, avv., in modo
brutto.
Bruttacchiolo, di min. di brutto. - Bruttacchiotto,
dimin. di bruttacchiolo. - Bruttacelo, pegg. di brutto.
. Bruttarello, e più comun. brutlerello, che ha del
brutto: meno di bruttacchiolo. - Bruttino, dimin.
di brutto. - Bruttoccino, bruttino, bruttina. - Brui-
tone (scherz.), accresc. di brutto. - Grolte.nv, brutto
e ridicolo. - Orrendo, orribile, superlativamente
brutto e tale, quasi, da spaventare. - Orrido, che
inspira orrore: specialmente di luogo. - Sconcio:
deforme e osceno, scliifoso.
Bruttissimo, brutto in modo superlativo: arci-
brutto, brutto come il peccato, come il peccato
mortale; deforme, mostruoso, spaventevole, spaven-
toso; un ceffo di befana; buono per la festa dei
Magi; un orrore; teterrimo (lat.), vergognoso.
Bruttezza, qualità di ciò che è brutto, non sempre
antipatica, né cattiva: bruttore, disavvenenza, in-
venustà, sgraziataggine, laidezza, orridezza, orridità;
sconcezza," sozzura. Oltre un certo grado di brut-
tezza, si ha la. deformità. ■ Bruttura, materia o
cosa brutta, specialmente di ciò che è sporco.
Deformare, togliere la torma, guastare la forma,
render brutto. - lOettirpare, far divenir brutto, scon-
ciare : specialmente di cose d'arte. Deturpazione,
l'atto e l'efletto. - Illaidire, render laido, brutto. -
Imbruttire, render brutto; abbruttire, dar bruttezza,
deformare, deturpare, sconciare, sfigurare. - Imbrut-
tirsi, divenir brutto, abbruttire, imbruttire. - Imbrut-
tito, diventato brutto. - Riabbruttire, rimbruttire,
farsi anche più brutto.
Figure di persona brutta.
Angiolo, o angiolino da fogna, di persona, brutta,
deforme e, insieme; scostumata. - Arpia, donna di
bruttezza grifagna. - Befana (figura chimerica), donna
brutta. - Bertuccia, uomo piuttosto brutto e pette-
golo. - Bertuccione, uomo brutto, goffo, contrafi'atto.
Brutto come la befana; babbuino, caricatura;
cruscabeccone ; crostino, crostino senza burro, cuc-
cabeone; faccia da caricatura; faccia da iettatura;
fattalbuio; figura arabica; gattomammone; masche-
ron da fogna; micco, mummia; muso da pipa; ri-
cetta da lussuria; riffìlo, rosticcio; scimmione;
scrofaccia; spauracchio, spaventapassere; viso di
boccale, di fariseo, di gatto fondolato, d'orciuolo,
d'orione, di piattello, di tegame. .
Camorro, voce che generalmente si applica a
donna, ed esprime il complesso d'ogni bruttezza.
- Cassapanca o cassa panca, donna brutta e sfatta.
• Diavolesca, diavola, di donna brutta. - Fauno, sa-
tiro, figura d'uomo brutto e laido. - Furia infer-
nale, di donna brutta e rabbiosa. - Lavativo, donna
vecchia e brutta che altri prenda per moglie, per
cupidigia del denaro. - Mascheron da fonte o da
fontana, e peggio da fogna: di persona molto brutta,
- Megera, si dice di donna trista, furiosa; di donna
vecchia e brutta, supponendola cattiva. - Micco,
uomo disadatto, grosso della persona e di brutto
aspetto. - Mostro, di persona bruttissima, deforme.
- Orco (figura chimerica), di persona mostruosa-
mente brutta.
Reciticcio, donna malescia e che ha perduto ogni
attrattiva. - Rosticcio, uomo o donna secca e deforme.
- Scimia , scimmia, un giovane o una giovane
brutta e sformata, ma ben vestila; bertuccia. - Scor-
pione, di persona brutta o velenosa. - Scranna,
detto, per dispregio, a donna vizza e brutta. - Scrojia,
di donna brutta, sudicia, vecchia. - Testa di Medusa,
dicesi di faccia, testa tanto orribile da spaventare.
- Versiera, donna arcibrutta.
Modi di dire. — Brutta farinai, di persona
brutta, secca, cattiva. - Che brutta estrazione!, rife-
ribilmente a persona brutta. - Esser più brutto del
diavolo 0 della fame, essei' molto brutto; essere
stato fatto al buio: tale da far scappare un branco
di pecore. - Far paura alla paura: di persona più
che brutta, deforme. - Far jmura a un sacco di
madonne, a un mazzo di Cristi, esser molto brutto.
- Non attere il viso volto di dietro: non essere poi
tanto brutto. - Parere la serva di Pilato, di donna
brutta. - Parere una figura del Callotta (pittore grot-
tesco). - Parere uno seimmiotlo, di bambino spiacente
e brutto. - Può amlar a pigliare il macco alle do-
dici, di femmina bruttissima. - Salvare 'dalle tenta'
zioni, di donna molto brutta.
Proverbi. — Le donne per parer belle si fanno
brutte. - Chi mi piglierd di notte mi lascierd di giorno
(di donna brutta). - Guardati dai cani e dai gatti e
dalle donne coi mustacchi.
Bruttura. Veggasi a brutto e a sporco.
Brùzzico, 0 brùzzolo. Detto a crepuscolo.
Buàccio. Stolido, sciocco.
Buacciolata Scempiaggine, sciocchezza,
Buacciòlo. Detto a ignorante.
Buàggine, buassàggine. Azione da sciocco.
Bùbbola. Frottola, fandonia. - Sorta di uc-
cello, ùpupa.
Bubbolare (bubbolato). Tremare pel freddo.
Bubbolata. Un discorso pieno di fandonie.
Bùbbolo (bubboglieraj. Specie di sonaglio.
Bubbone. Detto a tumore.
Buca. Ovità nel terreno, o aperfurd in chec-
chessia, per lo più maggiormente profonda die larga
e lunga: cava, cavità; fossa in un ciìnitero o
altrove; terreno incavato, pieno d'acqua. - Buche-
rella, piccola buca. - Cateratta, bòtola, bòdola, buca
nel soffitto, in una bottega o in povere case. - Tana,
buca profonda; caverna da bestie.
Cavare, far nella terra la buca, perchè sia ridotta
a fosso, a pozzo e simili..- Sbucare, uscire dalla
buca. - Scavare (scavamento), aprire una buca.
Bucacchiare {bucacchiato). Detto a buco.
Bucaneve. Un fiore di primavera.
Bucare (bucato). Fare un buco.
Bucatalo Detto a bucato.
Bucato (bucatino). Lavatura, ripulimento, im-
biancatura dei pannilini sudici fatta con cenere e
acqua caldissima, messavi sopra, e con sapone: cu-
ratura. Anche, la roba che va o è stata in bucato.
- Bucatino, piccola quantità di panni che si imbu-
catano in casa, in una volta, senza l'opera della la-
vandaia. • BuctUHccio, piccolo bucato - Bucataio, chi
fa i bucati per mestiere: lavandaio. - Imbianca-
tore, chi imbianca tele di lino, curandole e lavan-
dole; curandaio, imbiancatore in grande.
Fare il bucato: ammollare, lavare i pannilini,
lavare nella lisciva, Hscivare, porre nella lisciva;
guazzare i pannilini. - Allogare, inconcare, pareg-
giare, mettere in conca o nel mastello, gli uni sopra
gli altri, i panni smollati, allargandoli alquanto.
- Allogatura, inconcatura. - Ammollare,' mettere in
molle porre e tenere per alcune ore i panni sudici
BUCATO — BUCCIA
327
immersi nell'acqua pura per rammollirne il sudi-
ciume. - Bagnare il Iniralo, spruzzare, con acqua
versala nel concavo (Iella mano, o jier mezzo d'una
spazzola o di un granatino, i panni stati in bucato,
battendoli dopo averli gr(»ss;uiiente ripiegati, ac-
ciocché piglino l'umido e si stirino meglio. Anche,
inumidire il bucato. - Bollire il bucato, versare sui
panni sudici, già preparati nella conca, l'acqua bol-
lente con cenere, acciocché si formi il ranno e porti
via ogni sudiciume. - Cenerata, bollitura di panni
o di altro in acijua, con al(pianto di cenere. - Ran-
nata, bollitura che talora si da ai panni, o ad altro,
nel ranno, entro una pentola o un |)aiuolo.
Dare i j)ttÌMo/<, versare a paino! i il raimo o l'acqua
calda sui panni disposti nella conca. - Dare un bu-
cato, due, più bucati, mettere in bucato una, due o
più volte un medesimo capo di biancheria. - Dare
la torta ai panni, torcerli, avvolgerli con forza sopra
di sé, per ispremerne l'acqua. - Distendere, lo stesso,
ma men comune, di stendere o tendere: i primi due
verbi sono più propri quando il bucato , piut-
tosto che su funi, si sciorini in terra o sopra le
siepi. - Far la concaia, mettere nella conca i panni
da imbucatare, per versarvi sopra il ranno. - Di-
moiare i panni, dar loro una prima e più grossa
avatura, prima di metterli sotto la lisciva. - Imbian-
care, nettare, pulire i panni mettendoli in bucato. -
Imbiancare uno, pensare alle spese del bucato di lui.
- Imbiancatura, il lavare e far divenir bianchii i lini.
- Imbucatare (imbucatato), imbiancare o toglier via il
sudiciume da' panni per mezzo del bucato. - ìncon-
care, lo stesso che allogare. - Lavare ii bucato, lo
stropicciare nell'acqua, se si può corrente, e con
sapone i panni sconcati - Liscivare, versare la li-
sciva sui pannilini da lavare.
Rivtbi ca'are: ripete imbucatare. - Rinconcare, met-
tere nuovamente nella conca quei panni che non
sono usciti netti dal primo bucato. - Risciacquare,
diguazzare nell' acqua panni o altro, perchè si
nettino da ogni resto di sudiciume. - Sconcare, ca-
var fuori dalla conca, o dal mastello, i panni, dopo
che si è terminato di bollire il bucato. - Smollare,
prima lavatura che si dà, con sapone, ai panni slati
m molle, prima di allogarli nella conca e imbu-
catarli. - Stendere, lo stesso che distendere; ma si
adopera talora anche in senso contrario di tendere,
cioè per raccogliere i panni asciutti che erano tesi
sulla corda, Men conmne in questo secondo senso. -
Strizzare, il premere fortemente con le mani i panni
bagnali, lavati, perchè ne esca l'acqua di cui sono
imbevuti. - Strizzata, l'atto e 1' effetto; strizzatina,
leggera strizzata. - Stropicciare il bucato, fregarlo con
le mani. - Tendere, allargare, spiegare su corda tesa
i panni lavati, perchè si asciughino (bucato teso al
sole perchè asciughi).
Materie e arnesi pel bucato. — Varie.
Cenerata, acqua e cenere bollite insieme che si
versano sui panni nella conca o nel mastello. Anche,
la cenere che resta sul ceneracciolo. - Cenerone, ce-
neraccio, la cenere sfruttata che ha servilo al bu-
calo, e non contiene più alcali. - Lisciva, acqua
passala per cenere o bollita con essa; acqua del
bucato, bollitura di cenere, cenere bollita, cenerata,
ceneracciolo. Lisciviale, lissiviale, rannoso: di lisciva.
Rannata, il ranno buttato nella conca sui panni
sudici, e che esce per il bocciolo. - Ranno, l'acqua
di cenere quand i è passata bollente attraverso i panni
che sono in bucato. - Ranno di nUro, passato sulla
calcina viva. - Ranno vergine, quando l'acqua non
è bollente. - Sajtone, in generale, composto di un
corpo grasso e di alcali; pel bucato, una composi-
zione d'olio d'ulivo e di soda.
Arnesi. — lioiciuolo, pezzo di canna, piantato nel
foro che è presso il fondo del mastello o della
conca e per il quale esce il ranno, quando si sturi.
A tenerlo chiuso basta un cavicchio di legno, che
entra a forza in esso ed è reso più aderente alle
sue pareli per mezzo di un pezzetto di cencio. -
Caldaia, ampio vaso di rame n di ferro, collocato,
0 talora fermato con stabile ingessatura sul fornello,
e in cui si fa bollire l'acqua per fare il ranno, o si
fa ribollire il ranno stesso, per riversarlo sul cene-
raccio. - Cazza, padella, ramaiuolo, vaso emisferico,
di rame o di ferro, con lungo manico: serve a ver-
sare sul ceneracciolo l'acqua o il ranno della cal-
daia. - Ceneracciolo, panno grossolano che copre i
panni sudici nella conca del bucato, sopra il quale
si pone la cenere per fare il ranno. - Colatoio, vaso
di terracotta, nel quale si mette la cenere per farvi
filtrar l'acqua, che diventa ranno. - Conca, vaso di
terracotta di grande concavità e di larga bocca, entro
il quale si fa il bucato. - Conchino, dimin. di conca;
più piccolo della conchina. - l'orche, o forconi, ba-
stoni forcuti, coi quali, a due a due, uno contro
l'altro, s'inforca da luogo a luogo la corda tesa, per
sorreggerla dove, pel proprio peso, farebbe sacca, e
anche toccherebbe il suolo, quando la tratta è lunga.
- Fornello da oucati, gr^n quadrato in muratura,
vuoto dalla parte di sotto, per accendervi il fuoco,
e con un'apertura tanto ampia, dalla parte di sopra,
che vi si possa adattare la caldaia. - Mastello, gran
vaso di legno, a doghe, cerchiato di ferro, consimile
a un tino, ma proporzionatamente meno alto. In
molti luoghi è adoperato pel bucato, invece della
conca. - Trogolo, truogolo, opera in muratura, di for-
ma quadrangolare, generalmente tutta a mattoni,
profonda circa un metro, col piano superiore delle
spallette di cinta fatto di pietra e inclinate in dentro.
Varie. — Accappiettare, legare la biancheria con
cappietto, per tenderla. - Appuntare il bucato,
prenderne gli appunti, cioè scrivere la nota dei
singoli panni, ovvero dei mazzi, che si danno alla
lavandaia. Anche, cucire insieme presso gli orli
i varii capi, che si danno alla lavandaia (camicie,
tovaglie, ecc., appuntate). - Appuntatura, l'alto e
l'ell'etto dell'appuntare, nel secondo senso. - Lista
del bucato, la nota dei panni ; tabella apposita
sulla quale sono stampati già i nomi della bian-
cheria e di fianco tanti relativi buchi per segnare
i vari capi che sono dati, volta per volta, al lavan-
daio. - Saper di scilivato, di quel cattivo odore che
hanno i panni mal lavati in bucato. - Segnare il
bucato, appuntarlo. - Spuntarsi, dicesi dei panni del
bucato che, appuntati troppo leggermente o con
filo debole, si distaccano per rottura del filo o per
Io sciogliersi del nodo. - Altre voci a lavandaiUf
lavandaio, e lavanderia a vapore.
Bucatura. Veggasi a buco.
Buccellato. Sorta di ciambella.
Bùcchero. Argilla per ceramica di lusso.
Buccia. Epidermide del frutto, del legame^
dieW agrume e simili: bucciolina, corteccia, pelli-
cina. Scorza della pianta. - Buccioso, che ha grossa
buccia. - Buccidcchera, pezzo di buccia che pende
staccata. - Bucciata, colpo di buccia scagliata contro
altri. — Cica, buccia sottile della melarancia. - Sbue-
dare, sbucciamento, sbucciatura, il levare la buccia:
•s:[i
BUCCICATA — BUDDISMO
mondare (mondatura), scorticare. • Sbuccicare, sbuc-
ciare un poco.
Buccìcàta 0 bocclcata. Voce negativa che
significa niente, us;.ti coi verbi dire, fare, sa-
2jere.
Buccina. Sorta di tromba.
Buccinatore {muscolo). Detto a bocca.
Buccino. Detto a conchiglia.
Buccio. Parte interna della pelle degli animali.
Bùccola. Ornamento dell'orecchio: orecchino.
Buccolica, bucolica {bucòlico). Sorta di 2)oe-
sia pastorale.
Bucherare, bucherellare {bucherato, buche-
rellato, bucherello). Far buchi: veggasi a buco.
Buci. Veggasi a tacere.
Bucinare {bucinato). Modo di parlare, som-
messo, con riserva; dire, andar dicendo.
Bùcine. Specie di rete.
Bucintoro. Antica e sontuosa nave veneziana,
usata dal doge, nello sposalizio del mare.
Buco. Incavatura o apertura che ha del rotondo,
non molto larga, e che si approfondisce in chec-
chessia, anche senza passare da parte a parte: bu-
cherattola, buchetta; cavità, forame, straforo; oc-
chiello, occhio; pertugio, spillo, spiraglio, sportello.
- Profondo, il buco che si addentra molto. - Buche-
rello, piccolo buco, buchettino, bucolino, buchino. -
Confccatura, luogo bucato nel conficcare, cioè nel
cacciare un chiodo, o altra cosa aguzza, entro
checchessia.
Breccia, buco, apertura fatta nelle muraglie d' una
città, d' una fortezza, presa d' assalto. Detto anche
in altri significati. - Baca, buco, piuttosto grande,
fatto in un muro o simili. - Foro, buco più o meno
grande, che attraversa la cosa bucata. Forame, pic-
colo foro. - Gattaióla, buco, apertura in un ascio,
in una porta. - Nicchia, buco, ripostiglio. - Spira-
glio, fessura, breve apertura, per vedere, sentire.
Bucare: fare un buco in checchessia; forare, far
fori, sforacchiare, trapassare con uno strumento
qualsiasi un corpo da una parte all'altra; perforare,
pertugiare; straforare, traforare; succhiellare, suc-
chiellinare, trivellare, verrinare (non us.). - Bucatura,
l'azione del bucare. - Bibucare, ripete bucare.
Bucato , bucherato , forato , perforato, pertu-
giato, butterato, foracchiato, picchiettato, punteg-
giato. - Bucherellato, pieno di buchi, crivellato. -
Crivello, cosa tutta buchi {aver più buchi di un
vaglio, essere tutto bucato).
Bucacchiare [bucacchiato), far molti e piccoli buchi,
- Bucherare (bucherato), bucherellare, far molti pic-
coli buchi, butterare, foracchiare, picchiettare, pun-
teggiare. - Crivellare, far più fori, uno accanto al-
l'altro. - Perforare, traforare, forare da parte a
parte. - Perforante, che perfora; perforamento, per-
forazione, azione del perforare. - Perforjbile, che
si può perforare. - Succhiellare, trapanare, forare
col succhiello, col trapano
Arnesi per bucare. — Allargatoio, istrumento che
serve ad allargare i fori fatti col succhiello, col
trapano, con altro. - Bucalamiera, strumento che
serve a tar eguali e con un sol colpo i buchi delle
piastre : anche, troncatolo. - Foraterra, strumento
per tar buchi, a forza, nella terra. - Foratoio, fora-
tore, strumento per forare. - Perforatrice, macchina
che serve a praticare dei fori nelle roccie che de-
vono essere attraversate da gallerie, a scopo di via-
bilità. - Puntellalo, ferro appuntato e sottile, per
uso di forare carta, panno e simili. - Saetta, , ferro
a^riizzo per forare. - Stampino, ciascun arnese atto
a produrre un disegno, un rilievo, un buco. - Suc^
chiello, succhio, arnese per traforare con un ferro
inacciaiato aguzzo, a vite, e un manico orrizzontale.
- Trapano, strumento per forare metalli o altri
corpi duri, mediante una punta d'acciaio, fatta gi-
rare rapidamente su di sé. Trapano a mano, a mnn-
china, a petto, a morsa. - Tì'ivella, specie di grossa
siiechiellmper forare corpi duri: succhio di tre spa-
rali : trivellino, trivello, trivellone. - Ironcaton,
strumento per fare a tratti eguali e d'un colpo i buchi
delle piastre di lerro. - Verzina, arnese per trafo-
rare, specie di traforatore.
Aprire, chiudere buchi, ecc. — Accecare, turar©
un buco {accecato, accecatura), e accecatóio Y istru-
mento all'uopo. - Stoppare, chiudere con la stoppa,.
- Bistoppare, ripete e rafforza stoppare. - Tappare.
chiudere ,con tappo, con turacciolo. Per estens.,
chiuder bene qualunque buco. - Trapanare, triveU
lare, far buchi col trapano, col trivello. - durare,
chiudere con gesso, calcina, stucco. - Zaffare, chiu-
dere con zaffo, ossia con tappo di legno.
Imbucare, mettere nel buco; imbucarsi, entrar*
nel buco. - Bimbucare: ripete e rafforza imbucare.
Bucranio. Ornamento di architettura.
Buddismo. La religione di Buddha (['illuminato),
nome onorifico di Siddartha, detto anche Sakjamuni
(il Monaco o Solitario dei Sakja), figlio di un re
dell' Indostan (623-543 a. e): dottrina filosofica e
morale, riforma del bramanesimo. Consiste , es-
senzialmente, dal punto di vista negativo, nel non
ammettere che il sacerdozio sia inerente alla casta
dei bramini, e, dal punto di vista positivo, a pre-
dicare una morale ascetica, il cui scopo è di libe-
rare l'essere vivente dalla necessità della trasmi-
grazione. Dal buddismo sono rigettati i Veda e di-
strutte le caste; le anime, dopo infinite migrazioni
da corpo a corpo, sono assorte in Dio; e Nirvana
è questo stato di annientamento nell'essere supremo.
Il nostro è il mondo della pazienza, costituito da
quattro grandi isole fondate sul grande monte Merio,
intorno al quale si aggirano il sole e le stelle; si
stendono all'ingiro i cieli dei desideri e quelli delle
forme; mille milioni di mondi simili al nostro
formano un universo; cento quintilioni di uni-
versi formano un piano; venti piani un gruppo
di mondi, immensa mole che ha per base un fiore
di loto; il mondo degenera sempre, ma alla distru-
zione rimedia un'incai nazione di Budda. Kalpa
si chiamano i grandi periodi di tempo, ciascuno
diviso in quattro epoche di innumeri milioni d'anni.
Sacerdoti di questa religione, in Cina detta
religione di Fo, sono i bonzi, o bramini, bramarli;
libri sacri, i Tantras e i Parana. - Buddista, seguace
della religione di Budda o Buddha. - Buddistico, at-
tinente al buddismi. - Ama, religiose buddiste giap-
ponesi: si radono i capelli e sono coperte da un
velo nero. - Amióla, nome di Budda al Giappone.
Baudia, la sotta dei Buddisti nell'India. - Dalai
Lama, o Gran Lama, specie di papa- re a Lhassa,.
nel Tibet. - Lama, prete di Budda presso i Mongoli.
- Laiuióino, dottrina di una setta buddistica, rifor-
mata da Isangkaba, nel secolo XIV. - Pafjoda, tempio
buddista. - Pralaia, la distruzione di tatto ciò che
esiste, il ritorno al caos. - Manas, la vita comune
a^li animali e alle piante. - Metempsicòsi, trasmi-
grazione delle anime umane attraverso i corpi delle
bestie. - Devadassi, vergini addette al servizio della
pagoda e dei templi.
Bhamanesimo, 0 bi'ahmaismo, politeismo che ha
per ente supremo Brama o Brahma, dio, principio
BUDELLAME — BUE
329
e fine di tutti gli esseri e che, con Vìsnù e Sira,
forma la trimurti, ossia la trinità indiana, alla
quale si aggiungono innumerevoli dèi inferiori.
Brama è il creatore del mondo e la divina essenza
del mondo; Visnù il polere conservatore; Siva o
Naza, il distruttore. Brama è figunifo da un cer-
chio in un triangolo, con quattro teste, cinte da
fiori di loto, e con quattro mani regeenti la catena
che sostiene il mondo, il lihro della legge, lo stile
per iscrivere, il fuoco sacro. Nella trimurti Brama
rappresenta la terra, Visnù Vncqua, Siva il fuoco.
Sotto Brama sfanno gli otto Vasii, o dèi benefìiì;
sotto questi, Agni e Soma, poi lìudra, padre dei
venti, con i dieci Murati; infine, gli Aditin, o dt'i
luminosi dell'età vedica, da otto portati a dodici e
corrispondenti alle dodici costellazioni. Gli dèi, col
tempo, aumentarono a migliaia, a milioni: in (pif^sto
nuovo sistema, gli otto Vasti regnano solfnnto sul
mondo terrestre o nell'atmosfera, e sono : ìncìra, re
del firmamento, circondato da Gandharva e A?l Ansava,
0 ninfe celesti; Yama, principe della notte e dei
morti; Nirumi, signore dei geni maligni; Agni, dio
del fuoco; Vanina, dell'oceano; Knvcra, signore
delle ricchezze, che sta in mezzo ai geni chiamati
Kinnara e Yakcha ; Vaiu, padre e principe dei
venti; infine, Isana, che poi fu identificato con
Siva. Questi otto dèi hanno per ispose otto dee
chiamate Madri, le più importanti delle quali sono
Indrani, di Indra, Prithevi, la terra di Cuvéra.
Indra presiede altresì agli dèi di un altro ordine,
quelli che governano le sette sfere, cioè Suria (il
sole), Ichandra (la luna), Mangaìa Cpianeta Marte),
Biidha (pianeta Mercurio), Vrihaspati, già una forma
d'Agni (il pianeta Giove), Snkra (il pianeta Venere),
infine Sani (Saturno pianeta), che presiede alle
trasmigrazioni degli esseri Gli Aditia, in numero
di dodici, formano un altro ordine di divinità.
Saratasti, sposa di Brama. - Lacmi, sposa di Visnù.
•Parvati, Devi o Davani, o Durga, moglie di Siva.
Rischts, i patriarchi degli antichi giorni. - Aditi,
il dio infinito; uno dei più antichi nomi dell'alba.
Varma, personificazione della vòlta celeste, il sole
nella notte ; anche, dio delle acque. - Mitra, il sole
nel giorno. - Savitri, il sole come produttore. - Braga,
il sole detto felice. - Puschan, il sole vincitore delle
tenebre e delle nnh\. - Aryaman, il sole distruttore,
sotto i tropici. - Tchandramas, la luna dai raggi
gelati. - Rita, l'ignoto potere che determina il moto
del sole e di tutti i corpi celesti. - Lschas, l'aurora.
Budellame, budella (budello). Veggasi a in-
testino.
Budino. Sorta di dolce.
Bue. Mammifero fissipede, costituente un genere
di ruminanti, corpulento, robusto e domestico Vol-
garmente, il maschio (foro), dopo castrato, della
vacca, usato al lavoro o destinato al macello: bove,
mnnzo (specialmente, di bue giovane, da macello),
giovenco (idem); uccello di Lucca (scherz.). Ha
coda e corna; il piede bisulco, ossia con un-
ghia fessa; pelo di colore vario, per lo più bian-
chiccio. Le gambe si dicono piuttosto zampe. Per
molte voci riguardanti il governo, ecc., del bue,
vaggasi ad animale e a bestiame. - Buessa, fem-
mina di bue. - Eovino, di bove, appartenente a
bove: boccino. - Bovini, bovine, nome generico
degli animali, delle bestie provenienti dalla copula
della vacca col toro : 6es«i«wie grosso, bestie grosse;
bestie cornute, bestie macell^sche; bestie vaccine;
capi di bestiame; ruminanti, ruminatori. Hanno
mantello (colore del pelo) vario : bianco grigio, mo-
scato, cenerino (di maggior pregio), castagno, rossi-
gno, moretto; rosso carico, rosso macchiato, nero.
- Razze da lavoro, da latte, da carne: i tre gruppi
principali delle numerose razze bovine.
Manzo, bue giovane che ha lasciato i dentini. -
Bargia, la pelle pendente dal collo del bue:
giogaia, soggiogala, sogLiioL'O, pagliolaia. - Cotenna,
la parte callosa attaccata alla pelle delle bestie
bovine. - Dentini, i primi denti delle bestie vac-
cine. - Lacretto (animella, timo), glandola bianca e
carnosa nel petto del bovino dovane: scompare
nell'adulto. - Quadratura, il torso dalle spalle alla
groppa: snella, elegante, pesante, forte, ecc.
Bava, umore viscoso che esce dalla bocca dei
bovini. Bovina, o buina, escrementi di bestie vac-
cine, usati per concime. - Mela, lo sterco che il
bue fa in una volta; cosi di qualche altro animale.
- Mugghiare (imi ggh iato), mandar fuori la voce
che fa il bue e lutto il hestiam»* bovino: mugliiire,
muggire; rinmgliare. smugghiare; boare. - Mùgghio,
nìù(jlio, muggito, il mugi/iiiare, il muggire: mug-
ghiamento, boato. - Mugghio, mu, ho. un mugghiare
prolungato. - Pareggiare: si dice degli animali bo-
vini quando giungono ad avere tutti i denti a
un paro - Zampegiiinre, frequent., di zampare: di-
fetto dei buoi che scuotono le zampe.
Branchi di buoi, arnesi per governarli, ecc.
Diverse specie di buoi e affini.
Armento, branco di buoi (assillo, animaletto
alato e poco maggiore di una mosca : punge aspra-
mente gli armenti. Estri e tafani, insetti pericolo-
sissimi, molto molesti e nocivi, detti volgarmente
mosche del bue, del cavallo, della pecora, del mulo,
ecc.). - Bifolco, chi conduce o guarda buoi: boaro,
bovaro - Bovile, stalla da buoi. - Bradume, quan-
tità di buoi selvatici. - Bùttero, guardiano, per lo
più a cavallo, di mandre di buoi, o di cavalli.
Giogo, strumento di legno col quale si congiun-
gono e accoppiano insieme i buoi al lavoro. -
Giuntoie o paiuole, striscette di ferro pendenti di
qua e di là del giogo, uncinate in fondo, le quali,
con l'aiuto d'un pezzetto di fune, che si passa sotto
la giogaia, fanno da soggolo ai buoi e li obbligano
a star bene accapati (accapare i buoi, obbligarli a
stare a capo chino sotto il giogo).- Matlarella, o
mozzarella, sorta di lungo bastone, con grossa ca-
pocchia, usato dai butteri.
Morse, specie di tanaglie che si mettono al
naso dei manzi per guidarli. - Muserola, gal)hia di
salci 0 simili, che si mette al muso dei buoi, per-
chè, lavorando, non guastino nulla intorno. - Na-
siera, ferro che si mette al naso dei buoi o simili.
- Pungolo, bastoncello armato d' una punta, del
quale si servono i bifolchi per stimolare i buoi :
stimolo.
Bisonte, specie di bue selvatico che vive nelle
foreste del Caucaso e nell'America Settentrionale.
- Bufalo, ruminante affine al bue. - Jak o jaco,
mammifero ruminante bovino, che vive selvaggio
in gran parte del Tibet. - Jumart (fr.), presunto
bastardo bovino -cavallino. - Ovibos (ìàt), bue mu-
schiato. - Poéfago, il bue jak. - Uro, bue selvatico
dell'Europa settentrionale. - Zebù, bue indiano
gibboso : si trova allo stato selvatico in molte re-
gioni dell'India, in stato di domesticità nell'India
e in Africa.
330
Malattie, infezioni, ecc., dei bovini
Malattie e infezioni più comuni le seguenti: capo-
storno (frenitide), producente stupore e stordimento;
infiammazione dei ventricoli, gastritide; enterite, in-
fiammazione degli intestini; epatite, mal di legato;
splenite, infiammazione della milza; nefritide, in-
fiammazione delle reni; timpanite, gonfiezza del
ventre ; zoppina, o chiodo bovino, male all'unghia
fessa; afte, nella bocca; rewmah'smi, scabbia; pidocchi.
- Actinomicosi, malattia frequente nei bovini: si
manifesta con tumefazioni inclini al rammollimento
purulento, determinate da un fungo raggiato. - Car-
bonchio, malattia caratterizzata da una specie di
pustola piena di materia sierosa od emorragica,
Glossantrace, torma di antrace localizzato alla
lingua, particolare ai bovini. - Lupinello, male che
viene nell'occhio ai bovi e a forma di piccolo lu-
pino. - Mal delta talpa, tumore che si sviluppa
sulla sommità della testa, dietro la nuca: cosi
detto perchè scava nei tessuti. - Moccio, malattia
detta anche cimurro, quando è nell'ultimo stadio.
- Perlsucht (ted ), la tubercolosi dei bovini.
Raidu, in Sardegna, l'idrofobia dei bovini. - Rin-
fondimento {podòflegmatite), llemmasia del piede. -
Tifo bovino, malattia gravissima - Tubercolosi,
malattia anatomicamente caratterizzata dallo svi-
luppo di tubercoli negli organi e nei tessuti del
corpo. - Uredine, dptto talvolta per carbonchio. -
Ventrina, colica ventosa.
Taurialria, medicina dei bovini.
Termini vari. - Cucinatura.
Api, Bacchide, Mnevi, Onufi, buoi adorati nell'an-
tico Egitto. - Eufonie, feste nelle quali si immolava
un bue o, anche, molti buoi. - Ecatombe, sagrificio
di cento buoi. - Gaucho, americano che caccia i buoi
selvatici. - Nervo di bue, membro genitale essiccato.
- Taurina, sostanza scoperta nella bile del bue.
Il bue, sotto la denominazione di manzo, entra
in larga parte nell'alimentazione carnea dell'uomo,
cioè in più d'una invanda: lo si cuoce a lesso,
ossia facendolo allessare ; in umido, arrosto e in
vari altri modi; manzo a i^apore, in vaso chiuso con
poco brodo; manzo brasato, prima rosolato al burro,
poi finito di cuocere lentamente e in ristretto; manzo
in stufato, colto con vino, brodo, droghe (chiodi di
garofano, pepe, ecc.), cipolle e altro. Se ne cucinano
in varia maniera la polpa (la carne senza ossa), il
cervello, il j/'yalo, la lingua, il filetto (foglio del
culaccio sotto la groppa), ecc. Per le parti del bue
macellato, veggasi a macellaio. - Bistecca, detto
ad arrosto. - Pastrama, bue salato, a Costantino-
poli. - Roast-beef, voce inglese (e vuol dire bue ar-
rostito), la quale, conforme alla pronuncia, siscrive
in francese e in italiano rosbif. - Toiirnedos, voce
della culinaria francese, e indica un piatto di filetti
di bue.
Bue. Figur., uomo stupido.
Buéssa. Femminile di bue. - Figur., donna igno-
ranto e inetta.
Bùfalo {bùfala). Mammifero ruminante, semi-
domestico, affine al bue, con le corna larghe e riu-
nite alla base. Bufalo cafro, indiano, varietà, - Bu-
fala, la femmina del bufalo, - Bufalino, dimin. di
bufalo. - Bufalotto, bufalo di mezza età. - Barbare
dei bufali, malattia infettiva dei bufali, detta anche
barbone bufalino, trasmissibile anche agli altri ani-
mali. - Campanella, cerchietto di ferro che si mette
al naso delle bufale. - Provatura, cacio che si fab-
brica con latte di bufala.
Bufare (bufato). Detto a neve.
Bufèra. Turbine di vento e di pioggia, ura-
gaiìo.
Buffa Folata di vento.
Buffa. Parte delV ehno. - Parte del cappuccio.
Buffare [buffata). Forte soffiar del vento. -
Termine del giuoco della dama.
Buffetteria. L'insieme degli oggetti di cuoio,
che fanno parte del corredo di un soldato.
Buffétto. Colpo dato con un dito. - Qualità di
j)ane.
Buffo. Soffio di vento. - Di melodramma
giocoso.
Buffo. Detto a cantante e a ridicolo.
Buffon àg"g:ine. Detto a buffone.
Buffonata. Veggàsi a buffone.
Buffóne (buffonesco). Uomo che fa ridere con
motti, lazzi o altro; giullare delle antiche corti;
chi, con apparenza di serietà, fa cose vane e ridi-
cole; anche, chi manca alla parola e passa legger-
mente sulle proprie promesse. Riteribilmente, per lo
più, al primo caso: Arrigo Bello, ciarlatano; Fra-
Currado, giocolare; giullare, menestrello, pagliaccio,
pulcinella, scoccobrino, sconcobrino ; uomo buflb ;
zannetto, zanni. - Buffoncello, buffone da poco, di
poro spirito. - Buffonesco, di o da buffone: giulla-
resco. - Buffoìiescamente, a modo di buffone. - Buf-
foneggiare, fare il buffone. - Scurrile, triviale e
bullonesco.
Alapisti, buffoni che, per far ridere gli spettatori,
si dicevano delle impertinenze e si davano degli
schiaffi. - Archimimo, capo de' buffoni o degli istrioni,
che anticamente si chiamavano mimi. - Aretdlogo,
buffone di tavola, presso i Romani. - Arlecchino, chi
dice buffonate con poco sale; maschera del teatro
italiano. - Arrigobello (Arrigo bello), colui che, scon-
torcendosi e saltellando, suona, scherza, ride e fa
giuochi in pubblico: e per sim. vale buflone. - Bri-
ghella, di chi per far lo spiritoso casca nel buffone.
- Ciarlatano, bufi'one, ciurmatore, cantambanco. -
Clown (ingl.), pron. claon: in ÌUÌ., pagliaccio. - lla-
rode, chi cantava poesie buftonesche presso 1 Greci.
- Istrione, attore comico; in senso spregiai., buffone.
- Lisiodi e Magodi, attori delle antiche farse.
Mattaccino, ballerino o saltatore grottesco, per lo
più con sonagli alle gambe e al cappello. - Mimo,
in senso spreg., istrione, buffone. - Morioni, buffoni
gobbi 0 deformi che sollazzavano, anticamente, il
pubblico nei festini. - Pagliaccio, chi con sciocchi
fatti 0 facezie scipite vuol tenere allegre le brigate;
buffone delle compagnie dei funamboli, gioco-
liere, ecc. - Paradossólogo, presso gli antichi, buf-
fone che narrava sciocchezze al popolo. - Pierrot,
personaggio buffo, in maschera, vestito di bianco,
con langhe maniche. - Pulcinelli, personaggio gobbo
delle marionette; antica maschera. - Scapino, Sca-
ramuccia, personaggi buffoneschi. - Tabarin, celebre
buffone. - Triboulet, buffone di Francesco I. - Tur-
iupin, celebre buffone (di qui, turlupinare, turlu-
pinatura).
Arlecchinata, pagliacciata, zannata. - BamboC'
data, figura, azione, scena buffa - Buffonata, buffo-
neria, .Azione, p?iro\e, cose da buffone: ciarlatanata,
ciarlataneria. - Buffoneggiare, fare il buflone.- Farsa,
di cose principiate poco seriamente e che finiscono
in buffonate. - Lazro, gesto, movimento da buflone. -
Parodia, imitazione, talvolta buffonesca. - Parado-
xo'ogia, improvvisazione buffonesca.
BUFFONEGGIARE — BUONO
3;]i
Buffone jJTffi aro (buffoneggiato). F. il buffone.
Buffonerìa. Aito o deilo da buffone.
Buffonésco. Di bullone, da buffone.
Bug'ìa. Cosa data per vera e die non è tale ;
asserzione contraria alla vei'ità, quasi sempre in
significato meno grave di quello attribuito alla
menzogna, al mentire. Sclierz., fandonia^ frot-
tola, spiritosa invenzione.
Bug:ìa. Sorta di eaiideliere.
Bugiardamente. Con bugia.
Bugiarderia. Veggasi a mentire.
Bugiardo. Detto a mentire e a falso.
Bugigàttolo. Piccola stanza.
Bugio. Internamente vuoto.
Bugliòlo. Sorta di vaso (di legno).
Buglióne. Mescolanza di cose; confusione.
Bugna. Sporgenza di muro in un edificio. -
Pezzo di pietra lavorato alla rustica. - Ornamento,
in legno, di porla, di mobili.
Bugno. Alveare, arnia dell'ape.
Bùgnola. Arnese, vaso usato neìV agricoltura.
- La cattedra all'Accademia della Crusca.
Buio. Mancanza di luce, oscurità. • Stato del
cielo coperto di nubi. - Buio regno, Vinferno.
Bulbo. La radice di certe piante. - Per simil.,
anche dei capelli e del pelo.
Bùlgaro. Sorta di cuoio.
Bulicame. Vena d'acqua sorgente. • Figur.,
folla confusa.
Bulicare (bulicato). Detto a sorgente.
Bulimia [hùlimo). Grande, insaziabile fame
per malattia: bùlimo.
Bulino. Istrumento da incisore, da intaglia-
tore.
Bulletta (bullettaio, bullettame, bullettare). Pic-
colo chiodo, di varie sorta.
Bullétta. Veggasi a polizza.
Bullettaio. Detto a chiodo.
Bullettame. Detto a chiodo.
Bullettaie (bullettaio). Ornare, guarnire di bul-
lette: lavoro da calzolaio, da tappezziere, ecc.
Bullettinàio. Distributore di biglietti all' in-
gresso di un teatro.
Bnllettino. Piccola carta. - Piccola polizza.
' Periodica pubblicazione.
Bullettone. Sorta di chiodo.
Bullone. Sorta di chiodo.
Buonaccordo. Detto a cèmbalo.
Buonamente. In modo buono, con buone
maniere, bene (aw.).
Buondàto (in). In abbondanza; in quantità,
inolio.
Buongustaio. Chi ha buongusto.
Buongusto. Facoltà di comprendere il bello,
in materia d'arte, di letteratura,, ecc., ecc.; anche
nel modo di vestire e simili: bongusto, buon gusto;
sentimento, senso del bello; sentimento estetico;
cuore, occhio d'artista.
Buono. Voce di vario ed estesissimo significato,
con la quale si designa, si indica: la persona che
vuole e fa il bene, esercita la benejicenza; la
cosa che ha qualità conveniente all'uso e al fine
a cui è destinata; chi è destro, abile in una pro-
fessione, in un'arte e simili ; chi è affettuoso, amo-
revole, dolce, quieto, tranquillo, dabbene, ligio
al dovere, rispettabile, onorevole, degno di stima,
di affezione; ciò che è adatto, idoneo, oppor-
tuno, vantaggioso, utile, giovevole, efficace.
Buono si dice inoltre: di azione, di pensiero,
di seìitimento che sia conforme all'idea del bene;
di fama, di nome, di riputazione per merito,
per onestà e per altre virtù; di asjutto, di
faccia, indicanti salute o buona disposizione di
animo; di avvenimento, di fortuna, di occa-
sione, di successo, di esito, che sia prospero, /e-
lire; di annuncio lieto, di notizia fausta o desi-
derata; di spazio esleso; di tempo assai lungo;
di stagione, di mare, di vento, mite, calmo,
tranquillo; (\\ misura, di quantità, A\ jteso,
vantaggiato; di Muwjero grande; di moneta non
alterata, non falsificata; dì bevanda, dìvivanda,
di cibo grati, piacevoli al gusto; di odore, di
sapore gradevoli ; di tulto quanto può dare, senza
pregiudizio, conforto, diletto, piacere, profitto,
vantaggio, soccorso, aiuto, ecc. In senso meta-
fisico, aggiunto di ente o di cosa che abbia i re-
quisiti della perfezione, o della perfettibilità. In
tutti i significati, contrario di cattivo. - Agatodé-
mone (gr.), spirito buono nell'antica mitologia.
Bonino, diminuitivo di ijuoiio. - Discreto, di
persona abbastante buona, abbastanza abile nella
sua arte, nella sua professione. - Caritatevole, clie
ha carità. - Clemente, che ha clemenza. - Cor-
diale, che ha e dimostra buon cuore. - Eccellente,
di cosa, persona buona al più alto grado. - Egregio,
che esce del comune, dall'ordinario. Egregia per-
sona: onorevole, rispettabile. - Ulantropo, chi ha
filantropia. - Fine, di buona e delicata qualità.
- Incomparabile, di cosa, di persona buona al mas-
simo. - Ineffabile, che non si può esprimere con
parole: più specialmejite di cose buone.- Irrepren-
sibile, buono in tutti i modi, in tutti i sensi. - Mi-
gliore, più buono. - Morale, conforme ai buoni
costumi. - Ottimo, superi, di buono. - Probo, buono
onesto, savio, giusto. - Savio dicono i milanesi
per buono, ubbidiente, docile, quieto (dei bambini).
- Scelto, di ciò che si distingue per bontà. - Squi-
sito, di gusto perfetto, eccellente. - Togo, voce di
gergo, per buono. - Umano,ìmono per i propri simili.
Molto, troppo buono. — Angela, angelo, di per-
sona molto buona, soavemente buona, superlativa-
mente buona, - Anima celeste, anima santa, gran
bontà. - Buono come il pane, più del pane. - Carlo
Gianni, di persona, troppo buona, che fa del bene
a chi'non lo merita, e vorrebbe rendersene garante,
mallevadore. - Cordialone, di persona molto buona,
aperta e cordiale. - Pastricciano, uomo dolce e tran-
quillo. - Uno specchio di galantuomo, persona di ot-
timi costumi, di eccellente condotta. - Un signore
coi fiocchi, buono, che sa far da signore, trattare con
garbo, con belle maniere. - Tre volte buono, nel lin-
guaggio familiare, imbecille; buono fino ad essere vit-
tima 0 zimbello altrui; anche, minchione. - Uomo,
donna tutto cuore; cosi, tanto fatto!- Zucchero di tre
cotte, di persona o cosa buonissima, eccellente.
, Bonario.
Dicesi di persona buona per natura, per in-
dole, per cuore; veramente buona e generosa:
alla buona; benigno, bonaccio, bonaccione; baccel-
lone, bambagione; bonorao, buonuomo, bonomaccio;
buon figliuolo, buon ragazzo; buon cristiano, buon
cristianaccio; buon diavolo, buon diavolaccio ; buona
pasta; buon pas taccio ; dabbene, dabbenino'; dolce
come il giulebbe, o più del giulebbe; della miglior
pasta; docile, mansueto, come una tortora;
mestolone; pan di zucchero, pasta di zucchero, pa-
sta di marzapane; pacioccone; pastaccione, pastic-
ciano, pasticcione, pastricciano, buon pastricciano;
33^2
BUONO — BURLA
santarello, sennino d'oro; tesoro di bontà; un giu-
lebbe; uomo di buona pasta, uomo d'oro ; zuccherello.
Essere bonario: essere di buona bocca, di gran con-
tentatura; essere meglio che il pane; non far male
al pane; essere incapace di far male anche all'erba
che si stiaccia; essere uno zuccherello, uomo di
tutta dolcezza; essere piuttosto mucia che gatta ;
non aver fiele; non saper fare una parola torta;
non dir pur zuppa.
Bontà, bonarietà. — Termini vari.
Modi di dire, — Proverbi.
Bontà, la qualità di ciò che è buono, di pregio,
meritevole di lode : lodabilità, lodevolezza ; piace-
volezza. - Di persona, bonarietà, bonomia, bontà di
animo in genere, disposizione a credere tutti buoni,
amorevolezza, affettuosità, benevolenza, benignità;
buona fede, docilità; dolcezza; mansuetezza, man-
suetudine: mitezza; soavità, umanità. - Fragola, pian-
ticella, simbolo della bontà.
Carità, stntimento che induce ad aiutare il
prossimo. - C'ieme/iza, bontà che induce al per-
dono. - Generosità, bontà, grandezza e nobiltà
d'animo. - Indulgenza, bontà che induce a scu-
sare. - Innocenza, bontà naturale, con ignoranza
del male. - Valore, il grado di bontà d'una cosa.
Abbonare, abbuonare, fare o rendere buono. Menar
buono un conto non liquido. - Abbonire, rabbo-
nire, render buono, calmandp, placando. - Apprez-
pare, avere in pregio persona o cosa buona {ap-
rrezzabile, apprezzata). - Apprezzamento, il tenere in
pregio. - Bonificare, far la bonifica, rendere buono,
migliorare, risanare un terreno. - Buttarsi, mettersi,
zimettersi, vallarsi al bóno, cambiar natura, da cat-
tivo in buono.
Essere una crema, di roba buona, da mangiare
specialmente.- Essere una galanteria, di prima
forza, coi fiocchi : di cosa buona relativamente al
senso del gusto. - Essere né carne né pesce, essei"
né buono né cattivo, né una cosa né un'altra. -
Farebbe risuscitare un morto: di un vino eccellente,
o altra cosa buona. - La sua bontà non ha limiti :
di cosa straordinaria. - Si leverebbe la camicia: di
persona di molto buon cuore, generosa, sempre
pronta a dare del proprio.
Proverbi. - Da uom dabbene non hai che bene. -
So lodi il buono diverrai migliore. - Onora il buono,
peiclìé f onori.
Buono. Obbligazione o ricevuta che si rilascia
invece di denaro. - Termine di banca, di Borsa.
Buonóniini. Antico magistrato in Firenze.
Buon senso. Consenso, senno; facoltà innata
di ragionare rettamente; il lume della ragriowe.
Buontempone. Chi ama il divertirsi, si dà
allo spasso, al godere la vita, scansando il la-
voro, la fatica: amante di sollazzi, buon com-
pagno, buon sozio; compagno di notte, compa-
gnone, buon compagnone; chiassone; giovialone,
gaudente, gaudentone, godereccio, goditore, gogliardo;
gente di sboccio; matto glorioso'; uomo di buon
tempo, di conia, che sta alla conia, vago di spassi.
Essere buontempone: avere il capo a' cembali ;
darsi tutto agli spassi; essere come l'alloro, che si
trova a tutte le. feste; far vita gaudente, far la
bella vita; stare in barba di micio, stare in gau-
deamus; essere come il matto delle minchiate, che
entra a comporre tutte le verzicole.
Buonumore. Coudizione d'animo, di mente, di
spirito, per cui si sente e si dimostra allegrezza^-
si ha voglia di divertimento, si sta volentieri alla
burla, allo sc7t.e»'5;o; gaiezza, giocondità, giulività,
letizia, lietezza; voglia di ridere e di far ridere.
Contrario di malumore. - Essere in buona, di
buonumore, senza luna.
Buonuscita. Sorta dì mancia*
Burattare (burattato). Stacciare la farina,
Burattèllo. Piccolo buratto.
Burattinaio. Detto a burattino.
Burattinata. Veggasi a burattino.
Burattino. Fantoccio che si presenta a mano
nell'apertura di una baracca (teatrino), di forma
speciale: lo si fa agire con le dita, l'indice infilalo
nella testa di legno, il medio e il pollice nelle ma-
niche del vestito ; diverso quindi dalla mario-
netta, sebbene le due voci siano usate come sino-
nimi. In milanese, magateli
Castello dei burattini, torricella nella quale sta
l'uomo che fa agire i burattini, davanti un'aper-
tura fatta come una scena. In questo teatrino, fa-
cilmente trasportabile, e nel quale si rappresentano,
per lo più, farse e parodie di drammi, si fa agire
anche qualche maschera del teatro italiano. In
Lombardia, ne sono personaggi principali il giop-
pino (giopì, con tre gozzi, tipo del villico berga-
masco), il meneghino, il pampalughino, ecc. - Burat-
tinaio, chi dà rappresentazioni coi burattini, -
Burattinata, rappresentazione coi burattini.
Burattino. Figur., uomo leggiero, volubile.
Anche, buffone.
Buratto. Istrumento per cernere la farina.
Burbale. Detto a pozzo.
Burbànza, J>urbanzóso. Detto a superbia»
Bùrbera. Specie di àrgano.
Burbero. Chi ha contegno, aspetto serio, se-
vero, quasi sgarbato, tuttavia senza malanimo: cruc-
ciato, duracelo, ingrugnato; mangiacristiani, man-
giarabbini. - Fare il bùrbero: fare il cagnaccio, il
crudele, il tristo ; stare in cagnesco.
Burchiellésco. Veggasi a letteratura.
Burchiello. Piccola barca.
Bùrchio. Sorta di barca. - Vecchia misura
veneta.
Bure. Stanga curva dell'aratro.
Bure. Sorta di pero ; il suo frutto.
Buretta. Tubo di vetro per misura di liquido»
Burg-ravio. Veggasi a castello e a feudo.
Buriasso. Detto a giostra.
Buricco. Detto ad asino.
Burla. Beffa, celia, scherzo, che si fa a qual-
cuno, per lo più a scopo di ridere: baia, berta,
billera, canzonatura, corbellatura, cuculiatura; don-
dolo; facezia, farsa; fiocco, gabba, gabbio; giac-
cherà, giarda, gioco, giostra; rninchionatura; tiro,
uccellamento, vescica. - Moino, il dio della burla,
del riso. Per estens., la facezia. - Cattiva burla:
quella spiacevole, incivile, tale da arrecare offesa
0 sembrare inganno; burla, scherzo di cattivo
genere, di cattivo gusto; burla atroce, burla di
pepe; biscazzo, bischenca, bischenco ; celiacela ; fa-
cezia da prete, gherminella; ludibrio; scherzo
villano.
Barzelletta, deito,motto, faceto, spiritoso, burlesco:
facezia. - Béljfa, bèffe, burla fatta per dileggio, con
intenzione di scherno, ossia di burlare sprezzan-
temente. - Burletta, dimin. di burla: burla lieve,
piacevole, simpatica. - Canzonatura, beffa burla
scherzosa, allegra, leggiera, senza proposito delibe-
rato di offendere, di" umiliare: corbellatura; min-
333
chionatura ; beffeggiamento. - Célia, scherzo inge-
nuo, burla fatta con buonumore. - Chiassala, sem-
plice celia. - Derisione, dileggio, scherno. - Scherzo,
oaia, burla allegra.
Burlare, burlato.
Burlare. — Celiare, scherzare, cogliere in trap-
Eola con qualche atto scherzoso: accoccarla, aflib-
iarla, appiccarla, attaccarla (una burla) ; aver bel
tempo ; barbare, berteggiare ; coccare, cocchiumare,
raccoccare; coglionare, corbellare, cordonare; cor-
rere la berretta, correre il cappello; cuculiare; dar
la berta, dar la madre d'Orlando (Berla), dar la
manna; dare il pepe o le spezie; dondolare; far
calandrino, far cucco; farla ad alcuno; far la barba
di stoppa, farla bella; far la burla; farsi gabbo,
gabbare, gabbarsi d'alcuno; galeffare ; mandare al-
l'uccellaio; mettere in burla, in burletta; minchio-
nare, minchionar la maltesi; pagar di ghigno; pal-
leggiare, pallonare, pifferare; prender diletto, pren-
dersi giuoco, prendersi spasso; prendere in festa;
scoccoveggiare; sminchioiiare; sgufare; tenere in
berte; tenere sulle gruccie; uccellare la mattéa ;
vignare. - Acchiapparci tino, farlo rimanere in una
burla. - Barzellettare, far burla, per lo più, di
parole.
Beffare, burlare altri con parole: avere le befle,
aver giambo e pastura; belfeggiare, berteggiare;
canzonare; dar la baia, la berta; dar )a soia; man-
dare in niccherà; mettere in canzonella, in coglio-
nella, in commedia, in novelle; motteggiare; paro-
diare; prendersi giuoco, baia; prendere a giuoco,
a riso, a sollazzo; proverbiare; ridersi di persona
0 di cosa; sbeffare, sbeffeggiare.; tenere in giuoco e
in beffe.
Bertuellare uno, burlarlo, tenerlo a bada, canzo-
narlo. - Busclìerare, far celia. - Coccare, far le cocche,
gesto di beffa, battendo una mano aperta sopra
l'altra serrata. - Dare il cane a uno, canzonarlo. -
Dare la baia, dar la quadra a uno, burlarsene,
fargli la burletta - Finire il chiasso, linire la burla:
ironicamente, anche di cosa seria. - Melare, burlare
e imbrogliare. - Mettere in bernesco, in ridicolo,
burlare. - Minchionare la fiera, lo stesso che cor-
bellare. - Non minchionare, non far per burla, iar
davvero, con molto più impegno e riuscita. - Passeg-
giare uno: volgarmente, menarlo a spasso, burlarlo,
canzonarlo.
Pigliar a godere uno, beffarlo fingendo d'andargli a
versi. - Prendere in giro, per il bavero, per il naso
uno, vale canzonarlo. - Reggere al lazzo, tenere il
lazzo, reggere alla celia, alla burla - Reggere la
celia, non essere permalosi, non offendersi degli
scherzi.
Ridere in barba ad alcuno, prendersi giuoco,
spassarsi di persona, con disprezzo, spesso alla sua
presenza. - Riburlare: ripete burlare. - Sbertare, dar
la berta. - Scherzare, parlare burlando, - Sonarla
a uno: fargli qualche tiro. - Subsannare, latinismo,
beffeggiare. - Trastullarsi d'imo, burlarsene.
Burlato. — Beffato, scatellato, proverbiato, scor-
nato, smaccato (da aggiungere il participio passato
di molti fra i verbi citati). - Essere, rimaner bur-
lato : avere la baia ; avere il danno e le beffe; esser
fatto il messere; esser giuoco, essere il bertuello,
lo zimbello, il papa sei^ il trastullo; lasciarsi le-
vare a cavallo, restar cordovano, restar goffo; ri-
manere un zugo. - Farsi tirare le palate: farsi min-
chionare.
Burlesco. - Burlone. - Voci varie.
Burlesco: di o da burla; burlevole; arlecchi-
nesco, bernesco, buffonesco, buffo, canzonatorio,
comico, corbellatorio; giocoso, minchionatorio, scher-
zevole, trastullevole, zannesco. - Avere dello Zanni,
essere burlesco. - Burlescamente, \n modo burlesco ;
burlevolmente.
Burlóne: chi ha il costume di burlare, a parole
0 a fatti; uomo gioviale, piacevole, che scherza
volontieri: baione; beffardo, beffatore, beffeggia-
tore; bellumore; brioso cervello; burbere; canzo-
natore; capo ameno, capo scarico; celione; cor-
bellatore, faceto, festoso; giocoso, gioioso; lepido;
mattacchione, mattacciuolo; piacevolaccio, piacevo-
lone, ridanciano, risanciano; riditore, ridone; ri-
golo (voce del gergo francese); umorista; uomo bur-
levole, festevole, sollazzevole; trastullevole; un
demòcrilo, dal nome del filosofo greco: chi prende in
celia tutto. - Burlonuccio, pegg. di burlone. ■ Cuccù,
per esclamazione, volendo burlarsi di chi credeva
accoccarcela. - Issa, issa; lima, lima, modo di bur-
lare uno a cui non è toccata una cosa, limando un
indice sull'altro. - Maramèo, esclamazione che si la
imitando un poco la voce del gatto per dire a uno:
Fossi minchione! tu non ci riesci!
Burlare (burlalo). Far bnr/a.
Burlesco (buriescamente). Detto a burla.
Burlétta. Lieve e allegra burla. ■ Specie di
farsa.
Burlévole. Burlesco: di persona solita a far
burla.
Burlóne. Detto a burla.
Burocràtico. Di burocrazia.
Burocrazia [burocràtico). La gerarchia delle
persone che, allo stipendio dello Stato, occupano
impieghi e uffici pubblici: voce (mista di francese
e di greco) il più delle volte usata in senso spre-
giativo, a indicare il complesso degli impiegati e
dei funzionari che, per indolenza o pedanteria,
rendono lento il disbrigo degli ailari pubblici . Detta
anche; scriniocrazia, mondo ufficiale, plebe di gal-
lone e di lettere, ^'eggasi a impiegato e ad uf-
ficio. - Burocratico, della burocrazia, appartenente
alla burocrazia. - Burocraticamente, da burocratico.
Burraio. Chi fa e vende burro.
Burrasca {burrascoso). Turbine di vento in
mare (tempesta) e in terra (uragano). • Burra-
sca magnetica, detto a niagnetisiìio.
Burrato. Cotto e condito col burro.
Burro. Butirro, butiro: cibo e condimento che
si trae dal latte, dibattendone la panna (la parte
più grassa separata del siero) nella zangola; e ciò
appartiene essenzialmente all'industria del casei-
ficio. - Burrdceo, di burro. - Burraio, imburrato,
spalmato, condito di burro. - Burroso, butirroso,
con burro. - Imburrare, distendere il burro sul
pane o su altro per mangiarlo. - Pane di burro,
una certa quantità di burro ridotta in forma di
pane o altro consimile per la vendita al minuto.
Dimin., panello e panino di burro: questo più
piccolo e più schiacciato di quello.
Burro collo, quel burro che fu strutto a fuoco
lento attraverso un filtro, per liberarlo del tutto
dai principi caciosi e sierosi, perché si serbi a
lungo senza diventare rancido. - Burro di marga-
rina, burro economico, burro alpino, burro svizzero,
burro tirolese: burro artificiale. - Burro fresco,
quello levato di recente dalla zangola, e che è
ancora fragrante e molto piacevole al gusto. - Burro
;ì;ì4
ràiuidu, vièto, quello che non è più fresco, ma
stantio, e va quindi a male. - Manteca, il burro
salato che viene spedito in caratelli.
Acido butirrico, acido grasso, volatile, che si trova
essenzialmente nel grasso del latte, allo stato di
butirrina. - Acido capronico, uno degli acidi vola-
tili prodotti dall'irrancidimento del burro - Butir-
rina, grasso semisolido, uno dei tanti componenti
(palmitina, stearina , miristicina, ecc.) del burro,
al quale dà il sapore caratteristico. - Caprina,
grasso neutro contenuto nel burro. - Grasso del
burro, la parte untuosa. - Tributirrina, triglicerido
specifico del burro ordinario.
Burraia, stanza nella quale si fa il burro: bur-
rificio. • Burraio, chi fa o va a vendere il burro.
- Cascina, stalla in prateria, c®n fabbricato annesso,
dove si fa burro e formaggio. - Cascinaio, chi so-
praintende alla cascina. - Bollo, stampo di legno,
con un segno particolare, col quale il burraio im-
pronta sui pani 0 panini di burro che fabbrica. -
Cremomelria, calcolazione delle sostanze grasse,
0 burro, contenute nel latte. - Pennacchio, tamburo
di legno in cui si mette la panna per fare il burro.
- Siringa, arnese, per lo più di stagno, da cui per
compressione si caccia fuori il burro, figurato in
piccolo cilindro variamente scanalato, da servire
in tavola. - Stampino o stampettino, arnese che serve
a dare determinate forme al burro da mettere in
tavola - Zangola, cilindro di legno, vuoto all'interno
in cui si dibatte la panna col pestello, e si serra
e impasta il burro, sceverandolo dalle parti sierose:
è a colpo , centrifuga , fissa, mobile, rotatoria. -
- Appanettare, ridurre il burro in panetti. - Bollare,
imprimere nel burro il bollo. Nei monti del Pisto-
iese si dice fiorire il burro. - Sburrare, cavare dal
latte la panna, con la quale si fa il burro.
Annatto, arnotta, sostanze adoperate per colorare
il burro.
Burróne. Luogo scosceso, dirupato e profondo,
tra tnonte e monte, per lo più corroso dalle acque
e ripieno di sterpi: dirupo.
Burróne. Qualità di pesco e del suo frutto*
Burroso. Detto a barro.
Busca. Cerca, il cercare fatto dal frate, - Ru-
beria di soldati nella campagna.
Busca. Regolo da costruttore.
Buscare (6?<sca, buscato). CevcaiTe, procurarsi,
con industria. - Del cane che prende e riporta
cose in bocca.
Buscherare (buscherato). Ingannare, trarre in
inganno.
Busécca. Termine milanese: veggasi- a vi-
vanda,
Busècchie, busècchio. Detto a vivanda,
Busilll, busillis. Punto forte, difficoltà, im-
broglio.
Bussa. Battitura, colpo, percossa. Si usa al
plurale: busse, briscole.
Bussare (bussala, bussato). Picchiare, battere
a uscio, a jjorta.
Bussata. Atto del bussare.
Bussetto. Arnese da calzolaio.
Busso. Strepito, inimore.
Bussola. Piccolo strumento, costituito da una
scatola rotonda di metallo, non di ferro però, nel
fondo della quale, sopra un perno appuntato
d'ottone, é sostenuto in bilico l'ago calamitato. Serve
a far conoscere la direzione della linea che con-
giunge i poli del mondo. -Nome generico di parecchi
strumenti, che servono a misurare le forze elet-
triche e magnetiche. - Bussola a liquido, nuova
bussola dell'ammiraglio Magnagli i, composta di quat-
tro parti principali: la cassa, con anelli per so-
spensione cardanica; la rosa, con galleggiante e si-
stemi di aghi magnetici; il circolo azimutale, con
cannocchiale traguardo; il fanaletlo per le osserva-
zioni notturne. Serve per le navi.
Bussola d'agrimensore, o per agrimensore, piccola
bussola 'li declinazione che serve a determinare la
posizione dei punti cardinali all'orizzonte. - Bussola
dei coseni e dei seni, specie di bussola delle 'tan-
genti. - Bussola delle intensità, nome dato qualche
volta a un ago di declinazione sospeso a un filo
di seta non torta e che si fa oscillare per misu-
rare la componente orizzontale del campo terrestre.
- Bussola delle tangenti, apparecchio che serve a
misurare l'intensità di una corrente elettrica in
valore assoluto. - Bussola delle variazioni, specie di
bussola che registra le variazioni della declina-
zione e dell'inclinazione. - Bussola di declinazione,
apparecchio, che serve a misurare l'angolo che fa
il meridiano magnetico col meridiano astronomico.
- Bussola d'inclinazione, apparecchio che misura
l'angolo che fa con l'orrizzonte un ago calamitato
mobile, nel plano del meridiano magnetico. - Bus-
sola di proporzione, strumento ideato da Carpentier
per la misurazione delle resistenze elettriche. -
Bussola galvanometrica, nome primitivo dato al
galvanonietro. - Bussola marina, specie di bus-
sola che può mantenere orizzontale l'ago ed il eer-
chìo graduato, nonostante il moto ondoso del mare.
- Bussola telegrafica: si compone di un ago cala-
mitato, bilicato sopra un perno di agata o di pie-
tra dura e che può oscillare nell'interno di un
moltiplicatore a trentadue giri; l'ago porta un pro-
liin?amento e un indice, che oscilla al disopra d'un
discd d'ottone graduato. - Bussola terrestre, semplice
ago magnetico, sospeso in un punto, che poggia al
centro d'un cerchietto graduato portante l'indica-
zione dei punti cardinali.
Compasso di mare, di marina, di rotta, di varia-
zione azimutale, diversi nomi dati alle bussole di
bordo, di marina. - Marinetta, bussola acquatica del
secolo XII.
Ago della bussola, ago magnetico, quello che serve
da indice: ago calamitato, ago versorio; cala-
mita, freccia. - Astatico, l'ago sottratto all'azione
direttrice del magnetismo terrestre. - Bilancieri,
due cerchi d'ottone concentrici e mobili, i quali
tengono la bussola in equilibrio, sicché si mantenga
sempre orizzontale ad onta dei movimenti delia
nave. - Capo del compasso, linea tracciata nell'orlo
anteriore della scatola della bussola e perfettamente
parallela all'asse della nave. - Cappelletto, cappel-
lozzo di agata posto al centro dell'ago della bus-
sola. - Chiesuola, in marina, è l'armadietto nel
quale si custodisce la bussola: abitacolo. - Com-
pensatore, apparecchio per correggere gli errori di
deviazione. - Lancetta, la punta della freccia della
bussola. - Pinace (gr.), rosa dei venti nella bus-
sola. - Quadrante o indicatore, circolo di cartone
sul quale é segnata la i-osa dei venti, ossia la
indicazione dei punti cardinali e degli inter-
medi. - Quarta, una delle trentadue divisioni della
bussola • - Bombo, la quarta parte d'un vento della
bussola.
Deviazione, insieme della deviazione locale e
della variazione, cioè dei due errori di cui é pas-
sibile l'ago calamitato che, nella bussola di bordo,
serve a stabilire l'orientamento della prua della
BUSSOLA — BUZZUHHO
335
nave. La deviaziove locale è prodotta dalla influenza
del magnetisnio della nave sulla bussola. La vana-
zione è l'angolo che fa la direzione del meiidianu
del luogo con quella dell'ago calamitalo nel luogo
stesso, angolo dovuto all'inlluenza del magnetismo
terrestre, clie si fa sentire a bordo come a terra.
- Perturbazioni, deviazioni, variazioni. - Polarità,
proprietà per cui l'ago si volge verso i poli. - Ver-
acità, proprietà di volgersi verso un punto.
Bùssola. Specie di sedia portabile.
Bussolante. Veggasi a sedia.
Bussolotti. Bussoli, vasi dei quali si serve il
prestidigitatore per alcuni suoi giuochi.
Bagrattèlla. Giuoco dei bussolotti: frane,
escamotage - Bagattelliére, giocoliere, giuocatore di
bussolotti: frane, escamolenr.
. Busta. Taschetla di carta nella quale si chiude
la lettera. - Astuccio, custoMa.
Bustaia, bustaio. Chi fa il busto.
Bustino. L'alta cintura, ii busto portato dalle
donne.
Busto. Parte del corpo umano, dal collo ai
fianchi; più largamente, il corpo stesso senza testa
e senza estremità, detto con precisione torso, tronco.
frowconp: cassa, imbusto, torace, vita, vitino. In esso
sono contenuti i bronchi, i polmoni, il cuore.
Anca, l'osso tra il fianco e la coscia: regione
costituita dalla partt laterale del bacino che si
continua con la coscia. - Bellico, parte che, negli
animali, è per lo più in mezzo al ventre: ombelico.
- Cintura, fianco. - Colonna vertebrale, insieme
di tutte le vertebre che formano una colonna nella
parte posteriore del tronco: veggasi a vertebra,
- Costa, arco osseo nella parte anteriore del busto:
costola. - Diafragma, diaframma^ largo mu-
scolo situato trasversalmente fra il torace e l'addome.
Dorso, dòf^so, tutta la parte posteriore del
busto del corpo, dalla nuca ai fianchi - Fianco,
parte rra le coscie e le costole. - Groppone, la parte
che sta fra le natiche e le reni. - Fusto, la
struttura del petto - Grembo, la parte dalla cin-
tura ai ginocchi. - Lombi, regioni dell'addome
situate sui lati della regione ombelicale. - Petto,
la parte anteriore del corpo, dal ventre fino al
collo: torace. - Poppa, corpo glandolare nella
parte superiore, anteriore e laterale del petto :
mammella. - Reni, tutta la regione lombare ester-
na: veggasi a rene. - Seno, parte tra la fonta-
nella della gola e il bellico. - Spalla, omero,
parte dall'appiccatura del collo al braccio. - Vita,
parte dalle anche fino alle spalle.
Busto. Figura umana dai fianchi in su, senza
braccia: opera di scultura.
Busto. Specie di vestimento femminile, che si
stringe intorno ai fianchi, fatto di forte tela addop-
piata e impuntita, armato di stecche di balena, di
acciaio, o anche di legno: si allaccia davanti o di
dietro con l' aghetto. Volgarm., fascetta ijustina.
Propriam., la bustina, la fascetta simile al busto,
è meno grave, nien fortemente impuntita, e guernita
di un minor numero di stecchine, e queste più
sottili. - Pettiera, corpetto, busto. - Bustaia, fascet-
tuia, donna che ifa i busti, le fascette.
Aghetto, cordoncino, con puntale di metallo, per
uso di allacciar busti o altro: specie di stringa.
Buchi, bucolini, i fori che sono nei due margini
verticali della fascetta, a uso di allacciarla con
aglietto. I bucolini si tanno col punteruolo, ferro
appuntato; poi si cuciono torno torno con punti a
occhiello, quando alla cucitura non si supplisca con
magliette o campanelline. - Cawpanelhne. anelli,
magliette dei bucolini della fascetta, tubetti legger-
mente conici di sottile lamina metallica, lunghi
quanto é grossa la fascetta: li si introducono nei
bucolini di essa, fatti col punteruolo, e vi si riba-
discono dalle due bande; cosi l'a/lietto vi pa.ssa più
agevolmente e senza logorarsi, e i bucolini non si
sfilacciano ner il lungo uso. - Unari detta fascetta,
snecie di gtieroni o pezzi trianj;olari, coi quali è
allargata la fascetta in alto sul davanti, e in basso
lateralmente, affinchè essa si adatti bene al garbo
del seno e dei fianchi. - A/oW?, strisce d'acciaio che
sono nel davanti delle fascette: in una entrano i
ganci, e nell'altra le corrispondenti magliette d'ot-
tone.
Pettine, le parti estreme dei petti o busti dove è
l'abbottonatura, quando esse sono rapportate, cioè
fatte con lista di panno, cucita in ambi i petti del
vestito. - Pettorina, pezzo triangolare del busto che
sta sul petto negli intervalli delle allacciature lente.
- Spallacci, due liste di tela addoppiata, destinate a
passare su ciascuna spalla con i due capi cuciti
alle corrispondenti parti, anteriore e posteriore, della
fascetta, lasciando cosi un'apertura per passarvi le
braccia. - Stecca, lamina sottile, elastica, per lo più
un pezzo di molla d'acciaio, o d'osso di balena, o
anche di legno, 'ungo quanto la fascetta, e che fic-
casi verticalmente in una guaina sul davanti della
fascetta, affinchè questa stia a segno, cioè nei mo-
vimenti della persona non cessi di sfare ben aggiu-
stata alla vita. - Stecchine, piccole stecche di balena,
cucite longitudinalmente nell'addoppiatura della fa-
scetta, di luogo in luogo, specialmente nei due mar-
gini verticali di essa, dove sono i bucolini. - Stringa,
nastro col quale le donne si stringono il busto, e
per somiglianza ogni cosa che porti costringimento.
Camicetta, veste di velo, di seta o di lana che
copre il busto, sciolta come !a camicia, ma stretta
àWAyUa..- Copiibnsto, soprabusto, specie di corsetto o
farsettino, lavorato in tessuti leggieri, che sta sopra il
busto. - Farsetto, giubbettino, panciotto, vestimento
che copre il busto. - Sottovita, specie di carnicino
che si porta sotto il vestito e sopra al busto; detto
vitina, se è di roba leggiera, scollato e con uianiche
corte.
Bustrofédo. Aggiunto di antica scrittura.
Butirra. Varietà di pera.
Butirro (butirrosoj. Detto a burro.
Buttafuoco. Detto a cannone e a fortezza.
Buttafuori. Detto a conìico e a teatro.
Buttalà. Arnese nella camera da letto.
Buttare (buttato). Lanciare, gettare.
Buttata. L'atto del gettare o del gettarsi.
Butterato. Bucherato, oll'eso dal vainolo.
Bùttero. Guardiano del bestiame. - Cicatrice
del vainolo.
Buzzaiue. Detto a intestino.
Buzzicare (buzzicato). Leggermente muoversi.
Buzzo. Pancia, ventre, specialmente del pollo
e deìV uccel/o.
Buzzurro. Detto a castagna.
336
e — CACCIA
O. Terza lettera deWalfabeto. • In musica, indica
la misura del tempo ordinario; in fisica, la mi-
sura centesimale; in meccanica, celerità; in chi-
mica, carbonio.
Càbala. Originariamente, scienza occulta, che
dalle parole e dai numeri pretendeva far conoscere
le proprietà più nascoste dei corpi e scoprire la
causa dei fenomeni più straordinari, mediante cor-
rispondenza con gli spiriti; oggi arte, calcolo col
quale si pretende indovinare i numeri del lotto.
Fig., imbroglio, raggiro, trama. - Cabalare, stare
sulle cabale, tar cabale. - Cabalisti, i dottori ebrei
che professarono lo studio della cabala. - Cabalistico,
appartenente alla cabala. - Cabalisticamente, da ca-
balista. - Cabalone, imbroglione.
Cabaletta. Aria di ritmo vivace, canzonetta»
Ultima parte d'un pezzo di musica,
Caballino. Specie di aloe.
Cabessa. Sorta di seta.
Cabina. Cameretta di nave.
Cabiri. Detto a culto.
Cabotagrgrio. Detto a navigazione.
Cacadubbi. Detto a dubbio.
Cacaiòla, cacarèlla. Flusso di ventre, diar-
rèa.
Cacào. Detto a cioccolata.
Cacare {cacato). Andar di corpo: veggasi a
defecazione.
Cacasodo. Detto ad affettare, affettazione.
Cacastécchi. Uomo sordido, avaro.
Cacata , cacatoio , cacatura. Veggasi a
defecazione e a latrina.
Cacazibétto. Chi è azzimato e profumato e
ricercato nel vestire.
Cacca. Detto a defecazione.
Caccabàldola. Detto a carezza.
Caccào. Detto a cioccolata. - Burro di caccao,
sostanza usata in farmacia, per preparare sup-
positori.
Cacchiatélla. Sorta di pane molto fino.
Cacchione. La larva delia formica.
Caccia. Complesso dei mezzi e delle insidie che
l'uomo adopera per uccidere o per prendere uccelli
e altri aniiuaji; il perseguimento della selvaggina,
per impadronirsene od ucciderla; esercizio dell'uc-
cellare, uccellagione, uccellatura; arte della vena-
zione, venazione. Si dice anche degli animali presi
e, talvolta, del luogo destinato alla caccia o nel
quale e' è da cacciare
Aviceptologia, arte di prendere gli uccelli. -
Cinegesia (dal gr.), arte della caccia. - Cinegètico,
della caccia, relativo alla caccia: venativo, venatorio.
- lereiitica, trattato sulla caccia. Tereuticografo, chi
lo scrive.
Adone, giovane bellissimo, nato dall' incestuoso
accoppiamento di Ciniro e di Mirra, sua figliuola: era
un gran cacciatore - Atleóne, nella mitologia greca,
gran cacciatore, da Diana tramutato in cervo. -
Diana, dea della caccia. - JSemrod, il primo re cac-
ciatore.
Apertura della caccia, il suo incominciare nei
paesi in cui è proibita durante certi periodi del-
l'anno.
Alta caccia, quella che si fa a cervi, caprioli, ca-
mosci, orsi, linci, lupi e grossi uccelli. - Bassa cac-
cia, quella fatta a lepri, tassi, volpi e piccoli uccelli.
- Caccia all'abbeveratoio, quella che si fa tendendo
paniuzze lungo i fossati. - Caccia all'albergo, all'al-
jDero dove gli uccelli vanno a dormire. - Caccia al
raslello, modo che hanno i cacciato"ri, collocati fra i
battini e accompagnali dai caccini, di dare la caccia
alle lepri. - Caccia a fermo e non a fei-mo: quelle a
fermo si possono dividere in due categorie (tirare
agli uccelli o ad altri animali che stanno fermi, o
sparare a volatili o a lepri, volanti o correnti, stando
fermi alla posta; le caccie non a fermo sono quelle
durante le quali si va in cerca delia selvaggina da
un luogo all'altro. - Caccia de' colombacci, tirare ai
colombacci, nell'ottobre, quando passano, abbando-
nando il nostro clima: si spara loro a volo o sopra
le querele sulle quali si posano, essendo ghiottissimi
delle ghiande. I colombacci si pigliano anche con
le reti dette nasse, presso le quali si mettono ghiaiìde
intere o infrante. - Caccia furtiva, quella fatta in
epoche o in luoghi nei quali è proibita: francese,
braconnage. - Caccia regia, quella che fa il re ai
camosci, ai caprioli, ai cervi, ai daini, o a qua-
lunque altra selvaggina, come fagiani, pernici, ecc.,
nelle riserve alpine e nelle tenute o nei parchi
reali. - Caccia fatta con i pallini d'argento: compe-
rata. - Cacciarella, la caccia che si fa nelle vici-
nanze di Roma, alla volpe e quella che si fa al
cinghiale in Maremma.- S?//m, specie di caccia che
faceva il popolo romano nel circo, trasformato in
foresta artificiale.
Cacciagione, la selvaggina fresca; caccia, sel-
vaggiume, venazione. Anche, luogo acconcio alla
caccia. - Cacciagione grossa, caccia alle fiera e a
grossi animali: cervi, caprioli, cignali.- Cacciagione
minuta, caccia agli uccelli.
Cacciare, andare a caccia, inseguirrjla selvaggina
per farne preda: braccare, consumar polvere e pal-
lini, dar la caccia, far caccia, frugolare, ramature,
scaricare il fucile, uccellare, tirare a.... (alle Lcc-
caccie, alle starne, ecc.). - Cacciata,, cacciare di se-
guito e piuttosto a lungo; anche, riunione di cao
ciatori che cacciano in società.
Caccia con le reti.
Prodina, caccia con le reti, usata in Maremma. •
Ragnaia, boschetto da tordi: sistema di cacciare gli
uccelli con i lacci tesi in modo che i tordi, appena
s'appressano, rimangono presi e strangolati o,
stretti ai piedi, cadono penzoloni.
Brescianella, specie di roccolo, da questo solo dif-
ferente in ciò: che gli spauracchi vengono su dal
suolo, inaiandosi rapidamente per mezzo di una
corda che si tira dal capanno e costringe gli uccelli,
volanti terra terra, a entrare nelle reti. - Capanno,
337
piccola capanna nelle tese, fatta di frasche o di
paglia, e talora anche murata, dove si nasconde
l'uccellatore. - Carpino comune, pianta scelta per
costituire il tondo del paretaio, del roccolo, della
brescianella. - Casotto, l'antica capanno perfezionato
dei roccoli: deve essere circondato e interamente
nascosto all'acuto s^iuardo degli uccelli da una rete
di vegetazione. A lale scopo si adoperano i carpini,
che formano magnilici herceanx. - Corridora, in
certe brescianelìe, fossa nella quale vengono lasciati
liberi degli uccelli con ali tagliate. - Paretaio, luogo
circondato di reti per prendere ogni sorta di volatili,
chiamativi da uccelli canori ingabbiati e da zim-
belli. - Boschetto, la frasconaia dove si tende agli
uccelli; le pianticelle sull'aiolà del paretaio dove
vanno gli uccelli. - Piazza, il prato del paretaio. -
Ròccolo, 0 rocolo: è come il paretaio, ma gli uccelli,
invece di essere presi con le reti mobili, vengono
cacciati con spauracchi che si gettano dall'alto, fi-
schiando come i falchi. - Tondo, il recinto del
ròccolo ove si tendono le reti : fa dai due lati capo
al casotto.
Aiuolo, rete da pigliare uccelli che si adatta in sul
piano, 0 aja, dove è fatto Yaescato. Da alcuni questa
rete è chiamata copertoio: è formata di due parti
non molto grandi, ma spesse e forti, che in ciascun
capo fra esse si congiungono e si ficcano in terra,
dilungate nella parte di mezzo, ed hanno quattro
mazzuole, con le quali si levano in alto. - Anta-
nelle, reti speciali che si stendono nei luoghi di pa-
scolo delle anitre \ selvatiche e dei beccaccini. - Ar-
matura, reti a maglie che si mettono in mezzo alla
ragna. - Braca, arnese che si mette agli zimbelli
del paretaio. - Bucina, rete da starne e da pernici.
Contrina, fune che, legata ai capi degli staggi e
fissata a terra, serve in certe tese a far venire le
reti e regolarne la caduta, allorché si tirano. - Cop^
piala, le due reti del paretaio. Dicesi anche quando
un cacciatore spara ad un animale due colpi del
suo fucile. - Filetto, la funicella per tener tirate le
reti del paretaio. - Fringuelliera, tordiera : passate
che si mettono in giro ai cosi detti giuochi dei
roccoli e delle brescianelìe. - Nasse, ordigni per
{)rendere le pernici: sono fatti con reti e hanno
a forma quasi simile a quelle per i pesci.
Panno, la grandezza delle reti da uccelli, che
fanno seno per prenderli meglio. - Paratelle, pa-
ratelline, piccole reti verticali da tendere alle qua-
glie, dell'altezza della messe, raccomandate a pali
conficcati nel suolo.
Plaga,Tete da caccia da mettere attraverso gli stretti
varch/ d'un bosco, per impedire che il selvaggiume
prenda il largo nella aperta campagna. - Ragna,
rete verticale che si colloca nelle macchie, ecc.
Ragna ia, siepe fatta per tendervi la ragna, per ra-
gnare. Ragnuola, piccola ragna portatile.
Mete, arnese, congegno di fune o di filo tessuto
a maglia, per prendere uccelli e altro, - Lanciatoia,
rete che il cacciatore lancia addosso all'uccello,
non appena l'ha scoperto: è adattata ad una per-
tica fatta a guisa di lorca, con rebbi, e si adopera
alla caccia del frugolo. - Reti a mano, simili a
quelle del paretaio, ma non fisse. - Reti a maglia
piccola, passate, muta delle quaglie o palone: reti
fisse su roccoli e brescianelìe. - Reti portatili, come
tramaglini per quaglie. - Retino, la rete del paretaio
che si chiude sul prato. - Retane, accrese. di rete;
la più grande del paretaio.
Sfalco, lunga pertica, con in cima alcuni stracci,
« da muoversi sopra un pernio fermato in due
ritti, per mezzodì una corda che si tira da un ca-
sotto. - Spauracchio, bastone corto e pesante, che
porta all'estremità una specie di ali formate da
cartoni. Si adopera nel roccolo e lo si lancia dal
ballatoio, fischiando con la son/ina, arnese che imita
lo stridere dei falchi, per far fuggire gli uccelli verso
le reti. - Strascino, sorta di rete da uccelli e di
giacchio da pesca. - Stendardo, pezzo di rete a
maglie, disteso sopra un telaio di tastoni di legno,
che serve per prendere i passeri. - Tramagli, reti per
prendere le pernici. - Iramaglietli, copertoni o reti
per paretai. - Iramaglio, rete che si pone in giro
al palone, cioè ad un gran palo, sul quale si ap-
pendono, ognuna in una gabbietta, una quarantina
di quaglie.
Allettaiuolo, tordo o altro uccelletto che serve da
zimbello. - Azzica, l'uccello che si muove per via
di una cordicella imbrachettata, diversamente dallo
zimbello. - Azzicare, muovere l'àzzica, eccitare con
l'àzzica gli uccelli a scendere nella piazzetta, a tiro
della rete. - Cieco, l'uccello acciecato perchè, can-
tando meglio, serva di richiamo nella caccia del
paretaio. - Richiami, gli uccelli ingabbiati che col
canto fanno avvicinare e cadere nelle insidie loro
tese gli uccelli di passo. - Schiamazzo, nelle uc-
celliere, il tordo che si fa stridere, acciocché i
tordi che passano calino a nascondersi, come se
avvertiti oel falco. - Zimbello, uccello che si lega
e si fa svolazzare per allettare gli altri uccelli. -
Zimbelliera, lo strumento a cui è attaccato lo zim-
bello.
Accodare, mettere una penna alla coda degli uc-
celletti per farli servire da zimbelli, in paretai,
roccoli, brescianelìe, ecc. - Affilettare, legare i filetti
per far la ragna (sorta di rete). - Arretare, prendere
alla rete. - Imborsarsi: si dice quando gli uccelli,
fuggendo lo spauracchio, vanno a battere contro le
reti, le quali fanno delle specie di borse, entro le
quali gli uccelli rimangono presi. Perciò si imbor-
sano. - Insaccare, della rete quando, alla caccia del
roccolo, fa borsa bene, e gli uccelli ci restano. -
Prendere alla rete, con la rete, nella rete. - Sbruf-
fare, spaventare gli uccelli, perchè entrino nelle
reti. - Sbruffata, lo sbruffare. - Tendere al paretaio,
all'uccelliera, tendere reti, lacci o simili per pren-
dere uccelli. - Tesa, il tendere agli uccelli, e il luogo
acconcio per tendervi le reti. - Tiro: al paretaio,
fare un tiro di sette frusoni vuol dire che, con un
colpo di rete, si sono presi sette frusoni.
Caccia con le panie.
Aucupio, caccia d'uccelli, specialmente quella che
si fa con la pania. Ixeutica, l'arte di cacciare a
questo modo. - Caccia alla civetta (antieam., cocco-
veggia), fatta con otto o dieci panioni, che si pian-
tano nel fodero ficcato in terra presso qualche siepe,
qualche cespuglio o pianticella, intorno intorno al
luogo nel quale si ferma la civetta sulla gruccia. -
Chiurla, specie di caccia con la civetta, col fischio
e con le paniuzze. - Fischiareua, caccia economica
e divertente, che si fa con un assortimento di due
0 trecento paniuzzi, contenuti entro una pelle di
montone e disposti su una quercia preparata ap-
posta, e con una civetta. - Querciola, piccola quercia
che si tende con paniuzze per far la fischiarella con
la civetta : serve anche per far la tesa con le reti,
munendola di gabbie contenenti uccelli di richiamo.
- Fraschetta, modo di cacciare gli uccelli, in uso
nella Toscana: si pratica in un luogo piantato di
Prkmoli — Vocabolario Nomenclatore.
22
338
ulivi , che vengono guerniti di paniuzze. Agli
ulivi sono appese e nascoste gabbie, con un uccello
di richiamo. Il cacciatore sta in una capanna e
sorveglia la tesa. - Piantone, genere di tesa che
si usa in Lombardia: consiste in un alto palo, in
cima al quale si pongono tre o quattro bastoni tesi
in senso orizzontale e coperti di paniuzzi.
Arundo, caana intrisa di pania per pigliare uc-
celli. - Bacchettone, paletto a fianco del piantone,
con sopra un panione per prendere gli uccelli. -
Boschetto, insieme di alberetti tenuti bassi e potati
ad arte, sui quali si mettono panie per prendere tordi.
- fantoccio coi vergelli, fascio di verzura, ridotto
pari col tosarlo : 'o si fa in alcuni punti per pi-
gliare gli uccelli, coi paniuzzi che vi vengono tesi
intorno. - Gabbione, gabbia grande; specialmente
«quella divisa in scompartimenti che si porta alla
caccia della civetta. - Gabbioncello, gabbione di di-
mensioni più piccole di quelli che comunemente si
adoperano in Toscana : lo si usa per la caccia con
la civetta, ed é a piani, o meglio a scompartimenti
orizzontali, come il gabbione. - Geti, strisele di pelle
che formano la lettera V, e che servono a legar le
zampe delle civette e dei falchi, in modo da ti-
rarne una sola e lasciar lenta l'altra, e ciò per non
azzoppare questi uccelli. - Grilli-talpe (zuccaiole): si
cercano per la tesa alle averle, ed avendone una
certa quantità si può dire: tante zuccaiole, tante
averle. Questa tesa si ta con paniuzzi. - Gruccia, o
mazzolo, paletto terminato da un guancialetto di
' forma circolare, imbottito di stoppa e tenuto soli-
damente per un' assicella tonda, anch'essa con un
reticolato di spago: è aguzzo nella sua parte infe-
riore, e lo si infigge nel terreno. Su esso salta e fa
inchini la civetta.
Pa/mojie, pertica grande su cui si fissano paniuzzi
per prendere uccelli. - Pallotltere, gabbia di forma
sferica, costruita intorno ad un grosso bastone che
l'attraversa verticalmente: è in uso in qualche parte
della Toscana, per la tesa con la civetta, servendo
ad un tempo da gruccia e da gabbia pei pettirossi,
poiché il bastone che le serve di fusto si prolunga
nella parte inferiore di circa un metro; essendo
aguzzo, lo s'infigge nel terreno. - Pania, sostanza
attaccaticcia, specie di resina, molle, che non si es-
sicca, di colore verdognolo, glutinosa, scorrevole : la
si estrae dalle bacche del vischio bianco e dalla
corteccia interna dell'agrifoglio. - Panione, mazza
impaniata per pigliare gli uccelli. - Paniuzze, bac-
chettine di scopa 0 di rami d' arboscelli dal legno
compatto, asciutti, sottili come ferri da calze, e di-
ligentemente coperti di buon vischio: acconcia-
mente disposte sulle piante, servono per prendere
gli uccelli. - Paniaccio, pelle nella quale si invol-
gono le paniuzze. - Vergello, mazza intaccata dove
si ficcano le paniuzze, uccellando: la pania stessa.
Riverenza, quel grottesco inchino che fa la ci-
vetta, per natiu^ale istinto, specialmente quando è
sul paletto.
Accivettato, di uccello, lo stesso che ammaliziato,
cioè non più sottoposto al fascino della civetta. -
Ammaliziato, ammalizzito, V uccello che non dà
retta alla civetta : ciò avviene quando un pettirosso,
un codirosso, una cinciallegra, e^c., riescono a spa-
niarsi, o quando hanno più volte veduto giuocare
la civetta. - Andare a civetta, a caccia con la ci-
vetta: questa caccia si ta ponendo la civetta legata
coi geti, in un luogo ove sia ben veduta dagli uc-
f-elli che passano o che sono nascosti tra le siepi
o nel bosco. Nei punti delle siepi ove si giudica
che gli uccelli verranno per godersi i voli della ci-
vetta dalla gruccia a terra, e dalia terra sulla gruc-
cia, si pongono i panioni sporgenti quanto più è
possibile; poi si fischia, e si chiamano pettirossi,
cinciallegre, codirossi, ecc., che, posandosi sui pa-
nioni, vi rimarranno invischiati. Quando non vi
sono siepi, si tende dove meglio si può, sempre in
modo che gli uccelli siano obbligati a posarsi sui
panioni per goder bene la civetta. - Impaniare, re-
stare alla pania. - Tirar il calesse, lo strascicare che
la civetta fa del gabbione, invece di civettare.
Caccia col fucile e coi cani.
Aspetto, specie di caccia di notte agli animali,
aspettandoli in un dato punto. Stare, andare all' a-
spetto: delle lepri dicesi più comunemente a bal-
zello. - Battini, quelli che alla caccia sono destinati
a snidare e porre in corsa le lepri. - Battuta, l'esplo-
razione che si fa di un luogo ove si sa o si sup-
pone vi sia della selvaggina, frugando dappertutto
con cani o senza, o cercandovi uno o più animali
che si sono veduti posare o nascondersi. - Capan-
nello (cacciare le pernici al capannello): consiste in
un piccolo recinto di forma circolare, in muro a
secco, dietro al quale si colloca il cacciatore in ag-
guato e dopo aver posto bene in vista, a tiro di
fucile, un bel covone di paglia con le sue spighe
di grano, per attirarvi le pernici, ghiottosissime di
questo cereale. - Marca, uomo o garzoncello che,
seguendo il volo dell' animale inseguito, veda dove
questi è andato a dare, e ne informi il cacciatore.
Nocella, tesa che si fa in Toscana: due querele
ben preparate, e al piede dalle quali si trovano
uccelli di richiamo ingabbiati, servono da luoghi di
sosta agli uccelli di passo, ivi attirati dal verso dei
loro compagni prigionieri. Il cacciatore, nascosto in
un capanno, prospicente alle querele, fa fuoco, col
fucile, contro i fringuelli, i frosoni, i montanelli, ecc.,
che si posano sulle querele. - Posta, il punto asse-
gnato ad ogni cacciatore, nelle caccie alla lepre, al
cinghiale o ad altri animali, che i cani faranno
con tutte le maggiori possibilità passare a tiro di
fucile. Buona, cattiva posta. - Preda, acquisto fatto
cacciando : cacciagione. - Specchietto per le allodole,
ordigno foggiato a mezzaluna, coi due corni volti
verso terra. In questa mezzaluna sono intarsiati pez-
zettini di specchio; la mezzaluna gira su un pernio ed
è messa in azione da un meccanismo. Gli specchietti,
girando, scintillano e richiamano, coi lori sprazzi
luminosi, le allodole, al momento in cui passano. -
Voci, uomini o ragazzi, incaricati di fare il maggior
baccano possibile, urlando, percuotendo con basfoni
le macchie o lanciando pietre dentro tossi e cespugli^
per iscovare il cinghiale e dirigarlo verso i cac-
ciatori.
Accavallare dicono i cacciatori l'andar nascosti
dietro ad un cavallo, per accostarsi, coperti cosi, a
tiro d'uccello o d'altro animale. - Aggattonare, cam-
minare per terra carpone: andare a balzello, andar
a caccia. - Andare, aspettare, prendere a balzello,
dicesi delle lepri alle quali si dà caccia al lume
della luna, senza cani. - Battere e ribattere, far al-
zare gli uccelli 0 le lepri e, dopo loro sparato senza
successo, andare'a ricercarli nel luogo ove sono an-
dati a posarsi. - Ballettare, sbagliare il colpo : non
uccidere, non terire l'animale, al quale si è sparalo
contro (cosi in Lombardia); in Toscana invece si
dice spadellare.
Braccheggiare, cercare, fiutare, a modo dei
CACCIA
339
bracchi. - Buttarsi, degli uccelli, quando ca-
lano in modo comodo per il cacciatore. Buttata ,
posto dove gli uccelli si buttano. - I>are un fer-
raiolo, dei cacciatori che buttan giù a colpo 1' ani-
male, che casca come un cencio. - Far padelle, fal-
lire il colpo. -Romper la brigata, ammazzare qualche
uccello nel branco. - Scamosciare, dar la caccia al
camoscio. - Scaricare, dar fuoco alla carica, spa-
rando l'arma. Più propriamente, varrebbe toglier la
carica senza incendimento. - Sparare a volo, agli
uccelli mentre volano. - Spuntonare, tirare rapida-
mente appena l'uccello si alza dal terreno, volando.
Tirare a fermo, all'animale quand'è fermo. - Ti
rare a frullo, nel tempo che l'uccello frulla, ossia
si alza da terra. Tirare a pallini, a palla, a pallot-
tola, ecc - Tirare al mucchio o al branco, di cac-
ciatore che tira a uno stormo d'uccelli. - Tiro, tiro,
uccello, uccello: ogni tiro butta giù un uccello.
Caccia coi cani. — Azzampato, azzampato bene o
male: dei cani da caccia che hanno le gambe belle o
brutte. - Bracco, cane da caccia buono a scovare e
inseguir 1' animale. Bracco da acqua, da fermo, da
leva, da presa, da sangue, da ripulita, da seguito.
Lane da presa, quello che ferma la preda. - Hunter
(ingl.), cane da caccia. -Retriever, voce ingl. usata dai
cacciatori per indicare il cane che riportala selvaggina
uccisa col fucile. - Se^M^io, varietà di cane da caccia,
che serve esclusivamente per la lepre. Il segugio
scova, insegue e, se riesce ad afferrare la lepre, la
sbrana e la divora. - Spaniel, voce ingl., cane da
caccia, inglese, pregiato per le forme, il pelo seta-
ceo, l'agilità, l'olfatto onde leva la selvaggina. -
- Spinone, ottimo cane da fermo, simile per la strut-
tura al bracco, coperto però di un pelo duro, folto,
spinoso, che gli dà aspetto brutto e selvaggio.
Copiila, guinzaglio per tenere cani da caccia. -
Guinzaglio, corda o striscia di pelle solida che,
passata attraverso gli anelli del collare, serve ad
accoppiare i cani di una muta, o a tenere un solo
cane. - Millus, melium, collare per cane da caccia:
di cuoio, tempestato di chiodi, con capocchia di
terrò. - Incontro, il trovare o l'incontrare, che il
cane fa per il terreno, dell'odore della lepre, d'una
pernice, d'una quaglia o di un salvatico qualun-
que passato di fresco da un luogo. - Muta : si
dice tanto di una quantità di cani da caccia, da
presa e da penna, segugi, bracchi, spinoni, setters,
ecc., come d'una collezione d'uccelli canori, per la
maggior parte ciechi, come fringuelli, tordi, merli,
cardellini, allodole, pispole, montanelli, ecc., che
servono per le tese fisse.
Accanare, mettere il cane dietro la fiera. - Avere
un fiato nel naso, dei cani da caccia, sentire qual-
che indizio di selvaggina. - Braccare, cercare la
fiera: detto dei bracchi. - Canizzare, quel modo
speciale di latrare che hanno i cani, allorché hanno
scovato la lepre e la inseguono. - Fiutare, del cane
che annusa il terreno, fiutando l'odore lasciato dalla
selvaggina. - Lasciare il cane alla lepre, scioglierlo
perchè la insegua. - Lavorare: i cani quando sono
volonterosi e frugano e fiutano diligentemente il
terreno, lavorano bene. - Levare, il far uscire dal
covo una lepre o una volpe, o alzare dei volatili. -
Puntare, dei cani che, scoperta la selvaggina, si fer-
mano, e restano immobili davanti alla quaglia, alla
pernice o a qualunque altro animale, finché il cac-
ciatore non li eccita a saltar addosso, per farli le-
vare. - Ribattere, dar ancora sotto a un uccello, coi
cani. - Sbucare, far uscire dal buco, dal covo, una
lepre, ecc. - Scagnare, l'abbaiar del cane, scoperta
la lepre, il cervo o sim. - Sciorre i bracchi, l'azione
di mettere in libertà, per il bosco e per la campa-
gna, i cani che si adoperano per la caccia. Vera-
mente ciò accade quando si caccia in modo che
ogni cacciatore debba trovarsi ad un posto stabilito.
- Scovar la lepre, del cane che scopre nel covo la
lepre e la la balzare. - Scovar la volpe, della muta
dei cani che riesce a far uscire la volpe dalla sua
tana. - Sentire, (mando il cane dà di naso, sentendo
le emanazioni (iella selvaggina. / cani sentono. -
Squattire, squittire, lo stridere proprio dei bracchi,
quando levano o inseguono la selvaggina.
Bracchiere, colui che custodisce, guida, e scioglie la
muta, iniziandosi una caccia, e provvede, poi, a racco-
glierla e rimettere le coppie al guinzaglio. - Caccini,
quelli che alla caccia conducono i cani levrieri,
accoppiati e legati in modo da poterli sguinzagliare
appena la lepre si scopra. - Menaroli, coloro che
nella caccia al capriolo, quando i bracchieri hanno
sciolto i cani, li seguono urlando e sparando qual-
che colpo in aria, eccitando la muta a scovare la
selvaggina. Questo genere di caccia coi menaroli
è in uso nelle montagne sopra Avellino. - Senatore,
chi la cacciare i cani. - Venaria, tutto ciò che
concerne la caccia coi cani; gli ufficiali di caccia.
Gran venatore, ufficiale comandante la venaria.
Alali, fanfara cinegetica od aria che si eseguisce
coi corni da caccia allorché l'animale soccombe. -
Assitato, il luogo nel quale i cani fiutano, per es-
servi passata la selvaggina.
Caccia a cavallo. — Caccla di notte.
Caccia in acqua o in palude.
Caccia a cavallo. — Quella nella quale i cava-
lieri inseguono l'animale (volpe, lepre, cervo,
daino, ecc.), messo in fuga da cani di razza spe-
ciale, fox-hounds (ingl.). - Meet (mìt: ingl.), appun-
tamento, posto di ritrovo da cui si inizia la caccia.
- Chek (céc: ingl.), arresto momentaneo durante la
caccia, avendo i cani perduto la pista dell'animale
inseguito. - Scent (sént: ingl.), odore, fiuto, dei cani,
nelle caccie a cavallo. - lally ho (ingl.), grido che
emette il master (ingl.), o direttore delle riunioni
di caccia, quando l'animale é raggiunto dai cani. -
Hunstman (ingl.), o piqueur (frane), servente del
direttore. - Whip (ingl.), chi ha in speciale custodia
i cani. - Curée (frane), l'operazione che si pratica,
dopo il tally ho, tagliando a pezzi l'animale, dandone
le interiora ai cani, la testa e la coda ai due cava-
lieri arrivai i primi al posto della presa. - Hunting horse
(ingl.), cavallo da caccia. - Fox hunting (ingl.), caccia
alla volpe. • Drag (drèg: ingl.), caccia artificiale,
lanciando i cani sulla pista marcata dall'odore di
un pezzo di carne precedentemente trascinato per
terra da un cavaliere. - Paper-hunt (peper-hunt:
ingl.), caccia a cavallo nella quale ogni cavaliere
cerca di arrivare primo ad una meta da altri se-
gnata, seguendo una pesta marcata con pezzi di
carta.
Caccu di notte. — Anatria, il rumore d'ali che
fanno le folaghe nell' acqua e che segnala la loro
presenza ai cacciatori, durante la notte o all'albeg-
giare. - Andare a scaccino, a caccia della lepre di
notte, al lume di luna, cercando alcuni di cacciarla
con rumori, alle poste. - Caccia con la pala e la
campana: si fa da due cacciatori, durante una notte
nebbiosa, uno reggendo la lanterna e suonando la
campana, l'altro abbattendo con la pala gli uccelli
340
CACCIA
affascinati dal suono e dalla luce. - Frugnolare,
andare a caccia col frugnolo. - Frugnolo, caccia
con un lume posto im mezzo ad una specie di
imbuto e una spatola o una balestra per ammaz-
zare gli uccelli. - Mira elettrica luminosa, piccolo
apparecchio immaginato da Trouvé e col quale i cac-
ciatori possono prendere la mira di un oggetto nel
cuore della notte, con la stessa precisione che di
giorno. - Ramata, strumento a guisa di pala, tes-
suto di vinchi, con un manico di tre o quattro
braccia, per uso di stramazzare gli uccelli a fru-
gnolo.
(CIACCIA IN ACQUA E IN PALUDE. — Barellino, barca,
barchetto usato nei paludi per andare a caccia. -
Pantera, o pantiera, fossa lunga e larga, artefatta,
vicino ad una palude, nella quale si adatta una
rete per pigliarvi le anitre selvatiche. Anche, la
rete per pigliare anitre, beccaccie, pernici - Spin-
garda, piccolo pezzo d'artiglieria che si adopera per
dare la caccia alle anitre. - Stampa, uccello morto
e impagliato messo in acqua per ingannare le anitre
e le oche di passo. - lineila, genere di caccia che i
romagnoli fanno ai beccaccini, ponendosi entro tini
ricoperti di erbe e collocati presso i luoghi palu-
dosi, ove si prepara l'inganno, attirandoli sopra un
terreno preparato con sangue di bue o con altra
esca. - Tela, modo di cacciare le folaghe: molte
barche, sulle quali stanno i cacciatori, ad un se-
gnale combinato, che si dà anche con una tromba,
muovono compatte verso il primo specchio « del
lago > ove si veggono, come una immensa macchia
nera, raccolte le" migliaia di folaghe. Esse, per na-
turale istinto, abbandonano i canneti allo spuntar
del giorno e si adunano in branco nel mezzo dei
laghi. La manovra delle barche, formanti la tela,
consiste nell'avviluppare il branco a grande distanza
in un cerchio, che va man mano restringendosi fino
a che le folaghe, costrettevi dal progressivo avvici-
narsi del nemico, si decidono al volo e, per met-
tersi in salvo, devono forzatamente passare a tiro
dei cacciatori. Allora cominciano le schioppettate.
- Zampogna, fischio speciale che i cacciatori ado-
perano per chiamare le folaghe.
Caccia col falco — Caccia con trappole.
Falconeria, arte di ammaestrare il falcone a
dar la caccia agli uccelli. - Falconare, cacciare col
falcone. Andare a falcone, andar a falconare. - Gettare
il falcone, dargli la via. - Falconiere, il cacciatore
col falcone. - Maestro, chi addestrava, custodiva,
medicava i falconi. - Strozziere, ufficiale che por-
tava a caccia i falconi su un telaio o cornice qua-
drata, con tre stecche sul davanti- e tre dietro,
in mezzo alla quale stava egli, reggendola ad ar-
macollo con due cinghie.
Altani, falchi abituati a volare in alto, per piom-
bare poi sulla preda volante. - Cappelletto, o anche
cappuccio, specie di cuffia che si metteva ai falchi
ammaestrati per la caccia e che impediva loro di
vedere. Lo si toglieva ai falchi al momento di lan-
ciarli contro ad una preda. - Falcone, falco che
si ammaestrava per la caccia. - Incarnato, il falco
ammaestrato a ghermire la specie di preda che vo-
leva il falconiere. - Lógoro, arnese di penne o di
cuoio, simile a un'ala, col quale, girandola, si ri-
chiamava il falcone. - Maniei-o, talcone, amico della
mano che lo portava. Si diceva anche oppugnato,
cioè fermò e sedente in pugno.
Caccli con .trappole. — Archetti, piccoli archi
che si preparano con forte filo di refe, e che scat-
tano mediante una molla, acchiappando e strozzando
gli uccelli. - Buca cieca, quella che i contadini fanno
e ricoprono di frasche perchè vi caschino le bestie
selvatiche. • Calàppio, specie di laccio che si tende
agli uccelli o anche alle lepri {accalappiare, pren-
dere col calappio).
Chiapparello, caccia che si dà alle oche e alle
anitre: consiste nel servirsi di un cavallo o di
una vacca, abituati al giuoco, che, pascolando nei prati,
e non essendo temuti dalle oche o dalle anitre
selvatiche, lasciano avvicinare a tiro il caccia-
tore nascosto dietro di essi. - Céstola, specie
di gabbia fatta in forma di cuffia, di vimini, il cui
sportello si piega a terra, essendo fissato alle estre-
mità della gabbia stessa infissa sul suolo. Questo
sportello è legato alla sua cima con uno spago, cui
è appesa nna grossa pietra. Lo spago, passando at-
traverso alla gabbiuzza, è trattenuto appena appena
da mollette a scatto, che gli impediscono di seguire
il salto e chiudere la gabbia; riposa sopra una
forcella fatta con un pezzo di legno. Sullo scatto,
che è in m^zzo alla gabbia, si pone una camola (baco
della farina). L'uccello va a beccarla. Il giuoco agisce,
la gabbia si chiude, e l'uccello rimane prigioniero.
Ferretti, ordigno di ferro, a molla, con un uncino
sul quale è infìsso il cibo : scatta non appena
l'uccello becca il cibo stesso. - Laccia?a, specie di pa-
retaio. - Laccio, cappio, legame a nodo scorsoio,
in modo che l'uccello, passandovi, vi resti preso:
si tende in terra, nei solchi ove sogliono passare
allodole o altri uccelli, e nei boschetti appositi,
ove sogliono passare i tordi : lacciuolo, lacciuoletto.
- Laccio a tirante, in rame o in ottone per pren-
dere le volpi, i tassi. - Palloncino, variante della
cestola 0 gabbiuzza, e consiste in una reticella fatta
ad archetti con molla, sulla punta della quale si
mette una camola.
Pedica dentata, trappola da caprioli; qualunque
trappola per uccelli. - Penere, i quattro lacci, fatti
con setole di cavallo, infilati in un cordino, pur esso di
setole, mantenuto teso con due piccole mazze, dette
staggette: servono per prendere nei boschi i tordi
e i merli.
Ritrosa, sorta di gabbia per pigliare uccelli: ha
forma rotonda e piatta con l'ingresso fatto a chioc-
ciola, e tale che, una volta entratovi, l'uccello non
trova più modo di uscirne. - Sbalzetto, specie di
archetto fitto in terra e fatto con un ramo piegato,
che fa repentinamente chiudere la gabbia prepa-
rata per prendere gli uccelli. - Schiaccia, e volg.
stiaccia, sorta di pietra sorretta in bilico per pren-
dervi gli uccelli. - Solchetto, tesa in uso nella Li-
guria: consiste in due reti disuguali, nascoste entro
due solchi ai lati della tesa. Sull'aia sono disposti
i giuochi e i richiami attorno ad un boschetto ar-
tificiale. - Spiringone, pezzetto di legno piegato ad
arco che scatta e afferra gli uccelli.
Tagliola, tagliuola, trappola di ferro che si prepara
per le volpi, per le lepri e anche per le aquile : sono
due pezzi di ferro, uno dei quali solidamente infisso
nel suolo e l'altro steso sul medesimo. Hanno forma
semicircolare: uno rimane immobile; quello steso,
non appena l'animale entra nella tagliola, per gher-
mire 0 mangiar la carne postavi, scatta e chiude
con forza grandissima le zampe della volpe, del
lupo , della lepre , dell' aquila , impedendo loro
di fuggire. - Transenna, trappola per pigliare uc-
celli. -Trappola, arnese di vario genere per pren-
dere animali: la trappola con assi serve per qua-
341
lunque genere di uccelli, essendo leggera e con
una molla di facilissimo scatto. - 'trappole con
pietre: in un largo quadrato dei suolo ove la neve
é caduta, si formano dei fossi ricolmi di grano ed
a mezzo di fuselli si sospende sul fosso una pietra.
Prendere, rivuvwre alla tagliola, in trappola.
UliL CACCIATORE
ISTRUMENTI, ARNESI, MUNIZIONI, ECC.
Cacciatore, chi va a caccia o fa professione del cac-
ciare: cacciante, uccellante, uccellatore. Di uomo si dice
che è un iWmòroc/, o Nemrod ; di donna, una Diana :
seguace di Nembrod, di Diana; venatore, venatrice;
belvicida, fericida. - Licenza, il permesso di caccia,
porto d'arme. - Patentino, foglio di permesso ai
cacciatori per alcune specie di caccia, - Sani' li-
berto, protettore dei cacciatori.
Auceps, in senso generale, uccellatore ; più spe-
cialmente, guardia-caccia. - Battitore, chi percorre
un bosco, un tratto di paese, per scovare la selvag-
gina. - Bucaniere, cacciatore di buoi selvaggi, come i
gauchos in America. - Capo-caccia, quello che dirige
una partita di caccia, assegnando i posti, dando il
segnale di sciogliere i cani e regolando le battute.
- Guardiacaccia, chi veglia per impedire la caccia
nelle bandite. - Lacciuolaio, tenditore o facitore di
lacci. - Scacciatore (scherz.), d'un cattivo cacciatore.
- Uccellatore, uomo incaricato di preparare il pare-
taio. - Ziìnbellatore, zimbellatrice, chi muove le
zimbello, fa l'uflìcio di zimbellare, ossia di allettaro
gli uccelli con lo zimbello.
IsTRUMENTi, ARNESI, INDUMENTI. — Balestra, istru-
mento per tirare agli uccelli. - Cantarella, fischio
speciale per attirare le pernici, cniamato, in Lom-
bardia, anche ossetto. - Cerbottana, mazza lunga
circa due metri, vuota dentro, a guisa di canna per
la quale a forza di fiato si spinge fuori, con la
bocca, una palla di terra : ed è strumento da tirare
agli uccelli. - Chioccolo, fischio d'ottone per chioc-
colare, assai più grosso di quello da lodole. Specie
di caccia che si fa agli uccelli con la pania e col
chioccolo. - Corno, istrumento musicale per ricam-
bio di segnale fra 1 cacciatori, nelle grandi caccie,
Fischietto, fischio, piccolo strumento, di legno o di
ottone, per imitare il canto di diversi uccelli. -
Fischi di richiamo sono quelli di cui si servono gli
uccellatori per fermare l'attenzione e attirare sulle
tese gli uccelli di passo: fischi da lodole, da petti-
rossi, ecc.- Fucile, arme da caccia: schioppo. - Os-
suto, fischio per attirare le quaglie. - Pispola, fi-
schietto che s'adopra per chioccolare come gli uc-
celli. - Pispolare, fischiare agli uccelli con la pi-
spola. - Pistoiese, sorta di pugnale da caccia, a due
tagli, che si fabbrica a Pistoia. - Quagliere, fischio
da quaglie. - Sordina, sordino, fischio adoperato
dai cacciatori per chiamare i tordi. - Spiede, ferro
acuto in asta per la caccia dei cignali e d'altre fiere.
- Squarciavolpe, lancia da caccia.
Borraccia, fiaschetta di legno, o di vetro, rico-
perta di vimini o di cuoio, che i cacciatori .por-
tano seco, per avere un po' di vino o d'altro alla cola-
zione, durante la caccia. - Cacciatora, sorta di veste
larga, corta e aperta dinanzi, con molte tasche,
usata dai cacciatori e dai campagnuoli: è formata
dalla parte posteriore della giacca stessa, che si
apre dai due lati e che è destinata a contenere la
selvaggina uccisa. In Toscana si chiama anche car-
niera, ma la carniera è diversa. - Carniere o car-
niera, nome derivato dalla falconeria, e serviva a
designare quella specie di borsa nella quale si te-
neva la carne da dare ai falchi, quando tornavano
al logoro 0 sul braccio del falconiere dopo la caccia:
vi si riponeva anche la preda. Oggi il carniere (ingl.,
/iMn/tn(;-6a(/) è(|uella borsa che si porla adarmacollo
e che é coperta da ima rete, entro la quale si mette,
per tenerla fresca, la selvaggina uccisa. Nell'interno,
oltre la selvaggina, si possono tenere vettovaglie,
arnesi, ecc.
Endromide, sorta antica calzatura per la caccia.
- Ghette, gambali di cuoio o di Mustagno o d'al-
tra grossa tela, con o senza staffe, che i caccia-
tori sovrapponevano alle scarpe, por tenere stretti
e raccolti i calzoni o per gaia.'ilirsi tanto dall'umi-
dità e dal fango, quanto dalle punture delle spine.
- Ghetta anchina, da cacciatori. - llunling-coat
(ingl.), abito da caccia. - Tunica di pelle: serve
per la caccia in montagna e nelle regioni fredde,
ed è generalmente di pelle di montone.
Munizioni. — Cartuccia, tubetto di cartone, con
la culatta di ottone, nel cui centro è una capsula,
la quale, percossa dal cane del fucile, produce
l'accensione e l'esplosione della polvere contenuta
nella cartuccia. - Cartucciera, cintura intorno alla
alla quale stanno dei cannelli formati con una forte
stoffa tessuta in cordone o spago, ed entro cui si
fjongono le cartuccie destinate alla caccia, in suf-
liciente numero per una giornata almeno. - Fiaschetta.
vasetto per lo più di latta, talora di corno, termi-
nante in becchetto conico, che esso pure si an-
nette al misurino: il cacciatore vi tiene la pol-
vere. - Goccioloni, munizione da caccia per la sel-
vaggina grossa 0 per tirar da lontano. - Lacrima,
specie di munizione da caccia più grossa dell'ordi-
naria . - Migliaròla, la qualità più minuta dei pal-
lini da caccia. - Misunno, il boccioletto della fia-
schetta da caccia per misurare polvere e palimi. -
Pallini, quelli di piombo che si adoperano dai
cacciatori. - Palliniera, borsa, un sacchetto di pelle,
entro cui si tiene la munizione. Becchetto della
palliniera, boccinolo di latta, aperto alle due
estremità, una di esse legata alla bocca della pal-
liniera, l'altra imboccante nel misurino. Serrarne
della palliniera, quel congegno per cui il misurino
e il bocchetto s'attengono bene insieme, quand'an-
che entrassero un po' lenti l'un nell'altro.
Polvere, miscela di materie accensibili ed esplo-
sive, con la quale si carica il fucile o altra arme
da fuoco: è a gì-ana grossa, piccola, minuta, ecc.
- Piombo, munizione per fucile da caccia. - Sac-
chetto, rettangolo di filaticcio cucito a tubo, con
due fondelli: riempito di polvere, costituisce il car-
toccio. - Ventriera, larga borsa di pelle o di fru-
stagno da portare alla vita per metterci le munizioni.
Termini varì del linguaggio venatorio.
Aescato, di uccello o animale attratto nelle insi-
die mediante esca di cui sia ghiiitto, opportuna-
mente predisposta nei luoghi da esso frequentati.
Anche l'apparecchio che si fa nel luogo in cui si
adatta la rete, uccellando con l'aiuolo. - Agevole,
di uccello che si lascia prendere in mano e acca-
rezzare volontieri. Si dice per lo più di una ci-
vetta 0 di un falco che non danno colpi di rostro,
d'ala 0 d'artiglio. - Areopago cinegetico, tribunale
di caccia. - Bandita, luogo di caccia riservata,
proibita. - Brigata, famiglia di starne, ossia di per-
nici grigie. - Carneficina, di caccia straordinaria.
342
CACCIADIAVOLI
CACOGRAFIA
grande uccisione di volatili o d'altri animali: strage
- Chiusa (tener gli uccelli in chiusa): durante l'e-
state si tengono gii uccelli che costituiscono la. nmta
in una stanza all'oscuro, per impedir loro di sfo-
garsi a cantare, avendone la maggior cura e ciban-
doli in modo da non incalorirli. Venuto il mo-
mento della iendiiura, questi uccelli, tolti di chiusa,
si sfogano a cantare nei paretai, nei roccoli, nelle
fraschette, nelle brescianelle. nelle prodine, ecc. -
Crocette, i perniciotti divenuti già più grossi delle
quaglie e buoni pel cacciatore.
Equipaggio di caccia, tutto il treno, il corredo,
specialmente i cani. - Giuoco, nel gergo degli uccel-
latori, campetti di panico, di formentone, ecc-
Hunting-match (ingl.), partita di caccia. - Linguaggio
venaiorio, i termini e le frasi che usano comune-
mente fra loro i cacciatori. - Luminelli, in Toscana,
i fringuelli non acciecati che servono per le tese.
Master (ingl.), il direttore d'una partita di caccia,
o il più abile cacciatore della compagnia: maestro,
mastro.
Meet (mit), riunione di caccia. - Parco, re-
cinto esteso e custodito, dove si alleva e si tiene
selvaggina per cacciare. - Pastura, lo sterco della
selvaggina, indicante che questa fu a cibarsi nel
luogo dove si è trovata. Fresca o vecchia, fa conoscere
se pernice, quaglia o beccaccia è stata di recente,
0 no, nel luogo stesso - Pista, traccia del lupo, della
volpe, ecc. - Presiedo, degli uccelli presi di recente.
- Riserva, la bandita. - Ritrovo, luogo, punto nel
quale i cacciatori si danno convegno.
Squincione, il fringuello non cieco che si tiene
in gabbia davanti al finestrino del paretaio, della
fraschetta, ecc., e che, spaurito a bella posta dallo
sporger fuori del finestrino medesimo delle mani
dell'uccellatore, fa il suo cin cin più volte, chia-
mando per tal modo i suoi compagni che passano
volando. - lesa, il tendere agli uccelli; il luogo ac-
concio per tendere le reti. - Uccellabile, da potersi
uccellare. - Uccellagione, quella parte della caccia
che tende a prendere gli uccelli: i mezzi o gli
artifici usati all'uopo sono il fucile, il vischio, le
reti, i trabocchetti, i lacci. - Uccellagione, uccella-
tura, tempo della caccia. - Uccellanda, luogo, per
lo più sui colli 0 sui monti, piantato d'alberi, cir-
condato da reti a maglia fìtta (ragne), cosi disposto
per prendere gli uccelU. - Vccellatura, l'uccellare
e il tempo. - liccelli da tesa: fringuelli, tordi, merli,
cardellini, lodole, pispole, muta di uccelli canori,
la maggior parte ciechi, per tendere agli uccelli. -
T'ersi indicatori: si dice dei versi che fanno alcuni
uccelli di chiusa, quando sono portati sulle tese,
indicando, prima degli altri, l'arrivo di uccelli di
passo.
Alzare gli uccelli, far si che si mettano a volo
su da terra, in modo da poterli colpire. - Co-
lombellare, tirare a colombella. - l<ar candela, si
dice dell'uccello quando, invece di fuggire lateral-
mente, vola in su, quasi verticalmente, e cosi fugge
la rete.
Fischiare, a' tordi, a' pettirossi, alle lodole, imi-
tarne il fischio con uno strumentino, perchè ven-
gano nelle tese. - Sgabbiare: finitala stagione delle
tese, gli uccellatori sogliono aprir le gabbie agli
uccelli di poco conto che hanno servito durante il
passo, lasciandoli in libertà. Oppure li uccidono e li
mettono allo spiedo. - Ramatare, colpire con la ra-
mata. - Stendere, portar via gli strumenti della tesa
quando è finita la c-ìccìa; \w,r simWìL, sullo stendere.
vale sul finire. - Tendere, si dice d'ogni maniera di
caccia: a rete, a vischio, a lacci. - Tesura, luogo
ove si è tesa qualche caccia. - Uccellare a' tordi,
a' pettirossi : i tordi si prendono ai paretai, ai roc-
coli, alle brescianelle, ai boschetti, ecc.; i petti-
rossi con le civette, nel modo indicato. - Zimbel-
lare, muovere lo zimbello per allettare gli uccelli.
Francesco mio!: quando un fringuello cieco è
buono, deve sempre terminare il suo verso in modo
che sembri dica : Francesco mio I - In bocca al
lupo !, frase della quale si servono i cacciatori per
augurare una buona caccia ai loro colleghi, non
essendo ritenuto propizio l'altro: Buona fortuna!
L'origine di questa frase si vuole attribuire al premio
conferito da vari governi a chi uccideva un lupo.
Cosi l'augurio di trovarsi faccia e faccia con uno
di questi animali, ammazzarlo e riscuotere il de-
naro del premio, era il miglior augurio che far
si potesse ai cacciatori di lupi. E la frase si sa-
rebbe poi generalizzata per tutti i cacciatori di qua-
lunque genere di selvaggina. - In treno di caccia,
in arnese.
Cacci adiàvoll. Veggasi a diavolo.
Cacciagióne. La preda che si fa a caccia,
Cacciamento. Il cacciare^ lo scacciare, il
ìnandar via.
Cacciamosche. Detto a mosca.
Oaccianfuòri. Sorta d'incùdine.
Cacciare. Andare a caccia.
Cacciare (cacciata, cacciato). Scacciare, espel-
lere, mandar via bruscamente, respingere,
sfrattare; spingere.
Cacciarsi {cacciato). Detto a entrare.
Cacciatòia. Strumento da falegname.
Cacciatóra. Veste da cacciatore.
Cacciatore. Chi va a caccia.
Cacciatorio. Atto o destinato alla caccia,
Cacciatreccie. Sorta di scalpello.
Cacciavite. Istrumento per allentare o strin-
gere una vite.
Cacciucco. Sorta di minestra.
Cacciume. Qualità di vite, marchigiana.
Càccola [caccoloso). Veggasi a capra e a pecora.
Cacliereìla. Cacaiòla, diarrèa.
Cacherèllo. Sterco del topo, del coniglio,
della lepre e d'altri animali.
Cachessia {cachèttico). Stato generale dell'orga-
nismo, che è come l'espressione di un processo
patologico che ha profondamente alterato le con-
dizioni organiche di un individuo, in seguito a ma-
lattie croniche (tumori maligni, sifilide, tuberco-
losi, ecc,). - Cachessia acquosa, cancerosa, mercu-
riale, palustre, saturnina, sifilitica, ecc.: diverse
specie di cachessia. - Cachèttico, chi è affetto da
cachessia. - Anticachettici, ì rimedi i» genere usati
per guarire la cachessia. Tali il fosforo, l'arsenico,
il ferro, nelle loro molteplici preparazioni.
Cachinno. Veggasi a ridere.
Caciaia, caciaio {caciaiuòlo). Detto a for-
maggio.
Cacimpèrio. Vivanda preparata con formag-
gio e altro.
Cacio (cacioUno, caciosa). Veggasi a fonnaggio.
Caciocavallo. Sorta di formaggio.
Cacioflore. Detto a formaggio.
Caciolata. Vivanda di formaggio.
Caciottella. Detto a formaggio.
Caciiióla. Forma di cacio, di formaggio.
Cacofonia {cacofònico). Cattivo suono.
Cacografia fcacograficoj. Sproposito, errore
nello scrivere.
CACOLOCIA — CADERE
343
Cacologia (cacologko). Modo erroneo di jtar-
lare.
Oacomórflco {cacomorfiro). Alterazione della
forma anatomica degli organi.
Cacosindeto. Detto a parola.
Cacosizia. Avversione Risalimento.
Cacosinia. Detto a odore.
Oacotrofia. Cattiva nutrizione, ossia del modo
di alimentare, alimentarsi.
Cacto. Veggasi a pianta (piante esotiche).
Cacume. Sommità, cinta.
Cadarero (cadavere, cadaveroso). Chiamasi cosi
il corpo morto dell'uomo, e degli animali dome-
stici che formano oggetto della clinica veterinaria
(quello degli altri animali, in generale, dicesi ca-
rogna): corpo morto, corpo freddo; morto; salma,
spoglia; frale; consunto; corpo esangue, esanime;
veste caduta; resti mortali, ceneri. - Cadaverico, che
si riferisce a cadavere, appartenente a cadavere;
che ha aspetto di cadavere. - Cadaveroso, di cada-
vere, divenuto cadavere. - Grasso cadaverico, o adi-
pocera, sostanza proveniente da alterazione dei
tessuti nei cadaveri. - Rigidità cadaverica , fe-
nomeno d'indurimento muscolare e perdita della
elasticità, che si manifesta nei cadaveri poco tempo
dopo avvenuta la morte. Esso è dovuto alla coagu-
lazione della fibrina muscolare (miosina).
Carcame, il cadavere dell'animale spolpato. - Mor-
ticino, cadavere di bambino. - Mummia, il cadavere
imbalsamato. - Autossia, autopsia, sezione del cada-
vere ed esame delle parti interne per studiare le
malattie, le alterazioni morbose o ricercare la causa
della morte con intendimento medico-legale. - Cre-
mazione, combustione del cadavere. - Imbalsama-
zione, trattamento dei cadaveri con sostanze che ne
impediscano la putrefazione. - Necrofilia, necrofobia,
necroscopia: significano, rispettivamente, simpatia
morbosa sessuale per i cadaveri ; orrore dei cada-
veri ; esame dei cadaveri. - Necrografìa, descrizione
dei cadaveri. - Obduzione, l'esame del cadavere prima
di farne l'autopsia nelle ricerche medico-legali. -
Flit refazione, la decomposizione spontanea dei
cadaveri. Putrefare, l'effettuarsi della putrefazione.
Ptomaine, nome generico dato ai numerosi alca-
loidi (inoffensivi o tossici) che nascono dal cada-
veri in putrefazione, - Mummificazione, veggasi a
mummia.- Tassirfermz'a, arted'impagliarei cadaveri.
Camposanto, luogo dove si seppelliscono i cada-
veri : cimitero. - Carnaio, luogo dove si seppelliscono
cadaveri. - Carname, massa o distesa di membra o
cadaveri umani. - Esumazione, esumare, il dissep-
pellire. - Funerale, tutto quanto si fa per ono-
ranza a un morto. - Inumare, seppellire, sotterrare,
deporre sotto terra i cadaveri (inumazione, seppeU
limento, sotterramento). - Morgue (frane), luogo nel
quale si espongono i cavaveri: guardiola, stanza
mortuaria ; in milanese, brugna.
Gemonie, luogo nel quale si trascinavano i cada-
veri dei suppliziati a Roma. • Ghul, cattivo spirito
che mangia i cadaveri.
Cadenza. Modulazione della voce nel canto.
' Difetto nel parlare.
Cadére (cadente, cadimento, caduta, caduto). Il
venire dall'alto al basso per effetto del proprio
peso; andar giù, a terra: càggere (voce antiquata
e ora usata in poesia), decùmhere; piovere; ruere,
mire; venire al disotto. Dal cielo cade la j>ioggia,
la neve, il fulmine, la pietra meteorica, o aeroUto;
giù per la montagna cade la valanga; dalia pianta
cade il fioatto, quando maturo, cade la foglia in
autunno; cade l'acqua di qualche fiume nel foi
mare la cascata o la cateratta. Oltreché per effetto
del peso, si cade per accidentale perdita A&W'equi
librio, per il fatto di correre o caìnminar*
ayventatiMi'^nte, di inciatnpare, di scivolare
di urtare contro qualche cosa; per effetto di im
provviso malore, di svenimento e simili. Facilt
cadere, perlomeno avviene non di rado, nel saltare.
nelle varie sorta di corse, nello sdrucciolare o ne!
pattinare sul ghiaccio, ecc. - Il cadere cagiona
per lo più, qualche contusione. - Il verbo cadert
si usa poi in molti e vari altri significati, a indi
care: il morire combattendo; il commettere pec
calo; il pendere di veste; il volgere degli astr;
al tramonto; il ricorrere di un giorno, di un&
data; il terminare, il finire.
Caduto, cascato, precipitato, venuto giù, ecc. (da
aggiungere i participi passati dei verbi che seguono)
- Disteso, atterrato. - Sfilato, di chi, cadendo, si rompe
la spina dorsale, il fil delle reni. - Tramortito, di
persona che, caduta, giace priva di sensi. - Raccat-
tare, riprendere da terra persona o cosa caduta; rac-
cogliere, ricogliere; raccórre, ricórre. -Acciarpare.
raccògliere alla rinfusa.
Abbiosciare, cadere (nello stile dimesso). - Cascare.
lo stesso che cadere, ma più popolare. - Crollare,
di edificio che precipita, rovina, cade disfacendosi,
sfasciandosi : andare a rifascio, in isfascio, in sfa-
celo. - Dare il tuffo, cadere nell'acqua o in altro
liquido. - Dar la balta, dar la volta, cadere rove-
sciandosi. - Diroccare, cadere furiosamente dall'alto.
- Dirupare, cadere da una certa altezza e con più
0 meno rumore. - Pencolare, di cosa che accenni
di cadere, come la torre di Pisa. - Piombare, cadere
a piombo, e specialmente con impeto, se in senso
traslato, - Precipitare, cadere da una altezza con-
siderevole nel vuoto; cadere furiosamente, rovino-
samente: andare a precipizio. - Ribaltare, cadere
andando sottosopra, specialmente di veicolo: ca-
povolgersi; traballare. - Ricadere, ripete cadere :
ricascare, ripiombare, ecc. - Rotolare, di cosa che,
nel cadere, gira su sé stessa. - Rovinare, cadere o
far cadere precipitosamente e con impeto e rumore.
- Ruzzolare, precipitare, traboccare, cadere preci-
pitando. -' Sprofondare, cader nel profondo, in basso:
adimarsi, inabissarsi. - Stioccare, cadere da luogo
alto. - Strapiombare, cader giù per eccedenza di
peso. - Subissare, rovinare, sprofondare. - Tenten-
nare, di cosa che, malferma sulla sua base, si muove
in qua e in là accennando di cadere: ciondolare,
tempellare, vacillare. - Toccar terra, toccare il
terreno, cadendo. - Tonfare, tonfolare,[c3ideTe facendo
tonfo. - Traballare, movimento di cosa che ondeggia
e sembra li li per cadere: vacillare. - Iracollare,
minacciare di cadere: talora anche cadere; per
sim., traballare. - Trascorrere, cadere scorrendo.
Di persona o d'animale. — Abbiosciare, di per-
sona che cada come cosa non viva, abbandonata-
mente. - Andare a terra, in terra, per terra, per le
terre; andare a scavezzacollo; andare straboccone,
stramazzone; battere il ceffo, battere stramazzoni;
cascare strabalzoni, trabalzoni; cimbellare, cimbot-
tolare; dare uno stramazzo; dar della memoria in
terra, percuotere la memoria; procòmbere; rotolare,
tombolare, far tombolo. - Andare a gambe levate o
a gambe all'aria: cascare per l'indietro. • Andar giù,
cascare come una pera cotta, di chi casca per de-
bolezza di corpo, per paura (fig., per debolezza
di carattere). - Andar giù in un fascio, cadere in-
sieme, uno addosso all'altro. Anche, a rifascio, a
344
CADETTO — CADUCEO
catafascio. - Andare ruzzoloni, a ruzzoloni, ruzzo-
lare. - Arrovesciarsi, travolgersi, cadere girando
sulla persona, sul corpo. - Balenare, quell'ondeg-
giare che fa chi non si può sostenere in piedi, e
accenna a cadere, o per ebbrezza, o per colpo rice-
vuto, 0 per altra cagione: barcollare, traballare. -
Batter la bocca, cascare in avanti. - Battere la ca-
pata (figur.), cadere da un grado eminente.
Cadere all'indietro, di quarto o di fianco, di fronte,
diversi modi di cadere rispettivamente alla posi-
zione della persona che cade : cadere battendo la
schiena, il fianco, ecc. - Cadere a capo fitto, col
capo fìtto in terra, a capo all' ingiù; a rompicollo,
precipitosamente; bocconi, col ventre verso terra;
capitomboloni, a capitomboli; supini, col ventre al-
l'aria; come un cencio, con aljbandono completo del
corpo; lungo e disteso, con tutta la persona, come
morto: cadere in piana terra. - Cadere in piedi
(figur.), come i gatti, di chi non sente danno d'una
caduta.
Capitombolare, fare capitombolo, cadere col capo
all'ingiù ; fare una capriola, un rotolone, un ruz-
zolone, una tombolata, un tombolo, un tombolone.
- Capolevare, cadere a capo in giù, capitombolare;
cascare a capo fitto. - Cascar male, in brutto modo.
- Cimbotiare, cimbottolare, dare un cimbóttolo per
terra, cioè un colpo nel cadere. - Diroccarsi, pre-
cipitare sé stesso dall'alto. - Mazzaculare, mazzicu-
lare, cader giù in precipizio, tombolare, capitombo-
lare. - Picchiare le reni, batterle cadendo. - Procóm-
bere, cadere dinanzi. - Ricapoficcare, cadere di nuovo
a capo fitto, a capo in giù. - Rovinare, cadere,
sdrucciolare precipitosamente. - Ruzzolare, cadere
rotolando per una discesa, per una scala: rotolare,
andar giù ruzzoloni, diroccare, dirupare, dirupina-
re, trarupare; tombolare, tiritombolare. - Stramaz-
zare, dare uno stramazzone, {ramazzare, gettare im-
petuosamente a terra, in maniera che il gettato resti
sbalordito e quasi privo di sentimenti; anche, ca-
dere, piombare a terra senza sentimento. - Tiri-
tombolare, far tiritombola, cadere pesantemente. -
lomare, cadere o andare a capo all'ingiù, alzando
il piede air aria. Detto anche delle bestie quando
si gettano in terra, con le gambe all'aria in segno di
allegrezza. - Tombolare, far tomboli, cascare, rivol-
gendosi su sé stessi, rapidamente. - Traboccare, ca-
dere col viso a terra. - Tracollare, cadere d' equi-
librio, a capo all'ingiù.- Foiarsens'a/i, cadere dall'alto.
Cadente. — Caduta. — Far cadere.
Lasciak cadere, ecc.
Locuzioni — Voci onomatopeiche.
Cadente : che cade, cascante. Contr., intto, fermo,
fisso, incrollabile, inamovibile. - Caditoio, cascatoio,
cascaticcio, che facilmente cade. - Caduco, che é
soggetto a cadere, nel senso di perire. - Emptótico,
che cade, che è il risultato di una caduta. - Labile,
che cade o si perde facilmente. - Piombante, che
cade a piombo, che segue la linea verticale dall'alto
in basso. - Precipite, che cade a capo all' ingiù -
Precipitevole, che va a precipizio. - Traboccante,
cadente col viso a terra.
Caduta : il cadere ; cadimento, cascamento, ca-
scata; botta; stoscia, stroscio; tonfo, tuffo; mazza-
culo, mazziculo. - Battuta, il colpo di un corpo che
cade. - Batuffolo, il cader rovescioni insieme con
altri; l'abbatuffolarsi. - Busso, cimbotto, cimbóttolo,
pattone, tombolo, caduta con rumore, colpo della j
caduta. - Caduta, il cadere, specialmente di per-
sone. - Capitombolo, il cadere o buttarsi col capo
all'ingiù. - Capitombolane, accr. di capitombolo. -
Cascata, il fatto del cascare, dell'essere cascato. -
Cataptosi, caduta per causa di epilessia. - Crollo,
la caduta rovinosa di un edificio. - Grandinata,
grandine, pioggia, piovitura, caduta simultanea di
molte cose della stessa specie. - Incidenza, il ca-
dere d' una cosa sopra una superficie. - Labilità, fa-
cilità a cadere (per lo più, in senso figur.). - Pre-
cipitazione, azione del cadere di un corpo dall'alto
in basso. - Precipizio, grandissima caduta. - Ricadi-
mento, ricaduta, il ricadere: ricascamento, ricascata,
- Ruzzolio, un ruzzolare continuato. - Ruzzolone,
un ruzzolare grosso e forte ; caduta precipitosa. •
Scavezzacollo, caduta a rompicollo. - Sdrucciolone,
l'andare sdrucciolando ; una caduta sdrucciolando.
- Spanciata, caduta fatta avanti, battendo la pancia.
- Stramazzata, percossa in terra; materassata. -
Stramazzo, atto dello stramazzare. - Stramazzone,
il cadere con tutta la persona senza potersi aiutare
per menomare il colpo. - Tiritombolo, d'uso comune
per la Toscana, per capitombolo. - Tombolata, il
tombolare. - lombolo, capitombolo. - Tomo, il to-
mare, cioè fare un tomo: cascare col capo all'ingiù,
ecc. - Tonfo, caduta o colpo rumoroso; anche, il
rumore che si fa cascando : e più specialmente di-
cesi di cosa grave che caschi nell' acqua dall' alto.
• Tonfetto, piccolo tonfo.
Caduta d'acqua, veggasi a cascata. - Caduta dei
gravi, veggasi a fisica e a gravità. - Paracadute,
detto ad aeronàutica.
Far cadere : abbattette, atterrare, buttare a terra,
buttar giù; dare la balta, ribaltare; anche, capovol-
gere, rovesciare. - Dare ad uno il gambetto, met-
tergli un piede fra le gambe, e farlo cascare (frane,
croc-en-jambej. - Avere il gambetto, essere buttato giù.
Lasciar cadere : abbandonare, lasciar scappare,
lasciar sfuggire (di mano). - Abbiosciare, lasciar ca-
dere abbondantemente.
Impedire di cadere. - Appuntellare, puntellare;
sostenere, provvedere, munire di sostegno.
Locuzioni, ecc. — Avere le scarpe solale di bucce di
cocòmero, essere sempre in procinto di cadere. -Pwuiare
un melo, cadere battendo il deretano. - Rompersi
l'osso del collo, morire d'una caduta. - La terra fer-
ma tutto, quando cade qualche cosa. - Sicut in costo
et in terra, quando casca qualcosa. - Tombola I
(scherz.), esclamazione che si fa nel vedere qualcuno
cadere. - San Venanzio, santo che salva, secondo
il volgo, i ragazzi dalle cadute.
Voci onomatopeiche (imitative) d'una caduta: pa-
tapum, di corpo che cade rumorosamente; tiritom-
bola, voce imitativa di un ruzzolone; pouf, tonfete,
taffete, tru, indicanti il rumore di corpo che cade;
turmitù, imitante caduta rumorosa.
Cadétto. Veggasi a figlio e a nobiltà*
Oadi. Titolo di magistrato.
Cadimento. Il cadere.
Cadmio. Metallo che si trova in piccole quan-
tità in natura. - Bromuro, ioduro, solfuro, solfato
di cadmio, le combinazioni principali di questo me-
tallo. - Amalgama di cadmio, combinazione di cad-
mio e di mercurio usata per otturare i denti cariati.
- Leghe di cadmio, nome generico di tutte le com-
binazioni del cadmio con altri metalli. - Verde di
cadmio, miscuglio di solfuro di cadmio e di oltre-
mare.
Cadometria. Veggasi a misura.
Caduceo. Detto a farmacia e a Mercurio,
CADUCITÀ — CAKFE
345
Caducità. L'essere caduco. • Il decadere di un
diritto, di uTieredità e siiriili.
Caduco. Che deve presto cadere o perire. •
Che può durare poco. - Mal caduco, V epilessia.
Caduta. L'atto del cadere. - Fallo, jteccato.
CaflFè. Pianta rubiacea, sempre verde (oriunda
dall'Arabia, naturalizzata anche in America), i cui
semi, tostati e macinati, servono a preparare la no-
tissima bevanda dello stesso nome: legume di Aleppo.
Il frutto, somigliante alla ciliegia, contiene nella
polpa due, tre semi che tormano i grani o chicchi
di caffé. Questi si riducono in polvere col macinino,
e la bevanda si prepara a bollore (a mano) o in
infuso (a macchina). - Caffeina, alcaloide che si
trova nei semi del caffè, nelle foglie della stessa
pianta. - Occhi, goccioline galleggianti d'olio essen-
ziale, nel caffé. - Borbone, varietà di caffé {Coffea
arabica) che si coltiva nell'isola Riunione o Borbone.
• Caffé di cicoria, d'orzo, di ghiande, polvere e be-
vanda di queste sostanze ad uso di caffè. - Caffè di
Levante, proveniente da questa parte del mondo :
anche semplicemente levante. - Martinica, caffè che
si ha dall'isola di questo nome, distinto in fine verde,
fine giallo, ecc. - Móka, caffè proveniente da Móka,
città dell' Arabia. - Caffé dei Negri, il mogdad. -
Portorico, sorta di caffè proveniente dalla città dello
stesso nome.
Surrogati o succedanei del caffé: come tali sono
indicati il fico, secco e distillato, previa fermenta-
zione ; i tuberi del cipero commestibile, le noci di
Kola, il frutto del cocco, Vorzo tostato, ecc.
n caffè si beve, per lo più, con aggiunta di zuc-
chero (zuccherato) \ mescolato al latte, costituisce
una bevanda comunissima {caffè e latte). - Caffé al-
l'araba, fatto col bricco e denso. - Caffè a bollore,
quando per farlo, si butta la polvere nell' acqua
bollente. - Caffè carico, o grave, quello che è più
carico di colore, e contiene maggiore quantità del
principio aromatico, per la maggior dose del cafìè
in polvere che vi si è adoperata; leggiero, al con-
trario, con poca polvere. - Caffé nero, così per con-
trapposto a caffè e latte, si dice il caffè senza ag-
giunta di latte 0 di cioccolata.
Acqua pazza, o tinta, caffè molto allungato con
acqua. - Bollitura, caffè leggiero. - Brodo di ceci,
caffè cattivo. - Broscia o sbroscia, si dice famigliar-
mente con dispregio il caffè e latte, - Caffeaccio,
pegg. di caffè, tanto della bevanda che della bot-
tega. - Caffeina, dimin. e spreg. di caffè. - Caffeuccio,
caffè poco buono. - Cappuccino, caffè con latte. -
Gloria, caffé con acquavite o rhum. - Lavatura di
ceci, di fagiuoli, di caffé poco buono.
Preparazione del caffè. — Arnesi. — Varie.
Abbrustiare, abbruciacchiare, tostare il caffè, ab-
brostire, abbrustolire; bruciacchiare, brustolare; to-
sticchiare, torrefare (quindi caffè torrefatto, tostato,
ecc. ; tostatura, torrefazione, ecc.). - filtrare, passare,
colare. - Macinare, ridurre il caffè in polvere per
mezzo del macinino
Abbronzato, il colore che prende il caffo quando
è cotto bene. - Fondi, fondo del caffè, la polvere
che ha già servito a fare il caffè la prima volta. -
Posatura, quel sedimento, o precipitazione della
polvere del caffè, la quale, pel cessato bollimento
e pel riposo, cade in fondo alla caffettiera.
Bricco, vaso nel quale si mette a bollire l'acqua
per fare il caffè, e col quale poi lo si versa nelle
tazze: è stagnato, panciuto e rigonfio in basso, con
coperchio mastiettato, con manico opposto al beccuc-
cio. Altre sue parti : il corpo, la bocca, il fondo.
Detto anche caffettieìu, cogoma, cuccuma, cuccumo,
Si hanno caffettiere, o bricchi, a filtro, a pressione,
a vapore, filtro, parte della caffettiera dove l'acqua
bollente passa sul caffè. - Caffettiera pneumatica, quella.
nella quale 1' acqua sale e discende per forza del
vapore. - Marabut, callettiera del levante. - Bric-
chettino, bricchetto, dimin. di bricco.
Bruciacaffè, nome generico di questo o quell'ar-
nese per tostare il caffè: tostino, brucino, abbru-
ciatolo. - Cabaret, vassoio a orli rialzati; le tazze
stesse che vi si mettono sopra, dette anche un ser-
vizio. - Chicchera, piccolo vasetto, piccola ciotoletta
di porcellana o altra terracotta, delia forma su
per giù di un bicchiere o di una ciotola, con ma-
nichette 0 presa ; serve per bervi il calle, il caffè
e latte, ecc. Dicesi anche del contenuto. - Chicche-
retta, dimin. di chicchera; chiccheruccia, spreg. di
chicchera; chiccherona, di chicchera grande. - Chic-
cherata, quanto liquido può stare in una chicchera;
anche, il colpo dato con una chicchera. - Fornellino,
fornello, specie di vaso cilindrico, di lamiera di
ferro, a tre piedini: e serve per tostare il calle nel
tamburino. - Macchina da caffè, vaso, per lo più di
latta, per tare il caffè attraverso a un coletto dove
si mette la polvere, e sopra, o sotto, l'acqua bol-
lente.
Macinino, macchinetta per macinare, ossia per
ridurre in polvere il caffè tostato. Sue parti: la
tramoggia, la campana, la pigna, la manovella (pic-
colo manubrio per girare), la cassetta (nella quale
si raccoglie il caffè macinato) - Campana, specie
d'imbuto di ferro, internamente solcato da intacca-
ture da alto in basso. - Pigna, o noce, pezzo mas-
siccio di ferro, di figura tra l'ovale e la conica, la
cui superficie è solcata da scanalature spirali a spi-
goli inclinati e quasi taglienti. Per mezzo della ma-
novella, è fatta girare su di sé. - Tramoggia, aper-
tura superiore nella quale si pone una manciata di
caffè tostato, che poi va cadendo nella sottoposta
campana.
lamburlano, arnese per torrefare il caffè. - Tam-
buro, tamburino, un cilindro cavo, di ferro, in cui
si tosta il caffè. Da alcuni si chiama tostino il for-
nello col suo tamburlano che si adopera per tostare
il caffè; ma in Firenze per tostino si intende gene-
ralmente il tamburlano stesso.
Varie. — Caffeista (scherz.), gran bevitore di
caffè, ghiotto di caffé. - far la polenta, mettere
troppo zucchero nel caffè. - Sorbillare, bere a sor-
settini: sorbillare il caffé; suzzare un bravo caffè. -
Turchetto (voce vernacola), il eaffé da un soldo, zuc-
chero e liquore compreso. A Milano Vendesi per le
vie, e dal modo con cui é servito dicesi : caffè del
ginocchio. • Chifel, ehifelle, panino fine bislungo, a
mezza luna, da inzupparsi nel caffè. - Schizzo,
spruzzo di rhum o altro liquore nel caffè.
Oaflfè. Luogo aperto al pubbligo. bottega più o
meno grande ed elegante, con arredamento proprio
(tavolini, sedie, divani a muro, specchi, lampade a
gas e a luce elettrica, ecc.), dove, oltre il caffè, si
dà a bere vino, IHrra, questo e quel liquore,
qualche rinfresco, questa e quella bevanda;
dove, per lo più, l'avventore ha modo di leggere il
giornale, la rivista (in maggiore o in minor
numero, secondo l'importanza del caffè), di intrat-
tenersi in diversi giuochi : carte, dama, scacciti,
e anche biliardo. L'uso di applicare al luogo il
nome di una delle bevande che vi si sorbiscono
346
CAFFEINA
derivò forse dall'essersi dapprima aperte siffatte bot-
teghe pel solo scopo di somministrarvi il caffè in
bevanda, in tempi in cui questo aroma era di re-
cente introduzione e quindi costoso e ricercatissimo.
- Caffeuccio, bottega di caffè meschina.
Bvffet, il caffé delle stazioni ferroviarie, dove c'è
tavola pronta, con rifreddi e ristori. - Café chantant
(frane), caffé concerto, quello nel quale si dà spettacolo,
come in teatro, producendovisi artisti di canto, artisti
varii, e dandovisi concerti musicali. - Caffè ristora-
tore, 0 ristorante (nell'uso), quello nel quale si pos-
sono avere anche vivande cotte. Vi si dà a man-
giare in ogni ora del giorno, ma specialmente la
mattina per la colazione e \erso sera per il pranzo.
All'uopo si stende la tovaglia su ogni tavolino e lo si
prepara come una tnensa. - Caffeaus (ted.), edi-
fizio dei giardini, a tempietto, rotondo o ottagono,
bizzarro, dove si beve il caffè. - Estaniinet (fr.),
piccolo caffè. - Gabinettoparticolare, stanzina riservata.
Caffé a posta dicono i caffettieri quel calle che do-
vrebbe essere preparato a bella posta, volta per volta,
per gli avventori. Ridotta 1' espressione ai minimi
term^ini, si dice, nel gergo de' caffè, posta sempli-
cemente, e i camerieri fiorentini gridano verso il
banco o la cucina, una posta ! Posta e latte! - Deci-
mino, in Toscana, un calle, un ponce, clie costa
dieci centesimi. - Lista, la nota delle bevande e delle
vivande, per lo più col prezzo relativo (frane.
menù).
Caffettiere, chi tiene aperta una bottega di caffè.
- Caffettiera, la moglie del caffettiere. La padrona
del caffé.
Cameriera (ted., Mlerin), cameriere, la per-
sona, dell' uno o dell' altro sesso che serve gli
avventori, portando per lo più sopra un vassoio
entro bicchieri, entro bottiglie, o su piatti, su piat-
tini, quanto si domandi. Nei grandi caffè, il came-
riere di solito paga anticipatamente al banco V im-
porto delle consumazioni, per lo più con gettoni
(nell'uso, marchette), pezzi d'ottone o d'altro, log-
giati a torma di moneta; e al cameriere, che gli
presenta il conto, l'avventore, oltre pagare il prezzo
della bevanda o d'altro, dà comunemente la mancia.
Chasseur, cacciatore, il paggetto che in alcuni
grandi caffé, vestito con speciale divisa chiassosa,
funge da fattorino o galoppino. - Maneggione, nel
vernacolo milanese, taccendone, agente maggiore di
caffettieri, di osti e simili. - lavoleggiante, garzone di
caffè che serve ai tavolini. - Piccolo si chiama, nel-
l'Alta Italia, il garzoncello che fa il suo tirocinio
aiutando e servendo il cameriere.
Divette (frane), artista da caffé concerto. - Habitué
(frane), per indicare ['assiduo, il frequentatore.
Caffeina. Principio elementare del caffè.
Caffettiera. Recipiente nel quale scaldare acqua,
preparare un decotto, fare il caffè.
Caffettiere. Chi tiene bottega di caffè.
Caffo. Numero dispari. - Buona fortuna.
Cagrionare (cagionato). Essere cagione, causa,
di qualche cosa ; produrre qualche effetto.
Cagióne. Motivo, causa.
Cagionévole. Ammalazzato, debole di salute;
leggermente e abitualmente malato : cagionoso.
Cagrionevolezza. Stato di chi è cagionevole.
. Cagliare {cagliato). 11 rappigliarsi del latte.
Cagliare {cagliato). Mancar d' animo, allibire
per paura.
Càsrllo. Il latte rappreso, nello stomaco degli
agnellini, dal sugo gastrico: usato per coagulare il
latte e farne cacio. - Nome generico di molte so-
CALAMAIO
stanze acide vegetali o animali, che hanno la pro-
prietà di rappigliare il latte. - Anche, la mucosa
contenuta nel ventricino dei ruminanti, la cui su-
perficie interna, increspata, separa l'umore attivo
della digestione, il succo gastrico.
Cagna. La femmina del cane.
Cagna. Malattia del cedro.
Cagnàra. L'abbaiare di più cani insieme: veg-
gasi a cane.
Cagnazzo. Aggiuntivo di colore, quasi simile
al jìaonazzo.
Cagnésco {cagnescamente). -Da cane.' Bieco,
truce: di sguardo, di faccia.
Cagnolare {cagnolato). Guaire di piccolo cane.
Cagnotto. Bravo, sgherro. - Intrinseco, se-
guace di persona,
Caicco. Palischermo, barca.
Caimano. Rettile affine al coccodrillo.
Caino. Detto ad uccidere e a fratello.
Cala. Piccolo seno di mare, baia: tempo'^aneo
ricetto di qualche nave. ■ Punizione che s'inflig-
geva a bordo di alcune navi inglesi e francesi ai
marinai insubordinati.
Calabràche. Veggasi a carte da giuoco.
Calabresella. Detto a carte da giuoco.
Calabrone. Insetto, per lo più nero, simile ad
una grossa vespa comune: è di colore bruno, fa-
sciato di giallo sull'addome. Punge con Vacùleo,
producendo una ferita dolorosa. - Bofónchio, sorta
di calabrone, più grosso d'una vespa. - Rombare,
rombo, rumore, suono che fa il calabrone.
Calafatare (calafatato). Ristoppare una nave,
ostruirne le commessure con stoppa e pece, per
renderla impenetrabile all'acqua: impegolare, im-
peciare, rimpeciare : dar lo spalmo, il pattume;
impiastrare, rimpiastrare ; rimpalmare, rispalmare,
spalmare; intonacare. - Carenare, o dar carena,
eseguire le operazioni necessarie per intonacare
l'opera viva d'una nave con materie resinose o
grasse, ecc. - Rifiorire le commessure, ripassare la
spalmatura sopra le commessure della nave. - Ca-
lafato., chi attende a queste varie operazioni.
Calafato. Maestro nel calafatare.
Calamaio. Arnese, vasetto di varie forme e
materie, con entro inchiostro, in cui s'intinge la
Xìcmia per scrivere: calamaro, melanodòco (gr.).
- Calamaio a guazzo, quello in cui si mette in-
chiostro solo, senza stoppaccio. - Calamaio a pompa,
quello che, per mezzo di un congegno fondato sulla
teoria della pressione atmosferica, lascia da una
camera grande, specie di serbatoio, passare l'in-
chiostro, a poco a poco, in altra più piccola. - Ca-
lamaio a scrivania (brevemente, scrivania), specie
di calamaio fermato su un vassoio di legno, di me-
tallo, ecc., aggiuntivi il polverino, le ostie e altre
cose relative allo scrivere. - Calamaio a stoppaccio,
quello nel quale l'inchiostro immolla stoppa, bam-
bagia, cascame di seta, un pezzetto di s])ug/ia
0 altra cosa simile, e cedevole sotto la pressione
della penna. - Calamaio da tasca, piccolo calamaio
di legno o d'osso, con pozzetta di metallo o di vetro,
a cui è unito a vite il polverinaio, per disotto, e il
coperchio, per di sopra. Talora serve di coperchio
un pennaiuolo, cioè un bocciuolo da tenervi una o
più penne, e che chiudesi a modo di un agoraio.
Oggi è più comune il calamaio a forma di casset-
fina quadrata di latta, ricoperta di pelle, il cui co-
perchio è, premendo un bottoncino, spinto in alto
da un saltaleone incastrato in esso e premente
sulla bocca di una boccettina di vetro, nella quale
sta. l'inchioslro, che non può versarsi perchè fra il
saltaleone e la boccetta è un pezzo di pelle che il
saltaleone stesso vi fa aderire. Se ne fanno poi
d'altre materie e d'altre forme svariatissiine, più o
loeno eleganti. - Calamaio magico, quello n^l quale,
per una combinazione chimica, si riproduce por
l^ngo tempo l'inchiostro, versandovi soltanto un
po' d'acqua.
•Coperchio, specie di cappelletto di vetro, di coccio
o d'altre jnaterie, col quale si copre il calamaio,
perchè non evapori l'inchiostro, e non vi cada la
polvere. - Fiisellino, stecchetto di legno o d'avorio,
o un ferrino, auso di rialzare lo stoppaccio, quando,
o per essere questo molto pigiatolo per troppo in-
chiostro, questo vi sta tutto sopra, con pericolo di
fare sgorbi nello scrivere. - Stoppaccio, Stoppa o altro
che si mette in fondo al calamaio. - Vassoio,, vas-
soino, specie di piatto, bislungo di varie materie sul
quale si posa, e dove si tengoip penne, pennini,
matite e simili arnesi per iscrivere.
Calamaiala, colpo di calamaio contro qualcuno o
atto dell'avventarlo. - Impennata (non comune),
tanto inchiostro quanto ne ritiene la penna intin-
gendola nel calamaio. - Inzuppare la penna nel
calamaio, intingervela.
Calamàio. Specie di mollusco marino.
Calamina. Detto a zinco.
Calamento. Il calare.
Co-lamistro ( calamistraloj . Strumento per ar-
ricciare i capelli.
Calamita. Minerale d'ossido di ferro che ha la
proprietà di attirare alcuni corpi detti magnetici,
3uali sono-, in ordine decrescente di energia, il ferro
olce, il cobalto, il cromo, il nickel, il manga-
nese, ecc. ; ha la proprietà, quando in bilico, di vol-
gersi ai poli: magnete; ago calamitato; lito (gr.). -
Calamitico, di calamità: magnetico, attrattorio. -
Calamita artificiale, quella che acquistò le proprietà
magnetiche per influenza di una calamita naturale;
naturale, quella che, per forza della sua naturale
costituzione, dà origine ai fenomeni magnetici; per-
manente, quella che di continuo e per un tempo
indeterminabUe é capace di fenomeni magnetici ;
temporanea, quella che è capace di fenomeni ma-
gnetici solo temporaneamente, sotto l'azione di forze
.speciali. - Brachtpolari, megapolari, melripolari, le
calamite a seconda della loro intima costituzione
dedotta dalla diversità dei fenomeni.
Ago magnetico, la calamita dalla forma di piccola
sbarra, che può sospendersi ad un iilo o adattarsi
JD bilico sopra un pernio verticale. - Elettrocalamita,
pezzo di ferro dolce trasformato in calamita dalla
corrente elettrica. Cartoncino di spire metal-
liche, in forma di ago, che, per circolazione di cor-
rente elettrica, si volge al polo e presenta tutti i
fenomeni della calamita nell'apparecchio d'Ampère.
- Elettromagnete, la più forte delle due specie di
calamite temporanee. - Testimonio, piccola calamita
correttrice posta nei galvanometri dei telegrafi per
mantenere l'ago nel piano del rocchetto,, quando
non passano correnti. - fasci o magazzini magnetici,
l'insieme di più calamite sovrapposte di modo che
i poli omonimi siano diretti nel medesimo senso.
Linea neutra, quella che indica la regione me-
diana di una calamita, ove l'attrazione è nulla. -
Polo, ciascuna delle estremità di una cala-
mita: polo nord, o positivo, l'estremità dell'af/o ma-
gnetico che, in seguito ad orientamento, si volge al
nord (polo australe): polo sud, o negativo, l'estre-
mità dell'ago magnetico che si volge, in seguito ad
347
orientamento, al sud {polo boreale). -Asse magnetico,
la retta che unisce i due poli nord e sud. - Punti
conseguenti, tutti i poli possibili in una calamita,
quando ({uesta venga spezzata. - Portata di una ca-
lamita, il rapporto fra il proprio peso e quello che
una calamità può sostenere. - Ancora, o armatura,
la sbarretta che si applica trasversalmente contro
le estremit;! polari di una calamita a ferro di
cavallo, allo s<opo di chiuderne il circuito per
aumentarne la forz:i o portata, lino al limite pos-
sibile. .Armar?, l'applicare l'ancora ai poli della
calamita. - Potenza di una calamila, l'intensità dei
poli magncticL - Punto di indijferenza, il punto fra
i due poli di una calamita dove non si manifesta
né attrazione, né repulsione, o nessuna tensione elet-
trica.
Calamitazione, o. magnetizzazione, insieme dei prò?
cessi pei quali si comunica al ferro, all'acciaio e
a qualche altro metallo la proprietà magnetica. Per
influenza^ per contatto semplice, per contatti sepa-
rali, i tre diversi metodi coi quali si pratica la cala-
mitazione. • Calamitare (calamitato), magnetizzare
(magnetizzato), praticare la calamitazione, la ma-
gnetizzazione.
Magnetismo, la causa che conferisce ai ma-
gneti la loro caratteristica proprietà. - Magnetite,
minerale che somministra la calamita magnetica:
siderite. • Magnelo, parola osata come prefisso a
indicare l'azione della calamita. - Retrattorio, il ferro
che cede alla calamita, - Sideroscopio, strumento
adoperato a studiare l'azione della calamita sui
corpi: è un ago calamitato, sospeso delicatamente
e mobilissimo.
Calamità (calamitoso). Grande epubblica.swen-
tura; disgrazia, disastro.
Calamitare (calamitato). Detto a calamita.
Càlamio. Specie di ca/nnn palustre. - Arnese
usato dagli antichi per scrivere.
Calamitoso. Disastroso, i/nf austo.
Calandra. Specie di allodola. Anche, in-
setto taleòttero. - Macchina da tessitura.
Calandrelle, calandrino. Detto ad allò-
dola.
Calandrino, calandro. Sorta di squadra.
Calandro. Uccello somigliante alla pispola:
veggasi ad allòdola.
Calandrone. Veggasi a flauto.
Calante. Participro presente del verbo calare:
dicesi specialmente di moneta che non abbia il
giusto peso.
Calàppio. Sorta di laccio che si tende per
dare la caccia ad animali.
Calare {calamento, calante, calata, calato). Man-
dar giù, abbassare. - Volgere a terra, chinare. -
Menare un colpo dall'alto ai basso. - Ammainare
la vela. - Discendere, scendere lentamente. - Decli-
nare di monte, di pendice. - Scorciarsi del giorno.
- Scemare, diminuire di peso, di misura, di
prezzo, di valore, ecc. - Calamento, calala^ il ca-
lare - Calante, che cala. - Calato, messo giù, chi-
nato, diminuito, ecc.
Calata. Luogo per cui si cala : scesa, china. •
Scalo di porto. - Invasione di un esercito.
Calato. Sorta di canestro.
Calblgia. Sorta di grano.
Calca. Moltitudine, folla.
Calcafog-li (calcah'ttere). Arnese per tener ferme
le carte sullo scrittoio.
Calcagno (plur., calcagna). Parte posteriore del
piede. - Parte della calza.
348
CALCAGNUOLO — CALCIO
Oalcagnuólo. Scalpello da scultore»
Galcaniento. Il calcare, il premere.
Calcara. Fornace per la fabbricazione del vetro.
Calcare (calcamenlo, calcata, calcato). Il pre-
mere coi piedi. - Termine dell'arte del disegno.
Calcare (calcareo). Carbonato di calce, pietra
di calce cosidetta, tanto abbondante in natura da
formare, da sola o in aggregazione con altre com-
binazioni analoghe, intere catene di monti: con-
sta esenzialmente di calcite amorfa. Fra i calcari
o roccie calcaree principali figurano il marino, la
dolomite, la marna, la lumachella, la pietra usata in
litografia, ecc. - Calcare lacustre, quello che si
formò e si forma sul fondo di laghi. - Calcare ma-
rino, quello che si formò e si forma nelle profon-
dità dei mari. - Calcari compatti ordinari, roccie
microcristalline che costituiscono i marmi colorati.
- Calcari concrezionali, tuli calcarei e travertini. -
Calcari grossolani, roccie composte di sabbia, di
avanzi di conchiglie; anche, cemento di carbonato di
calce. - Calcari terrosi, roccie composte da gusci
di foraminifere e d'altri animaletti microscopici.
Achirite, calcare oolitico, o calcare in minuti gra-
nelli aggregati, come oricini. - Afrite, varietà di
calcite, carbonato di calce a struttura fibrosa, fo-
gliosa, a splendore madreperlaceo, argentino. - A-
garico minerale, carbonato di calce bianco, leggero,
quasi cotonoso, a forma di feltro molle, cedevole,
disfatto, ovvero di un tessuto di filamenti negli
spacchi del calcare. - Breccie: sono formate da fram-
menti di calcare, quarzo, ecc., a spigoli taglienti, di
varia grossezza e forma, tenuti insieme da un ce-
mento pure calcareo o di altra natura, generalmente
ben distinto e variamente colorato. - Lumachella,
varietà di marmo calcareo, la cui massa contenga
una grande quantità di conchiglie fossili. - Oolite,
varietà di calcare creduto ova di pesce o di pic-
cione fossili. - Osteocolla, incrostazioni calcaree di
fuscelli, di steli, di erbe, di muschi, di residui ve-
getali, per opera d' acque calcarifere o di leggieri
sedimenti calcareo-terrosi, che si induriscono, con-
servando la configurazione degli oggetti. - Scaglia,
formazione calcarea nelle Alpi Venete. - Scaranto,
voce regionale (Veneto) data a certe concrezioni
calcaree, di poco spessore, che si trovano nei ter-
reni alla profondità di 30 o 40 cm. - Spato calcare,
carbonato di calcio. - Tirolite, composto idrato di
carbonato di calce e arseniato di rame. - Tufo, de-
positi di pietra calcare o silicea, abbandonata dalle
acque, e di materie incoerenti eruttate dai vulcani,
le quali si sono agglutinate per opera dell'acqua e
del loro proprio peso.
Calcarone. Detto a zolfo.
Calcatóio. Arnese pel disegno.
Calcatréppola. Comunissima pianta ombrel-
lifera.
Calce. Pietra silicea, o protossido di calcio, che,
cotta in fornace e mista a rena, forma la calcina:
la calcina stessa, che serve al muì^atore. - Cal-
càreo, di calce. - Calcinoso, di calcina, o che ha
l'apparenza o la qualità della calcina. - Calcinare,
incalcinare, dar la calce, immergere nella calce.
Calce idraulica, quella che serve alle costruzioni
da farsi sott' acqua, avendo la facoltà di indurire
nell'acqua stessa e nei luoghi umidi. - Calce spenta,
ottenuta con la cottura : idrato di calce. - Calce viva,
0 caustica, non ancora spenta. - Calcestruzzo, calci-
struzzo, mescolanza di calce e d'argilla o d'altre so-
stanze atte a meglio solidificare lo smalto. - Calcina
dolce o forte, secondo che è tenace o no; grassa.
quella spenta, con poca rena ; magra, con molta
rena.
Alberese, pietra biancastra da calcina. Terreno
dove si trova. - Andesina, feldispato intermedio
tra quello di potassa, ortose, e quello di soda e
calce, oligoclasio, con maggiore ricchezza di calce
che in quest'ultimo. - Apatite, losfato di calce na-
tivo che trovasi nelle roccie primitive in pezzi mas-
sicci 0 cristallizzati nel sistema romboedrico. - Ba-
bingtonite, silicato di calce e di ferro con un po'
di magnesia, di manganese e d'albumina. - Calcite,
spato calcare. - Cemento romano, calce idraulica. -
Datolite, calce borata silicea. - Dolomite, calce car-
bonata magnesiaca. - Grassello, la calce spenta e
non ancora mescolata con la rena. - Latte di calce,
calce fatta sfiorire con l'acqua e poi stemperata con
altr'acqua. - Romeite, sorta di calce di Piemonte.
- Wollastonite, silicato di calce, minerale di colore
bianco-giallastro e grigiastro, con traccie di magnesia
e d'ossido di ferro o d'acqua. - Zoisite, silicato di
calce e di allumina, ferrifero.
Calce che non tiene, non fa presa. - Far presa,
il collegare della calcina coi sassi. - Calcinare, cal-
cinazione, il ridurre o il ridursi, col fuoco, in istato
quasi di terra o di calcina: dicesi di metalli, di
pietre, di ossa. Calcinàbile, che può calcinarsi. -
Scalcinazione, il separare 1' acqua forte o i metalli
dalle calcine che vi si contengono. - Spegnere la
calcina, versandovi sopra l'acqua.
Calcinàccio, pezzo di calcina stato in opera nelle
muraglie - Calcinaio, manovale che spegne la calce,
la intride e la riduce in calcina. Anche, la buca
nella quale si spegne la calcina. - Cola, colo, specie
di vassoio, un po' concavo, di fìl di ferro, per colar
la calcina. - Gramola, arnese nel quale si pigia, si
calca la pasta da far calcina - Màcero, dove si ma-
cera la calce. - Marra, strumento adoprato dai ma-
novali per lavorar la calcina: anche smarra.- Tra-
mòggia, sorta di cassa per immergere il calcestruzzo
nell'acqua, a ciò non perda la forza.
Calce. Calcio di lancia, di fucile. - Parte più
in basso di checchessia.
Calcedonio. Pietra di qualche valore e pregio,
variamente colorata, affine all'agata. - Varietà: il
carneolo, la corniola, la sarda (di color giallo ros-
sastro cupo).
Calcese. Cima dell'albero d'una nan.
Calcestruzzo. Detto a calce.
Calcètto. Sorta di scarpa da ballo.
Calciare {calciato). Veggasi a calcio (percossa).
Calcina. Detto a calce.
Calcinàccio. Pezzo di calcina. - Sterco di
pollo, di uccello.
Calcinare, calcinazione (calcinato). Veggasi
a calce, a metallo.
Calcino. Malattie del baco da seta.
Calcio. Percossa, colpo dato col piede: zampata,
di cavallo, di mulo e simili; di persona, pedata,
stivalata.
lirar calci: calciare, calcitrare; dare di calcio,
menar calci ; fare, prendere a calci ; sterrare, spran-
gare, sparar calci; dar di piede, percuotere coi
piedi, scacciar col piede ; ricalcitrare, scalcheggiare,
scalciare; lavorare di pedate; zampeggiare; man-
dare... a. calcinala (scherz.); toccare una spanna
sotto la schiena.
Fiancare dei calci, dar de' calci ne' fianchi - Gio-
care ai pedini, darsi dei calci. - Rincalciare, rin-
correre a calci. - Sonare un calcio, darlo con forza.
- Sparar calci, coppie di calci: darne.
.349
Galclo. Parte inferiore di più d'mVarme (ar-
chibugio, lancia, picca, pistola). - Tiro nel giuoco
della ruzzola.
Calcio. Metallo, che si trova in natura solo
combinato con altre sostanze, duttile, brillante, di
colore giallognolo. E' il cosUtuente primo del
calcare e della cajlce.
Calcio (giuoco del). Antichissimo giuoco italiano
(del trecento), somigliante AU'episciro, al fennida,
SiWarpaslo degli antichi Greci e Romani; imitato
dagli Inglesi e ora in voga sotto la denominazione
di football. Lo si giucca con un pallone di cuoio
(contenente una borsa di gomma, gonfiata d'aria),
che viene spinto col piede da ventidue giuocalori
(fotbalers), divisi in due squadre (leunis), avver-
sarie, e in generale su. un prato di fresco tagliato.
Si traccia all'uopo il campo di giuoco, rettangolo
limitato all'intorno da linee visibili.
Linee del campo, abee, linee dei giuocatohi.
Si chhm^Lno linee della porta i lati minori, a metà
delle quali è una porta (goal)^ costituita da due
pali verticali, sostenenti un terzo orizzontale ; linee
di fallo, i lati maggiori, a metà dei quali e nel
senso normale, è la linea mediana, che divide il
rettangolo in due campi, e che ha .nel mezzo un
punto, centro del circolo d'attacco, avente un dia-
metro di nove metri. Davanti alla porta si segnano
altri due rettangoli: uno minore, detto area della
porta, e uno maggiore, comprendente il primo, detto
area di rigore. I giuocatori di ogni squadra si di-
spongono su quattro linee parallele alla linea me-
diana e cioè: fra i poli della porta un portiere, o
goalkeeper, il quale difende la porta e solo ha il
diritto di toccare il pallone anche con le mani,
fino però alla linea mediana; fuori del rettangolo di
rigore, due terzini f fullbaksj, che sostengono il
portiere; davanti a questo, tremezzini ChalfbacksJ,
che sostengono il giuoco dei cinque avanti posti
vicino alla linea mediana e ai quali è specialmente
affidato l'attacco delia porta avversaria. Ogni squadra
ha fra i propri giuocatori un capitano, che di so-
lito è il migliore di essi e il più pratico del giuoco.
Scopo e pahticolaki del giuoco.
Scopo, da parte di ogni squadra, è di marcare la
porta fmake the goal), facendo passare il pallone
attraverso la porta avversaria: vince la squadra
che in due periodi di tempo, di 45 minuti {fiast
and secoìid lime), interrotti da un riposo di dieci
minuti [half lime), inarca il maggior numero di
porte. Ogni partita, o match, è diretta da un ar-
bitro, o referer, assistito da due giudici della linea
di fallo (lines men). Ogni partita ha principio coi
calcio d'inizio, tirato a sorte e dato ddiìì'avanti di
centro al pallone messo sul punto della linea me-
diana, mentre i suoi quattro compagni sono posti
lungo quella linea e i cinque avanti avversari sono
disposti sulla periferia del centro d'attacco. Nessun
giuocatore delle due squadre può muoversi prima
del calcio d'inizio. Quando un giuocatore spinge il
pallone fuori dalle linee di fallo, il giudice di linea
fa fermare il giuoco, e un mezzino ributta la palla
con le mani, stando coi piedi sulla linea di fallo,
e questo è un caso di fuori giuoco (ont).
Quando un giuocatore spinge il pallone fuori dalle
linee della porta avversaria, si ha un fuori giuoco,
e il palloii^.messf5uHa linea più interna dell'area
di porta viene sp'fnlo dal propio portiere. QiKindo
un giuocatore 16 passare il pallone fuori dalle linee
della propria porta, si la nn fuori giuoco chiamato
corner, e la palla messa nelI'anooZo del campo di
giuoco vieni! spinta nel campo da un mezzina va-
versario. L'arbitro, quando giudica che un giuoca-
tore di una squadra commette un fallo (foal),
ferma il giuoco, e il pallone, riposto nel punto dove
fu commesso l'errore viene rimesso in giuoco da
un giuocatore della squadra avversaria con un calcio
libero ('free kickj : se questo errore viene commesso
entro l'area di rigore, allora il pallone é messo da-
vanti alla porta sulla linea interna di rigore, e il
calcio tiralo si chiama calcio di rigore {penallij
kick), e la porta è solo difesa dal proprio portiere.
Quando un giuocatore giuoca la palla dalla linea
di fallo, ogni giuocatore della slessa squadra è
fuori giuoco (ojf s%de}. $c uno ha almeno tre giuo-
catori avversari fra lui e la detta linea, e non può
toccare la palla se prima non l'ha toccala un giuo-
catore avversario. Il giuoco come sopra indicato é
chiamalo dagli inglesi foolball-associalion, e in esso
tutti i colpi dati al pallone con qualunque parte del
corpo validi, escluso l'avanbraccio. Altro modo di
giuocare é quello detto football-rughy, assai più
brutale e pericoloso, essendo permesso ai giuocgitori
di trattenersi e urtarsi anche con le inani, e però
é specialmente giuocato dai professionisti.
Calcistruzzo. Detto a calce.
Calcitrare [calcitrato). - Tirare un calcio.
Calco. Un disegno riprodptto.
Calcografìa, calcògrafo (calcografico). Veg-
gasi a incisiorte.
Calcola. Arnese per la tessifMra.
Calcolare {calcolabile, calcolalo). Il computare,
lo stabilire una quantità facendo il co/ito. - Figur.
stimare, giudicare.
Calcolatore. Veggasi a guadagno.
Calcolazione. Operazione del calcolare
Càlcolo. Computo, conto. - \\\ aritmetica^
meccanismo delle operazioni elementari ; in algebra,
riduzione e trasformazione di espressioni in altre
equivalenti e di forma più semplice; ìntrutteìna-
Ùca, esecuzione di operazioni con numeri com-
prendenti tutte le comhinazioni che si stabiliscono
fra le quantità cognite e le incognite per arrivare
alla soluzione di un problema. - Calcolo decimale,
la parte dell'aritmetica che insegna le operazioni
per numeri scritti sul sistema decadico, - Calcolo
delle differenze finite e discrete, quella parte della
matematica che studia le variazioni delle funzioni
in rapporto alle differenze finite delle variabili, da
cui le funzioni stesse dipendono. - Calcolo diffe-
renziale, 0 infinitesimale, quella parte della mate-
matica che studia le variazioni delle funzioni infi-
nitamente piccole o differenziali delle variabili, da
cui le funzioni stesse dipendono'. • Calcolo inte-
grale, lo studio matematico della forma e delle
proprietà di una funzione, allorché sia noto, in
modo esplicito, il differenziale di un dato ordine
della medesima o si abbia un'equazione tra i dilTe-
renziali di essa. - Logaritmico, trigonomelrico, dei
minimi quadrali, delle probabilild. sublime, le deno-
minazioni che distinguono i diversi altri calcoli
notissimi.
Cakolare, far calcolo, stabilire una quantità, fa-
cendo i conti: computare, suppùtare (supputura-
zione).
Càlcolo. Concrezione inorganica che si forma
talvolta nel fegato, nel rene, nella vescica: detto
calcolo biliare, sai ivale, inteslinale, urinario, secondo
l'organo nel quale si presenta ; fosfatico, ossalico.
350
CALCOMANIA — CALDERAIO
tirico, secondo la composizione. - Affezione calcolosa,
l'insieme dei disturbi, delle lesioni, prodotti dal sog-
giorno di un Càlcolo nell'organismo. - Morsa, stru-
mento chirurgico col quale si tiene fermo il calcio
del litotrilore, quando occorre spezzare un calcolo.
Calcomania. Figurina a colori che, bagnata,
si stacca da' suoi contorni e si imprime altrove.
Calcopirite. Detto a rame.
Calcosina, calcostiblte. Solfuri di rame.
Calcotipia. Detto a incisione.
Calda. Operazione di fonderia.
Caldaia {caldara). Recipiente alquanto grande,
di forma rotonda, per lo più, e più largo alla bocca
che al fondo, per scaldarvi e bollirvi entro qualsiasi
cosa: caldaio, caldaro; caldaione, caldarone; pen-
tolone; sartagine, vagello. In qualche dialetto, ma
non in Toscana, caldaio. - Caldaiaccio, caldaia mal
fatta 0 ridotta in cattivo stato. - Caldaietta, piccola
caldaia, ma meno della caldaina.- Caldaiona, grande,
grossa caldaia; caldaione, più di caldaiona. - Lal-
daiuccia, caldaia piccola, grama, non atta all'uopo.
• Caldaiuola. piccola caldaia. - Calderotto, vaso mi-
nore della caldaia, con fondo più largo della bocca,
la quale è senz'orlo, e da potersi chiudere con
coperchio che calza. - Calderottino, dimin. di cal-
derotto.
Autoclave, caldaia ermeticamente chiusa, entro la
quale si compiono operazioni chimiche sotto forti pres-
sioni. - Calddra, caldaia adoperata nelle allumiere, nelle
saline, ecc. - Calefatore, sorta di caldaia. - Digestore,
caldaia di Papin.- Lambicco, caldaia distillatoria donde
si trae il gas idrogeno carbonato, per empirne i gaso-
metri della illuminazione notturna. - Trogolo, specie
di caldaia. - Vagello, caldaia grande dei tintori.
Caldaiata, quanto si può contenere in una cal-
daia. - Cofano, lo spazio interno delle caldaie a
vapore. - Colpo di fuoco, arsione delle lamiere delle
caldaie, quando manca l'acqua. - Incrostazione, la
crosta che si forma in fondo e sulle pareti delle
caldaie a vapore, dipendentemente dai sali contenuti
nell'acqua: incrostatura. - Scottatura, difetto delle
caldaie bruciate o calcinate dal fuoco.
Economizzatore, nelle caldaie a vapore, appa-
recchio formato da una serie di tubi che riscaldano
l'acqua; specie di termo-sitone dove l'acqua, circo-
lando prima di giungere nella caldaia, si riscalda
a spese del calore dei gas che vanno al camino
accessorio della caldaia. - Fondo, la parte estrema
delle caldaie, dei cilindri, delle trombe, ecc. -Livello
ad acqua, a specchi, a squadra, istrumento che segna
l'altezza dell'acqua della caldaia. - Maniglie, due ma-
nichetti di ferro, uno per parte della caldaia, talora
pendenti e girevoli in due occhi, come nei bauli, talora
fermi orizzontalmente. - 1 ermomanojnefro, apparecchio
indicatore della temperatura d'una caldaia. - Trovr
d'homme, voce frane, usata dai meccanici: bocca di
accesso in una caldaia. - Valvola di sicurezza, ap-
parecchio per impedire lo scoppio delle caldaie.
Alimentare una caldaia, fornirla di combustibile,
d'acqua. - Sfiatare, scaricare il vapore dalla caldaia.
Caldàio. 'V^oce dialettale per paiuòlo.
Caldallessa. Detto a castagna.
Caldana. Senso di caldo alla faccia. • Stan-
zetta sopra il forno.
Caldano {caldanino). Recipiente per tenervi
brace: braciere, scaldino.
Caldarrosta. Detto a castagna.
Caldarrostàio. Detto a castagna»
Caldeggiare (caldeggiato). Aiutare, favorire,
appoggiare, proteggere.
Calderaio [calderaro). Chi fa caldaie, casse-
ruole, padelle, paiuoli e altri utensili di rame, a
uso dell'economia domestica e di varie arti: calde-
raro, ramaio; padellalo, padellaro. - Fabbricatore,
lavorante che sta alla fucina per arroventarvi il
ferro, batterlo quindi sull'incudine e abbozzarne le
forme secondo i diversi lavori. - Magnano, ar-
tefice (affine al calderaio) che al ferro proveniente
dalla ferriera dà le ultime forme appropriate a
cose svariatissime, come serrami, toppe, chiavi, ecc.
- Ramaio, propriamente, quel fabbricante che riduce
il rame in pani, in quadrelle, in ampie lamine,
e anche fa lavori diversi: battirame, conciabrocche,
picchiapadelle. - Stagnaio, chi fa o vende lavori
di stagno o di latta saldata con stagno: stagnino.
Cianfrinare, nell'industria peccanica de' calderai,
significa comprimere, accecare i lembi delle lamiere
de' serbatoi di caldaie, affinchè vi sia una buona
tenuta, cioè che i liquidi contenuti non trovino
alcun passaggio o fuga, - Rammarginare, saldare,
unire aperture o schianti di lavori di getto, o si-
mili; anche, appiccicare pezzo con pezzo di metallo,
mediante saldatura. - Ristagnare {ristagnamento) :
ripete stagnare. - Ristagnatura, atto ed effetto del
ristagnare. - Saldare, congiungere con lo stagno e
il saldatoio pezzi metallici. - Saldatura, il saldare,
la parte saldata e la spesa. - Saldatura dolce, che
serve a saldare il rame e l'ottone. - Stagnare, dei
vasi di rame, coprirne la superficie interna con
un velo sottile di stagno ; per tale operazione, si
avviva il rame, raschiandolo con un pezzo d'acciaio
tagliente, quindi si infonde nel vaso un poco di
stagno fuso, che si va confricando con un batuf-
folo di capecchio inastato sopra un corto bastone,
aggiuntavi un po' di polvere di colofonia, per impe-
dire l'ossidazione della superficie lustrata del rame.
- Stagnata, l'atto dello stagnare. - Stagnato, il vaso
di rame sottoposto alla stagnatura, ossia all'opera-
zione dello stagnare {stagnatura dicesi anche il
prezzo dell'operazione). - Stozzare, fare l'incavatura
a un metallo. - Ungere, alluminare, dare ai vasi
di rame la malletta.
Imbutita, lamiera foggiata a cupola o altrimenti :
meglio detto stozzata, cioè foggiata su lo stozzo. -
Latta, lamina sottile di ferro coperta di stagno e
penetrata da questo in tutta la sua grossezza: serve
al calderaio per qualche lavoro. - Lavori di fabbri-
cato diconsi alcuni vasi appena sbozzati (caldaie,
mezzine, paiuoli, ecc.) e rifiniti dal calderaio.
Malletta, mescolanza di terra alluminosa o argillosa
e altro, con la quale si spalmano vasi di rame, che
poi si rinfuocano, per restituir loro la perduta lu-
cidezza, e quindi si risciacquano in truogolo d'acqua
chiara. - Pece, specie di ragia o resina, detta colo-
fonia, che si cava dal pino, dal larice, dal terebinto,
dall'abete, e si vende a pani. - Piombo a banco,
disco di piombo, più o meno largo, grosso un dito
0 poco più, sul quale la latta o altra lastra metal-
lica s'impronta con lo stampo. - Ramina, la scaglia
che fanno i calderai battendo il rame. - Sale am-
moniaco, cloruro d'ammonio usato per far aderire
lo stagno al rame.
ISTRUMENTI, ARNESI DEL CALDERAIO.
Accecatoio, specie di saetta da trapano con l'estre-
mità tronca a linea retta e tagliente, atta ad inca-
vare un foro per cui ricevere la capocchia di un
chiodo, 0 di una vite o altro, sicché spiani e non
risalti. - Cacciabotte, strumento a uso di cesello.
CALDERINO — CALDO
351
che serve a far fondi. - Capra, specie di trespolo,
composto di un pezzo di trave, o di troncone , di
cui una delle estremità poggia in terra e l'altra è
tenuta sollevata da due gambe (zampe) divergenti :
in cima ad essa é fissato un ferro, i)er piccliiarvi
sopra. - Cesoie, grosse forbici da calderaio. - Cesoie
da tondare, quelle che hanno una delle branche
fermata stabilmente sul cepjìo: sull'altra, che è li-
bera, si fa forza con la mano, per tondare i vasi,
cioè per tagliare intorno la bocca. - Chiodaia, ar-
nese d'acciaio auso di fabbricar chiodi o bullette:
è una forte spranghetta d'acciaio, con uno o più
fori di vario diametro; ogni bulletta è formata di
una lastrettina di rame ravvolta su di sé, in forma
di stretto e acuto cartoccio ; introdotta per la punta
in uno dei fori della chiodaia, si picchia col mar-
tello l'opposta estremità; cosi schiacciata la punta,
si fa una seconda capocchia per far unir bene i pezzi,
uno con l'altro. - Condotto, tubo di lamiera che porta
sul fuoco l'aria proveniente dalla canna del man-
tice. - Costola, sorta di mastello con bocca tonda,
da mettere in fondo o spianare.
Forbici, strumento per tagliare, tutto di un
pezzo, fatto d'una lama di ferro ripiegata trasver-
salmente per metà dove fa l'ufficio di molla. - Tii-
cudine, grosso arnase di ferro, o di acciaio, sul
quale col martello si batte il ferro o altro metallo
per lavorarlo. - lAnia, strumento fatto di una
verga d'acciaio, piana, tonda o triangolare: serve
per assottigliare, per rodere, per ripulire il ferro
0 altro metallo. - Mantice, arnese composto di
legno e di pelle, col quale si spinge il vento, ossia
una rapida corrente d'aria sul tuoco per avviarlo e
ravvivarlo. - Spiraglio, buca, per lo più quadra, in
uno dei palchi o assi del mantice. - Mastellina, ma-
stello a due bocche bislunghe. - Martello, notis-
simo arnese, usato in quasi tutti i mestieri. - Maz-
zuolo, martello di legno. - Morsa, grosso arnese di
ferro da stringere lavori che si debbano picchiare,
limare, trapanare, segare, ecc. Si ferma stabilmente
al banco mediante il piatto. Piatto della morsa,
piastra con fori per fermare la morsa al banco con
chiodi 0 con viti.
Palo, nome generico di un arnese, quasi a uso
incudine, che consiste in una robusta asta di ferro,
lunga alcuni palmi, piantata in un ceppo, vertical-
mente, ovvero orizzontalmente, oppure variamente
inclinata e ripiegata. Il palo suol avere una testa o
capocchia, sulla quale il calderaio batte alcuni suoi
lavori. Palo a mela, con testa a forma di una mela.
- Palo da stozzare, spranga di ferro, incassata orizzon-
talmente nel ceppo, dalle due parti piegata a squadra
all'ingiù, quindi ripiegata pure a squadra all'infuori.
Stozzare dei vasi, specialmente quelli di rame,
lavorarli sul palo col martello in modo che il collo
ne rimanga stretto.
Paloritto, quello con testa terminata in un quarto
di disco verticale. - Pinzette, piccole tanaglie a
bocche dritte e interamente liscie, scabre o den-
tate. - Saldatoio, strumento di rame col quale lo
stagnaio, riscaldandolo, stagna o salda - Stampo,
foggia di punzone col quale, picchiando con martello,
s'impronta nella latta un segno qualunque, come
numeri, lettere, fregi e simili. - Stampo a taglio,
stampo tagliente il quale, picchiato col martello,
porta via il pezzo, lasciandovi un buco variamente
conformato. - Stozzo, strumento per fare la parte
convessa a un metallo. - Tagliuolo, specie di cuneo
d'acciaio, a modo di scalpello, a taglio ottuso, con
cui sull'incudine e a colpi di martello si taglia da
più lunga verga quel tanto di ferro che occorre
per un determinato lavoro. - Tanaglia (plur. ta-
naglie), strumento di ferro composto di due leve
imperniate nel loro incrociamento a modo di cesoie:
serve a stringere, a tirare, a schiantare, ecc. -
Trapano, strumento per forare metalli e altri
corpi duri mediante una punta d'acciaio fatta girare
rapidamentf^ .sopra di sé.
Calderine iJetto a caldaia e a paiuolo.
Calderino , col'Jerugio . Veggasi a car-
de/fino.
Calderotto. Veggasi a caldaia e a paiuolo»
Caldezza. L'essere caldo. - Calidità, calore.
Caldina. Veggasi a caldo.
Caldo. Sostantivai!)., la temperatura calda, alta,
dell'escale; contrario di freddo e di fresco. La
sensazione prodotta in noi dal calore e determinata
da una reazione dei nervi cutanei. La misura del
caldo è data, per gradi, dal termometro. — Ag-
gattiv., che ha o che produce calore: di stagione,
di tempo in cui la o si sente molto caldo; di
luogo, di paese molto battuto dal sole. - Figur., di
affetto, di jiassione molto forte e veemente; di
parola, di preghiera molto affettuosa ed ellìcare;
di irtsf »'i»w,a abbondante ; di coiore vivace, acceso.
Ca Iddccio, ca.ìdo molesto.- Caldo birbone, intenso. -
Caldo che assaetta, che dà troppo noia. • Caldo del
diavolo, straordinario: caldo dnnnato. - Caldo ecces-
sivo: bollore; caldo brucente, bruciante, canicolare;
caldo da morire, da stufa, d'inferno, terribile, tre-
mendo; violento, vulcanale, da vulcano. - Caldo
intollerabile, che non si può sopportare.. - Caldo
molesto, che dà noia, fa sudare troppo. - Caldo
smanioso, che dà molestia, che fa dare in ismanie.
- Caldo soffocante, opprimente, asfissiante, tale da
togliere, da mozzare li respiro. - Torrido, il cli-
ma equatoriale, caldissimo.
Afa, aria calda, greve, soffcante. - Ardenza,
ardura, arsura, calore continuo ed eccessivo di sole.
- Caldura, caldo intenso e molesto che si prova
in estate. - Canicola, gran caldo ; astronom., Sirio.
Giorni della canicola o giorni canicolari, volgarm.,
quelli che il sole impiega a percorrere il segno del
Leone. - Frugnolone, caldo cielo, sferza del caldo.
espressioni per accennare al caldo della stagione -
Ore, giorrate bollenti, caldissime. - Riverbero, il
caldo, la luce che lascia o riflette il sole in un
luogo. - Solleone, tempo di gran caldo, quando il
sole è nel leone. - / solleoni, il maggior caldo.
Delizie del solleone (iron.), allusivam. alla noia che
dà il caldo eccessivo. - Sferza del sole, l'ora nella
quale il sole è più fervente e gagliardo. - Spruzza-
tura di calore, caldo passeggiero, lieve. - Sudamina,
0 sudamini, calore o riscaldamento, - Tiepidezza,
caldo mite, temperato. - Vampa del caldo (fig.), l'ar-
dore, i! vapore diffuso dell'aria durante il gran
caldo. - Insolazione, complesso di fenomeni, talora
mortali, cagionati sia dalla irradiazione solare, sia
dall'eccessivo calore. - Ristoro, senso piacevole, sol-
lievo per diminuzione del caldo, più specialmente
per il determinarsi di una corrente d'aria fresca. -
Scalmana, malanno in seguito a gran caldo o stra-
pazzo 0 sudore represso.
Caldana, sensazione di caldo, subitanea accensione
di sangue, per lo più alla testa. - Calidità, l'esser
caldo; caldezza. - Calorifico, che produce calore
ed ha l'effetto di scaldare, di produrre riscalda-
mento.
Caldo, che ha calore, temperatura relativamente
alta: accalorato, accalorito, incalorito; calido, calo-
352
CALDURA — CALLIGRAFIA
roso.- Molto, eccessivamente caldo: ardente, brucente,
bruciante; abbruciato, bruciato; cocente, estuante,
focoso; rovente,, scottante; setardente, vanipeggiante.
Poco, temperatamente caldo: tiepido, tepido; cai-
detto, calduccio; tepifatto, tepiticato; sofl'reddo; né
caldo, né freddo.
Accaldare (accaldato), riscaldarsi soverchia-
mente. - Accaldato, chi, per troppo esercizio, ha
molto caldo, e talvolta, per non aversi cura, ri-
schia di pigliarsi un'imbeccata, un mal di punta, -
Avvaììipare, essere grandemente caldo, mandare
eccessivo calore: avvampamento, avvampata. - Boc-
cheggiare, per affanno di caldo. - Comportare, sop-
portare il caldo. - Conservare il caldo, conservare,
tenere il calore. - Crepare, scoppiare dal caldo, sen-
tirlo tanto da non poter più reggere. - Diventar
caldo: prendere calore, scaldarsi. - Essere rifinito
dal caldo, ridotto in gran sudore e in grande de-
Ijolezza. - Riardere, per il gran caldo. - Scaldare,
far venir caldo - Scaldamento, atto ed effetto : veg-
gasi a riscaldamento. - Scalducciare, dimin. di
scaldare. - Essere, stare al caldo, in un posto dove
ci si possa scaldare; anche nel letto. - Struggere,
struggersi, sciogliere, sciogliersi al caldo o al fuoco,
consumandosi - Temperare il caldo, moderarlo: ef-
fetto degli agenti naturali o di mezzi artificiali, tra
i quali di uso comune e antico il ventaglio.
Affogatoio, luogo dove ci s'affoga dal caldo. -
Luogo caldo: fìgur., fornace, forno, stufa.
Modi di dire. - Varie. — Ci si cóce, dove e' è
gran caldo. - Cominciano le mosche, viene il caldo.
- Con questi caldi va via la testa. - Oggi è un caldo
che si bolle vivi. - Par d'estate, quando è caldo fuor
di stagione. - Piove fuoco, quand'è gran caldo. -Qui si
arrabbia dal caldo, per cMo eccessivo,- Si bruciai pel
gran caldo. - // caldo di settembre toglie e rende (prov.).
Anigella, o fiore di S. Caterina, pianta comune
nei prati, con fiori bleu: quando piega la parte su-
periore, indica calore; quando laj tiene ritta, segna
freschezza. - Uff !, voce imitativa di afa, caldo; anche,
di noia e simili.
Caldura. L' intenso caldo che si suole provare
nel colmo dell' estate.
Calefaciente, calefazione. Veggasi a in-
fiatnmazioue.
Oaléggiolo. Sorta di canna.
Caleidofono. Detto a sjiiono.
Caleidoscopio. Apparecchio d'ottica. - Specie
di cannocchiale.
Calendàrio. Libretto o tavola in cui, mese per
mese, sono indicati i giorni deWanno: veggasi ad
almanacco. - Vecchio stile, attributo del calendario
giuliano in opposizione al nostro, gregoriano,
Calende. 11 primo giorno d'ogni mese.
Calendimàg'g'io. Detto a maggio.
Calenzuòlo. Piccolo uccello, con penne di
color verde scuro e giallo.
Calepino. Vecchio dizionario latino.
Calére. Vvemere, importare.
Calessabile. Detto a strada.
Calessante, calessata. Detto a calesse.
Calèsse. Un veicolo a due ruote, con seggiolino
sorretto da molle o da cigne, senza cassetta^ alle
volte con mantice e parafango. - Calessina, specie di
calesse, ma più piccolo e a quattro posti. - Cales-
sino, diminuì, di calesse, e indica non solo la pic-
colezza, come calessetto, ma l'eleganza, anche indi-
pendentemente dall'idea di piccolezza. Cosi, secondo
il Tommaseo, calessuccio indica, anche senza l'idea
espressa di piccolezza, la meschinità. Calessuccio,
può essere pure voce quasi d'umiltà, senza nessuna
idea di spregio. - Saltafossi, sorta di calesse, a due
ruote. - Calessante, chi tiene calessi per darli a nolo,
- Calessata, quante persone possono stare in un
calesse; anche, gita fatta in calesse.
Galestro. Dicesi di terreno magro, sassoso.
Calettare (calettato). Praticare la calettatura.
Calettatura. Operazione del connettere insieme
solidamente il legname nella costruzione, per modo
che le varie parti combacino perfettamente. Calet-
tare i regoli d'un telaio, le pietre d'un lastrico, ecc.
- A dente in terzo, a legno di filo, a spigoli, a zu-
folo, quadrata, la calettatura secondo il modo col
quale è praticata.
Calia. Minutissime particelle d'oro e d'argerto,
che se ne staccano nel lavorarli, - Figur., cosa inu-
tile 0 senza pregio.
Calibeare (calibeato). Termine di farmacia.
Calibrare {calibrato). Detto a calibro.
Calibratoio. Veggasi a calibro.
Calibro. Diametro interno della bocca d'yin'arme
da fuoco. - Calibrare, misurare il calibro delle boc-
che da fuoco; dare a queste un determinato calibro.
- Calibratóio, istrumento ehe serve a misurare il
diametro delle bocche da fuoco. - Lunetta mobile,
specie di calibratoio.
Càlice. Vaso adoperato dal sacerdote nel sacri-
fìcio della messa. - Bicchiere a forma di calice :
d'oro, d'argento, d'ottone inargentato, cesellalo. - Coppa,
la parte superiore del calice.
Calice. Parte del fiore.
Callciflore. Termine di botanica, nella clas-
sificazione di De Gandolle.
Calici renali. Detto a rene.
Calidario. Vaggasi a bagno e a terme. - Ca-
ndita, l'essere caldo.
Califfato, califfo. Detto a principe.
Caligrine [caliginosità, caliginoso). Veggasi a
ìiebbia.
Calisto. Detto a costellazione.
Calla. Grande apertura per lavori di idrau-
lica.
Callàia. Apertura nella siepe di un campo.
Callaiola, callaiuóla. Detto a campo.
Calle. Detto a strada e a via.
Calli. Plurale di callo.
Calligrafia (calligràfico, calligrafo). Propria-
mente, arte di scrivere con bei caratteri; per
estensione, la maniera di scrivere, nel significato
materiale: carattere; lettera; mano, mano di scritto;
pugno, scrittura. Calligrafia bella, chiara (che si
legge facilmente); bislacca, brutta; inintelligibile
(che non si può leggere affatto), - Rotonda, inglese,
gotica, corsiva, italiana, bastarda, vari generi di cal-
ligrafia. - Calligrafico, di calligrafia, concernente la
scrittura: scritturale. - Calligrafo, chi insegna od
esercita la calligrafia; che sa di calligrafia o ha
bella scrittura.
Calligrafia brutta: cattiva scrittura, scritturacela;
caratteri mal formati; arabeschi, arpioni, ganci, ge-
roglifici, ghirigori, graffietti; raspaticelo; raspatura
di gallina; scarabocchio; uncini; zampe di gallina,
di mosca; zampini. - Raspaticcio, lo scrivere scara-
bocchiato del fanciullo principiante. - Scarabocchio,
scrittura fatta alla peggio; anche, macchia d'inchio-
stro fatta nello scrivere.
Calligrafia piccola: carattere pidocchino, occhi di
pulce, scritturetta; frane, pattes de mouches (zampe
di mosca). - Calligrafia pitturata, precisa, che par
dipinta, bella.
CALLIGRAFICO
353
Asia, 0 fuscellino, parte del carattere che esce
dalla riga, per disopra o per disolto; il primo se-
gno nello studio della callij;ralia. - AtUiccatura, la
linea sottile che unisce una <e«era con l'altra, op-
pure le due parti di una stessa lettera. - Bottone,
segno, per lo più ovale, die serve a incominciare le
lettere. • Capi, gli elementi die si prolungano supe-
riormente, distinti in semplici e occìueUati. - Carattere,
scritto, la maniera di scrivere. Da distinguere però:
il carattere indica più propriamente la l'orma delle
lettere più o meno eleganti; lo scritto indica il modo
di scrivere, e l'impressione che all'occhio ne viene. -
5m</Mrasi d isse anche la torma del lo seri tto; e, parlando
di codici anlidii, è voce propria della bibliogralia
storica. E carattere si dice anche riferibilniente ai
segni (lettere) adoperati nella tipografia, ai segni
scolpiti 0 incisi sui monumenti, ecc.
Cliiaroscuri, le linee grosse e lini. - Corsivo, carattere
andante e piuttosto basso (posato, se con lettere
molto curate), adoperato comunemente nello scri-
vere, adottato anche, a somiglianza, nella stampa
(contrario di tondo). - Filarino , dei righi delle
scritture. - Filetto delle lettere, l'avviatura che si
fa conia penna a ogni lettera dell'alfabeto. - Gambo,
l'asta delle lettere. - Ghiroyòyolo, yirogóyolo, inli'ec-
ciature di linee fatte bizzarramente con la penna ;
ogni altro lavoro simile; lo stesso che ghirigoro. ■
Gòtico, aggiunta di carattere, di scrittura, simile a
quella dei Goti. - Pendenza o inclinazione, direzione
dello scritto più o meno obliqua. - Pennata, frego
di penna, colpo colla penna. - Pieno nascente, tratto
superiore che, incominciato sottile, gradatamente viene
aumentato. - Pieno morente, parte inferiore di prepa-
razione alla curva. - Ronde, carattere calligrafico tondo,
calcato forte. - Scherzi di penna, ghirigori. - Schizzo
(di penna), in due righe, in pochi tratti. - Scrittura
legata, coi caratteri uniti mediante filetti. - Svolazzo,
lettera grande iniziale o fregio ghiribizzoso fatto di
tratto, in punta di penna. - Tratto, tocco di penna.
- bucini (spreg.), le parole scritte goflamente da
chi sia principiante o abbia brutta mano di scritto.
Andar diritto, scrivere regolarmente, sulla linea.
- Asteygiaie, far le aste per guida di chi impara a
scrivere (asteggiatura, asteggio). - Dipingere (figur.),
scrivere con molto bella calligrafia. - Pare una lito-
grafia, d'una bella scrittura. - Essere a' fuscelhni,
0 fare i fuscellini, essere agli elementi della calli-
grafie. - l'are degli sgorbi, scrivere malamente. -
Pare la traccia della calligrafìa: dare le orme, se-
gnare coi puntini, o con la matita, le lettere per
modello ai ragazzi, agli scolari; far l'esemplare, il
modulo. - Geroglifìcare, fare dei geroglifici. - Molleg-
giare, l'agevole piegarsi del becco della penna e
delle falangi delle prime tre dita, fra le quali essa
è tenuta, senza che a tale movimento partecipino le
rimanenti parti della mano. Col molleggiare, cioè
col variare la pressione della penna, vengon bene i
chiaroscuri e le attaccature delle lettere. - Non sa-
per fare un 0 co» la cannuccia, essere ignorante
di scrittura. - Ombreggiare, tratteggiar bene le aste
delle lettere, proporzionando finezze e grossezze. -
Reggere la mano a uno: tenerla, indirizzarla perchè
impari a scrivere. - Scrivacchiare, schiccherare, sca-
rabocchiare, sgorbiare, scrivere male. - Tratteggiare,
tirar linee, fregi, cantoni.
Agrafia, errore nella coordinazione dei movimenti
necessari per scrivere.
Calligràflco. Di calligi-afia.
Calligrafo. Detto a calligrafia.
Gallipedia. Veggasi a educare e a figlio.
Callista. Detto a callo.
Caliu (callosild, calloso). Inspessimento indurito
dell'epidermide s<jtto[)osta a prolungata pressione:
chiovo, incallimiwilo, nodo del piede, patata al piede.
- Calloso, pieno di calli: calluto. - Incallire, diventare
calloso, incallito. • l'ie' ciocci, sciierz., di persona
dai piedi pieni di calli. - Scollare, levare, levarsi i calli.
Callo fisiologico, sostanza ossea che riunisce le
ossa fratturate. - Cullo putoUnjico, tumore corneo
che appare sopra alcuni punti della pelle delle
mani e dei piedi. - Callosità, riiidurimento e in-
spessimento della pelle prodotto da sfregamento
continuo, o da continuala pressione : scleroma
(gr.). - Clavo. il callo che si origina nelle arti-
colazioni dei diti dei piedi: articolare; lupino. -
letiosi, il callo che si estende su tutto il palmo della
mano o la pianta del piede ed é formato da tanti
piccoli calli simili a grani di miglio disposti come
a grappoli e riuniti in colonie di centinaia. - Occhio
di pollo 0 di pernice, il callo che si sviluppa fra le
dita: interdigitale; occhio pollino.- Unghiale, periun-
ghiaie, sottoun ghiaie, plantare, il callo a seconda
che si sviluppa o sulle unghie, o intorno le unghie,
0 sotto, le unghie, o nelle piante dei piedi. - Cat~
tivo, indiavohito, che fa veder le stelle, di un callo
doloroso. - Deforme, lussureggiante, il callo che è
più voluminoso dei capi ossei fratturati.
Callista, 0 pedicure, chi fa empiricamente il me-
stiere di levar calli. - Podoiatra, il medico-chirurgo
che, oltre il callo, cura tutte le malattie del piede
e della mano. - Podoiatria, la scienza medica che
apprende i rimedi per le malattie, in genere, delle
mani e dei piedi.
Fenditore, strumento che il chirurgo adopera nel
praticare la enucleazione. - Forbice curva, sfru-
mento noto per il taglio delle unghie incallite. -
Lima, tanaglia, strumenti noti che occorrono anche
al podoiatra nella cura dei piedi e delle mani affiitte
da calli. - Scalfittore, leva in acciaio, disinfettata,
che serve per rimuovere quanto sta intorno al callo,
allo scopo di isolarlo.
Calzatura razionale, quella preparata allo scopo
di impedire la formazione di calli. - Cerotti, in
genere, rimedi, talvolta dannosi, a base di acido
salicilico 0 cromico, usati come calmanti nelle
sensazioni dolorosamente acute dei calli. Sono i più
accreditati ì'acelidas (soluzione di acido cromico in
acqua), il tylosteron, ecc - Enucleazione, operazione
chirurgica per l'esportazione meccanica del callo. -
Palliativi, i rimedi momentanei, e spesso nocivi,
quali i liquidi, le pomate, ecc., anch essi, come i
rerotti, a base di acido salicilico o cromico, di col-
lodion, ecc. - Paracallo, riparo di stoffa, di feltro
0 di esca, che si applica per difesa attorno al callo.
Callo. Veggasi ad o.sso.
Callotta. Sorta di berretta.
Callotta. Detto a sfera.
Calma. Stato del mare quando non spira alito
di vento; perfetta tranquillità dell' rtJ7'a. Figur.,
quiete, tranquillità di animo, di spirito; placi-
dezza, posatezza, serenità. Contrario di agitazione.
- Il fiore A' aloe simboleggia la cai ma del cuore.
Atarassia, calma imperturbabile dello spirito;
mancanza di emozioni, tranquillità morale. - Flemma,
la calma abituale, accompagnata ìl jjazienza, a tar-
dità, a ?««<e2;«a. - Pacatezza, calma abituale nel de-
liberare e nell'agire: flemma, imperturbabilità, tran-
quillità di spirilo; sangue freddo, freddo volere. - Posa,
quiete e riposo, il contrario di moto, movimento.
- Quiete, il cessar del moto: quietezza. - Requie,
Premoli — Vocabolario Nomenclatore.
23
354
CALMANTE — CALORE
calma e riposo da cure, noie, mali. - Sangue freddo,
calma, imperturbabilità assoluta. - Doccia fredda
(figur.), cosa che ha virtù di calmare l'esaltazione.
Calmare: indurre, far tornare altri in calma;
abbonacciare, abbonazzare, abbonire, acquietare, am-
mansire, applacidire, placare, quietare; rabbonaccia-
re, rabbonire; racchetare, racquetare; mettere acqua
e non legna (sottinteso al luoco); placare, sedare;
tranquillare, ritranquillare; tranquillizzare, ritran-
quillizzare (gallicismo). Quindi abbonacciamento, ab-
bonimento, ecc., atto ed effetto. - Assopire (assopi-
mento), calmare, far cessare, specialmente di do-
lore: sopire; dar refrigerio. - Attutire, csAmar e nn
poco: attutare. - Placare, togliere o mitigare l'ira
altrui: rammorzare, smorzare, spegnere; addormen-
tare, mansuefare. - Placabile, placabilitd, placamento,
rispettivamente: atto ad essere placato, la qualità
di chi é placabile, l'effetto del placare. - Sopire,
detto, per lo più, di discordia.
Calmarsi, rimettersi in calma; tornare tranquillo:
abbonacciarsi, abbonirsi, acquietarsi, applacidirsi,
compor l'animo, domarsi, insanirsi; intemperarsi,
temperarsi ; passare il furore, posare l'animo, quie-
tarsi, ecc. - Tornare al quia, al segno, riprendere con
calma un discorso, ecc. - Ritornare nei gàngheri,
tornare in cervello, venir domo : frenarsi, conservarsi,
mantenersi, rimanere in calma.
Perdere la calma: alterarsi, inquietarsi, perdere
la quiete; perdere la tramontana; perdere le staffe;
uscir de' gàngheri, dei limiti, dei termini; lasciarsi
prendere da furore, da ira, ecc.
Calmo, chi è in istato di calma, pacifico; quieto,
sereno; inagitato, placato; fermo, freddo della mente.
- Flemmatico, di persona che sia sempre tranquilla.
- Imperturbabile, di chi non perde mai la calma,
anche in momenti di forte impressione, -Pa-
cato, in pace, quieto. - Quieto, pacifico, tranquillo.
- Gente paciona, pacifica. - Pacioccone, di persona
bonariamente calma.
Rimaner calmo : kenzx^X, mantenersi, mostrarsi
in calma; essere presente a sé stesso; stare in
cervello, stare in gangheri, in cristi.
Là, là, interiezione familiare francese, detta tanto
per tranquillare come per reprimere altrui.
Galxaante. Medicamento atto a moderare gli
eccessi di sensibilità, i disordini di movimento, ecc.:
lenimento, lenitivo, sedativo; controstimolante; le-
nificativo, sedante. - Anestetici, anodini, antispa-
smodici, narcotici, sedativi, i calmanti a seconda
della loro azione. - Canfora, genziana, lattuga, law-
dano, malva, matrìcaria, morfina, papavero, viola,
le più note sostanze con le quali si preparano i
calmanti. Così anche le foglie e la radice di bella-
donna, medicamento importantissimo, sopratutto per
gli alcaloidi che contiene {atropina, giusquiamina,
belladonna, ioscina, ecc.).
Calmare, calmarsi {calmato). Detto a calma.
Calmiere. Veggasi a tariffa.
Calmo. Chi è in calma.
Calo. Lo scemare, il calare di peso, di valore,
di quantità: dicesi di tnerce, di moneta, ecc.
Calòcchio. Palo per sostenere la vite.
Calomelano {calomeldnos). Minerale assai raro.
• Preparato medicinale, purgante e antelmintico.
Calore. Forma di energia della wicrfertae causa
per la quale i corpi svegliano in noi sensazioni
particolari, che diciamo di caldo e di freddo;
proprietà det fuoco, dei raggi del sole e simili, per
la quale i corpi si scaldano e possono bruciare;
principio per cui gli esseri viventi si mantengono a
I una tei nj} tv atura quasi sempre eguale: bollimento;
calefazione, cociore, cuociore, fervidezza, fervore,
incalescenza; vampa, vampo. Dal calore dipende il
diverso stato della materia, dei corpi: solido, li"
Q'mrZo, aeriforme o gassoso; nel calore è la fonte
della vita animale e vegetale. - Calore animale: ha
origine nelle varie reazioni cliimiclie che si compiono
neir organismo, e principalmente nella respira-
zione, che consiste in un'ossidazione o combustione
lenta del carbonio. - Calore di fusione, di vaporiz-
zazione, di soluzione, di combustione: rispettivamente,
quello necessario perchè un corpo passi dallo stato
solido allo stato liquido, giunto che sia alla tempe-
ratura di fusione; quello necessario per ridurre in
vapore un corpo liquido, giunto alla temperatura
di ebollizione; quello assorbito o emesso da un
corpo che si disciolga in un liquido; quello pro-
dotto nella combustione. - Calore latente, il calore
che risiede nei corpi senza manifestarsi. - Calore
raggiante, il calore che dalla sorgente si trasmette
ai corpi per irradiazione.- Calore specifico, la quan-
tità di calore necessaria per elevare di un grado la
temperatura di un chilogrammo di un dato corpo.
- Calore voltaico, quello prodotto in un conduttore
dal passaggio di una corrente elettrica.
Svampare, di calore che esce da luogo chiuso.
Pireliomelria, l'arte di misurare l'irradiazione
delle fonti calorifiche e specialmente quelle del sole.
- Termodinamica, scienza degli effetti del calore. -
lermografia, arte di produrre impronte col calore.
- Termologia, parte delle scienze fisiche che esamina
i fenomeni termici e ricerca le leggi che li go-
vernano.
Calorico, appartenente al calore, di calore; prin-
cipio del calore. - Calorifero, che dà calore; e
dicesi di qualunque apparecchio o corpo che con-
duce l'energia calorica, dà il riscaldamento. - Ca'
/oK/ìco, che produce calore: caldo, calefacente, cale-
fattivo; riscaldante, riscaldati vo; ardente, cocente,
fervente. - Caloroso, che ha calore, e calorosità l'es-
sere caloroso. - Termico, appartenente al calore,
del • calore.
Adiatermano, il corpo che è cattivo conduttore
del calore : adiatermico, aterraano. - Atermocroici, i
corpi che, trasmettendo o riflettendo i raggi calo-
rifici, non li alterano. La proprietà fisica di questi
corpi dicesi atermocrosi. - Diatermano, il corpo che
conduce, trasmette l'energia termica. - Refrattario,
il corpo che non fonde, anche sottoposto a calore
elevatissimo. - lermantico : si dice dei rimedi ecci-
tanti che danno calore.
Caloria, la quantità di calore necessaria per ri-
scaldare da 0° ad 1° un chilogrammo di acqua. -
Calorico specifico, la quantità di calore occorrente
per riscaldare di un grado (1°) un chilogrammo di
un corpo. - Calorico specifico dell'acqua, la caloria.
- Cozione, cambiamento di stato che il calore fa
subire alle sostanze organiche semisolide. - Potere
assorbente, la facoltà, varia nei vari corpi, di assor-
bire la luce e il calore. - Potere emissivo, potenza
d'un corpo di emettere calorico. - Haggio, una delle
direzioni in cui si propaga o viene riflesso o ri-
fratto un suono, il calore raggiante o la luce emessi
da una sorgente. - Smorzo, l'effetto dello smor-
zare, cioè diminuire di intensità. - Sorgente di
calore, il corpo che è capace di riscaldarne altri.
- Temperatura, l'altitudine di un corpo a cedere
calore agli altri corpi. - Vajiore, l'acqua in ebol-
lizione.
CALORE — CALPESTARE
3oo
Fenomeni termici. - Apparecchi, macchine, ecc.
Calorescenza , fenòmeno per effetto del quale,
concentrando rajjgi invisibili su una lastrina di
platino, si rende questa rovente e luminosa. -
Conduzione, uno dei tre modi pei quali il calore può
f»ropagarsi da un corpo a un altro: si verilica tutte
e volte che il corpo che si riscalda è in diretta
comunicazione con la sorgente di calore. - Conve-
zione, uno dei tre modi pei quali il calore può pro-
pagarsi da un corpo ad un altro: avviene tutte le
volte che in una massa necessariamente liquida le
parti avanti diverso grado di calore debbono cer-
carsi le une le altre per farsi il cosidetto equilibrio
termico.
Diatermasia, diatermaneitd, trasparenza per i raggi
calorifici oscuri.
Dilatazione: è la facoltà che ha il calore di au-
mentare le dimensioni dei corpi sottoposti alla sua
azione. - Binomio di dilalazisne, il fattore per cui
bisogna moltiplicare la lunghezza di un' asta me-
tallica per ottenere il valore della lunghezza che
l'asta stessa raggiungerebbe, se sottoposta a deter-
minato aumento di calore. - Coefficiente di dilatazio-
ììe, l'aumento che un corpo, preso in una sua unità,
subisce quando la sua temperatura aumenta di un
grado. - Coefficienle dì dilatazione cubica, l'aumento
dell'unità di volume di un corpo, quando la sua
temperatura aumenta di un grado. - Coefficiente di
dilatazione lineare, l'aumento dell'unità lineare di
un corpo, quando la sua temperatura aumenta di
un grado. - Coefficiente di dilatazione superficiale, lo
aumento dell'unità superficiale di un corpo, quando
la sua temperatura aumenta di un grailo.
Effervescenza, movimento interno d'un corpo che
si riscalda. - Incandescenza, stato di un corpo
riscaldato fino al cai or bianco. - Ebollizione, il bol-
lire; specie di evaporazione. • Evaporazione, il fe-
nomeno pel quale, un corpo liquido assume lo
stato gassoso. - fusione, il fenomeno pel quale un
corpo passa dallo stato solido allo stato liquido. -PHn^o
di fusione, la temperatura fissa e determinata che
si deve raggiungere perchè un dato corpo solido si
liquefaccia.
Irradiamento, uno dei tre modi pei quali il calore
può propagarsi da un corpo ad un altro. Tale modo
si verifica quando il corpo che si riscalda non è a
contatto con la sorgente di calore. - Hiftessioìie, il
riflettere, il riverberare, ossia il ribattere, il i-iper-
cuotere, il tornare indietro dei raggi, quando ribat-
tuti da un corpo: riverberazione, riverbero. - Soli-
dificazione, il passaggio di un corpo dallo stato li-
quido alio stato solido. - Sublimazione, il fenomeno
pel quale alcuni solidi passano immediatamente allo
stato gassoso, senza passare per lo stato liquido.
Apparecchi, ecc. — Acciarino pneumatico: serve a
dimostrare, che la compressione sviluppa calore non
solo sui corpi solidi, ma anche nei corpi liquidi.
Anello di S' Crravesand, apparecchio usato per la
dimostrazione sperimentale che un corpo solido,
sottoposto al riscaldamento, subisce una uguale di-
latazione in tutti i sensi. - Attinometro, strumento
destinato alla misura della intensità calorifica dei
raggi solari. - Calefatore, apparecchio che riscalda.
- Calorimetro, apparecchio per il quale si misurano le
quantità di calore assorbite e sviluppate dai corpi.
- Collettore del calore, apparecchio per mezzo del
quale si può accumulare il calore del sole. - Pen-
tola di Papin, speciale recipiente, a pareti robu-
stissime, che serve a sottoporre l'acqua a tempe-
rature superiori a 100 gradi, punto di ebollizione di
questo liquido. - Pirometrc, apparecchio, ideato dà
Wolgwood, che serve a misurare le temperature
molto elevate. - Specchio ustorio, specchio concavo
che, raccogliendo i raggi solari, brucia gli oggetti
cui è diretto : specchio di Archimede. - Termofonu,
apparecchio radiofonico in cui le radiazioni ter-
miche sono quelle jìrincipalmente in giuoco: e.sse
sono lanciale su una massa gassosa racchiusa in
un recipiente, o involucro trasparente, annesso
all'apparecchio. - Termomefro, apparecchio che
serve a misurare in gradi la tem])! ratura. - Termo-
fifone, apparecchio per riscalda tu ento ad acqua
calda: calorifero.
Macchine termiche, quelle macchine nelK' qual\^
II) sviluppo della forza motrice è ottenuto col mezzo
dal calore. Cosi le macchine ad aria calda, o a
vapore, a gas, ecc. - Caldaia, la parte di una
macchina termica nella quale si genera il vapore.
- Corpi di tromba, la [)arte di una macchina ter-
mica nella quale gli stantuffi sono mes!^i in moto
dal vapore. - Locomotiva, specie di micchina
termica a vapore. - Macchina di Newcomen, la prima
macchina a vapore che abbia servito jer l'indu-
stria, - Refrigerante, la parte di una macchina ter-
mica nella quale si condensa il vapore, dopo che è
uscito dai corpi di tromba. - Regolatore a forza cen-
trifuga, l'apparecchio che in una macchina serve a
regolare l'immissione del vapore.
Calóre. Eruzione, efflorescenza sulla pelle. -
Figur., grande ingegno; anche, ijreniura in una
cosa 0 per una cosa.
Caloria. Detta a calore.
Calorifero. Apparecchio di riscaldftinento
(fornello centrale da cui, per tubi o condotti, si
dirama il calore), di vario sistema e di varia co-
struzione. Si hanno caloriferi ad acqua calda, co-
munemente detti termosifoni (attualmente riputati
tra i migliori per il riscaldamento della casa), di
facile applicazione e di semplice esercizio, con dolce
e igienica radiazione di calore; caloriferi a vapore,
adatti per grandi fabbricati, specialmente industriali
e in tutti i casi nei quali occorre spingere il calore
in punti lontani, pure servendosi d'un solo centro
di produzione del vapore; caloriferi ad aria calda,
di vecchio sistema, utile ancora, massime ad uso
dell'essiccatoio industriale; caloriferi a sistema
misto, cioè ad aria riscaldata con elementi radia-
tori, a circolazione di vapore o di aria calda: adatti
specialmente per ospedali, scuole, sale di riunione
e simili. Si hanno, inoltre, caloriferi per piccoli
appartamenti, con focolare in materiale refrattario,
con inviluppo in lamiera, con inviluppo murale, a
giunti ermetici, a libera dilatazione, ecc; caloriffvi
a vapoì-e sistema Relli, specialmente indicati per la
soffocazione, e la stagionatura dei bozzoli, ecc. - Ele-
menti di riscaldamento, i tubi, i radiatori, dai quali
il calore si diffonde nei locali: sono a nervature
liscie, a nervature ondulate, ecc.
Caloriferaio (voce d'uso famigliare), chi fa, acco-
moda e mette a posto caloriferi: dicesi anche fumista.
Calorifico. Che produce calore.
Calorosità, caloroso. Detto a calore. - Dicesi
anche di bevanda e di vivanda che riscaldino.
Calòscia. Specie di calzatura, entro la quale
si introduce la scarpa.
Calòtta. Sorta di berretta. - Parte del fucile
e dell'oro/ogrio.
Calpest2iTe (calpestato). Calcare, stiacciare, pe^
stare col piede. -Figur., strapazzare, maltrattare.
356
CALPESTIO — CALZA
Calpestìo. Calpestare, pestare prolungato:
trapestio,
Calùgg-lne. La prima peluria deW uccello.
Calunnia (calunniare, calunniato, calunniatore,
calunniosoJ. Discorso o scritto maligno, tendente a
ledere l'onore e la riputazione altrui; accusa più
grave della maldicenza; imputazione che si sa
esser falsa in tutto o in parte: calugna (disus.),
calunniamento, calunniazione; falso accagionamenlo,
falso crimine, falsa imputazione ; mal trovamento;
diffaìnazione. - Calunnia spuntata, sventata, riu-
scita a male, riuscita vana, scoperta, respinta, con-
dannata. - Insinuazione, accusa fatta in modo ipo-
crita e mdiretto. - Suggestione, insinuazione frodo-
Ijpnta. - Robbia, pianta che è simbolo della calunnia.
Calunniare, accusare a torto, attribuire ad altri
una colpa che non abbia: addossare, affibbiare,
apporre colpa falsamente; dar carico. - Cavare un
cappellaccio a uno, inventare cosa che gli faccia
vergogna. - Insinuare, mettere destramente nell'ani-
mo la persuasione di qualche cosa, per lo più a
scopo calunnioso. - Ricalunniare, ripete calunniare.
- Schizzare il fango della calunnia addosso a qual-
cuno. - Spargere juna calunnia, diffonderla, divul-
garla. - Vivere di calunnia, non far altro che calun-
niare.
Recriminare, chiedere che sia condannato il ca-
lunniatore 0 accusarlo di colpe, o accusar d'errore
chi ci trova in errore. - Recriminazione, il recri-
minare. - Sventare una calunnia, impedirla, rom-
perne gli effetti. - Tutelarsi contro la calunnia,
difendersene, premunirsene.
Calunniatore, chi o che calunnia: accusatore bu-
giardo, diffamatore, falso accagionatore ; calunniosa
bocca; alofante. sicofante; fabbrif.atore, fabbro,
maestro di calunnia.
Calunniosamente, con calunnia. - Calunnioso, che
contiene calunnia.
Calunniatore. Detto a calunnia.
Calunnioso {calunniosamente). Veggasi a cot^
lunnia.
Calvària. Parte superiore del cranio.
Calvario. Veggasi a Cristo.
Calvèllo. Sorta di grano.
C'jlvinismo, calvinista. Veggasi a cristia-
nesimo.
Calvizie, calvezza (calvo). La mancanza di
capelli.
Calvo. Chi ha perduto, in tutto o in parte, i
capelli.
Calza (calze). Indumento, lavoro a maglia, che
copre il piede, dentro la scarpa, e la parte infe-
riore della gamba: calzamento calzatur;», calzetta.
E' di lana, di cotone, di seta, di refe, di filatic-
cio; fatta a mano-, ossia coi ferri, oppure a macchina,
0 tessuta. Le calze sono vecchie, nuove; grossolane,
rozze; eleganti, fini; liscie o piegate; grinzose o
stirate, ecc.
Calza corta, a mezza gamba : mezza calza ;
calcetto, calzetto, calzino, calzinotto, calzerotto,
pedalino; scalfaretto, scalferotto. - Calza intera,
tutta d'un pezzo. - Ragnare, lo stato di calza, o
anche di tessuto, che mostra una difettosa traspa-
renza, prodotta da logoramento, quasi fosse una
ragnatela. Calze che ragnano, che sono logore.
Calzerotto, propriamente, calza corta che arriva
fino allo stinco. - Calzerottino, dimin. di calzerotto.
- Calzetta, piccola calza, e si usa a distinguere spe-
cialmente le calze ricche, di seta e confezionate
lusso. - Sopraccalza, la calza portata sopra
un'altra. - Sottocalze, calze che si portano sotto le
altre calze. - Martingala, specie di calze che si
usavano anticamente.
Calze a cacaiuola, a braca, a bracaloni, quelle
che, non legate, ricadono verso la noce del piede,
0 mal legale si allentano, e s'increspano lungo la
gamba. - Calze a maglia elastica, quella con maglia
molto cedevole: sono fatte con una maglia avvol-
tata e una da rovescio.
Calze arrovesciate, quelle che, svolte su di
sé con le mani, mostrano il rovescio al di fuori;
calze coi ferri, quelle fatte a mano dalle donne;
coi ferri e senza cucitura; principiate, quelle state
poco portate, poi riposte, per riportarle ancora;
sdrucite, dislatte, logore; smagliate, con qualche
maglia rotta (e buco la piccola apertura nella calza,
prodotto da rottura di una o poche maglie); tessute,
fatte col telaio dal calzettaio, e sono cucite di den-
tro, in tuttala loro lunghezza; o fra/oro, straforate,
traforate, quelle alle quali, per ornamento, si lasciano
trafori specialmente sul collo del piede, siano esse
fatte al telaio, o coi ferri.
Calze elastiche, apparecchio di ortopedia, per
la protezione delle vene varicose (veggasi a vena).
Parti della calza
Calcagno, la parte delle calze che ricopre il cal-
cagno. - Costura, tutta la serie dei costurini, for-
mante una lunga riga lungo la parte di dietro delle
calze, quando latte coi ferri: serve, nel lavorar la
calza, a contarne i giri per regolarne il cresciuto
e lo stretto. E' semplice, ribattuta, ad orlo, inglese.
La costura inglese è formata da due cuciture. - Co-
sturino, maglia rovescia che nel di dietro della
calza prende due giri. - Cresciuto, la parte più larga
della calza; l'aumento del numero delle maglie,
nel crescere. Anche la parte stessa della calza, che
cosi risulta allargata. - Diritto, dritto, ritto della
calza, quella parte di essa che sta di fuori, quando
è calzata. Il diritto mostra all'occhio come tante
cordule o cordoncini paralleli, longitudinali, cioè
nel verso della lunghezza della calza. Questa esterna
parte della calza è più liscia che non è il rovescio.
Frinzello, segno troppo visibile di rimendatura,
0 per essere stata mal fatta, o per l'impossibilità di
farla meglio. - Gherone, triangoletto della calza, tra
l'una e l'altra staffa.- Giro, quello delle calze a maglia:
gin rovesci, giri a rovescio, denominazione che si
dà ad un certo numero di giri a maglie alternata-
mente diritte e rovescie nel lembo superiore della
calza, affinchè esso non s'arrovesci, non s'incartocci.
- Intrecciatura, lavoro di maglie scavalcate che for-
ma l'estremo orlo delle staffe, quando la calza si
fa senza pedule. - Maglia, i vani formati da cia-
scuna ripiegatura dei filo, nella calza.
Maglia piena, contr. che a trafori. - Maglie diritte
e rovescie: nelle prime il tessuto riesce liscio, com-
binato da tante righe verticali simili a piccole
treccie; nelle seconde le righe riescono orizzontali
e combinate da piccoli archi alternati. - Maglione,
nelle calze, maglia rada o mal fatta.
Hore, fregio laterale della calza, a guisa di ri-
ramo, stretto e lungo: incomincia dalla punta supe-
riore del quaderletto e arriva a mezza gamba;
serve' anche, insieme colla costura, a regolare la
dirittura della calza, nel porsela in gamba - Man~
darla, traforo nella calza fatto con maglie diverse:
mandorla piena, di maglie a rovescio; vuota, che ha
tutte le maglie diritte nel mezzo e a rovescio nei lati.
CALZA
357
Pedule, 0 piede, parte che veste tutto il piede
della persona; e dicesi particolarmente di quelle
calze che son fatte tutte di un pezzo {essere, slare,
andare in jwduli , cioè con le sole calze, senza
scarpe). - Qitaderletlo, specie di filicroncino tra le
due staffe, a ciascun lato della calza, ed è lavorato
tutto di un pezzo con essa. - Riviboccatura, rim-
bocco, quella ripiegatura che si la nel leniho supe-
riore delle calze fatte al telaio, la quale tien luogo
dei giri rovesci e produce il medesimo clVetto.
Rovescini, maglie fatte a rovescio che formano la
costura delle calze - Rovescio, la parte opposta al
diritto, quella che sta in immediato contatto con la
pelle della gamba calzata. Questa interna parte
della calza è più ruvida e come granellosa, e la
curvità delle maglie torma linee serpeggianti e tra-
sversali, cioè nel verso della larghezza - Scavalcato,
accavallato, sorta di stretto che risulta da più ma-
glie scavalcate.
Soletta, scappino, piede della calza, fatto separa-
tamente coi ferri e cucito poi alle staffe della me-
desima, per tener luogo di pedule, se atnccata;
pedule 0 cappelletto della soletta, la parte di essa
che fascia le dita del piede, e perciò è lavorata in
tondo, e si va stringendo alla punta, che è il ter-
mine della soletta. Stajfa della soletta, la parte
piana di essa che è tra il cappelletto e il calcagno,
dove principia la soletta. - Staffe, le due parti,
l'anteriore e la posteriore, della estremità inferiore
della calza che trovansi separate l'una dall'altra
dai due quaderletti : staffa davanti (anteriore), stof-
fa di dietro (posteriore). - Stretto, la parte della
calza dove essa è ristretta. - Toppo, pezzo di pe-
dule grosso e tagliato,
Barulè, avvoltolatura, rimboccatura delle calze al
disotto del ginocchio.
Fare le calze. - Arnesi relativi. - Accessorì.
Accavallare, lasciare un filo senza tesserlo o
saltar qualche maglia nel fare la calza. - Accaval-
lato, stretto che risulta da maglie accavallate. -
Avviatura, il principio della calza, della soletta o
di altro lavoro di maglia. - Crescere, fare un mag-
gior numero di maglie in quei giri della calza dove
essa ha da riuscire più larga, come nel polpaccio.
Ciò si fa col prendere e lavorare, con uno dei ferri,
non la prima maglia dell'altro ferro, ma quella che
le sta immediatamente di sotto, appartenente al giro
precedente. - Disfare la calza, sfilarne le maglie. -
Esser al buco della gallina: dicono le donne che
fanno la calza, per essere alla fine della soletta.
Mettere, porre i pezzi, dicesi più particolarmente
del sostituire alla parte rotta e recisa della calza
un altro pezzo di eguale grandezza, preso da altra
calza, 0 anche beli' e fatto coi lerri, o col telaio,
ricucendovelo coll'ago. - Raccordare le calze coi
ferri, con l'uncinetto, con l'ago , raccogliere le cor-
dule che si fanno nella calza. - Rifare t pezzi, re-
cidere con le forbici la parte troppo rotta di una
calza, da non potersi più rammendare, e quindi
rifarla coi ferri. - Rimendare, rammendare, ricucire
le rotture di calza, di panno o altro, che abbia
buchi, ovvero che ragni, correggendone il difetto
con artifizio d'ago: rimendatura, rammendatura,
l'operazione di rimendare, e anche la parte rimen-
data. - Rimendo, lo stesso che rimendatura, secondo
significato. - Rammendatrice, rammendatora, la donna
che attende a rammendare calze.
Rimpedulare, rifare i peduli alle calze. - Ripi-
gliare un buco in una calza, passandovi con l'ago
infilato. - Scavalcare una maglia, nel far la calza
0 sini., prendere con un ferro la maglia dell'altro,
farla passare sopra la prima e lavorarla, facendo
cosi una specie di stretto. - Stretto, il prender due
maglie insieme, sicché ne torni una. - Strignere,
stringere, diminuire il numero delle maglie in quei
giri della calza dove essa ha da rimanere più stretta:
ciò si fa prendendo con uno dei ferri due maglie
insieme dell'altro ferro, e lavorarle come se fossero
una sola. - Tornare addietro: quando il cresciuto
è stato fatto nel medesimo giro e ce ne avve-
diamo per tempo, invece di sfilare addirittura le
maglie per disfar la calza, si torna addietro, ripren-
dendo via via una maglia del giro inferiore e di-
sfacendo i cappietti del giro che si lavora: e si
seguita cosi fino a cbe non si arriva al punto dove
è la malefatta.
Calzettaio, calzettaia, chi fa calze o altri simili
lavori, a mano o col telaio da maglia. - Calzettaia,
per lo più, si chiama la donna che rassetta, che
racconcia le calze, o turandone i buchi, o ripi-
gliandone le maglie scappate, o rammendandone le
smagliature, o ritacendone i pezzi.
Arnesi. — Bacchetta, cannellino, sottile mazza di
legno 0 d'avorio, con foro nella direzione dell'asse,
per introdurvi la posteriore estremità d'uno dei
ferri. La bacchetta è dalla donna fermata alla cintura
dal destro lato. - Ferri da calza, o anche semplice-
mente ferri, aghi, pezzi di fil di ferro, anzi per lo
più d' acciaio, lunghi poco più di un palmo, i
quali, in numero vario, da due a cinque, servono
a tare ogni lavoro di maglia. - Ferruzzino, quello
che va a prendere le maglie da altro ferro per far
la calza più unita. - Gambale, forma di legno imi-
tante una gamba, per adattarvi calze e simili.
Accessori. Elastici, laccetti elastici, piccoli tessuti
di tela, o di seta, in forma di grosso passamano,
con adattativi tramezzo fili di saltaleone per lo lungo,
con maglietta ai capi: e li usano le donne per le-
garsi le calze. Se non hanno il saltaleone, che li
fa essere elastici, si chiamano et» <o/j; se sono rozzi,
0 un pezzo di trecciola pur che sia, si chiamano
legaccioli. - Gomitolo, il filo ravvolto su di sé in
forma di palla, a maggior comodità di servirsene
per far la calza o cucire. - Gerrettiera, giarrettiera
Ijarretière), parte dell'abbigliamento muliebre, co-
munemente chiamato legaccio, che ferma la calza
sopra il ginocchio. - Legacce, due nastri, o due
strisele di maglia, con le quali, arvolte a uno o
{)iù giri sopra o anche sotto il ginocchio, si legano
e calze, affinché siano tese sulla gamba.
Uso DELLE CALZE. — Calzarle, introdurvi il piede:
mettersi le calze. - Calzarsi, infilarsi, legarsi, levarsi,
imitarsi, tirar su le calze: espressioni di chiaro
significato. - Scalzarsi, togliersi le calze. - In calze
0 colle calze, con le calze sole, senza scarpe. - S^om-
biicciato, sgambucciato, chi sta senza calze, con le
gambe nude. Scalzo, senza scarpe, né calze.
Calza e ber ella non fu mai stretta (prov.).
FaRRRICAZIONE DELLE CALZE A MACCHINA,
Macchina per calze, congegno meccanico com-
plesso per la fabbricazione di calze. - Macchina ret-
tilinea, quella in cui gli aghi, o uncinetti, sono di-
sposti in un doppio quadro a forma rettangolare e
il cui funzionamento consiste nel porre in movi-
mento il quadro stesso. - Macchina senza carro, la
macchina rettilinea a carro corto. - Macchina tu-
3S8
CALZA — CALZATURA
óulare, quella il cui funzionamento consiste essen-
zialmente nel mettere in moto un cilindro, nella
superficie interna del quale fanno capo gli aghi o
uncinetti.
Aghi, ferretti che terminano superiormente a
uncino, per mezzo del quale afferrano il filo. - Ar-
resti: si dicono alcuni anelli che scorrono a dolce
sfregamento lungo gli assi del telaio e determinano
la funzione del guidalilo. - Larvo, il telaio sul quale
scorre la frontura. - Chiavistelli, sistema di chiavi
che impediscono o consentono il funzionamento
della macchina. - Coltelli, due laminette di acciaio,
che, in alcune macchine, sostituiscono gli spazzo-
lini. - Contatore, apparecchio che misura i giri
compiuti dalla macchina: consiste in una leva scor-
revole sopra un quadrante graduato. - Elevatori,
sistema di martellini che spingono in alto gli aghi,
perchè salgano in cerca del filo. - Frontura, il qua-
dro rettangolare nella macchina rettilinea.
Guidafilo, sistema di due ferri, concorrenti ad an-
golo acuto, che fissa la posizione del filo affinché
non stugga agli aghi. - Manubrio, leva applicata
rigidamente al telaio e che mantiene rapporti
con la frontura: per mezzo de), manubrio, che ha
un movimento d'ì^sali e scendi, il congegno com-
pie il suo lavoro. - Spazzolini, due piccole spazzole
che, implicate nel funzionamento dell'intero congegno,
con un moto di vai e vieni ripuliscono via via gli
aghi. - Spostatori, sistema di viti che dirigono il
movimento della frontura lungo il carro. - Supporti,
ferretti che nella macchina rettilinea funzionano
da punto d'appoggio degli aghi. - Tubo, il cilindro
porta-aghi della macchina tubulare.
Accessori di macchina per far calze: pettine, fili
per i calcagni, uncino, cacciavite, chiave per dadi,
fibbia, ganci da peso, pesi, oliatore, aghi di riserva ;
filarello, arcolaio, fuso, molla per rigare. - Porta
bobine, apparecchio, estraneo alla macchina, che tiene
fissi i gomitoli di filo o bobine. - Sostegno, la piat
taforma su cui posa la macchina. - Aprire, chiudere
i chiavistelli, consentire alla macchina in quiete il
movimento o paralizzarla quando è in moto.
Calza» Tessuto per lucignolo: veggasi a lume.
Oalzàmento. Detto a calzatura.
Calzante. Di calzoni, di veste che calza
bene, si adatta bene facendo risaltare la forma.
Calzare, calzarsi (calzalo). Vestire di calza-
tura (anche ciò che serve a coprire il piede):
provvedere di calzatura; mettersi le scarpe, le calze.
Fignr., essere adatto, a proposito : quadrare,
convenire.
Calzatóia, calzatóio. Arnese per lo stivale
per la scarpa, per altra calzatura.
Calzatura, il complesso di ciò che serve a
calzare i piedi o le gambe. Quindi la ciabatta,
la sr/teWa (ghette, uose), h pantofola, ìà scarpa,
lo stivale, lo zòccolo. - Calzoleria, luogo o bot-
tega dove si fanno e sì vendono scarpe, stivali e
simili. - Calzatuìificio, goffo neologismo per indicare
una gran fabbrica di scarpe. • Calzolaio, colui
die fa scarpe, stivali e altre calzature: ciabattino.
- Cordovaniert , fabbricanti di cordovano o cuoio
tratto in ispecial modo da Cordova.
Affibbiare, congiungere insieme le parti superiori
di alcune calzature eìfermarle con fibbia, o aglietti,
stringhe, gangheri e simili. - Calzare, di calzatuiM
che quadri bene, che torni bene, fasciando il piede
e la gamba; e scalzare, di calzatura in genere elio
non vada bene al piede o alla gamba. - Cianlctlaic,
far rumore camminando. - Strascicare, camminare
strusciando sul terreno il suolo della calzatura.
Coturnato (titolo storico), die porta i coturni. -
Scalzato, spogliato di calzamento; e si rifeiisce
più propriamente all'azione dello scalzare. - Scalzo,
lo stesso che scalzato; ma più specialmente si rife-
risce allo stato della persona scalzata.
Calzatoia, calzatoio, striscia di pelle, oppure pezzo
di corno concavo e ricurvo, con che ci si aiuta a
calzare le scarpe quando strette : corno, stecca. -
Cera, vernice da calzature, a vari colori. - Guigge,
correggioli, laccetti di cuoio coi quali si legavano i
sandali e le scarpe grosse di vacchetta. - Lucido,
materia per lustrare le calzature.
Borzacchino, piccolo stivale. - Bottaglie, calzari
di cuoio usati da chi deve camminare nell'acqua e
nel fango. - Carbatina, specie di scarpe contadine-
sche fatte di cuoio fresco di bue. - doccia, ciocia,
cioce, specie di fasciatura portata, invece di scarpe,
dal volgo napoletano e romano. - Pattini, scarpe
(li pelle con suole di legno, ma molto alte. - Pero,
stivaletto alto, allacciato sul davanti, di cuoio greg-
gio, col pelo sopra. Pianella, calzamento sottile
da tener per casa: per lo più, di pelle tinta, o an-
che di stoffa operata o ricamata; senza fibbie, senza
laccetti e senza tacco rilevato - Sandalo, sorta di
calzare in cui al tomaio è sostituita una non larL'a
striscia trasversale di pelle, che lascia quasi nuda
la parte superiore del piede : portato da alcuni pre-
lati, quando in abiti pontificali, e da certi frati detti
zoccolanti o scalzi; anche dai bambini. - Solea, pa-
rola generica che conviene ad ogni specie di cal-
zatura che copre soltanto la pianta dei piedi^ come
una suola fermata sul piede mediante cigne, quali
sonoi sandali dei francescani e dei cappuccini. -Sopra-
scarpa, più coinun. calòscia • Ironchetti, di mezzo tra
le scarpe e gli stivaletti : hanno due pezzi che si
legano sul tomaio, e sotto l'allacciatura hanno la
linguetta. - Tronchi, a Firenze, calzatura più alta
delle scarpe, ma più bassa degli stivali. - Usatti,
calzari di cuoio, di tela o di panno, più grossolani
delle ghette.
Calzature antiche.
Greche. — Cnemide, calzatura militare, con gam-
bali, di cuoio guarnito di lamine metalliche. - Dior-
bathrum, pianella o sandalo di modello greco.
Phaccasium, scarpa bianca, propria dei ginnasiarclii
ateniesi e dei sacerdoti in Greci i e in d'Alessandria:
fecasi.
Romane. — Calceus, cappaccia, scarpa antica dei
senatori. Specie di scarpa chiusa, alta, simile ai
nostri stivaletti. Calceus senntorius, portato dai se-
natori; calceus patricius, quello dei patrizi romani,
di pelle rossa, con alta suola, in origine calzatura
dei re albani. - Caliga, stivaletto del quale si ser-
vivano, più specialmente in guerra, sopratutto i
semplici manipolari. Catina clavata, stivaletto con
chiodi d'oro, d'argento, di ferro, di cui i soldati
di diversi gradi facevano inchiodare tutta la suola,
come fanno i contadini. - Campagi, tsangae, tzaggiae
0 zancae, .scarpe imperiali o senatoriali e dei nota-
bili della città. - Cothurni, alti pattini di cui le
donne si servivano per parere più alte e di più
bella statura, ma principalmente gli attori di tea-
tro per rappresentare gli eroi. Erano alzati sopra
dello sughero, come più leggero del legno, arrivavano
a mezza gamba ed erano tinti di scarlatto o di
porpora. -Creriida, calzatura romana, della forma
CAI.ZATITRA
3o9
di un sandalo, composto di due suole, ed essendo
queste cucite e facendo nel camminare un piccolo
rumore detto crepilus, ne venne il nome di crepida.
- Cruparia, sorta di scarpa di legno o di ferro, che
i corifei calzavano per rendere la percossa ritmica
più strepitosa. - Ificrutide, calzamenfo legifero da
soldati. - Sa7irfa/mm, pantofola ornata, portata dalle
signore greche, poi anche dalle romane. - Sadpo-
neae, specie di sandalo portato dagli schiavi nelle
campagne.- Tmò/»;;-*, calzari dei romani del secolo Vii.
Varie. — Carbatinae, calzature in uso fra gli
antichi delle regioni meridionali, asiatici, greci e
italiani.
Endromides, baucides, scarpe da caccia per Diana
e le sue compagne. - Gallicae, caloscie di legno,
sopra sughero, alla gallica, da cui hanno tratto il
nome : avevano la parte superiore di cuoio e delle
cinghie per legarle, e il tallone ne era sempre sco-
perto - Nymphtdes scarpe da nozze - Obstrigilìum,
scarponcello simile a quello che ora si chiauia
« scarpa americana. »- Ocreae. •n generale,, armature
da gamha, come stivali o altre cose simili, d'oro,
d'ottone, di ferro e di cuoio. - Pallino, sorta di
calzare antico, forse poco dissimile dalla pianella. -
Periperides, scarpe da serve. - Percnes, stivaletti
larghi fatti di cuoio verde e tutto fregio, e non
conciato, di cui i contadini si servivano contro i
rigori del freddo. - Pluecasia, scarpe, scarpini da
Tav. XVI.
CALZATURE
1, calzatura greca; 2, caliga romana; à, calzare gallico ; 4, calzare germanico ; 5, calzatura del 1J90 : 6, zoc
colo, del secolo XVII; 7, pattino veneziano (1550); Ibis, calzatura dei 1390, con pattino; 8, stivale (1640)
D, scarpa episcopale (sec. XVIII); 10, scarpetta con alto tacco (XVlll) ; il, sabot (sec. XVIII); 12, calzatura da
cacciatore il 170); 13, calzatura cinesp; 14, calzatura persiana; \i bis, calzatura del UlO; 15, calzatura indiana
(Pengiab) ; 16, calzatura a punta (1410); 17, scarpa da prete; 18, calzare napoletano ; 19, scarpetta da ballerina;
20, scarpa per la neve {dei Lapponi); 21, scarpetta di caucciù; 22, scarpa di legno; 23, babbuccia turca ;
21, scarpa con elastico , 25, snow-boat; 26, pantofola; 27, babbuccia; 28, scarpa di corda.
preti, sottilissimi e bianchi, di cui essi si servivano
per celebrare.
Rhadiae, scarpe sottili e comode. - Sicyonia ,
scarpe da donna, piccole e graziose, frastagliate,
bianche, leggere e sottilissime. - SitiUare, specie di
calzamento usato nel medio evo e somigliante alla
caliga.- Sabot, caloscia, zoccolo. • Snotv-boat, scarpa
inglese. - Socco (soccus), scarpa senz'allacciature, degli
uomini e delle donne greche, di donne e comici ro-
mani. - Talaria, sandali con ali affisse ai lati presso
la noce del piede, attribuiti a Mercurio. - Tyrrenica
sandalia, sandali adorni di cigne colorate con i quali
Fidia rappresealò Minerva. - Zanchia, o zanca, sti-
vale, alto e stretto, di cuoio nero soffice, portato
dagli orientali sotto le brache.
Accessori. — Ansula, l'occhiello delle scarpe. •
Claviis caligaris, chiodo aguzzo che guarniva la
suola nei calzari dei soldati. - Corrigia, correg-
giuolo da scarpe, che talvolta si faceva con pelle
di cane. - Fulmenta, suola doppia o tripla. - Urna,
ornamento, a forma di mezzaluna, portato dai se-
natori romani sui loro stivali, - Obslragulum, stri-
scia di cuoio, 0 correggia, con la quale si legava
la crepida.
360
CALZEROTTO — CALZOLAIO
Fabbricazione delle calzature a macchina.
Serie delie operazioni, per fabbricare la calzatura,
eseguite dalle varie macchine: 1, misurazione delle
pelli; 2, sbozzatura del cuoio; 3, battitura del
cuoio; 4, taglio della tomaia; 5, tranciatura, del
cuoio sbozzato e marcatura; 6, spaccatura dei sot-
topiedi ; 7, rilevatura della spaccatura dei sotto-
piedi; 8, intelaiatura dei sottopiedi; 9, bordatura;
10, composizione dei talloni; H applicazione del
guardolo al tallone; 12, preparazione della cambia-
tura e dei contrafforti; 13 a 34, giuntatura delle
tomaie; 35, composizione delle ordinazioni con le
tomaie; 36, preparazione della forma; 37, applica-
zione dei sottopiedi alla forma; 38, montatura della
calzatura sulla forma; 39, cucitura del guardolo;
40, prima battitura del guardolo; 41, preparazione
delle calzature unite; 42, seconda battitura del
guardolo; 43, applicazione della piantina; 44, ap-
plicazioni della cambratura; 45, cemento alla pian-
tina e alla suola; 46, applicazione della suola;
47, modellatura della suola o spaccatura; 48, rile-
vatura della spaccatura; 49, cucitura a punto sco-
perto; 50, cemento alla cucitura; 51, chiusura della
spaccatura; 52, lisciatura della suola; 53, fresatura
della suola; 54, carta vetro al cavo; 55, applica-
zione del tallone; 56, inchiodatura sui talloni;
57, limatura dei chiodi; 58, pesatura dei talloni;
59, prima carta-vetro ai talloni; 60, seconda carta-
vetro ai talloni; 61, tagliatura del fronte del
tallone; 62, marcapunto; 63, nero al bordo della
suola; 64, lucidatura del bordo della suola; 65, prima
pomiciatura della suola; 66, seconda pomiciatura
della suola; 67, nero al cavo e ai talloni; 68, lu-
cidatura ili cavo e ai talloni; coloritura della suola;
70, lucidatara della suola; 71 a 77, finitura della
scarpa. Ciascuna di queste operazioni è compiuta
da una macchina speciale.
E si hanno: macchine da trinciare il cuoio in
liste 0 ad eccentrico: per cilindrare il cuoio; per
pianare i ceppi ; da trinciare le suole, senza coltelli;
per fendere ed eguagliare il cuoio ; per fare o per
aprire la scalfittura nelle suole; per formare le
suole; per assottigliare i contrafforti e togliere le
slriscie ; per formare i contrafforti; per assottigliare
i bordi delle tramezze a mano; per scavare i tac-
coni; per montare; per fissare il guardolo; per
attaccare le suole; per cucire le suole a catenella;
per cucire le suole a trapunto; per cucire gli scap-
pini ; per cucire il guardolo e le scarpette a rove-
scio; per cucire a punto scoperto con due fili; per
serrare la scalfittura; per dare spicco ai punti; per
rinforzare i sottopiedi; per eavigliar" , per raspare
le caviglie; per inchiodare te suole a, bullette; per
mettere le forme; per lisciare in suole; [)er spaccare
i ritagli di cuoio per tacchi ; per piegare il guar-
dolo del tallone; per comprimere e inch'iodare i tac-
chi ; per fissare i tacchi , per inchiodare il sopra-
tallone ; per grattare i punti; per la rifinitura dei
tacchi; per fresare i tacchi; per affilare i coltelli;
per smerigliare i tacchi; per vetrare i lacchi; per
ritagliare il davanti dei tacchi ; per sformare il
bordo della suola ; per smerigliare e affinare le suole;
per sformare a freddo tacchi, sopratalloni, suole, ecc.,
con lubrificazione automatica ad anello ; per spaz-
zolare le suole; per mettere il bordino colorato; per
ornare le suole; per mettere e incollare i sollopitdi
interni; per la slampatura in oro o argento; per
guarnire di chiodi la superficie della suola; per
lisciare e pidire i gambali; per stirare i gambali;
per nettare i gambali; per misurare la super f eie
delle pelli; per sminuire ti bordo della tomaia; per
pieghettare il bordo della tomaia; per perforare le
punline; per dentellare, perforare, festonare; per
rovesciare i festoni della tomaia; per appianare le
cuciture; per porre gii occhielli o gli uncini; per
attaccare i bottoni ; per tagliare i tiranti ; per pun-
gere i gambali a pece dura, ecc. Si hanno inoltre:
forme di ghisa, pilastri per montare, morse per im-
bastitura e montatura, punzonatrici per marchi di
fabbrica, macchine per la numerazione.
' Molte delle voci sopracitate hanno la loro spie-
gazione a calzolaio e a scarpa.
Calzerotto. Detto a calza.
Calzino, la calza corta.
Calzettaio {calzettaia). Detto a calza.
Calzolaio. Artigiano che fa la scarpa e altra
calzatura in pelle o ripara le vecchie: calzolaro
calzolaio; ciaba, ciabattino, crespino; pianellaio; ca-
ligaio, caligaro; scarpinello; sutorio; usattore. - Ag-
giuntatore, chi unisce insieme i pezzi delle scarpe. -
Ciabattino, chi rattoppa le scarpe : ciabattaio, cia-
battiere, ciabattiero, zabattiero. - Rientratore, il cal-
zolaio che più specialmente fa il lavoro di piegare
gli stivali. - Sutor, l'antico calzolaio romano.
Calzoleria, la bottega del calzolaio, quella dove
lavora e quella dove vende. - Bardotto, il garzone
del calzolaio, incaricato di portare le scarpe in casa
degli avventori
Jirare lo spago, fare il calzolaio. - Buttar via
la lesina, non lar più il mestiere del calzolaio.
Mobili, oggetti, indumenti del calzolaio.
Deschetto, o bischetto, piccolo banco quadrato, o
tavolino, presso il quale lavora il calzolaio e su cui
tiene gli arnesi del mestiere: banchetta, banchetto.
Nel mezzo ha il casseWtno, per chiudervi gli arnesi;
la tavola è aggirata da un regolo, afllchè non cada
a terra il gomitolo o altro. Ai quattro canti è scom-
partito da altri regoletti, per riporvi setole, bul-
lette, ecc.
Pancìielta, il banco su cui siede il calzolaio per
lavorare. Detto anche banchettino, trespolo, sgabello,
scanno.- Rastrello, appiccagnolo al quale i calzolai
attaccano le scarpe, le forme, ecc.
Catino, vaso di legno, o di terra, in cui il calzo-
laio tiene acqua per rammollire i vecchi calzari, o
le nuove suole che vuole rimettere. - Forma,
pezzo di legno ridotto alla foggia del piede
umano e del quale il calzolaio si serve come per
modello per fare la scarpa o per acconciarvela :
forma tronca, quella che serve per gli stivali; forme
spezzate, quelle non intere, nja composte di tre
pezzi, uno dei quali, introdotto a forza fra gli altri
due, !i costringe ad allargarsi, tendendo, con la pres-
sione che esercitano, ciascuno in senso opposto, il
cuoio di una calzatura troppo stretta; formetta,
piccola forma ; gambale, la forma di legno che serve
per tener diritta la tromba dello stivale. - Peduccio,
la metà anteriore della forma del piede per gli sti-
vali, - Marmotto, il ceppo incavato sul quale i cal-
zolai battono le suole, per dar loro la forma che
vogliono. - Misura, semplice striscia di carta sulla
quale il calzolaio, leggermente intaccandola in al-
cuni punti, segna le dimensioni da dare alla scarpa.
- ]\odello, disegno di carta usato per fare con pre-
cisione i lavori. - Orhello, piastra da spianare le
cuoia. - Pedale, striscia di pelle, cucita ai due capi,
con la quale il calzolaio tien fermo sul ginocchia
3G1
il lavoro, tenendola tesa col piede {pedalata, colpo
di pedale). - Sasso da battere, pietra di serpentino,
usata come punto d'appo^'gio per batterci sopra le
suola col martello: si adopera all'uopo anche un
toppetto di legno leggermente incavato. - Vasetto da
nero, vaso qualunque che contiene copparosa verde
e serve ad annerire le suole e i tacchi prima
che il calzolaio vi passi il bisegolo.
Ch-embia/e, pozzo di pelle, per lo più, col quale
il calzolaio si copre dal petto al ginocchio, ne! la-
vorare, fermandolo al collo con un nastro, o un
cintolo di pelle. - Manale, striscia di pelle che fa-
scia la palma e il dorso della mano, a riparo di
essa nello stringere fortemente i punti fatti con lo
spago. - Manopola, mezzo guanto di pelle nel quale
il calzolaio infila la mano sinistra, quando si di-
spone a cucire.
Arnesi del calzolaio.
Acciaino, pezzo di ferro, tondo da un capo per
dare il filo ai coltelli, schiacciato dall'altro, per
tenerlo in mano. - Acciainolo, la mazza da lisciare
0 stecca. - Allungo, fascia per allungare la forma
e poter fare una scarpa più comoda di quel che
la forma consentirebbe. - Bisegolo, lo stesso che li-
sciapiante e liscielto: strumento col quale si lisciano
le suole e i tacchi delle scarpe; è fatto di bossolo.
- Funyo, il capo del bussetto o bisegolo. - Bruni-
toio, gruccia di acciaio ricurva ai due capi. - Bus-
setto, arnese di bosso, col quale i calzolai danno il
lustro al taglio della suola e de' tacchi.
Coltella, coltello curvo al collo, usato per tagliare
da una groppa di cuoio le strisele da cavarne le
suolf , le mezze piantelle e i soprattacchi. - Coltello
da banco, mezza lancia che s'usa per tagliare le
tomaie e le altre pelli. - Comettino, strumento di
osso, con manico di legno, per dare il lustro ai
tacchi delle scarpe da donna. - Ferro a lingua,
arnese di ferro per raschiare il cuoio. - Forbici,
noto arnese per tagliare lo spago, raffilare le orla-
ture, i centurini o le correggine, farvi occhielli da
porvi la traversa degli ardiglioni delle fibbie. -
Forma da allargare, ordigno da mettere negli sti-
vali per allargarli, introducendo una lunga bietta.
Girellini, ferri con le rotelle dentate con le quali,
calcando tra il guardone e la suola, si improntano
i segni del punto finto. - Gruccia, arnese che serve
per dare il filo ai tacchi. - Lesina, specie di pun-
teruolo, ma curvo, acutissimo, fatto d' acciaio fino
e fissato solidamente alla sua base in un manico
tornito, arrotondato in cima, in modo da potervi
appoggiare il palmo della mano per ispingere con
più forza la punta nel cuoio, quando il lavoro è
duro. Di varie sorta: lesina da solettare, da impun-
i.re, da tacchi. - Lesinino, lesinino, piccola lesina per
fare giuntature. - Lima, arnese di ferro che si usa
per limare, rasente la suola, le punte delle bullet-
tine e per assottigliare le lesine rintuzzate. - Li-
scetto, mazza da lisciare. - Liscia, arnese di vetro,
simile a un fungo, per lisciare il cuoio. - Liscia-
piante, lustrino, pezzo di bossolo bislungo, qua-
drangolare, talora un po' ingrossato ai due capi,
dove sono le marcie, cioè certe riprese, scalini, o
intaccature, con le quali, fregando forte, si liscia il
margine del suolo, e del tacco, dopo che è stato
tagliato col trincetto. - Lisciatoio, altro arnese per
li.sciare la suola, cucita che sia: è il più delle
volte una tibia di cavallo, di mulo o di asino.
Marcapunti, arnese, con una rotellina dentata, per
segnare come dei punti nel suolo delle scarpe ra-
sente al tomaio. - Martello, noto arnese per battere
e picchiare, formato d'un ferro bislungo e alquanto
massiccio, nel mezzo del quale è un occhio, ove
entra il manico dall'un dei capi stiacciato, che si
chiama taglio, dall'altro massiccio e riquadrato, che
/dicesi bocca; e su questa si batte per piano.
Penna, parte del martello che serve per impen-
nare la tramezza e ac(iuallarla al tomaio. - Mazza
a lisciare, bastone di bosso, un pochino curvo nel
mezzo, che serve per lucidare la suola. - Passanti,
ferri per appuntire i tacchi. - Piantastecchi, arnese
per piantar gli stecchi nelle scarpe: sbrocco, sbroo-
cone. - Punteruolo, arnese che serve a rendere larghi
e tondi i buchi fatti con la lesina.
Raspa, arnese che serve a pareggiare il tacco e
la suola prima di pa.ssarvi il lisciatoio o il vetro:
tonda i tacchi e ragguaglia i picciuoli di bosso che
si conficcano nei tacchi. - Rotella, o rotellina, ruota
dentata che serve per imprimere intorno al tacco
dei fregi che simulano un'orlatura. - S/ondiiio, il
.segna-buchi. - Spina, punteruolo diritto, cilindrico
conico, che serve specialmente a fare nei tacchi dei
buchi nei quali conficcare le caviglie di legno,
che debbono tenere continuamente riuniti i capi
di cuoio. - Stampa da cuoio, strumento simile alla
stampa di drappi, e, pel medesimo effetto, i calzolai
lo adoperano per fare i loro lavori sul tomaio delle
scarpe. • Stampo, strumento che serve per traforare
i buchi a cui si applicano gli occhielli pei cpiali
passano i legacci. • Stampino, arnese che serve per
fare i buchi nelle scarpe - Stecca, legnetto che
serve per lustrare e perfezionare le scarpe. - Stec-
cone, per lisciare e assodare le suole delle scarpe.
- Stella, stampa di ferro la cui impronta, a foggia
di stella e fatta con un colpo di martello, orna il
foro lasciato nella suola delle scarpe in genere
dalla bolletta.
Tanaglie da tirare, tanaglie speciali, dalle bocche
grosse e piene, con solchi in tralice, perchè facciano
presa e tirino il cuoio. - Tanagliazze, tanaglie ta-
glienti che servono a cavar le bullette dalle forme.
- Tiraforme, ferro a uncino di cui il calzolaio si
serve per tirar fuori la forma dalle scarpe. - Toc-
cacosture, arnese di ferro che il calzolaio adopera
per ritoccare le costure. - Toccafilare, arnese, per
ritoccare le impunture. - Trincetto, coltello per ta-
gliare la suola e il cuoio : è una lama d'acciaio
non manicata, larga quasi due dita, lunga poco più
d'un palmo, alquanto curva in ambedue i versi,
tagliente da una sola parte, presso una delle estre-
mità (trincettata, colpo di trincetto).
Materie, cose varie adoperate dal calzolaio,
Acciaioline, le bullettine, o puntine d'acciaio,
usate per rinforzare la suola. - Alzo, uno dei pezzi
di cuoio che i calzolai mettono tra la forma e il
tomaio. Levare, impostare gli alzi. - Bulletta, pic-
colo chiodo, con cappello piutto.sto largo, che si
adopera a vari usi come guernire la suola delle
scarpe, appendere e fermare cose non molto gravi.
- Bullettone, chiodo grosso, col capo quadro, ado-
perato per congegnare insieme i talloni o tacchi
delle scarpe. - Cera da scarpe, mistura nera, grassa,
condensata, con la quale si dà il lustro alle acarpe
di pelle. - Cerume, colaticcio di cera, mista a nero
d'osso 0 di fumo, che serve per spalmare la costola
del suolo e del tacco. - Corde, quelle che servono
per le impunture delle scarpe. - Cuoio, la pelle
362
CALZOLERIA — CALZONI
d'animale e specialmente di bove concia per vari
usi. - Cuoio in molle, quello messo nell'acqua prima
die, battuto e assodato, serva pei lavori di nuovo.
Lucido, la materia che dà il lucido alla pelle. -
Lunetta, pezzetto di pelle che rinforza il tomaio. -
Mezza piantetla, o mezza suola: serve a risolare le
scarpe sdrucite e rotte sotto la pianta del piede. -
Pasta per i calzolai, intriso di farina con acqua
bollita per lame una pasta da attaccare. - Patina,
mescolanza d'olio di pesce, di sego e di nero fumo
che si dà alle pelli conciate per farne scarpe o altro.
- Pece, nome generico di varie sostanze resinose
o bituminose; ina intendesi specialmente della pece
nera, la quale è il catrame solidificato e reso più te-
nace mediante l'evaporazione. - l'elle da scarpe, la
pelle dell'animale morto, tolta da esso e sottoposta
alla concia. - Pómice, pietra leggerissima, spugnosa,
che ha molti intervalli vuoti o pori; ruvida al
tatto, facile a rompersi. - Punta, sorta di bullettina
o chiodino senza capo. - Puntine, le builettine. -
Rialzi, pezzi di cuoio per alzare le forme delle
scarpe per dar più garbo o ampiezza alla scarpa.
Sétola, quella di cignale, annessa all'un dei capi
dello spago, affinchè agevolmente passi nei tori fatti
con la lesina nel cuoio, o nella pelle. - SiMigo, più
fili di canapa o di lino, impegolati e riuniti in uno
solo: servono per cucire. Capitélla, le estremità
dello spago dove si innestano le setole. Setola
dello spago, setola di cignale annessa all'uno dei
capi dello spago, aflinchè passi agevolmente nei
fori fatti con la lesina nel cuoio o nella pelle. - Spago
impecialo, quello che adopera il calzolaio per cucire
le scarpe. - Spago sarno, specie di filo che serve
ai calzolai per fare spago.
Spunterbo, la punta di roba diversa che il cal-
zolaio mette alle scarpe. - Stecca, il pezzo di mezzo
della forma da scarpa che fa l'ufficio di bietta fra
lo stinco e la polpa, tra i quali si fa entrare a
forza. - Stecca da rientrare, legno che il calzolaio
adopera per dare il garbo alle tomaie, dopo averle
aggiuntate. - Unta, la vernice.
Vetro, materia trasparente e per lo più fragile,
composta per la fusione della silice mescolata con
la soda: il calzolaio la adopera per lisciare i tacchi.
- Vetriuòlo, materia che serve ad annerire le
f)elli. - Viti, specie di chiodi speciali, che il calzo-
aio adopera per attaccare i tacchi. - Zeppa di legno,
bietta 0 conio di legno, non molto grossa, che serve
a turar fessure.
Operazioni, lavori del calzolaio.
Abbozzare, ritagliare col trincetto le escrescenze
del cuoio. - Acciabattare, il racconciare le ciabatte:
racciabattare. - Aggiuntare, cucire insieme i diversi
pezzi della scarpa e dello stivale. Aggiuntatura,
l'operazione dell'aggiuntare; il punto dove è fatta
l'operazione. - Bullettare [bullettato, bullettalura),
mettere le bullette, i chiodi. - Contraffilare, levare
il contraffilo. - Dar il bussetto, adoperare il bassetto
per lustrare i tacchi o la suola. - Dare il vetro, il
raschiare che fanno i calzolai le suole delle scarpe
con un pezzo di vetro. - Fare un fesso, rovesciare
il fesso, si dice dei calzolai che tagliano dove de-
vono cucire e ricoprono il taglio uopo averlo cu-
cito. - Ferrare^ mettere chiodi alle scarpe.
Imbroccare, il fermare sulla forma la soletta e
le altre parti della scarpa prima di cucirla. - Im-
btillettare, mettere le bullette necessarie. - Rimbul-
lettare, ripete imbullettare. - Impennare, del picchiet-
tare che fa il calzolaio con la penna del martello la
costola della piantella e della tramezza per avvici-
narle al tomaio. - Impiantare, impostare: dicono
i calzolai del mettere insieme il tacco, impastando
e conficcando con stecchi fra loro i pezzi che deb-
bono comporlo. Impostatura del tacco. - Impuntire,
dei pezzi soprammessi, serrarli, renderli stabili con
una 0 più linee di cucitura. Impuntire il tomaio,
il gambale, la suola. Anche, tacconare, tacconatura.
■ Informare, mettere le scarpe nella forma per allar-
garle (scarpe informate, stivali injormati). - Ingam-
balare, mettere lo stivale nel gambale, per riacco-
modarlo, levargli le grinze o simili.
Laminatura, operazione del battere il cuoio da
suola, per renderlo pieglie\ole, eseguita non sul
sasso e col martello dal calzolaio stesso, bensì a
macchina. - Lustrare, dare il lucido alle scarpe.
Montare la scarpa, mettere i tomai sulla scarpa per
cucire i guardoni e inchiodarveli con le bullette. -
Pareggiare, rendere pari, uguale una superficie in
O-ini sua parte. - Passare il tacco, cucirlo, attaccarlo.
- Raffilare, portar via con un trincetto qualsiasi
scabrosità dalla superficie del cuoio. - Rappezzare,
racconciare la scarpa -ì"otta, mettendovi il pezzo che
manca. Rappezzatura, atto ed effetto ; rappezzo, il
pezzo della rappezzatura. - Rassodare, rendere in-
visibili, con lavorio di bussetto, le commettiture del
tacco e delle suola. - Rattoppare, mettere una
toppa, riparare un buco, una rottura delle scarpe.
- Ribattere, far la costura. - Rifinire, dar finitura
al lavoro. - Rimettere in forma, rimettere sulla
forma la scarpa già cucita. - Rimontare, rimettere
a nuovo; rifare il davanti delle scarpe. - Rimonta,
l'effetto del rimontare. - Rimpi'ciare, impeciare con
forza. - Riorlare, rifar l'orlo alle scarpe. - Risolare,
rimettere nuove suole alle scarpe, agli stivali. Riso-
latura, atto ed effetto. - Risolettare, rimettere la
soletta. Risolettatura, l'atto e l'effetto del risolettare.
Scarnire, assottigliare, rendere più snella la pianta
delle scarpe - Scossare, aggiustare i tacchi ; ag-
giustarli di punto in punto; fare la sfiossatura col
trincetto.
Solettare, l'operazione dell'aggiungere una so-
letta al suolo delle scarpe. - Soppannare, mettere
soppanna o fodera assai grossa. - Spomiciare, dare
un po' di pomice alle piante, perché non si abb^a
a sdrucciolare. - Slampare, improntare nel tomaio
i fioretti. ■ lacconare, impuntire con una cordi-
cella le doppie suola in tutta la pianta della scarpa,
perchè resistano meglio all'umido e al fuoco.
Cantra ffilo, la parte della tramezza che sporge e
si taglia attorno alla scarpa per riunirla. - Corona,
impuntura intorno al quartiere della scarpa. -P«u-
teggio, cucitura delle scarpe con spago impeciato.
- Tappicine, i pezzi di pelle soprammessi con di-
ligenza sulla punta sciupata. - Vantaggino, toppi-
cina che si mette sulla rottura. - Tramezza, striscia
che si cuce tra il suolo e il tomaio per rinforzo.
Calzoleria. Bottega del calzolaio. - Bottega
nella quale si vendono scarpe
Calzoni. Parte del vestimento da uomo, dalla
cintura al piede, un tempo fino al ginocchio: bra-
che, brachesse, braghesse, braghettaccie; panni di
gambe, pannilini (disus.) Si fanno di panno^ di
stoffa, di tela, bianchi, neri, di colore, ecc. Il
sarto li taglia, li cuce, li stira. - Calzonacci, spreg.
di calzoni rotti, sporchi, mal fatti. - Calzoncini,
dimin. e vezz. di calzoni, quelli dei bambini.
A campana, alla francese, i calzoni a seconda
che alla estremità inferiore si allargano o si strin-
CALZUOLO — CAMAHI.INGO
3fi3
gono. - Alla scud :er a, i cnhoni corti, larghi alla co-
scia, stretti alla gamba e protetti inferiorincnte dallo
stivale. - Alla zuava, i corti e molto larghi usali
appunto dagli zuavi.
Brache, la copertura delle coscie fino al ginocchio o
al malleolo: furono usate da tutti prima del 1879:
oggi ancora dai campagnoli, in qualche paese, e
dai preti. - Calzoncini, calzoni da bambino. - Cal-
zoncioni, accr. di calzoni; di calzoni grandi e spro-
porzionati. - Calzoni con lo spacco, quelli aperti
sotto, che sogliono indossare i bambini; con !••
stajfe, con le striscie, con le cigne, i calzoni che ne
sono adornati e provvisti. - Calzoni di -pelle, usati
da alcuni per cavalcare. - Pantaloni (frane),
calzoni lunghi, scendenti lino a posare sulla scarpa.
- Sottocalzoni, specie di brache, di panno, di co-
tone, 0 di lana, che portansi sotto i calzoni, le
mutande. • Sarabare, calzoni larghi degli Orientali.
Parte dei calzoni.
Accessori
Brachetta, parte delle brache un tempo destinata
a coprire lo sparato di esse: braghetta, braghettone.
- Cinturino, quella striscia di panno che stringe la
estremità inferiore dei calzoni corti e che chiude,
per mezzo di una fibbia, lo sparato. - Coda del
cinturino, una delle estremità di esso che si pro-
lunga libera e serve ad affibbiare lo sparato del
ginocchio, dopo che si è abbottonato. - Codetta,
quell'altra estremità libera dello stesso cinturino,
che sta a riscontro della coda. - Culatta, il di die-
tro dei calzoni; grossa toppa sovrapposta nel di
dietro dei calzoni per rinforzo. - I davanti, le parti
dei calzoni che coprono le coscie anteriormente. -
I dietri, i didietri, le due parti dei calzoni che
coprono le natiche e le coscie posteriormente. - Fian-
chetta, la parte dei calzoni che copre i fianchi.
Fondo, la parte dei calzoni che dall'intorcatura va
verso il dietro. - Gambale, ciascuna delle parti in
cui sono divisi i calzoni ; gamba. - Linguette, stri-
scie, della stessa stoffa dei calzoni, che servono a
stringerli per di dietro mediante una fibbia, con
l'ardiglione. - Martingala, specie di brachetta che
usava'si dietro ai calzoni. - Pedana, la striscia di
fodera che cinge e fortifica internamente i calzoni
all'estremità inferiore. - Pistagne, i cordoncini o le
orlature, di colore diverso da quello dei calzoni,
che corrono lungo la cucitura esteriore dei calzoni.
- Pistagnini, le pedane, - Scoscio, l'incavatura tra
le gambe dei calzoni. - Serra, e più comunemente
serre, la specie di fascia che termina superiormente
i calzoni, e fa il giro della vita, cingendo i lombi:
anche, Cianchetta.
Sparato davanti, nei calzoni lunghi o corti, e
che non hanno toppa, si chiama cosi quell'ampia
apertura anteriore i lembi della quale si abbotto-
nano sovrapponendoli l'uno sull'altro. Sparato dei
ginocchi, o sparato di fianco, l'apertura laterale,
presso ciascun ginocchio nei calzoni corti o brache,
che si abbottona, per quindi affibbiarla, ovvero
stringerla con laccetti. - Sportellino, la brachetta. -
Sportello, la toppa, il toppino, - Tasca, ciascuna
delle borse in fodera cucite nell'interno dei calzoni.
- Taschini, piccole tasche che si fanno in ciascuna
parte laterale dei calzoni. - loppa, toppino, bra-
chetta, parte oggidì fuori d'uso nelle moderne foggie
di taglio; pezzo quadro sul davanti dei calzoni:
si apriva abbassandolo; si abbottonava alle serre. -
Pistagnini, striscie della stessa stoffa cucite a cia-
S(-un lembo laterale della toppa. - Trombe, le parti
dei calzoni che rivestono le ganihe.
Accessori. — Bretelle, coppia di cigne elastiche
che serve a sostenere i calzoni: bertelle, cigne,
dande, straccali, strucche. - Saltaleone, l'estremità
di tessuto clastico delle bretelle, apjilicatavi perchè
non sostengano i calzoni rigidamente. - Cigne da
ralzonì, slnscie di pelle o di gomma elastica, usate
|)er sorreggere i calzoni. • Staffe, cignali, striscie,
per lo più di pelle, che passono sotto le scarpe o
gli stivali per tener distesi i calzoni. - Stiracal-
zoni, istruinento usato per tenere tesi i calzoni e
liigliere le pieghe. - Stringa, la linguetta che fer-
ma i calzoni per di dietro alla vita. - Striscia, il
cordoncino o l'orlatura, che si apjilica lateralmente
lungo la cucitura dei calzoni.
Stato dei calzoni. — Mono di poutauli, ecc.
A braca, a bracaiola, a bracaloni : dicesi dei cal-
zoni cascanti. - A coscia, calzoni stretti, che mo-
strano la forma della gamba. - Arrovesciati, i cal-
zoni ripiegati su sé stessi all'estremila in contallo
colla scarpa. - Cnlzanti, i calzoni che si adattano
bene, sono accostanti, aderenti, aggiustati, assettati,
attillati. - Calzoni lordi di fango, di mota, insudi-
ciati, impillaccherati, inzaccherati. - Calzoni frittellosi,
])ieni di frittelle, di macchie.
Bande, l'avvoltolatura o rimboccatura dei calzoni
sulla gamba. - Finestrino, buco nei calzoni. - Ginoc-
chiello, la specie di impronta che lascia nei cal-
zoni il ginocchio.
far culaia (scherz.), dei calzoni larghi dietro e
che, abbassandosi, fanno una specie di borsa. -/?a-
(jnare, di pantaloni logori in modo che il tessuto
rassomigli a una tela di ragno. - Scappare^ dei cal-
zoni che non vestono per essere troppo larghi e
trop[)o corti - Spencrare, lo sfilacciarsi che fanno
i calzoni al fondo, in seguito all'uso. - Strascicare,
dei calzoni troppo lunghi, che quindi fregano per
terra. - Tirare, dei calzoni, quando stringono troppo
sotto.
Arrovesciare i calzoni, ripiegarne una parte verso
il ginocchio. - Avere il culo fuori, di chi ha i cal-
zoni rotti di dietro. - Avente la bottega aperta,
scherzosamente, di chi ha i calzoni sbottonati da-
vanti. - Aver la cacaiola, di chi ha i calzoni che
per troppa larghezza cascano giù. - Essere in calzoni,
spogliati della giacchetta e del panciotto. - Imbra-
cheilare, imbrachettarsi, mettere, mettersi i calzoni,
le brache; incalzonare, incalzonarsi. -Infilare, in-'
filnrsi, del mettere o mettersi i calzoni. • Rimboc-
care, del tirare su i calzoni rovesciandoli inferior-
mente su sé stessi. - Sbracarsi, slacciarsi i calzoni
davanti, senza levarseli; si dice però anche in
senso di levarseli. - Seminare i calzoni, di chi
non li tenga sorretti, ma abbandonati in vita.
Bracalone, bracone, di chi ha i calzoni cosi
larghi che gli ciondolano da tutte le parti. - Sbran-
cato, senza calzoni. - Sanculotti, dal frane, sans'
cnlottes, cioè i senza brache o sbracati.
Portare i calzoni (scherz.), di donna che fa da
uomo.
Calzuòlo. Detto a braclie.
Cainàgllo. Antica armatura,
Oamaldolense, Camaldolese. Ordine reli-
gioso.
Camaleónte. Rettile simile alla lucertola. -
Piccola costellazione. - Manganato di potassa.
Camangiare. Companatico, vivanda,
Oxniarilla. Detto a combrìccola.
Oamarling'a. Detto a monastero.
364
CAMAURO — CAMBIALE
Camarlingo. Antico tesoriere.
Camàuro. Speciale berretto del papa.
Cambiale. Tilolo fiduciario che tia valore di
un atto di commercio, anche se sottoscritto da
persone non commercianti e per causa non com-
merciale; foglio col quale si promette o si incarica
altri di pagare una data somma entro un dato ter-
mine di tempo: pagherò, tratta; lettera di cambio,
scritta cambiaria, effetto cambiario ; cedola cam-
biaria, cedola di banca; polizza di cambio; buono
di cassa, mandato, vaglia; appunto. - Cambialetta,
cambiahna (appuntino), cambialuccia, dimin. di cam-
biale, per una piccola somma. Cambiahiccia si dice
anche per cambiale di poco credito. - Cambiario,
proprio delle obbligazioni o dei diritti derivanti da
cambiale. - ^iro cambiario, il complesso delle cam-
biali che un negoziante ha in circolazione. - Re-
quisiti di una cambiale, le condizioni che la ren-
dono valida. - Titolo esecutivo, effetto che ha la
cambiale conferendo facoltà al creditore di proce-
dere al precetto esecutivo.
A presentazione, a vista, la cambiale pagabile
all'istante stesso in cui viene presentata. - Bancà-
bile, neologismo del linguaggio dei finanzieri: dicesi
di cambiale che abbia firme buone e si possa scon-
tare presso una banca. Piazza bancabile dicesi la
città ove risiede un banco di sconto. - Buona
per la cessione, la cambiale che dà affidamento per
l'autorità della firma dell'accettante. - Commutabile,
la cambiale che si può cambiare in danaro od altro,
di valore corrispondente. - Coìi firma di favore, a
comodo, di comodo: si dicono cosi le cambiali in
cui l'accettante figura come debitore del giratario al
solo scopo che questi possa riscuotere da una banca
la somma indicatavi. - Girabile, di cambiale che
possa passare dal primo possessore nelle mani di
altri. - Girata, la cambiale dopo che dalle mani del
primo possessore passò ad altri. - Girata in bianco,
la cambiale in cui non figura il nome del giratario. -
Girata per procura, girata per mezzo di mandatario.
In bianco, la cambiale che porta in calce la
firma dell'accettante, ma non registrata la somma.
- In sofferenza, sofferente, la cambiale che , non
pagata alla scadenza, si trova nelle mani dell'ultimo
giratario, il quale attende ancora qualche giorno il
pagamento, prima di legalizzare il protesto.
Cambiali diverse.
Lettera di cambio si dice, propriamente, la cam-
biale tratta che contiene l'obbligazione di far pa-
gare. - Ordine di dei-rate, o in derrate specie di cam-
biale in cui, invece della somma, è segnata la qua-
lità della merce che si deve consegnare. - Pagherò,
cambiale con cui il sottoscrittore si assume l'ob-
bligo di pagare egli stesso. - Pagherò all'ordine
(vaglia cambiario), titolo per cui chi lo emette si
ol)bliga di pagare una certa somma alla scadenza :
spedito da commercianti, ha gli stessi effetti del
biglietto all'ordine. - Ricambio, seconda cambiale che
serve a Timborsare il possessore d'una cambiale
protestata e spese consecutive. Chiamasi anche
rivalsa.
Ritorno, cambiale che ritorna senza essere stata
pagata, anzi protestata, dal luogo in cui fu mandata
pel pagamento. - Seconda di cambio, la cambiale
che si fa in luogo d'altra smarrita. - Tratta, la cam-
biale tirata sopra un corrispondente di una piazza
estera. - Vaglia, scrittura ed obbligo di denaro esigi-
bile dall'intestato.
Persone che trattano cambiali.
Operazioni relative.
Accettante, chi, firmando cambiali, se ne dichiara
debitore. - Avallante, chi si rende mallevadore a
favore di un altro: datore di avallo. - Cedente, chi
cede una cambiale o qualunque altro effetto com-
merciale. - Cessionario, chi accetta una cessione. -
Datore d'una cambiale, il traente. - Domiciliatario,
la persona al cui domicilio si promette di pagare
un effetto. - Giratario, la persona in favore della
quale è girata una cambiale. - Onorante, l'interve-
niente che accetta e paga per altri [onorato) una
cambiale. - Portatore, chi ha una cambiale, un
effetto, da presentare a proprio favore. - Portatore
per girata, chi riceve da un girante o cedente la
trasmissione d'un effetto. - Prenditore, chi ha la cam-
biale del traente e ne diventa giratario e possessore.
- Presentante, chi possiede una cambiale e la pre-
senta per l'accettazione o per l'incasso. ■ Scontante,
chi sconta una cambiale, accettandola; volgarmente,
chi sconta con usura. - Traente, chi trae, emette
una cambiale. - Trattario, chi accetta una tratta
pel pagamento.
Accettazione, l'accettare una cambiale; obbligazione
0 firma obbligatoria di pagare una cambiale alla
sua scadenza: la cambiale stessa. - Avallo, la mal-
leveria, la guarentigia che un terzo dà per la firma del
sottoscrittore, apponendo sull'effetto il proprio nome,
preceduto dall'espressione: per avallo (avallare, tare
l'avallo; riavallare, rinnovare l'avallo). - Azione
cambiaria diretta, quella esercitata dal possessore
contro l'accettante o l'emittente del pagherò. - Azione
cambiaria di regresso, quella esercitata dal pos-
sessore verso il traente, i giranti, gli avallanti, ecc.,
garanti dell'adempimento delllobbligazione cambiaria.
Cessione, trasmissione di beni, ragioni, crediti, di-
ritti ad un'altra persona; generalmente, si dice della
cambiale girata. - Gira, girata, atto con cui si tra-
sferisce la proprietà della cambiale e tutti i diritti
ad essa inerenti. - Indosso, l'atto di scrivere sul
dosso di una cambiale il nome del giratario o la
quantità di danaro avuto in conto dell'intera somm"a.
- Intervenzione (intervenire), l'atto di accettare o
pagare una cambiale per onore della firma d'alcuno.
Presentazione, l'atto col quale si presenta una
cambiale all'accettazione e al pagamento del trat-
tario. - Protesto, atto giuridico per cui viene dichia-
rato all' accettante, al giratario d'una cambiale non
soddisfatta, ch'è tenuto al risarcimento di tutti i
danni. - Atto di protesto, scritto che prova la man-
canza totale 0 parziale del pagamento. - Rimborso,
pagamento d'una cambiale. - Sconto, il cedere un
effetto, riscotendone anticipato il prezzo e rilasciando
una provvigione intesa ; la provvigione stessa. Ri-
sconto, nuovo sconto d'effetto già scontato. Comitato
di sconto, l'insieme delle persone incaricate dell'ac-
cettazione delle cambiali presentate per lo sconto
ad una banca). - Risconto, da riscontare, significa :
rivendere cambiali già prima scontate, cioè comprale.
Accettare, apporre la propria firma ad una cam-
biale, ad una tratta. - Avallare, fare l'avallo. - Av-
visare una scadenza, rammentare la data in cui scade
un effetto, una Iattura, un impegno, ecc. - Far
cambiali, tare un appunto, tirar cambiali, trarre su
uno. - Fare i fondi, rilasciare il denaro occorrente
ad una persona affinchè paghi per noi un conto
nostro, una cambiale, una fattura, ecc. - Girare
una cambiate, farci la gira. - Intervenire, fare l'in*
CAMBIAMENTO — CAMBIARE
305
tervenzione. - Negoziare al pari, quando, negoziando
una cambiale, questa rende la somma da essa portata.
-Presentare una cambiale, portarla alla commissione
di sconto di una banca. - Proleslure una cambiale,
mandarla in protesto. - Sconiare una cambiale, ce-
derla 0 acquistarla con uno sconto. - liiscontare,
scontar di nuovo. - Stendere una cambiale: scriverla,
stillarla. - Trarre, tirare una cambiale, emMere nna,
lettera di cambio, a carico di una terza persona.
Cose e termini vari.
Conto di ritomo, nota che contiene le spese di
protesto, le commissioni di un elletto protestato. -
Firma, nome e cognome che il soscrittore appone
alle cambiali, ecc. - Lettera d'avviso, in commercio,
è la missiva con la quale il traente avverte il
trattario del rilascio di una cambiale. - Modulo
cambiario, il foglio su cui si scrivono le cambiali,
fìagberò, ecc. - Regola di cambio, quella per calco-
are il valore etl'ettivo di una cambiale data in un
luogo e scontata in un altro. - Scadenzario, libro
su cui si amo' ano le scadenze. - Valuta, ciò che
si dà in cambio di una cambiale in danaro o in
mercanzia. - Valuta avuta, valuta ricevuta in cori'-
tanti, per valuta di merci : il prezzo che paga chi
prende una cambiale a chi glie la la o gliela gira.
All'ordine, espressione d'uso nelle cambiali: indica
che il possessore di esse ha il diritto di riscuo-
terne l'importo senza procura. - Bisogno o occor-
rendo, clausola che il traente, o qualcuno dei gi-
ranti, mette sulla cambiale. - Giorno di favore o di
grazia, proroga di ventiquattro ore accordata dalla
legge nel pagamento di una cambiale dal giorno
indicato. - Giorno di rigore, le ventiquattro ore
di proroga concesse nel pagamento di una cam-
biale, trascorse le quali, questa è sottoposta al pro-
testo. - Occorrendo presso il o la..., avviso che si
scrive sopra una cambiale, dovendo intervenire per
onore della firma del traente, nel caso di mancato
pagamento da parte dell'accettante. - Onore, in com-
mercio, la buona accoglienza che si fa ad una cam-
biale. - Per procura, per incasso, per mandato, va-
luta in garanzia: clausola aggiunta alla girata. -
Respiro, mora, la proroga a cui dà diritto la cam-
biale a scadenza, a termine.
Scadenza, lo scadere di una cambiale: il fatto che
dà diritto al legittimo possessore di reclamarne la
riscossione: scadenza fissa, se stabilisce categorica-
mente il giorno in cui una cambiale deve essere
pagata; scadenza a termine, se all'atto della presen-
tazione dell'elìetto il debitore può reclamare alcuni
giorni di respiro prima del pagamento. - Maturare,
venire alla scadenza. - Senz'avviso, a pie di una
cambiale, significa che, alla scadenza, deve essere
pagata senza lettera d'avviso.
Cambiamento. L'atto e l'effetto del cambiare.
Cambiamonete. Detto a motieta.
Cambiare (cambiamento, cambiato, cambio). Il
mutare una cosa con un'altra. - Trasmutare, varia-
re, riferito per lo più a cose morali. - Alterare la
natura di una cosa, farla diventare diversa. - Pas-
sare da uno stato, da una condizione o qualità ad
un'altra. - Dare, prendere, mettere altre cose di-
verse, ma dello stesso genere, in luogo di quelle di
prima: nell'uso, anche di abito, di veste. -Anche,
barattare la moneta; lasciare un'abitazione, una
casa, andando in un'altra; trasviare il discorso;
mutar d'avviso, di opinione, di fede; passare da
uno ad sAiro pensiero. - Con varie gradazioni di
significato : alterare, cangiare, commutare, conver-
tire, divariare, isvariare, innovare, mutare, permu-
tare, rinmtare ; risolvere, scambiare, tramutare,
trasformare; variare, svariare, voltare, l'ialterare,
ricambiare, rimutare, rivariare. - Mutabilità, hc.i)\\.À,
facilità di cambiare. - Pròteo, dio che cambiava di
forma.
Alterare, mutar la natura, l'aspetto, la sostanza
d'una cosa; falsificare. • Avvicendare, mutare,
cambiare a vicenda: alternare; fare a cambio, a
scambio, a quando a quando. - Burattare, dare in
CMwh'xo; pertnatar e. - Commutare, mettere a scam-
biare una cosa con l'altra. - Contraccambiare, ren-
dere il contraccambio, il cambio; dare ricompensa.
Convertire, far passare una cosa da uno stato
all'altro (il ferro in acciaio, la nebbia in pioggia,
la neve in acqua, ecc.); provocare cainhiamenlo in
una persona. - Dare ti cambio, sosfituire persona
a persona ; rimettere, rinnovare la guardia. - Me-
tamorfosare, cambiare di forma. - Modificare, cam-
biare tanto 0 quanto l'essere d'una cosa, e per lo
più in bene. - Mutare, cambiare di posto, di con-
dizione, di qualità. - Permutare, per cambiare o
commutare una cosa con unaltra. - Ribarattare :
ripete barattare. - Ricambiare, ripete cambiare:
quindi cambiare di nuovo. - Riconvertire: ripete
convertire. Ridurre, far venire, divenire, anche
modificando, cambiando. - Riformare, dare nuova
e miglior forma; emendare, correggere. • Riti-
vertire, cambiare una cosa in un'altra, convertendole.
- Scambiare, mutare, andar da un posto ad un
altro; dare, prendere in iscambio. - Sna?»rare, cam-
biare natura. - Spostare, irmtare di posizione, delle
cose 0 delle persone. - Tramutare, far cambiare
luogo. - Travisare, mascherare, e, figur., interpre-
tare 0 far passare in un senso che non è il vero. -
Variare, indurre cambiamento in checcliessia,
cangiar di residenza, passare da luogo a luogo, con
idea di migliorare. - Varieggiare, cambiare spesso:
scambiettare. - Voltare, mutare, volgere da una
parte all'altra.
Locuzioni. — Convertire le susine in borzacchi,
cambiare le cose buone in cattive. - Far di un
pruno un melarancio, cambiare forzatamente la
natura delle cose. - Lasciare il tempo che si trova,
non portare nessun effetto, nessun cambiamento. -
Mutatis midandis, locuzione latina che significa ;
« mutate le cose che devono essere mutate y>. - Ri
voltar la frittata, cosa alla quale si muta forma
senza mutar sostanza. - Volerci l'accetta: di isti-
tuzioni 0 d'altro che bisogna rovinare per rifare
da capo. - Voltare in bene, in male, cambiare nel-
l'uno 0 nell'altro senso per il modo di giudicare, di
interpretare. - Quand'é cosi, muta specie, cambia di
aspetto.
Che cambia o può cambiare: cambiabile, cangia-
bile, modificabile (modificativo, che è atto o tende
a modificare); mutabile, mutevole; permutabile; ver-
satile, versibile. - Camaleonte, chi facilmente cam-
bia opinioni e propositi. - Proteiforme, di varia
Jorma; anche, facile a cambiar forma. - Saltim-
banco, chi cambia facilmente di partito, in poMfica;
versipelle. - Volàbile, non costante, facile a cam-
biare.
Che non cambia o non può cambiare. — Inaltera-
bile, inalterato, che non può, non ha subito alte-
razione. - Immutabile, incommutabile, che non si può
mutare, cambiare. - Inconvertibile, di persona che
non si lascia convertire. - impermutabile, che non
si può 0 non si deve permutare.
3G6
CAMBIARIO — CAMERA
Cambiarsi, - Cambiamento, cambio.
Cambiarsi : modificarsi, diventare diverso da quel
che si era prima; cangiar faccia; mutar scena, re-
gistro; mutar verso, mutar vezzo; mutarsi; rinnovel-
larsi, rinvertire; voltarsi; diventare un altro; di-
ventare tutt'aitra mercanzia. - Giocar di registro,
cambiare a un tratto. - Mvtar vento, cambiare in-
dirizzo: cambiar vela. - Riconoscere, ravvisare una
modificazione avvenuta in una persona o apportata
in un oggetto. - Voltar casacca, mutare partito,
passare alia parte contraria: fare un voltafaccia
(frane, revirement). - Voltarsi, trasformarsi, cam-
biarsi.
Chi è birbante la mathna è anche la sera: non
si cambia dall'oggi al domani. - E' cambiato il mae-
stro di cappella, ma àia slessa musica, quando, cam-
biato direttore, le cose non migliorano. - Essere a
quarti, a punti di luna: di chi è facile a cambiare.
- Il diavolo SI fa cappuccino, quando una scapato
par che si dia a opere pie. - Le cose, la fortuna,
le malattie, il tempo, tutto varia, tutto cambia;
specialmente la moda. - Non esser più quello: chi
é fatto diverso da sé stesso, ma con mutazione m
peggio.
Cambiamento: il cambiare, il cambiarsi, fuorché
di danaro: cangiamento, commutamento, conver-
sione; mutamento, mutazione; scambiamento; tra-
mutaniento, trasmutazione; tiasformazione, varia-
zione. - Alterazione, termine di fisiologia: cam-
biamento che avviene nella natura, nella forma,
nella qualità e proprietà di un corpo, di un tes-
suto, di una sostanza semplice o composta ; ma, per
lo più, cambiamento in^; male. - BaraUina, baral-
luccio, d'una cosa di poco valore, come lanno i
ragazzi tra loro. - Baratto, il barattare. Contratto
col quale ciascuno dei contraenti dà una cosa per
riceverne un'altra (barattare' le noci con còccole,
fare un cattivo baratto. - Male in vacche, peggio in
buoi, di cattivi contratti). - Cambio, il cambiare;
mutare, scambiare una cosa con un'altra. Baratto
di moneta. - Concambio, contraccambio: di cosa
che spesso, per sentimento di gratitudine, si dà in
cambio di un'altra ricevuta. - Conversione, l'atto e
l'etTetto del convertirsi, ossia del far rivolgere la
mente dal male al bene. - Corrispettivo, quanto si
dà in cambio di quel che si riceve. - Evoluzione,
movimento che fa cambiare di luogo, di posizione.
Inflessione, cambiamento nel tono, nella forma
delle parole. - Metaplasma, cambiamento materiale
nelle parole. - Modificazione, il modificare. - Muta-
zione, il mutare delle cose e delle persone. - No-
vazione, cambiamento fatto a un'obbligazione. - Per-
muta, in senso generale, scambio di valori, di titoli,
d'oggetti, ecc. Contratto pel quale si dà una cosa
per averne un'altra in cambio: permutamento, per-
mutazione. - Ricambio, il ricambiare; la cosa uguale
a quella che si è levata o perduta. - Riducimento, il ri-
durre: riduzione.- informa, miglioramento, per via
legale, delle istituzioni vigenti; miglioramento intro-
dotto in, varie cose. - Riformista, partigiano delle ri-
forme (politica, religione, ecc.) - Rifrittura, cosa che,
senza mutare sostanza, nmta l'orma e qualità, a somi-
glianza di una vivanda cucinata e ricucinata in
diverse maniere. - Rivoluzione, cambiamento
politico. - Scambio, cambio, sostituzione, scambia-
mento. - Trasfigurazione, mutazione, cangiamento
di figura. - Tras/'orwflzionp, cambiamento di forma;
pili specialmente, la mutazione graduale nella strut-
tura degli esseri. - Trasmutazione, cambiamento
nella natura e nella forma di un essere. - Varia-
zione, in fisica, ogni cambiamento irregolare nelle
forze della natura fatto conoscere da un cor-
ri.'^pondénte cambiamento d'indicazione agli stru-
menti fisici e meteorologici. - Varietà, cambiamento
qualunque nello stato ordinario di una specie, il
quale trae origine da molteplici cause.
Cambiario. Di cambio.
Cambiavalute, cambista. Chi cambia mo-
neta, biglietti di banca, ecc.
Càmbio. Il cambiare. - Baratto di una tno^
lieta con altra; nell'uso, il luogo nel quale si fa
il cambio delle monete (antic, telonio).- Cambiano,
che appartiene a« cambio. - Agente di cambio, sen-
sale di valori pubblici, di Borsa. - Lettera di
cambio, la cambiale.
Cambio {cambium). Il tessuto vegetale che di
origine al legno.
Cambrì. Sorta di tela bianca e colorata';
Camèlia. Arboscello originario del Giappone e
della Cina, con foglie verdicupe e lucide, fiori vrandi
e di bellissimo colore (rosso o bianco o screziato),
ma senza profumo: perciò preso per emblema
della bellezza sciocca. Ma é pure simbolo della
costanza negli all'etti. Se ne hanno molte specie
e varietà : bianca, variegata, incarnata, purpurea, a
fior d'anemone, a foglie di mirto, a pennacchi, em-
briciata, ecc.
Camelopardo. Detto a giraffa.
Càmera. Una delle parti della ca.'ia, detVap-
partamento, più specialmente quella destinata
per dormirvi: camera da letto, stanza da letto,
cubicolo (presso i Romani). Una camera é disadorna,
linda, modesta) semplice, oppure ornata, ricca, sfar-
zosa; ariosa, sfogata; buia, soffocata, imbiancata,
rimbiancata, o con le pareti coperte di tappez-
zeria. - Lameraccia, cattiva camera, malsana, mal
massa; camerotto, stamberga, stambergaccia, stab-
biuolo. - Camerella, cameretta, camerino, cameruc-
cia, cameruzza, sgabuzzino, camera piccola e alla
buona. - Camerina, camera piccola e graziosa, ga-
binetto, stanzettina. - Camerone, camera grande,
stanzone. Scherz., piazza, piazza d'armi.
Camera ammobiliata, quella tornita di tutto il
necessario; più comunem., mobiliata. E affittaca-
mere, chi s'industria nell'appigionare camere am-
mobiliate. - Camera buona, stanza da letto di gran
lusso e di riserva (disus.).- Camera cieca, quella che
non ha finestre per ricevere la luce e per il cam-
bio dell'aria. - Camera da sposi, quella, o con un
letto grande, o con due letti gemelli, nella quale
dormono marito e moglie. Dicesi anche di camera
ben^ messa, bella, ornata con gusto o semplicemente
grande e ariosa. - Camera de' forestieri, quella
nella quale non dorme alcuno della famiglia, e che
si serba per gli ospiti che possono capitare - Ca-
mera libera, quella che non 1'^ comunicazioni con
altre e concede quindi la massima libertà a chi la
occupa. - Camera locanda, termine poco usato per
indicare una camera amniubiliata da appigionarsi.
- Camera verginale, termine che, troppo poeticamente,
si usa a significare la camera ove donne una don-
na non maritata, una ragazza. - Camerata, camera
da dormire per gli alunni d'un collegio, pei sol-
dati in una caserma, ecc.: dormitolo, dormitorio.
^Anticamera, la stanza che precede la camera. -
Camerella, lo spazio, in una camera, occupato dal
letto 0 meglio dal cortinaggio del letto (disus.). -
Retrocamera, stambugio attiguo alla camera. - Ca-
bina, cameretta in una nave. - Cella, cameretta di
CAMKHA — CAMERA APOSTOLICA
367
convento, di monastero. - Soffitta, stanza da
letto sotto il tetto.
Alcova, parte di una stanza che racchiude il letto,
separata da un arco, con tramezzo di muro o di
tavole, e da UJi architrave, e chiusa da cortine:
alcovo, arcoa (disus.). - Anditiìio, spazio tra due
letti 0 fra il letto e la parete. - Ànyolo, cantuccio
della camera. - Corsia, la parte di una camera, tra
mobile e mobile, letto e letto, che rimane libera per
passarci. - Occhi, aperture o spiragli, per lo più
rotondi, che servono come finestre a dar luce alle
camere. - Spiatolo, apertura o buco fatto per ve-
dere le cose interne di una camera. - Tramezzo,
assito 0 muro line per dividere una camera o si-
mili. - Travicello, correnti delle stanze fra trave
e trave.
Mobili, arredi, ecc. — Teumini vari.
Mobili principali d'una camera; il letto, l'ar-
madio per riporvi gli abiti, il cassettone, per
mettervi la biancheria; qualche sedia o qualche
jìoltrona. - Buttalà, arnese per gettarvi sopra i
panni che si levano da dosso, composto di due ba-
stoni per il lungo, infilati in uno zoccolo, e due
attraverso: il tutto lavorato secondo l'arte, verni-
ciato, ecc.: cosi detto, perchè ci si buttano là i
panni, come vanno vanno. - Campanello, ar-
nese 0 apparecchio per chiamata: a cordone, che
si tira, come di vecchio sistema; a mano, che si
agita; elettrico, che si fa suonare premendo un
bottone postato al muro, di fianco al letto, o al di-
sopra nel mezzo.
Comodino, mobile di legno che si pone vicino al
letto, con una o due cassette: tavolino da notte. Lo si
tiene accanto al letto; vi si ripone il pitale, o vaso
da notte o altro. In Lombardia, cifjone, cifone (dal
tranc). - Marmo, il pezzo di marmo che serve di
piano al comodino, e sul quale si posa la bottiglia
dell'acqua, il lume, ecc. - Piano, la parte superiore
del comodino, sia questa di marmo o di legno, sulla
quale si posa la bottiglia dell'acqua, il lume, ecc. -
Sportello, specie di usciolino mastiettato o volgen-
tesi su cardini: con esso si apre e si chiude la
parte interna ove sta l'orinale o la seggetta; ta-
lora è composto di strisele di legno incollate su
tela, che si ripiegano e si nascondono nella gros-
sezza del piano o del fondo del comodino, ovvero
iu una delle fasce laterali nel medesimo.
Inginoccìiiatoio, mobile in legno che alcuni divoti
tengono nella camera per le preghiere della sera e
del mattino. - Altarino, l'inginocchiatoio, con im-
magini, che alcuni cattolici tengono in camera da
letto, vicino a questo. - Lavamano, o lavamani,
arnese di legno o di ferro, composto di tre aste o
spranghette verticali, o variamente ritte su tre piedi,
terminato in alto con un cerchio da posarvi la ca-
tinella per lavarsi le mani. Il lavamano si com-
pleta con la catinella e con la brocca (vaso con ma-
nico a beccuccio}. Ora si fanno anche lavamani a
uso tavolino, col piano di marmo, nel quale è una
buca per la catinella. - Lavabo, lavamano molto ele-
gante. - Bandinella del lavabo, lungo asciugamano
che si gira in un cilindro mobile. - Mesciacqua, vaso
panciuto che si restringe al collo e si slarga da
capo nella bocca, ma da una sola parte, nel quale
si tiene l'acqua per lavarsi le mani e il viso: suole
essere di maiolica, di porcellana o simili; ora se
ne fanno anche di latta, tinti a olio. Diverso di
forma, e meno di lusso, il brocchetto o brocchino.
Orinale, il vaso che si tiene nella camera e di
cui ci si serve per bisogni corporali: cantero, pitale;
vaso da notte; anche semplicemente vaso. - Orinale
vcatito, vaso di vetro sottile, in forma di campana
cilindrica, che si tiene in una veste di stoppia. -
Orinaliera, specie di cassetta bipartita, in cui te-
nere uno 0 due orinali vestili, altrimenti soggetti
a rovesciarsi, per essere di mal ferma base.
Paravento, arnese che serve a riparare dalle cor-
renti d'aria le camere. - Piletta, o pilettina del-
l'acqua santa, vasetto di maiolica o di metallo, che
le persone superstiziose appendono a capo del letto
e nel quale conservano racijua benedetta, come
amuleto. Dicesi anche secchiolina. ■ Predellino, pic-
colo sgabello sul quale si pone il piede por salire
comodamente sul letto, quando questo sia un poco
alto. - Scena, arnese movibile da porsi ritto qua e
là sul pavimento delle stanze, per riparo dell'aria,
0 presso a un letto non parato, per toglierne, in-
sieme con l'aria, la vista: è composto di quattro o
p\ù. spicchi, cioè telai di legno (sui quali è tesa
stolla, 0 carta tinta), niastiettati per il lungo, da
potersi ripiegare interamente uno sull'altro, quando
vogliasi riporre, o da potersi aprire angolarmente
in linea serpeggiante, perchè stia in piedi da sé,
quando è allargato.
Seggetta, sorta di sedia; cassetta con entro il
càntero, che si acconcia nei comodini per il caso
che occorra farei bisogni la notte: predella (disus.).
- Cantero, vaso assai cupo, cilindrico, o leggermente
conico, con fondo alquanto minore della bocca, e che
si tiene nella seggetta pei bisogni corporali. - Spu-
tacchiera, vaso di forma speciale che si tiene sul
comodino, ad uso di ammalati. - Storta, vaso di
vetro, a corpo non molto grande, con fondo rien-
trante, che gli serve come di base, e collo corto,
ripiegato quasi a modo della storta da stillare: serve
d'orinale a' malati, quando loro riesca incomodo
l'uso dell'orinale ordinario.
Sveglia, orologio che si carica perchè suoni,
squilli, nell'ora fissata da chi vuole essere svegliato.
- tappetino, il pezzo di tappeto, più lungo che
largo, che si tiene presso il letto per non posare i
piedi in terra, quando ci si spoglia e ci si veste :
detto anche pedana e scendiletto. - lappeto, drappo
che si stende sul pavimento delle camere, per
ornamento o per riparo. - Tenda, tendina, orna-
mento della finestra. - Zanzariere, specie di corti-
naggio di velo o d'altro tessuto rado, che si ab-
batte prima di entrare in letto, per difendersi la
notte dalle zanzare.
Far la camera, darle aria, rimetterla in ordine,
cioè rifare il letto, spazzarla, spolverarne i mobili,
ripulire i vetri, ecc. - Puzzo di rinchiuso o, più
comunemente (a Firenze), di rinserrato, il cattivo
odore che si sente, per lo più, nelle camere state
chiuse a lungo e specialmente dove si è dormito.
Cameriere, cameriera, colui, colei, che fa
specialmente il servizio della camera. La cameriera
chiamasi pure donna di casa, e anche semplice-
mente donna. - Camerista, la cameriera addetta alle
principesse d'una famiglia regnante. - Accubitore,
ciambellano che assisteva alla camera da letto degli
imperatori greci. - Cubicolario, lo schiavo addetto,
presso i Romani, ai servigi della camera.
Camera. Fondo della canna in uxìarme da
fuoco.
Cameraccla. Brutta, misera camera.
Camera alta. Il senato.
Camera apostòlica. Detto a papato.
368
CAMERA ARDENTE — CAMICIA
Camera ardente. Veggasi a morto.
Camera barometrica. Detto a barometro.
Camera bassa. Detto a parlaniento.
Camera chiara, lucida. Veggasi a micro-
scopio.
Camera dei deputati. Detto ?i parlamento.
Camera dei lordi. Detto a parlamento.
Camera del lavoro. Veggasi a lavoro.
Camera di commercio. Detto a commercio.
Carniera di compensazione. Detto a banca.
Camera di Consiglio. Veggasi a tribunale.
Camera di deposito. Detto a cimMero.
Camera incisoria. Veggasi a clinica, a
ospedale.
Camera mortuaria. La stanza in un cim^i-
tero, in un ospedale o altrove, nella quale si
tiene un cadavere per le constatazioni prescritte
dalla legge.
Camera oscura. Detto a fotografia.
Camera stellata. Detto a parlamento.
Camerale. Detto a fisco.
Camerata. Insieme di giovani in un collegio,
in un seminario e simili; anche, la camera in
cui essi stanno. - Stanza, corsia di ospedale.
Camerata. Amico, compagno. • 11 soldato
rispetto a un altro: compagno d'armi, commilitone.
Cameriera. Donna di servizio, serva di casa,
donna di camera (frane, (emme de chambre), spe-
cialmente addetta al servizio della padrona; serva
di albergo, di caffè, di osteria (ted., kellerin).
- Camerierona, accresc. di cameriera; non solo di
cameriera alta e in carne, ma anche distinta per
abilità. - Camerista, la cameriera addetta alle prin-
cipesse d'una famiglia regnante. - Damigella, donzella,
voci disus. per cameriera. - Zambracca, camerie-
raccia.
Cameriere. Il servo di casa, specialmente ad-
detto alla cura delle camere, della persona del pa-
drone e del servizio della mensa: uomo di ca-
mera; camerale, camerario; cubicolario; aitante,
aiutante di camera; donzello; spulcialetti. Chi serve
gli avventori in un caffè, i forestieri in un al-
bergo, ecc.: frane, garcon.- Cameriere principale,
arcicameriere, capo dei camerieri; maggiordomo;
primo dei camerieri.
Camerino. Piccola camera. - Stanzino di
teatro.
Cameròne. Grande camera»
Càmice. Indumento da prete, da sacerdote.
Camicetta. Piccola camicia, - Sorta di veste.
Camicia. Indumento di tela, di cotone, di fla-
nella, di cainbri, di vergatino, di seta, ecc., che
si mette immediatamente sulla pelle, di forma di-
versa, secondochè appartiene agli uomini o alle
donne: é bianca, o di colore, in colore, stirata o no,
vieghettata, ricamata, ecc.; cucita a mano o a mac-
china; accollata, scollata, con maniche, senza mani-
che; liscia, guarnita a seconda del modo nel quale
fu confezionata; nuova, vecchia, pulita, sporca, dì
bucato, a seconda del suo stato. - Camiciaccia, pegg.
di camicia (camiciaccia sudicia e strappata). - Ca-
rnicina, dimin. di camicia. - Camicione, camicia
grande, sproporzionata in confronto della corpora-
tura di chi deve vestirsene. - Camiciuccia, camicia
meschina.
Camicia a scheletro, che ha il davanti con le
pieghe di traverso. - Camicia da giorno, da notte, a
seconda degli usi a cui serve: quella da notte più
lunga delle ordinarie, più semplice e meno ornata,
che si porta la notte. - Da donna, da uomo, a se-
conda del taglio: quella da donna scendente dalle
spalle sin oltre le ginocchia; quella da uomo scen-
dente dal collo fin verso le ginocchia. - Di ricam-
bio, che si tien pronta per sostituire a quella in-
dosso. - flanella, nell'uso, la camicia di flanella. - in-
dusium, indumento di lana che le matrone romane
portavano sulla pelle. - Sopracamicia, camicia portata
sopra un'altra: detto anche per carnicino, mezza
camicia,- Siibucula, antica e storica denominazione
della camicia.
Galina, sorta di camicino che, invece di coprir
le spalle, si alza pieghettato, increspato o incan-
nucciato, sul collo.
Parti della camicia e guarnizioni. - Termini varì
Cannoncini, pieghe che adornano la camicia. -
Cinturino, la strisciolina che, nelle camicie da uomo,
cinge il collo. - Collo, colletto, estremità superiore
della camicia che stringe il collo della persona -
Coricino, cuoricino, pezzuola di tela, tagliata per lo
più a foggia di cuore e cucita per fortezza inter-
namente all'angolo dello sparato del petto : serve a
tener questo disteso. - Corpo, la parte della cami-
cia che riveste il busto e copre le gambe, esclusi
il collo e le maniche: vita. - Créspa, ciascuna di
quelle pieghe che si fanno in alcune parti della
camicia. - Gala, serie semplice o doppia di incre-
spature che un tempo adornava lo sparato della
camicia. - Gherone, pezzo aggiunto ai lianchi delle
camicie da donna per allargarle a campana, ossia
per dar loro maggiore ampiezza in fondo, si cha
non rechino impaccio al camminare.
Jabot, voce frane, usata frequentem. per indicare
quel rigonfiamento formato dalle lattughe della ca-
micia, oppure da quella pettorina di batista o di seta
a pizzi ricami e sbuffi, la quale è d'uso nelle vesti
muliebri. - Lattuga, guarnizione in forma di gala,
di moda nei tempi andati e che qualcuno porta
ancora alla camicia. - Maniche, due parti della ca-
micia che vestono le braccia: veggasi a manica.-
Manichino, lista di pannolino più fine, increspata,
ovvero di trina, che si cuce per ornamento attorno
ai polsini della camicia: questi possono anche essere
separati dalla camicia e allora si chiamano po/sùrt -
Marca, segno, cantrassegno, puntiscritto, le iniziali
0 numero, o figura convenzionale che, con filo, si
fanno in qualche parte alle camicie.
Oi'lo, lembo della camicia rivoltato in tondo su
di sé, poi cucito a soppunto, per impedire alla
tela di spicciare, o meglio sfilaccicare. - Petti, le due
parti antero-superiori d'una camiciola o simili : si
sovrappongono e si allacciano o si abbottonano
l'una con l'altra. - Pettino, il petto della camicia
da uomo, per lo più staccato. - Piastrone, il petto
inamidato della camicia da uomo. - Pollaccone, enorme
solino a vela o colletto molto alto della camicia. -
Polsino, lista di tela che fa finimento a ciascuna
manica della camicia e si abbottona ai polsi: anche
slaccata. - Quaderletti, i due pezzi di stoffa di forma
quadrata cuciti, per rinforzo, nella camicia sotto
ciascuna ascella. - Rimbocco, orlo largo e piatto,
cioè quello in cui il lembo della camicia, o a'altro,
è ripiegato in piano.
Scollatura, scollo, l'apertura nella parte superiore
della camicia (da donna specialmente) e attraverso
alla quale viene passata la testa: è a punta, qua-
drata, rotonda, secondo la forma del taglio. - So-
lino, collo 0 collaretto della camicia, attaccato o
staccato. - Spalla della camicia, lista dello stesso
CAMICIA DI FORZA — CAMINO
3G9
panno, a margini paralleli, la quale sulla spallava
dal collo all'attaccatura delle maniche. - Spai-ato,
l'apertura praticata sul davanti della camicia : spa-
rati delle maniche, aperture laterali nelle estremità
delle maniche, per passarvi comodamente la mano,
e che poi si sogliono abbottonare ; sparato del
petto, taglio nella parte superiore e anteriore della
camicia, per cui si la passare il capo nell'atto di in-
dossarla; sparati di fondo, le due aperture inferiori
laterali della camicia. - Sprone, la parte della ca-
micia che sta fra il collo e il corpo e ricopre Iq
spalle. - Vita, il corpo della camicia.
Varie. — Scappare, della camicia che non sta
addosso per troppa larghezza. - Scemare: si usa
anche a significare la riduzione da apportarsi nella
larghezza di una camicia. - Scollare, contr. di ac-
collare; fare la scollatura ad una camicia. - Slem-
bare, delle camicie che escono di posto. - Sparare
una camicia, farci lo sparo.
Cambiare la camicia, spogliarsi di quella portata
per un po' e indossarne una di bacato. - Essere,
stare, porsi, spogliarsi in camicia: significa non
aver in dosso altro che la camicia; o anche aver
coperta della sola camicia la vita, lasciate svestite
le rimanenti parti. Incamiciare {incamiciato), met-
tere 0 mettersi la camicia. Incamiciatura, atto ed
effetto. - Mettersi in libertà, togliersi il giacchetto,
stare in maniche di canìicia. - Rimboccarsi, detto
senza altra aggiunta, significa arrovesciarsi le ma-
niche della camicia, o anclie solamente del soprap-
jiosto vestito. - Sbracciarsi, rimboccarsi Ip maniche
della camicia, cioè arrovesciarle e rivolgerle, sia
che rimanga nudo tutto il braccio o parte di esso. -
Sbracciato, chi, essendo in maniche di camicia, si
arrovescia le maniche di essa fin sopra il gomito,
e però gli resta nuda tutta quella parte di braccio.
Si fa per maggiore speditezza da chi si accinge a
un lavoro. - Scamiciarsi, vale porsi, spogliarsi in
camicia, e vale anche torsi di dosso la camicia. -
Scamiciato, senza camicia; anche, con la camicia e
i calzoni soli.
Camiceria, bottega ove si vendono camicie od
oggetti attinenti a camicie. - Camiciaio, chi fa o
rivende camicie ordinarie, usate: camiciaro. Cami-
ciaia, camiciara.
Gamlcla di forza. Detto a pazzo e a pri-
gioìie.
Camiciata. Detto a sudore.
Camicie rosse. Perifrasi usata per indicare
i volontari di Garibaldi, dopo l'impresa di Sicilia,
dalla camicia di lana scarlatta che li distingueva.
Carnicino. Sorta di corta veste, di tessuto
leggero, portata dalle donne sotto il vestito per
coprire, in tutto o in parte, le spalle e il seno.
Caxniciòla. Lo stesso che camiciuola.
Camiciòtto. Sorta di sopravveste da operai e
da artisti: blusa, gabbanella.
Camiciuola (camiciòla). Sorta di veste, per
lo più di lana. - Camiciolaio, chi fa o vende cami-
ciuole.
Caminetto. Piccolo camino.
Caminièra. Lo specchio che si appende o si
inette su un camino.
Camino. Luogo o vano praticato entro uno
dei muri della cucina, o di altra stanza, nel
quale si fa fuoco, e che termina superiormente
in un condotto a sezione quadrangolare, per l'uscita
del fumo sopra il tetto dell'edificio: caminetto, fo-
colare. Serve per far cuocere le vivande o per
riscaldamento: d'uso quindi del cuoco o di
altra persona della casa che faccia cucina. A ripa-
rarne certi difetti provvede il fumista; a ripu-
lirlo, a spazzarlo di tanto in tanto, lo spazzaca-
mino. Un camino è grande o piccolo, semplice o
decorato, con cap])a o senza ; di buon tirante, che
tira bene {tirare, dei camini e caminetti e sim.,
quando sfogano bene il fumo). - Caminetto: dicesi
per lo più di quello da stanza, da sala, da salotto,
più piccolo, e più ornato che non il grande cami-
no della cucina. Anche, termine collettivo di tutti
quei pezzi di pietra o di marmo che adornano il
focolare, disposti come nella porta e con gli stessi
nomi, cioè: soglia, stipili e architrave. • Camino
alla fratina, quello che è quasi alla pari dal pavi-
mento di cucina ed è cosi grande e fatto in modo
che più persone possono stare sotto la cappa. -
Corninone, camino molto spazioso e con ampia
cappa, da potervi star sotto parecchie persone a
crocchio. Lo stesso che camino alla fratina; ma
caminone può essere semplice accresc. di camino. -
Franchilo (franklin), specie di caminetto molto spor-
gente nella stanza, costruito con tre o quattro lar-
ghi tambelloni, e fatto in modo che il fumo ridi-
scende e scalda, prima di andarsene per un con-
dotto nella gola di un camino.
Parti del camino. - Annessi.
Architrave, o piano, la parte superiore dell'or-
namento esterno del caminetto, fatta a guisa di
mensola, sulla quale stanno generalmente un orologio
a pendola, una caminiera, vasi di fiori naturali o
finti, 0 simili ornamenti. - Asse, tavola di legno,
larga e luiiLja pochi centimetri più dell'architrave,
ricoperta generalmente di una stofìa eguale o si-
mile a quella dei mobili di sala e contornata all'in-
giro da un penero o frangia del medesimo colore.
- Bocca, l'apertura del camino, nell'interno della
quale si accende il fuoco. - Buca o fornello, aper-
tura nel piano del focolare, che corrisponde con
altra apertura fatta nel dinanzi, perchè vi circoli
l'aria. Le buche hanno una gratella, su cui meltesi
brace o carbone per cuocere le vivande. Volendo
poi ravvivare il fuoco, si agita fortemente una
ventola o soffietto alla bocca dell'apertura sul da-
vanti. - Buca del carbone, ripostiglio per il carbone
sotto il piano del camino. - Capanna del camino,
la bocca della cappa che sta immediatamente sopra
il fuoco e raccoglie il fumo. - Cappa, padiglione che
raccoglie il fumo; base della gola, quando è sporgente
verso la stanza e fatta come una mezza tramoggia
rovesciata, cioè più ampia in basso che in alto. -
Ceneraio o cenerario, fondo del focolare, dove cade
e si raccoglie la cenere. - Cintura, armatura di la-
miera di ferro che si fa per tenere in sesto i piani
dei camini, delle stufe, e anche parti più com-
plesse, come cupole, ecc. - Controcappa o contrac-
cappa, muramento entro la cappa del camino per
impedire il fumo.
Focolare, l'apertura del camino e anche il piano
della medesima a livello del pavimento o alquanto
rilevato su di questo, dove si pongono le legna da
ardere. - Fornello, cassetta di ferro o ferro fuso,
che s'incastra nella buca, o portatile, che funzioni
come la buca dsl focolare. - Frontale, il piano
della cornice, per lo più di marmo, che assetta. -
Frontone, lastra di cotto o di ferraccio, a squadra,
contro il muro del camino, per riparare il pavimento
dal fuoco 0 da guasti che potrebbero causare la
legna, le palette e simili; pietra del camino, posfuoco.
PELKMOLi — Vocabolario Nomenclatore.
24
370
Fumaiuolo, fumaruoio, fiimicaiuolo, rocca, torretta,
specie di torricella del camino che sorge sul tetto
e per la quale esala ii fumo (per abusa detto anche
camino, prendendo la parte pel tutto): costruzione
di varia forma, più o meno elevata sul livello del
tetto a seconda del bisogno, per evitare che il ca-
mino faccia fumo, in tali o tali altre condizioni
di atmosfera. Talora, a quest'ultimo scopo, porta
un tamburo, o tubo di latta, comunicante con la gola
inferiormente e aperto nella sua superficie circo-
lare; a quest'apertura è adattato un breve imbuto
per avviare il fumo alla sua uscita. Il tamburo é
girevole sopra un asse verticale, il quale, prolun-
gandosi, porta una ventarola lìssa, posta nel piano
verticale che passa per il centro della bocca del
tamburo, e diretta nel medesimo verso del mani-
cotto di questa. Il vento battente sulla ventarola
fa girare tutto il tamburo, sicché il fumo esce e
s'invia spinto dal vento nella direzione della sua
uscita. - Fumaiolo si dice anche delle buche della
rocca del camino da cui esce il fumo.
Gola, canale verticale, entro il muro, e che dal
focolare, o dalla cappa, se vi è, mena il fumo sino
alla torretta: canna, tromba. - Mitra, il cappello
mobile o fisso, che sormonta il fumaiuolo per ripa-
rarlo dal vento.
Quadrone, gran lastra di terracotta, alta tre.o
quattro centimetri, di forma quadra, con due. o tre
delle quali si copre il piano dei forni, o dei foco-
lari. - Soglia, la parte del caminetto che ne sporge
in fuori, pochi '•entimetri (un paio o tre general-
mente) al di sopra del pavimento, e sulla parte
più interna del quale, corrispondente alla gola, si
suole accendere il fuoco; la parte bassa del camino.
- Spiraglio, foro nel mezzo del palco inferiore, per
cui l'aria esterna, sollevando il chiusino, entra nel
mantice o nel soffietto ogniqualvolta viene alzato
il coperchio. - Stipiti, le parti laterali, più o meno
ornate, generalmente di pietra o di marmo, intorno
alla bocca del caminetto. - Strombatura dei camino,
l'apertura quando si allarga verso la stanza. - Testa
del camino, l'estremità superiore. - Ventiera, piglia-
vento, ventilatore, sfiatatoio, apparecchio per dare
aria al camino e impedire che il fumo si spanda
nella stanza: un condotto o tubo sotto il pavimento
comunica con due aperture: una esterna, che di-
cesi bocca, è nel muro esteriore, verso l'altezza del
pavimento; l'altra, interna {soffione), va a riuscire
presso il focolare: a questa ponesi un pezzo di
lamiera, a foggia di trappola o di ribalta, che si
apre angolarmente più o meno, secondo il bisogno.
Alare, noto arnese dì metallo o di altra materia,
che si mette ai due lati del focolare per farlo ser-
vire d'appoggio ai pezzi di legna; capifuoco, capi-
tone (voce aretina). Gli alari sono detti caldoni in
Lunigiana, casedoni dai Bolognesi. - Caminiera, pa-
rapetto d'ottone, bronzo o simili, che si tiene in
terra dinanzi al caminetto, per impedire che
qualche tizzoncino infuocato, o qualche grossa
favilla, cadendo dalla soglia del caminetto sul tap-
peto, lo bruci. Anche, cassetta con ribalta per te-
nervi legna da bruciare al caminetto ; e lo spec-
chio che sta sopra, quasi della lunghezza del
caminetto. - Campana, utensile di rame o di ferro
con cui si copre il fuoco, perchè non si estingua.
- Canna, boccinolo o tubo metallico, da cui è fatta
uscire l'aria dal mantice e dal soffietto ; ma quello
formante parte di quest'ultimo dicesi più propria-
mente cannello.
Catena^ arnese che sostiene il paiolo o la cal-
daia 0 il calderotto sotto la cappa del camino : ca-
tena da fuoco 0 del fuoco; catena del camino. -
Anelli, ciascuno dei pezzi di ferro che compongono la
catena del camino, al primo e all'ultimo dei quali
é unito un gancio. - Asticciuole, due bacchette di
ferro uncinate, una per ciascun capo della catena: l'a-
sticciuola superiore più lunga serve ad agganciare a
mano la catena alla spranga, senza aiuto di seg-
giola 0 di scala; al gancio o uncino dell'asticciuola
inferiore s'attacca il paiuolo. - Rampo, uncino del-
l'asticciuola inferiore, dove questa è unita alla ca-
tena. - Spranga, sbarra, traversa infissa nelle pa-
reti del camino: regge la catena.
Ferro del camino, quello al quale si attacca il
paiolo sul foco. - Fornimento del cannino, denomi-
nazione collettiva degli arnesi necessari all'uso del
camino, e sono i seguenti: gancio, o uncino, cia-
scuna delle estremità ricurve delle due asticciuole
di ferro, una delle quali serve per appendere la
catena del camino alla spranga di esso e una per
attaccarvi il paiuolo o altro vaso di cucina sulle
legna del focolare. - Molle, arnese di ferro per
rattizzare il fuoco.
Paletta, la piccola pala da focolare, arnese di
ferro, con l'estremità inferiore allargata e piana,
con basse sponde laterali, acconcio a prendere
bragia o cenere sul focolare. Manico della paletta,
asticciuola di ferro, lunga circa un braccio, alquanto
inclinata al piano della parte inferiore, allargata e
piana dell'arnese. Palettata, tanta quantità di roba
quanta ne può stare su una paletta. - Pai di ferro,
bastone di ferro vuoto per attizzare il fuoco, e
soffiarci, nei grandi caminetti. - Paracaminetto, pa-
racamino, quadro, telaio di cartone, legno o altro,
col quale si chiude la bocca del caminetto, quando
non si accende il fuoco: paravento; serve a parare
l'aria che dalla canna del caminetto verrebbe nelle
stanze, e a togliere dalla vista la bruttura del fo-
colare. Talora questo paravento è fatto a libro, cioè
a due spicchi, mediante una snodatura verticale
nel mezzo, la quale permette al paravento di star
ritto da sé, come una scena, e di fare poi nell'in-
verno l'ufficio di parafuoco. - Paracenere, sponda
posticcia di metallo che si mette davanti al cami-
netto per riparare il pavimento dal fuoco e dalla
cenere. - Parafuoco, schermo, arnese che si frap-
pone tra la persona e il fuoco, per divergere i
raggi caloriferi o per impedire al fuoco e ai car-
boni di spargersi per la camera. - Pedana, asse, e
per lo più una lastra di marmo o una lamina di
metallo, collocata in piano avanti la soglia del ca-
minetto, a preservazione del pavimento di legno o
del tappeto della stanza. - Posamolle, arnese del
caminetto per posarci le molle e la paletta.
Rete, arnese di rete metallica, o anche di tela
metallica, intelaiatura di ferro, per lo più a spicchi,
che si tien ritto avanti il caminetto, a sicuro riparo
contro gli scoppi. - fìmg'/u'en'Ha, piccola ringhiera di
ferro, che fa come una parata davanti al cami-
netto, per impedire ai bambini di troppo accostarsi
al fuoco, e preservare il lembo del vestito delle
donne dal prender fiamma. ■ Soffietto, arnese no-
tissimo che s'usa per soffiare nel fuoco. - Soffione, canna
di ferro, generalmente canna da schioppo smessa,
della quale, in alcuni paesi, si fa uso per soffiare nel
fuoco, mettendosela alla bocca: e ciò per poterlo
fare senza troppo accostarsi al fuoco. Talora è
canna di latta e anche di ferro espressamente fatta
a questo intento e terminante in due piccoli coni,
dai quali esce il soffio sul fuoco. - Treppiede, ar-
CAMMEISTA — CAMMINARE
371
nese di ferro triangolare, con tre piedi, per sostegno
d'ogi;etti sul fuoco. - Ventola, arnese di cartone,
di penne o d'altro, per far vento sul fuoco. Anche,
una specie di parafuoco a mano, pezzo di cartone,
lungo e largo circa un palmo o poco più, di ligura
tonila, «piadra, o altra, di carta tinta, o variamente
ornato, munito di un sottile maniclictto; lo tiene in
mano chi sta 'presso al fuoco, per pararsi la faccia.
Se ne fanno anche di penne.
Combustibili. - Fuoco, fumo, cenebe.
Canapuli, l'usti secchi e dipelati della canapa,
materia molto accendibile. Pezzi più o meno lunghi
di questi fusti si legano in fastelli a uso di avviare
il fuoco; pezzi meno grossi e più corti servono^
anche a farne zolfanelli. - Carbone, pezzo di*
legno che nei nostri focolari é arso interamente
cbn liamma, ma non consumato, cioè non ancora
ridotto in cenere, e tuttora infocato, ovvero spen-
tosi da sé: nel primo caso è rosso, e dicesi carbone
acceso; nel secondo, carbone spento, ed è nero, leg-
gerissimo e tingente. - Céppo, piede d'albero, o di
pianta cedua, cioè tenuta cespitosa, separato dal
fusto, spaccato in pezzi, che chiamansi cepperelli
0 ceppatelli, a uso di ardere. - Formelle, formette,
certe girelle tonde e piane, fatte con la corteccia
polverizzata della quercia o del cerro, la quale,
dopo che ha servito alla concia del coiame, e tut-
tora molle, vien ridotta in forme, come quelle del
cacio, di un palmo di diametro, grosse circa due
dita: forme che servono ad ardere, atte specialmente
a conservare lungamente il fuoco. - Fumacchio, le-
gnuzzo non interamente bruciato che manda fumo.
Più specialmente, pezzetto di carbone o di brace
non ben carbonizzata. - Legna^ il legname da
ardere, da mettere sul camino. - Pezzo, senz'altro
aggiunto, dicesi un ceppo di legno da ardere nel
caminetto. - Tizzo, pezzo di legno o di carbone
acceso; tizzone, pezzo di legno abbruciato dall'un
dei capi e tuttavia acceso {rammontare, rammuc-
chiare i tizzi accesi ; s^Mzzicare, muovere, tramutare
i tizzi nel fuoco).
Brace, carbone acceso, senza fiamma {sbra-
ciare, allargare la brace, perchè mandi più calore);
anche, si sbracia il fuoco del camino sotto le legna,
perchè piglino più aria, e meglio ardano, allar-
gandone i tizzi che vi fossero di troppo ammon-
tati. - Cenere, polvere fine, bigia, incombustibile,
in cui si risolve il legno, o altro che sia stato arso
interamente. - lavolesca, favalesca, falavesca, parte
leggiera e infocata di combustibile, che si separa da
maggior fiamma, e si solleva in alto, per ricadere
poi, accesa o spenta. La carta, le foglie, la paglia,
1 trucioli e simili altre materie, leggiere ed aride,
fanno, ardendo, molte favolesche. - Filiggine, e
popolarm., fuliggine, la materia nera che lascia il
fumo nelle gole dei camini e delle stufe. - Fumo,
vapore emanante dalle materie che bruciano ;
prodotto della combustione di legna o d' altro
che si faccia ardere nel camino. - Pomfolige, specie
di filiggine.
C'è il gatto sul camino, motto famigliare per
dire che nel camino non è stato acceso fuoco per
farci da mangiare.
Gammeista. Detto a cammèo.
Gammello. Genere di ruminanti senza corna,
con gobbe adipose sul dorso, di forme goffe,
grossolane, fin dalla più remota antichità asserviti
all'uomo, come bestie da lavoro, da soma, nei paesi
caldi, massime per trasportare uomini e mercanzie
attraverso un deserto, per lo più in carovana:
poet., nave del deserto. - Cammello proprio, con
due gobbe ; con una sola, rfro)H«/«n'o, dromeda.- Cam-
me//a, la femmina del cammello. - Alpaca o alpaga,
piccolo cammello senza gobba, simile al guanaco, al
lama, alla vigogna; fornisce finissima lana (frane,
alpiigd, alpaca); vive nelle Cordigliere delle Ande. -
Auchenia, genere di mammileri dell'ordine dei fissi-
pedi, affine ai cammelli. - Mahara, plur. mehara,
specie di cammello.
Gibbosità, la gobba. - Gobbe, escrescenze adipose,
specie di magazzini pel cibo, onde l'animale possa
vivere lungo tempo. - Scrigno, quel rilevato che
hanno sulla schiena i cammelli e gli uomini gobbi.
- E/jr/f/Zo, superficie morbida, quasi come il velluto,
delle ampolle o vesciche piene di acqua, che de-
riva dalle aperture della ventresca traforata e che
formano il sussidio più prezioso del cammello e
del lama.
Cammelliere, chi guida il cammello. - Scammel"
lata, gita sui cammelli.
Camniellopàrdo. La giraffa.
Cammèo. Pietra dura, a falde o strati di più
colori, nella quale, a forza di ruote, s'intagliano
figure di bassorilievo; la stessa gemma tagliata e
scolpita; la figura in bassorilievo in qualun(|ue
pietra preziosa. - Onice, varietà di agata calcedonia,
a straterelli alternamente bruni e bianchi: si presta
alla lavorazione dei cammei. - Cammeista, inta-
gliatore, chi lavora d'intaglio i cammei.
Camminare {camminato, cammino). Muoversi da
luogo a luogo, con le proprie gambe; muovere passo
innanzi passo, per andar da luogo a luogo; anche,
il modo di andare: ambulare, culeggiare, culet-
tare; essere in cammino; far cammino, il cammino;
gire, indirizzare il piede; ire; marciare; muover le
gambe; passeggiare; prendere una strada, una via;
procedere; rimettere le gambe sul lavoro; sculettarsi,
spedarsi; stare in gambe, stare in marcia; tirar via,
toccar via; trottare, trottolare; viaggiare, zampettare.
- Camminando, si può accom,pagnare, incon-
trare, jyrecedere, seguire, ecc , persona o cosa.
Arrivare, giunf/ere, pervenire, finire il cam-
mino. - Avviarsi, dirigersi, indirizzarsi, camminando,
verso un luogo determinato: addirizzare, drizzarsi;
muovere, muoversi verso un luogo; pigliare, pren-
dere per una via; pigliare la volta....; sciogliere il
passo verso....; volgere il passo; volgersi, rivolgersi.
- Correre, andare con velocità. - Errare, cammi-
nare un pezzo incerti della strada o senza saper
dove andare: vagare, vagolare, jYtwitwgrare. - hare
la strada, seguire la direzione di un luogo. - Gi-
rellare, gironzare, gironzolare, camminare in qua
e in là, senza proposito : andare a zonzo. - Incam-
minare, di persona, dirigerne i passi a un punto.
- Incamminarsi, mettersi, pòrsi in cammino, inco-
minciar a camminare: mettersi in via, alla via;
prendere il cammino, porsi al cammino; prendere
l'andare, l'aire; prendere, pigliare le mosse; tar
mossa, far mossa di partirsi; venire alle mosse.
- Istradare, incamminare altri, fargli la strada,
- Marciare, mettersi in marcia, in cammino, spe-
cialmente della milizia e di persone a stuoli, a
gruppi, in diverse occasioni. - Mettersi in gambe,
in ardenza di camminare. - Mettersi la via tra' piedi,
mettersi in cammino. - Muovere, partire, cominciare
a camminare. - Partire, incamminarsi, avviarsi
verso un luogo alquanto lontano. • Passeggiare,
372
CAMMINARE
camminare o far camminare per svago o per sa-
lute. - Ravviare, ravviarsi, rimettere, )'imettersi
in via. - Percórrere, fare un tratto di strada, cam-
minando. - Raggiungere, arrivare camminando, a chi
precede: raggiugnere, acchiappare.- i^amptcare, arram-
picare, andar su, salire, attaccandosi con le zampe,
d'animali e d'uomini. - Ricamminare, ripete cam-
minare. • Ripercorrere, rifare una strada. - Zam-
peggiare, zampettare, sgambettare, cominciar a muo-
vere le zampe, le gambe: specialmente, dei bambini.
Cammino, l'atto del camminare; uno dei modi
di progressione dell'uomo, fatto con una serie di
passi, ia cui successione, più o meno pronta, e la
cui lunghezza, maggiore o minore, rendono l'andare
lento o rapido. Anche, lo spazio che si percorre
camminando {agevole, facile, piano; difficile, erto,
scabroso, spinoso, ecc.). Poet., calle. - Camminata,
camminatura, ì\ modo che uno ha nel camminare :
andatura. - Giornata, il cammino che l'uomo può
fare in un giorno. - Girata, camminata, passeggiata.
- Marcia, il cammino di milizia e simili, - Moto,
quello che fa l'uomo passeggiando, specialmente
all'aria aperta, per salute o per lavoro. - Passeg-
giata, il passeggiare; anche, il luogo cioè il pas-
seggio. - FassOf movimento di ambedue le gambe
che ogni uomo fa nell'andare, posando l'una al
levar dell'altra. Anche, lo spazio misurato dal passo.
Camminare in fretta, adagio, maestosamente,
all'indietro, ecc.
Camminare in fretta: andare a passo di carica,
di buon passo, a passi lunghi, a gran passi; a passo
celere, rinforzato; a passo di corsa; a rompigambe,
a rotta di collo; come un passero, come un ca-
vallo; dar di gamba; mangiar la strada; mettersi
la via e la coda fra le gambe; rompere l'aria;
scappare; scarpinare. Camminare quanto il sole,
quanto il pensiero, quanto il vento.
Addipanare, di chi muove spesso le gambe per stare
a passo con altri che l'ha più lunghe. - Affrettare,
allungare il passo, per camminar lesti. - Andare di
buon portante, a passi corti e veloci. - Arrancare,
il camminar lesto degli zoppi e degli sciancati, -
Aver l'ali, aver l'ali ai piedi, camminar molto e
lestamente. - Galoppare, camminare di gcUoppo,
lesto e affannato. - Mettersi le gambe in capo, cam-
minare a più non posso. - Raddoppiare i passi, il
passo, accelerarli. - Sciogliere il passo, farlo più
lesto, più sicuro. - Sgambare, camminare di fretta
e a gran passi. - Sgambettare, camminar lesti e a
piccoli passi. - Spesseggiare i passi, camminare a
a passi brevi, affrettati. - Studiare il passo, andar
più lesti, 0 cercar di camminare in un dato
modo. - Tirar dritto, camminare lesti e spic-
ciati. - Trottare, andar di trotto, e non solo delle
bestie, ma per simil., si dice anche delU'uomo, e
vale camminare di passo veloce e saltarellando.
Par che vada a piglior Buda, di chi si spiccia
a camminare, a tar qualclie cosa.
Cammimare adagio : accorciare, rallentare il passo,
per camminare adagio; andare a passi di formica,
di lumaca, a passi radi, camminare con tutto co-
modo; cometa testuggine ; pro»ido?ie, grondoni, piano
e con la persona curvata in avanti; sul ghiaccio
(figur.), adagio e con precauzione; sulle uova (figur.),
lentamente e con gran riguardo; camminare lenta-
mente e stentatamente.
Andar su doglia, camminare adagio e a stento,
con dolore, per istrettezza della calzatura, per calli,
per unghie incarnate, o per altro malore che si
abbia ai piedi. - Avere i frasconi, o camminare coi
frasconi, trascinarsi dietro a mala pena le gambe
per soverchia stanchezza. - Avere i piedi dolci, o
ipte' ciocci, con calli o indolenziti; camminare male e
lentamente. - Camminare a mulo di ritorno, con an-
datura lenta, a strattoni, e stanca. - Camminare
con le gambe avvolte, imbarazzate, non spedite. -
Essere, diventare di piombo, lento a camminare. -
Essere un pie ciocci, camminare stentato. - Fare tre
passi in tm mattone, o su una lastra, camminare
lentissimamente. - Rallentare ti passo, camminare
più adagio di prima. - Strascicare i piedi, strasci-
carsi, camminare con lentezza e pesantemente;
spesso di ammalati, perchè deboli. - Strasciconi,
strascicando. - Strascinare le gambe, quando impo- •
tenti 0 stanche.
Camminare maestosamente : a passo misurato, ca-
denzato; camminar diritti, duri, impettiti pettoruti,
sistemati, con sostenutezza, con gran contegno. -
Avere un palo in corpo: andare esageratamente diritti.
- Incedere, camminare con gravità. - Incesso, il cam-
minare altero, maestoso.
Camminare all'indietro: andare retrogrado, in-
dietreggiare, retrocedere ; camminare come i
gamberi, come i granchi.
Camminare a sbalzi, saltellando: camminare a
botta, a balzelloni, balzelloni; balzellare. - Ballet-
tare, camminare saltellando, ballando (par che balli
la polca, di chi cammina a salti). - Saltare, salta-
beccare, d'un certo modo di camminare, saltando.
Altri e diversi modi di camminare.
Camminare a bestia, con le mani e coi piedi, o
con le ginocchia a terra, carpone, carponi ; a gallo,
alzando i piedi, come il gallo e la gallina; a oca
0 a papero, coi piedi volti in dentro; a occhi chiusi,
senza fatica o difficoltà; a ondate gravi, come gli
abitanti delle montagne; a pie zoppo, con undi gam-
ba sola, per giuoco; a quattro mani, carponi; a
sciacquabarili, a gambe larghe, come l'anitra; a sen-
tita, tastando, al tasto; a sghimbescio, a sghembo,
in modo torto, obliquo; a zeta, a zig-zag; a spinte,
a forza di spinte, stentatamente e spinti da alcuno;
a testa bassa, a capo chino, curvo; brancolone,
brancoloni, a! tasto; col naso all'aria, a testa ritta,
spensieratamente o baldanzosamente; con la bocca
per terra, molto ncurvì; curvo, molto curvo, a spalle
curve, col corpo piegato in avanti, verso terra ; di-
ritto, col corpo eretto; gallone, gattoni, con le mani
e coi piedi, per non esser visti; in punta di piedi,
con le punte dei piedi, senza far rumore ; in tra-
lice, di traverso; mezzo stroncato, stentatamente,
male in gambe; ravvolto, di chi barella; striscione,
striscioni, stropicciando, fregando i piedi ; tastone,
a tastoni, al tasto, tastando ; tentennoni, tentennando.
Arrembare, strascinarsi innanzi a fatica. - Barcol-
lare, e meno coni, barcullare, andar qua e là ten-
tennando, a strattoni; andar barcollone, barcolloni,
barcullone, barcullont, barelloni. - Brancolare, an-
dare al tasto, come i ciechi. - Camminare, prendere,
ecc., a braccetto: andare, ecc., col èraccfo in quello
di un altro famigiiarmente. - Camminare a doglia o
sopra doglia, o con doglia, di chi va storto, come
reumatizzato. - Ciabattare, strascicar le ciabatte; o
anche le scarpe, come fossero ciabatte. - 6tamptcar<',
di chi, camminando, non sa alzare i piedi da terra,
CAMMINARE
373
e inciampa. - Dimenarsi, il troppo mover della
persona camminando. - Ondeggiare, andar tortuosa-
mente- Penrfé^ré?, non tener dirilto il busto, caniminare
con una spalla più bassa dell'altra. - Ih'jiere (poet.),
andar carponi. - Sbiecare, andar di sbieco. - Scar-
picciare, del rumore che si la stropicciando, nel
camminare, le scarpe sul pavimento. - Scodinzolare,
(sclierz.), di coloro, specialmente donne, che si di-
menano nel camminare.
Sdondolare, camminare a sdondoloni, movendo il
corpo a destra e a sinistra. - Serpeggiare, andar
torto come serpe. - Staccheggiare, camminare bat-
tendo i tacchi. - Strafalciare, canmiinare senza ri-
tegno. - Strascicare, strisciare il passo in modo di
tarsi sentire. - Strisciare, camminare stropicciando
e fregando il terreno - Tacchettare, battere il tacco,
camminando. - Viaggiare col cavallo di san France-
sco (sclierz.), andare a piedi. - Zoccolare, far ru-
more cogli zoccoli nel camminare; o anche sem-
plicemente coi tacchi di altro calzamento. - Zop-
peggiare, più che zoppicare. - Zoppicare, camminare
un po' zoiìpo, andare zoppicone, zoppiconi.
Incidenti, fasi del camminare.
Affondare, penetrare, addentrare col piede, cam-
minando, in un terreno sciolto o pantanoso. - In-
ciampare, urtare col piede in qualche cosa: ciam-
picare, incespare, incespicare, incespitare, impuntare;
incappare, intoppare, intoppicare; dar del piede;
ingambare, inzampugliarsi; prendere uno scappuccio,
scappucciare, scapuzzare.
Mettere o porre i piedi in fallo, non posarli bene,
dare uno sdrucciolone. - Rinciampare, ripete in-
ciampare. - Sdrucciolare, scorrere col piede su cosa
che manchi di attrito : scivolare. - Spedarsi, stan-
carsi i piedi in modo da non poter più camminare.
- Strafelarsi, agitarsi, affannarsi, riscaldarsi cammi-
nando.
Bruciaculo, bruciore che si sente nella parte de-
retana per il soverchio camminare. - Inciampo, l'in-
ciampare e la cosa in cui si inciampa : incappo,
intoppo. - Scappuccio, colpo dato con la punta del
piede in un sasso o sim. - Scarpiccio, uno scarplc-
ciare continuato.
Chitidere la marcia, una processione, venir per
ultimi 0 dopo altri. - Dinanzare, passare, cammi-
nando, dinanzi ad altri. - Essere a mezza strada:
alla metà del cammino. - Fertnarsif smettere di
camminare. - luorvìare, uscire dalla via, dal cam-
mino che si dovrebbe percorrere (si usa, per lo
più, in senso figur., per sviare, traviare). - Ma-
sentare, camminare vicinissimo e quasi parallelo
alla superficie di checchessia, senza toccarla: radere,
andar rasente. - Scantonare, voltar cantonate, an-
darsene voltando una cantonata : svoltare. - Segnare
il passo, sospendere momentaneamente la marcia,
senza perdere la cadenza del passo. ■ Sfilare, cam-
minare uno dietro l'altro, per evoluzioni, per istru-
zioni, per parate, e si dice di persona, drappello o
corpo. - Tenersi nel mezzo, camminare nella strada,
senza andare in proda e ne' pericoli. - Volgere,
voltare, svoltare, divergere, divertire, piegare il cam-
mino a destra o sinistra.
Orma, traccia o indizio del cammino tatto (la-
sciar la traccia; andar dietro, sulla traccia, ecc.).
- Sosta, il sostare, il fermarsi un po': fermata. -
lappa, luogo di fermata per riposarsi e mangiare,
durante una marcia. - Iragitlo, il passare da un
luogo all'altro.
Del camminatore e suo portamento.
Designazioni diverse.
Arrembato, di chi cammina a stento. Arremba-
tura, l'essere arrembato. - Atòssico, all'elio da atassia
(veggasi più sotto). - Camminatore, chi si diletta a
camminare molto; e portamento il suo modo parti-
colare di incedere, di procedere; andata, andatura
(veggasi a pag. 92). - 6j'a6ayto«c, appellativo di chi,
per vecchiaia o per altra ragione, strascica i piedi
nel camminare e fa un certo rumore come chi cam-
mina con le ciabatte in piede. - Ciampicone, chi
inciampa sempre, camminando ■ Collaterale, che ac-
compagna, che cammina a lato. - Crostino (scherz ),
di persona che cammina tutto d'un pezzo: orliccio.
- Impalato, di chi cammina diritto e senza scom-
porsi - Infusito, di chi cammina impettito, diritto
come un fuso.
Pedestre, che va, che è a piedi. - Pedone, chiunque
fa viaggio a piedi. - Pencolone, chi pencola cam-
minando. - Piede malfermo, di chi cammina non
sicuro. - Plantigrado (scherz.), di chi cammina
come un animale di questo nome, il quale appoggia
tutta la pianta del piede. - Raccolto, di bestia cne
cammina bene. - Ranco, di chi cammina arrancando
con le gambe storte. - Restìo, di bestie da tiro o da
sella che non ubbidiscono al comando o non vo-
gliono andare avanti: renitente. - Ritroso, che va
addietro. - Saltabecca, di chi cammina a salti. -
Schiaccia le noci, di chi mette male i piedi cammi-
nando. - Sparvierato, uomo che vada con velocità
e inconsideratamente. - Spedato, chi non può più
camminare per aver il piede indolenzito da lungo
viaggio 0 da strettura di scarpe. - Spiaccicaragni,
persona che cammina a stento.
Aver gamba bona o bone gambe, essere di bona
gamba, capace di camminare molto, senza stancarsi.
- 1 ferri non gli crocchiano, di chi cammina bene
da sé, senza bisogno di aiuti. - Par che abbia la
gotta, di chi cammina a stento. - Par che abbia
mangiato la minestra (o lo stufato) di fusi, di chi
va sforzatamente diritto, impalato della persona. -
Pare un'anatra, di donna che cammina sciancata. -
Pare un lacchè, un buon camminatore molto svelto.
- Quando cammina tiene tutta la strada, di chi va
a zig-zag, e specialmente d'un ubbriaco. - Reggere
la gamba, di chi, in là cogli anni, cammina ancora
assai e bene.
Ambulatorio, ambulacro, luogo, per lo più chiuso,
nel quale si passeggia. - Gruccia, bastone con una
traversina in cima, che serve per appoggiarvi l'a-
scella e cosi d'aiuto a camminare alle persone im-
pedite di gambe: stampella. - Passeggio, luogo
pubblico nel quale si suole passeggiare.
Caìnmin facendo, seguitando a camminare. - Fuor
di mano, luogo distante dal cammino. - Par di
camminare sul tappeto: dove è morbido. - Per istrada:
durante il cammino. - Miglia di quelle che fa ti
lupo a digitino, lunghe. - Strada facendo: nel tempo
che si cammina o si camminava. - Tira via!, a chi
si ferma camminando..- Un rumore, uno strepito di
passi, il camminare.
Termini scientifici e dello sport.
Atassia locomotrice, o malattia di Duchenne, man-
canza di coordinazione dei movimenti nel cammi-
nare. - Basiofobia, o basofobia, timore di non poter
camminare. - Paratrimma (gr.), intertrigine peri-
374
CAMMINATA — CAMPAGNA
neale, glutea o piantale, causata dal camminare, -
Scelotirbe, vacillamento, trascinamento delle gambe
nel camminare, dovuto a debolezza degli arti inferiori.
Pattinare, pattinaggio, strisciare coi pàttini sul
ghiaccio. - Pedometro, o celerimetro, apparecchio per
misurare la lunghezza d'un tratto di via percorso.
- Podismo, podistica, neologismi usati per indicare
quella branca de' giuochi ginnastici (sport) che con-
siste nel camminare e far corse, gare a chi più
resiste camminando. - Sky, voce nordica, specie di
pattini di legno, lunghissimi, che si adattano ai
piedi, per camminare sulla neve.
Camminata, camminatura. Il camminare
e il modo di camminare.
Cammino. L'atto di camminare. Il viaggio.
- Il luogo nel quale si cammina: strada, via.
Camomilla. Pianta medicinale, del genere ma-
tricaria : erba con)posta asteracea, a foglie con seg-
menti filiformi, e a fiori bianchi odorosi; usata
nella medicina, come bevanda o altrimenti, per la
sua azione tonico-calmante. Esprime sommessione,
servigio. Contiene un olio essenziale, che agisce come
antispasmodico e antinevralgico. Si distinguono due
specie di camomilla : la volgare (matricaria cliamo-
milla) e la romana, detta anche appiolina. ■ Ante-
mide, nome generico delle camomille. - Cosmojillo,
pianta composta con fiori simili a quelli della ca-
momilla.
Camorra. Voce spaglinola che significa litigio:
usata per indicare un'associazione di malfattori,
una clientela di gente (canaglia) associata segreta-
mente per fini bassi e loschi. Ha una gerarchia: il
grado più basso è rappresentato dal giovinotto ono-
rato, 0 tammuzzo, aspirante, il quale, dopo certe
prove, può passare al grado di picciotto di sgarro
e infine a quello di camorrista, o proprietario. Questi
vive del frutto delle operazioni fatte dai sottoposti,
i quali prelevano diritti sul giuoco, sui guadagni
dei vetturini, dei .facchini, dei barcaiuoli, e'-c. -
Alta camorra, quella che vive specialmente di specu-
lazioni sul giuoco, sulla jirostituzione, sull'usura, ecc.
- Camorrista si dice anclie per malvivente, malfat-
tore, in genere, barabba, teppista (mibmese), luafiusu
(siciliano), ecc - Malavita, nome dato ad associazioni,
come la camorra, la màfia, che hanno per intento
il mutuo concorso e soccorso nell'operare fraudo-
lentemente o violentemente.
Camòrro. Vegga si a difetto.
Camosciare, camosciatura. Detto a concia
e a camoscio.
Camoscino. Pelle di camoscio.
Camoscio. Animale selvatico, somigliante alla
capra e vivente nei luoghi alpestri. - Camòzza, la
femmina del camoscio. - Camosciare, dare la concia
alla pelle del camoscio: anche, scamosciare. - Ca-
mosciatura, operazione per ammorbidire e colorare
le pelli per mezzo degli oli di pesce. - Camoscino,
la pelle del camoscio conciata.
Camòzza. Detto a camoscio.
Campare (campato). Detto a vivere,
Campacchlare {campacchiato). Campare, vi-
vere stentatamente.
Campagna. Paese aperto, fuori di terre mu-
rate, più 0 meno coltivato, con abitazioni sparse:
in essa, specialmente, si esercita r«fir»'tco/<Mra. Vi
si distinguono bene spesso il campo, il prato, la vi-
gna, il bosco; vi scorre il ruscello o la attra-
versa il canale, il fiunie; si stende per intero in
pianura, in valle, o si aderge in collina, in
monte. E' amena, aperta, aprica, bella, fertile.
fiorita, ridente, verdeggiante, oppure chiusa, melan-
conica, triste, sterile, squallida, desolata. - Brulla,
la campagna nuda, spogliata, senza vegetazione,
- Rasa, la campagna nella quale non sono né al-
beri, né monti o simili che ne rompano l'unifor-
mità. - Apparecchio, aspetto ridente dilla campagna.
« C'è un bellissimo apparecchio di fiori. » - Pane,
figlio di Mercurio e dio delle campagne, special-
mente dei pastori.
Agro, la campagna che si stende intorno a una città,
a un borgo. - Bacino, paese di pianure o di valli ba-
gnato da un fiume. - brughiera, in Lombardia,
quel terreno incolto e deserto ove cresce l'erica e la
scopa (brugh). - Cavezzale , terreno alla testata
estrema delle campagne che si lascia incolto. - Con-
tado, campagna intorno alla città con ville, poderi,
case rustiche, paeselli, ecc. - Deserto, vasta su-
perficie di terre tutta coperta di sabbia. - Greto,
d'una campagna invasa dalla piena e ricoperta di
sassi e ghiaia {parere un greto, di campagna in tali
condizioni.
Lama, tratto di campagna allagato per mancanza di
sfogo alle acque. - Landa, campagna incolta. - Latifondo,
grande possedimento di terre in campagna, grande
podere. - Pampa, regione di steppe nell'America
Meridionale (Argentina, all'ovest del basso Paranà
e del Rio della Piata), formata da terra rossa cal-
carea, rivestita di trifoglio, erba medica e altri fo-
raggi. - Pustza, campagna (per il pascolo dei ca-
valli) in Ungheria. - Steppa, vasta estensione di
terre, nell'Europa orientale e nell'Asia boreale, ta-
lora prive d'acqua e sterili, tal'altra solcate da rivi
0 da fiumi e coperte di pascoli. - Tratturo, nome
dato alle vie naturali che nel Tavoliere delle Puglie
si formarono dal passaggio dei grandi armenti che
discendevano per pascolo dagli Abruzzi.
Di campagna, della campagna: agreste, agricolo,
campestre, foràneo, forese, rurale, rusticale, rusti-
cano, rustico; villereccio, villeresco, villesco. - A//a
campagnola, all'usanza di campagna. - Géorgico,
poema campestre. - Paesaggio, parte di campagna
■oflrente un bel punto di veduta.
Edifici, strade, ecc. - Persone.
Casa colonica, quella abitata dai coloni, dai col-
tivatori della terra, dai contadini. Vi é la stalla^
il fienile, Vaia e, qualche volta, il locale del ca-
seificio. - Casa padronale, quella abitata dal padrone,
in campagna. - C'osa rustica, abitazione di contadini,
nella quale sono anche luoghi per tenere il bestiame,
per riporre arnesi e altre robe. - Casale, gruppo di
case in canìpagna aperta. - Catapecchia, luogo di
campagna squallido e solitario: casupola. - Cascina,
aggregato di case coloniche nella campagna lombarda,
con spazio libero in mezzo, finestre e ballatoi pro-
spicienti sul cortile. - Casino, casa di campagna, o
poco lontana dalle mura della città, costruita in
forma elegante, per passarvi qualche tempo del-
l'anno, e anche per abitarvi stabilmente. - Ma,
voce russa, capanna coperta di paglia, casa colo-
nica. - Villa, casa signorile di campagna. - Vii-
faggio, piccolo gruppo di case in can>pagna.
Botte, condotto che passa sotto l'alveo di un ca-
nale ò di un fiume, per condurre gli scoli della
campagna. - Carraia, in alcuni luoghi, loggia o
stanzone che nelle case di campagna é presso le
stalle e ove si tengono i carri. - Indicatore, il piolo
0 la colonnetta che porta l'iscrizione, sulle stra-
dicciuole di campagna. - Paracarro, ciascuno di
CAMPAGNUOLO
375
quei pioletti che sono a inlevvalli lungo le strade
ai campagna. - Sentiero, sentiere, stretta via at-
traverso le campagne. - Viottola, viottolo, via stretta
d'un podere, di campagna.
Cafaggiàio, chi soprintendeva alla custodia delle
campagne e dei boschi. - Campagnolo, chi è nato in
cahipagna, o vi abita (/arsi t/i campagna, farsi cam-
pagnolo). - Contadino, uomo di contado: più
I)ropriau)ente, colui che lavora la terra, coltiva il
suolo. - l^attore, il campagnuolo che ha la cura
dei poderi altrui (uomo di fattore, l'inserviente di
fattore). - Forosetto, forosetta, foresetto, foreiello,
foresotto, foresozzo, diminutivo e vezzeggiativo di
forese, specialmente nel genere femminino: conta-
dinello, contadinella, giovani e vispi. - Servo della
gleba, il lavoratore della campagna. - Terrazzano,
campagnolo, contadino, montanino. - Villico, cam-
pagnolo, fattore.
Incittadinarsi, di campagnolo farsi cittadino, venire
a stare in città. - Scampagnare, stare a godersela in
campagna. - Scampagnata, spasso in campagna d'un
giorno 0 due. - Stare in campagna, villeggiare, ru-
sticare.
Oampagnuòlo. Di campagna. - Chi sta in
catnpagna. • Varietà di topo.
Campaiuòlo. Di cani pò.
Campale. Di campo o da campo. ■ Detto di
battaglia.
Campaménto. Ciò che serve al sostentamento,
al vivere.
Campana. Istrumento di metallo (bronzo),
con un battaglio di ferro sospesovi entro; lo si
colloca sul campanile e lo si suona per chia-
mare a raccolta il popolo e i magistrati, i fedeli
alla chiesa, ecc.: chiamapopoli; bronzo; sacri
bronzi; sacro metallo; squilla. Le campane si get-
tano, si fabbricano nella fonderia. - Campanaccia,
spreg. di campana. - Campanella, dimin. di cam-
pana, piccola campana. - Campanellotta, campanella
di mediocre grandezza: ha qualche esempio, e può
cadere talora opportunissimo; ma è di raro uso. -
Campanelluccia, campanelluzza, dimin. e un po'
dispreg. di campanella. - Campanella, piccola cam-
pana fissa. - Campanona, grossa campana. - Cam-
panone, la grossa, la maggiore delle campane e di
suono più grave: campana grossa. - La lunga: il
suono a distesa della campana grossa. - La piccola,
la campana più piccola.
Martinella, campana del carroccio nel medioevo.
• Squilla, la campana più piccola. La campanella,
il campanaccio, delle bestie bovine ed ovine. Il
suono stesso della campana la mattina e la sera. -
Umbre (frane), campana fissa, senza battaglio. -
Tralas, tavolette il cui rumore sostituisce quello
delle campane in Moldavia. - locsin, campana d'al-
larme; maniera di suonare la campana a tòcchi
accelerati, per dare l'allarme. - Yu, pietra sonora
con la quale i Cinesi fanno campane (la campana
<5inese si chiama gong).
Parti della campana.
Ansala, anello o staffa a cui si attacca il bat-
taglio della campana. - Battaglino, piccolo battaglio.
- Battaglio, pezzo mazzocchiuto di ferro libera-
mente legato al cattivello e pendente nell'interno
dplla campana, contro la quale va ad urtare quando
«ssa è dondolata: batacchio, batocchio, battocchio ;
poet., plettro. È tutto d'un pezzo, sottile in alto, dove
ha Vncrhto, va ingrossandosi in basso e termina in
pera, che è quella che batte (battagli di campana
rivestiti, percliè non suonino). - Battente, la maggior
grossezza del lembo, contro la quale picchia il bat-
taglio. - Bilichi, i due robusti perni di ferro, fer-
mati ai due estremi del mozzo. - Bocca, l'anqiia aper-
tura circolare nella quale termina inferiormente la
campana. - Bronzine, due massicci pezzi di bronzo
con canale semicilindrico sulla faccia superiore, nel
quale si posa e si volge ciascuno dei due bilichi.
Castello, più pezzi di travi uniti insieme per reg-
gere le camjiane. - Cattivello, grosso occhio di ferro
incastrato nella testa della cainpana nell'atto stesso
del getto: ad esso è appeso il battaglio. - Cicogna,
legno che bilica la campana. - Corona, manico della
campana, che si unisce al mozzo. - Collarini, i
pezzi che reggono il manico della campana. - Fascia,
l'ornato che attornia la campana. - Fondo, culatta,
la ])arte della campana dal cui centro pende libe-
ramente il battaglio.
Iscrizione, tutte le parole in rilievo che si leg-
gono in giro sulla campana. - Manico, finimento
superiore della campana, tutto d'un pezzo con essa,
e foggiato in due o tre occhi e ciambelle. - Mani-
glia, il foro quadro in cui termina superiormente
il battaglio per legarlo con forte cigna di cuoio al
cattivello. - Maniglione, il fusto del battaglio - Jl/ar-
tello, quello che batte la campana delle ore.
Mozzatura, il complesso delle parti formanti il
mozzo delie campane.
Mozzo, ceppo a cui è incastrato il manico e che
tiene sospesa la campana mediante i bilichi. - Or-
namenti, tutti i fregi di getto sulla campana, come
a dire fiorami, croci, altre immagini di cose sa-
cre, ecc. - Penna, il lembo esterno della bocca, as-
sottigliato e quasi tagliente, che poi s'ingrossa nel
battente. - Pera, la estremità inferiore del battaglio,
che ha appunto forma di pera. - Bota, gran cerchio
di legno con canale nella grossezza della circonfe-
renza, pel passaggio della corda: tien luogo della
stanga. - Stanga, legno in forma di piano, calettato
a squadra all'un dei capi col mozzo, mentre dal-
l'altro pende la corda per dondolare e suonare la
campana. - Testa, la parte superiore della campana,
quasi emisferica, il cui diametro suol essere la
metà di quello della bocca. - Irecce, il manico
intrecciato della campana.
Del suonare le campane.
Attaccare alle campane, suonare con tutta forza.
- Dare i cenni, taccheggiare, suonare per le fun-
zioni di chiesa. - Dare nelle campane, mettersi a
suonarle e forte. - Bintoccare, suonare a rintocchi,
ripetere i tocchi. - Sbatacchiare le campane, scam-
panare. - Sbattagliare, scampanare, fare un gran
sonare di battaglio. - Scampanare, scampanata, far
un gran sonare di campane : dindonare. Scampanìo,
vivo scampanare continuato. - Snodare il dondonìo,
suonare a distesa.
Somre a distesa, senza interruzione; a doppio,
suonare una campana in modo che essa, dondo-
lando, descriva un grande arco di circolo, e il
battaglio percuota la compana ora da un lato, ora
dal lato opposto; a festa, sonare tutte le campane,
e con forza, o per lungo tempo, in segno di festa,
di gioia; a fuoco, a tocchi spessi delle campane per
cenno di qualche incendio; a gloria, a distesa,
per qualche festa importante ; a martello , a
tocco a tocco, per adunare il popolo, per annun-
ziare sciagure, incendi, ecc.; a morto, per avvisare
376
CAMPANA — CAMPANELLO
che è morta una persona ; a tocchi, a rintocchi, con-
trario di suonare a dislesa: dicesi quando la cam-
pana va ripetutamente a urtare nel battaglio, sem-
pre dalla stessa parte; a stormo (stormeggiare), a
tocchi spessi e concitati; suonare le campane per ec-
citare la gente a riunirsi : come a martello. - Inoltre,
le campane si suonano (o si suonavano un tempo) a
battesimo, a consiglio, a coro (per chiamare i preti
in coro), a mattutino (ora canonica che un tempo si
diceva dai sacerdoti innanzi giorno), a messa, a
morticino (per la morie di un bambino), a ufficio, a
vespro, ecc.; cosi sonare Ventrata della messa, del
vespro; sonare la terza, la nona, ecc. (ore cano-
niche 0 di preghiera).
lempellare, suonar molto. - licchettare, suonare
le campane a martello.
Avemmaria, il suono delle campane a sera, quando
tramonta il sole. - Dindon, din don, dondó, don dò,
tintontó, ton ton ton, voci imitative. - Doppio, il
suono combinato di due o tre campane; o quando
suonano le campane di una chiesa tutte insieme. -
Rintócco, il suono che fa la campana rintoccando;
la replica delle ore che batte un orologio pub-
blico. - Vespro, il segno che si dà con la campana
suonando a vespro (una delle sette ore canoniche,
che si dice fra la nona e la compieta).
Lanllon, concerto di campane. - Bomba, il conti-
nuato rintronamento e la prolungata ondulazione
che accompagna e seguita il suono della campana.
- Battesimo di una campana, la cerimonia per be-
nedirla. - Digiuno delle campane, il periodo della
settimana santa durante il quale stanno legate. Al-
lora, in qualche paese, si adopera la tabella, o re-
gola, tavoletta con due battenti di ferro, che,
agitandola, rende suono strepitoso.
Lampanaio, campanaro, chi suona le campane o
ne ha cura; Quasimodo (dal nome del campanaio
d'un celebre romanzo di Victor Hugo).
Campana. Sorta di vaso per distillare e
per altro. - Istrumento da palombaro.
Canipàna. Veggasi a péro.
Canipanàccio. Campanella che si attacca al
collo del bestiame bovino od ovino, conducendolo
al pascolo o da luogo a luogo.
Campanaio» campanaro. Detto a cam-
pana.
Campanèlla. Cerchio che si appicca nell're-
scio 0 nel muro. - Qualunque cerchietto che serve
per atlaccatoio (veggasi ad attaccare, attaccarsi).
- Sorta di orecchino. - Ornamento di archi-
trave e del modiglione.
Campanellina. Detto a vilucchio*
Campanello. Piccolo arnese a forma di minu-
scola campana, pure di metallo e con battaglio
sospeso: è per lo più un vaso tondo di metallo
sonoro, di getto, a base circolare che va restrin-
gendosi in alto, i cui lati hanno una leggera curva-
tura in dentro e l'orlo alquanto proteso in fuori;
è a mano, e lo si suona prendendolo pel manico
e scuotendolo cosi, o attaccato in alto, e lo si suo-
na tirando un cordone, per mezzo di una molla:
campanellino, campanelluzzo, campanuzzo; tintin-
nabolo, tinlinnabulo; inclangorio (lat). - Campa-
nelldccio, spreg. di campanello. - Campanellino.
dimìn. di campanello. - Campanelluccio, campanel-
luzzo, dimin. e un po' spregiai. - Campanaccio,
sorta di campanello rozzo di ferro per mettere al
collo delle bestie che guidano le altre: ve ne sono
aache di terracotta.
Campanello a percussione, da tavolino, di varia
forma e struttura: lo si la agire per mezzo di una
molla che move un martelletto, o battendovi su un
colpo con la mano, o giranda un congegno a
vite, ecc. - Campanello a scatto, specie di piccola
campana che si pone in una stanza dei vari piani
di una casa, con filo di ferro che scende per un
foro giù fino all'uscio della strada, dov'è raccoman-
dato a una molla, la quale si fa scattare tirando
a sé un manubrio collocato dalla parte di fuori ; e
cosi il campanello suona, e la gente di casa va ad
aprir l'uscio, tirando la corda. - Campanello . di
strada, quello che si suona per farsi aprir la porta.
Campanello elettrico, quello che suona per la co-
municazione con un rudimentale apparecchio spri-
gionante elettricità: consiste in un' elettro-calamita
a ferro di cavallo che, quando sia attraversata da
corrente, apre un circuito e obbliga un martellino-
a percuotere una campana metallica, che vibra suo-
nando. Bottone di chiamata, il piccolo disco di
materia elettricamente isolante che, premuto, mette
in azione l'elettro-calamita. - Quadro indicatore, o
universale, apparecchio, in comunicazione elettrica
con un sistema di campanelli, che indica quale di
essi ha suonato.
Campano, grosso campanello portato al collo dalla
bestia che guida l'armento o il gregge. - Grelot,
campanello metallico in forma di palla. - Strillozzo
si dice il campanello dallo strillare che ta.
Parti del campanello.
Del suonarlo.
Battaglio, filo di ferro, pendolo dalla parte cen-
trale del fondo, e che inferiormente è unito alla
palla metallica che batte neWorlo, cioè nella parte
interna interiore. - Catena, serie di piccoli anelli
di ferro che fanno l'ufficio di corda per suonare i
campanelli dall'uscio di strada. - Corda del campa-
nello, funicella della quale uno dei capi, legato al
campanello e pendente da una girella, serve a ti-
rare e sonare. Questa parte, quando pende lungo la
parete nelle stanze, si dice cordone; se fuori della
porta, corda. La corda del campanello di casa, e che
talvolta è una catena, esce dall'imposta, e talora
dal muro, in vicinanza della medesima, passando
tangenzialmente sul canale, o gola, scavato nella
grossezza della periferia di una girella, per agevo-
larne la tirata e per impedire il logorarsi della
corda ; questa si tira impugnandone la maniglia, o
nappa, o altro equivalente finimento. Alla corda,
nelle porte delle case, qualche volta è sostituito un
pollino metallico, il cui gambo ha un corto movi-
mento orizzontale o verticale nella feritoia di una
piastra di metallo; si suona tirando il pallino a sé,
ovvero abbassandolo; nei due casi, esso è ricon-
dotto al primo posto dalla molla di ritiro. In ge-
nerale, tutte queste diverse cose si chiamano tira-
campanello, la qual voce però è più specialmente
riserbata ad indicare quelle strisele ricamate tiran-
do le quali si suonano i campanelli dairinteriio
delle stanze. - Cordone, corda ordinariamente di
grossezza minore e di materia più fine della co-
mune: cordiglio. - Fondo, culatta, quella parte del
campanello, o della campana, dal cui centro pende
liberamente il battaglio. - Leva da tirare, insieme
di ferri' variatamente ripiegati, imperniati nel muro,
specialmente negli angoli delle stanze e dappertutto
dove la corda ha da camijiar direzione per arri-
vare al campanello, talvolta lontano. - Manico, corto
pezzo, pure di getto, con uno o più fori, che sporge
luori dalla parte superiore della culatta, e serve a
CAMPANILE — CAMPO
377
fermare alla molla il campanello da uscio, il cam-
panello da tenersi sul tavolino ha un manico tondo
di metallo o di legno. Nei grossi campanelli da
strada, e nelle campane propriamente dette, invece
del manico sono le trecce, che s'incastrano nel mozzo
o cejipo, grosso l(>gname con due jyerni per tenere
la campana in bilico sul castello, - Mannjlia, presa
per mezxo della quale si tira la corda del campa-
nello. - Molla ili ritiro, quella annessa al cain|)a-
nello. perchè l'uffizio di essa è di riportarlo nella
direzione verticale, dalla quale era stata rimosso
nel suonarlo. - Nappa, gruppo di fili o peneri messi
per ornamento ai cordoni dei campanelli, alle tende,
ecc. - Jiracampanello, larga striscia di roba rica-
mata in seta o in lana che dall'una parte si attacca
alla leva del campanello, da dove per conseguenza
penzola e porta in fondo una maniglia, più o
meno ricca, o una nappa per far sonare il campa-
nello tirandola giù.
Attaccarsi al campanello j suonarlo con tutta forza.
- Dare una gran strappata, un terribile strappone
al campanello, tirare con forza, con violenza la
corda, il cordone. - Scampanellare, sonar niolto il
campanello, far molte e frequenti tirate della corda.
• Scampanellata, forte e ripetuto suonare il campa-
nello; forte tirata di campanello. - SeM0<^?-6', agitare
il campanello a mano. - Sonare, del campanello di
casa, tintinnare. - Tirare il campanello, modo ellit-
tico, per dire tirare la corda di esso perciiè suoni
(una tirata di corda al campanello).
Scampanellio, scampanellata prolungata; o meglio,
frequenti scampanellate. - Tintinnio, il risuonare o
anche piccolo suono di campanello od altro. - Una
bella squilla, un bello squillo, un bel suono; suono
argentino di campanello. - Voci imitative: dlin,
dlin ; dilin dilin; din din, dindin; tintin; trrrri !
(di campanello elettrico).
Oampanile. Costruzione elevata, annessa, per
lo più, alle chiese, in forma di torre, alla sonnnità
terminata dalla cella campanaria, o camera desti-
nata alle campane: orologiario, torre, torre da oro-
logio (poiché, di solito, vi si colloca un orologio
per il pubblico). - Campaniletto, campanilino, pic-
colo campanile. - Campanilone, grande campanile,
- Campanile a ventola, piccolo muro sul tetto della
chiesa, con una o più aperture, per le campane :
campanile a vela (meno comune). - Minareto, spe-
cie di torre eretta ai fianchi delle moschee allo
scopo che, dall'alto di esse, il muezzin annunci ai
fedeli l'ora della preghiera.
Rocca del campanile, parte della torre campana-
ria, forata da finestre o da arcate, che cinge lo spa-
zio occupato dalle campane: detta anche castello.
■ Torre d'un campanile, la parte torreggiante, il
fusto. - Le stanze, le scale, le finestre del campanile.
Campanilismo {campanilista). Soverchio e
cieco amore per il proprio paese {regionalismo)
per la propria patria: frs.nc., chauvimsme. - Cam-
panilista, chi è affetto da campanilismo: regionalista.
Campano. Detto a catnpanello e a pero.
Campanóne. Veggasi a campana.
Campare {campato). Liberare, liberarsi da un
pericolo ; sostenersi in vita, vivere. - Termine di
pittura e di scultura.
Campareccio. Che campa molto, diventa
vecchio.
Campata. Veggasi a ponte.
Campeg'giare {campeggiato). Di milizia che
sta a campo, ad accanipanientOf o fa mosse in
guerra.
Campeg'giare {campeggialo). Fare spicco, ri"
saltare, avere spiccata apparenza, notevole
aspetto. ^
Campéggio. Albero americano, il cui legna
durissimo, dentro rosso cupo, diventa cogli acidi
rosso vivace e cogli alcali azzurro violetto: serve
in medicina e per la tintoria, specialmente sa
stoffe di seta, ecc.
Campereccio. Di campo.
Campestre. Di campo, appartenente all'a-
gricoltura, alla caìnpagna.
Campicchiare {campicchiato). Campucchiare^
vivere stentatamente.
Campicello. Piccolo campo.
Campigiana. Sorta di mattone.
Campionàrio, campióne. Detto a merce.
Campióne. Libro, registro principale del cen-
simento pubblico, delle gabelle, dei mercanti, ecc.
- Mostra di merce. - Saggio, jìrova.
Campióne. Chi soleva combattere in campo
0 in isteccato, per la propria e per l'altrui difesa,
nella giostra, nel tornèo. - Per estens., difensore.
Campire {campito). Termine dì pittura.
Campo. Spazio di terreno all'aperto, soggetto
aìVagricoltui'a, aratio, dove si seminano biade e
altro (quindi grano, frumento, riso, avena,
orzo, segale, panico, canapa, lino, ecc.i, per
lo più in pianura, o nel fondo di una valle. Dif-
ferisce dal pianale (in ciò: che questo si trova dove
comincia la costa) e As\\^ piaggia, che si trova sulla
costa e ha il suolo disuguale e la terra grossa. Il
campo è fertile o sterile, secondo la natura del
terreno; aperto o rinchiuso (cinto da siepe); albe-
rato 0 spoglio d'alberi; a solatio, quando bene
esposto al sole, arato (lavorato) o intatto dall'a-
ratro; scaglionalo, a scaglioni, in costa; segalo, dopo
che vi fu tagliato il grano, 'ecc. - Camperello, cam-
pettino, campicciuolo, campicello, campitello, campino,
piccolo campo. - Campuccio, campo da poco, cioè
poco esteso e che rende scarsamente. - Campereccio,
campestre, dei campi, della campagna. - Scampa-
gnata, vasta estensione di campi. - Termine, deità
che presiedeva al limite dei campi.
Campestre, dei campi: agricolo, campereccio, co-
lonico, georgico. - Loiire, antica danza campestre,
di carattere grave, nella misura tripla composta 6/4.
- Musette, ballo capestre semplice e grazioso.
Campi diversi. — Accidentalità' dei campi.
Lavori, ecc.
Baccellaio, campo di baccelli. - Cavezzale, terreno
alla testata estrema delle campagne, che si lascia
incolto. Lo stesso che capitagna. - Favule, campo
nel quale siano state seminate fave e poscia svelte.
- Maggese, campo lasciato sodo, per seminarlo
l'anno dopo. Maggese nudo, a raccolta, secondo se
esclude o ammette prodotti. - Idrato, campo non
lavorato e che produce foraggio. - Rapuglio, campo
a rape: veggasi a rapa. - Ringranaticcio, campo
ringranato, nel quale si fa succedere, senza riposo,
un cereale all'altro. - Salda, campo lasciato a erba
d'inverno, per mandarvi a primavera il bestiame. -
Seccia, il campo nel quale è la stoppia. - Segalaio,
campo a segale. - Sementa, il campo seminato che
ha messo. - Stoppia, campo mietuto, coperto dalla
paglia, che rimane dopo segata la biada.
Acquaio, solco dei campi per cui passa l'acqua:
solco acquaio, acquaiòlo. - Acquaiata, porzione di
campo interposta fra due solchi acquai. - Acquidoccio,
378
CAMPO — CANALE
comunemente, la fossa, per lo più murata, die
serve a ricevere la acque dei campi. - Aiuòla, spazio
rilevato fra solco e solco; anche, spartimento di
terra, quaderno, quadro, quadrato, riquadrato, ta-
vola. - Arginello, piccolo argine che si fa nei
campi per regolare le acque o servire da passaggio.
- Berga, argine elevato che si fa ai campi per di-
fenderli dalie inondazioni, e anche lungo i fiumi,
a guisa di sponda. - Borro, corrosione fatta dal--
l'acqua in una valle o nei campi e rivestita di
piante selvatiche. - Callaia, callaiòla, viottola nei
campi. - Chiìidenda, chiùdendola, chiusa, riparo con
siepi, pruni, ecc., a campi seminati o altro. - Ci-
ylio del solco, il muro erboso d'un campo. - Ciglio-
iie, terreno erboso, rilevato sopra la fossa o la
strada che sovrasta al campo. - tossa, fossato, fosso,
scolatoio che si fa sulla riva dei campi, per rice-
vere le acque e cavarne la mehnaj fosso di scolo,
d'irrigazione, di rinfresco; se grande e murato,
canale. - Gleba, la zolla. - Grolla, riparo fatto di
terra posticcia, intorno al campo, per difenderlo,
come argine. - Mugolalo, spazio di campo sul quale
i contadini fanno le porche il doppio dell'ordinario.
Passata, striscia di campo o di prato, passata
dalla frullana o mietuta. - Piota, zolla di terra
erbosa staccata con la zappa o con la vanga per
impiallacciare. - Porca, striscia di terra fra solco e
solco: brania, capezza, capitagna (più larga e volta
in senso perpendicolare alle altre), capezzaggine,
quaderna, quaderno. In essa si distingue il dorso
(colmo), la cresta, il ciglio. Porca a tetto di capanna,
molto curva. - Proda, estremità del campo. Prode
vitate, gelsate, piantate di viti, di gelsi. - Quadri,
gli spartimenti nei campi, nei giardini.- Rattenuta,
arginetto che si suol fare nelle fosse, per rattenere
la terra buona, che si^ manda poi nei campi. - Re-
dola, viale tra i campi o nei giardini coperto di mi-
nuta ghiaia. - Sentiero, viottola attraverso i campi.
- Siepe, chiudenda fatta d'alberi o d'arbusti, che
circonda un campo, un vigneto, un giardino. - Solco,
ciascuno dei piccoli fossi che attraversano i campi
coltivati. - Testata, il terreno in cima e in fondo del
campo per il lungo. - Zolla, pezzo di terra spiccata
dai campi lavorati.
Acciglionare {acdg lionato), munire un campo di
ciglioni. - Affossare (affossamento, affossatura), far
tosse in un campo, perchè le acque abbiano scolo.
• Ammannare, far manne o mannelli di biade.- Ap-
prodare, tare i ciglioni, mettere le viti lungo le
prode. - ìmporcare, fare le porche. - Imporre o
formare il campo, aprire, per mezzo del fondatolo,
un solco in ogni lembo lasciato ritto nell' amman-
nare. - Ringiovanire, ringranare, ecc.: per questi
e per altri lavori che si fanno nei campi, veggasi
ad agricoltura. - Ristoppiare, seminare di nuovo
il campo che ha la stoppia, senza lasciarlo riposare.
- Spigolare, raccogliere le spighe rimaste suLcampo,
scegliere le migliori spighe del campo per cavare la
semente dell'anno dopo. - Stabbiare, il far pernottare
delle bestie in un campo che si voglia ingrassare.
Cacciapassei^e, fagotto, figuro di cenci, di paglia o
d'altro, che si mette nei campi, per tenerne lontani
gli uccelli : fantoccio, sparavicco, spauracchio. - Ripoxo,
il tempo in cui si fanno stare i campi senza fruttare.
Camporamolo, chi coltiva ad affitto o a mezzadria
nno 0 più campi privi di casa colonica.- Camparo,
guardia dei campi, colono a cui si affidano molte
tunzioni proprie del ruttore. - Capanno, piccola
capanha dove i contadini sogliono stare a guardia
.ieì campo.
Campo. Luogo nel quale si combatte, si dà
battaglia. - Spazio di terreno all'aperto, ordina-
riamente piano, dove le truppe si accampano, si
attendano, piantano 1' accampamento. Castrense,
di campo. Castrametazione, arte di stabilire un cam-
po militare. - Area piana sulla quale si tiene una
rassegna, una rivista militare o si fa una manovra.
- Campo chiuso, rinchiuso, quello sul quale, un
tempo, si teneva un torneo o simili. - Campo
d'armi, piazza d'armi per le esercitazioni della
milizia. - Campo trincerato, accampamento difeso
da trincee o fortificazioni campali, e dove un eser-
cito tien termo e difende la frontiera, il passo, ecc.
Aiutante di campo, grado di ufficiale nella mi-
lizia. - Giudice di campo, aiutante che, nelle eser-
citazioni tattiche o nelle grandi manovre, ecc , giu-
dica delle mosse strategiche di un corpo d'azione
0 di un suo riparto. - Letto da campo, forziere da
campo, letto e forziere fabbricati in modo da es-
sere trasportati agevolmente e rapidamente posti
in ordine.
Campo. Confine entro il quale si estende un
argomento [campo della storia, della politica, ecc.).
- Spazio nello scudo delle armi (veggasi ad aral-
dica) e nella bandiera, dove sono figurate le
insegne, ecc. - Termine dell'arte del disegno.
Camporaiuòlo. Detto a campo (nel primo
significato).
Camposanto. Veggasi a cimitero.
Campucchiare (campucchiato). ViTacchiare,
vivere stentatamente.
Camuffare, camuffarsi (camuffato). Trave-
stire, travestirsi, mascherare, 'mascherarsi.
Camuso. Detto a naso.
Canàg'Iia. (canagliata). Gente vile, abbietta,
la parte peggiore della />?eZ»e/ chi procede con
modi contrari alla civiltà, all'onestà : bagagliume,
baronia, becerume; bordaglia, bòzzima, bruzzaglia;
Canagliume, cianume, ciurmaglia; fèccia, feccia del
popolo, fecciaccia, fecciume ; fondigliolo della plebe;
furfantaglia; genìa; gentaglia, gentagliaccia, genta-
me, gente di scarriera, gentuccia; marmaglia; mar-
rùgola; plebaccia, plebaglia; popolaccio, popolaglia,
|)opolazzo; razzumaglia, ribaìdaglia; ruffian, ba-
ritti e simile lordura; schiamazzaglia; schiuma di"
tutti i ribaldi; stuinmia di furfanti; turba vile;
volgaccio, volgo. Si dice anche di persona, invece
che birbante, farabutto, furfante, malfattore. -
Canagliata, azione da canaglia: furfanteria, ribal-
deria. - Canagliume, canaglia insieme raccolta.
Cianaio, luogo da starvi la canaglia o dove stanno
le ciane, cioè lurido e remoto, - Incanagliarsi (fran-
cesismo), diventar canaglia: il verbo buono e to-
scano è ingaglioffarsi. - Scanagliare, fare atti e voci
e grida canagliesche. - Santa canaglia, locuzione
francese, ripetuta dal Carducci, nei « Giambi ed
Epodi ».
Canagliume. Detto a canaglia.
Canàio. Chi ha in custodia e governa il cane,
Canaiuòla, canaiuòlo. Sorta d'uva.
Canale. Luogo nel quale scorre acqua, alveo
scavato artificialmente, per servire i\]V irrigazione,
alla navigazione, dAV industria, con o senza
chiuse: canna, collettore, condotto, emissario, gora,
risciacquatolo. Anche, qualsivoglia tubo o doccia
chiusa o aperta per condurre acqua od altro da
luogo a luogo. Dicesi pure per braccia di mare.
Canalizzazione, sistema di impianto e di distribu-
zione dei canali e delle fogne. - Pendenza, inclina-
zione d"un canale. -. Portata, il volume fluido che
CANALE — CANAPA
379
affluisce in un minuto serondo, da un canale, da
una bocca. - Canaliculo, piccolo canale
(banale basso, con poca acqua ; cieco, che non ha
uscita; diversivo, quello che riceve l'acqua dalla
presa e la porta sulle terre da iirigare; maestro,
che riceve acqua da altri; nacigaliìle, die si può
percorrere con navigli, o almeno con harche; pan-
lanoso, melmoso, ingombrato da fango; secco,
asciutto, senz'acqua.
Canali diversi
Parti d'un canale ìe accessori — Lavori.
Acquidoccio, canale clie serve a sfogo delle
acque, come chiavica^ e simili. - Acquedotto,
canale per lo più murato. - Arroyo, ncH'Amorica
meridionale, canale di congiuiiz one fra corsi d'ac-
qua. - Arterie, i canali navigabili. - Canalazzo, il
celeberrimo Canal Grande di Venezia. - Caramento,
canale artitìciale di navigazione, d' irrigazione o di
scolo. - Colatore, canale di scolo. - Euripo, canale
0 fosso che si riempiva d'acqua intorno ad un an-
fiteatro, ecc. - Fogna, canale sotterraneo per ri-
cevere e sgorgare acqua e immondizie. - Gora, ca-
nale per cui si deriva l'acqua di fiumi mediante
le pescaie, o la riceve dai fossati che scendono dai
monti e servono per irrigazione, i»ir mulini, ecc. -
Giacili si chiama un canale in Olanda, il paese dei
canali per eccellenza. - Mezzaluna, canale alveo o
simile formato a mezzaluna. - Naviglio, nell'alta
Lombardia, canale navigabile. - Roggia, voce lom-
barda e veneziana {ruscia nelle vecchie carte) che
significa qualunque scavo in terra, applicabile a
canali, condotti d'acqua, cavi, navigli (navili) e si-
mili, serventi alla navigazione e all'irrigazione. -
Saie, nelle Calabrie, canali artificiali sotterranei per
lo scolo delle acque. - Scannafosso, sorta di canale-
da scolo che contorna un edifìcio, per preservarlo
dall'umido. - Scaricatoio, canale o via data al-
l'acqua perchè non si accumuli troppo in un dato
sito: si applicano tubi scaricatoi a vasi, a pe-
schiere, a fiumi. - Sifone, canale in torma di S per
condurre acqua sopra una valle o sotto una strada
0 canale a eguale livello. - Vena, canale naturale,
scorrimento sotterraneo d'acqua che va discendendo
e serpeggiando in meati o canali naturali della terra,
a varie profondità.
Ampolla, dilatazione esistente lungo il corso o nel
fondo di canali con pareti rigide o molli. - Bocca,
apertura da cui affluisce l'acqua di un canale o di
una vasca. - Cateratta, chiusura movibile, incastrata
ne' lati di un canale, per trattenere o mandar via
le acque o per impedire inondazioni (abbassare,
alzare, chiudere, serrare, aprire una cataratta). -
Chiusa, parte d'un canale dove si opera il cambia-
mento di livello delle acque. - Colluviario, apertura
nei canali. - Conca, bacino naturale o artificiale in
cui si espandono, si raccolgono le acque d'un ca-
nale. - imboccatura, apertura per la quale si im-
bocca, si entra nel canale: contrario di sbocco, la
parte opposta. - Pescaia, sostegno o chiusa cor cui
si serra il corso di un fiume, attraversandone l'alveo
con robusti lavori, per inalzarne le acque ad uso di
impedire la corrosione delle ripe e del fondo, ov-
vero allo scopo di derivare canali per la naviga-
zione e per altri scopi. - Sezione, il [diametro, la
larghezza d'un canale. - Soglia, l'ultimo lembo donde
escono le acque d'un canale o d'un fiume. - Svolta,
curva , giro, gomito, ripiegamento di canale. -
1 ronco, parte di canale.
Banchina, tratto di terreno, non molto rsteso,
tra la ripa di un canale e Vargine. - Bindolo,
macchina, con ruota a timpano, per vuotare un
canale. - Botte, condotto che parte sotto l'alveo di
un canale, o d'un fiume, per condurre gli scoli
della campagna. - Curodone, argine attraversante un
canale. - Fodero, legnami e travi collegati insieme
per poterli condurre su fiumi e canali. - Palancola,
tavolone posto attraverso una gora, un rivo, un
canaletto, come ponte. - Smaltitùio : dicesi di tutti
1 mezzi impiegati per scaricare le aciiue di un ca-
nale, di un lago, ecc., (piando si trovano in abbon-
danza. - Stramazzo, opere clic si fanno attraverso
i fiumi 0 i canali, allo scopo di divergere o derivare
parte delle loro acque, per tradurle ad irrigare
terreni o ad animare opifici, col mezzo dell'oppor-
tuno canale.
Abboccare ( abboccamento^, far combaciare le bocche
e gli orli dei canali, dei vasi, dei tubi, ecc. - Ac-
cecare, buttarvi materie, riempirli {accecamento). -
incanalare {incanalamento, incanalatura), far entrare
l'acqua in un canale; anche, ridurre checchessia a
foggia e figura di canale. - Ingorgarsi, intasare,
empirsi di taso, di quanto impedisce il corso li-
bero delle acque, otturarsi. - Interrimento {inlerrire),
ammassamento di rena nell'alveo d'un canale, ecc.
- Spurgo, operazione che si fa con macchine efios-
sorie per mettere ed approfondire il fondo di ca-
nali, di bacini, di porti, ecc.
Apertura del canale: il metterlo in esercizio,
l'inaugurarlo. - Escavazione, l'espurgare, ossia il to-
glierne la melma, il fango.
Canale. Termine di fonderia. - In anatomia,
vaso del corpo degli animali per cui scorrono il
sangue e gli umori. In quest'ultimo significato:
anajjezia, dilatazione dei canali del corpo e dei vasi;
atresia, imperforazione di un canale. — Cannone,
canale di piombo o d'altro, da fare condotti.
Canapa, o canape {canapaia, canapaio, cana-
pino). Pianta orticacea, coltivata pel filaticcio che
si ricava dai suoi steli e si adopera per far tela
ordinaria, corda, certe sorta di tapjjeto, di tes-
suto, di spago, ecc. Anche, la stoppa e il fi o
che se ne trae. Le foglie di questa pianta sono nar-
cotiche e stupefacenti ; i semi, schiacciati, formano
cataplasmi risolventi e danno un olio atto a bru-
ciare; si danno anche per cibo agli uccelli. La ca-
napa è biancastra, a lungo tiglio ed asciutta, fina,
lucida, morbida, fresca al tatto, ben pettinata; gros-
solana; lucentissinta ; resistente, ecc. - Canabino,
che ha i caratteri della canapa.
Accia, canapa filata. - Canapa coltivata, la specie
più importante. - Canapa cruda, o greggia, non pet-
tinata e ruvida. - Canapone, la canapa grossa, -
Gazzuolo, canapa fina, pettinata e scelta. - LinOy
canapa filata.
Varie specie di canapa — Parti della canapa
Lavorazione e istrumenti — Varie.
Bang, canapa delle Indie : la si fuma con l'oppio.
- Cabuia, varietà di canapa del Perù e della Co-
lombia, usata per far corde, stuoie e sacchi. - Ca-
napa del Paraguay: si ricava dalle foglie inguaina te
di una pianta delle bromel iacee; non essendo alte-
rabile all'azione dell'acqua, serve benissimo a cala-
fatare bastimenti. - Dagga, specie di canapa selva-
tica, che, secca, si fuma nella Colonia del Capo,
quantunque inebri facilmente. - Eupatorio, canapa
380
CANAPO — CANATTIERE
acquatica. - Galeopside, canapa bastarda. - Guvja[
la canapa indiana che serve alla preparazione del'
Vhascis. - Fibre di musa, canapa di Manila. - Hene-
qmn, canapa d'aloe. - Juta, o canape del Bengala o
di Manila, pianta nativa del Bengala, di Ceylan e
della Cina. - Mindanao o magindanao, specie di
canapa Manila. - Pixang {canapa di Manila), le fibre
setacee della musa textilis e paradisiaca. - Riamba,
specie di canape dell'Africa Centrale e Occidentale,
che gli Inglesi fumano.
Canapuccia, seme della canapa. - Canapule, fusto
secco della canapa, spogliato del suo tiglio: serve
a fare stecchi, per accendere il fuoco, per prepa-
rare un carbone usato dai pirotecnici, ecc.: cana-
pulo, cannello, cannarello, legno della canapa, tiglio
di canapa. - Capecchio, materia grossa e liscosa che
si leva dalla prima pettinatura del lino o della
canapa, a uso per lo più d'imbottiture. - Fibra, il
filamento della canapa: è giallo, argentino e per-
laceo; morbido, uniforme, lungo, sottile, ecc. -
Lisca, scheggie legnose che cadono dal lino o dalla
canapa che si gramola. Liscaio, quantità di lische.
- Stojipa, parte più grossa che si estrae dalla ca-
napa e dal lino, nel pettinare queste materie. -
Tiglio, il filamento, la parte più dura.
Operazioni. — Cardare, raffinare col cardo, lavoro
del cardatore. - Conciare, lavorare la canapa per
renderla filabile. - Macerare, tenere nell'acqua a
sciogliere il tiglio, la durezza: marcire. - il/fla«//are,
battere, dirompere la canapa con la maciulla: di-
rompere, gramolare (maciullazione), rompere il ca-
napulo interno per separarne la materia tessile. -
Pettinare, raffinare col pettine. Pettinatura, l'alto e
e l'effetto : si fa a mano e a macchina. - Sbarbare,
sbarazzare dalle barbe, dalle radici. - Sfogliare, di-
pelare, sfilare, spelare. - Stigliare {stigliatura) ,
estrarre il tiglio dai fusti.
Canapificio, stabilimento dove si lavora la canapa.
] STRUMENTI, ECC. - Canlo, istrumento del carda-
tore, - Gramola, strumento di legno col quale si
maciulla la canapa o il lino: é composto d'una
capra, con sopra un congegno di due assicelle oriz-
zontali e una movibile nel mezzo. - Maciulla, stru-
mento di due legni, uno dei quali ha un canale
in cui entra l'altro: usato a nettare la canapa o il
lino dalla materia legnosa: gramola. - Maciullatrice,
macchina per maciullare, consistente in treni di ci-
lindri scanalati o in treni muniti alla periferia di
lame ottuse. - Pettine, strumento a punte di ferro
per raffinare la canapa, il lino, la lana e simili. -
Scotola, sorta di stecca di legno o di ferro per bat-
tere i mannelli della canapa e del lino. - Strigone,
pettine grosso.
Maceratoio, vasca contenente acqua per la mace-
razione della canapa.
Insetti e piante nocive. — Grillotalpe, pulci di
terra, tarlo: insetti che danneggiano la canapa. -
Orobanche ramosa, cuscuta, piante parassite che
danneggiano la canapa. - Plussia gamma, altro in-
setto che danneggia la canapa.
Varie. — Canapaie o canapaia, canapaio, terreno
f)iantato a canapa. - Canapaio, chi lavora e vende
a canapa. - Canapino, chi per mestiere pettina la
canapa e il lino. - Ilachich, o haschisch, grafia fran-
cese di voce araba che significa erba secca, detto
per antonomasia della canapa inglese: è un estratto
della canapa fatta bollire con burro e mischiato
con zucchero. Se ne fanno pasticche, che si masti-
cano 0 si fumano, sole o miste all'oppio. - Proverbio:
Per l'Annunziata, o seminata o nata (la canapa).
Canapé. Voce francese, entrata nell'uso, ma di
origine latina {canapeum) : divano, tettuccio, lettuccio
da sedere, sofà. E' una specie di panca a spalliera
e bracciuoli, per lo più imbottiti, su cui possono
star sedute tre o più persone, o uno può anche
adagiarvisi disteso. Talora i bracciuoli sono rap-
presentati da due testate; e per maggiore agio si
aggiungono guanciali, rizzati contro la spalliera, e
anche due rulli, uno per parte, alla base di cia-
scuna testata. - Canapeino, canapetto, piccolo canapè;
ma canapeino si chiama anche il posapiedi, fatto a
forma di piccolo canapè, imbottito o impagliato.
Dirimpettaio, o amorino, sorta di sofà ad S, per
due persone. - Lettino a canapè, canapé più grande
degli ordinari su cui sedere: è una materassetta ri-
coperta di stoffa, con grande spalliera ricoperta
della medesima, da levare e mettere, e con quattro
guanciali simili, che, uniti insieme, formano la lun-
ghezza di tutto il canapè e servono come di se-
conda materassa. Questo mobile fa la tigura di ca-
napè da sedere; e volendolo usare per letto, si
leva la spalliera, si distendono i guanciali e si
mettono lenzuola e coperte. Se grande, dicesi otto-
mana. • Ottomana, specie di canapé con materassa
piegabile che, all'occorrenza, serve da letto. - Divano,
canljpè basso senza alcuna spalliera, rialzato dalla
imbottitura e da' guanciali : ha una fascia larga e
curva, detta la gobba: i piedi sono bassissimi, e
sotto la gobba è una lista alta e liscia. Si pone sempre
lungo le pareti di una sala. - Sultana, o divano
alla turca, specie di divano rotondo, ricoperto di
stoffa più 0 meno ricca, che si suol mettere nel
mezzo della stanza, per uso di sedervi più persone.
Capiera, pezzo di tela ricamata, di velo, o lavoro
di maglia che si mette nella parte superiore dei
canapé, per salvare la loro stoifa dal sudore o dal-
• l'untume del capo: capezziera, poggiacapo ; frane,
Voltaire. - Fusto, l'intelaiatura o scheletro di legno
del canapè e simili. - Imbottito, la parte del canapè
dove è l'imbottitura; e anche la materia (quelle
seggiole hanno l'imbottito di cotone), - Molla, grosso
filo di ferro ravvolto spiralmente in forma di doppio
cono, che si mette, insieme ad altri, sul piano
del canapè, ricoprendoli poi con capecchio e stofta,
acciocché rendano elastico il sedere. - Testate, le
parti laterali d'un canapè imbottito, al posto dei
bracciuoli. - Tombolo, cuscino di forma cilindrica,
raccolto a' capi, e che si mette a' due canti del
canapè, talora unp per canto: detto anche rullo.
Coprire, far ricoprire il canapé, farlo rivestire di
stoffa dal tajyjìesziere. - Molleggiamento, movi-
mento che si ha sedendo su un canapè a molla.
Canapo. Veggasi a corda.
Canapuccia. Seme della canapa.
Canapule. Fusto secco di canajja.
Canàpule. Legno, stelo, tiglio di canapa:
cannarello.
Canarino. Uccelletto originario delle Canarie,
di colore giallo chiaro: vive in gabbia e canta
dolcemente; si riveste completamente di giallo du-
rante la schiavitù; allo stato naturale, esso è piut-
tosto verde. - Covino, cestino per covare, special-
mente quello dei canarini. - Centocchio, erba nota,
tutta a pippolini, che fa sui nmri e si dà ai cana-
rini e simili uccelli. - Scagliola, erba comune tra i
grani coltivata anche per darla ai canarini. .
Canata. Aspro rimprovero.
Canatteria. Moltitudine di cani: veggasi a
cane.
Canattlere. Allevatore e custode di cane.
CANAVACCIO — CANCRENA
381
Cana\ àccio {canovaccio). Grosso e ruvido pau-
no che si adopera specialmente per le faccende
ordinarie di casa, di cucina.
Cancellàbile. Detto a cancellare.
Cancellare, cancellatura {cancellato, can-
cellazione). Cassare una cosa scritta, tirandovi sopra
fregili ; passar la penna su una scrittura, su
un (li.segno, e simili, per annullarli: abràdere;
accecare; dar di bianco, di penna, di spugna; dare
un frego, di frego; depennare (depennazione), di-
pennare; obliterare; radiare (cancellare col raschino);
scancellare, scassare (popol.); sdipignere, sdipingere;
sgommare (cancellare con gomma elastica); spegnere,
stignere la scrittura. • Accecatoio, psir oh scritta e co-
perta con nrafjìalure d'inchiostro. - ScancellcUircio,
cosa che serba le tracce della scancellatura: cassa-
ticelo, scarabocchio, sgorbio. - Annullare, far scom-
parire, ridurre al nulla.
Cassare, levare dal ruolo (termine burocratico);
anche annullare una sentenza. - Radiare, cancel-
lare, cassare : gallicismo. Voce degli uffici e curiale.
- Ricancellare, ripete cancellare. - Sopprimere, an-
nullare, toglier di mezzo con forza legale, o con
violenza.
Cancellabile, che si può cancellare: delèbile, scan-
cellabile. Contrario, incancellabile, indelebile.
Cancellatura. — L'atto e l'effetto del cancellare,
luogo della scrittura dov'è parola cancellata, e le
linee stesse che la cancellano: cancellagione, can-
cellameato, cancellazione; cassamento, cassatura,
cassazione, casso, espunzione (lat.); scancellamento,
scancellatura. - Abrasione, radiatura, il toglier via
radendo: radiazione, rasura. - Cassa/wra, luogo della
scrittura dove è qualche cosa di cassato o cancel-
lato. - Frego, linea tirata sullo scritto per cancel-
larlo : fregaccio, fregacciolo, sfregàcciolo. - Sfregac-
ciamento, quantità di freghi fatti sul foglio con
inchiostro. - Tratto di penna, filo di penna, segno
tirato su parole per cancellarle.
Arnesi e materie per cancellare. — Grattino,
(frane, grattoir), specie di coltello con manico
lungo, un po' panciuto nel mezzo, e con lama in
forma di cuore, tagliente da ambe le parti : si ado-
pera a togliere di sulla carta, raschiandola con esso,
o sgorbi, 0 lettere, o parole da levar di mezzo. - Ra-
schino, lama di temperino apposito per raschiare
sulla carta: cassatoio, scassatoio; raschiatoio, ra-
stiatoio. - Cloro, cloruri decoloranti, acqua di Fa-
velle, ecc., materie usate per cancellare l'inchiostro.
- Panino di gomma, pezzetto quadro di gomma
elastica che si adopera per cassare sulla carta i
segni della matita. - Sandaracca, più comunem.
sandracca, resina solida, in piccole lamine secche,
trasparenti, color giallo citrino, come quelle del
mastice, ma più allungate: polverizzata, si usa per
rifar liscia e bianca la carta da cui sia stato ra-
schiato l'inchiostro.
Cancellata. Detto a cancello.
Cancellatura, cancellazione. Veggasi a
cancellare.
Cancelleresco, Di cancelleria, del cancelliere.
Cancellerìa. Detto a cancelliere.
Cancellierato. Ufficio di cancelliere.
Cancelliere. Chi ha l'ufficio di scrivere e re-
gistrare gli atti del magistrato. - Archivista
(veggasi ad archivio) o segretario di un pub-
blico ufficio 0 di un' amministrazione. - Pub-
blico ufficiale delegato a ricevere gli atti giudi-
ziari {in pretura, in tribunale, ecc.) e, general-
mente, gli atti pubblici, - InGer^aania, titolo dato al
primo ministro, capo supremo dell'amministra-
zione, responsabile solo davanti all'Imperatore. -
Con vario significato: attuario, scriba (segretario
di magistrato presso i Romani), scrivano. - Arci-
cancelliere, capo dei cancellieri. - Procancelliere,
chi fa le veci di cancelliere. - Vice-cancelliere, can-
celliere di secondo grado.
Cancelleria, l'uffici^o e il luogo nel quale risiede
il cancelliere; cancellarla. - Cancellierato, propria-
mente, l'ufficio del cancelliere: attuariato.
Cancello. Imposta di porta o altra chiusura
fatta con aste o bastoni di ferro, o di stecconi com-
messi, per chiudere l'adito a un cortile, a un
giardino, ecc.: cancellata, rastrello. Si mette
anche tra le branche d'una scala. Le aste verti-
cali, di ferro o di legno, sono a poca distanza una
dall'altra, sorrette da aste orizzontali (spranghe).
Con lo stesso nome si chiama anche la stessa aper-
tura di porta o uscio che ha cancello. Un cancello
u seinjiuLe, artistico, di ferro fuso, di ferro battuto,
con lance dorate, ecc.
Cancellata, cinta fatta di cancelli. - Cancellato,
cancello di grandezza più che ordinaria. - Rastrello,
cancello o steccato che si cala alla porta delle città
0 delle fortezze. - Saracinesca, cancello fatto di
travi, collocato presso la porta di una fortezza,
sostenuto da corde, anelli, catene od altro congegno,
in guisa che, tagliate le corde o fatta scattare una
molla, scende con impeto per chiudere il passo.
Braccio, contralforte che impedisce al cancello
di cedere e di aprirsi per una forte spinta dal di
fuori. - Palla, pomo metallico conficcato nell'impo-
sta del cancello : serve per tirarla a sé e chiu-
derla, specialmente quando la serratura è a colpo»
Talora allo stesso uso serve una campanella. Se la
palla è piccola, dicesi pallino. - Regoli, le estreme
stecche verticali del cancello, più larghe e più sode
delle altre, intermedie: formano con le spranghe
il telaio 0 V ossatura del cancello. Nel cancello a
una sola banda, uno dei regoli porta la ferratura
dei cardini, l'altro quella del serrarne. Nei cancelli
a due bande, ai due regoli di mezzo è fermata la
ferratura del serrarne, ai due estremi laterali quella
dei cardini. - Regoli dell'abboccatura, i due regoli
verticali di due sportelli che vanno l'uno sopra
l'altro, con battente, o uno dentro l'altro, con dente
e canale. - Regoli dei mastietti, i due regoli verti-
cali di ciascuno sportello che vanno contro il te-
laio, e dove sono i mastietti, - Regolini bozzoluti,
quelli ai quali è tolto i! canto vivo, e sostituitavi
una modanatura per ornamento. -. Regolini lisci,
regolini andanti, quelli solamente riquadrati.
Spranghe, larghe traverse orizzontali, una in cima,
l'altra a pie del cancello, talora un'altra nel mezzo,
le quali vanno a unirsi coi regoli: alle spranghe
sono fermate le stecche, ovvero le aste, - Stecche,
bacchette di terrò o di legno, le quali, a poca di-
stanza le une dalle altre, parallele ai regoli e per-
pendicolari alle spranghe, compiono il cancello, im-
pedendo il passo, ma non la vista; sono sempre
quadrangolari; se rotonde, chiamansi aste o anche
bastoni.
Cancerigno. Di cancro, avente i caratteri del
cancro.
Canceroso. Detto a cancro.
Cànchero. Detto a cancro. - Figur., malat-
tia; guaio, malanno.
Cancrèna. Secondo alcuni, estesa mortifica-
zione, 0 necrosi, di tessuti sotto qualsiasi forma,
intorno a xìiì ulcera, a un tumore e simili; se-
3S2
CANCRENARE
CANDELA
condo altri, la sola forma umida di mortificazione,
0 sfacelo: cancherella, cancherena; gangrena, gan-
grenamento; sfacelo; ulcera depascente. A norma
delle cause che la determinano, si ha la cancrena
senile, la marastica, Vanemica, la diabetica, ecc , per
marasma senile, cachessia, discrasia, anemia, dia-
bete, ecc. - Cancrena per decùbito, piaga prodotta
dal lungo stare a letto. - Cura: sostenere le forze
e curare le condizioni generali ; ipernutrizione, uso
di corroboranti, di eccitanti (alcoolici, aromi, chi-
nacei, ecc.), di cancroina; doccie calde, massag-
gio, frizioni, abluzione della parte, quando possi-
bile. - Cancrenato, cancrenoso, atfelto da cancrena.
Andare in cancrena, cancrenare, cancrenarsi; far
cancrena; incancrenire, incancherire. - Mandare in
cancrena: far divenire cancrenoso; incancherare,
incancherire. - Mortificare, o necrotizzare, colpire
di cancrena.
Cancrenare (cancrenato) diventare cancrena.
Cancrenoso. Di cancrena.
Cancro {cànchero, cancei so,. Un tumore o
un'ulcera che rode, avvelena, uissolve una p^rte del
corpo; dovuto, vuoisi, ad uno speciale cocfù/to: càn-
ciiero, granchio mordace, malattia cancerosa, male
di lupo, ulcera cancrenosa. Oggi, sinonimo di car-
cinoma. - Il cancro è cistico, duro, gelatinoso, ecc.,
anche di animali; divoratore, voratore, perché rode
la carne, i tessuti. - Canceroso, cancheroso, di
cancro.
Cancro volgare, o comune, la forma più diffusa
del cancro: carcinoma volgare. - Cefaloma, cancro
cncetaloide: tumore cefalico. - Epitelioma cutaneo,
cincro fibroso o scirro, cancro epiteliale (cancroide),
ulcerazioni cancerose caratteristiche per essere a
margini duri, rilevati e lisci.
. Incancherire {incancherito), divenir cànchero.
Cancroide. Sorta di tumore, umore epiteliale, a
cellule pavimentose, che si presenta spesso nella cute.
Cancroina. Sostanza tossica speciale che il coc-
cidio secerne e sarebbe, sotto forma di vaccino,
alta a valere come antidoto del cancro.
Candeggio. Nell'industria, l'atto dell'imbiancare
tela 0 altro tessuto.
Candela. Pezzo cilindrico di cera o altra ma-
teria grassa {stearina, sego, ecc.), con un' anima di
bambagia, o stoppino, nel mezzo, il quale, acceso,
fa lume. Ardendo, la candela si strugge, si consu-
ma; per tenerla ritta, la si ficca, per lo più, in un
candeliere. - Candeletta, piccola candela. • Can-
deletlina, sottodimin. di candela. - Candelina, più
piccola della candeletta. - Candelina, meno di can-
delina, più sottile di questa. - Candelona accresc.
di candela. - Candelóne, più di candelona (per lo
più, in senso di celia). - Ca?if/c/o«o, candela di cera,
più corta delle candele ordinarie, in proporzione
della sua grossezza: per lumiere, candelabri e si-
mili. - Candelotto da carrozza, più grosso e più
corto che non quello da tavola. - Candelotto da
tavola, quello la cui lunghezza non suole essere
maggiore di un palmo e mezzo all'incirca: si mette
nei candelieri, a uso ordinario di casa, e anche
nelle ventole e nelle lumiere. - Candeluccia, dimin.
e spreg. di candela.
Candele diverse.
Candela d,i cerogene, quella fatta con la cera ve-
getale ; di Segovia (scherz.), di sego ; stearica, di
passo depurato. - Candelucce fosforiche, pezzi di
lucignolo incerato, messovi all'uno dei capi un poco
di una mistura di fosforo e solfo in polvere, poi
rinchiusi in tubetti di sottile vetro, ermeticamente
sigillato: fregato alquanto il tubo, erottolo in due,
poi cavatone subito il lucignolo, questo si accende
da sé, tosto che si trovi al contatto dell'aria. Non
più usate. - Cero, grossa candela di cera, per la
più adoperato in certi usi di chiesa. In qualche
dialetto, anche cèreo. - Cero di legno, per figura. -
Cero pasquale, grossissimo cero che viene benedetto
dal diacono, il sabato santo, e verso la metà del
quale si ficcano cinque pine di legno o d'incenso
dorato o inargentato : le si accende nelle funzioni
per tutto il tempo pasquale. - Lw.nen christi, o lur
mencristi, candela o candeletta intrecciata in varie
guise, che si benedice in chiesa, il sabato santo, o
che molti tengono a capo del letto.
Mòccolo, candela di grossezza varia, per lo più corta
e sottile; anche la candela della quale sia stata
arsa la maggior parie. - Moccoletto, dimin. di mòc-
colo; piccolo candelotto ancora intero: cerino, -
Moccolino, dimin. usato anche per indicare lo stop-
pino, ma meno comunemente. - Mozzicóne, cortis-
simo moccolo; avanzaticelo di candela, il culaccino
della medesima. - Quadróne (disus ), lo stesso che
torcia grande: termine di cereria, cioè dell'officina
del ceraiuolo. - Scorcio, pezzo di candela più lungo
del mozzicone. - Torcetto, quattro lunghe candele
attaccate, che tormano un pezzo solo: servono per
certe funzioni di chiesa, per processioni, accompa-
gnamenti funebri, ecc. - Torcettino, dimin. di tor-
cetto. - Torchio, doppiere, candela grande o più
candele unite in quattro, attaccate una contro
l'altra con la cera medesima.
Candele alla forma, o meglio gettate, quelle che si
fanno colando la materia strutta dentro una forma
di stagno. - Candele per effusione, quelle fatte ver-
sando la materia strutta sul lucignolo appeso ver-
ticalmente. - Candele per immersione o tuffate, fatte
tuffando più e più volte i lucignoli in un truogolo
ripieno di roba liquefatta. Ma, per la fabbricazione
delle candele; veggasi a ceraiolo.
Componenti della candela. - Parti. - Accessori.
Bianco di balena, materia grassa che trovasi in
certe cavità del capo della balena e di qualche altro
grosso cetaceo ad essa alTine : questa sostanza, liquida
nell'animale vivente, si assoda raffreddandosi all'a-
ria: purgata, diventa secca, fragile, quasi cristallina;
mescolata con cera, serve a fare candele di bella
trasparenza.
Cera, secrezione con la quale Vape fabbrica il
favo. - Le candele o simili, fatte di cera. - Cera
arsa, cera arsiccia, dicesi delle candele e delle tor-
cie che già sono state accese, e che perciò si com-
perano a minor prezzo ; dicesi di cera nuova, che,
adoperata per non lungo tempo, si restituisce al
ceraiolo, pagandogliene solo il consumo : cera a calo.
- Cera nuova, quella delle candele, delle torcie e
simili, non ancora state accese. - Ceracela, pegg.
di cera.
Paraffina, carburo d'idrogeno che si estrae dal
cati'ame: serve per far candele. - Sego, sevo, quella
parte di grasso di vari ruminanti, la quale, per la
maggiore sodezza o bianchezza, è comunemente
adoperata a fabbricar candele. - Stearina, nome dato
tanto all'acido stearico (candele di stearina) come
a quel componente di ogni corpo grasso che è
l'etere glicerico dell'acido stearico. - Calo, quel
tanto che scema {cala) di peso la cera delle can-
CANDELABRO — CANDENTE
383
dele, dei torcetti e simili, stando accesi, e quel
tanto che si paga per il peso consumalo.- Camicia
dei ceri, la superfice esterna. • Cerume, colatura di
ceri, candele, ecc. - Colatura, la cera colata dalle
candele. - Culatta dei ceri, quella fascia di fondo
messa perchè non si aprano, inlilandoli nello spun-
zone dei candelieri {ceri con o senza culatta). - Fiac-
cola, la fiainrua di una candela o altro lume
qualsiasi quando arde molto; lucignolo con troppa
lìamina e con lumo [sfiaccolare, far fiaccola troppo
grossa). - Fungo, per similitud., la moccolaia delle
candele e della lucerna; specie di cappello o di
bottoni che si formano talora in cima della moc-
colaia, massime se l'aria è molto umida.
Gocciolotti, le colature che restano attaccate alla
candela mentre si strugge, essendo accesa. - Luci-
gnolo, le fila di bambagia disposte lungo l' asse
delle candele per appiccarvi il fuoco e far lume.
- Lucignolo ladro, parte di lucignolo che si separa
e strugge tutta la candela da una parte. - Mocco-
laia, la parte del lucignolo che arde, quando è di-
venuta troppo lunga e quasi carbonizzata, facendo
men viva luce e cattivo odore. - titoppino, luci-
gnolo della candela; anche (in Toscana) cerino,
moccolino.
Accenditoio, quel qualunque arnese che si adopera
per accendere candele o altro lume; particolarmente,
mazza o canna, con in cima un pezzetto di stoppino
0 di strega, per accendere candele o altri lumi posti
in alto 0 comecchessia discosti. - Smoccolato) e ,
smoccolatoio, sorta di cesoie, di forbici, per ismoc-
colare: sono a due branche, una delle quali termina
in punta, pel caso di dover raddrizzare o ripiegare
la moccolaia, e alla base di essa punta è la casset-
tina; alla estremità dell'altra branca è la piastrella.
Queste due parti si riscontrano, entrano l'una nel-
l'altra, e rinchiudono la smoccolatura. Talora il
pernio delle due branche delle smoccolatole è gros-
setto, a foggia di tamburo, con entro una molla
spirale, per tener bene unite una contro l'altra la
piastretta e la cassettina, e meglio ritenere le suc-
cessive smoccolature. Le smoccolatole hanno talora
tre piedini, uno sotto ciascun anello, il terzo sotto
la cassettina; un vassoino metallico, di forma allun-
gata, e variamente adorno, serve a posarvele sopra.
Spegnitoio, arnese di ferro, latta, ottone, ecc., a
foggia di piccolo cono vuoto, ad uso di spegnere
candele, ecc.: spengitoio^ spegnimòccolo. Ha da
un lato una piccola presa, se si adopera per le
candele che ardono su piccoli candelieri che ser-
vono agli usi domestici, o un boccinolo, nel quale
entra una canna o un bastone, se serve a spegnere
le candele e i ceri nelle chiese o quelle che, anche
nelle case, rimangono in alto, a lumiere, ventole e
simili .
Appicciare, cominciare a bruciare il lucignolo
per poterlo accender meglio. - Avviare una candela,
accenderla per la prima Adolfa. - Parar cera, usan-
za dei beceri di raccogliere, con un cartoccio, la cera
delle candele nelle processioni. - Smoccolare, levar
la moccolaia con le smoccolatole, con le forbici o
altro arnese. - Smoccolatura, la parte smoccolata;
'a moccolaia recisa con lo smoccolatoio o con si-
mile istrumento. - Far lume, accostare la candela
accesa, o altro simile, a qualcuno, affinchè ci vegga
chiaro nel camminare, o nel far checchessia -d'altro,
in luogo buio 0 non sufficientemente illuminato.
Avrenditore, chi accende le candele o altro lume;
particolarmente, chi, nelle chiese, massime in oc-
casione di grandi feste, ha l'incarico di accendere
le candele degli altari, delle lumiere e dei viticci.
Ceratolo, candelaio, candelaro, fabbricante o ne-
goziante di candele. - Candelaia, candelara, cande-
lora, festa della Purificazione, pei cattolici, e nella
(|uale si benedicono in chiesa le candele.
Candelabro. (ìrande candeliere.
Candelaia. Detto a candela (qui sopra).
Candeletta. Istrumento di chirurgia.
Candeliere. Arnese che serve a portare le can-
dele, nel quale queste si ficcano, per tenerle ritte:
randelliere. E' di legno o di metallo, più o meno
lavorato, di vetro, di cristallo, ecc.; ha base tonda,
triangolare o quadrata. Si hanno candelieri da
altare, da chiesa, da tavola, da pianoforte, ecc.;
candelieri piccoli, grandi, mezzani: accompagnati o
scompagnati ; Uscì; tondi ; inargentati, lavorati, sfac-
cettati, ecc. - Candelierino, dimin. e vezzegg. di
candeliere. - Candelierone, accresc. di candeliere. -
Candelieruccio, dimin. spreg. di candeliere. %
Bugia, specie di candeliere senza fusto, cioè un
piattellino metallico, tondo, con boccinolo centrale
per porvi una non lunga candela e, per lo più, un
candelotto: al piattellino, che serve di base, è unito
un manichetta, ovvero una presa in forma di ma-
glia 0 anello. - Candelabro, arnese metallico che è
come l'unione di tre o più candelieri su un solo
piede, ovvero un candeliere a più fusti : general-
mente, si usa nelle chiese; ma si vede anche nelle
case, più piccolo, spesso di bronzo dorato, e di vario
disegno: avvignatolo, viticcio da candela; doppiere,
doppiero; torciere. -Asta: si dice comunem. di quei
candelabri, senza piede, che si portano nelle proces-
sioni, con sopra una candela accesa. - Saetta, saet'
tile, candelabro a triangolo che si usa in chiesa,
la settimana santa. - Candeliere alla Raffaella,
tondo, col piede sfaccettato e l'oro contornato dal
colore. - Doppiere, candeliere e candelabro. - lite
(quasi sempre al plurale), grosso candeliere per lo
più a spira, portato dai chierici in alcune cerimonie.
Parti del candeliebe. — Aìiima, l'ossatura in-
terna di un candeliere, o di un lampadario. - Boc-
cinolo, vano cilindrico in cui si ficca a forza la
candela. - Fusto, la parte del candeliere che si
inalza, più o meno ornata, dal mezzo del piede e
termina col boccinolo. - Padellina, pezzo di cri-
stallo, 0 di sottile foglia metallica, o anche di carta
bianca o tinta, smerlata a foggia di foglia crespa,
che si sovrappone al piattino del candeliere per
raccoglierne le sgocciolature: palmetta, scodellerà
da candeliere, scodellina, foglia; frane, bobéche. Nei
grossi candelieri di chiesa la padellina è di latta. -
Piattellino, parte del candeliere che serve a racco-
glierne le sgocciolature: boggiuolo, piattino.
Piede, la parte inferiore, generalmente rotonda e
più 0 meno ornata, dal mezzo della quale sorge il
fusto del candeliere e di simili arnesi. Talvolta il
piede si svita. - Ventola (quasi sempre in plurale),
arnese di legno dorato, per lo più, fatto a foggia
di spera, con uno o più viticci da basso per uso
di sostener candele; lo si appende alle pareti, se-
gnatamente nelle chiese. - Viticcio (generalmente in
plurale), per simil., arnese di ferro, per lo più, che
dal gambo (il quale sta fisso a un anello fermato
nel muro, o saldato in legno) si dirama e si allun-
ga in quattro o cinque sottili bracciuoli, in cima
ai quali si ficcano le candele: serve per illumi-
nazione.
Candelora. Detto a candela.
Candelòtto. Veggasi a candela.
Candente. Detto a fuoco.
384
Candì. Aggiunto di zucchero depurato e cri-
strilli zzato
Candidato, Chi aspira o è da altri proposto ad
una carica, ad un ufficio ; chi si presenta in una
elezione a deputato, a membro d'un Consiglio
Comunale, d'un Consiglio Provinciale, ecc., ecc.; chi
si presenta ad esame per un concorso e simili.
Candidatura. Qualità di candidato.
Candidezza. L'essere candido. - Purezza, in-
nocenza.
Càndido. Che è bianco in supremo grado. -
Schietto, i)uro, innocente. - Ingenuo, sincero.
Candire (candito). Operazione del confettiere
sullo zucchero. - Raffinare lo zucchero.
Candito. Confettato nello zuccìiero. - Dicesi
di frutto e d'altro.
Candore. Stalo di ciò che è superlativamente
bianco. - Schiettezza, innocenza^ purezza, in-
(fbnuità»
Cane. Animale domestico, il più intelligente
degli animali, e il più affezionato all'uomo: appar-
tiene alla famiglia dei carnivori digitigradi com-
prendente anche il lupo, la volpe, lo sciacallo,
- Cagna, la femmina del cane.
Le razze e le sotto-razze di cani furono da Cu-
vier e Desmarets divise in tre classi: mastini, spa-
gnuoli, alani. Tra i mastini figurano le specie mag-
giori di cani: il mastino comune; il danese grande,
che raggiunge quasi la statura di un piccolo asino;
i molossi d'Ejìiro, celebri presso gli antichi; il da-
nese macchialo; il piccolo danese; il cane da pastore;
il cane di monte; il cane del S. Bernardo; il dingo
o cane della Nuova Olanda; il ditole o cane delle
Indie Orientali, che va a schiere cacciando daini,
gazzelle, e non teme il leone; il cane di Sumatra;
il cane del Capo di Buona Speranza; il cane da
schiavi d'America.- Compresi tra gli spagnuoli : il
cane lupo; il cane della Cina; il cane degli Eschi-
mesi; il cane di Siberia (questi ultimi due adope-
rati a tirare slitte); gli spagnuoli chiamati inglesi e
francesi; il piccolissimo spagnuolo ; i cani da salotto
o da signore, e cioè il piramo; il cocker; il King's
Charles; il Blcinheim; il piccolo grifone; il canino
bianco di Cuba o deWAoana; il cane leone; i bas-
sotti ; il barbone, che è il più fedele e intelligente.
Compresi anche il cane di Terranova; i cani da
corsa inglesi e francesi, il segugio, il bracco.- Tra
gli alani: Vaiano grande, dagli Inglesi detto mastiff,
coraggioso, robustissimo e atto a combattere, am-
maestrato che sia; Vaiano del Tibet; il botolo (frane,
doijuinj ; il car/mo, piccolissimo; il mo/osso, huldog
degli Inglesi; il terrier o bull-terrier» Vaiano inglese,
meticcio del mastino e dell'alano grande; il cane
turco, dalla pelle del tutto nuda, originario d'Ame-
rica, scoperto da (Colombo alle Antille.
Cagnetta, dimin. di cane e cagna. ■ Cagnaia, di-
min, di cagna: non comune tranne che in qu;ilche
proverbio. - Cagnoletto, dimin.; più com., cagnolino.
- Cagnolino, dimin. di cane e cagna. - Canettaccio,
dimin. pegg. di cane: cane non grosso, ma cattivo
(un canettaccio stizzoso). - Canetto, dimin. di cane,
di mezzana grossezza. - Canettino, sottodimin. di
cane. - Canettuttaccto, sottodim. e pegg. di cane. -
Canina, cagnina, cagnuola, dimin. di cagna, cioè
piccola 0 giovane cagna ; cagnuccia, cagnuzza; cuccia,
cuccietta. - Ca inno, cane piccolo di razza: cagnuccio,
cagimcciolo, cagnuolo, cagnuzzo ; botolelto, botolino,
botolo; carlino, doghino, mascherino. - Canucciaccio,
dimin. pegg. di cane, piccolo, ma cattivo.
Cuccio, cucciolo, cucciolino, giovane cane, che non
ha finito di crescere: cane ancora piccino; ca-
gnoletto, cagnolinetto, cagnolino; catellino, catello,
catellone. - Catello, catelltno dicesi anche dei parti
di altri mammiferi che siano del genere cane e del
ganere gatto - Mangiadebiti, soprannome scherz., al
cane di qualche povero diavolo. - Patisci, sopran-
nome scherz. d'un cane che il padrone non sfama
abbastanza. - Tétte, il cane: voce fanciullesca.
Cagnesco, lo stesso che canino, ma non si adopera
se non nel senso traslato e cattivo, per rabbioso,
barbaro, truce, minaccioso; e cosi il sostant. cane,
se riferito a persona, lo si dice sempre per di-
sprezzo. - Lanino, add. di cane, attenente, simile a
cane, o a qualità che sia propria di cane. Rabbia
canina, fame canina, ecc. - Azzampato {bene o male
azzampato), dlc.esi dei cani da caccia che hanno
belle 0 brutte zampe, più o meno atte al loro la-
voro. - Cane da pagliaio: buono ad abbaiare,
ma pauroso. - Cane mascherino e solamente masche-
rino, col muso nero. - Festévole, il cane che è sem-
pre intorno al padrone e ad altre persone, dime-
nando la coda e dimenandosi di corpo, in segno
di festevolezza. - Moraccio, di cane con pelo nero,
scuro. - Ringhioso, il cane che ringhia e mostra di
voler mordere. - Sagace, d' odorato fine. - Sboccato,
di cane che non addenta, per stanchezza o altro. -
Sperso, il cane che si trova lontano dalla casa e
dal padrone, quindi errabondo, senza saper dove
andare. - Vagante, il cane che gira senza padrone
e senza museruola.
Provekbì. — Can da fuoco, buono a poco • Ccn
ronzone, buon per sé e per il padrone.
Cani da caccia.
Cane da caccia è quello che aiuta 1' uomo nella
caccia agli uccelli, alla selvaggina. - Bassotto, cane
con pelo corto, misto di bruno e di nero, orecchie
lunghe e pendenti, coda lunga, gambe corte. Una
varietà (bassetto) ha le gambe curvate in fuori. -
Beagle, cane che, insieme al cane da volpe e al cane
da cervi, è annoverato tra i segugi : ha pelame
corto 0, come si dice, pelo raso.
Bracco, cane non grosso, di finissimo odorato,
con pelo raso, raramente d' un solo colore, e orec-
chie pendenti ; per lo più di mezza taglia, con muso
grosso: gli si suole mozzare la coda. - Bracco da
fermo, quello che, accortosi della presenza della
selvaggina, si ferma. - Bracco da punta o da presa,
quello che, dopo breve sosta, si slancia sulla preda.
- Bracco da seguito, che iìisegue la fiera. - Bracco
spinoso, bracco da acqua: ha pelo lunghetto, ru-
vido e quasi caprino. - Burgo, meticcio del bas-
setto B dello spagnuolo. - Cane da acqua, quello
abituato a entrare nell' acqua.
Cane da correre, cane segugio, poco dissimile dal
cane inglese, e ha, come questo, orecchie ampie e
pendenti, pelo più corto e coda meno fioccosa; di
meraviglioso odorato, va lungamente per la pesta
della lepre anche per più ore, fino a che, in que-
sto 0 in queir altro dei molti rigiri, si possa ucci-
derla. - Cane da fermo, il cane addestrato a te-
nersi immobile, appostando quaglia, starna o altro
simile uccello, a cui esso, per mezzo dell'odorato, si
senta molto vicino anche senza vederlo: né vi si
slancia se non al comando del cacciatore, fattosi
prima pronto a sparare sull'uccello, levatosi a volo.
Ottimo il bracco. - Cane da giugnei-e, levriere, cane
che prende la lepre al corso: ha pelo corto, coda
gracile, pendente, inferiormente ricurva, muso lun-
CANE
383
go e acutissimo: fianchi scarni, gambe sottili, lun-
ghe, corpo snello, odorato scarso o nullo; non leva
la lepre al fiuto, ma, vedendola, la insegue con ve-
locissimo corso, le si serra addosso e, raggiuntala,
r addenta. - Cane da pelliccia, cane che si alleva,
specialmente, nella Manciuria e nella Mongolia.
Cane da peìma, cane avvezzato alla caccia di stame,
pernici, beccacele e simili. - Cane da pelo, quello
addestrato a cacciare animali da pelo, come lepri,
volpi, ecc. - Cane da presa, quello che segue ed
afferra la preda; grosso cane robusto, atto alle
caccie delle fiere. - Cane da séguito, che seguita la
preda. - Cani da corsa, il levriero o veltro, i cani
di Saintonge e del Poitou, i cani inglesi, i bassotti
o segugi dalle gambe corte. - Diapono, nome ed
epiteto di cane cretese da caccia, celebratissimo. -
Dogo, una delle specie maggiori, ottimo cane per
la caccia delle fiere. - Gordon Seller, ottima razza
scozzese di cani da fermo, con lungo pelo nero,
rosso alle estremità. - Levriere d'Italia, levrierino,
della stessa forma e delle stesse proporzioni del
levriere propriamente detto, ma di corporatura
molto minore. - Limiere, specie o varietà di cane
domestico da caccia, che all' odorato trova i cervi.
-Pointer, cane bastardo derivato dal vecchio cane in-
glese, incrociato col volpino {fox-houndj, ma prege-
volissimo : serve per la caccia ai tassi. - Ratier,
specie di cani, cosi chiamati, in francese, dalla peri-
zia loro nel prendere i topi {rats). - Retriever {ri-
portatorej, cane di pelo lungo, bellissimo e molto
intelligente.
Segugio, varietà di cane da caccia, con orecchie
grandi e pendenti, coda lunga e scarsamente pe-
losa. - Seller (ingl.), varietà di cani da caccia, con
pelo setaceo. V è anche il setter nuotatore, abilis-
simo per le caccie acquatiche. - Spagnolino, cane
da fermo, a pelo lungo, setaceo: d'origine iberica.
Il cane spagnuolo è di taglia piccolissima, con orec-
chie ampie e pendenti, pelo ordinariamente bian-
chissimo e lunghissimo, talora macchiato di bruno,
a coda rialzata. - Terrier (frane), piccola specie di
cane, notevole per sagacia, vivacità, coraggio e
prontezza nell' attaccare i topi: adoperato nella
caccia della volpe. - Veltro, cane levriere. - Veltra,
femmina del veltro.
Buon braccatoì-e, il cane che cerca bene la fiera.
- Canèa, moltitudine di cani abbaianti dietro la fiera.
- Cani muti, che seguono la fiera senz' abbaiare. -
Muta di cani da caccia, uno stuolo. - Cinegesia
(cinegètico), caccia per mezzo dei cani. - Venaria,
arte di cacciare coi levrieri. - Venatore, chi dirige
una simile caccia. - Assitare, sentir dal sito (dal-
l'odore. - «Aspetta che abbia assitato la lepre»).
- Braccare, cercar la fiera, fiutarla, prenderla. - Fiu-
tare, l'annusare del cane che sul terreno cerca la
traccia della selvaggina. - Puntare, dei cani che,
scoperta la selvaggina, si fermano.
Cani da guardu - Razze, specie diverse.
Cane da guardia, quello, di qualunque razza,
pura 0 mista, che si tiene perchè guardi la casa,
cioè coi suoi latrati dia avviso delle persone non
famigliari che v' entrassero. - Cane da pecoraio, con
orecchie corte e diritte, coda penzolante, pelo lun-
go, corpo chiazzato di bianco e di nero: guardale
pecore su pei monti, inseguendo e fugando il lupo.
- Cane da pagliaio, cane di guardia nelle case co-
loniche. - Cane da pollaio, quello che guarda la
•casa del contadino. - Caìie dell'aia, o da pagliaio:
cane, per lo più di razza imbastardita, che si tiene
a fruardia di casa rustica, detto così perchè 1' abi-
tuale suo soggiorno è 1' aia, e la sua cuccia il pa-
gliaio.
Mastino, cane di guardia e aggressivo: è piuttosto
grosso, con pelo di color fulvo, non corto né schiac-
ciato, come r ha il dogo, coda ondeggiante, non
fioccosa. A questa razza pare appartengano i me-
ravigliosi cani del San Bernardo (dell' ospizio sul
Gran San Bernardo), rinomatissimi per i soccorsi
portati a viaggiatori sorpresi nell' alta montagna
dalla notte, dal mal tempo, dalla tormenta, dalla
valanga, o smarriti nella nebbia o spossati dalla
fatica, assiderati dal freddo. - Molosso, cane grosso
da guardia, molto pregialo dagli antichi come fe-
dele: anche boldrò, buldó, dogo f bull-dog, ingl.). -
Terranova, una fra le più stimate razze di cani da
guardia, da difesa e insieme di lusso: grosso, so-
litamente nero, con ricca coda, pelo lungo e liscio,
testa massiccia, muso espressivo.
Diversi. — Alano, maggiore e più feroce del
molosso, al quale nel resto assomiglia. - Buansu,
cane selvatico. - Barbone, cane di mezzana sta-
tura, con gambe piuttosto corte, corpo tozzo, orecchie
ampie e pendenti, pelo lungo ricciuto e lanoso,
colore ora tutto bianco, ora macchiato di nero, più
raramente di uniforme colore bruno, coda qualche
volta naturalmente mozza, ordinariamente mozzata.
- Barboncino, dimin. di barbone. - Bastardo, quello
che è il prodotto di due razze diverse, e perciò
non conserva tutte le qualità né dell' una né del-
l' altra (i cani di razze variamente imbastardite
sono moltissimi, e non ammettono descrizione al-
cuna collettiva). - Botolo, cane piccolo, ma abbaia-
tore e ringhioso, con muso rincagnato e coda a spira.
Caberù, cane selvatico, africano, grosso come un
cane da pastore. - Cane antartico, maggiwe dello
sciacallo, con gambe fulve e coda bianca in punta.
- Cane danese, di pelame corto, per lo più bianco,
vagamente sparso di numerose tacche nere, coda
gracile, orecchie per lo più mozzate: buon corri-
dore. - Cane di Caienna, di color grigio fulvo, con
orecchie corte e diritte, coda lunga un piede e co-
perta di pelo giallognolo. - Caìie di piacere, de-
nominazione indeterminata di ogni cane che si
tenga presso di sé, per sollazzo e per compagnia,
benché non atto o non addestrato a speciali servigi.
- Cane di razza, maniera ellittica per dire nato da
genitori di una medesima razza, e che per ciò ne
conserva i segni, la forma e le naturali inclinazioni.
- Cane doghino, o mascherino, a muso nero, e di
statura piccola: nel rimanente simile al dogo.
Cane inglese, di mediocre statura; gambe piutto-
sto corte, orecchie ampissime e pendenti, con lunghi
peli sui margini di esse; coda rialzata, ornata di
lunghi peli in tutta la parte inferiore; colore bruno
carico, ovvero fulvo, con macchie bruno rossiccie.
- Giavanese, varietà di cane di lusso, oriundo del-
l' isola di Giava. - King-Charles, piccolo spagnuolo-
inglese. - Lioncino, varietà di cane domestico che
ha qualche somiglianza col leone. - Maltese, sorta
di cani pregevoli. - Mops, piccolo cane di lusso. -
Pince, canino piccolo, con bel pelo. - Piramo, va-
rietà della specie «cane domestico», con mac-
chie sopra gli occhi. - Pomere o pomerano, specie di
cane da barocciai, che abbaia molto: pomerino. -
Restone, sorta, di cane grosso. - Volpino (canis-vul-
pis), nota specie di piccolo cane, dal muso sottile,
le orecchie dritte, !a coda bella e pelosa, simile
cioè alla volpe: ingl., fox.
Premoli — Vocabolario Nomenclatore.
25
386
Voci, movimenti, ecc., del cane. - Malattie, ecc.
Arnesi pel cane. - Luoghi in cui sta.
Abbaiare, il mandar fuori la voce che fa il cane :
baiare, latrare. Bau, il suo caratteristico latrato.
- Abbaiamento, atto ed effetto dell'abbaiare: abba-
iata, abbaiatura; bu bù; latramento, latrato. Abba-
amento frequente, continuo: abbaio; canèa.- Cagnaia,
() cagnara, abbaiamento di più cani insieme. - Canizza,
abbaio traleiato di cani dietro la fiera ■ Mugolio, àh-
l'aiamento sommesso, pietoso: gagnolamenlo, gagno-
lio; gagnuolo; mugolamento, mugolo. - Ululato, ab-
baiamento lamentevole, forte: ululo, urlo. - Abbaia-
tore, che abbaia: abbaione, oblatratore. - Abbaiato-
vello, piccolo abbaiatore.
Gagnolare, abbaiare pietosamente e piano: guaio-
lare, guaire; mugolare, sguagnolare; uggiolare. -Far
laino, il guaire forte del cane, quando senta dolore;
anche, far cain cain. - Ringhiare, il far sentire, fra
) denti digrignati, certa voce cupa e rantolosa,
quando il cane, quasi brontolando, mostra di non
voler essere toccato, o di voler mordere: rignare.
Ringhio, rigno, il ringhiare, - Scagnare, l'abbaiare
del cane, dopo avere scoperto la lepre, il cervo, o
sim. - Sgagnolare, emettere voce lamentevole, ma
più alta del guaire. - Squittire, abbaiare interrotta-
mente: guattire, risguittire, schiattire, sguitterire. -
Ululare, abbaiare con forte lamento: m'iare. - Usto-
lare, lo schiattire del cane che ha sentito l'usta della
fiera. Usta, l'odore lasciato dalle fiere per dove
passano
Movimenti, ecc. — Abbindolarsi, per traslato d'uso,
dicesi del cane quando pei molti aggiramenti s'im-
paccia e s'impiglia nel lungo suo guinzaglio o in
alcunché d'altro. - Accucciare, accucciarsi, cucciare:
accovacciarsi del cane nella cuccia. - Accucciolarsi,
vezzegg. di accucciarsi. - Accularsi, stare accovac-
ciato con le gambe davanti alzate come in positura
di sedere. - Alzar la cianca, di cane che orina. -
A ndare alla busca, il buscare dei cani. - Annaspare,
muovere le zampe dinanzi, come si fa fare ai cani
per giuoco, e come fanno tutti gli animali nuotando.
- Annusarsi, dei cani che si fiutano tra loro. - Ar-
ricciare il muso, di cane che digrigna i denti.
Buscare, dei cani che vanno a cercare e riportano
cosa tirata a loro o nascosta. - Digrignare, quel
ritirare le labbra e mostrare i denti, arrotandoli,
che fa il cane nell'atto di ringhiare: arricciare le
basette, mostrare i tagiuoli, sgretolare i denti. - Di-
vincolare la coda, torcerla e piegarla in qua e in
là. - Esser a cane, delle cagne in caldo, che desi-
derano la còpula. - Fare un gomitolo, del cane ac-
cucciato in giro. - Mostrare x denti, del cane che
minaccia. - Raspare, grattare in terra che fa il cane
talvolta, con le zampe davanti, cercando qualche
cosa. - Scodinzolare, quel dimenare che fa il cane
celeremente la coda in segno d'allegrezza nell'in-
contrar il padrone, nel ricevere carezze, o quando
al fiuto riconosce vicinissimo il selvasgiume. - Sco-
dinzolio, uno scodinzolare continuo. - Zampettare, del
cane che va e viene avanti e indi tro al padrone.
Malattie, ecc. — Cimurro, infe mità del cane e
del cavallo, per cui loro scola un flusso dalle nari.
- Echinococco, tenia che vive nell'i nlestino del cane
e di cui l'uovo ingerito dall'uomo produce un em-
brione. - /rfro/'oòta, orrore dell'acqu.; e prendesi per
la rabbia, essendo l'orrore dell'acqua il sintomo
principale di tal malattia: rabbia, cinolissa {bava,
liquido spumoso salivare, mucos< , che esce dalla
bocca del cane e d'altri animali idrolobi o epilettici;
cetonia splendida, la più bella delle cetonie comuni,
adoperata in polvere e secca, come rimedio contro
l'idrofobia). - Raspo, malattia che colpisce per lo più
i cani e li spela. - Stizza, erpete dei cani.
Linèca, cinàco, cinettano, còlchico, piante che sono
un veleno per i cani. - Cinipo, insetto imenottero
infesto ai cani. - Zecca, animaluzzo che si attacca
addosso ai cani, e ad altri animali, e ingrossa suc-
chiandone il sangue.
Arnesi. — Collare, striscia di pelle, di cuoio,
0 di lama metallica, che s'aflìbbia intorno al collo
dei cani, pel caso occorra tenerveli legati col guin-
zaglio. Al cane da pecoraio si usa porre un collare
gremito di punte di ferro, per sua difesa contro i
morsi del lupo e anche di altri cani. - Guinzaglio,
lunga striscia di cuoio o anche altra simile legacela che
s'infila in un anello del collare del cane, per con-
durlo e tenerlo legato. - Museruola, museliera, fre-
nello, arnese di fil di ferro in forma di rete, o a
striscia di cuoio, che si mette talora a! muso dei
cani, perchè non mordano : cavagnuolo, mordacchia,
musarola.
Luoghi. — Canatteria, nome collettivo di molti
cani che un principe o altro gran signore tenga a
uso delle caccie. E dicesi anche del luogo della casa,
0 di quella parte del cortile dove quei cani si ten-
gono. - Canile, luogo con giaciglio pei cani malati
e ricevuti nelle cliniche veterinarie ; anche la cuc-
cia, il letto del cane. - Casotto, piccola costruzione
di legno pel cane di guardia. - Stabulario, stanza
dove si tengono per alcun tempo, a cura del Co-
mune, i cani vaganti e presi dall'accalappiatore.
Persone che accudiscono ai cani. - Voci relative.
Accalappiacani, acchiappacani, chi ha l'incarico di
sequestrare (accalappiare) per via i cani vaganti
senza museruola: accalappiatore, ammazzacani, chiap-
pacani. - Aggiratore di cani, chi va attorno mostrando
cani, a cui fa fare certi giocolini. come di saltare,
camminare su due piedi, ecc., per buscare qualche
soldo. Dicesi anche aggiratore di orsi, di bertuccie,
e altre bestie. - Bracchiere, bracchiero, chi governa,
custodisce, addestra, guida i bracchi. - Canaio, chi
custodisce o alleva cani per venderli. - Canattiere,
custode della canatteria, colui che ne governa i cani.
- Canicida, uccisore di cani, e canicidio strage di
cani. - Josatore, tosatrice, chi, per mestiere, taglia il
pelo ai cani.
Aizzare, spingere il cane o altro animale addosso
a qualcuno: istigare, incitare. - Ammettere, i cani,
curarne, secondarne il congiungimento al fine di ge-
nerazione. - Guinzagliare, legare il cane col guinza-
glio: inguinzagliare. - Mettere, tenere il cane alla ca-
tena, tenerlo legato. - Tosare, tagliare il pelo ai cani,
ai cavalli e simili. Tosatura, il tosare e la materia
tosata.
Cartello di cortesia, titolo di un avviso mano-
scritto 0 a stampa, che s'appicca in luoghi pubblici
per promettere una moneta di cortesia, una man-
cia, cioè una ricompensa, a chi recasse un cane
stato smarrito e di cui si indicano i contrassegni.
E, oltre che di cani, dicesi anche di altre robe, come
portafogli, gioielli e altro.
Passa a cucciai, mandando via un cane. - Passa
l'uscio I, far uscire. - To', cerca, cerca, mettendo il
cane alla busca. • Chi tocca can che diace, gli ha qual-^
cosa che non gli piace (prov.)
CANE — CANNELL/^
387
Termini storici, mitologici, scientifici.
Cani rossi, quelli che i Romani immolavano (presso
la porta Canaria) nel sacrificio detto canario, per
ottejiere buone messi e sfuggire l'inllusso della ca-
nicola. - Cèrbero, cane a tre teste, guardiano del-
l'inferno. - Licisca, cagna d'Atleonc. - Melampo, uno
dei cani di Atteone. - Anubi, dio egiziano a testa
di cane.
Albogreco, escremento del cane, un tempo usato
come medicamento. - Cinade, o apomacdagUa, mi-
dolla di pane con la quale i Greci, specialmente i
Lacedemoni, si pulivano le mani, dopo aver man-
giato, e che gettavano ai cani.
Cinantropia, follia per la quale ci si crede cane.
- Ciniatria, o ciniatrica, medicina dei cani, parte
della zooiatria che ha per oggetto la cura medica
dei cani. - Cinografui, storia del cane. - Cinopatolo-
già, discorso delle malattie del cane. - anoressia,
fame canina. - Cinolomia, dissezione dei cani.
Cinocèfalo, a testa di cane.
Cane. Parte del fucile. - Arnese da dentista.
Canèa. Detto a cane.
Canèstra. Sorta di recipiente, fallo di vimini
0 di stecche, per lo più a forma rotonda e senza
manico: cesta, cestella cestello, cestino; cestola, ce-
stotta; colano; corba, corbacchino, corbacchio, cor-
bello, corbicino, fiscella, fistella; paniera, paniere;
zana, zanella. - Cancslrina, cunestnno, dimm. di ca-
nestra e canestro. - Canestrata, quanto può conte-
nere una canestra.
Bucherarne, o scolitolo, canestra per scuotere o
.Sgocciolare l'insalata. - Bugnolino, canestrino, pa-
niere per la merenda, canestrino da scolaretto. -
Calato, canestro per lo più intessuto di vimini. -
Canastro, paniere di giunco per il tabacco.- Canestro,
canestra meno grande e più profonda: recipiente di
vimini, per lo più rotondo, un po' schiacciato da
parte a parte, con un manico solo, che forma arco
sulla bocca; anche senza manico. -^Cavagna, cava-
finitolo, canestra, canestrina: voci d'uso in Lombar-
iìia. - Cesta, gran paniere contesto di vimini, canne,
salici e talvolta di fili di ferro, per contenere, portar
robe e viveri. - Crino, corba intessuta di paglia. -
Paniere, canestra contesta di vetrici, di vimini,' o
di vinchi, all'ogt^etto- di riporvi e portare attorno
robe non liquide. - Ravestan, paniere di vetro. -
Sporta, arnese piuttosto fondo, a sacco, di giunchi,
paglia, sala o altro, con due manichi, usato special-
mente per far la spesa. - Sultano, mobile di toilette,
che è una specie di canestro ricoperto di ricca stoffa.
Canestraio, chi fa o vende canestre: canestraro,
oestaio, cestaiuolo; corbellalo; panieraio; scatolaio,
stacciaio; zanaio, zanaro. -f Croce della canestra,
l'incrociatura delle stecche che il canestraio fa al
fondo del recipiente. - Piàlluzza, spaccherello, pic-
coli arnesi del canestraio. - Malfa, graminacea tena-
cissima che cresce spontanea nei paesi caldi, e si
macera per farne carta; il canestraio la iidopera per
intessere stuoie, canestre, ecc-
Canéfora, ragazza che porti una canestra.
Canestro. Detto a canestra.
Canevaccio (canovaccio). Grossa e rara tela,
per ricaino e per altri usi.
Canfora. Specie di resina, di gomma: so-
stanza bianca, trasparente, volatile, di odore pene-
trante, facile a infiammarsi e a volatilizzare; serve
come disinfettante ed entra nella composizione di
molti fuochi artificiali. Proviene da varie piante,
ma principalmente da una specie di lauro. In com-
mercio se ne trovano varie specie, differenti per la
provenienza e per la composizione chimica. Princi
pali, la canfora comune, officinale, cinese o giapponese ;
la canfora di Borneo o borneoln (detta cabessa, se si
presenta in lagrime; bariga, se in grani; pee, se pol-
verulenta); la canfora di menta o mentolo (ricavata
dalla menta piperiia) e la canfora NgaÀ, di origine
cinese. - Canforare, impregnare di canfora. - Canfo-
rato, contenente c;lnfora.
Acido canforico, prodotto dell'ossidazione della' can-
tora: anticatarrale, antipiretico, antisettico. - lìen-
zuino. sorta di canfora estrittla dall'olio di mandorle
amare. - Canfotimolo, liquido oleoso che si ottiene
fondendo insieme parti eguali di canfora e di li-
molo. - Celluloide, prodotto costituito da un miscu-
glio intimo di Irinitroeellulosa (cotone fulminante)
e di canfora. - Cumarind, ^orta di canfora che si
estrae dalla fava di'Tonka. - SpuUo canforato, so
luzione alcoolica di canfora, usata per kizioni. - Ter-
pina, sostanza medicinale derivata dalla trementina;
canfora di trementina.
Cang-iàblle. Glie può canj^iarsi, cambiare.
Cangiamento. Gambiamento, il cambiare.
Cangiante (cangio). Di stoffa, o d'altro, che
cambia colore cambiando la disposizione della luce.
- Goiore che cangia
Cangiare cangialo). Mutare, cciyìubiare.
Canicola La costellazione del cane - li pe-
liodo del mag;^ior caldo nel corso di xiw'eatate.
• Convoìare; di canicola.
Canile. Covaccio da cane. ■ Anche letto po-
vero e cattivo.
Canino. Di cane, appartenente a cane. - Dente
tra gli incisivi e i molari. - Veggasi inoltre a fame
e a tosse.
Canino (canina). Vedi cane, denti, fame,
tosse.
Canizie. Bianchezza dei capelli; della barba
e degli altri peli, per vecchiaia o altrimenti.
Canlzza. Abbaio del cane dietro la fiera.
Canna. Pianta a fusto vuoto, diritto, nodoso,
allignante specialmente lungo i fiumi: di estesissimo
uso, servendo a fabbricare utensili domestici, ba-
stoni, ombrelli, sedie, arcolai, pettini per tessitori,
arnesi per la pesca, siepi, spalliere, ecc , ecc.; servo
anche come pianta d'ornamento. - Rigata, aggiunto
di canna che ha l'anima solcata da righe. - Squar-
rato, propriamente vale fesso, e si dice delle canne
e dei legni vuoti al modo di quelle. - Caléggiolo,
sorta di minutissime cannuccie. - Canna da zucchero,
quell-a dalla quale si estrae lo zucchero: canna-
mele. - Canna d'India, originaria dell'india - Can-
nuccia, cunnsi palustre: càlamo. - .Borcio, boccinolo, boc-
ciòlo, q\iel\3i\)iirte delia. f.Sinn3i che è Ita nodo e nodo:
bùbolo, bucciolo, cannello. - Cannocchio, occhio,
ceppo della canna. - Cannone, pezzo di canna gro§sa,
fra nodo e nodo. • Nodello, l'interrompimento che
é nelle canne, come nelle saggine e in altre piante.
- Canneto, luogo piantato di canne. - Canniccio., ar-
nese di canne palustri: stuoia; graticcio di canne.
Cajmoto,. colpo di canna. - Cannicciata, recinto di
canne. • Incannucciare, chiudere o coprire di can-
nucce.
Canna. Parte d'arme da fuoco. - Mazza, 6a-
stone tatto di canna - - Tuho di organo. • Tubo
0 caliate chiuso. • Canale della gola. - Arnese per
serviziale.
Cannamèle. • La 'canna da zucchero'
Cannèllo. Piccolo tubo di metallo.
Cannèlla Scorza aromatica, di piacevole sapore.
388
CANNELLO — CANNONE
d\ina pianta delle Indie Orientali, il lauro cinnamomo
usata in polvere per condire vivande e dolciumi, in
farmacia come rimedio nelle atonie dell'apparecchio
digerente. Contiene un olio essenziale adoperato per
profumare liquori; entra spesso nella fabbricazione
della cioccolata. - Cannellina, cannella del Coro-
mandel. - Paratudo, cannella del Brasile.
Cannello. Nome di vari piccoli istrumenti a
forma di tubo: bacchetta, fattorino. - Bocciòlo,
boccinolo, cannello di buccia d'albero per innesto.
Anche, il cannello dal quale spiccia l'acqua d'una
fontana. - Cannello ferruminatorio, arnese per
saldare e d'uso nella chimica per le analisi a
secco.
Cannéto. Detto a canna.
Cannibale. Detto a popolo e a mangiare.
Canniccio, cannicciata. Veggasi a canna.
Cannócchia. Sorta di crostaceo.
Cannocctùale. Istrumento ottico, costituito es-
senzialmente da due lenti (obbiettivo e oculare) e
latto per osservare oggetti che non si scorgerebbero,
o ben confusamente, ad occhio nudo: per esso, gli
oggetti si vedono ingranditi; anche impiccioliti se
lo si adopera a rovescio. E di varia misura, secondo
che serve da campagna, da campo, da teatro, ecc.
Potente dicesi il cannocchiale che porta molto, os-
sia ingrandisce e avvicina molto gli oggetti ; debole,
nel caso contrario; esso fa al naturale, quando non
altera l'aspetto, il colore delle cose ; se no, travisa
gli oggetti.
Binocolo, 0 binoculo, binoccolo, cannocchialino con
doppia canna, del quale si fa uso specialmente in
teatro; gemello. - Caleidoscopio (vista di belle imma-
gini), specie di cannocchiale che presenta una quan-
tità infinitamente variabile di figure ornamentali,
simmetriche, formate per efletto di riflessione ottica.
- Elioscopio, cannocchiale con vetro affumicato o
colorato per osservare il sole. - Equatoriale, can-
nocchiale adoperato dall'astronomo per seguire il
moto diurno degli astri e misurare l'ascensione retta
e la declinazione. - Istrumento dei passaggi, cannoc-
chiale meridiano adoperato ad osservare con esat-
tezza il movimento del passaggio di un astro pel
meridiano, per determinare l'ascensione retta, o per
assegnare la correzione dell'orologio siderale. - Mo-
nocolo, canocchiale da un occhio solo. - Spazzacam-
pagna, specie di grosso cannocchiale. - Telescopio,
cannocchiale per le grandi distanze.
Oculare, lente del cannocchiale o del telescopio
che si deve tener presso all'occhio, avanti da ogni
altra nel riguardare. - Oggettiva, la lente del can-
nocchiale ch'è più vicina all' oggetto riguardato.
- Anello oculare, immagine reale del contorno della
lente obbiettiva. - Asse del cannocchiale, retta lungo
la quale sono situati i centri delle lenti. - Aumento
0 amplificazione, la forza di ingrandimento di un
cannocchiale.
Mettere il connocchiale a punto, al suo punto, adat-
tarlo alla propria vista, all'uopo avvicinando o al-
lontanando più 0 meno le diverse lenti. - Puntare,
mettere il cannocchiale agli occhi e rivolgerlo verso
il punto a cui si mira: approntare, aggiustare, dirigere.
Cannonata. Colpo, sparo di cannone. - In-
sieme delle canne formanti un con dotto d'acqua.
Cannone. Nota arme da fuoco' arnese di ar-
tiglieria, con cui si lanciano palle o mitraglia :
bellico metallo, bronzo guerriero, bronzo tonante,
fulminea gola, ignea bocca, macchina d'inferno,
sagro, soffione, tromba di fuoco. Ebbe prima
diversi nomi; ora se ne distinguono le specie dal
peso della palla che cacciano. Chiamasi anche
pezzo d'artiglieria, o semplicemente pezzo, e gene-
ricamente bocca da fuoco. Prende talvolta la de-
nominazione di rinforzato, alleggerito, secondo che
è ricco di metallo; di colubrinato, a cagione della
forma o della lunghezza; e talvolta prende anche il
nome di incamerato, o incampanato, secondo che il
fondo dell'anima é tatto a camera o a campana. I
cannoni differiscono uno dall'altro per il modo col
quale si introduce la carica e il proiettile, per il
calibro e per il metallo col quale sono tabbricati.
Secondo la struttura e l'uso, si distinguono i can-
noni da campo, da assedio, da montagna, da posi-
zione, da fortezza (cannone di rocca, mortaro), ecc.
Si hanno poi cannoni a rotazione, ad avancarica o
a retrocarica; a dinamite; a ripetizione; a tiro ra-
pido; blindati, sottomarini, ecc.; cannoni Cavalli,
Armstrong, Krupp (dal nome dei loro inventori o
costruttori); cannoni da otto, da sedici, da ventiquat-
tro, che tirano palle del peso o del calibro (secondo
i paesi) d'otto, sedici, ventiquattro; cannoni di lunga
volata, che tirano a grande distanza, portano lonta-
nissimo.
Cannoncino, cannonciotto, cannoncione, dimin. e ac-
cresc. - Cannoncino, pezzo d'artiglieria che si porta
a schiena di mulo ; piccolo cannone pel tiro ridotto.
- Cannone intiero, o semplicemente cannone, il pezzo
principale nel genere dei cannoni da batteria, re-
gola e misura degli altri, maggiori e minori, che
nelle proporzioni loro e nel loro calibro si raggua-
gliavano ad esso come ad unità. - Pezzetto, piccolo
cannone.
Accecato, il cannone riempito, otturato. - Imboc-
calo, quello che ha ricevuto (come boccone in boc-
ca) la palla nemica e perciò non può più servire.
- Leggero, pezzo di mezza grossezza, mezzo can-
none: spingarda, spingardella, dragonetto. - Rigato,
il cannone che ha 1' anima a risalto e a spirale,
perchè il proiettile prenda il moto di rotazione in-
torno all' asse e riceva cosi spinta maggiore.
Cannoni diversi.
Armstroìig, cannone rigato a retrocarica, adottato
dapprima dall'Inghilterra, poi da tutte le artiglierie
del mondo. - Aspide, antica arme da fuoco, sorta
di cannone a forma molto allungata. - Bastardo,
cannone da batteria, di minor lunghezza, usato nel
secolo XVII. - Cacciatori, i cannoni di gran gittata
sulle navi da guerra.
Cannoni ad avancarica, quelli nei quali si intro-
duce la carica dallo sbocco anteriore dell' anima. -
Cannoni a retrocarica, quelli in cui la carica si in-
troduce dalla culatta. - Cannoni alla Paixhans, boc-
che da fuoco inventate dal generale Paixhans, adot-
tate generalmente dalle potenze dopo il 1830. - Can-
noni da caccia, quelli che si dispongono diretta-
mente sul davanti di una nave, nel secondo ponte
e nel castello di prua, per tirare contro un basti-
mento al quale si suol dare la caccia. - Cannone
da mare, pezzo d' artiglieria che serve alle navi
pei combattimenti, pei segnali, pei saluti. I cannoni
da mare sono più corti e più rinforzati di metallo
che non quelli da terra. - Cannone di corsia, grosso
cannone delle navi da guerra che sta sopra la corsia
di prua. - Cannone di ritirata, quelli che si di-
spongono direttamente all' indietro della nave, per
far fuoco sul nemico, dal quale si fugge, e a cui
si presenta la poppa. ■ Cannoni revolver, congegnati
in modo che si scaricano come le rivoltelle.
CANNONE
389
Carrcnata, cannone da nave, grosso e corto. -
Colubrina, sorta di antica artiglieria più lunga
e più grossa dei cannoni ordinari. - Falconetto, can-
none più piccolo dell'ordinario.- Krupp, attributo
di cannone dal nome di Alfredo Krupp. - Liocorno,
specie di cannone russo (obice) del sec. XVIII. -
Mitragliatrice o metro gliatrice, artiglieria com-
posta di varie canne che possono tutte insieme, o
separatamente, far laoco rapido. - Mortaio, sorta di
grosso obice. - Obice, bocca da fuoco, più corta del
cannone, che lancia i proiettili ad una grande ele-
vazione in guisa da descrivere curve ben pronun-
ciate, per percuotere di preferenza oggetti nascosti
dietro ripari.
Pellicano, si disse per cannone da 6.- Petiiere, pe-
trero, cannone che scagliava palle esclusivamente di
pietra; specie di cannoncino girabile usato in marina.
- Rebuffo, antica specie di cannone grosso di bocca
e corto di canna. - Saltamartino, anticamente, sorta
di cannoncino a coda. - Smeriglio, sorta di antico
cannone. - Spingarda, cannoncino.
Parti del cannone
Acciarino, parte del manubrio dell' otturatore, -
Alzo, cuneo che si mette sotto la culatta dei pezzi,
per dar loro diversi gradi di elevazione. - Anello
otturatore, cerchio d' acciaio che, espandendosi per
effetto del gas, chiude ermeticamente la culatta di
un cannone. - Anima, il vuoto nell' interno del
pezzo. In un cannone rigato comprende : una camera
e la parte rigata anteriore alla camera, che serve
ad imprimere la necessaria rotazione al proiettile.
- Astragalo, rilievo arrotondato nel punto in cui il
tulipano di volata si unisce alla parte tronco-conica
del cannone.
Bocca, V estremità dell' anima, cioè quel buco per
il quale, ordinariamente, si carica e si scarica il pezzo.
- Bocchino, Y apertura dei grossi proiettili per la
quale si caricano e dove si acconcia la innescatura.
- Bottone di culatta, parte estrema arrotondata del
codone del cannone ad avancarica. - Braca, pezzo
che cinge la culatta e tien fermo il cannone, onde non
abbia troppo rinculo nello sparo. - Braga, ordigno
fatto di due bande di ferro, usato un tempo per
tenere aderente il maschio ad alcuni cannoni. - Ca-
libro, il diametro interno del pezzo. - Calice, rigon-
fiamento di metallo che è tra la gioia e il collo. -
Camera, piccolo vano cilindrico che anticamente si
praticava nel fondo dell'anima dei cannoni, sotto
la lumiera, e aveva per iscopo di portare il fuoco
direttamente e centralmente sulla carica. Ora, il
vano più ristretto, a figura varia, che ha per og-
getto di contenere più raccolta la carica allo scopo di
averne, con la combustione, più sviluppo di fluido
elastico e maggiore portata. - Canna, la parte ci-
lindrica per cui passa il proiettile. - Cartella, pezzo
di lamiera con un foro circolare, del diametro ri-
chiesto dal calibro del pezzo. - Caverna, lo sfondo
difettoso che talvolta s'incontra nell'anima. - Co-
done, la sporgenza che termina la culatta, alla quale
è unita mediante il collo del codone. - Collare, fer-
ramento che fascia il collo del bottone dei piccoli
pezzi da montagna, per facilitarne il maneggio. -
Cuffia da culatta, quella che avviluppa la culatta,
alla quale è assicurata mediante correggia e fibbie
apposite. - Culatta, il fusto, l'estremità inferiore
del cannone: parte opposta alla bocca; anche, spalla.
- Cursore, piccolo regolo, mobile, diviso in parti
uguali, che si arresta, con una vite di pressione, al
segno voluto, e fa parte del traguardo per puntare
i pezzi. - Cuscinetto, suola o piastra di rovere o di
bronzo, piana o curva, liscia o traforata, sopra la
quale si muovono le parti snodate, i perni, gli
orecchioni, nonché diversi pezzi meccanici delle
artiglierie.
Elica, linea spirale che, con ravvolgimenti eguali
tra loro, s' avvolge intorno alla superlìcie in-
terna delle canne delle armi e delle bocche da
fuoco, imprimendo al proiettile un moto rotatorio,
per aumentarne la velocità. - Fascia, ciascuna di
quelle modanature che rigirano e risaltano in piano
sopra un pezzo d'artiglieria. - Feccia, posatura
densa lasciata nell'anima dopo lo sparo.
Focone, piccolo forame che è nella culatta; pic-
colo foro che traversa la spoletta ed è ripieno
di miscela formata con polverino, nitro e zolfo. -
Fondo, la base posteriore dell'anima, amovibile nei
cannoni a retrocarica. - Foro di caricamento : B,ttT3i-
versa la culatta, in prolungamento dell'anima, nei
cannoni a retrocarica. - Gioia, la parte esteriore della
bocca del cannone; più esattamente, quel rinforzo
di metallo che circonda la bocca del pezzo in forma
di cornice. - Gola, la parte del pezzo che confina
colla gioia. - Grano, tubo a grosse pareti che si
incastra a forza nel focone e serve per dare pas-
saggio alla fiamma del cannello fulminante che
produce l'accensione. - Guance, le facce laterali
della cannoniera, divergenti verso l'esterno. - Guar-
dino, ciascuna di quelle funicelle con le quali si
alzano e si tengono aperti i portelli del cannone.^
Incavo orbicolare, l'allargamento che soffrono le
artiglierie nell'anima, e specialmente nel fondo,
per la compressione causata dalla forza esplosiva
della polvere e dall'attrito dei proiettili. - Listello,
uno dei fregi del pezzo che ordinariamente si trova
dopo la volata. - Maniglie, i due pezzi di metallo
in forma di manico che stanno sulla schiena del
cannone per incavallarlo e scavalcarlo. - Mantellina,
capitello di lamiera da coprire il focone. - Mira,
segno nel quale s'affissa l'occhio, per aggiustare il
colpo.
Òcchio, qualsiasi apertura in un pezzo pel pas-
saggio di un altro. - Orecchione, ciascuno di quei
due pezzi tondi, di metallo, che sporgono in fuori
dal pezzo di artiglieria, alla metà circa della sua
lunghezza, i quali sostengono il pezzo quando è
posto sull'affusto. - Otturatore, complesso del con-
gegno che serve a chiudere la culatta e che, nelle
armi portatili, mediante lo scatto, produce l'accen-
sione della carica.
Pareti, le parti che comprendono la superficie
cilindrica. - Parti di ricambio, quelle parti di armi
che si tengono in serbo per le riparazioni occor-
renti, - Plinto, fascia piana alla culatta dei pezzi,
- Poriabraca, anello fuso, insieme col pezzo, alla
culatta dei cannoni di marina, pel quale passa la
braca che li trattiene alla murata. - Riga a elica,
scanalatura praticata nella canna. - Rigame, righe,
scanalature che si fanno all'anima, per dare ai pro-
iettili impulso forzato e moto rotatorio. - Rinforzi,
cerchioni di acciaio battuto e cacciati col fuoco e
con la mazza, uno dopo l'altro, dalla bocca alla
culatta dei pezzi rigati.
Sfiatatoio, foro che attraversa la culatta. - Sopral-
lumiera, mantelletto che copre il focone. - Sotto-
banda, grossa banda di ferro che ricopre gli incastri
per tenere gli orecchioni ferrai al posto, senza im-
pedire l'elevazione o l'abbassamento del pezzo. •
Stellone, cerchio di terrò, con tre punte, che serve
390
a tenere in centro l'anima del cannone. - Taglio o
vivo di culatta, faccia posteriore della culatta, nei
cannoni a retrocarica. - Vento, spazio tra la palla
e la superficie concava del cannone: è di una linea
e mezza del diametro della palla. - Volata, la parte
dagli orecchioni in avanti; anche, lo spazio per-
corso dal proiettile dalla hocca del pezzo al luogo
ove cessa di muoversi. - Sezione, ligure esprimenti
le misure e forme interne ed esterne del pezzo.
fornuienti del cannone : carri, ecc. .
Arnesi diversi.
Fornimento, nome collettivo di tutti gli attrezzi
necessari al servizio di una bocca da fuoco.
Affusto, la cassa o cassetta da cannone, con due
o quattro ruote dove s'incanalano le artiglierie
per piiterle maneggiare e sparare; anche, ogni
meccanismo o veicolo a sostegno di un cannone,
fatto in modo da facilitarne il servizio e il punta-
mento. Si divide in due parti: avantreno e retru-
treno. - Slitta, affusto da cannoni. - Sopraffusto, ai-
fusto superiore che scorre a sdrucciolo sulle guide
nei pezzi di grosso calibro; specie di grande e ro-
busto telaio, sul quale si appoggia e scorre nel rin-
culo l'affusto del cannone da fortezza o da costa. -
.So«a^ws<o, la parte inferiore degli affusti doppi: sot-
tocassa. Zoccolo, solido di pietra o di ferro ove gira
il perno del sottaffusto.
Alone, parte laterale di un affusto. - Anello di
mira, ciascuno di quei ferri snodati alla coda del-
raffusto perchè vi imbocchino le leve da aggiusta-
re il pezzo al segno di destra e di sinistra. - Arsi-
colo, caviglia di ferro a forma di S, destinata atar
fermare le ruote degli affusti agli assi. - Battente,
ciascuno di quei ritegni o scaglioni che fermano le
ruote degli affusti. - Codetta, prolungamento degli
alari di taluni affusti per diminuire maggiormente
il rinculo dei pezzi. - Incastro, nelTatTusto, aperture
che ricevono gli orecchioni, i calastrelli, lesale, ecc.
- Letto, tavolato dove scorrono le ruote dell'affu-
sto: paiolo, paiuolo. - Liscio, ciascuna delle due
guide 0 stanghe del sottaffusto, su cui scorrono le
ruote nei grandi affusti di piazza o di costa. - Orec-
chionere, gli incavi nelle cosi dette cosce del carro
(affusto), ove posano gli orecchioni del cannone.
Parruccello, calastrello del sottaffusto da piazza
o da costa nel quale entra il mastio del, rocchio.
- Retrotreno, parte posteriore dell'affusto sorretto
da due ruote. - Rocckio, zoccolo di legno rotondo,
sul quale posa il perno e gira il sottaffusto. - So-
praboanda, grossa l3anda di metallo che con la parte
piana s'assesta sull'affusto e con la circolare abbrac-
cia per disopra l'orecchione del pezzo.
Calastra, ciascuna delle due travi che sostengono
adagiato ed accavallato il pezzo d'artiglieria, perchè
non giaccia in terra. - Calastrello, ciascuno dei tra-
versoni di legno piano messi di mezzo tra l'una e
l'altra coscia dellaflusto per coHegarle. per formare
il lett) e per gli ;i tri servizi del pezzo. - Camera,
ciasciina «Ielle rotei e, dei fibbioni, delle campanelle
che servono per reggere la cassa degli sterzi, dei
bilincini, ecc., dei carri.
Capitello, coperchio usato dagli artiglieri per
riparare il focone dall'iirnidità. - Capra, macchina
composta di due travi alfrontate e ritte che fanno
la forza onde si sollevano grandi pesi, massime
le artiglierie." Capriolo, ciascuno di quei legni a zoc-
colo diesi mettonodietro alle ruote dei cannoni perchè
non rinculino. - Carrella del cannone, l'armatura del
cannone. - Carretto, parte della cassa che serve a
trasportare un pezzo d'artiglieria con rapidità. -
Cassino del carro, il piano su cui si mette la carica.
- Cuneo, piano inclinato che si mette sotto alla
culatta del pezzo, per alzarlo, abbassarlo e puntarlo
quando non ha vite.
Gancio, ciascuno di quegli scafi che servono agli
affusti, ai carri, ai proiettili, ai fornimenti per tra-
sportarli, fermarli, muoverli, ecc. - Pezzo, carro
formato dalla riunione dell'avantreno con l'affusto,
su cui sta incavalcata la bocca da fuoco. - Pialla-
banda, striscia di lamiera spianata per tener fermo
o bilicato nei suoi incastri l'asse di un pezzo gi-
revole. - Scaletta, piccola capra da scavalcare e
incavalcare i pezzi d'artiglieria.
Arnesi diversi, — Battipalle, strumento che stiva
le palle, dentro la canna del cannone; la parte
più grossa e capocchiuta della bacchetta e del cal-
catoio che serve ad assettare il proiettile, il suo
stoppaccio. - Boccone, toppaccio di corda, fieno od
altro che si mette nella bocca del pezzo, per cai
care la polvere o la palla. - Buttafuoco, strumento
che serviva a comunicare il fuoco alla carica del
cannone, per mezzo della corda o miccia che si av-
volgeva alla sua estremità. Bastone appuntato da
una parte, per poter esser piantato in terra, e fesso
dall'altra per poter ricevere un pezzo di miccia da
appiccare il fuoco al cannone. - Cacciapalla,
strumento per cavar fuori le palle dal pezzo. - Cac-
ciaspoletta, arnese cilindrico con manico, alla cui
estremità opposta hawi una cavità atta a ricevere
la spoletta. - Cacciatappo, strumento da cavare a
forza il tappo dal cannello dei fulminanti o simili.
- Caccialreccie, strumento, a guisa di scalpelletto, a
punta tonda, coi quale si cacciano le treccinole di
setola nell'anima dello scovolo. - Calcatoio, bastone
capocchiuto, o asta di legno o di ferro, col quale
si calca la carica nel pezzo: calcatore, ricalcatoio,
ricalcatore. - Calibratoio, strumento atto a calibrare.
- Calibro, strumento che serve a misurare la por-
tata interna delle armi da fuoco. - Calzatoio, stru-
mento, cuneo 0 simile, che si mette al piede di
alcun pezzo per fermarlo o sostenerlo. - Caracollo,
specie di cavastracci. - Cavaspoletie, specie di tana-
glia con la quale si addentra e si estrae la spoletta
dal bocchino per scaricare le bombe, le granate, ecc.
Cavastracci, strumento per levare la carica e lo
stopaccio dalle armi o bocche da fuoco. - Cucchiaia,
specie di cilindro fatto di lamiera, messo in asta
e tagliato a becco da una parte, che serve a mi-
surare od a scaricare la polvere ed a levar via la
palla 0 la granata dal pezzo.
Esploratore, sorta d'istrumento a gancio che
serve per la collaudazione dei foconi. - Espulsore,
parte d'istrumento che estrae automaticamente il
bossolo dai fucili, le palle dalle mitragliatrici, ecc.
- Fondello, piccolo pezzo di legno, metallo o feltro,
che chiude la carica della polvere nel sacchetto»
nella cartuccia, nella culatta. - lonesi-n, il cannello
fulminante che intromettesi nel focone dei cannoni.
- Miccia, corda concia col salnitro, per dar fuoco
al pezzo.
Nettatoio, arnese fatto a cilindro dentellato, di
ottone con che si pulisce l'interno della canna. •
Rampino di gatto, strumento di artiglieria per ri-
conoscere i difetti che potessero essere nell'interno
delle bocche da fuoco - Sagoma, regolo di metallo
graduato che serve per misurare il calibro delle
bocche da fuoco e dei proiettili. - Scopatoio, mazzo
di vimini o vermene legato ad un manico, per
cannunì;
391
ispazzare specialmente la piattaforma della battocria,
volendo togliere i residui delia polvere o dei car-
tocci bruciati. - Scorritoio, aggiunto di guida, val-
vola, apparecchio di punteria di mitragliatrtici e
simili. - Scovolo, sorta d'asta in due pezzi e tal-
volta in uno solo : ha da una parte la capocchia
cava munita di setole e si usa per rinfrescare e net-
tare l'anima del pezzo. - Sopraspalle, tracolla di
cuoio con funicella avente all'estremità un uncino,
a cui si attacca la corda o il tirante col quale si
cambiano di luogo i pezzi in mancanza di cavalli
- Spazzaiore, lo stesso che scóvolo. - Spazzettn.
specie di scovoletto. - SpilleUa, spillo per sturare
il focone. - Tacchi, biette sotto alle culatte di pezzi
per aggiustarli -e piantarli.
Carica, esplosivi, proiettili e accessori.
Carica, quanto si mette nel cannone per essere
lanciato nello sparo : lo stesso che cartoccio. Si
hanno cariche da guerra e canche da salve. - Car-
toccio, carica di polvere pel cannone, stretta e rin-
chiusa in carta,, tela o lana, con la palla o palline
di mitraglia sopra : sacchetto formato d'un rettangolo
di filaticcio cucito, a tubo, con due fondelli, e che
contiene la carica; cilindro di lamiera saldato e ri-
pieno di polvere. - Cartocciere, tubo metallico che
contiene il cartoccio della polvere. - Capsule ful-
minanti, quelle che determinano l'esplosione della
gelatina, e si distinguono in capsule fulminanti or-
dinarie e capsule fìdminanti elettricìie. - Pebble,
sorta di polvere da cannone, grossissima - Polvere,
mistura esplosiva di salnitro, zolfo e carbone.
Bomba, grossa palla di ferro fuso e piena di
polvere, che si shmcia col mortaio. - Granata, pro-
irtto per bocca da iuoco: è di ghisa e oblungo;
consta dell'involucro di forma cilindro-ogivale, a
base piana con bocchino a chiocciola, di due coppie
di corone di rame e del nocciolo, costituito da una
pila di anelli a stella, formanti la cavità per la ca-
rica interna. Le granate sono di tre specie : granate
comuni, granate perforanti, granate Shrapnel, o gra-
nate a pallottole. - Granata reale, specie di bomba,
senza maniglia, che si riempie di polvere, a cui si
dà fuoco mediante una spoletta che ne chiude il
focone; la si tira con l'obice. - Mitraglia, palla da
cannone, di latta, munita prima di schegge di ferro,
oggi di pallette che si sovrappongono alla carica;
numerosi proiettili riuniti e messi insieme in una
sola carica; scatola quadrata o cilindrica in latta
o in tela ripiena di palle. - Obice, il proiettile lan
ciato dalla iDocca da fuoco omonima.
Palla, globo di ferro fuso di diversa grandezza,
secondo i diversi calibri, col quale si carica il can-
none. Palle coniche, quelle dei cannoni e dei fu-
cili che hanno quella forma. Calibro, il peso della
palla che può cacciare il pezzo; anche il ragguaglio
tra peso e misura, tra contenente e contenuto in
qualsiasi pezzo. - Proiettile, nome generico di quanto
«i scaglia col cannone.- Scaglia, rottami di ferro posti
in un cartoccio per caricare il cannone nei sec XVI,
XVII. - Scatola a mitraglia, proietto per bocche da
fuoco: consta del tubo del fondello, con maniglia
sul coperchietto, di una o due fascie di zinco, che
fissano la posizione della scatola nella camera del pez-
zo, e delle pallette di legno tenute ferme da colofonia.
Imbottitoio, fusto cilindrico di ottone, con manico,
che serve a fissare i bossoletti nel bocchino delle
granate. - Innesco, tubetto sottile, di piombo, conte-
inente polvere da sparo. - Innesco elettrico per ge-
latina, quello composto della capsula fulminante
elettrica e di un cilindretto di alcuni grammi di
fulmicotone. - Pendolo balistico (cannone pendolo),
istrumento che serve a far giudicare della velocità
con cui le palle esono dal cannone. - Portacartoccio.
sacca di cuoio per custodire i cartocci e traspor-
tarli dai magazzini o dai cofani ai pezzi. - Spoletta,
tubetto di legno o metallico, con polvere per cari-
care granate e bombe. - Stoppino fulminante, tu-
b.'lto formato con una penna di oca o con una la-
minetta di metallo piena di polverino e nella cui
capocchia é messo il fulminante : introdotto nel
focone, dà fuoco alle artiglierie.
Cassa dei proiettili, recipiente simile alla cassa
d'armi, nel quale si tengono i cartocci, le car-
tucce, ecc. - Cassone, carro aperto a quattro ruote
col quale si trasportano le munizioni. - Guarda-
cartocci, cassa di legno nella quale si custodiscono
i cartocci. - Incassatura, il luogo incavato ove si
mette il cofano delle munizioni.
Movimenti, spari, ecc., del cannone.
Dove si trova.
Cacciare, mettere fuori, con forza, e dicesi del
pezzo che spinge proiettili: quindi, cacciatala^ spinta
impressa ai proietti delle armi da fuoco. - Detonare
(detonazione), lo scoppiare subitaneo e fra>roroso del
pezzo, a guisa di tuono: rimbombare, rombare, tuo-
nare. - Rinculare, del cannone e d'ogni arme da
fuoco quando è sparata e che, per la ripercossa
dello sparo sul fondo dell' anima e per la suben-
trante pressione atmosferica, senza volger la bocca,
dà indietro proporzionalmente alla forza, al peso, al
ritegno. - Scartare (scartamento), il movimento con-
tinuo 0 intermittente prodotto dallo scatto del
cannone. - Sparare, il mandar fuori la carica.
- Bum, voce imitativa dello sparo dei cannoni o
di altri rumori forti e sordi.
Cannonata, colpo di cannone: rimbombo che pro-
duce lo sparo del cannone. - Cannoneggiamento,
lo sparo continuato di più cannoni. - Fuoco, ab-
bruciamento della polvere pirica, della balistite;
esplosione delle artiglierie; accensione di carica. -
Gittata, gettata, la distanza dalla bocca del cannone
al punto di caduta al suolo del proiettile. ■
Imboccatura, rovina delle artiglierie percosse sul
vivo della bocca. - Lampo, la luce serpentina che
esce dalla bocca delle armi da fuoco, nel momento
dello sparo. - Nembo, subita e improvvisa scarica
di molti proietti, a modo di grave e fitta pioggia.
- Rimbombamento, rumore fatto dal rimbombo : rom-
bo, romba. - Salva, salve, scarica che si fa in guerra
con ogni specie d'arme da fuoco, contro il nemico,
al primo scontro. Anche, saluto mihtare che si fa
con maggior solennità di segni e di spari, e si usa
per dimostrazione d'onore, di rispetto, di festa. -
Sbi-uffo, sparo di cannone ad avancarica, di sola
polvere, per nettare l'anima del pezzo. - Scarica,
esplosione simultanea di molte armi o artiglierie. -
Sdentatura, guasto prodotto, dopo molti tiri, agli
spigoli, e risalto dei pezzi rigati per la compressione
della polvere e lo sfregamento dei proiettili. - Sparo,
lo sparare.
Tiro, azione del tirare, cioè del lanciare il pro-
iettile, sparando. - Tiro in bianco, col cannone ca-
rico a sola polvere; tiro in caccia, coi cannoni pun-
tati verso la prora di una nave; tiro in ritirata,
voltati verso poppa; tiro piano, orizzontale alla
392
CANNONE — CANONICO
chiglia. - Tiro d'intimazione, colpo di cannone in
bianco, che ha valore d'intesa.
Cannoniera, specie di feritoia, nella quale intro-
durre il cannone; intaglio praticato sul massiccio
del parapetto. - JBatteria, luogo appositamente
conformato e disposto in modo da poter ripa-
rare il pezzo dal tiro nemico. - Fosso della batte-
ria, fosso scavato davanti al parapetto od ai fian-
clii, per aver le terre necessarie a completare il
Earapetto. - Ginocchiello, parte del parapetto di
atteria che si alza dal piano della piattaforma
sino alla tromba della cannoniera. - Fucina, buca
scavata in terra, piena di carboni ardenti e rico-
perta d'una graticcia di ferro, alla quale si mettono
ad arroventare le palle da cannone. - Merlane, la
parte del parapetto che rimane fra due cannoniere.
Parapetto, massa di terra o di muro per riparo:
la parte più importante della batteria. - Piatta-
forma, specie di bastione fatto in aperta campagna
per mettervi l'artiglieria, o specie di terrazzo per
le artiglierie nelle fortezze. - Pezzo in batteria:
dicesi quando, disgiunto dal suo avantreno, tocca
con la coda il terreno e la volata è rivolta verso
l'oggetto a battersi. - Soglia, la parte della canno-
niera dove si affaccia la volata del pezzo. - Tromba,
l'apertura delle batterie donde si spara il cannone.
- Soprassoglio, il pancone che forma la parte su-
periore delie cannoniere.
Yeggasi inoltre a nave da guerra.
Operazioni preparatorie.
uso, governo, maneggio del cann0n2.
Persone addette.
Boccare, pigliare alla bocca il diametro e la mi-
sura dei pezzi. - Calibrare, stabilire il calibro; met-
tere giusto il ragguaglio fra anima e proiettile, fra
contenente e contenuto, nei pezzi. - Incamerare,
formare, mettere, restringere di forme speciali una
cavità nel fondo delle canne da fuoco. - Incamera-
tura, l'elfetto dell'incamerare. - Incampanare, ri-
durre la camera dei cannoni a mo' di campana.
- Rigare, fare il solco all'anima delle armi da fuoco,
perchè abbiano a spingere i proiettili con maggior
impeto e precisione. - Terziare, riconoscere se il
pezzo ha il debito spessore nelle tre parti princi-
pali della sua lunghezza.
Elevazione, l'azione di levare in alto la bocca dei
pezzi d'artiglieria, quando si voglia giungere in ar-
cata a tiro lungo per la distanza grande del ber-
saglio. - Punteria, azione del mettere l'asse del
pezzo, aggiustato all'oggetto, sulla linea orizzontale
diritta e precisa, senza divergere, e del dargli ele-
vazione maggiore o minore a seconda della distanza.
Bombardare (bombardamento), battere un luogo
col cannone, col mortaio, con ogni sorta di bocche
da fuoco. - Cannonare, sparare il cannone; battere
col cannone il nemico. - Cannoneggiare {cannoneg-
giamento), sparare, tirar cannonate, spesseggiare coi
tiri. - Caricare, metter la carica nelle armi da fuoco e
nelle mine. - Giocate col cannone, spesseggiare coi tiri.
Imbiettare, frenare gli affusti con zeppe alle ruote,
perchè non barcollino. - Imboccare, percuotere la
bocca dei pezzi nemici. - Incavalcare, mettere il
pezzo sull'affusto o sulla cassa: incassare. - Inchio-
dare il cannone, renderlo inservibile mettendo un
chiodo nel focone. - Innescare, inescare, (innesca-
mento), metter polverino, stoppino, cannellino, per-
cussore, per accendere a propria volontà le artiglie-
rie, ogni arme da fuoco e le mine. - Infilare (in-
filamento), percuotere coi tiri la linea più lunga
sulla quale sta il nemico: battere per file. - Intro-
nare, scuotere con forza e fragore una muraglia a
colpi di artiglieria, per farla cadere.
Librare, assettare i pezzi convenientemente sulla
piattaforma, sull'affusto, sulla linea di mira. - Li-
vellare, aggiustare il pezzo secondo il tiro che si
vuol fare. - Mitragliare {mitragliamento), tirare,
battere a mitraglia. - Montare, mettere i pezzi su-
gli affusti. - Par care, collocare ordinatamente le
artiglierie e il loro carreggio nel parco. - Puntare
una bocca da fuoco, disporla in modo che, sparando,
la traiettoria passi pel segno.
Rifrustare con la mitraglia, ripercuotere a più
riprese col cannone a mitraglia. - Sboccare, tirare
con le proprie contrQ le batterie nemiche, studian-
do di cacciare i propri proietti nella bocca loro,
per renderle inutili. - Scaricare, far uscire la ca-
rica col dar fuoco alle armi. - Scavalcare, levare il
pezzo dall'affusto; anche, spezzare gli affusti del
nemico per farne cadere i pezzi. - Scovolare, net-
tare il pezzo con lo scovolo. Scovolata, l'atto dello
scovolare; colpo di scovolo. - Sfoconare, guastare
il focone; anche, tirar fuori dal focone. - Smontare,
togliere un cannone dall'affusto. Squadrare il pezzo,
collocare il cannone acconciamente nella batteria;
prendere giusti gli angoli di elevazior>e. - Stoppi-
nare, mettere lo stoppino alle artiglierie.
Bombardiere, artigliere, cannoniere. - Cannoniere,
soldato d'artiglieria, e più specialmente quello che
è al servizio di una bocca da fuoco. - Capo pezzo,
di servizio ad un pezzo: ne presiede e dirige il ma-
neggio. - Mitragliatore, chi spara a mitraglia. - Pun-
latoì-e scello, artigliere che specialmente si distin-
gue nel puntare il pezzo.
Servente, nome che si dà ai cannonieri che s'im-
piegano pel servizio del pezzo, e sono detti: primi,
secondi, terzi, ecc.
Ditale, ricco capuccio di cuoio imbottito che si
mette al dito medio per difenderlo dal bruciore e
coprire il focone del pezzo nel caricarlo.
Cannone. Pezzo della canna grossa. - Doccia
0 c(fìiale per condotti.
Cannonegg-iàmento, cannoneg-giare. Bat-
tere a colpi di cannone.
Cannoniera, cannoniere. Veggasi a can»
none.
Cannuccia. Detto a canna.
Canoa. Sorta di barca.
Cànone. Regola fondamentale, legge. - Massi-
ma di diritto. - Principio, norma, regola. -
Postulato di inorale e di giurisprudenza. • Legge
ordinata dal papa o da un co«c<7io, concernente
la fede, la disciplina della chiesa. - Catalogo dei
libri santi : veggasi a libro. ■ Prestazione, rendita
annua : in questo senso, affrancare, estinguere un
canone, liberarsi dall'obbligo di pagarlo. - Enfitèusi,
contratto pel quale si cede ad altri qualche utile
dominio mediante annuo canone.
Canònica. L'abitazione del parroco o dei preti
addetti ad una chiesa. Ha questo nome perchè
deve essere quale la prescrivono i canoni.
Canonicale. Di canonico.
Canonicamente. Secondo i canoni, secondo la
legg^^ la regola.
Canonicato. Detto a canonico e ad ufficio,
Canonlchessa. Suora, monaca di certi istituti.
Canonico (canonicale, canonicato). Prete catto-
lico, di grado superiore, che gode una prebenda, un
CANONICO — CANTANTE
393
benefizio o é addetto al capitolo di una chiesa;
calónaco (scherz.), sacerdote collegiato, - Canonico
decano, la più bassa delle dignità nel capitolo dei
canonici: canonico anziano. - Dominns de cura,
il canonico preposto, come superiore in giurisdizione,
a tutti gli altri. - Extra, dei canonici con titolo di
dignità che godono i privilegi e i distintivi, ma non la
prebenda. - Onorario, il canonico che gode dei diritti
del grado, ma non la prebenda del canonicato. -
Primicerio, nome di dignità ecclesiastica, ne' capi-
toli dei canonici: è quello che dovrebbe sopravve-
gliare ed essere come il capo dei chierici minori.
- Proposto, alta dignità nel capitolo dei canonici;
e mitrato il proposto che ha diritto di portar la
mitra durante le funzioni solenni. - Reverendissimo,
il canonico semplice.
Canònica, la casa del canonico e anche di altri
preti. - Canonicato, dignità e prebenda del canonico.
- Scanonicare, privar del canonicato. - Capitolo,
collegio dei canonici nella chiesa cattedrale o
metropolitana; anche, il luogo stesso dove i cano-
nici si adunano. - Dignità capitolari, i canonici
di un capitolo elevati al grado di prelati. - Monsi-
gnore, titolo che si dà ai vescovi, ai vicari dei
vescovi e ai canonici che hanno alte dignità nel ca-
pitolo: e per privilegio ai canonici di alcuni capitoli.
Abbate o abate, dignità canonicale che esiste in
certi antichi capitoli. - Altarista, ufficio con dignità
spettante ad uno dei canonici della basilica di
san Pietro. - Arcidiacono, prelato che ha la di-
gnità dell'arcidiaconato, un grado ecclesiastico, con
ufficio speciale nel collegio dei cardinali e nel ca-
pitolo dei canonici. - Arciprete, titolo di dignità
ecclesiastica, tanto nei capitoli dei canonici quanto
in alcune parrocchie. - Penitenziere, il prelato che
ha autorità di assolvere ne' casi riservati. In ciascun
capitolo di canonici c'è il penitenziere; e nel col-
legio dei cardinali il gran penitenziere.
Bacolo, verga d'argento o di metallo argentato,
che, durante le funzioni religiose, porta il capo o il
più anziano dei canonici. - Cappa magna, manto
d'onore dei canonici: è di colore paonazzo. - Cap-
pino, piccolo manto che scende dal collo alla vita,
di colore rosso scarlatto: se ne vestono i cano-
nici in certi periodi dell'anno. - Galeno, cappello
d'onore dei canonici e di tutti i prelati, adorno di
nastri e nappe di colore paonazzo. - Gufo, sorta di
pelliccia che portano i canonici: ermellino. -
Mantelletta, sorta di veste talare paonazza, distintivo
delle dignità canonicali.
Mazzetta, batolo di seta paonazza o rossa adorno,
nella parte posteriore, di un cappuccio, di cui si vestono
i canonici, i vescovi e i cardinali. • Mensa, la ren-
dita di un canonico. - Prebenda, benefizio eccle-
siastico, rendita ferma di cappellania o di cano-
nicato. - Stallo, ciascuna delle piccole cattedre
spettanti ai singoli canonici.
Essere ammalato di paonazzite , sospirare il fiocco
rosso: si dice, scherz., di quei preti che sospirano
il canonicato. - Non aver voce in capitolo: si dice
delle dignità canonicali extra e dei canonici onorari,
che non possono presenziare alle riunioni capitolari.
Canònico (aggettivo). Conforme alle disposizioni
d'un canone. - Particolare impedimento di ma-
trimonio. • Con altri significati, dicesi di diritto,
di ora, di preghiera.
Ganonlsta. Chi professa il diritto canonico.
Canonizzare, canonizzazione {canonizzalo).
Far santo.
Canòro. Che ha in sé armonia di canto»
Canottiere. Nell'uso, dilettante nell'esercizio
di condurre una barca.
Canotto. Piccola barca, lunga, sottile, ele-
gante e non a vela, ma con molti remi, che serve
ad esercizio fisico e a diletto. Si hanno ora anche
canotti automobili. - Canottaggio, uno dei rami dello
sport, consistente nelle gare e nell'esercizio del
recitare.
Cànova. La bottega o la cantina, nella quale
si vendono al minuto vino, olio, grasce, ecc. An-
che, la stanza di un convento nella quale si tiene
in serbo vino, olio, ecc. - Canovaio, clii tiene cà-
nova; bettoliere, chi tiene bettola. - Canovaia, la
moglie del canovaio, la donna che esercita tal mestiere.
Canovaia, canovaio. Detto a cànova e a
convento.
Cansare (cansato). Allontanare, mandar loìi-
tano; scansare, evitare.
Cantàbile. Che si può cantare. - In musi-
ca, tempo larghetto.
Cantafavola. Dicesi di un discorso, di un
racconto, ecc., frivolo, o anche falso.
Cantaiolo. Di uccello che canta molto e bene.
Cantambanco. Saltimbanco, ciarlatano.
Cantante. Chi esercita l'arte del canto, a
pubblico spettacolo, in teatro o altrove: artista di
canto, cantatore; cantatrice; canterino; musico, mu-
sico pratico ; musichiere, musichessa ; virtuoso ;
virtuosa, ecc. Il cantante ha o non ha bella voce
(veggasi a cantare), sa meritare l'applauso o si
fa fischiare dal pubblico. - Arte canòra, l'arte del
cantante.
Cantante assoluto, quello che è veramente primo;
di cartello, di grido, celebre, valente; di mezzo ca-
rattere, quello che ha voce agile, leggiera, sfogata,
e sostiene una parte giocosa, ma non caricata; di
spólvero, di molto valore ; sfiatato, bolso, senza voce,
sgolato, spedato; stonato, stonatore, che non imbrocca
le note, le sbaglia.
Canarino (scherz.), di cantante che ha poca voce.
- Canzonettista, cantatrice di canzonette nei caffè
concerto: frane, chanteuse, - Diva, cantante eccelsa.
- Divette (frane), cantante da caffè concerto. - Gi-
gione, appellativo volgare dell'artista lirico, sfiatato,
di scarso valore, bonaccione, soddisfatto di sé.
Arcicantore, capo dei cantanti: archiparafonista,
arciparafonista. - Cantastorie, chi va cantando per
le strade storielle^ canzoncine, e questuando nei
caffè.
Cantore, chi canta nelle chiese; chi cantalo coro
e specialmente chi guida il coro nel canto (essere,
stare a leggìo, dei cantori di chiesa che, stando al
leggio, cantano le antifone). - Cantora, monaca che
canta in coro. - Cantorato, ufficio del cantore in
chiesa. - Cantorìa, luogo elevato nelle chiese dove
stanno i cantanti e i sonatori, - Cappella; tutti i
i cantori d'una chiesa. - Maestro di cappella, chi
dirige i cantori d'una chiesa.
Castrato, eunuco, il cantante, il musico d'un tempo,
quando lo si evirava perchè avesse la cosidetta
voce bianca, da donna. - Comprimario, cantante se-
condario : secondo musico, pertichino ; anticam.,
asso fisso - Corista, chi canta in coro nei teatri,
nelle chiese e altrove. - Corifeo, il capo dei coristi.
Orecchiante, chi canta o suona ad orecchio, senza
conoscere la musica. - Pertichino, scherzosamente,
il cantante che ha pochissima parte, o che, al bi-
sogno, può fare le parti di un altro che manchi. •
Solista, cantante o istrument'sta a solo.
394
CANTANTE — CANTARE
I CANTANTI SECONDO LA VOCE.
Bariloìio, il cantante che ha voce alquanto più
grave del tenore e più acuta del basso. - Barito-
nale, agg. di baritono. - Baritoneggiare, avere, fare
una voce simile a quella dei baritoni.
Basso, la più profonda fra le voci che le corde
vocali umane possono dare; il cantante con tal
voce. Primo, secondo basso, ecc. - Buffo, basso can-
tante che, nell'operetta e nell'opera giocosa, fa la
parte più comica.
Contralto, la più grave delle voci di donna e la
più vicina al soprano ; la cantante stessa. - Mezzo-
soprano, la voce tra il soprano e il contralto: chi
ha tal voce. Soprano, la più acuta delle quattro
parti nelle quali si divide l'estensione della voce
umana: la cantante che l'ha. - Sopranino, soprano
leggiero.
Tenore, la voce umana (maschile) che è tra il
contralto e il baritono, la più alta possibile, natu-
ralmente; il cantante che la possiede. - Tenore di
mezzo carattere, di voce agile e al quale si con-
viene più specialmente il canto brillante, l'opera
buffa. - Tenorino, tenorone, tenoruccio, dim., accr.,
spreg. di tenore.
Avere buoni polmoni, di cantante che ha voce ro-
busta e resiste a lungo. - Centro fonico, il luogo,
il punto in cui si mette il cantante per far meglio
sentire la sua voce.
Alcuni termini particolari dei cantanti
o del linguaggio teatrale.
Cane, di cattivo cantante (e quando siano molti
si dice, con bisticcio, che sono can... .tanti). - Can-
tante a spasso, che non è scritturato, non ha ove
esercitare 1' arte sua. - Cantare, fare il cantante:
per il modo, veggasi a cantare e a canto. - Far
cianchetta, l'alzar la gamba che fa il cantante per
prendere la nota più alta. - Fare un teatro, cantare
m un' opera o in più opere su un teatro, durante
una stagione teatrale. - Parte (frane, rote), quel
tanto che spetta, per l'esecuzione, a un cantante. -
Parte cantante, vocale, di mezzo, dominante, princi-
pale, suprema, strumentale, buffa, seria: la melodia
che tocca a un cantante. - Prima donna, seconda
donna, il soprano, il mezzo soprano, o la cantante
che ha parte principale o seconclaria. Nell'uso, prima
donna è la prima cantatrice dell'opera italiana. -
Primo, secondo baritono, primo, secondo tenore, ecc.
Aria di bravura, pezzo difficile a cantare e che
esige quasi uno sforzo. - Aria di spolvero, di fu-
rore, d'effetto, che procura applausi al cantante. -
Campanello, registro dell'organo dei soprani, accor-
dato all'unisono col principale. - Cawa//o di parata,
o di battaglia, la produzione in cui un cantante
figura meglio; la sua aria dì furore. • Volata, nota
alta di cantante.
Audizione, l'atto per cui un maestro o un im-
presario suole udire un cantante, per giudicarne:
il che si fa, di solito, al pianoforte, al quale suona
un accompagnatore. - Debutto, francesismo d'uso,
per indicare l'esordire di un cantante sulla scena,
il suo primo comparirvi. (^mnAÀ, debuttante \)Qt esor-
diente. - Penale, multa che il cantante deve pagare
quando non adempia agli obblighi della scrittura,
- Protestalo, il cantante che il pubblico disapprova
o l'impresario licenzia dopo la prima o le prime
rappresentazioni. - Bepertorio, l'insieme delle opere
in musica che un cantante ha studiato e, anche,
rappresentato. - Quartale, una delle quattro rate
dello stipendio degli artisti da teatro. - Scritturare,
obbligare per scrittura un cantante o simile a un
dato teatro, e scrittura il relativo contratto, fra
impresa e artista. - Serata d'onore, la rappresenta-
zione ad onore particolare d'un cantante, e talvolta
a suo maggior prolitto : beneficiata.
Alcuni nomi storici
Aedi, i cantori dell'età eroica presso i Greci.
Bardo, poeta che cantava le gesta degli eroi -
Menestrello, nel medio evo, poeta, musico e can-
tore ambulante: improvvisatore di canto, trovatore,
troviero. - Minnesinger, specie di trovatori tedeschi.
- Bapsóda, cantore di rapsodie (raccolte di, pensieri
d'autori diversi): cantore eroico dell'antica Grecia,
errante di città in città. - Tirteo, poeta che con i
suoi canti animava gli spartani alla battaglia.
Cantare {cantato). Modulare la voce, sciogliere
un canto secondo certe regole e misure stabilite
dalla ìnusica, e in modo da creare una melodia:
esprimere col canto, eseguire una musica per canto.
Si canta una canzone, una romanza, un pezzo
d'opera, ossia d' un melodramma ; da solo, a
solo, oppure in duetto, in terzetto, in quartetto, in
coì-o, ecc. Si canta per arte, in teatro, in chiesa,
in un caffè-concerto; liberamente, ovunque, con o
senza accompagnamento di musica. Secondo la
voce (veggasi a cantante), si canta di tenore, dx
basso, di soprano, ecc. (cioè in chiave di tenore,
di basso, ecc.), o in falsetto, ossia con piccola voce
acuta e di testa. - Cantaiolo, canterellino, canterino,
chi canta volontieri. - Cantata, il cantare. Cantatina,
dim in. - Concerto, accordo di voci: concerto vocale.
Nota, accento vocale secondo il corrispondente
carattere musicale. - Nota di gola, contrapp. a nota
di petto : nota gutturale. - Nota sforzata, quella che
eccede i limiti naturali della voce. - Nota granita,
nettamente distinta (veggasi più innanzi granire). -
Volata, nota alta; progressione di note fatta dal
cantante con somma velocità.
Voce, la voce modificata per il canto: è espres-
siva, armoniosa, leggera, squillante, ecc. - Voce
bianca, voce di giovinetto che canti in qualche
composizione musicale ; un tempo, quella degli eu-
nuchi, per imitare il metallo della voce femminile.
- Voce di ripieno, non essenziale al concerto, ma
per rinforzo. - Voce piena, robusta, spiegata. - Voce
profonda, voce grave, del contralto e del basso, a
distinzione dal baritono. - Voci scoperte, non ac-
compagnate da strumenti che ne coprano in parte
il suono schietto. - Voci spiegate, che salgono
molto.
Diapason, la estensione dei suoni che una voce
può percorrere - Organo, la voce considerata
nella sua qualità per il canto. - Portata della voce,
tutte le note che essa può produrre. - Stecca, voce
stonata in chi canta o suona. - Vocale, di voce; che
è prodotto da una o più voci.
Cantar bene, male. - A distesa - ad orecchio.
Cantar bene: cantare a tono, in tono, intonato, con
sentimento, con espressione, con grazia, e simili;
portar bene la voce; stare in tono, senza scattare
una nota; mantenere l'unisono. - Cantare come un
angelo, benissimo e con grande dolcezza, con tutta
soavità. - Granire, cantare in modo che le emis-
CANTARE — CANTILENA
395
sioni di voci restino nettamente distinte e ciascuna
compita in sé stessa.
Cantar male : abbaiare, pecorare, smusicare, stra-
cantare, strapazzare la musica; miaulare, rifare i
gatti innamorati. - Aver la voce in cantina, cantare
molto, troppo basso. - Berciare, cantare senza garbo,
urlando. - belare, di cattivo musico che canti. -
- Calare, cantare al disotto del tono giusto.
Cantar col naso, con voce nasale. ■ Cacciare urli,
di chi canta male. - Cantare come un filunguello,
come un filunguello cieco, di chi si abbandona al
canto; di chi canta male. - Cantare fuori di chiave,
essere scordato, stonato. - Crescere, del cantare
crescendo l' intonazione.
Fare una stecca, una steccacela, delle steccacele,
stonare. - Intonarla troppo alta, incominciare una
nota troppo alta. - Mostrar le corde del collo, di chi
canta con qualche sforzo - Stonare {stonazione, sto-
natura), uscire di tono, fare una nota che non è
nel tono in cui si canta: cantar falso, scordare,
smusicare, stuonare, lacerare gli orecchi, uscir di
tono (si stona tanto calando quanto crescendo). -
Stonata, stonatura, stonamento, dissonanza, un fuor
di tuono; canto del diavolo, canto arrabbiato. -
Sleccare il canto (schez. o iron.), far delle stecche.
- Stiaffare, schiaffare, di persona che a torto si dà
1' aria di cantar bene. - Stracantare, cantare trop-
po 0 stonalo. - Straziare un'opera, un pezzo di mu-
sica, cantarla male, pessimamente. - Vociare, can-
tare a gran voce e malamente.
Emifoniu, stato morboso dell'organo della fonazione.
Cantare a distesa: cantare a gola, a Jgargana
spiegata; andare alle stelle; sgolarsi, shatarsi,
sgloriare, vociare.
Cantare a orecchio : a genio, ad aria, d' estro,
senza conoscere la musica; cantare di memoria,
DrVERSI MODI DI CANTARE - FaR CANTARE.
Alternare, ripetere alternatamente il canto. - Can-
tare alto, con suoni acuti ; all' improvviso, senza
avere studiato la parte; a paura, paurosamente, senza
sicurezza; di fantasia, a fantasia, inventando, im-
provvisando il motivo; in quilio, in falsetto. - Can-
tare come una calandra, con molta voglia e alle-
gramente. - Cantare insieme, d' accordo, accompa-
gnare col canto, accordarsi col canto; far coro;
tener bordone; rendere voce a voce in tempra. -
Cantarellare, canterellare, cantare a voce sommessa.
- Canterellio, un cantei'ellare continuato. - Cantic-
chiare, cantar sotto voce e ininterrottamente: can-
tucchiare, anche, di principianti o cantanti di poco
conto. - Cavar fuori, della voce del cantante e del
suono d' uno strumento. - Cadenzare, far cadenza.
- Fare una cantata, il cantare una volta più o me-
no a lungo. - Fischiare, cantarellare con stizza. -
Fiorettare, ornare il canto con passaggi, gruppetti,
trilli, ecc.
Gorgheggiare (gorgheggiamento), far gorgheggi
(veggasi a canto), eseguire variazioni di agilità nel
cantare, rifiorire il canto: sfringuellare, scarruco-
lare. - Granire, già detto (v. cantar bene). - Inflet-
tere la voce, fare inflessione (v. più innanzi). - In-
tonare, dare il tono a un canto, dar principio con
quelle note che sono fondamentali. - Intonazione,
l'intonare {intonazione sbagliata, giusta: le prime
note che danno il tono), - Jòdeln (ted.), modo di
cantare proprio dei tedeschi alpigiani: è un gridare
allegro, senza parole, passando dalle note di petto
al falsetto.
Mattinare, cantare al mattino, cantar mattinate:
ammattinare. - Modulare, regolare il canto secondo
determinate norme; far uso di una o di varie e
successive modulazioni , percorrendo vari toni :
ammodulare, maneggiare la voce. - Modulabile, che
si può modulare. - Modulatore, chi o che modula.
Modulazione, veggasi a canto. - Musicare, cantar
di musica. - Osannare, cantar osaiuia, evviva.
Picchettare, cantare a noie staccate. - Ricantare,
ripete cantare. - Ricanto, il ricantare. - Rifiorire il
canto, gorgheggiare, far gorghegL'i. - Risparmiare
la voce, non la forzar tanto. - Salmodiare, cantar
salmodie, canti di salmi. - Salmodiazione, azione
di salmodiare. - Sfoderare, cacciar fuori tutta la
voce. - Solfeggiare fsolfeggiamentoj, cantare la solfa,
fare solfeggi; solmizzare; vocalizzare. Solfeggio,
veggasi a canto. - Sostenere la voce, prolungarla,
cantando. - Spianare, spiegare la voce, modularla
lunga. - Sposare la voce al suono, cantare accom-
pagnandosi al suono. - Stornellare, cantare stor-
nelli. - Trillare, far trilli (veggasi a canto).
Vocalizzare, cantare senza parole, o pronunciando
la nota e le parole per puro esercizio vocale: sol-
feggiare. Vocalizzazione, il vocalizzare. I ocalizzo,
veggasi a canto.
Cadenza, inflessione, ombreggiamento, passaggio,
portamento, ricercata, tono, trillo, veggasi a canto.
Far CANTARE. — Accennare, dare con lo stru-
mento il motivo del pezzo da cantarsi, - Accordare,
mettere, tenere d'accordo, all'unisono i cantanti:
armonizzare. - Dare V intonazione, avviar bene il
cantante, i cantanti. - Mettere in gola qualche canto,
insegnarlo.
Cantare {cantato). Modulare la voce che fanno
V uccello, la cicala, il grillo, ecc. — Comporre
versi, scrivere una 2^oesia; celebrare col verso. -
Anche, dire con forza e con libertà.
Cantaride. Insetto col quale, seccato e polve-
rizzato, dal farmacista si prepara il vescicante:
cantarella, canterella. Contiene la cantaridina.
Cantastorie. Detto a cantante.
Cantata. Il cantare. - Anche, canto prolun-
gato. - Componimento per musica.
Cantèo. Trave per segare.
Canterano. Sorta di cassettone.
Canterella. Lo stesso che cantàride.
Canterellare (canterellalo). Detto a cantare.
Canterino. Veggasi a cantare.
Càntero. Vaso della camera da letto.
Càntica. Componimento in poesia, per lo più
di genere narrativo.
Càntico. Componimento poetico, poesia lirica,
inno. - Libro della Bibbia.
Cantiere. Spazio che si sceglie per lo più vi-
cino a un porto, sopra uno scalo, per costruire
una nave o racconciarla. - Bacino, lo spazio
destinato per una nave allo scopo di costruirla,
di raddobbarla, ecc. - Forma, nome che si dà
ai cantieri scavati a più piedi di profondità
sotto la maggiore altezza del mare, circondati di
mura, corrispondenti, nella loro pianta, alla forma
delle maggiori navi, con l'intervallo occorrente tutto
all' intorno per costruire e racconciare le navi. -
Scalo, terreno preparato in dolce pendio per servire
di base, nel luogo della costruzione delle navi. -
Squero, voce veneziana: vale piccolo cantiere (anti-
camente dicevasi squadra).
Cantilèna. Lungo canto monotono. • Cadenza,
ritmo di musica.
396
CANTIMPLORA — CANTO
Cantiniplòra. Forma pnrticolare di vaso per
tenere in fresco il vino o altre bevande.
Cantina (canlinierej. Luogo, per lo |>iti sotter-
raneo e a volta, dove si tiene e si conserva il vino:
cava, cella, celliere, grotta, infimo chiostro, ricetto
del vino, vòlta. Dicesi cantina anche il luogo in
cui dai padronati si vende il vino a minuto, e vi
si beve in bicchieri. Nelle caserme: una o più stanze
dove i soldati possono mangiare e bere, coi propri
danari, come in un'altra trattoria. - Perché sia buona
e conservi in buono stato il vino, la cantina deve
essere asciutta, fresca, ben ventilata; al contrario,
quando umida, buia. La cantina può essere piena o
vuòta, ben fornita o no (di vino). Nelle cantine,
come recipienti del vino, si trovano la botte, il
barile, la bottiglia, il fiasco, talvolta anche il
tino, la tinozza. Cantinarcia, peggior. di cantina,
in tutti i suoi signilìcati. - Cantinétta, dimin. con un
po' di vezzeggiativo. - Canfe'mna, cantina piccola, ma
buona e anche bellina. - Candnona, cantina grande,
ma non tanto quanto il cantinone, cioè cantina più
alta, oltre che più luminosa. Cantinona accenna,
poi, in senso di lode, ai vini che sono o si ven-
dono in una cantina signorile, senza che e' entri
l'idea di grandiosità, almeno come principale. Tal
senso non lo ha il cantinone.
Bioblioteca (scherz.), raccolta di vini in bottiglia. -
Bottiglieria, cantina da bottiglie. - , Canova, luogo
dove altri va a comperar vino e olio e anche stanza
nei monasteri ove si tiene in serbo vino, olio e
altre grasce. - Gròtte o cantinèlle, scavi a qualche
profondità sotto terra, fatti per tenervi vino o altre
cose; si fanno nelle cantine stesse e, nei luoghi di
monti, scavandole nel dorso di questi, e allora
servono proprio come cantine. In alcuni dialetti,
grotto, erotto, crot.
Palchétti, assi sorrette al muro da beccatelli,
sulle quali si tengono disposti in parecchie file ,
i fiaschi e le bottiglie. Sono generalmente tre o
quattro, uno sopra l'altro, o più, giro giro alle pa-
reti. - Panca traforata, panca o anche una semplice
asse, tutta a fori circolari, per mettervi le bottiglie
capovolte a sgocciolare e rasciugarsi, dopo di es-
sere state internamente lavate. - Scalèo, piccola scala
portatile, di pochi scalini, che si regge da sé sulla
propria base: usata nelle cantine e nelle tinaie, per
arrivare ai palchetti, per gettare le uve nei tini, ecc.
ecc. - Sifone, tromba da vino, tromba da barile, tubo
ricurvo, per lo più di latta, col quale si travasa il
vino, immergendolo nel recipiente e inspirando.
Calza, specie di sacchetto di tela, in forma di
cono 0 cappuccio, in cui si versa il vino perchè,
passando attraverso alla tela, diventi chiaro; filtro.
• Conserva, recipiente di muratura o di legname
che, in alcune cantine, col pavimento a tenuta e
pendente verso il centro o altra parte, è destinato
a ricevere il vino che provenga da qualche botte
0 da altro gran vaso che si rompa o rimanga co-
mecchessia aperto. - Còppo, vaso assai grande, di
terracotta, a grosse pareti, e assai panciuto, nel
quale si suol conservare 1' olio. Nelle grosse fattorie,
i coppi, che sono parecchi, si tengono in una stanza
appartata che si chiama la coppaia. Nel Fiorentino
il coppo si chiama anche orcio e la stanza orciaia. -
Fiasrheria, grande quantità di fiaschi o di altri si-
mili vasi. - Imbuto, vaso conico di latta per ver-
sare il vino da un recipiente all'altro: antic, pi-
ària; in toscano, pévera (imbuto di legno); in mi-
lanese, pedrioeu. - Panieróne, paniere molto lungo,
con vari scompartimenti, o anche senza, in cia-
scuno dei quali si mette, per trasportarli, un fiasco
0 una bottiglia. - Saggio o sagginolo del vino, quel
fiaschettino che si dà come saggio o campione al
compratore.
Cantiniere, chi ha la cura della cantina, custode
0 direttore della cantina: canovaio, celialo, cene-
raio, celliere; anche, colui che vende vino nella
propria cantina. Nelle caserme, colui che tiene una
specie di trattoria pei soldati e la mensa per gli
ufficiali. - Cantinièra, la moglie o la figlia (cantinie-
rina) del cantiniere : ma più specialmente di quello
delle caserme. - Cantinierótta, accresc. e vezzegg. di
cantinièra belloccia, frescoccia e grassoccia.
Per il governo del vino, per altre operazioni del
cantiniere e per gli arnesi inerenti, veggasi a vino.
Cantinétta. Neil' uso, apparecchio per tenere
in fresco checchessia: rinfrescatolo, infrescatoio.
Ora si usano piccole ghiacciate, specie di armadi
divisi in sezioni.
Cantino. L' ultima corda del violino.
Canto. Modulazione ritmica della voce umana,
per cantare con certa regola e misura: melòde,
musica vocale, nota. Il canto riesce facile, scorre-
vole 0 stentato, incerto; sommesso (a bassa voce),
oppure alto, sonoro; intonato, stonato; dolce, soave o
aspro, stridulo (stridente); chiaro, limpido o róco,
soffocato; débole, fiòco, oppure forte, tonante ecc.
Anafonést, esercizio di canto. - Melo, prefisso let-
terario che indica canto, melodia. - Melopéa, l'arte
e la regola del canto.
Antifona, antifonia, canto alternato; canto di molte
voci all'ottava o alla doppia ottava, in opposizione
alla musica all'unisono, chiamata dagli antichi Greci
omofonia. - Bel canto, canto di singole persone, di-
stinto da canto corale. - Cantilena, canto di melodia
dolce. Tallerallera, talleralld, ritornello di cantilene.
Canto a cappella, canto senza accompagnamento
musicale: usato nelle funzioni di chiesa. - Canto
armonico a più voci. - Canto a solo, o assolo, ad
una sola voce (diversamente dal duetto, dal terzetto,
ecc : veggasi più innanzi). - Canto corale, quello com-
posto di note principali uniformi. - Canto del cigno,
ultimo canto iprma di morire. - Canto melismatico,
canto modulato nel quale ogni sillaba delle parole
si prolunga su parecchie note. - Canto spianato, lar-
gamente modulato. - Canto sillabico, con una nota
ogni sillaba. - Diatonico, d'uno dei generi princi-
pali del canto, i di cui suoni progrediscono per in-
tervalli.
Canti diversi. - Canti di chiesa o religiosi.
Anaclèttico, antico canto di guerra. - Canti car-
nescialeschi (termine storico letterario), poesie che
si cantavano nelle antiche mascherate di Firenze. -
Canti nazionali, quelli che hanno per soggetto fatti
della storia nazionale, come i Nibelunghen. - Canti
popolari, poesie di cui non si conosce l'autore e che
il popolo canta. Lallera, traìlallera, trallallera IH-
lallera, lari lard, ritornelli di canti popolari allegri.
- Canto funebre, per lutto, per qualche grave scia-
gura: lamentazione, nenia. - Catabancalése, canto delle
nutrici greche. - Cocchiata, passeggiata notturna di
sonatori, e la poesia che cantavano. Usanza e voce
che vanno in disuso.
Epicedio, canto tunebre. - Epinicio, canto trion-
fale. - Jalema, antico cantn lamentevole. - Lai, canti
popolari epici o narrativi, che si accompagnavano
con qualche strumento nmsicale. - Monodia, canto
lugubre nell'antica tragedia, eseguito da uno solo
CANTO
397
senza il coro; canto funebre o canto qualunque a
una sola voce. Monodico, di o da monodia.
Nenia, canto funebre. - Olofìrmo, canto lamente-
vole degli antichi. - Ranz des vaches, antico canto
pastorale dei montanari svizzeri. - Rapsodia, canto
di ([ualche pezzo d'Omero. - Rotruhenye, canzone a
ritornelli dei trovatori.
Scòlio, canzone da tavola degli antichi. - Serenata,
il cantare e il suonare che si fa presso la casa di
qualcuno, a scopo di festeggiamento e di onoranza
- Tirolese, aria musicale caratteristica del Tirolo. -
Ireno o trenodia, canto di dolore.
Canti di chiesa o heligiosi. — Acatisto, inno con-
sacrato alla Vergine cantato nella chiesa greca, e si-
gnifica senza coricarsi, perchè cantavasi nel cuor
della notte. - Alleluia, canto di allegrezza. - Anti-
fona, versetto che precede il salmo, che s'intuona
al principio di esso, così detto quasi canto reciproco
a coro. - Cantico, inno differente dal salmo, perchè
questo si cantava accompagnato dal salterio, e il
cantico con la sola voce.
Canto fermo, canto piano, lo stesso che canto gre-
goriano (cantusplanus), della Chiesa cristiana, il canto
che si usa dagli ecclesiastici ne' cori senza regola-
mento a tempo. - Canto ambrosiano, o corale, canto
fermo introdotto da sant'Ambrogio, a imitazione della
Chiesa orientale, e che s'usa tuttora nella diocesi di
Milano. Il canto romano differisce dall'ambrosiano per
la mancanza assoluta di ritmo e di metro. - Auten-
tico, dicesi di certi modi del canto fermo e cioè di
quelli del canto ambrosiano. - Corde giudiziali, de-
nominazione della terza nota sopra le finali dei toni
nel canto fermo.
Doppia, nota del canto fermo. - Neumi, segni della
notazione del canto gregoriano - Nota caratteristica,
nel canto fermo, quella ribattuta che si fa sentire
nell'intonazione di un pezzo cantabile, e in gene-
rale quelle senza cui un tono o un modo può con-
fondersi con un altro. - Pneiima, pausa nel canto
fermo. - Richiamo, nel canto fermo, la mezza nota
volta all'insù, in fin dei versi. - Ioni della Chiesa,
le varie modulazioni del canto termo.
Canto figurato, canto fermo elaborato polifonica-
mente. - Canto fratto, specie di canto chiesastico al-
l'unisono (omofono): partecipa della musica e del
canto termo; è proprio delle funzioni sacre. - Co-
rale, specie di canto sacro, adottato da Martin Lu-
tero per la Chiesa riformata. - Inno, canto in onore
di Dio e dei santi.
Invitatorio, l'antifona o il versetto che si canta
o si recita, comunemente al principio del mattu-
tino, avanti il salmo lenite, exultemus, e si replica,
almeno in parte, dopo ciascun versetto. - Liturgico,
il -canto secondo la liturgia, cioè secondo la dottrina
che prescrive e regola le diverse cerimonie eccle-
siastiche. - Lucernates, cantiche notturne dei primi-
tivi cristiani.
Messa, vespro, musica a cappella, cantata con
accompagnamento d'organo solamente, o coi con-
trabbassi. - Mottetto, salmo o altre parole di chiesa
messe in musica. - Oratorio, piccolo dramma sacro,
che si canta. - Pastorella, specie di canto sacro dei
pastori, esultanti per la nascita di Cristo. - Prosa,
canto di chiesa nel quale le parole non hanno la
misura dei versi latini, ma sono spesso rimate. -
Responsorio, inno che si canta a risposte tra il coro
e i cantori. - Salmodia, canto dei salmi: è di diverso ca-
rattere, cioè regolare, irregolare, feriale, festiva. - Se-
guenza, nome di alcuni inni della Chiesa cattolica roma-
na, perchè si cantano in seguito sXgradualeeailValleluja.
Composizioni per canto di vario carattere.
A cappella, componimento per voci sole, a più
parti reali, senza alcun accompagnamento: è pur
detto canto a coro. - Aria, pezzo vocale, cantato da
un solo e accompagnato da uno o più strumenti.
Le varie forme d'arie melodrammatiche si distin-
guono con le denominazioni di cabaletta, cavatina,
rondò, ecc. - Arietta, aria viva e leggiera. - Arioso,
sorta di recitativo che mano mano va prendendo
struttura metrica e si trasforma in aria.
Cabaletta, l'ultima parte di un'aria: può essere un
a solo 0 anche accompagnata da una parte (per-
sonaggio) episodica, o dal coro. • Cantabile, sost., il
componimento da cantarsi. - Cantata, composizione
da cantarsi, specialmente a più voci: diversissima
di indole e di forme. Cantatina, dimin. di cantata.
- Cantilena, composizioncina di genere popolare, piut-
tosto semplice e monotona; anche, modulazione della
voce monotona speciale a chi parla, o della sua lingua. -
Birignoccolo, cantilena popolare. - Muraiolo, cantilena
fanciullesca. - Canzone, canto popolare, e anche
poesia lirica: cantata, canto.- Canzonetta, canto
di genere villereccio. - Cavatina, specie di aria {aria
di sortita) che il personaggio cantava presentandosi
sulla scena: ha la forma dell'aria, con cappellette, o
cabalette che si voglia dire. Cosi detta, vuoisi, per-
chè si poteva toglierla senza danno dall'opera.
Contrappunto, accordo di canti diversi simultanei:
è semplice, figurato o fiorito, legato, doppio, ecc.
Contrappuntista, il compositore di contrappunto. -
Coro, pezzo cantato da più voci e diverse nelle
opere in musica e nelle tragedie: strofetta musicale
a riprese e a ritornello, comune nell'operetta. - Cou-
plet^ stanza, strofa, parte d'una canzone che corri-
sponde all'aria completa. - Diafonia^ contrappunto
improvvisato. - Duetto, composizione vocale e stru-
mentale a due parti. Duettino, dimin. di duetto. -
Falso bordone, canto che unisce le voci acute alle
gravi. - Frottola, canzone popolare comica, di ori-
gine veneziana.
Inno, componimento poetico cantato già dai pa-
gani, in onore di qualche divinità, poi in onore di
Dio e dei santi ; anche, canto patriottico, canto na-
zionale. - Melodia, canto semplice; dolcezza, soavità
d'un'aria. - Mesòde (gr.), canto intermedio. - Notturno,
pezzo a due voci di carattere flebile e sentimentale.
- Omofonia, canto di parecchie voci all' unisono. -
Opera, composizione teatrale eseguita da un' orche-
stra e da cantanti: melodramma.
Partitura, complesso di parti unite, una sotto l'al-
tra, in una composizione a più voci, o a più istru-
menti. - Pout-pourri, canzone nella quale ogni cou-
plet è su un'aria diversa. - Preludio, quel che si
canta o si suona per preparare l'intonazione; pezzo
d'introduzione. - Quintetto, componimento di canto
per cinque voci o strumenti. - Recitativo, specie par-
ticolare di canto che, fra tutte le altre, ha un ca-
rattere che più si avvicina al discorso, mentre si
parla e si canta a un tempo. - Romanella, specie di
rispetto simile al toscano, ma di quattro endecasil-
labi. - Rocantin, canzone composta di parecchie vec-
chie canzoni. - Romanza, sorta di canto spagnolo
guerresco o d'amore. - Rondò: dicesi di canto formato
per lo più d'una prima, seconda e terza ripresa.
Seghediglia, seguediglia, canzone spagnuola. - Se-
stetto, pezzo a sei voci o concerto di sei pezzi. -
Terzetto, composizione a tre parti vocali o stru-
mentali: trio. - Tirana, aria spagnuola molto lenta. •
Vaudeville, canzone che corre per la città ; operetta.
398
CANTO
CANZONE
composizione teatrale, in prosa e in musica, reci-
tata e cantata. - Villanella, specie di canzonetta,
di ritmo facile, a ritornello. - Villotla, canzone a
!)arecchie voci, popolare, destinata ad accompagnare
a danza.
Esecuzione e abbellimenti del canto.
Libri, istituti, ecc.
Appoggiatura, piccola nota sulla quale si appog-
gia la voce prima della nota principale. - Cadenza,
abbassamento o riposo della fine di una frase o
senso musicale compiuto. - Cantilena, ripetizione
lenta e monotona d'un tema musicale molto sem-
plice. - Cantabile, espressione indicante il modo di
eseguire un dato componimento musicale. - Con-
certo, accordo di voci ; concerto vocale. - Gor-
ghéggio, passaggio di agilità fatto dal cantante:
gorgheggiamento. ornamento, variazione del canto;
rifioritura ; titolo. Gargarismo (scherz.), gorgheggio
di cattivo gusto.
Inflessione, cambiamento di voce nel passare da
uno in altro tono. - Messa di voce, il passare la voce
su una stessa nota, e viceversa. - Modulazione, la
condotta e l'accentuazione del suono nel canto; in-
flessione del canto, inflessione della voce; cadenza.
- Motivo, frase di canto che domina in un pezzo.
- Moto, della voce, il passare da una intonazione a
un'altra più acuta o più grave. - Movimento, della
voce, il procedere con copia maggiore o minore di
note.
Neuma, ricapitolazione di un canto alla fine dt
un'antifona, con una specie di varietà di suoni. -
Ombreggiamento della voce, le gradazioni, i risalti.
- Passaggio, il passare col canto sopra una o più
note. - Pertelési, cadenza o neuma alla line della
intonazione. - Pertichino, poche battute di canto in
un pezzo. - Piano, esecuzione a voce piana. - Por-
tamento: nella tecnica del canto consiste nel portare
la voce da una ad un'altra nota senza interromperla.
Refrain, ciò che si ripete alla fine di ogni couplet.
- Ricercata, l'intonare sotto voce, prima di inco-
minciare il canto. - Rifiorita, ornamento di canto e
di suono fatto senza regole certe. - Rosalia, imme-
diata ripetizione d'una stessa frase di canto, ascen-
dente con la modulazione d'un grado. - Scivolo, ma-
niera graziosamente agile del canto. - Solfeggio,
gradazione di note nel canto e nel suono; muta-
zione di voce per ascenso o discenso {battuta del.
solfeggio; esercizio, maestro di solfeggio, ecc.^.
Tóìio, intervallo che qualifica il genere diatònico:
tono dolce, maggiore, minore, naturale, più alto, più
basso. - Gamma, seguito naturale dei toni. - Irillo,
abbellimento della voce o del suono che consiste
in due note contigue, che si succedono rapide a vi-
cenda : trillo calalo, sforzato, maggiore, minore, va-
riato; semitrillo, trillo breve; catena di trilli, suc-
cessione di trilli - Unisono, accordo di più voci
del medesimo grado. - Vocalizzo, esercizio del vo-
calizzare, esercizio vocale, solfeggio; esecuzione di
una serie di modulazioni musicali senza parole e
su una sola vocale (o o e).
Libri, istituti, ecc — Antifonario, libro, già
ornato con miniature, delle antifone o dell'uffizio
con le note del canto fermo; raccolta dei canti della
chiesa cristiana, dovuta, vuoisi, a Gregorio Magno.
- Cantorino, libro contenente le regole del canto
fermo; libro per uso del coro con le messe, i ve-
spri e simili, del canto ecclesiastico. - Innario, libro
contenente gli inni. - Libri corali, libri, general-
mente in cartapecora, nei quali sono scritti gli uffizi
divini con le note musicali di canto fermo. Sono
molto grandi, e si pongono sui leggìi del coro. -
Responsor iole, libro di canto fermo, che contiene
le antifone e i responsorì.
Leggio, strumento di legno sul quale si pone,
perchè rimanga sollevato, il libro per modo che
l'occhio vi scorra più agevolmente leggendo, can-
tando, ecc. - Fonografo, apparecchio che registra
e riproduce un canto, un pezzo di musica, ogni suono.
- Grammofono, sorta di fonografo.
Accademia, nome di qualche istituto nel quale si
insegna il canto, la musica. - Conservatorio, scuola
pubblica di canto. - Orphéon, istituto nel quale si
insegna il canto.
Canto. Voce modulata dagli uccelli {canarino^
cardellino, usignuolo, ecc.) e da altri animali.
- Ciascuna delle parti in cui si divide nn poema.
Canto. Curvatura, o angolo, che fanno due lati
0 due linee che si incontrano: cantonata, benda,
lato. - Biscanto, canto tagliato, finché venga a for-
mare un doppio angolo. - Labbro, orlo o canto ar-
rotondato di checchessia. - Spigolo, canto vivo di
corpi solidi. - Scantonare, levare i canti a chec-
cessia, smussare.
Cantonata. Angolo esteriore di una casa, di
un edificio, e si dice, per lo più, quello che fa
una via incrociandosi con un'altra, quando l'an-
golo cosi formato è retto o acuto : canto, capo di
strada, svolto del canto; rivolta, rivolto, risvolta. -
Gomito si dice propriamente quando l'angolo è ot-
tuso; biscanto o canto vivo, se l'angolo è tagliato. -
Figur., si dice cantonata per errore, sbaglio.
Cantone. Angolo interno o esterno di una ca-
mera, di una stanza: angoletto, cantoncello,
cantoncino, cantuccio. - Luogo riposto e nascosto.
- Pezzo rettangolare di smalto per uso di murare.
- In qualche paese (Svizzera, Francia), determina-
zione geografica per indicare una parte di territorio.
Cantoniera. Sorta di armadio di forma
triangolare, adatto agli angoli d'una stanza.
Cantonière. Chi sta a guardia d'un tratto di
strada maestra o di ferrovia: casellante, casot
taio, guardavia, stradino. - Capo dei cantonieri, ispet-
toie stradale, sopraintendente sulla strada, viario.
Cantóra. La monaca che ha l'ufficio di can-
tare in coro.
Cantóre (cantorato). Veggasi a cantante e
a poeta.
Cantorìa. Luogo elevato, in una chiesa, nel
quale stanno i cantanti e i suonatori.
Cantorino. Libretto a mano per uso del coro.
Cantuccio. Angolo interno in una stanza. -
Anche, luogo solitario, appartato.
Cantuccio. Sorta di biscotto, specialità del pa-
sticciere toscano.
Canutezza. L'es«:ere canuto.
Conutlg-lia. Strisciolina d' oro o d' argento
alquanto attorcigliata, usata per ricatno: cannu-
tiglia.
Canzonare^ canzonatura (canzonatorio). Met-
tere in canzone, in canzonella, beffare, prendere a
befla, a sbiffe, a burla, a scherno, a scherzo;
barzellettare, scherzare.
Catizonatòrio. Derisorio, fatto per prendere a
beffa, a burla.
Canzonatura. Atto ed effetto del canzonare,
del prendere a burla, a scherno, a scherzo.
Canzóne (canzona). Sorta di poesia lirica.
CANZONE — CAPARBIEIUA
399
composta di diverse stanze, in versi (per lo più
endecasillabi e settenari; veggasi a verso) e in
riniay disposti nello stesso ordine. Quando questo
è libero, dicesi selva. - Canzone anacreontica, com-
ponimento poetico ad imitazione delle odi di Ana-
creonte. - Canzone libera, o sciolta, a strofe non le-
gate regolarmente. - Canzonetta, canzone composta
di versi brevi e di origine antichissima
Antistrofe, una delle parti in cui si divide la
canzone o altra poesia - Commiato, chiusa di can-
zone, apòstrofe della canzone': licenza. - Ritornèllo,
sorta di ripetizione: verso o strofa intercalare. -
Ritomo, il ripetersi dei medesimi versi e delle me-
desime rime cor un dati ordine. - Strofa o strofe,
la stanza della canzone. - lornata, l'ultima strofa
della canzone.
Canzoniere, raccolta di poesie liriche; raccolta di
canzoni d' uno stesso autore e il libro che le con-
tiene. - Lino, figlio d'Apollo e di Tersicore e fra-
tello d'Orfeo : inventò i versi e le canzoni liriche;
insegnò musica ad Ercole.
Canzóne. Poesia messa in musica per canto. -
Canto popolare, con ritornello o senza. Aria, a-
rietta, ariettina, cantata; suono, verso. Si hanno
canzoni popolari, nazionali, militari, eroiche, da. ballo,
ecc. - Canzoncina, dimin. di canzone. ■ Canzonac-
cia, canzone triviale. - Canzonettista, cantante di can-
zoni nei caffè concerto.- Canzonista, autore di canzoni.
.4 rt>t/«, canzonetta per musica. ■ Ba//ato, canzone
che gli antichi accompagnavano col ballo. - Barca-
rola, canzone modulata dai pescatori in barca, spe-
cialmente dai gondolieri veneziani; musica imitante
le canzoni dei gondolieri. - Bombabd e Bombababd,
canzone popolare che si cantava un tempo in Fi-
renze dalla turba dei bevitori del volgo - Brunette,
canzone facile, melodiosa, molto in voga nel secolo
XVII, sostituita poi dalla romanza. - Bucoliasmo,
canzone dei pastori greci.
Cabaletta, canti carnascialeschi, canti popolari, can-
tilena, veggasi a canto. - Canzone di Rolando, una
delle celebri canzoni di gesta. - Canzonetta, canto
di genere villereccio, detto anche villanella: canzone
scherzosa e leggiera: arietta, canzonina, canzonuccia;
cobbola, gobbola. - Frottola, canzone di vario me-
tro e leggera. - Girometta, vecchia canzone in lode
di tutte le parti del vestire di una donna. - Ilaro-
dia, canzone gaia. - Pastorella, nella letteratura pro-
venzale, canzone dialogo. - Salmo, canzone sacra. -
Siciliana, canzonetta melanconica, originaria di Si-
cilia. - Sirventese, canzone eroica provenzale, dei
trovatori, entrata nella metrica nostra del Trecento.
- Villanella, specie di canzonetta contadinesca. -
Villotta, canzone popolare per danza.
Rondò, sviluppo variato della canzone: consta
di un periodo principale e di due o più episodi in
una tonalità diversa dalla prima e d'impianto del
pezzo.
Canzonella. Beffa, burla.
Canzoniere. Detto a canzone (primo articolo).
Canzonista. Veggasi a canzone (secondo ar-
ticolo).
Caolino. Terra argillosa, base deUsi porcellana.
Càos (caòtico). Stato di confusione e di di-
.sordine di tutti gli elementi, prima che fosse
Ibrmato il mondo: cào, caosse. - Caòtico, del caos,
informe.
Capaccina. Gravezza di testa.
Capaccio. Uomo malvagio e ostinato nel mal-
J:ire.
Capace. Aggettivo di vario significato, indicando:
am .io, largo, atto a contenere molte cose. An-
che, ahile^ esperto, valente; oppure, acconcio, che
può adattarsi, fa al caso, o di chi può osare.
Dicesi pure di persona che si senta atta a fare una
cosi. ossia vi abbia attitudine, disposizione,
ido leità: in quest' ultimo significato, essere ca-
p;ue equivale ad essere in grado, essere in caso,
al caso; essere da tanto, sapere, sentirsi; bastar
r animo, bastare il cuore, bastar la vista ; scherzi,
essere cece, muso, tomo, stummia da tare, dire una
cosa, ecc.
Capacità. L' essere capace. - Attitudine a
contenere. - Estensione, dimensione. -Idoneità,
altilità.
Capacitare, capacitarsi (capacitato). Veg-
gasi a persuadere, persuadersi. - Contrario,
incapace.
Capanna. Stanza rusticale costruita con rami
d' albero, foglie, canne, legno, terra, ecc., coperta
con materiali comuni e leggieri, per lo più di
canne o di assicelle. Talora, casipola, casupola non
solo di frasche o di paglia, ma di legno o di altra
materia, purché rustica e senza divisione di stanze;
a volte, anche stanza di muratura dove i contadini
ripongono gli strami. - Capannaccia (spreg.), ca-
panna mal fatta, sporca, o in cattivo stato - Ca-
pannella, capannetta, dimin. di capanna. - Capan-
niìia, dimin. e vezzegg. - Capannone, (accresc), gran-
de capanna, fatta anche per ricoverarvi le bestie,
per riporvi fieno, legnami e simili; stanzone che
serve alle stalle di città. Grande fienije, massime
quello presso o dentro le fattorie. - Capannuccia,
clim., dispregiat. di capanna; anche, quella che si fa
nelle case o nelle chiese per Natale. - Capannuola,
dimin. non troppo comune,
Baita, capanna costruita sull'Alpe con grosse e rozze
pietre, formanti un muro a secco, e coperta di la-
stre d' ardesia. - Baracca, propriamente, capanna
di frasche o d'altro, di poca stabilità; per analogia,
complicanza di fatti della quale si prevede un fine
sinistro: trabacca
Capanno, costruzione più piccola della capanna,
fatta generalmente di frasche : non serve d' abita-
zione, ma per istarvi nascosti i cacciatori nei pare-
tai e simili (veggasi a caccia), o i contadini a
guardia dell' uva, dei cocomeri, ecc. - Capannaccio
(dispreg.), capanno mal tatto, sporco, o in cattivo
stato. - Capannello, capannello, dimin. di capanno;
ma capannello significa anche capanno piccolo, ben
fatto. - Capannino, dimin. non molto comune. -
Capannótto, dimin. di capanno, ma non sempre a
uso di caccia. - Lapannnccio, dimin. dispreg.: ca-
panno piccolo e meschino. - Cottage, capanna, vil-
letta rustica ad arte. - Infrascato, capanna di fra-
sche, frasconaia. - Pinella, in dialetto sardo, ca-
panna 0 casupola. - Rapazzola, specie di giaciglio
(due pali e una balla di foglie), letto dei marem-
mani a capanna. - Recuba, in arabo, capanna qua-
drata, aperta da un lato, fatta di paglia. - Tucul,
0 tuhul, capanna rotonda, col tetto conico, in uso
in alcune regioni d'Africa.
Biodo e biodolo, il giunco fiorito, pianta palustre,
di stelo rotondo, grossetto : serve a tessere stuoie e
a far capanne.
Capannello. Riunione, crocchio di persone
che stanno a discorrere insieme.
Capannìscòndere. Detto a giuochi (infantili).
Capanno. Veggasi a baracca, a capanna, e
pergola.
Caparbieria. Qualità di caparbio, di ostinato.
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CAPARBIETÀ, — CAPELLI
Caparbietà. L' essere caparbio, ostinato : osti-
natezza, cornaggine, '
Capàrbio. Testardo, ostinato: testa secca.
Caparra. Pegno in denaro, per guarentigia di
futuro contratto: arra, arrabone, gaggio (frane),
deposito, presta.
Caparrare {capar r amento, caparrato). Stabi-
lire un contratto, dando o ricevendo caparra:
accaparrare, inarrare.
Capata, capatina. Urto col capo, con la te-
sta.
Capécchio. Materia che si separa dal lino e
dalla canapa: capecchiaccio, lisca.
Capellame. Detto a capelli.
Capellatura. Veggasi a capelli.
Capelli, capello (capellame, capellatura, ca-
pelluto). I peli che nascono sul capo dell' uomo e
della donna (quelli del capo dei mori si dicono
piuttosto lana) : capeeli, capei, capè ; crine, onor
della fronte, pel del capo. - Capellacci, capelli
brutti, arruffati. - Capelletto, dimin. di capello: ca-
peliuzzo. - Capelli finti, la parrucca. - Capelli morti,
1 capelli finti. - Crinale, che appartiene al crine,
che adorna i crini, i capelli.
Bulbo, la radice del capello, - Cuoio capelluto,]^
cute della testa ricoperta di peli. - Follicolo, cavità
della cute, conformata a saccoccia, nella quale è
impiantata la radice del capello. - Stelo, filamento
corneo contenente il pigmento, cioè la sostanza che
dà al capello il colore. - Roccia, sudiciume dei ca-
pelli.
Capigliatura in generale - Forme parziali.
Capigliatura, tutt' insieme i capelli d' una per-
sona; anche, la qualità di essi e il modo di tenerli:
capigliaia, capigliara, capigliera; capellamento, ca-
pellatura, capelliera ; cesarie (solo dei capelli del-
l'uomo), chioma, chiome; crine, crini, criniera; cu-
ticagna; pelame; zazzera, zazzerino, zazzerone. -
Capellamento, il complesso dei capelli. - Capelliera,
indica la foltezza dei capelli; capigliatura la qua-
lità della capelliera (i capelli tosati non fanno ca-
pelliera, ma, cosi mozzi, sono sempre una capiglia-
tura più 0 meno gentile). - Capellieraccia, capi-
gliara e capigliaia e capellaia, il complesso dei ca-
pelli, ma lunghi e scompigliati. - Capillamentum,
capigliatura lunga e folta da sembrare una par-
rucca. - Capillizio, la parte del capo coperta di
capelli.
Cerfugliaia, voce scherzevole notata dal Bronzino
per capigliatura folta e scompigliata. - Cernecchi,
capelli in genere. - Chioma, tutti insieme i capelli
del capo, lunghi e folti: ciuffo, vello. - Crme (voce,
per lo più, dello stile oratorio e poetico): può de-
notare un solo capello e tutti; crini, pochi e
tutti insieme. - Cuticagìia, la pelle di tutto il capo
coperta di capelli; anche, chioma o ciocca che è
nella collottola o nuca. - Ricciaia, capigliatura riccia.
- Tempia, i capelli corrispondenti. - lolume di
capelli, massa; capelli abbondanti.
Forme parziali. — Antiae, i ricci che scendono
giù dalle tempie e contornano ta faccia. - Bosca-
glia, di capelli arruffati. - Capronae, ciocche di
capelli che dalla cima della testa scendono sulla
fronte. - Cascale, sorta di ricci a guisa di cava-
tappi, cioè a spire lunghe, pendenti da ambo i lati
della faccia. - Cerfuglio, una parte, una ciocca di
capelli lunghi e disordinati (per similitudine delle
foglie dell' erba di questo nome). • Cernecchio. flac'
cagota, ciocca di capelli disordinati, pendente dalle
tempie all' orecchio e giù per la gota. - Cerro, cirro,
ciocca di capelli, ma non bella, scomposta ed ar-
ruffata. - Cincinno, anello di capelli.
Ciocca, parte minima della capigliatura, piccola
quantità ai capelli separata dagli altri; mucchietto,
fascetto di capelli : bioccolo, chiocca, ciuffetto, vi-
luppo; cerfoglio, cerfuglio, cerfuglione (ciocche di
capelli che scendono con dolce voluta sulla fronte,
con dolce ripiegamento in giro, ecc.) - Cirrus, cioc-
ca di capelli naturalmente ricciuta. - Ciuffetto: si
dice dei capelli che soprastanno alla fronte, e che
sono più lunghi degli altri. - Ciuffo, quel mucchio
di capelli che sul davanti del capo risaltano sopra
gli altri: ciuffettino, ciuffino, ciutfaccio, ciuffone. -
Ciuffolo, ciocca di capelli ravviluppati e intrecciati.
- Crespa, grinza. - Cricchio, capello crespo. - Ric-
cio^ ricciolo, ciocchetta di capelli inanellata, cioè
ripiegata in cerchio su di sé, come una campa-
nella, un anello: cincinno, cmdnnolo. Riccietto, rir.
ciolino, ricciolone. - Ritrosa, gruppetto di capelli
ravvolti quasi in sé stessi, e che non seguono la
piega degli altri ; e cosi dei peli della barba. - Ster-
pacclno (figur.), di capelli arruffati.
Condizioni k disposizione naturale dei capelli
Colore.
I capelli spuntano, crescono, si sviluppano, diven-
tano lunghi; cadono, a chi li perde; anche ca-
dono, cascano, ricascano sulle spalle a chi li porta
lunghi e sciolti; tagliati, riméttono, tornano ad al-
lungarsi, e spesso raffittiscono, diventano più folti,
nei giovani. - Arricciolarsi, diventare ricciuti. - Av-
viluppare, disordinarsi, non tanto di capello con
capello, quanto di ciocca con ciocca, d' una parte
con r altra della capelliera: il disordine è più
esterno che interno, più visibile. I capelli avvi-
luppati possono non essere intricati, né incatric-
chiati; può anche la mano riordinarli alla meglio.
- Fune di capelli, quando due ciocche si attorci-
gliano insieme. - Incatricchiarsi, accatncchiarsi, av-
vilupparsi, quasi annodarsi. - Rinchiomarsi, rimetter
la chioma, il rifarsi della chioma. - Ingraticciare, ìnirì-
carsi dei capelli, quando non pettinati da un pezzo. -
Orripilazione, raddrizzamento dei capelli, per effetto
di terrore, di orrore. - Piovere, spiovere, ricadere
sul collo, sulle spalle: di capelli lunghi e distesi.
- Svolazzare, di capelli abbandonati e lunghi, mossi
dal vento.
Capelli allucignolati, quando, essendo lasciati cre-
scere e non pettinati, si avvolgono a guisa di
lucignoli; arruffati, scomposti, in disordine (per si-
milit., ruffoili); come capecchio, che paiono di ca-
pecchio, grossi e arruffati; come la seta, morbidi:
crespi, non distesi, ma aggrinziti e inanellati per
natura o per arte; rigottati, rugottati (crespezza,
Y esser crespo; crespamento, 1' essere o farsi crespo);
da profeta, lunghi ; disacconci, dimessi, dismessi,
scomposti, disordinati, mancanti della consueta pet-
tinatura ed acconciatura, abbandonati a sé stessi;
docili, che si arrendono facilmente al pettine; duri,
steccohiti, contrario di morbidi (duri come spazzole,
come sétole); folli, fitti, spessi, in quantità; forti,
che, à tirarli, non si strappano ; incolli, trascurati,
non pettinati; ingraticciati, non pettinati da un
pezzo; intignati, molto radi; intrigali, intricati, in-
viluppati, avviluppati insieme; capelli che si acca-
valciano tra loro, si aggrovigliano, si incrocicchiano
CAPELLI
hOì
si confondono, sicché il pettine fatica a stricarli ;
irti, irsuti, ispidi, ritrosi, incolti, ritti come spine
0 stecchi e difficili a pettinare, a vagliare {irsuzie,
ispidezza, l'essere irsuto, ecc.), lanosi, lanuti, che
sembrano lana; lisci, non cresputi; morbidi, fini,
piacevoli ai tatto ; radi, scaisi, pochi {radatura;
radezza, la pochezza dei capelli) ; rari, pochissimi;
ritti, eretti sulla fronte; ruvidi, duri e spiacevoli al
tatto (ruvidi come lische); scendenti sulle spalle,
lunghi fino a toccare le spalle: spioventi, sciolti,
non legati, non intrecciati (specialmente delle donne).
Colore dei capelli. - Loro condizioni e disposizione
naturale.
Colore. — Bianco, il cappello in istato di canizie
(veggasi più innanzi). - Biondo, il cappello di co-
lor giallo tendente al castagno chiaro {biondezza,
l'essere biondo; Mondare, imbiondare, rimbiondare,
far diventar biondo; rimbiondire, tar tornare o tor-
nar biondi), filo d'oro, i cappelli biondi. - Brizzo-
lato, il capello grigio. - Bruno, di colore pendente
al nero; tra il nero e il rosso. - Castagno, di co-
lore simile a quello della scorza della castagna: ca-
pello castagnino, castagnolo. Castagno chiaro, tra il
castagno e il biondo. Castagno bruno, tra il castagno
e il nero.
Grigio, quando al colore naturale si uniscono
peli bianchi: brinato, brizzolato, mezzocanuto, se-
micanuto; stornello. - Nero, di colore opposto al
bianco: oscuro, cupo, morato. Capelli d'ebano, ca-
pelli neri come un corvo, nerissimi {annerire, tingere
1 capelli di nero). - Pennecchi, ì cappelli che per il
colore e per la ispidezza hanno somiglianza con la
canapa da filare. - Bosso, il capello di colore si-
mile a quello del sangue o della porpora. Rossiccio,
alquanto rosso. Rossigno, tendente al rosso, rossa-
stro. - Tizianesco, dicesi specialmente dei capelli di
donna per indicare un bel colore aureo e fulvo, quale
è frequente n-^.i quadri del Tiziano
Canizie, calvizie. - Malattie dei capelli, ecc.
Canizie: i capelli bianchi per vecchiaia o, talvolta,
per causa accidentale: canutaggine, canutezza; figur.,
neve. - Brina, figur., la prima canizie. - Canutiglia,
scherz., la canizie. - Capelli bianchi, bianchi come
l'argento, canuti, fioccosi, inargentati.
Bianco, chi ha i capelli bianchi, chi è canuto:
bianco per antico pelo; nevoso. - Brinato, mezzo
canuto, alquanto canuto. - Canapino (scherz.), chi
ha i capelli bianchi. - Canapone, canapimccio, chi
ha molti capelli e gran barba bianchi. - Chiominevoso,
che ha capelli bianchissimi. - Imbiancato, di chi
ha capelli bianchi.
Biancheggiare, esser canuto. - Imbiancare, imbian-
carsi, di persona, fare i capelli bianchi: imbian-
chire, coprirsi di neve, incanutire. - Nevicare alla
montagna (figur. e scherz.), l'imbiancare dei capelli.
Calvizie, mancanza di capelli, calvezza, capo
raso; piazza, radatura, radura, spiazzata. Scherz.,
diboscamento craniale. - Pelatura, il pelare o l'essere
pelato; atto o stato. - Piazza pulita, di testa com-
pletamente calva. Scherz., palla da biliardo.
Calvo, chi non ha capelli sulla vòlta del cranio;
chi ha perduto i capelli, chi ne è privo; arrapato,
pelato, spelacchiato. Scherz., calvinista, zucca pelata.
- Pulito come la palma della mano: di capo senza
capelli. - Intignato: si dice di persona che abbia
radi 0 cominci a perdere i capelli o la barba. -
Monnone, uomo calvo e pelato, a guisa di monna,
cioè scimmia. - lesta monda, senza capelli o perché
tosati aflatto, o perché perduti. - Spelacchiata, donna
con pochi capelli. - Zuccone, chi ha la zucca sco-
perta, cioè il capo senza capelli.
Calvare, rendere, far calvo: decalvare, dicalvare.
•Divenir calvo, calvare, incalvare, incalvire, incal-
virsi; scherz., incalvinire. - Aver giocato al pelac-
chili, detto per beffa a ciii sia pelato o calvo. -
Aver la cherica, aver fatto un po' di cherica, della
persona alla quale comincia a pelarsi il cocuzzolo.
- Mettere in piazza, scherz., di chi ò calvo. - Spiaz-
zare, far piazza sulla testa; diradare, perdere i ca-
pelli. - Fintino, tessuto di capelli posticci per na-
scondere la calvizie.
Malattie. — ^ Alopecia, alopezia, infermità che
fa cadere i capelli ; calvizie congenita o acquisita
per vecchiaia o per debolezza nervosa, come nella
forma areata che si manifesta in zone rotonde :
volgarm., pelatina, pelaruola. - Anafalacrosi, torma
topografica di alopecia, in cui la caduta dei ca-
pelli ha luogo dalla fronte al vertice. - Aporréa,
flusso e profluvio di qualunque umore e, arbitra-
riamente, caduta di capelli. - Area Gelsi, malattia
del cuoio capelluto caratterizzata da chiazze nude
di capelli. - Atrtchia, mancanza o perdita di ca-
pelli. - Atricomia, caduta dei capelli.
Cacotrichia, natura morbosa dei capelli. - Fórfora,
le piccole scaglie bianche che si staccano dal cuoio
capelluto e cadono in forma di pulviscolo. - Lendini,
ova lunghe, bianche del pidocchio, che riman-
gono agglutinate ai capelli. - Ofiasi, alopecia nella
quale i capelli e i peli cadono per tratti estesi, la-
sciando una superficie squamosa. - Pitiriasi, malat-
tia per effetto della quale la testa si copre di scaglie
forforacee. - Porrigine, malattia contagiosa, specie
di tigna.
Tigna, malattia parassitaria dei peli (veggasi a
pelo) e che intacca anche la pelle {tignoso, affetto da
tigna; intignosire, far divenire e divenir tignoso).
- Trichiasi, malattia dei capelli e delle palpebre. -
Volpe, malattia che fa cadere i capelli. - Xerasia,
malattia dei capelli e delle ciglia, che impedisce
loro di crescere, rendendoli simili ad una peluria
coperta di polvere.
Figure di persone secondo i capelli.
Acersecomes, nell'antica Roma, giovane dai capelli
lunghi. - Acrócomo, chi ha capelli sul cocuzzolo
della testa. - Albino, uomo che ha i capelli bianchi
e la pelle, gli occhi rossi, e di giorno vede poco
- Arruffato, di chi ha i capelli in disordine. - Bion-
do, biondetto, biondino, biondina, biondone, biondona,
di persona con i capelli biondi. - Bruno, persona
dai capelli bruni.
Capellato, capelluto, capillato, che ha molti ca-
pelli: chiomato, cornato, orinato, zazzerato, zazze-
ruto. - Capo strigliato, pettinato, in senso beffardo.
- Cernecchione, uomo, donna, ragazzo o bambina con
cernecchi. - Ceruleicrinito, che ha crine ceruleo. -
- Chiomato, crinito, che ha chioma, crine abbon-
dante (lai., comatus). - Ciuffettino, ciuf fino,
ciuffaccio, ciuffone, ciuffonacgio, di chi porta gros-
so ciuffo, e i capelli lunghi e arruffati. - Cre-
sposo, cresputo, chi ha capelli crespi. - Crinuto, ca-
pelluto, chiomato, avente capelli irti, ruvidi, forti
Premoli — Vocabolario Nomenclatore
26
402
CAPELLI
come crini e in abbondanza. - Crisòcorno, chi ha
capelli color d'oro.
Fioricrinito, che ha i crini cinti o intrecciati di
fiori. - Intonsus, presso i Greci e i Romani, non
tosato : il che implica giovinezza, giacché i Greci e
i Romani tagliavano i loro capelli nel giungere alla
pubertà. - Lofocomi (gr.), uomini che hanno i ca-
pelli a ciuffi, - Orichiomato, oricrinito, chiomadoro,
chiomidorato, auricome, chi ha capelli o crini del
color dell'oro. - Parruccone, zazzerone. - Pennec-
chiona, donna scarmigliata per abitudine e trascu-
rata nell'acconciatura del capo. - Prosérpina, di
donna scaruffata. - liaperino, lo dice il popolo per
vezzo a chi si è rapato o tosato i capelli, o cosi li
li porta abitualmente. - Raperonzolo, di testa to-
sata (scherz.).
Ravviatino, ravversatino (meno comune), chi porta
i capelli bene ordinati. - Ricciolone, ricciolona, di
persona ricciuta, riccioluta, con molti riccioli. -
Ricciuto, lo stesso che riccioluto, ma più gentile:
ricciutello, ricciutino, ricciotto {ricciuiezza, l'essere
ricciuto). - Ritinto, di chi cerca nascondere l'età
con le arti della toeletta, - Rossaccio (spreg.), persona
coi capelli rossi. - Rossino (quasi vezzegg.), di per-
sona coi capelli rossi.
Scarmigliato, chi ha i capelli in disordine, non
pettinati (scarmigliatura, l'atto e l'effetto dello scar-
migliare). - Sgrendinato o sgrandinato, arruffato,
non pettinato, scarmigliato. - Spelacchiato, di chi
ha i capelli radi. - Stempiato, senza capelli sulle
tempia. - Testa tonda come una rapa, tosata fino
alla cotenna. - Tintoretto, allusione a persona che
suole tingersi nel volto e ne' capelli. - Tosone, chi
ha 0 porta i capelli tosati. - Zazzerone, chi porta
una gran zazzera. - Zazzeruto, chi ha, porta la zaz-
zera. - Zuccone, veggasi più sopra, a calvizie.
Anguicrinito, anguichiomato, serpentuio, che ha
serpenti in luogo di capelli (mitologico). - Assalonne:
si dice di chi ha capelli lunghi. - Merocure, anti-
camente, attrice che aveva la testa a metà rasata.
Acconciatura dei capelli.
Loro trattamento.
Dicesi acconciatura l'incrociamento e la disposi-
zione dei capelli ; anche, degli ornamenti che in-
torno ad essi mettono le donne. Per l'acconciatura
propria delle donne, veggasi a pettinatura. 1 ca-
pelli si tengono lunghi o corti; intonsi o tagliati in
vario modo : a corona, a spazzola {alla Brutus, corti
corti), ecc. Ai capelli, specialmente delle donne, si
usa fare i ricci, quando non si abbiano natural-
mente; e per questa, come per altre operazioni, si
fa, di solito, ricorso al barbiere e al parruc-
chiere. - Capelli alla nazzarena, lunghi e divisi ;
alla raffaella, cioè alla maniera (lunghi e spioventi)
usata da Raffaello; alla Titus, maniera di tagliare,
tenere i capelli corti. - Capelli a scala., tagliati male.
(Àèche, i capelli tirati bassi, di qua e di là, sulla
fronte. - Corimbo, disposizione dei capelli a ciuffo:
acconciatura delle Muse, di Diana, ecc.
Anello, ciocca di capelli ripiegata in cerchio, a
forma d'anello. - Buccola, o buccolo, riccio piuttosto
artificiale fatto sui capelli o attaccato ad essi: bue-
coletta, buccolina, buccolona. - Buccolotto, staffa di
capelli rivolta a guisa di ricciolo. - Cincinno, riccio
di capelli o buccoletto fatto ad arte col ferro ap-
posito. - Coda, codino, ciocca di capelli, allucigno-
lata 0 intrecciata, lunga più o meno, pendente da
dietro come coda, o ravvolta su di sé in crocchia:
si portava in passato anche dagli uomini.
Galero, berrettino di capelli posticci, parrucca. -
Linda, la lista coperta di ricci posticci giù dalle
parrucche. - Parrucca, capigliatura posticcia : a
riccioloni, incipriata, ecc. - Parrucca con la coda,
capelli naturali o posticci, legati con un nastro
dietro la nuca: la usavano i nostri nonni. • Par-
rucchino, piccola parrucca che copre solamente la
parte calva. - Staffa, ripiegatura, semplice, a modo
di cappio, che si dà a una ciocca di capelli. - Ten-
dine, i capelli spiaccicati sulle tempie. - Treccia,
(rarissimamente usata dagli uomini), insieme di tre
0 più ciocche di capelli, ciascuna alternatamente
accavalciante e accavalciata dalle altre, in modo da
formare un fitto graticolato di forma piatta, a modo
di nastro: treccinola, trecciuolina, freccetta, trec-
ciona; treccia lunga, corta, bionda, d'oro, nera. •
Trecce trapassate da lunghi spilli d'argento. Cerchi
molteplici di trecce, trapassati da spilloni.
Zazzera,! capelli dell'uomo lasciati allungare dietro
la testa : zazza ; zazzeretla, zazzeraccia, zazzerone.
Parrucca, per simil., lunga zazzera.
Trattamento dei capelli. — Acconciare (accon-
ciarsi), aggiustare i capelli: il primo verbo dice la
disposizione che si dà ai capelli con più arte che
nel secondo; il quale può consistere o nel dare ad
essi una disposizione alla meglio, tanto che npn
istiano negletti e scompigliati (e allora si dice anche
assettare), o nel ricomporli come quando erano ac-
conciati, che si dice anche rassettare. - Accrespare,
crespare, increspare, rincrespare, farli crespi, dar
loro il crespo. - Arrancarsi i capelli, svellerseli, strap-
parseli. -Arricciare, arricciolare, inanellarli con arte;
nel gergo dei parrucchieri, frisare (frane, frisé,
arricciato). - Arricciatura, l'atto dell'arricciare e la
disposiziose dei ricci. - Arricciamento, l'atto. - Arric-
ciolinamento, il formare dei ricciolini. - Amiffare
i capelli, sollevandoli {arruffio, a.ito ed effetto): sgren-
dinare. - Assettare, accomodare. - Dare una cesoiata
ai capelli, scorciarli, spuntarli, ordinarli. - Dicioc-
care, levare o guastare le ciocche. - Far crespo, ar-
ricciare con arte. - Epilare, epilazione, lo sradicare,
lo sradicamento dei capelli come metodo di cura. -
Fare la divisa, spartire i capelli {divisa nel mezzo,
su una parte). Divisa, partitura, spartizione, di-
rizzatura, addirizzatura, riga, scriminatura, discrimi-
natura, scrinatura (nel Lucchese scrimolo), il rigo
bianco che sul capo segna la divisione dei capelli.
Scriminatura e discriminatura, voci pressoché disu-
sate.
Farsi i capelli, farseli tagliare. - Far zuccone,
zucconare, levare i capelli della zucca fin quasi alla
radice. - Impomatare, dare la pomata, ungere i ca-
pelli con pomata. - Inanellare, dare alle ciocche di
capelli forma di anelli, di ricci. Inanellamento,
l'atto. Inanellatura, il modo dell'inanellare. - Incer^
fugliare, mettere cerfugli, contornare di cerfugli.
Incipriare, mettere sui capelli la cipria. - In-
crespare, far che prendano, con ferro o altro, on-
dulazioni fitte e brevissime. - Intrecciare, trecciare,
attrezzare, comporli in treccia. Intrecciamento ^
l'atto dell'intrecciare.
Lardellare i capelli, ungerli, ma troppo, d'olio,
pomata o altro. - Lisciare, pettinare e render lisci
i capelli; passarvi più e più volte con la spazzola o
con la mano, perchè prendano il lucido. Lisciata,
il lisciare alla testa. - Pareggiare, ridurre tutti i
capelli a una stessa lunghezza. - rettinare, rav-
viare e pulire i capelli col pettine. - Pilucca:rsi,
strapparsi i capelli.
Rabbuffare i capelli, più forte di arruffare (i ca-
CAPELLINI — ■ CAPIRE
403
pelli rabbuffati sono scompigliati, irti, orribili a ve-
dere); rabbaruffare, anclie di più. - Raccogliere,
riunire, stringere in ciutVo, in massa. - Rapare, ta-
gliare i capelli a cotenna; tosare alla Fiaschi.
Rapata, il rapare. - Rasare, tosare adatto. - Rav-
viare, comporre in ordine i capelli, quando arruf-
fati: ravyersare (meno comune). Ravviarsi, darsi
una ravviata, una ravviatina. - Ripigliare i capelli,
riarricciarli o scorciarli un poco, o semplieemente
pettinarli. - Ritondare, tagliarli a tondo. - Rotondare,
riunirli.
Scalare, fare a scala, scalati: tagliarli male. -
Scapigliare, arruffare di capelli, sparpagliarli. -
Scarnìigliare, scarulfare, scarruffare. - Schiomare,
disfare, guastar la chioma acconciata. Dischiomare
è più intensivo. - Scompigliare, operazione con la
quale si arruffano i capelli con pettine rado, per
cominciare l'acconciatura, o dare ai capelli nuova
acconciatura. - Sgraticciare, strigare i capelli impia-
strati. - Spettinare, disfare, guastare la pettinatura.
- Spuntare ì capelli, scorciarli, tagliarne la punta,
poco più (capelli spuntati). - Strecciare, contrario
di intrecciare: guastare, scomporre' le trecce. -
Slrigare, stricare, scatricchiare , distendere i ca-
pelli, scomposti 0 intricati, con pettine rado, o stri-
gatolo, 0 scatricchio. - Strinare, abbruciacchiare.
Tingere, tingersi, ricorrere a tinture per ridare ai
capelli il colore perduto o cambiare il colore naturale.
- Tèndere, tagliare i capelli; anche, fare la tonsura,
la chierica, dei frati e dei preti. - Tosare, tagliarli,
raderli quasi fino alla pelle. Tosatura, atto ed effetto. -
Vendere il bosco (scherz.), tagliarsi i capelli, raparsi.
- Zucconare, levare i capelli dal capo.
Persone che accudiscono ai capelli.
Arnesi all'uopo — Sostanze che si adoperano.
Frisare (frane, friseur), il barbiere e il par-
rucchiere. • Tosatore, tosatrice, chi, per mestiere
specialmente, taglia i capelli. - Tonstrix, donna che
tagliava o aggiustava i capelli, caso assai frequente
presso gli antichi.
Oggetti, arnesi. — Accappatoio, cappa di tela
usata dagli uomini per farsi tagliare i capelli. -
Addir izzatoio, dirizzatoio, dirizzacrine, discriminale,
strumento, fusellino d'acciaio o di ferro o d'altro,
sottile, lungo circa un palmo, acuto da una parte,
che serve per far la divisa ai capelli. - Calamistro,
strumento di ferro che si riscalda per arricciare i
capelli. - Discerniculum, pettine apposta per fare la
divisa.
Ferro da ricci, sorta di tanaglia per fare i ric-
cioli: ha bocche lunghe, coniche e diritte, una delle
quali entra nella concavità dell'altra; fra esse, ri-
scaldate, si stringe la punta dei capelli, i quali
strettamente si avvolgono intorno ad ambedue le
bocche, pel pronto inanellamento. Talora il ferro
da ricci è una semplice bacchetta cilindrica, o leg-
germente conica, con manico di legno. - Forfex,
forbici per tagliare i capelli. - Fettine, piccolo
arnese per la cura dei capelli e la mondezza della
testa, 0 anche per ornamento femminile del capo. -
Pettinella, pettine fitto. - Piumino, nome che dalle
donne si dà ad un ornamento da capo.
Schiacce, schiaccine (plur.), arnese a foggia di ta-
naglie, con bocche corte e piatte, tra le quali, suf-
ficientemente riscaldate, si stringono in ciambelle
ciocchette di capelli inanellate a mano, e avvolte
in un pezzetto di foglio. - Volsella, un paio di pin-
Z3tte per isvellere i capelli bianchi.
Sostanze. — Acqua di Proserpina, soluzione di
nitrato d'argento per tingere capelli. - Acifua ossi-
genata: serve per tingere i capelli in biondo. -
Aterina, aureol, altre tinture per capelli. - Brillan-
tina, lozione per pulire i capelli. .
Captalo, prodotto di condensazione del tannino e
del cloralio, usato contro la forfora e la caduta dei
capelli. - Ceretta, composto di cera e di sostanze
odorifere, in forma di piccolo cannello, per dare il
liscio ai capelli - Ceì'one, composto fatto di cera e
d'olio per fissare i capelli. - Chinina-Migone, prepa-
zione molto usata per l'igiene e la conservazione dei
capelli. - Cold-cream, pomata. - Dropace, depilalorio,
impiastro, medicamento che fa cadere i capelli.
Lardo lavato, lardo depurato che adoprasi per
lo più ad ungere i capelli delle bambine per ren-
derli più morbidi, lucidi e neri, se pendes,>ero a un
colore bastardo. - Olio di opoponax, unguento per
i capelli. - Olio di ricino, atto a fortificare i ca-
pelli. - Pirogallico, acido prodotto dall'acido
gallico : serve a preparare tinture per ca-
pelli. - Pomata, specie di manteca, di unguento
per capelli. - Profumeria, nome generico di
acque odorose che si mettono sui capelli. - Sapo,
specie di pomata per colorire i capelli di un color
bruno chiaro, composta di sego di becco e di ce-
neri di faggio. - Untume, nome generico di materie
grasse adoperate per tenere morbidi i capelli.
Capellini. Sorta di itasta da minestra.
Capelluto. Che ha molti capelli.
Capelvènere. Pianta medicinale, specie A\ felce.
Capestreria. Atto da scapestrato. — Modo
di dire o di fare a capriccio. - Anche, stramberia,
frivolezza.
Capestro. Fune, corda per legare il bestiame.
- Corda per suppliziare i condannati alla forca. •
Annodamento, nodo che, tirato intorno a qualche
cosa, la stringe.
Capezzale. Sorta di guanciale, che si pone
a capo del letto.
Capé/.zolo. Estremità, punta della wiawiwteWa.
Capidòglio. Grosso cetaceo.
Capifosso. Detto a fosso.
Capigliatura, capiglièra. La massa dei ca-
pelli.
Capilarg-o. Detto a largo.
Capillare. Simile a capello, sottile come ca-
pello.
Capillarità. Fenomeno che si manifesta in un
corpo liquido.
CapiUato. Fornito di capelli.
Capillizio. La cotenna di quella parte del capo
che si copre di capelli.
Capinéra, capinero. Piccolo uccello di bosco,
dalla testina nera e dal canto soave. - Occhiolto,
od occhirosso, uccello cantatore, famiglia delle ca-
pinere, vivente in Liguria e in Toscana.
Capire. Sentire materialmente, intendere; com-
prendere, percepire, conoscere, accorgersi di
alcunché; entrare, penetrare nel senso, nel senti-
mento; rilevare la cagione; afferrare il significato,
impadronirsi del significato; trovare il "bandolo,
trovar la chiave di checchessia.
Addare, addarsi, avvedersi, accorgersi, capire
qualche cosa dagli indizi - Avvedere, avvedersi,
comprendere alcunché, specialmente a certi segni
esteriori. - Capacitare, far capire, convincere,
render persuaso, persuadere. - Capacitarsi, ca-
pire e persuadersi.
Capire, intendere, prendere una cosa per aria,
404
CAPIRE — CAPITALE
m-
capire prima che uno si sia spiegato chiaramente.
Capire il latino, intendere ciò che altri vuole o
pensa senza che lo dica apertamente; indi operare
in modo conforme a quella volontà. • Capire a volo,
subito e facilmente. - Capire Roma per toma, fa-
migliarmente, intendere una cosa per un'altra; fare
il sordo - Capire una persona, intendere, spiegarsi
il suo modo di fare o di pensare.
Cogliere il senso, afferrarlo, capir bene, compren-
dere - Comprendere, afferrare con l'intelletto, ab-
bracciare con la mente fcomprensìbile, che può
essere compreso). - Entrar nel capo una cosa, in-
tenderla. - Fraintendere, frantendere, intendere in
modo diverso, a rovescio, anche in mala parte
(malinteso), interpretazione in mala parte di un
discorso, dando origine a screzi. - Immedesimarsi,
investirsi, delle condizioni altrui, capirle, compren-
derne la gravità, l'importanza, l'essenza e parteci-
parne con l'animo.
Intendere (inteso), capire con la mente, ascol-
tando 0 leggendo (intelligibile, che si può inten-
dere facilmente) - Intendere a mezz'aria, senza che
gli altri abbiano bisogno di far molte parole. -
Intendere a mezzo, imperfettamente. - Intendere a
rovescio, al contrario - Intendere fra le righe, in-
tendere le minacce o le ammonizioni altrui, o
quanto ci tacciono per prudenza. - Intendere il la-
tino, capire quel che si prepara, quel che sia sot-
tinteso. - Intender per aria, subito, al primo cenno,
alle prime parole. - Intendicchiare e intenducchiare,
intendere un poco, non molto.
Intuire, vedere prontamente con l'intelletto, con
l'aiuto della riflessione: accorgersi, indovinare,
intendere a prima vista, interpretare, pigliare a
frullo concetti e simili. - Leggere in fronte, capire
quel che uno pensa, guardandolo. - Leggere fra le
linee o fra le righe, intendere quel che è sottinteso. -
Mangiar la foglia (figur. e fam.), capire a che tenda
un dato discorso ; avvedersi, senza dimostrarlo però,
d'un'intenzione finemente nascosta. - Non intendere
a sordo, capir subito, di minacce e sim. - Odorare
(figur.), capire, accorgersi, fiutare : subodorare. - Per-
cepire, apprendere con la mente. Percipibde, per-
cettibile, che si può percepire (percettivo, atto a per-
cepire). - Toccar nel fondo, addentro nelle cose.
Rendersi conto di una cosa, studiarla e capirla in
modo da averla chiara in mente. - Ritrarre, ca-
pire, intendere, rilevare. - Sentire, indovinare,
capire. - Trovare, ritrovare il bandolo della ma-
tassa, d'una matassa, cominciare a capire o a rac-
capezzarsi in qualche cosa. - Venir con l'ultima,
cioè con l'ultima corsa (famigl. e figur.), capire le
cose troppo tardi.
Far capire. - Non capire. - Facoltà' di capire
Difficile a capire. - Locuzioni.
Apertura di mente, facilità naturale di comprendere
le cose. - Buongusto, facoltà di comprendere il belio.
- Buonsenso, comprendimento, la facoltà del compren-
dere; anche, comprendonio. - Comprensiva, facoltà
del comprendere (comprensivo, che è capace di com-
prendere). - Intellezione, Tatto dell'intendere, lo
sforzo che si fa per giungere all'intelligenza. - In-
tuito, facoltà di intendere, di capire. - Intelligenza,
intuizione. - Intuizione, anche l' atto di intuire.
Intuitivo, che ha virtù di intuire; che concerne
Vintuito; istintivo. Intuitivamente, ili modo intui-
tivo, istintivamente.
Inculcare, far entrare nella niente. - Spiattellare,
ridurre una cosa all'intelligenza di ognuno. - Stu-
rare gli orecchi a uno, fargli intendere la verità;
dirgli il fatto nostro.
Non capire. — Aver la testa dura come il muro,
non voler intendere, o non esserne capace. - Essere
senz'occhi, chi non vede o non capisce il bene e il
male. - Ingrossare il cervello, diventare zuccone,
non capir più nulla in una cosa. - Non entrar
bene nelle idee, non capire il pensiero di altri. -
Non entrare in testa, non capacitarsi. - Non sbuc-
ciare una cosa o in una cosa, non capirne gran fatto.
- Scrivere fichi e leggere baccèlli, capire a rovescio.
Incompreso, non inteso, non capito.
Difficile o impossibile a capire : ambiguo, astru-
so, coperto, impenetrabile, incomprensibile, inde-
cifrabile, inesplicabile, inintelligibile, impenetrabile,
impercettibile. - Astruseria, ciò che è astruso. -
Enigma, eninima, detto, scritto oscuro che, sotto il
senso letterale, ne nasconde un altro, da indovi-
nare» - Impenetrabilità,, condizione di ciò che ha
significato non penetrabile, non comprensibile. - Ine-
splicabilità, condizione di cosa che non si può espli-
care, spiegare, quindi tale che non la si può capire. -
Problema, di cosa che non si capisce, o difficilmente.
Locuzioni. — Andar super iperi, fare un discorso,
un ragionamento, uno scritto, ecc., difficile a capire,
asti uso, mentre potrebbe essere piano. - Che a
leggi qui tu?, mostrando cosa da essere decifrata.
- Di chi non capisca una cosa si dice: Ti ci vuol
l'abbaco 'ì - In che lingua mi ho a spiegare f vi ho
a parlare ?, a chi non ci intende o non ci vuol
intendere. - Mi pare che voi mi diate i numeri per
il lotto /...., di persona che non risponde a tono, o
dice cose che non intendiamo o non vogliamo in-
tendere. - Parlare all'uscio, essere come dire aWuscto,
0 al muro, a chi non vuol capire. - Parlare con te é
come parlare al vento, a chi non vuole intendere.
Per me e algebra, è arabo, dichiarando di non
capire un discorso uno scritto e simili. - i^on su-
ghere, di persone che intendono nulla. - Spiegaini
questo enimma, questo rebus, non intendendo un di-
scorso 0 un fatto - Tant'è sonargli un corno che un
violino (famigl.), a chi non capisce le differenze di
una cosa, specialmente artistica. - Ti entra in testa?,
a chi non capisce. - VatteV a pesca, di cose che non
si sa come siano.
Capire (capito). Comprendere, contenere.
Capirósso. Uccelletto con piume rosse sul capo.
Capiste©. Arnese di legno per mondare grano
0 altro cereale.
Capitàgna. Lembo del campo. - Arnese da
mugnaio.
Capitale. Somma di denaro, o valori diversi,
che i mercanti o gli interessati di una società di
commercio impiegano nei traffici o in qualche
impresa: fondo, somma, valsente, valuta. Anche,
fondo che i mercanti o gli interessati mettono in
una società di commercio, in una industria,
in una qualunque impresa. - Capitalismo, voce
astratta che indica la forza e l'abuso della forza
che è insita nel cumulo del capitale, « per cui
gli uomini operano conformemente. - Capitale azio-
nario, il capitale riunito a mezzo di azioni; circo-
lante, messo in giro; anche, esaurito in una sola
produzione; fisso, il capitale che serve a succes-
sive produzioni; flottante, fluttuante, oscillante,
detto di debiti o di capitali d'una amministrazione
i quali per loro natura sono incerti, soggetti ad
aumento o a diminuzione; fruttifero, messo in giro
perchè frutti (contrario di capitale morto); giacente.
depositato presso una banca, o lasciato infruttifero
impegnato, ipotecato, da non poterne disporre a vo
lontà; impiegato, messo a profitto in un'azienda d
commercio, o nell'industria; messo a frutto in qua
lunque modo, improdiitlirG, inerte, che non dà
(rutto, interesse, imitile, morto, che non frutta
investibile, che può essere investito; liquido, il ca
pitale che si ricava da una liquidazione e clie deve
essere rappresentato da solo danaro. Fondi di
commercio, capitale impiegato in commercio.
Ammontare, somma risultante dal continuo accu-
mularsi dell'interesse al capitale, impiegato all'in-
teresse composto, dopo un dato tempo. - Buttar
bene, di capitale che frutta molto. - Capitalizzare,
ridurre a capitale: detto di fondi che si accumu-
lano 0 si immobilizzano per investirli in un dato
impiego, anche, aggiungere gli interessi al capitale;
accumulare ricchezza. - Immobihzzare, rendere
il capitale immobile, fisso, non disponibile. - In-
vestire il capitale, impiegarlo in terre o altri va-
lori fruttiferi. - Rintegrare, rimettere nel primitivo
stato, nel primitivo ammontare. - Scorpora:re, to-
gliere dalla massa del capitale.
CapilaUzzazione, il capitalizzal-e. - Entrata, quanto
rende il capitale posseduto: rendita. - Frutto, be-
nefizio, entrata, interesse, rendila, utile, profitto,
che dà un capitale. - Interesse composto, interesse
degli interessi. - Mobilitazione dei capitali, il
metterli in circolazione, per farli fruttare. - iVumero,
espressione rappresentante il capitale che produce,
m un giorno, lo stesso interesse che un altro capitale
produrrebbe in più giorni. - Prò, frutto del capi-
tale. - Rifrutto, il frutto del frutto. - Saggio, tasso,
veggasi a interesse. - Sweating system, espressione
inglese che letteralmente vuol dire: sistema del su-
dore, cioè dello sfruttamento dell'operaio nella pro-
duzione del capitale. - Usufrutto, diritto di godere
il frutto, l'interesse. - Monte, corporazione di capi-
talisti nel medio evo.
Capitalista, chi possiede capitali ed é disposto
ad impiegarli in questo o in quell'alare. - Pro-
biviri, amichevoli compositori chiamati a dirimere
specialmente le questioni fra capitale e lavoro: di
recente istituzione. - Sfruttamento (neol. d'uso), il
guadagno del capitalista a scapito del lavoratore.
Capitale. Che riguarda il capo, la testa, cioè
la vita: mortale. - Città principale, di peccato
grave, di cosa della massima importanza..
Capitalista. Detto a capitale.
Capitalizzare, capitalizzazione. Veggasi
a capitale.
Capitana. La nave ammiraglia.
Capitananza. Ufficio e dignità di chi dirige
un esercito; supremo comando della milizia.
Capitanare (capitanato). Avere capitananza.
- Essere capo in checchessia. - Guidare in un'im-
presa : capitaneggiare.
Capitanejpiii?.- Territorio e residenza dell'autorità
marìttinia. UlTi'cio di porto.
Capitano. Condottiero di esercito: capo, co-
mandante, comandante in capo, comandante su-
premo generale, generale in capo, generalissimo;
mastro di guerra, conestabile, maresciallo; principe
dell'esercito. - Nella nostra milizia e in quella di
altre aazioni, il capo di una compagaia o d'uno
squadrone. - Condoltiere, condottiero, capitano che
canduceva a soldo schiere raccogliticce, e a soldo
si dava a questo o a quello Stato, mercanteggiando
la guerra: capitano di ventura.
Capitare (capitato). Giungere, arrivare a
405
caso in Hn luogo; bàttere, rabbattere, trabattere, •
Dicesi pure per incontrare. • Anche, sopraggiun-
gere di avvenimento; avere una data sorte\,
buona o cattiva.
Capitazione. Sorta di tassa.
Capitello. Membro di architettura soprappo-
sto 'alla colonna, quasi capo e finimento di essa. -
CapilAlo campanellato, quello che dal collarmo in
su prende Jorma di campana. • Capitetlo di moda-
natura, quello composto semplicemente di modana-
tura, cioè di membretti sovrapposti- gli uni agli
altri in piano orizzontale. Tali sono il dorico e il
toscano. • Capitello di scultura, quello che ammette
ornati di scultura, come volute, foglie, fiori, ecc.
Tali sono Io ionico e il corinzio. - Capitello rostrato,
con rostro, ornamento a guisa del doppio sperone
delle navi da guerra romane.
Abaco, membro piano o tavola, che, a gursa di
coperchio, fa finimento al capitello superiormente, e
intorno inforno sporge dal corpo di esso. - Anello,
ciascuno dei Irstelli che ornano il capitello dorico.
- Anima, il sodo del capitello, su cui sono rilevati
gli ornamenti. - Ai-mille, nei capitelli dorici, cer-
chietti che trovatisi sotto l'ovolo.
Campana, il corpo del capitello quando s'allarga
nella parte superiore: fusto, vaso. ■ Canalicoli, steli
che, avvolgendosi sopra sé stessi, formano le volute
dei capitelli corinzi e compositi. • Cintura, nel ca-
pitello ionico, l'orb del fianco o del balaustro, os-
sia il listello del fianco della voluta. - Collarino,
membratura che divide il capitello dal fusto della
colonna. - 6o//'o, la parte inferiore del corpo del
capitello, la quale ha la stessa grandezza del som-
moscapo della colonni, a cui è immediatamente
soprapposta. - Gorpo del capitello, il sodo di esso,
che talora è cilindrico, talora va allargandosi- in
alto: in quest'ultimo caso chiamasi più particolar-
mente campana. - Dado, parte del capitello, di figura
cubica. - Echino, membratura sotto l'abaco. - Ooolo,
modanatura a forma di un quarto di ci'indro
(nel capitello dorico), con ornati in forma d'ovo. -
Pulvino, sagomatura di fianco del capitello ionico
che collega fra loro le volute anteriori alle poste-
riori. - Viticcio, ornamento in forma di fila, steli
0 striscioline che sorgono dalle foglie superiori del
capitello corinzio e vanno a congiungersi e incar
tocciarsi setto l'abaco, nelle cantonate o nel mezzo.
- Voluta, ornamento a curvatura in linea spirale,
inferiormente all'abaco del capitello, tanto nell'or-
dine ionico che nel corinzio e nel composito.
Capitolare (capitolato). Stabilire la resa, l'aa*-
rendersi di un esercito, di una fortezza e
simili. - Lo scrivere a capitoli. - Il dividere in
capitoli.
Capitolare. Di capitolo: veggasi a canonico.
- Raccolta di tutti i capitoli" deliberati in un'adw-
nanza.
Capitolato. Detto ad appalto e a contratto.
Capitolazione. Il capitolare, l' arrendersi
d'un esercito, ecc. - Tempo del servizio di un
soldato.
Capitoléssa. Lungo e faceto capitolo in poesìa*
Capitolo. Parte di un libro o di una scrittoi
capo. • Capitolalo, ciò che è fatto o stabilito in
capitoli. - Paragrafo, ciascuna delle, parti, in cui
è diviso un capitolo.
Capitolo. Componimento in poesia e in ter?a
rima.
Capitolo. Veggasi a canonico, a frate, a
monaca.
406
CAPITOMBOLARE — CAPORALE
Capitomtoolare, capitombolo (capitombolato,
capitomboloni). II cadere a capo al Fingili.
Capitone. Grossa anguilla. ■ Filo di seta.
Capitòzza. Detto ad albero.
Capitiidine. Veggasi a ìnestiere.
Capo. Parte superiore del corpo umano, ante-
riore negli animali; più comunemente, testa, -
P.irte superiore di checchessia. - Figur., intelletto,
tnente, e, in certe frasi, attenzione^ jtensiero.
Capo. L'uno e l'altro dei punti estremi della
lunghezza. - Il bulbo di certe piante; gertno-
glio 0 tralcio della vite» - Parte dell'osso rilevata
e tondeggiante. - Articolo, oggetto. - Termine di
geografìa: promontorio. - Divisione di libro. -
Punto di accusa, di questione. - Determinato pe-
riodo di tempo. ■ Scaturigine, sorgente. - Ori-
gine, 2irincipio.
Capo. Chi presiede, regola, governa, dirige chec-
chessia, in qualità di direttore di un'azienda
commerciale o industriale, di capitano d'un eser-
cito, di preposto ad un ufficio, ad unimpresa;
chi è in capo, in capite, primo (primo medico, pri-
mo architetto, ecc.), superiore ad altri, per grado,
per autorità, in una classe, in un'arte, in un
mestiere, nella famiglia, in un'associazione, in un
ufficio, in ogni cosa: maggiore, principale, soprac-
ciò, sopraintendente; archimandrita, arcimastro;
maestro, gran maestro. Anche, grande dignitario,
maggiorente, magnate {magnatizio, di o da magnate),
primate. - Archi, arci esprimono l'idea di capo in
molte parole. - Supremazia, l'autorità di un capo.
Capòccia, chi guida altri, ma, per lo più, in s'jnso
di biasimo. Anche, capo della casa nella famiglia
del contadino. - Capo classe, il primo di una
classe, massime di studio, nei collegi militari, ecc. -
Capo di stato maggiore, chi presso i diversi comandi
militari ordina i vari servizi. - Capo di stato mag-
giore generale, quegli che ha la suprema direzione
dell'esercito e ne dispone i servizi. - Capo di ta-
vola 0 capotavola, chi ha il posto d'onore a una
mensa. - Caporione, capo di popolani; capoparte,
capo di pojwlo. - Caposcuola, chi è maestro in
unarte e dà a questa una speciale impronta. -
Capo-stazione, o semplicemente capo, il primo per
grado, fra gli impiegati d'una stazione ferroviaria.
Decano, capo per anzianità. - Ginnasiarca, capo
d'un ginnasio, d'un liceo. - Governatore, capo di
governo, in rappresentanza dell'autorità centrale:
luogotenente. - Maggiordomo, capo-servizio in una
casa di 2>j'in,ct/>e, in una corte.. - Podestà, un
tempo, il capo del comune e della giustizia. - Pre-
vosto, il podestà 0 altro magistrato in alcuni paesi,
- Preside, chi presiede alcuni uffici; particolarmente,
il liceo. • Presidente, capo di un'assemblea, di uno
Stato repubblicano, di un istituto, ecc. - Principale,
superiore, capo. - Proto, il primo, il capo. Anche,
termine di tipografica. - Rettore, capo d'un'accrt-
demia, d'una università, - Sovrano, capo di
uno Stato monarchico.
Caliljo, capo, principe degli Arabi. - Cheick, sce-
rif, sceriffo, capo di tribù araba. - Iletman, capo di
cosacchi. - Iniano, voce araba che vale capo, pre-
sidente, e alla quale i Musulmani danno molteplici
significati. - Mahdi, capo religioso e militare d'un
gran numero di tribù arabe. - Nabab, grafia fran-
cese di nome arabo, dato a governatori e capi del-
l'India maomettana. - Nomarca, capo di un nomo,
in Egitto. - Pascià, governatore, capo turco. - Ras,
capo governatore nell'impero feudale d'Abissinia. -
Satrapo, governatore nell'antica Persia. - Sidar, ti-
tolo di capo militare in alcune terre dell'Asia (In-
dostan). - Statolder {stadhonder), voce olandese che
vale capo governatore dell'antica repubblica d'Olanda:
gran pensionarlo. - loparca, capo di una toparchia,
0 provincia. - Vaivoda, o voivoda, capo di una
voivodia, in Transilvania.
Capobanda. Chi dirige una banda di suona-
tori: capomusica, arcisinfoneta. -Anche, capo ma-
landrino.
Capobandito, capobrigante. Detto a ma-
landrino.
Capocàccia. Sovraintendente alla caccia.
Capocchia. Estremità superiore di bastone,
di chiodo, di spillo e simili. - Estremità di chec-
chessia più grossa del fusto.
Capocchio. Uomo di poco intendimento; sciocco.
Capoccia. Detto a cajto.
Capocèrro. Parte del cavallo, nell'attaccatura
del collo con la groppa.
Capocòmico. Detto a comico.
Capoconvoglio. Veggasi a treno (di ferrovia).
Capocuòco. Veggasi a cuoco.
Capo d'anno {capodanno). Il primo giorno del-
l'anno.
Capo del compasso. Detto a bussola.
Capodoglio. Mammifero cetaceo.
Capo d'opera. Capolavoro, opera di grande
eccellenza o la più perfetta di un autore.
Capo fabbrica. Il sovriatendente ai lavori d'un
opificio.
Capo famiglia. Detto a famiglia.
Capofila. Chi sta a capo d'una fila negli ordi-
namenti della milizia.
Capofitto. Con la testa all'ingiù.
Capogatto. Malattia del cavallo e di qualche
altro animale (infiammazione di cervello).
Capogiro. Giramento di testa : vertigine.
Capolavoro. V^eggasi ad opera.
Capoletto. Veggasi a letto.
Capolevare (capolevato). Il caderea. capo ingiù.
Capolino. Piccolo capo, piceola testa. - Far
capolino, modo di sporgere la testa, per vedere
senza essere veduto.
Capolista. Chi figura primo in una lista di
nomi, come candidato in una elezione, come
iniziatore d'una sottoscrizione e simili.
Capoluogo. Centro amministrativo: luogo prin-
cipale di un comune, di un circondario, di un
distretto, di una provincia.
Capomastro. Chi soprintende alla costruzione
d'un edificio ed ha sotto di sé molti lavoranti,
specialmente muratori : capo maestro, costruttore.
Anche, artigiano impresario di costruzioni. - Am-
stènte, soprastante, persona che rappresenta il capo-
mastro, nella vigilanza dei lavori.
Capomorto. Veggasi a distillazione.
Caponàggine, caponeria. Azione da ostinato,
ostinazione.
Capóne. Caparbio, ostinato.
Capóne. Grosso paranco per sollevare {'àncora.
Capopàgina. Fregio in testa alla pagina.
Capoparte. Detto a partito e a poj^olo.
Capoparto. Veggasi a mestruo e a parto.
Capopèzzo. L'artigliere che punta il cannone.
Capopòpolo. Detto a pòpolo.
Capoposto. Comandante di soldati a guardia
di un luogo.
Caporale. Primo grado a cui può salire il sol-
dato. - Capo operaio in certi lavori o in dati
opifici.
CAPPELLAIO
407
Caporione. Veggasi a capo e a jfopolo.
Caporchestra. Direttore d'orchestra.
Oaporirèrso, caporovescio. Con la testa
in giù: capovolto.
Caposaldo. Sostegno, base, fondamento. -
Segno indicante il punto nel quale deve essere al-
zato 0 abbassato il livello d'una strada, d'un muro,
Caposcala. Estremità superiore della scala.
Caposcuola. Maestro, capo, in arte, in lette-
ratura, in scienza.
Caposezione. L'impiegato superiore in un
riparto d' ufficio.
Caposquadra. Capo di una squadra di sol-
dati, d'operai, ecc.
Caposquadròne. Capo d'uno squadrone di ca-
valleria.
Capostazione. Veggasi a sfazione (di ferrovia).
Capostiva. Basso ufficiale di marina.
Capostorno. Malattia del cavallo.
Capotaniburo. Detto a tam,huro.
Capotasto. Veggasi a musicali istruìnenti.
Capotavola. Detto a tnensa.
Capotinioniere. Basso ufficiale di marina.
Capoverso. Parte di scrittura o di stampa,
dove incomincia il rigo o il verso: comma.
Capovòlgere {capovolto, capovoltato). Mettere,
mandare capovolta una cosa: rovesciare, arrove-
sciare; travolgere. - Capovòlgersi, rovesciarsi.
Capovoltare (capovoltato, capovolto). Lo stesso
che capovolgere, rovesciare.
Cappa. Parte del camino.
Cappa. Sorta di sopravveste non molto lunga
e con maniche; specie di mantello con cappuccio
e a strascico, usato da cardinali, da vescovi e da
canonici. Anche, sacco o abito di penitenza degli
ascritti alle confraternite. - Abito grave da portarsi
d'inverno, sopra altre vesti, e più stretto del pa-
strano. - Capperone, capperuccio contadinesco, il
quale è appiccato a sallambarchi, per portarselo in
capo sopra il cappello, quando piove. - Cappotta,
quasi piccola cappa; m.antello, perlopiù di panno-
lano, che le donne portano d'inverno. - Cappotto,
abito soppannato con bavero: gabbano. - Cappuc-
cio, parte della cappa, o mantello, che si suol tenere
appiccata allo scollo di alcune vesti per coprirsi il
capo al bisogno.
Cappa. La decima lettera AqW" alfabeto greco.
Cappamagna. Sopravveste da principe, da
canonico e da altri prelati, da cavaliere di ta-
luni ordmi, ecc.
Cappèlla. Edificio consacrato al culto, piccola
chiesa, battistero, edicola, oratorio, tempietto. -
Anche, parte d'una chiesa dov'è un altare dedi-
cato a un santo, ecc. - Cappellano, prete che uffizia
una cappella e ha una cappellania, cioè un benefizio
ecclesiastico al quale è annessa qualche uffiziatura.
- Cappellanato, ufficio e dignità di cappellano.
Cappèlla. Tutti i musici e i cantori di una cap-
pella, di ima chiesa. Veggasi a musica e a canto.
Cappellaccia. Detto ad allodola.
Cappellaio. Chi fabbrica o vende cappelli (veg-
gasi a cappello) e altri capricapo: cappellinaio,
berrettinaio. - Cappellata, la moglie del cappellaio;
venditrice di cappelli da uomo. Se da donna, cre-
staia, modista. - Appropriaggisti, gli operai in-
caricati dell'appropriaggiare (veggasi più innanzi). -
Follatore, artefice che incorpora e fissa la tessitura
del panno ; nell'uso, follista. - Lustratore, chi lustra
feltri, cappelli. • Mondatrice, o cernitrice, chi se-
para, secondo la loro natura, i peli (di coniglio, di
lepre, di castoro, ecc.), dopo che furono tagliati -
beJista, nel linguaggio dei cappellai, l'operaio adi-
bito alla preparazione del cappello a cilindro. - Sor-
titori, gli operai addetti alla scelta delle pelliccie per
il colore del pe'o e per la qualità.
Agguagliatora, la donna che agguaglia la paglia
da cappelli. - Trecciaia, treccialo, chi fa trecce di
paglia, ma più comunemente dicesi di colui che fa
il commercio delle trecce di paglia da farne cap-
pelli: trecciaiolo, trecciaiola.
Materie adoperate pek fabbricare i cappelli
di feltro e di paglia.
Di feltro. — Cappuccio, pezzo rotondo di feltro,
che, nell'atto della bollitura, si affonda nel mezzo
a foggia di tasca o cappuccio, che si informa poi. -
Cencio di Parigi, specie di tela ingommata che serve
per fare il fondo dei capini pei cappelli da inverno.
■Doratura, il pelo della pelle di lepre, che è gial-
liccio. - Falda, la groppa della pelle di lepre con-
ciata per cappelli. Falda matta, se c'è anche del-
l'altro pelo, oltre la groppa. - Feltro, unione e in-
tralciamento per ogni verso di peli, sodati in modo
da formare come una specie di panno non tessuto.
- Fianchetto, falda sottile fatta di pelo più scello,
con la quale talvolta i cappellai coprono le parti più
apparenti di un cappello. - Merinos, le lane fini per
il feltro.
Felle, la spoglia della lepre, o d'altro animale,
quando è fornita del suo pelo, atto a fabbricar cap-
pelli. - Feto, sottilissimo filamento che esce fuori,
come germogliante dalla cute di molti animali : per
i cappellai, quello che si può ridurre in feltro, ac-
concio a far cappelli: pelo di lepre, di coniglio, di
castoro, di vigogna, di cammello e anche di pecora.
Pelo vano, quel pelo bianco, più grosso e più ru-
vido, che non si feltra bene, non piglia il nero e,
quando passa inosservato nei cappelli, dà sempre
in fuori biancheggiante, e vi si recide con forbici
e con larghe pinzette taglienti. - Rat-gondin, il pelo
più ricercato per la preparazione del feltro. - Stampo,
pezzo di tela nuova che si mette tra le falde dei cap-
pelli, acciò non s'appicchino insieme. - Jara, il pelo
della lepre o del coniglio che è di maggiore lun-
ghezza e copre la caluggine, cioè quella corta e fine
peluria che sta contro la pelle dell'animale, rico-
perta dal pelo propriamente detto.
Appretto, acqua gommata. - Folla, speciale acqua
concia, in cui si fa bollire una falda imbastita da
convertirsi in feltro, per farne un cappello. Nella
bollitura si pone gruma di botte, se il cappello ha
poi da esser tinto in nero; ovvero s'infonde alquanto
acido solforico, se il cappello ha da rinìaner bianco,
0 bigio, 0 d'altro naturale colore del pelo adoperato.
- Secreto, segreto, soluzione usata nella preparazione
del feltro: consiste in una miscela di acido nitrico,
di mercurio e d'acqua. Per tale miscela si usa una
damigiana in bilico sopra un piccolo apparecchio.
- Tinta, acqua per tingere il cappello, nella quale
si son fatti bollire e stemperare alcuni ingredienti,
come dire vetriolo, cioè solfato di ferro, verde-
rame, legno di campeggio e galla, se il cappello tia
da essere tinto in nero.
Di paglia. — Si fanno cappelli con paglia di riso^
di grano, di segale, con varie foglie, ecc. - Cascola,
sorta di grano che si semina per cavarne più soe-
cialmente la paglia da cappelli, - Il cappello di Pa-
naria, 0 cìpacipa, si fa con le foglie della bombonaxa,
408
CAPPELLAIO
pianta spadiciflora, detta anche palma di Panama.
- Nacuma, liana con la quale si fanno cappelli detti
di Panama. - Paglia filata, la paglia di frumento o
di segale ridotta in fili e avvolta a cordoni. - Pedale,
la paglia grossa. - Punta,, la paglia sottile, fine. -
Spàrteria, ritagli di legno, di giunco, di paglia, ecc.,
per far cappelli. - Treccia, la paglia avvolta per
fare i cappelli ; in generale, incrociamento obliquo
di tre o più fila di checchessia passate alternatamente,
ora sopra ora sotto le une alle altre, da destra a si-
nistra, e da sinistra a destra, si che ne risulta uno
stretto reticolato. - Treccino, la treccia più stretta
per avviare le trecce di paglia.
Operazioni sui cappeuli.
Di feltro. — Carbonizzazione, operazione che ha
per oggetto di rendere facilmente separabili dalla
lana le materie estranee - Cernita, la scelta, la sepa-
razione del pelo. - Decatiraggio, operazione che con-
siste nel riscaldare il cappello allo scopo di fissare
il colore e ridurre l'elasticità delle fibre feltrate:
all'uopo, i feltri, dopo tinti, sono introdotti in caldaie.
Feltratura, riduzione in feltro del pelo mediante
l'imbastitura e la follatura. - Follatura, operazione
che, completando la feltratura, riduce la carcassa
del cappello, fatta troppo grande appositamente, alla
dimensione conveniente. - Imbastitura, operazione
■dell'imbastire: veggasi più innanzi. - Lavatura, prepa-
razione della lana, antecedente alla carbonizzazione.
- Montatura, il mettere insieme le varie parti.
Pomiciatura, operazione (cosi detta perché un
tempo fatta con la pietrapomice e a mano) che ha
per oggetto di r?isare i leltri, i quali, allo stato na-
turale, somigliano al panno detto loden: ì cappelli
sono messi sopra una delle forme fissate su perni
roteanti velocissimamente, e l'operaio con una carta
smerigliala ne preme la superficie in modo uniforme.
- Pressatura, compressione che si fa sul cappello
mediante una matrice di (erro riscaldata e identica
alla forma del cappello stesso. - Rimontatura, ri-
monta, il rimontare e l'operazione eseguita, rifa-
cendone alcuna parte nuova.
Sbarbatura, operazione con la quale il feltro viene
rasato mediante un coltello bene affilato. - Segre-
tatura; o secretamento, l'operazione del trattare i veli
col segreto o secreto. Gli operai strofinano, mediante
guantoni e s'pazzole, il dorso delle pelli con soluzione
d'acido nitrico e mercurio. - Sodatura delle imba-
stiture: si fa portandole (ialle corde imbastitrici a
macchine che le assodano fra due assi imbottite,
umide e riscaldate, dando una consistenza al velo
e incominciando la feltrazione. - Soffialura, opera-
zione per cui il pelo é passato in una serie di mac-
chine, divise a scompartimenti, ciascuno dei quali
ha un cilindro munito di punte d'acciaio, girante
a grandissima velocità davanti ad una tela senza
fine: si fa questa operazione per sfioccare e pulire
il pelo - Spuntatura, operazione di strappare alle
pelli la punta del pelo, perchè molto ruvida e or-
dinaria: si fa a mano, con /brèici o co/tó//i speciali,
ma anche a macchina. - Vellutazione, o lustratura,
operazione fatta per rendere lucente la superficie
dei cappelli mediante contatto con dischi giranti
coperti di carta vetrata.
Di paglia. — La paglia viene intrecciata sopra
un ceppo che l'operaio tiene sulle ginocchia: il la-
voro incomincia dal centro e si continua in tal
modo sino all'or/o, e voltando il cappello o capo, a
tesa. - Agguagliare, scegliere i fili d'una stessa
grossezza e lunghezza. - Imbiancamento, operazione
per cui si ottiene la paglia bianca, tenendola per
sei o sette giorni esposta alla rugiada. - Mandata,
ciascuna delle due serie d'incrociamenti, uno da
dritta a sinistra, l' altro da sinistra a destra ,
fatti fin verso la metà della larghezza della treccia
da ciascun estremo filo, dritto e sinistro, il quale
chiamasi filo di mandata. - Sfilatura, l'operazione
del togliere le spighe alla paglia. - Soleggiatura,
l'operazione del mettere la paglia al sole perché
prenda un bel lustro. - Veggasi a cappello (se-
condo la materia), pag. 410.
Di SETA. — Questi cappelli subiscono le slesse
operazioni preparatorie elei feltri, perlomeno quelli
fini, le carcasse dei quali sono fatte di pelo ai co-
niglio misto a cotone; per quelli comuni, di seta,
la carcassa è formata con parecchi strati di tela
incollata e poi ricoperta con la cuffia di peluzzo.
Verbi relativi alle operazioni.
Abbruscare, abbrustiare , l' abbruciacchiare, con
fuoco di paglia, i peli più lunghi di un cappello
follato e oen bene spalettato. - Accappare, tagliare
rasente alla pelle il pelo che si vuole feltrare, e ri-
pulire del carniccio le lane o i peli della vigogna
0 del cammello. - Appinzare, recidere con pinzette
larghe e taglienti, in un cappello rifinito, certi
lunghi peluzzi bianchi o trasparenti, i quali non
hanno potuto prendere la tinta. - Appropriaggiare
(appropriaggioj, il dare la forma speciale che deve
avere un dato cappello.
Battere il pelo, lo scuoterlo e sfioccarlo coll'arco,
per quindi imbastirlo. - Feltrare, far la feltratura.
- Follare, premere il feltro col rolletto o bastone,
bagnandolo e maneggiandolo per condensare il pelo:
questo viene immerso in acqua calda contenuta in'
una caldaia di piombo o di rame.
Imbastire, il ridurre in falde il pelo, involtato
nella pezza, la quale si piega, si ripiega, si preme,
si dimena sopra un banco, e d'inverno sul bacino.
Con questa operazione il pelo secretato comincia ad
arricciarsi, ad aggrovigliarsi e ad unirsi in falda,
disponendosi cosi alla follatura. Ciocie, o cocuz-
zolo, le imbastiture follate. - Incrociare, quel ripie-
gare in più versi replicatamente le falde nell'im-
bastirle; lo svolgere la pezza da imbastire e il ri-
piegare in varie guise l'imbastitura, calcandola poi
con la mano, acciò non restino i segni delle piega-
ture. - Informare, dare (sulla forma) al cappuccio
una prima foggia di cappello. - Rinformare, rimet
tere in forma.
Scardinare, pettinare le pelli da cappello col car-
dino. - Secretare, fare il secretamento. - Selolinare
spazzolare, ripulire col setolino. - Spolettare, il
comprimere e quasi raschiare con la paletta il cap-
pello che si sta manipolando, per togliergli l'ec-
cessivo umido della folla, ovvero della tinta. -
Spelare, tagliare, o anche strappare il pelo dalla
pelle, per batterlo quindi con l'arco. - Spianare,
dare al cappuccio, già stato informato e tinto, la
piegatura ferma e stabile della tesa, e trasformarlo
cosi in cappello. - Spuntare, tagliare le cime dei
peli cresciuti alla superficie della pelle. Dopo la
spuntatura dei peli, le pelli si secretano, poi si
spellano.
Arnesi.
Arco, arnese col quale il cappellaio batte, ossia
scuote il pelo, per isfioccarlo, quando è rappallot-
CAPPELLAIO
409
tato, 0 per rimescolarlo quando è di qualità diverse,
che si vogliono riunire, bue parti : l'asta, il naso,
la ventola e la corda, che si la vibrare con la maz-
zuola. Queste tre parli sono fermate allo due estre-
mità della prima, cioè aWasla ddlarco, liastone di
legno dolce, e perciò leggiero, lungo dalle due alle
tre braccia, grosso quanto aggavignauna mano, leg-
germente conico. La corda è una minugia di
quelle da violoncello, tesa dall'una all'altra estre-
mità dell'asta, passando sulla grossezza del naso e
della ventola. Il naso, cosi detto per similitudine,
è uno sporgimento a squadra verso l'estremità an-
teriore dell' asta. La ventola è un pezzo d'assi-
cella bislungo, quadrangolare, fermato per coltello
sul calcio, cioè verso l'estremità inferiore e più
grossa dell'asta e sulla stessa linea del naso : serve
alla tensione della corda per battere il pelo.
Avaloire (frane), arnese che agevola il far scor-
rere a segno lo spago strettamente legato verso la
base della fascia del cappello, quando questo è
posto sulla forma: è una spranghetta d'ottone,
presso la cui estremità, assottigliata e rotondata, è
una risega, o battente, che spinge lo spago, quando
tra esso e il cappello é introdotta la parte assot-
tigliata dell'arnese, e questo è meaato in arco con-
tro la fascia del cappello, -.fiaòino, lamina circolare
di ferro o di rame, del diametro di alcuni palmi,
alquanto convessa, o anche del tutto piana, e posta
su un fornello, per farvi sopra l'imbastitura del
pelo nella stagione fredda. - Èracciolino di velluto,
strumento che si adopera per lisciare ii pelo dei
cappelli.
Calcatola, calcatoio, arnese, fatto di un asse con
due maniglie, che serve a calcare le falde del cap-
pello dopo che sono state battute all'arco. - Cardino,
spazzola con punte di ferro.- Carri, carrelli a piani
scorrenti su rotaie, dentro e fuori le stufe di car-
bonizzazione, ossia la camera di essiccazione. • Con-
formatore, 3.ppairecchio per prendere l'esatta misura
della incapatnra (cosi chiam.ano i cappellai il con-
torno esatto della testa).'
Fenditrice, apparecchio che occorre nella prepa-
razione dei cappelli di feltro: consiste in una spe-
cie di bacchetta di ferro, che ricorda, nella forma,
l'allarga-guanti. ^ Forma, la testiera. - Gruccia, ar-
nese, per lo più di legno, a uso di dare o di con-
servare all' imboccatura del cappello, quando è
nuovo, figura ovale, appropriata a quella del capo:
composta di due archi, i quali nel mezzo della
loro parte concava sono stabilmente fermati a cia-
scuna estremità da un fusto, formato di due pezzi
che entrano a vite, uno in capo all'altro, per po-
terlo all'uopo allungare o raccorciare. - Lissoir
(frane), arnese di legno per dare il giro al cappello duro.
Mazzuola o mazzetta, cilindretto di legno di bos-
solo, lungo circa un palmo, con una capocchia a
ciascuna delle due estremità, fatto al tornio, e tutto
di un pezzo; con la mazzuola si producono nella
corda le vibrazioni che scuotono celeremente in
più versi il pelo ammontato sul banco. - Paletta, e
più comunemente spaletla, lamina quadrangolare
di ottone, a orlo assottigliato, ma non tagliente, e
con la quale si spaletta il cappello. - Passacordone,
specie di grosso ago che serve a passare il cordone
con cui si appunta il cappello. - Pezza da imba-
stire, grosso panno di cànapa, nel quale, inumidito,
s'involge il pelo che si vuole imbastire.
Rulletto, bastone sottile a due capi, ingrossato
nel mezzo, quasi a modo di fuso. Per mezzo di esso si
comprimono le falde nella follatura, rivolgendolo
sopra e dimenandolo, come si farebbe dei fogli di
pasta col matterello o spianatoio. - Setolino, spaz-
zoletla di setole, più sottile delle ordinarie e fatta
generalmente di peli di capra: serve a levare la
polvere dai cappelli. - Testiera, quell'arnese di legno,
terminante superiormente a emisfero, sul quale i
cappelli vengono posati come su una testa: forma.
Macchine.
Per cappelli di feltro. - Sono parecchie ; alcune
per allargatura dei feltri; altre per la messa in forma,
per ìa vellutazione e lustratìtra dai cappelli, la pressa-
tura, la piegatura deg/t orli, ecc. Con macchine di
invenzione italiana, i feltri vengono arrotolati a tre
a tre, a uno a uno, intorno a un piccolo bastone,
e passati sotto grandi ruote di legno, dove sono
schiacciati e mossi, avanti e indietro, in acqua
bollente infusa, poco poco, d'acido solforico.
Allarga-tese, la macchina che tira le falde e
allarga e distende le tese: é formata di due
piccoli coni, lunghi quindici centimetri, fissi con un
pernio, disposti l'un sopra l'altro e gii-anti in
senso opposto. I coni possono essere alzati a mezzo
di manovelle. - Battiate, macchina automatica che
informa i cocuzzoli. - Arsone meccanica, macchina
che ha il compito di g'ettare il pelo di ogni velo
nello stampo e di sfioccare e mescolare ben bene
il pelo. Questi due compiti li disimpegna per mezzo
di due volani e un sistema di corde di budello. -
Aspiratore, sorta di piccolo, motore, accessorio del-
l'imbastitrice.
Carda, macchina formatrice delle materasse; anche
macchina imbastitrice dei cappelli di paglia.
Decader, la gran caldaia usata per il decatriraggio.
Follatrice, la macchina che compie la follatura:
consiste essenzialmente in due cilindri, con rialzi
di legno, che occupano una posizione superiore e
parallela a quella dei cilindri. - Follone, specie di
enorme martello, o maglio, che porta i veli di lana
in acqua bollente infusa di acido solforico.
Imbastitrice, o bastitrice, macchina per la lavora-
zione meccanica del pelo: esternamente ha la for-
ma di un grande tino collocato in cima a un piede
di ghisa, con sportello nella parte anteriore; nel-
l'interno vi sono dei capi di rame, della forma
dell'imbastitura da eseguirsi, posati sopra una piat-
taforma girante. - Pressa, la macchina che dà la
forma al cappello e che consiste essenzialmente in
una matrice di ferro fuso riscaldata e identica alla
forma del cappello che si desidera avere. - Rasa-
trice, la macchina che compie la rasatura: é for
mata da una forma, o testiera, girante sopra un
perno verticale. - Rifilatrice, la macchinetta che
rifila l'orlo.
Sabbiosa, macchina che serve a dare forma e
resistenza alle falde dei cappelli flosci: li fa pas-
sare sotto sacchi pieni di sabbia. - Sbarbatrice, la
macchina che ha l'incarico di operare la sbarba-
tura. - Sodatrice, macchina che schiaccia i coni for-
mati dalle materasse, o veli di lana sovrapposti. -
Soffiatrice fsoffiosa), macchina che serve allo scopo di
sfioccare il pelo e, nel frattempo, di dividere il più
fine dall'ordinario mediante forte ventilazione,
questa macchina, che esternamente ha l'aspetto di
una galleria, consiste essenzialmente in cilindri ar-
mati di punte d'acciaio, giranti con grande velo-
cità e quasi incarcerati, uno a uno, in scomparti-
menti separati. - Spuntatrice, macchina che, sosti-
410
CAPPELLANATO — CAPPELLO
tuendo le antiche forbici, compie l'ufficio di spun-
tare le pelli seccate.
Tagliatrice, macchina che rasa completamente la
pelle, rendendone la superficie liscia: consiste in
un lungo coltello e in un sistema di cilindri mu-
niti di lame taglienti.- Vellutatrice (vellutosa), mac-
china per vellutare il cappello.
Macchine per cappelli di paglia. — Sistole,
macchina impiegata per dividere la paglia a se-
conda della grossezza. - lagliatrice, macchina che
taglia in strisele longitudinali le toglie di palma
che servono per la preparazione del cappello pa-
nama: consiste essenzialmente indueag'', che cor-
rono parallelamente su e giù per un telaio. - Tor-
chio, sorta di pressa speciale per la preparazione
dei cappelli di paglia.
Oappellanato. Detto a cappella.
Cappellania, cappellano. Veggasi a cap-
pella.
Cappellata. Quanta roba può stare in un cap-
pello. - Colpo dato col cappello.
Cappelletti. Sorta di minestra bolognese.
Cappelletto. Detto a bussola.
Cappelliera. Custodia da cappèllo.
Cappellina. Il cappello di paglia.
Cappellinaio. Arnese per appendervi il cap-
pello.
Cappellino. Il cappello da signora.
Cappello. Copertura del capo, fatta per lo più
di feltro, di forma emisferica, o cilindrica o legger-
mente conica, circondata nella parte inferiore da
una falda, della stessa materia: portatura di testa,
petaso. - Cappelletto, dimin. di cappello. - Cappel-
lino, dimin. e vezzegg. di cappello, specialm. da
ragazzi o da donna, e questo fatto (ÌsWb, modista.
- Cappellucciaccio, dimin. spreg. di cappello. - Cap-
pelluccio, cappello meschino. - Cappellaio^ fab-
bricante 0 venditore di cappelli. - Cappelleria, bot-
tega dove si vendono cappelli. - Copricapo, neolo-
gismo inelegante, usatissimo invece della parola
generica cappello: questa però non si potrebbe mai
usare invece di berretto, di cuffia e simili.
Il cappello è basso o alto, molle o duro, nuovo o
usato; incincignato, gualcito, rotto, unto, untoso, un-
tuoso, ecc.; mencio, senza la durezza e consistenza che
dovrebbe avere; moscio, floscio; ridotto una ficài-
tola, malconcio ; sbertucciato, quello, specialmente
da donna, in tutto o in parte malconcio, come se
fosse stato mantruggiato dalla bertuccia o scimmia;
sfondato, col fondo rotto; messo a riposo, il cappello
che non si porta più.
Il cappello secondo la forma e la materia.
Secondo la forma, si ebbero e si hanno molti e
diversi cappelli: a becco, a cupola, a gronda, a
pioppino, a punta, a rocchetto, a staio, a pan di
zucchero; alla bersagliera, alla tirolese, alla mari-
nara, a molla, da società, a due punte, a tre punte,
rostrato, tondo (con la tesa allargata e quasi orizzon-
tale),ecc.; a cencio, cappello non ingommato, di forma
rotonda, con falde più o meno larghe; acilindro, o
semplicemente cilindro, cappello alto, di forma ci-
lindrica, detto anche bomba, cappello a stato, a
torre, tuba (a Venezia canna), a rocchetto (tuba
nuova, lucente, a specchio); alla calabrese, alto, un
po'aguzzo, di tesa piuttosto larga, detto anche mo-
scio a falda larga; alla Lobbia, alla maniera di
quello portato da Cristiano Lobbia (fu in uso al
tjmpo del famoso processo); alla marinara, di fog-
gia simile ai cappelli da marinaio; a lucerna e fa-
migliarm., a soffietto, a due punte, con la tesa riunita
da due parti sul cocuzzolo; anche quello che si fa
ai bambini con un giornale o un foglio grande, a
barchetta.
Cappello arricciato, con una o più parti della
tesa rivoltata all' insù contro la fascia, come quelli
portati alla brava ; a taglière , come quello
usato dai cinesi ; a tre acque, a ire venti, quello
che ha tre rialzature (non più usato); a tre punte,
a tre canti, a tre spicchi, a tre venti, a nicchio e
assol. nicchio, come quello da preti.
Becchetto, specie di cappuccio a foggia di becco ;
banda (scherz.), cappello a cilindro ; bombetta, basso
e duro ; da società, cappello a molle (gibus), fatto
a staio, di raso nero: per mezzo di una molla, lo
si deprime e lo si porta cosi sotto braccio (frane,
chapeau claque).
Mortone (scherz.), cappello alto; m'cfWo (scherz.),
il cappello a tre punte, da prete. - Paiolino, a cencio
o di feltro, e della forma d'un piccolo paiuolo. -
Pioppino, a cocuzzolo, come i funghi. - Sombrero
(voce spagnuola usata anche in francese), cappello
a larghe tese per ischermo dal sole. - Teglia (scherz.),
il cappello con la tesa larga. - Tubino, a mezzo staio,
duro (tubino spelato).
Secondo la materia. — Cappelli di feltro, di ca-
storo, di felpa, di seta, di paglia, di trùciolo, di
cuoio, di pelle, di stoino, di lana corta, di pelo di
lepre, di capra, ecc. La fabbricazione dei cappelli
di feltro si divide ora in due rami principali :
quella dei cappelli di lana e quella dei cappelli di
pelo. - Cappello a cencio o di cencio, quello di feltro
senza colla, con larga tesa: così detto perchè si
ripiega e si maneggi? come un cencio. - Cappello
di felpa, fatto di un tessuto di seta, di bavella, o
di sinighella, col pelo lunghetto dalla parte este-
riore. - Cappello di feltro, fatto di pelo sodato in
feltro; di legno, di crine animale, cappelli fatti con
tali materie e preparati come quelli di paglia.
Cappello di paglia, quello formato di paglia di
una particolare varietà di frumento, detto marzuolo:
cappellina, maggiostrina (milanese), paglietta. E',
genericamente, di due sorta: in una i fili della
paglia sono andanti, cioè non intrecciati, ma legati,
gli uni cogli altri, con rigiramenti di refe; al lem-
bo della tesa fa finimento e fortezza un'orlatura
di nastro. - Cappelli di treceia, fatti con trecce di
paglia, cucita in giro spiralmente per uno dei lembi,
in modo da formare prima il cocùzzolo, poi la
fascia, da ultimo la tesa. - Manilla, o manila, cap-
pello fatto con una specie di giunco. - Panama,
cappello leggiero a larga tesa e cocuzzolo tondo,
fatto con lo stelo di una speciale palma americana,
tessuta molto fitta (veggasi a pag. 407).
Cappello di pelle, di cuoio, quello cosi detto per
similitudine, ma nel quale non entra né cuoio, né
pelle, ed è fatto di lana corta, sodata in feltro,
coperto di vernice lucente (usato da chi debba
stare lungamente esposto alla pioggia).
Parti del cappello. — Accessori
Cucuzzolo, la parte superiore del cappello, sia
essa piana o convessa (cocùzzolo alto, schiacciato, ecc.).
- Diadema, frontone, e anche bando, quella rialza-
tura che si fa nella parte dinnanzi dei cappelli. -
Falda, la tesa. - Fascia, la parte del cappello ci-
lindrica. 0 conica, che cinge il capo e termina nel
cocuzzolo. - Fianchello, falda sottile fatta di pelo
CAPPELLO
41:
più scello, con la quale talvolta si coprono le parti
pili apparenti del cappello. - Fodera, tessuto, per
io più di seta, col quale si copre internamente la
forma del cappello.
Giro del cappello, la linea che circonda la testa. -
Inreratiìio. incerato, la striscia interna che si mette per
salvare il feltro dall'untuosità. - Orlo, il lembo di
tela o d'altro che copre il c^iro della tesa. - Piega,
la linea curva formala dall'unione della fascia con
la tesa, ripief,'ate a squadra.
Staììipo, pezzo di tela nuova, che si pone tra le
falde dei cappelli, acciò non s'appicchino insieme.
- Taglière, il fondo piatto del cocùzzolo. - Tesa,
la p;irte del cappello, che si stende in fuori giù
dal tondo, sotto al cocuzzolo, e fa solecchio. - Velo,
striscia di (juesto tessuto che si inette al cappello
in segno di lutto. - Visiera, parte che sporge
sulla fronte, a forma di mezzaluna, sopra gli occhi.
AccKssoRÌ. — Agrema, hlo di ferro alquanto grosso,
ravvolto di cotone, che serve a dar consistenza alle
tese del cappello: voce francese accettata dall'uso.
- Ala di Mosca, specie di velo ingommato, sottilis-
simo e unito, che serve per fodera interna. - Cap-
perone, capperuccio contadinesco, il quale è appic-
cato a saltambarchi, per portarselo in capo sopra il
cappello quando piove. - Cappuccio, copertura per
Tav. XVII.
Va donna.
1, Cappello dell'epoca di Enrico IV; 2, id.,di Luigi
XVI; 3, id., della Rivoluzione; 4, idem; 5, id. del
primo Impero ; 6, 1821 ; 7, 1837; 8, 1838; 9, 1840; 10, 1840;
11, 1841; 12, 184i/; 13, 1857; 14, 1875; 15, 1890; 16, 1899.
Ba uomo.
1. cappello dell'epoca diCarloVlI; 2, id., di Francesco I;
o ^\j ^: T7. :«^ 7TT. t ìa ^i; t .-iji-..; VTTT« e. ìa z^; t ^^;rri
XV;
Ì864';'l4ri867";"Ì5, 'lè-lsrìe', ISSoTlV, '\3, 1899.'
1, Cappello dell'epoca diCarloVlI; 2, id., di Francesco I;
3, id.,di Enrico III; 4, id., di Luigi XIII; 5, id., di Luigi
XV- 6, id., di Luigi XVI; 7, 8, id., della Rivoluzione;
9, id., del primo Impero; 10, 1830; il, 1S42; 12, 1849; 13,
il capo, fatta per lo più come una borsa conica»
che è attaccata dietro a cappa, cappotto, mantello
e simili. In antico lo portavano i nobili ; ora più
specialmente i frati, gli ascritti alle confraternite,
i cacciatori, gli ufficiali nel mantello da acqua
(cappuccio da marinaro, da vetturale, ecc). - Cap-
puccio a gote, fatto in modo da coprire tutte e due
le gote. - Coccarda, rosetta xhe si pone al cappello
3 aìrocchisllo. - Cordone, nastro, o gallone, o cor-
doncino, che cinge o anche stringe esteriormente
la base della fascia presso la piega.
Elmuzia, specie di cappuccio, - Gufo, cappuccio
di pelle di vaio. - Nappiua. fiocchetto riunito a
. bottone e ghiandolina, per ornamento e fregio ai
copricapo. - Pennacchio, mazzetto di più penne
insieme, che si porta al cappello o al cimiero {pen-
nacchiuto, ornato di pennacchio). - Pennoncello, pen-
nacchio. - Pennino, piccolo pennacchio. - Soggolo,
striscia di pelle annerita per fermare il chepi, il
colbac, il cappello sotto la gola.
Cappelli da prete, da militari, ecc.
Cappello a tre j)Unte, o cappello da prete, quello
la cui tesa in tre punti equidistanti è rialzata ton-
deggiante verso la fascia e viene a formare come
un triangolo equilatero: tricorno. • Cappello go-
gliardico, il berretto degli studenti. - Còlbàc, cap-
412
CAPPELLO
pello cilindrico in pelo di foca, portato, in Italia,
dai soldati di cavalleria leggiera: caschetto. - Feluca,
cappello a due punte, a navicella, a soffietto, usato
da militari d'alto grado e dai carabinieri: cappello
a lume, lucerna.
Galeno, cappello d'onore dei dignitari ecclesiastici:
è nero, con guarnizioni e nappe, paonazze per i canonici
e altri prelati, verdi per i vescovi e gli arcivescovi,
rosse per i cardinali. - Kepi, specie di cappello mi-
litare, da prima adottato da alcune milizie francesi
in Algeria: casco, gasco, elmo. - holbach, o col-
6acA-,voce turca che indica un cappello militare rico-
perto di pelo, d forma di cono rovesciato, in uso in
Turchia. - Llania, o llantu, specie di cappello degli
Incas, - Mameluk, cappello a mezzo pelo brillante.
- Petaso, sorta di largo cappello per ripararsi dalle
intemperie.
Saltambarco, specie di grosso copricapo da conta-
dini, ora tuori d'uso. - Schal;o, pesante cappello mi-
litare, vario di forma e di ornamenti secondo le
nazioni e i tempi : voce ungherese passata in molti
linguaggi. - Schapzka, o czapskd, cappello da lan--
cleri polacchi. - Tarbusc, copricapo che usano gli
Arabi e i Turchi; è di panno color rosso scuro, a
forma di cono : fez, in lingua turca. - Tocco, co-
pricapo piccolo e senza orlo di giudici e magistrati.
- Turbante, fatto di più fasce di tela, o simile,
ravvolto in torma rotonda, con cui si coprono il
capo i Turchi e altri popoli orientali.
Cappelli antichi.
Anadema, sorta di fascia adoperata, per orna-
mento del capo, dagli antichi re di Persia: specie
di turbante. - Apex, cappello portalo da certi preti.
- Bacinetto, specie d'elmo o cappello di ferro, antico,
senza visiera e senza gorgiera. - Cadenette, cappello
usato dai soldati nel secolo diciottesimo. - Cappel-
letto, cappello di cuoio usato anticamente dagli
uomini d'arme; cappello per difesa. - Cappello tes-
salico, antico cappello a larghe tese. - Causia, cap-
pello d'origine macedone, poco diverso dal petaso.
- Cidaris, il cappello dei re di Persia, dell'Armenia,
della Partia.
Galero, cappelletto di Mercurio. - Mitra, cappello,
stato in uso presso i popoli dell'Asia Minore. -
Pelliri si chiamava anticamente il cappello di
pelle. - Pescia, antico cappello fatto di pelle di
montone. - Petaso, d'origine tessala, di feltro e so-
migliante al cappello da carbonaio moderno; specie
di cappello da viaggio, di felpa, a larghe tese, usato
dagli antichi Greci e Romani. - Pileo fpileus), cap-
pello che presso i Romani era insegna, simbolo di
libertà.
Rediunculum, lungo cordone o nastro attaccato
alla mitra. - Sciadio, cappello degli antichi Greci.
- Theristrum, sorta di copricapo consistente in un
pezzo di panno rettangolare. - Tiara, cappello na-
zionale dei Parti, degli Armeni e dei Persiani. -
liara veda, cappello conico, con una verghettina
nel mezzo, portato dai Lucumoni nel primo tempo.
Cappello da donna.
Lo si ta di stoffa variamente colorata, di feltro,
di paglia, di velluto, di crine, di seta, di velo, di
peluche (stoffa di seta, di cotone, ecc.), di tulle, o
d'altro tessuto, in mille modi ornato di fiori, di
penne, di nastri, di altre cose moltissime. Lo si
chiama per lo più cappellino o, anche, cappina.
cappettina; spesso copre solo una parte del capo. -
Cappello di cartoncino, fatto di leggerissimo car-
toncino fine, bianco e giallastro, improntato in
modo da imitare i cappelli di treccia; di crino,
di treccia di crini bianchi e neri; di passamano,
fatto di passamano bianco ingommato ; di stuoi-
no, cappello fatto di sottilissimi trucciolini bian-
chissimi, tessuti insieme; di truciolo, fatto pure con
sottili trucioli ni di legno bianchissimo, tessuti in-
sieme. - A sporta, o chiuso, il cappello che copre
gli orecchi e si lega sotto il mento con due nastri.
Bili, cappellino fatto come un piattino quadrato
o rotondo, con due nastri da legare davanti o dietro,
ben guarnito e con una frangina di perline all'in-
torno. - Cappotta, il cappello (di paglia di riso fine)
prima che vada nelle mani della modista, che ne
fa un cappello elegante e lo vende con altri nomi.
- Cappottina, cappello di stoffa sottile, con tesa a
guaine sostenuta da stecchine di balena o da
ferro fasciato (frane , capote, capotine). - Ciapperone,
sorta di antico cappuccio. - Monachina, cappello
con la tesa larga e il cocuzzolo basso. - Nizzarda,
0 nizzardo, cappello di paglia. - Pamela, di paglia,
a tesa larga e semplice. - Sporta, per simil., cap-
pello di paglia. - Toque, in frane, per indicare una
forma di grazioso cappello muliebre, tondo, piatto
con lieve ala rivoltata.
Cabochon, antico cappellino a punta verso, la
fronte. - Cabriolet, antico cappellino molto alto. -
Cacosntfc, copricapo usato dalle donne russe. - Ca-
lantica, caliendrum, antiche sorta di copricapo por-
tati dalle donne romane. - Flammea, copertura del
capo anticamente portata dalle matrone e dalle
spose. - Zendado, sorta di sciarpa, un tempo por-
tata invece del cappello.
Parti, guarnizioni, accessori. — Barolet (frane),
parte di dietro che cade sul collo. - Capino, la
cupoletta che copre il capo. - Carcassa, montatura
in filo di ferro per un cappello da donna. - Fon-
dino, la forma che il cappellaio dà al cappello da
donna e che viene montato poi dalla modista o
crestaia. - Gattino (frane, buche), striscia di tulle
piegata a cannoncini, la quale si attacca intorno
ai cappelli nel punto in cui incomincia il capino.
- Legatura, le due strisele di velo, o due nastri,
che dai lati del cappello scendono giù e si anno-
dano sotto il mento.
Aigrette, pennacchio di sottili e gemmate piume
che si eleva rigido sul cappello delle signore. -
Alzatura di seta, nastrino serico, al quale si mette
anche una biondina di seta; e si cuce dalla parte
interna del cappello in sostituzione delle barbine.
- Avvoltatura, striscia di nastro da guarnizione, ri-
piegato sopra se stesso per la sua lunghezza. -
Balza, velo bianco, verde o cilestro, il quale, legato
con due nastrini alla' fascia del cappello, é tenuto
allargato dalla tesa e ricade sul davanti, ovvero si
raccoglie tutto da un lato, o anche si rialza affatto
rovesciandolo sul cappello stesso. - jBaròma (mala-
mente detta anche mentoniera), mazzettino bislungo
di fiorellini artefatti, che le donne pongonsi sotto
la tesa del cappello, nella parte laterale del volto.
Le barbine, per lo più, sono due, una per parte, e
scendono fin quasi sotto il mento. - Bigherino,
specie di nastro usato per ornamento ai cappelli da
donna. - Blonda, trina alta che si mette nel con-
torno ai veli di dietro ai cappelli, o davanti, per
renderli più guarniti. - Bordo (francesismo), specie
di nastro fatto di penna, che si mette intorno
alla testa.
CAPPELLO — CAPPOTTO
413
Cappietlo, nastro o cordelline di seta nera, o altro
simile, a forma appunto di cappietto, o di fiocco,
con un grosso bottone in mezzo : lo si mette per
ornamento a una delle rialzature del cappello arric-
ciato; talora è rappresentato da filze di margheri-
tine nere o di perline d'acciaio. - Ciarpa, ampio
velo che si lega al cappello, e poi si cala sul
viso, 0 si raccoglie sul cappellino, o si rigetta in-
dietro. - Cordellone (frane, cordonnet), stoffa con
ordito di cotone e il tessuto di seta, usata già per
coprire i cappelli. - Fiori, ornamento disposto sul
cappello in varie foggia: in mazzetti, in ghirlan-
dine, ecc. - Frontone, riunione di fiori fatta a tralcio
prolungato ; anche, ornamento di gè (perline di ve-
tro), posto nella rotondità del cappello, davanti.
Galano, fiocco di nastro di seta, a quattro o più
staffe, con i due capi uguali e corti. - Ghirlandina,
più fiori artificiali frammisti a erbe, a foglie, ecc.,
disposti in arco, in cerchio, in corona. - Marabù,
penna morbida e sottile di una garza africana che
si mette per guarnizione. - Marli, garza per guar-
nizione. - Pagliette, dischettini di sottilissima foglia
metallica o d'altro, rilucenti - Pennini e tremolanti,
specie di alberetto di piuma con goccioline, di mar-
gheritine 0 d'altro, oscillanti alla più piccola scossa.
Sciarpa, banda di seta, o di velo, che, termata
sul cappello, casca sulle spalle, e talvolta è girata
intorno al collo. - Tortiglione, penna di struzzo con
la piuma increspata tutt'all'intorno della costola, a
foggia di bastone mazzocchiuto, più grosso in cima,
e questa alquanto ripiegata all'ingiù. - Tralcio, ramo
di fiori e di fronde che dal cappello ricade sulle
spalle. - Veletta, striscia di velo che si appunta al
cappello, e con la quale si copre il viso. - denatura»
cordoncino che si mette intorno alla tesa.
Ciò che si fa del cappello e col cappello
Modo di portarlo — Dove si ripone.
Acciaccare un cappello, comprimerlo, sformarlo,
schiacciarlo. - Levare il grasso, toglierne l'untume
che prende dai capelli nel portarlo. - Mettere il
cappello , incappellare , rincappellare ; metterselo ,
coprirsi, incappellarsi, rincappellarsi. - Ripulire,
spazzolare, pulire, nettare con la spazzola, spolve-
rare. - Scambiare, sbagliare il cappello, prendere
quello d'un altro, invece del proprio. - Sfondare
il cappello, rovinarlo nel fondo con un pugno o
altrimenti. - Togliere, togliersi il cappello: scappel-
lare, scappellarsi.
^ Affogar nel cappello, averlo troppo sproporzionato,
più grande della testa, - Calcarsi, ficcarsi il cap-
pello sugli occhi, fino agli orecchi, tirarlo molto giù
sulla fronte. - Coprirsi, metter in capo, maniere
elittiche per dire porsi in capo il cappello o il ber-
retto; modo affettato. - Ingozzare, far entrare il
cappello giù quasi al gozzo, con lattoni, manate
{ingozzato dal cappello, chi lo porta cosi). - Misu-
rarsi un cappello, provarselo. - Portare il cappello
alla squarciane, da millantatore, da spavaldo; sulle
ventitre o sulle ventiquattro, bizzarramente inclinato
da una parte (allusivamente alle ore nel tempo in
cui le si contavano dall'una alle ventiquattro, co-
minciando dal tramonto): anche, alla brava, alla
birichina. - Scoprire il capo, la testa, levarsi il cap-
pello, per reverenza. - Slare a capo coperto, avere,
tenere il cappello, coprirsi, star coperto : a capo
scoperto, in capelli, a capo nudo, senza cappello in
zucca. - Sventolarsi col cappello, farsi aria con esso.
Abbrunire il cappello, mettervi un velo o altro
pezzo di stoffa nera, in segno di lutto. • Cap-
pellone, chi porta un gran cappello. - Codesto tu
l'hai ripreso al secondo tuffo!, si dice, scherz., a chi
ha un cappello rimontato.
Cappellata, colpo dato col cappello. - Lattone, o
latta, colpo dato sul cappello a mano aperta: in-
gozzatura. - Scappellata, saluto fatto col trarsi il cap-
pello, e nell'allontanarlo molto dal capo, in segno
di maggiore riverenza ; una gran levata di cappello.
Scappellatura, una scappellata umile.
Cappelliera, specie ili busta o custodia di cuoio
0 di cartone, coperto di pelle, di forma determinata
da quella del cappello, tonda o triangolare. - Cap-
pellinaio, arnese con diversi pioli o ganci per at-
taccarci i cappelli: portacappello; specie di attac-
capanni. - Trabiccolino, piccolo arnese su cui si
posano i cappelli da donna.
Cappello. Parte superiore del fungo, - Massa
delle vinacce mandata in alto dal bollore del mosto.
Cappellotto. Veggasi a fucile.
Càpperi. Voce di meraviglia.
Càppero. Pianta fruticosa, perenne, sempre verde,
spontanea nelle fessure delle vecchie muraglie e nei
terreni argillosi: ha foglie tonde, lisce, carnose, col
picciuolo munito di due spine alla base; fiori bianchi,
ai quali succedono i frutti, bacche bislunghe come
olive, piene di polpa, con piccoli semi rosei. Non la si
coltiva negli orti, ma per averne si soffia il seme con
un cannello nei crepacci dei muri, o si pone in certi
tubi di terracotta che si adattano nei muri stessi
0 nei terrapieni. I càpperi che si conservano sotto
l'aceto, per condimento di alcune vivande, sono i
fiori in boccia, e anche i frutti immaturi, fatti prima
appassire. - Capperetto, capperino, piccolo càppero.
- Rutina, principio esistente nelle foglie di ruta e
nei capperi: è di reazione acida.
Capperone. Sorta di cuffia da suora.
Cappietto. Ornamento per cappello da donna.
- Piccolo cappio.
Cappio. Legatura, fiocco o nodo di nastro,
di corda, fatto in modo che, tirato per un de' capi,
0 cióndoli, si scioglie. - Staffa, parte del cappio che
si scioglie, tirando uno dei capi.
Càppita, caspita. Voci di tneraviglia.
Capponaia. La stia.
Capponare (capponato). Veggasi a gallo.
Cappone, capponessa {capponare, capponalo).
Veggasi a gallo e a pollo.
Cappòtta. Sorta di sopravveste da donna.
Cappottina. Veggasi a cajtpello (da donna).
Cappotto. Specie di gabbano. - Tunica di
panno turchino indossata dalle nostre milizie a piedi,
tranne i bersaglieri e gli alpini, provvisti di mantel-
lina. - Cappotto da scolta, largo e lungo cappotto di
panno grossolano, con cappuccio, destinato a riparare
dal freddo i soldati che montano in sentinella, spe-
cialmente la notte. - Diftera, cappotto di pelle degli
antichi contadini e pastori greci. - Palamidone, spe-
cie di cappotto d'inverno aderente ai fianchi.
Marinara, sorta di cappotto con cappuccio alla
marinara. - Pastrano, specie di cappotto con man-
tellina, usato dalle truppe di cavalleria, artiglie-
ria e dal treno del genio. - Schiavina, cappotto,
lunga veste da pellegrino, da romito. - Spencer, cap-
pottello 0 casacchino. - Ulster, cappotto d'inverno,
lungo, a sacco, con cintura dietro, a due petti e man-
tellina staccabile; sorta di cappotto con mantellina.
Martingala, ornamento fatto di due striscie di panno
applicate ai cappotti e che dalla cintola ricadono
sopra le natiche. - Incappottare, incappottarsi, rin-
414
CAPPUCCINA — CAPRICCIO
voltare e rinvoltarsi nel cappotto. - Che fegatello I
si dice, in Toscana, di chi è stecchito in un cap-
potto stretto, stretto. - Ha dimenticato il cappotto!
Non sé dimenticato il cappotto!, di persona che af-
foghi in un cappotto enorme.
Cappuccina. Varietà di insalata, di lattuga.
- Yeggasi a monaca.
Cappuccino. Detto a frate.
Cappuccio. Sorta di copricapo a forma di cuf-
fia a punta, fissato con l'estremità inferiore al collo
del cappotto, del mantello, ecc.; parte della
cappa, del gabbano, ecc. : bacucco, butfa, calotta,
capperone, capperuccia, capperuccio, capperuccione;
poppatico, scapperuccio.
Bacucco, specie di grande cappuccio di panno
che si metteva in capo per coprire il volto (e il
metterlo si diceva imbacuccarsi, die significa tut-
tora : coprirsi la faccia). - Caliptra, specie di cap-
puccio col quale le donne romane si coprivano il
capo. - Cappuccetto, scappuccino, picc;ulo cappuccio.
- Capuchon (frane), cappuccio o mantello con cap-
puccio. - Capute, cappuccio del cavallo. - Cu-
culio, presso 1 Romani, specie di cappuccio che
copriva il capo e le spalle (di qui la cocolla dei
frati). - Gufo, cappuccio di pelo. - Scapolare, cap-
puccio da frate.
Imbacuccare, incappucciare, mettere il cappuccio;
imbacuccarsi, iìnbacuccolarsi, incappucciarsi, incappe-
rucciarsi, metterselo; scappucciare, toglierlo; scappuc-
ciarsi, toglierselo.
Cappùccio. Specie di cavolo, di lattuga. -
Aggiunto d'un fioi^e di color vario.
Capra. Animale ovino, rumininte, fissipede, con
corna persistenti, lunghe, arcate all'indietro e con pelo
(adoperato a fare tessuti : baracone, cammellotto,ecc.),
più ruvido che quello della pecora: femmina del capro,
zeba. Di parecchie specie, e pregiata specialmente la
capra del Cascemir, del Tibet, ecc. Più pregevole,
fra tutte, la cajira d'Angora, con vello fluente, ru-
tilante e serico. Vibice, capra selvatica, è più nota
col nome di stambecco: ha immense corna; abita
sulle cime delle montagne d'Europa e dell'Asia oc-
cidentale. Simile alla capra è il camoscio.
Delle capre si munge e si beve il latte.
Le pelli delle capre d'Europa e d'Africa sono ge-
neralmente conciate per fare cuoi, per lavori di
calzoleria e per guanti; quelle dell'Asia per lavori
di pellicceria, come tappeti per cocchieri, mani-
cotti, ecc. - Le malattie della capra sono come quelle
stesse della pecora. - Capretta, dim. di capra. - Ca-
prettina, dim. di capretta. - loriccio, capra giovane.
Becco, il maschio della capra domestica, adope-
rato esclusivamente per la riproduzione : capro,
beccone, caprabecco, irco (becco selvatico), salta-
becco. - Capretto, dimin. di capro. Anche, il parto
della capra, non ancora spoppato: caprettino, ca-
priatto, caprioletto, capriuolo, caproncino, cavretto,
cavriolo ; beccherello, beccheretto, becchetto, bec-
cuccio. - Caproncino, dimin. di caprone. - Caprone,
accresc. di capro. - Caprigno, caprino, di capra, di
capro. Caprino significa anche puzzo di capra.
Bargiglio, bargiglione, la carne che pende sotto
il collo dei becchi. - Caprume, pelle di capra. -
Pizzo, il ciufTetto di peli che si sviluppa nella
parte inferiore del muso della capra: cincinno. -
Vello, il manto peloso che riveste il corpo delle
capre.
Belare, il mandare tuori la voce che fanno le
capre e le pecore. Di capretto, anche vagire. - Be-
lamento, l'atto del belare. - Belato, il grido caratte-
ristico proprio delle pecore, delle capre, degli a-
gnelli: belio, belato prolungato. - Brucare (bruca-
tura), il mangiar l'erba che tanno le capre. - Càccola,
cacherello, sterco che, nell' uscire, rimarne attaccato
ai peli delle capre (caccoloso, pieno di càccole).
Capraio, pastore di capre: capraro. - Capraia,
la moglie del pastore o la custode di capre. - Ca-
primidgo, mungicapre. - Caprareccia, la stalla delle
capre: caprile, ovile, - Chregge, branco di capre
d'un padrone : il gregge barbato o barbuto, le capre.
- Tecc, tecd, chiamando le capre. - Alhida, pelle di
capra conciata con allume. - Marocchino, pelle con-
ciata con la galla,
CuciNATURA. — Coratella, fegatino di capretto da
latte. • Gigot, coscetto di capretto o di castrato -
Pedùccio, parte dal ginocchio in giù. - lesticciola,
la testa del capretto.
Mitologia. — Amaltea, la capra che allattò Giove,
da lui per gratitudine co' suoi due capretti collocata
in cielo, dando uno de' corni di essa alle Ninfe (che
avevano avuto cura della infanzia di lui), con la
virtù di produrre tutto ciò che esse desideravano.
Capra. La pelle conciata della capra, - Stella
di prima grandezza nella costellazione di Boote.
- Macchina per alzar pesi: veggasi a peso.
Capraia, capraio. Veggasi a capra.
Capraréccia. Detto a capra.
Caprétto. Veggasi a capra.
Capriccio (capriccioso). Voglia improvvisa e
leggiera od ostinata; desiderio acuto, ma poco
ragionevole ; gusto sconsiderato, che nasce di scatto,
per una data cosa o per una data persona; passione
amorosa, subitanea, passeggiera irragionevole (veg-
gasi ad amore). Con varie gradazioni di significato:
anfania, appetito, arbitrio, bizzarria, buzzo, cape-
streria, còccola; estro; fantasia, fantasticheria, fi-
sima, fregola, frenesia, frullo: ghiribizzo, griccio,
gricciolo; grilletto, grillo; levata di testa, libito,
luna, mattana; pizzicore, puntiglio, prurito; ruzza,
ruzzo; scesa di testa; ticchio; vanità, velleità, vo-
glierella, voglietta, vogliucola, vogliuzza. Frane,
boutade. - Capriccetlo, dimin., vezz. di capriccio. -
Capricciaccio, capricciuccio, peggior.
Fanfaluca , gingillo , fronzolo e anche , figu-
rai., capriccio. - farnetico, più che capriccio. -
Ripicco, picca puntigliosa. - Jicchio, capriccio su-
bitaneo e poco ragionevole. - Velleità, volontà
monca, imperfetta, stramba.
Capriccioso, che ha capricci, che ta capricci : biz-
zarro, bisbetico, estroso, fantasioso, ghiribizzoso,
stravagante. - Capricciosino, dimin., non sempre
vezz. di capriccio. - Capino, cervellino, persona ca-
pricciosa. - Fantastico, di persona sofistica, strana-
mente capricciosa. - Strambo, capriccioso, bisbetico,
bizzarro.
Capricciosamente, a capriccio, a fantasia, estro-
samente, ghiribizzosamente, secondo la luna.
Avere i capricci, far capricci: frullare il capo, la
testa, il cervello; avere i grilli, grillare il cervello;
entrare in capriccio, incapricciare , incapriccire,
incaparbire, diventar caparbio; montare, saltare,
venire il capriccio, il grillo, il ticchio; venir la
fantasia, l'estro. - Incapricciarsi, avere un capriccio
ostinato. Ma si dice anche per innamorarsi. - La
gli gira! (tose), di persona che abbia capricci.
Soddis[are il capriccio: cavare, cavarsi, una vo-
glia; scapricciarsi, sbizzarrirsi; cavarsi, soddisfarsi
le voglie; pigliarsi il piacere ; sfogarsi; andare in
poste coi capricci: cavarsi un cocòmero di corpo.
Perdere, togliere il capriccio: uscire dal capo i
CAPRICCIO — CARAMELLA
415
grilli, il ruzzo, la pazzia, la voglia. - Far passare,
levare, rompere, scacciare, togliere i capricci, i
grilli ; sbizzarrire, scaponire, scapricciare, scapriccire.
Capriccio. In musica, componimento pura-
mente istruinentale.
Capricorno. Segno dello zodiaco. - Lo stam-
becco,
Capriflcazione. Detto a fico.
Caprifico. Sorta di fico.
Caprifoglio. Frutice, arboscello, con fiori
olezzanti : abbracciabosco, madreselva. - Caprifo-
gliacee, famiglia di piante dicotiledoni; araliacee
una .'oro varietà. - Sinforina, genere di piante ca-
priiogliacee: comprende trutici d'ornamento, a grap-
poli litti.
Caprigno, caprino. Detto a capra.
Caprile. Stalla della capra.
Caprina. Grasso neutro del burro.
Caprino. Detto a burro.
Caprino. Di capra, somigliante a capra.
Capriòla, Femmina del capriolo, specie di cervo.
Capriola. Capitómbolo, salto.
Capro. Il mascbio della capra domestica.
Capro emissario. Veggasi a sacrificio.
Caprug-jjinare (caprugginato). Fare la caprug-
gine alia botte.
Capruggine. Intaccatura che si fa alle doghe
della hotte.
Capsico. Genere di piante solanacee. - Capsi-
caina, alcaloide delle bacche di capsico.
Càpsnla. Qualunque involucro che in sé com-
prenda una parte o il germe di alcuna cosa. -
Preparato di farmacia. - Capsula manometrica,
veggasi a gas.
Termine di anatomia : capsula articolante ,
quella che avviluppa una articolazione; cristal-
lina, quella che inviluppa la lente cristallina del-
Yocchio; di Glisson, la capsula che inviluppa il
fegato; di Muller, veggasi a rene; sinoviale,
quella capsula di liquore viscido che serve a lu-
bricare le articolazioni delle ossa. - Capsule cere-
brali, veggasi a cervello; surrenali, quei corpi
globosi che si trovano sul rene e hanno la forma
di un berretto frigio.
Càpsula. Piccolo cappelletto di metallo, con
fulminante, che, innescato sull'acciarino del fucile
0 di altra arme da fuoco, serve a determinare
l'esplosione: cappellotto, cappellozzo, cassula, ful-
minante. Vi sono anche capsule per gli acciarini
dei siluri semoventi: veggasi a siluro. - Capsula
fulminante, quella che determina l'esplosione della
gelatina: distinguesi la capsula fulminante ordinaria
e la capsula fulminante elettrica (che contiene una
corrente elettrica).
Captazione. Detto a testamento.
CaptiTO. Voce poetica: lo stesso che prigio-
niero 0 schiavo.
Capzioso. Detto a frode e a insidia.
Carabàttola. Bagattella, inezia. - Masserizia,
mobile. - Istrumento, utensile di mestiere.
Carabina. Arme da fuoco, specie di fucile più
corto del moschetto, portato già da alcune milizie
a cavallo e da certe fanterie leggiere. - Carabina
rigata, specie di carabina corta e rinforzata, con la
canna rigata al di dentro : si adopera in guerra dai
corpi scelti eli bersaglieri e cacciatori. - Santa ca-
rabina, locuzione di Garibaldi a difesa dell'arma-
mento nazionale, o « libere armi », come diceva
Carlo Cattaneo.
La carabina Albini, usata nella marina da guerra
italiana, si compone dei seguenti pezzi: canna, tubo
d'acciaio inlernamente solcato da righe; culatta
vuibile, chiusura della canna, pure d'acciaio e gi-
revole a cerniera; acciarino, meccanismo che dà
il movimento allo stelo e proiluce l'accensione della
cartuccia; cassa, di legno; bacchetta, d'acciaio, per
pulire e, occorrendo, scaricare l'arme; fornimenti,
i pezzi che collegano la cassa con le diverse parti
della carabina, e tra essi il grilletto, che fa agire
l'acciarino; dagn 6ajo?ic«a, arme da inastare sulla ca-
rabina. Accessori: il cacciavite, il turacciolo, il por
ruvitone, la cinghia. Con questa carabina si adopera
la cartuccia boxer.
La carabina a ripetizione, pure usata dalla ma-
rina italiana, óltre la cassa, la culatta mobile, i
fornimenti, la bacchetta e la daga, ha: un otturatore,
congegno che serve a chiudere la culatta e spingere
la cartuccia nella canna ; un congegno di ripetizione,
specie di leva con sottoleva nella parte inferiore
della culatta mobile; e il serbatoio, nel fusto della
cassa, destinato a contenere le cartuccie per il
fuoco a ripetizione - Accessori : l'ampollina da olio,
il cacciavite, il manico del cacciavite, il nettatoio, il
turacciolo, Yestrattore dei bossoli (fissato alla parte
anteriore dell'otturatore), il tubetto di cuoio, la cin~
ghia. La cartuccia adoperata è quella a mitraglia.
Carabiniere. Soldato che fa il servizio di po~
lizia: gendarme; nell'uso, milite della benemerita
arma: scher., angelo custode. - Arma dei reali ca-
rabinieri, corpo riordinato nel 1874, diviso in ca-
rabinieri a cavallo e carabinieri a piedi. Comprende:
il comandante generale, undici legioni territoriali,
una legione d'allievi carabinieri. Ogni legione si ri-
partisce poi in divisioni, compagnie, tenenze e se-
zioni, rispettivamente comandate da colonnelli, te-
nenli-colonnelli o maggiori, capitani, tenenti e sotto-
tenenti. - Brigadiere, grado e titolo della categoria
dei sott'ufficiali, corrispondente al furiere delle altre
armi. - Maresciallo, sott'uflìciale, secondo i suoi vari
uffici chiamato maresciallo di alloggio, maresciallo
maggiore, maresciallo capo, maresciallo ordinario. •
Vice-brigadiere, titolo e grado di sott' ufficiale, equi-
valente ai sergente delle altre armi. - Zaptie, sol-
dati aggiunti per il servizio dei carabinieri, addetti
al comando superiore del corpo speciale d'Africa.
Cordelline, piccole cordicelle di cotone bianco o
colorato con che si adornano le giubbe dei carabinieri:
ghiglie. - Lucerna, il cappello dei carabinieri e di
alcuni corpi di guardie. - Iracolla, striscia di cuoio
che portano i carabinieri (dalla spalla sinistra fin
sotto il braccio destro), a sostegno del moschetto.
Carabo. Sorta d'insetto degli orti e dei giar-
dini. Specie più comuni: il dorato, il viola eo. Vi'
talico.
Caracca. Grossa ware da trasporto di commercio.
- Sorta di bastimento portoghese.
Caracollare, caracollo. Veggasi a cavalcare.
Caraffa. Vaso di vetro corpacciuto e a collo
stretto: sorta di bottiglia e anche di biccJiiere.
Caraffino. Boccetta, bottiglietta, ampolla.
Caràmbola. Giuoco di biliardo.
Caramella {caramellaio, caramellare). Pastiglia
di zucchero preparata dal confettiere; anche,
frutto ricoperto di una crosta di zucchero cotto. -
Drop, caramelle sferiche di vari sapori e colori
che l'Inghilterra ha messo di moda. - Caramellaio,
venditore ambulante di caramelle. - Caramellare
{caramellato), ricoprire le frutte o pezzi di frutte
con un sottile strato di zucchero liquefatto, nel
quale si tuffano per un momento; anche, dare allo
416
CARAMELLA — CARBONE
zucchero una lieve cottura, per la quale si rap-
prende e si cristallizza.
Caramella. Sorta di strumento musicale: reg-
gasi a musicali isti^umenti.
Caramogio. Persona di corporatura piccola
e contraffatta.
Carantàno. Vecchia moneta austriaca di rame.
Carapace. Detto a testuggine.
Caratare (caratato). Modo di pesare.
Caratèllo, Piccolo vaso di legno, a forma di
botte, ma più lungo che largo, per contenere qualche
liquore 0 vino squisito. - Quartarolo, sorta di
caratello di circa un quintale.
Caratista. Membro d'una società in accomandita.
Carato. Sorta di peso, ventiquattresima parte
d'un oncia d'oro. - Quota di partecipazione in una
società in accomandita, marittima, ecc.
Caratonfola. Specie di tartufo nero.
Carattere. Forma, figura delle lettere d'un
alfabeto. - Forma di scrittura, modo di scri-
vere (veggasi anche a calligrafia). - Qualità par-
ticolare d'un'opera d'arte. - Termine di tipografia
indicante l'asticciuola di piombo e antimonio che
si fabbrica dalla fonderia, o dalle macchine ti-
pografiche, e che rappresenta una lettera. I caratteri
si combinano per formare la parola, quindi la riga
e la pagina da stampare.
Caràttere. Qualità morale di una persona; in-
dole, natura. Così si dice: persona di carattere «?-
legro o melanconico, buono o cattivo, affa-
bile 0 sgarbato, benevolo o crudele, bizzarro
0 serio, forte o debole, gentile o rozzo, gra-
zioso 0 brutale, indulgente o severo, sincero
0 ipocrita, urbano o sgarbato, ecc., secondo
le qualità deWanimo. Si dice pure: carattere ac-
cessibile di persona facile a dare ascolto, a lasciarsi
vedere e trattare; adamantino, di carattere sal-
dissimo, indomibile, inconcusso, forte; inflessibile,
duro, inesorabile, irremovibile, intransigente, osti'
nato, ecc., ecc.: veggasi a indole.
Buonumore, o malumore, condizione del
carattere secondo i momenti e le circostanze. - Fi-
sionomia, frenologia, veggasi a indole. - Incompa-
tibilità di carattere: si dice di uomo e di donna, spe-
cialmente quando sono uniti in matrimonio e non
d'accordo, non in buona armonia, per differenza di
indole, di gusti, di abitudini, ecc. - Marca di fabbrica,
in senso faceto, figur. per impronta, suggello, carattere.
Caràttere. Costituzione fisica, temperamento.
■ F'ermezza, costanza di propositi, di opinione,
- Indole morale o genio nell'autore di un'opera
d'arte, di letteratura, ecc. - Distintivo, qualità,
caratteristica. - Termine di teologia.
Caratterista. Attore còmico.
Caratteristica (caratteristico). Speciale qua-
lità, nota, segno che serve a specificare, a distin-
guere checchessia, a determinarne il tipo. - La
parte intera di un logaritmo. - Caratteristico,
proprio, particolare, speciale, di checchessia: di-
stintivo, tipico. - Caratterizzare, costituire il carat-
tere, la caratteristica di checchessia ; indicare o
mettere in rilievo le qualità di persona o cosa;
qualificare. - In senso cattivo, trovare e specificare
1 difetti del carattere, condannare.
Caratteristico. Del carattere. - Avente ca-
ratteristica.
Caratterizzare {caratterizzato). Veggasi a ca-
ratteristica.
Caratura. Quota di concorso in una società
industriale o simile: azione, carato.
Caravanservaglio. Detto a carovana.
Caravella. Sorta di nave molto veloce.
Carbinolo. Prodotto di distillazione dei legno.
Carbonàia, carbonàio (carbonata). Veggasi
a carbone.
Carbonaro. Affigliato alla Carboneria.
Carbonata. Carne di maiale cucinata.
Carbonato. Nome generico dei sali risultanti
dalla combinazione dell'acido carbonico con le
basi, molti di grande inportanza industriale o far-
maceutica. Cosi i carbonati di magnesia, di po-
tassa, di soda, ecc. Sono, quando monoatòmico
il minerale che li costituisce, di due sorta: carbo-
nati neutri e carbonati acidi o bicarbonati; tutti,
sottomessi a una temperatura più o meno alta,
perdono anidride carbonica, residuandosi gli ossidi
metallici. Si eccettuano i carbonati alcalini.
Carbónchio. Sorta di gemma rossa. - Sorta
di tumore.
Carbónchio. Malattia di indole acuta e iniet-
tiva, determinata da uno speciale microrganismo,
che produce negli animali una inlezione generale,
e si comunica all'uomo, più frequentemente all'e-
sterno, di rado nei visceri. Le punture di animale
carbonchioso si trattano come tosse il caso di una
ferita infetta. - Antrace, carbonchio benigno. -
Carbonchio sintomatico, malattia grave del bestiame
bovino, massime dei vitelli da uno a tre anni, en-
demica, in alcune località, dal giugno al settembre,
- Terminio, specie di carbonchio. - Incarbonchire,
prendere la natura del carbonchio, a bolle.
Siero anticarbonchioso, preparato (cultura atte-
nuata) che si inietta contro l'infezione carbonchiosa.
Carboncino. Piccolo cannello di carbone per
uso del disegno. - Setolane, sorta di carboncino.
Carbone. Residuo della imperfetta combustione
del legno, ridotto in un corpo nero, solido leg-
gero, capace di ardere quasi senza /i«»»»Hre e sen-
za fumo; legno acceso in luogo chiuso, poi sof-
focato e spento, prima che sia arso interamente.
Serve in più d'una industria e nell'economia
domestica, come combustibile, ma più nel for-
nello e nella stufa che nel camino: bragia
morta, carbone spento, carbone morto, nero di
brace. Serve anche come disinfettante e colo-
rante. La sostanza semplice, pura, che lo costi-
tuisce è il carbonio. ■ Carbone di fuoco, nell'uso,
un pezzo di carbone acceso. - Carbonigia (poco
usato), polvere di carbone. - Pedagnolo, carbone
tondo. - Un carbone, due carboni, pezzo, pezzi, can-
nello 0 cannelli di carbone, acceso o no. - Un car-
bone, due carboni di foco, uno, due pezzi di car-
bone acceso. - Straccio, il carbone che ta ]ioco fuoco.
Carbonizzare, ridurre o ridursi allo stato di car-
bone: incarbonire, incarbonirsi. Carbonizzazione,
atto ed etfetlo. - Schizzare, del carbone che, bru-
ciando, scoppia, manda faville, lancia lontano pez-
zettini accesi. - Sfarinare, ridursi in polvere, come
farina. - Spolverare, del carbone che si polverizza,
in causa di sfregamento o pressione.
Carboncello, piccolo pezzo di carbone. - Brace,
carbone di legna minuta: bragia. Anche, carbone
minuto. - Brusta, brace accesa. - Cannello, pezzo
di legno carbonizzato, specialmente se rotondo e
sottile. - Fumacchi, pezzetti di legna che si tro-
vano tra il carbone non carbonizzati e che sul foco
fanno fumo e puzzo. - Fumacchino, piccolo fumac-
chio. - lizzo, tizzone, legno o carbone in parte o
tutto acceso o avanzato al fuoco.
CARBONE
417
Preparazione del carbone di legna.
Carbonaia, speciale costruzione in cui si prepara
il carbone, ed è di due sorta: a metodo di mucchi
e a metodo di foresta, a buca o a catasta. Luogo
nei boschi dove, su di uno spazio di terreno piano
ben pareggiato e circolare, si dispongono in cono
le legna da convertirsi in carbone; anche, il muc-
chio di legna che si vuol carbonizzare. - Carboniz-
zazione, l'operazione con la quale le legna si ridu-
cono in carbone nella carbonaia. - Fumare a secco,
di carbonaia che emette fumo bianco.
Bócca, l'apertura che si lascia in cima alla car-
bonaia e per la quale si mandano giù per la roc-
cliina trucioli accesi, schegge o altri minuti pezzi
di legna aride, detti mozzi, per appiccare il fuoco.
- Buchi, aperture che si fanno per isfogo della car-
bonaia {fumaioli, fumicaiòli, i bastoncelli per tare i
buchi nelle carbonaie). - Gagnoli, buchi che con
cavicchio appuntato si fanno qua e là nella pel-
liccia sino alla legna. - Ftimi, gli sfiatatoi delle
carbonaie. - Mozzi, pezzetti di legno che si buttano
nella bocca della carbonaia per accendere o man-
tenere il fuoco. - Paravento, difesa che si fa alla
carbonaia con fastelli di legna, stuoie, graticci e
simili dalla parte opposta al vento, acciocché questo
non turbi la regolare cocitura del carbone. - Pel-
liccia, suolo 0 strato di piallacci che ricopre la car-
bonaia: coperta che si fa intorno intorno al cono
delle legna ammontate con terra, ovvero con piote,
cioè zolle, la faccia erbosa di queste rivolta contro
le legna. - Piazza, l'area spianata dove si fa la
carbonaia: spiazzo. - Bócca, catasta di legna per
farne carbone. - Bocchina, o rocchella, i pali pian-
tati in terra e legati insieme con ritortole, per te-
nere la catasta: anche, canna. Contro la rocchina
sono collocate le legna ritte per punta, con un po'
di scarpa, a due o anche tre ordini, uno sopra
l'altro; e il tutto poi vien ricoperto dalla pelliccia.
Mozzi, minuti pezzi di legna aride che dalla
bocca si buttan dentro la rocchina, per infuocare
con essi la carbonaia. • Polverino, la polvere di
carbone, più o meno grossa, che resta in tondo della
carbonaia, dei magazzini e simili, e che si utilizza
per meglio avviare il fuoco. Serve più spesso
per assettare gli scaldini. - Tizzo, tizzone, pezzo di
carbone non ben cotto che si trova talvolta nella
carbonaia per lavoro non perfettamente riuscito, e
si rigetta perché, riacceso sui fornelli delle cucine e
simili, manda fumo. Detto abboccatura dai carbonai,
perchè lo si mette alla bocca dei sacchi, dei cor-
belli, delle ceste, ecc. - Trippa, carbone che, nello
scarbonare o per altra cagione, non si conserva in-
tiero; carbone sminuzzato, carbonella, bracione.
Far il carbone a catasta, con le legna ammontate,
non a buca. - Fare il fornello, si dice quando in
una carbonaia si ammonticchia a tronco di cono il
legno dolce o forte. - Far la coperta, o la pelliccia,
disporre uno strato di patticelo (felci, foglie, ecc.)
sopra le legna ammontate della carbonaia, per im-
pedire che vi entri l'aria, e il fuoco non isfoghi e
sfiammi, consumando le legna e riducendole in ce-
nere. A questo strato si suole sovrapporre anche
della terra umida, battendovela con la pala. - Im-
boccare, dar rimboccata, rabboccare, l'azione di cac-
ciar giù legna per la bocca, onde mantener piena
la rocchina, mano mano che ce n'è il bisogno, cioè
fino a che il fuoco non sia passato a tutta la massa.
Si cessa di imboccare quando il fumo, di bianco
« vaporoso, diventa nero ; il che è segno che tutta
la carbonaia è bene infocata. Allora, con foglie, pa-
glia e terra, se ne tura anche la bocca. Il cona
della carbonaia infocata a poco a poco si abbassa
e diviene più ottuso. Se questa depressione lascia
qua e là dei risalti, é indizio che non vi é bene
arrivata la combustione. Allora, per richiamarvela e
renderla uguale in tutto il mucchio delle legna, si
fanno dei buchi (cagnoli) con un ferro appuntato
0 con un cavicchio nella coperta.
Infocare la carbonaia, l'appiccar il fuoco, ai mozzi,
affinché questi accendano le legna. Il fuoco, dalla
bocca ove s'appicca, scende alla base della carbo-
naia, poi risale. Quando questa é tutta infuocata
a un determinato grado, se ne tura la bocca con
foglie, [paglia e terra: il fuoco si va lentamente
soffocando prima che le legna siano ridotte in ce-
nere: e dopo alcuni giorni il carbone é fatto. -
Scarbonare, levare il carbone fatto dalla carbonaia
e metterlo nei sacchi. - Scarbonatura, lo scarbonare.
- Sommondare, sormondare, spogliare la carbonaia
dell'impellicciatura, quando i tizzi sono infuocati:
levare la terra, le piote, ecc., che fonuano la co-
perta, per metterne a nudo il carbone bell'e fatto,
e da insaccare, raffreddato che sia.
Carboni di varia qualità'.
Carbone animale, carbone d'ossa. - Carbone arti-
ficiale, il carbone di legno, il carbone animale e il
coke. - Carbone da fabbri, carbone forte che si
spegne presto presto se non vi si soffia sopra di
continuo, e perciò non è buono che per le fucine
de' magnani. Tale il carbone di castagno, di stipa,
e quello fatto coi ciocchi e con le barbe della
stipa stessa, o d'altro albero silvano, detto carbone
di ciocchi. - Carbone di Bellvc, legno di tiglio o di
pino, accuratamente preparato, che si adopera come
assorbente e disinfettante nelle malattie gastro-
intestinali. E' parte principale della nota specialità
chiamata « Tot ». - Carbone di cannello, quello a
pezzi tondi e alquanto sonori, che si fa coi rami
mezzani degli alberi, o coi piccoli pedagnoli: ed è
il migliore. Detto anche carbone in cannelle, a can-
nelletti, di cannello, in cannella. - Carbone di cerro,
fatto di tondelli di cerro, eccellente per la cucina.
Carbone di spacco, carbone di squarto, quello fatto
di legna spaccate, ed è di minor pregio perchè
scoppia e schizza nell'accendersi. - Carbone di torba,
dalla materia di questo nome. - Carbone dolce,
fatto di legni dolci : il pioppo, il tiglio, l'ontano, il
salcio e simili ; è leggiero, poroso, facile a polve-
rizzarsi ed accendersi, e perciò ricercato per la
fabbricazione della polvere da fuoco. - Carbone forte,
quello fatto di quercia, di cerro, di leccio, esimili
altri legni duri e pesanti: produce un fuoco più
gagliardo e si consuma più adagio che non il dolce.
Carbone naturale, l'antracite, il litantrace, o car-
bon fossile, la lignite e la torba. - Carbone rin-
tronato, che ha sofferto nella spaccatura.
Carbonella, carbone di legno minuto; carbone
molto trito 0 brace molto grossa; brusta, carbonina,
tritolarne di carbone. Anche, la grossa brace che si
ricava dalle fornaci de' vetri, dalle fabbriche dei
saponi 0 simili. - Grafite di storta, il carbone, molto
denso e duro, che si depone sulle pareti delle storte
a gas. - Nero animale, osso od avorio ridotto in
carbone. - Nocchio, carbone di sanse. - Peras (frane),
sorta di carbone artificiale. - Sandkohle (ted.), car-
bone magro. - Spodio, carbone d'ossa. - Tondello,
carbone di cerro, quercia e simili: contrapp. a
quello di spacco.
Premo LI — Vocabolario Nomenclatore
27
4i8
CARBONE BIANCO
CARBONERIA
Carbon fossile.
Carbone di terra, litantrace: sostanza combusti-
bile nera, di struttura lamellare o fibrosa, di lu-
centezza vetrosa o grassa, fragile, che giace strati-
ficata entro i depositi dell'antico terreno carbonifero
(veggasi a geologia), proprio delle diverse regioni
del globo, nelle quali si trova estesamente sparso.
E' costituito da frammenti di vegetali; contiene, di
solito, materie organiche, e talvolta è cosi ricco
di minerali di ferro che lo si impiega per trarne
questo metallo. Brucia facilmente con fiamma,
fumo nero e odore bituminoso; sviluppa forte cct-
lore.
Antracite, carbon fossile che si presenta in istrati
nei terreni di sedimento, ma sopratutto in quelli
vicini ai terreni di cristallizzazione o incastrati fra
i medesimi: eccellente combustibile. - Carbonile,
combustibile dell'America, avente la proprietà del
carbon fossile e del coke. - Coke (ingl.), carbon fos-
sile quale risulta dalla sua distillazione, cioè dopo
aver perduto le sue sostanze fluide e gassose: car-
bon fossile arso : eminentemente combustibile. -
Giavazzo, varietà compatta di lignite, leggiera, di
color nero, capace di bellissimo pulimento. Se ne
fanno oggetti d'ornamento per lutto. - Lignite, specie
di carbon fossile, magro, di formazione più recente :
si accende e abbrucia facilmente con fiamma, fumo
nero e odore bituminoso. - Litantrace, nome scien-
tifico del carbon fossile.
Antracene, uno dei prodotti della distillazione
del carbon fossile : idrocarburo solido che si ricava
dal catrame di questo combustibile. - Benzina,
carburo di idrogeno che si ha dalla distillazione
dell'olio di carbon fossile: benzòlo. - Bituminile,
schisto argilloso, nero, duro, frequentissimo nei de-
positi carboniteri. - Briquettes, mattonelle combu-
stibili preparate con polvere di carbon fossile e
Gualche materia glutinante. - Catrame, prodotto
i distillazione del pino, del larice, ecc., e del
carbon fossile. - Chinolina, base organica che .si
trova nel catrame di carbon fossile, ma che si può
preparare anche artificialmente. - Grisou, gas idro-
geno protocarbonato che si svolge dalle miniere di
carbone fossile: scientificam., metono. - Paracresó^o,
il cresolo che si estrae dal catrame di carbon fos-
sile: cristallizza in prismi incolori; ha odore fenico;
è poco solubile nell'acqua. - Parvolina, sostanza che
si trova nell'olio di catrame di carbon fossile e
nell'olio d'ossa, ottenuta per distillazione. - Picene,
idrocarburo che si ha dalla distillazione della pece
di cartoon fossile e dei residui di petrolio. - Picolina,
alcaloide volatile non ossigenato, isomero dell'ani-
lina: è contenuto nel catrame di carbon fossile. -
Pireno, idrocarburo che si estrae dal carbon fossile.
Pirofucsina, nuovo estratto del carbon fossile,
usato per conciare il cuoio e per le disinfezioni in
generale. - Piròlo, o pirrolio, liquido molto ri-
frangente, di odore somigliante a quello del cloro-
formio: si trova nel catrame di carbon fossile, nel-
l'olio di ossa e lo si prepara anche artificialmente.
Saccarina, derivato del carbon fossile, polvere
bianca, polverulenta, amorfa, in parte cristallina,
di sapore dolce intenso.
Varie. — Carbonaio, chi esercita l'arte di fare il
carbone e anche chi lo rivende o lo porta. - Car-
bonaia, la moglie del carbonaio, o donna che vende
carbone. - Bracino (tose), chi vende brace e carbone:
braciaiuolo. - Cocitore, chi assiste alla cocitura del
carbone. - Anlracosi, malattia dei carbonai.
Braciere, vaso per lo più di metallo, nel quale
si tiene carbone acceso per riscaldamento. -
Pistone, arnese di legno che serve a pestar carbone,
salnitro e zolfo per far la polvere. - Tip (ingl.),
macchina per caricare prontamente ed economica-
mente il carbone sulle navi. - Vaglio, specie di
cesta dove i carbonai misurano il carbone.
Carbonaia, stanza in cui si tiene il carbone a uso
della cucina. - Carbonièra, detto già per carbonaia;
talora catasta di legna disposta per essere ridotta a
carbone; ma più spesso si usa a indicare la stanza
0 la buca in cui si tiene il carbone. - Nome anche
di barcaccia adoperata per trasportare carbone. -
Carbonile, stanzone o altro luogo in cui si ripone
e si custodisce il carbone per uso delle magone o
di altre officine da lavorare i metalli. - Soma, un
certo carico, un certo peso di carbone.
Betula {betula alba), legno da bruciare e far car-
bone. - Macchia, boscaglia fitta e di piante cedue,
da carbone. - Miniera, cava di carbone fossile.
Carbone bianco. Appellativo che si dà al
ghiaccio dei ghiacciai perchè dalle cadute d'acqua
lungo i fiumi da essi alimentati si trae forza elet-
trica.
Carbonella. Minuto carbone.
Carboneria. Associazione politica, patriottica,
segreta, fondata (forse per importazione francese)
nel reame di Napoli, al principio del secolo XIX,
estesasi poi in quasi tutta l'Italia. Suo scopo: libe-
rare la patria dai tiranni che la opprimevano. Sua
formola : alla gloria del Gran Maestro dell'Universo.
- Carbonaro, membro della Carboneria. - Sanfedista,
partito italiano che si oppose prima alle idee della
rivoluzione, poi al carbonarismo.
Organizzazione - Gradi - Simboli, distintivi, ecc.
Due divisioni della Carboneria, la gerarchica e-
V amministrativa: la prima serviva a regolare la ca-
tena dei gradi, cosi che a capo di tutto V Ordine era
una Alta e potentissima Assemblea; immediatamente
sottoposti a questa gli Stati Carbonarici, divisi in
Provincie o regioni; ogni provincia divisa in sette
dipartimenti; ogni dipartimento in sette mojih; ogni
monte in parecchie vendite. La divisione ammini-
strativa, più semplice, riguardava l'andamento ge-
nerale, senza distinzione di gradi. I rappresentanti
di tutte le vendite d'una provincia formavano VAlta
Vendita, e si adunavano tre volte all'anno, per esa-
minare, principalmente, lo stato dallo spirito pub-
blico nella provincia. Gli ufficiali erano ventuno,
tra i quali un gran presidente e un grande oratore.
Gradi. — La Carboneria riconosceva, in ordine
numericamente successivo, nove gradi, cioè: ap-
prendisti, maestri, cava'.ieri di Tebe, discepoli, apo-
stoli, evangelisti, patriarchi, arcipalriarchi, potentis-
simi arcipatriarchi. - A diiferenza dei tre puntini
della Massoneria, a triangolo, i Carbonari usa-
rono i tre puntini in linea retta. Nella firma si se-
gnavano tre puntini fra due linee rette trasver-
sali per il grado di apprendista, cinque puntini per
il grado di maestro, un maggior numero per gli al-
tri gradi.
Simboli. — Acqua, primo simbolo in cui purifi-
carsi e rigenerarsi alla virtù. - Chiodi della crocifis-
sione,'s'ìmhoW del dolore. Pertica e chiodi intrecciati
rappresentano la massima del carbonaro, perchè si
avvezzi ai dolori.- Corona di spine, emblema della
fermezza nello sfuggire la puntura del vizio e della
menzogna. - Croce, ricordo dei dolori che soffrono-
CARBONETTO — CARCIÓFO
419
i virtuosi, affinchè possano trionfare. - Legna affa-
stellate, gli stessi carbonari, stretti in unione di
pace. - Sole, simbolo della virtù, che non si cor-
rompe e preserva dalla corruzione. - Scala, rappre-
sentazione del progresso che si svolge a gradi. -
Sale, l'astro benefico che illumina, vivifica tutto il
creato e, diradando le tenebre della notte, risplende
nelle foreste e invita i buoni cugini carbonari al sa-
ero travaglio della carbonizzazione. - Tronco dell'al-
bero, simbolo della superficie terrestre e della vita
che vi si svolge mirante al cielo. Le sue radici in-
dicano la sua fermezza, mentre le verdeggianti fronde
significano che esso non invecchia mai. - Altri sim-
boli: il berrette frigio, il pugnale, ecc.
Distintivi, ecc. — Principale distintivo, Vesciantillon,
cioè l'abito dei BB... CC... CO... (buoni cugini carbonari):
si portava sospeso alla sinistra del petto; era variamente
foggiato secondo i gradi. Per l'apprendista consisteva
in un pezzo di legno, lavorato a cilindro, di olmo, di
ulivo 0 di altro, nelT estremità tagliato a becco di
flauto, fregiato di tre nastri, cioè di colore nero, ce-
leste-bleu e rosso, a cui venivano attaccate poche
fila di lino sottile e bianco; identico era per il se-
condo grado, ma fatto di metallo bianco, ed aveva
i tre chiodi della passione di Cristo. Il maestro por-
tava inoltre appesa, dalla spalla sinistra al femore
di destra, una fascia dai tre colori carbonarici, con
gli estremi tagliati a zeppa : ad essa era attaccata
una coccarda di nastro bianco, e terminava in un
gioiello, contenente il nionogramma della vendita -
Accetta, pala, zappa, strumenti coi quali i carbonari
raccoglievano nella foresta il materiale di carbonizza-
zione. - Pannolino bianco, emblema significante che
per divenire puri, candidi, bisogna (come il lino
diventa bianco per macerazione) costantemente sof-
frire e lavorare. - Pertica, il segnale dei carbonari,
adoperato per dimenare il fuoco nel fornello e a man-
tenere sempre acceso nel cuore il sacro fuoco della
Carboneria. - Vendita, il luogo, detto anche ordine
e centro, nel quale si adunavano i buoni cugini
carbonari: diverso dalla baracca, che era il locale
in cui si carbonizzava al fornello (lavorare).
Liberare la foresta dai lupi, nel linguaggio dei
carbonari, liberare la terra dai tiranni.
Oarbonetto. Specie di corallo.
Carbonico. Prodotto dalla combustione del car-
bonio con l'ossigeno. - Acido carbonico, gas inco-
loro, di odore leggiero e di sapore piccante, abba-
stanza diffuso in natura (nelle emanazioni vulcani-
che, in certe grotte, ecc.) e preparato decomponendo
il carbonato di calcio con l'acido cloridrico. Detto
anche : aria fìssa, aria mefitica, spirito silvestre. Serve
alla preparazione dei carbonati (composti dell'acido
carbonico con le basi salificabili) e dei bicarbonati
(composti dello stesso acido con base doppia), alla
preparazione delle acque jazose e come anestetico
(veggasi ad anestesia). È causa di avvelenamento.
- Aerato, aggiunto delle basi salificabili, unite all'a-
cido carbonico, che in passato si diceva « acido
aereo».- Anidride, composto binario ossigenato:
acido carbonico esistente nell'aria atmosferica, in al-
cune sorgenti acidule, nei vulcani semispenti, nelle
mofette, ecc. - Decarbonato, dicesi di una sostanzi
che abbia perduto l'acido carbonico col quale era
combinata. - Mofetta, fenomeno vulcanico consistente
nell'emanazione di acido carbonico, e che segna la
fine delle eruzione.
Antracòmetro, istrumento per misurare la quan-
tità di acido carbonico contenuta in un fluido aeri-
forme.
Carbonifero. Terreno che contiene carbone
minerale o fossile: veggasi a geologia.
Carbònio. (]orpo semplice e uno degli elementi
cosi detti biogeni (generatori di vita), componente
essenziale di tutte le sostanze organiche e del pro-
toplasma; è la sostanza pura del carbone.
Detto poliynorfo per la sua proprietà di presentarsi
in natura sotto diversi aspetti. - Carbonio nativo, puro,
il (lianiaiite. - Carbonile, varietà di carbonio puro,
0 diamante. - Grafite, il carbonio impuro.
Biossido di carbonio, l'acido carbonico. - Car-
burina, solfuro di carbonio. - Carburo, ogni
corpo prodotto dal carbonio in combinazione coi
metalli o coi metalloidi: uno dei più importanti
è quello di calcio. - Idrati di carbonio, serie di
combinazioni del carbonio con l'idrogeno e l'ossi-
geno. Il glucosio, il saccarosio, Vamidosio, idrati-tipo.
- Ossido di carbonio, gas incoloro dovuto all'ossida-
zione del carbonio. - Ossi-solfuro di carbonio, gas
incoloro, incombustibile risultante dalla combina-
zione del carbonio ossidato con lo zolfo.
Carbonizzare (carbonizzato). Ridurre in car-
bone, allo stato di carbone: incarbonire.
Carbonizzazione. Riduzione in carbone,
Carbonometria. Detto a resjnrazioììe, e
significa determinazione della quantità di acido
carbonico eliminato da un animale vivo nelle varie
condizioni fisiologiche e patologiche.
Carburina. Detto a carbotHo.
Carburo. Veggasi a carbonio.
Carcame. Dicesi di cadavere putrefatto, dis-
seccato, e di scheletro^
Carcassa. L'ossatura d'una nave. - Sorta di
bomba.
Carcerare {carcerato). Mettere in carcere, in
prigione.
Carcerazione. Atto del carcerare.
Carcere. Luogo nel quale si chiudono i rei o
sono custoditi gli accusati: prigione. - Patronato pei
liberati dal carcere, moderno istituto che mira a
soccorrere e a redimere coloro che hanno scontato
una pena, subito il carcere.
Carcerière. Custode di carcere, di prigione.
Carcinoma. Tumore a base di tessuto epi-
teliale, contrassegnato dalla struttura alveolare;
cancro, per lo più ulceroso. Designato con vari
nomi secondo la sede, la forma e la qualità delle
cellule, la qualità e quantità dello stroma connet- *
tivale.
Carciofàia. Detto a carciofo.
Carciófo (carciofaia). Pianta erbàcea della quale
si mangiano la base delle squame e il ricettacolo,
variamente cucinati: carciofi /essaci, /"r^^/t nell'intin-
golo, in umido, rifatti coll'ova, ripieni, ritti (con-
diti e messi a cuocere per ritto), trippati, ecc. Se
teneri, si mangiano anche crudi, con olio e pepe.
Si hanno carciofi nostrali, forestieri, primaticci, pic-
coli, grossi, con gli spunzoni (spine) o senza; car-
ciofi verdi (preferiti), pavonazzi, rossi, bianchi. Le
radici e gli steli di questa pianta erbacea hanno
azione diuretica. - Carciofàccio, peggior. di carciofo.
- Carciofetto, dimin.; anche, carciofo novellino. -
Carciofino, dimin. vezzegg. - Carciofone, accresc,
grosso carciofo. - Carciofuccio, dimin. spreg.
Carciofi con la barba, vecchi, che cominciano ad
avere il pelo sul girello. - Carciofi madornali, i primi
che butta la pianta e non hanno spunzoni. - Gobbo,
{cardo, cardane di carciofi), sorta di ortaggio pro-
veniente dalla pianta del carciofo, la quale, dopo tre
0 quattro anni, si lega, si involge nella paglia e si
420
CARDAIO — CARDINALE
ricorica sotto terra: in questo stato le sue foglie di-
ventano bianche, sugose, perdono il sapore , amaro,
e si mangiano eoa la radice in inverno. - Mazza
ferrata, varietà di carciofo, a boccia globosa. - Pe-
retta, carciofo vecchio, cogli spunzoni.
Carduccio, rampollo della pianta del carciofo; ri-
messiticcio al piede del carciofo domestico. - Girello
{girella, rotella), fondo, ricettàcolo del carciofo a cui
siano state levate le foglie e il gambo: vi stanno
gli embrioni dei semi, ossia quella specie di disco
più 0 meno vicino alla fioritura, e che apparisce
dopo staccate le toglie o squame {fare i girelli : dei
carciofi che, troppo vecchi, si tagliano nel girello
per mangiarlo cotto d'inverno). - Grumolo, le foglie
di dentro, raccolte insieme. - Spine, spuntoni, e più
comunemente spunzóni, punte acute che i carcioh
hanno in vetta alle foglie.
Carciofaia, campo piantato di carciofi: carciofeto.
- Carciofaio, che produce carciofi; anche, chi va in
giro vendendo carciofi.
Cardalo. Chi fa i cardi pel cardatore.
Cardare, cardatura (cardato^. Laverò, ope-
razione del cardatore.
Cardatore. Chi fa il mestiere di pettinare, scar-
dassare, raffinare lana o cànapa, perchè si possa
filare (in quest'ultimo caso, detto più specialmente
canapino): cardaiuolo, cardinaio; ciompo, concialana,
gazzatore; lanino, pettinàgnolo, pettinatore; scardas-
satore, scardassiere. scardassino.
Cardare, pettinare col cardo la lana, la canapa,
il lino, ecc.; tirar fuori col cardo il pelo ai panni:
cardeggiare, carminare, scapecchiare (specialmente
della canapa e del lino), scardassare, scarmigliare,
scotolare. - Garzare, tirar fuori il pelo al panno col
cardo. - Ricardare, ripete cardare.
Cardatura, l'operazione del cardare; lavoro per
cui si dividono e si parallelizzano le fibre tessili:
scardassatura. - Cardata, la quantità di lana che si
carda volta per volta. - Pettinatura, operazione a cui
si assoggettano le sostanze tessili, dopo aver levata
loro \^ tara, ossia i fili diritti e rigidi, per pulirle
dai filamenti più grossolani, dai piccoli nodi e dalle
sozzure miste ad essi; si fa a mano e a macchina.
Arnesi, macchine del cardatore. — Apritrice, mac-
china che serve a preparare i galettami, provenienti
dalla macerazione, al lavoro della cardatrice. - Car-
datrice, macchina sulla quale la strusa e le fibre
tratte dai galettami vengono tagliate in tanti mazzi
o fascetti di eguale lunghezza.
Cardo, strumento fatto di due tavolette (assi su
cui si tira la pelle che regge i denti dei cardi), con
punte di ferro, usato per cardare la lana, per ri-
durre cioè paralleli i fili, rendendoli cosi atti alla
filatura: carda, garzella, pettine, scapecchiatoio, scar-
dasso. Anche, una pianta che fa una cassula con
molte spine, che servono per cardare i panni. - Car-
dellff, cardo di minore grandezza, e adoperato a
mano, mediante un manico diritto in ciascuna delle
due parti. - Cardino, simile alla cardella, ma minore,
e con denti ancor più sottili e più fitti. - Cardo
maschio è la tavoletta che si muove; cardo fem-
mina, quella fìssa. - Cardo pieno, pieno di cimatura
fra i denti. - Denti, pezzi di fil d'acciaio puntati ad
ambedue le estremità, ripiegati parallelamente a sé
stessi, e formanti una specie di ardiglione o staffa,
pel calcagno della quale sono trattenuti nei fori del
cuoio bucato alla macchina. Una delle parti del
cardò è fermata orizzontalmente a un cavalletto pro-
lungato in panca, per sedervisi il cardatore a caval-
cioni; l'altra parte del cardo vi è menata sopra con
ambe le mani, tenuta per mezzo di due maniglie.
Borra, il cascame della lana che resta tra i denti
dei pettini, - Gambo, la parte dei denti del cardo
che rimane dalla piegatura in giù, — Cardaio, artefice
che fa i cardi. - Pilucchino, chi ripulisce i cardi
Gramola, la macinella per dirompere il lino,
la canapa, ecc., prima di cardare. - Pettinatrice, mac-
china specialmente adoperata per la lavorazione dei
cotoni a fibra lunga. - Pettine, nelle macchine da
scardassare, regoletto di ferro che alla parte inferiore
porta una serie di punte fisse, che, con un moto di
va e vieni, servono a staccare dallo scardasso la
parte lavorata per passarla in istato d'ovatta sul ci-
lindro disposto a riceverla. - Riunitore, macchina
adoperata per riunire i nastri del primo prodotto
della cardatura e formarne un'ovatta. - Tamburo,
sorta di cardo meccanico.
Cardatura. Detto a cardatore.
Cardellino. Uccelletto canoro, specie di friti-
guello, con pennatura bruna al di sopra, bianca-
stra disotto, e rosso vivo in faccia: calderino, cal-
derugio.
Càrdia (cardias). Apertura superiore dello sto-
maco.
Cardiaco. Del cuore. - Chi ha male al cuore.
- Rimedio utile nelle malattie di cuore, come Va-
donidina (che si trae dall'erba adonide), la digitale,
lo strofanlo, ecc.
Cardialjsrla. Dolore vivissimo aW epigastrio, parte
superiore dell'addome, corrispondente allo stoìnaco.
Cardinalato. Dignità del cardinale.
Cardinale {cardinalato, cardinalesco,cardinaUzió).
Alto dignitario della Chiesa cattolica; ciascuno dei
settanta prelati della Chiesa romana che assistono
il papa, compongono il Sacro Collegio o concistoro,
0 Senato apostolico, ed hanno voce nel conclave: por-
porato, principe di Santa Chiesa, senatore della
Chiesa. I settanta cardinali si distinguono in tre
gruppi, od ordini, a seconda del benefizio che go-
dono e che può essere o episcopale o presbiteriale o
diaconale. Quindi si hanno cardinali-vescovi, cardi-
nali-preti, cardinali-diaconi. - Cardinalato, ufficio e
dignità di cardinale, - Dal titolo di.... (il nome d'una
chiesa titolare), aggiunto di cardinale per indicare
di qual benefizio esso è investito, - Eminenza {emi-
nentissimo), titolo che si dà ai cardinali, - Piatto,
appannaggio dei cardinali.
Cardinalesco, di o da cardinale, - Cardinalizio, di
cardinale. - Cardinalume, insieme di cardinali (spreg.).
Anticardinale, cardinale nominato da un antipapa.
- Camerlengo, il cardinale vice-papa nel campo pu-
ramente spirituale e che governa, per diritto, la
Chiesa cattolica nell'interregno fra un papa e l'altro;
la più alta dignità cardinalizia. - Datàrio, cardinale
che presiede alla Dateria. - Decano, il cardinale an-
ziano. - Legato, cardinale governatore d'una pro-
vincia, con ampi poteri; anche inviato dal papaia
missione spirituale o politica presso uno Stato estero.
Legato a latere, il legato con facoltà maggiori degli
altri, illimitate. - Penitenziere maggiore, o gran pe-
nitenziere, il cardinale presidente della Penitenzieria
apostolica, nella quale si esaminano i casi riservati
e si danno le dispense. - Segretario di Stato, il mi-
nistro del papa o vice-papa nel campo amministra-
tivo e- politico. - Vicario, il cardinale che sostituisce
il papa come vescovo di Roma: il reggitore quindi
della diocesi romana.
Cardinale in pectore, il preiato che il papa già
elevò al cardinalato, ma non ancora notificò nel
concistoro, - Cardinale nipote, si dice, scherzosa-
CARDINALE
42 f
mente, così il nipote del papa regnante, a indicare
che, se non è già, presto sarà dallo zio elevato alla
dignità di cardinale. - Cariliiìaìi palatini, quelli ad-
d'itti alla Santa Sede. - Papabile, cardinale che è in
predicalo o ha probabilità di essere eletto papa. -
- Regionario, cardinale titolare d'una regione o rione
di Roma. - Titolare, che ha titolo.
Indumenti — Cerimonie e altre cose.
Berretta rossa, quella dei cardinali: berretto car-
dinalizio. - Cappa magna, manto d'onore, di color
rosso, indossato dai cardinali in occasione di qual-
che solennità.- Cappello rosso, il cardinalizio: specie
di gran cappello rosso, poco rilevato, con cordoni
e nappe di seta dello slesso colore. - Cròccia, ve-
ste usata dai cardinali in conclave, gran manto con
strascico, di forma simile al piviale: è di drappo
leggiero di lana, color paonazzo, e, pei cardinali
religiosi, del colore dell'abito del proprio Ordine. -
Fiore di velluto, nappa di cardinale. - Porpora^
l'abito e la dignità di cardinale. - Zucchetto rosso,
quello che portano nella parte supero-posteriore del
capo i cardinali.
Adorazione , cerimonia con la quale i cardi-
nali vanno a rendere omaggio al papa dopo la
sua elezione. - Elezione per adorazione, quando i
cardinali eleggono uno per papa, senza precedente
scrutinio. - Conclave, le riunioni dei cardinali per
l'elezione del papa. - Conclavista, cortigiano di car-
dinale in conclave. - Nepotismo, biasimevole abitu-
dine dei cardinali, del papa e degli alti dignitari
cattolici di sfruttare le proprie influenze in favore
dei propri nipoti, brutti del nepotismo, le ricchezze
e gli onori accumulati dai papi e dai cardinali in
lavore dei propri nipoti e a danno altrui.
Avere il cappello, incappellarsi, divenir cardinale.
- Chiudere e aprire la bocca ai cardinali, cerimonia
che fa il papa coi cardinali, nuovamente eletti, che
toglie loro 0 conferisce il diritto di prender parte
alle deliberazioni concistoriali. - Dare il cappello,
creare, nominare, far cardinale, assumere al cardi-
nalato, cardinalizzare; incappellare, onorare del cap-
pello; esaltare. - Preconizzare, annunciare, che fa
il papa, la creazione di un cardinale o di un ve-
scovo. - Riservare, tenere in petto, dell'elezione dei
cardinali non ancora annunziata dal pontefice.
Caudatario, chi porta la coda d'un cardinale. -
Squadronista, ctii è addetto a qualche funzione nel
conclave.
Cardirfiale. Ciò che è principale; special-
mente, aggiunto deUe quattro virtù. - Punto del-
V orizzonte. - In architettura, stipite.
Cardinale. Uccello cosi chiamato per il colore
rosso delle sue penne.
Cardinalesco. Di o da cardinale.
Cardinalizio. Proprio di cardinale»
Càrdine. Strumento di ferro o d'altro metallo,
in forma di arpione, sul quale si sostengono e gi-
rano lejmposte d'un «scio, d'una finestra: gàn-
ghero. È munito di un pernio o ago (anche, rolla),
nel quale entra Vanello delle bandelle inchiodate al-
l'uscio 0 alla finestra, che possono così girare, per
aprirsi e chiudersi.
Cardino. Spazzola da cappellaio.
Cardiografia, cardiologia. Trattato, discorso
del cuore.
Cardiopalmo. Acceleramento delle contrazioni
(pulsazioni) del cuore.
Cardiopatia (cardiopatico). Malattia di cuore.
Cardite (cardittde). Infiammazione di cuore.
Cardo. Arnese di legno, con uncini di ferro,
adoperato dal cardatore.
Cardo (cardone). i'ianta da orto, mangereccia,
con foglie spinose: in qualche regione della toscana,
riccio; in roiiiaiiesco, gohbo. Congenere al carciofo,
10 si coltiva ddve più e dove meno, per le sue lunghe
e grosse costole o foglie radicali, le quali, perchè
riescano più atte agli usi della cucina, dopo diesi
siano abbastanza sviluppate, vengono legate e rin-
calzate in modo da rimaner quasi fasciate di terra.
- Carducci, cardoncelli, si chiamano anche i rimes-
siticci 0 teneri polloni del carciofo domestico. -
Cardone, lo stesso e più comune di carduccio. - Fio-
sculo 0 fioretto, Q'^nì liorellino che copre il cardo:
flosciilosi, il loro insieme. - Cardata, o ricciaia, muc-
chio di cardi.
D'una specie, il cardo benedetto, si adoperano le
sommità fiorite per le loro proprietà stomatiche e
sudorifere. Cosi del cardo mariano, o santa maria.
11 cardo da folloni serve a uso di sj)azzola. - Dip-
saco, il cardo selvatico. - Onopordon, cardo selvatico.
- Silibo, cardo marino. - Spina bianca, cardo selva-
tico. - Spina magica, cardo asinino. - Virga pastoris,
cardo selvatico.
Cardocinetico. Himedio pel cuore.
Cardolo. Detto a noce.
Carduccio. Piccolo cardo. - Rampollo del
carciofo.
Careggiare {careggiato). Tener caro, amare,
avere in j^t'^ffio. - Carrezzare, far carezza.
Carena {carenaggio, carenare). Tutta la parte
interiore d'una nave che sta immersa nell'acqua.
Carenaggio. Il carenare.
Carenare (carenato). Fare il carenaggio, opera-
zione del tassellare il tondo d'una nave.
Carestia (carestioso). Scarsezza grande delle cose
necessarie al vitto, al nutrimento; difetto, penuria,
penia. - Carestioso, che è scarso di raccolta: detto
di anni, ecc.
Carezza (carezzare, carezzato, carezzèvole). Di-
mostrazione di alletto, di benevolenza, d'amore, fatta
con atti e con parole: amorevolezza, amorevolezzina.;
blandimento, festa, finezza, tenerezza, vezzo. L'atto
del carezzare. - Carezzativo (di parola), che acca-
rezza: un po' meno di vezzeggiativo. - Carezzevole,
disposto a carezzare, amorevole; che fa carezza,
carezzoso. - Carezzevolmente, in modo carezzevole,
amorevole: vezzatamente.
Carezza asinina, sgarbata; complimento, atto col
quale si pretenderebbe accarezzare e invece si of-
fende 0 si disgusta. - Carezzoccia, carezza rusticana
e svenevole. - Larezzina, carezza fatta con affetto
e gentilezza (per lo più, nel plurale).
Moina (più comun., moine), carezza bambinesca,
leziosa; parola, atto lusinghevole, per lo più, allo
scopo astuto di qualche fine: attuccio, blandizia,
blandizie, civettaggine; dàddolo, druscia; Irascheria;
gergolo, gestro, grazietta; invenia, inzuccheratura ;
lezzo, lezio, leziolino; scàsimo, smanceria, squasilio;
billi billi, caccabàldole, cacherie, fichi lessi, mori-
mèi, reggimenti; smaci, smagi, smiaci; soie, sfoggi,
storcimenti. - Far moine: civettare, fare il bellin
bellino, il bello bellino ad alcuno; fare il linguino
a uno; smiracolare. - Moinardo, di chi fa moine. -
Moineria, civettismo, civetteria.
Sgrazianata, carezza, moina di mal garbo. - Sma-
nia, in alcuni dialetti, equivale a leziosaggine, moina,
smanceria.
Carezzare, accarezzare, far carezze, trattare ama-
422
CAREZZA — CARITÀ
bilinente, come si fa con persona cara: ammoinare,
blandire, careggiare, far testa, far onore, inzucche-
rare, lisciare, lusingare (metaf.), piacevoleggiare, sci-
loppare, vezzeggiare. - Lisciare (per simil.), stropic-
ciare gentilmente, per carezzare. - Molcere, addolcire,
temperare, carezzare. - Prendere per il ganascino,
atto carezzoso che si fa ai bambini, stringendo loro
la guancia con due dita. - Toccare sotto il mento,
per carezzare. - Vezzeggiare, tar vezzi, carezze, gen-
tilezze, specialmente ai ragazzi. - Accarezzamento,
carezzamento, atto del carezzare. - Carezzatore, chi
accarezza.
Proverbio: Lega più un vezzo che una collana. -
I muli non vogliono carezze: \q persone zotiche, a
lisciarle, corrispondono villanamente.
Carézza. Caro jyrezzo.
Carezzare (carezzato). Detto a carezza.
Cai'ezzevole, carezzoso. Veggasi a carezza.
Cariare (carialo). Produrre la carie in chec-
chessia : guastare, guastarsi.
Cariàtide. Ornamento di architettura; figura,
statua, che si mette, invece di piccola colonna
o di mensola, a sostenere Varcliitrave, la cor-
nice, ecc.: talvolta, mezza figura o busto terminante
in basso, per lo più, a foggia di pilastro, piramide,
con la base all'insù; atlante, scedone, telamone,
termine, terminetto. - Canefore, figure muliebri che
portano in capo canestri pieni di frutta, di fiori e
di altre cose spettanti ai sacrifici: usate moltissimo
quali cariatidi.
Cariato. Detto a carie.
Càrica. Denominazione generica di impiego,
di ufficio, per lo più elevato, spesso onorario e
temporaneo: grado, magistratura, ministerio. - Avere,
disimpegnare una carica; dare, conferire un carica:
veggasi a ufficio, ■ Candidato, chi aspirava alle
cariche della repubblica romana, perchè indossava
una veste bianca allorché recavasi a sollecitare i
suffragi per la propria elezione. - Interim, eserci-
zio provvisorio d'una carica.
Carica. La quantità Av polvere e di munizione
che si mette, in una volta, entro qualsivoglia arme
da fuoco^ per tirare, o in una wtiwa, perchè abbia
a scoppiare. Nelle armi di piccolo calibro è, per lo
più, una pallòttola, o piccola palla, entro la car-
tuccia. Per le armi di grosso calibro, la mitra-
glia. - Densità di caricamento (termine di arti-
glieria), dicesi del peso della carica diviso per lo
spazio da questa lasciato dietro il proietto.- Inescatura,
0 innescatura, tutta la quantità di polverino, stoppino
e simili che si impiega per comunicare il fuoco
alla carica. - Retrocarica, carica che si mette dalla
parte del fondo, nell'arme da tuoco, e non dalla
parte della bocca.
Caricare, mettere la carica nelle armi da fuoco
e nelle mine (caricamento, atto del caricare): met-
tervi e calcarvi dentro la polvere e la munizione.
- Riferito a balestra, o ad altra arme da corda e
lanciatoia, metterla in punto e in ordine per isca-
ricarla. - Piotare, mettere topagli di terra o di piote
nel caricare a palla rovente. - Ricaricare, caricare
di nuovo. - Caricatore, chi o che carica. - Carica-
toio, congegno di varie forme che serve a caricare
cartuccie, capsule, tacchi e dischi d'innesco, palle,
pallette, ecc. - Spoletta, tubetto di legno o metal-
lico con polvere per caricare granate o bombe.
Càrica. Impeto di milizia, in battaglia, contro
il nemico. — Caricare, urtare con gran forza
contro il nemico, investirlo.
Carica. La quantità d'elettricità che possiede
un conduttore quando è saturo.
Caricare (caricamento, caricato). Porre su un
carro, su qualsiasi veicolo, su una nave, ecc.,
mercanzie o altro, da trasportare altrove. Accomo-
dare, collocare, far montare, comecchessia, sopra
veicoli, persone, animali, ecc., allo scopo di tra-
sportarli. - Porre sopra altri un carico, cioè gran
quantità, o peso, di checchessia; porre addosso, in
collo, sulle spalle, ecc.: accollare, addossare, aggrava-
re, assomare, por la soma ; mettere addosso, addos-
sare, rendere onusto. Contr., scaricare. Riaddos-
sare, ricaricare, caricare di nuovo. - Caricarsi, pren-
dersi addosso, accollarsi, addossarsi, ingropparsi,
recarsi in collo, sulle spalle, ecc.; tarsi onusto. -
Caricato, carco, carico, gravato, onusto, ponderoso.
- Sopraccaricare, caricare troppo, esageratamente.
Caricare (caricato). Di armi, introdurre la
carica. - Di orologio, del girarrosto e di altri
islrumenti, metterlo in punto, in condizione di
muoversi, di funzionare.
Caricarsi (caricato). Riempirsi troppo lo sto-
maco nel mangiare o nel bere.
Caricatamente. Con affettazione.
Caricato. Che sa di affettazione. - Termine
di pittura.
Caricatolo. Luogo in riva al mare destinato e
acconcio a caricare una nave.
Caricatore. Chi attende al caricare merci,
masserizie, ecc. Nell'uso, impresario di trasporti su
una nave di commercio.
Caricatura. Sorta di disegno umoristico, nel
quale si esagerano i tratti delle persone raffigurate.
Ilitratto ridicolo: pupazzetto. - Caricaturista, chi
fa caricature. - Pupazzettare (modo scherz.), far
caricature.
Caricaturista. Detto a caricatura.
Carico. Ciò che si carica sopra o addosso a
checchessia; l'oggetto e l'insieme degli oggetti che
devono essere caricati; qualunque cosa che graviti
sopra un'altra: carco, gravame, gravezza, peso,
pondo, soma, sarcima. - Cariaggio, salmerìa, traino,
quantità di carichi. - Cdricatoia o da soma, la
bestia da carico. - Oneraria, la nave da carico.
- Someggiare, portar carico.
Càrico. Incombenza, incarico. - Commissione,
ufficio. - Imputazione, accusa, taccia. - Aggravio,
danno, pregiudizio.
Càrico (aggeli.). Caricato di checchessia; con-
dizione di ciò su cui fu posto un carico. - Di arme
caricata; cosi pure di orologio e di altri arnesi
diversi.
Càrie. Corrosione delle ossa e del dente: forma
di osteite cronica rarefaciente, ulcerativa; di natura
talvolta tubercolare. - Anche, guasto che si produce
nel legno, per causa di intemperie, umidità, tarlo.
- Cariare, indurre la carie in checchessia; guastare
con la carie; guastarsi per carie. - Cariato, affetto,
colpito da carie. - Carioso, guasto da carie.
Carléllo. Coperchio di latrina.
Carióso. Detto a carie.
Cariosside. Detto a frutto.
Carità (caritatevole, caritativo). Virtù dell'ant-
■mo per la quale si ama e si aiuta il prossimo come
tale, senza obbligo e talvolta anche senza riguardo
a meriti o a qualità; affetto, «»nore che inspira
pietà e rispetto; benignità, amore del prossimo,
liberalità, pietà, umanità. Ne è simbolo la borrac-
cina, volgarmente detta « lingua di bue » , « muschio » ;
anche il pellicano. La liberalità è « virtù in dar be-
4-2. {
^neficì, la quale per affetto diciamo benignità e per
l'effetto beneficenza ». E' materia dei suoi soccorsi
talvolta V elemosina. - Carità evangelica, secondo
io spirito del Vangelo. - Carità fiorita, quella fatta
nel momento del bisogno maggiore; carità generosa,
molto opportuna. - Carità pelosa, interessata o col-
pevole. - Misericordia, l'avere coìnj>assione
dei mali altrui ed essere animati dal desiderio di
sanarli o alleviarli.- Opera buona, atto caritatevole.
- Opere di carità, spirituali o temporali, secondo
che riguardano l'animo o il corpo - hervorè, spirito
di carità, il sentimento, lo zelo che spinge a pra-
ticarla. - Istituto di carità, veggasi a beneficenza.
Caritatevole, che procede da carità; di chi è be-
nefico e fa volentieri la carità, il bene, la bene-
ficenza,' di chi volontieri dà aiuto, soccorso;
amatore dei poveri, pio, misericordioso. - Carita-
tivo, appartenente a carità, procedente da carità. -
Benefattore, chi opera beneficio, fa beneficenza,
è caritatevole o in qualunque modo procura il
bene d'altri. - Filadelfo. chi ama i propri fratelli.
- Filantropo, chi ama gli uomini.
Proverbi: La carità copre d'un velo i difetti
altrui. • La Viano sinistra non sappia quel che fa
la destra, sublime massima di Cristo che insegna
il modo di beneficare altrui.
Carlino. Antica moneta.
Carmagnola. Vivace ballo.
Carme. Componimento in xtoesia; piccolo
poema.
Carmelita. Veggasi a religioso.
Carmelitana, carmelitano. Detto a reli-
gioso (ordine).
Carminare (carminato). Scardassare* lavoro
del cardatore.
Carminativo. Nome comune a tutte le sostanze
eccitanti, toniche e aromatiche, che provocano l'e-
liminazione dei gas sviluppatisi negli intestini.
Anice, camomilla, melissa, salvia, i carminativi più
usati e più accreditati. Noti anche i fiori di bellide,
le foglie di aneto, la radice e i semi di angelica,
le sommità deirong^ano volgare.
Carminio. Colore ro9SO vivo, estratto dalla
cocciniglia e dai gallinsetti. - Sostanza colorante
ro«sa, usata nella pittura ad acquerello, nella
miniatura, nel tingere lana, tele, fiori artificiali,
per colorire liquori, ecc.
Carnàggio. Ogni sorta di carne da mangiare.
Carnagióne. Qualità e colore della carne, spe-
cialmente della pelfe umana, in quanto si mani-
festa dal colore della faccia: carnato, carnatura,
colorito; frane, pop., teint. E' bella o brutta, fresca
o avvizzita, liscia o rugosa, ecc. - Sodo come una
pina, di persona in carne e non floscia (^esser pieno
come una pina, di carni sode). -Carnagione bianca:
bianca neve, latte, neve, avorio. - Carnagione rosea:
di rose e gigli; come un petalo di rosa; nativa
porpora. - Carnagione bruna, scura, bronzina, nera.
- Carnato, carnagione, per lo più, bella. - Come il
velluto, morbida. - Biancone, di chi ha il carnato
molto bianco. - Nero come un corvo, di carnagione
molto bruna. - Latte di vergine o verginale, cosme-
tico con tintura alcoolica di benzoino in acqua, che
rende lattescente: cosi detto perchè si crede conservi
la freschezza della pelle, mentre invece la dissecca.
Carnàio. Detto a carne.
Carnale. Della carne, appartenente alla carne.
Dicesi del padre, della madre, del fratello,
della sorella, del cugino e d'altri parenti, quan-
do dello stesso sangue, della stessa discendenza. -
Dicesi anche in significalo di sensuale : veggasi a
sensualità.
Carnalità. Appetito carnale, concupiscenza,
sensualità.
Carname. Detto a carne.
Carnasciale, carnascialesco. Veggasi a
canto e a carnevale.
Carnato. Detto a carnagione. - Aggiunto di
colore: carnicino. - Varietà di caolino.
Carne (carneo, carnoso). In generale, la parte
molle e sanguigna che, nell'uomo e negli animali,
è tra l'osso e la pelle; la parte polputa degli ani-
mali, specialmente quando usata come vivanda.
L'uomo si nutre, generalmente, con la carne di
quasi tutti i quadrupedi domestici (animali bovini
e suini), del pollo, AqW uccello, del pesce, ecc.
- Principali e costanti componenti della carne, in
proporzioni variabili: l'acqua, l'albumina, il grasso,
i sali. - Albumina, il principale composto organico
costitutivo della carne: è costituita dai protoplasmi
delle fibre muscolari, dai liquidi interstiziali e da
una minima quantità di sangue. - Cloruri alcalini,
fosfato di potassio, fosfati terrosi, i sali più impor-
tanti che si trovano nella carne. - Sostanza connet-
tivale, quella parte carnosa che tiene uniti i singoli
fasci di fibre.
Carne (metàf., limo) si dice anche la parte este-
riore del corpo umano, massime rispetto alle sue
qualità di colorito {carnagione), di morbidezza, ecc.
E' soda, cioè che non cede al tatto (milan., stagna),
zéppa; oppure floscia, flàccida, mencia, molle, ecc.
Per queste e per altre voci, veggasi a corpo untano.
Carnaio, luogo di sepoltura comune in un
ospedale e simili. - Luogo dove il macellaio
conserva le carni (cantina, ghiacciaia). - Carname,
massa, quantità di carne corrotta o in processo di
corruzione ; quantità di carnaccia qualunque [tanta
da sfamare un can da pagliaio: di molta carne o
simili).
Carneo, di carne; del vitto in cui predomini
la carne. - Carnicino, del colore della carne. -
Carnoso, che ha molta carne; ciò che concerne il
tessuto muscolare o un tessuto simile alla carne
(parte carnosa, fibra carnosa, ecc.).
incarnarsi o incarnare, prender carne, farsi di
carne. - Rimpolpare, e più comunemente rincarnare,
rimetter la ci^rne. - Rincarnare, far tornare e tor-
nare in carne - Spolpare, dispolpare, levar lapolpa,
perder la polpa.
GA.RNI DIVERSE — PaRTI — PeZZI.
Carne col becco, quella del pollame e degli uc-
celli. - Carne da macello, propriamente quella che
proviene da animali macellati, e che si vende a
pezzi (per le denominazioni proprie della carne
macellata, veggasi a macellaio). - Carne di lusso,
quella della selvaggina. - Carni bianche, quelle
di vitello, di pollo, di cappone, di fagiano. - Carni
rosse, quelle ai manzo, vacca, castrato, maiale, e
di selvaggina in genere.
Carne equina, di cavallo. - Ovina, di agnello,
di pecora. - Suina, di maiale. - Suillia, carne di
becco : caprina, ircina. - Vaccina, o armentaria, di
bestia bovina: bue, vacca, vitello.
Callo (senza plur.), tessuto bianco e più resistente
che si trova nelle carni da mangiare, insieme col
muscolo. - Muscolo, parte composta di fibre do-
tate della facoltà di contrarsi. - Rafe, linea natu-
rale nella carne simile a cucitura. - Taglio, la parte
424
della bestia macellata da cui si taglia il pezzo di
carne. - Tendine, il cordone di fibre albuginee che
da un capo s'attacca all'osso, dall'altro al muscolo,
e che volgarmente si dice nervo. - liglio, le fibre o
filamenti dei muscoli.
Brandello, pezzo di carne. - Brincello, pezzetto
di carne ridottissimo nella quantità e poco buono.
- Fetta di carne, un pezzo tagliato. - Grassello, pez-
zetto di grasso di carne: gràscia. - Strisciolina,
strisciala, striscia, pezzo più lungo che largo. -
Tagliuòlo, piccola particella di carne o simili.
Qualità' o stato della carne.
Carnaccia, carne dura o non buona a mangiarsi.
- Carne viva, di corpo vivente: contr. di incallita
o persa. - Carnoccia, carne soda e fresca. - Ciccia,
voce infantile o famigliare, scherz., per carne. -
Anche, qualsiasi mangiare che sa di carne. - Cic-
Ciaccia, cìccia, dura, tigliosa. - Ctccina, dimin., vezz.
di ciccia: solo di linguaggio infantile. - Coiattolo,
di carne dura, che non si può rodere. - Polpa,
carne muscolosa, senza ossa e senza grasso; e alla
parte posteriore e più carnosa della gamba.
Carne alida, la carne che, per non essere stata
bastantemente sotto pelle, è risecca, prosciugata, ra-
sciutta, e riesce di men buona cottura ; alupaticcia,
di bestia uccisa dal lupo; bolsa, floscia; callosa,
quella che ha del callo; disossata, quella dalla
quale furono tolte le ossa; filosa, filacciosa, quella
i cui filamenti muscolari si disuniscono, dopo cotta;
fresca, quella macellata da poco. Dicesi anche a
distinzione di carne salata, cioè lungamente con-
servata col sale; frolla {conÌTa.z. Ai frollata), tenera,
facile a cuocersi; a mangiarsi, per aver perduto il
tiglio; grassa, quella che ha unito del grasso al
muscolo; grossa, di bestie grosse, in contrapp. a
quella degli uccelli (carne tirante fa buon fante, la
carne grossa, o di bestia matura, è la più nutri-
tiva) ; guasta, andata a male; legnosa, dura, tigliosa;
magra, senza parte grassa: lo stesso che polpa,
muscolo; mucida, di carni, specialmente salate, che
prendono saporaccio vieto e stantìo (carne che ha
il mucido, il muxcido, il muscito); passata, che sa
di mucido; piccola, contr. di grossa: quella d'uc-
celli, lepri, conigli e altra simile selvaggina ; pol-
posa, che ha polpa; sanguinante, che perde ancora
sangue; sfatta, floscia; soda, contr. di floscia; so-
stanziosa, nutriente; stantia, quella che, macellata
da troppo tempo, ha perduto la sua bontà; stop-
posa, come stoppa, tigliosa ; stracca, che puzza un
poco, un po' mucida; tenera, che si mastica facil-
mente (pare un fagiano, di carne tenera e saporita);
tigliosa, con tiglio molto apparente e difficile a se-
pararsi col coltello: facciosa; tirante, quella che,
comunque cedevole in ogni verso, resiste a esser
divisa coi denti, e con essi si ha a tirare per istac-
carne il boccone; tosta, dura.
Manipolazioni — Cucinatura.
Affumicare, tenere la carne al fumo perchè prenda
nn certo sapore; e affumicazione il semplice e pra-
tico processo adottato per conservare le carni. -
Attagliolare, tagliuzzare la carne. - Disossare, to-
gliere le ossa dalla carne, cruda o cotta. - Frollare,
far diventare frollo (frollatura, atto ed efl^etto). -
Imbusecchiare, e molto men comunemente, nono-
sfante gli esempi, imbudellare: mettere la carne tri-
tata con vari ingredienti entro il budello per farne
salsicce, salami, coteghini, ecc.: più comun., insac-
care. ■ Mettere in sale, per conservarla: la salatura
è il processo più comune per la conservazione delle
carni, ecc., che tendono a guastarsi e a imputridire,
quando le si lasciano all'aria, nelle condizioni co-
muni dell'atmosfera. - Scalcare, trinciare la carne.
- Scarnare fscarnamentoj, levare un po' di carne
alla superficie. - Spolpare, levar la polpa.
Carne battuta, quella stata picchiata sul tagliere
con mazzuola di legno, per snervarla, di modo che,
cuocendo, rimanga frolla (in molti luoghi della To-
scana, la carne che fu tagliuzzata minutamente con
il coltello da battere o con !a mezzaluna). - Carne
pesta, nel mortaio o no: ben battuta; anche basto-
nata.- Fermata, qu«lla alla quale fu dato un leg-
giero grado di cottura, perchè non vada a male,
non essendo da cucinare subito. - Insaccata, quella
del maiale tagliata minutissima, salata e messa in
budelli, poi designata con vari nomi secondo la
forma e il condimento che le si dà. - Salata, contr.
di fresca: quella conservata per mezzo del sale e
specialmente quella di porco. - Secca, lo stesso che
carne salata (non comune). - Trita, per farne pol-
pette, tagliuzzata con la mezzaluna. - Vieta, della
carne salata che ha preso cattivo sapore per essere
stata serbata troppo lungamente.
Cucinatura. — Il cuocoj o altra persona che
attenda al cwciware, ossia alla preparazione di questa
0 quella vivanda, fa cuocere e acconcia la carne
in vari modi : comunemente allesso (veggasi ad ai-
lessare), arrosto, in umido (termine generico di
vivanda di carne, cotta lungamente nel suo stesso
sugo, aggiuntovi grasso e lardo, e altri condi-
menti), a modo di bistecca, di braciuola, di co^
stoletta, di rosbiffe, di stufato, ecc. Si cuoce
inoltre la carne per avere la migliore qualità di
brodo. - Lardare, lardellare, piantare lardelli nei
polli, 0 altre carni, che si voglion cuocere condite
a quel modo. - Steccare, fare qua e là nella carne
vari fori per ficcarvi dentro spicchi di aglio, garo-
fani, cime di ramerino e simili.
Bagna, bagniffa, voci del dialetto lombardo che
indicano il sugo, l'unto delle carni in umido, nel
quale si intinge il pane. - Battutino, carne rifatta
con un battutino di cipolla, prezzemolo e pomodoro.
- Carne cruda, quella che, variamente preparata,,
ma più spesso tagliata fine fine e battuta con un
coltello, condita con olio, sale, pepe e agro di li-
mone 0 aceto, serve di nutrimento sostanziosissimo
senza cucinatura. - Carne cucinata , cotta alla
scappadora, alla lesta. - Carne dura, che non si può
masticare facilmente (dura come uìi cuoio; che par
cuoio: molto dura), mal cotta, fibrosa, tigliosa; fi-
gur., suola di scarpe. - Carne rifatta in umido, con
le patate, rimessa a cuocere con sugo e patate. -
Cotliglio, carne cotta.
Lardelli, pezzuoli di lardo, più lunghi che larghi,
a uso di lardellare certe vivande di carne. - Sauté
(frane), saltato, speciale cottura che si fa della
carne, ponendola senz'altro e per breve tempo nella
teglia con burro od olio. - Stracotto, carne in umido,
tutta d'un pezzo, e cotta più lungamente. - Verde'
mezza, tra cotta e cruda.
Far buon brodo, delle carni o dei tagli di esse
che danno un brodo saporito e nutriente. - har
sangue, della carne che, poco cotta, rimane molto
rossa, e talora n'esce ancora un pò" di sangue : san-
guinare (sanguinante). - Infrollire, divenire frolla,
tenera, nelle migliori condizioni per essere cucinata.
- Spappolarsi, lo sfilacciarsi della carne troppo cotta.
CARNE — CARNIVORO
425
Del mangiar carne.
Preparati, estratti ni carne.
Antropofagia, o cannibalismo, alimentazione di
carne umana. - Carnivoro, che mani^'ia carne, vive
di carne. - Creofago, o crealòfago, die mangia carne.
• Creofagia, il mangiar carne. - Ippofago {ippofagia),
mangiatore di carne equina. - Omofago, mangiatore
di carne cruda. - Zoofago, chi mangia carne.
Carneggiare, mangiar carne; voce usata solo nei
proverhi: chi festeggia carneggia e chi non carneggia
non festeggia, a indicare che chi fa festa deve
mangiar carne. - Iti crudele e io tiranno (scherz.),
mangiando carne dura e mal cotta: gioco di parole
che ognuno capisce.
Preparati - Estratti di carne. — Carnina, al-
caloide contenuto negli estratti di carne. - Gelatina,
succo di carne o d'altra sostanza che si rapprende
pel freddo: frane, gelée. - Beeftea, o té eli carne,
specie di estratto di carne, molto adoperato dagli
inglesi. - Liebig, estratto di carne che si mette in
scatole apposite : di grande uso. - Osmazoma, so-
stanza di color brupo-rossiccio, di odore aromatico,
sapore grato di brodo, solubile nell'acqua e nell'al-
cool ; si rinviene nella carne, nel siero del sangue
e in altre sostanze animali.
Pemmican, carne secca di bufalo: preparato per
provvedere gli equipaggi, specie nelle spedizioni
nordiche, di un alimento facilmente conservabile e
nutriente in piccolo volume. - Peptone, materia al-
buminosa che si forma dalla carne e dalle sostanze
congeneri nel ventricolo, per l'azione dissolvente
del succo gastrico. - Sepsina, o septina, sostanza
che si forma nelle carni in putrefazione, nelle
piaghe , nel lievito di birra , producendo acci-
denti d'infezione purulenta. - Sugo, umore sostan-
zioso e saporito della carne o altro. - Zoinidina,
sostanza, buona d'odore, che sa di brodo e che viene
separata dalla carne.
Alterazioni della carne — Germi infettivi
Termini scientifici — Voci diverse
Carnosità, escrescenza carnosa. - Caruncola, pie
cola escrescenza carnosa. - Cicciolo, crescenza di
carne: cicciotto, cicciolotto, cicciottolo, sicciolo. -
Fungosità, escrescenza spongiosa. - Piaga, disgun-
gimento di carne fatto per corrodimento o per fe-
rita. - Scrofa, escrescenza carnosa.
A7nmucidire, prendere il mucido, cioè cattivo odore
(di carne vicina a putrefarsi). - Bacare, formarsi i
iDachi, marcire. - Brulicare, essere piena di bachi,
d'insetti. - Inalidire, disseccare. - Invicidire, ram-
mollirsi. - Putrefarsi, cadere in putrefazione. -
Sapere di lume spento, di carne guasta che ha cat-
tivo odore.
Baco, il verme delle carni e delle frutta. - Cac-
chione, ciuel gruppetto d'uova che le mosche, o altri
insetti, depongono specialmente sulle carni. - Mar-
meggia, piccolissimo verme che si genera sulla carne
secca e la rode.
Anaplerosi, produzione di carne nuova in sostitu-
zione di quella perduta. - Ipersarcosi, sviluppo ec-
cessivo della carne. - Polisarcia, abbondanza di
carne: obesità. - Sarcosi, formazione di carne, car-
nificazione. - Sarcostosi, indurimento della carne.
Accarnare, accarnire, inearnire, figgere o far pe-
netrare nella carne artiglio, dente, ferro, ecc. -
Incarnare, ferire o ficcare nella carne. - Incicciare,
ferire, penetrar nella carne, o ciccia, con arme. -
Scarnificare, lo stesso che scarnire, ma più figur. -
Scarnire, levare, portar via la carne.
Carne. Per similitudine, polpa delle frutta. -
Conlrapp. a spirito, ad aniìna,
OameAde. Veggasi a persona.
Carnéfice. Esecutore di giustizia: boia, carna-
iuòlo, impiccatore, manigoldo, mastro impicca; ca-
pitano di giustizia; maestro, ministro della giusti-
zia, giustiziere; maestro delle alte opere; tortore;
In Piemonte, gasparino; a Roma, mastro Titta. -
Monsieur de Paris, nel ger£;o francese. - Tirapiedi,
il garzone, l'aiutante del boia, che tirava i piedi
all'impiccato. Parola lombarda (tirapèe). • Alte ope-
re, tutto ciò che è nelle attribuzioni del carnefice.
- Mannaia, specie di scure usata dal boia ; il ferro
tagliente delia ghigliottina. - Patibolo, palco eretto
per le esecuzioni capitali.
Carneficina. Uccisione di molti, strage.
Càrneo. Di carne.
Carnesecca. Parte del maiale, conservata in
sale.
Carnevale, carneTalesco {carnovalesco). Pe-
riodo, dal giorno dopo Natale al primo di qua-
resima, in cui sono permessi certi pubblici spassi
e la maschera: baccanale, carnasciale, carnovale;
folle stagione. - Alto o basso, di carnevale lungo o
corto. - Carnevalino, la prima domenica di quare-
sima, che è una continuazione del carnevale. -
Carnevalone (pop., carnovalone), accresc. di carneva-
le : carnevale più lungo e più splendido. I quattro
giorni che a Milano dura di più il carnevale.
Carnevalata, divertimento che uno si prenda con
amici in giorno di carnevale. - Carnevalesco, di o
da carnovale ; carnascialesco. — Berlingaccio, il gio-
vedì grasso, ossia il giovedì dell'ultima settimana
di carnevale. - Berlingaccino, il penultimo giorno
di carnevale. - Corso, sfilata di maschere e di carri
mascherati nelle vie. - Mezza quaresima, giorno nel
quale si fa come una ripresa del carnevale. - Sabato
grasso, l'ultimo sabato di carnevale. - Veglione, ballo
mascherato, per lo più, durante il carnevale.
Apriì'e il carnevale, incominciarlo. - Bruciare il
carnevale, finirlo in festa, clamorosamente. - Car-
nevaleggiare, far carnevale, carnascialare, carnescia-
lare. - Sberlingacciare , festeggiar berlingaccio. -
Scarnovalare, godersi il carnovale. ■ Sotterrare il
carnevale, terminarlo.
Coriandoli, chicchi di gesso che si buttavano dai
carri o dalle finestre nel carnevale, ora sostituiti
da gettoni di carta, dalle così dette stelle filanti,
pure di carta, ecc. - Gettone, pasticca, chicca in-
cartata che si butta lungo il corso di carnevale.
Babbo dei maccheroni, personaggio carnevalesco
veneto, che va, o andava, in giro suH' asino, cir-
condato da altri maccheroni, palafrenieri. - Gnocco,
festa carnevalesca veronese. - Proverbio; Di carne-
vale ogni scherzo vale, è lecito quel che non sareb-
be lungo l'anno.
Carnevalésco. Di carnevale.
Carniccio. La parte di dentro della peKe degli
animali.
Carnicino. Del colore della carne.
Carniera, carniere. Specie di larga borsa
da cacciatore : veggasi a caccia.
Carnificazione. Processo anatomo-patologico
nel polmone.
Carnivoro. Mangiatore di carne. - Aggiunto di
qualche jìianta che si nutre d'insetti. 'Carnivori,
ordine di mammiferi: veggasi a matnìnifero .
420
CARRETTIERK
tali le fiere, il lupo, la volpe, il cane, il gatto, la
iulreola (del gruppo delle martore), la moffetta (si-
mile alla nostra puzzola), il paradossuro (specie di
viverra), il burilho (ordine dei miistelidi), ecc.
Carnosità, carnoso. Veggasi a carne.
Cai'o. Si dice di chi sia teneramente amato,
fatto segno ad affetto, ad amore; o di cosa a
cui si attribuisca molto pregio; anche di chi sia
grazioso, gentile, amabile: carino, caruccio; cio-
cino, ciocio; diletto; contentezza, tesoro; gioia, cara
gioia, gioia bella; cuore degli occhi, occhi del cuore;
delizia; speranzina, speranza. - Modi di dire caro
a persona: dólce figlio, figliuol mio; fratello, vita
mia; cor mio, vezzo mio bello; bocca mia dolce;
boccuccia mia di sermollino; visin mio dolce, ecc. -
lissere ! forma vezzeggiativa e affettuosa del dialetto
veneziano: viscere mie I cuor mio!
Caro. Di cosa venduta ad alto prezzo. ■ So-
stantiv., esorbitanza di prezzo.
Caro. Il più alto grado del com,a.
Carógna. Il cadavere della bestia. • Di ca-
vallo, di mulo, ecc., non buono a servizio. - Inca-
rognire, diventar carogna, degenerare.
Caròla. Danza, ballo tondo.
Carolare (carolato). Danzare, ballare, fare un
ballo.
Carolina. Giuoco di biliardo.
Carosèllo. Specie di tornèo.
Caròta. Pianta da orto, fornita di grossa ra-
dice (dello stesso nome), per lo più gialla, lunga,
conica, di buon sapore e nutriente, usata come
commestibile, in insalata o cotta per condimento
€ guarnizione di vivande. Si coltiva anche nei cam-
pi, come pianta da foraggio e come surrogato del
<ialfè. Ve ne sono anche di bianche, di rosse, di
arancione, ecc. - Carotdccia, peggior. di carota. -
Carotina, dimin. vezzegg. - Carotona, grossa carota,
ma non tanto quanto il carotane. - (arotuccia, di-
min, spreg. - Barbaforte, radice simile a carota,
ma biancastra, di sapore assai piccante, che si
gratta e, condita con aceto, si mangia col lesso,
come salsa. - Pastricciano, pianta con una radice
carnosa, che si mangia cotta come la carota.
Carotaio, chi vende carote (non comune in que-
sto significato). - Carotina, sostanza particolare or-
ganica che si estrae dalle carote.
Caròtide. Ciascuna delle arterie che, diraman-
dosi dSiWaorta, vanno, per la parte inferiore del
collo, alla faccia e nel cranio. - Carotide primitiva,
0 comune, tronco conmne delle carotidi, pari, pro-
veniente a destra dal tronco brach io-cefalico arte-
rioso, a sinistra dall'aorta. - Carotide esterna, detta
anche facciale, perchè si distribuisce alle parti
molli extra-craniche, oltre l'orbita, - Carotide in-
terna, detta anche cerebrale, perchè si distribuisce
al cervello e all'occhio, -Allacciatura della carotide,
operazione per legare la carotide recisa: si pratica
in alto, punto di elezione, e in basso, punto di ne-
cessità. - Carotideo, che appartiene o si riferisce alla
carotide (ghiandola, regione, plesso, tubercolo, ecc.).
Carovana. Compagnia, brigata di mercanti,
di viaggiatori, di pellegrini, che insieme, per co-
mune difesa, attraversano un deserto o altro luo-
go periglioso. - Caravanserraglio, parola formata
da voci arabe per indicare quel recinto, specie di
albergo, ove si ricoverano le carovane, in Oriente:
luogo per lo più, formato di quattro edifici, con
un gran cortile nel mezzo. - Pagasi, i portatori
nelle carovane (Africa orientale).
Carovana. Quantità di navi che viaggino di
conserva : veggasi a nave.
Carpa. Specie di pesce d'acqua dolce: car-
pione.
Carpare (carpato). Poco usato: andare car-
pone.
Carpentiere. Chi fabbrica o aggiusta carri:
veggasi a carro.
Carpicelo. Detto a jìercos^a.
Carpino,, càrpine (carpinato). Albero di alto
fusto e da spalliera: ha legno duro, tenace, usato
a fare ruote, lavori da carrozziere, per ardere, per
produrre carbone, fabbricare polvere da sparo, ecc.
- Carpineta, luogo piantato di carpini.
Carpionare (carpionato). Modo di cucinare il
pesce.
Carpióne. Specie di pesce osseo d'acqua dolce:
carpa di carne saporita.
Carpire (carpimenia, carpito), lì prendere,
il togliere con violenza o con inganno: estorcere
Carpita. Sorta di panno per far coperte da
letto 0 da mensa.
Carpo. Parte della mano, tra il polso e la
palma.
Carpomania. Detto a frutto.
Carpone, carponi. Modo di andare, di cam-
minare, con ie mani in terra.
Carradore Artigiano che fabbrica o aggiusta
carri : veggasi a carro.
Carrata. Il carico di un carro.
Carreg-g-i àbile. Di strada sulla quale pos-
sono passare carri e altri veicoli.
Carreggiare (carreggiata) . Trasportare con
carro.
Carreggiata. Traccia delle ruote dei veicoli
sulla strada.
Carréggio. Trasporto di cose col carro.
Carretta. Piccolo carro o carretto, per tra-
sporto di checchessia. - Veicolo a due ruote e con
le sponde da lato, - Carretta da battaglione, quella
che serve per i servizi giornalieri normali dei
corpi militari. - Carrettone , carretta grande e soli-
da, con sponde molto alte, munita di cateratta nel-
la< parte posteriore, col piano bilicato sulla sala:
serve generalmente a trasportare calcinacci, sassi,
scarichi, neve e spazzature. Anche a quattro ruote,
ossia alto di cassa e molto più lungo che largo, coi
sedili per lo lungo, e al quale s'attaccano i cavalli
da carrozza, per avvezzarli o muoverli, massime
la mattina per tempo. Ve ne sono anche di altre
foggie, ma questa è la più comune. - Fucina di
cavalleria, carretta sulle cui stanghe sono collocati
due cofani, un focolare e un mantice di forma
pressoché cilindrica.- Slitta, specie di carretta sen-
za ruote, col fondo tondeggiante, che si usa per
affusti, sottaffusti e pel traino d'artiglieria da mon-
tagna. - Tandem, in inglese e in francese, è anche
il carrettino a cui sono attaccati due o più cavalli,
uno in fila all'altro.
Carrettaio, chi guida la carretta; e più frequen-
temente colui che dà a nolo carrette e carretti. -
Carrettata, quanta roba si può trasportare su una
carretta.
Carrettata. Veggasi a carretta e a car-
retto.
Carrettella. Sorta di veicolo a quattro ruote
e a due posti, piuttosto piccolo, ma elegante e con
mantice.
Carrettière. Chi guida il carretto o il car-
CARRETTO — CARRO
427
ro: carrettonaio, conducente; barocciaio, barocci-
naio; mulattiere, vetturale.
Carretto. Piccolo veicolo a due ruote e da
tirarsi a mano; carretto, carrettino, carricello, car-
riuola, carruccio. Anche baroccino, baroccio,
biroccio, barrucolo, barrucoletto. • Dicesi pure del-
l'armatura per mezzo della quale vengono soste-
nute e cambiate le quinte sul palcoacenico d'un
teatro. • Barella, piccolo carretto per trasportare
terra, letame o altro. - Carriuola, carretto a mano
ad una sola ruota davanti, con un cassetto nel
mezzo che si spinge per le stanghe, o braccia (due
j:rossi regoti), e serve al trasporto di ghiaia o di
calce, del letto delle bestie nella stalla, ecc. -
Cassino, carretto a mano degli spazzaturai - Gabazza,
sorta di carriuola diversa dalla barella orizzontale,
ma fornita di cassa verticale a cono tronco, di sotto.
• Sterzo, carretto a due ruote - Carrellala, quanta
roba si può trasportare su un carretto.
Carrettonaio. Chi trasporta roba su un car-
Tcttone.
Carrettonàta. Detto a carrettone.
Carrettone. Sorta di carro con la cassa molto
alta.- Sorta d\ carretta. • In alcune città si chia-
jTia cosi il carro che serve al trasporto dei defunti.
, Carrlàjrglo. Grosso corro militare.
Carriera. L'andatura più veloce del cavallo.
Per simil , corsa velocissima. - Indirizzo, stadio,
professione alla quale uno si dedica. - Anche il
passaggio da grado a grado in un impiego, in un
af'/icio e simili.
Carriola, carriuola. Veggasi a carretto.
Carro. Nome generico dei veicoli, a due o a
•quattro ruote, specialmente adoperati per traspor-
tare, a brevi o a grandi distanze, merci o mate-
riale qualsiasi, facendoli tirare da cavalli, da buoi,
da muli, da asini, ecc., o da altra forz^ motrice.
Poet., plaustro. Frequentemente, grosso veicolo con-
diste ite in un piano su due ruote, con due bande
0 siionde, e con una grossa stanga a timone da-
vanti, e al quale si può fare con delle aste una
specie di allungamento.
Garrì diversi. — Carri militari — Ca^ri antichi.
Ambulanza, carro per trasporto di malati o di
feriti; in uso anche presso la milizia. - jBaroccio,
sorta di carretto e anche di rozzo carro, a due
grosse ruote o talvolta a quattro, con due grosse
stanghe, senza cassino, piano: mutile a trasportare
roba, attaccato a nmli a cavallf o a somari. - Ba-
rucola, specie di carro .-consistente in una grossa e
salda sala, con due ruote e con timone, per traspor-
tare grosse travi o lunghi tronchi d'albero. Gene-
ralmente, massime se le travi -sono molto lunghe,
si adoperano due barucole disposte sotto ìe travi
a conveniente distanza una dall'altra.
Cannone, carro per trasporti. - Carretta, pic-
colo carro a due ruote, usato per trasportare merci,
derrate agricole, materiali, terra, ecc. - Carretto,
carro di piccole proporzioni. • Carrettone, grosso
carro. Detto anche per carro funebre, carro mor-
tuario. - Carriaggio, gran carro per trasportare
mercanzie da lontano. - Carriola, specie di piccolo
carretto, - Carro armato, quando gli si fa con
delle aste uua specie d'allungamento per caricar
fieno, paglia e simili. • Carroleva, carro di altissi-
me e fortissime ruote, col timone tanto forte e tanto
lungo che si presta a due effetti -. serve da leva.
perché alza da terra il peso, e da guida, perché lo
trasporta.
Carro mallo, nome speciale di quei carri che.
per la grossezza delle sale, ffelle ruote, dei cerchioni,
possono sostenere un peso enorme. - Carro trion-
fale, con bandiere, corone ecc. e in mezzo una
specie di trono: usato dagli antichi nei trionfi; ora
nelle mascherate e nei balli teatrali - Cassino, specie
di carretto a mano, fornito di alte sponde e coperto.
- Castellata, voce dialettale romagnola ed emiliana,
che indica un carro con botte e insieme una mi-
sura di mosto di circa setlecentosessanta litri. - Coc
chio, specie di carro antico.
Furgone, qualunque carro chiuso per trasporto di
mercanzie; il carro che, in una ferrovia, segue la
macchina, dov'è la provvisione del combustibile e vari
attrezzi (tender); carro della Posta. - Quadriga, carro
antico a quattro cavalli, usato ne' giuochi olimpici,
nelle corse e nei trionfi. - Sbarello, specie di carro
a due ruote, che, per mezzo di un gancio, si alza e
si scarica per di 'tietro. - Sterzo, piccolo carro a due
ruote. - Vagone, carro grande col quale si traspor-
tano viaggiatori e merci sulle ferrovie.
Carri militari. - Carrastretio, carro le cui spon-
de hanno una rastrelliera a piuoli verticali, invece
di tavole. - Carrello, sona di carro di ferrovie por-
tatili per bocche da fuoco e materiale d'artiglieria.
Carrettone, grande carro coperto p°I trasporto di
munizioni da guerra. - Carriaggio, carro solido e
grosso, a quattro ruote, usato comunemente pel
trasporto di attrezzi militari e munizioni.
Carrobaliòta, antico carro militare, sul quale si
portava un grosso balestrone. - Carro blindato, co-
razzato, difeso con lastre metalliche in modo da
essere protetto dalle palle nemiche. - Carroccio,
voce storica che indica il noto carro con lo sten-
dardo comunale, usato nelle guerre delle repubbli-
che italiane, nel medio evo (martinella, campana
che sonava a Firenze un mese avanti che movesse
l'esercito e poi da un aito castello di legno sonava
durante la guèrra).
Carro da trasporlo, carro a quattro ruote, a volta
intera, secondo il suo impiego detto : ordinario, da
batteria o da foraggio. • Carro di stalo maggiore, quello
che trasportacarte, piani, casse d'uffici ali e l'occorrente
per stabilire una cancelleria. - Carro falcato, carro
da guerra munito di molte falci destinate a fare
strage. - Carro matto, specie di carro corazzato, con
feritoie, da essere trascinato in campo con sopra i
combattenti. - Carlocciere, cassia o carro militare
da portare i cartocci. • Cassone, carro coperto, a
quattro ruote, col quale si trasportano le munizioni,
massime dell'artiglieria. - Coinnus, carro da guerra
adoperato dai Belgi e dagli antichi Bretoni.
Fucina da campagna pèir batteria, carretta sulle
cui stanghe é fissato posteriormente un focolare e
su. ciascuna' di esse un cofano da fucina, normal-
mente-alla sala; fra i due cofani, po"i> trovasi un
mantice di forma quasi triangolare, di cuoio.,
con scheletro di legno. • Fucina portntile, carro a,
quattro ruote, diviso in avantreuo e retrotreno:
serve a trasportare strumenti d'a- operali in fenro,,
in legno, arnesi da maniscalco, Ù!à. sellaio", dà ve-
terinario, ecc.
Garbi antichi. - Arceva, carro tutto 'clifuso con
tavole, somigliante a un'arca, dai Romani usato a
trasportare infermi o vecchi. - Arcuma. piccolo
carro sul quale poteva essere trasportata 'una soia
persona/ - 5/eTina (vocabolo gallico), carro a quattrQ
ruote, fatto di vimini e di giunchi intessuti, ca-
428
CARRO
pace di più persone. - Biga, carro, cocchio, tirato
da due cavalli, usato dagli antichi Romani, i quali
avevano anche quadrighe (a quattro cavalli) e se-
stighe (a sei cavalli). Le quadrighe erano, per lo
più, carri da corsa nel circo; si usavano anche
nelle processioni e nei trionfi. - Birotus o birota,
qualunque carro a due ruote.
Clabidare, o clavulare, gran carro romano con le
fiancate aperte. - Chamultus, specie di barrucola
per il trasporto di oggetti molto pesanti (blocchi di
marmo, obelisciii, ecc.). - Ciirriis, carro romano,
cocchio a due ruote, aperto posteriormente. - Cur-
rus pompaticum, carro funebre dei romani. - Currus
volucri, carro con ali attaccate alFestremità dell'as-
se delle ruote: dai poeti fantasticamente attribuito
a Giove e ad Apollo. - Decemjugis, antico carro
tirato da dieci cavalli, tutti di fronte. - Esseda, o
essediim, carro a due ruote, aperto davanti, chiuso
di dietro. - Petontum, o petorriium, carro aperto,
a quattro ruote, usato dai Romani per il trasporto
dei servi e dei famigliari.
Plaustrum, carro, per lo più tirato da buoi e
usalo per lavori campestri. Plostellum, dimin. di
plaustrum. - Plaustrum matus, carro dello stesso
genere, di maggiori proporzioni e a quattro ruote.
- Rheda, grande e spazioso carro a quattro ruote,
con parecchi sedili, usato pel trasporto di persone
e bagagli : dai Romani usato in città e in campa-
gna. - Sarracuriì, carro quasi simile al plaustrum,
ma con due sponde fìsse. - Tensa, o thensa, carro
di gala sul quale si trasportavano, con solenne
pompa, le immagini degli dèi ai giuochi circensi.
Parti del carro — Accessorì.
Avantreno, la parte anteriore del carro: corpo di
sala con due ruote, un timone o due stanghe. -
Cassa, le assi che stanno per ritto ai lati del piano
del carro, e che si possono generalmente mettere
e levare a seconda della qualità del carico. - Cas-
setta, parte del carro dove siede il conduttore. -
Cassini, assi laterali che, insieme all'asse del fondo
a 0 quella del davanti, detta barellane, formano
una specie di cassa per deporvi la roha che si vuole
trasportare.
Forca, il timone del carro da buoi. - Freccia, la
stanga per il lungo che collega le due sale. - Gi-
rello, cerchietto di ferro che si mette fra il mozzo
e la sala dei carri quando si allargano di troppo. -
Molle, arnesi composti di più laminette disugnali
d'acciaio, i quali tengono sospesa la cassa del carro
e attenuano le scosse.
Partit%, le due parti del carro con la relativa sala,
le ruote, i ferramenti, ecc. {partita davanti, partita
di dietro). - Piano o letto, la parte di esso sulla
quale si mette il carico. - Puntone, asse verticale,
perpendicolare alla forca, che si punta in terra
quando il carro è fermato.
Rotino, ciascuna delle due piccole ruote del carro.
- Ruota, noto istrumento che, girando, volgendosi
in giro, serve a diversi usi. - Sala, asse di legno
0 di ferro, sul quale posa il carro e nei due capi
del quale entrano e girano le ruote. - Sbarre, i pezzi
di legno ai lati del carro sopra le ruote, perchè il
carico non ne impedisca il libero movimento; pezzi
di legno che inquadrano la cassa. - Scannello, cia-
scuno dei due pezzi di legno (generalmente di olmo)
situati uno al disopra e l'altro al disotto della sala
di terrò. - Sponda, banda, fianco di legno, sulla
destra e sulla sinistra di alcuni carri : detta anche
coscia. - Sterzo, la parte anteriore e girevole del
carro (cerchio o tondo dello sterzo, il cerchio di
ferro eh' è in mezzo agli scannelli davanti;.
Timone, legno al quale s'attaccano le bestie che
devono tirare il carro : lunga asta che sporge quasi
orizzontalmente sul davanti e alla quale si attaccano
lateralmente due cavalli, o altri animali, uno per
parte (coda del timoìie, la parte di esso, più sottile,^
che entra nei cosciali e vi si ferma con la cavi-
glia). - Trasti, le due stanghe formanti il piano
inclinato per caricare i carri. - Iraversone, grosso
pezzo di legno che regge per traverso le stanghe
del carro. - Vericello, assicella cilindrica situata
orizzontalmente dietro il carro, sulla quale si av-
volge un capo della fune fermata dall'altro, sul da-
vanti, per stringere la carrata.
AccEssoRÌ. — Assicula, piccolo pernio che si pone
all'estremità degli assi delle ruote, per impedire la
caduta, detto anche acciarino. - Bilancino, astic-
ciola bilicata dei carri: le si attaccano le tirelle
dei cavalli da fuori delle stanghe. - Caviglia, il
ferro a guisa di grosso chiodo che ferma ai cosciali
la coda del timone. - Chiovolo, piccolo legno so-
speso nel mezzo del giogo dei buoi, per infilarvi
la stanga del carro.- Cosciali, i due pezzi di legno,
0 diritti oa bocca di granchio, che dall' un capo
sono raccomandati allo scannello interiore dello
sterzo, e dall'altro sono fermati alla bilancia: ser-
vono a ricevere in mezzo la coda del timone.
Dado, il pezzo quadro di ferro con madrevite
centrale, per cui si avvita all'estremità della sala di
ferro, per ritegno della ruota. - Martinicca, stanga
orizzontale che, nella discesa, si fa appoggiare con-
tro ambedue le ruote, come ostacolo, per diminuire
la pericolosa celerità del carro. - Maschio, grossa
chiavarda che unisce lo sterzo al rimanente del
carro ; anche, tutte le specie di viti di varie gran-
dezze usate pei vari carri militari. - Molla a ba-
lestra, molla composta di due parti arcuate, con-
giunte in modo da comprendere fra di loro uno
spazio ovaie ; delle quali parti l'inferiore poggia
sulla sala, e la superiore sostiene uno scannello. -
Scarpa, quell'arnese che viene fermato a vite nello
scannello di dietro, perchè il carro non possa gi-
rare; ferro incurvato, che si adatta sotto le, ruote,
acciò striscino sul suolo, anziché girare. - lirella,
striscia di cuoio o d'altro, che da una parte é rac-
comandata alle stanghe di un carro e dall'altra al
pettorale di un cavallo.
Bilia, legno corto, col quale si serrano le lega-
ture delle some e le legature che stringono il carico
sui carri, o si legano i sacchi, le fascine nei lavori
idraulici e simili. - Bossolo, cilindro di latta con
coperchio e una maniglia, per lo più di funicella :
serve a riporvi l'untume per i carri o per altri
usi militari.- Cag-na, lunga leva adoperata per affer-
rare il cerchione e condurlo a segno intorno alla
ruota dei carri. - Galluccia, spazzola lunga, con
manico o senza, che serve per buttar giù con l'acqua
la mota dalle ruote o da altre parti del carro,
delle carrozze e d'altri veicoli. - Sbaditoio, arnese
per disfare i rocchetti delle ruote senza guastarli.
Copertone, grossa coperta, per lo più di tela ce-
rata 0 incatramata, usata per coprire le merci sui
carri. '
Fabbricatore, guidatore di carri. — Voci diverse
Carpentiere, legnaiuolo che fabbrica carri, o an-
che li aggiusta: carradore, carraio.
CARRO — CARROZZA
429
Auriga, era, nell'antica Roma, il conduttore dei
carri nei divertimenti del circo. - Barocnaio, colui
che guida il baroccio. - Carrettaio, chi guidala carret-
ta, lo stesso che carrettiere. - Carrettiere, clii guida
carri, carretti; anche, chili dà a nolo: conducente,
carettonaio, - Carrettonaio, chi conduce il carret-
tone per trasportar roba da luogo a luogo, e spe-
cialmente rena o spazzature nelle città.
Attaccare, mettere la bestia da tiro al carro e
applicare i finimenti, perchè lo trascini. - Ameri-
celiare, stringere la carrata al vericelio del carro,
mediante la fune. - Caricare, mettere sopra carri
quanto carico possono portare; anche soltanto
mettere roba o jiersone sopra un carro. - Careg-
giare, trasportare coi carri bagagli, nmnizioni, at-
trezzi 0 altro. - Scaricare, togliere la roba dal
carro. - Scarpare, acconciare le scarpe ai carri e
simili. - Trainare, condurre, tirar dietro, e dicesi
di carri e d'altri veicoli pesanti.
Carrata, quanta roba può stare o può portarsi
su un carro: anche, carro; carrettonata, carreggio,
carriaggio; barocciata, traino, veggia. - Carreggiata,
spazio, larghezza massima del carro da ruota a ruota.
Anche, la traccia profonda che formano le ruote
del carro passando sulle strade: rotaggio, rotaia,
ruotala. - Carreggio: fu già usato per moltitudine
di carri, e più specialmente per quello che oggi si
direbbe le salmerie d'un esercito. Ora non si use-
rebbe, forse, che ad indicare trasporto fatto su' carri.
- Carreggio, il frequente passare di carri per una
strada. Non comune, ma dell'uso vivo. - Trazione,
azione di una forza che trae un carro o altro corpo
mobile: si fa mediante animali da tiro; a vapore
con la macchina a vapore, o per mezzo dell'elet-
tricità (trazione elettrica). Veggasi a trasjyorto. -
Treno, i carri e le carrozze che formano un con-
voglio di ferrovia.
Arrotare, arrotarsi, di carri e d'altri veicoli che
si urtano nelle ruote tra loro : fregare o urtare cosa
o persona con ruota di carro e simili. - Cigolare,
lo stridere che fanno i carri coi ferrami o i legni
che s'incontrano o si urtano, o le ruote urtate. -
Cigolio, il cigolare prolungato. - Tramenìo, movi-
mento di più carri.
Carro (di Boote). Nome di una costellazione:
l'Orsa maggiore, il più notevole gruppo stellare del
nostro cielo.
Carroccio. Detto a carro.
Carromatto. Veggasi a carro.
Carròzza. Nome generico di parecchi veicoli,
vari di forma e di mole, usati a trasportare persone
per diporto o in viaggio; veicolo signorile, a quattro
ruote, tirato da uno, due o più cavalli. Nel signi-
ficato generico, legno, servizio, tiro (a due, a quat-
tro, ecc.), vettura. - Carrozzaccia, di carrozza ma-
landata, sconquassata. - Carrozzella, dimin. e vezz.
di carrozza. - Carrozzina, dimin. di carrozza. -
Carrèga (scherz.), di carrozza mezzo sconquassata
e di forma antica. - La carrozza di tutti, per dire
la tramvia. - Servizio, carrozza con pariglia. -
Stufiglia (scherz.), carrozza chiusa. - Traino (scherz.),
di carrozza in mediocri condizioni di stabilità. -
2reno, traino, seguito, equipaggio. - Trespolo, cat-
tiva carrozza o calesse sconquassato. .
Carrozza a molle, quella la cui cassa posa ap-
punto sopra un sistema di molle; d huit ressorts
(frane), ossia con otto molle, di carrozza signorile
che, oltre le quattro molle, comuni d'acciaio, è so-
spesa ad altre quattro cinghie di cuoio; aperta,
quella che si può chiudere parzialmente mediante
una maniera di cappello mobile connesso alla parte
posteriore della cassa, e che chiamasi mantice; cìiiusa,
quella circondata da pareti da tutti e quattro i lati,
e superiormente in modo stabile ; le pareti fanno
un tutto con la cassa ; di corte, ricca carrozza pro-
pria della famiglia regnante; di gala, di lusso;
S'-operta, senza mantice o col mantice abbassato;
s'emmata, la carrozza adornata in alcune parti dello
stemma del proprietario.
Carrozza d'affìtto, quella che uno speculatore dà,
per un tempo assai lungo, in alfìtlo con cavalli e
cocchiere, provvedendo egli a tutto ; di vettura, quella
che SI prende in atTitto per una gita in campagna;
di rimessa, quella, un po' più di lusso della prece-
dente, che serve più specialmente per città, in oc-
casione di matrimoni, di battesimi e simili. - Car-
rozza da viaggio, nome generico di tutti quei vei-
coli che sono esclusivamente adoperati al trasporto
dei viaggiatori. - Carrozza di padronato, quella
carrozza, quel legno, non di vettura o di quelle che
stanno per le piazze in servizio del pubblico, ma
che è proprietà e d'uso particolare di qualche si-
gnore, - Tiro a due, a quattro, a sei, carrozza ti-
rata da due, quattro, sei cavalli.
Carrozze diverse, antiche e moderne.
Armamassa, antica carrozza a quattro ruote, con
tendine, riccamente adorna, usata in Grecia e nel-
l'Oriente. - Automotrice, o automobile (neol.), car-
rozza non trascinata da cavalli, nia spinta da un
motore a vapore, a petrolio o, specialmente, elet-
trico. - A tonneau, nel linguaggio dello sport, voce
frane, per indicare gli automobili che, oltre ai due
posti dinanzi, hanno anche posti interni chiusi
per altri passeggeri. -
Bagattello, specie di vettura coperta, più stretta
e più scomoda della carrozza. - Bdgìier, corruzione
del tedesco wagen: voce lombarda, usata anche in
Toscana, che indica una carrozzina con o senza
mantice, a quattro ruote, senza cassetta e senza
sportelli. Bagherino, piccolo bagher : voce comunis-
sima in Toscana. - Basterna, specie di lettiga: cassa
di vettura chiusa, munita di anelli per infilarvi le
stanghe; senza ruote, e tirata da muli caricati di
basti, sui quali le stanghe erano fissate per la loro
estremità. - Berlina, carrozza costruita nei primi
anni del secolo XVIII, macchinosa, a quattro ruote:
era a più posti e con vari scompartimenti ; serviva
nei tempi andati, per viaggi. - Biga, la carrozza
degli amichi Romani, a due cavalli {triga, a tre;
quadriga, a quattro). - Botte : si chiama cosi la
vettura pubblica a Roma. - Breack, cocchio grande
aperto, a quattro ruote, con alto sedile per il coc-
chiere, due sedili di .fronte per i signori e un
quarto alto sedile di dietro (voce inglese, che si
pronuncia bréch). - Brougham (ingl.), forma di vet-
tura chiusa a quattro ruote, d'uso anche nel ser-
vizio di piazza: popolami., in Lombardia, brum. -
Bussola, sorta di carrozzino a due ruote, tirato da
un uomo; anche, la sola cassa con due stanghe da
portarsi a barella.
Cab, sorla di carrozza, invenzione inglese, a due
ruote e a due posti, trainata da un solo cavallo ;
sul davanti è aperta, talora a due sportelli, e
il vetturino siede in alto di dietro. - Cabriolet,
specie di carrozzina leggera, saltellante. • Caloclie,
carrozza a quattro ruote, posata sulle molle, molto
leggera, scoperta sul davanti, con mantice di dietro,
- Calesse, piccola carrozza, di particolar foggia e
430
senza cassetta, con due posti, due grandi ruote e
due stanghe, tirata da un. solo cavallo. - Ca'rpenlum,
veicolo romano a quattro ruote; ne era poco dis-
simile la rheda pure a quattro ruote. Con lo stesso
nome si chiamò anche una carrozza a due ruote,
ricoperta da una tenda e provvista di cortine: usata
dalle matrone romane (pei veicoli antichi^ veggasi
a carro).
Carrettella, carrozza aperta con quattro posti e
quatto ruote tirata da due cavalli.' - Carrozzella si
chiama la vettura pubblica a Napoli. - Carozzella,
piccolo veicolo per portare in giro bambini, di so-
lito spingendolo a mano. - Carrozzino, piccola car-
rozza coperta e piuttosto elegante, più specialmente
con due posti e a un cavallo soìo. * Carrozzone,
quello con fregi' e arabeschi che si usa nelle so-
lenni ricorrenze dai principi o dalle autorità. -
Cesta, carrozza a due o a quattro ruote, usata spe-
cialmente per'uso dei procacci. - Char-d-bancs, forma
di vettura lunga e leggera, fornita di più sedili
ugualmente disposti di traverso. - Cisium, calesse
leggiero a due ruote, adoperato dai Romani per
vettura pubblica o privata. - Cocchio, carrozza
signorile. - Coupé, carrozza coperta solo a metà e
a due posti; anche, vettura signorile, chiusa e ri-
parata, a quattro ruote, press'a poco còme il brum,
e ad un solo sedile. - Covinus, carrozza da viaggio,
adottata dai Romani, sul modello del carro belgico
Diligenza, grossa vettura da viaggio, o carrozzone,
che talora si direbbe composto da due o tre gusci
di carrozza, riuniti gli uni dietro gli altri: il primo
dimezzato cioè a un solo fondo, e perciò coi soli
posti di dietro, e detto (dal frane.) coupé, ossia
carrozza tagliata, mezza carrozza, cioè con un solo
fondo, ii posteriore. - Drosca, specie di vettura
pubblica usata in Russia : panchetta su quattro pic-
cole ruote e munita di una spalliera, - Epirhedium,
e arcera, carrette antiche coperte. - Equipaggio,
carrozza signorile con" servi in livrea. - Fiacre
(frane), e corrottamente fiaccherre, piccola vettura
che sta per le piazze o altri posti assegnati nelle
città, per condurre chi voglia dall'uno all'altro
luogo, mediante un prezzo (tariffa), stabilito dal
magistrato comunale. • Four in hand {stage), ingl.,
vettura, a foggia di berlina, tirata da quattro cavalli
accoppiati e le cui briglie sono tenute da un solo
guidatore.
Giardiniera, specie di vettura scoperta in cui si
sta a sedere quasi a cerchio o sopra sedili paral-
leli: usata per gite, scampagnate e simili. Anche,
ma meno comunemente, paniera. • Girinkisha, vei-
colo del Giappone, in gran parte trascinato da uo-
mini. - Hansan (ingl.: pron. ensem)^ carrozza a due
ruote e a due posti. - /wrisc esctas, specie di car-
rozza al Giappone.
Landò (landau), sorta di legno elegante, grande
per sei persone, tirato da due o quattro cavalli, da
potersi tenere scoperto e chiuso. - Lettiga, por-
tantina d'origine orientale, con due lunghe stanghe,
molto usale un tempo per trasportare persone. -
Mail-coach (pron. mel-coce), l'antica, grave e grande
vettura postale con tiro a quattro. - flnlihran, sorta
di carrozza scoperta per passeggiate. - Omnibus,
nome generico di grandi carrozze, più lunghe che
larghe, con sedili a' due lati delle fiancate e talune
anche con sedili variamente disposti sniV imperiale:
generalmente usate nelle città prima dell'introdu-
zione d«lle tramvie.
Phaeton, carrozza a due ruote, leggera, elegante. ;
Pilentum, carrozza di parata adoperata dalle matrone
romane. - Slitta, veicolo che sostituisce la carrozza là
dove si deve percorrere terreno nevoso e ghiacciato. '^
Stage- coach,.o coach, specie di vettura signorile,
chiusa, a quattro ruote, che ha sedili in alto, tirata»
da una o più pariglie di cavalli, e in uso ne' pas-
seggi, nelle corse, nelle gite. - Tarantassa, specie di
carrozza da viaggio, in uso nella Russia meridio-
nale. - Thensa, carro o lettiga in cui si portavano
le statue degli dei. - Tilbury, elegante baroccino
scoperto. Voce inglese, da-1 nonie dell'inventore. -
Timonella, piccola carrozza, aperta o chiusa, che ha
due posti e quattro ruote e che è tirata da un ca-
vallo. • Trabiccolo, carrozzella, calessino. - Treggia,
specie di carrozza signorile (o carretta rustica), senza
ruote, per lo piU tirata da bovj per salire in luoghi
erti e montuosi. - Troika (voce russa che vuol
dire tre), tiro a tre cavalli, come si costuma in
Russia.
Vagone, nome generico di carrozza da ferrovia ^
carrozzone. - Vagone-salon. carrozza ferroviaria a
tipo Pullmann nei treni di lusso : serve special-
mente per ritrovo o per refezione.'
Vettura, nume generico di veicoli su ruote, a uso
principalmente di trasportar persone in città. -
Vettura alla Dumont, traino signorile a quattro
ruote, pesante, scoperto, in cui stanno i signori su
l'alto di superbi sedili. - Vettura di posta, formata
da una sala e timonella su cui è appoggiato, me-
diante due molle, un coupé con sottocassa, e con il
sedile munito di parafanghi.
Victoria, carrozza signorile a quattro ruote e
due posti, con mantice dietro: bassa di predelia,
con molle leggerissime, adatta per signore. - Vis-
d-vis, carrozza a forma della berlina, a un solo
posto davanti e uno di dietro; in Italia, a due
posti per parte. - Vittorina, soita di carrozza a due
posti, cosi detta dal nome di Vittorio Emanuele II.
- Wagonette, voce ingl., vettura signorile da pas-
seggio.
Parti della carrozza.
Asse, sala, la sbarra di acciaio che unisce le
ruote e forma parte del telaio che sostiene la cassa
(borchia, ornamento, a forma di scatola, che finisce
all'estremità la sala). Anche, quel piano sul quale
sta in piedi il servitore dietro la carrozza: a Fi-
renze, più comunemente, asse sospeso. • Avantreno,
la parte anteriore della carrozza. - Balza, corti-
naggio pendente dal cielo delle carrozze, ecc. - Bi-
lancia, traversa di legno fìssa nelle carrozze, e nei
carri per attaccarvi i cavalli d'aiuto e i bilancini.
Anche quella mobile, coi bilancini, che si aggancia
a un occhio dell'estremità del timone, per attac-
carvi le tirelle degli altri aiuti o bilancini. - Bilan-
cino, ciascuno dei due pezzi di legno che, con una
cigna nel mezzo, sono raccomandali alla bilancia,
e ai quali si attaccano le tirelle. - Borsa delle
carrozze, sorta di tasche nell'interno delle carrozze
per riporvi oggetti.
Carro, tutta la parte inferiore della carrozza,
cioè quella sulla quale poggia la cassa: anche traino.
■ Cassa, la parte della carrozza sostenuta dai ci-
gnoni e dalle molle ad arco, o poggiata sulle molle
a balestra, e dentro la quale sediamo, nell'andare
in carrozza. - Bandelloni, quattro robuste lamine
di ferro invitate ai quattro angoli della cassa e
terminanti in maniglie^ alle quali sta appesa la
cassa per mezzo dei cignoni; fondo della cassa, la
parte interna, o posteriore, dove posano le spalle e
siedono due persone nei posti di fondo; pianta della
Tav. XVII [.
CARRETTA. fARRETTO, CARRO. (Ani'.iiZZA
431
t r.vvPtta a mano- 2 banna ; 3, wagonnette; 4, carro basso per trasporlo di travi, ecc.; 5 traino; 6, ha-
aue 7 arnione srcàrretta; 9, altra e!avretta ; IO, carretto; ll.^furgone; 12. tramvia; 13 cab ; 14. t,lbury,
?. 'J;rT« mìi'nibus 17 por antina; 18. cabriolet; 19, automobUe (1, cofano - 2, radiatore - 3, mantice -
%danTe'del'lostezo-'^ freno 6, cambia di velocità - 7. copertone della ruota - 8, parafanghi -9, sedUe -
VscSrmo - ll!Se) - 20. phaéton ; 21, carrozza da caccia; 22, break; 23,landau; 24, victona ; 2., calesse;
.5«, berlina ; 27, carro mortuario. .
432
CARROZZA
■cassa, la parte che ne forma il pavimento. - Cassetta,
lo stesso che serpe (veggasi più innanzi). - Cielo,
la parte superiore della cassa della carrozza chiusa.
- Cignone, ciascuna di quelle quattro parti della
carrozza, composte di più strisele di cuoio addop-
Eiate, che, unite alle molle ad arco, sostengono i
andelloni. - Contromantice, copertura sul davanti
della cassa. - Coupé, la parte anteriore di una car-
rozza di posta. - Cristallo, lastra di vetro in un
telaio di legno, il quale può scorrere entro scana-
lature praticate dall'alto al basso nella grossezza
del legno dello sportello e nascondersi fra le assi-
celle che formano la parte inferiore dello sportello
medesimo; lasciando questo aperto superiormente
per il giuoco dell'aria.
Fiancata, ciascuna delle due parti laterali, dei
due fianchi della cassa. - Maniglione, grossa mani-
glia fissata nella fiancata della carrozza presso la
bocchetta della serratura. - Funghi, quattro perni
éi ferro, rivestiti di cuoio o di metallo, che hanno
in cima una piastrella orizzontale, di ferro essa
pure, e che, posti due alle estremità e due nel
mezzo della bilancia, servono, o per attaccarvi le
tirelle, quando non vi siano i bilancini, o per or-
namento. - Fuselli 0 fusoli, le due testate assotti-
gliate e rotonde della sala le quali entrano nel
mozzo della ruota. • Gobba, quella parte rilevata e
tondeggiante che è orizzontalmente dietro la cassa
di alcune carrozze; la curvatura del mantice - Gu-
scio, l'ossatura di legno della carrozza. - Imperiale,
larga e bassa cesta coperta di cuoio sovrapposta
al cielo della carrozza, e che serve a riporvi entro
panni, biancherie e simili. - Maniglia, arnese di
metallo, che serve per aprire lo sportello, varia di
nome a seconda della forma {gruccia, nome dato
alla maniglia quando la sua parte esterna ha pres-
soché la figura della lettera T.). - Maniglia, i ferri
in cui passano i cignoni e le ventole. - Manopola,
ciascuna di quelle strisele addoppiate ed imbottite,
che sono appiccate, nella carrozza chiusa, alla parti
inferiori delle fiancate; e nella carrozza aperta ai
due lati inferiori del mantice. Alla manopola ap-
poggiano le mani coloro che vanno in carrozza.
Mantice, coperta, per lo più, di pelle, che é sulla
metà posteriore della cassa, e che secondo il biso-
gno, e mediante le molle, si può inalzare ed ab-
bassare {compassi, due forbite spranghe di ferro,
fatte a S, applicate al mantice, e che, snodandosi,
permettono a questo di ripiegarsi; stecche, archi di
legno segati che tengono distesa la pelle del man-
tice e gli conservano la forma curva). - Molla, or-
digno di ferro o di ottone, in forma quasi di un
S, che è da ciascun lato del mantice e che serve
ad alzarlo od a buttarlo giù {caricare le molle, vuol
dire spiegarle in modo che restino tese a fine di
tener fermo il mantice alzato; scaricare le molle,
vale ripiegarle per abbassare il mantice). - Molla a
balestra, quella composta di due parti arcuate, con-
giunte in modo da comprendere fra di loro uno
spazio ovale; delle quali parti l'inferiore poggia
sulla sala, e la superiore sostiene uno scannello. -
Molla ad arco, quella, appunto in ferma di arco,
che poggia sulla parte inferiore di ciascuno dei
due scannelli, e sopra la quale é uno dei quattro
cignoni a cui é sospesa la cassa. - Foglie, le lamine
d'acciaio che, sovrapponendosi, formano le molle.
Montatoio {piede, staffone), ciascuna di quelle pic-
cole piastre rettangolari che servono alcune per mon-
tare in cassetta, altre per ascendere o nel seggiuolo
del servitore, o sull'asse di dietro.
Parafango, arnese di cuoio, fermato alla parte
anteriore del cruscotto e che, quando è spiegato,
copre le gartTbe del cocchiere e le difende dal fango
e dalla pioggia. - Questo nome si dà pure a quel-
l'arnese simile che nella carrozza aperta è fermato
per una estremità alla parte inferiore della spal-
liera davanti della cassa e che con l'altra, allorché si
spiega, appiccasi al mantice alzato: serve a coprire
e difendere dalla pioggia e dal fango le gambe a
quelli che stanno in carrozza. - Partite, le due parti
del carro, d'una carrozza, che comprendono, una delle
sale con le ruole e gli accessori. - Pedana, la par-
te inferiore della cassa. - Pedanine, le lamine di
ferro, fermate a varie altezze, con .le quali il coc-
chiere si aiuta per raggiungere il suo posto. - Por-
tastanghe, doppia cigna di cuoio che lega 1' una
all'altra le due estremità delle stanghe e si affib-
bia sul sellino del finimento. - Predellino, l'arnese,
a modo di piccola scaletta, che da ciascun lato
della carrozza é raccomandato alla pedana della
cassa, sotto lo sportello, ad uso di salire in car-
rozza 0 di scenderne. - Rete, intrecciatura di corda
0 di fil di ferro, per riporvi alcunché. - Riposi,
rialzo nei lati interni della carrozza, che servono
d'appoggio al gomito di chi vi sta seduto. - Roc-
chetti, due piccoli tubi di metallo, uno per parte
ai lati della cassa o del -mantice, e sopra i quali
passano lente le ventole ritenute all'altra estremità
da una staffa fermata a vite alle molle posteriori
della vettura. - Rotino, ciascuna delle due piccole
ruote del carro, sul dinanzi della carrozza che ha
quattro ruote.
Ruota, organo principale della carrozza, com-
posto del mozzo, dei raggi e del quarto. - Scannello
davanti, nelle carrozze con molle a balestra, cia-
scuno di quei due legni, in forma quasi di travi-
celli, che mettono in mezzo il tondo dello sterzo,
e dei quali il superiore è sotto la cassetta e l'in-
feriore sopra le molle suddette; nelle carrozze con
molle ad arco, ciascuno di quei tre legni simili ai
già descritti, dei quali uno sostiene le estremità
inferiori delle due molle ad arco davanti e gli al-
tri due mettono in mezzo il tondo dello sterzo, il
primo della parte superiore e sotto le molle, e
il secondo dalla parte inferiore e sopra la sala dei
rotini. - Scannello di dietro, nelle carrozze con
molle a balestra, quel legno, in forma di travicello,
che poggia sulle molle a balestra di dietro e che
serve a sostenere la parte posteriore della cassa;
e nelle carrozze con molle ad arco, ciascuno di
quei due legni simili a travicelli, che sostengono le
molle ad arco di dietro, e dei quali l'uno sta sulla
sala delle ruote, e l'altro alquanto più in fuori. -
Sederino, terzo posto, quell'assicella ch'è appiccata
a pie della spalliera davanti della cassa, nell'in-
terno, e alzata e sostenuta da due ferri, e che
serve di sedile in alcune carrozze che hanno sola-
mente i posti dalla parte di dietro. - Sedile, la
parte interna della cassa dove si siede. - Seggiolo
del servitore, sedile ch'è dietro alcune carrozze, ad
uso di potervi stare seduto il servitore.
Serpe, o cassetta, sederino coperto sul davanti di
alcune grandi vetture, e specialmente delle dili-
genze, talora più alto del posto ove siede chi gui-
da, e talora lo stesso occupato da questi. - Coper-
Ione, il panno che adorna la cassetta del cocchiere.
- Sopracielo, cielo della corrozza. - Spalliere: ve ne
sono due, dette davanti e di dietro; la prima è
quella parte della cassa dove poggiano le spalle co-
loro che siedono in carrozza dalla parte davanti
CARROZZA
433
e spalliera di dietro è quella su cui appoggiano le
«palle quelli che siedono dalla parte posteriore. -
Sperino, vetro, per io più circolaro, che è nel di
dietro della carrozza, per vedere al di fuori. - Spor-
tello, ciascuna di quelle due aperture laterali della
cassa coi legnami che servono per chiuderla, e per
le quali si entra nella carrozza e se ne esce. Di-
cesi anche di ciascuno dei due pezzi di legname
che servono per chiudere le due aperture laterali
della cassa. - FruZ/t'uo, cilindretto metallico girevole
orizzontalmente sul suo asse nel mezzo dell'orlo
inferiore della luce degli sportelli: ta l'ufficio di
rendere agevole il rialzare il cristallo a mezzo di
una cigna; luce, la parte superiore degli sportelli,
che chiudesi con il cristallo o con persiana o con
tendina; serratura, l'ordigno atto a chiuderlo. Tale
serratura a volte è a colpo, talora la stanghetta
entra nella bocchetta col voltare una gruccia o un
pallino 0 una maniglia.
Staffa della carrozza, il montatoio. - Stuvghe, le
due aste di legno, terminanti anteriormente con
una parte rastremata ed un po' curvata all'infuori,
fra le quali è attaccato un unico cavallo per tirare
la vettura.
Sterzo, la parte anteriore e girevole del carro
della carrozza. - Cerchio, o tondo dello sferzo, quel
cerchio di ferro ch'è in mezzo agli scannelli da
vanti. - Cosciali, i due pezzi di legno, o dritti o a
bocca di granchio, che dall'un capo sono racco-
mandati allo scannello inferiore dello sterzo, e dal-
l'altro sono fermati alla bilancia e che servono a
ricevere in mezzo la coda del timone. - Dado, il
piccolo pezzo quadrangolare di ferro, che ha nel
mezzo un foro, nel quale si fa entrare l'estremità
inferiore dal maschio dello sterzo per tenerlo fermo.
- Maschio, il grosso perno di ferro che, passando
nel mezzo di due scannelli, tien unito lo sterzo al
rimanente del carro.
Subbiello, pernio del calesse per allungare e ac-
corciare i cignoni {nacchere del subbiello, due dischi
di ferro che tengono fermo il cignone). - Tendina,
collina, ciascuno di quegli arnesi, ordinariamente
di seta, lunghi e larghi quanto i cristalli della car-
rozza, e fermati alla estremità superiore ed infe-
riore degli sportelli, ad uso di essere abbassati per
difendere dal sole coloro che vanno in carrozza.
Alle tendine, per alzarle o abbassarle, si applicano
bottoni a pressione, fei^magli a molle, ecc. - Tet-
tino, specie di copertura che si fa nella parte su-
periore ed anteriore della cassa, per difendere il
cocchiere dalla pioggia o dal sole.
limone, lunga asta che sporge quasi orizzontal-
mente sul davanti di un veicolo, od altro arnese,
per esser tratto da due animali, cavalli o buoi, at-
taccativi lateralmente uno per banda. I cavalli sono
attaccati al cerioceio del timone del carro, della car-
rozza e dell'aratro, mediante correggioni granchio,
ferro che guarnisce l'estremità del timone, della
carrozza, che forma come due grossi anelli per rac-
comandarvi parte dei finimenti dei cavalli. - Traino,
il carro della carrozza. Scherz., un traino da gran
signore. - Ventole, liste di panno o di cuoio, che
8on raccomandale alla parte superiore ed esterna
della cassa e alle quali si attiene il servitore che
sta in piedi dietro la carrozza : terminano inferior-
mente talvolta in una mappa, che è un ornamento
a molte sottilissime striscette di panno o cuoio, a
«imiglianza di un fiocco compresso. - Zoccolo, cia-
scuno dei due grossi pezzi su cui è fermato con
viti l'asse di dietro della carrozza.
ACCESSORÌ.
Acciarìno: si chiama così ciascuno di quei ferri,
quasi in forma di grossi chiodi, che dalla parte
esteriore dei mozzi si ficcano nei fori praticati nelle
testate delle sale, afllnchè queste non escano dai
mozzi. - Ala, ciascuna di quelle strisele addoppiate
di cuoio, più 0 meno lunghe, o con telaio di ferro,
che sono fermate alle fiancate della cassa, dalla
parte esteriore, e sporgono in fuori, perchè parino
il fango, che, senza di esse, potrebbe dalle ruote o
dai rotini schizzar dentro la carrozza. - Organetto,
piccolo arnese di ferro, in forma di rocchetto, che
è sotto le molle ad arco ed al quale è avvolta
parte delle estremità inferiori dei cignoni, ad uso
di alzare ed abbassare la cassa.
Bandiìlone, ciascuno dei due lunghi ferri ai qua-
li sono raccomandati i cignoni davanti e quelli di
dietro della carrozza con molle ad arco, e che so-
stengono la cassa, passandole per di sotto. - Boccinolo,
in alcuni fanali, qutlla parte che poggia sul fondo
del fanale e ne sporge in su, e che, fatta a ijuisa
di canna, riceve il candelotto e la luccrnuzza. -
Bronzina, striscia di metallp, la quale riveste la
parte interiore del mozzo e serve ad impedire che
la testata della sala lo guasti col continuo sfrega-
mento. - Bruscotto, arnese di forma per lo più (jua-
drangolare, fatto di cuoio addoppiato e con telaio
di ferro, oppure di legno: è sull'estremità anteriore
della pedana della cassetta. - Cagna, lunga leva di
legno, con in cima un dente di ferro mobile su un
pernio, che serve a tenere ^ segno il cerchione.
Candelotto, piccola candela di sego, di cera, o
d'altro, che si ficca nel boccinolo del fanale. - Cavi-
glia, il ferro a guisa di grosso chiodo, che ferma
ai cosciali la coda del timone. - Cerchione, grosso
cerchio di ferro, o di gomma, onde si armano le
ruote delle carrozze. - Cigna, quel passamano o
gallone con cui si tirano su e si abbassano i cri-
stalli della carrozza.- Contatore oro-chilom etneo, a.n-
parecchio che registra in chilometri i tratti di via
fatti da una vettura per ogni singola corsa. - Cor-
reggione, corta e grossa correggia addoppiata che
passa liberamente in una campanella metallica fer-
mata al pettorale nel finimento e i cui duo corpi
vanno ad affibbiarsi alla estremità del timone. - Cru-
scotto, riparo di cuoio unito al parafango, dinanzi
al cocchiere : serve a difenderlo dalla pioggia.
Fanale, lampione, l'arnese, in foggia quasi di lan-
terna, che sta dall'un lato e dall'altro della carrozza
presso la cassetta, e nel quale, quando è bisogno,
vengono accesi dei candelotti per far lume. Oltre
che a candela, si hanno fanali a petrolio, a ga$,
elettrici, ecc.; fanali proiettori, parabolici, a corpo
ellittico parabolico, fanali autogeneratort, ecc.
Forchetto, quel travicello con due punte di ferro
nell'estremità inferiore che nelle salite si suole at-
taccare al mezzo dello scannello di dietro, e che
viene ficcato con le punte di ferro nel terreno,
3aando la carrozza si ferma, per impedire che ess.i
ia in dietro.- Foì^imento, o finimentOf luttf> ciò
che serve per attaccare i cavalli alle carrozze. -
Frullino, cilindretto di metallo, d'avorio o d'altra
materia, girevole orizzontalmente sul suo asse nf*I
mezzo dell'orlo inferiore dell'apertura o luce digli
sportelli, dalla parte di dentro. La cigna, strisciando
e scorrendo agevolmente sul volubile frullino, di-
minuisce lo sforzo del rialzare il cristallo. - Guan-
ciale, quell'arnese di panno, pelle o simile, imbot-
Prrmoli — Vocabolario Nomenclatore.
28
434
llARROZZA
tito di crini, piume od altro, che si colloca sopra
ciascun sedile, a maggior agio di chi vi siede.
Lucernuzza, piccolo recipiente, ordinariamente di
vetro, in forma di cipolla, avente da un lato una
prominenza, per la quale si ficca nel bocciuolo, e
dall'altra un'apertura per la quale vi si versa en-
tro olio e s'introduce lo stoppino. - Martinicca,
congegno per frenare le carrozze alla scesa. - Scar-
pa, specie di staffa di ferro in cui viene fermata
una delle ruote de' grevi carriaggi per impedire che
giri, e serve perciò a rallentare il corso nelle discese
pericolose; ha ai lati due orecchie e all'un dei capi
un occhio, al quale è attaccata una catena. Gli orec-
chi sono le due parti laterali che fanno risalto :
l'occhio, quel foro nel quale s'adatta la catena; la
catena, quella serie di anelli di ferro, il primo dei
quali è unito alla cassa della carrozza o al carro
di essa e l'ultimo all'occhio della scarpa.
Dell'andare in carrozza. - Movimenti di questa.
Persone addette, ecc.
Avere al culo il dóndolo della carretta (scherz.),
stare in carrozza. - Barattare, tare il baratto, cioè
il passaggio contemporaneo di due o più vetture,
mo ventisi in direzione opposta lungo una stessa
via. - Caricare, prendere in carrozza. - l'arsi stra-
scicare in carrozza, andare in carrozza a spassOf
per lo più nei luoghi di passeggio. - Imbarcarsi,
incarrozzarsi, montare in carrozza. - Metter piede,
o i piedi a terra, scendere da carrozza; smontare,
dismontare. - Scarrozzare, fare e anche far fare
una passeggiata in carrozza {scarrozzata, lo scar-
rozzare); far trottate in carrozza; andare qua e là
in carrozza. - Carrozzata, quante persone possono
entrare in una carrozza; e treggiata, la compagnia
che va in carrozza. - Cocchiaki,, poco usato, per
passeggiata in cocchio. - Corso delle carrozze e,
assol., corso: giro di carrozze nel corso. - Corteggio
di carrozze, una serie di carrozze che procedono
allineate. - Rimeno (carrozza di rimeno), quella che
torna al punto dal quale è partita. - Scarrozzio, lo
andare su e giù di carrozze e lo strepito e l'im-
paccio che ne seguono. - In bastardella (scherz.), di
carrozza in cui si sta pigiati. - La carrozza della
mala carne, quella nella quale vadano persone di
cattiva vita.
Arrotare, di vettura che investa altra vettura o
pei'sona, urtando con la ruota (arrotato, arrotata,
di veicolo 0 persona investiti da una vettura). -
Arrotature, i segni o solchi, che, scalcinandoli, la-
sciano nei muri i mozzi delle ruote e le testate
delle sale dei carri, urtandovi o strisciandovi. -
far cuffia, dicesi di un legno che ribalti, rove-
sciandosi quasi sottosopra. - Riballare, dar ribalta,
della carrozza e delle persone che ne cadono quando
essa si rovescia (ribaltalura, il ribaltare): capovol-
gersi, andar sottosopra, dar la balta, riversare (di-
sus), rovesciarsi. - Molleggiamento, movimento
che si ha stando a sedere in una carrozza a molla.
- Traballio, tramenio, il movimento oscillatorio di
una vettura.
Affittacavalli, persona che dà a nolo, a fitto, ca-
valli e carrozze: calessante, carrozzaio, baroccinaio.
- Baccalare, il facchino, che sta al servizio dei
vetturini di piazza. - Battistrada, uomo a cavallo
che precede la carrozza di qualche personaggio. -
Bilancino, il vetturino che cavalca e guida il ca-
vallo che è in coppia all'altro messo sotto le stan-
ghe. ~ Brumista, il vetturino del brum. - Cac-
ciatore, servitore in gran livrea, che sta ritto die-
tro alla carrozza, nei giorni di gala. - Cavallerizzo
del re e della regina, ufficiale che seguiva a caval-
lo le carrozze reali, - Cavallerizzo di sportello,
quello che sta ai fianchi della carrozza. - Cocchiere,.
chiunque guidi una carrozza, però non vetturino:
automedon.^0 auriga, aurigatore, guidaiuolo; dili-
genzaio {andare, stare a cassetta, far da cocchiere).
- Conduttore, chi, negli omnibus e sulle diligenze,
sta ritto sul montatoio o seduto su una specie di
sederino rotondo, pronto a far fermare l'omnibus
a un cenno dei passeggieri e a raccogliere da essi
il prezzo della corsa. - Equipaggio, l'insieme delle
persone che sono al servizio di una vettura signo-
rile. - Fiaccheraio, a Firenze, il vetturino del fiacre.
- Lacchè, servitore che precedeva, correndo, la car-
rozza del sdo padrone; ciascuno dei due fanti che
di sera correvano innanzi la carrozza dei grandi,
recando torce accese per far lume e largo fra la
ressa del popolo, - Omnihussaio, a Firenze e in altri
luoghi della Toscana, guidatore di omnibus. - Pala-
freniere di sportello, chi cavalca a fianco dello
sportello reale. - Postiglione, cocchiere di carrozza
signorile, specialmente da campagna, vestito come
gli antichi postiglioni : guida cavalcando un ca-
vallo della pariglia. - Staffetta, uomo che precede
appositamente una carrozza sulle strade: anticor-
riere, anticursore, corriere. - Staffiere, uomo ad-
detto al servizio della carrozza e dei cavalli: pa-
lafreniere, valletto; famiglio da stalla, - Ver-rongeur,
voce del gergo francese, vale cocchiere preso ad ora.
• Vetturino, guidatore di carrozza da piazza e da
nolo: vetturale.
Alzare il mantice, tirarlo sulla carrozza in modo
che difenda chi vi siede entro dall'acqua o dal
sole. Abbassarlo è chiuderlo per mezzo delle molle.
Dicesi pure nel senso medesimo : tirar su, e per
contrario : tirar giù il mantice, - Apparigliare^.
attaccare contemporaneamente due cavalli ad una
carrozza. - Attaccare una carrozza, mettere ad essa
le bestie da tiro, fermandole alle stanghe o al ti-
mone per mezzo dei finimenti. Si dice tanto attac-
care il legno quanto attaccare il cavallo. Attaccare
vale anche urtarsi di legno con legno, ed è qualcosa
più che il semplice arrotare. Si può arrotare e
passar oltre; quando s'attacca, i due legni devono
fermarsi. - fare una vettura, trasportare per un
prezzo stabilito persone o cose sulla propria vet-
tura. - fare un parocchio : cosi dicono i vetturini
il sottrarre al padrone una parte del guadagno. -
Scaricare, detto di roba caricata su un veicolo,
vale toglierla da esso; i vetturini toscani lo dicono
anche de' passeggieri. - Spaccio: cosi dicono i vet-
turini a Firenze il trasporto di persone da luogo
a luogo. - Sterzare, voltare una vettura, una car-
rozza sullo sterzo. - Vettureggiare, portare a vet-
tura; trasportare merci a vettura.
Bilancino, il cavallo che si attacca alla bilan-
cia di carrozza o di altro legno per aiuto del ca-
vallo che è sotto le stanghe. - Muta, numero di
cavalli della carrozza. - Quadriga, quattro cavalli
che tirano un cocchio, e il cocchio stesso. - Tra-
pelo, il cavallo che nelle salite si aggiunge in aiuto
a quelli che tirano la carrozza; in alcuni paesi si
chiama stropa.
Rimessa, lo stanzone dove si tengono in depo-
sito le carrozze. - Rimettere, ricondurre la carrozza
nella rimessa.
Carrozzaio, artefice che fabbrica e racconcia.
CARROZZAlilLE — CARTA
435
carrozze, le ritinge, le rimette a nuovo, ecc. Più co-
Goniune e meglio detto caìrozziere.
Carrozzàbile. Carreggiabile: di strada nella
quale si può andare in carrozza.
Garrozzàta. Detto a carrozza.
Carrozziere. Veggasi a carrozza.
Carrozzino. Piccola carrozza^ per lo più ele-
gante. - Figur., cattivo contratto, brutto affare^
pasticcio, imbroglio, rigiro, truffa, usura.
Carrozzóne. Grande carrozza.
Carruba, liaccello dei carrubo.
Carrubo, l^ianta dei paesi caldi, produttrice
di un frutto che si dà a mangiare specialmente ai
cavalli: carobolo, carobo, carubo, carrubio; guai-
nella (Tramater). I suoi semi, torrefatti, sono un
surrogato del caffè. - Carruba, baccello del carrubo,
contenente una pasta scura dolciastra: caroba, ca-
robola, caruba. Nelle regioni meridionali d'Italia e
nelle settentrionali d'Africa, le carrube sono man-
giate dalle Classi povere.
Carruccio. Arnese nel quale si introduce il
bambino, perchè impari a camminare.
Carrùcola. Specie di jndeyffia, di girella,
arnese per attingere acqu? dal pozzo, o tirar su
un peso; è un disco girevole intorno ad un asse che
attraversa nel suo centro, e ordinariamente la super-
ficie cilindrica del disco presenta una gola o sca-
nalatura destinata a ricevere la fune, ai cui estre-
mi sono applicate la potenza e la resistenza. - Car-
rucola a cassetta, quella rinchiusa in una specie di
cassetta, specialmente per salvarla dalle intemperie.
- Paranco, macchina composta di due sistemi di
carrucole. - Pasteca, carrucola in cui il canapo
entra ed esce speditamente. - Quarnale, corda per
paranchi. - Quinale, paranco a cinque fili. - Troco,
carrucola, bozzello.
Incarrucolare, mettere il canapo nella carrucola.
- Scarrucolare, lo scorrere della fune o canapo o
catena nella carrucola.
Carta. Pasta di cenci macerati o d'altre mate-
rie; risultato della solidificazione e della lamina-
zione di differenti impasti di fibre vegetali. Si pro-
duce carta fine, grossolana, comune, a macchina,
a mano, bianca, colorata, grossa, scelta, senza colla,
con colla, velina, ecc. La carta può essere bagnata,
consumata, lacera, strappata, aggrinzita, incincignita,
macchiala, spiegazzata, tngialhta, polverosa, unta,
lurida, sporca, sucida, ecc. Si ha la carta inamidata,
albuminata, incombustibile, elettrica, ecc. La carta
fine si fa con cenci lini, canapini e anche bamba-
gini; per certe carte interiori si adopera anche pa-
glia, sala, ortiche, trucioli di legno bianco, e in
generale serve più o men bene ogni fibra vegetale.
Molteplici gli usi a cui si presta la carta, e cioè:
a scrivere, per il disegno, per la stampa, per
fare qualche involto, per accendere il fuoco,
per fabbricare la tappezzeria, per sostituire il
vetro ad una finestra, per filtrare, per esperienze
di chimica, per scrivere musica, per fare una
quantità innumerevole di oggetti, molti di orna-
mento. Serve al legatore di libri, al bottegaio,
ecc. Con la carta si fa il libro, 11 quaderno, il
polizzino, il giornale, il biglietto, la car-
tella, r eticietta per bottiglie, il foglio grande
per Yavviso da affìggere, ecc. Di carta, con alcun-
ché scrittovi 0 stampato sopra, consta ogni docu-
mento, e su essa si fa ogni scrittura,zà uso di
amministrazione, di ufficio, per istendere un
contratto, per stabilire questo o quell'aj^^are.
Le buone aualitd di carta non devono contenere
nella loro composizione né fibre di legno, né di
paglia: si può tollerare solo l'aggiunta di cotone.
Solidità assoluta della carta dicesi la resistenza che
la carta oppone alla lacerazione, differente secondo
la fattura e la direzione. Il limite di solidità di ten-
sione viene stabilito (ol saggiatore del Rehse. Il
vario grado di elasticità della carta è determinato
con V apparecchio del Winker. 11 metodo di Leo-
nhardi serve per ricercare se una carta sulla quale
si scrive lasci trapassare l'inctiiostro. Per la ricerca
del cloro, intaccante pure le fibre della carta, vi è
pure un metodo particolare. Lo spessore di un fo-
glio si determina con il picnometro Nokler.
Per la fabbricazione della carta, veggasi a cartiera.
Cartaccia, peggior. di carta, e più specialmente
dicesi di quella scritta o stampata che si getta via,
perchè inutile; carta vecchia, di scarto, senza va-
lore. - Cartina, carta di piccolo sesto. - Cartuccia,
carticino di due sole tacciate.
Cartaceo, agg. di carta.
Qualità' varie di carta. — Formati.
Bambagina o bambagia, la. ca.rta. comune di stracci,
così chiamata dagli antichi per distinguerla dalla
cartapecora. - Cantino, nelle cartiere, dicesi della carta
di mezzo fra la pertetta e lo scarto. - Carta a colla,
quella, più consistente, nella quale fu messa della
colla; 0 filone, quella in cui rimangono visibili i segni
dei filoni e delle vergelle della forma; alla forma,
quella che è fabbricata in forme a mano, e colle
stesse dimensioni che debbono conservare i fogli
negli usi ordinari (in questa carta i quattro lati
sono terminati dal riccio, orlo inegualmente rag-
grinzito che poi si suol recidere col torcoletto).
Carta a macchina, detta anche carta senza fine,
quella che si fabbrica di ogni grande e voluta lar-
ghezza, ma di lunghezza indeterminata, mediante
un meccanesimo mosso dall'acqua corrente, dal va-
pore, dall'elettricità; a mano, differisce dalla carta
a macchina perchè la pasta diluita, invece di es-
sere portata sul filtro mobile da macchine speciali,
si raccoglie sopra un filtro rettangolare tenuto in
mano dall'operaio; carta andante, quella più comune
e usuale; colorata, quella che ricevette tinta e colla
sopra una delle superficie; colorata lucida, carta
prima colorata, poi cilindrata; damascata, preparata
attaccando ad un foglio di carta del pulviscolo
ottenuto sbattendo la lana.
• Caì'ta di alfa, fatta con la graminacea di questo
nome; di legno, sottilissima foglia di legno dolce
e flessibile, lavorato in modo da sembrare carta e
poterci scrivere; di marmo, fatta con polvere di
marcio e colla; di paglia, quella gialla da involti,
fatta di paglia macerata; di riso, fabbricata col mi-
dollo dell'ara/io papyrifera, della Cina, da noi usata
specialmente nella ìfabbrica di fiori artificiali; di
seta, molto fine.
Carta dorata, argentata, bronzata, quella coperta
da un lato di una superficie metallica, o da spol-
veratura di aspetto lucente; imperiale, specie di
carta di un sesto molto grande, di assai corpo, e
fatta a mano; impermeabile, quella che si ottiene
immergendo fogli di carta in una soluzione di re-
sinato, poi in una seconda di allume, e asciugandoli
quindi tra cilindri caldi; incombustibile, la tela di
amianto; libera, ^arta non bollata, o senza l'im-
pronta del bollo; liscia, contrario di rigata; lucida,
quella specie di cartoncino a cui fu dato un liscio
di bianco di latte e ben lustro.
436
Carla marezzata, tinta a onde, con fiele di bue
o altra materia colorante; carta a onde, ondata;
marmorizzata, preparata con colori stemperati in
una soluzione di fiele e lavorata in un modo che
simuli 0 dia apparenza di marmo; marocchinata,
quella preparata con colori e cure speciali; notari-
na, carta più piccola del protocollo; orientale, qua-
lità di carta fine da stampa, d'una tinta calda ten-
dente al rosa; papale, sorta di carta grande; rigata,
quella sulla quale sono tirate, più spesso a macchi-
na, righe orizzontali per scrivervi, o verticali per
farvi conti.
Cartapecora, veggasi a pergamena. - Cartape-
cora vegetale, carta comune, ma preparata che pare
cartapecora, pergamena ; pergamenata, carta sen-
za colla, che, immersa rapidamente nell'acido solto-
rico diluito e poi lavata, acquista proprietà simile
alla pergamena e serve a molti usi della cartoleria
e della legatoria ( frane, parcheminée ) ; carta-
pesta, composizione di consistenza quasi legnosa;
fatta con ritagli di carta d'ogni qualità, facendoli
bollire, pestandoli in un mortaio e cosi riducendoli
in poltiglia soda, la quale, mista con un po' di colla
0 di amido, vien gettata in forme, da cavarne di-
versi lavori, ornati, figure, rilievi, scatole, ventole,
ecc.; carta reale, quella di un po' meno pregio della
imperiale, ma anch'essa di assai corpo e fatta a
mano (da pittori, da impannata, ecc.).
Carta sagrinala, picchettata a punti _! in rilievo,
come il sagri (pelle di pesce); straccia, o da strac-
cio, carta formata di fibre lunghette, grosse, disu-
guali, per cui si straccia e si schianta irregolar-
mente, anziché recidersi netto nel verso di ripie-
gatura, anche se ben calcata con la stecca o con le
unghie (serve, per lo più, da imballaggio, ai
mercanti per fare involti e perciò detta anche, dal
greco, carta emporetica); tagliata, la carta che si
mette in vendita in quaderni rifilati: è più gentile
dell'altra da minute, e serve per le copie a buono;
tagliala tonda, rasa o rasata, quella alla quale fu
levata la slabbratura; trasparente, così sottile da
lasciar passare, tanto o poco, il raggio visuale.
Carla vegetale, carta comune tuffata per qualche
minuto nell'acido solforico, poi lavata e fatta asciu-
gare: acquista la consistenza e la resistenza della
cartapecora; velala, quella che non presenta i se-
gni delle vergelle; velina, di cenci puri, senza o
con pochissima colla, finissima e trasparente, e serve
a vari usi : a rinvoltarci cose delicate (cappelli di
felpa, gioielli) o a scrivervi lettere che deb--
bono andare in paesi lontani, per metterci dentro
molto e non pagar sopratassa, ecc.); vetrata, carta
sulla quale é fissata, con della colla, una finissima
sabbia quarzosa.
Carta di palme, le foglie di certe palme, sulle
quali si scrive con uno stile, rendendo poi le let-
tere visibili con una miscela d'olio e di nerofumo.
- Cartone, foglio di carta grosso e consistente. -
Fiorame, carta di Francia, sul cui fondo si veggono
ritratte rame di fiori. - Fiorello, carta di qualità
inferiore, per la stampa. - Mitsu-mata, carta del
Giappone fabbricata con una specie di pianta (ed-
gedorthia).
Papiro, specie di cipero del quale gli antichi
facevano carta; per estens.» carta vecchia e logora.
- Pergamena, cartapecora ; carte antiche in ge-
nere. - Ricernito, in tipografia, la carta difettosa
separata da quella buona. - lapa, carta (simile alla
cinese) che si prepara nella Polinesia con la scor-
za di brussonelia papyrifera. - Vergella, carta che
nella sua tessitura contiene linee sottili orizzon-
tali (vergelle) e linee più forti, ma più rare, yerli-
cali (filoni).
Formati — Dicesi formato, o sesto, la lunghezza
e la larghezza di un foglio di carta. Ecco i nomi
dei vari formati più in uso, con le relative dimen-
sioni approssimative, potendo variare di qualche
centimetro da una fabbrica all'altra.
A mano : carta notarile, 29 X 39 ; doppio notarile,
39 X 58; protocollo, 32 X 44; pellegrina, 34X 46;
doppia pellegrina, 46X68; leona, 39X50; doppia
leona, 50X77; realino, 44X57; real mezzano,
45X62; reale. 48X66; soU'imperiale, mXlQ: im-
periale, 58X80; elefante, 63X92.
Carta a macchina, per lavori diversi: quartina
da lettere, 21 X 27 ; quadrotta ia lettere, 27 X 43;
quadrotta grande, 29 X 47 ; notarile, 28 X 38 ; pioio-
collo, 31X42; rispetto, 34X44; leona o Slato,
36X48, realino, 40X54; mezzana, 44 X 60 ; reale,
48 X 66 ; sotto-imperiale, 54 X 74; imperiale, 59X80;
elefante, 66 X 96; elefante grande, 70 X 100; papale,
76X112
formati doppi e quadrupli: doppia quadrotta,
46X57; doppia quadrotta grande, 49X61; doppia
notarile, 38X56 quadruplo notarile, 56X76; qua-
druplo protocollo, 63 X 86; doppia pellegrina, 42 X 62;
quadrupla pellegrina, 63 X 85; doppia leona, 50X76;
quadrupla leona; 77 X 100; doppio realino, 56 X 82 ;
doppia mezzana, 60 X 96.
Altre distinzioni — Carte per usi diversi.
Carta a un rigo, a due righi, a una riga, a due
righe, quella sulla quale furono tirate, a mano o a
macchina, lungo l'intera pagina le linee che deb-
bono guidare diritta la penna, le une a eguale di-
stanza dalle altre, isolatamente per il carattere pic-
colo, 0 riunite a due a due per il mezzano o il
grande. - 6ar/a autografica, da potervi scrivere con
un inchiostro particolare per riportarne i caratteri
e il disegno sulla pietra da litografia. - Carta
bibula, senza colla, usata per filtrare ; anche, carta
asciugante. - tarla bollata, o da bollo, carta emessa
dallo Stato e obbligatoria per la validità di certi
contratti: in questa, come nella carta filogranata e
nelle carte-valori, i disegni e i valori rappresentati
si possono ottenere con le macchine continue o con
la fabbricazione a mano, attaccando sulla tela me-
tallica della macchina o della forma a mano un
foglio sottile di metallo inciso al bulino, che rap-
presenta l'innesto o l'iscrizione da riprodursi: l'au-
mento di spessore della tela nei posti occupati dal-
l'incisione produce una diminuzione di spessore nei
corrispondenti posti del foglio di carta e quindi
l'elTetto di trasparenza.
Carla cinese di riso, di midolla dell'araòto pa-
pyrina, dell'isola di Formosa: serve alla fabbrica-
zione dei fiori artificiali. - Carta comune da scri-
vere, quella che riceve bene l'inchiostro e sulla
quale il pennino scorre senza inciampi. Di vario
taglio e colore, con le denominazioni di: protocollo,
rispetto, stato, doppia tribuna, doppia olandese^ notch
rile bassa, pellegrina, pellegrina concetto. • Carta con
l'amido, da trasporto; carte fotolitografiche, gelalinate,
granite, pimentate, carte speciali che servono per
le arti grafiche. - Carta con la trina (per simil.),
traforata a stampino, adoperata per mettere intorno
a mazzi di fiori, sotto torte e altri dolci, ecc.
Carta da biglielti, più piccola di quella da let-
tere, che serve per iscrivervi biglietti conlìdenaiali
437
■\ persone che vivono nella stessa città di chi scrive.
Si dice anche di quei piccoli quadrati o rettangoli
di cartoncino sottile sui quali si scrive o si fa
stampare il proprio nome e cognome; da calcare,
carta turchina che, calcandosi sopra un disegno,
lascia l'impronta sulla carta bianca sottopostavi;
da disegno, quella destinata a tale uso, per distin-
guerla dalle altre: consistente e di huoiia fabbrica-
zione; da filtro, fatta con Imo o canapa, senza
colla, ben omogenea e permeabile, di vario spessore
secondo le diverse qualità di liquido da filtrare
(veggasi a filtro).
Carta da involti, piuttosto grossolana, di vario
spessore e colore, distinta con le denominazioni di:
quadrupla protocollo brunella leggiera, elefante brU'
nella leggiera, papale, brunella leggiera, doppia leona
rossiccia, assai greve; imperiale camosciata leggiera,
quadrupla protocolla: elefante camosciata leggiera,
doppia trehme camosciata. - Carta da lettere, più
piccola, di forma, che la carta comune da scrivere
e più gentile nella materia: si vende coi nomi di
otlavina, sestina, quartina, mezzanella olandina, qua'
erotta, quadrotta grande. Altre denominazioni ri-
guardano il peso, la rigatura, ecc. La carta da let-
tera uso inglese si distingue per la diversità del
formato, delle dimensioni; da lucidi, trasparente,
preparata in modo che abbia consistenza e non
succhi l'inchiostro (fran., papier gelatine); da lutto,
con lista nera intorno ai margini. - Carta da mi-
nuta, .quella che si mette in commercio senza raf-
filarla; tra la carta da scrivere è la più rozza; e si
dice da minuta, perchè generalmente si usa per
iscrivervi la minuta delle cose da mettere poi in
pulito. - Carta da protocollo, carta grossa e resi-
stente.
Carta da registri, quella, secondo il taglio, ecc.,
detta reatina, stato, mezzana, reale, sotto imperiale,
imperiale, elefante. - Carta da ricalchi, di canapa e
di cotone per riprodurre un dato segno, fatto ser-
vendosi di speciali inchiostri,: si ha pure dalla
corteccia del gelso. - Carta d'Armenia, usata in
profumeria, antisettica: carta imbevuta di ben-
zoino o d'altre sostanze odorose, in modo che, bru-
ciando, sviluppa fumi odorosi. - Carta da stampa,
la quadrupla notarile, la quadrupla protocollo, ecc.
Carta da vendere al tabaccaio, senza valore.
Carta di Francia, fatta a macchina, a strisce
larghe e lunghe come la tela o il drappo, che, a
somiglianza di questo, si disegna e si colorisce
per modo che sembra proprio drappo, ed è bellis-
sima a vedere. Sj adopera comunemente per co-
prire le pareti delle stanze. Anche carta da parati.
- Carta impermeabile, carta imbevuta successiva-
mente in una soluzione satura di allume e in una
altra di gomma a-abica, colla animale e acqua, op-
pure imbevuta prima con soluzione di sapone e
poi con allume.
Cartamoneta, quella che un governo emette a
corso forzoso, ordinando che sia ricevuta come mo-
neta: priva di valore intrinseco, ha solo un valore
di credito. - Caimé, carta monetata, turca. - Green-
backs (pron. grinbeks), carta moneta degli Stati
Uniti, a fondo verde.
Carta moschicida, detto a mosca. - Carta per
copialettere, la quadrotta e la doppia quadrotta. -
Carta per biglietti di Banca: si ottiene da impasti
fatti con fibre nuove di canapa, ed è filogranata,,
cioè con impronta di disegni. - Carta per fare
stucchi, veggasi a stucco. - Carta sottile e da si-
garette: preparata con carta di riso; di recente,
anche con gli steli e le coste delle foglie di ta-
bacco, sicché di questo presenta e il colore e
l'odore e brucia con cenere bianca.
Carta sugante, asciugante, succhiante, carta suo
chia, carta straccia, carta suga, quella che, per es-
sere sottile e senza colla, non è atta allo scrivere,
ma distesa sulla scrittura, ne succhia alquanto l'in-
chiostro. - Carta usata: è, si può dire, uti succe-
daneo ai cenci, ove si possa avere a buon mercato;
viene battuta e burattata per separarne la polvere
e l<^ impurità, lisciviata in tini aperti per facili-
tarne la susseguente lavatura e quindi spappolata
nella raffinatrice. - Carta vergata, quella lilellata, e
la filettatura è prodotta per impressione contro al-
cuni fili metallici sporgenti sul telaio ove si pog-
giano i fogli uniti. 1 reticolati più semplici si ot-
tengono anche con la lissa, macchina speciale (veg-
gasi a cartiera).
Carte-valori, che hanno valore di denaro (car-
telle, titoli di rendita, biglietti di banca, ecc.): si
fabbricano con cenci scelti e resistenti di lino o ca-
napa, che si lavorano in guisa da non spezzarne o
alterarne le fibre; in alcuni paesi si usa, oltre la
filograna, far cadere sui fogli in formazione fili di
seta variamente colorata, che si incorporano con
la carta e non possono più staccarsi.
Carta antica.
Carte per uso scientifico, medico, Eca
Charta, carta da scrivere degli antichi, fatta con
sottili falde di corteccia di papiro. Plinio ne an-
novera otto qualità: augustana, chiamata più tardi
Claudiana, la qualità migliore; liviana, di seconda
qualità; hieratica, originalmente la migliore e la
stessa che la carta regia di Catullo; amphiteatrica,
saitica, leneotica, qualità inferiori cosi dette dai
luoghi nei quali erano fabbricate; fanniana, fab-
bricata in Roma da Fannio: emporetica, cartastrac-
cia da involgere. Da aggiungere: la charta dentata,
cosi detta perchè ripulita e lustrata a forza di tre-
garla con un dente di animale: la moderna carta
lustra; la charta bibula, carta spugnosa che lasciava
scorrere l'inchiostro e mostrava le lettere attra-
verso. - Macroculum, carta della più gran dimen-
sione, come la reale. - Membrana, pergamena, meno
in uso che la carta fatta di papiro.
Carta d'avorio, usata dal 2)more di miniatu-
ra, in cambio delle lastre d'avorio. - Carta di
prova, quella imbevuta di una data sostanza (che
subisce un mutamento in contatto di certe materie
per cui ne svela l'esistenza) e usata nei laboratori
di chimica e in parecchie officine industriali. -
Carta pai affinata, quella che, imbevuta in un bagno
di paraffina fusa, è impiegata per accortocciare so-
stanze caustiche.
Carte antiasmatiche, carte bibule, imbevute di so-
stanze "he, bruciando, hanno vapori che agevolano
la respirazione : usate negli ambienti in cui dor-
mono sofferenti d'asma. - Carte celesti, veggasi a
cielo. - Carte cianografiche, quelle carte che ser-
vono per riprodurre disegni (fotocopie), per mezzo
della luce. - Carte epispatiche, d'uso farmaceutico;
carte spalmate con un miscuglio di céra, olio d'a
Uva, ragia di pino, insieme con estratto alcoolico.
Carte geografiche, togli sui quali sono rappresen-
tate le parti della terra e del mare: veggasi
438
a geografia. - Carte medicinali, forma medi-
camentosa di cui è costi tuen le la carta, e si può
usare solo quando si tratta di un' azione topica.
Carte reattive, carte senza colla, impregnate di
reagenti chimici, abitualmente adoperate nei labo-
ratori, invece dei reagenti stessi; la più usata è
quella imbevuta di tornasole. - Carte semplici, quelle
ricoperte di sostanze che si alterano sotto l'influen-
za della luce e che sono adoperate in fotografia
per riprodurvi le negative. Importanti: la carta al-
buminata all'argento; la carta arislotipica, coperta
di uno strato di collodio al cloruro; la carta alla
gelatina cloruro d'argento; la carta alla gelatina bro-
muro; la carta alla celluloide; la carta ai sali di
platino, di indio, ecc. - Carte senapate, di prepara-
zione farmaceutica e usate in medicina: si otten-
gono ricoprendo, mediante sostanza cellulosa, la
superficie del foglio con un principio vescicatorio
(senapa, cantaridi). - Carte topografiche, ristrette a
qualche località e su scala grande.
Filamenti, kogli, pezzi di carta, impronte
E ALTRI particolari.
Barba, barbe, i filamenti e le frange naturali della
carta, che solitamente si ratfilano nell'arte libraria,
fatta eccezione però delle carte a mano e di valore,
ove le barbe hanno pregio. - Falena, gli avanzi
della carta bruciata. - Fascia, striscia di carta per
pacchi, involti, specialm. per posta. - Fascio, di
molte carte o sim. ammassate (non di panni). -
Fidibus, nel gergo francese allumettes de papier, pez-
zetti di carta per accendere.
Filigrana, impronta di marca di fabbrica o di
altri disegni ottenuta curando di far rilevare i di-
segnij in modo quasi insensibile, sul filtro in cui
si cola l'impasto. - fogliacci, i pezzi di carta, let-
tere stracciate, minute rifiutate, e simili, che si
gettano in una paniera, solita tenersi a lato del ta-
volino da studio, per poi mandarli al macero o
servirsene ad accendere il fuoco, ecc. - Foglietto,
mezzo foglio di stampa. - Foglio, pezzo di carta
rettangolare piegato in due e componente due pa-
gine e quattro facce.
Incarto, più carte messe insieme. - Infinestratura,
foglio di carta tagliato come una cornice quadra
per appiccicarvi dentro un foglio guasto nei mar-
gini. - Mezzetto, loglio di carta dilettoso che si trova
nelle risme. - Piega, segno che rimane piegando
carta o simile. - Riccio, orlo, più o meno grinzoso
e ineguale, che ha la carta fatta a mano. - Rigo,
quello già tirato dei fogli. - Sbavatura, peluria ai
margini della carta. - Sesto, veggasi a foglio. ■
Striscia, strisciola, striscioHna, sottile e piccola lista
di carta. - Zàzzera, le disuguaglianze che si trovano
nell'estremità di un foglio.
Acciughina, insetto grigio, periato, senz'ale, che
rode la carta. - Monachine, quelle ultime scintille
della carta accesa che si dileguano come le mona-
che col lume quando vanno a letto. - Pirotonido,
la materia bruna caustica che si svolge dalla carta
bruciante.
Accartocciarsi, svolgersi a forma e a similitudine
di cartoccio: veggasi ad avvolgere. - Aggrinzarsi,
aggrinzire, raggrinzirsi, far pieghe : della carta che
non ha più la superficie liscia. - Spandere, della
carta {spandente) sulla quale Vinchiostro si sparge
largamente. - Spelare, della carta quando nello
scrivere vengono via da essa come dei peli, sia
perchè é di cattiva qualità, o perchè la penna é
troppo dura. - Sugare, assorbire, specialm. della
carta: succhiare.
Ciò che si fa della carta o con la carta.
Braca, striscia di carta che si impasta sopra un
fofc'lio stracciato di libro, perchè non si stracci di
più. - Drogliazzo, scartafaccio. - Busta, copertinaa
tasca, con parte da sovrapporre, gommata: serve,
a chiudervi, per lo più, una lettera. - Capitello^
pezzo di carta tinta 'che, addoppiato, si inceli
sulle due estremità del corpo dei libri, su ciaT
scuna catenella, per tenerne meglio riuniti e pi^
termi i quinternini, - Cartata, veggasi a pacco. ~
Cartellina, piccolo foglietto sul quale si scrive la m^'
nuta, qualche appunto, ecc.- Cartoccio, foglio di cart^
ravvolto, per lo più a forma di cono. - InvoltOf
quel che si fa avvolgendo una cosa qualunque
entro carta, specialmente panni e simili. - Papete-
rie {frac), elegante scatola contenente fogli di carta
da lettera, buste da lettera e simili.
Quaderno, alquanti fogli di carta uniti insieme per
scrivervi conti, memorie, spogli, minute, ecc.: quiderno.
Quaderno sciolto, legalo, rigato, in carta bianca, in
carta a mano, da partita, da protocollo, cento qua-
derni, fanno una risma. - Quadernaccio ; scartafac-
cio. - Quaderno di fogli, venticinque, uniti, m» non
cuciti. - Quadernuccio, quello degli appunti per
ricordarsi. - Quinterno, cinque fogli carta, uniti.
Registro, libro di carta bianca per varie scritture.
Risma, dato numero di quaderni, vario nei vari
paesi (in Toscana ottantacinque per la carta da
scrivere, cento per quella da stampa). • Mezzetti,
due quaderni di scarti che si pongono uno in
principio, l'altro in fine della risma, quando questa
si lega in croce con spago. I mezzetti preservano
la carta dal segno della legatura, il quale rimane
tutto su di essi. - Piego, pacco. - Ròtolo, grande
striscia di carta o di cartapecora avvolta su sé
stessa: ruòtolo, rocchio. - Scartafaccio, quaderno o
più fogli riuniti, in quantità, per appunti, minute
0 simili. - Scheda, cartellina scritta. - Un vòlgolo
di carta, carta rivoltata.
Accartocciare, avvolgere a uso cartoccio {accar-
tocciatura, atto ed effetto). - Acquademare, disporre
la tarla in quaderni: acqui dernare. - Acquiderna-
tore, chi acquaderna la carta. - Bollare, imprimere
sulla carta l'impronta del bollo. - Incartare, av-
volgere entro carta. - Infinestrare, fare un'infinestra-
tura a un foglio lacero e guasto. - Legare, mettere,
raccogliere, unire in fascio. - Piegare, dei fogli di
carta, dar loro, con una, due o più pieghe sopra
sé stessi, una certa forma voluta; di carta da let-
tera, perchè si adatti ad entrare poi nelle buste o
per chiuderla in modo che altri non possa leggerla
senza toglierle il sigillo o altra chiusura.
Raffilare, tagliare le barboline della carta ai mar-
gini dei libri per renderli pari. - Rincartare, met-
tere di nuovo carta su checchessia. - Rotolare, fare
un rotolo. - Scartare, levare dalla carta, aprire una
cartata. - Spiegazzare, ridurre una carta tutta a
pieghe: incincignare, sdruscire. - Strappare, rom-
pere, lacerare. - Svolgere un inmito, un ròtolo di
carte, sfarlo, scioglierlo. - laglitizzare, tagliare a
.pezzetti. - Traforare, bucare, far buchi f veggasi a
buco), succhiellare, succhiellinare.
Arnesi, ecc. — Calcafogli, lastretta di marmo o
CAHTA — CARTE UÀ GIUOCO
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di metallo, o altro oggetto qualunque, spesso arti-
stico, da tenere sopra i fogli, perchè non svolazzino;
fermacarte; calcalellere; francesismo, pressacarte (da
presse-papier). Si tiene, per lo più, sullo scrittoio.
• Cartella, arnese acconcio alla custodia delle carte
riunite. - Cestino, arnese, solitamente di vimini,
nel quale si gettano i fogliacci, le carte di rifiuto.
- Compasso, strumento che serve per descrivere
circoli sulla carta.
Falsariga, foglio in cui sono tracciate linee di
inchiostro orizzontali, parallele, per servire a scri-
vere in linea sopra altro foglio sovrapposto. - Li-
neatore, rigatore, arnese per tracciare linee sulla
carta. - Papeterie (frane), cartella ove sta l'oc-
corrente per scrivere. - Parallelo, specie di dopjiia
riga per tirare, senza compasso, linee parallele. Più
comunemente, parallele. - Portacarte, portafogli,
arnese, di varia foggia, per mettervi dentro carte
diverse.
Quadrello, bacchetto di legno, lungo circa mezzo
metro, ben diritto e ben riquadrato, che si adopera
per rigare la carta con la matita, rivoltando e se-
gnando continuamente; e come i lati del quadrello
sono pari, così vengono pari le distanze fra rigo e
rigo. - Riga, strumento di legno o di metallo col
quale si tirano linee rette. - Scannello, sorta di
cassetto a sdrucciolo, coperto di panno, che serve
per rimettervi carte e per scrivervi. - Stecca, oggetto
fatto a lama di coltello, d'avorio, d'osso, di legno o
metallo, per lo più, a uso di piegare o tagliar carta:
tagliacarte. - Tiralinee, cannelletto di metallo, a
doppia penna, per tirar linee d'inchiostro sulla carta.
- Vassoio, specie di guantiera, di bacile, per riporvi
biglietti da visita.
Cartolaio, venditore di carta e d'altri oggetti,
al minuto. - Cartoleria, la sua bottega.
Carta. Nel medio evo, patente di franchigia o
di privilegio data da principi. Ora costituzione
fonaamentale di uno Stato. - Magna Charta, la
carta costituzionale, lo Statuto degli Inglesi.
Carta asciugante. Detto a carta.
Cartàceo. Di carta.
Carta da g-iuoco. Veggasi a carte da giuoco.
Carta g-lorla. La cartella che si pone sull'af-
fare.
Cartàio. Il fabbricante di carta.
Cartaniina. Materia colorante.
Carta partita. Sorta di contratto.
Cartapècora. Veggasi a pergamena.
Cartapésta. Detto a carta.
Cartastràccia. Veggasi a carta.
Cartata. Detto a pacco.
Carte da giuoco (e giuoco delle carte). Anche
semplicemente carte: mazzo di cartoncini, in vario
modo figurati, che servono per giuocare. - Carta
del miracolo, quella che viene quando è indispensa-
bile al giuoco. - Carta di ripresa, da poter ripren-
dere. - Carta matta, quella che, secondo i vari
giochi, ha dei privilegi di punti. - Carta qua-
dra, che non è stillo o figura. - Carte da minchiate,
da tarocchi, da faraone, ecc., quelle per tali giuochi.
- Carte nude, le briscole sotto il fante; piene, a bri-
scola, carte attive; vestite, il re, la donna, il fante
o gobbo nelle carte francesi; il re, il fante, il ca-
vallo sono, nelle cane italiane, figure.
Asso, nelle carte da giuoco ''e nei dadi), la faccia
scnata uno. - Càrico, l'asso e il tre a briscola. -
Cartiglia, nome clie si dà a più carte dello stesso
seme, ma tra quelle di valore più basso
Figura, figura di persona o d'animale impron-
tata sulle carte. Sono : il re, la dama o donna, e il
fante (detto dai toscani gobbo); in certe carte (usate
nell'Emilia e in altre regioni d'Italia) alla dama è
sostituito il cavallo. - Gioco, la composizione delle
carte e la disposizione a giocare secondo quelle. -
Mazzo di carte, e assol. mazzo: tutte quelle che
servono a fare il gioco; mazzetto (un mazzetto di
carte, della stessa specie). - Monte delle carte, tutte
le carte giuocate. - Orecchio, delle carte da gioco,
gli angoli per cui si tirano su. - Punto, valore che
si assegna ad una carta, vario secondo i vari giuochi.
Seme delle carte da gioco, le quattro diverse spe-
cie in cui è diviso il mazzo. I semi si chiamano
anche sorti. - Coppe, bastoni, spade, denari sono i
nomi delle carte da giuoco italiane. - Fante,
cavallo, re, sono le figure di ogni seme. - Cuori,
quadri, fiori, picche sono i semi delle carte fran-
cesi. Ogni serie va dall'uno al dieci ed ha il re,
la donna, il fante.
Uomo nero, il fante di picche, nelle carte, a un
^ioco speciale, per cui chi rimane con quello sol»
IP mano perde.
Giuochi diversi.
Baccarà' bambara, rassetta, bazzica.
Baccarà, baccarat, giuoco d'azzardo che si giuoca
fra un banchiere e un certo numero di giuoca tori :
si adoperano due mazzi di carte ; un giuocatore
tiene il banco, altri fanno le puntate. - Chemin de
fer (frane), si dice volgarmente il baccarat, o macao,
quando chi tien banco passa il mazzo ad altri, se-
condo determinate norme- Le carte contano per
il loro consueto valore, cioè: gli assi per uno, i
due per due, i tre per tre, ecc.; le figure per dieci.
Si chiamano baccarà i punti 10, 20, 30. Modo di
giuocare: a destra e a sinistra di chi tiene il ban-
co si fissano due scompartimenti; ciascun puntatore
depone davanti a sé la somma che vuol arrischiare
in uno dei due scompartimenti, e il tenitore del
banco copre ogni somma con un'altra eguale. Le
messe, per tal modo raddoppiate, saranno ritirate da
chi abbia avuto sorte favorevole. A ciascuno dei
puntatori il banchiere dà due carte e due pure ne
prende per sé, cominciando la distribuzione dalla
destra e dando le carte ad una ad una. Avute le
carte, i puntatori esaminano il proprio giuoco e
chi di essi ha i punti 9, 19 o 29, stende sul ta-
\ volo le carte, scoprendole. Tutti i giuocatori fanno
altrettanto, compreso il tenitore del banco, che
raccoglie le messe di quelli che hanno un punto
minore del suo e paga quelli che lo hanno supe-
riore, facendo pari coi puntatori il cui punto è
uguale al suo Accadendo che, dopo date le due
carte, nessun puntatore sia contento del proprio
giuoco, si può chiedere una terza carta, che il ban-
chiere è obbligato a concedere, prendendola anche
per sé, se ciò gli conviene. Questa terza carta ";si
dà sempre scoperta. Finita la dimanda della carta,
i puntatori che non sono sballati mettono in tavola
il loro giuoco. Coloro che hanno un minor punto
del banchiere perdono; quelli che lo hanno mag-
giore vincono.
Bambara, giuoco di carte, primiera, simile alla
bassetta, giuoco d'azzardo, detto anche faraone.
Bazzica (bésigue), giuoco che si fa con un mazzo
di carte da tresette: è un giuoco di calcolo, il quale,
oltre quello che ha preso al picchetto, alla lo-i-
scola, al mariage, ha ingegnose combinazioni prò-
440
CARTE DA GIUOCu
prie. Si giucca in due, in tre e in quattro per-
sone, prendendo tanti giuochi quanto sono gli av-
versari. Bazzica in due: si giuoca, ordinariamente,
in 1000 0 in 1500 punti, con due giuochi di 32
carte, riuniti e mischiati. Chi ha la mano distri-
buisce le carte alternativamente a due per due o
a tre per tre, fino al numero di 8 o di 9 per ognu-
no dei giuocatori, dopo di che volta la diciasset-
tesima o la diciannovesima carta, che indica il
colore della bazzica. Se questa carta è un sette, il
datore delle carte marca dieci punti; se è un'altra
carta, il giuocatore che, nel corso della partita, ha
Ijrimo un 7 di bazzica, può cambiarlo contro la
carta della voltata, e in pari tempo conta 10 punti.
Ma questo cambio non può effettuarsi se non in
seguito a una levata. Distribuite le carte, quelle
che restano sono poste accanto alla carta voltata
e tormano il lalon (riserva), che serve ai giuo-
catori a surrogare le carte che hanno in mano
a misura che le giuocano. Cosi, dopo la prima
levata, chi l'ha fatta tira la prima carta che si
trova sul talon; l'avversario prende quindi la se-
conda, e si continua allo stesso modo fino ad esau-
rimento completo del talon. Il valore e l'ordine
delle carte sono come nel picchetto. Solo il iO viene
immediatamente dopo l'asso e vince sulle figure.
Gli assi e i 10 valgono 10 punti ciascuno. Quattro
assi insieme valgono 100 punti; 4 re, 80 punti;
quattro dame, 60; 4 tanti, 40. L'incontro di un re
o di una dama dello stesso colore, vale a dire il
mariage, vale 40 punti nel colore di bazzica e 20
negli altri colori. La riunione della dama di picche
e del fante di quadri forma la bazzica, che vale 40.
Se si hanno contemporaneamente i due tanti di
quadri e le due dame di picche, si fa la doppia
bazzica, che conta per 500. La quinta maggiore di
bazzica vale 250 punti e l'ultima levata lu punti.
Per la regola, non si possono contare i punti se
non dopo essere padroni della levata, sia prenden-
do una carta superiore, sia togliendo con una caria
di bazzica; i punti si marcano a misura che si fan-
no. Di due carte del medesimo valore, vince la
levata quella che si giuoca prima. Avendo parecchi
gruppi nel medesimo tempo, non si possono mo-
strare e contare che separatamente e dopo aver
fatte altrettante levate. Non si può, giuocando, esa-
minare le levate già latte. Finché vi siano carte
nel mucchio {talon), non è obbligo dare il colore
domandato, né alzare quando si ha questo colore;
ossia, si è liberi di gettare la carta della quale si
voglia liberarsi; ma non appena non vi siano più
carte da prendere, il giuoco riprende i suoi diritti,
come SLÌVecarté e al piccìietto.
Boston, briscola, briscolone,
Càlabràche, calabresella, casino, ecartè, ecc.
Boston, giuoco americano che si fa in quattro,
con un mazzo di pinqnantadue carte, il cui valore
è regolato procedendo dalla più bassa. Si distin-
guono : il Boston ordinario, o primitivo, il Boston
di F onlainebleau, il Boston russo.
Briscola, notissimo giuoco, derivato dalla brisque
francese e giuocato con un mazzo di 40 carte, com-
posto di serie da dieci ciascuna (fiori, quadri, pic-
che, cuori), dall'asso al re. Da aggiungere al breve
cenno già fatto sotto la voce briscola, a pag. 32'2:
giocando in quattro, chi fa le carte ne distribuisce
tre a ciascuno dei giocatori e quindi scopre una
carta, sulla quale pone attraverso e col dorso in sw
il mazzo; la carta posta in tavola scoperta è caria
di briscola, sia d'un seme o dell'altro (cuori, picche,
ecc.). L'asso di briscola vale 11 punti; il tre 10
punti; il re 4 punti; la donna 3 punti; il fante 2
punti. Le altre carte, giuocando, hanno il valore
dei punti di primiera; ma nel computo della par-
tita non contano nulla. Per vincere bisogna fare
61 punti almeno. Dopo ogni giuocata, i giuocatori
prendono per turno una carta dal mazzo deposto
sulla tavola e sulla briscola scoperta, procurando di
non farla vedere. Cosi, dopo ogni giuocata, i quat-
tro competitori si trovano ad avere sempre tre
carte in mano. Per intesa, per accordo di giuoco,
i compagni si fanno segni fra loro, accennando in
vario modo (strizzando un occhio, torcendo la bocca,
alzando lo sguardo, ecc.) le carte migliori.
Briscolone, briscola in due, con cinque carte alla
mano, prendendo le altre dal mazzo, una per volta.
Calabrache, giuoco che si fa con le carte del
quaranta, fra due persone.
Calabresella. giuoco che si fa con le carte del
quaranta, fra tre persone, una contro due : volgarm.,
carabrisella. - Cappotto dichiarato, quando il gioca-
tore oltre a fare il giuoco dichiara avanti che in-
tende vincer cappotto. - Cartiglia, molte carte più
basse dello stesso seme. - Cartina, le carte che non
hanno valore di punto. - Monte delle carte, le carte
che avanzano dopo averle distribuite ai giuocatori.
- Settimello, giuoco di sette date. - Stramazzetto,
non arrivando a far tre. - lerzilio, calabresella in
tre: veggasi a terziglio. - Chiamare una carta,
chi fa giuoco chiama, chiede, tranne che un asso,
quella carta che gli occorre e ne rende una delle
sue. - Scartare, a calabrasella, dar una carta in
risposta, non invitando a qual seme.
Casino, specie di giuoco con le carte francesi, fra
quattro persone, le quali (a due a due di riscontro)
cercano di prendere con una delle loro carte il più
che si possa fare dalle scoperte e recarsi in mano
i trionfi.
Ecarté, noto giuoco che si fa con trentadue carte,
in due.
Giuoco delle tre carte, giuoco proibito perchè
fi'audolento. - Giuoco del mediatore, lo stesso che
quadrigliati.
Goffelto, giuoco di ventura o d'azzardo, simile
alla primiera.
Hombre, giuoco di carte d'origine spagnuola.
Maniglia, nel gioco dell'hombre, il secondo trionfo.
Lansquenet, minchiate,
mistigri, naso e primiera, peppa tencià.
Lansquenet, giuoco ora di predilezione della so-
cietà equivoca {demi-monde): si fa con un banchiere
e con un numero illimitato di puntatori, adope-
rando un mazzo di carte composto di parecchi giuo-
chi interi riuniti. Dopo tirato a sorte chi sarà il
banchiere, questi mischia le carte, fa alzare o ta-
gliare a sinistra^ poi annunzia la forma che vuole
esporre. 11 primo giuocatore a destra del banchiere
prende allora la parola: può, a sua volta, tener
tutta la somma proposta dal banchiere o non te-
nerne che una parte, o, infine, passare. Nel primo
caso, il giuoco é fatto ; se della somma tiene solo
una parte, il secondo giuocatore può aver la pre-
ferenza, offrendo tutta la somma. Finché questa
non è coperta per intero, ciascuno dei giuocatori
CARTE DA GIUOCO
441
può avere la preferenza sugli altri puntatori, of-
frendo di tener tutto. Quando, in un modo o nel-
Taltro, la somma sia coperta, il banchiere volta
una carta (la sua) e una seconda (per gli altri);
messele sul tappeto, ne volta poi, successivamente,
una terza, una quarta, ecc., ponendole le une sulle
altre, fra le due prime, e continuando cosi fino a
che non ne volta una simile alla sua o a quella
dei puntatori. Nel primo caso, vince; nel secondo
perde, e banchiere diventa il vicino di destra. Il
banchiere vince ancora quando, dopo aver voltato
la sua carta, ne volta, per i puntatori, una simile
alla sua : il che si dice refail o plié. Dopo aver
vinto, il banchiere può lasciar la mano; se continua,
deve lasciare in giuoco la sua messa e la sua vin-
cita. Cosi il giuoco ò raddoppiato per la seconda
mano. Il banchiere, inoltre, non può toccare il ban-
co se non quando ha fatto un plié; e anche in que-
sto caso può togliere solo il guadagno della mano.
Volendo lasciare il banco, questo passa, di prefe-
renza, al vicino di destra. Cosi il lansquenet attuale;
ma anticamente il giuoco era molto più complicato.
Minchiate, giuoco di carte, detto anche tarocchi.
Mistigri (frane, il fante di jiori), giuoco francese
nel quale chi ha il fante di fiori riceve da cia-
scuno degli avversari uno o più gettoni, secondo
le carte privilegiate del giuoco. Però il fante di
picche è spesso designato per rappresentare la
parte di tnisligri. Si procede come nel giuoco della
mosca, con la sola differenza che il mistigri domina
in tutte le carte ed è considerato come un trionfo
puramente e superiore a tutti gli altri, di qualun-
que colore siano.
Naso e primiera (fare a), gioco con due carte:
dello stesso seme è naso; diverso è primiera.
Peppa Tencia, in milanese, titolo d'un giuoco di
società come il cu-cù, il mercante in fiera e simili.
Chi ta il mazzo distribuisce tutte le carte, non impor-
tando che ad alcuno ne tocchino meno di altri,
poiché durante il giuoco tutte le carte vengono egual-
mente a posto. Poi chi è di mano ne scarta due
simili (due assi, due tre, ecc.) e porge le due carte
al vicino (senza mostrarle), dovendo questi pren-
derne una qualunque. Dopo presa la carta offerta-
gli, il vicino fa egli pure lo scarto, se ha due carte
uguali, ed offre a sua volta al giuocatore che gli
sta accanto le proprie carte, perchè ne prenda una.
E si continua finché ad uno dei giuocatori rimanga
la donna di picche {\?i Peppa Tencia), la. quale non
si può scartare e, durante il giuoco, passa da un
giuocatore all'altro; l'abilità consiste nel non far
accorgere ad alcuno di averla, e ciò allo scopo di
poterla con facilità far pnssare nelle mani di un
altro. Il giocatore che non sia riuscito a liberarsi
dalla Peppa Tencia vien condannato a pagare una
multa, che si mette in un piattello, e cosi si fa ad
ogni giro. Infine, quando cioè si decide di far ces-
sare il giuoco, tutte le multe riunite costituiscono
unoo più premi, che vengono estratti a sorte.
PiQUET, PIZZiOmNO, POKER, REVEBSIS, RUBAMONTE
SERRAGLIO, SOLITARIO, ECC.
Piquet, giuoco francese che"si fa con 32 carte,
scartando i 2 e i 4. Si va a 100 o a 150 punti.
Dicesi anche Cento o Centocinquanta.
Pizzighino, specie di tresette in due.
Poker, (ingl-)» giuoco di carte che assomiglia al
goffo genovese, in grande uso presso gli americani.
Revei-sis o reversi, nome francese d'un antico giuo*
co di carte.
Rubamonle, sorta di giuoco che consiste nel fare
a prendersi il monte delle carte.
Serraglio, giuoco semplicissimo: si tratta di rin-
chiudere fra gli otto re di due mazzi di carte gli
otto due dei mazzi medesimi.
Solitario, qualunque giuoco che si faccia da solo
con le carte; e con esso alcuni pretendono indovi-
nare. Se ne usano mollissinii, e parecchi alquanto
complicati.
Ir ente et quarante (frane), giuoco d'azzardo che
si fa con le carte.
Undici e mezzo, giuoco a carte.
Voglio, tresette in quattro.
\\liist, giuoco inglese (la voce significa silenzio)
che si ta in quattro, due contro due, desigi\ati a
sorte, e anche iti sei, con due rientranti. ,
Per altri giuochi, quali il cotecrhio, il cu-dlf
il faraoìie, il mercaitte iii, fiera, il natio
giallo, il picchetto, la primiera, i qaadri-
gliati, il sette e mezzo, i tarocchi, il taroc-
chino, il tresette, la scopa, lo scopone, il
terziglio, ta zecchinetta, veggasi a queste voci.
Con le carte si fanno anche giuochi delti di pre-
stigio (vegg;isi a prestidigitazione) , di pazienza,
di società, di divinazione, per trattenimento, ecc.
Tali, fra i più noti, e secondo le loro denomina-
zioni, il colori, la croce di Malta, la frittata^
il mulino, {'orologio, i jtatriarchi, la pira-
mide, il Pitagora, Il serraglio, il sultano
(veggasi, anche per questi, alle rispettive voci).
Atti del giuocare.
Accennare, far segno, indicare la carta che s( ha
0 che si vuol giuocare; indicare il giuoco, favore-
vole 0 no, costituito dalle carte che si hanno, per-
chè il compagno si regoli. - Accusare, dichiarare il
punto 0 una combinazione di carte (accusala, la
dichiarazione d'una tale combinazione). - Alzare il
mazzo, dividere il mazzo di carte in due. t lo l'ho
scozzate; alza » . {Alzata, la carta che si trova sotto,
« Gli hanno alzato il re e ha fatto toppa). - Ami-
mazzare, superare la carta dell'avversario. - Am-
miccare, accennare, specialmente a briscola. - An-
dare, stare a primiera, aver tre carte di seme di-
verso e aspettare la quai'ta. - Assolare, assolarsi,
quando si lascia una carta senza appoggio di altra.
« Ti sei assolato l'asso » . - Avere bazzicoUo, avere
in mano, nel giuoco di bazzica, tre carte del mede-
simo valore. - Avere bazzicottone, avere in mano a
bazzica quattro carte del medesimo valore. - Avere
bel giuoco, buon giuoco, cioè carte con le quali vin-
cere. - Avere l'asso secco, solo. - Aver la mano,
quando tocca di giocare per il primo.
Barattare le carte, bindolare al giuoco, ingan-
nare, trulfare [baratteria, barattiere). - Bussare, in
alcuni giuochi, specialmente a treselte, modo di
invitare il compagno a calare la carta più alta o
di significargli che si ha buon giuoco. - BuUare
in tavola, mettere una carta, più carte sul tavolino;
anche, gettarle, dichiararsi vinto o volendo abban-
donare il giuoco. - Castrare le carte, scegliere fra
il mazzo solo quelle che servono a un dato giuoco.
- Chiamare il compagno, in alcuni giuochi, spe-
cialmente nei quadrigliatì, chiamare, chiedere una
carta che ci occorre a un dato seme, solitamente
un tre; e chi l'abbia diventa compagno. - Chiamare
4AÌ
CARTE DA GIUOCO
senza tre, quando il giocatore chiama senza avere
nessun tre, e se perde paga anche per il compagno.
Dar colore, della carta quando, picchiettandola,
«i mostra del seme che uno aspetta. - Entrare: a
terziglio e ad altri giuochi si dichiara di voler en-
trare, cioè far giuoco, quando si hanno buone carte
o SI credono ta'i.
fallare, mancare un seme. - Farcisi, mangiare,
superare la carta d'altri. - Fare il mazzo, distribuire
le carte ai giuocatori e, di solito, a sé per ultimo. -
Fare il mazzettino, mettere insieme Is meglio a pro-
fitto proprio 0 di qualcuno. - hare il passetto, a
tresette ed a calabresella (terzilio), quando il giuo-
catore, avendo un tre e supponendo che l'avversa-
rio abbia un due accompagnato danna carta dello
stesso seme, passa una carta bassa per far così
l'ultima mano. - Far le carte, disporle in un dato
modo, per levarne un responso.
Far mediatore, ai quadrlgiiati e a calabresella,
far giuoco solo contro tutti. - Far monte, annullar
la partita, per rifarne un'altra: andare a monte. ■
Far primiera di colta, alle prime quattro carte. -
Fare scopa, prendere tutte le carte di tavola, e così
segnare un punto. - Far scorrere le carte, nel di-
stribuirle. - Far tutte le carte, vincere, facendo tutte
le date. - Fare un botto alle carte: fare una partita.
Giuocare a carte scoperte, in tavola; anche, senza
malizia. - Impacciare, al giuoco delle carte, quando
si ha una partita di valore uguale. - Invitare, chia-
mare a una carta, a un seme, a un giuoco: fare
invito.
Mescere, delle carte da giuoco, darle. - Mescere
le carte, dar le carte basse, in modo che non le
vedano i giuocatori. - Non aver carte: vuol dire
non averle avute o non averle buone. - Pelare le
carte, prenderle a una a una di sopra. - Pescare,
prendere la carta dal monte. - Pigliare, alle carte,
vincerle, farle sue.
Reggere, esser superiore di carta, impedire un
gioco. - Rifiiitare, non rispondere^a una carta, aven-
done 0 no il seme. - Rispondere, giocar le carte
del medesimo seme.
Scappottare, far qualche punto tanto da non per-
der cappotto. - Scartare, far scarto, sottrarre dal
mazzo, prima di cominciare il giuoco, le carte che
spettano a tal uopo in più a chi le distribuisce o
a chi entra: fagliare, stagliare. Anche, talvolta, la
facoltà di buttare a monte le carte che non ci gar-
bano 0 non ci tornano. - Schioccar la primiera, un
goffo, farla tutt'a un tratto e bella. - Scoprire una
carta, rivoltarla sottosopra.
Scozzare le carte, mescolarle, rimescolarle, prima
di distribuirle. - Sfagliare, disfarsi giuocando di
qualche carta inutile. - Sfogliare le carte, al giuoco,
tirarle su a una a una, a poco a poco, - Sfogliare
una carta, cavar dal mazzo voltato all'insù o al-
Vingiù la carta di sotto e rovesciarla sulla tavola.
- Studiare il libro del quaranta, le carte da giuoco.
Succhiellare le carte, metterne due, una sopra
l'altra, e tirar su quella di sotto a poco a poco per
vedere se è quella che cerchiamo.
Tagltare, dividere il mazzo delle carte : fare il
taglio, la taglia. Nel gergo dei giocatori in Romagna,
vale giocare alla bassetta, specie di faraone (giuoco di
azzardo), e ciò per l'uso del tagliare il mazzo
delle carte invece di alzarle. • Tenere, alle carte,
attenersi, non scartare {si é tenuto a' fiorij e salvato
l'asso). - Tener su le carte, in modo che non le ve-
dano i giocatori. - Tirare gli orecchi al diavolo,
giuocare a carte succhiellandole, nei giochi d'az-
zardo. - Trionfare j nel giuoco delle ombre e dèli*
rainchiate, giuocare una carta del seme nominato
dal giocatore.
Volare, al giuoco del tresette e simili, gettare uà
po' in alto la carta da chiedere al seme opposto,
oppure per indicare che non si hanno più carte di
quel seme.
Termini di giuoco.
Accusa, dichiarare il punto o una combinazione
di carte: accusata. - Avuta e ricevuta, vincita e ri-
vincita. - Bazza, quel numero di carte che si vince,
volta per volta, agli avversari, e si mette in muc-
chio davanti a sé sino alla fine del giuoco. Nel
giuoco di trionfi, il pigliare senza trionfo la carta
dell'avversario. - Boa gioco, buon giuoco, a cala-
bresella, a qaadrigliati e simili, avvertimento ai
giocatori che intendiamo esaminare le carte con la
probabilità di far gioco. - Buttata, la carta, al gioco,
che si butta in tavola.
Cappotto, quando si riesce di vincere senza lasciar
fare all'avversario una data, un punto. - Cista, nel
giuoco del macao, dicesi quando le due carte, som-
mate, tanno dieci; cioè zero. - Cricca, dicesi di tre
figure, come tre fanti, tre donne, tre re, che uno
abbia in mano. - Data, i punti, le puntate varie
{buona, cattiva data; in questa data ho fatto po-
co, ecc.). - Faglio e sfaglio, scarto. - Fiscia, gettone,
marca, dischetto o strisciolina d'osso, o di avorio,
che, giuocando, si dà o si riceve come denaro
spicciolo. - Gioco di data, che non dipende assolu-
tamente dalla sorte, ma dal tenere a mente le date
fatte e le carte che rimangono. - Girata, ogni di-
stribuzione di carte, a tutto il giro de' giocatori, per
la partita. - Goffo, veggasi a primiera.
Monte, quantità di carte che si scartano in certi
giuochi, oppure quelle che restano dopo distribuite
le altre ai giuocatori. - Napoletana, veggasi a tre-
sette. - Passetto, artificiosa combinazione. - Primiera,
veggasi a scopa. - Punterello, punto al giuoco, alle
carte.
Scarto, lo scartare e le carte scartate. - Sfaglio,
carta che si sfaglia. - Stillo, a calabresella e a tre-
sette, quel che è il carico nella briscola, cioè l'asso
e il tre.
Taglia, la parte delle carte alzata. - Tratto, giro,
girata. - Irionfo, alle ombre e alle rainchiate, il
seme nominato dal giuocatore.
Cartaio, chi fa le carte giuocando. - Morto, chi
sta fuor di giuoco alla calabresella o ad altri gio-
chi. - Puntata, quel tanto di denaro che si impegna
su una 0 più carte, specialmente nei giuochi d'az-
zardo.
Signore: quando le persone che voglion giocare
superano il numero richiesto dalla partita, si fa
sbrigativamente a chi giocherà o no, e chi resta
esente è il signore. - Tagliatore, a certi giuochi di
carte, chi tiene banco e scozza e scopre.
Locuzioni. — A carte conte o sicure, con certezza
di vincere. - Carta che venga, giocatór si vanti, quando
le carte vengono, quando la fortuna dice bene, uno
può vantarsi d'esser bravo. - Con l'asso, il sette, il sei,
perse la villa il cav. Mazzei: quando goflo ammazza
cinquantacinque a primiera. - Come sta l'asso o il
due, ecc.: domanda per sapere se la carta è assicu-
rata da altre, o sola. - Di colta, subito, alla prima.
«Ila latto primiera di còlta », cioè alle prime
quattro carte. - Non giuoco; passo I... a certi giuochi
CARTEGGIARE
CARTIERA
443
di carte, quando non si fa uso di qualche facoltà.
E sclierz.: passo di rincorsa, di carriera.
Oggi alle carte mi dice tigna: quando si ha di-
sdetta, fortuna avversa. - Per la chiesa di Buggiano,
zampe e teste: quando al },muoco delie carte qualcuno
ha tutte figure. - Quadri, e nel bosco ci sta ladri:
modo di dire, per celia.- Quando l'oste é sull'uscio,
in bottega non c'è nessuno, dice al jjiuoco delle carte
chi vede di primo acchito uno stillo, e poi non ha
altro. - Si può? non si può?, [domandando il per-
messo di chiamare. - Stare a far la soletta, haloc-
carsi con le carte da gioco senza concluder nulla.
- Tenere tutto il giorno in mano il libro del qua-
ranta, 0 studiare il libro del quaranta, le carte da
giuoco, - Tutte buone le carte, per dire che si può
vincere anche con carte non buone. - Vado, lo dice
chi tien banco ejsta per scoprir la carta. - Va di
mezza lira, puntata di mezza lira. - Vó far a uscire,
quando uno vuol mutar posto perchè gli vengono
cattive carte.
Oartegrffiare {carteggiato). Tenere corrispon-
denza di lettere.
Carteggio. Il carteggiare; la corrispondenza.
Cartella. Sorta di custodia fatta di cartone,
di pelle, di tela o d'altro, per riporvi carte, dise-
gni, ecc.; specialmente quella usata dallo scolaro
per portare con sé a scuola i propri libri. Anche,
ma non comunem., cartolare.
Cartella. Titolo di rendita, sul debito pub-
blico o altrimenti; titolo di fondo pubblico, che
dà un interesse annuo. - Cartella al portatore,
quando non vi è indicato (non è intestata) il nome
del possessore, e quindi presumibilmente è pro-
prietà di chi la porta, fa presenta. - Pagabile a
^presentazione, o a vista, che si può esigere, presen-
tandola.
Cartelle agrarie, titolo di rendita territoriale e
corrispondente in valore ai crediti che gli istituti
di credito agrario hanno verso i proprietari, i con-
duttori, i mezzadri, le società ed i consorzi. - Cartelle
fondiarie, titoli di debito verso gli istituti di credito
fondiario; corrispondono ai crediti che detti istituti
hanno verso i proprietari, garantiti con mutuo. -
Coupons, vaglia, cedole, tagliandi, pezzetti regolari
di carta che formano il margine delle cartelle di
rendita, delle obbligazioni e delle azioni industriali.
- Fondi pubblici, ì crediti capitali che il pubblico
ha verso lo Stato, rappresentati da cartelle di ren-
dita, obbligazioni di Slato, o simili. - Titoli, le car-
telle di fondi pubblici, ecc.
Cartella o cartoccio. Ornamento di scultura
0 di stucco, composto di alcuni membri di archi-
tettura, con in mezzo uno spazio di forma rego-
lare 0 irregolare.
Cartellina, Foglietto di carta.
Cartèllo. Foglio stampato, avviso al pubblico.
- Breve iscrizione. - La sfida a duello. - Pic-
cola targa con stemma.
Cartellone. Grande cartello, grande avviso;
specialmente A^t, teatro.
Cartiera. Opificio nel quale si fabbrica la carta
e il cartone.
Asciugatoio, una delle parti più importanti d'una
cartiera in cui si fabbrichi carta a mano : biso-
gna mantenervi uua temperatura moderata e co-
stante e stabilirvi una ventilazione continua, natu-
rale 0 artificiale, senza la quale i fogli possono
ammuffire o fermentare ; le corde dobbono essere,
a preferenza, di crine perchè non trattengano l'u-
midità nelle piegature. - Bottega, stanza della car-
tiera, dove le holl.'ghine faimo l'abbinatura e l'a-
cjuidernatura dei fogli, quella prima, questa dopo
I operazione del maglio. - Spanditoio, o stenditoio,
slmizone o luogo arioso, nel quale la carta, fatta di
fresco, si stende su corde,
Acquider nature, chi, nelle cartiere, acquiderna la
carta. - Ammaniiitori, operai che ammanniscono,
ossia mettono all'ordine e separano a due a due i
fogli della carta incollata, e la porgono ad altri
operai, che la mettono ad asciugare. - Battitore, il
lavorante (per lo più un fanciullo, o una ragazza]
che sottopone la presa della carta ai colpi del ma-
glio. - Botteghine, donne che lavorano nella bot-
tega della cartiera. - Incollatore, bagnatore, lavorante
che a brancate incolla la carta nella secchia. - Le-
valore, lavorante che, dopo soppressala la pasta, ne
separa i feltri dai fogli, ponendo questi sulla predola,
- Ponitore, il lavorante che mette successivamente i
fogli sulla ponitora, lasciata alquanto sgocciolars
la forma sul burattino. - Prenditore (comunem.
lavorante), quello dei due lavoranti che stanno al
tino, e -che, tufi'ata in questo la forma, prende con
essa, volta per volta, il pesto da convertirsi in un
foglio di carta. - Scotitoia, donna che scuote i cenci
nelle cartiere - Spandenti, le donne che attendono
a distendere le coppie dei fogli nello spanditoio.
- Stracciatrici o straccine, le donne che stracciano
i cenci con la falce fissata alla panchina.
Materie usate per la preparazione della carta
Succedanei o surrogati dei cenci.
Cenci, pezzi di panno, lino o lano, consumati
0 stracciati : con essi si fabbrica la carta tipica e
migliore. - Cenci in sorte, quelli di diverse qualità,
misti insieme gli uni cogli altri. - Fioretto, h mi-
glior qualità dei cenci che si trascelgono dalla
massa; e cosi dicesi pure fioretto la carta che si
fa con essi. - Pesto, poltiglia di cenci pestati con
l'acqua nella prima pila: pasta greggia.- fìipesto, il
pesto della seconda pila. - Sfiorato, il ripesto mag-
giormence assottigliato nell'ultima pila, detta per-
ciò pila a sfiorato.
Impasto, miscela di pasta di stracci succedanei
e altri ingredienti che formano la mescolanza per
la fabbricazione della carta. - Liscivia, reagenti
chimici composti, che distruggono e sciolgono le
incrostazioni e i grassi degli stracci messi in appo-
site caldaie a bollire. - Materie di carica, sostanze
minerali di riempimento e incorporamento, che si
aggiungono alle pile raffinatrici, sia per accrescere
il peso della carta, sia per comunicarle una certa
lucentezza e bianchezza.
Pasta, intruglio di stracci macerati e stemperati
nell'acqua, coi quali si fabbrica la carta - Cellulo-
sa, pasta utile alla fabbricazione della carta otte-
nuta dal legno mediante solfiti. - Paste chimiche,
per l'azione degli alcali sopra il legno. -Paste mec-
caniche, con legno sfibralo ottenuto dal lavorio di
apposite macine; tutta la materia costituente il le-
gno resta nella pasta, che cosi conserva la durezza
della materia prima. - Paste mezzochvniche, risul-
talo della preparazione con processi misti.
Succedanei e surrogati dei cenci. — Alfa (espar-
to, sparto), graminacea dagli steli tenaci e pieghe-
voli, usata alla preparazione di materia prima per
fabbricare pasta da carta. - Canapa di Manilla e
444
aaiTiEhA
iuta: servono specialmente per la carta d'imballag-
gio assai resistente e pei buoni cartoni. La canapa
viene lavorata come i cenci, cioè tagliata e liscivata
con calce entro caldaie girevoli, quindi imbiancata
una prima volta da sola nella sjiilacciatnce, poi una
una seconda volta, assieme ai cenci con cui s'im-
pasta. Della iuta viene usata solo la parte più sca-
dente, che non serve alla filatura, cioè quella parte
della pianta che cresce nell'acqua ed è detta il piede.
- Eleocarpo, genere di piante tigliacce, con molte
specie coltivate perchè utilizzate nella preparazione
della carta.
LegnOf la parte soda del tronco degli alberi,
toltane la corteccia: una pasta buona per la carta
danno il pino, l'abete, il pioppo, il tiglio, il faggio,
la betulla, ecc. La pasta di legno, in generale, es-
sendo formata di fibre grosse e corte, non si ado-
pera quasi mai sola nella tabbricazione della carta,
che riuscirebbe troppo rigida e fragile, ma si me-
scola in varia proporzione con pasta di cenci, se-
condo la qualità del prodotto che si vuol ottenere.
La pasta di legno, oltre che con un trattamento mec-
canico (veggasi più innanzi: macchina di Woelter},
si ottiene con speciali processi chimici, trattando
il legno con l'acqua ragia, oppure facendo agire a
caldo il bisoltato di calcio in lisciviatori chiusi, e
allora viene, generalmente, messa in commercio col
nome di cellulosa.
Ocra (Okra), pianta americana con fibre adope-
rate a fabbricar carta. - Paglia di frumento, segale,
riso, avena: materie molto impiegate specialmente per
carta da impacco, e all'uopo devono essere assog-
gettate a molteplici operazioni : dopo averle battute
0 trebbiate, e cernite, si lisciviano e si cuociono
sotto pressione con soda caustica, si lavano e, se
è necessario, si raffinano. - Papiro, genere di piante
di cui una speeie fu usata dagli antichi per farne
carta: la carta stessa.
Preparazione della pasta.
Si fa una cernila (scelta) dei cenci secondo la
loro qualità, la loro finezza e il loro colore (quelli
di cotone non si usano per la carta a mano), to-
gliendone via quelli di lana e di seta; li si tagliano
grossolanamente con una specie di falcetto a mano
e si gettano in un vaglio meccanico ad elica, che,
girando velocemente, li priva della polvere e delle
materie terrose che possono contenere. Poi si pro-
cede al bucato, o lisciviazione, che non dilTerisce
molto da quello delle lavandaie; quindi si lavano
i cenci più volte, a grande acqua, li si fanno co-
lare in casse a doppio fondo e li si passano alla
pila, per farli stritolare. Quando siano abbastanza
sminuzzati, li si tolgono dalla pila e li si imbian-
cano. Si lava la massa con acqua abbondante, me-
scolata con qualche po' di solfito di soda, per eli-
minare ogni traccia di cloro e quindi si rimanda
alla pila per sminuzzarla ancora, finché sia ridotta
ad una poltiglia ben eguale, sciolta nell'acqua. In
generale, con mille litri di poltiglia, di media densità,
si hanno trentadue chilogrammi di materia secca;
e con trecentocinquanta quintali di cenci si pro-
ducono, in media, duecentocinquanta quintali di
carta, ossia quattromila risme.
Bucato: il grado di forza della liscivia è dato
dalla proporzione media di venti chilogrammi di
soda caustica per mille chilogrammi di stracci; la
durata dell'operazione, che si fa in più riprese, va-
ria dalle 4 alle 6 ore. Si usano all'uopo degli ap-
l
parecchi più o meno complicati, detti lisciviaton,^
che possono essere aperti o chiusi e prendono mo»
vimento da un albero dell'officina: sono ancora
molto usate le caldaie concentriche Donquine.
Imbianchimento {imbianchitura, sbianca): quando
sono abbastanza sminuzzati, i cenci si levano dalla
pila e si imbiancano; si tengono perciò immersi
per cinque o sei ore in una soluzione di cloruro
di calce al 3 7o, che si agita meccanicamente, op-
pure si trasportano in speciali stanze intercomuni-
canti a diversi piani, ove si dispongono in vari
strati, e si fa passare una forte corrente di cloro
gassoso. L'imbianchimento deve esser eseguito gra-
dualmente, e si deve badare a non eccedere nella
quantità della soluzione o nella durata dell'opera-
zione perchè il cloro eccessivo rende la carta floscia
e poco tenace.
Macchina di Woelter: la fabbricazione meccanica
della pasta di legno richiede uno speciale impianto,
in cui i diversi meccanismi si succedono l'uno
all'altro con una disposizione a gradinata e che
porta ordinariamente il nome di macchina di Woel-
ter, benf^hè il suo modello sia stato poi successi-
vamente modificato. I piccoli tronchi, già tagliati a
mano grossolanamente, sono stritolati in un primo
apparecchio, detto sminuzzatore, che consiste in una
mola verticale, mossa velocemente, contro di cui i
pezzi di legno sono compressi da quattro o cin-
que compressori speciali: la mola è continuamente
bagnata da un filo d'acqua che evita il riscalda-
mento del legno e forma nello stesso tempo il vei-
colo che trasporta poi il legno sminuzzato negli
apparecchi detti depuratori. Questi sono composti
da truogoli di lamiera, in cui si movono dei pa-
nieri funzionanti da staccio, dei cilindri a pareti
forate che lasciano passare soltanto le fibre di una
certa finezza, e dei rastrelli che schiumano il liquido
e ne fanno cadere al di luori le parti grosse che
vi nuotano. I depuratori sono in numero variabile
di due 0 tre, ed hanno uno staccio sempre più
sottile; da questi, sempre per effetto di dislivello, i
prodotti passano al raffinatore, che utilizza e per-
feziona le parti non sminuzzate a sufficienza ed è
formato da una piccola mola circolare, mossa da
un sistema di ingranaggi, e che può essere serrata
più 0 meno contro il piatto mobile superiore; da
ultimo, la pasta di legno passa nei classalori, che,
in numero di tre, servono a filtrare e dividere le
fibre secondo il loro grado di finezza e sono com-
posti di tamburi girevoli a staccio meccanico sem-
pre più fitto. A tal punto la pasta di legno è ri-
dotta abbastanza fina da potersi adoperare per la
fabbricazione della carta: ma, se dovesse conser-
varsi per qualche tempo, la si comprime e la si
imballa in grandi casse di legno.
Incollatura — Colorazione.
Incollatura. — La carta da adoperarsi per iscri-
vere deve essere incollata, perche non assorba l'in-
chiostro fresco e lo sparpagli fra le sue fibre. La
colla alla carta di fabbricazione a mano si dà, dopo
averla ridotta in fogli, immergendo questi in una
soluzione tepida di gelatina, o colla animale, del
contenuto di circa quaranta grammi per litro, con
l'aggiunta di un po' di allume (dieci kg. di colla
pura e due a tre kg. di allume) e facendo poi
seccare all'aria aperta. La carta fabbricala a mac-
china invece si incolla in pasta; si mescola cioè
alla pasta la colla fatta con un sapone resinoso
CARTIERA
445
fecola ed allume prima di passarla alla macchina
che la trasforma in carta. Le formule di composi-
zione della colla sono variabili secondo le qualità
di carta da produrre, la qualità dei cenci che si
impiegano e specialmente secondo le diverse fab-
briche, e in molte di queste la fabbricazione della
colla, operazione importante, è tenuta segreta. Si
E Faticano metodi di incollatura con la gomma lacca
ianca e il borato di soda; e ora è divenuto quasi
generale l'impiego di sostanze minerali in polvere
minuta, quali il caolino, il gesso, lo spato artifi-
ciale (bianco fisso), per accrescerne la bianchezza,
l'opacità, la levigatura e il peso specìfico. Queste
sostanze però presentano alcuni inconvenienti, quando
adoperate in troppo forti proporzioni, rendendo la
carta assorbente per l'inchiostro, malgrado l'incol-
latura. Una mediocre qualità di carta non deve
dare, bruciando, un prodotto di incenerazione su-
periore all'uno per cento di materie terrose.
Colorazione. — Alla pasta di carta, ove occorra,
si aggiunge il colore nella pila, dopo la colla, al-
l'uopo adoperando moltissime materie vegetali e
minerali; tra esse, più usate il caolino, l'azzurro di
Prussia, la cocciniglia, il legno di Fernambuco e
di campece, i bicromati metallici, le ocre, il cal-
cotar^ ecc. Per il rosso e per il rosa si adoperano
la cocciniglia, il cartamo e i legni di Santa Marta
e di Fernambuco; pei gialli, le ocre naturali, più
0 meno bruciate ; il giallo citrino o il giallo d'oro
si ottengono col cromato di piombo; per gli az-
zurri si usa la polvere fine di cobalto, la deco-
zione del legno d'India e l'azzurro di Prussia. Gli
altri colori si compongono mescolando, in dose
varia, i precedenti. Pei verdi si mescolano in varia
proporzione l'azzurro di Prussia ed il cromato
giallo di piombo: pei violetti sono molto usate le
decozioni di legno di campece, che si precipitano
coll'all urne; per gli arancioni si usa il calcolar (se-
squiossido di ferro), che può dare tutte le grada-
zioni fino al rosso. In generale, il cobalto e l'oltre-
mare sono riserbati alle carte molto fini, impie-
gando gli altri colori per le paste di carta ordinaria.
Fabbricazione della carta a mano e a macchina.
A MANO. — Questo sistema, detto anche a vagello
e, anticamente, usato in tutte le fabbriche, è ora
molto limitato e serve quasi esclusivamente per
fabbricare carta speciale di lusso, carta bollata,
carta per rifornimento di qualche amministrazione.
Ecco come si procede: ottenuta la pasta e ben
purificata, la si versa in un vagello, si allunga con
acqua (sempre tiepida e agitata); un operaio, il
prenditore, immerge nel vagello una forma a staccio
metallico, e, raccolta su essa una certa quantità di
pasta, ne la rilira, rapidamente agitandola per farne
cadere l'acqua attraverso la rete ed eguagliare la
pasta su tutta la superficie. Poi, passa la forma ad
altro operaio, al ponitore, il quale ribalta destra-
mente il foglio, cosi formato, sopra un feltro e di-
spone poi alternativamente i fogli ed i feltri" fino a
formarne una pila di un paio di centinaia; indi
queste pile passano alla pressa a vite o idraulica,
che le stringe, ne spreme l'acqua e uguaglia i fogli
sempre meglio: questi, quando sono abbastanza
secchi e resistesti, si immergono nel bagno di colla
speciale e si fanno asciugare stendendoli su corde,
a piccoli pacchi di quattro o cinque. Dopo asciu-
gata, la carta si mette di nuovo alla pressa. Anche
nella fabbricazione della carta a mano le pile per
la produzione della pasta (cosi, altri accessori) sono
mosse meccanicamente: quello però che caratterizza
la fabbricazione a macchina si è l'impiego (Ipì mec-
canismi complicati che trasformano automaticamente
la pasta in carta, la asciugano, la rigano, la cilin
drano, la tagliano, eliminando l'azione diretta del-
l'operaio, e la porgono finalmente in rotoli di in-
definita lunghezza.
A MACCHINA. — Nelle grandi cartiere sono molte
le macchine che si fanno lavorare, e tra esse una
delle principali è quella detta a preparazione con-
tinua e della quale le successive operazioni pos-
sono essere cosi classificate: distribuzione e difuci-
damento della pasta ; depurazione ; trasformazione
della pasta in carta; eliminazione delT acqua con
successive compressioni; essiccazione; Isiinlura del
fogli; avvolgimento della càrtA, tagliatu a longitudi-
nale, calandratura e tagliatura trasversile. Alle due
prime operazioni servono diversi nieccaiiismi: dopo
ottenuta la pasta diluita già incollata e purificata,
comincia il lavoro davvero importante delle mac-
chine speciali. Un telaio orizzontale di ghisa, guer-
nito, nel senso della sua larghezza, di parec chi ci-
lindri di ottone torniti e vicinissimi fra loro, su
cui si stende una l'ete metallica, riceve dal depu-
ratore la pasta di carta diluita che scende da una
larga apertura munita di regolatore. Messi in moto
i cilindri, il graticcio avanza lentamente, ricevendo,
per mezzo di un eccentrico, delle scosse leggiere
che fanno uguagliare la pasta su tutta la super-
ficie, mentre l'acqua scorre e si raccoglie in un re-
cipiente sottoposto: per la pasta grossa, in cui lo
strato assai forte della pasta rende difficile lo scolo
naturale dell'acqua traverso il graticcio, si usano
delle trombe aspiranti, mosse dal motore stesso
della macchina, che tanno un vuoto imperfetto
sotto il graticcio. Quando la pasta si è distesa ed
è giunta all'estremità opposta del telaio, un gran
cilindro ricoperto di feltro la leva via per forza
di attrito e la conduce sotto una serie di altri ci-
lindri feltrati, che la premono, la eguagliano e le
danno l'aspetto di un foglio. Il foglio continuo in
seguito è stretto attorno a rulli pieni di vapore
che l'asciugano, e da ultimo si avvolge sopra un
cilindro che fa l'ufficio di subbio. - Macchine spe-
ciali servono a lucidare la carta, comprimendola
fortemente fra cilindri di speciali sostanze, altre
servono a calandrarla, altre ancora servono a ri-
garla, se ne è il caso, ecc. 11 foglio di lunghezza
indefinita vien tagliato secondo la sua lunghezza
0 meglio ritagliato dalla macchina delta tagliatrice
e poi, secondo l'uso cui è destinato, viene o im-
paccato a grandi rotoli (per giornali, per carta da
parati, ecc.), oppure tagliato anche nel senso della
larghezza in parti uguali (carta da scrivere, carta
per stampa di libri, ecc.). - Le tagliatrici, che sono
numerose nelle cartiere secondo le varie misure di
carta prodotta, sono mosse a mano o a trasmissione
meccanica, e consistono essenzialmente in una lama
più 0 meno lunga sollecitata a discendere obli-
quamente traverso un gran numero di togli accu-
mulati, ben assettati e tenuti fermi da una pressa
a vite, che fa parte della macchina stessa.
Altre operazioni.
Abbinatura, operazione che consiste nel togliere
gli scarti, cioè i fogli rotti o guasti, e col pareg-
giare i buoni, che sono mandati al maglio: ora.
446
CARTIERA
cernita. - Acquidernatura, l'acquidernare, ossia pie-
gare i togli della carta e farne quaderni (veggasi a
carta), mettendo uno dentro l'altro, cinque o sei,
or più or meno, secondo le diverse qualità della
carta. - Albuminatura, operazione deìValbuminare,
ossia di dare l'appretto e gommare la carta con
l'albumina. - Apprettatura, appretto, operazione che
si fa per dare alla carta maggior lucido. - Azzur-
raggio, leggier tono azzurrognolo che si dà alla
carta grezza, che ha solo il colore della primitiva
Fasta servita per la sua fabbricazione. Si dà con
azzurro di cobalto, l'oltremare, l'azzurro di Prus-
sia, ecc.
Bagnatura, operazione fatta allo scopo di comu-
nicare alla carta un certo grado di pastosità, il
quale facilita molto l'impiego di essa. La carta si
bagna con grossa e morbida spugna. - Cernita, di-
visione e classificazione degli stracci rispetto alle
qualità e colore. • Cilindratura, l'operazione del
cilindrare, cioè del far passare un cilindro di me-
tallo sopra la carta, perchè prenda il lucido. - Do-
satura delle ceneri, saggio per conoscere se vi siano
nell'impasto sostanze minerali pesanti.
Imbrachettatura, operazione dell'impastare una
strisciolina di carta su un foglio lacero per forti-
ficarlo, 0 aggiungere una striscia di carta dietro a
stampe o altri fogli per incollarli, aggiungerli al-
l'insieme.
Marcitura, quel certo grado di fermentazione che
provano i cenci, ammontati umidi nel marcitoio, la
quale fermentazione li dispone a disfarsi in minute
parti e stemperarsi nell'acqua. - Raffilatura, pa-
reggiatura delle carte degli stampati ottenuta me-
diante la cesoia meccanica o con le forbici a mano.
- Rigatura, il rigare, il far le righe alla carta. -
Rigatura all'acquarello, quella leggiera che si usa
per la carta da scrivere.
Screziatura, operazione di macchiare con più co-
lori ad imitazione del diaspro o del granito: ne
usano i legatori di libri, i pittori di decorazioni, i
fabbricanti di carte colorate. - Scrollatura, l'azione
di rivoltare i cenci nel marcitoio, quando comin-
ciano a riscaldarsi di troppo. - Stracciatura dei
cenci, lo squarciarli, anzi tagliarli che si fa nelle
cartiere, per levarne gli orli e ogni altro grossume,
e nel medesimo tempo segnarne le diverse qualità.
- ìagliatura, operazione che subiscono gli stracci,
a mano per mezzo di falci, o a macchina.
Apparecchi, macchine, recipienti.
Apritore, o battitore, apparecchio formato di un
cassone di legno con tamburo a ruota, munito di
punte che s'incontrano con contropunte interne:
gli stracci vengono sbattuti fra queste e si spo-
gliano della polvere. - Bilanciere, macchina usata a
stampare a colpo qualsiasi impronta nel metallo,
nel legno, nella carta, ecc. - Buratto, tamburo
di tela metallica ove vengono riposti gli stracci
dopo la tagliatura; il suo moto rotatorio ne pro-
cura uno sbattimento da separare tutte le im-
purità e la polvere aspirata da apposito ventilatore.
- Calandra, macchina a più cilindri di carta e di
ghisa, per satinare e dare il lucido alla carta. -
- Caldaia, ampio vaso di rame, murato a modo di
fornello, con fuoco di sotto, per istruggervi nell'ac-
qua i lambel lucci, ossia i ritagli di carniccio, e
ridurli in colla. - Carrello, apparecchio bordatore
munito di guide di gomma inarcianti sulla lun-
ghezza della tavola di fabbricazione, le quali fanno
da argine all'espandersi della pasta e segnano la
larghezza del foglio della carta.
Gasdotto (detto anche cascinotto), grande truogolo,
0 vasca di muro bene intonacato, in cui i cenci o i
vari pesti s'imbiancano con la calcina, o col cloruro
di calcio: sostituito dalle pile a cilindro.- Cassa dt
miscela, cassa in legno, con piccolo agitatore, che ri-
ceve la pasta dei regolatori per mezzo di un tubo, in
cui viene a mescolarsi dell'acqua di diluizione. - Ci-
lindratoio, apparecchio per la cilindratura. - Cilindro
sgocciolatore, rullo rivestito di fine tela di ottone
0 bronzo, che, per mezzo di appositi rilievi cuciti
0 saldati sulla tela, imprime alla carta, allo stato
umido, i disegni e le linee volute. - Colatoio, stru-
mento col quale si fa sgocciolare la pasta. -
Colino, telaietto di legno arretato con funicella, so-
pra il quale si pone il colatoio.
Depuratore, apparecchio di forma cilindrica, con
movimento rotatorio e scuotente, che a mezzo delle
sue fessure lascia passare le fibrille della pasta,
depositando all'interno del suo tondo ogni impurità.
- Dragonetto, cassetta che serve a mandar l'acqua
nella pila.
Forma, cassetta quadrangolare, lunga e larga
quanto il foglio di carta che vi si vuol fabbricare:
specie di telaio, internamente rafforzato dai colon-
nelli, che sono sottili stecche, parallele, calettate
per coltello contro due fianchi opposti, alte circa tre
dita; superiormente coperto di fili d'ottone, sottili,
paralleli, vicinissimi detti vergelle: queste per mag-
gior fortezza, sono attraversate a squadra da alcuni
maggiori fili, chiamati filoni, paralleli, distanti uno
dall'altro circa due dita. Sulle file metalliche delle
torme, siano queste della carta comune, o della
velata, è intessuta con più sottili fili d'ottone la
filigrana, cioè lettera, o altre figure, delle quali
l'impronta rimane nella carta come segno partico-
lare del fabbricante. - Lascio, telaio che s'incastra
agevole nella forma, e fa sponda ad essa affinchè
contenga il liquido pesto, la cui parte liquida cola
dagli interstizi delle vergelle, mentre la parte soda
è ritenuta sopra di esse, disposta in falda sottilis-
sima, e questa è il foglio.
Lava-stracci, vasca di forma ovale, di pietra o
cemento o ghisa, con tamburo lavatore, ove ven-
gono lavati gli stracci dopo la lisci\iazione. - Li-
scie, cilindri di ghisa che servono a dare il lucido
alla carte mediante la loro pressione. - Lisciviatore,
caldaia fissa o girante ove si compie la liscivia-
zione degli stracci a mezzo di reagenti appositi.
Marcitoio, specie di truogolo o vasca di mattoni,
con fondo di pietra; in esso si fa la maceratura
dei cenci. - Mescolatore, pila olandese che riceve la
pasta dalle raffinatrici per essere trasmessa, col
mezzo di tubi, ai tini della macchina. - Molazze,
due pietre cilindriche fissate a un unico albero,
con vasca in ferro e basamento di granito, ove
vengono triturati i ritagli e lo scarto della carta,
i succedanei, ecc.
Pila, ogni gran recipiente in cui entra l'acqua,
sono triturati i cenci, e ridotti in pasta liquida da
farne carta ; nella sua forma più semplice, consta
di una cassa in pietra da taglio di tre metri e più
di lunghezza, divisa per due terzi della sua lun-
ghezza da un diaframma in due canali comuni-
canti; nel mezzo di uno di questi gira con gran
velocità un cilindro armato di lamine taglienti,
mentre sotto di esso il canale si restringe ed è ar-
mato di lamine uguali. Si riempie la pila di acqua
e di cenci: allora, pel movimento del cilindro, si
CARTIERA
447
forma uua corrente continua che trascina traverso
lo stretto intervallo i cenci, che vengono lacerati e
ridotti in minutissimi pezzi. - Pila a cenci, detta
anche prima pila, è quella che serve al solo uso
di pestare i cenci, in quelle fabbriche dove ancora
non sono introdotte le pile a cilindro, - Pila a ci-
lindro, delta anche brevemente cilindro, o sfilaccia-
trtee: è una grande pila ovale, di legno, di pietra,
o anche di ferro, dentro la quale da un motore
qualunque è fatto girare sul proprio asse, orizzon-
talmente, un grosso cilindro di ferro profondamente
scanalato, con cui fortemente si squassano nell'ac-
qua i cenci marciti, e riduconsi in pasta vieppiù
assottigliata, e questa anche vi s'imbianca, quando
cib non si fa separatamente nel casciotto. - Pila a
sfiorato, quella nella quale il ripesto della seconda
pila viemeglio si stempera, s'assottiglia e s'incor-
pora, bene squassato da mazzi non ferrati. - Pila
a ripesto, o seconda pila, quella nella quale si pone
il pesto cavato dalla prima pila. - Conserva delle
cartiere, quella specie di pila con doccia che porta
l'acqua alle cannelle.
Platina, apparecchio con lame fisse di acciaio,
posto sul fondo delle pile olandesi, nel quale, a
mezzo di un sistema a leva, le lame s'incontrano con
quelle del cilindro superiore, compiendo col loro
girare la sfilacciatura dei cenci e la raffinazione
della pasta. - Pompa, apparecchio aspirante, con
cassa in legno, posto sotto la tela metallica vicina
alle presse, perchè aspiri la parte di acqua ancora
contenuta nella pasta.
Pressa, macchina per comprimere: cilindro di
Tav. XIX.
MACCmNE E ATTREZZI (IN PARTE) d'uNA CARTIERA
1, macchina per incollare e tagliare, con condotta automatica della colla; 2, carrello per servizio dei raf-
finatori; 3, carrello per trasporto di carta in rotoli; 4. trituratore per la disgregazione e impasto delle car-
tacce cellulose e paste di legno; 5, tagliacarte e cartoni a taglio .-bliquo ed a pressione automatica; 6, taglia
carte longitudinale e trasversale per cartiere; 7, pila olandese; 8, rafflnatrice da tre lati con movimento a
mano ed a mutore; 9, nuova avvolgitrice perfezionata con e senza apparecchio per la sbavatura; 10, filtro;
11, cesoia circolare per cartoni, con movimento a pedale ed a motore ; 12, tagliacarte per campioni.
ghisa 0 d'ottone, su cui scorre un feltro; la carta,
passandovi frammezzo, riceve una pressatura tale
da perdere la parte di umidità che contiene. -
Presse della tela metallica, cilindri in ghisa sovra-
stanti uno all'altro, rivestiti entrambi di grosso
feltro manchon, e muniti di leve per la pressione.
Il cilindro inferiore avvolge la tela metallica, e la
carta passa frammezzo ai cilindri, ricevendo una
forte pressatura, in modo di liberarsi dell'acqua che
le pompe non poterono assorbire.
Èaccogli-pasta, cilindro a tamburo rivestito di
tela metallica, il quale ruota, in parte sommerso, in
una cassa in cui soiie versate le acque di scolo. Le
fibre sono trattenute dalla tela, mentre l'acqua at-
traverso il tamburo si scarica lateralmente. - Raf-
piatrice, pila olandese in pietra o ghisa, munita di
un cilindro a lame di acciaio fisse con platina sot-
tostante, ove si compie la raffinazione delle diverse
qualità di materie per la fabbricazione della carta.
- Regolatore, apparecchio annesso ai tini per rego-
lare la quantità di pasta a seconda del bisogno e
della velocità della macchina continua da carta. -
Rotolatrice, macchina che serve per abbobinare la
carta in grossi rotoli a foglio continuo. - Rulli di
guida, rulli che, a mezzo di viti a volantino ma-
novrabili a mano, guidano e correggono gli sposta-
448
CARTIERA
menti della tela sulla macchina e i feltri. -
Sablier, canale in legno annesso alla cassa di mi-
scela, a mclinazione, con traversi a scanellature, in
cui la parte soprapassante abbandona sul fondo le
impurità pesanti. - Seccatori, cilindri scaldati a va-
pore per mezzo di tubi, coperti di feltri a grosso
spessore, ove la carta passa frammezzo e ne ri-
ceve l'asciugamento. - Secchia, vasca di pietra in cui
è la colla strutta nell'acqua, tepida d'estate, calda
nell'inverno; riceve, ben condizionato, il pesto
uscente da sé, o cavato, col tozzo, dalle pile. Il
pesto nelle secchie è rimescolato col ritravio. -
Sjilaccialrici, o pile olandesi, vasche di forma ovale,
in pietra o l' isa, munite di tamburo lavatore, ci-
lindro con lame fìsse che si combaciano con altre
della platina posta sul fondo, ove gli stracci passano
per il movimento rotatorio e vengono sfilacciati.
Soppressa, strettoio ordinario con cui si stringe
la pasta, per rasciugarne e soppressarne i fogli, -
Bancacciuolo, asse che scorre orizzontale in alto e
in basso fra i cosciali, tratto e spinto dalla gril-
landa a cui è imperniato, nel mezzo. - Banco, forte
tavolino posto in piano sul- suolo: serve di base a
tutta la soppressa. Sul banco vien collocata la po-
nitora. - Catello, pernio della stanga,, bastone cilin-
drico di legno, il quale tiene imperniate tutte in
una volta le stanghe che sono in una stessa chiave.
- Cosciali, due robusti panconi, i quali, piantati
verticalmente nelle due estremità del banco, for-
mano i fianchi della soppressa, e in alto sono in-
telaiati con la madrevite, e prendono in mezzo il
bancacciuolo e la grillanda. - Grillanda, parte della
soppressa formata di due grossi dischi di legno
orizzontali, tenuti connessi e paralleli da frapposti
pinoli. ■ Madrevite, grosso tappo di legno, fermato
in alto orizzontalmente fra i cosciali, con un foro
nel mezzo, scavato internamente a chiocciola per
ricevere la vite. - Pmo^', aste di ferro, lunghe poco
più di un decimetro, piantate fra disco e disco,
verso la circonferenza della grillanda, alla distanza
di un decimetro circa una dall'altra. - Stanga,
lunga asta di legno sodo, uno dei capi della quale si
introduce nella grillanda e l'altro tirasi orizzontal-
mente, per forza d'argano o di verricello. • Vile
della soppressa, grosso cilindro di legno di pero, di
melo, 0 di al Irò simile, la cui parte inferiore, ri-
<[uadrata, attraversa la grillanda nel centro; nel ri-
manente è incavata a spire, e ricevuta entro la
madrevite.
Tagliastracci, macchina a coltelli circolari nella
quale i cenci, dopo subila una grossolana tagliatura a
mano, vengono ridotti in piccoli pezzi. - Tayliatrice,
macchina a sistemi diversi per tagliare la carta in
senso traversale e longitudinale.
Tini, vasche di graiide capacità, munite di agi-
tatori a ruota, con tazze di rame, le quali, col girare
di questa, alzano e vuotano la pasta in apposito
canale, che fa strada verso la macchina continua. •
Viryolo, legno curvo, fermato sull'orlo del tino, e
su cui il lavorante, dopo fatto il foglio, posa un
istante la forma e, levatone il cascio, lo spinge al
ponitore, facendolo scorrere sulla tavola. - Torchio,
specie di morsetto a vite di legno, in cui si strin-
gono i mazzi delle carte per poterle spianare al-
l'uscire dalla stufa. - Trituratore, macchina per la
disgregazione e l'impasto di cartaccie, cellulose
e paste di legno. - Umettatore, apparecchio che
serve a dare un certo grado di umidità alla carta
prima di passare al satinagggio.
Arnesi accessorì — Termini varL.
Aspetto, gruccia di legno, a lungo manico, sulla
quale la spandente pone, ripiegate per metà, le cop-
pie, e le mette accavalcate sulle corde, perché si
rasciughino, e rasciugate le raccoglie con l'aspetto
medesimo, e ne fa prese o stive. - Bilancia a spo-
stamento del Reimann, strumento pratico per la do-
satura delle ceneri: il peso della carta va di pari
passo con le sostanze minerali aggiuntevi. - Bu-
rattino, legnetto dentato, fermato all'estremità del
virgolo
Chiave, pezzo di trave verticalmente piantato in
terra, con in cima uno o più fessi, a modo di fe-
ritoie, da tenervi imperniata l'estremità posteriore
di tuUe le stanghe di una pila mediante un unico
catello. - Coltelli circolari, dischi ad orlo tagliente
di acciaio, che servono per tagliare le estremità del
foglio della carta in senso longitudinale. - Falce,
specie di coltello fisso in una panchina, con cui si
stracciano i cenci per far la carta. - Feltri, tessuti
di lana a varie misure, dimensioni e spessore, che
servono per l'assorbimento dell'acqua contenuta
nella carta all'uscire dalla tela metallica, come per
l'asciugamento a vapore.
Maglio, pesante martelto di ferro, a bocca piana,
mosso dall'acqua e sotto il quale si battono e si
lustrano i quaderni della carta. Stanga del ma-
glio, grossa fascia di ferro, accerchiata alla sua
estremità dalla boga. Da essa stanga sporgono la-
teralmente due grossi perni, che, per una certa ras-
somiglianza, son chiamati poppi, e questi posano e
girano sugli alberghetti o guancialetti di ferro.
Mazzo, tappo quadrangolare di legno, con punte
di ferro nella base, il quale, a modo di pestello,
raccomandato alla stanga, pesta i cenci contro alla
piastra della pila. - Cavalieri, i ritti che tengono
in guida le stanghe dei mazzi. - Fusèllo, cilindro
di legno che serve a far muovere le stanghe dei
mazzi. - Punte del mazzo, specie di grossi chiodi
conficcati nella base del mazzo, e con capocchia a
foggia di piramide tronca. - Stanga, lungo legno
quadrangolare, quasi orizzontale, di cui la parte
anteriore attraversa la testa del mazzo e la parte
opposta si prolunga- indietro, e va ad imperniarsi
nella chiave. Mezza stanga, specie di bietta o
conio molto lungo, destinata a stringere la stanga
nel mazzo, e prolungasi un buon tratto sulla me-
desima, per maggiore saldezza. Gallonzola, pezzo
di legno, con una lunga intaccatura nella quale,
come in un morsetto senza vite, sono strette insieme
la stanga e la mezza stanga. - Staffa, grossa piastra
di ferro, triangolare, di cui è guernita l'estremità
anteriore della stanga, sporgente alquanto oltre il
mazzo.
Menatoio, arnese di legno di varie foggie, a nso
di agitare il pesto nel tino, per impedirne il sedi-
mento: è formato di due piccole e lunghe aste
Earallele, pendenti verticalmente da una gruccia
ilicata in allo, e che si va di tempo in tempo dondo-
lando allo scopo che il pesto non faccia sedimento.
- Pannello, detto anche feltro, pezzuola di panno-
lano, sulla quale si mette il foglio di carta a misura
che si cava dalla forma. - Ponitora, grossa asse
quadrangolare, piana di sotto, alquanto convessa di
sopra, con due maniglie ai due capi, per comodità
di trasporto. - Predola, asse alquanto inclinata, sulla
quale il levatore pone, gli uni sopra gli altri, i fogli
soppressati della carta, toltine i feltri, e quei fogli
poi sono portati nello spanditoio.
CARTILAGINE — CARTONE
449
Randa, secondo il Carena, arnese per tener in piombo
le rozze nel cacciarle nel mezzo. - Regoli, lame di
ottone 0 di bronzo, verticali, annesse al carrello
bordalore, rasentanti la tela metallica, die possono
sollevarsi a piacere per mezzo di viti, e lasciano
passare quella quantità di pasta che occorre per
dare lo spessore voluto alla carta. - Ritravio, ar-
nese composto di un pezzo d'assicella nel cui
mezzo è perpendicolarmente piantato un lungo
manico. - Spera, tela metallica per la fabbricazione
della carta a mano. - Staccio di fil di ferro, per
passare la pasta. - Straccio, ferro da tagliare i cenci.
Tavola, asse che attraversa quella parte del tino
che è fra il lavorante e il ponitore. - Tavoletta,
asse sul quale, e sopra un leltro che vi si distende,
lo spandenti e l'ammonitore riportano poco per
volta nello spanditoio la carta incollala. Le tavo-
lette son portate sul cucuzzolo del capo, difeso da
un cercine, cioè da un panno ravvoltalo in cerchio.
Tela metallica, tessulo regolare a fili di ottone o
di bronzo, equidistanti fra loro, per lo sgocciola-
mento dell'acqua: è la parte principale della mac-
china, ove le fibre si sovrappongono, si feltrano,
e la pasta diventa carta. - Teletta, tela di crine
che copre la benzina, o piastra di bronzo, e im-
pedisce che il pesto vada via. - lozzo, tazza o
grosso cucchiaio emisferico di rame, con lungo
manico di legno : si adopera a votare le pile.
Iramezzo, tavolone fermato verticalmente contro
la parte posteriore di ciascuna pila, e munito di
feritoie, entro le quali le stanghe, nel loro moto,
sono rattenute sempre in direzione verticale. Ogni
tramezzo è piantato nel suo ceppicale. - Ceppicale,
pezzo di pietra lermato a fior di terra, con buca
quadrangolare nella faccia superiore, dove è pian-
tato il tramezzo. - Nottolino, spranghetta di ferro,
la quale, imperniata dall'un dei capi a un tramezzo,
può dall'altro capo fermarsi a un gancio, o dente,
attraversando una o più feritoie, e così sostenere
rialzata una o più stanghe, e i corrispondenti
mazzi, di cui occorra far cessare il movimento.
Trincarello, specie di telaietto su cui è tesa una
tela di fil d'ottone coperta anche di un pannolino.
Pel trincarello passa colata e chiara l'acqua che
continuamente entra nella pila a cenci, mentre
l'acqua sucida esce liberamente da altra parte della
pila medesima.
Varie. — Copia, o coppia, unione di quattro,
cinque, sei, sette, otto, fogli che si pongono l'un
sopra l'altro per farli asciugare, allo spanditoio.
Posta, tanti fogli e feltri, alternatamente ammon-
tati sulla ponitora, quanti ne debbono andare in
una volta sotto la soppressa. - Posta, nome con cui
s'intende il numero di 250 fogli di carta. La gran
posta è di 500 fogli. - Presa, l'unione di tre o
quattro coppie. - Stiva, un certo numero di prese
ammontate le une sulle altre.
Sputata, quello spandimento del liquido pesto,
che si fa intorno intorno dalle sponde del cascio,
nel rialzare che fa il prenditore la forma che egli
vi tulTa ad ogni foglio che va facendo. - Zazzere,
quelle disuguaglianze che si trovano nell'estremità
di un foglio di carta.
Cartaio, fabbricante di carta. - Cenciaio, mercante
che rivende in grande alle cartiere i cenci che egli
va comperando alla spicciolata dai cenciaiuoli. -
Cenciaiuolo, colui che per le vie e nelle case va
raccogliendo o comperando cenci, cioè pannilini o
canapini, logori e stracciati, non più buoni ad altro
che a farne carta.
Cartilagine {cartilaginoso). Sostanza solida,
tessuto del corpo animale: veggasi a pag. 84, prima
colonna. - Pericondrio, strato di tessuto connettivo
vascolare, analogo al periostio, che involge le car-
tilagini non articolari.- Cartilaginoso, di cartilagine,
che ha natura di cartilagine: cartilagineo.
Cartina. Involtino di carta che si ta in far-
niacia. - Pezzo a solo di musica da chiesa.
Cartoccétto. Strisciolina di carta su cui si
avvolgono i capelli, per arricciarli: diavoletto,
gra.-.chiolino, rotoletto, tuiazzolo. - Detto anche per
cartuccia.
Cartocciata. Detto a cartoccio.
Cartoccio. Foglio di carta, ravvolto, per lo
più, a forma di cono, per mettervi qualche cosa
dentro: scartoccio. - Cartoccétto, cartoccino, piccolo
cartoccio. - Carloccione, grosso cartoccio. ■ Cartoc-
ciata, quanto sta in un cartoccio. - Fogliata, una
certa quantità di cose contenute nel cartoccio. -
Arrocchiare, avvolgere a guisa di cartoccio. -
Incartocciare (incartocciamenlo, incartocciato), met-
tere in un cartoccio, far cartocci.
Cartoccio. Carica di un pezzo di artiglieria
0 di altra arme da fuoco : più comunem., car-
tuccia.
Cartografia, cartografo. Veggàsi a geo-
grafia.
Cartolaio {cartaio, cartolaro). Chi vende carta
e, di solito, quant'altro occorre a chi voglia scri-
vere: quindi \3ì penna, la matita, l'inchiostro,
il calamaio, la polvere da asciugare, ecc. Vende
anche, per lo più, quanto serve ai bisogni d'uno
scolaro, come qualche libro, la cartella, il
quaderno, la riga, il compasso pel disegno,
il temperino; il raschietto, la gomma e altre
materie per cancellare; inoltre la ceralacca,
V ostia, V almanacco, il calendario, il bi-
glietto da visita, questo o quel registro ad uso
d'nn' amministrazione, gomitoli di spago, sca-
tole di carta da lettere, figurine, giuochi, copia-
lettere, torchietti per copialettere, fermacarte, pa-
ralumi, ecc., ecc. - Bene spesso il cartolaio fa anche
il legatore di libri. - Cartoleria, bottega di car-
tolaio.
Cartolare, cartolaro. Arnese di cartone,
specie di cartella, per riporvi fogli da scrivere. -
Nell'uso scolastico e commerciale, detto per qua-
derno.
Cartoleria. La bottega del cartolaio.
Cartolina. Foglietto di carta, cartellina. -
Cartolina postale, cartolina-vaglia, veggasi a JPosta.
Cartomanzia. Divinazione, ciurmerla latta con
le carte da giuoco.
Cartonaggio. Lavoro in cartone.
Cartoncino. Detto a cartone.
Cartone. Composto, come la carta, di cenci
macerati o di carta straccia, ridotta in foglio assii
grosso: si ha o direttamente dalla fabbricazione o
soprapponendo e incollando fogli di carta appena
fatti e sottoponendoli a forte compressione. Per altro,
a fabbricare cartoni si usano diverse materie: la
pasta di legno è eccellente e usata su larga scala
pei cartoni da legatoria e valigeria; è anche buona
la pasta di carta usata e di cenci di infima qualità,
purché mescolata con piccola quantità di materia
più robusta (canapa, juta, tela da imballaggio). La
massa viene spappolata in una raffinatrice e poi
colata nei tini della macchina; il cilindro della
Premou — Vocabolario Nomenclatore
39
450
CARTUCCIA
pressa è di legno, e su di esso si forma e si av-
volge il foglio umido, finché non ha raggiunto lo
spessore voluto : l'asse del cilindro, per eff-ilto dello
spessore crescente del loglio, si solleva e per mezzo
di un avvisatore avverte l'operaio quando il foglio
è compiuto, I fogli tagliati automaticamente si asciu-
gano al sole 0 meglio in essiccatoi artificiali, e per-
dono più del sessanta per cento del loro peso. In
Italia la fabbricazione dei cartoni grossi è fatta
quasi esclusivamente a mano. Vari gli usi: serve
a legare il libro, a fare la cartella, la scatola
e un gran numero di piccoli oggetti, spesso in so-
stituzione del cuoio. - Cartonacelo, peggior. di
cartone. - Cartonaggio, i molti e vari lavori che si
fanno col cartone.
Bristol, cartoncino bianco e rasato con cui si
fanno biglietti, scritte eleganti, partecipazioni, ecc.
- CarioncAno, cartone sottile ed elegante. - Carton-
ano a smalto, quello coperto di una spalmatura
liscia e bianca che imita il lustro delle invetriature,
che si dà sulle maioliche. - Cartone di cuoio, molto
duro e resistente. - Cartone incatramato, cartone al
bitume. - Cartone pietra, composizione di grande
sodezza, che si fa con polvere di gesso, o di sca-
gliola, ovvero con amido, intriso d'olio cotto di
lino, mistavi acqua di colla, cera gialla e colofonia,
impastati insieme, il tutto gettalo in forme, da trarne
cornici, fregi e altri simili lavori. - Porcellana, car
toncino levigato, a imitazione della porcellana.
Cartolare e cartolare, due cartoni in forma di
una coperta di libro, ma senza costola, per tenerci
carte e sim. - Pezzetta, pezzo di panno di lana
raddoppiata, col quale, ben bene insaponato che
sia, si insapona il cartone.
Cartuccia. Carica delle armi da fuoco rinchiusa
in bossolo metallico: cartoccetto, cartoccio; nell'uso,
anche tiro (il tal cacciatore era provvisto di ses-
santa tiri per fucile). - Cartuccia da salve, quella
di cui la carica è composta da gr. 0,5 di ritagli di
balistite; la pallottola è di carta: serve per fucili,
moschetti e pistole. - Cartuccia da esercitazione,
finta munizione pei fucili e moschetti, la quale
consta di un bossolo eguale a quello delle altre
cartucce e d'una pallottola di legno. - Cartuccia
armata, cartuccia di dinamite a cui è solidamente
legata, con un pezzo di spago, la parte sporgente
della capsula. - Cartuccia a pallottola, quella con
la carica costituita da balistite: serve per fucili,
moschetti e pistole: la pallottola è costituita da un
nucleo di piombo saldato a caldo in un involucro
di ottone. - Cartuccia a mitraglia, quella di cui la
carica è costituita da balistite e dalla mitraglia com-
posta da una pallottolina e da nove segmenti di
piombo trafilato: serve per moschetti, lucili e pi-
stole. - Cartuccie innesco, carfuccie fatte di gelatina
esplosiva, le quali portano unito il cilindretto di
fulmicotone asciutto e paraffinato.
Bósso/o, cartuccia da fucili a retrocarica; tubo di
ottone, aperto da una estremità e chiuso dall'altra
da un fondello munito di un orlo sporgente all'in-
giro e di un incavo detto porta capsula, da cui è
ricavata una sporgenza che funziona come incudi-
netta fissa, e nella quale è praticato un foro per
dar passaggio alla fiamma del fulminante. - Fondello,
piccolo pezzo di legno, di metallo o di feltro che
chiude la carica della polvere nel sacchetto, nella
cartuccia, nella culatta. - Fulminante, parte della
cartuccia fornita d'innescatura detonante. - Paraf-
fina, carburo d'idrogeno che si ottiene fra i prodotti
della distillazione del catrame: si adopera per la
conservazione delle cartuccie di gelatina.
Cartucciera, cartucciere, tracolla o cintura da
cacciatori, ecc., con le cartuccie fisse ai piccoli
scompartimenti. Anche, cassetta di latta, nella parte
superiore dello zaino, dove il soldato rinchiude i
pacchi di cartuccie. - Giberna, sorta di tasca di
pelle di vacchetta annerita che si sospende al cin-
turino, 0 alla bandoliera, e nella quale si ripon-
gono le cartuccie.
Oardncula. Escrescenza carnosa in una fe-
rita. - Organo accessorio del seme della pianta,
- Eminenza carnosa della vagina e neWiiretra,
- Corpo rossiccio nell'angolo dell'occ/tio.
Gasa. Nome generico di ogni edificio ad uso
di abitare (figur., dicesi anche per famiglia), a
un piano o a parecchi piani, con vari scomparti-
menti 0 riparti, ossia riunione di locali, a ciascuno
dei quali si dà il nome di appartamento o di
quartiere: abitazione, abitàcolo, focolare, focolare
domestico, lare, magione, santuario della famiglia,
soglia, quattro mura, tetto (tetto coniugale, ospi-
tale): poet., il « dolce nido * ; dolce ricetto. Anche,
fuoco, fòco (paese che fa cento, duecento fochi:
ma di città non sarebbe comune). Lat., domus,
ingl., home, per casa paterna, focolare domestico. -
Casa con tutto quanto vi si trova : in legge com-
prende tutti gli oggetti mobili, tranne il denaro, i
crediti o altri diritti.
La casa è di abitazione, di città (casa civile),
0 di campagna, casa colonica, o di villeggiatura,
e allora dicesi villa, villino. Dà, ossia prospetta, di
solito, verso una via (e su questa ha spesso una
bottega o più botteghe), una strada, ed è con-
trassegnata da un numero. E', per lo più, prov-
veduta di quanto occorre alla illuminazione, al
riscaldamento, ai bisogni del mangiare, del
bere, del dormire, della vita nel suo complesso.
Secondo l'ubicazione e il modo col quale fu co-
struita, una casa è allegra, ariosa, arieggiata, soleg-
giata, sana, oppure buia, malsana, tetra, umida;
esposta bene o male, cioè a levante, a mezzogiorno,
0 a solatìo, oppure a ponente, a settentrione, ossia a
tramontana, a vernio; raccolta, o raccoltina, cioè
non grande, ma comoda, con le stanze ordinata-
mente distribuite. Si compone, generalmente, di
quattro lati {canto, cantonatn, ciascun angolo este-
riore), l'anteriore dei quali e il più appariscente
dicesi facciata {di dietro, la parte opposta, poste-
riore) : in esso è la poi'ta principale e si notano
i maggiori ornamenti di architettura. La parte in-
feriore della casa ha, per lo più, una zona diversa,
che è spesso un lavoro di muramento a pietrame
vero 0 finto; se vero, consta di pietre scalpellinate,
dette bózze o bugne; se falso, è fatto di calcina,
a imitazione delle bozze vere. - Pietrami lavorati
si chiamano tutti gli ornamenti di pietra die sono
nella facciata o in altra parte, come la soglia, il
davanzale della finestra, il terrazzino o balcone,
gli aggetti (membri di architettura che sporgono in
fuori), il cornicione di pietra, Vdttico (zona messa
sul cornicione, spesso per nascondere il tetto, op-
pure per ornamento o per parapetto d'una ter-
razza che sia in cima alla casa), ecc. Le aperture,
oltre le porte, sono o finestre (veggasi a finestra),
0 terrazzini (aggetti a balaustro, di pietra, o a rin-
ghiera, di ferro), o terrazzi. Gronda è detta la
parte superiore della casa che si vede sporgere;
gronde, gli embrici, che pure sporgono, e correnti
da gronde quelli che sostengono le gronde ; docce, i
Tav. XX.
KSTERNO D UNA CASA.
451
1, cantina - 2, spiraglio - 3, seinviglia - 4, arco - 5, sottoscala - 6, zoccolo - 7, coronamento dello zoccolo -
8, parapetto . 9, davanzale - 10, serramenti - 11, vetrata - 12, mensola - 13, balcone - H, archivolto - 15, para-
petto - 16, finestra - 17, cornicione - 18, abbaino - 19, comignolo - 20, fumaiolo - 21, tetto - 22, finestrella della
soffitta - 23, grondaia - 21. fascie di divisione - 25, paramento esterno - 26, terrazza - 27, i vetri - 28, bugne -
29, bozze o Sugne - 30, copertina - 31, muro di cinta - 32, porta - 33, soglia - 31, pilastrino - 35, base del pa-
rapetto - 36, cimasa del parapetto - 37, lesena - 38, arco - 39, portico - 40, porta a'ingresso • 41, piattabande -
42, capitello- 43, fusti della colonna - 44, base - 45, veranda.
4^2
canali, per lo più di latta, che si mettono alla
estremità delle gronde, per ricevere l'acqua piovana
dal tetto. Nelle costruzioni odierne, invece delle
gronde, o grondaie, v'è il cosidetto sgocccolatoio; e
beccalellu si dice qualunque mensoletta che si mette
nel muro, per sostegno, sotto i capi delle travi,
dei terrazzini, ecc.; ma, se è di pietra, chiamasi
mènsola. Scendendo per le doccie dal tetto, l'ac
qua finisce nel fognane, grossa fogna sotterranea
fatta appunto per raccogliere le acque della strada,
della via e gli scoli in genere. In casa si la entrare
e salire l'acqua per mezzo di tubi {cannèlle di
piombo), prendendola dalla tromba e da un con-
dotto sotterra.neo ; attraverso tubi si introduce nella
casa anche il gas, proveniente dal gasometro :
la comunicazione della luce elettrica è invece
stabilita mediante fili metallici. Nell'esterno d'una
casa, artisticamente costruita, si nota questo o
quello stile di architettura. In tal caso il disegno
ne è, per lo più, dato da.\V architetto, il quale,
per la decorazione, esterna e interna, ricorre all'o-
pera del pittore, dello scultore, dello stticca-
tore, ecc. Artefici inoltre che concorrono alla edi-
ficazione e all'adornamento d'una casa sono il ca-
pomastro, il muratore, il falegname, il fab-
bro, il vetraio; quindi, Virtibianchino, il tap-
pezziere, il verniciatore, Vidraulico, ii de-
coratore, il fumista, ecc.
Casalingo, di casa, che si fa in casa (di persona
o di cosa). - Casereccio, appartenente alla casa ; che
si tiene, che s'adopera in casa: masserizie caserecce,
vino casereccio, ecc.; ma nell'uso toscano si dice co-
munemente casalingo, come vino casalingo, pane ca-
salingo. - Domestico, della casa, che ha relazione
con l'economia domestica.
Costruzione.
Casa grande o piccola, bella o brutta.
Varie le materie che si impiegano per costruire
una casa; varie da paese a paese, spesso subordi-
natamente alle diverse condizioni di clima, tal-
volta per la convenienza, l'opportunità di adoperare
un materiale piuttosto che l'altro. Da noi le case
sono, per lo più, di muratura, di muro, cioè con
mattoni (veggasi a mattone) o con sassi, cementati
con la calcina o con la creta; adoperata pure la
pietra di vario genere e, nelle case signorili, il
marmo in alcune parti più in vista. Molto im-
piegato, nelle costruzioni odierne, il ferro, col
quale si fanno specialmente barre, traverse, in so-
stituzione della trave di legno. - Casa di legno,
quella costruita internamente di legname, e con
tetto coperto di assi, di lamine di zinco o simili,
anche di embrici e di tegoli. - Casa di paglia,
casa pagliaresca (disus.), povera casa, il cui tetto è
coperto di paglia; e, se piccolissima, si chiamerebbe
anche capanna.
Baracca, casa di legno, alla meglio, per istarvi
al coperto, farci bottega o altro. - Biccicocca, lo
slesso che bicocca; ma anche più avvilitivo. - Bi-
cocca, casa di poco pregio; casuccia situata, per lo più,
sopra un'altura; anche, villaggio di pochee misere case.
Casdccia, casa malo in ordine, di brutto aspetto
0 malcomoda, poco pulita (detto anche di casa
abitata da gente di mal affare): casa che € pare una
trappola », che « è una tana i; che « pare una
prigione » (di una casa bassa, scura, umida). - Casa
di Pctuzzo, piccola ( « se ci si sviene, non si ca-
sca », di casa mollo piccola). - Casale, in qualche
luogo di Toscana, casa ordinaria, ma grande, ove
abitano più famiglie; anche, più case che non
sono tante da formare un borgo, più spesso ai
due lati d'una via maestra. - Casamento, casa piut-
tosto grande, divisa in più quartieri e abitata da
più famiglie; anche la gente che vi abita.
Casella, casellina, diminutivi antiquati e disusati.
- Caserella, casa piccola e meschina. Scrisse il
Varchi: « da casa si formano non solo i diminutivi
casetta, casina, casuccia, caserella, casellina {non
più usato, né usabile in tal senso) e casipola ; ma an-
che casettina, casinina {affeltativo), casuccia e ca-
serellina ». - Caserto, piccola casa; ama non tanto
disagiata quanto la casuccia, né tanto misera quanto
la casupola » (Tommaseo). - Casettina (sottodimin.),
piccola casa, raccoltina, pulita e anche elegante. -
Casetluccia, dimin. e dispreg. di casetta. - Casettuc-
Ciaccia, dimin. e dispreg., intensivo di casèttuccia,
avuto riguardo, più che alla casa per sé, alla gen-
tucciaccia che vi abita.
Casicciola, dimin. di casa: più com., casuccia, -
Casina, casa piccola, ma non senza una certa co-
modità; meno vezzegg. di casettina. - Casinina, sot-
todimin. famigliare di casa, ma allettato. - Casipola,
casa piccola e miserabile: casuccia, casupola; ca-
panna, casolare; bicocca, bicoccu'.za; baracca,
grillaia, trabacca; casale, casile; abitàcolo, abituro;
stamberga, stambergaccia, tugurio: casa da piattole,
topaia. La casipola può essere più povera della
casuccia e più angusta ; ma è meno rozza e meno
cadente della casupola.
Casolare fu detto da qualcuno per casa in parte
scoperta e spalancata; ma ora, specialmente, edificio
ad uso di abitazione, isolato da ogni parte, e di
poverissimo aspetto; e prendesi anche per aggre-
gato di povere case. - Casona, secondo il Tomma-
seo, accrescitivo familiare di casa ; può essere meno
di casone; grande in rispetto a chi deve usarla, e
può essere non brutta nella grandezza, t Pare un
paese, pare una badia », di casa molto grande. -
Casone, casa grande, ma non bella per ornamento;
gran fabbricato con molti quartieri e molte fami-
glie. - Casotta, casotto, casa non molto grande.
Casuccia, dimin. e avvilitivo di casa. Così anche
casuzza e casuzzina, voci però disusate. - Casucciac-
cia, casa piccola, male in essere, povera e trasan-
data. - Casucola, dimin. dispreg., di casa. - Casu-
pola, casa piccola e da povera gente.
Catapecchia, casipola, ma anche più spreg.; casa
ridotta in pessimo stato; casa in brutto luogo; an-
che, casipole addossate all'aperto. - Chalet, veggasi a
villa. - Cottage, piccola casa di campagna, con giar-
dino, degli Inglesi. - Hólel (fran.), grande e bella casa.
Magione, luogo di dimora in grande, lo stesso di
casa, ma usato anche in senso traslato. - Ostello,
fuori d'uso, se non in poesia. - Palazzina, bella
casa che tenga come il mezzo tra il palazzo e una
casa modesta. Dicesi, per lo più, di ima bella casa
lontana dal centro della città o prossima alle mura
di essa. - Palazzo, casa grande e ricca.
Spelonca, cassa bassa, oscura, squallida, dall'a-
spetto d'una caverna. - Spogliatoio, casa in cam-
pagna per breve fermata di passaggio. - Stom'ìérga,
edificio 0 casa ridotta in pessimo stato, nella quale
appena si possa abitare. - Succtirsale, dicesi di casa
0 istituto subordinato ad altro e creato per sup-
plire all'insufficienza del primo.
Topaia (nido di topi), casa vecchia, mal' andata,
da poveri. Peggior., topinaia. - Tugurio, casa squal-
. lida, povera e angusta.
453
Altre distinzioni — Altri aspetti.
Casa civile, propriamente, quella che serve d'abi-
tazione a persone non esercitanti l'arte del conta-
dino, e dicesi per lo più in opposizione a casa ru-
stica. Nell'uso, casa decentemente costruita, a dif-
terenza di una casucciaccia che pur fosse in città.
Casa colonica, la casa del colono, del contadino
abitante nel podere che lavora; ne tanno parie, di
solito. Vaia, la cairaia (in alcuni luoghi, lo stan-
zone in cui si tengono i carri), il fienile, il gra-
naio, la stalla^ il pagliaio, il canale; le sono
annessi, comunemente, Vorfo, il pollaio, il frati-
foio, il chiaritoio, l'orciaia, la buca per il letame,
la tinaia e, talvolta, la caciaia, con i locali per
il caseificio, il forno per cuocere il pane, la
panaia (stanza per riporvelo;, ecc.
Casa padronale, e latinam. casa domenicale: villa
0 casa di campagna, con poderi annessi, nella quale
dimora il padrone. - Casa poderale, di campagna,
in un podere. - Casa rustica, abitazione di conta-
dini, nella quale sono anche luoghi per tenere il
bestiame, sia grosso, sia minuto, e per riporre ar-
nesi e altri oggetti rurali. Nell'uso lombardo, anche
la parte più riposta nelle case civili e nei palazzi,
dove sono la stalla, il fienile, la legna da ardere e
simili. - Casa storica, quella nella quale si svolse
qualche memorabile avvenimento, oppure nacque,
0 visse, 0 mori qualche grande uomo. -Pieda^^erra,
(frane, pied-à-terre), casa o quartiere fuori del
domicilio, che si tiene per passarvi qualche ora;
alloggio nel quale non si dimora abitualmente, ma
di passaggio.
Arca, casa piena di bestie. - Badia, casa piena
di abbondanza, ben provvista di tutto. - Badia a
spazzavento, casa deserta e spogliata.
Casa alla rustica, fatta, dipinta a uso le case ru-
stiche svizzere. - Casa a uscio e tetto, a un solo
piano, quasi il tetto tocchi la porta; casa bassa. -
Casa che scappa dalla porta, con porta grande, spro-
porzionata. - Casa con due ^riuscite, con due in-
gressi. - Casa tn cui ballano i topi, quella nella quale
non ci sia alcuno.
Casa mia, quella dove si sta, senza che sia no-
stra. - Casa terza, casa d'altri, casa d'un terzo.
Contubernio, abitazione umana di più persone. -
Corte bandita, di casa dove si va a mangiare e a
bere liberamente o invitati per grandigia. - Con-
vento, per simil., casa ordinata, specialmente con le
usanze dei vecchi, dove si va a letto presto, si fa
vita seria. - Masseria, casa del massaio, dell' agri-
coltore.
Parer la casa delle fate, una casa incantata, d'una
casa tutto sottosopra. Anche, d'una casa piena di
ogni bene.
Edifici abitati
La casa secondo le condizioni di abitabilità'.
Albergo, casa d'alloggio per forestieri. -• Casa
canonica, quella del canonico. • Casamatta, fab-
bricato che esce fuori delle forme ordinarie, senza
ornamenti, senza finestre, basso e quasi cieco. -
Caserma, quartiere {casa di arme) militare.
Casino, casa piccola piccola e graziosa; anche,
casetta signorile di campagna, poco lontana dalle
mura della città, costruita in forma elegante, per
passarvi qualche tempo dell'anno, e anche per abi-
tarvi stabilmente. In alcune città, quella casa, o
sollanto quell'appartamento nel quale si radunano
le persone civili (pagando ogni anno un tanto) per
intratlonervisi a giuocare, leggere giornali e godervi
altri passatempi. Nell'uso, circolo, club. - Casi-
netto, casinuccio, diniin. di casino. - Castello,
luogo d'abitazione dei signori nel medioevo. - Cer-
tosa, piccola casa isolata, solitaria. - Chiosco, specie
di casetta in un giardino, in un parco.
Grangia, casolare in nmro a secco e recinto per
armenti. Denominazione in uso sulle Alpi in Pie-
monte. - Locanda, albergo, osteria con alloggio. -
Maniero, abitazione nobile e forte fuori della città:
castello antico, - Ospizio, casa di ricovero, di
asilo, di rifugio. - Presbitero, casa del curato o
dei preti. - Stazzo, in Sardegna, casa rustica. Nel-
l'Italia Meridionale, luogo recinto da muro o da
siepe.
La casa secondo le condizioni di abitabilità'. —
Abitabile, abitevole, aggiunto di casa, luogo o paese
da potersi abitare. - Botte di Diogene, buco di casa
animobigliato con troppa semplicità. - Casa abban-
donata, inabitata, non abitala, non occupata da
persone; affittata, data in affitto. - Casa ben mon-
tata, arredata con larghezza di mezzi, quasi con
lusso. - Casa che pare una badia a spazzavento, molto
aperta alla luce, all'aria. - Casa ingombrante, quando
non ci si può muovere liberamente, per ingombro
di mobili 0 d'altro.
Casa inospitale, inospite, quella nella quale si
nega ad altri Vospitalità. - Lasa mobiliata, for-
nita di mobili ; ma, per lo più, quella che si af-
atfitta in tali condizioni {Se ci si sviene, non si
casca : iron., di casa specialmente piccola, dove i
mobili sono uno addosso all'altro). - Casa ospitale,
quella nella quale si trova ospitalità, si è bene
accolti e assistiti.
Casa sbrogliata, vuotata di mobili inutili e d'ogni
altro ingombro; sfittata, non ociupita da alcun in-
quilino; smobiliata, senza mobili, nuda, anche per
trascuratezza o povertà ; sottosopra, in disordine ;
spigionata, non affittata, non data in affitto; spo-
gliata, con poca mobilia; trasandata, tenuta con
poca 0 nessuna cura; vuota, senza mobili o senza
persone; anche, senza queste e quelli.
Parti della casa.
Altana, parte inalzantesi, a guisa di torre, sopra
una casa; loggia aperta o balcone al disopra del
tetto. - Abbaino, stanzuccia sotto il tetto. - Am-
mezzato, meglio detto mezzanino (veggasi più in-
nanzi). - Andito, specie di stanza molto stretta, più
0 meno lunga, a solo uso di passaggio, cioè per
dare alle stanze una comunicazione o necessaria o
più libera; specie di corridoio. - Anditone, ac-
cresc. di andito; più specialm. di andito lungo più
che di largo. - Androne, luogo coperto, stretto e
lungo, che dalla porta di strada mette alla scala o
alla corte, nelle case che non hanno atrio o vesti-
bolo. - Angolo, cantuccio, parte riposta. - Antica-
mera, stanza all'entrata d'un quartiere dove la
gente aspetta, prima di essere ricevuta.
Antiporta, antiporto, androne o andito tra due
porte, una esterna, l'altra interna, che mettono im-
mediatamente in una casa o in una città. Nell'uso,
ora, la seconda delle due porte, cioè l'interna, che
talvolta è un cancello. - Apertura^ ogni vano
nelle pareti d'una casa. - Appartamento, quartiere.
454
Dssia parte di una casa più o meno signorile, con
più locali, occupati da una famiglia. - Quarti e
quartini, si chiamano, nell'Italia meridionale, i pic-
coli appartamenti (perchè un tempo gli apparta-
menti erano un quarto della casa). Un appartamento
può essere diviso in due o più quartieri, talora con
separato ingresso sulla scala. - Arsenale, parte
della casa dove siano tante cose in disordine. -
Atrio, specie di vestibolo interno.
Bagno {stanza da bagno), stanza generalmente
piccola, con vasca ed apparecchio per farvi bagni
freddi o caldi. - Balconata, poggiuolo o sporto nella
facciata di una casa, sostenuto da pilastri o peducci
e cinto da balaustrata. - Balcone, apertura nelle
case, più ampia d'una finestra e fatta allo stesso
scopo; anche, stanzone all'ultimo piano del palazzo,
riparato solamente dal tetto, senza finestre e pareti
esterne, per asciugarvi il bucato. - Ballatoio, specie
di terrazza che rigira l'esterno e anche l'interno di
un edificio, per dare più libero accesso a varie
stanze. - Belvedere, terrazza sopra il tetto di una
casa; piccola torre o terrazza in un giardino. -Bi-
blioteca, stanza nella quale si tengono i libri,
entro scaffali. - Botola, buca per la quale talora si
passa da un piano a un altro, e che si copre poi
con cataratta e simili.
Bottino, ricetto sotterraneo in muratura, dove si
raccolgono le materie fecali e le orine della gente
di casa. Bottino a smaltitoio, o semplicemente
bottino smaltitoio, quello che non è a tenuta, cioè,
non lastricato, o costruito a secco, e dove i liquidi
sono assorbiti dal terreno. Smaltitoi si dicono an-
che quelli che vanno a scaricare i liquidi e i so-
lidi, nella cloaca, nel fognone, nel fiume, ecc. -
Buca del concio, o del letame, piccola fossa qua-
drangolare, scavata in un canto del cortile, o presso
la stalla, o nella stalla stessa, murata e per lo più
avente un forte coperchio di legno o di ferro:
serve a riporvi il concio momentaneamente, cioè
fino a che possa essere trasportato in campagna. -
Bugigatto, bugigattolo, stanzino e meno di stanzino;
piccolissimo locale, per lo più a uso di ripostiglio.
Camera, lo stesso che stanza, ma special-
mente quella da letto. - Cantina, locale nei fondi
delle case dove si tiene il vino e altro. - Carbonaia,
stanza in cui si tiene il carbone, a uso della cu-
cina. - Cavedio, vano, quasi come pozzo, tra una
parte e l'altra della casa, aperto dal terreno fino
all'altezza del tetto; cortile nel mezzo dell'atrio.
Cella, stanza terrena e piccola che serve per lo
più di ripostiglio, ma anche di prigione. - Celliere,
dispensa. - Chiaritoio, la stanza (nelle case colo-
niche) dove si tiene, in tante conche V olio a chia-
rire. - Cisterna, pozzo di acqua piovana. - Co-
municazione, quell'uscio o andito, per via del quale
da un quartiere, o da una casa, si può passare in
un altro. - Lonclavia, quartierini chiusi con una
stessa chiave. - Coppaia, orciaia, stanzino a uso di
tenervi i coppi dell'olio. - Corridoio, passaggio
interno fra una parte e l'altra d'una casa. - Corte,
cortile, recinto scoperto entro una casa. - Covili,
buche quadre che si vedono negli edifici non an-
cora intonacati, né altrimenti rifiniti, nelle quali
stavano ficcati i travicelli, o piane reggenti il ta-
volato dei ponti, le quali buche vi si lasciano per
rifare i ponti, nel caso che si voglia rifinire, o re-
staurare l'edilicio. - Cucina, la stanza nella quale
si cuociono le vivande.
Dispensa, stanza p^r lo più presso la cucina, e
dove si custodiscono, crude o cotte, robe da man-
giare. - Displuvio, piano inclinato che s[ pratica
sopra alle fascie e alle cornici che adornano un
fabbricalo, una casa, per allontanare l'acqua pio-
vana dalle parti sottostanti. - Distribuzione delle
stanze in un quartiere, l'essere distribuite in modo
utile e conveniente all'abitarvi. - Entratura, stanza
d'ingresso (veggasi più innanzi), prima stanza d'un
quartiere, o complesso di stanze qualunque. - En-
trane, vestibolo della casa.
l'acciaia, la parte anteriore della casa. - Fianco,
la parte laterale della casa. - Foco, la parte della
casa dove si fa la cucina e dove si tengono legna
accese per riscaldarsi: veggasi a camino. - Fogna,
condotto sotterraneo per ricevere e sgorgare acque
e immondizie. - Fondamenta, muramento sotter-
raneo, sul quale è inalzata la casa o anche un
semplice muro. - Fondi, le stanze basse, il pian-
terreno, la cantina. - Frantoio, stanza, della casa
colonica, nella quale si frangono le ulive. - Fron-
tispizio, la sommità della facciata. - Frontone, la
parte triangolare con la quale termina talvolta l'e-
dificio. - Fuga di stanze, più stanze in fila l'una
all'altra e con gli usci disposti in mòdo che, quando
sono aperti tutti, si vede dalla prima nell'ultima. -
Fumoir (frane), lo stanzino o la sala dove è per-
messo fumare e vi è l'occorrente.
Gabinetto, stanza piccola e appartata, per la-
voro, per ricevimento, ecc. - Galleria, stanza di
passaggio, nelle case signorili; anche, e più special-
mente, sala nella quale sono raccolte opere d'arte,
quadri, statue, ecc. - Gineceo, appartamento riser-
bato alle donne nelle case orientali: harem. -
Guardaroba, stanza degli armadi.
Impiantito, ammattonato, sorta di pavimento.
Ingresso, stanza d'ingresso, la prima stanza del
quartiere dopo l'uscio di scala o di strada, secondo
che il quartiere è a pianterreno, appena entrati, o
nei piani superiori. - Interno, tutta la parte entro
una casa. - Lanterna, l'apertura che si fa sul tetto
delle case, munita di cristalli per dar luce a scale.
Letamaio, la buca nella quale si raccolgono le
immondizie. - Legnaia, ripostiglio della legna. -
Loggia, spazioso balcone coperto.
Mezzanino, ordine di stanze o quartieri che sono
tra il pianterreno e il primo piano o tra due altri
piani (frane, entre-sol). - Nascondiglio, bugigattolo
d'una casa. - Nicchia, buco, ripostiglio. - Nursery
(ingl.), stanza della casa lasciata per libertà e giuoco
dei bambini. - Orciaia, stanza degli orci, in cui si
tien Volio.
Palco a letto, quello che viene pel primo dopo
il tetto, 0 l'ultimo della casa disotto in su. - Po /co
morto, soppalco, l'ultimo palco immediatamente
sotto il tetto, quando lo spazio tra ambedue non
è abitabile, e nemmeno usabile per soffitta. Si
chiama cosi anche quel palco che si costruisce
quasi immediatamente al di sopra di un altro, o di
una vòlta, nei piani inferiori, per rendere uniforme
il livello delle stanze, e serve per riporvi attrezzi,
ciarpe, ecc. - Parete, il nmro interno di una casa.
- Pareti nude, senza quadri od altro. - Parlour
(ingl.), parlaloio, o seda di conversazione. - Parqttet
Cfranc), in Lombardia, pavimento di legno a scom-
partimento. - Palio (spagn.), cortile interno, con
porticato. - Pavimento, sfrato di mattoni o di
tavole 0 di smalto diesi fa sul piano delle stanze.
- Penetrale (più comun., penetrali), la parte più ri-
posta della casa. - Pianerottolo, lo spazio tra una
branca di scala e l'altra.
Piani della casa, gli ordini orizzontali delle stanze.
4rj5
gli uni sopra gli altri. Nell'uso, la numerazione dei
piani comincia da quello al di sopra del pianter-
reno, ed è detto primo piano. - Piano nobile, il più
agiato e bello, spesso al disopra del mezzanino. -
Piano superiore, il secondo, il terzo, ecc. - Piano
terreno, pianterreno, quello press'a poco, al livello
della strada, senza scale o con pochi scalini {pian-
terreno rialzato). Frane, rez-de-dmmsé. - Piccionaia,
il piano più alto della casa; (anche, loggia più alta di
un teatro). Terreno, la prima stanza che si trova
entrando in una casa; e il terreno, o pianterreno, è
tutta quella serie di stanze che sono al piano della
strada innanzi che si salgano scale.
Piattaforma, terrazza scoperta. - Pioviloio, e anche
stillicidio, quello spazio di terreno intorno alla casa
sul quale il padrone ha diritto di far cadere l'acqua
del suo tetto. - Portico, luogo coperto, a guisa di
loggia, lungo uno o più lati del cortile. - Portmeni,
il locale di guardia del 2>ortinaio e del portiere.
- Portone, la porta principale d'un palazzo. - Pozzo,
l'edifìcio dal quale si attinge acqua: scomparso
nelle case moderne. - 7*0220 nero, il bottino, la la-
trina. - Pozzo smaltitoio, quello che dà esito alle
acque e alle immondizie. - Pródomo, la parte an-
teriore della casa. - Promenoir (frane), ballatoio,
loggia, terrazza.
Quartiere, parte d'un edificio che contiene un
appartamento completo; anche, la parte d'una ca-
serma occupata dai soldati.
Rasola, nelle Calabrie, terrazzo sostenuto da muro
a secco. - Ridotto, a Siena, le stanze nelle quali si
entra per l'uscio di strada a Firenze, il terreno.
Tav. XXI.
Casa - anticamera (vegqast a questa voce).
1, cassapanca.; 2, quadro; 3, porta; 4, attaccapanni; 5, orologio; 6, sedia; 7, poltrona; 8, soffitto; 9, cor-
nicione del soffitto; 10, portafiori; U, vaso da fiori; 12, tenda; 13, cornice della porta; U, stuoino; 15, stuoia
o passatoia; 16, tappeto; 17, pavimento.
Rimessa, locale in cui si tengono i veicoli, i fi-
nimenti dei cavalli e gli arnesi relativi. - Ringhiera,
anticamente, terrazzino elevato dal quale si parlava
al pubblico, in forma di balcone 0 di una semplice
finestra. Ora, terrazzini lunghi che si mettono, per
lo più, nell'interno delle case operaie, verso il cor-
tile, per disimpegnare gli ingressi alle diverse abi-
tazioni. - Ripiano, pianerottolo. - Ripostiglio, luogo
piccolo, stambugio da riporvi qualche cosa. - Ru-
stico, parte d'una casa signorile destinata ai bassi
servigi: di rimessa, di stalla, ecc. - Sala, stanza
principale della casa, nella quale si fa ricevi'
mento, si danno feste, si preparano le mense
(sala da jìravzo), ecc. Si hanno, inoltre, sale da
ballo, da concer sazione, da fumare, di let-
tura, da biliardo 0 da altro giuoco, sala di
scherma, ecc. - Salotlino, stanza elegante, dove
le signore stanno a lavorare 0 a leggere, ricevendo
le persone di confidenza. - Scala, parte d'un edi-
ficio che serve a salire e scendere di piano in piano.
Scalea, scalèe, doppia scalinata 0 due scalinate
che mettono in uno stesso luogo. - Scappavia,
corridoio, andito che dà un'altra uscita. - Scrittoio,
piccola stanza dove si sta a scrivere, a leggere, ecc.
- Scuderia, stalla nei ricchi palazzi, dove sono an-
che i locali per tenervi carrozze, finimenti esimili.
Sitting - room ( ingl. ) , salottino da lavoro ;
anche, tinello. - Smoking-room (corrisponde, in in-
glese, al frane, fumoir), saletla dove è permesso
fumare e v'è ogni apparecchio. - Sof/itta, la
456
parte della casa fra il tetto e il palco dell' ultimo
piano. - Soffitto^ palco sotto la soffitta. - Solaio,
il piano orizzontale di legnami che separa due
stanze, una sopra l'altra, e che alla stanza infe-
riore serve di palco, alla superiore di pavimento : è
composto di una o più travi, di piane, di pancon-
celli 0 di assi; questi commessi insieme a dente e
canale per lo lungo, inchiodati nelle testate, e in-
gessati intorno al muro. - Sotterraneo, locale a
vòlta sotto il pianterreno della casa, come la can-
tina e talora anche la legnaia. - Sottoscala, lo spazio
vuoto che resta sotto la scala. - SfallOf locale a
terreno per i cavalli e altre bestie. - stambugio,
piccola stanza, per lo più oscura. - Stanza, nome
generico di tutti i locali dentro una casa, per lo
più quadrangolari, e compresi fra quattro pareti, il
pavimento e il soffitto. La stanza ha un uscio o più
d'uno, una finestra o parecchie, per il passaggio
e per ricevere l'aria e la luce. - Stanza della gin-
nastica, per gli esercizi ginnastici, arredata dei
relativi attrezzi. - Stanzino, piccola stanza; quella
con l'occorrente per lavarsi o altro: abbigliatolo,
spogliatoio, ecc. - Stanzone, stanza grande, non abi-
tata, ma adibita a vari usi: stendere, sciorinare
panni, ecc.; anche la grande stanza, volta a mez-
zogiorno, sui giardini, nella quale si ripongono
d'inverno i vasi degli agrumi. - Studio, stanza
nella quale si studia, si scrive, si lavora a tavolino.
Tagliafuoco, in alcune parti d'Italia, denomina-
zione dei muri maestri che si costruiscono al di
sopra dei tetti per impedire la comunicazione del-
l'incendio nei grandi edifici. - Tea-room (ingl.),
stanza nella quale si prende il thè. - Terrazza, parte
alta dilla casa, quasi sempre all'ultimo piano e sco-
perta. - Terrazzino, piccolo terrazzo. - Terrazzo,
IH alcuni casi, lo stesso che terrazza, ma più pic-
colo. - Tetto, la distesa di tegoli o di embrici con
la quale è coperta in alto la casa. - Tetto morto,
varco sotto il pavimento d'una terrazza scoperta per
liberare le stanze di sotto dall'umido.
Timpano, spazio della facciata, che superiormente
è limitato dalla cornice angolosa o curva e che forma
con essa il frontespizio. - ìinata, stanzone terreno,
dove si tengono tini, nei quali si pigia l'uva e fer-
menta il vino.- Tinaio, voce dell'uso in certi con-
tadi, ma non cosi comune come la precedente. -
Tinello, un tempo, il luogo nel, quale mangiavano i
famigliari delle case signorili. È comunissimo nel
Veneto e in altre provincie, ma ben poco in To-
scana. - Toelètta, la stanza dove le donne si abbi-
gliano. I francesi chiamano toilette il tavolino dove
sta lo specchio, e le altre cose da abbigliarsi; ma
non la stanza. Da noi si potrebbe dire abbigliatoio.
' lombino o piccola tomba, pessimamente detto
per fognuolo, condotto sotterraneo murato, a vòlta,
per dirigere sotto le vie le acque pluviali e quelle
che provengono dagli acquai delle case.
Vanella, voce napoletana, da vano: cortiletto chiuso,
divisorio fra case. - Veranda, loggia o specie di
verone a vetri o in forma di casa rustica aggiunta
a qualche edificio. - Verone, fu già detto per ter-
razzo, loggia, andito, corridoio: ora, specialmente
in contado, si chiama cosi una specie di terraz-
zino, 0 pianerottolo con parapetto o ringhiera in
capo ad una scala esterna, parallela al muro; anche,
terrazza coperta, su in alto, nella quale si tendono
bucati in tempo di pioggia, si tengono frutta a sec-
care, ecc. In poesia, dicesi anche per finestra. - Ve-
stibolo, grande spazio all'ingresso; specie di por-
tico, 0 di atrio. - Vuoto, nell'uso, camera, locale.
Annessi e accessorii della casa.
Alle case signorili è talvolta annesso un oratorio,
una cappella. - Ad una casa civile talvolta an-
nessi il giardino, con la fontana, la serra
pei fiori, ecc. Alla casa colonica, per lo più, an-
nesso ['orto.
Affìssi, tutto ciò che è fisso alle pareti e che si
può aprire e chiudere. - Ascensore, piccola ed ele-
gante cabina, specie di bussola, che sale e scende
lungo regoli nel vano delle scale dei grandi edifici
moderni per inalzare o portar giù facilmente per-
sone 0 pesi: elevatore; montacarichi (se porta su
soltanto merce). Frane, ascenseur; ing., lift.
Balaustrata, riparo ed ornamento di pietra, e ta-
lora di terracotta, di gesso, di legno, lungo uno
scalone o anche intorno a un balcone o terrazzo,
in luogo di ringhiera: si compone di balaustri (co-
lonnini), pilastrini, di basamento o base, e di cimasa.
- Barbacane, rinforzo a calcina, tatto a scarpa, a
pie' d'una casa o d'un muro, perché non rovini. -
Bussola, specie d'uscio interno dei quartieri, che non
batte sugli stipiti. - Bugnato, parte della facciata con
bugne. - Campanello, arnese di chiamata.
Canale, tubo o conduttore dell'acqua (per gli usi
della casa), particolarmente di quella che piove sui
tetti. - Cornicioncino, piccolo cornicione col quale
si rifiniscono alcune parti in muratura della casa,
alcuni mobili, come armadi, o simili, per orna-
mento. - Cornicione, uno dei principali membri di
architettura: lo si pone sopra il fregio. - Doccia,
canale lungo l'estremo lembo della gronda. - Doc-
cionata, la serie dei doccioni che formano un con-
dotto. - Doccione, cannone di terracotta più stretto
dall'uno dei lati : lo si usa per far condotti da ac-
qua 0 da altro, i quali condotti si formano imboc-
cando un doccione nell'altro, e servono per i con-
dotti degli acquai e delle latrine.
fasce, strisce sporgenti o dipinte nelle facciate
delle case, ai diversi piani.
Gocciolatóio, membro che ricorre sotto la cornice,
con maggiore aggetto, perchè l'acqua sgoccioli e cada
sufficientemente lontano dal piede dell'edificio. -
Marmino, pezzetto di marmo, o altra pietra, di va-
rie forme, che si mette agli usci delle case per te-
nerli aperti. - Mensola, membro di architettura
per sostegno di trave, e, in genere, di ogni oggetto
che esca dal piano retto ove è affisso. - Muricciuolo,
sedile latto di mate iale da muro, coperto di pietra
lavorata, e che per lo più è dinanzi alla facciata
della casa, per maggiore o minore estensione.
Parapetto, muro di terrazzo, di ballatoio, di
finestra, ecc., per appoggio e riparo di chi passa o
si affaccia. Si hanno parapetti a balaustra (a colon-
nini), a ringhiera (il muro è sostituito da sbarre
di ferro), con mensole, ecc. - Pinoli: in Toscana, si
chiamano cosi quelle due pietre, per lo più in forma
di colonnino tronco, che si pongono a lato della
porta d'una casa. - Ruota, armadiello girante per
far passare roba da una stanza all'altra. - Scarico,
luogo appartato, e per lo più fuori dell'abitato, dove
si scaricano sterri, calcinacci e altri inutili rottami
di fabbrica; ed è nome della materia stessa che si
scarica. - Spranga elettrica, asta di ferro acutissima
e dorata che si mette nella parte elevala dell'e-
dificio, che si vuol preservare dal fulinine, o dove
si studia sull'elettricità atmosferica. - Trave, legno
grosso e lungo per reggere i palchi e il tetto. ■ Tra-
vicello, corrente delle stanze fra trave e trave. - Tu-
bazione, ì condotti pel gas.
457
Accessorì.
Ventaruola, disco a ventaglio che si mette a certe
aperture perchè entri l'aria; anche, istrumento che
si rizza sul comignolo delle case, in cima ai cam-
panili, in alto di altri edifici, come finimento e af-
finchè, col suo volgersi a tutti i venti, ne indichi
la direzione: banderuòla; anemoscópio, strumento
scientifico del genere, ma più complicato. - Ventila-
tore, apertura o macchina per attirare correnti d'aria.
Appigiónasi, cartello o polizza, in cui l'anzidetta
parola è scritta o stampata, sola o con altra, e che
si espone a quei luoghi che si vogliono appigionare
{mettere l'appigionasi). - Buca delle lettere o per le
lettere, specie di feritoia che è in alcune porte per-
chè i postini vi gettino le lettere, le quali cadono
in una cassetta corrispondente alla feritoia.
Cassetta a setolino, specie di cassetta senza co-
perchio, a tre basse sponde, nel fondo della quale
è fermato un largo setolino di cignale. Tiensi in
terra, invece di stuoino, al primo ingresso di appar-
tamenti signorili. - Cassetta della spazzatura, quel-
l'arnese dove le donne raccolgono per casa la spaz-
zatura: pattumiera.
Ferro da piede, o per t piedi, lastra di ferro con-
fitta verticalmente nel suolo, o in un pezzo mobile
di pietra, a uso di torsi il fango dai calzari, prima
di salire la scala, o di entrare nel quartiere. - Sputac-
chiera, cassetta per gli sputi: di recente prescrizione
igienica.
Arredamento in generale.
Ogni casa, in condizioni di agiatezza, se non di
ricchezza, è variamente provveduta delle molteplici
cose necessarie ai bisogni materiali della vita e del-
Vigiene, come pure per potervi stare con agio, con
piacere, nonché di questo e ({xlqW utensile necessario
a far si che la casa stessa sia adorna, comoda, pu-
lita, quindi i diversi arnesi per spazzare, togliere
la polvere, le tele di ragno, per pulire, per lu-
cidare, per lustrare, ecc.
Arazzeria, tutti gli arazzi di cui può essere for-
nita una casa: veggasi ad arazzo. - Arrèdo, e per
lo più arrèdi: talora lo stesso che masserizie, sup-
pellettile; più comunem., quelle robe il cui uso
non si riferisce propriamente alla casa abitabile,
ma alle persone e ad altre cose. Arredi da uomo,
da donna, cìo^. vestimenti, panni, biancheria, ecc. -
Attrezzi, arnesi di poco conto. - Attrezzo, arnese
di cucina o d'altro uso della casa. - biancheria,
ogni sorta di panni di -lino, di canapa, di cotone,
di color bianco, che servono per uso domestico.
Guida, 0 passatóia, quella striscia di tappeto più
usuale, appositamente tessuta, che si stende sopra
il tappeto da un uscio all'altro di una stanza, per
non sciuparlo pel continuo andarvi co' piedi in su
e in giù, 0 anche su una scala.
Masserizie, denominazione collettiva di quanto oc-
corre in una casa per abitarvi: più comunemente,
»no6t7trt, mòbili, comprendendo quindi l'armadio,
il letto, il cassettone, la tavola, il tavolino,
la credenza, la sedia, la poltrona, il divano,
il canapè, lo sgabello, Y attaccapanni, ecc.,
ecc. - Mensola, arnese di varie forme per soste-
nere statuette, vasi di fiori e simili.
Parato, ornamento o drappo col quale si ador-
nano le pareti. - Rialto, base di legno da mettervi
su qualche cosa.
Serratura, serrarne, nome generico di vari conge-
gni che servono a chiudere usci, finestre, ecc. ■ Stuoia,
denominazione generale di una specie di tessuto di
piante, come sala, giunchi, canne palustri, talora anche
terrestri, ma rifesse e schiacciate: da stendere sul pa-
vimento.'- Stuoino da piedi, e anche, semplicemente,
stuoino, disco di alcuni palmi di diametro, fatto di
trecce di sparto, cucite in piano spiralmente, lasciatevi
talora molte fila o capi liberi, rivolti tutti da una
delle due bande, schiacciati o rifessi, rabbuffati, a
modo di vello. Si tiene d'inverno sotto i piedi ; e
anche presso la soglia degli usci per ripulirsi e ra-
sciugarsi le suole dei calzari. • Suppellettile, insieme
delle masserizie, degli arnesi.
Tappeto, coperta che si stende sui pavimenti.
- Tappezzeria, drappo o altra storta, o carta con
la quale si ricoprono le pareti. - Tenda, paramento
da linestra. - Trasparènte, largo telo su cui sono di-
pinti figure, paesaggi, fiori, ecc. : lo si adatta alle
finestre per parare la luce e nel tempo stesso per
ornamento. - Tréspolo, arnese per metter vasi da
fiori, cestelline, canestri eleganti in mezzo alle sale,
vicino alle finestre e simili.
Stare ln casa, andare e vENmE; metter casa,
CAMBIAR CASA E SIMILI.
Abitare, dimorare in una casa. - Accasare, met-
ter su casa; fabbricar casa. - Alloggiare, stare ad
alloggio, far dimorare in casa nostra, a pagamento
0 no; stare in casa d'altri per un dato tempo, a
pagamento o gratis. - Ammuffire, di ptrsona che si
tappa in casa. - Aprir casa, metter su casa da sé, ecc.
Trattandosi però di casa commerciale, negozio, sta-
bilimento, studio legale e simili, l'uso vuole che
si dica aprire: se bottega o altro di poca impor-
tanza, aprire e metter su.
Baciare il chiavistello, andarsene da una casa per
sempre o col proposito di non tornarvi più. - Chiu-
der casa, andarsene o smettere di faive ricevimento, di
ricevere visita. - Disméttere, smettere casa, contrario
di métter casa. - Frequentare una (ai :, andarci più
0 meno. - Gingillare (famigliami.), gingillare per
casa, andare aggirandosi per la casa, occupati in
più coserelle, tanto per far l'ora.
Marcire in una casa, starci male e un pezzo. -
Metter casa, metter su casa: dicesi del comin-
ciare a provvedersi d'abitazione propria, fornirla
delle necessarie masserizie, e vivervi da sé, ces-
sando di stare in casa altrui; stabilirsi da sé,
separato dalla propria famiglia ascendente o per
formare una nuova famiglia {cominciare dal mesto-
lino, metter su casa di tutto punto). - Metter fuori
di casa, cacciare da essa, mandar via. Mutar casa,
tramutarsi, cambiar casa, trasferirsi in altra abita-
zione: sgomberare, traslocare.
Ninnolare per casa, perdere il tempo in cose da
nulla, trascurando le principali. - Passar la soglia,
passar l'uscio, entrare in casa; anche l'uscire. -
Piantar casa, metterla su. - Raffermarsi, dichiarare
al padrone che si intende rimanere nella medesima
casa un anno, due, o più, al prezzo già stabilito. -
Rientrare, tornare a casa. - Rincasare, rientrare, tor-
nare a casa. - Rintanarsi, chiudersi in casa. - At-
tirare uno in casa, prenderlo con sé, specialmente
facendogli le spese. - Ritirarsi, assol., tornar a casa,
0 ritirarsi nel proprio appartamento. - Rivedere i
suoi, tornare al proprio paese, alla propria casa.
Salire, andare in un appartamento, in casa. - Sca-
sare, mandar via di casa un pigionale o mutar casa.
- Sfrattare, mandar via di casa. - Sgomberare, fare
458
CASA
sgombero, portar via la roba, le masserizie, da un
locale a un altro, da una casn all'altra (sgOiiibera-
mento, sgomberatura). Sgomberatura è quasi lo stesso
che fgomberamento e sgombero^ ma indica, per lo
più, quei determinati tempi dell'anno nei quali si
sogliono fare gli sgomberi. Frane, déménagement.
Sgomberare i propri penati (scherz.), cambiar di do-
micilio, sloggiare, lasciar l'alloggio. - Smetter casa,
con Ir. di metterla su.
Stabilirsi in una casa, allogarvisi per rimanervi
a lungo. - Stancarsi dentro casa, rincbiudervisi, rin-
tanarvisi. - Stare sempre conjìtlo in casa, non uscir
mai. - Stare in casa d'uno, come ospite, insegnante,
segretario, domestico o sim. - Stare in casa tutto
chiuso, tappato, stoppato, senza farsi vedere. - Stare,
abitare in capo a uno, stare al piano di sopra. -
Stare, abitare in colombaia, in piccionaia, all'ultimo
piano d'una casa alta. - Slare in privato, in quattro
mura, in casa.
Tapparsi in casa, non uscire per un certo tempo.
- Tornare di casa, uscire da una casa, per andare
in un'altra già abitata o nella stessa via, nella stes-
sa piazza dove si era già stati. - Tornarsene ai
patri lari, a casa.
Domicilio, la casa, il luogo nel quale si ha la
residenza legale.
Ciò che si fa nella casa, alla casa, della casa.
Voci inerenti — Locuzioni.
Nella casa, oltreché provvedere ai bisogni natu-
rali della vita, come si disse, si attende all' e-
conomia domestica a più di un lavoro, massi-
me da parte delle donne (fare la cucina, tare il
bucato, cucire, ecc.) e a più faccende, come quelle
dello spazzare, del far pulizia in generale, di
sciorinare, ossia stendere i panni, ecc., ecc.
Nella casa. — Essere accomodato di casa, essere
stabilito in una casa. - Far gala, quando si esce
dall'ordinario neir andamento, nel trattamento di
cucina e nel resto. - tar trattamento, dar pranzo.
Guidar la casa, tirar avanti la casa, averne il
governo, riferito a famiglia. - Ricevere {ricevi-
mento), fare le accoglienze a chi viene in casa a
far visita. - Ridurre il piano di casa, mettersi in
economia. - Star bene, star male in mobilia, averne
molta 0 poca, bella o brutta. - Tener le chiavi, di
chi ha il maneggio delle cose di casa.
Comodità, l'agio, V agiatezza, il cotnodo in
una casa. - Dozzina, pensione, il prezzo del vitto
e dell'alloggio in una casa privata. - Economia,
l'arte di tener bene gli affari domestici.
Faccende, le cose domestiche, di casa {fare il ser-
vizio di casa, le faccende domestiche). - Fatti di
casa, gli interessi, le cose private. - Fatto in casa,
di cosa non comprata fuori.
Menage (fr.), il governo della casa. - Pane di
casa, minestra di casa, fatti in casa. - Piede di casa,
l'economia domestica, il treno di casa. - Train, voce
frane; figuratamente, maniera di vivere, lusso di
abiti, masserizie, servi, corteggio e simili.
Alla casa. — Assettare, mettere in assetto, in or-
dine. - Atterrare, demolire, abbattere, far cadere,
• Dare una jregatina con un cencio, con lo stro-
finaccio ; dare una spazzalina, una stropicciata. -
Disfare la casa, vendere tutta la roba di casa per
non vivere più in famiglia; figur., dissipare ogni
facoltà, .'idurre la casa in miseria.
Fare a lascia podere, strapazzare una casa, un
luogo, ecc. da chi tra poco lo deve lasciare. - Im-
biancare, rifare, intonacare, far dipingere la facciata
d'una casa, espressioni di chiaro significato. - In-
tonacare dare t'intonaco, cioè l'ultima coperta di
calcina sull' arricciato del muro, così che riesca
liscio e pulito {intonacatura, l'operazione).
Mutare, purgare, rinnovare l'aria, in una casa,
aprire porte e finestre perchè l'aria vi circoli libe-
ramente e vi si rinnovi. - Pavimentare, fare il pa-
vimento. - Rassettare la casa, metterla in assetto,
in miglior ordine, provvederla di varie cose per
abitarvi più comodamente (modo di dire improprio).
Ravversare la casa, rimettere a posto le cose pri-
ma disordinate. - Ravviare casa, stanze, ecc., dar
loro sesto, rimettere in ordine mobili, letti e ogni
altra cosa che, per l'uso fattone, non sia nell'ordine
nel quale dev'essere.
Rifar la casa, rifabbricarla ; anche, rifornirla di
beni che erano stati perduti. - Riformile la casa,
rinnovare tutte o gran parte delle masserizie di
essa, comperando le cose che mancano, rinnovando
quelle consunte dall'uso, ecc. - Riparare, far ripa-
razioni, rimediare a questo o a quel guasto pro-
dotto dal tempo o accidentalmente.
Smobiliare, levare i mobili dal luogo dove essi
stavano, come suppellettile di casa. Non comune ; il
solo participio è usato. - Soffittare, fare la soffitta a
una casa o stanza. - Spazzare, nettare il pavimento
con la granata, con la scojja. - Sventrare (sven-
tramento), demolire una o più case per allargare
la via, aprire una piazza, ecc.: neologismo d'uso.
Tutelare la casa dal fulmine, difenderla col
parafulmine. - Ventilare, dare aria ad un ambiente.
- Votare la casa, spogliarla.
Della casa. — Appigionaì^e, dare a pigione;
anche, prendere. - Comperare una casa, farne
acquisto. - Dar la disdetta, licenziare la casa; an-
che, andare o essere mandati via da una casa. -
Licenziare la casa che si ha a pigione: non rin-
novare l'affitto.
Spigionare (verbo neutro passivo), restare senza
inquillini, detto di casa o di quartieri di essa (si
spigiona il primo piano della mia casa). Dicesi
più frequentemente nel participio passato, a modo
di aggettivo. - Spigionamento, il restare una casa,
e simili, spigionata. ■ Subaffittare, riaffittare le case
prese in atfitto. - Vendere la casa, cederne la
proprietà, il possesso ad altri, contro pagamento
d' una data somma. - lendei-e a porte chiuse, quan-
do si vende con tutto quel che c'è dentro.
Voci INERENTI. - - Acconcini, ristauri di case, di
edifici, con i loro affissi. - Casatico, antica imposta
sulla rendita della casa. - Fitto, più comun. af-
fìtto, contratto pel quale si può occupare un appar-
tamento, una casa; anche, il prezzo relativo.
Impianto, il mettere su casa, riguardo alla mo-
bilia e a quant'occorre per una famiglia. - Ipoteca
{ipotecare, ipotecato), iscrizione ipotecaria: provvedi-
mento legale, per tutela di un credito o di un di-
ritto, vincolando il valore di una casa. - Manu'
tenzionc, complesso dei lavori che si fanno per te-
nere una casa in condizioni da poter servire. -
Pigione, prezzo che si paga al padrone, per
aver l'uso di una casa, o di una parte di essa, o
d'altro luogo. - Proprietà fondiaria, il possedimen-
to di case e di terreni.
.San Michele, far San Michele, in Milano, lo sgom-
berare, il cambiare alloggio; in altri luoghi delia
459
Lombardia, far San Martino. - Scrina, il contratto
col quale si dà e si toglie a pigione una casa, un
un quartiere. - Tassa sul valore locativo, tassa che
si paga al Comune, in proporzione del prezzo di
aflìlto.
Locuzioni. — Avere la casa a muro con uno,
contigua. - Avere, possedere tre mattoni: una cata-
pecchia, una casuccia. - Essere fuori di casa, senza
alloggio. ■ Stare a pigione, non avere casa propria.
- Tener casa aperta, aver casa, e provvedervi a
tutte le spese necessarie. - ìenere cavallo, carrozza,
servi, di chi ha casa riccamente provveduta. - Te-
nere una casa, un appartamento: in affitto o per
altre ragioni.
Delle persone cue stanno nella casa
A dimora, a servizio, a lavoro, ecc.
A DIMORA. — e ialingo, chi sta molto in casa,
chi attende alle xuse domestiche, senza curarsi del
divertimento. - Casigliano, casigliana, denomi-
nazioni che si danno reciprocamente le persone
che abitano in una medesima casa, ma non nella
stessa famiglia (i casigliani dt sotto o di sopra,
quelli dei piani inferiori o superiori). - Cendrillon
(frane), ragazza casalinga.
[frontista, il proprietario di case o di terreni di
fronte a strade, fiumi, passaggi. - Inquilino, chi sta
Tav. XXIL
Casa - camera da letto [veggasi a camera).
1 letto • 2, baldacchino ; 3, cassettone ; 4, comodino da notte ; 5, alzata del cassettone (specchio) ; 6, ar-
madi a snecchior7Ìavabus o tavolo da toeletta ; ^ 9, brocca dell acqua; ip, recipiente per
"acqua; irbuttalà per asciugamani; 12, poltrona a sdraio; 13, poltrona; U, tappeto da pavimento; lo, lume;
16, porta-abiti ; 17, quadro ; 18, candeliere.
in una casa a pigione, rispetto al padrone. - Loca-
tario, chi prende una casa, un appartamento in.
affitto. - Locatore, chi dà in affitto. .
Massaia, donna che accudisce alle faccende e alla
economia della casa: frane, menagére. - Ospite,
chi dà alloggio gratuitamente, e anche chi é allog-
giato: ma però in questo secondo significato non
si direbbe, nell'uso presente, senza nota di affetta-
zione. - Padron di casa, chi possiede una casa o
più case, le dia o no a pigione. - Pigionale, chi
prende una casa per abitarla: pigionante, inquilino.
Rimpettaio, più comune che dirimpettaio, chi sta
nella casa di faccia. - Lomo, donna di casa, che ab-
ijada a casa, e si cura poco dei divertimenti, di
star fuori. - Vicinante, vicino di casa. - Viciname,
i vicini di casa. - Vicino, chi sta di casa accanto
a noi e, talora, anche chi sta nella nostra casa me-
desima, nel senso stesso, cioè, di pigionale: ma ha
del francese
A SERVIZIO. — Carrozziere, veggasi a carrozza.
- Casiere e casiera, chi bada alla casa, assenti i
padroni. - Dispensiere, uomo incaricato della di-
spensa, nelle case dei signori. - Fasservizi, persona,
specialmente una ragazza, che fa i servigi più or-
dinari della casa: spazzare, portar acqua e simili.
Governante, donna alla quale si affida il governo
della casa. - Guardaportone, in Toscana, l'incaricato
di stare di piantone alle porte dei palazzi : quasi
sempre in livrea. ■ Maggiordomo, chi nella corte
dei principi o nelle case signorili soprintende alla
amministrazione, alla servitù : maestro di rasa. - Por-
tinaio, custode della porta: frane, concierge, pipelet.
460
Servo, nome generico delle persone dell'uno e
dell'altro sesso, che prestano servizio in una casa,
da esse però distinguendosi il cameriere e la
cameriera, il cuoco e la cuoca, ecc. - Stalliere, reg-
gasi a stalla. - Suisse (svizzero), voce irancese per
indicare il guardaportone di una gran casa, in assisa
solenne. - Vinaio della casa, quegli al quale il padrone
commette la cura di vendere il suo vino al minuto.
- Volacanteri, chi fa i più bassi servigi di casa.
A LAVORO. — Bottinaio, chi vuota i bottini
ossia le latrine, i pozzi neri. - Docciaio, chi fa
le docce di latta ; a Firenze, trombaio. - Operaio,
l'artetìce che in una casa esercita il suo mestiere,
come muratore, falegname, fabbro, imbianchino, ecc.
- Sgomberatore, sgombratore, chi, pagato, fa !o sgom-
bero. - Spazzaturaio, chi esercita il mestiere di
spazzare e portar via le immondizie.
Affittacamere, chi per industria tiene camere
mobiliate, per affittarle a questo e a quello, a un
tanto al mese.
Insieme di case — Proverbi e alcuni modi di dire.
Mitologia.
Aggregato, insieme di case. - Gasale, aggregato di
poche case in contado. In Toscana è voce disu-
sata, e si dice o borghicciuolo, o piccolo borgo, o
anche caseggiato. Casale rimane però come nome
proprio di molte borgate prossime alle città. -
Caseggiato, terreno aperto con case più o meno riu-
nite; aggregato di case poste per lo più lungo una
strada, o sul fianco di una piazza. - Cavalcavia,
ponte gettato tra una casa e l'altra, sopra una via.
Ceppo di case, corpo di case, aggregato di molte
case, attigue le une alle altre o formanti per lo meno
un gruppo compatto, separato da altre case per
per spazi più vasti di quelli che, per avventura, si
trovassero nel ceppo stesso. - Ghetto, raccolta di
più case in cui abitano gli ebrei in alcune città
cristiane.
Intercapèdine, latinismo di alcuni giureconsulti,
e anche di alcuni architetti, per dire quello stretto
spazio tra due case che non hanno muro divisorio
comune. L'intercapèdine non fa pubblico passaggio,
e i muri di essa non ammettono finestre, o altre
aperture, e in ciò difTerisce dal chiassuolo. - Isola
0 isolato, ceppo di case staccate da ogni parte. -
Recinto, spazio chiuso da case, muro, piante, ecc.
Vicinato, i vicini e le case dove essi abitano.
Proverbi. — Beala quella casa che sa di vecchio,
dove ci sono dei vecchi. - Casa posta e vigna posta,
non si sa mai quel che la costa. - Casa mia, mam-
ma mia: la nostra casa è la nostra mamma. - Do-
v'entra il sole non entra il medico. - Il vin di casa
non imbriaca: in casa ci si vive più sicuri, le al-
legrezze sono più sane. - In quella casa c'è poca pace
dove gallina canta e gallo tace, dove comandano le
donne. - Triste quella casa dove gallina canta e
gallo tace, in quella casa c'è poca pace.
Alcuni modi di dire. — Bocca chiedi, oppure,
chiedi e domanda, quando in una casa c'è tutto
quel che uno desidera. - Chi cerca lei?, a persona
sospetta che entra in casa. - La mia casa è, pare
una locanda: <love capita sempre gente. - La mia
casa non è mica una locanda, lamentandosi di chi
abusi dell'ospitalità. - Non stanno bene due galli in
un pollaio: a comandare in una casa non si può
essere in due. - Oh, di casal chi di casal, modo di
chiamar gente d'una casa.
Mitologia. — Domacni, geni tutelari della casa
presso gli Slavi. - Doomwoj (voce russa), secondo la
credenza popolare, folletto domestico, piccolo vec-
chietto che s'interessa di quanto riguarda una fa-
miglia, anche molestando. - Lari, o Penati, gli dèi
domestici, i geni di ogni casa, come i custodi di
ogni famiglia, figliuoli di Mercurio e di Lara. -
Nume tutelare, il nume protettore della casa.
Case straniere. — Ajupa, casa di selvaggi,
capanna. - Attegia, capanna o wigwam moresco,
fatto di canne e stoppia. - Balagan, casa d'estate
dei Camsciadali. - Buen-retiro (spagn.), casa di cam-
pagna. - Giirbi, abitazione degli arabi, capanna o
tenda. - Harem, palazzo o, piuttosto, appartamento
delle donne in Turchia.
Isbà, voce russa, capanna coperta di paglia, casa
colonica. - Macsarat, casa fortificata presso i Negri.
- Yourte, casa sotterranea dei Camsciadali, - Wig-
loam, casa di selvaggi americani, - Zenana, nelle
case signorili persiane, l'appartamento delle donne.
Casa antica.
Casa, la capanna. - Casula, qualunque piccola
capanna, - Chors, o cohors, la casa colonica o fat-
toria, annessa ad una casa di campagna, dove si
teneva ogni sorta di bestiame, - Magalia, o mapalia,
voci cartaginesi che dinotavano le case dei conta-
dini: erano capanne circolari o coniche, fatte con
rami d'albero o con canne. - laberna, capanna di
legno, antichissima, presso i Romani, - lugurium,
capanna rustica e misera.
Cella, magazzino a pian terreno in cui si ripo-
nevano i prodotti d'ogni genere; anche, le diverse
camere che contenevano i comodi necessari per
bagnarsi. - Cellatio, una serie o insieme di piccole
stanze che potevano servire a vari usi. - Chalciui-
cum, grande portico aggiunto alla facciata d'en-
trata d'un fabbricato. - Conclave, nome generico di
ogni stanza non di passaggio e che si poteva chiu-
dere a chiave, - Crypta, lungo corridoio a pian
terreno, che riceveva la luce da una fila di fine-
stre in una delle pareti laterali, simile ai nostri
chiostri, senonché questi hanno un colonnato in-
vece della finestra. - Cryptoporticus, costruzione
uguale alla crypta, ma con le finestre in ciascuna
parte,
Dormitorium, la stanza da letto, in generale pic-
cola. - Exedra, grande e bella sala annessa ad un
ginnasio o ad una casa privata di prim'ordine; ta-
lora coperta e talora esposta all'aria e al sole; de-
stinata 0 alla riunione di persone dotte, o a rice-
vere per la conversazione. - Fornix, piccola camera
a vòlta, abitata dagli schiavi e dalla povera gente, -
Hibernacula, le stanze da inverno, per lo più esposte
a ponente.
Lararium, tabernacolo nel quale si riponevano e
si adoravano le statue dei Lari. - Latrina, come
oggi, luogo comodo, in una casa privata. - Maenia-
num, terrazzino sporgente sulla strada da uno dei
piani superiori di una casa. - Pinacoteca, gal-
leria di quadri. - Pluteus, la mensola o lo zoccolo:
basamento sporgente dal muro, per appoggiarvi sta-
tue, vasi 0 altri oggetti d'ornamento. - Porttcus,
portico 0 colonnato, aperto da due parti.
Sacràrium, specie di cappella privata, nella casa. -
Scalae, scala conducente dal pian terreno ai piani
superiori. - Solarium, terrazzo sopra il tetto e sopra
il portico d'una casa, circondato da parapetto e
scoperto.
401
Thalamus, gr. talarnos, stanza da ietto, ma più
specialmente la principale, quella nella quale dor-
mivano gli sposi. - Zolheca, gabinetto segreto an-
nesso ad uno più grande.
Apoteca, il luogo dove si mettevano da parte e si
custodivano le anfore con le provvigioni de' viveri
e d'altre cose destinate a vari usi, e dove si faceva
penetrare il fumo, pensando che giovasse ad accre-
scere la fragranza del vino. - Inlestinum opus, le
opere in legno nell'interno della casa, come porte,
intelaiature di finestre e simili: ora, afiìssi. - Pseudo-
urbana, in una fattoria, la parte di casa fornita
di tutti i comodi, destinata al padrone e alla fa-
miglia di lui.
Casa greca.
Nei tempi omerici, la casa principesca, o signo-
rile, constava di tre parti : la corte, o aula, con in
mezzo l'altare di Giove: ad essa si accedeva dalla
strada per una porta a due imposte; a lato di essa
era un porticato, poi magazzini, stalle, camere pei
servi. Di fronte alla porta, la vera casa, e innanzi
ad essa un portico a colonne; spazioso Vatrio, dal
quale si passava neWanticasa, o prodomos, altro
atrio più interno, o lungo andito, nel quale si al-
loggiavano i forestieri. La vera casa, alla quale si
accedeva dal prodomo, constava della sala per gli
uomini, delle camere per le donne, della camera
Tav, XXIIT.
Casa - salotto (veggasi a Sala).
1, quadro - 2, lampadario - 3, speccliio - 4, porta - 5, paracamino - 6, sedia - 7, statua - 8, pianoforte -
0, sgabello del pianoforte - 10, portiera - 11, camino - 12, lume - 13, orologio - 14, poltrona a sdraio - 15, sgabello
imbottito da salotto - 16, divano - 17, cuscino da divano - 18, alDum da cartoline - 19, vaso da fiori - 20, porta-
ritratti - 21, tavolo - 22, seggiolone a poltrona - 23, reggipiedi o posapiedi - 24, tappeto - 25, tendoni da balconi
- 26, candelabro - 27, soffitto - 28, cornicione del soffitto - 29, tavolino - 30, pavimento.
nuziale, dell'armeria e del tesoro. La sala per gli
uomini (magaron) aveva probabilmente apertura sul
tetto per dar uscita al fumo del focolare dove si
allestivano i cibi pel banchetto che si teneva nella
medesima stanza. La terza parte constava delle
stanze per la famiglia signorile, che si chiamavano
collettivamente talami, e più tardi gineconitide, ove
si perveniva dal megaron per uno stretto corridoio
e prima in una sala per le donne della famiglia e
le ancelle. Al piano superiore vi erano altre stanze
per la famiglia del signore. Gineceo, o gineconitide,
era la parte riservata alle donne. Le mesodme di
Omero erano, pare, o le nicchie tra pilastro e pi-
lastro, 0 gli stessi pilastri alle pareti del megaron.
Vitruvio ci ha lasciato la descrizione della casa
signorile greca del tempo post-alessanJrino, e la
parte da lui detta gineconitide pare rappresenti il
nucleo della casa antica greca. Dopo la porta v'era
un andito detto lirarion, o anche tiron e pilon; a
destra e sinistra di esso vi erano stanze per usi
domestici: la stalla, le celle pel portinaio; si pas-
sava dall'andito nel peristilio, detto anche aule,
cortile aperto e circondato da colonnati, meno al
lato verso mezzogiorno, dove invece v'erano due
ante, o pilastri quadrali divisi da un largo spazio,
che sostenevano un cornicione : esse formavano
l'ingresso ad un locale che s'internava due terzi
della distanza tra le due ante, e lo chiamavano
alcuni prosias, altri parastas, stanza che s'apriva
internamente nella corte, sala aperta, forse quella
stessa che i Greci dissero pastas. Più all'interno,
grandi stanze per la padrona e le ancelle filatrici;
402
CASA — CASA DI DIO
a destra e a sinistra della prostade. il talamo e Van-
jìtalamo, forse le camere delle figlie. Partenope, il
luogo più riposto della casa, che serviva di abita-
zione alle donzelle. Intorno al peristilio, il triclinio,
o stanza da pranzo, e le camere per i servi.
Andron, o androni'is, lo scompartimento nella
casa greca, destinato esclusivamente ai maschi. -
Nel gineceo, ripetiamo, abitavano solo le donne,
le quali avevano per lo più un quartiere separato
allorché appartenevano a buone famiglie. Stavano
assai ritirate, a segno tale che non mangiavano
nemmeno coi loro mariti quando fosse in casa qual-
che forestiero. - Mesaulos, andito o corridoio in una
casa greca, che divideva Vandronitis dal gynea-
conitis. • Catagogio, casa di ricovero pei forestieri
Casa romana {domus).
Constava di tre principali parti: Yatrium, spazio
quadrato coperto da un tetto, con apertura nel
mezzo, e assai sporgente nell'interno. Detto cosi
probabilmente dall'italico ater (nero, cioè annerito
dal fumo del focolare domestico), \jatrium si disse
tuscanicuvi, forse perchè derivato dall'Etruria. Quindi
ne è derivato il nostro atrio, quella parte coperta, e
d'ordinario a vòlta, che vien subito dopo la porta,
ma che non è più la parte principale della casa,
anzi la parte primitiva ; e per questo a Siena e a
Benevento la cucina si dice tuttora casa, come già
si disse atrium regiiim la casa di Numa. L'atrio
fu chiamato anche primae aedes.
Admissionales, l'atrio sulle case dei patrizi e dei
potenti di Roma. - Ala, stanza appartata di qua-
lunque grandezza. Alae, le stanze, talvolta laterali
al iablinum, nelle quali si conservavano le immà-
gini degli antenati. - Atriolum, dimin. di atrium;
anche retro atrio.
Cavediimi, cortile coperto in parte dal tetto,
spesso con portico intorno. - Coenaculum, la stanza
da pranzo. - Chiostra, cortile con portico intorno.
- Complùvio {compluvium), spazio nel centro del-
l'edificio e nel quale si scaricavano le acque plu-
viali. - Conclave, nome generico di ogni stanza. -
Cubiculum, la stanza da letto.
Dialhyrum, andito innanzi alla porta. - Dormito-
rium,, una piccola camera da letto. - Faux, corri-
doio che formava la comunicazione fra le due prin-
cipali divisioni, l'atrio e il peristilio. - Fornix, pic-
cola camera per gli schiavi. - Fumarium, una stanza
nella parte superiore della casa, in cui il fumo dei
camini di cucina o delle fornaci da bagni si rac-
coglieva prima di trovare un'uscita al di fuori. Era
anche usata come dispensa a maturare il vino e
a tenere secca la legna da ardere.
Hemicyclum, una stanza semicircolare, costruita
per lo più in un giardino, con un sedile tutt'm-
torno per poterci stare a conversazione. - Iliberna-
cula, le stanze da inverno. - Hypogeum, la cantina.
- Impluvium, nella antica casa romana, quel piano
più basso del piano della casa stessa, nel cortile,
fatto per raccogliere l'acqua dal tetto.
Lacunar, laquear, speàe di cassettone, o specchio,
0 compartimento, in un soffitto piano, formato dalle
travi 0 correnti che sostenevano il tetto, incrocian-
dosi ad un angolo retto. - Oeus, la sala o galleria,
della casa. - Ostium, l'ingresso (porta e vestibolo
insieme). - Peristilio, il cortile con portico, da due,
da tre, da quattro lati, aggiunto alle loro case dai
Romani, probabilmente dopo che ebbero conosciuto
la casa greca. - Prothyrum, (protiro), l'entrata e l'an-
dito fra il portone di strada e la porta del quar-
tiere. - Puteal, il parapetto della cisterna.
Tablinum, lo studio, l'archivio e il salotto da ri-
cevere, posto fra l'atrio e il peristilio : da esso il
padrone poteva sorvegliare tutta la casa; anche,
parte della casa degli antichi nella quale erano le
pitture, ecc. - Tesludo, soffitto formato da quattro
parti convergenti al centro. - lalamus, la stanza
da letto, ove dormivano gli sposi. - Irichila, spe-
cie di pergolato per pranzare all'aperto. ■ Triclinium.
(triclinio), stanza da mangiare, ov'erano tre letti.
Lo si chiamava biclinium allorquando i letti erano
due. - Vestibiilum, una specie, si crede, di anti-
porta ; fors' anche, spazio dinanzi ai palazzi, cosi
detto perchè vi si collocava un simulacro di Vesta.
Atriensis era il guardiano dell'atrio, il mastro
. di casa. - Ostiario, il portinaio. - Edile, magi-
strato romano che aveva la sorveglianza della casa
e degli altri edifici.
Casa medioevale italiana.
I palazzi medioevali ebbero di particolare i
merli al sonimo dei muri esterni, perché spesso si
convertivano in fortezza contro le avverse fazioni
cittadine; e per la stessa ragione la finestra molto
alta del primo piano, e i fori per introdurre le
travi da palazzo a palazzo a fine di far ponti da
combattere le genti che nella via dava l'assalto.
Le finestre erano spesso a sesto acuto, intramez-
zate da graziose colonnelle. Fuori del portone, lun-
go il muro della facciata correva un ampio sedile
di pietra, ove sedeva sulla sera la famiglia a chiac-
chierare coi vicini e gli amici. A Genova, nel secolo
XII e nel XIII, le case signorili si facevano di
pietra sino al secondo piano, di mattoni di qui
sino al tetto, il quale si copriva di ardesia, di La-
vagna. I privati cittadini di Venezia, di Genova,
di Firenze avevano abitazioni più belle che non i
re d'oltr'alpe : abitazioni spesso con ampi por-
tici e con ogni comodità : camere e retroca-
mere, sale e retrosale, gineceo, andronile, bagno,
forno, atrii e scale magnifiche. Le finestre di tela
bianca e sottile inoliata o incerata, e talvolta di-
pinta, lasciavano penetrare una pallida luce. Nel
secolo XIII, a Genova, i vetrai costituivano già una
corporazione d'arte. Si ornavano le pareti di arazzi
tessuti a figure; o di pelli conce, argentate e dorate,
più che le tele resistenti all'umidità, arte c'ie i no-
stri insegnarono poi agli Spagnuoli e ai Francesi.
Nella Spagna è tuttora viva la denominazione di
cuoi d'oro; in Francia chiamaronsi or basane (da
basane, alluda o cuoio sottile) e bergames. Sebbene
le finestre coi vetri fossero rare sino al XV secolo,
pure si usarono in antico; non solo da Lattanzio,
infatti, si ha notizia del IV secolo di Cristo, ma
le scoperte di Pompei ci hanno rivelato che li si
usavano dal tempo dei primi imperatori. I camini, i
fumaiuoli si usavano a Venezia sino dal 1069 e
non erano novità.
Casa. Casato, lignaggio, stirpe. - Intera fami-
glia. - Famiglia di principi, di regnanti, dina-
stia. - Famiglia religiosa (veggasi a religioso). •
('ompagnia di commercio, ditta. - Paese proprio,
patria.
Casa. Termine del giuoco di tavola reale»
Casa del popolo. Veggasi a popolo.
Casa di correzione. Luogo di pena per
discoli.
Casa di Dio. La chiesa.
CASA DI EDUCAZIONE — CASERMA
463
Oasa di educazione. Il collegio.
Gasa di forza. La prigione.
Oasa di giuoco. Veggasi a giuoco.
Casa di ricovero. Veggasi ad asilo.
Gasa di salute. Specie di ospedale privato.
Anche, manicomio.
Gasa di tolleranza. Veggasi a postribolo.
Gasa operaia. Detto ad operaio.
Gasa religriosa. Il convento.
Gasacca. Sorta di giacca.
Gasacchino. Giacchetta, sopravveste da donna.
Gasale. Veggasi a casa.
Gasallngo. Di casa - Che sta molto in casa ;
famigliare, di famiglia,
Casamatta. Edilicio militare, parte d'una for-
tezza 0 di una fortificazione.
Casamento. Ceppo, gruppo di case: veggasi a
casa.
Casaro. Chi confeziona e custodisce il for-
maggio.
Casata. Lignaggio, stirpe - Più d'una fami-
glia dello stesso stipite.
Casato. Il cognome di una famiglia e di una
persona.
Cascàggine. Abbandono del corpo per sonno
0 per malattia. - Anche, lezio, affettazione, sdi-
linquimento.
Cascame, cascami. Veggasi a seta.
Cascamòrto. Chi ostenta amore svenevol-
mente: chi fa il vagheggino.
Cascante. Affetto da cascàggine, debole; an-
che, stanco, sfiaccolato.
Cascare (cascante, cascata, cascato). Lo stesso
che cadere.
Cascarilla. Corteccia d'una pianta euforbiacea,
medicinale: detta anche falsa clUiia, o china aro-
matica.
Cascata. L'atto del cadere.
Cascata. Salto, balzo che fa l'acqua corrente
precipitando dall'alto al basso, per lo più in monte;
passaggio per una depressione improvvisa del suo
letto che subisce un fiuìne nel suo corso, per cui
la corrente precipita con rumore dal più alto al
più basso livello. - Cascatella, piccola cascata.
- Cateratta , cascata naturale di grande fiume ;
cascata mollo ampia e profonda. Salto, se i fiumi
si precipitano verticalmente o quasi; rapida, se
scorrono sopra un letto fortemente inclinalo. - Sco-
p/i^ra, cateratta naturale dei fiumi che scendono
dall'alto.
Catadiipa, luogo dove sono fragorose cascate d'ac-
qua. - Dirocciare, scorrere in cascate, avvallare, fare,
produrre cascata. - Polverio, d'acqua che spruzza da
una cascata.
Cascaticcio. Di fiore, di frutto facile a cadere.
Cascatolo. Cascante, debole.
Cascherino. Garzone del prestinaio.
Gaschétto. Antica armatura; specie di elmo.
Cascina. Parte della casa colonica; luogo dove
SI tengono le mucche per fare del loro latte il
burro, il formaggio e altri prodotti del casei-
ficio: latteria, vaccheria. - Fienile, usato in Lom-
bardia per cascina. - Cascinaio, proprietario d'una
cascina; sovrintendente ai lavori di essa, ossia del-
Y agricoli ara.
Cascina. Stampo che si dà al foìmiaggio^ pro-
sciugandolo.
Cascinàio. Detto a cascina.
Casco. Gaschétto, sorta di elmo e di cappello
militare.
Càscola. Sorta di gratto.
Caseggiato. Lo stesso che casamento, ceppo,
gruppo di case. - Veggasi anche a casa.
Oaseiflcio. Complesso delle industrie che tr.U-
tano il latte per ricavarne i diversi prodotti ali-
mentari che esso contiene, cioè il burro, il fot'-
maggio, la ricotta, ecc. In Italia si hanno stazioni
di caseificio, nelle quali si studiano i processi im-
piegati all'uopo e si cerca di migliorarli. La produ-
zione del burro, del formaggio e del resto effettuan-
dosi anche, e sopratulto, in quello stabilimento in-
dustriale che comunemente si chiama latteria, veg-
gansi a questa voce i termini relativi alle opera-
zioni, agli apparecchi, agli utensili diversi, ai pro-
dotti, ecc.
Caseina. La più importante sostanza proteica
del latte.
Casella. Divisione, scom2ìartimento in un
mòbile 0 in checchessia, per collocarvi distinta-
mente qualsivoglia cosa.
Casellante. Il cantoniere.
Casellario giudiziario. Detto a tribunale.
Casello. La casa del cantoniere.
Casco. La sostanza coagulabile del latte.
Casereccio. Casalingo, di casa.
Caserma. Edificio, per lo più di vaste propor-
zioni, destinalo ad alloggiare soldati; ordinaria abi-
tazione della milizia in città, e nells quale sono
stabiliti gli uffici e i magazzini dei corpi e dei di-
stretti ; qualunque edificio temporaneamente desti-
nato ad alloggiamento di truppe: quartiere. Se
molto ampia, vi ha sede un intero reggimento;
in caso diverso, un battaglione, uno squadrone, o
qualche compagnia.
Camerata, camerone , la stanzn, o corsia, dove
stanno e dormono i soldati. - Cella, la prigione,
specialmente di rigore. - Cucina, luogo dove si
prepara e si cuoce il rancio. - Fureria, la stanza
0 le stanze dove il comandante di compagnia ha
il suo ufficio. - Guardiolo, corpo di guardia, il li;ogo
dove stanno alcuni soldati (uno di sentinella), con
un graduato, a vigilanza della caserma. - Magaz-
zino, locale in cui sono raccolte le armi e gli og-
getti di vestiario per rifornimento dei soldati. -
Maggiorità, i locali occupati dal comando e dagli
uffici. - Sala d'armi, stanza dove si conservano le
armi, o nella quale si fa la sellerina. - Sala di
convegno, la sala di ritrovo o di conversazione degli
ufficiali 0 dei solt'ufficiali. - Sala di discijdina, la
prigione per i sott'uflìciali. - Vivanderia, locale de-
stinato al vivandiere per lo smercio de' suoi generi
ai soldati : nell'uso, cantina. In essa, spesso, il vi-
vandiere prepara anche la cosidetta mensa, cioè la
tavola per gli ufficiali e, separatamente, per i sol-
t'ufficiali.
Plancia, nel linguaggio d'uso, l'assicciuo'a do^e i
soldati depongono i loro arnesi. - Raslielhera, mo-
bile sopra il quale si dispongono le arnji nel tempo
che i militari non le portano - Sacchi da campo,
materiale da caserma fuori modello: sostituì.» cono
le lenzuola per le truppe accantonate od accanii ate.
Tavolaccio, rozzo giaciglio pei prigionieri e pei corpi
di guardia. Anche, pancaccio.
Gavetta {gamella), sorta di recipiente di lamiera,
nel quale è distributo il rancio ai soldati. - Mai •
mitta, pentola di metallo da cuocere il rancio e da
distribuirlo. - Garetta, o garitta, torricella di le-
gname alle porte delle caserme, delle fortezze, ecc.,
per tenervi riparata la sentinella.
Armaiuolo, il militare che accudisce alla ri-
46i
CASIERE — CASO
pirazione delle armi, e all'uopo ha un'officina nella
caserma. - Casermiere, custode della caserma. -
Piantone, soldato incaricato del servizio d'usciere
presso i vari uffici o furerie; soldato, senza fucile,
messo di guardia ad un luogo. - Picchetto, servizio
(24 ore) di ufficiale subalterno incaricato di sorve-
gliare il servizio interno del quartiere. - Quarti-
gtieì-e, soldato di servizio (pulizia, ordine e sicu-
rezza) nel quartiere, sotto gli ordini del caporale
di settimana. - Ranciere, ranciero, soldato o capo-
rale che, per turno, attende all'ammannimento de!
rancio. - Vivandiere, colui che provvede di vino o
di generi alimentari i soldati nelle caserme, negli
accampamenti, ecc.; veste in borghese, ma è sog-
getto alla disciplina militare.
Scalcinato, nel gergo delle caserme, detto di sol-
dato 0 di ufficiale male in arnese, poco ordinato,
inelegante, impacciato. - Scarpone, altra voce del
gergo : ufficiale non elegante (ordinario, rozzo). -
Saltar la barra, locuzione delle caserme: vale uscire
dal quartiere in modo clandestino, saltando impedi-
menti ed eludendo custodie.
Libera uscita, permesso accordato alla truppa di
assentarsi dal quartiere per determinate ore. -
Rancio, vitto che si ammannisce ai caporali e sol-
dati. - Ritirata, il rientrare in quartiere, finito il
tempo d'uscita libera concesso ai militari di truppa.
Servizio di quartiere, tutte quelle operazioni che
hanno per oggetto il mantenimento dell'ordine,
della pulizia, del vitto e dell'igiene della truppa
(frane, corvée).
Silenzio, segnale che prescrive la chiusura delle
sale di ritrovo dei sottufficiali, dei laboratori, delle
vivanderie, e che i militari non di servizio si co-
richino ed osservino uno stretto silenzio. • Specchio,
tabella determinante le ore e la successione delle
varie operazioni di servizio. - Sveglia, il segnale di
tromba suonato al momento in cui i soldati devono
alzarsi da letto.
Prigione semplice, punizione inflitta ai caporali
e ai soldati per mancanze alla disciplina e al ser-
vizio, di qualche gravità, ma non recidive e anche
per mancanze leggere, ma più volte ripetute: da
uno a trenta giorni; per essa, il punito presta
servizio di giorno e dorme in prigione la notte.- -
Prigione di rigore, punizione inflitta per mancanza
ritenuta grave: da uno a quindici giorni, e il pu-
nito sta sempre chiuso nella prigione, tranne- un'ora
0 due, in cui lo si fa uscire per prendere aria. -
Sala di disciplina semplice, punizione inflitta ai
sott' ufficiali per mancanza alla disciplina e al
servizio, di qualche gravità, ma non recidiva, e
anche per mancanze leggere, ma più volte ripetute.
- Sala di disciplina di rigore, punizione inflitta ai
sott'ufficiali per mancanze gravi alla disciplina e
al servizio, e anche per recidività a mancare.
Casermare, accasermare, mettere i soldati nelle
caserme. - Casermaggio, insieme delle cose necessa-
rie per alloggiare comodamente gli ufficiali e i sol-
dati (li un corpo qualunque; anche, le spese relative.
Casicro, casiéra. Il guardiano e la guar-
diana della casa
Oasip^liano. Coabitante in una stessa casa.
Gasino. Piccola villa. - Luogo di convegno in
città: nell'uso, circolo, club.
Gasipola. Meschina casa.
Casista. Il teologo che tratta dei casi di co-
scienza.
Casistica. Parte della teologia.
Caso (casuale). Qualsiasi avveniìnento fortuito;
effetto non previsto o non sicuramente prevedibile
della sorte, della fortuna; cagione alla quale,
irrazionalmente, si attribuiscono gli avvenimenti:
accidentalità, cosa accidentale; azzardo, evento, even-
tualità, combinazione. Dicesi anche in significato di
sventura o disgrazia, di un male che incolga
e di qualche fatto determinato, come pure di ciò
che si riferisce ad alcuno o lo riguarda. Il caso,
dal latino casus (caduta), era per gli antichi una
specie di potenza occulta, considerata come la causa
(Ji ciò che succede. I! caso può essere di svariatis-
sima natura: buffò, curioso, singolare, nuovo, raro,
strano; improvviso, repentino; imprevisto, previsto;
fortunato, disgraziato ; deplorevole, pietoso, ecc. ecc.
Avventizio, che viene da fuori e si aggiunge per
caso. - Casuale, proveniente dal caso o che ad esso
si può attribuire; che si fa o che avviene per caso,
accidentale, accidentario, accidentalissimo; d'azzardo,
eventuale; fortunevole, fortuito; occasionale, occa-
sionato. - Fortunoso, sottoposto a molte vicende, a
molti casi. - Mandato dal cielo, venuto molto op-
portunamente, a norma del caso: provvidenziale.
Accidente, accidenti, tutto ciò che non è essen-
ziale, ma fortuito, in una cosa qualunque. - Caso
emergente (emergenza), caso imprevisto : caso for-
tuito, ogni accidente, per lo più non preveduto e die
impedisce ad alcuno di eseguire la propria obbli-
gazione ; forzato, fatto fuori dell'uso naturale; caso
particolare, singolare, eccezionale; caso semplice,
pratico, imbroglialo, difficile, fatto caratteristico;
specifico, speciale di un determinato ordine di cose,
tale da non confondersi con altri; straordinario,
fuori del comune; traverso, avverso, contrario; caso
vergine, di fatto non avvenuto mai, o di cui non
si è mai discusso, ragionato, sentito parlare. - Chance,
parola francese, di largo uso, che supplisce, alle ita-
liane: fortuna, combinazione, probabilità, alea, caso.
Circostanza, vale ricorrenza, occasione, con-
giuntura, condizione, tempo, avvenimento. - Con-
comitanza, accompagnamento di circostanze, di
casi. - Evenienza, lo stesso che occorrenza, oc-
casione, avvenimento, caso. - Fattispecie, il caso in
questione. - Forza maggiore {caso fortuito), accidenti
a cui l'uomo viene fatalmente sottoposto, non po-
tendoli né prevedere, né prevenire. - Il caso d'una
persona, la circostanza speciale in cui si trova. -
Incidente, caso che viene ad interrompere acciden-
talmente.
A caso, senza determinato proposito : a casaccio,
alla ventura, alla ricisa; a benefizio di fortuna, a
beneficio di natura; a fortuna, a sorte, al vento;
a bàmbera, a bandiera, a vànvera, alla balorda,
alla babbalà, alla sfatata; baloccone.
Casualmente : per caso, senza che si aspetti o sia
da noi predisposto; per quella combinazione di
cose che si suole attribuire al caso; accidentalmente,
fortuitamente, per accidente, per fortuito, per ab-
battenza (Fanfani), occasionalmente; per avventura,
per ventura ; a caso e a fortuna ; come piacque a
Dio.
In caso, nel caso, nel caso che, accennando a cosa
che possa succedei'e, o si deve supporre: quando,
qualora si verifichi una data evenienza, condi-
zione 0 simile; avvenendo; se mai...; posto che...,
in evento che... - Dato il caso, quando il caso è
ammesso. - Per il momento, per la circostanza, per
il caso prossimo.
Capitare, venire, arrivare casu.^lmente in un
luogo: battere, trabattere; incontrare; avere una
CASO — CASSATICCIO
46o
data sorte, una data fortuna. • Essere in balia del
caso, della sorte, della fortuna. - Imbattersi, di cose
clie dipendono dal caso.
Caso. Termine di grammatica.
Caso di coscienza. Detto a coscienza.
Casolare. Dicesi di casa piccola e meschina;
anche, di casa scoperta, spalcata o in altro modo
diruta.
Casóne. Grande casa.
Casoso. Ciii fa caso a tutto, è meticoloso, ha
paura o sospetto d'ogni cosa.
Casotto. Piccola stanza, piccolo ricovero, di
legno 0 d'altro, per guardie daziarie, cantonieri di
ferrovia, sentinelle (e allora chiamasi garitta), ecc.:
guardiola, guardiolo, chiesola.
Càspita. Esclamazione di meraviglia.
Cassa. Arnese di legno, per lo più con serra
fura, di varia capacità, di forma rettangolare, col
coperchio che si alza e si abbassa, da chiudersi a
chiave: serve a riporvi roba, specialmente vesti,
panni, biancheria, ecc., e in tal caso le sue parti
sono, press'a poco, quelle stesse del baule. Anche,
mobiletto di varie foggie e dimensioni, per riporvi
denaro. Ogni arnese che ne contenga un altro
simile. Anche, la stanza d'un' amministrazione
dove si fanno i pagamenti e le riscossioni, nonché
tutta la quantità di danaro che si ha a disposizione
nella cassa. E' pure nome di vari istituti o aziende,
che stabiliscono fondi o depositi per uno scopo
determinato. Cosi: Cassa di pensioni o di ritiro, di
risparmio, di ammortizzazione, di depositi, di pre-
stiti ; cassa nazionale, rurale, ecc. - Cassetta {cas-
settina, cassettella), piccola cassa ; detta anche con
altri significati. - CassoncinOj cassone, cassonetto,
cassettone, cassa grande. - Cassaio, chi fabbrica
casse.
Arca, forziere, cassa; la gran madia nella quale,
in alcune case, si intride la farina per fare il pane;
antic, albone; matterà (Pantani). - Arcile, cassone a
foggia d'arca, per tenervi biade, farine, ecc. - Arci-
predola, specie di cassone da tener granaglie e altra
roba (disus.). - Cassa dello Stato, l'erario. - Cassa-
forte, cassa, per lo più di metallo, per custodia di
denaro e di valori, con chiave e serratura spe-
ciale, il tutto di complicato congegno, in modo
che sia impossibile o molto difficile aprirla: for-
ziere (forzieretto, forzierino, forzieruzzo), scrigno.
Di solito, ora, la si costruisce doppia, cioè si fanno
due casse: una esterna che ne racchiude un'altra
più piccola, e fra le due si mette uno strato di
materia isolante (sabbia, amianto, composizioni spe-
ciali), per difesa contro eventuale incendio. - Cas-
samadia, specie di cassa che serve anche da madia.
- Cassapanca, cassone piuttosto lungo, con coper-
chio, mobile da contadini, che vi tengono abiti e
biancheria: cofano, pancaccio (Fanfani), suppediano.
Chiuso, serve da sedile. - Cassina, caminiera, cassa
elegante in cui si tengono pezzi di legna da ardere:
è di mogano o di altro legno gentile, coperta in
parte da una ribalta piana o concava, mastiettata
all'attiguo piano, sul quale s'aggiunge talora uno
scaffalino a pochi palchetti, da tenervi alcuni libri
per comodo di leggerli accanto al fuoco. - Cofano,
cassa 0 forziere, per lo più d'una certa eleganza. -
Cofanetto, piccolo cofano. - Controcassa, o contrac-
cassa, cassa che ne chiude un'altra ; meno comunem.,
sopraccassa.
Madia, specie di cassa su quattro piedi: arca.
Cassa abbarcata dove si versa la polvere per far
tartocci. - Soppediano, o soppidiano, specie di cassa
bassa che anticamente si teneva intorno al letto. -
Tamhuto, cassa simile al soppediano. - Tramoggia,
sorta di cassa per immergere il calcestruzzo nell'ac-
qua perchè non perda la forza.
Operazioni di cassa.
Persone e cose diverse inerenti.
Aprire cassa, aprire gli sportelli, nell'uso, in-
cominciare i pagamenti; prelevarne il denaro per
questi. - Fare il resto di cassa, riscontrare quanto
denaro resta in cassa. - Fare un voto o vuoto di
cassa: portar via, appropriarsi il denaro della cassa
0 dell'amministrazione che si aveva. - Incassare (in-
casso), mettere, chiudere nella cassa; anche, ritirare
denaro, ricevere un pagamento, riscuotere, in-
troitare (introito). - Riscontrare [riscontro), fari- la
verifica di cassa, per constatare se la giacenza della
somma corrisponde con i pagamenti e gli introiti
fatti. - Scassare (scassatura, scasso), levare dalla
cassa, in tutti i sensi, ina per lo più, in significato
di forzare una cassa, per furto. - Scassincìre, gua-
stare, sconquassare. - 2 enere la cassa, avere in cu-
stodia il denaro.
Cassiere (cassiera), chi tiene ed amministra la
cassa, il danaro: tesoriere.
Capitale liquido, il ricavo ottenuto da una li-
quidazione, rappresentato dalla somma di danaro
che deve esistere in cassa. - Fondo, resto di cassa,
quel che rimane dopo la liquidazione dei conti;
il capitale di riguardo. - Libro di cassa, il registro
sul quale il cassiere tiene conto delle somme in-
troitate 0 pagate. - Pagamento a pronta cassa, o
pronta cassa: in commercio, il pagare entro trenta
giorni dalla compera. - Resto di cassa, ciò che ri-
mane in cassa dopo fatta la liquidazione dei conti.
- Servizio di cassa, le esazioni e i pagamenti. -
Vuoto di cassa, mancanza di denaro, per abuso
commesso da chi tiene la cassa stessa.
Registratore di cassa, apparecchio di recente in-
venzione e fatto allo scopo di registrare, mediante
opportuno meccanismo, gli introiti, i pagamenti che
si effettuano, volta per volta, in una bottega o in
luogo qualunque; apparecchio, per lo più, autogra-
fico, a scrittoio, con serratura a segreto. Se ne hanno
di varia costruzione : in alcuni (addizionatori par-
ziali) ogni tasto corrisponde ad una ruota addi-
zionatrice, ed ogni ruota quindi indica il totale
delle registrazioni fatte, e la somma complessiva
si ottiene addizionando le diverse somme indicate
dalle ruote; in altri (addizionatori totali), la somma
totale è data meccanicamente dallo stesso apparec-
chio mediante pressione sui tasti. Al registratore è
annesso un apparecchio stampatore, che segna su un
foglio-cassa tutte le singole registrazioni e stampa
una tessera da rilasciare a chi fa il pagamento.
Annessi anche contatori speciali per le registrazioni
a titolo di acconto, di credito, di prelevamento, di
cambio, ecc.
Cassa. Fusto che ritiene alcuna cosa; parte del
fucile, della 2iistola, della carrozza, di alcuni
musicali istrumenti e deWorolojio, - Appa-
recchio di chirurgia per immobilizzazione della
gamba. - Cassa del timpano, veggasi a orecchio.
Cassaio. Detto a cassa.
Cassaniàdlia. Detto a cassa.
Cassapanca. Veggasi a cassa.
Cassare (cassato, cassatura). Toglier via da carta
0 da altro, cancellare.
Cassaticelo. Veggasi a cancellare.
Prkmoli — Vocabolario Noìnenclatore.
30
466
CASSATUBA — CASTAGNO
Gassatura. Alto ed effetto del cancellare.
Cassazione. Supremo tribunale.
Casseretto. Piano più aito della nave.
Cassero. Anticamente, la parte più alta e più
torte d'un castello.
Casseruòla. Arnese di cucina.
Cassetta. L'arnese, di varia forma e materia,
nel quale i negozianti raccolgono il denaro del-
l'introito giornaliero: in piemontese, coppa; in to-
scano, ciòtola. - Arnese per raccogliervi oblazioni
0 il frutto delV elemosina. - Cassetta a setolino, spe-
cie di cassetta senza coperchio, a tre basse sponde,
nel fondo della quale, e talvolta anche nelle fian-
cate, è fermato un largo setolino: si tiene a terra,
invece di stoino e anche, oltre allo stoino, al primo
ingresso degli appartamenti, a uso di meglio ripu-
lirsi la suola delle scarpe, quando si viene da fuori.
Cassettina da fuoco, cassellina da piedi, e anche
•semplicem., cassettina, piccola cassetta con copercliio
traforato, affinchè i piedi ricevano il calore prove-
niente da brace, da cinigia, da acqua calda posta
dentro la cassettina: scaldapiedi, stufetta. - Casset-
tina da gioie, o delle gioie, piccola cassetta a mo'
di bauletto, chiusa a chiave per riporvi ornamenti
femminili d'oro, con pietre preziose, ecc. - Casset-
tina da viaggio, piccola cassetta maneggiabile, per
lo più di legno nobile, con coperchio che serrasi
con chiavetta, per riporvi, in opportuni comparti-
menti interni, boccettine d'acque odorose, o gentili
niasseriziuole di uso personale, specialmente in viag-
gio, arnesi di acconciatura, di cucito, d'ornamento
femminile, gioielli e denaro. Frane, nécessaire. -
Cassetta da sputare, cassettina di sottili assicelle, o
di metallo o d'altro, senza coperchio, eontenento
segatura di legno, o rena, e tiensi nelle stanze a
uso di sputarvi dentro, per non lordare il pavi-
mento 0 il tappeto: cassetta della segatura, sputac-
chiera, - Cassetta delle spazzature, detto a spazzare.
Guardapiedi, specie di cassetta di legno o anche
borsa di pelo, guarnita internamente di lungo pelo
d'orso, 0 altro, a uso di mettervi i piedi, per con-
servarli caldi, chi sta lunghe ore allo scrittoio o in
viaggio. In Toscana, generalmente detta borsa e an-
che sacca. - ìeca, voce greca che si usa in archeo-
logia cristiana; vale custodia, cassetta, reliquiaiHo.
Cassétto. Piccola cassetta, parte di una tavola^
di un cassettone o di altro mobile, che si apre
tirandola a sé per mezzo d'una qualunque maniglia,
e in cui si ripongono robe diverse: cassettino, ti-
ratoio, tiratore, tiretto (voce dialettale, dal frane.
tiroir). - Fóndo (agg.), si dice di quel cassetto, sca-
tola, 0 simile, che ha le pareti molto alte, e il cui
vano, per conseguenza, è assai grande d'alto in basso.
- Tirante, quelle due campanelle, o maniglie, che si
fissano alle parti laterali di un cassetto per tirarlo
a sé quando si vuole aprirlo.
Cassettone. Mobile di legno su quattro piedi,
lungo e alto circa due braccia, largo un po' meno,
nel quale sono collocati gli uni sopra gli altri tre
o quattro cassetti lunghi, che si tirano fuori per
dinanzi: Cantarano, canterale, canterano. In alcuni
luoghi di Lombardia, e con voce barbara, comò
(dal frane, commode).
Cassette, i cassetti quadrangolari di legno, in nu-
mero di tre 0 quattro, di dimensioni appropriate a
quelle del cassettone, entro il quale scorrono. -
Contraffondo, asse orizzontale dalla quale una cas-
setta è separata dall'altra per tutta l'ampiezza del
cassettone. - Fiancate, le due parti laterali e verti-
cali del cassettone. - Fondo, denominazione comune
della parte verticale che sta contro il muro, e di
quella orizzontale che è inferiormente presso il pa-
vimento: fondo di dietro la prima, fondo da piede
la seconda. - Guide, due regoli conficcati, uno per
parte nelle fiancate, e sui quali scorre ciascuna cas-
setta. - Maniglie, due prese d'ottone, pendenti una
per parte sul davanti di ciascuna cassetta per ti-
rarla fuori con ciascuna mano. Talora ne tengono
le veci due pallini fermi, che servono di presa p'ìr
tirare e per spingere le cassette. - Marmo, lastra
di marmo, riquadrato e ben pomiciato, che si mette,
per servir loro di piano, sui cassettoni, sui comodini,
sulle consolle, ecc. - Piano o coperchio del cassettone,
la parte superiore, orizzontale di esso, la quale per
lo più é di legno, e talora di marmo.
Cassia. Pianta leguminosa medicinale, con
trullo la cui polpa agisce da purgante.
Cassiere. Chi ha la gestione della cassa, in
una azienda, e ne é responsale: tesoriere.
Cassinènse. Ordine religioso.
Cassino. Piccolo veicolo per trasporto delle
spazzature.
Cassiopèa. Veggasi a costellazione.
Cassiterite. Veggasi a stagno.
Casso. La parte concava del corpo, circondata
dalle costole: busto. - Aggettivam., vano, inutile
(poco usato).
Cassóne. Grande cassa. - Anche, carro mi-
litare, coperto, di varia foggia, p';r trasporto di mu-
nizioni.
Càssula. Involucro del fiore e del seme d'una
piaìita.
Casta. Ordine di cittadini, ceto.
Castagna. Frutto del castagno.
Castagnàccio. Stiacciata di farina di castagne.
Castagneto, castagnino. Veggasi a castagno
Castagnétta. Detto a nàcchera.
Castagno. Grande albero della famiglia delle
queninee, originario del bacino mediterraneo, colti-
vato nelle regioni temperate di gran parte dell'Eu-
ropa, estesamente nelle nostre montagne, fino ad
una certa altezza: produce un frutto di consistenza
coriacea, con invoglio spinoso; ha legno più leggiero
di quello della quercia, ma elastico, duro, tenace, e
usato in molti lavori (botti, mobili, travi, ecc.). La
corteccia serve per la concia. - Assolaiato, di ca-
stagno, quando in gran quantità ricopre la terra. -
Castagnolo, castagno giovane o piccolo.
Castagno brandigiano, brandiglione, carpinese, ro-
magnolo, varietà di castagno. - Castagno d'Australia,
pianta leguminosa, con semi saporiti. - Castagno
d'India, nome volgare dell'ippocastano: castagno
cavallino : fa un frutto simile alla castagna, ma non
buono da mangiare. - Castagno selvatico, grande al-
bero che cresce naturalmente nelle foreste dell'Eu-
ropa meridionale e i cui frutti servono, per lo più,
di alimento agli animali. - Marrone, specie di ca-
stagno che fa castagne pregiate per grossezza e dol-
cezza di sapore. - Pastinese, sorta di castagno e di
castagna piuttosto scura. - Porrina, pianta di casta-
gno che s'alleva per farne pali, pertiche o legname
da lavoro. - Rosso, rossola, sorta di castagno, che fa
castagne dette rosse.
Castagnaio, coltivatore di castagni.
Castagneto, bosco di castagni, luogo piantato a ca-
stagni. Nel Pistoiese, cerchiaio. - Legno volpino, le-
gno di castagno saldo e buono, cosi detto pel suo
colore simile a quello del pelo di volpe - Matero,
I pollone che spunta dalla ceppa o madre d'un ca-
I stagno 0 d'un ontano, o sim., e che, tagliato, serve
CASTAGNO
467
per far corbelli, pali alle viti, ecc. - Rafferniata, fossa
fatta per riparare i Castagni nello selve.
Abbacchiare, far cadere le castagne, battendo i
rami della pianta col bacchio (bastone, pertica).
Della castagna — Parti — Colore
Sviluppo, ecc.
Castagna, frutto del castagno, di sostanza farina'
cea, asciutta, dolcigna. E piccola, grossa, fresca, secca'
vizza, vinca, castrata, pelata, sdiricciata, sbucciata'
sgusciata, ecc. - Castagnàccia, castagna non buona,
bacata, guasta. - Castagnuccia, diniin., quasi spre-
giai, di castagna. - Castagna domestica, contrapp. a
selvatica; roggiolona, ì-óssola, qualità di castagne.
Castagne colatie o di casco, quelle che, arrivate a
maturità, cascano da sé, o colano, come dicono i
montanari, perchè si aprono i ricci che le conten-
dono: (lette anche castagne fogliaiuole, forse perchè
cascano come le lodile, o perciié si raccattano da
terra di mezzo alle foglie. - Castagne di ricciaia,
ijuelle che, non perfettamente mature e chiuse an-
cora nei ricci, si fanno cadere,, abbacchiandole, per-
chè finiscano di maturare poi, o si purghino, te-
nendo ammontati gli stessi ricci. - Castagne verdi,
castagne fresche, quelle raccolte da poco, o serbate
verdi, sia lasciandole nei ricci, sia mescolandole a
della rena, o sotterrandole in luogo asciutto, per
farne poi ballotte, bruciate, mondine e simili. - Ca-
stagne vergate, rigate di nero.
Guscione, la castagna vuota, non venuta bene, col
guscio soltanto. Guscione, o grugnone, nella monta-
gna pistoiese, il cardo, quando è vuoto, per non
aver fatto l'anima, o che ha soltanto una mezza ca-
stagna non venuta a maturità. - Marrone, sorta di
castagna più grossa e più farinosa della comune, meno
schiacciata, e talora anche quasi tonda, quando il
riccio non ne contiene che una sola. - Vincane, ca-
stagna secca, vinca.
Parti. — Anima, il primo ingenerarsi della ca-
stagna entro il riccio. - Bellico, spazio nella buccia,
larghetto, più chiaro e non lucente, dove la castagna
sta attaccata al riccio. - Buccia, la pellicola delle
castagne sotto il guscio. Due si possono dire le bucce:
una interna, tomentosa; l'altra esterna, coriacea, li-
scia e lucente. - Camicia, secondo il Palma, si dice
in Firenze la buccia interna delle castagne, in altri
luoghi detta sansa, pecchia, roccia e peluia. Il Rigu-
tini dice sansa quel po' di pellicola che rimane ad-
dosso alle castagne secche dop i la ventolatura. -
Cardino, il cardo piccolo delh castagna, tosto che
esce fuori dalla pianta. - Culaccino, la parte della
castagna opposta a quella detta fìoricino e per la
quale è attaccata al riccio. In alcuni luoghi detto
anche naso e nasello, mentre in altri si chiama così
il fioricino. - Guscio, la parte esterna della castagna;
la scorza o corteccia. - Pio o piolo, puntolina dalla
quale le castagne germogliano o. talliscono. - Pistura,
il tritume delle castagne pestate, che rimane tra i
gusci: questi rottami, scelti di nuovo, si danno ai
maiali per ingrassarli. - Riccio, o cardo, il pericarpio
della castagna, ossia l'invoglio spinosissimo in cui
sta rinchiusa la castagna, il quale nella sua matu-
rità si apre, e lascia cadere a terra le due o tre
castagne in esso contenute {sgranate, le castagne
fuori dal riccio). - Sansa, o peluia, pellicola della
castagna sotto la buccia. - Sansino, la seconda sansa
macinata e stretta - Ventolàcchio, il tritume delle
bucce prosciugate e riarse delle castagne secche, da
cui queste si ripuliscono: da alcuno detto ajiche
pula, per la somiglianza che ha con la pula delle
biade; e da pula, con piccola diversità di pronun-
cia, si sarebbe formato, pare, polume, nome che
danno i montanari pistoiesi alle scorze delle casta-
gne secche
Colore. — lane, colore della castagna.
Sviluppo. — Impiolire, impiotare, mettere il pio,
il piolo e piare, il germinare o tallire delle castagne
nel luogo ove sono ammassate. - Inanimirsi, inani-
marsi, essere in anima, prendere l'anima; anche far
la cria, come nel proverbio: Per Santa Maria (15
agosto) il marrone fa la cria. - Incardirsi, fare il
cardo, come nel proverbio: A San Vito il castagno
incardito a San Marco inanimito. - Vergare, delle
castagne che si rigano di nero, quando stanno per
essere fatte.
Castagne cotte o altrimenti trattate. —
Preparazioni con farina di castagne.
Anseri, sinonimo (disus.) di vecchioni. - Ballotta,
castagna lessata con la buccia: caldallessa, lessa,
succiola, balogia, figlia, tigliata. Nel vernacolo ro-
magnolo, balósa {ballottata, mangiata di castagne
lessate tra amici). - Bruciata, (più spesso, bruciate),
castagna arrostita con la buccia in una padella tutta
bucherellata come un vaglio: caldarrosta, caldarro-
sto, castagna arrostita (in quasi tutta la Toscana di-
cono bruciate; nel Pistoiese, fruciate e frugiate, e
quindi fruciandola la padella da bruciate). - Bruciar
lina, dimin. vezz. di bruciata.
Castagne secche, o castagne bianche, quelle fatte
seccare nel seccatoio, poi sottoposte ad alcune ope-
razioni per sbucciarle, e anche per mondarle dalla
sansa o pellicina che tenacemente le ricopre. Le si
mangiano intere, cotte in acqua, o altrimenti, ovvero
le si riducono in farina sotto la macina del mugnaio.
Per ischerzo, si chiamano confetti di montagna. - Ca-
stróni (disus.), specie di ballotte castrate e salate. -
Chicche di castagno, castagne secche. - Marronsecchi,
sorta di marroni o castagne fatte seccare in forno.
- Mondine, castagne messe a lessare senza buccia:
mondole, mondolone, pelate. - Moscione, marrone ap-
passito. - Peloni, in Toscana, le castagne lessate dopo
essere state castrate. - Sùcciole, le ballotte. - Tigliata,
le castagne lessate senza la buccia e senza la sansa.
- Vecchiette, in alcuni luoghi d'Italia, le castagne
cotte e affumicate, o anche cotte nel vino, col gu-
scio; piemont., biscotti. - Vecchioni, castagne prima
lessate in acqua, poi fatte rasciugare e disseccare
nel seccatoio: sono serbevoli e si mangiano senz'allra
cottura. La loro buccia rimane alquanto grinzosa,
dal che la denominazione di vecchioni. Sono vec-
chioni, 0 specie di vecchioni, le vecchierelle dei Pi-
stoiesi, le mosciarelle dei Senesi, e quelle che si eli-
cono corone di marroni, perchè unite per la buccia
in tante filze.
Preparazioni. — Castagnaccio, specie di piccola fo-
caccia, 0 stiacciata di farina di castagne ridotta in
panicela e cotta in teglia o fra due lastre di pie-
tra ben riscaldate, frappostevi, fra le lastre e la pa-
sta, foglie di castagno, che nelle case montagnare
a tal uopo si conservano in filze: migliaccio, néccio,
niccio, pattona. Anche, specie di torta di farina di
castagne impastata con acqua e mescolativi per lo
più mandorle, pinocchi, noci, zibibbo; specialità fio-
rentina. - Castagnàccino (dimin. vezzegg.), casta-
gnaccio più piccolo, ma tatto forse con maggior cura
468
CASTAGNO — CASTELLARE
del castagnaccetto. - Farina dolce, la castagna ridotta
in faìHna. - Migliàccio, lo stesso che castagnaccio,
ma più comune in Firenze, anzi la sola voce co-
mune oramai. - Paitona, polenta fatta con farina di
castagne.
Del CASTAGNAIO — Sue operazioni — Suoi arnes^
Luoghi — Locuzioni e proverbi.
Castagnaio, chi raccoglie le castagne, le prepara,
le vende. - Bruciataio, bruciataia, colui o colei che
fa 0 vende le bruciate, la pattona o la polenta di
castagne: caldarrostaio. - Buzzurro, a Firenze, si
dice di quegli svizzeri che calano d'inverno in Ita-
lia ad aprir vendita di pattona, farina dolce, bru-
ciate, castagne e simili, e ritornano in prima-
vera ai loro monti. - Caldarrostaio, chi fa e vende
le caldarroste: caldarrostaro. - Castagnacciaio, chi fa
e vende castagnacci. - Pallonaio, chi fa e vende pat-
tona: e dicesi anche di chi, per consuetudine e per
essere in luogo dove gran parte di nutrimento è la
pattona, ne mangia spesso. - Ricoglilore, uomo o
donna fissato come garzone o garzona a ricogliere
le castagne quando cascano. - Succiolaio, o ballottato,
il venditore di caldallesse, chi le prepara, - Vento-
latóre, ventolatóra, colui e colei che ventolano le
castagne: più spesso, una donna.
Operazioni. — Arrostire, far le bruciate, cuocere
le caldarroste. - Castrare le castagne, intaccarne la
buccia, con un piccolo taglio, affinchè nell'arrostire
non iscoppino. - Diricciare, sdiricciare le castagne,
cavarle dal riccio. Diricciare è d'uso nel Casentino;
nella montagna pistoiese dicesi invece sgranellare o
sgranare le castagne. - Mondare, levar la buccia : ri-
mondare. - Pestare, delle castagne secche, premerle col
{>igione nella bigoncia, perchè perdano la buccia e
a sansa. Si dibucciano le castagne secche con varii
modi di percussione. Il più comune è ancora quello
di empirne a metà un sacco, il quale, preso per le
estremità da due uomini, si picchia a sbracciate so-
pra un ceppo 0 capra, che rimane tra mezzo ad
essi. - Raccattare, raccogliere le castagne da terra,
e si intende tanto delle castagne colatie, quanto di
quelle che si abbacchiano. - Ravviare, mettere in-
sieme e raccogliere le castagne. - Ricogliere, racco-
gliere. - Sbruscolare, votar le bruscole della sansa.
- Sbucciare le castagne, levar loro la buccia. - Sca-
nicciare, rompere il caniccio per buttar giù le ca-
stagne. - Scardare, estrarre le eastagne dai cardi;
lo stesso che diricciare. ■ Seccare, esporre le castagne
al sole 0 metterle in forno, perchè secchino. - Sgra-
nare, toglierle dal riccio. - Ventolare, vassoiare, av-
vassoiare, togliere le castagne secche dalle due bucce
ridotte in tritume con la percussione per mezzo
della vassoia (ventolacchio, le gusce trite delle ca-
stagne ventolate; ventolatura, il ventolare). - Sca-
rellare, rimovere le carelle per buttar giù le castagne
secche.
Castagnatura, raccolta delle castagne (Fanfani); il
tempo nel quale si raccolgono.
Arnesi. — Bùgnolo, specie di cesta fatta di vi-
mini, e in certi paesi di "sala o di paglia, con un
coperchio o senza, per mantener calde le ballotte,
quando chi le vende va in giro per la città. - Ca-
strino, piccolo coltello ricurvo adoperato dai bru-
ciatai per castrare i marroni. - Collroncino, grosso
panno a più doppi, col quale si coprono le bru-
ciate belle e cotte e versate dalla padella in un re-
cipiente adattalo, acciocché il calore non isvapori.
e diventino morbide e polpose. I Pistoiesi dicono:
mettere le bruciate a polpare, lasciarle impolpare,
per esprimere il coprirle col coltroncino o con altro.
Ditale, dito di cuoio o di vacchetta, usato dai
montanari per levare le castagne dal riccio. - Pa-
della delle bruciate, padella forata, per arrostirle. -
Pestone da castagne secche, specie di bastone con
tre denti a punta in vetta, usato per battere o pe-
stare in una bigoncia i marroni e le castagne sec-
cate e levar loro il guscio, per poi ventolarle. - Pic-
chiotto,specie di martello di legno, con manico lungo,
per diricciar le castagne. - Piccia, grosso bastone ar-
mato di un cepparellotto scanalato e rafforzato da
chiodi , col quale, a braccia e con destrezza,
il pestatore percuote le castagne secche per disgu-
sciarle. - Pigione, lungo bastone con una corona d'ac-
ciaio in fondo : serve per pestare le castagne nella
bigoncia. Corona, la parte del pigione d'acciaio fatto
a corona, che pesta le castagne secche. - Sceglilóia,
tavola bislunga, con isponde da tre lati, e ristretta
a canale dal quarto, in cui chi ama di conservare
intatta la farina fa ripassare a mano le castagne
(secche) per levarne via ogni rimasuglio dei due gusci.
Vassoia, nel Casentino e nel Pistoiese, largo vas-
soio di legno di faggio, come quelli che si adope-
rano per pulire dai gusci il cacao. L'operazione del
vassoiare o ventolare le castagne consiste nello scuo-
tere e tentennare, come si fa col vaglio, e gettare
destramente in alto tutto il pesto, e ritirare a sé
la vassoia. Con questi diversi moti, una parte dei
gusci è portata via dal vento e cade a terra, e molti
più, venuti alla superficie, ne sono levati con le
mani.
Luoghi. — Canicciaia, palco sul quale si mettono
a seccare le castagne. - Ricciaia, luogo dove si ten-
gono ammontati i ricci, perchè fermentino alquanto
e siano più agevoli a diricciare; e dicesi anche del
mucchio stesso dei ricci. - Seccatoio, stanza costruita
di pietre e di mattoni, in vicinanza del castagneto,
nella quale si fanno seccare col fuoco le castagne;
detto anche melato in alcuni luoghi della Toscana.
Caniccio, il graticcio d'assicelle, il piano dei metati
dove si mettono a seccare le castagne, facendovi
fuoco sotto.
Locuzioni e proverbi. — La raccolta delle castagna
è stata astiosa, delle ricolte quando sono a posti
buone, in altri no. - Le castagne secche dopo qual-
che giorno perdono il vinco, diventano vincide. -
Pan di legno e vin di nuvoli, castagne e acqua.
A San Simone con la pertica e col bastone, le ca-
stagne cascano. - Castagne secche, trastullo delle vec-
chie. - Per San Michele, la sùcciola nel paniere.
Castagno. Che è di colore simile a quello della
scorza delle castagne, tra il rosso e il nero, in va-
rie gradazioni : color baio (specialmente di cavallo),
caffè, capellino, lionato (lionato pieno ; lionato scuro),
lionino; marrone monachino, pulce; sauro (chiaro o
abbruciato chiaro o scuro), tabacco avana (dai si-
gari omonimi), tanè (mezzano tra il rosso e il nero).
- Castagniccio, castagnuolo', castagnolo, di color ca-
stagno leggiero. - Castagnino, del colore castagno
gentile.
Castagnola, castagnuola. Sorta di petardo,
di fuoco artificiale.
Castaldo. Il fattore. - L'amministratore dei
beni patrimoniali d'un principe e d'altri.
Castamente. Con castità, con pudore.
Castellano. Abitante o custode di castello -
Signore, feudatario.
CasteUare. Detto a castello.
CASTELLETTO — CASTIGO
46y
Castelletto. Registro tenuto da una banca e
da altri istituti di credito.
Castellina. Veggasi a noce.
Castello. Vasto edificio, nuinito di torri, nel
quale abitavano i grandi signori tra i loro vassalli:
manièro, rocca. Per lo più situato in altura, per do-
minare il piano, la valle circostante. Tngl., Baty;
ted., Schloss; frane, chdteau. Anche, luogo fortifi-
cato, fortezza - Terra murata e fortificata; piccolo
paese con mura. - Castellaccio, castellucciaccio, bi-
còcca, biccirncca, castello in cattivo stato. - Castel-
lare, castello rovinato.- Castelletto, castellotto, castel-
luccio, castelluzzo, castello da poco. - Castellano, di ca-
stello 0 del castello, appartenente a castello o al castello.
Akazar (voce araba), castello, fortino, che serve
anche di residenza ad un principe, o è unito a
qualche fortezza, oppure ne domina qualche altra.
- C'istrnm, in latino, castello. - Fortilizio, piccolo
castello fortificato.
Bertesca, torri cella di legname con feritoia, tal-
volta eretta nei punti più alti del castello. - Cas-
sero, la parte più forte di un antico castello, inal-
zata a foggia di torrione, sopra le mura. - Cinta, la
cerchia delle mura.- Cisterna, ricetto a guisa di poz-
zo, 0 stanza a vòlta, per raccogliervi l'acqua piovana.
- Feritoia, piccola e stretta apertura nelle muraglie,
larga internamente, stretta al di fuori, fatta per ve-
dere da lontano e, all'occorrenza, sparare armi da
fuoco. - Fossa, fossato, fosso, scavazione di terreno
intorno al castello, con entro acqua o no, per impedirne
l'accesso. - Guardiólo, la stanza attigua alla porta
principale e nella quale stavano gli armati a cu-
stodia.
Maschio 0 mastio, torrione solido e alto nel mezzo
di un castello. - Merlo, parte superiore della mu-
raglia, non continuata, ma interrotta a distanze
eguali: beccatello {merlatura, complesso dei merli;
merlare, munire di merli). - Ponte levatóio, ponte
fatto in modo da poter essere, mediante apposito
congegno ( carrucola e catene di ferro ) alzato
e abbassato a volontà. - Postierla, piccola porta,
di soccorso. - Tozzo, nome, in alcuni antichi e
grandi castelli, dato alla prigione.
Sala d'armi, la sala nella quale si custodiva ogni sorta ,
d'arme, di difesa e di offesa, posseduta. - Saracinesca,
cancello di travi, insieme congiunte, sostenute da
catene avvolte a un subbio : la si calava dall'alto al
basso per impedire il passaggio ad armati; porta
di tavoloni che stava incassata al disopra delle porte
principali e messa in modo che si poteva farla piom-
bare, scorrendo in adatte incanalature, per chiudere
le porte stesse. Dopo il medioevo le saracinesche
furono modificate, facendo le travi del cancello mo-
bili e indipendenti le une dalle altre, in maniera
che, avessero pure i nemici introdotto nella porta
qualche ostacolo atto a impedire la caduta dell'or-
digno, le travi, non impedite dall'ostacolo stesso, si
piantassero egualmente in terra. E questo nuovo
congegno fu detto organo. La saracinesca fu chia-
mata anche caditoia, caditora e, anticamente, ca-
teratta. - Spalti, 0 spaldi, i ballatoi che si facevano
in cima alle mura e alle torri. -^ Torre, edificio
costruito per rinforzo delle mura, comunemente
per difesa, per propugnacolo. - Torrione, opera di
forma rotonda con la quale si munivano le porte
principali. - Trabocchetto, apertura mascherata, in
qualche stanza, all'estremità superiore d'un pozzo
nel quale si precipitava qualcuno con inganno: bò-
tola, piombatolo; trabocchello, trabicolo (disus.). -
Ventiera, riparo rettangolare di tavole tra due merli
da potersi alzare e abbassare.
Burgravio, feudatario, signore di castello. - Ca^
stellano, abitante o custode di castello; chi aveva il
governo o il comando militare d'un castello; feic
datario, rocchigiano. - Castellana, la moglie del
castellano. - Castellanla, ufficio di castellano.
Castèllo. Macchina per ficcare pali in terra:
veggasi a pai o - Arnese di legni congegnati insieme,
nel quale si stendono le stuoie per il baco da
seta. - Baracca dei burattini : veggasi a burattino.
- Ossatura di macchina più o meno complicata.
0 parte di macchina.
Castigramàtti. Scherzosam., il bastone.
Castlfjrare (castigato). Infliggere castigo.
Castlg-atezza (castigato). Veggasi a costume.
Castigo 0 gàstigo. Il castigare o l'essere ca-
stigato, cioè l'assegnare, l'infliggere una pena (o il
riceverla) a chi sia caduto in fallo, in colpa; pena
che si infligge specialmente per educare: castiga-
toria (disus.), castigamento; gastigamento, gastiga-
tura; correzione, disciplina; giudizio, giustizia; le-
zione; paterna cura (Giusti), penitenza, punizione;
riprensione; vapulazione, vendetta, giusta vendetta.
Figur., bastone, battitura, cura, frusta, mazza, medi-
cina, sferzata, tirata d'orecchi, trebbia, verga di cor-
rezione 0 di disciplina. Iron., recipe, retribuzione,
ricetta, ricompensa. Il castigo può essere dolce, leg-
giero, lieve, aspro, duro; utile, inutile; paterno, se-
vero, ecc.
Baston della bambagia, castigo blando, ma non
senz'effetto. - Castigo efficace, quello che consegue
l'effetto, lo scopo per cui è dato: castigamatti; esem-
plare, il castigo che ottiene l'effetto di dare buon
esempio e indurre al bene: amaro frutto, medicina
santa; salutare, che corregge, induce a non ricadere
in fallo; terribile, molto grave, molto severo.
Castigare - Essere castigato o no, ecc.
Castigare: assegnare, dare castigo; dare il resto,
correggere; dare la paga, dare le croste; dare una
lezione, un ricordo; dare quel che non si desidera;
emendare; far giustizia, far pagare il fio; gastigare;
insegnare il galateo; mettere in castigo; non lasciare
incastigato, impunito; penitenziare ; ripigliare, ri-
prendere. - Figur., battere, chiarire, porre la soma,
sferzare, tirare gli orecchi, trebbiare. - Iron., gui-
derdonare, medicare, pagare, pagare di buona mo-
neta. - Scherz., cavare il grillo dal capo, fare il cui
rosso; far mangiare l'aglio (far pentire); insegnare
a radere i ceci; mandare scalzo a letto; mettere a
letto fra due lenzuola; pagare del lume e dei dadi;
porre il naso fra gli orecchi; strappar gli orecchi
per ricordo.
Castigare blandaniente : battere, picchiare col ba-
stone 0 coi bastoni della bambagia; battere con la
disciplina di prete Matteo ; battere col manico del
velo; dare un cavallo con le mucie.
Castigare esemplarmente, gravemente: dare una le-
zione, un esempio; fare chiarezza; castigare a mi-
sura di carbone o di carboni..- Aggiustare uno, con-
ciarlo, castigarlo a dovere, come si merita - Avere
una buona medicina, un buon castigo da infliggere.
Chiedere, domandare la testa di qualctmo (figur.)
volere che sia castigato. - Far ballare i buraitini,
far punire persone intriganti, potenti e piene di ma-
gagne, mettendo a nudo le bricconate commesse.
Far camiciuola, modo con cui si minaccia un ca
470
CASTIMONIA — CASTRARE
stigo, perchè cosi dicevano gli aguzzini delle galere
ai forzati quando li volevano bastonare. - Farla
passata: non pensarci più a una cosa che si voleva
punire. - Mettere al dovere, castigare, far agir diritto.
- Pagare uno, dargli il castigo che si merita. - Pur
nire, dar pena, castigo conveniente al fallo. - So-
narla, far subire un castigo non facilmente appli-
cabile.
Far giustizia di sé, castigarsi.
Castigatore, gastigatore, chi castiga - Castigamatti,
di persona che sa mettere a posto gli irrequieti, i
cattivi.
Essere CASTIGATO : cadere in castigo, in pena;
patir pena, le pene; avere le ciotte (Fanfani) ;
espiare; pagare il bando, il fio, lo scotto; patir
pena, le pene; render conto; riportar la pena;
scontare la pena; scontarla; soffrire, subire la
pena. - Figur., o scherz:. andar al prete per la
penitenza; mangiare i baccelli e spazzare i gusci;
mangiare i pesci e cercare le lische; mangiar le
noci col mallo ; non andare a Roma a pentirsi ; ri-
prender dattero per fico ; trovare scarpe per i propri
piedi. - Star fresco, di chi, per tallo, per colpa, è
in procinto di esser castigato. - Star freschi come
la ruta, più che la ruta, pagar presto il fio, essere
castigato.
Non essere castigato: passare senza pena, pas-
sarla liscia ; rimanere impune, impunito ; avere,
ottenere impunità, impunizione, incastigazione, im-
munità; farla franca, farla netta; sfuggire il ca-
stigo, salvarsi dalla pena; averla a buon mercato,
■ Impunemente, con impunità, senza incontrare ca-
stigo, senza pena, impunitamente; a man salva. -
Impunitario, nell'uso, qualcuno che sembri avere il
privilegio di passarla sempre liscia; impunibile, in-
tangibile, privilegiato. - Impunito, che non riceve
castigo, che riesce a schivare la pena; di delitto,
inespiato.
Luoghi di castigo — Massime e proverbi.
Parecchi i luoghi, e molti propriamente detti luo-
ghi di pena, come l'ergastolo, la prigione, ecc.
Dicesi casa di correzione il luogo, l'istituto nel quale
si chiudono i discoli; e compagnia di disciplina, in
Italia, i riparti di milizia (e i luoghi da essi oc-
cupati) che incorporano i militari colpiti da pene
disciplinari. - Berlina, luogo o palco sul quale si
esponevano per castigo i malfattori, dopo aver loro
applicato alia gola un collare di ferro e al petto un
cartello recante il titolo del loro delitto. - Gogna si
chiamava il collare; ma si dava lo stesso nome anche
alla pena e al luogo nel quale veniva eseguita. - Mitera,
cartoccio che talvolta si metteva in testa al con-
dannato alla berlina, conducendolo in giro in groppa
a un asino {pena dell'asino, condanna dell'asino) -
Orecchi di ciuco, benda che metteva ai ragazzi in
castigo.
Massime e proverbi. — A ogni tristo il suo di
tristo. - Chi vial semina mal raccoglie. - Chi rompe
paga, e porta via i ciottoli. - D'amaro seme nasce
frutto amaro (da colpa castigo). - Dove manca la
correzione, abbonda la corruzione.
Gli altri hanno mangiato la candela e tu smaltisa
lo stoppino, a chi paga il fio per altri. - // fuoco fa
saltar le vespe fuori dal vespaio (il castigo fa lasciare
la stanza del vizio). - La pena è zoppa, ma pure
arriva. - La penitenza coì^re dietro al peccato. -
La prima si perdona, alla seconda si bastona.
Tanto va la capra al cavolo che ci lascia il pelo.
• Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zam-
pino (chi s'avvezza a fare il male, prima o poi la
paga). - Tanto va la mosca al miele che ci lascia il
capo. - Tanto va la rana al poggio che ci lascia la
pelle. - Tanto va l'orcio per acqua ch'e si rompe.
Una le paga tutte, oppure una ne paga cento: il
castigo può tardare, ma infine sopraggiunge, e tutti
i falli si purgano in una volta. - Vcil più una ba-
stonata che cento arri, vai più un castigo che cento
prediche.
Gastimonia. Detto a castità.
Castità (casto). Astinenza dai piaceri carnali,
sensuali (contr. di sensualità, di concupiscenza):
continenza, purezza, purità. Simboli, il giglio, il fior
d'arancio. - Celebrate per la loro castità la greca
Penelope, moglie d'Ulisse, la Lucrezia romana, la
Susanna ebrea, ecc. - Vesta, figlia di Saturno e di
Opi, dea della castità.
Castimonia, castità di vita, abitudine di castità. -
Castità coniugale, nelle relazioni fra marito e moglie.
- Celibato, per certi preti, apparente stato di ca-
stità. - Continenza, astensione dai rapporti sessuali.
- Onestà, onore, nell'uso, la virtù, il pregio della
donna casta. - Virtù dicesi anche per castità.
Agnocasto, arbusto verbenaceo con le foglie e i
fiori del quale le sacerdotesse di Cerere formavano
i loro letti, come palladio della loro castità. Allo
stesso scopo, nel medioevo, se ne faceva uno sci-
roppo nei chiostri. - Cinto di castità, barbaro e ri-
dicolo istrumento imposto, nel medioevo, dai ma-
riti alle mogli, per impedire che, nella loro assenza,
altri potesse possederle. - Voto di castità, voto di
astenersi per sempre dai piaceri della carne.
Casto, chi si astiene dai piaceri carnali illeciti o
è continente nei leciti. Anche di cosa: casto letto,
casto talamo, casto velo, ecc. - Casto Giuseppe, di chi
ostenta pudicizia o castità ritrosa, ben sapendosi
come sia difficile possedere tale virtù. - Caste orec-
chie, che non sono abituate, né si possono abituare
a espressioni triviali, disgustose, spudorate. - Imma-
colato, senza macchia, castissimo. - Pudico, che ha
pudore; casto e modesto. - Virtuoso, detto anche
per casto.
Mantenersi, serbarsi casti, essere casti di costume,
far vita casta. - Essere, fare la casta Susanna, at-
teggiarsi a donna di molta severità di costumi. -
Far la monaca, la monachella, fìngere castità.
Castóne. Cavità dell' anello contenente la
geìnina.
Castore e Polluce. La costellazione dei
Gemelli.
Castóreo. Detto a castoro.
Castòro. Animale anfibio del nord dell'Europa
e dell'America: mammifero rosicante, di pelo
bruno, folto, con grossa coda, squamosa e forte. Si
dà lo stesso nome al suo pelo e alla sua pelle: questa
usata per fare guarnizioni, manicotti per signora,
colletti e pelliccie per uomo. Simile al castoro é il
miopotamo, mammitero americano. - Castóreo, prin-
cipio amaro, usato come antispasmodico e stimo-
lante in forme nervose e isteriche, nonché in 2^'>'<*'
fumeria: lo si .ricava da glandole speciali del ca-
storo, situate presso la coda.
Castracani. Detto a castrare.
Castrametazlone. Arte di piantare un ac-
caìtipatnento, un campo da guerra
Castraporcelli. Detto a maiale.
Castrare (castrato, castratura). Togliere o am-
mortire gli organi che servono al generare; pri-
vare gli animali dei testicoli; dell'uomo, evirare.
CASTRARE — CATARRO
471
- Accapponare, capponare, di esteso significato, dal
galletto ad altre bestie e all'uomo.
Castrato, l'agnello privo degli organi genitali:
agnelluccio, agnellotto; castratino, castroncello, ca-
stroncino; castrone; rozzone; mannerino; scherz.,
pasquin peloso. - Alluda, pelle di pecora e di ca-
strato, 0 di capra, conciata in allume. - Gigotto, co-
scia di castrato: coscetto, cosciotto.
Castratore, chi fa il mestiere di castrare gli ani-
mali, distinguendosi il castracani, il castraporcelli
•0 castraporci. - Castratura, l'operazione del castrare :
accapponaniento, accapponatura, castrazione.
Castrare (castrato). Intaccare le castagne, per
farne bruciate: veggasi a castagno. ■ Sopprimere,
togliere qualche parte, qualche frase da uno scritto,
da un libro e simili: espurgare. Uno degli alti che
può compiere il censore
Castrato. Veggasi a castrare.
Castratura^ castrazione. L'operazione del
castrare.
Castrense. Di accampamento, di campo
(militare).
Castrino. Piccolo coltello adoperato per castrare
le castagne: veggasi a castagno.
Castróne. L'agnello castrato. - Uomo stolido,
sciocco.
Castroneria. Atto, detto da sciocco: scioc-
chezza.
Casuale {casualità). Proveniente dal caso.
Casualità. Detto a ca^o.
Casualmente. A caso.
Casùpola. Detto a casa.
Cataclisma (cataclismoj. Grande sconvolgimento
del suolo, del terreno (es., quello attribuito al dir
hivio) ; grande inondazione; disordine come di
terremoto; riverso, rovesciamento, strabalzamento.
Catacómba {catacumbaj. Luogo sotterraneo,
specie di grotta, dove si rifugiavano i primitivi
cristiani (veggasi a cìHstianesimo), per sottrarsi
alle persecuzioni, attendere al culto, seppellire i
morti, ecc.
Catacresi. Figura di retòrica.
Catacustica. Parte dell'acustica che studia
l'eco, noto fenomeno del suono.
Catadriottrica. Veggasi a luce e a ottica.
Catafalco. Costruzione di legname che si erige
nel mezzo d'una chiesa, in occasione di funerale.
Catafratta, catafratto. Veggasi a corazza.
Catalèssi. Mancanza di sillabe alla fine di un
verso.
Catalessi, catalessia (catalèttico). Malattia
nella quale si sospende in un attimo l'azione dei
sensi e del movimento, e le membra e il tronco
conservano quelle posizioni che loro si fanno pren-
dere. - Catalettico, colpito da catalessi ; che soffre o
che ha relazione a catalessia.
Acatalessia, o acatalepsia, incertezza nella perce-
zione : stato contrario alla catalessi. - Estasi, malat-
tia somigliante alla catalessia, dalla quale non dif-
ferisce se non in ciò: che i veri catalettici non hanno
alcun sentimento esteriore e niente ricordano di
ciò che è avvenuto nel tempo del parossismo del
male, né dopo, mentre invece gli eslatici sono sem-
pre occupati da una idea molto viva e si ricordano
di ciò che loro è avvenuto.
Catalèttico. Che soffre di catalessia. - Ag-
giunto di verso, greco e latino, al quale manca
una sillaba in fine.
Catalètto. Specie di bara, o di barella.
Catalisi. Fenomeno chimico (veggasi a chi-
mica) per il quale una sostanza determina, con la
sua presenza, reazioni fra altre sostanze senza che
entri nel composto finale.
Catallettlca. Detto a economia politica.
Catalogare (catalogato). Fare il catalogo.
Catalóg'no. Specie di gelsomino.
Catàlogo. Distinta, nota, registro, in cui sono
registrati, per ordine alfabetico o di materia, i nomi
di più cose congeneri: carta, elenco, enumerazione,
indice, lista, memoriale, nòvero, quadro, ruolo, ta-
bella, tavola. - Catalogo del modellario, quello che
prescrive gli stampati, i registri, gli specchi, ecc.,
che ognuno deve tenere, e le carte periodiche che si
devono compilare e spedire. • Catalogare, fare il ca-
talogo; mettere a catalogo, registare nel catalogo;
elencare (neologismo).
CatalufTa. Sorta di drappo.
Catameniale. Detto a mestruo.
Catamenle. Veggasi a mestruo.
Catapécchia. Misera ca^sa. - Luogo squallido
di campagna.
Cataplasma. Medicamento, ivnpiastro, pre-
parazione di farmacia, tòpico di una certa con-
sistenza, preparato con farina o polpe emollienti;
se a base di senape, più propriamente detto sena-
pismo; quando caustico, vescicatorio, vescicante.
Applicare il cataplasma, ecc., veggasi a impia-
stro.
Cataplessia. L'apoplessia fulminante.
Catapulta. Detto ad arms (pag. 160, macchine
da guerra) e a guerra (macchine da).
Cataratta. Affezione consistente nell'opacità della
sostanza propria del cristallino dell'occliio e della
sua càpsula, con perdita delle facoltà visive: si di-
stingue in traumatica, congenita, diabetica, glauco-
matosa; capsulare, lenticolare; stazionaria, progres-
siva; lattea, molle, membranosa, sedimentosa ; fusata,
polare^ puntata, senile o dura, ecc., ecc. Falsa, quando
l'opacità non è nel cristallino e neppure nella cap-
sula. - Si opera asportando il cristallino. - Chera-
totomo, bistori speciale che serve ad incidere la
cornea quando viene praticata l'estrazione della ca-
taratta.
Catarrale. Di catarro.
Catarrina. Detto a scimmia.
Catarro (catarrale, catarroso). Secrezione, più
0 meno abbondante, di muco o muco-pus delle mu-
cose infiammate per lesione acuta o cronica (trae
origine da una causa esterna o interna che deter-
mini uno stato di irritazione nel connettivo sotto-
epiteliale): mucidaglia, mucinaglia, mucosità, scesa;
scolo. Scherz., ciabattino. Nel catarro mucoso
l'irritazione dà luogo ad una ipersecrezione ghian-
dolare; nel desquamativo, ad un rammollimento dello
strato epiteliale; nel purulento, alla migrazione di
leucociti dai vasi. Catarro primitivo, quello prodotto
da cause che agiscono, direttamente, ma in modo
primitivo, sulla mucosa. Catarro secondario, quello
che ha per causa un processo patologico preesi-
stente sulla mucosa. - Più comuni anticatarrali, cioè
rimedii contro il catarro: i preparati alcalini (ben-
zoato, solfato di soda, ecc.), i trementinacei, l'aro-
vina, l'antrasol, il sirol, Vanemonina (princinio at-
tivo dell'anemone pulsatilla), l'erba polmonaria, Ve-
ringio volgare, la poligala, l'acido canforico, la sa-
vonéa, ecc. - Anacatartico, ciò che provoca l'espet-
torazione, l'espulsione del catarro dal petto, dai
bronchi, ecc.; quindi, lo stesso che espettorante. -
Anapnoici, i rimedi che tacilitano l'espettorazione
472
CATARTICO — CATENA
- Pettorale, bevanda medicinale che giova alla spurgo
del petto.
Catarro auricolare, veggasi ad orecchio. - Ca-
tarro boccale, della bocca: la stomatite. - Ca-
tarro bronchiale, dei bronchi, della bronchite. - Ca-
tarro epidemico, deWinfluenza. - Catarro gastrico.
della gastrite. - Catarro intestinale: veggasi a diar-
rea e ad enterite. - Catarro laringeo, della la-
ringe. - Catarro nasale, del VMso, nella corizza e
nella rinite. - Catarro polmonare, del polmone. -
Catarro uretrale, blennorragia, gonorrea. - Catarro
uterino, dell'impero, - Catarro vaginale, della vagina.
- Catarro vescicole, della vescica. - Catarro vulvare,
della vulva.
Anacatani, espurgo per le parti superiori, cioè
per mezzo della tosse o del vomito, più particolar-
mente, espettorazione. ■ Blennopina, febbre catar-
rale. - Blennorrinia, la corizza. - Catarreuma, flusso
catarroso. - Catarsi, qualunque evacuazione natu-
rale 0 artificiale, che avvenga per una via qual-
siasi del corpo, ma, più specialmente, la purgazione
per secesso. - Rantolo, ansamento frequente o mo-
lesto con risuonante stridore del petto, del che è
cagione il catarro.
Scaracchio, sputo catarroso. - Somacchio, catarro
grosso.
Catarroso. — Chi o che ha catarro, ne soffre:
catarrone, scarcaglioso, sornacchioso. - Scatarrone,
chi scatarra sempre. - Accatarr amento, incatarra-
mento, produzione di catarro, - Accatarrarsi, inca-
tarrarsi, esser preso da catarro. - Scatarrare, spur-
gare, scaracchiare, tirar fuori molto catarro {sca^
tarrata, atto ed effetto). - Spettorizzare, spettorare,
espettorare, purgarsi il petto del catarro (espettora-
zione, espettorato). - Spurgare, cacciare, il catarro.
•Catàrtico. Detto a purgante.
Catarzo. Qualità di seta.
Catasta. Massa di legna. - Anche, mucchio
di cose riunite insieme.
Catastale. Del catasto.
Oatastaltico. Sinonimo di astringente.
Catastare (catastato). Fare catasta di legna o
mucchio di checchessia. - Registrare nel catasto.
Catasto {catastale). Descrizione dei beni stabili
d'un comune, d'una provincia^ d'uno Stato, con
la stima del loro valore, del loro reddito, più l'in-
dicazione dei proprietarii: fatta per servire a prova
di proprietà. Catasto dicesi anche il registro ali uopo
e ì'uflicio addetto alle operazioni del caso. - Cen-
simento: allibramento dei beni stabili a catasto, e
la loro valutazione. - Censo, ora, la misura dei
terreni d'uno Stato per il ripartimenlo delle impo-
ste. - Estimo, lo stesso che catasto. - Catastale, o
mappa di catasto, quella che comprende il territorio
di un comune, con l'indicazione della superficie delle
singole pezze, campi, prati, boschi ecc. - Parcellare,
la stima catastale fatta appezzamento per appezza-
mento. - Parcelle, nella misurazione catastale per
ciascun comune, gli appezzamenti appartenenti a di-
versi possessori ed aventi una data qualità di col-
tura e destinazione. - Per valbe, la stima catastale
per masse di coltivazioni e per comuni. - Voltura,
trasmutazione catastale, il voltare al catasto i pos-
sessi da uno in un altro padrone.
Accatastare^ catastare, sottoporre a catasto i beni :
allibrare, censire, censuare; accampionare. - Alli-
brazione, atto (allibramento) ed effetto dell'accata-
stare. - Capoposto, quello che, tra i diversi condo-
mini di un fondo, è portato primo nei libri cata-
stali.
Catàstrofe (catastròfico) . Grande disastro,
grande disgrazia. - Soluzione di un digamma.
Catechesi. Veggasi a cristianesimo e a istru'
zione.
Cateciiismo. Insegnamento della dottrina cri-
stiana (veggasi a cristi anesim^o), e il libro che
Io contiene.
Catechista. Insegnante, propagatore di catechi-
smo (veggasi a cristianesimo).
Cetechistico. Di catechismo.
Catechizzare (catechizzato). Insegnare il cate-
chismo, la dottrina del cristianesimo. - Anche,
propagare e persuadere.
Catecùmeno. Detto a battesimi (pag. 264,
prima colonna) e a religione.
Categoria. Riunione di esseri che hanno atti-
nenza fra loro e sono disposti secondo un determi-
nato criterio: classe, ordine, serie; divisione,
parte, tribù, famiglia, rango. - Termine della
filosofia e della milizia. - Categòrico, di catego-
ria, appartenente a categoria.
Oateg-oricaniente. Detto a rispondere.
Categorico. Di categoria. - Modo di rispon-
deve.
Catello. Il cane, piccolo. - Catellino, dimin.
Catena. Il legame, più o meno lungo, d'anelli
metallici, incastrati uno nell'altro e per lo più di
ferro, per uso di tener fermo alcunché, di appen-
dere la pentola o il paiuolo dal catnino, per colle-
gare le parti d'una macchina, ecc.: ferrea fune,
filza d'anelli. - Catenatamento, incatenatamento, con
catena. - Catenaccia, catenone, grossa catena. - Ca-
tenella, catenina, catenuzza, piccola catena. - Ferri,
ceppi, anelli, catene con cui si legavano i prigio-
nieri. - Maglia, ciascuno di quei piccolissimi cer-
chietti di ferro o di metallo, che servono a conca-
tenare checchessia.
Anello, ciascuno dei cerchi di metallo che com-
pongono la catena. - Gancio, specie di uncino pel
quale si appende la catena o pel quale si appende
ad essa qualche cosa. - Dentiera, qualunque mec-
canismo fatto a sequela di denti sopra una catena,
una ruota, una piastra o sbarra in guisa che l'uno
governi l'altro con forza e velocità determinata al
fine di trasmettere, dirigere od arrestare il moto. -
Paletto, verga di ferro alla testata delle catene, per
tenerle ferme. - Rampo, uncino dell'asticciuola in-
feriore, dove questa è unita alla catena.
Accavallare, di catena che si avvolge su sé stessa.
- Smagliare, scatenarsi, rompersi qualche maglia,
anello (la catena s'è rotta, s'è smagliata). - Scatenìo,
un gran rumore di catene.
Concatenare, collegare, unire mediante strumenti
che serrano come di catena - Incatenare {incatena-
mento, incatenato), mettere in catena, legare con ca-
tena; chiudere per mezzo di catene. - Ribadire, ri-
torcere, richiudere un anello della catena che si sia
aperto. - Scatenare, levare, uscir da catena {scate-
namento, lo scatenare; scatenato, liberato dalla catena).
- Scatenacciare, far rumore con catene.
Catena. Verga di ferro che serve a collegare un
muro a un altro. - Pezzo di pietra per collegare
qualche parte d'un edificio. - Lungo e continuato
tratto di montagne: veggasi a monte. - Istrumento
di agrimensura (catena agrimensoria). - Parte del-
V orologio, e l'oggetto col quale lo si assicura al
panciotto. - Sorta di m,isura. - Oggetto che si
mettti al collo per ornamento: monile, collana •
Figur., ordine, serie di cose o di persone (catena,
di soldati) - Modo di disporre la rima.
CATENACCIO — CATTIVARE
473
Catenaccio. Il chiavistello. ■ Termine del
lin,?uaggio parlamentare: rialzo di dazio.
Catena elettrica. Veggasi ad elettroterapia.
Catenaria. Detto a curra.
Catenella. Piccola catena. - Nell'uso, la catena
(d'oro, d'argento, ecc.) alla quale si tiene attaccato
Yoì-ologio.
Càtoi'a. Detto a mandorla.
Cateratta. Chiusura, noi canali e nei serbatoi,
che si alza o si abbassa per far passare acque o
trattenerle: chiavica. - Naturale cascata di un
gran fiume. - Malattia dell'occhio: cataratta.
Caterétlco. Detto a caustico.
OatórTa. Turba, folla; quantità, moltitu-
dine.
Catetere. Sonda per la vescica.
Cateterismo. Operazione di chirurgia.
Catèto. Detto ad angolo e a retta.
Catilinaria. Discorso violento contro qualcuno:
invettiva.
Catinella. Vaso a forma di catino, più pic-
colo.
Catlnellata. Veggasi a catino.
Catino. Vaso rotondo e concavo, di metallo o
di terracotta, ad uso, per lo più, di lavarsi; ado-
perato anche per far la barba, per lavarvi le sto-
viglie e simili: amola, bacile, bacina, bacinella, ba-
cinetta, bacino; bacinuzzo; catinozza, catinello, ca-
tinuzzo; concolina; lavabo, lavamani, lavamano;
scafarda. - Catinaccio, peggior, di catino; catino in
mal arnese o sporco. - Catinelto, catino piccolo, ma
non tanto quanto il catinino. - Calmino, catino
piccolo piccolo. - Calinone, grande catino. - Cattnuc-
CIO, piccolo catino e buono a poco.
Armatura, i legnami di varia forma, sopra quat-
tro regoli che, si chiamano zampe, congegnati in
modo che vi si adatti il bidè, o alcuna cosa simile;
anche, carcassa. - Calinata, quanto sta in un catino;
colpo dato con questo. - Giro, il segno circolare
permanente che lascia l'acqua intorno al catino,
al brocchetto, alla catinella, o altro vaso, nel limite
della sua superfìcie, quando non vi è frequente-
mente rinnovata, né il vaso lavato ogni volta. -
Portacatino, reggicatinella, arnese sul quale si po-
sano il catino e la catinella.
Bacinella, specie di catinella, ma di rame o di
altro metallo, per uso specialmente della cucina. -
Bidè (frane), catinella di maiolica o di metallo,
bislunga, stretta nel mezzo: la si pone sopra l'ar-
matura 0 carcassa, e sopra vi si sta seduti come a
cavallo per lavarsi da sotto. Si chiama così anche
la carcassa e la catinella prese insieme. - Catinella,
vaso assai cupo, di maiolica, di porcellana, o d'altro,
di forma quasi emisferica, che si posa sul cerchio
del lavamano per lavarsi le mani e il viso {ca-
tinellata, quanto può essere contenuto in una ca-
tinella).
Catinaio, colui che va attorno, vendendo catinij:
e anche chi li accomoda; più comunemente, spran-
gaio.
Catione. Veggasi ad elettrodo.
Catodo. L'elettrodo negativo di una corrente
in un voltametro.
Catone, catoneggiare. Veggasi a severità.
Catòrbia. Detto a prigione.
Catorcio. Il chiavistello.
Catorzoluto. Detto a scorza.
Catottrica. Parte dell'ohmica.
Catottroscopia. Detto ad ottica.
Catrame. Bitume solido che si trae, per di-
stillazione e combustione dal pino e da altri legni
resinosi: serve, per lo più, a spalmare le navi, i
canapi per difenderli dall'acqua; variamente com-
combinato, serve a moltissimi usi anche in medi-
cina. Con la denominazione di catrame, odi pece
liquida, si designano vari prodotti ; derivati dal
regno vegetale, dal regno minerale e dal regno
animale. Quindi: il catrame di legno, di torba, del
carhon fossile, Volio brutto animale od olio animale
fetido, ecc. Giova nelle malattie catarrali sciolto in
acqua, in pillole o pastiglie ; efficiente del vino Mar-
sala; adoperato per difendere dalle corrosioni del-
l'acqua marina cordami, ferro, legname nelle in-
dustrie navali. - Incatramare, impeciare, impegolare,
spalmare di catrame ; dare una mano, una passata
di catrame su checchessia.
Antracene, prodotto di distillazione del catrame,
base d'un importante gruppo di materie coloranti ;
usato nelle malattie della pelle. - Antrasol, catrame
speciale, utile nell'eczema o in altre malattie della
pelle. - Capnomoro, prodotto che si ha dalla di-
stillazione del catrame di legno: parte ingrediente
del fumo. - Catramino, sostanza estratta dal catrame,
dotata di spiccate proprietà espettoranti e molto
usata nei catarri cronici, sdtto forma pillolare o
sciropposa. - Creosoto, liquido oleoso incoloro, che
SI ottiene dalla distillazione del catrame di legno
di faggio; ha efficacia caustica e antisettica. -
Elatina, liquido oleoso estratto dall'olio di catrame.
Naftalina, sostanza della distillazione del catrame
minerale, usata come disinfettante per gli abiti, ecc.
• Paraffina, o paraffino, altro dei prodotti della
distillazione del catrame. - Parvolina, alcaloide del
catrame. - Ptece, catrame solidificato. - Pittacallo,
aurina derivata dal catrame di faggio. - Beteno
(retene), idrocarburo nel catrame di alcune piante
resinifere e di varie resine fossili : cristallizza in
fogliette madreporacee; ossidato, dà acido ftalico. -
Saccarina, prodotto derivato dal catrame, scoperto
da Fahlberg e Remsen: ha potenza dolcificante 500
volte superiore allo zucchero. - Toluolo, idrocarburo
del catrame, da cui si estrae; si forma anche con
la distillazione secca del balsamo del tolù e del
sangue di drago. - Xiloli, idrocarburi che contengono
due metili e si trovano negli oli leggieri di catrame.
Catriosso. Detto a pollo e a uccello.
Cattedra. La tribuna della scuola, nella
quale siede l'insegnante. - Luogo ove siede il
papa, il vescovo, assistente agli uffici di culto,
Figur., Vinsegnainento. - Cattedraticamente, in
modo cattedratico. - Cattedratico, di cattedra, ap-
partenente a cattedra; che si usa in cattedra.
Bugnola, cattedra M' Accademia della Crusca.
Il banco, dove siedono gli accusati in tribu-
nale. - Cattedra di san Pietro, veggasi a papa. -
Ex-cathedra, lett. dall'alto della cattedra; parlare
ex cathedra, cioè in modo dogmatico e cattedratico.
Cattedrale. La chiesa maggiore, primiziale,
di una diocesi e quella in cui sta la cattedra del
vescovo: architempio, chiesa matrice, chiesa metro-
politana, chiesa priorale, mastra chiesa. - Catledra-
litd, l'essere cattedrale.
Cattedràtico (cattedraticamente). Detto a cat-
tedra.
Cattivamente. In modo cattivo.
Cattivare, cattivarsi (cattivato). Rendersi
amico, conciliarsi l'amicizia di alcuno, ottenerne
la benevolenza, l'affezione, rendersene favore-
vole l'animo, specialmente in grazia di bei modi :
aggraziarsi, ingraziarsi, ingrazionirsi ; aggradinirsi ;
CATTIVERIA — CATTIVO
acquistar grado, amicarsi ; entrare nelle grazie, farsi
accetto; imbonire, indolcire, insinuarsi, introdursi
nell'animo, mettersi nel cuore; legarsi l'animo;
nropiziare, propiziarsi, rendersi propizio; acqui-
stare, acquistarsi, attirarsi, guadagnare, guadagnarsi
il favore.
Cattiveria. Detto a cattivo.
Cattivézza. Veggasi a cattivo.
Cattività. Prigionia, schiavitii.
Cattivo. Contrario di buono, moralmente e ma-
terialmente. Dicesi di chi ha tendenza al male, al
vizio, 0 di cosa che arreca male, dawno e simili ; di
qualità, disposizione dell' animo, della mente, di
tutto quanto riguarda l'uomo ; di chi non sa o non
vuole adempiere il proprio dovere; di chi è poco
atto, poco abile j non adatto in checchessia; di
cosa, per vizio o per difetto, non adatta all'uso de-
stinato ; di qualunque cosa materiale che non abbia
le qualità necessarie, secondo l'essere proprio ; di
ciò che è guasto, logoro, malconcio, o brutto di
forma, alterato, corrotto e, comunque, in cattiva
condizione; di ciò che è nocivo alla salute,
spiacevole di gusto, di sapore, di odore, ecc.;
di avvenitnento infausto, sinistro, non propizio;
di stagione, di tempo brutto, ecc. Chi è cattivo
merita biasimo, castigo, condanna, puni-
zione; suscita antipatia, disgusto; perde la
fiducia, la stima, ['affezione, V amorevolezza,
il favore, la simpatia, la protezione, ecc.
Cicuta, pianta ombrellifera, da cui si trae un ve-
leno narcotico: simbolo della cattiveria.
Cattivaccio, peggior. di cattivo, di persona, e sa
di scherzo. - Cattivello, di ragazzo tristanzuolo, ba-
rabba, biricJiino. • Cattivissimo, molto cattivo, de-
terrimo, iniquo, pessimo; cattivo come la peste e,
anche, semplicemente peste; roba da cani, da chiodi.
- Cattivane (famil.), detto, per lo più, a bambino, a
fanciullo caparbio, disobbediente. - Mediocre, non
del tutto buono, né del tutto cattivo. - Peggiore,
più cattivo. - Pessimo, superlativo di cattivo: di
fersone e di cose. - Cattivamente, in modo cattivo:
iecamente, sbiecamente, malignamente, malvagia-
mente, perversamente, tristamente, ecc.
Bieco, propriamente, significa storto; figurata-
mente, pravo; cattivo arnese, cattivo soggetto (di
persona), birbone. - Brutale, cattivo e, insieme, ir-
ragionevole, violento. - Empio, nell'uso, specialmente
e malamente ditto di chi è senza religione, ne-
mico della religione. - Iniquo, ingiusto, che non
agisce con giustizia (un abisso di iniquità, di
uomo iniquissimo). - Maligno, chi delle persone
e delle cose vede solo il male, e tutto interpreta
sinistramente. - Malo (lat.), cattivo. - Malvagio,
cattivo, perfido, detto di persona. - Nefario, scel-
lerato. - Perfido, sleale, malvagio. - Perverso, mal
volto, pessimo, ostinatamente: di cose e di persone.
Pravo (lat.), perfido, rio. - Beo, tristo, iniquo. -
Reprobo, cattivo e ribelle; riprovato da Dio. -
Scellerato, chi commette delitto, netandità {scelle-
rato!, titolo d'obbrobrio o di spregio, se non è
scherz.). - Tristo, malvagio non senza un certo
grado di turberia: tristanzuolo.
Figure di persone cattive.
Anima dannata, persona cattiva, perfida, incor-
reggibile. - Arnese, omaccio {brutto arnese, arnese da
galera, avanzo di (/alerà, degno della galera), arne-
saccio. - Aspide, persona d'animo cattivo. - Bello e
fello, bello e catt.vo. - Bel mobile, un cattivo sog-
getto. - Bestia nera (frane, bète noire), per indicare
persona malvista e malefica che ricorre spesso nel
fatto 0 nell'immaginazione. - Bona lana, buona lana,
di persona perversa, di persona trista.
Canaglia, di persona e, specialmente, di per-
sone vili, rotte alla mala vita {canaglia berrettina).
• Cànchero, di persona cattiva. - Cattivo fin dal
guscio, fin dalla nascita. - Giaccherò, uomo che si
sospetta tristo. - Cuore duro, freddo, di ghiaccio, di
marmo, di macigno, di tigre, di iena, cattivo, insen-
sibile, crudele, spietato, senza pietà. Cosi anche:
cuore col pelo, col pelo lungo come l'orso. - Da ca-
pestro, di persona trista, degna della forca, che fa
cose degne della forca. - Demonio, demnniaccio, di
ragazzo caparbio, irrequieto, e di persona brutta o
trista, 0 una cosa e l'altra insieme: diavolo (è
un diavolo, pare il diavolo, un diavolo scatenato, un
diavolo in carne e ossa; più brutto, più nero del dia-
volo). - Duro di cuore, inumano, che difficilmente
si muove a pietà. - Faccia proibita, da cattivo. -
Faccia scomunicata, di persona cattiva e sospetta. -
Fello, fellone, di mal talento, inumano, violento»
- Ferraccio, di persona trista, capace di tutto. - Fi-
guro, uomo tristo. - Fungaia, voce che, applicata
ad uomini, ha sempre un senso tristo, come allu-
dendo alla qualità dei funghi velenosi. - Furia in-
fernale, di persona brutta e rabbiosa: indiavolato,
energùmeno.
Gentaccia, di persone cattive.- Gente da ergastolo,
malvagia, perfida. - Ira di Dio!... Pezzo d'ira di
Dio!... di persona trista. - Mala bietta, commetti-
male, un poco di buono. - Malandrino, propria-
mente, rubatore di strada; anche, chi é uso a cat-
tive azioni. - Mascalzone, uomo abbietto e dato
al mal fare. - Mefistofelico, da Mefistofele, maligno
{faccia, sguardo, sorriso, insinuazione, consiglio). -
Mostro, di persona cattiva, feroce. - Boba da chiodi,
di persone o cose pessime. - Segnato da Dio, di
qualche zoppo, gobbo, guercio o persona difettosa
di corpo che si mostri cattiva. - Serpente, serpen-
tello, di persona molto maligna. - Sfriggine, donna
trista, cattiva, maligna.
Tizzone d'inferno (figur.), di persona cattiva che
eccita al male. - Uomo, omaccio cattivo, che s'in-
furia, maltratta, non conosce ragioni. - Uomo di
mala stampa, cattivo di natura, di carattere, di
indole. - Uomo di sangue cattivo, pronto all'ira,
alla vendetta, all' odio. - Uomo senza timor di
Dio, senza religione e senza amor del prossimo. -
Vipera (figur.), persona cattivissima, malefica.
Cattiveria — Modi di manifestarsi.
Cattiveria, abito cattivo. - Cattivezza, natura,
qualità di ciò che è cattivo, malvagio malvagità,
perfidia, perversità, scelleraggine, scelleratezza. -
Diavoleria, azione maligna, perfida. - Empietà, con-
dizione morale dell'empio e carattere delle sue
azioni.
Fellonia, malvagità; anche, slealtà. - Impro-
bità, malvagità. - Indegnità, l'essere indegno; azione
indegna. - Malignità, malvagità d'animo per cui si
è disposti a nuocere ad altri, nonché a vec'ere e
far vedere il peggio in ogni atto o detto d'altri:
pravità, nequizia.
Perfidia, slealtà, ostinazione perversa. - Per-
versità, astr. di perverso. • Pervertimento, il pei-
vertire o pervertirsi. - Scellei-aggine, scellerataggine,
scelleratezza, l'essere scellerato; azione da scellerato.
Grugnire, il brontolare di persona cattiva o
CATTIVO — CATTOLIGISMO
473
dispettosa, pronunciando parole inintelligibili o scon-
venienti e ingiuste. - Imperversare, infuriare (veg-
gasi a furia) contro persona o cosa. - Incattivire,
diventare, rendere cattivo, irritare, pervertire;
irritarsi, pervertirsi: darsi, ballarsi al callivo, a
far cattive azioni, darsi al demonio ; imbirbonire,
diventar tristo, malfattore. ■ hhiiavolarc, entrare
in furia Indiavolato, che ha del diabolico, è
malvagio, perverso. - Infellonire {infellonito), di-
venir fellone, incrudelire.
Perfidiare, ostinarsi slealmente, con perfidia, contro
la verità : anche, solo con ostinnzione. - Pervertire,
deviare dalla rettitudine, dal be^ne, dall'onestà,
dalla giustizia, dalla verità. - Rincattivire, di-
ventar più cattivo, peggiorare.
Locuzioni - Proverbi
Avere un diavolo per capello, locuzione tamiliare
e comune di qualche nostra regione, e vale essere
inquieto, cattivo, nervoso, operando e parlando in
modo conforme a tale stato. - Essere d'una tinta,
essere della stessa natura, ma sempre in senso tri-
sto; di mille tinte, di molle specie, e pure in cattivo
senso. - Essere pecora marcata, cattivo soggetto;
una vera arpia, una strega, di molta perfidia (spe-
cialmente donna); un certo /epatino, di persona che
dimostra cattivo cuore ; un malanno, un gran ma-
lanno, di persona trista da cui non si può ri-
cavar bene di sorta; un poco di bona, di persona
che fa dir di sé. - Non essere o non parere poi il
diavolo, di cosa o di persona tale da non poter disprez-
zarla o criticarla tanto. Anche, non esser tanto brutto.
- 0 tingono o scollano, di persone manesche o ma-
lefiche. - Il male lo fece bene e il bene lo fece male,
di un grande iniquo che fece tutto male, anche il
bene. - Parer quello che diede o tirò la lanciata a
Cristo, di chi abbia faccia sinistra; anche, parer
quello che diede lo schiaffo a Cristo. - Tristo mondo,
tristi tempi, locuzione frequente sulla bocca di chi
si lamenta dell'epoca in cui vive.
Proverbi. — A cattivo cane corto legname, bi-
sogna frenare i cattivi. - Il diavolo dove non può
mettere il capo mette la coda, le perione cattive
riescono sempre a fare del male. - // lupo non fa
agnelli. - La mal' erba non more mai, persone tristi
che, per quanto male si facciano, son sempre vive.
- Prima d'essere aceto fui vino, di persona fatta
incattivire dai maltrattamenti. - Se il lupo sapesse
come sta la pecora, pover'a lei, i tristi delle cattive
condizioni se ne approfittano: è fortuna che non le
sappiano sempre. - Tra il cànchero e la rabbia ci
corre poco, di due persone egualmente tristi, così
da non saper farne differenza. - Uomo rosso e cane
lanuto piuttosto morto e poi conosciuto: cattivi.
Cattivo. Per captivo: prigioniero, schiavo.
Oattolicismo (cattolico). La dottrina, la re-
ligione cattolica (derivato dai cristianesimo); la
Cliiesa che ha per capo il papa e si sviluppò
distinguendosi, dopo il concilio di Trento, dalla
Chiesa jyrotestante per quanto riguarda la costi-
tuzione, il culto, la disciplina e sopratutto perchè
è basata sul dogma: Chiesa apostolica. Chiesa
del Dio vivente. Chiesa Universale, Chiesa Vati-
cana, Madre Chiesa, Santa Chiesa; Magion di Dio,
Vigna del Signore; Congregazione dei ledeli, Il Cre-
do designa la Chiesa con le sue quattro caratteri-
stiche: « Credo nella Chiesa, una, santa, cattolica,
apostolica ». E la Chiesa di Roma aggiunge: Ro-
mana. Principali articoli di fede, specialmente in
ciò che ha di particolare, quando la si contronti
alle dottrine protestanti: Cristo fondò una so-
cietà visibile, che è la Chiesa, dandole per fonda-
mento, per capo, per supremo pastore, il jtapa,
a questi sottomettendo i vescovi. La Chiesa é in-
fallibile tutte le volte che si esprime, sia per la
voce dei vescovi, uniti al papa, sia per la bocca
del papa solo, per imporre a tutti un dogma di
fede 0 un precetto di morale. Unica giudice e
sola ^'uardiana della ve/'t«d rivelata, contenuta nella
tradizione e nella Bibbia, la Chiesa raccoglie la
prinm nelle costituzioni dei papi, nei canoni dei
concili, ne^li scritti dei padri, e mantiene l'inte-
i;rità della se-'.onda fissando il canone dei libri
santi, stabilendo le regole della loro interpretazione,
controllandone le traduzioni. Essa delinisce i dogmi,
esamina le novità, condanna ogni cosidetta eresta,
indica quel che ciascuno deve credere. Cosi, dap-
prima, 1 misteri (veggasi a mistero) della Trinità
(padre, figliuolo e Spirito santo, tre persone in una
&0ÌSi) e dell' incarnazione (veggasi a Cristo); poi, la
trasmissione del peccato da Adamo a tutti i di-
scendenti, che nascono colpevoli, redenti però dalla
morte di Cristo. Col giudizio finale, universale o
estremo, Dio giudicherà i vivi e i morti, alla fine
del mondo. 1 frutti della redenzione divina sono
agli uomini applicati per mezzo dei sacramenti, e
ogni sacramento (sono sette) è la via principale
della grazia, che rende la nostra anima gradita
a, JDio, forma il meritò delle nostre opere e ci dà
diritto al cielo. Al potere dottrinale la Chiesa cat-
tolica unisce il potere legislativo: mediante i ca-
noni dei concili e più spesso per le bolle dei papi,
essa regola tutto ciò che ha relazione al culto e
alla disciplina; stabilisce leggi e ne dispensa. In
confronto con gli Stati civili, reclama una assoluta
indipendenza nel dominio spirituale e per altre
questioni si regola in base a un concordato. Parti-
colare ed esclusivo carattere del cattolicismo è
l'alTermazione dell'autorità spirituale (non senza
pretesa a quella tetnporalé), avente nel papa la
sua più alta espressione. Il cattolicismo mira a col-
pire l'immaginazione dei fedeli con la pompa e la
teatralità d'ogni sua cerimonia; cerca di eccitare il
fervore religioso con la divozione all' eucaristia,
con l'osservanza dei sacramenti, le mortificazioni,
le pratiche della quaresima, i pellegrinaggi, le
predicazioni, Y indulgenza, il culto della iWadonno,
dei santi, dei beati, ecc., ecc.
Chiesa ambrosiana, la milanese, istituita da san-
t' Ambrogio, con qualche rito speciale e qualche
privilegio. - Chiesa cattolica francese, setta fondata
a Parigi, dopo il 1830, dall'abate Chatel, per l'istru-
zione degli eretici nuovamente convertiti; e Nuove
cattoliche, congregazione di donne fondata nella
stessa epoca e allo stesso scopo. - Chiesa greto-
latina, la chiesa greca rimasta unita alla cattolica,
diversamente dalla greco-scismatica - Curia romana,
l'amministrazione della Chiesa cattolica, nel suo
complesso: veggasi a papato. - Libera Chiesa in
libero stato, nota formula di Cavour.
Cattolicamente, in conformità alla religione cat-
tolica. - Cattolicissimo, esageratamente cattolico. -
Cattolicizzante, volgente al cattolicismo. - Cattolicità,
carattere catto. ico, in conformità alla dottrina catto-
lica. - Insieme dei paesi cattolici. - Una delle note
della vera Chiesa, che deve estendersi a tutti i
tempi e a tutti i luoghi.
Cattolico, chi 0 che professa il cattolicismo: or-
todosso, papista; membro del corpo mistico della
476
CATTOLICISMO
Chiesa (Tramater) - Cattolici liberali, parte dei cat-
tolici che seguono le istituzioni mondane e il pro-
gresso. - Caitolici tedeschi, nome dato agli aderenti
d'una setta religiosa fondata in Germania nel 18't4.
- Ortodossi, titolo preso dai seguaci^ della Chiesa
d'Oriente, in opposizione ai Greci Uniti, ai Latini
e alle varie sette.
Paesi bassi catlolici, nome dato, un tempo, al
Belgio, in contrapposto all'Olanda, diventata pro-
testante. - Primogenita della Chiesa, pel Vaticano,
la Francia, prima che questa dichiarasse la sepa-
razione della Chiesa dallo Stato. - Stali cattolici,
quelli nei quali la religione cattolica è esclusiva o
predominante - Vecchi cattolici, gli aderenti al vec-
chio catlolicismo, movimento provocato in Germania
da parecchi preti cattolici, tra gli altri il celebre
Dollinger, i quali rifiutarono di sottomettersi alla
proclamazione del dogma deìV infallibilità del papa,
fatta dal concilio vaticano. Analogo movimento si
produsse nella Svizzera e diede origine ai cattolici
cristiani, diffusi a Berna, a Zurigo, a Ginevra.
Capitoli caitolici, i sette capitoli inscritti nel ca-
none del Nuovo Testamento: due di San Pietro,
tre di san Giovanni, quello di san Giacomo e quello
di san Giuda. - Emancipazione dei caitolici, legge
inglese che abilitò i cattolici di tutto il regno Unito
a sedere in parlamento e a servire io Stato. - Mae-
stà cattolica, titolo conferito, nel 1491, ai re di
Spagna dal papa Alessandro VI. - Re cattolico, re-
gina cattolica, maeslà callolica, titoli conferiti ai so-
vrani di Spagna da papa Alessandro VI.
Calvaristi, associazione per la propaganda della
fede cristiana cattolica. - Democristiani, o de-
mocristi (neol.), cattolici con tendenza socialista,
ma deliberatamente ossequenti alla volontà del
pontefice. - Gesuiti, congregazione mondiale della
Chiesa cattolica (veggasi a gesuita). • Maroniti,
cattolici di rito siriaco, sul monte Libano. - Ritua-
listi, in Inghilterra, coloro che prediligono le ceri-
monie della Chiesa cattolica. - Sacramentari, coloro
che negano la presenza reale di Cristo nell'euca-
ristia: seguaci di Carlostadio, Zvingli e Calvino,
Acattolico, non cattolico: per le relative comu-
nioni 0 sette, veggasi a cristianesimo. - Anticat-
tolico, contrario al catlolicismo. - Erètici, per i cat-
tolici, coloro che non professano il catlolicismo:
veggasi ad eresia. - Eterodossia ("eterodosso), dot-
trina contraria alla religione cattolica. - Riforma,
il luteranesimo. - Scisma, veggasi a questa voce.
Figure, simboli, luoghi supposti
Edifici — Ordinamento.
Agnello di Dio {agnus Dei), il Verbo incarnato -
Angelo, creatura incorporea, nunzio di Dìo. -Apo-
stolo, veggasi a questa voce. - Colomba, simbolo dello
Spirito Santo. - Diavolo, angelo cacciato dal pa-
radiso, demonio.
Lingue di fuoco, queWe che discesero agli apostoli
per virtù dello Spirito Santo. - Madonna, Maria
Vergine (M. V.). - Martire, chi abbia crudelmente
solferto per la fede. - Padre eterno, la prima per-
sona della Trinità, insieme col ^glio e con lo Spi-
rilo Santo. - Paracielo, lo Spirito Santo. - Santo,
colui che da Dio é eletto nel numero dei beali e
dalla Chiesa cattolica tenuto e canonizzato come
tale. - Triade, tre persone delia Trinità. - Verbo
divino, Gesù Cristo.
Eden, il paradiso terrestre. - Inferno, luogo di
pena, di espiazione eterna, dopo morti. - Limbo,
luogo di pena immaginato dalla Chiesa cattolica,
destinato alle anime buone non cristiane, senza colpa.
- Paradiso, luogo di delizie, soggiorno dei beati.
- Purgatorio, luogo di pena non eterna.
Edifici del culto cattolico o attinenti. — Ol-
tre la chiesa, sono la badia, il battistero, il
campanile, la cappella, la certosa, il chio-
stro, il convento, ['episcopio (palazzo del ve-
scovo), {'oratorio, Yospizio, il santuario.
Ordinamento, gerarchia. — L'ordinamento com-
prende varie categorie di religiosi (veggasi a
religioso) e religiose, comunemente distinti sotto
i nomi di prete, frate, sacerdote, monaca^
molti inscritti in un ordine con denominazione
propria, tutti insieme componenti il clero. Nella
gerarchia si distinguono l^abate, Yarciprete, il cap-
pellano, il chierico, il coadiutore, il diacono, il
parroco, il proposto, il canonico, il vescovo,
il cardinale, il patriarca, il paita.
Pratiche del culto.
Alcune funzioni {offici, offizì divini). — Sono la
messa, sacrificio del corpo e del sangue di Oisto;
il battesimo, la cresima; le esequie o funerale;
il mese di Maria, funzione celebrata in maggio e in
onore alla Vergine; la novena, in onore di qualche
santo 0 della Vergine^ per il periodo dì nove giorni,
spesso recitando il rosario; le ore canoniche,
0, semplicemente, le ore, il cantare, che i preti fan-
no, in coro, salmi e preci in certi periodi della
giornata; la processione, in onore di qualche
santo, della Vergine o di Dio; le quaranfore,
esposizione del sacramento per tre giorni consecu-
tivi.
Aspersione, l'atto e l'effetto dell'aspergere, ossia
dello spruzzare con l' acqua lustrale. - Benedi-
zione, l'atto del benedire che fa il prete, e la cosa
henedetta: benedizione apostolica, quella che im-
partisce il papa; nuziale, nel rito del matrimonio
ecclesiastico; estrema, in punto di morte; del sa-
cramento, quando lo si espone e, cantando il Pun-
ge lingua o altre preci, il sacerdote, voltosi ai fe-
deli, fa col sacramento una croce. - Comunione,
il sacramento dell' eucaristia: pane, cibo degli
angeli. Parte della messa {comunione spirituale,
quando il cattolico riceve il sacramento col desi-
derio). - Confessione, narrazione dei propri pec-
cati che il cattolico fa al prete.
Digiuno, astensione dal cibo in determinate
epoche {giorni magri, assegnati al digiuno dalla
Chiesa cattolica; neri o tutti neri, di intero digiuno).
- Esercizi spirituali, meditazioni che si fanno per
Io spazio di alcuni giorni in qualche ritiro, o an-
che nelle chiese. - Giro di quarant'ore, visita alle
diverse chiese quando vi si tiene esposto il sacra-
mento, ognuna alla sua volta nel corso di tutto
l'anno. - Lavanda dei piedi, q^uella che si fa a do-
dici poveri, il giovedì santo, in memoria del lavar
dei piedi che fece G. G. agli apostoli. - Mortòrio,
ufficio de'morti; onoranza nel seppellire i morti, -
Novena, periodo di nove giorni consecutivi in cui
si pratica qualche particolare devozione. - Offerta,
quella che in certi tempi, o in certe occasioni, si
dà ai sacerdoti 0 ad altre persone religiose, in onore
di Dio. - Ottava, prorogazione della stessa solennità
per otto giorni, con prediche consecutive {ottava-
rio), e il giorno ottavo, dopo la festa.
Parasceve, preparazione, e cosi dicesi il venerdì
CATTOLICISMO
477
santo, consacrato alla memoria del redentore. - Pro-
piziazione, sacrifizio ofTerlo a Dio per renderlo pro-
pizio. — Quattro /e?H;)ora, quiiltro tenij)i di dif,'iuno,
praticato in ciascuna delle quattro stagioni del-
l'anno, per tre giorni ogni volta, il mercoledì, il
venerdì e il sabato, nella prima settimana di qua-
resima, nell'ottava di Pentecoste, nella terza di set-
tembre, nella quarta di dicembre. - iio(/a2toni (tem-
§0 delle rogazioni), processioni che si tanno tre
i continui prima dell' « Ascensione », per impe-
trare buon raccolto. • Sacrificio, otTerta solenne
fatta alla divinila per renderle omaggio e invo-
carne la grazia - SeUena, sette giorni di penitenza.
• Unzione, vegga si a sacramento ■ Via crucis,
devozione per la quale, i fedeli passano davanti a
quattordici rappresentazioni (quadri o sculture) dei
tatti della Passione, delle Staziom della Via Crucis.
- Viatico, sacramento cbe si da ai moribondi. -
loto, promessa che si fa alla divinità o a' suoi santi,
di cosa che si crede, torni loro gradila.
Preghiere. — Assoluzione, breve orazione del
mattutino, che si recita, finito il notturno, prima
di cominciare le lezioni. Anche, le preci che si
fanno intorno alla bara, o al tumulo dei defunti. -
Atto di fede, la preghiera dei cattolici. -Esercizi
di pietà, di religione, di culto, le funzioni, le pre-
ghiere, ecc. - Lezioni, breve capitolo della Sacra
Scrittura o dei S. Padri, che si recita al mattutino
dopo i salmi. - Litanie, invocazione a Dio o ai
santi, con una serie d'epiteti lodativi ripetuti suc-
cessivamente (litanie a mazzetti, a tre invocazioni
per volta). - Orazione, preghiera a Dio; anche,
panegirico. - Rosario^ la corona che serve per
contare le poste del rosario, i paternostri e le
avemarie. - Salutazione evangelica, avemaria, pre-
ghiera alla Vergine. • Salve Regina {ti saluto, regina),
invocazione a Maria Vergine. - Triduo, preghiera,
preghiere che si fanno in tre giorni consecutivi,
0 come preparazione a qualche festa. - Vespro, una
delle ore canoniche.
Feste principali. — Libri, arnesi, ecc.
Feste principali. — Alcune sono fìsse, altre mo-
bili. Fisse: la circoncisione (1 gennaio), l'epifania
(6 gennaio), la purificazione dì M. V. (2 febbraio),
i santi Pietro e Paolo (29 giugno), assunzione di
M. V. (15 agosto), la natività di M. V. (8 settem-
bre), Ognissanti (1 novembre), l'immacolata conce-
zione (8 dicembre), il Natale (25 dicembre). Mo-
bili: l'avvento, la domenica delle palme, la /jct-
sqiia, la pentecoste, o pasqua delle rose, l'ascen-
sione di Cristo al cielo, il Corpus Domini, ecc. Al-
tre feste, in onore di M. V. : la presentazione al
tempio, il 21 novembre; l' annunziazione (del conce-
pimento), il 25 marzo; la wsttozione (della Vergine
a santa Elisabetta), il 2 luglio; la candelaia {can-
delora, purificazione), il 2 febbraio, in memoria del
presentarsi che fece la Vergine al tempio per pu-
rificarsi. - Giubileo, festa bandita a intervalli dal
pontefice, con certe regole, per la remissione dei
peccati. Ottava, gli otto giorni, uno dopo l'altro,
durante i quali la Chiesa cattolica celebra le gran-
di feste di Natale, Pasqua e Pentecoste; anche, il
giorno in cui l'ottava sì chiude.
Libri e simili. — La Bibbia già citata.- Diret-
torio, calendario che serve di regola ai sacerdoti
per la celebrazione della messa e la recitazione
dell'uificio. - Filotea, libro di devozione. - Inno,
composizione poetica, atta ad essere cantata, in
onore di Dio e dei santi. Inno ambrosiano, il le
Deum. - Lamentazione, quella specie di poesia ma-
linconica composta dal profeta Geremia e cantata
in chiesa nella settimana santa. - Responsorio, com-
plesso di parole, d'ordinario tratte dalla Sacra
Scrittura, che si dicono e si cantano nell'officio
della chiesa, dopo le lezioni o dopo i capitoli che
si ripetono o interi o in parte. - Rituale, libro
usato nella Chiesa cattolica (dal 1614) e in alcu-
cune comunioni protestanti, contenente l'ordine di
tulle le cerimonie, di tutti i riti del culto, con le
preghiere scritte per l'ammiiiistrazione di sacra-
menti. - Salterio, il volume dei salmi di David; lo
stesso che salmista.
Arnesi ed altro. — Aspersorio, arnese, quasi in
forma di pennello, per aspergere con l'acqua santa.
- Olio santo, olio consacrato per l'amministrazione
di alcuni sacramenti. - Linteo, pannolino usato nei
riti religiosi. - Saettia, triangolo di legno sul quale,
la settimana santa, si pongono le candele e si spen-
gono ad una ad una, prima di batter le tenebre. -
Tabella, strumento, di suono strepitoso, usalo la
settimana santa, invece delle campane. - Per altre
voci, veggasi a chiesa e a sagrestia.
Cose e termini varii.
Ascensione, crocifissione, passione, risurrezione,
veggasi a Cristo.
Carisma, la grazia consolatrice dello spirito santo.
- Crisma, detto a sacraìnento. - Croce, slru
mento sul quale fu confitto Cristo. - Dottrina (lai.),
i principii della religione cattolica, e il libretto dove
sono formulati, a domanda e risposta.
Indulto, dispensa dalle astinenze quaresimali, che
si accorda dal papa per mezzo de' vescovi. - 1 No-
vissimi, le quattro estreme cose che aspettano l'uomo:
la morte, il giudizio, l'inferno, il paradiso. - Iper-
dulia, culto che si tributa alla Vergine, come ma-
dre di Cristo, e ai santi. - La novissima tromba,
quella del giudizio universale. - Liturgia, l'or-
dine e la scienza delle cerimonie o dei riti. -Parte
delle cerimonie.
Miracolo, atto od opera, ipoteticamente, del po-
tere divino, fuori delle leggi della natura. - Missione,
ufficio del missionario, cioè del sacerdote che va a
predicare tra gli inledeli. ^- 3Iistero, tutto ciò
che la Chiesa propone ai fedeli, come punto di fede.
Cerimonia religiosa e soggetto sacro da contem-
plarsi. - Paternostro, le pallottoline maggiori della
corona, lenendo in mano le quali, si recita un pater
noster. Le minori, si dicono avemarie. • Penitenza,
come sacramento, nella chiesa cattolica, è quel rito,
in forma di giudizio, nel quale il penitente si ac-
cusa dei propri peccati ad un sacerdote approvato,
il quale lo assolve. - Perdono, indulgenza concessa
dal papa ai penitenti per la remissione delle pene
nell'altra vita. - Presepio {Iz-i-praesèpe: stalla, grep-
pia), la capannuccia che si fa per -Natale. • Purijì-
cazione, la benedizione che ricevono le donne dopo
il parto la prima volta che vanno alla chiesa: é
festa che la Chiesa celebra il secondo giorno di
febbraio, in memoria della presentazione di Maria
al tempio quaranta giorni dopo la nascita di Cristo.
Quaresimale, quaresimalista, veggasi a quaresima
e a pì'edicatóre. - Rito, modo di trattare este-
riormente le cose di religione. - Rubrica, regola che
si deve osservare nelle sacre funzioni.
Scoìminica (maggiore e minore), pena propria della
Chiesa cattolica: consiste nel mettere al bando dalla
478
CATTOLICITÀ — CAUTELA
comunione dei fedeli. - Semidòppio, uffizio nel quale
non si raddoppiano le antifone. - Simbolo apostolico,
ciò che comunemente si chiama il credo, ossia l'atto
di fede cattolica. - Iransustanziazicne, veggasi ad
eucaristia. - Mgilia, il giorno che precede qual-
che festa, e nel quale si suol digiunare.
Cuttolicltà. Detto a cattolicismo.
Cattòlico, veggasi a cattolicismo.
Cattura. Atto delV arrestare, che fanno gli
agenti della forza pubblica. - Sequestro di merce.
Catturare (catturato). Veggasi ad arrestare
Catùba. Detto a inusicali istrumetiti.
Caudatàrio. Detto a sacerdote.
Caudato. L'animale con la coda.
Càule. Il fusto di più d'una pianta, piccola.
Oauloma. Veggasi a pianta.
Causa. Ciò che produce un effetto o, in un modo
qualunque, esercita qualche influenza. Fatto, av-
venimento, atto, azione che ha conseguenze. Ciò
che è origine o principio di checchessia: germe,
radice, seme, semenza, semenzaio, sorgente. Figur.,
padre, madre. - Anche la ragione, il titolo, il mo-
tivo per cui si fa o avviene una cosa: cagione,
argomento, materia, occasione; il perchè di
una cosa (lat., quia). - Per estensione di significato,
appicco, pretesto. - Causale, di causa; che si rife-
risce ad una causa; procedente da una causa. - Cau-
salità, la qualità astratta di ciò che è causale.
Cause p-sicìie, quelle che agiscono per virtù pro-
pria e assoluta, producendo immediatamente il loro
elletto; morali, le cause che agiscono in qualche
modo dipendentemente dalle fisiche. - Cause morbose,
quello che producono malattia. - Causa accessoria.
occasionale; efficiente, principale; incidentale, per
incidenza, per evento o particolarità di qualche
evento; specifica, che determina, come i veleni, di-
sturbi speciali nel sangue. - Concausa (non comune),
causa che produce un effetto con altre: causa con-
comitante, compagna.
Cagioncella, dimin. di cagione, e differisce da ca-
gionuccia, in questo: che indica più la piccolezza
che la meschinità. - Favilla, una piccola causa. -
Molla, il movente (la molla segreta delle anime
umane).
A causa, modo avverb., che significa riterimento
d'azione o simile alla cagione, alla causa onde de-
riva: a cagione, in causa, per causa; cagion di que-
sto 0 quello; causa ciò; per un motivo,- in virtù,
per virtù di...; in grazia, per grazia, per via di...:
mediante, stante; a riflesso, in considerazione, in
contemplazione, per riguardo.
Causare, essere causa: apportare, importare, por-
tare un effetto; arrecare, recare conseguenza; dare
argomento, materia; far sì che... (avvenga una cosa
0 ì'altra); fruttare, germinare, indurre; occasionare,
dare occasione, produrre, provocare, rampollare;
tirarsi dietro. Figur., generare, produrre. -
Causativo, che ha potenza di causare; atto a cau-
sare. - Causato, cagionato, provetto, originato, ecc.
Accagionare, attribuire a cosa o a persona la
causa, 0 la colpa, di checchessia: addossare, inca-
gionare, imputare. - Concorrere, di più cause che
tendono a un medesimo effetto.
Acqua cheta, per significare i grandi effetti che
spesso produce una piccola causa, quando agisce
senza interruzione.
Felix qui potuit rerum cognoscere causam (felice
chi può conoscere la causa delle cose), assioma di
Virgilio, nelle Georgiche. Contrariam., dice la Bibbia:
« chi aggiunge conoscenza, aggiunge dolore ».
Causa. Termine legale : la questione, la lite, fra
due 0 più parti, davanti a un giudice, a un tri-
bunale. - Attuare, trattare una causa: veggasi a lite.
Causale. Di causa.
Causalità. Detto a causa.
Causare (causato). Produrre causa.
Causativo. Detto a causa (sotto causare).
Causìdico. L'avvocato; chi tratta, difende una
causa giudiciale, una lite.
Càustica. Detto a curva.
Causticazione. Applicazione del caustico.
Càustico. Nome dato a tutte le sostanze che '
alterano i tessuti animali coi quali vengono a con-
tatto, cosi da rendere assolutamente impossibile la con-
tinuazione della vita, per effetto di un'azione, fisica
0 chimica, locale, che arriva fino alla mortificazione
delle cellule. Tali: l'acido acetico, il nitrato d'ar-
gento, l'acido arsenioso, l'acido cloridrico, l'acido
fenico, il permanganato di potassa, la potassa cau-
stica, l'acido solforico, il cloruro e il solfato di
zinco, ecc. Notissimi anche la pasta di Canquoin,
la pietra divina, i bacilli o cilindri caustici, ecc.
I caustici hanno largo uso nella terapia,
per distruggere le piccole neoformazioni (con-
dilomi, pòlipi mucosi, nei materni, porri, tumori),
per modificare ulcere o piaghe, per distruggere virus
inoculati, come sulle ferite, ecc. - Cateretici, caustici
leggieri o quelli adoperati in piccola quantità, -
Diabrotiche, le sostanze che stanno fra le escaro-
tiche e le caustiche. - Diacaustico, corpo che può
riuscire caustico per rifrazione dei raggi caloriferi,
come la lente biconvessa. - Escarotici, i caustici più
attivi. - Pirotici, medicamenti caustici.
Causticazione, o cauterizzazione, operazione chi-
rurgica con la quale si cauterizzano, si distruggono
i tessuti ; è detta potenziale o chimica, quando fatta
con i caustici acidi (acido nitrico, solforico, clori-
drico, acetico, fenico, cromico, lattico, ecc.), con
i caustici alcalini (potassa caustica, pasta di Vienna,
caustico di Filhos, ecc.), oppure con i caustici me-
tallici (nitrato d'argento, o «pietra infernale », sol-
fato di rame, cloruro di zinco, nitrato di piombo,
pasta corrosiva di Graef, ecc.) ; causticazione attuale,
quella che si otteneva un tempo con i carboni ac-
cesi, l'acqua e l'olio bollenti e con altri mezzi bar-
bari, oggi disusati e sostituiti dai cauteri attuali, dal
termo-cauterio di Paquelin, dal galvano-cauterio]:
comunque fatta, essa si divide in mediata e immediata,
a seconda che l'alta temperatura agisce sui tessuti
attraverso un corpo estraneo, che ne attenui l'a-
zione, oppure direttamente. Secondo la forma, la
causticazione si distingue in circolare, a raggi, pa-
rallela, a freccia, a fascia ecc.; secondo la sede, in
periferica o centrale. E dicesi, poi, subentrante quando
l'applicazione dei caustici si ripete due o più volte
nello stesso punto, fino a raggiungere la profondità
voluta - Caustico foro, istrumento per portare il cau-
stico: porta-caustico.
Cautèrio, istrumento per la causticazione, costi-
tuito da metallo reso incandescente o direttamente
dal fuoco 0 dal passaggio in esso di alcuni vapori
speciali, ovvero da una corrente elettrica di una
certa intensità. Nel primo caso si hanno i cauteri
propriamente detti, nel secondo il termocauterio, nel
terzo il galvano-cauterio termico. Vari di forma,
avendosi cauteri a becco d'uccello, a coltello, a bot-
tone, anulari, cilindrici, conici o a punta, nummur
lari, prismatici, stihformi, ecc.
Cautamente, Con cautela, con prudenza.
Cautèla. Modo di procedere o considerazione
CAUTELARE — CAVALCARE
479
per cui si usa circospezione, prudenza. ■ Garan-
zia, malleveria
Cautelare, cautelarsi (cautelato). Veggasi a
malleveria e a prudenza.
Oautério. Già sinonimo di caustico: ora pa-
rola adoperata, in chirurgia, quasi esclusivamente
a indicare gli ìstrumenti con i quali si eseguisce la
eausticazione.
Cauterizzare, cauterizzazione [cauteriz-
zato). Operazione del causticare, eausticazione: veg-
gasi a caustico.
Cautezza. Sinonimo di prudenza.
Cauto. Circospetto, chi opera con prudenza^
Cauzionarlo. Ciii dà cauzione, malleveria.
Cauzióne. Garanzia, vnalleveì'ia; sedata con
©giretti, pegno.
Cava.' Apertura nel suolo, miniera. - Nome
d'una vena.
Cavadenti. I! dentista.
Cavafango. Macchina per la pulizia di un
porto, di un canale e simili.
Cavagrno. Sorta di canestra.
Cavalcàbile. Di strada nella quale si può
cai^alcnre.
Cavalcare (cavalcante, cavalcato, cavalcatore, ca-
valcatrice). Andare a cavallo; reggere, maneggiare
il cavallo; cavalciare, stare a cavalcione sul dosso,
nudo 0 sellato, del cavallo e d'altri animali. Nel
primo significato: equitare; essere, stare a cavallo;
avere, tener sotto una giumenta; inforcare gli ar-
cioni; stare in sella; montare a cavallo, o, anche,
semplicemente, montare. - Cavalcàbile, di strada per
la quale si può cavalcare; di animale da potersi
cavalcare. - Cavalcata, comitiva di ' gente a cavallo
(asinata, cavalcata sull'asmo/ Fare una cavalcata,
di cesi anche di una persona sola che vada in qual-
che luogo a cavallo per diporto - Cavalcatura, be-
stia che si tiene o serve per cavalcare: cavallo,
asin^, mulo. Anche, il servizio, la spesa delle ca-
valcature. - Cavalchereccio, proprio di chi cavalca;
atto a cavalcarvi. - Far cavalcare: mettere a cavallo,
porre in sella, insellare (Tramater).
Del cavalcape - Suor incidenti
Scendere da cavallo.
Cavalcare a bardosso, a bisdosso, a cavallo scudo
a dorso nudo, a pelo, senza sella; alla disdosso, a
disiJosso. - Cavalcare all'inglese, modo di tenersi in
sella, di chi s'alza e s'abbassa sopra essa per se-
condare certe andature del cavallo, e specialmente
il galoppo, inchinando il capo e la vita verso il
collo della cavalcatura. • Cavalcare all'italiana, altro
modo di tenersi in sella: di chi, qualunque sia l'an-
datura del cavallo, sta il più che sia possibile ade-
rente alla sella, senza alzarsi e abbassarsi, con il
tronco e la testa sempre, in linea retta o quasi. - Ca-
rateare largo, tenendo le gambe larghe : abitudine
bruita e pericolosa. - Cavalcar lungo, di chi, stando
a cavallo, tiene le staffe molto lunghe, ossia molto
basse. Cavalcar corto, il contrario. - Insaccar nebbia,
la nebbia, cavalcar male. - Tener la briglia, caval-
care adagio.
Andare a bastina, cavalcare asini. • Andare a spron
batiuto, andare di galoppo, galoppare: cavalcare
in fretta. - Andare di trotto, tra il passo ordinario
e il galoppo del cavallo.
Chiudersi in sella, tenere le gambe bene in sella.
- Entrare in arcione, non comune per mettersi in
sella, montare a cavallo : oggi da usarsi appena in
poesia. - Inforcare il cavallo, gli arcipni, la sella:
montare a cavallo, salirvi sopra con una gamba di
qua, l'altra di là. - Montare a cavallo, di chi ve-
ramente sa 0 si prova a cavalcare. - Ricavalcare,
cavalcare di nuovo. - Rimontare, ripete montare. -
Rinsaccare, rimbalzare la persona sulla sella; di-
cesi che « rinsacca », o « insacca » chi, andando a
cavallo, s'alza e s'abbassa sulla sella, o per la sco-
moda andatura del cavallo, o perchè egli cavalca
all'inglese, o non sa star bene a cavallo. - Salire
in arcióne, lo stesso. , ma men comune, che mettersi
tn sella, in groppa. È più della poesia che della
prosa. - Saltare in sèlla, in arcione, salire presta-
mente e leggermente sul cavallo sellato. - Stare a
cavallo: comprende non solo l'esservi sopra, ma il
modo del guidarlo e dell'atteggiarvisi sopra più o
meno bellamente (star fermo, forte in arcione, m
sella, di chi vi sta ben saldo). - Stare a cavallo
cerne un centauro, di chi ci sta bene. - Tenersi in
arcióne, non comune per tetiersi in sella; è, per lo
più, della poesia. Tenersi in sella, reggersi ben forte
con le coscie e i ginocchi su questo arnese.
Salto di barriera, salto che si fa a cavallo, pas-
sando sopra siepi, steccati e simili.
Incidenti. — Balzare di sella, cadere da cavallo.
- Passare o filare per le orecchie, quando il cavallo
s'arresta davanti all'ostacolo e il cavaliere, per l'in-
pulso ricevuto, salta al di là del cavallo. - Pèrdere
gli arcióni, locuzione poetica per cadere da cavallo.
- Pèrdere la staffa o le staffe, quando, a chi ca-
valca, esce il piede dalla staffa. - Rimanere scaval-
cato, gettato giù da cavallo. - Rimanere staffato, del
cavaliere che, cadendo di sella, resta con un piede
nella staffa, correndo il pericolo di essere trasci-
nato via, per terra, dal cavallo.- Staffare, uscire che
fa il piede dalla staffa, cavalcando; anche, l'impac-
ciarsi che fa talora il piede nelle staffe, cadendo
da cavallo. - Votar l'arcione, la sella, andar giù da
cavallo.
Scendere da cavallo: metter piede o i piedi a
terra : scavalcare, smontare ; votar l'arcione, la sella.
Trattamento del cavallo - Azioni di questo.
Atteggiare, far eseguire al cavallo diversi esercizi
di maneggio, per divertimento. - Caracollare, vol-
teggiare col cavallo a destra e a sinistra, a piccoli
'salti, cambiando o no frequentemente di mano, -r
Dar di sprone, menar di sprone, spronare, pungere
il cavallo- con gli speroni, ficcarglieli nei fianchi,
perché corra. - Dar la carrièra, incitare il cavallo
ad andare di quella veloce andatura che dicesi la
carriera. - Dar volta al cavallo, farlo voltare, tor-
nare indietro. - Premere il dorso, cavalcando. - Pun-
gere il cavallo, toccarlo con lo sperone. - Sbardel-
lare, cavalcare i puledri col bardellone, grossa bar-
della che loro si mette quando si comincia a do-
marli, a scozzonarli. - Riunire un cavallo, far si che
il cavallo si ristringa e, per cosi dire, si accorci, il
che si ottiene stringendo fortemente le cosce e la
briglia. - Scozzonare, avvezzare i puledri alla sella
o alla carrozza.^ - Trinciare il cavezzóne, il tirare
che fa il cavaliere, alternativamente, ora una, ora
l'altra redina del cavezzóne con ciascuna mano, ma
senza scosse e gradatamente. - Voltare la briglia^
il cavallo, del cavaliere che torna indietro. - Vol-
teggiare, muovere, condurre in giro 'il cavallo; an-
che, far varii esercizi sul cavallo, senza le staffe.
Calcagnata, colpo dato col calcagno nel fianco al
480
CAVALCARE
cavallo (quando non si abbiano gli sproni), perchè
affretti il corso o per punirlo. - Caracòllo, volta in
tondo 0 mezzo tondo che si fa fare al cavallo col
cambiar di mano. Forse dallo spagnuolo caracol
(chiocciola), e questo dall' arabo Karkara (volgersi
in giro). - Fiancata, colpo di sproni ne' fianchi del
cavallo (non comune). - Guadagno di groppa, specie
di azione straordinaria del cavaliere nel maneg-
giare il cavallo. - Maneggio, l'esercizio del ca-
vallo fatto dal cavaliere. - Scapezzonata, botta di
mano con tutta la forza del cavalcatore e con tutto
quel moto che può fare il braccio. - Spronata, lo
spronare e la puntura.
Azioni del cavallo. — (Contrastare alla mano, di-
cesi del cavallo quando resiste agli sforzi del ca-
valiere. - Corvettare, far corvetta, movimento che fa
il cavallo nel maneggio in aria e per il quale si
alza (sempre camminando) con le gambe dinanzi pie-
gate verso il petto, reggendosi ed equilibrandosi
tutto sulle anche e abbassando la groppa verso
terra. - Essere restio, dell'animale che non vuole an-
dare. - Rubar la vòlta, dicesi de' cavalli che, nel
maneggiarli, voltano prima che il cavaliere vorrebbe,
- Scavalcare, buttar giù di sella.
Aria, cadenza e libertà di moto, che si accomoda
alla disposizione naturale di un cavallo, e lo fa ope-
rare con obbedienza, misura e proporzione. Secondo
alcuni, sarebbe semplicemente un maneggio più rile-
vato, più lento e più accorciato che il terra terra.
Le arie sollevate sono cinque: posata, ballottata, cor-
vetta, salto e capriola. - Capriòla, specie di salto e
una delle più belle arie sollevate del cavallo, il
quale alza le gambe davanti e poi quelle di dietro,
senza portarsi in avanti. - Difesa, gli atti, spesso
pericolosi al cavaliere, che il cavallo fa per sot-
trarsi al dominio di chi lo guida. - Evoluzione, mo-
vimento del cavallo che gira, - Mezz'aria, aria ri-
levata di maneggio che consiste in un seguito di
salti in avanti, con le estremità anteriori più elevate.
- Parata, azione del cavallo, nella cavallerizza, quando
l'animale si rialza anteriormente, al termine di un
esercizio qualunque. - Passata, per i cavallerizzi,
quelFandar del cavallo con passi misurati e in ca-
denza. - Parata, specie di corvetta; operazione di
maneggio. - Piroetta, piroletta, volta, giro, senza
cambiare di posto. - Salto del montóne, quello che
fa il cavallo alzandosi davanti, e quindi subito an-
che di dietro, piegando i reni. E difesa pericolo-
sissima, per la quale il cavaliere, se non sta più
che forte in sella, va a cadere davanti alla testa
del cavallo. - Salto e sparo, quella difesa che fa il
cavallo quando nel tempo stesso salta e spara calci.
- Volta, movimento in tondo; circolo tracciato dal
cavallo in questo movimento.
Perscwe che cavalcano ed altre - Luoghi,,
arnesi relativi. - termini varii.
Amizzone, donna che monti a cavallo. - Caval-
cante, participio passivo di cavalcare; ma s'usa più
frequentemente come sostantivo a indicare colui che
sei;ue a cavallo il padrone o chi, stando a cavallo,
guida la prima co| pia dei cavalli delle mute. - Ca-
valcatore, chi caval( a, chi è maestro di equitazione.
- Cavaliere, cavalino, colui che sta a cavallo; per-
sona a cavallo. - Cnvallerizza, cavalcatrice, donna
valente nel cavalcare. Si dice però, più che altro,
di quelle dei circhi equestri - Cavallerizzo, chi eser-
cita ed ammaestra i cavalli e insegna a cavalcare;
maestro di equitazione. Anche chi sa star bene a
cavallo. - Cavallerizzo maggiore, quello che ha la
cura generale dei cavalli del principe. - Fantino, chi
monta il cavallo nelle corse ippiche. - Gentleman-
rider, letteralmente gentiluomo cavalcatore, cioè ca-
valiere. - Palafreniere, chi cammina alle staffe d'un
gran signore a cavallo : staffiere. - Sbardellatóre, chi
monta i puledri col bardellone ; più comun., scoz-
zonatore. - Scozzone, nome che si dà a coloro i quali
cominciano a cavalcare un cavallo non ancora av-
vezzo al freno, per domarlo. - Scudiero, chi un tempo
serviva il cavaliere armato. - Strator, scudiero, aal
quale il ricco cavaliere si faceva sollevare sulla sua
cavalcatura.
Luoghi. — Accademia, scuola di equitazione. -
Cavalcatoio, luogo rialto fatto per comodità di mon-
tare a cavallo : montatoio. - Cavallerizza, spazioso
locale coperto, destinato per le esercitazioni eque-
stri : luogo tenuto da un privato o, anche, unito a una
caserma di cavalleria. Francesemente, maneggio.
- Circo equestre, compagnia di ginnasti che fanno
esercizi equestri, e anche il luogo della rappresen-
tazione. - Pista, pésta (frane, piste), quella parte
del terreno della cavallerizza sul quale, girando in-
torno, i cavalli mettono il piede. In italiano, meglio
pesta. Dicesi pista anche di quelle traccie circolari
che i cavalli, girando intorno, lasciano sul terreno,
anche fuori della cavallerizza.
Arnesi. — Arcione, arcioni, parte della sèlla e
del basto. - Barda, bardaglio, bardosso, strapunto
0 sacco imbottito, che, alla carlona, si mette sulla
groppa della cavalcatura, invece della sella o del
basto. - Basto, veggasi a questa voce. - Cavalca-
toio, arnese mobile per montare a cavallo. - Ca-
valletto della cavallerizza, arnese al quale si ad-
destrano i giovani. - Cavallo ginnastico, sorta di
cavallo di legno per addestrare le reclute e i sol-
dati all'equitazione. - Charivari (frane), calzoni
guerniti internamente di cuoio, che un tempo si met-
tevano per montare a cavallo. - Finimento,
quanto si mette addosso al cavallo che si vuol
montare - Frustino, piccola frusta, mazza o ar-
nese in forma simile, flessibile, usato dai cavalcanti
per frustare 11 cavallo. - Pastóia, la fune che si mette
alle bestie da cavalcare, per far loro prendere l'am-
bio, 0 perchè non possano camminare a loro ta-
lento. - Piliere, travicello rotondo, di mediocre gros-
sezza che, ordinariamente, è infitto profondamente e
solidamente nel suolo, in mezzo al maneggio,
a cui viene attaccato il cavallo, onde correggerne
la malignità e l'indocilità. - Portamantello, specie di
coperta^ o valigia, per mettervi il mantello o sim.
di chi viaggia a cavallo. - Schiniere, arnese che
difende le gambe dei cavalcatori. - Sella, veggasi a
questa voce. - Sperone, strumento da punzecchiare la
cavalcatura : sprone. - Staffe, parte della sella
{aìidare o stare alla staffa, camminare a piedi,
per omaggio, presso le staffe di chi cavalca; teìiere
0 reggere la staffa, far forza su questa perchè non
giri la sella mentre alcuno sale a cavallo).
(>osE E TERMINI VARI. — Alta scuola, l'cducazione
artistica del cavaliere e i più difficili esercizi nel-
l'equitazione. - Cavallerizza, arte di uìaneggiare i
cavalli e di addestrare sovra essi i cavalieri al ma-
neggio. - Equitazione, l'arte di cavalcare. - Esercizi
cavallereschi, quanto rende l'uomo atto a essere
buon cavaliere.
Appoggio, azione reciproca della mano del cava-
liere e della bocca del cavallo per mezzo della
briglia. - Cambiamento di ^no, in cavallerizza.
CAVALCATA — CAVALLERESCO
481
passare da una direzione alla direzione opposta,
diagonalmente, trasversalmente o a mezza volta.
Bruciaculo, bruciore die viene al sedere caval-
cando troppo, stando specialmente a pelo sopra un
cavallo, un asino o sim. {yli è venuto il bruciaculo)
Sproìiaia, e meno comunemente spronnglia, piaga
fatta nel ventre del cavallo pel continuo spronare.
Uomo a cavallo, sepoltura aperta (proverbio)
Cavalcata. Atto del cavalcare.
Cavalcatolo. Veggasi a cavalcare.
Cavalcatore. Detto a cavalcare.
Cavalcatura. Bestia da cavalcare.
Cavalcavia. Arco a guisa di j^o^^f sopra
una via.
Cavalcherecclo. Detto a cavalcare» - Ca-
valcione,' cavalcioni (a): modo di stare, di mettersi
con le gambe : veggasi a gamba.
Cavalierato. Dignità, grado di cavaliere. •
Ordine equestre, ordine cavalleresco.
Cavaliere. Chi è ascritto ad un ordine ca-
valleresco; insignito della croce, della decorazione
di un ordine. Scherz.. crocesignato, crucesignato;
crocifero, crocefisso. • Cavalieressa, donna insignita
di un grado cavalleresco. - Reliquiario, chi ha il
petto coperto di croci, di medaglie, ecc.
Lavalierato, titolo, ufficio, grado di cavaliere:
l'essere cavaliere. - Cavalleria, istituzione dei ca-
valieri e la professione dei cavalieri. - Colori della
bella, della dama, nastro o ciarpa che il cavaliere
riceveva da essa - Dottrina, scienza cavalleresca, ri-
guardante i cavalieri antichi. - Fraternità d'armi,
specie di associazione, di alleanza tra due cavalieri
che si erano giurato di aiutarsi a vicenda contro
tutti, tra loro scambiandosi qualche arme. - Omertà,
voce dialettale sicula: veggasi a cavallei^esco.
Torneo, sorta di armeggiamento degli antichi
cavalieri.
Cavalleresco, da cavaliere, attenente a cavaliere.
- Maestro, capo o superiore di certi ordini caval-
lereschi. - Sir (ingl.), sire, latino senior, signore:
davanti al nome, diventa titolo onorifico di cava-
liere 0 baronetto.
Figure di cavalieri antichi. — Cavaliere di giu-
stizia, chi doveva fare le sue prove di nobiltà. -
Cavaliere errante, paladino che, nel poema e nel
romanzo cavalleresco, girava il mondo, a cavallo
e in armi, in cerca di avventure, per lo più a di-
fesa delle donne, dei deboli e degli oppressi.
Aimone (i quattro figli di), fortissimi cavalieri
nei romanzi e nella poesia cavalleresca del ciclo
carolingio. - Amadigt di Gaula, eroe d'un romanzo
cavalleresco. - Don Chisciotte, cavaliere ridicolo,
nel romanzo di Cervantes. Suo scudiero, Sancio
Pancia; sua dama. Dulcinea del Toboso. - Fiarpaldo,
al tempo delle crociate, nome dei cavalieri novizi
dell'ordine di San Giovanni di Gerusalemme. - Gra-
dasso, d'un forte cavaliere dei poemi cavallereschi.
- Orlando, o Rolando, famoso cavaliere che aveva
una spada chiamata Durandal, o Durlindana, e un
cavallo detto Briglia d'oro. • lavola Rotonda^ veg-
gasi a ordine cavalleresco.
Insegne e vesti. — CERmoNiB. — Locuzioni.
Persone addette.
Bastone, arme di cavaliere negli antichi tempi. -
Cappamagna, veste di cerimonia dei cavalieri di
Santo Stefano. - Cimiero, impresa che portavano i
cavalieri in cima all'eimo. - Cingolo, cintura mili-
tare che si dava ai giovinetti ammessi nella caval-
leria, nel giurare l'omaggio e prendere possesso
del feudo. - Ciondolo, nastro cavalleresco, «iecora-
zione. - Croce, il distintivo degli ordini cavalle-
reschi. - Sorcotto, anticamente, camiciotto da cava-
liere.
Cerimonie ed altro. — Abbracciata, cerimonia
con la quale, un tempo, si conferiva la dignità di
cavaliere. - Noviziato, tempo di prova per essere
armato cavaliere. - Passo d'arme, combattimento
che si imponeva ai cavalieri che si presentavano
ad un passaggio. • Probazione, il tempo di prova.
- Prodezze, gesta, fatti d'arme. - Veglia d'arme,
cerimonia per la quale chi stava per essere creato
cavaliere doveva passare in una cappella la notte
anteriore al ricevimento. - Voto del pavone: si fa-
ceva su un pavone o un fagiano portato dalle da-
me in un bacino d'oro. - Vestir l'abito di cavaliere,
cerimonia che si usava ricevendo l'abito e le inse-
gne di cavaliere: vestizione.
Locuzioni. — Armar cavaliere, antic, dare l'in-
segna di cavaliere. - Avere il nastro all'occhiello, la
croce. • Avere la croce nel sedere, essere come t
corbelli, o come i corbelli di prato (iron. o spreg.),
a chi 0 di chi ambisce la croce. - Ciurmar cava-
liere, far cavaliere con cerimonie e sicumere,
quasi la vestizione fosse una ciurmerla. - Dar la
croce, insignire della croce, far cavaliere, conferire
un ordine cavalleresco, decorare. - Non cavalieri
ma cavallari, di cavalieri villani. - Parere un cal-
vario (scherz.), di chi ha il petto pieno di croci, di
decorazioni. - Piantar la croce al paretaio, mettere
a guardia delle proprie usure e frodi la croce di
cavaliere.
Persone addette. — Donzello, nel medio evo, i
figli maschi dei cavalieri, dei baroni e anche dei
re, fino al momento di essere fatti cavalieri. - Pag-
gio, nel medio evo, il giovinetto di famiglia nobile
che si allogava alla corte di qualche barone o prin-
cipe, per adempiervi 1' ufficio di domestico e ap
prendervi i costumi dei cavalieri. - Patrino, padri-
no del cavaliere che entrava in campo. - Scudiere,
scudiero , nel medio evo , colui che serviva il
cavaliere nelle bisogne della guerra o chi (se no-
bile) apprendeva l'uso delle armi al servizio di un
cavaliere, per poi diventare cavaliere a sua volta.
Cavaliere. Cavalcatore: veggasi a cavalcare.
- Termine militare, eminenza di terrene in una
fortificazione.
Cavaliere (a). Nella parte superiore, al di
sopra.
Cavalieressa. Detto a cavaliere.
Cavalla. Femmina del cavallo.
Cavallaro. Veggasi a pastore,
Cavalleggrlero. Soldato di cavalleria.
Cavallerescamente. Detto a cavalleresco.
Cavalleresco. Di cavaliere, da cavaliere. - Ca-
vallerescamente, a guisa e modo di cavaliere, an-
che in significato di garbatamente, con garbo. •
Omertà, voce dialettale siciliana : il sentimento ca-
valleresco individuale, indi il punto d'onore degli
appartenenti alla mafia e, per estensione, a ogni
specie di mala vita.
Codice cavalleresco, insieme delle regole, degli
statuti concernenti un ordine cavalleresco. - Insegne
cavalleresche, quelle del cavaliere^ del commen-
datorcy ecc. - Ordine covallerescoy istituzione
cavalleresca alla quale uno è ascritto. - Romanzi,
poemi cavallereschi, o di cavalleria, quelli che nar-
ravano le iperboliche gesta dei cavalieri erranti -
Frbmoli — Voeaholario Nomenclatore.
31
482
CAVALLERIA — CAVALLE ITO
Scienza, doUrìna cavalieresca, riguardanti i cava-
lieri antichi. - Tempi cavallereschi, l'epoca dei cosi-
detti cavalieri erranti, come figura nei poemi e
nei romanzi eroici ed eroicomici.
Campo chiuso, termine cavalleresco, luogo dove
si combatteva o giostrava. - Campo franco (titolo
storico), quello nel quale si poteva combattere li-
beramente.
Cavalleria. Milizia a cavallo; nel linguaggio
militare, arma di cavalleria : gente d'arme a caval-
lo, gente da cavallo; gente in sulle selle; campo
cavalcante. Con la fanterìa, costituisce la massa
principale àeìVesercito. E' cosi composta da noi:
un ispettorato di cavalleria; nove comandi di brigata;
ventiquattro reggimenti; quattro depositi di alleva-
mento cavalli, e ciascun deposito è composto di
una direzione militare e di personale inferiore civile.
Cabalcala, nel medio evo, l'obbligo del ser-
vizio a cavallo, che doveva prestare, in guerra, il
possessore. di un fondo detto caballaria. Di qui il
nome e l'istituzione della cavalleria. - Cavalchere-
sco, attenente a cavalleria: equestre, ippico.
Cavalleria leggiera, armata alla leggiera, con scia-
bola e moschetto {cavalleggieri, i militi che la com-
pongono). - Cavalleria pesante, con lancia, sciabola
e rivoltella: ne fanno parte il cavalarmato, il ca-
vallo grosso, il dragone, la lancia. - Ben montata,
la cavalleria buona. - Per l'antica cavalleria greca
e romana, veggasi ad esercito.
Brigata di cavalleria: è composta normalmente
di uno stato maggiore e di due o tre reggimenti.
Reggimento di cavalleria: formato su due mezzi
reggimenti, da quattro a sei squadroni, stato mag-
giore e Deposito. - Reggimento di direzione, per le
truppe a cavallo in marcia, quello comandato dal-
l'ufficiale che sostituisce eventualmente il capo nel
guidare il reparto. - Schiera, parte di una brigata
di cavalleria in un combattimento (titolo storico).
- Squadrone, sesta parte d'un reggimento di caval-
leria: diviso in quattro plotoni {caposquadrone, il
comandante). - Squadrone di direzione, quello co-
mandato dall'ufficiale che sostituisce, eventualmente,
il capo nel guidare il reparto.
Militi di cavalleria
Manovre, comandi — Induaienti, arot, ecc.
Cavaliere, soldato di cavalleria, soldato a cavallo,
uomo d'arme a cavallo, cavalcatore, equitatore; an-
che, semplicemente, cavallo. - Cavaliere ad elmo:
soldato a cavallo dell'antica milizia italiana, cosi
chiamato dall'elmo che portava in testa. - Cava-
liere di cavalcala, soldato a cavallo delle antiche
milizie italiane. - Dragoni, archibugieri a cavallo
introdotti in Francia (nel sec. XVI) dallo Strozzi.
Guide, in alcuni eserciti, squadroni di cavalleria
alle dipendenze dello stato maggiore generale e de-
stinati al servizio di ordinanza, perlustrazione, ecc.
Lancia era un gruppo di tre cavalieri : un ca-
porale ben armato, con un compagno aggiunto ad
un paggio. - Lanciere, soldato a cavallo, armato di
lancia. - Lancieri, denominazione di reggimenti di
cavalleria ehe hanno l'armatura e i cavalli più
gravi, e che in guerra combattono in massa. - Mez-
zaluna, sorta d'ordinanza della cavalleria dei se-
coli XVI e XVII, disposta in due lunghe ale e le
compagnie piegate a mezzaluna. - Ulano, cavalleg-
giero armato di lancia: questa specie di cavalleria,
nell'esercito italiano, è chiamata dei lancieri. ■ Ùs-
saro, Ussero, soldato di cavalleria con divisa all'un-
gherese. - Vessillario, vessillifero, portatore di ves-
sillo. - Vessillazione (titolo storico), ala di cavalieri
nelle legioni ausiliarie.
Cappelletti, milizia a cavallo al soldo della repub-
blica di Venezia - Ipparco, generale di cavalleria
presso gli antichi. - Cavallo di Frisia, pezzi di ferro
0 di legno, a punte, usati un tempo per impedire
il passaggio alla cavalleria.
Manovre. — Caracollo, evoluzione di cavalleria,
che ha per scopo il passaggio dei soldati di prima
fila dalla testa alla coda. - Carica (termine militare
di tattica), della cavalleria che va al galoppo in
massa ad investire il nemico. - Carica a fondo,
assalto con tutte le forze e col maggior urto pos-
sibile. - Carriera, corsa velocissima specialmente
della cavalleria. - Cavalcare, veggasi a questa voce.
Passo, l'andatura lenta. - Urto, proprietà tattica
della cavalleria, che scompiglia le schiere nemiche
con le sue cariche impetuose e veloci.
Appiedare, il far scendere i soldati da cavallo. -
Smontare, togliere i cavalli alla cavalleria. - Squa-
dronare, ordinare squadroni tatticamente secondo
determinate disposizioni tattiche o strategiche.
Comandi. — A cavallo, comando di salire a ca-
vallo. - Buttasella, segnale, comando ai soldati o ai
servi di scuderia di sellare e bardare i cavalli.
Indumenti, armi, ecc. — Colbac, copertura del
capo, in pelo di foca, o altro, per la cavalleria
leggiera. - Elmo, copertura del capo della caval-
leria pesante. - Fonda, tasca di pelle o di cuoio,
usata dalle armi a cavallo per portare e custodire
il moschetto. - Pastrano, il mantello del soldato di
cavalleria..
Lancia, lunga arme in asta. - Moschetto, pic-
colo fucile usato da alcune milizie di cavalleria,
i - Pistolone, pistola d'arcione; fucile corto di caval-
leria. - Sperone, arnese per incitare il cavallo:
sprone, - Squadrone, la sciabola dei soldati di
cavalleria - Pennone, stendardo di cavalleria.
Pennone, drappo della lancia. - Vessillo (titolo
storico, romano), insegna, bandiera della cavalleria.
Foraggio, la porzione giornaliera di mangiare
destinata al cavallo. - Rimonta, lo scartare i ca-
valli poco buoni dell'esercito e rifornirlo di buoni.
Cavalleria. Veggasi a cavaliere e a caval-
leresco.
Cavallerizza, cavallerizzo . Detto a ca-
valcare.
CaA'alletta. Insetto simile al grillo, voracis-
simo e dannoso alle piante: si presenta qua e là
in branchi; in sardo, tilipérche. - Bucapere, buca-
pero, mangiajyero, berfola, grillo-talpa, saltabecca,
sallacavalla, zuccaióla, specie di cavallette.
Cavalletto. Arnese di legno adoperato a so-
stegno di qualche peso, come 2>onte di fabbrica,
per sostenere la tela del pittore, ecc. : capretta,
gruccetta, gruccia, trespolo. Anche, aggruppamento
di più travi, in forma di triangolo, a sostegno di
tettoie.
Aìrarecci, le travi trasversali del cavalletto, fra
gli asserì e i puntoni. - Asinelio, trave che riposa
sul vertice del cavalletto e congiunge un caval-
letto con l'altro. - Bolzone, la trave verticale e me-
diana di un cavalletto contro il quale si puntano
i saettoiii 0 capreoli. - Monaco, travetta corta, ver-
ticale del cavalletto, pòsta tra le testate dei due
puntoni. - Piede, mensola o cavalletto che sostiene
strumenti, livelli, macchine scientifiche. - Pun~
tone, ciascuna delle travi d'un cavalletto che da»
CAVALLETTO — CAVALLO
483
lati vanno ad unirsi nel mezzo, formando angolo
ottuso. - Tirante, la trave maestra del cavalletto.
Cavalletto. Istrumento di tortura.
Cavallino. Di o da cavallo, appartenente a
cavallo; della specie del cavallo: equino, ippico. -
Nome d'uso, in marina, di macchina sussidiaria a
bordo d'una nave.
Cavallo. Mammifero erbivoro, quadrupede do-
mestico, da tiro e da sella: bestia cavallina, corri-
dore, giumento, trottatore. Figur. poet., alipide. -
Zoologicamente, termine generico, comprendente an-
che l'asino e il mulo, la zebra, il quagga. - Cavalla,
giumenta, la femmina del cavallo {cavalla da fruito,
quella che si tiene per razza; frane, ponliniére, la
cavalla esclusivamente destinata alla riproduzione).
- Altiero, il redo delle cavalle. - Poledro, o puledro,
il cavallo, l'asino o il mulo giovane e non ancora
domo.
Cavallaccia, peggior. di cavalla. - Cavallina, di-
min, e vezzegg. di cavalla. - Cavallaccio, peggior.
di cavallo: succumedra (in Firenze fu già detto
palio, 0 corso dei cavallacci, quello che si faceva
per San Lorenzo, perchè vi correvano i peggiori
cavalli che si potessero trovare). - Cavalletto, dimin.
di cavallo. - Cavallino, cavallo più piccolo e più
grazioso: scocchetta. - Cavallone, accresc. di ca-
vallo: cavallo alto e grosso.- Cavallotto, csiva.ììo tra.
le due selle, cioè né grande né piccolo, e piuttosto
gagliardo. - Cavallucciaccio, dimin. dispreg. di ca-
vallo, peggio che cavalluccio. - Poledraccio, pule-
draccio, peggior. di puledro. - Poledretto, puledretto,
dimin. di puledro (femm., puledretta). - Poledrino,
0, più famigliar., puledrìno, dimin. e ' vezzegg. di
puledro. - Poledruccio, puledruccio, dimin. attenua-
ti vo e spreg. - Stacca, nell'agro romano, la cavalla
di tre anni.
Cavallereccio, aggiunto di cosa adatta a portarsi
da cavalli. - Cavallino, di cavallo (bestie cavalline;
bestiame cavallino, mosca cavallina, ecc.): equino. -
Equestre, di cavallo, appartenente a cavallo; delle
compagnie a cavallo; di statua, ecc. - Ippico, di ca-
vallo : servizio ippico, in Italia, quello che riguarda
i depositi di stalloni del governo, e a cui è addetto
uno speciale corpo militare.
Designazioni generiche.
Usi del cavallo — Insieme di cavalli.
Di statura il cavallo è alto, piccolo, mezzano o
tra le due selle, grosso, grasso, oppure smilzo, ma-
gro, ecc. E' poi intero (non privo degli organi ne-
cessari alla procreazione), o castrato (casti'one). Di
sua natura o pei servizi che rende, è buono o
cattivo. - Bidello, piccolo cavallo. - Cavallo buono :
un baiardo, un brigliadoro, un cavai di regno, un
frontino. - Cavallo cattivo o da poco: bucefalo, bu-
scalfana, carogna, cavallaccio, ronzino, ronzinazzo;
rozza, rozzone; succumedra (brenna, cavallo secco,
incarognito, che non si regge più; brocco, cavallo in
mal essere, nel gergo de' soldati: voce piemontese,
che vale rozza, ì'onzinoj; stallio, stato molto nella
stalla e impoltronito.
Secondo l'uso che se ne fa, si distingue il cavallo
da tiro, a norma del veicolo che trascina detto ca-
vallo da carretta, da carro, da carrozza; poi,
il cavallo da corse, da sella (per cavalcare),
da monta, per la riproduzione, ecc. - Cavallo da
•strapazzo, che si adopera sempre e al quale non si
risparmia la fatica. - Cavallo di branco, allevato
con gli altri in branco e tenuto libero nelle praterie.
- Cavallo di parata, quello riserbato per occasioni
solenni e il più bello fra quelli che si posseggono;
meno comuneni., cavallo da comparsa, e meii conm-
nemente ancora cavallo di rispetto. - Cavallo di ri-
guardo, quello che si adopera solo in certe occa-
sioni e per il quale si ha una cura speciale. • Ca-
vallo scosso, senza cavalcante. - Compayno, attaccato
con un altro ad una vettura. - Stallino, o stallivo,
di cavallo allevato nella stalla, non ancora adope-
rato, né cavalcato.
Corsiere, corsiero, destriere, destriero, palafreno,
un tempo, cavallo di buona razza, bello, vivace, da
giostra, da battaglia e simili; ora, cavallo nobile,
signorile, da sella, e corsiero ; specialmente, il ca-
vallo da corsa. - Ronzino, piccolo cavallo di vet-
tura. - Stallone, cavallo intero, da monta, destinalo
a far razza, e in genere qualunque bestia da soma:
cavallo montatore, cavallo da coprire, cavallo da
razza; nell'uso, riproduttore, rondone, ronzone (voci
antiquate, disusate); cavallo di guadagno, volgami,
guaragno (disus.); emissario.
Agminalis (lat.), cavallo da soma che segue un
esercito, affine di portare i bagagli. - Bilancino, ca-
vallo che s'attacca per trapelo a una carrozza, a
un baroccio. - Cavallo di davanti, cavallo delle
stanghe, fra le stanghe, cavallo di caviglie, quello
che é messo immediatamente davanti al cavallo
delle stanghe, in una carrozzella. - Cavallo di bai-
taglia, propriamente quello che è montato da un
principe o da un generale d'esercito in tempo di
guerra. - Cavallo di maneggio, o da maneggio, quello
ammaestrato nelle varie andature e mosse che si
fanno fare a' cavalli nelle cavallerizze. - Cavallo di
rilasso, 0 di ricambio, il cavallo fresco che nei
viaggi per le poste si sostituisce ad altri già affa-
ticati. . Cavallo di ritorno, quello che torna da un
trapelo, o cavallo di vettura che torna dal luogo
dove é stato. - Cavallo di servizio, quello adoperato
nell'esercito. - Cavallo di vettura, quello che si
prende per ore o per viaggi, a un determinato
prezzo, da colui che ne tiene un certo numero per
darli a nolo. - Jugalis, il cavallo attaccato più vi-
cino al timone per mezzo del giogo. - Marrone,
cavallo da tiro che si accoppia ad un altro non
ben domato. - Ruffiano, il cavallo, l'asino o il toro
impiegato a riconoscere se la femmina è in caldo.
- Trapelo, il cavallo che, nelle salite malagevoli, si
aggiunge in aiuto a quelli che tirano la carrozza;
in alcuni paesi si chiama la stropa (trapelare, ser-
vire da trapelo).
Mandra, armento, branco, quantità di cavalli ;
gregge equino; scuderia, stalla. - Muta, numero
dei cavalli della carrozza. Lat., seiugo. - Pariglia,
coppia di cavalli da tiro, simili nel mantello e
nella statura (parigliaccia, pariglietla, parigliona, pa-
rigliuccia). - Produzione, l'insieme dei cavalli nati
in una stessa razza o nella stessa annata. - Tiro,
dicesi dei cavalli attaccati alle carrozze, ai carri mi-
litari, alle artiglierie, ecc. (tiro a due, a quattro, ecc.).
Razze e incrgcumenti.
Denominazioni straniere — Equini.
Il cavallo, animale solipede (un piede piano, ter-
minante in uno zoccolo), è rappresentato da parec-
chie specie: diffuso il cavallo propriamento detto
(lat. equus eaballus), originario dell' Asia; trovasi
allo stato selvatico nell'Asia Centrale. nell'America
484
Meridionale, ecc.; è allevato in numerose razze,
orientali e occidentali : tra quelle figurano i tre tipi
del cavallo arabo (bèrbero, andaluso, napolitano,
bloodhorse), del cavallo ntseo (persiano, circasso, turco)
e del cavallo tàrtaro {ungherese, transilvanó). Alle
razze occidentali il cavallo frisone, il norico, Vita~
liana (cremonese, friulano, romano, sardo, ecc.), il
francese, il tedesco, il percheron, il poney, ecc. -
Di puro sangue, cavallo di buona razza, senza in-
crociamento. - Ippagro, cavallo selvatico. - Mezzana,
cavalla di qualità inferiore. - Mezzo sangue, me-
ticcio, di un cavallo prodotto da uno stallone di
puro sangue e da una cavalla non di razza o vi-
ceversa.
Angiovino, cavallo nato dall' incrociamento degli
antichi cavalli deil'Anjou con quelli di razza inglese
pura. - Anglo-arabo, prodotto dall'incrociamento di
un cavallo inglese con uno arabo.
Barbero, cavallo arabo o di Barberia; cavallo da
corsa, cavallo che corre il palio (oggi ancora a
Siena). - Prigione, cavallo con barbette ai piedi. -
Giannetto (ginnetto), cavallo barbaresco, piccolo e
brioso. - Tarpano, cavallo selvatico originario della
Tartaria.
Bardotto, il prodotto dell' accoppiamento d'un
cavallo con un'asina. - Bimeticcio, cavallo nato dal-
l'unione di meticci.
Baf, supposto meticcio del toro e della cavalla.
- Cob (ingl.), piccolo cavallo, ma di statura alquanto
maggiore di un poney. - Dauw, varietà di cavallo
tigrino somigliante alla zebra. - Hack, cavallo da
sella, per passeggio, per caccia o militare. - Hobin,
piccolo cavallo scozzese. - Jumart, preteso meticcio
del toro e della cavalla o del cavallo e della vacca.
- Ginnetto, sorta di cavallo spagnuolo: giannetto.
- Hunter, nome che si dà ai cavalli destinati alla
caccia. - learling, il puledro dai 15 ai 18 mesi,
epoca in cui lo si inizia ai lavori. - Jumper, ca-
vallo da ostacoli, abile al salto. - Pacer (peser), il
cavallo che va d'ambio - Poney (ingl., pronun.
pony), razza di cavalli a lungo pelo, assai docili e
di piccolo corpo. Originari di Scozia e d'Irlanda.
- Quachèor, cavallo da caccia o da corsa. - Race-
horse (ingl.), cavallo da corsa. - Stud-book, registro
dei cavalli di razza in Inghilterra.
Cavallo marmo : ippopotamo. - Emione, animale
affine al cavallo, che vive nei deserti dell'Asia. -
Quagga, specie di cavallo selvatico, detto tigrino, il
quale, aella sua statura, si accosta più al cavallo
che all'asino. - Zebra, pachiderme della famiglia
equina, simile all'asino e listato da strisele trasversali.
Figure varie del cavallo.
Accappucciato, dicesi il cavallo che abbia la te-
sta corta; anche, quello che, invece di portar
la testa in linea orizzontale e perpendicolare,
la tiene indietro della verticale. - Allombato, di
cavallo che abbia fatto buoni lombi, perchè ben
pasciuto e convenientemente esercitato. - Alto di
monta, il cavallo che ha le gambe molto lunghe. -
- Appiombo, quando il peso del corpo è regolar-
mente distribuito sulle quattro membra che lo so-
stengono e anche sopra la circonferenza di ciascun
piede. - Arcato, o inarcato, il cavallo con le gambe
naturalmente curve. - Bertone, cavallo con le orec-
chie tagliate.
Calabrése (non comune), il cavallo che ha lun-
ghe orecchie e che le crolla frequentemente. - Ca-
rico di spalle, tipo perfetto di cavallo: quello nel
quale la regolarità della conformazione concorre et-
ficacemente alla libertà e all'eleganza dei movimenti.
- Ghinea, cavallo che va di portante. - Codino, un
cavallo dalla coda mozza. - Corlaldo, cavallo a cui
siano mozzate la coda e le orecchie (voce antiquata).
- Corto giuntato, il cavallo, che ha il pastorale corto
e diritto. - Crinito, il cavallo a folto crine.
Giuntato lungo, con le gambe lunghe. - Inarcato,
con le gambe naturalmente curve. - Incavicchiato,
con le gambe molto vicine che pure si ritorchino.
- Insellato, o sellato, col dorso molto incavato, ep-
perciò più pieghevole e meno resistente. - Lungo,
corto di collo, espressione di chiaro significato.
Mozzorecchi, il cavallo al quale siano stati moz-
zati gli orecchi. - Scarico di collo, di gamba, di ca-
vallo che ha il collo sottile, svelto o scarno. - Sfian-
cato, di cavallo i cui fianchi cavi non sono al pari
delle costole e delle anche e come ritratti in su.
- Troiano, di cavallo che abbia lunghe orecchie e
le mova spesso. - Vaiato, il cavallo che ha gli occhi
differenti, con un cerchietto bianchiccio intorno alla
pupilla.
Occhi di porco, del cavallo che li ha piccoli. -
Orecchie appannate, le orecchie del cavallo attaccate
troppo in basso, pendenti, larghe e pesanti. - Orec-
chie ardite, quando sono portate diritte in avanti
durante- l'esercizio. - Orecchie porcine, quelle molto
distanti l'una dall'altra, lunghe e quasi pendenti. -
Testa di vecchia, la testa del cavallo troppo lunga
e scarna. - Testa incassata, quando il cavallo la
porta di maniera che il moccolo e la fronte si tro-
vino sulla stessa perpendicolare. - Ventre di lepre,
quello smilzo e come ritirato, a somiglianza di quello
della lepre e dei cani levrieri. - Ventre di vacca,
quello troppo in giù.
Avere la testa ben incassata, del cavallo che la
porta bene. - Cavallo che vuol fare il chiasso, che
ha molto brio. - Essere sotto di sé, del cavallo che
non ha la punta del piede e della spalla sulla stessa
linea. - Cavallo sulle funi, che appena si regge. -
Èssere tra le due sèlle, essere di mezzana statura. -
Parere il eavallo dell'Apocalisse, cavallo grande e
rifinito.
Corpo del cavallo.
Comuni a più d'un altro anim€Ue quadrupede
sono parecchie fra le parti componenti il corpo del
cavallo. Cosi la festa, la gambay il piede, la
coda, ecc., nonché molti degli organi, dei visceri
{cuore, fegato, polmone, vescica, ecc.).
Barbetta, ciuffetto di pelo sotto i garretti del ca-
vallo. - Barbozzo, parte della testa, avente per base
la sinfisi mascellare e limitata indietro dal canale
e dalle ganascie, in avanti dal mento: vi si ap-
plica il barbazzale. - Barbale, o barbute, ripiegature
della mucosa della bocca nel cavallo, una a destra
e una a sinistra sotto la lingua, in forma di oper-
coli agli orifizi de' canali escretori della glandola
salivare sottomascellare. Dette anche barbette, bar-
boncelle, barbiglioni e rdnule. - Barre, gli spazi in-
terdentarl maggiori tra gli incisivi e i molari o tra
gli scaglioni e i molari, su cui si fa poggiare il
morso: sbarre, stanghette. - Broken-doum, la stron-
catura, oppure r allungamento dei flessori del
piede. - Bulesia, parte del piede tra l'ugna e la
carne viva.
Calcagno, le protuberanze callose posteriori. -
Calli, 0 ugnelle, protuberanze callose aelle gambe,
in vicinanza delle articolazioni. - Capacervo, la
485
parte più prominente, dietro l'attaccatura del collo
con la schiena. - Cinghiata, vena cosi detta per
essere vicina al luogo dove si cinghiano. - Cignatu-
ra, e men comunemente cinghiatura, parte del corpo
ove si stringe la cigna. - Ciuffo, parte anteriore della
criniera: mazzo di crini posti sulla parte sporgente
della nuca e cadenti sulla fronte.
Corta, prolungamento unito alla spina della schie-
na : è lunga, corta, folta, rada, ecc. - Coda alla nor-
manna, quella il cui torso fu in gran parte ampu-
tato, e i crini pure tagliati al livello del punto di
amputazione; all'inglese, mozzata corta; a tromba
0 ad arco, quando il cavallo, correndo, la porta
owazontalmente, ciò che é segno di molta vivacità
e di vigore (anche, all'inglese). - Còda di sorcio,
quando, sia naturalmente, sia per malattia, trovasi
in gran parte sguernita di- crini. In Toscana, più
comunem,, coda di topo.
Còllo, parte che si estende dalla testa al collo, e
coijiprenae la gola, il filo del collo e la criniera. -
- Collo falso, quando largo in alto verso la testa
come in basso verso il petto; di cèrvo, il collo con
la curvatura, non già in alto, ma in basso, come
si vede appunto ne' cervi; di ctg'no, quando troppo
lungo, per modo che rammenta il cigno; di fico o
còllo scavezzo, quando troppo magro ed affilato ; in-
tavolato, il collo troppo corto, e generalmente duro;
scarico, collo sottile.
Colpo di lancia, specie di incurvamento con cer-
t' apparenza di cicatrice che scorgesi nell'incollatura
del cavallo: il che prendesi come indizio di buona
qualità. - Lingua serpentina, zoologie, dei cavalli
e dei buoi. - Montonina, la dicono i vetturali quando
è troppo convessa, e simile a quella del montone.
• Morso: chiamansi primo e secondo morso alcuni
denti del cavallo.
Cornetta, altrimenti chiamata sperone del cavallo
(trovasi alia parte posteriore del nodello della pa-
stoia), naturale escrescenza cornea più piccola del-
l'unghietta che si vede alla faccia interiore ed in-
feriore del cubito. - Corona, quella parte che
collega il pasturale al piede. - Còscia, parte del
memJiro posteriore che ha per base l'osso femore,
è forma colla sua porzione di dietro, molto carnosa,
le natiche. - Cravatta esofagea, striscia carnosa in-
torno all'orifizio esofageo dello stomaco. - Crini, i
lunghi peli del collo e della coda. - Criniera, i crini
del collo: chioma, crinaglia. Detta doppia, quando i
crini sono in tanta copia che cadono egualmente da
ambo i lati del collo.
Dente, ciascuno dei piccoli ossi che sono in bocca.
- Denti di latte o lattaiuoli, o dentini, quelli che si
sviluppano quando il puledro è ancora lattante, e
che poi cadono per dar luogo ad altri stabili; ap-
partengono a questa categoria gli incisivi. Dai due
anni e mezzo ai tre, cadono i picozzi, ossia la cop-
pia di mezzo, e allora il puledro chiamasi di primo
morso; dai tre anni e mezzo ai quattro, avviene lo
stesso dei mezzani, e si ha iì puledro di secondo
morso; dai quattro e mezzo ai cinque ii puledro
muta i cantoni, e dicesi di terzo morso. - Dènti in-
cisivi, sono sei per ciascuna mascella, i quali occu-
pano a guisa di semicerchio la parte anteriore. I
primi due ili prospetto chiamansi picozzi; i due ac-
canto, dall'uno e dall'altro lato, mezzani; gli ultimi
due, cantoni o quadrati o fagiuoli. Questi, cioè i can-
toni, furono detti dagli antichi gnomoni (dal greco
gnomones), quasi indici dell'età del cavallo. - 1 dènti
mascellari o molari, sono ventiquattro, situati pro-
fondamente nella bocca, dodici per mascella, e sei
a ciascun lato di ciascuna mascella. Famigliarm.,
macellari, per corruzione; molari è più della scienza
che del linguaggio famigliare. - Denti scaglióni, o ca-
nini, 0 angolari, due in ciascuna mascella, e uno
per lato delle barre: mancano ordinariamente nelle
cavalle. Detti anche piane (voce però disus.). - Pa-
reggiare, dicesi del cavallo quando i suoi incisivi,
per lo sfregamento degli inferiori contro i superiori,
perdono la sporgenza che avevano nella parte an-
teriore e si agguagliano. A sei anni, il cavallo ha
pareggiato i picozzi, a sette anni i mezzani, a otto
anni i cantoni.
Dorso, dòsso, schièna, parte che si stende dal gar-
rese sino ai lombi, ossia reni, dopo i quali è la
groppa. - Dòrso, o schiena di mulo, il dorso di ca-
vallo convesso, cosi come quello dei muli. L'oppo-
sto del cavallo insellato.
Falce, per similit., la parte arcata delle gambe di
dietro. - Fianchi, parte del ventre tra le costole e
le anche. - bili morti, le setole superficiali. - Filo
del còllo, la parte superiore del collo opposta alla
gola e sulla quale cresce la criniera. - Fiocco, ciocca
di peli lunghi e grossolani che crescono sulla fac-
cia posteriore del nodello, e si estendono talvolta
ai lati e più in su del medesimo, specialmente nei
cavalli di razza ordinaria. - Fittone, la parte dello
zoccolo del cavallo che sembra come un allunga-
mento e un ripiegamento di due calcagni dello
stesso piede, che s'uniscano e vadano a terminare
in un angolo acuto verso il mezzo della suola. -
Formelle, soprossi che si presentano vicino alla co-
rona. - Fossette, fontanelle, conche, quelle piccole ca-
vità che si vedono sopra gli occhi de' cavalli, in
alcuni de' quali dinotano vecchiezza, in altri cattivo
trattamento o provenienza da stallone vecchio. -
Froge, estremità carnose, cartilagini delle nari, e
prendesi al plurale.
Ganglio, corpicciuolo rossastro o grigiastro nei fi-
letti nervosi o nei vasi linfatici, - Garetta, o gar-
retto, la parte di dietro del piede, formata dalle ossa
del tarso; per estens., le gambe. Il garretto e la
gamba, unendosi, formano una piegatura per di die-
tro a guisa d'arco, dove, tesi e secchi, fanno risalto
i tendini estensori ; a questa piegatura si dà il nome
di falce, e anche di punta del garretto. - Garrese,
voce usata da alcuni cavallerizzi, per esprimere la
parte del coi-po del cavallo detta dal Crescenzio
sommità delle spalle; oggi detta la croce.
Ginòcchio, la parte della gamba davanti, costituita
dagli ossetti del carpo e dall'articolazione dell'a-
vambraccio con lo stinco o cannone. I veterinari,
nel membro anteriore, distinguono: il braccio, che
ha per base l'osso detto òmero, il quale si articola
con l'omoplata della spalla: Vavambraccio, tra il
braccio e il ginocchio, ed è formato da due ossa
riunite, il raggio e il cubito; il gomito, l'angolo che
guarda indietro, formato dal braccio e dall'avam-
braccio {Palma). - Giubba, la chioma, quando folta.
- Góla, la parte anteriore e superiore del collo. -
Grasciuola, rialto formato dalla rotula o rotella, nella
parte anteriore dell'articolazione della coscia con la
gamba. - Gròppa, la parte dai lombi in poi, ai cui
lati trovansi le anche, e di dietro la coda. Gròppa
avvallata, quella che si abbassa dalla parte ante-
riore alla superiore. - Impastura, la parte del piede
nella quale al cavallo si legano le pastoie. - Incol-
latura, lo stesso che collo, ma comprende anche il
modo del portarlo e il suo attacco col petto e con
la testa. - Nodèllo, nòcca, la parte al disotto dello
486
«tinco, ove avviene l'articolazione di questo col pa-
sturale.
Pasturale, pastorale, pastia, parte della gamba so-
fira lo zoccolo e la corona; falange tra lo stinco e
a corona. - l'elle, membrana che copre e avvi-
luppa le altre parti del corpo. - Petto, parte ante-
riore del torace immediatamente al disotto del ter-
mine della gola. - Picozzi, due denti di mezzo.
Piede, la parte che vien dopo il pasturale, forma
l'estremità della gamba e serve all'animale a reg-
gersi e a camminare. In essa, oltre il tuello, (parte
interna, viva e molto sensibile), le ossa, o ultime fa-
langi, che vi sono racchiuse, si notano esternamente
lo zc ecolo, la suola, il fettone e i talloni. Zoccolo,
(detto anche da alcuni, muraglia, parete, corno, un-
ghia, unghione) chiamasi quella specie di scatola
cornea, liscia, qualche volta lucente, da cui è cir-
condato il piede, sia davanti, sia dai lati. Il suo
margine inferiore, che ne è anche la porzione più
rilevata e consistente, serve al posare del piede, a
ricevere la ferratura. Parti distinte: corona, il
margine superiore (segna il confine dell'unghia con
la pelle e coi peli della medesima); pwjito, la parte
anteriore e mezzana, la più inclinata, che cresce e
si allunga maggiormente; mammelle, le due parti più
convesse, situate una in dentro e l'altra in fuori di
ciascun lato della punta; quartieri o quarti, che
stanno dietro le mammelle e che, prolungandosi, for-
mano i talloni {quartiere interno, quartiere esterno);
suola 0 suolo, la faccia inferiore del piede, fatta a
vòlta, di forma semilunare, assai consistente, ma
meno della muraglia, con la quale si connette; fet-
tone 0 forchetta, parte rilevata, di figura piramidale,
di sostanza cornea, più o meno flessibile, che con
la punta anteriore si prolunga nel mezzo della suola,
e con la base, che è biforcata, si unisce da ciascun
lato coi talloni (anticamente, bulesio o bulesia). Vuoto
del fettone, l'incavo triangolare che trovasi nella bi-
forcazione del fettone verso la sua base; talloni, o
calcagni, due protuberanze callose, rotondate, nella
parte posteriore del piede, che si ripiegano inferior-
mente per continuare con la suola {tallone interno,
tallone esterno). - Piede cagnuolo, quando ha la punta
rivolta in dentro e si appoggia più sul quartiere e
sul tallone esterni, che sugli interni; cobno, o affritel-
lato, quello in cui la suola è convessa e sporge ol-
tre il livello dei quartieri e della punta (gravissimo
difetto che la ferratura può palliare, non togliere);
cotógno, quello in cui i quartieri si voltano e re-
stringono uno verso l'altro, allungando la punta
dello zoccolo; ghiaccinolo, o scheggióso, quello die
ha l'unghia dura e secca, la quale facilmente si
fende e si spezza, allorché vi si conficcano i chiodi ;
grasso, quello che é più grosso e più largo del nor-
male, e che, avendo d'ordinario anche l'unghia più
tenera e sottile, facilmente si inchioda o si risente
della nuova ferratura; incastellato, quello che ha i
talloni troppo alti e avvicinati tra loro, difetto che
fa camminare malamente il cavallo e spesso lo fa
zoppicare; mancino, quello la cui punta è diretta in
fuori, e sopporta la maggior parte del peso del corpo
col tallone e quartiere interno; piatto, o piano,
quello con la suola non concava, ma a livello della
muraglia, e questa in posizione più orizzontale (di-
fetto, questo, più frequente nei piedi anteriori, e, se
non vi si rimedia fin da principio con adatta fer-
ratura, produce il piede dì papero J; rampino, il
piede che ha la muraglia quasi afl'atto verticale, e
perciò tanto in riposo, quanto in moto, si appoggia
sulla punta; rovèscio, quello i cui quartieri sono di
disuguale altezza, e si rovesciano all'indentro o al-
l'infuori.
Porro, piccola escrescenza, dura, indolente, quasi
cornea, con peduncolo o senza: appare indistinta-
mente su tutte le parti del corpo. - Punta, la parte
anteriore del ferro del cavallo, convessa ; e la parte
anteriore media più inclinata dello zoccolo. - Punta
della spalla, le parte ove la spalla, distaccandosi un
poco dal tronco, si unisce al braccio e forma una
prominenza. Nel cavallo ben conformato, la punta
della spalla e la punta del piede davanti devono
trovarsi sulla medesima linea verticale: se la punta
del piede rimane indietro da questa linea, dicesi che
il cavallo è sotto di sé. Il cavallo poi che ha le
spalle carnose, o troppo sporgenti, dicesi carico di
spalle. - Puntina, piccolo soprosso che nasce presso
la giuntura del ginocchio o del nodello. - Quadrato
(termine veterinario), i due ultimi incisivi del ca-
vallo. - Quadratura, il torso dalle spalle alla groppa
{snella, elegante, pesante, forte).
Ràgadi, nel linguaggio veterinario, fessure longi-
tudinali che si aprono alle piegature delle ginocchia
del cavallo; rappe, se, invece di essere longitudinali,
sono trasversali; comunem., crepacci e crepacce. ■
Remolino, ciulTo di peli incrocicchiati e schiacciati
gli uni sugli altri, specialmente nel petto o nella
gola. - Reni, parte del dosso; la regione lombare
esterna. - Riscontro, la parte anteriore del torace che
è immediatamente al disotto del termine della gola ;
petto.
Schinelle, soprossi che si sviluppano alle faccie
laterali degli stinchi. - Setole, fessure che si produ-
cono nella parete del piede, estendendosi dalla co-
rona in basso; sono complete, ascendenti, discendenti,
superficiali, penetranti. Fili morti, le setole superfi-
ciali; falsi quarti, o setoloni, quelle che penetrano
fino al vivo, intaccando cioè il tuello, e gittano san-
gue; pie di bue, quelle che si sviluppano sulla punta
del piede. - Sólo, e meno pop. suolo, la faccia infe-
riore del piede. - Spada romana, specie di contrap-
pelo, il quale consiste in una continuazione di peli
alzati e rovesciati, che rappresenta una lama di
spada. - Spalla, la parte superiore della gamba da-
vanti, 0 membro anteriore, che ha per base l'osso
omoplata o scapula, limitata superiormente dal gar-
rese e dal collo, inferiormente dal braccio. Spalle
incavicchiate o incavigliate, quando sono cosi vicine
irà di loro, che paiono congiunte insieme per mezzo
d'un cavicchio. - Spinèlla, specie di soprosso che si
genera sul lato interno dello stinco e all'altezza
medesima della giarda. - Sprone, cornetto nel fiocco.
- Stinco, cannóne, nelle gambe davanti, quella parte
che va dal ginocchio fino al pasturale ed ha per base
l'osso del metacarpo; e nelle gambe di dietro la
parte che si estende dal garretto al pasturale, ed è
formata dalle ossa del metatarso.
Testa montonina, quando nella parte superiore ha
una prominenza che rammenta quella del montone.
- Torace, la cavità tra il collo e il ventre, circo-
scritta ai lati dalle costole. - Ugnelle, unghtelle, un-
guelle, le durezze nella parte interna delle gambe
anteriori : calli, castagne, occhi. Si vedono, qualche
volta, ma più piccole, sulle gambe posteriori, di
dietro e al disotto del garretto. - Unghione, Y un-
ghia.- Unione, insieme d'un cavallo.
Vena dello sprone, la cignaia. • Vene del riscontro,
due vene che dalla parte anteriore ascendono alle
parti laterali del petto e dalle quali si suole levar
sangue a' cavalli. - Ventre (tamiliarm. pancia), ca-
487
vilà che viene dopo il torace, - Vivole, volgami,
le parotidi (ghiandole fra il collo e la testa, una
per parte) ; anche, gli ingorghi ghiandolari della
bocca e del collo. - Zoccolo, l'unghia.
Mantello, pelo, macchie, segni.
Balzana, macchia bianca circolare, di torma e di
estensione variabile, situata all'estremità degli arti
di molti cavalli (balzana armelUnata o ììioscata quando
il bianco è misto a macohiette nere; dentata, se
termina a foggia di dita o di denti). - Traccia di
balzana, se appena segnata; se lino allo stinco bal-
zana calzata ; alta calzata, se fino alle ginocchia. -
Dorato, del pelame dei cavalli; baio, castagno do-
rato, ecc. - Fdlago, mantello che è una gradazione
del morello. • Falbo, o cervino, mantello simile al
pelame de' cervi, risultante da un miscuglio di
giallo e di nero e talvolta anche di bianco. - Giubba,
lo stesso che mantello. - Isabella, noto color giallo
fulvo, ma chiaro, specie parlando del pelame o
mmtello dei cavalli. Si ha l'isabella cliiaro, che è
b nco con leggiere sfumature di giallo ; l'isabella
aerato, ove il giallo eccede, e Visabella carico, nel
quale il giallo estingue quasi del tutto il bianco,
onde è detto anche lupino. Il mantello isabella spesso
ha coda e crini bianchi, ovvero neri con la riga mu-
lina, 0 di mulo. Questa è una lista di color nero,
più 0 meno vivace, che dal dorso si estende tino
alla coda, attraversata talora da piccola lista di
egual colore, la quale divide in due il garrese e
•scende sulle spalle. La riga mulina è frequente anche
nel mantello sorcino.
Mantello, il pelame, l'insieme dei peli del mam-
mifero, specialmente del cavallo, e il loro colore;
manto (veggasi più innanzi : denominazioni del ca-
vallo secondo il mantello, ecc.). Cervato, quello di-
gradante dolcemente dal colore più carico delle
groppe al più chiaro del ventre; lupino, di pelame
simile al lupo; misto, il mantello i cui peli non
sono tutti dello stesso colore; moscato, sparso di
macchiette nere come mosche; pallaio, con macchie
tonde a uso palle; pallido, di tinta sbiancata; sem-
plice, quello i cui peli son tutti dello stesso colore.
Marchio, marco, marca, segno, tatto generalmente
con un ferro rovente, in qualche parte del corpo
dei cavalli per indicare la razza alla quale appar-
tengono e la loro provenienza. - Mosca, macchia
sim. a una mosca nel mantello.
Pelame, qualità e colore dei peli e dei crini:
mantello. - Pelo lucido, lustro, di cavallo ben tenuto,
ben strigliato e ripulito. - Pé'::(7, macchia del mantello.
- Pezzatura, l'essere pezzato. - Pomellato, aggiunto di
una specie del mantello leardo o baio, o sauro, o
morello, nel quale sianvi macchie rotonde più chiare
0 più scure che il fondo del pelame stesso. Dicesi
anche melato; onde il prov.: Cavai melato, cavai
malato. Se le macchie sono somiglianti a ruote, il
mantello dicesi rotato o arrotato. - Porcellana,
mantello rarissimo d'una specie di leardo pomellato,
con macchie cerulee, bizzarre. Rara oramai anche
la voce.
Rosetta, macchia bianca in fronte; più comun.,
stella.
Segno, macchia nel pelame; nome generico di
quelle macchie bianche che si vedono talvolta sui
cavalli di pelame scuro. - Spada romana, specie di
contrappelo, il quale consiste in una continuazione
<ii peli alzati- e rovesciati, che rappresenta una
lama di spada la quale, essendo situata sopra l'in-
coUatura vicino alla criniera, accompagna tutti i
crini del cavallo; molti vi veggono un indizio della
bontà del cavallo. - Stella, macchia bianca sulla
fronte di alcuni cavalli. - Stella bevente, la macchia
sulle labbra del cavallo che beve in bianco. - Zaino,
mantello equino baio o sauro, o morello senza mac-
chie 0 segni naturali bianchi.
Avei-e il naso di volpe, del cavallo che ha mac-
chie di pelo rossigno al naso e alle labbra.
Denominazione del cavallo secondo il mantello, ecc.
Arrotato, di cavallo che ha la pelle macchiata a
ròte. - A specchietti, di cavallo baio chiazzato. -
Baio, il cavallo, quando ha il mantello tendente al
rosso-bruno. Secondo le gradazioni baio dorato, baio
chiaro, baio oscuro, baio bruciato, ecc. - Baio bru-
ciato, con mantello rossigno, che tira al giallognolo,
come panno rosso arrivato un po' dal ferro troppo
Caldo. -Baio castagno, con mantello rassomigliante
alla scorza della castagna matura, appena uscita dal
cardo. - Baio chiaro, con mantello in cui il rosso
è poco carico e quasi sbiadilo, senza lucentezza; ed
è quasi eguale ed uniforme per tutto il corpo. -
Baio ciliegia, con mantello che ha un colorito rosso
uguale, molto vivo, ma meno cupo del baio scuro
e più cupo del baio castagno. - Baio dorato, con
mantello meno rosso del baio ciliegia, tendente al
giallo e lucente al sole. - Baio lavato, con mantello
in cui il rosso é molto smorto, quasi sbiadito ed
é bianchiccio al di sotto dei fianchi, del ventre
e fra le natiche. - Baio marrone, con man-
tello rosso cupo, specialmente sul dorso e sulla
groppa, e che rammenta la buccia del marrone di
India. - Baio scuro, o baio bruno, con mantello in
cui il rosso ha molto del nero ; ma il cavallo ha
il nasello, l'area circostante agli occhi e la parte
interna delle natiche di un color rossastro. - Baio
sopra sauro, con mantello di cavallo che ha le estre-
mità rosse 0 quasi rossigne, nere la criniera e
la roda.
Balzano, il cavallo che ha bianca l' estremità
della zampa. - Balzano alio calzato, il cavallo con
la balzana dallo zoccolo fin oltre il ginocchio
e il garretto. - Balzano a quattro, quando le bal-
zane sono in tutte e quattro le estremità. ■ Bal-
zano arzeglio, se nel destro posteriore. - Balzano
basso calzato, con la balzana dallo zoccolo fino al
livello del ginocchio e del garretto. - Balzano cal-
zato, con la balzana dallo zoccolo fin oltre la metà
dello stinco. - Balzano da uno, da due, da tre, da
quattro, il cavallo, secondo che ha la balzana, a
uno. a due, a tre, o a tutt'e quattro i piedi (prov.:
balzano da uno, non lo dare a nessuno; balzano da
due, più forte d'un bue o vai meno d'un bue; bal-
zano da tre, cavallo da re, e anche; tienlo pei' te;
balzano da quattro, non é bono da un cattro, o ca-
vallo da matto). - Balzano della briglia, con la bal-
zana nel piede sinistro dinanzi. - Balzano della
lancia, se la balzana é nell'arto destro anteriore.
- Balzano della staffa, se nel sinistro anteriore. -
Balzano del montatore, se nel sinistro posteriore. -
Balzano segnato, il cavallo con un segno bianco
presso lo zoccolo al calcagno. - Balzano trastravato,
quando è obliquo, cioè il bianco nei due piedi
anteriori dal nodello allo zoccolo. - Balzano travato,
con le balzane a due piedi laterali, cioè nel piede
di dietro e nel piede dinanzi dello stesso lato. -
lutto balzano, lo stesso, ma meno comune, che bal-
zano da quattro.
488
Bevente in bianco, dicesi del cavallo che abbia
una macchia bianca nella parte anteriore d'uno o
d'entrambi i labbri. Tali macchie si dicono anche
abbeveratoio, ma men comunemente. - Bianco mac-
chietato di nero, il cavallo sparso di piccole macchie.
- Burello, o burella, cavallo bianco pezzato di nero,
baio, sauro, ecc.
Calzato, il cavallo che ha una macchia bianca,
che dal piede si estende fino al ginocchio e sopra.
- Castagno, più comunem. baio. ■ Cavezza di moro,
con la testa morella e i piedi neri.
Leardo, il cavallo con mantello grigio o baio, con
miscuglio di peli bianchi e neri. Secondo che pre-
domina l'uno 0 l'altro di questi colori, ne vengono
le sue varietà, spesso malagevoli a determinare,
cioè il leardo o bigio stornello, il leardo o bigio
chiaro, il bigio di ferro, il bigio sudicio, il bigio di
lavagna, il bigio tardino, il bruciato, l'argentino, il
brinato, il moscato, il pomellato, ecc. Nei vocabolari,
leardo è detto il mantello di quel cavallo che sia
di color bianco; e parrebbe che i due vocaboli siano
sinonimi, ma nell'uso si suol fare differenza tra il
cavallo leardo e il cavallo bianco. Il bianco non è
di nascita, ma è il leardo o grigio che diventa tale
per l'età. Il prov. « Cavai bianco e donna bella
non è mai senza martello » dinota che i cavalli
di questo pelame sono più soggetti a guai e ma-
scalcie.
Macchiato, il cavallo con mantello sparso di mac-
chie naturali. - Maltinto, d'un mantello rossiccio
bruno. • Mantellato, del cavallo e del cane con man-
tello. - Melato, con macchie più o meno scure nel
mantello. - Morello, il cavallo con mantello di
questo colore, cioè d'un bel bruno; morello bruciato,
non tutto nero; morello mal tinto, come affumicato;
morello gaietto o corvino, d'un nero assai vivo e
quasi rilucente. - Morettina, dimin. vezzegg. - Moro,
nero.
Pezzato, cnn mantello macchiato di larghe mac-
chie di più colori; il colore predominante dà il
colore primitivo, susseguito da pezzato indicante
gli altri colori; morello pezzato di bianco, bianco
pezzato di baio.
Babicaìw, sauro, baio o altro con peli bianchi
qua e là, specie nei fianchi, nella groppa e nelle
nàtiche. Dicesi rabicanata la gamba intieramente
coperta di questi peli ; ciò che si prende per grande
indizio della bontà del cavallo. - Roano, o rovano,
il cavallo con mantello formato da peli neri, bianchi
e sauri mescolati, un tempo detto anche ferrante,
leardo sagginato. Sono varietà il rovano chiaro, che
si avvicina alla tinta di rosa scolorila, e il rovano
vinoso, che s'accosta a quella del vino. - Rovano
cavezza o testa di moro, dallo spagnuolo cabeza de
moro, dicesi del cavallo rovano che ha la testa, la
criniera, la coda e le gambe nere.
Sagginato, di cavallo del color della saggina: di-
verso dal baio. - Sauro, con mantello tra il giallo
e il lionato: chiaro, dorato, affocato, scuro, ceciato,
bruciato, metallico. Il sauro ha le estremità, la cri-
niera e la coda meno colorite che le altre parti. -
Sdonnino, tra sauro e morello. - Sfacciato, il cavallo
che abbia per il lungo della fronte una pezza
bianca; si chiama poi cometa detta macchia allorché
è lunga due terzi della testa, larga da capo e ap-
puntata verso il labbro. - Sorcino, o topato, con
mantello colore del topo, ora di soli peli cenerini,
ora di peli bruni e bianchi riuniti insieme. Dicesi ,
anche dusolino (onde il proverbio: Cavai dusolino,
0 da piazza o da mtUino, per dire che è da com-
parsa 0 da soma). - Stellato, con qualche macchiai
bianca, o stella, in fronte: stelleggiato. ■ Stornello,
storno, con mantello misto di bianco e nero.
Tigrato, il cavallo con macchie nere e più o mena
tonde e larghe nel mantello. - Topato, con man-
tello color topo. - Topino, di pellame rosso-scuro.
- Tardino, con mantello simile alle penne del tordo.
- Irotino, con mantello grigio che ha macchioline
rosse come la trota.
Ubero, o ubiero, con mantello avente il colore del
fiore di pesco, risultante da peli e crini color tos-
so e bianco. - /amo, il cavallo baio, sauro o morello,
che in alcuna parte del corpo non abbia alcun
pelo 0 segno bianco. - Zebrato, con mantello a
strisele, come la zebra.
Qualità", caratteri, condizioni del cavallo.
Agevole di bocca, che sente molto il freno. - Ar-
dente, del cavallo di buon sangue, focoso, generoso.
Arrembato, cavallo spossato di fatica, che mal
può camminare. - Bizzarro, vivace, brioso, balzano,
strambo. - Brioso, con un certo ardore indocile. •
Buscalfana, '•-avallacelo che sia estremamente de-
bole. - Cavallo che è una pecora, tranquillo, docile.
- Cavallo di sentimento, che corre senza bisogno
di frusta. - Cavallo matto, bizzarro, difficile a gui-
dare. - Cavallo pieno d'ardore, di forza, di focosità.
Corridore, di cavallo veloce al corso (corridore,
scappatore, che mangia la strada, va come il vento,
velocissimo). - Delicato di morso, di cavallo che lo
teme (cavallo che obbedisce al morso). Di prima
morso, puledro che ha perduto i denti lattaiuoli;
di secondo morso, che ha perduto i mezzani ; di
terzo morso, quand'è già cavallo. - fra le due selle,
il cavallo né troppo grande, né troppo piccolo. -
Fresco, il cavallo riposato. - Gagliardo, resistente
alla fatica, forte. - Galoppatore, che galoppa o è
atto a galoppar bene. - Morbido, dolce di bocca. -
- Onesto, lo stesso che agevole. - Scappatore, cavallo
che corre lesto. - Sicuro, che non inciampa, che
non tira calci. - Trottatore, che trotta o è atto a
trottar bene. - Zuzzurullone, che ha voglia di far
nulla.
Bocca a piena mano, o bocca sicura, del cavallo
che sente moderatamente il morso e senza inquie-
tudine. - Bocca ardente, del cavallo quando è ri-
scaldato, s'irrita, s'infiamma per le menome scosse
date al morso. - Bocca delicata, che non può sof-
frire alcun appoggio del morso, per essere le barre
troppo alte o troppo taglienti. - Bocca dura, forte,
perduta, del cavallo in cui gli effetti del morso
son quasi nulli - Bocca falsa, del cavallo quando
non risponde esattamente alle impressioni del morso.
- Bocca fresca, del cavallo che fa continuamente
schiuma dalla bocca, quando ha il morso. - Bocca
gentile, del cavallo che ama il morso. - Bocca
leale, del cavallo che risponde pronto e sicuro agli
accenni datigli col morso. Anche, fina, seìisibile,
delicata, tenera, leggiera. - Buona bocca o bocca
ferma, del cavallo ctie non ha in essa difetto che
gli impedisca di obbedire al morso, e tale che il
morso stesso non la irriti.
Ammaestrata, cavallo domato; di o da maneggio,
maneggiato. - Bardato, provvisto di finimento. -
Domabile, ch3 si può domare. Domato, messo
dall'uomo in condizione di servirgli; anche cor-
retto in certi difetti. - Maneggievole, maneggiabile,
che si lascia governare facilmente. - Sbrigliato, sen-
za briglia. - Strigliato, acconciato con la striglia-
Difetti, vizi.
Aredtura, deviazione delle ginocchia (carpo), con-
sìstente in una curvatura con concavità posteriore,
prodotta o da debolezza dei muscoli estensori o da
ritrazione dei flessori del carpo. - Arrembatura,
direzione difettosa dell'articolazione del nodello, in
cui questa, invece di abbassarsi dalla parte poste-
riere, scatta sempre in avanti, ed il piede non pog-
gia completamente sul suolo, ma, per lo più, quasi
con la sola punta. - Beccheggio, vizio che ha il
cavallo di alzare ed abbassare la testa continua-
mente dall'innanzi all'indietro. - Credenza : dicesi,
del cavallo , che piglia una credenza allorché
prende un vizio. - Incastellatura, restringimento
anormale dell'unghia per la ferratura.
Tiro, ticchio, viziosa abitudine, e talvolta an-
che morbosa, di alcuni cavalli, per la quale essi
si danno interrottamente in preda a movimenti
anormali e disordinati. Tre sorta di tiri si cono-
scono: il tiro d'appoggio, o tiro fermo, che consi-
ste in una violenta contrazione dei muscoli del
collo e delle mascelle, che spinge l'animale ad ad-
dentare e rosicchiare la mangiatoia, il timone del
carro o della vettura e simili, il qual movimento
è accompagnato da introduzione ed espulsione d'aria
dallo stomaco, e dà un suono particolare simile a
rutto ; il tiro a vento, o tiro in aria, che è quando
il cavallo, privo dell'oggetto che usa morsicare,
leva in alto la testa, o la rivolge da lato; il tiro
delVorso, che è un movimento come di altalena
che fa il cavallo, appoggiandosi ora su un piede
ed ora sull'altro, e qualche volta non movendo
che la testa e il collo.
Arcato, il cavallo affetto da arcatura. - Ancaione,
del cavallo che ha un'anca bassa e l'altra rilevata,
per cattiva conformazione o per frattura.
Arrembato, si dice tanto del cavallo affetto da
arrembatura quanto del piede che poggia in terra
soltanto colla punta. Riferito a piede, è sinonimo
di rampino; riferito a cavallo è anche sinonimo di
diritto. • Basso di coste, basso davanti o di dietro,
mal conformato in questo senso. - Boccìiiduro, poco
sensibile agli effetti del morso.
Coronato, il cavallo che porta traccia d'una spe-
latura, cicatrizzata, al ginnochio. - Diritto sulle gi-
nocchia, sui garretti, sulle nocche, del cavallo che non
ha quella certa naturai curvatura elegante in que-
ste regioni del corpo, ma le presenta invece si-
tuate in linea retta. - Incastellato, del piede del
cavallo, quando i talloni e i quarti sono molto
ravvicinati, ristretti, addossati. - Incavicchiato, di
cavallo con le gambe molto vicine, cosi che pare
si tocchino. - Ombroso, il cavallo che s'impaura
facilmente {adombrare, prendere o pigliare ombra).
Restio, che si impunta, non vuol andare (avere
il restio; guarire del restio). Anche, restone (pro-
verbio : cavallo restio, fallo con Dio; ossia, fa di
liberartene). - Saltatore, che ha il difetto di saltare.
- Sboccato, che non cura il morso, e dicesi anche
duro in bocca, ma si dice piuttosto del cavallo che
è tale per natura. Sboccato può divenire perchè
chi lo guida abusa del morso. - Scodato, senza coda
o difettoso di coda. - Sellalo, il cavallo quando ha
schiena che piega troppo verso la pancia. - Sfiancato.
con i fianchi cavi, noH a livello delle costole e
dalle anche, e come ritratti in su. - Sgroppato,
rovinato nella groppa. - Sitoso, il cavallo che pi-
glia ombra di persone, specialmente di ragazzi e
489
donne. - Spallato, il cavallo a cui siasi sconcertata
l'articolazicfie della, spalla.
Un sant'Antonio, cavallo che ha difetti coperti;
inservibile. - Vacchino, di cavallo coi garretti trop-
po in dentro. - Ventre di vacca, del cavallo il cui
ventre cade troppo in giù.
Buttarsi suWimbraca, dicesi dei cavalli che si
ostinano a non andare. - Operar sulla spalla: del
cavallo che l'ha fuori della linea dovuta. - Vaiare,
dei cavalli con occhi scompagnati o con un cer-
chietto bianchiccio intorno alla pupilla.
Voce, andatura, portamento, salti, ecc.
Annitrio, il frequente annitrire o nitrire : voce
poco comune, ma opportuna. - Nitrire {nitrente,
emettere la voce che fa il cavallo (m'(n<o, atto ed
effetto): rignare. - Rignare, per nitrire, fu detto, e
dicesi tuttavia nel contado fiorentino. Rignano i
cavalli e i muli anche quando sono in ira e mo-
strano i denti, come per mordere. - Sbuffare, dicesi
del soffiare che fa il cavallo quando se gli pari dinanzi
alcuna cosa che lo infastidisca o spaventi: sbuffo,
atto ed efletto. - Stronfiare, dice di più che sbuf-
fare, e tanto l'uno quanto l'altro si dicono anche
del semplice ansare e soffiare per tatica.
Ambio, andatura del cavallo a passi corti e ve-
loci, mossi in contrattempo. Lo stesso che ambia-
tura; ma tanto la prima voce quanto la seconda
sono ormai quasi disusate {ambiare, andare d'am-
bio). - Andatura, movimento eseguito dal cavallo
per recarsi da uno a un altro luogo: è naturale,
artificiale, irregolare (ambio, trapasso, traina), ecc.
Ballottata, o aria sollevata, salto che fa il ca-
vallo alzandosi da terra con i quattro piedi con-
temporaneamente e facendo, coi due posteriori, atto
di tirar calci. - Battuta, il salto del cavallo quando
tocca leggermente il suolo con l'unghia. - Bel mo-
vimento d'anca, di andatura aggraziata.
Capannone, salto del cavallo, maggiore della
corvetta. - Capriola, specie di salto, ch'è una delle
arie sollevate del cavallo; salto che i cavalli am-
maestrati fanno alzando insieme le due gambe di-
nanzi, e poi insieme le due di dietro. - Caracollo,
termine di cavallerizza: il movimento del cavallo
che caracolla. - Carriera, la più veloce andatura
del cavallo; il correre prolungato e concitato.
Anche, lo spazio percorso dal cavallo. - Ciambella,
azione del cavallo che, senza avanzarsi né indie-
treggiare, si muove misuratamente. - Coppia di
calci, atto del cavallo che, alzando la groppa,
spinge indietro con forza le zampe posteriori. - Cor-
vetta, azione che fa il cavallo nel maneggio, perla
quale si alza (sempre camminando) con le gambe di-
nanzi piegate verso il petto, reggendosi ed equili-
brandosi tutto sulle anche e abbassando la groppa
verso terra {corvettare, far corvette).
Falcata, specie di salto che il cavallo eseguisce
in due tempi e con diversi movimenti : nel primo
piega le gambe di dietro con forza ed eleva quelle
dinanzi; nel secondo, distendendo in modo subita-
neo le gambe di dietro, si slancia con tutto il corpo
in avanti e in alto. Anche sbilancione. - Galoppo,
modo di correre dei cavalli ben noto. - Groppata,
salto 0 aria sollevata di maneggio, facendo la qua-
le il cavallo si alza da terra molto più che nella
corvetta, e tiene, essendo in aria, il davanti e il
dietro a uguale altezza, senza mostrare i ferri. E'
propria dei cavalli giovani, che lo fanno quando
490
CAVALLO
si mettono in brio. Detto anche capannone. - Impen-
nata, movimento pel quale il cavallo si leva dritto,
reggendosi tutto sui piedi: difesa la più perico-
losa di tutte, perchè, cascando il cavallo indietro
a linea retta,^ non è senza pericolo della vita del
cavaliere, non solo per la botta che questi riceve
alla testa, ma perchè il pomo della^sella gli dà
nello stomaco o nel petto con l'urto è il peso del
corpo del cavallo.
Levata, nome generico di tutti i moti che fa il
cavallo nell'alzarsi con le gambe dinanzi e posarsi
su quelle di dietro. Anche l'atto e l'istante in cui il
piede del cavallo che cammina abbandona il suolo.
- Movimento del cavallo, le sue mosse di scuola. -
Parata, azione che fa il cavallo nel terminare qual-
sivoglia maneggio, o in terra o in aria: ed é un
atto che ha apparenza di corvetta, senonché nella
parata il cavallo si alza più in aria che non in
quella, e poi si ferma sui quattro piedi. - Passata,
l'andar del cavallo con passi misurati e in cadenza.
Passo, la più lenta delle andature del cavallo. -
Passo rilevato o di scuola, quando il cavallo alza
molto le estremità nel camminare. - Pettata, lo
sforzo iniziale nei cavalli da tiro per mettere in
moto il carro. - Piroetta, piroletta, moto che fa il
cavallo nel voltarsi quant'esso è lungo, senza can-
giar posto; frane, pirouette. - Portante, particolare
andatura del cavallo. - Portamento di testa, di coda,
del cavallo, espressioni di chiaro significato. - Po-
sata, atto del cavallo che consiste nel tener ferme
le zampe di dietro e alzare e ripiegare quelle di-
nanzi un braccio circa da terra, posando tutto sul-
le anche.
Querciola, di cavalli che cadono con le gambe
sul davanti. - Raddoppio, moto particolare del
cavallo consistente nel muovere alternativamente
ambedue i piedi dinanzi o ambedue i piedi di die-
tro insieme (andar di raddoppio). - Rallegrata,
salto che il cavallo fa rallegrandosi. - Rampino,
di cavallo che, camminando o stando fermo, appoggia
solamente la punta del piede.
SaltOf una delle arie sollevate del cavallo. -
Salto del montone, quello che fa il cavallo quando
s'impenna e si ficca il capo sotto. Salto e sparo,
tirar calci mentre salta. - Scalpitamento, scalpitio,
veggasi più innanzi. - Scappata, l'atto dello scap-
pare, e dicesi propriamente della prima mossa con
furia, del correre del cavallo, liberato dal ritegno
che lo impediva (spesso nella frase « prendere la
scappata »). - Sfaglio, hsdzo improvviso del cavallo.
Spavenio, del cavallo, ripiegatura convulsiva del
garretto, quando il piede lascia il suolo.
lesta incassata, la testa del cavallo quando esso
la porta in maniera che il moccolo e la fronte si
trovino sulla stessa perpendicolare. - Traina, o trai-
no, andatura irregolare del cavallo che galoppa con
le gambe anteriori e trotta con le posteriori: quella
tra l'ambio e il galoppo. Dicesi anche: andor d'oji-
ehelta e spalletta. - Trapasso, modo d'andatura a-
normale, facendo sentire tutt' e quattro i piedi af-
frettati insieme (andar a trapasso). - Trotto, anda-
tura naturale, tra il passo e il galoppo; trotto
chiuso, serrato, risoluto, spiccato, sciolto, unito, ecc.
(trottare, trottato, trottatina, ecc.).
Volata, rallegrata pericolosa, del cavallo, il quale
d'improvviso spicca un salto lunghissimo, o si getta
a destra o a sinistra cosi rapidamente che, se il
cavaliere non sta ben forte in sella, corre il rischio
di volarne lui. - Volta, movimento in giro che il
cavaliere fa fare al cavallo. - lolta faccia, del ca-
vallo che si volta di punto in bianco.
Saponata, per similitudine, il coprirsi di schiuma
che fa il cavallo, sudando, in corsa o dopo la corsa.
Altri movimenti diversi del cavallo
Allungare il collo, del cavallo quando allunga il
collo, invece di tenerlo inarcato. - Adombrare e
aombrare^ de'cavalli quando, per difetto della vista
0 per altro, al veder certi oggetti si spaventano
talmente che ricusano di passarvi dinanzi, o indie-
treggiano 0 s'impennano. - Arpeggiare, lo spavenio
quando sia molto pronunciato. - Arrembare, dive-
nire arrembato; e si dice dei cavalli non più atti
a correre.
Batter le castagnette, di cavalli che si ripigliano
con i piedi, cioè battono, nel trottare, i piedi da-
vanti con quelli di dietro in modo che i ferri man-
dino un suono, il quale somiglia appunto a quello
che producono le castagnette, o nàcchere, agitate colla
mano. Anche, battere i ferri, scalcagnarsi e ritoc-
carsi. - Bere la briglia e il morso, di cavallo che
spinge tiroppo in alto il morso (i cavalli che be-
vono la briglia sono generalmente testardi). - Bere
nella briglia, del cavallo che ha le briglie troppo
corte sicché il freno gli fa raggrinzare le commes-
sure delle labbra. - Billarder (frane), gettare al-
l'infuori le gambe davanti.
Calcitrare, trar di calci ; tirare, sparare calci a
coppia (veggasi a calcio). - Caracollare, volteggiare,
far caracolli; caracollo, volta in tondo e mezzo
tondo che si fa fare al cavallo cambiando mano. -
Chioccarsi, lo stesso che batter le castagnette. -
Correre, andare con velocità, sia di trotto che di
galoppo. - Correre il palio, correre al palio, veg-
gasi a corse ippiche (ventre a terra, di gran car-
riera; cavallo che divora la strada, corre veloce;
che vola, par che voli, ecc.). - Crocchiare, del ferro
dei cavalli quando non è bene inchiodato.
Dare nelle smanie, entrare in calore, - Difendersi,
del cavallo quando, per sottrarsi al dominio di chi
lo guida, ricorre alle difese. - Entrare in ardenza,
essere in salti, potersi frenare appena.
Far ciambella, far querciola, veggasi addietro. -
Fermarsi in quattro, di botto, sulle quattro zampe. ■
Fremere, impazientirsi del morso, dello sprone. -
Galoppare, andar di galoiìpo ; galoppare sul buono,
0 di destra; sul cattivo piede, o di sinistra; galop-
pare sul tappeto, il cavallo che alza pochissimo le
gambe. - Giuocare alla mora, tirar calci. - Giuocar
di schiena, alzare la groppa, per tirar calci. - Gua-
dagnare, levare, prendere, vincer la mano, di ca-
vallo che non sente più il morso e va sfrenata-
mente. - Gustare il morso, abituarcisi.
imballare, del cavallo che, scalciando per vizio,
rimane colle zampe di dietro impigliate negli stan-
ghine - Imbizzarrire, di cavallo focoso che si agita,
fa qualche smania, qualche capriccio. - Imboccare
il freno, il morso, riceverlo in bocca. - Imbrigliare,
del cavallo che s'impiglia nelle redini cadute. •
Impennare, impennarsi, del cavallo quando si leva
sulle gambe di dietro, levando in aria quelle da-
vanti, per arte, per vizio, per giuoco, per ispa-
vento. - Incappucciarsi: dicesi di quella difesa che
fa il cavallo, quando, per liberarsi dalla soggezione
del morso, porta la testa talmente sotto e indietro,
che con la estremità della guardia l'appoggia al petto
0 alla gola. Si incappucciano i cavalli che hanno
il collo lungo, sfilato e troppo pieghevole. Anche
accappucciarsi, armarsi, impettirsi. - Incapestrarsi
CAVALLO
491
avvilupparsi le gambe nel capestro. - Inginocchiarsi,
cadere sulle ginocchia. - Intraversare, del cavalli
ciie vanno di traverso per mala conformazione delle
gambe o delle anche.
Masticare la briglia, del cavallo di bocca dolce
il quale, prendendo gusto alla briglia, da sé slesso
l'alleggerisce senza movimenti sgarbati. - Moì^dere,
rodere il freno, del cavallo che dà segno di impa-
zienza. - Notare, modo di camminare mandando i
piedi in fuori. - Operar sulla spalla, del cavallo che
nel camminare si butta in fuori, sicché le sue spalle
non sono sulla linea che dovrebbero descrivere.
Pesare o tirare alla mano, quando il cavallo, in-
vece di portare la testa alta, l'abbandona e l'ap-
poggia sul morso, sicché il cavaliere é costretto a
reggerne quasi tutto il peso. - Pigliare o prendere
Ip mosse, partirsi, incominciare a correre al segno
dato, - Prendere la carriera, non solo incominciare
a andar di carriera, ma, incominciata, continuarla.
- Prender la mano, non obbedire più alla briglia,
al guidatore, correndo all'impazzata.
Raddoppiare, andare di raddoppio (veggasi più
sopra). - Radere il suolo, del cavallo che non alza
a sufficienza le estremità. - Rallegrarsi, fare la ral-
legrata (veggasi a pag. 490). - Rancare, o ranchettare,
del cavallo che, troppo serrato nei garretti, muove
il piede descrivendo una specie d'arco. - Raspare,
il battere coi piedi davanti che fanno i cavalli
fermi , quasi razzolando, - Recalcitrare , ricalci-
trare, resistere che fa il cavallo alla voglia di chi
lo guida, tirando calci. - Rimpennare, ripete impen-
nare (rimpennata, rimpennatura). - Ripigliare, ri-
pigliarsi, del cavallo che, correndo, si ribatte coi
piedi di dietro. - Ritoccarsi, di cavalli che battono
i pie di dietro con quelli davanti. - Rompere, del
cavallo quando, messo al trotto, saltella, e vorrebbe
andar di carriera.
Sbalestrare, sbalestrare le gambe, del cavallo
quando va mancino e manda fuori le gambe di-
nanzi. - Sbarrare, in alcuni dialetti, significa trarre
calci. - Scalciare, tirare un calcio, una coppia di
calci, più calci. - Scalpitare, del rumore che fanno
i cavalli 0 simili coi piedi : scalpitamento, lo scal-
pitare ; scalpitio, uno scalpitare prolungato o af-
frettato. - Scappare, voce usata famigliarmente a
indicare i cavalli che corrono molto veloci. - Segare,
del cavallo quando, o perché spallato, o perchè
abbia qualche dolore, o a cagione di uno sforzo,
alza una delle gambe davanti in modo che, prima
di posarla a terra, descriva un mezzo cerchio in aria.
- Sferrar cate', tirarli. - Snodare il passo, moverlo lesto.
Sonare un calcio, famigliarmente, tirarlo. - Spalleg-
giare, movimento grazioso delle spalle e della testa.
- Sparare calci, lo stesso che tirarli; ma dice più
impeto e lo dice con più vivezza, - Tagliarsi, quando
il cavallo, nell'andare, porta una gamba verso l'altra
come in croce, e si ferisce nella parte interna del
pasturale o nel nodello, e qualche volta vicino al-
l'unghia; ciò che accade più spesso nelle gambe di
dietro. - Tessere, con le zampe, mandandole male. -
Tirar calcij l'alzare e lo spingere che i cavalli tanno
con forza all' indietro i piedi posteriori. - Trottare,
andare di trotto. • Trotterellare, intrans, frequent,
di trottare.
Volare, del cavallo che all'improvviso spicca un
salto lunghissimo, qua o là, mettendo in pericolo
il cavaliere. - Voltare, cambiare la direzione del
cammino; girare a destra o a sinistra. - Volteggiare,
frequent. di voltare. - Zampare, percuotere con le
zampe; tar molto rumore con i piedi.
Malattie, lesioni, ecc.
Insetti nocivi o FASxmiosi al cavallo.
Acqua alle gambe, malattia consistente in una
esagerata e turbata attività nutritiva del derma cu-
taneo, del pastorale e del nodello, risultandone l'i-
pertrofia del corpo papillare e delle ghiandole an-
nesse, - Adenite equina, malattia frequente del ca-
vallo: tumefazione infiammatoria dei gangli linfatici
sottomascellari del cavallo; si risolve generalmente
per suppurazione. Detta anche barbone, piccionaia,
stranguglioni. - Anticuore, o antipelto, tumore car-
bonchioso che viene ai cavalli nella parte anteriore
del petto e penetra fino al polmone, cagionando in
brevissimo tempo la morte. - Arpeggio, movimento
spasmodico col quale certi cavalli sollevano una o
?mbedue le estremità posteriori, in causa, credesi,
di varie alterazioni dei garretto, dei muscoli della
gamba, ecc.
Ralordòne addominale, tifo cerebrale dei cavalli:
malattia eminentemente tossica, contagiosa, maligna.
Più comunem.,, capogatto, capostorno. - Bolla {cancro
volante,, carbonchio della lingua, pustola maligna,
taglione), malattia carbonchiosa, talvolta epizootica,
nelle vaccine e anche ne' cavalli, per cui la lingua
si copre di grandi vesciche ripiene d'un umore
rossiccio, acre, assai corrodente, incangrenisce e
cade a pezzi. Scientificam., glossanlrace. - Bolsag-
gine, difficoltà di respirazione nel cavallo, cronica,
senza febbre, per lo più incurabile, e dipendente
da svariate lesioni dell'apparecchio respiratorio e
circolatorio, nonché dei visceri addominali in quanto
restringono la cavità toracica {imbolsire, divenir
bolso, proprio dei cavalli; bolso, il cavallo che tosse
e respira difficilmente).'- Èrokendown (letteralmente
spezzato giù, azzoppato), zoppicatura propria dei
cavalli da corsa, e consiste in una distensione dei
tendini flessori del nodello.
Calli, le protuberanze callose che si formano sulle
gambe del cavallo, presso le articolazioni. - Capo-
gatto, malattia, per lo più dei cavalli, che piglia il
capo producendo infiammazione al cervello. - Capo-
storno, capogatto, lo stesso che balordone. - Cappel-
letto, tumefazione che si palesa alla punta del gar-
retto, prodotta da contusioni o da sforzi. - Carbon-
celli, bollicine piene di sang'ie guasto che vengono
sul dorso de' cavalli per la compressione della
sella. - Castagna, veggasi, più innanzi, tmghiella. -
Cheracele, tumore nello zoccolo. - Chiovardo, in-
fiammazione foruncolare che si manifesta nel ca-
vallo e in altri animali domestici, nel piede, sopra
l'unghia e la corona. Dicesi semplice o cutaneo, se
intacca la sola pelle; lendinoso, se offende i tendini;
incoronato, se viene alla corona o sopra i talloni, in
vicinanza dell'unghia. - Cimurro, malattia infet-
tiva, propria del cavallo, dell'asino o dei bastardi
di questi, trasmissibile all'uomo. Falso cimurro, ci-
murro cronico.
Contraccolpo, e, meno comunemente, contrattempo,
ribattìmento o pulsazione de' fianchi che é carat-
teristico della bolsaggine nei cavalli. - Corba, curba,
airva, esostosi che si manifesta alla parte supe-
ri one della faccia interna del garretto del cavallo in
forma di tumore osseo. - Corizza, infiammazione
della membrana mucosa delle cavità nasali. - Cor-
neggio, sibilo, fischio, rantolo, la difficoltà di respi-
razione, rumorosa, nel cavallo in moto. - Costane,
0 polmoncelli, tumoretti callosi che vengono in varie
parti del corpo ai cavalli, ma più specialmente ai
492
lombi. Costarla dicesi anche il guidalesco alle coste. -
Crepacela, crepaccio, male negli stinchi e nel nodello;
piaga trasversale. - Crepatura, male a cui vanno
soggette le unghie.
Doglia vecchia, mal vecchio, viziosità dipendente
da lesioni croniche delle giunture e che dà luogo
a zoppicature intermittenti. - Farcino, lo stesso che
mal del verme (veggasi più innanzi). - Fettone putre-
fatto, fettone riscaldato, fico al fettone, lesioni varie al
lettone. - Fimatosi, malattie delle gambe. - Formella,
tumore nel piede: specie di soprosso o tumire
vizzo per sua origine, poi duro e quasi osseo, che
nasce sulla corona del piede, ora nel lato esterno,
ora nell'interno, talvolta in ambedue ad un tempo,
e più spesso ne' piedi davanti che in quelli di dietro.
Galla, galletta, enfiato a guisa di nocciolo, che
viene ai lati della giuntura del nodello per umori
che ivi si addensano; è molle nel suo principio e
indolente, ma si indura col tempo e fa talvolta
zoppicar l'animale. Anche, molletta. - Ganglio, tu-
more che si forma nella guaina del tendine e nervo
(corda magna), dal raccogliersi in essa troppa quan-
tità di sinovia ; talvolta prende tutta la lunghezza
dello stinco, e dicesi nervo indurito. - Carpe (grappe,
riccioli, rizzuolij, o grappe, escrescenze cutanee
disposte a mucchi e formanti una massa carnosa,
bitorzoluta, qualche volta scirrosa, per lo più di
colore rosso, per la loro figura somigliante a un
grappolo d'uva ; nascono dietro il pasturale o in-
torno il nodello e gittano spesso materia corrotta, a
modo d'acqua. Perciò da alcuni detta anche acqua
alle gambe. - Garretto cerchiato, quando vi sono in-
torno intorno dei tumori più o meno grossi e per-
sistenti. - Germe di fava, macchia nerastra nel fondo
di quella fossetta che hanno i denti incisivi nella
loro estremità libera, e che resta sovente anche
dopo che il cavallo ha pareggiato. - Ghianda, ma-
lattia mortale dei cavalli. - Giarda, malattia nella
giuntura sopra l'unghia. - Ginocchiello, ferita che
il cavallo si fa al ginocchio cadendo. - Guidar
lesco, escoriazione, piaga; specialmente la piaga o
l'ulcera, più o meno sinuosa e profonda che for-
masi sul garrese dell'annuale per contusione, o scor-
ticatura ivi prodotta dalla sella, dal sellino del fi-
nimento, dal basto e simili arnesi. Anche, mal del
garrese, mal della croce, spallaccio.
Incapestrature, ferite lacero-contuse nelle piega-
ture dei garretti, ecc. - incoronature, ferite al gi-
nocchio. - ìjìpolito, pietra nel corpo del cavallo.
Lampasco, palatina, l'infiammazione della mem-
brana mucosa, che copre il palato e l'interno della
bocca: rara ne' cavalli attempati, comune nei pu-
ledri, al tempo della dentizione, ai quali impedisce
la masticazione, ingrossandosi talvolta la membrana
medesima sino a sopravanzare i denti incisivi. -
LeòbrUf malattia della pelle, con produzione di
croste. - Lombaggine, malattia che al cavallo rende
dinicili i movimenti della parte lombare. - Lupia,
natta,nome di certi tumori infiammatori e dolenti,
oppure freddi ed insensibili, mobili o aderenti alle
parti sottostanti, involti in una membrana o no,
che si svolgono in mezzo al tessuto cellulare in
quelle parti su cui appoggiano gli arnesi o bardature.
Mal della luna, flussione o infiammazione perio-
dica degli occhi, a cui va soggetto il cavallo; cosi
detta perchè si crede che segua le variazioni lunari.
- Mal della talpa, tumore che si sviluppa sulla som-
mità della testa, dietro la nuca: cosi detto perchè
scava nei tessuti. - Mal del verme, o farcino, malat-
tia sviluppantesi nei vasi linfatici; talora va er-
rando qua e là, e allora indica un' affezione gene-
rale. - Mal di coito, malattia che colpisce il cavallo
e la cavalla, e tien dietro all'accoppiamento. - Mal
pizzone, pedicèlli, male che si manifesta dinanzi al
pasturale, in vicinanza dell'unghia, mandando dalle
sue ulcerette un umore sanguigno e puzzolente, che,
leccato dall'animale, qualche volta gli esulcera la
lingua.
Moccio, scolo delle nari. - Morva, malattia infet-
tiva, propria dei cavalli e degli asini, volgarmente
detta cimurro (scolo nasale). - Moscaiole, ulcerette
che, d'estate, sono fastidite dagli insetti : si formano
su questa o quella parte del corpo, specialmente
sulla groppa e sulle gambe.
Passione celiaca (scalmatura), malattia per cai il
cavallo defeca materie bianche e dimagra. - Pel-
licelli, piaghe estive. - Piumacciolo, malattia alla
bocca. - Pòrri o porrette, escrescenze carnose, am-
mucchiate, rotonde, le quali come le garpe, di cui
offrono i segni, occupano tutta la circonferenza del
pastorale e del nodello, e fanno zoppicar l'animale.
Anche, certe piccole escrescenze dure e indolenti,
quasi cornee, con peduncolo o senza, che appaiono
indistintamente sopra tutte le parti del corpo. Le più
piccole e meno elevate hanno il nome di verruche.
Rappe, ragadi trasversali alle piegature delle gi-
nocchia. - Resta, tumoretto nel piede. - Riprensióne,
rinfondimento, congestione di umori che per troppa
fatica o riscaldamento si fa nei vasi che stanno
sotto l'unghia, con infiammazione di essa e delle
vicine parti del piede, sicché l'animale si muove a
stento. - Riscaldamento, eruzione di tumoretti.
Schienella, male che si produce nelle gambe da-
vanti. - Sétola, malore che si sviluppa nei piedi. -
Sfòrzo, sforzatura, distensione violenta dei muscoli,
dei ligamenti e dei tendini che circondano le giun-
ture, m conseguenza di passi falsi, di sdrucciola-
menti, di cadute e simili. - Sinoca, malattia fre-
quente nei solipedi, massime nel cavallo, distinta
coi nomi di febbre ardente, sanguigna, ecc., e vol-
garmente con quelli di costipazione e di mal del-
l'angio, - Soprapposta, soppósta, ferita o piaga tra
l'unghia e la carne viva, fattasi dal cavallo correndo.
Soprósso, nome generico di certi tumuri duri, cal-
losi, quasi ossei, che si formano specialmente sulle
gambe, sia per interni umori cattivi, sia per effetto
di percosse, onde l'osso si infiamma e gonfia. Sem-
plice, il soprosso quando vien solo all'interno o al-
l'esterno lato dello stinco; incavigliato o trafitto,
quando uno sta dirimpetto all'altro; lendinoso, quello
che vien presso il tendine, e, come il trafitto, spesso
fa zoppicar l'animale. - Spallaccia, o spallaccio, gon-
fiezza per lesione sulle sommità delle spalle. - Spa-
vénio e spavento, tumore molle con fluttuazione sen-
sibilissima che si genera nella parte laterale interna
del garretto. - Spennacchia, galla o scoppiatura che
viene alla giuntura del ginocchio dei cavalli e che
alle volte suppura. - Sperone, tubercoletto nella nocca.
- Spinella, sorta di malattia del cavallo. • Sprocca-
tura, ferita nel vivo del piede, cagionata da puntura
0 da urto violento di corpi acuti o taglienti, pre-
muti nel camminare, ed accompagnata sovente da
lacerazione. - Stomatite, infiammazione della mu-
cosa boccale. - Storpiatura, lussazione, guasto di un
membro. - Stranguglióni, specie di barbone, di an-
gina, la quale non attacca che una sola volta i ca-
valli, e per lo più quando spuntano loro i denti
scaglioni e gli incisivi di mezzo; si palesa con ma
nifesti segni di infiammazione in quasi tutte le parti
della testa e massime delle glandole salivarL
CAVALLO
493
Talpa (testudinej, tumore che si sviluppa alla te-
sta, per effetto d'una botta o d'una fiaccatura pro-
dotta dalla briglia. - Tarlo (tarolo, tarmaiura), la
carie umida nello zoccolo. - Tigna, eruzione di
pustole sulla cotenna. - Tiro secco, malattia o vizio per
cui il cavallo sembra singhiozzare di tanto intanto.
Vermocane, sorta di malattia del cavallo. - Vescicone,
tumore molle, indolente, più o meno grosso, che na-
sce ai lati del garretto, tra il tendine e l'osso.
Insetti nocivi o molesti. — Assillo, animaletto
alato, poco maggiore d'una mosca, che punge aspra-
mente il cavallo e altri animali. • Estri e tafani,
insetti pericolosissimi, molesti e nocivi, detti mosche
del cavallo, ecc., e scientifìcam. oestrus hominis, per-
chè nei paesi caldi tormentano anche l'uomo. - Mo-
sca culaia, insetto noioso alle parti deretane dei ca-
valli. - Psoropotide, genere di aracnidi, ordine degli
acaridi, parassita che produce la scabbia nel cavallo.
- Tonchio, grosso moscone che va intorno ai cavalli.
Azioni dell'uomo sul cavallo.
Acculare (a un muro, a un albero, ecc.), far an-
dare un cavallo all'indietro, verso quel muro, quel-
l'albero, ecc. - Addestrare, ammaestrare il cavallo,
esercitarlo, assuefarlo all'esercizio. Anticamente, an-
dare alla statfa di qualche personaggio, in segno
d'onore. - Alleggerire, rendere un cavallo più agile,
più veloce, mediante opportuni esercizi. - Allentare,
rendere il cavallo lento nel corso ; dargli troppa bri-
glia. - Apparigliare, accompagnare un cavallo da tiro
con un altro simile, nella statura e nel mantello. - i4.s.st-
curare, avvezzare il cavallo a non temere; avvez-
zare sulla briglia, abituarlo a soffrirla senza dare
verun segno di impazienza e a obbedirne i cenni.
- Attaccare (alla carrozza, al carro, ecc.), adattare
il cavallo al veicolo, perché lo tiri (attaccabile,
il cavallo che può essere attaccato). - Atteggiare,
trattandosi di cavallo, vale fargli fare diversi eser-
cizi di maneggio, per sollazzo.
Bardare, mettere la bardatura, il finimento (ma
ricco) a cavallo da sella. - Bruschinare, ripulire col
bruschino i cavalli dal fango o dalla polvere.
Calcagnare, dare del calcagno contro il ventre del-
l'animale, nel cavalcare. - Chiamare un cavallo, ac-
cennargli con la briglia. Chiamare un cavallo a de-
stra 0 a sinistra, tirar l'una o l'altra redine affin-
chè il cavallo a quella parte si volga. Dare una
chiamata al cavallo, atto più subitaneo e risoluto.
Per esempio; se il cavallo va tranquillo per la sua
via, incontrando un'altra vettura, lo chiamo a de-
stra per passare oltre e non la urtare. Se corre, e,
cólto da paura, fa un moto di fianco e porta la vet-
tura sull'orlo d'un precipizio, gli do una chiamata
alla parte opposta, per rimetterlo in mezzo alla via.
- Cinghiare, mettere le cinghie. - Confermare la
bocca, proseguire la scuola tinche il cavallo sia bene
assuefatto al freno e a tener basse le anche.
Dar la mano dólce, lasciar libere le briglie al ca-
vallo, lasciarlo andare come vuole. - Dare le briglie
al cavallo, allentarle assai. - Dare una scossa al ca-
vallo (nella briglia), perchè trotti. - Disordinare un
cavallo, rompergli, per incapacità o altro, l'andatura
giusta. - Domare, rendere il cavallo mansueto,
trattabile, perchè serva da sella o da tiro. - Far
correre, veggasi a corse ippiche.
Ferrare, mettere la ferratura al cavallo, ossia i
ferri ai piedi: operazione del maniscalco. • Fian-
cheggiare, toccare il fianco, pungere di costa. - Fre-
nare, moderare col freno, il cavallo; mettergli il
freno; servirsi del freno.
Governare il cavallo, averne cura, in tutti i modi,
fornendogli da mangiare, da bere, ecc. ecc. - Gua-
dagnare la spalla del cavallo, vale superare la re-
sistenza del cavallo. - Guazzare un cavallo, menarlo
al guazzo, cioè in un fiume, o fosso d'acqua cor-
rente e farvelo camminare per entro. - Guidare,
governare e frenare con le guide, le redini (veggasi
a redine), i cavalli da tiro si usa attivam.eassolutam.
Imbracare, cingere con la braca; mettere ['imbraca.
- Imbrigliare, mettere la briglia al cavallo [imbri-
gliamento, atto dell'imbrigliare). - Incavalcare, met-
tere a cavallo. - Incavezzare, mettere la cavezza.
• Lasciare le briglie, abbandonare le briglie sul
collo del cavallo, cosi che esso può andare a fare
ciò che più gli talenta. - Maneggiare un cavallo,
ammaestrarlo, esercitarlo, guidarlo. - Menare a mano,
guidare il cavallo per la briglia o per la cavezza.
Parare, impedire o trattenere il moto o il corso
della cavalcatura. - Passeggiare, di cavallo, menarlo
a mano, con lento passo. - Pizzicottare, dare piz-
zicotti, toccare leggermente con la frusta. - Prendere
coliamo, modo di impadronirsi d'un cavallo selvatico.
Raccogliere il freno, tirare la briglia. - Reggere
al contrasto, superare, vincere l'ostinazione del ca-
valla. - Render la mano, allentare la briglia. -
Riapparigliare, apparigliare ancora un cavallo ri-
masto sparigliato. - Ridurre un cavallo, renderlo
tranquillo. - Rimettere, ricondurre i cavalli e la
carrozza nella stalla e nella rimessa. - Riunire un
cavallo, far si che si restringa, il che si ottiene, nel
cavalcare, premendo forte eoa le cosce e tirando
la briglia.
Sbardellare, domare un puledro col bardellone.
Più comunem., scozzonare. - Sbrigliare, raramente
usato per il contrario di imbrigliare, cavare o levar
la briglia al cavallo. Più comunemente è usato a
modo di neutro nel senso di dare delle strappate
di briglia al cavallo (sbrigliatura, quella strappata
di briglia che si dà al cavallo quando si ammaestra).
- Scavezzare, levar la cavezza. - Scodare, tagliar la
coda a un cavallo o ad altro animale. - Scozzonare,
avvezzare puledri alla sella o alla carrozza {scoz-
zonatura, atto ed effetto; anche, il prezzo che si
paga a chi scozzona un cavallo). - Scrinare, tagliare
i crini ai cavalli {scrinatura, nelle Maremme toscane,
è un'operazione che si fa in sulla primavera a' ca-
valli tenuti alla pastura in libertà, i quali per
mezzo della lacciaia si pigliano, si accaprettano, si
castrano, e nello stesso tempo si dirada loro la cri-
niera). - Sdrisciare, o sdriscire, dicesi della chia-
mata che si fa con la lingua per avvertire dolce-
mente il cavallo.
Sellare, mettere la sella al cavallo. - Sgroppare
un cavallo, guastargli la groppa. - Sostenere un ca-
vallo alla scesa, aiutarlo, tirando le redini, a soste-
nersi su una strada in pendio. - Spallare, rovinarlo
nelle spalle. - Sparigliare, il contrario di appari-
gliare. - Spronare, pungere il cavallo con lo sprone.
• Staccare, il contrario di attaccare. - Strapazzare
un cavallo, affaticarlo troppo. - Stregghiare, stre-
gliare, striglijre, menar la stregghia, o striglia, sul
corpo dell'animale per ripulirlo da quella polvere
forforacea che gli si forma sulla pelle e tra i peli
per effetto della traspirazione {stregghiatura, l'azione
dello stregghiare). - Strofinare, fregare il cavallo,
stropicciarlo e rasciugargli il sudore con una man-
ciata di paglia rinnovata, quando esso ritorna alla
stalla molto sudato.
494
Tenere i cavalli sul cavezzone, mettere il cavez-
zone: per i cavalli ritrosi e da domare. - Tenere in
briglia, rattenere, raflrenare il cavallo che non si
abbandoni a corsa troppo precipitosa. - Tener la
briglia corta, non lasciare che il cavallo vada come
vorrebbe. - Tirare la briglia, per indurre il ca-
vallo a fermarsi o a rallentare l'andatura. - Toccare,
dare leggermente con la frusta. - Tramezzare, veg-
gasi a stalla. - Trinciare, modo di tirare il cavez-
zone. - Volteggiare, in significato attivo, significa
muovere, condurre in giro.
Appoggi, azione reciproca della mano del cava-
liere e della bocca del cavallo per mezzo della
briglia. - Bruscata, hussolata, l'atto del bruscare o
bussolare ; anche, colpo dato con la brusca o bus-
sola. - Bruschinata, atto del bruschinare ; anche,
colpo dato col bruschino.
Lambio dei cavalli, quando si cambiano dalle
vetture pubbliche, tramvai, omnibus, ecc., per so-
stituircene altri più riposati. - Chiamata, il cenno,
che si fa al cavallo, guidandolo. - Fiancata, colpo
che si dà cogli sproni nel fianco al cavallo. -
Guadagno di groppa, specie di azione straordinaria
del cavaliere nel maneggiare il cavallo. - Maneggio,
l'esercizio del cavallo fatto dal cavaliere. - Pizzi-
cotto, colpo secco con la sverzino. - Bepellone, sorta
di maneggio del cavallo detto da alcuni a repellane,
da altri sbilancione, e anche falcata. - Sbarrozzata,
e scossa, trinciata di briglia o di cavezzone. - Strap-
pata di briglia, tirata forte di briglie, perchè il ca-
vallo si fermi, o per punirlo del non obbedire
prontamente agli accenni che gli si fanno con esse:
sbrigliata. - Strigliata, operazione dello strigliare. -
Trinciata, piccolo lavoro di mano, che si fa per
reprimere il cavallo e tenerlo in positura, tirando
la redine destra e sinistra gradatamente. - Volteggio,
l'arte del volteggiare il cavallo.
Arnksi che si mettono al cavallo
0 si adoperano per esso.
Al CAVALLO. — Armatura, insieme di oggetti
di ferro, d'acciaio, ecc., che si mettevano al ca-
vallo nel medioevo. - Barbazzale, catenella che si at-
tacca al morso. - Bardatura, l'insieme degli ar-
nesi che servono per bardare un cavallo da sella
finitnento. - Sriglia, arnese col quale si tiene
in obbedienza e in soggezione il cavallo. - Briglione
grossa briglia usata per domare i cavalli.
Cavezza, fune (o cuoio) per la quale si tien le
gato il cavallo, per lo più alla mangiatoia. - Ghia
mata, veggasi a morso. ■ Coperta, il panno, per
lo più di lana, che si mette addosso a' cavali'
quando sono sudati, o per ripararli dalla pioggia o
(lai freddo, e che si assicura loro o coi finfmenti
stessi 0 con una cigna sul dorso e con lacci o si-
mili sul petto. - Dorsualia, larga fascia di panno dai
colori smaglianti o ricamata, che, un tempo si met
leva sulla schiena dei cavalli in occasioni solenni
■ Efippio, veggasi a sella.
Falsar edine, redine accessoria. - Fasciapiede,
striscia di cuoio che unisce il piede davanti del <?a
vallo a quelli di dietro, percliè non tiri calci. -
Ferramento, l'insieme di tutti gli arnesi necessari
per la ferratura del cavallo. - Freno, il morso
Fìmsta, sferza per incitare il cavallo da tiro
frustino, sferzino, adoperati dal cavalcatore.
Ginocchiello, guancialetto di cuoio che si mette al
ginocchio dei cavalli per salvarli dalle cadute. -
Guida, lo stesso che redine. - Imboccatura, parte
del morso. - Imbraca, parte del finimento da
tiro. - Morso, la sbarra di ferro che, trasversal-
mente, si introduce nella bocca del cavallo: parte
della briglia.
Paracalci, striscia di cuoio che si mette dietro ai
cavalli attaccati a un legno. - Pastoia, fune legata
ai piedi delle bestie da cavalcare, perchè imparino
l'ambio. - Peretta, pallottola con punte di ferro che
si mettono alla groppa dei barberi, perchè corrano
più veloci. - Pòsola, detto a sella.
Rampino, ferro che si mette ai cavalli che cam-
minano posando la punta dell'unghia. - Medine,
ciascuna delle strisele di cuoio attaccate al morso,
per guidare. - Seghetta, ferro semicircolare, con denti
a sega dalla parte interna, che si mette al naso del
cavallo per domarlo, o tenerlo in .obbedienza. -
Sella, l'arnese per cavalcare. - Sferra, ferro rotto
0 vecchio che si toglie, si leva dal piede dei cavalli.
- Stivaletto, calzatura di cuoio da applicare ai ca-
valli che hanno il difetto di tagliarsi.
Torcinaso, strumento da applicare al naso o al-
l'orecchio del cavallo, per tenerlo fermo. - Uliva.
sorla di briglia.
Per altri arnesi, o parti di essi, detti braca, bub-
boliera, bubboli, campanelli, campanellloni, comarra,
cappuccio, cassetta, ^:atena, chiavarda, codone, col-
lana, collare, falere, fasciacoda, fibhione, filetto, fi-
letto masticatorio, frenello, frontino, gancio, groppiera,
gualdrappa, guainone, martingala, museruola, pa-
gnotta, parocchio, passante, petto, posolmo, predella,
primaccino , reggipetto, reggibraca, reggitirella ,
sguancia, sellino, soggoli, sonagliera,, sopraschiena,
sottocoda, sottogola, sottopancia, sovatti, testiera, ti-
rella, veggasi a finimento.
Pel cavallo. — Appannatoio, panno per dare
l'ultima ripulita all'animale. - Bi^fOJicmo^o, recipiente
a doghe di legno, con manico e cerchi di ferro, che
serve per dare da bere ai cavalli e per altri usi
della stalla e della rimessa. - Brusca, o bussi la,
spazzola da cavalli - Bruscola, spazzola d'erica.
- Bruschino, piccola brusca.
Carrettone, carro a quattro ruote a cui si attac-
cano i cavalli che si avvezzano a tirare o si vo-
gliono muovere. - Cassetta, o casseltino della biada,
specie dì piccola mangiatoia o madiella nella
quale si dà la biada ai cavalli, e si pone per lo
più entro la mangiatoia propriamente detta. - Con-
ca, specie di cassetta di legno, di luce rettangolare
e a sezioni verticali trapezie, nella quale il cavallo
mangia la profenda, sia essa crusca, cruschetto, o
beverone. - Cnrasnetta, lama d'acciaio con manico
da una parte e uncino dall'altra: serve a pulire
l'interno dei piedi dei cavalli.
Gabbia, specie di sacchetto a maglie, general-
mente di corda di canapa, e anche di altri fili ve-
getali, nel quale si mette erba o fieno, e che per
mezzo di una corda si adatta al capo del cavallo,
perchè vi mangi quando n fuori della stalla: se ne
servono i carrettonai, i i.arocciai e simili. I vettu-
rini che stanno nelle piazze a servizio del pubblico
danno il fieno ai loro cavalli nel sacco di tela con
bocca tenuta aperta da un cerchio di legno e adat-
tata alla testa del cavallo per mezzo d'una corda.
Mangiatoia, la cassetta in cui si mette il mangiare
ai cavalli. - Mordacchia, Arnese adoperato dal ma-
niscalco.
Pastoia, legame che si .suol porre ai piedi dei
cavalli alla pastura, per tenerli fermi in piccolo
spazio {impastoiato, il cavallo impedito, nei . movi-
CAVALLO
495
menti, dalla pastoia). - Patena, mangiatoia per ca-
valli. • Pettine, arnese di osso o di bossolo munito
di denti usato per ravviare la criniera e la coda
dei cavalli. - Punierólo, punteruòlo, arnese da tna-
niscalco. - Raspa, arnese da maniscalco. • Ro-
setta 0 rosola, arnese per tagliare le unghie ai ca-
valli.
Streggia, strumento di ferro dentato col quale
si fregano e si ripuliscono i cavalli: striglia. -
Strofinaccio, strolìnacciolo, tortora, piccolo manipolo
di paglia, strettamente rattorto e ripiegato su di sé
per fregare il cavallo e meglio rimondarlo dal
sudiciume, dopo di averlo stregghiato e prima di
ripulirlo con la brusca.
Cibo e bevanda — Cora
Avena, o vena, biada il cui seme è il miglior
nutrimento pel cavallo. - Beverone, crusca o farina,
per lo più di segale, stemperata in moltissima
acqua, che si dà talora ai cavalli, specialmente
nella calda stagione. Si dice anche, ma men comu-
nemente, acqua bianca (abbeveraticcio, rimasuglio
d'acqua lasciato dal cavallo nel bere). - Biade,
quel che si dà alle bestie equine, come vena, fave,
ecc. - Foraggio, la porzione giornaliera di mangiare
destinata al cavallo; qualunque erba che serva per
nutrimento ai cavalli: foraggio fresco, secco - Fre-
scume, e men comunemente frescura, mangime fre-
sco die si dà ai cavalli. Dicesi pure verde e men
comunemente verzura.
Mangime, tutto ciò che serve di pastura al be-
stiame: si dice piuttosto del bestiame bovino che
del cavallino. Di quest'ultimo si dice piuttosto il
mangiare. Mash (ingl.), sorta di pasture per i ca-
valli. - Mazzocchio, mazzi di radicchio tallito che
si danno da mangiare ai cavalli per purga.
Faglia, gli steli, i gambi del grano, segati e
battutene le spighe. Servono a fare il Ietto a' ca-
valli e anche per cibameli. - Pastone, crusca con
acqua o acqua con farina e a volte fave, da dare
ai cavalli per ristorarli. - Profenda, determinata
misura, che suol essere di alcune giumelle, di avena,
di fave, o d'altro, che si dà ai cavalli in soprappiù
del fieno, per mantenerli vigorosi. Anticamente di-
cevasi prebenda, quasi res praebenda, cosa da darsi;
voce con la quale significavasi anche provvisione
si di vivande, si di danari ; e ora vale rendita ferma
di cappella o di canonicato. - Semolata, beverone
pei cavalli fatto con semola. - Sorsata, sorsatina,
lo stesso che sorso e sorsetto, e dicesi più comune-
mente della poca acqua che si lascia bere ai cavalli
accaldati.
Abbeverare, dar da bere, condurre a bere. - Ab-
biadare, 0 biadare, dare la biada; vale anche assuefare
alla biada i cavalli tolti dalla pastura. - Affienare, go-
vernare a fieno un cavallo, tenerlo a fieno. E dicesi
anche dell'abituare i cavalli, tolti alla pastura, a
mangiare il fieno secco (affienata, l'azione di dare il
fieno). - Dare il verde, o mettei~e al verde i cavalli,
pascerli con l'erba, massime in primavera, per pur-
garli e rinfrescarli.
Far bere in bianco, dare il beverone ai cavalli. -
Mettere all'erba, di bestie e specialmente di cavalli
in primavera, condurli ne' prati a pascere: pascerli
di sola erba. - Pascolare, pascere, alimentare;
condurre al pascolo; mangiare nel pascolo. - Pro-
fendare, dare ai cavalli la profenda.
Ai cavalli biada e strada: mangiar bene e moto.
Per le cure speciali che il cavallo richiede, in
caso di malattia o d'altro, veggasi a veterinaria.
Luoghi in cui si tiene il cavallo a diversi scopi.
Persone che al cavallo accudiscono.
Abbeveratoio, luogo nel quale si conducono a bere
i cavalli; anche, arnese all'uopo; se di pietra, di-
cesi anche pila o vasca. - Buona stalla, rimessa pub-
blica di cavalli. - Circo, circo olimpico, teatro per
gli esercizi equestri. - Deposito stalloni, luogo dove
si nutriscono e si allevano gli stalloni e si condu-
cono le giumente per migliorare le razze al servizio
della cavalleria.
Haras, stabilimento d'allevamento di cavalli ove
sono riuniti stalloni e cavalle fattrici. - Ippodromo,
arena per le corse di cavalli e di carri.
Maneggio, cavallerizza, la rotonda dove si fanno
esercizi di cavalcatura. - Mosse, il luogo d'onde i
barberi, i cavalli montati dal fantino, quelli attac-
cati a bighe, a baroccini o simili, partono a un se-
gnale dato per fare la corsa o correre il palio.
Anche, il segnale stesso. - Paddok (peddok), prato,
0 luogo chiuso in cui si lasciano in libertà i pu-
ledri. - Puledraia, luogo dove si tien la razza dei
cavalli. - Pustza, campagna (per il pascolo dei ca-
valli) in Ungheria.
Scuderia, stalla nei palazzi signorili. - Stalla^ lo-
cale terreno per ricetto di cavalli e d'altri animali.
- Tattersall, stabilimento di compra e vendita pub-
blica dei cavalli. Dal fondatore inglese Riccardo
Tattersall.
Persone. — AffiUacavalli, nell'uso, chi dà a nolo
cavalli e vetture : carrozzaio, carrozziere, calessante,
vetturino; barocciaio, baroccinaio. - \Automedonte,
chi guida cavalli, cocchiere. - Baccalaro, chi, dove
stazionano vetturini, bada ai cavalli o serve, quando
bisogna, i passeggieri. - Barberesco, chi ha in cu-
stodia e governa i cavalli corridori detti barberi. -
Battistrada, colui che si manda avanti a cavallo
per l'occorrenza e la sicurezza di chi segue.
Cavalcante, colui che, stando a cavallo, guida la
prima coppia di cavalli delle mute. - Cavaliere,
persona a cavallo. - Cavallaio, mercante di cavalli.
- Cavallaro, bifolco che attende al governo dei ca-
valli: custode 0 guardiano d'un branco di cavalli.
Anche, buttero. - Cozzone, sensale di cavalli.
Domatore, chi, per mestiere, doma i cavalli. -
Entraineur (frane), colui che avvezza i puledri alla
sella e alla carrozza.
Gaucho (pron. gancio), mandriano o pastore delle
Pampas, abilissimo cavalcatore, allevatore e caccia-
tore di cavalli. - Gentlemen-drìver (ingl.), de' gen-
tiluomi che guidano i cavalli: non il guidatore di
mestiere. - Gentleman rider, gentiluomo cavalca-
tore. - Groom (ingl., pron. groùm), lo stesso che
palafreniere, paggetto, valletto, staffiere. - Guidatore,
guidatrtce, chi guida, e si dice specialmente di chi
guidi cavalli perfettamente. -Lad, garzone di scuderia.
Maneggiatore, chi, per mestiere, maneggia cavalfi.
* Maniscalco^ chi fa il mestiere di ferrare i ca-
valli. - Owner (oner), proprietario di scuderie.
Palafreniere, stafiìere: chi cammina alla staffa del
palafreno o cavallo e lo custodisce e governa. Ora,
il servo di re, di principi, di gran signori, che ha
cura de' cavalli più nobili, e che precede, caval-
cando, la carrozza del suo signore, oppure gli ca-
496
valca accanto alla carrozza. ■ Palafreniere di spor-
tello, quello che cavalca presso lo sportello del suo
signore.
Scozzone, il domatore dì cavalli. - Staffiere, colui
che cammina a piedi accanto alla staffa del suo si-
gnore e gliela regge nell'atto di salire e di scendere
da cavallo ; anche, palafreniere. - Stregghiatore, colui
che stregghi'i, pulisce il cavallo con la striglia.
Toccarello, chi fa girare e correre le cavalle sulla
sterta. - Irahier (voce inglese usata nello sport;
vale allenatore), il capo di scuderia che ha l'ufficio
di preparare con opportuni esercizi il cavallo per
le corse. • Yockey, piccolo domestico che monta a
cavallo.
. Veterinario^ chi medica il cavallo e gli altri
animali.
Nomi di cavalu cexebri
Voci scientifiche e mitologiche - Cose e termini varì
Alfana, cavalla del re Gradasso, nell' Ariosto. -
Bucefalo, il cavallo favorito di Alessandro il Grande
che solo fu capace di domarlo. - Ippocampi, cavalli
marini di Nettuno. - Ippogrifo, cavallo grifone, quadru-
pede fantastico, biforme, metà cavallo, metà grifone,
usato talvolta negli antichi fregi: simbolo di Apollo;
cavallo di alcuni eroi nei romanzi cavallereschi. -
Pegaso, cavallo del monte Parnasso; cavallo nato dal
sangue di Medusa, allorquando Perseo tagliò la testa
a quella Gorgone: percosse, nascendo, il piede in
terra, e fece zampillare il fonte Ippocrene. - Rabicano,
cavallo di Ruggero nell'Ariosto. - Ronzinante, nome
famoso del cavallo di Don Chisciotte. - Veredi, i ca-
valli delle poste pubbliche presso i Romani e i Greci
dei bassi tempi.
Epona, presso i Romani, la dèa protettrice dei
cavalli, degli asini, dei muli e dei carrettieri.
Voci scientifiche, letterarie, ecc. — Ippan-
tropia, follia che fa credere d'essere cavallo. -
Ippiade, statua di donna a cavallo. - Ippiatra, ve-
terinario. - Ippofagia, uso della carne equina, come
alimento; e ippojago, mangiatore di carne equina.
- Ippomanzia, divinazione per mezzo dei cavalli. -
Ippomulghi, popoli che bevevano il latte di cavalli,
come gli Sciti.
Ippometria, studio e arte deWippometro, strumento
che registra la distanza percorsa da un cavallo alle
andature di via, passo e trotto. - Ippopatologia,
trattato delle malattie del cavallo. - Ipposteologia,
descrizione delle ossa del cavallo. - Ippotomia, ana-
tomia del cavallo. - Veterinaria, arte o scienza che
tratta e cura i morbi dei quadrupedi, specialmente
dei cavalli.
Acido ippurico, estratto dall'orina del cavallo. -
Podometro, i strumento per misurare il piede del ca-
vallo, per la ferratura.
Voci mitologiche. — Automedonte, scudiero e coc-
chiere di Achille. • Centauro, o ippocentauro, uomo
che era per metà cavallo. - Centauri, popoli d'una
contrada di Tessaglia, figliuoli di Centauro e delle
cavalle di Magnesia, d' Issione e d'una Nuvola in
forma di Giunone: erano mostri mezzo uomini e
mezzo cavalli ; sempre armati di clava, usavano
l'arco con molta destrezza. - Ociroe, figlia di Chirone,
e di Cariclo, stata cangiata in cavalla per aver ten-
tato di saper l'avvenire. - Pegaseo, lo stesso che
Pegaso. - Jppópodi, uomini dai piedi di cavallo.
Cose e termini varì. — Accoppiamento, l'unione
del cavallo maschio con la femmina. - Incollatura,
una misura, del cavallo, che comprende testa e collo
fino al petto. - Mascalcia, l'arte del ferrare e del
medicare i cavalli e, in genere, i quadrupedi. Il
luogo dove si ferrano i cavalli. - Palio, veggasi a
corse. ■ Pesta, la strada con le orme del cavallo,
la traccia di quelle e le orme stesse. - Monta, il
montare o congiungersi dei cavalli di razza: salto.
• Riforma (riformare), il ritirare dal servizio i ca-
valli 0 muli non atti. - Rimonta, raccolta di ca-
valli migliori in cambio di peggiori ; scarto di ca-
valli vecchi. - Schiuma, aggregato di bolle bianche,
che si forma sulle labbra. - Stallaggio, quel che si
paga per l'alloggio dei cavalli. - Stalle, allievi di
cavalli 0 simili animali. - Stroscia, del cavallo quando
orina, lo strosciare e il guazzo.
Pace (pron. pehsz), il tempo di galoppo nei
cavalli in allevamento. - Stud-book (steud-bùch),
il libro genealogico dei puro sangue adibiti alla
riproduzione e di tutti i nati da essi. - Trial, voce
inglese dello sport equestre, e vale prova, saggio. -
Troika (voce russa che vuol dire tre), tiro a tre
cavalli, come si costuma in Russia.
A briglia secca, modo avverbiale che s'usa par-
lando di lungo tratto di strada fatto dal cavallo
senza /ristorarlo mai di cibo o di bevanda. - A
pancia di cavallo, fino alla pancia del cavallo. •
Attacco, legno col cavallo o coi cavalli attaccati. -
Rinsaccamento, quello scuotimento che si soffre an-
dando a cavallo, quando questo cammina di trotto
0 con discomoda andatura. - Trucci, voce per in-
citare il cavallo, 0 scacciare il porco. - Truttrù, voce
fanciullesca per cavallo. - Truzzil, lo stesso che
trucca
Avere la rana, del cavallo che fa sentire, camminan-
do, un rumore simile al gracidare. - Co»nprore, vendere
a strappacavezza, di cavalli o simili, che si con-
trattano sul mercato senza patti o garanzia. - Pa-
gare sulla cavezza, sborsare il prezzo del cavallo
nell'atto stesso della compra.
Cavallo da cardinale, in senso figurato, la mula
su cui i cardinali solevano cavalcare. - Cavallo da
medico, per cavallo senza sangue, molto docile e
tranquillo. - Cavallo di Sciano, animale che riuniva
in alto grado tutte le più belle qualità, ma, per
fatalità, al suo possesso andava unita la rovina del
possessore. - Cavallo Iroiano, quello di legno, in-
trodotto, come è noto, dai greci in Troia. - Cavallo
del Ciolle: proverbiale e, si dice che avesse cento
e più guidaleschi (ulceri, piaghe), sotto la coda.
Modi di dire — Proverbi.
Modi di dire. — A buon cavallo non manca sella.
- Coi cavalli ci vuole la mano dolce. • L'occhio del
padrone ingrassa il cavallo.
Proverbi sui pregi e sui difetti del cavallo. -
Bue, cavallo e porco vogliono avere gran corpb. - Ca-
vallo da vettura è bravo se la dura. - Cavai comune,
né cavezza, né fune. - Cavai di razza divien mai
una rozza. - Cavallo furioso è pazzo o scontroso. -
Cavallo strigliato, cavallo sano. - Cavai restio, fallo
un Dio. - Chi vuole un cavallo senza difetti vada a
piedi. - Coda corta non para mosche. - Correre e
camminare ogni cavallo lo sa fare. • Dosso corto,
cammino lungo, - Gamba di fuoco, gamba di ferro.
- Ogni .ronzino nel mese di maggio è cavallo. - Tristo
quel cavallo che va contro lo sperone. - Zampata di
cavallo verrino, fossa grande, ecc.
Cavallo. Castigo usato, anticamente, nella scuoto:
CAVALLO DI BATTAGr.TA
407
Oavallo di battaglia, cavallo di parata.
Termini d'uso, nel linguaj.'j,'io del cantante, d'al-
tro artista o d'altra persona, per indicare l'esercizio,
l'occupazione, ecc., in cui si sa di meglio riuscire,
di [irodiirre il migliore effetto.
Cavallo di Frisia. Impedimento alla caval-
ieiia.
Cavallone. Grosso cavallo. - Flutto, onda.
Cavallotto. Antica moneta d'argento.
Cavallo vapore o cavallo dinamico. Ter-
mine di meccanica.
Cavalluccio. Piccolo cavallo per razza.
Cavalluccio (a). Modo di portare a spalla.
Cavalocchio. l)etto a vespa e a legale. - Fi-
gur., iinbrogfione.
Cavaiuacchie. Veggasi a tnacchia e a tin-
tore.
Caramento. Atto del cavare.
Cavare {cavata, cavato). Il levare, lo staccare da
una '•ava, da una miniera, pietre, marmi, minerali;
tirar fuori una cosa che sia dentro un'altra: estrarre
(estrazione, estratto), tirar fuori, metter fuori, ritrarre;
scavare; strarre, straere, tirar via, tórre; votare,
vuotare. Per cosa conlitta, scellere. Riferito a di-
fetti, a vizi, a mali, smettere, cessare o far cessare.
- Fare nella terra una buca, una cavità, perchè sia
ridotta a fosso, a pozzo e simili. - Anche, inca-
vare, fare una cavità, dare forma concava. - Figur.,
ricavare, ottenere. - Cavamento, cavatura, atto del
cavare. - Cavala, atto ed elfetto del cavare. - Ca-
vatolo, atto a cavare o ad essere cavato. - Cavo,
scavamento e lo scavo medesimo. - Incavatura, traccia
del cavamento.
Ricavare, ripete cavare. - Scanalare, incavare le-
gno, pietra o metallo.
Scanalatura, e' ''tto dello scanalare. ■ Scavamento,
l'atto di scavare e il punto della cosa scavata. -
Sfoderare, cavar fuori, cavar dal fodero»
Cavasonno. Veggasi a sonno.
CavastiviiU. Detto a stivale.
Cavastracci. Arnese pel fucile.
Cavata. Detto a cavare.
Cavata. IModo di cavare il suono da un istru-
mento musicale: veggasi a musicali istr amenti.
Cavatappi. Detto a turàcciolo.
Cavatina. Aria di musica, di canto. • Sorta
ili canzone.
Cavatura. Il cavare.
Cavaturaccioli. Veggasi a turaccioli.
Cavazione. Termine di sellerina.
Cavédine. Sorta di pesce d'acqua dolce.
Cavedio. Cortiletto nell'antica casa romana.
Caverna (cavernoso). Luogo cavo e sotterraneo;
apertura nella roccia o simili, entro la quale si
può avere ricetto; antro, cava, chiostro, grotta, speco,
speculo (per le bestie, tana). Talvolta con slalan-
miti e stalattiti come una grotta. - Cavernoso, dì
luogo fatto a caverna o con molte caverne. - In-
cavernare, far caverna .- Dai geologi distinte le ca-
verne vulcaniche, di spezzatura, ossifere, preistori-
che, ecc. - Iroglodila, propr., popolo delle caverne:
estensivamente, per significare somma barbarie e
rozzezza.
Botro, cavità scoscesa, in cui scorre e talvolta
stagna l'acqua. - Ipogeo, caverna o vòlta sotterranea
in cui si riponevano le urne cinerarie. - Spelonca,
caverna naturale e sassosa; figur., casa grande e
vuota.
Cavernosità. L'essere cavernoso; avere cavità.
Oavernoso. Di luogo fatto a caverna. • Corpi
cavernosi, tessuto muscolare spugnoso del pene e
della clitoride.
Cavétto. Membro di architettura, stretta in-
cavatura longitudinale in forma di canale, il cui
prnlilo o sezione è un mezzo cerchio.
Cavezza. Fune, annodata a testiera, che serve
a imlirigliare il cavallo, e tenerlo alla mangiatoia:
capestro. • Cnvezzaccia, peggior. di cavezza. • Ca-
vezzina. dimin. di cavezza. - Cavezzone, cavezza di
grossa tune armata spesso di seghetta, o di muse-
ruola imbottita e coperta di cuoio: la si mi^tte alla
testa elei cavalli da domare, per maneggiarli. Oetta
anche briglia o cavezza di forza, brigliozza, brig liane
e cavezza del diavolo. - Cavezzale, alten(Mite a ca-
vezza. - Carezzata, colpo di cavezza; strappata di
cavezza, sia che il cavallo la dia da sé alla ca-
vezza, quando è legato alla mangiatoia, o la dia al
cavallo chi ne ha cura. - Incavezzare, mettere la
cavezza, incapestrare. - Incavezzarsi, avvilupparsi,
intrigarsi nella cavezza. - Scavezzarsi, togliersi la
cavezza, scapestrarsi. - Trinciare, modo di tirare il
cavezzone.
Habena, capistrum, cavezza degli antichi, che aveva
la forma attuale ed era fatta di pelle o di corde. -
Soatto, 0 sovatta, specie di cuoio col quale si fanno
cavezze, guinzagli, ecc. - Venti, funi o strisele sottili
di cuoio o catenelle che s'attaccano per l'un dei
capi alla cavezza e per le quali si lega il cavallo
a una campanella o a due, a una certa distanza una
dali'altra, quando viene strigliato : servono anche
per legarlo alla mangiatoia o per menarlo all'abbe-
veratoio, ecc.; ma si dicono più specialmente venti
quando vi sia l'idea di esser raccomandati a cam-
panelle, una a destra, l'altra a sinistra del cavallo,
quando si striglia.
Cavezza di inoro. Mantello del cavallo.
Cavezzone. Detto a cavezza.
Cavia. Il porcellino d India.
Caviale. Uova di storione.
Cavicchio. Piccolo legnetto appuntato, a guisa
di chiodo, e adoperato per vari usi. - Bornio, grossa
caviglia. • Cavicchia, cavicchio grosso. - Cavicchia
a vite, a somiglianza delle spine di ferro. - Caviglia,
cavicchia di forma particolare, di legno o di metallo,
che si configge nel muro o altrove, per servire da
appiccagnolo: caviglio, cavigliuolo; pirolo, pinolo;
bischero, bischerello; chiavone; braccio, viticcio,
uncino. Anche, specie di perno cavatolo, di metallo
0 di legno tornito e lucido, che serve a ritegno di
oggetti mobili. - Caviglio, cavicchio per lo più assai
piccolo.
Caviglia. Sorta di cavicchio. • . L'osso della
gamba che arriva dal collo del piede al ginoo
chio: malleolo.
Cavillare (cavillato). Ricorrere al cavillo.
Cavillatore. Detto a cavillo.
Cavlllazione. Detto a cavillo.
Cavillo {cavilloso). Argomentazione, argonieu-
to, in apparenza ragionevole, adoperato per imbro-
gliare altri: abbriccàgnolo. ammenicolo, arzigogolo,
batucchieria, cavlllazione, falsa ragione, ragiona-
mento capzioso, sottigliezza, sofisma; succhiella-
mento ; succhiello, sofisticheria. Frane, chicane, per
indicare un puntiglio, un pettegolezzo, una disputa
minuziosa ed irosa su argomento futile. - Cavillare,
arzigogolare, usar cavilli, filar molto sottile, sofi
sticare, sottilizzare. - Cavillatore, chi usa cavilli:
ammenicolone, solista, sofisticuzzo. - Cavillosammte,
in modo cavilloso, che ha in sé fallacia.- Cavilloso,
che usa o che contiene cavilli.
pREMOLi — Vocabolario Nomenclatore.
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CAVOLO
Cavità. L'essere cavo; la parte incavata di un
corpo qualunque : incavatura, cavatura, caverna,
cavo, incavo. Vano. Cavità esprime una forma na-
turale; scavo una forma artificiale. Sinonimi, con
significato più o meno particolare: concavità, zana
(di letto del mare e simili), cavo (degli occhi), in-
fossamento, pozzetta (delle ^WATiCì^), avvallamento (di
terreno), scavo (es., tra l'indice e il dito grosso),
sfonào (di muro, ecc.), tócca (nel suolo, nel lastrico
e simili), pozza, pozzanghera (buca riempita d'ac-
qua o di tango), scanalatura (solco entro legno o
pietra, in una colonna, ecc). Anche caverozzofa, tos-
serella, sinuosità, vano.
In anatomia, l'interno del petto, della testa, del
ventre, ecc. Acetàbolo del femore, parte cava del-
l'osso, in cui si incastra un altro osso; alveolo, in-
cavatura nella quale stanno fìtti i denti; cellula,
piccola cavità nei tessuti organici; setto, qualunque
membrana che divide una cavità da un'altra. - Ca-
vità non comunicanti all'esterno del corpo: quelle
delle membrane sierose (pleura, pericardio, peritoneo,
borse sierose, ecc.); quelle vascolari (delle arterie,
delle vene, dei capillari, dei linfatici, e anche del
cuore, ecc.); le cerebrali. Cavità comunicanti con
l'esterno: la cranica, costituita dalle ossa del cranio;
la toracica, formata dal segmento toracico della co-
lonna vertebrale, dallo sterno, dalle costole e dal
diaframma in basso; la addominale, più vasta di
tutte.
Cavetto, guscio, in architettura, stretta incavatura
longitudinale in forma di canale, il cui profilo o se-
zione è un quarto di circolo. - Concavità, l'essere
concavo, cioè cavo nella parte interna: contrario di
convessità. - Fondo, di cose molto cave. - Incavo,
l'elfetto dell'incavare; anche, formato da incavature
fatte con arte su un corpo duro.
Incavare, far cavo, scavare» - Incavarsi, divenir
incavato: affossarsi (delle guancia), infossarsi (degli
occhi), ecc. - Scanalare, incavare, a uso canale, le-
gno 0 pietra.
Incavato, che presenta un'incavatura, che si spro-
fonda entro una superficie: cavo, concavato, con-
cavo; affondato, affossato, avvallato; incavernato,
rientrato; infossato, soffornato (di occhi). - lacava-
lura, l'operazione dell'incavare e il punto dove si
è incavato.
Cavo. Avente cavità, incavato.
Cavo. Forma da gettare, in fonderia. • Grossa
corda. - In elettrotecnica, tipo speciale di con-
duttore per il telegrato, il telefono, l'illuminazione,
la trazione, ecc. - Lasco, cavo o manovra che non
è tesa. - Cavo sottomarino, veggasi a telegrafo.
Cavolaia, cavolàio. Veggasi a càvolo.
Cavolfiore. Detto a càvolo.
Càvolo. Pianta erbacea, ortaggio mangereccio di
varie specie, avente radice fibrosa, che produce un
fusto cilindrico, foglie larghe, mediocremente car-
nose, crespe, attaccate per la costola al fusto e sparse
di polvere bianco-azzurra. Con le foglie, specialmente
le più bianche, si prepara il cosi detto sauerkraut
(cavolo acido), che si usa come alimento e condi-
mento, massime nei paesi settentrionali. Il cavolo
talU.'ice, cioè fu il tallo (la messa delle erbe quando
sono per semenzire). - Cavolàccio, peggior. di cavolo.
Anche, nome comune di molte piante che cestiscono
prima di fiorire. - Cavoletlo, piccolo cavolo. - Ca-
rolino, piccolo cavolo; anche, la pianticella di ca-
volo che si leva dal semenzaio.
Càvolo costoluto, fornito di costole piuttosto grosse.
- Cavoluccio, dimin. spreg. di cavolo. - Cavolóne, ac-
cresc. di cavolo; grosso cavolo.
Càvolo bianco, càvolo cappùccio o càvolo a palla^
qualità di cavolo a foglie bianchicce, alquanto liscie,
strettamente addossate una sopra l'altra in forma
di palla. Ce ne sono di nani e primaticci, di tar-
divi, di colore rosso o pavonazzo, a palla conica, a
palla schiacciata, ecc. - Càvolo broccolo o càvolo a
bròccoli, e assol. bròccoli: si distingue dal cavolo
bianco o cappuccio per le foglie biancheggianti, più
lunghe, e per il fusto più alto, il quale, invece di
formare una palla rotonda e serrata, dà origine ad
un fascette di ramoscelli staccati, terminati da al-
trettanti bottoni a fiori, teneri e sugosi, che si man-
giano come i cavoli -fiori. Detto anche cavolo
romano, broccoli romani, cavolo broccoluto, cavolo
torsuto. Due sorla di broccoli: bianchi, che hanno
i bottoni dei fiori bianchi, e violetti o pavonazzi,
che sono di color porporino pendente al violetto.
Broccoletto, broccolino, broccolone, dimin. e accresc.
Cavolo fiore, cavolfiore, sorta di cavolo i cui nu-
merosi e fitti fiorellini formano una bianca nappa
tondeggiante, o palla, la quale, cotta, si mangia in
insalata, o in salsa, o altrimenti. - Cavolo lasagnino,
con foglie larghe. - Càvolo néro, cavolo che ha le
foglie bislunghe, di un verde cupo, tendente al nero,
bollose e concave per disotto, e perciò non capaci
di addossarsi l'una all'altra per formar palla: va-
rietà comunissima in Toscana ivi distinta in cavolo
vero maggese o primaticcio, più grande, più crespo
e più colorito, che si semina in febbraio; e in ca-
volo crocino o tardivo, più piccolo, che si semina
in fine di giugno. - Càvolo rapa, cavolo il cui fu-
sto sopra alla radice si ingrossa a forma di rapa:
questo ingrossamento con le tenere foglie che lo ri-
vestono è la parte ricercata per mangiarsi. Varietà
secondarie, il cavolo rapa bianco e il cavolo rapa
pavonazzo. - Càvolo riccio, specie di cavolo bianco,
cosi detto dalla forma delle foglie tutte crespute.
Altre varietà: il bastardo, il novellino, il romano, ecc.
Navóne, specie di cavolo la cui radice fusiforme
simile a quella della carota, ma più grossa, acconcia
in varie guise, è di buon sapore e assai nutriente.
- Verza (da verde), in Lombardia, nell'alta Emilia
e altrove, dicesi per cavob. - Verzotto, specie di ca-
volo con foglie grandi, verdi e cesto a palla.
Càvolo salato, càvolo agro, quello acconciato con
aceto e sale, dopo essere stato prima affettato in
istriscioline e fatto leggermente fermentare: è il
sauer-kraut dei Tedeschi; frane, chucroute; a Fi-
renze, salcràutte. - Cavolo strascicato, quello cotto
nell'intinto.
Bròccolo (quasi sempre al plurale, bròccoli), i talli
delle rape quando cominciano a fiorire e anche i
grumoli di certe qualità di cavolo. - Costola, la parte
più dura che è nel mezzo delle loro foglie, e regge
il tenero di esse. - Orninolo, le foglie di dentro, te-
nerine e congiunte insieme, del cavolo, dell* lattuga,
del sedano e simili erbe: a Pistoia e altrove, cimalo.
- Palla, il cesto sodo del cavolo formato dalie fo-
glie accartocciate e strette tra loro come in una
palla. Nei cavolfiore è l'unione dei rametti e dei
rudimenti dei fiori che fa la palla. In questa è an-
che il grumolo; ma alcuni cavoli, come il nero,
fanno grumolo e non palla. -Tórsolo, e men comu-
nemente tórso, il gambo del cavolo.
Cavolaia, colei che vende cavoli; anche, luogo
piantato di cavoli e tutti insieme i cavoli piantati
in un campo. - Cavolaio, colui che vende cavoli:
ortolano. Men comune forse di cavolaia nel senso
CAZZARUOLA — CEFALALGIA
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di luogo piantato di cavoli. - Qnolata, gran piatto
0 gran mangiata di cavoli cotti.
Cavolaia, genere d'insetti lepidotteri, i cui bruchi
vivono nei cavoli, ai quali recano grave danno. -
Pentatome, insetti che allo stato perfetto volano pron-
tamente, ma non a lungo; s'incontrano di sovente
sul cavolo e sulla maggior parte delle piante cru-
cifere,
Cazzaruòla. Arnese di cucina.
Cazzottare {cazzottato, cazzottatura). Detto a
percossa e a pugno.
Cazzòtto. Veggasi a jìercossa.
Cazzuòla. Arnese da muratore.
Cecamente. Senza consitlerazione.
Ceccosùda. Detto ad affettare, affettazione.
Céce. Legume tondeggiante, appuntato, in nu-
mero al più di due nello stesso guscietto: comune
per i popoli meridionali. - Abbrustolito, serve anche
come surrogato del caffé. - Una sola specie se ne
conosce, e varia per il colore del fiore e del seme.
Ve ne sono di bianchi, di giallognoli, di rossi, e la
distinzione più comune che se ne fa è quella di
ceci bianchi e ceci rossi. Quelli, detti anche ceci pre-
mici, sono più stimati, perchè hanno la buccia meno
dura, e sono di più facile cottura {ceci cottoi); e
questi pure variano per il seme più grande e grin-
zoso, rotondo e meno simile alla testa dell'ariete.
Altra varietà il ctce pendolino.
Céci maritati, vivanda da povera gente, fatta con
ceci cotti mescolati con farina o paste. - Segreto,
la presa di potassa che si mette in pentola perchè
vengano più morbidi i ceci.
Cècia. Specie di scaldino.
Ceciato. Di colore del cèce.
Cecino. Detto a fanciullo.
Cecità. Lo stato di chi é cieco. • Figur., man-
canza di considerazione.
Cecolina. Piccolissima anguilla.
Cecolino. Alquanto cieco.
Cécubo. Famoso vino antico.
Cèdere (cedevole, cedente, cedevolezza, cedenza,
cedimento, ceduto). Sottomersi alla volontà altrui;
rinunziare, rilasciare, ritirarsi. - Concedere,
dare la preminenza, riconoscersi inferiore. -
Dare in bàlia; consegnare una cosa, rinunziando
ad ogni diritto sulla medesima. - Dichiararsi
vinto, arrendersi, - Non resistere, curvarsi, pie-
garsi (di cosa che si tiri e simili). - Fendere,
strapiombare. - Cedere alla forza, subirla. - Darle
vinte, cedere ai ragazzi capricciosi. - Far largo ad
uno, cedergli il luogo. - Far posto, trarsi indietro
per cedere il posto ad altri. - Ricedere, ripete ce-
dere. - Ripiegare, volgersi, cedere.
Cedévole, arrendevole, chinevole, inchinevole,
pieghevole, piglievole, tenero (d'animo, di indole).
- Cessionario, colui a cui si fa la cessione.
Cedente, chi cede, che cede. - Cedevolezza, l'essere
cedevole. - Cedimento, atto ed effètto del cedere. Di
terreno, frana. - Cedobónis, cessione di tutti i beni
in favore dei creditori. - Cessione, il cedere special-
mente di beni, rpgio/ii, diritti. - Piega, cedere alla
pressione nemica. - Retrocessione, atto per cui si
cedono altrui i diritti che questi prima ci aveva dato:
restituzione.
Cedigrlia. Segno di ortografia.
Cédola. Foglio scritto contenente un obbligo,
una promessa, un ordine, ecc. - Cartella del de-
bito pubblico. - Carta-valore, cartella di rendita.
Titolo di credito. - Foglio di Banca. - Buono del
Tesoro. - Cedola d'albergo {coupon d'hotel), specie
di tesserli hospitalis, che si acquista a contanti presse
un'agenzia, e serve all'alloggio e al vitto ne' vari al-
berghi per cui si passa, senza avere altra briga. ••
Cedolone, cedola grande, cartello. - Coupon, la ce-
dola 0 il tagliando che si stacca dalle cartelle di
rendita per riscuotere i frutti, o da altri titoli di
credito. - Vaglia, cedola per cui mezzo si manda
denaro.
Cedolone. Detto a cedola.
Cedraia. Veggasi a cedro.
Cedrare, cedrato. Detto a cedro.
Cedrina. Veggasi a cedro.
Cedrino. Di cedro.
Cedro o cedrato. Genere di piante auranziacee,
arboree, comprese sotto il nome di agrumi (veggasi
ad agrume) e rappresentate da numerose varietà,
di delicatissimo odore e con legno usato, nei luoghi
d'origine, per vari lavori. Cosi detto anche il frutto.
Dalla scorza e dalle foglie si cava l'acqua distillata,
acqua di cedro, di azione calmante, corroborante,
rinfrescante, cordiale, antisettica, antisterica. Se ne
trae olio essenziale adoperato per aromatizzare pa-
sticcerie, rosoli, liquori fini, nonché per la profu-
meria. La scorza, poi, come quella delle arance e
dei limoni, si candisce nello zucchero, o sciroppo,
0 rosolio, e serve per lavori di credenza e come
confortativo dello stomaco. - Cedrato, che ha odore
o sapore di cedro. - Cedrino, dimin. vezzegg. di ce-
,dro. - Cedrone, accresc. di cedro. - Citrino, di cedro,
simile al colore del cedro.
Cedro coronato o della ghianda, fasciato in parte
dal calice ingrossato, sicché somiglia a una ghianda.
- Cedro del Libano, grandissimo albero con foglie
(juasi simili a quelle del pino, con legno odoroso,
in gran pregio presso gli antichi. - Cedro di Firenze,
della grossezza d'un limone ordinario, ripianato
verso il gambo, con la polpa verdognola. - Cedro
di Salò 0 del lago, ricercato per la buccia, tanto
esterna quanto interna, bernoccoluto alla sommità.
Se ne estrae la famosa acqua antinervosa di tutto
cedro. - Cedro giudaico o col picciuolo, di forma co-
nica piramidale, terminato alla sommità dal pisti'lo
persistente e ingrossato, con la buccia di color giallo
dorato, la polpa acida, leggermente amara.
Bergamotto, frutto più piccolo dell'arancia co-
mune, con la corteccia molto profumata, dalla quale
si estrae V essenza di bergamotto: varietà del cedro. -
Cedrangolo,-o cetragnolo, della famiglia dei cedri, ma
assai forte. - Cedroncella, pianta con foglie e olezzo
simili al cedro, detta anche apiastro, appiastro, ce-
dornella, cedronella, cetrino, cetrina, limonaria (in
piemontese), malacetola, melissa, melliftllo.
Cedreleon, olio volatile del cedro estratto dall'In-
niperus virginiana. - Cedrena, carburo d'idrogeno
liquido, dell'essenza di cedro. - Cedrio, specie di re-
sina che gocciola dalle incisioni della scorza di ce-
dro. - Cedrone, siroppo di cedro che si suol bere
infuso nell'acqua o nel latte. - Citrene, principale
componente dell'essenza di cedro. - Citrico, ternnne
farmaceutico: si aggiunge alla parola acido, ed è
l'acido particolare dei cedri e simili. - Cagna, ma-
lattia che infesta il cedro e le specie affini.
Cedraia, luogo piantato di cedri. - Cedrare, dare
odore o sapore di cedro, conciare con sugo di ce-
dro. - Scorzare, levare la scorza, la buccia: sbuc-
ciare.
Cedroncella. Detto a cedro.
Céduo. Dicesi di bosco che si taglia a periodi
fissi.
Cefalalgia, cefalea. Male di testa.
500
CEFALICO — CELLULA
Cefàlico. Del capo, della testa. - Di rimedio
buono pei mali di testa.
Cèfalo. Vengasi a mtigile.
Cefalojjratia, cefalogrrafo; cefaloma, ce-
falonianzia, cefalometro. Veggasi a testa.
Cefalometria o craniometria. Veggasi a
cranio.
Cefalotomia. Detto a feto.
Cefalotorace. Detto a crostaceo.
Cefalotribo, cefalotripsia. Veggasi a oste-
tricia.
Ceffata. Ceffone, schiaffo.
Ceffo. Muso del cane.
Ceffone. Ceffata, schiaffo.
Célabro. Il cervello.
Celare (Gelamento, celalo). Occultare, nascon-
dere, tenere segreto. - Anche, tacere una cosa,
di una cosa.
Celata. Sorta di artnatara antica, di elmo;
e il soldato che la portava. - Borgognotta, specie di
celata, ma con una parte saliente all'infuori e vi-
siera mobile.
Celebrante. Sacerdote che celebra la messa.
Celebrare (celebrato, celebrazione). Esaltare, dare
gran lode; conferire fama, rendere celebre, dare
celebrità, dare gloria. - Dire, recitare la messa.
- Adempiere, compiere, solennizzare una cerim,o-
nia, una festa e simili. - Rogare un contratto.
Celebratore, celebratrice, chi celebra. - Celebrazione,
atto del celebrare; glorificamento, glorificazione.
Celebrazione. Il celebrare.
Celebre. Che ha gran fama per una ragione,
un motivo qualsiasi, che è famoso, illustre, ha ti-
toli di gloria.
Celebrità. Grande /awict. - Nell'uso (dal frane),
persona celebre.
Còlere. Lesto, pronto, veloce; procedente o
fatto con velocità.
Celerinietro. Apparecchio per misurare un
tratto di via percorso.
Celerità. Lestezza, prestezza, prontezza, velo-
cità.
Celeste. Del cielo, appartenente al cielo, abi-
tante in cielo. - Beato spirito. - Aggiunto di co-
lore, gradazione dell'azzurro : color marino. - Ce-
leslino, celeste chiaro. - Cerùleo, gradazione del ce-
leste.
Celestiale, Appartenente al cielo,.
Celestino. Colore celeste chiaro.
Célia. Baia, beffa, burla; berta, facezia, «c/te»'so.
Celiaca. Nome di un'arteria: veggasi a questa
voce, pag. 175, prima colonna.
Celiaco. Appartenente àlV intestino.
Celiare. Far la burla, fare uno scherzo*
Celibato. Stato di chi è celibe.
Celibe. Chi non ha moglie; chi non è unito
in matriìnonio (se donna, nubile): garzone, gio-
vanotto, libero, scapolo, smogliato. - Giovane an-
tico, locuzione popolare riminese per indicare il
vecchio celibe. - Lelibato, lo stato di chi è celibe,
di chi si astiene dal matrimonio: stato libero. -Fe-
de di stato libero: attestato comprovante che non
si è coniugati. - Voto di castità, voto religioso di
celibato perpetuo.
Far lo zio, rimanere in famiglia senza prender
moglie. - Far vita di giovinotto, vita scapola, senza
pigliar moglie.
Celidònia. Sorta di pianta medicinale.
Celióne. Chi è uso alla burla, allo sfhcvzo.
Célia. Cameretta di convento. - Cameretta di
prigione. - Ciascuno dei piccoli buchi nei fiali
dell' ape.
Ceneraio. Detto a frate.
Celletta. Casella che si costruisce Vape.
Celliere. Dispensa, cantina.
Cellula. Unità fondamentale di ogni animale
e di ogni pianta, studiati e descritti dalla zoo-
logia e dalla botanica.- Cellulare, che si riferi-
sce alle cellule, che risulta dall'aggregazione di cel-
lule, come tessuto cellulare, ecc. - Celluioso, pieno
di cellule. - Patologia cellulare, studio delle altera-
zioni a cui vanno soggette le cellule, quando un
tessuto, un organo o tutto l'organismo passa dallo
stato di salute a quello di malattia: è fondata sulla
teoria cellulaì^e, secondo la quale tutti gli elementi
anatomici derivano da cellule e ogni cellula pro-
viene da una preesistente (omnis cellula e cellula,
Wirchow).
Cellula animale.
Si chiama cellula, in anatomia descrittiva, ogni
piccola cavità formata dai tessuti, a contenuto di-
verso ; cosi cellule mastoidee le cavità ossee del-
l'apofisi mastoide, tappezzate da una sottile mucosa;
cellule etmoidali, le numerosissime cavità ossee, più
0 meno ampie, che si trovano nelle masse spori-
giose dell' etmoide; cellule aeree o polmonari, le
ultime cavità che si trovano sulle pareti delle ve-
scicole polmonari, ecc. In istologia, invece, si chia-
ma cellula l'ultimo elemento morfologico capace di
vivere e dotato di tutte le funzioni: rappresenta
quindi l'apparecchio più elementare, che compone
col suo aggregato tutto l'organismo, sia animale
che vegetale. Gli elementi costitutivi della cellula
non essendo sempre tutti presenti e nello stesso
grado di sviluppo, le cellule vengono distinte in
complete e incomplete. Molte le funzioni delle cel-
lule nella vita nutritiva e nella riproduttiva; va-
rie le loro fasi vitali, per cui ciascuna di esse na-
sce da una cellula preesistente, si nutre per assi-
milazione di sostanze prese dal mondo esterno, ha
un periodo di stato, un periodo di involuzione e,
infine, muore. Le cellule si moltiplicano per scissione
diretta o indiretta (cariocinesi), per gemmazione, per
endogenia. La cellula si compone essenzialmente di
protoplasma, o citoplasma, sostanza fondamentale
(a cui sono devolute, pare, le l'unzioni nutritive del-
l'elemento) , di nucleo (corpuscolo centrale torte-
mente tingibile e nel quale avvengono i fenomeni
di moltiplicazione) e di una membrana involgente,
che non esiste in tutti i casi. Altri elementi, oltre
questi, principali, sono quelli designati con le de-
nominazioni di nucleoli, nucleoletti, centrosomi, pa-
ranuclei. Secondo la sua torma, che è molto sva-
riata, la cellula è detta rotonda, ovale, piriforme,
fusiforme, stellata, triangolare, cubica, cilindrica,
esagonale, poliedrica, appiattita, ecc.
O'ilule giganti, elementi cellulari enormi formati
da una grossa piastra protoplasmatica, con o senza
prolungamenti, e contenente numerosi nuclei: si
trovano normalmente nel midollo giovane delle
ossa. - Cellule mieloidi, gli elementi cellulari del
midollo delle ossa. - Cellule migratorie, quelle pro-
venienti dalla migrazione dei globuli bianchi del
sangue: escono dalle piccole vene e dai capillari e
arrivano nei tessuti; si trovano molto abbondanti
nel tessuto connettivo, ma non mancano anche
in altri tessuti, come negli epiteli.
501
Cellula vegetale.
Piccola massa di materia protoplasmatica pro-
tetta da un ispessimento periferico e includente
un corpo solido.
Anteì'ozoo, la cellula-maschio. - Embriosacco , la
cellula nella quale è contenuto l'embrione. - Ere-
moblasti, cellule vegetali che si staccano. - Fibra,
la cellula a forma di fuso. - Gameti, le due cellule
che si coniuirano. - Oosfera, la cellula femmina. -
Zigospora, il risultato della fusione dei due gameti.
■ Zigote, il prodotto della coniugazione o cellula
figlia.
Aìeurone, sostanza albuminosa che trovasi nel
protoplasma di alcune speciali cellule, quando vi-
vono in colonia. - Amido, il primo prodotto del-
l'attività assimilatrice delle cellule: si presenta in
forma di granulazioni. - Larioiplasma, il plasma che
costituisce il nucleo. - Cromatina, una speciale so-
stanza contenuta nel carioplasma.
Cellulosa, il costituente più importante della pa-
rete cellulare. - Cellulosio, nome speciale del pro-
toplasma trasformatosi a costituire la parete cellu-
lare. - Centrosoma, corpiciattolo che talvolta si ri-
scontra rannicchiato nel nucleo.
Clnlema o succo cellulare, il liquido costituente i
vacuoli. - Clorofilla, il più importante dei cloro-
plastidi e quello che più comunemente si incontra
nelle cellule. - Cloroplastidi, pigmenti coloranti che,
disseminati nel protoplasma di alcune cellule, danno
alle piante il colore verde caratteristico. - Coniferina,
vaniUtna, le sostanze che, oltre alla cellulosa, figurano
nelle cellule legnose. - Cromatina, elemento essen-
ziale della pirentna. - Cromatofori, piccoli cristal-
lini che si riscontrano inclusi nel protoplasma
originale da cui si distinguono per la propnetà,
che hanno, di rifrangere potentemente la luce. I
cromatofori costituiscono una parte essenziale della
cellula vegetale.
Dermalosomi, i corpuscoli solidi che costituiscono
la parte solida della parete della cellula. - Destro-
sio-ce llulasa, il costituente principale della parete
cellulare. - Lignina, il cellulosio, se almeno parzial-
mente è lignificato. -Meristemi, tessuti spechìi delle
piante destinati ad accrescere il numero delle cel-
lule. - Nucleina, la sostanza alhuminoide che costi-
tuisce il nucleo. - Nucleo, corpiciattolo globoso che
si trova sempre nell'interno delle cellule vegetali:
è un condensamento di protoplasma nella sua
parte più interna ed è una delle parti essenziali
costitutive della cellula vegetale. - Nucleoli, corpi-
ciattoli che si originano nell'interno del nucleo. -
OtriceUo primordiale, l'ultimo residuo irriducibile
del protoplasma.
Paraplasma, la parte di protoplasma che nella
cellula occupa lo spazio lasciato libero dall'ialo-
pìasma e che è interessantissima nella nutrizione
e nella moltiplicazione. - Parete, l'inviluppo solido
che protegge e limita esternamente la cellula. E'
dovuto ad una specie di condensamento del pro-
toplasma periferico e costituisce una delle parti
essenziali della cellula vegetale. - Pirentna, il pro-
toplasma trasformatosi a costituire il nucleo di una
cellula vegetale. - Trabecole, filamenti protopla-
smatici che attraversano i vacuoli e mettono in
comunicazione il protoplasma centrale e parietale.
Vacuali, gocciolette di un liquido incoloro, che
si originano col progredire della cellula nel suo
sviluppo e costituiscono un tramezzo fra il proto-
plasma, diviso cosi in centrale e parietale.
Diconsi a vescichetta, a piastrella, a fibra, stellate,
ramose, le cellule vegetali a seconda della forma
che presentano. - Caliciforme, la cellula che ha la
forma di un bicchiere a calice. - Cilindrica, la cel-
lula a forma allungata. - Collenchimalica, la cellula
di forma prismatica allungata che presenta la pa-
rete sua ingrossata assai più negli spigoli che
nella regione mediana. - Coanociti, le cellule flagel-
lifere. - Epidermica, la cellula caratterizzata dalla
forma generalmente depressa e dall'essere la sua
parete imgrossata assai più nella parte che è volta
all'esterno ed è in contatto dell'aria. - Flngellifera,
la cellula a forma incavata e dalla cui concavità
sporge un flagello o cirrosi. - Laminare, la cellula
a forma schiacciata.
Legnosa, la cellula che costituisce la parte fi-
brosa del legno. Le cellule legnose si distinguono
in tracheidi e libriformi. - ]\leristematica. \a, ceìhiÌA,
a forma poliedrica, fornita di parete molto sottile
ripiena di protoplasma e nucleata. - Ovoide, la
cellula a forma ovale.
Parenchimatica, la cellula fornita di sottile pa-
rete, di forma poliedrica, contenente nel proto-
plasma granuli organizzati e a succo cellulare acido.
Poliedrica, la cellula limitata esternamente da
faccie piane. - Procamèta/e, la cellula meristematica,
se acquista una forma allungata. Le cellule pro-
cambiali si trasformano in cellule prosenchimatichc.
- Proparenchimatica , la cellula meristematica se,
progredendo nello sviluppo, non perde la forna
poliedrica. Le cellule del proparenchima si tra-
sformano in cellule permanenti, e si dicono paren-
chimatiche. - Ramosa, la cellula che ha dei prolun-
gamenti irregolari.
Sclerenchimatica, la cellula caratterizzata dalla
grossezza della parete, la quale tanto s'inspessisce
che d'ordinario la cavità si riduce molto piccola. -
Sferica, la cellula rotonda. - Sugherosa, la cellula,
che forma il sughero delle piante. - Vescicolare, la
cellula a forma di vescica. - Vibratile, la cellula
il cui protoplasma emette dei filamenti che pos-
sono essere in numero di otto, dieci, dodici, {quat-
tordici.
Areolata, la parete cellulare, se presenta delle
piccole cavità in forma di imbuto. - Punteggiata, la
parete cellulare se non presenta in tutta la sua su-
perficie uguale spessore.
Altre designazioni generali o parziali
Amitosi, mitosi, i due processi di moltiplicazione
di cellule per divisione, a seconda che avviene
direttamente o indirettamente. Sinonimo di cario-
cinesi 0 citodieresi. - Bipartizione, forma di mol-
tiplicazione delle cellule; la cariocinesi. - Carioci-
nesi, una delle forme per le quali le cellule vege-
tali, 0 piante unicellulari, si moltiplicano. Consiste
nella divisione della massa protoplasmatica in due
parti. - Coniugazione, fenomeno di moltiplicazione
cellulare per-il quale due cellule si fondono a for-
marne una sola : egtiale o differenziata, la coniuga-
zione a seconda che ha luogo fra masse protopia-
smatiche eguali o diverse.
Eterogamia, la coniugazione differenziata. - Ge-
nesi libera, forma di riproduzione di cellule. Il pro-
toplasma della cellula madre si divide e suddivide
in parti, ognuna delle quali secerne la propria pa-
rete; la cellula madre (juindi si rompe, lasciando
libere le cellule giovani.
Inclusioni, i corpiciattoli plasmici differenziali.
502
CELLULARE
che si osservano sovente nel protoplasma della
cellula: cloroplasti, cromoplasii, leucoplasti. ■ Endo-
somi, denominazione generica di tutte le inclusioni
che si originano dal protoplasma stesso. Al con-
trario, si dicono esosomi le inclusioni provenienti
dall'esterno. - Innovazione o ringiovanimento, forme
di moltiplicazione di cellule o piante unicellulari. Il
protoplasma delia cellula madre si contrae, sepa-
randosi dalla parete, che scompare per assorbi-
mento, lasciando libero il protoplasma stesso il
quale secerne una nuova parete cellulare e riprende
le sue funzioni come un organismo rinnovato.
laloplasma, la parte del protoplasma che costi-
tuisce la rete, o le granulazioni, o le fibrille. - ho-
gamia, la coniugazione eguale. - Moltiplicazione, lo
sviluppo numerico delle cellule per sdoppiamento.
- Periodi d.ll'aster (stella) e da fusi, i due stadi
tipici che attraversano le cellule nella moltipli-
cazione per divisione indiretta o mitosi. - Piasti-
àule, particelle o molecole organizzate distinte, la
cui unione formerebbe le cellule. - Profasi, meta-
fasi, anafasi, le tre fasi in cui si compie la molti •
plicazione delle cellule. - Proliferazione^ il molti--
plicarsi delle cellule per divisione delle precedenti
cellule. - Protista, yocsihoìo scientifico per signifi-
care i viventi più semplici, gli elementi primitivi
della struttura organica (semplice protoplasma senza
nucleo).
Rigenerazione, rinnovazione, processo per il quale
il protoplasma della cellula madre si riorganizza
per formare una nuova cellula. Tre sono i diffe-
renti modi, nei quali si possono originare le cel-
lule: rigenerazione, o rinnovazione, coniugazione,
moltiplicazione. - Simplasti, le unioni di cellule.
Fast, le cellule, se hanno forma allungata o fu-
siforme. - Vasi anulati, quelli che hanno la parete
così costituita da apparire risultante da una serie
di anelli consecutivi. - Vasi rigati, quelli nelle
cui pareti si osservano tante piccole linee trasver-
sali. - Vasi spirali, quelli che hanno una parete for-
mata come da un nastro avvolto a spira.
Cellulare. Di cellula: che ha cellule, com-
posto di cellule. - Sistema di carcere, di prigione.
Celluloide. Miscuglio di cotone fulminante e
di canfora fusa, con materie coloranti incorporate,
infiammabilissimo: serve alla fabbricazione di pa-
recchi oggetti, specialmente all'imitazione dell'avo-
rio naturale, della tartaruga, ecc.
Celtico. Nome dato alla sifilide e, per esten-
sione, alle malattie veneree (veggasi a tnalattia).
Cembalo {cèmboloj. Strumento a corde metalli-
che, per lo più orizzontali, talvolta verticali; pre-
decessore dell'attuale pianoforte. Il suono veniva
in esso prodotto mediante tanti pezzettini di penne
di corvo inserite nella linguetta dei saltarelli. -
Arpicordo, nome che si dava al clavicembalo sulla
fine dei secolo XV. Più tardi, l'arpicordo venne
chiamato spinetta. • Archicembalo , gravicembalo,
clavicembalo, buonaccordo, arpicordo, antichi nomi
del cembalo. - Spinetta, strumento ^corda, oggi
disusato, che si suona come un clavicembalo o un
pianoforte, mediante piccoli martelli posti in moto
dalle dita sopra una tastiera.
Pironi, cilindretti di ferro a testa compressa,
volgendo i quali, con una chiave, si tendevano le
corde.
Cementare (cementato). Unire, chiudere con
cetnento.
Cementazione. Atto ed effetto del dare ce-
tnento o, anche, calce.
Cemento. Mistura di calce e ghiaia, o d'altra
materie, per collegare oietre, mattoni, ciottoli, ecc.;
materia molle che, raffreddandosi, indurisce o re-
stringe vari corpi,, sui quali fa presa; composi-
zione di stucco, mastice, mattone pesto, calcina e
simili per chiudere fessure nei vasi, nei coperchi,
nei tubi ; anche lega di metalli. - Cemento ar-
mato, nuovo processo di arte muraria diffuso da
Hennebique: consiste in una travatura di cemento
che contiene reti, sbarre e fili metallici, ecc., som-
mersi in detto cemento cosi da congiungere per
maggiore resistenza e leggerezza le qualità del ce-
mento con quelle del ferro. - Cemento o mastice di
ferro, composizione di limatura di ferro e di sale
ammoniaco con la quale si uniscono pezzi di ferro
0 di ghisa - Cemento idraulico, quello che si in-
durisce di più in più con la permanenza nell'acqua.
- Cemento romano, calce idraulica.
Albolite, cemento composto di carbonato di ma-
gnesia naturale, misto a silice amorfa: serve a ri-
vestire gradini, pavimenti, scale di legno, ecc. -
Caialite, altra sorta di cemento di magnesia: si
presta ad essere gettato in forme, come il gesso;
può servire anche a fare statue, oggetti di orna-
mento, palle da bigliardo, mosaici, ecc.; a cemen-
tare metalli tra loro e metalli a vetri; a rendere
più dura la pietra calcarea tenera e il gesso.
- Glutine, cemento naturale che unisce aggregati
lapidei. - Malta, cemento o materia glutinosa atta
a tenere uniti i corpi tra loro. - Mattaione, compo-
sto d'argilla e calcare, 0 nicc'.ii marini calcinati,
che indurisce come mattone. - Peperino, cemento
naturale formato di cenere vulcanica, ripiena di
micca, quarzo, ecc. - Pozzolana, specie di cemento
in cui alla rena si sostituisce una sostanza vulca-
nica, chiamata pozzolana dal nome Pozzuoli ove
trovasene molta: è aspra al tatto, dura (capace di
intaccare il vetro), assai resistente e di vario co-
lore. Carattere essenziale, la proprietà di formare
con la calce comune un cemento idraulico, che indu-
risce prontamente nell'acqua. - Solfato di calcio, ce-
mento che si trova in natura come anldrite e come
gesso.
Beton (frane), il nostro calcestruzzo (cemento,
sabbia e ghiaia) - Chatterton, miscela di tre parti
(in peso), una di guttaperca, una di resina e una di
catrame di Stoccolma: serve per fare giunture nelle
parti di guttaperca dell'involucro dei cavi telegra-
fici, 0 come isolatore di condutture elettriche. -
Portland, varietà di cemento naturale in^'lese. -
larras, terra, non molto dissimile dalla pozzolana,
usata specialmente in Svezia, come cemento idrau-
lico. - Trass, specie di tufo vulcanico, dotato di
proprietà idrauliche, per cui serve da cemento.
Cementare, collegare, unire con cemento; cemtn.'
fazione, l'atto e l'effetto.
Cempénna (cempenno). Chi è inetto^ ossia
non abile, e non sa fare, non sa concludere mai
nulla, non sa riuscire in alcunché. Anche, fan-
nullone; oppure baloccone, ossia che bada solo
al trastullare.
Cena {cenare, cenàcolo). Il pasto della sera, e
anche ciò che si mangia la sera o la notte, special-
mente da coloro che abitualmente fanno il desinare
a mezzogiorno. - Cenerella, cena scarsa. - Cenelta,
piccola cena; ma può talora aver senso di lode,
per dire una cena buona, gustosa. - Cenettina,
sottodimin. e vezzegg. di cena. - Cenina, dimin.
di cena, quasi sempre senzi idea di lode. - Cenino,
dicesi più specialmente di piccola cena gaia, in
CENACOLO — CENOBITA
503
compagn a d'amici, piuttosto che di quella solita
fatta in famiglia. In alcuni luoghi di Toscana, la
cena che si suol fare la notte di Natale dopo le
funzioni di Chiesa. - Ceuona, cena abbondante. -
Cenone, cena più lauta e più ricca della cenona -
Cena luculliana, sontuosa. - Cena-pranzo, cena lauta,
cena che sia più di un desinare. - Cena sabatina,
quella fatta alla mezzanotte del sabato, per poier
mangiar carne. - Concenazione, cena fatta in com-
pagnia. - Matta cena, seconda cena che si faccia
dopo la ordinaria. - Una cena : significa una cena
lauta, in più d'uno.
Cenante, che cena, chi cena. - Cenare, mangiare
la cena a sera. - Cenata, mangiala della cena. -
Cenato, alla maniera latina per colui che ha ce-
nato {bene o mal cenato, che ha tatto buona o mala
cena). - Ricenare, cenar di nuovo. - t<ar da cena
preparare il cibo per la cena, ammanire la cena. -
Fai' la cena del galletto: un salto e a letto, andare
a letto senza cena. - Far la cena del passero, cenare
con. un po' di pan bagnato. - Far la cena di Salvino,
non cenare. - Guastarsi la cena, veggasi a pasto.
- Porsi a cena, mettersi a tavola per cenare.
Como, il levarsi da cena, l'uscire in pubblico
dopo cena, per tar serenale, baldorie e gavazza-
menti. Aria di ballo degli antichi forse in uso
nei banchetti. - Comizzare, fare il corno. - Comasta,
comazzonle, colui che comizza, che fa il corno.
Cenacolo, luogo nel quale si cena. - Cena Domini,
dipinto 0 iDassonlievo rappresentante il cenacolo,
ultimo luogo della cena di Cristo. - Scotto, paga-
mento della cena fatto all'oste.
Cenàcolo. Detto a cena.
Cenare {cenato]. Far cena.
Cencerello. Piccolo cencio.
Cenciaia, cenciaio. Detto a cencio.
Cenciaiuolo. Veggasi a cencio.
Cenciata. Detto a cencio.
Cencio (cencioso). Pezzo di pannolino o di pan-
nolino consumato e stracciato, adoperato per istro-
finare, spolverare, rigovernare, pulire lumi, penne,
armi, metalli, ecc.: brandello, brendolo, brindello;
ciarpa, ciarpetta; pezzaccia; rimbrenciolo, straccio,
straccinolo. Anche, meschina veste. - Cenciaccio,
cencio grossolano. - Cencerello, piccolo cencio: strac-
cinolo, stracciacelo. - Incartato, di cencio che ha
molta salda o è imbevuto di matarie gommose.
Biracchio, straccio, pezzo lacero; brandello, pez-
zetto di veste. - Cenci, o stracci, cascami di tessuti
d'ogni genere e qualità, avanzi di panni usati, ecc.,
adoperati per fabbricar carta. - Ciaffo, cencio, cosa
di poco valore, nel dialetto marchigiano. - Pèzza
d'agiamento, to vaglinola o cencio che si tiene nello
stanzino per ripulire quel che va ripulito: ora fuor
d'uso, e si dice solo antonomasticamente la pèzza
0 il cèncio. - Strofinàccio, lo stesso che cèncio da
spolverare; ma pare che dica un cencio più rozzo,
sebbene tagliato appositamente e, alle volte, anche
orlato a tale uso. - Strofinàcciolo, cencio, o stoppa,
0 capecchio, leggermente bagnato, da stropicciare
cose lorde, e più specialmente le stoviglie che si
rigovernano.
Cenciaia, quantità, mucchio di cenci: ciarpame,
ciarpume, stracceria. - Fagotto, involto di cenci. -
Vilume di cenci, farragine. - Zaffo, cenci, cose che
impiastrano, impicciano.
Cenciaio, lo stesso che cenciaiuolo, negoziante, com-
pratore 0 venditore di stracci, iHgattiere. - Cen-
cioso, coperto di cenci, con abiti a cenci, straccioni:
Lrendolone, brindellone, sbrendolone (brindellona.
sbrendolona), pezzente, strappone, tritone; pidoc-
chioso, scannapidocchi. - Stracana, donna che strac-
cia i cenci alla falce.
Cenciata, colpo dato con un cencio ; pulita o stro-
finamento con cenci.
Cencioni. Uova di mosca
Cencioso. Detto a cencio.
Ceneraccio, ceneràcciolo. Veggasi a 6tt-
cato.
Ceneràndolo. Negoziante di cenere.
Cenerata. [)etto a bucato.
Cenere. Residuo della combustione della mag-
gior parte delle materie organiche; -specialmente,
quella polvere fine, bigia, inconibusliijile, in cui si
risolve il legno o altro coP'')ustibile vegetale, che
sia stato arso interamente. - Cenere calda, quando la
materia ha appena cessato di bruciare. - Cenere spenta,
quam'o non c'è più scintilla di fuoco. • Cenerume,
cenere mista ad altri residui del fuoco. - Cinigia,
cenere calda, mista con poca e minuta bragia, ado-
perata nella cassetta da piedi, o altrove, dove oc-
corra di avere un blando calore. - JPofassa, so-
stanza contenuta nella cenere. - Sofia, sale alcalino,
tratto da alcune ceneri. - Spodio bianco, cenere di
ossa.
Ceneràcciolo, veggasi a bucato.
Ceneraio, chi va in cerca di cenere da comprare
0 in denari o in tanta brace. - Cenerata, cenere
mescolata e bollita con acqua per ripulire i vasi
da cucina, per il bucato, ecc. - Cinerazione, inci-
nerazione, lo stesso che incenerimento, atto ed ef-
fetto dell'incenerire, del ridurre in cenere. Se di
corpo umano morto, cremazione. ■ Incenerare
{inceneramento), spargere di cenere, impolverare,
sporcare di cenere. - Incenerire {incenerimento), ri-
durre in cenere, abbruciare, bruciare.
Posacenere, raccattacenere, arnese per riporvi la
cenere. - Cendrier (fran".), sopra-mobile di metallo
0 di terra, a forma di piattellino ove si depongono
i detriti dello sigaro, i fiammiferi spenti, ecc., per
non sporcare in terra o sui mobili.
Ceneroso, sparso di cenere. - Una striscia, un po'
di cenere sparsa; un mucchio di cenere, ecc.
Fenice, uccello favoloso che rinasceva dalla sua
cenere. - Spodomanzia, divinazione per mezzo della
cenere. - le/Va/iit, corpi che si trovano nelle ceneri
dei vegetali.
Cenerèntola. Veggasi a servo.
Cenericcio, cenerino, ceneróg^nolo. Di
colore bigio, grigio.
Ceneróne. Sorta di concime.
Cennamella. Detto a tnusicali istrumenti.
Cenno. Accennamento, atto, gesto, segno che
si fa con la mano, col capo, con gli occhi, per far
capire ad altri qualche cosa senza parlare: lat.,
nulus. ■ Anche, coniando, ordine. - Qualsivoglia
indizio. - Segno compendioso di alcun discorso.
- Breve avviso o notizia di alcun fatto, di alcun
avvenimento.
Accennare, far cenno; indicare ^ mostrare;
anche, ìnenzionarè, ricordare. - Additare, far
cenno, segno col dito. - Ammiccare, far cenno, far
segno, con gli occhi, col viso, con la testa, col go-
mito, ecc. - Dare d'occhio, accennare. - Riaccennare.
ripete accennare. - Stringere l'occhio, per cenno, per
far cenno. - Tirare a uno la giubba: toccargliela
per cenno. - Tossicchiare, far cenno con un po' di
tosse.
Cenobio. Veggasi a convento.
Cenobita. Monaco, frate.
504
CENOBITICO
Cenobitico. Di monaco, di frate.
Oenotàfio. Sorta di monumento funebre.
Censimento. jNuiuerazione degli abitanti d'uno
Stato, d'una regione, d'una città; descrizione e va-
lutazione dei beni stabili di uno Stato, di una pro-
vincia, ecc. - Anagrafe, o ruolo di popolazione, il
registro del censimento. - Campione, registro prin-
cipale del censimento dei possidenti, dei commer-
cianti.
Accampionare, registrare uno stabile al campione,
0 libro del censimento, per sottoporlo a tassa {ac-
campionamento ; accampionato). - Censire, far il cen-
simento; accatastare, catastare, censuare, fare il ca-
tasto, - Censito, possidente.
Censire {censito). Detto a censimento e a censo»
Censito. Chi ha censo, chi e 2)ossi(lente ; chi
paga il censo, è sottoposto a gravezza, a tassa.
Censo (censire, ansito). Patrimonio, entrata;
credito e rendita assicurati sui beni ceduti ad
altri, a perpetuila o a tempo. - Censo vitalizio, o
semplicemente vitalizio, specie dì pensione.- Cen-
maria rendita., quella che nei libri catastali è at-
tribuita a un fondo, a uno stabile, e che serve di
base alla determinazione dell'imposta. - Fare un
censo: accensare, censire; costituire in censo; met-
tere a censo; vitaliziare (di vitalizio perpetuo).
Censito, che paga il censo; contr., di proletario.
Censuario, chi paga il censo: pensionarlo; anciie,
chi gode il censo. - Livellario, chi gode il censo. -
Censore. Antico magistrato romano. - Chi ha
l'uflicio di giudicare un'opera letteraria o altro
lavoro, facendone la censura: revisore, riveditore.
Chi si dà a riprendere, a correggere. - Chi move
biasimo. - Castra pensieri, norcino, censore che re-
cide i pensieri altrui. • Censorio, di censore.
Censuare {censuato). Veggasi a censo e a ca-
tasto.
Censura. Antica magistratura romana, creata
per diminuire l'autorità consolare, sotto il pretesto
di togliere ai consoli il grave ufficio di informarsi
intorno agli affari privati d'ogni cittadino: si com-
poneva di due censori. - Rampogna, biasimo. -
Revisione, riprensione, critica di opera letteraria.
- Ufficio al quale spetta, specialmente, la revisione
delle opere drammatiche. - Pena della Chiesa. -
Accettante e stipulante, chi è costretto a sentire le
censure che gli si fanno o veder cose che gli spia-
ciono. - Censuratore, chi censura, chi trova a ridire
su ogni cosa o persona: appuntatore, biasimatore,
censore, critico, ripetitore; figur., bastonator di
amici e di nemici. - Avere lo scirro del censurare,
la mania del biasimare. - Censurare, biasimare.
Centaurea. Riondella, erba medicinale, di
molle varietà: d'America, minore, odorante, a fiori
giallo-limone, muschiata, a fiori bianchi, fioraliso dei
giardini, depressa, macrocefala, piumosa, d'Oriente^
delle montagne, di Ragusa, cineraria, a chicchi nudi,
dt Babilonia, dealbala, unifiora, ecc.
Ciano, fiordaliso (frane, bluet, bleuet), specie di
centaurea che fiorisce tra il grano, ed è cosi nomi-
nata dalla specie più comune, di colore azzurro.
Centauro. Nome di mostro e di costella-
zione.
Centellare, centellinare {centellato, centelli-
nato). Modo di bere, a centellini, a sorsi.
Centellino. Piccolo sorso, nel bere.
Centenario. Veggasi a cento.
Centesimo. Di cento. - Piccola moneta, cen-
tesima parte della /i»'a; centesimino, centino; baga-
tello; picciolo; quattrinello, quattrino, quattrinuccio.
Centiaro. Parte dell' ara, 7nisiira di superfìcie.
Centigrado. Detto a cento e a termometro»
Centig-ramma. Piccolo peso, centesima parte
del gl'animo.
Centilitro. Centesima parte del litro.
Centiniani. Veggasi a gigante.
Centimetro. Centesima parte del metro.
Centina. Legno arcato col quale si arma e si
sostiene la volta: centinatura, sagoma; da alcuni
detta anche modanatura. - Arco a sesto acuto, quello
la cui centinatura è formata da due curve che si
intersecano in cima ad angolo acuto, descritte da
due centri equidistanti dal mezzo della corda, e
con raggio che supera di un 'sesto la metà della
corda. - Gola, modanatura incavata a forma di S,
e si chiama dritta o rovescia secondo la parte che
si considera. - Mezzovolo, sorta di mondanatura che
ha di sezione un quarto di circolo in fuori. - Mo-
danature curve, quelle che in qualche loro parte
compariscono foggiate in arco, sia concavo, sia
convesso. - Modanature rette, quelle sulle quali in
ogni direzione si può applicare una linea retta. -
Sesto, lo stesso che centinatura, ma riferibile al
modo grafico di formarla.
Centinare^ fare la centina la centinatura.
Centinatura, azione ed effetto del centiiiare; dicesi
anche il garbo di linea curva che si dà ai mobili.
Centinaio. Lo stesso che cento.
Centinare. Dello a centina.
Centinatura. Veggasi a centina.
Cento. Numero cardinale contenente dieci die-
cin-^. - Centenario, che ha cento anni; che ricorre
ogni cento anni. Solennità che si ripete una volta
ogni secolo da un dato avvenimento. - Centesimale,
ciie si riferisce alla divisione per cento. - Centesimo,
numerale agg. di cento. - Centigrado diviso in cento
gradi. - Centilitro, centesima parte del litro. - Cen-
timetro, centesima parte del metro. - Centinaio
(pi., centinaia), somma di cento. - Centino, cente-
simo. - Centistero, centesima parte di stero. - Cen-
tomila, contenente cento migliaia. - Centuplo, cento
volte di più. - Percentuale, un tanto che si dà per
ogni cento; l'interesse che producono cento lire. -
Sotnia, voce russa, centuria, centinaio.
Ettaro, misura di cento are. - Etlogramma, peso
di cento grammi. - Ettolitro, misura di cento litri.
- Ettometro, misura di cento metri. - Quintale, peso
di cento chili. - Secolo, periodo di cento anni.
Ecatombe, sacrificio di cento buoi o di cento vit-
time. - EcatómpoU, che contiene cento città. - Eca-
tonstilo, portico o edificio con cento colonne.
Ceniumviro, magistrato romano. - Centuria, un
centinaio di cittadini. - Compagnia di [cento fanti.
- Centurione, ufficiale che comandava cento uomini.
- Ducenario, capo di duecento uomini. - Extra-
secolare, chi o che ha più di cento anni.
Centuplicare (centuplicato), far cento volte più;
accrescere, aumentare di molto. - Centuplicazione,
atto ed effetto.
Centog'ambe. Specie dì verme.
Centone. Zibaldone in poesia o in prosa, e
anche in ^musica.
Centopélle. Veggasi a ruminante.
Centrale. Del centro, che é nel centro.
Centralità, centralizzazione. Veggasi a
centro.
Centrifugro. Detto a centro.
Centripeto. Detto a centro.
Centro. Punto nel mezzo del cerchio o della
sfera, dal quale tutti i punti della circonferenza
CENTUPLICARE
505
sono equidistanti. In {genere, la parte di mezzo, più
àll'internOf più dentro di checchessia: mezzo,
dritto mezzo; nucleo, punta, punto centrale. Fij^'ur.,
cuore, forte, raeditullo, midollo, nocciolo, tuorlo,
ventre (nel cuore dell'inverno, nel forte del bosco,
nel ventre della terra, ecc.).
Centro d'azione, punto dal quale parte la torza
diretta, che muove più agenti ad operare ciascuno
secondo la sua natura. - Centro delle forze, veijgasi
a forza. - Centro di gravità veggasi a gravità. -
Centro di movimento, veggasi a tuoto. - Centro di
percossa, punto di una verga inflessibile in cui, per-
cuotendo, si ha il massimo effetto; nelle | sciabole
si valuta a due terzi dall'impugnatura. - Centro di
pressione, detto a pressione. - Centro di rotazione,
punto intorno al quale si volge il mobile girante. -
Centro ottico, punto nell'interno di una lente. -
Centroide, luogo dei centri di istantanea rotazione
nei movimenti di una figura sul suo piano. - Ec-
centricità, la distanza che passa fra centro e centro
di due cerchi eccentrici. - Epicentro, il centro sot-
terraneo della superficie di un campo di terre-
moto.
Centrale, del centro, attenente al centro; che sta
nel centro. Luogo ove sono, in piccolo spazio, rac-
colti tutti gli organi più delicati dei grandi mecca-
nismi che servono a servizi pubblici ed estesi (casa,
ufficio, ecc.), - Centralissimo, superlativo di centrale.
- Centrico, che passa pel centro o si fa nel centro.
- Centrifugo, che tende ad allontanarsi dal centro
{forza centrifuga, la forza repulsiva che si sviluppa
alla superfìcie di un corpo che giri sopra sé stesso,
in tutti i punti rotanti, o in un corpo che giri
lungo una circonferenza). - Centripeto, che tende al
centro {forza centripeta, quella che tende ad avvici-
nare i corpi al centro della curva che percorrono). -
Conre.')^/ ICO, aggiunto di più cose che stanno o girano
sopra un centro comune o corrispondente; di corpi
per lo più sferici, uno nell'altro, e che hanno il
medesimo centro. - F -centrico, fuori del centro ; che
non è intorno al meiiesimo centro. - Paracentrico,
di cosa che è o che si muove intorno al centro.
Centralità, l'esser centrale. - Centralizzazione, il
centralizzare, atto ed effetto. - Concentrazione , atto
ed effetto del concentrare.
Accentrare, raccogliere nel centro. - Centralizzare,
il convergere delle autorità e dei comandi in un
centro: accrescere l'autorità dello Stato e dimi-
nuire l'importanza delle rappresentanze ed autorità
locali. - Concentrare, mettere al centro, ridurre, spin-
gere a un centro o in un punto considerato come
tale ; far massa nel centro {concentramento, l'atto ;
concentrazione, l'effetto). - Discentrare, levare, allon-
tanare dal centro; nell'uso, togliere alle ammini-
strazioni centrali dello Stato molte delle loro attri-
buzioni, per concederle ai comuni, alle provincie,
alle autorità autonome. Contrario di accentrare. E
cosi i due nomi discentramento e accentramento. -
Incentrare, porre nel centro, entrare nel centro. -
Riaccentrare, ripete accentrare.
Nel centro : in mezzo, nel mezzo, per lo mezzo,
per mezzo ; nel bel centro, nel bel mezzo. - Eccen-
tramento, sopra diverso centro.
Centuplicare {centuplicato, centupiicaztvne).
Veggasi a cento.
Centuplo. Detto a cento.
Centuria. Veggasi a cento, a comizio, a w?t-
lizia.
Centurione. Capo di cento soldati: veggasi a
ìnilizia.
Ceppaia. Parte del ceppo d'un albero. - Smar*
rare, ripulire le ceppale con la marra, levando il
marcio o morto.
Céppi, j^e manette.
Céppo. Base e piede dell'albero ; parte vicina
a terra e su cui si eleva il tronco: ceppo, ciocco,
piede {sproccatura, sprocco, il ceppo specialmente
da ardere). - Anche, toppo di legno. - Pillo, grosso
ceppo con manichi per pigiare le massicciate. -
Projime, puntello del ceppo.
Ceppo. Origine di famiglia. - La festa del
Natale, e il regalo o la mancia che si dà in
tale uccasione. - Ceppo di case, aggregato, insieme
di molte case: veggasi a casa.
Cera. Secrezione animale, specie di grasso, ma-
teria molle, gialliccia (conformata in celle esagone
nelle quali si trova il miele) di cui V ape compone
i propri fiali, le proprie cellette: è costituita da tre
principi, cerina, ceroleina e miricina; la si adopera
per vari usi (far la candela, tele cerate, lapis li-
tografici, dare il lustro alle scarpe, preparare ce-
rotti e cataplasmi, lucidare pavimenti, fare iinfironti
e modelli di vario genere, ecc.). Anche, una secre-
zione vegetale di alcune piante indigene ed esotiche
(palma, mirica, ecc.). La cera cola, strugje, si
scioglie, si consuma, quando esposta al calori'; cola
in gocciole, e sgoccciolatiira si dice specialmente
della cera, e la cera sgocciolata. - Cereo, di cera,
fatto con la cera. - Ceroso, di cera. - Incerare, dar
la cera; macchiare con cera {incerato, inceratura).
Cera arsa, cera arsiccia: dicesi delle candele e
delle torce che già sono state accese, e che si com-
perano a minor prezzo, o si prendono a nolo in
ragione di consumo. - Cera da lavoro, quella che,
sutìicie.'itemente imbiancata, si strugge nei pozzuoli,
per lame candele, o altro simile lavoro. - Cera del
Giappone: nei paesi d'origine, usata per la fabbri-
cazione di candele e per dare il lucido ai lavori di
legno torniti; in Europa, per la fabbricazione dei
cerini e per sofisticare la cera d'api. - Cera della
Cina: si raccoglie da diversi alberi, dai quali sgorga
in seguito alla puntura su essi latta da alcuni in-
setti. - Cera di canna, ottenuta raschiando la su-
perficie della scorza della canna da zucchero. -
Cera di mirica, per la fabbricazione di candele e
per sofisticare la cera d'api. - Cera di Spagna, la
ceralacca. - Cera gialla, quella non interamente
separala dal miele, o non imbiancata. - Cera mi-
nerale depurata, la paraffina. - Cera strutta, cera
liquefatta. - Cera vergine, quella bianca, gialla,
molle, raccolta in forma non purificata, come la
fanno le api; cera di prima fattura, cera gialla.
Garzala, la cera tirata e bianchita. - Parajjina :
in commercio passa sotto il nome di cera gialla;
mista ad acqua ragia, dà una vernice che serve per
lucidare pavimenti e anche per intonacare vecchi
fusti di vino. - Pròpoli, specie di cera bruna con
la quale le api turano le fenditure. - Sehina, corpo
analogo alla stearina: si ottiene combinando acido
sebacico e glicerina. - Sii, specie di cera con la quale
gli antichi facevano colori rossi e gialli. - Sottano,
quella cera, d'inferiore qualità, di cui i ceraiuoli
cominciano a coprire i lucignoli fino ad una certa
grossezza, prima di dare alla candela quei che dì-
cesi il compimento, che si fa con la miglioie cera. -
Stearina, uno dei principi che è nel grasso animale.
Agnusdei, cera benedetta nella quale è impressa la
figura di un agnello. Molti tengono questa specie di
amuleto attaccato a capo del letto. - Candela, cera
lavorata in forma cilindrica, o leggermente conica.
506
CERA — CERAIÒLO
attorno a un lucignolo, cui s'appicca il fuoco, a
uso di far lame. Per la fabbricazione, veggasi a
ceraiuolo. - Cero, grossissima candela di cera;
anche, torcia. - Cerume, colaticcio di cera. - Lu-
laixino, culaccini, i pezzetti che i ceraiuoli tagliano
dai rispettivi lavori. - Lacero della cera, più co-
muneni., calo. - Lucignolo più fili di cotone filato,
che è come l'asse della candela. - Mòccolo, piccola
candela di grossezza varia da quella di uno stop-
pino a quella al più di un dito. - Quadrone, lo
stesso che torchio, ed è termine delle cererie.
Stoppino, lo stesso che lucignolo: ma presso i ce
raiuoli toscani è una specie di candela di lunghezza
indefinita, e di grossezza non più che una penna
da scrivere, sì clie si può aggomitolare. Si adopera,
ravvolto variamente su di sé in forma di bauletto,
ovvero ripiegato in piccola matassa entro la stop-
piniera. - Torcia, torchio, quattro lunghe candele
unite in quadro, una contro l'altra.
Ceresina, prodotto ottenuto con la cera vegetale.
Cerograpa, preparazione di piastre da stampare
con una piastra di rame spalmata di cera, in cui
si incidono le linee de! disegno e si imprime lo
scritto, prendendone poi un clichè galvanoplastico.
- Ceromanzia, antico modo di divinazione, fatto col
versare in acqua goccie di cera liquefatta, osser-
vando le figure che esse vi prendevano. - Ceratene,
idrocarburo prodotto dalla distillazione della cera.
Sacchettino della cera, quel cencio in cui sia rin-
volto un pezzetto di cera bianca, e che si sfrega
sulla parte liscia del ferro, quando è caldo, sia per
pulirlo, sia perchè corra agevolmente sul pannolino
inumidito. Dicesi anche semplicemente, per antono-
masia,/a cera e dar laceia l'azione del fregarla sul
ferro.
Lavorazione della cera. — Varie.
Bianchire la cera, operazione che si fa per to-
glierle il colore gialliccio e renderla bianca. - Co-
lare la cera, operazione con la quale la cera strutta
in una caldaia si la passare per la cola, da cui
cade sul cilindro, poi nell'acqua {colatura, l'azione
del colare e la cosa colata; cera colata dalle can-
dele). - Decantare, il chiarirsi della cera nella cal-
daia. - Imbiancare la cera, esporla, ridotta in gar-
zuolo, all'azione alternata della luce e della ru-"
giada. - Lavoro per ejfmione, per immersione, ecc.,
veggasi a ceratolo. - Snervare, dicesi della cera
troppo ricotta che perde una gran parte delia sua
miglior sostanza.
Arcolaio, arnese ad uso di guindolo orizzontale
per filar la cera. - Argagnolo, ciò che regge il ba-
cino in cui si strugge la cera e fatto in modo che
la cera che scola dal cerchiello ritorni nel bacino
medesimo. - Aspo, grosso e corto cilindro formato
di stecche, vicine le une alle altre, girevole su due
perni, sul quale s'innaspa lo stoppino al sortir
dalla filiera. - Bacine, vasi di rame stagnato, poco
cupi, a bocca molto più larga del tondo, murati in
fcrnelto. La cera strutta nelle bacine si versa con
un ramaiuolo sui lucignoli pendenti dal cerchiello.
- Bacinella, specie di catinella di rame stagnato,
con due maniglie: serve a trasportare nelle bacine
la cera dei pozzuoli.
Canovacci, grosse ed ampie tele, distese su al-
trettante tavole in luogo aperto, sulle quali l'allar-
gato garzuolo dall'alternata azione della luce e della
rugiada riceve un primo imbiancamento, cui succede
un secondo, un terzo, ecc., sempre ripetendo l'o-
perazione della cola, e l'esposizione sui canovacci,
- Cerchiello, cerchio di ferro o anche di legno, ap-
peso orizzontalmente al di sopra della bacina, mu-
nito nella circonferenza di numerosi arpioncini, o
gancetti, a cui sono sospesi altrettanti lucignoli ri-
piegati, sui quali si versa successivamente e a più
riprese, con la mestola, la cera strutta. - Cilindro,
grosso tubo di rame, imperniato orizzontalmente in
due sponde opposte di una vasca, nella cui acqua
è immerso per un segmento. La cera strutta, caduta
dalla cola sul cilindro girante, è da questo trasci-
nata nell'acqua fredda della vasca, vi s'indura e si
riduce in garzuolo. - Cola (o stretto), cassetta di
rame stagnato, col fondo pieno di forellini, dai
quali la cera strutta cade sul cilindro. - Culatta dei
ceri, la fascia di fondo messa perchè non si aprano,
infilandoli nello spunzone dei candelieri. - Focara,
specie di braciere ad uso di tenere strutta la cera
del bacino.
Garzuolo, pezzi irregolari in cui si riduce la cera
nell'acqua della vasca, trattavi dal cilindro girante.
Il garzuolo, tratto dall'acqua col mezzo di rastrelli,
è portato sui canovacci con barelle, o in panieri
foderati di tela. - Getti, bastoni di cera adoperati
nella fusione a cera persa. - Pozzetto, pozzino, vaso
in cui si fa passare la cera strutta nella caldaia.
{gettare a pozzetto) - Pozzuoli, caldaie cilindriche,
cupe, a fondo ovale, murate in fornello, nelle quali
si strugge la cera da lavoro, per purgarla dalla
terra e dai bruscoli: quella cade nell'acqua di cui
é coperto il fondo, questi galleggiano e si tolgono
con mestola. - Tubetto, bastoncelli di cera usati
nella fusione a cera persa, in fonderia.
Varie. — Ceraiolo, chi lavora la cera e fabbrica
con essa candele, ceri, torcie, e simili; anche, colui
che raccoglie la cera che scola da' torcetti accesi
nelle processioni o negli accompagnamenti funebri. -
Cereria, luogo dove si fabbrica o si vende la cera.
Cerofanie, figure trasparenti di cera. - Ceragio,
nel medio evo, tassa ecclesiastica imposta per prov-
vedere le candele. - Ceroplastica, arte di modellare
in cera figure, ornati e simili. -Eucaristica, lai, jnt-
tura nella quale entra lacera; specie di vernice
per mobili, pavimenti, ecc.
Cera o cièra. Sembianza, aria di volto, di
faccia.
Ceraiolo, ceraiuolo. Fabbricante o nego-
ziante di cera lavorata; che fa lavori di cera (can-
dele, ceri, ligure, ecc.): candelaio. - Cereria, luogo
nel quale il ceraiolo fabbrica o vende la cera.
Lavori del ceraiolo.
Il ceraiolo, oggidì, più che con la cera delle api,
fabbrica le candele con la stearina, estratta dal
grasso animale (delle bestie macellate, ecc.), grasso
che si fa sciogliere con vapore acqueo e si racco-
glie in grandi bacini, dai quali una pompa assoi"^
lente lo trasporta in una vasca chiusa, per la com-
binazione chimica secondo una determinata /brmu/o,
varia da fabbrica o fabbrica. Dalla vasca, incomin-
ciata la trasformazione, il grasso è fatto passare
in una grande caldaia, e da questa in apparecchi
detti autoclavi, grossi e pesanti cilindri die girano
velocemente in bacini nei quali la rapidità del mo-
vimento- scompone e separa la stearina dàìVoleina,
d&W acido stearico e da altre sostanze che servono
a fabbricare sapone e altre cose. Dagli autoclavi
la stearina passa di nuovo in botti, preparandosi
alla lavorazione materiale, per la compiuta sua /)r«-
CERALACCA — CERAMICA
507
parazioiie chimica; poi, dalle botti, è portata nelle
presse, lunghe lamiere di metallo, chiuse in una
specie di torchio. La stearina passa tra una e l'altra
di esse, e la forte /Jj-essione esercitala la libera dalle
ultime impurità; infine, la si raccoglie entro enormi
tini. Allora incomincia il lavoro meccanico affidato
alle operaie, le quali, per mezzo di catinelle, tra-
sportano la stearina nelle macchine, formate con
serie di piccoli tubi di ferro riuniti in un telaio rettan-
golare. Ogni tubo ha in fondo uno stantuffo ed è, dal
basso all'alto, attraversato da un filo di cotone,
che viene legato a una sbarra di ferro. Fatta la pre-
fiarazione dei tubi con quel filo e con la stearina
iquefatta, di cui sono riempiti, si opera il raffred-
damento immergendoli in vnsche di acqua gelata.
Quando la stearina, sotto l'azione del freddo, si è
solidificata quasi totalmente, si gira una manovella,
e lo stantuffo che sta in fondo a ciascun tubo si
alza, spingendo fuori il bianco cilindrett) di stearina.
Si dà un altro giro alla manovella, e la candela
cade dentro cassette appositamente predisposte. Ma
non tutte le candele riescono perfettamente: inoltre,
la loro superficie è scabrosa. Allora, fatte scorrere
su un pavimento spalmato di grasso, passano alla
macchina pulitrice, formata con spazzole girevoli. Le
candele, affidate a correggie, sono tenute in movi-
mento rotatorio finché acquistino la lucentezza per-
fetta della superficie ben levigata. Segue un'altra
piccola operazione, quella del taglio; poi una mac-
chinetta rettifica nettamente la base e imprime il
iiome o il sigillo o la sigla della ditta.
Lavoro per effusione, quello di fare le candele al
cercinello, per versamento della cera. - Lavoro per
filiera, quello dello stoppino, il quale si fabbrica
facendone passare il lucignolo attraverso la cera
strutta, poi in fori di una filiera o trafila successi-
vr.mente maggiori. - Lavoro per immersione, quello
di fare certe candele, minori, dette moccoli, tuffan-
done il lucignolo nella cera strutta dei pozzuoli.
Acculare, acculattare le candele, dare col coltello
la forma tondeggiante alla parte inferiore di esse.
- Allucignolare, avvolgere la cera intorno al luci-
gnolo, allo stoppino. - Ingrossare il lavoro, crescere
il diametro delie candele o simili con l'aggiungere
loro nuova cera, sino alla voluta grossezza. - Ingros-
sare lo stoppino, innasparlo di nuovo su altro ci-
lindro, posto di faccia al primo, dal lato opposto
della bacina , facendolo retrocedere e ripassare
nella cera strutta, scambiato ciascuna volta il sito
rispettivo della filiera e del forchetto - Pianare (le
candele), dar loro sul banco, con la piana, il liscio
e la regolarità di forma {pianatura, l'operazione del
pianar le candele ; candela rozza, quella non an-
cora pianata).
Filatoio, ordigno da torcere la bambagia per tira-
re lo stoppino. - Filiera, trafila rettangolare di ferro,
collocata per coltello presso il forchetto, e poco al
di sopra della cera strutta. Nei fori di essa passa
il lucignolo intriso di cera al sortir del forchetto e
va a dipanarsi sull'aspo. - Focara, arnese per lo
più di ferro fuso che serve ad accendere il fornello
sotto la caldaia, specialmente ai ceraioli. - For-
chetto, filo di ferro forcuto all'un dei capi, e questo
tenuto immerso nella cera strutta della bacina. Il
lucignolo che in questo caso chiamasi anche filo,
proveniente da uno o più gomitoli che sono in una
vicina cassetta, preso fra i due rebbi del forchetto,
passa per entro la cera strutta, poi nella filiera,
quindi sull'aspo. - Piana, pezzo di legno, talora di
marmo, rettangolare, lungo qualche palmo, un po'
men largo, piano al di sopra, convesso al di sotto,
con due incavi a modo di prese, per maneggiarlo.
Serve a pianare sul banco le candele, ossia a pa-
reggiarne la superficie , lacendovele rotolare in
due versi contrari alternatamente. - Stoppiniera,
piccolo arnese portatile in cui o su cui è avvolto
un lungo pezzo di stoppino, a uso di più speditivo
trasporto di lume dall'un luogo all'altro della stanza
o (Iella casa. - laglia, strumento da tagliare i lu-
cignoli a quella lunghezza che si vuole.
VAtìiE. — Avviatura, il prezzo che si paga al
ceraiolo per accendere la prima volta un cero o
una torcia e simili. - Borace, sale traslucido, di sa-
pore dolciastro, usato dal ceraiuolo per la fabbri-
cazione delle candele steariche. - Fosfato di ammo-
niaca, sale facilmente solubile, di cui il ceraiolo
utilizza la soluzione per imbevere gli stoppini delle
candele steariche.
Ceralacca. Composizione di resina, lacca, spi-
rito di vino e vermiglione, ridotta in bacchettine per
sigillare: cera lacca, cera di Spagna; col vermiglione
le si dà il colore rosso; altro colore con altre so-
stanze; serve da sigillo a lettere o altro, all'uopo
riducendola liquida al lume di candela, di lucerna
o di alcool. Di varie qualità: ordinaria, fina, finis-
sima. - Ceralacca odorosa, quella nella cui compo-
sizione entri qualche resina o altra sostanza odo-
rosa, che, bruciando, mandi profumo.
Bacchettina, cannello di ceralacca, bastoncino ge-
neralmente di forma cilindrica o cilindroide, della
grossezza d'un dito, della lunghezza d'un palmo
circa; si strugge a uno 'dei capi accendendolo a
una fiamma, per sigillare lettere o altro. Prima che
la ceralacca si rassodi, si calca con sigillo che vi
lascia l'impronta, a maggiore sicurezza della cosa
sigillata. In Toscana più comune cannello. - Colo-
fonia, residuo della distillazione della trementina,
base della ceralacca. Si adopera per spalniare i
crini degli archetti d'istrumenti ad arco; per dare
aderenza alle cinghie di cuoio per trasmissione di
movimenti meccanici, per produrre lampi nei fuochi
artificiali. Polverizzata ed unita all' orina, le tras-
mette un grato odore di viola.
Inceralaccare, dare la ceralacca. - Inceralaccare,
inceralaccarsi, insudiciarsi con la ceralacca. - Pac-
chetto di ceralacca, più cannelli insieme e avvolti
in una carta.
Ceràmica (ceràmico). Arte di far vasi e og-
getti vari di argilla, di terracotta, di maio-
lica, di porcellana, con o senza ornamenti di
pittura 0 di scultura (anche gli oggetti stessi lavo-
rati, cioè le stoviglie): arte ceramica, arte del
vasaio, figulina, manifattura dei vasi. - Antiplastiche,
quelle sostanze che agiscono sugli elementi della
pasta, diminuendone la plasticità e facilitando la scom-
parsa dell'acqua: per le maioliche e le stoviglie
comuni, le sostanze antiplastiche più comuni sono
la creta, il cemento, le scorie vitreo-ferruginose,
la sabbia, ecc. - Ceramico, che si riferisce alla
ceramica, all'arte ceramica. - Ceramiche, lavori di
terre plastiche. - Fittile, d'argilla {vasi, figure fittili;
comunemente, terrecotte).
Bucchero, sorta di argilla, di colore rossastro,
usata per la fabbricazione di vasi di lusso. - Cao-
lino, materia proveniente dalle scomposizioni feld-
spatiche; si divide in argilloso, ghiaioso e sabbioso,
secondo che contenga piccoli frammenti di sabbia
fine di quarzo e di feldspato, o che vi siano eli-
minati quei cristalli: adoperato nella ceramica. -
Engobe, specie d'intonaco di sostanze terrose, bian-
f{08
che o colorate, fissate mediante un fondente ve-
troso. - haiences, le terre smaltate, piatti, coppe,
vasi, a vagtii disegni e perfette tinte.
Grès, pasta dura, pure adoperata nella ceramica,
molto omogenea, sonora, mezzo vetrificata, e per
conseguenza inalterabile agli agenti chimici ed im-
permeabile ai liquidi. - Maiolica, terra, simile a
porcellana, così detta dall'isola di Maiorica. - Murra,
sorta di porcellana antica, fatta con terra finissima
di alcuni paesi dell'Oriente. - Parian, specie di
porcellana inglese. - Pegmatite, feldspato mescolato
al quarzo: costituisce quella roccia la cui scomposi-
zione dà il caolino. - Forcellatia, terra composta
con la quale si tanno stoviglie di pregio; il più
pregiato e curato prodotto ceramico, tipo degli ar-
ticoli di terracotta compatti, non porosi. - Smalto
stannifero, composto di ossido di stagno, di ossido
di piombo in quantità minima, di sabbia e di car-
bonato di potassa, ridotti isolatamente in polvere
finissima, poi stemperati insieme. - Terracotta, la-
voro artistico in terra cotta; nome generico delle
terraglie, che si ottengono con argilla resa solida e
dura mediante la coltura; sono di varia specie:
compatte, non porose (porcellane) e porose (maio-
lica, laterizi).
Decalcomania, metodo d'impressione in colori per
la decorazione delle porcellane e delle maioliche fine.
• Decorazione, lavoro per ornare, in vario modo, le
ceramiche: si fa per impressivne alla carta, per
impressione alla gelatina, per impressione alla spugna.
Fotografa ceramica, riproduzione di un ritratto,
di una qualunque fotografia sulla ceramica. -
Graffiti, metodo di decorazione praticato sopratutto
dai vasai illirici : ricorda un metodo analogo usato
dai pittori a fresco. - Intagli, sistema di decora-
zione del quale bisogna usare con riguardo e con
molto tatto : gli intagli, ripieni di smalto di vari
colori, lasciano passare i raggi luminosi e produ-
cono riflessi di colori che brillano capricciosamente
su tutte le superficie vicine che ne sono suscettibili.
Lilofania, invenzione notevolissima che ha dato
prodotti artistici di una gran bellezza. - Posticcio-
mania, metodo che ha la pretesa, spesso giustificata,
d'imitare vasi di porcellana della China, del Giap-
pone, di Sèvres, ecc., mediante vasi di terra deco-
rati di disegni adatti. - Scultura di pasta, su pasta,
metodo di scultura a crudo dalla quale si traggono
effetti assai graziosi. - Scrndimento, cottura a ca-
lore perduto che si fa subire ai pezzi lavorati,
prima di ricevere la invetriatura. - Verniciatura,
operazione mediante la quale si spalma il vasellame
con una specie di intonaco impermeabile e lucente.
Antigorio, smalto grossolano, col quale si rico-
prono le terraglie. - Colori, le tinte varie che si
danno alle ceramiche: molti si ottengono dissol-
vendo col calore e col mezzo di resine i sali me-
tallici opportuni, che si rendono fusibili con ag-
giunta di oli essenziali, e cosi si hanno i colori
desiderati. Importante, tra essi, Vazzurro di cromo.
CoT^erto, invetriatura, intonaco fusibile e vetrifica-
bile composto di pegmatite in polvere. - Litargirio,
protossido di piombo fuso che non si trova in na-
tura e che, unito a sabbia silicea o ad argilla pla-
stica, serve come vernice delle terraglie. - Vernice,
quella coperta di vari colori che si dà al vasellame,
resa vetrosa con la cottura in fornace.
Calibratrice, macchina che surroga il lisciatoio
del modellatore a mano. - Centina, modello da get-
tatore, detto anche sagoma. - Girella, testa del tornio
da vasellami. - Lisciatoio, specie di coltello di ferro
0 di legno che l'operaio mattonaio adopera per li-
sciare la pasta cretosa messa nel quadro a stamp
- Stecca, mestolina di legno o di altra sostanza, in
forma di mezzaluna, che il vasaio adopera per li-
sciare la superficie del pezzo che sta lavorando.
Giare, grandi vasi di terracotta che si usano in
Ispagna, nel Portogallo e anche in Africa per chiu-
dere e conservare olio, grasso, ecc. - Olla, vaso
romano in cui si cuocevano gli alimenti. - Olla ci-
neraria, vaso di terracotta in cui si conservavano le
ceneri degli estinti. - Teocalli, case o templi dogli
dèi del Messico, decorati di ceramiche.
Figulina, l'arte del vasellaio.- Figurinaio, ehi xa
in giro a vendere le figurine di gesso, di creta, ecc.
Vasellaio, chi con argilla fabbrica vasi d'ogni ma-
niera e per qualsiasi uso : figulinaio.
Cerasta. Veggasi a serpe.
Cerato. Forma medicamentosa destinata ad uso
esterno, costituita da un miscuglio di cera, di olio
di mandorle o d'oliva, e, talvolta, invece della cera,
di spermaceti o di cetina: di consistenza intermedia
fra quella degli unguenti e degli empiastri, ma non
contiene, come i primi, sostanze resinose, né dei
saponi, come i secondi.
Cèrbero. Il favoloso cane deWinferno.
Cerbiatta, cerbiatto. Detto a cervo.
Cerbottana. Istrumento di caccia: mazza per
tirare agli uccelli.
Cerca. L'atto del cercare; special m^ntf^ ^lel
frate raccogliente Veleìnosina.
Cercanti. Veggasi a crociata.
Cercare {cercato, cercatore). Adoprarsi, aver
cura per trovare persona o cosa che si desidera,
oggetti smarriti, ecc.; andare all'accatto ; andare cer-
cando, alla cerca, in cerca, in procaccio; andare,
correre in caccia; cercar di rintracciare; dare, far
la caccia ; darsi, mettersi all'inchiesta ; fare incetta,-
ricerca; braccare, breccheggiare, darsi alla busca,
frugare, andar alla rifrusta, andare raticoni, met-
tersi alla cerca, in cerca. - Anche, richiedere, di-
inandare; investigare, indagare, consultare,
esaminare, scrutare.
Adocchiare, cercare con gli occhi. ■ Andar tentoni
0 tentone o a tentone, andare adagio e leggieri, quasi
tastando coi piedi il suolo e facendosi la strada
con lo stender le braccia innanzi, il che si fa al
buio 0 per non essere sentito. - Appostare, osser-
vare attentamente dove si ricoveri o sia riposto
checchessia. - Braccare, braccheggiare, cercare la
fiera, la selvaggina: detto dei bracchi.- Bucherare,
cercare frugando. - Buscacchiare, andare alla busca.
Cercare con insistenza: cercare ogni buco, cercare
col fuscellino (cercare con diligenza e anche con
pedanteria); cercare, ricercare per sette riprese. -
Cercar funghi in Arno, cose dove non sono. - Cercar
in ogni buco, per tutti i buchi, per tutto, premuro-
samente. - Cercar per mare e per terra, una per-
sona 0 cosa da tutte le parti. - Cercare uno, fru-
garlo per vedere se ha nulla di riposto indosso.
Chiedere, cercare da qualcuno quel che ci oc-
corre : domandare. - Compulsare, per consultare,
ricercare. - Dar la caccia, cercare, come rincorrendo,
qualcuno o qualche cosa. - Esplorare (figur.), cercar
di conoscere l'animo d'una persona, l'opinione della
gente, le mosse dei nemici, il nemico, ecc. Nell'uso,
viaggiare in un paese sconosciuto per studiarlo,
conoscerlo, descriverlo. - Essere sulle peste, sulle
traccie: di chi va in cerca. - Fruconare, sfruconare,
frugare gagliardamente. - Frugacchiare, frequent. di
frugare, ma con diminuzione di significato, e dà
CERCHIA — CEREALE
o09
.'idea di azione fatta in fretta e sbadatamente. Nel
Lucchese dicesi furicare. fuzzicare; e fuzzico uno
strumento col quale si fuzzica, e ordinariam. dicesi
per stecco, bastone, ecc. - Frugare, cacciar le mani
in un luo^o, rnspando per trovare una cosa. - fru-
gare e frucare, andar tentando con bastone o altro
che di simile in luogo riposto. - fìifrugare, o n-
frucare, frugare di nuovo. - Frugnolare, andar in
cerca di cose o persone con lanterna in mano, e
sbatter in faccia la luce per riconoscere. -Fm^yo/rtre,
di chi cerca qualcosa fra oggetti minuti, tra fessure,
fra la terra o sim. - Fruscolare, rifruscolare, rifru-
stare, cercare con diligenza e minutamente.
Indagare, cercare con curiosità, spesso indiscreta:
fare indagine, investigare. - Inquisire, cercar le
tracce e le prove e l'autore d'un reato, d'un de-
litto. Per eslens., spiare, faigare. - Investigare,
cercare con ddigenza per giungere a scoperta d'im-
portanza 0 ad una verità.
Perquisire, eseguire una minuziosa ricerca, d'or-
dine dell'autorità di polizia o giudiziaria. - Perscru-
tare (non comune), scrutare. - Pescare, ritrovare
dopo aver cercato assiduamente; anche, cercare a
caso ; cercare più o meno fortunatamente. - Procac-
ciare, cercare con industria, j)}-ocurare.
Razzolare, per metafora, cercare con curiosità,
frugare in diversi luoghi. - Ricercare, rifrustare,
rifrugare; anche, inquisire; ripete e rafforza cer-
care. - ìiifrucare, rifrugare, ripete frucare e fru-
gare. • Rifrustare, cercare per tutto, per tutti i buchi,
tra le carie e simili. - Rintracciare, seguitar la
traccia per trovare. - Rinvangare, ricercare, inve-
stigare da capo. - Rinvergare, investigare. - Rivan-
gare (figur.), ricercare, riandare una cosa spiacevole.
- Rovistare, ricercare con premura; propriamente,
andar per casa trascinando e movendo le masserizie
da luogo a luogo, quando si cerca di checchessia.
- Rufolare, rovistare, frugacchiare. - Ruspare, raz-
zolare coi piedi che fanno le galline, i polli e si-
mili per cercarsi il cibo. - Scavizzolare, cercare con
sottile studio ; frugare con minuta ricerca, o scom-
pigliando, cosa per cosa, punto per punto, e trovar
come a caso. - Scoprire paese, tastare terreno, ve-
dere come stanno le cose. - Scrutare, cercar d'in-
dagare e scoprire quel che è misterioso, segreto,
complicato. - Scrutinare, scrutare con pedanteria, con
impacciosità. - Spiare furtivamente r intenzione altrui:
investigare. - Spingere le ricerche, le indagini, in-
dagare. - Squinternare, cercare con sottigliezza, sot-
tilizzare. - Studiare tutti i modi di farsi dimenticare,
cercare tutti i mezzi allo scopo. - Stuzzicare, fru-
gacchiare con cosa appuntata. - Tastare, cercare col
tasto (tastare il terreno, per sapere come stanno
le cose. - Tentare uno con parole o con fatti: cer-
cando d'indurlo, di sapere, ecc.
Braccheggio, il braccheggiare. - Cercata, il cercare,
l'atto del cercare e per lo più alla lesta. - Frugata,
l'azione del frugare. - Frugone, pezzo di legno o di
bastone rotto e ogni altra cosa simile atta a fru-
gare. - Incetta, ricerca, raccolta. - Inchiesta, per
investigazione, voce del linguaggio tecnico ammini-
strativo. - Indagine, ricerca minuta di fatti. - In-
vestigazione, l'investigare e il risultato (accurata,
diligente, minuta, importuna, ecc.).
Perquisizione, ricerca minuta da parte dell'auto-
rità, in luoghi sospetti. - Quesito, ricerca di carat-
tere scientifico o morale. - Ricerca, il ricercare e
l'effetto {diligente, assidua, utile, infruttuosa, ecc.). -
Rifrusta, ricercamento. - Rovistio, il rovistare con-
tinuato.
Cercatore, cercatrice , chi cerca: indagatore
indagatrice; investigatore, investigatrice, ecc. - Fru-
goìie, frugona, persona che fruga per tutto. - Inqui-
rente, chi è incaricato di fare un'inquisizione:
spesso un giudice.
Indagabile, che si può indagare, ricercare, scru-
tare. - Scrutabile, che si può scrutare.
Iru fru, voce imitativa del raspare, del cercare,
dello scappare in fretta. - In traccia (modo av-
verb.), alla ricerca.
Moni DI DIRE. — Andare, cercare per monti e per
valli, per tutto e in fretta. - E' in cantina a rifare
il letto, oppure è sotto il letto che gioca al pallone: a
chi cerca qualcuno, mentre non gli si vuol rispondere.
- Fa come quello che cercava l'asino e cera sopra,
di chi cerca cosa che abbia davanti. - Mettere i
cani alla posta, esplorare qua e là per cercare od
ottenere qualche cosa. - Pigliar la lepre al covo,
andar a cercare uno dove si è sicuri di trovarlo.
- Saltamiaddosso, a clii vuole che la roba capiti
alle mani senza cercarla. - Un pagliaio se non ci
balte il capo non lo trova: di chi non sa cercare.
Cerchia. Giro, cinta, circolo; circuito, campo,
terreno; àmbito; competenza; influenza d'un'a««-
torità, sfera d'azione. Detto specialmente della mura
d'una città o d'un castello.
Cerchiaio. Chi i fa cerchi da botte.
Cercliiare (cerchiato, cerchiatura). Legare o ser-
rare con cerchio.
Cerchiatura. Veggasi a cerchio.
Cerclilello. Piccolo cerchio.
Cérchio. Figura geometrica : circolo. - Ciò che
circonda e accerchia checchessia. - Cinta, circuito,
circondario, recinto. - Fasciame, specialmente di ferro,
fatto per rafforzare un oggetto e tenerne salde le
parti. - Legname piegato, bandello, generalmente di
ferro o di legno, piegato in tondo per cinger botti,
tini, ruote, ecc.; e, per traslato, ogni altra materia
disposta in tal forma: cerciiia, cinghia, cinghio, cin-
tura, giro, tondo. - Cerchiello, ceichiellino, cerchiet-
tino, cerchietto, cerchiolino, girello, piccolo cerchio.
- Cerchione, girone, grosso cerchio. - Campanella,
cerchietto di ferro fatto a guisa di anello : serve
a fai- scorrere tende, portiere, e a molti altri usi.
• Cércine, ravvolto di panno, a foggia di cerchio,
usato da chi porta pesi sul capo. - Listello, cerchio
di ferro. - Raperella, cerchietto o bottoncino d'ot-
tone per ornamento o per tener fìsso qualcosa.
Area, cerchio, disco. - Epiciclo, quadrante, semi-
cerchio, segmento, sestile, ecc., veggasi a circolo.
Cerchiare, munire, circondare di cerchio: ac-
cerchiare, mettere i cerchi, raccerchiare, ricerchiare.
Anche, pas-sare per tutte le parti di checchessia,
tornando dove si era cominciato. - Incerchiare, met-
ter nei cerchi. - Riaccerchiare,, ripete accerchiare. -
Cerchiato, che ha un cerchio intorno: accercinato.
- Cerchiatura, ricerchiatura, atto ed effetto del cer-
chiare.
Cerchiolino. Piccolissimo cerchio.
Cerehióne. Grosso cerchio, per lo più alle
ruote d'una carrozza.
Cércine. Ravvolto di panno, a foggia di cer-
chio.
Cercóne. Il vino guasto.
Cereale, cereali. Dicesi cereale il frutto delle
biade già raccolte, il grano o seme di molte gra-
minacee; e cereali le biade già raccolte, compresa
anche la meliga, cioè le piante che fanno grano
da ridurre in farina, quindi in pane e polenta;
ecc.: biadume, frumenti, granaglie, grani, semi fru-
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CEREBELLARE — CERETTA
mentarei; carne del povero, carne vegetale. Cereali,
quindi ; l'avena, il forasacco (sorta di avena che
nasce fra le biade), il formentone, o grano turco,
il frumento, il miglio, Yorzo, il panico, il riso,
la saygina, la segale, la spelèa, sorta di frumento
forte, ecc. - Farinoso, il cereale che dà molta fa-
rina. - Frumentaceo, frumentario, di cereale. - JMar-
zuolo, di marzo, e si dice delle biade che si semi-
nano in questo mese.
Civaie, nome generico che si dà alle biade e ai
legumi. - Farràgine, mistura di biade diverse che
si seminano per mietersi in erba e pascolarne il be-
stiame. - Granella, cereali in genere, - Grano dei
Negri, la durra. - Loglio, pianta che nasce tra le
biade ed ha un frutto nero. - Mistura, miscuglio di
cereali che si semina e si raccoglie insieme. - Moco,
specie di biada simile alla veccia. - Seccia, stoppia,
terreno dove sono stati segati i cereali inA'ernali. -
Segale cornuta o grano speronato, prodotto anormale
(fungo) che si sviluppa su le spighe di alcuni ce-
reali, specialmente della segale.
Amido, materia che si estrae dal grano e da al-
tri cereali. - Chicco, il seme dei cereali. - Granello,
il seme delle biade che serve per alimenti. - Glu-
tine, parte organica dei cereali e specialmente del
grano; quella che produce la fermentazione. - Lolla,
loppa, pula, guscio, veste dei cereali. - Pulaccio, loppa
trita. - Pannòcchia, la spiga della saggina, del gran-
turco, del miglio, ecc. Tùlulo, la pannocchia sgra-
nata. - Faglia, lo stelo del grano e d'altre biade,
che cominciano a essere da mietere o che sono mie-
tute. - Seccia, paglia che rimane nel campo sulle
barbe delle biade, segate, e il cainpo stesso nel
quale è la steppia. - Resta, sottilissimo filo appic-
cato alla prima spoglia del granello: arista. - Re-
sta terminante, che nasce dalla punta, come nel riso;
dorsale, dal dorso, come nell'avena; diritta, come
nell'orzo. - Spiga, la parte più alta del fusto del
grano e simili, contenente chicchi. - Vanume, quella
parte di grano d'altra semenza che secca senza ve-
aire a maturità perfetta. - Vigliaccio, le spighe sfug-
gite alla battitura.
Vita dei cereali. — Malattie e insetti nocivi.
Lavori. — Varie.
Affienire, di biade che vengono su come fieno,
senza granire. - Allettare, dei cereali, abbattersi e
cadere a terra. - Annebbiare, annebbiarsi, intristirsi
per effetto della nebbia. - Avere la stretta, essere
impedita la loro maturità. - Biondeggiare delle biade,
il loro maturare. - Dicollare, troncarsi di spighe
presso il colio.
In erba, propriamente dicesi del grano o dei ce-
reali che non sono ancora maturi, ma soltanto in
Brba, senza spiga o frutto. - Fare lo stocco, lo spi-
ffhire 0 tallire dei cereali. - Impiolare, di grani e
frutti che, ammassati, cominciano a vegetare per ri-
jcaldamento. - Ondeggiare f ondeggiamento), muo-
versi delle biade quando investite dal vento. - Sfron-
zare, delle biade che allungano il cesto. - Tallire,
fare il tall&, cioè la messa delle erbe quando sono
per semenzire.
Gólpe, malore dei cereali per cui marciscono e
si riducono in polvere. - Ruggine, malattia del grano
e di altri cereali. - Sprone, sorta di crittogama delle
graminacee e specialmente della segale. - Succiamele,
specie d'erba nociva alle biade.
Cercalina, insetto, la cui larva è dannosa al grano-
turco. - Doliconice, uccello passeraceo dentirostre,
dannosissimo ai cereali. - Locusta migratrice, insetto
dannosissimo ai grani. - Punterolo, coleottero dan-
noso ai cereali e alle frutta. - Zabbro, insetto che
recide sotterra il nodo vitale del cereale.
Parecchi i lavori ai quali si sottopongono i ce-
reali: la battitura (insieme delle operazioni neces-
sarie e praticate per estrarre i grani dei cereali
dalla spiga); la brillatura (per ispogliare i cereali
del guscio, mediante la brilla, o brillatoio, strumento
all'uopo: veggasi a riso); la messe (raccolta o ri-
colta delle biade, dei cereali; e i cereali stessi: ri-
colta); la mietitura (il tagliare le biade alla metà
dell'altezza j poco sotto la spiga), la mondatura (il
levare la buccia, la scorza al riso, ecc.), la scol-
tellatura (il nettare le biade, col coltello, dalle erbe
nocive); la sgranatura (il cavare i chicchi dal gu-
scio, dal torsolo, dalla spiga), la spulatura (per
levare la pula, o lolla), la trebbiatura (bat-
titura dei cereali, ora per lo più fatta a macchina),
la vagliatura (sceverare col vaglio da grano o biada
la mondiglia) e altre operazioni già menzionate alla
voce agricoltura (pag. 46, 47, 48), insieme con
gli arnesi all'uopo occorrenti (pag. 44), cioè: il capistéo
(arnese di legno, a forma di grande vassoio, per
mondare), il coreggiato, la bugnola, il ventilabro, la
saccaia (legno sospeso con due tuni al palco del
granaio per tenerci le sacca vuote e fuori del pe-
ricolo che le rodano i topi), ecc. - Allettare, sten-
dere le biade come in un letto senza che si pos-
sano rialzare.
Biadatolo, chi vende biade, cereali. - Buca,
specie di sotterraneo per conservare le biade. -
Silo: gli agricoltori chiamano cosi le fosse di mu-
ratura 0 naturali in cui si chiudono i vari foraggi
verdi, i quali, cosi compressi, si stratificano e, sot-
tratti all'azione dell'aria e dopo tenue e non dannosa
fermentazione, si conservano freschi, costituendo un
ottimo mangime nelle stagioni successive.
Carestia, la condizione di un paese a cui, spe-
cialmente per cattive raccolte, manchino le grana-
glie. - Cerere, dea delle messi, dei cereali. - Legge
frumentaria, termine storico che riguardava l'intro-
duzione dei frumenti.
Cerebellare. Appartenente al cervelietto : ar-
teria, corteccia, ecc.
Cerebrale. Del cervello.
Cerebrazione. Veggasi a cervello,
Cérebro. Il cervello.
Cèreo. Di cera; simile al colore della cera.
Cèrere. La dèa delle messi, delle biade, dell'a-
gricoltura, figlia di Saturno e di Cibele: dai Greci
detta Demeter. - Agelasto, o anaclethra, pietra sulla
quale riposò Cerere. - Ambarvali, processioni in
onore di Cerere. - Calathus, canestro, corbello sulla
testa di Cerere. - Cerealie, le feste che anticamente
si celebravano dai Romani, in aprile, in onore di
Cerere. - Cyceon, bevanda nei misteri di Eleusi. -
Daduco, parte figurante nei misteri eleusini. - E-
leusina, soprannome di Cerere. - Eleusine, feste in
onore di lei. - Misteri eleusini, quelli che si cele-
bravano ad Eleusi. - Gerofante, jerofante, prete che
presiedeva ai misteri. - Proserpina, figlia di Cerere
e sposa di Plutone. - lesmoforie, feste in onore di
Cerere lesmofora o legislatrice. - Trittolemo, principe
al quale Cerere insegnò l'agricoltura e che istituì i
misteri di Eleusi.
Cereria. Fabbrica di cera.
Ceretta {ceretta). Composto per dare il liscio
CERFOGLIO — CEHIO
511
ai capelli, ai baffi. - Lucido, cera da scarjta.
- Cereltaio, venditore di ceretta.
Oerfóg^llo. Pianta ombrellifera da insalata: si
coltiva negli orti per l'uso continuo che se ne fa nelle
cucine, come condimento delle vivande: lia un mi-
glior odore del prezzemolo, al quale si assomiglia
per le foglie. - Cerfòglio muschiato, specie che cre-
sce nei prati di montagna e si coltiva negli orti,
perché resiste al freddo più che il cerfoglio comune;
s'accosta nell'odore al macerone e all'anace, e si fa
servire per condimento dell'insalata. - Cerfoglio tu-
beroso, originario dell'Europa centrale, coltivato per
i suoi tuberi piccoli, contenenti molta sostanza ami-
dacea. - Ccrofillina, alcaloide contenuto nei semi del
cerfoglio bulboso.
Gorinionia. Atto rituale , formalità che si
compie in alcune funzioni, specialmente religiose;
apparato di alcune funzioni, più o meno pubbliche
e solenni. Anche, dimostrazione di onoranza tra
persone private: cirimonia, complimento, sicu-
mèra, smascio, smorfia, stampita, sloggio. Una ce-
rimonia può essere breve, lunga, piacevole, noiosa,
stucchevole, inaunurale, solenne (con tutta pompa,
con o^ni formalità), seria, ridicola, ecc. - Ceri-
monia funebre, il funerale. - Cerimonia nuziale,
le nozze. - Cerimoniale, che appartiene a cerimo-
nia: rituale; complesso delle cerimonie che si usano
dai principi o dai signori. - Cerimonióso, che ama
le cerimonie e ci tiene; pieno di cerimonie (aria
cerimoniosa, visita cerimoniosa, ecc.). Anche, in
senso di affettato (veggasi ad affettare, affet-
tazione). - Cerimonialmente, cerimoniosamente, in
modo cerimonioso, con cerimonia, cerimonievol-
mente.
Baciamano, omaggio che il vassallo rendeva al
signore; a Costantinopoli, l'udienza che il sultano
dà agli ambasciatori, i quali una volta gli bacia-
vano in realtà la mano, poi una lunga manica della
veste; più tardi non gli fecero che riverenza. - Bi-
zantinismo, cerimoniale esagerato. - Bon ton (il),
frane; i modi, le maniere della cosidetta buona
società, nel suo gusto, nella sua etichetta. - Dèdica,
parole con le quali si usa dedicare ad alcuno qual-
che cosa: un libro, ecc. - Etichetta, cerimoniale
di corte o della nobiltà; anche, quelle cerimonie e
convenienze che si usano nel conversare fra per-
sone di qualità. - Fillobolia, cerimonia antica che
consisteva nel gettare foglie e iìori. - Formalità, le
pure forme legali, regolamentari, sociali, di ceri-
monie e simili. - Funzione, cerimonia religiosa,
pubblica; cerimonia del culto.
Genuflessioni, dicesi d' atto d'umiliazione, di in-
chini, di salamelecchi. - Liturgia, ordine delle ce-
rimonie chiesastiche. - Novendiale, cerimonia pri-
vata, il nono giorno che le ceneri erano state
chiuse nel sepolcro. - Onore, reverenza in testimo-
nianza di virtù, e in riconoscimento di maggio-
.ranza e dignità. - Tompa, pubblica dimostrazione
fatta per grandezza. - Preliminari, cose che, in una
cerimonia, si fanno prima di venire all' oggetto
principale. - Processione, marcia solenne del
clero e dei divoti. - Mito, ciò che si deve prati-
care nelle cerimonie di una religione.
Sagra, in liturgia si chiama cosi, principalmente,
la cerimonia religiosa che i sovrani, all'avveni-
mento al trono, erano soliti a compiere, affinchè
fosse loro impresso il suggello della divinità. - Sa-
lamelecche, saluto cerimonioso. - Sguaiateria, ce-
rimonia leziosa. - Solennità, qualità di ciò che
è solenne e straordinario; apparato, pompa e
grande cerimonia religiosa. - Spagnolismo, ten-
denza, nelle pubbliche amministrazioni, alle inu-
tili e fastose formalità, al compiersi delle azioni
per gerarchie; e, nella vita sociale, complesso di
cerimonie, fasto, senso di casta, ecc., che furono le
peggiori qualità ereditate dal popolo spagnuolo.
Cerimoniale, il libro delle cerimonie. - Codice,
libro cerimoniale, contenente gli insegnamenti delle
cerimonie. - Mazza d'argento, insegna di onore, di
autorità e di giurisdizione: precede nelle solennità
i capitoli di alcune chiese principali, le magistra-
ture municipali. I portatori di essa si chiamano
clavigeri, clavari e mazzieri.
Diritto di precedenza, nell'etichetta di corte o
diplomatica, o anche parlamentare, il diritto di
passare avanti, passare prima degli altri. In lin-
guaggio parlamentare, vuol dire che una data que-
stione ha diritto di essere discussa prima delle
altre: cosi la questione pregiudiziale, - Fòrmula,
parole, frasi d'una cerimonia. • In forma privala,
pubblica : di cerimonia fatta con le insegne, i di-
stintivi, l'importanza del grado o senza. - Cerimo-
niere, chi regola le cerimonie: complimentario,
cavaliere complimentario {è un gran cerimoniere
scherz., chi sta troppo sulle cerimonie). - Maestro di
cerimonie, chi è addetto all'osservanza, al regola-
mento delle cerimonie. Anche gli ordini cavallereschi
hanno questa carica. - Séguito, di persone di corte
0 famigliari di nobili che seguono per onore, ecc.:
corteo. - Sgloriato, che non si cura di stare sulle
cerimonie e simili.
Uffìciante, chi funziona nel disimpegno d'una ce-
rimonia. - Ufficiatura, atto ed effetto dell'officiare,
del celebrare.
Accompagnare (accompagnamento), fare corteo,,
scorta d'onore, in una cerimonia. - Celebrare (ce-
lebrazione), adempiere, compiere cerimonie. - Ce-
rimoniare, fare le dovute cerimonie. - Dedicare,
fare la dedica, offrire ad altri qualche opera, spe-
cialmente libro, statua, chiesa, ecc. - Fare ala,
mettersi in fila per onorar chi passa. - Far com-
plimento, di chi fa più roba del consueto a un
pranzo in un ricevimento.
Inaugurare ( inaugurazione ), cerimonia del
prendere augurio; consacrare un luogo con auguri;
dar principio ad un corso pubblico di lezioni, di
una scuola; scoprire un monumento, ecc. -
Inguantarsi, il troppo stare suU' etichetta, anche
senza il bisogno di farlo. - Iniziare (iniziazione),
ammettere in una società con certe cerimonie. -
Installare (installazione), stabilire in una funzione,
in una carica, con cerimonie. - Investire (investi-
mento), conferire un diritto con cerimonie.
Profondersi in riverenze, in baciamani, esagerare
nelle cerimonie^ nei complimenti. - Presentare uno,
ammetterlo alla presenza d'una persona alla quale
si dice anche il nome e i titoli di lui. - Solenniz-
zare (solenizzamento), celebrare con solennità: veg-
gasi a solenìie, - Trascurare, non avere la debita
osservanza di certe cerimonie.
Cerimoniale. Detto a cerimonia.
Cerimonioso. Veggasi a cerimonia, ad a/-
fettare, affettazione.
Cerino. Minuscola candela. Sorta di fiam"
mit'ero. - Detto anche per stojijnno.
Cerio. Metallo composto di silice, d'ossido di
ferro, di colore bianco-grigiastro, quasi infusibile,
volàtile, friabile: di svariatissimo uso. Si trova
sparso in natura, nei graniti di Norvegia, in molti
minerali di Batum, nelle serpentine di Svezia e
5i2
Finlandia, nel marmo di Carrara, in alcune argille
di Germania, nelle ceneri del faggio, dell'orzo, del
tabacco. - Cererite, silicato idrato naturale di cerio.
Cerna. Atto ed efletto del cernere.
Oernócchio, Ciocca di capelli.
Cernere {cernimento, cèrnita). Lo scegliere,
il separare, il dividere: far la cerna, la cer-
nita; anche, fare un'epurazione, uno scarto.
Cerniera. Specie di congiungimento formato
dall'unione di due o più piastrine mobili, imper-
niato per aprire, serrare o render mobili due pezzi
a cui sono attaccate; sorta di congegno formato
da due o più cannelli di metallo inlilzati in un
perno, per rendere mobili le due parti a cai sono
fissi: mastiettatura, mastietto; chiovola, chiovolo,
snodatura. - Specie di serratura da borsa.
Mastiellare {maslieltatura), accomodare checchessia
con Miastietti, con cerniere.
Cèrnita. Atto ed effetto del cernere. - Sene
di modificazioni organiche, per le quali le specie
viventi si modificano, dando origine a varietà e
specie nuove.
Cero. Grossa candela di cera: veggasi anche
a torcia. - Cero di legno, per figura.
Cerotirrafla. Detto a cera.
Ceromanzia. Veggasi a cera.
Ceroso. Di cera.
Cerosia. Veggasi a zùcc/tero.
Cerotto. Medicamento magistrale od officinale,
di consistenza molle, del quale sono principali
elementi la cera e l'olio di mandorle, a cui si ag-
giungono bianco di balena, acque aromatiche, sali,
polveri. -■ Cerottino, ceròttolo, piccolo cerotto. - Ce-
rotto di Drouot, preparazione che contiene polvere
di cantaridi. - Diapalma, cerotto maturativo, dis-
solutivo e disseccativo. - Diaquilonne, specie di
cerotto. - Pecétta, cerotto o simile. - Rigollot, ce-
rotto, carta senapata, forte: cosi detto dal nome
dell'inventore.
Besina, la trementina del pinus sylvestris, che
si solidifica al contatto dell'aria: base dei cerotti,
e fornisce, mediante la distillazione, acqua ragia
come le altre trementine.
Cerpellino. L' occ/tio con le palpebre ristrette
e rovesciate.
Cerretano. Cantambanco, ciarlatano.
Cerreto. Detto a cerro.
Cerro (cerreto). Albero somigliante alla quercia:
in alcuni paesi è usalo per fare botticelle per vini
e liquori; ordinariamente per combustibile. - Cm-o.
quei- fili di trama che si lasciano senza lavorarli e
che poi costituiscono la frangia quando s'intrec-
ciano fra sé. - Cerreto, bo^co di cerri.
Cìertame. Il coìnhattimentOf il duello (sin-
goiar certame).
Certamente. In modo certo.
Certezza. L'essere certo.
Certificare (certificato). Accertare, rendere
certo. - Attestare, asserire. - Mostrar certo e
vero.
Certificato {certificare), il documento rila-
sciato da chi ne ha !a potestà e col quale si at-
testa un qualunque fatto: attestato, attestazione, au-
tentica; dichiarazione, tede; testimonianza scritta. -
- Carta che si rilascia agli alunni d'una scuola.
Bolletta, certificato, ricapito, attestato, licenza;
polizza d'obbligazione, di ricevuta, di avviso di
pagamento. - Certificalo di morte, documento di de-
cesso che rilascia il Municipio. - Fede di battesimo,
certificato che rilascia la Chiesa cattolica a prova
del battesimo ricevuto. - Certificato o fede di na-
scita, documento d'anagrafe comprovante la data
e il luogo della nascita di qualcuno. - Fede medica,
il certificato che rilascia il medico, in caso di ma-
lattia da provarsi. - Specchietto (fede dì specchietto),
certificato d'onesta condotta rilasciato dalle auto-
rità. - Autenticai e, legalizzare un certificato, ren-
derlo valevole, in conformità alle leggi o ai rego-
lamenti, per l'uso al quale è destinato. - Certificare,
attestare, asserire, asseverare, testimoniare, di
chiarare come testimonio.
Certo. Ciò che é secondo verità, chiaro, evi-
dente, fermo, indubitato, manifesto, indiscutibile;
cosa certa, propria, sicura, fuori di dubbio. E' certo
chi è 2>ersuaso, sicuro, sicurissimo, di una cosa.
Contrario di incerto. - Dicesi anche per evidente,
- Certissimo, superi, di certo: sicurissimo. - intimo,
dal greco, puro, vero, certo. - termo, di cosa ferran,
stabile, certa. - Inconfutabile, che non si può coit-
fatare, discutere. - Incontestabile, che non può
essere oppugnato e non ha bisogno di testimoni per
esser provato. - Incontrastabile, che non si può con-
trastare. - Incontrastato, non contrastato. - Incontro-
verso, accertato, non contrastato, non messo in dubbio
0 in discussione. - Incontrovertibile, contr. di con-
trovertibile: che non si può controvertere, contra-
stare, mettere in dubbio. - Innegabile, che non si
può negare, perchè accertato. - Irrefragabile, che
non si può contrastare, oppugnare. - Irrefutabile,
che non può esser contrastato. - Positivo, aggiunta
di scienza che si fonda con certezza sul fatto e
sull'esperienza.
Accertare, far certo uno d'una cosa o chiarire o
dar per certa una cosa: alTermare, asserire; tro-
vare la verità; verificare; andare al fondo d'una cosa ;
Accertamento, l'accertare. - Affermare {affermativa,
affermativo, affermazione), dare per certo. - Certifi-
care, di persona, renderla certa ; di fatti, affermarli
per certi, specialmente con documento; rilasciare
un certificato. - Cerziorare {cerzior amento, cer-
ziorazione), assicurare, far certo. - Assodare, mettere
in sodo un fatto, accertarlo. - Constatare (constata-
zione), riconoscere con certezza alcunché. - Dabi-
iare, non avere per certo, mettere in dubbio.
Essere asso fìsso, di cosa certa e sicura. - Essere
sicuro del fatto suo : della cosa, di quel che avverrà.
- Far certo uno, assicurarlo che la cosa è cosi. -
Lasciare il proprio per l'appellativu, il certo jier
l'incerto. - Non dubitare, avere per certo, certissimo.
Passare in giudicato, essere cosa certa per giu-
dizio già datone e confermato. - Raccertare, far ]iiù
certo. - Riaccertare, ripete accertare. - Scommettere
cento contro uno, parlando |di cose quasi certe. -
Sincerare, sincerarsi, accertarsi. - Jenersi certo d'una
cosa, esserne sicuro.
Certamente — Certezza — Modi di dire.
Certamente: a certo, al certo, alla sicura, asso-
lutamente, con certezza, in modo certo, per cerio,
per lo certD, a dirittura, addirittura; bene intero,
intesi; di fermo, fermamente; del sicuro, di posi-
tivo; indubbiamente, indubitabilmente, senza dub-
bio; per verità, positivamente; senz'altro, senza
fallo, senza forse, senza quasi; sicuramente: con si-
curezza, in modo sicuro; veramente, in modo vero.
Superi.: certissimamente, sicurissimamente, verissi-
mamente, indubitabilissimamente, ecc.
Certezza. — L'essere certo; persuasione, senza
dubbio, che una cosa sia in un determinato modo:
CERTO — CERVELLETTO
513
certitudine, sicurezza. - Certezza matemitira, pre-
cisa, formale, indubitata. - Certezza morale, foudata
su probabilità credibili. - Certezza og(fettiva, qasiWlà,
di ciò che é certo. - Certezza soggettiva, persua-
sione intima (in persona) della verità. - Identità,
ciò che fa, in modo cprto, che due o più cose sia-
no esse stesse e non altro. - Indizio, fatto certo
che non fa sospettar»? altri non certi. - Positivi-
smo, sistema scientifico che non accetta altro che
il fatto e l'esperienza; verismo»
Modi di dire e provkrbi. — Meglio un ovo
oggi che una gallina domani, meglio il certo che
l'incerto. - Non dir quattro se non Hiai nel sacco,
se non sei certo. - Parole che sono tanto vangelo:
di cosa indubitabile. - Non vendere gatta in sacco:
non dir le cose che non sono certe.- Siate certi:
oltre al significato di « slate sicuri », ha quello di
« accertatevi t. - Un uccello in mano ne vai due
al hosco (prov.).
Cèrto. Pronome e addiett. pronominale: alcuno,
qualcuno, una persona.
Certosa. Un convento di certosini.
Certosina. Forma di intarsio.
Certosino. Veggasi a frate.
Oertuno (per lo più al plurale). Alcuno, taluno,
qualche persona.
Cerùleo. Di colore del cieloy cerulo, azzurro.
Cerume. Detto a cera e a orecchio»
Cerusico. Il chirurgo.
Cerussa. La biacca.
Cerva. La femmina del cervo.
Cerve llagrg-ine. Atto di chi ha cervello strano.
Oerveliata. Specie di salsicria.
Cervelletto. Òrgano che esiste in tutti i ver-
tebrati: é tutta la porzione dell'ence/a^o che oc-
cupa la fossa cranica posteriore, sopra il bulbo e
la protuberanza, e rappresenta la parte posteriore
del mesencefalo. La sua funzione non è del tutto
nota neppure oggidì; ma si crede, in complesso,
che il cervelletto sia un vero accumulatore di ener-
gia nervosa e sia Vorgano dell'equilibrio. Giace esso
in sotto d«i lobi occipitali del cervello, da cui è se-
parato per mezzo della tenda, in sopra e in dentro
del 6m/6o rachidiano e in dietro del ponte di Va-
rolio. E' sviluppato specialmente nei vertebrati
superiori, massime in quegli animali che hanno
movimenti rapidi e complessi (es., quelli che vi-
vono nell'acqua, nuotando) ; ha forma ovulare con
un gran diametro trasversale di centimetri dieci,
un piccolo diametro sagittale di centimetri cinque
e una spessezza verticale che è di centimetri sei
sul mezzo, di cui quattro lateralmente. Il cervel-
letto è quindi leggermente appiattilo dall' alto al
basso, e presenta un lobo medio, detto verme, di-
stinto da un verme superiore e uno Inferiore, e
due lobi laterali, detti emisferi; e, per essa forma
appiattita, si possono distinguere nel cervelletto
«na faccia superiore e una inferiore, più una ctr-
conferensa che si suddivide in un margine ante-
riore e uno posteriore.
Facce del cervelletto.
Akteuie, lamelle, vene, ecc.
Faceta superiore: visto da sopra e per la pre-
senza delle due incisure marginali, anteriore e po-
steriore, il cervelletto si presenta a livello della
media più stretto che nelle laterali. Il rilievo sa-
gittale che vi si osserva dicesi verme superiore o
lobo medio, ed è continuato lateralmente, quasi
senza interruzione, con la faccia superiore (lobi
laterali). I solchi, più o meno profondi, percorrenti
la faccia superiore, più o meno paralleli fra loro
e concentrici all'incisura marginale anteriore, sud-
dividono la faccia superiore del cervelletto in lobi,
in lamine e queste in lamelle. Sul verme superiore,
d'avanti in dietro, si distinguono i seguenti lobi:
la testa del verme, o lobo centrale, le cui ultime
valvole si distendono sulla valvola del Vieussens
col nome di lingula; il monliculus, del quale il
punto più elevato dicesi cacumen; e le lamine com-
messurali posteriori. Lateralmente, per ciascun emi-
sfero, si ha un lobo quadrilatero in avanti e un
semilunare in dietro, separati da un solco.
Faccia inferiore: vi si vede la vallecula di Reil,
avvallamento mediano nel cui fondo sporge il
verme inferiore; questo si presenta come un rilievo,
formato anche di lamette trasversali e suddivise
in globicini, i quali, da avanti in dietro, sono: il no-
dulo di Malacarne, piccolo rilievo che forma l'e-
stremo anteriore del verme , ed è contriunto col
peduncolo della ciocca mediante due lamelle sottili
trasparenti e semilunari (vela cerebelli posteriora,
seu Tarini); l'ugola cerebellare, che sta in mezzo
alle due amigdale; la piramide; l'eminenza valvo-
lare 0 commessura breve di Reil. Nella faccia in-
feriore dell'emisfero (molto più sporgente del verme
in rapporto con la fossa occipitale inferiore) si
osservano: il lobo semilunare inferiore, che corri-
sponde al contorno posteriore di questa faccia; il
lobo cuneiforme; l'amigdala o tonsilla, molto spor-
gente in hasso, dominante la vallecula, e del tutto
in avanti ; il fiocco o la ciocca. La circonferenza
del cervelletto corrisponde all'inserzione della ten-
da, e però ai seni laterali e ai seni petrosi su-
periori della dura madre, ed è percorsa quasi com-
pletamente dal solco orizzontale o solco circonferen-
ziale di Vicq d'Azyr, che divide il lobo semilu-
nare superiore dall'inferiore. Dal margine anteriore,
in cui si osserva l'incisura marginale anteriore
che è in rapporto con le eminenze bigemine, si
staccano i peduncoli cerebellari inferiori. 11 cervel-
letto risulta di sostanza grigia, che ricopre a guisa
di mantello (corteccia cerebellare) u'i nucleo di so-
stanza bianca (sostanza midollare del cervelletto).
Dicesi albero della vita la figura che si ha, spac-
cando l'emisfero, ovvero il verme. La sostanza bianca,
del verme ha per la sua forma il nome di corpo
trapezoideo. Il cervelletto è organo pieno^ a diffe-
renza del cervello, ma nella massa bianca midol-
lare si osservano delle formazioni grigie ; cosi neUì
parte antero-interna di ciascun em sfero trovasi un
nucleo di sostanza bianca, limitato da un orlo den-
tellato di sostanza grigia e-l interrotto a borsa di
tabacco in avanti e in dietro: dicesi nucleo den-
tato, corpo romboidale o ciliare. Sotto il lobulo cen-
trale del verme trovasi un piccolo nucleo solido
grigio, nucleo del tetto {micleus fasligii di Stilling)
e Ira l'uno e l'altro per ogni lato altre due forma-
zioni grigie: il nucleo globoso e il nucleo embolico.
La sostanza bianca dei cervelletto risulta di fibre
midollari, di cui talune congiungono le circonvo-
luzioni fra loro (fibre associative, fibre festonate)
e di fibre intracilian ed extraciliari. Per altri par-
ticolari, veggasi a peduncolo. La sostanza grigia
si divide in corticale e nucleare.
Arterie cerebellari, rami arteriosi provenienti dal-
l'arteria intervertebrale: irrigano il cervelletto ;
sono tre per ogni lato, due inferioì'i e una su-
pcriore.
Prbmoli — Vocabolario Nomenclatore.
S3
544
OERVELLIKRA — CERVELLO
Lamelle cerebellari, i rilievi appiattiti, non fios-
suosi, che si trovano sulla superficie esterna del
cervelletto: detti anche circonvoluzioni cerebellari.
Vene cerebellari, le vene del cervelletto, indipen-
denti dalle arterie e divise in mediane e laterali.
Le mediane sono due : la vena del verme superiore,
che raccoglie il sangue dalle parti vicine e termina
0 nella vena di Galeno o nel seno retto ; e la vena
del verme inferiore, che si getta o nel seno retto o
nel seno laterale. Le vene laterali formano un grup-
po superiore e uno inferiore, in rapporto con le
omonime facce dell'emisfero.
Malattie del cervelletto.
Oltre partecipare^ talvolta, alle malattie che col-
piscono il cervello , il cervelletto può andar
incontro a lesioni circoscritte sue proprie, delle
quali le principali sono: Vemorragia, identica a
quella del rammollimento. Il meccanismo di produ-
zione ed i caratteri anatomo-patologici delle emor-
ragie cerebellari sono identici a quelli delle lesioni
simili del cervello. L'emorragia cerebellure, abba-
stanza rara, per lo più a grande focolaio, deriva
dall'arteria del nucleo dentato; lo stravaso sangui-
gno può invadere -tutto un emisfero ed estendersi
anche all'altro; i piccoli focolai emorragici sono
rari ed hanno sede più spesso nel corpo romboi-
dale che nel verne: il rammollimento, anche più
raro delle emorragie, per la poca frequenza dei
trombi obliteranti nelle arterie di esso, d'ordi-
nario coincide con lesioni simili della protuberanza
o del bulbo.
I tumori sono'le lesioni più comuni del cervel-
letto e rappresentati da tubercoli, gomme, carci-
nomi, gliomi, cisticerchi ed echinococclii; più ra-
ramente da lipomi, mixomi, psammomi, angiomi,
aneurismi.
L'ascesso, piuttosto raro, ha la stessa origine
delle suppurazioni dèi cervello; le cause più fre-
quenti ne sono V osteite suppurata del temporale
per carie e le otiti medie suppurate. - Cerebellite,
intlammazione del cervelletto.
CervelUera. Antico cappelletto di ferro, an-
tica armatura che serviva a difendere il capo.
Cervellino. Di poco cervello, spensierato.
Cervello. Cérebro, celabro; scherz-, celloria,
orinolo: per antica e impropria abitudine, si chia-
mò cosi, in senso largo, tutta la massa nervosa
centrale contenuta nella scatola cranica (veggasi a
cranio), più esattamente detta encefalo, spet-
tando il nome di cervello solo a quella maggior
porzione dell'encefalo la quale si espande verso la
volta del cranio, ne occupa le fosse anteriore e
media, e deriva dalle tre vescicole secondarie del
tubo cerebrale chiamate cervello anteriore, interme-
dio e medio. Vale a dire che cervello devesi rite-
nere tutto quello che dell'encefalo resta asportan-
done Vistmxi, il ponte, il midollo allungato e il cer-
velletlo. Il cervello è situato nella cavità cranica,
occupando la fossa cranica anteriore e media. In-
dietro poggia sulla tenda del cervelletto, che lo
divide dalie altre parti dell'encefalo; in sopra e
lateralmente è in rapporto con la vòlta del cranio
e con la dura maJre, che lo protegge. Il cervello
pesa i quattro quinti dell'encefalo, mentre l'altro
quinto é dovuto all'insieme del cervelletto, del bulbo
e della protuberanza.
Inteso nel senso anatomico, il cervello è il te-
lencefalo (grandi emisferi) e, sotto l'aspetto fìsiolo»
gico, rappresenta il substrato materiale delle fun-
zioni psichiche, intellettuali e morali {intelUgenzaf
coscienza f. memoria, sensazione^ volontà).
Forma e parti del cervello.
n cervello ha la forma di un ovoide tagliato
per lungo neL senso sagittale, e presenta perciò una
faccia superiore, una inferiore e due estremità o
poli, Vanieriore o frontale, e il posteriore od occipi-
tale. La faccia superiore è nell'insieme convessa*
fortemente da un lato sull'altro; e meno nel senso
antero-posteriore ; né la convessità è uniforme, poi-
ché vi fanno sporgenza i quattro lobi visibili dal-
l'esterno, cioè il frontale e il parietale, il tempo-
rale, VoccipitaU, che occupano le rispettive fosse
delle ossa craniche. Essa è divisa in due parli da
una scissura {scissura interemisferica, scissura lon"
gitudi^alis), che separa gli emisferi completamente
in alto, in avanti e in dietro, ma nel mezzo e in
basso non giunge, fino alla base, incontrando il
corpo calloso; può mancare, e in tal caso i due
emisferi sono tra loro più o meno saldati.
Nella scissura scende la falce della durct madre,
che jron tocca il corpo calloso, e ne è separata
dalla pia madre, daÀi' aracnoide viscerale e dalla
cisterna del corpo calloso. Questa faccia è in rap-
porto con la vòlta del cranio, con le sature e
fontanelle principali, coH'arterja meningea media,
€cc. La scissura separa due parti, dette emisferi
cerebrali, non identici, ma molto simmetrici, per-
corsi in varia guisa da scavature variamente pro-
fonde, chiamate solchi, fosse e scissure, e da rilievi
flessuosi, sorgenti fra i solchi e chiamati circonvo-
luzioni. Per la maggior profondità di talune scis-
sure, il cervello resta diviso in parti superficiali
più o meno distinte una dall'altra e dette lobi:
ciascun lobo comprende un' gruppo di circonvolu-
zioni.
Oltre fa grande scissura interemisferica, i solchi
maggiori in ogni emisfero sono: quello di i?o/anrfo,
che comincia nel solco intere mi sferico e scende
innanzi ed in basso; quello di Silvio, detto fossa
per la maggiore profondità all'inizio, che nasce in
basso verso il terzo anteriore e sale biforcandosi
in due-rami, correnti sul lato esterno dell'emisfero :
n solco parieto- occipitale, che trovasi nel terzo po-
steriore del cervello, lungo la superficie mediale,
sporge nella scissura interemisferica, sale obliqua-
mente in dietro ed appare per breve tratto sul lato
esterno degli emisferi.
Tali solchi, con altri minori, spartiscono ogni
emisfero cerebrale in cinque lobi: frontale, parie-
tale, temporale, occipitale e insulare. Le circonvo-
luzioni occupano, oltre la superficie superiore e
quella laterale, anche quella inferiore, sul lato fron-
tale della quale sono da notarsi, giacenti in appo-
siti solchi e diretti verso il polo frontale, i due
tratti olfattori, nastri bianchi a sezione triangolare,
con l'angolo approfondito nel solco è terminanti
nei due bulbi olfattori, quasi rudimentali nell'uo-
mo e poggianti sulla lamina cribrosa dell'etmoide,
traverso cui apronsi adito i nervi dell'olfatto. I
due emisferi cerebrali sono riuniti fra loro da
una grande commessura, detta corpo calloso, che
appare m fondo alla scissura interemisferica e si
piega innanzi nel ginocchio e indietro termini^ col
cercine.
CERVELLO
515
Nella superficie inferiore del corpo calloso si
inserisce anteriormente il setto Incido, racchiudente
una cavità del setto lucido o ventricolo di Duncan,
e indietro il fornice o trigono, il quale, costituito
da due striscie midollari arcuate e riunite nel
mezzo, forma posteriormente i due pilastri poste-
riori, e innanzi i due pilastri anteriori, ai quali
s'attacca il setto lucido.
l^a faccia inferiore, irregolare, poggia sulla fossa
cranica anteriore e media e sulla tenda del cer-
velletto. Lateralmente è formata dalla taccia infe-
riore degli emisferi, in cui si osservano, d'avanti
indietro: il lobo fronlafe, la scissura di S Ivio, la
sostanza perforata o quadrilatera, i lobi olfattivi e
più indietro la superficie inferiore del lobo sfeno-
occipitale, con la circonvoluzione dell'ippocampo e
la fusiforme.
Nella parte media si seguono, davanti in dietro:
la scissura interemisferica, il ginocchio, a cui fanno
sei-'uito il & co e i peduncoli del corpo calloso,
la lamina terminale, e immediatamente il chiasma
dei nervi ottici, risultante dall'incontro e da parziale
decussazione delle due bendelle ottiche; fra queste
ultime bendelle e i due peduncoli cerebrali vedesi
una massa di sostanza grigia (commessMrade//a òase),
che occupa tutto lo spazio interpeduncolare e
l'area situata dietro del chiasma. Questa sostanza
grigia è sepiirata in due segmenti: l'uno, anteriore,
rilevato, è il tubercolo cinereo (eminenza conica,
al cui apice si connette l'ipofisi mediante lo stelo
pituitario, e che internamente corrisponde all'in-
fundibolo del terzo ventricolo); l'altro, posteriore,
triangolare, compreso tra i due peduncoli, è perfo-
rato sul passaggio delle piccole arterie nucleari, e
dicesi sostanza perforata posteriore. Fra le due
masse di sostanza grigia si rilevano le eminenze
mammillari, di color bianco e di forma emisferica.
Più indietro ancora, tagliando i peduncoli cere-
brali ed asportando l'istmo dell'encefalo, appare la
scissura di Bichat, che viene limitata in alto e
indietro dal cercine del corpo calloso. Nell'interno
di ciascun emisfero si distende una grande cavità
detta ventricolo laterale, che s'inoltra nei lobi fron-
tale, temporale ed occipitale, con tre concamera-
zioni cave, dette comi. Il corno anteriore, apparte-
nente al lobo frontale, è addossato al setto lucido
e inferiormente è chiuso dal talamo ottico e dal
corpo striato. Il talamo è una massa ovoidale non
rer'olare, la cui superfìcie dorsale forma il pavi-
mento del ventricolo laterale da una parte e la pa-
rete del terzo ventricolo nel mezzo.
Dal corpo strialo emanano due nuclei, caudato e
lenticolare, separati da una massa bianca, detta cap-
sula interna, lì corno inferiore circuisce il pedun-
colo ed ha nella superficie inferiore una eminenza
cilindrica e curva, detta ippocampo e contenente,
nel suo margine concavo, due circonvoluzioni ru-
dimentali, la fimbria e la fascia dentata. 11 corno
posteriore diverge in fuori verso il polo occipitale
con figura più o meno triangolare e contiene nella
parte laterale e superiore il tapetum e nella sua
parte inferiore una breve prominenza,- detta piccolo
ippocampo 0 calcar avis, corrispondente ad una
fessura del lobo occipitale, detta perciò calcarina.
I ventricoli laterali comunicano, mediante un
forame intei ventricolare, o di Monro, con un altro
ventricolo, detto terzo, il quale è stretto e lungo;
trovasi fra i ventricoli laterali, ed il quarto ventri-
colo, sbocca posteriormente nell'acquedotto mediante
un'apertura detta adito di Vieu^seus ed apresi al-
l'esterno nella fenditura di Bichat, in cui si insi-
nua la pia madre, che forma la tela coroidea del
terzo ventricolo. Il cervello presenta, nel vano la-
sciato libero dalle circonvoluzioni e dietro i pe-
dunroli, presenta inoltre l'istmo, le eminenze qua-
drigemine, disposte due per ogni lato della linea
mediana; in avanti di esso si inserisce un corpic-
ciattolo ovoide, la glandola pineale sostenuta da due
strie midollari, correnti lungo i margini interni dei
talami (peduncolo della glandola pineale o epifisi,
ed abena).
Circolazione, emisferi, lobi, peduncoli, ventricoli.
Si distingue la circolazione arteriosa e la circo-
lazione renosa: per la prima, il cervello riceve
rami dalla carotide interna e dsiUa. arteria vertebrale;
l'art, vertebrale, dopo aver percorso il canale tras-
versario, penetrando dal fòro occipitale, si addossa al
bulbo, avvicinandosi a quella del lato opposto, a
livello della base delle piramidi, si riunisce con
l'omonima dell'opposto lato in un tronco impari
( arteria basilare ), che percorre il solco basilare
della protuberanza, e si divide in due branche ter-
minali (arterie cerebrali posteriori).
Circolazione veiwsa: le arterie del cervello cam-
minano, per lo più, nel fondo dei solchi, mentre le
grosse vene si mantengono verso la superfìcie; sono
più voluminose delle arterie, hanno punte sotti-
lissime, mancano di valvole e sono riccamente ano-
stomizzate fra loro ; nascono dai capillari della so-
stanza nervosa e si scaricano nei seni della dura
madre. Le vene cerebrali si dividono in superficiali
e profonde, e quelle, a loro volta, si dividono in
vene basilari e vene delle circonvoluzioni.
Corteccia cerebrale, lo stato grigio o corticale, di
differente estensione, sia in superficie che in pro-
fondità; l'estensione in superficie è maggiore nei
brachicefali che nei dolicocefali (veggasi a cranio),
maggiore nell'uomo che nella donna ; inoltre, la
superficie nascosta nel fondo dei solchi è maggiore
della superficie libera o visibile, nella proporzione
da due a uno. La estensione in profondità, ossia
lo spessore, varia secondo gli individui, secondo
le età, secondo le regioni della corteccia.
Circonvoluzioni cerebrali, le sporgenze sinuose
della superficie del cervello, rassomiglianti alle ri-
piegature intestinali: sono determinate dallo svi-
luppo considerevole della sostanza grigia corticale,
di fronti alla superficie disponibile offerta dalla
cavità cranica. Dagli antichi considerate come irre-
golari, hanno invece un tipo costante, e sono sim-
metriche nei due emisferi, ma non mai tanto egua-
li da potersi sovrapporre. Presentano grandi varia-
zioni individuali ed etniche.
Emisferi cerebrali, le due metà nelle quali è di-
visa, grossolanamente, la massa del cervello, per
mezzo della scissura mediana longitudinale: sono
quasi eguali di figura e di peso, fra loro riunite
dal corpo calloso e dalle altre formazioni che vi
sottostanno sulla parte interna ed inferiore. Ogni
emisfero ha tre facce, due margini e due estremità^
presentando la forma di uno spicchio sferico.
Lobi cerebrali, i gruppi naturali di circonvoluzioni
che sono limitati dalle principali scissure costanti.
Si suole distinguerne tre gruppi : primo, i lobi della
faccia esterna dell'emisfero, comprendente il lobo
anteriore o frontale, il posteriore o occipitale, il su-
periore 0 medio o parietale, e Y inferiore o tempo-
rale; secondo, i lobi della faccia interna, collocati
516
CERVELLO
sopra o sul contorno della circonvoluzione del
corpo calloso, e sono ii lobo frontale, il parare-'
landico, il quadrilatero o precuneo, il cuneiforme e
Voccipttale; terzo, i lobi della faccia inferiore, com-
prendenti il lobo frontale e il lobo, sfenOoccipitale,
a cui si può aggiungere il lobo o bulbo o clava
olfaltoria, lobo rudimentale nell'uomo e sviluppato
negli animali osmatici. - Peduncoli cerebrali, veg-
gasi a peduncolo.
Ventricoli cerebrali, cavità, a pareti contigue,
che si rinvengono entro la sostanza del cervello.
- Ventricoli laterali {sinonimi: ventricoli anteriori,
superiori o tricorni), due grandi cavità sierose,
simmetriche, separate tra esse dal setto lucido, col-
locate ai lati della linea mediana e chiuse in alto
dalla faccia inferiore del corpo calloso; comuni-
cano col terzo ventricolo per aue aperture situate
dietro il pilastro anteriore de! fornice. - Ventricolo
terzo (sinonimi: ventricolo medio, inferiore, comune,
ventricolo dei talami ottici), cavità fortemente schiac-
ciata, da destra a sinistra, sotto forma di una fen-
ditura assai allungata e collocata fra i talami ottici.
- Ventricolo quarto (sinonimi: ventricolo del cervel-
letto, ventricolo quinto di Wenzel), cavità ellissoide
situata al disopra della midolla allungata e del-
Vistmo, al disotto del lobo mediano del cervelletto
e frammezzo ai peduncoli cerebellari superiori e
inferiori. - Ventricolo quinto (sinonimi : ventricolo
del setto lucido, ventricolo di Silvio, primo ventri-
colo cerebrale, senr^ mediano, fossa del Silvio), pic-
cola cavità che separa le due lamine del setto lu-
cido * Ventricolo .«lesto (sinonimi: ventricolo di Ver-
ga, 0 del Fornice, o triangolare, o tricorno medio),
cavità che esiste nello spessore del trigono cere-
•brale: la sua presenza è normale nel feto e nel
neonato.
Malattie e lesioni del cervello — Mostruosità'
Anemia, stato morboso per il quale si ha insut-
ficienza, quantitativa o qualitativa, del sangue:
può essere generale o parziale, nel -primo caso non
essendo, per lo più, che l'espressione dell'anemia
di tutto l'organismo. - Anencefaloemia, mancanza di
sangue nel cervello; sincope. - Anencefalonevria o
ariencefaloneuria, mancanza di azione nervosa sul
cervello. - Anencefalotrojia, diminuzione de! volume
del cervello. - Anteneasmo, esaltazione, furia da
frenetico, specie di mania, nella quale l'amma^
iato inveisce contro sé stesso. - Apoplessia, veggasi
a questa voce. • Ascesso cerebrale, risultato abituale
dell' encefalite acuta e circoscritta (veggasi ad en-
cefalo). ' Atrofia cerebrale, conseguenza d'un pro-
cesso regressivo del cervello, mentre ['aplasia (quale
si riscontra nell'idiota, nel cretino, ecc.) é do-
vuta ad arresto di sviluppo: può essere semplice,
oppure complicata a degenerazione pigmentaria e, in
qualche caso, accompagnata da degenerazione grassa.
Cerebrìte, infiammazione del cervello. - Cerebro-
sclerosi, alterazione del tessuto cerebrale. ■ CommO'
zione cerebrale, stato di brusca diminuzione, più o
meno prolungata, delie funzioni del cervello, ca-
ratterizzata da perdita della coscienza, da ottusità
sensitiva, da grande spossatezza muscolare, ecc., pro-
dotta principalmente dalle lesioni traurhatiche del
cranio o anche dai forti scuotimenti di tutto il
corpo. - Compressione cerebrale, insieme dei disturbi
funzionali prodotti dall'aumento della pressione in-
i tracranica o da tensione del liquido cerebro-spinale.
I sintomi di essa si manifestano in seguito a tumori.
a cisti, ad emorragie, ad ascessi, ecc., e sono so-
pratutto la cefalea, per lo più gravissima e conti-
nua, il polso raro e il vomito. - Concussione cere-
orale, denominazione d'un complesso di fenomeni
morbosi, spesso transitori, talvolta anche mortali,
sempre però imponenti e gravi, dipendenti da traumi
sul capo e dovuti, si crede, al semplice scotimento
meccanico della sostanza cerebrale. - Congestione
cerebrale, afflusso improvviso di sangue nei vasi del
cervello. - Contusione cerebrale, alterazione essen-
zialmente ^circoscritta o a focolaio, determinantesi,
per lo più, con la commozione cerebrale. - Greti'
nismo, malattia endemica: veggasi a cretino.
Demenza, mentecataggine, affezione cerebrale che
consiste nell'indebolimento, talvolta nella perdita della
facoltà di pensare e di col legare le idee: pazzia.
Edema cerebrale: può essere conseguenza della
congestione del cervello; è un reperto anatomo-
patologico comune nei cardiaci, dopo una lunga
agonia. - Ematocefalo, tumore sanguigno della testa
e tumore vascolare formato dalla pia madre in certi
anencefali. - Embolismo cerebrale, otturamento dei vasi
prodotto dagli emboli (corpi che, trasportati dalla
corrente sanguigna, otturano i vasi, dando luogo ad
alterazioni più o meno gravi : veggasi ad embolo).
- Emorragia cerebrale, veggasi ad apoplessia. -
Encefalite, infiammazione dell'encefalo propria-
mente detto. - Encefalocele, ernia dell'encefalo at-
traverso le pareti craniche. - Encefaloide, sarcoma,
carcinoma somigliante alla sostanza cerebrale. - Kn*
cefalolito, calcolo o concrezione del cervello - En-
cefalomalacia, rammollimento cerebrale. - -Eììcefalo-
patia, nome generico dei disturbi funzionali del
cervello. - Encefalorragia, emorragia in qualche
parte del cervello. - Epilessia, catalessi, aliena-»
zione mentale: malattie da cui è affetto l'encefalo. •
Ernia cerebrale, lesione chirurgica del cervello.
Frenesia, nome che si dà ad un delirio conti-
nuato e furioso, accompagnato da febbre acuta, pro-
dotto, per lo più, da infiammazione del cervello ù
d'elle sue membrane. - Idiotismo o idiozia, mente-
cataggine congenita e acquisita: veggasi a idiota
(porencefalia, formazione congenita di cavità nella
parte media della massa cerebrale, congiunta con
idiotismo). - Infiammazione cerebrale , encefalite
{frenitico, della febbre infiammatoria e della infiam-
mazione del cervello). - Iperemia, aumento della
quantità di sangue nei vasi : può interessare le me-
ningi e la sostanza cerebrale.
Languore, lentezza degli atti cerebrali e musco-
lari. - Lesioni chirurgiche del cervello: sono le le-
sioni traumatiche del cervello e di tutto l'encefalo,
alcune alterazioni circoscritte, di natura infiamma-
toria o neoplastica, e certe deformità congenite, di-
pendenti da arresto di sviluppo. Possono dare ori-
gine a sintomi morbosi svariatissimi : sindrome dif»
fusa, sindrome locale, ecc.
Lipemania, affezione cerebrale che lascia nell'io-
dividuo una gran tristezza e oppressione. - Melan-
colia, affezione cerebrale che dà uno stato patolo*
gico di fissazioni più o meno intense. - Meningite,
infiammazione delle membrane cerebrali.
Pachimeningite, infiammazione per lo più cronica,
iperplastica della dura madre, con interessamento
delle altre meningi : può essere encefalica o rachi-
dica. - Paralisi cerebrale, veggasi a paralisi. -
Pazzia, mania, lesione dell'intelletto, nella quale
havvi errore di giudizio, od allucinazione. - Portata,
insulto di sangue al cervello, apoplessia. - Prolasso
cerebrale, lesione chirurgica del cervello.
CERVELLONE — CERVO VOLANTE
517
Rammollimento cerebrale, lesione caratterizzata da
diminuita coesione, da disgregazione, da rammolli-
mento della polpa cerebrale per mancata nutri-
zione, in conseguenza di lenta encefalite, di trom-
bosi (arrestamento della circolazione), di ateroma dei
vasi cerebrali. - Sclerosi coebrale, indurimento dei
tessuti : ipertrofia acquisita del cervello. - Sifilide
n-rfbraU, veytrasi a sifilide. • Slruma, scrofola,
specialmente localizzata alle ^'hiandole cervicali. -
Tumori cerebrali (veg,i.asi a tttiìiore) : sono, per lo
più, tubercoli solitari, ynmme sifilitiche, gliomi, sar-
comi, carcinomi, psarnmomi; rarissimi gli altri.
Mostruosità'.— >lne)/cé'/a7tff, mostruosità caratte-
rizzata dalla mancanza di cervello o di midollo spi-
nale, eoi e ranio e il canale vertebrale aperti. - Atelo-
enci'falia, sviluppo incompleto del cervello. - Cislen-
cefalo, mostruosità nella quale il cervello è limitato
nel suo sviluppo al punto che gli* emisferi presen-
tano forme di una vescica superiormente bernoc-
coluta. - Macrocefalia, ingrossamento anormale di
cervello {macrocefalo chi ne è affetto). - Microcefalia,
sviluppo del cranio e del cervello, inferiore al nor-
male (microcefalo).
Particolari e termini varì.
Cervello anteriore, veggasi a prosencefalo. -
Cervello (di'^tro), detto a tnielence t'alo. - Cervello
intermediario, a diencefalo. - Cervello medio, a
mesencefalo. - Cervello "posteriore, a metence-
falo. - Cervello terminale, a telencefalo.
Cerebrale, della sostanza o materia del cervello;
appartenente al cervello ; usato anche come sinonimo
di intellettuale, cioè di persona il cui lavoro si eser-
cita specialmente col cervello. - Cerebrare, l'atto di
lavorare col cervello, ^jensare, immaginare, meditare.-
Cerebrazione, insieme degli atti del cervello consecutivi
alla percezione. - Cerebro-spinale, ciò che ha rapporto
col cervello e col midollo spinale; coi^ì asse cerebro-
spinala, insieme del cervello e del midollo spinale,
liquido cerebro-spinale, ecc. - Cervellino, di poco cer-
vello. - Cervellone, uomo di grosso cervello. - Cer-
velluto, fornito *di cervello. - Fos/bro, famigliarmente
per cervello, forza di cervello. - Frenastenico, neolo-
gismo dal greco : senza forza di mente, cioè gli
idioti, i cretini, ecc - Freniatria, cura delle ma-
lattie mentali; freniatra, il medico; e frenocomio
l'ospedale relativo. - Psichico, ciò che della cere-
brazione concerne la vita intellettuale, morale, d'e-
spressione e d'azione.
Bilinenrina , idrato di trimetilossietilammonio ,
diffuso nell'organismo animale, nel cervello e nel
rosso d'uovo. - Cefalo-rachidiano, il liquido che in-
volge il midollo spinale e il cervello; - Cefalossina,
estratto fluido del cervello, con cui lo Sciallen tentò,
con fortuna incerta, la cura degli esaurimenti ce-
cebrali. - Cerebrico acido, uno dei componenti della
materia bianca del cervello. - Cerebrina, materia
azotata, contenuta nel cervello, - Protagone, sostanza
cerebrale.
Encefalolomta, dissezione del cervello; vuotamento
del cranio. - Noemotacografo, noematacometro, stru-
menti immaginati da Douders per determinare e mi-
surare i cambiamenti e i fenomeni cerebrali che ri-
sultano dalle operazioni intellettuali. Per quanto ri-
guarda le facoltà, le funzioni intellettuali del cer-
vello, veggasi a ingey ito, intelletto, infelliyensa,
mente, pensiero, genio.
Cervellóne. Uomo di grosso cervello e di poco
intelletto.
Oervelloticanaente. In modo bizzarro.
Cervellòtico. Secondo il proprio cervello, non
secondo ragione: strambo, bizzarro, balzano.
stravagatite.
Cervicale. Della cervice, del collo.
Corvicapra. Specie di gazzella.
Cervie*. Parte [losteriore del collo.
Cerviere, cervièro. Veggasi a lince.
Cervo. Quadrupede selvatico, ruminante, a corna
caduche e ramose, velocissimo al corso: animale
dalle corna arboree; cerbio, cervio; femmin., cerbia
(dimin., cerbietta, cerbiettina, ecc.). Le sue corna
servono per fare manichi di coltelli, di pugnali,
pomi di bastone, ecc. In farmacia si usa la polvere
delle corna come emolliente, in forma di decotto o
di gelatina. Con la pelle, provvista di pelo, si fanno
tappeti, coperte, ecc.; con quella conciata, guanti,
calzoni, ecc.
Cerbiatto, il piccolo del cervo; cerbiattolino, cer-
bióttolo, cerviatto, cerbietto, cervetto, cervietto, cer-
viottello, cerviolto. - Poppante del cervo: capriolo,
capriuolo. - Secondo le corna, cervo a tre palchi,
cervo palcato.
Coma decidue, quelle dei cervi. - Cornatura, qua-
lità di corna (una bella, una brutta cornatura). -
Grido del cervo, belato, bramito (belare, bramire). -
Impalcatura delle corna del cervo, la loro disposi-
zione: palco. • Mudare (mudazione), il rinnovare le
corna che fa il cervo.
Cervidi, tribù di ruminanti, che subiscono an-
Tuialmente la caduta delle corna, le quali ripullulano
dalle, cicatrici fino a forinaie nei maschi adulti un
valido organo di difesa. - Alce, cervo dei paesi set-
tentrionali, dalle grandi corna ramose o divise in
coreggie: detto anche granbestia, gran bestia. • Bla-
stocero, cervo delle Pampas (America merid.), con
corna erette, di tre o cinque ramilicazioni. - Bubali,
specie di cervo della Libia, con grandi corna im-
piantate verso il mezzo della fronte. - Capriolo, qua-
drupede appartenente al genere dei cervi; ha le
corna, con tre rami; la sua carne è di grato sapore
quanto quella dei cervi. Capriola, la femmina. •
Daino, specie di cervo, ma più piccolo; é di Bar-
berla, simile al capriolo, ed ha le corna curvate
indietro. - Rangifero, animale quadrupede, simile al
cervo, con tre ordini di corna. - Benno e renna,
grossi ruminanti della famiglia de' cervi : entrambi
hanno le corna. Vivono nelle regioni glaciali, ove
i Lapponi traggono utile dal latte, dalle carni, dalle
pelli, di cui i Samojedi costruiscono vele per i loro
canotti. - Busa, nome malese di alcune specie di
cervi delle Indie, di corpo tozzo, membra robuste,
testa e collo brevi. - Subulo, genere di mammiferi
ruminanti, famiglia dei cervi.
Halali, voce onomatopeica dell'antico grido fran-
cese di guerra e di caccia; anche, la fanfara che
annunciava la presa del cervo.
Cervo. Specie di stecconato fatto di pali ramosi
e simili alle corna del cervo: lo si mette per di-
fesa dei terrapieni, e talvolta contro gli insulti della
cavalleria nemica.
Cervogia. La birra.
Cervo volante (dal frane cerf volani). Balocco
di carta, ingegnoso e noto trastullo da ragazzi, fatto
con carta stesa su stecche leggere, con coda a strisce
aneliate, e mandato in aria attaccato ad un lungo
spago: aquilone, in Toscana; comèta, detto dai fan-
ciulli Ininbardi; stella, dai romani. - Nome anche
d'un insetto coleottero aflìne allo scarabeo. • Cervo
oI3
CERZIORARE — CETACEO
volante elettrico, apparecchio usato da Franklin per
attirare l'eleltricità delle nubi t-emporal esche
Cerziorare, cerziorazione. Veggasi a certo.
Cesare, cesàreo. Veggasi a imjjeratore.
Cesarismo. Detto a disjjotismo.
Cesellare, cesello (cesellatura). Veggasi a ce-
seUatove.
Cesellatore. Artista che, col cesello', arricchisce
Q abbellisc e, con opere di bassorilievo e di incavo,
i lavori in metallo: artista di cesello; incisore,
intagliatore. Figur., bulino (opera di eccellente
bulino). - Minutiere, l'orefice che fa lavori, quali
sono tutte le legature d'oro delle gemme. Contr. di
grossiere. - Pianatoi'e, cesellatore che tira in piano
il lavoro col pianatolo.
Cesellare, lavorare col cesello su piastre d'oro,
d'argento o altro metallo, facendovi figure o altri
ornati: intagliare col cesello; lavorar di cesello, a
bulino; cavare, incidere, rintagliare. Scherz., graf-
fiare, sgraffiare. - Camosciare, punteggiare finamente
il panneggiamento delle figure cesellate, percotendo
con una asticciuola d'acciaio rotta di fresco, la cui
sezione presenti una grana finissima. - Ciappolare,
pulire con la ciappola. - Granire^ imprimere punti,
ovvero righe per fare il panneggiamento alle figure
nelle opere di cesello. - Mettere in pece, mettere le
piastre da cesellare in un letto di pece. - Svenare,
far la pelle di grana più fina.
Cesellatura, cesello, opera fatta col cesello: cesel-
lamento; lavoro di cesello, d'intaglio; incisione; in-
tagliatura, intaglio. - A sbalzo, lavoro di cesello che
produce in rilievo disotto le figure disegnate in pece
disopra, - Grana, nei lavori di cesello, le intacca-
ture alla superfice per renderla scabra. - Minuteria,
lavori gentili di ornamento che conduconsi intera-
mente col cesello. - Rilievo, opera di rilievo: dicesi
delle opere di getto, di cesello e simili, che rile-
vano dal piano. - Taglia, la maniera di cesellare.
IsTRUMENTi. — Cacciabotte, specie di cesello, ado-
perato per fare gli sfondi. - Caccianfiiori, specie di
incudine a lungtie corna, usata dai cesellatori per
gonfiare il metallo o far apparire la pri uà bozza sulla
piastra. - Cesello, specie di punzone di ferro, lungo
un dito, grosso come una penna da scrivere; la sua
cima smussa è variamente figurata in rilievo, in
piano, ovvero in cavo, per improntare in piastra
metallica a piccoli colpi di martellino: bulino, bo-
line, cesellino; terrolino con che s'intaglia. - Cesello
piano, lo stesso che profilatoio. - Ciappola, stru-
mento d'acciaio, a forma di piccolo scalpello, di cui
si servono i cesellatori e gli argentieri per lavorar
metalli da smaltare, e per altri usi. - Granito/o,
specie di cesello appuntato in cima, oppure tagliato
quasi a foggia di lima, a uso di granire. - Madiella,
sorta di cassetta di legno ove i casellatori tengono
la terra da formar le staffe. Occorrono a ogni ma-
diella l'asse e lo spianatoio. - Mazzette da cesellare,
martelletti grossi e corti, parte di ferro e parte di
legno, coi quali si dà sui ferri da cesellare. - Mol-
lettina, piccola molla da cesellatore. - Pianatoio,
specie di cesello col quale si lavora sul metallo. -
Profilatoio, istrumento per profilare le figure, i to-
gliami e gli altri ornamenti dei vasi e. delle altre
opere. - Raspino, strumento di ferro rotondo e al-
quanto piegato nell'estremità, del quale si servono
i cesellatori, gli argentieri, ecc.
^ Glittica, arte di incidere sulla pietra. - Toreutica,
l'arte di cesellare, incidere, scolpire e fondere.
Cesello. Detto a cesellatore.
Cesio. Metallo alcalino, scoperto mediante l'ana-
lisi spettrale, da Kirckoff e da Bunsen nei residui
di acque minerali a base di soda, potassa, calce.
Cesóie. Le forbici.
Cespite. Lo stesso che cespo. - Principio, fonte,
cagione di reddito, di guadagno. - Veggasi anche
a ciìnitero.
Cespo. Gruppo d'erbe, di foglie, di virgulti che
hanno radice comune (veggasi a erba, foglia,
virgulto): cespite, cespuglio, roveto, rovo. - Ce-
sposo, cespuglioso, pieno di cespi, di cespugli.
Cespuglio, cespugrlioso. Veggasi a cespo.
Cessare {cessato). Non continuare, desistere,
finire, restare, terminare; dismettere, smettere;
non esser più; venir meno.
Cessazione. 11 cessare, la fine: cessazione, ces-
samento.
Cessionario. Detto a cedere.
Cessione. Atto del cedere.
Cesso [cessino). La latrina. - Veggasi anche a
8eg(/etta.
Cesta, cesto. Specie di paniera, di canestro:
arnese intessuto di vimini, di vermene di castagno
0 simili, a tondo piano quadrangolare, a sponde
poco rilevate. - Cestello, piccola cesta. - Cestino, pic-
colo arnese a forma di cesta, o altrimenti, e pure
intessuto di vimini (veggasi anche a colombo e a
pollo). - Cestino da portare v,. idvola: è come un
piatto fatto di vimini sul quale si portano i tegami
e i vassoi delle pietanze, per non conciare la tova-
glia. Da taluni detto anche tondino. - CpsIo o ce-
stino, veggasi a pollo. - Cestóne, specie di cesta per
someggiare. - Coffa, nel Genovesato, specie di cesto
di cui si servono i facchini del porto pel carico e
scarico delle navi. - Corba, specie di cesta più
stretta e più alta. - Corbello, piccola corba senza
manichi. -. Foraggiera, specie di cesta o sacco a rete
che contiene il foraggio. - Paniera, specie di cesta
chiatta e bassa, di vetrici, senza manico e senza
coperchio. - Paniere, arnese di più forme e di più
materie fatto per lo più di vinchi e di vetrice, con
manico: frane, corbeille; milan., scorba. - Sporta,
cesta di giunchi. - Zana, sorta di cesta fatta di
stecche d'ontano o sim. intrecciate..
Cestaio, chi fa le ceste.
Cestaio. Detto a cesta.
Cestello. Veggasi a cesta.
Cestinare {cestinato). Detto a giornale.
Cestino. Specie di cesta. - Arnese per gettarvi
carta. - Termine di linguaggio giornalistico: veg-
gasi a giornale.
Cestire (cestito). Detto a cesto.
Césto. La pianta che moltiplica, sopra una ra-
dice, le foglie in un mucchio. - Cestire, fare il ce-
sto, accestire.
Cesto. Detto a pugilato.
Céstola. Arnese di caccia, per pigliar uccelli:
tessuto di vimini e a forma di cestello, con spor-
tellino a scatto.
Cesura. Detto a verso (latino e greco).
Cetaceo. Che è del genere dei ceti o balene. I
cetacei sono mammiferi acquatici e, per quanto asso-
miglino ai pesci, h;in'io sangue caldo, respirazione
polmonare, sono vivipari e forniti di mammelle
pettorali. - Sfiatatóio, apertura sul capo dei cetacei
dalla quale rigettan l'acqua con forza - Spermaceti,
materia oleosa levata dal capo d'alcuni cetacei.
Odontoceti, cetacei provvisti di denti: tali il ca-
podoglio, il narvalo, il delfino. - Soffiatori si di-
cono i cetacei che espellono con violenza l'acqua
dall'orifizio esterno delle narici, situato sul capo.
CETKHKGOIARE — CIIlACrUIRRA
519
Balena, il più grosso dei mammiferi cetacei. -
Capidoglio, capodoglio, grosso celaceo, con capo vo-
luniiiiosissiiiio, vivente in tutti i mari: dello anclie
f setere. Specie più nota il viacrocefato gigante dei-
Oceano. - Cascialoto, cetaceo che nella cavità della
testa rinchiude un olio rappreso (bianco di balena
0 spevìvn'^eti): balena maschio. - JP^ocrt, cetaceo an-
fibio - Mvsuino 0 porco di mare, cetaceo che ha il
il muso corto, chiamato da Lacépède delfinóttero. -
Delfino, grosso cetaceo vivente nell'Atlantico e nel
Mediterraneo. - Narvalo, grosso cetaceo dell'oceano
Glaciale artico. - Orca, specie di cetaceo voracis-
simo, famiglia dei delfini. - Platanista, specie di
delfino. - Siiualo, specie di mostro marino celaceo.
- Stelleri, lamantini, dugonghi, annoverati fra i ce-
tacei ordinari : hanno la conformazione dei pesci,
eccetto la coda, che è orizzontale. Vivono d'alghe,
di fuchi 0 rarech e d'altre piante marine, che ma-
sticano coi loro denti da pachidermi. - Zen^/oc/owie,
specie gigantesca di cetacei fossili.
Ceterej: giare (ceteraggiuto). Detto a cetra.
Ceterista. Suonatore di cetra.
Ceto. Classe di persone, ordine di cittadini; cia-
scuna dello categorie in cui si divide la società
umana: casta, condizione; anche (ma voci non
usate), nazione, ragunanza, repubblica, sfera. -
Casta, classe di persone che gode di certi diritti. -
Ceto di nobili, mercantile, sacerdotale (veggasi a
nobiltà, mercante, sacerdote) ; celo alto, basso,
medio, inlimo; ceto femminile, ecc. - Classi strigliate :
della società elegante, asinina e bestiale. - Crème
(fiMnc), il fior fiore, la parte eletta, con speciale ri-
guardo all'eleganza e alla mondanità, élite, high-life
(ingl.), pschutl, ecc. - l'ine fìeur (frane), il fior fiore,
il ceto elegante e mondano. - Gente di bassa, di
vile estrazione, dell'ultimo strato sociale. - Gente
mezzana, di medio ceto. - Gran mondo, locuzione
francese {grand monde) per indicare il celo di co-
loro che per ricchezza, agi, dignità hanno speciale
distinzione. - Mondo elegante, veggasi ad eleganza.
- Mondo intellettuale, veggasi a intelletto. • Olimpo,
parola usata per indicare il ceto chiuso dell'auto-
crazia, specie se dato a vita mondana. - lerzo,
quarto Stato, per indicare la borghesia, il pro-
letariato. - Homo novus (lat)., uomo nuovo, cioè
sènza tradizione e passato. - La haute (frane), una
delle tante parole per indicare la società ricca o
nobile. - Persona, gente di condizione, di condizione
alta. - Signoria, titolo d'uomo di grande aflare. -
Signorotto, signore di mezzo stato.
Cetra. Antico istrumento musicale a corde, si-
mile alla lira: cètera, lira, pandura, tricordo; poet.,
arguto legno. - Lirena, cattiva cetra. - Ln-one^ cetra
grande. - Eptacordo, ettacordo, lira a sette corde. -
Kinnor, la cetra degli antichi ebrei. - Pentacordo,
cetra a cinque corde. - Testuggine, cosi detta la
lira per avere Mercurio formato il primo di tali
istrumenti con un guscio di testuggine.
Cetereggiare, suonare la cetra: ceterare, ceteriz-
zare, citareggiare (voce antiquata), sceterare. - Ct-
tarista, suonatore di cetra : cetarista, ceterista, ci-
taredo; ceteratore, ceterizzatore , citarizzatore.
Anfione, figlio di Giove e di Antiope, regina di
Tebe, le cui mura egli fabbricò col suonare la sua
cetra, poiché le pietre, sensibili a tale melodia, si
univano da loro stesse nei luoghi opportuni, a
norma del bisogno.
Cetràngrolo. Qualità di arancio.
Cetriuolo. Pianta cururbitacea che ha steli sar- j
meatosi, rampicanti, ispidi, foglie scabre, a cinque i
lobi, e fa frutti bislunghi (volgami., treciolo), di
varia grossezza, verrucosi, con la polpa molle, ac-
quosa, che prima della loro piena maturità si man-
giano crudi, nelle insalate o acconci in aceto. -
Letriohno, dimin. di cetriuolo, e si dice segnata-
mente di quelli piccoli e non maturi da mettere
solfacelo per mangiarli col lesso.
Checchessia. Una cosa qualunque.
Chelidre. Sorta di serpente.
Cheliforme. A forma di forbici,
Chelotomia. Detto a ernia.
Chcpi. Forma di cappello.
Chéppia. Genere di pesci comuni : laccia. Edi
mare, ma di primavera viene allacqua dolce
Cherarjjirio. Cloruro d'arge/tto nativo, detto
argento corneo.
Chèrica. Lo stesso che chierica.
Cliericato. Veggasi a chierico.
Chèrico. Detto a chierico.
Chericuto. ('on la chièrica.
Chèrmes. Grana che serve a tingere in l'osso.
Chermisi, chermisino (chemasi). Veggasi a
rosso.
Cherubino (cherubico). Detto ad angelo.
Chetare (chetato). Indurre in calma, melh re
in quiete. - Figur. , cessar di parlare o di I ir
rumore. - Attenuarsi di un dolore.
Cheto. Chi 0 che è in quiete. - Che non fa
rumore. - Di segreto non divulgato.
Chiacchiera (chiacchierare, chiacchierata, chiaC'
chierino, chiacchierone). Cicaleccio vano, discorso
vano, senza proposito, ciancia (anche voce non
vera, sparsa a carico di qualcuno, piccola cffl-
lunnia, jììccoììl maldicenza): baia, borra; celerà,
berlingamento, chiaccherùcola; ciangola, ciangolio,
ciarla, ciarleria, ciarpa ; cicaleccio, cicaleria, cinguet-
tamento; favola; frasca, frascheria; gracchiamento;
moltiloquio, .novella; parola oziosa ; paroletta, pa-
rola da donna o da sera; pippionat;», pispilloria, pis-
sipissi; risoffiamento, sproloquio, stoltiloquio; tac-
coiata, laccoleria ; tantafera, taiitiiierata, tàltera,
latteria; vaniloquio, vano e ozioso parlare; vento,
vescia, vescica; zaccheretta di parole, zara (voce an-
tiquata). - Chiacchiarella, chiacchierella, chiacchia-
retla, chiacchierucola, chiacchieraccia, chiacchierella,
cianceita, ctanciolina, ciancereila, diminutivi.
Accademia (figur.), dove e quando si fanno molte
chiacchiere e discussioni.- jBer/trj^/imo, chiacchierata
allegra che si fa dopo cena: onde la frase fare il
berlinghino per stare a crocchio dopo il pasto. -
Biribissaio, cicaleccio. - Brache, notiziette, chiac-
chiere da donnicciuole.
Caccola, notizia vana, falsa o sciocca. - Canzone
0 (arsola dell'uccellino, canzone dell'oca : si dice
quando uno, favellando, torna sempre sulle mede-
sime cose e mai non viene a fine. - Chiacchierina,
chiacchieramento di donnicciuoia o di fanciullo. -
Chiacchierina, chiacchiere, anche, le parole che
altri vi dicono in una conlesa. - Chiacchierata,
discorso lungo e senza scopo; cantafera , cantafa-
vola; ciarlata, cicalata; filastrocca, filastroccola;
filatera di ciancie ; lungagnola; seguito di ciancie;
storia lunga; tantaferata; tirata ,' tiratera. - Chiac-
cheria, cinguettio, smania di parlare; talvolta, sto-
riella inventata che va per le bocche dei curiosi -
Chiacchericcio, il chiacchierare prolungato e molesto
di più persone fra loro. • Chiasso, chiassata, rumore
festivo. Si fa chiasso anche celiando senza grande
rumore; la chiassata è sempre strepitosa; è anche
trastullo, ora rumoroso, ora no. - Cuiasselto, chias-
520
CHIACCHIERA
$ino : si applicano per vezzo ai bambini, segnata-
mente il secondo. Diiiiin., Chiasseltino, chiassaccio.
• Chiucchiurlaia, rumore, strepito, schiamazzo, ecc.,
che facciano molte persone"* parlando o gridando
tutt'insienie.
Ciaccola, volgarm. per ciancia. Accresc, ciacco-
Iona. - Ciambnlio (ciambotti), un ciambolare conti-
nuato. - Ciancerulla, ciancia grande e grossolana -
Ciangola, più spesso usata in piur., discorso senza
proposito su cose varie e frivole. - Ciangolaia, il
ciangolare, rhiacchieramento e dìsputa inutile. -
Ciarla, abitudine delle ciancie; anche chiacchiera
piuttosto maligna. - Ciarlata, discorso di ciarle. -
Ciarlataneria (disus.), soverchia loquacità. - Ciar-
leria, il ciarlare intemperantemente, e quantitcà di
di ciarle. - Ciarlìo, cicalio. - Cicalamento, l'atto del
cicalare, ossia del parlar troppo.
Cicalata, discorso d'un solo su cose frivole. - Ci-
ealeria, quasi l'abitudine di cicalare. - Cicaleccio,
il cianciare di molti insieme, a voce naturale: ci-
calamento, cicaleggio, cicalicelo, cicalio; cianaia,
cianio ; ciangolalo, cornacchiaia. A voce bassa,
bisbiglio. Per simil., cinguettio. - Cicalio, un
chiacchierare continuato, e anche il suono. - Ci ci
CI, cicalecci vani. - Cinguettata, il cinguettare.
Cornacchiamento, cornacchia, cuccovaia, cuccovata,
cicalamento, diceria sciocca e noiosa. - Diceria,
ciarla lunga, vana e senza fondamento; anche sen-
za malignità {correr voce, andar in giro la diceria;
andar voce, nascer voce, esser fama; diffondersi
la diceria ; risuonare, suonare la fama) - Fiume di
parlare, di eloquenza, il parlare soverchiamente. -
Garrulità, loqiMcitd, abitudine di parlare molto.
Intemerata, lunga chiacchierata, per lo più a scopo
di rinì2*rovero.
Panglossia (gr.), loquacità. - Passeraio, uccellata,
per sim., confuso cicaleccio di più persone; chiac-
chierio di più donne che son raccolte. - Passerio,
un gran cicalare - Palati patata, voce del gergo fran-
cese per esprimere un continuo chiaccherio. - Pette-
golezzo, Discorso fatto per lo più da donnicciuole
0 da persone vane e a carico d' altri. - Pissi, pis-
sipissi, voce imitativa di chiacchiericcio.
Tanlaferu, diceria o cosa lunga, noiosa e strana.
Voce, diceria, chiacchiera che accenni a qualche
cosa, senza precisione.
Il CHIACCHIEfìARE.
Chiacchierabe, far discorsi senza proposito, di-
vulgar ciarle, spargere o ripetere parole e discorsi
uditi. - Chiar.chier amento, il chiacchierare a lungo,
l'atto del discorrere vanamente : cianciamento, ciar-
lamento, ciarleria, cicalamento.
Anfanare, dire spropositi, parlar fuori di propo-
sito, mal a proposito. - Anfanare a secco, modo
prov., cicalare da briaco, senza aver bevuto (anfa-
namento, anfania). - Appallare con le parole, con-
fondere altrui con lunga e noiosa diceria, e dare
ad inteiidere cosy filse, d^r ciance. - Appancacciarsi,
star a cianciare.
Barattare ima, due, mezza parola, far quattro chiac-
chiere amichevolmente. - Battolare, nel Lucchese,
d'uso com., per parlare molto, presto e forte, da
battola, legno del molino che nel girare le macine
si alza e si abbassa con gran rumore. - Begolare,
chiacchierare, e, anche, dir bugia. - Bergolinare,
motteggiare. - Berlingare, ciarlare, cinguettare, a-
vendo bea pieno il ventre ed essendo ben riscal-
dati dal vino [berlingamento, il berlingare). - L7a-
terare, cianciare, ciarlare.
Camaldolare, stare a far chiacchiere, o leticare
come de donnucce del volgo. - Chiacchillare, per-
dere il tempo in chiacchiere. - Ciambolare, cianciare
a lungo, ma senza sugo. - Cianciare, parlar di cose
vane : battere il becco, berlingare ; ciabare, ciango-
lare, ciangottare, ciaramellare, ciarpare; cicalare,
cicisbeare, cinguettare ; coccoveggiare, crocchiare ;
cuccureggiare; tare il ciaba; fare una partita, una
partitina a chiacchiere; mettere il becco in molle;
pettegolare, pettegoleggiare; sbaiaffare, sbaiare;
scornacchiare, scotteggiare; stìlunguellare, sfrin-
guellare; spincionare; stare a crocchio; tattamel-
lare, treccolare. - Ciaramellare, cianciare, e anche
avviluppare altri con parole e trarlo in inganno.
- Ciarlare, aver la ciarla, la parlantina : anche,
cicalare, belare, gracchiare (sparlare d'altri). - Cin-
guettare, chiacchierare a bassa voce, dando noia a
chi sente. • Confabulare, chiacchierare a lungo con
qualcuno su qualche argomento di poca importanza.
- Crocchiare, cicalare e ragionare che si fa in con-
versazione 0 in crocchi {crocchiota, chiacchierata).
Esercitare la lingua, di chi chiacchiera molto. -
Giorneare, ciarlare lungamente, perdendo cosi il
tempo. - Lingueggiare, frappare, dondolare, o don-
dolar la matlea o pascer di vento, ciarlare e ciar-
lare senza venir a capo di nulla ; sverbicare (d'uso
nel contado pistoiese), scotteggiare (d'uso a Siena,
ove le ragazze si dicono anche scotte), ciabare e
ciambolare (d'uso in più luoghi della Toscana),
ciambotlare.
Biciarlare, ripete ciarlare. - Bifertre, ridire cose
udite o vedute e che meglio sarebbe stato il ta-
cerne. Dello stesso significato: riftccre, rifischiare
e rifistiare, spifferare, sbucinare, sfnng utllare, trom-
bettare e strombettare, svesciare, rinvesaare, sver-
tare, sbocciare, sbottare, sbotrare (di uso toscano),
mandare al palio, sbrodettare, sciacquerare (del luc-
chese), rifilare, scornacchiare, scorbacchiare, cantare
d'aiolfo {scorna e chiamento, scornacchiata).- Scilinguare,
chiacciii erare e balbettare. - Sermonare, parlare a
lungo, far sermone, predicare, orare. - Stracicalare,
cicalare eccessivamente, (^ontraccicalare, cicalare
quasi di risposta al cicalare altrui. - Taltaniellare,
cianciare assai.
Chi chiacchiera.
Chtaccherino, chi chiacchiera molto (specialmente
di fanciullo) e volontieri : ciaramellino, cicalino,
cinguettino, tattamellino.
CmAccHiERONE, chi chiacchiera assai, e spesso
male a proposito: allinguato, anfanatore, battolone,
berlingatore, berlinghiere, blaterone; capoparolaio;
ciaba, ciabatore, ciabone; ciambolone, cianciarello,
cianciatore, ciancione, ciancioso; ciangolone; cia-
ramella ; ciarladore, ciarlatore ; ciarliere, ciarliero;
ciarlone ; cicalante, cicalatone, cicalatore, cicalone,
cicaluzza; cicigna (donna ciarliera); cinguettatore,
cinguettiere, cinguettone ; cornacchia, cornacchione;
crocchiante ; dicace, farabolone; garoso, garrulo;
gazzerotto, ghiandaione; gracchiante, gracchiatore,
gracchione; gran parlatore, parolaio; linguardo,
lingua svelta, linguaio; loquace; parabolano; pap-
polone, racanella; sbaiaffatore, sbaiaffone; svescione;
tàccola; trombetta, trombettiere, trombetto.
Abbaiatore, chiacchierone; abbaiatorello, spregia-
tivo di abbaiatore. - Abburattane, chi abburatta
chiacchiere. - Baryellq, donna ciarluna; anche, furija.
CHIACCHIERARE — CHIAMARE
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Modi di dire.
Proverbi.
trincata. - Bèrgolo, chi chiacchiera volontieri. - Bla-
gueur (frane), parola usata invece delle nostre:
gradasso, spaccamonti, rhiaccluero7ie, ecc. - Botohne,
per uomo garrulo e brontolone, e per uomo stiz-
zoso ed impotente. - C«/.o(/a/<o: d'un chiacchierone
si direbbe che fa venire ti capogatto. - Cecca, don-
na ciarlona, sciamannata. - Chiassone, chiassona,
persona che fa chiasso, o semplice rumore, o grave
tumulto; che ama il chiasso, l'allegria clamorosa
{chiassoncino, chiassoìtcelto, segnatamente di fanciullo,
radazzo. Chiassonaccio, chiassoso, che fa chiasso;. -
Ciarlatano, chi, a suon di chiacchiere e di pro-
sopopea, cerca di passare per un grande e gabbare
il mondo.- Ciarlivendolo, venditore di ciarle e fan-
donie, gabbamondo, - Cicerona, nell'uso, donna che
ciarli molto, ma con facondia. - Cornacchia, cornac-
chiome, gracchia, gracchione, graccUlo, uomo che
cicali assai e senza considerazione. - Crocchiane,
cicalatore, frequentatore di crocchi, che crocchia.
Garrulo, che garrisce, che ciarla. Trovasi anche i
garrulante, garrevole, garrinello, garrissaio, garriz-
zaio, garrissario : gamiletto (dimin.). - Gazza, di
chi chiacchiera molto. - Ghiarghione, voce contadi-
nesca, ciarlone, chiacchierone. - Gonfiavesciche, ciar-
lone, parabolano. - Linguacciuto, che parla assai,
per lo più in mala parte. - Linguetta, di persona
con la lingua lunga. - Linguattola, di persona lin
guHCciula. - Madre vicaria (scherz.), donna chiac-
chierona, avvocatessa. - Mangiachiacchiera, sopran-
nome solito darsi a un gran chiacchierone. - Met-
tibocca, comunem., chi vuol entrare in tutti i di-
scorsi che sente fare da altri, o confermando o con-
traddicendo, benché a lui non si appartenga. - Pa-
rabolone, parolaio, fanfarone. - Parolaio, ciarlone,
uomo tutto parole, aggiratore, bindolo. - Pettegola,
donna che braca e ciancia molto.
Raganella, e a Siena racanella, specie di ranoc-
chio: e, come le raganelle gracidano la sera d'e-
state continuam., cosi chiamasi raganella chi parla
sempre senza posa e chi su tutto trova da ridire.
- Rifischioìie, chi va a rifischiare le cose. - Ripor-
tanovelle, chi ridice tutto ciò che ha sentito dir
male : commettimale. - Sciacquino, e sciacquino, chiac-
chierone pettegolo, cialtrone. • Strillozzo, per chiac-
chierone, cicalone, fu detto già a Siena. - Taccole-
vole, che taccola, che quasi chiacchiera, ciarliero. -
Taltamella, tattamellino, taccolino, di chi cicala assai,
senza proposito. - Tromba del comune, svesciane, rin-
vesciarda, e femm. svesciatrice, vesciona, vesciaia, chi
é ciarlone e ridice facile le cose vedute o udite. -
Remora, strumento del molino che sempre fa ru-
more: per metaf., s'applica ad uno che non si cheta
mai - Uomo di grande o piccolo abbordo, impronto
e abbondante parlatore. - Vendi parole, parolaio.
Andare eoi cembalo in colombaia, far sapere fatti
che sarebbe meglio celare. - Aver gran chiacchiera,
ciarlare nell'atto, o esser ciarlone e parolaio per
abitudine. - Avere il mazzo delle carte in mano, te-
nere il campanello, cianciare più degli altri. - Aver
la ciangola in balia, esser padrone di ciarlare, o
saper ciarlare poco o molto, secondo il bisogno. -
Aver male alla lingua, esser un gran ciarlone, un
petulante. - Avere una pesca. j in corpo, di gran
ciarlone o ciarlona.
Essere, diventare la favola della gente, del mondo,
del paese, di tutti: essere portato a bocca, per
cose che ai più sono dispiaciute, per sciocchezze. -
Essere la tromba della comunità, del vicinato, chi va
a raccontare a tutti ogni cosa. - Essere un gazzet-
tino, conoscere tutti i fattarelli, dilettarsene, raccon-
tarli, indiscretamente.
bar due chiacchiere, quattro chiacchiere, trattc-
ténersi a conversare alla buona, per passatempo, fra
amici. - bare il berlinghino, star a ciarlare. - Fare
un cantar da ciechi, non Unirla più, non ristar di
parlare. - Fare un mercato: si dice quando più per-
sone, adunate insieme, rumoreggiano cicalando. -
Fare un poj'e/aio, fare un cicalio, un chiacchiericcio.
- Unire a andarsene in accordatura chiacchierar
molto senza conclusione.
Metter di bocca, dire, nel favellare, più che non
è, aggiungervi del proprio. - McUcrsi a bottega, non
finir mai di cianciare. - Non morire a uno la lingua
in bocca, esser loquace, essere e'fii'ace nel parlare.
Parere un buratto, una ruota di mulino, un mu-
lino a vento, di un grsn c!iiacchierone. - Star a
chiacchiera, star chiacchier nido, stare a crocchio:
dicesi anche fare una partitina a chiacchiera. -
Stare sulle ciarle: esserne vago, deliziarsene. - lener
l'invito del diciotto, essere soverchiamente loquace.
- trattenere con chiacchiere, a chiacchiere, a ba'ln,
chiacchierando. - Ubriacare di chiacchiere, parlar
tanto a uno da stordirlo.
Ghiaccili bichiacchi, chicchi bichicchi, chiccheri
ciaccheri, parole e modi che non vogliono dir
nulla, e valgono a designare chi cicala assai e
conchiude poco. - Discorsi, chiacchiere che voglion
la tara, da non prendersi senzn tara, ai quali si può
credere solo in parte. - Le chiacchiere o le parole
0 le ciarle, e simili, non s'infilzano, cioè non se ne
può far capitale, perchè non si conservano come le
scritture, e dicesi per mostrare che non ci appagano
le parole, ma vogliamo dei fatti. E le chiacchiere
le buggerate, ecc. non s'infilano è modo di confor-
tare altrui a cessare di chiacchierare, o di scher-
zare, perchè attenda o lasci attendere ai fatti. -
Le cicale dopo aver cantalo e cantato scoppiano, im-
precazione, augurio a un ciarlone molesto o ma-
ligno. - Un fare, un parlare da commesio viaggiatore,
con molte chiacchiere e rigiro.
Hanno fatto chiacchiere, biasimando ciò che altri
sparge sul conto altrui con più o meno fondamento.
- Mi hai rotto i tiwp:ini: a un chiacchierone. -
Non facciamo tanti dt scoiasi ! Senza tanti discorsi!
Pochi discorsi, troncando chiacchiere, parole senza
valore - Se sapesse tenere la lingua, sarebbe una per-
sona d'oro, di persona troppo ciarliera. - Tu non
mori di pipita !, a un gran ciarlone
Chi ha buona lingua ha buone spalle: rischia di
pigliarsi molte botte. - Le chiacchiere non fanno fa-
rina, non concludono. - Lingua lunga, corta mano,
di vantatori, ciarloni. - Vaso o botte vuota suona
meglio, di ciarloni, di vaniloquio.
OMaochierare (chiacchierato, chiacchier atore).
Far chiacchiera o discorso senza proposito.
Chiacchierata. Detto a chiacchiera.
Chiacchiericcio. Veggasi a chiacchiera.
Chiacchierino. Detto a chiacchiera e a
ntistro.
Chlaccherio. Detto a chiacchiera.
Chiaccherone. Detto a chiacchiera.
Chiama. Il chiamare.
Chiamare {chiama, chiamato). Pronumnart; a
voce alta il nome di qualcuno perchè venga; nomi-
narlo perché risponda; far venire alcuno; convocare
ad adunanza: richiamare, richiedere, gittare un
richiamo; invitare, fare invito; invocare, fare ir-
522
CHIASSATA
vocazione. - Appellativo, alto ad appellare, che
serve ad appellare. - Chiamante, chi o che chiama.
Ammiccare, chiamare con cenni. - Appellare, chia-
mare per nome, nominare. - Avocare (avocazione),
chiamare a sé. - Baciare, dar voce, vacare, chiamar
forte. - Chiamare a banco, chiamare alcuno a retìder
ragione del suo operato. - Chiamarsi..., avere un dato
nome. - Convocare, chiamare gli interessati, i cre-
ditori a concordare dei patti, delle transazioni, ecc.
Evocare (evocazione), chiamar fuori dal regno delia
morte le anime, gii spiriti, ecc. - Mandar a chia-
mare: far venire, mandare per..., soprachiamare.
Riappellare, ripete appellare. • Richiamare, ripete
0 rinforza chiamare ; anche, lar venire, comparire,
tornare. - Richiedere, mandar a chiamare, far ve-
nire. - Riconvocare, ripete convocare. - Socchiamare,
chiamare piano.
Chiamamento, chiamata, atto del chiamare, chia-
mazione. - Contrappello o conlracchiama, secondo
appello in cui sono chiamati per la seconda volta
quelli che non risposero prima. - Controchiamata,
chiamata che rimanda a un'altra.
Modi per chiamare : Brav'mmo, ditemi un po' -
Che si fa? - Di', senti, sentimi un po'. - EhiI chia-
mando persone di confidenza o che non si cono-
scono. • Oi, 0, oél, chiamando per interrogare. -
Chiama e rts;jo?idi, quando uno sbalestra con la ri-
sposta e non sta all'argomento.
Ohlamata. Detto a chiamare.
Ohlana. La pianura, sulla quale stagnino
acque.
Ghianti. Nome sotto il quale vanno abusiva-
mente in commercio i vini toscani, il Chianti es-
sendo una limitata regione di Toscana, avente per
centro Radda e stendentesi a settentrione fin presso
Greve, a mezzodì fin presso Siena.
Chiappa. Effetto del chiappare, del prendere.
- Volgarm., natica, parte del deretano.
Chiappanuvoli. Persona che abbia stolta sii-
perbia.
Chiappare [chiappa, chiappato). Pigliare, pren-
dere, alla sprovveduta o con inganno. - Prendere
in fallo. - Percuotere, colpire
Chiapparello, chlapperello. Artifizio del
discorso.
Chiara. L'albume dell'Move
Chiaramente. In modo chiaro.
Chiarata. Sorta di medicamento.
Chllarello, chiaretto. Qualità di vino.
Chiarezza. Qualità di ciò che è chiaro. -
Fama onorata, celebrità. - Ordine giudizioso
dtflle idee e modo buono di esporle nel discorso.
• Pregevole qualità dello stile.
Chiarificare, chiarificarsi (chiari fi,cazione).
Render chiaro un liquido.
Chiarimento. Il chiarire, il render chiaro.
Chiarine, chiarina. Veggasi a musicali
tstrumenti.
Chiarire (chiarimento, chiarito). Detto a chiaro.
Chiarissimo. Nell'uso, titolo di distinzione.
Chiarità. Lo stesso che chiarezza.
Chiaritóio. Stanza per chiarire l'olio. - Sorta
di filtro.
Chiaritura Detto a chiaro.
Chiaro. Contrario di oscuro: dicesi di ciò che
è lucente, bene illuminato, pieno di splendore; an-
che per sereno, o limpido. - Di cosa non dubbia,
corta, facile a capire. - Di scrittura agevole,
intelligibile; di voce, di suono, sonoro, riso-
nante; di colore^ poco carico. - Con varie grada-
zioni di significato: aperto, esprimente, espressivo,
evidente, ignudo indubitato (fuori di dubbio),
netto, nudo, palpabile, senza pieghe, specchiato, spie-
gato ; rivelato, svelato. Anche, famoso, celebre, ri-
nomato, illustre.
Chiaro come uno specchio o più d'uno specchio,
molto chiaro, perfettamente chiaro. - Equivoco,
non chiaro, ambiguo, dubbio. - Esplicctivo, atto a
dichiarare, a spiegare. - Esplicito, espresso, chiaro.
Lampante, limpidissimo. - Lucido, chiaro, rilu-
cente, terso. - Nitido, chiaro, lucido, pulito, splen-
dido. - Patente, chiaro, manifesto. - Perspicuo, assai
chiaro, evidente. - Fiseòj/e, manifesto, chiaro, palese.
Chiarezza, l'esser chiaro, qualità di ciò che é
chiaro; evidenza di concetto, diidea, chiarità, lu-
cidezza, lucidità, nitidezza, politezza. - Perspicuità,
chiarezza e precisione di stUe; trasparenza dello
stile.
Chiarificazione, operazione di chimica, atta alla
depurazione dei liquidi, alla separazione cioè delle
materie straniere che si trovano in sospensione: e
per questo scopo si usa generalmente l'albumina o
bianco di uovo e nelle arti il sangue degli animali
portato all'ebollizione col liquido da chiarificare,
0 il carbonio o la colla: chiarizione.
Chiarimento, il chiarire; figur., spiegazione.
Chiarificare, render chiaro un liquido. - Chia-
rificarsi, divenir chiaro, schiararsi, schiarirsi.
Chiarire, render chiaro; rappresentar chiaramente;
chiarificare, dilucidare, mettere in chiaro; rischia-
rare, rischiarire; schiarare, schiarire; spiegare, dar
spiegazione, far capire, dileguare le tenebre della
mente, spianare il vero. - Appurare wna circostanza,
mettere in chiaro, chiarire una circostanza. - Aveì-
chiarezza d'una cosa, essere al chiaro. - Cantare, dì
cose chiare, che parlano da sé (c'è qui la ricevuta
che canta). - Richiarire, ripete chiarire. - Schiarare,
schiarire, render chiaro (del cielo, schiararsi, schia-
rirsi, diventar sereno). • Veder le cose chiare, senza
misteri.
Chiaritura, la cosa chiarificata
Chiaram^ente, in modo chiaro; francamente, con
chiarezza, in modo da non lasciar dubbio: a lettere
da cartelloni; a lettere di scatola; a lettere maiuscole
e di cinabro: a chiare, a chiarissime note; a note
aperte, apertissime; alla spalancata, alla spiegata;
apertamente; a piena bocca; chiaro e aperto; cospi-
cuamente, dichiaratamente, distintamente; esplicita-
mente,, espressamente, evidentemente; in buona
prosa, in buon linguaggio; limpidamente, lucida-
mente, luminosamente; manifestamente, palesemente,
pienamente, segnalatamente, segnatamente, senza
metafora; solennemente, spalancatamente, spedita-
mente, vivamente.
Carte in tavola: dire le cose chiare. - È una cosa
chiara come il sole, più chiara del sole, chiarissima.
• Il morto è sulla bara, esser cosa chiara, fatto lam-
pante. - Non te lo dico in cifra, ma a tanto di let-
tere: molto chiaramente. - Si vede a occhi chiusi: di
cose chiare.
Chiaro. Chiarezza, luce. - La parte illuminata
in una pittura.
Chiaróre. Tenue splendore.
Chiaroscuro. Maniera di pittura.
Ciiiaroveprffente, chiaroveg-genza. Veg-
gasi a indovino e profeta.
Chiasma. Detto a occhio.
Chiassata. Burla, scherzo; giuoco fatto per
sollazzo.
CHIAVE
52;ì
Chiasso {chiassone, chiassoso; chiassata). Clamore,
rumore. - Anche, burla, scherzo.
Cbiasso. Stretta via.
Chiassóne. Amante del chiasso.
Chiassuolo. Angusta via.
Chiatta. Sorta di barca.
Chiatto. Schiacciato, piatto.
Chiavaccio. Il chiavistello.
Chiavacuore. Sorla di fermaglio.
Chiavarda. Grande chiave col cappello bi-
slungo. Anche, grosso perno di ferro, a capocchia
bislunga e la punta talvolta a vite: serve per col-
legare strettamente due o più pezzi. - Chiappone,
grossa e forte chiavarda. - Inchiavardare, stringere,
fermare con chiavarde.
Chiave. Ordigno per aprire e chiudere la ser-
ratu/ra, fornito di mappa e scontri, maschio e
femmina. In gergo, detta ingegnosa.. Serve a chiu-
dere diversi oggetti, diversi mobili, diverse cose:
Y armadio, il baule, la borsa, il cassetto, la
porta, lo sct'igi'io, lo scrittoio, Vuscio, la va-
ligia, ecc. ■ Chiavetta, chiavettina, piccola chiave.
- Mazzo di chiavi, unione di più cniavi, infilzate
insieme in uno spago, in un anello, o in una ca-
tenella.
Chiavarda, chiave grande col cappello bislungo.
• Chiave comuìif, quella che apre tutti gli usci di
una data casa, di un dato luogo: frane, passe-par-
tout. - Chiave doppia, quella che, senza anello, ha
gli ingegni a ciascuna delle due estremità del fu-
sto per due toppe diverse; generalmente per la
porta di strada e per quella del quartiere. Detta
anche chiave a due ingegni. Per maggior comodo,
questa specie di chiavi si fanno anche col fusto
Spezzato in due e tenuto unito da una mastiettatura.
- Chiave falsa, chiave che apre una serratura, ben-
«ché fatta per aprirne un'altra alquanto diversa:
contracchiave, grimaldello. • Chiave inglese, chia-
ve con ingegni diti'erentissimi dagli ordinari e cor-
rispondente a una toppa molto complicata, che pur
dicesi inglese, forse perchè inventata in Inghilterra.
Perduta questa chiave, l'uscio non s'apre più, e
bisogna rompere la serratura. - Chiave maschia,
quella il cui fusto è pieno, e per lo più termina in
pallino: così detta per distinguerla dalla chiave
femmina, che ha il fusto tutto vuoto da un capo
all'altro, se dojppia, o solo nell'estremità inferiore,
dove sono gli ingegni e che s'infilza nell'ago della
loppa. - Contracchiave, chiave che ne contraffa
un'altra; anche, la seconda girata che si dà con
la chiave nella toppa, affinchè la stanghetta esca
dell'altro in fuori, per modo che non si possa più
levare dalla parte di dentro, o aprire di fuori con
grimaldelli; il che si dice mettere a contracchiave,
serrare a contracchiave, o contracchiavare - Monsi-
gnore (frane), istrumento da ladro per sforzare
le serrature.
Parti della chiave — Altke voci.
Ago della toppa, asticciuola da ferro sulla quale
s'infila la chiave femmina. • Anello, la parte con-
trapposta agli ingegni, l'occhio all'estremità del can-
nello, che SI tiene fra le dita per girare l'ingegno
■nella toppa. - Bocchetta, piastretta di metallo o
cernietta per guarnire il buco dove entra la chiave.
Calcio della molla, ripiegatura di essa, contro la
quale la chiave nel suo volgersi striscia e preme,
e cosi mette in libertà la stanghetta, mossa essa
pure dalla chiave che ne spinge or l'uno or l'altro
dei due denti o tacche - Canna, il fusto della chiave
femmina. - Copeichio della loppa, la larga lamina
di ferro, talora anche di ottone, parallela al fondo.
Framezzo al coperchio e al fondo sono gli ingegni
della toppa e le altre parti della medesima. - Fer-
nette, le lastrettine ripiegate a squadra e perciò
parallele al piano di posizione (sia esso il fondo o
il coperchio): imboccano in quelle tacche della
chiave che sono perpendicolari al fusto di essa. -
Fusto, parte della chiave che è tra l'anello e gli
ingegni. - Ingegni della chiave, parte di essa nella
quale sono appunto gli ingegni, cioè certi tagli in
cui entrano i corrispondenti ingegni della toppa.
Più specialmente codesti tagli, secondoché sono o
paralleli ovvero perpendicolari al fusto della chiave,
ritengono il nome di ingegni propriamente detti, o
quello di fernette. - Ingegni della loppa, termine
generico di certe lastrettine di ferro, fermate con-
centricamente sul fondo della toppa, talora anche
sulla parte interna del coperchio, e che entrano in
corrispondenti tacche o tagli della chiave, i quali
pure chiamansi ingegni. - Mandala, tutto quello
spazio che il volgere della chiave fa percorrere in
una volta alla stanghetta, e si dice: poca mandata;
molta mandatala, cosi pure: toppa a una sola
mandata, a due mandate, secondo che occorre di
volgere la chiave per un solo giro, ovvero per
due, affinchè la stanghetta percorra l'intero spa-
zio, sia nel serrare, sia nell'aprire. - Materozzolo,
corto pezzo di bastone alla cui cima si lega una
0 poche chiavi per non smarrirle. Ora, il ma-
terozzolo non s'usa più, né più si nomina, se
non dai contadini: le chiavi generalmente si infi-
lano in una campanella. • Olivella, l'ingegno delle
chiavi a forma d'oliva. - Pallino, il bottoncino che
termina la chiave maschia. D'altre cose o strumenti
simili. - Scudetto, specie di borchia, o pezzo di la-
mina metallica, con traforo per lo più conforme
agli stessi contorni degli ingegni della chiave e
fermato sul buco dell'uscio, per agevolare l'intro-
duzione della chiave e anche per ornamento. - Se-
greti d'una chiave, gli ingegni complicati e difficili,
così che non si possa aprire, pure avendo la chiave,
se non da chi li conosce. - Stanghetta, spranga
quadrangolare la quale, col volgere della chiave
in un verso o nell altro, esce fuori della toppa o
vi rientra, e così chiude od apre. - Toppa, sorta
di séì^iratura fatta in piastra di ferro con ingegni
corrispondenti a quelli della chiave.
Campanella da chiavi, piccolo cerchiello, gene-
ralmente d'acciaio, interrotto in un punto, da po-
tarsi un poco slargare, per infilarvi le chiavi affine
di non perderle: uno dei due capi ha un piccolo
.incavo, nel quale entra un piccolo martellino del-
l'altro capo, e così la campanella sta chiusa. Se ne
fanno anche di altre foggie. - Cartellino, pezzo di
piastra di metallo, o un piccolo e sottil disco di
legno legato con. spago o catenella all'anello di una
chiave, e sul quale è l'indicazione del luogo dove
èssa apre.
Chiavare (voce disus.), serrare a chiave. - Chiu-
dere a doppia chiave, a doppia seì-ratura - Cotitrac-
chiavare, serrare un uscio a contracchiave. • Girare
la chiave neU' uscio, nella toppa (un giro di
chiave; una giralina, ecc.), farla .agire. • Inchia-
vare, serrar con chiave. • Schiavacciare, far ru-
more colle chiavi, sia introducendole nella toppa
e girandovele, sia, avendone diverse riunite in un
mazzo, facendole battere insieme. • Setrar la porta
a doppia ciliare, serrare la porta girando due volte
524
CHIAVE — CHIEBICO
la chiave nella serratura. - Cri cri, rumore di chiave
che si giri nella serratura.
Chiavaio, chi fa le chiavi: più propriamente,
chiavaiuolo. Ma l'uso toscano porta in generale
magnano. - Chiavavo, antiquato per f/ìtamiMo/c; chi
fabbrica chiavi, sebbene anche quest'ultimo di raro
uso. Vive in qualche dialetto.
Cleidomanzia, divinazione per mezzo d'una chiave.
Uhlave. Qualsiasi istrumento di metallo che
serva a stringere o ad allentare leviti o i dadi di
esse, a caricare V orologio e simili ordigni. - Istru-
mento del dentista. - Arnese per accordare istru-
menti musicali. - Termine di musica, figura mu-
sicale. - Contraccifra per cui si spiega e si intende
la cifra.
Chiaverina. Antica arme in asta.
Ohiavetta. Ordigno che serve a dare o a le-
vare l'accesso all'acqua, al vapore, al gas o simili,
contenuti in un recipiente: bocchetta, cannella,
robinetto. - Copiglia, specie di bietta biforcata alla
punta, che confitta, chiude, l'occhio di un perno,
di una chiavetta e simili, e, allargate le punte,
serve a impedire che escano fuori dalla maniglia.
Chiàvica. Buca, più o meno coperta e dissi-
mulata, in una via o in un cortile per dare sfogo
alle acque piovane.' acquaio, bottino, cateratta,
chiavicone, chiodino, smaltitoio, saracinesca, chiusa,
fogna, sportello, tombino (piemont.), nsciale, u-
scialone. - Compluvio', grande apertura rettangolare
nella casa romana e che raccoglieva dal tetto le
acque per la cisterna, o impluvio. - Ribalta, spor-
tello che chiude e apre la chiavica. - Caterattaio,
chi è impiegato ad alzare e abbassare le cateratte
o chiaviche.
Oliiai; istello. Istrumento di ferro che, scor-
rendo entro anelli confitti nelle imposte dell'ascio,
della finestra, ecc, serve a tenerle unite e ser-
rate: chiavaccio, catenaccio, catorcio, catorchio,
paletto; saliscendi, scendisale; in Toscana, pestio;
a Siena, peschio. Consiste in un pezzo d'asta ci-
lindrica di ferro, detto bastone, il quale, mediante
una maniglia, si tira, cioè si fa scorrere colla mano
dentro a parecchi anelli conficcati nelle due impo-
ste d'uscio 0 finestrone, si che ne attraversi la
commessura. (Codesta specie di serrarne ponesi an-
che all'uscio di un'unica imposta, ma allora l'e-
stremità del bastone è fatta entrare in una boc-
chetta 0 in un anello ingessato nel corrispondente
stipite. Talora il chiavistello si serra esso medesimo
a chiave, mediante un boncinello, o stafletta, al
disotto della maniglia, il quale entra nella fe-
ritoia di una toppa alla piana, e ne riceve la stan-
ghetta. - Catenaceino, piccolo catenaccio, piccolo
chiavistello. - Chiavaccio, chiavistello più grosso
degli ordinari. - Paletto, specie di chiavistello, in
cui al bastone è sostituito un paletto, cioè una
spranga schiacciata, quadrangolare, scorrevole en-
tro piegalelli, che sono slallette ripiegate in quadro
e fermate su una piastra di ferro, ovvero sempli-
cemente incastrate o conficcate nel legname della
porta. Il paletto, invece di maniglia, come il chia-
vistello, ha per presa un pa/itno fermo, ovvero una
campanella cascante. Grossi paletti sogliono sosti-
tuirsi ai chiavistelli nelle porte meglio ornale.
Con piccoli paletti sono d'ordinario serrate le im-
poste delle finestre, i telai delle persiane, ecc. -
Paletto a molla, paletto che non iseorre entro i
piegatelli, ma, imperniato, miiovesi angolarmente
d'alto in basso, a modo di leva di primo genere,
talvolta rettilinea, più sovente piegata a squadra.
Codesto moto angolare o d'altalena si produce ti-
rando uno dei capi del paletto con una cordicella:
allentata questa, il paletto, per la forza di una
molla, è ricondotto alla primiera sua posizione,
cioè nel dente del nasello. Onesto paletto a molla
si pone nella parte superiore di una porta, o finestra,
0 dovunque non s'arrivi comodamente con la mano.
Il paletto a molla dai magnani è più comunemente
chiamato paletto a mazzacavallo, per una certa
somiglianza al mazzacavallo con cui negli orti si
attinge l'acqua da una cisterna o da una gora,
cioè canale d'acqua corrente.
Paletto d' assicurar azione : si chiama così il
paletto apposto internamente all' uscio di casa,
0 dell'appartamento, ma che si tira dalla parte
di fuori, quando tutta la famiglia va via per
molto tempo. In questo paletto tengon luogo di
presa più asticciuole di ferro saldamente piantate
in fila orizzontale sulla larghezza del corpo del
paletto, verso la parte di mezzo. Serrato l'uscio con
le solite chiavi, rimane a tirare il paletto interno:
a tal fine si ha una bacchetta di ferro, lunga circa
due palmi, con occhio o gruccia, all'un dei capi; e
una snodatura verso il mezzo, libera e cascante.
Questo arnese si introduce in un foro dell'uscio,
che sovrasta alle asticciuole, fra l'una e l'altra
delle quali cadrà necessariamente l'anterior parte
snodata della bacchetta, la quale, volgendo l'anello
o la gruccia colla mano, spingerà il paletto a de-
stra 0 a sinistra, secondo che occorre. Il foro del-
l'uscio suol tenersi coperto con uno scudetto, ossia
lastrettina ovale o tonda girevolmente imperniata.
Inchiavacciare, mettere \1 chiavaccio, serrar lu-
scio col chiavaccio.
Ghiazza. Veggasi a maccMa.
Chiazzare {chiazzato). Detto a macchia.
Chicca. Veggasi a confetto.
Oliicchera. Sorta di tazza per il caffè e (a
cioccolata. - Schiccherare, bere, vuotar chicchere.
Oliicchessia. Chiunque, qualunque pcr.sooa.
Chicco. Granello di grano, di caffè esimili;
acino di uva, di melagrana o d'altri frutti.
Chiedere (chiesto). Ricercare altri di qualche
cosa con parole, domandare.
Chiedimento, chieditorc. Veggasi a do-
mandare.
Chièrica. Tratto raso che il chierico e gli
altri ecclesiastici portano sul cocùzzolo della testa:
cherca, cherica, chierca; corona, rasura, tonsura.
Chiericato (chericalo). Qualità del chierico. -
Ordine clericale o sacerdotale.
Chierico {chérico). Chi abbraccia lo stato ec-
clesiastico; chi ha la prima tonsura; persona ec-
clesiastica, prete; contrario di laico: cherico,
chierco, clerico; abate, abatino, converso, pretino,
seminarista; sclierz., caccola di san Pietro, succia in-
polle. Porta sul capo la chierica. - Chenchetlo,
cherichino, chericonzolo, chericotto, chericuzzo, dimin.
e spreg. - Essere in minoribus, stare sugli ordini
minori, esser chierico.
Accolito, chierico che ha ricevuto il quarto degli
ordini minori. - Caudatario, quel cherico che ha
l'ufficio di sostenere lo strascico delle vesti de' ve-
scovi, de' prelati o del papa, il quale strascico
volgarmente si chiama coda. ■ Ceroferario, quel
chierico che porta i lumi nella messa solenne, nelle
processioni, ecc. - Chierico di camera, uno de' pre-
lati del tribunale della Camera apostolica. - E.<oy-
cista (tit. eccles.), chierico che ha ricevuto il terzo
degli ordini minori.
CHIESA
525
B
Parabolani, i chierici che, un tempo, si dedica-
vano al servizio degli intermi, specialn ente degli
appestati. - Regolare, il chierico soggetto a regola
claustrale; un di mezzo tra il frate e il prete,
come gli scolopi, i barnabiti, ecc. - Somasco, chie-
rico regolare della congregazione fondata da san
Gerolamo Emiliani. - Teatino, chierico regolare di
una Congregazione fondata da Gaetano Thiene con
obbligo di non chiedere nulla ed aspettare che la
divina provA'idenza mandi con che mantenersi.
Veste di nero quasi come i preti.
Accontato, il quarto degli ordini minori. - Chie-
ricato, il ceto, la classe degli ecclesiastici, il clero;
ordine clericale o sacerdotale; qualità del chierico :
che.'icato, elencato. - Irregolarità, impedimento per
cui si vieta ai chierici di pigliare ordini sacri. -
Titolo, in senso giuridico, ragione, diritto e anche
benefizio, o il patrimonio che deve avere il chie-
rico, per essere ammesso agli ordini sacri.
Collare, striscia di cuoio, o di cartoncino, rico-
perta di drappo nero, su cui si appunta altra striscia
bianca di pannolino: la portano al collo i chierici.
Sottana, veste lunga dal collo fino a' piedi, che
er lo più usano portare i preti e i chierici.
»icesi anche da alcuni tonaca e zimarra; ma tonaca
propriamente è quella dei frati.
Seminario, istituto dove, a retta, si istruiscono
i chierici fino a che non son preti. - Seminarista,
allievo interno del seminario.
Chiesa. L'edificio consacrato all'esercizio del
culto; tempio dei cristiani, nel quale si celebra il
sacrifizio della messa e altri divini uffizi: albergo
santo, casa d'adorazione, basilica, casa di Dio, con-
sacrate mura; delubro, luogo santo, sacello, sacrario,
sacra stanza, sacro ostello; santi tabernacoli; la
inyna, la casa del signore. I fedeli vi si recano per
starvi in preghiera, in adorazione e per assistere
ai vari uffici celebrati dal sacerdote, dal prete. ■
Chiesastico, di chiesa, attinente a chiesa, ecclesia-
stico.
Secondo V architettura, una chiesa può essere
di vario stile: gotica, bmbarda, del rinascimento, ecc.,
in ogni caso monumentale, (juando non disadorna
0 grossolanamente costruita, ma bella, edificata con
eccellenza d'arte, ricca d'opere di scultura, di
pittura e d'altri lavori artistici, massime di qual-
che monumento funebre insigne per sé o per i
personaggi che ricorda. E', o no, divisa in più parti
(natÀ 0 navate) da pilastri o da colonne; e dicesi
a croce greca, se il braccio trasversale è nel mezzo
dell'asta perpendicolare, o a croce latina, se il
braccio trasversale è ad un terzo circa dell'asta
perpendicolare Dicesi poi on^itoT/ìen^o la direzione
dell'asse longitudinale d'una chiesa, da ovest a est
{linea santa). - Secondo la religione, la confes-
sione di fede, è cristiana (vengasi a cristianesimo),
cattolica (veggasi a cattolicismo), anglicana, lute-
rana, protestante, latina, greca, ecc., ecc. (veggasi al
successivo articolo chiesa (unione di fedeli). - Una
chiesa è madre o figlia, principale o secondaria, di
città 0 dt campagna; è povera o ricca, con poca o
molta rendita, ecc.
C^tesd^a, piccola chiesa, chiesettina, chiesicciuola;
anche, per cappella. - Chiesicciuola, chiesa di
mezzana grandezza, ma povera. - Chiesina, chiesa
assai piccola. - Cinesino, piccola chiesa, ordinaria-
mente destinata all'uso di qualche pia congrega-
zione. - Chiesona, rhiesoi.e, chiesa grande e con
pingui rendite. - Chiesuola, chiesetta di campagna,
isolata; chiesa piccola e misera: chiesuccia, peg-
giorativo. Entrambe le voci usate anche a indicare
chiese, più grandi d'un oratorio o d'una cappella,
nelle quali si adunano solo pochi fedeli a orare, o
dove di tempo in tempo, o tutte le feste, per pri-
vata istituzione, vada un sacerdote a celebrarvi la
messa.
Chiesa apostolica, fondata da un apostolo; colle-
giata, quella che ha un capitolo di canonici senza
la cattedra vescovile; con/i7o/are, la chiesa intitolata
a più santi; curala, che ha cura d'anime, parroc-
chia; madre, quella da cui dipendono altre chiese;
matrice, quella nella quale è il fonte battesimale;
chiesa metropolitana, o, semplicemente, metropolitana,
la chiesa principale, delle metropoli, e nella quale
utfizia l'arcivescovo: chiesa arcivescovile, primaziale;
patriarcale, la chiesa retta da un patriarca ; ricet-
tizia, la chiesa in cui il prete esercita un mini-
stero per adire a un benefizio ; suburbicaria, cia-
scuna delle chiese di Roma fuori dalle mura; suf-
fraganea, chiesa sottoposta al metropolitano; titolare,
la chiesa che dà il titolo specifico a ciascun car-
dinale. - Diocesi, chiesa con giurisdizione di ve-
scovo, 0 d'altro prelato, e il territorio in essa
compreso.
Basilica, tempio, chiesa principale : chiesa costruita
0 adattata sugli avanzi di edifici pagani, già luogo di
comizi, terme e simili.
Cappella , piccola chiesa o stanza dove si
dice solamente la messa, o si fa qualche festa in
certi giorni dell'anno. Anche, piccolo edificio appog-
giato al corpo principale della chiesa. - Cap-
pellina, piccolo oratorio o tabernacolo aperto, con
una sacra immagine. - Cattedrale, la maggiore delle
chiese di una diocesi e quella in cui sta la cat-
tedra del vescovo. - Certosa, chiesa e convento
insieme. - Chiesa abbaziale, quella dove uffizia Va-
bate, e che suole essere nell'edificio della badia o
abbadia. - Cura, chiesa parrocchiale e per conse-
guenza con cura di anime; anche, tutte le persone
che sono sotto la cura spirituale del parroco; e lo
spazio di terreno nel quale abitano {cura d'anime,
di chiesa che ha giurisdizione ecclesiastica sopra un
dato numero di persone).
Oratorio, chiesina o simili per orazioni, per lo
più con accesso al pubblico; piccola chiesa senza
cura d'anime. - Parrocchia, la chiesa retta dal par-
roco, e il luogo su cui esercita la sua funzione:
chiesa curala. - Pievania, chiesa, cura, ministero
del pievano. - Pieve, chiesa parrocchiale che ha
sotto di sé priorie e rettone, e per lo più di ville
e castelli; anche, tutto il paese, il popolo retto dal
pievano. • Prioria, chesa che ha cura d'anime,
ed è di mezzana dignità fra la parrocchia e la
pieve.
Rettoria, chiesa con rettore.
Sacello, la chiesina dove si mettono i morti prima
di seppellirli. - Sagra, chiesa dove si fa la sacra;
0 titolo di chiesa - Santuario, chiesa, tempio,
cappella celebre per reliquie e per accorrenza di
fedeli. - Succursale, o sussidiaria, chiesa la quale
serve invece di una parrocchia che sia troppo di-
scosta.
Tempio, edificio sacro, non senza una certa
magnificenza, e con un certo carattere di monu-
mentalità, dedicato al culto religioso: chiesa, ba-
silica, delubro.
Moschea, tempio dei maomettani. - Pagoda,
tempio dell'India, della Cina, ecc. - Sinagoga^
la chiesa degli Ebrei,
526
Parti della chiesa
Edifici e luoghi uniti o contigui.
La chiesa ha comuni con quasi ogni altro edificio
la facciata, il muro, la porta, la finestra, il
tetto, il pavimento, il soffitto, ecc.
Ahato, parte dei templi antichi il cui accesso era
vietato a lutti, fuorché al sacerdote. - AUide, parte
emicicloidale e per lo più a volta che termina la
chiesa dietro il maggior altare, e dove si colloca
il coro. - Atrio, l'ingresso esteriore di un tempio,
il vestibolo. - Balaiislrata, ordine di colonnette,
con basamento e cimasa, davanti ad un altare o
in altro posto - Ballatoio, ringhiera intorno alle
cupole; specie di terrazzino, che rigira la base
interna o esterna della cupola di una chiesa, ov-
vero ricorre internamente nella chiesa medesima,
e gli serve di piano lo stesso cornicione quando
abbia molto aggetto. Talora vedesi anche sulle fac-
ciate di alcune chiese e di certi castelli. - Basili-
cale, termine archeologico: dicesi delle facciate
delle chiese che non hanno cuspide. - Baitialerio,
luogo dove si dà il battesimo: ordinariamente si-
tuato entro una cappella, oppure foggiato a guisa
di piccolo tempio in un lato della nave laterale
verso nord, all'ingresso della chiesa: in esso tro-
vasi il fonie, che contiene l'acqua battesimale:
nelle funzioni del battesimo e del matrimonio si
fa uso della credenza, ripostiglio di vasi e arredi
di vario prezzo e lusso a seconda della mercede
fornita ai preti per l'opera loro: essa si suole ap-
parecchiare altresì quando dicono la messa i pre-
lati. - Bracci, o corni, le due parti o navate d'una
chiesa che, attraversandone il corpo per mezzo,
le danno la figura d'una croce greca latina.- Buca,
oratorio sotterraneo.
Campata, arcata di comunicazione, in una chiesa,
fra la nave mediana e le navi minori. - Cappella,
luogo nelle chiese o nelle case dove è situato un
altare per celebrare. Nelle chiese grandi le cap-
f ielle sono spesso come tante piccole cliiese lungo
e pareti laterali, destinate al culto speciale di qual-
che santo, ecc. - Carnaio, anticamente, sepoltura
comune delie chiese nella quale si gettavano alla
rinliisa i cadaveri. - Confessione, nelle chiese cat-
toliche, la parte sotterranea, sotto l'aitar maggiore,
contenente le reliquie dei santi (termine archeolo-
gico). - Coretto, piccola stanza con finestra, per lo
Sili chiusa da grate, che corrisponde in chiesa, e
alla quale si può assistere alle sacre funzioni senza
andar fra la gente e senza esser veduto {yrata, l'infer-
riata del coretto). - Coro, luogo dove si canta;
anche, tutto lo spazio destinato a tal uso, situato
dietro l'aitar maggiore o tra l'aliare e la navata:
i preti e i Irati vi si raccolgono per salmeggiare o
cantare gli uffici divini. - Cnpta o critta, sotter-
raneo di varie sorta, specialmente sotto una chiesa,
che serve di tomba e per custodia di sacre reli-
quie. - Croce, crociata, la parte della chiesa ciie ha
fonila di croce. - Cupola, vòlta le cui sezioni oriz-
zoiiiali sono circoli, e le verticali riescono o semi-
circoli 0 composte di due archi di circolo; vòlta
che, rigirandosi intorno a un medesimo centro, si
regge in sé medesima, e serve comunemente alla
maggior maestà degli edifici sacri {occhio, apertura
al centro della cupola e sul tamburo; muro circo-
lare sul quale la cupola posa). - Cùspide, parte su-
periore della facciata, terminante a punta.
Edicola, cappella, tabernàcolo, - Galleria, cor-
ridoio in una parte elevata dell'edilìcio. - Chiglia,
costruzione acuminata sul tetto della chiesa di
stile archiacuto. - Iconostasi, nelle chiese greche, la
chiusura ornata d'immagini sacre, che è fra il sa-
cramento e lo spazio dei fedeli. - Labirinto, aggre-
gato di linee segnate sul pavimento di certe chiese
del medio evo, disposte cosi che ehi vi entrava do-
veva far molti giri prima di uscirne. - Lady (pron.
ledi), specie di cappella frequentemente aggiunta
all'estremità orientale delle chiese inglesi e dedicata
alla Vergine. - Nave o navata, per similitudine,
quella parte della chiesa che è tra il muro e una
fila di colonne o di pilastri, o tra due file di que-
sti. - Pinnàcolo, la sommità, il fastigio, l'alto del
tetto. - Portale per portone, detto specialmente, in
architettura, delle porte monumentali de'templi.
Presbiterio, parte estrema della chiesa dov'è l'ai-
tar maggiore e destinato ai preti. - Pronao, por-
tico che precede una chiesa ed è attaccato e fa
parte della facciata. Anche, portico che precede un
edificio qualunque e gli serve d'ingresso. - Pro-
stilo, pronao. - BiaVo, la scalinata dinanzi a una
chiesa o sinìili. - Bosa, finestrone circolare nelle
facciate o nell'abside.
Sacrario, luogo della chiesa in cui si depongono
le cose ad uso sacro. - Sagrestia, luogo in cui
si ripongono e si custodiscono le cose sacre e gli
arredi della chiesa, e dove il celebrante e i suoi
ministri prendono gli ornamenti e gli abiti sacri. -
Sancla sanctorum, parte del tabernacolo della Legge
Antica, nella quale non entrava altri che il sommo
sacerdote una volta sola all'anno ; nelle chiese cat-
toliche, il luogo dell'altare maggiore, cinto ordina-
riamente di balaustrata e detto anche presbiterio.
- Scalinata, scalèa, ordine di scalini avanti una
chiesa od altro edifizio {gradinata, lo stesso che
scalinata) : ora intendesi più comunemente quella
che è tra la balaustrata e l'altare elevato. - Sotter-
ranei, luoghi scavati sotterra nelle chiese, e nei
quali sono sepolcri.
Tabernacolo, nicchia o cappelletta con una im-
magine sacra. - Iransetto, nave trasversa d'una
chiesa cristiana; il braccio più corto della croce
latina. - Tribuna, nicchia grande in capo o nei
fianchi di un tempio; abside, ambone. - Tricùspide
finimento in tre punte della fa'^ciata - Triforio,
gallerie che si sviluppano all'ingiro della navata
centrale d'una chiesa e precisamente al disopra
delle navi laterali. - Vetri colorati e istoriati, veg-
gasi a vetro.
Edifici e luoghi uniti o contigui.
Campanile, torre dove si tengono sospese le
campane: talora annesso al corpo dell'edificio della
chiesa, talora separato. - Campanile a ventola, pic-
colo muro sul tetto, con una o più aperture per lo
campane. - Camposanto, spazio attiguo alla chiesa
nel quale, un tempo, sì seppelliva. - Canonica
(non comunem., cura), luogo per abitazione dei
canonici, e anche dei preti addetti ad una chiesa:
ordinariamente annesso alla chiesa stessa . Cosi
detta perche è secondo ciò che prescrivono i ca-
noni. - Capitolo, luogo, stanza ed anche cappella
ove si tengono le adunanze capitolari, sia per le
nomine alle cariche che per gli interessi della co-
munità religiosa o per dispute teologiche. - Coro,
la stanza o cappella attigua alla chiesa dove le
monache stanno a cantare.
Dexlri, nel medio evo, il luogo presso una chiesa
527
fei^nato con croci, entro il quale ognuno godeva
t! diritto d'asilo. - Pievania, la casa del pievano.
• Prepositura, la casa del preposto. - Sagrato, sa-
crato, derivato da sagrare, consacrare: vale, volgar-
mente, quello spazio libero che è davanti alla chie-
sa, spesso elevato sul suolo circostante e a cui si
sale per alcuni gradini. Un tempo, il luogo consa-
crato, attiguo alla chiesa, nel quale si seppellivano
i morti.
Altbe parti e annessi interni, — Decorazioni.
Acquasantino, la pila (veggasi più innanzi). - Al-
tare, nelle chiese cattoliche, tavola di pietra con
ciborio 0 quadro davanti, dove si fanno le funzioni;
chiamasi maggiore quello di cima che spesso ha
dietro il coro; bassi o laterali quelli dalle parti.
Ma per lo più prendono il nome da un santo, -
Ancona, quadro o tavola grande che fa. parte di
ogni altare. - Corno dell'epistola, la destra per chi
guarda l'altare. - Mensa, la parte superiore del-
l'altare rivestita di drappo e di una tovaglia con
orlatura di merletto, e la cui parte anteriore chia-
masi dossale, - Reconditorio, piccolo chiusino sito
nel mezzo della mensa, di marino o di pietra, ben
fermato con stucco o gesso, e dentro il quale stan-
no riposte le reliquie dei santi. - Residenza, soi-ta
di trono che si colloca sull'altare, nelle chiese di
rito cattolico, per'esporvi Vostensorio o « santissimo »
(fiancate, i lati della residenza). - Tabernacolo, cap
pelletla nella quale si dipingono o si conservano
immagini sacre: detto anche ciborio (la fenda, il
baldacchino, parti del tabernacolo).
Ambone, pulpito, leggio, nelle chiese antiche, di
forma molto varia, come un balconcello, un pog-
getlo, un seggiolone, ecc. - Contorta, luogo elevalo
(palco o ringhiera) nelle chiese dove stanno i can-
tanti e i suonatori: è come un gran palco spor-
gente, su in alto dalle pareti della chiesa, sorretto
da mensole (cantoria di legno, di marmo, a terraz-
zino, a colonnini).
Cate/ii/co, edificio di legname, perìo più di forma
quadrata e piramidale: Io si inalzain mezzo alla chiesa
in occasione di funerale.- Cattedra, luogo elevato
e coperto di baldacchino dove seggono il pontefice
o i vescovi quando assistono alle funzioni. - Ceppo,
la cassetta delle elemosine. - Confessionale, specie
di casotto di legno, o stanzuccia, o nicchia nel
muro dove sta il sacerdote ad ascoltar la confes-
sione, • CrocCf l'insegna con la croce che precede
le processioni, e i trasporti funebri dei cristiani. -
Crocifìsso, immagine di Cristo confitto in croce,
fatta di legno, d'avorio, d'argento, d'oro, ecc.
Faldistorio, una delle sedie che usano i prelati
nelle chiese. - Fonte battesimale, vasca di pietra o
di marmo (sorretla da uno o più piedi o da carat-
teristica zoccolatura), la quale serve per ammini-
strare il battesimo; anche, la cappella in cui è
posta la p\Ì3L. - Lavabo, acquaio delle sagrestie dove
i preti si lavano le mani prima di pararsi 'e dir
"tnessa. - Manganelle, cassapanche affisse al muro,
in coro, mastietlate, che si alzano e si abbassano.
Organo, noto istrumento musicale a tastiera.
Pergamo, pulpito, luogo rilevato, fatto di le-
gname o di pietra, dove sale e da dove parla ai
fedeli il predicatore.
Pila 0 piletta dell'acqua santa, recipiente di pie-
tra o di marmo, dov'è l'acqua benedetta e che 'si
pone nella chiesa, presso all'entrata. - Piletta, lo
stesso che pila, ma dicesi cosi più specialmente
quella che è infissa nel muro e più piccola ; men*
tre la pila è generalmente più grande e sorretta da
una o più colonnine. - Piscina, vasca nella quale
si getta l'acqua che ha servito a lavare i vasi sa-
cri; quella del battesimo ecc. - Predella, scdigWone
di legno, a pie degli aitai , sopra il quale sta il sa-
serdote quando celebra la messa. - Prospera, panca
o sedile del coro.
Santuario, altare dove si custodiscono reliquie.
Stalli, i sedili di legno con dorsale pei cori delle
chiese cattoliche. Per similitudine, i sedili pei sena-
tori e pei deputati, nelle aule del Senato e della
Camera.
Decorazioni. — Sono, in una chiesa, i lavori di
pittura, di scultura, di cesello, di intaglio,
di intarsio, di mosaico, di stucco, di vernice,
ecc - Angioli, figurine (putti), per lo più di legna
dorato, che, in occasione di feste, si sfoggiano co-
me decorazione nelle nostre chiese, specialmente
ai lati dell'altare. - Croce, riproduzione, in vario
modo fatta, dell'istrumento sul quale peri Gesù
Cristo {calvario, piccolo monticello di legno, o d'al-
tro, sul quale è posta la croce). - Festone, orna-
mento di verzura o simile, intrecciato a forma di
lista intorno a porte, ad altari, ecc., in occasione
di feste, ecc. - Figv/re gotiche, propriamente, quelle
figure a rilievi marmorei, rigide, angolose, simmetri-
che, senza prospettiva o scorcio che adornano le
chiese medioevali - Fiorita, quantità di verzura, fo-
glie, fiori che si sparge nelle chiese per qualche
processione o simile. - Gloria, pittura rappresen-
tante angeli e santi in cielo. - Immagini, tutte le
figure sacre disegnate, dipinte o scolpite: di Cri-
sto, della madonna, di questo o quel santo;
pitture 0 sculture rappresentanti qualche miracolo,
ecc. - Quadri, pitture sul legno o sulla tela acco-
modate in telaio, rappresentanti o santi, o fatti di
santi, 0 della Scrittura, la passione di Cristo, la
via crucis, ecc.
Arnesi, arredi diversi, ecc.
Addobbi, complesso dei vari oggetti che servono
a parare, a ornare una chiesa. - Argenti, ori di
chiesa : i calici, le pissidi, ecc. - Arredi sacri,
quelli che servono ai sacerdoti per le funzioni; tra
essi si possono comprendere anche gli indumenti
sacerdotali (veggasi a sacerdote e a veste), non-
ché i libri di preghiera, di divozione, ecc. (veggasi
a libro: libri religiosi). - Vasi sacri, i calici, le
pissidi, ecc.
Accenditoio, mazza o canna per uso d'accendere
le candele sugli altari. - Agiosidero, ferro usato
invece di campana presso i Greci, per chiamare la
gente alla chiesa. - Agiosimandro, strumento di
legno stato in uso nella antiche chiese per convo-
care il popolo in assemblea* - Ampollina, ciascuno
dei due vasetti di cristallo, con manichette laterale
e beccuccio, che servono pel sacrificio della messa:
in uno di essi è il vino, nell'altro, l'acqua. Le am-
polline si tengono sul piattino o vassoino, di cri-
stallo 0 di ceramica. - Arca, cassa coi cristalli sul
davanti, dentro cui i cattolici conservano il corpo
dei loro santi - Asperges, sperge, sperges, asperso-
rio: arnese per spruzzare l'acqua benedetta - Asta,
candelabro senza piede, che recasi nelle processioni,
con sopra una candela accesa.
Badalone, gran leggio in mezzo al coro. - Bal-
dacchino, arnese che si tiene affisso o si porta so-
pra le cose sacre; è, per lo più, di forma quadra e
i;28
■di drappo, con drappelloni e fregi pendenti intorno:
pallio, tentorio. - Banda, ascia con striscia di panno
usata per insegna nelle processioni e negli accom-
pagnamenti funebri. - Bandinella, drappo col quale
si copre il leggio nelle chiese. - Barella, specie di
palco con cui si portano sulle spalle, per mezzo di
quattro o più aste o braccia che ne sporgono, le
sacre immagini nelle processioni. - Battola, stru-
mento di legno col quale si chiamano i fedeli agli
ufGci divini nella settimana santa - Sorso, sacchetto,
in cima ad un bastone, adoperato in alcune Pro-
vincie per accattare in chiesa. Dicesi anche di quei
cartoni rivestiti di drappo in cui si ripone il cor-
porale. - Bossolo, cassetta della limosina. - Bruco,
attaccagnolo, per lo più di metallo, dei segnali che
si pon^iono nei messali e nei brettari.
Calice^ vaso sacro a guisa di coppa o bicchiere,
di metallo prezioso, del quale si serve il sacerdote
nel sacri tìzio della messa (ammétta o anche pala
del calice, quadrello di finissima biancheria ben
insaldata o retta da un cartone, ad uso di coprire
il calice nel tempo della messa dall'offertorio alla
conmnione). - Campanello, noto arnese che tiene
il chierico e agita in certi passi della messa.
Candelabro, candeliere da chiesa, grande a più
braccia, e anche più piccolo e di lusso per casa. -'
Candeliere, arnese in cui si ficcano le candele per
tenervele accese; è composto di base tonda, trian-
golare 0 quadrata, di fusi con balaustri e vasi stroz-
zati nel collo e piattello in cima, ovvero con pa-
della e punta nei gran candelieri di chiesa. - Canna,
la canna che ha in cima uno stoppino e uno spe-
gnitoio : adoperata per accendere e spegnere i ceri.
• Cappelletto, coperchino che sta in alto sul turi-
bolo ad esso unito mediante catenine. - Cartagloria,
cartella che si pone sull'altare e su cui è scritto
il gloria in excelsis, con altre preci. - Cenno, il cam-
panello che annuncia il viatico, - Cero, cera la-
vorata e ridotta in forma di grosso cilindro, molto
più grosso di quel della candela, con lucignolo nel
mezzo, e per uso di accendersi nelle chiese durante
le sacre funzioni. - Cero pastinale, quello che si ac-
cende nelle funzioni cattoliche in tutto il tempo
pasquale. - Cielo, l'ampio e ricco drappo che forma
la parte superiore del palio sostenuto dalle mazze,
0 aste (bastoni dorati). - Coltrone, tenda imbottita
agli usci delle chiese per parare il freddo. - Conopeo,
il velo del ciborio, e quello che copre la pisside
delle particole consacrate; il velo che si frappo-
neva fra il sacerdote e il fonte battesimale nel tuf-
farsi che facevano in questo le donzelle che si bat-
tezzavano nei primi tempi cristiani. - Corporale,
il pannicello di lino bianco che si tiene nella òorsa,
e che il prete distende sulla mensa nel dir messa,
per posarvi sopra il calice e l'ostia consacrata. -
Credenza, tavola che si apparecchia, per lo più,
quando dicono la messa i prelati, per mettervi su
le cose occorrenti alla celebrazione del rito. -Cuc-
chiaino, arnese col quale si prende l'incenso dalla
navicella per metterlo nell'incensiere.
Direttorio, calendario che serve di regola ai sa-
cerdoti per la recitazione della messa e la celebra-
zione dell'ufficio. - Diittco, sorta d'altarino, d'an-
cona; anche, registro col nome dei vescovi e dei
benefattori. - Drappelloni, quei pezzi di drappo che
SI mettono agli archi e alle porte delle chiese in
occasione di paramenti per feste. - Ex-voto, oggetti
che i fedeli attaccano a qualche immagine in segno
del voto fatto, di grazie avute o sperate. - Parisse:
i Romani chiamavano così certi grandi vasi pioni di
acqua, che erano situati all'ingresso dei templi per
lavarsi e purificarsi prima d'entrarvi. - Fascia (ti-
tolo eccles.), quella della cresima. - Filatteri, fet-
tucce 0 nastri, generalmente svolazzanti, che si
pongono in mano alle figure d'angeli, od altre,
sulle quali è il nome od un detto allegorico al
personaggio che lo tiene in mano. - Fusciacca e
volgarm., fuciacco: panno del Cristo che si porta a
processione.
Gallone, sorta di nastro intessuto d'oro, d'argento
0 di seta. Le pianete, i piviali ed altri paramenti
di chiesa hanno il gallone. Sono gallonate anche le
livree. Galloncino, stretto gallone. - Gloria, sole in
legno 0 in ferro doralo, ornante i fondi degli al-
tari e dei cori e le teste dei santi. - Guanciale, ar-
nese quadrangolare, ripieno di crine o simili, sul
quale, invece che sul leggio, si sostiene o si solleva
il messale. - Incensiere, lo stesso che turibolo. -
Inginocchiatoio, arnese di legno con due piani oriz-
zontali, uno basso sul davanti, a modo di scalino per
inginocchiarvisi ; l'altro gli sorge accosto parallelo
e più elevato, da servire di appoggiatoio alle braccia
e ai gomiti. Semplice e nudo, l'inginocchiatoio si
tiene accanto al letto o altrove nella camera dalle
persone divote, per dirvi le orazioni della mattina
e della sera. Coperto di drappo e con guanciale,
serve nelle chiese a persone di dignità.
Lampada (corrottamente, lampana), vaso senza
piede, nel quale si tiene acceso un lumicino alimen-
tato da olio e che si sospende per lo più innanzi
a cose sacre. - Lampadario, più lampade riunite di-
nanzi a un altare o sorrette o portate da un vitic-
cio di ferro o d'altro metallo. - Lanternone, certe
grosse lanterne con. vari ornamenti, la cui fiamma
è in una specie di cassetta metallica vetrata, por-
tate in cima a un'asta dalie compagnie religiose, an-
dando a processione. • Leggio, mobile usato nelle
chiese per tenerci aperto il messale o i corali o la
musica. - Lumen Cristi, specie di viticcio con tre
candele benedette che si accendono il sabato santo.
Anche candela benedetta che i devoti tengono a
capo del letto o altrove.
Macchina, quell'arnese sopra il quale si portano in
precessione la Madonna o qualche santo. - Mantel-
lina, sorta di drappo di seta e d'altro che copre le
immagini di chiesa che devon essere esposte alla
devozione dei fedeli. - Margarita, nella chiesa greca,
il vaso nel quale si conserva l'ostia consacrata, -
Mesciroba, mesciacqua; specialmente per le chiese.
- Miracolo, immagine messa in chiesa per grazia
ricevuta: voto.- Nappo, mesciacqua d'argento o simile,
usato nelle chiese o nelle case signorili. - Navicella,
vaso a foggia di piccola nave e nel quale si tiene
l'incenso.
Ombrellino, quello che si porta sopra il sacra-
mento, il viatico. - Ostensorio, vaso sacro (d'oro,
d'argento, ecc.), in cui si pone l'ostia consacrata
per l'esposizione del Sacramento (lunetta, la parte
dell'ostensorio in cui si adatta l'ostia consacrata;
sfera, la parte che circonda l'ostia).
Paci (paxtecum, strumenti della pace), piastrelle
di metallo incise e damaschinate, che l'officiante dà
a baciare ai credenti. - Padiglione, setino grande ai
cornicioni degli archi nelle chiese, per le feste. -
Pala d'oro, tavola dipinta a scompartimenti e tem-
pestata di gemme e d'oro (cosi dapprima fu chia-
mata quella latta eseguire a Costantinopoli, nel
1105, dal doge Ordelaffo FdMer).-Paliotlo, arnese, per
lo più di stoff"a, messo davanti all'altare. - Palla,
quadretto di tela per coprire il calice dell'offertorio
CHIESA
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alla comunione. - Panca, sedile di legno pei fe-
deli in chiesa. - Panno del Cristo, panno di velluto
ricamato che si mette alla croce, in arco, quando
portata in processione. - Parato, ornamento o drappo
col quale si adornano le pareti. - Patena, vaso sa-
cro, a somiglianza di piattello, che serve per co-
prire il calice. - Perellina, oggetto in forma di pera:
vi si infilano le ciocche dei fiori secchi da met-
tere sui gradini dell'altare. - Pielrino, dado o altra
forma di pietra bucata per mettervi, nelle chiese,
Io stendardo, il crocefisso o altra immagine. - Pisside,
vaso sacro nel quale si conserva il sacramento del-
l'altare: somiglia al calice, ma ha la coppa più
larga e meno profonda. - Propiziatorio, coperchio
dell'arca dell'Alleanza che, presso gli Ebrei, era pro-
priamente il trono della divinità. - Purificatoio,
pannolino, o piccolo fazzoletto, che, ripiegato, si
pone sul calice per asciugarlo e purificarlo dopo
l'abluzione: serve anche ad asciugare le dita e la
bocca del celebrante la messa.
Raganella, lo strumento col quale i ragazzi fanno
rumore in chiesa e fuori, nella settimana santa,
quando non si suonano le campane. - Raggerà, la
parte dell'ostensorio ch'è fatta come di tanti raggi.
- Rascie, le strisele bianche e nere messe alla fac-
ciata della chiesa per mortorio. - Reliquia, corpo
od oggetto tenuto per sacro; corpo o cosa rimasta
d'un santo. - Reli(iuiario, custodia di reliquie sacre.
- Rigabello, strumento usato nelle chiese prima che
si introducesse l'organo.
Saettia, saettile, triangolo di legno sul quale, la
settimana santa, nel tempo che si canta l'uffizio, si
pongono le candele, e le si spengono poi ad una ad
una di salmo in salmo.
Santino, immagi netta di santo stampata in legno
o in rame e per lo più miniata. - Scarabattola, ta-
voletta con martelli di legno mobili: lo stesso che
tabella. - Secchiolina, o secchiolino, piccola secchia,
per lo più d'argento, entro la quale si reca l'acqua
benedetta. - Semanterion, istrumento rumoroso per
chiamare i fedeli, presso i Greci. - Setino, drappo
che si mette, specialmente alle porte delle chiese,
nelle feste. - Spegnitoio, arnese di latta, stagno o
simili, a torma quasi di campanello o cartoccio,
adoperato per ispegnere le candele sugli altari, ecc.
■ Stendardo, vessillo ecclesiastico, bandiera di
chiesa. - Strato, tappeto (termine ecclesiastico). -
Sudario, quello col quale la Veronica, secondo la
leggenda, asciugò Gesù. - Stazione, ognuno dei quadri
a cui si fa sosta nella Via Crvci». - labella, assi-
cella, con un martello di legno, imperniato che i
ragazzi suonano per le vie, la settimana santa. - Ta-
vola dell'ufficio, quella sulla quale é indicata, giorno
per giorno, la festa d'ogni santo e la relativa preghie-
ra. - Toakas, tavole che sostituisono le campane,
in Moldavia. - lorcetto, quattro lunghe candele bian-
che, attaccate, che formano un pezzo solo e servono
per certe funzioni religiose nelle chiese, per proces-
sioni e per accompagnamenti funebri.- - Torchio, dop-
piere, candela grande, o più candele saldate insieme,
torcia, • Tovaglia^ pannolino bianco col quale
si copre il piano della mensa. - Turibolo, vaso, per
lo più di metallo, usato nei divini uffici e nel quale
si brucia Vincenso: incensiere.
Velo, quello col quale si copre il sacramento in
certe occasioni. - lento, ciascuno dei quattro cor-
doni che con le estremità superiori sono appiccati
ai lati dello stendardo e per le inferiori sono te-
nuti a mano, perchè lo stendardo, nell'andare, stia
sempre ritto. - Ventola (comun. al pi), arnese di
legno dorato, con uno o più viticci in basso, da at
taecarsi, nelle chiese, a sostegno di candele.- Vite.
plur. viti, grossi candelieri, per lo più a spira,
portati dai chierici in alcune cerimonie.
Altre cose minobi.
Acqua benedetta, quella usata nelle pratiche
del culto cattolico. - Acqua lustrale, l'acqua santa,
dagli antichi usata a spegnere un tizzo di fuoco
levato dai sacrifizi. - Agnusdéi, immagine fatta per
lo più di cera benedetta, rappresentante l'agnello
di Dio.
Bandinella, drappo o panno a due calate, col quale
si copre, in chiesa, il leggio.
Cenere, quella d'olivo arso che il prete cattolico
mette sulla fronte ai credenti, il primo giorno di
quaresima. - Crisma, l'olio consacrato per alcuni
sacramenti. - Gesù Cristo in sacramento, l'ostia con-
sacrata.
Incenso, resina o composizione d'una resina che
stilla da un albero dell'Arabia e dell'India e viene
bruciata specialmente nelle cerimonie religiose.
Libriccino, stoppino, legato in forma di libro, che
portasi in chiesa per accenderlo la mattina dei mor-
ti : serve anche su per le scale o altrove. - Lisca
(per simil., titolo eccles.), ramo della palma messo
alla croce dalla domenica delle Palme fino all'A-
scensione.
Olio santo, olio consacrato per l'amministrazione
di alcuni sacramenti. - Ostia, quel pane che si
consacra alla messa: lat., oblata; vivanda mistica.
Palma, la fronda benedetta che si distribuisce
la domenica delle Palme. - Palmizio, ramo di palma
benedetto. - Pane benedetto, quello che, nella Chiesa
Anglicana, si suole benedire la domenica, alla
messa parocchiale, per distribuirlo ai fedeli. - Pane
mistico, cibo, mensa degli angeli, l' eucaristia, -
Panellini benedetti, (luelli che vengono distributi
in certe feste. - Particola, ostia piccola consacrata
per comunicare i fedeli. ■ Vivanda mistica (poet.
lett.), l'ostia.
Sacramenti, in generale, cose sante, sacre. - San-
tissimo, l'ostia consacrata.
Strega, specie di stoppino ordinario che si fa
con due lucignoli coperti di poca cera e ritorti
insieme, a uso d'accendere le candele nelle chiese.
Generalmente, i sagrestani se la faano da sé immer-
gendo i lucignoli negli avanzaticci e ne' colaticci
della cera fatti struggere al fuoco in un vaso qual-
siasi.
Sacerdoti e altre persone
CHE COMPIONO qualche UFFICIO NELLA CHIESA E ANNESSI
Nella chiesa funziona principalmente il sacer-
dote (ministro di Dio, prelato, ecc.), designato con
vari nomi, secondo la religione a cui appartiene:
detto, genericamente, prete il cattolico; pastore
l'evangelico, il protestante; rabbino l'ebreo; bonzo
il buddista; bramino, il sacerdote di Brahma; pope,
il sacerdote della chiesa greca orientale; feghi, il
musulmano, ecc. Altre e diverse denominazioni
ha poi il prete secondo il grado che occupa
nella gerarchia ecclesiastica {arcidiacono, arciprete,
canonico, curato, parroco, vescovo, cardinale, ecc.) e
secondo le diverse funzioni che compie {assistente
cappellano, celebrante, cresimante, chierico, decano,
ecc.) : veggasi a prete. L'insieme dei preti costi -
pREMOLi — Vocabolario Nomenclatore
84
030
tuisce il clero. Per gli uffici, le cerimonie, le pra-
tiche di rito, da parte dei sacerdoti come di ogni
fedéle^ veggasi a culto.
Aprocrisiario, nome che davasi anticamente ai
deputati di una chiesa, o d'un monastero, e ai mi-
nistri del papa presso l'imperatore. - Cancelliere,
dignità ecclesiastica, così detta dai cancelli dentro
ai quali chi ne era investito dava udienza, per non
essere oppresso dalla calca del popolo. - Cantore,
dignitario ecclesiastico che, nelle chiese cattedrali, ha
la sopraintendenza al canto del coro. - Diaconessa,
donna investita di qualche dignità sacra e che,
specialmente sui primi tempi della Chiesa, attende-
va a certi ministeri.
Diacono, chi canta il vangelo; sacerdote che ha
ricevuto il secondo degli ordini sacri.
Ecclesiarca, antico titolo del prefetto della chiesa:
ora santese, mansionario, scabino. - Ecclesiastico,
uomo dedicato alla chiesa; contr. di secolare. - Man-
sionario, chi uffizia la chiesa, chi assiste alla chiesa
e l'ha in custodia. - Padre spirituale, il confes-
sore, - Predicatore, chi la ìa. predica. - Preposto,
di;,'nitario nelle chiese metropolitane, cattedrali e
collegiali - Quaresimalista, frate o prete che fa il
quaresimale: veggasi a. quaresima. - Turiferario,
accolito 0 altro ecclesiastico che nelle sacre fun-
zioni porta il turibolo.
Accattino, chi accatta sull'uscio di chiesa o al-
trove per qualche opera pia - Agapete, fanciulle che,
nei primi tempi del cristianesimo, servivano nelle
chiese, non legate però da alcun voto. - Assettino,
chi assetta la chiesa; per lo più, il garzone del
paratore.
Banderaio, chi fa paramenti da chiesa.
Campanaro, chi tira le corde del campanile
per suonare una campana o più campane. - Cap-
pella, insieme dei cantanti (cantori) e dei sonatori
addetti a una chiesa. - Caudatario, colui che so-
stiene l'estremità delle vesti prelatizie dalla coda.
- Ceroferario, chi porta le viti, cioè i ceri nelle
funzioni di chiesa. - Chierico, il sagrestano, o scac-
cino, che in chiesa veste da prete. - Corista, chi
utiicia nel coro ■ Crocifero, colui che porta la
croce; nome di una confraternita di chierici re-
golari.
Maestro di cappella, quello che dirige la musica
di chiesa. - Mazziere, chi, portando un lungo ba-
stone (mazza), regola le processioni. - Operaio di
chiese, di monasteri, ecc., chi sopraintende all'opera,
all'amministrazione di quelli.
Paracera, chi andava a riparar la cera nelle
processioni. - Paratore, chi addobba chiese; festa-
iitolo, se le addobba a festa. Festaiuoli, però, dicon-
si più specialmente coloro che contribuiscono, di
propria borsa, a rendere più solenne una festa della
parrocchia, e anche quelli che pensano a preparare
i mazzi, la fiorita, ecc. - Patrono, chi ha fondato
una chiesa o un benefizio. - Precentore, il primo e
talvolta \\ secondo cantore, o il maestro del coro :
dignità di alcune chiese collegiate.
Sagrestano, sagrista, chi è addetto alla sagrestia.
- Scaccino, servitore di chiesa che spazza, tiene in
ordine le panche, spolvera, ecc. - Servo di chiesa,
sagrestano, cherico. - Sottosagrestano, il secondo sa-
grestano d'una chiesa. - Spazzino, chi spazza le
chiese. - Turiferario, chi, anche non prete, nelle fun-
zioni ecclesiastiche porta il turibolo. - Zelatore e
zela trite, chi raccoglie offerte o rate per chiese,
santuari, opere religiose, ecc.
i4 sper^er«, benedire con acqua santa: aspersorio,
asperges, sperges, l'arnese all'uopo ; aspersione, l'atto
e l'elfetto. - Bandire, far un annunzio in chiesa. -
Consacrare, benedire una chiesa, aprirla al culto, -
Dedicare, intitolare la chiesa a un santo, alla ma-
donna, ecc. {dedicazione, consacrazione di un tempio,
e l'annua festa in memoria di tale consacrazione).
Esporre il sacramento, collocare la pisside sullo
sportello del tabernacolo; collocare il sacramento
in luogo visibile, dove stia alla venerazione dei
fedeli (Giro delle guarani' ore o esposizione del giro,
esposizione del sacramento a turno, nelle varie
chiese). - Interdire una chiesa, chiuderla al culto.
Parare, addobbare, generic, ornare di molti mo-
bili sontuosi e di drappi e pendoni. Parare è più
proprio delle chiese; addobbare delle case. - Pro-
cessionare, andare in processione. - Profanare la
casa del Signore, termine ecclesiastico, togliere a
un luogo il carattere religioso, riducendolo a uso co-
mune. - Riconsacrare, ripete consacrare. - Sconsa-
crare, contr. di consacrare. - Uffiziare, celebrare un
uffizio del culto.
Cose e termini vari
Agenda, come termine ecclesiastico, vale servizio
0 uffizio della chiesa. - Senefizio, prebenda ec-
clesiastica, con obbligo, per lo più, di recitare gli
uffici divini, di celebrar messe o altro; ufficio sa-
cro che abbia rendite, e anche le rendite stesse. -
Collatore, chi conferisce o ha il diritto di conferire
un benefizio ecclesiastico; compatrono, chi è patro-
no con un altro d'un benefizio ecclesiastico ; inve-
stire, investirsi, d'un benefizio, conferirlo, prenderne
possesso.
Capitolo, collegio dei canonici o comunità di ec-
clesiastici, che amministrano le basiliche e le chiese
cattedrali; anche il luogo o la sala dove si rac-
colgono a consiglio - Cappellania, benefizio eccle-
siastico, annesso ad un altare o ad una cappella;
benefizio semplice, con l'obbligo di dire un certo
numero di messe (cappellania corale, coadiutorale,
ab extra, curata, laicale, ecc.). - Computo ecclesia-
stico, il calendario che regola le feste mobili. - Con-
grua^ dote di una parrocchia che non si possa
mantener da sé.
Dono, l'offerta a una chiesa, per spirito religioso.
- Economato, l'amministrazione dei beni ecclesiastici.
- Economo generale, il sopraintendente all'ammini-
strazione dei beni ecclesiastici; sub-economo, l'am-
ministratore dei benefici vacanti. - Eleniosinaf
le oblazioni che si fanno in chiesa o agli ordini men-
dicanti.
Fabbriceria^ il corpo delle persone che am-
ministrano le rendite, i proventi di spettanza di una
gran chiesa o d'un convento, curano gli edifici,
regolano le spese del culto, ecc. (fabbriciere, mem-
bro d'una fabbriceria). - Oblazione, offerta, qualunque
dono volontario fatto alla chiesa, ad un'opera pia,
ecc. - Obituario, registro parrocchiale dei defunti.
- Onori della chiesa, le preminenze che si accor-
dano ai patroni, ai fondatori, ai donatori d'una
chiesa, ecc.
Opera, in Toscana, l'ente morale costituito sopra
tutto ciò che riguarda la fabbrica delle chiese o
dei monasteri, la conservazione, i miglioramenti
di essi, l'amministrazione delle rendite e i miglio-
ramenti da farsi. Lo stesso che « fabbriceria >. -
Patronato, diritto di chi eresse, dotò, fondò chiese
0 benefizi; anche, diritto di conferir benefizi.
Sacra, anniversario della consacrazione di una
531
chiesa. - Sposa di Cristo, denominazione che si
dà spesso alla Chiesa cattolica. - Titolare, il santo
a CUI è dedicata una chiesa. - Vedovaìiza di una
chiesa, quando priva del pastore.
Dittico, registri nelle chiese, col nome de'vescovi
e dei benefattori. - Polizzino della confessione o pa-
squale, bigliettino usato dalle chiese cattoliche pir
verificare chi ha soddisfatto al precetto pasquale.
- Orto di delizie, raccolta di cose spirituali.
Amministrare, governare, reggere una chiesa. -
Pagare le decime alla chiesa, precetto imposto nel
catiolicismo ai fedeli.
Chiesa. Comunione spirituale di tutti coloro
che professano una religione, specialmente il
cristianesimo: chiesa di Dio, santa madre chiesa;
sposa dell'altissimo, sposa di Cristo; la nave o
navicella di san Pietro (la Chiesa cattolica). - Gè-
nisalamme terrena e celeste, la chiesa militante e
trionfante. - Santa bottega, perifrasi sarcastica po-
polare per indicare la chiesa. • Ecclesiastico, di
chiesa, della chiesa.
Chiesa madre, titolo della Chiesa cattolica. - Chie-
sa invisibile, secondo la teologia protestante, l'in-
sieme di tutti i veri credenti. - Chiesa militante, i
fedeli; trion fante, i santi, i beati; purgante, le
anime del purgatorio. - Chiesa visibile, secondo la
teologia protestante, l' insieme di tutti i membri
delle singole comunità ecclesiastiche.
Libera Chiesa in libero Stato, parole del Cavour
morente, il quale nella libertà e con la libertà ve-
deva la soluzione della così detta questione romana.
Chiesa alta, Chiesa episcopale, la Chiesa anglicana.
Ambrosiana, la Chiesa milanese, fondata da san-
t'Ambrogio. - Armena, Chiesa ne! culto affine alla
greca: fu istituita sotto il regno di Tiridate I. -
Cattolica, la romana apostolica (veggesi a cattoli-
cisnio). - Copta, Chiesa derivata dall'antica Chiesa
monofisita del secolo V e avente a capo un patriarca
residente al Cairo, dal quale dipendono dodici ve-
scovi e Vakina di Abissinia. - Gallicana, la catto-
lica in Francia, sorta a rivendicare una certa au-
tonomia nazionale della Chiesa francese contro la
Corte pontificia. Sanzionato da Luigi XIV, il gal-
licanismo tu abolito nel 1870 dal Concilio Vaticano.
- Greca {orientale, ortodossa), la Chiesa cristiana
dell'Oriente, distinta in unita e scismatica: questa
senza la supremazia del papa, il dogma dello Spi-
rito Santo, ecc.; quella consenziente con la latina,
avendo adottato (1489) la formola alla quale ade-
rirono Greci e Latini. - Latina, la Chiesa cattolica
romana. - Maronita, Chiesa cosi detta dal nome di
Giovanni Marone, prete del secolo V, che la fondò:
ha seguaci nel Libano. - Ortodossa, la Chiesa cri-
stiana scismatica dell'Oriente. - Universale, la cat-
tolica.
Chiese riformate, quelle rappresentate dal calvi-
nismo, dal luteranismo, dal protestantismo (veggasi
a cristianesimo). - Confessione, ognuna delle di-
verse Chiese o sette cristiane e anche i diversi
credenti.
Donatisti, seguaci di Donato il Grande, vescovo
di Cartagine, il quale fondò una setta che reclamava
dalla Chiesa purezza di costumi. - Greco^melchita,
rito speciale della Chiesa greca unita, con a capo
un arcivescovo che risiede ad Aleppo. - Nestonana,
setta che faceva due persone diverse di Gesù Cri-
sto. - Non conformisti, nome generalmente dato,
ia Inghilterra, alle varie sette che non seguono la
■itessa dottrina, né osservano la stessa disciplina
della Chiesa anglicana, come sono i presbiteriani o
puritani, professanti lo stretto calvinismo, gli ana-
battisti, i quaccheri, ecc. - Nonintrusionisti, partito
dissidente della Chiesa scozzese.
Bituaiisti, in Inghilterra, coloro che prediligono
le cerimonie della Chiesa cattolica. - Romanismo:
gli inglesi chiamano cosi il culto della Chiesa ro-
mana. - Quartodecimani, coloro che seguivano la
tradizione di Giovanni e Filippo e degli antichi
capi della Chiesa orientale, i quali celebravano la
pasqua giudaica il 14 nisan.
Attributi, autorità', poteri, ecc.
Per il modo col quale è governata la Chiesa no-
stra (a capo della quale è il papa), per il suo
ordinamento gerarchico, il clero, il culto ecc., veg-
gasi a cattolicisino, culto, papato, prete; e per
vari altri termini, generali e particolari, veggasi
anche ad ecclesiastico. Ogni Chiesa pretende es-
sere rappresentante di Dio e da lui delegata a
diffondere e a tutelare la vera fede.
Autorità spirituale, quella della Chiesa sopra le
anime dei credenti. - Braccio ecclesiastico, la potestà
ecclesiastica. - Braccio secolare fu chiamata l'auto-
rità temporale, a cui ricorreva la spirituale per
fare eseguire le sentenze.
Canone, legge o disposizione ecclesiastica che
concerne la fede o la disciplina, - Carattere battesi-
male, sacerdotale, qualità incancellabile impressa da
alcuni sacramenti. - Cesareopapismo, la completa
subordinazione della Chiesa allo Stato. - Chiavi di
San Pietro, l'autorità ecclesiastica cattolica e l'in-
segna papale. - Cose di fede, i dogmi della Chiesa.
Disciplina ecclesiastica, quella parte delle leggi
della Chiesa che si riferisce ai riti e ad alcune pre-
scrizioni, le quali non riguardano propriamente il
dogma, né l'essenza della morale. - Dogma, punto,
massima, principio religioso che non si può discu-
tere, tenuto per verità incontrastabile e insegnato
come tale.
Ecumenicità, astr. d'ecumenico (generale), specialm.
dei concili della Chiesa. - Giurisdizione ecclesiastica,
in origine, il diritto che aveva la Chiesa di decidere
sulle liti fra ecclesiastici, poi anche in quelle fra
ecclesiastici e laici. - Gregge, il popolo, contrapp.
a pastore, che è l'autorità ecclesiastica. - Ispira-
zione, nella Chiesa, sarebbe l'immediata comunica-
zione di rivelazioni divine, specialmente bibliche,
per opera dello Spirito Santo.
Libertà ecclesiastica, per la Chiesa, il diritto di am-
ministrare, di reggersi con indipendenza. -Liturgia,
dottrina delle cerimonie ecclesiastiche. - Ordini, i
gradi dei ministri della Chiesa, alcuni detti minori
(ostiariato, lettorato, esorcitato, accolitato), altri mag-
giori (sacerdozio, diaconato, suddiaconato).
Patristica, la storia critica e la cognizione parti-
colare delle opere dei Padri della Chiesa. - Popolo
di elezione, il popolo d'Israele; e poi il cristiano. -
Potere spirituale, quello esercitato sui fedeli dalla
Chiesa, che (specialmente la cattolica) assolve, con-
danna, scomunica, invoca la grazia, concede l'in-
d'ulgenza, ecc. - Prammatica sanzione, legge del
Governo civile in materia ecclesiastica. - Precetti
della Chiesa, i comandamenti, le regole delle quali
essa impone l'osservanza. - Principato ecclesiastico,
il potere temporale esercitato dal papato.
Simbolo degli Apostoli, volgarmente credo: regola
del credere cattolico. - iemporalità, i frutti dei be-
nefici vacanti. - Terra, beni mondani. - Tradizione,
di cose che non sono nella Scrittura, ma ne' Santi
532
CHIESINO — CHIMICA
Padri. • Tradizione apostolica, complesso delle que-
stioni riferentisi alla fede e alle costituzioni eccle-
siastiche. - Verità rivelata, ciò che nella Chiesa é
ritenuto vero per virtù di rivelazione.
Camera apostolica, il tribunale ecclesiastico. -
Concilio, adunanza di ecclesiastici intenta a cose
di fede e di disciplina. - Concilio ecumenico, con-
cilio generale. - Concistoro, adunanza dei cardinali
convocati dal papa per parlare in materia di fede.
- Sinodo, concilio, specialmente d' ecclesiastici di
secondo ordine (adunanza sinodale, lettera sinodale,
delle chiese protestanti).
Cose e termini vari.
Accomandigia, protezione, protettorato della Chiesa
0 dei Comuni in, uso un tempo, a sicurezza dei
beni e delle persone. - Anatema, in origine, indi-
cava un dono che si appendeva in alto negli antichi
templi greci (armi, spoglie di nemici o di rei, ecc.).
Nel linguaggio biblico, indica una cosà esecrata, ma-
ledetta; e così la Chiesa romana se ne valse per
iscagliare le sue scomuniche, con la forraola: Ana-
thema esto o sit (sia maledetto). - Armi spirituali,
le scomuniche e simili. - Atti di fede, di speranza,
di carità, di contrizione, formole consacrate dalla
Chiesa, con le quali i sentimenti religiosi di fede,
di speranza, ecc., sono espressi. - Fulminazione
(termine canonico), condanna solenne, pubblica. -
Sacristizio, la sospensione, per interdetto, di tutte le
funzioni religiose. - Scomunica, pena ecclesia-
stica con la quale si priva qualcuno della comuni-
cazione che era in diritto di avere con una società
religiosa.
Canonista, chi sa o professa diritto canonico. -
Confessori, per la Chiesa, i santi non martiri che
predicarono la fede, e non possono essere registrati
quali apostoli, pontefici, martiri, dottori, vescovi.
- Dottori della Chiesa, quei santi padri la cui dot-
trina è dichiarata come testo nella chiesa. Dottori
della Chiesa greca: Atanasio, Basilio, il Nazianzieno,
il Grisostomo; della latina: Agostino, Girolamo,
Ambrogio, Gregorio. - Gonfalonieri della Chiesa,
difensori della causa pontificia nelle contese fra
la Chiesa romana e l'impero. - Padri (santi padri,
padri della Chiesa), nome dato ad alcuni dottori
della Chiesa che scrissero apologie di essa, com-
menti alla Bibbia, confutazioni di eresie.
Beato, chi è venerato dalla Chiesa cattolica, ben-
ché non ancora canonizzato santo. - Benedetto, agg.,
tutto quanto abbia ricevuto la benedizione della
Chiesa. -JRepro&o, riprovato da Dio, dannato. -«SaMfo,
che è consacrato, appartiene agli utfici divini (ma
degli arredi piuttosto sacro ; santo ha significato mo-
rale più completo); chi è ritenuto dalla Chiesa, per
le provate sue virtù, nel numero de' comprensori.
Asse ecclesiastico, complesso dei beni della Chiesa
incamerati dallo Stato dopo la soppressione delle
corporazioni religiose. - Exequatur, decreto gover-
nativo che dà effetto a un'elezione o collazione ec-
clesiastica, come a una disposizione di un governo
estero. - Manomorta, beni inalienabili delle isti-
tuzioni perpetue, specialmente di beneficenza, e dei
beni della Chiesa.
Ohleslno. Piccola chiesa.
Chiesta. Il chiedere, il doìnandare.
Chiesuola. Piccola e misera chiesa. - Parte,
setta, fazione.
Chlotiaerla, chietino. Veggasi a ipocrita.
Ghlfolle {chifel). Piccolo pane.
Ghigrlia. Parte della nave.
Chilifero. Veggasi a digestione.
Chili tlcare, chiliflcazione {chili ficató). Detto
a digestione.
Ohillasino {chiliastó). Veggasi a Cristo.
Chilo. Sugo della digestione. - Il chilo-
grammo.
ChUogrrammetro. Unità di lavoro meccanico,
equivalente a quello necessario per inalzare un chi-
logrammo all'altezza di un metro.
Chilogrammo (chilogramma). Il peso equi-
valente a mille grammi, ossia a cento decigrammi,
a dieci ettogrammi. Nell'uso, un chilo. • Quintale,
peso di cento chilogrammi.
Chilolitro. La misura di mille litri; veggasi
a litro.
Chilometro. La misura di mille metri: veg-
gasi a metro. • Chilometraggio, francesismo d'uso
per dire <t percorso chilometrico ».
Chimèra. Favoloso mostro. - Jdea, inven-
zione, fantasia inverosimile, fantasticheria»
Chimerico. Veggasi a fantasticheria,
Chlmerizzare {chimerizzalo). Crearsi chimere
nella fantasia, con la fantasia.
Chimica. Scienza che studia la costituzione e
le proprietà dei corpi e le intime alterazioni che
essi subiscono, per azione scambievole o di agenti,
fisici. Va distinta in chimica generale e speciale,
secondo che essa consideri le proprietà e le altera-
zioni intime dei corpi sotto un aspetto generale, o
scenda invece alla investigazione minuta di quelle
proprie alle singole sostanze. In questo secondo
caso, per la speciale importanza e il numero dei
composti del carbonio, questi vengono studiati
dalla cosidetta chimica organica, appunto perchè
quei composti si riscontrano in prevalenza nelle
sostanze organiche, o che tali furono.
La chimica inorganica studia tutti gli altri corpi; 1
nomi di chimica agraria, hromatoloyica, docimastica,
clinica, fisiologica, industriale, ecc., più che ad indi-
care speciali sezioni della chimica, tendono piuttosto
a designare le varie applicazioni di essa. Il nome
di chimica deriva forse dall'antico nome di Chemt
(Egitto), dove sono da rintracciarsi per lo meno i
principi di questa scienza. Succedette aWalcJiimia,
ma la chvnica moderna, come scienza, è dovuta al
Lavoisier. Le modificazioni permanenti e profonde
che avvengono nei corpi, posti a contatto gli uni
con gli altri, diedero luogo a moltissime teorie, che
vanno da quella del flogisto all'altra detta binaria, da
quella atomica alla elettrochimica, da quella di
sostituzione a quella dei tipi e dei simboli. Della
chimica ora si fanno varie distinzioni. Fra le altre
molte applicazioni della chimica annoveransi: as-
saggi concernenti la grande industria chimica (solfo,
gas dei forni a piriti, analisi dei yari corpi, ricerca
delle impurità, dosamenti, ecc.); composizione ed
analisi dei vetri; assaggi concernenti l'arte cera-
mica, malte e cementi, materiali combustibili e
illuminanti, materie grasse (sego, cera, stearina), olì,
grassi, ecc.; assaggio degli olì minerali lubrificanti,
delle resine, delle vernici, dei saponi, delle fibre tessili
e della carta, dei terreni, degli ingrassi, dei prodotti
agrari, alimentari e delle bevande ; esame, determi-
nazione e composizione delle materie coloranti;
ricerca e dosamento di amido, zucchero, tannino;
composizione, assaggio ed analisi dei corpi esplosivi;
analisi delle urine, ecc.
Chimica pura, quella che tratta della differenza
sostanziale della materia, dei rapporti in cui sono
DHIMICA
533
gli elementi tra di loro e delle loro unioni, delle
leggi che governano le loro combinazioni. - Chi-
mica analitica, quella che tratta dei metodi per in-
da;jare le parti di cui si compongono i corpi. -
Chimica applicata, quella che si occupa del modo
di mettere a profitto fatti chimici, per I arte medica,
l'agricoltura e la tecnica {biochimica, fitorhiinica,
zoochimica, chimica agrana e fisiologica). - Chimica
agraria, quella applicata all'agricoltura. - Chimica
bromatologica, quella che si occupa degli alimenti,
studiandone la composizione chimica, il valore nu-
tritivo, ecc., e le ailulterazioni. - Chimica cosmica,
quella che investiga i composti chimici al di là
(Iella terra e che si può elfetluare solo con Vana-
lisi spettrale. - Chimica docimastica, chimica anali-
tica che insegna a determinare la natura e le pro-
porzioni dei metalli utili, contenuti nei miscugli
naturali e artiticiali. - Chimica farmaceutica, la
scienza dei medicamenti o farmaci nella loro ori-
gine, nella loro composizione, nella loro prepara-
zione, nelle proprietà e negli scopi farmaceutici. -
Chimica fisiologica, studio dei corpi organizzati o dei
corpi a struttura fibrosa e cellulare e dotati di or-
gani e di vita passata o presente. - Chimica legale,
quella che si occupa di ricerche chimiche analitiche
a scopo giuridico. - Chimica iriorganica, lo studio
dei metalli o dei metalloidi nelle loro modificazioni
permanenti e profonde, distruggendoli e ricompo-
nendoli. - Chimica organica, quel ramo della cni-
mica generale che studia gli organismi vegetali e
animali nella loro intima essenza o nei loro compor-
tamenti. E' la chimica del carbonio. - Chimica teo-
retica, quella che tratta dei fenomeni di affinità e
delle leggi per le quali gli elementi si uniscono
insieme; studia i rapporti che corrono fra le qua-
lità chimiche e le fisiche e indaga quale sia la ra-
zionale costituzione delle unioni.
Alochimica, parte tecnica della chimica riguar-
dante il sale di cucina. - Biochimica, lo studio dei
principi immediati degli organismi. Si divide in
fikchimica, pei vegetali, e in zoochimica, per gli
animali. - Chimiatria, dottrina medica, fondata da
Paracelso, secondo la quale tutti i fenomeni della
salute e della malattia debbono essere spiegati coi
principi della cliimica. - Elettrochimica, studio
della trasformazione dell'energia chimica in energia
elettrica. - Fitochimica, chimica vegetale: a Pries-
tley e a Ingenhouff spetta, al principio del secolo de-
cimonono, la dimostrazione dell'assorbimento dell'om-
dride carbonica dell'aria nelle piante, per azione
della luce solare. - Fotochimica, studio dei processi
chimici che intervengono per azione della luce. -
latrochimica, quella che si riferisce all'arte medica.
Microchimica {analisi microchimica o microanalisi) :
si dà questo nome (usato per la prima volta da Do-
bereiner, nel 1821) a quei procedimenti analitici
che servono a svelare piccolissime quantità di una
sostanza, usando il microscopio. Molte reazioni
microchimiche si utilizzano per le ricerche di zoo-
chimica (l'esame dei sedimenti, dei calcoli urinavi,
degli sputi, delle macchie di sangue, di sperma, ecc.).
Importante la microchimica anche per lo studio
della struttura dei metalli, delle leghe, delle meteo-
riti, ecc. - Termochimica, parte della termologia
che si occupa dello studio delle quantità di calore
che si svolgono nei fenomeni chimici. - Zoochimica,
la conoscenza delle differenti sostanze che si
trovano nell'organismo, l'insieme della loro costitu-
zione, delle loro proprietà, delle loro trasforma-
zioni, ecc
Corpi e materia.
Tutti quanti gli oggetti materiali che ci circon-
dano e che fanno, in qualche modo, impressione
sui nostri sensi portano il nome generico di corpi.
E la parte sostanziale che costituisce questi corpi
dicesi materia. La massa, ad esempio, del globo
non è che materia. 1 corpi presentano fra loro
rilevanti dilferenze, e da ciò la varietà dei corpi,
i quali, a loro volta, danno luogo a svariati feno-
meni, divisi in due differenti ordini, e cioè: feno-
meni fisici e fenomeni chimici. Tre gli stati dei corpi:
il solido, il liquido, Vaerifornie. I corpi pos-
sono passare dallo stato solido allo stato liquido e
viceversa; cosi pure dallo stato liquido allo stato
gasoso e viceversa. Questi tre stati fisici della ma-
teria sono dati dai diversi gradi di coesione e di
distanza delle molecole, costituite da atomi uguali
0 differenti, a seconda che i corpi sono semplici o
composti. 1 corpi sono divisibili e compressibili,
tanto allo stato solido come allo stato liquido e
gasoso. - Corpo semplice, o elementare, dicesi una
sostanza che, sottoposta all'inlluenza degli agenti
naturali od aggredita dai reattivi più poderosi dei
nostri laboratori, non si decompone in prodotti piti
semplici 0 secondari. - Composto, il corpo che ha
composizione determinata, costante, e le cui parti
sono tutte identiche fra loro. - Eterogeneo, di corpi
dilTerenti per natura chimica o altre qualità fisiche
e chimiche.
Corpi azotati, quelli costituenti la parte attiva
degli alimenti plastici e dei concimi. - Corpi ga-
sosi, quelli nei quali la coesione è stata sostituita
dalla forza di espansione. - Corpi liquidi, quelli nei
quali la coesione è debole e le diverse molecole •
sono mobilissime e scorrono le une sulle altre. -
Corpi organici, quelli derivati dal carbonio : con la
combustione, danno acqua e acido carbonico. -
Corpi organizzati, quelli che derivano dal carbonio,
ma che, a dillerenza dei corpi organici, non si pos-
sono produrre che sotto l'influenza dell'energia vi-
tale. - Corpi pedici sono un gruppo di sostanze
non azotate, derivanti da un principio comune;
hanno la proprietà di formare con l'acqua una ge-
latina. - Corpi polimeri, quelli aventi la stessa
composizione centesimale, pur avendo pesi mole-
colari diversi. - Corpi solidi, quelli nei quali la
coesione è forte. - Pirofori, corpi che assorbono
l'ossigeno dell'aria con tanta avidità da arroven-
tarsi spontaneamente pel calore sviluppato in co-
desta ossidazione.
Atomo, particella di materia considerata come
indivisibile. - Base, il corpo semplice o composto,
ossido e idrossido metallico, che, combinato con
un acido, dà luogo ad un sale.
Elementi, quei corpi i quali, sottoposti a tutti i
mezzi di decomposizione di cui dispone il chimico,
si dimostrano formati da una sola qualità di ma-
teria, 0, meglio, non si possono scindere in corpi di
natura diversa.
Materia, tutto ciò che ha peso e che non può
essere creato, né distrutto, ma solamente modificato:
la parte sostanziale che costituisce i corpi. - Mole-
cola, la più piccola quantità di corpo semplice e
composto che esista allo stato libero. - Molecole co-
stituenti, le particelle minime che, unite, formano
i corpi composti.
Principio, elemento. - Principi immediati, i pro-
dotti che si formano negli organi degli esseri ve-
getali ed animali, nei quali rinvengonsi alio stato
534
di mescolanza : oggi si possono chiamare principi
immediati anche i composti analoghi che il chimico
sa produrre artitìciahiìente.
Fenomeni chimici, quelli che modificano l'intima
costituzione di un corpo, fenomeni fisici, quelli
che si hanno in un corpo, senza che si modifichi la
sua costituzione. - Mescolanza, l'unione meccanica
di più corpi differenti e indipendenti gli uni dagli
altri. - Miscele calorifere, unioni di corpi solidi e
liquidi che, messi a contatto fra loro, in determinate
proporzioni, producono una elevazione di tempera-
tura: cosi la calce viva con l'acqua. - Miscele fri-
gorifere, mescolanze di acidi, sali o altro, atte a
produrre dei notevoli abbassamenti di temperatura
negli oggetti posti a contatto. - Miscele tonanti, mi-
scugli di gas ossigeno e idrogeno o simili, che, al
contatto di corpi accesi, scoppiano con violenza.
Stato nascente, lo stato nel quale si trovano i
corpi al momento in cui hanno abbandonato una
combinazione.
Chimismo, complesso di tutti i fenomeni naturali
che hanno la loro spiegazione nei cambiamenti di
composizione, secondo le leggi della chimica.
Terminologia chimica.
Adesione, proprietà che hanno certi corpi di at-
taccarsi ad altri. - Affinità chimica, la causa che
determina, produce e regola gli atti o i fenomeni
chimici ; o, meglio, la risultante delle forze in yirtù
delle quali i corpi reagiscono e si scambiano fra
loro. - Arborizzazione, nome che, per similitudine,
si dà, in chimica, alle cristallizzazioni che assu-
mono forme somiglianti alle ramificazioni di un al-
bero. - Attrazione elettrica, la forza determinante
la scomposizione di un composto binario, me-
diante un corpo semplice o altro composto bi-
nario. - Azione chimica, la trasformazione e il cam-
biamento della composizione e della proprietà dei
corpi. Viene attuata principalmente: con la combi-
nazione diretta, con V indiretta e con l'addizionale;
con la decomposizione operata da agenti fisici e chi-
mici e dai termenti; con la semplice sostituzione,
0 surrogamento di un corpo ad un altro ; con
la sostituzione doppia o doppia decomposizione ;
con la semplice sottrazione; con Vallotropia; con
l'isomeria; con la dissociazione.
Basicità, la proprietà che hanno gli acidi di po-
tersi saturare con uno o più equivalenti di base.
- Basificazione, termine indicante il passaggio di
un corpo allo stato basico. - Calore, forza viva
che risulta dai movimenti insensibili delle molecole
dei corpi. - Calore molecolare dei corpi composti, il
prodotto del calore specifico di un composto per il
suo peso molecolare. - Caloria, la quantità di calore
necessario per elevare di un grado di temperatura
un chilogramma di acqua, - Coesione, proprietà della
materia, in virtù della quale le molecole dei corpi
si tengono fra loro unite.
Combinazione, l'intima unione di due corpi i quali
reciprocamente perdono le loro speciali qualità, per
acquistarne di nuove. - Binaria, la combinazione
che risulta di due soli corpi indecomposti. - Com-
binazione diretta, l'unione chimica di due o più
corpi fra loro , con produzione di un corpo
unico più complesso. - Combinazioni esotermiche,
quelle prodotte dalla sola energia dei loro elementi,
senza il concorso di un lavoro estraneo e con
isviluppo di calore. - Combinazioni endotermiche,
quelle che richiedono sempre, per prodursi, qualche
energia estranea a quella dei corpi o componenti
messi in presenza.
Composizione centesimale dei composti, la quantità
di ciascun elemento contenuto in 100 parti in peso
del composto stesso. - Contatto, il fatto chimico pel
quale un corpo determina una combinazione o de-
composizione per il solo fatto di sua presenza non
prendendo parte alla reazione. - Cristallizzazione, pro-
prietà di certi corpi di assumere delle forme rego-
lari e geometriche che si chiamano cristalli, quando
passano dallo stato liquido o gasoso allo stato solido.
Densità, il rapporto che esiste tra il peso di un
certo volume di un corpo e il peso di un eguale
volume di acqua distillata a 4°, - Densità o peso spe-
fico dei liquidi, una delle costanti che concorrono
a caratterizzarli e a identificarli, nonché a stabi-
lirne la purezza. Per stabilirla tre sono i prin-
cipali metodi: della pesata o della boccetta; degli
areometri, della bilancia di Mohr. Uno strumento,
col quale, con la più grande facilità, si può deter-
minare la densità di tutti i liquidi, con una ap-
prossimazione di un decimillesimo, è la bilancia di
Mohr-Westphel. - Dissociazione, proprietà di molte
molecole composte di rigenerare gli elementi che le
costituivano mediante temperatura elevatissima. -
Disossidazione, processo chimico che toglie l'ossi-
geno a una sostanza ossidata. - Dualismo, compo-
sizione di due a due degli equivalenti dei corpi
semplici, donde risulta un nuovo corpo.
Effervescenza, ardore, bollore, agitazione.
E/'florescenza, rifioritura di materie saline sui
muri, 0 altrove. - Effusione, di gas o altre sostanze
che si espandono. - Energia: rappresenta la quan-
tità di calorico sensibile o latente posseduta da un
corpo. - Energia chimica, quel particolar modo di
movimento che risiede nelle minime parti dei corpi
e che, nell'atto della loro combinazione, si tra-
storma nelle altre specie di movimento, o di energie
fìsiche (calore, elettricità, luce). - Forza, tutto ciò
che è capace di modificare lo stato di riposo o di
movimento di un corpo, forza chimica, quella per
cui le molecole formano i corpi. Forza di coesione,
che unisce le molecole, di affinità, di combinazione,
per cui le molecole di natura diversa si combinano;
morta, che è ammorzata da un ostacolo. Forza
viva, la metà del prodotto della massa di un corpo
pel quadrato della sua velocità. - Fusione acquea, o
acquosa, la liquefazione di certi corpi contenenti
acqua tra le loro particelle. I sali, in genere, allo
stato cristallino, per l' azione del calore, danno la fu-
sione acquea. Fusione ignea, quella per forza di
calore senz'intermezzo di liquido.
Influenza di massa, azione per la quale due corpi
si scacciano da una combinazione mutuamente. -
Isomeria, o isomerismo, la proprietà di cui sono for-
niti quei corpi composti che sono identici fra loro
per natura e preparazione degli elementi, ma non
pertanto differiscono, specialmente nelle loro pro-
prietà fisiche e chimiche e talora fisiologiche, -
Miscibilitd, proprietà delle sostanze liquide di
unirsi ad altre sostanze, pure liquide. - Ni-
trificazione , operazione con la quale la terra e
le pietre porose, inzuppate di materie a«imali, s'ap-
propriano spontaneamente, o col tempo, i nitrati di
calce, di magnesia e di potassa, e diventano nitrose.
Occlusione, l'assorbimento dei gas latto dai metalli.
Ossidazione, l'atto della combinazione, per via diretta
0 indiretta, dell'ossigeno con un corpo, risultandone
un ossido 0 un composto più ricco di ossigeno. -
Ossigenazione, qualunque dissoluzione o combina*
(-.HlMiCA
635
zione dell'ossigeno con un altro corpo, vi sia o no
produzione diretta di nuovi corpi.
Peso molecolare d' un corpo dicesi la somma dei
pesi degli atomi che ne costituiscono la molecola.
- Peso specifico, la densità. - Porosità, proprietà della
materia per la quale le sue molecole non sono in
assoluto contatto, ma separate da intervalli detti
pori. - Propnetà chimiche, le azioni che producono,
per combinazione o decomposizione, corpi nuovi,
diversi dalla composizione elementare dei costituenti,
e ciò a seconda del calore, della elettricità, della
luce, della pressione, dello stato nascente, AqW allo-
tropia, che sono gli stati ditlerenti che presentano
i corpi semplici, o de\ì' isomer'ia o stati dillerenti dei
corpi composti. - Proprietà fìsiche, quelle proprietà
che maggiormente servono a far caratterizzare i
corpi: cosi lo stato, se solido, liquido o gasoso; il
colore, l'odore, il sapore, lo splendore, la traspa-
renza ossia la proprietà che hanno i corpi di la-
sciarsi attraversare dalla luce; la malleabilità, quella
di lasciarsi ridurre in lamina, la duttilità, quella
di lasciarsi ridurre in fili; la tenacità, cioè la resi-
stenza; la durezza, la conducibilità del calore e
dell'elettricità, la densità o peso specifico, la dilata-
bilità, proprietà di aumentare o diminuire, di vo-
lume, la cristallizzazióne.
Punto critico, la temperatura in cui un liquido e
il suo vapore saturato hanno la medesima densità.
- Punto di saturazione, quel limite oltre il quale un
liquido ricusa di sciogliere una dose ulteriore del
corpo che tiene in soluzione. - Piitt'efazione,
decomposizione profonda ; accompagnata da uno svi-
luppo di prodotti volatili, che subiscono le sostanze
animali e vegetali sotto l'influenza di microbi pato-
geni.
Quantivalenza, i differenti poteri di combinazione
delie varie molecole; la capacità di saturazione fi-
nale dei riidicali semplici o composti.
Reazione, fenomeno che avviene quando due so-
stanze chimiche si uniscono per dare luogo a un
composto, oppure quando due corpi composti, o un
individuo chimico e un corpo composto agiscono tra
loro. - Saponificazione, lo sdoppiamento dei grassi, cioè
la trasformazione di queste sostanze in glicerina e
in acidi grassi, allo scopo di avere liberi questi ultimi,
o di averli combinati con le basi salificabili minerali,
sotto forma di saponi. - Saturazione, il punto in cui,
mantenendo immutata la temperatura, un liquido
non discioglie più alcuna quantità di un altro corpo
che da esso sia solubile. Anche, là capacità di combi-
nazione di un acido rispetto alle basi; e la valenza
chimica dei radicali. - Sedimento, residuo che si
ottiene dalla precipitazione di un dato corpo per
mezzo di una reazione chimica.
Solubilità, proprietà per cui certi corpi, solidi, li-
quidi 0 gasosi possono perdere le loro proprietà
chimiche, liquefarsi nell'acqua o in altro veicolo
0 dissolvente e incorporarvisi. - Soprassaturazione,
il fenomeno che presenta eccezionalmente un sol-
vente capace di tener disciolto un corpo in una quantità
superiore a quella che sarebbe consentita dalla tem-
peratura in cui si trova. - Sostituzione semplice, o
semplice scambio, o spostamento, il fatto chimico nel
quale un elemento entra a far parte d'un composto,
surrogando in esso un altro elemento di affinità più
debole.
Valenza, proprietà fondamentale degli atomi, con-
sistente nell'attitudine loro ad unirsi con un atomo
di idrogeno. Un corpo è monovalente, bivalente, ecc.,
a seconda che nelle combinazioni può sostituire o
unirsi a uno, due, ecc. atomi di idrogeno. - Vapo-
rizzazione, conversione di un solido o ai un liquide
in vapore o in gas, con o senza applicazione del
calore.
Continua la terminologia chimica.
Analisi, scomposizione d'un tutto nelle su '
parti, nei suoi elementi, per studiarli partitamente
- Anasterhiosi, disunione, separazione; decomposi-
zione chimica di un corpo nei suoi elementi. - Ato-
mistica ^forj'a, quella che tratta delle proporzioni degli
atomi nei corpi semplici e in quelli formati dalk'
loro aggregazioni.
Baseolni/ia, trattato intorno alle basi; filosofia,
dottrina fondamentale. - Ebulliometria, quel sistema
col quale si stabilisce la quantità di alcool etilico
esistente in un liquido acquoso, notando il grado
di temperatura a cui bolle. - Elettrolisi, la decom-
posizione di un corpo operata con la corrente elet-
trica. - Equazioni chimiche, quelle che indicano i
corpi che insieme agiscono, mettendo in evidenza
quali e quanti sono i prodotti dell'azione chimica;
fanno conoscere quali cambiamenti avvengono nei
corpi agenti, dimostrando anche quali sono le
quantità dei corpi che si devono adoperare per a-
vere un determinato risultamento.
tatti, ipotesi, teorie, segni di progresso della chi-
mica, che è scienza speculativa, e sperimentale. Tali
la teoria del flogisto di Ithahl, i fatti sperimen-
tali del Lavoisier, la dottrina elettro-chimica di Davy,
le ipotesi degli atomi di Dalton, la teoria dei tipi
del Serhardt, le ipotesi del Kekulè, del Koerner, ecc.
Fornitila razionale, quella che esprime realmente
i componenti di un dato composto. - Foì^mule
chimiche, l'unione delle espressioni simboliche de-
gli elementi, o atomi, che formano un corpo com-
posto. - Formule brute, quelle che hanno per iscopo
di rappresentare la composizione qualificativa e
quantitativa dei corpi, indipendentemente da qual-
siasi ipotesi e senza riguardo alcuno alla disposi-
zione e all'aggruppamento degli atomi nelle molecole.
Formule razionali, quelle nelle quali i simboli
vengono disposti o architettati per modo, da faci
litare la interpretazione di un certo numero di
metamorfosi e la cognizione della chimica costitu-
zione dei corpi da esse rappresentati. - Formule di
struttura o di costituzione, quelle che hanno per
iscopo di dimostrare il modo col quale gli atomi,
che compongono le molecole, sono collegati fra
loro per iscambio di valenze.
Lavoro, lavoro di una forza, il prodotto della forza
per il cammino per corso. - Legge dell'isomorfismo:
i corpi composti d'un egual numero di atomi, di-
sposti nella medesima maniera, cristallizzano sotto
forme identiche, o pressoché identiche. - Leggi
che governano l' affinità chimica, dette anche le
basi incrollabili della chimica : la legge della con-
servazione della materia, detta legge dei pesi e di
Lavoisier ; quella delle proporzioni definite (di
Proust) ; la legge di Wenzel e di Richter, o legge
dei numeri proporzionali; la legge delle proporzioni
multiple, 0 legge di Dalton, e quella di Gay-Lussac,
0 delle combinazioni in volume dei corpi gassosi.
Ossimetria, processo per dosare i volumi, mercè
la saturazione delle basi cogli acidi. - Processo, ter-
mine chimico, serie d' operazioni necessarie per
ottenere un prodotto.
Saggi, assaggi, in chimica, tutte le operazioni che
hanno per oggetto di riconoscere se in certe ma-
53t)
CHIMICA
terie, naturali o artificiali, si contenga un dato
corpo; ovvero, se una data sostanza si trovi nelle
condizioni di purezza, di forza ecc., che si richie-
dono perché possa utilmente servire agli usi cui
viene destinata. - Trattamento, operazione chimica
in genere per conseguire un dato effetto. • Via
umida, processo chimico col quale, per la soluzione
e separazione od analisi delle materie, si adoperano
liquidi alla temperatura ordinaria ed a quella di
ebollizione degli stessi liquidi, mentre per via secca
si adoperano generalmente sostanze solide, che ven-
gono portale ad alte temperature.
Angora la terminologia
Agenti chimici, quelle sostanze che si adoperano
per le operazioni chimiche. - Allo stato nascente
dicesi un corpo nel momento in cui si distacca
da una delle sue combinazioni. - Amalgama, unione
0 lega del mercurio con un metallo.
Neutro, dicesi un corpo che non sia né acido, né
basico. - Anidridi, generalmente, le combinazioni
di un metalloide coll'ossigeno. - Argento vivo, il
mercurio. - Artificiali, d'alcuni prodotti ottenuti
per arte e simili ai naturali. - Astersivo, dicesi di
quei liquidi che hanno facoltà corrosiva e che si
usano per pulire le superficie dei corpi ossidati.
Atmosfera, in chimica, quel qualsiasi fluido
elastico, gas o vapore, che involge un determinato
corpo, esercitando su di esso una pressione; così si
dirà che un corpo si trova in un'atmosfera d'azoto,
ecc. - Aurifero, nome che si dà a tutti quei com-
posti che contengono oro in combinazione o in
mescolanza ìntima.
Basico: dicesi di un corpo qualunque che pre-
senti i caratteri di una base. - Bialomico, un corpo
che, avendo la medesima composizione di un altro,
contiene un numero doppio di atomi. - Biossido, in
generale, é la combinazione di un elemento con due
atomi di ossigeno. - Bisolfato, nome generico di
quei solfati che contengono il doppio di acido sol-
forico di quello che sarebbe necessario alla satu-
razione della base. - Bivalente: dicesi dei corpi
semplici i cui singoli atomi corrispondono a due
atomi di idrogeno e quindi, per combinarsi, richie-
dono la suturazione a mezzo di due atomi monovor
lenti.
Caput mortuum, termine per indicare ogni re-
siduo solido non volatile.
Caustico, sostanza che altera i tessuti animali.
Caustici polenziali, quelli che hanno virtù di con-
sumare i tessuti. - Concreto, termine chimico ap-
plicato alla parola sostanza, per indicare le ma-
terie solide, specialmente quelle che, sciolte in un
liquido, separandosene, ripigliano la solidità.
Detritus, residui d'una sostanza o di un corpo
distrutto e ridotto in frammenti per processo di
disorganizzazione o di necrobiosi, o per effetto di
reazioni chimiche.
Dissolvente, il corpo che discioglie o assimila uno
0 più altri corpi: l'acqua è il dissolvente tipico.
Escretore, o escrelorio, dicesi di certi vasi o reci-
pienti coi quali si estrae o si separa una materia
da un'altra. - Etere imponderabile: è considerata
come tale, oggidì, la sostanza esistente fra gli inter-
spazi degli atomi e delle molecole dèi corpi, a
spiegazione della trasmissione delle varie forme di
energia (luminosa, elettrica, ecc.). Fra Yetere im-
ponderabile e il corpo più leggero (idrogeno) ora-
mai si ammette che esista un altro stato di materia
ponderabile.
Fiore : dicesi delle sostanze polverizzate, e spe-
cialmente dei sublimati. - Fondenti, sostanze che
si mescolano ai minerali o ai prodotti metallurgici,
dai quali si vuol separare il metallo per fusione. Si
distinguono in fondenti per la torrefazione e in
fondenti per la fusione. - Insolubile, che non si può
sciogliere nell'acqua od in altri solventi liquidi. •
Isomeri, i composti di natura diversa, quantun-
que siano combinazioni degli stessi elementi nelle
stesse proporzioni. - Lega, sostanza risultante dall'u-
nione di due 0 più metalli, ottenuta per fusione.
Monoatomico, costituito di un solo atomo; di corpi
che si combinano con un solo equivalente. - Mo-
nobasico, che equivale ad una base monovalente. -
Neutrale, d'un corpo che non ha i caratteri degli
acidi, né degli alcali.
Oleastro, nome generico dato ai sali risultanti
dalla combinazione dell'acido oleico con le basi sali-
ficabili. - Oleici, d'acidi di corpi grassi, - Omologo,
di corpi che compiono analoghe funzioni, e tras-
formazioni.
Pirocarbonato, termine usato sopratutto in foto-
grafia e precisamente quando si adopera il carbo-
nato di sodio e l'acido pirogallico. - Poliatomico,
con radicali a più atomi o equivalenti d'un corpo. -
Precipitato, deposito ottenuto, quando per l'azione
di un corpo sopra una soluzione, se ne separa una
sostanza solida, che occupa il fondo del vaso.
Badicale: dicesi ogni atomo, oppure ogni gruppo
di atomi, capace di trasportarsi da una in altra
combinazione, senza perdere la propria individua-
lità. Un radicale è semplice se formato da un solo
atomo ; è composto se costituito di un gruppo di
atomi I radicali composti hanno, in generale, la
desinenza in ile, come solforile, idrossile, fosforile,
ecc. - Reagenti o reattivi, i corpi che si usano nel-
l'analisi chimica per caratterizzare altri corpi: veg-
gasi a reagente. - Refrattario, di corpo che resiste
all'azione chimica. - Riduttori, i corpi che diminui-
scono in un composto la proporzione dell'ossigeno.
- Ródenti, le sostanze chimiche usate, specialmente
nelle tintorie, per distruggere i mordenti e prepa-
rare altre tinte.
Solvente, o veicolo, il liquido nel quale una so-
stanza si scioglie. Vari possono essere i solventi:
Vacqua che è il solvente più comune e generale;
Yalcool, Yetere, il solfuro di carbonio, il cloro-
formio, il benzolo, Yetere acetico, Yalcool amilico,
Yetere di petrolio, la glicerina, le essenze, gli olii
grassi, Yacido acetico, Yacetone, ecc. - Spirito, la
parte più sottile e ignea di tutti gli enti, il liquore
più igneo che si trae dalle cose per distillazione o
in altra guisa. - Soluzioni titolate, quelle che conten-
gono una quantità nota di sostanze reattive. A
seconda della quantità di sostanza reattiva che
contengono, si dividono in empiriche e normali.
(/Httono, opposto alla teoria dualistica. - Fo/a<t7e :
dicesi dei corpi che si possono ridurre in gas o
in vapore.
Attaccare : dicesi dell'azione corrosiva che eser-
citano certi corpi sopra altri. - Bruciare, l'azione
di alcune sostanze sopra altre. - Combinarsi, l'in-
tima unione di due o più corpi eterogenei. -
Costituire t corpi, concorrere a formarli per mezzo
delle molecole affini. - Crepitare, scoppiettare, lo
scoppiettare che fanno i sali esposti al fuoco. •
Cristallizzare, d'ogni corpo che, passando allo stata
o37
solido, piglia forme di cristalli. - Ossidare, passare
allo stato di ossido, - Saturare, saturarsi, di-
ventar saturo.
Notazione chimica, abbreviature per rappresentare
i corpi composti. - Simboli chimici : sono 72, quanti
i corpi indecomposti sufficientemente studiati e ben
conosciuti. I simboli son tratti, per lo più, dai latino
e composti, per la massima parte dei corpi, di due
lettere, di cui l'una, maiuscola, è l'iniziale del no-
me medesimo dell'elemento, mentre la seconda,
minuscola, é destinata ad evitare le anfibologie e a
distinguere i corpi rappresentati con delle parole
che cominciano con le medesime lettere. P. e: al-
luminio (Alluminium) Al; sodio (Natrum) Na; zinco
(Zincum) Zìi.
Bi, in chimica, abbreviazione usata per indicare
il corpo semplice bismuto. - Ica, desinenza, in chi-
mica, che indica il maggior grado di ossidazione di
un acido ossigenato. - Ipo, prefisso che significa
sotto, usato dai chimici a indicare che un àcido cor-
risponde a un grado inferiore d'ossidazione del pre-
cedente: acido iposolforoso, che ha meno ossigeno del
solforoso. - Oso, desinenza che in chimica indica i
gradi inferiori d'ossidazione degli acidi ossigenati.
Ossi, prefisso che si pone innanzi al nome par-
ticolare di ciascun acido e di ogni sale che da
questo risulta. - Para, parola che si premette a
molti composti della serie aromatica per indicare
il posto dei relativi gruppi. - Per, accrescitivo la-
tino, col quale cominciano molti nomi di chimica,
come perossido, persolfuro, ecc., e indica combina-
zioni contenenti la proporzione più elevata di os-
sigeno, di solfo, ecc. - Proto, particella che si pre-
mette alla denominazione del primo composto de-
finito di due elementi : protossido, protocloniro, ecc.
Nomenclatura chimica.
In generale, la nomenclatura chimica è l'insieme
delle parole che servono a designare le sostanze chi-
miche, semplici 0 composte. Si hanno corpi elemen-
tari e corpi composti, e ciascuno di questi ultimi
porta un nome generico e un nome specifico. Si
hanno metalli e metalloidi; leghe e amalgame; ani-
dridi o acidi anidri (prodotto della combinazione
di un metalloide, ossia di un corpo elettro-negativo
con l'ossigeno); ossidi metallici, od ossidi basici, le
combinazioni dei metalli, ossia dei corpi elettro-
positivi, con l'ossigeno, detti anche semplicemente
basi. Ossiacidi, o idratiacidi, o idrossidi acidi : sono
il prodotto dell'azione chimica che avviene fra
un'anidride e l'acqua ; idracidi e acidi in generale:
acidi sono le combinazioni contenenti idrogeno,
che può essere in parte o in totalità sostituito da
dei metalli ; idracidi diconsi tutti gli acidi che
sono privi di ossigeno, a differenza di quelli che
ne contengono e che chiamansi, come sopra fu
detto, ossiacidi. La regola di nomenclatura per gli
idracidi è quella di far seguire al nome dell'ele-
mento elettro-negativo la particella o desinenza
idrico (acido cloridrico, solfidrico, bromidrico, io-
didrico, ecc.). Un acido è monobasico, bibasico, tri-
basico, secondo che contiene uno, oppure due otre ato-
mi d'idrogeno, facilmente sostituibili con dei me-
talli. - Il nome di residuo alogenico (che vuol dire
generatore di sali) si dà all'atomo, o al gruppo di
atomi che sono combinati all' idrogeno basico di
un acido degli alogeni: è cioè la molecola di un
acido, meno l'idrogeno basico. Gli idrossidi, o idrati
basici^ risultano dall'azione chimica che ha luogo
fra un ossido metallico e l'acqua. Prendono an-
ch'essi il nome di basi. In luogo d'idrati, oggi, però,
si chiamano, di preferenza, idrossidi metallici o
idrossidi basici.
Funzione acida ha un corpo quando l'idrossile
é unito ad un radicale elettro-nei^'utivo; ha funzio-
ne basica tutte le volte che l'idrossile è unito ad
un elemento elettro-positivo. Le basi idrate si divi-
dono in monoacide, biacide, triacide, ecc. - Sali ot-
sigenati, od ossisali, sono quei prodotti che si otten-
gono, per lo più, facendo agire gli ossiacidi con le
basi. - Sali acidi, quelli che derivano dagli acidi
in cui l'idrogeno basico è stalo sostituito solo in
parte da una quantità equivalente di metallo. - Sali
neutri, quelli in cui l'idrogeno solificabile o basico
dell'acido, da cui deriva, è stato completamente
sostituito da un metallo. Si hanno poi: sali basici,
doppi, misti, non ossigenati, solfoacidi e solfosalì.
Nomenclatura dei corpi.
Per i corpi organici non si ha regola di sorta. I
nomi della maggior parte di detti corpi, noti come
composti del carbonio, sono formati in modo affatto
arbitrario. Composti grassi, o della serie grassa,
quelli che possono essere derivati dal metano,
che è il carburo fondamentale di questa serie. Com-
posti aromatici, o della serie aromatica, quelli che
derivano dal benzolo, o carburo fondamentale di
questa serie. - Idrocarburi diconsi i carburi d'i-
drogeno, 0 idrocarburi dei corpi neutri, formati
solamente di carbonio e d'idrogeno. - Alcoli, alcooli,
composti ternari, neutri anch'essi, che derivano per
sostituzione d'uno o più ossidrili a uno o più atomi
di idrogeno negli idrocarburi. - Glicoli, gli alcoli
bivalenti, il cui primo termine venne da Wurtz chia-
mato glicole. - Vengono poi i carbinoli, i corpi
omologhi, con serie omologhe, e il cui studio chia-
masi omologia; i fenoli, gli alfenoli, gli acidi fe-
noli; gli eteri, che sono di due ordini: gli eteri
propriamente delti e gli eteri misti; gli eteri imi-
dati o imidoeteri, i mercaptani, detti anche alcoli
solforati; i glucosidi, sostanze che si rinvengono
nei vegetabili e che godono della comune proprietà
di sdoppiarsi, sotto l'influenza dei fermenti, degli
acidi allungati o degli alcali, in glticosìo e in
altri composti. Fra i più importanti, annoveransi :
Vamigdalina, l'acido mironico, la salicina e Var-
burina. - Le aldeidi non sono che alcooli deidro-
genati. - Gli acetoni, o chetoni, sono aldeidi degli
alcooli secondari, - Vengono poi i chinoni, gli acidi
organici {solfonici e fé» olsol fonici), le anidridi, le
ammine o ammoniache composte, gli amidi, gli alca-
lamidi, gli anilidi, gli imidi, gli acido-amidi ed
amido acidi, i nitrili, le carbiltammine o isonitrili,
le amidine, le imine; i composti nitrati, i nitrosati
0 nitroso-composti, i composti azoici e diazoici, le
ossime, le idrazine gli idrazoni, ossazoni, e di-idra-
zoni, le idrazoine, le basi piridiche o chmoliche; le
pirazine, le pirimidine e piridazine; le chinoline e
chtnossaline; pirazolo e gliossalina, pirazoline, pira-
zoloni ; le azine ; i composti organometallici; gli
alcaloidi vegetabili; le ptomaine e leucomaine, gli
albuminoidi, ecc.
Coefficiente di solubilità, la quantità di una so-
luzione satura che 100 parti di solvente possono
sciogliere. - Satura dicesi una soluzione quando
contiene tutta la quantità di sostanza di cui è ca-
pace. La quantità di questa, che 100 parti di sol-
vente possono sciogliere, si indica, per lo più, col nome
538
di coefficente di solubilità. Si hanno soluzioni sature
a freddo e altre sature a caldo a diverse tempe-
rature. - Soprasature, quelle soluzioni sature a caldo
che, raifreddate, non lasciano separare il soprap-
più di composto che tenevano sciolto, in ragione
della maggiore temperatura.
Laboratorio chimico.
Utensili, apparecchi, strumenti, ecc.
Laboratorio chimico. Luogo dove si fanno prepa-
razioni chimiche e farmaceutiche od, in genere,
esperimenti scientifici. Appoggiata ad una delle
pareti deve trovarsi una cappa, chiusa a vetri, con
porta pure a vetri, che si possa aprire dal basso
in alto e viceversa. 11 piano e la parete costituita
dal muro debbono essere rivestiti di mattonelle
porcellanate. Nel punto ove la cappa sbocca nel
camino devono trovarsi alcuni becchi a gas per
attivare meglio l'aspirazione. Agli angoli del piano
della cappa debbono trovarsi prese di gas, da met-
tere in comunicazione al momento del bisogno, con
fornelli a gas, lampade Bunsen, ecc. La cappa ser-
ve per le evaporazioni ogniqualvolta si debbono
sviluppare vapori o gas, che, inalati, possono nuo-
eere alla salute. Nell'interno della cappa van tenuti
sempre pronti dei supporti circolari di diverse al-
tezze, con le rispettive reti metalliche destinate a
sostenere i recipienti {bagnimaria, capsule, ecc.),
nei quali si voglia eseguire evaporazioni o scaldare,
per qualche motivo. Nel mezzo della stanza è, o
deve trovarsi, il tavolo da lavoro, ricoperto di mat-
tonelle porcellanate. Un sistema di tubazione deve
condurre l'aqua e il gas alle diverse prese munite
di rubinetto. Sul banco devono trovarsi disposti
con ordine: tubi d'assaggio di diverse dimensioni,
col relativo supporto; recipienti adatti per contenere
le pipette, i bastoncini di vetro, ecc. Sul tavolo,
la bottiglia a getto, o spuzzeita, ripiena di acqua di-
stillata, e alcune bottiglie di cristallo a doppio
tappo, contenenti i solventi diversi dall'acqua, che
si usano più di frequente nelle analisi, come Val-
cool, Vetere, il cloroformio, il solfuro di carbonio e
r alcool amilico. In altro recipiente di vetro si
dovranno mettere alcune spatole di porcellana, al-
cuni cucchiai d'osso e metallici e alcuni sostegni di
tubi d'assaggio.
In uno scaffale i preparati chimici, che servono
alla preparazione delle soluzioni reattive o che, in
qualunque modo, si adoperano nelle analisi. Nei
cassetti di questo scalì'ale: i diversi tappi di su-
ghero, di gomma elastica, di carta da filtro, ecc.,
ecc. In altro armadio, gli strumenti necessari:
capsule di porcellana, di platino, di vetro, bicchieri
a calice, cilindri, vasi a precipitato, cristallizzatori,
imbuti, lenti assortite d'orologio, tubi a bolle, termo-
metri, matracci, palloni, storte, boccie alla Woulfe,
burette e pipette graduate, sifoni, palloncini graduati,
tubi ad U, campanelle, alcune delle quali graduate;
bagno o vaschetta a mercurio, tubi diritti o piegati
ad angolo retto o a doppia squadra, tubi di sicu-
rezza; picnometri, areometri, mortai di vetro e di
porcellana, crogiuolo di platino con coperchio, cap-
sula, spatola e filo di platino, crogiuolo e capsula
d'argento, laminelta d'oro, alcuni elementi Bunsen ;
ii cannello ferruminatorio, sostegni per imbuti, so-
stegni di ferro con anelli e morsetla per sostenere;
apparecchi diversi, pinze di ferro, per crogiuoli e
capsule ; una pinza con estremità di platino, un
estrattore completo di Soxhlet, un apparecchio a
spostamento Robiquel, un apparecchio digestore del
Payen; imbuti con rubinetti, imbuti a tappo smeri-
gliato e con rubinetto, refrigeranti di Liebig, refri-
geranti a serpentino, boccia fiorentina, palloncini
per distillazione frazionata, tubi rettificatori di Ze
Bell-Menningen ; l'apparato Geiffler pel dosamento
dell'acido carbonico, lampade a gas modello Bun-
sen, fornello a muffola, fornello per analisi elemen-
tare, storta di ferro per la preparazione dell'ossigeno,
relativo gasometro e sacchi di gomma elastica e
altri strumenti, che sono direttamente usati nelle
analisi o che servono alla costruzione di apparecchi.
Altri apparecchi e strumenti servono per ricer-
che speciali, apparecchi e strumenti che vanno
ogni giorno più aumentando. Ad esempio: l'appa-
recchio evaporatore del Fran Kand, per V esame
dell'acqua; quello di Schelbach, per determinare l'a-
cido nitrico col metodo di Schullze; la storta di
Wan-Ulyn pel dosaggio dell'azoto ammoniacale e
dell'azoto organico; Vidrotimetro di Boutron e Bon-
det, per i saggi dei vini e dei liquori ; l'alambicco
Salleron, gli alcoolometri di Gay-Lussac e di Cartier,
il liquometro alcoolimetrico di Uusculus, V ebullio-
metro di Benevolo, V enobarometro di Houdart, Vap-
parecchio Róse-Herzfeld per determinare i fuselòls
nei vini; per l'esame di farine e fecole, Valeurome-
tro di Boland, l'apprezzatore di Bobine, il feculome-
Irò di Bloch; per l'esame del latte e degli olì, il
cremometro di Chevallier, il lattodensimetro di Que-
venne, il lattobultirometro di Marchand; l'apparecchio
di Rose e Molinari per la determinazione del gras-
so nel latte, l'oleometro di Fischer, per le analisi
zoochimiche e tossicologiche, 1' ureometro D'Esbach
e quello di Hiifner.V albuminometro di Esbach, il
dializzatore di Graham, ecc. Figura, inoltre, nel la-
boratorio, una stufa di Wiesnegg, con termoregolatore,
sistema Reichert. Altri armadietti dovranno conte-
nere i reagenti, in bottigliette di vetro giallo, e un
altro ancora servirà per tenervi gli strumenti che
occorrono per montare apparecchi, come lime assor-
tite, foratappi, schiacciatappi, coltelli, martelli, tana-
glie, lime, ecc. Indispensabile altresì nel laboratorio
chimico una pompa ad acqua coi relativi recipienti
e con tubo laterale per filtrare a pressione ridotta
Altra stanza annessa al laboratorio deve servire*
da studio, da piccola biblinifca e per tenervi custo-
diti alcuni strumenti, i quali non potrebbero tro-
var posto nel laboratorio propriamente detto, per
l'estrema loro delicatezza, quali la bilancia di pre-
cisione e relativi pesi, lo spettroscopio, il baro-
metro, il microscopio, ed accessori, il saccari-
metro, il colorimetro Houton-Labillardière. Vi dovrà
essere un tavolo, sul quale si potranno portare al-
cuni di questi strumenti, quando si dovranno a-
doperare. Il microscopio si dovrà tener pronto
sotto campana di vetro, sopra una mensola vicino
ad una finestra, da cui riceva la necessaria luce.
Il laboratorio dovrà trovarsi in comunicazione con
un cortile, per lo scarico delle immondizie e anche
per operazioni speciali da non potersi eseguire in
ambiente chiuso.
Laboratorio di saggio — Deve essere provvisto
di forni di coppellazione a carbone, a gas, a vento,
Perrot, di rampa a gas per lo spartimento di cop-
pelle; di stampi di bronzo o di ottone per la fab-
bricazione delle coppelle; di lingottiere per ridurre
in verghe il metallo fuso; di crogiuoli da ricuocere,
di areometro di Beaumé, di laminatoio, di trapano
CHIMICA
:m
verticale per forare verghe, ecc. Aggiungansi: tasti,
scalpelli d'acciaio di differenti durezze, forbici da me-
tallo, grattabugie (spazzolini cilindrici di filo di ot-
tone), staccasaggi, per rimuovere i bottoni dalle cop-
f ielle (specie di piccoli cacciaviti). Per riempire il
orno di carbone, rinnovare questo, e per maneg-
giare coppelle e crogiuoli, sono necessari ferri di-
ritti ed a paletta, ferri uncinati, mollette per cop-
pelle (lunghe e a punta sottile), tanaglie, ecc. I
forni e tutti gli altri strumenti richiesti per le ope-
razioni da eseguirsi a fuoco saranno compresi, e
razionalmente distribuiti, in un unico locale. In un
locale attiguo al primo saranno distribuiti la rampa
(apparecchio destinato alia esecuzione dello spar-
timento e che consiste in una serie di lampade a
gas, saldate tutte ad un tubo adduttore orizzontale),
gli apparecchi per i saggi dell'argento per via
umida, gli apparecchi per le operazioni volume-
triche ed elettrolitiche; la cappa, gli armadi dei
reagenti e un banco conveniente. In un terzo lo-
cale si troveranno le bilancie disposte su piani di
marmo ben orizzontali e illuminati. Nei laboratori
di saggio si procede al saggio alla pietra di para-
gone delle leghe d'oro e d'argento, con pietre di pa-
ragone, iocchini, acidi per tocchini, ecc; al saggio
dell'argento per coppellazione; al saggio dell'argento
per via umida ; al saggio delle leghe d'oro e di
rame, dei minerali principali, alla verifica delle
monete false, distinguendo le contraffazioni, le mo-
nete imbottite, alterate, tosate, ecc.
Apparecchi e strumenti vari.
Apparecchi, l'insieme dei vasi o degli utensili
necessari per una operazione chimica. - Alcalimetro,
strumento per misurare la bontà, la quantità, la
potenza degli alcali. - Allunga, vaso di vetro,
con due bocche, usato per le distillazioni. - Alcoo-
lometri, areometri graduati appositamente per le
mescolanze di acqua e di alcool, e i gradi" indi-
cano il percentuale in alcool assoluto in quelle me-
scolanze. - Autoclavi apparecchi, che servono per
compiere reazioni sotto pressione. Sono specie di
pentole o caldaie con coperchio, che può solida-
mente avvitarsi. La pentola di Papin sarebbe il più
antico autoclave. - Azotometri, apparecchi che
servono a raccogliere e a misurare l'azoto che si
sviluppa allo stato di gas nell'analisi elementare
delle sostanze organiche. Il primo azotometro ado-
perato, e ora in uso in tutti i laboratori di chi-
mica, è quello proposto da Ugo Schiff.
Bagno^ vaso nel quale sta rena o altra cosa ro-
vente per uso di stillare ; apparecchio di laboratorio
destinato ad ottenere un riscaldamento uniforme.
• Bagnomaria, vaso ripieno di acqua bollente, in
cui si mettono altri vasi che contengono le so-
stanze da riscaldare. - Bilancie: per analisi quan-
titative occorre una bilancia della portata di gr.
200 e sensibile almeno a gr. 0,001, la quale, quin-
di, caricata ed equilibrata con gr. 200, trabocchi
per aggiunta di gr. 0,001. Per quantità inferiori al
milligrammo, siccome, per l'estrema loro piccolezza,
non si potrebbero adoperare, si è fatto ricorso ad
un metodo speciale, fondato sull'uso del cosidetto
cavaliere - Bilancia di Mohr o Wesiphal, specie di
bilancia idrostatica, usata per la determinazione
della densità dei corpi.
Buretta, tubo di vetro provvisto di scala, usato
per versare un liquido gradatamente, in piccole e
determinate quantità.
Cannello ferruminatorio, o dardifiamma, strumento
usato per saldare i metalli e per smaltare; in chi-
mica e nella mineralogia adoperato per le ricerche
qualitative dei corpi inorganici. - Colorimetri, istru-
menti che servono a misurare l'intensità di colore
dei liquidi o delle soluzioni colorate, come estratti
coloranti, sostanze tintorie, vini, birre, liquidi zuc-
cherini, ecc. - Coppella, coppa porosa, che serve
di fondo, ai forni per estrarx-e l'argento.
Densimetri, od areometri, strumenti atti a de-
terminare comodamente e rapidamente, se non
esattissimamente, la densità dei liquidi. Si distin-
guono in densimetri a pesi e densimetri a scala, i
primi ormai poco usati; i secondi invece molto co-
muni. Punto d'affioramento, quello in cui il liquido
lambisce l'asta dell'areometro. Il densimetro più
semplice è quello di Brisson; altro molto semplice
é il volumenometro di Gay-Lussac; il più comune
è l'areometro di Baumè. Sonvi inoltre dei densi-
metri speciali, costruiti in modo che. immersi nella
soluzione di una data sostanza, indicano diretta-
mente il peso o il volume della sostanza contenuta in
100 parti della soluzione: tali i saccarometri, gli
alcoolometri, i mostometri, i glucomeln, ecc. - Dige-
stori, apparecchi destinati a macerar una sostanza,
capace di condensare il vapore del solvente usato
a macerarla. - Distillatoio e distillatorio, l'apparec-
chio per la distillazione. - Dracma, antica mi-
sura di capacità che vige ancora in Inghilterra e
negli Stati Uniti : corrisponde a 1. 0,00-35 - 1. 0,0036.
Essiccatori, apparecchi che servono per essiccare
le sostanze: sono diversi a seconda che l'essicca-
zione deve essere fatta a freddo, oppure a più alta
temperatura. Per l'essiccazione a freddo si usano
apparecchi di vetro a forma di scatola o di cam-
pana, chiusi a smeriglio in cui è messa una so-
stanza (cloruro di calcio od acido solforico) atta
ad assorbire l'umidità. L'essiccazione nel vuoto si
fa coi medesimi apparecchi, ai quali è applicata
una tubulatura con rubinetto da cui estrarre l'aria
mediante la pompa. Per l'essiccazione ad alta tem-
peratura servono apposite stufe.
Fornello, quello nel quale si stilla, si lambicca
e si fanno altre operazioni - ia»*6icco, strumento
per distillare. - Linguetta, striscetta di feltro per
colare un liquido. - Matraccio, sorta di fiasco o
globo di vetro usato nei laboratori chimici. - Na-
vicella, piccolo recipiente, fatto a barchetta, per
certe analisi chimiche.
Oleometri, densimetri che portano scale con-
venzionali: sono fondati sulla densità e indicano se
un dato liquido è puro o mescolato ad altri. - Ozo-
nometro, apparecchio per misurare l'ozono.
Picnometro, boccetta a collo sottile, che si pesa,
prima, ripiena d'acqua, poi ripiena del liquido di
cui si vuol conoscere la densità, alla stessa tempe-
ratura : dividendo quindi il peso netto del liquido
in esame per quello dell'acqua, si ha il peso spe-
cifico del liquido stesso. - Pipetta, tubo di vetro
(che termina in punta affilata ed è nel mezzo mu-
nito di un rigonfiamento) per trasportare il liquido
da vaso a vaso senza agitarlo. - Pirometri, termome-
tri destinati a far conoscere 'le temperature assai
elevate. - Polarimetri, strumenti per misurare la
rotazione del piano di polarizzazione, dalla dire-
zione primitiva, prodotta da una sostanza posta
dinanzi al fascio luminoso polarizzato. I più in
uso, nei laboratori chimici, sono quelli tipo Wild
e tipo Laurent a luce monocromatica. Servono per
riconoscere e caratterizzare molte sostanze, per fa-
540
CHIMICA
nalisi degli zuccheri o delie sostanze che ne con-
tengono, dei vini, dei latti condensati, dei citrati,
degli alcaloidi, degli olì essenziali, dell'urina. -Pro-
vetta, 0 campanella, piccolo recipiente usato fre-
quentemente nei laboratori per i piccoli saggi, le
reazioni, le sublimazioni, ecc., scaldando i liquidi
col mezzo della fiamma incolore - Provino, stru-
mento di vetro o di metallo per misurare la den-
sità e gravità dei liquidi.
Saccarimetri, o saccaromeiri, i polarimetri desti-
nati esclusivamente alla analisi degli zuccheri. So-
no semplici polarimetri nei quali hawi una grada-
zione centesimale apposita per lo zucchero, oppure
sono polarimetri detti a compensazione. Uno dei più
usati è quello di Brix o di Balling. - Serpe, canna
con più ritorte a uso di distillazione, - Serpentino,
tubo a spirale in cui si fa condensare del vapore
o passare una corrente di liquido caldo. ■ Sifone,
tubo ricurvo con bracci disuguali usato per tra-
vasare. - Solfidrometro, tubo graduato, destinato a
riconoscere la quantità d'idrogeno solforato che
si trova sciolta in un'acqua solforosa. - Storia, vaso
da stillare, col collo storto.
Termometro, istrumento di vetro per deter-
minare la temperatura di un corpo. I termometri
sono generalmente a mercurio e fatti a tre diffe-
renti divisioni: la Reaumur, la centigrada e la Fah-
renheit. - Tubi d'assaggio, piccoli tubi di vetro
sottile, ma resistenti al fuoco, lunghi circa 10-12
centimetri, larghi 1-2, assai usati nei laboratori
chimici per piccole ricerche analitiche o di assaggi.
- lubulato, dicesi delle storte, dei palloni, che por-
tano più gole 0 tubuli.
Altri APPARECcm.
Molti e vari: aceiometri, acidimetri, agitatori, a mano
o a motore, alambicchi, albuminometri, alcoolometri.
Apparecchi d'assorbimento, per analisi elementari:
servono per la determinazione del punto di so-
lidificazione delle essenze; per la determinazione
del peso molecolare; per determinare la composi-
zione dell'acqua mediante il gas tonante; solfori-
metrici ; per la ricerca dell' a'senico; per svol-
gimento d' idrogeno solforalo ; per la determi-
nazione dell'azoto organico e 1 ammoniacale ; per
l'analisi delle terre; per la determinazione dei gas
della combustione; Payen digestori; per acido sol-
foroso; per analisi dei gas; per concentrazione nel
vuoto; per la distillazione, termometro, bagnomaria
(refrigerante fJebig); per decomposizione dell'ac-
qua, depurazione dei gas, determinazione del punto
di fusione ; per la saponificazione delle essenze ;
per esame delle urine per spostamento; per svolgi-
mento dell'idrogeno, puro e inodoro, dell'ossigeno;
estrattori Regnault di vetro soffiato; Rohrbeck per
l'analisi dei gas; altri per la determinazione dell'a-
cido carbonico; Scheibler per lavare i gas; Schròdt,
per l'analisi dei gas; Schultze e Tiemann, per la
determinazione dell'azoto nitrico; apparecchi per
la sterilizzazione del latte nell'allattamento; per
seta; per determinare la composizione dell'acido
cloridrico; per la decomposizione dell'acqua,
dell' acido cloridrico e dell' ammoniaca, me-
diante l'elettrolisi. Usansi altresì: boccette per so-
luzioni colorate, lampade e microlampade, matracci,
palloni, pinze, sterilizzatori, stufe, termoregolatori,
termostati, vaschette, capsule e crogiuoli d'argento e
di lamina; aspiratori di vetro, di ottone e di zinco;
bacchette e bastoni dì vetro, bacinelle, bacini di grès.
di rame ; bagni ad aria e di sabbia ; bagni-maria
bambagia di vetro (lana di vetro) ; bariletti di vetro;
bastardelle ; becchi di Bunsen, collettori Reeb, bevute
Erlenmeyer ed Hedelbrand, bicchieri a calice per rea-
zioni, per evaporazioni, per precipitazioni; boccette
e bottiglie segnate per idrotimetro; per determinare
il peso specifico, per lavaggio dei gas, per lavare i
i filtri, per la separazione delle essenze; bottiglie
Mariotte, bottiglie Woulf, a due e a tre tubulature,
e per decantazione, a quattro tubulature; bolle Aubry
per distillazioni, galleggianti per preparati anatomici,
Liebig per potassa caustica, Mohr ; burette idrotime-
triche; calcimetri, per determinazioni di anidride
carbonica; calorimetri; campane e campanelle dt
vetro; cannelli ferruminatori; capsule d'argento, di
corno, di ferro smaltato, di porcellana, di stagno,
di "Vetro, di gelatina; carte da filtro, carte reattive;
casseruole di ferro smaltato; centrifughe; cilindri di
vetro per essiccazione e cilindri graduati; coni dt
caria e di platino; coprioggetti, per microscopia;
cremometri; cristallizzatori di porcellana, di vetro;
crogiuoli d'argento, di platino, di porcellana; cuc-
chiai di bosso, di corno, di gomma indurita, di
nichel puro, di osso bianco, di porcellana, di vetro;
cuspidi di platino; densimetri, dializzatori; ebullio-
metri; elettrodi di platino; essiccatori; eudiometri;
fornelli a combustioìie per analisi organiche; for-
nelli a gas di spirito, di terra refrattaria; galacto-
metri ; galleggianti per burette ; gasometri : glucoso-
metri] idrotimetri; imbuti di argentana, di rame,
di porcellana, di vetro, per filtrare a caldo, per fil-
trare a vapore; incubatrici; lamine d'argento, di
platino ; lampade Berzelius, Bunsen, per idrotimetro,
Berthel, a gas, a corona, con regolatore d'aria, con
una, due, tre spire, ad anello con morsetta, Muen-
cke (per alte temperature). Teche (con regolatore
d'aria); lattobutirrometri; lattodensimetri; lenti d'in-
grandimento; levigatori (Appiani, Nobel, ecc.); ma-
tracci d'ogni genere e svariatissimi; microscopi;
mortai di agata, di bronzo, di porcellana, di vetro;
mostimetri ; navicelle per analisi organiche, solita-
mente di porcellana; oleoacidimetri ; oleometri; os-
sigeno fon; palloni di vetro di Jena, con tubulatura
laterale, per distillazione nel vuoto, per distillazione
continua, frazionata, ec -.. per alambicchi, per idro-
timetri, ecc.; pesa acidi, ac^to, alcali, etere, mosto,
estratti, filtri; piastre Wilt e piattelli, di porcellana;
picnometri ; pinze; pipette ; pissette ; porta-aghi ,
porlafìltri, portaoggetti; premitappi ; provalatte ; prò-
vavini; provette con becco e con bordo, graduate,
graduate a gocce; reagentari; refrigeranti a bolla,
a serpentino, AUihn di vetro a 4 bolle, Liebig ;
reti metalliche, con fondo di amianto, piane, con-
cave, ecc.; rettificatori; riscaldatori istantanei del-
l'acqua; saccarometri; sifoni, soprapiattini (vetri da
orologio); spaccafiamma; sterilizzatori ad aria calda,
a vapore, a vapore Koch, a soluzione di soda, in
rame per ferri chirurgici, a due atmosfere, ecc. ;
storte di ghisa inesplosibili, per lo svolgimento del-
l'ossigeno; storte dt grès, di vetro, di vetro di Jena;
stufe di rame, ad acqua, a paraffina, per essicca-
zione ad aria, ad olio, glicerina, ecc.; per disinfe-
zione: pinze per tubi, burette per refrigeranti; sup-
porli per filtrare, per lampade ad alcool, per pi-
pette di legno, per refrigeranti Liebig, per tubi di
assaggio, ecc.; tartrimetro, per la determinazione
del cremortartaro e dell'acicfo toi.ile; tazze di por-
cellana graduate, di vetro per pile; termometri;
per alambicco, a massima, a minima ; termostati ;
treppiedi di ferro per lampade: triangoli di fili di
CHIMICA
541
terrò, per crogiuoli e lampade, di nicliel, con
tre punte di platino, di argilla spostabili; tubi
di gomma: bianca per gas, rossa mineralizzata,
speciale per laboratorio, di porcellana biscetta,
di vetro, fusibili alla lampada e infusibili (per
analisi organiche) di vetro di Jena, speciali per tubi
chiusi, per analisi elementari, ecc.; tubetti di vetro
soffiato, per polveri igroscopiche, da saggio; tubi di
sicurezza, per condensazione, per distillazioni fra-
zionate, per essiccazione a cloruro di calcio, gra-
duati per la purezza degli eteri, per il colori-
metro di Hehner ; iireometri e urometri; va-
schette di ferro, di ghisa, di porcellana, di terra
bianca, di vetro: vasi vari e di vetro cilindrici per
pile; vetricoprioggelti, di cobalto; vinometri, viscosi-
metri, ecc.
Apparecchio di Berjot, a spostamento ad aria
rarefatta; di Briet, serve per l'acqua satura di gas
anidride carbonica; di Gadda, forma di alambicco;
di Kipp, che serve per preparare l'anidride carbo-
nica e altri gas; di Mitscherlich, per la ricerca
tossicologica del fosforo ; di JSoubeirann per la fab-
bricazione dell'edere ; di Will e Varrentrap per il do-
samento dell' azoto, sotto forma di ammoniaca ;
di Hermann - Lachappelle, usato per la preparazione
delle acque minerali artificiali; di l^oulfe, che
serve nei laboratori comodamente per sciogliere i
gas nell'acqua e, quindi, per preparare l'acido clo-
ridrico, l'acqua di cloro, l'ammoniaca. - Torre di
Glover, apparecchio col quale, nelle fabbriche di
acido solforico, si utilizzano i composti nitrosi
presenti nell'acido solforico della torre di Gay
Lussac; inoltre si raffreddano i gas solforosi pro-
venienti dai forni a solfo e a pirite ; si concentra
l'acido solforico a spese appunto del calore di que-
sti gas.
Operazioni CHIMICHE.
Sono la frantumazione, la conquassazione, l'estin-
zione, la polverizzazione, per dividere i corpi e se-
pararne le parti attive dalle inerti. La soluzione, la
decantazione, la filtrazione, la lavatura, la chiarifi-
cazione, la spremitura, la precipitazione, la dialisi
sono operazioni relative alla soluzione dei corpi
e alla separazione delle parti solubili da cpielle
che non lo sono. La fusione, la vaporizzazione, il
disseccamento, V ebollizione, la distillazione, la subli-
mazione, la solidificazione, la cristallizzazione, la
calcinazione, e la torrefazione hanno per iscopo di
separare le sostanze con l'intervento del calore. Le
pesate, la misurazione per volumi, la determinazione
della densità dei liquidi sono altrettante operazioni
chimiche.
Acidimetria , operazione di analisi volumetrica
(v. più innanzi, pag 553) titolata, mediante la quale si
determina la quantità degli acidi liberi; come ad
esempio : la determinazione dell'acido nei limoni,
dell'acidità del vino e delle urine; la quantità reale
di acido solforico nell'acido solforico del commercio,
ecc. - Alcolometria, o alcoolomelria, la determinazione
della quantità di alcool che trovasi in un liquido.
Bagno d'arena, operazione chimica per la quale
si mettono a riscaldare vasi in uno strato di sab-
bia esposta al fuoco, ottenendo con ciò uniformità
e lentezza di riscaldamento.
Calcinazione: con questa parola gli antichi inten-
devano indicare la calcificazione dei metalli, o la
loro trasformazione in ossidi o calci. Oggidì si so-
gliono indicare con tale parola tutte le decom-
posizioni provocate da un'alta temperatura sulle so-
stanze, sia allo scopo di modificarne la natura, come
pure per separarne alcuni componenti. - Carboniz-
zazione, la calcinazione, quando si eseguisce sopra
sostanze organiche fuori dal contatto dell'aria, in-
sieme alle sostanze minerali fisse contenute in quelle,
e si ottiene per residuo una massa carbonosa. -
Chiarificazione, operazione per separare, sotto for-
ma di deposito, o di schiuma e filamenti galleg-
gianti, le materie che intorbidano un liquido. - Co-
latura, filtrazione incompleta delle sostanze li-
quide che si fa allorché importa solo di separarne
le parti indisciolte più grossolane. - Coppellazione,
l'operazione che consiste nel fondere il piombo ar-
gentifero estratto da certe galene, in un fondo a
riverbero, facendovi passare una corrente di aria,
che ossida il piombo, lasciando inalterabile l'ar-
gento. - Cristallizzazione: molti corpi solidi, fusi
o disciolti, nei rispettivi solventi, quando ven-
gono convenientemente raffreddati, o venga, nei de-
biti modi, sottratto loro il veicolo, o diminuito in
qualunque modo il potere solvente di questo, si so-
lidificano, assumendo forme regolari e geometriche, a
cui si dà il nome di crixtalli. Chiamasi cristallizzazione
il fenomeno; crislaUizzahili i corpi che, possono as-
sumere forma cristallina; incristallizzabili, quelli che
non ne sono suscettibili. Amorfi, infine, diconsi i
corpi quando non hanno forma cristallina.
Decantazione, la separazione da un liquido di una
sostanza solida, che vi si trovi mescolata e che, dopo
sufficiente riposo, si è deposta sul fondo. Si ese-
guisce inclinando dolcemente il vaso, che lo con-
tiene, e ricevendo il liquido che scola in altro re-
cipiente sottoposto. - Decozione, veggasi a /a»'>«acta.
Decrepitazione, calcinazione per la quale si asporta
l'acqua di interposizione di certi sali (sai marino).
- Defecazione, quegli atti della chiarificazione me-
diante i quali si separano i principi estranei ai liquidi
che si vogliono chiarificare: cosi l'albumina mesco-
lata a caldo al liquido si coagula, e coagulando si
trattiene le materie estranee. - Dialisi, operazione,
di natura fisica, che serve alla separazione delle so-
stanze, molto usata nell'analisi, specialmente tossi-
cologica, nonché in certe ricerche scientifiche e
nelle industrie. Gli strumenti che si impiegano di-
consi dializzatori, dei quali il più semplice é quello
di Mohr. - Digestione, soluzione ad un grado di
calore che è superiore a quello dell'ambiente, ma
inferiore a quello del punto di ebollizione del sol-
vente. - Digesto, il prodotto della digestione (dige-
stum, digeste). - Disaijgrey azione, operazione antica
importantissima: ha per iscopo di trasformare un
corpo insolubile, o poco solubile nell'acqua e ne-
gli acidi, in un altro corpo che possa sciogliersi.
- Disseccamento: allorché da una soluzione vo-
gliasi, mediante evaporazione, ottenere la sostan-
za che tiene sciolta, allo stato di secchezza, e
senza che contenga più acqua o altro liquido in-
terposto, allora Vf vaporazione dicesi a secchezza o
essiccamento. - Dissoluzione, soluzione, ma con svi-
luppo di azione chimica, che muta o altera la com-
posizione e la proprietà dei corpi posti a contatto
tl'un liquido. - Distillaziotiej operazione fatta
allo scopo di separare sostanze fisse da sostanze vo-
latili col mezzo del calore.
Disseccazione, operazione chimica con la quale si
toglie ai corpi solidi o liquidi l'acqua di interposi-
zione che contengono. - Dosamento, operazione con
la quale, in chimica, si determina la quantità di
materia utile, considerata in istato puro, contenuta
542
in una data sostanza, fornita di corpi più o meno
eterogenei. - Disidrogenazione, sottrazione dell'i-
drogeno che entra nella combinazione di un corpo
composto. - Disidratazione, separazione dell'acqua
di combinazione nei composti idrati, essiccamento.
Ebollizione, mezzo di soluzione e di estrazione di
sostanze solubili dai loro miscugli con sostanze in-
solubili e per promuovere reazioni chimiche per
via liquida, per discacciare gas diseiolti nei liquidi
e per facilitare la soluzione dei corpi solidi. -
Espressione, quella operazione per la quale si estrae,
con l'aiuto di una forza meccanica, a una sostanza
molle 0 solida il liquido che essa contiene. L'e-
spressione si pratica a freddo o a caldo, sia a
mezzo di un torchio a mano, sia a mezzo di una
pressa meccanica. - Evaporazione, operazione allo
scopo di concentrare una soluzione o di separare
le sostanze disciolte esportando una parte del sol-
vente, sia per evaporazione spontanea all'aria, sia
coll'aiuto del calore.
Filtrazione, altro mezzo (oltre la decantazione) di
separazione di un liquido da materie solide insolu-
bili. E' assai più esatto e perciò usato sopratutto
nelle analisi qualitative e quantitative. La filtrazione
per carta è la più importante e si ta con filtri lisci
0 senza pieghe, con filtri con pieghe, con apparecchi
per filtrare sotto pressione, attraverso tessuti di lana,
per porcellana, per mezzo del cotone o della lana
di vetro, per amianto, per cotone, canapa e altri
materiali, come carbone, pietre porose, sabbia, ecc.
• Fusione, operazione fisica che, sebbene possa avere
altri scopi, ha pur quello di separare i corpi gli
uni dagli altri. Quando è applicabile ai composti
cristallizzati con acqua di cristallizzazione, può es-
sere di due specie, cioè la fusione acquosa e la fu-
sione ignea. Il grado di temperatura a cui il corpo
fondesi dicesi temperatura o punto di fusione. I corpi
che, scaldati, sono suscettibili di divenir liquidi, di-
consi fusibili; quelli che non lo sono nemmeno alle
più alte temperature diconsi infusibili o refrattari.
Incenerimento, la calcinazione, allorquando viene
applicata alle sostanze organiche, contenenti so-
stanze minerali fisse, allo scopo di distruggere le
prime ed ottenere le seconde. - Infusione, operazione
di fartnacia.
Lavaggio, operazione consistente nel porre la ma-
teria, che, mediante lavatura, si vuol separare da altre
sostanze solubili che l'inquinano, a contatto di un
liquido capace di sciogliere queste ultime e nel se-
parare poi quello con un mezzo meccanico qua-
lunque, che è, per lo più, la decantazione, seguita
da filtrazione. - Liquefazione, passaggio dallo stato
solido allo stato liquido per effetto del calore. -
Lisciviazione, di soluzione che si eseguisce versando
sopra una sostanza, disposta in strati più o meno
spessi, un liquido freddo o caldo, che, filtrando
attraverso la medesima, scioglie tutto ciò che in-
contra di solubile. E' detta anche soluzione per spo-
stamento. - Lozione, operazione per la quale, otte-
nuto il sedimento di un corpo, si libera da questo
il liquido che lo impregna e che contiene dei prin-
cipi solubili, a mezzo appunto di lavacri del sedi-
mento con un liquido appropriato, che si porta a
più riprese in contatto con esso.
Macerazione, modo di soluzione a cui si sottopon-
gono specialmente le sostanze vegetali ed animali
onde estrarne le parti solubili. - Misurazione per
volumi : si fa col sistema metrico decimale, nel
quale le misure di capacità sono il litro e i suoi
multipli e sottomultipli.
OzoHOìnetria, processo per misurare l'ozono in un
dato ambiente.
Precipitazione, la separazione rapida, per lo più
al massimo stato di divisione, di una sostanza da
un liquido, per aggiunta di altre sostanze; dicesi
precipitato il corpo che si separa, e precipitante
quello che determina la precipitazione.
Riduzione, la separazione, totale o parziale, di
ossigeno, cloro, bromo, jodo e solfo dai composti di
questi mediante i mezzi riducenti (idrogeno, car-
bonio, ecc.).
bintesi, 1 operazione che prende gli elementi co-
stitutivi di un corpo e lo ricostituisce, o anche la
riunione di corpi semplici per formarne composti,
0 corpi composti per formarne altri più complessi.
- Soluzione, operazione consistente nello sciogliere un
corpo in un adatto veicolo solvente: può avvenire
tanto per corpi solidi che per liquidi e gassosi :
cosi lo zucchero, la glicerina, il gas ammoniaco si
sciolgono nell'acqua. - So/wztowc detg'as; si eseguisce
conducendoli in corrente, entro l'acqua o altro sol-
vente, in speciale apparecchio, noto sotto il nome
di Woulfe - Spartimento, l'operazione con la quale
si isola l'oro contenuto nei cornetti, asportando
l'argento, mediante l'azione dell'acido nitrico bol-
lente. - Spostamento, operazione identica alla li-
sciviazione, dalla quale è venuto il nome di metodo
a spostamento, operazione che si pratica general-
mente in un gran vaso cilindrico terminante infe-
riormente ad imbuto, e per lo meno quattro volte
più lungo che largo : ove comincia la parte conica
di questo apparecchio hawi un diaframma buche-
rellato, sul quale passa la sostanza da lisciviare: e
in basso vi è un rubinetto per la scolatura del li-
quido carico dei principi solubili. - Spremitura,
operazione con la quale si sottopongono miscugli di
sostanze solide e liquide alla pressione, allo scopo
di determinare l'espulsione delle parti liquide. -
Sublimazione, operazione con la quale da un mi-
scuglio di sostanze solide, mediante il calore, se ne
separa una volatile. Differisce dalla distillazione
propriamente detta, poiché in questa il prodotto
della distillazione è liquido, mentre nella sublima-
zione è solido.
Torrefazione, la calcinazione, quando viene ese-
guita in presenza dell'aria. La torrefazione prende
il nome di scorificazione o coppellazione, quando i
prodotti della medesima sono fusibili. - Ustione,
specie di incenerimento in vaso chiuso: lo si applica
soltanto alle materie organiche vegetali o ani-
mali.
Vaporizzazione, fenomeno per cui la maggior
parte dei corpi liquidi, e anche non pochi solidi,
hanno la tendenza a trasformarsi in vapore anche
all'ordinaria temperatura. La vaporizzazione può es-
sere spontanea, quando si compie senza ricorrere a
sorgenti calorifiche, e allora aicesi vaporizzazione
per evaporazione spontanea, e anche semplicemente
evaporazione spontanea. Quando 1' evaporazione si
aiuta col calore, prende il nome di concentrazione.
Si ha poi l'evaporazione a fuoco diretto o a fuoco
nudo.
Combinare, mettere insieme due o più corpi ete-
rogenei, in modo da formare un tutto. • Disossidare,
levare l'ossido dai corpi che lo contengono in com-
binazione. -Disidratare, togliere completamente l'ac-
qua alle sostanze che si vogliono essiccare. - Estrar-
re, procedimento per ottenere un estratto. - Iru-
quartare, formare la lega d' oro o di argento, e
sottoporla all'azione dell'acido nitrico, per operare
CHIMICA
543
lo sparti mento dei metalli eterogenei che siano
uniti all'oro. - Ossigenare, combinare semplicemente
l'ossigeno con un altro corpo ; anche, aumentare
l'ossigeno. - Precipitare, separare un corpo allo
stato solido da un liquido ov'era sciolto. - Ridurre,
togliere ossigeno a un ossido metallico per ridurlo
allo stato primitivo. - Rodere, di reagenti che in-
taccano. - Tenere in fusione, d'una sostanza che si
tiene per un certo tempo entro un liquido perchè
acquisti certe proprietà. - Sublimare, affinare per
distillazione, e più specialm. volatilizzare un corpo
solido, che si condensa poi nelle parti superiori
del vaso apposito. - lartarizzare , affinare per
mezzo del tartaro. - Volatilizzare, rendere volatile.
• Analisi chimica.
Analisi^ il complesso delle operazioni che ten-
dono a svelare la natura degli elementi di un com-
posto, senza occuparsi della loro quantità (analisi
qualitativa o elementare), o anche la proporzione
loro di peso e di volume nel composto stesso (ana-
lisi quantitativa o centesimale). Le operazioni e ma-
nipolazioni principali per l'analisi chimica si di-
stinguono in meccanicìie, fisiche e chimiche. Fra le
prime si notano: la frantumazione, \^ polverizzazione
la porfirizza zione, là tevigazione, la decantazione,
la ptraziona, l'evaporazione, Vebullizione, la distilla-
zione, Vessicazione, la calcinazione, la fusione e
sublimazione, la disaggregazione. Si passa poi ai
reattivi o reagenti, corpi i quali, messi a con-
tatto con altri, son capaci di determinare una me-
tamorfosi. La maggior parte si usano disciolti nel-
l'acqua e sono i reattivi per via umida; altri si
uniscono ai corpi che si trattano col calore e sono
i reattivi per via secca. Reattivi generali, quelli che
servono a distinguere un gruppo di corpi, gli altri
diconsi speciali. Reattivo caratteristico per uno o
più corpi, quello che dà una reazione propria di
quello solo o di quei soli corpi e non avviene con
altri. Sensibile, il reattivo che vale a scoprire mi-
nime tracce di un corpo. I reattivi si distinguono
nelle seguenti categorie: dissolventi neutri (acqua,
alcool, etere, solfuro di carbonio, benzina, ecc);
acidi (solfidrico, cloridrico, solforico, nitrico, idro-
pMsilicico, fosforico, ecc.); ossidi idrati (ammoniaca,
potassa, soda, calce, barite); sali (solfuri, cloruri,
ioduri, cianuri, ferrocianuri, carbonati, fosfati, ni-
trati, solfati, ecc.); sostanze diverse (bromo, iodio
cloro, lamine metalliche varie, carte reattive). Impor-
tante nell'analisi chimica è pure l'esame dei caratteri
organolettici (colore, odore, sapore, tatto) e fisici
(pesantezza, stato fisico, cristallizzazione solubilità,
ecc.) dei corpi. Le ricerche preliminari (analisi per via
secca) si fanno con la fiamma (ossidante e riducente),
a mezzo del cannello ferruminatorio (chalumeau dai
francesi, blow-pipe degli inglesi, lòthrohr dei tedeschi),
costituito da un tubo speciale formato di tre pezzi di
ottone distinti : soffiandovi dentro, si dirige il dardo
della fiamma sulla sostanza che si vuole esaminare,
che si sostiene o con le pinze o sul carbone. Ov-
vero col cannello De Lu^a, a serbatoio d'aria, o col
cannello a mantice, costituito quest'ultimo da due
bottiglie di eguale capacità, munite di aperture in-
feriori, per le quali comunicano mediante tubi di
naoutchouc; quello in alto si riempie d'acqua, la
quale cade nella bottiglia sottoposta, spingendo l'a-
ria interna entro un cannello fisso, comunicante
con una lampada ad olio o a gas. per mezzo di un
tubo. Le lampade usate comunemente sono quella
ad olio di Berzelius, ma più sovente quella di Bunsen,
nella quale ultima, girando un anello, si regola il
passaggio dell'aria, e a seconda dei bisogni, si ha
la fiaiuma del gas molto luminosa e poco calorifica,
ovvero pochissimo luminosa e molto calorifica. Nella
fiamma Bunsen si hanno tre parti principali, in
ognuna delle quali si possono poi distinguere sei
zone di reazione. Per via secca si possono fare altri
sette saggi: in tubo di vetro chiuso ad una estre-
mità; in tubo di vetro aperto ad ambe le estremità;
prova sul carbone al dardo del cannello; colorazione
della fiamma libera; uso del borace e del sale
di fosforo; uso di reagenti speciali, reazioni alla
fiamma. Indispensabile spesso la spettroscopia. 'Néi-
l'analisi chimica per via umida si provano solu-
zioni di particelle del corpo da analizzare in acqua
e in acidi, o si ricorre alla disaggregazione, o dis-
soluzione, 0 dissociazione, per mezzo dei reattivi.
Si procede in seguito ali esame dei soluti, in-
tendendo nel loro vero senso le parole: scalda,
fa bollire, evapora, concentra, tira a secco, cal-
cina, scalda al rosso, ecc. Si passa poi all'esame dei
precipitati (che si possono ottenere coi vari reagenti
generali), alla ricerca delle basi e alla separazione
delle varie basi di ogni gruppo. Dopo la ricerca
delle basi si fa quella degli acidi.
Analisi spettrale, operazione fondata sul fatto della
dispersione della luce solare per mezzo di un prisma
di cristallo messo in un apparecchio detto spettro-
scopio, e per mezzo del quale un fascio di luce
bianca viene sdoppiato in sette radiazioni dal rosso
al violetto. - Analisi spettroscopica, quella basata sul
riconoscimento dei corpi, dalla colorazione che im-
partono alle fiamme o ad altre sorgenti calorifiche
in cui si arroventano, mediante l'uso dello spet-
troscopio.
Analisi organica elementare, quella che determina
la proporzione di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto,
fosforo, solfo che possono entrare a formare una
sostanza organica. - Analisi organica immediata,
quella che ha per iscopo il riconoscimento e la se-
parazione dei principi organici.
Analisi tossicologica, quella parte dell'analisi chi
mica che ha per iscopo principale lo studio dei
processi chimici, che servono a svelare le sostanze
venefiche.
Analisi volumetrica, l'analisi quantitativa per pe-
sata, detta anche ponderale o gravimetrica; consiste
nel separare dai composti i loro componenti, sia allo
stato libero, sia, il che ha luogo più di frequente,
sotto forma di un nuovo composto, di composizione
definita e nota e nel pesare i prodotti che si otten-
gono coll'esattezza maggiore possibile. Il peso del
componente allo stato libero, nel primo caso dà di-
rettamente la sua quantità, mentre nel secondo caso,
essendo noto il rapporto quantitativo fra i compo-
nenti del nuovo composto, dalla quantità di questo
si deduce con semplici calcoli di proporzione, la
quantità di quelli. 1 risultati sono della più grande
precisione. - Alcalimetria, serie di operazioni d'analisi
volumetrica titolata, mediante le quali si determina
0 si viene a conoscere la quantità degli alcali, come,
ad esempio, la potassa e il carbonato di potassa
nelle potasse commerciali.
Intorbidamento, l'opacamento che si produce in
una soluzione per mezzo di un reattivo, quando il
precipitato che si forma è tenue e, rimanendo so-
speso nel liquido, gli toglie la trasparenza. - Opale-
544
scenza, il lievissimo intorbidamento che avviene
in una soluzione per mezzo di un reattivo e che è
tale da non togliere la trasparenza alla soluzione
stessa.
Composti chimici
fra i più importanti, più noti e più usati.
I composti chimici importantissimi e quelli la cui
importanza non è sopratutto chimica sono trattati
in speciali articoli nel corso dell'opera, alfabetica-
mente distribuiti. - Acetati, sali che risultano dalla
combinazione dell'acido acetico con una base. L'o-
cttato di potassio serve in medicina, come antiset-
tico, e in analisi per ricerche chimiche. L'acetato
dt ferro serve come mordente in tintoria, come
l'acetato d'alluminio. - Acetilene, gas che si ottiene
trattando con l'acqua il carburo di calcio o altri
carburi. - Acetilurt, combinazioni dell' acetilene
con alcuni metalli: sono esplosivi. ■ Acidi, com-
posti chimici contenenti, unito ad un gruppo di ele-
menti fortemente elettronegativi, l'idrogeno, sosti-
tuibile, in tutto 0 in parte, da altri elementi più
elettro-positivi. In generale, hanno sapore più o meno
acido ed arrossano la tintura di laccanmifa. In ogni
acido si distinguono due parti: l'idrogeno basico,
positivo, e la parte rimanente, elettronegativa, cioè
il residuo ologenico. - Acidi grassi, classe costi-
tuita da alcune serie di acidi organici e così chia-
mata perchè comprende molti acidi che entrano
nella costituzione dei grassi (veggasi a grasso).
Alcali, quelle sostanze di azione basica energica,
che hanno per tipo la potassa caustica. Alcali. fissi
la potassa e la soda caustiche ; alcali volatili,
Yanirnoniaca ; alcali organici, le basi organiche,
come ad esempio, la morfina. Aleali terrosi, la
barite, la calce, la stronziana). - Alcaloidi.,
sostanze organiche azotate, quasi tutte velenose, in
grado più o meno eminente, e di natura basica, cioè
tali, che si possono combinare agli acidi per dar
luogo a dei sali. Moltissimi alcaloidi si trovano nel
regno vegetale, alcuni anche nel regno animale,
dove si formano specialmente durante la putrefa-
zione (ptomaine). Altri si ottengono artificialmente,
come pure si possono preparare per sintesi alcuni
alcaloidi naturali.
Aldeidi, molti corpi di costituzione chimica si-
mile e che sono prodotti di ossidazione degli alcoli.
ì]q] semplice nome di aldeide si intende il prodotto
di ossidazione dell'alcool comune (etilico). - Aldeide
benzoica, il costituente principale dell'olio essenziale
di mandorle amare: a/tódecmnameca, il principale
costituente dell'olio di cannella, usato in profumeria
e in liquoreria; aldeidati, composti salini formati
dall'aldeide in combinazione con le basi.
Alogeni, sali aloidi o generatori di sali, gli ele-
menti del gruppo del cloro, e sono : cloro, bromo,
iodio e flaore. • Aloidi furono detti da Herzelius
quei sali che derivano dagli elementi alogeni, cioè
i cloruri, i bromuri, gli ioduri, i fluoruri. - Amalgama,
lega A%\ mercurio con gli altri metalli,. - Amidi,
composti organici azotati formati dalla sostituzione
di radicali acidi all' idrogeno dell' ammoniaca -
AmidofenoU, corpi leggermente acidi come il fenolo,
e nello stesso tempo, anche basici, perchè con gli
acidi foriuanq sali. - Amilici alcoli: la teoria ammette
otto alcoli amilici, isomeri e si conoscono tutti: quattro
alcoli amilici primarii, tre secondarli e uno terziario,
l'iù propriamente, il nome di alcool amilico spetta
àW alcool primario normale. - Ammoniache composte
0 amine, basi organche che si possono conside-
rare come derivanti dell'ammoniaca per sostituzione
dell'idrogeno con radicali alcoolìci.
Anidridi, i composti detti anche impropriamente
acidi anidri, che, fissando gli elementi dell'acqua,
si trasformano in acidi. - Antracene, idrocarburo
solido che si trova, in piccola quantità, nel catrame
di carbon fossile, ma che si condensa in gran quan-
tità nella parte meno volatile, ossia negli ultimi
prodotti che si ottengono dalla distillazione del ca-
trame stesso ( olii antracenici). - Antrachinone, pro-
dotto di ossidazione deli' antracene. - Apóbasi o apo-
alcaloidi, i prodotti che si ottengono per disidra-
tazione di molti alcaloidi. Più propriamente si do-
vrebbero nominare amido - alcaloidi. - Argento
{sali di), oltre al nitrato e al cloniro, sono usati
il solfalo, l'acetato, l' ioduro, il bromuro, il cianuro
ecc.- Aria epatica, l'acido solfidrico (idrogeno sol-
forato, acido idrotionico, monosolfuro d'idrogeno). -
Arseniali, sali dell'acido arsenico. Più importanti i
seguenti: arseniato di soda (a. bisodico); l'arseniato
di potassa; l'arseniato di ammoniaca; l'arseniato di
mercurio ; di rame, di ferro. • Arseniti, i sali del-
l'acido arsenioso. Noti: l'arsenilo di rame, di po-
tassa, di soda. - Azo/lavina, sostanza colorante deri-
vata dal catrame, appartenente al gruppo degli azo-
derivati. - Azzurri, veggasi ad azzurro.
Baì'io {sali di): noto specialmente il solfato, -
Barite, nome col quale si designano tanto gli ossidi
che l'idrato di bario, cioè i prodotti seguenti : os-
sido e protossido di bario {bdiVite anidra o caustica);
biossido e perossido di bario (barite ossigenata);
idrato di bario (barite idrata). - Benzoati, i sali
dell'acido benzoico: costituiscono prodotti essen-
zialmente adoperati in medicina, come i benzoati
(li magnesia, litina, soda, calce, mercurio, bismuto,
ammoniaca, betandftolo, guaiacolo, ecc. - Benzolo,
idrocarburo che si trova nel catrame di carbon fos-
sile e che, comunemente, si chiama anche benzina.
- Bicarbonati {carbonati acidi), i carbonati in cui
un solo atomo di idrogeno dell'acido carbonico
idrato è stato sostituito da un metallo. I bicarbo-
nati alcalini sono i più importanti : cosi i bicarbo-
nati di potassio e i bicarbonati di sodio.
Bicromati, sali dell'acido cromico contenenti
una maggior quantità d'acido rispetto al metallo,
che non i cromati. Importanti: i bicromati di am-
moniaca, di potassa, di soda. - Bismuto (sah
di), importanti : il nitrato basico {magistero di bi-
smuto), il gallato {dermatol), il benzoato, il salicilato
il naftolato, il tannato. - Boracite, tetraborato di
magnesia con cloruro ed idrato di magnesia. - Bo-
rali, sali dell'acido borico che non hanno grande
importanza commerciale, eccettuato il borato sodico
{borace).
Bromati, sali dell'acido bromico, il quale non
esiste che in soluzione. Sono i bromati alcalini
usati specialmente nell'analisi chimica (bromato di
potassio e bromato di sodio). - Bromuri,s3di dell'a-
cido bromidrico : i più usati sono quelli di potassio
e di sodio. Nella medicina e nella farmacia tro-
vano impiego anche i bromuri di ammonio (bromi-
drato di ammoniaca), di litio, di bario (per la pre-
parazione dell'acido bromidrico puro), di ferro
{bromuro ferroso) di nichelio, di meì'cuno e final-
mente i bromuri d'oro, di piombo, di bismuto, di
arsenico e di cerio, di rubidio, cadmio e stìonzto,
nonché alcuni òrojttMn' di alcaloidi, quali i bromidrati
di chinina, cinconina, eserina, morfina. - BromOf
veggasi a questa voce.
545
Cacodilah, sali cristallini formati dall'acido ca-
■odilico con le basi {cacodilato di sodio e cacodilalo
di mercurio), - Cadmio (sali di): importanti il sol-
furo, usato in pittura ; il soìiato, velenoso, usato in
oculistica ; il cloruro, il ioduro, il bromuro, usati
in fotografìa. - Calcio (sali di), molto sparsi e ab-
bondanti in natura, come il marmo, la creta^ il
gesso, i fosfati naturali. Fabbricati artilicialmente:
Vipoclorito (cloruro di calce), il solfito, il cloruro,
il solfuro, ecc. - Carbonati, i sali dell'acido carbo-
nico, molto sparsi in natura. Il marmo, la creta,
la pietra litografica, i carbonati di potassa e
di soda, quelli di bario, stronzio, magnesio,
ammotiiaca, litiiia, zinco, bismuto, ecc. - Car-
borundum, carburo di silicio cristallizzato.
Carburi, composti dei metalli col carbonio, che
si ottengono sottoponendo ad altissima temperatura
gli ossidi metallici, misti a carbone. Importanti i
carburi di calcio e di silicio. Preparati in questi
ultimi anni i carburi di : litio, bario, stronzio,
cerio, lantanio, torio, berillio, allamiìiio,
manganese, uranio, ecc. - Cianuri, sali dell'a-
cido cianidrico. - Citrati, i sali dell'acido citrico'
- Clorati, sali dell'acido dorico. - Cloroidrati, o
idroclorati, veggasi a cloridrico (acido).
Cloruri, 0 muriati, veggasi a cloro. - Cromali, i
sali dell'acido cromico. - Cromo (sali di), le com-
binazioni del cromo con i vari acidi.
Destrina, prodotto di trasformazione dell'amido
sotto l'azione di un fermento detto : « diastatico».
Si trova nella carne di alcuni erbivori. Usata, su
larga scala, per l'apparecchio dei tessuti, • Diossi-
benzoli o diossibenzeni, fenoli derivanti dal benzene
con due ossidrili. - Egoli, composti mercuriali che
si ottengono combinando col mercurio i derivati
parasolfonici dei vari fenoli, nella molecola dei
quaU è stato previamente introdotto un nitro-gruppo.
- Èteri, veggasi ad etere. - Etile, radicale dall'or-
dinario alcool e dell'etere. - Etilene, idrocarburo
che si ottiene quando si scalda una miscela di al-
cool, con eccesso di acido solforico concentrato.
Gas incoloro che brucia con fiamma luminosa e
che trovasi in quantità notevole, nel gas illumi-
nante.
fegato di solfo, denominazione generica dei sol-
furi alcalini solubili nell'acqua, ma più specialmente
il solfuro di potassio. - Fenati, veggasi a fenico
acido. - Fenilidrazina, sostanza usata nei laboratori
per varie reazioni chimiche e che ha servito ad una
delle più belle ed importanti sintesi della chimica
odierna, la sintesi degli zuccheri, - Fenoftaleina, so-
stanza che si forma dal fenolo, usata come indica-
tore in analisi volumetrica. - fenoli, i derivati
idrossilici degli idrocarburi aromatici. - Fermenti,
organismi cellulari animali o vegetali che si svilup-
pano e crescono a spese dei corpi organizzati : veg-
gasi a fermento.
Ferro {sali di), veggasi a ferro. - Ferrocianuro
di piombo, polvere bianca, usata, in unione al clo-
rato di potassio, qualche volta nelle paste da
fiammiferi, o come esplodente - Fluoruri, veggasi a
fluoro. - Forfurolo, sostanza che si trova negli
spiriti greggi e nei prodotti della rettificazione de,
medesimi. Si usa come reattivo dell'o/to di sesamo'
- Formene, il metano, che è il primo termine di
una serie di idrocarburi saturi, detta appunto serie
formemica o metanica. - Formiati, sali dell'acidot
formico. - Formai, formolo o formaldeide (al-'
deide metilica, metilal, metanal, ossimetilene), pò
Prbmoli — Vocabolario Nomenclatore.
tente antisettico, che diede origine a numerosissimi
preparati.
Fosfati, sali dell'acido fosforico. - Fosfiti, i sali
derivanti dall'acido fosforoso, e si distinguono in
acidi e neutri. Usati, ma raramente, il fosfito di
calce e il fosfito di soda.
Gallati, sali dell'acido gallico. - Glicerati,o gli-
cerolati, i derivati a Ideici della glicerina. - Glice-
rammina, base liquida che fornisce, decomponendosi,
la dibromidrina. - Glicendi e glicerofosfati, veggasi
a glicerina.
Glucosidi, classe assai numerosa di sostanze, molto
sparse nel regno vegetale, le quali, per azione degli
acidi 0 degli alcali, o di fermenti speciali, si sdop-
piano in uno s«*6Y7<-ero (ordinariamente glucosio)
e in altre sostanze di natura diversa (acidi, alcooli,
fenoli, aldeidi). - Grassi, nome dato, generalmente,
a quelle sostanze di origine animale o vegetale,
che hanno composizione analoga a quella degli olì,
ma che sono solide alla temperatura ordinaria.
Iconogeno, potente riduttore, che precipita l'oro,
l'argento, il mercurio dalle loro soluzioni : molto
usato in fotografia come sviluppatore.
Idracidi, acidi formati da un elemento con idro-
geno, e non contengono ossigeno. Con le basi formano
dei sali il cui nome ha desinenza in uro (solfuro,
cloruro, bromuro), - Idrato (che contiene acqua in
combinazione), prodotto dalla combinazione di un
ossido coH'acqua. Nella nomenclatura chimica, idrato
indica appunto il composto ottenuto da un ossido
coH'acqua (idrato potassico, sodico, ammonico ecc.)
- Idrati di carbonio o idrocarburi, composti di car-
bonio 0 idrogeno, che formano il nucleo principale
della chimica organica. Si distinguono in saturi,
non saturi e di serie aromatica (benzina). Si tro-
vano come componenti principali negli organismi. -
Idrochinone, prodotto di sostituzione della benzina,
in chimica è detto anche benzenediol. - Idrofluo-
sihcati 0 ftiiosilicati, sali dell'acido fluosilicico -
Idrolati, sinonimo di acque aromatiche ed acque di-
stillate aromatiche.
Idroliti animali, brodi, ossia soluzioni di sostanze
animali : liquidi tenenti in soluzione i principi solu-
bili dei tessuti animali, e, per lo più, del tessuto mu-
scolare dei medesimi. - Idrosofiti, sali che si formano
in soluzione, facendo reagire lo zinco sopra una solu-
zione concentrata e fredda di anidride solforosa, o
di un bisoljito. L'idrosolfito di soda serve neira?ia-
lisi chimica, per la determinazione dell'ossimoro
nelle acque, nel sangue, ecc. - Idrossilammina, base
che dà sali cristallizzati h&ì\ definiti, dei quali il
più comune è il cloridato, che usasi qualche volta
in medicina, ma specialmente in fotografia, come
rivelatore, e nei laboratori chimici. - lodali, sali
dell'acido iodico. - Ioduri, sali dell'acido iodi-
dricò - Inodoriti, sali dell'acido ipocloroso.
Ipofosfiti, sali dell' acido ipofosforoso, dei quali
usansi in medicina gli ipofosfiti di sodio, di calce,
di ferro, ecc. - Iposolfiti, sali dell'acido iposolforoso,
non ancora potuto ottenere allo stato libero. I più
usati sono quelli di calce e soda.
Ialine, gruppo di idrati di carbonio azotati, di
natura colloide, che si ottengono per sdoppiamento
dei jalogeni. - lalogeni, glico-proleidi, di composi-
zione ancora non ben nota.
Lattati, sali dell'acido lattico. - Latte di solfo,
liquido lattiginoso che si ha per precipitazione d'un
solfuro con un acido. - Lievito o fermento : comu-
nemente quei microrganismi {saccaromiceti, ecc.)
95
546
che producono la fermentazione alcoolica delle so-
stanze zuccherine.
Continua la. serie dei composti.
Magistero di bismuti^ polvere cristallina, bianca,
che si ottiene quando si diluisce, con molta acqua,
ima soluzione di bismuto nell'acido nitrico. Usato
largamente in medicina, in profumeria e nell'aiia-
bsi chimica. • Magnesio {sali di), veggasi a magne-
sio. - Maltosio, idrato di carbonio che proviene dal-
l'amido per azione della diastasi, che lo scinde in
maltosio e destrina. - Manganati, mezzi ossidanti, di
color verde, che, all'aria," e per azione degli acidi,
diventano rossi, trasformandosi in permanganati,
i quali sono sali molto più utilizzati.
Margarati, sali tormati dall'acido margarico com-
binato colle basi. - Margarico, acido che si leva
dal sego.
Mefite, nell'antica chimica, il prodotto della com-
bustione dello solfo (acido solforoso) e di sali con
eccesso di base, formati dall'acido carbonico:
contengono aria mefitica, cioè acido carbonico.
- Mercaptali, composti solforati analoghi agli ace-
fali. - Mercurio {sali di), detto a mercurio - Me-
taìli, veggasi a metallo. - Metalloide, veggasi a
questa voce. - Melano o formene, idruro di melile,
protano: chiamasi così il gas delle paludi. - Metila-
mine, le amine corrispondenti all' alcool metilico,
basi energiche, assai importanti. - Metilene, bicar-
bonato d'idrogeno ipotetico, supposto radicale del-
l'alcool metilico. - Metilici composti, veggasi a m,e-
tilico (alcool) - Mezzeltoni, sinonimo di stra-
monio. - Minio, l'ossido rosso di piombo.
Naftoli, veggasi a naftalina.- Natrium, nome
latino del sodio. - Nichelio {sali di), veggasi a ni-
chelio. - Nitrati, sali derivanti dalle combinazioni
dei metalli con l'acido nitrico. - Nitrili, corpi
isomeri formati per trasformazione al calore delle
carbilamine - Nitriti o azoliii, i sali prodotti dal-
l'unione dell'acido nitroso e azotoso con le basi sa-
lificabili. II nitrito d'amile si usa in medicina con-
tro l'asma e le irritazioni nervose ; il nitrito di
potassio è usato nell'analisi chimica. Il nitrito di
sodio è usato per la preparazione dei colori del
catrame, - Nilrobenzina {nilrobenzolo, olio od es-
senza di mirbana): si ottiene facendo agire, in de-
terminate condizioni, l'acido nitrico sul benzolo:
usato in profumeria. - Nitrocloroformio, corpo in-
coloro, solido ad una temperatura inferiore a 15°, cri-
stallizzabile in cubi, solubile nell'acqua: s'infiamma
facilmente e, scaldato, detuona. - JSitroglicerina, detto
a dinamite. - Nitrosoderivati, composti che si
hanno trattando le amine secondarie con acido ni-
troso. - Nilroelani, composti che si ottengono trat-
tando gli ioduri dei radicali alcoolici con nitrato d'ar-
gento. - Nitrogene, veggasi ad azoto. ■ Nitromelano,
il nitroetano per ecccellenza.
Nitroprussiati, sali risultanti dall'azione dell'acido
nitrico sui ferrocianuri. I più importanti sono :
quello di sodio, usato nell'ana/ist chimica per la
ricerca dell'alcool, e quello di rame, usato come
reattivo.
0, simbolo chimico dell'ossigeno. Anticamente, in-
dicava una preparazione d'oro e allume.
Oleati, sali flell'acido oleico. - Olefine, idrocar-
buri del tipo deWetilene. - Orpimento, solfuro di
arsenico. - Ossacidi, acidi che rnntensiono ossigeno:
danno origine a dei sali il cui nome termina in
alo (solfato, clorato, bromato), - Osmicv acido, detta
ad osmio. - Ossalali, i sali dell'acido ossalico. •
Ossidi, veggasi a ossido.
Pentano, idrocarburo che trovasi nel petrolio greggio.
- Pentihci composti, quelli organici della serie grassa,
contenenti cinque atomi di carbonio e che hanno coms
idrocarburo tondamentale il pentano. Tali il cloruro
di amile, il nitrato di amile, Vamilene, o pentale, ecc.
- Percarbonati, sali che si ottengono sottoponendo
all'elettrolisi, a bassa temperatura, una soluzione di
un carbonato. I percarbonati di potassa e di soda
furono proposti come decoloranti. - Perclorati, sali
deWacido perclorico, liquido volatile, usato in so-
luzione, nell'analisi chimica, per la ricerca e la de-
terminazione del potassio. - Permanganati, veg-
gasi a ìnanganato, - Perossidi, detto a ossido. -
Persolfati: si ottengono sottoponendo all'azione del-
la corrente elettrica una soluzione concentrata di
un solfato in acido solforico, mantenuta fredda. U-
sati per reazioni e sintesi in chimica organica, per
l'imbianchimento delle libre, come disinfettanti, e
in fotografia i persolfati di ammoniaca e di potassio.
Picrati, sali dell'acido picrico. • Piombati, sali
insolubili che si ottengono fondendo un carbonato
alcalino o alcalino terroso con litargirio. - PirogaU
lati, sali dell'acido pirogallico. - Poliglicoli, veg-
vasi a glicolo. - Potassio {sali di), le combinazioni
del potassio con vari acidi.
Propilici composti, composti organici, derivanti dal
propano e contenenti il gruppo o radicale mono-
valente detto propile. - Proteina, sostanza albumi-
noide degli organismi, azotata, di composizione molto
complessa. - Protobromuro, primo grado di combi-
nazione d'un corpo semplice col bromo. - Proto-
cloruro, primo grado di combinazione d'un corpo
semplice col cloro. - Protoioduro, primo grado di com-
binazione d'un corpo semplice con l'iodio. -Protossidi,
i composti di ossigeno e di un metallo, che fanno
l'ufficio di base.
Prussiati, antica denominazione dei cianuri me-
tallici, semplici 0 doppi: usati nella tintoria. -
Ptomaine, sostanze basiche scoperte da Francesco
Selmi fra i prodotti della putrefazione e che si
producono per iscomposizione degli albuminoidi.
Ancora i composti.
Rame {sali di), veggasi a ram.e. - Realgar, com-
binazione di arsenico e di zolfo. - Besinali, combi-
nazioni degli acidi resinolici, contenuti in alcune
resine, coi metalli, e dicesi specialmente di acidi
contenuti nella colofonia. - Ródamine, rosinduline,
rossi, colori artificiali derivati dal catrame.
Saccarati, i composti che si formano per l'azione
delle basi {soda, potassa, calce, stronziana, ba-
rite) sul saccarosio. Importanti i saccarati di
calce, stronziana e barite, specialmente i due primi.
- Saccarosio, lo zucchero. - Sale, nome dato da
Lavoisier al prodotto della combinazione di un ossi-
acido con un ossido metallico: nella chimica mo-
derna, il prodotto della sostituzione di un metallo
all'idrogeno basico degli acidi, e il prodotto della
combinazione di un acido con una base: sono acidi
neutri, doppi, misti, ossigenali, non ossigenati. - Sa-
licilati, sali dell'acido salicilico. - Saloli, gli eteri
fenolici di vari acidi aromatici e principalmente
l'acido salicilico. Tipo, il salolo ordinario, o sa-
licilato di fenile.
Saponi, i sali degii acidi grassi, che si ottén-
54 7
pono decomponendo ( saponificando ) le sostanze
grasse con gli alcali caustici, coi carbonati alcalini
o con alcuni ossidi alcaliiio-terrosi, terrosi o metal-
lici. - Seghi, miscugli di i^hreridi, solidi e piuttosto
duri, nei quali prevalgono ìa palìinlina e h stearina.
- Serie, insieme di idrocarburi che si deducono l'un
l'altro, mediante l'agtiiiinta di uno stesso gruppo di
di atomi, e anche di sostanze organiche, che hanno
analoga costituzione chimica e analoga proprietà {se-
rie organica). - Serie aromatica, classe speciale di
sostanze, rici^he in carbonio e povere di idrogeno,
che si distinguono, la maggior parte, per una fra-
granza aromatica. - Silicati, veggasi a silice.
Solfati, i sali dell'acido solforico. - Solfidratì,
combinazioni dell'acido solfìdrico e di idrogeno sol-
forato con le basi saliUcabili, quali la calce, la po-
tassa, la soda, ecc. - Solfiti, sali derivanti dall'u-
nione dell'acido solforoso, con le basi salificabili,
- Solfoacidi, non esistenti allo stato libero, ma di
cui si conoscono i sali, detti solfosali. - Solfoboli,
speciali solfuri, il cui radicale funge da base nei
solfosali, - Solfobotilico acido, scoperto da Wurtz:
si forma per l'azione diretta dell'acido solforico sul-
l'alcool butilico. - Solfocianidrico acido, corpo che
si estrae dal solfocianuro di potassio. - Solfociano-
geno, corpo scoperto da Liebig, solido, amorfo, gial-
lastro, insolubile. - Si hanno poi acidi solfogliceri-
co, sotfoindigotico, solfoporporico, accennati a zol-
fo. - Solfocianuri , i sali dell'acido solfocianico. -
Solfoidrati, combinazioni dello zolfo con idrogeno
e col metallo. - Solfuri, combinazioni dello zolfo
con un altro elemento. - Spiriti, alcoolati o acque
spiritose che si ottengono distillando con alcool
sostanze contenenti sostanze volatili, o soluzioni
alcooliche di olì essenziali, o soluzioni alcooliche
di qualche etere. - Spirito, Yalcool del commer-
cio, che si forma, come è noto, nella fermenta-
zione cosidetta alcoolica dei liquidi contenenti zuc-
chero. - Stagno (sali di), veggasi a stagno.
Stearina o acido stearico, combinazione dell'acido
stearico con la glicerina. - Stronzio {sali di), detto
a stronzio.
Sublimato corrosivo, veggasi a mercurio. - Sudan
{colori di), derivati dal catrame, appartenenti al
gruppo degli azocolori. - Succinati, i sali dell'acido
succinico.
Tallina, alcaloide artificiale, derivato dalla chi-
nolina, usato in medicina sotto forma di solfato,
0 di tartrato. - Tallio {sali di), velenosi, usati per
preparare vetri speciali, dotati di forte potere ri-
frangente.
Tannati, i composti dell'acido tannico. - Tartrati,
i sali dell'acido tartarico. - Tartrazina, detto a
colori, - Terpeni, gli idrocarburi, il cui tipo é il ter-
pene dell'essenza di trementina. - Tiofenoli, com-
posti formantisi per l'azione del solfuro di fosforo
sui fenoli. - liolo, miscut^lio di idrocarburi solfo-
rati, resi poi solubili coll'acido solforico. - Tolui-
dina, base organica, analoga alt' anilina. - Toluolo,
idrocarburo che si trova, insieme al benzolo, nel
catrame di carbon fossile, usato come solvente e
per la preparazione dei colori artificiali.
Uranio {sali di), detto ad uranio.
Urati, sali dell'acido urico. - Urea, usata in me-
dicina come diuretico: esiste nell'orina e si può ot-
tenere anche artificialmente. - Uretani, gli eteri del-
l'acido carbammico, cioè le combinazioni di questo
acido con gli alcooli : veggasi a ètere.
Valerianati, sali dell'acido valerianico. - Va-
nadato ammoniaco, detto a vanadio, - Verdi, vio-
lamine, violetti, detti a colore.
Zimasi, nome dato ai fermenti amorfi o chimici,
denominati anche diastasi, enzimi. - Zinco {sah di),
vegliasi a zinco. - Zuccheri, serie numerosissima di
soslanze organiche, composte di carbonio, idrogeno ed
ossigeno. Si suddividono in monosaccaridi od esaosi
(glucosio, levulosio, galattosio, sorbosio, manno-
sio, ecc), disaccaridi o esabiosi (saccarosio, zucchero
di latte, maltosio, melabiosio, ecc.), trisaccaridi e
esatriosi (raflinosio) e polisaccaridi (amido, cellulosa,
destrina, gomma).
Chimico. Aggettivamente, di chimica, appar-
tenente alla chimica. Sostantivamente, chi studia o
insegna chimica, o se ne occupa. - Dottore in chi-
mica, laureato in questa scienza.
Chimismo. Complesso degli atti chimici che
si compiono nei diversi tessuti, organi o liquidi or-
ganici, relativamente a una determinata lunzione
(chimismo gastrico, respiratorio, ecc). Anche studio
chimico completo d'una speciale funzione, in con-
dizioni normali o patologiche.
Chimo. Massa degli alimenti trasformati nella
digestione»
Ciiimoslna Veggasi a digestione.
China. Calata, scesa, pendio di terreno, in
monte, in colle, ecc.
China o chinachina. Scorza amara di al-
beri indigeni del Perù, adoperata in medicina, per
la sua azione tonica e febbrifuga, in farmacia per
preparare estratti, tinture alcooliche, decotti, be-
vande, ecc. - Polvere dei Gesuiti, nome dato, nel se-
colo XVII, alla corteccia di china perchè i Gesuiti
furono quelli che più specialmente si occuparono
di farne conoscere le virtù: detta anche polvere della
contessa, polvere del cardinale, corteccia peruviana.
• Calisaya, la corteccia della china regia. - China
aromatica, o falsa china, la cascarilla.
Chinato, fatto con china, contenente china (vino
chinato, ecc.) - Chinimetria, modo di dosare la chi-
nina della corteccia di china.
Cincona (cinchona), genere di piante rubiacee che
forniscono le varie specie di china. Specie : la cin-
cona condaminea o china grigia ; la china gialla ; la
ranciala; la china a grandi foglie, che dà le più
note fra le chine rosse, ecc,
Acetischinina, modificazione alla preparazione del-
l'acetato di chinino, che dà dei cristalli pressoché
insapori, pure conservando le proprietà del chinino.
Acido chinico : si ottiene come prodotto seconda-
rio nella fabbricazione della china : polvere cri-
stallina, solubile nell'acqua. Si usa come agente cu-
rativo nella diatesi urica alla dose di gr. 0,50 per
volta, 6 0 7 volte al giorno. - Chinafenina o chi-
naferina, carbonato di chinina e di fenetidina, effi-
cace nella tosse convulsiva e nella cefalea.. - China'
tina, chinina ossidata. - Chinina, chinino, alcaloide;
che si trova nella scorza, nel fusto, nel rami delle
diverse varietà di cincona, uno dei più efficaci
rimedi che possediamo, notissimo e usato in me-
dicina come febbrifugo. - Chinoidina, miscuglio
di vari alcaloidi, contenuti nelle corteccie di china.
- Cinconidina, isomero della cinconina, di azione
convulsiva negli animali superiori (cane, gatto, co-
niglio) - Cinconina, prodotto accessorio nell' estra-
zione della china: agisce sulla circolazione in modo
analogo alla chinina. - Omocinconicina, alcaloide
della china cùprea. - Litrachinina, alcaloide della
china cuprea. —
Cinconismo, l'avvelenamento provocato dalle alte
548
CHINARE — CHIODO
dosi di un sale di chinina. - Chinometro. apparec-
chio speciale destinato a dosare la chinina in una
corteccia.
OMnare (chinato). Piegare in basso, abbas-
Sdire; volgere verso terra, di cosa e anche di per-
sona (chinarsi, inchinarsi, fare mc7imo); reclinare,
reclinarsi. - Chino, piegato in basso, detto per lo
più del corpo umano : abbassato, con la persona
chinata. - Prono, inclinato, chinato, inchinato.
Chincaglie , chincagliere , chincaglie-
ria. Veggasi a mereiaio.
Ohinéa. Il cavallo che va di portante.
Ohinetoscopio. Detto a cinematografo.
Chinino. Estratto di china: chinina.- Bromo-
chinol, polvere bianca, leggera, amara che ha le
stesse proprietà terapeutiche del chinino.
Chino. Detto a chinare.
Chinolina. Base organica che si trova nel ca-
trame di carbon fossile.
Chioccare {chioccalo) Detto a frusta e a per-
cossa.
Chioccia. La gallina che cova.
Chiocciare , chiocciata. Veggasi a gal-
lina.
Chiòccio. Detto a gallina.
Chiocciola. Veggasi a lumaca, a scala e a
vite.
Chiocciolino. Detto a lumaca e a ciatn-
bella.
Chiocco. Veggasi a frusta.
Chioccolare (chioccolato). Modo di fischiare.
Chiòccolo. Grosso fischio.
Chlodagione. Detto a chiodo.
Chiodàia. Veggasi a chiodo.
Chiodaiuolo. Detto a chiodo.
Chiodame. Veggasi a chiodo.
Chioderia. Detto a chiodo.
Chiodi di garofano. Veggasi a garofano.
Chiodo. Pezzo di metallo, comunemente di ferro,
aguzzo, ossia a punta da un'estremità, con cappello
0 capocchia dall'altra: è di fusto per lo più pii'a-
midalmente quadrangolare o anche rotondo ; usato
per conficcare, per attaccare quadri, ecc.: chio-
vello, chiovo, aguto (voce antiquata). - Chiodettino,
chiodetto, piccolo chiodo : chiodello, chiodino -
Chiodane, grosso chiodo : bollone, bollettone, bui-
lettone, chiavarda. - Capocchiuto, chiodo con la ca-
pocchia.
Aguto, chiodo lungo e sottile. - Anello, specie
di chiodo a vite, o a punta, o ad ingessatura, con
un foro in luogo di capoccia. - Arpione, specie di
chiodo uncinato e piegato a squadra, che si con-
ficca con la coda nel muro o in un'altra cosa sta-
bile. - Borchia, scudetto o disco di metallo, legno
e materie consimili, lavorato in varie toggie: serve
a guisa di chiodo, per ornamento e, specialmente,
da appiccagnolo. - Bulletta, sorta di chiodo piccolo
con capocchia larga: specialmente quelli delle scarpe
e quelli dei tappezzieri per tende, poltrone e im-
bottiture in genere. Bullette a freddo, bullette di
Francia, bullette con la testata a tre facce, a quattro
faccie, liscia, a piolino, tonde, a punta di diamante,
quadrine, migliarine (le più piccole), acciaioiine. sL,
perchè sono a gradazione numerata, si hanno bul-
lette del quattro, del sei, ecc. Si hanno pure bullette
da impannate, bullette da imbroccare, le quali servono
ai calzolai, ecc. Bulletta a freddo, quella che ha
rotondo il fusto proporzionatamente minore della
capocchia, e questa senza puntini. Balletta a caldo,
quella che si ta con verghetta di ferro arroventata:
ha quadrangolare il fusto e la capocchia propor-
zionatamente più grossa. • BulkUona, bulletta grossa;
anche, grossa bulletta spesso con capocchia di
ottone, a volte dorata, per ornamento di mobili an-
tichi 0 all'antica. - Bullone, francese bullon, da
houle, latino bulla, grosso chiodo che comprende la
vite (con gambo parzialmente o totalmente filettato),
il dado e la testa.
Cappellotto, sorta di bullette di larga capocchia.
- Cavicchia, cavicchio, specie di chiodo di legno che
si conficca nel muro, nel legno o altro, e dicesi
anche piuolo. - Chiavarda, chiodo grande a cap-
pello bislungo, perno di ferro a capocchia da un
iato, avvitato dell'altro. - Chiodi a gancio, ripiegati
in forma di gancio. - Chiodi dell'Mno, del due, del
tre...., secondo le grandezze. - Chiovelli, chiodi ci-
lindrici che si ribadiscono a caldo sulle lamiere.
Maglietta, campanellina metallica, fatta come un
omega maiuscolo, che si mette dietro ai quadri per
attaccarli. - Piuolo, legnetto aguzzo, a guisa di chiodo,
che si ficca nei muri, in terra o altrove per ser-
virsene a diversi usi. - Punta, sorta di buUettina
0 chiodino senza capo. - Bivetto, voce abusiva u-
sata dai meccanici e in commercio per indicare
i chiodi a due teste.
Cappello, cappella, la capocchia dei chiodi (ca-
pocchia si dice più comunemente dello spillo). -
Capo, testa, lo stesso che cappello; la parte opposta
alla punta. - Capocchia, il capo dei chiodi piut-
tosto grosso. - Ceca, porzione del foro fatto dalla
saetta del trapano per metterci la testa del chiodo.
- Puntini, piccole protuberanze emisferiche che si
vedono in alcuni chiodi e in quasi tutte le parti
al disotto della capocchia, intorno alla base del
fusto.
Agutame, quantità di aguti, di chiodi. - Bullettame,
quantità di bullette d'ogni genere come articolo di
commercio. - Chiodagione, chiodame, quantità di
chiodi di qualità diverse. - Mitraglia, quantità di
chiodi vecchi di vario genere, rottami o simili.
Bullettaio, chi fa o vende bullette: comunemente,
chiodaiolo, chiodaiuolo. ■ Chioderia, fucina dove si
fanno i chiodi. - Rifenditoio, l'officina in cui si fanno
le barre di ferro che poi si riducono in chiodi.
Ciò che si fa con i chiodi - Istrumenti relativi.
Abboccare un chiodo, farlo entrare, ma non a
fondo. - Accecare, ficcar la capocchia d' un chiodo
nel legno tanto che pianeggi. - Cianfrinatura, rin-
calzaniento degli orli delle lamiere e delle teste dei
chiodi, fatto col cianfrino, bulino. - Conp,ccare, in-
chiodare, configgere, ficcare. - Dischiodare, schio-
dare, levare, togliere i chiodi. - Ferrare grasso, coi
chiodi troppo nel vivo ; ferrare magro, l'opposto.
- Imbullettare, fermare con bullette. - Inchiodare,
fermare con chiodi: chiodare, chiovare, chiovellare;
imbullettare, inchiovare, inchiavare. - Inchiodatura,
atto e effetto dell'inchiodare : chiodatura, config-
gimento, conficcazione, conficcatura, inchiodamento.
- Mettere, piantare ficcare, conficcare un chiodo,
farlo entrare. - Ribadire, ritorcere la punta del chiodo
e ribatterla inverso il suo capo nella parte opposta
della materia confitta, accioccnè non possa allentare,
stringa più forte e non dia impaccio. - Ribadimento
ribaditura, il ribadire ; e anche la parte del chiodo
che è ribadita. - Ribattere, rintuzzare, a replicati
colpi di martello, il chiodo conficcalo da banda a
banda e al quale si fa mozza la. punta, si che la
CHIODO ISTERir.0 — CHIRURGIA
549
parte ribattuta diventi come una seconda capocchia.
Affinchè poi da codesti colpi non venga sconficcato
il chiodo, bisogna fare una ben salda pressione sulla
capocchia di esso o appoggiandola sull'incudine,
ovvero posandovi fortemente le bocche chiuse d'una
tenaglia. Riballimcnto, l'azione d^l ribattere ; ri-
battitura la parte ribattuta del chiodo.- Schiodare,
togliere i chiodi {schiodatura, atto ed effetto).
Accecatoio^ saetta da trapano che si adopera per
fare in cima a un foro una cèca per poterci adat-
tare la testa del chiodo o della vite, sicché non
risalti alla superficie. - Cacciachìodo, arnese che
serve a conficcare e togliere chiodi, senza ammac-
care né punta, né capocchia. - Cacciatoia, specie di
scalpello col quale si cacciano dentro o fuori perni,
chiavette, chiodi e simili. - Cannuccia, asticciola di
ferro lunga circa due palmi, foggiata all'un dei capi
a modo di bocciolo, in cui tenere e incassare ver-
gelle di ferro infocate quando, divenute troppo
corte, scotterebbero le mani all'artefice. - Cassetta,
padellina di ferro nella quale si lascia cadere cia-
scuna bulletta elaborata a caldo. Le bullette prepa-
rata a freddo si fanno cadere sulla tavoletta, che è
un'assicella a basse sponde, e si lavorano con le ce-
soie a toppo e con la morsa. - Cesoie a toppo, ar-
nese col quale il bullettaio reci^^e in pezzi il fil
di ferro da farne altrettante bullette a freddo: cia-
scun pezzo si fa con due tagli, uno moltissimo
obliquo: che è già un principio di punta, l'altro
poco obliquo, da ridursi in capocchia. Ambedue
queste operazioni si eseguiscono alla morsa, - Chio-
daia, lo stampo adoperato per fare la capocchia ai
chiodi. - Conirocchiodaia, chiodaia che converte in
capocchia le punte dei chiodi roventi, quando si
ribadiscono sopra le piastre di metallo. - Guancia-
lini, due pezzi di acciaio incastrati suU' interno
canto vivo di ciascuna bocca della morsa; in esse
sono intaccature e canaletti che si corrispondono,
fra cui sono presi e stretti i pezzi di fil di ferro,
ai quali, con pochi colpi di martello, si rifinisce la
punta e si forma la capocchia. - Il martello del
bullettaio non ha penna: l'unica bocca è corta, al-
quanto curva, cioè ripiegata in dentro, verso il
manico. - Morsa, arnese non dissimile da quello
del magnano, ma non con bocche larghe e piano
per disopra, e fra due guancialini, per rifinire la
punta e formare la capocchia alla bulletta a freddo.
Repoussoir (frane), il ferro per cacciare i chiodi.
OModo isterico. Veggasi a isterismo,
Otaioma (chiomato). Tutti insieme i capelli
Chiomato. Che ha chioma, ha molti capelli»
Chiosa, chiosare (chiosato), Veggasi a com-
mento.
Chiosco. Sorta di padiglione.
Chiostro (chiostra). Veggasi a convento.
Chiotto. Di chi sta in atteggiatnento queto
e dimesso.
Chiòvolo. Detto a giogo.
CMozzotta. Sorta di barca.
Ohiragra (chiragroso). La gotta della tnano.
Chiroginnasta. Detto a pianoforte.
Chirogrrafario, chirogrrafo. Veggasi a cre-
dito, a debito, a scrittura.
Chirologia, chironomia. Veggasi a mano.
Chiromante. Detto a indovino e a mano.
Chiromanzia. Veggasi a mano.
Chiróttero. Veggasi a pipistrello,
Chlrurgrla (chirurgico). Vasto ramo della me-
dicina comprendente la patologia chirurgica, che
studia i processi morbosi, per convenzione detti di
spettanza chirurgica, e la medicina operatoria o
chirurgica operatoria, che descrive tutte le opera-
zioni, indicandone i diversi metodi: cerusia, ceru-
sica, cirusica (voci antiquate). - Chirurgicamente,
secondo le regole della chirurgia. • Chirurgico,
agg. di chirurgia. - Chirurgo, chi esercita la chi-
rurgia.
Achiurgia, quella parte della chirurgia operativa
che si riferisce al maneggio degli strumenti e alle
operazioni cruente. - Anematuryia, dottrina chirur-
gica riguardante le operazioni incruente. - Chirur-
gia plastica, arte di ricostruire certe parti del
corpo distrutte accidentalmente. - Clinica chirurgica,
quella che si occupa della illustrazione e della
cura dei casi chirurgici. - Galmnochirurgia, appli-
cazione del galvanismo alla chirurgia. - Ostetri-
cia, parte della chirurgia relativa all'assistenza delle
donne incinte, delle partorienti, dei neonati.
Alcunì termini di chirurgia.
Anestesia chirurgica, o artificiale, indebolimento
o privazione della sensibilità prodolla da agenti
all'uopo (anestetici), allo scopo di facilitare le ope-
razioni chirurgiche ed evitare agli infermi il do-
lore da esse prodotto : veggasi ad anestesia. - An-
tisepsi, medicatura antisettica, dovuta a Lister e con-
sistente nell'applicare sostanze atte a distruggere i
germi delle infezioni chirurgiche o a impedirne lo
sviluppo. - Cloroformizzazione, applicazione del clo-
roformio per facilitare V operazione chirurgica e
produrre l'anestesia. - Medicatura o medicazione, il
tuattamento che il chirurgo fa all' ammalato, per
lo più dopo un'operazione, applicando i rimedi, fa-
sciando, ecc. Medicatura asèttica, quella che importa
assenza assoluta di germi infettivi.
Briglia, neoformazione patologica, di origine in-
fiammatoria, - Catagma, frattura, • Cateratta, ad-
densamento dell' umor cristallino che appanna o
toglie la vista. - Cauterio, fonticolo, piccola piaga
prodotta ad arte e mantenuta suppurante per produrre
una revulsione. - Cicatrice, prodotto della neoforma-
zione connettivale e vasale che ripara le perdite di
sostanza dei tessuti. - Corpi estranei, quelli intro-
dotti accidentalmente nel corpo umano e dei quali
si cerca di fare l'estrazione.
Intenzione, il modo in cui avviene la cicatrizza-
zione, distinguendosi la prima i. (riunione imme-
diata dei margini), e la seconda ì. (in seguito a
suppurazione). - Lembo anaplastico, il pezzo ta-
gliato nella pelle sana per restaurare le parti vi-
cine. - Nòcciolo, il capo dei foruncoli; corpo
bianchiccio, a mo' di grumo, ed elastico, formato
dal tessuto cellulare strangolato o cangrenato nel
centro del foruncolo. - Nodo, concrezione che si
forma, attorno alle articolazioni delle dita della
mano o del piede nelle persone gottose, o sulle
ossa per causa venerea: meglio nodosità. - Noli me
tangere (non mi toccare), certe ulcere che i diversi
mezzi terapeutici adoperati non fanno che irritare.
- Punta, soluzione di continuità prodotta dall'intro-
duzione nei tessuti viventi d'uno strumento acuto.
- Seno, l'intossamento che sopraggiunge nel fondo
di una ferita o di un'ulcera e in cui s'accumula
la marcia. - Stertore, russo particolare prodotto
durante l'anestesia chirurgica o durante lo stupore
apoplettico ; anche il russo che precede la morte. -
Tumore, prominenza o gonfiamento in generale.
Agglutinanti, le sostanze che, per la loro potenza
550
adesiva, sono applicate dalla chirurgia nella confe-
zione di apparecchi inamovibili per la cura di certe
fratture e di certe malattie articolari. - Asèttico, il
materiale in cui è assicurata la mancanza di germi
viventi con gualche procedimento di asepsi ; e me-
todo asettico quello pel quale in una operazione
chirurgica si usano materiali asettici. - Assorbente,
di materie che, assorbendo il sangue, producono
la crosta e fanno cessare le emorragie. - Catagma-
tico, ciò che è atto a favorire la consolidazione
delle fratture. - Cesareo, detto di parto compiuto
per atto operatorio mercè il taglio della parete ad-
dominale e dell'utero, onde si estrae il feto. Dicesi
anche isterotomia addominale; gastroisterotomia. -
Emostatico, di medicamento atto a frenare Yenior-
ragia. • Sèttico, che produce putrefazione. - Trau-
matico, quanto ha relazione con ferite e piaghe.
Operazioni chirurgiche.
Abrasione, operazione con la quale, mediante ap-
positi istrumenii, o si asportano dalla superfìcie dei
tessuti prodotti patologici o si distacca un tessuto
da un altro. - Ago-filo-pressura, operazione, oggi di-
susata, con la quale si comprimeva, a scopo emo-
statico, un'arteria.
Agopressiira, o agopressione, metodo per frenare
l'emorragia passando un ago sotto al vaso sangui-
nante e comprimendolo fra l'ago e la pelle. - Ago-
puntura, trattamento di tumori con punture d'ago
fìtte e profonde. » Agoignipuntura, agopuntura pra-
ticata con un ago incandescente. - Ago-torsione, me-
todo di emostasi, nel campo delle ferite (ora disusato).
- Allacciatura, operazione con la quale, applicando un
laccio di seta o d'altro al di sopra di un'arteria,
si cerca impedire che ne esca il sangue nei casi di
ferite, oppure si cerca di chiudere al sangue l'af-
flusso in un sacco aneurismatico. - Amputazione, ri-
mozione, distacco di un'estremità o di un organo pro-
minente dalla linea di contorno del corpo (veggasi ad [
amputare) : si pratica con istrumenti adatti, per lo i
più taglienti, si separa dal corpo un arto, un organo,
o parte di esso, ecc. Applicata alle parti molli, di-
cesi eccisione, estirpazione ; alle ossa, remssione, •
Anabrosi, distruzione dì parti animali per mezzo
di caustici. - Anaplastia o anaplasia, arte di rista-
bilire la forma normale delle parti mutilate. - Ana-
plerosi, arte di far rinascere una parte del corpo:
sinonimo di protesi. - Anatresi, perforazione, tra-
panazione chirurgica. - Ancìiilosi, fissazione ad an-
golo di una parte articolare rispetto all'altra, che
residua per lo più ad infiammazioni distruttive
delle articolazioni, spesso tubercolare. - Anjiartrosi,
aderenza di tessuti patologici tutt'intorno all'artico-
lazione che la immobilizzano interamente. - Apone-
vrotomia, operazione con la quale si scontinuano
le aponeurosi, raccorciate congenitamente o acqui-
sitamente, a scopo per lo più ortopedico. - Aspor-
tazione, in chirurgia, equivale ad estirpazione, ossia
all'atto di strappare, di portar via una parte. - Au-
toplaslia, 0 autoplastica, modo di protesi chirurgica
consistente nel surrogare una parte distrutta, pren-
dendo sul malato stesso i materiali necessari per
tale riparazione.
Basioclastia, basioclisia, brefotomia, veggasi a
ostetricia.
Hlefdroplastia, atto operativo col quale si ripri-
^tina, tutta o in parte, la palpebra mancante. -
Broncoplastia, operazione con la quale si ripara alle
perdite di sostanza della laringe e della trachea,
Catartismo, riduzione di frattura o d'un'ernia. -
Cateterismo, operazione chirurgica con la quale ai
introduce per vario scopo un catetere, una sonda
o altro strumento analogo in un canale o in una
cavità naturale del corpo. - Coleresi, cauterizzazione
leggiera. - Cauterio, apertura che si fa in qualche
parte del corpo con un caustico, perchè sgorghino
gli umori. - Cauterizzazione, operazione mediante
la quale si applica, sui tessuti normali e patologici,
il cauterio (volgarm., bottone) riscaldato a diversa
temperatura, per iscopo terapeutico. - Causticazione,
sinonimo di cauterizzazione (veggasi a caustico).
Cheilectomin, operazione con la quale si asportano
le labbra. - Cheiloplastia, operazione con la quale
si ripristinano le labbra distrutte o alterate. - Che-
ratotomia, incisione eseguita sulla cornea. - Cistec-
tasia, distorsione artificiale della vescica. - Cistecto-
mia, asportazione, totale o parziale, della vescica
urinaria. - Cistoplastia, operazione della fistola ve-
scico-vaginale. - Cistotomia, operazione con la quale
si apre la vescica per estrarne i calcoli.
Compressione, operazione con la quale si impe-
disce e si attenua l'emorragia. - Contrapertura, in-
cisione che si pratica con un ago apposito o col
gammautte verso il punto più basso d'una piaga o
per altre operazioni.
Dissezione, sezione, taglio: operazione con la
quale si tagliano metodicamente e si mettono allo
scoperto le varie parti di un cadavere, con lo scopo
di studiarne le disposizioni e la struttura.
Elettropuntura, applicazione dell'elettricità sugli
aghi infissi nei tessuti onei liquidi dell'organismo.
Empiema, apertura al basso del petto, per dare
apertura al pus. - Enucleazione, estirpazione d'un
tumore. - Estirpazione, operazione con la quale
si toglie via una parte ammalata (tumore, polipo,
ecc.).
Flebotomia, incisione d'una vena, per trarne san-
gue; salasso. • Forcipressura, operazione di arre-
stare, durante un'operazione, l'emorragia serrando
in una pinzetta i vasi tagliati.
Castro -enterostomia, operazione chirurgica che
consiste nel mettere in comunicazione lo stomaco
con un' ansa intestinale. - Gastrorrafia, sutura delle
piaghe, delle ferite dello stomaco. - Incannucciata,
l'incannucciare e l'operazione eseguita. - Isteroto-
mia, operazione cesarea.
Laparotomia, atto operatorio che consiste nell'in-
cidere la parete addominale e il peritoneo allo
scopo di esplorare gli organi addominali e praticarvi
alcuna operazione. - Litotomia, operazione della
pietra: veggasi a vescica. - Litotresia, azione di
perforare i calcoli vescicali per diminuire la resi-
stanza, quando si devono fragmentare. - Litotripsia,
o litotrisia, operazione che consiste nel ridurre in
frammenti i calcoli urinarii nella vescica. - Oncotomia,
apertura d'un'ulcera, d'un tumore.
Operazione, in chirurgia, taglio o qualsivoglia
altro effetto che i chirurghi producono coi loro
istrumenti sul corpo degli infermi. - Ovariotomia,
operazione con la quale, dopo praticato il taglio
delle parti addominali, si esportano parzialmente o
in totalità le ovaie.
Paracentesi, operazione per estrarre parti acquoso
da una' cavità. - Perieresi, incisione circolare per
togliere un tumore. - Pròtesi, parte della terapia
eliirurgica che ha per oggetto di sostituire, con una
preparazione artificiale, un organo o un membro
551
che fu tolto afìatto o in parte o di nascondere una
deformità. - Puntura, introduzione di uno strumento
pungente in qualche parte del nostro corpo, alio
scopo di procurare l'uscita di liquidi o gas infetti.
Radicatura, operazione mediante la quale s' in-
troduce sotto la cute degli animali un corpo, estra-
nilo, nell'intento di determinarvi un'infiammazione
od una suppurazione. - Resezione, operazione che
consiste nel l'asportare porzione di un osso, conser-
vando il più che sia possibile delle parti molli cir-
costanti, le quali si tolgono invece insieme con esso
neW amputazione. - Riduzione, l'operazione chirur-
gica che si fa per rimettere a posto un osso frattu-
rato 0 lussato, 0 le parti molli che hanno prodotto
un'ernia, - Riposizione, aggiustatura di un membro
rattratto o fratturato.
Sbrigliamento, taglio di strozzamento. - Scarifi-
cazione, operazione con la quale si fanno piccole
incisioni. - Sclerodomìa, sezione chirurgica di un
tessuto duro o della sclerotica. - ■S'tn^esi, riunione :
tutte le operazioni che hanno per iscopo di riunire
le parti divise e di riavvicinare quelle che sono
disgiunte ; il contrario della dieresi. - Siringotomia,
operazione della fistola all'ano. - Strappamento,
operazione chirurgica per la quale si fa l'estrazione
violenta di certe parti, lacerando i vincoli che le
uniscono alle parti vicine. - Sutura, cucitura delle
labbra di una ferita di cui si vuole ottenere la
riunione immediata: è frontale, falsa, vera, ecc.
(sutura metallica, con fili d'argento o di ferro finis-
simi).
Tarsorrafia, operazione chirurgica con la quale si
riduce alle dimensioni normali l'apertura palpebrale
dilatata per paralisi del muscolo orbicolare delle
palpebre o per esoftalmo. - Tassi, o taxis, riduzione,
sopratutto delle parti molli. - Tenotomia, taglio di
tendine o parte qualunque troppo tesa. - Toracen-
tesi, atto operatorio che consiste nel forare la pa-
rete toracica con un trequarti per estrarre il liquido
prodottosi nella pleura o nel pericardio. - Toraco-
tomia, operazione che consiste nel praticare l'aper-
tura del torace. - Tracheotomia, operazione me-
diante la quale si pratica un'apertura più o meno
larga nel canale aereo. - Trapanazione, applicazione
metodica del trapano, per dare uscita a marcia rac-
colta sotto una superficie ossea, o rialzare porzioni
d'osso 0 di altri corpi affondati.
Vivisezione, esperimento od operazione che si pra-
tica su animali vivi, allo scopo di stabilire il fun-
zionamento degli organi o il valore di atti ope-
rativi.
Modi di opehare chirurgicamente.
Affaldellare, ridurre in faldelle, cioè in quella certa
quantità di fila su cui solevano i chirurghi disten-
dere i loro unguenti.
Allacciare, fare un'allacciatura. - Amputare, fare
un'amputazione. - Rruciare, applicare un ferro ro-
vente sopra qualche parte oll'esa, anche la pietra
infernale, il nitrato d'argento. - Asportare, estirpare,
(di tumori e simili). - Bendare, fasciare con benda
una ferita e simili. - Cauterizzare, bruciare con
ferro infocato, con caustico, qualche parte offesa del
corpo per medicarla. - Circoncidere, fare la circon-
cisione (veggasi ad ebreo). - Cloroformizzare, ope-
razione con la quale si applica il cloroformio
come anestetico.
Disarticolare, amputare nella contiguità, separare
metodicamente le superficie articolari di una arti-
colazione. - Estirpare un tumore, un cancro, strap-
parlo, toglierlo. - Incannucciare, fare un'incannuc-
ciata a una gamba, a un braccio. - Operare, fare
un'operazione. - Ridurre, rimanere a^ posto le parti
smosse {unernia, una frattura, una lussazione).
Sleccare, fasciare con stecche una gamba o un
braccio rotto. - Stuellare, fare Io stuello o la tasta
(veggasi più innanzi:» altre cose adoperate in chi'
rurgia). ■ Sventrare, demolire la parte malsana, in-
fetta.
Tamponare, etimologicamente tappare: frenare le
emorragie introducendo stuelli o batuffoli, fortemente
compressi nella cavità onde sgorga la emorragia, si
da comprimere i vasi. - lastare, mettere una tasta
ISTRUMENTI CH[lUIIUilCI
Sono molteplici e vari di forma, secondo l'uso al
quale devono servire; e si chiama armamentario
chirurgico il complesso di tali istrumenti, siano
essi destinati agli usi comuni della pratica o rac-
colti a scopo d'insegnamento e di erudizione.
Istrumenti diagnostici per la percussione e l'ascol-
tazione: fonendoscopio, istrumento che raccoglie i
suoni spontanei, o provocati, originantisi negli or-
gani umani; matita dermatografica; martelli per
percussione; plessimetri (per praticare la percussione
mediata); stetoscopi (per praticare l'ascoltazione).
Istrumenti diagnostici per la temperatura, il polso, la
respirazion, il sistema nervoso e 1' orina : apparec-
chi pneumatici; bagni a vapore per "letto; bottiglie
di Wolf, per la respirazione di Farady, con e senza
msufflatore; cardiometri, craniometri; cromocito-
metri (per constatare la quantità di emoglobina che
contiene il sangue); dinamometri di Collin; eso-
cardio (pel massaggio del ventre]) ; estesiometri
(strumenti, a guisa di compasso, per misurare la
sensibilità tattile) semplici, di Weber, o compassi
tattili, estesiometri dinamometrici (che funzionano
da barestesiometri, da termo-estesiometri e come
algesimetri); algesimetro di J. Gheron (per la misura
della sensibilità dolorifica; il barestesiometro di Eu-
lenburg (per la misura del senso di pressione) ;
l'estesiometro di Liegrois e misuratore della sensi-
bilità cutanea, col peso, col tatto e col calore; go-
niometri (per misurare gli angoli delle diverse parti
del corpo tra loro); sfigmografi o sfigmometri (stru-
menti che misurano e consegnano in note grafiche
i diversi polsi per un dato tempo) di diversi au-
tori; spirometri (per misurare la capacità respira-
toria 0 vitale) ; sfigmoscopì (strumenti che, aggiunti
al cardiofago, segnano il polso di quelle arterie con
cui sono in contatto); termostesiometri; termometri
a massimo, al minuto, clinici, a prisma; toracometri
(per misurare i movimenti di inspirazione e di espi-
razione) ; albuminometri (per dosare l'albumina;
urometri (misuratori della densità dell'urina); emo-
metri (misuratori della pressione e della forza con
la quale il sangue circola nei vasi) ; strumentini
per aspirare una goccia di sangue, ecc.
Istrumenti anatomici e d'autopsia: accetta Dubini ;
aghi per cucire i cadaveri ; diversi ; bistori; coltello
pel cervello, cefalotomo, e coltello per cartilagini, en-
condrotomo; costotomo (per tagliare le coste od altro
osso simile); craniometro; forbici, martelli, pinzette,
port'aghi; rachiotomo (sega particolare per aprire lo
speco vertebrale senza ledere la midolla); scalpelli
vari, schizzetti, seghe, sonde, spatole pel cervello
5S2
CHIRURGIA
specilli (piccole tente od esploratori), stiletti esplora-
tori ; tubi insufflatori; uncini e uncinetti, con manico,
con catena e doppi, ecc.
Istrumenti per microscopia: aghi fissi in manico
e a lancetta; bistori fine e a doppio taglio, for-
bice fina retta e curva; microscopi; microtomi;
pinzette fine e a pressione continua; rasoi e spa-
tola doppie per tagli microscopici.
Istrumenti che possono essere contenuti nelle cosi-
dette buste tascabili : aghi a sutura comuni, con cruna
e molla, assortiti, con manico, da setone (per ec-
citare la suppurazione, introducendo tela, seta od
altra sostanza, con apposito ago, attraverso le parti),
per ago-puntura, ago vaccino semplice e a lancetta
di platino indiato, nonché doppio; bistori ; cateteri;
forbici d'ogni genere, lancettoni; pinze e pinzette;
portapietre; rasoi, siringhe, sonde, spatole, spilli,
stiletti, trequarti, uncini ed uncinetti. Per cui si
hanno: buste chirurgiche comuni di svariate dimen-
sioni e, specializzando, buste per amputazione, buste
per anatomia, per dentisti, per levatila, per massag-
gio, per microscopia, per sutura, ecc.
Istrumenti d'oculistica e di oftalmoscopia, veggasi
ad oculistica.
Istrumenti per amputazione: aghi sutura, appa-
recchi emostatici, bistori forti per disarticolazione
e altri usi ; chiodi d' avorio per pseudo-artrosi ;
coltelli d'amputazione, a due taglienti o interessi ;
pinzette per la compressione ad ago, per la lega-
tura delle arterie, per medicazioni antisettiche, ecc.;
sega ad arco, articolata doppia, piccola a dorso
mobile; tenaculum, con portafili e senza; tenaglie
a bocca di leone, taglia spilli e torcifilo;tornichetto
semplice e a coulisse; compressori semplici ed ela-
stici; fascie elastiche ; serratine dritte e curve; un-
cini semplici e doppi ad anello ecc.
Istrumenti per trapanazione e resezione: aghi di Re-
verdin e di Roubaix: albero di trapano Collin, Pa-
steur, a mano, ecc.; bistori per resezione, retto con-
vesso, retto smusso, retto bottonuto, retto di Lan-
genbeck, per resezione convessa Langenbeck, a punta,
bottonuto, di F'arabeuf ; coltello piramidale, cucchiai
raschiatoi di svariate dimensioni; forbice incisiva
di Liston con molla, senza molla, a lama dentata
retta e ad angolo, a perno mobile, modello Char-
rière; leva doppia, a raschiatoio, a manico; mar-
tello di piombo; pinze incisive; pinzette perforatrici,
emostatiche, per legatura delle arterie, ecc.; raschia-
toio a manico e a cucchiaio; periostotomi rotondi,
a punta, a forma di coltello, doppio, a cucchiaio
piegato ad angolo; scalpello di Bruos, di Mac Even,
di Leonhardt, di Billroth per l'osteotomia sottocu-
tanea, di Giordano (protettore), ecc.; seghe nume-
rose e di numerosi modelli a seconda dell'uso;
sgorbie rette e taglienti rotondo; sonde articolate e
raschiatoio, per passare la sega a catena, per rese-
zione, Doyen con limitante graduato, ecc.; spacca-
dura madre (Poirier), stacca-tendini ; tenaglie inci-
sive di diversi modelli, per le ossa e per seque-
stri; uncini da uno e più denti.
Istrumenti per l'erniotomia, veggasi ad ernia.
Istrumenti pel trattamento dell'ano contro natura,
delle fìstole fessure, dei restringimenti anali e del
retto: bottoni Murphy per sutura intestinale; arnesi
per l'innesto dell'uretra sull'intestino; bistori a
guaina di Blondin, di Wells per fistola, curvo a
specillo di Breschet per fistola, per fistole acute,
bottonuto, curvo bottonuto; cannula a doppia cor-
rente per iniezioni, cannule elastiche di gomma
per la dilatazione del retto; fJemmer Steiner pa-
rallelo, di Sussenbauer parallelo, inglese elastico,
retto e curvo; dilatatori rettali di Beybard, di
Costallat, di Huguier, di Larrey a Demarquay, di
Nélaton, di Bermond; enterotomi (sorta di pinze,
con le quali si distrugge, per compressione lo spe-
rone di *un ano preternaturale) ; speciali guide
destinate a condurre in vescica le tenaglie da cal-
colo, nell'ipocistotomia o apertura cruenta della ve-
scica orinarla) ; pinze, pinzette , portapomate nel
retto; sonda per fistola anale; specoli anali di Fer-
gusson, di Ktister, di Weiss, di Ricord, di Semrig,
Amussat, BischofT, Lanest; cinture per emorroidi,
per prolasso del retto, ecc.
Istrumenti per gli organi genitali dell'uomo e della
donna, veggasi a genitali.
Istrumenti per l'ovariotomia: veggasi ad ovaio.
Istrumenti per l'operazione della fìsloìa vescico-
vaginale: oltre aghi, bistori, forbici, port'aghi, specoli,
si hanno portafili, portalacci, uncini e valve svariato
e speciali, la pinzetta di Schroeder uncinata, per
afferrare l'utero, quella a doppi uncini per attirare
il collo dell'utero e la pinzetta port'ago di Mathieu
per la sutura della fistola vescico-vaginale.
Istrumenti per malattie della pelle, per trapanazione,
resezione, amputazione e legatura delle arterie : bistori
antisettico, convesso, falcato, retto, a punta ot-
tusa; cucchiaio raschiatoio forato di Wolf, doppio
schiaccia commedoni, raschiatoio comune doppio ;
forbice di Ricter curva sul taglio; pinzette strappa-
peli di varie forme e dimensioni, per sclerosi ; ras-
patore per la cura della tricotizie; scarificatori di
Lutze e di Balmano Squire; piccolo scarificatore
del prof. Vanghetti, ecc.
Istrumenti per operazioni dell'orecchio: aghi per
traforare la membrana del timpano; bistori per fo-
runcoli; cateteri, cucchiai; diapason, dilatatori, fi-
schietti, insufflatori; lampada ('.ollin a riflettore;
leva con cucchiaio per corpi stranieri; manubri;
otoscopì {speculum auricolare degli antichi); pere
per doccie ; pinze e pinzette per l'estrazione dei
polipi ; rarefattori, riflettori, portafilaccie, portalacci;
serranodi, sonde, specchi riflettori, uncinetti, spe-
culi auricolari, cornette acustiche, ecc.
Istrumenti per i polipi delle fosse nasali e delta
faringe: cannule, cateteri, cucchiai raschiatori, di-
latatori e doccie nasali; forbici, pinze e pinzette;
polipotomo (strumento per la sezione del peduncolo
dei polipi) ; polverizzatori, scalpelli, schizzetti, se-
ghe, serranodi, sonde, speculi, specchio faringeo di
Michel, tamponi, ecc.
Pel labbro leporino e per l'esplorazione della bocca :
abbassalingue, aghi ; apparecchio per rottura della
mascella inferiore, apribocca; bistorini; dita sno-
date con cucchiai raschiatori; forbici, pinze, pin-
zette, pinzettine ; polverizzatori con abbassalingua ;
speculi apribocca e boccali ; spilli comuni e lanceo-
lati; strumento di Collin per ritirare le legature
della lingua.
Per la stafilorrafia (operazione destinata a riunire
le fessure del palato molle): aghi tubolari fissi in
manico di diversi modelli e di diversi autori,
per passare i drenaggi, jier fissare il peduncolo,^
portalacci, ecc.; bisturi, fili d'argento, forbici, pin-
zette, port'aghi, serranodi, tenaglino per torcere e
tagliare il filo agli spilli, torcifili, ecc.
Per le tonsille: bistori retto e curvo, pinze e pin-
zette; tonsillotomi (strumenti pel taglio delle ton-
sille, anche nel senso d'esportazione operatoria di
esse); uncini doppi e semplici, fissi in manico.
Istrumenti di ostetricia: veggasi a ostetricia.
55:^
Per esplorazioni ed operazioni della laringe : ab-
bassalingua, specchi riflettori e specchi laringei ;
compresse pel collo; esofagoscopi (per l'ispezione
diretta dell'esofago con l'aiuto dell'illuminazione ar-
tificiale); fantocci del prof. Labus, per esercitazioni
laringoscopiche ; laringoscopì (per l'esame della la-
ringe meuiante specchi e luce proiettatavi); ma-
schera Labus per esercitazioni laringoscopiche; pen-
nelli, pinzette, specchi, specchietti, spugne, porta-
caustici, uncini llnestrati e pieni ; -polopotomotomi;
polverizzatori, inalatori, insufllatori, ecc.
Istrumenti per r emfago e per l'alimentazione for-
zata: candeletta dilatatrice dellesofago, dilatatori
esofagei; esofagotonio (per l'apertura cruenta dell'e-
sofago); esofagometro (per la misurazione del ca-
libro dell'esofago); pinze, pinzette, imbuti; pescatori
esofagei di diversi sistemi e forme ; pompa di \Vy-
m.inn per estrarre i veleni dallo stomaco, o iniet-
tare sostanze alimentari; sifoni per lavacri, per
aspirare i liquidi : sonde esofagee; estrattore Fer-
gusson, ecc.
Istrumenti per tracheotomia (incisione della trachea
per compiere atti operativi, o per ovviare all'occlu-
sione della glottide): apparecchi di intubazione con
le cannule, tracheotubi, cannule, tracheotomi, ditali
protettori, laringe artificiale, dilatatori di varia
forma e materia; pinzette, pinzettine, tenacoli,
uncini e uncinetti ; retrattore della ghiandola tiroide
(Stockloew); forbice broncotoma (Tardieu); estur-
batori ; misuratori delle cannule di intubazione.
Istrumenti per i denti: veggasi a dentista.
Irequarti aspiratori e istrumenti per drenaggio
(operazione chirurgica con la quale si assicura Io
scolo di liquidi patologici e delle secrezioni delle
ferite all'esterno dell'organismo): aspiratori (Potain,
Parona, Dieulafoy, Riva, ecc.), cannula per tora-
centesi di Elios; tubi da drenaggio, schizzettoni ;
toracentesio Cavezzali; trequarti (strumenti per vuo-
tare e, all'occorrenza, lavare la vescica) semplici,
esploratori, con rubinetto, per idrocele, per para-
centesi e toracentesi; sonde e specilli passa-drenaggi ;
cannula tagliante Koaberle; tenaglia Neuber perfo-
ratrice dei drenaggi, gomma, ecc.
Istrumenti per l' estrazione dei proiettili: apparecchio
elettrico per constatare la presenza dei proiettili nelle
ferite; esploratore di Lecomte; specillo di Néla-
laton per la ricerca dei proiettili, flessibile, di sta-
gno, d'Esmarck; tirapalle di Collin, di Grossi, di
Tiemann a punta d'arresto, tirafondo, americano, di
Gotzeter, a forbice modello inglese, di Bezzi con
tre corone, ecc.
Istrumenti per applicare il cloroformio : apparecchio
d'Esmarck, diJuncker; flacone graduato giallo con
rubinetto di Leiter; maschera di Leiter, di Rocker
antisettica; pinza per la lingua, comune, a termaglio,
stretta, di Houzè, fermaglio di Mathieu, ecc.
Istrumenti per le fasciature gessate: apparecchio
per adattare le fasciature gessate di Sayre; coltelli
pel gesso, d'Esmarck; forbici di Bardeleben, di
Bruns, di Luti», per tagliare le fasciature alla Li-
ster, di Bruns a tenaglia, ecc.; seghe pel gesso, di
Kaftch, di Henghel a cresta di gallo, circolare di
Collin; tenaglie semplici, con vite, con fermo, di
vari autori ; spille a punta nascosta; apparecchi per
arrotolare le bende, ecc.
Istrumenti per ipodermoclisi (iniezione nel cel-
lulare sottocutaneo di una quantità di siero artifi-
ficiale): ipodermoclismi Cantani e di Barlareax e per
iniezioni sottocutanee, o metodo ipodermico (l'iniet-
tare i farmaci in soluzione nel cellulare sottocuta-
neo, per farli rapidamente assorbire); aghi per
esplorazioni in metallo, od ebanite, aghi per si-
ringa Pravaz, per ipodermoclisi, semplici e con fori
laterali, siringa o aspiratore del dott. Pizzocaro,
pel carbonchio; per sieroterapia; per tubercolosi,
del prof. Maragliano.
Istrumenti elettro-medicali : veggasi ad elettrote
rapia.
Istrumenti scarificatori: ridestatore di Fkum-
scheidt; sanguisuga artificiale di llerteloup, ad uno
e a due succhiatori; scarificatori da 8 a 16 lame
per l'applicazione delle coppette.
Istrumenti singoli.
Abrasolo, strumento col quale si staccano dalle ossa
il periostio e gli attacchi dei tendini dei muscoli
e delle capsule articolari in alcune operazioni. -
Acantobolo, nome dato da Paolo d'Egina a una pic-
cola pinzetta fatta per istrappare i peli ed estrarre
corpi estranei (spine, scheggie di legno, ecc). - Ago,
lo stiletto adoperato dai chirurghi per le suture e
altre operazioni. Si hanno aghi da sutura e aghi da
legatura ; aghi da cataratta, da inoculazione, da
ago-puntura, da labbro leporino, aghi termoelettrici,
da salone, da guaina, ecc. - Aiuto-forcipe, istrumento
di ostetricia. - Alfonsino, antico istrumento (se-
colo XVI) destinato a estrarre dai tessuti i proiettili
d'arme da fuoco. - Anchilotomo, voce antiquata con
la quale si indicava qualsiasi coltello curvo, e più
particolarmente quell'istrumento tagliente che ser-
viva a recidere il frenulo della lingua. - Apparec-
chio, nome generico di varie cose, principalmente
dei mezzi usati per la immobilazione delle parti.
Si hanno : apparecchi semplici o contentivi {fa-
noni, docce, stecche, casse, cuscini, ecc.), apparecchi
amovibili, apparecchi inamovibili, apparecchi elet-
trici, ecc.
Archetto, istrumento composto di varie stecche di
legno e lamine di ferro curvate, che si sovrappone
alle membra fratturate o per altra lesione dolenti,
acciocché su di esse non premano le coltri. - Aspirar
tore, nome degli strumenti coi quali si vuotano le
raccolte liquide patologiche, in cavità naturali o neo-
formate, senza che in esse possa penetrare l'aria. -
Aulacomela, sonda munita di una scanalatura per
guidare l'istrumento tagliente nelle operazioni chi-
rurgiche. - Autolabio, pinzetta che si chiude o si strin
gè da sé stessa, per l'elasticità delle sue branche.
Barra, pezzo di legno o di sughero usato dai
chirurghi e introdotto fra i mobri del paziente, per
tenere aperta la bocca durante le operazioni della
cavità orale - Basiocestro, istrumento puntato, specie
di. cefalotomo. - Bdellometro, specie di pompa che
sostituiva le sanguisughe. - Becco, pinza usata dai
chirurghi per estrarre denti e corpi stranieri. - JBi-
stori, istrumento chirurgico a forma di un piccolo
coltello da tasca. - Blefarostato, istrumento desti-
nato a mantenere divaricate le palpebre, per opera-
zióni sul bulbo. - Bottone, strumento, con in cima
una pallottola, col quale si incende alcuna parte
del corpo - Braccialetto, nome generico di appa-
recchi coi quali si circonda il braccio, per fissarvi
la medicatura o altro. - Brusco, lima a raspa, per
raschiare le ossa.
Candeletta, istrumento liscio, flessibile, di varia
forma e di vario diametro, adoperato specialmente
per penetrare nell'uretra maschile, a scopo esplora-
tivo o curativo. - Cannula, nome di vari istrumenti
554
o apparecchi risultanti da cilindri tubolari, aperti
ai loro estremi, di svariate torme e di diverse so-
stanze (metallo, vetro, vulcanite, ecc.), - Catetere,
sonda cava per la vescica, nella quale si introduce
per l'uretra, alio scopo di vuotarne il contenuto o
di esplorarne la cavità. - Causticoforo, istrumento
o parte di uno strumento destinato a portare il
caustico. - Cauterio, strumento col quale si ese-
guisce la causticazione. - Cefalotribo, o cefalotritore,
veggasi a ostetricia. - Cerca-falle, apparecctiio che
serve a cercare i proiettili metallici in una ferita.
- Chelectómo, nome degli istrumenti che servono
per la puntura esplorativa dei tumori. - Cherato-
scopo, nome degli istrumenti che servono ad ese-
guire un' incisione della cornea. - Chiave, nome
generico di molti strumenti ed oggetti che, nella
torma' 0 nell'ufficio, hanno una certa analogia con
la chiave comune. - Chiodo di Scarpa, cilindretto
per tenere dilatato il canale nasale dopo l'incisione
del sacco lagrimale - Ciappola, piccolo strumento
per facilitare la rimozione del nastrino col cilin-
dretto nell'allacciatura temporanea delle arterie col
metodo di Scarpa. - Cionotomo, forbici curvate a
gomito, che servono per la resezione dell'ugola. •
Cistolomo, nome generico di un gran numero di
strumenti usati per aprire la vescica nell'operazione
della pietra. - Clamp (ingl.), nome di grosse pinze
con le quali si afferrano i tessuti, per lo più a
scopo di emostasi temporanea. - Compressore, nome
generico degli istrumenti o degli apparecchi desti-
nati a comprimere una parte limitata o estesa del
corpo, a scopo curativo, contentivo, emostatico, ecc.
Crayiioclaste e cramotomo, veggasi a ostetricia. -
Croce, nome di vari apparecchi e di fasciature a forma
di croce {croce della testa, croce del tronco, ecc.).
Dilatanti, in chirurgia, le candelette.
Ecraseur, istrumento chirurgico, per estirpazioni
interne : consiste di una catena che, manovrata dal-
l'esterno, prende e strozza : serranodi. - Esfogliatore,
sorta di strumento da chirurgia che serve a sfal-
dare un osso 0 tendine affetto da necrosi.
Forcipe, veggasi a ostetricia.
Glossocoma, apparecchio di cui gli antichi si ser-
vivano per la riduzione delle fratture e delle lus-
sazioni della coscia e della gamba. - Guida, nome
dato a varii strumenti, in forma di docce o di ca-
nali stretti, adoperati particolarmente nell'operazione
della cistotomia e in quella delia fistola anale.
Lancetta, istrumento dei chirurghi per levar san-
gue {lancettata, colpo e ferita di lancetta). - Lito-
tritore, istrumento per la litotrisia; nome di vari
istrumenti, più o meno complicati e destinati a di-
viderei calcoli vescicali per pressione o per frantuma-
zione. - Morsa, strumento chirurgico col quale si tiene
fermo il calcio del litotritore^ quando occorre spez
zare un calcolo. - Osteolomo, istrumento a forbice
per tagliare le ossa. - Otturatore, nella chirurgia
plastica, apparecchio formato di piastre d'argento,
di avorio, di gomma elastica ecc., il quale serve a
turare fori o a rimpiazzare, per quanto è possibile,
le perdite di sostanza nelle pareti di un organo o
in un setto che, anatomicamente, separa le cavità.
Padiglione, estremità allungata di una sonda. -
Pinza (pinzetta), strumento usato dal chirurgo per
osservare o fissare gli oggetti, composto di due
branche saldate fra di loro ad un' estremità, mo-
bili ed allontanate in tutto il resto, ovvero riu-
nite a mezzo di una cerniera nella loro parte me-
diana.
Scarpa del Mascagni, strumento per schizzettalure
interne. - Seritella, cistitomo modificato per l'estra-
zione dei frammenti della capsula del cristallino e
delle cataraffe secondarie dalla parte della cornea.
- Sonda, strumento che s'introduce, sia nelle cavità
per riconoscervi le malattie, sia nelle piaghe e nelle
fistole, per verificarne lo stato od evacuarne il con-
tenuto. - Specillo, stiletto d'acciaio o d'argento pie-
ghevole e terminato in un piccolo bottone, il quale
serve ad esplorare fistole, ferite e passare fettuccie
e simili. - Specolo, istrumento in genere per dila-
tare qualche cavità, per esplorazione, rimedio, ecc.
- Siringi-nodi, cauterio galvanico che si usa per
l'ablazione di certi tumori, ecc.
Tenaculum, istrumento per la legatura delle ar-
terie. - Tenotomo, sorta di scalpello per operare la
tenotoraia. - lenta, strumento per esplorare le ca-
vità naturali o accidentali (fistole, piaghe sinuose e
simili). - lermocauterio, strumento che serve per
cauterizzare : è a becco cavo, di platino, mantenuto
incandescente coU'insufflazione di una miscela d'aria
e di vapore di benzina o simili. - Tirapalle, stru-
mento impiegato, specialmente, per estrarre i proiettili
di arme da fuoco penetrati nelle diverse parti del
corpo. - Trapano, sorta di succhiello o lama d'ac-
ciaio piramidale, per trapanare le ossa, allo scopo
di levare il pus o per rialzamenti d'ossa. - Trequarti,
strumento usato per far punture (toracentesi, para-
centesi e in generale per dar esito a liquidi palo-
logici) e anche come mezzo diagnostico di alcune
malattie.
Altre cose usate in chirurgia - Luoghi, ecc.
Benda, pezzuola di tela, di garza, ecc., avvolta
intorno ad una parte ammalata. - Bendaggio, si-
stema di applicazione delle bende intorno ad una
parte del corpo : è compressivo, espulsivo, inamovi-
bile, ecc. - Binocolo, fasciatura chirurgica per co-
prire, entrambi gli occhi e fatta ad X. - Borsa, fa-
sciatura, in forma di sacco, che serve per contenere
una parte malata.
Capestro, specie di fasciatura adoperata per fissare
la mascella dopo la riduzione di lussazione. - Cap-
pellino, specie di fasciatura della testa e dei mon-
coni di amputazione. - Catgut (voce inglese), fili
da legatura o da sutura dei tessuti, fatti a prefe-
renza con intestino di gatto (ma anche di altri ani-
mali) e aventi la proprietà di assorbirsi dopo po-
chi giorni - Ciarpa, fasciatura destinata a sostenere
l'arto superiore. - Cintura, fascia di tela, semplice
od elastica, di flanella, di cuoio, di metallo, ecc.,
destinata a cingere in vario modo la parte infriore
del tronco. - Compressa, pezzo di lino, di lint o di
garza, senza orli e rattoppi, di varia forma e gran-
dezza, destinato a ricoprire le medicature, a riem-
pire vuoti, a esercitare una compressione, ecc. -
Fila, le fila d'una tela vecchia disfatta per curare
ferite, piaghe, emorragie. - Ovatta, bambagia sba-
razzata da ogni principio estraneo e resa antiset-
tica con diverse sostanze.
Piumacciuolo, ammasso di filacce morbide, a strato
filamentoso limitato e ordinato, adoperato dai chi-
rurghi a scopo emostatico o medicamentoso. - Ri-
tentivo, specie di fasciatura.
Setone, striscia di tela fine, sfilata ne' margini,
oppure di seta, o meglio anche cordoncino di co-
tone che si passa attraverso la pelle e il tessuto
cellulare di c^rte parti, nelle quali si vuole ecci-
tare l'infiammazione e la suppurazione. • Sindone.
i;HIRURGO — CHIUDERK
555
piumacciolo che si introduce nel cranio trapanato. -
Stuello, o tasta, rotoletto di filaccia o strisciolina
di tela, di garza, che si introduce in un seno fisto-
loso 0 nei margini d'una ferita, per tenerli aperti.
Caustici, preparazioni usate in chirurgia per cau-
terizzare la pelle, distruggere le escrescenze, modifi-
care le piaghe.
Cloroformio, liquido spiritoso volatile, infiam-
mabile, formato dallalcool sottoposto all'azione del
cloro. Lo si la aspirare ai malati, nelle forti ope-
razioni chirurgiche, perchè li assopisce. - Pietra in-
fernale, composto di acqua forte od acido nitrico e
di argento, a cui si dà la forma di cilindro del vo-
lume di un piccolo lapis.
Ambulanza chirurgica, luogo nel quale si curano
i feriti e si praticano operazioni chirurgiche; an-
che l'istituto stesso, con il complesso degli istru-
menti e di tutte le altre cose chr lo corredano. -
- Istrumentario, luogo dove stanno in deposito gli
strumenti, specialmente, di chirurgia, ecc.
Chirurgo, ('.hi esercita la chirurgia per ridare
salute agli infermi, limitandosi alla guarigione
di quelle malattie che devono essere curate con la
applicazione della mano, dei ferri, degli strumenti,
come mezzi essenziali di guarigione : cerusico, dot-
tore in chirurgia, medico operatore ; operatore. -
Al chirurgo occorre franchezza di mano e mano
leggera. - Castraporci, cattivo chirurgo. - Maniscalco,
chirurgo da poco. - Macellaro, chirurgo spietato o
che taglia senza criterio, e anche chi fa grande
strazio od espone a grande strage gli uomini. - Nor-
cino, un tempo, specie di chirurgo che soleva cu-
rare alcuni mali delle parti genitali. Si dice ora
per cattivo chirurgo. - Operante, operatore, il chi-
rurgo che eseguisce un'operazione. - Pedicure, veg-
gasi a piede, - Oculista, chirurgo per le malat-
tie degli occhi. . Avvezzo all'ago del cerusico, di chi
è abituato alle operazioni chirurgiche.
Chissisia. Chicchessia, qualunque persona.
Chitarra. Istrumento a sei corde, le tre più
gravi fasciate : serve, per lo più, da accompagna-
mento. - Chitarrina, chitarrino, piccola chitarra. -
Chitarriglia, chitarra più piccola dell' ordinaria. -
Balalaika, specie di chitarra di forma triangolare
in uso fra i contadini russi. - ISablum, sorta di chi-
tarra ebraica.
Manico, la parte della chitarra che si tiene con
la sinistra, e su cui sono i tasti. - Saltaleone, il filo
d'ottone sottilissimo avvolto a spirale ed elastico -
Tasti, piccole liste d'ottone o d'avorio, parallele, in-
castrate trasversalmente a determinate distanze.
Chitarrista, chi suona la chitarra: citaredo cita-
rista, ceteratore, ceterizzatore.
Chitarreggiare, suonare la chitarra: ceterare, ce-
terizzare, citareggiare ; schitarrare (schitarramento).
PassagaUo, suono sulla cliitarra o sini., intermezzo
ai versi degli improvvisatori.
Chitarregrerlare, chitarrista. Veggasi a chi-
tarra.
Chltarrino. Piccola chitarra.
Clilù. Specie di assiolo.
Ohiucchierlaia. Cicaleccio, chiacchiera.
Chiudenda. Riparo che serve per chiudere.
Chiudere {chiuso). Serrare, rinserrare, riserrare;
apporre alle aperture l'ordigno adatto a impedire il
passaggio; fermare imposte di finestre, di usci; ri-
piegare una cosa in modo che si accostino le varie
parti 0 estremità; far agire una serratura a
chiave, a molla: dar volta alla chiave, volger la
''biave; abharrare , barrare, imbarrai'e, sbarrare.
sprangare, mettere la barra, la spranga, la stanga ;
incatenacciare, mettere, tirare il catenaccio, il chia-
vistello. Oltre il significato di assicurare con chiu-
sura, di stringere, ecc., la voce chiudere esprime
altre azioni: circondare un giardino, un campo con
una siepe ; sbarrare una strada, una via con qual-
siasi impedimento, con milizia e simili; impedire
l'ingresso a un porto, a una città, a un valico; to-
gliere la comunicazione fra una stanza e l'altra con
un tramezzo; completare un muro divisorio; tu-
rare, tappare una bottiglia o qualsiasi vaso; avvi-
cinare gli affissi d'un armadio, far rientrare il cas-
setto di un mobile; calare il coperchio d'un bau-
le; mettere in graticcio, ecc.
Varì modi di chiudere — Chiuso
Abbarrare, sbarrare, chiudere con barre. - Acce-
care, acciecare, turare un'apertura,' intasare ca-
nali, condotti e simili {accecamento, l'atto; acceca-
tura, atto ad efletto ; accecatoio, l'arnese all'uopo). -
Accerchiare (accerchiato), chiudere come in un
cerchio. - Acchiudere (acchiuso), lo stesso che chiu-
dere; specialmente, una cosa in un'altra: accludere
(accluso), inchiudere, per lo più riferito a lettere,
plichi, ecc. - Asserragliare, chiudere le vie, i paesi
con serragli, con barricate (veg^'asi a barricata).
■ Assiepare, chiudere con siepe: siepare, impruiiare.
Barrare, rinforzare una chiusura con una barra.
Barricare, chiudere con barricate.
Calettare (calettato), chiudere ermeticamente; com-
mettere vari pezzi di legno a dente, o in altra
forma, in modo che combacino esattamente. - Cir-
condare, chiudere o stringere intorno il campo o
l'esercito nemico per oftesa, o le cose proprie per
difesa. - Circoscnvere, chiudere intorno intorno;
limitare, chiuder dentro. - Chiudere, lat., chiudere.
Escludere, chiuder fuori. - Fermare, per chiudere,
francesismo.
Imprunare, chiudere i passaggi mediante pruni. -
Incannucciare, chiudere o coprire di cannuccie. -
Incassare, chiudere, mettere in una cassa {incas-
satura, operazione dell'incassare).- Inchiavardare,
serrare con chiavarda, o con altro arnese simile.
- Ingraticciare, chiudere con graticci {ingraticciata,
'graticciata, riparo di graticci; ingraticciatura, l'ope-
razione dell'ingraticciare). - Ingraticolare, graticolare,
chiudere un'apertura con una graticola: ingraticciare
(iwjraticolatura, l'operazione dell'ingraticolare). - In-
saccare, chiudere in un sacco; chiudere più coseo
persone in un luogo ristretto, a furia, in disordine:
imbisacciare, mettere nel sacco {insaccamento, l'ope-
razione dell'insaccare; insaccagione; insaccatura, atto
ed effetto). - Intasare, chiudere o serrare le fessure
con diligenza; empire o empirsi il taso (veggasi più
innanzi) ; ostruire , chiudere ogni spiraglio del
fornello perchè la esplosione della mina riesca
violentissima {intasamento, l'intasare; intasatura,
atto ed eff"etto). • Interchiudere, chiudere in mezzo
0 tagliar fuori. - Internare, per chiudere, rinserrare.
- Intoppare, impedire, chiudere l'uscita, lo sfogo,
per lo più a un liquido {intoppamento, atto ed "ef-
fetto).
Mettere il luccìietto, chiudere, e, figuratamente,
impedire di parlare. - Mettere, tenere sotto chiave,
chiuso, nascosto. - Murare una porta, un uscio, una
finestra, chiuderli con muramento: rimurare.
Oppilare, riserrare, chiudere; indurre oppilazione,
cioè otturamento dei meati del corpo. - Ostruire,
est)
cagionare impedimento, ostruzione, cioè, special-
mente, la malattia per cui il fegato e la milza in-
grossano e funzionano male. - Otturare, turare (o<-
turamenio, l'atto ; otturazione, atto ed effetto).
Piombare, impiombare, suggellare a fuoco col
piombo {'piombatura, effetto del piombare).
Racchiudere, chiudere in sé. - Recingere, circoseri-
vere, circondare, chiudere in giro. -Richiudere, ripete
chiudere. - Bmcftmdere, chiuder dentro; assolutam.,
chiudere uno dove non possa uscire, per castigo. -
Rinsaccare, insaccare di nuovo (r insaccamento, nuo-
vo insaccamento). - Rinserrare, turare, serrar dentro
{rinserr amento, il rinserrare). - Rintoppare, ripete e
rafforza intoppare {rintoppo, il rintoppare). - Riporre,
chiudere o serrare alcuna cosa, per conservarla e
nasconderla. - Riserrare, ripete serrare {riserramento,
il riserrare ; riserrata, il riserrare e il luogo serrato).
- Ristoppare, riturare le fessure con la stoppa o
simile materia. - Risverzare, riturare con sverze. -
Riturare, ripete e rafforza turare.
Sbarrare, tramezzare con sbarre; chiudere con
forti ripari ; impedire il passaggio con barre. -
Schiudere, contr. di chiudere; aprire {schiudimento,
lo schiudere). - Serrare, chiuder bene, stretto;
serrare uscio, finestra, ecc., chiudere più fortemente,
e per lo più s'intende con serrame, sia esso o stanga,
0 puntello, 0 contrafforte, o chiave, o gruccia, o
altro. - Sigillare, chiuder bene, ermeticamente;
detto, a preferenza, di lettere, pacchi e simili, ai
quali si mette un sigillo, o più sigilli di cera-
lacca e simili. - Socchiudere, chiudere non intera-
mente. - Sprangare, mettere la spranga. - Steccare,
circondare, munire di steccati. - Slecconare, chiudere
con stecconi, stecconati. - Stoppare, turare con stoppa
0 altro; per estens., chiuder bene. - Ta|3;?are, met-
tere il tappo, chiudere, turare, ecc. - Tenere chiuso,
inchiuso, rinchiuso, in luogo dal quale non si può
uscire; tenere sotto chiave - Turare, tappare, co-
prire; chiuder bene con turo o turacciolo (il
fiasco, la bottiglia, un buco, ecc.). ■ •
Zaffare, turare con lo zaffo {zaffam,ento).
Chiuso. — Participio passato di chiudere: ser-
rato, sigillato, tappato, ecc. - Chiuso chiuso, chtusis-
Simo, chiuso perfettamente. - Chiuso, sostantivam.,
luogo chiuso; chiusura, clausura, claustro, serraglio.
- Cieco, di condotti o simile, tappato; qualunque
vaso otturato. - Racchiuso, chiuso in sé; recinto,
circondato, chiuso all' intorno ; rinchiuso , chiuso
dentro; riposto, chiuso e nascosto, ecc.; semichiuso,
chiuso a metà; socchiuso, chiuso incompletamente.
Al poloento, al chiuso, in luogo riparato dal vento.
- A sigillo, chiuso bene. - Ermeticamente, di ciò che
è chiuso in modo perfetto.
Chiudenda, chiusura
Alcuni oggetti e arnesi all'uopo.
Dicesi chiudenda di qualunque riparo che im-
pedisce il passo: chiusa, serraglia, serraglio, siepe
morta; e chiusura, chiudimento, l'atto e l'effetto del
chiudere.
Assito, riparo, chiudenda di assi; intavolato; ap-
paiamento, serraglio di panconi; panconcellatura,
rinchiusa di tavole; chiudenda dell'assi; turata di
tavole; impalancato, intavolato, tavolato.
Barra, sbarra, serraglio. - Barricata, riparo per
impedire, chiudere il passaggio. - B^jnern, steccato.
- Broccato, palancato, steccato; lavoro di ditesa fatto
con pali puntoti.
Cancellata, chiusura con cancello, - Chiusa, ri-
paro di pruni, di pali, di canne e simili, per chiu-
dere l'entrata a un campo, a un orto, ecc. - Chiu-
sino, coperchio di pietra che si mette alla bocca di
avelli, di fogne, ecc. - Circonvallazione, trincea con
parapetto fortificato che gli assedianti stabiliscono
intorno al proprio campo.
Ferrata (disus.), ferriata, inferriata, lavoro di
ferro battuto, o laminato, o fuso, disposto in guisa
da impedire l'ingresso e l'uscita dalle finestre e da
altre aperture. - Inferriata a mandorla, quella i cui
bastoni non s'incrociano a squadra, e perciò i vani
hanno figura di rombo, o anche di romboide. -
Inferriata diritta, quella i cui bastoni sono nello
stesso piano del muro, o sono paralleli al mede-
simo. - Inferriata inginocchiata, quella i cui bastoni
longitudinali, si ripiegano due volte a squadra, e
la parte inferiore dell'inferriata fa corpo.
Girone, lo stesso che recinto. - Graticolato, chiu-
sura fatta con verghe di metallo o di legno per
impedire il passaggio.
Impalancata, impalancato, chiusura con palanche.
-Imposta, telaio per lo più di legno, che serve
a chiudere un'apertura; ciascuno di quei due pezzi
di legname che sono girevoli sui cardini e fissati
negli stipiti 0 nel telaio maestro, e servono a chiu-
dere porte, usci, finestre. - Invetriata, invetrata,
vetrata, vetriera, la chiusura fatta con vetri
all'apertura di finestre o anche di armadio, di
usciale e simili, Men bene e contro l'uso comune,
alcuni scrittori moderni chiamano vetrata, o vetriera,
quella specie di cassa od armadio a vetri, in cui
i librai, gli orefici e altri tengono esposti all' al-
trui vista, fuori della bottega, una parte delle loro
merci. In Toscana é solo dell'uso invetriata e ve-
trata; quella degli orefici, ecc., si chiama vetrina, o
mostra. - Palancato (steccato), chiusa fatta con pa-
lanche. - Palizzata, chiusura, riparo o rafforzamento
fatto con pali. - Passonata, specie di palafitta per
fondamenti di fabbriche.
Recinto, luogo chiuso, e anche il circuito, il con-
torno che lo chiude: ricinto, chiuso, rinchiuso;
corona, chiusa. - Rete, noto lavoro di fili metal-
lici intrecciati e rattorti. - Ring, voce dello sport:
vale chiuso, recìnto.
:'■ Serra, riparo di muro, argine di chiusura artifi-
ciale per reggere il terreno e simili. - Serraglio,
luogo chiuso dove i principi orientali tengono le
loro mogli. - Serrami, denominazione generale di
un ordigno qualunque, per Io più di ferro, che
serve per serrare qualche cosa. Anche, serratura,
- Steccato, riparo di città o di accampamento, e
anticamente luogo chiuso dove si esercitavano i
combattenti: palamento, steccaia, stecconata, stec-
conato; barraggio, barriera; passonata, travito. Se
fatto di legno, assito. - Stecconato, chiusura fatta di
stecconi.
Tramezzo, muro fatto di mattoni, per piano o
per ritto, che divide una parte d'una stanza dal-
l'altra - Uscio, le imposte che serrano l'uscio.
Oggepti, arnesi : bietta, pezzo di legno o d'altro
per stringere serrature o per altro ufficio. - Cate-
naccio, il chiavistello. - Cerniera, mastiettatura
sottile di borsa, portamonete, scattole e simili:
serve per chiuderle e aprirle. - Chiavarda, stru-
mento di ferro da chiudere o stringere o collegare
checchessia.
Diaframma, valvola, saracinesca, barra, anello
che divide, partisce o chiude. - Fermaglio, og-
getto qualunque per trattenere o sostenere qualcosa
CHIUDERE — aAMBELLOTTO
557
(non cuiuuiie). - Otturatore, bietta, in genere, di
ogni forma.
Palanca, specie di riparo fatto con piante o pali
posti in piedi, gli uni presso gli altri, e inzalVali di
terra. - l'alo, pezzo di legno per fare steccati, ecc.
Saliscendi, pezzo di legno o di ferro che im-
perniato da una parte dell'affisso, cala dall'altra
sul nasello per chiudere. - Sbarra, tramezzo alto,
usato a chiusura, impedimento o trinceramento. -
Sigillo, oggetto metallico con una impronta che
segna cosa che si chiude o si autentica. - Siytllo
d'Ermete, chiusura a oggetti di vetro fatta col vetro
stesso liquefatto. - Spranga, legno o ferro che si
conficca attraverso per chiudere o per tenere unite
le comuìessure
Turacciolo, arnese che serve a chiudere bot-
tiglie e altro. - Taro, cosa che serve a turare, spe-
cialmente de' fiaschi. Anche, i bicchierini che si
mettono sui fiaschi. - Valvola, specie di porti-
ciuola ingegnosa che facilita o impedisce l'entrata
0 l'uscita dell'aria o di qualunque liquido o fluido.
ZaìJo, pezzo di legno, da un capo più sottile che
dall'altro, col quale si turano buchi e bocche di
vasi, per impedire l'uscita di qualche fluido.
Calcastoppa, arnese meccanico da far chiusure ar-
tificiali e mobili. - Robinetto (dai francese), spe-
cie di chiavetta, per diversi usi. - Steccone, legno
piano, appuntato, per uso di fare steccati e palan-
cati.
Varie. — Atresia, occlusione o imperforazione
di un'apertura naturale : atresia dell'ano, della va-
gina, della vulva, dell'uretra, dell'utero. Si ha an-
che un' atresia auditiva^ congenita o acquisita. -
Claustrofobia, l'angoscia che certi neuropatici pro-
vano nel trovarsi in luoghi chiusi. - Reclusione,
l'essere o lo stare rinchiuso. - Sfintere, muscolo che
chiude un'apertura. - Tanfo, puzzo di muffa, di
rinchiuso.- Jaso, tartaro, gromma del vino; gromma
che impedisce, chiude l'uscita a un liquido.
Ghlunque. Detto a persona.
OMurlo. Uccello trampoliere che frequenta i
luoghi acquitrinosi: ha il becco lungo e ricurvo.
Chiusa. Veggasi a chiudere (chiudenda, chiu-
sura). - Detto anche per diga. - Figur., fine di un
discorso, di un sonetto o di altro componi-
meli lo letterario.
Ghlusino. Detto a chiudere {chiudenda, chiu-
sura), a coperchio, a fogna.
Chiuso. Detto a chiudere.
Chiusura. L'atto e l'effetto del chiudere. -
Termine parlamentare: veggasi a parlamento.
Ciaba. Detto a calzolaio.
Clabare {ciabato). Chiacchierare molto: veggasi
a chiacchiera.
Ciabatta (ciabattata). Sorta di calzatura, di
scarpa; specie di pantofola; scarpa vecchia:
cianta, ciavatta ; scarpa vecchia che si porta per casa
senza calzare sul calcagno. - Babbuccia, scarpa o pia-
nella da camera, di pelle o di lana. - Cianta^ ciantella,
ciabatta che ha il quartiere. - Pattino, in alcune Pro-
vincie, la ciabatta; e alcuni chiamano |)a<tóm q uelle
soprascarpe, arcuate per di sotto da una spranghetta
di ferro, con le quali si sdrucciola sul ghiaccio. Ma
in Toscana qxiesta voce é al lutto disusata. - Cia-
battare, fruscio, rumore che, camminando, si fa con
le ciabatte, con le scarpe. - Ciabattata, pianellata,
scarpata, zoccolata, colpo dato con una ciabatta, una
pianella, ecc. - Strascicare, camminare strusciando
sul terreno il suolo della calzatura.
Ciabattare (ciabattato). Detto a ciabatta.
Ciabattino. Chi rattoppa le scarpe: calzolaio,
ciaba, ciabattaio, ciabattiere, ciabattiero; zabattiere
(voce antiquata). Adopera gli stessi arnesi del cal-
zolaio. - Acciabattare, il racconcie»*'? le ciabatte:
racciabattare.
Ciabattone. (]hi abborraccia nel fare: abbor-
racciatore.
Ciabone. (]lii ha il vizio di chiacchierare: veg-
gasi a chiaccliiera.
Ciaccherino. Lo scapestrato
Ciàcchero. Birbante, birbone.
Ciaccia, ciacciare (ciaccialo). Veggasi a fac-
cendiere.
Claccione. Detto a faccendiere.
Ciaccona. Sorta di ballo.
Cialda, cialdone. Sorta di ciambella.
Cialdonaio. Detto a ciambella.
Cialtrone. Uomo sciatto nel vestire e trasan-
dato nel l'operare : anche, mascalzone.
Ciambella. Pasta dolce a forma d'anello o di
schiacciatinn ; cialda, cialdone; brigidino; chioc-
colino. Anche, pane in forma di anello più o meno
grande (pane a ciambella; ciambella di pane). -
Ciambella lavorata, quella variamente figuiata nel-
la sua parte superiore. - Ciambellaccia, peggior.
di ciambella in tutti i sensi. - Ciambelletta, dimin.
di ciambella in tutti i sensi. - Ciambellina, dimin,,
quasi vezzegg. di ciambella, in tutti i sensi; a modo
di positivo, si dicono ciambelline certe paste di fior
di farina e chiaro d'uovo (leggerissime e cotte in
teglia, una accanto all' altra in forma di grata) che
si vendono dai fornai per friggerle in padella, in-
zuppate appena nel brodo e indorate. - Ciambel-
luccia, dimin., spreg. di ciambella in tutti i sensi.
- Ciambellona, accresc. di ciambella in tutti i sensi.
- Cianibellone, accresc. di ciambella in tutti i sensi ;
più grande della ciambellona. Ciambellone, dice il
Fanfani, é ciambella assai più grande delle comuni,
fatta di una pasta non molto dolce, intrisa con
chiaro d'uovo, che prima di metterla in forno si
sobbolle.
Berlingozzo, ciambella a spicchi ; grossa ciambella
con uova e zucchero. - Buccellato, sorta rli ciambella
in uso a Lucca. - Cannone (milanese, canon), cialda,
cialdone. - Cialda, sorta di brigidino, ma più largo,
intriso di fior di farina, che si stringe tra due
forme di ferro calde e si cuoce alla fiamma. Rimane
sottile e bianchissimo, come le ostie per la comu-
nione. - Cialdone, dolce fatto d'una pasta di fior di
farina, zucchero, uova e anaci pestati fine fine, che
si taglia in pezzetti come una nocciola, e questi,
schiacciati tra due forme ben calde, rimesse sulla
fiamaia, divengono sottilissimi, accartocciati, croc-
canti e d'un color giallino bruciaticcio. General-
mente, riceve dalle forme una specie di venatura a
losanghe o a quadretti rilevata sopra tutta la su-
perficie esterna. Si mangia cosi fatto o con la
panna montata o col gelato (cialdoncino, dimin. e
vezzegg.). - Pan speziale, a Bologna, larghe e vistose
ciambelle condite con ispezie, miele e frutta can-
dita (frane, pain d'épices ; lat., liba; in Romagna,
panmelato) : pan certosino.
Ciambellaia, donna che fa o vende ciambelle dolci.
- Bozzolaro, chi vende ciambelle inzuccherate. -
Cialdonaio, chi fa o vende cialde o cialdoni. - Ciam-
bellaio, uomo che fa o vende ciambelle dolci.
Ciambellano. Gentiluomo di camera in una
Corte.
Ciambellotto. Sorta di tela.
558
CIAMBOLARE
Ciambolare (ciambolato). Ciarlare, cicalare far
cJiiacchiera.
Ciammèngrolà (giammengola). Bagattella,
inezia.
Oiampanelle {dare in). Detto a corrisjìon,'
deve.
Ciana (cianesco). Trecca, donna del volgo.
"Cianati. Veggasi a cianico (acido).
Cianca. Detto a gamba.
Ciancia. Baia, bagattella, cianciafruscola,t»<?;:;m.
- Anche, discorso vano, frivolo, senza fondamento ;
chiacchiera. - Ciarla, abitudine alle ciancie. -
Multiloquo, pieno di ciancie.
Oianciafrùscola. Bagatella, fandonia, ine-
zia.
Cianciare {cianciato, cianciatore). • Veggasi a
chiacchiera (il chiacchierare).
Ciancióne. Detto a chiacchiera (chi chiacchiera).
Ciati osco. Da ciana.
Cianfrusaglia (cianfrusaglie). Bagattella, fan
donia, inezia, miscuglio.
Ciàng-ola. Ciarla, chiacchiera.
Ciangolare (ciangolato). Modo di pronuncia;
modo di scilinguare.
Cianico {acido). Liquido bruciante, volatilissimo,
d'odore penetrante, ottenuto dalla decomposizione
delle sostanze azotate e stillando l'acido cianurico
secco : si estrae dalle foglie del pesco. - Cianati.
nome generico dei sali formati dalla combinazione
dell'acido cianico con le basi.
Ciano. Uomo dell'infimo vnlgo.
Cianidrico (acido). Liquido incolore, di odore
simile a quello delle mandorle amare : potente ve-
leno, • Cianuri, sali dell'acido cianidrico.
Cianogeno. Gas incoloro, radicale, organico:
punto di partenza d'una importante serie di com-
posti, cianuri, che forma combinandosi coi me-
talli o coi radicali. - Paracianogcno, sostanza nera,
isomera del cianogeno.
Cianosi (cianotico). Colore livido che precede
la morte.
Cianta, ciantella. Detto a cidbatfa,
Clanujnc. Bordaglia, canaglia.
Cianuri. Veggasi a cianogeno,
Ciappcrone. Sorta di cappuccio o berrettone.
Ciàppola (ciappolare, ciappolaio) Istruineato da
cesellatore. - Piccolo istrumento di chirurgici.
Ciappolare {ciappolato). Pulire con la ciappola.
CiaranioUa. Sorta di focaccia.
Ciarla* Detto a chiacchiera.
Ciarlare (ciarlato, ciarlatore). Veggasi a chiao-
chiara.
Ciarlatanata. Detto a ciarlatano.
Ciarlataneria. Veggasi a ciarìatano.
Ciarlatanesco. Di o da ciarlatano.
Ciarlatano {ciarlatanata, ciarlataneria). Chi, in
pubblico, spaccia rimedi, cava i denti o fa altro,
sfruttando la credulità del pubblico: biomante,
buffone; cantambanco, cerretano; cantamban-
caio, cavadenti; ciurmadore, ciurmatore; cireo-
latore: salimpanco, montimbanchi, saltimpanco;
Dulcamara (dal famoso Dulcamara AtWEli^ir d'a-
more), empirico, pseudo medico. - Ciarlatanata,
azione di ciarlatano: cantamliancata, ciurmerla. -
Ciarlataneria, qualità e mestiere del ciarlatano; il
fare il ciarlatano; ciarlatanismo. - Ciarlatanesco, A]
0 da ciarlatano ; l3ulTonesco.
Barnum, sinonimo di ciarlatano, dal nome di un
celebre americano, proprietario di un museo di cose
e persone strane e curiose, che fu molto noto in
tutto il mondo per le strombazzature di cui fu og-
getto.
Biomanzia, determinazione medico-giuridica per
la quale si stabilisce se, all'atto della nascita, un
corpo era vivo o morto; un tempo era l'arte dei
biomanti, ciarlatani che da qualche indizio presu-
mevano indovinare la durata della vita di un uomo.
Bacchetta magica, piccola verga adoperata dal
ciarlatano.
Battere la gran cassa, fare il ciarlatano. - Dare la
fortuna (volgarm.), degli imbroglioni, sonnambuli e
simili, che danno i numeri del lotto o indicano bu-
giardamente agli altri il mezzo di arricchire. - La
biscia morde il ciarlatano, arguta locuzione per in-
dicare l'effetto di operazioni imprudenti o maligne
che riescono malamente e ricadono sul loro autore.
Ciarliero. Detto a chiacchiera (chi chiac-
chipra).
Ciarlone. Detto a chiacchiera (chi chiac-
chiera).
Ciarpa. Specie di fascia : sciarpa. - Parte del
vestiario. - Anche, cencio, • Fasciatura usata in
chirurgia. - Becca, specie di ciarpa di seta nera
portata ad ai'macollo dai professori di università
aventi il grado di priori nelle varie facoltà. - dar-
pame, ciarpume, quantità di ciarpe.
Ciascheduno. Lo stesso che ciascuno.
Ciascuno. Pronome di persona, considerata
individualmente in confronto d'altri.
Ciato. Sorta di misura.
Cibare, cibarsi (cibato). Dare, prendere cibo;
dar a mangiare, tnangiare.
Cibaria. Detto a cibo.
Cibo. Cosa da mangiare; la quantità di ci-
baria che si consuma volta per volta : mangiare,
mangiarino, mangime (per le bestie), manicare ; nu-
drimento ; imbandigione (il cibo messo in tavola) ;
vettovaglia, vitto, vivanda; pappalecco, prebenda,
pasciona; strame (delle bestie).
Bocconcino, di cibo gustoso, delicato, squisito. -
Bocconcino della creanza, il piccolo avanzo di una
pietanza che nessuno prende dal piatto comune, per
non parer più ghiotto degli altri. - Boccon santo, di
cibo squisito. - Cibo da leccarsi i baffi,, assai sa-
porito. - Cibo cattivo, cibacelo, robaccia, veleno. -
Cibo solilo, ordinario, di famiglia. - Eccitante, di cibo
che risveglia l'appetito o dà calore ai sensi. -
Pinirigincso, di cibo irritante piacevolmente il pa-
lato. - Rignoso, di cibo che produce il rigno, che fa
rigo aro.
Ambrosia, nella mitologia, cibo e bevanda degli
dèi. - Cibaccola, cattiva cibaria. - Cibaria, nome
generico di tutto quanto serve al nutrimento del-
l'uomo: cibario; materia, sostanza alimentare; coìn-
tnestibile, cosa mangiativa, mangereccia; muni-
zione da bocca; bucolica; boccolica; panatica. -
iyatòlld, tanta quantità di cibo che satolli, tolga la
voglia di mauL'iare ancora. - Vettovaglia, com-
posizione, qualità e quantità di viveri per assicfirare
la sussistenza alle truppe e ai quadrupedi. - Vitto,
il vivere mediante il cibo la cui provvisione dicesi
vettovaglia. - Vivanda, cibo apparecchiato per
mangiare.
Adulterare, falsificare, detto di cibi, ecc. - Cibare,
dar il cibo, l' alimento, la vivanda; nutrire. -
Cibarsi, prendere cibo, nutrirsi di checchessia. -
Eccitare, stimolare troppo e male. - Favorire, ac-
cettare qualche cibo. - Far prò, del cibo, quando,
facilmente digerito, ristora piacevolmente. - Imboc-
care (imboccamento), mettere ad altri il cibo in bocca.
CICLOGRAFO
559
- imboccatura, l'atto dell'imboccare. - Dishoccare,
cavare di bocca; rimboccare, rimandare in bocca
(rimboccatura, rimbocco).
Cibaria, legge suntuaria di Roma antica, che li-
mitava le spese della mensa.
Cibòrio. Parte i]dValtare : il tabernacolo.
Cibrèo. Detto a j)oUo e a vii'anda.
Cica. Punto, niente.
Cicala. Insetto alato che sta sugli alberi e, d'e-
state, manda un suono stridulo e noioso: cica, ci-
cada, arcade dei campi. - Cicalino, piccola cicala. -
Le cicadaric comprendono gli stridenti o le cicale:
loro caratteri comuni sono quattro ali, anche nelle fem-
mine, generalmente venate o reticolate. Antenne
brevi, terminanti a spazzola. - Cicadella, tribù di
cicadarie, a cui appartengono insetti con le antenne
situate fra gli occhi. - Cicadelline, famiglia della
specie più piccola: passano la loro breve vita nel
silenzio. - h algore lanternaia, tipo che sta accanto
alle cicale, insetto singolarissimo per bellezza e
struttala: ha la proprietà di brillare durante la notte
e nel buio, superando in fosforescenza e in splen-
dore la lucciola. - Palaia, specie di cicala. - Ple-
beja, cicala plebea o del frassino, cicala comune:
manda uno stridore acutissimo.
Manna, linfa zuccherina, che si condensa al con-
tatto dell'aria, promossa con le punture dalle cicale
che vivono sui frassini in Sicilia, ecc., e che si
manda nelle farmacie. - Ocelli, occhi semplici, in
numero di tre, disposti in triangolo sull'apice della
fronte delle cicale. - Specchio, tamburo, membrane
separate da un tramezzo corneo che costituiscono
il meccanismo col quale la cicala maschio produce
lo stridore detto canto.
Frinire, il cantare della cicala: stridere (stridio,
stridore), strillare.
Cicalare (cicalalo). Cianciare, parlare troppo.
Cicalata. Detto a chiacchiera e a discorso.
Cicaleccio. Veggasi a chiacchiera^ a ctw-
guettiOf a discorso.
Cicalini. Sorta di biscotto.
• Cicalino, cicalone. Chi chiacchiera molto.
Cicalio. Detto a chiacchiera e a cinguettìo.
Cicatrice. Segno che lascia una ferita, una
piaga nel chiudersi: margine, marginetta; saldatura,
sfregio, segno, tacca. - hilandre, carne che, sporgendo
in una piaga, ne impedisce la cicatrizzazione. - Raf-
frigno, cicatrice brutta, mal rimarginata: fico secco,
frinzello. - Schianza, pelle di cicatrice. - Stigma;
puntura; cicatrice.
Cicatrizzante, di rimedio atto a sollecitare la ci-
catrizzazione: consolidativo, diseccativo, essiccativo;
riunitivo, seccativo, incarnante, incarnativo; vulne-
rario. Rimedi cicatrizzanti furono chiamati quei
tossici che si suppose avessero una speciale pro-
prietà di favorire o accelerare la cicatrizzazione.
Cicatrizzare, far fare la cicatrice, determinare la
cicatrizzazione: ammarginare, rammarginare, rimar-
ginare, riammarginare ; conglutinare, consolidare ;
sanare, seccare; chiudere, racchiudere, richiudere,
risaldare, saldare. - Cicatrizzarsi, far la cicatrice,
per venire, a cicatrizzazione; immarginare, immar-
ginarsi; rammarginare, ricongiungersi; riunirsi; ri-
stagnarsi il sangue. - Cicatrizzazione, il cicatrizzare,,
il cicatrizzarsi; formazione della cicatrice, consoli-
damento, consolidazione; rammarginamento, risal-
damento, risaldatura; riunione, sintesi (gr.).
Cicatricola. Detto ad novo.
Cicca. Avanzo di sigaro.
Ciccatolo. Detto a sigaroo
Ciccare (ciccato). Veggasi a sigaro.
Cicchettare {cicchettalo). Here il cicchetto.
Cicchetto (cicchettare). i3icchierino di acqua-
vite: • bicchierino di liquore dozzinale, come grap-
pa, mistrà e simili.
Ciccia. Voce famil. per carne.
Cicciolo. Vpg;;;isi a inaiale.
Ciccione, ciccioso, cicciuto. Pingue, grasso.
Cicérbita. Pianta erbacea da insalata.
Cicerchia. Sorta di legume somigliante al
pisello; ha i liori solitari e i viticci con due fo-
glie, i baccelli ovali, bislunghi, schiacciati, con due
orlicci membranacei lungo il dorso: dà un forag-
gio verde, sano, nutritivo (per cui è detta anche
ingrassabue), e, lasciata granire, dà semi da ridursi
in farina per ingrassare i porci. V'ha anche tra la
povera gente di campagna chi mangia questi semi
in minestra e in insalata, a guisa degli altri legu-
mi. Per il colore, distinguesi in cicerchia bianca,
cioè di fior.e e seme bianco ; cicerchia nera, di fiore
rosso e seme nericcio; cicerchia brizzolata, e men
comunemente screziata, di fiore e seme variegato.
I semi si mangiano freschi o secchi, come i ceci :
sono però più usati come mangime per i vola-
tili, dopo essere stati ridotti in farina o cotti.
Torrefatti e infranti, servono quale surrogato del
caffè, alla guisa dei ceci. - Cicerchina, dimin. di ci-
cerchia; anche, una specie di cicerchia, che è il
Lalhyriis cicera dei botanici e VErvum ervilia. •
Cicerchiola, dimin. usato nel proverbio: «Quando
mette la querciola, e tu semina la cicerchiola». -
Cicerchióne, accresc. di cicerchia: nome dato alla
cicerchia selvatica e a un' altra specie di cicerchia,
che è il Lathyrus angiilatus, a fiori di color cilestro
chiaro o rossiccio: cresce abbondantemente fra le
messi. - TrageUini, varietà di cicerchia.
Cicero. Sorta di carattere da stampa: veggasi a
tipografia.
Cicerone. Detto ad oratore.
Cicitrna. Nome di un rettile anfibio.
Cicisbeo [cicisbeare). Vagheggino, galante.
Ciclamino (pan-porcino). Pianta montanina, fa-
miglia delle primulacee, con fiori olezzanti, rossi o
bianchi e foglie tonde e carnose 1 viola delle Alpi.
Varie specie : ciclamino d'Europa, a fiori bianchi, di
Napoli, di Cilicia, di Persia, ricurvo, hederifolium,
vernum, persicum, giganteum, sanguineum, ecc.
Ciclico. Relativo ai cicli o a un dato ciclo. -
Aggiunto di poetna o di poesia, - Ciclica linea,
l'orbita entro la quale si muove un astro.
Ciclismo. Parola derivata dal greco Kijklos,
circolo: mtto ciò che si riferisce agli esercizi con
la bicicletta: uno degli sport oggi più diffusi. - Ci-
clista, chi va in bicicletta, in velocipede. -
Knicier-boclier, foggia d'abito da alpinista, da cicHsta;
propr., le grosse calze o gambali di lana. - Routier,
velocipedista viaggiatore, non corridore; su strada,
non su pista. - Scratch, voce ingl. dello sport (vale
scancellare, raschiare), la corsa in cui i corridori ed
i ciclisti partono alla medesima distanza. - Tande-
mista, il ciclista che monta il tandem. - Velòdromo,
il campo delle corse ciclistiche. - Volata, nel lin-
guaggio ciclistico, Vultimo scatto per arrivare al
traguardo. Per altre voci, veggasi a corse.
Ciclo. Periodo di tempo, di storia, o di leg-
gende. Anche, circolo. - Tutto il corso di una
malattia.
Cicloide. Detto a curva.
Ciclografo. Istrumento da architetto e da in-
gegnere.
560
CICLONE — CIELO
Ciclóne. Veggasi ad uragano.
Ciclope. Veggasi a gigante.
Ciclòpico. Diccsi di muro o d'altra costru-
fatta di enormi massi collegati senza cemento (dalle
antiche costruzioni di tal guisa).
Ciclostile. Specie di poligrafo, di apparecchio
per riprodurre più volte uno scritto.
Cicogna. Grosso uccello acquatico, con lungo
becco. - Cicoyiiino, il parto della cicogna. - Ibis,
uccello trampoliere, simile alla cicogna. - SimhiI,
nome indigeno di un uccello del Sudan, famiglia
delle cicogne, - Gloterare, schiamazzare, il gridare
della cicogna.
Antigone, figlia di Laomedonte, la quale, creden-
dosi più bella di Giunone, fu convertita in cicogna.
Cicoria {cicoriaceo). Erba amara che si mangia,
specialmente in insalata: cicorea, radicchio. Ha
il calice doppio, il ricettacolo un po' peloso e la
corona dei semi con cinque denti. - Cicoria selva-
tica, erba con fiore celeste; peduncoli biflori e fo-
glie frastagliate. - Pelosella, specie di cicoria
Radicchio, la cicoria in erba; varietà di cicoria
le cui grosse e lunghe radici, crude o cotte e pri-
vate dell' interna anima, che è legnosetta, si man-
giano in insalata. Dicesi radicchio anche la fronda
stessa della pianta che, cruda, mangiasi nell'istesso
modo. - Radicchio scoltellato, colto col coltello. -
Barbe, cesti, mazzi di radicchio. - Mazzocchio, tallo
di radicchio.
lardssa, genere di piante cicoriacee: una trentina
di specie, e la più interessante è il tarassaco dente di
leone, dalla quale si ricava un estratto che si ado-
pera particolarmante contro le febbri.
Polvere di cicoria, polvere fatta con la cicoria ab-
brustolita, e che si usa anche mescolata col caffè.
Cicuta. Pianta ombrellitera da cui si trae un
veleno narcotico: simbolo della perfidia. Specie:
cicuta maggiore (conmm maculatum), assai vele-
nosa; cicuta acquatica, cicuta aglina (oetusa cyna-
pium), cicuta rossa (geranium robertianum). - Cicuta
piccola, erba velenosa, da non confondersi col prez-
zemolo, che viene adoperato nei commestibili. - Ci-
cutaria, genere di piante affini alla cicuta. - Coni'
dna, estratto dalla cicuta., alcaloide non ossige-
nato.
Ciecamente. Da cieco; senza considera-
zione.
Cieco. Chi è privo della vista, che non vede
affatto né da uno, né dall'altro occ/tio; ceco, orbo;
avocolo, vocolo; non vedente; bendato e sepolto in
una continua notte. - Cecoliuo, bambino cieco; an-
che, alquanto cieco. - Cieconalo, chi non vide mai.
- orbo, si dice per cieco, privo di vista; ma anche
per guercio o di chi ha vista corta.
Anopsta, privazione della vista, cecità; mancanza
dei due occhi. - Cecità, mancanza della funzione
visiva, tanto assoluta e permanente che tempora-
nea; cechità, ciechità, ciechezza, cecaggine; orbita;
notte.
Divenir cieco, restar privo della vista; perdere
la veduta. - Divenir quasi cieco, appannarsi, cau-
sarsi, offuscarsi, oscurarsi la vista, la facoltà vi-
siva.
Esser cieco: avere gli occhi che non servono, la
vista che non serve più; peccar nella vista (ligur.,
gli occhi non dicono il vero, non vedono); avere il
viso spento; avere il veder nel tatto ; avere spente
le lucerne; avere gli occhi d'osso, gli occhi tra i
peli, gh occhi di dietro, gli occhi nella callotlola;
avere le traveggole; avere mangiato cicerchie; aver
mangiato loglio.
Abbacinare, accecare con bacino rovente; offu-
scare la vista. - Abbagliare, offuscare gli occhi con
soverchia luce. - Accecare, render cieco, privare
della vista [accecamento, atto ed effetto). - Far ve-
dere i ciechi, restituir loro la vista. - Ralhiminare un
cieco, rendergli la vista. -Stereo sportello: scherz.,
di chi è cieco da un occhio.
Batòcchio, il bastone col quale si fanno strada i
ciechi. - Tiflografo, istrumento che permette ai
ciechi di scrivere: ha per base un triangolo immo-
bile, sotto il quale un meccanismo fa rimuovere la
carta man mano che progredisce la scrittura. - li-
flotipografìa, stampa in rilievo per uso dei ciechi.
- Tiflotrofìo, istituto di beneficenza nel quale si ac-
colgono e si istruiscono i ciechi, insegnando loro
per mezzo del tatto e con apparecchi all'uopo.
Modi di dire. — Ha un occhio chiuso, è cieco da
un occhio. - I ciechi vanno tastando. - Mezzanotte,
soprannome di chi è cieco da un occliio.
Ciechi celebri: Edipo, Omero, Tobia, Belisario, ecc.
Cieco. Chi non conosce il vero o ciò che è
giusto, è buono. - Di via, di fossa che non ha
uscita. - Porzione deWintestino; anche di canale^
chiuso in fine. - Di lettera senza firtna. - Di fi-
nestra murata.
Cielo. Lo spazio in cui si muovono gli astri ;
quella parte di tale spazio che vediamo sopra di
noi in forma di vòlta; azzurro smalto, balcon so-
vrano, campo azzurro ; cupola celeste ; etereo opa-
lino, etereo padiglione ; eterni tabernacoli, eterno
regno ; reggia del cielo, empirea reggia ; santuario
di Dio; sfera celeste, sommo smalto; stellata ròta;
suprema o superna ròta; suprema o superna vòlta;
tempio, tenda d' Iddio, terrazzo supremo ; vitrea
campana; patria celeste, celestiale, eterna, santa.
Poet., Urano. Anche, l'alto, lassù, ecc. Gli spazi del
cielo ; i rossi più porporini del cielo ; lo spettacolo
di un cielo stellato ; V ampiezza, la distesa, Vimmen-
sita del cielo ; qualche strappo di sereno in un
cielo nuvoloso ; un pezzo di cielo..., espressioni di
chiaro significato.
Celeste, del cielo, che appartiene al cielo, che a-
bita in cielo, sidereo; color del cielo {Vazzun^o,
il turchino del cielo ; per simil., uno zaffiro, un
puro zaffiro). - Celesti, gli spiriti beati; celesti ar-
monie, quelle del cielo. - Celestiale, appartenente al
cielo 0 agli spriti celesti; degno di cielo o del
cielo ; che vien dal cielo (dono, grazia, forza). -
Empireo, della parte più alta del cielo.
Il cielo è buio, sereno, turbo, annuvolato, cinereo,
plumbeo, buio, oscuro, seuro, limpido, ecc. - Cielo albeg-
giante, del cielo biancheggiante al sorgere deìValbà;
aperto, scoperto, senza nubi ; carico d'elettricità, del
cielo quando minaccia tempesta; azzurro sfumato,
in leggera tinta opalina ; chiuso, annuvolato ; cielo
costellato, sparso di stelle (veggasi a stella); dt
bronzo, ostinatamente sereno ; limpido, terso, senza
nubi (veggasi a nube) ; plumbeo, color del piombo,
grigio oscuro; ragnato, con nuvolette bianche;
scarico, libero di nebbia ; sereno, chiaro, senza
nuvole ; spazzato, senza nuvole ; stellato, pieno di
stelle ; tiralo, cielo splendido, senza nessun in-
gombro; tetro, buio, tristo, cupo, nero; torbo, an-
nuvolato.
Annuììolarsi, rannuvolarsi, coprirsi di nubi (veg-
gasi a nube). - imbrunire, del cielo che si o-
scura, specialmente verso sera. - Rasserenare, ras-
serenarsi, riprendere serenità, cioè lo stato del cielo
561
senza nubi, con perfetta trasparenza dell'atmosfera
Schiarire, schiarirsi, dopo dissipate le nub.
Cappa della Terra, denominazione che si dà
qualche volta al cielo. - Cieli cristallini, trasparenti
e concentrici: se ne ammettevano due. • Cielo em-
pireo, propriamente, quello del fuoco o della luce;
ligur., la stanza dei beati spiriti, detta anche l'ul-
timo cielo, paradiso, - Etere, aria, cielo". - Fir-
mamento, cielo stellato. - Miglior mondo (un), il
cielo, in opposizione alla Terra. - Mondo astrale,
il cielo stellato. - Sfera celeste, il cielo per gli an-
tichi astronomi e filosofi, i quali annoveravano
dieci cieli, così disposti in ordine di lontananza
dalla Terra: i cieli della luna, di Mercurio, di Ve-
rere, il Sole, Marte, Giove, Saturno : l'ottavo cielo
pra quello stellato, delle stelle fisse o firmamento ;
il nono quello al quale si attribuiva il moto di tre-
pidazione, e che ogni secolo faceva un grado ; il de-
cimo era il « primo mobile », il quale nel suo mo
vimento rapiva tutti gli altri cieli. Anche Dante
annovera vari cieli, da lui chiamati ruote.
Brahmaloca, cielo di Brahma. - Eliseo, campi E-
lisi, soggiorno delle anime elette, presso i pagani.
- Limbo, luogo fra il cielo e Vinferno.
Purgatorio, luogo nel quale le anime espiereb-
bero le loro colpe, prima di entrare nel cielo. -
Suarga, degli Indiani, cielo d'Indra.
Corpi celesti — Meteore.
A tutti i corpi celesti si dà, genericamente, il
nome di astro, cosi come al sole, alla luna, ad
ogni pianeta, ad ogni stella, ecc. - Circumpolari,
le stelle comprese nella callotta celeste, che na per
centro il polo e per raggio la latitudine del luogo,
e che quindi mai tramontano. - Cometa, corpo
celeste che sta fra il pianeta e le nubolose. - Co-
stellazione, aggregato di più stelle. - Nebulosa,
termine astronomico, quasi nébule, nebbie del cielo.
- Nebulose, macchie biancastre e fisse che si scor-
gono nel cielo a occhio nudo; quelle stelle che
mandano una luce velata come attraverso uno strato
di nebbia. - Perseidi, meteore d'agosto. - Sirio, alfa
del Cane maggiore, o Canicola, la più fulgida stella
del cielo. - Sporadi, astri disseminati ne'vasti spazi
del cielo, fuori dalle costellazioni.
Aerolito, e aerolito, pietra caduta in terra da una
regione ultra atmosferica.
Arcobaleno , meteora arcuata coi colori del
prisma che appare nel cielo dopo la pioggia, detta
anche non popolarmente iride. Giunone. • Aurora
boreale, meteora vaporosa e luminosa che apparisce
verso il polo artico, frequente nei climi settentrio-
nali (veggasi ad aurora). - Bolide, globo di fuoco
che, di quando in quando, solca l'atmosfera, lasciando
dietro sé una luminosa striscia. - Crepuscolo, la luce
che si vede prima e dopo il tramontar del sole. -
Fulmine, scarica elettrica. - Ch'andine, l'acqua
che cade dal cielo congelata. - Lampo, luce che
risplende fra le nubi nell'istante dell'esplosione elet-
trica. - Neve, pioggia rappresa dal freddo nell'aria.
• Nube, nuvola, vapore che si condensa nell'aria. -
Pioggia, l'acqua che cade dal cielo. - Schiaria, in-
tervallo di luce in un cielo fatto cupo dalla nebbia
e dalle nubi. - Tuono, fragore che produce nell'at-
mosfera la scarica dell'elettrico, ripercosso dai monti
0 dagli ostacoli.
Termini astronomici.
Apice, punto della sfera celeste verso il quale,
in un dato istante, tende il movimento della Terra
nella sua orbita. - Circolo crepuscolare, piccolo cir-
colo della sfera celeste parallelo all'orizzonte e ab-
bassato sotto l'orizzonte di diciotto gradi. Segna il
confine del crepuscolo. - Circolo orano, meridiano
celeste. - Coluro, ciascuno dei due cerchi massimi
della sfera celeste che passano pei poli dell'equa-
tore e per i quattro punti cardinali dello zodiaco.
- Equatore, veggasi a questa voce.
Meridiano, circolo massimo della sfera celeste e
terrestre che tocca i due poli e sega l'equatore ad
angoli retti. - Nadir, punto del cielo che è diret-
tamente sotto i nostri piedi. - Orizzonte, quello
tra i circoli massimi della sfera celeste e terrestre
dal quale essa è divisa in due parti eguali, uno
superiore e visibile, l'altro inferiore e invisibile.
Parallelo, ciascuno dei circoli minori della sfera
celeste o terrestre paralleli all' equatore. - Plaga,
parte di cielo o di mondo. - Punii cardinali, i quat-
tro punti dell'orizzonte che segnano a noi ia dire-
zione (est, ovest, nord, sud).
Radiante {raggiante), quel punto o quella regione
del cielo da cui diverge uno sciame di stelle ca-
denti. - Regione, parte del cielo; punto cardinale,
- Sinodo, unione di due o più stelle o pianeti nello
stesso luogo ottico del cielo.
Tempo, stato o condizione del cielo, dell'atmo-
sfera, del mare. - Zenit, il punto della sfera celeste
a cui accenna la linea verticale prolungata ideal-
mente in alto: opposto di nadir. - Zodiaco, zona
celeste, entro cui avvengono i moti dei pianeti co-
nosciuti dagli antichi: è limitata da due circoli ce-
lesti equidistanti dall'eclittica e distanti fra loro
circa 18 gradi. - Zone, parti del cielo che corri-
spondono alle zone dalla Terra.
Culminazione, massima altezza di un astro nel
suo passaggio al meridiano. - Congiunzione, avvici-
namento apparente di due astri, e dicesi svperior-
se appare al di là del sole, inferiore se al di qua.
- Elongazione, allontanamento apparente di due astri.
- Occultazione, passaggio di un astro dietro un
altro.
Voa scientifiche, mitologiche, ecc.
COSE E termini VArI.
Astrochimica, studio della natura chimica dei
corpi celesti, fondato principalmente sull'uso dello
spettroscopio. - Astrofotograjia, applicazione della
fotografia al rilievo delle parti della vòlta cele-
ste e specialmente delle macchie solari. - Astro-
nomia, la scienza che si occupa dell'osservazione
e dello studio dei corpi celesti. - Meccanica celeste,
r astronomia teorica, ossia quella che tratta delle
leggi a cui obbediscono gli astri nei loro movimenti.
- Lranografia, descrizione della sfera stellata e delle
costellazioni, e uranografo chi fa una uranografia.
Astrografo, strumento che serve a tracciare le
carte celesti, nelle osservazioni astronomiche, con-
temporaneamente all'osservazione stessa. - Atlante
astronomico, insieme di carte rappresentanti parte
del cielo. - Carte celesti, quelle che rappresentano
le costellazioni, come stanno sul firmamento, non-
Premoli. Vocabolario Nomenclatore.
36
5t)2
CIERA — CILICIO
che tutu i circoli maggiori o minori della sfera,
con i loro gradi e minuti. - Planisfero, rappresen-
tazione sopra un piano della sfera celeste o terre-
stre 0 d'una sfera in generale.
Osservatorio , edificio elevato, che domina
tutto l'orizzonte, dove si osservano i fenomeni ce-
lesti. - Specola, luogo eminente dà dove si può
contemplare il cielo a scopo scientifico.
Atlante, titano, figlio di Giapeto, fratello di Pro-
meteo : fa da Giove condannato a sostenere con le
spalle la vòlta del cielo.
Saturno, detto altrimenti il Tempo, figlio del
Cielo e della Terra. - Terra o Tello, moglie del
Cielo: aveva prodigiosa quantità di mammelle, e sì
piene che nutriva tutto, il genere umano. - Titano,
figlio del Cielo e della Terra. 1 suoi figliuoli erano
giganti, nominati anch'Msi Titani. - Urania, la Ve-
nere celeste.
Varie. — Anagogia, elevazione dell'animo alle
cose celesti. - Apoteòsi, ammissione d'un uomo nel
cielo; traslazione fra gli dèi. - Beatitudine, stato delle
anime assunte in cielo. - La corte del cielo, gli angioli
e i santi. - Origine, aiuto, grazia, benedizioni celesti,
che vengono dal cielo. - Predestinato alla gloria ce-
leste, chi deve salire in cielo. - Nel seno di Dio,
nell'altra vita beata, in cielo. - E' un sereno che
smaglia, di cielo limpidissimo. - / due occhi del
cielo, il sole e la luna» • Un cielo che rid» di
splendori continui.
Ciera (céra). Sembianza, aria di volto, di fac-
cia,
Olfósl. Curvatura anormale della colonna ver'
tebrale*
Cifra. Nome generico dei segni scritti o stam-
pati, e comprende lettere, numeri e simili: cifera,
carattere, segno, figura, nota. - Il carattere con cui
si rappresenta ciascun numero, - Anche scrii-
tura convenzionale, intesa solo da coloro tra i
quali fu convenuto il modo di comporta. - Cifrare,
scrivere in tal modo - Liferista^ chi sa farlo -
Cifrario, quadro dei segni convenzionali e delle
corrispondenti spiegazioni per cui mezzo si inter-
preta la scrittura cifirata, se ne ha la chiave^
detta anche contraccifra, controcifera - Cifrato, di
rosa scritta in cifre. - Decifrare, spiegare la scrit-
tura convenzionale, in cifra.
Cifra. Abbreviatura del nome, in un quadro,
in un sigillo e simili. - Monogramma, cifra com-
f)Osta delle principali lettere di un nome. - Sigla,
ettera, cifra abbreviativa.
Cifrare {cifrato). Segnare con cifra.
Clgaretta. Veggasi a sigaretta.
Cigaro. Detto a sigaro.
Ciglia. Plurale di ciglio. - Prolungamenti di
cai sono forniti alcuni elementi anatomici.
Ciglio (plur. ciglf, ciglia) La parte del Tolto
che, sopra l'occhio, con un piccolo arco di peli,
serve ad arrestare gli insetti e i corpuscoli che po-
trebbero offendere la vista, a rennere nel sonno
insensibili i raggi luminosi e a distendere sopra
l'occhio un umore che serve a mantenerlo in uno
stato permanente di freschezza: cigliatura. Le ci-
glia sono folte, rade, nere o d'altro colore; rag-
fitunte 0 riunite, cioè senza divisione fra un ciglio
e l'altro. - Cigliuto, chi ha ciglia lunghe e folte. -
Ciliare, che appartiene alle ciglia.
Accigliatura, intraccciglio, lo spazio compreso fra
ciglio e i?lio. - Arco delle cvjlin, l'archetto di peli
«he sta sopra l'oochio. - Blefaridi, le ciglia palpe-
brali. - Sopracciglio, l'arco peloso che è sopra gli
occhi.
Accigliare, accigliarsi (acciglialo, accigliamento,
accigliatura), aggrottare le ciglia. - Aggrottare
le ciglia, riunire le ciglia per qualche pensiero
cupo, fastidioso; far la ciera brusca, la faccia
scura; far broncio; cipigliare, corrugare, corru-
garsi il volto; guurdare torvo. - Inarcare le ci-
glia, sollevare le ciglia a modo d'arco, per ammi-
razione, per meraviglia, ecc.
Blefaroplastia , rinnovamento artificiale delle
ciglia. - Blefarometro, istruraento adoperato per la
cura della trichiasi, ossia del rovesciamento delle
ciglia all'indielro. - Ptilosi, la caduta delle ciglia
in seguito all'irritazione del margine libero delle
palpebre. - Iricorrizi, cigli anormali /Soprannume-
rari, che possono cagionare malattie d'occhi - Xe-
rasia, malattia dei capelli e delle ciglia, che im-
pedisce loro di crescere, rendendoli simili ad una
peluria coperta di polvere.
Ciglio. Sommità che abbia forma acuta.
Ciglione. Terreno erboso, rilevato sopra la
fossa 0 la strada e soprastante al campo: specie
di argine, di ripa - Liglionare, munire di ci-
glioni.
Cigliato. Detto a ciglio.
Cigna (cignare, cignata). Lo stesso che dn-
ghia.
Cignale. Lo stesso che cinghiale,
Cignere. Mettere intorno, cingere, circon-
dare.
Cigno. Uccello palmipede acquatico, bianchis-
simo, con gran busto, lungo collo, piedi nero-ros-
sastri : cecero, cecino (voci antiquate) ; uccello di
Fetonte. Detto anche cigno reale. Ha per tipo il
cigno selvatico, che abita le regioni settentrionali
dell'Europa e dell'Asia, e viene qualche rara volta
anche da noi. Per cigno selvatico s'intende anche
il cygnus musicus, che più frequentemente si fa
vedere ne' nostri paesi : ed è probabilmente quello
tanto celebrato da^li antichi pel supposto suo can-
tare, morendo. Gli ornitologi ne conoscono altre
specie, tra le quali il cigno nero {c^gwis atratus)
dell'Australia. - Dreusare, sibilare, nbih, grido del
cigno. - Duvet, peluria sottostante alle penne di
alcuni palmipedi: oche, cigni, ecc.
Cicno 0 Cigno, re dei Liguri, il quale pianse
tanto la disgrazia del suo amico Fetonte che fu
cangiato in cigno. - Leda, moglie di Tindaro, molto
amata da Giove, il quale, per sedurla, si cangiò in
cigno.
Il cigno di Leda, nota scultura di Michelangelo.
Cignone. Grossa cinghia.
Cigolare (ciaolalo). Scricchiolare ; stridere (di
ruota 0 d'altro); schiamazzare (di passero o di
altro uccello). - Cigolio, il cigolare prolungato.
Cigolio. Detto a cigolare e a stridere.
Cilécca. Beffa, burla che si fa ad altri, mo-
strando di dargli checchessia e poi non dando-
glielo: invogliare, suscitare inutilmente la voglia,
il desiderio. - Far cilecca: far astio, far baco baco,
far lima lima.
Ciliare. Proprio del ciglio.
Cilicio {cilizioy Veste, grossolana e ruvida, an-
ticamente portata per penitenza; sorta di cintu-
ra pungènte, o altro simile tormento portata indosso
per penitenza: ciliccio, tonaca cilicia, panno ciuc-
cino; sacco, veste di penitenza, vestimento ciliccio;
dura veste; canavaccio. - Ciliccino, àliciario, di
cilicio.
Cn^IEGIA — CILINDRO
S63
ciliegia. Il tratto del ciliegio.
Ciliegio. Noto albero domestico, producente
piccoli frutti di color rosso, per lo più a cioc-
chette : ciriecio. Ne è usato il legno per lavori di sti-
pettaio, di eJbanista, di tornitore, imitando bene il
mogano. In alcuni luoghi di montagna se ne usa
l'olio come commestibile e per ardere. Varietà di
ciliegi : r amarasca, o amareno, il corniolo, ecc. -
Cilegiuolo, ciliegio nano. - Lazzerolo, lazzeruolo,
specie di ciliegio che fa frutti piuttosto agri, più
grossi deile ciliegie e con tre noccioli. Azzarola,
azzeruolOf lazzcruola, lazzuola, il frutto. - Visciolo,
ciliegio di monte: bisciolo. Visciola, bisciola, a-
griotta, il frutto.
Ceratine, principio che costituisce quasi tutte le
gomme, trasudanti da ciliegi, da mandorli, da su-
sini.
Ciliegia, frutto del ciliegio, drupa quasi rotonda,
carnosa, liscia, lucente, di color vario, tra il gial-
lognolo e il bianco, il rosso e il nerastro, con
nòcciolo a commettiture più o meno prominenti :
cerasa, ciriegia. Si mangia allo stato naturale (an-
che cotta e in guazzo) ; serve anche a preparare
conserve, siroppi, bevande alcocliche e una specie
di vino; alcune qualità si essiccano al sole. Le
ciliegie si mettono in tavola, in un corbello, in
una cesta e simili recipienti di vimini.
Comuni, in Toscana, le varietà dette amariva,
marasca (selvatica e acida), marchiana, palnmbina,
visciola, zuccara. Altre varietà chiamansi marinelle^
morette, moscadelle.
Parti della ciliegia : buccia, la parte esteriore
che avvolge il frutto: picciuolo, il gambo del
frutto ; polpa, la parte carnosa che si mangia ;
nòcciolo, l'osso, la parte lignea, nella quale si con-
serva il seme ; sticco, sugo, l'umore liquido che si
spreme dal frutto.
Distinzioni: Ciliegetta, dimin. meno comune di cilie-
gina. - Ciliegina, dimin. vezzegg. (ciliegine primatic-
cie, sbiancate e poco saporite). - Ciliegiuccia, ciliegia
poco grossa e poco bella - Ciliegiona. grossa ci-
liegia - Ciliegiaccia, peggior. di ciliegia (ciliegiaccia
strafatta, ammuffita, marcia). - Ciliegia acquaiuola,
di un bel colore rosso, quando è perfettamente ma-
tura, di grato sapore, e così detta per essere assai
acquidosa. - Ciliegia a cuore, pallida, duretta e ter-
minante in punta, a modo di cuore, dalla parte op-
posta al gamno. - Ciliegia agriotta o visciolona, di
polpa molle e delicata, tra dolce e agra, di color
rosso sanguigno cupo e con gambo corto. - Ciliegia
amaraschina, detta anche assolutane amarasca o
amarena, frutto del cerasus caproniana griotta ,
globoso, depresso, di color porporino scaro, quasi
nero, con la polpa rossa, un poco acerba e amara,
col nocciolo tondo. Serve specialmenie a preparare
il noto liquore detto amaraschina o maraschino Coi
succo si fa siroppo. Il picciuolo •■ ì nocciuoli sgu-
sciati fornisceno aroma per liquori, rosolii è con-
fetti; servono pure per l'estrazione d3iracido cia-
nico (prussico). - Ciliegia bianca, di color bianco
cereo, di torma bislunga, arrotondata, leggermente
piatta alla base, di polpa molto aderente al noc-
ciolo. - Ciliegia corniola, di un rosso incarnato,
leggermente cuoriforme, di pasta piuttosto dura, non
molto profuùiata, ma gustosa e con un senso di
freschezza che le altre ciliegie non sogliono avere:
molto stimata per i guazzi. - Ciliegia duracina, di
polpa consistente, rossa al di fuori e sbiancata in-
ternamente : detta anche cuor di piccione. • Ciliegia
Inxlrina, piccola, di un rosso chiaro e con buccia
molto levigata e lucida, onde il nome. Varietà: la
lustri na bianca (frutto di media grandezza), la nera
(grossa, sugosa), la rosa precoce (frutto piccolo, con
polpa insipida). - Ciliegia, moscadella, di polpa so-
da, sbiancata, screziata di punti rossicci, di sapoi
dolce aromatico, - Ciliegia nera, grossa, di polpa
tenera, molto dolce, di color rosso cupo nella per-
fetta maturità : molto sugosa ; strisciata sul pa-
ne, lo colorisce di un rosso vivo, comunicandogli
un grato sapore. - Ciliegia napoletana, di polpa me-
no consistente della ciliegia duràcina, di colore
rosso cupo vinato, tanto di fuori che di dentro. •
Ciliegia zuccaia, o zucchetta, frutto grosso, ma in-
sipido, - Ciliegiuola, frutto del cilegiuolo, grosso
quanto un pisello, di un sapore acidissimo, non
disaggradevole nella perfetta maturità. - Corniola,
specie di ciliegia più colorita e più dura delle al-
tre. - Marchiana, aggiunto di ciliegia molto grossa
(nel dialetto lombardo, grafión). - Visciola, frutto
del ciliegio di monte o visciolo: piccolo, alquanto
bislungo, di color rosso quasi cupo, acidetto. Quello
della pianta coltivata per uso domestico ha il sa-
pore, la grossezza e le altre qualità delle ciliegie
comuni.
Cominciano a vergognarsi: scherz., delle ciliegie
che maturano. - Lustrare: si dice di quel lucido
che sogliono avere le ciliegie mature e più special-
mente quelle che hanno appunto il nome di lustrine.
- Far le buccole: così i ragazzi quando accoppiano
le ciliege agli orecchi.
Ciliegiaio, venditore di ciliegie, A modo d'agg.
nel proverbio: t Aprile carciofaio, maggio ciliegia-
io i . - Ciliegeto, luogo ove siano piantati molti ci-
liegi. Non comune.
Cherry, l'acquavite estratta da ciliegie. - Kirsch-
Wasser (letteralmente, in tedesco, acqua di ci-
liegie), liquore forte preparato con la distillazione
della ciliegia agra, detta marasca. Il cherry brandy
degli inglesi. - Maraschino, specie di roscolio estratto
dalle marasche. - Marena, bibita fatta con sciroppo
di ciliege amarasche.
Cilindrare (cilindrato; eilindratarej. Far pas-
sare sotto il cilindro.
Cilindrasse. Detto a nervo.
Cilindratoio. Veggasi a cilindro»
Cilindratura. Detto a cilindro.
Cilindrico. Di cilindro.
Cilindro. Solido lungo e rotondo che ha le basv
piane e parallele e il diametro sempre eguale in tutta
la sua lunghezza; solido generato dal rivolgimento
di un rettangolo intorno a uno de' suoi lati. Per
estensione, tutto ciò che si avvicina a tal forma. -
Qualunque arnese che abbia forma di cilindro, e
serva a frangere, uguagliare checchessia. - Cilindri-
■amente, in figura cilindrica. - Cilindrico, di cilin-
dro, in forma di cilindro - Cilindroide, solido di
torma som'giiante a un cilindro.
Bossolo, cilindro di latta con coperchio ed una
manigKa. per lo più di funicella: serve a riporvi
l'untume psr iarri. o per altri usi militari. - Curro,
legno cilindrico che si mette sotto pietre o altre
cose molto pesanti , per muoverle facilmente. - Elica,
veggasi a questa voce, - Fusello, grosso cilindro di
legno, per /ar muovere, nelle cartiere, le stanghe
dei mazzi. Mulinello, qualunque cilindro sul quale
si attorcigliano metalli o catene diverse. - Pirone.
sorta di cilindro. - Rocchetto, strumento, di forma
cilindrica, ad uso, per lo più, di incannare. - Rullo,
rotolo, cilindro a vari usi. - Subbio, subbiello, ar-
nese per la tessitura: legno rotondo al quale si
564
CILIZIO — CIMITERO
avvolge la tela ordita. - Stantuffo, cilindro che
fa parte di una tromba o di altra macchina. -
Timpano, sorta di gran cilindro cavo. - Tubo, ci-
lindro cavo di vetro, di piombo, di gomma elastica,
di ferro, ecc. - Zono, rullo, cilindro.
Alesare, termine tecnico dei meccanici (dal fran-
cese aléser): significa tornire la superficie interna di
un cilindro forato, - Cilindrare, far passare chec-
chessia sotto un pesante cilindro o fra due cilindri,
perchè ne esca compresso, levigato e lustro, avendo
acquistato il lucido (lustro): dare il lustro, gual-
care, manganare, soppressare col mangano. - Cilin-
dratoio, arnese o macchina per cilindrare; anche,
istrumento che rende rotonda la superficie interna
d'un corpo di tromba, del cilindro, di una macchina
a vapore, del torchio idraulico, di tutti i fori in-
somma che debbano essere cilindrati, e dello stesso
calibro, in tutta la loro lunghezza. • Cilindratura,
l'operazione del cilindrare: manganatura.
Cilizio. Lo stesso che cilicio.
Cima. La parte più alta di una cosa (anche
l'estremità di cosa lunga): acume, acumine, 'apice,
auge (il punto supremo al quale si possa giungere
in checchessia); cacume, corno, cresta, penna, vetta
(dì monte); cocuzzo, cocuzzolo, collo, colmo, corona
fdi albero, di edificio e simili); comignolo; cuc-
cuma, culmine; erto (sostantivo); fastigio (termine
letter., sommità, sublimità) ; parte più rilevata, più
alto punto; pinnacolo, punta; sommità, sommo;
testa; verruca (di collina); vèrtice; zùccolo (v. a.).
Cima dove non arrivano che gli uccelli : alta, sco-
scesa. - Imo, da cima a fondo. - Kuhn, parola te-
desca che significa cima, vetta. - Sommità, il sommo
di un'altezza. - Spitze: ted.. punta, cima, detto di
alcune sommità alpine. - Testa, la sommità d'una
cosa. - lestata, cima della parte superiore di cosa
solida.
Belvedere, luogo in cima a un edificio, terrazzo,
- Crinale, nell'uso toscano, la sommità dei monti,
quando si prolunga in linea continuata. - Zenit,
punto immaginario del cielo corrispondente col ver-
tice del nostro capo. - Cùspide, la parte superiore
di un edificio.
Cimare, spuntare, tagliare in vetta un albero:
diveltare, svettare. - Scamozzare (scamozzato), to-
gliere piccola parte dalla cima. - Scocuzzolare (sco-
cuzzolato), levare il cocuzzolo.
In cima, sulla cima: in cima in cima; in capo al
monte, al sommo d'una parte.
Glmare {cimato, cimatura). Spuntare, svettare.
- Scemare il pelo al pannolano.
Gimasa. Membro ed ornato di architettura;
lineamento o membro ornamentale di un edificioy
di una cornice e simili: cimazio, cartella, frontale,
frontespizio, frontone; zoforo.
Cimatura. Veggasi a j)annolano.
Cìmbalo. Istrumeuto musicale: i piatti,
Cimbòttolo. Colpo nel cadere.
Cimbràccola. Dicesi di donna sciatta e spre-
gevole.
Cimeliarca. Detto a biblioteca.
Cimelio. Oggetto antico e prezioso.
Cimentare, cimentarsi {cimentato cimento).
Porre, porsi a cimento, a prova. Porre, porsi a
rischio, a pericolo.
Cimento. Esperimento, prova. Anche, peri-
colo, rischio. ■ Nome di un'antica accademia.
Cimice. Insetto parassita, di pessimo odore, che
si annida nei letti e nei buchi delle pareti, generato
e moltiplicato dalla mancanza di pulizia. - Cimicione,
grossa cimice. - Cimicioso, pieno di cimici : sudicio,
sporco. - Incimito, pieno di cimici. - Cimiciaio, luogo
pieno di cimici. - Cimice mosca {reduins persona-
tus): specie che assale i ragni per mangiarli o esserne
mangiata. - Cimici idrometre: hanno capo lineare o
filiforme, munito di due lunghe antenne; rostro
sottile e capillare; zampe lunghe ed eguali.
Cimici rosse del cavolo o piccole cimici del cavolo,
insetti parassiti di questo vegetale. - Geocorisi o ci-
mici terrestri, famiglie di eterotteri. - Halobdtidi,
cimici d'acqua salsa.
Idrocorist o idrocori, cimici acquatiche, carnivore,
- Idrometra delle paludi (hydrometra paludum), detta
cimice ago dal naturalista Geoffroy: vive a schiere
negli stagni. - Ligee, cimici rosse dei giardini che
si trovano per lo più al piede degli alberi e su pel
tronco, riunite a cinquantine, strette le une accanto
alle altre: vivono del succo dei vegetali e pungono
le capsule di varie specie di malve, - Pentatome,
cimici selvatiche. - Reduvìi, cimici mascherate di
nero, di bruno, con zampe rossiccie e coperte di
scarsi peli, conosciute anche ^ol nome di cimici
del letame. - Siromasti: i naturalisti chiamarono
cosi talune cimici del gruppo della pentatoma gri-
gia, che invece esalano un odore simile a quello
della mela.
Cimiciaria, nome volgare dell'accasa cimicituga
di Linneo, per il suo ingrato odore adoperata in
decozione allo scopo di scacciare le cimici.
Cimiciaio, cimicione. Detto a cimice,
Cimicrttola. Specie di uva.
Cimiero. Termine d' araldica: ornamento di
penne o d' altro che i cavalieri portavano in cima
all'elmetto (veggasi ad élmo). - Pennàcchio, spen-
nacchio, arnese di più penne unite insieme, che si
porta al cimiero o al cappello.
Cimitero. Li.ogo (per lo più un campo cinto
da muro) nel quale si dà sepoltura ai cadaveri
o si procede alla loro crem,azione, conservandone
le ceneri: asilo di morti, ultimo asilo; campo dei
defunti, camposanto, cimiterio, necropoli; luogo
sacro, terra santa; abitazione dei morti, sagrato;
funerea campagna, ultima dimora; lugubre soggior-
no; città crocesignata, città dei morti, della morte;
funebre via; paesi del nulla; la «casa che non
paga pigione » ; sotterratolo ; la « casa di tutti ».
E', per lo più, scompartito da viali e talvolta pian-
tato d'alberi (quasi sempre cipressi). - Camposanto
dei cattolici, dei protestanti, degli ebrei, ecc., di-
stinzione dei cimitero secondo la religione.
Catocomòa, cimitero sotterraneo, dei primitivi cri-
stiani, in )rigine cava di pietra. 1 cristiani usavano
anche raccogliervisi per la celebrazione de' loro
misteri e per sotti-arsi alle persecuzioni. - Necropoli,
cimitero vasto, monumentale. - Riposo, luogo dove
uno fu seppellito. - Sepolcreto, luogo nel quale
sono molti e antichi sepolcri. - Sepolcro, luogo ove
si depongono i morti (qualunque luogo accolga le
nostre spoglie è sepolcro: il mare, una voragine, ecc.)
- Sepoltura, il luogo preparato a ricevere le spoglie
mortali: sepoltura civile, religiosa, gentilizia, per-
, ecc.
Parti del cimitero.
Arca, la sepoltura dei corpi santi. - Avello: era
un sepolcro di particolare forma ; la voce poi si e-
stese a significare qualunque tomba.
Camera di deposito, stanza dei cimiteri (e anche
degli ospedali), ove si depongono i cadaveri prima
CIMITERO
S65
di sotterrarli: camera mortuaria; necrocomio. -
Cappella, piccolo edificio, stanza, consacrato al
culto. Ancne, tomba di famiglia, cioè l' edificio
nei quale hanno sepolcro i membri d'una famiglia.
- Carnaio, vecchia denominazione di sepoltura co-
mune. - Cella, grotta mortuaria, luoghi riposti per.
seppellimento di morti, - Cenerario o cinerario,
luogo 0 vaso nel quale si depositano le ceneri dei
defunti nei paesi in cui si pratica la cremazione;
urna cineraria, urna funeraria. - CenotaHo, sepolcro
o monumento vuoto, senza il corpo del morto. -
Cespite, il tumolo o rialzo di terra che sta sopra
al cadavere sepolto nella fossa. - Cippo, colonnetta
rotonda o quadra, mezza colonna o colonna tronca,
senza capitello, talora sormontata da un busto e
recante iscrizione in memoria e lode di un defunto.
Anche, un parallelepipedo fatto allo stesso scopo:
colonnetta sepolcrale, pietra acherontea, pila, ròcchio
di colonna. - Cipresso, albero piantato nei cimiteri,
come simbolo di morte, di lutto. - Colombario, luogo
con nicchie, o caselle, ove si ripongono le urne con
le ceneri dei morti. - Colonna spezzata, quella che
si mette sulla fossa di persona cara morta nel fior
degli anni. - Crematoio, forno crematorio, apparec-
chio 0 edificio per la cremazione, ossia per
l'abbruciamento dei cadaveri. - Croce, segno che si
sovrappone alle sepolture nei cimiteri cristiani. -
Cubicolo (cubiculum), camera sepolcrale nelle ca-
tacombe.
Erma, per estens., una colonnetta squadrata (con la
{)arte inferiore più piccola e con una testa qua-
unquej che gli antichi mettevano nelle crociere
delle strade maestre, oggi nei cimiteri. - Famedio
{casa della fama, casa della gloria), voce foggiata
dal latino a indicare la parte d'un cimitero mo-
numentale , l'edificio nel quale si accolgono le
salme o si collocano ricordi (monumenti, iscrizioni,
ecc.) di uomini illustri, nativi della città a cui il
cimitero appartiene. - Fossa, baca che si fa nel
terreno per sepoltura.
Giardinetto, piccolo spazio di terreno nel quale,
pagando una tassa al comune, si dà sepoltura di-
stinta a un morto: è per un cerio periodo di
tempo 0 a perpetuità. - Ipctro, spazio scoperto
intorno a una tomba. - Ipogèo, costruzione sotter-
ranea nella quale gli antichi depositavano i loro
morti, - Rurgan, tumulo in Russia.
Lapide, pietra che copre la sepoltura; e anche
quella lastra di marmo sulla quale si incide una iscri-
zione sepolcrale. - Lòculo, nicchia, cavità o altra
simile cosa destinata a contenere le urne cine-
rarie. - Mastaba, tomba egiziana che serviva alle
sepolture private
Mausoleo, monumento funebre eretto da Artemisia
al marito Mausolo; ora, monumento alquanto ma-
gnifico per depositarvi o dove è depositato il corpo
del morto. - Mensa, pietra sepolcrale, piana e ret-
tangolare, collocata sulle spoglie del defunto: la
più semplice forma di monumento. Nel mezzo vi
era un foro per versare unguenti sull'estinto. -
Mormmeìito, opera d'arte o altro alla memoria di
alcuno o di alcuna cosa. - Mora, specie di piramide
di sassi che, anticamente, si inalzava per onorare
alcuno o anche per semplice atto pietoso. - Morgue
(frane), cella mortuaria dove si espongono i cada-
veri degli sconosciuti per il riconoscimento.
Opa, lunetta semicircolare, a vòlta, praticata
nelle pareti dei colombari romani. Generalmente,
contiene due urne cinerarie, - Ossario, camera od
edificio destinato a conservare le ossa dei defunti.
Piramide, veggasi a questa voce. - Sarcofago^
sepolcro nel quale gli antichi riponevano i ca-
daveri che non si volevano abbruciare.
Tavolo anatomico, apparecchio per autopsie, per
sezioni anatomiche. Tipo moderno il tavolo ana-
tomico a ventilazione, che è una tavola di marmo o
di zinco, girevole orizzontalmente intorno al proprio
centro. Consiste di tre parti principali, che si so-
vrappongono - piedestallo, cassa, tavola - e di due
accessorie Interne (cerchio, diaframma); si dispone
il piedistallo sopra un canale in muratura (co-
struito sotto 11 pavimento), il quale faccia capo
a una canna da camino.
Pietra tumulare, quella che copre una tomba. -
Tavola di pietra, pietra piatta sopra una tomba. -
Tomba, luogo ove si depongono i morti, più o
meno elevato dal suolo e anche sotterra: area,
avello, sepoltura. - Tumulo, sepolcro o tomba, con
sollevamento da terra. - Urna reneraria od os-
suaria, quella che serve a conservare le ceneri e
le ossa elei morti.
Persone che nei cimiteri compiono qualghs ufficio
Voci varie.
Becchino, colai che compie l'uffioio di sotterrare,
seppellire i morti, scavando la fossa e in questa
calando la cassa, la bara che li racchiude : bec-
camorti, pizzicamorti, scavamorti, scavator di fosse,
sotterratore, soti errapersone. Il becchino attende
anche All'esumazione, ossia al disotterramento dei
morti o dei loro avanzi (esumare, disumare, dis-
seppellire, disotterrare, dissotterrare, cavar fuori
dalla sepoltura). - Ispettore, capo dei necrofori, di-
rigente la pompa funebre, il funerale. - Libitinario,
intraprenditore che forniva le cose necessarie ai
funerali: ora impresario delle pompe funebri. - JVie-
crofori, i portamorti municipali, cioè coloro che,
messo il morto entro la cassa, lo depongono sul
carro funebre e lo accompagnano al cimitero, per
consegnarlo a chi ne è custode.
Epitassia, compositore di epitaffi. - Prefiche,
donne prezzolate le quali, presso i Romani, spar;
gevano lagrime durante le esequie, - Quadratario,
il riquadratore e intagliatore di pietre o marmi
sepolcrali. - Sciupa-solai, epigrafisti che sciupano
con le loro bugie il solaio dei cimiteri.
Concessione a porpetuità, terreno ceduto in perpe-
tuo per la sepoltura di una persona o di una
famiglia.
Fuochi fatui, fiammelle che si sprigionano, la
notte, dai cimiteri o dai terreni troppo grassi. -
Mummia, corpo imbalsamato presso gli antichi
Egiziani ; corpo trovato disseccato sotto la terra. -
Sepoltuario o sepultuario, libro nel quale sono re-
gistrate e descritte le sepolture delle famiglie.
Bara, cassa sulla quale si chiude il morto per
trasportarlo al cimitero, - Esaforo, letto funebre
sul quale sei schiavi portavano i morti alla se-
poltura - Lacrimatorio, piccolo vaso che serviva
a raccogliere le lagrime, o piuttosto che conteneva
i profumi. - Mortorio, onoranza o cerimonia nel
trasportare al cimitero e seppellire un m,orto:
esequie, funerale.
Epicedio, poesia funebre che si recitava prima
che si seppellisse il cadavere - Epitaffio, epitafio,
inscrizione mortuaria, sepolcrale ; epigrafe che si
o66
CIMOLO
CINEMATOGRAFO
incide sulla tomba : nenia sepolcrale ; pitaffio ; an-
ticarri., pataffio. - lalemos, canto funebre degli an-
tichi Greci. - Minologia, canto funebre delle don-
ne greche. - Nenia, orazione funebre, canto funebre
presso gli antichi Romani.
Filobolia, azione di gettare foglie e fiori sulle
tombe - lafofobia, terrore, ossessione della sepol-
tura; paura di essere sepolto vivo. - Ustione, azio-
ne di bruciare, cremazione.
Biascicare il lastrico delle bugie, leggere a stento
le bugiarde epigrafi poste dai sciupasolai nei cimi-
teri. - Visitare il camposanto, recarsi al cimitero,
specialmente il e di dei morti », in omaggio ai de-
funti.
Cimolo. La cima tenera della pianta, o la
parte più tenera del cespo.
Olmòsa» ciniossa. L' estremità laterale del
drappo, del tessuto ; vivagno del panno (se-
condo alcuni, cimossa dicesi del pannolano, viva-
gno della tela).
Cimurro. Malattia che colpisce specialmente il
cavallo e il cane, determinando un flusso d'u-
mori, di moccio, dalle nari. Detto anche farcino,
morva; volgami., ciamorro o moccio. • Nell'uomo,
forte raffreddore,
Cinabrese. Sorta di terra color rosso mattone,
per tingere un muro o simili. - Terra dello stesso
colore la sinopia, detta anche bolo armeno, bolaV'
vieno.
Cinabro. Antico nome del minio, ora applicato
al solfuro rosso di mercurio, colore smagliante
che si può ottenere anche mescendo alquanto di
rosso nel giallo cromo; analogo al vermiglione.
Impuro, serve generalmente all'estrazione del mer-
curio. Soltanto quello molto puro, cristallino (non
molto comune), può servire come colore. Il cinabro
di antimonio si usa nella pittura ad olio e all'ac-
quarello, come pure nella preparazione di tele e
carte dipinte. - Cinabro verde, combinazione di
giallo cromo, azzurro di Prussia e spato pesante:
•serve nella verniciatura, per gradazioni di tinte.
Cinanche. Specie d'angina, per cui i malati
mettono fuori la lingua, quasi come i cani an-
santi: schinanzia.
Cinantropia. Strana forma di isterismo.
Cincia. Lo stesso che cingallegra.
Cinciallegra. Lo stesso che cingallegra.
Cinciglio. Ornamento di veste militare.
Cincinno. Detto a capelli.
Cinciscliiare (cincischiato, cincischio). Il ta-
gliare male. - Difettoso modo di pronunzia.
Cincischio. Detto a tagliare*
Cinciscliióne. Di chi non sia àbile, manchi
di attitudine, di idoneità, sia lento, incerto,
inetto nei fare,
Cincuna (cinchona). Pianta rubiacea, che dà
alla farmacia la corteccia della china.
Cinconismo. Avvelenamento prodotto dalle
alte dosi d'un sale di chinina (veggasi a china).
Cinedo. Detto a ragazzo.
Cinegètica. L'arte della caccia.
Cinemàtica. Parte della meccanica riguar-
dante le legisti del moto,
Cinematògralo. Meccanismo che, combinato
con una lanterna, dà proiezioni, servendo a pro-
durre le cosidette vedute animate; serie di foto-
grafie che, passate rapidamente davanti agli occhi
dello spettatore, danno l'illusione del moto, della
vita. - Cinematografia, quanto riguarda il cinema-
tografo, sia negli apparecchi, sia nel funziona-
mento. - Cinematografico, di cinematografo, a mo'
di cinematografo ; appartenente al cinematografo.
A mano, automatico, il cinematografo a seconda
del modo ael quale le pellicole, o films, vengono
messe in movimento. - A forchetta, il cinematografo
che serve per grandi proiezioni in pubblico e nei
teatri. - Cinematografo a un tamburo, a doppio
tamburo, secondo che le pellicole si avvolgono
intorno a uno o a due cilindri. - Cinemicrofono-
grafo, combinazione del cinematografo col micro-
fonografo Dessaud. - Cinetoscopio, apparecchio che
ha qualche somiglianza col cinematografo.
Parti del cinematografo e annessi.
Film, nastro di celluloide sui quale si trova una
serie non interrotta di positive fotografiche : pelli-
cola. Il film può essere circolare o a estremi liberi.
• Positivo, ciascuna delle fotografie della pellicola.
- Ruota dentata, dispositivo speciale che fa presa
in appositi fori praticati lungo i margini del film
e ferma il positivo davanti all'apertura, mentre
l'otturatore rimane aperto e lascia passare la luce
proveniente dalla lanterna. • Tamburo, cilindro in-
torno al quale si trova avvolto il film. • Doppio
tamburo, sistema di due cilindri costruito alio
scopo che il film, via via che si svolge dal cilin-
dro superiore, si arrotoli dall'altra parte sul cilin-
dro inferiore, dopo essere passato davanti all'ob-
biettivo.
Lanterna, l'apparecchio a luce artificiale me-
diante il quale i positivi vengono proiettati sullo
schermo. - A petrolio, a stoppino multiplo, incan-
descente, ad alcool, a luce ossidrica, a gas acetilene,
elettrica ad arco: diversi tipi di lanterne, - Corpo
della lanterna, l'affusto. - Illuminante, la sorgente
luminosa, qualunque essa sia. - Condensatore, lente
che deve concentrare e intensificare la luce ema-
nata dall'illuminante. • Condensatore doppio, quello
composto da una coppia di lenti piane o convesse,
montate vicinissime l' una ali' altra. - Obbiettivo,
lente che serve all'ufficio di ingrandire l'immagine
illuminata dal condensatore e di proiettarla sullo
schermo.- Crown-glass, flint glass, i due tipi più
accreditati di obbiettivi. ■ Trousse, una serie di ob-
biettivi di ricambio.
Otturatore, apparecchio che alternativamente co-
pre e scopre l'obbiettivo. - A rullo, a piastrina
mobile, a cerniera, a dischi eccentrici, l'otturatore a
seconda della sua struttura.
Bacinella, recipiente contenente allume e acqua,
posto dinanzi al condensatore, allo scopo di raf-
freddare il fascio luminoso ed evitare lo incen-
diarsi delle pellicole. - Cestello, specie di cesta di
vimini, nella quale si raccolgono le pellicole nei
cinematografi a un solo tamburo. - Supporto, il so-
stegno sul quale posa la lanterna da proiezioni. -
Il treppiede a gambe rientranti, il treppiede fisso, i
supporti più accreditati. - Schermo, la superficie di
tela o carta bianca sulla quale si proiettano le im-
magini : telone. Vi sono tre tipi di schermi : a ten-
dina, se si arrotola attorno a un asse ; a telaio, se
montato, o, meglio, incorniciato in un quadro; a
parete, se appeso alla parete. - Opaco, lo schermo
che arresta I immagine: si usa quando la proie-
zione vi vien fatta di fronte. - Trasparente, lo
schermo che si lascia attraversare dalla proiezione:
si usa quando l'apparecchio cinematografico posa a
tergo.
CINERARIO — CINICO
567
Occhielli, i fori mediante i quali il telone si al-
laccia al telaio. - fiwi/o, il cilinciro intorno al quale
si ;Wolge lo schermo mediante un sistema di car-
rucole dx comando
Funzionamento, ecc.
Proiezione, ciascuna delle immagini luminose che
si delineano sullo schermo. - Proiettare, fare oro-
iezioni, riprodurre inmiagini in proiezione. - Scin-
tille luminose, i punti bianchi che lo spettatore
vede sullo schermo durante una proiezione davanti
a bollicine che rendono difettosi i positivi. - Tre-
molio, le oscillazioni rapide e dannose delle im-
magini cinematografiche proiettate sullo schermo.
Centrare, dell accordo esatto dei diversi movi-
menti che devono compiere le parti, costituenti
un cinematografo. - Lacerarsi, il rompersi delle
pellicole in conseguenza della eccessiva velocità.
Operatore, la persona incaricata di dirigere il
movimento del cinematografo.
Cineràrio. Vaso per contenere gli avanzi della
cremazione.
Cinèreo. Bigio, grigio. - Sostanza cinerea, la
sostanza grigia del cervello.
Clnesla. Arte degli esercizi corporali ; gintui-
stica a scopo curativo.
Cinesiologia. Veggasi a igiene e a te-
rapia.
Cinesitecnia- Detto a ìnovimento.
Cinesiterapia. Ramo della terapia fisica.
Cinètica. Detto ad energia.
Cinetoscopio {Kinetoscopio). Apparecchio, in-
ventato da Edison, nel quale il rapido passaggio,
davanti agli occhi, d'una serie di fotografie sterescopi-
che riproducenti le diversi posizioni che uno o più
corpi in movimento hanno ad intervallo di minime
frazioni di minuto secondo, offre all' osservatore
l'illusione che il movimento sia ripetuto sotto i
suoi occhi. Differisce dal cinematografo perchè in
questo le proiezioni delle fotografie passano davanti
uno schermo, mentre nel cinetoscopio si osservano
mediante lenti.
Cingallegra. Uccelletto piccolo, di vivaci mo-
vimenti e di canto piacevole: cincia, cinciallegra. -
Cinguettare, garrire (cinguettìo, garrito), il mandar
fuori la voce che fa la cingallegra.
Cingere {cingimento , cinto). Avvincere, cir-
condare. - Mettere, mettersi una cintola, una
cintura. - Legare una veste nel mezzo della
persona. - Fermare alla vita una cintura, e simili. -
Porre, attaccare a cintola un'arMie, mu' armatura.
Cinghia. Striscia di pelle, di cuoio, di soatto,
0 sovatto e di altro tessuto, ad uso di cingere,
legare o sostenere checchessia e munita di una
fibbia per allacciarla: cigna, cignolo; cinto, cin-
tura; coreggia, correggia; laccio, soga. - Cinghione,
cignone^ grossa cinghia.
Bretelle, cinghia da calzoni: bertelle, dande,
stracche, straccali. - Cigna, comunem., quella larga
striscia di cuoio o di tessuto di canapa, la quale,
attaccata dalla parte destra della sella, va ad affib-
biarsi, passando strettamente sotto la pancia del
eavallo, nel riscontro o contraccigna che è dalla
parte sinistra della sella. Anche il sellino ha la
cigna. Dicesi pure cigna il largo e grosso passamano
0 gallone per mezzo del quale si tirano su e si
abbassano i crislalli della carrozza. Talora la cigna
è di cuoio, ma più generalmente di tessuto. - Ci-
gne, due striscia di largo passamano applicate ai
baule. - Contraccigna, contraccinghia, veggasi a
sella. - Correggia, o cinghia continua, meccanismo
di trasformazione del movimento, e serve a tra-
sformare un movimento circolare continuo in un
altro, pure circolare e continuo, intorno ad un asse
quasi sempre parallelo, modificando la velocità in
grandezza o anche in senso. - Sopraccinghia, cinghia
che sta sopra un'altra; sopraccigna.
Affibbiare, congiungere insieme, per mezzo della
fibbia, i due capi della cinghia. - Cinghiare, ci-
gnare {cinghiato, cigna. o), legare, stringere con cin-
ghia; mettere le cinghie al cav«Wo; cingere, riein-
gere. - Cignatura (meno comuneiu., cinghiatura),
i atto del cignare o cinghiare; anche, la parte del
corpo ove si stringe la cigna. - Cingimento, cimjhia-
mento, atto del cignare o cinghiare. - Cinghiala,
cignata, percossa con la cinghia. - Ricinghiare, ri-
pete cinghiare.
Cinghiale. Porco selvatico mammifero dell'or-
dine dei pachidermi multungulati: si nutre di sostanze
vegetali, insetti, conigli, topi, talpe, vermi: cignale.
Poeticam., apro. Gli si dà la caccia per la sua carne
saporita. - Cignala, cignalessa, la femmina del ci-
gnale: cinghiala. - Cignaletto, cignalino, cignalotto,
(cinghialetto, ecc.), il piccino del cinghiale.
Babirussa, suino o ci^^nale di Celebes, di mole
considerevole: ha denti canini grandissimi, curvi,
esterni. - Cheropótamo, il cignale dai ciujfetti.
Grifo, cefifo, muso del cinghiale. - Sétola, il pelo
gross«» del cignale e del porco. - Zanna, dente ri-
curvo di cinghiale.
Grufolare, ficcare il grifo, cercando di che man-
giare: aggrufolare, rufolare, sgrufolare; razzolare
col grifo. - Grugnire (grugnito), il t: andar fuori la
voce che fanno il cinghiale e il porco: rognire,
rugghiare, ruggire.
Atalanta, figlia di Jasio, re eli Arcadia e di Oli-
mene e moglie di Meleagro, da cui ebbe Partenopea:
era molto inclinata alla caccia, e ferì, prima d'ogni
altro, il cinghiale Caledonio.
Cinghiare {cinghiato). Mettere la cinghia»
Cingimento. L'atto del cingere^ del dv-
condare.
Cingolo. Cintolo, cintura. - Cordiglio di
frate.
Cinguettare {cinguettamento, cinguettato). Far
cinguettio. - Anche, cicalare, far chiacchiera
stucchevolmente. - lì parlare dei fanciulli quando
cominciano ad usare della favella.
Cinguettio.il cinguettare, cinguettamento, canto
di uccelli: cantaiera, canzone, chiacchiericcio, con-
certo; falso bordone; garrito (di rondini e simili);
laio (mesto cinguettìo); pigolìo (di uccelletti); pi-
spilloria, pissi pissi; rima (poet.); svernamento,
trillo.
Cinguettare {cinguettamento, cinguettato), il mandar
fuori la voce che fanno certi uccelli cantatori:
cantare, cianciare, ciaramellare, garrire, piare (poet.),
pigolare, spincionare, svernare, trillare. - Passeraio,
il cinguettìo di molte passere insieme (Tramater).
Ciniatria. La cura medica del cane.
Cinicamente. Da cinico.
Cinico. Aggiunto d'una setta di filosofi greci
(Veggasi a. filoso fia) che ostentavano disprezzo per
gli agi della vita e per le convenienze sociali, senza
rispetto 0 riguardo a checchessia. - Cinicamente, da
cinico, in modo praticato da un cinico. - Cinico,
568
CINIGU
CINTURA
proprio 0 degno di cinico. - Cinismo, dottrina e
tenore di -vita dei onici; impudenza, sfacdataggine
da cinico.
Oinigia. La cenere mescolata con brace.
Ciniglia. Piccolo cordone di seta.
Cinismo. Detto a cinico.
Cinnamomo. Albero dalla scorza del quale si
ottiene la cannella.
Cinocèfalo. Specie di scimmia.
Cinòfilo. Amico del cane,
Cinog^lossa. Sorta di erba medicinale.
Cinosùra. La costellazione dell'Orsa minore. •
La stella polare.
Cinquanta. Dieci volte cinque, - Cinquante-
simo, di cinquanta. - Cinquantina, la somma di cin-
quanta. - Cinquantamila, che contiene cinquanta
migliaia. • Cinquantamillesimo, add. numer. ordin.
di cinquantamila. - Quiqiiagesimo. chi ha cinquan-
t'anni: cinquantenne. - Quiguagenario, cinquante-
simo. Si dice poi quinquagesimo primo, secondo, ecc.
Giubilare, che appartiene al giubileo, festa di
ogni cinquant'anni. - Fentecontaedro, che ha cin-
quanta faccie. - Pentecontarca, chi comandava cin-
quanta uomini 0 un pentecontoro, naviglio a cin-
quanta rematori. - Pentecoste, festa dello Spirito
Santo, cinquanta giorni dopo pasqua. - Quinqua-
gesima, domenica che precede la pasqua di circa
cinquanta giorni.
Cinque. Che contine un'unità più del quattro.
• Cinquecento, che contiene cinque centinaia. - Cin-
quemila, che contiene cinque migliaia. - Quinario,
di cose in numero di cinque; di numeri formati
prendendo il cinque per base o divisibili per cin-
que. - Quinquangolare, qumqnangolato, che ha cin-
que angoli. - Quinquelustre, di cinque lustri (25
anni). - Quinquennale, che dura o che ricorre ogni
cinque anni; - Quinquenne, che ha l'età di cinque
anni. - Quinquennio, periodo di cinque anni: cin-
quennio. - Quinticolore, di cinque colori. - Quinto,
add. num. ord. di cinque; sostantivam., la quinta
parte. - Quintuplo, cinque volte maggiore (quintu-
plicare, moltiplicare per cinque). - Quintultimo, il
quinto avanti l'ultimo.
Incinquare (incinquato), raddoppiarsi cinque
volte.
Cinquina, quantità che arriva al numero di cin-
que. Unione, accozzo di cinque numeri, nel lottOf
nella tombola, ecc.
Cinquino, moneta di cinque centesimi. - Lustro, pe-
riodo di cinque anni. - Penta, prelisso che significa
cinque ed entra nella composizione di molti nomi
scientifici, come pentacarpo, pentaedro, pentaplero,
pentalobo, che significano cinque frutti, cinque fac-
cie, cinque ali, cinque lobi, ecc. - Pentacordo, istru-
mento musicale a cinque corde. - Pentàgono, figura
che ha cinque angoli e cinque lati. - Pentàmetro,
verso di cinque piedi. - Pentdpoli, contrada con cin-
que città. - Pentastilo, che ha cinque colonne di
faccia. - Pentarchia, governo di cinque capi. - Pen-
tdmero, insetto con cinque articoli.
Quinquereme, antica nave che aveva cinque
ordini di remi: cinquerème. - Quintana, febbre che
torna ogni cinque giorni. - Quintessenza, quinta es-
senza, ciò che v'ha di più sottile. - Quintetto, pezzo
di musica a cinque parti. - Quintidi, quinto giorno
della decade. - Quintile (aspetto), posizione di due
pianeti allontan. delia quinta parte dallo zodiaco.
Cinquecentista. Detto a cinquecento (il).
Cinquecènto. Addiettivo numerale cardinale,
che contiene cinque centinaia. - Cinquecentomila:
che contiene cinquecento migliaia. - Quingentesimo
cinquecentesimo.
Cinquecento (il). Il secolo XVI. - Cinquecenti-
sta, scrittore o artista del cinquecento.
Cinquefoglie, cinquefoglio. Veggasi a fra-
gola.
Cinquemila. Detto a cinque.
Cinquennio (quinquennio). Detto a cinque.
Cinquerème (quinquereme). Antica nave a
cinque ordini di remi.
Cinquina. A'^eggasi a cinque.
Cinta. Circuito di mura, di fossi e simili ; un
muro di cinta; accerchiamento, cerchia, cerchio,
corona; giro di muro, recinto. Riparo di muraglie,
di fossi, di steccati, o di esercito che circonda una
fortezza, un campo. - Contraccinta, cinta interna
che si contrappone alla cinta esterna. • Murare una
terra, cingere una città, un castello, un parco, ecc.,
costruirvi una cinta di mura.
Cintino. Veste che si porta di sotto, per Io più
dal clero.
Cinto. Cintolo, cintura, - Cinto erniario, veg-
gasi ad ernia.
Cintola. La parte della vita, del busto dove
si mette la cintura o si stringe la veste.
Cintolo. Piccola fascia o nastro che cinge.
Cintura (cinto). Fascia o striscia di cuoio, o
d'altro, con la quale si stringono i fianchi o le vesti
intorno al mezzo della persona; la parte dei vestiti
con cui si fermano alla cintola (la cintura dei cal-
zoni, della sottana, ecc.): cinta, cinto; cintola, cin-
tolo; cingolo, cintiglio; bandella, ciarpa; cesto, co-
reggia; fianchetta; scheggiale (cintura femminile),
zona; gr., perizoma. - Cintura dicesi anche una fa-
scia di tela semplice od elastica, di flanella, di cuoio,
di metallo, ecc., destinata a cingere in vario modo
la parte inferiore del tronco, a scopo igienico e
curativo. - Cinturetta, cinturettina, piccola cintura.
Bdlteo, cingolo militare. - Calimbè, cintura che
copre la nudità dei negri. - Cilicio, cintura di
penitenza. - Cinctorium, anticamente, sorta di cin-
tura portata alla vita per sospendervi la spada. -
Cinctus, anticamente, una cintura messa di sopra
alla tunica. - Cingolo, cintura, cordone da reli-
giosi. - Lingula, sorta di cingolo di lana pecorina.
- Cintola, largo nastro con cui le donne si cingono
il vestito intorno al mezzo della vita (se ne appun-
tano le due estremità davanti con uno spillo, ov-
vero si uniscono con gangherini, con una fibbia,
ecc.): è latta più per ornamento che per bisogno,
con coda o senza, e per lo più della stessa roba del
vestito. - Cinturino, cintura militare, alla quale si
attaccano la giberna, la baionetta, la sciabola, la
spada, ecc. : cinturone. Quando, invece che a cintola,
è portata ad armacollo, dicesi bandoliera. • Efod,
specie di cintura dei preti ebrei. - Fibula, cintura
di castità degli atleti e degli attori romani. - Fm-
sciacca, cintura, cintola annodata in fiocco davanti
o di dietro della vita, con largo fiocco e con due
lunghi capi pendenti in basso. - Redimiculo, cintura,
parecchie volte ripiegata, delle antiche dame romane.
Telamone, balteo, cintura, fasciatura. - Sciarpa,
banda di seta, o d'altro, che si cinga alla vita, an-
che come emblema di autorità. - Tracolla, cin-
golo che va dall'omero destro al fianco sinistro. -
Ventriera, sorta di tasca lunga e stretta, di pelle,
che tiensi legata o affibbiata intorno alla vita, a modo
di cintola, per portar danaro addosso in viaggio.
L'adoperano anche i cacciatori, che vi tengono 1»
munizione e le altre minute robe per la caccia.
CINTURINO — CIONDOLONI
669
Cingere, legare, circondare con una cintura o con
cinghia, ecc. - Discingere (discinto), scingere, discio-
gliere, togliere la cintura; slacciare, sciogliere. -
Siiccingere, succignere, cingere sotto la cintura vesti-
menta lunghe, specialmente da donna, rimboccan-
dole, 0 altrimenti raccorciandole, si che restino alte
da terra, per non lordarsele, o per rendere più
libero il lavoro, o più spedito il camminare. Tali
verbi, per altro, non si usano più, e ora si dice piut-
tosto alzare.
Fiocco, frangia, nappa, ornamenti della cin-
tura. - Riséga, il segno rosso che lascia sulla pelle
una cintura troppo stretta.
Cinturino, cinturone. La cintura dei mi-
litari. - Pezzo accessorio nella confezione delle
mutande e della camicia. - Coda del cinturino,
una delle estremità di esso, che si prolunga libera
e serve ad affibbiare lo sparato del ginocchio, do-
po che si è abbottonato. - Codetta, l'altra estremità
libera del cinturino, la quale sta a riscontro della
coda, ed è men lunga di essa : nella codetta è un
occhiello per ricevervi la gruccia della fibbia.
Talora alla codetta supplisce un semplice occhiello
fatto nella larghezza dello stesso cinturino. - Pen-
dagli, strisele di cuoio poste in appendice al cin-
turino militare, per appendervi la spada e simili.
Cinzia. La luna.
Ciò. Quella, questa, cotesta cosa; quellOf que-
sto, cotesto.
Ciocca. Mucchietto di capelli, - Riunione di
fiori, di frutta e di foglie attaccate sulla cima di
ramicelli.
Ciocciare {docciato). Poppare, succhiare il
latte: veptgasi ad allattatnento , pag. 61 (Del
latte e del succhiarlo).
Ciocco. Pezzo di legna da ardere: ceppo. -
Di uomo balordo, stujndo.
Cioccolata [cioccolatte). Composto di diversi
ingredienti, per lo più zucchero e caccao, e abbron-
zato. Anche la bevanda che se ne fa, mettendolo a
bollire in acqua o latte : cioccolatte, cioccolato ;
dal Porta detto decotto di caccao. - Il composto si
prepara in panetti o panini di forma diversa; lo
si aromatizza in vario modo, e si ha la cioccolata
alla vaniglia, alla cannella, ecc. Lo si prende insieme
al latte, alla crema, alla tapioca, al salep, ecc. ; an-
che sotto forma di sorbetto e come ingrediente di
più d'un dolce. - Cioccolata di lichene, mista di
lichene d'Islanda polverizzato. - Bastone, pezzo di
cioccolata lungo e stretto. - Cioccolatino, pezzo di
cioccolata rivoltato in un foglietto. - Gianduja :
così vengono detti, a onore di Torino, ove se ne
fanno degli squisitissimi , certi piccoli boli o
morselletti di cioccolata sopraffina e tenera, di for-
ma irregolare, che si vendono ravvolti in carta
argentata. I più piccoli si dicono anche giandidni.
- Langue de chat (frane), foggia di pasta o di cioccolata
simile alla lingua del gatto. - Barbagliata, voce dia-
lettale lombarda .ndicante una miscela di latte e
cioccolata. Anche, bavarese. - Capoé, pasta di cac-
cao con la quale si fa la cioccolata senz'altro in-
grediente. - Nera, bibita di cioccolata. - Pani di
cioccolata e tavolette di cioccolata, una certa quan-
tità di cioccolata ridotta in forma di piccole lastre.
- Panini di cioccolata, pezzetti quadrangolari di
cioccolata avvolti in foglietti variamente colorati.
- Pasticche di cioccolata, piccoli dischi di ciocco-
lata, di grandezza varia, tra quella d'un soldo e
quella d'un centesimo, con una superficie piana e
una convessa, che si vendono avvolti in pezzettini
di carta e anche senza. - Tavolette di cioccolata,
panini^ pani piuttosto grossi.
Bittneridcee, piante il cui genere comprende gli
alberi del caccao. - Teobromina, alcaloide del teo-
broma.- Teobroma (Theobroma Cacao), letteralmente,
dal greco, vale cibo degli dèi: albero dell'America
tropicale, i cui semi sono eccellente nutrimento agli
indigeni e formano l' ingrediente principale della
cioccolata. - Tuberi di cipero commestibile: tostati,
sono un surrogato del cafTè e delia cioccolata.
Cioccolatliera, bricco, vaso in cui si bolle in ac-
qua la cioccolata per farne bevanda : é simile alla
cafi'ettiera, se non che il coperchio suol avere un
foro pel passaggio del manico del frullino, il quale
foro può chiudersi col suo tappino, che è una lin-
guetta imperniata sul coperchio e girante paralle-
lamente ad esso. - Chicchera, tazza per versarvi
la cioccolata. - Frullino da cioccolata: asticciuola
tonda di legno, a cui in basso è inserito un ingros-
samento mazzocchiuto, .variamente intagliato e tra-
forato: si usa per agitarlo rapidamente nella cioc-
colata. - Spula, la tavola di legno che adoperano
i droghieri per sbucciare il caccao e per pulire
il riso.
Cioccolattiere, colui che fabbrica e vende la cioc-
colata in pani. Anche, colui che in bottega fa bol-
lire, mesce e serve la cioccolata in bevanda. -
Appanettare, fare in panetti la cioccolata. - Frul-
lare la cioccolata, agitarla (dopo averla stempe-
rata) e renderla schiumosa col frullino, il cui
manico è fatto girare su di sé, alternativamente, in
due contrari versi, con le palme delle mani distese
e accoppiate. - Stemperare, sciogliere nell'acqua,
nel latte, ecc. - Torrefare (torrefatto, torrefazione),
abbrustolire, tostare, arrostire.
Cioccolattino. Detto a cioccolata.
Cioclietta. Veggasi a pulce.
Ciocia. Sorta di calzatura della poveraglia
romana e napoletana. Quindi ciociaro, ciociara, uo-
mo, donna della campagna romana o della campa-
gna napoletana. - Per estens., chi porta ciocie.
Ciociaro (ciociara). Detto a ciocia.
Cioè. Avverbio usato per dichiarazione, per
spiegazione di parole precedenti : ciò viene a dire;
ciò voleva, volle, vuol dire; o sia, ossia; ovvera-
mente, ovvero; sarebbe come a dire; tanto è dire;
tanto viene a dire; vale a dire, vai quanto dire;
vogliam dire, voglio dire, vuol dire. Lat., hoc est,
idest. vel.
Ciòfo. Di uomo sciatto nella condotta e nel
vestire.
Ciómpo. Di uomo sciatto nella condotta, nel
contegno, ecc. - Anticamente, lo scardassatore di
seta.
Cioncare (cioncato). Il bere sconciamente, esa-
geratamente : sbevazzare.
Ciondolare (ciondolato). Il pendere, ondeg-
giando. - Il portare a ciondoloni. - Modo di an-
dare.
Cióndolo. Cosa che ciondola ; ornamento che
tiensi appeso al collo, alla catenella dell'orologio e
simili: berlocco (idiotismo, dal! frane, bréloque):
ciondino, medaglione, pendaglio, pendagliene, pen-
dente, pendone, penzolo; picchiapetto. ■ Scherz.,
orecchino. - Per dispregio, ogni vano orna-
mento della persona.
Ciondolóne. Chi perde il tempo gironzolando
da ozioso, da fannullone.
Ciondolóni. Veggasi a pendere e a por-
tare.
STO
aOTOLA — CIRCA
Gióppa {cioppetta, cioppone). Sorta di antica
veste, da uomo e da donna.
Oiótola. Piccolo vaso per bere, concavo e
senza piede. Anche, scodella. - Vaso simile di le-
gno per tenervi denaro, polverino, ecc. - Ciotola
da guazzi, specie di ciotola coperchiata, per lo più
di metallo o di cristallo, ora liscio e andante, ora
sfaccettata con arte. In essa si servono in ta-
vola i guazzi 0 conserve, cioè frutte nello spirito,
con rosolio, sciroppo e simili. Da alcuni detta an-
che guazziera, compostiera.
Ciottolare (ciottolato). Colpire con ciòttolo, con
sasso. - Selciare con ciòttoli una strnfTo. una
via.
Ciottolata. Colpo di ddttolo.
Ciottolato. Pieno di ciottoli. • L acciottolato
d'una strada, d'una via.
Ciottolino, piccolo ciòttolo.
Ciòttolo (ciottolino). Piccolo sasso arrotond ato
dalla corrente delle acque. .
Cipiglio. Increspatura della fronte, con con-
trazione delle ciglia, per ira, sdegno o altro turba-
mento dell'animo. - Modo di guardare da a-
d irato.
Cipolla* ^^ota pianta erbacea, bulbosa, agrun^e
d'orto che ha, presso la radice, un ingrossamentc
di forma globosa, depressa, ossia schiacciata nel
senso verticale, composto di piti scorze o foglie
concentriche, sovrapposte le une alle alle altre, il
anale ingrossamento chiamasi appunto cipolla. Per
il suo odore e sapore, il tubero della cipolla serve
come condimento ; anche come alimento. Contiene
elementi alcalini utili nella gotta; il bulbo è diu-
retico. Le cipolline si conservano nell'aceto. Si man-
giano cipolle cotte nel vino, nell'aceto, nello spi-
rito, nel succo di varie vivande, ecc.- Cipollaccia,
peggior. di cipolla. - Cipollino, cipollina, cipolletta,
dimin. di cipolla, e dicesi propriamente quella che
non ha fatto o almeno non ha ingrossato il bulbo,
e si mangia fresca. Questi nomi possono indicare
anche una varietà di cipolla di bulbo piccolo. -
Ctp Alone, cipollona, grossa cipolla. - Cipolluccia,
e min. dispreg. di cipolla.
Cipolla da estate, o savonese, bianca e dolce. -
Cipolla fiorentina, rossa, tonda e schiacciata, molto
forte. - Cipolla porrata, malìgia o lunga, varietà di
cipolla che ha il bulbo oblungo, di fortissimo sa-
pore, e della quale in alcuni luoghi mangiasi il
fusto fresco col piccolo bulbo. Detto anche cipol-
lone. • Cipolla rossa, qu ella che ha rossa la prima
foglia e l'interno bianco o leggermente accennante
al rosso: suole essere imp regnata di un umore più
acre e di un odore più fo rte, più pungente. - Ci-
polla vernina, varietà di cipolle che mettono più
tardi delle altre e si serbano in reste per l'inverno.
- Latte di gallina, specie di cipolla che fa il fiore
bianco lattato. - Porro, pianta del genere delle ci-
polle : ha sapore più acre, più forte. - Scalogno, ci-
pollino bianco, fatto a pera, di capo più piccolo:
la parte di molte salse.
Bulbo, la radice rotonda o bislunga. - Fune di
resta, quella specie di treccia o cordone, che ri-
mane della resta, dopo spiccatine i capi. - Resta,
una certa quantità di cipolle da serbarsi intrec-
ciate insieme per le loro fronde appassite e quasi
secche, formanti una specie di fune, da cui riman-
gono fuori i capi (mettere in resta, disporre in re-
sta cipolle, agli, sorbe o altro, per più comodo
trasporto e più facile conservazione). - Spicchio,
una delle particelle componenti il bulbo - Spoglia,
la buccia. - Velo, quella sottilissima pellicola arida
che ricopre esteriormente il bulbo delle cipolle.
Detta anche razzola. Lat., talia.
Cipollaio, luogo piantato di cipolle. - Cipollaio,
0, piuttosto, cipoìlaro, venditore di cipolle. - Cipol-
lata, vivanda fatta di cipolle e di zucche trite.
Così i vocabolari! ; ma nell'uso è piuttosto vivanda
di sole cipolle, cotte in padella. - Sfogliare, levare
la foglia della cipolla o d'altro.
Cipolla. La railice di ogni erba che abbia
somiglianza con la cipolla. — Il ceppo dal quale
spunta il fiore in molte maniere. - Il ventriglio del
pollo. - Indurimento doloroso, callosità del
piede.
Cipollaio, cipollina. Veggasi a cipolla.
Cipollata. Detto a cijjolla e a discorso.
Cipollato. Detto ad alabastro e a martno.
Cipollino. Veggasi a cipolla e a marmo»
Cippo. Tronfio di colonna, di pilastro, per
lo più con iscrizione, in un cimitero o altrove.
Cipressa, cipressaia. Veggasi a cipresso.
Cipresso. Albero d'alto fusto, famiglia delle
conifere, piramidale, con foglie sempre verdi.
I coni (frutti) di questo albero sono corroboranti,
balsamici, antiverminosi, astringenti, poco usati in
farmacia; il legno, ritenuto incorruttibile, si usa
per costruzione di porte, intelaiature di finestre,
mobili di vario genere, ecc. L' olio essenziale fu
proposto come rimedio contro le affezioni delle vie
respiratorie. I botanici distinguono il cipresso ma-
schio^ femmina, gaggia, di Filadelfia, di Porto-
gallo, ecc.
Cipressa, cipresso con rami non verticali e rac-
colti, ma distesi orizzontalmente ; cipresso più basso
e senza cima appuntata. - Filao, cipresso sonoro
dell'isola Borbone - Savina, specie di cipresso. -
Schuberfia, laxodion, generi di cipressi. - Tuia, al-
bero esotico, simile al cipresso, coltivato nei giar-
dini e nei parchi. Di più specie: tuia glauca, gigantea,
ecc. - Cipressaia, luogo piantato a cipressi : dicesi
anche cipresseto. - Ragia, umore viscoso, che esce
dal cipresso, dal pino, dall'abete, ecc.
Ciparisso, giovinetto bellissimo amato da Apollo
che lo convertì in cipresso.
Cipria. Polvere bianca, fina e profumata, per
lo più adoperata nella toeletta: dalle signore per spar-
gerne le mani, la faccia e i capelli; dagli uomini dopo
essersi fattala barba, per togliere il bruciore prodotto
dal rasoio. Detta già polvere di Cipro e polvere
cipria, forse alludendo all'isola di Cipro, per la
quale fu chiamata Ciprigna la dèa Venere. Detta
anche polveie di riso, polvere alla marescialla (odo-
rosa, cne si porta sulla persona e che già si poneva
sulle parrucche, ora sui capelli). Spreg., farina di
riso. - Giaggiuolo, base della cipria, mescolata al-
l'amido. - Incipriare, impolverare, impoìverirsi, im-
polverarsi, dare, darsi la cipria. - In fai inaia, di
donna molto incipriata. - Piumino, nappettina di
piume di cigno o d'altra materia soffice, per darsi
la cipria.
Circa. Avverbio accennante approssimazione di
tempo, di spazio; awche rispetto o..., per ciò che
spetta a...; iìttomo; a un di presso, press'a poco,
quasi; dal piii al meno: all'incirca, a un bel
circa, circumcirca, così all'incirca, in digrosso;
poco più, poco meno; su per giù, suppergiù; giù
di lì, nel torno; approssimativamente, presuntiva-
mente; a occhio e croce; alla lontana (es., « so il
il fatto, ma così.... alla lontana > ). - Forse (es.,
guadagnerà frrse trenta lire il mese). - Significa
CIRCENSE — CIRCOLAZIONE DEL SANGUE
57i
anche a proposito di: a riguardo, in proposito, sopra
il fatto. - Avere àrea... : poter avere (es., « poteva
0 potrebbe avere trent'anni »; esser lì, batter li
(es., « la distanzi» batte lì sulle cinque miglia >);
tìg., accostarsi, approssimarsi, avvicinarsi (es., « que-
sto colore si approssima al giallo, si avvicina al
giallo, dà sul giallo), rasentare: dar rasente;
pendere, volgere a., (pendere, volgere al bianco,
ecc.); aver sapore, sentore di..
Circense. Di anfiteatro, di circo, del circo,
agonale.
Circo. Edificio di forma ovale destinato ai giuo-
chi che facevano anticamente i Romani: anfi-
teatro, arena. Ora lo spazio destinato agli spet-
tacoli equestri nella platea dei politeama, dei teatri
di legno posticci, ecc,: circo equestre, circo ippico,
ippodromo, teatro equestre ; agone, ludo, palestra. E
circo equestre si chiama anche la compagnia (uo-
mini, cavalli ed altri animali) che eseguisce esercizi
ippici, ginnici, pantomime e altri giuochi a pubblico
spettàcolo.
L'antico circo, edificio di forma ovale, partico-
larmente destinato alle corse, serviva pure per i
combattimenti dei pugili ed altre gare ginnastiche,
in seguito anche per le sanguinose lotte dei gla-
diatori. V'era nel mezzo la spina, rialzo longitu-
dinale nella direzione dell'asse maggiore ; una meta
alle estremità. Intorno alla spina dovevano fare il
loro giro i carri, partendo dalle carceres, ossia da-
gli stalli che erano ad una delle estremità del
circo ; dalla parte opposta sorgeva la porta trion-
fale, e per questa, acclamati, uscivano i vincitori.
- Stadio era una specie di circo, nel quale gli atleti
gareggiavano nella corsa.
Carceri, il luogo in cui si tenevano i cavalli, i
carri, ecc. - Cavea, negli antichi circhi, era lo spazio
per gli spettatori. - Emiciclo, la parte in cui erano
1 gradini o scaglioni sui quali sedevano gli spet-
tatori. - Euripo, fossato, che si riempiva d'acqua,
fra gli spettatori e l'arena. - Pista (meglio, pésta),
la parte del suolo, nel circo, sul quale, girando
intorno, i cavalli mettono il piede. - Podio (podium),
f)iccolo muro formante galleria intorno all'arena;
uogo in cui si collocavano i senatori e i magi-
strati. - Precinzione, divisione segnata da una fila
di gradini più larghi (prima, seconda precinzione). -
Pulvinare, oggi, parte d'un anfiteatro. • Detto anche
agger. - Spogliariiim, veggasi a gladiatore. • Vomitori,
parti per le quali uscivano gli spettatori, - Ballo
atteggiato, ballo pantomimico, composto di differenti
passi e differenli figure. - Pantomima, azione sce-
nica, fatta a gesti.
Esercizi, giuochi del circo.
Acrobata, danzatore sulla corda.- Clown [vocq in-
glese: pron. claon), pagliaccio da circo o da scena,
talvolta anche acrobata o artista di merito. - Ca-
vallerizzo, chi ammaestra ed esercita i cavalli. -
Mìtho, attore mimico, istrione che, con altri, fa
la pantomima. - Saltatore, saltatrice, chi, uomo o
donna, fa salti o simili destrezze ginnastiche in
luoghi pubblici. - Tony (ingl., semplicione), in molti
circhi equestri il pagliaccio che fa lo stupido di
mestiere. - Toreador, o torero, termine generico,
spagnuolo, per indicare colui che prende parte alle
lotte contro il toro nei circhi (corrida).
Circolante. Detto a circolare e a girare.
Circolare {circolato). Moversi in giro, girare
(dell'aria, del sangue^ degli umori). - Commutarsi
tra persone e persone, passare dalle mani di una
in quelle d'un'altra : detto specialmente del denaro.
- Essere posto in giro, in commercio: detto di
merce, - Figur , divulgarsi, rendersi noto: di
notizia, di annunzio e simili. - Circolante, che
circola, gira. - Circolatorio, di circolazione. - Cir-
colazione, atto ed effetto del circolare.
Circolare. Che ha forma o figura di circolo. •
Maniera di moto. - Sorta di lettera.
Circolarmente. In circolo, come circolo; cir-
. cularmente; a cerchio, a tondo, in circuito, in
giro, in tondo, intorno; orbicularmente, tondamente.
Circolatorio. Addiellivo di circolazione,
.Circolazione. Atto ed effetto del circolare, -
Il movimento normale delle persone e dei veicoli
in una via, - 11 corso, lo spaccio della m,oneta.
Circolazione della materia. Veggasi a fi-
siologia.
Circolazione del sangrue. E anche semplice-
mente circolazione: il movimento del sangue nel
sistema di canali (vasi sanguigni) che lo contengono;
movimento provocato dagli impulsi, negativi e po-
sitivi, che il sangue riceve dalle pareti contrattili
ed elastiche dei vasi, o canali, sussidiati dall'azione
di molti organi circostanti. La causa vera del mo-
vimento, dalle arterie attraverso i capillari verso
le vene, è dovuta all'ineguaglianza di pressione che
il cuore determina nello arterie (aumento) e nelle
vene (diminuzione), per il fatto cùe la corrente
sanguigna dal punto più forte si estende al più
debole. La circolazione dicesi completa o incompleta
secondo che il sangue venoso segue, o no, una via
indipendente), ossia si mcscola,*_o no, al sangue ar-
terioso. Dicesi, poi, semplice o doppia secondochè
il sangue passa una volta, oppure due, attraverso
il cuore, nel compimento del suo giro circolare:
nei pesci è semplice e completa; nei batraci adulti
è doppia e incompleta; negli uccelli e noi man>
miferi è doppia e completa, ecc. 3i dà il nome dR
piccola circolazione al segmento dell'apparecchio cir-
colat(u-io compreso fra il ventricolo destro del cuore
e il seno sinistro, rappresentato, cioè, AzWarteria
polmonare e da' suoi rami, dalia reto capillare dei
polmone e dalle quatltro vene polmonari. E si chiama
grande circolazione tutto ciò che resta dell'appa-
recchio circolatorio, ossia il segmento compreso ira
il ventricolo sinistro o il sano destro, costituito
dall'aorta e dalle sue^ramificazioai,! dai capillari
generali e dalle vene cave, capillari del polmone
e dalle quattro vene poi nionari. Circolazione portale,
poi, è detto un arco di derivazione delia grande
circolazione, il quale passa attraverso il fegato. la
tutti questi casi la parola ( circolazione » è usata
impropriamente, poiché non si riferisce aJ un giro
completo. Altrettanto dicasi delle espressioni cir-
colazione arteriosa, capillare, renosa, linfatica, che
indicano il movimento del s mgue o della linfa
in una determinata sezione dell'apparecchio va-
scolare. - Tanto nella grande quanto nella piccola
circolazione, nel sistema arterioso come nelvtiioso,
e alle volte contemporaneamente, si determiuano
disturbi generali o parziali, permanenti o transitori,
da aumentata o da diminuita attività cardiaca, otc.
In generale, essi disturbi variano a seconda che si
tratta di aumento o di diminuzione della pressione
arteriosa e venosa, il cui squilibrio si riverbera
anche nel sistema capillare, tanto della grande
quanto della piccola circolazione. L'edemi e il
versamento nelle grandi cavità sierose sono l'espres-
sione dei disturbi più rilevanti.
Circolazione arteriosa, quella che avviene nelle
arterie, le quali con le loro contrazioni trasformano
572
CIRCOLO — CIRCONDARE
in forza continua la forza dei ventricoli del cuore,
che agisce soltanto ad urti. Nelle arterie la pres-
sione e la velocità del sangue sono maggiori che negli
altri vasi. ■ Circolazione capillare : il movimento
del sangue nei capillari è uniforme ed in generale
rallentato rispetto a quello delle arterie. Nella
corrente dei capillari (e anche delle piccole arterie
e vene) si distingue un asse centrale in cui si ac-
cumulano e si travolgono tutti 1 globuli rossi, e
una zona plasmatica o periferica lungo la quale
decorrono i globuli bianchi. - CircGlazione collaterale,
quella che si stabilisce, in seguito alla legatura
d'un'arteria, mercè i rami collaterali o secondari,
i quali partono dal punto superiore ed inferiore
dell'allacciatura, si incontrano e formano fra loro
continue anastomosi, ristabilendo così la circolazione
soppressa. - Circolazione fetale: è caratterizzata dal
mescolamento del sangue arterioso e venoso a causa
del forame ovale o di Botallo, dalla confluenza di
tutto il sangue nel seno destro e dalla mancanza
del segmento della circolazione delta circolazione
piccola 0 polmonale. - Circolazione renosa, il mo-
vimento del sangue nelle vene, le quali portano
questo liquido dalla periferia verso il centro. Il
corso del sangue nelle vene, uniforme e continuo,
è dovuto essenzialmente all'impulso proveniente dal
cuore e regolarizzato dall'azione delle arterie. La
velocità della corrente è maggiore di quella dei
capillari e minore di quella delle arterie, e va au-
mentandosi verso il cuore.
Circolazione artificiale, trasfusione di sangue de-
fibrinato, o anche trasfusione diretta di sangue in
un organo isolato o in sito, allo scopo di studiarne
il funzionamento o lo scambio materiale, con le loro
variazioni, sotto determinate condizioni sperimentali.
Eccellente mezzo di indagine a cui la fisiologia deve
numerose conquiste. - Circolazione cefalica crociata,
maniera di circolazione artificiale, immaginata da
Leon Fredericq.
Angiologia, parte dell'anatonia che tratta dell'ap-
parecchio della circolazione^ del cuore e dei vasi
sanguigni in generale. - Emadografo, strumento per
misurare la velocità -del sangue nei diversi tempi
di cui si compone una rivoluzione del cuore, sia
nelle arterie, sia nelle vene.
Circolo. Figura geometrica, piana, chiusa da
una linea curva, detta circonferenza, tutti i
punti della quale distano egualmente dal centro:
cerchio, circular figura, circulo, figura tonda, ri-
tondo ; corona, ghirlanda, giro. - Concentrici, i circoli
che hanno lo stesso centro. - Contorno, linea che
descrive un circolo, una circonferenza. - Emiciclo,
mezzo circolo: semicircolo, semicerchio; mezzaluna
mezzo cerchio. - Epiciclo, piccolo circolo il cui
centro è sulla circonferenza d'un altro più grande. -
0 di Giotto, il circolo perfetto, fatto a mano libera. -
Orbis (lat.), circolo, globo, disco.
Azione di inscrizione, l'inscrivere un circolo in
un poligono in modo che i lati siano tangenti. -
Osculazione, punto di contatto, ossia di tangenza. -
Rivoluzioìie, movimento che fa il giro di un circolo.
Ciclografo arcografo, strumento destinato a trac-
ciare archi di circolo o circoli, senza servirsi dei
loro centri, quando questi sono troppo distanti per
essere convenientemente accessibili. - Ciclometria,
noisura dei circoli. - Compasso, istrumento per trac-
ciare circoli. - Quadratura del circolo, locuzione
(per accennare a cosa impossibile) tolta da! lin-
guaggio della geometria, per il fatto che la superficie
del cerchio non si può rappresentare con un numero
finito, qualunque unità si scelga. - Tetr agonismo,
quadratura del circolo: titolo d'un'opera di Ar-
chimede.
ArcOf qualunque porzione della circonferenza
di an circolo. - Centro, punto nel mezzo del
cerchio, dal quale tutti i punti della circonferenza
sono egualmente distanti. - Corda, retta dall' una
all' altra estremità di un arco o di altra cur-
va. - Diametro, la retta che, passando per il
centro, tocca due punti della circonferenza, o
quella che tocca i due vertici opposti del qua-
drilatero - Grado, misura matematica del cer-
chio. - Osculatore, che tocca un circolo, o un'altra
figura, senza tagliarla. - Quadrante, la quarta parte
della circonferenza del cerchio. - Quarto tondo, la
quarta parte d'un circolo. - Raggio, linea diritta
dal centro alla circonferenza. - Secante, linea che
taglia un circolo. - Segmento, parte di un cerchio
compresa fra un arco e la sua corda. - Semidiametro,
il raggio del circolo e della sfera. - Sestante, la sesta
parte d'un circolo. - Settore, la porzione di circolo
racchiusa da due raggi e dall'arco tra essi com-
preso. - Tangente, linea che tocca un circolo, senza
entrarvi.
Circolare: di circolo, circulare; circulatorio ; or-
bicolare, orbiculare; rotondo e simili. - Conoide,
corpo simile al cono, ma a base non perfettamente
circolare. - Verticali, i circoli e i piani perpendi-
colari all'orizzonte
Circolo. Il cerchio e, più specialmente, quello
della sfera. - Anche, circolazione del sangue.
Circolo. Crocchio, capannello, adunanza. -
Nell'uso, ciò che gli Inglesi chiamano chd) : casino,
luogo nel quale si riuniscono più persone (soci)
per divertimento o per discutere, talvolta, di cose
politiche 0 d'altro, di comune interesse.
Circolo vizioso. Modo sofistico di argomen-
tazione : petizione di principio ; idem per idem ;
sofisma.
Circoncidere (circonciso). Veggasi ad ebreo.
Circoncisione. Detto ad ebreo.
Circondare (circondato). Cingere da ogni par-
te ; mettere o mettere altre cose o persone intorno
a checchessia, in modo da formare quasi un cer-
chio : abbracciare, accerchiare, acchiudere, accon-
venire, aggirare, assiepare, attorneggiare, attorniare,
avvinghiare, avvolgere; cercliiare, chiudere in-
torno, cingere, cinghiare, circomprendere, circon-
scrivere, circonvenire, circuire, comprendere, con-
chiudere, contornare, contorniare ; essere, mettersi,
stare dintorno ; far calca intorno ; far corona, far
siepe; fasciare, incerchiare, inchiudere nel mezzo,
inghirlandare, interchiudere, intornare, intorniare;
rattorniare, ricerchiare, ricignere, ricingere, rigi-
rare, rinserrare ; siepare, serrare dintorno ; strin-
gere, togliere, tórre in mezzo.
Accerchiare, propriamente, chiudere come in un
cerchio: cerchiare, - Affollare uno, adunarglisi
intorno, circondarlo. - Cingere, cignere, propriam,,
legare con cinghia; anche, attorniare a difesa o
ad offesa. - Circonfondere, circonfundere, detto di
liquidi: versare attorno. Di luce, avvolgere con i
raggi, splendere intorno a checchessia. - Circuire,
andare attorno ; circondare persona con fini non
buoni. Usato anche in senso militare. - Recingere,
ricingere', ripete cingere. - Ricircondare, ripete cir-
condare - Scingere, contr. di cingere. - Sopraccin-
gere, cingere o cingersi dalla parte di fuori. - Stec-
care, circondare di steccato. - Stringere, circon-
dare un luogo da ogni parte, in modo che siano
CIftCONDARIO — CISPA
573
occupate tutte le vìe che vi mettono capo. - Val-
lare, circondare un vallo per fortificazione.
Ctrcondabile, da potersi circondare.
Circondato : accerchiato, acchiuso, aggirato, at-
torniato, avvolto, cerchiato, cinto, ecc.; dintornato,
interciiito, ecc. (tutti i participi passati dei verbi
sopracitati)
Ambiente, aria, gas o liquido dal quale un corpo
è circondato. - Avibilo, circuito, giro. - Cinta, cir-
condamento di mura o d'altro. - Circonferenza, li-
nea che termina lo spazio di qualunque figura. •
Circuito, la lunghezza del confine che attornia un
dato spazio. - Circuizione, azione del circuire. ■
Corona, tutto quanto circonda (corona d'amici, d'a-
dulatori, di colline, di poggi, di mura, di torri, di
merli, ecc.).
Circondarlo. Estensione di paese formante
una divisione amministrativa : distretto. - Capoluo-
go, la città, il comune nel quale hanno sede le au-
torità e gli uffici circondariali. - Sottopre fello, fun-
zionario che presiede l'amministrazione politica
d'un circondario.
Circondurre (ctrcondotto). Raggirare, cù*-
cuii'e.
Circonferenza. Linea che termina il circolo,
la figura circolare ; il contorno del circolo ; cer-
chio, circuito, periferia, perimetro; corona, din-
torno, ghirlanda ; giro, giro del circolo ; ruota ;
tondo - Cicloidale, che si riferisce alla cicloide,
curva descritta da un punto di una circonferenza
girante su una linea retta.
Corona, spazio tra due circonferenze concentri-
che. - Diametro, linea retta che va da un punto
della cireonferenza all'altro, passando pel centro, -
Epiciclo, piccolo circolo il cui centro è sulla cir-
conferenza di un altro più grande. - Epicicloide,
curva generata da un pun*o di una circonferenza
girante su un'altra. - Isoperimetre, di quelle figure
che hanno egual perimetro. - Ottante, l'arco di 45°,
che occupa l'ottava parte dell'intera circonferenza.
- Periferia, la circonferenza di un cerchio e il pe-
rimetro di ogni altra figura curvilinea. - Perimetro,
nome dei lati o del contorno di una superficie
qualunque : quando il contorno è di iin circolo, si
dice meglio circonferenza. - Quadrante, la quarta
parte dalla circonferenza, l'arco di 90 gradi ; qua-
lunque parte della circonferenza, divisa in gradi e
minuti. - Raggio, la linea che, partendo dal centro
d'un cerchio, arriva fino alla circonferenza. - Seg-
ménto, parte di un cerchio, compresa tra qualsivo-
glia arco e la sua corda. - Sestile, sesta parte delia
circonferenza del cerchio.
Azione di rettificazione, il rettificare una circon-
ferenza, il trovare una linea retta eguale.
Circonflèsso. Detto ad accento.
Circonflettere (circonflesso). Indurre circon-
flessione, jnegare, curvare: poco usato.
Circonflessióne. Atto del circonflettere.
Circonfondere (circonfuso). Lo sjjargere
checchessia intorno o attorno a una cosa : poco u-
sato. - Circonfuso, circondato da liquidi.
Circonlocuzione. Giro di parole per espri-
mere ciò che con vocaboli proprii non si può, o
anche per nascondere o non dir chiaro il proprio
pensiero : perifrasi.
Circonrallare , clrconTallazione. Veggasi
a foriificazione e a strada.
Circonvenire {^circonvenuto; circonvenzione).
Aggirare, circuirey tendere insidia.
Circonvenzióne. Inganno concertato, insi-
dia: atto del circonvenire, del circuire.
Circonvicino. Intorno intorno, vicino.
Circonvoluzióne. In anatomia, piegatura, spe-
cie della superficie del cervello, - In geometria, si-
nonimo di rivoluzione.
Circoscrivere (circoscritto). Restringere, limv
tare, localizzare. - Racchiudere, chiudere in-
torno intorno. • Descrivere con circuito di parole
con jìerifrqsi. - Termine di geometria. - Cir-
coscritto, di fi^'ura geometrica tirata in modo da
toccarne e abbracciarne un'altra.
Circoscrizione. Atto ed effetto del circoscri-
vere. - La descrizione di checchessia con cir-
cuito (li parole, con jìcrifrasi. - Limitazioni
amministrativa di territorio.
Circospetto. Che è cauto, avvisato, ha circo-
spezione, cautezza, jyrudenza.
Circostante. Che sta informo.
Circostanza (circostanziale). Luogo contiguo,
vicino; spazio, tratto circostante (per lo pm ai
plurale).
Circostanza (circostanziale,circostanziato).Q,\]iZ.-
lità che accompagna un fatto; condizione di cose
o di tempo; caso, congiuntura, occasione; con-
tingenza, emergenza (contingente, emergente), in-
contro, occorrenza. - Circostanziale, di circostanza.
- Circostanziato, fatto con ogni circostanza, speci-
ficato.
Circuire (circuimento, circuito). Intorniare, cir-
condare; girare attorno, percorrere in giro, -
Figur., trarre in inganno, tendere insidia, cer-
care, fingendo bei modi, di attrarre alcuno alla
propria volontà, con uno scopo, per Io piìi, non
onesto: aggirare, andare con l'erbolina in mano,
attorniare, avvolpinare, circondurre, intorniare, me-
nar con parole, porre il campo intorno, porre l'as-
sedio, raggirare. - Circuimento, il circuire. - Cir-
cuito, ingannato, insidiato, raggirato, ecc. - Circui-
zione, il circuire, atto ed effetto.
Circùito. La lunghezza del confine che at-
tornia e circoscrive un dato spazio: cerchia, cinta,
circonfereìiza, giro, perimetro, pomerio, pro-
cinto, recinto; rifondata, ritondità, rotondità. -
Termine di elettricità. - Circuito di parole, cir-
conlocuzione, j)erifrasi.
Circuizióne. Il circuire.
Cirlegia, clriegio. Veggasi a ciliegio.
Circumnavigazione. Giro del mondo fatto
per mare; navigazione intorno al mondo
Circumpolare. Detto a costei/azione e a
stella.
Cirenèo. Detto a vittima.
Ciriòla. Piccola anguilla.
Cirro. Forma di nube: cirro-cùmuli, cirrostrati.
ecc. - Parte di alcuni animali, consistente talvolta
in penne lunghe, in forma di crine, talvolta in
piume.
Cirròsi. Veggasi a fegato e a infestino.
Ciscranna. Sorta di serfia. -Qualsivoglia two-
bile. - Figur., di donna vecchia e disutile.
Clsoine. Piccole forbici.
Cispa. Umore \iscoso che cola dall'occhio sul-
l'orlo e neir angolo della pàlpebra, riseccandosi:
cacca d'occhi, càccole; lema, lemosità, lippitudine;
savore. - Cispellino, che ha gli occhi abitualmente
cisposi. - Cisposità, qualità di chi ha la cispa; male
per cui le palpebre sono ripiene di cispa: cispilà.
- Cisposo, di persona o di occhio affetto da cispo-
574
Sila: caccoloso; cispellino, cispo. lippo. lipposo,
\ elato di savore.
Cista. Detto a macao.
Ciste. Lo stesso che cisti.
Cistercense. Aggiunto di un ordine religioso.
, Cisterna. Sorla di pozzo, ricetto murato, sot-
terraneo, coperto, 0 scoperto, nel quale si raccoglie
p si conserva l'acqua piovana, o quella portatavi,
per vari usi: conserva d'acqua; impluvio; piscina;
pozza, rattenitoio d'acqua; ricettacolo dell'acqua,
ricetto dell'acqua o delle acque; vasca. Consta di
un /50220, circondato da uno scavo, riempilo di sabbia
silicea, questo e, quello in comunicazione per alcune
aperture al fondo del primo; l'acqua entra nello
scavo, passando per cassettoni-jillri, contenenti car-
bone, e attraversando tutto lo strato di sabbia^ per
depurarsi. Si preride l'acqua con secchi o con pompa.
Cisternaccia, cisterna cattiva, mal ridotta. • Cister-
veLta, cisleniina, dimin. di cisterna. - Cisteimona,
rislenione, grande cisterna. - Pvrgatore, ricetto mu-
ralo, per lo più pieno di ghiaia e di rena, per ricevere
e purgare le acque piovane, prima che passino nella
vicina cisterna, quando questa è per .uso di bere.
Detto anche pur^afono .(dell'uso famigliare) epur-
gatoio.
Cannone, doccione di terta, canale di piombo o
d'altra materia per servire di sfogo alla cisterna. •
Ixipida, la pietra che còpre la buca del pozzo nero,
0 serve di coperchio alle fogne e^alle cisterne. -
Mazzacavallo, specie di altalena per attingere acqua
dalla cisterna o da pozzo poco profondo, o che non
abbia tettuccio: usata particolarmente, negli orli, per
inaffiarli. Consiste in una forte .perUca bilicata e
imperniata in cima di una trave, o di un palo bi
forcuto piantalo verticalmente in terra; a una estre-
mità della pertica è pendente un bastone, e a que-
sto la secchia, che si tuffa nell'acqua per riempir-
nela, e si solleva agevolmente per l' aiuto del con-
trappeso fermato all'opposta estremità della pertica.
Cisterna. In anatomia, spazio cavo contenente
sostanze liquide.
Cisti. Dal greco, vescica. In medicina, sorta di
tumore, produzione patalogica formata da una ca-
vità non comunicante con l'esterno e contenente
una sostanza liquida, molle, di rado solida. Paò'
essere: semplice, cioè formata da un sola cavità, o
mvlliloculare ; da rtYenzione (per ostacolo al deflusso
glandolare); da rammollimento (semplice o per pre-
cedente emorragia) ; intorno a corpi stranieri (pa-
: tassili). - Cisti tdatica, cisti, più o meno yolumi-
' nosa, che di solito si sviluppa nel fegato e forma
nnidaiide', stalo larvale o- vescicolare dell' echino-
cocco, quale si trova nell'uomo. - Cisti sebacea, tu-
more formato da un sacco sviluppatosi a spese di
una glandola sebacea e riempita di cellule epider-
miche e di materia grassa. - Cistoma, nome dato da
Virchow alle vere cisti d» nuova formazione per
distinguerle da quelle provenienti da cavità preesi-
stenti - Natta, cisti che sopravviene nel capo o
m altra parte della persona. - Piocisti, cisti mar-
erosa. - Sleaioma. cisti cutanea contenente sebo con
epnelij. Vòmica, raccolta incistata di pus entro
un viscere
Ctslico, di cisti '. in anatomia, aggiunto di ogni
formazione che si riferisce alla vescicola biliare;
II» patologia, distintivo di ogni processo o modifica-
zione die si riferisce alle cisti.
Cisti cerco La tenia, o verme solitario.
Clstlde. Lo stesso che ciste, cisti. ■ In botanica.
complesso di cellule sporgenti, considerate come
parti accessorie dell'apparalo riproduttore.
Cistifèllea. Serbatoio membranoso della bile
nella faccia inferiore del fegato. ■ Colecistectomia,
colecistotomio. operazioni chirurgiche sulla cistifel-
lea.
Cistite. Infiammazione della vescica ; secondo
l'evoluzione, può essere acuta, subacuta, cronica,
per la sintomatologia, é muco- purulenta, purulenta,,
emorragica, dolorosa ; rispetto all'anatomia patolo-
gica, è mucosa, parenchima tosa, del collo, del corpo
della vescica, pseudomembranosa, tubercolare, can-
cerosa; per l'etiologia, si ha la cistite canlarica,
blennorragica, traumatica, calcolosa, per congestione,
per ritenzione, gottosa, reumatica, a fri^re, infettiva
Cistro. Detto a musicali istrumenti.
Citàbile. Che può essere citalo, si può citare.
Citare [citalo, citazione). Addurre, allegare per
autorità o per prova; nominare, menzionare,
mentovare, ricordare brani di scritti, di discorsi
e simili : far ricordanza, far ricordo ; portare, pro-
durre, rapportare, riterire, riportare; chiamare in
testimonio; dar libro e carta; far parlare; tórre di
bocca; porgere agli occhi; porgere innanzi; porre,
recare in campo. Neil' uso, riprodurre, ristampare.
- Citazione, il citare brani di scritti, e il brano stesso
così riferito: allegamento, allegagione, alleganza,
allegazione. - Ibidem, accennando più d'una volta
a un luogo citato. • Loco dialo, lai., nel luogo citato.
- Stiracchiare, citazione nella quale il testo-è tratto
e quasi stirato artificiosamente per provare quello
che non proverebbe.
Citare (citante, citato, citatoria, citazione). Chia-
mare in causa, in lite, innanzi al magistrato, per
mezzo di usciere, a voce o in iscritto, assegnando
un tempo det rminato. Si cita anche come testimo-
nio di accusa o di difesa. • Citare a comparire, chia-
mare davanti al giudice, al tribunale, ■ Citante,
chi cita, fa l'azione di citare: legalm., attore. - Ci-
tato, contrario di citante: legalm., convenuto. - Cita-
tòrio, che serve o che, è destinato a citare alcuno
Citatoria (lat., libello), atto giudiziario col quale
si cita alcuno, chiamandolo a -comparire in causa:
atto, cartella, lettera, polizza di citazione; cedola,
cedolone, citazione, domanda in giudizio; lettera ci-
tatoria; mandato di comparizione; precetto, postu-
lazione, richiesta; bollettino, cavalluccio.- Fare, man-
dare, portare, notificare (atto dell'usciere che con-
segna il documento a persona) una citazione. Rice
vere una citazione, ecc. - Compulsoria, citazione
fatta per conto del fìsco. - Per citazione direttissima.
secondo il nostro codice, forma rapida di processo,
senza istruttoria preliminare.
Mandar citazione: adire il tribunale; andare alia
giustizia ; chiamare in giudizio, citare dinanzi ai
tribunali; compulsare (forzare a comparire in giu-
dizio); far citare; far pagare alcuno in sul tappeto
(costringerlo per via di Corte) ; far venire a banco,
far le spese, mandare spesa; menare a giudice, pre-
cettare, toccare (denunziare il termine perentorio
fissato dal giudice al pagamento); torre azione.
Citarèdo. Detto a cetra.
Cltareg-grlare {citareggiato). Suonare la cetra.
Citarista. Vengasi a cetra.
Citatòria. Veggasi a citare (secondo articolo)
Citazióne. L'azione del citare,
Clterèa. DeUo a Venere.
Citiso. Piccolo albero della famiglia delle legu-
minose, con foglie che servono da purgante e
con frutto tossico : ahorniello, avorniello, Ijsiburno. -
CITRATO — CITTA
575
Ciiisina, sostanza velenosa estratta dai semi di ci-
tiso, dotata di proprietà ipercinetica (atta ad ecci-
tare la mobilità di un organo).
Oitrato. Veggasi a citrico (acido).
Citrico (acido). Acido che si trova molto dif-
fuso nel regno vegetale, o allo stato libero o in
combinazione col calcio e col potassio, specialmente
nel litnone, mìVaranciOf nel cedro, in minore
quantità nel succo del ribes, del tamarindo, delle
more, della mortella, dell' uva spina, ecc. La sua
azione si avvicina molto a quella degli acidi deboli
e specialmente del tartarico. Ha le stesse applicazioni
del succo di limone; serve anche nella tintura e
nella stampa di tessuti. - Citraconico acido, uno dei
Erodotti dell'azione del calore sopra l'acido citrico,
a sapore acido, molto amaro; liquido incoloro e
inodoro. - Citrato, sale formato dall'acido citrico
combinandosi con una base. I citrati sono acidi o
neutri, ma i più comuni sono questi ultimi e alcuni
citrati doppi. Più usati quelli di ammonio, di cal-
cio, di ferro, di magnesio, di litio o di potassio, di
sodio, il sodico-potassico, il citro-fosfato sodico
quelli di alluminio, d'argento, di mercurio, ecc.
Citrino. Di cedro, simile al color del cedro.
Citriuolo. Veggasi a cetriuolo.
Citrullo. Stolido, sciocco.
Citta Zittella, fanciulla: veggasi a fanciullo.
Città. Luogo più 0 meno atnpio, aggregato più
0 meno vasto di abitazioni civili, di pubblici edi-
fici (in mezzo ai quali si aprono piazze, corrono
vie) e, per lo più, cinto da mura, con poi*e: 'erra,
municipio, oppido (voce ant, per città fortificata),
urbe (latinismo, da urbs, che significa città e, per
antonomasia, Roma. FtAnc, ville; ingl., town; ted.,
Stadt. Si dice città anche di tutti insieme gli abi-
tanti, tutta la popolazione, - Una città può es-
sere in pianura (in piano, in basso), in colle, in
mente (in alto, m monte, a cavaliere d'un'altura);
in riva a un fiuìne, a un lago, al mare, su una
laguna o circondata da palude; attraversata da
un canale o da una rete di canali. È grande,
piccola, media, secondo l'estensione de* suoi fabbri-
cati e lo spazio che occupa; popolosa (con gran
nunicro di abitanti), o scarsa di popolazione, o spo-
p->laia, deserta, quasi vedova di abitanti (quando gli
abitanti vi sono pochissimi, e allora ha aspetto di
abbandono, di solitudine); viva, vivace, animata, se
laboriosa o allegra; morta, se abbandonata e in ro-
vina, 0 anche quando non vi ferve alcun vigore di
vita. Vi si fa sentire lo strepito, il frastuono, ossia
il rumore proprio di una città attiva, o vi domina
tristemente il silenzio. La città vive tranquilla in
calma, in quiete, in pace, o si agita (città in
s bbuglio, città sollevata, ecc.) per tumulto, per
rivoi'izione, per istato di guerra con altri paesi
o anche oer lotte interne di fazione, di partito.
Tra i molti e diversi edifìci d'una città, civili, re-
ligiosi, militari, ecc. (vegg. a «t^t^cio), principali:
il palazzo del Comune, o municipio, la scuola,
la chiesa, il teatro, il tnercato, V ospedale,
(un tempo, anch« il lazzaretto), il cimitero, la
stazione ferroviaria, il gasometro, il maceUo
pubblico, la posta, il telegrafo, il museo, la
biblioteca; le diverse sedi del magistrato civile
« militare, di questo o ({\x&\V ufficio governativo o
municipale, di questa o quella autorità, di questo
0 quell istituto (di arti, di lettere, di scienze);
V albergo, il carcere, la caserma, lo stabilimento
di bagni (veggasi a bagno). In qualche città, Var-
senale, la zecca, X ippodromo, ecc. Di solito.
oltre le vie e le piazze, una città comprende anche
il giardino pubblico, il viale o i viali di pas-
seggio, il portico, talvolta il parco, il bastio-
ne, la logggia, la galleria, il ponte; è deco-
rata da più d'un monumento, da qualche fon-
tana. Oltre la casa del privato, vi sono la bot-
tega q'\\ magazzino del commerciante, ^officina
dell'mdustriale, lo «««rtfo dell'artista e del profes-
sionista, Yagenzia di vario genere, la Banca, la
Borsa, la Cassa di Rispannio (veggasi a ri-
8parmio),ìe sedi delle società di assicurfizio^te ;
il bazar, V edicola o chiosco del venditore di
giornali, i posti pubblici del telefono, ecc. Nella
città si esercita il commercio, l'industria, ogni
arte, ogni mestiere, e vi si tratta ogni affare/
ai muri vi si affi^'ge l'avviso, gli svanatissimi car-
telli della pubblicità e altri stampati che escono
dalla tipografia; vi si pubblica il giornale, la
rivista, il libro, ecc.; vi si dà spettacolo in
molteplici modi, vi si celebra questa o quella festa;
vi si tratta di politica e di quanto interessa la
vita sociale. Ai bisogni d'una città si provvede
con vari servizi pubblici, quali V edilizia, Villur
minazione, la pulizia urbana, l'assistenza ai ma-
lati poveri, la distribuzione dell' ocg«a potabile;
lo spegnimento d'ogni eventuale incendio per mezzo
del pompiere, ecc.; con altre funzioni si provvede
9.\Vigiene, alla beneficenza, a.ìV istruzione, al-
l'ordine pubblico, e via yia. Nella città, oltre le
persone, oltre la folla, sono in movimento la
carrozza, la tramvia, la bicicletta, Vautomo-
bile e ogni altra sorta di veicolo.
Assediare, stringere d'assedio la città, circon-
dandola di milizie. - Demolire, abbattere, at-
terrare una parte della città o tutta la città. -
Distruggere, atterrare le mura e gli edifici, ri-
ducendo la città in rovina, - Fondare, fabbricare,
edificare, costruire una città: propriam., inco-
minciarne la costruzione. Quindi: anno di fondazione,
quello in cui i lavori furono iniziati; città fondata
nel.. , ecc. {ab urbe condita, nell'anno della fondazione
di Roma). - Fortificare, munire di fortificazione,
con opere di di tesa. - Incendiare, appicc^tre l't/t-
cendio. - Saccheggiare, sottoporre a saccheggio,
mettere a sacco, a ruba
Diversi aspetti
Diverse condizioni della citta'.
Città alta, città bassa, la parie più alta o più
bassa di una città in costa. - Città aperta, senza
cinta, senza mura. - Città cadavere, per simil.,
città rovinata ; città chiusa, circondata da mura.
Cittadella, diminut. di città, per cittadetta, me-
glio detto di fortezza non grande, di rocca edifi-
cata, per lo più, allo scopo di tenere soggetta la città.
- Cttadetta, cittadettina, piccola città, città non
mo io poDolosa. - Cittadone, grande città. - Cittaduzza
spreg, di città: piccola, da poco, o brutta.
Città commerciale, specialmente dedita al com^
uiercio» - Città continentale, insulare, marittima,
secondo che si trova in terraferma, su un'isola o
in riva al mare, con porto, - Città di passaggio,
quella lungo una grande strada e quindi molto fre-
quentata; al contrario, città fuori di mano. • Città
di primo, di secondo, di terzo ordine, relativamente
al maggiore o minor grado di importanza; indo-
576
CITTA
Striale, quella nella quale è molto esercitata l'm-
dustria; lacuale, edificata sopra un lago, con
scalo 0 ponte di approdo; maremmana, situata
nella tnarenirna; montana, in monte, alpestre;
mtkrata, cinta da mura; - Citld santa, quella nella
quale è un santuario venerato per eccellenza.
Capoluogo, città o terra dove risiede l'autorità
primaria d'un distretto. - Città anseatica, ciascuna
delle città (più di novanta) della Germania e dei
Paesi Bassi che formarono la lega anseatica per
difendere la libertà e il commercio contro le usur-
pazioni dei principi limitrofi e dei pirati del Baltico
e del mare del Nord. - Città capitale, e assolutam.
capitale, la città dove risiede il governo di una
nazione : gr., metropoli; affettatamente, la dominante.
Vi hanno sede il capo dello Sfato, i diversi mi-
nisteri (veggasi a ministero) e il Parlamento. -
Capitale morale, locuzione di Bonghi, riferita a Mila-
no. - Città celeste, compendio del mondo {compendium
orbis) fu detta Roma. - Città del fiore, Firenze. -
Città delle lagtine, o della laguna, Venezia. - Città
di provincia, qualsivoglia città che non è capitale;
ma più spesso intendesi delle piccole città. - Città
eterna, Roma. - Città federata, città libera in tutto,
tranne in alcuna cosa convenuta per trattato (cosi
le città che avevano vincoli con Roma, pure essendo
indipendenti). - Città franca, quella nella quale le
merci entrano senza pagar dazio. Il privilegio stesso. -
Città imperiale, l'antica città libera germanica. -
Città libera, nome e condizione di alcune città ger-
maniche, rette dai loro magistrati o con proprie
franchigie. - Città maestra, così i Veneti chiamarono
la parte più notevole della loro città. - Città nettunia,
sul mare. - Città regia, vescovile, arcivescovile, an-
ticam., quella posseduta da re, da vescovo, da ar-
cÌA''escovo. - Città sorelle, d'una stessa nazione. - Città
sotterrata, Pompei. - Città universale, Roma.
Cosmòpoli (neol,), città mondiale, - Ecatompile
(cento porte), così dette la Tebe egizia e Babilonia.
- Emporio, città dell'abbondanza (Parigi, Londra
empori dell'Europa moderna). - Metrocomia, la città
che comprende sotto di sé borghi e paesi. - Me-
tropoli, oltreché capitale, anche la primaria città
d'una regione, d'una provincia, r Mondo sotterraneo,
delle città sepolte. - ISecropoli (figur.), città spopo-
lata. - Piazza di guerra, città fortificata: fortezza. •
Propugnacolo, citta forte.
Dodecàpoli, lega di dodici città, come quella
of^stituitasi in EtruTÌat. - Pentdpoli (gr., cinque ci«a):
pyesero questo nome vari territori comprendenti
cinque città. - Tetràpoli, riunione politica di quattro
città.
Parti delta ciTrA*:
VIE, PIAZZE, MURA E ALTRE COSTRUZIONI.
Acròpoli, cittadella, e specialmente quella d'A-
tene. - Arterie, le strade, le vie principali d'una
gran cilià. - Barriera, voce presa dal francese per
significare quel luogo della cinta daziaria ove si
gabellano le merci che si introducono in città:
dazio. - Bastione, terrapieno intorno alla città,
un tempo fatto a scopo di fortificazione: ora, per
lo più, luogo di passeggio. - Bivio, incontro, im-
boccatura di due vie, di due strade, e il luogo ove
fanno capo. - Borgomaestre : si dissero così le vie
principali delle città; denominazione analoga al
corso - Boulevard, baluardo (voce d'origine te-
desca, bohl werk, riparo di tavole), terrapieno, ba
stione.
Calle, piccola via o strada ; a Vanezia, nome delU
vie di terra attraversanti la città in tutte le dire-
zioni - Cavalcavia, arco od altro a somiglianza di
ponte sopra la via, da una parte all'altra, per co
modità di passaggio. - Cerchia, cerchio, le mura che
cingono la città, e nelle città non murate, quella
linea attraversando la quale, per entrarvi, le derrate
pagano una tassa prestabilita: cinta daziaria. - Centro,
parti, angoli, lati della città, espressioni di chiaro
significato. - Chiassetto , chiassatello , chiassarello,
chiasso, chiassuolo, viuzza stretta e, generalmente,
poco pulita. - Chiovina. fogna sotterranea ove scolano
immondezze. - Cinta, le mura d'una città o d'un
paese e tutto il perimetro compreso in quelle. -
Cisterna, cisternone, serbatoio d'acqua.
City, il principale quartiere di Londra, sede del
Municipio (Mansion House) e del podestà {Lord
Major). - Cloaca, specie di grande fogna o canale
sotterraneo, destinato a ricevere, e scaricare le im-
mondizie di una città. - Contrada, in alcune Pro-
vincie dell'alta Italia, lo stesso che via, strada. Si
dice anche per vicinato, paese, regione. - Corso,
nome che si usa dare alla via o alle vie principali
d'una città. - Crocevia, crocivio, crocicchio, rincontro
di più vie.
Dazio, per porta, barriera, è locuzione milanese
molto comune per indicare la porta della città ove
solevano essere i doganieri. - Dogana, il luogo (e
anche l'amministrazione) in cui si riscuote la tassa
all'entrata o all' uscita di certe merci. - Fogna,
chiavica, condotto sotterraneo, per raccogliere e
menar fuori dall'abitato le acque piovane e quelle
che nelle case servono ad altri usi. - Fondamenta,
a Venezia, le vie che fiancheggiano un canale o la
laguna.
Giardino pubblico, già citato : veggasi a giar-
dino, - Giro delle mura della città, il circuito di
questa lungo le mura. - Girone, circuito delle mura
di città 0 di fortezza. - Guide, due, o anche quat-
tro strisele parallele di lastre in alcune vie acciot-
tolate, per un più comodo carreggiare.
Idrante, le bocche d' acqua d' un acquedotto
praticate a varie distanze, e servono per inaffiare
o per ispegnere incendi. - Intercapèdine, strétto
spazio tra due case che non hanno un muro divi-
sorio. - Isola, isolato, gruppo di case staccate, cinto
d'ogni parte da vie. - Làpide, lastra di pietra sul
muro di qualche casa o edificio, per ricordare un
illustre uomo o un fatto memorando. - Lastricato.
lastrico, copertura della via con lastre di pietra
commesse insieme. Nelle città moderne si fanno
lastrici anche di legno e d' altre materie. - Lieu
d'aisance (tran e), latrina pubblica. - Liston o
lista, nel dialetto veneziano, l'andana nel mezzo
della mirabile piazza di San Marco in Venezia. -
Località, parte di città in generale ; il posto, la si-
tuazione di un luogo che deve servire a un
dato uso.
Marciapiede, spazio di via o di strada più rile-
vato e lastricato, lungo gli edifici, riservato a chi
va a piedi. - Mura, il recinto entro il qu^le sono
i varii quartieri componenti la città. - Murazzi, a
Venezia, gran muro a scaglioni, in blocchi di mar-
mo d'Istria, fermati con cemento idraulico, fatto
costruire dalla Repubblica di San Marco, nel 1744,
dal forte di San Pietro fino a Chioggia. - JVecro-
poli, parte di città o sotterraneo destinato alle se-
polture : cimitero. - Parco, già citato : veggasi a
577
questa voce. - Piazza, luogo spazioso nelle città,
circondato da edifìci. - Piazza d'armi, vasto spazio
di terreno libero, per gli esercizi militari, nella
città 0 nelle vicinanze. - Pomerio, fosso che re-
cinge la città. - Ponte, già citato : veggasi a questa
voce. - Torta, l'apertura per dove s' entra (si ha
Ventrata, Vaccesso) e si esce dalla città, dal quar-
tiere, dai luoghi fortificati; anche, l'ediiicio nel
quale è realmente una grandiosa apertura adornata
secondo alcuno stile ; edificio che sovente però non
serve che di adornamento alla città, mirando a no-
bilitare e fregiare l' ingresso alla medesima. Tal-
volta non è che uno spazio attraversato da una
cancellata, lasciato fra due edifici, ne' quali sono
gli uffici daziarii e gli alloggiamenti pe' gabellotti.
- Postierla, piccola porta d'una città o fortezza.
Quadrivio, luogo dove fanno capo quattro strade,
ovvero dove due strade, incrociandosi, ne formano
quattro. - Quai, voce francese che significa argine,
diga lungo un fiume, presso un porto, lungo una
ferrovia, fatto di pietre da taglio per rendere più
agevole il cammino e lo scarico delle merci. Cor-
rispondenti italiani: lungo (lung'Arno, lungo Te-
vere, lungo Po); banchina, se dei porti ; andana, se
delle stazioni. - Quartiere, parte di città. - Recinto,
il giro delle mura o terrapieno d'una piazza forte
o città (termine militare). - Rione, quartiere e
scomparto di una città : denominazione data, per
ordine di Augusto, a ciascuno dei quattordici
scompartimenti in cui aveva diviso la città di Ro-
ma. - Rovine, gli avanzi d'una città distrutta ;
veggasi a rovina.
Sestiere, nome di certe circoscrizioni cittadine |in
alcune città, come in altre si dicono quartieri, per
designare uno di quegli aggruppamenti di isole o
di ceppi di case che talora altresì "hiamansi rioni,
circondai-i, mandamenti, parrocchie e simili ; ma
però il sestiere e il quartiere possono comprendere
una 0 più parrocchie. - Smaltitoio, per orinatoio,
pisciatoio. Monumenti vespasiani, orinatoi pubblici
in forma di edicola e di torrette. - Spalletta, alzata
di un muro che si fa lungo il corso de' fiumi, spe-
cialmente nelle città, e anche quella che si fa a
ciascuna parte laterale di un ponte. - Square, giar-
dinetto per lo più cintato che serve per adornare
una piazza pubblica : dall' inglese square, piazza
quadrata. - Sleccato, riparo della città, o di altro
luogo, fatto di legname ; dicesi anche di piazza, o
di luogo chiuso da steccato. - Suburra, voce an-
tica, romana, che serve ancora ad indicare il quar-
tiere 0 la via della città ove sono i postriboli.
Terziere, la terza parte di una città. - Tom-
bino, in romagnolo, un ponticello di piccolo arco.
Tombin, in milanese, chiavica; tombon, basso ar-
chivolto in cui sprofonda un canale che immette
in un altro. - Via, strada fiancheggiala da case, da
edifici. - Vicinanza, vicinato, le case vicine a quella
in cui si abita. - Vicolo, lo stesso che chiasso,
chiassuolo, ma più pulito.
Funzioni che si ESERarANO nella citta'
Lavori ordinaru.
Persone che attendono a speciali servizii.
Funzioni principali quelle esercitate dall'Ammi-
aistrazione comunale e dalle autorità, civili e mi-
litari, che rappresentano lo StatOy sussidiate dalla
bti/rocrazia da esso dipendente.
Amministrare, tenere Vakmmiiiistr azione, il
governo amministrativo, compito che spetta alla
rappresentanza del comune.
Acciottolare, ciottolare, fare nelle vie della città
uno strato di ciòttoli: veggasi a via. Cosi anche
[)er lastricare e derivati. - Fognare, fare la fogna-
tura, la fogna. - Inaffiare, bagnare le vie, le
piazze con acqua, per pulirle o per rinfrescarle,
d'estate. - Ingrandire, aumentare il numero degli
edifici, estendere i limiti della città; ingrandirsi,
lo svilupparsi della città che allarga la propria
àrea e acquista maggiore importanza.
Lastricare, fare il lastricato, il lastrico. - Ma-
cadamizzare, selciare le strade secondo il sistema
suggerito da Mac Adam : consiste in un selciato
compresso artificialmente con macchine a grandi
ruote, cosi che i ciottoli formino un'amalgama for-
tissima. - Selciare, fare il selciato. - Sgombrare la
neve, farla spazzar via : veggasi a neve. • Spazzare,
fare la spazzatura, scopare nelle vie, nelle piaz-
ze, ecc. - Sterrare, disfare il pavimeìito di una
via, di una strada. E sterralo il luogo non lastri-
cato 0 nel quale il lastrico sia stato tolto. - Sven-
trare {sventramento), metaforicam., una città, de-
molirne la parte malsana.
Accalappiacani, clii ha l'incarico di sequestrare
per le vie i cani vaganti senza museruola: acca-
lappiatore, acchiappacani, ammazzacani. - Randista,
appartenente alla banda musicale, al concerto co-
munale. - Bottinaio, chi vuota i bottini, le latrine,
i pozzi neri nella città. - Facchino, uomo che at-
tende al trasporto delle robe nelle piazze, nelle
stazioni ferroviarie, nei porti, ecc. - Guardia civica,
il vigile urbano. - Ispettore delle pompe funebri, ca-
po dei necrofori. - Guardia daziaria, agente del
dazio. - Messo, nell' uso, fattorino municipale. -
Necròforo, chi ha l'incarico di trasportare i morti
e accompagnare il carro funebre al cimitero. -
Lampionaio, chi ha l'ufficio di accendere i lam-
pioni nelle vie: tose, lumaio; in qualche luogo,
lampista (dal frane). - Pizzardone, voce romana:
la guai-dia di città ; in milanese, cappellon. - Foni-
piere, chi appartiene al corpo municipale istituito
per lo spegnimento degli incendii. - Spazzaturaio,
chi, al soldo del Comune, spazza, ripulisce le vie:
letamaiuolo (disus.), mondezzaio, raccogliconcio.
- Paladini si dicono in Toscana coloro che, pagati
per lo più dal Comune, vanno per le strade con
la pala raccogliendo il concio per la città. Ma lo
spazzaturaio raccoglie la spazzatura piuttosto che
il concio: il paladino questo piuttosto che quella.
- Spazzino, lo stesso che spazzaturaio; ma il pri-
mo pare più proprio di quelli che vengono pagati
dal Municipio a un tanto al giorno per tener nette
le strade, e il secondo di quelli che ne fanno un
mestiere per conto proprio, vendendo poi le spaz-
zature: scopatore, scopino (romanesco). Spreg., spaz-
zinaccio. - Stabbiarolo, lo spazzino. - Tramviere, ad-
detto al servizio della traìnvia. - Vigile urbano,
tiuardia cittadina, dipendente dal Municipio e co-
stituente il corpo dei vigili urbani.
Cose e termini varu.
Arme della città, lo stemma. - Gonfalone, ban-
diera comunale, municipale, custodita nel muni-
cipio.
Panorama, veduta della città e d'una certa esten-
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
3T
578
sione di paese, da parte di un osservatore posto in
luogo elevato.
Piano regolatore, disegno architettonico che dirige,
corregge e segna le località ai fabbricati, perchè la
città venga e si accresca con una certa regolarità
artistica. - Pianta, disegno d'una città, d'uri edificio
e simili, rappresentante la posizione e le propor-
zioni relative delle sue diverse parti. - Poleografia,
descrizione di città. - Stato d'assedio, dichiarazione
legale che sopprime ogni franchigia o privilegio,
chiude i tribunali ordinari e rimette il governo di
una città o di una provincia all'autorità militare.
Addobbi, solennità religiosa, edilizia e igienica,
speciale di Bologna. - Airombra del campanile, li,
nella sua città, in quella città. - Patrono, il santo
protettore della città.
Civico, della città, municipale, del municipio. -
Civile, attenente ai cittadini o alla cittadinanza. -
Edilizio, che ci riferisce alle fabbriche d'una città :
lavori edilizi, leggi, regolamenti edilizi. - Urbano, di
città, di costumi cittadineschi.
Alla cittadina, alla cittadinanza, all'usanza dei
cittadini, come si usa in città. - Indttadarsi, inur-
barsi, andare, entrare in città; prendervi stanza. -
Urbanismo, la tendenza moderna delle popolazioni
di accentrarsi nelle città-
Degli abitanti.
Abitante, chi abita in città o in qualunque altro
luogo: veggasi Ad abitare, - Tra gli abitanti d'una
città si distinguono il ricco e il povero, il pos-
sidente e il mendicattte ,' il lavoratore e
VoziosOf ecc., ecc., con altre designazioni (indi-
cate più sotto), secondo le diverse qualità personali
che distinguono Vuorno.
Associazione, riunione di più cittadini, per ano
scopo 0 un interesse comune: società.
Camorra, veggasi a questa voce. - Canaglia, la
vile gente, pronta a malfare. In ciascuna città grande
i plebei hanno loro particolari nomi; in Firenze
si dicono ciani, beceri, smargiassi (anticamente
ciómpi si dissero gli scardassieri e anche gli uo-
mini sciatti, di costumi e di maniere vili); in
Torino e Milano si dicono barabba; in Napoli e nel
Napoletano, lazzaroni, vappi, guappi. - Campanilista,
chi è affetto da campanilismo, cioè da soverchio e
cieco amore per la propria città, il proprio paese:
sciovinismo, corrispondente e brutto francesismo. -
Casta, classe di cittadini separata, distinta dalle
altre per leggi o con diritti e doveri particolari. -
Ceto, ordine, classe di persone: classe sociale. -
Cittadinanza, titolo e grado di cittadino; l'insieme
dei cittadini, il popolo. In essa si distingue Vari-
stocrazittf la nobiltà, la borghesia, il ceto
operaio, il clero, la plebe, il volgo. Per altre
distinzioni {alta società, bassi fondi, ecc.), veggasi a
cittadino. - Cittadino, chi appartiene alla popo-
lazione di una città; chi in questa dimora abi-
tualmente e vi ha il proprio domicilio.
Forestiere, forestiero, chi o che non è della
stessa città, pure appartenendo alla stessa nazione. -
Guarnigione, il complesso delle milizie di stanza
nella città. - Inclita (1'), nell'uso, la milizia.
Mafia, veggasi a questa voce. - Magistrato, per-
sona 0 consesso di persone con facoltà di far ese-
guire leggi e di ghidktLve. - Puòblico, il complesso
della gente. - Popolazione, il numero delle persone
che popolano una città, un paese. Popolazione flut-
tuante, complesso dei forestieri - Società, lo stesso
che associazione ; anche, l'unione degli uomini nella
convivenza civile.
Dintorni della citta*
Agro, la campagna intorno alla città. - Bastila,
bastia, steccato: riparo fatto intorno alla città o agli
eserciti, composto di legname, sassi o altra simile
materia. - Borgo, riuniune di più case, centro di
popolazione, alle volte con qualche dipendenza da
città vicina; anche, parte non centrale di una
città.
Circondario, quel tratto di paese che stendesi
intorno e dipende da una città, centro o luogo
principale. - Contado, campagna, tutta la parte di
territorio che è fuori della città, e nella quale sono
i poderi, le ville, i villaggi. - Corpi santi (titolo
stor.), zona intorno alla città a cui si estendeva
la giurisdizione del vescovo.
Dintorni della città, la vicinanza immediata, il
territorio circostante. - Forese, che sta fuori di
città; uomo di contado. Ma ora tal voce è assolu-
tamente fuori d'uso; e cosi tutti i suoi derivati. -
Fuori di porta, della porta, fuori porta, i sobborghi. -
Paraggi, dintorni o luoghi fuori di mano. - Sob-
borgo, borgo vicino o contiguo a città, e che da
essa dipende: suburbio. E suhirbano, del suburbio.
Amfipoli, situato fra due città.
La citta' antica.
Grecia. — Academia, giardini di Academo, fuori
di Atene, dove insegnava Platone. - Acròpoli, rocca
delle antiche città greche: famosa quella di Atene. -
Agora, la piazza; anche l'edifìcio nel quale il popolo
si adunava per esercitare gli uffici della vita civile
0 per trattare faccende private. Anfiteatro, veg-
vasi a questa voce. - Areopago {colle delle ore), luogo
non lungi dall'acròpoli di Atene, nel quale si adunava
il tribunale, ossia il Consiglio degli areopagisti.
Basilica, nell'antica Atene, l'edificio nel quale si
trovavano gli uffici dell'arconte basilèo. - Cinosargo,
passeggiata ombrosa fuori di Atene, ove teneva scuola
Antistene. - Ginnasio, specie di palestra, più sem-
{>lice, a forma di cortile, con portici a colonne e
ocali annessi, coperti, per la lotta. - Liceo, ginnasio
presso Atene, cosi detto perchè presso il tempio di
Apollo Liceo (cioè, luminoso): passeggiata ombrosa
fuori dalle mura. Vi insegnò Aristotile.
Naumachia, l'edi/lcio costruito per darvi finte
battaglie navali. - Pecile, famoso portico in Atene t
vi fu dipinta la battaglia di Maratona. - Pnta-
néo, edificio pubblico nelle città greche : serviva
ad ospitare gli ambasciatori, i pensionanti dello
Stato, gli ospiti pubblici, a tenere le udienze dei
Tribunali, a conservare gli dèi penati, a mantenere
il fuoco sacro. In Atene serviva pure da pubblico
granaio. - Propilei, il superbo vestibolo dell'acropoli
d'Atene.
Stoa, portico a colonne, spesso per ornamento, a
templi, a palazzi, a piazze, a strade, talvolta come
edificio inoipendente, ad uso di passeggio.- Teatro^
veggasi a questa voce. - Tolos, cùpola, edificio a
vòlta, luogo, in Atene, nel quale stavano i Pritani.
Roma e Italia. — Basilica, nell'ant. Roma, edificio,
originariam. costruito a rettangolo, con portici su tatti
CITTADELLA — CITTADINO
579
i lati: serviva da tribunale, da luogo per le adunanze
del senato e come una specie di Borsa. - Caesareum,
curia in onore di Augusto. - Campidoglio, uno dei
sette colli di Roma, dove erano la ròcca e il tempio,
perchè la difesa della patria fosse cosa sacra: detto
Saturnio, poi Tarpeo, - Campo di Marte, luogo nel
2uale la gioventù romana si addestrava alle armi. -
'ampo marziale, piazzale sul Celio, ove si solevano
fare le corse di cavalli quando le acque del Tevere
avessero invaso il campo di Marte. - Castra prae-
toria, l'alloggiamento, l'accampamento dei soldati
pretoriani. - Cloaca massima, gran cloaca, con vòlte
a tre ordini di pietre, fabbricata al tempo di Tar-
quinio Prisco, per prosciugare una parte di Roma
(e cloacario chiamarono i Romani il denaro assegnato
{)er espurgare le cloache). - Comizio (comitium),
uogo nel quale il popolo romano si adunava ad
esercitare i propri diritti politici e per dare i suoi
suffragi. - Criptopòrtico, crittopòrtico, portico chiu-
so, con finestre, per uso di passeggiarvi al fresco,
d'estate. - Curia, edificio nel quale si curavano le
cose divine (come la Curiae Veteres) e quelle in cui
si trattavano le cose del senato (come la Curia
Ostilia, ecc.).
Diribitorio (diribitorium), grandioso edificio nel
quale i Diribitores facevano la numerazione e lo
spoglio dei voti. - Foro, la piazza nelle città ro-
mane, ornata di monumenti; il luogo nel quale si
accentrava la vita cittadina e si trattavano le cose
della maggiore importanza. - Grecostasi, luogo, vicino
ai rostri, nel quale i legati delle nazioni attendevano
l'udienza del senato. - Horrea piperatoria, i granai
pubblici fatti costruire da Domiziano.
/ sette colli, le alture su cui sorse Roma: Aven-
tino, Campidoglio, Gianicolo, Viminale, Quirinale,
Palatino e Vaticano. - Palestra, locale in cui i
giovani si addestravano alla lotta e al pugilato. -
Piscina pubblica, in Roma, bacino in cui il popolo
prendeva il bagno e si dava al nuoto. - Pretorio,
il quartiere, in Roma, nel quale alloggiavano i
pretoriani. - Quintana, luogo, dietro il pretorio, dove
si vendevano le prede e i prigioni, e si faceva il
mercato degli utensili.
Rostri {rostro), la tribuna nel foro romano. - Rupe
Tarpea, luogo dal quale si precipitavavo i rei. -
Senaculum, luogo, presso il tempio della Concordia
e la basilica Opimia, nel quale il senato teneva le
adunanze; nei municipi, la sala dei decurioni. -
Septizonium, edificio di Roma, a sette piani, o zone,
uno sopra l'altro. - Stadio, specie di circo. • Su-
burra, strada delle meretrici a Roma. - Tenne,
bagni pubblici: veggasi anche a bagno. - Velabro,
luogo paludoso dell'antica Roma: lo si attraver-
sava in barca.
Veggasi inoltre alle voci anfiteatro^ circo,
monumento, teatro, tempio e a cittadino
{del cittadino ateniese; del cittadino romano).
Vahie. — Arengo, arringo, rengo, luogo pubblico nel
quale si teneva consiglio o parlamento, e si parlava al
popolo raccolto - Camartt, il campo di Marte nel-
l'antica Firenze. - Conigium (coniculo), nelle carte
del medioevo genovesi, la fogna. - Emporeo, luogo
ove convenivano mercatanti da molti paesi, por-
tandovi 0 asportandone mercanzie. - Esedra, essedra,
luogo aperto con gedili, con portici o senza, cor-
rispondente al peripato dei Greci. - Perilascium,
parlaselo, parlagio, perlascio, nel medioevo, l'anfi-
teatro. - Seplasia, piazza di Capua, nella quale si
vendevano i profumi più preziosi.
Gittadella. Rocca, fortezza »on grande.
Cittadina. Femminile di cittadino.
Cittadinamente. Da cittadino.
Cittadinanza. Detto a cittadino.
Cittadinescamente, cittadinesco. Veggasi
a cittadino.
Cittadino. Membro della città; chi abita in
città; chi appartiene ad uno Stato e deve rispet-
tarne le leggi: uomo di città. Negli Stati moderni
il cittadino ha diritto alla libertà, ^Wegiiagliaììr
za civile e politica, alla tutela della giustizia,
all'esercizio del voto.
Cittadina, la donna abitante in città. - Ciltadi~
name, collett. spregiat. di cittadino. - Cittadinello,
vezzegg. ironico di cittadino. - Concittadino, uomo
della stessa città d'un altro: compaesano, conter-
raneo. - Cosmopolita, cittadino del mondo. - Cupo-
lino, affezionato alla cupola; chi non parte mai
dalla città. - Primate, uomo, cittadino principale:
altolocato, dignitario, grande, maggiorente, magnate;
personasrgio, gran personaggio, pezzo grosso, pró-
cero ; sàtrapo (titolo storico), seniore, signorazzo ;
uomo della prima bussola, de' primi, primario, uo-
mo di grande affare. - Regnicolo, chi é cittadino
di uno Stato, gode dei diritti ed é assogget-
tato ai doveri relativi. - Suddito : si chiama cosi
il cittadino per rispetto al governo e allo Stato da
cui dipende. - Uncle Sam, ingl., il cittadino degli
Stati Uniti, scherzosa spiegazione delle iniziali
U. S.
Aristocratico, cittadino appartenente slIV aristo-
crazia. - Artigiano, chi esercita un mestiere. -
Artista, cultore di un' arte. - Rorghese, apparte-
nente alla borghesia, cittadino, uomo di condi-
zione fra il nobile e il plebeo; detto volgarmente
per distinguerlo dal soldato o da chi porta assisa
militare. - Rorghesuccio, diminuì, e spregiat. di
borghese.
Cincinnato, cittadino che, dopo aver combattuto
con valore per la patria, si ritira a vita modesta. -
Classici, neir antica Roma, i cittadini appartenenti
alla prima classe, - Commerciante, chi attende al
commercio. • Impiegato, chi occupa un impiego,
nelle pubbliche o nelle private amministrazioni. -
Industriale, chi esercita un' industria. - Militare,
appartenente alla milizia. - Nobile, appartenente
alla nobiltà. - Operaio, il cittadino che esercita
un mestiere. - Paria, da noi, per similitudine, le
persone conculcate, miserabili. - Plebèo, uomo della
plebe. - Popolano, della classe del popolo. - Pro-
fessionista, chi esercita una professione, come av-
vocatOy come medico, come ingegnere, ecc. -
Proletario, l'ultima classe dei cittadini.
Alta società, gran mondo (francesismi), la classe
dei nobili e dei ricchi e del loro modo di trattare
e di conversare. - Casta, ordine di cittadini privi-
legiati. - Classi dirigenti, volgarmente, quelle in
mezzo alle quali si scelgono i cittadini ai quali af-
fidare i poteri, le pubbliche amministrazioni : alto
ceto, classi alte, classi superiori. - Il colto e l'in-
clita, modo abbreviato per indicare il colto pubblico
e l'inclita guarnigione. - Il fior fiore della cittadi-
nanza, la parte eletta, più distinta, quella che, con
locuzioni straniere, si chiama fine fleure, high life.
- Mondo elegante, il complesso delle persone che
vivono agiatissimamente, curandosi, più che altro,
dei piaceri, dei divertimenti, della moda e simili:
bel mondo, società dorata. - Mondo intellettuale,
collettivamente, i cittadini che si occupano di let-
tere, di arti, di scienze, ecc. : mondo colto, istruito;
mondo «iell'intelligenza, della scienza ; gente dotta;
580
CITTA DONE — CIVAIE
mondo dell'intelletto. - Onorazioni, le persone delle
classi alte. - Ordine, classe di cittadini. - Pari, la
classe ereditaria dei feudatari nel medio evo. -
Parias, nell'India Britannica, classe numerosa e
tenuta a vile, non appartenente ad alcuna delle
quattro caste dell'ordinamento braminico e che si
crede la discendenza degenere degli aborigeni non
Arii sottomessi dagli Inai-bramani.
Cittadinanza, titolo e grado di cittadino; il vin-
colo di pertinenza di un cittadino al proprio Stato;
tutti insieme i cittadini. Detto anche per urbanità,
maniera cittadinesca. - Accordare, dare, concedere la
cittadinanza, far cittadino, annoverare tra i citta-
dini. Cosi : acquistare, avere, chiedere, ottenere, ecc.
la cittadinanza. - Nominare cittadino uno, dargli la
cittadinanza. - Naturalizzare e naturalizzazione,
il concedere ad uno straniero i diritti di naziona-
lità e di cittadino. - Rubare, usurpare la cittadi-
nanza, ottenerla senza diritto, con frode. - Concit-
tadinanza, V essere concittadino, ossia della stessa
città. - Diritto di cittadinanza, condizione legale
di chi ha diritti e doveri di cittadino in uno Stato.
- Julia lex, quella che, concedendo agli Italici il
diritto di cittadinanza romana, pose fine alla guerra
marsica (91-88 a. C). - Nostrijicazione (lat.), conces-
sione del diritto di cittadinanza.
Civile, attenente ai cittadini o alla cittadinanza;
di cosa 0 fatto che si agita fra gli abitanti di una
stessa città o provincia (discordie, guerre, odii ci-
vili, ecc.). Come termine legale: conc 'mente lo
stato 0 le relazioni dei cittadini. - Civilmente, se-
condo lo stato, la condizione di cittadino.
Civismo, complesso delle virtù che costituiscono
il buon cittadino. - Diritto di nazionalità, la con-
dizione caratteristica di ogni cittadino che appar-
tiene ad uno Stato. - Diritto di reciprocanza, il di-
ritto di un cittadino d'essere trattato da uno Stato
estero come questo tratta i proprii cittadini. - Di-
scordie, odii civili, tra cittadini d' un medesimo
paese. - Dominium, diritto di proprietà che, in ori-
gine, spettava ai cittadini romani. - Guerra civile,
quella che si fa tra i cittadini d'una stessa na-
zione. - Naturalità, diritto di cittadinanza conferito
a uno straniero. - Per nascita, per propria volontà,
per matrimonio e per naturalità, di chi acquista la
cittadinanza in base a tali fatti. - Referendum (lat.
per riferire), voto, giudizio del cittadini su una
data questione: a imitazione di un caratteristico
istituto politico svizzero. - Sciovinismo, parola ri-
presa dai puristi : vale ad indicare quello spiacente
orgoglio cittadino, spesso istintivo, che fa deviare
dal retto giudizio.
Stato (termine legale), il complesso dei diritti e
doveri di un cittadino.
Cittadinamente, in modo conveniente a cittadino;
alla maniera di cittadino, civilmente. - Cittadine-
scamente, in modo cittadinesco, alla cittadina, a
mo' dei cittadini. - Cittadinesco, di cittadino, da
cittadino, proprio di cittadino ; civile. - Incittadi-
nare, incittadinarsi, prendere o imitare i costumi e
i modi dei cittadini.
Del cittadino ateniese.
Del cittadino romano.
Un uomo poteva essere cittadino ateniese o per
nascita o per istraordinaria concessione. Cittadino
vero e proprio era chi discendeva da cittadini e ve-
niva, bambino, registrato nella sua fratria, il terzo
giorno della festa delle Apaturie. I cittadini del-
l'Attica erano divisi in dieci tribù, ciascuna con
un proprio nome, e ciascuna divisa in demi, di-
stretti geografici 0 circoscrizioni intitolati al nome
di antiche famiglie. Fratria si chiamava una sud-
divisione del demo ; trittee erano tre divisioni della
tribù, quasi eguali tra loro e comprendenti un
certo numero di piccoli demi, oppure uno o due
demi importanti.
Civis, nell'antica Roma, chi godeva il diritto di
dare il voto nei comizi, di avere cariche nella ma-
gistratura, di appellarsi al popolo nel caso di con-
danna a morte da parte dei magistrati. - I citta-
dini romani, anche sotto la repubblica, non erano
tutti eguali per dignità e diritti. I privilegi della
piena cittadinanza romana, della quale godevano
solo i cives optimo jure, consistevano nei seguenti
diritti {iura), pubblici e privati. Diritti pubblici :
ius suffraga, diritto di voto ; ius honorum, diritto
di poter essere eletto ad una magistratura; ius
provocationis, diritto di appellarsi al popolo nelle
cause criminali. Diritti privati : ius eommercii, di-
ritto di proprietà legale ; ius connubii, diritto di
contrarre matrimonio legale. Questi diritti appar-
tenevano, in principio, solo ai patrizi, e furono
poi ottenuti dalla plebe per una serie di leggi. Il
diritto completo di cittadinanza si otteneva per
nascita; poteva anche essere conferito per legge o
da un magistrato munito dell' imperium. Un citta-
dino di nascita era inscritto nel registro della sua
tribù e della sua centuria, dopo compiuto il dicias-
settesimo anno. Lo schiavo era considerato come
cosa; gli schiavi redenti {liberti) erano registrati,
avevano i diritti di voto e di proprietà, non lo
ius honorum; e non l'avevano i loro figli (libertini).
Cives sine suffragio (senza voto) erano i cittadini
di alcune città italiane, alle quali Roma concedette
una libertà incompleta. Ogni cittadino, riguardo
allo Stato, era un caput, cioè un'unità politica, e
la perdita del diritto di cittadinanza si chiamò
quindi capitis deminutio.
Oittadóne. Grande città.
Oitto. Ragazzo, fanciullo,
Giuca. Le femmina deii'asinq.
Clucaio. Asinaio: detto ad asino
Ciuccio. L'asino.
Ciuco. L'asino. Figur., uomo ignorante.
Ciuflfare (ciulfato). Acciuffare, prendere pel
ciufio 0 con violenza.
Ciuffo. Ciocca di capelli sulla fronte. - Gruppo
di penne sul capo di qualche uccello.
Ciuffolotto. Ucccello canoro tra i becchirossi
e i curvirostri. - Pinicolo, specie di ciufi"olotto.
Ciuffona, clxifione. Di persona con un gran
ciuffo di capelli.
Ciurlare (ciurlato). Veggasi a promessa,
Oiurletto. Nome di varie specie di uccelli, spe-
cialmente del calandro e del trantpoliere.
Ciurlone. Detto a colpo.
Ciurma. Anticamente, tutti insieme i rematori
di una galera; ora, il basso personale di una nave.
Anche, moltitudine di gente, per lo più vile.
Ciurmàglia. Gente vile, canaglia.
Ciurmare {ciurmato). Dare a intendere, ingan-
nare, trarre in inganno.
Ciurmatore, ciurmatrice. Artefice di in-
ganno.
Civaie (sing., civaia). Nome generico d'ogni le-
' game, come ceci, lenti, cicerchie e simili.
CLARINETTO
581
Civaiuòlo. Chi vende le civaie.
Clvanzo. Idiotismo per avanzo.
Civetta. Uccello rapace, notturno, dal becco
grosso e adunco, con occhi gialli; coccoveggia, cuc-
cuveggia (voci antiquate); nel Lucchese, cuccumeg-
gia. Adoperato per la caccia (veggasi a questa voce;
caccia con le panie, pag. 337). Simboleggiava la
saggezza; insieme con l'ulivo, era simbolo della pa-
ce, nello stemma di Atene. - Civettina, piccola ci-
vetta. - Civettóna, grossa civetta.
Chiurlare, chiurlo, caccia con la civetta. - Civet-
tare, uccellare con la civetta, andare a civetta. -
Corvettare volando: il saltare su e giù dalla gruccia
che fa la civetta. - Squittire, stridere, emettere la
voce che fa la civetta.
Calza, panno che si mette alle zampe delle civette.
- Filone, lo spago che si attacca ai piedi delle ci-
vette. - Giniccia, il bastone della civetta. - Guan-
cialetto, l'imbottitura nella gruccia della civetta. -
Pastoie, 0 geli, legature alle zampe, fatte alle civette,
con una striscia di pelle.
Assiuolo, assiolo, uccello notturno molto simile
alla civetta. - Nottola, nome dell'afugello di Minerva,
e, presso i Latini, della civetta (gr. glauce). - Po
dargo nano, uccello che ricorda la nostra civetta,
tanto nella mole che nel costume : vive nelle selve
dell'Asia Merid. e dell'Australia.
Civetta. Donna che si abbiglia per piacere,
si mette in mostra e si lascia vagheggiare dagli
uomini: donna che uccella amanti, sta suU' a»wo-
reggiare; cacciatrice; chiavacuori, inchiodacuori ;
cicisbea, cuccumeggia ; femmina affai lata ; lusin-
ghiera; maliarda; pigliatrice; rubacuori, spezzacuori;
squarciacuori, vagheggiatrice, voltacuori; sirena;
uccellatrice, usurpatrice, vagheggiatrice. - Civetta
spennata, spreg., civetta vecchia. - Civettìi, n, civet-
tuola, civettuzza, civettaccìa. - Civettala, ragazza ci-
vetta. - Civettóna, femmina che civetta continua-
mente.
Civettare, lo stesso che far la civetta: frascheg-
giare. - Civetteria, disposizione a far la civetta; atti
e modi da civetta: civettismo, cicisbeatura, cicisbe-
ismo, leziosaggine, moineria. Anche il diletto che
la femmina in genere e la donna in ispecie prova
al vedersi desiderata dal maschio. - Flirt (ingl.).
l'amoreggiare più per arte e desiderio di piacere
che per amore. - Incivettire {incivettita), divenir ci-
vetta. - Smòrfia, atto svenevole, da civetta.
Civettare (civettato). Far la civetta, - Andare
a caccia con la civetta. - Di uomo, fare il l'a-
gJieggino,
Civetteria. Qualità e atti della donua che è
civetta.
Civettino. Giovane leggiadro e galante.
Civettóne. Grossa civetta.
Civettone. Uomo che fa sempre il vagheg-
gino.
Civettuòlo. Civettino, galante.
Civico. Attenente alla città; corpo, istituto,
ufficio, ecc., composto di cittadini; municipale, del
municipio.
Civile. Dotato di civiltà; che concerne la ci-
viltà; attenente ai cittadini e alla cittadinanza (veg-
gasi a cittadino). - Modo di comportarsi, di vivere
da persona per bene. - Contrapposto ad «celesta-
etico; contr. di barbaro e di rozzo, - Azione
civile, veggasi a lite.
Civilista. Chi è dotto nel diritto civile, mas-
sime l'avvocato.
Civilizzare [civilizzato). Apportare la civiltà,
rendere civile ; ridurre a vita civile.
Civilmente. In modo civile, con civiltà; se-
condo la condizione di cittadino.
Civiltà. Slato di società nella quale gli uomini
abbiano gentilezza di animo, cultura di mente, no-
biltà di costumi, e vivano sotto l'impero di leggi;
stato di un popolo di cui le facoltà morali e intel-
lettuali hanno raggiunto un certo grado di perfe-
zione : modo di vivere civile, in opposizione a bar-
barie; cultura, polizia. Anclie costume e maniera
di vivere e comportarsi, condotta, contegno y>vo-
prio di persona civile. - Barbarie decorata, una falsa
civiltà. - Incivilimento, voce che, come il neologismo
civilizzazione, indica più propriam. il passaix^'io dallo
stato barbaro al civile: prog fesso, rinciviiiiuento.
- Civile, dotato di civiltà; che segue i dettami della
civiltà: civilizzato, incivilito, progredito; contr. di
barbaro e di rozzo. - Incivile, che manca di
civiltà 0 tratta con inciviltà. - Incivilld, mancanza
di civiltà; ineducazione, inurbanità.
Alba della civiltà, il suo stato primordiale: fi^ur.,
i 4 primi vagiti della civiltà », la « civiltà in fascie »,
e simili. - kultur Kampf, voce tedesca, e significa
lotta per la civiltà. - Muraglia della Cina, fìgur.,
ostacolo che impedisce o si oppone ai moti progres-
sivi ed evoluti della civiltà. - Religione civile, re-
ligione che cammina con la civiltà, e l'aiuta, non
l'impedisce. - Rinascimento, rinascita, risorgimento,
nomi dati al meraviglioso fenomeno storico da cui
procede tutta la civiltà moderna; il risorgere, con
novello vigore, di istituzioni, d' arti, di lettere, di
scienze, ecc. : fioritura, nuova primavera, rifiori-
mento, risveglio, rivolgimento. - Splendore di civiltà,
quando questa ha raggiunto un alto grado (i fulgidi
splendori della civiltà latina). - So/e dell" av venire, &o\e
simbolico che conforterà l'umano genere nella futura
civiltà, secondo i socialisti. - Sulla soglia della ci-
viltà, al suo esordire. - Tracce di un'antica civiltà,
ciò che rimane ad attestarne l'esistenza e i ca-
ratteri.
Livilizzatore, chi o che apporta civiltà. - Pionieri,
coloro che aprono o preparano la strada dell'jnci-
vilimento. - Sacerdoti della civiltà, gli scrittori che
la promovono.
Adoperare lo spegnitoio: parlando di civiltà, di
scienza, mirare a spegnerle o a impedirne lo svi-
luppo. - Civilizzare, apportare civiltà, rendere ci-
vile, informare a civiltà: incivilire, rincivilire; di-
rozzare, disruvidire ; digrossare ingentilire. - Rin^
civilire, ripete e rafforza incivilire.
Civismo. Veggasi a patriottismo.
Clàmide. Anfica sopravveste militare.
Clamóre. Il gHdare simultaneo di più per-
sone; rumore, per lo più, di molti insieme.
Clamorosamente. Con clamore.
Clamoróso. Che fa gran clamore.
Clandestino. Occulto, nascosto. - Di coti-
fratto 0 matrimonio segreto. - Di avveni-
mento divulgato celatamente.
Clarétto. Qualità di vino.
Clarinettista. Veggasi a clarinetto.
Clarinetto, {strumento musicale, di bossolo,
composto di quattro, talora di cinque pezzi, inca-
strati a forza l'uno in capo all'altro: il primo di
essi, sormontato dal bocchino, l'ultimo formante la
campana: clarino, chiarino, chiarina. - Clarinetto
trt do, in la, ecc.; più usato quello in si bemolle.
Clarone, strumento a fiato con suono più basso
e più strepitoso di quello del clarino. - Corno bas-
582
CLARINO — CLERO
setto, specie di clarino. - Corno inglese, specie di
oboe. - Oboe, specie di clarinetto con imboccatura
a zampogna. - Quartino, istrumento simile al cla-
rinetto, ma più piccolo.
Ancia, strisciolina di legno presa da un segmento
longitudinale d'un bocciuolo di canna, toltine la
buccia durissima da una parte e il legno molle e
spugnoso dall'altra. - Bariletto, quel pezzo del cla-
rinetto a cui è unito il becco con 1' ancia sonora.
Nei clarinetti moderni è quella parte di tubo che
si intercala fra il becco e la parte superiore. -
Bocchino, specie di corto e grosso becco, di ebano,
tondo di corpo, augnato in cima, recante al di so-
pra un'apertura longitudinale, coperta da un'ancia.
- Campana, l'ultimo pezzo della canna del clari-
netto, allargato in basso.
Clarinettista, sonatore valente di clarinetto ; con-
certista di clarinetto. Anche, semplicemente, clari-
netto.
Clarino. Lo stesso che clarinetto.
Glasse. Ordine metodico nel quale sono di-
stinte 0 divise molte cose ; ordine al quale appar-
tiene un cittadino; categoria; divisione, famiglia,
parte, serie.- Divisione di cose e persone del mede-
simo genere e specie, secondo le qualità, i distin-
tivi, il grado. - Complesso di soldati reclutati nello
stesso anno (veggasi a leva). Anche, pochi soldati
0 reclute disposti in riga per istruzione. - Classi
dirigenti, classi sociali, veggasi a cittadino. - Clas-
sificare, distribuire in classe : classare. - Classificato,
messo in classe, assegnato ad una classe. - Classifi-
cazione, il classificare ; la distribuzione in classi :
classazione, divisione, spartimento.
Classe. Aula scolastica, della scuola.
Classicismo, clàssico. Veggasi a letteratu-
ra, ad arte, ad opera, a perfezione, a scrit-
tore.
Classificare, classificazione {classificato).
Detto a classe.
Claudicare , claudicazione f claudicante).
Veggasi a zoppo.
Claudio. Sorta di susino. ^
Clàusola. Particella del discorso. - Proposi-
zione particolare in un contratto.
Claustrale, Detto a convento e a religioso.
Clausura. Veggasi a convento.
Clava. Detto a bastone.
Clavicénibalo. Detto a cèmbalo e a piar-
noforte.
Clavicilindro. Detto a pianoforte.
Clavicola. Osso della spalla: si divide ordi-
nariamente in una diafisi (leggermente schiacciata
dall'alto in basso, e jerciò fornita di due facce e
di due margini) e in due estremità, una esterna,
acromiale, l'altra interna, mediale, detta sternale e
più grossa dell'altra. - Sterno, osso appianato dal -
l'avanti all'indietro ed oblungo, che si articola con
la clavicola e con le cartilagini costali.
Clemàtide. Genere di piante ranunculacee,
ricco di più che ottanta specie, alcuna delle quali
coltivate per ornamento.
Clemente. Chi, per indole mite, per bontà di
animo, concede perdono ai falli, alle offese o,
quanto meno, tempera il castigo: non severo,
ma tollerante, buono, indulgente.
Clemenza. L'essere clemente : clemenzia, con-
discendenza, tolleranza. - Clementia, deità allego-
rica di Roma imperiale.
Clepsìdra. Veggasi ad orologio.
Cleptomania, cleptomane. Veggasi a ru-
bare.
Clericale. Di chérico o cfiièrico; apparte-
nente al clero; militante nel partito nero, parti-
giano del potere temporale del papa, ossia dell'au-
torità politica della Chiesa cattolica : chericale,
chericale, nero, pretino; retrivo, retrogrado, tem-
poralista, vaticanista. - Oltramontani, ardenti cle-
ricali ; clericali stranieri che parteggiano per gli
interessi mondani della Chiesa, per il potere tem-
porale. - Paolotto, clericale, ipocrita. - Sanfedista,
clericale, dal nome (Esercito della santa fede) che
il cardinale Ruffo diede alle sue orde. - Clericali-
smo, il partito e il programma dei clericali ; qua
lità di chi è tale: partito nero, vaticanismo; chie-
resia politicante.
Aristocrazia nera, la clericale; quella, special-
mente, di Roma e degU antichi Stati della Chiesa
Intransigenza clericale, proposito ed azione per
cui si vorrebbe tutto subordinare, indiscutibilmente,
ai dogmi della Chiesa e agli ordini di chi la go-
verna. - Oscurantismo, nell'uso, la tendenza dei re-
trogradi a osteggiare i progressi della scienza. -
Setta clericale, il partito, la fazione dei cle-
ricali.
Anticlericale, chi, uomo o partito, è avverso alle
dottrine del clero e, sopratutto, alle sue infram-
mettenze politiche. - Mangiapreti, anticlericale ar-
rabbiato.
Clericàto. Chiericato, chericato, ordine cleri-
cale 0 sacerdotale : veggasi a chierico, a clero
e a sacerdote.
Clericalismo. Il partito e il programma cle-
ricale.
Clèro. Universalità degli ecclesiastici, dei mi-
nistri d'una religione ; più ristrettamente, complesso
dei preti d'un paese, d'una chiesa, d'una diocesi e
simili : chericato, chiericato, clericàto ; cleresia ; eie*
ricume (spreg.) ; frataria, frateria, monacaria ; pre-
taria, preteria.
Chericìieria, tutti i cherici, tutti i preti. - Clero basso
0 basso clero, i preti semplici. - Clero cattolico, cri-
stiano, protestante, ecc., secondo che appartiene al cat-
tolicismo, al cristianesimo, alla Chiesa prote-
stante, ecc. - Clero regolare, i frati; veggasi a
frate. - Clero secolare, i preti : veggasi a prete.
- Gerarchia, ordine di diversi gradi dello stato ec-
clesiastico. - Laicato, la gente laica che non ap-
partiene al ceto ecclesiastico, contrapposto a clero
0 clericàto : veggasi a laico. - Ministri di Dio, i
sacerdoti, i componenti il clero. - Mitrati, i pre-
lati. -Neri, i preti, il clero. - Presbiterio, il corpo
del clero di una diocesi presieduto dal vescovo.
Gerarchla del clero.
Abate, chiunque vesta abito clericale, anche su
periore e capo di una badia. - Accòlito, chierico
che ha ricevuto il quarto degli ordini minori o
accontato. - Archimandrita, per metafora, capo di
religione, vescovo o arcivescovo. - Arcidiàcono, ti-
tolo e dignità canonicale (arcidiaconato) e in al-
cune antiche diocesi il capo del capitolo: veggasi
a canonico. - Arciprete, dignità, ufficio ecclesia-
stico in talune parrocchie e in certi capitoli. E
arcipretura l'ufficio, la dignità, la prebenda del-
l'arciprete. - Arcivescovo, quegli che sta a capo di
una diocesi ed ha qualche giurisdizione su altro
583
vescovo 0 più vescovi. E arcivescovado l'abitazione
dell'arcivescovo, o luogo dove egli ha la sua giu-
risdizione. - Avvocalo concistoi'iale , funzionario
della Corte pontificia.
Canonico, prete di grado superiore, che gode una
prebenda, un benefizio ; dignitario tacente parte di
un capitolo. Canonicato, la dignità e la prebenda;
capitolo, luogo nel quale si adunano i canonici o,
anche, altri religiosi. - Cantore, ordine minore del
clero, specialmente quello che nel canto ecclesia-
stico dirige il coro. - Cappellano, prete che presta
i suoi ulìici a certe classi di persone, o a persone
speciali; il sacerdote che aiuta il parroco nel suo
ministero; il titolare d'un benefizio o cappellania.
Cappeltanato, l'ufficio del cappellano. - Cappellano co-
rale, quello che ha l'obbligo di andare al coro. - Car-
dinale, in origine, prete titolare di una chiesa
principale (cattolica) ; ora dignitario dell' ordine
componente il Sacro Collegio, di cui è capo il pa-
pa - Catechista, chi riceveva un quinto ordine,
oggi abolito. - Ceroferario, uno dei quattro ordini
ecclesiastici minori.- Chierico o cherico, persona ec-
clesiastica, contr.ario di laico, - Coadiutore, prete
che ha coadiutoria o coadiulorato, cioè l'ufficio di
coadiuvare il parroco, ma che è meno di esso
nella gerarchia ecclesiastica. - Corepiscopo, nome
che si dava anticamente a certi prelati, i quali fa-
cevano le funzioni del vescovo nella campagna -
Correttore, sacerdote che, nelle congregazioni dei
laici 0 compagnie, amministra loro i sacramenti e
invigila sopra l'osservanza della disciplina. - Cro-
cifero, colui che porta la croce dinanzi al papa o
al vescovo nelle funzioni religiose. - Curaiolo, chi
amministra una comunità religiosa. - Curato, vol-
garmente, in certi paesi, come in Lombardia e in
Toscana, chi ha cura d'anime: parroco di cam-
pagna.
Decano, il primo dignitario delle chiese catte-
drali e collegiate, insignito di decanato. - Diacono,
chi ha preso il secondo degli ordini sacri {diaco-
nato), fra il suddiacono e il sacerdote. Ufficio dia-
conale, di diacono.
Economo spirituale, chi fa da curato in una
parrocchia vacante; il sacerdote che regge per al-
cun tempo una cura lasciata vacante dal titolare. -
Elemosiniere, carica, dignità di corte; prelato che
dispensa le elemosine. - Esarca, nome che si dava,
nella Chiesa greca, ad un dignitàrio ecclesiastico
che veniva immediatamente, in grado, dopo il pa-
triarca. Fu altresì titolo del vicario dell'imperatore
di Oriente che governava la provincia, detta l'E-
sarcato di Ravenna, rimasta direttamente dipendente
dall'Impero anche nel tempo delle dominazioni barba-
riche. - Esorcista, chierico che ha ricevuto il terzo
degli ordini minori {esorcistato, il grado e la fa-
coltà di esorcista ; esoreistico, da esorcista e da e-
sorcismo).
Gerarca, chi ha la suprema dignità: quindi il
papa nella religione cattolica. Cerar calo, il tempo
che dura in una persona l'autorità e la dignità di
gerarca. - Inquisitore, titolo di chi presiedeva all'm-
qaisizione. - Legato, titolo dei cardinali che, un
tempo, andavano nei governi della Chiesa; ora, chi
è dal pontefice mandato ambasciatore presso i
sovrani. - Legato a, o da latere: cardinale spedito
da) papa a trattare qualche negozio importante;
un tempo, al governo d'una provincia, con facoltà
grandissime. - Lettore (s'intende, di teologia), chi
esercita il secondo dei quattro minori ordini della
'Chiesa, o lettorato.
Mansionario, cappellano, ovvero colui che ufficia
la chiesa, che assiste alla chiesa e l'ha in cu-
stodia. - Metropolita, nella Chiesa latina, arcive-
scovo; nella Chiesa greca, anche solamente ve-
scovo. - Missionario, sacerdote spedito per le rais-
soni in paesi dove si professa una religione diversa
dalla cristiaiu: missionante, evangelizzatore.
Non resident (ingl.), prete anglicano che faccia
ministrare il suo ufficio da un vicario. - Nunzio
apostolico, nome di prelato che rappresenti il pon-
tefice nelle cose religiose o politiche: ambasciatore
pontificio. - Osttario, chi ha Yostianato, ossia il
primo dei quattro ordini minori.
Padre, nome che si dà, per venerazione, ai dottori
della Cliiesa e ad altri scrittori sacri, agli istitutori
degli ordini, ai religiosi claustrali, ai loro superiori e
al papa. - Fapa, il capo della chiesa cattolica. -
Parroco^ sacerdote preposto ad una parrocchia. -
Patriarca, nome dato ai primi padri, del Vecchio
Testamento; ora, titolo di dignità ecclesiastica su-
periore a quella degli arcivescovi. - Penitenziere,
chi ha autorità di assolvere nei casi riservati; in
Roma, sacerdote incaricato di confessare nelle' tre
chiese patriarcali (Laterano, Vaticano e Santa Maria
Maggiore). - Pievano, il prete rettore della pieve-
piovano. Pievanato, la dignità dei pievano, - Pre-
bendario, chi gode prebenda. - Prefetto, titolo di
parecchi funzionari della Curia Romana, ossia del
governo pontificio. - Prelato^ chi ha la dignità
ecclesiastica con giurisdizione (cardinale, vescovo)
Prelatura, la dignità e, anche, la residenza dei
prelato. - Preposto {proposto, prevosto), ufiicio e
titolo di dignità e di benefizio ecclesiastico in alcuni
capitoli 0 chiese cattedrali collegiate. Prepositura
la dignità e l'ufficio {preposiluraìe). - Brete, chi d
promosso al presbiterato; quegli che é dedicato a
Dio per amministrare le cose sacre. - Primicerio
nome di dignità ecclesiastica; l'ufficiale maggiore'
della sede apostolica e del palazzo Laterano. - Pri-
mate, prelato investito di giurisdizione sopra molti
altri vescovi e arcivescovi. - Priore, capo di par-
rocchia, dignità inferiore al piovano; anche, rettore
d una parrocchia. - Priorato, la dignità. - Proposto
lo stesso che preposto. - Protodiacono, un tempo, nei
monasteri, il primicerio dei diaconi. ■ Protonotario
grado di preminenza della Curia romana, e special-
mente di coloro che ricevono gli atti di pubblici
concistori, e li spediscono in forma. - Provicario,
chi fa le veci del vicario. - Provinciale, frate a
capo d'una provincia, insignito di provincialato.
Referendario, il prelato che deve riferire dinanzi
al papa le liti e le cause, in segnatura di giustizia
e di grazia. - Rettore, priore. - Sagrista, prelato
che sostiene le veci di sagrestano nel palazzo
pontificio; anche, quel canonico che nel capitolo è
destinato a sopravvedere le cose sacre. - Seminarista,
chi è in educazione in un seminario per riuscire
sacerdote. - Succedaneo, vicario. - Suddecano, chi
viene dopo il decano. Suddecanato, la sua di'-^nità.
- Suddiacono, chi ha ricevuto il primo de^li ordini
maggiori {suddiaconato). °
Terziario, religioso appartenente al terzo ordine
di San Francesco. - Turiferario, accolito o altro
ecclesiastico che, nelle sacre funzioni, porta il tu-
ribolo.
VescovOf prelato inferiore immediatamente a
patriarca o ad arcivescovo. - Vicario, chi tiene
luogo e vece d'altri: di vescovo o di parroco. Vica-
rialo, ufficio del vicario; giurisdizione, luo^o e
tempo di governo d'un vicario. - Vicario apostolico
584
CLERO
prelato residente in paesi cdUuIici. - Hcario fu-
raneo, quello deputato dal vescovo a trattare gii
affari nelle parrocchie di campagna. - Vicario ge-
nerale, sacerdote amministrante una diocesi, o un'a-
bazia, sotto l'autorità del vescovo o dell'abate. - Vi-
celegato, prelato che fa le veci del legato.
Uffici, cerimonie, diritti, beni
Adunanze, luoghi, titoli, pene.
Autorità, gerarchia ecclesiastica, del clero; spettante
al clero. - BenipsiOf ufficio sacro che abbia ren-
dite. - Cura, cura d'anime, il ministero del parroco
e la chiesa che è sotto la sua sorveglianza. - Data,
patronato, facoltà di conferire un benefizio eccle-
siastico. - Esercizi sperituali, e assol. esercizi: quelli
degli ecclesiastici per penitenza o meditazione. -
Funzione, cerimonia religiosa pubblica. - Giudizio
ecclesiastico, complesso degli atti coi quali si esercita
la giurisdizione ecclesiastica; indica però anche la
stessa cognizione e decisione delle cause. Se queste
vertono intorno a diritti ecclesiastici, il giudizio è
civile; se invece trattasi di reato ecclesiastico, è
criminale. • Pontificale, utficio divino celebrato dal
vescovo. - Provincia, ufficio conventuale; e vice
pi'ovincia ufficio che fa da provincia. - Sacerdozio,
ufficio e dignità di sacerdote. - Sacro ministero,
l'ufficio esercitato dal clero. - Ufficio, uffizio, le
sacre funzioni ; le ore canoniche.
Imposizione, cerimonia del porre altrui le mani
sulla testa nel conferire gli ordini sacri : imposizione
delle mani. - Noviziato, il tempo nel quale un frale
ó una monaca è ìiovizio, cioè appena entrato in
religione. - Obbedienza, uno dei voti che fanno i
membri delle società religiose, insieme a quelli
della povertà e della castità. - Osservanza, la regola
sfessa, per lo più religiosa. - Ordinazione, confe-
rimento d'una dignità ecclesiastica. - Ore canoniche,
i salmi e le preci che a certe ore recitano gli ec-
clesiastici: veggasi ad ora. • Regola, statuti che
i religiosi di un ordine debbono osservare. -
Rito, cerimonia o cosa di cerimonia religiosa,
l'ordine seguito - Rubrica, regola da osservarsi
nelle funzioni sacre. - Scrutinio, esame dei cate-
cumeni.
Aspettativa, un tempo, il diritto accordato a un
ecclesiastico di essere provveduto di un benefizio,
appena si facesse vacante. - Beni, possessioni, rendite,
decime, asse, patrimonio ecclesiastici, appartenenti
al clero {nudità religiosa, l'essere privi di beni
temporali). - Canoni sacri o canoni ecclesiastici, il
complesso del diritto canonico, cioè la legge eccle-
siastica. - Cartuccia, l'onorario che si paga per
l'opera prestata. ■ Diritto canonico, diritto eccle-
siastico, fondato sui canoni della Chiesa, le sacre
scritture, ecc. : veggasi a diritto. - Doppia (T. eccl.),
distribuzione di paga doppia dell'ordinario. - Emo-
lumento, guadagni provenienti da certi servigi ec-
clesiastici. - Incerti di stola, quei guadagni che toccano
ai preti, e specialm. a parroci, oltre le rendite. -il/a-
nimorte, beni inalienabili dei religiosi. - Mensa,
la rendita propria di un vescovado. - Prebenda,
diritto spettante a persona ecclesiastica, per cui essa
riceve da una chiesa cattedrale o collegiale certe
rendite {prebenda parrocchiale, canonicale, ecc.). -
Prevenzione, diritto del patrono di prevenire i col-
latori ordinari dei benefizi, nominandoli. - Stato
ecclesiastico, la condizione di chi appartiene al clero.
Conciliàbolo, concilio religioso tenuto da chi non
ne ha l'autorità. - Concilio, adunanza generale dei
prelati della Chiesa. - Concistoro, l'adunanza dei car-
dinali; id., degli anziani della Chiesa evangelica. -
Ordine, congregazione di religiosi; anche, regola:
veggasi a religioso. Ordini maggiori, il suddiaco-
nato, il diaconato e il presbiterato. Ordini minori,
i primi quattro di chi si ordina sacerdote. - Pieve,
tutto il popolo, il paese retto dal pievano. - Plura-
lismo, riunione di due o più uffici ecclesiastici in
una sola persona. - Presbiterato, uno degli ordini
sacri per cui si conferisce il sacerdozio. - Sinodo,
concilio, specialmente d'ecclesiastici, di secondo or-
dine.
Discretorio, luogo dove si radunano i superiori
per conferire insieme circa gli affari dell'ordine. -
Diòcesi, il territorio sul quale il vescovo o altro
prelato ha giurisdizione. - Luoghi diaconici, quelli
nei quali si serbano le vesti e i vasi sacri. - Ora-
torio, luogo sacro dove si fa orazione, preghiera, -
Residenza personale, l'obbligo d' un ecclesiastico di
risiedere in un determinato luogo; la casa dove
risiede. - Sede parrocchiale, vescovile, pontifìcia, ecc.,
la residenza del parroco, del vescovo, del papa, ecc.
- Seminario, stabilimento per l' educazione e
l'istruzione dei giovani destinati al sacerdozio (semi-
naristi).
A latere, titolo di dignità per lo più eccles. ; di
qualche prelato mandato dal papa con poteri straor-
dinari. - Cameriere, titolo di prelato al servizio
del papa. - Don, troncamento di donno: titolo di
onore che si premette al nome di sacerdoti, ecc. -
Endnentissimo, agg. superi., titolo dei cardinali. -
Eminenza, attributo e titolo dei cardinali della Chiesa
Romana: si dava pure agli elettori ecclesiastici del
Sacro Romano Impero, - Monsignore, titolo che si
dà al canonico e ad altro prelato. - Monsignore
di mantellone, che ha il titolo solo finché vive il
papa, e, morto questi, sta in aspettativa che il suc-
cessore lo riconfermi, come suol fare. - Monsigno-
rato, dignità e grado di monsignore. - Monsignor etto,
monsignorino, giovane prelato. - Pastore, titolo dei
componenti il clero della Chiesa protestante e del-
l'evangelica. - Reverendo, titolo che si dà ad ogni
ecclesiastico inferiore.
Degradazione, spogliamento o privazione di un
grado, d' una dignità, d' un ufficio che uno abbia
nella Chiesa, accompagnato da cerimonie e formalità
umilianti. - Interdetto, pena ecclesiastica per cui
si vieta di celebrare la messa, seppellire defunti e
amministrare sacramenti. - Levar la messa, puni-
zione disciplinare che il vescovo dà a un prete,
proibendogli di celebrare la messa. - Sospendere
a divinis, interdire a un sacerdote l'esecuzione del
suo ministero.
Indumenti, ornamenti, ecc.
Abito religioso, quello dei preti, dei frati, delle
monache : abito talare, veste talare, sacre bende
(più propriam. delle monache). Scherzev., gon-
nellone.
Almuzia, antichissimo abito canonicale. - Am^
mitto, quel pannolino, con due nastri da legare, che
il sacerdote si pone in capo quando assume le ve-
sti sacre. - Analabo, parte degli abiti dei monaci
greci, fatta a modo di scapolare. - Batolo, il panno-
585
che copre le spalle di quelli che sono costituiti in
alcune dignità eccleciastiche; e mezzo batolo idi stri-
scia di panno, nero o paonazzo, che portano sulla
spalla destra i sacerdoti semplici e che vuol simu-
lare il batolo ripiegato. - Bendane, strida o benda
che pende dalla mitra. - Berretta a spicchi, coper-
tura del capo degli ecclesiastici, di l'orma quadra,
di color nero, di lana o di seta, con tre punte, dette
spicchi, e una nappettina, sfioccata e rotonda, supe-
riormente in mezzo ad esse.
Callotta, berrettino da prete che si applica dietro
al capo. Più comun., papalina, zucchetto, zuccotto.
- Camice, veste lunga di pannolino bianco, che
portano le persone ecclesiastiche nella celebrazione
degli uifìizi divini, sotto il primo paramento. Càmice
liscio, pieghettato, ricamato, con la balza di trina,
ecc. - Cingolo, cordone, munito di fiocchi all'estre-
mità, con cui il sacerdote che si para legasi il ca-
mice. In Toscana, anche cordiglio. - Cappello a
tegolo, quello dei preti spagnuoli; portato un tempo
dai gesuiti. ■ Càsula, veste che il prete indossa sugli
altri paramenti. - Cintino, veste corta che copre dai
fianchi in giù, usata per tonaca nelle tunzioni dai
preti che non hanno zimarra. - Cocólla, veste da mo-
naco. - Collare, collarino, specie di cravatta di car-
tone coperta di panno nero e di camburi, con una
specie di pettino; anche, parte del vestimento ecclesia-
stico intorno al collo, di lana o di seta e di varii
colori secondo i gradi, ricoperto di tela bianca o
azzurra, e terminato con due nastri o con fibbie
di metallo. Dal giro rialzato pende davanti, sui
petto, una specie di bavaglino, detto pazienza. -
Cotta, breve sopravveste di bianco pannolino, e con
larghe maniche, che portano i preti nell' esercizio
degli uffici divini.
Dalmatica, paramento del diacono e del suddia-
cono, sopra gli altri paramenti. - Domino, camauro
de' preti, col cappuccio per difesa dal freddo. - Efod,
veste del sommo sacerdote presso gli Ebrei, formata
di due parti in quadro, tessuta e ricamata d' oro,
di bisso, di porpora e di gemme. - Fécasi, sorta
di calzare candido di cui servivansi i sacerdoti ate
niesi ed egizii. - Ferraiolino, striscia di seta o di
drappo che i preti si legano al collo, e portano sopra
la zimarra. - Gonnellone, quella dei preti e dei frati.
- Gufo, pelliccia che portano i canonici di alcune
collegiate.
Indumento, abito di chiesa. - Infula, benda sacra
e fascia, a modo di diadema, di cui si servivano i
sacerdoti antichi ; per similitudine, dicesi anche
della tiara pontifìcia e della mitra. - Lucerna, ii
cappello dei preti; più comun., nicchio.
Manipolo, vestimento sacro, a foggia di breve
stola, proprio del suddiacono. Anche i sacerdoti lo
portano al braccio sinistro nel dire messa. - Man-
telletto, sorta d'insegna e d'ornamento di prelati o
di altre dignità, che copre le spalle e il petto. -
Mitra, ornamento che portano in capo i vescovi e
altri prelati, quando si parano pontificalmente: mi-
tera, mitria {mitrare, miterare, mettere conferire la
mitra). - Mazzetta, veste usata dai vescovi e da altri
prelati ; sorta di bavero che dal collo arriva al
gomito, di vari colori secondo i gradi e la liturgia.
Anche, quello dei pellegrini. - Mcc/iio, il cappello da
prete.
Pallio, striscia di lana bianca, distintivo dei me-
tropolitani ; arnese benedetto dal papa, che lo dà
agli arcivescovi, i quali l'usano in alcuni giorni
solenni. - Paramento, abito sacerdotale nelle fun-
zioni ; più comunem., parato. - Parato di tócca
d'oro per la messa cantata. - Pazienza, un certo a-
bito di religiosi, che pende egualmente davanti e
di dietro, senza maniche e aperto lateralmente.
Anche, come si disse, parte del collare. - Pel-
liccia, sorta d' abito canonicale. - Pianeta, veste
che il sacerdote mette sopra il camice, quando ce-
lebra la messa. - Pirvile, veste ecclesiastica e pa-
ramento sacro con fermaglio, usato in molte fun-
zioni dal papa, dai cardinali, dai vescovi, dai sa-
cerdoti e anche da alcuni laici in Uoma, come
cantori e avvocati concistoriali. Si dice anche plu-
viale perché, in origine, serviva di difesa contro la
pioggia, quando si cominciarono le processioni
fuori della chiesa {impivialarsi, mettersi il piviale).
Pivialista, chi, nelle processioni, indossa, porta il
.piviale.
Plicata, sorta di pianeta piegata davanti, usata in
quaresima
Babat, nome francese del baverino, diviso in due
bande e listato di bianco, che portano i preti
francesi. - Roccetto,_ rocchétto, cotta, con maniche
strette e lunghe, che portano i prelati e altri ec-
clesiastici costituiti in dignità. - Sandali, sorta di
calzare che usano i vescovi e altri prelati quando
portano gli abiti pontificali. - Scapolare, parte del
vestimento di vari ordini religiosi, formato da una
larga striscia di stoffa, che copre il petto, le spalle
e raggiunge i piedi. - Soprammitto, specie di mezza
stola che mettevano in capo domenicani e carme-
litani. - Sottana, veste lunga dal collo fino ai piedi,
che per lo più usano portare i chierici. - Stola,
striscia di drappo che si pone il sacerdote al collo
sopra il camice. - Stolone, foggia di stola più larga,
a guisa di pianeta piegata, che si pone il diacono
nelle domeniche. Anche^ fregio, ornamento d'oro,
con ricami e simili, che è dalle due parti davanti
del piviale. - Superumerale, sorta di piviale : lo
stesso che efod (titolo storico). Anche lo scapolare
o pazienza dei frati.
Talare, la vest3 lunga dei preti. - Taled (ebr.),
velo sacerdotale del capo. - Tiara, sorta di orna-
mento 0 corona sacerdotale presso gli antichi, e
oggidì vale lo stesso che mitra. La corona del
papa. - Tonaca, veste usata dai religiosi clau-
strali. - Tonacella, paramento del diacono e del
suddiacono. - Tricorno, nicchio. - Triregno, mitra
propria del sommo pontefice, tutta chiusa di sopra
e circondata da tre corone.
Umerale, velo da spalla pel sacerdote ufifieiante:
talvolta ha raggi e sfere dietro, con grembialini e
fiocco. - Velo del coUare,ìa. striscia bianca che gli eccle-
siastici tengono sopra il collare, da mutarsi quando è
sudicia. - Veste razionale, pezzo quadrato di stoffa,
ricamata e adorna di dodici gemme, che il gran sa-
cerdote sacrificatore portava come insegna sul
petto. - Vestiario, come termine ecclesiastico, si-
gnifica guardaroba. - Zimarra, la sottana dei
preti ; anticamente la portavano i letterati, gli uo-
mini di conto, e le donne (munita d'un gran col-
lare) sopra la gonnella.
Ornamenti. — Anello, ornamento sacro dei ve-
scovi e d'altri pastori, i quali lo portano come
sposi delle loro diocesi. - Bande, le due parti da-
vanti del piviale, da capo a piedi, che sogliono a-
dornarsi di ricami. - Cordone, quello che hanno al
cappello i preti, gli ufficiali militari, ecc. - Fimbria,
la parte esterna verso terra degli abiti ecclesiastici :
cosi fimbria della cotta, del camice, ecc. - Stolone,
già detto.
S86
CLESSIDRA — CLIMA
Cose e termini vàru.
Argomenti disciplinari, della disciplina ecclesia-
stica. - Capitolare, che appartiene al capitolo. In
tempo di sedi vacanti, T eietto dal capitolo , di-
verso dal vicario generale, eletto dal vescovo. Come
teriuine storico, la serie delle operazioni e dei decreti
emanati da un' assemblea ecclesiastica o laica. -
Diocesano, della diocesi (sinodo, vescovo, catechi-
smo diocesano). - Dimissoria, attestato del vescovo
a un prete perchè possa esercitare il suo ministero
in un' altra diocesi, o a un chierico per essere
ordinato altrove. - Ecclesiastico, di chiesa; uomo
di chiesa ; di persona addetta al clero. - Irregolare,
chi è giudicato incapace a ricevere gli ordini sacri
e ad amministrare i sacramenti. - Ordinato, pro-
mosso agli ordini sacri. - Santo, sacro ministero,
quello del clero. - Sinodatlico, diritto o tributo dei
parroci per la tenuta del sinodo. - Unto del Si-
gnore, persona consacrata in nome del Signore,
sacerdote, re.
Aver cura d'anime, si dice di un sacerdote che
è a capo della direzione, degli interessi religiosi di
una popolazione. - Buttare il collare su un fico, at-
taccare il collare a un fico, spretarsi, cessare di ap-
partenere al clero. - Celebrare un concilio, un si-
nodo, tenerli con gran solennità. - Entrare, essere
ricecuto nell'ordine, a tar parte d'una congregazione
religiosa. - Entrare in sacris, avere il primo degli
ordini maggiori, il suddiaconato. Così : entrare ne-
gli ordini minori o maggiori. - Esaltare, portare a
gran dignità, ad alto grado, specialmente ecclesia-
stico. - Essere o non essere in sacris, essere o no
ordinato diacono o suddiacono. - Laicizzare, ren-
dere laico. - Lasciar il collare, l'abito ecclesiastico.
- Mettersi il collare, avviarsi alla carriera del prete.
- Ordinare, conferire gli ordini ecclesiastici. - Pa-
rarsi : si dice di sacerdote che si mette le vesti
sacerdotali per una funzione (dir messa, ecc.). -
Prendere, ricevere l'ordine, entrare a far parte di
una congregazione di religiosi. - Secolarizzare, scio-
gliere dai voti religiosi. - Sposare una chiesa, di-
venire padre spirituale, parroco. - Tonsurare, fare
la tonsura (tonsurato, chi l' ha ), la chérica. -
Vestire Vabito ecclesiastico, darsi alla vita ecclesia-
stica.
Agapete, fanciulle che, nei primi tempi del cri-
stianesimo, servivano le chiese, non legate a voto.
- Càccole di San Pietro (spreg. plebeo non com.),
i chierici. - Diaconessa, nome che si dava, nei primi
tempi della Chiesa, alle vedove o alle vergini ch'erano
destinate a certi sacri ministeri. Donna della con-
fessione protestante che si dedica all'insegnamento.
- Pecorella, figur., anima, rispetto al sacerdote, al
pastore. - Uomo di tonaca, prete o frate.
Chierica, rasura tonda che si fanno i chierici
sul cucuzzolo del capo: cherca, cherica, chierica,
corona, tonsura. - Giustizie, possessi territoriali ec-
clesiastici nel medio evo. - Interim d Augusta, de-
creto di Carlo V che permetteva il matrimonio dei
preti e faceva altre concessioni. - Interstizio, il
tempo che deve correre per passare da un ordine
sacro all'altro. - Melchisedec e Melchisedecco, simbolo
del sacerdozio. - Tonsura, la chierica; atto prepa-
ratorio agli ordini sacri.
Clessidra. Sorta di orologio ad acqua o a
polvere.
Oliente. Chi ricorre all'opera di un professionista,
sia avvocato, medico^ ecc. - Chi è frequentatore.
avventore di una bottega. - Anche, l'aderente, il
partigiano. - Presso i Romani si chiamava cosi il
plebeo che si metteva sotto il patrocinio di un
ottimate di un patrizio, che diventava il patrono. -
Clientela, tutti insieme i clienti.
Clientela. Veggasi a cliente.
Clima [climatico). L'insieme delle condizioni
atmosferiche e delle loro variazioni che colpiscono
i nostri organi, in modo sensibile, cioè la tempe-
ratura, Vumidità, i cambiamenti della pressione
atmosferica, la purezza dell'aria, la presenza di
miasmi deleteri e infine il grado di trasparenza e
di serenità del cielo : aere, aria, costituzione atmo-
sferica. Anche : spazio di terra e di cielo compreso
da due circoli paralleli all'equatore e tanto distanti
fra loro che il maggior di dell'uno differisca d'un'ora
0 di mezz'ora, in più o in meno, dal maggior di
dell'altro. - Spazio di terra o di cielo compreso tra
linee parallele passanti pei punti della stessa tem-
peratura media annuale. - Regione, paese rispetto
all'aria che vi si respira e alla temperatura che vi
predomina. L'aria stessa e la temperatura di un
paese, di una provincia, di un luogo. — Clima fisico,
il clima considerato secondo la prima definizione.
Clima matematico, quello che dipende solo dall'azione
del sole. - Il clima influisce sulla vegetazione, sulla
salute, ecc. Sul clima influiscono le diverse mete-
ore deW atmosfera, cioè la brina, la nebbia, la
rugiada, la nube, la 2>ioggia, la neve, la gran-
dine, il vento. Indicazioni sul clima sono date
da vari istrumenti, quali il barometro, Vevapo-
rimetro (misuratore della evaporazione), il geo-
termometro (veggasi a termometro), Y igrometro
e Vigroscopio (veggasi ad timidità), il pirelio-
metro, che misura il calore solare; il pluvio-
metro, misuratore della pioggia; il termografo, speciale
termometro, ecc.
Il clima può essere buono o cattivo; elemente,
mite, dolce, temperato, oppure aspro, rigido, incle-
mente; freddo o caldo; secco o umido; salubre o
insalubre. - Benigno, dolce, salubre, senza rigore ; e
quindi begninitd di clima. - Infetto, quando nell'aria
sono diffusi germi di infezione, e si ha quindi
\3i malaria. - Maligno, non confacente alla salute;
e quindi malignità di clima. - Torrido, della zona
terrestre tra i due tropici: caldissimo. - Tropicale,
del tropico: molto caldo.
Climatico, del clima, appartenente al clima, ri-
guardante il clima. - Climatografia, descrizione dei
climi. - Climatologia, studio dei climi; e climatologo
chi è dotto in ciò, chi professa la climatologia. -
Climatoterapia, studio dei climi nel riguardo me-
dico. - Metereologia, quella parte della climato-
logia che studia i fenomeni atmosferici. Metereo-
lago, chi è dotto in ciò, chi professa la metereo-
logia.
Attimetria, la parte della climatologia che studia
le radiazioni solari. - Equatore termico, la linea che
segna sulla superficie terrestre i punti di massima
temperatura media. - Isobare, le linee isobariche,
ossia quelle, che uniscono i luoghi che presentano
una eguale pressione media. - Linee tsochimene,
le linee isoterme invernali. - Linee isotere, le linee
isoterme estive. - Linee isotermiche, quelle che uni-
scono tutti i punti della superficie terrestre nei
quali si ha un uguale clima matematico. - Meiobariche,
le linee isobariche, che segnano le medie minime o
più basse. - Pleiobariche, le linee isobariche che se-
gnano le medie massime o più elevate. - Poli termici,
i punti della Terra corrispondenti alle minime tem-
CLIMATKRICO
CLORALIO
387
perature medie. - Zona glaciale, temperata, torrida,
veggasi a temperatura.
Acclimazione (meglio che acclimatazione), processo
per cui l'uomo, gli animali, i vegetali, riescono a
vivere e a propagarsi in paesi diversi da quelli di
cui sono originari. Quindi acclimarsi, assuefarsi
al clima; non acclimatarsi, francesismo. - Cm'a cli-
matica, nome di moderni istituti di beneficenza che
provvedono a trasportare fanciulli cagionevoli o
gracili in luoghi atti a migliorare le loro condizioni
di salute. - Influire, dell'azione che esercita il clima
sugli organismi vegetali ed animali.
Climatèrico. Dicesi di ciò che è pericoloso,
infausto, fatale; anche in significato dì variabile.
Ollnlca. Applicazione della niedicitia o della
chirurgia alla cura di questa o quella malattia,
cura insegnata al letto stesso del malato. Anche,
luogo appartato in un ospedale, s annesso alle
facoltà mediche, dove è impartito l'insegnamento
per essa cura. - Clinica ambulante, nome che si dà,
impropriamente, all'esame e alla cura di ammalati
che non giaciono nell'ospedale, ma si fanno visitare
per far poi ritorno alle loro case. - Clinica privata,
l'esercizio medico privato, considerato, sotto il ri-
guardo scientifico, come auto-insegnamento. - Clinica
propedeutica, clinica preparatoria , addestramento
all'esame dei malati. - Clinica stabile: per contrap-
posto all'ambulatorio, é la clinica di ospedale pro-
priamente detta. - Camera incisoria, stanza, ordina-
riamente annessa alle cliniche, nella quale si dissecano
i cadaveri a beneficio della scienza medica e del-
l'umanità: sala, camera operatoria, anatomica, per
Y anatomia e la patologia. - Policlinico, stabi
limento destinato alla cura delle malattie e all'in-
segnamento pratico della medicina.
C^mjco (greco ìcline, letto), aggiunto dell'arte medica
quale suole impartirsi al letto dell'infermo. Chiamasi
clinico anche il professore di clinica e quanto ri-
guarda la clinica. Si dice cosi quadro clinico l'insieme
dei sintomi che presenta un ammalato; lezione clinica,
quella data sull'infermo; medicina clinica, forma
clinica (di una malattia), caratteri diniciy ecc.
Clinico. Appartenente alla clinica; medico o
chirurj^o che fa clinica
Clìpeo. Sorta di scudo.
Clisàgrra. Localizzazione della gotta.
Clisopompa. Detto a clistere.
Clistere. Acqua o altro liquido che si introduce
negli intestini, per la parte deretana, mediante la
siringa (o l'istrumento designato con la stessa de-
nominazione di clistere) : clisma (lat.) , clistero,
clistiere, cristiero, crisma; serviziale, lavativo;
schizzetto d' acqua Nell'uso, enteroclisma ; in ter-
mine farmaceutico, archileo. Fu detto anche ar-
gomento. - Canna da serviziale, e anche assolutamente
canna, quando il contesto escludi l'ambiguità, tubo
di stagno, lungo circa due palmi, p ù o meno grosso,
il cui vano, perfettamente cilindrico, si riempie di
liquido per cacciarlo nell'intestino retto col mezzo
dello stantufìo. - Cannello, tubetto di legno o d'avorio
d'osso 0 di metallo, tatto al tornio, e che s'innesta
alla cima della canna da serviziale. Dal cannello,
introdotto nello sfintere, il liquido sospinto dallo
stantuffo passa nell'intestino. Il cannello è talora
rafforzato dal cappelletto. - Cannello torto, cannello
di stagno, che termina in becco ricurvo, perchè
uno possa darsi da sé il clistere. Disusato da dopo
l'invenzione à^Wirrigatore. - Cataclismo: Ippocrate
usò questa parola greca come sinonimo di clistere.
• Clisopompa, grossa siringa a pompa, per lo più di
stagno: é l'istrumento più comune per la sommi-
nistrazione dei clisteri. Svariatissime le forme di
ci isopompe, tutte fondate sul principio delle pompe
aspiranti e prementi. - Clissore, tubo di caucciù,
lungo un metro, munito ad un'estremità di una
cannula rettale e all'altra di un imbuto. Ne è un
perfezionamento 1' enteroclisma. - Enteroclisma, ser-
batoio posto molto in alto, munito, o no, di chiave,
dal tondo del quale parte un lungo tubo di gomma
elastica, terminante in un becco diritto, destinato
ad essere introdotto nel retto. Serve bene, special-
mente come mezzo irrigatorio dell'intestino, perchè,
aprendo la chiave, il liquido in esso contenuto, per
l'altezza a cui si trova il recipiente, discende con
pressione ed entra con facilità nel retto, nel quale
siasi introdotto il beccuccio. - Irrigatore, sorta di
macchinetta che serve per clisteri, per iniezioni.
Cappellétto, specie di ghiera di stagno, la quale,
infilata nel cannello, va ad invitarsi alla cima della
canna da serviziale per tenerlo più saldo. - Mazza
della canna da serviziale, bastone cilindrico, di le-
gno, talora anche di metallo, lungo poco più della
canna, che dall'un dei capi termina o in palla o in
mela, per maneggiarlo comodamente, e dicesi il ma-
nico della mazza; l'altro capo è munito del rocchetto,
il quale, fasciato di stoppa, serve a spingere il li-
quido. - Rocchetto : cosi, per una certa somiglianza,
chiamano gli stagnai la estremità della mazza, dove
sono infilati e fermati paralleli due dischi metallici,
di poco minori della cavità della canna da servi-
ziale, distanti circa tre dita l'uno dall'altro, spazio
da essere riempito dagli stretti ravvolgimenti della
stoppa, sino alla richiesta grossezza dello stantuffo.
- Stantuffo, sianlufo, stoppàccio, stoppacciuolo, o meglio
stoppacciolo, che alcuni anche scrivono latinamente
embolo: ingrossamento cilindrico tatto con fiocchetti
di canapa, o di lino, allargati e strettamente ravvolti
intorno al rocchetto della mazza, e di tal grossezza
che lo stantuffo che ne risulta entri giusto giusto,
anzi con forza, nella cavità della canna del lavativo,
per ispingere il liquido di cui essa è ripiena. Lo
stantutfo ungesi di olio per agevolamelo scorrimento.
In Firenze più alla buona, pane; di rado, stantuffo:
mai, stoppacciuolo.
l'are, dare, amministrare un serviziale, applicarlo.
- Reggere un clistere, tenerlo finché non abbia agito.
- Sventare lo schioppo, la canna del lavativo, far
che perda quel po' d'aria che vi fosse rimasta.
Clitoride. Detto a vulva.
Clivo. Piccola collina, piccolo colle. - Super-
ficie a gronda nella base del cranio.
Clizia. 11 girasole.
Cloaca. Specie di grande fogna. - Saccoccia
all'estremità del tubo intestinale negli uccelli e nei
rettili: serve da serbatoio alle orine e agli escre-
menti.
Clònico. Detto a convulsione.
Cloràlio. Liquido prodotto dalla reazione del
cloro secco sopra l'alcool. Il cloralio idrato ha la
proprietà di coagulare gli albuminoidi, e riesce
quindi antiputrido e antifermentativo. È un ottimo
ipnotico; trattato con una soluzione di potassa o di
soda, si scompone in acido formico e clorofoi'mio;
surrogato, come ipnotico e antiepilettico, dal bro-
malio 0 bramale. Come sedativo, molto raccoman-
dato Vamilencloralio, prodotto della combinazione
del cloralio con l' idrato di ainilene. - Cloralosio,
combinazione del cloralio anidro col glucosio: ado-
perato contro r insonnia. - Cloralismo, insieme di
siniomi nervosi: sniemoratezza, debolezza irritabile,
588
COAGULAZIONE
paresi, ecc., dovuti ali' abuso acuto e cronico di
cloralio.
Clorato. Detto a dorico (acido).
Clèrico {acido). Acido liquido, di color giallo-
verdastro, energico agente di ossidazione: lo si ot-
tiene trattando con l' acido flussilicico il clorato
baritico e svaporando convenientemente. - Acido
cloroso, gas giallo-verdastro ingenerantesi per iscom-
posizione dell'acido dorico operata da sostanze orga-
niche ; é buon disinfettante e colorante usatissimo.
- Clorato, ogni sale risultante dalla combinazione
dell' acido dorico con una base. Importanti, per
l'industria, quelli di potassa, di soda, di barite
(protossido di bario); e si hanno pure quelli di
ammonio, di anilina, di calce, di cromo, di rame,
di ferro, di magnesia, di piombo, ecc.
Cloridrico {acido). Combinazione di doro e di
idrogeno: si trova allo stato libero nei terreni
vulcanici e nelle acque che ne derivano, nei tuberi
delle patate, nel succo gastrico, ecc. Di uso fre-
quente nelle arti e nelle operazioni chimiche; in
medicina, serve come antisettico, disinfettante, to-
nico, stimolante, ecc., e come antidoto degli alcali.
- Cloridrati, cloroidrati, idroclorati, i composti che
risultano dall'azione dell'acido cloridrico sulle basi
organiche e sugli alcaloidi. Sono pure dei cloruri,
ma, più propriamente, si chiamano idroclorati o clo-
roidrati. • Cloridrine, sostanze che si ottengono per
azione dell'acido cloridrico sui glicoli. - Parapeptone,
il prodotto dell' acido cloridrico sulla fibrina e su
tutte le sostanze albuminose.
Cloro Corpo semplice, metalloide, molto diffuso
in natura, uno degli elementi del sai marino, che
entra nella composizione di parecchi minerali e corpi
organici. Si usa su larga scala per imbianchire le
sostanze vegetali; allo stato libero, per ottenere
prodotti chimici, come cloruri, clorati, permanga-
nati, ecc. - Acido cianurico, prodotto che si ottiene
facendo passare una corrente di gas cloro secco
suir urea in fusione. - Acque clorurate, quelle che
contengono in prevalenza cloruro di sodio. - Ani-
dride nitrica, prodotto della reazione del cloro sul
nitrato d'argento, ambedue in istato di perfetta sec-
chezza. - Bicloruri, prodotti risultanti dall' azione
del cloro con un metallo o con un radicale com-
posto e in cui l'elemento elettromagnetico è contenuto
in maggiore proporzione che nei semplici cloruri.
- Cloroanidridi, derivati dalla sostituzione del cloro
agli idrossidi degli acidi. - Cloruri e miiriati, i com-
posti del cloro coi metalli, coi metalloidi, o con
alcuni radicali organici. Importanti i cloruri di al-
luminio, di ammonio, di antimonio, di argento, di
bario, di benzile, di calce, di calcio, di carbonio,
di etile, ecc. Veggasi anche a cromo, fosforo,
magnesio, nicJielio, oro, platino, rame, ecc.
Il cloruro anidro si usa in alcune reazioni chimi-
che; il cloruro cristallizzato in tintoria, come mor-
dente e come disinfettante ; il cloruro di ammonio
è usato nella saldatura e nella zincatura dei me-
talli, nella tintura e stampa dei tessuti, nella fab-
bricazione di alcune materie coloranti e di varii
mastici ; per la preparazione di alcune pile; come
reagente nell'analisi chimica e qualche volta anche
in medicina. Usato il tricloruro di antimonio per
bronzare i metalli, colorare i cuoi, preparare altri
composti di antimonio, e in medicina come cau-
stico ; il elortiro d'argento serve nella galvanopla-
stica e in fotografìa; il cloruro di calce come de-
colorante, per imbianchire tessuti, ecc.
Clorometria, insieme dei processi analitici per la
determinazione della quantità di cloro attivo con-
tenuto nei cloruri decoloranti del commercio.
Clorofilla. La materia che colora in verde la
foglia dei vegetali.
Cloroformio. Liquido che produce l' insensi-
bilità e si usa quindi, specialmente, in chirurgia:
chimicamente, è il tricloro metano o cloruro di me'
tile triclorato. - Cianoformio, corpo oleoso e non
volatile ottenuto da Faisley scaldando a 100°, in
un recipiente chiuso, cloroformio con alcool e cia-
nuro di potassio. - Cloroformizzare, applicare il clo-
roformio. - Cloroformizzazione, atto ed effetto del
cloroformizzare; la narcosi prodotta dal clorofor-
mio, all'uopo adoperandosi un mascherino di Es~
smarch o di Skinner, essenzialmente fatto di ossa-
tura metallica rivestita o di flanella molto porosa,
ovvero di due o tre strati di garza idrofila. Si ado-
perano pure gli apparecchi di Shato, di Sanson, dt
Girard, di Junker, ecc. Sul mascherino, applicato
al naso e alla bocca, si versa lentamente, gocccia
a goccia, il cloroformio.
Clorosi. Malattia muliebre, cloro-anemia, cioè
anemia il cui carattere distintivo è costituito dalla
scarsezza della sostanza colorante normale dei glo-
buli rossi del sangue: è propria della pubertà.
Cloruro. Veggasi a cloro.
Coabitare ) coabitazlone (coabitante). L'a»
bitare insieme. - Coabitazione, in medicina legale,
consumazione del matrimonio.
Coacervare (coacervato, ccfacervazione). Am-
mucchiare, far mncchio.
Coadiutóre (coadiutorìa). Chi coadiuva altri o
ne fa le veci, specialmente in qualche pubblico
ufficio, - Grado nel clero. - Termini equivalentii
aggiunto, aiuto, collega, cooperatore, supplente.
Scherz., cirenèo. - Coadiutorìa, l'ufficio del coa-
diutore.
Coadiuvare (coadiuvante, coadiuvato). Prestare
aiuto ad altri in checchessia. - Coadiuvante, chi
agisce in tal senso. - Coadiuvato, chi riceve l'aiuto,
gode l'assistenza, ecc.
Coagulante. Detto a, coagulazione.
Coagulare, coagularsi (coagulabile, coagur
lato). Detto a coagulazione.
Coagulazione. Il passaggio di una sostanza
non cristallizzata, di natura liquida o semiliquida,
allo stato semisolido o solido : assodamento, coa-
gulamento, concrezione, rappigliamento ; agglutina-
mento, agglutinazione; congelamento, congelazione,
conglutinamento, quagliatura. - Accagliamento, del
latte e simili. -Rasseglio, detto di liquido unto, di
brodo, ecc.
Coàgulo, dicesi della massa solida o rappresa
di un liquido coagulato. - Coalescenza, eoalitd, coor
lizione, riunione o congiungimento di parti prima
separate. - Grumo, il coagulo del sangue fuori
dalle vene e del latte nelle poppe; anche di f(t-
rina o di altra polvere che si raggruppa e si
rappallottola : grumetto ; bozzolo, ròciolo (di fa-
rina).
Coagulàbile, atto a coagularsi. - Coagulativo, che
ha virtù di coagulare : coagulante. - Coagulato, fat-
tosi a grumi, a grumetti : assodato, cacióso, con-
densato, incagliato, ingrumito, divenuto denso,
condensato, rappreso.
Coagulare, dare consistenza a un liquido, in
modo che diventi solido o quasi : appendere, rap-
prendere, rappigliare ; accagliare, condensare, ras-
sodare, strignere, stringere. - Coagularsi, farsi so-
lido, 0 quasi, proprio dei corpi che erano allo statp
COAGULO
COCENTEMENTE
589
liquido: agglutinarsi, aggrumare, assevare; ca-
gliare, cagliarsi; conglutinarsi; quagliare, quagliarsi;
rapprendersi, rappigliarsi.
Ooàgriilo. Detto a coagulazione.
Coalescenza. Detto a coagtilazione.
Coalizione. Dicesi deWalleanza di due o più
governi o partiti in un interesse comune.
Coane. Veggasi a naso.
Coartare, coartazione (coartato). Lo sfor-
zare, il costringere altri a checchessia.
Coattivo. Che ha forza di costringere.
Coatto. Veggasi a domicilio.
Coazione. Atto del costringere, costringi-
mento; violenza all'altrui volontà.
Cobalto. Specie di metallo da cui si ricava
l'azzurro. ■ Cabrerite, arseniato idrato di nichel,
cobalto e magnesio. - Cobaltamminici, denomina-
zione generica delle combinazioni che si ottengono
trattando i sali di cobalto con ammoniaca. - Co-
ballina, arseniuro di cobalto con solfo e poca quan-
tità di ferro. - Eritina, arseniato di cobalto. - Saf-
flor, arseniato di cobalto. - Smaltina, minerale di
cobalto, cosi detto ;)erchè serve alla fabbricazione
dello smalto o smaltino, ossia dell' azzurro di co-
balto. - Cobaltatura, l'operazione praticata per ri-
vestire di cobalto un oggetto.
Còbbola. Antico genere di componimento in
poesia.
Còca. Arboscello del Perù, dalle cui foglie si
trae un infuso, una bevanda gradevole e legger-
mente eccitante, indicata come vantaggiosa nella
cura dell'esaurimento nervoso. - Cocaina, alcaloide
che si trova nelle foglie di coca, insieme a varii
altri alcaloidi: è dotato di una importantissima a-
zione anestetica locale ; usato quindi, massime per
uso esterno, in pennellazioni, istillazioni, polveriz-
zazioni, iniezioni, ecc. - Cocainidina, nuovo alca-
loide della coca, con proprietà analoghe a quella
della cocaina.
Cocainismo, avvelenamento per abuso di cocaina :
cocainomania. - Coqueros, i mangiatori di coca,
indigeni, nell'America meridionale.
Cocca. Tacca della freccia, nella quale entra
la corda dell'arco. - Bottoncino del fuso. • La
punta di un fazzoletto, di un grembiale, di
uno scialle e simili.
Coccarda. Contrassegno, fregio, specie di rosa,
fatta di nastro o di panno, che si porta al cap-
pello, al braccio, al bavero dell' abito come di-
stintivo nazionale, gentilizio, ecc.: brigidino, rosa,
rosetta di nastro, rosolaccio. - Pasticcino, coccarda
dei servitori.
Cocchiata. Carrozzata, andata in carrozza.
- Anche, serenata di musici e suonatori.
Cocchiere. Chi guida il cocchio, la carrozza:
auriga, aurigatore, automedonte; bottaro, carroz-
ziere, diligenzaio ; guidaiolo, guidatore di cocchi, di
cavalli ; postiglione (il cocchiere delle vetture da
posta) ; sferzator di cavalli ; vetturale, vetturino
(cocchiere di piazza). - Fare il cocchiere o da coc-
chiere : andare, stare a cassetta; guidar cocehi,
cavalli ; aurigare. - Star bene a cassetta, essere un
bravo cocchiere. - Pastranella, sorta di ferraiolo,
a vari baveri, portato dai cocchieri.
Cocchio. Nobile carro; ricca carrozza.
Cocchiume. Tappo di botte; la bocca stessa.
Còccia. Il guscio del testàceo. - La guardia
della spada e della sciabola.
Coccige. Osso formante la base della colonna
vertebrale. - Coccigodinia, dolore in corrispon-
denza del coccige.
Coccinella. Piccolo insetto coleòtt&ro : il
volgo lo usa, schiacciandolo e applicandolo sulle
parti dolenti, massime nei dolori di denti e della
faccia.
Coccineo. Di cocco.
Cocclnigrlia. Insetto (femmina del cocco) dal
quale si trae il carminio (veggasi a rosso) ; il
carminio stesso. - Gallinsetli, insetti così chiamati
per l'apparenza di galle che prendono le femmine
quando, dopo aver condotto vita libera sulle parti
più tenere delle piante, vi si fissano col rostro.
Coccio. Pezzo di vaso rotto; rottame. • Fi-
gur., di persona infermiccia o malsana: veggasi a
inalato.
Cocciuòla. Enfiagione sulla pelle, per lo più
cagionata dalla zanzara.
Cocciutàggine, cocciuto. Veggasi ad osti-
nato.
Cocco. Specie di palma americana che pro-
duce noci grosse come poponi, le quali, quando
sono fresche, contengono un liquido dolce e rin-
frescante ; secche, una sostanza bianca e solidifi-
cata, che mangiasi come mandorle, e se ne fanno
bibite. Col guscio si lavorano vasi, coppe, ecc. -
Noce di palma, il frutto del cocco : seme del phiy-
telephas macrocarpa, che può servire come succe-
daneo del caffè. - Calumba, la radice del cocco. -
Coccinico acido, quello contenuto nel burro di
cocco. - Coccinina, grasso neutro, derivante dalla
combinazione dell'acido coccinico con la glicerina.
- Coir, i filamenti che avvolgono i frutti del
cocco.
Latte di cocco, succo bianco, lattiginoso, dolcia-
stro della noce di cocco. - Olio di cocco, sostanza
grassa, consistente come il burro, che si estrae
dalle noci di cocco : molto usata nella preparazione
dei saponi, della stearina, del burro artificiale e
come costituente di unguento. Il vero cold-cream
è puro olio di cocco aromatizzato. - Vegetalina,
grasso di noce di cocco.
Cocco. Il maschio della cocciniglia. - Specie
di fungo.
Coccodrillo. Grosso rettile, simile, nella forma,
a una gran lucertola: crocodilo. - Alligatóre, sorta
di coccodrillo americano. - Caimano, rettile affine
al coccodrillo, vivente nei fiumi dell'America. -
Gaviale, coccodrillo del Gange. - Icneumone, ani-
male nemico del coccodrillo (ne mangia le uova) :
mangusta, ratto di Faraone. - Stenosauro, teleosauro,
coccodrilli fossili.
Crocodilópoli, città nella quale si adoravano i
coccodrilli. - Lagrime di coccodrillo, veggasi a la~
grinta.
Còccola. Il frutto di alcuni alberi e di alcu-
ne piante. - Còccola di Levante, o indiana, il frutto
d'un arbusto rampicante delle Indie, del Malabar,
dell'Arcipelago Indiano; usato esternamente, in
forma di pomata, come antiparassitario, contro i
pidocchi, le piattole, la tigna.
Coccolóne , coccolóni. L' atteggiamento
della persona che sta ripiegata e sedente sulle cal-
cagna.
Coccolóne. Colpo di apoplessia fulmi-
nante.
Cocente. Chi arde, brucia : veggasi a bru-
ciare.
Cocentemente. In modo cocente.
590
COCIORE — COOICK
Cocióre. Scottatura, bruciore : veggasi a bru-
ciare.
Cocitura. Atto ed effetto del cuòcere.
Coclea. Cavità A^Worecchio.
Coclearia. Sorta di pianta medicinale.
Cocólla. Sopravveste da frate ; indumento del
clero.
Cocomeraio. Detto a cocòmero.
Cocòmero. Frutto d'una cucurbitacea che sta
fra la zucca e il popone, rotondo, a polpa rossa,
acquosa e dolce ; a buccia verde e liscia, con pic-
ciuolo piccolo e corto, semi neri o rossicci : cogò-
mero, melàngolo. Largamente usato come disse-
tante; i semi tanno parte dei cosi detti semi freddi
e si adoperano per preparare l'unguento di tal
nome e la cosidetta semata. - Anguria, termine
dialettale usato in Lombardia, nel Veneto e nell'E-
milia, per cocòmero. - Cocomerdccio, peggior. di co-
comero; cocomerino, dimin.; cocomerone, accresc. -
Cocòmero di Pistoia, grossissimo, di buccia verde-
scura talora con qualche striscia giallo-terrosa. Ha
la polpa, nella perfetta maturità, di un bel rosso
acceso, granellosa, saporitissima ; i semi neri. -
Cocòmero di Prato, molto grosso. - Cocomero mo-
scodello imperiale, qualità di polpa gialla, molto
dolce. - Cocòmero napoletano, più piccolo degli or-
dinarli e di buccia più sottile e trasparente, di
seme biancastro, talora col contorno nero, o di se-
me rosso. - Cocomero vettòne, quello che si ha in
settembre dai tralci rimessi. • Cocòmero vernino,
quello che, generalmente piccolo, si può conservare
per l'inverno, tenendolo appeso al palco o sulla
paglia. - Zucca: si dice del cocòmero quando è
biancastro e cattivo, sciapito. - La buccia, il gam-
bo, parti del cocòmero. • Granello, seme del cocò-
mero. - Grumolo, l'interno, il midollo del cocò-
mero, senza semi, che a volte i cocomerai d'alcune
Provincie staccano e vendono da sé in forma di
cannello. Grumoletlo, grumolino, dimin. - Tassèllo,
il pezzetto quadro di buccia e di polpa che si leva
col coltello da un cocomero {fare un tassello), per
accertarsi se sia maturo, e poi si rimette a posto.
Cocomeraia, cocomeraio, luogo nel quale si colti-
vano i cocomeri. - Cocomeraio, anche, chi vende co-
comeri interi, o a fette o a taglio. - Comprare, ven-
dere un cocomero a taglio, cioè saggiandone prima
con un taglietto quadro (tassello) la qualità. - Tas-
sellare, fare un tassello al cocòmero per assaggiarlo,
per vedere se è buono. - Brucia Pistojat, grido dei
fiorentini venditori di cocomeri (e lo dicono per-
chè da Pistoia si hanno i cocomeri più belli e più
rossi). - E' marma la bocca, gridano i cocomerai
toscani, e specialmente i pistoiesi, per accennare
che il cocomero è stato in ghiaccio, e quindi fre-
schissimo.
Cocuzza. Capo, testa.
Cocùzzolo {cocuzzo). Il vertice della testa:
sommità, cima. - Sommità o fondo del cap-
pello.
Coda. Prolungamento della spina dorsale nei
quadrupedi; estremità del corpo in altri animali,
come nei pesci ; fascio di penne nella parte dere-
tana degli uccelli: codrizzo, strascino. - Coda a
ventaglio, o a granata, quella del cavallo quando
si sparpaglia alzandosi ; o del pavone quando l'a-
pre, o del tacchino quando fa la ruota; prensile,
quando con essa gli animali possono attaccarsi a
qualche cosa: cosi quella delle scimmie; spelac-
chiata, la coda povera dei peli.
Coda, codetta, codina, codinzolo, piccola coda. -
- Codone, coda grossa, lunga. - Codióne, parte e-
strema delle reni negli animali, più che in altri
apparente nei volatili ; e si potrebbe chiamare cosi
quel che in Piemonte dicesi portacoda; dei polli,
scherzosam., < il boccone del prete > . - Lonza, no-
me che danno i macellai alla coda degli animali
macellati. - Sopracculo, punta che si vede sopra il
culo dei polli : volgarm., stizza.
Godale, di o da coda ; appartenente alla coda :
caudale. - Godalo, che ha coda.
Movere, alzare, dimenare la coda : movimenti che
con essa si fanno. - Scodinzolare, muovere la coda
per vivezza o per allegria (di cani, uccelli e sim.).
- Serrare la coda, degli animali che la stringono
a sé.
Scodare, tagliare la coda. - Coda all'inglese, ope-
razione che consiste nel tagliare, con metodo sot-
tocutaneo 0 scoperto, i muscoli sacro-coccigei del
cavallo, allo scopo di fargli portare la coda a
tromba, all'inglese.
Coda. Parte estrema di checchessia. - Parte dei
capelli che le donne portano, per lo più di die-
tro, ravvolti insieme. - Strascico del manto di
principi, di cardinali, ecc., e della veste muliebre.
- Parte della cometa. • Di aglio o di porro, la
parte opposta al bulbo. - Coda, si dice anche dei
versi che si pongono in fine del sonetto, - Finale
di un pezzo di musica, - Traine, voce francese,
usata dalle sarte per strascico, coda. - A coda di
rondine, maniera di intaccatura, di incavo an-
golare.
Codardia. L'essere codardo.
Codardo. Senza coraggio; paurosissimo, vi
gliacco.
Codazzo. Cortèo, séguito.
Codeina. Alcaloide dell'oppio; calmante ner-
voso, molto usato per la tosse.
Codétta. La coda dell'occ/tio. - Parte del fu-
cile. - Cordoncino della frusta. - Estremità del
tomaio della scarpa.
Codiare (codiato). Veggasi a seguire.
Codice. Corpo di leggi ordinate secondo i prin-
cipii del diritto^ a fine di regolare gli atti o pu-
nire i delitti dei cittadini. - Raccolta di leggi, sta-
tuti e decreti nazionali, intorno alle discipline mi-
litari, - Il libro delle leggi e dei rescritti degli im-
peratori (codice di Giustiniano, teodosiano, ecc.).
- Codice civile, la raccolta delle leggi riguardanti il
diritto privato. - Codice napoleonico, i cinque libri
di leggi pubblicati sotto Napoleone I. - Codice pe-
nale, quello che stabilisce le pene per i delitti, le
contravvenzioni, ecc. - Codice rurale, riguardante
le cose di campagna, relativo all'agricoltura. - Co'
dici barbarici, quelli legislativi promulgati, nella
prima metà del secolo VI, dai re narbari occupanti
le terre dell'antico impero romano. - Novelle, co-
dice ordinato da Giustiniano, comprendente ogni
materia legislativa: diritto pubblico, diritto marit-
timo, commerciale, civile, penale.
Codice d'amore, quello che era nelle antiche
< corti d'amore >. - Codice delta lingua, il voca-
bolario. - Codice farmaceutico, collezione ufficiale
di ricette e di formole per la farmacia. - Sacro
codice, la Bibbia.
Codificare, raccogliere in codice. - Codificazione
(francesismo), l'atto doH'inscrivere alcuna legge nel
codice. - Commentare un codice, illustrarne, spie-
garne, chiarirne, criticarne anche, gli articoli. • Pro-
mulgare un codice, pubblicarlo e metterlo |ia atti-
vità. Promulgazione, atto ed effetto.
CODICE — COLASCIONATA
591
Codice. Dicesi anche di libro manoscritto, o
propriamente dei manoscritti antichi, i quali sono
0 sopra cartapecora o carta bambagina. Celebri al-
cuni che si conservano in varie biblioteche, coi
nomi delle quali sono designati, come i codici della
Marucelliana, della lUccardiana, della Vaticana,
detti anche marucelliani, riccardiani, vaticani, ecc.
- Codice acefalo, mancante d'alcuna parte in prin-
cipio. - Codice cartaceo, carta bambagina. - Codice
in miniatura, ornato di dipinti all'acquarello : ven-
gasi a miniare. - Codice membranaceo, composto
di membrane d'animali. - Palinsesto, codice antico
membranaceo, sulle cui pagine era già scritta un'o-
pera, che, di poi cancellata, fu sostituita da un'al-
tra negli spazi.
Codice cavalleresco. Secondo una designa-
zione moderna l'insieme delle consuetudini che re-
golano il duello e le cosidette « vertenze d' o-
nore d .
Codicillo. Aggiunta o variante a testamento.
Oodllungo. Specie di cingallegra.
Codino. Piccola coda.
Codino. Chi non è amante del progresso :
retrogrado, reazionario. - Codini furono chiairiati
coloro che, prima della Rivoluzione trancese, erano
favore-voli alle antiche forme sociali e politiche. -
Mangialiberali, codino arrabbiato.
Codione. L'estremità inferiore delle reni. - Veg-
gasi anche a coda.
Codirósso. Uccelletto dal becco sottile e con la
coda rossa.
Codlrossolóne. Specie di tordo.
Codone. Gran coda, - Nome d'una specie di
anitra.
Coefficiente. Veggasi ad elemento e a quan-
tità.
Coegruale. Che è eguale in tutto ad altra per-
sona o cosa.
Coenzione. Vegi a si a matrimonio.
Coepiscopo. Delto a vescovo
Coercitiva (forza). Detto a magnetismo.
Coercizióne. Costrizione, azione del costrin-
gere.
Coerède. Compagno veh'eredità.
Coerente. Chi ha coerenza.
Coerenza. Lo stretto nesso dei giudizi specu-
lativi tra loro e di questi con la pratica ; qualità
di chi o di ciò che è coerente; il pregio di man-
tenersi in armonia con sé stesso, con le proprie
idee e le proprie azioni ; condotta logica. - Ùoe-
rente, chi si mantiene in concordia con sé stesso,
cioè non in contraddizione, in contrasto, nelle
parole o nei fatti: cònsono, corrispondente, eguale
a sé stesso.
Coesione Forza che unisce, forza A'unione:
aderenza, inerenza, inesione.
Coesìstere, coesistenza (coesistente). Esistere,
essere in realtà.
Coetàneo. Della stessa età: contemporaneo,
coèvo.
Coeternità, coeterno. Veggasi ad etemo.
Coèvo. Della stessa età.
Cofanetto. Piccolo còfano, piccolo scrigno,
scrignetto.
Cofano. Sorta di cassa o forziere ; cassapan-
ca, scrigno', vaso rotondo, col fondo piano, nel
quale si portano le cose da luogo a luogo; reci-
piente nel quale si contengono le munizioni da
guerra delle bocche da fuoco e fatto^ generalmente
a cassetta o sedile per sedervisi i serventi del
pezzo. - Opera di fortificazione. - Cofanetto, pic-
colo cofano, piccolo scrigno.
Coffa. Specie di piccola piattaforma semicirco-
lare, fissata in aito fra le congiunture degli alberi
di una nave. -Voce dialettale genovese designante
una specie di cesto del quale si servono i facchini
del porto.
' ogitabondo. Preoccupato da qualche pen^
siero.
Cogitativa, cogitativo, cogitazióne. Veg-
gasi a pensiero.
Cògliere (còlto). Spiccare dalla pianta. • In-
vestire, colpire. Per sincope, córre.
Coglitura. Azione del cògliere.
Cognata, cognato. Detto a parentela.
Cognazióne. Legame di parentela.
Cògnito. Ben noto : veggasi a conóscere.
Cognizione. Nozione acquisita di checchessia.
- Conoscenza particolare di una cosa. - La pre-
senza di una cosa qualunque nella coscienza dello
spirito, e stato per cui lo spirito si trova in una
certa attinenza con la cosa che conosce.
Cognome. Il nome, dopo il proprio, comune
alla discendenza: casato.
Cognominare, cognominarsi {cognominato).
Veggasi a noìne.
Coiàme. Quantità di cuoio.
Coiàttolo. Ritaglio di cuoio.
Coibente. Dicesi di materia che impedisce il
passaggio nel suo interno ad alcune forme dell' e-
nergia (calore, elettricità) rispetto alle quali è
coibente, cioè impermeabile.
Coibenza L'essere coibente.
Coincidenza. Il coincidere: concorso, in-
contro. - Figur., avcenimento simultaneo di due
fatti 0 circostanze; caso.
Coincidere (coincidente, coincidenza, coinciso).
Cadere, concorrere, incontrarsi in uno stesso punto
0 nello stesso tempo. - Di superfìcie, comba-
ciare.
Cointeressare (cointeressato). Veggasi ad in-
teresse. - Cointeressato, chi o che ha comune in-
(pioqs^ 'n checchessia: socio; anche, compare,
complice.
Coinvòlgere (coinvolto). Comprendere, avvol"
gere alcuno in xm'accusa, in una Wfe, ecc.: im-
plicare, inci celare, rendere complice.
Coito. Accoppiamento dei due sessi per la ge-
nerazione della specie umana.
Cola. Arnese per colare il vino. • Altro stru-
mento per colare la calcina.
Colà. Avverbio che significa in quel luogo,
Oola^rnfjo. Piccolo arnese, o colatoio, per co-
lare il brodo.
Colagogo. Detto a bile e a purgante.
Colare (colato, colatura). Far passare la cosa
liquida in panno o altro (veggasi a filtro). - Far
passare la calcina per la cola: veggasi a calce. -
Far passare per colo ; riferito a grano, - Versare
un liquido goccia a goccia. - Fondere, riferito a
metallo, - Scorrer giù, gocciolare. - Colaticcio,
ciò che cola o scola da checchessia : materia li-
quida colata, feccia, rimasuglio. Anche, la cera
scolata dalle candele: biòccolo, candelotto, cerume,
colatura, gocciolatura, premitura. - Colatóio, qual-
siasi arnese da colare: cola, colino, colo, stamigna;
torcifeccio, torcifecciolo. - Colatura, atto del colare;
la materia colata. - Colino, piccolo ;unese da cu»
dna, per colare.
Colascionata. Sorta
592
COLASCIONE
Colascione. Istrumento musicale a forma di
litUo.
Go lassù. Lo stesso che colà, però dimostrando
altezza.
Oolatìo. Addiettivamente : cascato da sé da
una pianta: detto specialmente della castagna.
Colatoio. Arnese per colare : filtro.
Colatore. Un canale di scolo.
Colatura. Atto del colare e la materia co-
lata : veggasi a filtro. - L'acqua che risulta da
una decozione.
Colazione. Il pasto che si fa alla mattina:
colezione. • Colazionaccia, di colazione pessima. •
Colazioncina, di colazione non eccessivamente ab-
bondante, ma gustosa per qualità di cibo. - Cola-
zionciona, di colazione buona e abbondante. - Co-
lazionetta, colazinncella, di colazione non abbon-
dantissima, ma gustosa e soddisfacente. - Calazio-
nuccia, di colazione poco soddisfacente.
Asciolvere, denominazione poco in uso per indi-
care la colazione del mattino, che toglie il digiuno :
sciòlvere, sciacquadenti ; frane, déjeuné. • A for-
chetta, 0 in forchetta, la colazione, se si mangiano
cibi solidi e da pigliarsi con la forchetta: contrapp.
alla colazione di caffè e latte. - Prima colazione, il
pasto che si suol fare appena alzati. - Seconda co-
lazione, il pasto che suol farsi nella mattinata, fra
le undici e mezzogiorno.- Lunch oluncheon {in^.),
colazione, per lo più, sontuosa. - Pique-nique, me-
renda, colazione o sollazzo, in cui ognuno paga la
sua parte o porta qualcosa da mangiare, Ital. fare
alla romana ; in toscano, a testa e borsa. - Sciac -
qui'denti, di colazione misera per qualità e quan-
tità di cibi. - Spuntino, piccola colazione, leggera ;
piccolo mangiare che si fa fuori dell'ordinario, e
tanto per sostenere lo stomaco ed arrivare all'ora
consueta del cibo.
Far colazione: asciòlvere, colazione, rompere il
digiuno, sciòlvere; sdigiunare, sdigiunarsi.
Còlchico. Genere di piante, tipo della fami-
glia delle colchicacee. - Colchico autunnale, la spe-
cie più nota e più apprezzata. - Colchicina, alca-
loide riscontrato nel colchico autunnale.
Coleo. Sorta di pianta ornamentale.
Coledoco, n dotto escretore del fégato.
Colèi. Pronome di persona (femmin.)
Colelogia. Trattato della bile.
Colendissimo. Rispettabile: titolo d'onore, di
rispetto.
Coleottero. Varietà di insetto; e coleòtteri, or-
dine d'insetti il più ricco di tutti, le cui specie
superano i cinquantamila, suddivisi in pentameri,
eteromeri, tetrameri, trimeri, ecc.: hanno quattro
ali, di cui le anteriori, o elitre, generalmente dure,
coriacee, convesse, che servono di astucci, non al
volo, macchiettati per lo più di colori vivissimi.
Insetti coleòtteri sono quelli detti brachelitri, cara-
bidi (carnivori), clavicorni, lamellicorni, longicorni,
seiricorm, rincòfori, silófagi, platisomi, eupodi, cla-
vipalpi, ecc.
Bupresto, genere di coleòtteri pentameri. - Ca-
landra, coleottero di più specie (calandra grana-
ria, punteruolo, ecc.). - Càrabo, coleottero di più
specie, a colori metallici e di carattere feroce. -
Cerambice, genere di coleòtteri longicorni aventi il
corpo di color verde bronzino. - Cervo volante, ge-
nere di coleòtteri affini agli scarabei e nocivi agli
alberi di cui rodono il legno. - Cicindela, genere
di coleòtteri velocissimi, voraci, che abitano in
luoghi sabbiosi. - Coccinella, coleottero a corpo e-
misferico, in qualche specie con elitre rosse. - Coia-
spidi, tribù di coleotteri tetrameri. - Fungicoli, afi-
dofagi, pselati, insetti della famiglia dei coleòtteri
trimeri. - Lucciola, coleottero dal ventre risplen-
dente. - Melasomi, tossicorni, steneletri, trachelidi,
insetti della famiglia dei coleòtteri eteromeri. - Me-
lolotUa 0 maggiolino, coleottero comune in Italia.
Ne ò una specie lo scarafaggio. - JSecròfori,
nome dato a certi coleòtteri che costumano sep-
pellire piccoli aaimaluzzi per deporvi le uova. •
Silfa, genere d' insetti coleòtteri, di cui si cono-
scono circa sessanta specie, quasi interamente
nere, accetto la S. thoracica, con protorace rosso,
e la S. tripunctata, che ha gialle le elitre. -
Tenebrióne, genere di coleòtteri che fuggono la
luce.
Colèra {colèrico, coleroso). Morbo epidèmico,
grave, che dà vomiti, diarrea, talvolta uccidendo
in poche ore ; dovuto ad uno speciale bacterio pa-
togeno detto, dalla sua forma, bacillo virgola (vi-
brione), e scoperto da Koch : cholera morbus, co-
leramorbo, colerragia, morbo asiatico. Volgarm.,
zingaro. Si presenta sotto varie forme patologiche :
colera asiatico (detto anche malattia nera, morde-
chi, mordixim, tipo indiano, vedi-vandi), indigeno o
sporadico (in forma tenue), secco, tifoide. - Colera
infantile, enterite coleriforme. - Colera fulminante,
il colera quando assume forma si terribile da uc-
cidere entro poche ore. - Colera sporàdico, catarro
tumultuario gastro-enterico, con vomiti, ecc.
Colerico, che ha rapporto col colera. - Colerifor-
me, che rassomiglia al colera solo per alcuni sin-
tomi, ma non nell'essenza. - Coleroso, chi è aifetto
di colera.
Algido, periodo critico del colèra : algóre. - Co-
lerina, colera leggiero o diarrea comune in tem-
po di colera.
Anticolerico, quanto ha azione contro il colera,
la cura del quale si fonda sui mezzi atti ad espel-
lere dall'organismo i germi patogeni e le loro tos-
sine e sui mezzi atti a scongiurare i pericoli ine-
renti alle perdite profuse che l'organismo subisce
col vomito e con la diarrea, nonché per V intossi-
cazione generale dovuta all' assorbimento dei pro-
dotti tossici specifici.
Colere (culto). Usato in poesia per venerare.
Colèrico. Di colèra.
Colerina. Detto a colèra.
Colibrì. Piccolissimo uccello, dagli splendidi
colori e il più leggiadro che si conosca, proprio
dell'America tropicale. Circa quattrocento specie. -
Uccello mosca, la più piccola specie di colibrì.
Còlica. Dolore di ventre, disturbo deWitite-
stino; doglia còlica, mal di fianco, mal di pancia;
passione colica. - Celocòlica, colica prodotta dal-
l'ernia. - Colica biliare, quella prodotta dal cal-
colo biliare: colica epàtica, del fegato. - Colica
chiusa, volgami., la colica intestinale unita ad im-
possibilità di defecazione. - Colica del miserere, co-
lica miserere, volgarm., i dolori tormentosi prodotti
dal volvulo intestinale. - Colica emorroidaria, pro-
dotta da emorroidi. - Colica flatulenta, prodotta
0 accompagnata da accumulo di gas neh' intestino.
- Colica isterica, forma di isterismo. - Colica ne-
fritica, dolori violenti nella regione dei reni, de-
terminati dalla presenza d'un calcolo.- Colica pan-
creatica, dolore violento nella regione epigastrica:
accompagna le lesioni del panci-eas, specialmente
le infiammazioni e la calcolosi. - Colica satuminOt
Còijco — Colla zioNABE
593
detta anche colica da piombo, colica dei pittori
quella prodotta da intossicazioni in chi lavora o
inanej,'gia (come i tipogralì, i fonditori di caratteri)
il minerale di piomho. Colica secca, forma di co-
lica, di intossicazione saturnina, die si osservava
un tempo, endemicamente, a bordo delle navi, nelle
regioni torride. - Colica stercoracea, dipendente da
accumulo di feci nell' intestino. - Colica uterina,
dolore nWutero.
l'ottave a yà)tgheri la peccin (pancia), avere la
co ica.
Colico. Aggiunto di parecchie arterie, rami
delle mesenteriche, che vanno al grosso intestino,
- Acido còlico, complicatissima combinazione che
trovasi nella bile.
«Colino. Piccolo arnese da cucina, per co-
lare.
Colito. Infiimmazione del colon.
Colla. Detto a tortura.
Colla. Sostanza vischiosa, composta di gelatina
per la massima parte, e che si ricava con lunga e-
bollizione da ritagli di grosse pelli, dalle corna,
dalle unghie, dalle ossa degli animali, nonché da
diverse materie vegetali : serve ad attaccare, ad
unire insieme una cosa all'altra. Si hanno colle
al mastello, di pasta, di amido, di fecola, di gomma,
di guttaperca, a base di olii, di materie resinose,
ecc. Colla fresca, fatta di recente o molto attiva;
risentita, ripresa, rifatta, con attività rinnovata. -
Collagene, di sostanze mucose, appiccicaticele, pro-
prie in organi giovani. - Colluno, che è come colla.
Colla da bocca, quella che serve per appiccicare
fogli. - Colla d'Armenia, di caseina elastica, marina,
varietà di colla. - Colla di pesce, quella ottenuta
dalle vesciche natator.e degli storioni : ittiocolla
(se ne fa gran consumo come sostanza alimentare ;
serve pure per clisteri, per iniezioni e. in farma-
cia, per fare capsule ed empiastri adesivi. Ad uno
strato di essa deve la sua proprietà adesiva il taf-
fetà inglese o drappo incollato). - Colla forte, quella
adoperata dai falegnami e che trovasi specialmente
nelle ossa. - Lolla liquida, quella che si ottiene di-
sciogliendo colla forte e gelatina in aceto. - Colla
navale, specie di mastice, preparato mescolando in-
sieme, in opportune proporzioni, dell'olio di nafta,
del caucciù e della gomma lacca: si usa pei lavori
navali. - Colla semplice, quella che si estrae dalle
cartilagini.
Collodina, colla vegetale. - Glutine, materia vi-
scosa collosa. - Gin marina, colla fortissima fatta
con caucciù, olio di catrame e gomma lacca. - Ittio-
colla, colla di pesce. - ilifl.s/«ce, resina attaccaticcia;
ragia del lentischio ; colla dei legnaiuoli. - Oidium
lactis, ifomicete che forma uno strato biancastro
sul latte, sul pane, sulla colla di amido. - Osteo-
colla, colla fatta togliendo la materia minerale
delle ossa e sciogliendo la gelatina.
Pegola, materia attaccaticcia ; il luogo dove si
trova. - Salda, la colla d'amido. - Silocolla (voce
greca), antica denominazione della colla forte, fatta
con cuoio e nervi di bue, e per ciò detta anche
taurocolla.
Agglutinare, attaccare, unire ; della colla e di
altre sostanze agglutinanti, adesive, come il cauc-
ciù, il collodion, la destrina, la guttaperca, lo spa-
radrappi, ecc.: incollare. - Far la colla, struggerla
al fuoco. - Incollare (incollamento, incollatura), dare
la colla, attaccare insieme con la colla e simili :
conglutinare, immasticciare, ragglutinare, rincollare.
- Incollamento, incollatura, operazione dell' incol-
Prrmoij. - Vnrnbilario Nomenclatore.
lare. - Reggere, tenere, della colla che fa presa, è
resistente. - l'aiolina, arnese per scaldare la colla.
Collaborare (collaborato, collaboratore). Far
laroro, lavorare insieme con altri, in un modo
qualsiasi, massime in un giornale, in una rivista,
in nnopera letteraria, scientifica e simili. - Lol-
laboratore, chi collabora, si dà a collaborare, spe-
cialmente in un giornale, ecc. Altrimenti, adiu-
tore, coadiutore, coadiuvante; socio, compagno di
lavoro; cooperatore, aiutatore (veggasi ad aiuto).
Collaborazione, atto ed elìetlo del collaborare;
aiuto, cooperazinne. - Fare il bilancino a uno,
aiutarlo con la collaborazione.
Collaboratore. Detto a collaborare.
Collaborazione. Detto a collaborare.
Collana. Vezzo o catena d'oro o di gioie che
si porta intorno o pendente al collo: cascata, c;i-
tena, filza di perle e simili : collare, guinzaglio
(spreg.) ; monile ; nusca (voce antiquata) ; riviera
(frane, d'uso, da rivière). - Giardiniera, specie di
collana da donna. - Parure, frane; in italiano, li-
nimento, ch'é composto della collana e de^li orec-
chini. - Sautoir (frane), lunghe catene che girane
intorno al collo e cadono in punta a mezza vita. ■
Toìir de cou, voce frane, della moda, colluna.
Collana. Raccolta di opere letterarie. - Parte
essenziale del finimento del cavallo.
Collare (collalo). Veggasi a tortura.
Collare. Striscia di cuoio o d'altro che si mette
intorno al collo delle bestie, per lo più dei cani :
collaro, mello. Finimento di cuoio pei cavalli da
tiro, imbottito e di figura pressoché ovale, che ha
talora all'esterno un giro di una verghetta di ferro,
di acciaio o di ottone, spesso moljile. Parte del
vestimento del chierico e d'altra persona del clero:
collare bianco del papa, collare rosso del cardi-
nale, ecc. - Apparecchio di ortopedia.
Armilln, collare. - Balleus. collare d'ornamento,
specie di pendaglio, molto più lungo del sottogola e
collocato sotto questo, verso il luogo dove comincia
il petto. Decorato di ricami, di chiodi d'oro e d'ar-
gento. - Bavero, collaretto che è come rimboccato,
cioè arrovesciato o ripiegato sopra di sé nei ve-
stiti da uomo. - Gorgeretto, collaretto di bisso o di
altra tela molto fine, che, per essere increspato
quasi a foggia di lattusa, fu detto anche lattughe.
- Gorgiera, collaretto di tela finissima increspata.
- Grandiglia, gorgiera o collare antico alla spa-
gnuola : bai'ero alto - Monile, sottogola trasformato
in collare di puro ornamento, e guarnito a tal uo-
po di pendenti di metalli preziosi, artisticamente
lavorati, di perle, ecc. - Pazienza, parte del col-
lare dei preti. - Renard (frane), collare fatto di
pelli di volpi caudate ed unghiate, da portarsi
attorno al collo.
Collaretto. Il bàvero del mantello.
Collarino Parte della colonna. - (Ciascuno dei
pezzi che reggono il manico della campana.
Collasso (collapso). Rapido diminuire delle forze,
con rallentamento delle funzioni cardiache e cere-
brali, con un complesso sintomatico come diminu-
zione della temperatura, del polso, della respira-
zione, ecc.
Collaterale. Condizione, grado di parentela.
• Chi accompagna, cammina a fianco.
Collatóre. Colui che conferisce o ha il diritto
di conferire un benefizio ecclesiastico.
Collaudare, collaudazione, collàudo. Veg-
gasi a lavoro.
Collazionare (collazionato). - Confrontare la
38
594
COLLAZIONE
copia di nnn scriffura col suo originale: porre a
riscontro ; parasionare, riscontrare, scontrare. - Col-
lazione, atto dei collazionare: confrontazione, con-
fronto, riscontro.
Coliazione. Conferimento di benefizio ec-
clesiastico. - Confronto di scrittura.
Colle. Piccolo monte; monte poco elevato e
coltivo ; piccola elevazione di terreno, per lo più
coperta di ridente vegetazione ; secondo alcuni, e-
ievazione di terreno fra Valtura e la collina: col-
letto, collicello, montagnetta, montagnola, monti-
cello, monticciuolo; aprico, ameno o no. Il colle
è declive, ossia di lieve pendio, oppure acclive,
cioè ripido, erto, in salita ; è tondo, liscio, oppure
aspro, dirupato, diruto, scosceso (veggasi 2i dirupo);
verdeggiante o brullo, arido; ricco o povero di ve-
getazione.
Clivo, collinetta. - Collina, piccolo colle ; som-
mità e schiena del colle ; più colli piccoli e con-
tinuati. Collinetta, collinetto, dimin. - Collina a
sdraio, leggermente acclive. - Costa, salita, e talora
il colle stesso die fa salire la via. - Cuccurù e
cHccureddu, denominazione usata in Sardegna per
indicare la sommità delle colline - Poggio, altura
che sta per elevazione tra il colle e il monte.
Paggetto, poggetlino, pogijerello ; poggiolino, pog-
ginolo; costarella, piagge! ta, piaggia, pendice. - Tim-
pone, nelle Calabrie, collina isolata.
Acquapendente, declivio, pendice, pendio, ver-
sante del colle. - Balza, piccolo piano di colle o
di monte, che dà sopra un dirupo o luogo sco-
sceso. - Cacume, sommità, cima, vetta, culmine. -
Crine, la cresta, la punta, di forma rotonda. -
Dosso, la parte esteriore più rilevata : dorso, schie-
na. - Greppo, il fianco di un poggio dirupato e
scosceso. - Pendice, fianco di altura che pende al
basso.
Colligiano, abitante di colle ; uomo di colle, di
collina. - Scollinare, passare o girar colline.
Collega. Compagno d' ufficio , di magi-
strato, ecc.
Collegamento (collegazione'). Atto ed effetto
del collegare, AqW unire.
Colleganza. Stretta relazione fra due cose.
Collegare, collegarsi (collegato). Congiun-
gere, congiungersi, unire, unirsi in modo che una
parte non possa staccarsi dall'altra ; fare alleanza,
mettersi in lega.
Oollcgatore. Veggasi a pila.
Collegazione (collegamento). Atto ed effetto
del col legare, AAVunire.
Collegiale. Veggasi a collegio.
Collegiata. La chiesa che ha capitolo di ca-
nonici. - Tutti insieme gli alunni di un collegio
0 di un seminario.
Collegio. Istituto di istruzione e di educa-
zione: collegio convitto, convitto; conservatorio,
educandato (di giovinette), educatorio; ritiro (più
specialmente delle fanciulle); artifiziale famiglia. Il
colledo è laico, civile, o ecclesiastico (seminario , o
militare. Vi insegnano il maestro, il ftrofessore
e talvolta anrhe il rettore.
Collegiale, del collegio, di collegio ; alunno, con-
vittore di un collegio, discepolo, scolaro ; femmin.,
educanda, alunna. - Alunni interni, d'un convitto,
contrapp. a esterni, ì quali ricevono in collegio l'i-
struzione, ma non vi restano a mangiare e a dor-
mire. - Soldatini, allievi piccoli del collegio mi-
litare.
Camerata, quei tanti giovani che, secondo l'età,
sogliono, nel collegio o nel seminario, tenersi in-
sieme, sotto la custodia d'un prefetto. - Anche, de-
nominazione comune, tanto alle sale da studio che a
quelle dove i collegiali dormono. - Cenacolo, refettorio
(e determinatamente quello di Cristo all'ultima sacra
cena). - Corridoio, stanzone lungo sul quale danno le
celle, le camere. - Doìmentorio, dormitorio, camerone
dove i collegiali stanno a dormire. - Refettorio,
stanza grande, sala in cui gli alunni si raccolgono
a mangiare. • Refettoriale (scherz.), spettante al
refettorio.
tensore, chi veglia alla disciplina. • Istitutore, chi
sorveglia i collegiali o presta aiuto al maestro. -
Prefetto, nei collegi o nei seminari, chi vigila la
camerata. - Rettore, chi regge e dirige il collegio:
direttore. - Rettrice, direttrice, di collegio femminile.
- 1 ice-rettore, chi succede in autorità al rettore o ne
fa le veci.
Corrèdo, complesso degli indumenti e degli og-
getti d'uso personale che l'allievo deve portare con
sé. - Posto gratuito, beneficio pel quale l'alunno
non paga la retta. - Retta, il prezzo che si paga
per essere accolti nel collegio. - Stare in serbo,
stare in collegio. - Uscita, l'uscire del collegio, di
ragazzi. Giorno d'uscita, quello nel quale all'alunno
è concesso di uscire.
Piantone armato, punizione per cui il giovane,
nel collegio militare, è messo al muro con zaino e
fucile.
Collegio. Congregazione, unione di parecchie
persone per esercitare un pubblico ufficio o per
uno scopo comune (collegio degli avvocati, dei me-
dici, dei professori, ecc.). - Anche, accolta di persone
per esercitare un ufficio religioso. - ' 'ollegio eletto-
rale, veggasi ad elezione. - Sacro collegio, riunione
dei cardinali che formano il concistoro e il con-
clave.
Collera (collerico). Stizza, ira.
Collerico. Stizzoso, facile all'ira.
Colletta. Raccolta per elemosina. ■ Orazione
della messa.
Collettivamente. In modo collettivo, in-
sieme.
Collettivismo, coUettiTlsta. Veggasi a so-
dalisnio.
Collettivo. Che comprende molti, è fatto da
molti, è comune a molti; complessivo. - Ag-
giunto di nome generico e di qualche società.
Collettizio. Accogliticcio, raccogliticcio: veg-
gasi ad adunare e a raccogliere.
Colletto. Parte A&Wa camicia, della veste e
simili, che si accosta al collo: collaretto, collarino,
goletta, collo. Può essere in piedi, rovesciato, rim-
boccato, alla marinara, ecc.; è stirato, piegato,
gualcito, sudicio ecc. ■ Collettino, collettone, dimin. e
accresc. - Colletto /isso, attaccato alla camicia. -
Colletto staccato, o volante, collo tìnto, goletto;
solino, solino da collo.
Baverina, goletta, solino di tela, ricamata o smer-
lata, che si mette al collo dei vestiti muliebri, e che
ricasca più o meno sulle spalle. - Faux-col (frane),
letteralmente, falso collo, cioè colletto. - Goletto,
fascinola di pannolino, o altro, bianco o colorato,
che serve di cravatta, ma fa un solo giro del collo,
e si serra di dietro per mezzo di gàngheri o di
l'Ottoni. 11 goletto ora è liscio, ora increspato, e ta-
lora gli si rapporta sul davanti un fiocco della me-
desima roba, per dargli somiglianza di cravatta,
l.a forma del colletto è variabile secondo la moda;
ma il nome rimane il medesimo. Si chiama anche-
COLLETTORE
595
goletto 0 solino quella parte della camicia da uomo
che veste il collo e che sopravanza al fazzoletto
da collo 0 cravatta. - Goleltone, grossa striscia di
maglia o di lana, a più colori, che portasi l'inver-
no avvolta al collo, invece di cravatta, l'iù co-
mun., ciarpa, sciarpa. - Soliuo, collo o collaretto
ilella camicia. - Solinone, solino a vela, gran col-
letto ; piemontese, parafanghi.
Collettore. Ctii fa raccolta di cose d'a/Ve.
- Chi raccoglie firme o riscuote somme : esat-
tore.
Collettore. Veggasi a dinamo, a motore^ a
pila.
Collettoria. La posta rurale.
Collezione. Accolta, raccolta di cose conge-
neri, per lo più d'arte, di numismatica, ecc. - In
senso più largo, museo. - Collezione bizantina, le
raccolte degli scrittori le cui opere danno la storia
dell'impero romano d'Oriente, da Costantino alla
presa di Costantinopoli. - Gipsotèca, raccolta di
^'essi riproducenti, per ragione di studio e di col-
tura artistica, i migliori e più celebrati lavori del-
l'arte scultoria, specie classica. - Collezionista, chi
fa collezioni, raccolte : museante (non comune). -
Far collezione, adunare, riunire, raccogliere, fare
raccolta, fare incetta.
Collezionista. Detto a collezione.
CoUicello. Piccolo colle.
Collidere, collìdersi. Veggasi ad urto.
Collljjriano. Detto a colle.
Collimare {collimalo). Avere uno stesso, sco-
po; tendere a uno stesso punto; essere d'accor-
do ih una determinata cosa. -Veggasi anche a co-
spirare.
Collimatóre. Veggasi a telescopio.
Collina. Sommità e schiena del colle.
Colliquamento. Detto a liquefare,
ColliquatìTo. Detto a consum,are, a diar-
rea, a l'ebbre, a sudore.
Collirio. Medicamento per l'occhio e per le
palpebre : liquido carico di sostanze attive proprie
a combattere le affezioni oculari. Oltre le soluzioni
acquose, si chiamano colliri anche certe pomate,
certe polveri, ecc. Si distinguono colliri solidi, li-
quidi e gassosi. I solidi poi si suddividono in sec-
chi e molli. Sono colliri solidi le lamelle oftalmi-
che e i colliri secchi graduali di Leperdriel, for-
mati di carta senza colla, imbevuta di una solu-
zione medicamentosa. Colliri molli sono le pomate
oftalmiche. Numerosissimi i colliri liquidi. Gassosi,
i colliri costituiti da tinture eteree, dall'ammo-
niaca, ecc.
Collisione. Lo scontro, Vurto di due corpi
duri insieme. - Anche, contrasto fra più persone.
Collo. Parte cilindrica, assottigliata, del corpo,
la più stretta del tronco, del busto : scherz., gio-
gàia. Unisce il torace alla testa. Inferiormente, si
allarga a guisa di cono e continua col petto; ma
indietro ha un limite poco distinto, rappresentato
dair«pó/ist spinosa della vertebra prominente, men-
tre in avanti la delimitazione esatta è formata
dalla forchetta sternale, dAÌV articolazione sterno-cla-
vicolare, dalla clavicola e dall' acromion. Lungo
queste sporgenze ossee scorre la linea tronco-cervi-
cale. In alto lo separano dal capo il margine in-
feriore, più 0 meno sporgente, della mandibola, il
processo mastoideo, una linea estesa dall' angolo
della mandibola all'apice dell'ayjò/ist mastóide, la
linea semicircolare dell'occipitale e la protuberanza
occipitale esterna. Così limitato, il collo contiene
però alcune parti di organi delle regioni limitrofe,
come il cervelletto e altri organi situati nella
fossa cranica posteriore, e in basso gli àpici poi'
nionari e i fòrnici pleurali. Nel suo insieme, il
collo risulta di un fusto osseo, rappresentato dalla
colonna cervicale, che contiene il midollo cervicale
con i suoi involucri: questo fusto è coperto di
parti molli che indietro comprendono le masse
muscolari della nuca, e in avanti quelle dei muscoli
anteriori del collo, che si dividono in due gruppi,
separati dall'osso joide. Si deve tener conto anche
della stratificazione di essi in superficiali q profondi
e delle loro fasce, le quali dividono il collo in
quattro logge.
Il collo può essere lungo, corto; largo, stretto; fine,
grosso; esile, forte; bello,'brutto; liscio, morbido, sodo,
oppure rugoso, avvizzito (che ha perduto la sodezza
0 freschezza), ecc.; grasso, magro, incordato (steso e
(lurn rame corda, 0 che sembra mostrare le corde),
irrigidito, ecc.
Coilo ,:nc mostra le corde, secco. - Collo da Niobe,
0 di Niobe, bello, ben fatto: di donna. - Collo d'a-
vorio, 0 d'alabastro, di giglio, collo molto bianco.
- Collo di cicogna, di giraffa, d'oca, collo lungo. 1^]
giraffa chi ha il collo molto lungo. - Collo di ci-
gno, bianco, lungo e onduloso. - Collo nudo, collo
scoperto; e scollato aggiunto di veste che lascia il
collo scoperto: frane, décolleté; scollo, ampia aper-
tura nella camicia o nella veste da donna. - Gora,
sp'jno Hi sudiciume su per il collo o su per la
persona.
Cervicale, ciò che appartiene alla nuca ; aggiunto
di varie fornìazioni, tanto nella regione anteriore
che nella posteriore o iiucale. Si chiamano cosi
ossa, muscoli, fasce, vasi, nervi e, topoj^raficamente,
talune regioni. - Inter cervicale, che é all' interno
del collo. - Intervertebrale, che è tra le vertebre. -
Macrocefalo, d'animali antidiluviani caratterizzati
da grossa cervice. - Microtrachéle, che ha il collo
corto 0 piccolo. - Sotto-occipitale, che é sotto l'oc-
cipite.
Regioni del collo. — Parti.
Per il rilievo del muscolo sterno-cleido-mastoideo
e il margine superiore del muscolo cuculiare, si
considera il collo diviso in quattro regioni : una
anteriore, una posteriore e due laterali. L'anteriore,
suddivisi dal solco joideo in due sottoregioni (la
sopra e la sotto-joidea), contiene : la glandola sotto-
mascellare, il pavimento della bocca, più in basso
la laringe, la parte superiore della trachea, la fi^-
ringe, la parte superiore dell'esofago, il corpo ti-
roide, nonché numerosi vasi e nervi. La regione la-
terale comprende : il muscolo sterno-cleido-mastoideo,
che copre lo spazio giugulo-caroideo, nel quale é
compreso il fascio nervo-vascolare del collo, con
nervi importanti, e il triangolo sopra-clavicolare,
per cui passano l'arteria succlavia e il plesso bra-
chiale. La regione posteriore comprende : la colonna
cervicale, con i muscoli annessi, o muscoli della
nuca, e parte dell'armena vertebrale, con le branche
dorsali delle arterie e dei nervi cervicali.
Angolare, uno dei muscoli del collo. - Aponeurosi
cervicali, le membrane connettivali che involgono
il collo in totalità, o gli organi e i gruppi musco-
lari di esso. - Arterie cervicali, alcuni rami dell'ar-
teria succlavia che irrigano il collo. - Auchenion,.
590
regione del collo negli animali, sotto la nuca. -
Carotidi, le due grandi arterie del collo che por-
tano il sangue alla testa. - Cervice, lo stesso che
collo, ma più specialmente si chiama cosi la re-
gione' posteriore del collo, la nuca. ■ Collòttola,
parie posteriore del collo, fra la nuca e il mezzo
delle spalle: cannone del collo, nodo del collo.
CoUottolone, collottola assai grossa e grassa. - Co-
lonna cervicale, il segmento superiore della co-
lonna vertebrale, che corrisponde alla regione del
collo ed è composto delle sette vertebre cervicali.
- Corde del collo, i due muscoli principali. - Cuti-
cagna, cuticola, pelle delia collòttola. - J^so/rtfifo, il
canale che dalla faringe va sino allo stomaco: an-
che, canna, gorgozzule, strozza. - Fauci, la sbocca-
tura della faringe verso la cavità della bocca:
forcella. - Faringe, cavità posta nella parte supe-
riore del collo che fa seguito alla bocca e continua
con l'esofago, - Foìitavella della gola o del collo,
ingoio, quel seno che s'incava ove la gola confina
col torace.
Gangli, o glandola cervicali, tutti i nodi o gangli
linfatici che si trovano nella regione del collo, spe-
calmente quelli che sono in relazione col fascio
nerveo-vascolare del collo, col muscolo sterno-
cleido-mastoideo e con i muscoli della nuca. -
Gioita, glòttide, veggasi a laringe. - Gozzo, quella
pinguedine che al collo hanno alcuni, e che in
certi paesi, specialm. nelle donne, si stima pregio,
più che difetto: gozza, gozzile, e, nel lucchese,
gogio. - Gola, propriam., la parte interna del collo
"per dove passano i cibi e le bevande dalla bocca
allo stomaco. - Grande e piccolo retto anteriore della
testa : muscoli del collo.
Interspinali, i muscoli che riempiono gli spazi
fra le sei ultime vertebre del collo e la prima del
dorso. - Laringe, parte che forma la tuberosità che
appare nella parte anteriore e superiore del collo,
- Legamenti cervicali, gli occipiti atlantoidei, ante-
riore e posteriore, o legamenti otturatori, anteriori
e posteriori. - Muscoli del collo, lo sterno-cleido~ma-
stoideo, il grande retto anteriore e piccolo retto an-
teriore delta testa, il muscolo lungo del collo, lo sca-
leno anteriore e lo scaleno posteriore, ecc.
Nervi cervicali, le prime otto paia dei nervi spi-
nali. - Nodo del collo, la congiuntura del capo col
collo : anche, le nocche del collo. - Nuca, regione
posteriore del collo, che presenta nella parte alta
una depressione detta fossetta della nuca: occipite,
occipizio. - Osso ioide : non si articola direttamente
con nessun altro osso ; è situato nella parte ante-
riore e media del collo, tra la laringe e la base
della lingua. Ha forma di parabola, con la conves-
sità anteriore e la concavità posteriore, - Plesso
cervicale, intreccio nervoso, costituito dalle branche
anteriori dei primi quattro nervi cervicali. - Pomo
d'Adamo, parte prominente della regione anteriore
del collo, dovuta a sporgenza cartilaginea sottocu-
tanea. - Scaleno anteriore e posteriore, muscoli del
collo che agiscono sopra le vertehre cervicali. -
Splenio, muscolo oblungo ed appianato, posto nella
parte posteriore del collo e superiore del dorso,
diviso superiormente in due porzioni - Sterno-
cleido-mastoideo, muscolo che serve a muovere la
testa nelle diverse direzioni.
Trachea, asperarteria, il canale che dalla laringe
discendendo pel collo va nel petto, ove dividesi nei
bronchi, canali che si diramano nei polmoni :
canna del polmone e, per simil.. fiiitola. - Vene cer-
vicali: seguono in massima parte la direzione delle
arterie omonime, e quasi tutte sono affluenti delia
vena succlavia, - Vertebre cervicali o del eolio, ossa
che prolungano la spina dorsale o colonna verte-
brale: sono in numero di sette, raramente di otto.
Azioni esercitate sul collo.
Accollare, mettere sul collo (accollalo; aeeolla-
lura, accollo, atto ed effetto ; e riaccollare ripete
accollare. - Afferrare, sei rare il collo, prendere al
collo, per il collo. - Aorcare, strangolare con l'ar-
randtliare una lune al collo. Nella campagna to-
scana odesi spesso, a mo' d'imprecazione: « il dia-
volo, il hoja che t'aorchi » . Decollare, decapitare,
scapezzare, non comun., e discapezzare, tagliar la
testa. Dicesi anche, in ischerzo, fondare, cimare, far
la pera, far la barba : non bello. Decollare non si
direbbe che di martiri e di antichi supplizi {de-
collazione, decapitazione, dicapitamnito). - Dinoccare.
dinoccolare, rompere la nuca o piuttosto dislogare,
dislogarsi la nuca o le giunture del collo, o simili ;
anche, snodolare.
Perdere la collottola, aver mozzo il capo. - Por-
tare al collo, a collo, portare appeso al collo ; in
collo, attorno al collo. - Rompersi l'osso del collo,
di cliiaro significato : scollarsi. Rompersi, troncarsi
il nodo del collo, morire cadendo precipitosamente,
0 da alto, da cavallo, ecc. Figur., rovinarsi, andare
in rovina. - Scannare, tagliare le canne della
gola : sbozzare. - Scollacciarsi, scoprirsi troppo il
collo (scollato, scollacciato, sgolato, con il collo o la
gola scoperti). - Snodolare, rompere la giuntura del
collo; rompersi il collo. - Stravòlgere (stravòlto),
tòrcere con violenza. - Strozzare, strangolare, uc-
cidere alcuno, soffocandolo con forte pressione nella
strozza {strozzamento, strangolamento, ecc.). - Torci-
collare, andare col collo storto, come fanno i bac-
chettoni, che anche si chiamano torcicolli, colli torti
0 collitorti.
A collo, ellitticam., per attaccato o appeso al
collo {vestito a collo, fino al collo). - Biccin gongolo,
voce burlesca, adoperata dal Bronzino e che sembra
significhi « pugno dato nel collo » , - Collata, scollata,
colpo di mano dato sul collo,
Golino, colpo coll'inforcatura della mano dato nel
collo. - Sergozzone, o sorgozzone, colpo a manu
chiusa nel gozzo o nella gola, all'insù.
Mosthuosita', infermità', ecc., del collo.
Atrachelia, mostruosità caratterizzata dalla man-
canza di collo. - Collare, eruzione erpetica che fa
il giro del collo. - Contratture cicatriziali, lesioni
della cute consecutive a scottature, le quali, spe-
cialmente nei bambini, sono frequenti. - havo, ma-
lattia cutanea caratterizzata dalla formazione di
croste, ecc. ; specie di pustola maligna. - Fiacca-
collo, rompicollo. - Flemmone, infiammazione del
tessuto cellulare, ossia del tessuto connettivo fi-
brillare.
Gangola, glandola o glandule del collo gonfiate
per malattia e portate a suppurazione. - Incorda^
tura, effetto dell'incordarsi: tensione morbosa dei
muscoli, specialmente di quelli del collo (mal del-
l'incordato), - Malis, quei tumoretti che producono
le punture degli inselli al collo. - Scrofola e ««ro-
COLLUTORIO
597
f'ula (lat., siriana), certi in^Tossiiiiieiiti delle i,'laii-
dole linfatiche conglobate dalla i);ule inferiore della
faccia e della superiore del collo. Nel Lucchese,
natte. In altri dialetti scrofole è voce generica per
indicare malattie glandulose. - SlorciroUo, incorda-
tura nel collo, per reuma, per attiliidine sforzata o
simili, per cui si è costretti a tenere il collo im-
mobile e storto; storta, torcicollo. E si chiama
Minerva un apparecchio, specie di collare, desti-
nato a combattere il torcicollo muscolare perma-
nente. - Traclielagra, o trachelismo, contrazione spa-
smodica dei muscoli del collo. - Tnmorry nome
generico delle lesioni neoplastiche del collo, sva-
riatissiiue.
CO8B CHK SI PORTANO, SI METTONO AL COLLO.
Brolocco (frane, breloque), sorta di scatoletta,
d'oro 0 d'altro, che viene portata, per ornamento,
dalle signore pendente al collo, infilata in una ca-
tenella, dagli uomini alla catena dell' orologio. -
Campanaccio, campanella, piccola campana 0 cam-
panello che si mette al collo del bestiame bovino od
ovino. - Catena, e più comunemente catenella 0 cate-
nino, piccola catena d'oro portata al collo dalle donne,
pendente sul davanti, alla quale si appende una
croce, un orologio 0 un semplice picchiapetto. Ta-
lora è una lunga catenella di maglie piccolissime,
che fascia con più giri il collo, e che si chiama
cateniìM di Venezia, perché in questa città se ne
fabbricano moltissime con finezza ed eleganza. -
Collana, ornamento larghetto del collo, composto
di oro 0 di gioielli, oppure di più fila di gemme;
frane, collier. Anche, parte del fitiimento del
cavallo. - Collare, striscia di cuoio 0 d'altro, che
si mette al collo delle bestie, specialmente al cane.
- Cravatta, stoffa che si mette intorno al collo,
dentro 0 sotto il colletto. • Fazzoletto da collo,
pezzo di pannolino, lana, bambagino 0 seta,
quadrato, ripiegato in due diagonalmente, che por-
tano le donne al collo per coprirsi le spalle 0 il
seno. - Fisciù, specie di fazzoletto da collo, ma
scempio, triangolare, anche di velo 0 d'altro si-
mile, talora ornato di gale 0 altrimenti guarnito.
- Folar, fazzoletto di seta leggera, per lo più co-
lorato variamente, da mettersi al collo.
Gorgièra, guarnizione da collo, di pannolino o di
altro, increspata a cannoncini, e fortemente insal-
data, si che stia ritta intorno al collo. - Monile,
ornametifo per lo più d'oro che le signore por-
tano al braccio 0 al collo. - Pendente, gioiello che
pende dal collo 0 dagli orecchi, - Scollo, fazzoletto
0 sciallino usato dalle signore per coprire lo
scollo: di trina, tutto trapunto, ecc. -Soggolo, velo
0 panno col quale le monache fasciano la gola e
il collo ; parte della briglia. - Sopraccollo, quanto
è me-so sopra il collo. - Sottogola, nell'uso, stri-
scia di pelle con la quale i militari, le guardi* di
pubblica sicurezza, ecc., tengono fermo il berretto
0 il cappello, passandola sotto il mento. In chi-
rurgia, setone alla nuca per dare sfogo a qualche
umore. - Vezzo, denominazione generica di ogni
ornamento del collo, che non sia né catena, né col-
lana ; e, oltreché di gemme, dicesi anche di una o
più filze di corallo, di margheritine e simili.
Collo. La parte alta 0 la parte più stretta di
un corpo rigonfio, quindi dei fiasco, della botti-
glia e d'altri vasi o istrumenti. - Collo, la parte
più stretta tra il corpo e la testa in molte opere
d'arte. - Collo, tardello, c<iriro di mercanzie, le-
gato insieme: balla, involto, sacco. - La parte più
ristretta di un organo: collo deW'iitero, della ve-
scica, del femore, dell'om*»'©, ecc. - Collo del
piede, detto a piede.
Collocamento. Il collocare.
Collocare (collocato, collocazione). Porre, met-
tere in un luogo, 0 nel suo proprio luogo;
mettere in un posto, assegnare un posto; allogare,
postare; installare, ecc. - Collvcamenlo, il collocare,
il mettere, collocazione, collocatura; locatura, lo-
cazione. - Collocalo, messo; situato, sito (voce ri-
provata dai puristi), jiiantato. - Es.<iere collocalo, a-
vere una determinata positura, o posizione, un
certo utteggiaìHf.n.to; esseie in un luogo; giacere,
risiedere, .stare, trovarsi. - Collocazione, il collocare
e il modo col quale una cosa é collocata.
Collocutore. Detto a colloquio.
Collodlna. Detto a colla.
Collodio. Prodotto che si ottiene trattando la
cellulosa con un miscuglio di acido solforico e
nitrato di potassio: pirossilina solubile; soluzione
eterea di polvere di cotone; cotone preparato e
ridotto a gomma trasparente per mezzo dell'acido
solforico e nitrico. Serve, in chirurgia, per difendere
parti ammalate; in fotografia; in farmacia, come
vescicante {collodio canlaridato), ecc. - Collodiare,
dare il collodio. - Collodialo, spalmato di collodio.
Collog-eno. Corpo che produce colla.
Colloide. Che ha l'aspetto di gelatina • Colloidi,
sostanze organiche incristallizzabili.
Colloquio. Ragionamento, discorso fatto tra
persona e persona, due 0 più, sopra un determinato
argomento e a un determinato scopo, quasi sempre
in seguito ad un appuntamento, ad un convegno:
abboccamento, abbocco; conferenza, conferimento,
congresso, consiglio, conversazione; intervista (neo-
logismo giornalistico); ragionamento; seduta (con
autorità, con avvocati, ecc.), sessione; tu per tu. -
Idillio, colloquio d'amore. - Intervista, la forma de-
terminata 'i un dato colloquio a scopo d'informazione
pubblica ■ limo colloquio, locuzione cauta ed arguta,
spesso usata per indicare velatamente ciò che non è
propriamente un colloquio. - Téle a téle (frane.) vale
colloquio intimo, segielo: locuzione spesso usata
invece delle nostre da solo a solo, a tu per tu, a
quattro occhi, da soli.
Abboccare, accozzare uno con l'altro, far si che
due persone si trovino a colloquio ; procurare al-
trui un colloquio. - l'uggir le parole, evitare, sfug-
gire, scansare il colloquio. - Interloquire, prendere
parte in un colloquio, m una discussione, senza es-
servi chiamati. - Sedere a chicchiera, trattenersi in
frivolo colloquio.
Avere un colloquio: abboccarsi, accontarsi, aver
parole; essere a colloquio; fare, tener colloquio;
mutare, scambiar parole; parlamentare; parlare,
parlarsi a quattr'occhi; stare a parole, in parole,
a parlamento; tenere sermone. - Tirar da banda
alcuno, chiamarlo a colloquio segreto; chiamare a
sparte, in disparte, a parte.
Colloso. Veggasi a colla.
Collotorto. Bacchettone, bigotto.
Collottola. Detto a collo.
Colludere, collusione. Veggasi a inganno.
Collusivo. Detto a inganno.
Collutòrio. Medicamento liquido che si impiega
nella cura delle malattie della bocca. I collutori
sono semiliquidi 0 sciropposi e si applicano alle "
598
COLLUVIE — COLOMBO
hole gengive e alle pareti interne della bocca, mentre
i gargarismi vengono applicati anche alle fauci.
Si applicano alle gengive e alle pareti della bocca
col mezzo di pennelli o di piccole spugne.
Collùvie. Ammasso, abbondanza di cose o
concorso di esse in qualche punto. Veggasi anche
a insietne^ a moltitudine.
Collvittazione. Baruffa, rissa.
Colmare {colmata, colmato). Far colmo, empire,
riempiere, riempire, far pieno un vaso o altro
recipiente: incoimare, ricolmare; dare o fare la
colmatura. - Ricolmare, ripete e rafforza colmare. -
Di terreno, alzarlo con l'introdurvi le acque tor-
bide dei fiumi, allo scopo che vi depongano il
fango. Colmata, l'operazione del colmare il terreno,
e questo stesso colmato.
Colniatnra, la parte di ciò che empie il vaso, la
quale rimane sopra la bocca di esso : colmo. - In
architettura, lo spazio tra la corda e la curva
dell'arco.
Colmsire {colmato). Dare in abbondanza chec-
chessia, ad uno (colmare di favori, di cortesie, di
doni, ecc.): allagare, arricchire, caricare; concedere.
Colmata, colmatura. Veggasi a colmare
(primo articolo).
Colmeggiare {colmeggialo). Detto a livello e
a superficie.
Colmlgno. Veggasi a tetto.
Colmo. Il punto più elevato, più alto. La
massima altezza, per lo più di acque correnti ;
anche, cima. - Il massimo grado di checchessia :
estremo, fondo, maggior colmo, punto supremo;
sommo ; sommo giogo ; fastigio. - Pezzo onorifico
(capo alzato) in araldica.
Colmo. A sovrabbondanza pieno. - Rilevato,
convesso.
Colo. Sorta di vaglio.
Colofonia. Residuo della distillazione della
trementina con l'acqua: appartiene al gruppo delle
resine. - Pece greca; serve nella confezione dei
proiettili. - Resineina, liquido prodotto dalla distil-
lazione della colofonia con la calce.
Colomba. La femmina del colombo.
Colomba. Chiglia, spina di nave.
Colombaccio. Detto a colombo.
Colombaia. Veggasi a colombo (pag. bOl).
Colombario. Veggasi a cimitero (parti del).
Colombella. Detto a colombo. - Genere di
molluschi petlinibranclii.
Colombina, colombino. Sterco di colombo.
Colombo. Uccello notissimo, volatile domestico,
appartenente alla famiglia delle columbidae e al
genere columba. Caratteri: tarso scudettato sul da-
vanti, reticolato nella parte posteriore, coperto di
penne su un piccolo spazio della porzione superiore,
non eccedente la metà dell'estensione totale. Ha il
becco rigonfio lateralmente verso la base; ha volo
torte, alto, rapido, e, per naturale istinto, torna al
luogo ove tiene abitualmente il nido. Si conoscono
circa sessanta specie, sparse nel mondo, alcune sel-
vatiche. Entrambi i sessi covano e imbetcano nel
nido i pulcini, per lo più due, mettendo loro nel
gozzo il cibo stato già qualche tempo nel proprio
ventriglio. Fu considerato simbolo della innocenza,
del candore, della tedeltà coniugale, e dai poeti
antichi anche come simbolo della passione amorosa.
Sacro a Venere, che amava trasformarsi in colomba
e attraversava gli spazi celesti su un carro tirato
da colombe. Detto anche colombaccio, palvmho ;
uccello di Venere. Piccione o pippione, lo stesso
che colombo domestico, ma nell'uso s'intende par-
ticolarmente di colombi giovani e che si mangiano.
Colomba, la femmina del colombo : coloml3ella,
colombina, picciona (specialmente quella che si tiene
per la razza). Nel cattolicismo, figura simbolica
dello spirito santo. - Colombino, piccolo colombo :
palumbino, piccioncello, piccioncino, pippioncino,
pippionetto. - Colombino, di colombo, proprio del
colombo, simile al colombo. Colore di colombo o
di tortora.
Corpo, voce, atti del colombo.
Con altri volatili il colombo ha comuni il becco,
Vaia, la penna, la coda, il piede, ecc. - Calze,
il ciuffo di penne che i colombi hanno al piede. -
Cappette, le penne bianche che, commiste al colore
generale, formano la brinatura; e il colombo in
tal caso dicesi brinato. - Coltellacci, le remiganti
(ossia le maggiori penne delle ali) secondarie. -
Gozzo, veggasi a questa voce. - Spalla, la parte
dell'ala coperta dalle penne più piccole, dagli or-
nitologi dette penne copritrici. - Venti della coda,
le timoniere (le penne che servono alla direzione del
volo). - Verghe, le strisele delle ali, e si dà molla
importanza al loro colore ben distinto.
Gemito, il suono più basso del tubare ordinario
che il maschio va emettendo, col capo basso, senza
acquetarsi, quando, trovato il luogo opportuno pel
nido, non vede comparire la femmina. - Murmure,
voce del colombo.
Grugare, il tubare, ma più variato - Spincionare,
dicesi di un certo fischio che fanno il piccione e
il fringuello. - lubare, il mandar fuori che fanno
i colombi la loro voce, sommessa, grave e guttu-
rale: mormorare. Di tortora, gemere. - Tubante,
gemente ; tubamento mormoramento.
« Hu hu » e, talvolta, « hu hua », sillabe che espri-
mono il gemito del maschio, quando chiama la
femmina e si lagna della sua troppo prolungata
assenza. - « Ma ru hi ku, ma ru kn kuuuu », voce
cupa che il maschio (tenendola lunga in fine) va
emettendo, quando, con la coda a ventaglio e la
testa ritta, gira intorno alla femmina per conqui-
starla. - « Ma ru ku ku mur ku ku ma ru ku ku » ,
suoni sommessi e gutturali che costituiscono press'a
poco la voce dei colombi, cioè il tubare.
Acciuffarsi, prendersi per il ciuffo: proprio dei
colombi, quando litigano per gelosia, cercando nella
zuffa di dar colpi di becco sulla parte molle del
becco dell'avversario. - Essere nelle scacciate, dei
colombi che stanno appaiandosi, e il maschio scaccia
continuamente la fenmiina da ogni luogo, finché
non torni al nido. - Imbeccare, impippiare, modo
con cui il colombo somministra il cibo a* suoi pic-
coli, ben tre volte al giorno, dopo di aver riempito
di molto grano l'ingluvie e di aver bevuto copio-
samente. - Tronfiare, stronfiare, del colombo che,
gonfio e pettoruto, insegue la compagna, gruu'nando.
Anche, del gallo, o del tacchino, quando fanno
la rota (e tronfio, il colombo che tronfia).
Designazioni generiche e particolari.
Calzonaccio (scherz.), il piccione che ha le calze.
- Colómbo a coda divisa, quando ha la coda for-
mata di due parti; basso, con le gambe un po'
corte; bastardone, il colombo grasso, ossia il co-
lombo da carne; capitombolante, die ha la curiosa
COLOMBO
o99
particolaiità di fare un capitombolo ali'indietro
duratile il volo.
Colombo che ha la barba, il gazzo con penne colorate
che, oltre alla gola propriamente detta, si estendano
molto al disotto; intricato, se le penne si estendono
lungo il petto; decoralo, se s'incontrano gruppi di
penne colorate sopra il collo e il petto; codronalo,
se vi è qualche penna sul groppone o codrione. -
Colombo che ha le braghe, se ha le penne colorate
sulle cosce ; che ha le calze, se vi sono penne co-
lorate sulle zampe, in vicinanza del tarso.
Colombo con venti bianchi, il colombo che ha bianca
qualche remigante principale o qualche timoniera;
dalla frappa, con una o alcune penne bianche sul
petto; farfalla, il colombo con tutte le remiganti
principali bianche; [lizzato, con macchiette diverse
qua e là; lungo, il colombo con la coda molto lunga
e il capo esteso assai nel senso della lunghezza; ma-
gnano, se ha un colore di fondo qualunque, ma con
macchie sparse irregolarmente di nero o anche di
altra tinta scura, mista col bianco; quadrinolo, con
punteggiature sulle penne copritrici delle ali dispo-
ste in modo da formare degli angoli
Colombo sassaiuola, preferito per popolare le co
lambaie di campagna (ha l'istinto di cercare il pro-
prio nutrimento anche lontano); colombo scavezzato,
con la coda piegata alquanto in su; schisilo, il co-
lombo triganino con tutte le penne colorate d'una
stessa tinta, semplice o variegata ; smaglialo, con
una sfumatura più evidente nelle penne delle remi-
ganti; triganato, o trigono, con un colore più carico
del fondo sulle copritrici delle ali; zarzanello, il
colombo che su un qualsiasi colore di fondo ha
nelle penne una regolare sfumatura di esso, fino al
bianco.
Classificazione dei colombi domestici.
Razze, specie, varietà'.
Varie le classificazioni fatte (quelle di Darwin,
di Buffon, del Giachetti, del Baldanus), compren-
dendo " nella denominazione generale di colombi
domestici quelli che vivono sotto l'immediata cura
dell'uomo e si dividono in tre grandi categorie
(colombi da carne, colombi da uccell'era, colombi
da corsa o messaggieri), e di colombi semidomestici
quelli delle colombaie, d'alto volo, che cercano nu-
trimento per la campagna e talora ritornane alla
vita selvaggia. - Colombi da carne, categoria che
comprende i colombi torraiuoli, i mondani di tutte
le razze, i coronati o giganti di Gtava, i boscherecci
del Capo. - Colombi da uccelliera, categoria di co-
lombi che comprende anche le tortore ridenti (do-
mestiche). - Colombi da corsa, o messaggieri, o viag-
giatori, quelli allevati ed educati a servire come
portatori di messaggi (veggasi più innanzi). Nelle
diverse classificazioni furono distinti i colombi goz-
zuti, barbi, cravattati, mascherati capitombolati, bat-
titori, ecc.; i colombi tenuirostri (torraiuoli, mon-
dani 0 reali , volanti , ecc.), cantori (tamburi ,
trombettieri, barbottoni o riditori), monaci (parruc-
chi 0 giacolaini, conchiglie), pavoni (pavoncelli e
tremolanti), galline (tronfi, triganini o barchetti-
gazzi); fortirostri, tenuirostri, cmvirostri; volteggia-
tori (tragherini, coditremoli, cimati), coronati, bosche-
recci; colombi utili (quelli di campagna) e di lusso
(i domestici). Per la colorazione o per le forme si
distinguono: il colombo giacinto, il colombo tim-
pano, il torraiuolo (veggasi più sotto); i colombi
dal collare, dalla maschera, dalla chierica, o preti;
i colombi clipeati (con clipeo o scudo colorato),
cappuccini (con una sorta di chioma che loro av-
volge il capo a guisa di cappuccio), increspati (detti
anche reggiani o reggianini, a cravatta, arricciati,
sericei, verrttcosi, ecc.).
Colombaccio, colombo selvatico, palombo, palombac-
cio, specie di colombo che non dill'erisce dal torra-
iuolo se non per la maggiore grossezza. Ha per lo
più le piume cenerine azzurrognole, col petto di
una tinta rosso-vinosa e alcune macchie bianche
sparse intorno all'occhio e sui lati del collo: nidi-
fica su per gli alberi, si ciba di ghiande d' ogni
specie, ed é particolarmente avido di fave, onde è
detto in alcuni luoghi colombo favaccio e favaro. -
Colombella, palombella, uccello minore del colora-,
baccio e che, come questo, emigra nell'inverno ed
arriva a branchi fra noi al principio di marzo ; gli
assomiglia nel color delle penne, se non che ha i
lati del collo e porzione inferiore della testa di un
bel verde lucente, cangiante in porporino.
Colombo a cravatta, con una specie di collare
increspato sul davanti del collo. Principali varietà:
berrettino (turchino chiaro, con strisce nere alte ali),
berrettino con ciuffo e frappa (identico al precedente,
ma con ciuffo sulla testa e cravatta); rondone (color
cenere chiaro, volgente un po' al giallognolo, con
strisce nere); fagiano-rondone (con fondo beriettino
molto chiaro e picchiettature cupe); lattato (se di
color quasi latteo); lattato petto d'oro (se, olire al
color latteo, ha il ciuffo, la cravatta ed il color
giallo), tigrato (con ali punteggiate di color più
chiaro del fondo), capraio (con punteggiature alle
ali più distinte che nei tigrati).
Colombo bagadotto, di alta statura, con il collo
e le zampe eccessivamente lunghi, becco pure lungo
e ricurvo; barbOj con testa quadrata, becco corto,
colore scuro; domenicano, piccione col petto bianco
e il dorso nero; gentile, colombo più grosso, di co-
lore più variabile, che nidifica anche fuori dalla
colombaia, in una stalla, in un atrio, o in altro
simile luogo ; goura, grosso come un pollo, con una
cresta di penne sul capo; mondano, colonibo che,
pel colore, presenta tutte le gradazioni immaginabili;
paiestino o corvattino, ccn il capo spianato, il becco
assai grosso nella base e molto corto, con le piume
del collo in ogni parte arricciate, sicché sembra
avere la cravatta; pavoncella, il colombo che, pas-
seggiando, porta le penne della coda spiegate a
ventaglio, come fa il pavone; terzone o bastardo
0 bastardella, colombo di corporatura mezzana e
per lo più di penne bianche, nato dall'accoppia-
mento del colombo grosso e del torraiuolo (in certi
luoghi, come nel Valdarno e nel Casentino, lo si
dice anche terzualo e ter z ir uà lo).
Colombo torraiuolo, e corrottamente terraiuolo,
colombo più piccolo, meno domestico, meno prolifico
dei grossi, che presceglie per dimora le torri, le
fabbriche inabitate, e va errando per la campagna,
cercandosi la pastura (detto anche colombo vagante
e, in vari luoghi della Toscana, colombo marino,
perchè abita i fianchi dirupati de' monti di quella
costiera e gli alti scogli delle isole del Mediter-
raneo). - Columba livia selvaggia, torraiolo selvaggio,
razza madre di tutti i colombi domestici, ad ec-
cezione del domestico coronato di Giava (columba
coronata) , del domestico boschereccia del Capo, e
la tortora dal collare, che proviene dalla colomba
ridente d' Egitto.
Colombo triganino, speciale del Modenese, ben
600
proporzionato, con ardito incedere, volo lungo, molto
prolifico, con penne variopinte e delicate. Detto bigio,
se prevale il color cenerino piombato; bissone, con
penne somiglianti nelle macchie alle squame della
biscia; caldano, biondo giallognolo, color del fuoco;
dorato, giallo pallido; maltiuto, di color nero imper-
fetto; ?(ero, con laverà tinta del nome; pietra chiara, dì
color cenere chiaro, pietra scura, ecc.; sauro, come
il mantello dei cavalli di tal nome; gazzo, il triga-
nino che ha solo certe parti colorate a preferenza
di altre (cosi detto per una certa somiglianza con
la gazza); legittimo, il gazzo che non ha alcun di-
fetto e colorata la testa, compreso il pileo e la gola,
e le ali, la coda (sopracoda e sottocoda compresi).
Tiuchetto, specie di colombo oscuro, tutto nero o
bruno, col ^'iro degli occhi di colore scarlatto, il
becco giallognolo e i piedi rossi ; turco, con grossa
escrescenza alle narici, estendentesJ intorno agii
occhi; volantino, piccione domestico usato per ri-
chiamo.
Colombi messaggieri.
Detti anche colombi portalettere, piccioni viaggia-
tori: quelli che possono servire (in tempo di guerra)
alla corrispondenza fra piazze forti, in caso d' asse-
dio, a quella del continente con le isole; delle piazze
forti assediate con le truppe mobilizzate dalla flotta
dei guardiacoste e degli aeronauti col continente e
con le isole; delle unità alpine coi forti di sbarra-
mento; inoltre, per la surrogazione delle linee te-
legrafiche distrutte dal nemico, ecc.; in tempo
di pace, dove non funzionano telegrafo e telefono,
per impianto di stazioni agrarie sui monti, per la
colonnizzazione delle isole, ecc. Sono di vari tipi,
belgi, olandesi, inglesi, francesi, italiani, e tra questi
i Iriganini, da tempo immemorabile adoperati a
Modena e a Reggio. - Orientamento: fu detto pei
colombi un sesto senso, risiedente, secondo alcuni, in
un organo speciale, mobile, fluttuante e sensibilis-
simo, che funziona unito all' organo dell' udito, al
di dietro del padiglione delle mucose dell'orecchio.
Secondo altri, l'orientamento degli uccelli giratori
è determinato dalle correnti atmosferiche.
Allenati, i piccioni che hanno subito un trenaggio
di almeno tre anni e che non hanno più bisogno
di successive istruzioni - Colombi da corsa, tutti
quanti i colombi messaggieri. - Liberi, quei colombi
messagfrieri che non vennero mai ammaestrati con
regolare trenaggio. - Messaggieri alati, i piccioni
viaggiatori. - Piccioni corrieri, quelli che in Grecia,
nei tempi eroici, annunziavano i nomi dei vincitori
dei giuochi olimpici.
Cerna, la scelta da farsi tra i piccioni che si vo-
gliono addestrare ai viaggi, per non deteriorarne la
razza. - Cibo dei piccioni messaggieri: l'avena, le
fave cavalline e i piselli secchi, con una razione di
grano o canapa di tanto in tanto, per variare il
nutrimento; acqua fresca, sempre cambiata e, nella
stagione delle cove, ferruginosa. - Colombaia, pic-
colo edificio per ricovero dei colombi, costruito, per
lo più di mattoni, a levante, con palchetti di legno,
ecc., e suolo di cemento.
Corse di prova, i primi esercizi a cui si sotto-
pongono i colombi messaggieri. da uno a dieci
chilometri, scartando, man mano, quelli che non
danno soddislacenti risultati. - Corse preparatorie,
quelle che vengono indette e preparate dalle Società
colomliofile, per l'addestramento. - Dispaccio per co-
lombi messaggieri: in origine (Egitto) scritto «opra
sottilissime laminette di iiielallo, che si fermavano ad
un'ala poi arrotolato (Assiria) ad un piede con legacci
di seta, alla coda dai Greci, al collo, in tubetti di penne
d'oca 0 d' ardea. ad una timoniera centrale nelle
Fiandre, in Inghilterra e in Francia, ora ad una delle
timoniere centrali, fissandolo in prossimità della
barba, o ad uno dei tarsi, con un filo d'alluminio.
Peso del dispaccio e dell'astuccio: da mezzo grammo
ad un grammo. I dispacci per colombi messaggieri
divennero poi dei preparati fotomicroscopici sopra
pellicina di collodion: sedici pagine di stampa ogni
pellicina; diciotto esemplari di tali pellicine affidati
ad un solo piccione messaggiero, con un totale di
cinquemila dispacci, del peso inferiore a mezzo gram-
mo. - t-'oste aeree, i servizi che i piccioni messaggieri
prestavano e prestano.
Trenaggio, l'ammaestramento dei piccioni al volo.
E' graduale o forzato : graduale, quando si addestrano
i colombi a piccole tappe, con tre giorni almeno
di riposo fra una tappa e l'altra; forzato, quando
si lanciano piccioni, per metà ammaestrati o liberi,
da grandi distanze, raddoppiando ogni giorno il per-
corso senza interruzione. - Trenati, i piccioni che
hanno ultimato, con esito felice, le prove di resi'
stenza e di orientamento. - Piccione di buon sangue e
con ogni cura trenato, il migliore del genere. - Tri-
gonieri, gli ammaestratori dei colombi.
Bata'i'q, lettere-dispacci che il governo d' Egitto,
a mezzo di colombi, spediva dovunque per annun-
ziare i diversi gradi di accrescimento del Nilo. Por-
tavano impresso l'anno, il giorno, l'ora e il luogo
di spedizione, come oggi si pratica dagli uffici po-
stali. Per sicurezza, si inviavano due corrieri conia
stessa corrispondenza. - Colombaie postali, quelle
che, un tempo, contenevano i colombi viaggiatori,,
sotto le ali dei quali, secondo l'uso orientale, veni-
vano fissate le carte-dispacci. - Colombaie sacerdotali :
erano nei templi di Venere, presso i Siculi e i
Greci: vi si allevavano piccioni messaggieri. - Posta
militare coi colombi: stabilita presso molti Stati
europei, cominciò in Italia nel 1875, ad- Ancona, e
ora trovasi in istato di superare le eguali istitu-
zioni straniere - Turtvrillae, case romane consa-
crate al culto di Venere Pandemia, sulle quali er-
gevaiisi delle torricelle : vi si allevavano i colombi
messaggieri d' amore.
Allevamento oei colombi.
Arnesi belativi.
Appaiamento iX appaiare, l'acco/jp/rtre per la ripro-
duzione) dei colombi: si fa dopo la dovuta selezione
per gli incrociamenti, educando le coppie a prender
possesso dei nidi. Segno non dubbio dell'avvenuto
appaiamento, il correr dietro continuo del maschio
alla sua femmina, insistendo perchè voli al suo
nido. - Colombicoltura, arte di allevare i colombi;
il modo col quale debbono essere costruite le co-
loiiihaie, e collocate le coppie che debbono popolare
le coloiiihaie, la scienza degli oggetti che occorrono
per allevare i piccioni, ecc.; °: colombicultori, gli
allevatori di colombi.
Aliìneìitazione artificiale dei colombi: usata, quando
si vuol popolare una nuova colombaia, levando dei
piccoli piccioni dal nido a circa quindici giorni.
Si fa. aprendo il becco e introducendovi grano, e
ciò fino a che non arrivano a mangiare da sé. -
Alimento dei colombi in genere : la veccia è il grano
a cui si dà la preferenza, reputato il migliore e pia
COI
salutare alimento dei colombi. Oltre la veccia, si
somministra ai colombi : frumento, giavone, miglio,
frumentone, riso e altri grani, nonché piccole fave.
- Cornino, pasta preparata da tempo immemorabile
dai colombiciiltori, per somministrare il sale ai
colombi. Cosi delta, perchè contiene anche cornino
(cominum eyiiiiìndn), seme ridotto in polvere di una
pianta dicotiledone ^ombrelli^ra); consta di pol-
vere di mattoni, cruschello, miglio, sale e comino.
- Riduzione delle ora e dei piccoli piccioni, cerna o
selezione: si possono riunire i fi?li unici di due
coppie presso una sola coppia, purché abbiano la
stessa età, e una stessa coppia può allevare tre
e anche quattro figli, sempre però della stessa età.
Arnesi. — Abberei-atoio, recipiente che contiene
1 acqua sempre pulita dagli escrementi; di solito, é
di ■■'•acotta, con fori laterali. - Appaiatolo, accop-
piatoio, stanzino, gabbia, cestino, o luogo appartato,
ove si pongono i colombi e le colombe per appa-
iarsi: cestino. - Asserello, asserella (non comune),
tavola, o anche una semplice pertica, fermata oriz-
zontalmente e parallelamente al muro della coiom-
baia dalla parte di fuori, e sulla quale i colombi
amano di posarsi e starvi lungamente, o per ispol-
Hnarsi, o per mantenersi non troppo lontani dal com-
pagno che stia al di dentro covando. - Borghi, o
cestellini^ cesti fatti con sottili e pieghevoli botton-
cini, di salice o d'altro, con la forma di ellisse lide
aperta, da una parte con appendice o sostegno, che
si collocane uno a destra e l'altro a sinistra di ogni
scompartimento degli scaffali delle colombaie, e costi-
tuiscono i nidi dei colombi, speciidmente messaggieri.
- Casotti, le abitazioni delle singole coppie di pic-
cioni: divisi in due compartimenti eguali, per mezzo
di una piccola separazione di dieci centimetri di al-
tezza, con un nido per compartimento. - Cassetta
0 trogolo, attrezzo ove si colloca il cibo pei colombi.
Può avere differenti foggie. - Cassette, piccoli ricetti
scompartiti fra due tavole orizzontali parallele, con
tramezzi verticali di assicelle, nei quali i colombi
si formano da sé il nido, portandovi bruscoli e pa-
gliuzze. - Cesto delle ova, quello nel quale le coppie
li depongono: vi mettono i colombicultori un pez-
zetto di panno, affìncliè le ova stiano più calde e
siano meglio protette dalle rotture; altri, invece del
panno, mettono del feltro, per lasciar liberi e mondi
dagli insetti parassiti i novelli. - Colombo di gesso,
figura di colombo, di gesso o di legno, che si mette
sopra una pertica, fuori dalla colombaia, per allettare
1 colombi a tornare quando vanno tuori.
Fontanina, vaso di terracotta, per dar da bere
ai piccioni. - Gabbia-trappola, grande gabbia, quadra
che si adatta, esteriormente, all'ingresso della co-
lombaia, e serve a regolare l'ingresso e la uscita
dei piccioni. E' munita di una grande tavoletta,
sporgente venti centimetri, per agevolare l'accesso, e
d'una apertura, praticata nel mezzo della facciata
principale, che s' apre la mattina e si chiude la
sera, per l'accesso all'interno. - Gabbione, sorta di
gabbia avente la foggia di cubo o parallelepipedo,
situata davanti alla finestra a mezzodì annessa a
tutte le migliori colombaie: è formata con tante
stecche di legno, oppure con rete di fì'o di ferro.
E' disposto in modo che i colombi, uscendo dalla
finestra, vi si trovino dentro e possano godere aria,
sole, minuta pioggia, ecc. - Scaffale, arnese di legno,
di assai facile costruzione, chiuso, in tanti scompar-
timenti, secondo il numero delle coppie di colombi
viaggiatori da collocarvi. In ciascuno scompartimento
si colloca una coppia di colombi. Ai Iati degli
scompartimenti si collocano due cesti, ove i colonibi
depongono le uova. - Sciao-tse {cinese), fischietto leg-
gerissimo che i cinesi fissano alla coda dei colombi
e che suona quando questi volano.
C0L0.MHAIA - Prodotti dki colombl
Colombaia, piccola stanza, specie di terrazza
chiusa sopra il tetto delle case di campagna, per
tenervi i colombi: ant., colondjaro; colombaia; pic-
cionaia. In Francia si distingue: la colombaia fco-
lombier 0 fuie), edificio rotondo 0 quadrato, in cui
si mettono i piccioni torraiuoli, allo scopo di au-
mentare la rendita di un podere, e Vuccelliera (vo-
lière), che è l'abitazione destinata ad allevare co-
lombi di razze distinte 0 di lusso. Si hanno co-
lombaie a foggia di torriceile rotonde, ovvero qua-
drate ed annesse agli edifici rustici. Buche della
colombaia, quelle aperture, per lo più tonde, che, in
più 0 nien grande numero, si fanno nel muro della
colombaia, e per le quali passano i colombi. Posta,
posto, scompartimento della coppia di piccioni nella
colombaia Per appaiare i colombi ed abituarli ad
impadronirsi della posta che loro si assegna, si suole
chiuderli entro la medesima, facendo uso di un pic-
colo cancello, che chiude i! davanti della posta. - Di-
ritto del colombaio, privilegio nobiliare di allevare
colombi di alto volo.
Nido dei colombi: consiste in un piatto fondo di
venticinque centimetri di diametro e dell'altezza di
cinque centimetri, in terracotta, non verniciata. -
Piccionaia, luogo apposito per i piccioni.
Carne dei colombi: eccellente e salubre in quel-
l'età in cui i giovani piccioni si sono coperti di
penne, perché ha una certa consistenza e rimane
ancora tenera e piena di succo. La carne dei gio-
vani piccioni triganini, segnatamente arrostita, su-
pera, per squisitezza, quella delle altre razze, e quella
dei bassardoni è la meno saporita di tutte. - Colom-
bina, il fimo dei piccioni, a distinguersi dalla pol-
lina, che è quello dei polli, dei polli d'India, di
anitre, di oche, insomma degli uccelli da cortile.
Ritenuta una dei migliori concimi, per la molta quan-
tità di azoto, di acido solforico e di altri principi
che contiene, necessari alla nutrizione delle piante.
- Liquido dell'inyluvie o latte del piccione: analogo
al latte dei mammiferi, e, propriamente, al primo
latte, cioè al colostro; contiene tutti gli elementi
del latte, meno lo zucchero, e viene segregato dalla
mucosa dell'ingluvie. - Oca non fecondate, qneUe che
appaiono chiare per trasparenza, senza indizio al-
cuno di embrione ; dopo parecchi giorni, i liquidi
contenuti nelle ova si guastano e li si vedono torbidi
scorrervi dentro.- Ova prossine n schiudersi: quando
l'embrione è prossimo a sbucciare, accostando l'uovo
all'orecchio, si sente distintamente il rumore che
fa col becco per rompere il guscio, indizio sicuro
del prossimo schiudersi delle ova. - Oi;a squagliate:
sono trasparenti, hanno guscio di color turchiniccio,
che diventa sempre più manifesto, quanto più in-
vecchiano. In queste uova l'embrione è morto, nei
primordi della sua formazione.
Prodotti delle colombaie: i giovani piccioni, che
forniscono un'ottima carne, e la colombina, apprez-
zato concime (un chilogrammo per colombo). -jRe-
gistro delle ova, carta 0 registro effettivo che il co-
iombicultore usa affiggere all'uscio delle colombaie,
per notarvi il giorno in cui ciascuna coppia dei
602
COLOMBO — COLONIA
propri colombi depone il primo uovo e molte parti-
colarità, per dedurne il numero dei colombi ottenuti
psU'annata, gli allevamenti fatti, i prezzi, ecc. Con-
tro luce, 0, meglio, contro il sole, si verifica poi
*e le ova furono fecondate.
Malattie dei colombi.
Parassiti e nemici dei colombi.
Apoplessia: il colombo che ne è colpito (per lo
più, dopo essersi abbandonato ad eccessi sessuali)
cade improvvisamente a terra, e perde sangue dal
becco; spesso, muore subito.- Diirrea, flusso di ven-
tre, per lo più causato da insalubrità della colora-
I aia, dall'insufficiente nutrizione o dalla cattiva
ijUilità degli alimenti. - Difterite, micosi delle vie
aeree. - Epilessia, malattia convulsiva, che può, ta-
lora, far seguito al torcicollo. - Fate mw^a: tutte le
volte che la muta delle penne non è generale di-
cesi falsa muta, e ne risultano accidenti gravissimi:
difficoltà di respirazione, umore vischioso alla bocca,
ecc.- Follicolite esofagea, putrefaz'one del gozzo o in-
gluvie: lebbra. - Indigestione: affligge il colombo che
trattiene lungamente nel gozzo degli alimenti, i quali
fermentano.
Male dell'ala, malattia d'indole artritica che im-
pedisce al colombo il volo, per un tumore duro,
teso, che s' ingrossa sempre più, fino ad arrivare
alla grossezza di una noce. Qualche volta svilup-
pasi alle zampe, e il colombo zoppica. - Micosi delle
vie aeree, malattia degli organi respiratori dei co-
lombi: colpisce i colombi adulti e manifestasi con
sintomi assai svariati e numerosi; detta unche dif-
terite. - Mutamento delle penne: avviene, ordinaria-
mente, dal luglio al novembre, ed è, per i colombi
domestici, una vera malattia, come la dentizione per
altri animali. - Putrefazione del gozzo o ingluvie, o
follicolite esofagea: deriva da irritazione, infiamma-
zione, che finisce con la suppurazione; avviene quando
i neonati o muoiono subito, o sono tolti dal nido,
tanto che l'alimento, preparato per i novelli, resta
nel gozzo.- Torcicollo, malattia mortale, se è violenta;
spesso è una parziale apoplessia che colpisce una
parte del cervello.
Parassiti. Appartengono ai vermi, agli insetti ed
agli aracnidi: tra i vermi, la tenia crassula, specie
già stata osservata più volte nell'intestino dei co-
loijibi domestici; l'ascaris maculosa, trovala anche
nella tortora; il trichesomum tennissimmn. Fra gli
insetti è frequente il pidocchio delle penne (Lipeurus
bacillus), che si osserva, di preferenza, nelle barbe
delle penne remiganti e timoniere, e la pulce dei
piccioni (Pulex columhae). Fra gli aracnidi, il più
dannoso è Vargiis reflexus, denominato volgarmente
zecca. - Polipo, sorta d'escrescenza carnosa, che nasce
rapidamente nel gozzo del colombo.
Nemici dei colombi sono: il falco peregrinus, i fal-
chi migratavi, il gufo reale Fra le mustele, sono
assai dannose la faina, comunissima tra noi, la puz-
zola e la martora. 11 gatto è pure depredatore di
colombaie, come anche le specie di sorci mus decu-
nianus e mus rattus, che assalgono i colombi e s'im-
padroniscono dei prodotti, ova e piccini. - Argante
riflesso^ 0 rincoprio del colombo: aracnide parassita,
a corpo ovoide, e dardo munito, da ogni lato della
faccia inferiore, di due ordini di denti: predilige i
giovani piccioni, che uccide, se trovasi in gran
numero. Volgarmente, zecca, flagello delle colombaie.
Colon. Seconda porzione del grosso intestino,
la parte più lunga compresa tra il cieco e il retto.
Si divide in quattro porzioni: una ascendente, una
trasversale, una discendente e una ileo-peloica. -
Coliche arterie, quelle che si staccano dalle arterie
mesenteriche verso il colon. - Colicodinia, colico-
plegia, voci che, rispettivamente, significano : dolore
al colon, rattrappimento dell'intestino. - Ma/aW«e del
colon: la colite (infiammazione propria di questa se-
zione dell'intesino) e altri processi flogistici, infettivi,
ulcerosi e neoplastici dell'intestino in genere e del
crasso in ispecie, e cioè: l'enterite, la dissenteria, le
ulcerazioni, i neoplasmi. La dilatazione del colon può
essere come una forma morbosa a sé, indipendente
dal resto del tubo intesiuale. - Operazioni chirurgiche
sul colon: la colopessìa (per la cura del prolasso del
retto), la co/oca/ia( ratta, per lo più, in seguito a ferite),
la colotomia (apertura del colon per estrarne corpi
estranei, asportare polipi, sbrigliare restringimenti
ecc.); la coloproctia (per aprire all'esterno, la via
alle feci attraverso il colon), ecc.
Colonia [coloniale). Dicesi di jìopolazione d'un
paese mandata o che va ad abitare un altro paese
con le stesse leggi della città o del paese che la manda
0 dal quale parte. Anche, possedimento di uno Stato
europeo oltre mare. - Fondare una colonia, crearla,
impiantarla. - Catichi, in Grecia, gli abitanti d'una
colonia. - Colonato, al tempo dell'impero romano, la
condizione di coloro che, per contratto o per nascita,
erano legati al fondo che coltivavano. - Coloniale, di
odacolonia. - Generi coloniali, qneìU che vengono dalle
colonie: caffè, zucchero e simili.- Colonizzare, fondare
colonie in un paese; popolare una regione con colonie
di lavoratori. - Colonizzazione, l'atto degli emigranti
per rispetto al paese nel quale vanno a stabilirsi. -
Espansionismo, neologismo che indica le teorie di
coloro che sono favorevoli alle conquiste coloniali
e militari.
Colonie agricole, le persone (coloni) mandate a
coltivare un terreno in un altro paese. - Colonia mi-
litare, milizia tenuta ad abitare un paese lontano,
con lo stesso statuto e con le stesse leggi della na-
zione che la msLXìdsL. - Hinterland, letteralmente in
tedesco dietro il paese, voce usata per indicare il
territorio interno di una colonia su cui si esercita
influenza od egemonia. - Settlement, ingl., stabilimento,
colonia: nome dato ai territori concessi agli stra-
nieri nell'interno della città in Cina. - Seltler, co-
lono che prende possesso d'un territorio incolto in
America, in Australia, ecc.
Corpo speciale d'Africa, la colonia militare ita-
liana nell'Eritrea e nella Somalia. - Bnluk, squadie
nelle quali si dividono le mezze compagnie (nust-
tabur) nei reggimenti di fanteria indigena del
corpo speciale d'Africa. - Buluk-Basci, denominazione
collettiva dei sottufficiali delle truppe indigene del
corpo speciale d'Africa. - Jw.s-6asci, denominazione
collettiva degli ufficiali indigeni del corpo spe-
ciale d'Africa.
Politica coloniale, la tendenza che un governo ha
a conquistare o acquistare paesi lontani. - Sistema
coloniale, il complesso delle leggi amministrative,
politiche, commerciali applicate da un governo eu-
ropeo nelle colonie stabilite in altre parti del mon-
do ; più specialmente, il regime restrittivo che i go-
verni europei imposero al commercio coloniale dopo
il secolo XVI e che conservarono fino a quando i
dettami della scienza economica non ebbero fatto
trionfare, più o meno, il principio della libertà de-
gli scambi.
I Colònia. Metodo di cura, all'aria libera, degli
6o;{
I
alienati in gruppi. - In batteriologia, colonia dicesi
lo sviluppo dei niicrorganis.il i in mezzi nutritivi
appropriati.
Colonia (colonico) Yeg^asi aJ agricoltore.
Coloniale. Vejigasi a colonia e a droga.
Colonna. Membro arcliitettonico, per lo più di
pietra (anclie di marmo, di travertino, di porlido,
di legno, di mattoni stuccati, di ferro, di ghisa, di
bronzo, ecc.), di forma tonda, che, a guisa di al-
bero, si inalza verticale, isolata, e sostiene arco,
architrave, vòlta o altra parte di edilìcio: pi-
lastro cilindrico; stela, stele (termine archeologico).
E di forme o di proporzioni varie secondo i di-
versi ordini architeltoni; sta da sola come »no/f»-
inento. Può essere alta o bassa ; svelta, sottile,
slanciata, oppure tozza, rigonfia, ecc.; a nn pezzi,
a due pezzi, a tre pezzi, oppure d'un pezzo, d'un
blocco, - Co/oHHe/fa, dimin. di colonna; meno piccola
però della colonnina e del cotonuino.
Atticurgo, sorta di colonna quadrata. - Colonna
ermetica, che aveva una testa d'uomo, invece di
capitello. - Colonna lactaria, colonna presso la quale
si trovavano le nutrici di Uoma. - Colonna manvr
biaria, ornata di trofei.
Colonna maestra, la principale d"un edificio. - Co-
lonna miliare, termine storico, quella che nel centro
di Roma segnava il punto di partenza delle strade
del mondo. - Colonna monumentale, quella a cui è
soprapposta una statua o un trofeo e s' inalza
isolata in una piazza o altrove, in onore di un
gran personaggio, o a ricordanza di un l'atto memo-
rabile. - Colonna rostrata : si inalzava ai vincitori
delle battaglie navali, e fu così detta perchè ornata
con i rostri tolti alle navi nemiche. Le più famose
furono quello di Caio Duilio. - Colonna trionfale,
colonna monumentale.
Colonna infame (stor.) , inalzata a monumento
d'infamia.
Cippo, specie di mezza colonna, o colonna tronca,
e perciò senza capitello, talora sormontata da un
busto, talora portante soltanto sulla faccia anteriore
una iscrizione sepolcrale o altra. - Colonnine, piccole
colonne tornite, lavorate, che formano una balau-
strata, la ringhiera d'un ballatoio, il parapetto d'un
terrazzo. - Mezza colonna, quella che è tagliata a
metà secondo il piano verticale che passa per il
suo asse, a fine di addossarla al muro. Estendesi
pure ad indicare colonne che sporgono dalla parete
per due terzi del loro diametro. - Obelisco, colonna
isolata a forma di aguglia. - Filastro, specie di
colonna quadrata, sulla quale si reggono gli archi
degli edifici. - Stili, colonne cilindriche rustiche e
irregolari.
Colonna a bozze, quella che, nella sua lunghezza, è
divisa come in tanti rocchi o pezzi, fra i quali se ne
alternano altri di maggiore grossezza, tondi o qua-
drangolari, che si chiamano bozze; accorpata, co-
lonna al terzo inferiore del fusto e a doppia ra-
stremazione (assottigliamento della colonna dal fondo
o dal terzo in su); affusata, affusolata, che va assotti-
gliandosi delicatamente verso l'estremità: assottiglia-
ta, diminuita; a spira, a spirale, la colonnetta che
sembra latta di un bastone avvolto regolarmente
in sé stesso, come se ne vedono alcune nelle antiche
opere di architettura, e più specialmente nelle ba-
laustrate; sorta di colonna a s-^zione poligona, cogli
angoli arrotondati, ovvero scanalata, le generatrici
della quale descrivono un'elica attorno al suo asse;
coclide, quella che ha nell'interno una scala che dà
accesso alla vetta; doppia o gemellata, quella il cui
Insto è formato di tre lati simili eguali, ossia coste
di pietra, accomodate l'una dentro all'altra, e sca-
nalata, affinché le commessure siano meno visibili;
quadrata, quadra, piana, quella che ha il fusto di
sezione rettangolare (anche, e più propriamente,
pilastro); scanalata, accanalata, o striata, quella sulla
cui superficie sono intagliati canali o solclii, mezzo
tondi, longitudinali; striala, cioè a strie, a scana-
lature, a solchi; spirale, colonna torta, colonna a
chiocciola, quella nella quale sono profondamente
intagliate poclie, ma grossissime spire, a foggia di
vite; tutta tonaa, quella che iia il fusto intero, di
sezione circolare; wntVa, diritta e senza scanalature;
zuoforica, sostenente la figura d'un animale.
Colonne binate, geminate, doppie, quelle che si
inalzano a due a due, talora su di un solo piedi-
stallo, talora su due distinti, ma vicinissin>i; o/i-
tiche, quelle gemelle e annodate tra loro nel fusto.
l'.^KTl OKLLA COLO.N.N.V - ORNAMENTI.
Principali, la base, il fusto, il capitello (veggasi
ad architettura, a capitello).
Abaco, parte di sopra del capitello della colonna,
di varia forma secondo i diversi ordini architettonici:
comprende \d.gola rovescia, il gocciolatoio, il cimazio.
- Apofige, linea curva o parte di cerchio tagliata a
guisa di cavetto, sopra la lista dell'imoscapo della
colonna. - Architrave, la trave principale, pog-
giante orizzontalmente sulle colonne. - basamento,
base, parte inferiore di una colonna o di un pie-
destallo: gr., stilobate. Comprende l'imoscapo, il
tondino, il toro, il plinto, il listello, la scozia, il
filetto, il pianetto. - Benda, il listello che termina
in alto e al basso il fusto della colonna; ossia il
sommoscapo e l'imoscapo della colonna.
Calato, la parte più interna della colonna co-
rinzia. - Canale, solco mezzo tondo incavato lungo
il fusto delle colonne. - Canale della voluta, solchi
concavi che seguono nei capitelli dell'ordine jonico
le spire della voluta. - Cembra o cembia, imoscapo,
ratta o listello col quale il fusto della colonna si
connette alla base. - Collarino, membretto liscio,
sporgente in fuori: in esso termina superiormente
il fusto della colonna.
Dado, una delle tre parti di cui si compone il
piedestallo della colonna e precisamente la più es-
senziale che forma il corpo di mezzo fra lo zoccolo
che appoggia direttamente sul suolo e la cornice
che vi sta sopra. - Epistilio, l'architrave delle
colonne.
Fusto, la parte principale della colonna, quella
che ne forma il tronco, esclusi il capitello e la
base: sotto il fusto è sovente la base, al di sopra
il capitello; varia di forma e di proporzione se-
condo l'ordine a cui appartiene, lo stile e l'epoca :
corpo, fuso, scapo. - Imoscapo, parte inferiore del
■fusto dove si unisce alla base e si riscontra negli
ordini ionico e corintio; nel dorico-greco, che é
senza base, è la parte che direttamente appoggia
sul terreno. - Sommoscapo, il superiore, dov'è il
restringimento che termina sul collarino.
Occhio, il circoletto centrale nella cui periferia
termina l'ultima spira della voluta. Vi si suole in-
tagliare un fiore o altro ornamento,- Piedistallo,
il sostegno che inalza la colonna dalla superficie
del suolo ad una certa altezza. La sua cornice su-
periore si chiama cimasa; tronco, o dado, la parte
maggiore tra la cimasa e il basamento; zoccolo, la
parte inferiore, più larga e di forma quadri- :
tìOi
anche, dado, plinto (gr.). - Plinto, parte inferiore
della base delle colonne e dei pilastri che appoggia
direttamente sul terreno quando manca il piede-
stallo, e di forma generalmente quadrata.
Ratta, ciascun estremo, inferiore o superiore,
della colonna; guscio estremo della colonna; mo-
danatura concava che unisce l'imoscapo al som-
moscapo. - Ratta di sopra o sommoscapo, l'estremitcà
superiore della colonna. - Ratta di sotto, ratta da
piedi, imascapo, l'estremità inferiore della colonna. -
Rocchio, porzione di fusto della ( olonna in forma
cilindrica e talora leggermente conica.
Spira, la base di una colonna, il cui profilo va
serpeggiando. - Toro, superficie di rivoluzione ge-
nerata da un mezzo cerchio che ruota intorno ad
un cilindro: si pone nella base delle colonne. -
Ventre, entasi, la maggior grossezza che si dà or-
dinariamente alla colonna nel terzo inferiore della
sua altezza. - Vivo d'una colonna, il fusto
Cateto, asse di una colonna. - Diametro d'una co-
lonna, linea che ne misura la larghezza. - Modulo,
diametro o mezzo diametro servente di misura.
Ornamenti. — Armille, specie di anelletti al
capitello orico. - Astragalo, ornamento a profilo,
quasi sempre circolare o a forma di cordone, col-
locato nel sommoscapo o neìVimoscapo delle colonne
di ordine meno semplice. - Becco di civetta, moda-
natura, la cui sezione ha un angolo curvilineo che,
in certo qual modo, assomiglia al becco della civetta,
per lo più usato nel capitello dell'ordine corintio. -
Caulicoli, steli che, avvolgendosi sopra sé stessi,
formano le volute dei capitelli corinzi e compositi :
meno comunem,, caviceli. - Cannello, specie l'i
bastone scolpito nella parte inferiore di ciascun
canale della colonna scanalata, si che paia riempirlo
ora più ora meno, o per semplice ornamento, o
per dare alla colonna una maggiore solidità reale e
anche apparente. - Cimazio, modanatura superiore
del capitello corintio composta di un listello, di
una gola rovescia o di un apofige.
Fogliame d'olivo, fogliame ornamentale usato a
decorazione dei capitelli e dei fregi romani d'ordine
corintio. - Foglie, ornamento rappresentante appunto
foglie che sogliono riferirsi a quelle di una specie
di acanto o altre che si scolpiscono intorno al
capitello, particolarmente nell'ordine corintio e nel
composito. Secondo la loro posizione, si dicono dei
caulicoli superiori o inferiori. - Fiore, rosetta del
capitello dorico. - Fregio, la fascia per lo più ornata
di rosette e simili. - Gorbia, scanalatura.
Paternostri, filari di grani scolpiti a ornamento
delle colonne. - Pianuzzi, quegli spazi stretti e
lisci che separano l'una dall'altra le scanalature della
colonna quando esse non sono perfettamente con-
tigue. - Scanalatura, incisione o incavo longitudi-
nale sul fusto delle colonne o dei pilastri : ca-
nalatura. - Scozia, modanatura concava che spesso
fa parte d'una colonna. - 5'^/'^a, specie di cavo nelle
colonne, detto anche scanalatura, canale, ecc. -
Toro, grossa modanatura rotonda, che entra varia-
mente nella composizione della base della colonna
(detta anche tondino, bastone, astragalo).
Riunione, disposizioamc m colonne
Edikici a colonne.
('ose e termini vari.
Areo^lilo, una delle cinque sorta di intercolonni
dell'architettura i/reca, con le colonne disfanti otto
0 dieci moduli una dall'altra. - Balaustrata, ordine
di colonnette lavorate in varie forme, con basamenta
e cimasa; balaustro. - Balaustro, dicesi anche per
piccola balaustrata e per colonnino della balaustrata.
- Balaustrino, piccolo balaustro. - Colonnata, o co-
lonnato, sistema o aggregato di colonne, sia per
uso e comodità del pubblico, sia per decorazione
dei monumenti - Diastilo, ordinamento e disposizione
di colonne binate, nel senso della facciata: de-
cora un edificio. - Buttilo, una delle cinque ma-
aniere di piazzare le colonne.
Intercolomiio, intercolu n'o^ lo spazio tra colonna
e colonna. - Intercolonnio tos ano semplice: si fa ac-
canto a una colonna disegnandone una eguale. - Inter-
colonnio con arco senza piedestallo: si fa dando alle
colonne una distanza fra asse ed asse, perché l'arco
possa avere la conveniente ampiezza.
Mèta, nelle corse degli antichi, gruppo di tre co-
lonne coniche, punto di partenza e d'arrivo. - Mn-
notriglifo, intercolonnio della larghezza d'un triglifo
tra due colonne o pilastri.
Oltastilo, disposizione di otto colonne di fronte
nei pronao e nel portico di un tempio, nella fac-
ciata di una chiesa o di un edificio qualsiasi. - Pie-
noslilo (gr.), l'intercolonnio largo una volta e mezza
il diametro delle colonne.
Sistilo, intercolonnio di due diametri. - Stilata,
serie di colonne, solitamente metalliche, che servono
di sostegno ai ponti (voce del linguaggio tecnico).
Edifici. — Anfiprostilo, edificio che ha colonne da-
vanti e di dietro. - Decastilo, edificio con dieci co-
lonne. - Diptero, edificio con due ordini di colonne
per ogni lato. - Dodecastilo, edificio con dodici co-
lonne. - Morioptero, edificio rotondo, senza muri,
con tetto sostenuto da colonne. - Octastilo, edificio
a otto colonne.
Pentastilo, porticato a colonnato di cinque colonne
di fronte. - Periptero, luogo circondato di colonne;
tempio avente colonne da quatto parti. - Peristilio,
colonnato nell'interno d'un edificio ; insieme delle
colonne d'un edificio. - Picnostilo, edificio con co-
lonne serrate o avvicinate. - Polistilo, edificio con
molte colonne. - Propileo, portico a colonne da-
vanti a un tempio. - Prostilo, edificio con colonne
solo davanti. - Pseudo diptero, editi ciò che aveva
solo una fila di colonne.
Sistilo, edificio in cui le colonne sono allontanate
di due diametri. - Tetrastilo, che ha quattro co-
lonne nel prospetto.
Varie. — Accollare, l'intrecciamento che talvolta
si fa con rami e foglie od altri ornamenti intorno al
fusto delle colonne, per cui questi si chiamano co-
lonne accollate. - Accoppiare, accoppiamento, il di-
sporre le colonne a due a due. - Affusare, affusel-
lare (atfusellato), assottigliare verso l'estremità, in
guisa di fuso. - Incolonnare, incolonnamcnto. il met-
tere su colonna, disporre a guisa di colemie. - Ra-
stremare, dsire la rastremazione, cioè quel continuato
restringimento della colonna che procede dalla sua
base, ovvero dall'inferiore terzo del suo fusto, fin
presso il capitello, - Scannellare, più coni, che scor
nalare: incavare la colonna, tracciando su essa come
piccoli canali. - Sfondare, far tondo.
Ulirella, arnese di ferro, fatto a guisa di 'orbice
che si usa per alzare e trasportare colonne e altro.
Cariatide, figura di donna o d'uomo, impiegata
invece di colonna o di pilasrto. - Telamone, figura
d'uomo sostenente una cornice. - Le colonne d'Er-
cole, per significare un limite morale non sorpas-
sabile.
COLORANTE
G03
Stinta, attributo dell' anacoreta siriaco Simone,
che visse assai tempo sopra una colonna. - Stilo-
metria, arte di misurare le colonne.
Colonna. Voce di vario si^-nificato, indicando:
qualunque sostegno, anche non cilindrico, che
jibbia una certa somiglianza con la culonna; quan-
tità di soldati posti in una certa ordinanza (vengasi
a ìtìilizia); ciascuna delle partizioni fatte in una
pagina , per scrivervi o notarvi distintamente
checchessia; divisione di pagina in un giornale,
in un libro e simili; parte della scala a chioc-
ciola; (|uantità di materia fluida, che ha una base
e un'altezza determinata; in anatonna, organo
o porzione d'organo di forma allungata cilindrica;
nel'a marina da guerra, corpo di navi che proce-
dono tutte sulla stessa linea, Figur., sostegno, ap-
poggio, aiuto.
Colonnata, colonnato. Veggasi a colonna.
Colonna vertebrale. Insieme di tutte le ver-
tebre (veegasi a vertebra), trenlatrè nell'adulto,
le quali, sovrapposte le une alle altre, formano una
colonna nella parte posteriore del tronco soste-
nente la testa e sostenuta dal baiino: filo delle
reni; ràchide (p'.); spina del dorso, spina dorsale.
- Spinale, appai tenente alla spina del dorso.
Arteria bastlnie, tronco vn-nnUire formalo dalia
riunione delle due arterie vei' ebrali : veggasi a ver-
tebra. - Atlanti', prima virtjjia cervicale, sulla
quale riposa la li sta. - Corage, osso della pelvi, che
forma l'ultima esireiuità della colonna vertebrale;
si articola coli' apice del sacro, ed è composto di
quattro o cinque vertebre che corrispondono alle
vertebre della coda di altri animali. Quadrifido,
diviso 0 tagliato in quattro parti, ed è uno degli
aggiunti dati dagli anatomici al coccige.
Ileo, ilio, nome di due ossa attaccate, a destra e
a sinistra, posteriormente alle testate e davanti al-
le ossa del pube; dicesi pure osso del fianco.
Midolla spinale o alliuigata., la porzione del cer-
vello allungata per tutte le vertebre fino all'osso
sacro. - ò<ne midollari, sf stanza interiore della mi-
dolla spinale. - Ct7«os/3jna/p, il punto della midolla
spinale dal quale si originano le fibre del nervo
simpatico, che vanno alle fibre raggiate dell' iride.
• Muscolo infraspinato, quello situato sotto la spina.
Quadrigemini, quattro piccoli corpi che sono al-
l'estremità superiore della midolla allungata. - Sa-
cro, osso sacro; formato dalla riunione delle vertebre
sacrali, ha la figura di una piramide triangolare
schiacciata dall'innanzi all'indietro ; è situato nella
parte posteriore del bacino, immediatamente al di-
sotto della quinta vertebra lombare. - Scio, osso
che è contiguo alle vertebre del dorso e che è inter-
posto fra i due ossi, gli innominati, che sono
situati ai lati dell'osso sacro.
Sfilare, uscir dal suo luogo una o più vertebre
delle reni. - Sfilare uno, rompergli con un colpo il
fil delle reni, la colonna vertebrale; direnare, sfi-
lar le reni.
Deformazioni e malattie.
tifosi, curvatura anormale della spina dorsale,
all'indietro, cioè con la convessità posteriore.
- Lordasi, deviazione della colonna vertebrale a con-
vessità anteriore. - Gobba, o gibbosità, deformazione
risultante da deviazione della colonna vertebrale,
senza carie delle vertebre (veggasi a gobbo); anche,
prominenza ossea anormale del tronco avvenuta in
conseguenza di carie d'una o più vertebre o per
semplice deformazione delle vertebre, delle coste o
dello sterno. - liarltiocijosi (gr.), incurvamento in-
dietro della colonna vertebrale. - Rachiolordosi, in-
curvamento in avanti della colonna vertebrale. -
Scoliosi, curvatura, deviazione laterale della spina.
Mielite, nome dato alla maggior parte delle malattie
intrinseclie della midolla spinale - licchialyta, do-
loie del midollo spiri;ile per alterazione nervosa,
indipendente da infiarinniizione. - Spinile, affezione
della midolla spinale, caratterizzati dalla incoordi-
nazione dei movinipn i. dafaboliz < ne dei moti ri-
flessi e da diveisi tuihamenti subii ettivi ed obbiet-
tivi della seiisibililà.
Colonnello. '1 itolo t^ grado di ufliciale superiore
al quale è affidato il comando di un reggimento
0 la direzione di un s^ervizio, di un ufficio militari'
importante. - Tenente colonnello, titolo e grado di
ufficiale superiore, inmediatamente soggetto al co-
lonnello
Colonnino. Piccola colonna. -Colonna di scrt'-
tura.
Colòno. Veggasi ad agricoltore e a colònie.
Coloramento. Il colorare.
Colorante. Chi colora; che serve a co?©?-»»** ;
colorifero; colore. Sostanze coloranti, quelle eh'?
hanno il colore o un colore, e servono per la tintoria
0 per altri usi industriali, artistici, ecc , applicate sulle
superficie solide, sullt terrecotte, lìeUn 2nttura, nella
ceramica, sullo .smalto, sulle fibre tessili per tin-
gere i fili e i tessuti, per colorare il t'etro, ecc.
Colori stabili danno quelle di origine organica, e
note tra esse la cocciniglia, il chermes, la laccamuffa,
la robhia ; i legni del Brasile, di sandalo, di amaranto,
di reseda, i gambi del sorgo, i fiori di zoffra\tone,
Voricello, Vindaco, la malva nera, il verde delle foglie,
il cardo, la corteccia di quercilrone, il grano salacene,
le bacche di sambuco, la radice di curcuma, ecc. -
Le proprietà tintorie dei coloranti dipendono dalla
loro natura basica o acida e, per ognuna di queste
due grandi classi, variano, secondo la loro costitu-
zione chimica, cioè secondo la natura dei radicali
costituenti le loro molecole e talora anche secondo
la loro mutua posizione.
Denominazioni generiche.
Auxocromi, nome dato ai gruppi salificabili aventi
la proprietà speciale di favorire la formazione delle
sostanze coloranti e di accrescerne il potere. - Co-
loranti aggellivi e sostantivi; coloranti metallici, ecc.,
veggasi a colore.
Lromoforo, gruppo atomico dalla presenza del quale
dipende, vuoisi, il colore di un corpo: quando il
cromoforo entra nella molecola di una sostanza, ne
nasce dapprima un corpo più o meno colorato, il
quale però non é un vero colorante. - Cromogeni,
nome dato a quei corpi che contengono solo il cro-
moforo e non sono coloranti ; per diventare tali, è
necessario che racchiudano uno o più radicali, ca-
paci di comunicare ad essi proprietà salificanti. Non
sono quindi i colori stessi, ma sono solo i loro
generatori. Bacteri cromogeni, quelli che hanno la
proprietà di produrre sostanze coloranti, e i mi-
crococchi che danno il color rosso e il color giallo
al sudore. - Decolorante, la sostanza atta a produrre
decolorazione (veggasi più innanzi). - Mordente, la so-
stanza che serve a fissare i colori sulle fibre. -
Mordenzato, il tessuto stato immerso in un mordente.
606
COLORANTE
- Reattivo, termine di chimica: elemento o com-
posto che, a contatto di altri elementi o composti,
produce una reazione, cioè una combinazione o
una decomposizione, che si manifesta pej mezzo
di speciali fenomeni. Solvente, ciò che serve a
sciogliere le sostanze coloranti.
Estratti coloranti, consistono nel residuo dell'eva-
porazione delle decozioni acquose di alcune radici,
bacche, ecc., e vengono poste in commercio sotto forma
liquida o sciropposa, oppure in pasta o allo stato
secco, in quadrelli, in polvere e, qualche rara volta,
in cristall.ni. Hanno un colore che va dal bruno al
giallastro. I più importanti estratti di legni da tinta
sono quelli di campeggio, di legno giallo, di legno
dei Brasile, ecc. - Inchiostri, veggasi a inchiostro.
Materie coloranti artificiali, denominazione data
alle sostanze derivate dal catrame di carbon fossile:
superano, per la loro vivacità e pel loro splendore,
tutte le altre ed offrono all'arte della tintura gamme
di colori (li una ricchezza inesauribile. Quasi tutte
le materie coloranti organiche appartengono alla
serie aromat ca. - Materie tanniche, quelle usate per
la concia e la tintoria. - Materie tintorie, le ma-
terie coloranti di origine organica: chiamansi così
in commercio perchè danno colori più stabili e sono
le più usate. - Scorie o rosticci, masse che si for-
mano nei processi di preparazione e di affinazione
dei metalli, specialmente della ghisa. Servono, fra
l'altro, alla preparazione di colori, che si ottengono
con scorie polverizzate, impastate con olio di lino
e mescolate a qualche colore del catrame, o a co-
lori minerali.
Decolorazione, operazione con la quale si toglie a
un corpo mediante il carbone animale o vegetale,
oppure per mezzo del cloro, dell'alluminio, ecc.) la
sua materia colorante. La luce, l'aria e l'acqua sono
pure mezzi di scoloramento. - Fabbricazione dei co-
lori : i principali materiali greggi che si lavorano
sono il benzolo e suoi omologhi (toluolo, scilolo), la
naftalina, l'antracene, contenuti nel catrame di car-
bon fossile.- Legge di Wilt: di due materie coloranti,
di costituzione simile, quella che forma i sali più
stabili, ha il maggior potere colorante. - Stampa
dei tessuti, tintura localizzata: veggasi a tintoria.
- Tintoria: da Witt fu ultimamente paragonata ai
fenomeni della soluzione, mentre altri l'hanno
considerata come un fatto meccanico e altri ancora
{teoria chimica) credono alla combinazione tra le
libre e il colorante.
Sostanze coloranti usate nella tintoria
E NELLA stampa DEI TESSUTI.
Sono moltissime: tra esse, V acetato di calce, l'ace-
toso di cromo, gli acidi acetico, arsenioso, citrico,
^ormico, lattico (per la tintura della lana e la
stampa del cotone), pirogallico, tartarico, ecc.; il clo-
rato di sodio, il cloruro di ammonio, di manganese,
di rame, molti cromati, molti nitrati, ecc., e gran
numero dei cosidetti colori del catrame, o arlifi
ciali (citati più innanzi). Veggasi inoltre alle voci
designanti ogni singolo colore: azzurro, giallo,
rosso, verde, ecc.
Alizarina, colorante fornito dalla robbia, dalla
quale si traggono anche la pseudoporporina, la por-
porina, la garanzina, o carbone di robbia, il carmino
di robbia, ecc. Colora in rosso il cotone morden-
zato con allumina, in rosa con lo stagno, in vio-
letto col ferro, in bruno col cromo; colorala lana.
mordenzata con allumina o allume di cromo e crema
di tartaro. - Allossantina, sostanza simile alla pre-
cedente, e che colora in violetto. - Ancusina, prin-
cipio colorante rosso della radice di ancusa. - Ani-
lina (dallo spagnuolo ami, indaco), sostanza che è
la materia prima di molti coloranti per la tintura
e la stampa dei tessuti (^/^eggasi più innanzi: Co-
lori del catrame). - Argille ocracee, o terra rossa,
gialla, verde, ecc., materie coloranti, di tinta vi-
vace per l'ossido di ferro che conten 'ono. - Aza-
lina, azocoloranti, azzurro di alizarina, di anilina,
d'indaco, ecc., veggasi più innanzi {colori del ca-
trame).
Baccelli di Sabba {concino orientale), frutti di
varie specie d'acacia usati nella tintura dei tessati
neri, perchè ricchi di tannino. - Benzooliva, colore
artificiale imp egato per la tintura e stampa del co-
tone e del lino, in azzurro-indaco. - Berberina: si
estrae dalla scorza dell'arbusto detto crespino e s*^x\Q
per tingere in giallo specialmente la lana e la seta
e il cotone mordenzato al tannino.
Carmino di alizarina, usato per tingere la lana
in rosso scarlatto. - Carmino d' indaco, usato per
la tintura della lana e della seta. - Carmino di por-
pora, nome che si dà, in commercio, alla muresside:
serve nella tintoria e nella stampa dei tessuti per
ottenere colorazioni rosee, rosso-porpora ed ama-
ranto, belle, ma di poca durata. - Cartamina, car-
tamo, coloranti rossi per i tessuti. - Catechina: dà
i veri Vidal, usati per tingere il cotone in nero
e in bruno bluastro. - Catecil, estratto dell'ocacm
catecù: serve nella tintura della lana e meglio in
quella dei cotone, dando tinte resistenti alla luce
e al bucato. - Catlù di Lavai {calta italiani^), usato
per tingere il cotone, dopo un baijno in sali di ferro,
di rame, o di bicromato potassico.
Chermes, la cocciniglia del leccio: se ne trag-
gono polveri usate già (ora quasi esclusivamente
dai Turchi) per tingere in colore ros-!0 stoffe di lan i
e di seta. - Ctanol, polvere che tinge la lana in
azzurro celeste puro. - Cloruro di stagno ammoni' •
cale, o pinksalt, per dar la carica alla seta (bianca
0 tinta di colori chiari). - Coca-coca, radice peru-
viana, usata per tmgere in rosso. - Cocciniglia,
materia colorante rossa per i tessuti e per la prepa-
razione di lacche. - Cromati, importantissimi colo-
ranti gialli, specialmente quelli di piombo, di bario,
di zinco, ecc. - Curcuma, materia colorante giall i.
Dividivi, libidibi, libi-divi, i frutti della Gaesalpi-
nia coriaria, usati per tingere in nero i tessuti. -
Flavina (in commercio, anche sotto il nome di au-
rantina), sostanza colorante del quercitrone, o quer-
cia dei tintori: serve per tingere il cotone, la lana,
la seta. Dà varie tinte: aranciato, giallo-verdognolo,
ecc. - Fluorescina, colorante diretto (in giallo rosso)
per la lana e la seta. - Fastello, colorante giallo ptr
i tessuti.
Galle, sostanze usate in tintoria, nonché per estrarle
il tannino. - Galloflavina, sostanza colorante usala
per tingere in giallo oliva la lana mordenzata : 1
cromo, e per stampare in giallo su lana e cotone,
con mordenti di cromo. - Giallo cotone, colorante
per il cotone in bagno di sapone e solfato di soda.
- Giallo lana, usato per tingere la lana, generalmente
con mordente di cromo. Per altre voci, veggasi a
giallo.
Indaco, una delle più preziose sostanze coloranti
azzurre. - Indulina, materia colorante azzurra per
i tessuti. - Kamala, usala nelle Indie per tingere la
seta in giallo.
COLORANTE
607
Lattalo di alluminio: serve per la stampa dei tes-
suti di cotone.
Malveina, sostanza i cui sali sono specialmente
usati per le j^radazioni in bianco della seta - Mo-
rindina, estratto della radice di morinda, usata a
colorare in rosso bruno le fibre mordenzate come
per il rosso turco.
Narceina, alcaloide contenuto nell'oppio ed usato
per la stampa dei cotoni. - Neri, nome generico di
molte sostanze coloranti: vejjgasi a nero. - Nigro-
sina, materia colorante azzurra che si ottiene ossi-
dando l'anilina. - Nitrati, nome di molte sostanze
(nitrato di rame, di potassio, di stagno, ecc.) usate
per tingere o come mordenti. - Nilroxolfnro di ferro,
usato per ottenere tinte nere sulla lana.
Oltretnare, colorante pei tessuti e per altri usi.
- Orceina, sostanza, di un bel colore violetto, che
si estrae dall' oricello, cioè da vari licheni marini
e terrestri. - Oriana, terra d' Oriana, arnotta, so-
stanza formata da un principio giallo e da un prin-
cipio rosso. - Ossalati, i sali dell' acido ossalico :
l'ossaUito di cromo è usato nella stampa dei tessuti ;
V ossalalo stannico nella stampa all'alizarina, e lo
stannoso come agente riduttore e corrodente nella
stampa dt^lla seta e della mezzaseta. Vossalato di anti-
monio e di potassio si usa nella tintoria e nella stampa
dei tessuti. Ossalato di cromo, us;>to nella tintoria
e nella stampa dei tessuti, in sostituzione del tartaro
emetico.
Permanganati, veggasi più innanzi {coloranti per
usi diversi). - Piocianina, la bili verdina, o l'indigo-
tina, derivata dall' indicano, colorante in azzurro
- Porpora, nome dato dagli antichi a una prezio-
sissima sostanza colorante violetta, con riflessi ros-
sastri, ricavata da alcuni molluschi gasteropodi del
Mediterraneo - Porporina, sostanza colorante, tratta
dalla robbia. - Prussiato rosso o ferricianuro di
potassio: usato in tintoria, al quale scopo si mette
in commercio anche allo stato polverulento e me-
scolato a cloruro di potassio.
Safranina, materia impici^ata per tingere in rosso
il cotone e per la slampa dei tessuti Ne derivano:
l'azzurro di indoiiia, il giroflè, o violetto di metilene,
ecc. - Soìghina, sorgolina, principi coloranti del
sorgo, - Santalina, o acido santalico, principio co-
lorante del sandalo, - Smeraldina, sostanza verde
lolorante, ottenuta dalla reazione del clorato di po-
tassio sul cloridrato di anilina.
Solfati, sali dell'acido solforico; nome di molte
sostanze tintorie: il solfato di nichelio, quello di
rame, o vetraiolo azzurro, detto anche copparosa
azzurra, e usato specialmente per tingere la lana
in nero; il solfato di zinco, o copparosa bianca;
il solfato ferrico, o persolfato di ferro, per la
tintura in nero della seta e del cotone, ecc. - Sol-
far iannri, solforianati, riocinati, rodinati, i sali
dell'acido solfocianico: quelli di ammonio e di sodio
usati tutti nella tintura e nella stampa dei tessuti.
- Solfuri, le combinazioni dello zolfo con un altro
elemento. - Sommdcco, materia tannante, principal-
mente usato, in tintoria, per la tintura del cotone.
- Wongshy, i frutti della gardinia grandiflora, che
contengono una sostanza usata per tingere in giallo
il cotone, la seta, la lana.
Materie coloranti per vari usi.
Per molte di queste sostanze veggasi a concia,
a fuoco artificiale, a miniare, a ossido, a
jnltore, nonché al nome proprio di ogni singolo
colore e più innanzi, a colori del catrame. - Acido
pirogallico, usalo in fotografia e tintoria. - Acido
rosolico, usato per colorare vernici a spirito per
metalli, come indicatore nell'analisi volumetrica e
per preparare altri colori. - Acqua ossigenata: serve
per tingere i capelli in biondo. - Alcanna, arbusto
dell'Arabia e ora coltivato anche nelle Indie, a
(>eylan, in Persia, a Màlabar: le foglie servono
specialmente per tingere in giallo le mani, le unghie
(Egitto, Arabia, India), e si utilizzano per tingere
seta e legno bianco, a cui danno il colore del mogano
- Alchermes, chermes, kermes, alchermisi, materi»
colorante scarlatta fornita da un insetto (la tem-
mina) alfine alla cocciniglia, detto pure alchermes,
disseccato all'uopo: serve per colorire alcuni li uori
e specialmente quello detto pure alchermes. - AÙnme
di cromo, solfato doppio di potassio e di cromo,
usato nella concia delle pelli al cromo. - Arnotta,
l'orellana od ariana (veggasi più oltre). - Azzurro
di Berlino {azzurro di Parigi, blu. di Prussia), idro-
cianato ferrico, usato nella verniciatura per le me-
si-olanze col giallo, allo scopo di ottenere tutta la
gamma dei verdi. Velenosissimo.
Biacca (cerussa), carbonato di piombo o di zin-
co, atto a dar corpo alle vernici e ai colori; usato,
in sostituzione di essa, il solfuro di zinco. Biacca
di Pleyter, bianco di zinco o ossido di zinco, gesso
di Bologna o gesso marcio, materie bianche. - Bia-
detto 0 biavo, materia colorante di color celeste,
usata dai pittori, per dipingere ad olio e ad acque-
rello. - Bianco di barite, o bianco permanente, costi-
tuito dal solfato di bario o di barite (allomorfite,
baritina, spato pesante): usato in sostituzione della
biacca, nella pittura. - Bistro, colore che si prepara
con la fuliggine, polverizzandola ripetutamente con
acqua e impastando il residuo solubile con acqua
gommata, poi seccando. Si usa per pitture all' ai>
quarello o per miniature, ma non per colori ad olio.
- Bruno o nero di seppia, inchiostro di molta
potenza colorante, secreto dalla sappia.
Cadmio {solfuro di), usato in pittura sotto il nome
di giallo di cadmio o giallo brillante. - Carbonato
di soda, per il lavaggio delle lane, l'imbianchimento,
la tintoria, ecc. - Carbonato di zinco, usato nelle
aVti come colore bianco. - Carminio, rosso splendido
e trasparente, usato nella pittura ad acquerello, nella
miniatura per tingere fiori artificiali, fare belletti^
per la stampa delie tele e per colorire liquori. Si
ottiene versando nel decotto di cocciniglia allume
0 sale di tartaro. In commercio prendono questo
nome varie sostanze. - Ceruleum, colore azzurro di
cielo, composto di ossido di cobalto ed ossido di
stagno, spesso misti a gesso o ad altri bianchi: si
usa specialmente nella pittura ad olio e ad acque-
rello. - Chica {corneru, vermiglione americano), so-
stanza colorante, che si ricava per decozione ac-
quosa : usata dai selvaggi per tingersi il capo in
rosso; anche per tingere il cotone e la lana in aran-
ciato. - Linabrino o cinabro d'imitazione, di un bel
rosso vivo, fiammante: serve nella verniciatura. -
Cinabro, o vermiglione, solfuro di mercurio, colore
rosso vivissimo, stabile all'olio: annerisce e fa ai'-
nerire i colori a base di composti di piombo. - Ci-
nabro, corallina, fucsina, viola di catrame, oltremare,
caramele alcalino: sostanze coloranti per i saponi.
- Cloruro d'antimonio, impiegato per colorare i cuoi.
Colla al mastello, la massa gelatinosa, non seccata,
che si ottiene dai residui di guanti, ecc.: adoperata
dai pittori e nella preparazione dei colori. - Coppa-
rosa verde, o solfato ferroso, vetriolo verde, romano.
608
COLOR ANTK
marziale, calibeato o di ferro: serve in tintoria per
produrre i colori neri; si impiega nella fabbrica-
zione dell'inchiostro; nella tintura ad indaco, come
riducente; per la preparazione dell'azzurro di Ber-
lino e, quindi, per la tintura in azzurro. - Creta,
carl'onato di calce, usato per fare matite, ottenere
tinte lìttenuate, ecc. - Cromati di piombo, usati es-
senzialmente in pittura. - Cromato di potassio,
usato in tintoria e nella preparazione dell'inchiostro
(con campeggio), nonché per preparare altri colori
di cromo, come il giallo, l'aranciato, ecc.
Ematossilina, polvere bruna, usata in tintoria e,
come indicatore, nella tecnica microscopica e nel-
l'analisi volumetrica. - Emocianina, la sostanza co-
lorante naturale dell'uva: serve egregiamente a dare
il colore rosso ai vini che ne sono deficienti.
Fegato di zolfo: entra nella composizione di tin-
ture per capelli e barba. - Fenolftaleina, usata come
indicatore nell'analisi chimica volumetrica. • Fiele
di bue, liquido vischioso, color giallo verdognolo,
usato dai cavamacchie; inoltre, per dare maggiore
lucentezza ai colori, per miniature e per dipingere
sull'avorio. Impastato con gomma e nero fumo, dà
un eccellente inchiostro di china. Serve anche come
condensante ed agglutinante nella fabbricazione delle
carte a colori. - Fiorrancio, pianta erbacea i cui fiori
freschi, spremuti, danno un sugo che, unito all'al-
lume, fornisce un color giallo da miniatura. - Fito-
lacca, pianta le cui bacche si usano per tingere con-
fetture e per rinforzare il colore del vino. - Fucsina
solfonata, usata per tingere anche le sostanze ali-
mentari (non cosi la fucsina ordinaria). - Fulig-
gine, materia che serve come colore, stemperata
con olio 0 vernice; con essa si prepara anche il
bislro. - Fusdggine, veggasi a pittore. - Fustina,
principio colorante dello scotano.
Gomma gotta, usata come sostanza colorante gial-
la, per la fabbricazione di alcune vernici, nella stam-
pa di carte da tappezzeria, nella pittura ad acque-
rello. - Grafite, carburo di ferro: nella verniciatura
serve moltissimo per le tinte grigie in tono forte.
Serve per le ferramenta, per certe imitazioni di me-
talli, per preparare matite. - Indicano, principio at-
tivo deWindaco (veggasi più innanzi : colori del
catrame), - Ioduro di piombo, polvere di color giallo
citrino, adoperata in pittura. - Iridio (ossido di),
adoperato per colorare in nero od in grigio la por-
cellana.
Laccamuffa, lo stesso che tornasole. - Lapislazzuli,
ridotto in polvere, era un tempo adoperato come
sostanza colorante. - Lucido da scarpe, da stivali,
ecc., veggasi a lucido.
Magistero di bismuto, ingrediente di varie com-
posizioni per la profumeria. - Minio, ossido di
piombo ; di un rosso giallastro, usato per preparare
colori ad olio e vernici, per coprire oggetti di fer-
ro, ecc. - Mirtillo, colorante del vino.
Nitrato d'argento: entra nella composizione di un
gran numero di tinture per barba e capelli, di in-
chiostri indelebili, ecc. - Nitrato di bario, di stron-
zio, coloranti per /noco artificiale. - Nitronaftoli
prodotti usati nell'industria dei colori. - Noci {foglie
di): servono nelle arti a colorare in bruno (sotto
forma di tintura) i legni bianchi e porosi.
Oltremare, importante preparazione, di parec-
chie tinte e di svariatissimo uso. - Oriana (_oiella-
na, terra d' Oriana, arnotta, annatto), materia pre-
parata con la polpa che ricopre i semi completa-
mente maturi della Bixa orelìana. La sostanza
colorante è formata da un principio giallo {mellina)
e da un principio rosso (hiodna) : si usa F oriana
in tintoria, nonché per colorare le vernici ad olio
e, molto frequentemente, per colorare il burro ed
il formaggio. - Oro musivo, solfuro di stagno, o stan-
nico: serve a bronzare o dorare oggetti di legno,
di gesso, di ottone, di rame, di carta, ecc. - Oj7)Ì-
mento (arsenico solforato giallo). Sesqoisolfuro di
arsenico, color giallo d'oro {auri pigmentumj, qual-
che volta di lucentezza perlacea : serve come ma-
teriale colorante e per preparati arsenicali. - Ossidi,
combinazioni dell' ossigeno con un metallo o un
metalloide, di varia ed estesissima applicazione:
veggasi ad ossido.
Pastello, materia colorante azzurra che si trae
dalle foglie d'una piccola pianta erbacea, spontanea
nei terreni calcari dell' Europa. - Pecurano. mine-
rale che fornisce i preparati di urano ai laboratori
e colori (rossi e gialli) per porcellane, - Ptrmanga-
nati, sali che si formano per l'azione degli acidi sui
manganati. Il permanyanalo potassico o camaleonte
minerale si usa su vasta scala per imbianchire fi-
lati, tessuti, pelli scamosciate : in tintoria, stampe-
ria ; per colorire il legno bianco e dargli l'aspetto
del noce o del palissandro; per la confezione di
tinture da barba e capelli. Il permanganato di sodio
si usa, in sostituzione del precedente, come deco-
lorante. - Petrolio, olio minerale, fotogeno, lucelina,
olio di sasso, olio di pietra: usato nella fabbrica-
zione delle vernici e dei colori ; come smacchiato-
re, ecc., oltre agli usi più noti. - Pittaìiol, acido
eupittonico, sostanza colorante isolata prima dal ca-
trame di legno e poi ottenuta sinteticamente : co-
lora in aranciato le fibre animali in bagno acido e
in violetto in bagno ammoniacale. - Prussiato giallo
0 ferrocianuro di potassio, usato in tintoria e nella
preparazione deWazzurro di Berlino.
Rabarbarina, materia colorante gialla contenuta
nelle diverse specie di rabarbaro. - Rossetti, terre
lavorate chimicamente che danno un rosso più o
meno vivo: entrano nella verniciatura. - Rosso di
allossana, rosso di terra, veggasi a rosso.
Saccarati di ferro e di antimonio : usato il primo
per la tintura delle pelli ed il secondo come mor-
dente, invece del tartaro emetico, per la tintura con
alcuni colori di catrama. - Sangue di drago, resina
usata nella preparazione delle vernici colorate. -
Solfato di manganese, usato, in tintoria, come il clo-
ruro di manganese, nella decorazione della porcel-
lana - Solfato di piombo: serve molto a sofisticare
la biacca, il giallo di cromo e altri colori - Solfuri
d'arsenico ; tanto il realgar che l'orpimento si usano
nella pittura ad olio, per la stampa dei tessuti (per-
calli), e, nella tintoria, come riducenti nel bagno
d'indaco. Nel commercio dei colori, l'orpimento pol-
verizzato, della miglior qualità, prende il nome di
giallo reale o giallo del re. - Solfuro di bario, usato
per preparare dei colori bianchi, insieme al solfuro
di zinco. Si impiega pure per colorare il legno. -
Stibina, o stibnite, antimonite, antimonio grigio, tri-
solfuro d'antimonio. La stibina più pura »i usa di-
rettamente come colore di vernici.
Titanio {ossido di), usato per dare una tinta gialla
agli oggetti di porcellana eu usato come mordente
in tintoria. - Tornasole, materia colorante blu
per latmtoria, i lavoratori di chimica, ecc - Tur-
chinetto, denominazione generale di ogni materia co-
lorante azzurra che talora si unisce in piccoli quan-
tità alla salda, per dare ad alcuno bianch'^rie una
leggiera tinta azzurrognola; non dispiace all'occhio,
ivroduce anche l'eiretio di conservarne per un mag-
COLORANTE
609
gior tempo la nettezza. Il turchinetto ora è quella
materia colorante che più particolarmente si chia-
ma indaco e si trae da alcune piante dei paesi
equatoriali ; ora è quel colore minerale che chia-
masi azzuiTO di Pnissia, o prussiato di ferro, e dai
chimici moderni cianidrato di ferro. - Vinolina, mi-
scuglio di materie coloranti in rosso, derivate dal
catrame, usata per colorare fraudolentemente i vini.
- Zafferano^ usato per dare il color giallo alle
sostanze alimentari. - Zoozantina, o zooxantina,
principio colorante giallo speciale nelle penne dei
volatili.
Sostanze impiegate per la preparazione di colori.
Acido acetico, usato in tintoria e nella fabbrica-
zione dei colori del catrame (veggasi più innanzi). -
acido arsenico, già adoperato molto nella preparazione
di alcune sostanze coloranti, specialmente del rosso
d'anilina : ora però è meno usato a questo scopo -
Acido cromico, usato nella fabbricazione di alcuni
colori di anilina. - Acido fluoridrico, ingrediente de-
gli inchiostri per disegnare sul vetro. - Acido gallico,
usato nella fabbricazione degli inchiostri e di al-
cuni colori artificiali. - Acido nitrico, di grande im-
Siego nella preparazione di una lunga serie di pro-
otti nitrati, come nitrobenzina, nitrotoluene, nitro-
naftalina, che danno poi origine ad una infinità di
sostanze coloranti, per preparare 1' oltremare vio-
letto, ecc. - Acido salicilico, usato per la fabbrica-
zione delle sostanze coloranti (crisamine). - Acido
solfoanilico, per la preparazione di colori artificiali
(azocolori). - Acido solforico, per la preparazione d i
colori di anilina e per sciogliere l' indaco, per la
preparazione di molte materie coloranti del catrame
(colori solfonici). - Acido solfuccinico, nella fabbri-
cazione dei colori di catrame.
Acridina, sostanza dalla quale e da'suoi derivati
si ricavano colori artificiali con cui si tinge il cuoio
e il cotone. - Algarovilla, o fave del Perù, per la
fabbricazione àeìVinchiostro. - Ammoniaca, in so-
luzione, per la preparazione di materie coloranti,
nella tintoria e nella stampa dei tessuti, nell'imbian-
chimento della carta (come anticloro). - Anilina,
veggasi più innanzi (a colori del catrame).- Antra-
cene, idrocarburo solido che forma la base di un
gruppo di colori del catrame. - Antrachinone, pro-
dotto di ossidazione dell' antracene, che serve alla
preparazione della alizarina artificiale. - Azzurro
ai rame, azzurro di montagna, miscuglio di varie
sostanze per ottenere gradazioni di colore diverso.
Benzidina, usata per la preparazione di alcuni
colori artificiali {congo, crisamino), nonché dell'az-an-
eiato palatino, ùeìì'azzurro e del rosso di benzidina.
-Benzolo, usato per preparare l'anilina pura. - Bi-
nitrobeiìzolo o metanitrobenzolo, combinazione del
benzolo con una certa quantità di acido nitrico:
usato nella fabbricazione di alcuni colori (crisoidi-
na, bruno di Bismarck, ecc.). -Borace: serve nella
fabbricazione di colori vetrificabili, per decorazione
del vetro e della porcellana, come mordente nella
stampa dei tessuti. - Bromo, usato nella prepara-
zione di alcuni colori di anilina e di resorcma, per
lo più combinato a radicali alcoolici (bromuro di
metile, etile).
Carbonato di potassa : serve a preparare il prus-
fiato rosso e giallo, il cromato e il bicromato po-
tassico, ecc. - Carbonato di soda, per le fabbriche
di materie coloranti. - Bicromato di ammoniaca,
usato talvolta in sostituzione del bicromato potas-
sico. - Clorato di potassio, osato in tintoria, special-
mente per la produzione del nero di anilina. - Clo-
ruro di ammonio: si usa nella tintura e nella stampa
dei tessuti, nella fabbricazione di alcune materie co-
loranti e di vari mastici.
Cloruro di benzile, per preparare colori artificiali
iverde malachite). - Cloruro di metile, per la prepa-
razione di alcuni colori di anilina. - Cloruro di
ram^, usato iu tintoria o nella preparazione di al-
cuni colori del catrame (inetilvioletto). - Cloruro di
zinco, per preparare alcuni colori di anilina. - Co-
balto: il fosfato di questo costituisce un prodotto
importante per la preparazione dell'azzMn-o di co-
balto 0 di Ihénard: gli altri sali si impiegano pure
nella preparazione di alcuni colori di cobalto. Il
sale di Fischer si trova in commercio sotto il nome
di giallo di cobalto, preferito a tutti gli altri sali
nella decorazione della porcellana e del vetro. - Cre-
solo: serve pure alla preparazione di alcuni colori
artificiali (surrogato dello zafferano, aranciato vit-
toria) ; quello misto a fenoli alla preparazione di
alcuni altri (corallina, ecc.). - Creta nera, per vari
usi : veggasi a creta.
Fòsforo, usato per la preparazione d'alcuni co-
lori d'anilina. - 6?/Mtfos20, per la fabbricazione dei colori
di zucchero. - Iodio, per la preparazione di alcuni
colori di anilina. - Melazzo o melassa, residuo della
fabbricazione dello zucchero: usato per la fabbri-
cazione dei colori di zucchero (melazzo bruciato^ e
del lucido da scarpe.
Naftalina, idrocarburo solido usato principalmente
come materia prima per la fabbricazione di un gran
numero di colori artificiali. - Naflilammina, pro-
dotto che si prepara industrialmente per la fabbri-
cazione di una serie di colori artificiali (azocolori,
dinitronaftolo, rosso di Magdala, ecc.), e si ottiene
dalla naftalina. - Naftolo, base di molti colori ar-
tificiali. - Nitrato di sodio o nitro cubico, salnitro
del Chili 0 del Perù, usato nella preparazione di
alcuni colori di anilina. - Nitrito di sodio o azotilo
di soda, usato su vasta scala per la preparazione di
alcuni colori del catrame (azocoloranti). - Nitroben-
zina, nitrobenzolo, essenza di mirbana, mononitio-
benzolo, olio di mirbana: serve per la preparazione
dell'anilina pura, per la fabbricazione dell'azzurro
e del nero di anilina, per Ja preparazione della
chinolina, della benzidina, ecc.
Oli del catrame: ì principali, che nel catrame si
trovano in quantità più abbondante, ed hanno mag-
gior interesse per la fabbricazione delle materie co-
loranti sono, la benzina, il toluene, lo xilene, l'acido
fenico, la naftalina, V antracene. - Oli di resina o di
colofonia, usati nella preparazione del nero fumo
per l'inchiostro da stampa.
Perossido di manganese, pirolusite, magnesia nera,
sapone dei vetrai, il più importante minerale di
manganese : ierve nelle industrie dei colori. - Piri-
dina: si ricava dall'olio animale di Dippel e serve
alla preparazione di alcuni colori di anilina (deri-
vati piridinici della rosanilina). - Potassa caustica,
idrato potassico {alcali caustico vegetale), nsAta. nella
preparazione dei colori d'anilina.
Sale comune {cloruro di sodio, muriato o clori-
drato di soda): serve, fra l'altro, nella grande in-
dustria, per le preparazione di colori. - Sali di
rame: vari composti di rame costituiscono Uiolti
colori minerali, come il verde di Brema, il verde
di Casselmann, il verde montagna, il verde di Schweln-
furth. - Solfato di sodio, o solfato di soda, o sale di
Glauber: si usa in enormi quantità per la prepara-
Pbemoli. — Vocabolarto Nomenclatore.
39
GIO
COLORANTE
zione dell' oltremare o azzurro Guimet. - Solfato
di rame, o vetriolo azzurro, turchino, di Cipro
0 di Venere, copparosa azzurra: serve a preparare
vari colori di rame ; in tintoria, specialmente per
tingere la lana in nero e come riserva nella tintura
coll'indaco a freddo. - Solfuro di rame, usato per
la produzione di neri d'anilina.
Toluidina, base o rganica usata per la prepara-
zione di alcuni colori artificiali. - Toluolo, o toluene
(metilbenzolo, idruro di benzile), idrocarburo usato
per la preparazione di colori artificiali. - Ivzia o
cadmia, usata nella fabbricazione dei colori artifi-
ciali, sotto il nome di polvere di zinco, nonché nella
stampa delle stoffe e in tintoria. - t/ramna, sale so-
dico della fluorescina, usato nella preparazione di
altri colori usitatissinii, quali Yeosina, la cianosina,
le flossine, Vei'itrossina. ecc. - Vanadato ammonico,
usato in tintoria per la produzione del nero d'a-
nilina.
Lacche, legni, radiche, ocre, terbe coloranti, eco
Lacche, nome dato ai colori formati da una ma-
teria colorante fissata sopra una base terrosa o
metallica: veggasi a lacca. - Una specie di lacca si
prepara anche con i cosi detti grani d'Avignone, bac-
che 0 coccole di spincervino o di ranno. - Lacche
insolubili si formano col principio colorante del
sandalo ; altre si preparano con la gomma lacca,
prodotto resinoso che si forma sui rami di alcuni
alberi delle Indie orientali.
Tra i lei^ni e le radiche per tinta sono da anno-
verare: l'alcanna, il legno di campeggio, il cardo
tintorio, i fiori di cartamo, la radice di curcuma, i
grani di Avignone o grane gialle, il legno del Bra-
sile, il legno giallo, il legno del Madagascar, la mo-
rinda, la radice à'orcanetlo, Yoricello, il quercitrone,
il sandalo rosso, lo scotano o fustetto, la terra Oria-
na, ecc. Sostanze coloranti che si ottengono da ve-
getali sono pure il catecù, il kino, Vindaco, la lacca-
muffa e la robbia. Attualmente, bene spesso la ma-
teria prima viene sostituita dalla sostanza attiva
contenutavi, preparandone un estratto acquoso. Così
trovansi in commercio gli estratti coloranti. - Per
altre e maggiori indicazioni veggasi a legno. - Le-
gni artificiali : l'imitazione dei legni duri si ottiene
applicando superficialment e ai legni comuni vari co-
lori, oppure facendoveli imbevere e penetrare in
tutta la massa. Cosi si ottengono imitazioni dei le-
gni di cedro, di ebano, ecc. - Brasilina, principio
colorante che risulta dalla decomposizione di un
glucoside speciale contenuto nei legni rossi o da
tinta.
Ocre si chiamano certi prodotti naturali formati
d'argilla e di ossido idrato di ferro o di ossido di
ferro, oltre a piccole quantità di creta, di fosfato
barico ferrico, ecc.: veggasi ad ocra.
Terre : sono molte, di varia composizione, e danno
svariati colori minerali. Cosi la terra di Colonia,
la terra sigillata, la terra di Siena, quella di Ve-
rona, di Boemia, del Tiro lo, di Cipro, ecc : veg-
gasi a terra, - Terre colorate, nome generico di
molti prodotti naturali, o artificialmente preparati,
che servono essenzialmente al pittore - Terra
adombra, color caffé sporco, con tono violaceo.
Anlossantina, materia col orante dei fiori.
Colori del catrame o artificiali.
Sono i derivati del catrame di carbon fossile, ai
quali, in ultima analisi, appartengono tutte le ma-
terie coloranti artificiali Estesissimi i loro usi nella
tintura e nella stampa dei filati, dei tessuti, della
carta, nella preparazione di vernici colorate per le
gni, metalli, ecc. Si usano altresì per la colorazione
delle sostanze alimentari (paste, confetture), degli
siroppi, dei vini. - Non ha più ragione di esistere
scientificamente la divisione delle materie coloranti
in naturali ed artificiali, poiché ora si fabbricano
artificialmente materie coloranti che si incontrano
in natura. I colori del catrame, o artificiali, si di-
stinguono come segue :
Nitro-coloranti ; si formano per l'azione dell'a-
cido nitrico su vari fenoli e loro derivati, sugli
idrocarburi, ecc., e sono, per lo più, colori gialli o
aranciati, ed acidi, che deflagrano o detonano, quando
vengono bruciati. Il loro impiego è diminuito assai,
dopo che furono introdotti in tintoria gli azocoloranti.
Nitro-coloranti sono l'acido picrico e parecchie va-
rietà di giallo.
Azossi e idrazocoloranti, colori giallo-aranciati
solubili nell'acqua: veggasi a giallo.
AzocoLonANTi, sostanze coloranti, caratterizzate
dal contenuto in azoto e dal modo con cui gli atomi
di questo si trovano collegati nella loro molecola. I
colori appartenenti a questo gruppo sono numero-
sissimi, per la maggior parte gialli o aranciati, rossi
0 bruni. In gran parte sono colori acidi, meno po-
chi basici, fra cui la crisoidina e il bruno di Bi-
smarcli. Tutti si sciolgono nell'acido solforico con-
centrato, colorandolo in giallo bruno o in rosso.
Sono rimasti tutti in commercio. Azocoloranti sono :
vari gialli acidi, lo scarlatto cocciniglia ; la crisoi-
dina, che colora in ranciato la lana e la seta di-
rettamente, e il cotone dopo un mordente al tan-
nino ; parecchi sostituti di oricello, molti ranciati ;
molti azzurri di diamina; la narcema, che serve
per l'impressione del cotone; il nero lana; il bruno
acido, il bruno resorcina, il bruno cuoio, il bruno
cannella, il bruno d'oro, ecc.; il gruppo del Congo,
per la colorazione stabile del cotone, senza mor-
dente; i colori di Sudan, le tropeoline, la benzopor-
porina, i colori bordeaua;, ecc. Veggasi a giallOf
nero, ranciato, rosso, violetto.
Nitrosocolobanti : si formano per l'azione dell'a-
cido nitrico 0 dei nitriti alcalini; sono colori bruni
0 verdi ; fra essi, il verde solido, il verde naftolo, il
gambino, che colora in verde il tessuto mordenzato
al ferro, ecc.
Coloranti ossichetonici o derivati dell'aliza-
rina : traggono la loro origine dall'antracene; sono
colori generalmente rossi, ranciati o gialli, e danno,
con gli ossidi metallici, lacche insolubili, diversa-
mente colorate. Molto impiegati per tingere la lana
e il cotone, mordenzati al ferro, al cromo, all'al-
lume. Tali : il giallo alizarina; il nero alizarina, che
colora in nero la lana mordenzata all'ossido di cro-
mo ; ìa porporina, che colora in rosso il cotone, ecc.
Coloranti del trifenilmetano : questo idrocar-
buro è la sostanza madre di una serie di coloranti,
e i coloranti trifenilmetanici sono i veri colori di
anilina (che si trova in piccolissima quantità nel
catrame e si prepara invece, vantaggiosamente, ri-
ducendo il nitrobenzolo e con altri processi^. Sotto
questo nome generico di colori d' anilina si inten-
devano, una volta, le materie coloranti derivate dal
catrame di carbon fossile, poiché, da principio, era
all'anilina e ai suoi omologhi che si ricorreva per pro-
durle. I derivati dell'anilina ebbero i vari nomi di
anileina, rosolano, indisina, armalina, violeina, ecc.
Molto usati Vauranina, che colora in giallo la seta.
COLORANTE
Gli
il cotone, la carta; la ptromna, che colora il rosso;
i colori dì eosina, per tingere (in rosa, rosso-gial-
liccio, 0 in cremisi-turchiniccio) e stampare la seta,
la lana, il cotone e la carta da tappezzeria. Di so-
lito, i coloranti del trifenilmetano si dividono in
quattro gruppi, cioè: del verde malachite, delia ro-
sanilina o fucsina, dell'acido rosolico e della ftalei-
na. Più importanti : il verde malachite (vengasi a
verde), che colora la seta, la lana, la juta, il cuoio,
il cotone mordenzato, il verde brillante, il verde
Guinea, ecc.; la fucsina {rubina, magenta, rosso ani-
lina, roseina). che colora lana, seta e cuoio diret-
tamente in rosso; parecchie sorta di violetto; il
blu di difenilammina ; il blu d'anilina, che colora
in blu verdiccio la seta e la lana; il blu di China,
il blu di cotone; ra?*rj)ia (acido rosolico), che serve
a preparare lacche spiritose ; la corallina gialla per
lacche coloranti di tappeti ; la fenofialeina, che
serve come indicatore nell'analisi volumetrica ; l'it-
ranina, la crisolina, che tingono in giallo, seta e
lana ; le primerose, che colorano il cotone in rosso
gialliccio; Veosina, Veritrosina, analoga sdVeosina; la
glossina, le rose bengale, la cianosìna, la rodamina,
la ciclamina, ecc.
Indofenoli, ossazine e tioazine, azine. — Tre
gruppi di minore importanza ; gli indofenoli sono
coloranti blu o violetti ; principali, tra le ossazine
e le tioazine, gli ossazincoloranti e i coloranti tia-
zinici 0 tionilcoloranti, che danno blu e violetti ma-
gnifici (cosi la gallocianina, la muscarina, il blu
gallamina, il blu fluorescente, ecc.), la coreina e al-
tri. Le azine (basi che contengono il grunpo cro-
niogeno detto gruppo azinico) comprendono le eu-
rodine, le safranine (che formano una serie di sali
rossi, azzurri, verdi), le induline, le rosinduline, u-
sate per tingere in azzurro o in verde il cotone
mordenzato al tannino; la flavidulina, per la stampa
del cotone.
Indaco artificiale. — Scientificamente, detto in-
digotina: polvere violetta scura che, diluita con ac-
qua, dà una soluzione blu. In commercio è sosti-
tuito daWacido propiolico e dal carmino d'indaco ar-
tificiale, che colora in blu la lana, in bagno acido.
Coloranti della chinolina e dell' acridina. —
La chinolina è base di una classe di sostanze co-
loranti molto usate, tra le quali la cianina (che
serve in fotografìa), il rosso di chinolina, il verde
anilina, il giallo chinolina, ecc. - Colori di acridina;
il giallo, il rondato, il rosso, lo scarlatto di acridina,
la fosfina (nota in commercio come giallo di Fila-
delfia), ecc.
Coloranti tiorenzenilici : la tiofl,avina, polvere
cristallina che tinge in giallo-verde puro il cotone;
la primulina (detta anche carnolina, policromina, au-
reolina,sulfina), che colora in giallo il cotone non mor-
denzato, e serve a produrre il rosso, il bruno, ecc.,
sul cotone ; la primulina, che tinge in giallo il co-
tone non mordenzato; il giallo di clor amina, ecc.
Mordenti, corrodenti, deoolobanti, ecc.
Mordenti : le sostanze che servono a fissare i co-
lori sulle fibre, poiché non tutte le sostanze colo-
ranti tingono direttamente le fibre; anzi, la maggior
parte di esse, per fissarsi stabilmente, hanno bisogno
di trasformarsi in composti insolubili, in presenza
delle fibre. I mordenti risultanti da miscele sono
poi designati con nomi di fantasia: antimonina,
egalina, ìatlolina, ecc.
Mordenti principali: i sali d'allumina, di ferro,
di stagno, di cromo, di glucinio, il tartaro emetico,
l'ossalato d'antimonio, l'arseniato e il silicato di soda,
il tannino e gli estratti tannanti vari, l'allume, gli
olì d'oliva e di ricino, l'albumina, la caseina, la
colla; più raramente,! sali di rame, di piombo, di
manganesi'; alcuni lattati, alcuni sali di bismuto, di
cadmio, di mercurio, di torio, d'itterio, di zirconio,
di cerio, di uranio, ecc. - Mordenti modificalori o
produttori del colore, quelli che non solo sono de-
stinati a fissare la sostanza colorante sulla fibra,
ma possono anche, in certi casi, servire appunto a
modificare e a produrre del colore, come, ad esem-
pio, i sali di ferro, i quali danno con gli estratti
tannici delle tinte brune o nere. - Mordenti deco-
loranti, quelli che servono a distruggere tinte pro-
dotte sulle fibre da alcuni sali metallici o terrosi,
come sarebbero gli acidi soforico, tartarico, ossalico.
- Mordenti modifìcatori sono altresì le soluzioni di
sapone, gli acidi e gli alcali diluiti, che servono a
modificare la tinta già fissata sul tessuto.
Corrodenti: sostanze che agiscono chimicamente,
cioè, in termine d'arte, mangiano il colore. Si dice
stabile un colorante, quando non è alterato dagli
agenti esterni. Tecnicamente, si distingue la stabilità
alla luce, all'acqua, al vapore, alla follatura, all'aC'
qua di sapone, alle liscivie alcaline deboli ed agli
acidi molto allungati. - Ipocloriti o cloruri decolo-
ranti, sali dell'acido ipocloroso, che hanno la pro-
prietà di distruggere i colori vegetali, specialmente
in presenza di un acido. Il cloruro decolorante più
utilizzato nelle industrie è quello di calce.
Decoloranti. - Acido arsenioso, usato come mor-
dente e come decolorante. - Acido ossalico, come
decolorante della paglia. - Acido solforoso, per de-
colorare i succhi, invece del nero animale, per im-
bianchire seta, lana, piume, spugne, colle, gelatine,
paglia, ecc. - Acqua ossigenata, per decolorare il
permanganato di potassio e le materie coloranti
organiche. - Carbone di sangue, dotato di forte po-
tere decolorante. - Iposolfito di calcio o tiosolfato di
calcio, usato per imbianchire tessuti, carta, paglia
e per preparare in grande il cinabro d'antimonio. -
Iposolp.to 0 sottosolfito o tiosolfato di soda, detto
anche anitc/oro; usato nell'imbianchimento della
carta e dei tessuti col cloro; in tintoria e come
mordente nella stampa dei tessuti; nella fabbrica-
zione dei colori d'anilina. - Percarbonati, per le loro
proprietà ossidanti furono proposti come decolo-
ranti, in sostituzione del perossido di sodio, del-
l'acqua ossigenata, dei persolfati. • Persolfati, usati
nell'imbianchimento delle fibre. - Saponaria, sapo-
naia, saponella: le foglie e le radici di questa pianta,
per il loro contenuto in saponina, si usano, da tempi
antichi, per imbianchire le stoffe di lana. - Sodio
{iposolfito di), usato nell'imbianchimento della carta
e dei tessuti col cloro, nella stampa dei tessuti come
mordente, nella fabbricazione dei colori d' anilina,
ecc. - Solfito di sodio, per l' imbianchimento dei
filati e tessuti.
Solventi. - Acetina, ètere glicerinacetico, usato
come solvente di colori nella stampa dei tessuti. -
Acido lattico, come solvente di alcuni colori. - Clo-
ridrine, prodotti clorurati della glicerina: si usano
come solventi di resine per vernici e di colori. -
Cloro: per la maggior parte, si produce nell'indu-
stria e viene immagazzinato nei cloruri decoloranti
(cloruro di calce, acqua di Javèl); è usato, su
larga scala, per imbianchire le sostanze vegetali
(fibre, paglia, carta). - Solvent napUa: cosi sono
612
COLORARE — COLORE
chiamati gli idrocarburi liquidi, che bollono a tem-
peratura più elevata e che si usano come solventi,
massime per depurare l'antracene.
Varie. • Albumina, usata per chiarificare vini,
aceti, liquori, succhi vari, ecc., nonché per dare a
certi oggetti lucentezza speciale, come di vernice. -
Carbonato di ammoniaca, per la lavatura delle lane.
- Nitrato di piombo, o nitro di Saturno, usato in
tintoria e nella stampa dei tessuti per sviluppare
alcuni colori (giallo ai cromo) e come mordente. A
q,.est' ultimo scopo si usa in soluzione alcalina
(piombilo di soda), di solito misto a glucosio. - JVt-
trazolo, impiegato nella tintura e nella stampa dei
tessuti come sviluppatore di colori, per lo più in
varie gradazioni di aranciato. - Salep, nome dei
tuberi di alcune orchidee, adoperati, fra l'altro, come
addensanti per colori, in sostituzione delle gomme
e della destrina. - Salepit o salepide, addensanti per
colori, a base di polvere di salep. - Tartare emettco,
tartaro di antimonio e potassio, tartaro stibiato, usato
in grande quantità, specialmente per l'applicazione
dei colori d'anilina sul cotone.
Sostanze coloranti nocive e proibite
Nella preparazione delle sostanze alimentari e
nella colorazione dei recipienti destinati alla con-
servazione delle sostanze alimentari stesse sono, in
Italia, proibiti molti colori inorganici e parecchi
organici, cioè:
Incyrganici: indaco di rame, blu di montagna,
ceneri azzurre ; gialli di cromo , di Cassel , di
Napoli; orpimento, realo;ar, solfuro di cadmio;
oro musivo, ioduro di piombo, niassicot; giallo di
barite, giallo bottone d'oro; cinabro verde; verde
Milory, di Brema, verderame, verde di montagna, di
Schede, di Schweinfurth, di Vienna, verde Paolo Ve-
ronese, inglese, veronese; minerale; cinabro, rosso
d'antimonio, minio, cromato di piombo rosso, li-
targirio, bianco di piombo ; solfato di piombo, bianco
di zinco, bianco di Griffiths.
Organici: gommagutta, acido picrico (trinitro-
fenolo), dinitrocresolo (giallo d'oro, surrogato dallo
zafferano), giallo Martius (giallo naftalina, giallo
zafferano, giallo d'oro), giallo metanilico. Oltre questi,
sono pure proibiti i colori, organici e inorganici,
che contengono le stesse sostanze nocive (composti
di antimonio, arsenico, bario, ad eccezione di questi:
solfato, cadmio, cromo, mercurio, piombo, rame,
stagno, zinco, sotto qualunque forma si trovino tali
metalli) e altre sostanze tossiche. I colori proibiti
per le sostanze alimentari lo sono anche per la
colorazione dei giuocattoli; ma a quest'uopo sono
tollerati : il cinabro e il cromato neutro di piombo,
perchè adoperati con colori all'olio o applicati me-
diante vernice aderente e insolubile; l'ossido di
piombo, in combinazione insolubile nelle vernici ;
i solfuri di antimonio e di cadmio, incorporati nella
massa del caucciù; il solfato di bario; l'ossido di
stagno; i composti insolubili di zinco e di stagno,
incorporati nella massa del caucciù o applicati
con vernice aderente e insolubile. Infine, nella co-
lorazione delle stoffe per mobili, per abiti e per
tappezzerie, nonché delle carte per queste ultime,
dei fiori, delle foglie, dei frutti artificiali, delle
candele, degli oggetti di cartoleria, ecc., sono proi-
biti i colori arsenicali.
Coloranti (sostanze). Veggasi a colorante.
Colorare (colorato). Dare il colore, un colore,
i colori a checchessia; colorire, dipingere, pingere.
Si colora in vari modi: con questa o quella so-
stanza colorante; a olio, a colla; ad acquarello,
all'acquarello ; a encausto (con cera strutta), a frescr,
a guazzo, a pastello. - Caricare, colorare, colorieo
con molto colore. - Colorirsi, prender colore, di-
venir colorito: incolorare, incolorire, incolorirsi.
Colorabile, che può prendere il colore, un colore.
- Colorato, che ha colore ; di questo o quel colore,
fuori del nero o del bianco : pinto. - Avere un cobre,
tener colore, essere colorato. E colorati diconsi quei
corpi che assorbono una parte dei raggi colorati
della luce e altri ne riflettono. - Coloritissimo,
molto colorito, carico di colore, - Colorito, maniera
di colorire; il colore stesso col quale sono colorite
persone e cose. - Coloritore, che colorisce bene o
male.
Colorazione, il colorare, effetto del colorare: co-
loramento, coloratura, colorito, - Mano, sfumatura, ve-
natura, una lieve colorazione. Per quanto poco ancora
si sappia sulla vera causa del colore, si arrivò
tuttavia a conoscere che la colorazione è una pro-
prietà caratteristica di intere classi di composti
chimici, e che esiste un certo nesso fra la colora-
zione e la struttura chimica. - Colorazione dei ve-
getali, veggasi a vegetale.
Colorare (colorato). Dare, darsi il belletto. -
Figur., dare apparenza, con artificio. Quindi, co-
lorato per apparente, Artificioso.
Coloratamente. Simulatamente, con finzione.
Colorazione. Il colorare.
Colore. Impressione che la luce, variamente
riflessa dai corpi, produce sull'occhio; e i colori
sono la scomposizione della luce: coloramento, iri-
descenza, tinta. - Anche, la materia, naturale o
preparata (artificiale), per uso di colorare, tingere,
dipingere (ad acquarello, a colla, a olio, a guazzo,
a tempera, ecc.): veggasi a colorante e a pit-
tore. I colori servirono spesso, in tempi antichi
e moderni, come distintivi di fazioni politiche e di
nazioni, nei giuochi romani del circo; e la Chiesa
cattolica usa ancora, secondo i tempi e i misteri
che celebra, cinque diversi colori: bianco, rosso,
verde, paonazzo o violaceo, e il nero. - 1 colori dello
spettro solare sono apparentemente sette, cioè : rosso,
arancio o ranciato, giallo, verde, azzurro,
indaco f violetto. Sono detti semplici, e dalla
loro combinazione risultano quelli composti. - (Jolore
generale, il colorito : veggasi a pittura. - Cromatico,
di colore, che ha colore.
Colorante, che colora. - Colorito, maniera di
colorire ; i colori stessi coi quali sono dipinte
persone e cose; carnagione. - Colorista, chi sa ben
colorire. - Coloritore, chi colorisce bene o male. -
Coloraccio, di colore poco bello. - Colorino, di colore
debole o delicato. - Coloniccio, colore da poco. -
Colorone, colore che dà nell'occhio.
Bicolore, di due colori, dicromatico. - Brizzolato,
mescolato di due o più colori sparsi minutamente.
- Concolore, dello stesso colore. - Molticolore, mul-
ticolore, di molti, di più colori : policromatico, poli-
cromo. - Monocromatico, d' un solo, d' uno stesso
colore. - Quadricolore, di quattro colori. - Tricolore,
di tre colori. - Variegato, di color vario, di vari
colori. - Variopinto, di vari colori belli e vivaci.
Tavolozza, figur., di più colori insieme. - Tinta,
colore già disteso sulla parete, sulla stoffa, sul
quadro, ecc.
Di colore, contrario a nero o a bianco. - Incolore,
senza colore: dei corpi opachi che s'avviano al bian-
co: acromàtico. - Yerso il giallo, il rosso, ecc., di
colore che si avvicina a questi.
613
Distinzioni generiche.
Colori araldici, il rosso, l'azzurro, il verde, il
nero; artifiriali, i colori ottenuti con sostanze na-
turali (il Wagner li ha chiamati materie coloranti
chimiche, e sono tutte, in ultima analisi, dei derivati
dal catrame di carhon fossile e perciò noti anche
col nome di colori del catrame. Le sostanze già
pronte per dipingere sono dette anche ttiUe); com-
plementari, due colori, quando, uniti insieme, for-
mano il bianco; d'applicazione, quelli che si danno
alle stoffe per mezzo meccanico (l'impressione o di
stampa (veggasi a colorante); epoptici, i colori
formati per interferenza; primitivi, in fisica, i sette
colori dello spettro solare; prismàtici, prodolti dal
prisma, istrumento di vetro che decompone la luce;
semplici, quelli delle luci omogenee separate da un
prisma.
Colori metallici, detti anche colori di bronzo, pol-
veri di bronzo, porporine: sono preparati coi cascanii
della lavorazione dei metalli e delle leghe, e pren-
dono vari toni di colore, dal rosso al violetto. Ora
si preparano anche per via chimica, riducendo con
idrogeno gli ossidi metallici, o precipitando i me-
talli dalle loro soluzioni con zinco e ferro. Queste
polveri, impastate con mucilaggine, con vernici o
altre sostanze adesive, servono a spalmare oggetti
metallici, di gesso, di legno e simili, per dar loro
un'apparenza speciale d'oro, d'argento, di bronzo, di
ghisa, ecc. Come surrogati dei colori metallici si
usano anche certi colori di tungsteno, che vanno
sotto i nomi di; bronzo di tungsteno, bronze Ma-
genta, violetto di tungsteno. - Colori minerali, quelli
formati da ossidi e da sali metallici, che si trovano
già allo stato naturale, oppure si preparano artifi-
cialmente. Tali le ocre, la malachite, il lapislazzuli,
la terra di Cassel, la creta, ecc. Vengono in com-
mercio in polvere, in pani, in bottoncini, o in altre
forme. - Colori sostantivi o diretti, quelli che ten-
gono direttamente; colori aggettivi o indiretti, quelli
che hanno bisogno di un mordente. - Glori vege-
tali: sono costituiti da succhi di legni, erbe, frutti
diversi e vengono di solito in commercio in polvere
0 in pasta, mentre i succhi vengono allo stato
secco 0 liquido. Tra i più importanti, l'indaco, l'o-
ricello, il catrame e quelli provenienti dalla robbia
(garanzina, alizarina, ecc.).
Qualità', gradazioni dei colori.
Afjinitd di toni, maggiore vicinanza di tale o tal
altro tono a un tono principale. - Allegrezza, brio
di colori, la loro vivacità, la loro freschezza: accen-
sione, evidenza di colori. - Armonia, di colori che
formano un insieme simpatico, gradevole all'occhio.
- Asprezza, contrasto troppo vivo. - Contrasto di
colori, quando non armonizzano, non si fondono
bene tra loro: contrasto di gradazioni; disarmonia.
■ Digradazione, il digradare da un tono a un altro
meno vivo. - Fondo, il colore generale sul quale
compaiono altri più vivi. - Fusione, dei colori che
prendono le necessarie gradazioni: unità. - Gamma.
termine letterario pittorico, per indicare gradazione. -
Gradazione dei colori, il passare che fa un colore
all'altro con una certa dolcezza o sfumatura : digra-
damento, grado, punto. - Iride, di colori che muoiono
dolcemente gli uni negli altri. - Scala dei colori, il
loro degradamento dal più chiaro al più scuro. -
Simpatia dei colori, armonia. - Tono di un colore,
il suo grado d'intensità.
Colore abbagliante, splendido, tanto da offuscare,
quasi, gli occhi; acceso, di colore tendente al rosso
e rosso molto vivo; andante, colore unito, semplice;
armonizzante, che intona con altro colore; oono, che
si mantiene, che non è falso; brizzolato, macchiet-
tato, colore diverso dal fondo o mescolato di due
colori minutamente; caldo, vivace, denso, forte,
cangiante (allocroico), che cambia secondo che è
guardato ila varie parti e sotto diverso riflesso di
luce: gatteggiaiite, opalizzante; carico, intenso, pieno,
profondo, satollo; cattivo, che non regge; chiaro,
colore annacquaticcio, annacquato, coloretto, colo-
rino, debole, dilavato, lavato, leggero, pallido, sfu-
mato, tenue (contrario di scuro, e dicesi dei colori
che tendono al bianco, al rosa, al ce'estino, al bigio
perla), ecc.; chiassoso, molto vivace; crudo, duro,
freddo, rigido; cupo, contr. di chiaro.
Colore fallace, falso, che non regge, non resiste;
llorido, vivace; freddo o caldo, secondo che vi pre-
domina l'azzurro-grigio o il giallo-rosso; forte^ che
resiste, non smarrisce; fosco, scuro, quasi nero;
fresco, non invecchiato dal tempo; fuso, eguale,
bene unito, bene amalgamato, stemperato (contrario
di ineguale); gaio, allegro, piacevole; gentile, graizioso
0, anche, pallidetto; incerto, di tinta non ben de-
finita; intermedio, non deciso, tra un colore e l'altro
(mezzatinta, mezzo colore); iridescente, che ha iri-
descenza, ossia riflette i colori ddì'iride; leggiero,
contr, di carico; marezzato, serpeggiato, a onde;
mezzatinta, colore tra il chiaro e lo scuro; wior-
tigno, smorto; opaco, senza luce, senza splendore;
opalescente, che presenta i colori iridescenti dell'o-
pale; pallido, di colore poco vivo, che tende al bianco,
sbiancato; pesante, poco piacevole, duro, troppo
denso; piazzato, chiazzato, di colore svanito, a
piazze; ncco, di molta vivezza; rutilante, del colore
rosseggiante di certi liquidi o vapori, come avviene
dell'acido nitrico o del sangue arterioso
Colore sbiadito, scolorato, scolorito : colore morto,
dilavato, morticcio, pallido, sbiadato, slavato, smar-
rito; scialbo, pallido, scolorito; screziato, spruzzato
d'altro colore; scuro, contrario di chiaro, poco
luminoso, molto carico; severo, contrario di gaio; ■
sfacciato, troppo vivo; slavato, più che sbiadito;
sentimentale, di grande delicatezza; smagliante, ri-
splendente, vivacissimo ; smorto, contrario di vivace,
debole, scolorato, sbiadito, sordo, sucido; squallido,
fortemente smorto; stabile, non fallace, ossia che
regge, non si altera, non si guasta^ non si smarrisce,
non perde, non stinge ; svanito, che ha perduto della
sua tinta, stinto.
Colore torbo, non chiaro, confuso; trasparente,
diafano, che si illumina sotto i raggi della luce ;
vistoso, che dà nell' occhio, fa spicco ; vago, bello,
grazioso, gentile ; vivo, molto evidente, acceso, al-
legro, ardente, risentito, vivace, vivido.
Colori diversi,
Acquamare, acquamarina, color turchino chiaro :
acqua di mare, acquadimare. - Acquarello, co-
lore stemperato con acqua. - Albino, di colore ten-
dente al bianco : bigio, cenerognolo, cenerino, tinta
simile a quella della cenere comune. - Amarantino,
di colore dell'amaranto, come l'amaranto (rosso e
porporino). - Amelistino, color d' ametista, pietra
preziosa diafana, violacea. - Aranciato, di color d'a-
rancio, croceo, ranciato : arancio, arancione. -
614
nOI-ORE
Argento, colore simile a quello del metallo di
questo nome. - Asfalto, colore cavato dalla nafta o
dal litantrace ; affine al color della mummia, en-
trambi danno la tinta bruno-scura delle mummie
egizie. - Alramento, inchiostro, o color nero come
inchiostro. • Avana, colore nocciuola chiaro, com'è
appunto quello del tabacco di tal nome. - Azzuolo,
color turchino cupo. - Azzurro, colore alquanto
più pieno del cilestro e meno del turchino.
Baio, colore rosso, bruno, simile a quello della
castagna. - Biadetto o biavo : aggiunto di colore, si-
gnifica azzurro chiaro, celeste, ecc. - Bianco: di-
cesi dei corpi che riflettono tutti i raggi colorati
della luce. - B'ìgio, gradazione di colore fra la tinta
della cenere e quella dèi piombo. - Blu-gendarme
(frane), colore turcliino verdastro, usato nelle as-
sise militari. - Biondo^ giallo pendente al casta-
gno chiaro. - Bronzino, color del bronzo. - Bruno,
colore, piuttosto caldo, che tende al nero. - Bru-
schino, colore di vino rosso coperto, ossia molto ca-
rico, come quello del baiaselo.
Caffè, colore simile a quello della pianta di que-
sto nome. - Cagnazzo, colore quasi simile al pao-
nazzo. - Carnicino, del colore della carne : incar-
natino, rosa pallido. - Canarino, di colore simile a
quello dell'uccelletto di questo nome. - Capellino,
colore simile al castagno, così detto perchè i ca-
pelli hanno spesso questo colore - Castagnino, il
colore castagno gentile. - Castagno, simile a quello
della castagna fresca. - Ceciato, del colore del cece.
- Celeste, cilestro, sorta di colore somigliante a quello
di cui appare colorito il cielo sereno. - Celestino,
che tira al celeste. - Cenerino, cinèreo, color della
cenere. - Cenerognolo, che ha color della cenere,
ma non è cenerino. - Ceraso, color di ciliegia. -
Cereo, del colore di cera. - Ceruleo, cérulo, grada-
zione del celeste, di color cielo, e dicesi propria-
mente del mare, dal rifiesso ch'esso fa del co-
lore di quello. - Chermisi^ chermisino, colore rosso
fine : cremisi, cremisino. - Citrino, color del cedro.
- Colore d'angiolo, rosa chiaro, - Croceo (titolo let-
ter. poet.), color zafferano. - Dorè, color ranciato,
rancio, specialm. quello che si dà alla pelle fine
da scarpe per signora.
Elettrico, detto del colore di stoffe azzurre can-
gianti. - Ferrigno, ferrugineo, colore di ruggine, si-
mile a quello del ferro. - Fiammetta, colore rosso
chiaro. - Foncé (frane), aggettivo di colore usato in-
vece di scuro cupo. - Fuliggine, colore fosco, a uso
di dipingere e che si prepara appunto con la fulig-
gine dei camini. -Fulvo, colore simile a quello del
pelo del leone, dell'oro o della rena.
Gezzo, dei colore dei mori di Barberia, che non
sono neri affatto. - Gialletto, aggiunto d'ogni colore
che s'accosti al giallo; come giallognolo. - Giallo,
colore simile a quello dell'oro. - Glauco, colore tra
il bimco e il verde. - Gridellino, aggiunto di co-
lore tra bigio e rosso (frane, lillà) - Giuggiolino.
di colore della giuggiola. - Grigio, bigio, di mezzo
Ira il mro e il bianco, simile al cenerognolo. Gra-
dazioni : grit;io blu, grigio nero, grigio perla. - In-
carnato, carnato, il colore della carne, misto di rosso
e bianco, molto simile al rosa. - Jacintino o gia-
cintino 0 iacinteo , del color del giacinto. - Isabella,
giallo biancastro. - Lacca bruna, color di caffè, af-
fine al bruno di Firenze, che è un color caffè ros-
siccio trasparente. - Lattiginoso, simile nel colore al
latte. • Leonato, lionato, di colore simile a quello
de! pelo leonino; oggi si dice non solo del tanè
chiaro, ma anche di tutti gli altri gradi di esso co-
lore. - Lividastro, tendente al livido. - Livido, di
colore plumbeo o turchiniccio che prende la pelle
per cadute, battiture, affezioni, malattie o morte.
Malva, del colore di questo vegetale. - Marengo,
bruno misto di piccoli punti bianchi. - Marrone, il
colore simile a quello della castagna di questo no-
me (marrone chiaro, cupo, sbiadito, ecc.). - Mona-
chino, colore scuro, che tende al rosso. - Morello,
violaceo, se non si tratta di cavalli.
Nero, colore esfremo, opposto a bianco. - Noc-
ciòla., colore del frutto di questo nome. - Nuvolato,
colore misto fra 1' azzurro, il violetto e il bianco.
- Oliva, colore del frutto di questo nome: olivastro. -
Oltremare, colore az. urro che si fa col lapislazzuli.
- Ombra, colore più o meno curo, che, digradando
verso il chiaro, rappresenta l'ombra chiara dei cor-
pi, e serve a dar rilievo alla cosa rappresentata. -
Opalino, del colore dell'opale (bianco azzurrognolo
latteo). - Oro, colore simile a quello del metallo
di questo nome.
Paglierino, color paglia delicato. - Paonazzo, co-
lore tra azzurro e nero rossastro. - Pastello, colore
di terra o d'altra materia, macinato, stemprato e
condensato. - Pensée (frane), color viola scuro. -
Pazienza, un certo color tabacco. • Pepe e sale, co-
lorazione nera con punteggiature bianche, fitte.
- Perla , colore simile a quello della pietra
preziosa di questo nome. - Persichino, colore del
fior di pesco. - Perso, misto di purpureo e di nero. -
Piombino, plumbeo, che ha color di piombo, un
grigio che leggermente fende all'azzurro. - Porpora,
porporino, veggasi a rosso. - Porràceo, del colore
del porro. - Pulce, del colore simile a quello del-
l'insetto di questo nome.
Bando, ranciato, aggiunto del colore della mela-
rancia matura ; frane, dorè. - Bòggio, colore simile
alla ruggine. - Uòsa, colore simile a quello del
fiore di questo nome (di varie gradazioni). - Ros-
so, colore simile a quello del sangue e della por-
pora. - Bùggine, del colore della rùggine.
Sanguigno, il colore simile al sangue. - Scarlatto,
colore rosso molto vivo. - Scuro, tendente al nero. •
Solfino, zolfino, sorta di colore simile allo zolfo. •
Soriano, bigio e lionato.
Tabacco, colore simile a quello della sostanza di
questo nome. - lane (frane), sorta di colore lio-
nato scuro; colore della castagna. - Turchiniccio,
colore un po' turchino. - TurchinOf del coloie
del cielo sereno (più cupo che azzurro). - l/.»»
vastro, color d'oliva verso la maturazione. - Ulivi-
gno, di colore che tiene del livido, che è a guisa
d'ulivo ; olivastro. - Uvàceo, del colorp dell'uva.
Verdazzurro, colore che s'avvicina a quello del-
l'aria e della marina. - Verde, aggiunto del colore
che hanno le erbe e le foglie, quando sono fre-
sche. - Verdeterra, colore che regge alla luce e si
mescola con gli altri senza danno. - Vermiglio, ro-
lor rosso acceso. - Vinato, di co'or di vino rcg o*
- Viola, colore di questo noto fiore: color gridel-
lino cupo. - Violetto, color blu di mammola: nello
spettro occupa una delle estremità. - Vitellino, il
colore del tuorlo dell'uovo. - Zaino, tuttlo nero o
tutto bianco.
Effetti subiti dai colori.
Trattamento dei colori. - Alcuni arnesi all'uopo.
Armonizzare, essere in armonia, in accordo. -
Cangiare, essere, divenir cangiante : gatteggiare (so-
migliare ai colori variatissimi degli occhi del gatto).
COLORE — CÓLPA
015
opalizzare (somigliare all'opale). - Colorirsi, pren-
der colore, incolorare, incolorire, incolorirsi. - La-
sciare il colore, perderlo. - Morire, di colori che fi-
niscono lentamente, con lente gradazioni o perdendo
la tinta. - Non accompagnare bene, far troppo stacco
da un colore altallro, esservi disarmonia. - Pendere
al rosso, al verde, ecc., avvicinarsi a questi : in-
clinare, tirafe a ... - Sbiadire, perdere il colore, sco-
lorarsi, scolorire, discolorarsi, perdere la tinta, stin-
gere, stingersi ; scaricare, smontare; smarrire, smar-
rirsi, svanire. - Scoloramento, sculorimenlo. atto ed
effetto dello scolorare , dello scolorire , ossia del
perdere il colore: discoloramento, discolorazione;
slavatura smarrimento. - Scolorante, contrario di co-
lorante (tale, ad es., Vacqua ossigenata). - Scolorato,
che ha perduto il colore o la vivezza del colore. -
Sfumare, digradare in modo che il colore scuro sia
dolcemente confuso col chiaro. - Smontare, perdere
la vivezza. - Trascolorare, trascolorarsi, mutar colore.
Abbronzare, rendere bruno (abbronzamento, ab-
bronzatura, abbronzo); accendere, rendere più vivo
un colore. - Azzuffare colori, confonderli. - Brizzo-
lare (brizzolatura), macchiare, mescolare di due o
più colori, sparsi minutamente. - Colorare, dare
il colore, un colore, i colori. E coloritore chi co-
lorisce bene o male. - Confondere i colori, non saperli
distinguere uno dall'altro. - Dilavare, stemperare,
portar via come lavando; rendere pallido, smorto.
- Fermare il colore, fissarlo, passandoci sopra con
la vernice, con olio. - Impastare, distendere e me-
scolare insieme i colori {rimpastare ripete e raf-
forza impastare). - Indorare, applicare il colore d'oro
(veggasi a doratore e a vernice, dicesi anche
dell'effetto che producono i colori del sole). - Intor-
bare il colore, offuscarne la lucentezza. - Invermi-
gliare, dar colore vermiglio; tingere di vermiglio
(veggasi a rosso). - Lumeggiare, dare opportuna-
mente i colori chiari- per f^r risaltare le tinte, i
colori.
Macinare le tinte, i colori, stritolarli ben bene sulla
pietra col macinello per incorporarli con acqua o
olio 0 renderli buoni per dipingere (veggasi a pit-
tore e a vernice). - Marezzare {marezzato, ma-
rezzatura), dare il marezzo, cioè un ondeggiamento
di colore variato (veggasi a tintoria).
Picchiettare, punteggiare un corpo con vari colori
{picchiettatura, il picchiettare). - Preparare ad
acqua , a colla , a olio , secondo che si stem-
perano i colori con acqua, colla, ecc. - Rammorbi-
dire, attenuare le tinte. - Ravvivare (ravvivamento),
rendere più vivace, più vivo. - Ricolorare e ricolo-
rire, ripete colorare e colorire. - Scolorare, levare,
far perdere o perdersi, il colore. - Screziare, spruz-
zare d'altro colore; rendere di vari e minuti colori.
- Smorzare, ammortire, diminuire l'intensità, la vi-
vacità. - Sterzare, unire insieme i colori in modo
che facciano bella gradazione e varietà. - Stingere,
levare, far perdere il colore, tór via la tinta. - Tem-
perare, dare la tempera o ter,:p>-n. (veggasi a pittore).
- Tingere, dare un colore.
Cianometro, strumento ideato da Saussure per mi-
surare le varie intensità del colore azzurro dell'aria.
Colorimetri, strumenti che servono a misurare l'in-
tensità di colore dei liquidi o delle soluzioni colorate.
E colorimetria il processo seguito all'uopo. - Distil-
lerie del catrame, quelle fabbriche speciali dove è
dapprima lavorato il catrame di carbon fossile delle
fabbriche a gas. - Macina da colori, specie di mor-
taio per triturare le tinte. - Macinello, strumento di
legno, ferro o altra materia per macinare i colori
sopra una pietra larga, piana e liscia. - Mesticheria,
bottega ove si vendono mestiche, o colori bell'e
mesticati, preparati per uso delle diverse arti. - Pe-
stacotori, macinacolori.
Cose e termìni varii.
Acromasia, acromatismo, proprietà che hanno
alcuni apparecchi diottrici di rifrangere egualmente
tutti i colori, ovvero di neutralizzare e correggere
gli eiletti della dispersione dei colori, cioè del-
\' aberrazione di rifrangibilitd. - Aureola, l'insieme
di quei colori che appaiono intorno a un oggetto,
quando lo si guarda fissamente. - Dicroismo, pro-
prietà che hanno certe sostanze minerali, trasparenti,
di presentare un colore ditTerento, secondo che le
si prendono a forte o a piccolo spessore. Tale fe-
nomeno è presentato in alto grado dalla bicolorina.
- Policroismo, proprietà di certi corpi (policroici)
di offrire differenti colorazioni in diverse direzioni
0 secondo il diverso loro spessore. - Tricroismo,
stato di un corpo che olire tre apparenze di colori,
secondo i punti di vista.
Acromatopsia, o daltonismo, incapacità a distinguere
i colori: frequente negli squilibrati. - Paracronia
(gr.), illusione di colori. - Paracromatopsia, incapacità
ìli distinguere i colori. - Pseiidocromia, stato della
vista che falsa i colori.
Litocromia, sorta di litografia a colori. - Ono-
cromatica, pittura a un solo colore: monocromatica.
- Policromia, arte di decorare gli edifici e gli og-
getti in genere applicando i colori, oppure valendosi
di materiali di diverso colore.
Ottica, scienza che tratta della luce, dei colori e
della visione.
Colore. Il colorito, la carnagione del volto
umano. - Figur,, apparenza^ finzione, pretesto.
- Colore del suono, proprietà per la quale si di-
stingue, data la medesima intonazione, il suono
di uno strumento, o di una voce, da quello di un
altro strumento o di un'altra voce. - Colore locale,
la verità di espressione, la fedeltà della riproduzione
in un'opera della letteratura o dell'arte che rap-
presenti persone e cose di un dato ambiente, di
una data epoca, ecc.
Coloi'ire (colorito). Dar colore, dipingere, tin-
gere. - Figur., raj> presentare una cosa con fe-
deltà e vivezza, darle risalto. - Colorista, chi sa ben
colorire (detto di artista valente in tale arte): co-
loritore. - Coloritore, chi colorisce bene o male.
Colorirsi (colorilo). Prendere colore, divenir
colorito: incolorare, incolorire, incolorirsi.
Colorista. Chi sa ben colorire, dare artisti-
camente il colore. - Di pittore che sente e rende
con forza il colore.
Colorito. Maniera di colorire ; il colere stesso. -
Colore della canagione: carnato, colore, tinta.
Coloritore. Chi fa l'ufficio di colorire.
Coloro. Pronome di persona: quei, quelli,
queglino, quellino, quei tali, quelle tali.
Colossale. "Veggasi ad enorme, a statua.
Colossèo. Grande anfiteatro in Roma.
Colosso. Uomo di enorme corporatura, gir ■
gante. - Grandissima statua.
Colostro. Il primo latte della donna dopo il
parto (veggasi ad allattamento): calostro,calostra
(pistoiese).
' Cólpa (colpevole, colposo). Atto della libera vo-
lontà che devia dalla legge o non l' adempie ;
riprovevole azione, che merita castiyo, punizio-
616
COLORE — COLPA
ne, biasimo, rimprovero (anche, cagione prin-
cipale d' un fatto che ha conseguenze spiacevoli) :
azione cattiva ; demerito, difetto, difficoltà ; errore,
fallo; macchia, malo mancamento, mancanza, me-
rito, menda ; peccato, taccheretla, torto. E' colpa
l'essere cattivo; il mancare al proprio dovere,
ai dettami della giustizia, della m,orale, dell'o-
nore, della verità, della virtù; il non essere
onesto ; il non avere rispetto a persone o a cose;
l'usare frode, inganno, violenza ; l'essere cru-
dele, superbo, ecc. La colpa può essere leg-
(fiera, grave; momentanea, occaùonale, passeggiera,
transitoria, oppure abituale, continuata, reiterata,
ostinata, persistente, prevista o non prevista dalla
legge, dal codice; seguita o no, da pentimento,
da rimorso; tale da meritare, o non meritare,
scusa, perdono; confessata, evidente, manifesta,
palese, riconosciuta, oppure disnmulata, nascosta, se-
greta, ecc.; dipendente da passione, da calcolo, da
interessef da invidia, da odio, dd, sospetto, da
superbia, da vizio, da mancanza di onestà, di
rettitudine, di giudizio, di senno, di prudenza,
di attenzione, di abilità, di affetto, di bene-
volenza, ecc. - Emendàbile, della colpa che si
può correggere, purgare ; innocente, la colpa com-
messa senza il concorso deliberato della volontà;
odiosa, che suscita odio, ripugnanza ; orribile, tanto
L'rave da inspirare orrore ; tìirpe, vergognosa, in-
fame.
Ambito, reato commesso a line di ottenere un uf-
ficio. - Crimine, colpa, delitto grave. - Delitto, colpa
gravissima, atto criminoso, punito a termini di leg-
ge. - Difetto, mancamento, trasgressione. - Er-
rore, difetto, sbaglio, che può essere imputato a
colpa. - Felix culpa (oh, colpa fortunata!), quella
del peccato originale, che meritò, secondo sant' A-
gostino, di avere un si grande Salvatore (Cristo). -
Peccato, nel linguaggio chiesastico, trasgressione
volontaria alla legge di lUo e ai precetti della
(Chiesa. - Peccalo, colpa originale, contratto col na-
scimento, dai nostri progenitori, da Adamo.
Reato, ogni infrazione alla legge penale {estremo
d'un reato, quanto occorre perchè sia tale).
Scàndalo, mal esempio, colpa grave, qualunque
cosa sia occasione ad altri di cadere in colpa, in
peccato.
Colpévole, chi ha commesso una colpa; accolpato,
incolpato ; peccatore. - Aggiunto di chi ha colpa di
un fallo, di un vizio e simili: colpabile; immondo,
lordo, macchiato (di colpa, di peccato), nero. - Col-
poso, voce dei legali : differisce da colpevole in quanto
che colposo esclude l'intenzione e la premeditazio-
ne. Comunemente, agg. di atto, sentimento e simili
che include colpa: criminoso, delittuoso, incrimina-
bile, reprensibile, riprovevole. - Convinto, di chi ri-
conosce 0 è indotto a riconoscere la propria colpa.
- Recidivo, chi ricade nella stessa colpa (recidiva,
recidività, la sua condizione). E recidività, astratto
di recidivo.- Pervicace, ostinato nella colpa. - Reo,
imputato, colpevole; chi è convinto di una colpa
appostagli : rio (poet.). - Reo confesso, convinto, chi
ha riconosciuto la propria colpa.
Colpevolezza, l'essere colpevole, in colpa; lo
stato di chi è in colpa: colpabilità, imbrattamento
di colpa, labe, lebbra, lezzo; macchia della colpa;
peso della coscienza, aggravio delia coscienza. -
Imputazione, l'ascrivere a colpa, a delitto: accusa.
• Discolpa, argomento o fatto addotto, messo in-
nanzi, per togliere la colpevolezza. - Reità, l'essere
revi. colpevole convinto.
Colpevolmente : colpabilmente, colposamente, con
colpa, in modo colpevole.
Avere colpa; cadere, sentirsi in colpa,.
Confessarla, o no, espiarla, ecc.
Averci che fare in una cosa, averne colpa. - Avere
sconcilo Cristo di croce, avere grandi colpe, essere
molto colpevole. - Avere la camicia sudicia, sentirsi
in colpa; averne fatta qualcuna piuttosto brutta. -
Avere macchiata la coscienza, avere la coscienza
sporca, essere, sentirsi in colpa. - Bruttarsi le mani,
la coscienza, cadere in colpa. - Commettere una col-
pa: fare, detto di sbaglio, di errore, di colpa. - De-
turparsi, commettere azioni, colpe che disonorano.
- Essere, cadere in colpi, essere colpevole ; divenir
colpevole ; essere reo ; trascorrere in colpa. - Essere
in disgrazia di Dio, avere commesso una colpa grave.
- Incappare in una colpa, cadervi. - Inciampare nel
codice, commettere qualche azione da essere chiamati
a renderne conto. - Mncchiirsi d' una colpa, ren-
dersi colpevole ed espois. alle conseguenze. - Per-
petrare, mandare ad effetto cosa cattiva, commet-
tere, consumare, trarre ad effetto (perpetrazione).
- Perpetuare una colpa, ostinarsi in essa : perfi-
diare. - Rasentare il codice penale, rasentare la ga-
lera, commettere colpe gravi in barba alla legge e-
vitando l'azione penale. - Recidivare, commettere la
stessa colpa una seconda volta, una terza volta, ecc.
- Trasgredire, non rispettare, violare i comanda-
menti ; mancare a,\V obbedienza.
Aggravarsi, esagerare da sé la propria colpa. -
Chiamarsi ia colpa, confessarsi reo : accagionarsi,
addebitarsi, ascriversi, attribuirsi a colpa ; farne la
rivelazione, rivelarla, scoprirla, metterla a nudo, m
evidenza, a conoscenza, ecc. - Confessare, dichia-
rare, dire, riconoscere la colpa che si è commes-
sa ; farne confessione. • Dire, recitare il confiteur,
incolparsi di danni avvenuti. - Incolparsi, attri-
buirsi la colpa; accagionarsi, addebitarsi, addos-
sarsi, imputarsi, recarsi a colpa, ecc.
Dissimulare, simulare, fingere, non rivelare, net-
scondere la propria colpa. - Fare lo gnorri, fare
l'indiano, fingere di non sapere quando ci si imputa
una colpa. - Mentire una colpa, nasconderla con
bugia, con menzogna. • Sconfessare, negare,
smentire altri che ci attribuisca una colpa, che ci
accusi di averla commessa con lui. - Espiare, mon-
dare, purgare la colpa per mezzo della pena o
della penitenza ; rendere ragione, soddisfare, sòl-
vere ; subire il castigo. • Espiabile, che si può
espiare : mondabile. - Espiatòrio, fatto per espiare.
- Espiazione, atto ed effetto dell'espiare: castigo,
péna,- purgazione ; reintegramento, sconto, soddisfa-
cimento, soddisfazione.
Scontare la colpa, scontarla : subirne le conse-
guenze : essere castigato. - Pagare il fio, scontare,
espiare giustamente la propria colpa. - Piangere le
proprie colpe, pentirsene, averne pentimento f
rammaricarsene, dolersene, deplorarle.
Dare colpa o toglierla. - Termini varI.
Accagionare, incolpare (incolpazione), attribuire
a colpa: accollare, accusare, addebitare, addossare,
affibbiare; apporre; ascrivere; cagionare, causare;
far carico, far debito; gi tiare la colpa; imputare;
mettere, recare a colpa ; mettere in conto. - Aggrct'
vare uno, dargli o accrescergli colpa; esagerare lik
COLPABILITÀ — COLPIRE
617
colpa. - Buttar la colpa sopra uno, sulle spalle di
uno, incolparlo. - Convincere, far riconoscere a qual-
cuno la propria colpa; renderlo persuaso di averla
commessa e della sua entità. - Dare, rovesciare,
versare la broda addosso ad uno, dargli tutta la colpa.
- Far aggravio, attribuire a colpa: dare, far carico,
far debito. - Far dire spropositi a tino, incolparlo
di cose che non ha detto o detto in un certo modo.
- Fare a scaricabarili (figur), buttarsi la colpa ad-
dosso l'un l'altro. - Gridare crucifìge contro persona,
dirne plagas, iniputarjjli molte colpe. - Incriminare,
qualificare colpa un'azione e simili; dichiararla col-
posa. - Pigliarla con alcuno, dargli la colpa di una
cosa che ci offende. - Rovesciare, versare, la colpa,
la broda addosso agli altri, scagionarsene, attribuen-
dola ad altri.
Assolvere, dichiarare innocente, prosciogliere, pro-
sciorre; dare l'assoluzione, la remissione. - Atte-
nuare, diminuire, wj iWfirarc la colpa; concedere le
attenuanti (veggasi più innanzi). - Condonare, passar
sopra a un fallo che riteniamo non grave. - Discol-
pare, scolpare, dimostrare in uno la mancanza di
colpa, o attenuarla: discarcare, discaricare, disgra-
vare, sgravare, scagionare, giustificare. - Elimi-
nare, non ammettere, escludere. - Giustificare,
scagionare, scolpare, toglier la colpa: dimostrare
l'innocenza; scusare pienamente. - Redimere, liberare
dalla colpa, specialmente dal vizio: dare, procurare
la redenzione.
Chiappar sul coro, cogliere uno nell'atto di com-
mettere azione caf va. - Coinvolgere, dicesi di per-
sona, cioè trascinarla con altri in un reato. -Do-
mandare, volere, olfrire la testa di qualcuno, vale
domandare, ecc., il sacrifìcio di alcuno, cioè che uno
faccia da vittima, o per espiazione di colpa o per
soddisfazione di vendetta. - Fiscaleggiare, fare il
fiscale, l'inquisitore con qualcuno o su qualcosa per
rintracciare materia di colpa. - Prendere sul fatto,
in fallo, cogliere, sorprendere.- Sco|jnVe una colpa,
conoscerla e farla conoscere. - Svergognare, far
vergognare, indurre in vergogna alcuno della colpa
commessa.
Imputazionb, difesa, perdono, ecc. - Senza colpa.
Accusa, accusazione, imputazione, incolpazione.
- Ammenda, emenda, espiazione della colpa {ammen-
dare, emendare, ammendarsi, emendarsi, fare ara-
menda). - Assoluzione, atto ed effetto dell'assolvere,
dello scagionare d'un'accusa, d'una colpa: proscio-
glimento, scioglimento. - Attenuante, dicesi di circo-
stanza che attenua la responsabilità: da qualche
giurista detta discriminante, il che accennerebbe ad
eliminazione di pena. Contrario di aggravante. -
Azione penale, quella intentata per punire il delitto
0 la colpa.
Catharsi, voce greca antica (Kafharsis) che indica
espiazione, purificazione. - Discolpa, argomento o
fatto portato per discolpare, giustificare {accettare,
menar buona una discolpa; dire a, per discolpa;
presentare una lunga discolpa, ecc.). - Espiazione,
l'espiare, il fare ammenda o penitenza; lo scontare
la pena. - Impunità, il non essere punito della
colpa. - Imputabilità, quanto è necessario a deter-
minare la colpevolezza.
Penitenza, come azione espiatoria, significa tutte
le buone opere e le pene che il confessore impone
al penitente, in soddisfazione delle colpe di cui
'assolve. - Preterintenzionalità, elemento morale per
cui. solitamente, è diminuita la responsabilità del
delitto. - I^retesto, ragione apparente con la quale
si cerca o si crede di scusare una colpa.
Remissione, il condonare, tutta o in parte, una
colpa. - Scappatoia, scusa o azione messa avanti
per ripiego. - Scusa, la ragione, più o meno buona
0 valevole, che si adduce per giustificare o attenuare
una colpa. - Venia, perdono, di colpa leggera.
Senza colpa. - Incolpabile, che non può essere
incolpato. - Incolpevole, chi è senza colpa, non col-
pevole: innocente, che ha innocenza, è inconta-
minato, puro, vergine di biasimo, superiore a ogni
sospetto. - Insussistenza, non esistenza di colpa.
Modi di dire. - Proverbi e massime.
Dio gli perdoni, parlando di colpe altrui. - Giorno
del giudizio, quello nel quale si dovrà pagare il fio
delle colpe. - Mea culpa, mea maxima culpa (della
liturgia della messa e divenuto comune), di chi
riconosce una colpa e se ne duole, se ne pente. -
Uccel di bosco, dicesi, per estensione famigliare, di
chi, commesso alcun crimine, evita, con la fuga ©
stando nascosto, di rendere conto delle proprie colpe
e divenire, probabilmente, uccel di gabbia, ossi?
essere messo in prigione.
Per causa, per dato e fatto, per detto e fatto, pe^
merito, modi di dire accennando a causa e a colpa.
Proverbi e massime. — Acqua torbida non fa
specchio, di chi è colpevole. - Chi imbratta spazzi,
chi ha colpa faccia penitenza, - Il colpevole che
si pente non è perduto. - Il male colpisce chi lo fa. ■
1 nodi vengono al pettine, locuzione per dire che,
ad un certo punto, gli errori e le colpe maturano,
non passano senza effetto, ma se ne coglie neces-
sariamente l'amaro frutto. - La gallina che canta
{o che schiamazza) ha fatto l'ovo, per signi.lcare :
chi dice mollo degli altri fa sospettare sul conto suo. -
L'errore d'un istante diviene tormento di tutta la vita,
hon aver né colpa né peccato d'una cosa: non
averne colpa affatto. - Non parlar di corda in casa
dell'impiccato, non toccare argomenti che possono
ricordare altrui cose triste o vergognose. - Ognuno
ha le sue taccherelle, ha le sue piccole colpe. - Poca
macchia guasta una bellezza, di chiaro significato. -
Potere alzare il viso : non avere colpe, macchie. -
Tal susina mangia il padre che al figliuolo allega i
denti, i figli pagano spesso le colpe dei padri.
Colpabilità {colposo). Detto a colpa.
Colpeggiare {colpeggiato). Detto a colpire.
Colpevole. Chi o che ha colpa.
Colpevolezza Detto a colpa.
Colpevolmente. Con col2)a
Colpire {colpito). Dare un colpo, cogliere col
colpo : accoccare, appostare, assestare, azzeccare un
colpo; appiccare, appiccicare, appioppare un colpo;
acchiappare; arrivare con uno o più colpi; chiap-
pare ; far colta ; giungere, giugnere con un colpo ;
incartare, incogliere; inferire, infliggere un colpo;
investire; prendere; toccare.
Vari modi di colpire.
Abbassare una botta, una bastonata e simili, darla
colpire. - Abbriccare un colpo, vibrarlo. - Accennare,
mostrar di colpire, di voler colpire. - Accoccare,
avventare, menare un colpo. - Allentare, allungare
un colpo, lasciarlo andare. - Appostare, prendere la
mira, per colpire. - Avventare, dare con una certa
violenza e, per lo più, inaspettatamente; lanciare
con impeto.
618
COLPABILITÀ — COLI'IUE
Bastonare, colpire col bastone. ■ Battere, dar
colpi in checchessia. - Beccare, cogliere, colpire. -
Bersagliare, colpire prendendo di mira, come in
un bersaglio. - Calare, menare un colpo, un
fendente da alto in basso. - Cogliere, investire,
giungere, trovare, atlastare, beccare, incartare, ac~
chiappare o chiappare, arrivare a persona o a cosa
con il colpo 0 i colpi. - Colpeggiare, dare e ripetere
colpi. - Córre in pieno o in piena, quando colpo o
sim. ferisce direttam. o conia parte più forte del-
l'arme 0 di altro, meglio che andando per diritto.
Gontr., corre scarso. - Cozzare, percuotere, colpire,
ferire, con le corna. - Dare, colpire, tirare (es,;
« gli diedero a quel cane, ma non lo colsero »).
Dare nel pieno, colpire, percuotere dove è maggiore
la massa. - Dare ritti e rovesci, colpi per ogni
verso; a tutt' andare. - Ferire, colpire, dare nel
segno ; cagionare una ferita. - Ferire in un punto,
prender la mira e tirare a quello. - Frustare, colpire
con la frusta.
Infilzare, passare da banda a banda, colpire con
l'arme di punta, in modo cìie l'arme resti dentro
alla passata. - Investire, colpire con forza ; assalire
con violenza per costringere una fortezza, una po-
sizione fortificata ad arrendersi. - Lasciar andare
un colpo, dello stile fam., esprime quasi la volontà
sforzata a dare un colpo trattenuto fino all'impa-
zienza, e quindi il colpo può uscire più violento. -
Martellare, dare colpi terribili con martello o
con una qualunque arme ; spesseggiare i colpi. -
Menare, amenare, ammenare, dare colpi o simili
a uno : d' uso comune negli Abruzzi, è sostituisce
quasi sempre il verbo battere (M'a menato, mo' ti
meno). ■ JSerbare, percuotere, colpire col nerbo.
Pacchinare, prendere a pacchine, cioè a colpi
dati a mano aperta sulla parte di dietro del capo.
- Percotere, percuotere, colpire per offendere ; dar
colpo, battere, bussare : dare una percossa. - Per-
forare, forare, trAiìggere, enirAve dentro, e si dice di
ogni colpo che s'incarna.- Pigliar di mira, pigliar
come bersaglio, per colpire persona o cosa. - Piombare,
menare furiosamente colpi da alto in basso. - Piat-
tonare, prendere a piattonate, a colpi dati di piatto
con sciabola e simili. - Poggiare un colpo, darlo,
menarlo. - Ribattere, battere, colpire nuovamente
0 ripetutanente : ricozzare ; anche, rispondere a un
colpo ricevuto, parandolo e dandone un altro.
Scagliare, lanciare, mandare un colpo a distanza ;
scaraventare. - Schiaffeggiare, veggasi a schiaffo.
• Schioccare, fare schiocchi ; colpi di frusta. - Scu-
lacciare, battere sul culo colle mani. - Scuòtere, dì
colpo che mette in agitazione. - Sferzare, colpire
con la sferza o ferza (spago), con la frusta. - Si-
lurare, colpire di siluro o torpedine, istrumenti di
distruzione bellica in mare. - Sorbare, colpire, me-
nare colpi, percuotere, - Tirare a segno, tirare pei'
colpire (veggasi a tiro a segno). - Torpedinare, si
usa nel senso di colpire con torpedine. - Iracolpir
si, darsi colpi a vicenda, tra più persone - Trafìg
gere, colpire, ferire (per lo più con arme a pun-
ta), in modo da passare da banda a banda, da parte
a parte, del corpo o dei membro colpito. - Ver-
gheggiare, colpire, percuotere, ripetutamente, con
verga, con bastone; verherare, bastonare. - Vi-
brare, dare con forza e con lestezza ; crescere effi-
cacia al brandire.
Colpire giusto — Colpir male, ecc.
Accertare il colpo, mirare e colpir bene : aggiu-
tare. - Assestare un Culpo, darlo in quel punto nel
quale si è posto la mira. - Cogliere in pieno, di
colpo ben diretto. - Colpire nel segno, cogliere nel
segno, modi di dire affinissimi; ma forse il primo
può indicare forza maggiore e il secondo la mag-
giore difficoltà 0 la casualità del darvi dentro: az-
zeccare, dar dentro, dar diritto, dar giusto ; dare
in brocca, dare in mezzo, dare nel quattrino ; dare,
trarre nel segno ; imberciare, imbrecciare, imbroc-
care, imbrocciare ; riuscire ; toccare il segno. - Es-
sere a tiro, a una distanza da poter colpire. - In-
filare, colpire dritto ; e infilatura, V effetto dell' in-
filare e la cosa infilata; il suo stato, il suo modo,
la sua qualità.
Sbalestrare, non colpire giusto, uscire dal segno
con la balestra o no {sbalestramento, atto ed effet-
to). ■ Tracolpire, andar di là col colpo.
Colpire (colpito). Figur., fare grande impres-
sione nell'animo, per meraviglia, oppure inflig-
gendo biasimo, ingiuria e simili. - Mettere in
discredito, togliere stima o valore, coprire di
vergogna
Cólpo. Atto ed effetto del colpire con la mano,
con un' arme, con un arnese qualunque : bussa,
percossa, bottata, botta ; ferita ; latta, martel-
lata, picchio ; tiro, tocco (di tamburo) ; tonfo (del
cadere), tratta (di artiglieria) ; tuffo (del cadere
nell'acqua). - Shock, voce ing., ted. e frane, usata
anche in Italia per colpo.
Il colpo è forte, pesante, o debole leggero ; da poco
0 fatale, micidiale, mortale; moderato o violento, ecc.,
lascia 0 non lascia il segno. - Colpaccio, colpo
sgarbato, rude, violento. - Colpetlino, colpetto, dimin.
- Colpo certo, che non fallisce, ma coglie nel se-
gno, riesce ; di grazia, il colpo decisivo ; diritto,
(diritta mira), colpo ben diretto ; falso, andato a
male ; anche colpo finto, accennato in un punto e
dato in un altro ; maestro, quello che ottiene l'ef-
fetto con gran bravura e maestria ; netto, pronto,
spedito; pieno, che riesce di effetto completo, non
cade a vuoto ; sopra mano, di colpo dato alzando
la mano sopra la spalla (al contr., sottomano); spic-
ciativo, di grazia, estremo ; tondo, dato a tondo o
in giro ; traverso, traversone, obliquo.
Vakie sorta di colpi.
Bacchettata, colpo di bacchetta. • Badilata, colpo
dato col badile - Baionettata, colpo di baionet-
ta, - Bastonata, colpo o percossa di bastone (pena
d'uso antichissimo). - Berrettata, colpo dato col ber-
retto. - Biscottino, piccolo colpo dato ad altri fa-
cendo scattare la punta delle dita indice e medio
fortemente a contrasto dalla punta del pollice. -
Botta, colpo, percossa, per lo più col bastone : bot-
to. - Succiata, colpo di buccia, - Buffetto, colpo
leggero con due dita, cioè di un dito che scocchi
di sotto a un altro. - Bussata, colpo, percossa.
Calcio, colpo dato, con la zampa, da cavalli,
asini, muli e simili. Anche, pedata, dell'uomo. -
Cannata, colpo di canna. - Cappellata, colpo dato
col cappello. - Carambolo, colpo dato per chiasso,
sempre sulle spalle a uno, per modo che prima si
urti col gomito, poi col pugno, ma quasi contem-
poraneamente, cosi che cni lo riceva ha due colpi
a un tratto. - Cazzotto, termine triviale per indi-
care il colpo dato di sottomano, col pugno chiuso.
- Ceffata, ceffone, colpo dato a mano aperta sul
viso : schiaffo. - Cenciata, colpo con un cencio su-
dicio per lo più tinto. - Ciabattata, colpo con la
ciabatta. - Cignata, cinghiata, colpo dato con la
19
cigna, con la cinghia. • Ciottolata, colpo con un
ciòttolo, nn sasso. - Ciurlane, colpo dato a mano
chiusa, voltando il braccio. - Coltellata, colpo di
coltello. - Contraccolpo, il colpo resoci da un
oggetto che percuotiamo - Culata, volgarm. colpo col
deretano (dare, battere una culaia).
Fendente, che fende, colpo di sciabola, dall'alto
in basso - Fiancata, urto dato col fianco. - For-
cata, colpo con la forca. - horchetlata, colpo dato
con la forchetta. ■ Frustata, colpo con la frusta.
Ganciata, il prendere con un gancio; colpo con
un gancio. - Ginocchiata, colpo dato col ginoc-
chio 0 preso nel ginocchio. - Colino, colpo dato
col dito sotto la gola. - Ingozzatura, colpo con la
mano dato sul ^appello, tanto da farlo scenflero
giù giù. - Colate, guanciata, colpo con la ^ota, la
guancia. - Cumitata, colpo dato col gòìnito. -
Granfiata, colpo con la granfia, il segno che ne re-
sta o l'effetto. - Grucciata, colpo con la gruccia.
- Guancialata, colpo col guanciale.
Labbrata, colpo di mano aperta (dil a jiarte del
dosso) nella faccia d'uno, cogliendolo nelle labbra. •
Latta, lattone, colpo dato sul cappello a mano aperta.
- Manata, colpo con la mano. • Manrovèscio,
marrovéscio, colpo dato con braccio all'indietro. -
Mascellone, colpo sulla mascella, nel viso. - Maz-
zata, colpo dato con una mazza, una canna, un ba-
stone. - Mazzolata, colpo dato col mazzolo. - Me-
stolata, colpo dato con la mestola o il mestolo. -
Mostaccione, colpo a mano aperta nel mostaccio,
quasi pigli tutto il mostaccio. - Musata, colpo col
muso, nel muso.
Nerbata, colpo col nerbo, o nervo, adoperato a
uso di frusta, - Nocchino, colpo sul capo con la
nocca delle dita.
Pacca, colpo a mano aperta: bussa. - Pacchina,
colpo sul capo, nel cocuzzolo con dita stese. - Pa-
lata, colpo con la pala. • Palettata, colpo con la
paletta o piccola pala. - Pallata, colpo dato con
palla. - Pancata, un colpo con la pnnca^ - Pan-
chettata, colpo di panchetta. - Patta, colpo dato a
mano aperta (d'uso specialmente a Livorno). - Pedata,
colpo dato col piede. - Percossa^ battitura, colpo
botta. - Perticata, colpo di pertica. - Piattonata,
colpo di sciabola dato di piatto (piattonatura, effetto
del piattonare). - Piccata, colpo di picca. - Pietrata,
colpo (li pietra scagliata. - Pizzicotto, colpo secco
dato nelle carni con due dita. - Pugnalata, colpo di
pugnale. •• Pugnoj colpo, percossa con la mano
chiusa. - Puntata, colpo di punta; atto del puntare.
- Punzone, forte colpo dato con le nocche o la mano
puntata.
Ridato, colpo di riga. - Ripicchio, contraccolpo,
ripercossa.
Rovescione, colpo, più che manrovescio. - Salac-
chino, colpo dato con due o tre dita stese. - Sca-
paccione, scappellotto, colpo dato con la mano aperta
nella parte posteriore del capo. - Scarpata, colpo
dato con la scarpa. - Schiaffo, colpo dato nel
viso a mano aperta. - Schidionata, colpo di schidio-
ne, e di spiedo. - Schienata, colpo di schiena -
Sciabolata, colpo di sciabola. - Scilacca, scilaccata,
colpo di frusta, cigna, piatto della sciabola, quadrello
o simili. - Scilecca, colpo dato a secco con la punta
delle dita riunite. - Scossa, scossone, scotimento,
colpo che mette in agitazione. ■ Sculacciata,
sculaccione, colpo dato con la mano sul culo ; anche,
colpo col deretano, col sedere, - Secchiata, colpo di
secchio. - Sergozzone, sorgozzone, colpo dato nella
gola, nel gozzo, a mano chiusa e all'insù. - Sfer-
zata, colpo con la sferza o ferza (spago), - Sfregio,
nel dialetto napoletano, colpo di rasoio, dato a
tradimento sul volto, solitamente a scopo di vendetta
amorosa. - Sgabellata, colpo di sgabello. - Sgrugnata,
scrugnone, colpo nel grugno, nel muso. - Spallata,
colpo dato con la spalla. - Spalmata, colpo sulla
mano o con la mano aporia. - Speronata, o spronata,
colpo dato con Io sprone. - Staffilata, colpo di
staffile. - Stangata, colpo di stanga; grave colpo
in genere. - Stivalata, colpo dato con lo stivale. -
Stoccata, colpo di stocco, di punta di ogni arme
maneggevole. - Strappala, colpo dato per strappare,
lacerare, rompere ( strappatella strappatina ,
strappata leggiera). - Stratta, strattone, scossa, colpo
violento che si riceve nella persona.
Tegolata, colpo di tegola. - Testata, colpo di
testa: capata. - Torsolata, colpo di torsolo.
Unghiata, colpo con l'unghia, e il segno che ne
resta. • Urto, colpo di un corpo che urta, cozza
con un altro : cozzo. - Zagagliata, colpo di zagaglia
(sorta d'arme in asta). - Zampata colpo di zampa. -
Zannata, colpo e segno della zanna {dente curvo
di alcuni aniuìali). - Zizzola, colpo materiale e
morale. - Zollata, colpo di zolla (pezzo di terra). -
Zuccata, colpo dato con una zucca o con la zucca
(cioè con testa).
Voci varie, — Quantità' e rumore di colpi.
Esplodere (esplosione), risuonare, del colpo d'arme
da fuoco, che scoppia. - Bar civetta, abbassare la testa
per evitare, schivare, scansare un colpo. - Misurare un
colpo, avvicinare un piede, ecc., pigliando quasi la
misura per darlo, minacciando. • Parare, impedire un
colpo 0 stornandolo od opponendogli cosa che lo svolga
0 lo arresti. - Ribadarsi, per causarsi, cercar di schi-
vare un colpo. - Rimettere il colpo, renderlo. - Ripa-
rare, rij^ararsi, difendersi da. nn colpo: schermirsi. -
Ripercuotere (ripercotimento, ripercussione), dei suono
che ripete il rumore del colpo.- Sparare, scaricare,
far colpo con arme da fuoco. - Stordire, far ri-
manere sbalordito, come sordo; privare de' sensi
e del moto per colpo o percossa, massime sul capo. -
Sviare il colpo, divergerlo dalla mira; anche di
colpo che falla il segno.
Quantità di colpi: una gragnuola, una tempesta
di colpi ; tippetappe, tippete-tappete, tuppete-tappete,
cioè colpi e tiri, ecc. - / colpi si facevano più spessi
e più forti, frequenti.
Rumore di colpi. — Paf e paffe, suono imitativo
di colpo, schiacciato. - Pfum-pfum, voce imitante
un colpo sordo in corpo sonante. - Pif, voce ono-
matopeica di colpo, scliiaffo o simile. - Schioccata,
schiocco, rumore di colpo secco, violento. - 2ac,
voce onomatopeica per indicare un colpo secco di
molla che scatta. - Tic e ticche, voce imitativa di
colpo secco. Il tic-tac o tic-toc dell'orologio, ecc. -
Tippe, tappe, tippete, tappete, voci imitative di ru-
mori, di colpi, di cadute. - Toppete, imitativa di
colpo. De' bambini che battono un colpo in terra. -
Tuffe, taffe, voce imitativa di rumore, di colp',
specialmente di colpi che cadono in un liquido, r
Tarn, voce i Hifativa di colpo sordo, d'uscio che
sbatacchia o simili.
Botto bollo, di botto, sul colpo.
^olpo. Violenta impressione che un corpo fa
sull'oggetto contro cui è scagliato, - Di armi da fuoco,
sparoj scarica, tiro, e l'effetto che se ne produce. -
Tiocco di pennello dato dal pittore. - Subitaneu
ovvenimento, o caso iinpeasato, che impressiona.
620
COLPOSO — COLTELLO
fa impressione. • Astuzia, inganno, stratagemma,
insidia, • Colpo d'accidente, colpo apoplettico, apo-
plessia. ' Colpo d'aria, corrente d'aria, per cui
si prende una co'^tipazione, una flussione, un raf-
freddore, ' Colpo di grazia, ironicam , colmo di
rovina. - Colpo d'occhio (francesismo), accortezza,
avvedutezza, il saper conoscere, a prima vista,
una cosa. Detto specialmente di chi è abile in un
affare, o negli affari. - Colpo di Staio, quell'espe-
diente estremo, quasi sempre violento, a cui un
governo ricorre quando i mezzi legali gli sembrano
insufQcienti. - Colpo di vento, buffata forte di
vento.
Cannonata, fitcilala. pistolettata, ecc., il colpo, lo
sparo del cannone, del fucile, della pistola, ecc.
Colposo. Detto a colpa.
Còlt%. Operazione del raccogliere frutta, fiori,
erbe e simili. - Dell'acqua che si raccoglie pel
mulino.
Coltella. Grande coltello.
Coltellacci. Detto a vela.
Ooltellam©. Detto a coltello.
Coltellata. Colpo di coltello.
Coltelliera. Veggasi a coltello.
Coltellinaio. Detto a coltello.
Coltello. Arnese, istrumento per tagliare, for-
mato da una lama, a punta o rotonda, col taglio
(anche con due tagli) da un lato, infìssa nel manico
o pieghevole: ferro, ghiado (voce poetica, anticam.
asata anche in prosa). Arnese che serve in cucina,
sulla mensa (cominciò a far parte del coperto nel
leccio XIX, mentre prima ciascun convitalo lo por-
tava seco, chiuso in una vagina). Può essere di
ferro, d'argento, d'oro, di legno, d'osso, ecc., con
manico della stessa o d' altra materia. E' arrotato,
di rota, quando l'arrotino ne ha di recente rifatto
il taglio; affilato, se ha il filo in condizione di tagliar
bene; intaccato (con intaccatura), quando il taglio
ha una o più tacche, cioè rotture o mancamento nel
filo; spuntato, senza punta, con la punta rotta; ta-
gliente 0 no; damaschinato, incrostato d'oro e d'ar-
gento. - Coltellaccio, peggior. di coltello: coltello
grosso, 0 mal fatto o mal ridotto. - Coltelletto, dimin.
di coltello: coltello meno piccolo d'un coltellino,
che serve, specialmente a tavola, per tagliare la
frutta, il formaggio, oppure ha la lama che si ripiega
e si chiude nel manico (coltellino da tasca). - Col-
tellone, coltello grosso, per trinciare e simili. - Col-
tellotlo, coltello di media grandezza. - Coltelluccio,
dimin. 0 spreg. di coltello: coltello meschino di
forma o per l'uso a cui deve servire.
Varie sorta di coltelli.
Ablatore, coltello per tagliare la coda dei montoni.
- Bistori, bistorino, bisturi, bisturino, coltello usato
in chirurgia. - Castracani, castraporci, coltelluccio
di cattivo taglio. - Castrapulci, coltelluccio di poca
lama o di cattivo taglio. - Cabrino, coltello per
incidere castagne da arroUire. - Cheratotomo, coltello
per l'operazione dell<t cataratta.
Coltella, specie di coltello che ha la lama alquanto
lunga, ma sottile e le^'gera; coltello grande, a lama
grande e fissa: coltellaccio Pestarola, coltella da
tritare. Coltella o coltello da cucina, quello più
grande degli ordinarli, che serve per ispezzare o
tacliare cose mangerecce in cucina: detto anche
coltello, da battere. - Coltellaccia, coltellaccio, antica
arme, poco dissimile dalla scimitarra. - Coltellino
da frutta, più piccolo degli ordinari, e nei servizii
di lusso con manico e lama tutta d'argento e talora
anche d'oro o dorata. Frane, coltello da dessert.
Coltello a lama fissa, coltello diritto, ad asta, ina-
stato. - Coltello a lama mobile, a colpo, a cricchio,
a molla, quando, aperto, resta fisso per mezzo d'una
molla e senz'alzare la molla non si richiude: coltello
serramanico. - Coltello curvo, coltello torto, a guisa
di scannabecco .: squarcina. - Coltello da tasca, detto
anche coltello da serrare, quello la cui lama è gire-
volmente imperniata sul manico, e dentro di esso
e ripiegata quando il coltello è serrato. - Coltello
da tavola, quello con lama inastata e ferma sul
manico, come è anche il coltello da cucina. - Col-
tello da trinciare, coltello trinciante, detto anche solo
trinciante, coltello a punta, più grosso che quello
da posata, e col quale si trincia la vivanda. - Col-
tello in asta, che non si chiude. - Coltello inglese,
istrumento a lama lunga, convessa sul tagliente,
curvata a doccia ad una delle estremità, fissa su
un manico curvo ; se ne servono i maniscalchi inglesi
per tagliare lo zoccolo ed eguagliare il piede del
cavallo. - Coltello per sparadrappi: serve per gli
sparadrappi preparati con tela, a lama non troppo
larga, per distendere l' impiastro uniformemente e
in modo che ben aderisca al tessuto. - Coltello senza
manico, con lama piana, o semicircolare, usato per
dividere le radici, anche le più dure e tenaci.
Cricco, sorta di coltello a lama fissa: aprendolo,
incastra nei buchi d'una molla, e cosi resta fisso.
- Lancetta, sorta di coltello da chirurgia, svariatis-
simo. - Lisca, il coltello da tasca fuori di misura.
- Microtomo, coltello o strumento destinato a tagliare
in sottilissime fette i corpi animali o vegetali per
sottoporli alla osservazione microscopica.
Paloscio, quello che i francesi chiamano coltello
da caccia. - Paranza, coltello in uso ne' duelli della
mafia. - Pistoiese, coltello di lama larga, corta, per
lo più diritta, con due tagli: si porta nella caccia
0 in viaggio. - Pugnale, arme da taglio, a foggia
di coltello. - Rasoio, specie di coltello per radere
la barba, - Roncolo, coltello tascabile fatto a roncola;
coltellaccio adunco e inastato.
Scarnatoio, specie di coltello a due manichi per
scarnire le pelli. - Scorticatoio, coltello tagliente da
scorticare; anche il luogo nel quale si scorticano
le bestie grosse macellate. - Scortichino, coltello da
scorticare. - Serramanico, attributo di coltello la
cui lama si ripiega nel manico, come i temperini.
- Tagliapesce, specie di coltello, a lama corta, lar-
ghissima, alquanto concava, per tagliare il pesce
grosso: anche, mestola da pesce. - Temperino, sorta
di coltellino con una o più lame e a volte con cisoie
e altri piccoli arnesi.
Dolabra, sorta di coltello, un tempo adoperato
nei sacrifizi. - Iatagano, coltello turchesco a uso
sciabola, con la punta ricurva. - Kingial, sorta di
coltello turco ricurvo. - Navaja (lat. novacula), specie
di gran coltello spagnuoloa serramanico. - Secespite,
gran coltello, un tempo usato nei sacrifizi, per iscan-
nare la vittima, o per estrarne le viscere e suddi-
viderle. - Tagano, specie di coltello moresco.
Parti del coltello. - Sua fabbricazione.
Bilico, il bottone, alquanto allargato, e a lembo
sporgente all' intorno. Per effetto di questo sporto
e della preponderanza del manico, la lama non tocca
la tavola, e la tovaglia non ne resta bruttata. -
Bottone, quella parte del coltello che è tra la lama
e il codolo, ingrossata e tondeggiante, per fare come
COLTIVABILE
COLTIVARK
G21
ritegno e limite alla entratura del codolo nel ma-
nico, ovvero allargata a guisa di un fondello, cioè
anima di bottone, per servire di bilico. - Còdolo,
parte di qualunque lama assottigliata che si assicura
neirimpuj;nalnra; la parte più sottile, e non lavo-
rata, (Iella lama del coltello o allro, la quale si ferma
nel manico. - Costola, la parte ingrossata della laiii;i,
opposta al taglio.
t'also taglio, l'estreinit.à affilala della costola. -
Filo, l'estrema linea del taglio del coltello e d'ogni
altro strumento destinato a tagliare, - Filo morto,
quello che, soverchiamente assottigliato, riesce vano
e cedevole, e si ripiega su di sé nell'alto del tagliare.
- Filo vivo, quello che è taglientissimo e sodo. -
Ghiera, vera, cerchietto metallico che cigne, orna
e rafforza le due estremità del manico, quando questo
non è di metallo.
Lama, la piastrella di ferro o d'acciaio, stretta
e lunga, a cima per lo più rotondata, a lati paralleli,
uno di essi tagliente. Lamacnia, lama non buona.
Lametta, dimin. di lama, ma più spesso di tem-
perini che di coltelli. Lamei^tna, sottodimin^di lama
Lamuccia, dimin. e spreg. di lama. - Lama diritta,
quella il cui taglio è in linea retta: è utile quando
si fa alla penna d'oca il taglio di incisura sul la
gliaretto, che su questo la punta di lama falcata
facilmente si romperebbe. - Lama falcala, quella
che dalla parte del taglio ha una leggiera curvatura,
creduta più opportuna nel temperare le penne, spe-
cialmente se lo spacco, dopo averlo accennato, si
compia con lo spaccatoio. - Tallone della lama, la
parte inferiore di essa, alquanto più stretta che non
è la base della lama, e che ha un foro in cui passa
il pernio, e questo è fermato al collarino del innnico.
ManicOf quella parte per la quale si tiene in
mano il coltello nell' adoperarlo, e nella quale è
piantato il codolo della lama : è di legno, o d'osso,
o di metallo o di altro. - Molla, spranghetta di ferro
che, incastrata nel dorso d'un coltello o d'un tem-
perino, ne forma la lama. - Punta, l'estremità della
lama opposta al codolo, la quale nei coltelli da tavola
suol essere rotonda, ma è talora anche acuminata,
specialmente nei trincianti. - Spica, la parte greggia
della lama che s' introduce nel manico.
Svenatura, piccola sfaldatura nei tagli dei coltelli
o simili. - Tacca, quel poco di mancamento che
talvolta è nel taglio del coltello o d'altro ferro. -
Taglio, il lato assottigliato e tagliente della lama.
Operazioni principali per la fabbricazione dei
COLTELLI. - Battitura alla fucina: seguita in ge-
nerale da un digrossamento con la lima, ha per
iscopo di dare la prima forma al- taglio del pezzo.
- Tempera e ricottura: danno all'acciaio la cfualità
essenziale per un oggetto tagliente, la durezza. -
Montatura o commettitura: mediante questa, ogni
articolo riceve il suo manico indispensabile e di-
versi accessori che variano secondo la natura del-
l' articolo. - Affilatura e brunitura al rosso : danno
r ultima mano a questo articolo e lo mettono in
grado di essere messo in commercio. - Acciaiatila
ra, operazione con la quale il coltellinaio applica
una striscia di ferro acciaiato a una lama di rasoio
o di coltello, per rendere il filo più tagliente. -
Arrotamento, operazione che ha per effetto di di-
grossare il pezzo battuto e dargli il primo taglio.
- Brunitura: toglie i tratti lasciati dalla mola, dà
vivacità al taglio e all'oggetto un primo pulimento.
- Montatura, la riunione e la commettitura dei di-
versi pezzi che devono fermare l'oggetto. - Pulimento
a nero: si dà con brunita simili a quelli che s'im-
piegano per il pulimento allo smeriglio; fa sparire
il filo morto che impedisce agli strumenti già ar-
ruolati di tagliare perfettamente.
Acciaiolo, acciaiolino, arnese d'acciaio col quale
si dà il filo ai coltelli. - Brunitoio, mola di legno,
in generale di un diametro medio, la cui circonfe-
renza é ricoperta di smeriglio, in polvere più o meno
sottile. - Pucina, incudine, ìnaHello, ecc.,
arnesi adoperali dal coltellinaio. - Mola, ruota da
arrotare e affilare armi, coltelli e simili. - Pietra
di Levante, specie di schisto, sul quale si mette un
poco d'olio d'oliva, che i coltellinai egli intagliatori
adoperano per affilare le lancette e i bulini.
Cose e termini vari.
Coltellame, assortimento di coltelli; quantità di
coltelli assortiti. - Coltellata, colpo di coltello, ferita
di coltello. - Coltelliera, scatola o astuccio da coltelli.
Coltellinaio, chi fabbrica o vende coltelli (anche
forbici e simili strumenti): coltellaro. - Cultriforme,
che ha la forma di un coltello. - Ponticino, rocche t-
tino, cavalletto, piccolo arnese di metallo, o anche
di cristallo, che tiene sollevata l'estremità anteriore
della posata, specialmente del coltello, affinchè da
questa, comunque intrisa di vivanda, non venga
bruttata la tovaglia.
Affilare, ridurre a taglio più fine il coltello o altro
istrumento tagliente : arrotare ; lavoro deìV arrotino,
• Aguzzare, rendere aguzzo, acato; far ÌSk punta.
• Intaccare, far tacche al taglio del coltello o simile
strumento. - Raffilare, dare il filo al coltello {raffi-
latura, atto ed effetto). - Smerigliare, brunire con
lo smeriglio.
Accoltellare {accoltellato), ferire di coltello. - Ac-
coltellarsi, battersi e ferirsi con i coltelli : scoltel-
larsi. - Metter mano al coltello, correre al coltello,
prenderlo, impugnarlo, con intenzione di ferire. -
Seminare le budella, di chi ha avuto qualche col-
tellata e perde quindi, attraverso la ferita, le budella.
Taglia come cuce, di coltello non atto a tagliare;
intendendo che, come non è buono a cucire, cosi
non è buono a tagliare. - Taglia quel che vede, di
coltello non atto a tagliare, intendendo che non
taglia, così come non vede. - Il coltello che am-
mazzò Forse, cosi, per un giuoco di parole (Forse,
nome d'uomo immaginario, o forse, particella du-
bitiva), dicesi di un coltello che non taglia.
Coltivabile. Che si può coltivare.
Ooltivamento. Il coltivare.
Coltivare (coltivato; coltivamento, coltivazione).
VdiVe i lavori di agricoltura necessari per ren-
dere fertile, far produrre un terreno, ottenere
frutto dalle piante, ecc.: appoderare, coltivare; an-
che, bonificare. - Coltivamento, coltivazione, appo-
deramento, cultura, coltura, fertilizzazione del suo-
lo: l'arte e i] modo di coltivare il terreno e anche
le piante. Il luogo stesso coltivato. - Coltivato, ag-
gettiv., stato soggetto a coltivazione : coltivo, còlto,
culto ; terreno dimestico, contr. a selvatico (non
coltivato). Sostantiv., coltivato, coltura, domesticato,
seminato, vangato, vangatalo. -Postime, terreno divelto
ove siano piante o vi siano state: posticcia, divello.
- Coltivo, da coltivare o coltivato. - Scasso, d'antica
coltivazione, purgalo da sassi o barbe nocive.
Coltivatore, V agricoltore; anche, il colono.
Incoltezza, mancanza di coltura. - Incolto, non col-
tivato.
Coltivare {coltivaio). Applicato a persona : trat-
tare un interesse, con attenzione speciale; aver
622
COLTIVATO — COMANDARE
cura; riguardo speciale; carezzare, crcondare
di care; colmar di riguardi ; essere tutto pensieri,
pensierini per alcuno; assediare, opprimere, soffo-
care di gentilezze (reggasi a cortesia). Anche, stare
attorno ad una persona per acquistarne la benevo-
lenza: vezzeggiare. - Riferito ad arti, a lettere, a
scienza e simili, attendervi con alacrità, farne pg-
i(etto del proprio studio, dedicarvisi, applicarsi. -
Hiferito ad amicizia, porre ogni studio per con-
servarla ed accrescerla. - Riferito a passione, a
vizio, fomentare, incitare, promuovere
OoltlTàto. Detto a coltivare (prima voce).
Coltivazióne. L'arte o il modo del coltivare^
e il luogo stesso coltivato.
Coltivo. Detto a coltivare (prima voce).
Còlto. Luogo coltivato (veggasi a coltivare). ■
Figur., istruito, erudito, dotto.
Coltrare {coltrato). Lavoro di agricoltura:
lavorare il terreno col coltro.
Cóltre. La coperta da letto.
Cóltrice. Arnese da letto, in forma di mate-
rassa.
Coltrino. Panno impuntito per trasportare un
malato o un morto.
Coloro Istrumento di agricoltura: specie di
vòmero, di aratro, che va più a tondo di quello
comune {coltro dm7to,TOancmo), secondo che ha l'o-
recchio a destra o a sinistra).
Coltroncino Arnese da letto, piccolo col-
trone.
Coltróne. La coperta da letto, ripiena di
cotone.
Coltiira. Holtivamento coltivazione (veggasi a
coltivare, prima voce). - Nell'uso, dottrina, eru-
dizione» • In significato generale ed esteso, 1 in-
dustria di clii alleva bestiam,e utile, cioè del pa-
store e del mandriano, come pure dell' agricoltore,
del giardiniere, dell'ortolano, del vignaiuolo, ecc. -
Incertezza, mancanza di coltura, quasi ignoranza,
rozzezza.
Colubrina. Antica arme A' artiglieria, più
lunga e più grossa del cannone ordinario.
Colubro. Poeticam., serpe.
Colui. Pronome di persona (femmin., colei; più-
rale, coloro): que', quegli, quel, quello; tal, tale;
tal di tale.
Columella. Detto a frutto.
Oolùro. Cerchio massimo della sfera celeste:
veggasi a cielo (pag. 361, seconda colonna).
Colza. Pianta oleifera, da olio. • Acido trassi-
co, combinazione che si estrae dall'olio di colza.
Coma. Morbosa disposizione al sonno: cata-
fora (Traraater). - Causa immediata : l' esaurimento
della sostanza grigia del cervello o la distruzione
della sostanza stessa, o la compressione cerebrale.
Le varie gradazioni di intensità che il coma può
presentare hanno dato luogo alle denominazioni (in
ordine crescente) di assopimento, sopore, catafora
coma sonnolento, caro. - Coma diabetico, forma che
si presenta negli ammalati di diabete. - Coma vi-
gile, 0 roma agripnode, varietà costituita da un in-
sieme di depressione e di eccitazione psichica, di
abbattimento e di delirio, di sonno e di veglia.
Comandaménto. Comando (veggasi a coman-
dare), ordine, precetto. ■ Comandamenti della
Chiesa, le leggi chiesastiche, di diverse epoche, fatte
per r ordme e 1' uniformità del culto. ■ Comanda-
menti di Dio, i dieci precetti che Dio avrebbe dato
a Mosè, e per esso agli uomini, detti, per antono-
masia, tavole della legge, tavole del Decalogo.
Comandante. Chi ha autorità di comanda-
re; chi ha il comando supremo, è capo di un
esercito, di nn armata o simili : comandante in
capo, supremo ; capitano ; generale, generale in
capite, in capo, generalissimo; condottiero, conduci-
tore, conduttore d'eserciti; maestro di milizia, mae-
stro di guerra, principe della milizia. Celebri: Ce-
sare, Napoleone, Wellington, Garibaldi, Moltke, ecc.
- Anche, chi ha il comando, il governo di una cit"
fa, di una fortezza e simili. - Capo, chi è il
primo tra più, che ha la direzione, il comando. -
Comandante in sott' ordine, dipendente da un solo
c.ipo. - Comarca, voce greca che significa capo, co-
mandante di un villaggio. - Despota, comandante as •
soluto, tiranno. - Dittatore, magistrato investito
di suprema, di assoluta autorità. - Imperator (lat.),
comandante d'esercito. - Padrone del mondo, chi co-
manda a molte nazioni. - Sceicco, in arabo, anzia
no, capo ; è titolo di comandanti arabi. ■ Superiore,
chi è insignito di grado, di autorità, di comando.
- Zar, tsar, per antonomasia, nell'uso detto di chi
comanda assolutamente.
Comandare {comandante, comandato). Ordina-
re, imporre con autorità; essere com,andante;
imporre come superiore; commettere espressamente
che si faccia alcuna cosa ; manifestare la propria
volontà perchè sia eseguita. Anche, reggere, essere
preposto al governo di una città o d' altro ; es-
sere padrone, essere in grado di far subire ].\
propria autorità o il proprio volere ; dirigere un
corpo di lavoranti, ecc. dare, imporre, porre co-
mando ; disporre ; distringere ; far comandamento,
far precetto; imperare, imporre, intimare; ingiun-
gere, ingiugnere ; jubere (.lat.) ; mandare, ordinare,
prescrivere ; stanziare, volere.
Comandante, ordinante, chi comanda, ordina. -
Comandato, nell'uso, chi riceve il comando, l'ordine.
- Comando, anche, l'ufficio, la residenza di chi
comanda. - Imperativo, che ha intenzione di comando.
- Imperiosa, che dimostra di voler imperare sugli
altri, di voler imporre con minacele burbanzose.
Assumere il comando, prenderlo; entrare in
carica, in ufficio, per esercitare il comando. -
Avere il mestolo in mano, comandare. - Avere, te-
nere, esercitare il comando, metterlo in pratica. -
Capitaneggiare, essere a capo, avere il comando (per
lo più, di persone). - Comandare a bacchetta, auto-
ritariamente. - Decretare, ordinare con decreto. -
Dettar legge, comandare, imporsi. - Diramare un
ordine, un comando, comunicarlo a molti per let-
tera 0 per mezzo di persona. - Disporre, stabilire,
comandare ; di cosa o persona , usarne a volontà.
Di articolo di legge che dispone, cioè prescrive,
rende obbligatorio. - Dominare, governare, coman-
dare a proprio talento ; dominare una persona, co-
mandarle a bacchetta, tenerla soggetta. - Eseguire
un ordine, obbedire a un comando. - far alto e
basso, comandare a bacchetta. - Far caldo e freddo
quando ci pare, comandare, imporre a talento, a ca-
priccio. - Fare il comandante, di chi comanda, spa-
droneggia, e non ne ha l'autorità. - Fare il ditta-
tore, da dittatore, da chi comanda autoritariamente.
- Far l'omo addosso, comandare a bacchetta, spe-
cialmente a chi non si dovrebbe. - Ficcar le mani
in pasta, giungere ad aver parte nel comando, nella
direzione d'una qualche cosa.
Imporre, imporsi, rendersi necessario, autorevole
e autoritario più per audacia od arte che per giu-
sto valore. - Infliggere, far subire un comando in-
crescioso, spiacevole, penoso. - Ingiungere, dare or-
COMANDOLO — COMBATTERE
(i23
dine ; s'intende d'ordine autorevole. - Intimare, or-
dinare in modo assoluto e con autorità. - Irreggi -
meritare (lett., inscrivere in un reggimento), usasi ta-
lora nel senso di imporre un comando e una di-
sciplina che toglie l'autonomia e la libertà personale.
- Mandare, comandare per mezzo d' altri ; coman-
dare che si vada. - Montare in capo, comandare
a UDO.
Ordinare, comandare, dare un ordine circa una
cosa; commettere, imporre. - Portare i calzoni, di
donna che vuol comandare. - Preterire il comando,
trasgredirlo. - Ricomandare, ripete comandare. -
Sbraciare, per similitudine, comandare, darsi im-
portanza, ostentare il potere, ecc. - Signoreggiare,
dominare. - Sovraneggiare, fare, comandar da so-
vrano.
Comando : l'atto del comandare ; la cosa che si
comanda; autorità di comandare; supremo potere.
Nel primo caso, cenno, comandamento, comandazione
(disus.); commissione, dettame, disposizione; imperio
imposizione; ingiunzione, intimazione; mandato,
nulo (lai.) ; ordinamento, ordinazione, ordine ;
precettiva, precetto, prescritto. - Comando assohito,
comando imprescindibile, inviolabile, stretto, stret-
tissimo, solenne. - Comando di re, assoluto, senza
replica. - Comando dittatorio, da dittatore, categorico,
indiscutibile. - Comando perentorio, quello del quale
non si possono prorogare i termini. - Disposizione,
ordine, risoluzione, decreto fatto da chi ne ha la
potestà. - Imperiosità, l'essere imperioso ; atto del
comandare con alterigia, ron superbia. - Impo-
sizione, l'azione del comandare e del costringere che
si accetti una data cosa- Ingi mzione, ordine, comando
reciso. - Intimazione, azione dell'intimare, cioè di
far sapere con autorità di superiore o di giudice. -
Ordine, atto verbale o scritto con cui un superiore
comunica la sua volontà all'inferiore. - Ukase (dal i
russo), ordine, comando, prescrizione: si applica a
certi ordini emanati in tono perentorio e dispotico.
Modi di dire. - Termini vari. — Chi la vuol a
lesso e chi arrosto: quando sono in molti a comandare
e di diversi pareri. - Chi vuol vada, e chi non vuole
mandi: dei comandi mal eseguiti - Legare l'asino
dove vuole il padrone, fare a modo di chi comanda. -
Non stanno bene due galli in un pollaio: a. comandare
in una casa non si può essere in due. - Prendere
uno per il suo strofinaccio, comandare a bacchetta,
anche i più bassi servigi.
Addietro!, intimando a qualcuno che torni via o
si scosti. - Alto là!, intimazione che si fa a taluno
di non muoversi. - In tono di comando, con voce
di comando, - Tela!, minacciando, ordinando.
Bacchetta, bastone, spada dd comando, emblemi
del comando.
Oomandolo. Veggasi a telaio^
Oomare. La donna, la madrina che tiene a
battesimo o a cresima. - La madre del bat-
tezzato.
Gombaciare {combaciamento, combaciato). Es-
sere congiunto od unito (veggasi ad unire); adat-
tarsi di due superficie in modo da trovarsi a
contatto in ogni loro punto. - Far combaciare,
unire insieme.
Combattente. Chi combatte : veggasi a com-
battere.
Oombattere {combattimento, combattente, com-
battuto). Far battaglia ; stare a fronte d'altri con
Yarm^ o le armi; contrastare cosa o persona;
venire a duello ; azzuffarsi : appiccar battaglia ;
Uattagliare, battere, battersi ; certare (lat.) ; cimen-
tarsi; combattersi, contendere il terreno; commettere
battaglia ; contendere ; contrastare al netnico ;
contrastarsi; essere aUe mani; far gran puntaglia,
far giornata, far guerra ; far para, picchia e mar-
tella; far mischia, far tippe tappe, tippete tappete,
tuppete, tappete ; guerreggiare ; inpegnar la pugna ;
lavorar di mani, menare le mani; iiiett.rsi m bat-
taglia, militare ; misurarsi, misurarsi con le armi •
muovere in battaglia ; partire, provarsi in battaglia;
pugnare ; rabbuffarsi , ruotar l'armi ; scontrarsi,
tamburarsi, tener campo, tenzonare, tenzonarsi •
travagliar la zuffa ; trovarsi, venire alle prese; venire
al paragon dell'armi, venire a battaglia, a giornata,
ali assalto, a conflitto, in conflitto ; venire ai ferri
al cimento, all'armi, al sangue, alle strette; venire'
in prova; volgere le mani; zuffare.
Combattente, che o chi combatte, sta combattendo:
belligerante, combattitore, pugnatore. - Campione,
chi combatteva in un campo o in uno steccato per
la propria 0 per l'altrui ditesa. -Pw^nace, agguerrito;
atto a pugnare, a combattere. - Pugnante, che pugna;
combatte. - Oppugnatore, chi o che oppugna. - Se-
datore, colui che ha dato una sfida, un invito a
combattere. - Spadaccino, schermitore, abile nella
sellerina. - Teómaco , gigante che combatteva
contro gli dèi. -Veggasi Ad atleta, a. gladiatore,
Davide e Golia, citati come esempio di un com-
battente debole che la vince sul forte. - Neutrale,
che non piglia parte né contro l'uno, né contro
1 litro dei contendenti.
Antagonismo, azione di due o più persone in gara,
in contesa in combattimento, fra loro.
Combattim£ato (veggasi a questa voce e a bat-
taglia), az 0 le del combattere.
Combattiv'cld (francesismo), tendenza al combat-
tere ; anche, al far lite, al questionare e simili. -
Cambattuto, chi é preso di mira dal combattente,
da colui 0 da coloro che vogliono combatterlo.
Vari modi di combattere.
Aggomitolarsi, di milizie che combattono alla spic-
ciolata: anche riunirsi insieme per resistere alla
carica di cavalleria. - Appiedare, il far scendere i
soldati da cavallo perchè combattano a piedi. -
Badaluccare, scaramucciare col nemico. - Battagliare,
far battaglia; piuttosto in senso figurato. - Certare
(lat.), combattere.
Combattere a corpo a corpo, detto tanto di per-
sone isolate quanto di riparti uniti : combattere da
vicino, uno contro l'altro. - Combattere a oltranza,
fin all'ultimo; a tutt'oltranza, all'ultimo sangue. -
Combattere in campo chiuso, un tempo, entro la
lizza, cinta da una palizzata: contr., in campo
aperto, in uno spazio libero. - Conlrabbattere, ri-
spondere all'offesa con la difesa ; rendere colpo per
colpo. - Disputare il terreno, il passo al nemico,
combattere accanitamente far si che il nemico non
s'avanzi. - Entrare nelle spade, per gettarsi nella
mischia di combattenti ad arme bianca o da taglio.
Far testa, opporsi caldamente al nemico. - Fare
una punta, spingersi in armi sino ad un dato punto
estremo. - Furare, appiccare improvviso combatti-
mento. - Fronteggiare, far fronte, tener testa, re-
sistere, combattendo. - Impugnare, combattere, op-
pugnare. - Incrociar la spada, le spade, combattere.
Ingaggiar battaglia, per appiccare, impegnare
attaccare, mettersi a combattere. • Ingrossare far
divenire grosso, e si dice delle battaglie quando
624
COMBATTERE — COMBATTIMENTO
divengono più calde e più strette pel maggior
numero o concentramento o furia dei combattenti.
Oppugnare, combattere, assaltare. - Percuotere,
azzuffarsi. - Piombare, correre impetuosamente e
gittarsi addosso al nemico. - Pizzicare, ligur., as-
saltare alla spicciolata i fianchi o la coda del ne-
mico. - Propugnare, combattere per difesa. - Pugnare,
combattere corpo a corpo.
Raccoccare, ripetere i colpi di ogni arme, contro
il nemico. - Raffrontare, rivolgere di nuovo la
fronte al nemico. - Rendere colpo per colpo, rispondere
ai tiri altrui con egual numero di tiri. - Riattaccare,
rattaccare ; attaccare di nuovo. - Rtcombatlere, com-
battere di nuovo. - Rinforzare, far più rapido e
insistente il combattimento. - Rinnegare (fìgur,),
combattere contro il proprio paese, la propria
jmtria. - Ripugnare, pugnare di nuovo; far
resistenza con le armi in pugno, contrapponen-
dosi a colui che assalta. - Rispondere, far testa;
opporsi, combattendo, alla intimazione di arren-
dersi e a qualunque provocazione. - Riversarsi,
ritornare con maggior impeto, o in maggior numero,
ad assalire il nemico. - Rompere, entrare per
mezzo ai nemici e guastarne le file. - Rovesciare,
mandare sossopra le squadre del nemico ; abbatterne
le opere di di tesa.
Salutare il nemico, batterlo di repente coi primi
colpi, nell'appressarsi a lui o nel comparirgli di-
nanzi. - Scaramucciare, combattere tra pochi, senza
venire a battaglia. - Scendere nell'agone, venire alle
mani, azzuffarsi. - Sopravvenire, venir sopra improv-
viso, imminente, quando meno s'aspetta. - Sorgere,
levarsi in massa per combattere contro il nemico. -
Sorprendere, assaltare d'improvviso la fortezza, il
campo, l'esercito in tempo, luogo e modo non pen-
sato dai nemico. - Sortire, uscire dai ripari per
assaltare il nemico. - Sostenere, ricevere l'assalto, la
carica, senza scomporsi, senza disordinarsi, né ar-
retrare. - Spronare correre velocemente e galoppando
addosso al nemico. - Urtare, dar di petto nelle file
nemiche, caricando con grande impeto e violenza.
- Veìiire alla baionetta, combattere con questa arme,
corpo a corpo. - Venire al ferro, attaccare battaglia.
Vicende del combatteke.
Voci varie.
Abbassare le armi, deporle, cessar di combattere,
in segno e atto di voler arrendersi. - Aprirsi un
varco, farsi strada a forza, combattendo. - Darsi a
patti, a condizione, arrendersi. - Disimpegnare, soc-
correre con pronto aiuto o riscossa coloro che si
trovano alle prese, costretti in lotta disuguale. -
Distendere, mettere il nemico in terra e lasciarvelo
steso morto. - Distaccare il combattimento, cessare o
lasciar di combattere.
Espugnare, [vincere per forza, propriamente un
luogo forte e munito. - Essere, trovarsi, venire a
tu per tu, cioè di fronte, in attitudine di combatti-
mento e di disputa senza che più alcun mezzo o
riguardo sia frapposto, - Forbire le armi, apparec-
chiarsi a combattere. - Impegnare, obbligare il ne-
mico a combattere, trarvelo a forza di provocazioni.
- Intreguare, mettersi nella tregua, far tregua.
Piegare, costringere il nemico a cedere. - Posare
le armi, sospendere le ostilità. - Prender campo,
guadagnar terreno a danno del nemico. - Prender
posizione, locuzione dal linguaggio militare estesa a
quello politico; disporsi alla lotta.- Premere, vin-
cere, rimanere superiore in un combattimento, in una
battaglia, e simili.
Riattestare, rifar testa : rimettere e rimettersi in
ordine per combattere. - Rimettere la spada nel fo-
dero, cessar di combattere. - Ristorare, accrescere
il numero o le forze. -Riversare, sconfiggere. - Rom-
pere, sconfiggere, cacciare in fuga il nemico. - Sban-
dare, disperdere in rotta, il nemico. - Sbaragliare,
disperdere, sgominare, mettere in rotta. - Scaglio-
nare, disporre le truppe sul terreno a modo di sca-
glioni sporgenti, a distanze determinate e sulla dia-
gonale. - Schierare, disporre la truppa a schiere.
- Sconfiggere, rompere il nemico in battaglia, inflig-
gergli una sconfitta. - Scoprirsi, uscire dai ripari,
venire all'aperto per combattere. - Soccombere, ri-
manere perdente. - Sgominare, disordinare, scompi-
gliare, mettere sossopra. - Spiegare, allargare, aprire,
distendere le squadre, disporle su larga fronte.
Tenere la mano sull'elsa, star pronto alla battaglia.
- Vincere, riportare vittoria.
Varie. — Disfidare, chiamare l'avversario a com-
battere insieme : sfidare ; mandare, lanciare una
sfida. - Intimare, dichiarare la guerra. - Provo-
care, chiamare a battaglia, sfidare l'avversario, con-
durre per eccitamenti a combattere.
Freccia del Parto, locuzione che suona come col-
po ultimo, dato a tradimento: dai Parti, popolo
scita, famosi arcieri e cavalieri, i quali, combatten-
do, avevano la tattica di fuggire, per poi rivoltarsi
e saettare di freccie il nemico. - Furia francese, lo-
cuzione per significare l' impeto di quel popolo, il
suo modo impetuoso di combattere.
Combàttere (combattuto). Riferito a male, a
vizio, a passione, ecc., significa sforzarsi di vin-
cerli, porre in opera ogni espediente, ogni mezzo
per farli cessare o per correggerli.
Combattorsi. Essere a combattimento ; farai
battaglia,
Gombattiiuento II combattere: più generico
di battaglia e con effetti meno sanguinosi ; batta-
glia reciproca e parziale che non decide le sorti di
una guerra. - Agonale, agonistico, relativo a com-
battimento, ad agone, e anche al luogo nel quale si
gareggia di forza e d'ingegno. - Battagliero, bellico-
so, temperato al combattimento, atto al battagliare.
- Tumultuario, il combattimento pieno di tumulto.
Modi di combattimento.
Abboccamento, scontro improvviso fra due corpi
nemici. - Avvisaglia, combattimento di pochi o di
poca importanza; combattimento repentino, tumul-
tuario, lieve, per lo più tra due corpi che cercano
vicendevolmente di spiare le posizioni e le mosse
del nemico. - Badalucco, scaramuccia. - Batracomio-
machia, combattimento delle rane e dei topi (titolo
d'un poema attribuito ad Omero). - Battaglia,
veggasi a questa voce. - Boxe (ingl.), combattimento
a colpi di pugno.
Carroselu), giostra, torneo. - Certame, voce poe-
tica, per combattimento. - Collisione, scontro, urto,
combattimento. - Combattimento a oltranza, a tutta
oltranza, fino all'estremo delle forze, fino all'ultimo
sangue. - Combattimento corpo a corpo, singoiar ten-
zone; combattimento uno per uno, spada a spada,
testa a testa, uomo per uomo ; da solo a solo, a tu
per tu ; a petto a petto, da petto a petto ; faccia a
faccia; à viso a viso; fronte con fronte. - Combat-
timento di pie fermo, senza lasciare il posto. - Contr
battimento giudiziario, antica maniera di duello. -
Conflitto, combattimento, battaglia : anche contra-
sto senza armi.
COMBATTIVITÀ — COMBUSTIBILE
623
Disfida, conibattiniento tra pochi ; anche, sfida.
■ tinello, combattimento fra due persone, a corpo
a corpo, fatto con armi ujjuali, per disfida. - £spM-
gnazione, combattimento sostenuto per espugnare
un luogo forte e munito. - Fatto d'armi, combatti-
mento in senso largo e generico, dalia battaglia
campale al duello ; combattimento di poche pro-
porzioni. - Fazione, denominazione generica di ogni
azione militare; combattimento, fatto d'armi. - Gi-
gantomachia. combattimento di giganti. - Giostra,
combattimento a cavallo, con lancia; torneamento,
tornèo.
Lotta, combattimento di forza e destrezza, corpo
a corpo. - Match (ingl.), il mettere a fronte due
partiti per una lotta di forza e di destrezza. - Mi-
schia, combattimento confuso, nel quale i bellige-
ranti vengono alle strette e si mescolano gli uni
cogli altri. - Monomachia, combattimento da solo a
solo. - Naumachia, combattimento navale. - Nembo,
in senso figurato, grande quantità di combattenti
lanciati con rapidità e fragore alla battaglia, all'as-
salto. - Oplomachia, combattimento di gladiatori, ar-
mati di tutto punto. - Oppugnazione, azione di com-
battere una piazza per acquistarla : assedio.
Prova, azione di segnalato valore. - Pugilato, lotta
a pugni. - Pugna, modo della battaglia, che è lotta
corpo a corpo. - Quadriglia , combattimento in
quattro.
Riscossa, qualsivoglia ricupero di cosa perduta
per forza d'armi ; soccorso dato dalle seconde alle
prime schiere, piegate dal nemico. - Rissa, zuff"a,
con lo scambio di percosse.
Scaramuccia, combattimento di poca importanza,
spesso tra non molti soldati ; zuffa, combattimento
di piccoli distaccamenti, fra piccole schiere. -
Sellerina, combattimento con la sciabola o la
spada, per impararne il maneggio. - Schermaglia,
combattimento confuso di spadaccini. - Sciamachia,
0 sciomachia, combattimento contro la propria om-
bra; anche, ombra o simulacro di combattimento.
- Scontro, combattimento di nemici, nell'affacciarsi
repentino ed improvviso. - Singoiar duello, singoiar
tenzone, a soli, non in battaglia. - Soprassalto, as-
salto repentino, improvviso, furioso. - Soprattacco,
attacco superiore di forze militari. - Stormo, adu-
nanza di uomini per combattere; combattimento di
reparto di cavalleria che agisce appiedato o in fila
sparsa, non serrata; strepito del combattimento;
moltitudine, adunanza d'uomini per combattere.
Taurocatapsia, tauromachia, combattimento con-
tro il toro. - lenzone, lo stesso che duello, se è
singolare; scontro, combattimento fra due drappelli
0 due distaccamenti di armati. Termine caduto in
disuso da gran tempo e adoperato solo nel linguag-
gio antiquato o ricercato o in poesia. Anche, combat-
timento di parole. - Titanomachia, combattimento di
titani, di giganti. - Urto, impressione che fa un
esercito nell'afifrontarsi con violenza contro un al-
tro. - Zuffa, combattimento particolare, ma da vi-
cino e con bravura ; combattimento non lungo, ma
più 0 meno accanito, fra milizie.
Varie.
Arme falsa: dicesi di finto attacco. - Assembra-
mento, riunione di gente armata per combattere. -
- Falso allarme, manovre strategiche, offensiva, po-
sizione, ecc., veggasi a guerra. - Incolonnamento,
il cambiamento della formazione in linea a quello
in colonna ; detto anche ripiegamento. - Linea di
combattimento, quella distesa sulla quale i combat-
tenti si dispongono a incontrarsi.
Ordinanza, forma secondo la quale voglionsi di
sporre i combattenti : in genere, disposizione e or-
dine di truppa. - Piega, il rivolgimento delle truppe
durante il combattimento. - Rinfiancamento, rinfor-
zamento, massime nei fianchi, - Sequèla, serie di
combattimenti; una schiera di seguaci di questo o-
quel Capo ; una quantità di soldati o cavalieri for-
manti il seguito d' un personaggio importante. -
Supposto, parte di cui si compone un tema di eser-
citazione di combattimento. - Unità di combatti-
mento, la compagnia per la fanteria, la batteria di
sei pezzi per l'artiglieria di campagna., ecc. - Van-
taggio, tutto ciò che giova più all' una che all'altra
parte dei combattenti, e ne rende migliore la con-
dizione.
Campo (veggasi a pagina 378, seconda co-
lonna), luogo aperto dove si combatte in duello
0 in giostra, e anche quello dove si fa giornata o
si accampa l' esercito. - Campo chiuso. Uzza, per 1
tornei, nel medioevo. - Campo franco o sicuro, si-
curtà accordata ai combattenti rivali per alcun
tempo. - Piazza, terreno sul quale si combatte.
Combattività. Francesismo, da combativité, per
tendenza, inclinazione a combattere, a questionare.
Combinare, combinarsi (combinato). Mettere,
mettersi insieme; accozzare, unire, unirsi; ac-
cordare, mettere d accordo, concertare; accor-
darsi, concertarsi.
Combinatore. Organo di certi apparecchi te-
legrafici scriventi : veggasi a telegrafo.
Combinazione. Il combinare e il combinarsi ;
unione; amalgama, intriso, mescolanza, accozzo
di più numeri (veggasi a numero). Nell'uso, av-
venimento fortuito, caso. - Termine di chiìnica
e del Parlamento.
Combriccola. Società, unione di gente per lo
più intesa a mal fare ; accozzo, compagnia di mal-
fattori, di birbanti, di birboni (veggasi a birbone):
camarilla, camorra, chiesuola, cocca, conciliabolo,
confrediglia, congrega, consorteria, conventicola,
conventicolo, cricca ; fitta (di tristi, di malfattori,
ecc.), lega; màfia; orda, frotta (di gente facino-
rosa); manata, manetta; pandemonio, setta; teppa
(milanese). - Camarilla, nel linguaggio politico par-
lamentare spagnuolo, piccola unione di persone che
esercitano un'influenza segreta o sopra un sovrano
0 sull'animo di un ministro.
Comburente. Corpo che, combinandosi con un
altro, produce il fenomeno della combustione (veg-
gasi a bruciare); nella combinazione chimica rap-
presenta il principio elettro-negativo, mentre il
combustibile rappresenta l'elettro-positivo.
Combustibile {combustione, combusto). Che può
essere bruciato ; ogni e qualunque materia (animale,
minerale, vegetale) atta a bruciare, a i^v fuoco (al-
cune servono anche a far luce, a dare illumina-
zione). Combustibili: la legna, e ogni legno; il
carbone, il gas, Volio, il petrolio, ecc.; anche il
bianco di balena, la candela, la torcia, l'alcool,
il fiammifero (di legno e di cera) e ciò che,
d'altro, si introduce in un lume, in una lam-
pada , in una lanterna , in un fanale e
simili. - Combustibilità, la proprietà che hanno i
corpi di essere combustibili, ossia di bruciare:
contr., incombustibilità (incombustibile). - Combu-
stione, il bruciare, per lo più in senso chimico. -
Rendere, detto di cose da ardere, o di caldani eoa
Premoli. - Vocabolario Nomenclatore.
40
626
COMBOSTIONE — COMETA
brace, ecc., vale mandar calore. - Bracino, chi vende
al minuto legne, brace, carbone, combustibili in
genere.
Combustibili liquidi, combustibili solidi, a seconda
del loro stato: liquidi, gli oli vegetali e minerali,
lo spirito di vino e simili ; solidi, la cera, il sego,
ecc. - Combustibili animali: il sego, lo spermaceti,
la cera, qualche oliò^ ecc. - Combustibili minerali:
agglomerati e modellati, antracite, bogheod, coke
(carbone), litantrace, magnesio, petrolio, ecc. - Com-
bustibili vegetali, il legno d'ogni sorta^ la sua cor-
teccia, certe radici, la paglia, ecc.
Agglomerati e viodellati, combustibili compressi,
fibbricati con carbone o altro; materie foggiate a
rotelle o a mattoncelli, conservate dopo avere ser-
vito alla concia delle pelli. - Antracite, combustibile
fossile, prodotto intermediario tra la grafite o piom-
baggine e il vero carbon fossile. - Benzina, carburo
di idrogeno che si forma, in gran copia, nella di-
stillazione secca delle sostanze carboniose, special-
mente dei combustibili. - Bitume, nome dato a
varie sostanze combustibili, prodotti naturali, com-
posti di carbonio, idrogeno e ossigeno con partico-
lare odore di catrame. - Briquettes, mattonelle
combustibili preparate con polvere di carbon fossile
e qualche materia glutinante.
Canapuli, fusti aridi e dipelati della canapa, ma-
teria anche questa molto accendibile. - Carbolena,
qualità di mattonelle, fatte con polvere di legno e
di carbon fossile impastato con olio. - Elaterite,
sostanza minerale classificata fra i combustibili, in-
sieme coi bitumi.
Fastelli, fascine, tutte di rami minuti, senza alcun
bastone, adoperate per avviare il fuoco. - Formelle,
piccole forme fatte col tritume o polvere di cerro
0 di quercia, del seme di lino, delle mandorle e
sim., avanzi delle conce: usate per combustibile. -
Grasso, materia biancastra, untuosa, soda, la quale
s'accumula, più o meno abbondantemente, in alcune
parti interne degli animali a sangue caldo, special-
mente dei mammiferi : a uso di combustibile; è tratto
particolarmente dai ruminanti, e si dice sego. -
Lignite, sostanza d'origine vegetale proveniente dalla
decomposizione delle piante che hanno assunto una
forma più o meno carbonizzata : si ha la lignite
comune, terrosa, fibrosa, piceiforme, legno fossile,
giaietto o gagate o ambra nera. - Litantrace, sostanza
combustibile, nera, fragile, di lucentezza vetrosa o
grassa, sopraccarica di carburo d'idrogeno. - Mellite,
sostanza minerale rara, che accompagna le ligniti
di certi depositi d'argilla.
Oli minerali, i liquidi (idrocarburi) di consistenza
oleosa che si ottengono con la distillazione secca
del carbone fossile, della lignite, della torba e degli
schisti bituminosi. - Moia o morsa, fango nero che,
in certe contrade dell'America Meridionale, brucia
senza fiamma e con intenso calore : probabilmente,
di origine vulcanica. - Paraffina, idrocarburo solido
derivante dalla distillazione secca del legno, della
torba, di certi schisti bituminosi, e che si riscontra
anche, come prodotto naturale, in alcuni petrolii.
E' solido, con l'aspetto della cera, un po' translu-
cido, combustibile con bella fiamma, tanto che se
ne fanno candele (veggasi a candela), e si usa in
qualche altro caso in cambio della cera. - Robiola,
pani 0 forme di vallonéa e di residui di pelle che
si usavano per ardere (così detti dal nome di certi
piccoli formaggi a forma schiacciata).
Sagginali, Insti riseccati del formentone, buoni per
far fuoco. - Scopa, nome volgare delle eriche, che sono
arbusti a ramoscelli sottili, con foglie piccole e
strettissime: con la scopa secca si avvia il fuoco
ne' camini, si riscalda il forno, ecc. Nel Pistoiese
e in altre parti di Toscana si dice stipa. - Segatura
di legno : serve come combustibile in forni speciali,
per la preparazione di acido pirolignoso e ossalico,
come corpo coibente, per imballaggio, ecc. ■ Ser-
menti, rami secchi di vite che servono a far fuoco :
sarmenti. - Stipa, scopa, più sorta di minuti arbusti
che levano fiamma prontamente.
Torba, sostanza più o meno bruna che si forma
sotto le acque per l'ammassamento e l'alterazione di
diverse piante acquatiche: si ha la torba fibrosa o
fogliacea, legnosa, picea, terrosa, antica. - Torsoli,
tutoli, del formentone, quei ricettacoli quasi legnosi
della pannocchia, toltine i grani : servono a conservare
il fuoco e far brace.
Combustione. Combinazione chimica di un
corpo con l'ossigeno dell'aria, accompagnata da svol-
gimento di luce e di calore. Il fenomeno del bru-
ciare. - Combustione respiratoria, veggasi a respi-
razione. - Combustione umana spontanea, veggasi
a corpo umano.
Combatta. Veggasi a compagnia e a con-
fusione.
Còme. Avverbio comparativo che significa: a-
guisa, in guisa; a mo', a modo, in qual modo, se-
condo che; allo stesso modo che..., siccome; tal
quale, tal e quale ; né più né meno ; in tal maniera,
a somiglianza, a sembianza; a pare, a pari, al pari,,
al paro. Anche, quanto, mentre, subito che,
quando. Riferito a persona, ne indica la condi-
zione, l'ufficio, la qualità. Preceduto da articolo,
acquista forza di sostantivo e vale: via, modo di
fare o conseguire una cosa.
Comecché. Benché, quantunque, in qualun-
que modo.
Comecchessìa. In qualunque modo, comunque.
Comedóne (lat.). Gran mangiatore: veggasi a
mangiare.
Come se. A modo, siccome, quasi.
Cometa (cunetario). Corpo celeste che sta fra^
il pianeta e la nebulosa, ed è fornito di raggi
luminosi in forma di chioma, di coda, di barba, per il
che la cometa si dice chiomata (crinita), codata, bar-
bata. Chiamasi anche stella cometa, crinita stella, stella
aconitica, stella cornata; astro caudato; auricriniia,
argirocoma (dai capelli d'argento). - Cometale, come-
tario, da cometa. - Comete telescòpiche, quelle visi-
bili solo per mezzo del telescòpio. - Cometoide,
cometa, supposta stella, splendente di propria luce.
- Comete periodiche, quelle di cui si potè predire
e verificare il ritorno a periodi fissi. - Cometografia,
scienza delle comete.
Capo d'una cometa, il nucleo luminoso. - Chioma,.
massa nebulosa o vaporosa che circonda il nucleo
da ogni parte, in modo da confondersi quasi con
essa, formandone insieme la testa. - Coda, il prolun-
gamento della chioma, talvolta breve e raccolto, ta-
l'altra lungo e spiccato. - Nucleo, la parte centrale,
quel punto luminoso che, se solo, potrebbe anche
scambiarsi per una stella o per un pianeta.
Orbita, il cerchio descritto dalla cometa nel suo
moto. - Parallasse della cometa, l'angolo formato al
centro di essa dai due raggi, dei quali uno diretto
al centro della Terra, l'altro al punto della super-
ficie ove si trova l'osservatore. - Zodiaco delle comete,.
zona celeste che non viene mai oltrepassata dall»
comete.
CÒMICA — CÒMICO
627
Còmica {compagnia e vena). Detto a còìnico.
Comicamente. In modo comico, ridicolo.
Còmico. Artista da teatro, che fa la professione
di recitare in teatro: attore di commedia, di farsa
(anche di dramìna^ di tragedia), commediante;
attore scenico ; comèdo, commèdo; recitante di com-
medie; rappresentante, recitatore di commedie; per-
sonaggio di teatro; istrione, strione (spreg.)i virtuoso.
Per gli attori antichi, reggasi a commedia e a
tragedia.
Còmica (temmin.), l'attrice.- Duellante, chi recita
senza essere, comico di professione. - Figlio d'arte,
comico nato da comico. - Istrionessa, slrionessa
(spreg.), cattiva attrice. - Maschera^ personaggio
tipico dell'antica commedia.
Istrionica, l'arte degli istrioni. - Istrionico, strio-
nico, di comico, da comico.
Comicità, l'arte o la qualità naturale dell'attore
che riesce brioso, vivace, brillante e riesce, special-
mente, a destare l'ilarità; anche la qualità dello
scrittore della cotnmedia. • Umore, sommo grado
della comicità. - \erve (frane), brio, calore, anima
nel recitare. - Vis comica, forza comica, potenza
drammatica. - Tipi comici, veggasi a maschera^
l componenti una compagnia comica.
Jb Alcune loro qualità' ed azioni.
Compagnia, l'insieme dei comici che recitano in
un teatro: frane, troupe. E in essa si distinguono
le prime e le seconde parti, secondo la maggiore o
minore valentia di chi recita, o l'entità della parte
recitata.
Amoroso, attore che fa la parte d'innamorato,
detto anche attor giovine. Quindi amorosa l'attrice
giovine. - Architeatro, un tempo, il primo dei cò-
mici. - Brillante, l'attor giocoso, che recitale parti
umoristiche, facete, allegre. - Capocomico, direttore
di compagnie comiche. - Caratterista, attore che
nelle commedie rappresenta un personaggio, per lo
più di una certa età, di carattere alquanto singolare,
bonario e piacevole: buffo, padre nobile, parte in
parrucca. Recita anche parti serie.
Generico, l'attore che fa, è abile a fare tutte le
parti, a rappresentare diversi tipi. - Gracìoso, il
brillante, o meglio il burlone dell'antica commedia
spagnuola. - Madre nobile, chi fa le parti sene, per
lo più di vecchia. - Maaru, nel gergo dei comici, la
madre della giovine attrice.
Padre nobile, colui che nelle commedie fa le parti
di vecchio grave e dignitoso: per lo più, lo stesso
caratterista. - Personaggio muto, attore che figura
sulla scena, ma non parla; comparsa. - Prima don-
na, seconda donna, la prima, la seconda attrice, in
ordine di grado e di merito. - Primo uomo, primo
attore. - Protagonista, l'attore principale, in una com-
media, in un dramma, ecc. - Servetta, la ragazza
che recita la parte di cameriera (frane, soubrette).
- Tiranno, chi fa la parte del tiranno, nel dram-
ma, nella tragedia.
Amministratore, chi tiene l' amministrazione, i
conti, neir interesse della compagnia. - Segretario,
chi coadiuva il capocomico nel disimpegno del suo
ufficio. - Suggeritore, rammentatore, chi suggerisce
la parte agli attori sulla scena.
Acvisatore, chi avvisa a domicilio gli attori di
ciò che li concerne, per ordine del direttore della
compagnia. - Buttafuori, chi avvisa gli attori quando
debbono entrare in iscena, uscire sulla scena. E
mandafaora, scritto indicante chi deve uscire: lo
tiene in mano il buttafuori. - Figurante, comparsa,
chi sulla scena fa solo atto di presenz"», senza par-
lare. - Servo di scena, chi fa servizio sul palco-
scenico.
Cabotinage, voce francese, familiare, che si dà ai
commedianti di poco valore, girovaghi, guitti, ciar-
latani. - Cattivo còmico: cane (voce d'uso), arlecchi-
no, imbrattascene, pulcinella, truffaldino, zanni. -
Guitto, attore comico d'infimo ordine e di vita mi-
sera e randagia.
Affiatamento, voce d'uso: risultato che ottengono
gli artisti comici o i musicanti allorquando si sono
bene accordati nell' esecuzione. - Azione, scena, il
modo di contenersi durante la recitazione; l'insieme
degli atteggiamenti e dei gesti che valgano a colo-
rire la parte. - Battuta, uno o più periodi del dia-
logo che il comico deve sucessivamente recitare,
parlando o rispondendo ad altro attore. - LontrO'
scena, la parte che l'attore fa sulla scena, mentre
l'altro parla, e cosi entrambi, alternativamente. -
Parte, quel tanto che l'attore deve recitare ; an-
che, il personaggio che deve rappresentare (frane,
róle).
Fare una parte, recitarla. - Far tutte le parti, del
comico che fa da generico. - Fare un teatro, essere
della compagnia che recita in un teatro. - Immede-
simarsi, investirsi d'un personaggio, d'una parte,
degli attori, rappresentar bene il carattere del per-
sonaggio, della situazione. - Impaperarsi, nell' uso,
cadere in una pàpera, sbagliare nella recitazione,
dire una o più parole invece di quelle proprie della
commedia. - Lazzare, far lazzi, dei comici buffi. -
Sostenere la parte di un personaggio, recitarla, rap-
presentarla. - Truccarsi, nel linguaggio teatrale, mu-
tarsi di volto, cangiare abito e fisonomia. - Trucca-
tura, voce dei comici: l'arte di adattare, trasfor-
mando, la fisonomia e la persona alla necessità
della parte nel dramma.
Cose e voci varie.
Mastice, sorta di pasta che serve ai comici per
attaccare i baffi. - Sirma, veste con strascico che
gli istrioni indossavano, recitando tragedie. - Socco
calzare usato dagli istrioni antichi nella commedia.
- Scenario, scritto indicante l'ordine in cui debbon o
uscire i recitanti: lo si applica al muro dietro la
scena, perchè ciascuno di essi lo possa vedere.
Cavallo di battaglia, o di parata, la commedia o
altro componimento drammatico nel quale l'attore
0 l'attrice riesce meglio, spiega tutta la sua bravura.
- Piazza, per i comici e i giocolieri, la città o il
villaggio dove esercitano la loro arte. - Repertorio,
catalogo delle opere che sogliono gli attori recitare
in teatro. - Tournée, parola francese usatissima per
indicare quel giro che gli attori in voga o suonatori
di grido o le compagnie drammatiche fanno all'estero
0 per varie città; giro artistico.
Agenzia teatrale, ufficio nel quale si scritturano
i comici, si provvede in vario modo ai bisogni delle
compagnie, - Impresario, chi assolda una compagnia
perchè reciti in uno o più teatri. - Scritturare, ob-
bligare per scrittura un comico a un dato teatro,
per un dato tempo ; e scrittura il relativo contratto
fra impresa e artista.
Còmico. Di commediante e di commedia;
anche (sostantiv.), autore di commedie. - Ciò che
è burlesco, ha carattere di burla. - Si dice anche
j per ridicolo. - Lazzo, atto giocondo, comico. • Laz-
628
COMIGNOLO — comìzio
zaeeio, lazzetto, peggior. e dirain. di lazzo. - Tragi-
còmico, compositore di tragicommedie : veggasi a
draìnma. - Umorista o umorìstico, comico, per ri-
dere, lepido.
Comig'nolo, La parte più alta del tetto. ■ Spe-
cie di émbrice.
Oominciamento. Il cominciare.
Cominciare (cominciarne uto, cominciante, co-
minciato). Dar principio ad una cosa, ad un lavo-
ro, ad un' azione qualsiasi : accingersi ; aprire (di
trattative e simili), avviare (di affare, special-
mente, e di lavoro) ; dar cominciamento, dar den-
tro ; dar di mano, di piglio ; dare, far preludio ;
dar fuoco alla girandola, al vespaio ; dar vela ai
venti ; entrare in azione, in cammino, nell'arringo ;
fare il passo della soglia, dell'uscio ; imbarcarsi (per
wrv impresa e simili), imprendere, intraprendere;
incamminare una cosa, incamminarsi in...; incoare;
incominciare, iniziare, incrunar l'ago ; mettere, por
mano, mettersi a fare ; pigliar la volta; prendere a fare,
principiare; rompere il ghiaccio, rompere il guado;
salire in bigoncia, spiccare la carriera.
Abbozzare, incominciare un lavoro, per lo più
d'arce. - Avviare, cominciare a far una cosa; man-
dare innanzi un affare, l'esercizio d'una bottega
e simili. - Esordire, incominciare la carriera; inco-
minciare a dar saggio di sé, a presentarsi in pub-
blco : detto per lo più dell' artista, specialmente
di quelli da teatro {cantante, còmico), ecc.). -
Fondare, iniziare la costruzione d'una città; met-
tere le prime basi d'una scienza, d'una scuola d'arte
0 d'altro. - Imbastire, ordire, fìgur., fare il principio
d' un lavoro, avviarlo. - Inaugurare, di impresa,
di missione, iniziarla ; di monumento, di edifi-
cio, di esposizione e d'altro, metterlo allo scoperto
con cerimonia solenne.
iniziare , dare l' inizio , il principio di una
cosa qualunque ; farsi iniziatore ; avviare, incam-
minare, incanalare, mettere in corso un affare ;
istradare, stradare ; gettare le fondamenta ; incardi-
nare un negozio. - Intavolare, incominciare una di-
scussione, una trattazione e simili. - Introdurre,
dare incominciamento, mettere in uso. - Mettersi
bene, cominciare e prometter bene. ■ Proemiare, fare
un proemio, una prefazione. - Promuòvere, essere,
farsi promotore, iniziatore, fautore d'alcuna cosa,
perché incominci ad avere effetto. - Ravviare, rico-
minciare. - Hicominciare, ripete cominciare; comin-
ciare di nuovo. - Riprendere, ricominciare.
Cominciamento : il cominciare, la primissima parte
di Viìi' azione: imbarco; incamminamento, incoa-
zione, incominciamento, iniziamento, introduzione;
primo germe, primo ingresso. Figur., abbici, alba,
antipasto, aurora, - Esordio, cominciamento di di-
scorso, di componimento e simili. - Inizio, comin-
ciamento di un'istituzione, di un'impresa e simili:
il periodo in cui tali cose sono ancora nel loro
primo sviluppo ; avviamento, avviatura ; istrada-
mento, straclamento ; primo passo ; primordio. Fi-
gur., fanciullezza, infanzia, mattino, primavera. -
All'inizio: a pie del pero; in baccelli.
Inaugurazione, detto di monumento e simili. -
Iniziale, agg. di cosa che stia od avvenga al prin-
cipio di un' azione o simili : cominciativo, incoa-
tivo, iniziative; institutivo, introduttivo, introdut-
torio ; principiativo, - Iniziativa, l'atto di chi si fa
iniziatore di qualche impresa, inducendo altri a
parteciparvi: idea genetica, prima idea. - Prefazio-
ne, parie con la quale incomincia un libro .-proe-
mio. - Preliminare (più spesso al plurale), prima,
iniziale disposizione delle cose attinenti a un trat-
tato da farsi. - Premessa, le prime parole di un
discorso. - Preludio, principio, proemio : special-
mente di musica (frane, ouverture). - Principio,
di periodo di tempo.
Comincunte: che comincia, è sul principio: en-
trante, esordiente, incipiente ; in erba ; novellino,
nuovo ; j)rincipiante (questa designazione si ap-
plica a chi incomincia ad esercitare nnarte, una
professione, ecc. ; a chi è ancora poco pratico
nel proprio mestiere). - Elementare, di studio o
d'altro dal quale si incomincia. - Incipiente, comin-
ciante, che è sul cominciare. - Primo, di ciò che
comincia un ordine di cose.
Locuzioni. — Alfa ed omèga, il principio e la
fine. - Da capo, di nuovo, una seconda volta, ri-
cominciando. - Di prima uscita, sul bel principio,
sul cominciare.
Rarba bagnata è mezzo fatta : il più sta nel co-
minciare. - Chi ben comincia é a metà dell' opera. -
Chi comincia male finisce peggio. - Incominciando,
pensa al fine. - Suona che io ballo : comincia che io
seguiterò.
Cominciare {cominciamento, cominciato). Avere
principio (di cose immateriali); principiare (di
cose iiiateriali).
Comino. Pianta aromatica : veggasi a finoc-
chio.
Comitato. Giunta, commissione^ per consul-
tarsi in cose d'interesse speciale militare; gruppo
di persone a cui è affidata l'autorità di discutere,
sorvegliare, dirigere, ecc.; anche gruppo di persone
che prendano una qualsiasi iniziativa (comitato di
beneficenza, di soccorso, di festeggiamenti, ecc.). - Co-
mitato delle corse, veggasi a corse ippiche. - Comi-
tato di salute pubblica, il più famoso dei Comitati ri-
voluzionari in Francia : ebbe vero potere esecutivo
al tempo della Convenzione e precedette il primo
trionfo del sistema rivoluzionario. - Comitato elet-
torale, veggasi ad elezione. - Comitato generale, in-
quirente, segreto, veggasi a Parlamento.
Comitato. Nel medioevo, il territorio soggetto
a un conte.
Comitiva. Brigata, compagnia.
Còmlto. Chi, anticamente, comandava la ciur-
ma e sopraintendeva alle vele d'una nave.
Comiziale. Detto a comizio e a verso.
Comizio. In origine, adunanza e il luogo nella
quale il popolo romano dava i suoi suffragi, i suoi
voti, per Velezione di un magistrato o per al-
tro ; ancora dicesi di adunanza pubblica nella qua-
le, mediante voto., si fanno elezioni, si trattano
questioni di pubblico interesse, si formula una pro-
testa, ecc.: accolta, adunata, assemblea, assem-
bramento ; conferenza, consesso, consiglio, conci-
lio, congrega, congresso, consulta ; convocamento;
dieta; radunata, ragunata, raunata. Ingl., meeting
(pron. miting). - Comiziale, aggiunto di giorno in
cui si tenevano o era lecito tenere i comizi. - Mi-
tingaio, oratore di comizio, o da comizio. - Morbo
comiziale, gli attacchi epilettici, ritenuti di malau-
gurio durante i comizi romani e che perciò ne cau-
savano l'immediato scioglimento.
Comizio agrario, associazione di persone, che
hanno interessi agricoli.
Comizi romani. — Si tenevano con intendimenti
diversi, e si distinguevano con varie denominazioni:
Comizi calati {comitia calata), assemblee formate di
patrizi, convocati dal gran pontefice, per udire li.
lettura del calendario mensile, confermare testa-
COMMA — COMMEDIA
629
menti, assistere alla consacrazione dei sacerdoti e
alla cerimonia {ieWsideteslaiio ,soaor?<m, per la quale
un uomo rinunciava alla fami'dia o al dovere di
celebrare alcuni riti ereditari di sua spettanza. -
Comizi curiali fcomitia curiata), assemblea di pa-
trizi che, ai tempi della repubblica, si riuniva sol-
tanto per conferire Vimperium ai consoli e ai pre-
tori, e per decidere della guerra e della pace. - Nei
comizi centuriati {comitia centuriala) il popolo era
convocato secondo la divisione in classi e in cen-
turie, istituita da Servio Tullio: erano, in teorica,
l'assemblea dell'esercito (ed esercilus si chiamò qual-
che volta tale adunanza) ; erano convocati solo da
un magistrato investito di imperium (dittatore, con-
sole, pretore), e si tenevano di solito nel Campo
Marzio, diviso, mediante sbarra, in tanti saepta, o
recinti, uno per ogni centuria. - Comizi tributi {co-
mitia tributa), ampliamento dei comitia plebis, che,
da principio, erano tenuti dai tribuni (magistrati
che incondnciarono presto a interrogare la plebe,
invitandola a votare per tribù), poi dai consoli e
dai pretori, e si consideravano come un'assemblea
costituzionale. Tuttavia questa assemblea si chia-
mava comitia tributa quando presieduta da magi-
strati, patrizi 0 curuli, e concilium plebis quando
presieduta da magistrati plebei.
Comma. Piccola particella di jyeriodo. - Pa-
ragrafo di legge. - Il minimo intervallo di musica
percettibile all'orecchio.
Gommata. Veggasi a tragedia.
Commatismo. Detto a concisione.
Commèdia. Componimento scenico, dramma-
tico, d'argomento e stile piacevole, di soggetto per
lo più domestico, distinto dalla farsa per maggiore
intreccio, maggior mole, maggiore importanza, e dal
dramma, che è di soggetto più serio, più grave,
Accostandosi aìh tragedia : comedia; dramma co-
mico, dramma satirico, a lieto fine; composizione
aristofanesca; materia da coturni e non da socchi;
fìgur., sòcco.
La commedia segue le regole generali dell'arte
drammatica; è in prosa o in versi (veggasi a
verso) ; a tesi o no ; brillante o seria. E' recitala, rap-
presentata nel teatro da artisti detti commedianti,
còmici (veggasi a cdm,ico), tra i quali, secondo la
parte, si distinguono l'amoroso, o attor giovine,
il brillante, il caratterista, il primo attore, la prima
attrice, Yamorosa, ecc. - Commediaccia, cattiva com-
media ; anche, commedia tanto o poco immorale. -
Commedia da marionette, ridicola. - Commedietta,
commedina, commediola, commedia breve : azioncel-
la, di intreccio semplice. - Lommediona, commedione,
grande commedia, recitata con grande apparato ;
anche, commedia lunga. - Commediuccia, commedia
da poco, di poco valore. - Comèdico, di com-
media.
Commedia aneddotica, quella il cui fondo è un a-
neddoto; a soggetto, ocomm. dell' arte, commedia estem-
poranea, quella che si recitava in epoca anteriore
al Goldoni ; a tesi, cioè fatta per la dimostrazione di
una verità o di un concetto morale ; di cappa e spada,
detta dai francesi quella commedia che non ha unità
d'azione e di luogo; di carattere, quella nella quale,
più che l'interesse derivante dall'intreccio, l'autore
cerca di dare colore ed evidenza al carattere dei singoli
personaggi ; di costumi, quella che ha per oggetto
la pittura dei costumi d" un popolo ; di genere,
quella paragonata a qualche quadro di genere e
rappresentante scene intime ; d' intreccio o d'intrigo,
quella che, per la molteplicità degli incidenti, ha lo
scopo d'interessare e divertire; episodica, quella,
nella quale le scene hanno poco legame fra loro;
moderna o sociale, dei tempi moderni, dei fatti della
società; pastorale, quella in cui gli attori rappre-
sentano pastori; storica, che rappresenta i costumi
de' tempi passati.
Comitragedia, tragedia da ridere o commedia da
piangere. - Commedia italiana, la rappresentazione
di un' azione die si svolge tra personaggi conven-
zionali, che rappresentano, per una specie di assi-
milazione , compresa da tutti, i membri della so-
cietà reale. Ne erano personaggi principali : il pa-
dre Cassandro, vecchio borghese o maestro di casa
ridicolo e ingannato ; Colombina o Isabella, sua fi-
glia, ecc.; Cecchino, amante di (colombina; Pagliac-
cio, il servo fannullone e gì iotto; Eyidio, il bello;
Leandro, lo sciocco. - Commediavaudeville : cosi
chiamano i francesi la commedia nella quella s'inter-
calano delle ariette, allo scopo di dilettare anche col
canto. - Idillio, componimento poetico, segnatamente
presso i Greci, quasi simile all' egloga, la materia
del quale è, per lo più, di eventi, azioni ed amori
pastorali. - Scherzo, produzione scherzosa. - Piaz-
zata, commedia improvvisata da ciarlatani sulle
piazze: arlecchinata, pagliacciata. - Poc/ìode (frane),
specie di commedia o farsa in più atti, dalle tro-
vate mverosimili e dal fondo scurrile, scettico, ele-
gante. - Produzione, per dramma o commedia o tra-
gedia. - Pulcinellata, commedia con la maschera de
pulcinella. - Tragicommedia, rappresentazione che
partecipa della tragedia e della commedia.
Struttura della commedia. — Personaggi.
Voci varie.
La commedia può essere di un atto o di più atti,
come, del resto, ogni componimento drammatico,
tranne quello detto monologo; è scritta a forma di
dialogo, pure come il dramma, la tragedia, ecc. Per
queste voci, quindi, come per molte altre {finale,
intreccio, parte, prologo, prova, recita o rappresen-
tazione, ripresa, scena, sceneggiatura, svolgimento, ecc.)
veggasi a drammatica (arte). Cosi anche per va-
rie locuzioni nostre e straniere, quali : donnée, lecer
de rideau, tenere il cartello, ecc.
Attore, interlocutore, personaggio, protagonista, veg-
gasi a dram,matica. - Istrione, attore còmico, in
senso spregiativo. - Màschere, personaggi dell' an-
tica commedia dell'arte (Arlecchino, Brighella, Sten-
terello, ecc.): veggasi a màschera.
Barudda, tipo^ di servo furbacchione, vantatore,
pauroso. - Bartoccia, contadino bonaccio e burlone
dell'Umbria. - Colombina, nome di donna, uno dei
tipi più graziosi delle commedie di Goldoni. - Co-
rallina, uno dei personaggi della vecchia commedia
a soggetto e uno dei più graziosi tipi goldoniani. -
Grazioso (gracioso), personaggio buffo della comme-
dia spagnuola. - Guaiassa, nell'antica comniedia del-
l'arte, il tipo della napoletana, donna matura, forte,
linguacciuta. - Jocrisse, personaggio sciocco e ridi-
colo della commedia francese.
Commediante, recitatore di commedia, cdm,ico. -
Commediografo, scrittore di commedie : autore sce-
nico, mimografo, poeta comico; anche, semplice-
mente, poeta, comedo, commediaio (voci disus.), -
Calzare il socco, o commediare (non us.), scrivere
commedie. - Verve (frane), brio, calore, anima, tanto
dell'artista quanto dello scrittore di commedie. -
Vis còmica, locuzione comune ed efficace indicante
630
COMMEDIANTE — COMMENTO
forza comica, potenza drammatica, la qualità ne-
cessaria allo scrittore per ottenere il suo eflelto.
Talia, musa della commedia.
Commedia greca e romana.
Gi'ECA. — Commedia attica antica, quella apparsa
in Atene, nel V secolo a. C, e della quale furono
principali autori Gratino, Cratete, Eupoli e Aristo-
fane ; aveva carattere politico e satirico insieme. -
Commedia di mezzo, quella durata fra il 390 e il
320 a C: non ebbe cori e si ridusse ad una cari-
catura dei costumi del tempo. - Commedia nuova
(320-250), quella di Menandro e di Difìlo, comme-
dia di carattere : da essa derivò quella di Plauto e
di Terenzio e, più tardi, quella di Molière e di
Goldoni.
Gli attori si chiamavano, generalmente, upocritai
(responsori). Principali : il protagonista, che aveva
la parte più importante ; il deuteragonista, che aveva
la seconda parte, per lo più parte di donna; e il
tritagonista, che ne aveva più d'una. Talvolta i due
attori principali dovevano fare altre parti accesso-
rie, oltre quella che loro spettava. - Maschera co-
mica, quella che serviva alla commedia: general-
mente provvista di una parrucca o di una corona,
non aveva però l'alto froìitale della maschera tra-
gica e non accresceva la statura dell'attore. - Pa-
rabase, parabasi, specie di digressione e di inter-
mezzo nella commedia gre^a.
Il vestiario dell' antica ommedia era, più che
quello della tragedia, simi'.e al vestiario comune;
ma il petto e lo stomaco degli attori venivano ri-
dicolm^,nte gonfiati con guanciali. Alcuni avevano
solo una tunica attillata, o somàtion, che li faceva
apparire quasi ignudi ; altri portavano sopra il so-
màtion ni corto xiton, con una manica o con due;
sulla tunica si metteva talvolta un imàtion, o qual-
che artra veste in forma di scialle e consistente in
una pelle di capra (sisuraj o in un mantello rozzo
e grossolano ftribónion). I calzari più antichi erano
detti upodèmata ed embàdes ; più eleganti per gli
uomini quelli detti daconicai, e per le donne quelli
detti persicai. Queste calzature erano, pare, specie
di pantofole basse, come quelle che i Romani chia-
mavano socci. I coreuti della commedia erano ve-
stiti in foggie diverse, secondo il carattere del coro.
Gli attori della commedia nuova vestivano gli abiti
della vita ordinaria.
Romana. — La commedia romana era di due spe-
cie: la palliata, di argomento greco, l'azione della
quale si svolgeva in Grecia e nella quale gli attori
portavano il pallium (imàtion) ; e la togata, in cui
gli attori, vestiti con la toga, recitavano un dram-
ma di argomento italico. Le togatae erano divise in
trabeatae, o commedie che rappresentavano i costu-
mi delle persone di alto grado, e in tabemariae,
che riproducevano le usanze del popolo. Da queste
si distinguevano le rhintonacae, farse condotte su fa-
vole mitologiche, portate a Roma da Rintone di Ta-
ranto. Talvolta la commedia latina era una mesco-
lanza di due azioni greche: tal fatto si chiamava
contaminatio, e le favole contaminatae. Una palliata
cominciava, per lo più, con un prologo, specie di
riassunto dell'argomento, col quale l'autore si rivol-
geva agli spettatori, come nella parabasi dell'antica
commedia attica. Le parti degli attori (la musica
non dovendo essere bandita) si dividevano in di-
verbia e in cantica, cioè in dialoghi parlati e mo-
Hologhi (talvolta anche dialoghi) cantati. - Prete-
stata era detta la commedia nella quale compari-
vano i grandi con la toga detta praetesta. ■ I Romani,
poi, chiamavano motoria la commedia molto movi-
vimentata, e stataria quella nella quale era poco
movimento ; mista quella che partecipava di un ge-
nere e dell'altro. - Altre azioni drammatiche, an-
tecedenti all'epoca in cui la letteratura greca fu co-
nosciuta in Italia, erano dette: Fabulae^fescemiinae
(forse da Fescennium, città dell' Etruria), Satiirae
(mescolanza di cose varie). Mimi e Atellanae (da
Atella, città della Campania). Tutte queste foggie di
drammi erano improvvisazioni nelle quali avevano
preponderanza il comico e il rustico.
Al tempo di Plauto e di Terenzio, gli attori si
raccoglievano in compagnie, dette greges, sotto la
direzione di un capo, detto dominus gregis. Le ma-
schere, adoperate già nelle atellane da tempi anti-
chissimi, furono introdotte nelle palliate solo dopo
Terenzio. - Socco, scarpino o sandalo pianissimo o
basso, alla contadina : i commedianti se ne ser-
vivano sul teatro quando rappresentavano persone
di bassa o mediocre condizione. E socci dicevano i
Romani per indicare la commedia, come cothurni
per indicare la tragedia.
Commediante. Attore, còmico.
Commediògrafo. Lo scrittore della com-
media.
Coiumemorare, commemorazione {com-
memoràbile, commemorativo). Veggasi a ricordare.
Commenda. Detto a coìntnendatore.
Commendare (commendabile, commendato). Lo-
dare, dar lode, per lo più altamente.
Commendatizia (commendatizio). Scritto, let'
tera per raccomandazione.
Commènda, commendatario. Veggasi a be-
nefizio ecclesiastico.
Commendato. Detto a vassallo.
Commendatore. Titolo di un grado elevato,
negli ordini equestri, al disopra di quello del ca-
valiere. - Commenda, grado al quale, in qualche
ordine cavalleresco f è unita una rendita.
Commendevole. Commendabile, lodevole: che
merita lode.
Commensale. Che sta alla medesima mensa.
Commensuràbile. Che si può misurare.
Commensurabilità. Veggasi a misura.
Commensurare [commensurato). Il misurare
insieme.
Commentare {commentato). Far commento.
Commentarlo. Detto a coìnmento e a libro.
Commentatore. Chi fa il comtnento.
Commento. Interpretazione delle idee, delle
dottrine e delle parole di un libro, di un'opera
letteraria, scientifica, o del senso di un passo ; serie
ordinata di annotazioni ad un'opera: annotamento,
annotazione; apostilla; chiosa, cemento; delucida-
zione; glosa, glossa; nota, notazione, noterella,
notola; postilla; schiarimento, scolio; spiegazione. -
Commentarioletlo, commentar ietto, commenticulo, breve
commento. - Commentari, presso i Romani le me-
morie scritte da una persona intorno alle proprie
azioni. - Esegesi, spiegazione o commento; com-
mento delle leggi. Esegesi allegorica, dogmatica,
storica, interpretazione e commento della Bibbia. •
Glossema (gr.), voci aggiunte al discorso per spie-
garne altre, premesse, che sembrano oscure.
Commentare, far commenti all'opera di un autore,
aggiungendovi note e spiegazioni : annotare, chiosare
codicillare, cementare; far chiosa, chiose, le chiose;
glosare, glossare; illustrare, interpretare, postillare;
COMMERCIABILE — COMMERCIO
631
spiegare, dare spiegazione. - Parajrasare, indurre
in parafrasi (veggasi a interpretazione). - Stra-
comentare, commentare minutamente.
Commentatore: autore di commenti, chi com-
menta; cliiosatoré; dimostratore, esplicatore, espo-
sitore; glosatore, glossatore; glossografo, glossologo ;
illustratore, interprete; metafraste, spiegatore;
sponitore.
Esegeta, interpretatore della Bibbia. - Scoliaste,
lo scrittore che, anticamt^nte, apponeva brevi note
marginali, postille, al testo degli scrittori greci
e latini ; alterata la lingua e decadute le lettere,
l'ufficio degli scoliasti diventò importantissimo.
Commerciabile. Detto a commercio.
Commerciale Di commercio, riflettente il
commercio.
Commercialmente. Da commerciante, secondo
gli usi del commercio.
Commerciante. Chi esercita il commercio.
Commerciare {commerciato). Far commercio.
Commercio. Scambio di merce con altra merce
o con denaro, in uno stesso luogo o tra paese e pae-
se; l'esercizio d'acquistare o coìnprare e vendere
merci, fare a baratto di esse o farne cambio, traffi-
care derrate, negoziare cambiali, titoli, ecc.; libera
facoltà di trafficare e trattare insieme fra diverse
nazioni, e il traffico stesso : arte del mercatare, com-
merzio; mercadanzia, mercanteria, mercatanzia, mer-
catura; movimento e scambio di merci (da paese
a paese); negoziazione, negozio; operosità commer-
ciale; rivenderla, venderla; traffico. Il commercio è
interno (esercitato entro i confini di paesi), esterno
(fatto con Yesfero), terrestre (con trasporti per via
di terra), marittimo (per via di mare), in grande,
in piccolo, ecc. E' animato, attivo, fiorente, florido,
vivace, VIVO, oppure arenato, fermo, incagliato, cioè
con poco movimento d'afl"ari o in condizioni difficili.
Commercio all'ingrosso, in digrosso, ingrosso: di
commercio in grande; al minuto, o commercio mi-
nuto, quando fatto in piccole partite di merci e di
seconda mano; coloniale, il commercio esercitato in
relazione con la colònia o le colonie; di transito,
quando soggetto a dazio in una dogana e diretto
a un'altra; internazionale, che si fa tra nazione e
nazione; libero, senza dazi. - Commercio del Levante,
dell'Asia. - Dettaglio, commercio minuto (francesi-
smo). - Mercimonio, traffico illecito. - Monopolio,
traffico esclusivo privilegiato. - Ramo, parte speciale
di commercio. - Speculazione, commercio, ma per
lo più in cattivo senso.
Commerciabile, che si può commerciare; tutto
quanto è materia da commercio, oggetto di commer-
cio: contrattabile, mercantesco, mercantile, merca-
tantevole, mercatabile, mercatorio; trafficabile. -
Incommerciabile, che non può essere commerciato;
che non è mercantile.
Commerciale, di commercio, riflettente il commer-
cio : mercantesco, mercatantesco, mercantile, merca-
torio. - Lettera, stile, lingua, ecc., mercantile, com-
merciale.
Commercialmente, in commercio, secondo l'uso
commerciale; mercantilmente, mercatantilmente.
Il commerciante. - Altre persone
CHE attendono IN QUALCHE MODO AL COMMERCIO, ECC.
Commerciante, chi commercia, che si dà al com-
mercio in genere, chi occupa il proprio tempo e i
propri capitali nel commercio: barattatore (voce
ant.); faccendiere; mercadante, mercatante, merca
tore; negoziante, negoziatore; trafficante, traffica-
tore; venditore. - Commerciante da poco, mercan
tuzzo, mercatantuzzo, mercatantuzzolo. - Gran com
merciante, il commerciante di molta importanza,
ricco: grosso mercante, mercantone, mercatantone
- Piccolo commerciante, quello che ha un ristretto
giro d'affari. - Solvibile, il commerciante che ha
mezzi per soddisfare i suoi impegni, per pagare.
Accomandante, chi, in qualità di semplice capita
lista non responsabile, somministra i fondi a una
ditta, senza far parte della ragione sociale, né in
gerirsi dell'amministrazione. - Accomandatario, chi
amministra la società in accomandita, dà il nome
alla ditta e risponde con tutto il proprio avere.
Agente, persona che agisce per conto altrui;
intermediario fra chi compera e chi vende. - Azio-
nario 0 azionista, proprietario di una o più azioni;
0 colui che ha parte in un' intrapresa.
Bagarino, voce dialettale romana, estesasi in Lom-
bardia e altrove, per indicare colui che fa incetta
di biglietti di teatro o di altre cose molto ricercate,
allo scopo di rialzarne artificiosamente e disonesta-
mente il prezzo. E bagarinaggio ciò che fa il ba-
garino. - Buzzurro, nell'uso, lo svizzero che viene
in Italia, d'inverno, a vendere bruciate, polenta, ecc.
Caratista, chi è socio in una società commerciale
in accomandita semplice (da carato, quota). - Com-
messo, l'incaricato d'affari in una casa di commercio;
chi agisce per incarico di un principale. - Commesso
viaggiatore (anche, semplicemente, viaggiatore),
persona incaricata da una casa di commercio di por-
tare in altre città, in altri paesi, campioni del genere
e far vendite per la casa e stabilire relazioni. - Com-
missionario, chi fa commissioni per una ditta, ven-
dendo e anche comperando, sempre per conto della
medesima..- Committente, chi incarica un terzo (il com-
missionario) di trattare faccende, negozi per proprio
conto; chi dà una commissione. - Complimentario,
il socio 0 il primo tra i commessi d'una casa che ha
il mandato di rappresentarla, trattare gli affari, fir-
mare, ecc. - Consegnante o depositante, colui che
consegna o depone merci presso altri. - Console,
agente commerciale e politico in un paese straniero.
Depositario, colui che riceve il deposito, merci
o simili in consegna. - Dettagliatore, venditore a
taglio, a ritaglio, a minuto od al minulo.
Ferravecchio, chi compra e rivende la roba usata
d'ogni genere. - tornitore, chi provvede all'ingrosso
i piccoli negozianti.
Gente mercantile, data al commercio. - Gerente,
colui che dirige tutto l'andamento di una casa com-
merciale, incontrandone la responsabilità. - Giovane
di banco, chi aiuta il negoziante in un banco, in
una bottega. - Grossiere, grossista, chi commercia
a grandi partite e non al minuto : fornitore. - Guor
stamestieri, chi fa dannosa concorrenza ad altri,
rendendo a un prezzo più basso e spesso con altra
roba di qualità inferiore.
Imprenditore, chi opera per conto altrui, ma con-
ducendosi liberamente nel maneggio della cosa come
fosse propria, - Incettatore o endicaiuolo, chi incetta
0 compera robe per serbarle a scopo di rivenderle
poi con lauto guadagno. - Institore, colui che viene
da altri preposto all'esercizio d'un commercio.
Liberista, chi è favorevole al libero scambio fra
nazione e nazione, senza restrizione né accettazione
di alcun dazio protettore di prodotti o d'industrie.
- Libero scambista, chi propugna il sistema del com-
mercio libero, specialmente in rapporto al sistema
632
COMMERCIO
degli scambi internazionali. - Liquidatore, chi è
cliiamato a liquidare, (veggasi più innanzi: vicende,
peripezie, ecc., del commercio).
Mediatore, chi è autorizzato ad intromettersi fra
le parti, al fine di agevolare atti di commercio:
sensale. - Mereiaio^ chi ha bottega di merce-
ria, cioè di cose minute attinenti al vestiario. -
Monopolista, operatore di monopoli: veggasi più in-
nanzi {operazioni di commercio).
Negoziante, chi conduce o tratta affari, maneggi
pubbici 0 privati: commerciante, negoziatore.
Pazzariello, in Napoli, specie di banditore popo-
lare, il quale, vestito con abiti chiassosi, con bastone
in mano, seguito da flauti e tamburi, grida la merce.
- Piazzista, agente di commercio che fa affari per
conto di terzi nella città o circondario. - Principale,
capo di una casa di commercio. - Procuratore, chi
è investito del mandato di procura. - Promotore,
chi inizia e fonda un'impresa, commerciale o d'altra
natura. - Protezionista, che favorisce il protezioni-
smo, cioè il sistema economico che suol difendere
le industrie nazionali, per mezzo delle dogane dalla
concorrenza dei prodotti forestieri.
Raccomandatario, la persona incaricata di rappre-
sentare una ditta mercantile o una società di com-
mercio. - Ragione di commercio, nome della persona
sola o in società che si mette in commercio. - Rap-
presentante, la persona che tratta gli affari d'una
ditta 0 d'una società commerciale, ifuori dalla sede
di questa. - Migattiere, rivenditore di vesti e di
masserizie usate. - Rilevatario, chi compera e su-
bentra nell'esercizio di un commercio. - Miven-
dugliolo {rivendiigliola), chi rivende oggetti di
poco prezzo: barattiere, bottegaio, negoziante al
minuto; mercatino; rivendàgnolo, rivendaiuolo, ri-
venditore; ritagliatore; treccone, treccona.
Sensale, mediatore, chi si intromette tra vendi-
tore e compratore. E sensaria V opera del sensale
0 mediatore per la conclusione di qualche negozio;
mercede a lui dovuta, o prezzo della mediazione.
- Sindaco, nelluso comune conmierciale, titolo che
si dà a colui che viene designato alla cura degli
interessi dei creditori e ad invigilare su tutti gli
affari d'un tallimento. - Socio d'industria, colui che,
privo di mezzi, si associa ad un capitalista per
esercitare il commercio o l'industria per cui ha
cognizioni tecniche. - Socio capitalista, colui che
mette il capitale per un'industria, per un commercio
qualsiasi, con una o più persone. - Spacciatore,
rivenditore, bottegaio. - Speculatore, chi compera
mercanzie o valori nella lusinga che abbiano ad
aumentare di prezzo, per rivenderle con profitto.
- Spedizioniere, chi s'incarica di far trasportare
merci da un paese ad un altro, d' ordine, per
conto altrui, e mediante un relativo compenso.
Case, ditte, società' di commercio.
Luoghi nei quali il commercio si esercita.
Istituti di commercio.
Case, ditte, società'. - Agenzia, ufficio nel quale
si trattano atlari di vario genere, per lo più a conto
di terzi. - Anseatica, da hansa, vecchia voce teuto-
nica che significa associazione, e passò a indicare
una confederazione commerciale e politica tra molte
città della Germania. - Azienda, dicesi comune-
mente per ditta, società, ecc.; anche, per ammi-
nistrazione. - Casa di commercio, ditta, o sede
separata di una ditta. - Compagnia, grande associa-
zione di commercianti, di speculatori; comunanza,
d'interessati in negozi e in traffici mercantili. Fa-
mosa la Compagnia delle Indie. - Corpo dei com-^
merciantt, dei negozianti, il loro insieme, la loro
classe.
Ditta, società di commercio che agisce sotto un
dato nome, ha la stessa firma: nome della casa
commerciale, del negozio e simili. - Fattorie (lit.
stor.), le case di commercio delle antiche repubbli-
che in paesi lontani. - Impresa, compagnia che
si obbliga di fornire, mediante una somma stabilita,
merci, derrate, ecc., entro un tempo fissato. - Lega,
unione di più nazioni per la reciproca protezione
del proprio commercio. - Magona, o mahona, maona,
nel medio evo, compagnia di trafiìco a Genova e a
Lucca. - Ragione sociale, nome che viene assunto
da un'azienda commerciale, quando si tratta di so-
cietà.
Società commerciale, riunione di più persone con
l'intento di dedicarsi al commercio, versando all'uopo
capitali. - Anonima, la società che ta traffico per
azioni (in inglese,, limited); in accomandila o co-
mandila, società di commercio o compagnia dì ne-
gozio, per cui una o più persone somministrano
una somma di danaro pel traffico agli accomandatari,
mettendo anche la loro opera, senz'obbligo però di
responsabilità verso i creditori del negozio oltre la
somma consegnata.
Luoghi. — Banca, veggasi a questa voce. -
Bancogiro, il banco che teneva in mano il denaro
di tutta la piazza, prima che si stabilissero banchi
stabili : era cosi detto perchè toccava in turno a
tutti i banchieri principali per un tempo determi-
nato, e chiamavasi avere il giro. - Sorsa, luogo
nel quale si riuniscono gli uomini di commercio e
di finanza, - Bottega, luogo dove il commerciante
ciante vende. - Deposilo, quantità di cose dello
stesso genere raccolte a scopo di commercio; anche,
il luogo in cui le si mettono: magazzino. - Do-
gana, luogo nel quale si presentano le merci per
farle esaminare e sottoporre a dazio, d'entrata
o d'uscita. - Dock, voce inglese, significa porto ar-
tificiale, ad uso specialmente del commercio, perchè
circondato di magazzini per deposito delle merci. -
Emporio, magazzino vasto dove si vende di tutto.
Fiera, grande mercato. - Filiale, la casa commer-
ciale dipendente da un'altra, madre o principale. -
Fondaco, magazzino dove si vendono a ritaglio panni
e drappi, e più comunemente coloniali, commestibili
o altre merci. - Magazzini generali, vasti locali in
cui si depositano merci, senza pagare dazio o do-
gana, con diritto di ritirarle a riprese, pagando al-
lora in proporzione le spese relative. - Mercato,
luogo nel quale si compra e si vende. - Piazza,
luogo 0 città di commercio. Dicesi anche per mer-
cato e dei contratti che si fanno al mercato. -
Porto, luogo nel quale le navi caricano o sca-
ricano le merci.
Rappresentanza, ufficio di chi rappresenta altri,
per affari o per qualsiasi titolo. - Sbocco, in com-
mercio, il luogo donde i prodotti di un paese
escono pel mercato mondiale. - Sede, stabilimento
principale o succursale. - Succursale, la casa che
dipende da un'altra : lo stesso che filiale.
Istituti. — Camera di commercio, l'unione di
negozianti distinti, che vengono eletti a rappresen--
tare gli interessi del ceto commerciale, in una città,
in un circondario, in una provincia. - Collegio degli
arbitri, adunanza, riunione degli arbitri nominati
a giudicare nell'interesse delle parti contendenti.
COMMERCIO
633
Sindacato, unione o coalizione temporanea di un
dato numero di capitalisti allo scopo di compiere
insieme certe operazioni finanziarie. - Tribunale di
commercio, quello delegalo a trattare le cause com-
merciali. - Università commerciale, istituto di re-
cente fondazione, per dare istruzione opportuna ai
giovani che mirano ad entrare nella carriera com-
merciale. Il primo, in Italia, fondato a Milano.
Del commercure e della merce.
Commerciare, far commercio, esercitare il com-
mercio: esercire un negozio; essere, mettersi, stare
al commercio; far andare un tralTico, far mercatanzia,
far negozi; mercare, mercantare, mercatare, mer-
catantare, mercantigiare ; speculare ; trafficare ; ven-
dere ; vivere di mercanzia. Si conmiercia ogni pro-
dotto dell' agricoltura , dell' industria , ecc.
Trattandosi di denaro, di capitale, impiegarlo
in speculazioni di qualsiasi genere : far fruttare,
investire, mettere a interesse. - Commerciare con
negozio fìsso, avere, tenere, esercitare la bottega.
Accudire ai propri affari, attendere al proprio
commercio. - Aprire un credito, dare mercanzie a
uno, per una data somma, mettere una certa somma
a disposizione di lui, combinando il modo e il
tempo di pagamento. - Assortire, formare e ordinare
degli articoli, variati per qualità o per prezzo in
modo che ne risulti un complesso armonico, adatto
a tutte le esigenze. - Assumere doveri, acquistare
diritti : quando un viaggiatore di commercio incontra
obblighi e ragioni che per contratto devono essere
mantenuti. - Aver che fare, incontrare relazione,
trattare con alcuno questo o queìVaffare ; aver
commercio. - Aver credito o aver fido : avere fiducia
commerciale - Avere, dare una commissione, cioè
l'incarico, l'incombenza di fare o provvedere chec-
chessia. - Avere partecipazione : interesse comune
con alili in qualche operazione. - Avere il mono-
polio, aspirare al monopolio, volere il vantaggio
esclusivo di una data cosa.
Barullare, trafficare a modo di barullo, rivendere
al minuto. - Cessare dal commercio, lasciare ogni
maniera di negozi; ritirarsi dal commercio o dagli
affari. - Chiudere, serrare, smetter bottega o la bottega ,
il negozio, cessare dal traffico. - Comprare, vendere
al minuto, all'ingrosso, in blocco, espressioni di
chiaro significato : veggasi a comprare e a ven-
dere. - Comperare, vendere d forfait (frane), a
rischio e pericolo. - Dare esito agli affari, alle
merci, sbrigarli, spacciarli. - Dare il benestare, ap-
provare 0 confermare un affare, un conto, una
commissione. - Denunciare un trattato di commercio
(per lo più, fra due stati), preavvisarne la scadenza,
non accennando all'intenzione di rinnovarlo. - Det-
tagliare (dettaglio), francesismo per commerciare al
minuto.
Esportare, portar fuori di paese, portare da un
luogo all'altro; far commercio di esportazione, -
Far commercio a denari ripresi, pagare dopo il
ricavo delle merci prese a credito. - Far concorrenza,
di chi inizia lo stesso commercio, mette la medesima
industria, apre la bottega, il negozio o l'istituto del
medesimo genere per attirare a sé gli avventori, i
guadagni d'altri. - Far la piazza, nel linguaggio
dei viaggiatori di commercio, sfruttare la piazza,
recarsi presso i vari clienti che sono in una data
città, sollecitando, procacciando affari e commissioni.
- Far mercato di una cosa, commerciarne illeci-
tamente, vergognosamente. - Fatturare, affatturare.
di vino 0 altri liquori, falsarli per imitare i buoni :
falsificare.
Gettare sul mercato, di valori, mercanzie, portarne
in quantità, talvolta alterandone i prezzi. - Im-
portare, introdurre merci nello Stato; far commercio
di itnj}ortazione. - Incettare, fare incetta: ac-
caparrare (veggasi più innanzi a « operazioni di com-
mercio » e a comprare).
Lanciala, detto di cosa o persona che si mette in
mercato e si fa audacemente e accortamente co-
noscere al pubblico. - Lavorare a posta, per com-
missione. - Levare mercanzie, farle provenire. -
Liquidare, ritirarsi dal commercio ; verbo usato,
anche, familiarmente nel senso di finire, rovinare,
spacciare.
Mandare carta bianca al corrispondente, man-
dargli foglio sottoscritto, lasciandolo in libertà
di apporvi quanto gli piace. - Mercanteggiare,
far traffico illecito ; figur., stiracchiare sul prezzo.
- Monopolizzare, sottoporre a monopolio. - Pi-
gnorare, staggire la roba altrui per pegno di
pagamento ; prendersi un pegno per via di tribunale.
- Provvisionare, fare o dar provvisione, cioè mercede
di servizio prestato. - Realizzare, riscuotere (detto
di credito), ricavare, ridurre in denaro (detto di
cose vendute). - Riprendere (a denari o quattrini
ripresi), di mereiai o sim. che prendono dai grossi
commercianti la merce e la pagano via via che
l'hanno venduta.
Sbattere, in termine commerciale : detrarre. -
Smerciare, esitare la merce, spacciarla, venderla. -
Sbloccare, liberare dal blocco commerciale. - Spedire
merci contro assegno, mandare merci con obbligo al
destinatario di pagare, per ritirarle, una determinata
somma. - Slanciarsi nel commercio, darsi vivacemente
a imprese commerciali, - Staggire, ritenere cosa o
persona per usarla, all'occorrenza, pel pubblico ser-
vizio. - Trarre, fare una tratta, una cambiale. -
Uscir dagli affari, cessare dal commercio.
Vendere allo scoperto, speculare sui prezzi delle
mercanzie, assumendo commissioni senza coprirsi,
cioè senza acquistare subito le materie prime, per
attendere che ribassino. In Borsa, operare allo sco-
perto significa speculare sui prezzi dei titoli che
non si possiedono, impegnandosi a pagare le dif-
ferenze di prezzo e ad acquistare i titoli per con-
segnarli alla scadenza dei contratti. - Vender cara
la propria mercanzia, di chi sa far valere la sua
roba più di quel che vale. - Vendere con reputa-
zione, senza scapito o con profitto.
Della merce. — Si designano col nome generico
di merce le robe tutte che si mettono in com-
mercio, si trafficano, si comprano e si vendono :
anche in certi casi, articolo. - Articolo corrente,
d'occasione, di lusso, ecc., veggasi a merce. - At-
tualità, di articolo, di merce che siano in voga, di
moda, ricercati e quindi di grande spaccio.
Campionario, campione, saggio di qualunque mer-
canzia: meglio, mostra. - Collo (ingl. coil, frane.
colis), termine generico, usatissimo in commercio
per indicare le unità di mercanzia: balla, fardello. -
Genere, le cose che si comprano e si vendono. - Grossa,
dodici dozzine. - Materie prime, i prodotti che si
mettono in commercio così come ci vengono dalla
natura. - Oggetti, generi, articoli di fantasia, quelli
di moda, d'ornamento, che non hanno un uso de-
terminato. - Partita, parte, porzione, quantità di
mercanzie. - Specialità, per prodotto speciale, par-
ticolare, cosa eccellente nel suo genere.
Home-made (ingl.), fatto in casa: formola com-
merciale dei manufatti nazionali inglesi. ■ Live stock.
634
COMMERCIO
locuzione inglese del commercio: bestiame vivo. -
Made in Germany, marca commerciale che si suole
apporre ai manufatti che hanno maggiore probabilità
di spaccio nelle esportazioni in Inghilterra e nelle
colonie inglesi. - Standard (stendardo, modello, regola,
norma, tipo), voce inglese usata in commercio, per
indicare che la qualità di una merce o di un pro-
dotto dell'industria è quella tipica, normale (qumdi
eletta). - Stock (ingl., stùpe, fondamento), vocabolo
che, neir uso commerciale e industriale, serve a
significare un grande deposito di merci o di valori
disponibili nei magazzini o sopra una piazza.
Atti, operazioni di commercio.
Abbandono, cessione agli assicuratori delle mer-
canzie state prese, perdute o detenute, affine di
ricuperare la somma assicurata; rinuncia che fa
un negoziante de' suoi beni ai creditori.
Abbuono, lo sconto sopra una somma di de-
bito; detto anche per ribasso. - Accaparramento,
lo stesso che monopolio (veggasi più innanzi). - Ac-
quisto, compera, il comprare, - Aggiotaggio, la
compera o la vendita, reale o simulata, che si fa
dei valori pubblici, o anche di un dato genere di
merci, per farne aumentare o abbassare sensibil-
mente il prezzo.
Ammortizzazione, neologismo usato dai legisti e
cosi in commercio, invece di riscatto, affrancamento,
estinzione di un livello, di un censo, di un credito,
di un diritto, ecc. {ammortizzare, ammortizzato). -
Assicurazione, sicurtà: in commercio è considerata
come quell'atto o quel contratto pel quale si gua-
rentisce, mediante compenso, l'equivalente di una
cosa per tutto il tempo che può andare soggetta a
rischio. - Alti commerciali, tutte le azioni atte ad
esplira-e il commercio.
Blocco, atto, di uno Stato, di un governo, diretto
a impedire completamente il libero commercio in
confronto di uno o più paesi. Famoso il blocco
continentale imposto da Napoleone I a danno del-
l'Inghilterra, chiudendo al commercio di questa la
Francia e gli altri paesi a lui soggetti. E blocco
marittimo la chiusura d'un porto, d'una rada o
di tutto il territorio marittimo d'uno Stato, per
mezzo delle navi da guerra.
Cairnt'ere (dal greco catos, rettamente, acconciamente
e merizo, io distribuisco), voce usata nel medio evo
e conservata ai di nostri a indicare l'autorità che
ha il Comune di fissare i prezzi per la vendita al
minuto del pane, della carne, ecc. - Cambio, permuta
di una cosa qualunque con un'altra; più comunem.,
scambio (veggasi innanzi). - Caparra, pagamento
anticipato di una parte della mercanzia che si dà
al venditore in sicurtà del cotitratto. - Carico,
scarico, entrata, uscita delle merci, espressione di
chiaro significato. - Commissione, trattazione di
affari commerciali per conto del committente, a
nome del commissionario: detto anche per prov-
vigione. - Compere, vendite, incassi, pagamenti, spese,
ecc., operazioni giornaliere del commerciante scritte
sulla prima nota, da riportarsi fedelmente sul libro
giornale. - Consegna, atto commerciale consistente
nel consegnare la nota di merci vendute per conto
d'un terzo. - Corrispondenza, comunicaz. per via
di lettera da un paese all'altro tra commercianti,
fra casa e viaggiatore.
Dilazione, indugio o maggior tempo che un indi-
viduo concede a un altro per fare o dare alcunché.
- Domanda, lo stesso che richiesta ; detto anche per
consumo.
Esazione o riscossione, l'atto per cui si effettua
un pagamento, si riceve in denaro il compenso pat-
tuito per la vendita di merci o d'altro. - Esercizio
provvisorio, quello che, per date circostanze, con-
cedono i creditori al fallito. - Esportazione, il
portare una merce da uno Stato in un altro.
Fornitura, l'obbligo che uno assume per contratto
di fornire un dato genere a una pubblica ammini-
strazione. - Funzioni commerciali, il complesso di
tutti gli atti commerciali. - Gestione, svolgimento di
tutto il traffico di una azienda.
Informazione, notizia sullo stato morale e finan-
ziario di una ditta commerciale. - Importazione,
l'introdurre merci estere nel nostro paese. - Incasso,
il denaro riscosso, per lo più in vendite, affari
di commercio. - Incetta, compera su vasta scala di
mercanzia per rivenderla con molto profitto, facen-
done monopolio. - Introduzione, il portare mercan-
zie in un paese, in una città.
Lavoro a posta, lavoro di commissione. - Liqui-
dazione, l'operazione consistente nel porre un ter-
mine a qualunque compra od esercizio e nel pro-
cacciare la vendita di tutte le merci secondo che
si presenta l'occasione ; nel riscuotere gli effetti ed
i crediti, nel pagare un debito, ecc.
Mandato commerciale, commissione, procura: di-
stinto dal mandato civile per la commercialità del-
l'oggetto e il presunto carattere oneroso. - Media-
zione, intromissione del mediatore, del sensale,
allo scopo di far concludere compre e vendite o
altre operazioni di commercio. Anche, la retribu-
zione all' uopo. - Monopolio, o endica, incetta
che uno fa di tutta una mercanzia, per essere poi
solo a rivenderla a prezzo molto maggiore. - Mostra,
esposizione di articoli, di merci, di cose da vendere.
- Mutuo, prestito di danaro con interesse e mediante
pegno. - Negozio, operazione di commercio di qual-
che importanza.
Permuta, in senso generale, scambio di valori, di
titoli, d'oggetti, ecc. ; contratto pel quale si dà una
cosa per averne un'altra in iscambio. - Prestazione,
nel linguaggio dei commercianti, burocratico, tutti
quei servigi personali che rivestono un carattere
intellettuale, non manuale. - Prèstito, sovvenzione,
anticipazione di denaro. - Procura, atto scritto, col
quale si conferisce a taluno incarico di operare in
nostro nome : può essere generale e speciale, fatta ] er
atto pubblico o privato. Anche, l'ufficio di procura-
tore. Procura ad negotia, quella per rappresentare
il mandante nelle operazioni commerciali o finan-
ziàrie; ad lites, quella per rappresentare il mandante
dinanzi alle autorità giudiziarie; generale, quella per
la quale il mandante costituisce un altro sé stesso
nel mandatario. - Profferta, offerta di prezzo su
quel che si vuol comprare; la cosa profferita. -
Promessa, accettazione, obbligazioni commei;ciali. -
Provvigione o provvisione, il tanto per cento dovuto
ad un commissionario per qualche operazione di
commercio, specialmente su cambiali, fondi pubblici
0 altri titoli venduti o comprati per conto del
committente.
Regolamento, in commercio, l'avere regolato con
danaro od effetti una partita. - Protezionismo, il
proteggere un'industria o ui commercio con privilegi,
esenzioni o dazi. - Pubblicità, complesso dei mezzi
(avvisi, inserzioni nei giornali, ecc.) coi quali si
richiama l'attenzione del pubblico sopra nn deter-
minato articolo di commercio.
COMMERCIO
635
Regresso, facoltà di rivalersi contro altri. - Ricavo,
utile risultante da un'operazione commerciale. - Ri-
giro, in commercio, vendite e compre. - Rimessa,
di fondi 0 di eljfeiti, nel linguaggio commerciale,
l'invio di danari o di cambiali. - Scambio, il pren-
dere 0 il dare una cosa, una o più merci per altre
o in cambio di altre. E libero scambio la libertà di
commercio, cioè d' importazione e di esportazione
fra paese e paese, senza l'impaccio di dazi onerosi.
Anche, la dottrina economica in tal senso. - Scarico,
nel linguaggio del commercio, vale uscita di merce
o di denaro. - Sconto, riduzione di jìrezzo; opera-
zione fatta su una cambiale. Sconto extra, sconto
speciale, generalmente oltre lo sconto mercantile.
Sconto mercanti^, quello che si fa sul prezzo totale
della mercanzia quando il pagamento di essa ha
luogo prima del termine accordato. Sconto per pronta
cassa: beneficio che, in commercio, usufruisce un
pagamento. - Smercio, lo smerciare, lo spacciare, il
vendere. - Spaccio, esito, vendita, e la bottega rela-
tiva, limitatamente, nell" uso, a certi generi : sale,
tabacco, ecc. - Star del credere, quel compenso che
dal committente viene corrisposto al commissiona-
rio, quando questi garantisce il buon fine di un'ope-
razione a credito.
Tenuta dei libri, il tenere le ragioni di una casa
di commercio: tenere i libri e i conti di un'azienda,
di un' amministrazione. - Tolta, requisizione,
incetta. - Transito, passaggio senza tassa accordato
nell'interno d' uno Stato a merci estere, dirette al-
l'estero. - Trasporto^ complesso delle operazioni
che si fanno per mandare a destinazione le merci.
■ Uso di piazza, consuetudine, costume, proprio di
un paese. - Vendita, il vendere.
Conti, movimento del denaro. — Tariffe, ecc.
Arbitraggio, il calcolo della differenza dei valori
e dei titoli, come guadagno, nel giro da una piazza
air altra. - Attivo, tutto 1' avere di un negoziante ;
capitali, beni stabili, mobili, crediti, ecc. - Azione,
ciascuna delle parti in cui è diviso un capitale e
il d(>cumento che la rappresenta; somma di denaro
somministrata dagli associati per un negozio o
un'impresa, in proporzione della quale azione si
entra a parte degli utili che se ne ricavano.
Benuscita, somma di denaro che si dà ad altri,
perchè consenta a rinunciare a un suo diritto, come
di lasciar prima del tempo una casa, una bottega,
cedere un acqusito e sim. - Bilancio, V attivo e
il passivo , lo specchio particolareggiato della con-
dizione attiva e passiva di un commerciante o di
una società commerciale, industriale, di una ban-
ca, ecc.
Calmiere, tariffa fissata dall'autorità pei generi di
prima necessità esposti o soggetti a pubblica ven-
dita. - Capitale, somma di danaro o valori di-
versi che i mercanti o gli interessati di una società
di commercio impiegano nei traffici,' o in una qual-
siasi impresa. Capitale liquido, il ricavo ottenuto da
una liquidazione, rappresentato da una somma di
danaro che deve esistere in cassa. - Caratura, quo-
ta, anche variabile, di parte del capitale di una so-
cietà commerciale in accomandita semplice. - Cir-
colazione, giro e rigiro del denaro o delle merci,
da luogo a luogo, da persóna a persona. Le com-
mutazioni a cui vanno soggetti denari e merci. -
Commissione, compenso o rimunerazione dovuta dal
committente al commissionario, in ragione d'un tanto
per cento sul montare della merce venduta o com-
perata per conto del primo. - Contabilità, nell'uso,
l'insieme dei conti tenuti da.lì'am,ministr azione,
e anche il relativo uflicio. - Conto, calcolo, com-
punto di quanto si deve dare od avere. - Credito,
la fiducia nell'onestà di chi contrae impegni com-
merciali.
Denaro, capitali, somma, merce giacenti, non ri-
tirati, non messi in circolazione. - Diritto d'entra-
tura, quel valore che s' attribuisce a un mulino, a
una fabbrica, a un fondaco già avviati e accreditati
in commercio. - Entrata, complesso dell'avere; e in
commercio si notano alla partila entrata tutte le somme
che si ricevono. - Firma, sottoscrizione di una let-
tera 0 di qualunque altro scritto. - Fondi di commer-
cio, capitale composto di tutti i valori commerciali
di una casa, d'un negozio, gli attrezzi compresi, la
clientela, ecc. - Interesse, Y utile che si ricava
dall'impiego del capitale.
Mediazione, il compenso che si corrisponde per
la senseria. - Numero, voce adoperata da alcuni
commercianti per indicare il conto di interessi fatto
coi numeri, ossia con la moltiplica dei giorni per la
somma.
Passivo, tutto ciò che rappresenta la spesa, l'u-
scita, la perdita di un'azienda commerciale. - Per-
centuale, tasso d'interesse, per conto, o di provvi-
gione. - Prezzo corrente, di listino, di catalogo,
prezzo stabilito per la vendita delle mercanzie. -
Prezzo del cambio, quello a cui si vende una som-
ma che deve essere pagata in un'altra città, - Pro-
dotto netto, la somma che viene pagata sopra un
effetto, diffalcando lo sconto convenuto. - Provvi-
gione, il tanto per cento dovuto ad un commissio-
nario per qualche operazione di commercio ; spe-
cialmente su cambiali, fondi pubblici o altri titoli
venduti o comprati per conto del committente.
Ricavo netto, il montar della merce, dedotte tutte
le spese, ossia anche la somma risultante dalla ven-
dita delle mercanzie, dedotte le spese. - Scadenza, il
termine di tempo, il giorno in cui si deve pagare,
effettuare il pagamento di una cambiale e simili. -
Scadenza fissa, quella che stabilisce il giorno del pa-
gamento ; a termine, quella che dalla presentazione
dell' effetto stabilisce il tempo da cui decorrono i
mesi e i giorni accordati come respiro o mora.
Tariffa, prezzo determinato per certe opera-
zioni commerciali ; quadro che segna il prezzo di
certe derrate. - Tasso, frutto che si ritrae dal ca-
pitale di cento lire impiegato per un anno : inte-
resse. - Uscita, la totalità delle spese di una ditta
commerciale, ed anche di tutte le somme che si
pagano. - Valuta in conto : un effetto ceduto in
conto di un debito. - Valuta intesa, tarm. comm.,
fissata per il pagamento.
Carte, libri e altre cose
adoperate dal commerciante,
Atti pubblici, scritture private, note dei mediatori,
fatture accettate, corrispondenze, telegrammi, libri
delle parti contraenti, testimoni: mezzi di prova
delle obbligazioni commerciali. - Azione, certificato
che giustifica il versamento fatto ad una società o ditta
di commercio per la formazione del capitale. - Bol-
letta, polizza di ricevuta ; avviso, invito a pa-
gare; biglietto di dazio, di dogana. - Bolletta
d'entrata, quella rilasciata dagli impiegati per prova
del pagamento dei diritti d'entrata d'una merce. -
Bono, buono, obbligazione che si rilascia, invece di
636
COMMEKOIO
denaro, per acquisto di mercanzia da saldarsi alla
liquidazione. - Bordereau (tranc), nota che distin-
gue le varie specie di monete per eseguire un pa-
gamento. - Brogltazzo, lo scartafaccto sul quale si
prendono le prime note del dare e dell'avere.
Cambiale, veggasi a questa voce. - Catalogo,
libro in cui. per ordine alfabetico o di materie,
sono descritti i nomi, col prezzo di vendita delle
merci. - Circolare, lettera, per lo più a stampa,
che il commerciante manda a molti ; avviso che il
viaggiatore manda al cliente, annunziando il suo
prossimo passaggio. - Copia commissione, stesa della
commissione, e anche la copia della medesima. -
Copia fatture, libro su cui dai mercanti si copiano le
fatture. - Copialettere, libro su cui il commerciante
copia lettere, fatture, telegrammi, ecc.; anche copia-
lettere la macchinetta di cui si fa uso negli scrit-
toi per imprimere su una carta ad hoc la lettera
originale, scritta con inchiostro copiativo. - Cre-
denziale, lettera di credito, lettera di credenza:
fido.
Distinta di pagamento, noia o lista indicante di-
stintamente le diverse valute con le quali si effettua
un pagamento. - Distinta di sconto, lista o nota de-
gli efietti commerciali che si cedono ad altri per
conseguire lo sconto. - Effetti di commercio, titolo
generico di quelle carte o di quei titoli fiduciari
che si possono legalmente spendere o far circolare
come denaro, biglietti all'ordine o pagherò, lettere
di cambio, mandati, lettere di credito, ecc. - Fat-
tura, nota 0 lista di vendita : conto ; nota di pesi,
numeri, misure e altre distinzioni delle cose che
i mercanti mandano o ricevono, coi loro prezzi.
Inventario, nota di tutti gli oggetti che si tro-
vano in un luogo per ricordo utile, per consegne;
stato dimostrativo di tutto quanto possiede e deve
il commerciante. - Lettera d'avviso, quella che an-
nunzia una spedizione o qualche scadenza. - Let-
tera di credito, quella per cui una persona che
viaggia può procurarsi, nella città dove arriva, la
somma* di denaro che gli occorre. - Lettera di porto,
quella che accompagna la merce e che indica il
luogo e la persona mittente e destinataria. - Let-
tera di vettura : prova il contratto di trasporto, e
può essere un titolo negoziabile per girata.
Libri di commercio, libri delle merci, degli effetti,
de' conti correnti, delle spese e delle scadenze, del
copialettere, degli inventari, ecc. - Libro degli in-
ventari, quello nel quale il commerciante al termine
d'ogni anno registra tutto ciò (he possiede e tutto ciò
che ha a debito; cioè i valori attivi e passivi. - Libri
mercantili e commerciali, i registri sui quali i ne-
gozianti, i banchieri e simili scrivono regolarmente
tutte le loro operazioni. Quelli voluti dalla legge
sono detti principali, cioè il libro giornale, il libro
copialettere, il libro degli inventari. Ausiliari, tutti
gli altri libri secondari non obbligati dal codice.
Lista di negoziazione, la nota di effetti pagabili
per lo più su piazze estere, ceduti da un commer-
ciante ad un altro. - Lista di vendita, di pagamento,
di sconto, la distinta di sconto che è la nota degli
effetti di commercio ceduti ad altra persona prima
del tempo della loro scadenza. - Listino (del mer-
cato, di piazza, di Borsa), nota dei prezzi correnti,
del cambio
Mandato commerciale, vale asì^egno, cheque. -
Marca, quello scritto convenzionale per cui il com-
merciante legge sulla merce il prezzo di costo. -
Marca di fabbrica, contrassegno per riconoscere
mercanzie, opere d'artefici, prodotti speciali, ecc. -
Mastro (libro mastro, maestro), libro sul quale j
commercianti inscrivono le singole partite dei loro
clienti.
Nota di pegno, fede di deposito, documento che
comprova il deposito fatto d'una merce o d'un
titolo. - Patente, diploma, o titolo, di cui devono
essere muniti coloro che esercitano un'arte, un'in-
dustria, un commercio. - Posizione, nel linguaggio
commerciale, vale inserto, pratica, fascicolo, incar-
tamento riguardante un afìare o una persona. -
Prezzo corrente, libro annotazione, copialettere, copie
commissioni, mastrino, libro incassi, libri del viag-
giatore di commercio.
Ricapito, carta qualunque di credito. - Scadenzario,
libro nel quale sono registrate le scadenze. - Scrit-
tura di obbligazione , dichiarazione di pagare entro
un dato tempo e a certe condizioni. - Titoli fiduciari,
effetti di commercio. - faglia telegrafico, lettera
assicurata per espresso: mezzi per trasmettere qualche
somma in via d'urgenza. - Vaglia bancario, carto-
lina-vaglia, lettera assicurata: mezzi per trasmettere
denaro in via ordinaria. - Warrant (ingl.), vale
garanzia, malleveria, ricevuta rilasciato ad un com-
merciante, il quale ha depositata la sua merce in
speciali magazzini (docks).
Vicende del commercio.
Andamento, la condizione normale di attività, di
servizio, in cui si trova un commercio. - Avaria,
danno che subiscono le merci, specialmente in
viaggio. - Atviamtnto, la corrente d' affari stabiliti
in una bottega, in un negozio e simili.
Bancarotta, cessazione dei pagamenti da parte
di un commerciante; fallimento, per lo più do-
loso. - Cessazione dei pagamenti : atto di una
ditta, quando ha sospeso di pagare, di far fronte ai
propri impegni. - Concordato, convenzione che i
creditori stabiliscono col fallito secondo le formalità
di legge. - Concorrenza, gara fra commercianti
nel disputarsi i clienti. - Cristi turbamento, are-
namento dannoso d'aflari.
Fallimento, veggasi a questa voce. • Guerra di
tariffe, guerra doganale, guerra economica tra paese
e paese, relativamente al commercio e all'industria.
- Krach o krack, voce neologica per indicare una
crisi bancaria, un improvviso disastro di case di
commercio, di grandi aziende. - Moì^a, qualunque
ritardo nell'adempimento di una obbligazione. -
Omologazione per parte del Tribunale : il concordato
reso valido e obbligatorio per tutti i creditori.
Ristagno, ritardamento o impedimento qualunque
al procedere dei negozi, - Sinistro, disgraziato ac-
cidente, perdita di merce, avarie gravi di un ba-
stimento, portante un carico, ecc. - Stagione morta,
quella in cui il commercio totale o parziale lan-
guisce. - Sviluppo dei commerci, la loro espansione,
il loro progredire.
Andare a furia o a ruba, di merci che hanno
grande esito. - Andare a gambe all'aria, fallire, ca-
dere in fallimento. - Avere il brevetto, di chi non
cade mai anche quando si arrischia nei pericoli.
Per lo più, di persone audaci, di bricconi.
Convocare i creditori: chiamare, radunare i cre-
ditori per questioni importanti o per proporre loro
un accomodamento. - Far punto, dichiarare di
non poter andare più avanti e di accordare un
tanto per cento ai creditori - Mettere in istralcio,
dicesi di negozio che si deve liquidare. - Non
far faccende, avere negozio sviato. - Rendere come
COMMERCIO
COMMINARE
637
una fattoria, d'un traffico che rende molto. - Ri-
prendere il costo, rifarsi del costo, chiudere l'im-
presa commerciale ricavando appena il prezzo delle
merci vendute.
Sospendere i pagamenti, fallimento, bancarotta :
stato del commerciante quando è obbligato a cessare
dal commercio. - Stare, essere in capitale, man-
tenersi senza guadagni, né scapiti. - Troncar le
gambe, rovinare uno con la concorrenza. - Tutte le
spade forano (tutte le concorrenze portano danno).
Cose e termini varì.
Codice di commercio, quello contenente le leggi
commerciali, d'un dato paese o internazionali. -
Diritto commerciale, quello che regola i rapporti in
fatto di cose relative alle industrie, ai commerci;
questo fa parte del diritto privato. - Economia po-
litica, scienza che tratta del commercio, delle finanze,
della ricchezza, ecc. - Giurisdizione commerciale,
quella che riguarda l'esercizio delle azioni commer-
ciali. - Merceologia, scienza dei vari trafQci. - Proi-
bitivismo, li proibire il commercio libero. - Prescri-
zione, ragione acquistata per trascorso di tempo. -
Prescrizione della marca da bollo, della carta bollata:
obbligo imposto dalla legge perchè una ricevuta, un
assegno, una obbligazione, un contratto, ecc., abbia
valore. - Sistema manchesteriano, sinonimo di libero
scambio. - Solidità, i mezzi pecuniari che un nego-
ziante, un banchiere, o altri, può disporre.
Clientela, complesso dei clienti, ossia di coloro
che ricorrono al commerciante per rifornirsi di
varie cose. - Corso del cambio, la proporzione in
cui stanno in giornata i pagamenti da farsi da due
piazze; il prezzo fluttuante. nelle diverse piazze di
commercio in quanto serve di regola per le contrat-
tazioni di cambio.
Monete di commercio, quelle coniate da uno Stato
per i bisogni del commercio con l'estero, nella loro
lega e forma originaria: veggasi a ìuoneta. - Mercu-
riale, stato dei prezzi correnti. - Operosità commer-
ciale: nel senso di movimento e scambio di merci
da paese a paese. - Pesi e misure, complesso delle
unità per le varie grandezze che sono oggetto di
commercio: veggasi a peso e a misura. - Refe-
renze, in commercio, informazioni, indirizzi. -
Tara, defalco che si fa ai conti, quando si vogliono
saldare. Defalco dal peso lordo per avere il peso
netto di una merce; tara fìssa, quella che viene cal-
colata a un tanto per cassa, ecc.; tara reale, quella
che consiste nel solo peso degli invogli. - Trat-
tato di commercio, patto che si conclude tra due
0 più Stati, e col quale si regola il commercio, fis-
sando le tariffe doganali, ecc.
Favorita, la bandiera dello Stato col quale un
altro Sato ha le migliori relazioni commerciali. -
Spettabile, aferesi di rispettabile, asrgettivo comunis-
simo del gergo commerciale. - Transatlantico, ag-
giunto di imprese, istituzioni, commercio, ecc., tra
r Europa e le Americhe.
Limited (voce inglese, limitato, circoscritto), nel
linguaggio commerciale, significa a, responsabilità li-
miiata. - Locus regit actum, termine giuridico, usato
in diritto commerciale. Significa: le formalità. di un
atto devono seguire le leggi del luogo in cui è sti-
pulato. - Ring, in tedesco anello; per estensione,
speciale forma di trust o sindacato o monopolio,
nel linguaggio commerciale.
In cambio, in baratto. - Per conto, di merce che
in un magazzino si riceve, si vende, si serba per
altri, sia fabbricante, sia privato. - Per procura.
la parola con la quale firma il procuratore, l'isti'
tore, ecc. - Salvo arrivo: condizione alla quale è
subordinata la merce in viaggio.
Mercurio, figlio di Maia; dìo dell'eloquenza, del
commercio e dei ladri, messaggiero degli dèi, spe-
cialmente di (iiove. - Pagasi, i portatori nelle caro-
vane commerciali (Africa orientale).
Coruinercio. Figur., il conversare, il far con-
versazione 0 il comunicare tra persona e per-
sona. - Commercio epistolare, carteggio, corrispon-
denza.
Conimessione. Atto dei comméttere.
Commésso. Addetto a una bottega, ad un
negozio: impiegato di commercio. - Chi ha un
incarico invece d'un altro. - Viaggiatore di
commercio.
Commésso, (-ommettitura, tmione, - Sorta di
musaico e, anche, di tarsia.
Commessura. Commettitura, unione.
Commestibile. Tutto ciò che è buono a man-
giare e serve di «iiwienfo, di cibo: mangiativo,
mangereccio mangiabile; alimentare, alimentario,
cibario. - Guastarsi, andare a male. - Scattivare,
levare il cattivo, il guasto, alle cose mangiabili,
specialmente fruiti. - Stantio, di cosa da mangiare,
escluse le erbe, le carni e le cose grasse, che, passato,
il tempo, hanno perduto bontà e sostanza.
Meta, tariffa in materia di commestibili; calmiere.
- Piccia, più pani, comunemente due, o altre cose
mangerecce attaccate. - Serqua, numero di dodici; ma
solamente d'uova, di noci e d'altre cose mangerecce.
- Tassello, pezzetto che si cava come saggio da
certe robe mangerecce non ancora manomesse.
Barullo, chi compra all'ingrosso cose da mangiare,
per rivenderle al minuto. - Truccone, basso incetta-
tore di commestibili per rivenderli più cari.
Commiéttere (commesso). Dare ad altri l'in-
carico 0 ì'ordiìie, il comando di fare checches-
sia. - Dare in consegnuy in custodia. - Affi-
dare, riferito ad ufficio e simili. - Avventurare,
mettere in balia, in potere d'altri. - Fare, ope-
rare: detto di colpa, di errore, di delitto e
simili. - Congegnare, mettere insieme, unire, far
combaciare.
Commettimale. Veggasi a discordia.
Commettitui-a. Commessione, giuntura, unio-
ne.
Commiatare {commiatarsi). Detto a coìn-
miato e a salato.
Coiumiàto. Licenza di partire, domandata o
data. - Anche, licenziamento, scacciata. - Chiusa
d'una canzone e simili: licenza. - Apobaterio, an-
ticamente , discorso 0 poema di congedo. -
Accomiatare, dar commiato, licenziare: commia-
tare, scommiatare; congedare; dare il volo; spac-
ciare. - Accomiatarsi, prendere commiato, andare
via, licenziarsi; dare l'addio, l'ultimo addio; dipar-
tirsi; prendere il volo. - Accomiatarsi insalutato
hosp'ite, andarsene senza salutare alcuno.
Commilitone. Compagno di milizia.
Comminare (^comminante, comminato; commi-
natorio, comminazione). Termine legale che significa
minacciare, far ìninaccia. Anche, stabilire per
legge una pena contro i trasgressori della legge :
destinare, metter pena; prescrivere, sancire. - Com-
minante, comminatorio (term. legale), che commina:
d'articolo di legge. - Comminato, stabilito dal codice
penale e simili. - Comminazióne (term. leg.), il com-
minare, lo stabilire per legge la pena per un dato
crimine (e anche la pena cosi comminata); commj-
638
COMMINATORIO
COMMUTAZIONE
natoria; clausola comminatoria, penalità, sanzione
penale.
Comminatòrio, comminazione. Detto a
coniìninare.
Coninilserare, commiserazione. Veggasi a
conijìassione e a pietà.
Commissariato. Ufficio del commissario.
Commissàrio. Chi, temporaneamente, ha il ca-
rico di alcuna cura pubblica, di qualche pubblico
ufficio: delegato. Anche, mandatario. - Com-
missario di leva, veggasi a leva. - Commissario regio,
persona che il governo manda a dirigere, in ispe-
ciali circostanze, l'amministrazione di un Com,une,
■ Commissariato, ufficio del commissario; tempo che
dura; il luogo di residenza.
Commissionario. Rappresentante d'una o più
case di commercio.
Commissióne. Azione del commettere. Incom-
benza, incarico dato ad altri di fare o provvedere
checchessia; e la cosa stessa che fu commessa. -
Operazione di commercio, specificatamente deter-
minata, da farsi per conto del committente. - Com-
penso al commissionario in ragione della merce
venduta o comprata per mezzo del committente.
Procaccia, chi fa commissioni da un luogo al-
l'altro, portando lettere e roba.
Commissione. Nell'uso, nucleo di persone elet-
te 0 costituitesi per iniziare o dar corpo ad una
qualsiasi imjyresa: comitato, delegazione, deputa-
zione, giunta; rappresentanza. - Riunione di più
ufficiali per deliberare intorno ad una data cosa. -
Commissione di beneficenza, elettorale, -parlamentare
(veggasi a parlamento), ecc.
Commissione di disciplina^ tribunale militare, per
giudicare mancanze passibili di pene. - Commissione
di vigilanza, quella che per delegazione del Par-
lamento vigila sopra qualche servizio pubblico. -
- Commissione sanitaria, per la tutela deWiffiene.
- Controcommissione, commissione composta a sin-
dacarne 0 contrariarne un'altra. - Giurì, commis-
sione incaricata di esaminare e di giudicare su spe-
ciali questioni.
Commistióne. Il mescolare.
Commisto. Mescolato: veggasi a mescolare.
Commisurare, commisurazione (commisu-
rato). Il misurare una cosa con un'altra. Anche,
agguagliare, fare eguale; proporzionare, ridurre
nella stessa proporzione.
Committente. Chi dà una comtnissione : ter-
mine di commercio.
Commodato. Detto a contratto.
Commodòro. Ufficiale di marina.
Commorazióne. Veggasi ad oratore.
Commosso. Detto a commuòvere.
Commovente. Che commuove, atto a com-
muòvere.
Commòvere {commosso). Lo stesso che com-
muòvere.
Commovimento. Il commuòvere e il com-
muoversi.
Commozióne. Detto a commuòvere.
Commozióne. Stato morboso, male indotto
nel nostro organismo, o in una parte di esso, per
effetto di scossa violenta, di urto, di percossa, di
caduta e simili.
Commuòvere, commuòversi {commovente,
commosso). Toccare, agitare il sentimento, sentirsi
agitare da qualche «//etto, averne turbamento;
appassionare, appassionarsi (veggasi a passione).
- Commoventemente, in modo da commuòvere, pa-
teticamente (veggasi a patètico), pietosamente.
Commuòvere : agitare, produrre agitazione ; ba-
lestrare il cuore : cercare, ricercare la via, le vie
del cuore : concitar l'animo ; destare il cuore ; emo-
zionare; ferire il cuore; impressionare grandemen-
te, destare, fare, suscitare grande impressione;
muovere gli affetti ; parlare al cuore ; percòtere al
cuore, il core ; scuòtere, toccar 1' animo ; traspor-
tare ; trapassare il cuore ; trovare la via, le vie del
cuore, dell'anima; vincere. - Elettrizzare, agitare,
scuotere o commuovere fortemente. - Imbombolare,
far intenerire fino alle lagrime. - Intenerire, com-
muovere dolcemente e disporre all'affetto. - Sollur
cherare, commuovere per effetto di tenerezza.
Commuòversi : agitarsi, conturbarsi, entrare in
susta ; fermentare ; intenerirsi ; perturbarsi ; ribol-
lire, riscuotersi, scuotersi; scaldarsi, smuoversi, tur-
barsi. - Andare in sollùchero, commuoversi per ef-
fetto di tenerezza. - Avere un tuffo nel sangue, fare
un tuffo il sangue, per violenta commozione. - Im-
bambolarsi, intenerirsi fino alle lagrime. - Intene-
rirsi, solliicherarsi, veggasi a tenerezza. - Scal-
darsi, animarsi, accalorarsi per forte sentimento,
per passione e simili.
Commosso : agitato da una sensazione, da un sen-
timento qualsiasi, cioè per dolore o per gioia ;
per amore, per ira, per odio; per efletto di
compassione, di pietà, di paura, di orrore,
di sospetto, di speranza, di meraviglia, di
entusiasmo, di f^de, ecc.; per impressione che
dà il bello, un'opera A' arte, un grande spetta-
colo e simili : commoto, mosso, sommosso ; alte--
rato, esagitato, intenerito, palpitante, tòcco. - Bai
zare il cuore, essere commossi. - Palpitare, essere
commosso ; ardere.
Commovente, che commuove, tocca il sentimento:
appassionato, commortivo, emozionante. - Lacrimo-
so, commovente, degno di lagrime, di pianto. - Sen-
sazionale, contiene l' idea della commozione come
quella dell'impressione, del colpo, della meraviglia,
non esclusa l'iperbole. - Toccante, per commovente,
è gallicismo {touchant).
Andar dritto all' animo, di parola o d' altro che
riesca commovente. - Essere commovente, facoltà di
commuovere.
Commozione, il commuoversi, i! sentimento vario
di chi si commuove : agitazione, commovimento;
emozione, empatia ; intenerimento ; passione, pul-
sazione (fìgur.); scommovimento, scommozione, scos-
sone ; sollucheramento ; stemperamento ; trabocco
di cuore ; turbamento. - Batticore, batticuore, tre-
macuore, commozione specialmente per paura-. -
Emozione, commozione specialmente leggiera, pas-
seggiera. - Stupore malinconico, per violenta emo-
zione.
A sensazione, modo più che comune, tradotto let-
teralmente dal francese: dicesi di dramma, di ro-
manzo, ecc., che sia d' effetto, che impressioni o
commuova lo spettatore o il lettore. - Emotività,
la facilità che taluno ha di commuoversi ; impres-
sionabilità, sensibilità. Contrario di apatia, di tw-
differenza. - Pateticume, abuso del patetico per
commuovere.
Comniutare, commutazione (commutàbile,
commutativo, commutamento). Il cambiare, il »wm.
tare, il permutare.
Commutatore. Veggasi Si corrente elettrica.
Commutazióne. Atto ed efl'etto del commu-
tare. - Angolo di commutazione, veggasi a sole e a
COMODAMENTE
COMPAGNIA
639
ten'a. - Diametro di commutazione, veggasi a di-
naino.
Comodamente. Tn modo comodo.
Comodare (comodato). P'ar comodo, tornar co-
modo. - Far jnacere.
Comodino. Mobile che si tiene vicino al letto,
appoggiato al muro, il (juale serve per tenervi la
boccia dell'acqua, il vaso da notte, la candela coi
fiammiferi, ecc. Suole avere la tavola di marmo, una
specie di armadietto a una sola imposta. - Casset-
tino, piccola cassetta che nei comodini è immedia-
tamente al disotto del piano e al disopra dello spor-
tello. - Piano, la parte superiore del comodino, sia
questa di marmo o di legno, sulla quale si posa la
bottiglia dell'acqua, il lume, ecc.
Comodino. Di persona che si adatta a tutto e
della quale per lo più si abusa. - Prestanome, veg-
gasi a nome.
Comodità. Agio, comodo, condizione accon-
cia; occasione favorevole. - Qualità di ciò che è
comodo. - Opportunità.
Còmodo. Sostantivo maschile : tutto quanto può
soddisfare alle necessità, ad un bisogno della vita
0 di soddisfacimento al senso, ai sensi ; acconcezza,
agiamento, agiatezza, agio, comodezza, comodità,
confortàbile (neol.^. - Anche, destro, opportunità.
- Contr.. incomodità, incòmodo^ disagio, imba-
razzo.
Comfort (voce inglese), il complesso delle agia-
tezze informate non tanto al fasto e al bello quanto
alla pratica e all'uso, e sopratutto all'igiene, traendo
profitto di ogni progresso meccanico e scientifico. -
Còmodo (aggettivo), ciò che ha o presenta co
modità ; è agevole, opportuno, convenevole, uti-
le : agiato, confortevole. - Accomodare, tornar bene.
essere comodo. - Acconciami, venire, tornare in ac-
concio. - Esser l'accomoda, di chi fa sempre il co-
modo degli altri. - Essere nella sua beva, essere nel
suo elemento, comodo. - Fare buon giuoco, pigliarsi
i propri comodi in certe circostanze. - Preparare il
letto a uno, fare i comodi di lui. - Star comodo, a-
vere comodità, stare ad agio, sentirsi a giuoco. -
Stare poccioso, con tutti i propri agi. - Stare sbra-
cato, di chi, per sua comodità o per meglio respi-
rare, 0 per sentir meno caldo, sta con i calzoni sbot-
tonati alla cintura, e tanto o quanto aperti sul di-
nanzi : onde gli antichi dissero far vita sbracata,
per vivere con tutti i comodi. - ìrovare, trovarsi il
letto rifatto, trovare te comodità pronte.
Comodamente, con comodità: accomodatamente;
agiatamente ; a bell'agio, a buon agio, a grandissimo
agio ; acconciamente, con tutti i comodi ; a pam-
pana ; a panciolle ; a cui pari ; con tutto agio.
Comodone, persona che vuole e si procura tutti i
comodi, sa fare i propri comodi: agiatino, amante
delle proprie comodità ; bellandare ; comondone,
comodista ; cor contento ; divoto di sant'Agio ; Don
Agiati, Don Pacifico, Donna Placida ; Giuseppe Tad-
deo; messer Bellandare; Sant'Agio; sèr Accomoda,
sèr Agio di Val di Riposo; Signore de' suoi como-
di ; Veneranda.
Proverbi, modi di dire : chi va a cavallo da gio-
vane va a piedi da vecchio. - Qui la roba si trova
più a tiro : più comoda a prendere. - Sarebbe l'asso,
ili cosa che farebbe comodo.
Còmodo (commodo). Il cesso, la latrina.
Comodóne. Detta a còmodo.
Compadrone. Veggasi a padrone.
Compaesano. Dello stesso paese ; conterra-
neo, concittadino (veggasi a cittadino), terraz-
zano.
Compaginare (compaginato). Modo di congiun-
gere, di unire.
Compàgine. Concatenamento, complesso, in-
sieme di cose, unione.
Compagna, Femminile di compagno.
Compagnévole. Sociabile, affabile; che sta
volontieri in compagnia.
Compagnia. Insieme, adunanza, gruppo di
persone, raccolte per conversare o per altro. -
Anche, congregazione, confraternita, e il luogo
dove essa si aduna. - Comunanza di interessati nel
commercio o in altri affari : compagnia di assi-
curazione, ecc. - Riparto di milizia, unita di
combattimento. - Gruppo di commedianti (veggasi
a còmico), di ginnasti, di saltatori, d'altre persone
che danno pubblico spettacolo.
Assemblea, di più persone (soci, ecc.), per discu-
tere.- ^ssociastowe, riunione di persone in società
per uno scopo politico, professionale, ecc. - Banda,
compagnia di malandrini, malfattori; unione di
ladri 0 di simile gente trista: associazione di mal-
fattori , brigatacela , masnada , orda , smammata.
Anche, compagnia di suonatori di istrumenli a fiato.
- Baraonda, brigata di gente allegra e chiassosa. -
Brigata, una certa quantità di persone riunite in-
sieme, specialmente a fine di divertirsi: brancata,
cafila, camerata, carovana, caterva, chiappo, comitiva,
coorte, corona, corteggio, corteo; drappello eletto;
falange, fiotto, frotta; gabbiata, gregge, gruppo;
legione; manata, manipolo, mano, mazzo, mucchio;
partita, popolo; pugno d'uomini; ridda; schiera,
sembraglia; torma, verzicola.
Carovana, qualunque grossa compagnia di persone,
d'animali e di cose. - Combibbia, brigata di persone
che si adunano per bere. - Combriccola, società o
riunione di gente per malo scopo. - Combutta, bri-
gata di più persone, senza ordine e senza distin-
zione di grado o di classi. Anche, confusione. -
Comitiva, brigata ; anche, gente che accompagna,
fa corteo, seguito. - Congregazione, confraternita,
compagnia di religiosi. - Coro , compagnia di
cantori.
Gesangrevein, voce tedesca che significa compa-
gnia 0 società corale. - Lega, unione di due o più
persone, spesso a fine non buono. - Orchestra,
compagnia di suonatori da teatro e in teatro. - Radu-
nata, unione di più persone per qualche fine. - Ruga,
in bolognese, vale bruco e anche compagnia di pei'sone.
- Sodalizio, compagnia di persone raccolte insieme
per un fine spirituale, a scopo di beneficenza, di
mutuo soccorso e simili. - Squadra, quantità de-
terminata di gente non militare, quando fa qualche
fatica a servizio dell'esercito.
Associarsi, riunirsi in società, formare un' as-
sociazione.
Compagnia. L'accompagnare, lo stare insieme :
consorteria, consorzio; conversaraento , conversa-
zione (v. a.) ; frequentazione, frequenza. - Corteo,
compagnia, codazzo di persone. - Entourage (frane),
compagnia, clientela, seguito di un dato personag-
gio. - Scorta, chi scorge, guida, accompagna. - //
terzo incomodo : di persona che entra non gradita
tra altri due o più.
Sociabile, compagnevole, sociale, socievole, che
ama la compagnia; e socievolezza, socialità, l'essere
socievole.
Andare in compagnia, accompagnare. - Aver
sempre alle costole uno, non levarselo di torno, non
640
COMPAGNO — COMPASSIONE
uscir di torno. - Essere della lega, della combric-
cola. - Essere, entrar nel branco (spreg.), essere della
compagnia. - Far compagnia, essere, stare in com-
pagnia d'alcuno ; stare intorno ; stare insieme ; te-
ner compagnia. - Imbrancarsi, mettersi nel branco,
unirsi alia comitiva: per lo più, entrare in cattiva
compagnia. - Impancarsi, sedersi a panca, unirsi in
compagnia. - Prendere nel branco, accogliere alcuno
nella comitiva, accoglierlo nella propria casta, ecc.
- Star sempre cucito a uno, non escirgli mai di
torno.
In compagnia. — Modo avverbiale : accompa-
gnato da....; con la compagnia di... - Meco, nosco,
seco, teco, vosco, con me, con noi, con sé, con te,
con voi, ecc. - Seco lui, seco loro, con esso lui, con
essi loro, ecc. - Ira amici, in compagnia di amici,
insieme ad amici, ecc.
Proverbi e locuzioni. — Chi ha compagnia ha
signoria. - Chi molto pratica molto impara. - Chi
va a letto co' cani, si leva con le pulci, e chi vive
tra lupi impara a urlare (di cattiva compagnia). -
Compagnia d' uno, compagnia di ninno ; compagnia
di due, compagnia di Dio; compagnia di tre, com-
pagnia di re; compagnia di quattro, compagnia da
matto. - Due bene, tre meglio, quattro male, cinque
peggio. - Con la farina non si fa pane • Poca bri-
gata, vita beata. - Uno e nessuno è tutt'uno.
Ci par attaccato colla pece: di persona o cosa
che non si stacca da un'altra. - Ttitti i pievani me-
nano un chierico, scusandoci, scherzosam., dell'avere
persone con noi quand'andiamo in casa d'altri.
Compagno. Chi accompagna alcuno, special-
mente in viaggio; chi è in compagnia d'alcuno.
Collega d'ufficio o di qualche istituto, ecc. -
Dicesi di marito rispetto alla moglie, - Secondo
grado nella massoneria. - Titolo che si danno
fra loro i socialisti. - Femmin., compagna, compa-
gnessa. - Il compagno è quasi sempre un amico
0 persona che prova piacere della nostra compagnia
o ne ha interesse.
Accòlito, detto talvolta per compagno, seguace. -
Camerata, propriamente, compagno nell'abitare
e nel mangiare. Anche, compagno di studio, di
divertimento, ecc. - Collaboraù)re, compagno di
lavoro: cooperatore. - Commensale, compagno di
mensa: convitato. - Commilitone, compagno di mi-
lizia: camerata, compagno d'armi. - Compagnone,
chi sta volontieri in compagnia, e la cerca per darsi
buontempo. - Complice ^ compagno in un delitto.
• Condiscepolo, compagno di scuola. - Confratello,
compagno in una congregazione, in un ordine
religioso. - Consodale, consorte, lo stesso che com-
pagno. - Dama di compagnia, d'onore, la donna che
fa da compagna ad una regina, ad una principessa,
ad una signora d'alto grado. - Fidus Achates, nome
dato da Virgilio, nell'Eneide, ad Acate, fido compa-
gno di Enea. E ora si dice spesso, ironicam., per
indicare il compagno inseparabile di alcuno. - Fra-
tello d'armi, d'esilio, di ventura, chi è compagno in
queste vicende. - Lousttc, voce francese derivata dal
tedesco lustig, gaio, gioviale: compagno allegro;
buffone della compagnia. - Indivisibile, di chi non
si stacca mai dal compagno: ombra. - Padre com-
pagno (scherz.), accompagnatore di vizi, di crapule.
- Scudiero, antioamente, compagno subalterno del
cavaliere. - Sinefebi, compagni di gioventù. -
Socio, compagno di affare, di commercio, di
industria e simili. - Sodale, per compagno, specie
di studi o di intellettualità. - Vicino: dicesi per
compagno, casigliano, coinquilino, collega, confra-
tello, ecc.
Accompagnare, far da compagno, tener com-
pagnia. - Associare, associarsi, prendersi per com-
pagno, per socio.
Proverbi. - Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
- Duro con duro non fa buon muro. - Ogni simile
appetisce il suo simile. - Tal guaina tal coltello (i
compagni si somigliano).
Compagno. Ciò che è eguale; ciò che ha le
stesse qualità; ciò che è simile, in tutto o in
parte. - Accompagnare, mettere insieme o vicine due
cose simili o somiglianti. Contr. di scompagnare,
discompagnare.
Companàtico. La pietanza che si mangia col
pane.
Comparare {comparativo, comparato). Il para-
gonare e, anche, il mettersi a paragone.
Comparàtico. L'essere compare, padrino nel
battesimo.
Comparativo. Chi dimostra per paragonare.
- Termine di gratnmatica. - Veggasi a scienza.
Comparatore. Veggasi a misura.
Comparazióne. Confronto, paragone.
Compare. Il padrino nel battesimo; il pa-
dre del battezzato.
Comparire (comparso). Manifestarsi . arrivando
in alcun luogo : apparire, apparere ; affacciarsi,
mostrarsi, presentarsi, spuntare; ìatsì vedere in
bella mostra. - Venire alla luce, essere pubblicato,
divulgato: di giornale, di libro e simili. - Pre-
sentarsi in giudizio o dinanzi a qualche autorità.
- Dell'artista che si presenta al pubblico sulla sce-
na. - Far figura, comparire bene. - Venire in ballo,
comparire.
Compariscente, appariscente, che ha bella appa-
renza, heWaspetto. - Comparita, il comparire, il
mostrarsi, il presentarsi. E far comparita, far bella
mostra. - Comparizione, il comparire: appariinento,
apparizione; comparizione, comparimento; apparita,
comparita, comparsa.
Compariscente. Veggasi a comparire.
Comparita. Detto a comparire.
Comparizióne. Il comparire, il mostrar-
si, ecc.
Comparsa. L'atto del comparire, del mo-
strarsi, ecc. - Figurante di teatro. - Atto dine-
cusa 0 citazione a presentarsi in giudizio.
Compartecipare (compartecipante, comparte-
cipato). Il partecipare insieme.
Compartécipe. Detto a partecipare.
Compartimento, Scompartimento, divisione
di una superficie, di un mobile, di un carroz-
zone ferroviario, ecc.
Compartire (compartito). Il dividere in parti
uguali ; il distribuire egualmente. - Concedere
una grazia e simili.
Compassare (compassato). Misurare col conìr
passo.
Compassato. Veggasi ad esatto.
Compassionare (compassionato). Avere com-
passione.
Compassióne (compassionevole). Sentimento di
pietà verso gli altri ; dolore per la disgrazia, la
sventura, il male d'altri : commiseramento, com-
miserazione; compassionamento, compatimento. Con-
tr., insensibilità, indifferenza. - Arida, gretta,
meschina, la compassione che reca poco beneficio;
finta, non sincera ; pelosa, interessata, manifestata a
COMPATTEZZA
6il
scopo di egoismo ; profonda, forte, sentita ; tìan-
quilìa, misurala, senza esagerazione, ecc.
Compatimento, compassione e, insieme, indul-
genza. - Compianto, rimpianto, la compassione di-
chiarata. - Misericòrdia, l'aver compassione d'al-
tri nelle sue miserie e prestargli aiuto, soccorso.
- Rincrescimento, più che disjnacere e meno di
compassione. - Siìttpafia, letteralmente vale com-
passione ; ma pei moralisti significa tendenza alFet-
tuosa che una persona ha verso un'altra.
Eleo, dèa della conipassione.
Compassionare, avere, sentire compassione, riguar-
dare alcuno con un sentimento di pietà per mali
avvenutigli: commiserare, compatire, compiangere;
dispiacersi di alcuno; prenderne compassione; in-
crèscere, rincrescere ; provare compassione ; rim-
piangere ; tórre a misericordia. - Ardere, struggersi
di compassione, sentirla fortemente. - Essere com-
passionevole, pietoso, sensibile agli altrui mali, mise-
ricorde, misericordioso, avere compassione e dimo-
strarla. Contr , dpata, in differente, insensibile;
cuore duro. - Far la bocca pari, dimostrare rincresci-
mento.
Imbietolire, essere preso da compassione (anche
da amore) e darne segno esteriormente : intenerirsi,
avere tenerezza.
Compassionevole, di persona o cosa che desta com-
passione, move a compassione, è degna di compas-
sione: commiserabile, commiserevole, commovente;
infelice; lacrimevole, lagrimabile, lagrimevole; la-
mentabile, lamentoso ; miserando, miserevole ; pia-
gnevole ; pietoso ; rincrescevole. - Compatibile, che
merita compatimento. - Compianto, fatto oggetto di
compassione, di pietà : lacrimato, lagrimato, lamen-
tato, ecc. Contr., incompianto, ecc. - Essere una
passione : una pietà, una cosa penosa, che desta
compassione. - Far compassione a sassi, destare com-
passione vivissima.
Compassionevolmente, in modo compassionevole :
commiserabilmente, commiserevolmente, miserabil-
mente, miseramente.
Ahimé! esclamazione, quasi ironica, usata per
rimpiangere alcunché. Altre simili : Domine, aiu-
tami ; per amor di Dio ; per carità ! Dio degli dèi !
Apriti cielo ! ecc. - Una mano sulla coscienza, o
sul cuore!, se si tratta di compassione che uno
deve avere. - Povero diavolo!, comunemente, per
dimostrare compassione d'uno, disgraziato.
Compasso. Istrumento geometrieo che serve a
descrivere un circolo, a misurare una linea e ad
altri usi: sesta, sesto. Può essere ^sso, ad occhio,
a vite Usato anche in medicina per misurare le
parti esterne o interne del bacino, del capo, la
circonferenza del torace, ecc. - Acale, nella mito-
logia, nipote di Dedalo, inventore del compasso e
della sega.
Balaustro, balaustrino, specie di piccolo compasso
che serve per tracciare i piccoli cerchi. L'apertura
delle due aste, o gambe del compasso, è data dallo
sforzo di una molla regolata da una vite. - Com-
passo afemétrico, istrumento per misurare il senso
tattile: veggasi a tatto.
Compasso a fermo o a punto, quello la cui apertura
è tenuta ferma per mezzo di un arco metallico, il
quale, saldato a una delle gambe, entra e scorre
alquanto a forza nella grossezza dell'altra. - Com-
passo a grossezza o compasso sferico, quello le cui
punte sono voltate indentro e serve a misurare il
diametro delle palle e altre grossezze. - Compasso
a molla : è di ferro e tutto d'un pezzo, cioè senza
nocella in cima, dove il ferro, allargandosi, si assot-
tiglia ed è rivolto a foggia delle molle da cami-
netto : le gambe, che per forza della molla tende-
rebbero ad aprirsi da sé, sono tenute a segno con
vite e galletto. - Compasso a mutazioni, quello in
cui la parte inferiore di una delle due gambe è
amovibile, per potervi sostituire altri pezzi della
stessa lunghezza, ma di varia forma, come matita, ti-
ralinee, stellette, ecc. - Compasso a punte semplici:
strumento geometrico, consistente in due braccia di
acciaio di lunghezza eguale terminate a punta e gi-
ranti a cerniera intorno a un a.'^se comuiie.
Compasso azinmttale, specie di bussola usata per
trovare l'azimut di un astro. - Contpasso da ellissi:
strumento geometrico che serve a descrivere cir-
coli. - Compasso da tre punte, quello con tre gambe
riunite, in cima, da una sola nocella e da potersi
aprire e adattarsi con ciascuna delle loro punte ai
tre vertici di un triangolo qualunque, o a tre punti
di altra figura poligona. - Compasso di proporzione,
specie di compasso le cui aste o gambe sono rap-
presentate da due lamine rettangolari d'ottone, su
cui sono segnate linee o numeri - Compasso di ri-
duzione: è un compasso ad uso di ricopiar figure e
farle minori o maggiori, ma proporzionali. E' fog-
giato ad X.
Compasso geometrico (detto anche di propor-
zione 0 militare), inventato da Galileo, fondato
sulle proprietà dei triangoli simili e usato per ri-
solvere i problemi di matematica nìilitare. - Coin-
jmsso in asta: è una stecca in forma di riga, di me-
tallo 0 anche di legno, con due corte punte di
ferro perpendicolari ad essa e quindi parallele.
Una è ferma verso l'estremità della stecca, l'altra
scorrevole su di essa per frega mento, mediante una
stalTa. - Compasso ricurvo, quello le cui parti sono
ricurve, cioè voltate in fuori, in senso opposto, e
serve a misurare internamente i vani di tubo, vasi
0 simili.
Aste, 0 gambe, le due parti principali del com-
passo. - Nocella, la parte superiore, in cui sono
riunite e mastiettate le due gambe del compasso. -
l'unte, le parti inferiori, acuminate, delle aste. -
Rotella, piccola ruota dentata, dei diametro di cinque a
dieci millim., formata da una sottile, ma rigida foglia
metallica, la quale si unisce ad una gamba del
compasso e serve a segnare, sulla carta, le linee
punteggiate. - Tagliacerchio, una delle aste del com-
passo, e precisamente quella che gira a segnare la
circonferenza, mentre l'altra sta appuntata e fissa
al centro.
Compassare, misurare col compasso.
Compatibile. Che può stare insieme con al-
tra cosa ; che si può accoppiare, conciliare : ac-
coppiabile, compassibile, conciliabile. - Compati-
bilità, l'essere compatibile; la possibilità di unire
0 esercitare due o più cariche, tra loro diverse,
nella stessa persona. - Compatibilmente, per quanto
la cosa è compatibile: conciliabilmente. - Incompa-
tibile, che non si può compatire.
Compatibilità. L'essere compatibile.
Compatimento. Detto a conijìassione.
Compatire {compatimento). Avere comjìassio-
ne. Anche, sopportare. - Farsi compatire, far
cosa che meriti biasimo.
Compatri otta, compatriota. Della stessa
patria; anche, dello stesso paese.
Compatrono. Chi è patrono con altri.
Compattezza, compatto. Veggasi a sodo
Premoli.
Vocabolario Nomenclatore.
41
642
COMPENDIARE — COMPETENZA
Compendiare {compendiato). Ridurre in com-
pendio; rendere breve.
Oonipendiàrio. Detto a compendio.
Compendio. Lo scritto o il discorso ridotto
in breve: abbreviamento, abbreviatura; frane, a-
bregé; breviario; catechismo; concisione; elisire,
epitome, estratto; prontuario, prospetto; rassunto,
riassunto, riduzione, riepilogo, ristretto; scorcio
espositivo, sinossi, sintesi, sommario, sostanza, spec-
chietto, spoglio, stratto, succinto, sunto; transunto.
Compendiario, compendioso, detto o fatto in com-
pendio: breve, ristretto; conciso, succinto. Compen-
diario dicesi anche l'autore di un compendio. -
Compendiatore, chi compendia: abbreviatore, accoz-
zatore, brachigrafo, compendiario. - Compendiosita,
l'essere compendioso.
Apergu (frane), spiegazione abbreviata, compen-
diata. - Appendix de Diis, compendio di mitologia
che si aggiunge a certe opere classiche. - Argomento,
espressione compendiosa di ciò che è contenuto in
un capitolo. - Euchiridion, libro manuale, porta-
tile. - Leggenda, lista e spiegazione compendiosa dei
segni e delle abbreviazioni d'una carta, ecc. - Ma-
nuale, trattato sommario e portatile. - Monogramma,
lettere intrecciate o avvicinate per figurare il nome
o i nomi d'una persona: la sua cifra. - Précis
(frane), prontuario, racconto o descrizione in com-
pendio.
Quadro sinottico, rappresentazione grafica o si-
mile, di numeri o nozioni compendiosamente e-
spressi e disposti in modo che si possano osser-
vare, per dir cosi, con un' occhiata : diagramma,
prospetto, specchietto, specchio ; sinopsi, tabella,
tavola dia, grammatica; tavola sinottica.
Résumé (frane), sunto, compendio. - Ricapi-
tolazione, riassunto di un discorso, ecc., per lo
più nel venire alla conclusione. - Semeiograjia, veg-
gasi ad iscrizione. - Sintonia, brevità di espres
sione. - Sumniario, breve ristretto ; compendio degli
argomenti principali trattati, nelle parti, nei capitoli
d'un'opera, tipograficamente disposto col capoverso
in fuori e le righe seguenti in dentro (composizione
a cappello). - Stenografia, modo abbrevviato,
compendioso, di scrittura. - Syllabus o sillabo,
voce latina, derivata dal greco, che vale indice, com-
pendio. - Transunto, estratto di un discorso, di una
scrittura.
Compendiare (compendiato), fare un compendio:
restringere, stringere, riassumere, detto di scritto,
di discorso e simili: abbreviare, accorciare, co-
stringere; epitomare; raccogliere in breve, raccor-
ciare, rassumere; recare a brevità, in picciol volu-
me; ridurre in compendio, in guscio; riepilogare,
fare un riepilogo; scorciare, smidollare un libro
(cavarne, trarne il meglio) ; transuntare.
Compendiosamente, in compendio, per compendio
in breve, in brevità, con brevità: abbreviatamente,
alla succinta, alle molte poche, a mo' di riassunto;
asciuttamente; comprensivamente, co icisamente; in
brevi parole, in quattro e qualtr'otto ; serratamente,
sinteticamente; sommariamente, sommatamente, stret-
tamente; succintamente, sugosamente.
Compendioso. Veggasi a compendio.
Compenetrare (compenetrato ; compenetrazio-
ne). Investire, attraversare un corpo, una mate-
ria; modo di penetrare.
Compenetrazione. Detto a penetrare.
Compensàbile. Detto a compenso.
Compensare, compensazione (compensalo,
Dare com,peniiO, contraccambio, retribuzione e si-
mili per un servizio ricevuto o per un obbliga
assunto.
Compensare (compensato). Agguagliare, pareg-
giare, rendere pari, rendere eguale una cosa ad
un' altra. - Anche, supplirne il difetto; ripa-
rare, risarcire un danno; corrispondere al male
col bene. - Ammendare, espiare un fallo, - Di
peso, contrabbilanciare, contrappesare.
Compensarsi (compensato). Prendersi il ricam-
bio di un favore. - Rivalersi di una perdita, di
un danno.
Compensativo. Detto a compenso.
Compensatore. Parte del cronometro. -
Compensatore magnetico, ciascuno dei pezzi di ferro
aggiunti alla bussola marina per eliminare l' in-
fluenza nociva delle masse di ferro esterno.
Compensazione. Compensazione, compenso;
retribuzione, ricompensa; contraccambio di /o-
vore e simili - Processo vitale per cui vengono
riparate nell'organismo le alterazioni morbose. -
Modificazione introdotta n^Worologio. - Modo di
estinguere nn' obbligazione. - Stanza di comperi/-
sazione, veggasi a Banca, pag. 24o. prima colonna.
Compenso. Ciò che serve a compensare, cioè
a dare o a fare alcunché in retribuzione di \m
servigio ricevuto: compensagione, compensamento,
corrispettivo; frutto, gratificazione, guiderdo-
ne; mercede; meritamento, merito, misura; paga,
pagamento, xtremio; prezzo; provvedimento,
recognizione, retribuimento , retribuzione, rimu-
nerazione, risarcimento, ristorazione, soZaWo; tem-
peramento. - Figur., quel che si fa per compensare
un'azione commessa; la cosa che può stare a riscon-
tro con un'altra che si voglia compensare : contrap-
peso, equivalenza; riscatto.
Competenza, compenso dovuto all'avvocato o ad
altro professionista, a persone di alcuni uffici o
servizi pubblici, ecc. -Fiche de considaiion (frane), per
risarcimento, compenso a qualche danno sofferto.
- Gratificazione, premio che si dà in ricompensa di
alcuna fatica straordinaria. - Indtnnitd, rimborso;
compenso di denaro. - mconipensa, contrac-
cambio, compenso dato a un beneficio, a un far
vore ricevuto.
Compensare, dare compenso, contraccambio per
un servizio reso: contraccambiare; gratificare; gui-
derdonare, provvedere; rendere, retribuire, restau-
rare; rimeritare; rimunerare; sciogliere un obbligo;
sdebitarsi.
Compensativo, atto o diretto a compensare: rimu-
nerativo, rimuneratorio; remunerante, rimunerante.
Compenso. L'ipertrofia di tutto o di una parte
del cuore.
Compera. Atto del comperare o comprare, e
la cosa comperata, comprata: compra. - Compei'a,
un tempo, a Genova, si chiamava cosi ogni azione
inscritta alla Ranca.
Comperare f compera). Lo stesso che com,-'
prare.
Competente. Chi ha competenza.
Competenza. Voce di vario significato : atto-
ili competenza ; capacità di pronunziarsi, di giur-
dicare in una determinata cosa o in più cose. -
Autorevolezza, cognizione, intelligenza, intendi-
mento; sapere, per cui si è in grado di trattare,
in qualunque modo, una data questione, questo o
3ueir affare, ecc. Quindi competenza in materia
'arte, di critica, di lavoro, di letteratura, di
scienza, ecc. - Giurisdizione, cerchia di auto-
rità. - Di casa, di lite, di affare (terni, legale)^
COMPKTENZA — COMPLESSIONE
643
pertinenza di essi alla giurisdizione di un dato
giudice o tribunale.
Competente, chi o che è competente di cono-
scere e giudicare ; chi si intende di checcliessia
ed è quindi in grado di dar norma in proposito :
abile; conoscitore, consumato (in un'arte e simili);
intelligente, intendente, intenditore, buon intendi-
tore ; maestro; profondo, protomaestro ; sciente ;
versato, versatissimo, in una determinata cosa. An-
che, convenevole, adatto, conforme al dovere ;
proporzionato, opportuno - Competente dicesi pure
chi ha legittima giurisdizione o autorità sopra
una data causa, un dato affare: di giudice o di
tribunale.
Competentemente, da competente, in modo com-
petente, con competenza. Anche, convenientemente.
Competere, spettare l'autorità di un giudizio e si-
mili; di causa, di lite, spettare alla giurisdizione
di un dato giudice o tribunale.
Competenza. La gara nel chiedere dignità
© altro. - Atto del competere, del gareggiare.
Competenza. Quanto si compete a uno, spe-
cialmente di compensi ad avvocati, a gente d'uffi-
cio e simili. - Il complesso di tutte quelle cose,
viveri e denaro, che si devono ai militari secondo
i regolamenti e lo stato loro.
Competere {competente, competitore, competi-
trice). Entrare, mettersi in concorso, in contra-
sto, in disputa, in gara, in lotta, in questio-
ne, in lite. E competitore, competitrice, chi si mette
in tali condizioni. - Veggasi a competenza.
Oampetìtore {competitrice). Concorrente, ga-
reggiante, emulo, rirafe.
Compiacente. Chi volontieri, spontaneamente,
si presta a rendere favore, a fare /servigio ad
altri e simili ; chi facilmente asseconda la volon-
tà, il desiderio d' altri ; chi di buon grado fa
l'altrui piacere : compiacevole ; condiscendente,
cortese, gentile, piaceroso, servizievole.
Compiacènza. Diletto, piacere che si prova
in alcuna cosa, massime di una buona azione. -
Il desiderio di compiacere, di essere compiacente
verso altri. - Soddisfazione intima per cosa che
appaghi i nostri desideri. - Bontà, degnazione, cor-
tesia. - Contr., scompiacenza, scortesia.
Simbolo della compiacenza, il far di pesco.
Compiacére {compiacimento, compiaciuto). Es-
sere compiacente; fare cosa grata, favore o ser-
vigio ad altri ; fare la volontà d'altri. E compia-
cersi il prendere gusto, piacere d'una cosa o in
una cosa; avere intima so lìdis fazione, essere
contento, rallegrarsi d' alcuna cosa. - Degnarsi.
avere degnazione. - Compiacimento, il compiacere
e il compiacersi. - Contr., scompiacere, dispia
cere; scompiacersi, sdegnare.
Compiacimento. Detto a compiacere.
Compiànsrere {compianto). Compassionare, a-
vere compassione; esprimere il proprio dolore
per il male o la sventura altrui.
Compianto. Condoglianza, espressione di do-
iore. - Rimpianto, 2>taw^o 0 lamenro fatto da più
persone insieme.
Compicciare (compicciato). Riuscire, conclude-
re, in un'arte, in un lavoro.
Compiejrare {compiegalo). Fare un piego : ac-
cludere, allegare, includere; mettere dentro, pei
lo più una carta, una lettera in un'altra e simili.
Compiere, compire {compimento, compiuto,
compito). Condurre a fine, finire. - Dar corso ad
un affare, ad un incarico. - Mandare ad effetto.
- Sbrigare una t'accenda. - Adempiere ad un do-
vere. - Soddisfare un desiderio. - D'un periodo
di tempo, terminare, venire a line.
Compieta. I/ultiraa delle ore canoniche (veg-
gasi a ora).
Compilare {compilato, compilatore, compilazio-
ne). Comporre, formulare, stendere uno scritto;
comporre, scrivere un'opera letteraria e simili ;
estendere, stendere una relazione; redigere un gior-
nale. - Compilatore, compilatrice, chi compila, chi
scrive: raccoltore, raccoglitore; accozzatore, redat-
tore. - In tribunale, il giudice estensore della senten-
za. - Compilazione, il compilare e la cosa compilata:
accozzamento, accozzo; compilamento, compilatura;
redazione. - Stesura, il distendere uno scritto.
Compimento. Il compiere, il compire; fine.
Compire (compiuto). Lo stesso che compier e,
terminare, finire.
Compitare {compitato, compitazione). Maniera
di leggere.
Compitezza. Urbanità, creanza.
Compito. Dicesi di dpei'a, di lavoro assegnato
ad altri o a sé stesso, determinatamente. - Attribu-
zione; funzione, impresa, incarico; cura, man-
sione, ministero, missione; ufficio. - Lavoro di
scuola: pedantescamente, elaborato. - Anche, in
significato di dovere, che da noi si assuma o qual-
cuno ci conferisca.
Compito. Urbano: che ha creanza, belle ma-
niere.
Compiutamente. In modo completo.
Compiuto. Finito; completo.
Compleanno. Il giorno, nel quale uno compie
gli anni: anniversario.
Complementare. Di o da completamento; che
completa, rende completo. - Complementari, due
angoli la cui somma é uguale a un angolo retto.
- Due colori dello spettro solare, che, sovrapposti,
danno il bianco.
Complemento. Parte aggiunta (veggasi ad ag-
giungere, aggiunta) che serve a formare un tutto
completo. - Ciò che manca ad un tutto, afTmchè
sia intero.
Complessionare {complessionato). Detto a com-
2ilessione.
Complessióne. Abito (termine medico), dispo-
sizione del nostro corpo; modo in cui un animale
appare costituito; disposizione del suo corpo, sua
condizione fìsica: abito di corpo; composizione,
compressione (voce antiquata); costituzione, costitu-
zione fisica; costruzione; idiocrasi (costituzione pro-
pria di ciascun individuo), idiocrasia, idiotropia
(voci greche); natura; organizzazione; sanguinila;
temperamento. - Di complessione, l'uomo o l'animale
è sano o malato; debole o forte; gracile, de-
licato, oppure resistente, robusto; in buone o in
cattive condizioni generali di salute. - Complèsso,
di grossa e robusta complessione. - Complessionare
{complessionato), dare o formare la propria comples-
sione. - Dare una complessione, costituire, confor-
mare, formare, naturare; imbozzimare, impastare.
Abito, costituzione fisica di un organismo o sua
disposizione a contrarre questa o quella malattia,
piuttosto che altre: quindi, specie di malattia latente
che modifica la costituzione del corpo. Così: abito
scrofoloso, tisico, apoplettico, ecc. - Aspetto, cospet-
to, conspetto, aria, presenza, l'apparenza della per-
sona; l'esteriorità della complessione. - Corpora-
tura, tutto il complesso del corpo per riguardo
piuttosto al volume: alta, grande, grossa, grassa,.
644
COMPLESSIVAMENTE — COMPONENTE
piccola, ecc. - Diàtesi, la costituzione, la disposizione
j/itirna del corpo, variante da persona a persona,
tanto in islato di salute che di malattia. Si chiamò
cosi, anticamente, un modo particolare di sanità o
di malattia. - Fisico, l'esteriore di una persona, la
f];iura, la complessione, il temperamento. - Stì'ultura:
riguarda la forma e la compagine delle membra e
la lorza loro. - Statura, la corporatura. - Valetudine,
complessione, temperamento.
complessivamente. In complesso,' in tutto.
Complessivo. Del complesso, che riguarda
il complesso, non i particolari (venerasi a parti-
colare)
Complèsso. Aggregato, unione, insieme di più
ogijetti, di più cose dello stesso genere; ciò che
risulta dall'/oiioMe delle parti componenti un tut-
to, 0, anche, di varie cose messe armonicamente
insieme: campàgine, corpo; fascio, massa, pienezza;
popolo; Sintesi; universale, universalità. - Agget-
tivam., composto di più parti collegate fra loro.
Complessivamente, in complesso, nel complesso;
in tutto e per tutto, tutto compreso; collettivamente,
comprensivamante; cumulativamente; in fascio, in-
sieme; tarahara, tarabaralla; traugioli e barugioli.
Complessivo, del complesso, che riguarda il com-
plesso: generale, sommario, totale, universale.
Complèsso. Detto talvolta per complessione.
Completamente. In modo completo.
Completamento. Il completare, far comple-
to, • Compimento, fine.
Completare (completato). Rendere completo.
Complèto. Aggiunto di ciò a cui nulla manca
nella qualità, nella misura, ecc.: assoluto; compito,
compiuto; di, tutto punto; finito; indeficiente; inte-
gro, intero; pieno, pienissimo, plenario; totale,
totalissimo, totalità. Contr., deficiente, incompleto,
mancante, manchevole ( veggasi ^.mancare), monco.
- Complementare, di o da completamento; che comple-
ta : completivo, completorio ; suppletivo, suppletorio.'
- Complemento, quanto si aggiunge ad una cosa per
completarla. • Avere, avere avuto tutti i sacramenti;
non ci manca nn ette, una virgola, modi di dire per
indicare cosa completa. - Calzato e vestito, dicesi di
cosa che ha tutte le sue parti compiute.
• Completare (completato), compire, aggiungere
ad alcunché quel tanto che occorre e basta per ren-
derlo intero e perfetto: colmare; dare il pieno; inte-
grare; portare a compimento, al compito; ricolmare;
riempire, ristorare, ritondare. - Servire come di si-
gillo in ceralacca, di ciò che completa in tutto e
per tutto. - Dove andò la nave, vada il brigantino:
si faccia cosa completa.
Completamento, il completare: compimento, com-
pitezza, cowii^iewcwfo, completazione ; fine, fini-
mento; riempimento; rifinimento; supplemento, sup-
plimento (v. a.)
Completamente, in modo completo: affatto, com-
piutamente, del tutto; integralmente, interamente,
interissimamente, totalmente, ecc.: per molte altre
voci e locuzioni varie, veggasi a tutto.
Complicare {complicato). Rendere complicato,
intricato ciò che è o dovrebbe essere semplice;
rendere difficile ciò che è o dovrebbe essere fa-
cile; intrigare, imbrogliare: creare intrigo, im-
invoglio: imbrigare, impigliare, intorbidare. - Com-
plicato, imbrogliato ; anche, molteplice. - Compli-
cazione, il complicare ; ammassamento di più cose
insieme; difficoltà, impaccio, impedimento, in-
gombro, intralciamento; intreccio. Figur., consu-
macervello, diavoleria, quinta ruota del carro, rom-
picapo.
Complicazione. Ammassamento di più cose
insieme. - Il sopraggiungere di una lesione, di
un'affezione o di una malattia nel corso di una
infermità già dichiarata. Anche, il coesistere di ma-
lattie 0 affezioni diverse, o di sintomi non dipen-
denti dalla stessa malattia.
Complice. Chi è a parte, con altri, nell'esecu-
zione di qualche atto malvagio, cattivo, disone-
sto ; chi partecipa alla perpetrazione di un de-
litto ; acconsenziente ; compagno di delitto^, com-
pare, connivente, consapevole ; correo ; manuten-
golo; partecipatore, partecipe, partigiano; socio
nel delitto. - Complicità, qualità di chi è complice:
correità, partecipazione. - Connivenza, tacito con-
senso a opera non buona, a cosa disonesta.
Essere complice: essere a parte, essere coinvolto;
prestar favore, prestar mano; reggere la mula; te-
nere il piede, mentre altri scortica; tenere il sac-
co, tenere la scala, tener mano. - Rendere complice,
far partecipare; trascinare alcuno in una cattiva
azione : intingere.
Complicità. L'essere complice.
Coniplimentare {complimentato'). Detto a co»n--
plimento.
Complimento. Atto, parola, frase, discorso
che si fa in segno di ossequio o per cortesia,
per urbanità: avvenevolaggine ; cerimonia ; felicita-
zione, fregagione (figur.), graziosita ; mottuzzo, o-
maggio, rispetto; salamelecche, salunalecchi. I com-
plimenti possono essere sinceri o ricercati, affettali
(veggasi ad affettazione), melali, sdilinquiti; gra-
ziosi, gentili, calorosi, sviscerali, oppure sgarbati,
freddi, rudi; spontanei o stentati, maligni, maliziosi,
pieni di sottintesi; schietti o ironici, sarcastici; seti
0 leziosi, esagerati, ecc. - Agrodolci, i compli-
menti che si ifanno contro voglia, o con intenzione
di beffare. - Interessati, i complimenti fatti allo
scopo di trarne profitto. - Ufficiali, i complimenti
che si fanno per dovere, per ufficio, per conve-
nienza.
Complimentare, far complimenti o atti di osse-
quio : far cerimonie (veggasi a ceriìnonia), fare i
convenevoli, tare salamelecchi ; dire un mondo, un
monte di cose belle, graziose, gentili. - Felicitare,
rallegrarsi, complimentosamente, di alcunché con
altri. - Ripetere, dar risposta a! complimento. - Stare
sui convenevoli, amare molto i complimenti, le ce-
rimonie. Troncare, tagliar corto con i complimenti.
- Non faccia tante storie: a chi si perde in com-
plimenti.
Complimentario, chi è incaricato dei complimenti,
delle accoglienze, ecc., in una festa o simili. - Compli-
mentoso, pieno di complimenti, che fa molte ceri-
monie : cerimonioso, officioso, ossequioso. - Atti
complimentosi sono talvolta la carezza, il bacio,
il saluto, V augurio e simili. Così anche la
smorfia e le moine, il lezio. • Complimentosa-
mente, con complimenti, a mo' di complimento :
cerimoniosamente, cerimonievolmente, cirimoniosa-
mente. Figur., profumatamente.
Complimentoso. Detto a complimento,
Compllre (compiilo). Metter conto, essere u-
tile.
Complotto. Voce d'uso per combriccola, co-
spirazione, congiura, intrigo, trama.
Complùvio. Parte della casa romana.
Componente. Veggasi ad elemento.
COMPONICCHIARE
645
Oomponicchlaro {componicchiato). Comporre,
scrivere poco, a stento, alla carlona.
Oomponiineiito. Ogni sorta di poesia o di
prosa d'invenzione, o di musica; composizione,
scritto; creazione di un'opera d'arte ; lavoro di
insigne artista ; lavoro di pittura, ~ Elucubra-
zione, componimento accurato.
Comporre (composto). Porre insieme, mesco-
lare varie cose, per farne una. - Mettere insieme,
formare. - Assettare, accomodare. - Aggiu-
stare, conciliare, riferito a differenza, a con-
trasto, a lite. - Convenire, restar à^accordo, -
Lavoro del compositore di tipografia. - Compo-
nente, che serve a comporre. - Composto, formato
dall'unione di più cose, di più parti, di più di un
eletnento; non setnplice.
Comporre {composto). Lo scrivere, il dise-
gnare, ossia fare il disegno, un disegno, inven-
tando : riferito a lavori letterari, musicali, arti-
stici.
Comportabile. Veggasi a tollerare.
Comportare {comportato). Soffrire, sopportare,
tollerare.
Comportarsi {comportato). Modo di procedere:
condotta, contegno. <■
Comporto. Tolleranza del creditore verso il
debitore, - Lasso di tempo che si concede.
Composito. Il quinto ordine di architet-
tura.
Compositoio. Arnese adoperato dal composi-
tore di tipografia.
Compositore. Nell'uso, l'autore di un'opera
in musica: contrappuntista. - L'operaio che, nella
tipografia, compone gli scritti da stamparsi,
mettendo insieme, lettera per lettera, le parole :
compositore tipografo, combinatore. E compositoio
l'arnese col quale egli compone le linee, ad una ad
'ina, con la dovuta aggiustatezza.
Composizione. L'atto o il modo del com,-
porre, e la cosa stessa composta, sia musica,
poesia, prosa (componimento) e, anche, il dise-
gno di una pittura. - Patto, accordo di pagamento
'veggasi a pagare) - Aggiustamento di una lite.
di una contesa: accordo, concordia.
Composizióne. Il comporre, ossia il mesco-
lare insieme cose varie, sicché ne formino un'altra:
mescolamento, mescolanza, mescuglio, miscuglio,
mistura; amalgama, combinazione, commistura, com-
posta, composto ; confezione, preparato, prepara-
zione.
Composizióne (composto). Y. Mescolaiiza,
Letteratura, Musica, Pittura, Stamperia.
Composta. La conserva di frutta.
Compostamente. Detto a contegno e a
/razia.
Compostezza. La grazia del contegno. - La
:iio(lestia d'abito e di costumi.
Composto. Ciò che risulta dal coìnporre o
lai mescolare. - Termine di chimica. - Riferito
■i persona: chi é modesto nell'abito, nel costume,
nel contegno.
Comprare (comprato, compratore). Acquistare a
prezzo; far propria una cosa mediante denaro:
accattare, comperare, tar compera, far compra; far
levata, fare spesa, incettare ; investire denaro in
checchessia; pigliare, provvedere, spendere (fì-
gur., corrompere). Si compera nella bottega, sul
mercato, ecc; e nel comprare, come nel ven-
dere, si esplica l'azione del commercio.
Comprare a calo, col patto di pagare soltanto al
parte che si consuma e rendere il rimanente. - A
comodo, a respiro, a tempo, a condizione di pagare
più tardi ; a contanti, a pronti, a pronti contanti, a
quattrini sonanti, col denaro alla mano ; a credenza,
a debito, non pagando, senza pagare; all'asta, al-
l'incanto, dove si vende &ÌVasta ; a peso, fissando
il prezzo a norma del peso ; a peso d'oro, pagando
caro ; co' piedi, a larghi patti (non comune) ; di
prima o di seconda mano, direttamente o indiretta-
mente; di scarriera, per iscarriera, fuori dal traf-
fico comune; di sottomano, indirettamente; anche,
di nascosto, furtivamente ; in blocco, molta roba
insieme; tutta una data quantità di roba; anche
senza conteggiare particolarmente il prezzo delle
merci; m buona fede, senza sospettare inganno,
frode; in erba, prima che i frutti siano maturi; la
gatta in sacco, a occhi chiusi ; per un pezzo di
pane, per un sacco d'ossa, più che a buon mercato,
per pochissimo prezzo; comprare vile, a basso
prezzo. - Entrare in digrosso, ingrossarsi, comprare
all'ingrosso. - Far come i cam bai-boni che portano
i denari in bocca, comprare e pagare a contanti. -
Mettere i denari in terra, in bestiame, ecc., com-
prare terra, bestiame, ecc. - Pagare una cosa a uno,
comprargliela. - Ricomprare, comprare un'altra volta
la roba simile : riscattare, redimere, affrancare.
Accaparrare, fissare la compra di una cosa, dando
0 ricevendo caparra. • Far tutt' un baragozzo,
tutto un accordo, comprando cose di \ario genere.
- Incettare, comprare in blocco, per rivendere a
maggior prezzo : fare incetta.
Prezzolare, assoldare qualcuno a malvagio fine. -
Profferire, fare un'offerta di prezzo, per comprare:
esibire. - Ricedere, cedere di quello che abbiamo
comprato. - Sfiorare, di cose di prezzo, averne,
comprarne il meglio, il fiore. - Stimare a compra
e vendita, per il prezzo che deve avere una cosa a
comprarla o a venderla. - Stiracchiare il quattrino:
fare a tira tira sui prezzi fino alla minima diffe-
renza. - Vantaggiare alcuno, risparmiargli nel com-
prare e avanzargli nel vendere.
Compra, comprato, compratore. — Compra, ac-
quisto, di checchessia, per un determinato prezzo ;
acquisizione, accattatura; compera, comperamento :
compramento; incetta, levata, tòlta. - Buona, cat-
tiva spesa, di compera vantaggiosa o no. - Provvi-
sione, acquisto o raccolta di quanto serve ad un
bisogno. - Ricompra, il ricomprare, l'atto e il di-
ritto.
Comprato : comperato, acquistato con denaro : ac-
quisitizio ; per sincope, compro. - Venale, che si com-
pra e si vende. - Esser lana delle proprie pecore, di
roba comprata con i propri denari.
Compratore, chi compra : acquirente, acquisitore,
acquistante ; levatore ; rilevatario. - Cliente, com-
pratore abituale in una bottega e simili. - Monopo-
lizzatore, chi compra tutto per avere il monopo-
lio, ossia essere padrone del mercato in un luogo,
del commercio in un paese - Ojferente, chi si pre-
senta come compratore. - Presentarsi come comprar
tore: affacciarsi (all'asfa, alla vendita, ecc.); offrir
di comprare; esibire un prezzo per l'acquisto.
Voci varie — Proverbi. — Il giusto, nelle com-
pre e vendite, quel che una cosa costa, quel che deve
essere pagata. - Redenzione, riscatto, ricompra. - Re-
dibizione, azione intentata dal compratore contro il
venditore di mala fede per costringerlo a ripren-
dersi la cosa venduta. E redibitorio, che dà luogo
alla redibizione. - Redimibilità, astr. di redimibile,
cioè condizione della cosa che si può riscattare. -
6^6
COMPRENDERE — COMUNE
Retratto, la facoltà accordata ad una persona di
farsi surrogare al compratore, rimborsando a que-
sti il prezzo e le altre spese di compera. - Riscatto,
il riscattare. - Taglia, prezzo del riscatto.
Pro\ erbì : A chi compera non bastano cent occhi,
e a chi vende ne basta uno. - Chi compera a minuto
pasce i figliuoli degli altri e affama i suoi. - Chi
eompra a tempo {a credenza) vende nove per altri
e un per sé.
Comprèndere (comprensibile, comprensivo, com-
fìresoj. Afferrare con V intelletto, abbracciare con
a mente; capire, conoscere, intendere. -
Comprendimento, facoltà, potenza del comprendere;
comprensione. Contr., incomprensibile, incon-
cepibile, che è come avvolto nel mistero. -
Comprendonio (voce fam.;, comprendimento, intel-
letto. - Comprensibile, che si può comprendere. -
Comprensione, atto e anche potenza del comprende-
re. - Comprensiva, intelletto, intelligenza. - Com-
preso, inteso, capito. - Contr., incompreso, non in-
teso, non capito.
Comprèndere ( comprensibile , comprensione ,
comprensivo, compreso). Sinonimo di racchiudere,
contenere, circondare, spesso riferito a cose
immateriali: abbracciare, chiudere; coinvòlgere;
implicare; inchiudere, includere, inconcludere;
involgere, involvere. - Comprensione, il comprende-
re : inchiusione, inclusione ; inclusiva. - Implica-
zione, veggasi a implicare. - Comprensivamente, in
modo comprensivo, inclusivamente. - Comprensivo,
atto a comprendere, a contenere : inclusivo. - Com-
preso, incluso ; complicato. - Raggrupparsi, riepilo-
garsi, stare, trovarsi, essere compreso in alcunché.
Comprensibile. Detto a comprèndere.
Comprensióne. Di parola, l'estensione del
suo significato.
Comprensiva, comprensivo. Veggasi a com,-
prendere.
Comprensore. Dicesi dello spirito che fruisce
della visione di Dio.
Comprèso. Quanto si comprende in un dato
spizio, in un circuito, in un giro. - Chi sente in-
tensamente un affetto, è pieno di pensiero, ha
preoccupato 1 animo.
(Comprèssa. Pezzetta di pannolino, di tela di
lino 0 di canape usata in chirurgia (pag. 55), per
comprimere qualche parte del corpo : è morbida,
pieghevole, senza bordi e rattoppi, di varia forma
e grandezza, piegata a più doppi, destinata a co-
prire e contenere quella parte di medicazione che
è ad immediato contatto con la superficie ammalata,
a riempire qualche vuoto, o ad esercitare partico
lare compressione sopra qualche parte del corpo.
Si hanno compresse bucherellate, a due o tre capi,
a croce di Malta, a fionda, graduata, rotonda od or
bicolare, ecc.
Compressione. Il comprimere, il prèm,ere. ■
Termine di chirurgia e di patologia.
Comprèsso. Veggasi a premere.
Compressore. Nome generico di moltissimi
apparecchi usati in chirurgia.
Comprimario. Detto a cantante.
Comprimente. Atto a comprimere, a prè
mere.
Comprimere (compresso). Pigiare da ogni parte.
prèmere. - Figur., raffrenare, frenare, tenere in
freno.
Comprlmitore. Detto a premere.
Compro Comprato : veggasi a comprare.
Compromésso. Veggasi a contratto.
Comprométtere {compromettente, compromesso)
Rimettere ad altri la decisione di una lite o di una
differenza. - Impegnare la parola per un contrat-
to. - Mettere in pericolo, a rischio.
Compromettersi (compromesso). Mettersi, e-
sporsi a rischio, in pericolo. - Scoprire, far co-
noscere il proprio giuoco, scoprirsi, smascherarsi.
- Destare sospetto su cosa che si vorrebbe nascon-
dere.
Compromissàrio. Veggasi a lite.
Comproprietà. La proprietà, il possesso,
insieme con altri.
Comproprietario. Proprietario con altri; aven-
te proprietà con altri.
Comprovare (comprova, comprovato, compro-
vazioni). Provare, dar prova; confermare col con-
corso di molte prove.
ComproT azione. Detto a prova.
Compulsare (compulsato). Forzare altri a com-
parire in giudizio. - Studiare, constdtare carte,
documenti, ecc.
Compùngere (compunto). Affliggere, dar do-
lore ; dare compunzione. - Compunto, che ha com-
punzione
'Compunzione. Afflizione d'animo, con penr-
timento del proprio errore, della propria colpa.
Computare f computabile, computato). Calcola-
re, contare - Annoverare, mettere in nòvero, in
conto.
Computazióne. Computo, conto.
Computista. Detto, a contàbile.
Computisteria. Vegsasi a contabilità.
Computo. Detto a calcolo e a conto.
Comunale. Del Comune, municipale. - Con-
sueto, ordinario, sòlito.
Comunanza. Vavere checchessia in comune
con altri o con tutti. - Ciò che é di noi o in noi,
come di altri o in altri : quindi, comunanza di idee,
di sentimenti, di affetti, ecc. - Eguaglianza di qua-
lità. - Universalità dei cittadini, società civile ;
accomunanza, comunione, comunità; collettività. -
Accomunare, mettere in comune.
Comunardo. Chi appartenne al governo della
Comune, in Francia; chi ne fu o ne è partigiano.
Comune (agg.). Che appartiene a tutti, a molti,
ai più; che ha qualità generali; che si ha insie-
ìne con altri (beni, qualità, ecc.). Contrario di spe-
ciale, di particolare ; quindi generale, uni-
versale, indiviso ; anche, ordinariOf nell' uso
dei più ; volgare. - Sanale, francesismo per vol-
gare, triviale, nel senso anche di usuale e di co-
mune. - Solidale, solidario, comune a parecchi, cia-
scuno essendo obbligato per il tutto. - Usuale, di
abitudine comune.
Accomunamento, atto di rendere comune ad altri
una cosa propria : accomunazione. - Associazio-
ne, unione di persone aventi interessi comuni. -
Cenobita, chi fa vita in comune. - Comunismo, co-
munità, veggasi a queste voci. - Falanstero, veggasi
a socialismo. - Stato di conventualitd , detto a
convento.
Accomunare, far comune ad altri, rendere co-
mune: comunare, comunicare; far comunione, met-
tere in comunione ; raccomunare, recare in comu-
ne ; generalizzare. - Cooperare, operare in comune,
mettersi in cooperazione. - Generalizzare, ren-
dere generale. - Socializzare, neol. che vaie rendere
sociale, cioè di proprietà comune (veggasi a socia-
lismo).
Comune. Termine storico, nome generico dei
647
piccoli Stati italiani che erano liberi o avevano un
libero reggimento amministrativo, ancorché dipen-
dessero politicamente da un altro Stato o da un
principe. Ora, il complesso di tutti i cittadini di
una stessa città; aggregato di famiglie che, per ne-
cessita materiali, si dovettero stabilmente circoscri-
vere in un determinato territorio, creando un solo
complesso di uomini, di cose e di interessi; divi-
sione amministrativa del regno d'Italia e d'altri
Stati. Può essere Comune, ossia avere una propria
amministrazione, tanto una città (pianto un borgo
e un villaggio. - Comunale, o municipale, che ap-
partiene al Comune, che dipende dal Comune; che
non è di proprietà privata. - Quindi, palazzo co-
munale, scuola comunale, medico comunale, ecc. -
Rappresfentanza comunale : la Giunta, che esercita
potere esecutivo, e il Consìglio comunale, che rap-
presenta il potere deliberativo o legislativo.
Comune urbano, di città; rurale, ài campagna;
murato, cinto da mura. - Comune chiuso: per assi-
curare la riscossione dei dazi e dei sopradazi le Am-
ministrazioni municipali provvedono alla chiusura
materiale o simbolica del territorio comunale. - Co-
muni contermini, quelli che sono confinanti e pos-
sono essere uniti, qualora i Consigli comunali ne
facciano domanda. - Ente-Comune, che ha persona-
lità giuridica, vale a dire ha una capacità giuri-
dica, sebbene limitata dalle leggi. - Municipio, o
comunità (poco usato), il Comune considerato come
corpo morale amministrativo; l'autorità che lo reg-
ge ; il luogo stesso ove hanno sede l'autorità me-
desima e gli uffici.
Capoluogo, il Comune nel quale siede l'ufficio di
più comuni contermini che provvedono consorzial-
mente a tutte le spese obbligatorie e ai vari ser-
vizi. - Capoluogo della provincia, il Comune dove
siede il Consiglio provinciale. - Circoscrizione, la
linea di confine di ciascun Comune: (la determi-
nazione 0 mutazione di essa é fatta a termini di
legge): confine. - Corpi Santi: zona intorno alla
città a cui s' estendeva la giurisdizione del ve-
scovo. - Frazioni del comune, nuclei naturali
di popolazione sorti in una data zona del ter-
ritorio comunale, che, per distanza, posizione topo-
grafica 0 altra circostanza, costituisce un' indivi-
dualità diversa da quella del Comune a cui è aggre-
gata, rappresentando interessi distinti e per sé stessi
importanti.
Abitanti, il complesso della popolazione, di co-
loro che abitano (veggasi ad abitare), hanno di-
mora, per lo più stabile: nel Comune, vi sono con-
tribuenti, elettori (veggasi ad elettore e a citta-
dino), ecc. E amministrati si chiamano gli abitanti,
in confronto all'autorità che regge Vamniinistra-
zione, ossia il governo del Comune.
Rami principali dell'amministrazione comunale.
Aziende municipalizzate, o municipalizzazione,
complesso di quei servizi ad economia che esegui-
sce direttamente li Comune per mezzo de'suoi im-
piegati, operai, facchini e altri inservienti. - Be-
neficensa: rappresenta e comprende gli obblighi,
de\oluii al Comune, di provvedere al servìzio sa-
nitario per i poveri; inoltre, l'obbligo morale di
soccorrere le miserie private e di intervenire a sol-
lievo delle calamità pubbliche. - Dazio, vigilanza
sull'introduzione nel Comune di certe derrate, di
certe merci, per sottoporle a tassa. - Edilizia,
quanto riguarda le costruzioni che si fanno nel (co-
mune, la condizione delle vie, delle strade e simili.
Fiere e mercati, mezzi per 1' esercizio del com-
mercio : il Comune delibera e provvede, sia per
crearli come per sopprimerli, cambiarne sede o
epoca, ecc.: veggasi a mercato.
Illuminazione : il (lomune. per ragioni d'or-
dine pubblico, provvede all'illuminazione e deter-
mina il tempo in cui debbono restare accesi i fa-
nali notturni. - Inumazione dei cadaveri, il servizio
mortuario, ossia il trasporto dei cadaveri al cimi-
tero : servizio delle pompe funebri.- Istituzioni a
prò della generalità degli abitanti, tutte quelle,
tranne le Òpere pie, destinate a vantaggio degli abi-
tanti e che il (Comune ha qualità e azione per rap-
presentare nell'interesse pubblico. - Istruzione pub-
blica (veggasi a istruzione), quella elementare,
che, in Italia, è a carico dei Comuni.
Ijxvori pubbUci, tutti quelli che si riferiscono al-
l'edilizia, alla conduttura delle acque, hUsl fogna-
tura, agli impianti per l'illuminazione, ecc. - Leva
militare, complesso delle operazioni devolute al Co-
mune per la leva, la chiamata dei giovani al ser-
vizio militare.
Operazioni elettorali, complesso dei lavori che ser-
vono a preparare ed effettuare un'elezione, ammi-
nistrativa 0 politica. Quindi, inscrizione degli aventi
diritto all'elettorato e formazione delle relative li-
ste o moli elettorali; convocazione dei comtst (veg-
gasi a comizio), mediante chiamata degli elettori
e invio a ciascuno di essi della relativa scheda; pre-
disposizione dei locali opportuni per la votazio-
ne, ecc.
Polizia locale, vigilanza dell'ordine pubblico lo-
cale demandata al sindaco, quale ufficiale del go-
verno, sotto la direzione delle autorità superiori. -
Polizia urbana, provvedimenti d'interesse pubblico
che abbracciano tutta la vita cittadina ; vigilare sulla
sicurezza delle fabbriche, regolare il corso delle
vetture e dei carri, dare disposizioni per lo sgombro
delle nevi, dar norme suH' esercizio dei mestieri
di piazza, sulle manifatture incomode, sulla ven-
dita dei commestibili, imporre le mete o calmieri
sulla vendita al minuto, ecc.
Riscossioìie dei tributi : questi sono riscossi per
opera dall' esattore comunale, il quale gode delle
prerogative che spettano agli enti creditori. - Ser-
vizio sanitario, esecuzione di provvedimenti a tu-
tela deWigiene e della salute pubblica e cioè : vi-
gilanza sanitaria e cura dei poveri; vigilanza igienica
degli uffici, dei laboratori, delle scuole; distribuzione
gratuita di disinfettanti ; provvedimenti perché si
abbiano cimiteri e acqua potabile ; somministra-
zione gratuita di chinino in luoghi malarici ; ali-
mentazione curativa dei pellagrosi, ecc. - Servizi
pubblici, quello sanitario, l'illuminazione, la pulizia
delle piazze, delle vie, delle strade, il rifornimento
d'acqua potabile, il servizio delle tramvie e delle
vetture pubbliche, ecc. - Stato Civile, istituzione
mediante la quale si constatano e si registrano le
nascite, i matrimoni e le morti che avvengono nel
territorio comunale.
Beni, proventi, ecc., del Comune — Spese.
Acque comunali, quelle che sgorgano in terreni di
proprietà del Comune o quelle delle quali il Comune
648
COMUNE
ha acquistata la proprietà per convenzione o
per qualunque altro titolo. L' uso di queste acque
può essere ripartito fra i comunisti dietro paga-
mento di una tassa e sotto speciali condizioni. -
Acque pubbliche, quelle appartenenti al dominio
dello Stato ; su esse i sindaci sono chiamati ad
esercitare un'attiva e permanente sorveglianza per la
difesa delle sponde, delle strade e dei ponti che
attraversano un fiume o un torrente, e per la tutela
del corpo delle acque stesse.
Beni comunali, quelli che costituiscono il pa-
trimonio e il demanio comunale. - Demanio comu-
nale, proprietà comunale che non dà alcun reddito
0 rendita, perchè goduta dai cittadini collettiva-
mente in uso pubhiico, come : i giardini, le strade,
le piazze, le vie, i monumenti, ecc. - Palì'imonio
comunale, quanto coslituisce la proprietà del Co-
mune ed è suscettibile di reddito o rendita.
Diritti e piivative comunali, quelli che si conver-
tono in tributi, in tasse. - Diritto di pascolo, godi-
mento in natura concesso dai Comuni ai propri co-
munisti dietro pagamento di una tassa stabilita se-
condo la specie del bestiame e la durata del pa-
scolo.
Entrate comunali: sono i redditi patrimoniali,
r accquisto di crediti, le imposte e le tasse, i con-
tributi dello Stato o di altri enti, i redditi delle
aziende municipalizzate, i lasciti, i doni, ecc. - Im-
poste comunali, le tasse. - Pedaggio, tassa che si
paga passando da un luogo; disposizione restrittiva
della libertà di circolazione a cui ricorrono i Co-
muni per compensare le spese di sistemazione di
strade o di costruzione di ponti, quando mancano
loro i mezzi necessari. - Plateatico, diritto di af-
fitto pei banchi che i Municipi, specialmente nelle
grandi città, fanno costruire nei mercati e nei ven-
ditori pubblici. - Privilegi fiscali dei Comuni, pre-
rogative che spettano agli enti creditori, vale a dire
procedura privilegiata, ossia più spedita di quella
ordinaria.
Sovrimposta fondiaria, facoltà ai Comuni di so-
vrimporre centesimi addizionali sull'imposta che lo
Stato applica alla proprietà immobiliare rustica e a
quella urbana, cioè ai fabbricati. - Staderatico, di-
ritto di peso pubblico e misura pubblica dei ce-
reali e del vino, vale a dire corrispettivo per il
servizio che il (Comune rende ai suoi amministrati,
a sirura garanzia delle loro contrattazioni.
Tassa, o tributo, nome generico di ogni grava-
me fiscale che il Comune impone a' suoi ammini-
strati. Sono moltissime, e si hanno, specialmente
nelle grandi città, le diverse tosse sulle insegne, sulle
imposte, ecc. - Tassa d'esercizio e rivendita: con questa
i Comuni colpiscono l'esercizio di una professione,
d'un'arte, d'un commercio e d'un'industria e la vendita
di qualunque merce. - Tassa di famiglia o focatico:
colpisce la fortuna di chi ha in Comune il domi-
cilio civile 0 l'abituale dimora, sulla base del red-
dito netto che la famiglia realizza, sia nel luogo di
residenza, che in altri Comuni. - Tassa di licenza,
quella con la quale si vuol colpire le cosi dette li-
cenze d'esercizio che rilascia la Questura, d'accordo
con la Giunta, ai caffè, alle osterie, agli alberghi,
agli stabilimenti sanitari, alle agenzie di colloca-
mento e a tutti gli altri esercizi soggetti alla vi-
rilanza speciale della P. S. - Tassa sull'occupazione
di spazi ed aree pubbliche : il suolo pubblico può
essere occupato dietro concessione del Comune, il
ouale esige una tassa proporzionale all' estensione
dell'area occupata e all'importanza della posizione.
Tassa sulle aree fabbricabili, quella che colpisce l'au-
mento di valore dei terreni (plusvalore) ordinariamente
generato -dalle forti richieste di compera per l'ap-
petibilità che man mano vanno acquistando i ter-
reni stessi, quando nelle adiacenze si provvedono
servizi pubblici : ferrovie, strade, gas, luce elettrica,
tramvie, fognatura, acqua potabile, ecc. - Tassa sul
valore locativo : colpisce, in forma proporzionale o
progressiva, chi tiene a propria disposizione in Co-
mune una casa o un appartamento fornito di mo-
bili.
Spese. — Si distinguono in facoltative e obbliga-
torie. Spese facoltative: quando i mezzi lo consen-
tono, i Comuni possono deliberare spese che propria-
mente non sono comprese nelle obbligatorie, sem-
prechè esse rivestano il carattere di vera utilità
pubblica. - Spese obbligatorie, pei Comuni, sono quelle
per l'ufficio e l'archivio comunale ; per gli stipendi
del segretario e degli altri impiegati ed agenti ; per
il servizio delle riscossioni e dei pagamenti delle
imposte dovute dal Comune; per il servizio sanitario
dei medici-chirurghi, delle levatrici a beneficio esclu-
sivo dei poveri, in quanto non sia provvisto da
istituzioni particolari, e per altri servizi di sanità;
per la conservazione del patrimonio comunale e per
l'adempimento degli obblighi relativi; per il pagamento
dei debiti esigibili ; per la sistemazione e manutenzio-
ne delle strade comunali come per la difesa del-
l'abitato contro i fiumi, i torrenti e per le altre opere
pubbliche, in conformità delle leggi, delle conven-
zioni e delle consuetudini, per la costruzione eli man-
tenimento dei porti, dei fari, peraltro opere marittime;
per il mantenimento e restauro degli edilìzi ed ac-
quedotti comunali, delle vie interne e delle piazze
pubbliche, là dove le leggi, i regolamenti e le con-
suetudini non provvedono diversamente ; per i ci-
miteri ; per l' istruzione elementare dei due sessi ;
per l'illuminazione, dove sia stabilita; per i regi-
stri dello Stato Civile ; per l'associazione alla rac-
colta ufficiale degli atti del Governo ; per la festa
nazionale ; per le elezioni ; per le quote di concorso
alle spese consorziali ; per il carcere mandamentale
e per la custodia dei detenuti ; per la polizia lo-
cale e, generalmente, per tutte quelle spese che sono
poste a carico dei Comuni da speciali disposizioni le-
gislative.
Magistrati, funzionari, impiegati del Comune.
Primo magistrato d' ogni Comune, il sindaco,
che è a capo della Giunta e del Consiglio Comu-
nale. In caso di assenza o di impedimento del sin-
daco 0 dell' assessore espressamente delegato, sup-
plisce, di regola, l'assessore anziano o il più anziano
dei consiglieri in mancanza di assessori titolari o
supplenti. - Ufficiale dello Stato Civile, qualifica con
la quale il sindaco, o chi per esso, riceve le di-
chiarazioni di acquisto o perdita di cittadinanza, i
decreti di naturalità, le dichiarazioni di domicilio,
le pubblicazioni di matrimonio ; provvede a ri-
lasciare le copie 0 gli estratti degli atti relativi ;
informa il pretore nel caso muoia persona che la-
scia superstiti figli minorenni, ecc.
Giunta Comunale, o Municipale, il corpo degli as-
sessori, con a capo il sindaco : amministra, go-
verna il Comune ; viene eletta dal Consiglio ( omu-
nale nel proprio seno, a maggioranza di voti, e si
compone d'un numero vario di membri, secondo la
maggiore o minore popolazione. La nomina della
649
Giunta deve esser fatta dal Consiglio Comunale in
sessione ordinaria d' autunno o anche prima. -
Assessore, chi fa parte della Giunta municipale e
talvolta, per delej^azione o per anzianità, disimpe-
gna funzioni da sindaco: attende ad un ramo com
pleto dell' amministrazione comunale, e si chiama
assessore elfettivo. • Assessore anziano, quello, fra gli
assessori eifettivi, che ha riportato maggiori voti,
oppure quello che trovasi da più lungo tempo in
carica : rappresenta il sindaco, quando assente.
- Assessore delegato, facente funzione di sindaco. -
Assessore supplente, quello che coadiuva o sostitui-
sce l'assessore elfettivo.
Consiglio Comunale {municipalità), il consesso dei
consiglieri, eletti dal popolo : pure composto di un
vario numero di meiid)ri secondo la popolazione,
rappresenta ed esercita il potere legislativo del Co-
mune, riunendosi in sessione ordinaria due volte
all'anno (primavera e autunno), talvolta in sessione
straordinaria ; nomina diverse Commissioni ; deli-
bera, in prima istanza, sui ricorsi contro le opera-
zioni elettorali; esamina il bilancio del Comune e
quello delle istituzioni che gli appartengono; deli-
bera intorno a tutti gli atti amministrativi previsti
dalla legge, proposti dalla Giunta o da qualche Con-
sigliere, ecc., relativi all'istruzione, all'igiene
pubblica, al servizio sanitario, a tutti i servizi pub-
blici, nonché sui regolamenti, sulle istituzioni che
appartengono al Comune, e via via. - Consigliere,
merahro del Consiglio comunale : detto anche padre
coscritto, mentre i Romani come patres conscripti
designavano i senatori.
Commissario regio, ufficiale del Governo al quale
vengono affidate, in via straordinaria, le funzioni
ctie la legge conferisce al sindaco e alla Giunta. In
casi d'urgenza, assume anche i poteri del Consiglio
comunale, ma non può vincolare il relativo bilan-
cio per un tempo superiore a un anno. - Commis-
sione, nome generico di vari gruppi di persone, per
lo più nominate dal Consiglio comunale, le quali
contribuiscono in vario modo alle funzioni ammi-
nistrative. Tali la Commissione per la revisione del
bilancio, quella per la revisione delle liste elettorali,
quella per gli accertamenti delle tasse, ecc.
Segretario comunale, chi è responsabile di ogni
incombenza che debba essere eseguita dagli uffici
comunali : egli, insieme col sindaco, è responsale
del regolare andamento amministrativo; provvede
a conservare titoli, atti, carte o scritture di spet-
tanza del Comune. - Comandante, nome di alcuni
funzionari preposti a corpi municipali. Così: il co-
mandante dei pompieri; il comandante delle guardie
civiche 0 dei vigili, ecc. - Economo, ufficiale del Co-
mune, agente responsabile '•he provvede alle pic-
cole spese dell'amministrazione. - Esattore comunale
0 consorziale, agente di riscossione nominato dal
Comune o dal consorzio di più Comuni. - Ispet-
tore, carica e qualifica di più d' un funzionario,
che invigila ed esercita un ufficio di controllo e
di esame su diversi rami di servizio. - Magazzi-
niere, altro agente responsabile, il quale tiene in
custodia le cose mobili appartenenti al Comune. -
Tesoriere, chi ha in custodia il tesoro, la cassa del
LiOmune: camarlingo. - iewa^rice, stipendiata per
il servizio sanitario. - Maestro [maestra), chi in-
degna nelle scuole elementari del Comune. - Me-
dico, ufficiale sanitario. - Ufficiale sanitario, chi
sovrintende all'ufficio comunale d'igiene che esiste
nei maggiori Comuni. - Veterinario, ufficiale sa-
nitario che attende al pubblico macello e alla cura
del bestiame.
Agenti responsabili, categoria di funzionari che
rispondono in proprio dei danni che possono deri-
vare al Comune per colpi, per negligenza, per in-
dugio frapposto nel richiedere i provvedimenti ne-
cessari a bcongiurarli, per mancata cura nelle spe-
dizioni, nel maneggio di valori, nelle tenute delle
scritture, nel ricevimento dei depositi, ecc. Sono
considerati tali i tesorieri, i cassieri, gli ispettori,
gli economi, i magazzinieri, i ricevitori di diritti
pecuniarii, ecc. - Coriii organizzati : sono quelli
nei quali esiste organizzazione militare, cioè un
ordinamento rigidamente gerarcliico, con vincolo
di dipendenza e di disciplina stabilito da norme
regolamentari. Tali i pompieri, le guardie muni-
cipali, daziarie, forestali, campestri, ecc., semprechè
riuniti in un certo numero di persone.
Impiegati, nome generico (veggasi ad imjnegato)
delle persone che fanno un lavoro qualsiasi negli
uffici comunali. - Milizie comunali, i soldati in con-
gedo illimitato, a qualunque categoria appartengano,
costituiscono la milizia comuna'e. In qualunque
contingenza essi possono essere chiamati a prestare
servizio militare nel territorio del proprio Comune
per ventiquattro ore, non più - Salariati, categoria alla
quale appartengono tutti coloro che prestano opera
manuale, e tali s'intendono le guardie daziarie, le
guardie municipali, eccetto il loro capo, le guardie
campestri, i pompieri, il pedone postale, il custode
del cimitero, il custode delle scuole, i messi comu-
nali, gli uscieri, il portiere, i necrofori, i becchini e
quanti, per la natura delle loro prestazioni, si chia-
mano anche inservienti o servienti comunali. - Corpe
di musica, la banda, detta comunale o munici-
pale. - Donzello, nome proprio dell'usciere muni-
cipale. - Necrofori, corpo di agenti delegati al tra-
sporto della salma al cimitero. - Pompieri, gli a-
genti organizzati per l'estinzione degli incendii :
veggasi a pompiere. • Vigili, le guardie munici-
pali 0 di città.
Atti, provvedimenti, ecc.
Amministrazione, complesso delle funzioni
con le quali si regge, si governa un Comune ;
r ente stesso all' uopo, ossia la « municipalità >.
Vanno finanziario o di esercizio, dell' amministra-
zione comunale incomincia col 1." gennaio e ter-
mina col 3i dicembre dell' anno stesso. Materia
dell'esercizio finanziario è la contabilità del bilancio
e quella del patrimonio comunale. ■ Appalto, con-
ferimento, per concorso, di un servizio, di un la-
voro, dell'esazione dei tributi e simili. - Bilancio
del Comune, il programma finanziario che il po-
tere legislativo del Comune, ossia il Consiglio, im-
pone at potere esecutivo, cioè alla Giunta Munici-
pale presieduta dal sindaco per l'anno ed esercizio
finanziario 1." gennaio-31 dicembre: veggasi a bi-
lancio.
Calmiere (dal greco calos, rettamente, acconcia-
mente, e merizo, io distribuisco), usato nel medio
evo e conservato ai di nostri, è l'autorità che ha
il Comune di fissare i prezzi per la vendita al mi-
nuto del pane, della carne, ecc. - Catasto, ope-
razione relativa ai beni del Comune; anche il re-
gistro e l'ufficio relativi. - Contabilità del Comune, lo
specchio, l'immagine dell'opera amministra trice liqui-
da necessaria, propria del Comune. - Conto di hi-
650
lancio: é compilato dal tesoriere, dà i risultati dell'e-
sercizio e dimostra le entrate e le spese proprie del-
l'anno, i residui provenienti dall' esercizio prece-
dente a scarico della gestione contabile dell'eser-
cizio in corso ; infine, stabilisce il fondo di cassa
e i residui attivi e passivi da esso derivanti da
riportarsi poi nel nuovo esercizio. - Conto comu-
nale, il rendiconto dell' amministrazione dell' anno
precedente che su rapporto dei revisori il Consiglio
Comunale esamina e approva nella sessione di pri-
mavera d'ogni anno: lo si distingue in coìito morale,
0 amministrativo, in conto di bilancio, o del te-
soriere, e in conto patrimoniale, ■ Conto morale o am-
ministrativo, l'annuale esposizione riassuntiva me-
diante la quale il potere esecutivo, ossia la Giunta
Comunale, dimostra di avere dato esecuzione al
programma finanziario che le fu imposto. - Conto
patrimoniale: compilato e firmato dalla Giunta, di-
mostra le variazioni avvenute in confronto dell'ul-
timo bilancio, nonché la consistenza del patrimo-
nio in fine dell'esercizio. - Conto del tesoriere: dà
i risultati dell'esercizio di bilancio e dimostra l'en-
trata e la spesa proprie dell'anno, i residui prove-
nienti dall'esercizio precedente a scarico della ge-
stione contabile dell'esercizio in corso ; stabilisce
il fondo di cassa e i residui attivi e passivi da
esso derivanti e riportati poi nel nuovo eser-
cizio.
Contratti (veggasi a contratto), atti coi quali il
Comune stabilisce impegni con terzi : sono, in mas-
sima, deliberati dal Consiglio Comunale ; spetta alla
Giunta Municipale di determinarne la condizione e
conchiuderli. All'uopo, si preparano i capitolati di
oneri, le stime, le perizie, i disegni, le scritture e
tutto ciò che occorre per definire le convenzioni
nell'interesse dell'azienda comunale. I contratti sono
resi esecutori dal prefetto o dal soltoprefelto, i quali
invigilano se sono state osservate tutte le forme
prescritte. - Contravvenzione, Atto col quale si
stabiliscono le infrazioni ai regolamenti, sottopo-
nendole al pagamento di ammenda, di multa, di
tassa. - Contributo, concorso, volontario od obbli-
gatorio, dei Comuni nelle spese e nelle opere pub-
bliche.
Incanto, asta indetta dall'Amministrazione co-
munale. - Prestito, debito che i Comuni possono
incontrare per estinzione di altri debiti più one-
rosi, per la costruzione, ampliamento e il ristauro
degli edifici per l'istruzione elementare; per la co-
struzione di linee ferroviarie e di complemento,
per le opere di bonificazione, per la esecuzione di
opere di risanamento, per la pubblica igiene, e le
acque potabili, per assumere direttamente qualche
servizio pubblico, ecc.- Pubblicazioni: gli avvisi
del Comune vanno affissi in luoghi pubblici, nelle
sale municipali e nell' a/6o pretorio. Valgono come
notificazione a domicilio, quando la persona inte-
ressata risulta irreperibile. - Pubblicazioni di ma-
trimonio, veggasi a matrìTnonio.
Ratifica, discussione e riconoscimento degli atti
compiuti dalla Giunta, in via d'urgenza, da parte
del Consiglio Comunale. - Referendum: la rappre-
sentazione cittadina, non volendo assumere una de-
terminata responsabilità o dubbiosa nell' interpre-
tare il proprio mandato in affari di maggior mo-
mento, invita il popolo a referendum. Questo, come
obbligatorio, è entrato nella nostra legislazione
soltanto per la municipalizzazione dei pubblici ser-
vizi. Però se ne videro anche altri esempi per li-
bera iniziativa dei Municipii, per essere illuminati
dal voto popolare prima di deliberare in merito a
qualche speciale interesse cittadino. - Regolamenti,
gli ordinamenti che disciplinano l'ececuzione d'una
legge, l'andamento di un servizio, come l'igiene, l'e-
dilizia, ecc.: veggasi a t'egolamento.
Storno di fondi, cambiamento di destinazione
delle somme impegnate in bilancio per sopperire
ad altre necessità, le cui spese non risultano af-
fatto stanziate o si mostrano insufficientemente pre-
viste. La facoltà di distrarre le somme da una ca-
tegoria all'altra è del Consiglio Comunale. La Giunta
può distrarle soltanto da un articolo all'altro della
stessa categoria. - Tariffe della Giunta, quelle pei
servizi interni di facchinaggio e dei veicoli, per
gli omnibus, le vetture, le tramvie, ecc., ecc. - Vi-
site sanitarie, quelle per la tutela dell'igiene: il sin-
daco, nell'ambito del proprio Comune, in casi di
epidemie o di epizoozie, ordina le visite sanitarie,
incaricando degli studi relativi una speciale Cora-
missione
Luoghi, edifici, meri. ecc.
Albo {comunale o municipale o pretorio), in ogni
comune, il luogo dove si affiggono le pubblicazioni
matrimoniali, gli avvisi, i concorsi e tutti quegli
altri atti o deliberazioni che sia necessario far co
noscere al pubblico. - Anagrafe, l'ufficio nel quale
sono raccolti i registri, i documenti comprovanti
la condizione personale (data e luogo di nascita,
matrimonio, ecc.) di ogni appartenente al Comune.
Oltre i registri, vi sono anche cartoncini, eartellette
intestate a ogni persona e disposte in ordine alfa-
betico, entro apposite cassette: il tutto detto anche
casellario. ■ Archivio del Comune, luogo dove si
conservano gli atti e le scritture dell'Amministra-
zione. La responsabilità per le carte depositate
nell'archivio e nell'ufficio comunale è ordinaria e
continua nel segretario comunale e nel sindaco. -
Barriera, porta, cancellata o altra costruzione dove
vigilano le guardie per l' esazione del dazio. -
Biblioteca, museo, pinacoteca, istituti ed edi-
fici bene spesso di proprietà del Comune e da esso
amministrati - Casa comunale, municipio, pa-
lazzo comunale o municipale, la residenza dell'au-
torità comunale e degli uffici. Frane, hóte de ville.
■ Cassa, l'ufficio del cassiere. - Economato, ufficio,
sede dell'economo e il luogo nel quale si accolgono
e si custodiscono oggetti smarriti, raccolti e conse-
gnati al Municipio, ecc. - Macello pubblico, luogo,
edificio, nel quale, sotto la vigilanza dei veterinari
agli stipendi del Comune, si provvede all' abbatti-
mento del bestiame, con le norme necessarie per
la tutela della pubblica igiene. - Magazzino co-
munale, luogo, edificio nel quale si custodiscono i
mobili e gli oggetti varii di proprietà comunale. -
Manicomio, istituto provinciale per la cura degli
infermi di mente, alle spese del quale devono con-
correre anche i Comuni. - Ospedale, edificio per
il ricovero e l'assistenza medica degli ammalati,
d'obbìigo per i comuni d'un certo numero di abi-
tanti, quando non esista già per effetto di benefi-
cenza privata. - Sala consigliare, sala del Consiglio,
la sala nella quale tiene la sua adunanza iì Con-
siglio comunale. - Segreteria, ufficio del segre-
tario, - Ufficio comunale, la sede propria della
Giunta e del Consiglio comunale, l'ufficio del se-
gretario e ogni altro ufficio del Comune. - Ufficio
COMUNELLA — COMUNICARE
651
d'igiene, quello dei medici delegati a vigilare l' i-
giene nelle scuole, alle visite sanitarie, alla vacci'
nazione come prolilassi del vainolo, ecc. - Ujjxcio
tecnico, quello nel quale hanno sede e lavorano gli
ingegneri al servizio del Comune,
Gonfalone, la bandiera del Conmne.
Atti dello Stato Civile, nell'uso, i registri nei quali
si inscrivono le dichiarazioni di nascita, di nioì'-
te e gli atti di niatrinionio: servono a far fede
della posizione civile di ogni cittadino, riguardo
alla famiglia e alla società. - Cam\ìtone del Lo-
mune, libro maestro o registro principale del pub-
blico censimento, delle gabelle e simili. - Inrentinio
dei beni commiati, nota descrittiva dei beni mobili
e immobili del Comune, che la legge prescrive per
rendere intangibile la proprietà del Comune, ina-
lienabile, né in alcun modo ipotecabile senza il
concorso di cause giustificanti e senza il consenso
del Consiglio Comunale e dell'Autorità tutoria. -
Liste elettorali, gli elenchi alfabetici dei cittadini
aventi diritto e inscritti per l'esercizio del voto in
una elezione (liste eietlorali amministrative ; li^te
elettorali politiche).
Matricola, elenco dei militari di prima, seconda
e terza categoria in congedo illimitato, che i Co-
muni hanno l'obbligo di far compilare e di usare
nei casi di servizio della milizia comufiale, di chia-
mate sotto le armi per istruzione, per mobilitazioni
e per servizio di pubblica sicurezza. - Matricola
dei contribuenti, elenco dei contribuenti che il Co-
mune deve pubblicare nelle epoche indicate dai
regolamenti di ogni singola tassa, prima della com-
pilazione dei ruoli. - Regesto, repertorio cronologico
degli atti governativi o comunali, o privati - Re-
gistro di popolazione, specchio, raccolta dei dati di
stato civile riguardanti l'abitazione, la professione
di tutte le persone domiciliate o residenti nel ter-
ritorio dal Comune. - Ruoli: i Comuni possono com-
pilare matricole, ruoli principali e ruoli suppletivi
per le tasse previste nel bilancio dell'anno in corso
e dei due precedenti. Decorso il termine pei re-
clami contro le risultanze della matricola, pubbli-
cate a norma dei regolamenti di ogni singola tassa,
la Giunta, in base alla matricola stessa, fa compi-
lare il ruolo delle partite non contestate o definite,
e, dopo averlo fatto vistare dal prefetto e pub-
blicare, per otto giornij lo mette in riscossione. Il
ruolo, essendo titolo esecutivo, obbliga al paga-
mento delle rispettive quote, non soltanto i contri-
buenti inscritti, ma anche i loro eredi. - Stato d'a-
nime, forma nuova di cosa antica, tolta dal neolo-
gismo francese état d'dmes: registro della popola-
zione.
Cose e termini varii.
Accentramento, atto, metodo per cui il governo
esercita funzioni o diritti che spetterebbero ai Co-
muni 0 da essi sarebbero meglio disimpegnati. -
Aggregazione e disgregazione dei Comnni, la loro
unione e !a loro divisione in base a provvedimenti
del governo diretti a disciplinare lo sviluppo e la
conveniente distribuzione delle popolazioni. - Au-
tonomia del Comune, la sua libertà d' azione di
fronte allo Stato, all' ingerenza governativa : li-
bertà, franchigia. - Consorzio di Comuni, più Co-
muni associali per l'esecuzione d'un'opera pubblica.
- Costituzione di servitù : le servitù comunali si ri-
feriscono ai fondi patrimoniali del Comune, non
già al suolo pubblico: quindi le concessioni relative
ai fili, ai tubi, alle rotaie, ecc., sopra e sotto il suolo
stradale non costituisce servitù.- Decentramento, con-
dizione di fatto 0 misura governativa per cui i
Comuni hanno una certa libertà d'azione di fronte
allo Stato ; deferimento ai Comuni di poteri o di
funzioni che il governo esercitava prima o ancora
potrebbe esercitare direttamente. - Divisione dei
Comuni: una borgata o frazione di Comune che
abbia una popolazione non minore di quattromila
abitanti può es.sere costituita, per decreto reale, in
Comune distinto se la maggioranza de' suoi elettori
ne ottiene il voto favorevole dal Consiglio provin-
ciale. - Emancipazione dei Comuni, svincolo dei
Comuni dalla tutela governativa. - Ingerenza go-
vernativa, facoltà per cui il governo approva o re-
spinge atti d'indole amministrativa od economica,
secondo tornano o meno d'interesse al Comune o
alla generalità dei cittadini. - Interessi colletliii dei
Comuni, somma dei bisogni a cui deve provvedere
la rappresentanza cittadina: strade, piazze, igiene,
nettezza urbana del suolo e dell'abitato; polizia lo-
cale, illuminazione, istruzione elementare ; assi-
stenza medico-chirurgica-ostetrica acqua potabile,
canali, fognatura; cimiteri, servizi funebri, mer-
cati, lavatoi, bagni pubblici, ecc. - lutela dei Co-
muni: è giudiziaria quando si riferisce al ri-
spetto e all' osservanza della legge e dei regola-
menti d'ordine generale ; economica, quando ha per
oggetto la salvezza delle finanze, degli interessi
e del patrimonio comunale; il temperamento fra
la pretesa dell'ente e la riluttanza dei contribuenti;
la moderazione degli interessi intercomunali, fra Co-
mune e Provincia e fra Comune ed altri enti mo-
rali, opere pie, consorzi, ecc., ecc. L'organo del'a
tutela giuridica è rappresentato dal prefetto; la
tutela economica è esercitala dalla Giunta Provin-
ciale Amministrativa . - Tutela estrinseca, quella che
esercita la Giunta Provinciale Amministrativa. -
Tutela intrinseca, l'insieme di quelle restrizioni e
norme che il legislatore credt^tte opportuno im-
porre ai Comuni. - Usi civici, godimento in natura
di beni comunali, derivante a persone del Comune
da diritto civico originariamente riconosciuto per un
determinato titolo; per es., concessione baronale o al-
tre convenzioni speciali. Gli usi civici sono gratuiti e
quindi differiscono dal godimento in natura con-
cesso ad alcuno, dietro pagamento di tasse. - Vi-
gilanza governativa o controllo giuridico : consiste
nel vegliare, da parte di chi rappresenta il gover
no, a che tutti gli atti del Comune siano informati
a legalità, secondo le leggi.
Campanilismo, esagerato e cieco amore pel pro-
prio Comune.
Comunella. La unione di più persone, per
uno scopo comune, per lo più non buono.
Gomunello. Piccolo Comune.
Comunemente. In modo comune, generale,
universale; lat., vulgo.
Comunicanti. Le due arterie che jmettono in
comunicazione le arterie cerebrali inferiori con la*
cerebrale posteriore. Veggasi a tubo.
Comunicare ^ comunicazione (comunica-
bile, comunicativa, comunicativo, comunicato). Ren-
dere comune ad altri ; partecipare, rendere par-
tecipe, trasfondere, far entrare neW animo, nella
mente (di sentimento, di idee e simili ; far sapere,
informare, dare notizia; trasmettere. Il progresso
ha moltiplicato i mezzi di comunicazione mediante
652
COMUNICARE — CONCEDERE
il telefono, il telegrafo, il colombo viaggia-
tore, ecc. E per mezzi di comunicazione si intenT
dono anche quelli di trasporto. - Infondere, far
nascere in altri. - InsliUare, procurare d' infon-
dere quasi a stilla a stilla,, a goccia a goccia. -
Ricomunicare, ripete comunicare. - Metter dentro
alle segrete cose, far partecipe altri di consigli,
disegni, propositi che pochissimi sanno o devono
sapere - Passare una ambasciata, una cosa a uno,
comunicargliela.
CoiiiWfìicahile che può facilmente essere comuni-
cato. Contr., incomunicabile. - Trasmissibile, che si
può trasmettere, comunicare. - Comunicativa, fa-
coltà di spiegare, per mezzo della parola, le
proprie idee, i propri sentimenti. - Comanicativo,
alto a comunicarsi. - Comunicato, nell'uso, notizia,
scritto che si presenia ad un giornale, perchè lo
pubblichi. - Comunicatoria, detto a vescovo. - Co-
municazione, atto ed effetto del comunicare; cor-
rispondenza tra persona e persona: partecipa-
zione, trasmissione. - Partecipazione, nota ufficiale
0 lettera privata con la quale è fatta una comuni-
cazione.
Comunicare (comunicazione). Avere un adito,
pel quale poter entrare od uscire. - Mettei-e,
comunicare, dare, sboccare, avere un'uscita.
Comunicalorio, finestrino nella chiesa d' un mo-
nastero, attraverso il quale il sacerdote comunica
le monache. - Comunicazione, via, adito, aperto per
passare da luogo a luogo. L'uscio o l'andito, per
via del quale da un quartiere, o da una casa, si
può passare in un altro. In linguaggio militare, qua-
lunque passaggio, ponte, o via, per cui i reparti
di truppa, o le parti di una fortificazione si con-
giungono tra loro. - Anche, relazione o azione
reciproca tra cosa e cosa. - Imbocco, imboccatura,
apertura, passaggio. - Vie di comunicazione, i
mezzi di viabilità che la natura e l'arte offrono
all'uomo per superare le distanze, trasportando sé
stesso e i prodotti delle sue industrie da un punto
all'altro della Terra.
Oomunicare , comunicarsi (comunicando,
comuìiicato) Veggasi ad eucaristia.
OomunicatiTa , comunicativo. Veggasi a
comunicare (prima voce).
Comunicazióne. L'azione e il mezzo del co-
municare.
Comunione. L'avere a comune, in comune :
unione. - L'accostarsi aWeucaristia.
Comunismo. Dottrina e sistema politico-so-
ciale che vorrebbe ridurre ogni cosa in comune :
collettivismo.
Comunità. Municipio, Comune. - Società di
persone che vivono insieme con determinate leggi.
- Congregazione, confraternita. - Falanstero, veg-
gasi a socialismo.
Comunitativo. Della comunità, del Co-
mune.
Comunque. In qualunque modo, ad ogni modo,
in che modo si sia ; comecchessia, come che sia,
comechè.
Conato. Lo stesso che sforzo, tentativo.
Conca. Vaso assai grande e concavo, di terra
cotta 0 di rame, che serve a vari usi, specialmente
per fare il bucato: benna, canale, truogolo, va-
seglio. - Vaso grande di qualsivoglia materia e di
bocca larga. - Parte dell' orecc/i*o. - Seno di ma-
re, circondato da campagna aperta e bassa. -
- Luogo basso rinserrato fra i monti. - Lavoro di
idraulica. - Conchino, piccola conca. - Sessola,
popolarmente, conca di legno per pulire civaie o
per altri usi (infilar perle a Venezia). - Concaio,
chi fa 0 vende conche. - Concata, tanta roba quanta
può stare in una conca.
Concàio. Detto a conca.
Concambio. Contraccambio, cambio.
Concamerazione. Termine di zoologia e di
fisica, relativo al suono.
Concassazione. Operazione di farmacia.
Concatenamento. Veggasi a concatenarCf
a relazione, a unire.
Concatenare {concatenata, concatenazione).
Collegare, unire, connettere per mezzo di istru-
menti che servano come da catena. - Avere re-
lazione, sia di avvenimento, sia di idea, delle
varie parti di un discorso, ecc. - Concatenamento,
concatenazione, il concatenare, atto ed effetto : con-
nessione, relazione di cose fra loro. - Concatena-
tura, il punto di unione di questa o quella parte
d'una cosa con l'altra.
Concatenazione. Detto a concatenare.
Concausa. La causa concomitante con altre
nel produrre un dato effetto.
Concavità. L'essere còncavo ; la parte con-
cava di un corpo.
Concavo. Corpo cavo nella parte interna (con-
trario di convesso); corpo con la superfìcie inte-
riore piegata in arco: a coppa, cavato, cavo, pro-
fondo, rientrante, rifìnato in dentro; scavato, sco-
dellare; ventricoso. - Biconcavo, concavo verso l'in-
terno, da ambe le parti. - Concavato, di cosa fatta
0 divenuta concava, mentre prima non era tale. -
Incavato, che presenta un'incavatura ; che si spro-
fonda entro una superficie : affondato, incavernato,
incordato, rientrato. - Rendere cavo, cavare, inca-
vare, scavare
Concavità, qualità di ciò ch'è concavo ; la super-
ficie interna della mezza sfera o di un segmento
di sfera vuoti internamente ; cavo, devesso, vano.
- Incavatura, cavità, notevole esistente in chec-
chessia: avvallamento, cavatura, caverna, cavo;
infossamento, pozzetta (delle gote), rientramento,
sfondo, sinuosità. - Caverozzola, fossa, fossarella,
pozzanghera, incavatura nel suolo, nel lastrico. -
Acetàbolo, alvèolo, incavatura anatonica, ecc.; se
artificiale, scavo.
Concedere (concedibile, concedimento, concesso),
11 dare o il permettere cosa domandata o de-
siderata ; soddisfare alle richieste e alle preghiere
altrui (da superiore e potente a inferiore e debole) :
accordare, assentire ; essere, mostrarsi grazioso ; e-
saudire, graziare, largire ; prestare grazia. Anche,
ammettere, menar buono. - Abbondare, concedere
molto. - Cavare o levare il core a uno, farsi conce-
dere tutto quel che si può desiderare. - Concedersi,
accordare a sé stesso checchessia ; darsi qualche
soddisfazione ; permettersi, prendersi. - Condisceu"
aere, cedere, conformarsi per grazia al volere al-
trui. - Esaudire (esaudimento, esaudito), accondi-
scendere alle istanze, alle preghiere: adempiere;
corrispondere, dare benigno orecchio^ rispondere,
soddisfare. - Essere di manica larga, essere
molto, troppo facili nel fare concessioni. - Facoltiz-
zare (termine buracratico), permettere, dare auto-
rità, permesso di fare una determinata cosa. -
Impartiate, concedere giustamente. - Indùlgere (in~
dulgente, mdulto), concedere benignamente; avere,
sentire, mostrare indulgenza. - Menar buono, con-
cedere volontieri. - Riaccordare, concedere di
nuovo, una seconda volta: riconcedere.
CONCHIGLIA
653
Concedente, chi concede, concessore. - Concedibile,
;he si può concedere. - Concessionario, chi ha, ri-
ceve la concessione; detto, speciahiiente, di chi
ottiene un appalto. - Concessione, il concedere, il
concedimento, azione ed effetto: indulto, i ermesso. -
Atto di governo, di magistrato, di amministrazione
qualunque che permette l'esecuzione di un'opera
pubblica. - Tacita concessione, non dichiarata, né a
voce, né per iscritto. - Concessivo, che esprime con-
cessione. - Concesso, conceduto. - Condiscendenza,
l'essere condiscendenti, il condiscendere. - Paro-
malogia (gr.), apparente concessione.
Inaccordabile, che non si può accordare, conce
dere, ammettere : inammissibile.
Concento. (Concorde suono delle voci e degli
istrumenti: armonio.
Concentrare, concentrarsi {concentramento,
concentrato, concentrazione). Raccogliere, raccogliersi
nel centro ; ridurre, spingere a un centro o in
un punto considerato come tale; assorbire. - Con-
centrarsi si dice anche per meditare, e per in-
tensificare ^attenzione. - Immagazzinare, nel lin-
guaggio scientifico e tecnico, concentrare in breve
spazio gran quantità di energia.
Concentrazione. 11 concentrare. - Termine
di farmacia.
Concentrico Che ha il medesimo centro.
Concepibile. Che si può concepire»
Concepimento (concezione). Atto del conce-
pire.
Concepire {concepimento, concepito, concezione).
Il ricevere e il fecondare, che fa la femmina, il
germe dal quale si produce il feto. Atto com-
plesso dal quale risulta la generazione di un
nuovo essere, di una nuova vita (come tale com-
prende altri atti che sono il coito, la fecondazione
e i primi cambiamenti deWovulo fino alla forma-
zione del blastoderma, ossia del primo abbozzo
A.%\V embrione, che si forma nell'area germinativa).
- Astrattamente, avere un'*<Zea, un pensiero. -
Ricevere, sentir nascere un affetto neWanimo.-
Concepimento, concezione, il concepire , atto ed ef-
fetto : ingeneramento, ingravidamento, ingenerazio-
ne : impregnamento, impregnazione.
Concepista (lat.). Detto a scrittore.
Conceria. Luogo, opificio dove si fa la con-
Hn ; l'officina e l'arte del conciatore.
Concernere (concernente). Riguardare, appar-
tenere, avere relazione.
Concertante. Termine di musica: dicesi dello
stile in cui gli istrumenti o le voci spiegano la loro
azione melodica, assumendo ciascuno una parte prin-
cipale, protagonistica.
Concertare (concertato). Preparare, dirigere un
concerto musicale. - Figur., mettere, mettersi
d' accordo, accordarsi, prendere consiglio insie-
me per un' azione, di solito segreta. - Comùinare,
combinarsi ; intendersi, prendere intelligenza, sta-
bilire. - Ordire una congiura e simili. - Contr.,
impedire, porre impedimento, ostacolo ; mandare a
monte, guastare, rovinare, sconcertare.
Concertato. Veggasi a concerto.
Concertatore. Veggasi ad orchestra.
Concertista. Chi dà un concerto, suona nel
concerto.
Concèrto. Consonanza di voci, di suoni, - Trat-
tenimento musicale in cui più istrumenti suonano
insieme, d' accordo, in armonia ; accademia musi-
cale, accademia di i strumentisti ; componimeuto
strumentale, simile alla sonata ; la musica stessa
che si eseguisce, si suona; audizione di musica,
audizione musicale ; tornata musicale. Di solito, ha
tre tempi, non ijuatlro, come le forme classiche del
quartetto e della sinfonia. - Concertare, dare un con-
certo. - Concertato, pezzo musicale scritto per più
strumenti : cosi i quartetti, i sestetti, i finali di
un'opera. - Concertstilck (voce ted.), pezzo di concer-
to - Quartetto, quintetto, sestetto, terzetto, concerto
di quattro, cinque, sei, tre suonatori. - Serenata,
concerto vocale e strumentale dato di sera, sotto le
finestre di qualche casa. - Concertista, chi suona, o
canta da solo in un concerto. Artista, cantante,
0 suonatóre, di molta perizia e che ben sa ren-
dere i grandi autori nella loro vera espressione.
Concerto. Ordine, appuntamento, accordo.
Concessionario. Detto a concedere.
Concessióne. Il concèdere.
Concettare, concettizzare {concettato, con-
cettizzato), n'ormare concetto.
Concetto {concettoso). Ciò che la mente intende
e comprende per mezzo della riflessione : idea,
pensiero. - Anche, disegno, idea fondamentale
di un'opera letteraria o artistica; stima, j/i«(/*2to;
parere, opinioìie ; reputazione, fama; il si-
gnificato riassuntivo di un discorso o di uno
scritto. - Concettoso, pieno di concetti, di idee, di
pensiero; sentenzioso; conciso, detto o fatto con
coticisione.
Concettóso. Veggasi a concetto e a conci-
sione.
Concettualismo. Detto a filosofia.
Concezióne. Concepimento, il concepire. -
Immacolata concezione, festa del cattolicismo (veg-
gasi a pag. 477, prima colonna).
Conchìfero. Detto a conchiglia.
Conchiglia. Nicchio marino : la piccola conca
0 crosta di cui, sono rivestiti alcuni animali mari-
ni, questo e quel mollusco; denominazione ge-
nerale dei molluschi muniti di conchiglia. Si forma
di calcare o carbonato di calce, e d'una materia ani-
male, 0 di natura mucosa. Sinon., chiocciola, conca,
nicchiolino. - Conchiferi, denominazione generale
dei mollusdhi muniti di conchiglia, - Conchiglidceo,
covchilidceo, che ha natura o apparenza di conchi-
glia. - Conchiliforme, a forma di conchiglia. - Con-
chiliologia, trattato intorno alle conchiglie.
Bivalve, la conchiglia con due valve, o pezzi di-
stinti, collegati assieme da uno o due muscoli ad-
duttori, contraendosi i quali il nicchio si chiude,
mentre rilassandosi si apre. Cosi nei lamellibrunchi.
- Equivalve. a valve eguali. - Inequilaterale, a coste
ineguali. - Inequivalve, a valve disus-'uali. - Multi-
loculare, che ha molte loggie o cavità. - Maltivalve,
la conchiglia con molte valve, come quella dei chi-
toni. - Quadrivalve, con cinque valve. - Subbivalvé,
che ha quasi due valve. - ìrivalve, con tre valve.
- Univalve, la conchiglia formata da un pezzo solo,
come quella dei gasteropodi e dei cefalopodi.
Colorata, la conchiglia a colori ben definiti, data
l'intensità delle tinte. - Dell' attualitd, le conchiglie
di animali contemporanei della specie uomo. - Fos-
sile, la conchiglia di animali preesistenti alla com-
parsa dell'uomo sulla Terra. - Iridescente, la con-
chiglia che contemporaneamente presenta, nelle di-
verse sue parti, tutti i colori dell'iride. - Liscia, la
conchiglia che ha la superficie esterna levigata. -
Operculcita, la conchiglia fornita di una specie di
coperchio, con cui l'animale copre, a sua volta, l'a-
pertura del nicchio. - Rigata o striata, la conchi-
glia che presenta una superficie esterna a strie, a
654
CONCHILIACEO — CONCIA
denotare i successivi accrescimenti della conchiglia
stessa. - Volute, le conchiglie con avvolgimento a
spirale.
Acetàbolo, seno, cavità di una conchiglia. Bisso,
ciuffo filamentoso di alcune conchiglie, - Cardine
0 cerniera, nelle conchiglie bivalvi, il punto in
cui si uniscono le due valve. - Columella, asse an-
teriore d'una conchiglia spirale. - Epifragma, pezzo
che chiude la conchiglia. - Opèrcolo, pietra calcare
0 cornea, che serve a chiudere, più o meno com-
pletamente, l'apertura di certe conchiglie univalvi.
- Madreperla, materia bianca periata, formata dagli
strati interni del guscio di molti molluschi. Sorta
di conchiglia che produce la perla. - Occhio, cen-
tro della voluta d'una conchiglia. - Seno, la cavità
della conchiglia. - Spira, la linea, il rilievo trac-
ciato sul guscio della conchiglia. - Stria, striatura,
il raggio, il filetto partente dal centro. - Sutura, il
punto di riunione dei giri della spira ; nelle con-
chiglie volute, il segno di divisione che si scorge
fra le diverse spire ; valva, ciascuna delle parti
dure che costituiscono una conchiglia. - Voluta, la
parte spirale d'una conchiglia.
Aliotide, genere di conchiglie marine, note sotto
la denominazione volgare di orecchie di mare e fre-
quenti nelle latitudini tropicali. - Ammoniti, be-
lemniti, conchiglie fossili, notissime per la loro im-
portanza in biologia. - Arseila, sorta di conchiglia
di mare. - Buccino, nome comune ad un gran nu-
mero di conchiglie univalvi ; genere di molluschi
gasteropodi pettinibranchi, a testa piatta, tentacoli
lunghi, conchiglia ovale, conica, scanalata. Buc-
cino lima, buccino ondato, ecc. - Folade, genere di
conchiglie. - Gnatodonte, genere istituito da Gray
per classificare una conchiglia propria delle acque
dolci dell'America meridionale. - Limbe, conchiglie
narittime che suonano : conchiglie a corno. - Nic-
ehio, specie di conchiglia aperta. - Spondili, con-
chiferi marini ; genere tipico (spondylus), le cui
specie si trovano attaccate a rupi, a coralli, ad al-
tre conchiglie, ecc., nei mari di clima caldo e tem-
perato.
Calcare conchiglifero, la roccia calcarea che porta
racchiusi in sé resti di conchiglie. - Lumachella,
marmo che contiene avanzi di conchiglie.
Conchiliàceo , conchillfonne. Veggasi a
conchiglia.
Cenchino. Piccola conca.
Conchiudere {conchiusione). Concludere, veni.'e
a conclusione.
Concia. Arte o maniera di conciare il cuoio,
0 le pelli (veggasi a pelle conciata)', la materia
stessa che si adopera all' uopo : concio, molticcio,
monticcio. Il luogo stesso nel quale si conciano le
pelli. Secondo la maniera di procedere, si distinse
la concia in rammorto, a guado, dei sugatti, in
morticelo, di crudo, ecc. - Oltre le pelli, si conciano
le materie alimentari, le lane e altre materie tes-
sili, i filati, i tessuti vegetali, i legni, ecc., perchè
resistano all'azione degli agenti esteriori. All'uopo si
adoperano molte sostanze, che hanno azione diversa :
i grassi, gli olii e le resine conciano la pelle pei
azione meccanica, interponendosi in modo perma-
nente tra le maglie del tessuto. L'alcool comune, lo
spirito di legno e altri liquidi alcoolici, diversi
èteri e varie essenze conciano pure per azione mec-
canica, sensa fissarsi sulle fibre in modo perma-
nente I sali di allumina e quelli degli ossidi dello
stesso gruppo conciano, ad un tempo, per azione
meccanica e chimica, ed è coh essi che si lavorano
le pelli in alluda. Ma, fra tutte le materie con-
cianti, quelle che riuniscono al più alto grado la
proprietà di comunicare alla pelle le qualità di un
buon cuoio sono le vegetali. Si designa col nome
di tanno qualsiasi materia vegetale che contenga il
tannino, o acido tannico, principio attivo dell'ope-
razione della concia ; nella pratica, si indica con
tal nome la corteccia, riconosciuta tannifera, di al-
cuni alberi, più specialmente quella della quercia.
Essenze per la concia, meno ricche però di tan-
nino, forniscono anche il castagno, il frassino, il
larice, il faggio, il pioppo, il salice, la betulla, l'on-
tano, il tiglio e molti altri alberi. Sono pure uti-
lizzati allo stesso scopo le foglie del sommacco, di
alcune specie di eriche, i frutti di alcune acacie e
di alcune mimose, del lentischio, la noce di areca,
il mallo di noce, la pannocchia di ontano, la cor-
teccia di carubo, la noce di galla, molto ricca di
tannino ; i gambi della cicuta e della mortella, le
foglie di tamarindo, di susino, di carciofo, di car-
done, le bacche del pino, la feccia A'uva ; Valgaro-
villa, 0 fave del Perù, il barbatimas, o barbatimao,
corteccia d' una mimosa ricchissima di tannino ;
l'estratto di catechù, l'olio di aiosa, la corteccia di
Cerro; i dividivi [libidibi, libi-divi), frutti della Cae-
salpinia coriaria ; la berberina, alcaloide che si e-
strae dalla radice della berberide; l'allume di cro-
mo, solfato doppio di potassio e di cromo, usato
nella concia delle pelli al cromo; il concino, so-
stanza particolare, specialmente della scorza della
quercia, per conciare le pelli ; la ratania, radice
astringente, ricca di tannino di una pianta (Kra-
meria triandra) che alligna nelle Ande ; iì rove,
galla prodotta da un insetto su una specie di quer-
cia, ecc.
Conciare, trattare le pelli con la concia, per
farne cuoio o per conferire loro qualità speciali
(es., l'alluda, pelle di pecora, di castrato, di capra
conciata in allume ; la bazzana, la vacchetta, lo zi-
grino, ecc.): acconciare, dare il concio, monticciare.
- Concio, conciato. - Conciatura, il conciare.
Conciatore, l'artigiano che concia le pelli : con-
ciaio, conciaiolo, conciaiuolo, conciapelii, cuoiaio ;
galigaio, pelacani, pellaio. - Cerbolattaio, cerbolattaro,
lavorante di pelli di cervo e d' altre pelli fine. -
Conciaiolo, operaio che attende ai bassi lavori delle
conce. - Marocchinaio, conciatore che lavora il ma-
rocchino. - Patinatore, chi patina le pelli, dà loro
il lucido. - Scamosciatore, conciatore di pelli in olio.
Metodi e operazioni di concia
Anzitutto, si procede alla divisione delle pelli, che
possono arrivare alla concia sotto tre aspetti :
fresche, disseccate, salate (se provenienti da lontani
paesi). Prima operazione, poi, secondo il metodo
antico, quella del dissanguamento, alla quale se-
guono la macerazione, lo scarnamento, l'assaoritura
e, infine, la concia propriamente detta. Tutte que-
ste specialmente per i cuoi duri, con varie modi-
ficazioni per le pelli morbide di vitello, di capra,
di pecora, ecc.
(JpERAZiONi preparatorie. — Dissanguamentoi con-
siste nel tuffare le pelli nell'acqua corrente (per quanto
è possibile) e lasciarvele inzuppare per due o tre
giorni, se si tratta di pelli fresche, agitandole ogni
tanto, perchè riescano ben lavate e dissanguale. Per
le pelli non fresche occorre una immersione più
i:ONClA
«55
prolungata ; inoltre, bisogna distenderle, pigiarle,
passarle al cavalletto e al coltello tondo, infine am-
morbidire ài tracio stesso delie pelli fresche. - Jl/a-
cerazione, operazione detta anche del mettere in
carne: si fanno macerare le pelli nell'acqua di cal-
cina 0 nell'acqua d'orzo fermentato, per aprirne i
tori e le fibre, per facilitarne 1' accesso al tanno,
e pelli sono ammucchiate in truogoli pieni di
latte di calcina, facendole passare da un bagno de-
bole a bagni gradatamente più forti. Questo vec-
chio metodo fu generalmente surrogalo dalla la-
vorazione alla concia, esponendo le pelli in una
sttifa, all'azione del vapore d'acqua, passando quindi
le pelli in bagni graduati dt concia, o succo di tan-
no infortito, del quale , comunemente, si accelera
r azione con aggiunta di acido solforico. - Scarnn-
mento o pelatura : succede alla macerazione delle
pelli, precede il passaggio alla concia e si effettua
immecliatamente all'uscire dalla stufa; si effettua sul
cavalletto e adoperando il coltello tondo, a forma di
naezzaluna. Lavate poi di nuovo le pelli, le si mettono
sul cavalletto per assottigliarne le parti troppo
f;rosse e ritagliare quelle inutili sugli orli. Si pu-
iscono prima le due parli delle pelli per mezzo
d'un coltello detto queurse, lama di pietra per affi-
lare, con taglio rotondo e montata come la lama di
acciaio del coltello da scarnare. Infine, dopo una
lavanda in acqua chiara, le si riportano un'ultima
volta sul cavalletto, le si calcano con un coltello
smussato, perchè ne grondi l'acqua della lavatura, fin-
ché questa esca chiarissima. - Assaorilura : chiude la
sene delle operazioni preparatorie e inizia quelle della
concia propriamente detta ; prepara le pelli a ri-
cevere l'azione delle soluzioni da concia, gradual-
mente più concentrate. All'uopo, le pelli vengono
messe in trosce contenenti una soluzione di tanno
prima molto debole (mezza concia) e infortita dal-
l'esposizione all'aria. Invece di tanno ordinario,
servono anche la noce di galla, le foglie di som-
macco e qualche altra materia da concia in pol-
vere. Si rialzano quotidianamente le pelli,, aggiun-
gendo tanno già adoperato al bagno; le si rimet-
tono, le si agitano, si lasciano riposare per qual-
che giorno, per passarle quindi in un bagno di
tanno nuovo, del quale tratto tratto si accresce la
forza, agitando ogni volta le pelli.
Concia propriamente detta. — Si fanno passare
le pelli dal primo bagno al mortaio, in fondo al
quale è steso uno strato di vecchio tanno, sovrap-
ponendovi poi uno strato di tanno nuovo ; le si
distendono, separate le une dalle altre mediante la
sostanzaj per conciare, e cosi via via, coprendo
l'ultimo strato di tanno con tavole che si cari-
cano di grosse pietre. Allora si fa arrivare nella
troscia dell' acqua carica di tanno , la cui a-
zione si estende a tutta la grossezza della tro-
scia, penetra bene dappertutto, disciogliendo il
tannino contenuto nella materia per conciare e
facendolo penetrare nei pori delle pelli. Si lascia
riposare circa un mese, poi le pelli sono por-
tile nelle trosce di conceria in una disposi-
zione analoga. Sono cambiate tre, quattro e anche
cinque volle di troscia. Nella prima la polvere di
tanno é stesa dalla parte dov'era il pelo ; la vi si
lascia a contatto con la pelle per circa tre mesi.
Quindi viene il lato della carne; la polvere tannifera
è più grossa per la parte del pelo, e il contatto
può prolungarsi un mese di più, o anche maggior-
mente. In terzo luogo si torna alla parte del pelo,
che subisce quest'ultimo trattamento per quattro o
cinque mesi. - Concia alla flotta: consiste nel far
passare le pelli in dissoluzioni di tannino di più
in più concentrale. - Concia in bianco: fatta con
pelli sopratullo destinate a far guanti. Operazione
che consiste nel sodarle entro mastelli, per un'ora
almeno, con una pasta chiara composta di farina
di grano, di tuorli d'uo\a fresche, di allume e di
sale comune. - Concia mediante composti cromici,
metodo proposto per ottenere un cuoio perfetta-
mente impermeabile. - Metodi meccanici: il pro-
gresso ha, naturaliiienle, semplificato o, almeno,
abbreviato i termini di tempo per le varie opera-
zioni, offrendo all'industria i mezzi, ossia gli agenti
chimici, atti ad accelerare il lavoro in tulli i suoi
rami e introducendo macchine che rapidamente ser-
vono a mettere in carne, a calcare, a scarnare, ad
assottigliare, ecc.
Operazioni varie. — Addobbo, operazione che
consiste nel mettere le pelli già purgate nelle |tro-
sce; mediante una serie di bagni e parecchie alza-
ture, si dà alle pelli la mezza concia. - Allumatura,
l'azione àeìVallumare, ossia di dare l'allume alle
pelli. - Bagno, il tenere in molle i cuoi nell'ac-
qua cotta, ecc. - Camosciatura, operazione fatta per
ammorbidire e colorare le pelli, adoperando l'olio
di merluzzo, di balena, ecc. - Digrassamento: dopo
la rimondatura, si ottiene tuffando le pelli per
un'ora in un ranno di potassa tepida.- Impiumatura,
l'operazione (ÌQWimpiumare (veggasi più innanzi). -
Incollatura, operazione fatta allo scopo di avere
cuoi verniciati. - Pareggio, ultima operazione che
subiscono i cuoi: consiste in una specie di livel-
latura. - Rasatura, il rasare le pelli, ossia il to->
gliere loro completamerite il pelo. • Rimondatura:
consiste nel togliere alle pelli i residui d^^l pelo,,
dopo lo spelamento operato da principio. - Rtncot-
tatnra, arricciatura della pelle concia. • Rùcalda-
mento: si passano le pelli in una stufa leggermente
riscaldata, per metterle in feriiientazione. - >alda-
tura, operazione che si fa subire ai cuoi p^r averli
verniciati. - Scamosciatura, operazione fitta per
dare alle pelli una morbidezza uguale a quella
delle stoffe per abiti, conservando ad esse, nel tempo
stesso, la loro solidità e un'impermeabilità relativa.
- Scoltellatura, taglio fatto nella pelle scorticando.
- Stia, ammassamento di un gran numero di pelli
in monte, perchè si rasciughino dopo tratte dalla
troscia e dai mortaio. - Tintura delle pelli: si ef-
fettua col passare, dalla parte della pelle, una
spazzola carica del liquido tintoriale. Le pelli de-
stinate ai guanti di Svezia, o che ricevono tinte
chiare, sono immerse nel bagno di tintura; allora
si distinguono sotto il nome di pelli tinte al tuffo.
Abbancare, abbancatura, distendere le pelli su ta-
vole per ungerle. - Addobbare, preparare le pelli
per la concia ; fare l'addobbo. - Addocilire, rendere
cedevole al tatto. - Allucidare, rendere lucide le
pelli, dar loro il lucido. - Allumare, dare l'allu-
me. - Bollerare, stemperare, rimestare, squassare
col bollerò l'acqua di calcina, perchè non faccia
posatura prima che vi siano poste le pelli.
Calcare, pigiar fartemente la pelle o il cuoio coi
piedi, per agguagliarla. - Calciare le pelli, pestarle
coi piedi nell'acqua. - Camosciare {camosciatura),
dare la concia alla pelle di camoscio : scamosciare.
- Conciare a pelliccia, conservando il pelo, come si
fa con le pelli di volpe, di martora, ecc.
Digrassare le pelli, levarne ogni rimasuglio di
carnosità. - Dissanguare, ammollare le pelli nell'ac-
qua per toelierne il sangue che vi si trova attac-
6S6
CONCIA
calo. - Egualizzare le pelli, farne sparire tutte le
ineguaglianze di superficie. - Grucciare, tenere di-
stese le pelli ad asciug;are.
Iwphmare, immergere le pelli di capra in un
bagno colorante leggerissimo. - Incatramare, con-
ciai'e col catrame - Ingranare, far prendere alle
pelli il colore del sommacco - Marocchinare, ri-
durre a marocchino. ■ Mettere in molle le pelli,
metterle in macerazione. - Mettere le pelli in cal-
cina, coprire con la calcina le pelli nel truogolo.
Patinare, dare alle pelli la patina, cioè quello
strato sul quale si può dare il lucido. - Pelare,
levare alle pelli il pelo, sul cavalletto, con ferro
appropriato, chiamato ferro da pelare. - Purgare
le pelli, togliere loro ogni residuo di calcina, pas-
sando su di esse il ferro da purgare, primiera-
mente dalla parte del buccio, poi nuovamente da
quella della carne.
Rammagliare, togliere alle pelli i carnicci ri-
masti. - Rammortare, mettere in concia le pelli, in
bagno, per conciarle; e rammorto, impasto di
scorza di leccio macinata e bagnata. - Riconciare
{riconciamento), ripete conciare. - Rifessare, riu-
nire le parti di quelle pelli che erano state ta-
gliate per scattivarle.
Scamosciare le pelli, levarne il buccio, si che
paiano di camoscio ; conciare pelli al modo di
quella del camoscio. - Scarnare, togliere il carniccio
alle pelli già dipelate e ben lavate in acqua chiara.
- Scarnicciare, levare i carnicci alle pelli. ■ Spun-
tare, levare il pelo vano dalle pelli di lepre. -
Stoppeggiare, strisciare forte le pelli con una ma-
nata di stoppa. - Sugherare, strisciare le pelli col
sughero, perchè mandino fuori la grana.
Luoghi, recipienti, arnesi per la concia.
Addobbo, il tino o il truogolo in cui si fa la
prima concia. - Calcinaio, fossa o vasca nella quale
i conciatori mettono il cuoio in calcina, - Calci'
nato, truogolo riempito d'acqua di calcina, entro
cui s'ammontano ben distese le pelli sia fresche,
sia venute in carne, affondandole con pali, e dopo
avere ben bollerata 1' acqua suddetta. - Fossa, la
buca nella quale si conciano le pelli. - Mortaio,
buca quadra, scavata in terra, e più profonda che
non è la troscia. Nei mortai si termina la concia
dei cuoi, collocandoveli con alternazione di co-
stole e di pancie con altrettanti strati di pasta. -
Troscia, buca quadra, scavata in terra, profonda
mezzo uomo, o poco più, nella quale si dà l'ad-
dobbo ai cuoi, ossia si mettono in bagno. - Truo-
golo, specie di caldaia in cui si fa scaldare l'acqua
alluminata e il sego per la concia del sugatto
(veggasi a cuoio).
Acciaiolino, piccolo acciaiolo per mantenere il
filo rovesciato ad alcuni ferri taglienti. - Acciaiuolo,
asticciuola d' acciaio tonda, o leggermente conica,
colla quale il conciatore raffila tutti i suoi ferri,
quando non sia necessaria la ruota. - Rollerò, ar-
nese formato da una piastra di ferro curva, dal
cui mezzo sorge un lungo manico di legno: usato
per rimescolare 1' acqua di calce in cui sono im-
merse le pelli ; serve a sollevare la posatura dell'ac-
qua del calcinaio. - Cavalletto, specie di capra o
banco, con due piedi corti da una sola parte, perciò
molto inclinato; largo poche spanne, lungo tre o
q'iattro volte tanto, convesso per di sopra, sul
quale è distesa la pelle (col pelo infuori) che si
vuol sottoporre allo scarnamento. - Cavalletto a mu-
ro, quello sul quale si stendono le pelli per rasarle
con la lunetta. - Coltello tondo, coltello da scarnare,
in forma di mezzaluna, con manichi.
Ferro da pelare, curvo quasi a mezzaluna, ta-
gliente dalla parte concava: maneggiasi con due
manichi di legno. Pochissimo dissimili da questo
sono altri due terri che si adoprano sul cavalletto
cioè il ferro da scarnare e il ferro da purgare. -
Ferro rovescio, usato per assottigliare e rasare le
pelli. - Liscia, arnese di vetro simue a un fungo
per lisciare il cuoio. - Lunetta, la coltella piatta, e
con un foro nel mezzo, adoperata dai conciatori
per scarnire e raffilare le pelli.
Macchina per assottigliare : armata di un coltello
d'una lunghezza necessaria e animata da un movi-
mento alternativo di e nquecento oscillazioni al mi-
nuto, leva via in uu ■ olpo solo tutta la crosta della
pelle troppo grossa, la quale è utilizzata vantaggio-
samente. - Macina, grosso disco di pietra, simile a
quello da infrangere le ulive, da dirompere la ca-
napa, mosso da forza d'acqua o di giumento. Detta
macina ritta perchè si volge come una ruota verti-
calmente, 0 per coltello, nel piatto, o pila di pie-
tra, dove ponesi il buccio o altra roba da schiac-
ciare. - Mulino da tanno, la macina. - Mastra, ar-
nese dei conciatori. - Orbello, sorta di piastra per
spianare il coiame.
Pennellessa, sorta di pennello dei conciatori. -
Pillo, istrumento usato dai bottinai per mestare il
cesso, e dai conciatori per pestare il cuoio e le pelli
nel tinello di purga. - Puntariiolo, ferro acutamente
conico per allargare e tondeggiare i fori fatti nel
cuoio con la lesina. - Scarnatoio, specie di coltello a
due manichi per scarnire le pelli. - Sdramba, pu-
gnello di stoppa o sfilacciatura di stuoia usata a stro-
finare le pelli per digrassarle.
Cose e termini vari.
Acqua cotta, acqua bollita in caldaia, con enlro
una determinata dose di concio. - Affondatura, solco
rimasto nelle pelli mal conciate. - Allumatura, ro-
sicchiatura fatta da bestie selvatiche a pelli messe
a seccare.
Rorra, ammasso di peli che, nella concia, si ra-
schiano dalle pelli degli animali, per lo più bovini.
Con la borra si imbottiscono basti, selle, guancia-
li, ecc. - Ruccia, parte della pelle pecorina dove è
la lana. - Ruccio, o fiore, nelle pelli, il diritto, os-
sia la parte su cui è il pelo.
Carne, la parte opposta del buccio. - Carniccio,
limhellucci, quei ritagli membranosi che si levano
dalle pelli col terrò da scarnare; raschiature dei
carnicci, dei ritagli delle pelli seccate, da cai si
cava la colla animale - Costola, il lembo del pezzo
dove è il taglio. - Cuoio, veggasi a questa voce.
Fiati, le parti della pelle vicina alle zampe di
dietro, che, scarnite, divengono sottili, sottili. - Fico,
escrescenza rimasta nella pelle conciata. - Fiori-
toio, acqua calcinata in un truogolo dove i concia-
tori tengono o scarniscono le pelli. - Formèlle, for-
mètte, girelle tonde e piane, fatte della corteccia
polverizzata della quercia o del cerro, la quale, dopo
che ha servito alla concia del coiame, e tuttora
molle, vien ridotta in forme, come quelle del cacio,
di un palmo di diametro, grosse circa due dita, le
CONCIA — CONCIME
657
quali servono ad ardere, atte specialmente a con-
servare per molto tempo al fuoco.
Letto, la prima pelle purgata, che si lascia ben
distesa sul cavalletto e sopra la quale si purgano
su 'cessivamente, ad una ad una, tutte le altre. -
Limbello, ipezzo, ritaglio di pelle di bestie fatto dai
conciatori.
Pancia, la parte del pezzo opposta alla costola.
- Patina, strato d'unto, di vernice, che si dà alle
pelli conciate. - Pellame, nome collettivo che dà il
conciatore a tutte le pelli conce, escluse quelle di
bue, alle quali si dà la particolare denominazione
di cuoio. - Pelo di bestiaccia, o pelo di vaccino, pelo
che il conciatore ha levato dalle pelli, se corto:
Vendesi ai contadini per concime o governo delle
viti ; se lungo, io pigliano i sellai, i bastai, e chia-
masi borra. - Pezzo, mezza pelle di bue, divisa
per lungo in due, perchè sia più maneggevole, e
meglio prenda la concia. - Rasatura, quel che cade
rasando.
Sbrosciatura, inchiostro per le pelli di capra, già
usato per la seta. - Sciavero, gli avanzi delle pelli
vendute a taglio.
Aggrovigliarsi, aggrovigliare, l'accartocciarsi delle
pelli. - Da buccio, dalla parte di fuori della pelle.
Da carne, dal di dentro.
Per altre voci veggasi a cuoio e a ^jeMe con^
data.
Cóncia. Accomodamento che si fa al vino, alle
acque d'odore e simili, infondendovi checchessia.
Oonclaiuolo. Chi fa la concia : conciatore
Conclalana. Detto a lana.
Conciare (conciato). Il fare la concia. - In-
fondere alcunché nel vino o in altro, per dar co-
Ice 0 sapore. - Figur., guastare; insudiciare,
sporcare, rendere sporco.
Conciatore. Chi fa, per mestiere, la concia
delle pelli.
Conciatura. L'operazione della concia.
Conciliàbile. Che si può conciliare.
Conciliàbolo. Qualunque adunanza, più o
meno segreta e, per lo più, a fine non buono; qua-
si, congiura. - Veggasi anche a concilio.
Conciliante. Detto a conciliare.
Conciliare {conciliante, conciliativo, ronciliatore,
conciliazione). Accordare, mettere (T accordo. - Ren-
dersi amico qualcuno, guadagnarne Vajfetto, l'af-
fezione. - Indurre, promuovere. - Pacificare,
mettere in pace due o più contendenti. - Acco-
modare una questione, una lite. - Armonizzare,
mettere in armonia. - Nel primo significato : con-
cordare, ristabilire in concordia; contemperare;
recare a concordia ; tirare a lega.
Conciliabile, che si può 'conciliare, si può met-
tere d'accordo. • Conciliabilità, condizione o na-
tura di ciò che è conciliabile. Contrariam , in-
conciliabilità. - Conciliante, aggiunto di persona
che facilmente si concilia, è pacifica, incline
alla pace : accomodativo, arrendevole, concilia-
tivo. Contr., inconciliabile, nemico. - Conciliativo,
atto a conciliare. - Conciliatore, chi concilia; inter-
mediario per la pace. Anche, il magistrato che giu-
dica sulle controversie di poca importanza: veggasi
a giudice. - Conciliazione, atto ed effetto del con-
ciliare : pacificamento (veggasi a pace) ; composi-
zione amichevole di una controversia. - Propizia-
zione, conciliazione; perdono. - Ravvicinamento, nel
senso di conciliazione, è il frane, rapprochement.
Conciliativo. Detto a conciliare.
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
Conciliatore. Veggasi a conciliare e a giu-
dice.
Conciliazióne. Detto a conciliare, a pace,
ad accordo, ecc.
Concilio. In origine, assemblea di una parie
del popolo nell'antica Homa, in opposizione a co-
mizio ; poi, adunanza, assemblea ecclesiastica
di vescovi, convocata per trattare di cose relative
alle discipline e agli interessi ecclesiastici, alla fe-
de, ecc.; congregazione, sinodo. In senso generale,
tutta la congregazione dei fedeli.
Acéfalo, concilio non presieduto dal papa. -
Conciliabolo, adunanza, crocchio segreto, concilio
illegale, di prelati scismatici o convocati irregolar-
mente; un tempo, in senso non cattivo. - Concilio
diocesano, quello convocato, indetto, dal vescovo tra
i principali del suo clero. - Concilio ecumenico, o
generale, quello al quale sono chiamati, sotto la
presidenza del papa o di un suo legato, tutti i ve-
scovi dell'orbe cattolico. - Concilio nazionale, quello
tenuto da più autorevoli ecclesiastici di uno Stato;
propriamente, quelli sostituiti agli ecumenici nei
regni cristiano-germanici e convocati dal re. - Con-
cilio provinciale, assemblea dei più autorevoli ec-
clesiastici di una o più provincie. - Sinodo, conci-
lio, specialmente d'ecclesiastici di secondo ordine.
Celebrare, convocare, presiedere un concilio; se-
dere in concilio ; trasferire, chiudere, sciogliere il
concilio ; proposto, imposto, condannato dal concilio:
espressioni di chiaro significato. - Conciliario, di
concilio, relativo al concilio: sinodale. - Conci-
liarmente, in forma di concilio, per mezzo di con-
cilio : sinodalmente.
Cànoni, leggi ecclesiastiche stabilite e ordinate
da'papi e da' concili. - Collezione de' concili, raccolta
degli atti di essi. - Congregazione del Concilio, isti-
tuita in Roma da Pio VII, per la celebrazione del
concilio di Trento. - Lettera capitolare, che espone
i canoni del concilio. - Padri del concilio, i vescovi
che ne fannno parte.
Concimàia. Luogo dove si ammassa il con-
cime.
Concimare {concimato). Detto a concime.
Concimatura, concimazióne. Veggasi a con-
cime.
Concime {concimare, concimazione). Materia, so-
lida, liquida o in polvere, atta a favorire la ferti-
lità della terra, riparandone le perdite, favorendo la
vegetazione, rifornendo i sali nutritori di cui le
piante hanno bisogno : concio ; governo, grassime,
grassume ; ingrasso ; letame, litame ; materia da
ingrasso ; pacciume, pattume (veggasi a immon-
dizia) ; sostanza, fertilizzante ; stabbio (non com.),
sugarne. - Concimi animali, più potenti dei vege-
tali, sono : lo stallatico, gli escrementi umani e di
uccelli, il sangue, la carne muscolare, i pesci in
putrefazione, le ossa, i ritagli di conceria, e altre
sostanze, mescolate con materie azotate. - Concimi
chimici, quelli che si preparano con crini, peli,
penne, residui di corna, di unghie e di pesci, ri-
tagli di pelle, stracci di lana; anche, i tosfati di
calce, il cloruro di sodio, di potassio, il solfato di
ammoniaca, ecc. Essi devono fornire al terreno gli
elementi della fertilità, e precisamente 1' acido fo-
sforico, l'azoto, la potassa, la calce, di cui difetta.
E dicesi azotometria la manipolazione chimica per
fissare il titolo in azoto dei concimi artificiali. -
Concimi composti, o commerciali, gli ingrassi arti-
ficiali risultanti dal miscuglio dì varie sostanze mi-
nerali, vegetali ed animali, e preparati secondo certi
42
658
CONCIME — CONCIONE
principii scientifici. - Concimi minerali, la calce, la
marna, la sabbia, il gesso, il calcinaccio, la cenere,
le terrecotte, il sale agrario, ecc. - Concimi misti,
quelli genericamente compresi sotto il nome di le-
tame: anche, i terricciati, i^ guano, gli escrementi
umani, i concimi chimici moderni. - Concimi ve-
getali, quelli provenienti dalla scomposizione dei
fusti, dei semi, ecc., delle piante.
Concimi diversi.
Bovina, vaccina, escrementi delle bestie per con-
cime. - Cainiie, minerale di soda usato come con-
cime. - Cenerone, mistura di cenere e letame. -
Cessino, materia che si cava dal cesso e serve per
l'ingrassamento delle terre. - Cloruro di potassio,
sostanza bianca cristallina, solubile nell'acqua: si
trova in natura cristallizzato, solo o con altri mi-
nerali, nell'acqua del mare, e in sorgenti salate;
si adopera in agricoltura come concime e nelle in-
dustrie per preparare altri sali di potassio. - Co-
lombina, sorta di guano prodotto dai piccioni. -
Cóncio, sterco delle bestie, per lo più mescolato con
la paglia o le foglie poste loro sotto per letto. -
Concio spento, letame bagnato dalle pioggie. - Crag,
conglomerato usato dagli Inglesi per concimi dei
terreni argillosi.
Escrementi di montone, sterco che si adopera senza
convertirlo in letame. - Faletami, stramaglie, leta--
mi. - Farina di carne, sostanza preparata con gli
avanzi della fabbricazione della carne, e che serve
per cibo ai maiali o per concime. - Farina d'ossa,
polvere d'ossa di animali (macinati in appositi mu-
lini) adoperata per concime. - Feccie, sanse o pan-
nelli, residui di frutti, materie che possono servire
per ingrasso.
Grassio, terra mista a concime. - Guanino, estratto
di guano. - Guanite, fosfato ammonio - magnesiaco
rinvenuto cristallizzato nel guano. - Guano, sale
organico che risulta dall'ammassamento degli escre-
menti di una moltitudine innumerevole di uccelli,
in certe isole : prezioso concime. Si dà pure il nome
di guano a qualunque ammasso naturale di ma-
terie escrementizie, come quelle dei pipistrelli nelle
caverne, quelle delle foche, ecc, - Guano di pesce,
fatto coi cascami dei pesci nelle grandi pescherie
della Norvegia.
Ingrasso fiammingo, miscela d' orina e d' escre-
menti umani conservata in cisterne fatte a vòlta,
costruite al disotto del livello del suolo: contiene
il venti per cento di azoto. - Ingrasso liquido ; for-
mato dalla totalità delle deiezioni animali, che si
raccoljrono in una cisterna. Si adopera specialmente
ìh Germania e in Svizzera. - Letame, paglia in-
fracidila sotto le bestie e mescolata col loro sterco:
stallatico. - Letame smaltilo, letame maturo.
Rlarcime, la parte putrida del letto delle bestie
che si mette a marcire per farne concio. - Marga o
marrione : fertilizzante pel calcare che contiene.
Nero animale o carbone d'osso, fosfato necessario,
per lo meno molto utile, allo sviluppo delle
piante: contiene, oltre gli elementi inorganici, una
forte proporzione di sangne e di materia putrida.- Ni-
trato di sodio, sale bianco, usato abbondantemente
come concime azotato, e nella fabbricazione del ni-
trato di potassio. - Nitrofosfato, concime artificiale
(fosfato calcico e composti azotati). - Perfosfati {sti-
perfosfati), ingrassi artificiali che si ottengono trat-
tando la cenere d'ossa e i fosfati minerali con acido
solforico. - Polveraccio, sterco di pecora secco e scusso.
- Posta, ciascuno dei mucchi di fieno lasciati nei
prati per spargerli come ingrasso. - Poudrette (frane),
la materia fecale disseccata : contiene il dodici per
cento d'azoto.
Spazzatura, immondizia che si toglie via con lo
spazzare e che serve, per lo più, da concime. -
Stabbio, concio, sughi, voci vive nel dialetto di Ro-
magna e di Toscana. - Stallatico, sterco di bestia-^
me, misto allo strame che ne forma il giaciglio:
fimo, grassume ; litamaccio, litame ; marciume di
stalla; stabbio, stabulatura, sugo.- Temccta^o, stal-
latico 0 altro concio misto con terra. - Terriccio,
terra decomposta con sostanze vegetali e animali
buona per ingrasso, e quella che si trova nel cavo
e al ceppo degli alberi vecchi.
Del concimare — Dove si mette il concime, ecc.
Concimare, dare il concime; governare col con-
cime; spargerlo o sotterrarlo nel terreno: alleta-
mare, dare il concio, imbottinare, ingrassare; leta-
mare, letaminare ; satollare di fimo, stabbiare, su-
gare. - Imbottinare il letame, versarvi il bottino per
farlo migliore. - Imbovinare, spargere la bovina nel-
l'aia. - Levare, ammassare, trasportare, portar via,
rivoltare, ricoprire il concio: espressioni di chiaro
significato. - Riconcimare, ripete concimare.
Ammendamento chimico, ogni mezzo che tende a
correggere la composizione della terra. - Caloria,
ristoro che si dà ai campi stracchi concimandoli o
seminandovi altro. - Concimatura, l'azione e il tempo
del concimare. - Concimazióne, il concimare: conci-
matura ; ingrassamento ; letaminamento, letamina-
tura, letaminazione; stercorazione. - Sovescio, l'ope-
razione di sotterrare nel campo, all'epoca del mas-
simo vigore della sua vegetazione, una pianta statavi
apposta seminata per fertilizzare il terreno. Nel set-
tembre si seminano nel campo lupini, fave, ecc., e
quando queste erbe sono cresciute a giusta misura,
vi si butta sopra il seme del grano, e si ricopre
tutt' insieme. 11 sovescio si fa a quelle terre che
sono già state seminate a grano, e che si vogliono rin-
granare l'anno dopo.
Concimaia, luogo nel quale si ammassa e si tiene-
a macero il concime : buca del concime, del con-
cio, del letame ; conciaia ; fossa di letame ; immon-
dezzaio, mondezzaio; letamaio, padule ; sterquilinio,
sterquilino; sugala. - Letamiere, letto di letame co-
perto di terra che si fa a bella posta negli orti per
seminarvi le insalate e altre piante per averle in
anticipazione. - Rosta, fossa a ventaglio, a pie degli
alberi, per raccogliervi acqua, o materiale da in-
grasso.
Barella, la carretta con la (juale si porta il con-
cime dalla stalla alla concimaia.
Mescino, specie di secchio di legno raccomandato
a una pertica usalo dai contadini per levare dalle
conserve il concime liquido.
Proverbio : Chi non suga non sega, chi non boni-
fica, non concima il terreno, ne ricava poco.
Concinnità Adornezza, eleganza, per lo più
di un'orazione, d'un discorso.
Concio. Detto a concia e a concime.
Concionare (concionato). Far concione, di-
scorso.
Conclóne, iirringa, sermone, discorso in pub-
blico.
CONCISAMENTE
659
Oonclsamente. Detto a concisione.
Concisione. Qualità di stile o di persona che,
nel parlare o nello scrivere^ adopera la minor
possibile quantità di parole, per manifestare le pro-
prie idee : breviloquenza, brevità, brevis oratio (lat.);
densità e rapidità del discorso; discorso breve;
espressione concettosa del pensiero ; laconismo ;
polarizzazione del linguaggio; rattezza; succintezza.
- Commatismo, stile conciso. - Sintomia, brevità
di espressione.
Concisamente, con concisione, senza superfluità di
parole: alla Davanzati, alla succinta, alia Tacito;
brevemente, breviter (lat.); concettosamente ; in
breve, in brevi parole ; laconicamente ; sentenzio-
samente, sinteticamente ; stretto, succintamente ; su-
gosamente.
Conciso, breve, succinto nell'esporre le idee, nel
narrare (e dicesi anche del discorso o dello scritto
che ne risulta) ; alfieriano, breviloquente, brevipar-
laute ; concettoso, corto ; incisivo, laconico ; secco,
sentenzioso, sentimentoso, serrato, spiccio, stringa-
to, stringatissimo ; succinto ; tacitiano. - Laconico,
molto conciso e vibrato, come parlavano gli abi-
tanti della Laconia. - Laconizzare, stare sui laco-
nismi, usare concisione, essere, tenersi conciso. -
Serrare il nodo, essere molto conciso.
Concistoriale. Di concistoro.
Concistoro (concistoriale). Adunanza dei cardi-
nali (veggasi a cardinale) chiamati dal papa, per-
chè manifestino il loro parere intorno a cose im-
portanti : concestorio (voce ant.), concistorio, con-
sisterò (v. a.). - Adunanza dei canonici sotto la
presidenza del vescovo. - Nella Chiesa protestante,
l'autorità spirituale rappresentante il sovrano come
depositario del potere ecclesiastico. - Al tempo del-
l'impero romano, il Consiglio imperiale, e anche la
sala in cui si riuniva. - Concistoriare, tenere il con-
cistoro.
Avvocato concistoriale, o referendario, quello che,
nell'aula concistoriale, riferisce al papa e ai cardi-
nali intorno alle cose più importanti della Chiesa.
Concitamento. Il concitare.
Concitare (concitarsi, concitato). Il commuò-
vere violentemente. - Stimolare, provocare. ■
Agitare, turbare. - Concitarsi, agitarsi, mettersi in
agitazione, turbarsi. - Concitamento, l'azione del
concitare. - Concitazióne, commovimento, agitazione
di anima; turbamento.
Concittadinanza. Detto a cittadino.
Concittadino (concittadina). Veggasi a citta-
dino.
Conclamazióne. Veggasi a morto.
ConclàTe. Luogo nel quale si adunano i car-
dinali per l'elezione del papa; l'adunanza stessa,
il collegio, il concilio dei cardinali adunati a tale
scopo; e i cardinali si adunano, soli, nella cappella
Sistina, per gli scrutini, ossia per le votazioni, che
di solito si fanno due volte al giorno, il mattino e
la sera. - Conclavista, prelato che entra in conclave
con i cardinali, per accompagnarli e servirli: ser-
vente. Oltre gli ecclesiastici, tra i serventi del con-
clave figurano anche laici. "Tra tutti, si annoverano:
il sacrista e confessore del Sacro Collegio, il sottosa-
crista, l'assistente al prefetto del Sacrario, il coadiu-
tore del Sacrario, il segretario del Sacro Collegio, il
cameriere del segretario, un uditore e un sostituto ;
parecchi maestri di cerimonie, alcuni celebranti, uno
o più medici, il farmacista, il -prefetto delle cucine,
un coadiutore; cuochi, sottocuochi, barbieri e molti
operai (fabbri, falegnami, ecc.). - Dapiferi Cporta-
tori di dapes, vivande), nobili scelti dai cardinali
e, un tempo, incaricati di portar loro i pasti. Ora
si portano i cibi nella prima sala della Ruota: qui
i prelati proposti alla custodia del conclave visi-
tano, col coltello in mano, le diverse vivande, non
lasciando entrare nò un pasticcio, né un volatile, né
un frutto, perché potrebbero contenere uno scritto.
Fatta la visita, il mazziere proclama ad alta voce
il nome del suo cardinale, perché iì cameriere con-
clavista, che trovasi al di dentro, prenda i piatti e
li porti nelle celle del destinatario. Distribuita ogni
cosa, si chiude la Ruota con apposite formalità.
Accesso alle Ruote: anticamente si lasciava quaK
che finestra nel conclave, per introdurre il vitto ai
cardinali; dopo il 1513 si sostituirono le Ruote, i lo-
cali da aprirsi solennemente, nelle ore stabilite, dal
maggiordomo (accompagnato dalla guardia svizzera),
che é il vero cellerario del conclave. Per accedere alle
Ruote bisogna essere munito di un bastoncino or-
nato dello stemma del cardinale che lo ha concesso.
- Cella, specie di cameretta nella quale sta il car-
dinale in conclave, e sulla porta di essa figura la
stemma del prelato che ne è ospite. - Clausura,
condizione imposta ai cardinali in conclave, do-
vendo essi stare in luogo chiuso e senza comunica-
zioni col difuori. - Segregazione, norma rigorosa per
la quale nessuno può entrare, conversare segreta-
mente coi cardinali, mandar loro ambasciate o let-
tere, ecc. Un cardinale o un conclavista può bensì
parlare con estranei, ma alle Ruote o ai parlatori,
e sempre a voce alta.
Costituzioni del conclave, le norme, le discipline
dettate da Gregorio X e confermate dai successori.
- Diritto di esclusiva, diritto di veto arrogatosi da al-
cuni monarchi per escludere questo o quel candi-
dato all' elezione pontificia o per imporre una de-
erminata nomina.
Modi di elezione.
Congregazioni del conclave. — I cardinali, con-
vocati dopo la morte del papa, si adunano nella
sala dei paramenti, e vi tengono la prima congre-
gazione generale, giurando di osservare le bolle re-
lative alla vacanza della sede pontificia e le norma
del conclave, delle quali danno lettura il segreta-
rio del Sacro Collegio e i maestri delle cerimonie.
Il camerlengo (veggasi a cardinale) presenta 1' a-
nello piscatorio e il piombo del pontefice defunto, e
un oggetto e l'altro vengono spezzati. La seconda con-
gregazione sceglie i due prelati che dovranno pro-
nunziare uno l'orazione funebre del papa, nell'ultimo
dei novendiali (esequie), l'altro il discorso di rito,
dopo avvenuta l'elezione del pontefice ; sceglie an-
che i due cardinali che saranno incaricati di vigi-
lare i lavori di costruzione nei locali destinati al
conclave. La terza congregazione dà lettura delle
risposte che i sovrani mandano alle notifiche della
morte del papa, presenta il rendiconto dei cardinali
incaricati di sorvegliare l'andamento dei lavori
nei locali del conclave e nomina, a scrutinio se-
gréto, il confessore del conclave. La quarta congrega-
zione nomina due medici e un chirurgo a disposi-
zione del conclave. La quinta congregazione nomina
un farmacista e due aiutanti, due barbieri e due
assistenti, a servizio del conclave. Nella sesta con-
gregazione l'ultimo dei cardinali tira a sorte le celle
del conclave, le quali sono tante quanti i cardinale
660
CONCLAVISTA
CONCLUDERE
viventi e portano ciascuna un numero d' ordine ;
in essa, pure i maestri delle cerimonie esibiscono i
brevi che li autorizzano ad entrare in conclave:
essi sono due partecipanti e due sopra numero.
Nella ReUima congregazione i cardinali dichiarano il
numero e i nomi dei famigliari (conclavisti), non
più di due, che intendono condurre con sé al con-
clave; nominano altresì trentacinque domestici per
il servizio ordinario del conclave, e questi sono'chia-
mati scopatori. L' ottava congregazione sceglie due
cardinali e affida loro l'incarico di esaminare la li-
sta dei conclavisti. Nella nona congregazione si pro-
cede, mediante scrutinio segreto, all'eiezione dei tre
cardinali ai quali deve essere affidata la sovrinten-
denza del conclave, cioè assicurare la clausura, prov-
vedere alla decorosa manutenzione dei locali e far
sì che nulla manchi a quanti si troveranno chiusi
nel conclave. Nella decima congregazione, ultima
riunione dei cardinali prima della clausura, si pro-
cede alla scelta dei falegnami, dei fabbriferrai, dei
muratori, dei vetrai, degli stagnai, ecc., che devono
eseguire i lavori.
Modi di elezione. — Sono tre: il primo, detto
per quasi inspirazione, si verifica allorquando tutti
i cardinali, come per inspirazione dello Spirito Santo,
ne proclamano uno sommo pontefice unanimemente,
a viva voce. Il secondo modo, quello detto per com-
promesso, e avviene quando i cardinali che vogliono
adottarlo affidano ad alcuni di loro (compromissari)
la facoltà di eleggere il nuovo papa, secondo le norme
che si indicano e si determinano. Avuto il mandato,
i compromissari si ritirano in luogo appartato e trat-
tano dell' elezione ; il voto però dovrà poi essere
reso per iscritto. Il terzo modo, quello detto per scru-
tinio, o per scrutinio ed accesso, e comprendente
tre parti: V antescrutinio, che corrisponde alla ve-
rifica degli elettori, alla preparazione delle urne,
delle schede, alla scelta degli scrutatori, ecc.; lo scru/-
tinio propriamente detto, cioè l' atto di voto, fatto
per iscritto sopra una scheda appositamente pre-
parata e col nome e cognome del votante, più il
suo sigillo, per maggiore autenticità; e i\ postscru-
tinio, che corrisponde allo spoglio dei voti e alla
redazione del verbale di elezione. E' proclamato
eletto il cardinale che abbia raccolto i due terzi al-
meno dei voti. Fatta la revisione, proclamato l'e-
letto, le schede vengono abbruciate. Il nuovo papa
sceglie il nome che intende assumere, e il primo
maestro delle cerimonie fa rògito di tutto. £ due car-
dinali diaconi più anziani conducono l'eletto dietro
l' altare della cappella, lo vestono degli abiti già
preparati, gli calzano le scarpe rosse, lo ornano della
croce ricamata in oro, della sottana bianca di cremi-
sino, di rocchetto, di mazzetta e di berrettino di raso
rosso. Così vestito, il nuovo papa prende posto sulla
sedia pontifìcia e riceve tutti alla prima adorazione;
ogni cardinale gli si inginocchia davanti, gli bacia
il piede e la mano destra, poi, alzatosi, gli dà sulle
due guancie il bacio della pace. Il camerlengo gli
consegna ['anello piscatorio, sul quale il conclavista
farà incidere lo stemma del nuovo papa.
Oonclavista. Detto a conclave.
Ooncludonte, concia lenteniente. Veggasi
a concludere.
Goncludonza. Detto a concludere.
Conclùdere {concludente, conclusivo, concluso).
Procedere, venire a conclusione, alla conclusione.
- Chiudere un discorso, uno scritto. - Condurre
a termine, stabilire definitivamente un affare. -
Dimostrare, provare, dare la prova, trattandosi di
un argomento, di un avvenimento e simili. -
Dedurre, argomentare, fare argomentazione. -
Di discorso: raccogliere le vele (figur.), recare a
oro; riepilogare, venire alle corte, alle brevi, al-
l'ergo, al quia ; venire a mezza lama, a mezza spada.
- D'alTari : accordarsi, accozzare una pratica ; chiu-
dere concretare; fermare, pórre la pietra in calci-
na ; ridurre nel pellicino , stringere, stabilire ; ti-
rare il collo a un negozio ; venire al dunque, ve-
nire al concreto. - Contr., sconcludere, non con-
cludere (veggasi più innanzi).
Concludente, che conclude, dà le conclusioni,una
conclusione: esauriente, efficace; e concludente-
mente, in modo concludente, efficacemente, esau-
rientemente ; con risultato effettivo ; praticamente-
in modo positivo. - Conclusivo, illativo, atto a con
eludere ; e conclusivamente, in modo conclusivo. -
Concluso, portato a conclusione : illalo (dedotto per
conclusione).
Dedurre, trarre conclusione, conseguenza, deduzio-
ne, per via verosimile, da discorso o da tatto d'altri.
E deduttivo ciò che è atto a dedurre o fatto per de-
duzione. - Devenire {devenuto), possedere in modo
conclusivo e fare qualche cosa. - Essere alla stretta
di un affare, stare per concluderlo. - fare un tac-
cio, dare un taccio^ tagliar corto, modi di dire che
significano concludere. - Inferire, dedurre, tirare a
conclusione. - Levare il vin dai fiaschi, concluder
una cosa. - Spiccicarsi da una persona o cosa, con-
cludere. - Tirare la somma, sommare, venire alla
conclusione di molti discorsi. - Venire al tandem,
all'ergo, fam., vale venire al nocciolo della questione,
alla conclusione, alla spiegazione.
Dunque si leva il vino dai fiaschi f E' tempo di
levare il vino dai fiaschi : modi comunissimi in To-
scana per dire: « si conclude o non si conclude ? » ;
è tempo di concludere qualche cosa.
Conclusione : atto ed effetto del concludere ; ter-
mine, fine di un affare, somma e sostanza d'una
cosa : chiusa, compendio, perorazione, riepilogo
di un discorso : conclusione ; concludenza ; somma
della somma (conclusione ultima). - Conclusionac-
eia, cattiva conclusione. - Deduzione, conseguenza,
induzione, illazione che si trae da certe premesse
0 da argomenti che altri adducano o da fatti che
li riguardino. - Esito finale, decisione, risoluzione,
esito definitivo. - Illazione, conclusione, conse-
guenza che si trae da una premessa, da un argo-
metito.
In conclusione. — Alla fine del salmo, in con-
clusione ; alla fin fine, alle corte I, esclamazione fatta
perchè si venga a una conclusione, a una decisio-
ne ; al postutto. - A conti fatti, in conclusione, pe-
sato il prò e il contro : alla fine del conto, in fin
dei conti, da ultimo. - Dunque, come concludendo.
- Ecco tutto I, concludendo, dopo essersi spiegati
francamente. - Ergo (lat.), per dunque. - final-
mente, di conclusione, in conclusione, per conclusione.
- In fatti, infatti, in conclusione, insomma. - In
fondo, in sostanza, in conclusione; alla fine. - In
somma, insomma ; in somma della somma (per rin-
forzo) . in sostanza. - Picchia e mena, alla fine. -
Quand méme, conclusione intercalare frane, a cui
rispondono i nostri a ogni costo, a dispetto dei santi.
- Te deuni (sono le prime parole dell'inno attribuito
a sant'Andjrogio) dicesi in modo familiare, con
forza esclamativa, per dire alla fine, finalmente. -
Tutti i salmi finiscono in gloria, vale a dire : la
conclusione è sempre quella. - Vaso delle Dauaidi,
dicesi di cosa senza fondo, sconclusionata, che nulla
CONCLUSIONE — CONCORRERE
661
conserva, tanto in senso materiale che morale. -
Voild tout, formula francese conclusiva, che, dopo
una dimostrazione, sembra più efficace delle equi-
valenti nostre.
Non concludere : non finire, non riuscire ad
utile risultato ; interrompere le trattative di un
affare, d'un negoziato; mandare a monte, sconcertare;
sconcludere, sospendere, tener sospeso, tirare in
lungo ad arte, tergiversare. - Cempennare, confon-
dere le cose in modo da non cavarne alcuna con-
clusione, alcun costrutto : gingillare ; non compic-
ciare, non levare le mani da nulla. - Fare una ve-
scia, non concludere, non raggiungere il proprio in-
tento, il proprio scopo. - Finire o andarsene in ac-
cordature, trattare a lungo di una cosa, senza ve-
nire a capo di nulla. - Non decidei'e, di cosa che
non conclude, che non ha valore né importanza
0 è inopportuno. - Non saper levare un ragno
da un buco, non concluder nulla. - Pietiner sur
place, locuzione del gergo francese : non concluder
nulla. • Restare in aria, non venire ad una conclu-
sione.
Inconcludente, che non conclude.- - Inconcluso, che
non fu portato a conclusione. - Sconclusionato, che
non conclude, non connette, non compiccia nulla. -
Tentennone, chi non finisce, non conclude mai nulla:
baloccone, cempenna; ciampicone, ciondolone,
fanninnolo, gingillone (gingillona) ; sconclusionato,
tirinone. - Levami d'oggi e mettimi in domani : di
persona o cosa che non conclude nulla.
Conclusione. Atto ed effetto del concludere.
• Parte di un ragionamento, di un discorso, di
uno scritto. • Risoluzione presa in un affare. -
In filosofia, la terza proposizione di un sillogismo.
Conclusivamente. Veggasi a concludere.
Conclusivo. Detto a concludere.
Concoide. Sorta di linea curva. - Maniera di
frattura*
Concolore. Dello stesso colore.
Concomitante. Che accompagna : detto di cau-
sa, di accidente e simili. Anche, simultaneo. -
Sintomo che concorre con altri sintomi principali
d'una malattia. - Veggasi inoltre a suono.
Concomitanza. Acccompagnamento ; l'esser in
compagnia. - Simultaneità, l'essere simultaneo.
- In senso cattolico, veggasi a Cristo.
Concóne. Grande conca.
Concordàbile. Che si può concordare.
■ Concordante. Veggasi a concordare, a geo-
logia e a verso.
Concordanza. Il concordare, il corrispon-
dere ; conformità, convenienza, accordo, armonia
di cose tra loro ; connessione, relazione ; con-
certo. - Termine di grammatica. - Termine di
musica^ indicante convenienza di suoni grati al-
l'orecchio. - Indice delle voci usate nella Bihbia,
con la designazione dei luoghi ove ricorrono. I
Concordare {concordante, concordanza, concor-
dato). Accordare, mettere A' accordo; stabilire d'ac-
cordo; essere concorde, d'accordo, in cowco»'rfta;
convenire, consentire, avere o dare consenso ; tem-
perare. - Come verbo neutro : accordarsi, affarsi, an-
dar d'accordo ; battere a un segno ; conciliare ;
concordarsi, conformarsi, consuonare, convenire,
convenirsi ; corrispondere ; essere conforme, e-
guale ; ragguagliarsi, rinvergare, riscontrare ; tor-
nare a coppella. Contr., sconcordare, indurre con-
trasto, sconcordanza, dissonanza ; mettere in di-
scordia. - Concordante, che è d' accordo, in con-
cordia, in corrispondenza, corrispondente. - Concor-
danza, veggasi a questa voce ; conformezza. - Con-
cordalo, sorta di contratto. - Accordo, transa-
zione. - Veggasi anche a papato. - Concòrde, che
concorda, è in concordia : d' un animo e d' una
volontà ; d'un core solo. - Concordévole, atto a con-
cordarsi.
Concordato. Veggasi a concordare, a fal-
limento, a Stato,
Concordemente. Veggasi a concordia.
Concordia. Conformità nel volere e nell'ope-
rare ; volontà uniforme; accordo, concordan-
za, concordanza di intenzione; convenienza di
volontà; amicizia, armonia; concilio, consenso;
pace, unanimità, uniotie, unita. Contr., discor-
dia. - Concordia, dèa onorata ad Olimpia e a Ro-
ma, figlia di Giove e di Temi- Formala della con-
cordia, libro della concordia, veggasi a luterane-
simo.
Coerente, chi si mantiene concorde eon sé stesso;
consono; eguale a sé stesso; sempre di un tenore;
che non è in contraddizione con sé stesso. -
Conciliàbile, che si può conciliare, indurre a con-
cordia. - Concorde, di persona o di cosa che si ac-
corda, si mette, sta in concordia con altre.
Amicizia, sentimento che spinge l'uomo verso
l'uomo e gli rende piacevole il vivere in buona
concordia con lui. - Coerenza, concordia di giudizi
coi fatti e simili ; concorso armonico di cose. •
Coro, di gente concorde in una cosa. - Fratellanza,
amorevole concordia fra gli uomini. - Unanimità,
concordia di tutti. - Unione, concordia di più per-
sone 0 partiti ad un determinato scopo.
Dare il la, di persona che dà l' intonazione, il
carattere, la tinta, l'espressione a cui gli altri si ac«
cordano. Nel linguaggio musicale, dare l'accordo. -
Essere di animo o dell'animo o d'un animo con al-
cuno, essere d'accordo. - Essere pane e cacio, essere
due anime in un nocciuolo, d' amore e d' accordo
dello stesso pensiero, dello stesso sentimento; an-^
che, essere in grande dimestichezza con alcuno. -
Fare o rifare la pace, tornare in concordia.
Pro bono pacis (lat.), per amore di concordia. -
Proverbio : Val più un pane con amore che un cap-
pone con dolore.
Concordemente: accordevolmente, ad una, all'u-
nissono, a pieni voti, a punto e a volere; a una
voce dicentes (lat.); concordantemente, concordata-
mente, concordevolmente ; con concordia, di con-
cordia, in concordia, con pari voglia, consonante-
mente ; d'amore e d'accordo, di consenso ; di pace
e d'accordo, di pari consentimento; di patto, di
bel patto, di pieno patto; in un animo; unanime-
mente, unitamente.
Concorporale. Di un solo e medesimo corpo.
Concorrente. Chi fa concorrenza. — Veg-
gasi anche a forza.
Concorrenza. 11 concorrere. - Nell'uso, gara,
emulazione di chi fa lo stesso commercio d' un
altro e aspira allo stesso vantaggio: rivalità di
commercio. - Fare un contraltare, un ridosso, far
concorrenza: veggasi a bottega. - Vogare sul re-
mo, far concorrenza. - Concorrente, chi si mette in
gara, in concorrenza: antagonista, emulo.
Concorrere {concorrente, concorso). L'andare
insieme, il convenire, l'accorrere da più parti in
un luogo. - Confluire, raccogliersi in '•opia, detto
di fluidi. - Competere, gareggiare, mettersi in gara
con altri. - Essere, divenire rivale nel cercar di
ottenere alcunché, specialmente una carica, un
grado, un impiego, un premio, un ufficio
662
CONCORSO — CONDENSATORE
E concorrente chi si trova in tali condizioni, o
prende parte ad un concorso.
Concorso. L'accorrere di molta gente in un
luogo : calca, folla, moltitudine. - Affluenza, af-
flusso, di un fluido, di un liquido. - Esperi-
mento, esame a cui, talvolta, devono sottoporsi
gli aspiranti a un grado, a un premio, a un uf-
ficio e simili. - Concorso di creditori, veggasi a
fallimento. • Candidato, il concorrente. ■ Cai-
listee, le gare e i concorsi di bellezza.
Adire, aspirare a un concorso ; prendervi parte,
- Aggiudicare, assegnare il posto, il premio, ecc.,
ad alcuno fra i concorrenti. E delibera, nell' uso
l'aggiudicazione. - Aprire un concorso, indirlo, pro-
clamarlo, chiamare gli interessati a parteciparvi. -
Brigare, adoperarsi con arte (per lo più in senso
cattivo) per riuscire vittoriosi in un concorso:
brogliare, fare intrigo. - Essere bocciato (da bocciare),
avere, subire una bocciatura, non riuscire in un
concorso, kell' uso, volgarm., anche essere trom-
bato.
Ooncozlóne. Veggasi a cuocere.
Ooncrearè, concreazione (concreato). Veg-
gasi a creare.
Concretare, concertarsi (concertato). Veg-
gasi a concreto.
Concreto. Ridotto in una sola massa, conden-
sato, reso denso. Di cosa che ha per termine un
oggetto reale, effettivo, materiato, positivo, pra-
tico. Contr. astratto. - Termine di fUosofia. -
Concretare, far concreto, ridurre al concreto : pro-
priamente, riferito a idea. - Anche, concludere,
compicciare, venire a capo d'una cosa. - Concre-
tarsi, divenir concreto (di progetto, proposito
e simili); effettuarsi, avere effetto.
Concrezióne (concreto). Formazione di un
corpo duro per estraposizione di materia intorno
ad un nucleo. Es., la stalattite, la stalagmite, ecc.
- Minerale deposto dalle acque: roccia. - In
medicina, l' inspessimento della materia e il corpo
che risulta da tale azione {concrezione biliare, uri-
naria, ecc.). - Concrezionarsi, produrre concrezione;
divenir consistente.
Concubina (concubinato). La donna che con-
vive con un uomo senza essergli moglie.
Concubinario , concubinato. Veggasi a
marito e a moglie.
OoncubJnesco. Di concubina o di concu-
binato.
Concùbito. Veggasi a sesso.
Conculcare (conculcato, conculcazione). Calpe-
stare, calcare col piede, ripetutamente o con di-
sprezzo. - Tener soggetto, opprimere. - Vilipen-
dere, oltraggiare, colpire d'oltraggio. - Anche,
violare, detto specialmente di diritto, di legge,
di sentimento e simili. - Conculcatore, conculca-
trtce, chi o che conculca, opprime, oltraggia. -
Conculcazione, il conculcare, atto ed effetto.
Conculcatore, conculcatrice. Detto a con-
culcare.
Conculcazióne. Il conculcare.
Concuòcere (concotto, concoztonp.}. Veggas» a
■suocere e a digestione.
Concupiscenza. Detto a sensualità.
Concupiscibile. Detto a sensualità.
Concussione. Estorsione di denaro.
Concussore. Veggasi a denaro.
Condanna. Il condannare o 1' essere condan-
nato : giudizio sfavorevole ; sentenza contraria :
rondannamento, condannazione; dannazione. - Se-
vera censura. Anche, biasimo. - La pena a cui
si è condannati. - Condanna capitale, condanna a
morte, sentenza del capo. - FM/mt«a2tone, con' ianna
solenne, pubblica. - Veme, nell'alto tedesco medio-
evale, condanna, punizione.
Condannabile, che è da condannare, merita con-
danna 0 severo biasimo: condannevole, dannabile,
riprovevole. - Condannatorio, che porta condanna :
detto di sentenza.
Condannare, profferire, infliggere condanna con-
tro alcuno ; giudicare, punire, sentenziare, imporre
una pena; dar torto, il torto; mandare in pri-
gione, alla galera, alia morte ; dannare. - Figur.,
censurare severamente, colpire con severo biasimo.
- Non approvare, ma dichiarare falsa, cattiva la
dottrina, Vopinione, ecc., di qualcuno. - Con-
dannare a morte, infliggere la pena capitale, man-
dare al supplizio ; condannare alla testa, nella
testa; consegnare al boia, al carnefice; mandare
alla giustizia; destinare alla forca, alla ghigliottina,
alla fucilazione, ecc. - Condannare in contumacia,
nell'assenza del colpevole. - Punire, infliggere con-
danna, castigo. ■ Ricondannare, ripete condannare.
Aggravare, infliggere una condanna maggiore;
aumentare la pena e renderla niù severa. - Exe-
cuter (frane), condannare, giudicare, spacciare, fi-
nire. - Recriminare, chiedere che sia condanr^ato
il calunniatore o accusarlo di colpe, o accusar di
errore chi ci trova in errore.
Condannato, chi ha avuto una condanna; chi è
in carcere a scontare una pena. Dicesi anche, e
specialmente, di chi deve subire l' estremo sup-
plizio, la morte: sentenziato. - Averla, pigliarla
fra capo e collo, o fra ti capo e il collo, buscarsi
inaspettatamente una sentenza in contrario, una
condanna. - Essere condannato, cadere in ammenda,
in pena, nella condanna, ecc.; essere colpito dal
codice penale.
Casellario giudiziario, registro in cui sono anno-
tate tutte le condanne pronunziate contro una per-
sona. - Esecuzione (assolutam.), l'esecuzione di una
condanna.
Condannatorio. Veggasi a condanna e a
sentenza.
Condecente. Detto a conveniente.
Condegno. Conforme, eguale, pari al inerita.
alla colpa e simili. Anche, decoroso, che ha de-
coro.
Condensare , condensarsi {condensamento,
condensato, condensazione). Rendere o diventare
denso.
Condensàbile. Veggasi a denso.
Condensamento, condensazione. Veggasi
a denso.
Condensatore. Apparecchio per condensare,
rendere denso. - Drdigno che serve a stringere in
poco spazio molta quantità d'aria, di fluido elettrico,
di vapore e simili. In elettricità, si chiama cosi o-
gni sistema di conduttori disposti in modo da au-
mentare la capacità d'uno di essi. E con'ìensazione
elettrica si chiama il fenomeno per cui si aumenta
la capacità elettrica di un conduttore, prodotto
dalia presenza di altri conduttori nelle sue vici-
nanze. Antiche forme di condensatore elettrico la
bottiglia di Leida e il quadro frankliniano. - Con-
densatore, cantante, vecchio apparecchio che serve
alia trasmissione di suoni articolati, specialnKjnte
della musica e del canto. - Dilatazione elettrica, lo
stiramento in un senso e la dilatazione in un altro
subiti dai dielettri ;i interposti fra le armature di
CONDENSAZIONE
CONDIZIONE
663
un condensatore. - Farad, la capacità di un con-
densatore che viene caricato alia dillerenza di po-
tenziale di un volta mediante la quantità di elet-
tricità di un coulomb.
Condensazione. Il condensare, rendere dei-
sOf divenir denso. - Condensazione elettrica, veg-
gasi a condensatore.
Condilo. Eminenza ossea o cartilaginosa, o-
blunga, facente parte di xxn' articolazione a gin-
glimo.
Condiloma. Detto a pelle (dell'uomo).
Condimento {condire, condito). Ciò che serve a
dare o a rendere più piacevole, più vivo, il sa-
pore di qualunque cibo o vivanda: accompa-
gnatura, acconcime, conditura, rifritto, salsa, sa-
vore, soffritto. I condimenti si possono distinguere
come segue : zuccherini, che comprendono lo zuc-
chei'o e le sostanze affini, il miele, ecc.; salati,
rappresentati, in principal modo, dal sale di cu-
cina ; acidi , rappresentati , specialmente , dal-
Yaceto; grassi, dal burro, d'AV olio, dalla su-
gna, ecc.; aromatici, rappresentati dal pepe,
dalla senape, dalla cannella, dalla vaniglia,
dalla noce moscata, dal garofano, dallo zen-
zero, dall'anice, dal cumino, dal sedano,
dalle diverse erbe aromatiche usate nella cucina,
quali il basilico, il prezzemolo, la maggio-
rana, il rosmarino, la cipolla. Vaglio, ecc.
Altri condimenti : l'acetosa, pianta di umore ad-
detto ; l'aneto, pianta affine al finocchio ; i bot-
toni dei fiori di cappero ; il cardamomo, le foglie
di isópo, suffrutice sempre verde, che nasce spon-
taneo nei luoghi montuosi ; la mostarda, l'ori-
gano (per la preparazione di conserve alimentari),
la salvia, la santoreggia, pianta labiata; il timo
serpollino, ecc.
Battuto, erbe battute per dar sapore alle vivan-
de. - Kren {Cochlearia armoracia), originaria dal-
l'Europa orientale temperata, radice che, grattu-
giata, serve di condimento e di salsa alle carni. -
Odori, erbe odorose, erbe da odori, collettivamente,
certe erbe odorifere e saporite che si mettono per
condimento nelle vivande. - Odorini, vezzegg. di
odori. - Pinzimonio, condimento d'olio, pepe e sale,
specie per sedani. - Sapa o savore, il mosto cotto,
usato per condimento o per salsa. - Sbruffo
{insalata, maccheroni con lo), sconcia costumanza
della plebe napoletana che consiste nel condire tali
cibi spruzzandoli con condimenti da prima posti e
mescolati in bocca.
Condire: dare magjgiore o più grato sapore alle
vivande per mezzo dei condimenti, particolarmente,
con olio, aceto, pepe, sale : acconciare, aggustare,
assaporare, assaporire: conciare, confezionare; dar
condimento, dar sapore ; insaporare, insaporire ; ri-
fare le vivande ; saporare. - Condito, participio pas-
sato e aggettivo da condire; sostantiv., lo stesso
che condimento. - Sciocco, detto di vivande vale per
insipido, senza sale o condimento.
Condiscendente. Chi è arrendevole, facile,
pronto nel cedere al desiderio, alla domanda,
alla volontà altrui; chi si adatta, si accomoda, si
piega volontieri ; bonario (veggasi a questa voce in
buono, pag. 331, seconda colonna), compiacente.
- Condiscendenza, arrendevolezza, bonarietà, ecc. :
arrendibilità, cedevolezza, condiscendimento, con-
nivenza, docilità, duttilità, facilita, morbidità,
piegljevolezza, trattabilità. - Condiscendere, essere.
mostrarsi condiscendente : acconsentire, dare il pro-
prio consenso ; concedere, compiacere, permet-
tere, secondare.
Condiscendenza. L'essere condiscendente.
Condiscendere {condisceso). Essere condi-
scendente, arrendevole : concedere, ecc.
Condiscepolo. Compagno di scuola.
Condito. Sostantiv., condimento.
Condividere [condiviso). Dividere con altri;
spartire.
Condizionale. Di condizione, di patto ; che
racchiude condizione, patto. - Tempo, modo del
verbo. - Termine dePa filosofia aristotelica.
Condizionalmente. Sotto condizione, a
patto.
Condizionare {condizionato). Condire, dare il
condimento alle vivande. - Dare ad una cosa le
necessarie condizioni ; sottoporre a patto.
Condizionatamente. Sotto condizione, a
patto.
Condizione. Convenzione, patto. - Determina-
zione del valore della seta. - Fatto futuro e in-
certo, dal quale dipende, o si fa dipendere, un di-
ritto, un'obbligazione. - Condizione patologica.
stato di malattia.
Condizione. Modo di essere di chicchessia,
stato di una cosa. - Origine di famiglia, di
classe, di ceto. - Dignità, grado, ordine, rango,
sfera. - Stato di salute, di finanza, di vita, per
cui uno è sano o malato, tncco o povero,
in bisogno o no; favorito o no dalla fortuna;
libero o schiavo; felice o infelice; e relati-
vamente agli altri, fatto oggetto di affezione, di
amore, di stima, di rispetto, di com-passio-
ne, di pietà, di ammirazione, d'invidia, op-
pure di odio, di disprezzo, di sospetto, d'ira..
ecc. Pure rispetto agli altri : d'accordo, in con-
cordia, in pace, oppure in discordia, in
guerra, in lite, ecc., ecc. Rispetto all'età, uno è
giovane, veccJiio, ecc.; di animo è buono, o
cattivo; di corpo, di forma fisica, bello o brut-
to, ecc.
Buono, cattivo essere, buona, cattiva condizione,
sotto diversi aspetti. - Disagio, mancanza di agio
di agiatezza; stato in cui uno si trova spiacevol-
mente. - Falsa posizione (figur.), di cattiva condi-
zione 0 circostanza della vita. - Fase, le varie
condizioni successive di un' operazione, special-
mente di guerra. - Letto di rose, condizione piena
di piacevolezza. - Letto di Procuste, condizion
dura, da qualunque lato si prenda. - Mezzo e mezzo
così cosi: piuttosto male che bene, condizione p n
cattiva che buona. - Qualità, condizione distinta -
Sorte, condizione, stato, essere, fortuna. - Slan-
limento, nell'uso, condizione stabile, fissa, perma-
nente. - Struggibuco, l'estremo di tristi condizioni
che l'uomo può sopportare. - Zwangslage, voce te-
desca, vale costrizione, condizione coatta imposta
dalle circostanze (veggasi a circostanza), dalle
necessità.
Arrivismo, neologismo frequente: indica la ma-
lattia morale delia gitala età in cui viviamo, cioè
il bisogno di arrivare presto, a qualunque rosto,
ad una condizione elevata. E arrivista chi si ado-
pera nel senso dell'arrivismo. - Cambiamento ih.
scena, il cambiarsi, a un tratto, la condizione, (la
buona in cattiva o viceversa. - Mutamenti di sta:),
i fatti che lo mutano, come il m,atrimonio, una
interdizione, ecc.
664
CONDIZIONE
CONDOTTA
Condizione sociale — Condizione economica.
Condizione sociale: lo stato in cui si trova una
persona nella società; condizione umana. Può
essere alta, buona, elevata, privilegiata, splendida;
mediocre; bassa, meschina, povera, ìimile, infima. -
Agio, agiatezza. - Altezza (figur.), grandezza di
condizione, di stato. - Bassezza, stato, condizione,
mnile, abbietta. - Celebrità, fama, gloria, condi-
zione onorifica, alto grado di distinzione raggiunto
da una persona in società; nel mondo. - CetOf
classe sociale a cui si appartiene. - Gerarchia,
complesso degli uffici sociali, risultanti dai vani
gradi di soggezione o di comando. - Grandezza,
l'essere grande per dignità, per fama, per ric-
chezza, per virtù, ecc. - In basso, in condizione
meschina, di bassa sfera. - Oscurità, mancanza di
fama e d'onori.
Altolocato, d'alta condiziome. - Asino risalito, per
ingiuria, che di piccolo é venuto in grande stato.
. Di bassa lega, di condizione vile: di bassa mano
- Gente nuova, gente arricchita e chiamata agli
onori di fresco. - Gente sorta dal nulla, di persone
salite da infimo ad alto grado. - Indipendente, chi
non dipende da altri, è libero di sé. - Malnato,
nato da gente ignobile. - Oscuro, non nobile di
nascita. ■ Frivolo, chi non ha gradi ufficiali. -
Rilevaticcio, di persona venuta su dal nulla. - Ri-
nato, di uomo migliorato di condizione, insignorito.
• Risalito, chi ha migliorato condizione ed è venuto
in auge. - Scalzacane, scalzacani, uomo di vilissima
condizione. - Spostato, persona che, sbagliato indi-
rizzo, non sa cosa fare.
Condizione economica : lo stato p,nanziario di una
persona o di un ente sociale; economia di un
paese, ossia la sua ricchezza e la sua attività di
produzione ; potenzialità economica ; stato dipen-
dente da quanto si ha come un patrimonio, come
possesso, come rendita, come frutto del proprio
lavoro, del proprio ingegno, ecc. - Mezzi, denomi-
nazione generica dei beni, degli averi, delle so-
stanze che si posseggono e di cui si può disporre,
spendendo. - Malessere, detto spesso per cattiva
condizione finanziaria: disagio economico. - Mezzi
ristretti, insufficienti, scarsi ; povertà. Contr., mezzi
larghi, dovizia, ricchezza.
Locuzioni.
Proverbi.
Avere sempre ago e filo, essere sempre ben prov-
visto, in buona condizione di vita, di finanze. -
Ballai^e sul velluto, essere in condizioni floride. -
Cavar dal nulla uno, procurargli una posizione, una
condizione prosperosa, lucrosa. - Cavar uno dal
fango, toglierlo da una vita quasi ignominiosa.
Èssere d'una data, della stessa, nella slessa data,
di due 0 più cose o persone, essere della stessa
qualità o condizione - Esser giù, in cattive con-
dizioni fisiche e morali. - Essere in buone acque,
in buone condizioni. - Essere, tornare in fiore, in
auge, in eccellenti condizioni. - Essere per le bu-
che, in cattive condizioni. - Essere un pesce fuor
d' acquei, in una ccndizione, in un ambiente che
non è il nostro ; trovarsi male, a disagio.
Farsi tin personale (idiotismo), farsi una pro-
fessione buona, lauta. - Farsi un covo, il covo, il
suo covo, farsi una posizione comoda, anche con
mezzi illeciti. - Farsi uno stato, farsi una condi-
zione civile, utile, onorevole. - Levare uno da un
posto basso, sollevarlo a migliore condizione. - Met-
tere il chiodo, un chiodo, assicurarsi una posizione,
attecchire. - JSon essere più in sé, non nel proprio
vero essere, non in condizione normale.
Reintegrare, rimettere uno nel primo essere, nella
prima condizione, una cosa nello stato di prima. -
Rendere lieta, splendida là sorte di uno, metterlo in
ottima condizione. - Ridursi, trovarsi, ritrovarsi a
mal partito, in cattive condizioni. - Risorgere da
morte q vita, di miglioramenti grandi e improvvisi.
- Ristorare, rimettere in migliore stato. - Ritrovarsi
male, cadere in miseria, in perdizione, prendere
una mala via, essere a mal partito.
Salire, lo stesso che montare : guadagnare di
grado, di fortuna ; ma può indicare maggior agio e
durata e regola. - Sgabellarsela, uscire da una con-
dizione penosa. - Stare, essere in grande piede, vale
vivere largamente. - Vedersi morto, di chi si trova
a mal partito. - Venir su dalle ciabatte, dal nulla.
Proverbi. — A nave rotta ogni vento è contra-
rio ; e nello stesso senso : ai cani e ai cavalli ma-
gri vanno addosso le mosche. - Anche un pagliaio è
grande e se lo mangia un asino. - Chi fila porta
una camicia, e chi non fila ne porta due. - Chi ha
denti non ha pane, e chi ha pane non ha denti. -
Per altri proherbi veggasi a fortuna.
Oondos"liànza. L' atto del condolersi con un
amico di qualche sua sventura; espressione, a
voce 0 in iscritto, del sentimento di dolore e di
pietà cha suscita in noi la disgrazia d'altri : con-
dolenza (v. a.); carità del compianto. - Condolersi,
condolere (condoluto), dolersi delle sventure altrui;
esprimere ad alcuno il rincrescimento che provia-
mo per una sua sventura : compiangere, rimpian-
gere ; avere compianto. - tare il mi dispiace a,
uno, fargli le condoglianze.
Oondominio. Il dominio che si ha insieme
con altri.
Condonàbile. Da condonare.
Condonare {condonato, condóno). Rilasciare
spontaneamente al debitore, tutto, o in parte, ciò che
deve, che ha di debito : dimettere; lasciare ; dar di
frego. - Perdonare, concedere perdono. - Detto di
pena, vale graziare, far grazia. - Condonàbile,
da condonare ; atto ad essere condonato. - Condo-
nazióne, condóno, il condonare in atto ed effetto :
grazia.
Condótta. La maniera di condursi, di gover-
narsi, sia nel modo di vivere, di operare, di fare,
per so stessi o in relazione col proprio simile, sia
in qualche affare : comportamento, diportamento ;
forma di vivere ; menamento di vita (modo anti-
quato) ; portamento ; reggimento, regime, regola ;
stile (figur.), strada; tenore di vita. La condotta
di ogni persona è il risultato del suo carattere,
della sua indole, il complesso delle sue azioni
(veggasi ad azione), per le quali, genericamente,
ciascuno riesce, o è giudicalo, buono o cattivo ;
sorretto dalla virtù o abbandonato al vizio; in-
spirato alla lealtà, M'onesta, alla sincerità,.
all'altruismo, alla filantropia, a^Uai giustizia,
alla verità, oppure aW ipocrisia, alla disonestà,
a tutto quanto ha per fine o per effetto il male;
forte di senno o facile alla follia, ecc. Per il che
ciascuno incorre nella lode o nel biasimo, nella
stima, nel rispetto, nell' ammirazione degli
altri, oppure nella disistima, nel disjtrezzo, nel-
CONDOTTA
t)65
Vodio. Cardine, perno, nella condotta di tutti do-
vrebbe essere il sentimento del dovere, dell'ono-
re, contro Vegoistno, Y interesse e simili. Nella
condotta si manifestano Vagitazione o la calma,
le diverse qualità deWanitno, deìV intelletto, dello
spirito.
Balorda, la condotta da balordo o ds. sciocco ;
bizzarra, la condotta stravagante, fantastica (veg-
gasi a bizzarro); circospetta, avvisata, cauta, guar-
dinga, prudente, riserbata, secondo prudenza;
civile, conforme a civiltà ; coerente, secondo coe-
renza ; coraggiosa, sorretta dal coraggio ; cor-
retta, la condotta castigata, costumata, regolare, vir-
tuosa, monda da ogni pecca, da ogni fallo, da ogni
colpa, quindi lodevole, commendevole ; da misan-
tropo, la condotta di chi è alletto da misantro-
pia; degna, meritevole, conveniente; enerpitca, /or-
te ; dignitosa, secondo dignità, cioè conveniente
a persona di onorevole condizione; equivoca, am-
bigua, dubbia, falsa, simulata, a base di finzione',
esemplare, la condotta purissima, specchiata, che può
e dovrebbe servire d'esempio agli altri ; est^^osa, ca-
pricciosa, subordinata al capriccio ; fiacca, de-
bole ; filantròpica, inspirata a filantropia, ad a-
more per gli uomini in generale ; franca, ardita e
libera.
Condotta frivola, la condotta di chi dkimportanza
a nulla ; generosa, per nobiltà e grandezza d'animo,
a generosità ; giudiziosa, assennata, conforme alle
buone regole sociali, per efletto di giudizio, di sen-
no ; ibrida, incoerente, indecisa, contradditoria ;
impeccabile, non soggetta a peccato, ad errore,
a colpa; impulsiva, per impulso, per impeto, senza
riflessione; infame, tale da meritare tw/awia, ob-
brobrio, vituperio; inqualificabile, biasimevolissima;
insensata, da pazzo ; irreprensibile, superiore ad
ogni taccia, ad ogni biasimo: correttissima; leggiera,
incostante, volubile; liberale, diretta a benefi-
care le persone degne ; licenziosa, con troppa li-
bertà di costume ; logica, conforme a ragione,
a convenienza, a dovere; machiavellica, abile, destra,
astuta, furbesca, da furbo ; mefistofelica, da Mefisto-
fele, diabolica, da diavolo ; modesta, umile, secondo
modestia, secondo umiltà; morigerala, con os-
servanza del buon costume; castigata, corretta,
virtuosa.
Condotta nobile, dignitosa e virtuosa insieme; pau-
roso, influenzata dalla paura; paziente, di chi
ha pazienza; politica, la condotta relativa alle
questioni politiche (veggasi a politica); anche, se-
condo astuzia; proba, giusta, onesta ; regolare, se-
condo le buone regole del vivere sociale ; retta, giu-
sta, onesta ; riprovevole, biasimevole ; scandalosa,
tale da suscitare scandalo ; schietta, aperta, sin-
cera, leale, senza infingimenti ; seria, secondo se-
rietà ; servile, da servo, non libera, non digni-
tosa ; severa, secondo severità, ossia secondo as-
soluta rettitudine.
Condotta sospetta, non sincera, ma dubbia, equivoca;
specchiata, nobilissima, virtuosissima, esemplare;
subdola, ingannevole, sospetta ; subordinata, non li-
bera, ma vincolata alla volontà di altri ; superba,
orgogliosa, secondo superbia, secondo orgoglio;
temeraria, improntata a temerità, a eccessivo co-
raggio, troppo audace ; timida, pusillanime, pau-
rosa (veggasi a timido) ; turpe, abbietta, abomi-
nevole, scandalosa ; vergognosa, disonorevole, vitu-
perevole, tale da far vergogna; vii!e, spregevole,
abbietta ; virile, gagliarda, forte, risoluta, degna del-
fuoma
La condotta sotto diveksi aspetti.
Abitudine, modo di condotta, con atti ripetuti
e metodici. - Attitudine, disposizione naturale
che ci rende atti ad alcuna cosa. - Cachet (frane),
suggello, impronta, stampa; indole, modo di condotta.
- Contegno, la condotta di una persona verso
un'altra e il modo di diportarsi in ogni occasione,
più 0 meno secondo le regole del vivere civile;
V atteggiamento che si ha normalmente o si as-
sume in determinate occasioni, - Costume, con-
dotta consuetudinaria, abitudinaria, propria e par-
ticolare di un luogo e, di solito, a più persone;,
anche, la condotta morale. - Dèmarche (frane),
modo di camminare; nel senso morale, condotta, con-
tegno, pratica. - Il fare d'uno, il suo modo di vivere,
di trattare, d'agire, di comportarsi. - Linea di con-
dotta, francesismo {ligne de condiate), per modo di
condursi, tenore di condotta. - Metodo, genere di
vita. - Morale, la scienza dei costumi ; complesso
delle regole alle quali si deve informare la buona
condotta. - Portamento, modo particolare di operare
e di procedere. - Programma, indicazione generale
di condotta - Regime o reggime, in generale, il si-
stema di condotta, di governo. - Regola, norma
dell'operare, della condotta.
Affettazione, maniera di condotta artificiosa,
ricercata ; più specialmente, del contegno. - Aggiu-
statezza, conveniente e congrua maniera di operare
e di essere. - Ambiguità, c^ondotta non onesta o
poco onesta, basata sull'equivoco, incline a.lV in-
ganno : doppiezza. - Austerità, rigore di giudizio
0 di costume ; indifferenza ai piaceri mondani. -
Avventatàggine , avventatezza, noncuranza dell'avve-
nire, spensieratezza.
Cinismo, tenore di vita, condotta da cinico. -
Costumatezza, buona condotta, buon costume. -
Dirizzone, condotta tenuta senza consiglio o se-
guitata con ostiìiazione. - Discretezza, discrezione,
moderazione nel comportarsi, nel procedere,
dando a ciascuno amorevolmente ciò che gli spetta.
- Entrain (frane), calore, vivacità nel dire e nel
fare.
Impudenza, sfacciatàggine di sentimento e di
condotta. - Intransigenza, irremovibilità, ostina-
zione nel volere e nel fare. - Previdenza, virtù
di chi sa subordinare la propria condotta ai futuri
eventi. - Prudenza, dirittura di mente per cui ?i
sa condursi opportunamente di fronte alle cose da
farsi o da sfuggire.
Reazione, il reagire, cioè il contrastare con la
propria alla condotta di altri. - Regolatezza, tenore
normale di condotta secondo quella che è la re-
gola. - Scapatàggine, mancanza di riflessione e di
giudizio rimproverata ai giovani, e che li conduce
a far cose non lodevoli, però non malvagie: spen-
sieratezza. - Stoicismo, tenore di vita, condotta da
stoico. - Trascuratezza, condotta abituale di chi
pecca di negligenza. - Zurro o zurlo, esaltazione
d'animo per qualche passione; il momento e gli
atti coi quali esso esaltamento si manifesta.
Atti e modi diversi di condotta.
Nella convivenza umana la condotta di ciascuno
è spesso causa di bene o di ìnule ; riesce a sé
stessi 0 ad altri di beneficio, di vantaggio, di
666
danno ; raramente non ha conseguenza o effetto ;
corrisponde, il più delle volte, all'esercizio di un dir
ritto 0 ali' adempimento di un dovere; conduce
talvolta dtìì'errore, alla colpa, quindi al castigo,
al la pena, e non sempre dà luogo al pentimento:
b-iie indirizzata, invece, oltre la lode, può procu-
rare anche premio. In ogni caso è ad essa con-
sentila una libertà relativa, secondo i dettami
della legge, che disciplina il vivere sociale. Buona
« quindi proficua riesce la condotta allorquando da
€s>a 0 per essa si ha V aiuto, la beneficenza,
il favore; si crea Y amicizia, si mantiene la
concordia, la pace; si esercita la difesa, la
protezione, la solidarietà; si obbedisce a un
sentimento di compassione, di pietà e in qual-
siasi modo si dà buon esempio, col sussidio della
benevolenza, dell'amore del prossimo, ecc. Al
contrario, quando la condotta ha per iscopo o per
effetto la calunnia, la discordia, la frode, la
guerra, Vinganno, Yingiuria, Vinsidia, l'of-
fesa ; quando muove da invidia, da ira, da
malafede, da odio, da violenza, da ogni deplo-
revole passione; quando determina la discordia,
il disordine, la guerra, la lite, la rissa, ecc.
Asinità, modo di procedere indiscreto e villano.
- Atti esteriori, quelli coi quali l'uomo si manifesta,
fa conoscere la propria condotta. - Azione arri-
schiata, senza la dovuta riflessione. - Azione su-
dicia, brutta, infame, riprovevole. - Azioni, cose da
cani, azioni dure, tiranniche, da tiranno.
Bassezza, abiettezza, viltà. - Bévue, voce fran-
cese, spesso usata nel linguaggio mondano e vuol
dire topica, sbadataggine, inavvertenza. - Bislaccheria,
azione, cosa da bislacco, da stravagante, da biz-
zarro. ■ Bistorta, storcimento, irregolarità della
condotta o d'altro. - Bruttura, azione brutta, scon-
cia. - Buffonata, azione, atto da buffone: pagliac-
ciata. - Buoni uffici, interposizione benevola fra
contendenti.
Canata, azione dura e vile. - Capestreria, atto
di persona scapestrata; anche frivolezza, origi-
nalità. - Capriccio, atto che ha del fantastico e
dell'irragionevole. - Cialtronata, cialtroneria, azione,
atto da cialtrone. - Cianata, atto, azione, o par-
lare da ciana, da donna volgare. - Colpo di mano,
atto qualunque per cogliere all' impensata. - Cor-
belleria, cosa non vera o fatta senz'avvedutezza. -
Cose, azioni da coltello, turpi, degne da punirsi col
coltello, degne di vendetta.
Fanciullàggine, ragazzata, azione da fanciullo.
• Fantocciata, fantoccieria, cosa da fantoccio, buffa,
ridicola (veggasi a ridicolo): bambocceria, pueri-
lità, cosa da bambino. - Fattucchieria, stregheria,
stregoneria. - Fratata, azione screanzata ; discorso,
pregiudizio da frate. - Freddezza, lentezza di pro-
cedere - Giuccata, smorfie, azioni sventate. - Gua-
sconata, fare da guascone, ossia da millantatore. -
Ingerenza, l'azione di intromettersi nelle faccende
d'altri: intromissione (veggasi a intromettersi).
Maialata, azione da maiale. - Malefatta, cattiva
azione. - Manovra, azione fatta con calcolo; quasi
raggiro, intrigo. - Marionettata, azione, atto da
marionetta, da burattino. - Mattana, risoluzione
di scatto, mattesca, pazzesca. - Mattia, azione spen-
sierata, buffonesca. - Mena, trama, maneggio, raggiro,
intrigo. - Misura, ciò che si decide di tare, come
mezzo per arrivare a uno scopo.
Personalità, atto nemico, mosso contro la persona,
più che contro la cosa. - Piazzata, cosa, azione,
atto da uomo volgare. - Picca, ripicco, puntiglio.
• Prodezza, azione considerata (iron.) come folle, o
piena di bravura, di coraggio.
fìipiego, provvedimento, espediente per cavarsi
da imbarazzo.
Sbravazzata, azione da bravaccio, da millanta-
tore. - Scappata (figur.), trascorso morale, infra-
zione non grave. - Scappatoia, sotterfugio, scusa
mendicata. - Scappavia, partito ingegnoso per u-
scire d' impiccio, d' imbarazzo. - Sciattezza, sciat-
teria, atto e modo da sciatto, ossia da negligente,
da trascurato. - Soperchieria, atto di prepotenza.
- Sotterfugio, l'agire di soppiatto, di nascosto. -
Sproposito, azione, parola imprudente, temeraria,
ardita. - Stratagemma, astuzia, inganno. - Strego-
neria, azione di strega o stregone, e, per estens.,
azione coperta e maligna : stregheria.
Tattica, accortezza nel provvedere; abilità di
condotta (veggasi ad abile).
Troiata (volgarm.), azione o cosa sudicia. Più
comunera., troieria. - Vendetta, onta o danno
che si fa ad altri per offesa. - Vie coperte, tacite,
segrete,-3iZÌom di chi si dà al fingere. - Me obli-
que, storte, azioni cattive, inique. - Vie diritte, rette,
azioni corrette. - Volgarità, azione volgare, triviale.
Figure di persona, secondo la condotta.
Affannone, chi si dà un gran daffare per ogni
piccola cosa. - Aguzzino, per similitud., chi mal-
tratta, è crudele nel trattare.
Anguilla, chi è solito trovare scappatoie. - Arpia,
di chi è molto avaro. - Arruffapópoli, demagogo,
tribuno da strapazzo, sobillatore di popolo.
Benpensante, di persona che pensa bene, retta-
mente, secondo la, legge, e si comporta in questo
senso. - Birbante, birba, birbone, briccone. - Biri-
chino, di ragazzo impertinente. - Bon-vivant (frAnc).
persona di umore facile, gaio e di vita comoda,
che ama non dar noie, né riceverne. - Buffone,
ciurmatore, ciarlatano. - Burattino, marionetta,
uomo ridicolo, leggiero, volubile.
Camorrista, veggasi a camorra. • Capo ameno,
uomo allegro o bizzarro. • Capo strigliato (iron.),
licenzioso, scapestrato. - Cempénna, chi non sa
fare, è inetto. - Ciondolona, donna cialtrona. - Col-
lolorto, bacchettone, bigotto. - Cunctator (lat.), in-
dugiatore, temporeggiatore, chi sa con pruaenza de-
streggiarsi.
Discolo, scapestrato (di ragazzo). - Eroe, chi
si distingue per grande coraggio ed abnegazione.
Fanàtico, che agisce per fanatismo, per su-
perstizione. - Fannullone, ozioso, dedito al-
l'osto. - Ficcanaso, persona che in tutto vuol en-
trare, che vuol sapere tutti i fatti altrui, che in
tutti i discorsi vuol metter bocca, non richiesto. -
Ficchino, lo stesso quasi che ficcanaso; ma dicesi più
specialmente di chi, anche non invitato, cerca di
andare o a pranzi, o a ritrovi e conversazioni, o a
spettacoli gratuiti. - Faccendiere, chi volontieri si
intriga in ogni cosa, i- Farabutto, ingannatore. -
Forabosco, persona entrante, che ha l'arte di intro-
dursi agevolmente presso altri.
Galantuomo, uomo leale, onesto. - Gattamorta,
di persona che finge di essere semplice e non lo è.
- Gingillone, uomo che non cava le mani da nulla.
- Guappo, nel dialetto napoletano, bravaccio, spa-
valdo. - Guastamestieri, chi fa malamente ogni cosa
e cambia spesso mestiere ; chi fa un lavoro per
poco prezzo.
CONDOTTA
6J7
I-tnbroglione, artefice di imbrogli, di inganni.
- Indelicato, eutemisnio neologistico che vale spesso
truffatore, ladro. - JpoctHta, simulatore, sor-
nione.
Lanzichenecco (figur.), di chi si vende a sostegno
dell'altrui violenza : giannizzero, pretoriano. - La-
vativo, di persona uggiosa, ch'è sempre fra i piedi,
o che non risponde alle più esatte norme della
consuetudine e della delicatezza. - Lazzarone, a Na-
poli e anche fuori, dicesi di persona oziosa e di
abbietto animo. - Libei'tino, uomo sfrenato, rotto al
vizio, scostumato.
Macchietta, persona bizzarra, che per condotta,
per costume o pel vestire è ridicolmente e piace-
volmente notevole. - Mafioso, veggasi a mafia. -
Malcostumato, scostumato. - Maestro di frodi, di
chi è abilissimo nella frode, nell' inganno. -
Mandrillo, volgarmente, uomo pieno di lussuria. -
Martire, chi si sacrifica per la fede, per nn'idea,
€ simili. - Mascalzone, uomo abbietto, dato a!
mal fare. - Mestone, chi mesta, intriga volontieri. -
Meticoloso, chi nell' esecuzione di certe cose, o nel
suo modo di vivere e di trattare con la gente, ha os-
servazioni eccessivamente piene di sottigliezze. -
Millantatore, chi vanta forza, coraggio, virtù, ecc.,
che spesso non ha.
Ninnolóne, uomo che non leva le mani da nulla:
fannullone. - Piovra (figur,), persona che assorbe o
strugge inesorabilmente altri. - Puntuale, di persona
esatta, precisa ne' suoi impegni. - Rompicollo, per-
sona atta ad arrecare altrui danno ; uomo malvagio,
tristo.
Sbarazzino e sbarazzina, uomo o donna da strada,
che ne fa di tutte. - Sbravazzone, più com., smar-
giassane : millantatore - Scapato, uomo allegro, vi-
vace, poco riflessivo, poco serio. - Strafottente, voce
volgare: chi sente e specialmente ostenta dispregio
per usi, convenienze, persone, ecc.
Tiranno, persona crudele e ingiusta. - Uomo,
donna, ragazzi a estri, che si porta bene o male a
momenti; che è pieno di ghiribizzi. - Vagheg
gino, giovane che fa il galante. - \iveur (frane),
chi fa vita di piacere, solo occupandosi del di-
vertimento. - Volpone, uomo molto furbo, per-
sona piena di astuzia e frodolenta.
FlGUKE TU'IOHE
(storiche, letterarie, ecc.).
Abele, tipo della persona buona e vittima della
propria bontà. - Arpagone, Mida, tipi di grande
avaro, - Azzeccagarbugli, noto personaggio dei
Promessi Sposi di Manzoni : dicesi per imbroglio-
ne. - Bertoldo, personaggio d'un vecchio racconto
popolare: vale uomo sciocco o da poco. - Caino,
tipo del fratello e dell'uomo malvagio, crudele, di-
sumano. - Dama del biscottino, uno dei tipi creati
dal Porta, signora dell'aristocrazia nera ; ora, dama
ascritta a società cattoliche. - D'Artagnan, tipo dei
Tre Moschettieri di Dumas : dicesi per uomo au-
dace, spavaldo, cavalleresco, generoso. - Don Basilio,
tipo del calunniatore ipocrita, personaggio del Bar-
biere di Siviglia. - Don (Jnsciotte (spagnuolo. Don
Quijote), eroe umoristico d'un romanzo di Cervantes:
dicesi di chi si erige a difensore fanatico delle cause
difficili 0 perdute. - Don Giovanni (Don Juan),
<ii,'ura d'una antica leggenda spagnuola, trattato
drammaticamente da G. Tellez, da Molière, da Cor-
neillf, da Byron, ecc.: tipo di dissoluto. - Don
Rodrigo, personaggio dei Promem Sposi di Man-
zoni, tipo del prepotente, del tirannello. - Dulca-
mara, ciarlatano, tipo personificato neìVElisir d'a-
more.
Eminenza grigia, soprannome dato al confidente
di Richelieu: ora, consigliere occulto e potente. -
Figliuol prodigo (della parabola dell' evangelo di
san Luca), persona sviata, la « pecorella che torna
all'ovile». - Filibustiere, nome storico di antichi
avventurieri : detto ora per predatore.
Ganimede, secondo la mitologia, bellissimo figlio
di Tros, re di Troia : ora vagheggino. - Gingil-
lino, chi con arti ipocrite riesce ad ottenere chec-
chessia. - Girella, tipo di persona incostante, vo-
liibile, specialmente in politica. - Giuda, menti-
tore, traditore (veggasi a tradimento). - Ludro
(voce veneta e lombarda), cavaliere d'industria, a-
stuto, birbante. - Massinelli, tipo del teatro dialet-
tale milanese: giovane pieno di lieta e idiota bo-
narietà.
Maramaldo, V uccisore di Francesco Ferruccio :
dicesi ora per sanguinario vigliacco. - Mecenate, e -
valiere romano, protettore dei letterati, al tempo d
Augusto: e dicesi ancora di chi protegge i fette -
rati, gli artisti, ecc. - Messalina, la moglie deii'im
peratore romano Claudio : ora, dicesi di donnn [us-
suriosa (veggasi a lussuria). - Ninfa Egeria, nnià
o camera italica, sposa e ispiratrice di Numa I om-
pilio : dicesi tuttavia per significare inspiratore, con-
sigliere, consigliera.
Onesto Jago! (ingl., the honest Jago, espressione
frequente nelì'0/e//o di Shakspeare) : dicesi ora, sar
casticaniente, di chi ha parvenza di onestà e na-
sconde la frode, il tradimento. - Otello, protagoni-
sta del noto dramma di Shakspeare ; ora dicesi di
uomo gelosissimo (veggasi a gelosia). - Rodomonte,
personaggio cieWOrlando Furiosi di Ario4o: detto
ora di smargiasso, spaccone, millantatore, - Rogan-
tino, antica maschera romana: detto ora di chi è
prepotente. - Susanna, Lucrezia, tipi di castità.
- Tartufo, tipo dell' ijwcrif a creato da Molière. -
Tecoppa, tipo del teatro dialettale milanese : delin-
quente, ma non brutale. - Traviata, donna di mal
costume, però non ispregevole, secondo il tipo
della Dame aux camélias di Dumas e del melo-
dramma di Verdi.
Alcune voci straniere. — Barbe-Bleu, personag-
gio burlesco d' un racconto di Perrault : ora, si
indica cosi una persona che fa paura senza essere
paurosa. - Bohème (frane), artista spensierato, in-
docile, ribelle alle convenienze sociali : si applica
questo nome (che significa zingaro boemo) anche ad
altre persone. - Dandy, veggasi ad eleganza. -
Demi-mondaine (frane), donna che vive delle sue
grazie e delle grazie altrui. - Escamoteur (frane,
chi fa il giuoco dei bussolotti), chi è uso a far im-
brogli, tessere inganni. - Flaneur, chi sta in ozio,
osservando e curiosando. - Lion, detto ad ele-
ganza.
iìlVERSI MODI DI comportarsi.
Buttar via t riguardi, la vergogna, la paura, la
soggezione, non aver più riguardi, per andare dritto
dritto al proprio scopo. - Cavarsela, condursi in
modo da scansare difficoltà, pericoli e simili.
668
CONDOTTA
- Cogliere l'occasione, agire quando e secondo s*
presenti l'opportunità ; approfittare del buon mo-
mento, della buona occasione. - Comportarsi bene,
male, ecc., mantenere un determinato modo di con-
dotta, di vita; condursi, contenersi (regolarsi in
una circostanza), diportarsi, governarsi, oprare, por-
tarsi, regolarsi. - Compromettersi, mettersi a rischio,
a pericolo, di solito per imprudenza. - Correre la
cavallina, scapricciarsi in gioventù, darsi alla vita
libera e avventurosa.
Dare addosso, dar contro a uno, combatterlo, mo-
strarglisi nemico. - Destreggiarsi, condursi abil-
mente in un'impresa. - Essere, fare come il mar-
chese Colombi, essere ridicolmente irresoluto, inde-
ciso, tra aìì''opinione e 1' altra. - Far bene, far
male (e molte altre locuzioni in questo o in quel
senso). - Fare il giuoco di uno, operare in modo da
aiutare l'opera di un altro, facilitargli la via, spe-
cialmente parlando di opere subdole. - Fare i suoi
passi, far le pratiche, usar le cure, adoperarsi per
ottenere qualche cosa o per tar valere i propri di-
ritti. - Farne un affare, un caso, un delitto dì Stato,
di chi fa scalpore per un nulla.
Gingillare, gingillarsi, perdere il tempo in cose
da nulla.
Girar largo, muovere da lungi, sia con le parole,
sia coi fatti per arrivare al fine che si ha in
mente, acciò la gente non se ne apponga. - Lavo'
rare uno, renderlo maneggevole, in modo che esso
acconsenta spontaneamente a fare ciò che noi de-
sideriamo. - Legar l'asino dove vuole il padrone,
subordinare la propria condotta alla volontà altrui,
- Menare il can per l'aia, tirarla alla lunga con uno
scopo determinato, specie per guadagnar tempo. -
Mettere le mani avanti, il premunirsi che uno fa
contro un colpo dell'avversario, una possibile ob-
biezione, un attacco, ecc. - Mettersi nei panni, nei piedi
d'altri, immedesimarsi nelle condizioni (per lo
più diffìcili) di un'altra persona.
Non badare alle facciate, non curarsi della for-
ma esteriore. - ISon intendere a sordo, saper fare
suo prò delle cose udite. - Non voler mosche sul
naso, volrìr essere libero nelle proprie azioni.
Partire in battaglia, agire energicamnnte contro
chicchessia o checchessia. - Regolarsi, governarsi
secondo la circostanza, a norma degli eventi. - Ren-
dere la pariglia (figur.): il contraccambio, il
cambio.
Singolareggiare, fare il singolare, Yorifjinale. -
- Stare, non stare alle mosse, sapersi o no fre-
nare.
Temporeggiare, pigliare tempo, indugiare ac-
cortamente. - Tenere buona, cattiva condotta, di
chiaro significato. - Tirar dritto per la propria
strada, per quel che si vuole, o si deve badare a-
gli altri. - Titubare, tentennare, stare in dubbio.
- Tralignare, mancare ai buoni esempi dei geni-
tori. - Traviare, uscire dal cammino della virtù.
Comportarsi bene — Compobtarsi male.
Bene. — Andare per il filo della sinopia, andare
per il solco, arar diritto, condursi, contenersi bene ;
andare per la retta via ; stare in carreggiata ; rigar
dritto; tenere buona condotta, tenere la linea
retta. - Andare per la sua strada, babare a casa
sua, badare ai fatti proprii, senza intromettersi
nelle faccende altrui. - Dare buon conto di sé, di
chi ha saputo o potuto condursi in modo ir-
reprensibile. - Emendare, emendarsi, veggasi a
correggere. - Fare il passo secondo la gamba,
misurarsi nei mezzi. - Fermarsi, darsi a vita
più regolare; mettere giudizio. - Largheggiare,
trattare con larghezza soverchia.
Lasciar correre l'acqua al suo molino, lasciar
andare le cose come vanno, non fare l'intro-
mettente. - Mantenere le buone osservanze, tenere
una condotta regolare. - Mettere il cervello o la testa
a partito, dicesi di persona che fu prima incurante
dei fatti suoi, trascurata, dissipata, ecc., e poi si
emenda, si ravvede. - Non sgarrare d'un punto,
condursi bene. - Poter mostrare la faccia, poter
rendere conto delle proprie azioni, della propria
condotta.
Ravvedersi, riconoscere i propri errori e averne
pentiinento. - Regolarsi a modo, a misura, se-
condo le convenienze, l'opportunità. - Render conto
delle proprie azioni (figur.), saper rispondere d'o-
gni nostra azione. - Rimettersi al bòno, di persona
scapata che si ripiglia, si riprende, torna a miglior
condotta. - Stare in briglia, contenersi, usare mo-
derazione. - Stare in carreggiata, mantenersi nella
via giusta. Contr., uscire di carreggiata. - Stare in
tuono, condursi bene. - Star nei gangheri, stare a
dovere, contenersi, sapersi frenare. - Star sopra
di sé, sapersi governare. - Tenersi in guardia con-
tro sé stessi, vigilare sulla propria condotta.
Male. — Agire alla sordina, occultamente e,
spesso, ipocritamente. - Rarcamenare, barcamenarsi,
comportarsi, condursi in un modo piuttosto che
nell'altro, secondo il proprio tornaconto: tergi'
versare.
Cadere nel fango, avvilirsi con azioni indegne. -
Colmare il sacco, avere passato i limiti, la discre-
zione. - Declinare dalla via giusta, deviare, uscire
dalle norme di una condotta retta. - Degradarsi,
commettere azioni disonorevoli, indegne, così da
meritare vergogna, infamia.
Fare a mosca cieca, procedere a tentoni, a ca-
saccio. - far fare il burattino a uno, fargli fare
brutta figura, mancandogli di parola, mentre egli si
era già impegnato per conto nostro. - Fare una fi-
nestra sul tetto a uno, fargli un sopruso, un brutto
tiro. - harle pulite, commettere azioni brutte, sal-
vando le apparenze. - Farle sporche, agire mala-
mente. - Farne delle nere e delle bige, di tutti i co-
lori. - farne delle sue, di azioni riprovevoli. - fi-
scaleggiare, occuparsi indiscretamente e maligna-
mente dei fatti altrui. - Fregare (volgarm.), per
accoccarla, farla ad imo, giuocargli qualche tiro.
- Gettare il manico dietro la scure, per disperazione
0 dispetto, lasciar andare a male tutto, appigliarsi
al peggior partito. - Incanagliarsi, agire da cana-
glia, mettersi con la canaglia: ingagliofTarsi.
Maltrattare, trattar male. - Mancare al dovere,
venir meno a questa norma fondamentale della
buona condotta. - Aon essere uno stinco di santo,
tutt'altro che santo, cioè di condotta discutibile
Pagare, ripagare a misura di carbone, ad usura,
cioè ricambiando male per male in misura mag-
giore. - Passare i termini, passare ogni modo, ogni
termine, ogni discrezione: tenere condotta eccessiva
in vario senso. - Pescar nel torba, fare il suo prò,
occultamente aggirandosi sia nei dissidi privati,
sia nei pubblici. - Prendere, pigliare una cosa a
veglia, insistervi con indiscrezione. - Prevaricare,
uscire dai limiti e dai precetti.
Sbravazzare, fare il bravazzone, il millantatore.
CONDOTTA — CONFACENTE
669
lo smargiasso, lo spavaldo. - Scarognare, far la ca-
rogna, agire malamente. - Scavalcare (figur.), pren-
dere il posto a uno, facendolo cader di grazia, di
merito. - Schioccarla, sonarla a uno, fargliela, giuo-
cargli un brutto tiro. - Straviare, fuorviare, uscire
dalla retta via. - Tenere il piede in due staff?, te-
nere condotta equivoca con l'unico scopo di mirare
al proprio interesse ; servire a un partito e al-
l'altro. - Tergiversare, eludere una decisione o ri-
sposta, 0 schermirsi e sottrarsi a una quistione. -
Traccheggiare, tentennare, temporeggiando, nelle cose.
Trascorrere, lasciar andare oltre i termini conve-
nevoli; cader in eccesso, in esagerazione. - Tra-
viare, uscire, far uscire di strada, sviarsi, scostarsi
dal buon costume.
Zoppicare, non essere corretti, franchi nella pro-
pria condotta, specialmente in una determinata
taccenda.
Locuzioni — Proverbi.
Anima buscheronat, a chi ci abbia fatto qualche
tiro. - Pan di ricatto, quando uno rifa agli altri
quel che gli hanno fatto. - Su la via di Damasco,
nota locuzione per significare su la via del ravve-
dimento, verso la buona via del ricredersi. - Tran-
tran, voce popolare e familiare : andazzo, maniera
solita di condotta, di vita.
Era meglio se ti lasciavano sciolto il bellico: a
ragazzo o persona molesta che non vuol fare bene.
Non lo farà più fin a quest'altra volta: di chi
siamo sicuri che ripeterà la stessa mancanza, lo
stesso errore.
Provebbi. — Chi ha mangiato i baccelli, spazzi
i gusci: chi ha fatto male, paghi. - Chi ha man-
giato la candela rifard il lucignolo : ognuno deve
sottosfare alle conseguenze che ha cercato da sé. -
D'un cattivo ceppo non può venire buona scheggia :
di chi traligna. - La biscia morde il ciarlatano, ar-
guta locuzione per indicare l' effetto di operazioni
imprudenti o maligne che riescono malamente o
ricadono sul loro autore, - Tutti i nodi vengono al
pettine, tutte le male azioni si scoprono e si pa-
gano.
Gondotta. Porto, trasporto. - Ufficio del
medico condotto e luogo nel quale egli esercita.
Cosi anche del veterinario. - Capitaneria, riferito
a milizia ; anche, assoldamento di milizie merce-
narie. - Condotta delle acque, veggasi ad irriga-
zione.
Condottiera. La donna che conduce, guida
altre.
Gondottlere, condottiero. Chi conduce al-
tri, guida. - Capitano, capo, comandante.
Gondotto. Lo stesso che acquedotto, canale,
doccia, fogna, passaggio, tubo. - Cannonata,
insieme delle canne (cannoni) che formano un con-
dotto d'acqua.
Abboccare, mettere la bocca di un condotto o si-
mili in un altro, per introdurvi vapore, ecc. - Ac-
cecare un condotto, farvi entrare o buttarvi delle
materie, riempirlo. - Intasare, empiersi di taso,
di quanto impedisce il corso libero di un con-
dotto: otturarsi.
Gondotto. Termine di anatotnia (veggasi a
pag. 86, prima colonna).
Gondncente. Nell'uso, chi prende in affitto
(affittaiuolo) 0 in appalto (appaltatore). • Soldato
0 caporale addetto al servizio dei muli da basto
e dei carri.
Gonduclbllità. La proprietà che hanno i corpi
di trasmettere il calore, {'elettricità.
Gonducimento. Il condurre.
Gondurre {conducente, conducimento, condotto,
conduttore). Menare, essere guida o scorta ad altri,
accompagnare, scortare; trasportare, far tras-
porto, far giungere persona o far arrivare cosa in
un dato luogo : conducere, portare, portare in volta ;
recare, rimenare, tradurre. - Costruire un fosso, un
canale, una via, facendolo passare per un dato
luogo 0 giungere a un cerio punto. - Di strada,
di via, far capo, riuscire a un punto. - Condurre
attorno, in giro, far girare, far muovere, menare
in volta. - Condur dietro, far seguire. - Condur
via, allontanare, cavare, levare, ritrarre, strappare,
togliere, trar fuori da un luogo, condur lontano.
- Guidare, condurre esercito o armata nella mar-
cia, alla battaglia, all'assalto e nelle altre imprese
militari. - Manodurre, condurre a mano, con la
mano, per la mano. - Menare, condurre perniano.
- Menare, condursi dietro uno, con sé.
Passeggiare, menare a passeggio (di cavallo e
simili). Rimenare, ripete menare. - Ricondurre, ri-
pete condurre. - Strascicare, condurre altrui per
forza. - Tradurre, trasportare; nell'uso, condurre
in arresto, in prigione. - Traghettare, condurre,
trasportare, far passare da una parte all'altra (per
lo più, d'un fiume, d'un lago e simili).
Conduceìite, chi conduce: conduttore, conduttrice
(e dicesi specialmente di chi guida un veicolo).
• Conducimento, il condurre ; condotta, menata. -
- Conduttore, anche, chi acquista l'uso di una data
cosa a prezzo e a tempo determinato.,
Gondursl {condotto). Mantenere un determinato
modo di vita, di condotta, ■ Avere forza o vita
abbastanza per fare checchessia.
Gonduttore. Chi o che conduce. - Mezzo di
cui si serve il chirurgo per dirigere uno strumento
tagliente nella profondità dei tessuti, come la
sonda, ecc.
Conduttore elettrico, cordone o catena metallica
che dà libero passaggio al fluido elettrico e lo con-
duce ovunque si voglia raccoglierlo o adoperare
0 disperderlo. - Cavo, tipo speciale di conduttore
destinato a trasmettere la corrente elettrica per
uso di telegrafia, di telefonia, d' illuminazione, di
trazione, ecc.; specialmente, quello isolato adope-
rato per la trasmissione dell'elettricità attraverso il
suolo, i laghi, i fiumi. • Carica, la quantità di elet-
tricità che possiede un conduttore, quando è sa-
turo. - Elettrodo, estremità iniziale di un condut-
tore elettrico. - Piccolo circuito o corto circuito, in-
terposizione di un conduttore di poca resistenza
fra due reofori : ne consegue riscaldamento e in-
cendio.
Gonduttura. Termine d'uso per fogna, ca-
nale e simili.
Gonèstabile. Anticamente, comandante di mi-
lizia, governatore di fortezza.
Confabulare (confabulato). Conversare, tener
conversazione ; discorrere, parlare con altri di
cose non importanti.
Confabulazione. La conversazione, il col-
lòquio.
Confacentc, confacerolo. Chi si confà, è ac-
costante, adatto, conferente, conforme, conve»
niente, favorevole, giovevole ; proporzionato (in
proporzione), utile, ecc. - Dicesi anche per cor-
670
CON FARE
CONFESSIONE
roborante. - Affarsi, cosa che si affa ad alcuno,
conforme a'suoi gusti, alla sua attitudine, ecc.: con-
fare, confarsi.
Confare (confacente). Avere le qualità neces-
sarie per essere adatto, conforme, quindi in
grado di giovare, convenire, essere conveniente,
star bene; avere conformità, proporzione e simili.
Oonfarreazione. Antica forma di matri-
monio.
Confederare confederarsi (confederato, confe-
derazione). Detto specialmente, di popoli, di socie-
tà, di Stati, federare, unire, unirsi in confedera-
zione; anche in alleanza. - Confederato, chi fa
parte di una confederazione, federato. - Confe-
derazione, V unione in tal senso, cioè la lega po-
litica di popoli, di Stati, ecc., con interessi e doveri
comuni: confederamento, consociazione, federazio-
ne, unione confederativa. - Es., la Confederazione
svizzera, la Confederazione germanica, ecc.
Confederato. Detto a confederare.
Confederazione. Veggasi a confederare e
ad unione.
Conferenza. Abboccamento, colloquio di due
o più persone - Forma di discorso. - Riunione
di appartenenti alla diplomazia. • Nel linguaggio
forense, il conferire di un avvocato col cliente
intorno ad un determinato affare. - Conferenza del-
VAia, veggasi a pace
Conferenzière Chi tiene una conferenza, un
discorso in pubblico.
Conferiménto. Atto del conferire.
Conferire {conferimento, conferito). Accordare,
concedere, dare. - Confrontare, mettere a con-
fronto, a riscontro una cosa con l'altra. - Tenere
conferenze, colloquio, discorso. - Trasmettere,
assegnare, detto di qualità o di proprietà, ecc.
- Concorrere, cooperare. - Far prò, giovare,
aggiungere valore (conferire alla bellezza, al decoro,
alla dignità e simili). - Conferimento, atto ed effetto
del conferire, dell'assegnare, ecc.
Conferma. Il confermare. - Anche, notizia
0 prova di un fatto o di una cosa
Confermare {confermativo, confermato, confer-
matorio, confermazione). Il ripetere cose già dette
(anche da altri), par attestare la verità; avvalo-
rare ciò che si ebbe occasione di asserire: ac-
certare nuovamente; racconfermare, raffermare, ri-
confermare.- Dare o ridare validità ad \m patto.
- Rinnovare un contratto - Mantenere, tener
fermo alcuno in una carica, in un grado, in un
ufficio e simili. - Riconoscere legittimo, valido, ecc.:
approvare. - Come termine ecclesiastico, cresi-
mare, dar la cresima. - Omologare, ratificare.
Raffermare, confermare. - Riconfermare, ripete e raf-
forza confermare. - Ribadire il chiodo, riconfermare
con altre prove, altre ragioni, ecc. - Sanzionare,
confermare, approvare. - Sconfermare, contr. di
eonfermare.
Conferma, il confermare: confermamento, confer-
mazione ; rafferma, raffermamento, raffermazione ;
riassicuramento, riconferma, riconfermazione ; rati-
ficamento, ratificazione; figur., sigillo, suggello. -
Confermativo, che serve a confermare. - Confeimar
torio, che ha valore di confermare. - Conferma-
zióne, conferma, azione del confermare.- La crcstw^a.
Confermativo. Detto a conferm^are.
Confermazione. Il confermare. - La cre-
sima. - Parie di una orazione.
Confessare {confessato, confessione). Dichiarare,
dire, manifestare una colpa, un delitto, un fallo
0 una qualunque cosa che possa essere biasimévo-
le, riconoscendola come di azione propria: ammet-
tere di essere colpevole ; far confessione, palesare,
propalare ; scaricar la coscienza. Si conlessa per
candore (ingenua sincerità), per effetto di penti-
mento, di rimorso, ecc. - Professare pubblica-
mente una fede. - In senso chiesastico, far ufficio
di confessore, avere facoltà di ascoltare in con-
fessione. - Aprire l'animo, confessare; dire il pro-
prio sentimento, il proprio pensiero: aprirsi. - Re-
citare il confiteor, dichiararsi colpevole. - Riconfes-
sare, ripete confessare. - Sconfessare, contr. di con-
fessare: negare. - Confessione, atto del confes-
sare : riconoscenza del fallo, ecc. In termini legali,
giudiziale, se fatta dalla parte o dal suo procura-
tore davanti a un giudice ; str agiudiziale, se fatta
fuori di giudizio. - Confesso, il reo, che ha confessato.
Confessarsi (confessatoj. Fare la confessione^
accedere al confessionale.
Confessionale. Arnese, luogo dove il prete
ascolta la confessione. - Aggettivam., veggasi a
fede, ad opinione.
Confessione. Atto del confessare. - Parte sot-
terranea di antica chiesa, ove si riponevano le re-
liquie dei martiri. - Tutti insieme coloro che pro-
fessano una data fede, e la fede stessa.
Confessione (confessarsi, confessato, confessio-
nale). Atto del confessarsi. - Facoltà, nel prete, di
confessare e di assolvere. Il sacramento cattolico
per cui il divoto si confessa al prete : confessio-
ne auricolare (perchè il confessore presta orec-
chio); lavacro della confessione; penitenza ; sacra-
mento della penitenza ; tribunale della penitenza. -
Confessione generale, parziale, buona, sacrilega, falsa
(contraria a verità, a coscienza), ecc.
Assoluzione, l'atto col quale il confessore perdo-
na, rimette i peccati al penitente: benedizione as-
solutoria, perdono, proscioglimento, remissione dei
peccati. - Caso riservato, quando il confessore non
può assolvere il penitente. - Sigillo della confessio-
ne, il segreto imposto al confessore.
Confessarsi, dire al prete le proprie mancanze, i
propri peccati (veggasi a peccato): accomodare le
cose sue con Dio, accomodarsi con Domeneddio,
accomodarsi dell'anima, accostarsi, presentarsi al
tribunale della penitenza; accusarsi in faccia a Dio;
andare alla grattugia; confessare in penitenza; di-
sporre delle proprie cose spirituali ; fare la propiia
confessione, fare le proprie divozioni, farsi accusa
dei propri peccati; lavarsi dei peccati; prender peni-
tenza ; rappacificarsi, riconciliarsi con Dio ; rasset-
tarsi nella coscienza; stare al confessionale; alla
graticcia ; umiliarsi a pie del prete ; venire a pe-
nitenza dei peccati. - Chiamale il confessare, d'un
cattolico morente. - Pigliar Pasqua, confessarsi a
Pasqua. - Riportare il filato, andare a confessarsi.
- Btconci7tars«, confessar i ancora av;inti la comunione.
Penitente, chi va a confessarsi, si confessa : espia-
tore, che espia; peccatore confitente; figur., peco-
rella smarrita che torna all'ovile. - Pasqualino, che
si confessa solamente a Pasqua. - Confileor, peccavi
(hi.), formole di confessione. - Exomologèsi, confes-
sione pubblica dei primi tempi della Chiesa.
Confessionale (meno comun., confessionario), spe-
cie di casotto o d'inginocchiatoio nelle chiese cat-
toliche, dove il sacerdote confessa: nicchia, pre-
della. - Graticola, latta bucherellata che è nelle
parti laterali del confòòsionario, attraverso la quale
si parlano il confessoie e il penitente ; grata, grat-
tugia (scherz.).
CONFESSIONI — CONFIDENZA
671
Confessioni. Veggasi a libi'o e a martire.
Oonfessorato. Detto a confessore.
Confessore. Il prete che ascolta la confessione,
amministra il sacramento della penitenza: con-
fessante, confessatore ; direttore della coscienza, di-
rettore spirituale; padre spirituale; penitenziere, peni-
tenziere maggiore. - Confessore, nell'antica chiesa, il
cristiano, che professava pubblicamente la fede di
Cristo, anche durante le persecuzioni. Fu, talvolta,
chiamato cosi il salmista, il cantore, il tonsurato.
- Confessore di manica larga, che assolve facil-
mente. - Confessore ordinano, confessore delle mo-
nache. - Confessorino, dimin. vezz. di confessore :
prete giovine, garbato nel confessare. - Penitenziere,
specialmente, il confessore che ha facoltà di scio-
gliere i casi riservati. - Ascoltare, ricevere, dare, to-
gliere, levare la confessione, espressioni di chiaro
significato. - Assòlvere, veggasi a peccato. • Stare,
essere, entrare, chiudersi nel confessionale. - Tradire
il segreto della confessione, del prete che racconta
i peccati. - Confessorato . ministero del confessore.
Confettare (confettato). Far confezione di una
cosa ; preparare un confetto f acconciare con sue-
c7iero, questo o quel frutto e simili, come fa
specialmente il confettiere, il pasticciere : can-
dire (meglio detto che confettare), cuocere con
zucchero, nello zucchero ; giulebbare ; sciloppare,
siroppare.
Confetteria. Detto a confettiere.
Confettièra. Sorta di tazza da contenere con-
fetti, confetture : vaso da confettiere, da pastic-
ciere.
Confettière. Fabbricante o negoziante di con-
fetti, di paste, dolci e simili: bozzolaro, brigidinaio,
cantucciaio, cialdonaio, confettatore, confetturiere,
confortinaio, dolciere, pasticciere. Chi fa le di-
verse operazioni del confettare (meglio detto can-
dire), del brillantare (coprire, smaltare dolci con
zucchero chiarito), ecc., e prepara la caramella,
la ciambella, il confetto, la frittella e ogni
sorta di altra pasta dolce. Propriamente, dicesi
bozzolaro chi vende ciambelle inzuccherate e simili
paste dolci; non comune, ma dell'uso; pasticcinaio
chi fa dolci più fini e più vari; pasticciere il più
aristocratico di tutti. - Confetturière, colui che fa e
vende non solo confetti, ma altri svariatissimi dolci
di simil genere, canditi, conserve, pasticcini, ecc.,
e anche liquori. - Confetteria, confettureria, luogo
dove si fanno e si vendono confetti e simili dolci :
biscotteria, dolceria, pasticceria.
Confètto. Piccolo dolce di zucchero cotto, va-
riamente formato e di vano gusto: mandorla, pi-
stacchio, coriandolo, nocciuola, pezzetto di candi-
to, ecc., coperto di zucchero, sciloppato e cotto :
chicca, confettino, treggèa, zuccherino. - Confettuc-
r.io, peggior. di confetto. - Confettino, dimin. vez-
zegg. di confetto. - Confettuccio, confetto da poco.
Confetti a sorpresa, quelli che, aperti, hanno
qualche graziosita nascosta. - Confetti da burla,
molto amari. - Confetti di san Rocco, còccole di gi-
nepro, ricoperte di zucchero: sono diuretiche. -
Confetti in sciroppo, quelli pieni di sciroppo. - Con-
fetti parlanti, contenenti un carticino con qualche
motto. - Confetti vermifughi, quelli nei quali alla
mandorla è sostituito il seme santo, cioè l'assenzio
raarino. - Confetture, nome generico dei confetti o
simili dolci. - Dolciumi, quantità e varietà di con-
fetti ; termine collettivo e dispregiativo di tutti i
cibi dolci, come confetti, canditi, pasticcini, ecc. -
Tréggea, miscuglio di confelti. - Vassoiata di con-
fetti, quanti di questi si possono mettere su un
vassoio-
Anacini (sempre in plurale), si chiamano a Fi-
renze certi confelti piccolissimi, che hanno per a-
nima un anacio, e che a Pistoia si chiamano piz-
zicata, e anticamente, anche a Firenze, treggèa. Si
dicono pure, e molto comunemente, anaci in ca-
micia. - Fave romane, sorta di confetti in forma di
fava. - Marrons glacés, marroni canditi. - Mentina,
piccola pasticca di menta. - Nocciole confettate, ri-
vestite di zucchero.- Praline, per i francesi, la man-
dorla tostata nello zucchero.
Confettiera, vaso per confetti: e si hanno con-
fettiere di metallo dorato, d'ebano, di raso, di car-
tone, di carta, colorate, dorate, con figurine, con
nappe di seta, ecc. - Confettiere, chi fa e vende
confetti.
Confetto. Forma medicamentosa officinale: veg-
gasi a farmacia e a medicamento.
Confettureria. Detto a confettiere.
Confetturiere. Veggasi a confettiere.
Confezionare (confezionato). Fare, preparare un
medicinale, una inistura, e simili. - Termine
d'uso della crestaia, della modista, della sar-
ta, ecc.
Concezione. Il confezionare una composizio-
ne medicinale di vari ingredienti fatta con miele,
zucchero, ecc., a guisa di cosa confettata: veggasi
a fartnacia. - Voce d'uso, derivata dal francese
che abbraccia tutte le operazioni necessarie, tutto
il lavoro occorrente per mettere insieme un ve-
stito, un capo di biancheria, un cappellino da
signora, ecc.
Conficcare {conficcato^ conficcatura). Ficcare,
cacciar dentro, far entrare, ficcare una cosa aguz-
za in un' altra ; fermarla con chiodo, ecc.; affig-
gere, attaccare con chiodi o in altro modo. - Con-
ficcatura, l'effetto e anche l'atto del conficcare.
Confidare {confidente, confidato). Avere confi-
denza, avere fiducia ; palesare, dire un segre-
to, in segreto ; rivelare ad alcuno cosa che ci dolga,
ci spiaccia: sfogarsi. - Lusingarsi, avere lusin-
ga; tener quasi per certo.
Confidente. Chi gode della confidenza d'al-
cuno, ricevendone i segreti. - Anche, familiare.
- La sjìia di polizia.
Confidenza. Comunicazione, che si dà o si ri-
ceve, di un segreto. - Quella certa familiarità,
quel modo di contegno che nasce dalla stima, e
per cui si parla, ci si apre con uno. - Confidenza,
tra uomo e donna, più che familiarità. - Espan-
sione, confidenza affettuosa con la quale si mani-
festano i propri sentimenti.
Confidente, chi gode la confidenza d'alcuno, rice-
vendone i segreti: custode di segreti, depositario di
confidenze : fedele, fidato ; figur., segretario. -
Confidenziale, di confidenza : detto o fatto in con-
fidenza ; infimo, di intima amistà o segretezza ;
che dimostra confidenza. - Confdenzioso, che piglia
facilmente delle confidenze. - Confidenzialmente, in
0 per confidenza ; in modo confidenziale ; come in
confessione, sotto sigillo di confessione. - Espan-
sivo, chi facilmente si confida, sfoga i propri affetti:
persona di natura espansiva. - Troppo familiare :
indica confidenza soverchia verso coloro ai quali
devesi rispetto e deferenza.
Aprire l'animo, aprirsi, confidare, confidarsi con
alcuno ; dirgli ciò che si ha nell'animo, che ci sta a
cuore, e che prima si teneva segreto, - Chiamare
Mwo a parte rf' una cosa, partecipargliela, fargliene
672
CONFIDENZIALE
CONFORMISTA
J)arte. - Comunicarsi pensieri, dolori, segreti, ecc.,
àrsi reciproche confidenze. - Dare un dito e pren-
dere un braccio, di chi abusa della confidenza. -
Non aver mangiato la polenta, i fagiuoli con uno:
non aver i quella confidenza che egli vorrebbe dare a
credere. A chi si piglia confidenze soverchie; an-
c!ie, non sé mica mangiata la pappa insieme. - Non
dare spago a uno, non ammetterlo alle nostre con-
fidenze, non trattarlo con confidenza. - Sbottonarsi,
aprirsi con un amico o persona di confidenza. -
Spalancare il core agli amici, confidar loro tutti i
propri segreti. - leneie uno o tenersi a rispettosa
distanza, non dare confidenza. - Versare i propri
dolori, i propri dispiaceri in seno a uno, confidarli.
- Versare l'animo proprio nel seno di un amico fe-
dele, nello stesso senso.
A fjualtr' occhi, in confidenza, senza che altri ci
senta. - Inter nos, fra noi, senza che nessuno ci
senta, in confidenza. - Major et longinquo reverentia,
sentenza latina a cui risponde l'adagio italiano:
confidenza toglie riverenza,
Confidenziale. Detto a confidenza e a let-
tera.
Configgere {confitto). Lo stesso che conficcare,
ficcare.
Configurare {configurato). Far somigliante nella
figura. - Dare configurazione, forma. - Anche,
sim boleggiare.
Configurazione. Il configurare. - V.^ figura,
la forma che una cosa ha.
Confinante. Che si tocca nel confine, col
confine. - Anche, attigu' , vicino.
Confinare (confinante, confinato, confinazione).
Essere confinante, a confine con altri. - Esiliare,
mandare in esilio, a confino.
Confine. Linea che separa uno Stato o un paese
dall'altri i. eie circoscrive un terreno, una casa, una
proprietà, ecc.; confino, deninicazione, limite, linea
di demarcazione, termine. Arche, la pietra che se-
gna il confine : cippo, pielr;i miliare. - Demarca-
zione, limite d'un terreno, di una contrada, d'uno
Stato. - Frontiera, luogo nei confini del dominio,
a fronte di altro Stato : larriera. - Linea di con-
fine, il confine di un \>■.^^se. - Marca, confine, paese
di confine. - Paese, cttid, dogana di confine, sul con-
fine, al confir:e ira uno Stato e 1' altro, - liando,
estremità, confine. - Spartiacque, termine geografi-
co: il renfine tra due legioni fluviali. - Termine,
p.etra © altro che, piantato in terra, a certe distanze,
segna i cmfini d'una proprietà. - Tlialweg (ted.,
via della valle), voce u^ata dai geografi e dagli uo-
mini di Stato, per precisare i confini fra certi Stati,
il cui limite è segnato dai fiumi. - Varco, punto
per cui si passa oltre il confine; passo difficile,
importante. - Zone grigie, locuzione di Crispi, ri-
fcientesi in genere alla terra di confine ove i po-
poli di varia razza si confondono.
Orismografa, descrizione dei confini.
Confinante, che sta sul confine, presso il con-
fine ; aggiunto di proprietà, stabifi, territori e
simili, che si toccano : adiacente, contiguo, con-
termine, convicino, finitimo, limitrofo; vicino.
- Confinare, essere confinante, terminare, toccarsi.
- Confinaztone, il segnar linea di confine; regola-
mento dei confini; delimitazione, stabilimento' dei
confini.
Determinare il confine, fissare, porre, segnare, sta-
bilire, tracciare il confine ; fare la delimitazione, la
hmitnzwnp. - Passare il confne, uscire dai confini,
andare dtre il confine, varcare i confini, i limiti.
>'eiruso, specialmente militare, sconfinare, sfrontie-
rare. - Violare i confini, entrando senza permesso
nei diritti, nelle proprietà del vicino.
Monti che partono iL.. (poet.), che segnano il
confine. - Non plus ultra, locuzione latina per in-
dicars un termine non sorpassabile.
Confino, confine. Specie di esilio: pena che
consiste nell'obbligare persona a stare in un deter-
minato luogo : pena meno aspra del domicilio coatto:
relegazione, rilegamento, terrafine (v. a.). - Confi-
nare, infliggere la pena del confine: condannare,
mandare, obbligare a confine ; ecilÌR'*» ; '•elegare,
rilegare, terrafinare (v. a.), sbandire, mandare in
bando. - Confinato, relegato, rilegato, sbandito.
Confisca (confiscazionej. Il confiscare: sorta di
sequestro per cui si assegnano al fisc^ le proprie-
tà, i beni del condannato.
Confiscare {confiscato, confiscazione). Infliggere
la confisca, a profitto del fisco.
Conflagrare, conflagrazione (conflagrato).
Lo scoppiare di un grande incendio (ardere, bru-
ciare) e di una sommossa, di una rivoluzione) ;
anche, di un dissidio, di un urto fra due potenze,
fra nazioni e popoli (francesismo). - Termine di
geologia, veggasi a Terra.
Conflitto. Veggasi a battaglia e a conibat-
timento.
Confluente, confluenza. "Veggasi a fiume,
ad unione, a vaiuolo.
Confluire {confluito). Detto a fiutne.
Confóndere {confondimento, confuso). Il gene-
rare confusione. - Accozzare, mescolare cose
disparate. - Fare imbroglio ; mettere in disor-
dine, in scompiglio; sbalordire. - Scambiare nel-
l'intendere, o nel giudicare una cosa per l'altra. -
Colpire, sorprendere altri con tali e tante ragioni
da rendergli impossibile il ribattere, il replicare. -
Avvilire, umiliare. - Conquidere, sbaragliare, vin-
cere. - Confondimento, cosa che fa confondere.
Confondersi Cconfuso). Restare imbrogliato,
smarrirsi ; conturbarsi, rimanere in ttirbamenfo. -
Perdere la facoltà di parlare, di ragionare, im-
balordirsi, impaperarsi, perdere il filo, perdere 1«
staffe, restare in asso. - Balbettare, pronunciar
male le parole, per difetto di lingua e, anche, per
confusione, turbamento di spirito e simili. - Con-
fondimento, atto ed effetto del confondere.
Confondimento. Veggasi a confóndere e a
confondersi.
Conformare, conformarsi (conformato). Ren-
dere, diventare conforme, della stessa forma. -
Adattare, rendere, rendersi adatto. - Accordare,
accordarsi, mettere, mettersi d'accordo. - Anche,
cedere alla volontà d'altri; sottostare a un ordi-
ne, obbedire; osservare, uniformarsi, detto di
legge, di precetto e simili. - Conformativo, che
si conforma. - Conformazióne, il conformare, il con-
formarsi.
Conformazione. La forma delle varie cose,
- La fornia o la disposizione naturale degli organi
nel corpo umano.
Conforme. Della stessa forma; simile, eguale
per indole, per qualità, ecc.; concòrde, d'accor-
do, in concardia. - Preposiz., giusta, secondo,
secondqchè. - Avverbialrn., in conformità, secon-
dochè, siccome, come. - Conformità, astratto di
conforme, qualità di ciò che è conforme.
Conformista, Chi professa la religione an-
glicana.
CONFORMITÀ — COXFROVTO
fiT.I
Conformità. L'essere conforme.
Confortare {confortato). Oàre conforto ; in-
fondere nuova forza; d^re speranza; afforzare,
convalUIare ; incorare, incupire. - Confortarsi,
prender conforto, consolarsi ; più che rassegnarsi,
indursi a rassegnazione.
Confortativo, confortatorio. V^eggasi a con-
fortfi
Confortazione. Consolazione, conforto.
Confortévole. Detto a conforto.
Confortili aio. Chi faceva e vendeva confortini.
Confortino. Sorla di pasta dolce.
Conforto. Alleggerimentodidolore;quanlo serve
ad alleviare il dolore, il dispiacere, il Hi«7e nostro
« di altri : aiuto, alleviamento ; balsamo ; conforta-
mento, conforta^rione, confortazione; gioia (flgur ): le-
nitivo; medicina (figar.); racconsolamento, riconso-
lamento, riconsolazione ; refrigerio, rimedio, ri-
storo, rugiada (figur.); sollazzo, sollevamento, sol-
lievo ; temperamento di dolore ; unguento (figur ).
- Anche, ciò che serve a ristorare a dare un certo
benessere fisico. - Persuasione, esortazione. ■ Ec-
citamento, incitamento, incoramento, istigazione.
Balsamo (fi?jr.), risloramento, ristoro, conforto.
- Consolazione, la persona, la cosa che ci dà con-
solazione. - Cordiale (fisur.), di cosa che conforta
- La coìisolazione dei dannali, il provar conforto
del nostro male perchè è diviso con altri. - Refri-
gerio, sollievo che si prova per conforto che venga
a ano spasimo, a un male, a un bisogno. - Ricon-
forto, novo conforto. - Rincoramento, il rincorare.
- SoUeramento, per sollievo (non comune). - Ri-
storo, conforto materiale o morale. - Solliero, il ria-
versi, fisico o morale, d^ un affanno. - Contr., scon-
forto, dolore, scoraggi s'oento, perdita di coraggio.
Confortare, alleggerire lo pene altrai, dar '^sol-
lievo nel dolore ; ridare forza a chi si trova mo-
ralmente abbattuto : addolcire il dolore, asciugare
le lagrime ; cohciliare, consolare ; corroborare ; dare,
ridare conforto, lena, polso, riposo; dare spasso
alle pene ; disacerbare, disaffann&re, disasperare, di-
sasprire, disattristare ; invigorire, raolcere la cura
(poet.); racchetare, racconsolare, rasserenare, rat-
temperare, recare a conforto, riconfortare, ricreare,
rilevare, risollevare, ristorare; sgombrare T acer-
bezza ; snllexare, sollevar l'animo ; sostenere, tener
consolato ; togliere, trarre di pena ; vigoreggiare. -
Anche, dare speranza ; infondere nuova forza.
Andare al cuore, di cose che consolano. - Asciu-
gare gli occhi altrui, confortare. - Edificare (figur.),
dare una consolazione, una nobile soddisfazione
che ricostituisce l'animo (contegno morale che edi-
fica; parole che edificano).- Lidoraie il boccone, la
pillola, addolcire una notizia, un'azione amara con
qualche altra di conforto. - Lusingare, confortare,
dare soddisfazione (porcle che lusinqano Fanimo no-
stro, o assol. che liisirigauo). - Uefri^erare, dar re-
frigerio. - Riconfortare, ripete e rafforza confortare.
- Riconsolare, ripete consolare, racconsolare. - Ri-
metter l'aninta in corpo, di cosa consolante, confor-
tante. - Sconfortare, contr. di confortare.
Confortarsi, arnursi, munirsi, pro\^"edersi, ve-
stirsi di coraggio : darsi pace, disattristarsi ; far
cuore, farsi coraggio ; farsi animo, di buon ani-
mo ; pigliar consolazione, pigliar cuore : placarsi ;
pigliar consolazione \ racconfortarsi, rassegnarsi, a-
veft rassegnazione; rialzarsi di spirito; rattem-
perarsi, riconfortarsi, rimettersi, rincorarsi ; scari-
carsi del duolo, sdogliarsi ; sollevarsi dalle pene ;
sostenersi ; \'igorire, vigorirsi. - Illiquidirsi il cuore
0 simili, venire meno dalla consolazione. - Riaversi,
sentirsi riavere, confortarsi, consolarsi.
Confortante, che conforta, consola : consolante ;
refrigerante (che dà refrigerio), ecc. - Confortativo,
che ha virtù di confortare : confortévole. - Confor-
tatore, chi conforta, dà conforto : consolatore, rac-
consolatore. Greco, paraclito, paracielo: veggasi a
t^nvento. - Medico dell' av.ima^ dello spirilo, di-
cesi di chi valga a lenire, cure, noie della vita. -
Tu sei mio fratello, mii sorella e mia madre : di
persona, unico conforto. - Confortatorio, di confor-
to, che reca conforto: consoiatono.
Confortabilmente, in modo da confortare. - Con-
solatamente, in modo consolato, comodo.
Conforto xei mal; (proverbi). Chi non sa soffrire
non sa vivere. - Dietro al moìite c'è la ^-ìitna. - Gioia
e sciagura sempre non dura. - La lanlan'.a quanto
più è arruffata e meglio s'acomoda - Miseria con-
fortata non è miseria. • Un'ora di buon sole rasciuga
molti panni.
Confratello. Compagno di confraternita :
membro della stessa congregazione; collega d uno
stesso sodalizio ; consocio. Fr^mmin , consorella.
Confratèrnita. Associazione, congregazione
di laici, laicale, per opere ed esercizi spirituali,
per prestare assistenza pubblica in vario modo (soc-
j correre feriti, trasportare morti, ecc.), compagnia;
comunità; oratorio. -Celebre la Confraternita o Com-
pagnia della Misericordia istilaita (allo scopo di
trasportare malati e defanti; a Firenze, nei 124i.
1 suoi membri vanno in giro incappucciati.- Arci-
confraternita, confraternita principale, tra le altre,
per dignità ; confraternita per eccellenza.
Accoppiatore, membro d" una confraternita che
ha r ufficio di disporre i confratelli a due a
due nelle processioni. - Capo di guardia, grado del-
l'arciconfraternita della Misericordia. - Confratello,
compagno di confraternita. - Fratelli, i soci d' uiia .
confraternita. - Grembiuli, ano dei tre stati di cui
si compone la confraternita della Misericordia {\o-
bili. Grembiuli. Clero). - Magistrato, direzione d'aaa
confraternita - Mis^ricordaio, misericordiante, fra-
tello della Misericordia. - Porti, portatori della Mi-
sericordia. - Provveditore, V amministratore d' una
confraternita laicale. - Scarlafaccio, scartafoglio, in-
fimo grado nella cornpi^'nia della .Misericordia.
Confricare, confricazione {confricato). Veg-
gasi a fregare.
Confrontare f confrontàbile, confrontato). Met-
tere a confronto. - Tornar bene al confronto.
Confronto. Atto ed effetto del confrontare,
ossia mettere a fronte, a paragone, a riscontro
una cosa con un'altra (anche persona), per notarne
le somiglianze, le differenze: confrontaoiento, con-
frontazione, parallelo; raffronto, riscontramento, ri-
scontro. - Osservare, considerare due o più cose,
paragonandone le parti. - Contrasto, di cose op-
poste messe a contatto, a confronto, a riscontro. -
Rapporto, ris iltato dal confronto di due quantità,
di due grandezze della stessa specie.
Affrontare, mettere a fronte, a confronto. - Ag-
guagliare, agguagliarsi (in certi casi), confrontare,
confrontarsi con presunzione. - (dilazionare, ri-
scontrare, confrontare la copia d' una scrittura. -
Far cont apporto, far riscontro : di due cose aventi
qualità opposte, che son messe di frante. - Fare
una cosa a competenza d'un altro, da stare a con-
fronto. - Fare un parallelo, un confronto, un con-
trapposto. - Mettere a comune, a contrasto, i confronto.
Iricomparabile, di cosa tanto bella e buona che
Pkevcu. - Vocabolario Nomenclatore.
43
674
CONFUSAMENTE — CONFUSIONE
non si può mettere a confronto con altre. - I con-
fronti sono odiosi, locuzione francese. - altre voci,
altri modi di dire, veggasi a paragone. ,
Confusamente. In modo confuso, con con-
fusione.
Confusionario. Chi fa confusione.
Confusione. Il confondere e lo stato (mesco-
lanza disordinata) delle cose o persone confuse:
abborraccio (abborracciamento di più cose insieme),
acccozzaglia, accruscaglia, anarchia (figur.), avvi-
luppatura ; babèle, babilonia, bobbia, buglióne (mol-
titudine confusa di cose diverse), bulima, busche-
rio ; confondimento, congerie, conturbamento ; dia-
voleto, diavolio; disordinamento, disordine; farrà-
gine ; garbuglio, ginestreto, guazzabuglio ; imbratto,
infernalità, ingarbugliamento, insalata, intrigo, in-
viluppo ; matassa, mescolanza, miscela, mistione,
oUapodrida ; pandemonio, pecoreccio, poltiglia, pu-
tiferio; rapaio, repubblica (figur. volg.), rimesco-
lanza, rovistio ; scombuiamento, scombussolio, scom-
piglio, sconcerto, sinagoga, subbuglio ; tafferuglio,
torre di Babele, tramazzo, trambusto, tramestìo ;
vilume, viluppo, vòrtice ; zenzoverata, zuppa. - An-
che, turbamento dell'animo, perturbamento, per-
turbazione; rossore, vergogna.
Armeggio, confusione di atti e di cose delle
quali chi vede non capisce distintamente il fine. -
Arruffio, grande, continua, disordinata confusione
di cose. - Babele, luogo di confusione, di disordine
e di corruttela. - Bailamme, confusione di gente e
di voci : baccano, bosco a baccano, mare magno,
viavai. - Baraonda, riuaione di gente che proceda
confusamente e senz' ordine. - Batùffolo, massa di
cose confuse, ingarbugliate. - Buglione, accozzaglia
confusa di gente, o mistura di cose ; ma sempre in
senso spregiativo. - Buréggio, confusione in tempo
di fiera o mercato per il gran da fare, e richiamo
di persone, come è in una bottega.
Caos (caosse), massa informe e rozza, composta
degli elementi confusi gli uni cogli altri. Secondo
i libri sacri, confusione di tutti gli elementi prima
che fosse formato il mondo. - Cibrèo, in senso tras-
lato, confusione di cose, pasticcio, - Combutta, in-
sieme di persone senza ordine, senza distinzione.
Disordine, confusa e cattiva condizione di cose.
- Falò, arruffio, scompiglio. - Farràgine, agglome-
razione confusa di cose o di persone. - Imbrò-
glio, cosa imbrogliata, confusa, naturalmente o per
intenzione. - Ingarbugliamento, confusione di cose.
■Intrigo, imbroglio, raggiro, artificiosa confusione.
Matassa (figur.), cosa confusa, intricata. - Me-
scolanza, la cosa mescolata e confusa. - Mischia,
un mescolarsi di gente per abbaruffarsi. - Olla-po-
drida (spag., pron. o glia podrida ; significa : olla,
peritola putrefatta), confusione di carni e di ver-
dure d'ogni svariata specie, cotte insieme : cibrèo.
Pandemònio, luogo nell'inferno immaginato dai
poeti e destinato al parlamento dei dèmoni : figur.,
confusione. - Panicolaio, cosa o luogo pieno di con-
fusione. - Parapiglia, subitanea e vivace confusione
di molte persone. - Patassio, movimento confuso di
persone. - Pottiniccio, confusione o guazzabuglio di
cose, specialmente liquide ; anche, di scritture e si-
mili ; specialmente, di cose in malo modo appiccicate
insieme. - Poutpourri (frane), lo stesso che olla po-
drida; nell'uso, insieme, confusione di pezzi musi-
cali presi da varie opere.
Rapaio (figur.), di casa o luogo, o composizione
dove e' è confusione, imbroglio o peggio, - Romba
(figur.), confusione ; battibuglio. - Sbaralla, lo sba-
rattare, confusione. - Scompiglio, confusione grande,
- Sconcerto, grave turbamento. - Sinagoga (spreg,),
qualunque adunanza, luogo di confusione. - Sub-
buglio, confusione grande, con una certa agitazione,^
di gente, non senza qualche clamore. - Tafferuglio,
questione oscura o simulata di gente fra loro ;" ris-
sa, litigio confuso. - Torre di Babele, Babilonia
(figur.), gran confusione.
Zibaldone, unione confusa tanto di cose, che di
parole, di persone, ecc. - Zuppa (figur.), di cose
malamente riuscite, sciupate, confuse.
Confondere. - Confondersi. - Confusionario.
Confuso. - Confusamente.
Confondere : fare, generare, mettere, portare, pro-
durre confusione ; mettere insieme senza ordine
e senza criterio; accoppiare senza distinguere; pren-
dere una cosa per un'altra ; accozzare insieme cose
disparate ; accruscugliare, avviluppare ; disordinare,^
mettere in disordine, guazzabugliare; impaniccia-
re, ingarbugliare ; mescolare disordinatamente ; per-
mischiare ; ravviluppare. - Scambiare, nell' inten-
dere 0 nel giudicare o nel capire, una cosa con
un'altra. - Convincere, persuadere altri, con
argomenti, con ragioni tali che non sappia più re-
plicare - Avvilire, umiliare. - Generare confu-
sione nella mente di qualcuno; far perdere il filo
delle idee, del discorso ; rendere confuso chi parla ;
arruffar la testa ; cavar di scherma ; far girare il
capo ; imbrogliare il cervello ; turbare la mente^
sbalordire ; disorientare ; scombuiare, scombusso-
lare ; tur di bomba.
Affastellare, mettere insieme alla rinfusa, confu-
samente. - Affastellare la lingua morta con la viva,
diavoli e santi, fare una confusione grande e stolta.
- Andare, mandare in fascio : in rovina, in confu-
sione. - Appiastricciare, confondere imbrogliando.
- Armeggiare, fare o dire cosa all'impazzata, con-
fusamente, a caso.
Complicare, mescolare in confuso ; rendere com-
plesso, intrigato, non facile a sciogliersi. - Confon-
dere gli Ebrei coi Samaritani, confondere cose o
persone diverse, opposte ; far gran confusione. - Di-
sordinare, creare confusione, disordine. - Far am-
m,attire, confondere del tutto la mente a qualcuno.
- Fare d' ogni erba un fascio, d' ogni lana un peso
(figur.), di chi mette insieme alla rinfusa ; di per-
sona che ne fa o n'ha fatte di tutti i colori. - Fare
o essere un quarantotto, cioè un subbuglio, un tu-
multo, una confusione (manifesto ricordo delle Cin-
que giornate del marzo 18i3 a Milano).
Infruscare, mescolare e confondere talmente le
cose che in nessun modo si possa discernere una
dall'altra. - Imbrogliare, confondere una cosa con
l'altra ; fare imbrogli. - Imbrogliare il cervello, la
testa, confondere le idee. - Impappinare, interro-
gare in modo che uno non sappia più rispondere.
- Ingaràbullare, ingarbugliare, confondere e scom-
pigliare insieme ; arruffare. - Levare, cavar uno dt
tono, confonderlo, turbarlo.
Mettere a fascio, più cose in fascio, ammassare
confusamente. - Mettere a soqquadro, mettere sotto-
sopra, in confusione, in iscompiglio. - Mettere m
un mazzo, confondere più cose disparate, o non
fare eccezione: di persone o cose come equivalenti
CONFUTABILE — CONGIUNTUnA
675
per poco valore. - Non avere, non esserci capo né
coda : di cosa nella quale non e' è regola, ordine
di nessuna sorta.
Ravviluppare, confondere e confondersi. - Ricon-
fondere, ripete e rafforza confondere. - Sbarattare,
disunire, mettendo in confusione. - Scombuiare, scom-
pigliare, mettere sottosopra. - Sconfondere, tr. e riti,
intens. pop. di confondere. - Tirar giù pampini
e uva : abbacchiare e mettere insieme ogni cosa più
disparata. - lurbare, creare confusione, turba-
mento.
Confondersi , mescolarsi insieme disordinatamen-
te : appiastricciarsi, arruffarsi, incrociarsi disordi-
natamente, intrecciarsi. - Darsi briga, prendersi
cura 0 pensiero molesto per checchessia. - Anche,
conturbarsi d'animo, di mente, per effetto di ver-
gogna e simili, cosi da perdere quasi la parola;
abbalordirsi, annaspare ; annaspicare, avvilupparsi
nelle parole; imbalordirsi, imbiancare, imbiancarsi;
impaperarsi, impappinarsi, impigliarsi ; incoccarsi,
infrascarsi, infrancescarsi, innaspare, intrefolarsi ;
non ritrovarsi ; perdere la bussola, la scherma, la
tramontana, le staffe; restare imbrogliato; restare,
rimanere sciocco ; restare in asso, restare senza
voce, restare soprappreso; rimaner confuso; rima-
nere bianco, rimanere come prete, rimanere in sulle
secche ; turbarsi. - Andare in frasca, confondersi ;
non sapere più che uno si dice. - Cader l'ago, re-
stare a bocca aperta, restare senza voce, modi di dire
riferibilmente a chi si confonde.
Confusionario, chi confonde facilmente per di-
fetto di ragionamento, per troppa fretta, ecc.: ar-
meggione, arruffone; confusionista; faccendone; gru-
folone, guastamestieri, guazzabuglione; inibro-
glione, impiccione, impigliatore ; ingarabuUone,
ingarbuglione, intruglione; mesticcione, pasticcio-
ne ; scompigliatore.
Confuso, indistinto, non distinto, che è costi-
tuito di cose disparate, messe insieme in modo che
difficilmente si possa distinguerle: babèlico, cao-
tico; farraginoso, incomposto, impanicciato, impa-
stato ; intricato, ravvolto, rimescolato, tumultuario.
- Pallido per confuso, non bene determinato, in
senso figurato si dice chi ha confusione nella
mente : perplesso, sconcertato, scompigliato, tur-
bato. - Avere la testa come un pallone (iperb.),
essere molto confuso, sbalordito. - Far confuso uno,
confonderlo, svergognarlo. - Restar di sale (o come
la moglie di Lot), dì stucco, di sasso, in grande con-
fusione e sbalordimento.
Confusamente, con confusione, in modo da creare
confusione: a babboccio, a caso, a macca, a cata-
fascio ; affollatamente ; alla rinfusa, all'avviluppata,
all'inviluppata ; a rifascio ; avviluppatamente ; av-
voltatamente ; come un sacco di gatti ; disordinata-
mente ; imbrogliatamente, imbrogliatissimamente;
in buglione, in confusione, in confuso, indistinta-
mente ; in massa, in mucchio; intralciatamente, in-
tricatamente ; mescolatamente, mistamente, nel bu-
glione ; rinfusamente ; sossopra, sottosopra ; tutti,
tutto in un monte. - Et ab hoc et ab hac (lat.),
confusamente. - I diavoli, tutti i diavoli dell'infer-
no, quando e' è un grande scompiglio o nascono
molti ostacoli impreveduti. - Péle mèle, frane, alla
rinfusa. - Uno scombussolio, un putiferio, un dia-
volo a quattro, quando si procede o avviene alcun-
ché molto confusamente, tumultuariamente.
Confutàbile. Detto a confutare.
Confutare (confutativo, confutato, confutazione).
Dimostrare l'erroneità di un'argomentazione, di
un'opinione, d'un discorso; addurre argomento
e ragioni contro la tesi d'altri: infirmare, oppugnare
il ragionamento d'altri : il che avviene quando
ci si trova a discutere. - Confutàbile, che si può
confutare. Contr., inconfutabile, certo. - Confuta-
tivo, confutatorio, atto a contutare. - Confutazione,
l'azione del confutare ; discorso, ragionamento che
serve a confutare; vittoria ottenuta nel disputare.
Confutazióne. Detto a confutare.
Congedare {congedo). Dare congedo, licenzia-
re, mandar via. - Dare il congedo alla milizia. -
Accomiatare, congedare, licenziare. - Congedarsi,
prendere congedo, prendere commiato. - Levare
a uno l'incomodo, il disturbo, andar via per non
incomodarlo. - Congedato, licenziato, mandato via.
- Soldato in congedo, dopo terminata la sua fer-
ma nell'esercito.
Congèdo. Licenza di partire. - Genericam.,
commiato. - Facoltà di lasciare il servizio (di
milizia, ecc.). - Licenza, concessione ad un impie-
gato, 0 ad altri, di allontanarsi per un certo tem-
po dall'ufficio 0 dal servizio. - Termine parlamen-
tare : veggasi a Farlamento.
Congegnare (congegnato). Congiungere, unire.
Congegno. Qualsivoglia apparecchio, arnese o
istrumento, o macchina, le cui parti sono in-
gegnosamente messe insieme : ordigno. Tali 1' «»•-
pione, la cerniera, la fibbia, il gancio, ecc. •
Fabbrica (figur.), artifizio, congegno, struttura. -
3Ieccanica, la scienza dei congegni.
Congelamento. Il congelare e il congelarsi.
Congelare, congelarsi (congelato). Rappi-
gliarsi per effetto del freddo. - Anche coagula-
re, coagularsi.
Congelazione. Veggasi a freddo e a coa-
gulare.
Congènere. Dello stesso gènere. - Aggiunto
di tnuscolo.
Congenito. Che viene dalla nàscita, dall'or-
ganizzazione primitiva dell' individuo : una ma-
lattia 0 altro.
Congèrie. Agglomerazione, massa, mucchio,
quantità di cose. - Anche, confusione.
Congestióne. Accumulamento di sangue o
altro liquido in una parte del corpo : flusso.
Congettura. L' idea che ci facciamo d'una
cosa ; induzione di cosa che si pensi possa essere
0 essere stata : ipòtesi. • Congetturale, di conget-
tura, fondato su congetture. - Congetturalmente, con-
getturando, per congettura. - Congetturare, farsi
un'idea, un'ipòtesi : immaginare, supporre.
Congetturale. Veggasi a congettura.
Congetturare (congetturato). Far congettU'
ra; procedere per via di ipotesi.
Congio. Antica misura romana.
Congiungere (congiunto). Mettere, attaccare
insieme; incastrare, innestare, saldare. - Unire
in qualsiasi modo e a qualsivoglia fine. - Unire in
matrimonio. - Congiungersi, attaccarsi, saldarsi,
unirsi, ecc.
Congiungimento. Atto ed effetto del con-
giungere, del congiungersi; ^qW attaccare , del-
l'attaccarsi ; à&W'unire, dell'unirsi : presa.
Congiuntamente. Unitamente, insiem,e.
Congiuntiva. Veggasi a palpebra.
Congiuntivite. Detto a palpebra.
Congiuntivo. Che congiunge, serve a congiun-
gere, ad attaccare, ad unire.
Congiuntura. Punto d'unione. - Avveni-
mento, caso, circostanza, occasione.
676
CONGIUNTO — CONICAMENTE
Congiunto. Unito, messo insieme (veggasi ad
unire) ad altri. - Furente.
Congiunzióne. Congiungimento, unione. -
Figur., amistà, relazione intima. - Particella,
come termine di grammatica. - Avvicinamento
apparente di un astro con un altro : detta supe-
riore (per Mercurio e Venere), se di là dal sole ;
inferiore, se al di qua, fra la Terra e il sole.
Congiura. Unione, lega segreta stretta fra più
persone contro un sovrano, un governo e simili :
complotto, congiuramento, congiurazione; conspira-
zione, cospirazione; giura, macchina infernale, mac-
chinazione, paltò, trattato segreto. Scherz.. sinedrio.
Famosa la congiura di Catilina, quella dei Pazzi, ecc.
-CoHa7iaòo/o, adunanza segreta, inferiore, per carattere
e importanza, alla congiura. - Cospirazione, meno
grave di congiura e, per lo più, di carattere poli-
tico : intesa, accordo tra parecchi ad uno scopo.
• Lega, unione di due o più persone, spesso a line
non buono. - Ir ama, maneggio segreto (meno di
congiura) per danneggiare altri. - Trallato, trama
segreta di congiura.
Congiurare, conspirare, cospirare, ordire una con-
giura; tramare, intessere una trama; macchinare. -
Boicottare (voce d'uso), congiurare contro qualcuno,
rifiutando ogni rapporto di compra e vendita; inter-
dire. - Ordire (ordimento, ordito) una congiura, archi-
tettarla, prepararla, condurla innanzi, allo scopo; dis-
porre i mezzi per mandarla ad effetto: tramare. -
Congiurato, chi partecipa ad una congiura: con-
giurante, congiuratore ; cospirante, cospiratore (per
lo più, in senso politico); giuralo.
Catilinismo, mania di congiure, di cospirazioni.
Parola d'intesa o d'ordine: che serve d'intesa a
persone indettate, congiurate. - Il sordo tramenio
d'una congiura, l'agitarsi segreto dei congiurati.
Congiurare, congiurato. Veggasi a con-
giura.
Conglobare (conglobalo). Raccogliere in forma
di globo. - Adunare, mettere insieme, racco-
gliere. ■ Conglobato, veggasi ad unione.
Conglomerare {conglomerato). Mettere insie-
me, raccogliere, aggomitolando.
Conglomerato. In geologia e in mineralogia,
massa di sostanza dissimile stata per lungo tempo
separata, riunita poi da qualche fenomeno tìsico,
come le arenarie, il caranto, ecc.: agglomerato.
Conglutinare (conglutinamento, conghuinato,
conglutinazione). Agglutinare, attaccare; congiun-
gere, unire.
Congratularsi {congratulato, congratulazione)
Rallegrarsi, esprimere ad altri il piacere che si
prova per una buona ventura toccatagli ; felici-
tarsi per un' opera ben riuscita, per un'onorifi-
cenza ricevuta e simili; significare, a parole, che
s! partecipa all' esultanza di chi ha motivo di es-
sere contento, felice: congioirsi, dare il buon prò,
dare il mi rallegro, gratularsi, letiziarsi. - Congra-
tulaziane, il congratularsi, atto del congratularsi e
le parole che si dicono, o si scrivono, all'uopo:
congralulaniento, felicitazione, rallegramento. Anche,
comiMìneuto.
Congratulazióne. Detto a congratularsi.
\ Congrèga. Gruppo di persone, di laici, in
adunanza, ad uno scopo per lo più non buono.
- Congregazione, ttuione.
Congregàbile. Che si può congregare, di-
sposto a congregarsi. - Fatto per vivere in com-
pagnia.
Congregamento. Il congregare e il con-
gregarsi.
Congregare {congregato). Radunare, unire,
ordinariamente per un fine determinato e di co-
mune interesse. - Congregarsi, unirsi, ecc.
Congregazióne {congregazionista). Accolta,
associazione, compagnia di persone religiose o
secolari. - Comunità ecclesiastica, corporazione reli-
giosa, regola, sodalizio religioso (veggasi a reli-
gioso). ■ Coti fraternità, compagnia di laici o,
anche, di religiosi. - Congrèga, congregazione di
laici. - Congregazione di carità, corpo morale elet-
tivo al qualg è affidata l'amministrazione delle o-
pere di beneficenza (opere pie) che mancano di
una speciale destinazione e amministrazione. I suoi
membri sono eletti dal Consiglio comunale. - Con-
gregazione di frati 0 di monache, frateria, ordine
monastico. - Congregazioni sante, le sezioni ammi-
nistrative del Collegio dei cardinali a Roma (veg-
gasi a papato). - Mechilarisli, congregazione mo-
nastica e letteraria degli Armeni : ha la sode prin-
cipale in Venezia. - Sinodo, congregazione degli
ecclesiastici di secondo ordine, presieduti dal ve-
scovo, 0 assemblea di quelli di un distretto, sotto
l'autorità di un ufficiale o di un arcidiacono.
Affiliazione, aggregazione di qualcuno a una cor-
porazione, 0 confraternita, o società, per lo più se-
greta. - Breve, statuto o capitolo d'una congrega-
zione. - Confratello, nome che si danno tra loro i
membri d' una congregazione. - Congregazionista,
appartenente ad una congregazione. - Consorella,
ciascuna delle donne appartenenti ad una congre-
gazione.
Congresso. Adunanza di persone convenute da
più parti d'un paese, anche da più paesi, per trattare
sopra questioni letterarie, scientifiche, politiche, ecc.
- Adunanza ristretta di diplomatici, di rappresen-
tanti di Stati 0 altri Enti per trattare importanti
affari. - Adunanza di appartenenti ad una mede-
sima professione, ad un medesimo partito e si-
mili, per trattare dei propri interessi. Quindi, con-
gresso diplomatico, medico, clmmrgico, geografico ;
congresso operaio, democratico, repubblicano, socia-
lista, ecc.: conferenza, consiglio, consulta; areo-
pago, pratica. Veggasi ad adunanza, a consesso.
- Adunanza di uf.'lciali per trattare cose attinenti
alla guerra o alla disciplina militare. - Nella Re-
pubblica Francese, la riunione del Senato e della
Camera dei deputati. - Negli Stati Uniti d'America,
la riunione di tutti i poteri legislativi.
Adunare, inaugurare, aprire, convocare, chiudere,
tenere il congresso, un congresso: espressioni di
chiaro signiticato.
Còngrua. Detto a j^àrroco.
Congruente, congruènza. Veggasi a coìi-
veniente. - Termine di geometria.
Congruo. Dicevole, conveniente.
Conguagliare {conguagliato). Pareggiare, ren-
dere pari (di conto e sin)ili) ; eguagliare, rendere
eguale.
Oongnaglio. Pareggio di conto, del dare e
deìY avere, ecc.
Conia. Chiasso, burla. - Sollazzo, diverti-
mento.
Coniare {coniato). Ridurre il metallo in me-
daglia, in moneta.
Coniatore, coniatura. Veggasi a inedaffUa
e a moneta.
Cònica. Veggasi a cono.
Conicamente. In fiimra di cono»
CONICO — CONIGLIO
677
Oonico. A forma di éono.
Oonifero. Glie produce coni : aggiunto di Vct-
rie spe;ie di alberi e di arbusti, come V ahete^ il
cipte-isOf il larice, il i^ino, ecc. Queste piante
hanno grande importanza economica perchè forni-
scono vari ed utili legnami e il maggior numero
di rissine (veggasi a rèsina). - ('onifere sono pure
il cefalostigma, il cefalotasso, il podocarpo, la sali-
fburiiì, la sequoia, ecc. - Slrobile, frutto coni fero,
come la pina.
Ooulg-Ua. Veggasi a galera (nave).
Oonig-lièra. Detto a cotiiglio.
Coniglio. Animale domestico, quadrupede mam-
mifero, del genere lepre, ma più corto di piedi e
timidissimo (e si dice, infatti, coniglio di chi è
molto pauroso). Da Strabone detto peynicioso ani-
male; zoologicamente, lepus ciiniciilus, cosi chiamato,
dicesi, per la sua inclinazione a scavare delle nic-
chie 0 cunicoli in cui nascondersi, Ingeiisce una
grande quantità di sostanze alimentari, ma ne di-
.iierisce ui'a minima quantità, in causa di una de-
bole potenza digestiva. Prende dall'ano le sue feci,
che ingerisce una seconda volta, e, se gli si impe-
disce di far ciò, muore. Resiste alla deficienza
d'acqua. Meravigliosa nel coniglio e proverbiale è
la precocità di sviluppo della facoltà di riproti T'-
zione. La femmina, può, in un anno, partorire ben
cento piccoli e più
Caratteri del coniglio selvatico: testa corta, lar-
ga, orecchie piccole, corte, occhio vivace, brillante,
taglia piccola; peso, un chilogrammo e mezzo
circa, pelliccia grigio-scura. Del coniglio dome-
stico: testa lunga, stretta, orecchie lunghe, oc-
chio dolce, mite ; taglia media e grande, pesa da
due a otto chilogrammi ed ha pelliccia di vario co-
lore. - Cacherello, sterco dei conigli, delle capre,
delle pecore, dei topi, ecc. - Zigare, della voce di
conigli 0 simili.
Conigliaccio, peggior. di coniglio, ■ Conigliolino,
dimin., di conigliolo. - Conigliolo, coniglio giovine.
- Conigliuzzo, diminutivo di coniglio.
Coniglio da carne, quello apprezzato, per il sa-
pore, la bontà della sua carne, come il coniglio gi-
gante di Fiandra, il russo, l'ariete, ecc.; da jìelliccia,
il coniglio apprezzato sopratutto per la pelliccia,
come quello d' Angora, l'argentino, il russo, ecc.;
da pelo, il coniglio che si fa distinguere ed apprez-
zare sopratutto per il pelo, come, ad esempio, quello
d'Angora, il cui pelo serve a fare speciali tessuti (e
la raccolta si fa tre o quattro volte all'anno, co-
minciando dai quattro mesi d'età del coniglio). - Le-
poride, secondo alcuni, il prodotto dell' accoppia-
mento fra la lepre e il coniglio. E' grosso come un
coniglio comune.
Coniglicoltura, l'allevamento, l'addomesticamento
dei conigli e la creazione di sempre nuove razze.
- Conigliera, luogo dove si tengono chiusi i conigli.
Nel XVI secolo si parlava già di conigliere. - Le-
poraria, parchi speciali, nei quali i Romani chiu-
devano conigli, lepri, cervi, ovini selvatici, ecc. -
Letto dei piccoli: la coniglia selvatica, qualche giorno
prima di partorire, abbandona la tana abituale e va
a scavarne un'altra e ne guarnisce il fondo con fo-
glie, erbe secche e con dei peli, che si strappa dal
ventre: cosi i piccoli vengono ricevuti in un letto
soffice e caldo - Pelliccia, o mantello, il complesso
dei peli, più o meno lunghi e fini, secondo le razze,
da cui è coperto completamente il corpo dei coni-
gli. - Falso ermellino, nome sotto il quale è ven
(luta la pelliccia del coniglio russo, a^sai stimata
per il bel colore bianco purissimo. - Prodotti del
coniglio : la carne, con tutte le proprietà nutriti-
ve delle altre carni, e più a buon prezzo ; la 2)elle
e il pelo, che servono alla confezione di pelliccie e
di tessuti per la fabbrica di cappelli da uomo e da
donna; sopratutto, poi, alla fabbricazione delle false
pelliccie, imitanti a perfezione la lontra, il castoro,
la volpe argentea, la cinciglia, la talpa, lo zibelli-
no ; ecc.
Ventre a terra: il modo con cui la coniglia di-
mostra il suo desiderio di esser fecondata : si di-
stende davanti al maschio col ventre a te.'-ra, cogli
arti posteriori ed anteriori allungati, con le orec-
chie abbassate e livolte in dietro sul collo.
Razze di conigli.
Sono parecchie, dette ad orecchie {ad orecchie non
pendenti, ad orecchie pendenti) e senza orecchie, di-
stinguendosi altresì il formato medio, il formato
sotto 0 sopra la media, ecc. Appartengono al for-
mato medio delle razze ad orecchie non pendenti molti
conigli di buon diametro e con peli rasi : il coni-
glio ordinario, con colore della pelliccia vario; il
leporide, con pelo rosso, occhio vivacissimo, movi-
menti bruschi ; il coniglio a pelliccia, o argentato,
con pelliccia grigia; il papiglione, con pelliccia
pezzata e cerchio nero attorno agli occhi ; il nero
focato; il giapponese, con pigmentazione a tre co-
lori ; il coniglio d'Angora con peli lunghi e sericei.
- hormato sopra la media: il coniglio gigante delle
Fiandre. - Formato sotto la media : il coniglio russo,
con pigmentazione nera centrifuga; il coniglio olan-
dese, piccolo, a petto sempre bianco. - Razze ad orec-
chie pendenti. Grande formato: il coniglio ariete. •
Razze senza orecchie, for inaio medio o al disopra :
il coniglio senza orecchie.
Coniglio ariientino (detto anche coniglio ricco, da
■pelliccia, di Champagne, tedesco, chinchillas), razza
conosciuta anche anticamente, allevata su larga scala
a Champagne e Troyes. Si distinguono due sotto-
razze : l'argentino chiaro e l'argentino scuro ed al-
tri ne fanno tre : (^l'jp'eo-argentato, òrMuoargentato,
cre??irt-argentato. L' argentino-ch\a.ro è chiamato an-
che chinchillas. Ì^Iolto stimata la loro pelliccia. ••
Coniglio ariete, detto anche di Rouen, ad orecchie
pendenti, lope dagli inglesi ; lope a remi, quando le
orecchie sono stese orizzontalmente da ciascun lato
della testa, formando una linea diritta; lope a corna,
quando le orecchie discendono obliquamente dai
due lati della testa; lope piai, se le orecchie ca-
dono direttamente in basso ; demi lope, se una sola
orecchia cade in basso. Conosciuto in Francia come
lapin belier, belier normand, belier de Rouen. Testa
grossa, orecchie lunghissime e cadenti, pelliccia gri-
gio-fulva 0 ros'sastra, stimata per le sue dimensioni.
Carne eccellente. -Co)n'9/iorf'.-ln(/o>-a, cosi chiamato per
la lunghezza del pelo che lo ricopre e che ha somi-
glianza con quello della capra e del gatto d'Angora.
- Coniglio giapponese, detto anche tricolore, perchè
la sua pelle è torimta di tre colori : razza di re-
cente creazione e che di giapponese ha soltanto il
nome.
Coniglio gigante di Fiandra, detto anche coniglio
fiammingo, grosso belga, grosso olandese, di Patago-
nia, americano, d'Italia, d'Alost, attualmente alle-
vato su grande scala nel Belgio : è un gigante della
specie. - Coniglio nero e fuoco, detto anche black
678
CONIGLIOLO — CONOSCENZA
<ind tan, razza di creazione recente, d' origine in-
glese, mantello nero, con il contorno degli occhi
color fuoco, e pure di color fuoco la gola, il ven-
tre, la faccia inferiore della coda, le orecchie, ecc.
- Coniglio olandese, detto, in Francia, anche nimrd:
è il nano della specie e pesa da seicento grammi
ad un massimo di due chilogrammi ; prolifico, ro-
busto, con carne buona e pelliccia di poco valore.
- Coniglio ordinario o comune, quello che ha più
punti di somiglianza col coniglio selvatico : allevato
presso i contadini in semi-libertà nei cortili e nelle
stalle.
Coniglio russo, detto anche ad estremità nere, chi-
nese, d' Imalaia, polacco, di Windsor, nigripede, a
naso nero, derivante, pare, dall'accoppiamento fra il
coniglio [argentino grigio e il coniglio chinchilla,
con due sottorazze : la piccola e la grande. Prolifi-
co, forte, con carne buona e mantello bianco pu-
rissimo, con naso, orecchie, piedi e coda nerissimi.
La pelliccia, assai stimata, è venduta sotto il nome
di falso ermellino. - Coniglio selvatico, il progenitore
di tutte le razze domestiche, più piccolo delle razze
addomesticate: ha testa più corta, orecchie meno lun-
ghe, coda corta, di solito rialzata, con mantello di
color bruno-grigiastro, nuca rossa, gola e ventre
biancastri, orecchie grigio scure. E' oggetto di cac-
cia per mezzo di reti, di lacci, col gambero, col fu-
retto, col fumo, per soffocazione. Si alleva anche in
parchi chiusi.
Papiglione {lepiis circinnatus), detto anche papi-
gitone inglese, papiglione francese, coniglio egiziano,
coniglio di Tansac: chiamato papiglione, per le mac-
chie nere che ha sulla pelliccia bianca. E' una
razza creata recentemente in Inghilterra. Pelo fino,
sericeo, lucido ; prolifica, con rapido sviluppo, pesa
da sette a otto chilogrammi ; carne buona. - Razza
senza orecchie, caratterizzata dall'assenza talvolta di
una, e, talvolta, di tutte due le orecchie.
Oonig-liolo. Detto a coniglio.
Cònio. Arnese per coniare e l'impronta che ne
risulta : veggasi a medaglia e a moneta. - Sorta
di erba velenosa.
Ooiiiufiale. Di coniugi; matrimoniale, di m,a-
trimonio.
Coniug-are {coniugato). Unire in m,utrimonio.
' Ridurre, dire per ordine i tempi e le persone del
verbo.
Coniugazione. Atto ed efletto del coniugare.
Coniuge (plur., coniugi). Marito, consorte. Plur.,
le due persone (il marito e la moglie) unite in
matrimonio.
Connata. Veggasi disfoglia.
Connaturale. Detto a natura.
Connaturare (connaturato). Far di eguale e
simile natura.
Connazionale. Della stessa nazione, della
stessa jtfitvia.
Connessióne, connessità. L' essere connes-
so ; relazione intrinseca di certe cose intellettuali
o morali tra loro.
Connesso. Veggasi ad annessi, annesso.
Connèttere {connesso). Mettere insieme, unire.
• Non connettere, discorrere male e disordinata-
mente.
Connettivo. Detto a pelle.
Connivente, connivenza. Veggasi a còìn.
plice.
Connotati. Segni riconoscitivi della persona,
specialmente della faccia, indicati nel passa-
iJOì'tO
Connubio. Maritaggio, matrimonio, congiun-
zione, ustione.
Connumerare {connumerato). Annoverare, con-
tare, mettere in numero.
Cono. Figura geometrica, prodotta dalla rivolu-
zione di un triangolo rettangolo intorno all'angolo
retto ; solido a base circolare gradatamente termi-
nante in punta. - Acutangolo, il cono che forma al
vertice un angolo acuto - Rettangolare, il cono
che forma al vertice un angolo retto - Retto, il
cono quando la perpendicolare abbassata dal vertice
va a cadere nel centro della base. - Scaleno, aggiunto
di triangolo, i lati del quale sono disuguali fra loro.
- Tronco, il cono quando appare, ed è di fatto, moz-
zato nella sua altezza.
Altezza del cono, la perpendicolare abbassata dal
vertice sulla base. - Asse, linea dal vertice al centro
della base. - Direttrice, curva della base, cosi detta
perchè la linea fissata al vertice, che descrive il
cono, deve dirigersi dal contorno di questa curva.
- Sezioni, i piani secondo i quali il cono fu moz-
zato. - Vertice, il punto nel quale va a finire su
in alto il cono
Apside: dicesi tanto del punto più vicino quanto
di un punto più lontano da un foco in una co-
nica.
Conoidale, che si riferisce alla conoide. - Conoide,
corpo simile al cono, ma a base non perfettamente
circolare. - Cònica, si chiama l'ellisse se il piano
seguente è obliquo tanto all'asse quanto al lato
della superfìcie conica. Cosi Viperbole, se il piano
è parallelo all'asse; la parabola se il piano è
parallelo al lato. E superficie conica dicesi quella
generata da una retta che passa per un punto fisso
(vertice) o incontra una linea data. - Cònico, ag-
giunto di tutto ciò che si riferisce al cono o ne
ha la figura: quindi faccia conica, sezione conica,
superfìcie conica, ecc. - A pan di zucchero, di for-
ma conica. - Obconico, in forma di cono rovèscio.
- Sub-conico, che ha quasi la forma di cono.
Cono vulcanico, detto a vulcano. - Piramide,
corpo a punta, la cui base è un poligono. - Stro-
bilo, strobile, frutto a forma di cono. - Turbina,
ruota conica con elice.
Cono. Medicamento destinato o a produrre sul
fuoco fumi aromatici e medicamentosi, ovvero, per
lenta evaporazione al calore ordinario, esalazione
di sostanze medicinali, per lo più antisettiche {ina-
lazioni). - Coni aromatici : constano di balsamo del
Perù, della Mecca, garofani, lacca carminata, vani-
glia, ambra grigia e nmschio. Sono fumigazioni deo-
doranti e aromatiche. • Coni fumanti si possono
fare anclie con succino, balsamo del Tolù, storace,
benzoino. vaMnella, zucchero, cascarilla; anche con
nitrato di potassio, sandalo citrino, balsamo e car-
bone di legno leggiero.
Conocchia. Arnese per filare. - Pannocchia
di lino.
Conoscente. Che ha cmioscenza.
Conoscenza {conoscimento). La facoltà di co-
noscere. - Contezza, notizia. • Legame tra per-
sone, meno di aìnicizia: amicizia superficiale,
pratica, rapporto, relazione. - Come cognizióne
veggasi a conoscere. - Conoscente, aggettiv., che
ha conoscenza con altri, conosce altri ; sostantiv.,
conoscertza, relazione ; meno che amico.
Aderenze, amicizie, conoscenze, protezioni. - Avere
conoscenza, essere conoscente, trovarsi in relazione.
- Avere conoscenza della persona, conoscere di per-
sona, di veduta, di vista. • Avere molle conoscenze^
CONOSCERE
679
molte aderenze, molte relazioni. - Essere di cono-
scenza, conoscersi. - Far conoscenza porsi a con-
tatto con alcuno, /l'CQ'Mewfare/ prendere pratica;
imparar a conoscere. - Stringere conoscenza, inco-
minciar a conoscere una persona e ad avere con-
tatto con essa.
Conoscere {conoscenza, conoscimento, conoscito-
re, conosciuto). Avere un' idea, un concetto esatto
d'una cosa o d' una persona ; apprendere con l'in-
telletto l'essere degli oggetti; avere piena contezza,
cognizione o coscienza di checchessia ; sapere,
riferito ad arte, a scienza, a letteratura, a storia e
simili. - Essere in cognizione, essere in sé. - Anche,
avere riconoscenza, gratitudine. -Con varie grada-
zioni di significato : acconoscere (v. a.), aver co-
gnizione, aver lume ; essere esperto, pratico, sperto
d'una cosa ; fare una certa conoscenza ; imparare;
portare esperienza, pratica; venire a conoscenza,
in conoscenza, a conoscimento. - Conlr., ignorare,
essere ignorante, avere ignoranza.
Vabì modi di conoscere cose e persone
e cercar di conoscere. - locuzioni.
Accorgersi, avere una prima cognizione di cosa
che non si sapeva e alla quale non si badava.
A [figurare, raffigurare, riconoscere, ravvisare uno
ai lineamenti della faccia o di altro segno. - Annu-
sare, conoscere, riconoscere quasi col naso, col fiu-
tare, dall' odore (il cane riconosce il padrone al-
l'annuso ; il furbo, i gaglioffi). - Anticonoscere {an-
ticonoscenza), il conoscere le cose prima che siano.
- Apprendere, conoscere, discernere, imparare, -
Appurare, investigare per conoscere con precisione
e mettere in chiaro una cosa. - Avere buon naso,
distinguere quel ch'è buono e quel che non è tale.
- Avere competenza, avere cognizioni intorno a
checchessia : veggasi a competenza. - Avere di-
mestichezza con un mestiere, con un'arte, un la-
voro, conoscerlo, sapere come si debba farlo, essere
abile nel farlo. - Aver pratica iVuna cosa o d'una
persona, conoscerla bene, esserne pratico. - Avere
un'idea, conoscere superficialmente. - Avvertire,
avvisare, avere intuizione, quasi cognizione di una
cosa prima che si renda manifesta, massime di pe-
ricolo, di fenoìneno e simili. - Badare, far «£-
tenzione a cosa o a persona, per conoscerla.
Comprendere, di sentimenti, indovinarli, co-
noscerli per poterli giudicare : afferrare con l'intel-
letto, cajnre, intendere. - Conoscere per filo e per
fcgno, conoscere molto bene, specialmente accen-
nando ai difetti d'una persona. - Conoscere una cosa
a tasto, al tasto, bene e facilmente. - Conoscere una
persona di vista, averla conosciuta un po', ma senza
averci relazione.
Distinguere, conoscere, riconoscere una cosa
fra altre consimili ; scorgere e notare la differen-
za : discernere. - Esplorare, andare investigando
per conoscere i segreti altrui ; spiare le mosse del
nemico in guerra; percorrere un paese che non
si conosce. - Essere informato d'una cosa, conoscerla
esattamente. - Essere, venire a conoscenza d'una cosa,
conoscerla, saperne, - Farsi un criterio, farsi un'idea
d'una cosa, delle cose. - Famigliarizzarsi, riuscire
a conoscer bene (es., famigliarizzarsi col pericolo,
■con una lingua, ecc.). • Formarsi l'idea d'una cosa,
acquistare una cognizione esatta, chiara. - Imposses-
sarsi, acquistare pieno possesso d' una cognizione.
- Intendersene (riferito a una cosa qualsiasi), cono-
scere bene, essere jtratico. - Mostrarsi al corrente
delle cose, dimostrare che si conoscono, si sanno i
fatti più recenti.
Percepire, apprendere con la mente; intendere.
- Preconoscere, conoscere avanti, prevedere cosa
0 fatto prima che succeda. - Ravvedere, ravvedersi,
riconoscere il proprio errore, la propria coljya,
e averne pentimento. - Mavvisare, ricono-
scere al viso. - Riconoscere, raffigurare, ravvisare;
conoscere ancora cose o persone già vedute; ade-
rire ed ammettere, confessando. - In senso militare,
esaminare diligentemente il luogo, il terreno, il
tempo, la piazza, le mosse altrui, per giudicare e
chiarire tutto ciò che torna a proprio vantaggio. •
- Anche, confessare d'aver ricevuto un dono, un
beneficio e simili; avere riconoscenza, gratitudi-
ne. - Contr., disconoscere, misconoscere, scono-
scere: veggasi a ingratitudine.
Sapere vita, morte e miracoli d'una persona, co-
noscerla bene. - Saperla lunga, su una questione o
simili, conoscerla bene, esserne bene informati. -
Scoprir terreno, chiarire o cominciare a ravvedersi
di certe cose. - Scrutare, cercare, indagare, inve
stigare, allo scopo di conoscere. - Vedere dentro
in una cosa, conoscerla ne' suoi particolari ed es-
sere in grado di parlarne con cognizione di causa.
- Venire in chiaro d'una cosa, riuscire a cono-
scerla.
Locuzioni. •— Avere per alfabeto (i difetti di alcuno
0 altro), conoscer bene, conoscere a fondo. - Co-
noscere de visu, per aver veduto, non udito. - Co-
noscere i polli, accorgersi, cominciare a conoscere
la verità senza illusioni sugli uomini e sulle cose.
- Conoscere i suoi polli, conoscere con chi si ha
a che fare. Nello stesso senso, conoscere l' umore
della bestia. - Distinguere il bianco dal nero e il pan
dai sassi: non essere minchioni, conoscere. - A^^are
uno, affermare di non conoscerlo, - i\'o?t distingue
il pan da' sassi, di chi non conosce affatto, non ha
criterio. - Portar vasi a Samo, nottole ad Atene,
frasconi a Vallombrosa, indulgenze a Roma, parlare
di cose che tutti conoscono. - Saper misurare in
quant' acqua uno si trovi, conoscerne lo stato. - Te-
nere il bandolo della matassa, it ^filo di un intrigo,
conoscere il segreto di alcunché.
A'segni si conoscono le balie, al suono il campa-
nello, al frutto l'albero, ai paragone l'oro, alla coda
la volpe, al pelo e al basto l'asino ; a' calci si cono-
sce il mulo ; dall'unghia il leone. • li conosco, ma-
scherina! familiarmente vale: non m'inganni, so il
tuo giuoco.
Ego te intus et in cute novi, ti conosco dentro e
fuori della pelle. - Ex professo, con piena cono-
scenza. - Felix qui potitit rerum cognoscere causam
(felice chi potè conoscere la cagione delle cose),
aforisma di Vii'gilio, nelle Georgiche. - Intus et in
cute (lat.; dentro e fuori la pelle), locuzione usata
col verbo conoscere, per significare che si conosce
intimamente una persona.
Far conoscere, - Farsi conoscere.
Adombrare, aombrare, raffigurare, simboleggia-
re; accennare, dare indizio che valga a far co-
noscere alcunché. • Appalesare, far conoscere, ren-
dere noto ; far sapere, manifestare, palesare ri-
680
CONOSCERE
velare. - Aprire gli occhi a uno, fargli conoscere il
vero. - Chiarire, far conoscere chiaramente una
cosa che era o sembrava oscura, dubbia. - Diìno-
strare, manifestare, far palese, in modo da to-
gliere ogni dubbio.
Fare una cosa al, nel cospetto di persona, fare in
modo che tutti vedano, sappiano, conoscano. - Far
vedere, dar a conoscere, mostrare, dimostrare. - Iden-
tificare {identificazióne), provare la medesimezza, il
vero essere di cosa o persona mal nota o falsa-
mente nota. - Indicare, additare, far conoscere,
far presente, mostrare.
Lanciare (figur.}, nel linguaggio d'uso, far cono-
scere accortamente una cosa (articolo di commercio,
giornale, ecc.); anche, mettere in vista una perso-
na. - Manifestare, dire ad atti il proprio pen-
siero; palesare, rendere palese. - Mettere al corrente,
far conoscere le ultime notizie, le ultime novità. -
Mettere le carte in tavola, dire tutto quanto si sa, si
conosce intorno a una determinata cosa, quando se
ne fa questione. - Mettere una cosa alla luce del
sole, palesarla; farla conoscere a tutti.
Notificare, far noto, manifestare, significare.- Pub-
blicare, rendere jnibblico, far noto al pubblico, e
pubblicità quel mezzo di far conoscere, che i
francesi dicono reclame. - Rappresentare, dare
un' idea, fai» conoscere per mezzo di rappresen-
tazione, di figura. - Rendere, far consapevole, av-
visare informare ; far conoscere, far sapere. - Ri-
velare, far conoscere una cosa segreta, miste-
riosa. - Scoprire gli altari, o gli altarini, venir
a conoscere e, anche, far conoscere le magagne di
qualcuno. - Signijìcare, far conoscere, palesare con
parole ; comunicare. - Spiegare, chiarire, far
conoscere il senso di un discorso, di uno scritto, ecc.,
che altri non capisca. - lenere a giorno qualche cosa,
tener informato uno di qualche cosa.
Fabsi conoscere. — Comparire, darsi a conosce-
re, farsi conoscere. - Compromettersi, farsi co-
noscere sotto un aspetto sfavorevole ; scoprire un
proprio difetto, scoprirsi. - Dichiararsi, palesarsi,
manifestare il proprio pensiero, il proprio scopo e
simili. - Mettersi alla berlina, farsi conoscere non
onorevolmente. - Mettersi in evidenza, mettersi in
mostra, fare in modo da rendersi noto: acquistare
una certa fama.-' Rivelarsi, farsi conoscere a un
tratto, quasi in modo inaspettato e recando una
certa sorpresa.
Cognizione, conospenza, conoscibile, ecc.
Agnizióne, riconoscimento (propriam., dramma-
tico). - Anliconoscenza , preconnswiza, conoscenza
delie cose prima che siano. - Barlume, conoscenza
incerta di checchessia; luce debole, languida, pal-
lida.
Cognizione, il conoscere e la cosa conosciuta; la
facoltà e il modo di conoscere ; 1' atto o la condi-
zione di chi conosce rispetto alla cosa conosciuta;
lo stato per cui lo spirilo si trova in una certa
attinenza con l'oggetto che conosce; la presenza di
una cosa qualunque nella coscienza dello spirito;
in senso obbiettivo, ossia per la cosa conosciuta,
nozione. - Accorgimento, conoscimento, conoscitura
(v. a.), notizia; saputa (veggasi a sapere). - Co-
gnizióne attuale, quella che tutto distingue nel suo
oggetto. - Cognizione diretta, la percezione intellet-
tiva, l'intuizione primitiva. - Cognizione negativa.
quella formata per ragionamento in base a qualche
relazione naturale o arbitraria degli enti con ci6
che si conosce positivamente. - Cognizione oggettiva,
l'intuizione. - Cagnizione positiva, la percezione im-
mediata delle cose. - Cognizione riflessa, quella de-
rivante dall'analisi che la mente fa in sé stessa de-
gli oggetti da essa conosciuti. - Cognizione scienti-
fica, quella che si eleva ad una ragione suprema,
presiedente ad un intero sistema di cognizione. -
Cognizione suggestiva, persuasione per assenso della
mente all'oggetto intuito. - Cognizione virtuale, quella
che nulla o non tutto ancora distingue nel suo og-
getto.
Consapevolézza, avere conoscenza di una cosa, es-
serne consapevole ; il sapere di che si tratta.
Discrezione, facoltà di conoscere il bene dal male.
- Idea, rappresentazione che la mente fa a sé
stessa di qualche cosa. - Nozione, idea che si ha
di una cosa. Nel linguaggio filosofico, la cognizione
che è possibile avere d' un oggetto ; nel linguaggio
comune, cognizione elementare ed imperfetta.
Occultismo, pretese conoscenze naturali che sona
ottenute con processi misteriosi, ovvero con segreta
e magica arte. - Percezione, facoltà per cui lo spi-
rito umano può apprendere attraverso gli organi
dei sensi e col mezzo degli organi medesimi le qua-
lità degli oggetti ; facoltà fli conoscere, considerata,
in quanto acquista idee di oggetti sensibili. - Pre-
cognizione, cognizione anteriore preparatoria. - Pre-
conoscenza, il preconoscere. - Prenozione, nozione
precedente. - Probabilità, quel grado del conoscere
in cui la nostra mente può formarsi una piena, as-
soluta persuasione, per mancanza di un motivo sut-
lìciente.
Recognizione, ricognizione, cognizione riflessa ; atto
in virtù del quale si confessa riconoscere, dopo un
tratto di tempo, la verità di qualche punto di di-
ritto o di qualche fatto o una obbligazione con-
tratta. - Riconoscimento, il riconoscere, il ravvisa-
re. Anche, segno per essere riconosciuto. - Rivela-
zióne, il rivelare e la cosa rivelata. Termine di
teologia. - Sindèresi, interiore sentimento e cono-
scimento di ciò che é bene e male.
Conoscibile : atto ad essere conosciuto ; e cono-
scibilità la qualità relativa. - Conoscitivo, che si può
conoscere; atto a conoscere o a far conoscere. -
Cosa che cade sotto i sensi, cosa conoscibile, cono-
sciuta. - Riconoscibile, che può essere riconosciuto.
Inconoscibile, che non si può conoscere ; ciò che
non è e non può essere conosciuto, perchè tra-
scende l'umana natura. Vale come agnosticismo, ter-
mine di filosofia - Indiscernibile, che non si può
discernere. - Inscrutabile, che non si può scrutare,
investigare ; arcano, segreto, - Insondàbile (fran-
cesismo), meglio detto inesplorabile. ■ Irriconoscibile,
che non si può più riconoscere, ravvisare.
Conoscitore — Conosciuto e sconosciuto.
Segni dai quali si conosce, ecc.
Conoscitore, chi conosce, chi s'intende d'una cosa,
ne è competente: intenditore. - Consapévole, sciente
del fatto; chi sa, conosce una cosa qualsiasi (veg-
gasi a sapere). • Edotto, latinismo per informato,
ammaestrato, conoscitore di un fatto, d' una que-
stione e simili. - Specialista, chiunque abbia com-
piuta conoscenza non solo di una data disciplina,
ma più specialmente di una branca o parte di essa.
CONOSCIBILE
CONSEGUENZA
681
Conosciuto (participio e aggett.), ciò che si co-
nosce, di cui si ha conoscenza: cognito, manifesto.
noto, palese. - Conosciuto a prova, di nome, di
fama, per fama: secondo i fatti, secondo la /"rtwia.
- Celebre, conosciuto da moltissimi, per fama,
per rinomanza. - Cqnosciuto più della betlonica, cono-
sciutissimo. - Consaputo, noto, conosciuto. - In vita,
dicesi di persona il cui nome corre vivo e noto per
ora gentium (sulla hocca di tutti) ed è quindi cono-
sciutissimo. - Manifesto, conosciuto, noto evidente-
mente; chiaro, esplicito. - Noto in Giudea, di persona
notissima, spesso sfavorevolmente. - Noto lippis et
tonsuribiis (lat.), conosciuto da tutti; lettcralin.,
noto ai cisposi e ai barbieri (da un verso di Ora-
zio), - Notorio, noto a tutti. - Precognito, conosciuto
[trinia. - Pubblico, conosciuto da tutti. - fìicono-
sciuto, ravvisato, raffigurato. - Troppo noto, in cat-
tivo senso.
Cose fritte e rifritte, cose notissime, dette e ri-
dette. - Conosciutamente, in modo conosciuto. - Es-
ser scritto sui boccali di Monlelupo, esser cosa vecchia,
conosciuta. - // mercante si conosce alla fiera: gli
uomini si conoscono alle occasioni. - Lo conoscono
anche le lastre : di persona conosciutissima.
Sconosciuto, non conosciuto, ignoto^ incognito.
Segni. — Emblema, lìgura simbolica, per lo più
con un motto, dalla quale si conosce il carattere
d' alcunché. ■ Etichetta, nell'uso, cartellino che si
applica a qualche recipiente, ecc., per indicare e
farne conoscere il contenuto. - 3Ia)'ca, contras-
segno che si pone alle mercanzie. - Passaporto,
carta di riconoscimento per poter passare da un
paese all'altro. - Scontrino, marca di contrassegno,
di riconoscimento per entrare in qualche luogo e
simili, ■ Segnale, nome generico degli oggetti, de-
gli arnesi che servono da segno. - Segno, ciò che
serve naturalmente a far conoscere e a dare indi-
zio di checchessia. - Simbolo, veggasi a questa
voce, che è di vario significato. - Tessera, sche-
dina, cartoncino e simili di riconoscimento.
Conoscibile. Che si può conoscere.
Oonosciuiento. L'atto e l' effetto del cono-
scere.
Conoscitivo. Veggasi a conoscere.
Conquassanti (dolori). Veggasi a utero.
Conquassare [conquassamento , conquassante,
conquassato). Mettere in urto una cosa con l'altra,
in modo che si sbatta e si fracassi ; scuotere, dare
una scossa. - Fracassare, rovinare, ridurre in
rovina.
Conquasso. Fracasso, rovina.
Conquidere (conqtiiso). Abbattere, ridurre a
mal termine, vincere. ■ Disturbare, importunare,
molestare, turbare: dare disturbo, molestia,
turbamento. ■ Sconquidere, rinforza conquidere.
Conquista. L'atto e l'effetto del conquistare, e
la cosa conquistata; ottenimento per forza d'armi,
in guerra, o con grande fatica e forte contrasto
(dicesi per lo più di libertà, di paese, di Stato e
simili): conquisto, acquisto; di paese, invasione,
occupazione, ricuperamento. - Anche, buon suc-
cesso neW amoreggiare, nel far la corte, ossia
nel corteggiare. - Imperialismo, sistema di go-
verno injperiale, ambizione di costituire un impero
mediante conquiste, - Riconquista, il riconquistare.
Conquistare, fare, compiere la conquista ; inva-
dere un paese, impadronirsi d' una città, d' una
fortezza; occupare tirannicamente uno Stato: ac-
quistare con le armi ; togliere agli altri e far pro-
prio. - Riconquistare, ripete conquistare, o conqui-
stare il perduto. - Ricuperare, riacquistare ; ripren-
dere, jirendere di nuovo.
Conquistatore (conquistatrice), chi conquista : in-
vasore, soggiogatore, vincitore; chi riesce a con-
quistare, a vincere. Scherz., ladro in grande.
Famosi conquistatori, Alessandro, Cesare, Attila,
Tamerlano, Napoleone, Garibaldi. - Anche, chi
ha fortuna nell' amoreggiare, nel far la corte alle
donne. - Africanista, chi ha la passione (afri-
canismo) della conquista in Africa, specialmente
degli europei (neologismo). • Conquistadores, ne-
gli antichi possedimenti spagnuoli in America, i
conquistatori delle contrade del nuovo mondo. -
Jingoista, dall'inglese Jingo, uomo recente, detto
di coloro che in Inghilterra (guerra del Transvaal)
e negli Stati Uniti (guerra di Spagna) erano fer-
venti fautori della politica imperiale o di con-
quista.
Consacrare (consacrato, consacrazione). Ren-
dere sacro, dedicare al culto; destinare, dedi-
care a checchessia : consagrare, consecrare, sa-
crare. - Instituire solennemente, detto di vescovo,
di papa, di prete. - Riconsacrare, riconsecrare :
ripete consacrare. • Consacrazione, il consacrare e
la cerimonia relativa: consagrazione, consecrazione ;
dedicazione, sagra.
Consacrazióne. Veggasi a consacrare.
Consanguineità, consanguineo. Veggasi
a parentela e a sangue.
Consapévole. Sciente del fatto ; chi è in grado
di sapere e sa una determinata cosa. - Far con-
sapevole, avvertire, avvisare, far conoscere;
far consapente, conscio, persuaso, sapevole, sa-
puto. ■ Consapido (agg.), il fatto, l'avvenimento, ecc.,
di cui alcuno è consapevole. - Consapevolmente, veg-
gasi a sapere.
Consapevolezza. L'essere consapevole.
Consaputo. Detto a consapevole.
Conscio. Chi sa, è consapevole.
Consecutivamente. Di seguito, di con»
finito.
Consecutivo. Che viene dopo, immediata-
mente ; di seguito, continuo. ■ Veggasi a ma-
lattia.
Consegna Atto del consegnare, del dare.
• Castigo, pena, che si infligge al soldato. - In
commercio, nota di merce venduta per conto di
un terzo. - Veggasi, inoltre, a guardia e a seti-
tinella.
Consegnare (consegnato). Affidare, ilare ad
altri con un fine e formalità determinate ; dare in
guardia, in custodia. - Cedere, consegnare una
cosa, rinunciando ad ogni diritto su di essa ; dare
in mano, in potere altrui. - Riconsegnare, ripetere
la consegna; consegnare di nuovo.
Consegna, il consegnare e la cosa consegnata ; il
rimettere; ricevere, dare, prendere l'amministra-
zione, il posto, il governo, ecc. - Consegnazione,
l'azione del consegnare. - Consegnatario, quegli al
quale fu consegnata alcuna alcuna cosa in custodia
0 in deposito : depositario.
Consegnatario. Detto a consegnare.
Conseguente. Posteriore, che segue, viene
dopo ; che deriva come conseguenza. • La prO'
posizione che risulta dalle premesse.
Conseguenza. La cosa che è conseguita ad
un'altra; ciò che é risultato, effetto di un fatto,
dìxmavvenimento; nel discorso, la conclusione,
il corollario &&\V argomentazione detta sillogi-
8tno; momento, itnportanza, - Come termine
682
CONSEGUIBILE — CONSERVABE
legale, quel che risulta dalle premesse: conseguen-
zia, conseguenza. - Conseguenziario, di persona
troppo rigida e ostinata, nel tirare le conseguenze,
nell'andare fino alle ultime conseguenze, movendo
anche da premesse non giuste. • Conseguentemente,
in 0 per conseguenza: di conseguenza.
Lasciare il tempo come lo si trova, di cosa che
non ha conseguenze, che non lascia traccia di sé.
- Salto nel buio, per estensione figurata, vale im-
presa dissennata, coatta, disperata, di cui non si
possono prevedere le conseguenze.
Conseguibile, conseguimento. Veggasi a
eonseguire.
Conseguire {conseguente, conseguito). Come
verbo attivo, ottenere cosa alla quale si aspira ;
avere in contraccambio, in ricotnpensa, in pre-
mio 0 come conseguenza. ■ Come verbo neutro,
derivare come conclusione di un ragionamento
o da un ordine di osservazioni. ■ Conseguitare, sì^c-
cedere, venir dopo ordinatamente. - Conseguente,
■che consegue.
Conseguitare {conseguitato). Venir dopo, suc'
cedere ordinatamente , seguire.
Consènso. Il consentire, il concedere ad al-
cuno di far cosa che desideri o domandi; il tro-
varsi d'accordo con altri; conformità di giudi-
zio, di opinione, di volontà: accessione, accesso,
accettazione (veggasi ad accettare), acconsenti-
mento, adesione, approvazione, annuenza, assenso,
consentimento, conserto. - Acquiescenza, adesione,
consenso che si dà, tacitamente o formalmente, a
una sentenza, a un atto qualunque; il rimettersi
all'altrui volere o parere, o il non opporsi dove pure
si potrebbe. - Aderenza, consentimento, corrispon-
denza 0 vincolo amichevole con alcuno. - Adesione,
l'acconsentire al parere o alla deliberazione presa
o da prendersi da altri; consenso, partecipazione
a un atto qualsiasi.- Approvazione, V approvare;
il consenso che si dà di fare alcuna cosa o il rico-
noscimento di essa, dopo fatta. - Beneplàcito, ap-
provazione, consenso intero ; volontà, disposizione;
arbitrio. - Compiacimento, consenso, atto del coìn-
piacere e del compiacersi. • Consenso tacito, quando
si acconsente senza dichiarazione.
Consentire, acconsentire, dare il proprio con-
sentimento; accordarsi, mettersi d'accordo , con-
cordare, concordarsi ; convenire in una stessa opi-
nione 0 affermazione ; cedere alla pressione ;
concedere, permettere; accedere, accogliere,
accondiscendere; accontentarsi, acquiescere, aderire,
annuire, assentire ; condiscendere, conformarsi,
contentarsi; dare il consenso, darla in favore; non
rifiutare, non opporre rifiuto; obbedire, pre-
stare il consenso ; rispondere favorevolmente, ve-
nire a placebo ; riferirsi, riportarsi al giudizio
altrui. - Annuire, acconsentire, dar segni d'assenso.
- Approvare, dare il proprio consenso ad una cosa
fatta 0 da farsi. - Permettere, concedere, dare
consenso, facoltà di fare alcunché. - Riconsentire, ri-
pete consentire. - Starci (popol.), acconsentire a par-
tecipare {starci a un'impresa, a un rischio e si-
mili).
Ricusare, non accettare, non acconsentire, rifiu-
tare. - Ripugnare, non consentire; avere ripu-
gnanza. - Sconsentire (consentimento), contr. di
acconsentire.
Consenziente, che consente, dà consenso: accon-
senziente, accostante, aderente, annuente; consen-
taneo.
Consènso. Sinonimo di simpatia (fisiologica-
mente).
Consensuale. Detto a contratto.
Consentàneo. Che consente, è conforme, con-
veniente.
Consentimento. Atto ed effetto del consen-
tire : consenso. - Uniformità di giudizio, di opi-
nione, di volontà.
Consentire {consentito). Veggasi a consenso.
Consertare {consprtato). Intrecciare, unire.
Consèrto {conserte). Veggasi a braccio (pa-
gina 319, prima colonna: «Movimenti delle brac-
cia, con le braccia») e a mano.
Conserva. Frutta o altra sostanza alimentare
contettata, giulebbata, nello zucchero: acconcio,
©omposta, confettura, confezione, conservetta. -
Anche, medicamento officinale, di consistenza
molle. - Bottarga, conserva alimentare, specie di
caviale. - Conserve alimentari, sostanze animali o
vegetali preparate per conservarle più a lungo, senza
che si alterino. - Cotognata, cotognata, conserva o gela-
tina delle mele cotogne. - Marmellata (francesismo),
conserva di pere e mele e simili, cotte come il co-
tognato. - Mismis (arabo), conserva di albicocche. -
Polpa di tamarindo, conserva di tamarindo.
Conciare, mettere in conserva frutta e altri vege-
tali : giulebbare.
Conserva. Luogo riposto dove si conservano e
mantengono le cose, e le cose stesse conservate ;
luogo ove si serbano le acque d'una fontana. -
Veggasi a navigare.
Conservàbile. Detto a conservare.
Conservantismo. Veggasi a novità e a po-
litica.
Conservare {conservato, conservatore, conserva-
trice, conservazione). Ten»e nel suo essere, nel suo
stato alcuna cosa ; mantenere in buono stato ; te-
nere in custodia, custodire ; tenere. - Conservarsi,
mantenersi nello stato; reggersi in buona salute,
resistere, serbarsi (veggasi a serbai'e).- Conservà-
bile, atto ad essere conservato; conserbevole, ser-
bevole. - Conservativo, quanto è adatto, o meglio,
ha la proprietà di conservare. - Conservatore (con-
servatrice), chi 0 che conserva ; custode, mante-
nitore, preservatore. - Conservazione, il conservare:
conserva, conservamento ; mantenimento, manoten-
zione, manutenzione; preservamento. - Contr., di-
struzione, guasto, rovina.
Giulebbarsi una cosa, conservarla, come si conser-
vano frutte nel giulebbe. - Imbucare, metter nelle
fosse dove si conserva. - Mettere, tenere al fresco,
in luogo dove l'aria è fresca, perchè la roba si
conservi meglio. - Riserbare, serbare con prudenza,
avvedutezza. - Ritenere, mantenere, serbare. -
Sahare, conservare, salvando da pericolo di di-
struzione 0 deperimento. - Serbare, conservare per
usar poi. - Tenere una cosa sotto tma campana di
cristallo, tenerla ben conservata, conservarla gelo-
samente.
Non c'è una logia, quando un oggetto si conserva
nuovo pulito, colorito, intatto.
Affumicazione, antico, semplice e pratico pro-
cesso adottato per conservare le carni per mezzo
del fumo. - Celle frigorifere, piccole camere a pa-
reti metalliche, attorno alle quali si produce, con
vari sistemi, un grande abbassamento di tempe-
ratura, per conservare commestibili, specialmente
carni. - Pepinière, traslato francese, usato invece delle
nostre voci semenza, vivaio, seminario, - Salamoia,
CONSERVATIVO — CONSIGLIO
683
acqua salata per conservarvi roba. - Vivaio, ricetto
d'acqua murato, per conservarvi pesci ; luojjo dove
si pongono le pianticelle per poi trapiantarle.
Conservativo. Detto a conservare.
Conservatore. Chi conserva. - In politica, quasi
sinonimo di moderato: avverso alle riforme, ne-
mico delle innovazioni politiche ; pallesco. - Titolo
di chi soprintende a raccolte artistiche, a gabinetti
di storia naturale, ecc. - Conservatore delle ipoteche,
veggasi ad ipotéca. - Conservatori, antico niagi-
8trato fiorentino. - lorcaiuolo, il monarchico bor-
ghese conservatore (a stento rimorchiato dal par-
tito progressista) che, senza molto contribuirvi per
iniziativa individuale, vagheggia, non sempre in
astratto, un governo forte, risoluto che non si lasci
dominare dalla folla e dalla piazza. - Junker, gio-
vane nobile, nella vecchia Prussia; seguaci del par-
tito conservatore, con carattere feudale.
Conservatòrio. Un convento di monache o
altro luogo monastico di educazione. - Istituto di
rmisica, liceo musicale. - Conservatorio d' arti e
mestieri, veggasi a ìuestiere.
Conservazióne. Detto a conservare.
Conservo. Veggasi a religioso e a servo.
Consesso. Riunione, adunanza di persone
ragguardevoli : collegio, comitato, compagnia,
concilio, conclave, - Anfizionia, consesso di ma-
gistrati politici e religiosi dell' antica Grecia. - A-
reopdgo, consesso di scienziati, di statisti. - Cenàcolo,
riunione di persone dello stesso partito. - Sinèdrio,
per similit., consesso di giudici, di sacerdoti.
Consideràbile. Veggasi a considerare.
Considerando. La motivazione di una sen-
tenza, di un ordine del giorno e simili.
Considerare {considerabile, considerato). Pon-
derare, osservare attentamente, con attenzione;
guardare, ragguardare, avvertire, notare ; avere
in pregio, in isti ma (veggasi a stima): avere, te-
nere in considerazione; aver riguardo; far consi-
derazione; porre il guardo, tener conto. - Abbadare,
badare, considerare, guardare con attenzione, con
■cura. - Bilanciare, considerar bene, ponderare. -
Collustrare, considerare accuratamente. - Far tut-
t'uno, considerare o trattare più cose o persone
nella stessa maniera. - Guardare alla corteccia delle
cose, alla superficie, superficialmente. Meditare,
considerare attentamente con l'intelletto alcuna ma-
tèria speculativa. - Mettersi al livello de'tenipi, con-
siderare le cose secondo il t'ampo che corre. - Mi-
surare, considerare, stimare. - Osservare, considerare
diììgentemente.- Ponderare, fermarsi con la mente
a considerare le ragioni o le circostanze di un fat-
to, per giudicarne e prenderne consiglio. - R igguar'
dare, guardare o considerare attentamente. - Ri-
considerare, ripete e rafforza considerare. - Riflettere,
ponderare. - Riguardare , considerare , avere in
conto. - Riservare, tenere in disparte' o considerare
separatamente o con differenza esclusiva. - Squa-
drare, considerare con diligenza cose o persone, or-
dinarie sul terreno. - Tenere a calcolo, considerar
bene una cosa, per giovarsene rispetto a altre pos-
sibili. - Tener per nulla, non considerare. - Vaglia-
re, considerar bene.
Considerabile, da essere considerato, considere-
vole; degno di considerazione; notabile, notevo-
le ; copioso, grande ; abbondante, in abbon-
danza. - Attendibile, da considerarsi e da crs-
édere. - Considerabilmente, in modo considerabile;
considerevolmente, notevolmente. Contr., inconside-
-revolmente. - Inattendibile, che non può essere preso
in considerazione. • Inconsiderabile, che non si può
considerare.
Consideratamente, con considerazione, con pon-
derazione, ponderatamente (weggASÌ a. ponderare).
• Contr., sconsideratamente, cecamente.
Considerazione, il considerare, atto della mente per
cui si considera: meditazione, osservazione, pensiero,
riflessione. Anche, buona opinione, stitna. - Animad-
versione (poco usato), i'etìetto, il risultato del con-
siderare. - Avvertenza, V avvertire, il fare una
certa considerazione su qualche cosa. - Cecità (fì-
gur.), mancanza di considerazione, di avvedutezza,
di sagacia. - Considerazioncella, dim.: di conside-
razione. - Consideratezza, l'abitudine del considera-
re. - Riflesso, considerazione da ogni parte condotta.
- Rispetto, in logica, il modo nel quale si prende a
considerare una cosa.
Consideratamente. Detto a considerare.
Considerazióne. L'atto del considerare. -
Buona opinione, stim,a.
Considerevole. Considerabile : veggasi a con-
siderare
Consigliare, consig-liarsi {consigliato). Dare,
prendere consiglio. - Indurre a fare una cosa,
persna^lere.
Consigliatamente. Con buon consiglio,
ponderatamente.
Consigliera, consigliere. Chi dà con-
siglio.
Consigliere. Membro di un Consiglio (veg-
gasi la seconda voce).
Consiglio. Avvertimento che si dà a qualcuno
circa il da farsi in una determinata cosa, in qual-
che affare, ecc. ; proponimento, suggerimento del
modo 0 del mezzo col quale togliersi di dubbio
0 di imbarazzo nella condotta, nel contegno,
in ciò che si vogl.a o si debba fare: ammonizione,
avvertenza, avviso, dettame, detto, istruzione, ra-
gione detta, suggerimento. - Risoluzione, senno.
Il consiglio può essere buono, cattivo, leale, sin-
cero, amorevole, gentile, appassionato, disinteressato,
mite, audace, prudente, opportuno, malizioso, iìisidioso,
pazzo, da pazzi, ecc. - Consiglio che vale un fico,
che vale un Perù, cioè senza valore, o prezioso, uti-
lissimo. - Consiglio o rovescio, tutt'altro che buono.
- Parenèst, esortazione, consiglio della virtù. - Pa-
rere, consiglio che si richiede, consulto giuridico
per chiarire un punto controverso. - Sconsiglia-
tezza, mancanza di consiglio. - Una buona parola:
un buon consiglio, un discorso opportuno. - Scon-
siglio, dissuasione (veggasi a dissuadere).
Consigliare, di consiglio. - Consigliatamente, con
buon consiglio, ponderatamente (veggasi a pon-
derare).
Consigliare, suggerire ad altri opportune nor-
me per contenersi in una data circostanza : amnio-
nire, avvisare; dar consiglio, dare per consiglio;
mandar consiglio; sovvenire di consiglio. - Accer-
tare i consigli, consigliare con sicurezza. -Con'
saltare, interrogare alcuno per averne consiglio. -
Dissuadere, consigliare ad altri di astenersi dal
fare alcunché o da un determinato proposito. -
Guidare (figur.), indirizzare con i consigli; inse-
gnare ad altri la via. - Predicare, ammonire enfa-
ticamente ; con molte parole • Dare, avere, ricevere
lume : di indicazioni, consigli, ammaestramenti, -
Esortare, eccitare mediante consigli. - Inculcare,
ripetere un consiglio, in modo di farlo penetrare
nella mente. - Portar legne alla selva, dar consigli
j a chi non ne ha bisogno. - Riconsigliare, ripete
G84
CONSIGLIO — CONSOLATO
consigliare. - Suggerire, insinuare, rammentare o
consigliare, a chi non sa come cavarsela, cosa da
dirsi 0 da farsi.
Sconsigliare, veggasi a dissuadere. - Sconsiglia-
tamente, senza consiglio.
Chi consiglia — Locuzioni e proverbi.
Chi consiglia : consigliante, consigliatore, consi-
gliera, consigliere; consulente, consultatore, consul-
tore ; indirizzatore, inspiratore, ispiratore ; suggeri-
tore.
Conso, presso gli antichi Romani, dio del buon
consiglio, lo stesso, credesi, che Nettuuo equestre,
onorato con tempietti, a metà sepolti nella terra,
per mostrare che i consigli devono essere segreti.
In onore di lui si celebravano feste (consuali) ogni
anno, nel mese di agosto.
Egeria, ninfa proclamata consigliera di Nu-
ma. E quindi : essere la ninfa Egeria di uno, es-
sere l'inspiratore di alte cose, buon consigliero,
specialmente di persone influenti. - Eminenza gri-
gia, di consigliere occulto e potente. - Eubidia, dèa
dei buoni consigli. - Genio, buon genio, supposto
spirito che dà buoni con&igVu - Mentore : dicesi di
guida saggia e paterna, di consigliere fidato. - Uo-
mo, donna di consiglio, capace di consigliar bene.
- Vecchio della Montagna, dicesi per indicare in-
spiratore occulto (ironicamente).
Locuzioni e proverbi. — Chi fa di testa, paga
di borsa: di chi non vuol dar retta a consigli e ci
rimette un tanto. - Chi vi ha detto che veniate a darci
delle lezioni?, a chi dà consigli gratuiti, inopportuni,
non chiesti. - Dà retta a un minchione, consigliando
senza pretesa qualcuno a far cose di giudizio. -
Dar retta ad alcuno, ascoltarlo, piegarsi ai suoi
consigli. - Insegnare alle aquile a volare, ai gatti
a rampicare, ad Annibale il far la guerra, dar con-
sigli a chi non ne ha bisogno. - Non ho bisogno di
suggeritori, a importuni consiglieri, - Non ti la-
sciare svolgere: non lasciarti sconsigliare. - Parli
bene: a chi ci dà buoni consigli. - Secondo il mio
consiglio, il mio vedere, il mio intendimento: si dice,
qualche volta, manifestando modestamente il nostro
pensiero, specialmente consigliando. - Vox clamantis
in deserto, voce di chi parla nel deserto, cioè avver-
timento non ascoltato.
A ben s'appiglia chi ben si consiglia. - A consi-
glio di matti (o a cattivo consiglio) campana di le-
gno. - Consiglio non richiesto, inganno manifesto. -
Il consiglio non va lodato, ma seguilo. - Ogni pazzo
vuol dar consiglio. - Sotto consiglio non richiesto
gatta ci cova.
Consiglio. Collegio di persone elette per esa-
minare e risolvere gli affari affidati alla loro cura
per legge o per particolari statuti. In generale, l'a-
dunanza di un corpo morale, allo scopo di discu-
tere e deliberare ; il corpo amministrativo costi-
tuito presso questa e quella anvministraziouQ
(del Comune^ della Provincia, d' una Banca,
ecc.), come il Consiglio del Contenzioso diplomatico,
il Consiglio d'amministrazione dell'Asse ecclesiastico,
il Consiglio superiore di Sanità, il Consiglio delle
miniere, il Consiglio forestale, e via via.
Consiglio aulico, suprema Corte nell'antico regno
della Germania. - Consiglio Camerale, quello della
Camera di commercio. - Consiglio Comunale, veg-
gasi a comune. - Consiglio dell'ordine, corpo che
presiede a un collegio di avvocati, a un ordine
cavalleresco e simili. - Consiglio di amministra-
zione, riunione degli amministratori di una So-
cietà di commercio, d'un corpo morale, d'un reg-
gimento della milizia, ecc. - Consiglio dei mi-
nistri, veggasi a governo. - Consiglio di difesa^
veggasi a fortezza. - Consiglio di disciplina, spe-
cie di ti'ibunale militare, per giudicare le trasgres-
sioni ledenti la disciplina. - Consiglio di famiglia,
veggasi a famiglia. - Consiglio di guerra, detto
a guerra. - Consiglio di leva, veggasi a leva. -
Consiglio di prefettura, veggasi a jìrefetto. - Con-
siglio di Stato, veggasi a Stato - Consiglio gene-
rale, quello che rappresenta la tutela degli inte-
ressi di un dipartimento in Francia, - Consiglia
provinciale, veggasi a provincia. - Consiglio pro-
vinciale scolastico, veggasi a scuola. • Consiglio se-
greto, quello tenuto con esclusione del pubblico.
Designazidni storiche. — Consiglio, nell'antica
Roma, era un collegio di giureconsulti (assessores),
che assistevano i magistrati giudicanti (consoli,,
pretori, ecc.).
Consiglio degli Anziani, in Francia, quello isti-
tuito dalla Costituzione, nell'anno UI (1795), per
comporre il governo, insieme col Direttorio e col
Consiglio dei Cinquecento. - Consiglio degli Stati,
uno dei corpi che formano l'Assemblea federale
svizzera. Consiglio dei Dieci, commissione segreta
della Repubblica Veneta. - Consiglio dei lorbidi,
detto a tribunale. - Consiglio dell' impero, una
delle supreme autorità amministrative in Russia. -
Consiglio di credenza, consiglio di Stato, o Consi-
glio segreto, nelle antiche repubbliche italiane. -
Consiglio federale, nell'impero tedesco, il corpo co-
stituito dai plenipotenziarii nominati dai capi degli
Stati componenti l'impero stesso. - Consiglio Grande
0 Piccolo, denominazione con la quale, nelle re-
pubbliche italiane del medioevo, si indicavano i
due Consigli, uno più, l'altro meno numeroso, nei
quali erano divise le attribuzioni del potere legi-
slativo. - Consiglio nazionale, uno dei due corpi
che costituiscono l'assemblea nazionale svizzera. -
Gran Consiglio, nella Svizzera, la rappresentanza
popolare legislativa nei singoli Cantoni.
Consigliere, colui che fa parte di un Consiglio.
- Presidente del Consiglio, veggasi a ministro.
Consìmile. Veggasi ad eguale, a simile.
Consistente. Viscoso, denso, tenace; duró^
sodo.
Consistenza. Densità, l'essere denso. - 11 con-
sistere, r essere. - Stabilità di checchessia, in ra-
gione del suo essere,
Consistere {consistente, oonsistenza). L' essere.
Avere l'essenza, il fondamento.
Oonsobrlno. Veggasi a figlio.
Consociare, consociarsi (consociato). Veggasi
a socio.
Consociato, consocio. Chi è socio, stretto in
associazione, in società.
Consociazione. Riunione, associazione; lega,
società, unione.
Consolante. Detto a consolazione.
Consolare, consolarsi (consolato), Veggasi a
consolazióne.
Consolare. Di console, del console.
Consolativo, consolatorio. Detto a conso-
lazione.
Consolato. La dignità consolare ; ora, la re-
sidenza del console. - In Francia, dall' il novem-
bre 1799 al 19 maggio 180i, la suprema autorità.
CONSOLIDARE
685
•dello Stato. - Consolalo del mare, antico magi-
stralo che aveva giurisdizione marinaresca, sulle
cose mercantili e militari. - Consolato operaio, veg-
gasi ad operaio.
Consolatore. Chi dà consolazione.
Consolazióne. Atto ed effetto del consolare e
del consolarsi, ossia di alleviare il dolore altrui
0 il proprio; anche, di appagare un vivo deside-
l'io, di dare, procurare, o darsi contorto: alle-
viamento, confortamento, confortazione, grioia; pa-
rola d' unzione ; racconsolamenlo, riconsolaniento,
riconsolazione; refrigerio, ristoro dell'anima; sol-
lazzo, sollevamento, sollievo; temperamento di do-
lore. Figur., balsamo, medicina, pillole di parole
lenitive; rimedio, rugiada, unguento; venta-
glio contro i pensieri molesti.
Consolare : addolcire il dolore ; addolcire gli af-
fetti ; conciliare con la mala fortuna; confortare,
dare, recar conforto; Awq allegrezza; dar riposo;
disacerbare, disaffannare, disasperare, disasprire, di-
sattristare ; far coraggio, far core ; mòlcere la cura
(poet.); porgere sollievo, refrigerio ; racchetare, rac-
consolare, riconsolare ; rasserenare il core ; rattem-
perare, rattemprare il dolore, 1' affanno ; recare a
conforto ; riconfortare, ricreare, risollevare ; risto-
rare gli affanni; sgombrare ogni acerbezza; tener
consolato ; togliere di pena. - Figur., asciugare le
Jagrirao; asciugare, tergere i\ pianto; cicatrizzare
le piaghe; risuscitare da morte a vita; risuscitare
la speranza, la ^?«ce, la caìnia in un cuore, ecc.
Consolarsi: aprire il cuore ai conforti, confortar-
si ; darsi pace, disattristarsi, disgravarsi d'ogni ma-
linvonia, d'ogni tristezza; pigliar consolazione,
placarsi; rasserenarsi; rialzare lo spirito; sca-
ricarsi del duolo ; sdogliarsi ; sollevarsi dalle pene;
tergere il pianto (figur.); togliersi, trarsi dal dolore,
dal pianto e simili ; uscir di doglia, di pianto.
Consolante, che dà consolazione: confortante,
consolatore. - Consolatamente, con consolazione.
Consolativo, consolatòrio, atto a consolare. - Con-
solatore, chi consola : confortatore, racconsolatore.
Anche, conforto, posapena. - Inconsolabile, chi è in
preda a si grave dolore, è colpito da si grande
sventura da non poter essere consolato.
Proverbi. — Anche tra le spine ìiascono le rose.
• Niente s'asciuga cosi presto come le lagrime. -Non
nevica tutto il verno, - Non tutte le pecore sono per
il lupo. - Ogni male ha la sua ricetta. - Altri pro-
verbi a conforto.
Cònsole [consolo). Il rappresentante di uno Stato
in una città di altra nazione; agente di governo,
agente diplomatico (veggasi a diplomazia) per gli
affari di diritto privato ; rappresentante commer-
ciale e anmnnistrativo di uno Stato all'estero. »
Agente consolare, chi disimpegna alcune funzioni
del consolato, in via provvisoria. - Console generale,
quello che risiede nel luogo principale di uno Stato,
e a lui fanno capo i consoli residenti nei luoghi di
minore importanza. - Consoli, supremo magistrato
nella maggior parte dei Comuni italiani, nel me-
dioevo, in numero di due, quattro e più {consoli
del Comune, dei placiti, dei mercanti, ecc.). - Pro-
console, neir antica Roma, il governatore di una
provincia senatoria. - Vice-consale, ufficiale che fa
le veci del console: esercita un'autorità limitata e
assiste il console generale.
Consolare, nell'antica Roma, titolo col quale si
■designava chi era stato console. Ora, dicesi di ciò
che é relativo al console (grado, insegna, ufficio,
giurisdizione, podestà). - Consolarla, consoleria (voci i
in disuso), consolato. ■ Consolato, la dignità, l'uf-
ficio di console ; anche, il luogo di sua residenza.
Credenziale, lettera di credenza, documento col
quale il governo accredita presso un altro Stato
il console o l'ambasciatore. - Exequatur, in diritto
pubblico, l'atto che conferisce ad un console il di-
ritto di esercitare le sue funzioni. - Medaglie con-
solari, quelle coniate in onore dei tre consoli della
Repubblica Francese: Bonaparte, Cambacères, Le-
brun.
Dei consoli rovan'i.
Cònsoli {cómules) si chiamarono, nell'antica Ro-
ma, i due supremi magistrati (istituzione del 509
a. C.) ai quali era affidato l' esercizio del potere
esecutivo (dirigere guerre, chiamare milizie, armarle,
comandarle, ecc.); ed erano essi i rappresentanti
repubblicani nel potere regio : restavano in carica
solo un anno. Ma talvolta, per le necessità della
guerra, si prolungava l'ufficio col titolo di procon-
solato. I consoli si chiamarono dapprima praetores,
cioè capi militari, e iudices, giudici. Erano eletti
nei comizi ccnluriati. Quando a capo dello stesso
esercito, comandavano ciascuno metà dello milizie,
e ogni due giorni ne avevano la direzione assoluta,
a Roma, invece, ciascuno aveva alternativamente,
per un mese, superiorità sul collega, superiorità a-
yente per emblema i fasci (fasces). Come i pretori,
i censori e gli edili curuli, i consoli portavano nei
giorni comuni la toga praetexta, orlata d'una stri-
scia di porpora ; nei festivi, una toga tutta di por-
pora. Solo essi e i pretori erano investiti dell' tm-
perium, cioè del comando militare loro conferito dai
comizi curiati. Quando un console moriva o rinun-
ziava alla magislralura, il collega di lui convocava
i comizi per l'elezione di un console supplente
{consul suffectus). Folestas era detta, pei consoli e
per gli altri magistrati, l'autorità necessaria al
l'esercizio del loro ufficio; ius edicendi, il diritto
di emanare ordini ; coercitio, o ius multae dictionis,
il diritto di infliggere ammende ai delinquenti;
twto, il diritto di opporsi agli atti di un collega.
Spettava ai consoli l'ordinamento e la cura dei ludi
romani, feste e giuochi pubblici ; quando vincitori,
si decretava loro il trionfo, la più alta ricompensa.
Essendo solo in campo, il console era detto ar-
mato, mentre quello che rimaneva a Roma chia-
mavasi togato.
Insegne consolari erano i fasci (fasces), riunione
di verghe o di bacchette, portate dai littori (licto-
res : dodici per ciascun console) e ai quali in campo
si aggiungeva la scure. Essi fasci simboleggiavano
il diritto di infliggere un castigo corporale^ mentre
in origine, per la scure che ne usciva fuori, signi-
ficavano anche il diritto di condannare ad una
pena capitale. - Monete consolari, quelle coniate
sotto i consoli, d' oro, d' argento, di rame, con la
testa di Roma da una parte e con una biga, una
quadriga, ecc., dall'altra, senza inscrizione.
Consòlida. Pianta medicinale, famiglia delle
borraginee, molto comune nelle praterie acqui-
trinose.
Consolidamento. Il consolidare e il con-
solidarsi.
Consolidare, consolidarsi (consolidato).
Rendere, diventare solido; assodare, assodarsi,
rendere, divenir sodo, duro, forte; assicurare.
686
CONSOLIDATO — CONSUMARE
assicurarsi, rendere, rendersi sicuro. - Raffermare,
confermare ; affermarsi, crescere di autorità,
di pote7iza. - Di legge che si consolida. - Come
termine legale, veggasi ad eredità.
Consolidato. Veggasi a Debito ])ubblico.
Consolidazióne. Atto ed effetto del conso-
lidare.
Consonante. Che ha suono eguale. - Lettera
AqW al falcio che non si può pronunziare, non ha
suono se non quando unita a vocale. - Aspirala,
la consonante che si pronunzia con aspirazioni di
fiato, come si nota nel linguaggio dei Tedeschi,
degli Inglesi, degli Spagnuoli e, in Italia, dei To-
scani (per la lettera e). - Dentale, quella nella pro-
nunzia della quale i denti hanno la principal par-
te. - Gutturale, di consonante che si pronunzia con
la gola. - Labiale, della consonante che si pronun-
zia con le labbra. - Labiodentale, dì consonante che
si pronunzia con la labbra o coi denti. - Linguale,
palatina, di consonante che si pronunzia con la lin-
gua 0 col palato. - Liquida, dicesi di quattro con-
sonanti, L, M, N, R.
Consonanza. Accordo gradito all'orecchio,
armonia di voci, di suoni. - Somiglianza o iden-
tità di suono - Termine di musica.
Consonare (consonante, consonato). Il concor-
darsi di un suono con l'altro, di una voce con
l'altra. - L'essere in accordo, in armonia.
Cònsono Conforme, della stessa forma. -
Concorde, in concordia. - Confacente, corri-
sjìondcìite.
Consorella. Ciascuna delle donne appartenenti
a una medesima congregazione.
Consorte. La moglie, il marito.
Consorteria. Sinonimo, poco usato, di com-
pagnia, di società. - In senso politico, fazione
e, anche, il partito detto conservatore.
Consorzio. Unione di persone o di corpi mo-
rali, società. - Consorzio delle acque, veggasi a
irrigazione. ■ Consorzio dei Comuni, associazione,
lega di Comuni : veggasi a Comune.
Consostanziale , consostanzialità. Ter-
mini di teologia, relativi alla divinità.
Constare. Risultare, essere composto di tali
e tali altre parti. - Di ciò che risulta accertato,
certo, chiaro, nìanifesto.
Constatare (constatabile, constatato). Accertare,
riconoscere per certo: appurare, stabilire, verifi-
care, riconoscere vero. - Constatabile, che si può
constatare ; da constatarsi. - Constatazione, atto ed
effetto del constatare.
Consuetamente. Per abitudine, per u-
sanza.
Consueto. Di abitudine, di usanza ; abi-
tuale, usitato, sòlito.
Consuetudinario. Di consuetudine, fondato
sulla consuetudine.
Consuetudine. Voce di vario significato, se-
condo i casi corrispondente alle voci abitudine,
costume, metodo, modo, usanza, règola.
Consulente. Persona che si interroga per
consiglio, procuratore, avvocato. • Consigliere.
- Medico che dà consulti verbali o scritti.
Consulta. Corpo di consiglieri permanenti. -
Consiglio di Stalo. - Adunanza a fine di con-
sttltare. - Sacra Consulta, antica commissione
composta di cardinali, delegata a deliberare intorno
a cose del jtaputo.
Consultare [consultivo, consultato). L'interro-
gare alcuno per averne consiglio, il parere in
cosa dubbia o di particolare interesse ; esaminare,
compulsare documenti, libri e simili ; prenderli in
esame, farne studio speciale ; sfogliare un'opera,
un volume ; interrogare un libro ; scartabellare,
spulciare una storia, un vocabolario e simili ; toc-
care il polso a un autore. - Sopracchiamare, chia-
mare a consulto altro medico, altri medici.
Consultarsi, prendere un consulto o anche, sem-
plicemente, un consiglio da altri : chiamare a con-
siglio, a consulto ; chiedere per maestro ; doman- «
dare, pigliar consiglio ; prendere parere, il parere ;
tenere consiglio con alcuno.
Consultazione, il consultare, il consultarsi, atto ed
effetto ; richiesta di avviso, di consiglio, di delibe-
razione. - Quesito proposto al giureconsulto. -
Consultivo, atto a consultare o dare ad altri consi-
glio 0 parere. - Consulto, consiglio che fa il me-
dico con altro o altri medici intorno a una ina-
lattia e al modo di curarla. - Esame fatto da uno
0 più giureconsulti. - Consultore, cousultrice, chi dà
il proprio parere intorno a una determinata cosa
0 questione, sulla quale è invitato a pronunciarsi,,
specialmente per ragioni d' ufficio. Genericamente,
consigliere, consigliatrice : chi è chiamato a dare
consiglio, parere. - Consultori, magistrati della Si-
gnoria veneta, uno di Stato, l'altro teologo. - Con-
sultorio, che appartiene a consulto. - Esegeti, giu-
reconsulti che i giudici consultavano, ad Atene,
nelle cause capitali.
Consultazióne. Veggasi a cansultare.
Consultivo. Detto a cousultare.
Consulto. Veggasi a consultare e a me»
dico.
Consultore , consultrice. Detto a con-
sultare.
Consiiniabile. Detto a consumare. _
Consumare {consumamento, consumato, consu-
mazione, consumo). Togliere l'essere, ridurre adagio
adagio al niente; distruggere, logorare, ridurre
in istato di non poter più servire (riferito all'azio-
ne che sulle cose esercitano la natura, il tempo,
l'uso); finire a poco a poco e per intero (di ali-
mento, di bevanda e simili), mangiare, bere
tutto; spendere tutto il denaro che si ha, dar
fondo al 2}fitriìnonio ; rifinire, struggere, riferito
a passione. Con varie gradazioni di significato :
dare lo schianto ; far la festa, far tabula rasa ; fru-
stare; godersi, liquidare; mangiare, papparsi; sfan-
fanare, sfruttare.
Colliquativi rimedi: si dissero cosi certe sostanze
credute capaci di distruggere o consumare il corpo.
- Consumàbile, atto ad essere consumato. - Consu-
mativo, atto a consumare. - Consumato, venuto me-
no per consumo ; consunto, logoro. Contr., non
consunto, inconsunto, infatto. - Consumatore, con-
sumatrice, chi 0 che consuma : edace ; logoratore,
logoratrice, ecc. - Strubbione, che consuma molto,
anche sciattando. - Consuntivo, atto a consumare. -
Corrosivo, corrodente, che corrode, consuma:
proprietà di diverse, sostanze. - Vota-case (figur.),
chi consuma o fa consumare ogni cosa.
Atrofizzare, atrofizzarsi , rendere, rendersi con-
sunto (di corpo animale) per difetto di alimento,
di nutrizione. Termine di fisiologia. - Corródere,
consumare, ródere a poco a poco. ■ Dar di balla
al patrimonio, ai denari, consumarli. - Dar la via
alla roba, consumarla, venderla. - Dispèrdere, dis-
sipare, consumare , come gettando a piene mani :
( dispergere, distruggere. - Esaurire, il consumare
{ una cosa fino all' ultimo rimasuglio. • Frustare
r
CONSUMATO — CONTABILITA
687
^^olgarm.), logorare adoprando senza riguardo. -
Intaccare, consumare in parte, incominciar a con-
sumare ; produrre un guasto, guastare. - Logo-
rare, consumare checchessia per uso troppo lungo
e frequente ; rendere logoro un vestito o altra
cosa. - Minare, in senso figurato, cousumare, di-
struggere, scalzare, recar danno di nascosto. -
Sdrucire, logorare ; disfare il cucito. - Sciupare,
consumare malamente (denaro, roba, ecc.), spen-
dere senza profitto, sprecare. - Sperperare, consu-
mare senza senno i propri beni. - Straziare, fare
strazio, mandar a male, dissipare, gettar via. -
Strubbiare, consumare ; di panni, cibi, civaie, an-
che sciattando. - Strucinare, sciupare sdrucendo o
simili. - Strusciare (voce romagnola), logorare e
sciupare stropicciando. In milanese, strasd.
Consumarsi, diminuire o cessar dì essere per
consumo, per uso : andarsene in consumo, e anche
semplicemente andarsene; finire, logorarsi, i^eWre,
tornare a niente, venir meno. In senso figur. e ri-
ferito a passione, struggersi. - Macinarsi in una
cosa: logorarsi, crucciarsi profondamente.
Consumazione, consumo, il consumare : consuma-
mento, consunzione, esaurimento ; corrosione, rodi-
mento, roditura; spèrpero, struggimento; tabe. -
Nell'uso, bibita, bevanda. - Consumo, la quantità
delle cose che si consumano da una persona, da
una famiglia o da un popolo, per i bisogni ordi-
narli delia vita. Uso della ricchezza. - Consun-
zione, consumazione. - Il decrescimento progressivo
della forza e del volume del corpo umano per
malattia, per tabe. - Dilapidazione, sperpero, spreco,
consumo esagerato e infruttuoso, specialmente di de-
naro. - Logorio, il logorare o il logorarsi continuato.
- Rovina, consumo quasi completo d'una cosa. -
Strage (figur.), grande consumo, massime di ali-
menti, di bevande e simili. - Strubbio, deteriora-
mento per troppo uso.
Locuzioni. — Bere il vino in agresto, mangiarsi
il grano in erba, consumare prima del tempo. -
Cascare a pezzi, di cose logore, consumate. - Ha
mandato in liquidazione tutto il suo: di chi ha con-
sumato ogni cosa. - Consumerebbe il ben di sette
chiese, di uno sciupone
Consumato. Veggasi a brodo.
Consumazióne. Il consumare e il consu-
marsi. - Nell'uso, una bevanda o altro che si
prenda al caffè, al ristorante e simili. - Compi-
mento, detto del matrimonio.
Consumo. Detto a consumare.
Consuntivo. Veggasi a consutnare e a bi-
lancio.
Consunto. Veggasi a consumare e a tisi.
Consuócera, consuocero. Veggasi a suò-
cero.
Consustanziale. Veggasi a Cristo.
Consustanzialità. fermine delia dottrina lu-
terana : veggasi a luteranesimo.
Contàbile. Neologismo derivato dal francese
comptable, corrispondente alle voci nostre compu-
tista, ragioniere : chi esercita l'arte di tener conti,
tenere la contabilità, far computi; calcolatore,
conteggiatore, contista. Scherz., abbachiere, ab-
bachino, abbachista. - Bilanciere, termine ammi-
nistrativo: chi è incaricato di preparare le ragioni
per far presto il bilancio. - Computisteria, ufficio
del contabile.
Contabilità. Neologismo (dal frane.) per com-
putisteria, ragioneria: la tenuta dei conti, e anche
jarte di tenerli ; àbaco ; scienza dei numeri, arit-
metica. - Tutta V amtninistrazione d'una azienda
qualsiasi, che deve appunto consistere nei computi
e nella tenuta dei libri, ai fine precipuo di nulla
dimenticare delle spese, delle entrate, dei movi-
menti di capitale, dei profitti, delle perdite, ecc. -
L'ufficio 0 la sezione dell'ulìicio dove si trattano
gli alfari di contabilità. Anche, Io scrittoio del
computista.
Contabilità agraria chiamasi quella propria di
un'azienda agricola, deW agricoltura. Ne sono ele-
menti il capitale valore del terreno, il prezzo annuo
d'affitto, i canoni gravanti sul podere, Vaflitto d'ac-
qua, il capitale in denaro, le macchine e gli istru-
menti agricoli, gli arnesi di stalla, per la fabbrica-
zione del formaggio, per la vinificazione, ecc.; gli
ingrassi e i concimi diversi, le diverse sementi, il
bestiame, le arnie, la mano d'opera, le assicurazioni,
le spese generali, i profìtti e le perdite, ecc., ecc. -
Contabilità dello Stalo, veggasi a Stato. - Tregge di
contabilità, quella che regola l'amministrazione del
patrimonio dello Stato e determina il modo di te-
nere i conti delle riscossioni e dei versamenti,
delle pubbliche entrate e delle spese, la compila-
zione dei singoli bilanci e del bilancio generale
dello Stato, ecc. - Logismografìa, ragioneria con si-
stemi moderni; metodo speciale di registrazione in
partita doppia. - Nomenclatura dei conti, in compu-
tisteria, la denominazione dei conti secondo la serie
a cui appartengono.
Elementi e cose diverse della contabilita'.
Appunto, la somma che forma il saldo di un
conto, 0 anche il preciso costo, il prezzo di un ar-
ticolo che si paga a contanti. - Avere, voce abbre-
viativa che si scrive in capo di pagina, alla destra
di un conto, sul libro mastro o altro registro, per
indicare che le somme portate sotto tale intesta-
zione sono tutte a credito della persona o della
ditta alla quale il conto è intestato. - Attività, attivo,
tutto r avere di un' amministrazione, di un
commerciante: capitali, beni stabili, merci, crediti
esigibili, mobili, ecc. - Benestare, approvazione che
si dà ai conti. - Capo d'entrata, spesa, ciascuno de-
gli articoli di cui si compone l'entrata. - Capo di
uscita, 0 di spesa, ciascuno degli articoli di cui si
compone l'uscita. - Conto, computo del dare e
dell'avere (conto aperto, corrente, scalare, ecc.).
Dare: si scrive all'alto della pagina sinistra di
un conto corrente, per indicare che tutte le somme
portate sotto tale intestazione sono a debito di
qualcuno. - Diritto di rivalsa, rimborso di un conto
di ritorno (veggasi a conto). - Entrata, la totalità
delle somme che si ricevono. - Entrata e uscita, le
due partite del dare e dell'avere, in cui dividonsi
i libri d'amministrazione. - Interesse, frutto del
caììitale (interesse semplice, composto, ecc.).
Pareggio, eguaglianza fra entrate e spese, spe-
cialmente nei bilanci di uno Stato. - Partila, nota,
conto dei debiti e dei crediti, sul registro e sul
mastro. - Partita aperta, partita semplice, doppia,
di storno, ecc., veggasi a conto. • Partiduplismo,
sistema di scritture computistiche bilancianti. -
Passività, passivo, tutto quanto costituisce le spese,
le perdite e tutto ciò che si deve. - Perdite e pro-
fìtti, conto particolare sul quale si inscrivono le
somme entrate e quelle uscite ; partita del mastro
che comprende anche le spese generali.
Regola, complesso dei calcoli da farsi per giun-
gere a un determinato risultato. - Regola di cow."
688
CONTABILITA
pagnia, quella per cui un guadagno o una perdita si
ripartisce tra più persone. - iìe^o/o d'interesse, veggasi
a interesse. ■ Regola di sconto, detto a sconto. •
Regola di società, quella per la quale si ripartiscono
fra diversi associati i benefici o le perdite della
gestione amministrativa. - Reliquato, ciò che ri-
mane della conclusione d'un conto in dare e in a-
vere: residuo, restanza, rimanenza.
Saldo, pareggio fra debito e credito • Sbilancio,
differenza in più delle spese o delle uscite in con-
fronto delle rendite o delle entrate. - Scàrico, u-
scita. - Scorporo, la somma scorporata, tolta da una
partita. - Scrittura, registrazione, conto (veggasi più
innanzi : operazioni di contabilità). - Somme intan-
gibili, quelle che non si possono toccare, non si
possono spendere. - Sopravvenienze, le attività o le
passività patrimoniali, che si accertano dopo for-
mato lo stato patrimoniale. - Spareggio, contrario di
pareggio. - Uscita, la totalità delle spese : veggasi
a spendere, • Salvo buon fine, clausola che si
pone in una ricevuta quando si ricevono effetti. -
Essere allo scoperto: non essere pagato; di partita
non ancora bilanciata.
Operazioni di contabilita'.
Accertamento, conto, verifica di conti - Bilan-
cio, quadro o ristretto di conto, sul quale si met-
tono a ragguaglio il dare e Y avere: bilancio di as'
sestamento, di previsione o preventivo, consuntivo,
ecc. - Chiusura dei libri, Tappuramento che si fa,
di solito a fine d'anno, dei conti, delle varie ope-
razioni annue registrate nei libri medesimi. - De
falco, il defalcare, ossia il detrarre, il sottrarre una
somma da un conto. - Distrazione di somme, il
convertirle ad altri usi che non siano quelli pei
quali furono inscritte in bilancio. - Impostazione,
lo stabilire, l'impostare, specialmente dì partite, di
conti. - Prelevamento, distrazione di una somma per
far fronte a spese speciali. - Preventivo, veggasi a
bilancio.
Quadratura, il corrispondersi di addizioni fatte su
colonne diverse. Anche, operazione o complesso
di operazioni per trovare il valore numerico, o
letterale, di una superficie. Il più rigoroso e il più
generale metodo usato attualmente è quello fondato
sui principii del calcolo differenziale e integrale. -
Rendiconto, per rendimento di conti, XQ?>ocon{o\x\%o\.
derivato dal francese compterendu ; il render conto
e l'esposizione letta o scritta. - Revisione, esame
dei conti, da parte del revisore. - Riporto^ il ri-
portare, il trascrivere, specialmente di numeri. -
Riscontro di cassa, confronto del danaro esistente
col libro di cassa. - Scrittura doppia, quella che ha
per fondamento due conti, i cui risultati sono e-
guali ; scrittura semplice, metodo di conteggio a-
vente per base un solo conto, per lo più quello
dei consegnatari e corrispondenti. - Stanziamento,
lo stanziare, l'appostare una cifra per un dato
scopo. - Tenuta dei libri, la funzione del contabile,
che deve tenere i libri, ossia le registrazioni sui
libri al corrente. - Verificare, verificazione, accer-
tamento di conti.
Accendere un conto, una partita, aprire un conto,
nna partita, inscrivere in un giornale o libro di
uegozio una partita che dà debito e credito ad al-
cuno. Contr., chiudere, estinguere, spegnere. - Ac-
creditare, porre a d'edito, portare una somma a
credito del conto di qualcuno. - Addebitare, de-
bitare, porre a debito, il contrario di accreditare.
Allibrare, notare a libro conti e simili. - Appurare
un conto, verificarlo, metterlo in chiaro. - Ascrivere,
mettere a partita. - Assestare, mettere in buon or-
dine, in regola, la contabilità. - Carteggiare, guar-
dare un libro, carta per carta. - Compilare, alle-
stire, presentare un bilancio, un conto, espressioni
di chiaro significato. - Conteggiare, fare il conto
del dare e dell'attere.
Dar di frego a una partita, cancellarla, annul-
larla. - Defalcare e diffalcete, dedurre, ridurre, sce-
mare, detrarre, toglier via da un conto una data
parte del danaro o da una cosa parte della mede-
sima. - Fare lo spoglio dei creditori e dei debitori,
riscontrare, vedere quali e quanti sono e come
siano le loro partite. - Far giocar le cifre, farle
apparire come si vuole, non secondo le vei'e risul-
tanze dei conti.
Impiantare, impostare una partita, aprirla negli
appositi libri, facendo risultare il dare e l'avere. -
Intestare scrivere nel libro a conto di una per-
sona. - Mettere a disavanzo, a conto di perdita. -
Mettere a caìnpione la partita d'uno, al libro dei
conti. - Mettere a libro, intestare, registrare mia
partita di dare e avere. - Mettere a pxdito, le par-
tite, ordinarle in modo che appaiano con tutta
chiarezza nelle loro risultanze. - Mettere a specchio,
in elenco o specchio. - Mettere a uscita, a perdita,
tra le spese. - Mettere in conto, a conto, segnare a
partita, conteggiare i frutti, gli interessi. - Passare
una partita, trascriverla. - Porre o passare un cre-
dito alla partita perdite: significa aver perduto un
tale o tal altro credito. - Preventivare, stanziare,
stabilire, fare un bilancio preventivo. - Regolare i
conti, i libri, metterli in regola, ordinarli, asse-
starli. - Resecare, detrarre, togliere. - Residuare,
formare il residuo. • Riscontrare, verificare. - Ri-
trovare il conto d'una cosa, trovare un errore di
conteggio; rimettere insieme tutte le partite fino a
una ; ricordarsi di conti dimenticati.
Scorporare, separare , togliere da una partita
{scòrporo, lo scorporare e la cosa scorporata). -
Stanziare, ordinare, stabilire, assegnare i fondi per
le spese occorrenti. - Stornare, girare una parlila
da un conto ad un altro, o più propriamente eli-
minare una registrazione mediante un'altra regi-
strazione in senso inverso.
Tenere la scrittura in regola, tenerla a bilancia,
mettere al corrente, in pari, la scrittura, espressioni
di chiaro significato. - Trarre il pareggio, trarre il
saldo dei conti.
Carte, libri, ecc.
Cose e termini varii.
Broglinzzo, copiafatture, giornale, polizza, ma-
stro, prima-nota, protocollo, registro, scadenzario,
scartafaccio, tabella, ecc., veggasi ad amministra-
ziotie (pag. 73 e 74). - Cartella, arnese, per lo
più, di cartone, per custodirvi fogli, documenti,
lettere, ecc. Anche, foglio nel quale è fatta qualche
registrazione. - Controcartella, cartella in cui siano
registrate partite di dare e d'avere, in corrispon-
denza d'una simile dall'altra parte. - Copialettere,
noto arnese usato dai contabili e da quasi tutti i
commercianti (veggasi a commercio, pag. 636,
l'.UNTADlNAME — CONTADINO
689
prima colonna). - Estratto di conto, copia di un
conto corrente da spedire e da consegnare a qual-
cuno. - Fattura, conto particolaregfriato sopra un
foglio volante. - Giornale mastro, libro di scrit-
tura doppia, sinottico, detto anche all'americana. -
Libro in doppia partita, cosi detto perchè Io stesso
articolo, a diiferenza di quello tenuto in partita
semplice, ove le operazioni vengono trascritte a
nonna che si fanno, trovasi scritto due volte sotto
i di'\ei'>i titoli di Debito e Credi/o.
Nota, estratto di conto esposto con brevità e
chiarezza. - Partìtario, libro di registrazione con-
tenente i conti dei debitori e dei creditori. -
Quadro, indice sistematico dei conti in un libro di
scritture bilancianti. - Quitanza, ricevuta, dichiara-
zione in iscritto pel saldo o per un acconto rice-
vuto da un debitore. - Saldaconti, il libro dei conti
correnti. - Stracciafoglio ffogliazzoj, quaderno sul
quale si vanno giornalmente notando, per semplice
ricordo, le partite prima di passarle ai libri mag-
giori. - Svolgimenti, prospetti nei quali è partico-
lareggiato un dato conto.
Contàbile, chi tiene la contabilità». - Liquidatore,
chi è, nello scioglimento di un'azienda, incaricato
di chiarire e regolare i conti in confronto degli a-
venti interesse. - Logisti, magistrati dell'antica A-
tene, i quali, assistiti dagli euthynes, esaminavano
i conti. - Logotéta, ufficiale dell'impero greco, che
aveva l'incarico di rivedere i conti. - Relatore, chi
riferisce intorno allo stato della contabilità ; nella
milizia, carica di ufficiale superiore a cui è affidata
la suprema direzione dell' amministrazione e della
contabilità del corpo cui appartiene. - Revisore dei
conti, controllore, sindaco, chi rivede i conti : rive-
ditore.
Anno amministrativo, il periodo intercorrente fra
il giorno in cui si aprono i conti e quello in cui
si chiudono. - Anno finanziano, periodo annuo
di gestione della contabilità di Stato. - Item (lat.),
parola che si mette talvolta al principio di ogni
articolo facente seguito ad altri.
Contadinarae. Veggasi a contadino.
Contadinescainente . A mo' di conta-
dino.
Contadinesco. Detto a contadino»
Contadino (contadina). Chi abita nel contado,
nella campagna. - Chi lavora la terra, special-
mente a podere: agricoltore. Nel primo caso, a-
bitatore di vici rustici ; campagnuolo, campaiuolo ;
forese, foretano; paesano (idiotismo lombardo); ruri-
cola, rustico, terrazzano; uomo della villa, uomo rusti-
cano, rustico, vicano, villano, villico. - Contadinaccio,
contadino rozzo. - Contadinello, piccolo contadino;
giovane, ragazzo : villanello (terni, letter. vezzegg.).
- Contaginone, contadino grande e grosso ; anche,
con gran podere e grosse rendite. - Contadinotto,
giovane contadino. - Contadinuccio , di contadino
che ha un poderucolo o ha poca capacità. - Fore-
setto, foresello, foresotto, foresozzo, dimin. e vezzegg.
di forese, specialmente nel genere femminino (voci
fuori d'uso). - Lavoratore della terra, perifrasi neo-
logica ed eufemistica invece di contadino. - Pac-
chiano (voce napoletana), uomo del contado. - Vil-
lanzone: si suol dire a un contadino grande e rozzo
di modi, e anche, per similitudine, a persona di
civile condizione, ma rozza e screanzata. - Zappa-
terra (spreg.), contadino ignorante, meschino, che
sa appena lavorar con la zappa.
Contadina, femminile di contadino. - Forosetta
(titolo letter. scherz.), contadinella, villanella. -
Massaia, la moglie del contadino, in quanto manda
avanti la casa; donna che ha cura della roba e
la risparmia. - Pacchiana, voce napoletana, villanella,
forosetta.
Contadiname, contadinanza, il complesso e un
certo numero di contadini. - Contadinata, azione o
atto da contadino. - Contadinescamente, alla conta-
dinesca: cioè, alla maniera, alla foggia, secondo gli
usi dei contadini. • Contadinesco, di contadino:
campagnuolo, di o da campagna ; rusticano, ru-
stico ; villanesco.
Figure e condizioni di contadini.
Alcuni loro atti.
Bifolco, l'agricoltore che guida i buoi mentre a-
rano la terra. Si dice anche di persona villana,
ignorante. - Capoccia, il capp di casa nelle famiglie
di contadini, e, per analogia, persona che sta so-
pra gli altri in dignità od ufficio. - Colòno, voce
derivata dal latino colere: coltivatore dei campi,
quel contadino che divide col padrone le rendite
della terra e che si dice anche mezzaiuòlo, mezza-
dro. - Contadino a podere, fuori di podere, licen-
ziato dal podere. - Contadino sul suo, che lavora la
propria terra da sé.
Garzone, uomo o donna che i contadini tengono
per le faccende più necessarie. E aggarzonare, met-
tersi come garzone presso un contadino. - Gatto
frugato (scherz.), contadino confuso nel vedere le
meraviglie della città. - Massaio, il marito della
massaia. - Mezzaiolo, contadino che sta a mez-
zeria.
Pigionale, il contadino, che, per non essere a po-
dere, né aver impiego fisso, olire il proprio lavoro
ora a questo, ora a quello. - Poderante, il conta-
dino che lavora un podere di sua proprietà. -
Raccattaconcio, contadino che va a raccattare con-
cime per istrada con un corbellino.
Bosino, contadino dell'alto Milanese. Anche, colui
che va per la città, cantando e recitando hosindte.
- Buttero, mandriano a cavallo della campagna ro-
mana, dal tipico vestire, col mantello, le ciocce e
il cappello a cono. - (j,occiaro, ciociaro, contadino
della campagna romana, cosi detto dalle ctocce o ciocie,
calzare fatto di semplice dado di cuoio, ripiegato sul
piede e fisso alla gamba con corregge. - Stagliatiere,
nelle Calabrie, capo di una compagnia di quindici
0 venticinque zappatori.
Fellah, contadino egiziano o arabo. - Ilota, nome
delle popolazioni achee ridotte in istato servile
dai Dori od Eraclidi, al tempo di Sparta. - Mujich
0 mujick, forma francese di una parola russa che
vale contadino. - Muscik, in russo, contadino,
villano.
Co^HO e conio, quella data quantità d'olio che si
dà al padrone per l'uso del frantoio, o che danno
i contadini estranei quando fanno olio nel frantoio
altrui, 0 a chi ha loro prestato degli orci. - Dis-
detta, licenziamento del contadino dal podere. -
fitto di polli, l'obbligo che il contadino si assume
verso il padrone di mandargli, per certe occorrenze
dell'anno, un numero determinato di polli. Nel
Fiorentino questo obbligo va sotto la generica de-
nominazione di patti. - Giogatico, mercede al con-
tadino che coi propri buoi ara il terreno altrui ; in
Romagna, il tributo in natura (sacchi o stala di
grano) che il mezzadro paga al padrone, perchè
Premoli. - Vocabolario Nomenclatore.
44
690
CONTADO — CONTATTO
questi somministra il capitale del bestiame. - Mas-
seria, sistema colonico per cui il padrone del po-
dere fa a mezzo dei prodotti col contadino. Anche,
e più comun., mezzeria, mezzadria: colonia. -
Scusa pigione, poderetto che un contadino licen-
ziato prende, tanto per non rimanere disoccupato.
Pagarsi, rifarsi sull'aia, del contadino che ruba
al tempo della partitura. - Posare il gabbano, da con-
tadino diventar ricco e fare il signore.
Cose e termini vari attinenti al contadino.
Casa rustica chiamasi l'abitazione del contadino
nella quale talvolta sono anche la sfalla, il pol-
laio, la colombaia, Varnia, luoghi per tenere
il bestiame grosso e minuto, per riporre i di-
versi istrumenti di agricoltura, il fienile, il
pagliaio, Vaia, Y orto , la concimaia, la ti-
naia, Yorciaia, il chiaritoio e il frantoio per
Yolio, il granaio, il grano e ogni altro ce-
reale, ecc. - Isbà, in Russia, casa di contadini.
- Balco dicono i contadini quel palco o stan-
zone a tetto che è in alto della casa presso di
essa, ove tengono il fieno o la paglia per le
bestie. - Buca, escavazione nel terreno dietro le
case dei contadini per i loro bisogni. - Cércine,
ravvolto di panno in forma di cerchio che si
usa dai contadini, perchè il carico che portano
in testa non faccia loro male. - Kaftan, abito na-
zionale del contadino russo, di colore azzurro cupo
all'esterno, internamente di color solferino, lungo
oltre il ginocchio, con maniche ampie, riprese al
polso e larga cintura di seta. - Raggiera, adorna-
mento del capo delle contadine della Brianza : in-
sieme di spadine d'argento che formano attorno al
capo raggiera o corona di raggi. - Taccolino, qua-
dralo di seta 0 di lana che portavano in capo le
contadine della regione romana.
Pellagra, malattia particolare tra i nostri con-
tadini che mangiano grano guasto.
Jacquerie, voce storica che indica una solleva-
zione di contadini in Francia, nel 13S8, contro la
nobiltà. Oggi dicesi di ogni sedizione violenta.
Proverbio : / contadini, scarpe grosse e cervelli
fini; cioè, i contadini sono accorti.
Contado. La campagna intorno alla città.
Un tempo, il distretto di campagna sottoposto alla
giurisdizione di un conte. Figur., gli abitanti del
contado.
Contagio (contagioso). Morbo, male che si co-
munica per contatto: male appiccaticcio, epi-
demia, contagione. - Figur., riferito anche a vi-
zio, ad errore e simili. - Contagionista, medico o
altri che crede alla contagiosità di certe malattie.
- Contagioso, agg. di morbo appiccaticcio, epide-
mico; di male che si appicca, si trasfonde.
Contagione. Lo stesso che contagio.
Contagiosità. Veggasi ad epidemia.
Contagioso. Detto a contagio, a epidemia.
Contaglóbull. Istrumento per esame del san-
gue.
Contagoccie. Apparecchio destinato a som-
ministrare a goccie i farmaci liquidi e le soluzioni
medicamentose. I principali contagoccie usali nelle
farmacie sono quelli di Lebaigne, di Suichard, di
lAmonsen, di Janin. I contagoccie si distinguono an-
che colle espressioni: a presa e a palla, con tappo
ad impugnatura, ecc.
Contaminare {contaminato). Insudiciare, spor-
care, cagionar macchia, moralmente : bruttare,
imbrattare, insozzare, macchiare ; coprire di diso-
nore, ^'infamia; viziare, corrompere; am-
morbare, infettare ; inquisire, imbruttire, render
brutto; ammorbare, infettare (veggasi a infe-
zione). - Contaminarsi, insudiciarsi moralmente;
infettarsi, ecc. - Contaminato, afìetto, infetto, mo-
ralmente guasto: imbrattato, inquinato, m.ac-
chiato, polluto, sporco, sudicio, ecc. - Contami-
nazione, l'effetto del contaminare e del contami-
narsi : infezione.
Contaminarsi (contaminato). Veggasi a con-
taminare, a infezione, ecc.
Contaminazióne. Detto a contaminare e a
infezione.
Contante. Effettivo, numerario: aggiunto di
denaro.
Contare (contata, contato). Riscontrare il nu-
mero, il nòvero al quale ascende una data quan-
tità di persone o di cose: annoverare, numerare;
computare, connumerare ; fare i conti, il conto. -
Annoverare, enumerare denari nell'atto di pagare
- Ascrivere, mettere in conto. - Calcolare, far cal-
colo. - Narrare ; raccontare. - Fare assegna-
mento, avere fiducia, speranza in alcuno o in
qualche cosa. - Avere autorità. - Contante, che
conta, annovera: contatore, contatrice. - Contata,.
riscontro fatto sommariamente. - Contazione, il
contare. - Ricontare, contare di nuovo.
Contata. Modo di contare.
Contatore. Nome di moltissimi e vari appa-
recchi 0 istrumenti che servono a misurare il
moto di un corpo, il lavoro di una macchina;
la quantità, che si consuma, di gas, di elettri-
cità e simili ; ad annoverare il numero delle per-
sone che entrano in un dato luogo, il percorso che
fa una carrozza, ecc.
Contatto. Il toccarsi (veggasi a toccare) di
due linee o superficie, e il punto nel quale si toc-
cano, contiguità. - Figur., amicizia, rapporto^
relazione. - Semplice o doppio contatto, veggasi a
magnetismo. - Angolo di contatto, l'angolo for-
malo dalle linee che due palle descrivono nello
spazio, quando si muovono una verso l' altra, in
direzioni oblique o perpendicolari, per toccarsi. -
Punti, linee, superficie di contatto, le parti in cui
due corpi si toccano. - Punto di contatto, quello ir^
cui una linea retta tocca una curva o quello in
cui due linee curve si toccano.
Aderente, detto di cosa mobile e [minuta vicina
ad altra cosa in guisa da toccarla : adesivo, attac-
cato, strettamente unito,, in unione. - Aderenza,
l'aderire, l'essere a contatto. Figur., amicizia,
conoscenza. - Aderire, essere, venire a contatto.
Figur., acconsentire, dare consenso. - Contiguo,.
che è allato, che si tocca con altra cosa.
Adesione, forza molecolare per cui due corpi re-
sistono e stanno a contatto, quando si voglia di-
staccarli ; quella stessa forza che presiede, pare, ai
fenomeni di capillarità, di imbibizione, di osmosi.
^\ esercita fra solidi e solidi, fra solidi e liquidi,
fra solidi e gas. Figur., consenso, partecipazione
ad un atto qualsiasi. - Azione di contatto, azione di
presenza, forza catalitica, quella per cui succede
che un dato corpo impressiona in tal modo uno o
più corpi di altra natura da provocarvi un muta-
mento molecolare, senza che esso partecipi alla rea-
zione, se non in apparenza, col suo essei-e pre-
CONTE — CONTEGNO
691
sente. - Elettricità di contatto, reggasi a galvani-
smo. - Metamòrfosi di contatto, mutazione subita
da una roccia antica per il suo contatto con una
roccia eruttiva incandescente. - Tangenza, punto di
contatto.
Conte (contessa). Titolo (dal lat. comes) di no-
biltà, tra quello di barone e di marchese. Sotto
Costantino, si chiamarono conti (comites) tutti gli
ufficiali del suo seguito, e la corte fu detta comitatus.
I re Iranchi, merovingi e carlovingi, davano a uno
dei loro conti il titolo di comes palatii nostn
(conti del nostro palazzo), conte palatino, e, nel
secolo IX, quello di comes sacri palatii (conte del
sacro palazzo). - Burgravio, \eltera.\mente conte del
castello. - Conte delle cose private del principe, nel-
Tamministrazione di Costantino, il ministro dell'e-
rario del principe e del Demanio. - Conte delle
sacre largizioni, sotto (Costantino, il ministro di fi-
nanza. - tonte palatino, nel medio evo, quello che
definiva le liti per le quali si appellava al principe. -
Conti domestici, nella amministrazione di Costantino,
i due rapi della guardia imperiale, divisa in sette
scholoe 0 compagnie. - Conti in presenza, idem, ge-
nera i che seguivano l'imperatore in viaggio. -
Con/i dello stabulo, nell'impero romano, i soprain-
tendentì alle scuderie imperiali. - Ziipano, dignità
della Servia, della Croazia, ecc., che corrispondeva
a quella del conte ; oggi, nella Dalmazia, rettore
delle compagnie e confraternite.
Comitale, aggettivo di conte (latino comes, co-
mitis, compagno, indi comitalis). - Comitissa (lat.),
contessa, la moglie del conte. - Contea, proprietà a
cui è annesso il titolo di conte. - Conte che non
conta, 0 conte senza contea, conte o nobile senza
quattrini. - Visconte, dignità o grado inferiore al conte.
Contèa. Dominio del conte. - Compartimento
amministrativo nel Regno Unito di Granbretagna,
Irlanda, Scozia e colonie.
Contegg-Iare {conteggiato). Fare i conti d'una
operazione, di un' azienda, ecc. : ufficio proprio,
specialmente, del contàbile. • Valutare nel conto.
Conteggio. Prospetto o dimostrazione di conto.
Contegnosamente. Detto a contegno.
Contegnoso. Che sta in contegno.
Contegno [contegnoso). Maniera di comportarsi
in confronto di altri ; maniera di agire in una
data faccenda (modo di vivere, condotta)', anda-
mento, andare, atto ; contenenza, contenimento, con-
tinenza; maniera, modo; procedere, procedura;
stile. Anche, atteggiamento. -Il contegno d'una
persona, naturalmente, dipende per lo più dalle
condizioni dell'ammo, A^Windole; è soggetto agli
impeti disordinati della passione, disciplinato
dalle regole delV educazione e del galateo.
Caratteri vari del contegno.
Acerbezza, acerbità, trattamento, duro, di chi è
severo, quasi crudele. - Affettazione (veggasi ad
affettare, affettazione), cura smaniosa di far
nostre alcune maniere che non sono della nostra
natura o sono inadeguate alle nostre forze, o sen-
timenti che non sono della nostra coscienza. - Age-
volezza, trattamento gentile di chi si presta a ren-
dere facile alcuna cosa che altri desideri o voglia
fare. - Ambiguità, maniera equivoca di esprimersi
cosi da generare dubbio in chi ascolta; contegno
non sincero. - Aria di me ne impipo, espressione
di volto, di contegno che manifesta arroganza e
superbia sdegnosa. - Atto, azione, gesto, maniera.
Bifolcheria, atto, manieraccia da bifolco (non us.).
- Bizantinismo, sommessione strisciante di persone
altolocate, specialmente di fronte al governo. -
Bonarietà, maniera amabile di chi è bonario (veg-
gasi a buono, pag. 331, seconda colonna). - Brio,
vivacità (li contegno - Broncio, segno di cruc-
cio, di malumore, che si fa col volto - Brutto
giuoco., mal giuoco: mal tratto, offesa - Buaccio-
lata, atti 0 parole da buacciolo, cioè da ignoran
tello - Buonumore, disposizione d'animo per cui si
ha un contegno piacevole, allegro.
Caccabàldole, carezze, lezii, moine, vezzi. - Ca-
valleria rusticana (figur.), garbatezza da villano. •
Calma, maniera tranquilla di contenersi e di
trattare. - Capestreria, modo capriccioso di dire
0 di fare; atto da scapestrato. - Cnmpitezza,
maniera d'uomo compito: civiltà, urbanità, crean-
za. - Compostezza, aggiustatezza, modestia di con-
tegno, di abito, di costume. - Compunzione, af-
flizione d'animo, con pentimento degli errori com-
messi. Anche, contegno assunto per fingere penti-
mento, 0 dimostrarsi devoto, umile - Convenienza,
modo di trattare tra persone educate. Ragioni di
convenienza, un certo tal rispetto alle convenzioni
sociali. - Cinismo, contegno da cinico. - Cordia-
lità, cordiale affetto; contegno alTettuoso.
Decoro, nell'uso, dignità di contegno. - Delica-
tezza, nell'uso, garbo, gentilezza. - Dimestichezza,
familiarità. - Distinzione, atti e parole che mo-
strano preferenza, stima verso alcuno. • Durezza,
acerbità di trattamento.
Familiarità, dimestichezza, intrinsichezza; l'a-
vere intima e continua consuetudine con altri. -
Fare, atteggiamento, contegno abitudinario : ma-
niera. - Finezza, delicatezza, garbatezza, cortesia. -
Forma, maniera, modo di trattare. - Franchezza,
lealtà, sincerità di contegno; destrezza, disin-
voltura. - Freddezza, eccessivo ritegno; indif-
ferenza.
Garbaccio. sgarbatezza, azione sgarbata. - Garbo,
buona maniera di trattare : garbatezza, urbanità. -
Gena, voce dialettale piemontese , per soggezione,
imbarazzo, disagio morale. - Gentilezza, l'essere
gentile ; atto o detto di cortesia verso qualcuno.
- Ch^azia, la maniera naturale che rende piace-
vole, in ispecial modo gli atti, il parlare, le forme.
- Graziosita, atto grazioso, più che cortese.
Impertinenza, atto o parlare sconveniente e senza
il dovuto rispetto alle persone cui si dirige: poco
meno che insolenza. - Impolitezza, per scortesia,
sgarboi francesismo. - Importunità, atto di chi
riesce importuno, dà molestia, dà noia. - Inciviltà,
atto, azione incivile, inurbano, rozzo, malcreato,
villano. - Incompostezza, scompostezza, sguaiatag-
gine; atti, agire da sguaiato - Indelicatezza, nel-
l'uso, mancanza di riguardo, di rispetto ; anche, a-
zione tanto o poco lesiva dell' onorabilità (veggasi
ad onore). - Indiscretezza, indiscrezione, contrario
di discrezione, cioè della moderazione per cui,
nel modo di trattare gli altri, si distinguono le per-
sone bene educate : improntitudine ; abuso della
propria autorità, della propria superiorità e si-
mili. - Intrinsichezza, familiarità. - Indolenza, a-
bito e contegno di chi è pigro, lento al lavoro e
a tare checchessia. - Indulgenza, facilità al per-
dono. - Inurbanità, l'essere inurbano, non gen-
tile, senza garbo, sgarbato (veggasi a sgarbo). -
Intrattabilità, Y essere intrattabile : di persona che
ha carattere, indole sgarbata, iraconda, superba,
rozza, rigida, ruvida.
692
CONTEGNO
Lezio, leziosaggine, atto svenevole (più coniun., al
plur. ìezii, moine). ■ Malacreanza, contrario di crean-
za, - Malagrazia, cattiva grazia, sgarbo, malpiglio. -
Maltrattamento, cattivo trattamento; il maltrat-
tare. • 3Ialumore, disposizione d"animo per cui
si è scontrosi nel contegno. - Maniera, modo di fare,
d'essere, di contenersi. - Manieraccia, manierina,
manieruccia, maniera cattiva, graziosa, volgare. -
Maniere, aria da sultano, di persona dispotica. -
Maniere comuni, che non hanno nulla di distinto o
d'insolito, di superbo o di umile. - Modaccio, cat-
tiva maniera. - Modino, dimin. vezzegg di modo. -
Modo, maniera di trattare, di comportarsi. - Modus
tenendi (lat.), il modo di contenersi in una data
circostanza. - Moina (per lo più al plurale), alto
e parola lusinghevole. - Mossa, atto o parola sgar-
bata e di sdegno.
Noncuranza (astr. di noncurante), contegno di-
chi ha, od ostenta, quasi disprezzo per gli altri.
- Originalità, atto, modo, di chi è originale, cioè
bizzarro, stravagante, strano. - Ostentazione,
pomposa mostra di sé.
Pateticume, svenevolezza, sentimentalismo - Pe-
danteria, abitudine o atto da pedante. - Piglio,
un certo modo di guardare con aria piuttosto
spavalda o provocante. - Portamento, modo abi-
tuale di atteggiarsi : atteggiamento, posa. -
Posatezza, l'essere posato, pacato, quieto : paca-
tezza. - Prosopopèa, una certa gravità presuntuosa:
manifestazione di superbia e di vanità. - Pro-
vocazione, l'azione del provocare. - Puntiglio,
pretensione di essere preferito o di soprastare ad
altri ; anche, capriccio con ostinazione.
Reverenza, riverenza, venerazione, rispetto.
Micercatezza (astr. spreg. di ricercato), studio
soverchio nel modo di contenersi, di parlare, ecc.
(veggasi anche ad affettare, affettazione). -
Rigidezza, rigidità (astr. di rigido), durezza di ma-
niere, austerità, severità. - Riguardo, riserbo, ri-
spetto, delicatezza, verso alcuno. - Risentitezza, ri-
sentimento (astr. da risentito), condizione ed espres-
sione di chi sente sdegno per offesa ricevuta e
simili. - Riserbo, circospezione, riguardo. - Riserba-
tezza, riservatezza, moderazione, modestia. -
Riserva, circospezione, prudenza. - Risolutezza,
qualità e contegno di chi dimostra verso altri pron
tezza ed energia : presenza di spirito. - Rispetto,
considerazione, liguardo, riverenza. - Ritenutezza,
ritegno, modo, misura, moderazione nel parlare,
nell'operare, ecc. - Ritrosia, ripugnanza all'altrui
volontà: di chi non è arrendevole - Ritrosità,
meno coni, di ritrosia, indica più l'azione che l'in-
dole. - Rustichezza, rusticità (astr. di rustico), spe-
cialmente l'atto, il fare: rozzezza: veggasi a rozzo.
- Ruzzo, il ruzzare, lo scherzare (veggasi a scher-
zo), e dicesi più specialmente del saltare e dello
scherzare che fanno i fanciulli.
Salamelecche, salamelecco, inchino servile, adu-
latorio, interessato : complimento. - Salvatichezza,
selvatichezza, l'essere selvatico, rozzo. - Sbarazzi-
nata, azione da sbarazzino, ossia da giovane di mali
costumi e rissoso; quasi da birbone. - Scartata,
rabbuilo, partaccia, il montare in collera, in ira.
■ Sciattezza, sciatteria, atto e modo di chi dimostra
soverchia negligenza nel contegno, nel vestire,
ecc. - Scioltezza, un certo garbo di portamento, r/i-
sinvoltura. - Scompostezza, contr. di compostezza :
discompostezza. - Scontrosàg^jine, scontrosità, atteggia-
mento, alto di chi usa modi aspri e dispettosi;
di chi è permaloso. - Sconvenienza, atto indeli-
cato, inurbano, non conveniente. - Scorrettezza
qualità o atto di contegno non regolare, ma dilet-
toso, in difetto. - Scortesia, contr. di cortesia
atto ed effetto. - Sdolcinatura, leziosaggine, affetta
zione, seìitimentalismo, - Semplicità, naturalezza,,
ingenuità, modestia. - Serietà, contegno grave. -
Sgarberia, sgarbo, atto più o meno villano nel
trattare. - Sguaiatezza, atto, maniera da sguaiato.
Singolarità, nell'uso, stranezza, originalità di con-
tegno. - Smoderatezza, mancanza di moderazione,
- Smorfia, scontorcimento ridicolo del viso; le-
ziosaggine. - Sommessione, sommissione, obbedienza,
riverenza, rispetto ai superiori (veggasi a ubbi-
dire e a rispetto). - Spostatura, atto sgarbato. -
Sprezzatura, maniera piena di trascuratezza, di non-
curanza superba. - Sprezzatura signorile, di chi si
dà un'aria altezzosa. - Squisitezza, delicatezza di
contegno, finezza di modi. - Squisitudine, affetta-
zione. - Sussiego, gravità boriosa o dura ; sicumera,
severità ostentata. - Svenevolezza, svenevolaggine,
svenia, lezio, leziosaggine.
Tàttica (figurai.), abilità di contegno, sottile
avvedutezza nel trattare; furberia, astuzia. -
Tenerezza (figur ), affetto, compassione. - Tene-
rume, tenerezza ridicola. - Tono, nell'uso, il con-
tegno che una persona assume. Varia che si dà. -
Tratto, modo di comportarsi, maniera ; dimostra-
zione di cortesia e di valore, o anche di perfidia e
viltà. - Un bel tratto, una bella mossa.
Urbanità, modo di trattare ingentilito, garbato,
proprio dei cittadini, all'opposto delle maniere rozze,
per lo più usate dalla gente di campagna. -Verecondia,
il contegno, la virtù di cii rifugge dalle cose
brutte 0 men che oneste. - Verso, garbo. - Vezzo,
carezza. - Volgarismo (spreg.), maniere, costumi
volgari.
Zerbineria, atto, contegno da zerbino, da va-
gheggino. - Zoticàggine , zotichezza, atto o ma-
niera da zotico, da rozzo. - Zucchero (figur.),
modi, trattamento dolce.
Aggettivi
che contraddistinguono i vabii modi di contegno.
Acre (figur.), acerbo, acrimonio, aspro, cru-
dele, fiero, veemente, ruvido, sgarbato. - Allegro,
con allegrezza. - Altiero, con orgoglio. - Am-
biguo, non chiaro, non schietto, non sincero. - An-
dante, alla buona, semplice. - Animoso, forte, so-
stenuto da coraggio. - Antipatico, tale da destare
antipatia. - Aristocratico, da persona deirrt»*i,vfo-
crazia, o da superbo. - Asciutto, grave, riservato,
di chi fa poche parole. - Assennato, giu-dizioso, da
persona di senno. - Astioso, subordinato a rancore,
a odio e, anche, a invidia. - Autorevole, di chi
ha e gode autorità.
Balordo, senza discernimento. - Bieco, malva-
gio, cattivo. - Bonaccione, accrescitivo di bonaccia,
e vale bonario, tranquillo, alla buona, semplice (veg-
gasi a buono) - Braccato, molto ricercalo. - Brioso,
pieno di brio. - Brutale, scortese, villano, auda-
ce, violento, turpe, ecc.
Chacheroso, svenevole, schizzinoso. - Calmo, sor-
retto da calma : quieto, tranquillo. - Cattedratico,
di chi posa a saccente. - Càustico, mordace, ironico
(veggasi ad ironia^, pungente. - Cianesco, proprio
o degno di ciane, ossia di donne volgari. - Cinico,
CONTEGNO
693
pieno di indiflerenza e di sprezzo. - Civile, da
persorja bene educata, garbata. - Codardo, influen-
zato da paura. - Compromettente, tale da e-
sporre a biasimo, a caslij,'0, a danno. - Corti-
gianesco, da cortigiano, servile, inspirato ad adu-
lazione. - Costante, secondo costanza. - Citi-
dele, senza compassione, senza pietà.
Debole, senza forza, senza energia. - Decoroso,
dignitoso, secondo decoro, secondo dignità. - De-
licato, gentile, con garbo. - Democratico, da persona
della democrazia; nell'uso, uomo alla buona,
semplice. - Dim,esso, più che reverente, umile. •
Disinvolto, franco, senza impaccio. - Dispòtico, da
despota, informato a despotisnio. - Disumano,
crudele, spietato. - Dommdlico ((ìgur.), da pedante.
- Duro, aspro, incivile, zotico.
Egoistico, da egoista, per egoismo.
Facchinesco, da facchino, da uomo ineducato. -
Familiare, con dimestichezza, con fanii'iarità,
con intrinsichezza. - Fiacco, debole, cascante. - Fie-
ro, forte, risoluto, sostenuto, pieno di energia. -
Folle, avventato, da matto, sconsiderato. - Furbesco,
da furbo.
Garbato, con garbo. - Generoso, inspirato a gè-
nerosità. - Gentile, cortese. - Giudizioso, soste-
nuto da giudizio, da senno. - Goffo, sgraziato,
senza grazia. - Grave, austero, severo. - Grazioso,
con grazia, con garbo: amabile, piacevole, simpa-
tico. - Grossolano, rozzo.
Imbronciato, da persona che tiene il broncio. -
Impeccabile, correttissimo, non soggetto a fallo, a
peccato. - Impegnoso, ardito e quasi provocante. -
Imprudente, senza prudenza. - Imperturbabile, che
non si turba, non subisce turbamento : perfetta-
mente tranquillo, sicuro. - Impolitico, non accorto,
non da furbo. - Impudente, inverecondo, sfacciato. -
Incivile, contrario all'urbanità. - Indulgente, secondo
indulgenza. - Ingenuo, improntato ad inge-
nuità, a schiettezza, a sincerità. ■ Inqualificabile,
meritevole del massimo biasimo: vergognoso. -
Inquisitorio, da inquisitore, del contegno di chi ri-
cerca astiosamente le colpe, gli errori e volentieri
li esagera, per condannarli. - Insinuante, il contegno
di chi sa e trova modo di acquistarsi la benevo-
lenza d'altri 0 di mettere nell' animo la persua-
sione di qualche cosa. - Insolente, arrogante, facile
e pronto 2LÌVinsolenza. - Inurbano, scortese. - Ira-
condo, dominato dall'tVa. - Irregolare, non secondo
la buona regola o la regola comune : anormale. -
Irreprensibile, correttissimo, castigatissimo, non su-
scettivo di biasimo : perfetto.
, Leggiero, incostante e di poca serietà. - Libero,
s nza riguardi. - Licenzioso, troppo libero, contro il
buon costume, offensivo della morale. • Liscio,
senza convenevoli. - Malgrazioso, poco grazioso,
sgarbato. - Mellifluo, il contegno di persona che ha
parole di dolcezza non sincera. - Minaccioso, signi-
ficante minaccia, anche senza profl"erirla. - Mogio,
timido, dimesso. - Inàbile, degno, eletto, elevato, ge-
neroso, preclaro. - Noncurante, sprezzante o trascu-
rato. - Obbligante, che lega l'animo altrui o per cor-
tesia o per beneficio. - Ossequioso, rispettoso, rive-
rente.
Pacifico, da persona che ama la pace, la tran-
quillità, il quieto vivere. - Padronesco, da padro-
ne. - Pazzesco, da pazzo. - Petulante, arrogante,
insolente, pretenzioso, villano. - Posato, serio, co-
stumato, ecc. - Prepotente, di chi usa prepotenza.
Procace, sfacciato, protervo. - Proditorio, inganne-
vole, con tradimento. - Provocante, il contegno as-
sunto con intenzione di i>rovocare o tale da pro-
vocare. - Prudente, secondo prudenza. - Pudico,
casto, secondo castità, secondo pudore.
Ridicolo, da buffone, tale da far ridere, de-
gno di scherno. - Riguardoso, rispettoso, regolato
dal rispetto. - Bozzo, rustico, ruvido, zòtico ; con-
tadinesco, da contadino.
Saggio, savio, pieno di senno. - Scandaloso, tale
da suscitare scandalo. - Scherzevole, scherzoso, fa-
cile 0 pronto allo scherzo. - Schietto, franco, sin-
cero. - Sciatto, da persona trascurata; troppo di-
messo, volgare. - Sciocco, da stupido. - Sciolto,
disinvolto. - Scontroso, non arrendevole e tal-
volta sbarbato. - Sconveniente, contrario alla con-
venienza, ai riguardi che altri si merita: indegno.
- Screanzato, senza creanza, - Secco, a.sciutto, a-
spro, duro. - Serio, secondo serietà. - Servile, da
servo, troppo umile. - Severo, austero, grave. -
Sfacciato, con impudenza, con sfacciatàggine. -
Sgarbato, senza garbo. - Sguaiato, senza garbo,
né grazia. - Signorile, da signore, da persona di-
stinta. - Sinistro (figur.), cattivo. - Solenne, mae-
stoso, grande. - Sommesso, dimesso, umile. - So-
stenuto, il contegno di chi sta piuttosto a sé, da
solo. - Spavaldo, sfrontatamente inconsiderato. -
Spigliato, disinvolto. - Spregevole, vergognoso, vile.
- Sprezzante, il contegno di chi ha od ostenta di-
sprezzo. - Stravagante, bizzarro, strano. - Sve-
nevole, sgraziato, lezioso. - Sversato, senza garbo né
grazia ; senza creanza. - Sùbdolo, ingannevole : il
contegno di chi vuol trarre in inganno.
Trónfio, da superbo, per superbia. - Umile,
dimesso, senza ombra di alterigia. - Verecondo,
onesto, secondo onestà. - Villano, scortese, offen-
sivo, sgarbato. - Vile, obbietto, vituperevole ; an-
che, estremamente pauroso. - Violento, caratteriz-
zato dalla violenza. • Virtuoso, inspirato a virtù
- Vivace, brioso, di spirito pronto. - Vizioso, domi-
nato dal vizio. - Volgare, basso, triviale. • Volù-
bile, incostante, senza fermezza.
Zòtico, rozzo e villano.
Figure di persona secondo il contegno.
Abbordane, chi usa avvicinare altri e intrattener-
si, di primo acchito, senza averci confidenza. - Ac-
cessibile, accostevole, di persona facile a dare ascolto,
a lasciarsi vedere e trattare : abbordevole (france-
sismo), di facile accesso. - Adulatore, chi sta sul-
Y adulare. - Affàbile, chi tratta con amorevo-
lezza. - Ammazzasette, smargiassane, spavaldo. -
Angoloso, di persona che non si sa come trattare.
- Antipaticone, antipaticona, uomo, donna molto an-
tipatici. - Arlecchino (figur.), uomo instabile.
Bécero, persona dell'infima plebe, insolente e sfron-
tata. - Bracatone, trascurato. - Braccatore di denaro,
di titoli, di croci, cercatore di denaro, ecc. : brac-
cheggiatore. - Bracino, persona sciatta, sgarbata, ine-
ducata. - Buffone, chi fa ridere con motti, lazzi
e simili : burattino. - Bùrbero, chi è severo, ri-
gido (riferito anche al volto, allo sguardo). - Bur-
bero benefico, chi è severo in apparenza, ma, in fon-
do, buono, caritatevole.
Cascante (figur.), chi fa il lezioso, il vagheggino,
lo zerbino. - Cavallo matto, di persona sventata, ^
strana di modi. - Cera, aria, viso brusco, di chi
tratta senza dolcezza, con risentimento, spec. infe
riori. - Cervello a ciabatta, di persona sciamannata,
694
CONTEGNO
trascurata. - Ciaìw, uomo che abbia il fare e il
modo d'una ciana, d'una donna sciatta, voljrare. -
CoUotorto, bacchettone, bigotto, ostentato divoto,
ipòcrita. - Commediante, chi recita esagerato o
parla con gesti e parole con cadenza a effetto. -
Compassato, che procede circospetto, che misura
tutto, calcola tutto. - Contegnoso, che sta in conte-
gno; anche chi ha contegno freddo, grave, riser-
vato, ostentato. - Cor contento, figura di persona al-
legra. - Cortigiano, adulatore. - Coso, di uomo o ra-
gazzo rozzo, sgarbato, goffo.
Dama del biscottino, signora che affetta religiosità.
- DinorcMato, di persona svogliata che si rilassa,
casca, si sdraia per tutto. Anche, chi finge di non
desiderare una cosai. - Dolciume (figur.), di persona
che ha un lare di dolcezza nauseante. - Donchisciot-
tesco, di persona o azione che abbia alcun che di
spavaldo, petulante, coraggioso, ingenuo talora, ma
per questioni che non ne valgono il conto.
Effeììiinato, chi ha contegno, costume più da
donna che da uomo. - Entrante (uomo, donna), per-
sona che con belle maniere, o anche impertinen-
temente, si introduce appresso chicchessia.
faccia franca, faccia tosta, impudente, senza ver-
gogna, sfacciato, - Facilone, persona che troppo
facilmente si adatta ai voleri altrui. - lamigliare,
familiare, di persona che tratta con modi aifabili.
- Ficcanaso, dicesi di chi vuol ingerirsi, infram-
mettersi nelle faccende altrui e che non lo riguar-
dano. - Ficchino, chi, non invitato, cerca di andare
a pranzi, a conversazioni, a ritrovi, ecc. - Foderato
di lamiera, di persona che non ha nessuna genti-
lezza, nessuna delicatezza. - Franco, chi ha una
certa arditezza, però contenuta in dati limiti. -
Frasca (figur.), persona leggiera, volubile.
Gattamorta, cni finge di essere semplice, di non
capire. - Gente per bene, di garbo, educata. - Gio-
vialone, uomo molto piacevole. - Grossier (frane),
grossolano {triviale, sgarbato, rozzo). ■ Imperatore
(scherz.), di chi ha gran sussiego. - Lezioso, di per-
sona che fa lezii.
Manieroso, che ha maniere di un'affabilità affet-
tata. - Mercatino, uomo o donna di parole e modi
triviali, becero, ciana. - Musone, che di solito o fa-
cilmente tiene il broncio.
Pavone (figur.), chi si compiace esageratamente
di sé stesso. - Permaloso, chi ha per male, per of-
fesa ogni cosa. - Persona a modo, ammodo, savia,
prudente ; di grande abbordo, che impone alla pri-
ma ; senza discrezione, fastidiosa, senza riguardo. -
Piazzaiuolo, becero, di maniere villane. - Picchiane,
bravaccio, plebeo. - Pettegolo, uomo d'animo pic-
colo, pieno di curiosità puerili, chiacchierino, fa-
cile al pettegolezzo. - Poseur (frane), persona af-
fettata nel parlare e nel comportarsi. • Provocatore,
chi provoca (veggasi a provocare).
Rospo (figur.), uomo ritroso e sgarbato.
Sbadato, chi non bada a quel che fa: spensie-
rato - Ser contrapponi, chi trova sempre a ridire:
contradditore sistematico. - Simpaticone, simpaticona,
uomo, donna simpaticissimi. - Sior ìodaro, tipo
comico (del teatro veneziano) del brontolone (veg-
gasi a brontolare). - Smanierato, sgarbato, senza
maniere. - Sornióne, di persona intrattabile, o che
tiene in sé i suoi pensieri, né si lascia intendere.
-Spinoso (figur.), di persona ruvida, intrattabile. -
Stuzzichino, chi irrita, stuzzica, provoca, tormenta
con piccolezze; persona importuna e fastidiosa. -
Syenevolone, svenevole, chi ha modi affettati, le-
ziosi, sgraziati. .
Testa secca, uomo difficile a trattarsi, puntiglioso
e caparbio.
Uomo brusco, senza complimenti. - Uomo brutale,
incapace di gentilezza, di modi feroci, bestiali (veg-
gasi a brutale). - Uomo chiuso, che non espone
mai agli altri le sue idee, i suoi sentimenti. - Uo-
mo di tatto, di fine accorgimento. - Uomo rotto, di
modi difficili, poco trattabile. Zoticone, uomo di
natura dura, villana, intrattabile. - Per altre desi-
gnazioni, altre figure, veggasi a condotta»
Del contegno in azione.
Accarezzare, carezzare (figur.: veggasi a ca-
rezza), trattare con maniere cortesi, gentili. -
Affettare, affettazione, già ricordato. - Am-
mantarsi, camuffarsi, farsi bello di meriti che non
si hanno. - Andare a seconda d'alcuno, andare ai
versi, compiacerlo. - Andare pei fatti suoi, raccolto,
senza dar noia ad alcuno. - Andare, stare, essere
composti, avere compostezza. - Applaudirsi (figur.),
compiacersi, pavoneggiarsi. - Aspreggiare, trattare
con asprezza.
Badare, guardare al fatto suo, non occuparsi
delle faccende altrui. - Benignarsi, ridicola lezio-
saggine per degnarsi, compiacersi. - Bistt attore, mal-
trattare. - Buttarsi al serio, di chi, di gioviale che
era, si fa serio ad un tratto per dispetto avuto delle
parole altrui.
Cacciarsi, ficcarsi con qualche sforzo o sfaccia-
taggine. - Camminare, venire incontro pari, o pari
pari: ostentare compostezza. - Ceder la mano, dar
la preminenza. - Colombeggiare, far come i colombi,
usare i modi dei colombi. - Coltivare una persona,
starle attorno per cattivarsene la benevolenza. •
Comportarsi, contenersi, aver contegno. - Contenersi,
tenere un contegno, diportarsi, saper fare, rego-
larsi.
Degnare alcuno, trattare con lui non guardando
alla sua bassa condizione. - Entrare innanzi a uno,
fare il sopracciò ; parlare senz'essere chiamato ;
presentarsi senza diritto a fare la parte d'un su-
periore. - Erigersi a censore, a giudice, ecc., darsi
l'aria, il tono di censore, di giudice, ecc.
Fare a confidenza, approfittare dell' altrui bontà
0 debolezza o della comodità per giovarsi di qual-
cosa. - Far complimento, di chi, per riguardo o sog-
gezione, non mangia, non si fa avanti. - Far degli
spregi: azioni dispettose e noiose. - Far festa ad
uno, fargli lieta accoglienza. • fare il bello spi-
rito, fare il lepido, il grazioso, ecc. - Fare il bel-
lumore, fare il burlone (veggasi a burla). - Fare
il contegnoso, serbare un' apparenza dignitosa ; so-
stenersi, tenersi su ; stare sulle sue, stare in sus-
siego ; non rendersi familiare. - Fare il gra-
zioso, affettare maniere graziose. - Fare il muso,
il broncio - Fare ti musone, il sornione. - Fare
il prezioso, fingersi alieno da una cosa per
farsi pregare a farla. - Fare il sostenuto, di chi
si dà importanza, sussiego. - Farsi ardito, diven-
tare indiscreto negli atti, nelle parole. - Farsi
desiderare, di chi si mostra, va di rado in conver-
sazione, o tarda, invitato, a tare una cosa - Farsi
scorgere, comportarsi in modo da richiamare l'at-
tenzione della gente. - Fregarsi intorno a uno, star-
gli sempre intorno con mire interessate.
Impennare, impennarsi, inalberarsi per cosa detta
0 fatta che non vada a genio. - Impiparsene, im-
piparsi, non curarsi di persona o cosa, non farne
695
conto. - Inselvatichire, diventare rustico. - Inzucche-
rare, trattare con modi dolci, lusinj^hieri.
3Ialtrattare, trattar male, con ingiurie o cat-
tive maniere. - Montare in cattedra, darsi tono,
darsi sussiego. - Mostrarsi bene o male, presentarsi
bene o male, saper fare, o no, buona figura. - 0-
stentare, mostrare con intenzione o alfettazione o
con vanto non sincero: veggasi ad ostenta-
zione.
Padroneggiarsi, essere padrone di sé, sapersi do-
minare, stare in contegno. - Pavoneggiarsi, far
bella mostra di sé, ostentare con vanità. - Piegare
il dorso, e familiar. il groppone, essere inchinevole,
strisciante, dimesso. - Pigliare uno di punta, bru-
scamente e quasi con violenza o con arroganza o
poco per il verso. - Pigliare col miele, trattare con
le buone, con maniere dolci. - Portarsi, nell'uso,
lo stesso che comportarsi. - Prendere confidenza,
prendersi libertà, usare famigliarmente con chi è
da più di noi. - Prendere le cose per il loro verso,
per il verso giusto: non essere permalosi, sofistici.
- Prendere uno con le buone, con le cattive, a ro-
vescio, per il suo verso, ecc., espressioni di chiaro
significato.
Raccogliersi, ricomporsi con una certa dignità. -
Rimangiare, trattare aspramente, - Rincantucciarsi,
ritrarsi impermalito. - Ruzzare, trattare con una
tal quale confidenza.
Sbatacchiarsi, fare atto di disperato dolore, di
capriccio violento. - Sbertucciare (fìg.), trattar male.
- Sdilinquire, fare svenevolezze. - Singolareggiare,
fare il singolare, il bizzarro, l'originale - Sostenere
a faccia fresca, a faccia tosta, di chi ha una tal quale
dose di sfacciataggine. - Star-e al suo posto, guardare
ai fatti proprii, non essere inframmettente nelle cose
d'altri. - Stare in contegno, stare sul grave, soste-
nuto. - Stare in guardia, di chi è cauto, guardingo,
prudente. - Stare sopra di sé, contegnoso o so-
speso, in dubbio. - Stare sul grande, ostentare gran-
dezza, signorilità. - Stare sulle continenze, stare in-
dietro per atto di riverenza, non voler essere il
primo a passare dentro a un luogo. - Stare sulle
sue, star contegnosi e riservati negli atti e nelle
parole ; non dar confidenza. - Stringersi nelle spalle,
di chi dimostra indifferenza o intenzione di non
voler interessarsi, occuparsi d'una determinata cosa;
anche, espressione di tacito diniego. - Strapazzare,
maltrattare, non far conto; dire impertinenze, usar
villanie o sim. - Strisciare iìichini e riverenze, essere
troppo ossequioso. - Strofinarsi, usare atti servili ad
alcuno, da cui speransi favori. - Studiare continua-
mente il proprio conlegno, occuparsene soverchia-
mente, affettatamente.
Tenere le mani a sé, in atto rispettoso, non dar
noia, non toccare. - Trasmodare, uscire dai modi,
eccedere. - Trattare, modo di comportarsi con
altri : quindi, traitar bene, male, civilmente, con a-
micizia, con dolcezza, con durezza, con gentilezza,
con severità, ecc. (espressioni di chiaro significato).
- Trattarsi alla mercantile, senza tauti riguardi,
senza complimenti. - Trattarsi del tu, di tu, in
tutta confidenza. - Vezzeggiare, far vezzi, carezze,
gentilezze.
AVVERBÌ.
Modi avverbiali.
Locuzioni.
Acremente, aspramente, con asprezza, rudezza di
contegno, ecc. - Aggraziatamente, con garbo, con
grazia. - Asinescamente, da asino, ineducatamente. -
Bellamente, garbatamente e bene. - Buonamente, con
buone maniere ; alla buona, con le buone ; alle
belle, all'amichevole; bonariamente, con le blande.
Castigatamente, in modo castigato^ secondo il
buon costume. - Cinicamente, con cinismo, da ci-
nico. - Compitamente, con modi compiti , gar-
bati. - Compostamente , con compostezza, grazio-
samente. - Compuntamente, in modo compunto, con
devozione affettata o simulata. - Contegnosamente,
in Hìodo contegnoso. • Dimessamente, in modo di-
messo, umile. - Dispettosamente, da dispettoso, per
dispetto. - Duramente, con asprezza.
branco (avverb.), con franchezza, risolutamente.
- Freddamente, con freddezza. - Garbatamente, con
garbo, • Glacialmente, con grande freddezza. -Ma-
nieratamente, in modo manierato, complimentoso. -
Oscenamente, in modo osceno. - Pontificalmente,
in modo pontificale, con prosopopea, con sicumera.
A faccia aperta, amorosamente. - A faccia fresca,
senza turbarsi. - A faccia tosta, con imperturbabi-
lità, con indifferenza, o da sfacciato. - il fondo,
con impeto, gagliardamente, vivamente : anche, ap-
puntino, perfettamente. - A freno sciolto, e più co-
mun. a briglia sciolta, senza ritegno. - A fronte
scoperta, senza timore di vergogna per sicura co-
sciènza. - Alla buona, senza sfarzo, senza complimenti.
- Alla familiare, alla buona, come si usa in fami-
glia. - Alla grandaccia, alla maniera dei gran si-
gnori. - Alla sversata, sgarbatamente. » Ammoao, a
modo, con garbo, piano (ammodino, vezzegg.). -
A sangue freddo, pensatamente, senza scaldarsi. -
Con le belle, belline, con maniere astute, lusinghiere.
Con le brusche, con modi o parole aspre, senza
complimenti. - Con le buone, senza modi cattivi. -
Con le brutte, con le cattive (sottinteso : maniere),
in malo modo. - Come un eroe di Metastasio, da me-
lodramma, con gesto eroico, ma non corrispondente
alla natura del soggetto.
In malo modo, malamente, sgarbatamente. - In
aria, con aria solenne, o dimessa, superba, o umile,
ecc., di chi si dà contegno in questo senso. - Per
amore, per rispetto, per riguardo; anche, sponta-
neamente, senza essere costretto. - Per un certo ri-
guardo, modo avverb. indicante il rispetto a deter-
minate convenienze, - Sans facon (frane), alla buona.
-, Senza cerimonie, senza tante cerimonie, in modo,
brusco, senza rispetto,
A ciccia 0 carne di lupo zanne di cane, tratta-
mento secondo il contegno, coi prepotenti, - Anima
miai, si dice altrui per esprimere sommo affetto, e
anche solamente per un modo di dire carezzevole.
Bel cero!, di uno che sta li grullo, impalato. -
Là là, a chi oltrepassa i limiti della conve-
nienza.
Locuzioni. — Alleggeì'ire la mano, trattare meno
severamente. - Ammazzar bestie e cnstiani, fare il
bravo, lo spavaldo. - Andar a contrapposto a uno,
pigliarlo con maniere disgustose, non saperlo pren-
dere. - Andar da uno con l'erbolina in mano, con
le belle maniere per guadagnarselo. - Aver in tasca
la nebbia, non lar nessun conto, infischiarsi di
tutto - Aver l'amaro in bocca e sputar dolce, di
chi ha il rammarico in corpo, il dispetto e lo na-
sconde, e fa il viso ridente.
Benedire con tutte due le mani, mandar in pace.
- Confettare una rapa, far garbatezze a chi non le
merita. - Cucirsi a uno, stargli sempre ir torno. -
Dare, avere la zampata, lo sgraffio, dare, avere uno
sgarbo. - Dar la pera, mandar via da un luogo,
con buono o mal garbo. - Dorare, indorare la pil
696
CONTEGNOSO — CONTENTO
loia, far accettare con garbo e con grazia o con
palliativi un partito amaro, una cosa incresciosa.
Essere battezzati colVagresto, essere aspri, scon-
trosi. - Essere, fare il formicolonef il sorbo, rima-
nere fermo, duro davanti alle provocazioni. - Es-
sere 0 star grosso con alcuno: mostrarsi con esso
imbronciato e non favellargli.
Faire bonne mine d mauvais jeu (frane), fare
buon viso a cattiva fortuna, non perdersi d' animo
in un frangente, in un pericolo, in un rovescio di
fortuna. - Far boccuccia, far difficoltà, storcere il
muso, e di chi sente dispiacere. - Far da comparsa,
far una parte poco dignitosa, servendo d'ornamento
altrui senza poter avere alcun valore, parte, pre-
ponderanza. - Fare a uno il sedere rosso, raaltrat
tarlo. - Fare il Giorgio, lo gnorri, l'indiano. - Fare
il mu^o lungo un braccio, metter muso. - Fare il
secutus a uno, piaggiarlo, corteggiarlo. - Far la
gatta di Masino, far vista di essere semplice e di
non intendere quello che si dice. - Far la rota,
di chi si pavoneggia. - Fare l'indiano, dissimulare,
fingere: fare il nesci, far l'inglese. - Fare una
figura barbina, familiarmente, fare una figura mi-
sera, ridicola. - Fare un vaglia a uru> (iron.), man-
darlo a quel paese, al diavolo.
Mandar uno a farsi benedire, mandarlo alla ma-
lora. - Mettersi o infilarsi la giornea, assumere tono
sconveniente, di sentenziosa autorità.
Par che faccia l'elemosina, di chi dà o fa qual-
che cosa per altri con mal garbo o disprezzo.
- Parere d' aver mangiato una minestra di fusi :
andare impettito, impalato. - Prender cappello, a-
versene a male, impermalirsi.
Stare, attaccarsi alle falde d'uno, stargli attorno
per averne aiuto, ricompensa. - Stare a cane con
uno, trattarlo con tutto il rigore. - Stare in sul
mille, tenere gravità e sussiego. - Stare, mettersi
sul grave, tenere un contegno di uomo grave. -
Trattare in guanti, coi guanti, in guanti gialli, con
tutti i riguardi.
Il miele si fa leccare, il fiele si fa sputare, le
buone maniere giovano. - Non ci si può discorrere, di
persone che non sono trattabili. - Si prendon più
mosche con una gocciola di miele che con un barile di
aceto, con l'asprezza non si riesce a cattivarsi la
g-ente. - Sottil filo cuce bene (proverbio), la delica.-
tezza è potenza.
Oontegrnoso. Che sta in contegno.
Contemperamento. Il contemperare.
Contemperare {contemperamento, contempe-
rato). Ridurre una cosa al temperamento di
un'altra. - Mitigare, moderare la natura d'una
cosa con l'influenza di un'altra, d'indole diversa. -
Anche, neutralizzare. - {Contemperamento, il con.
temperare : contemperanza, contemperazione ; miti,
gazione, temperamento.
Contemplare f cantemplante , contemplativo
contemplato). Affissare la tnente, il pensiero in
cosa, per lo più intellettuale o spirituale;
speculare. - Guardare, osservare fissamente
con ammiraziotie, - Nel linguaggio avvocatesco
è usato nel senso di indicare, determinare, conside-
rare, stabilire, designare, prevedere, comprendere. -
Contemplativa, la facoltà di contemplare. - Con-
templativo, dedito al contemplare, rivolto alla con-
templazione: ascetico. - Contemplazione, l'atto del
contemplare.
Contemplativa, contemplativo. Veggasi
a contemplare.
Contemplazione, l'etto a contemplare.
Contempo. Veggasi a tempo.
Contemporaneamente. 5fello stesso tempo.
Contemporaneo {contempoì^aneità). Dello stes-
so tempo, della stessa età. - Simultaneo, sincrono
(veggasi a tempo).
Contèndere, contendersi (contendente, on
tendimento, conteso). Disputare, questionare, lare
quistione. - Contestare. - Gareggiare, mettersi
in gara, competere. - Contrastare per otte-
nere una cosa o per impedirla ad altri.
Contendimento. 11 contendere.
Contenenza. Il «ontenuto (veggasi a conte-
nere). - Il contegno.
Contenere {contenente, contenenza, contenuto).
Tenere dentro di sé, comprendere, implicare,
includere. - Racchiudere, chiudere in sé, essere
capace; capire. - Abbracciare, cingere, involgere,
avvolgere, circondare. - A contenere cose di-
verse serve ogni vaso, ogni recipiente; servono
Varmadio, Vastuccio, il baule, la borsa, la
cassa, il cassetto, il sacco, V involto, la sca-
tola, la tasca, la valigia, ecc.
Conlenente, che contiene, comprende, ecc. - Con-
tenenza, il contenuto: ciò che si contiene in un
vaso, e simili; continenza. - Contenuto, nell'uso,
ciò che si comprende in qualche opera, in qualche
trattazione scientifica, letteraria e simili; quasi
concetto, soggetto: base, essenza, fondamento,
fondo; mateiHa, sostanza; sostrato, substrato, -
Im^ìlicito, che è contenuto o desunto da altro. -
Incliisivamente, compresamente, con inclusione, per
inclusiva ; compresavi, compreso (awerbialm.).
Capacità, volume di una cosa che ne contiene
un'altra; capimento, contenenza, lipi di capa-
cità, condensatori atti a comparare e rappresentare
le unità di capacità o, più spesso, dei sottomultipli
di questa. - Inclusione, l'includere, il comprendere,
il contenere. - Tenuta, il tenere, il contenere. - Ca-
pire, di cosa che possa entrare, essere contenuta
in un' altra. - Ricevere, capire, contenere, so-
stenere.
Contenersi (contenuto). Tenere una certa con-
dotta, un certo contegno. - Temperarsi, raffrenare,
frenare l'appetito di checchessia ; tloininare una
passione ; non lasciarsi trasportare dall'ira o da
altro sentimento; non perdere la pazienza; non u-
sare violenza ; sapersi moderare. - Figur., mor-
dere il freno.
Conttennendo. Dispregevole, che merita di-
sprezzo.
Contentare {contentarsi, contentamento, conten-
tato, contentezza). Fare, rendere, essere contento.
• Appagare un desiderio. - Compiacere, sod-
disfare. - Rendere, considerarsi felice. - Italie»
grare, rallegrarsi.
Contentatura. Veggasi a contento.
Contentezza. Stato dell'animo contento.
Contentino. Aggiunta, giunta.
Contentivo. Apparecchio tatto per tenere ac-
costate le labbra di una piaga e i frammenti di
un osso frantumato.
Contento Appagamento d'animo, soddisfa-
zione. - Cosa che dà contento a noi e ad altri. -
Contento (aggett.). Chi è lieto, felice, soddi-
sfatto per un desiderio appagato, una speranza
realizzata, una buona fortuna, uno scopo rag-
giunto ; per il buon esito di un affare, di una
impresa, per tutto quanto possa arrecare alle-
grezza, buonumore, conforto, consolazione,
CONTENTO
697
gioia, ecc. • Arancio, arancione, colori che espri-
mono contentezza, soddisfazione, quiete del cuore,
sentimento ed amore di ciò che è bello, buono,
vero, grande. - Ltinaiia, pianta erbacea che ha lo
stelo ritto, fiori alquanto grandi, a figura di luna
piena: simboleggia cuor contento.
Arcicontento, contentissimo, contentone. - Con-
tento come pasque, come una pasqua, molto con-
tento, tranquillo nella contentezza. - Contento più
di una sposa, di molta contentezza. - Di buona
bocca, di facile accontentatura. - Di buona, di fa-
cile contentatura, che si accontenta di quello che
ha e si adatta facilmente in uaa data condizione:
accomodativo, adattabile, discreto, facile, modesto
nei desideri. - Giocondo, chi è quetamente sano e
contento, è allegro, ha allegrezza. - Lieto, che ha
letizia e la dimostra. - Pago, appagato, soddi-
sfatto nei desideri. - Raggiante (figur.), di per-
sona molto contenta, molto lieta e che si fa rico-
noscere tale nell'aspetto. - Stracontento, più che
contento, superlativamente contento, ultracontento.
Contentamento, il contentare e il contentarsi. -
Ccntentaturo, disposizione dell'animo a contentarsi,
e, per lo più, si usa con gli aggettivi facile o dif-
ficile. - Contentezza, stato dell'animo conlento, gioia,
piacere, soddisfazione. - Giocondità, ciò che
rende giocondo : allegrezza, letizia.
Contentare. — Contentarsi.
Essere, dimostrarsi contento - Locuzioni e proverbi.
Esclamazioni.
Contentare, accontentare, rendere contento, far
felice, rallegrare. - Acquetare, acqiiietare, rendere
contento, e tranquillo alcuno che fosse in pena per
alcunché. - Allietare, far lieto; letificare. - Appa-
gare, rendere pago, soddisfare. - Dilettare, dar di-
letto, contento, piacere. - Gettar Voffa, uno sbruffo,
per quietare l'avidità di qualche persona venale. -
Giocondare, rendere contento, giocondo. - Soddisfare,
appagare, dare soddisfazione; satisfare. - Spic-
ciare uno (tìgur.), contentare ad esuberanza.
Contentarsi, chiamarsi, reputarsi contento; meno
che essere contento, e si dice specialmente di chi,
temendo di peggio, si limita nei desiderii, nelle
voglie, appagandosi di poco o anche di cosa non
buona : aver bazza ; aver ben caro, aver bene, aver
per buono ; dicatti, di catto ; avere per grazia, per
somma grazia; chiamarsi per contento; darsi per
pago; far Gesù con quattro, con cento mani; lec-
carsi le dita; reputar favore; restare, star con-
tento; ricevere da buon patto; tenere come una
grazia; tenere in grande, in grandissima grazia.
Andare a nozze, essere contento d' una cosa che
si imprenda a fare. - Arciaccontentarsi, più che
accontentarsi. - Sentirsi allargare il cuore, a una
buona notizia, a un buon esito - Sentirsi rinascere,
per effetto di contentezza, consolazione.
Essere, dimostrarsi contento. — Avere una certa
aria dì soddisfazione, di chi si mostra contento. -
Darsi una fregatina di mani, stropicciarsi le mani,
dal contento, per la contentezza. - Essere, tuffarsi
nel givìt'hbe, in una contentezza lusinghiera, piena
di spei a ize illusorie. - Far tanto di core, essere
pienamente soddisfatto. - Gongolare, di gran conten-
tezza, mal rattenuta, e dimostrata nei minimi atti.
- Ingalluzzare, ingalluzzire, ringalluzzare, ringalluz-
zire, ringalluzzirsi, mostrarsi di una certa allegrezza
con atti superbi o quasi ; imbaldanzire. - Sguaz-
zare nella contentezza, essere contentissimo. - Ti-
rare un sospirane di contentezza, modo di espri-
mere, manifestare il proprio contento.
Locuzioni e proverbi. — Andare in broda, in
brodo di giuggiole, mostrare gran conlento per una
cosa, gongolare ; andare in estasi per notizie, lodi,
contentezza di poco rilievo: andare in solluchero.
- Avere il cuore nello zucchero, essere molto con-
tento, star contento a lungo. - Contentarsi dì quel
che si strappa coi denti: del puro mangiare. - Cor
contento e sacco al collo, di chi si contenta in ogni
modo, di tutto. - Essere nella luna di niiele. pago
deWnmore. - Gli par d'avere un vescovo in tasca:
di chi si mostri molto contento. - La camicia non
gii tocca il sedere, di chi non sta nei panni, è
molto contento. - Non aver da lamentarsi: per in-
dicare quasi una soddisfazione, una mezza conten-
tezza. - Non poter stare nella pelle, essere mollo
allegro e contento. - Notare in un mar di latte, essere
contentissimi. - Stare a quel che dà, a quel che
passa il convento, accontentarsi di quel che e' è in
casa. - Toccare il cielo con un dito, di chi riesce
a ottenere quanto non sperava.
A fame pane, a sete acqua, a sonno panca (la
natura si contenta di poco). - Assai ha chi si con-
tenta. - Chi non ha gran voglia è ricco. - Chi non
può ber nell'oro, beva nel vetro. - Chi si contenta
gode. - Col poco si gode e con l'assai si tribola. -
Contentezza passa ricchezza. - Ctior contento non
sente stento. - Meglio perdere il dito che la mano. -
Meglio un mòccolo che andare a letto al buio.
Esclamazioni di contentezza. — Bella cosa!, co-
me espressione di gran contento o desiderio. - Deo
gratias, modo di esprimere contento d'una cosa. -
LausdeoI, laus Deot, esclamazione di contentezza
quando finisce una cosa noiosa o che andava per
le lunghe, o quando ci viene una cosa lungamente
aspettata. - Tandem! (lat.), finalmente: esclamazione
di soddisfazione dopo molto aspettare. - Viva Dio,
vivaddio I, esclamazioni di contento, di soddisfa-
zione meritata.
Scontento — Scontentezza — Scontentare.
Scontento (aggettiv.), chi non è contento, ma
per indole è sempre malcontento di tutto e di
tutti ; chi prova cruccio, disgusto, dispiacere,
dolore, od è di malumore: discontento, lagnoso
(non usato), malcontento, mal soddisfatto, miscon-
tento, non pago, non soddisfatto; querulo, queru-
lissimo. - Bisbetico, brontolone; persona inconten-
tabile. - Criticone, veggasi a critica. - Di gusto
difjicile, detto di chi non si contenta mai. - Incon-'
tentabile, di chi non si contenta mai; di chi, in
un'opera, aspira alla perfezione e non è mai sod-
disfatto del proprio lavoro. - Indiscreto, chi non
si contenta dell'onesto : avido, insaziabile. - In-
soddisfatto, chi non ha soddisfazione, a ragione o
a torto. - Piagnucolone, chi muove lamento con
tinuamente e noiosamente. - Schizzinoso, di chi è
sempre poco contento di tutto : schifiltoso, sofi-
stico. • Stronfione, chi abitualmente stronfia, non è
mai contento.
Scontentezza, astratto di scontento: dispiacere.
698
CONTENUTO — CONTINUARE
discontentamento, mala contentezza, discontento, j
malcontento, sconsolamento, sconsolazione, sconten-
tamento, sconsolazione (l'azione di rendere scon-
tento). - Incontentahilitd, qualità di chi è inconten-
tabile ; l'essere incontentabile.
ScoNTENTAHE, rendere scontento, generare mal-
contento ; addolorare, arrecar dolore, ofTendere,
cagionare offesa: discontentare. - Sconsolare, contr.
di consolare, dar consolazione.
Locuzioni, proverbi, ecc. — Far la bocca torta,
mostrarsi scontenti di qualche cosa. - Far le sue
doglianze di una cosa, lamentarsi di questa, non
esserne contento. - Non dirette mai basta, di chi
non si accontenta mai. - Non ini sgomento a man-
tenervi; mi sgomento a contentarvi: a persone che
non si contentano mai. - Non trovar basto che gli
entri, di chi non si contenta mai del suo stato. -
Nou uccellare a pispole, non contentarsi di poco. •
Trovar chi faccia meglio: a chi non si contenta.
Cercare miglior pane che di grano (essere incon-
tentabile). - Chi ha cattivo giuoco rimescola le carte,
chi si trova in cattivo stato cerca che cambi go-
verno, politica, amministrazione. - Chi troppo vuole
nulla ha. - Il giuoco, il letto, la donna e il foco
non si contentan mai di poco. • La più cattiva ruota
del carro sempre scricchiola, dicesi dei malcontenti.
Che consolazione!, quando siamo obbligati a fare
cosa ingrata.
Contenuto. Detto a contenere.
Contenzióne. Discussione, disputa, lite.
Contenzioso. Litigioso. - Tribunale, foro, ecc.
in cui si agitano le liti e le differenze. - Conten-
zioso amministrativo, tribunale speciale, che aveva
giurisdizione civile e penale. - Contenzioso diplo-
matico. Consiglio presso il ministero degli Esteri,
creato per dare parere di diritto internazionale in
genere. - Coìitenzioso finanziario, ufficio di avvoca-
tura speciale, che ha per incarico di sostenere la
difesa dello Stato, dell'erario, nelle liti civili contro
privati 0 amministrazioni private.
Conteria. Sorta di ornamento.
Contermino. Confinante, a confine.
Conterràneo. Che è della stessa terra, che sta
ad abitare nella medesima terra.
Contèsa. Alterco, lite, litigio, lotta, polemica,
quistione, rissa. - Riotta, contesa si di fatti, si
di parole. - Riottare, fare private contese di pa-
role e di fatti. - Riottoso, facile a riottare : liti-
gioso.
Contessa Moglie o vedova del conte.
Contessere (contessuto). Intessere, tèssere.
Contestàbile. Conestàbile : anticamente, co-
mandante di tnilizia, governatore di fortezza.
Contestare {contestalo). Non ammettere, non
accettare, non acconsentire, non approvare ;
contrastare, far contrasto; opporsi, fare opposi-
zione ; contendere, controvertere, impugnare, ne-
gare, oppugnare.
Contestazióne. Il contestare; contrastamento,
contrasto. ■ Contestazione di lite, veggasi a lite.
Contestimone. Veggasi a testimonio.
Contesto. L'insieme di un discorso o di uno
scritto nel collegamento delle sue parti
Contèsto. Contessuto, tessuto insieme : veggasi
a tèssere.
Contestuale. Detto a testimonio.
Contezza. Informazione, notizia. • Il cono-
scere checchessia: cognizione.
ConticinO' Piccolo conto.
Contiguità, contiguo. Veggasi a contatto
e a vicino.
Continentale. Di continente, del continente.
Continente (continentale). La terraferma, cioè
(in contrasto al mare e alle isole) la parte terre-
stre del nostro globo, della Terra; paese medi-
terraneo.
Quarta abitabile, la parte della Terra scoperta
dalle acque: complesso dei continenti. - Continen-
tale, del continente, che riguarda 11 continente:
opposto a isolano.
Continente. Chi ha continenza, temperan-
za. - La causa che sostiene una tnalattia.
Continenza {continente). Moderazione degli
appetiti, per lo più sensuali ; temperanza. Anche,
costumatezza. - Continenza di causa, veggasi a
lite.
Contingente. Che non dipende da causa nota
e certa, ma è accidentale, per caso. • Quota di
tassa.
Continurenza. L'essere contingente ; possibilità
di avvenire o non avvenire ; ciò che accade o può
accadere ; avvenimento^ caso, circostanza, oc-
casione.
Contingibile. Che può accadere, avvenire.
Contino vare {continovato). Lo stesso che con-
tinuare.
ContinoTato. Vengasi a continuare.
Continovo. Che non cessa, è continuo.
Continuamente. Del continuo, senza inter-
ruzione : veggasi a continuare.
Continuare {continuativo, continuato, continua-
zione). Proseguire una cosa senza interrómpere.
Seguitare a fare una cosa (più popol.: detto di
studi, di scuole, opere e simili). - L'essere attac-
cato, congiunto, unito, in unione. - Come verbo
attivo : durare (es., durare una fatica, una certa
vita); fare, operare ulteriormente; fare con costan-
za, con insistenza, con perseveranza, con per-
sistenza ; mandare innanzi ; non desistere, non fi-
nire , non interrómpere; perpetuare, render
perpetuo; prolungare (far continuare più del
solito, del fissato) ; mandare innanzi ; non ces-
sare, non smettere, non tralasciare; proseguire;
seguitare, seguire. - Come verbo neutro, indica azione
0 cosa che seguita ad esplicarsi, a procedere, a
succedere, dura, senza tregua, prosegue, va in-
nanzi. Figur., filare, tirar diritto. - Continovo, di
una cosa che si ripete continuamente, anche fino
alla noia. - Continuabile, da continuarsi o da potersi
continuare. - Continuativo, che esprime continua-
zione : durevole (veggasi a durare). - Permanente,
che è stabile, che rimane, che dura.
Continuamente, di seguito, senza interruzione di
sorta : a dilungo, ad ogni punto, ad ora, ad ora, a
giorno e a vespro, al caldo e al gelo, al continuo,
all'aer chiaro e al fosco ; al sole e alla luna, alla
distesa, a tutte l'ore, a tutt'ore ; con assiduità, con-
tinuatamente; dall'alba allo squillo, dall'alba an-
cora in fasce al sole sepolto, dal levar del sole
alle stelle, dall'una all'altra avemaria, dal mattino
d'oggi a quello di domani, da mane a sera; di con-
tinuo, di lungo, dì e notte, d' ora in ora ; festa e
giorno di lavoro ; incessabilmente, incessantemente,
incessatamente, instancabilmente ; la notte e il di ;
ogni di, ogni ora ; ogni punto di tempo ; ogni sem-
pre mai ; ora per ora ; per continuo, per costante ;
CONTINUATAMENTE — CONTO
699
per di e per notte, perdurabilmente; quando an-
notta e quando aggiorna; segui tamente, sempre,
sempre mai; senza interruzione, senza intervallo,
senza intralasciamento ; senza ripigliar fiato ; sera
e mattina ; successivamente ; tutta fiata, tuttavia,
tutta volta, tuttodì, tutto giorno, tutto il di, tutto
il tempo, tutt'ora, tutt'ore, tutto tempo; via via
(man mano, là là, di volta in volta).
Continuato, che viene prolungato nella sua du-
rata od estensione; anche, d'opera interrotta e ri-
presa, mentre continuo indica ciò che non cessa
mai.
Continuazione, il continuare, la cosa stessa con-
tinuata : continuamento, procedimento, processo,
prolungamento: prosecuzione, proseguimento; se-
guenza, seguimento, seguito ; successione, successo.
Contr., cessazione. - Continuità, l'essere continuo ;
qualità di ciò che è continuo : incessanza, insisten-
za, perennità, perpetualità, perpetuità ; persistenza.
■ Delle parti di un corpo, unione non interrotta. -
Lacuna, interruzione di continuità. - Legge di con-
tinuila, veggasi a quantità.
Continuo, che ha continuazione, che « senza in-
tervallo ; aggiunto di azione o simile che non
cessa ; assiduo, costante, durevole ; eterno, fisso,
incessabile, incessante, indeficiente, instancabile ;
non intermesso, non interrotto, ostinato; perenne,
permanente, perpetuo , persistente ; stanziale. -
Una dietro l'altra, di cose continue.
Non continuare : cessare, finire, smettere, tra-
lasciare. - Discontinuo, non continuo. - Scontinuare,
togliere la continuazione.
Continuatamente. Detto a continuare (con-
tinuamente).
Continuativo. Veggasi a continuare.
Ojntinviazióne, continuità. Atto del con-
tinuare ; l'essere continuo.
Continuo. Veggasi a continuare.
Contitolare. Dello stesso titolo: detto, per lo
più, di santo.
Conto. Operazione ordinaria di aritmetica, di
contabilità,' computo di quanto ciascuno deve
dare e avere, e la dimostrazione di esso computo,
cioè il prospetto dell' entrata e dell' uscita : càlcolo,
computo, ragione, rapporto. - Contarello, conterello,
conticino, piccolo conto. - Calcolabile, computabile,
che si può 0 si deve calcolare, mettere in conto.
- Contr., incalcolabile, incomportabile.
Bilancio, ristretto di conti nel quale si pone in
ragguaglio il dare e l'avere. - Calcolo, previsione
approssimativa secondo certi indizi di quel che
sarà una cosa ; o più operazioni di aritmetica o di
algebra per cui, date certe quantità, se ne scopre
e si trova il rapporto con altre. - Cómpiito, il sem-
plice calcolo ; il conteggiare, il far conti ; anche,
conto piuttosto complicato. - Conguaglio, pareggio,
confronto di conti: ragguaglio. - Conteggio, la serie
di operazioni per mezzo delle quali si fa un conto:
adeguazione, computo, conteggiamento ; conteggio
(conteggio continuato, ripetuto). - Douloureuse, nel
gergo francese, il conto (la carte a payer).
Partila, nota di debito e di credito che si ta sui
libri di conto (partita accesa o spenta, aperta o chiusa,
ecc.). - Partita doppia: del dare e dell'avere. - Par-
tila di un cliente, la notazione delle operazioni com-
merciali fatte col cliente e scritte sul libro mastro.
- Partita di storno, rettifica per mezzo di nuova
scritturazione che devesi fare allorquando una per-
sona venga erroneamente addebitata o accreditata,
trascrivendo le partite del giornale al mastro. -
Partita spenta, conto pareggiato, saldato. - Rag-
guaglio, il ridurre un conto al pari, a giusta ra-
gione. - Sdaglio, computo alla grossa. - Stocasmo,
calcolo di probabilità.
Qualità' e condizioni diverse di un conto.
Arte di fare i conti.
Persone che se nk occupano. — Libri e oggetti
all'uopo.
Conto accertato, precisato, liquido. - Co7ito ac-
ceso, aperto, conto iniziato ; conto al quale si pos-
sono aggiungere partite di credito o di debito ;
conto registrato, vivo, - Conto allo scoperto, non
assicurato, di dubbia estinzione. - Conto a metà,
quello in parti eguali fra due soci. ■ Conto a parte,
separato dagli altri o non computando altre partite
che dovrebbero andare in conto. - Conto arretrato.
non pagato a tempo debito. - Conto corrente, com-
plesso delle registrazioni da cui risultano i rapporti
reciproci di dare e di avere tra due persone. -
Conto da speziale, grosso, da tarare e di molto. -
Conto di precisione, quello che si stabilisce defini-
tivamente, dopo la revisione. - Conto di ragguaglio,
veggasi a peso e a misura. - Conto di riporto,
quello fatto per dividere una data somma fra più
persone, in base a determinate condizioni, quanti-
tativi e interessenze. Può essere semplice in ragione
diretta, semplice in ragione inversa; composto in
ragione diretta, composto in ragione inversa, com-
posto in ragione mista. - Conto di ritorno, nota
particolareggiata degli elementi che concorsero a
costituire l'ammontare di un protesto. - Conto
fermo, conto ancora in sospeso. - Conto generale,
di tutto il dare e l'avere. - Conto giuridico, che
presenta il dare e l'avere delle persone, - Conto
giusto, onesto, non alterato, non esagerato, conforme
a giustizia ed onestà. - Conto grosso, magro, pic-
colo, meschino, enorme, da nulla, espressioni di
chiaro significato. - Conto individuale, riferibile ad
una sola persona. - Conto in sospeso, conto pendente,
quello del quale si deve discutere la conclusione;
anche, conto che subisce ritardo di pagamento. -
Conto liquidabile, che si può liquidare, saldare, e-
stinguere. - Conto liquido, quando le parti sono
d'accordo su tutti gli articoli. Contr., illiquido, non
accertato. - Conto pagato, pareggiato, saldato, dopo
fattone il pagamento. - C nh particolare, quello che
si riferisce ad una classe di persone. - Conto pre-
ventivo, fatto in previsione di una spesa. Anche,
semplicemente, preventivo o presuntivo. - Conto
reso, invece di resoconto (dal frane, compie rendu).
- Conto saporito, conto caro; nell'uso, salalo. -
Confo scalare, quello che dimostra una liquidazione
di interessi e di capitali, quando, per effetto di paga-
menti fatti a parziale ammortizzazione o anche per
ulteriori sovvenzioni, il capitale subisce oscillazioni,
diminuendo o aumentando. Si distinguono i conti
scalari a interesse semplice e quelli a interesse com-
posto, secondo il modo di valutazione degli inte-
ressi. - Conto simulato, fattura supposta che si
manda ad alcun crorispondente por fargli conoscere
le spese occorrenti per la vendita o la compera di
qualche merce. - Conto specifico, rispecchiante le
trasformazioni delle singole specie di proprietà. -
Conto spento, chiuso, pagato, saldato. - Conto stali-
700
CONTO
stico, 0 economico, quello indicante lo stato patri-
moniale, per dimostrare gli aumenti o le diminu-
zioni.
Ammontare, importo totale, cifra di un conto:
ascendere. - Appunto, la somma che forma il saldo
di un conto, o anche il preciso costo, il prezzo di
un articolo che si paga a contanti. - Eccedenza di
quantità, di numero, di peso, quello che in un con-
teggio risulta in più. - Importo, il costo (veggasi a
costare) e anche quel che risulta da un conto ;
somma. - Sindacabilità, condizione di conto che
deve essere sindacato, esaminato per l'approvazione,
0 no.
Essere pari e patta, di conto nel quale si equi-
valgono il dare e l'avere. - Riscontrare, di conto,
tornare, esser giusto. - Tornare, non tornare, di
conto che risulta giusto o no. - Tornar bene^ di
conti fatti esattamente. - Venire ad essere, ri-
sultare.
Arte, persone, libri, ece — Abaco, abbaco, arte
di fare i conti ; il conto stesso ; libretto delle regole
di aritmetica. - Computisteria, arte o pi'ofessione
del computista ; anche, l' ufficio. - Contabilità,
l'arte e il modo di tenere i conti. - Logistica, si-
stema particolare di contabilità (veggasi a questa
voce).
Abbachista (spreg.), chi fa conti, conteggiatore. -
Calcolatore (non us.), chi sa far bene i calcoli, i
conti (bravo calcolatore, perito calcolatore, ecc.). -
Computista, chi, per professione, tiene i conti di
un'amministrazione, di un'azienda. - Revisore, chi
rivede o è incaricato di rivedere i conti. - Sindaco,
chi in certe amministrazioni, o in certi casi, è
chiamato alla revisione dei conti. Così nel falli-
mento, ecc.
Abbaco, abaco, istrumento di conteggio, quadro
con fili metallici, sui quali si fanno scorrere pic-
cole pallottole di legno o d'altro, rappresentanti le
unità, le decine, ecc.). - Casella postale, ciascuna
divisione che risulti sulla carta da linee orizzon-
tali e verticali per farci conti, o da assi egualmente
disposte perchè non si mescolino cose che devono
stare da sé. - Catalogo, lunga enumerazione. -
Conto, il foglio di carta sul quale un conto è tra-
scritto : distinta, fattura, fatturina, lista, nota, nò-
tula, parcella, partita, prospetto, quadro, resoconto,
specifica. Neil' uso, qualche volta, memorandum. -
Estratto di conto, copia senza dettaglio di un conto
corrente da spedirsi o da consegnarsi. - Gettone,
pezzo di metallo o d'altro che serve per accertare
numeri o calcoli. - Libro dei conti, quello nel
quale si tengono le partite d' entrata e uscita. -
Lista, nota, conto lungo. - Macchine ed arnesi per
far conti, veggasi a pag. 158, seconda colonna. -
Taglie (tacche), pezzetti di legno eguali e comba-
cianti, sui quali si registrano somministrazioni me-
diante targhe. - Tavola, quadro numerico, rappre-
sentante risultati di calcoli, di osservazioni o di
esperienze relative ad una serie di oggetti o di ele-
menti della stessa specie. - Vacchetta, libro di conti,
coperto per lo più di pelle di vacca.
Operazioni di conto o sui conti.
Locuzioni b proverbi.
Abbono, abbuono, approvazione d'un conto. - An-
che, defalco. - Benestare, V approvazione che si
fa di spese, conti, domande, ecc. - Falcidia, voce
usata per tara, sottrazione, defalco. - Pareggiamento,
il pareggiare (asso!, dei conti); pareggio; pareg-
giarsi dei conti, delle partite, dell'entrata con le
spese. - Rendiconto, il render conto, e l'esposizione
letta 0 scritta (lat., redde rationem) ; rendimento di
conti, resoconto. - Revisione, il rivedere, 1' esami-
nare un conto e, all' uopo, correggerlo. - Ribasso,
diminuzione nel conto, in una spesa. - Saldo, pa-
reggio di ogni debito e credito per effetto di pa-
gamento. - Sconto, lo scontare, il detrarre un tanto
da un conto a favore di chi deve pagarlo. - Sin-
dacato, rendimento di conto. - Sindacato, la revi-
sione di chi sindaca: il sindacare. - Stima, conteggio
di approssimazione. - Tara, defalco, difalco, che si
fa a un conto, pagando.
Abbonare, approvare un conto, riconoscerlo per
buono; menar buono un conto non liquido; de-
trarre una parte del debito. - Accendere un conto,
una partita, scrivere nel giornale e sul libro ma-
stro una partita che dà debito e credito ad alcuno.
- Aggiustare i conti, le partite, mettersi in pari ;
verificare e accertare le partite per stabilire la si-
tuazione fra debitore e creditore: accomodare, as-
sestare, liquidare, purgare, ragguagliare, rendere
ragione. - Annullare, cancellare un conto, perché
saldato o riconosciuto inesigibile. - Appurare i
conti, verificarli.-- Aprire un conto, iniziarlo, im-
postare, impostare a libro, intestare; scrivere a li-
bro ; impostare una partita, farne l'impostazione. -
Aver poco abbaco, saper poco conteggiare. - Calco-
lare, determinare una quantità, un conto mediante
il calcolo : contare , numerare ; fare il con-
guaglio; mettere, porre a ragione; raccogliere il
conto, riscontrare le ragioni. - Cancellare le partite
d'un libro, chiuderle, perché saldate. - Chiamare uno
ai conti, obbligarlo a venire a rendere i conti. -
Chiudere un conto, non aggiungervi altre somme. -
Contare, fare il conto, precisare il numero di parecchie
cose, specialmente piccole: numerare. - Compu-
tare, far computi, mettere a conto. - Conteggiare,
fare i conti, far di conto, far la ragione ; gettar
l'abbaco ; levare il conto ; ragguagliare le partite. -
Conteggiarsi, fra due fare il conto del dare e del-
l'avere.
Defalcare, difalcare, toglier via da un conto :
falcidiare. - Fare cifra tonda, nell'uso, togliere una
frazione, le frazioni di conto. - Far gli abbachini,
fare le prime operazioni dell'abbaco. - Fare i conti,
liquidare le partite. - Fare il bilancio, il conto delle
spese e delle entrate. - Fare il numero tondo, ter-
minante con zero, quella che pare si conteggi me-
glio, come meglio rilevante. - Fare, rifare, riscon-
trare, rivedere, pagare, saldare il conto, espressioni
di chiaro significato. - Fare, tirare una croce sopra
un conto, una partita, un debito, ecc., cancellarlo.
Intestare un conto, una partita, inscrivere a ma-
stro. - Liquidare, di conti, appurarli e vedere chi
deve avere. Anche, pagare, dopo aver fatto i conti
e dividere, ciascuno pigliando il suo. - Mettere un
caposaldo, mettere un termine a un conto, sommando
il dato e il ricevuto. - Pigiar la penna, per fare il
conto- più grosso.
Raccogliere i conti, tirarli. - Ragguagliare, met-
tere in' pari. - Regolare i conti, nell'uso, liquidarli,
venire al pagamento. - Rendere ragione, renilere
conto. - Ricomputare, ripete computare. - Ricontare,
ripete contare. - Ripassare, rivedere, ricontare, ri-
scontrare.
Saldare un conto, pagarlo, pareggiarsi. - Scalare,
CONTRAFFABE
701
scemare, calare, scontare. - Sconlare, detrarre dal
conto in ragione di pagamenti o lavoro. - Sinda-
care, rivedere il conto minutamente (sindacamento,
sindacazione). - Sistemare un conto, regolarlo. -
- Squartare lo zero, fare i conti con estrema esat-
tezza e precisione.
Tirare un conto, farlo. - lirare, portare innanzi
il conto, farlo lungo, seguitare, aggiungere. - Tirare
sul conto, far la tara.
A far bene i conti, a conteggiar tutto. - Per eli-
minazione, rivedendo un conio, quando si comincia
dalle partite certe e incontestabili. - Tra ihiioli e
baruyioli, contato tutto, anclie le inezie.
Pare la lista del bucato: di nota o conto lungo e
scritto male. - Non si vende la pelle prima che si
ammazzi l'orso, non si fa conti senza l'equivalente.
- Sbaglio non paga debito: un conto sbagliato si
deve rifare
Conto. Capitale, assegnamento (fìgur.), nei
modi: far conto di, o sopra una cosa; ragione,
(coi verbi chiedere, dare, rendere), conto di denari o
d'altro. - Meritare il conto, valere la pena, il pre-
gio. - Metter conto, essere profìcuo, vtile. - Tener
conto di checchessia, averne cura. - Tener di conto,
risparmiare, far risparmio di checchessia (rife-
rito a persona, averne cura).
Cónto (poet.). Conosciuto (veggasi a conóscere),
noto.
Contòrcere {contorcimento, contorzione, contorto).
Rivolgere, attòrcere, tòrcere ripetutamente.
Contòrcersi {contorto). Rivolgere di membra,
che si fa talvolta, per dolore e simili.
Contorcimento. Il contorcere e il contor-
cersi.
Contornare {contornato). Di qualiii que cosa
che serva a circondare un' altra e si luette al-
l'uopo. - Contorno, in pittura, lineamento estremo
delle figure. - Anche, ciò che si mette intortio a
una vivanda : guarnizione (meno proprio). - Cer-
chia, cerchio, cinta, cititura, cornice, coro-
na, orlo, zona. - Linea o fregio di tipografia
messo intorno a una pagina. - Dintorno, vici-
nanza, contorno. - Perimetro, circonferenza;
lutto il contorno lineare di una fortezza e di cia-
scuna delle sue opere.
Contorno. Detto a contornare.
Contorsióne. 11 contorcere e il contorcersi,
atto ed effetto : veggasi a tòrcere.
Contorto. Non diritto, ma storto.
Contrabbandare {contrabbandato). Frodare il
dazio, la dogana.
Contrabbandiere. Veggasi a dazio, a do-
gana.
Contrabbando. Frode contro il dazio o la
dogana. - Contrabbando di guerra, tutto ciò che
di armi e munizioni o soccorsi può essere portato
al nemico, eludendo la sorveglianza.
Contrabbasso. Istrumento musicale a forma
di gran violino, a tre o quattro corde.
Contrabbilanciare (contrabbilanciato). Op
porre peso a peso. - Mettere o stare in equi-
librio.
Contraccambiare, contraccambio {con-
traccambiato). Dare il contraccambio, il ricambio,
talvolta a titolo di ricompensa.
Contraccàmbio. Sinonimo di ricambio, di
riconìpensa,
Contraccassa. Veggasi a cassa.
Contracchiave. Detto a chiave.
Contracchierlia. Pezzo di rinforzo alla cJii
glia della nave.
Contrae cifra. Detto a cifra.
Contraccóda. Maniera di fortificazione.
Contraccólpo. Il colpo, Vurto reso da un og-
getto percosso: ripercossa, ripercotimento, ripercus-
sione; ripicchio, ripici'O. - Contraccolpo, il rincu'o
di un'arme da fuoco. - In fìsica, V inipressioi e
che talvolta risentono certi esseri animati al o
scoppio di un fulmine, che pure non li tocca.
Oontraccorrento. Veggasi a corrente.
Contrada. Regione, tratto di paese. - Strada
di luogo abitato.
Contraddanza. Sorta di [ballo, di danza
a intreccio, tra parecchie persone.
Contraddire , contraddirsi {contraddetto ,
contradditore, contradditorio). Far contraddizio-
ne ; cadere in contraddizione.
Contraddistinguere {contraddistinto). Veggasi
a distinguere.
Contradditore. Veggasi a contraddizione.
Contraddittoria. La proposizione contraria
a un'altra.
Contraddittorio. Immediatamente contrario.
- Veggasi anche a testimonio.
Contraddizióne, contradizióne. L'atto di
contraddire e di contraddirsi : contraddetta, con-
traddetto (sostantivam.), contraddimento: con~
trasto, incoerenza, mancanza di coerenza, in-
conseguenza ; obloquio (lat.), ojtposizione, osta-
colo. - Antilogia {antilogico), contraddizione fra
due espressioni o due punti di una medesima o-
pera. • Antinomia {antinomico), contrarietà di prin-
cipi in checchessia; contraddizione fra due leggi
0 due disposizioni di una medesima legge. - Con-
tradditoriamente, in modo contraddittorio. - Cov-
traddittore, chi contraddice : oppugnatore (veggasi
ad oppugnare). - Contraddittorio, immediata-
mente contrario; e contradditorie due proposizir-ni
che si contraddicono. Veggasi anche a testi-
monio.
Contraddire : contradire, dire contro, dire il
contrario di ciò che altri dice ; addurre fatto o
ragione contro le affermazioni o ì'opinione al-
trui ; contestare, contraddicere (lat.), contrapporre,
contrariare ; dare a traverso ; fare il contrabbasso
(figur.) ; ribattere, rimbeccare. - Combattere al-
cuno in quel che dice o contrariarlo in quel che
vuole. - Discutere ciò che altri asserisca, abbia
asserito. - Per formale discussione, oppugnare. ■
Rispetto ad una determinata asserzione, smentire.
Essere lo spirito di contraddizione, di chi con-
traddice sempre, sistematicamente. - Taquiner, frane,
contraddire per cose di poco conto.
Contraddirsi, contradirsi, affermare, dire cose
contrarie alle precedenti ; cadere in contraddi-
zione, contrariarsi, darsi contro, disconfessare, di-
sdirsi, dare una calda e una fredda ; essere incon-
seguente; mandar da una bocca caldo e freddo.
incontestàbile, che non si può contraddire, né
mettere in dubbio.
Contraddote. Veggasi a dote.
Contraddittorio. Veggasi a contraddizione
e a testimonio.
Contraente. Chi fa un contratto.
Contrafagotto. Veggasi a fagotto.
Contraffare {contraffatto, contraffazione). -
L'imitare altri nelV atteggiamento, nelle mosse,
nel modo di parlare, ecc. - Fare come altri fa',
- Fare una cosa simile a un'altra, per inganno o per
702
CONTRAFFATTO — CONTRARIO
servirsene frodo) en temente: falsificare. • Trasfi-
gurare, trasformare, alterare la figura, la for-
ma. - Contravvenire, non iibhùìire. - Contraffarsi,
trasfigurarsi, trasvestirsi; camuffarsi in modo da
non essere riconosciuto.
Contraffatto. Chi è brutto della persona,
di corporatura : deforme, storpio.
Oontraffattura. Imitazione : veggasi ad imi-
tare e a falsificare.
ContraflFórte. Contrammuro, muro di rin-
forzo; riparOf fortificazione. - Anche, monte
avanzato. ■ Arnese per tenere fortemente serrata
una porta.
ContraCForza. Detto a forza.
Contrafi^aga. Veggasi a fuga (termine di mu-
sica).
Contragrgabtola. Detto a vela.
Contraggrcnio. Avversione, antipatia.
Contragffuardia. Opera di fortificazione.
Contrallèva. Detto a lèva.
Contraltare. Il paliotto d'un altare: frontale,
palio. - Qualsiasi cosa fatta per togliere credito o
arrecare danno ad altra consimile già esistente.
Contraltlno. Il tenore di mezzo carattere.
Contralto. Veggasi a cantante.
Contramandare, contramm andare fcon-
tramandato, conirommandatoj. Revocare, rivocare.
Contrammarcia, contrammarciare. Veg-
gasi a marcia.
Contrammarèa. Detto a marèa.
Contrammina, contramminare. Veggasi
a mina.
Contrammiraglio. Detto ad ammiraglio,
Contrammuro. Veggasi a muro.
Contrannaturale. Anormale, contro natura.
Contrappaiata. Veggasi a remo. - In aral-
dica, la figura di pali a smalti opposti.
Contrappasso. Veggasi a ballo.
Contrappello. Secondo appello, seconda
chiamata per nome.
Contrappelo. Detto a pélo.
Contrappèso. Veggasi a peso.
Contrapporre, contrapporsi {contrapposto,
contrapposizione). Porre, porsi all' incontro, con-
tro ; opporre, opporsi, fare opposiziotie ; essere,
dimostrarsi contrario, in contrasto ; mettersi in con-
trasto.
Contrapprócclo. Detto a fortificazione.
Contrappuntista. Chi compone musica.
Contrappunto. Parte della scienza musicale:
veggasi a musica.
Contràrglne. Detto ad argine.
Contrariamente. Al contrario.
Contrariare [contrariato). Operare contro, in
senso contrario.
Contrarietà. L'essere contrario, in oppo-
sizione. - Anche, incompatibilità, avversa for-
tuna.
Contrario. Di natura, di indole opposta ; in
contrasto (detto, per lo più, di cosa ; anche, di
opinione, di qualità, di sentimento, ecc.);
avverso, nemico (di persona) : adverso, avverse-
vole ; contraddicente, contraddittorio (veggasi a
contraddizione), contrapposto, contrastante, con-
troverso, cozzante; disfavorevole, diverso; incon-
gruente; opposito, opposto (in opposizione); re-
pugnante, ripugnante (con ripugnanza) ; sfavo-
revole, straniero.
. Alièno, non appartenente ad una categoria di cose;
■li persona, non inclinato a checchessia, chi non ha
l'animo, la tendenza e simili ad una cosa: discosto,
lontano, indifferente, maledisposto, mal vago:
restìo; ribelle; riluttante, ritroso; schifevole,
schifiltoso, schivo; selvaggio; tardo. Essere a
lieno: ripugnare, avere ripugnanza. - Antagonista,
chi contrasta ad altri la vittoria nella lotta, in
una gara, in un concorso e simili: emulo, oppu-
gnatore, rivale. - Antagonistico, che è in anta-
gonismo ; che agisce per antagonismo. - Antipa-
tico, che desta antijjatia, quindi contrariamente
alla siìnpatia. - Antitètico, di cose in antitesi, in
opposizione fra loro. - Avversativo, che dinota av-
versità, opposizione alle cose dette. - Avverso, che
ci è contrario, che si oppone; anche, chi non ci è
amico, ma ci ha in antipatia, in odio. - Contrap-
posto, di ragioni, di opinioni addotte, messe contro
altre ; di persona o cosa che ha qualità opposte a
quelle d'un'altra. - Infausto, non fausto, non fortu-
nato, non felice. - Inverso, ostile, a rovescio, op-
posto ; diametralmente opposto, alle due estremità
opposte di una linea. - Ostile, avverso, nemico. -
Refrattario, di corpo che resiste al calore, è di dif-
fìcile fusione: figur., ricalcitrante, riluttante ; an-
che, ostinato (veggasi ad ostinazione). - Renitente,
che ha renitenza, ossia repugnanza a fare chec-
chessia; anche, di chi rifiuta di acconsentire, di
ubbidire. - Rovescio (aggettiv.), contrario, oppo-
sto, capovolto, inverso, contrario di diritto.
Antagonismo, opposizione, azione contraria di
due forze, di due sistemi, di due organi, o anche
gara fra due persone. - Antilogia, antinomia,
contrarietà, contraddizione. - Antiperistasi, azione
di due qualità contrarie, una delle quali accresca
forza all'altra. - Antipode, chi abita in luogo della
terra opposto diametralmente a un altro ; e anti-
podi i luoghi in tale condizione. - Antistrofe, strofa
contrapposta all'altra strofa. - Antitesi, contrap-
posto di parola a parola, di concetto a concetto ;
di qualità in opposizione con un'altra. - Avversità,
fatto avverso, calamità, disgrazia, infortunio, ro-
vescio di fortuna. - Contraddizione, contra-
rietà, opposizione. - Contraltare, qualsivoglia cosa
fatta 0 istituita per screditare o danneggiare altra
consimile. - Contrarietà, V essere contrario ; qua-
lità di ciò che è contrario; contrasto, discre-
panza, incongruenza, opposizione, oppugnamento,
repugnanza. Anche, disgrazia, incompatibilità.
- Contravviso, opinione, avviso contrario al prece-
dente. - Obiezióne, opposizione a una proposta, a
un'asserzione altrui. - Opposizione, contraddi-
zione; l'addurre contro. - Prolesta, atto di opposi-
zione ai sentimenti e alle idee altrui. - Heaziòne,
azione contraria in vario senso. • Rèvoca, atto col
quale si contraddice a un comando, a un ordine e
simili, e lo si annulla: rivocazione. - Renitenza, a^-
stratto di renitente. - Rifiuto, contrarietà, oppo-
sizione alla volontà o al desiderio d' altri. - Rilut-
tanza, astr. di riluttante. - Ritrosia, astratto di ri-
troso. - Rovescio (sostantiv.), parte secondaria op-
posta ad un'altra principale; contr. di diritto. -
Sidsimo, dimostrazione smorfiosa di conti arielà a
far checchessia.
Contrariamente (avverbio usato anche come pre-
posizione): in modo e in senso contrario; al con-
trario ; all'incontrarlo, in, per, per lo contrario;
inversamente; oppositamente, oppostamente ; ad ec-
cezione, ad onta, alla rovescia, a rovescio, arrove-
scio, di rintoppo, di traverso; viceversa. - Frane,
à rebours, a rebrousse-poil, di contrappolo, alla ro-
vescia.
CONTRARRE — CONTRASTO
WS
Contrariare, operare contro, in senso contrario :
contraffare, contrastare ; dare addosso ; far diffi-
coltà, mover dubbio, mettere ostacolo, trovare
un pretesto; levarsi contro; opporre; far con-
traddizione. - Avversare, essere avverso, contrario
a persone o cose; figur., combattere, contraddire,
contrastare, far contrasto ; essere in opposizione,
esser picca; fare a pugni, resistere ; stare contra,
contro, di contro ; opporsi, sfavorire (veggasi a
favore). - Congiurare (figur.), di cose che oppon-
gono una contrarietà inopportuna. - Contrapporre,
contrapporsi, porre, porsi entro, essere contrario ;
oppugnare, propugnare. - Contrastare, opporsi,
far si che una persona non riesca nel suo intento:
oppugnare. - Disapprovare, dichiararsi contrario nel
giudicare una data cosa, non apjrrovare. - Fare
a calci (e, più comun., a cozzi), ligur., di cose con-
trarie, ripugnanti: recalcitrare. - /n<7-a /«are, di cosa
che s'inframmette e impedisce Yoxù'mQ regolare. -
Os/flco/ore, impedire, opporre ostacolo. - Obiettare,
obiettare, fare obbiezione, obiezione. - Reagire, agire
in contrario, contrastare, opporsi, ricalcitrare. - Ri-
luttare, avere contrarietà, essere in contrasto.
LocdZiONi, ecc. — Avere, essere lo sjnrito di con-
traddizione, di chi si oppone sempre a quello che
gli altri dicono o fanno. - Essere come l'acqua e il
fuoco, di due persone incompatibili, avverse d'in-
dole. - La natura, la sorte gli fu matrigna: con-
traria, nemica. - Rivoltare la medaglia, mostrare il
lato opposto di una cosa o di una persona. - Ta-
gliare, troncare la strada a uno, contrariarlo in
modo da paralizzarne l'azione. - Tener cammino
contrario (figur.), fare al contrario di quel che vor-
rebbero 0 fanno i più. - Tirar sassi in colombaia,
in piccionaia, far cosa contraria agli interessi pro-
pri e degli amici e soci.
An, anti, dis, prefissi esprimenti cosa contraria
ed opposta (anarchico, antipode, dispiacere, ecc.). -
Anzi, particella avversativa usata talvolta per dire:
ma piuttosto, ma invece, all'opposto. - Pereat (lat.),
perisca, muoia, cioè abbasso (voce in uso dagli stu-
denti tedeschi), motto per manifestare contrarietà,
disapprovazione. - Viceversa, inversamente.
Contrarre (contraente, contratto). Fare, con-
chiudere un contratto. - Prendere una malattia,
un vizio. - Acquisire, acquistare, procacciarsi,
procurarsi, ottenere.
Contrarsi (contratto). Veggasi a contrazione.
Contrascarpa. Detto a fosso.
Contraspalto. Veggasi a fortificazione.
Contrassegnare (contrassegnato). Il distin-
guere con un contrassegno, un distintivo.
Contrassegnatura. Veggasi a ministro.
Contrassegno. Marca, distintivo, segno che
serve per riconoscere (veggasi a conoscere) chec-
chessia 0 di riscontro.
Contrassoggetto. Termine di musica : veggasi
a fuga.
Contrastàbile. Che si può contrastare: è
dubbio.
Contrastrada. Detto a strada.
Contrastare (contrastante, contrastato). Contra-
riare, mostrarsi contrario ; far contrasto, fare
opposizione ; opporsi, resistere ; combattere,
contendere, discutere, disputare.
Contrastarsi (contrastato). Farsi vicendevol-
mente contrasto.
Contrasto. Il contrastare e il contrastarsi. -
Lite, questione, lotta. - Impedimento di cosa che
sta di contro o è in 02)posizione con un'altra;
intoppo. - Anche, la differenza che corre tra due
cose opposte, messe a riscontro fra loro. - In senso
morale, discordia. - Contrastàbile, che si può con-
trastare ; contr., incontrastabile ; da non mettersi
in dubbio: inconvertibile, inoppugnabile, irrefu-
tabile. - Contrastabilmente, dubbiosanìente. - Incon-
trastato, senza contrasto; certo. • Irrefragabile, c\\z
non si può contrastare, oppugnare : irrefutabile, in-
negabile, che non si può negare.
Alterco, litigio, baruffa, rissa. - Animosità,
inimicizia, condizione d'animo o atto di chi è ne-
mico. - Antagonismo, l'azione di due forze, una
in contrasto con l'altra. - Antilogia, antinomia,
veggasi a contraddizione, - Antiperì stasi, veggasi
a contrario. - Antìtesi, contrasto di due oggetti
fra loro opposti, per cui si oppongono parole a pa-
role, sentimenti a sentimenti. - Attrito, contrasto
di forze, di volontà, di sentimenti, ecc.
Battaglia, contrasto fra milizie, fra armati. -
Battibecco, contrasto di parole: altercazione, alter-
co; bisticciamento, disputa, diverbio, letichio, \\i\-
^\o; pettegolezzo, questione, scenaccia, scenata. -
Collisione, scontro, urto, contrasto tra più per-
sone. - Conflitto, combattimento, opposizione. -
Controversia, differenza di opinioni ; in senso più
generale, contrasto, quistione. - Conlrastamento, il
contrastare : contestazione, gara, lite. - Controal-
tare, detto a contrario. • Disappunto per contra-
rietà, aspettazione delusa, cosa che non cade al suo
punto, ma sopravviene inopportunamente. - Disputa,
discussione, contrasto di parole. - Dissapore, turba-
mento di concordia fra due persone ; breve e
leggero contrasto tra persone di solito concordi :
disaccordo, dissenso, momentanea discordia, di-
scussione. - Dualismo, contrasto fra due principi,
due forze fisiche, ecc.: antagonismo, rivalità.
Guerra (figur.), contrasto violento. - Oppugna-
mento, contrasto di argomentazioni, di qualità, ecc.
■ Resistenza, contrasto fisico o morale all'impulso al-
trui. - Tempesta in un bicchier d'acqua, dissidio,
diatriba di breve durata, di poca conseguenza,
per causa futile. - Tenzone, contrasto, combatti-
mento ; figur., discussione. - Tu per tu, diverbio,
contrasto. - Vertenza, nell'uso, conflitto, contrasto.
Contrastare, lo stare, il mettersi a contrasto ;
(in linguaggio militare garpgqiare col nemico in
arte e valore) : alzar la cresta, andar contro, ar-
meggiare, avversare ; combattere, competere,
contendere, contrapporre, contrariare, coz-
zare; dare contro; entrare nello steccato; fare
alto, fare centro, fare contro, fare faccia, far forza,
lar fronte, far impeto, far testa; fronteggiare, im-
prender briga; indir guerra; mettersi a partito;
mostrare i denti, mostrare il viso, mostrare la
fronte; opporsi; rimbeccare fronte a fronte; stare
a tu per tu, stare innanzi ; tener a dovere, a se-
gno, in rispetto ; tener capo, tener fronte, tener la
fronte, tenere altrui il bacino della barba; tenzo-
nare; voltar la fronte. - Contestare, non ammettere;
opporsi a che si conceda, controvertere, impugnare,
negare; mettere in contrasto. - Discutere, con-
trastare alle asserzioni, alle opinioni altrui. - Di-
sputare, impugnare Y opinione altrui o difendere
la propria.
P'are a cazzotti, di cose che si urtano, che non
sono in armonia. - Fare a cozzi coi muricciuoli, di chi
contrasta con persone che non si vincono. - Fare
a picca, contendere con emulazione. - Fare a pu-
gni, contrastare. - Fare a tira tira, di due o più
che si contendono una cosa, avendone ciascuno
704
CONTRATTAGLIO — CONTRATTO
una parte in mano, adoperandosi per averla tutta.
- Far da cuscinetto, familiarmente e anche ironi-
camente, di persona che si frappone e si presta ad
attutire urti e contrasti tra individui o partiti.
Mettere a dormire, considerare una questione, una
pratica, come esaurita e risolta, benché tale non sia.
- iSon trovarsi in un letto di rose, trovarsi a disa-
gio, in difficile alternativa o contrasto. - Pigliarsela
con tutto il mondo, contrastare con tutti. - Porre
in cordroversia, impugnare che una cosa sia cosi o
cosi, disputandone con qualcuno. - Prendere ti so-
pravvento ad alcuno, intimorirlo o incutergli tale
concetto che non sia più capace di contrastare.
Rimanere, restare a contrasto, di corpo che ri-
mane preso fra altri due (m'è rimasto un dito tra
l'uscio e la soglia). - Rompere la prima lancia, en-
trare nel primo scontro, nella prima battaglia, nella
prima quistione. - Tagliar la strada a uno, contra-
stargli in modo da paralizzarne l'azione. - Tirai e
a palle infocate, muovere guerra aspra e faziosa
contro persona o istituzione. - Trovare una via di
mezzo, trovare l'espediente per eliminare un con-
trasto.
Contrastarsi : opporsi gli uni agli altri, per av-
versione, oppure per contendersi alcunché : batta-
gliare, lottare, ecc.
Contrattagllo. Veggasi a disegno.
Contrattamente. Per contrazióne»
Contrattare {contrattato, contrattazione). Ve-
nire a contratto; trattare allo scopo di coni-
prarCf di vendere, di impegnare e simili;
trattar un a,ffare.
Contrattazióne. Veggasi a contratto.
Contrattempo. Tempo contrario o differente
dal tempo ordinario ; breve spazio di tempo ; fuor
di tempo. - Inaspettato avvenimento, che disturba
i nostri disegni. - Disappunto, noia non preve-
duta. - Nella musica, nel ballo, nella scherma e si-
mili, il tempo contrario al tempo consueto o nor-
male
Contràttile, contrattilità. Detto a contra-
zióne.
Contratto. Accordo in forma precisa e, per lo
più, scritta, e 1' atto stesso, il documento che ne
risulta, bene spesso, per gli effetti di legge, in
carta bollata (veggasi a carta, pag. 436, seconda
colonna) ; accordo di due o più persone per costi-
tuire, regolare o sciogliere fra loro un vincolo giu-
ridico; capitolato, capitolazione, convenzione; fer-
ma ; sinallagma ; stipulazione. Si procede a con-
tratto per questo o quell'alare, di varia natura,
per cose riguardanti Vagricoltura, il commer-
cio, l'industria, la Borsa, l'affitto di case o di
poderi, ecc. Il contratto si compone, generalmente,
d'una serie di articoli, esprimenti determinate con-
dizioni; porta la data della stipulazione e le firme
(veggasi a firma) dei contraenti. Per gli effetti di
legge, viene presentato, in originale e in copia, d\-
V Ufficio di Registro e sottoposto a tassa. Un con-
tratto arreca, o no, guadagno a chi lo stipula;
riesce di vantaggio o di danno. Requisiti ne-
cessari per la validità di un contratto sono: la ca-
pacità di contrattare, il consenso delle parti con-
traenti, un oggetto di terminato che possa essere ma-
teria di convenzione, una causa lecita per obbligarsi.
Non hanno capacita, cioè non possono contrattare, i
minori, gli interdetti, gli inabilitati, le donne ma-
ritate (senza il consenso del marito), ecc. - Il ter-
mine di un contratto giuridico può essere di due
sorta : sospensivo o primordiale ; estintivo o finale.
Contrattino, contratto breve o di poca importanza.
- Contrattone, contratto grande o assai lucroso. -
Contrattticcio, di poca o nessuna entità. - Contrat-
tàbile, che si può contrattare. - Contrattuale, di
contratto, che riguarda il contratto: convenzionale.
Caratteri del contratto.
Maniere diverse di contratto.
Contratto accessorio, quello aggiunto ad un altro,
principale; contratto aleatòrio, dipendente da avve-
nimenti fortuiti ; quello in forza del quale il van-
taggio di uno 0 anche di tutti e due i contraenti
dipende da un caso incerto (perciò detto anche
contratto di sorte) ; a premio, sorta di contratto che
impegna solo colui che vende (però, quando si
stringe il contratto, viene stabilito l' indennizzo al
venditore, qualora chi compera credesse utile a sé
rifiutare il pagamento) ; articolato, composto d' una
serie di articoli; a tempo, che deve durare non
sempre, ma per un determinato periodo di tempo
ed ha una scadenza prestabilita ; a titolo gratuito o
di beneficenza, quello in cui uno dei contraenti in-
tende procurare un vantaggio all'altro, senza equi-
valente ; a titolo oneroso, quando ciascuno dei con-
traenti intende, mediante equivalente, procurarsi
un vantaggio; autentico, legalmente valido; a vita,
quello che ha vigore finché vivano i contraenti o
uno di essi.
Contratto bilaterale, che obbliga le due parti
contraenti (cosi l'affitto, l'enfiteusi, la vendita, ecc.);
clandestino, segreto e legalmente non valido ; com-
minativo, quando il vantaggio si conosce sino dal-
l'epoca della stipulazione ; condizionato, incondizio-
nato, subordinato, o no, a certe clausole; consensuale,
anticamente, quello valido e perfetto mediante il
solo consenso delle parti, senza formalità legali ;
estimatorio, quello per cui si dà a taluno una cosa
perchè la venda a un prezzo determinato ; fermo,
in Borsa, quello che obbliga i due contraenti a
tutte le variazioni dei valori ; innominato, quello
non ancora particolarmente determinato dalla legge,
né delineato dalle dottrine giuridiche.
Contratto oneroso, gravoso, fatto a condizioni
gravi, svantaggiose; perento, distrutto, impedito;
prorogàbile, che si può prorogare; risolvibile,
che si può risolvere, sciogliere, annullare prima
della data prestabilita; unilaterale: quando di due
parti una sola si obbliga ; valido, latto in perfetta
regola e tale, quindi, da avere effetto legale; vi-
ziato, non valido per mancanza di certe formalità
(viziato nella sostanza o nella forma).
Maniere diverse di contratto. — Abbona-
mento, contratto pel quale, pagando una determi-
nata somma, si gode d' un servizio o d' una cosa
per un dato tempo (teatro, bagni, viaggi, parruc-
chiere, visite mediche, ecc.): contratto aperto ed
esibito a molti. - Accessione, l'obbligarsi d' entrare
come parte in una convenzione conclusa con altri.
- Accollo, contratto col quale si dà o si assume un
lavoro a determinate condizioni. - Anticresi, con-
tratto che dà diritto al creditore di far suoi i
frutti dell'immobile del suo debitore, scontandoli
dagli interessi e dal capitale. - Appalto, contratto
che si fa da una o più persone, in virtù del quale
esse si obbligano di provvedere uno Stato, una Pro-
vincia, un Comune, ecc., di un dato servizio, di una
CONTRATTO
705
mercanzia, della costruzione di un lavoro, ecc. -
Assicurazione^ contralto pel quale un commer-
ciante guarentisce, mediante compenso l'equivalente
della merce per tutto il tempo in cui è soggetta a
rischio. - Associazione, un contratto o un trat-
tato di società, per il quale più persone si uniscono
al fine di operare di concerto. - Atti contrattuali:
scritture di contratti.
Baratto, contratto col quale ciascuno dei con-
traenti dà una cosa per riceverne un'altra (barat-
tare le noci con còccole, fare un cattivo baratto). -
Carrozzino, neologismo di uno speciale linguaggio,
politico e giornalistico, per indicare, specie nelle
pubbliche anuninistrazioni. un contratto manifesta-
mente e fraudolentemente lucroso per alcuno: afTa-
raccio, barocco, baragozzo, baròcolo ; contratto cat-
tivo, contratto usuraio ; pasticcio, piastriccio; scroc-
co, ritràngolo, trabalzo. - Carta partita, contratto
stipulato per il caricamento a bordo di una nave.
- Commodato, contratto pel quale una persona dà
a un'altra una cosa gratuitamente per un uso deter-
minato. - Compromesso, atto col quale due o più
persone si rimettono alla deliberazione di uno o
più arbitri, per comporre qualche differenza ; op-
pure si obbligano^ sotto certe condizioni, di stipu-
lare un dato contratto. - Concordato, convenzione
tra due parti allo scopo di aggiustare le loro diffe-
renze 0 di regolare il modo di soddisfare agli ob-
blighi reciproci. - Veggasi, anche, a fallimento
e a papato. - Condizione risolutiva : sottintesa
nei contratti bilaterali, pel caso in cui una delle
parti non soddisfi alla sua obbligazione. - Conven-
zione, accordo, patto fra due o più persone sopra
un affare (convenzione tacita, espressa; convenzione
fra coviiìiercianti, di compra e vendita, ecc., ecc). -
Convenzioni ferroviarie, veggasi a ferrovia.
Enfiteusi, contratto per cui si cede il dominio
utile d'un fondo in perpetuo o per un tempo lun-
go, pagando un canone annuo (comunem., livello).
- Fitto, contratto di chi dà o prende in affitto.
- Investitura, voce milanese usata per contralto di
locazione o d'affitto : scritta. • Locazióne, contratto
d'affitto 0 di lavoro. - Locazione a soccida, con-
tratto per cui una delle parti dà all'altra una quan-
tità di bestiame da allevare mediante compenso di
una parte dei frutti. - Mandato, contratto che ob-
bliga una persona a compiere un affare per conto
di altra persona. - Nesso, specie di contratto a de-
nari contanti. - Noleggio, nolo, contratto col quale
taluno si assume l'obbligo di trasportare persone o
cose da un luogo all'altro, per via d'acqua, contro
il pagamento di un corrispettivo.
Obbligazione, scrittura privata per cui uno s'ob-
bliga a dare, a fare o non fare una cosa. Obbli-
gazione con clausola penale, quelle che, in caso di
infrazione, sono passibili di pena, a termini del co-
dice. Obbligazioni condizionali, sospensive, risolutive,
potestative, causali e miste, possibili e impossibili,
quando dipendono da un evento futuro e incerto. Si
hanno pure: obbligazioni divisibili e indivisibili; ob-
bligazioni solidarie, divise in solidarietà passiva e at-
tiva; obbligazioni uniche o multiple, ecc. - Obbligo, lo
stesso che obbligazione, ma per atto privato finan-
ziario. - Patto, convenzione particolare. - Patto
risolutivo : che scioglie dall'obbligazione. - Pegno,
ciò che si dà per arra o per sicurtà del debito in
mano del creditore; contratto pel quale si consegna
al creditore una cosa mobile per la sicurezza del
debito. - Permuta, contratto col quale si dà una
cosa per averne un'altra in scambio: permuta-
mento, permutazione. - Quasi- contratto, fatto volon-
tario e lecito dal quale risulta un'obbligazione
verso un terzo e un'obbligazione reciproca tra le
parti. - Resihazione, convenzione per cui le parti
consentono di considerare come non avvenuto un
atto da esse prima compiuto.
Scritta, contratto scritto. - Scrittura, contratto
per lo più privato - Scrittura di obbligazione, di-
chiarazione di pagare entro un dato tempo e a
certe condizioni. - Soccida {soccio}, contratto per cui
una delle parti dà all'altra una quantità di bestia-
me, perchè lo custodisca, lo nutra e ne abbia cura
a norma delle condizioni fra esse stabilite. - So-
cietà, considerata quale vincolo giuridico, è un
contratto col quale più persone mettono qualche
cosa in comune e poi ne dividono il guadagno.
Transazione, contratto di rinuncia fatta da due
parti contendenti a una parte delle proprie pretese
0 diritti ; contratto d'accomodamento : acconcio, ac-
cordo, componimento, conciliazione; temperamento,
transatto. - Trattato, convenzione, per lo più, tra
uno Stato e l'altro.- Vendita a contanti e rivendita
a termine, contratto di riporto o doppia compra-
vendita. - Vitalizio, contralto per cui un assegna-
mento, una pensione, una rendita si corrisponde,
annualmente o mensilmente, ad una persona du-
rante la sua vita, contro «cessione di capitale, ri-
nunzia di qualche diritto, ecc.
Parti, clausole
requisiti, vicende, effetti di un contratto.
Articolo, parte di un contratto determinante un
obbligo, un diritto, ecc. - Capitolato, scritto che
contiene una serie di patti o di condizioni propo-
ste ; talvolta, annesso ad un contratto per parti-
colareggiarne gli obblighi. - Capitolato d'appalto, in-
sieme di articoli o di capitoli, costituenti gli ob-
blighi di un appaltatore di opere, o di sommini-
strazioni, e le qualità obbligatorie degli oggetti som-
ministrati. - Clausola, stipulazione particolare inse-
rita in un contratto, in un trattato : condizione, ri-
serva. Clauiola condizionale, che afferma o nega
sotto condizione ; risolutiva, quella in forza della
quale si potrà sciogliere il contratto. - Data, in-
dicazione dell'epoca in cui un contratto è stipulato.
- Effettivo, clausola nel contratto, quando il paga-
mento dove essere fatto con la moneta indicata. -
Patti accidentali, quelli che, esserci o non esserci,
non guastano il- contratto. - Postilla, rappresenta-
zione, figura aggiunta fatta posteriormente a qual-
che atto 0 contratto. - Preliminare, prima disposi-
zione delle cose attinenti al trattato da farsi. - Re-
quisiti essenziali , secondari , accidentali, elementi
stabiliti dalla legge per l'esistenza e la validità dei
contratti. - Risoluzione, la condizione o la clausola
risolutiva, sempre sottintesa, nei contratti bilaterali,
pel caso in cui una delle parti non soddisfaccia
alla sua obbligazione. - Star del credere, speciale
provvigione dovuta al commissionario quando as-
suma il rischio dell'insolvibilità delle persone con
le quali ha contrattato. - Termine perentorio, limite
imprescindibile di tempo per la conclusione di un
affare.
Agevolezza, facilitazione, vantaggio che si ha sui
contratti. - Aggio, vantaggio sopra contratti e ri-
scossioni. - Alea, azzardo, rischio, al quale un con-
Fremoli. — Vocaoolario Nomenclatore.
45
706
CONTBATTO
tratto può essere sottoposto, - Arra, più comunem.
caparra. - Azione redibitoria, l'azione del compra-
tore, il quale, per vizio del contratto, ha diritto di
sciogliere i patti.
Caducità, di testamenti o contratti che perdono ogni
valore per non essersi adempita qualche condizione,
0 per altro difetto. - CànmiCf regola, legge, nor-
ma da seguire ; anche, prezzo convenuto. - Ca-
parra, somma che il sensale o un contraente dà in
mano all'altro contraente come pegno d'accettazione
del contratto già stretto: arra, arrabone, gaggio
(frane), deposito, presta (caparramento , atto del
caparrare : accaparramento, incaparraniento). - Ce-
lebrazione, conclusione solenne di un atto (matri-
monio, ecc.) 0 di un contratto.
Disdetta, atto col quale si annulla la precedente
convenzione, si scioglie un contratto {avere, dare,
mandare la disdetta). - Errore di diritto : annulla
il contratto solo quando ne è la causa unica prin-
cipale. - Esercizio del diritto di riscatto, rescissione
per lesione: modi per risolvere un contratto di ven-
dita. - Integrazione, quel processo o atto per cui le
parti si coordinano fra loro, organandosi in un
tutto. - Laudemio, recognizione che si paga per la
rinnovazione del contratto enfiteutico.
Nullità, la condizione, dipendente da vizio o di-
fetto di forma, per cui un atto, un contratto, ecc.,
non può avere efficacia legale ed è per sé stesso
nullo, cioè come non avvenuto. - Omologazione
(gr.), atto dell'autorità civile che conferma, approva
e convalida un contralto fatto davanti a un notaio.
- Regresso, diritto accordato ad una delle parti
contraenti contro quella che ha prompsso la ma-
nutenzione del contratto o della qualità della cosa
o che altrimenti è tenuta a prestare indennità.
Scioglimento, l'atto col quale si pone fine ad un
contratto o ad altra condizione giuridica (matrimo-
nio, società, ecc.). - Sicurtà, c3i\iz\one, malleveria,
a cui si presta un individuo per la sicurezza e la
esatta osservanza dei patti di un contratto : assi-
curazione. - Soscrizione o sottoscrizione, la firma
apposta sotto una lettera o sotto qualunque altra
scrittura per autenticare il contenuto o per obbli-
garsi ad un pagamento. - Stipulazione di un con-
tratto, il concluderlo e il metterlo in iscritto. -
Strappo, nell'uso, infrazione, trasgressione dei patti
di un contratto. - Transazione, la rinuncia che due
0 più contendenti fra loro fanno, ciascuno, a una
parte delle proprie pretese o diritti, per finire una
questione e venire a un accomodamento soddisfa-
cente per tutti. - Validità di un contratto, la sua
forza di sussistenza giuridica. - Verifica, accerta-
mento dell'autenticità di un contratto.
Persone che partecipano ad un contratto.
Loro atti. — Locuzioni e proverbì.
Accettante e stipulante, formola usala nei con-
tratti a indicare che le parti intendono obbligarsi
scambievolmente. - Contraente, ciascuna delle pa)h',
ossia delle persone che addivengono a un contratto.
- Direttario, nel contratto di enfiteusi, il proprie-
tario del suolo. - Locatario, chi prende in affitto o
assume l'esecuzione di un lavoro. - Locatore, chi
dà in affitto o conferisce ad altri 1' esecuzione di
un lavoro. - Mediatore, chi fa da sensale. - No-
taio, notaro, ufficiale pubblico al quale bisogna
ricorrere per la stipulazione di alcuni contratti a
altri istrumenti. - Prestanome, chi contratta invece
di un altro che non voglia farsi conoscere : figur.,
copertina, copertoio, uomo di paglia. - Testimonio,
persona che talvolta si chiama per convalidare un
contratto, specialmente se verbale. - Utilista, il
proprietario dei frutti, nei contratti d'enfiteusi.
Accettare, annullare, fare, firmare, sottoscrivere,
stendere un contratto, espressioni di chiaro signifi-
cato. - Accordarsi in un contratto, convenire, re-
stare d'accordo, venire a patti. - Caparrare, sta-
bilire un contratto, dando o ricevendo caparra per
il medesimo : accaparrare, inarrare, incaparrare. -
Celebrare un contratto, farlo in piena regola. - Con-
trapporre, fare eccezione su un patto o sulla vali-
dità di un contratto. - Contrarre, stabilire per con-
tratto.
Contrattare, trattare l'acquisto o la vendita (veg-
gasi a comprare, a vendere), di una cosa, com-
binare un negozio, un affare: far contrattazione,
far contratto, mercanteggiare, negoziare. - Contrat-
tamento, contrattazione, il contrattare, negoziato,
trattativa.
Disdire, dare la disdetta. - Essere in contratto, es-
sere li li per concluderlo.- Essere tenuto in solido:
legato con altri all'osservanza di un contratto o del
pagamento di un debito. - Infirmare, invalidare, op-
pugnare la validità. - Locare, dare in affitto. • Pat-
tuire, venire a patti, ad accordi, a contratto. - Per-^
mutare, fare una permuta.
Rescindere, risecare, tagliare ; figur., annullare un
contratto. - Rinvestire una cosa in un'altra, con-
vertirla in quella, contrattandola. - Rogare, atto del
notaio che stende e sottoscrive un contratto. -
Rompere un contratto, annullarlo.
Stipulare, mettersi d'accordo sulle condizioni di
un contratto ; mettere il contratto in carta ; obbli-
garsi legalmente per iscritto, per contratto. - Stru-
mentare (termine legale), fare uno strumento, un
contratto. - Stracciare t patti, i capitoli (figur.),
mancare all'osservanza di un contratto. - Stringer»
un contratto, stipularlo, concluderlo. - Tirarsi per i
capelli, discutere sopra un contratto per avere
patti vantaggiosi.
Paraffato, parafraio, parafrazione, francesismi da
parafe: nelle scritture dei commercianti e negli
uffici di cancelleria, si usa dire clie ciascun foglio
è stato paraffato o parafato dai giudici del tribu-
nale. Sicché il paraffare vale come approvare,
autenticare, confermare, convalidare, omologare, op-
pure firmare, sottoscrivere. - Rescissione, annulla»
mento giudiziale di un contratto giuridico.
Locuzioni, pbovebbì. — A forfait, francesismo
che corrisponde alla locuzione italiana: a rischio e
pericolo (nell'uso, significa anche: in blocco, a un
tanto complessivo, per l'esecuzione di un impegno
contrattuale). - A termini di contratto, secondo i
patti in esso stabiliti. - Reninteso, modo di dire
che si adopera come condizione nei patti contrat-
tuali - Pro rato et grato (lat.), espressione indi-
cante che un contratto é valido ed accetto. - Salvo
errore, nei contratti, espressione che indica e de-
termina qualche clausola particolare.
Carta canta e villan dorme, allusivamente all'ef-
ficacia di un contratto scritto. Nello stesso senso:
Chi bene istrumeiUa dorme sicuro ; lettere in carta,
denaii in arca; lo scritto non si manda in bucato;
carta vista mal non acquista. - Prima scrivi e poi
canta', prima canta e poi scrivi. - Una lira va «
viene: non ci si bada, contrattando.
CONTKATTO — GONrKOM.O
707
Contratto. Che li a subito contrazióne.
Contrattuale. Di contratto.
Contrattura. Vengasi a contrazione.
Contrawalazióne. Secondo trinceramento col
quale si cinge la piazza che si vuole stringere
d'assedio.
Contrawelaccia, contrawelacclna. Detto
a vela.
Contravveleno. Rimedio contro il veleno.
Contravvenire (contravvenuto). Non ubbidi-
re. - Contraffare alla legge o a un regolamento,
cadere in contravvenzione ; non osservare, tra-
sgredire.
Contravvenzióne. Il contravvenire alla legge
0 al regolamento, il trasgredire ; infrazione, inos-
servanza , prevaricamento , prevaricazione ; tras-
gressione, violazione. Nell'uso, più specialmente,
la pena, la multa che dall'autorità viene inflitta
per tale inosservanza, previo atto di accertamento
da parte dei funzionari all' uopo delegati, - Lon-
travventore, chi cade in contravvenzione ; conten-
tore, infrattore, inosservante, prevaricatore, tras-
greditore, trasgreditrice, trasgressore, violatore. -
Denunziare, elevare una contravvenzione, dichia-
rarla, farla. - Infliggere una contravvenzione, farla
subire.
Contrawite. Detto a vite.
Contrazióne. Il contrarsi, l'effetto del con-
trarsi ; in senso generale, il ritirarsi o l'accorciarsi
di un corpo sopra sé stesso, per effetto del ravvi-
cinamento delle proprie molecole (quindi contrazione
dei muscoli, dei nervi, della faccia, della parola,
della sillaba, ecc.); più specialmente e sotto l'a-
spetto fisiologico, la contrattilità in alto : attrap-
peria (v. a.), attrazione, coartazione ; contraimento
(v. a.), contrattura ; raggricchiamento, raggrinza-
mento ; rattraimento (v. a.) ; ratlrappamento, rat-
trappatura; rattrazione, ritiramenlo. - Contraisi,
restringersi e raccorciarsi; aggranchiare, aggran-
chiarsi, attrapparsi ; raggranchiarsi, raggricciarsi,
raggrinchiarsi, raggruzzarsi, raggruzzolarsi; rattrap-
pirsi, rientrare, rinf( derarsi ; ristringersi, ritirarsi.
Contrattilità, ipercinesi (mobilità eccessiva, con-
vulsa) tonica, permanente, involontaria, che si ma-
nifesta con l'assoluto o relativo aumento dell'atti-
vità di uno 0 più muscoli della vita animale e che
si osserva nelle malattie dell'encefalo, del midollo
spinale, e inoltre nelle lesioni nervose periferiche,
che la producono in forma diretta o riflessa, ecc. -
Rictus, contrazione spasdomica dei muscoli del
volto si da porgere l'aspetto del riso forzato. - Ri-
flessi tendinei, contrazioni o scosse più o meno com-
plicate, più 0 meno durature, che si provocano ec-
citando meccanicamente i tendini. - Ruga, grinza,
raggrinzamento della pelle. - Spasmo clànico, alter-
nazione di contrazioni e di rilassamenti dei muscoli.
- Tic, voce francese dal tedesco tikeVf toccare lieve-
mente : indica un moto convulso, abituale e co-
sciente, risultante dalla contrazione involontaria di
uno o più muscoli del corpo, spesso riproducente,
in modo intempestivo, qualche gesto riflesso o au-
tomatico della vita ordinaria.
Contrectaziòne (lat.). Appropriazione indebita.
Contribuente. Chi paga la tassa t Vini-
posta.
Contribuire (contribuito, contribuzione). Con-
correre, con la spesa, con la fatica, con gli uffici
e simili a checchessia; cooperare, dare: di più
persone insieme, gallicismo riprovato nel senso di
conferire, giovare. - Contribuente, chi contribuisce.
chi paga le imposte, le tasse : contributore. - Con-
tributo, il tanto di denaro che si paga. - Contri-
buzione, azione del contribuire. In diritto commer-
ciale, operazione con la quale si fanno concorrere
a riparare una perdita o un danno quelli per ca-
gione dei quali si è subito il danno o la perdita.
- Coìtiribuz'.one di guerra, veggasi a guerra.
Contribuzióne. Il contribuire.
Contrina. Veggasi a rete.
Contristare [contristato). Rendere triste, ca-
gionar dolore.
Contristarsi (contristato). Prendere malin-
conia.
Contritamente. Detto a pentimento.
Contrito, contrizióne. Veggasi a penti-
mento.
Contro. Preposizione e avverbio che dinota o%>-
posizione, contrarietà, contrasto, e si costruisce
con l'oggetto diretto e con l'oggetto indiretto, me-
diante le particelle a e di. Si unisce a formare
molte parole che valgono a significare azione
opposta : contraddire, contrariare, contrastare, con-
travvenire, ecc. Nello stesso significato: a carico, a
contrario, addosso, a disfavore, all'incontra, all' in-
contro, avverso; contra, in centra; in contrasto,
in disfavore, in odio, in onta, in opposito, in-
verso; verso. - Di contro, dalla parte opposta, di
faccia, diritnpetto. - In confronto, termine giuri-
dico per contro. - Dar contro a uno, contrariarlo,
contraddirlo (veggasi a contrario e a contrad-
dizione). - Far contro ad alcuno, opporsi, fare
opposizione.
Controalisèl. Detto o vento.
Controapertura. Veggasi a ferita.
Controattacco. La marcia che si fa contro
il nemico, mentre questi si avanza per assalire,
per dare battaglia, per combattere.
Controbatteria. Una batteria opposta ad
un'altra.
Controbattuta. Veggasi a fiume.
■ Controcassa. Detto a cassa.
Controcalco. Detto a disegno.
Controcifra. La chiave della cifra.
Controcorrente. Veggasi a corrente e a
corrente elettrica.
Controdata. Veggasi a data.
Controdecreto. Veggasi a decreto.
Controdote. Veggasi a dote.
Controfinestra. Veggasi a finestra.
Controfiòcco. Detto a vela.
Controforza. Detto a forza.
Controfosso. Veggasi a fosso.
Controgoverno. Detto a governo.
Controindicazióne. Veggasi a malattia.
Controllare (controllato). Sottoporre a con-
trollo.
Controllo (francesismo, da contróle). Voce di
uso per indicare Vesame che qualcuno esercita
sull'operato di altri (atti di amininistr azione,
di contabilità), per verificarne l'andamento, o
sopra cose diverse, per accertare che abbiano le
qualità necessarie (merci e simili), si trovino nelle
volute condizioni (controllo di cassa o d'altro), ecc.:
ispezione, revisione, riscontro, sindacato, verifica.
Controllare, sottoporre a controllo, mettere a con-
frotìto : ispezionare, rivedere, rivedere le ragioni,
riscontrare, sindacare, verificare. - Controllore, chi
ha l'incarico di esercitare il controllo: impiegato
al controllo, ispettore, revisore; riscontriere ; sin-
daco (controllore, revisore di conti); verificatore.
708
CONTROLLORE — CONVENIENTE
Controllorf. Detto a controllo.
Controluce. Termine di pittura.
Oontrolunetta. Specie di incastro.
Contromandare (contromandato). Dare un
contrordine: rivocare un ordine, un comando.
Contromarca. Veggasi a segno e a teatro.
Contromarcia. Detto a marcia.
Contromina. Veggasi a mina.
Contromolla. La molla clie agisce in con-
trasto con un'altra.
Contronota.* Detto a nota (musicale).
Controprogetto. Veggasi a progetto.
Controproposta. Detto a proposta.
OontroproTa. Veggasi a prova.
Controquerela. Detto a querela.
Oontroranda. Detto a vela.
Contrordine. Veggasi a ordine.
Controricevuta. Detto a ricevuta.
Controrisposta. Veggasi a rispondere.
Controrivoluzióne. Detto a rivoluzione.
Controsaluto. Detto a saluto.
Controscèna. Veggasi a comico e sparlare.
Controsenso. Assurdità, assurdo.
Controstampare (controstampato). Veggasi a
stampa.
Controstimolante. Veggasi a stimolo.
Controstòmaco. Figur., contro volontà.
Controversia. Questione, lite. ■ Differenza di
opinione,
Contro versista. Chi tratta materie di contro-
versia, specialmente di teologia.
Controverso. Soggetto a controversia ; rf«66to.
Controvèrtere (controvertibile, controvèrso).
Mettere in disjfufa, in life^ in quistione.
Contubèrnio. Schiera di soldati nella m,iliisia
romana.
Contumace. Cadute in contum,acia. - Segre«
gato dagli altri.
Contumàcia. Il disubbidire al giudice, spe-
cialmente col non presentarsi e col non farsi rap-
presentare, quando chiamati a comparire in giu-
dizio: latitanza. - Contumace, chi incorre in contu-
macia; chi o clie sta nascosto per istuggire alla
giustizia: disubbidiente, latitante, refrattario, ri-
calcitrante. - Contumaciale, di contumacia.
Contumàcia. Segregazione di persone o cose
infette o ritenute sospette, per un tempo determinato.
Contumaciale. Di contumacia ; attenente a
contumacia.
Contumèlia f contumelioso). Villania, ingiuria.
Contundente, contundere. Veggasi a con-
tusióne.
Conturbare, conturbamento (conturbato).
Detto a turbare.
Contusióne. L'atto e il segno del contundere,
ossia del produrre un'ammaccatura nelle parti molli
del nostro corpo, senza ferita, né squaicio, o di
una cosa, il che avviene quando si batta fortemente
un corpo con un altro più duro: ammaccamento,
attrizione, fiaccatura, percossa ; pesca, ripressione
(termine di mascalcia). Fisiologicam., suggellazione.
Giovano, nella cura delle contusioni, Vacqua vegeto-
minerale, V arnica, le foglie e il frutto di mirto, ecc. -
Attrizione, il maggior grado di contusione; anche,
stritolamento, triturazione di parti. - Ecchimosi, lo
spandimento del sangue nel tessuto connettivo sot-
tocutaneo per effetto di contusione o per diatesi. -
Occhiata, contusione nell'occhio.
lAvido, lividore, liridura, quel nericcio che fa il
sangue sulla pelle per contusione, percossa, caduta, ecc.
Contundente, di strumento atto a cagionare con-
tusioni. - Contùndere, battere, urtare con un corpo
duro : ammaccare, amatutire (ammaccare a forza di
busse); ammaccare, calcare, lasciare il segno; ma-
colare. - Contuso, che ha sofferto una contusione ;
ammaccato ; maculo, maculato ; pieno di lividi.
Contutore. Veggasi a tutore.
Convalescente, convalescenza. Veggasi a
malattia.
Convalidare (convalidato, convalidazione). Cor-
roborare, fortificare, render forte, per lo più rife-
rito a dottrina, a opinione e simili ; rendere
valido, dare conferma o sanzione a un decreto, a
un diritto , a un contratto, ecc. : affermare,
confermare, consacrare, ratificare, sanzionare,
rivalidare, validare; avere per fermo, per istabile,
per rato. - Convalidarsi, figur., prendere maggior
forza. - Convalidazione, il convalidare : conferma,
omologazione, rafferma, ratiabizione (l'aver per
rato), ratifica, ratificamento, ratificazione.
Convallaria. Nome di erbe asparagacee, che
crescono spontanee nei luoglii boschivi e si colti-
vano nei giardini per il Iure fiore odoroso. Una, la
convallaria maialis, detta anche campanella, mu-
ghetto ; altra, detta sigillo di Salomone.
Convalle. Detto a valle.
Conveg-no. Luogo dove più persone si sono
dato appuntamento , parola di trovarsi insieme,
l'atto stesso del trovarsi: posta, ritrovo. - Ap-
puntamento, accordo, intesa, fra due o più persone
per trovarsi insieme in un dato luogo, ad una de-
terminata ora: appicco, ferma.- Rendez-vous (frane),
ritrovo, appuntamento, convegno. - Hendevosse, per
convegno, appuntamento ; brutto francesismo ara-
messo solo per ischerzo. - Bruciare il pagliaccio, il
pagliericcio a uno (volgarm.), piantarlo, mancare a
una promessa, a un convegno. - Convenire (non
popol.), andare, trovarsi a convegno, di più per-
sone nello stesso luogo. - Fissare un convegno : dar
l'impegno, fissar l'appuntamento, fissar l'ora. - Con'
venuto, chi si trova a un convegno ; chi sta in
adunanza^ in riunione con altri. - Puntuale, chi
è diligente, preciso e arriva al convegno nel mo-
mento prefissato.
Convenévole. Conforme al dovere, oppor-
tuno, adatto, conveniente. - Al plurale, atto di
amorevolezza, di onore; cerimonia, compli-
ìnento. Contr., sconvenevole, sconveniente.
Convenevolmente. In modo conveniente;
con decoro.
Conveniente. Che conviene, che si adatta allo
scopo, che é opportuno : acconcio, adatto, ade-
guato, analogo, ben trovato, buono ; comodo,
competente, congruente, congruo, convenevole ; cor-
rispondente; dicevole; opportuno, proporzio-
nato, proprio; sano, utile, vantaggioso, venturoso.
- Contr., sconvenevole, incongruente, inconveniente,
sconveniente, disadatto, sproporzionatOf ecc.
Convenientemente : accomodatamente, accomode-
volmente, acconciamente, acconciatamente, adegua-
tamente, a dovere, ad hoc (lat.), a modo e a verso;
a verso; appropriatamente, avvenentemente, avve-
nevolmente; competentemente, condecentemente ,
condecevolmente ; congruamente, congruentemente ;
debitamente, decentemente, decorosamente, degna-
mente, dicevolmente, doverosamente, dovutamente;
idoneamente, in modo acconcio ; onestamente. -
Contr., sconvenientemente (veggasi a inconveniente
e a sconveniente).
CONVEMKNTEMENTE — COPTN'ENTO
709
Convenienza, l'essere conveniente, qualità di ciò
che è conveniente: acconcezza, aggiustatezza; con-
facenza, confacimento; congruenza, congruità; de-
cenza, decoro, dicevolezza, discrezione. - Contr.,
sconvenienza, disconvenienza, disdicevolezza, incon-
gruenza, ecc.: vei-'gasi a incoiivenietite ^i 3i scon-
ve niente.
Co.NVENiRK, essere conveniente, opportuno : acco-
modare, acconciarsi, adattarsi, addicersi, addirsi,
affarsi ; andar a fagiuolo, andar bene ; attagliarsi :
calzare ; confarsi ; esser bene, essere di ragione ;
fare al caso, al bisogno, al proposito ; fare per la
bottega ; metter conto, mettersi a bene ; quadrare,
quadrare a cappello ; rispondere al bisogno, al
caso ; stare a cappello, a martello, a misura, a
modo, a pelo; star bene; tornare a sesto, tornare,
venir bene; tornar comodo, vantaggioso; valere il
pregio dell'opera, valere tant'oro. - Cosa degna di
Uìia persona, che gli si confà, gli si addice.
Al di là del convenevole, oltre il convenevole, più
che non convenga. - E^l modus in rebus (lat.), nelle
cose bisogna rispettare le convenienze, bisogna a-
vere una certa misura, una certa moderazione. -
Se vi accomoda, se vi -piace, modo di dire che
signilica : se vi conviene.
Convenientemente. In modo conveniente.
ConTeniie {conveniente, convenienza, convenuto).
Venire a convetjno, trovarsi con altri. - Essere
conveniente. - Essere (Raccordo ; essere dello
stesso parere, della medesima o}>inione. - Avere
conformità, somiglianza o reiasione, in gene-
rale. - Consentire, dare consenso. - Essere di 6t-
sogno, di necessità. - Chiamare in giudizio.
Conventicola. Segreta adunanza di persone,
per lo più con line sedizioso ; coìnbrìccola ; pic-
cola congiura.
Convento. Luogo nel quale convivono i frati o le
monache, cioè religiosi dell'uno o dell'altro sesso:
abbazia, cenobio, chioslro, certosa; claustro, clau-
stura; collegio di frati; coiimnità, conservatorio; ere-
mo, frateria, imbiancatuio della salute; monasterio,
monastero, monistero ; ospizio ; sacre mura, sacro
asilo, sacro loco, sacro nido ; ritiro. - Anche, i frati
stessi e le monache che abitano in convento. -
Conventuale, di convento o appartenente a con-
vento : cenobitico, claustrale, monastico. - Disci-
plina, la regola stabilita. - Regola, statuto di un
ordine. - Stato di conventualitd, la condizione dei
irati e delle monache.
Abazia, abbazia, badia, più specialmente la chiesa
dell'afra^e. - Ai-chimonastero, convento principale ;
badia. - Badia, convento di frati, specialmente della
regola di San Benedetto. - Certosa (lat. cerlusia;
frane, cìmrtreuse), nome dato a diversi conventi di
frati certosini. Celebre la Grande Chartreuse presso
Grenoble, in Francia, dove si fabbricava un fa-
moso liquore, detto pure chartreuse. - Commenda,
abbazia o monastero posseduto da un laico. - Con-
servatorio, convento di monache o altro luogo si-
mile, dove si adunano fanciulle. - Discretorio, luogo
dove si radunano i superiori per conferire insieme
circa gli affari di un ordine monastico. - Mandra
(gr.), chiostro, monastero. - Monastero, lo stesso,
in genere, che convento : ma nel convento stanno
i frati, nel monastero i monaci. - Opera, in To-
scana, l'ente morale costituente sopratutto ciò che
riguarda la fabbrica delle chiese o dei monasteri,
la conservazione, i miglioramenti di essi, l'ammini-
strazione delle rendite e i miglioramenti da tarsi.
- Pardclito, o Paracielo (gr. consolatore), celebre
convento fondato da Abelardo, presso Troyes. -
Provincia, estensione di paese in cui tutti i mona-
steri di un ordine sono sottoposti allo stesso capo.
Pahti del convento.
Titoli, gradi delle persone che vi stanno.
Cose e termini vari.
Cànova, luogo ove si ten,i,'ono il vino, l'olio e
altre grasce. - Cella, cameretta dei frati e delle rao-
nache. - Chiostro (chiostra), logi^ia intorno ai cor-
tili dei conventi o di altro edificio sacro; il cor-
tile stesso contornato di logge e di portici. - Clau-
sura, la parte di un convento da cui non possono
uscire i religiosi. - Comunicatorio, finestrino, nella
chiesa d'un monastero, per cui si comunicano le
monache. - Corridoio, stanzone lungo su cui
danno le celle.
Dormentorio e dormitorio, la parte del convento
ove sono le celle. - Foresteria, forestieria, quartiere
nel quale si ricevono i visitatori. - Parlatorio,
stanza dei monasteri in cui si parla alle monache,
attraverso una grata. - Porteria, di cesi duna o
più stanze al terreno, presso la porta del convento,
0 d' altri simili luoghi, per dimora del frate guar-
diano. - Refettorio, luogo dove i religiosi, le mo-
nache e quelli che vivono in comunità, d'ambo i
sessi, si riuniscono a tavola. - Salutatorio, il par-
latorio.
Botola (volgarmente bódola), quella specie di bus-
sola, di legno o di pietra, a foggia di una mezza
tramoggia, cioè a tre soli lati, e che si pone ester-
namente alle finestre delle prigioni e dei monasteri,
specialmente di monache. - Grata, l'inferriata che
hanno le monache nel parlatorio. - Ruota, specie
di cassetta rotonda che, girando su un pernio nel-
l'apertura di un muro, serve alle monache chiuse
in un monastero per dare e ricevere robe. - Taz-
ziera, specie di cassetta aperta, con manico, a vari
scompartimenti, dove nei conventi si mettono i
piatti dopo sparecchiata la mensa.- Tramoggia, or-
digno posto alle finestre dei monasteri (e delle pri-
gioni) alfinchè dal di fuori non si possa vedere
nell'interno dell'edificio.
Titoli, gradi, ecc. — Abate, superiore di un
monastero (comunem., padre abate). • Abbadessa, co-
lei che fra le monache presiede al governo con
autorità di superiora : badessa. - Agapète, vergini
che un tempo vivevano in comunità, conventual-
mente. - Apocrisiario, tesoriere. - Archimandrita,
superiore di un convento greco.
Camerlinga, nei conventi di monache, quella
che sopraintende all' azienda, alle spese. - Ca-
marlingo, colui che compie lo stesso ufficio nei
conventi di frati: camerlengo. E camarlingato,
l'ufficio della camarlinga e del camarlingo - Ca-
novaia, canovaio, chi è addetto alla canova nella
cantina: cantiniere. - Cellerario, il frate inca-
ricato di provvedere alle spese giornaliere. - Ce-
nobiarca, capo dei cenobiti. - Cenobita, chi vive
appartato dalla società e sotto regola monastica. -
Comunità, tutti i monaci di un convento. - Con-
versa, monaca che attende ai servizi del convento.
- Converso, frate laico. - Coirettore, superiore d'un
convento di Minimi.
Decano, decana, il superiore, la superiora in al-
cuni conventi. - Definitore, colui che è preposto ai
monasteri per assistere il generale o il provinciale
nella amministrazione degli affari dell'ordine. -
710
CONVENTUALE
CONVERSAZIONE
Donati, le persone che un tempo entravano in un
convento con il loro patrimonio e vi rimanevano
come laici.
forestieraio, chi ha l'ufficio di accogliere i fore-
stieri nei conventi. - Frate, uomo di chiostro e
. di religione. - Generale, titolo del superiore di un
ordine fratesco. - Guardiano, in alcuni ordini reli-
giosi, il capo del convento; in altri, il portinaio.
E guardianato l'ufficio relativo, nonché il tempo,
la durata di esso.
Monaco, persona che, nel ritiro e nella solitu-
dine, vive in preghiere e in altre pratiche reli-
giose. - Novizia, norizio, chi fa il tempo di novi-
ziato, di prova. - Operaio di monasteri, chi sopra-
intende all' amministrazione. - Padre provinciale
(anche solo provinciale), chi è designato come il capo
dei conventi di una provincia. - Priora, la madre
superiora d' un monastero di monache. - Priore,
il padre superiore di una casa di religiosi. - Pro-
fesso, chi ha fatto professione in un monastero,
e dicesi comunemente dei religiosi regolari.
Ripentite (le), donne chiusesi in un convento a
far penitenza. - Suora, la monaca. - Superiora,
superiore, chi dirige un convento. E superiorato
l'ufficio, il grado relativo. - Tabulario, monaco in-
caricato di indicare agli altri le loro funzioni. -
Vicario, chi fa le veci del superiore. - Zelatore, pro-
curatore dei Minimi.
Cose e termini varii. — Acedia, vocabolo usato
anticamente per indicare una specie di malin-
conia, che dominava nei chiostri. - Capitolo di
penitenza, l'adunanza dei claustrali di un mona-
stero per confessarsi ai loro superiori. - Clausura,
divieto ecclesiastico fatto ai secolari, specialmente
di sesso diverso, di entrare nei monasteri, - Esen-
zione, in diritto canonico, sottrazione di un con-
vento»o di un dignitario ecclesiastico dalla giuri-
sdizione di qualsiasi autorità ecclesiastica. - Voti,
la solenne promessa di obbedienza, di castità e
di povertà negli antichi ordini monastici.
A risentirsi: si diceva, nei conventi di stretta clau-
sura, perché nessuno rivedeva più i vivi, tranne il
medico e il confessore.
Conventuale. Di convento.
Convenuto. Chi é chiamato in giudìzio.
Convenzionale. Di convenzione, di contratto.
- Di convenzionalismo, ài manierismo. -Veggasi
anche a pena.
Convenzionalismo. Detto a ìnanierismo.
Contenzióne. Il convenire: accordo, patto,
contratto, • Convenzioni di guerra, veggasi a
guerra. - Convenzioni ferroviarie, veggasi a fer-
rovia.
Oonverg-enza. Atto del convergere.
Convèrgere {convergente, convergenza). Andar
a terminare in un medesimo punto, partendo da
due punti diversi: detto di linee (veggasi a ii^ew)
e simili. - Volgersi da parti diverse di più cose o
persone insieme, a un punto solo. - Convergente,
che converge. - Convergenza, l'andamento di più
linee o cose in tal direzione che sempre più s'ac-
costino tra loro.
Convèrsa. Veggasi a mònaca e ad em-
brice.
Conversare. Far conversazione. - Usare e
trattare insieme ; praticare.
Conversazióne. Il parlare che fanno, fra
loro, più persone, intrattenendosi a discorrere di
varie cose, per passare il tempo, per comunicarsi
notizie, idee, ecc.; la gente stessa che. unita, con-
versa insieme: confabulazione, dialogo; conver-
sare, ragionare. La conversazione riesce allegra, a-
mena, briosa, chiassosa, animata, piacevole, uggiosa,
frittola, sentimentale, languida, noiosa, tempestosa, ecc.
Fiorita, fioritissima, dicesi la conversazione quando
vi prendono parte molte o scelte persone; spmiosa,
quando fatta con brio, con dello spirito ; variata,
quando si parla di cose varie. La conversazione
cade quando languisce ; e si lascia cadere quando
non si aiuta a parlare, non si dà animo con altre
domande e risposte. - Conversazioncella, conversa-
zioncina, conversazione di pochi o, anche, di per-
sone garbate e modeste. - Conversévole, che con-
versa, atto a conversare.
Causerie (frane), il parlare brioso, grazioso, gar-
bato intorno a svariati argomenti. - Chiacchierio,
cicaleccio (veggasi a chiacchera), conversazione
disordinata o frivola. - Circolo, quantità di persone
riunite a conversazione, specialmente nelle alte
sfere. - Crocchio, circolelto di persone riunite a
conversare. - Parlour (ingl.), parlatorio o sala di
conversazione. - Veglia, riunione di persone per con-
versare, giuocare, ecc.
Conversare, fare, tenere conversazione; parlare,
discorrere con qualcuno senza proposito o motivo
speciale : barattar qualche parola ; comunicare in-
sieme; confabulare, conferire; dialoghizzare, dialo-
gizzare (non com), far camerata ; mettersi in pa-
role ; mutare, scambiar parole con qualcuno ; ra-
gionare; sermonizzare (|non com.). - Andare, met-
tersi, stare a crocchio, far crocchio, stare a con-
versazione. - Barattare una, due, tre, quattro par
role, conversare un pò. - fare una partita, tma par-
titina a chiacchiere, conversare un poco per pas-
sare il tempo. - Lasciar morire il discorso, lasciar
cadere la conversazione. - Parlare del più e del
meno, del vento e della pioggia, conversare vaga-
mente, di cose inconcludenti e noiose. - Raccattare
una parola, raccoglierla nella memoria ; anche, pren-
dere occasione per muovere discorso con chi la
proferisce. - Rinfrancescare, tornar col discorso a
cose ridette, inutili o non gradite a chi ascolta. -
Tener conversazione, ricevere persone in casa, spe-
cialmente la sera. Il fatto del conversare. - Tener
veglia: tenere conversazione. - Trattenere una con-
versazione, trovare gli argomenti per discorrere.
Chi conversa. — Causeur (frane), parlatore ele-
gante, brioso, che intrattiene piacevolmente, ma
talvolta frivolo, indiscreto, superficiale, non serio.
- Chiacchierone, ciarlone, veggasi a chiacchiera.
- Chiotto, persona che non prende parte al con-
versare degli altri, e più ascolta che non parli, per
suo fine occulto. - Uomo, persona ritirata, che con-
versa poco con gli altri.
Voci e locuzioni varie. — Fuoco di fila (figur.),
l'intrecciarsi, rapido, di botte e risposte con brio.
- Luoghi comuni, le cose che tutti sanno, i discorsi
soliti. - Soggetto di conversazione, Vargomento,
il tema dei discorsi che si fanno. - Tono svogliato
della conversazione, quando questa langue.
C'è da pioterei tessere su qualche conversazione. -
Certe conversazioni sono un tormento, quando an-
noiano rnolto 0 disgustano. - E' cosi legato che
pare un collegiale: di persona impacciata nel con-
versate. - Nasce un frale (scherz.), quando in con-
versazione a un tratto si chetano tutti. - Passiamo
a una nota più gaia, invito a discorrere di cose
più divertenti.
Causeuse (frane), specie di divano per due
CONVERSEVOLE
CONVULSAMENTE
711
persone, le quali possono conversare una di fronte
all'altra.
Conversevole. Detto a ronversazione.
Conversióne. Atto ed elletto del convertire e
del convertirsi; mutazione di vita, di fede, di
religione, da malo a bene (in questo senso anche
convertimento, ftentinìenfo, resipiscenza). - Ui-
volginiento, giro intorno a un centro. - Movimento
di una schiera sul lianco destro o sul sinistro. -
In chimica, l' atto per cui una sostanza muta di
qualità o di composizione. - Come termine d'alge-
bra, veggasi a pro2}orzione. - Conversione della
rendila, veggasi a rendita.
Convertire, cambiare, trasmutare, mutare.
Figur., volgere; cambiare movimento.- Anche,
indurre altri a lasciare una religione per abbracciarne
un'altra, ovvero a cambiare in meglio il tenore di
vita (contr., pervertire): condurre 3il)ìo; emen-
dare, detergere la coscienza ; far ravvedere ; far
rivolgere la mente dal male a! bene; illuminare;
persuadere a pentimento ; rallumare, ravvivare ;
recare a penitenza, recare a via di salute ; rimet-
tere sulla buona strada. - Convèrtere, lo stesso che
convertire, eccettochè nel senso morale. - Ricon-
vertire, ripete convertire. - Rinvertire, cambiare una
cosa in un'altra, convertendola. - Convertibile, che
8i può convertire ; atto a rivolgersi, girevole. Veg-
gasi a proposizione.
Convertirsi, passare da una ad altra religione,
dal m,ale al bene: abiurare, aprire il cuore a Dio;
emendarsi (veggasi ad emendare) ; fare abiura ;
pentirsi (\eggasi à pentimento) ; ravvedersi (veg-
gasi a ravvedere), rendersi a Dio, riconciliarsi
con Dio, rifarsi santo ; ritornare, tornare alla grazia
di Dio, a pace con Dio, nella misericordia di Dio;
voler pace con Dio. - Sulla via di Damasco, vale
sulla via della conversione.
Converso. Rivolto, contrario, opposto. - Veg-
gasi a convento e a frate.
Convèrtere. Detto a conversióne.
Convertibile. Veggasi a conversione e a
2)roposizione.
Convertimento. Rivolgimento, conversione.
Convertire, convertirsi (convertito). Detto a
conversióne.
Oonvessióne. Detto a liquido. - Convessióne,
0 convezióne, il trasporto operato da particelle
mobili del calore o dell'elettricità.
Convessità. L'essere convesso.
Convèsso. Di superficie, di corpo più rile-
vato nel mezzo che ai lati o intorno; che ha la
superficie esteriore rilevata o piegata in arco (contr.,
concavo) : a cupola, a coppolato ; fatto a colmo,
curvo ; fatto a schiena d'asino ; gibboso, gobbo ;
inarcato, scrignuto, ritondetto, uinbelicato. - Bicon-
vesso, convesso verso l'interno, da ambe le parti. -
Bombe (frane), convesso, a baule.
Convessità, qualità di ciò che è convesso; la
curva esteriore di un corpo tondeggiante in fuori ;
la configurazione esterna dei corpi sf^^rici, ellittici,
ecc. (contr., cavità) : convesso (soslan iv.), curva-
tura, curvezza, gibba. - Stozzo, strumento per fare
la parte convessa a un metallo.
Oonvicino. Confinante (veggasi a confine), vi-
cino.
Convincente, convincentemente. Detto a
persuadere.
Convincere (convinto). Dimostrare ad alcuno
un assunto in modo che non possa ribattere ra-
gione : vincere nella discussione (veggasi a discu-
tere) ; anche, infondere certezza, e, in questo caso,
propriamente persuadere. - Provare ad altri il
suo delitto, il suo errore, il suo torto. - Con-
vincersi, farsi una persuasione, acquistare una cer-
tezza ; essere certo, persuaso. - Convincimento, il
convincere e il convincersi. - Convinto, persuaso.
- Convinzióne , l'effetto del convincere o dell'essere
convinto.
Convinto. Persuaso : veggasi a persuadere. -
Convinto dicesi il reo, quando il giudice ne ha
dimostrato la colpevolezza.
Convitare (convitato). Chiamato a convito, a
banchetto ; far conviti.
Convitato. Detto a convito e a banchetto.
Convito. Solenne pasto, buon pranzo, al
quale sono invitate o intervengono spontaneamente
parecchie persone: agape, banchetto, cenacolo;
commensazione, commessazione Cin senso di crà-
pula,' orgia) ; convivio, èpula, fidizio ; mangiare,
mensa ; pappatoria (scherz.) ; simposio, sissizio ;
tinello. - Convito funebre, un tempo molto usato
nelle famiglie, e quasi di carattere religioso, dopo
0 durante le esequie di un morto ; pasto del morto,
taffio. - Convito nuziale, quello fatto in occasione
di nozze: tavola sposai izia. - Convivium, gran cena
presso i Latini (simposio presso i Greci), diretta da
un rex o arbiter bibendi (simposiarca, arcitriclino).
- Sacro convito, il sacramento deìV eucaristia, -
Convivale, conviviale, di convito, appartenente a
convito : conviviale, simposìaco.
Convitare, chiamare a convito, invitare a mensa:
accogliere a tavola, ainmensare, apparecchiare;
corteggiare, corteseggiare ; dar da desinare, dar de-
sinare ; dare trattamento, dar un pranzo ; imban-
dire, imbandire la mensa; tenere corte bandita,
tener tavola. - Convitante (non us.), chi ha convi-
tato : anfitrione, archiconviva, capo del convito,
convitatore, dietarca, imbanditore, Lucullo, simpo-
siarca. - Convitato, chi é invitato a mangiare in
casa d'altri: commensale, conviva, convivante ; in-
vitato, sodale, tavolante (e tavolata il complesso
dei convitati). - Convivare, essere commensale. -
Venite a fare penitenza con me, locuzione d'uso, e
indica invito a pranzo fatto con modestia.
Cormo, il dio dei lieti conviti: lo si figurava quale
giovane alato.
Convitto, convittore. Veggasi a collegio.
Convivale. Detto a convito.
Convivare (convivante). Detto a convito.
Convivènza. Atto del convivere.
Convìvere (convivente, convivenza, convissuto).
Il vivere insieme abitualmente.
Conviviale. Detto a convito.
Convocare (convocante, convocato). Invitare,
chiamare ad un'adunanza, ad un'assemblea,
ad una seduta e simili.
Convocazióne. Il convocare: appello, chia-
ma, chiamata, convocamento.
Convogliare (convogliato). L'accompagnare,
il seguire checchessia, il far compagnia, per
maggiore sicurezza di trasporto, o anche a titolo
di onore.
Convòglio. Accompagnamento, accompagnatura.
- Treno ferroviario.
Convòlvolo. Pianta che getta viticci, si ag-
grappa ed ha i fiori a campanello : vilucchio. Dà
il nome fconvolvulacee) a un ordine di piante di-
cotiledoni, erbacee e fruttescenti , comprendente
molte specie.
Convulsamente. Detto a convulsione.
712
CONVULSIONARIO — COPERTA
Convulsionario. Veggasi ad epilessia e a
giansenismo.
Convulsióne {convulsivo, convulso). Moto irre-
golare e involontario dei muscoli del corpo, accom-
pagnato da scosse più o meno violente, cagionate
da irritazione nervosa ; in termini scientifici, forma
di movimento anormale caratterizzata da esaspera-
zione dell'altività motoria (ipercinesi) e manifestan-
tesi talvolta con rapida alternativa di contrazione e di
rilassamento o di flessione ed estensione (convul-
sione clonica): accesso convulsivo ; scossa : smania,
smaniamento; spasimo, spasmo; tal'altra con contra-
zione permanente (convulsione tonica).
Benedetto (volgarm.), leggiera convulsione da cui
sono presi talvolta i bambini. - Corpologia, movi-
mento convulsivo delle dita. - Clorasmo, movimento
convulsivo irregolare e tumultuoso. - Convulso,
forma di disturbo affine alla convulsione, ma. meno
?i)lonto. - Corea {ballo di San Vito, ballismo, core-
mania, morbo gesticolatorio), ipercinesi caratterizzata
da vari ed opposti movimenti di pochi o molti
gruppi muscolari. - Crampo, contrazione convulsiva.
- Eclampsia puerperale, affezione determinata da una
serie di convulsioni toniche, poi cloniche, con per-
dita dell'intelligenza e dei- sensi, simile ad accesso
epilettico. - Epilessia, nota malattia caratterizzata
da (;onvulsioni. - Morbo comiziale, nome dato dai
Romani all'epilessia. - Prosopalgia, tic doloroso
della faccia: - Riso sardonico, specie di convulsione
che contrae dall'una e dall'altra parte i muscoli
delle labbra, così chiamata perchè somiglia all'ef-
fetto che produce un'erba che nasce in Sardegna:
quest'erba, simile alla cedronella, contrae i mu-
scoli di chi la mangia e determina nella morte un
riso spasmodico.
Singhiozzo, sospiro convulsivo e raddop-
piato. - Tètano, convulsione che irrigidisce i mu-
scoli. - Trisma, trismo, spasmo tetanico dei muscoli
elevatori della mascella inferiore. - Tic, o ticchio,
movmiento convulsivo abituale: forma morbosa ca-
ratterizzata da moti convulsivi clonici e tonici dei
muscoli mimici.
Convulsamente, in modo convulsivo, con convul-
sione. - Convulsivo, di convulsione; che dà con-
vulsione 0 da essa deriva: convulso, epilettico,
spasi moso, spasmodico, spasmoso. - Convulsivi, gli
agenti che aumentano la irritabilità delle fibre mu-
scolari e che, ad alta dose, provocano contrazioni
spasmodiche passeggere o convulsioni. E convulsivi
stupefacenti si chiamano gli agenti che determinano
la perdita dell'intelletto e, di solito, producono
convulsioni. - Convulso, che ha convulsione, preso
da convulsioni (figur., di stile disordinatamente
concitato).
Antispasmodici, denominazione generica dei me-
dicamenti, dei rimedi che si impiegano contro le
affezioni convulsive, le contrazioni anormali, spa-
smodiche, dei muscoli. Tali: Vacqua antisterica,
Vaconito, la belladonna, i bromuri, il laudano, la
melisma, la morfina, l'oppio, il giusquiamo, lo stra-
monio, la valeriana, ecc.
Convulsivo. Detto a convulsióne.
Conzo. Vecchia misura veneta.
Coobatore, coobazióne. Veggasi a distilla-
zione.
Coonestare {coonestamento , coonestato). Dare
apparenza di attesto; far riconoscere tale. - An-
che, giustificare.
Cooperare (cooperato, cooperatore). Aiutare,
dare aiuto all'opera, al lavoro d'altri ; concorrere
ad un effetto: avere, prendere parte ; coadiuvare
coaiutare, collaborare; dar mano, prestar mano,
intervenire. - Nell'uso teatrale, prestarsi gentilmente
significa cooperare ad una rappresentazione o si-
mili, a benefìcio altrui. - Cooperatore, chi coopera,
collabora: aiutatore, coadiutore. Chi è membro di
una società coperativa.
Cooperativa, cooperativo. Veggasi a so-
cietà (cooperativa).
Cooperazióne. Azione del cooperare, del la-
vorare insieme : aiuto, collaborazione, concorso ;
intervenimento, intervento, intervenzione ; sinergia.
Funzione ed essenza di un'associazione cooperativa,
fondata sulla mutualità ed avente per iscopo non
la speculazione, ma il mutuo aiuto o il vantaggio
di tutti i partecipanti (per maggiori particolari
veggasi a società).
Coordinare (coordinato, coordinazione). Met-
tere in ordine; ridurre in un solo ordine più
cose.
Coordinata. Termine di geometria.
Coordinazióne, il coordinare : veggasi a o»*—
dine.
Coorte. Riparto di milizia. - Parte dell'antica
legione romana. - Manipolo, schiera.
Copa. Veggasi ad elegìa.
Copalve. Veggasi a trementina.
Copale. Detto a rèsina.
Coperchiare (coperchiato). Mettere il coper-
chio.
Copèrchio. Arnese che serve a coprire vasi,
oggetti di cucina e altro : chiusa, chiusino, chiuso,
copertoio, copertorio, copertura, coverchio, cover-
toio, covertura ; mezzuglio. Nei vasi di cucina, il
coperchio è una lamina circolare di rame, di ferro,
0 di terra, largo poco più che la bocca del vaso,
e che serve a coprirlo semplicemente o anche a
chiuderlo. I coperchi di rame hanno un manico
laterale lungo, di ferro, munito di occhio, per es-
sere appesi a chiodi o ad arpioni ; i coperchi di
terracotta hanno una piccola presa, generalmente
in forma di grosso bottone o di palla che sorge
sul mezzo della loro parte superiore alquanto rile-
vata. Il coperchio dicesi pure testo e copricella,
quando sia di terracotta; se di rame, sempre co-
perchio. - Coperchio piano, quello che si posa sem-
plicemente sopra la bocca dei vasi, per coprirla in
tutto 0 in p:irte : ha il manico diritto, ovvero una
maglia ferma sulla parte superiore. - Coperchio da
serrare, quello il cui margine è intorno intorno ri-
piegato a squadra, e calza bene alla bocca, agguan-
tandola per di fuori, ovvero imbocca in esso giu-
sto giusto, se il coperchio è di rame; o lento e
agevole, se è di terra, con battente. - Copertola, co-
perchio molto grande. - Tcgghia, vaso di terra, o
di ferro, con il quale si copre il tegame.
Coperchiare, mettere il coperchio, coprire, cuo-
prire, coverchiare, incoperchiare. stufare - Levare
il coperchio, detto di vasi da cucina, toglierne il
testo 0 la copricella dalla bocca : scoperchiare, sco-
prire, scoverciare (scoperchiatura, scoverchiatura).
- Mettere il coperchio, chiudere la bocca del vaso
col coperchio, o testo o copricella che sia.
Copèrta. Il panno, il drappo o altro che si
mette sul letto o sulla persona, sulla schiena d'un
cavallo, ecc., per coprire o coprirsi : coltra,
coltre, coltrone, copertura, coverta. La coperta da
letto è un panno, per lo più di cotone, a opera,.
0 fatto ad uncinetto, che si suol porre sopra tutti
gli altri copertoi, cioè lenzuola, coltrone, panno di
COPERTA — COPPA
713
lana, ecc. D'estate, la coperta si usa anche di cambrì
operato, e anche di seta. In tutti i casi, ha la balza
e un penero torno torno, fuorcliè da capo. - Boi'.-
casino, panno da coltri. - Coltre, nel signiTicato di
coperta da letto, si dice ben di rado in Toscana,
poiché con tal voce si indica più specialmente quel
drappo nero col quale si usa coprir la bara o i
carri funebri, nel portare i morti alia chiesa o alla
sepoltura. - Coltroncino, piccolo collrone e an(;lie
piccola coperta scempia, ma alquanto grave, per lo
più orlata, che si pone sul letto, sopra tutte le al-
tre, e ricopre solamente le gambe e i piedi. Può
anche essere semplice diminutivo di coltrone; col-
trone più leggero o piccoletto. - Coltrone, coperta
da letto doppia, cioè fatta di due panni, o lini, o
altro, fra i quali è trapuntata della bambagia. -
Coperta di lana, quella fatta di questa materia,
garzata, ma non cimata, e perciò con pelo lun-
ghetto, folto, accotonato, che nasconde interamente
le fila del tessuto. In Piemonte detta catalogna. -
Coperte, in plurale, termine collettivo, e comprende
quanto si ha sul letto, a uso di ricoprirsi, dalle
lenzuola in fuori, - Copertdla, copertina, veggasi
più innanzi, a coprire. - Copertoio: i contadini di
alcune parti di Toscana chiamano cosi, anche oggi,
una grossa coperta da letto. Ha in tal senso molti
esempi ; ma non é più dell'uso cittadino. - Coper-
tone, grande e grossa coperta che si stende sopra
un carro e simili, per difendere dalla pioggia le
cose caricate. - Gualdrappa, coperta che si stende
sulla sella del cavallo. - MantelUno, coperta da bam-
bino. - Pannolano, coperta di panno di lana che
si mette sul letto ; per estens., coperta di cotone. -
Sargi, coperta ordinaria da letto, di cotone, a righe
varie e con frangia. - Velamtnto, velame, detto a
velo.
Copèrta. La parte superiore e scoperta d'una
nave. - Figur., jn-etesto^ scusa.
Copertamente. Di nascosto, segretamente, in
segreto.
Oopertella. Qualunque cosa serva a coprire un
mobile.
Copertina. La fodera di libro, il ritaglio di
tessuto 0 d'altro che si mette su un mobile.
Coperto. Participio di coprire. - Posto ap-
parecchiato a mensa per ciascun invitato. - In
linguaggio militare, relazione diretta fra l'uomo di
prima riga e quello di seconda. - Essere al co-
perto, essere al sicuro.
Copertóio. Cosa che serve a coprire.
Copertóne. Grossa coperta.
Copertura. Copri mento: cosa che serve a co-
prire, ad avvòlgere, talvolta |provvisoriamente :
cojjèrchio, copèrta, fodera, involucro, rin-
voltura.
Copia. Riproduzione di scritto, di disegno e
simili ; riproduzione del cosidetto originale : dupli-
cato, fac-simile ; ricopia, ricopiatura, ritratto ; tra-
scrizione. - Anche, imitazione. • Copia conforme,
formola adoperata nelle copie di scritture, per in-
dicare che la firma non è originale. - Copia di
scritto, di scrittura: copiato, duplicato; trascritto,
trascrizione. - Copia d'una pittura, d'una scultura
e simili: imitazione, riproduzione; pittura, scul-
tura non di propria invenzione, ma ricavata dal-
l'orignale.
Contraffazione, copia abusiva, con imitazione della
scrittura o dell'impressione. - Copione, copia di la-
voro teatrale (commedia, dramma, tragedia, ecc.). -
Doppio, duplicato, raddoppiato, di scritto, registro
e simili di cui si abbiano due copie. - Esemplare,
ciascuna copia stampata di un libro. - Facsimile,
imitazione u copia esatta, impressa o incisa, di un
breve scritto, o di un brano di scrittura, della
firma di alcuno, e specialmente di riputato scrit-
tore. - Innanzi, l'esemplare d'una cosa da copiare.
- Minuta, scritto originale sul quale si fanno tutte
le copie. - Originale, lo scritto, il disegno, ecc.,
sul (juale si fa la copia. - Prova, copia di stampa
che si dà a leggere e a correggere : bozza, stam»
pone. - Triplicata, terza copia.
Copiare, ritrarre una o più copie dall'on^ma/tf :
fare, pigliare, trarre copia; levare; rescrivere, ri-
scrivere; ricavare, ricopiare, rilevare; trascrivere.
- Figur., prendere da allri quasi alla lettera - Co-
piatura, atto ed elTetto del copiare. - Playio, reato
di chi copia scritti letterari! altrui, lavori musicali
o simili, dandoli per propri.
Collazionare {collazióne), verificare Tesa I tozza, o
meno, di una copia con l'originale. ■ Copiare alla
lettera, senza cambiar nulla, senza far di suo. -
Copiare un disegno, decalcare, rilevare, riportare,
ritrarre, togliere dal modello. - Copiare uno scritto,
trascriverlo. E perchè figuri meglio : mettere a
buono, al pulito, in bella copia, in netto, in pu-
lito. - Lasciare in bianco, di compositori e copisti
che omettono, nel trascrivere, qualche brano. -
Sopraccopiare, copiar di sopra. - Vidimare, colla-
zionare e mettere il visto, per certificare che la co»
pia è conforme all'originale.
Copiato (participio e aggett.), cavato, estratto,
fatto per copia, tratto. - Antigrafo, che non è ori-
ginale, ma copiato. - Apògrafo, copiato dall'ori-
ginale.
Chi copia. — Amanuense, colui che, prima del-
l'invenzione della stampa, riproduceva le copie
di un libro, di un manoscritto. - Antiquario, colui
che, prima dell'invenzione della stampa, lavorava
a copiare gli antichi codici. - Copiatore, chi copia,
specialmente di cose d' arte. - Copista, chi copia,
per professione, scritture, codici, musica, ecc. • 60-
pisteria, luogo dove si copiano, a prezzo, scritture
e più specialmente musica; l'ufficio dei copisti.
Cose e arnesi per copiare. — Copiativo, di in-
chiostro o di matita, che lascia riprodurre la
scrittura su altra carta e serve specialmente a ri-
copiar gli scritti col copialettere a macchina. - Ci-
clostile, sorta di poligrafo nel quale, i»er mezzo di
un'asticciuola a punta metallica, si incide ai?a carta
preparata. - Copialettere, veggasi a questa voce. - Ho-
grafo, macchina per copiare. - Pantografo, strumento
che serve a copiare meccanicamente i contorni di qua-
lunque disegno, sia in grandezza naturale che su altra
scala. - Poligrafo, apparecchio fatto con pasta di
colla di pesce e glicerina: serve a trarre copie. -
Papinografia, processo di copiatura per moltiplicare
manoscritti e disegni mediante un inchiostro spe-
ciale.
Copia. Esemplare di un libro.
Còpia. Dovizia, abbondanza.
Copialettere. Registro di commercio, nel
quale si tiene copia delle lettere scritte. - Macchi-
netta per riprodurre una lettera.
Copiare {copiato). Trascrivere letteralmente,
far copia.
Copiosamente. In abbondanza.
Copiosità. Grande abbondanza.
Copióso. Abbondévole, in abbondanza.
Copista, copisteria. Veggasi a copia.
Còppa. Sorta di bicchiere, di vaso in forma
714
COPPA — COPRIRE
di cono rovesciato. - Carchesio. coppa, usata dagli
antichi Greci, con due manichi, più larga di bocca
che di fondo. - Cilice, specie di coppa a due ma-
nichetti, con piede svelto e grazioso. - Coppella, pic-
cola coppa 0 vasétto, fatto per lo più di cenere di
corna, o di ossa d'animali macinate, per cimentarvi
(separando, per mezzo del fuoco, le impurità) Var-
gento e Yoro : e coppellare, la relativa operazione,
- Plateau, frane, per vassoio, piatto, guantiera,
coppa.
Coppa. La parte posteriore della testa. - Mi-
sura abruzzese, eguale ad are 12|H. - Lettera del-
l'antico alfabeto greco, rappresentante, come nu-
mero, il 90. - Veggasi a fontana»
' Coppàia. Sorta di macchina per tornire: veg-
gasi a tornio. - Orciaia : veggasi a olio.
Coppàie. Detto a rèsina.
Copparòsa. Nome dato dagli antichi chimici
ad alcuni solfati metallici.
Copparòsa. In patologia, neoplasia dei vasi e
del tessuto connettivo che scambiasi frequentemente
coll'acne disseminato e ha sede sul naso, sulla
fronte, sulle guancie e sul mento.
Coppe. Uno dei quattro semi delle minchiate:
veggasi a carte da giuoco.
Ooppàu. Detto a gomma e a rèsina.
Coppèlla. Detto a còppa.
Coppellare {coppellato, coppellazione). Cimen-
tare Vargento e Voro nella coppella.
Coppellazióne. Il coppellare.
Coppétta. Specie di campanella di vetro, che
si applica, su di una parte qualunque del corpo,
dopo di aver fatto il vuoto nel suo interno, con lo
scopo di richiamare nella parte un maggiore af-
flusso di sangue. Si distingue la coppella secca e
quella scari jicata.
Coppia. Due cose insieme, un paio : accòzzo,
ambo; di cavalli, pariglia. - In meccanica, sistema
di due forze parallele. - In elettricità, sinonimo di
elemento di pila. - A coppia, uno accanto all'altro.
- A due a due, di cose accoppiate. - Abbinare, ap-
paiare, accoppiare, mettere in coppia. - Appicciare,
mettere le cose a picele, a coppie. - Copulare, ac-
coppiare, procurare la còpula dei bruti per la ge-
nerazione. - Riaccoppiare, ripete accoppiare.
Coppière. Chi mesce da bere alla mensa dei
grandi ; bottigliero, coppiere, mescitore, pincerna.
- Servir di coppa, servir la tavola, fare da cop-
piere.
Coppiola. Due coipi di fucile tirati uno dopo
l'altro, immediatamente. - Difetto di un tessuto per
essere in qualche punto rimasto addoppiato il filo.
di ripieno.
Coppo. Orcio, vaso da olio. - Misura da
grano.
Copra. Polpa della noce di cocco.
Copragógo. Rimedio che agisce da pur-
gante.
Coproscitlco, coprolito. Veggasi a sterco.
Coproeniési. Detto a vòmito.
Coprofagia. Pervertimento del gusto.
Coprostasi. Detto a defecare.
Copribusto. Sorla di corpetto, di camiciolina,
portalo dalle donne sul busto: carnicina. Nell'uso,
sottovita.
Copricapo. Copertura per il capo, per la te-
sta: berretto, cappello, cuffia, ecc. - Clapca,
sorta di copricapo usalo in Polonia. - Papalina,
sorta di ber reità tonda che si porla in casa.
Ooprifu oco. Il cenno che si dava la sera, con
una campana o con una tromba, perchè si spegnes-
sero i fuochi e si rincasasse.
Coprimento. Il coprire.
Coprire (coprimento, coperto, copertura). Met-
tere una cosa sopra a un'altra, ripararla perchè la
nasconda o la difenda : ammantare, celare, circon-
dare (figur.) ; coperchiare (mettere il coperchio),
covertare, covrire, cuoprire; far velo, nasconde-
re, occultare ; porre il coperchio ; occupare ; rico-
prire, ricovrire, ricuoprire ; smaltare, coprire di
smalto, turare (veggasi a chiudere) ; velare, ve-
stire. Contr., scoprire. - Detto di vasi da cucina
coprire vale chiuderne la bocca col copercJiio, ac-
ciocché le vivande cuociano al più presto, non ne
svapori il liquido e rimangano più saporite. Dicesi
anche delle vivande stesse. - Di vesti o di panni
da letto, difendere il corpo dal freddo o dall' im-
pressione dell'aria. - In linguaggio militare, frap-
porre impedimento perchè il nemico non possa né
vedere, né offendere.
Armatura, ciò che in certi casi (costruzioni, fab-
briche e simili) serve a coprire, a parare, a pro-
teggere. - Bacucco, arnese di j)anno che, messo in
capo a uno, serve a coprirgli il volto. - Baldacchino,
arnese di chiesa; sopraccielo di letto. - Calotta,
cappuccio, ecc., coperture della testa. • Copertella,
copertina con la quale si coprono le sedie, le pol-
trone, ecc., per ripararle dalla polvere. - Coperta,
veggasi a questa voce. - Copertina, la fodera di un
libro ; il ritaglio di un tessute che si mette sui
mobili, per difenderli dal tocco di chi vi si appog-
gia : veggasi a mobile. - Copertoio, arnese atto
a coprire checchessia. - Copertura, il coprire e la
cosa con cui si copre. - Crosta, materia durachc
ne copre una più molle. - Cùpola, costruzione
fatta per copertura di edifìci, per lo più sacri. -
Fòdera, tela, panno, pelle concia, ecc. per ricoprire
alcune cose (fodera dell'ombrello) o rivestirne al-
tre (fodera della veste). - Ombrello, noto arnese
per mettersi al coperto della pioggia. - Opèrcolo, co-
perchio della conchiglia. - Parafuoco, dello a
fuoco. - Paralume, veggasi a lume. - Portico,
costruzione, per lo più intorno o ai lati d'un cor-
tile, dove si sta al coperto. - Schermo, difesa, ri-
paro. - Tegumento, ciò che copre come una metn-
bruna. - Tenda, tela che si stende per ripararsi
dal sole, dalla luce, dalla pioggia, dall'aria. - Tetto:
dicesi alle volle, figuratam., per copertura. - Tra-
sparente, dello a tenda. - Velo, leggerissima stoffa
che copre, non nascondendo completamente.
Affogare, soffocare (figur.), coprir troppo. - Co-
prire, cuoprire un ufficio, una cattedra, le spese, in-
vece di tenere una cattedra, rifarsi delle spese. - Im-
bacuccare, mettere il bacucco. - Incannucciare, co-
prire di canna, con canne, con cannucce. - In-
vòlgere, avvòlgere, coprire con involucro ; fare un
invòlto. - Mascherare (figur.), coprire la faccia con
maschera; nascondere; anche, fingere, nascon-
dere un pensiero, un'intenzione. - Palliare, cercar
di coprire e rendere meno sgradita una cosa vi-
ziosa (palliativo, ciò che si adopera all'uopo). -
Ricoprire, ripete coprire. - Riparare, mettere a ri-
paro, coprire, difendere. - Rivestire, coprire una
materia, un oggetto con altra materia (es., smal-
tare; coprire di smallo). - Seppellire, coprire di
terra.'- Verniciare, coprire di vernice. - Turare,
tappare, coprire; chiuder bene con turo o turac-
ciolo (il fiasco, la bottiglia, un buco, ecc.).
C-^prirsi, mettersi addosso un abito, una veste,
un mantello, un soprabito e simili; nascondere
COPRIRE — coRAnnio
715
la nudità, il mido. Anche, mettersi in testa ber-
retto, capjH'llo, cuffia, ecc. Oltre il coper-
chio propriamente detto, molti altri arnesi, molti
altri oggetti servono a coprire ; e si hanno il co-
pripiottì (veggasi a piatto), il copripiedi (veggasi
a letto), il coprihuslo, ecc. - [mbncurcarsi, mettersi
il bacucco, coprirsi col bacucco. - Scoprirsi, contr.
di coprirsi.
CoPKBTo, participio di coprire: ammaiato, avvi-
luppato; bendato (coperto con benda); cosparso
(coperto di polvere, ecc.), scurato (coperto d'om-
bra), smallato, velato. Contr., scoperto. - Essere
tutto wi pizzo, un celiato, ecc., essere tutto co-
perto di pi^zi; di velluto, ecc. - Sparire sotto un
tappeto di loglie, di fiori, esserne tutti coperti.
Copritura. L'azione del coprire.
Copto. Vtggasi a cristianesinìo.
Copula. Congiungimento dei bruti per la ge~
iterazione. - In logica, il nesso fra il predicato
e il soggetto. E copulativo, ciò che serve di nesso.
Copulare (copulato). Procurare la còpula per
la generazione.
Copulazióne. In botanica, la forma più sem-
plice di propagazione sessuale : si verifica in certe
piante crittogame. - Il matrimonio ecclesiastico.
Coracina. Detto a corvo.
Coraco-brachiale. Muscolo del braccio, che
nasce dalla sommità dell' apofìsi caracoidea della
scapola e finisce verso la metà della faccia interna
dell'omero.
Cora^g'io, Disposizione dell'animo per la quale
si compiono cose ardite, grandi, noncurando il
pericolo, il male; forza e sicurezza d'animo
nell'afirontare le difficoltà, gli sbaragli, per rag-
giungere un lodevole scopo: animo, animosità, ar-
dimento, ardire, arditaggio (v. a.); bravura; buon
ardire ; coraggiosità, core ; fidanza, franchezza, in-
trepidezza, prestezza ; sicuranza (v. a.) ; sicurezza,
sicurtà, spirito ; valore, vigore. - Coraggio brutale,
senza pietà. - Coraggio civile, ^quello che spinge
l'uomo a valorose prove per la difesa del diritto,
per il bene del suo paese. Anche, la forza d'animo
che sostiene nell'affrontare il pubblico disprezzo o
la noncuranza o l'impopolarità, facendo opera buo-
na, dicendo il vero. - Ironie, un qualunque tristo
coraggio. - Coraggio eroico, supremo, da eroe. -
Coraggio leonino, coraggio grande e impetuoso,
quasi da leone.
Ardimento, ardire, arditezza, forma audace di
coraggio; coraggio di tentar cose rischiose. - Au-
dacia, quando il coraggio eccede o è malamente
usato; ardire soverchio e inconsulto; avventatàg-
gine, avventatezza; folle, stolto ardimento ; spaval-
deria, - Avvenlaidggine, avventatezza, atto, carattere
della spensieratezza, più che del coraggio. -
Baldanza, ardimento e sicurtà d' aiiimo. ■ Gran-
de fiducia nelle proprie forze che si mani-
festa in parole e in tentativi arditi : baldezza ;
franchezza, fidanza. Anche, audacia. - Bravura, di-
sposizione dell'animo ad affrontare risolutamente i
pericoli. - Eroismo, ciò che costituisce il carattere
dell'eroe; atto, virtù da eroe. - Fegato (figur.), co-
raggio, ardimento, audacia. Nello stesso senso e
pure figur., stomaco. - Grandezza d'animo, virtù
che sprezza i pericoli e non cura le cose che atti-
rano la moltitudine.
Iattanza, audacia baldanzosa, vanagloriosa: mil-
lanteria. - Improntitudine, atto audace, esigenza,
pretesa ingiusta e pericolosa : indiscrezione. -
Intrepidezza, intrepiditd, gran forza d'animo, co-
raggio a tutta prova. - Levatura, bravura di co-
raggio, di fortezza, d'ingegno. - Prodezza, valore,
valentia ; opera da prode ; azione generosa ; va-
lentia, valoria (disus.). - Sangue freddo, nell'uso, il
coraggio unito alla calma; il coraggio di chi non
si turba davanti ai pericoli, alle difficoltà, ecc.
Spirito, intelletto, ingegno, coraggio, vigore. -
Slrenuitd, qualità di chi o di ciò che è strenuo,
valoroso. - Temerità, coraggio eccessivo, pazzesco,
cieco; anche, impudenza. - Valore, bravura
militare che consiste nell' animo intrepido, nelle
membra forti e nella disciplina costante; coraggio
aggiunto ad abilità nell'uso delle armi-. - Valoria,
abitudine del valore continuato. - Veemenza, im,-
peto focoso di chi move coraggiosamente contro
un pericolo, un ostacolo.
Coraggiosamente, con coraggio, animosamente,
arditamente, audacemente, a viso aperto, baldamente,
bravamente; francamente; impavidamente, intrepi-
damente; prodemente, strenuamente; valentemente,
valorosamente. -" A viso aperto, con fermo coraggio,
senza rispetto umano o paura. - Eroicamente, da
eroe, con grande coraggio. - Temerariamente, con
temerità. - Valorosamente, con valore. • Veemente-
mente, con impeto e audacia.
Coraggioso. — Figure di persone coraggiose.
Coraggioso, chi ha coraggio, che è dotato di co-
raggio: animoso, ardimentoso, ardito; baldo; d'a-
nimo invitto ; di grande, di sicuro animo ; forte,
franco; impavido, imperterrito, intimido, intrepido ;
sicuro, sprezzatore di pericoli ; strenuo. - Ardito,
chi ha prontezza d' animo nell* intraprendere cose
difficili e pericolose. - Arditello, ardttuccio, dimia.
- Arrischiato, pieno di ardimento, di coraggio.
- Audace, molto o eccessivamente ardito ; che ha
audacia. • Avventato, precipitosamente e inconside-
ratamente ardito. - Baldanzoso, baldo, che ha o
dimostra baldanza. Dimin., baldanzosetto. - Bravo,
animoso, valoroso. - Eroe, uomo straordinaria-
niente coraggioso in imprese virtuose. - Eroina,
donna di virtù eroica. - Gagliardo (sottinteso d'a-
nimo), pieno di coraggio. - Impàvido, che affronta
con sicurezza il pericolo, che non ha ombra di
paura : imperterrito. - Intrepido, che non trema,
non ha paura, non si lascia commuovere da peri-
coli 0 da minacele. - Prode, valoroso; dotato di bra-
vura, di accortezza e di prudenza insieme. - Strenuo,
bravo, prode, valoroso, vigoroso, ardimentoso. -
Temerario, troppo ardito, eccessivamente, irragio-
nevolmente audace ; anche, impudente. - Valente,
prode, coraggioso, aitante, abile, capace, insieme. -
Valoroso, che dimostra quella specie di valore
ch'è accompagnato dal coraggio.
Anima buscherona, di persona audace e con ten-
denza a fare cose strane. - Cuor di leone, cuore di
Oliando: dicesi di persona coraggiosissima. - Falco
(figur.), persona ardita, ma piuttosto in senso cat-
tivo. - Fanfarone, chi finge coraggio : millantatore.
- Fegataccio, uomo capace d'ogni audacia. - Gendar-
me, di uomo, e anche di donna, che dimostra ar-
dimento, non senza una certa brutalità. - Stoico,
chi è reso coraggioso e calmo dalla propria filo-
sofia - Tomo, di persona ardita, e, iron., peggio. -
Virago, donna ardita come un uomo.
Achille, eroe greco, celebrato per la sua bra-
vura. - Amàzzone (figur.), donna ardita o guerriera.
716
- Baiardo (il cavaliere senza macchia e senza •paura)
condottiero francese segnalatosi per gran valore in
Italia, al tempo di Carlo Vili : ora dicesi di un
valoroso a tutta prova. - Bravo dei bravi, sopran-
nome dato al maresciallo francese Ney. - Fetonte e
Icaro, nella mitologia, citati per la loro temerità.
- Leonida, a ricordo dell'eroe greco, dicesi di chi
straordinariamente dimostri coraggio e forza di re-
sistenza. - Paladino, cavaliere, avventuriero, nel
medioevo : si dice ora di chi difende arditamente
altri o una qualunque causa generosa. - Spartiate,
chi ha il rude coraggio degli antichi cittadini di
Sparta.
Avere, dimostrare coraggio
Farsi coraggio, — Incoraggiare.
Alzare, rizzare il capo o la cresto, • mostrar co-
raggio, imbaldanzire, anche assumendo un' aria di
minaccia. Nello stesso senso: alzare il viso; alzare,
rizzare la coda ; mettere, rimetter fuori le corna, le
unghie. - Andar franco a una com, farla senza ti-
more. - Animarsi, farsi animo o dimostrarne più del
solito, - Armarsi di coraggio, infondere coraggio a
sé stessi. - Arn'sc/w'are, arrischiarsi, arrisicare, met-
tersi a rischio, a pericolo; anche, avere corag-
gio, ardire. - Attentare, arrischiare, aver animo. -
Avere animo, aver del fegato, avere coraggio. - A-
vere ti coraggio civile di...., di chi non si perita a
esporre, difendere un' opinione contro il parere
deila maggioranza. - Aver pelto a una cosa, essere
capaci di affrontarla e di sostenerla. - Avere sangue
nelle vene, avere del coraggio. - Avere secura fronte,
avere fermezza coraggiosa. - Avventuy^arsi, arri-
schiarsi (avventuroso, avventuriere), mettersi co-
raggiosamente a repentaglio. - Azzardare, azzar-
darsi, mettersi animosamente a rischio, a pericolo.
Bastar l'animo, sentirsi, stimarsi capace in una
cosa difficile o ardita. - Bravare, mostrarsi con atti
e con parole superiore a qualunque pericolo - Es-
sere di sicuro animo, essere coraggioso. - Essere,
diventare, sentirsi, parere tm leone: d'uomo forte e
coraggioso. - Esser muso da ciò, essere uomo atto
a fare una tal cosa che richiegga coraggio e abi-
lità. - Essere un falco, avere coraggio, ardire.
Fare il bell'umore, essere ardito, stravagante, fa*
stidioso. - Farsi franco, farsi animoso. - Guardare
in viso : senza paura. - Imbaldanzire, prendere bal-
danza, farsi ardito; ingailuzzare, ingalluzzire, in-
galluzzirsi, ingarzullire, ingarzullirsi ; ringalluzzirsi,
ringalluzzolare, ringarzullirsi ; essere un gran gallo,
fare il gallo, - Inanimire, inanimirsi, incoragijire,
incoraggirsi, pigliar cora,::^i,'io, farsi animoso, crescere
nell'ardimento. - Incorng'/iarsi, prender coraggio, af-
francarsi, confortarsi; darsi, farsi animo ; diventare
animoso; far buon cuore, farsi più franco; inani-
mare, inanimire; incoraggirsi; prender fiducia,
prender forza ; ravvalorarsi. - Mettere fuori l'un-
ghia, mostrarsi arditi, risentiti. - Non aver paura
dei brulli musi, non lasciarsi intimorire dalle pre-
potenze. - Non dubitare di fare una cosa, averne il
coraggio, quantunque pericoloso. - Non mancare il
fegato, avere il coraggio di fare una cosa arri-
schiata.
Osare, avere un ardimento che è o può parer te-
merario. - Pigliar gambone, prendere arditamente il
sopravvento nel far cose non approvabili. - Pren-
dere ansa, ardire illecitamente. - Bianimarsi, ripren-
dere coraggio. - Bimbaldanzire, ripete e rafforza
imbaldanzire. - Bimbizzarrire, pigliar baldanza. -
Bingalluzzare e ringalluzzire, mettere una certa
baldanza da gallo. - Bipigliar animo, ripigliare co-
raggio.
Sapersi levare t moscerini d'attorno o le mosche
dal naso, liberarsi arditamente da impacci, da in-
sidie, da noie, ecc. - Sfidare, affrontare con au-
dacia un pericolo, la morte e simili. - Stare di
buon animo, stare tranquillo, non perdersi di corag-
gio nelle avversità.
Incoraggiare, dare, infondere coraggio : accalo-
rare, accalorire, animare, avvalorare; dar baldan-
za; dare buon animo, dar cuore; dare, porgere ar-
dire; dare, porgere incoraggiamento; francheggiare;
inanimare, inanimire; incoraggire, incorare, in-
cuorare; invalorire, ravvalorare; render coraggioso,
rassicurare, rialzare lo spirito, rianimare ; rimbal-
dire, rimettere il .^ato in corpo (ilgur.) ; rincorag-
gire ; rinfiammare il petto, i petti ; spronar l'ar-
dire, svegliare il cuore. - Avvivare, rianimare, rav-
vivare. - Confortare, spingere, incoraggiare; dare
conforto, incoraggiamento a fare una cosa. - Cor-
roborare alcuno (non coni.), fargli coraggio ; solle-
varlo dall'abbattimento. - Dar ansa, dar occasione,
incoraggiare. - Dar lena, infondere coraggio. - Dar
■gambone, far prendere il sopravvento contro coloro
che comandano. - Bincoraggiare e rincoraggire, ri-
pete e rafforza incoraggire e incoraggiare.
Incoraggiamento, l'incoraggiare: avvaloramento,
conforto ; incoraggimento, incoramento, incuora-
mento, rincoramento, rassicurazione.
Scoraggiamento, scoraggiare, scoraggiarsi, ecc.
Voci varie.
Scoraggiamento, lo scoraggiare e Io scoraggiarsi ;
condizione e sentimento di chi è scoraggiato: ab-
bandono, cadimento d'animo; depressione d'animo,
depressione morale ; disconfortanza (v. a.) ; discon-
forto; discoraggiamento; rotta (disus.); sbigotti-
mento, sconforto, scoramento. - Accasciamento, grave
indebolimento dell'animo, per cui si perde il co-
raggio e, insieme, la fiducia in sé stessi: abbatti-
mento, annichilimento, avvilimento, costernazione;
debolezza, demoralizzazione ; esanimazione, esina-
nizione.
Scoraggiare, diminuire o togliere ad altri il co-
raggio: avvilire; disanimare, disconfortare, disco-
raggire, discorare; invilire, ravvilire, sbaldanzire;
scoraggire, scorare, scuorare ; sgagliardire ; sma-
gliare il cuore; togliere animo. - Accasciare, depri-
mere l'animo : togliere la forza morale ; costernare,
demoralizzare; invilire, opprimere, sopraffare, vin-
cere.
ScoRAGGiAPsr, sentirsi mancare o diminuire ii
coraggio: abbandonarsi d'animo; cader di coraggio,
cader d'animo, cadere nel vile, cadere il core; di-
scorarsi, impusillanirnire; mancar d'animo; perdere
il coraggio, perdersi di coraggio, d'animo, di spi-
rito ; sbaldanzirsi, sconfortarsi, scoraggirsi; smar-
rirsi, smarrirsi d'animo. - Accasciarsi, provare un
senso di abbattimento morale, di scoraggiamento:
abbiosciarsi, arrendersi d'animo, attarparsi ; avvi-
lirsi, buttarsi giù; cascar le braccia; costernarsi;
diventar piccin piccino; farsela sotto (figur. e voi-
COKAG(;iOSAMKNTK — CORAZZA
717
garm.); fiaccarsi, infiacchirsi, infrollirsi ; perdere il
sangue (figur.) ; restar senza sangue, sentirsi ca-
scare il cuore, il fegato, la coratella (figur.); sgo-
mentarsi ; umiliarsi. - Non aver faccia, non bastar
l'animo a fare una cosa. - Non darsi l'animo, non
aver coraggio di fare una cosa. - Peritarsi, non
avere ardire di fare checchessia. - Sdarsi, dar giù
d'animo. - Venir meno, perdersi d'animo.
Scoraggiato, che si è perduto di coraggio: ab-
battuto, avvilito, sgomentato, sgomento. - Acca-
scialo, abbattuto moralmente, disanimato: abbac-
chiato, attrito, avvilito; disfatto, invigliacchito;
mogio mogio; stramazzato (figur.). - Imbracca, di
persona che si scoraggia e non prosegue in un la-
voro, in un'impresa di qualche dilììcoltà. - Peri-
toso, chi non osa far checchessia : pauroso, pusil-
lànime, timido.
Varie. — Agnello vestito della pelle di leone : di
chi vuol mostrare di avere coraggio, e gli manca.
- Cuore di coniglio e pelle di leone : di chi non ha
il coraggio in proporzione delle forze. - Col pepe e
col sale, 0 col sale e col pepe, di cosa ardita. -
Lunga lingua, caria mano, dei generosi o coraggiosi
a parole. - Animo !, in forza d' interiezione, vale :
sta di buon cuore, confida, ardisci, abbi coraggio.
- Animo, se li dà l'animo, se vinci la ripugnanza,
se hai coraggio, ecc. - Che fegato!, dicesi ligurata-
mente per accennare a persona molto ardimentosa o
ad un atto di grande coraggio. - Macte animo, o
macie virtuie, espressione latina di esortazione e
d'augurio, - .^f ti dà (o vi da) l'animo, per dire :
se hai bastante coraggio e voglia. - Unymbus et
rostro (con le unghie e col becco): dicesi di chi si
difenda coraggiosamente e accanitamente.
Proverbi. — A can che fugge, dògli dagli. - Ce
una pazzia ch'è wi gran giudizio (ardire a tempo
è prudenza). - Chi non risica non rosica. - Fortuna
i foì'ti incita, i timidi rifiuta (lat., atidaces fortuna
juvat). - lìdti son braci quando il nemico fugge
Ooragsriosamente. Detto a coraggio,
Corag-g-iosità. Lo stesso che coragtjio,
Coragrsioso. Che ha coraggio.
Corale. Appartr'neiiti> a coro.
Corallaio, corallat'o. Veggasi a corallo.
Cora. lina. Colore d'anilina. - Specie di alga
marina vernuluga. - Nome dafo alle fibre delle fo-
glie d'uni sj ecie di agave usate in sostituzione
dell'osso di balena.
Corallino. Di < ora/lo; del colore del corallo.
- Specie di sei pente.
Corallo. Polipo pietroso marino, costituente un
genere di celenterati antozoi, con polipaio com-
patto, ramoso, composto di calce carbonata e ma-
teria colorante, ('on lo stesso nome di corallo si
chiama il prodotto animale che se ne ha, calcareo
e pietraio, per Io più di color rosso più o meno
intenso, adoperato a far gioielli e oggetti di orna-
mento. Ha la forma di un arboscello sparso di a-
ghetti e di granelli calcarei, che ravvolge, a guisa
di corteccia, un tronco lapideo Ve n'è anche del
bianco e del nero. Lo si pesca strappandolo con
funi apposite. Si ha il corallo greggio e quello la-
vorato, cioè tagliato, ridotto in varie forme (orec-
chini, spille, collane, ecc.). - Corallifero, coralli-
geno, che produce corallo (scogliera corallifera). -
Corallino, di corallo, del colore del corallo.
Antipate, corallo nero menzionato da Dioscoride.
- Carbonetto, corallo di color rosso cupo. - Coral
lessa, corallo scadente. - Corallo arabo, frammenti
di fusto semplicemente puliti e traforati da buchi.
secondo il loro asse, per essere quindi riuniti in
collane. - Corallo artificiale: molto inferiore al
naturale, tanto per lo splendore quanto per la le-
vigatura, e specialmente per la durezza. La pasta
(he lo compone consta di polvere di marmo cri-
stallina, il cui cemento è 1 ittiocolla e anche olio
che sia molto essiccante, e si comprime in certe.
forme o stampi, lasciandola quindi essiccare. - Co-
rallo nobile o rosso, nome dato al corallo nel com-
mercio (suddiviso in rosso cremisi cupo e in rosso
più chiaro). - Corallo vermiglio, rarissimo, mentre
più comune è quello bianco velato.
Atòllo, voce di origine maldiva, dato a certe
isole coralline dell'Oceano Indiano e del Pacifico.
Queste isole hanno forma anulare. - Banchi di co-
rallo, colonia di polipi corMUeri. - Madrèpora, po-
lipaio a cellule raggiate, sostanza analoga al corallo.
■ Secche, banchi di corallo posti sugli scogli o sugli
altipiani.
Corallaio, chi taglia e ripulisce il corallo; chi
sopraintende alle fabbriche del corallo. - Plongeur
(frane), pescatore di perle o di corallo che si tuffa
sott'acqua. - Chianare, operazioue con la quale si
infilzano più pezzi di corallo e si premono forte-
mente per smussarne gli angoli e scorzarli. - Co-
rallina, barca di forma lunga e sottile, usata dai
pescatori di corallo. - Coscioni, reti di filo poco
torlo e filaccioso, che si dilatano nell'acqua, a guisa
d'ombrello, sugli scogli e sui banchi, e si aggrappano
ai cespi di corallo.- il^/a, macina ; specie di ruota
per foggiare vetro, corallo e simili. - Scafandro, or-
digno che si adopera alla pesca del corallo.
Corame. Il cuoio lavorato. - Sorla di tela.
Coranipópolo. Davanti al popolo, pubblica-
mente, in pubblico.
Corano. Veggasi a maonieffismo.
Corata. Visceri o interiori del t>etto.
Coramèlla. Il fegato e gli altri visceri man-
giabili drlle bestie bovine, delle ovine, ecc.
Corazza. Antica armatura del busto, fatta
!'i cuoio, di acciaio o di rauie (ora usata solo dai
corazzieri)', caniicia di maglia, corsaletto, corsetto;
giaco, maglia; panciera, paiizerone, pettabotta, petto
a polla, pettorale; piastrone.
Catafratta, corazzatura completa per soldati e
anche per cavalli. - Corazzino, mezza corazza, co-
razza senza panciera.- Corazzone (termine storico),
specie di corazza. - Coietto, corazza di cuoio che
si metteva sotto le vesti, pendente dal collo al
cuore. - Panzerone, corazza per il petto e per il
ventre. - Petlabbotla, corazza che resisteva al pu-
gnale e alla pistola. - Piastrone, grossa corazza.
- Schienale, corazza intiera, con petto e schiena. -
Usbergo, corazza metallica.
Cufletto, casacca senza maniche, fatta di pelle di
dante, o di bufalo, ecc., che si portava sotto la co-
razza, nel secolo XVII e nel XVIII.
Corregge, strisele di cuoio, con fìbbie, che servi-
vano ad unire, sopra le spalle, il petto e la schiena
della corazza. - Corsaletto si chiamò anche quella
specie di camiciuola a cui era fermata la corazza.
- Pectorale, la piastra davanti, il petto d' una co-
razza ; anche, l'intera corazza. - Petto, la parte an-
teriore della corazza che si riuniva, per mezzo di
corregge, sopra le spalle e con lamelle di ferro o
con chiodi da voltare o con ganci, nei fianchi, alla
schiena. - Resta, ferro liscio o lavorato, pieghevole
0 fisso, avvitato nel lato destro della corazza del
cavaliere, per appoggiarvi il troncone della lancia,
correndo all'assalto.
718
CORAZZA — CORDONARE
Corazzato (termine storico), chi faceva le corazze.
- Catafratto, soldato difeso da corazza : corazzato.
Corazzare, corazzarsi (corazzato), mettere, met-
tersi la corazza : ingiachirsi. - Figur., difendere,
difendersi.
Corazza. Copertura di lastre di ferro che si fa
ad una nave da guerra, la quale si chiama appunto
corazzata. - Complesso di parti dure, esterne,
che proteggono il corpo di certi animali, come gli
armadilii, i gamberi, le tartarughe.
Corazzare, corazzarsi {corazzato). Detto a
corazza.
Corazzata. La nave (da guerra) rivestita di
corazza (lastra di ferro, d' acciaio) e armata con
potenti pezzi di artiglieria. Parti principali d'una
corazzata : albero, coffa, fumaiuoli, torrette di co-
mando, cannoni, ponte di batteria, coperta, batteria,
corridoio, ponte di corridoio, magazzini, ponte co-
razzato, poppa, prua, compartimento delle macchi-
ne del timone, timone, elica, stiva, deposito di
munizioni, macchine, caldaie, cambuse, dinamo,
macchine per gli argani ; deposito dell'acqua, spe-
rone, doppio fondo, chiglia, piano di coperta. Le
bocche da fuoco, ossia i cannoni (veggasi a can-
none), sono oggi costruite in bronzo compresso od
in acciaio e nichel e possono avere proporzioni co-
lossali (del calibro di 43-45 centimetri, da 100 ton
nellate, aventi una carica di 2oO a 400 kg. di pol-
vere, con proiettili di 700 a lOOoO kg.).
Corazziere. Soldato a cavallo, armato di co-
razza. In Italia, i corazzieri formano un corpo di
pochi e scelti cavalieri, di alta statura, che fanno
il servizio di palazzo e di campo intorno al so-
vrano. Anche, guardie reali.
Còrba. Sorta di canestra^ di cesta. - Sorta
di misura.
Corbacchino, corbacchióne. Detto a corvo.
Corbame. L'ossatura d'una nave.
Corbellare (corbellato, corbellatura). Burlare,
prendere in burla.
Corbellatura. Canzonatura; burla, beffa;
scherzo.
Corbellerìa. Idea bizzarra: veggasi a biz-
zarro. - Fandonia. - Atto irriflessivo ; scioc-
chezza.
Corbello. Sorta di canestra. - Anche, uomo
sciocco
Corbézzolo. Arboscello sempre verde, che fa
un frutto (corbezzola) simile, ma più grosso d' una
ciliegia; albatro, albuto, rossello. La corbézzola
(detta anche, ma meno comunemente, albata, cor-
bezza, rossella) è una bacca globosa, con molti semi
0 tubercoli all'esterno, che la rendono scabra, di
color croceo miniato, insipida, aspra; ma acquista
nelle piante coltivate un sapore dolcigno, non dis-
agi;radevole, e la grossezza d'una susina. Pressata,
fornisce vino, che si converte facilmente in buon
aceto. Le foglie hanno proprietà astringenti, toni-
che. - Corbezzolina e corbezzolone, accrese. di cor-
bézzola.
Córbo. Detto a corvo.
Cori tona. Veggasi a sacerdote.
Corcare (corcato). Detto a coricare»
Corcoro. Veggasi a tiglio.
Corda. Fila di cànapa, di lino, di seta e simili
attorte insieme, per uso di legare, tirare, soste-
nere: funicella. Veggasi a fune. - Alzàia, la funi-
cella che, altiiccala all'albero dei navicelli, serve a
tirarli pei fiumi, contro corrente. - Cànapo, grossa
fune, fatta per lo più di canapa. - Capestro, corda
con la quale si legano per il capo gli animali
grossi. - Càppio, legatura di corda fatta in modo
che, tirando uno dei capi, si scioglie. - Cavo, grossa
corda che si adopera sulle navi. Anche, lo speciale
cordone che si affonda nei mari, aJ uso del tele-
grafo. - Abbindolare, accavallare, accavigliare, al-
zare, allentare, ammollare, attòrcere, rilassarsi^
tendere, tendersi, ecc., veggasi a fune.
Còrda. Filo di minugia, o di metallo, che serve
a dare il suono a certi istrumenti musicali ; e di-
cesi cantino la corda di minugia, più specialmente
quella del violino, che dà le note più acute; cor-
done la corda più grossa negli istrumenti a manico.
• La prolunga adoperata per tirare i pezzi di ar-
tiglieria, detta braca quando si tratti di pezzi
della marina. - Sorta di misura siciliana - Del
panno, il fondo dell'ordito. - In geometria, la
retta condotta entro un circolo da un punto a un
altro della circonferenza, non toccando il centro. -
In matematica, dicesi di certi organi che hanno la
forma di corda. - In patologia, l'ingorgo oblungo e
più o meno doloroso dell' uretra, non infrequente
nei casi di blennorragia : veggasi a gonorrea. -
Specie di tortura in uso in altri tempi. - Corda
del timpano, nervo che, partendo dal nervo fac-
ciale, attraversa la cassa del timpano e va a fi-
nire nel linguale : serve a trasmettere la sen-
sazione del gusto. - Corda d'Ippocrate, o corda
magna, lo stesso che tendine d'Achille.
Corde del collo, i due muscoli principali del
collo. - Corde vocali, i legamenti della glottide che
producono la voce. - Cor^ armoniche, corde false,
corde vibranti, veggasi a musicali istrumenti.
Cordacelo. Veggasi a fune.
Cordàio, cordaiólo. Funaio : veggasi a fune.
Cordame. Detto a fune.
Cordeg-g^iare fcordeggiatoj. Veggasi a panno»
Cordellina. Cordicella, p^cola fune»
Cordellóne. Sorta di drappo.
Corderia. Veggasi a fune.
Cordiale. Il brodo che si beve con uova
stemperate dentro. - Gli antichi chiamavano cor-
diali i medicinali che servivano a confortare il
cuore e lo stomaco, cioè gli analettici, gli anodini,
i sedativi. Ora, invece di cordiale, preferibilmente
detto corroborante.
Cordiale (aggettivo). Amorevole, affettuoso; che
dimostra buon cuore, amorevolezza.
Cordialità. Dimostrazione d'affetto; espan-
sione di cuore; amorevolezza. Figur., un piatto
di buona ciera, un piatto di buon viso. - Entente
cordiale (frane), neologismo politico che significa,
letteralmente, interpretazione benevola e si riferisce
alle prove di equità, di buon volere, di cordialità,
che si scambiano tra loro i capi di due Stati nel
risolvere una questione politica.
Cordicella. Funicella, piccola fune.
Cordièra. Striscia di legno, d' avorio e simili
sul violino e su altri istrumenti musicali, alla
quale si attaccano le corde.
Cordierite Veggasi a tnagnesia.
Cordiforme. A forma di cuore.
Cordiprlio. Funicella portata da qualche frate
e da qualche sacerdote.
Cordino. Piccola fune. - Corda adoperata nel
giuoco del pallone. - Imbroglio della vela.
Cordòglio. Affanno, dolore. - Rammarico, la-
mento. - Pianto che si fa per i morti.
Cordonare (cordonato). Corbellare, burlare;
minchionare, prendere in burla.
CORDONATA — CORNEA
719
Cordonata, cordonato. Veggasi a strada e
a giardino.
Cordóne. Corda, di solito, più piccola della co-
mune e di materia grossolana: cordoncello, cordi-
glio, cordoncino. Anche, parte della corda, della
fune, ossia ciascuno dei fili di canapa che la com-
pon^no. - Specie di corda di cotone bianco che
serve agli armati di pistola per assicurarla du-
rante il maneggio. - Decorazione di molti ordini ca-
vallereschi. - In architettura, risalto di pietra o
mattoni che, nelle fortificazioni, divide la sommità
del piede della scarpa esterna dal parapetto. -
Ck)nduttore isolato che si usa per la costruzione
delle linee di grande portata, per il telegrafo, il
telefono, V illuminazione, ecc. Anima, la parte
centrale di un cordone elettrico, formata di uno
0 più fili conduttori. - In linguaggio militare,
corpo di milizie che attorniano un luogo per
impedirne l'entrata o 1' uscita. - Cordone sanitario,
0 di sanità, complesso dei provvedimenti che si
prendono per impedire o l'invasione o la diffusione
di malattie contagiose.
Ciniglia, tessuto di seta vellutato, a foggia di
bruco. - Cordellina, sorta di cordone, di cordon-
cino. - Cordoncino, cordicella di cotone, di seta o
d'altro, tessuta o intrecciata: serve per affibbiare,
legare e ornare gli abiti e le biancherie.- Cingolo,
cordone che cinge il fianco. - Cordone a serpe, a
treccia. - Dragona (frane, dragonne), cordone al-
lacciato all'impugnatura di un'arme da taglio, con
fiocco pendente. - Tirante, cordone di un sacco,
d'una borsa, della scarpa, ecc.
Accordonato, fatto a cordone - Cordonnare, met-
tere i cordoni; cingere con cordoni.
Cordóne. In anatomia, ogni organo in forma
di piccola coT'^di. - Cordone ombelicale, veggasi a
ombelico. - Cordone spermatico, veggasi a testì-
colo. - Cordoni cuneiformi, quelli in cui viene di-
visa la midolla spinale.
Cordone pistillare, fascette di vasi che, nei ve-
getali, conduce il polline all'embrione.
Cordovano. Qualità di cuoio.
Corea. Termine medico dato a certe malattie
nervose caratterizzate specialmente da contrazioni
toniche dei muscoli, involontarie, anche nel sonno.
Volgarm.. hallo di San Vito.
Coréggia. Peto, scoreggia, vento.
Coréggia, corrèggia. Striscia di cuoio. -
Coréggia continua, striscia di cuoio fortemente u-
nita per le estremità, formando così una fascia con-
tinua : serve per trasmettere il moto da un asse di
rotazione a un altro
Coreggiàto. Istrumento villereccio, per uso di
battere il grano e le biade : scoreggiato. Cosi detto
dalla coreggia mobile attaccata alla pertica, che va
in volta. Sue parti : il bastone, detto anche manfa-
nile, manfano; il pedale, o manico, grosso, forte e
uguale ; la calocchia, la vetta attaccata al manfanile
per mezzo della gómbina, striscia di cuoio, detta
anche coreggia.
Coreggiuólo. Striscia di cuoio per vari usi,
specialmente per legaccio di scarpa e per legatura
di libro (veggasi a legatore).
Coreggiuólo. Veggasi a olivo.
Corco. Piede di verso greco e latino.
Coreografia. L'arte del coreografo, l'arte di
comporre i balli e le pantomime pei teatri : veg-
gasi a ballo (pag. 234, seconda colonna). - Fa.n-
tomima, azione teatrale mimica. - Provini, prime
prove dei balli.
JSallerino, ballerina, gli artisti principali in
un'azione coreografica. - Corpo di ballo, le ultime
parti. - Mima, ballerina e attrice in genere. - Mimo,
attore drammatico che non parla. - Tramagnino,
figurante corifeo, giocoliere negli spettacoli teatrali
di ballo.
Coreògrafo. Veggasi a coreografia.
Coretto. Veggasi a corazza e a tribuna.
Coriàceo. Detto a cuoio e a fibra (fibroso).
Coriambo. Piede di verso greco o latino.
Coriàndolo. Detto a carnevale e a con-
fetto. - Pianta ombrellifera, coinunissima e nota
per i suoi semi, che hanno proprietà eccitante, car-
minativa, digestiva, stomatica.
Coribante. Veggasi a mitologia.
Coribantlsmo. Forma antica di malattia.
Coricare (coricato). Metter giù, mettere a terra;
mettere a giacere: accoricare, accolcare, accor-
care, adagiare, corcare; reclinare, richinare.
Coricarsi (coricato). Stendersi in letto; porsi
giù per giacere; AndaiT di dormire; prostendersi,
sdraiarsi.
Coriconiachia. Veggasi a giuochi (antichi).
Corifèo. Detto a coro e a partigiano.
Corimbo. Grappolo di còccole d'edera. - Ac-
conciatura di cajielli in voga presso le matrone
greche e romane
Corindóne. Veggasi a spato.
Corintio^ corinzio. Ordine di architettura:
quello la cui colonna, per lo più, è alta dieci dia-
metri ; il suo capitello è ornato di un doppio, e
anche di un triplice ordine di foglie con viticci. E*
il più svelto e il più gentile degli ordini.
Córlo. Detto a utero.
Corion. Veggasi a pelle e a feto.
Corista. Veggasi a coro e a musicali istru'
menti.
Corista. Chi canta nel coro. - Istrumento del
quale si servono i musici di un concerto, di un'o»'-
chestra, per avere il tòno.
Corizza (coriza). Infiammazione catarrale della
mucosa nasale, caratterizzata da scolo abbondante
della sua secrezione : blennorrinia, catarro nasale,
raffreddore di testa, rinite.
Corna. Plurale di corno. • In anatomia, nome
di vari organi o parti di organi aventi forma si-
mile a quella del corno. Es., corna del coccige, della
midolla spinale, del sacro, dell'utero, ecc. - Le due
ali estreme di un esercito in ordine di battaglia.
Cornacchia (cornacchina). Veggasi a còrvo.
Corn amento. Veggasi ad orecchio.
Cornamusa. Istrumento musicale più noto sotto
il nome di piva.
Cornare (cornato). Far cornamento: veggasi a
orecchio.
Cornata, cornatura. Veggasi a corno.
Còrnea. Una delle tuniche componenti l'oc-
chio: membrana trasparentissima che, a guisa del
Vetro d'un orologio, molto convesso, chiude l'aper-
tura anteriore della sclerotica e che, incastonandosi
per la sua circonferenza, nel margine dell'apertura
sclerale, completa anteriormente il guscio oculare. -
Corneale, che appartiene alla cornea. - Corpuscoli
corneali, cellule che si trovano nel tessuto proprio
della cornea e sono di due specie: migranti o ame-
boidi, e fisse 0 immobili. - Epitelio corneale, sottile
tessuto alla superficie anteriore ed esterna della
cornea. - Tessuto corneale, quello che costituisce
propriamente la cornea e che appartiene ai tessuti
di sostanza congiuntiva (forma trasparente).
720
CORNEO — CORNICE
Arco senile, allerazione della cornea dovuta a
metamorfosi adiposa degli elementi di questa mem-
brana, alla sua superficie. - Celama, specie di ul-
cera della cornea trasparente. - Cheratite, infiam-
mazione della cornea. - Cheratocentesi, puntura e
incisione di tutto lo spessore della cornea. - Che-
ratoma, tumore della cornea. - Leucoma, macchia
bianca che succede ad una piaga o ad una ulcera-
zione della cornea.
Cheratoplastici, i rimedi restauratori della cor-
nea : tali il difluordifenile, lo iodoformio, l'epider-
mina, l'ittiolo, l'acido picrico, il tioformio, ecc. -
Cheratotomo, strumento adoperato per operazioni
della cornea.
Còrneo. Di corno ; che ha natura di corno. -
Attributo comunrt a tutti gli organi vegetali duri e
flessibili come il corno. - Cheratina, sostanza orga-
nica fondamentale, che si trova nelle corna, nelle
unghie e nelle coste delle piume. - Prodnzioni cor-
nee, accidentali vegetazioni molto analoghe alle
corna degli animali.
Corneg'g'io. Difficoltà di res2iirazione.
Cornetta, cornétto. Fiaschetta da jwlvere
pirica. - Varietà di trontba. - Piccola bandiera
di milizia, e bandiera di marina, usata come segno
di comando.
Cornétto. Veggasi a naso, a musicali isfì'u-
malti, a orecchio.
Cornice. Cintura, ornamento di edificio, spor-
gente in fuori. E' la combinazione di varie mo-
danature, fatte a scopo di separare o delimitare le
diverse parti dell'edificio. Ultimo superior membro
della trabeazione, rappresentante la gronda del
tetto. Comprende : il listdlo, le gole, il gocciolatoio,
te fasce, gli ovoli, il tondino, il regoletto, il dentello,
le nienwle, le sottogole, il fvsainolfl, i capitelli dei
Irifi, i modiglioni, combinati diversamente, secondo
i vari ordini - Corniciame, termine collettivo e-
sprimente lavori di cornici.
Cornice a cassetta : ha i regoli piani, a larghezza
nelle debite proporzioni, e le tien dietro una fu-
saruola, o altro, e quindi il fondo piano. - Cornice
architravata , quella soprapposta immediatamente
all'architrave, cioè senza interposizione di fregio. -
Cornice arrampicante, quella che segue la pendenza
di un fronloiie o simile. - Cornicioncino, piccolo
cornicione col quale si rifiniscono alcune parti in
muratura della casa, alcuni njobili, come armadi,
o simili, per ornamento. - Cornicione, la cornice,
quando è sola e fa corona alla cima di un palazzo,
di una chiesa, di una loggia o d'altro sontuoso edi-
ficio. - Coiniciove archit, arato, quello posto sul-
l'architrave e sulla corona senza Iregio. - Fronte-
spizio, cornice, o allro consimile membro, il quale.
in forma di triangolo, avvero di arco, fa finimento
alla più alta parte della fronte dell'edificio, ovvero
orna la parte superiore di una porta, di una. fine-
stra, ecc. Frontispizio acido, o cùspide, quello che
forma in alto un angolo acuto. Frontespizio curvo,
quello che si rialza in forma d' arco. - lìigìiinetla,
piccolo cornicione che passa sotto le finestre di
ciascun piano.
Cariatide, figura o mezza figura che si mette
talvolta a .sostegno d'una cornice. - Cavetto, moda-
natura architettonica concava (detta anche trochilo,
guscio) per le cornici, ecc., avente di solito il pro-
filo del quarto di circonferenza. - Cimazio, cimasa,
membro della cornice, altrimenti detto òvolo, uo-
volo. - Dentello, ornamento, a guisa d'un ordine di
denti, che ricorre sotto una cornice. - Doccia, ca-
nale che forma la modanatura superiore della cor-
nice di coronamento d'un edificio, e serve per ri-
cevere lo scolo delle acque piovane dal tetto, per
poi smaltirle, allontanandole dai muri dell' edificio
stesso. - Epitide, membro superiore di una cornice:
le serve di coronamento. - Gocciolatoio, membro
che ricorre sotto la cornice, con maggiore aggetto,
perchè l'acqua sgoccioli e cada abbastanza lontano
dal piede dell' edificio. - Grondatoio, sorta di ci-
masa con un'onda grossa nei frontespizi sopra le
cornici dell'ordine dorico.
Modanatura, nome generico dato ai corpi più o
meno sporgenti che entrano nel comporre il pro-
filo di una cornice. - Modiglione, specie di mensola
che è sotto il gocciolatoio dei cornicioni. - Soffitta
della cornice, la parte di sotto della cornice tra
un modiglione e l'altro, nella quale sogliono inta-
gliarsi rosoni 0 altri simili ornati. - Sopraccorni-
ciane, ornamento sopra il cornicione. - Sottogron-
dale, la parte di sotto del gocciolatoio, che è in-
cavata per impedire che le gocce dell'acqua non
incorrano contro l'edificio, ma se ne spicchino e
cadano liberamente. - Spiovente, superficie inclinata,
che talvolta si pone sopra la modanatura finale di
una cornice e simili, affinchè l'acqua sgoccioli sol-
lecitamente.
Cornice. Telaio di legno o d'altro, in cui si
incastrano dipinti, specchi e simili. - Regolo inta-
gliato lungo con dei canti a gole, spigoli, mezzi
cordoni, ecc., che si vende a un tanto il metro, e
serve per stipettai, riquadratori, ecc.
Cornice a bastoncinOj fatta d'un semplice bastou
cino indorato o inargentato. - Cornice alla Raffaello
0 della Madonna della Seggiola, con un gran fondo
di legno e una buca tonda nel mezzo, a grandezza
della pittura. - Cornice alla Salvadora, inventata
da Salvador Rosa. - Cornice a méstolo, cosi detta
dagli intagli che, a guisa di mestoli, vi si vedono
sopra appiccicati. - Cornice a pdmpani, coi pam-
pani fuori dell'mtelaiatura. - Cornice a sbalzo, fatta
in modo che figuri l'ondeggiamento dell'acqua
mossa dal vento. - Cornice dorata, quella sulla
quale è stesa una foglia d'oro o una tinta che la
imiti. - Cornice intagliata, quella adorna d'intagli,
come fogliami, mascheroncini, ecc., rilevati sul
piano di essa. - Cornice liscia, quella che non è a-
dorna d'intagli ; ma può essere ricca per la materia
e pregevole per l'eleganza della forma. - Cornice
scempia, a intaglio: ha sempre lo sguscio che fa
da battente sulla lucf del quadro per reggarlo, ed
ha il bastone sopra lo sguscio. - Passe-partout (frane),
cornicetta di cartone.
Cordoncino, fregio di lejrno in alcune cornici da
quadro. - Magliella, specie di campanelline che si
applicano lateralmente alle cornici da quadri, per
poterle appendere alle pareti. - Règoli, ciascuno
dei quattro lati della cornice. - Sguscio, incavo di
cornice, a guscio.
Corniciame, corniciamento, qualunque lavoro di
cornici. - Corniciato, che ha cornice. - Cornicia-
tura, il lavoro del far la cornice ai quadri e si-
mili. Men comune di incorniciatura; ma pare che
dica meglio l'effetto del lavoro e della forma. -
Incorniciare, mettere in cornice un quadro a obo,
un acquerello, una fotografia e simili. - Incornicia-
tura, l'operazione e la spesa dell' inco-niciare. -
Rincorniciare, ripete incorniciare. - Scorniciamento,
lo scorniciare, l'atto e il lavoro. - Scorniciare, ri-
durre in forma di cornice. - Saetta, sorta di ferro
da cornici. - Scorniciatoio, arnese per scorniciare.
CORNICIAME — CORO
"21
y
Corniciamo. Dello a cormce.
Corniciato, (ìlie ha cornice.
Cornicióne. Membro di architettura. • Vo;,'-
gasi anche a cornice (primo articolo).
Cornicolato. Veggasi a corno.
Cornigrero. Detto a corno.
Corniola. Detto a còrniòlo.
Corniola. Specie di agata : cornalina, sarda,
sardonica.
Corniolo. Albero monlnno, di legno duro, con
tìori gialli e frutti rossi : e» miale, cornio; volgarm.
cornaro. - Corniola, frutto di ques' albero: ha la
forma della giuggiola lunga, il nocciolo durissimo,
la polpa morbida nella maturità, ma molto acida,
lazza, onde da pochi si mangia, e serve per lo più
a far conserve per le bevande dell'estate ; è di un
bel color rosso, ma ve ne sono anche di gialle e
di bianche.
Cornipede. L'animale con piedi cornei.
Corno (al plurale, più comunem., corna). Osso
acuto, spesso ritorto, che spunta sulla testa di al-
cuni animali quadrupedi, ruminanti (veggasi a ru-
minante) : armadura, ramora, rampini (voci disus.).
Anche, ciascuna delle punte carnose che hanno sul
capo la chiòcciola e la lumaca. Il corno dei
quadrupedi, separato dall'animale e lavorato, è
messo in commercio 'a diversi usi. Le corna sono
caduche o persistenti. - Ceraloide, che ha la forma
d'un corno. - Còrneo, di corno. - Cornigero, che
porta corna. - Cornuto, che ha corna, porta corna.
Acuticorne, con corna acute. - Bicorne, che pre-
senta due corni o prolungamenti, - Clavicome, con
antenne ingrossate. - Conuco/a<o, a figura di due corni
- Criptocero, con antenne nascoste. - Criso:ero, che ha
corna dorate. ■ Longicorne, con lunghe corna. Ma-
crocero, con grosse corna. - Monocero, l'animale
con un solo corno. - Ossicero, con antenne acute.
- Rinocero, rinoceronte, animale con un corno sul
naso. - Tricorne, tricorno, di tre corna. - Uni-
corne, con un solo corno.
Antenna, specie di corna degli insetti. - Cerd-
sforo , apòfisi da cui nasce il corno in certi ani-
mali. - Cornatura, la foggia, la disposizione delle
corna d'un animale. - Corona, la parte del corno
che è più vicina alla radice ; minute corna alla
sommità. - Impalcatura, palco, ordine di corna. -
Ramosità, condizione delle corna con più rami. -
Ramo, parte del corno che si sviluppa dal tronco
principale (corna ramose). - Tentacolo, corno col
quale l'insetto tasta.
Cozzare, urtare, urtarsi le corna : accozzare, dar
cozzate, dar di petto ; fare ai cozzi ; prendersi a
cornate, venire alle cornate. - Cozzata, colpo con le
corna : cornata. - Cozzatina, dim. vezz. di cozzata.
- Cozzatura, l'atto e l'effetto del cozzare. - Cozzo,
cozzata, non com. {fare ai cozzi, urtarsi con le
corna) : urto. - Incornare (incornatura), fare le
corna. - Scornare, rompere un corno o le corna. -
Spuntare le corna, cominciare a nascere.
Bragafuli, sorta di corno che gli eroi nordici
usavano come tazza da bere. - Chera, corni mo-
dellati, più 0 meno bene, in argento o altro metallo,
anticamente in uso per bere. - Cornucòpia, vaso a
forma di corno, simbolo dell'abbondanza.
Corno. Istrumento musicale, specie di tromba
il cui coìyo è rivolto su sé stesso in due o tre
lunghi giri circolari compresi tra il bocchino e la
campana. Era, in antico, uno strumento militare,
prima forse un corno di bue, poi d'avorio e di me-
tallo; quello dallato é un'invenzione eUusca; oggi,
anche un istrumento usato dai cacciatori, dalle
guardie ferroviarie, ecc. - E con lo stesso nome
si chiama anche uno strumento di metallo o di
cuoio per il polverino d'innescatura. - Il corno, istru-
mento musicale, produce la serie fJegli armonici 1,
2, 3, 4, 5, 6, ecc., i quali vengono abbassati al
suono più vicino inferiore o con l' introduzione
della mano sul padiglione o coi cilindri, le cui
valvole mettono in comunicazione il tubo princi-
pale dello strumento con i tubi aggiunti, f suoni
si ottengono con la pressione del labbro in apposito
bocchino.
Corno a chiavi, o italiano, istrumento che si suo-
na in tredici toni. - Corno a macchina, a pistone,
quello adottato universalmente. - Corno bassetto,
istrumento intermedio fra il clarinetto e il fagotto.
- Còrno cromatico, provveduto di buchi e di chiavi.
- Corno inglese, istrumento di invenzione moderna
e appartenente alla famiglia dell'oboe. - Corno
russo, con una sola nota.
Scorneggiare, suonare il corno. - Tuffate diconsi
le note del corno ottenute, oltreché con l'insuffla-
zione, con l'introduzione della mano nel padiglione.
Corno. Bernoccolo che ci si fa sulla fronte
cadendo. - Figur., alterigia, arroganza, orgoglio.
- Estremità d'una schiera, d'un esercito in batta-
glia. - In anatomia, organo o parte di organo
somigliante, per forma, al corno dei ruminanti. -
Corno d'Ammone, sorta di conchiglia. - Corno di
cervo, preparazione dell'antica farmacopèa. - Corno
ducale, veggasi a doge. - Cornu, detto a vela.
Cornucopia. Vaso a forma di corno, simbolo
A&IV abbondanza.
Cornuto. Veggasi a corno e a marito.
Coro (corale). In origine, la piazza ove aduna-
vansi i cittadini a cantare inni in onore del dio pa-
trono della città (veggasi a cantare e a canto).
Arione di Corinto (verso il 600 a C), per il primo,
insegnò ad un coro a danzare in cerchio, intorno
a un altare e a cantare un'ode ditirambica scritta
apposta per una data occasione. - Adunanza di più
interlocutori nella commedia e nella tragedia
antiche (per molte voci relative veggasi a teatro),
ora nel dramma in musica. - Adunanza di cantori;
insieme di cantanti e di suonatori per l'esecuzione
di un pezzo musicale; adunanza d'uomini, spe-
cialmente religiosi, congiunti insieme ad orare e
salmeggiare. - Anche, il componimento, il pezzo
musicale cantato da più voci nelle opere in mu-
sica. - Corale, appartenente a coro [canto, parte
corale; libri corali, grandi libri, per lo più di car-
tapecora, stampati per il coro).
Coro reale, quello in cui la unione armonica
delle quattro voci umane è tale che ciascuno abbia
una melodia diversa dalle altre. - Gesangverein,
voce tedesca che significa compagnia o società co-
rale. Tali società sono costituite in quasi tutte
le città della Germania, allo scopo di coltivare il
canto e di procurarsi uno spasso.
Chorodidascalo, chi istruiva artisticamente i cori.
- Cordgo, fra i Greci, il capo del coro; magistrato
ateniese che provvedeva i cori alle rappresenta-
zioni teatrali o per certe solennità religiose. - Co-
rifèo, capo dei cori ; chi, nelle antiche rappresen-
tazioni, dirigeva i coristi e i cantanti. - Corista,
capo del coro, colui che ordina il coro o, an-
che, chi canta in esso. - Guida, ogni primo corista
delle quattro voci. - Maestro di cappella, chi dirige
Premoli. - Vocabolario Nomenclatore.
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722
CORO — CORONA
i cantori di una chiesa. - Mesocoro, chi batteva il
tempo con una stecca di legno.
Antifona, canto alternato; ora, propriamente,
versetto che si recita o si canta prima o dopo
i salmi. - Antislrofe, seconda stanza o strofa
di un canto, lirico, dei cori. ■ Corodia, canto
in coro; l'opposto di monodia. - Episodio, breve
azione intrecciata ai canti del coro, nell'antica
tragedia greca. - Epodo, terza strofa o parte dei
cori.
Cantorino, libretto a mano per uso del coro :
vi sono le note delle cose da cantarsi. Anche, il
libro nel quale sono contenute le regole del canto
fermo.
Còro. Parte della chiesa intorno all'aitar mag-
giore, nella quale si canta : àbsida, abside. La
stanza o cappella attigua alla chiesa dove le mo-
nache stanno a cantare. - Coro alla romana, quello
dietro l'altare. - Coro ordinario, quello davanti al-
l'altare. - Corale, che obbliga al coro (benefizio,
cappellania, ecc.). - Distribuzioni corali, le propine
dei cantori che intervengono al coro.
Manganelle, cassapanche affisse al muro, in coro,
mastiettate, che si alzano e si abbassano. - Miseri-
cordia 0 pazienza, mensoletta di varia forma,
spesso molto ornata, saldamente attaccata alla fac-
cia inferiore della tavola mobile: forma il se-
dile di uno stallo di coro. - Stallo, ciascuna delle
cattedre in cui siedono, nel coro, i dignitari eccle-
siastici, canonici, prelati, ecc.
Cantore, dignità ecclesiastica, nelle chiese cattedrali.
Chi ne è rivestito; chi ha la sopraintendenza al
canto del coro. - Corista, nelle chiese collegiate, più
specialmente il cappellano che nota i benefizianti
presenti al coro. - Corale (meno comunem, corisla),
religiosa che ufficia nel coro.
Coro. Ciascuno dei nove ordini di angeli : reg-
gasi ad angelo.
Corografia (corogràfico, corògrafo). Descrizione
di un paese, - Corografico, appartenente a coro-
grafia. - Coìògrafo, che professa la corografia. -
Mappa corogràfica, quella che rappresenta una re-
gione, una provincia o simile, con l'indicazione di
alcune particolarità più notabili, come canali, ponti,
case isolate, strade, molini, opifici, ecc.
Coroidèa, coroidite. Veggasi ad occhio.
Corólla. Parte del fiore che ne involge gli
stami e i pistilli; involucro interno dei fiori, nel
quale avviene la fecondazione della pianta.
Corollàrio. La conseguenza di una propo-
sizione già dimostrata.
Corologia. Detto a geografia.
Corona (coronamento, coronare, coronato, coro-
nazione). Ornamento, in forma di cerchio, da porre
alla fronte, o sul capo, per onore, per distinzione
tli grado: diadema, serto. Portato, specialmente, da
un re e da altro sovrano. Corona d'oro, di gem-
ine, di diamanti, di brillanti, ecc. Figur,, maestà
re,,'ia, e talvolta prendesi per il regno e per lo
slesso re. Anche, ghirlanda di fiori, di foglie di
iilloro, di mirto e simili. - In ai'aWica, figura in-
dicante il grado di nobiltà. - La corona d'alloro si
dava ai poeti, ai grandi artisti ; la corona di quer-
cia ai valorosi. La corona di Bacco era di pampini,
(jli ambasciatori portavano la corona d'o/tt'o;le
vittime, di pino e di cipresso. - Coroncina, coron-
ciona, dimin. e ascresc. di corona. - Becchetti, i
lienli della corona. - Gemme della coróna, i gio-
jelli che usano per tradizione i principi. - Co"
ronaio, chi fa o vende corone. - Coronario, che è
circolare, a guisa di corona.
Corone diverse. — Baronale, comitale, ducale,
marchionale, nobiliare, patriziale, principesca, reale,
la corona a seconda che è distintivo di barone, di
conte, ecc. - Civica, o di quercia, o d'elee, la co-
rona che si conferiva a chi salvava un cittadino
romano in battaglia. - Di ferro, o ferrea, antica
corona dei re d'Italia. - Etrusca, corona di foglie
d'oro, a foggia di quelle di quercia, con ghiande
di gemme e con nastri dello stesso metallo. - Lau-
rea dicevano i Romani quella corona d'alloro di
cui gli atleti vincitori, o coloro che avevano tatto
0 conchiuso la pace, si cingevano la fronte. - Mu-
rale, corona ornata di torri e di torrette (come
quella che si raffigura in capo all'Italia): si
conferiva a chi avesse, per il primo, dato la sca-
lata alle mura di una città assediata. - Nuziale,
natalizia, conviviale, sacerdotale, la corona a se-
conda delle persone che la cingevano e delle cir-
costanze speciali in cui veniva cinta: nozze, na-
scita, convito, ecc. - Oleagina, corona di foglie
d'olivo che si dava, per ricompensa, a chi a-
vesse consigliato qualche buon espediente per la
vittoria. - Ossidionale, quella che assegnavasi a
chi liberasse una terra dall'assedio. - Ovante, la
corona che i Romani concedevano a chi otte-
neva il trionfo minore. - Badiata, la corona che
si assegnava agli dèi, agli eroi deificati, poi ad Au-
gusto, ecc. - Bostrale, rostrata, o navale, o classica,
quella che veniva data a chi primo uncinava una
nave nemica, e vi saltava dentro. - Sacra, la co-
rona che fu simbolo di autorità regia o imperiale.
- Sepolcrale, la corona (di fiori freschi, di fiori
finti 0 d'altro) che si depone sopra una tomba,
sopra una bara, durante il trasporto funebre, ecc. -
Sutile, corona di fiori recisi, senza foglie, portata
dai Salii. - Trionfale, la corona assegnata a chi ot-
teneva il trionfo nell'antica Roma. Ve n'era di tre
sorta : una di foglie d'alloro, senza le còccole, por-
tata dai generali durante il loro trionfo; una di
foglie d'alloro fatte d'oro, tenuta sospesa sopra il
capo del generale da un ufficiale pubblico ; un'altra
d'oro, di considerevole valore, e la si mandava in
dono al generale che aveva ottenuto il trionfo. -
Vallare (vallaris o castrensis), quella che davasi a
chi, tra i Romani, entrava pel primo nelle trincee
nemiche: era tutta d'oro, con palizzate (vellum).
Abacot (frane), berretto con doppia corona. -
Agrostemma, o corona dei campi, sorta di fiore. -
Anadèma, corona o fascia che portavano i vinci-
tori dei giuochi. - Aurèola, corona di raggi intorno
alla testa d'un santo: nimbo, raggiera. - Corolla,
piccola corona di fiori artificiali fatti di sottili tru-
cioli di corno, dipinti a vari colori. - Corollarium,
corona fatta di sottilissime foglie di metallo, inar-
gentate 0 dorate, che i Romani regalavano agli at-
tori favoriti. - Corona di spine, quella di Cristo»
- Corona lunga, ghirlanda o festone di fiori, per
ornare persone o fabbricati, in occasione di festa :
era portata al collo. - Diadèma, fascia bianca ed
azzurra portata dai re asiatici intorno alla tiara.
Più tardi, larga lascia bianca fissata intorno al capo
e legata di dietro con un fiocco, adottata da altre
nazioni come segno di sovranità. Anche, orna-
mento femminile da porsi sul capo, dinanzi, a
foggia delle corone reali: fatto d'oro e di pietre
preziose, o d'altre materie, a semicerchio, o a cer-
chio intero. - Kokoschwik, il diadema che, secondo il
costume nazionale, portano le donne russe. - Tn-
CORONALE
CORPO
23
regno, la triplice corona del papa, simbolo della
Chiesa paziente, militante e trionfante: tiara.
Coronare, coronato, ecc. — Coronare, mettere la
corona; più comunem., incoronare: conferire la
corona a sovrani, a poeti, a trionfatori : dare, im-
porre, mettere corona, la corona; fregiare, india-
demare, inghirlandare. Dicesi anche in significato
di eleggere (veggasi ad elezione), conferire la po-
testà regia, intronizzare, mettere in trono ; un-
gere re; ungere imperatore ; consacrare, sacrare un
papa. - Ricoronare, incoronare, ripete coronare. -
Scoronare, togliere la corona; far decadere dal
trono, dal regno.
Incoronato (partic. e agg.), che ricevette, che
porta la corona : cerchiato, gemmato, indiademato,
mitrato, redimito, turrito.
Incoronazione, l'incoronare ; la cerimonia dell'in-
coronare, tanto re e poeti, quanto l' inghirlandare
la testa per ornamento o altro : coronamento, inco-
ronamento, inghirlandamento; consacrazione, ele-
zione.
Lemnisco, striscia di porpora con la quale si le-
gavano le corone.
Coróna. Opera di fortificazione. - Filza di
pallottole del rosario. - Nome di due costella-
zioni : veggasi a costellazione. - Nome d'una in-
finità di ordini cavallereshi. - In anatomia, ciò che
ha forma circolare. - In botanica, appendice che
in alcune piante sovrasta alla faccia della corolla.
- In musica, linea curva con un punto nel mezzo:
serve a prolunguare la nota o la pausa su cui è
posta. - Porzione di superficie piana racchiusa fra
due circonferenze concentriche. - Nome di più di
una moneta. - Parte del cavallo che collega il
pasturale al piede. - Impuntura intorno al quar-
tiere della scarpa. - Manico della camjiana, che
s'unisce al mozzo. - Corona polare, la più bella
fase dell'aurora magnetica. - Corona solare, detto a
sole.
Coronale. Veggasi a fronte e a piede.
Coronamento. Quanto termina superiormente
un edificio.
Coronare {coronato). Cingere di corona.
Coronario. Circolare, a guisa di corona.
Coronato. Detto a frutto.
Coronazióne. Veggasi a corona.
Coroncìna. Piccoia corona, e specialmente
quella del rosario.
Corpacciata. Atto ed effetto del mangiare
soverchiamente.
Corpacciuto. Chi è grosso di corporatura :
veggasi ad obéso.
Corpétto. Panciotto, sottoveste.
Corplccluòlo. Piccolo corpo.
Corplno da notte. Corsetto, cappotto, che si
mette, la sera, sopra la camicia, specialmente
dalle donne.
Corpo Tutto ciò che ha una esistenza mate-
riale e che può quindi cadere sotto i sensi ; tutto
ciò che ha lunghezza, largJiezza e j^^'ofon-
dità; qualsivoglia sostanza, o materia, che
abbia qualità proprie e specifiche : cosa, cosa
corporea, cosa materiale ; qualunque porzione di
materia. In natura nulla esiste che abbia più
di tre dimensioni o meno di tre; però in geo-
metria si considera il limite esterno di ogni
corpo, ossia ciò che determina la sua forma e lo
separa dallo spazio, quasi come staccato dal mede-
simo e mancante di profondità. Questo limite di-
cesi superficie ed ha due sole dimensioni, la lar-
ghezza e la lunghezza. Il limite della superficie, e
anche il luogo in cui si riuniscono due superficie
contigue, è considerato come avente una sola di-
mensione, la lunghezza, e dicesi linea. Il limite
della linea e il luogo d'incontro di due linee chia-
masi punto. Limitatamente al volume e alla superfi-
cie, un corpo può essere grande, grosso, pic-
colo, colossale, enorme; piano, concavo,
convesso, curvo; quadrato, rotondo ; cònico
(veggasi a còno), cùbico (veggasi a cubo), ecc.
Anticamente si conoscevano solo quattro corpi sem-
plici (acqua, aria, terra, fuoco), e si chia-
mavano elementi. Oggi se ne conoscono più di set-
tanta veramente semplici, ossia indecomponibili:
alluminio, antimonio, argento, argonio, arsenico, a-
zoto, bario, bismuto, ecc. Molti di essi .sono de-
signati come metalli (veggasi a metallo), altri
come metalloidi (veggasi a metalloide). Si dicono,
poi, colloidi i corpi che, a differenza dei cristalloidi,
restano al disopra del diaframma animale e nel-
l'osmosi non passano nel liquido sottostante : tali
la colla, la gomma, la gelatina, Yamido, ecc.
Corpòreo (corporeità), del corpo, specialmente di
quello umano. Contr., incorpòreo (senza corpo), in-
corporeità. Detto anche in significato di spirituale :
veggasi a spirito.
Atomo, per simil., dicesi di corpo piccolissimo. -
Bruscolo, voce toscana designante qualsiasi corpic-
ciuolo minuto e specialmente quelli che entrane
negli occhi. - Cilindro, corpo solido, lungo e ro-
tondo. - Corpo animale, veggasi ad animale. -
Corpo umano, veggasi più innanzi. - Corpùscolo,
àtomo sospeso nell'aria, di varia forma ; in botanica,
organo sessuale femmin, delle gimnosperme. - Glòbo,
corpo rotondo per tutti i versi : sfera. - Massa,
quantità indeterminata di qualsivoglia materia am-
montata insieme. - Mezzo, corpo solido, liquido o
aeriforme, in cui segue qualche fenomeno. - Micrococco,
microbo molto piccolo, di forma rotonda: si pre-
senta al microscopio isolato o in catene o in am-
massi gelatinosi amorfi. - Microrganismo, essere
piccolissimo invisibile ad occhio nudo e che vive
in altri esseri o in sostanze organiche: bactèrio.
- Pólvere, minuzzolo di terra arida; ogni altra
cosa ridotta a guisa di polvere. - Zoòfilo, corpo
che partecipa della pianta e dell'animale.
Il corpo nei scoi vari statl
Corpi diversi.
Aeriforme, uno dei tre stati in cui si possono
trovare i corpi in natura, gli altri due essendo il
solido e il liquido. Pervengono a tale stato (fluido,
elastico, gassoso) il maggior numero dei corpi, per
la forza del calore, che ne disgiunge le molecole,
convertendoli prima in liquidi, poi in vapori. - A-
morfo, il corpo che non presenta una forma rego-
lare e in qualche modo simmetrica. - Animale, il
corpo organico che, oltre alle funzioni assimilativa
e riproduttiva, compie anche quelle di selezione
cogli altri organismi e che é dotato di sensibilità.
- Animato, il corpo che vive ed ha un'anima. -
Arido, il corpo privo d'umori e che presenta, alla
superficie, una certa asprezza al tatto. - Artificiale,
il corpo ottenuto artificialmente, con ai^ificio.
Bruto, aggetti vam., dicesi di un corpo non organiz-
zato. - Celeste, terrestre, il corpo a seconda che si
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trova sulla terra o negli spazi celesti. - Colorato, il
corpo che presenta una colorazione, un colore ben
definito e costante. - Composto, il corpo che l'ana-
lisi chimica ha dimostralo risultare dalla combina-
zione di due 0 più corpi indecomposti. - Decompo-
nibile, che si può decomporre. - Diafano, il
corpo che si lascia attraversare dalla luce. - Diama-
gnetico, il corpo che viene respinto dalla cala-
mita. - Duro, il corpo che oppone considere-
vole resistenza alla forza che tenta scalfirlo. - E-
dotto, il corpo separato, per processi tecnici, dalla
materia pri na nella quale preesisteva. - Elettro-
positivo, elettro-negativo, veggasi ad elettricità.
Fluido, il corpo le cui molecole hanno si poca
aderenza fra loro che tendono sempre a separarsi
le une dalle altre. - Fràgile, il corpo, se al mi-
nimo colpo si frantuma. - Gassoso, volatile, il corpo
le cui molecole tendono ad allontanarsi le une
dalle altre. - Granelloso, di corpo che si mostra
come formato da piccoli granelli. - Grasso (corpo),
principio immediato, rappresentato dai corpi neu-
tri, acidi 0 salini, solubili nell'etere e nell'alcool,
insolubili 0 poco solubili nell'acqua, brucianti con
fiamma voluminosa o con produzione di nero fumo:
si trovano sciolti o finemente divisi nei liquidi
normali (chilo, latte, ecc.) e patologici.
Ialino, voce usata dagli scienziati per indicare
quei corpi che hanno le trasparenza del vetro. -
Imponderabile, il corpo che non presenta un peso
sensibile agli strumenti più delicati. Si disse anche
dei corpi di natura sconosciuta: la luce, il calore,
l'elettricità, il magnetismo. - Inanimalo, il corpo
che non ha vita. - Incoloro, se non ha alcun co-
lore ben definito. - Indecomposto, il corpo che, sot-
toposto a tutti i mezzi ofi'erti dalla scienza, non
potè essere scomposto negli elementi che lo costi-
tuiscono. - Inerte, il corpo che nella mescolanza
non reagisce. - Inorganico, il corpo le cui parti
elementari coesistono in equilibrio statico. Inorga-
nici sono i corpi semplici (metalli, metalloidi), gli
ossidi, le anidridi, gli acidi minerali, i sali aloidi
(cloruri, ioduri), i sali (carbonati, solfati, nitrati,
ecc.). - Iridescente, il corpo che presenta, dispersi
alla sua superficie, i diversi colori deWiride, va-
rianti però di posto col variare dell'angolo d'inci-
denza dei raggi luminosi.
Legnoso, costituito, nelle piante dicotiledoni, da
canale midollare, dal legno propriamente detto e
dall'alburno. - Liquido, il corpo le cui molecole sono
scorrevoli le une sulle altre, in modo che esso prende
la forma del recipiente che lo contiene. - Mine-
rale, corpo inorganico, senza forza vitale. - Molle,
il corpo che non offre alcuna resistenza alla forza
che tenta scalfirlo. - Nattirale, il corpo che si tro-
va in natura cosi come si presenta. Allo stato na-
tivo, frase che, riferita a corpo, ha il medesimo si-
gnificato di «naturale». - Neutro, d'alcuni corpi
privi d'azione.
Opaco, il corpo che non si lascia attraversare dai
raggi della luce. - Organico, il corpo, i cui ele-
menti coesistono in forza e in equilibrio dinamico
e sono capaci di compiere delle funzioni. Corpi or-
ganici : carburi di idrogeno ; composti della serie
aromatica ; aldeidi, alcaloidi ; glucosidi ; idrati di
carbonio, grassi. - Organizzati (corpi): dicesi delle
piante, degli animali, o di quelle parti di essi che
costituiscono da sé un ordito disposto a norma
delle leggi di organizzazione.
Pellucido, il corpo che si lascia attraversare dalla
luce solo parzialmente. - Permeabile, il corpo at-
traversabile dalla luce, dall'aria, dall'acqua, ecc. -
Pseudo-iredescente, il corpo che presenta i diversi
colori dell'iride dispersi alla sua superficie, ma fissi
in posto.
Semplice, il corpo indecomposto. - Solido, il
corpo le cui molecole sono avvinte fortemente le
une alle altre, di modo che esso ha una forma
ben definita. - Sonoro, il corpo che, percosso, e-
mette un suono.
Tenace, il corpo che offre considerevole resistenza
alla forza che tenta frantumarlo. - Vegetale, il
corpo organico, che è capace solo delle funzioni
assimilativa e riproduttiva: conservazione quindi
individuale e conservazione della specie. - Vitreo,
l'umore che riempie la cavità dell'occ/wo, poste-
riormente. - Vivente, il corpo che presenta il fe-
nomeno della vita ed esiste in forza dell'equi-
librio dinamico delle sue parti. - Volatile, corpo
solido 0 liquido che può ridursi in gas o va-
pore, sia alla temperatura ordinaria, come l'etere,
l'alcool, l'acqua, sia per l'azione di un calore più
0 meno elevato, come lo zolfo, il mercurio, l'ar-
senico.
Parti di un corpo- superficie, volume, ecc.
Atomi, gli elementi semplici e indivisibili, che
costituiscono i corpi. - Cellule, gli elementi che co-
stituiscono ogni corpo organico : veggasi a cellula.
- Componente, ciascuna delle sostanze che compon-
gono un corpo.
Elementi, le parti indivisibili che costituiscono
la massa di un corpo: veggasi ad elemento. -
Grana, particella di un corpo, separata. - Meato,
canale, via dei corpi per cui essi traspirano. -
Membro, parte di checchessia organato a modo
di corpo. - Molecola, particella minima di un
corpo ; la quantità più piccola che possa essere in
un corpo allo stato libero; ciascuno degli elementi
analizzabili che costituiscono un corpo. - Monade,
elemento semplice e indivisibile dei corpi viventi.
Ossatura, la disposizione e il complesso delle ossa
nel corpo animale. - Pori, gli interstizi che esi-
stono tra gli elementi che costituiscono un corpo;
veggasi a poro. - Protoplasma, il contenuto delle
cellule dei corpi. - Sostanze elementari, sostanze
semplici, indecomponibili, di cui sono fatti i corpi.
Capacità, il volume dello spazio che un corpo
occupa. - Cèntro, punto nel mezzo di un corpo
sferico. - Peso, gravità di un corpo. - Profondità,
una delle tre dimensioni del corpo solido; altezza
da sommo ad imo. - Quadratura, ciascuna facciata
d'un corpo quadrangolare. - Spigolo, canto vivo
dei corpi.
Superficie, la faccia esterna di un corpo ; li-
mite del corpo. - Volume, il corpo considerato
nella sua estensione, nello spazio che occupa. -
Volume specifico, il quoziente del peso molecolare
per la densità : sotto eguali condizioni di tempera-
tura e di pressione, è in numero costante.
Proprietà', tambiamenti, fenomeni dei corpi.
Affinità, dicesi quando l'aggregazione unisce mo-
lecole di natura diversa. - Aggregazione molecolare,
proprietà che hanno le molecole dei corpi di atti-
rarsi e mantenersi vicendevolmente ravvicinate, in
modo da opporre un certo ostacolo, più o meno
grande, alle potenze che tendono a separarle. - Ca-
lotte, l'effetto di un moto vibratorio delle molecole
dei corpi. - Calorificazione, sviluppo di calore che
si verifica negli organismi ed è il risultato del
compimento di tutte le funzioni. - CanMiritii, pro-
prietà di certi corpi, i quali, combinandosi con la
sostanza delle parti sulle quali vengono applicati,
ne alterano il tessuto e ne distruggono la strut-
tura : vegliasi a catiatico. - Coesione, la l'orza che
tiene tra loro avvinte le diverse parti che costitui-
scono un corpo. - Compressibilità, la proprietà che
hanno i corpi di ridursi in volume sottoposti ad
una pressione. - Consistenza, densità, tenacità
dei corpi.
Decomponibilità , V attitudme dei corpi a es-
sere decomposti, scomposti, sciolti: veggasi a
sciogliere. - Decomposizione, il decomporsi di un
corpo. - Densità, stato di un corpo la cui materia
è unita e stretta insieme : veggasi a denso. - Di-
latabilità, la proprietà che hanno i corpi di au-
mentare il proprio volume sotto l'azione di certe
cause. - Divisibilità, la proprietà che hanno tutti
i corpi di dividersi in parti.
Ebollizione, fenomeno per il quale un corpo passa
bruscamente dallo stato liquido allo stato gassoso.
- Elasticità, la proprietà che hanno alcuni corpi,
una volta deformati, di ritornare alla forma primi-
tiva, non appena cessa di agire la forza che ne
causava la deformazione. - Espansione, stato di un
corpo che ha aumentato le sue dimensioni per ef-
fetto della forza repulsiva del calorico interposto
fra le sue molecole. - Estensione, la proprietà ge-
nerale della materia per cui tutti i corpi occupano
dello spazio. - Evaporazione, il passare di un
corpo, lentamente, Jdallo stato liquido allo stato
di gas, di vapore.
Fenomeno, qualunque effetto che si osserva nei
corpi. - Grana, la costituzione molecolare d'un corpo.
- Impenetrabilità, la proprietà generale della ma-
teria per la quale due corpi non possono contem-
poraneamente occupare il medesimo spazio. - Li-
quefazione, il passare di un corpo dallo stato so-
lido allo stato liquido. - Permeabilità, facoltà che
hanno i corpi di essere attraversati dall'aria, dal-
l'acqua, dalla luce, dal calore, ecc. - Porosità, pro-
prietà dei corpi consistente nell' essere forniti di
spazi (pori) o distanze intermolecolari. - Potere
assorbente, facoltà che hanno vari corpi di lasciar
penetrare nella loro massa altri corpi o agenti
fisici.
Rarefazione, il fenomeno per il quale i corpi di-
minuiscono la propria densità; maggiore sviluppo
d' un corpo per lo scostarsi delle sue molecole,
senza aumentare di peso e di materia. - Solidifi-
cazione, passaggio di un corpo dallo stato liquido
allo stato solido. - Solidità, proprietà per cui le
parti di un corpo resistono alla forza che li vuole
disgiungere. - Solubilità, la proprietà che hanno i
corpi di sciogliersi. - Sopraffusione, fenomeno per
cui un corpo, dopo fuso, rimane liquido ad una
temperatura più bassa di quella che ne determina
la formazione. - Tenacità, proprietà speciale dei
corpi solidi per la quale è più o meno stabile l'ag-
gregamento delle loro molecole, e più o meno dif-
ficile il produrre in esso una deformazione.
Cose e termini varì.
Ogni corpo é soggetto alle leggi della fisica,
della chimica, a quelle speciali della sua na
tura, alle condizioni proprie di vita, alle in-
fluenze àeW atmosfera, dell'aria, all'azione del
caldo, del freddo, deìVurnidità, ai diversi te-
nonieni che sono propri delV astronomia, della
geologia, della meteorologia, ecc. E' mòbile e
immobile. Può conservarsi intatto, inalterato,
oppure mutare o subire tnodificazione e, in
certi casi, metamorfosi; subire guasto, rottura
(veggasi a rompere), annientamento, distru-
zione.
Aderire, di corpi che combacino alla superficie :
veggasi ad adesione. - Afjìoscire, ammosciare, ap-
passire, avvizzire, divenire o rendere floscio,
molle, moscio, ecc. - Ammencire, rendere, far di-
venir mencio ; diventar mencio, cioè floscio, non
consistente. - Avvizzire, avvizzimento, perdere fre-
schezza, appassire. - Comporre, ottenere per sin-
tesi un corpo. - Contòrcere, contorcerai, veggasi a
torto. - Dimezzarsi, ridursi a metà. - Decom-
porre, obbligare un corpo a separarsi nei suoi
elementi. - Deformare, togliere, la form.a a un
corpo. - Forìnare, dare forma a un corpo. -
Frantumare, ridurre un corpo in minutissimi
pezzi : ròm,pere minutamente. - Incorporarsi, di
un corpo che si compènetra in un altro. - Risol-
vere, scomjìorre. - Scorporare, figur., cavare dal
corpo. - Sciògliere, sciogliersi, veggasi a soluzió-
ne. - Scortecciare, togliere a un corpo la parte su-
perficiale, la corteccia, la scorza. - Screpolare, pro-
vocare delle fenditure, delle crepe in un corpo. -
- Sezionare, dividere un corpo in diverse parti u-
guali : partire, dividere. - Spezzare, dividere un
corpo in più pezzi : veggasi a pezzo.
Analisi, la decomposizione di un corpo com-
posto nei corpi semplici che lo costituiscono. -
Sintesi, la composizione di un corpo composto
ottenuta combinando insieme, nelle proporzioni vo-
lute, i corpi semplici che lo costituiscono. - Scorcio,
operazione che mostra la superfìcie essere resa ca-
pace della terza dimensione del corpo, mediante la
prospettiva, la quale fa apparire le figure di
maggiore quantità ch'esse non siano, - Stereometro,
apparecchio per determinare il volume dei corpi
in polvere.
Corpo. Tutta la massa, insieme unita, di molte
parti ridotta in una; es., corpo di città, di case, di
buoi, ecc. - Riferito a collegio, ad associazione,
a società, tutti insieme coloro che li compongono.
- In linguaggio militare, membro deWesercito che
forma unità e può stare da sé secondo le leggi, i
regolamenti. - Nella marina, la nave distinta dalle
merci che vi sono caricate. - In diritto, il fatto
materiale che deve essere accompagnato dall'animo
(intenzione).
Corpo avanzato, gruppo di soldati che precede il
grosso dell'esercito.
Corpo callóso, fascia bianca, molle e fibrosa, che
si scorge separando i due emisferi del cervello. -
Corpo d'acqua, la massa liquida che scorre in un
fiume, in un cariale e simili. - Corpo d'armata :
veggasi ad esercito. - Corpo del diritto, veggasi a
diritto. - Corpo della piazza, veggasi a fortezza,
- Corpo del reato, o del delitto, veggasi a delitto.
- Corpo di ballo, detto a coreografia, - Corpo
di guardia, veggasi a guardia. - Corpo diploma-
tico, detto a diplomazia. - Corpo di ricupera-
zione, quello formato da soldati scelti, tenuti ia
riserva per terminare la battaglia o ricuperare
la vittoria.
Corpo franco, veggasi a tnilixia. Corpo legi-
726
CORPO A CORPO
CORPORATURA
slativo, assemblea legislativa ; il Farlaniento.
- Coi'po 0 ente morale, istituto civile riconosciuto
dalle leggi, avente personalità giuridica, e che per-
ciò gode dei diritti secondo le leggi e gli usi
osservati come diritto pubblico.
Corpo a corpo. Modo di combattimento ;
il battersi in singoiar tenzone; duello.
Corporale. Di còrpo, appartenente al corpo
umano. - Pannolino che il sacerdote cattolico
adopera nella messa. • Detto di pena: per-
sonale.
Corporali bisogni. Quelli specialmente dello
scarico degli intestini : veggasi a defecazione, -
In significato più largo, i bisogni naturali o primi-
tivi -.circolazione, digestione, nutrizione, re-
spirazione.
Corporalmente. Veggasi a corpo um-ano.
Corporatura La forma, la complessione
del corpo umano ; Y insieme che esso presenta
allo sguardo: lattezza, /tfirwra, fusto ; membratura,
organismo, persona, personale ; statura, struttura ;
taglia, taglio ; torso. - La corporatura è regolare,
normale, comune, media, mezzana, oppure anormale,
irregolare, colossale, enorme, stentata, misera, ecc.
Di corporatura l'uomo (o anche l'animale) è bello
0 brutto ; alto o basso (veggasi a statura), ma-
gro 0 grasso ; esile, gracile, mingherlino, sot-
tile, oppure torte, grosso, robusto ; ben fatto,
regolarmente conformato, oppure gobbo, monco,
sciancato, storpio; elegante o goffo; agile
(veggasi ad agilità), snello, svelto, oppure tozzo,
lento nei movimenti; diritto o curvo; delicato,
fine 0 grossolano, ecc.
Busto, dicesi talvolta per l' intera persona. -
Fusto, detto della corporatura dell'uomo. - Perso-
nale, corporatura di uomo vivente. - Statura,
stato del corpo in quanto all' altezza e alla pic-
colezza. - Taglia, taglio, comprende l'altezza e la
proporzione delle forme : frane, taille. - Torso, la
persona senza il capo.
Incavatura, bella proporzione tra il petto, i
fianchi e la schiena. - Polisomatia, corpulenza, gros-
sezza di membra.
Figure di persone secondo la corporatura.
Abbozzato, di persona e di volto de forine, mal-
formato. - Abbozzo d'uomo, o di donna, persona mal
formata e non proporzionata nelle sue parti, im-
perfetta nel complesso. - Abòrto (fìgur.), aborto di
natura, persona mal conformata: scorbio, sgorbio.
- Aitante, alto e forte della persona ; bene svilup-
pato di membra ; di bella complessione ; alto e ben
complesso, di belle forme ; ben formato, ben pian-
tato ; bell'asta, bella tacca ; fatto senza risparmio.
- Alcione (figur ), uomo poco diritto della persona.
- Anguilla (tigur.). di una persona, e specialmente
di donna, svelta e agilissima, che nel camminare
muove molto il corpo, o che, ruzzando, sfugge fa-
cilmente di mano. - Anténna (figur.), di persona
alta di statura e sottile. - Atticciato, grosso, tar-
chiato di membra, di persona: fatticcio, grassoccio,
membruto, sodo ; mostacco, mostaccone. - Atticcia-
tello, atticcia totlo, dimin. di atticciato.
Bacchillona, bacchinone, donna, uomo di grossa
corporatura, ma buoni a poco. - Barca (figur.), d'uo-
mo 0 di donna molto corpulenti. - Bastracone, uomo
grosso e forzuto. - Bel fusto (famil. iroii.), di per-
sona alta, ma di poca testa. - Benfatto, di persona
che ha belle forme (anche, di persona d'animo
gentile e generoso). - Biancone, d'uomo di torme
grossolane. - Ben piantato, ben formato ; anche, di
chi ha piedi grandi. - Bilenco, sbilenco, storto. -
Bóffi.ce, bofficione, di persona, ma specialmente di
una donna che sia grassa e avvenente. - Botta,
persona corpulenta, con gambe corte. - Bottaccino
(figur.), di persona piccola e grassoccia. - Bozzac-
chiuto, uomo piccolo, grossacciuolo, mal fatto, spro-
porzionato. - Brindellone, persona sciatta, uomo
lungo e malfatto, che cammina dondolandosi.
Caramógio, persona piccola e contraffatta. - Car-
nesecca, donna vecchia e secca. - Ciclope (figur.),
d'un uomo alto, grosso e forte. - Colosso (figur.),
gigante. - Complessionato (bene o male), di uomo
che ha buona o cattiva complessione. - Complesso,
di persona che ha piuttosto grossa complessione. -
Contraffatto, brutto, storpiato della persona. - Cor-
pacciuto, più che corpulento : può significare pin-
guedine non grave e non disforme. - Corpulento,
di grossa corporatura. - Corto di vita, di collo, di
capo, di gambe, ecc., espressioni di chiaro signifi-
cato. - Coso, per uomo stupido e mal fatto.
Delicato, di gentile complessione, o di salute poco
costante: contrario di robusto.- Di mezza tacca, dt
mezza taglia, di corporatura media, tra grande e
piccolo, ■ Dinoccolato, uomo abbandonato della per-
sona, e svogliato e lento nell'opera. - Diritto come
un cero, come un fuso, di persona diritta, di vita
spianata.
Elefante (figur,), persona di enorme corporatura.
- Ercole, Sansone, uomo di robustissima, fortissima
corporatura. - Fatticcio, atticciato di grosse mem-
bra. - Fatto a pennello, di persona ben fatta. -
Figura gotica, dicesi familiarmente di quelle per-
sone che vanno all' antica e che mancano di li-
nee eleganti ; male, anzi ridicolmente sagomate.
Gentile, detto di forme, contrario di grosso:
esile. - Gigante, gobbo, nano, pigmèo, veg-
gasi a queste voci. - Golia (figur.), di persona
molto alta e tarchiata. - Gravaccióna, di persona
molto grave di corporatura. - Imbarcato, di uomo
incurvito, diventato curvo.
Lillipuziano, di corporatura minuscola, nano. -
Mangano, persona grossa d'ossatura, di fattezze or-
dinarie. - Marcantonia e marcantonio, di donna o
uomo di torme piuttosto complesse e floride. -
Mezza cicca : cosi dice il volgo d'un uomo piccolo
e sparuto. - Mezzo sigaro, dicesi, meno volgarmente,
come mezza cicca, di persona magra e sparuta, -
Micco, uomo disadatto e grosso della persona e di
brutto aspetto. - Mingherlino, debole, esile. - Mi-
nuto, detto di persona, significa: di membra deli-
cate e sottili. - Monco, chi manca di qualche
membro, specialmente mano o braccio : tronco,
mutilato.
Nottolone, uomo lungo, disadatto e che nel cam-
minare butta la persona qua e là. - Obeso, chi
è grosso, pingue. - Ossuto, fornito di grandi ossa;
che mostra di avere grandi ossa.
Pataccone, uomo grosso e grossolano. - Person-
ciìia e personcina, piccola persona, di piccola sta-
tura. - Personcione, persona grande, disadatta e sve-
nevole.. - Pezzo da sessanta, di donna fatticcia e
bella. - Pezzo d'uomo, grande, tarchiato. - Pieno,
pienotto, detto di alcuna parte del corpo o di tutta
la persona alquanto piena di carne. - Pifferane e
pinserone, uomo grosso, paffuto e serio, - Pina, di
CORPORAZIONE — CORPO UMANO
727
persone e specialmente di donna friovane tuttora'
che abbia carni sode e sia ben formata.
Quartato, di corporatura grossa, traversa: qua-
drato. - Rosticcio, ragazzo o persona meschina tìsi-
camente, quasi deforme; più comunem. graticcio. -
Sbiobbo, di persona piccola e con membri storti per
rachitide, o che abbia un poco la bazza lunga. -
Scampolo d'uomo, meschino di (igura. - Scarabocchio
(fìgur.), di persona mal fatti o trista ; uomo pic-
colo e contraffatto. - Scarto d'uomo, non formato.
- Schiattone o stiattone, di giovane o ragazzo che
siano fatticci, sani e di bella presenza. - Scontra f-
fatto, di fattezze deformi nelle parti principali del
corpo - Scudiscione, di persona alta e secca. - Se-
nera (ligur.), di un uomo sbiancato e magro. -
Sformato, disformato, di persona d'una strana gras-
sezza: grasso e grave. - Sgangherato, di corporatura
disfatta. - Sghengo, uomo contraffatto della per-
sona, piccolo, cioè, con gambe torte, ecc. - Slan-
ciato per snello, svello, dal frane, èlancé. - Smilzo,
che è sottile nella vita. - Spersonito, di persona
sparuta e piccola, contrario di impersonato. - Stem-
piato, di eccessiva altezza e grossezza. - Stiac-
cianoci, persona di corpo mal disposto e piccolo -
Storto, per gobbo o comechessia contraffatto della
persona. - Striminzito come un'aringa, senza figura :
piccolo e magro.
Tànghero, uomo grosso, piuttosto zotico. - Tar-
cagnotto e tracagnotto, di persona (anche di donna)
non alta, ma grassa e robusta. - Tarchiato, di com-
plessione quadrata, forte. - Tocco d'uomo, di grosse
membra e di alta statura. - Tomboletto, tombolotto,
persona non tanto alla, ma tarchiata, grassa e tonda
a foggia di tombolo. - Tonfacchiotto, uomo piccolo
e grasso. - Torsone, persona di grossa corporatura.
- Tozzo e tozza, uomo o donna che ha la persona
piccola e grossa. - Trabiccolo, uomo che sia cur-
vato dagli anni o da imperfezione fìsica. - Tra-
verso, d'uomo muscoloso, di largo petto e di larghe
spalle, robusto.
Uomo fatto, sviluppato tìsicamente. - Uomo fatto
come un liuto, col corpo grosso, il capo e il collo
fine : degli idropici. - Vascello (figur.), di persona e
specialra. donna, spropositata. - Zaffo, o tappo da
botte, persona troppa piccola e grassoccia. - Zoppo,
impedito di gamba o di piede.
Che macchina t, d'un pezzo d'uomo o di donna. -
Esser bene o mal conformato, essere bene o mal di-
sposto di forme, d'organismo, di corporatura. - Es-
sere in carne, rimettersi in carne, essere o divenire
alquanto complesso. - E' una massa di carne, di car-
vaccia: di persona mal fatta e grassa. - Pare un punto
interrogativo, di persona sbilenca. - Pare un ròc-
chio, di uomo 0 donna tozzi, senza garbo. - Pare
un tonfo; è un tonfo: di persona grossa e non
alta
Per molte altre voci e locuzioni, veggasi anche
& bambino, donna, a fanciullo, a giovane,
a persona, a uomo, a vecchio.
Corporazióne. Una compagnia di più per-
sone con propri statuti : congregazione.
Corporeità. L'essere corpòreo; avere corpo.
Corporeo. Del corpo umano.
Corpo umano. Il complesso delle membra
che costituiscono l'uomo, la donna, il bam-
bino , il fanciullo , ecc. ; la parte materiale
dell' uomo per opposizione all' anima : albergo
dell'anima, animata terra ; busto / caduco, ingom-
bro, carcassa, carcere terreno, carnaccia, carne,
carne d'Adamo, cera mortale, corporea tela, cor-
poreo velo, creata argilla, creta, creta mortale ;
fianco, forma, frale (poet.), frale spoglia, fusto ; im-
pedimento mortale ; incarco, ingonìbro delle mem-
bra; io mortale; le midolle e gli ossi, limo umano:
macchina, macchina umana ; materia, materia ca-
duca, materia vegetabile e sensibile, mortale gonna,
mortale gonnella, mortai laccio, mortai prigione,
mortai velo; nostra scorza, nostra umanitade; peso
delle membra; peso terreno, pondo, potenza sensi-
bile, potenza vegetante; salma, sostanza corporea;
spoglia, spoglia mortale, spoglie mortali ; taberna-
colo (lìgur., il corpo, sede dell'anima); terra ani-
mata, terra sensibile; terrena scorza, terrena soma,
terreno carcere, terreno incarco ; terrestre cordo-
vano ; veste dura del corpo, vita. Il corpo umano;
dalla nascita passa per diversi periodi, o età,
e infine è soggetto alla ìnorte (diventa cadavere),
per cui cessa la vita ; è maschio o femmina ;
può essere bello o brutto, robusto o gracile,
di alta, di bassa, di media statura, grasso o
tnagro, sano o malato, e in diverse altre con-
dizioni accennate sotto la voce corjtoratura e
alle varie singole voci. vSi trova nei due diversi
stati di sonno o di veglia.
Corpaccio, corpaccióne, corpo grosso e mal sa-
gomato. - Corpicciuolo, corpicello, corpicino, corpo
piccolo ; corpo piccolo e aggraziato o delicato. -
Corpone, di corpo sformato come una botte (cor-
pone sformato). - Corpnccio, corpo esile e di foriuO
non belle.
Corporale, di corpo, che si riferisce a corpo. - Cor-
poreità, corporalità, l'essere corporeo, materialità.
Contr., incorporeità. • Corpòreo, del corpo, fatto di
corpo, che ha il corpo : corporale, cosa corporata
(v. a.). Contr., incorpòreo (che non ha corpo), spi-
rituale. - Parietale, di varie parti del corpo. -
Somàtico, corporale, fisico.
Corporalmente: con o col corpo, in corpo, in
corpo ed anima; umanamente, visibilmente.
Esteriore, figura, qualità del corpo. - Fisico, l'este-
riore di una persona, la figura, la complessione, il
temperamento. - Forma sostanziale, complesso delle
qualità corporee. - Individuo, ciascun esse-e or-
ganizzato, considerato per sé. - Macchina umana,
ì\ corpo umano, e specialmente lo stomaco e quella
parte dell'uomo nella quale funzionano i visceri. ■
Organismo, macchinismo animale, l'orditura, il
movimento e il complesso degli organi del corpo
umano e animale. - Persona, il corpo dell'uomo
vivente considerato nella sua parvenza: e vale
anche uomo, considerato moralmente.
Parti principali.
Nel corpo umano si distinguono, principalmente,
cinque parti : la testa, i' collo, il tronco, o btir
sto, gli arti superiori, o braccia (veggasi a brac-
cio) e gli arti inferiori o gambe (veggasi a gam-
ba). Nella testa, poi, sono da distinguere due parti:
la faccia e il cranio; nel tronco, altre due
parti: il torace, o petto, e ['addome, parte del
ventre ; negli arti superiori, la spalla, il braccio
(òmero), Vavambraccio, col cùbito, poi, più in giù,
la mano; negli arti inferiori, Xanca, il fèmore
{coscia), il ginocchio, la gamba e il piede.
Anca, regione costituita dalla parte laterale del
bacino che si continua con la coscia ; l'osso che è
tra il fianco e la coscia. - Apparato, l'insieme de-
728
COBPO UMANO
gli organi destinati a compiere collettivamente una
determinata funzione generale del corpo umano*
Digerente, circolatorio, respiratorio, riproduttore, i
diversi apparati che costituiscono il corpo uma-
no ; e apparecchio delta locomozione quello che
comprende le ossa, i legamenti. -Appendice, parte
dei corpo umano connessa o contigua ad un' altra,
considerata principale.
Baciììo, parte inferiore del tronco, contenente
le estremità del tubo digerente e gli organi genito-
urinari. - Bronchi, divisioni delia trachea. - Car-
ne, la parte, anzi le parti più molli del corpo, rico-
perte dalla pelle. - Cavità, vuoto nell'interno del
corpo. - Cintola, la parte del corpo sopra i fianchi.
- Colonna vertebrale, insieme di tutte le ver-
tebre. - Culo, il deretano. - Cuore, organo della
circolazione. - Dorso, tutta la parte posteriore del
corpo, dalla nuca fino ai fianchi (e talora dicesi
per tutto il tronco) : dosso, schiena. - Estremità,
le mani e i piedi ; specialmente i piedi.
Fegato, viscere che secerne la bile. - Fian-
co, la parte del corpo tra le costole e l'anca
e, per estensione, anche la coscia superiore. -
Grembo, spazio dal bellico fino alla metà delle
coscie, quando la persona sta seduta o accoccolata
(si suole più comunemente riferire a donna). - In-
forcatura, la parte del corpo dove finisce il tronco
e cominciano le gambe. - Intestino, canale degli
alimenti. - Lato, parte destra o sinistra del corpo.
Membra, le parti principali del corpo umano
prese nel complesso. - Metnbro, parte principale
del corpo umano unita al tronco per mezzo di ar-
ticolazione. - Milza, viscere a sinistra del ven-
tre. - Nodo vitale, regione del bulbo o midollo
allungato.
Organo, ciascuna delle parti del corpo umano
che servono a speciali funzioni. Organi centrali,
il cervello, il cuore, i polmoni (veggasi a pol-
mone), lo stomaco. - Ossatura, telaio, scheletro,
ordine e componimento delle ossa, considerate
senza la carne. - Osso, parte solidissima del cor-
po, bianca e priva di senso, - Pelle, membrana
che avviluppa e copre esteriormente tutte le parti
del corpo. - Parti basse, le parti vergognose. -
Parti molli, tutte quelle che non sono dure e re-
sistenti. - Petto, cavità conoide che occupa il
mezzo del tronco. - Polmone, organo principale
della respirazione.
Regione, spazio determinato nel corpo umano o
dei differenti organi relativamente alle parti vi-
cine, come regione del fegato, regione epigastrica,
ecc. - Sclieletro, X insieme delle ossa private di
ogni parte molle, e mantenute nella loro posizione
propria. - Seno, parte tra la fontanella della gola e
il bellico. - Sistema, l'unione di quelle parti simil-
mente organizzate che si estendono per tutto o
quasi tutto il corpo ; muscolare, osseo, linfatico, san-
guigno, i diversi sistemi del corpo umano. - Solidi,
le ossa, i muscoli, i nervi, le arterie, le vene, i
cartilagini, i ligamenti, le membrane, ecc., tutto ciò
insomma che non è liquido.
Tessuto, aggregato cellulare costituito da ele-
menti omogenei. • Tubo alimentare, il tubo gastro-en-
terico. - Vaso, canale, condotto, ciascuno dei moltis-
simi canali ramosi per entro ai quali scorrono il
sangue e la linfa. - Vena, vaso o canale, che ri-
porta il sangue dalle arterie al cuore. - Vergogna
(figur.), le parti pudende. - Vescica, ricettacolo del-
l'ormo. - Vita, parte del corpo, dalle anche alle
spalle.
Altre parti. — Umori, ecc.
Animella, valvola, valvula, sottilissime membrane
siffattamente locate entro ai meati dei vasi o di
alcune altre cavità, che agevolmente consentono ai
fluidi che vi corrono di proseguire il loro corso
per il canale, non di ritornare addietro. - Arco
diastaltico, il complesso dei nervi formanti archi
nervosi riflessi, il cui insieme costituisce il midollo
spinale. - Arteria, vena che batte e porta il san-
gue dal cuore alle parti del corpo. - Articola-
zione, nodo, giuntura, annodatura delle ossa fra
loro. - Arto, articolo, giuntura o membro artico-
lato, come le braccia e le gambe.
Bernòccolo, rilievo o gibbosità esistente in qual-
che parte del corpo umano per irregolarità delle
ossa e più specialmente nella testa : bitòrzolo, pro-
minenza, protuberanza. - Cartilàgine, una delle
parti similari del corpo, la più dura dopo le ossa.
- Cassa, ogni cavità delle articolazioni dove girano i
capi delle ossa: detta anche uovolo, ovolo. - Cellule,
gli elementi che, variamente conformati, costitui-
scono, aggregandosi ogni corpo vivente : veggasi a
cellula. - Corpo calloso, fascia bianca, molle e fi-
brosa, che si scorge esaminando i due emisferi del
cervello. - Fossa, follicolo, folliculo, alcune cavità
del corpo, e specialmente la membrana fatta a
modo di borsa che forma le loro parti. - Frenulo,
piegatura membranacea che allaccia e ritiene un
organo del corpo.
Glandola o gianduia, corpo molle, granelloso e
soffice, per lo più bianco, che si trova in più
parti degli animali. - Gonfosi, quella specie di artico-
lazione che non è se non l'unione di due ossa, in
cui uno, a guisa di chiodo, sembra conficcarsi nel-
l'altro.
Lacuna, ricettacolo dal quale stilla qualche umore.
- Legamento, ciascuno dei moltissimi cor-
doni 0 strisele di tessuto fibroso che, per lo più,
tengono unite le ossa fra loro. - Lobo, porzione ro-
tonda ed eminente d'un organo del corpo animale,
p. e. del fegato, del polmone. - Meato, vaso o canale
per cui il corpo traspira. - Membrana, nome
generico di tessuti larghi e sottili, rappresentanti
specie di tele, destinati ad assorbire o segnare certi
fluidi 0 ad avviluppare certi organi.
Membro virile, e assol. membro, organò della fe-
condazione: pene. - Muscoli, le parti carnose dure,
costituite a fasci, che aderiscono alle ossa, costi-
tuenti lo scheletro : veggasi a muscolo. - Ner-
vo, ciascuno dei cordoni, bianchi e cilindrici, for-
mati di filamenti intrecciati, che comunicano col
cervello e con la midolla spinale, e sono i con-
duttori delle sensazioni e delle volizioni.
Papilla, nome di alcune glandolette minutissime-
del corpo. - Peduncolo, parte che è quasi un pro-
lungamento di un organo : peduncoli del cervello,
del cervelletto, della glandola pineale, ecc. - Pelo^
ciascuno dei sottilissimi filamenti che crescono in
alcune parti del corpo. - Periosleo e periostio, mem-
brana tenace, fibrosa e bianca, che veste esterior-
mente le ossa. - Poro, protuberanza, orifizio esi-
stente,su tutte ie parti del corpo, apertura delle
ghiandole sudorifere. - Protuberanza, prominenza,,
risalto, bernòccolo.
Setto (sepimento, tramezzo), qualunque organo
che serve a dividere una cavità dall' altra. -
CORPO UMANO
729
Sfintere, nome di muscoli a forma d'anello che servono
a chiudere aperture o condotti naturali.- Sopraccorpo,
corpo che ne copre un altro. - Snodatura o no-
cella, piegatura delle giunture o articolazioni. - So-
spensorio, nome di alcuni ligamenti e muscoli, cosi
detti dal loro ufficio. - Vescicola, alcune parti di
organi che risultano d'una memhrana conformata a
sacco.
Umori, ecc. — Ghititie, liquore che sta nelle
giunture del corpo, ed è sottile, bianco, chiaro a
guisa del bianco dell'uovo. - Linfa, umore del
corpo simile ad acqua. - Midolla, il sugo che
riempie l'interno delle ossa lunghe. - Pituita^ flem-
ma, muco, sierosità : voce già usata ad indicare
la parte più sottile, quasi la parte acquosa de-
gli umori animali, e principalmente del sangue :
quindi tale fu detto segnatamente 1' umore che si
forma nelle cavità nasali. - Sangue, umore ver-
miglio che scorre nelle vene e nelle arterie. - Si-
novia, liquore viscido che serve a lubrificare tutte
le articolazioni del corpo. - Tartaro, quella specie
di gromma o materia calcinosa che si genera nei
vasi del corpo animale. - Tufo, per simil., dicesi
degli umori formati e rassodati nelle articolazioni a
guisa di tufo.
Stati^ proprietà', funzioni, ecc.
DEL CORPO umano.
Abitudine, complessione, costituzione del corpo
umano, lo stato fisico dell'organismo. - Animalismo.
complesso delle proprietà del corpo umano. - A-
zienda vitale, il complesso delle funzioni del corpo
animale. - Bellezza, l'esattezza delle proporzioni di
tutte le sue parti. - Bilateralismo, lo stesso che
simmetria bilaterale: cioè, disposizione simmetrica,
ai due lati della linea mediana, di organi o parti
similari. - Bisogno, sensazione interna che av-
verte della necessità di eseguire certi atti o di pro-
curarsi certe cose indispensabili al mantenimento
della vita e alla riproduzione, o cose che l' uso
e una lunga abitudine hanno reso necessarie. Vi
sono tanti gruppi di bisogni quante sono le grandi
funzioni fisiologiche, e perciò si distinguono : i bi-
sogni primitivi (di circolazione, di digestione
e di respirazione) ; i bisogni sensitivi (bisogno
voluttuoso e di esercitare i sensi speciali) ; bisogni
cerebrali propriamente detti (morali e intellettuali).
Bisogni naturali, nell'uomo e negli animali, sono
la fame e la sete, cioè il ìnangiare e il bere,
la defecazione, la voglia di camminare, il
dormire, il prendere riposo; anche, il procu-
rarsi qualche divertimento, qualche piacere, a
ricreazione della mente, dello spirito.
Calore naturale, del corpo, quando non ha feb-
bre. - Combustione respiratoria, veggasi a respi-
razione.
Complessione, l'abito, la disposizione fisica del
corpo umano. - Conformazione, il modo nel quale
è conformato >1 corpo umano per la correlazione
delle parti : corporatura. - Contrazióne, veg-
gasi a questa voce. - Costituzione, la complessione.
- Elasticità, proprietà di resistere, più o meno,
alla pressione. - Escrezione, separazione dal sangue e
dal corpo umano degli umori inutili e delle parti
più grosse degli alimenti, come sono le fecce, l'o-
rina, il sudore, la traspirazione che la natura e-
spelle al di fuori. - - forza espulsiva, la facoltà di
espellere dal corpo le materie nocive alla sanità. ■
Funzione, operazione, azione dei differenti organi
del corpo, eseguita conforme alla loro naturale de-
stinazione.
Organizzazione, organamento, il formarsi degli
organi del corpo animale. - Ossificazione, il pro-
cesso della formazione delle ossa ; sviluppo del-
l'osso 0 del sistema osseo. - Potere assorbente,
quello dei vasi non sanguigni che portano dentro
al corpo tutto ciò che è atto ad entrarvi, massime
l'aria e l'acqua. - Protagono, principio immediato,
fosforato, dell'organismo animale, che si troverebbe
specialmente nel cervello umano, e dal quale, se-
condo Liebreich, deriverebbero tutti gli altri gruppi
definiti, esistenti in quest' organo, come cerebrina,
lecitina, ecc. - Risoluzione, mutamento fisico di na-
tura, di stato.
Secrezióne, proprietà vitale per cui i tessuti pro-
ducono alcuni umori dai materiali del sangue {se-
cretorio, aggiunto di quei vasi od organi che ser-
vono alla secrezione). - Senso, facoltà o potenza
per la quale, a mezzo dei nervi, la mente perce-
pisce gli oggetti esterni. Anche, l'atto di questa fa-
coltà ; la sensibilità considerata negli apparati
dei cosidetti organi dei sensi. - Sensualità, ten-
denza a soddisfare i piaceri del senso. - Sessoy
la distinzione fisica tra il maschio e la femmina. -
Soppressione, lo svanire, il cessare dell'evacuazione
di qualche umore escrementizio: onde, soppressione
dei mestrui, dei lochi, delle emorroidi, delle orine,
ecc. - Sudore, segregazione, attraverso i pori della
pelle, di un liquido complesso, di composizione
varia secondo le varie regioni del corpo. - Tem-
peramento, quella particolare maniera di essere
e di funzionare dell'organismo umano, dipendente
dal tipo speciale di organizzazione delle varie
parti costituenti dello stesso e della proporzione
fra le dette parti.
Alcune condizioni morbose
del corpo umano.
Aerósi, produzione d'aria nel nostro corpo. - Af-
flosciamento, l'affloscire, il divenir floscio. - Ana-
pezia, dilatazione dei canali e dei vasi. - Ancilosi,
anchilosi, processo morboso per il quale le artico-
lazioni perdono l'abito del moto. - Anestesia, inde-
bolimento 0 perdita della sensibilità. - Artrite^
artritide, infermità che cagiona dolore nelle giun-
ture ; processo infiammatorio che interessa tutti i
tessuti costituenti l' articolazione. - Atresia, oc-
clusione di un foro o di un canale naturale : sino-
nimo di imperforazione. - Atrofia, impicciolimento
0 diminuzione degli elementi anatomici di un tes-
suto 0 di un organo fisiologico (veggasi a fisiolo-
gia), 0 patologico (veggasi a patologia). - Auto-
fagia, consumo che fa il corpo vivo della propria
sostanza, quando non tragga alimento dall'esterno
0 ne sia insufficiente la quantità, rispetto ai bi-
sogni.
Cachessia^ stato di indebolimento generale del-
l'organismo profondamente alterato in seguito a
malattie croniche. - Cloasma, anomalia pigmentaria
consistente in una macchia giallo-bruna di varia
forma, occupante diverse regioni del corpo (tronco,
faccia, ecc.). - Consunzione, tisi. - Discrasia, cat-
730
CORPO UMANO
tiva costituzione dell'organismo. - Disorganizzazione,
alterazione profonda nella struttura di un organo
del corpo. - Flaccidezza, floarezza, stato di mollezza
dei tessuti organici: nenciosità.
Imperforazione, infermità la qHiale consiste nel
non essere forato alcun organo del corpo che lo
dovrebbe essere: cosi imperforazione della vagina,
dell'uretra, ecc. - Laanizione, esaurimento, sfini-
mento, spossamento dell'organismo, per mancanza
di alimento, di nutrizione; perdita completa
di forza ; massimo grado di debolezza. - Incon-
tinenza, uscita dei fluidi dal corpo quando non
possono essere trattenuti convenientemente dai mu-
scoli 0 da simili ritegni a ciò destinati; onde si
dice incontinenza d'orina, di fecce, V impotenza a
ritenerle. - Inerzia, difetto di attitudine a can-
giare spontaneamente ; non una mancanza di atti-
vità della materia, ma una resistenza tenace ad
ogni cambiamento, di qualunque natura sia. - In-
fossamento, d'alcune parti del corpo umano che si
avvallano per mancanza di carne. - Ingorgo, au-
mento di volume d'una parte, per lo più uno dei
sintomi dell' infiammazione : tumefazione, gonfiezza
(veggasi a gonfio). - Intasamento, oppilazione, ot-
turamento 0 riserramento dei meati del corpo, che
si riempiono di taso, ossia di tartaro. - Intume-
srenzo, aumento di volume del corpo o di alcune
sue parti. - Ipertrofia, accrescimento di un organo
caratterizzato da un aumento di volume degli ele-
menti anatomici, i quali rimangono in quantità
normale, diversamente da.\Y iperptasia , che è l'au-
mento numerico degli elementi anatomici di un
tessuto.
Malattia, nome generico di intìnite forme di
alterazione o di indebolimento della vita comples-
siva del corpo. - Male, qualunque infermità cor-
porale, per cui non si è più in istato di salute.
- Marasmo, condizione morbosa per cui un corpo si
consuma, senza febbre. - Necrosi, mortificazione del
tessuto delle ossa. - Nodosità, concrezione calcarea
od ossificazione molle che si forma attorno le arti-
colazioni lungo tempo irritate, come nella gotta. -
Paractropia, posizione difettosa di una parte del
corpo. - Passimento (non us.), difetto d'umore, causa
l'età 0 il troppo calore. Si applica più sovente ai vege-
tali che ai corpi animali. - Perforazione, apertura
nella continuità degli organi, prodotta da una le-
sione esterna o risultante da affezione interna e
senza concorso di alcuna causa vulnerante.
Soprosso, grossezza che apparisce nei membri pf r
un osso rotto o sconnesso e mal racconcio. • Stenosi,
restringimento dei pori e dei vasi ; soppressione
delle evacuazioni. - Stitichezza, l'essere stitico : co-
stipazione, difficoltà di defecazione, stipsi. -
Torpore, impedimento di moto, stordimento; senso
di peso in una parte del corpo, con diminuzione
di sensibilità.
Movimenti, ecc.
Lesioni. — Atti operativ.
Per i movimenti più comuni del corpo, veggasi
alle voci andare, ballare, camminare, cor-
rere, saltare, volare. Veggasi anche a bici-
cletta, a cavalcare, a corsa, a ginnastica, a
giuochi, a moto, a nuoto, a scherma. • Arti-
colare, movere le parti del corpo alle giunture, o
articolazioni. - Atteggiamento, lo stare in una
determinata posizione del corpo; movenza, gesto,
posa. - Cadere, perdere la posizione ritta, perco-
tendo a terra.
Contùndere, contundersi, veggasi a contusione. ■
Dinoccarsi, dinoccolarsi, scomporsi nelle nocche, di-
slogarsi delle nocche ; ma dicesi del collo, e più
propriamente delle mani. - Ferire, ferirsi, veggasi
a ferita. - Fratturare, fratturarsi, veggasi a osso.
- Giacere, stare col corpo disteso. - Lacerare,
lacerarsi, stracciare, stracciarsi; mettere, ridursi in
pezzi. - Lussare, lussarsi, veggasi ad osso. - Slogare,
slogarsi, veggasi ad osso.
Atti operativi. — Amputazione, operazione di
chirurgia, per la quale si separa dal corpo un
arto 0 parte di esso : veggasi ad amputare. -
Disarticolazione, il disartiQolare, lo sciogliere le arti-
colazioni, il portar via un membro non segando l'osso,
ma separandolo dall'altro, a cui si congiunge, ta-
gliando r articolazione. - Disoppilamento, distasa-
mento, il disoppilare, il distasare, contr. di intasare,
che significa riempiere, riempiersi di taso, di tar-
taro. - Dissezione, operazione chirurgica con la
quale si tagliano metodicamente e si mettono allo
scoperto le varie parti di un corpo allo stato di
cadavere, per studiarne la struttura e la disposi-
zione: autopsia, autossia. - Distorsione, movimento
ruvido che consiste nel torcere risolutamente una
parte del corpo in sé stessa. - Divulsione, il divel-
lere; e dicesi propriamente dai medici per signifi-
care strappamento o lacerazione di qualche organo
0 membro. - Protesi, l'aggiungere al corpo umano
qualche parte di cui è privo. - Smembramento, se-
parazione di un corpo dall'altro. - Smidollare, dis-
midollare, trarre la midolla.
Termini scientifici.
Anatomia, studio del corpo umano per mezzo
della dissezione. - Antropografia, descrizione anato-
mica del corpo umano. - Antropometria, misura del
corpo umano (a scopi scientifici) considerato sotto
l'aspetto delle dimensioni e delle proporzioni delle
sue diverse parti, in tutte le varietà di razza, di
sesso, ecc. - Antropomorfologia , scienza che studia
e descrive la forma e la struttura delle diverse
parti del corpo umano. Sinonimo di anatomia de-
scrittiva. - Antroposomatologia, trattato della strut-
tura del corpo umano.
Biologia, scienza che tratta e studia le legci
della vita nell'organismo e le funzioni delle varie
parti di questo, S'a nell'uomo che negli animali. -
Chirurgia, cura delle malattie del corpo umano
richiedenti l'uso degli istrumenti e dei tòpici. -
Elettroendoscopia, esame delle cavità del corpo u-
mano mediante V elettroendoscopio, piccola lampada
a incandescenza. • Fisiologia, studio delle cause
naturali, delle azioni e delle funzioni dei vari or-
gani del corpo umano vivente, nello stato di sa-
nità.
Istologia, la scienza che riguarda i tessuti del
corpo umano. - Medicina, la scienza e l'arie di
curare le malattie. - Ortopedia, arte di prevenire
0 di correggere nei fanciulli le deformità del corpo.
- Plutometria, sovrabbondanza di parti del corpo
(es., sei dita). • Somatologia, studio, trattato del
corpo umano.
Biomelro, strumento misuratore delle vibrazioni
CORPULENTO — CORRENTE
731
del corpo umano. - Cirtomelro, strumento in uso
per misurare le convessità o le sporgenze morbose
della superficie del corpo e specialmente della re-
gione precordiale e del torace. - Elellromegaloscopio,
specie di elettroendoscopio. - Endoscopio, strumento
per esaminare le cavità del corpo umano.
Corpulènto. Grosso e grave di corpo : obeso.
Corpulenza. L'essere corpulento.
Corpùscolo. Minutissimo corpo. ■ L' àtomo
sospeso neH'rtria.
Oorpusdòmini. Veggasi a festa e a pasqua.
Corpùto. Corpacciuto, obeso.
Corre (còlto). Cogliere, raccogliere.
Corredare (con edato). Fornire di corredo,
di masserizie, di strumenti ; provvedere d' al-
cunché. - Figur., adornare, ornare.
Corrèdo. Fornimento ; provvista di bianche-
ria, di vestiario, ecc., che si fa in determinate
occasioni : nascita di un bambino, entrata in
collegio di un giovinetto, dotazione di roba ad una
sposa, ecc. - Tutto quanto occorre alla milizia,
specialmente le poche cose per uso del soldato. -
Figur., provvista di cose, anche immateriali, che
possono tornar utili nella vita (corredo di cogni-
zioni, di erudizione, di sapere, ecc.): capitale, ric-
chezza, tesoro. - Corredare, fornire di corredo : ar-
mare, attrezzare, dotare, guarnire, munire, muni-
zionare, provvedere.
Corrèggere (corretto, correzione). Togliere o
scemare un difetto; togliere un errore, riferito
a componimento, a scritto e simili (di altre cose,
accomodare, acconciare, racconciare): ammen-
dare, brunire (figur.) ; dare una ripassata, dar pu-
limento ; lavare il viso (figur.); limare, lisciare;
piallare, pulire ; rabberciare, raccomodare, raddriz-
zare, raggiustare, rammendare, rassettare, rettifi-
care ; rimendare, ripassare, ripassare la lima, ri-
passare la pialla, ripulire, riscorbiare, rivedere,
scamatare, stazzonare. - Dicesi anche per catn-
biare, mutare, riformare, migliorare, rendere
migliore; nonché per ammonire, riprendere,
rimproverare, far ritnprovero. - In senso morale,
rimettere sulla via diritta, giusta, chi sia caduto in
colpa, si sia dato al vizio, tenga riprovevole
condotta e simili. - Correggere le bozze, compito,
ufficio del correttore di tipografia.
Correggibile, che si può correggere, che può cor-
reggersi. Contr., incorreggibile. - Correttamente, in
modo corretto, ammendatamente, limatamente. -
Correttezza, qualità di ciò che é corretto: finitezza,
pulitezza, perfezione. - Correttivo, dicesi di cosa
che ne corregge un'altra, modificandola in wjesrito;
modificante. - In farmacologia, la sostanza che
vale a mitigare l'azione di un medicamento, -
In agricoltura, la sostanza che serve a disporre il
terreno a ricevere e a conservare, in debite pro-
porzioni, il calore e l' umidità, ad essere più o
meno compatto, ecc. - Corretto, purgato da errori.
Chi corregge. — Vari modi di correggere. --
Censore, chi accenna a difetti da correggere ;
iron., chi ha a ridire su tutto. - Correttore, chi cor-
regge, correggitore ; limatore, pulitore, revisore.
Addirizzare o raddrizzare le gambe ai cani, ten-
tare di correggere ciò che è o chi é incorreggibile ;
correggere una cosa riuscita malamente. - Ammo'
nire, dare insegnamento a fine di correggere. -
Dare una Hcorsa, ripassare qualche cosa, per ve-
dere se occorrono correzioni, provvedimenti, ecc.
- Dom,are (fig. e fam.), correggere e rendere una
persona pieghevole e docile. - Emendare, modifica-
re, cambiare tanto o poco l'essenza d'una cosa, cor-
reggendone i difetti : rappezzare, rifriggere, rimpa-
stare, ripassare, ritoccare, raddrizzare. - Redarguire,
correggere severamente, sgridare. - Rettificare, cor-
reggere un errore, in modo che la cosa errata di-
venti esatta ; rimettere nella linea retta, giusta,
piana. - Ricorreggere, ripete correggere. • Riformare,
veggasi a riforma. - Rigenerare. - Riprendere,
correggere, ammonire con biasimo. - Ritoccare,
correggere qualche piccolo difetto in un lavoro,
per lo più cl'arte. - Rivedere, leggere scritti, conti e
simili, per discernervi errori, inesattezze, omis-
sioni, ecc. - Scorreggere (scorrezióne), correggere male,
facendo nuovi errori. - Temperare, temprare, correg-
gere il soverchio di checchessia ; diminuire l'inten-
sità ; ridurre a giusti limiti.
Correggersi, emendarsi, abbandonare un vizio,
liberarsi da un difetto, ravvedersi di un errore,
riconoscere un torto. - Raddrizzarsi, migliorarsi,
volgendo in traslato il senso materiale della pa-
rola. - Ripigliarsi, correggersi, rimettersi sulla buona
via, tornare sulla via diritta.
Correzione, il correggere, e anche la modifica-
zione fatta correggendo, la parola o la frase che si
sostituisce, più giustamente, a un' altra. - In senso
morale, quanto si dice a uno perché si corregga.
- Ammonimento, ammonizióne, insegnamento a fine
di correggere, e anche la cosa che, ammonendo, si
suggerisce ; avvertenza, avvertimento (veggasi ad
avvertire), avviso ; botta ; memento, mònito, mo-
nizione ; precetto, premonizione; raccomandazione
(veggasi a raccomandare), ricordo. - Emenda,
l'emendare e l'emendarsi. - Modificazione, atto del
modificare, del cambiare, del riformare, del ritor-
cere. - Pentimento, per correzione, voce ripresa
dai puristi. - Puntatura, operazione di riscontro
nelle registrazioni per correggervi gli errori. An-
che, punteggiatura, spunto. - Rettificazione, il ret-
tificare : correzione. - Ripassata, riveduta, scorsa
che si dà ad uno scritto per un'ultima correzione.
- Temperamento, modo di correggere o di guidare.
Varie. — Ad correctionem (lat ), per correzione.
- Errata (neutro latino : cosa errata), dicesi la ta-
vola degli errori corsi in un libro, con la loro
correzione di contro. Anche, errata-corrige (correggi
gli errori). - Figliuol prodigo, di persona che siasi
ravveduta, - Maddalena pentita, di donna ravvedu-
tasi. - E' il suo martello: di chi non ne lascia pas-
sare una a un altro.
Corrèggia, corregglare. Veggasi a sco-
reggia.
Correggia o coreggia. Striscia di cuoio.
Correggibile. Che si può cot^eggere.
Correità, còrrèo. Veggasi a complice e
a reo.
Correlativo. Concernente, in relazione.
Correlazióne. Reciproca relazióne tra due
oggetti. Termine di geometria.
Correligionàrio. Della stessa reZt'srtowe ; fra-
tello di fede. - jNell'uso, anche chi é della stessa
opinione, dello stesso partito d'altri, in politica.
Corrente. Ogni massa d'acqua che percorre
la superficie delle terre emerse, sia fiume, tor-
rente, ecc. : correntia, correnzia, corsia, corso ;
dorso, fiumana ; grossa (acqua) ; onda ; ràpida
(v. u.). - Andare, scendere per la corrente, secondo
la corrente. - A seconda, alla seconda, della cor-
rente, vei'so la corrente, espressioni di chiaro signi-
ficato. - Contr acqua, contro corrente, a ritroso
della corrente.
732
CORRENTE — COHRENTE ELETTRICA
Filo delVacqna, la corrente di un fiume. - Fi-
lone, la colonna d'acqua che, posta verso il mezzo
della corrente, cammina con una velocità che è
maggiore di quella dell'acqua laterale. - Portata,
la quantità di materiale cne una corrente trasci-
nasi dietro. - Sezione bagnata da una corrente, lo
spazio da essa occupato nel senso della larghezza,
ed è determinata da una retta ottagonale con la
direzione della corrente stessa. - Velocità di una
corrente, lo spazio da essa percorso in una unità
di tempo.
L'asta ritrometrica, il galleggiante semplice e coni'
posto, il tubo di Pitot, il mulinello di Voltman, sono
apparecchi usati per la determinazione della velo-
cità di una corrente. - Reòmetro, strumento che
serve a misurare la velocità dell'acqua corrente.
Corrènte. Movimento, corso d'aria, partico-
larmente dal di fuori al di dentro d'una stanza,
per qualche apertura: vento. - Corrente marina,
veggasi a mare.
Corrènte. Travicello sottile che si mette nei
palchi 0 nei tetti, fra trave e trave. - Correntame,
quantità di correnti ; correnti riuniti insieme per
la fabbrica, piccoli e grandi; e l'ordine stesso dei
correnti al loro, luogo.
Corrènte (aggettivo). Accettato e praticato da
tutti : detto di lingua, di moneta, di prezzo e
simili. - Detto di anno, di giorno, di mese, di
secolo, quello nel quale si parla o si scrive, o al
quale si riferisce il discorso.
Corrente elettrica. Flusso di elettricità
che attraversa un conduttore le cui estremità
sono a potenziali diversi : consiste in un seguito,
apparentemente non interrotto, di scariche elettri-
che intermolecolari. La sorgente elettrica può essere
una dinamo, un rocchetto di Ruhmkorff, una pila,
ecc. - Dicesi indotta la corrente generata sotto l'in-
fluenza di un'altra corrente, d'una calamita o della
Terra; inducente, o induttrice, quella che determina
l'esistenza di una corrente indotta; inversa, la
corrente indotta diretta in senso contrario della
corrente induttrice. - Controcorrente, corrente elet-
trica di senso contrario ad un'altra, percorrente il
medesimo circuito. - Exira-corrente, la corrente che,
per induzione, si sviluppa in un conduttore dopo
che una corrente è cessata.
Anoda dicesi la superficie per la quale una cor-
rente elettrica penetra in un corpo; e anodo l'e-
lettrodo positivo, nelle decom.posizioni elettrolitiche
fatte all' infuori della pila ; in elettrofisiologia, il
polo positivo nel quale si ha una diminuzione del-
l'eccitabilità allorché una corrente elettrica attra-
versa un nervo. - Catoda, la superficie da cui una
corrente elettrica abbandona un corpo da essa de-
composto ; e catodo l'elettrodo negativo di un ba-
gno galvanico sul quale si portano l' idrogeno
e i metalli. - Poli, punti attraverso i quali le
correnti passano dal generatore nel circuito. -
Senso della corrente, la direzione seguita dall'elet-
tricità positiva e che si effettua dal polo positivo
a quello negativo della sorgente di elettricità (pila
o accumulatore).
Correnti alternate, qpielle che periodicamente si
invertono di senso : si distinguono in monofasi, bi-
fasi, trifasi, polifasi. Il concetto di tale sistema è
dovuto a Galileo Ferraris, il quale fece la scoperta
(1888) del campo magnetico rotante, campo unico
risultante dalla composizione di più campi magne-
tici coesistenti in una data parte dello spazio. -
Correnti asiatiche, correnti mobili sottratte all'a-
zione della Terra, con le quali si verificano facil-
mente le leggi di Ampère relative sdì' elettrodina-
mica. - Correnti d'Ampère, correnti ipotetiche che
circolerebbero intorno alle singole particelle ele-
mentari di un magnete. - Correnti d'aurora magne-
tica, forti e irregolari correnti che si generano nei
periodi boreali e perturbano i fili telegrafici e te-
lefonici. - Corrente d' auto-induzione o di self indu-
zione, quelle dovute al fenomeno dell'autoindu-
zione : extracorrenti. - Correnti derivate, quelle che
si originano incidentalmente da un punto del cir-
cuito di altra corrente. - Correnti di Foucault, le
correnti di induzione.
Correnti d'induzione, lo stesso che correnti in-
dotte. - Correnti d'induzione elettrodinamica, quelle
la cui esistenza è determinata da un generatore
puramente elettrico. - Correnti d'induzione elettro-
magnetica, quelle dipendenti dall'azione di una ca-
lamita. - Correnti d' induzione leidelettrica, quelle
dovute alle scariche della bottiglia di Leida. - Cor-
renti d'induzione tellurica, quelle che una corrente
inducente provoca nella Terra, agendo anche come
un magnete. - Correnti di polarizzazione, correnti
generate in un elettromotore voltaico, le quali, es-
sendo di direzione opposta alla principale, tendono
a indebolirla. - Correnti di ritorno, parte della ca-
rica d'un lungo cordone, o filo, che ritorna verso
la sorgente quando si abbia una brusca interru-
zione. - Corrente diretta, la corrente indotta che
segue la direzione dell'inducente.
Correnti faradiche, le correnti prodotte da un
apparecchio di induzione (voee usata in elettrote-
rapia). • Correnti foto-elettriche, quelle che si svi-
luppano allorquando si espone una lamina metal-
lica immersa in un elettrolito, mentre un'altra la-
mina, immersa nello stesso elettrolito, è lasciata
nell'oscurità. - Correnti galvaniche, correnti di pila.
- Correnti intermittenti, quelle generate in un cir-
cuito che viene, a determinati spazi di tempo, ;i-
perto e chiuso successivamente, come nel rocchetto
di Ruhmkorff. - Correnti magneto-elettriche, quelle
generate dal movimento d'un magnete in un cir-
cuito fisso, oppure in un circuito mobile girante
fra i poli di un magnete fisso.
Correnti ondulatorie, correnti la cui intensità
cresce o decresce regolarmente ; correnti monofasi
che si invertono periodicamente di senso; correnti
di va e vieni, per dir cosi ; correnti sinusoidali. -
Correnti primarie, correnti prodotte da un elettro-
motore che serve poi a generare correnti indotte ;
anche, le correnti che attraversano il circuito in-
ducente del rocchetto di Ruhmkorff o di altro ap-
parecchio di induzione. - Correnti telluriche, cor-
renti molto variabili che percorrono una linea te-
legrafica i cui due estremi sono a terra. • Correnti
termo-elettriche, quelle sviluppate dal calore: v>'^»
gasi a 2>Wa. - Correnti terrestri, veggasi a w/a-
gnetismo (terrestre). - Correnti voltiane, quelle gè»
nerate da una pila.
Azione delle correnti
Azioni sulle correnti. — Leggi, ecc.
Sotto la indicazione generica di azione della cor'
rente elettrica si designano, in generale, gli elTetti
della medesima, siano essi magnetici, acustici, ca-
lorifici, luminosi, meccanici, chimici, fisiologici, pei
CORRENTE ELETTRICA
733
quali veggasi ad elettricità, elettrofisiologia,
elettrolisi, dinamo, fulmine. - Azione catafo'
rica dicesi lo spostamento di un liquido attraverso
ad un setto poroso sotto l'influenza della elettricità
e nel senso della corrente. - Elettrolisi, decomposi-
zione elettro-chimica d' un corpo, ed elettrolito il
corpo sul quale si esercita l'azione decompositrice
della corrente elettrica.
Leggi d'Ampère: 1/, il polo australe è in tutti i
casi deviato, nelle esperienze di Oersted, verso la
sinistra dell'osservatore che si può concepire steso
sopra il filo con la faccia rivolta verso l'ago e i
piedi dalla parte del polo positivo, di modo che la
corrente gli entri dai piedi ; 2.", due correnti ad an-
golo si attirano se ambedue si avvicinano o am-
bedue si allontanano dal vertice dell'angolo, si re-
spingono se una vi si avvicina e l'altra se ne al-
lontana; 3.% due elementi consecutivi di una me-
desima corrente si respingono ; 4.*, una corrente
qualunque produce il medesimo effetto di una cor-
rente sinuosa di eguale intensità. - Leggi di Fa-
raday, relative alle azioni chimiche della corrente :
1.^, l'azione chimica è identica in tutti i punti di
un medesimo circuito; 2.*, la quantità d'elettrolito
decomposta in un tempo dato è proporzionale al-
l'intensità della corrente. - Legge di Joule: la quan-
tità di calore sviluppato dal passaggio di una cor-
rente è sempre proporzionale al quadrato dell' in-
tensità della corrente, alla resistenza del condut-
tore, al tempo. - Legge di Lenz : la direzione della
corrente indotta è sempre tale da opporsi al mo-
vimento della corrente inducente. - Legge di Mat-
teucci: quantità di elettricità liberano quantità di
materia chimicamente eqmxAlenti. ■ Legge di Volta:
il contatto fra due corpi eterogenei qualunque svi-
luppa elettricità in modo che i due corpi acqui-
stano stati elettrici opposti.
Condizioni, potere, fenomeni, ecc.
DI UNA corrente ELETTRICA.
Autoinduzione, l'induzione prodotta da una cor-
rente nel suo circuito al momento dell' apertura e
della chiusura, o anche quando subisce una varia-
zione repentina d'intensità. - Circuito, la linea per-
corsa da una corrente elettrica. - Circuito indotto,
la linea percorsa da una corrente indotta. -Cir-
cuito indurente, la linea percorsa da una corrente
inducente. - Coefficiente di autoinduzione, il valore
del flusso che attraversa il circuito quando la in-
tensità della corrente è uguale all'unità.
Direzione di una corrente, quella secondo la quale
si propaga l'elettricità positiva. - Disposizione a so-
lenoide : si dice di una serie di correnti circolari
mobili intorno a un asse circolare. - Durata, il
tempo durante il quale una corrente circola senza
interruzione. - Endosmosi elettrica, trasporto di un
liquido attraverso un diaframma poroso sotto l'a-
zione di una corrente. - Forza elettromotrice, la
quantità di elettricità che una corrente mette in
moto. - Forza termo-elettromotrice, la forza elettro-
motrice di una corrente termo-elettrica. - Frequenza,
il numero dei periodi compiuti dalla corrente al-
ternata in un minuto secondo.
Induttanza, coefficiente di auto-induzione. - Indu-
zione, il fenomeno per il quale una corrente può
determinare l'esistenza di un'altra. - Ioni, i gruppi
atomici carichi di elettricità in cui si scompongono
le molecole dei liquidi sottoposti all'azione elettro-
litica della corrente elettrica continua fatta passare
attraverso ad essi. - Intensità di una corrente, la
quantità d' elettricità che attraversa nell' unità di
tempo la sezione del circuito. - Potenziale, il la-
voro occorrente a trasportare in un dato punto, da
una distanza infinita, contro le forze che si eser-
citano nel campo, un punto avente una carica uni-
taria di elettricità. - Potere termo-elettrico, il fattore
che determina la forza termo-elettfomotrice. - Punto
d'inversione, il limite di temperatura che segna il
ridursi a zero della forza elettromotrice nelle cor-
renti termoelettriche. - Resistenza, l'ostacolo che il
circuito offre al passaggio della corrente elettrica.
- Sei/ìtndMzione, anglicismo corrispondente all'italiano
autoinduzione. • Sinusoide, la curva che rappresenta
una corrente monofase.
Unita' di capacita', di misura
Ampère, unità pratica di misura dell' intensità
della corrente elettrica. - Ampère-ora, la quantità
di elettricità che attraversa in un'ora la sezione di
un conduttore percorso da una corrente d'intensità
costante ed eguale ad l ampère (un ampère-ora
equivale a 3600 coulombs). - Ampère-giri, il pro-
dotto del numero totale delle spire di una bobina
regolarmente avvolta per l'intensità della corrente
che vi circola.
Farad, unità pratica di capacità del sistema elet-
tromagnetico C. G. S. : è la capacità che un cou-
lomb può caricare al potenziale d' un volta. - Mi-
crofarad, nome di capacità elettrostatica ; equivale
ad un milionesimo di farad. • Henry, nuovo ter-
mine di elettrotecnica usato per indicare Vunitd a-
dottata per la misura del coefficiente d' induzione.
Dal nome del fisico elettricista americano Giuseppe
Henry. - Ohm, l'unità di resistenza di un filo con-
duttore 0 di un circuito. Da cui si ha il mega-ohm,
uguale a un milione di ohms, e il micro-ohm, equi-
valente a un milionesimo di ohm.
Unità di intensità di corrente, quella di una cor-
rente tale che, se un cm. di lunghezza del suo
circuito viene piegato in arco di un cm. di rag-
gio, esercita una forza di una dina sopra un'unità
di polo magnetico posto al centro. - Volt, misura
di unità di potenziale ; unità di misura della forza
elettro-motrice di una corrente. - Voltaggio, dall'in-
glese voltage, voce di elettrotecnica indicante il nu-
mero dei volts (potenziale elettrico). - Watt, unità
di misura elettro-magnetica : è uguale a 10 unità
assolute di potenza, ossia alla potenza capace di
compiere il lavoro di 107 erg per minuto se-
condo.
ISTRUMENTI, APPARECCHI. — AlTRI OGGETTI.
Amperòmetro, istrumento che misura l'intensità
di una corrente elettrica, esprimendola su un qua-
drato in ampéres. Diversi i principi su cui sono
fondati gli amperometri. Alcuni di questi stru-
menti sono basati sull'azione della corrente sopra
un ago calamitato, che oscilla liberamente ed è
tenuto in posizione fissa da due magneti perma-
nenti; altri si fondano sulla proprietà dei corpi
734
CORRENTEMENTE — CORRERE
magnetici di venire attirati dalie porzioni di campo
magnetico, ove la intensità é maggiore; altri an-
cora sulla trazione di un nucleo di ferro munito
di una spirale antagonista, in un solenoide; altri
sono a campo magnetico fisso e costante ; altri, fi-
nalmente, sono detti termici, e si basano sul prin-
cipio di Joule, secondo cui gli elTetti calorifici della
corrente sono proporzionali al quadrato dell'inten-
sità. - Bilancia elettrica: parecchi fisici applicarono
la bilancia alla misura dell' intensità delle cor-
renti elettriche. Es., la bilancia di Becquerel, elet-
tromagnetica; la bilancia Lallemand, elettro-di-
namica, ecc. - Bussola Schweigger, apparecchio per
misurare l'intensità della corrente elettrica.
Calorimotore di Offenhaus, apparecchio elettrico
allo scopo di ottenere correnti di grande intensità.
- Cassette di resistenza, strumenti per misurare la
resistenza di un conduttore d' una corrente elet-
trica. - Circuito elettrico, insieme degli apparecchi
attraversati da una corrente. - Circuito metallico,
quello nel quale la corrente è sviluppata attraverso
a due fili conduttori, uno di partenza dalla mac-
china e l'altro di ritorno dalla medesima. - Cir-
cuito misto, quello nel quale, invece del filo con-
duttore di ritorno, serve la terra, con cui comunica
tanto la macchina quanto l'innesco. - Commutatore,
strumento che serve a chiudere il circuito della pila
e a rovesciare la direzione della corrente che va
in un dato apparecchio, o a far passare la corrente
da un circuito all'altro. - Corto circuito, collegamento
diretto, o mediante condutture di resistenza prati-
camente nulla, di due punti di un circuito elettrico
in cui siano in azione un generatore di corrente o
un sistema di generatori.
Disgiuntore, apparecchio per interrompere la cor-
rente elettrica. - Dosometro elettrolitico, istrumento
destinato a indicare l'intensità d'una corrente nelle
applicazioni terapeutiche dell'elettricità. - Elettro-
dinamometro, apparecchio misuratore dell' intensità
d'una corrente elettrica, fondato sulle azioni elet-
trodinaniche.
Galvanometro, apparecchio che serve a misu-
rare r intensità delle correnti : è fondato sulle
leggi che regolano le esperienze di Oersted. - Gi-
roscopio, apparecchio nel quale una corrente d'in-
duzione determina l'accelerata rotazione di un ago
0 di un disco metallico su un pernio. - Isolatore,
ogni apparecchio che impedisce la comunicazione
della corrente elettrica.
Reocordo, filo metallico di cui si può ridurre in
un circuito una porzione qualunque per portarne
la resistenza a un limite voluto. - Reòfori, istru-
menti di varia forma che si adattano alle estremità
degli elettrodi per condurre la corrente elettrica;
anche un semplice filo conduttore. - Reometro, veg-
ga si a galvanotnetro. • Reòscopo, strumento che
serve a mettere e a far riconoscere l'esistenza
delle correnti elettriche. - Reòstato, apparecchio che
serve ad accrescere o diminuire la lunghezza del
circuito che percorre una corrente elettrica, ad ac-
crescere 0 diminuire l'intensità, essendo questa in
ragione inversa della lunghezza del circuito. - Reó-
*omo, interruttore di un circuito elettrico. - Re-
iropo. istrumento che serve negli apparecchi d'in-
duzione a rendere una corrente non continuata,
senza mutare il senso, nonché a isolare correnti
dirette e inverse. - Ricevitrice, macchina dinamo-
elettrica che riceve una corrente e funziona da
motore : veggasi a dinamo.
Shunt (voce inglese), conduttore di nota resi-
stenza elettrica posto in derivazione sulla corrente
principale, allo scopo di suddividere quest'ultima
su due vie, in guisa che una sola frazione cono-
sciuta di essa percorra il conduttore principale. -
Solenoide, speciale disposizione di conduttore elet-
trico (reoforo). - Voltàmetro, istrumento destinato a
misurare la quantità della corrente per un certo
tempo, mercè azioni elettrolitiche. ■ Voltmetro, gal-
vano; netro destinato a misurare in volt una diffe-
renza di potenziale elettrico. - Wattmetro, appa-
recchio che misura la forza di una corrente.
Altri oggetti. — Bagno elettrolitico, vasca con-
tenente soluzioni saline da scomporre con una cor-
rente elettrica. - Disco di Faraday, disco di rame
girevole fra le branche di una calamita a ferro di ca-
vallo, sulla cui periferia è appoggiata una lamina
in comunicazione col polo di una batteria. - Fee-
ders (ingl.), nell'industria elettrica, i cavi principali
di una rete di distribuzione di corrente elettrica.
- Filo elettrico, lungo cordone di metallo, isolato,
sopra pali, che trasporta la corrente da una all'al-
tra stazione e suscita quelle battute convenzionali
donde emerge il segno chiaro della domanda e della
risposta. - Girandola elettrica, palla di sughero,
traversata da un ago, munita di quattro alucce di
foglia d' oro, disposte in modo da formare una
ruota, la quale viene messa in giro da una cor-
rente elettrica - Goccia di sega, piccolo bottone
piatto e arrotondato sui lembi, sul quale viene ad
appoggiarsi la manetta a molla di certi commuta-
tori, per istabilire la corrente elettrica. - Serrafilo,
ordigno metallico che serve ad unire insieme le
estremità di due fili conduttori. - Spina, turacciolo
0 bischero metallico che serve a mettere in comu-
nicazione le strisele di rame che si vedono sulle
cassette di resistenza e su certi commutatori.
Correntemente. Prestamente, presto.
Correntézza. L' essere corrente (riferito a
lingua, prezzo, ecc.) ; facilità, l'esser facile.
Correntista. Chi ha conto corrente presso
una banca, un banchiere, ecc.
Correo. Chi è complice in un reato.
Correre {corrente, corso). L'andare con grande
velocità, camminare a lunghi salti, alzando molto
le calcagna da terra ; mettersi in corsa (veggansi a
questa voce i sinonimi, le locuzioni, i vocaboli in-
dicanti i vari modi di correre, ecc.). - Affrettarsi a
far checchessia, far presto. - Lo scorrere di un
liquido. - Passare, trapassare: di tempo, di sta-
gione, ecc. - Passare una determinata distanza
fra un luogo e un altro, o da un punto a un al-
tro. - Percorrere, trascorrere, camminando, ecc. -
Di paese, devastare, saccheggiare (veggasi a sac-
cheggio), spogliare. - Di moneta, essere da tutti
accettata. - Il dilungarsi di una via, di una
strada. - Il muoversi dell'acqua d'un fiume, di
un torrente, d'un ruscello, ecc. - Il movimento
del sangue nel corpo animale. - Figur., esserci
differenza nel valore, nel pregio e simili, da
cosa a cosa, da persona a persona. - Il diffondersi
di una notizia. - Correre pericolo, rischio, risico,
mettersi in pericolo, a rischio. - Correr voce,
andar in giro la ciancia, la chiacchiera; esser
fama. - Inseguire, correr dietro a chi fugge.
Accorrere, concorrere, rincorrere, ecc., veggasi a
corsa. - Ricorreì-e, intercorrere, correre di nuovo;
ritornare di anniversario, di festa, ecc. - Rotare,
correre su ruota. - Scarrierare, scavallare, sgam-
bettare, veggasi a corsa. - Scorrazzare, correre
in qua e là ; fare scorrerie.
CORRERU — CORRETTORE
735
Corrente, corso d'acqua, d'aria, ecc. - Figur.,
accettato e praticato da tutti.
Correria. Scorribanda, scorreria.
Oorrespettlvità. Reciproca corrispondenza
- Rapporto, relazione.
Correspettlvo. Che ha relazione con qual-
che cosa.
Corresponsióne. Il coiTispotidere.
Correttamente. In modo corretto: veggasi a
correggere.
Correttezza. Qualità di ciò che è corretto :
veggasi a correggere. - Finitezza, perfezione.
Correttivo. Atto a correggere. - Dicesi di
cosa che ne corregge un'altra, specialmente come ter-
mine di farmacia ; es., il caffé e la cumarina
il cattivo correttore. - Revisore, propriamente, chi
corregge le bozze licenziate dall'autore, il quale, a
sua volta, di solito, legge e corregge.
Correttore in prima chiamasi chi legge per cor-
reggere (prima correzione) le bozze in colonna uscite
dalle mani del compositore o fatte sul lavoro della
macchina compositrice. Egli corregge i refusi (let-
tere guaste e sbagliate), le omissioni (pesci), le pa-
role ripetute (gamberi) e tutte le inesattezze tec-
niche della composizione. Deve avere il cosiddetto
occhio tipografico per riconoscere molte cose (lettere
di diverso carattere, lettere in corsivo, anziché in
tondo, ecc.), che potrebbero sfuggire all'occhio di
un profano all'arte. - Correttore in seconda, chi ha
l'incarico di fare, dopo quella d'indole tecnica, una
Tav. XXIV. — faggio di correzioni
eaesio «3» eot>t"e»!lortl «vi t>ox»d»
La seuol^ italiana comincia quando [ft scuola ^/, t--
fr^cese finisce; Ifl {orpassa, ma essif viene /_g) T@
in iiltiijio, e dopo aver approfittfto della sua j^
antevatt. è in Francia, insomma, cke Ij mi* /^
hiatura è nata) sotto] la^ua| forma] originale ; /_ )(_
è là 1 die furono inventati e perfezionati gli _
istrujjifiti dèi miniaturjti. La.'^rola è d'ori- ji^ lì t^
■ gine iàùìimerì francesi (illuminare), e tutt'af- 7c>
fatto analoga a quella che é in uso m^T^g?
giorni, illustrare "[J]? ^ante lo riconosce nel L_
-ùo bran'o del Purgatorio, allorquando saluta
c
w Oderlsi, miniaturista italiano del XI11| secolo:
''"^ [Pònoi- di quell'irta
Vlh'alluminare è cbf&niata in Parisi
^37"
>
r-ìi.
\ t I stesso semo, ma in origine si apolicAva esclusi-
< j Più tardi, la parola miniatura pjvftlae nellol
vamenté allo scriba che impiegava iUmìnium, i e*
L'alluininatare si ^anjawoj coUo scrivano. N«i
monasteri/ si esigeva dal novtójl" una certa JJ i'
1 ^educazione artistica, notabilmentfe presso le
(j fiCertose, che noi abbiamo veduto ^ severe
jÌM' per gli seribajcauivft volontà
[p Ll!2i* Al tati l^olo, le due l'rofessionl si sepa-
Jt «arono, tantolfra il clgro die&ra i laici,
fi juando i romanzi, le cfonBCbe in lingua
volgare, eon^in^-jarono a venir di moda, i mi-
1— j /«<M« niaturisti jii rniooraf a gara per metterai al
servizio dei princi|>i e dei grandi che vole* '
^(> vano fare ornare qiwscf boMìCì di libri, ffdu- L-
chi ili Hcrry, d'Aiyou e di Borgna avevano lO^
l-jj-^*** dei miniaturisti ^niti ojle Joro case. CarloJ J^U
llT-i' ^m aveva dato l'esempio, ed i suoi, fra i quali
figuraao Giovanni Foaquet, tìicvauni Fouquet| |-~l +
Giovanni Bourdichon, Bartolomeo Guetté.ldl
I h) -^ pittori del re •! .'
V)\M. P. Louisf/ t.g LivM.|« Uinìatuit i»ì omscritti ••
^nfisr
sono correttivi dell'odore; il miele, lo zucchero,
ecc., correttivi del sapore. In generale, sono corret-
tivi gli zuccherini, gli sciroppi, le acque e le pol-
veri aromatiche. - Rispetto all' agricoltura, veggasi
a terreno.
Corretto. Participio di correggere.
Correttore. In generale, chi o che corregge;
chi sa 0 deve correggere. - Ai tempi dello Stato
latino, il capo di provincia. - Nella repubblica di
Venezia, titolo dei cinque incaricati di giudicare la
vita del doge morto.
Correttore (ài tipografia). Chi, in una tipo-
grafia, compie r ufficio di correggere, sulle
bozze, sugli stamponi, gli errori di composizione :
correggitore, pulitore, revisore. - Corruttore (iron.).
oc:r»*s tt-ti I
%i'
lettere ernie (refusi)
lettere Uà voltare
lettere da ccpovolgere
•llu-gire; «wicitur»
restriofcre
lettere ó. (lo.norr.
l-tleri de B((iunc«e
[.aroU Ax posporre
ligbe a. posporre
teucra 0» .csiun|£et>
parole capovoie»
.;r|.li i. legare
too4o , i invece del due e
riga da all.Qorc
lettere da^acewncer*
La scuola italiana comincia quando la. scuola'
francese Unisce; la sorpassa, ma esaa viena
in ultimo, e dopo aver approfittato della sua
anletiatu. È in Francia, insomma, che la mi*
oiatura è nata sotto la sua forma originale;
è là. che furono inventati e perfezionati gli
JBtrumenti dei miniaturisti. La. parola è d'ori»
glne francese, allumer (illuminare), e tutt'f.f-
fatto analoga a quella che é in uso ai nostri
giorni, ilUscrare.
Dante lo riconosce nel suo brano del Pur»
gatnrio, aJlorquando saluta Oderisi, mioicLta-
rista Italia/io del XIII seooto:
L'onar di quell'-arle
CK ailumiiiare 6 efilsmata in Porrsi.
Più tardi, la parola miniatura prevalse nello
stesso senso, ma in origine si applicava esclusii-
vamente aHo scriba che impiegava il minium.
L'àlliiininatore si trasfuse collo scrivano. Nei
monasteri ai esigeva dai novizi iina certa
educatìone artistica, notabilmente presso le
Certose, che noi abbiamo veduto si sedere
per gli scriba di cattiva voIontA.
Al XUl secolo, le due professioni si separ
rarono, tanto fra il clero ciio fra i laici.
Quaitdo i romanzi, le cronache' ifl lingua
volgare, cominciarono a venir di moda, i mi-
niaturisti fecero à gara per mettersi al ser-
vizio dei principi $ dei grandi che valevano
fare .ornare questi libn.
I duchi di Becry, d'Aujou e di Borgogna
avevano dei miniaturisti presso le loro case.
Carlp VII aveva dato~ l'esempio, ed ■ suoi,
fra I quali figurano Giovanni Fouquet, Gio-
vanni Botirdichon, Bartolomeo Guetté, pren-
devano il titolo 'di • pftloii del re» ('>.
l'I M P. J-0U1SV : l.t Livi. . Miniatuie dei luaoitiitti «
.((0 .'04 X setuenii
correzione letteraria {correzione in seconda), curando
cioè la sintassi, la proprietà del linguaggio, i nomi
propri, le date, i termini scientifici, ecc. Questa
seconda correzione si fa, per lo più, dopo che le
colonne di stampa siano state unite, per formare
le pagine. E deve il correttore verificare se l'tTn-
paginazione fu eseguita a regola d'arte, se non vi
sono righini in testa di pagina, rtghini superflui,
divisioni di parole sbagliate, ecc. ; verificare se il
numero delle pagine e dei capitoli corrisponde a
quello dei fogli precedenti ; se il testo è seguente
all'ultima riga del foglio antecedente ; se i carat-
teri dei titoli e dei capitoli sono conformi ai pre-
cedenti, e via via. - Correzione di terza, quella ese-
guita sul foglio di macchina, allo scopo di fare,
1«it«rc 4* aggiungei
736
CORREZIONALE — CORRISPONDENZA
prima che si stampi, le correzioni eventualmente
omesse, o le correzioni di errori, di spostamenti,
ecc., determinati dal trasporto del carattere da
stampa, ossia delle pagine, delle forme, in mac-
china. Finita la terza, si fa il cosidetto rincontro dt
macchina, per accertare che tutte le correzioni
siano state eseguite.
Segni per le correzioni.
Principali, per dire di uso più comune, sono i
seguenti :
jrLITTFJTlTHH
H N
li 1 i"LTT
I er le aggiunte:
I — ^ Ih— w— 5—
Tali segni, essendo arbitrari, si possono variare
all'infinito. Invece i segni convenzionali, essendo si-
stematici, hanno ciascuno il loro significato.
Ecco quelli più in uso:
Per abbassare gli spazi o un bian-
co qualunque X
» sopprimere lettere, parole e
frasi "^
» rivoltare una lettera o parola
capovolta : "§>
» cambiare una lettera d'altro /^
carattere ^-^
» tirare in fuori una linea . . \
j rientrare o fare un a-capo i
nell'interno del testo . . . '
» allineare le righe verticalm. C|
» la trasposizione di parole e igjTI
di frasi ,
» la trasposizione di righe . . 1-j .
» riunire o restringere gli spazi . x
fra le parole v J
B mettere o aumentare gli spazi ^ ^
fra le parole J V.
» avvicinare o restringere gli ^ ^
spazi fra una linea e l'altra ^
» allargare gli spazi tra una li- n. . -^
nea e l'altra *■ ^
» andar di seguito, sopprimendo ^
Va-capo C
» segnare un apòstrofo e lettere • „
esponenti = =
» una correzione pentita, ossia
da non eseguirsi
1 allineare le parole orizzontal-
mente
» pulire lettere e parole . . ,
Correzionale. Veggasi a «riftwnoie ed a pena.
Correzióne. Atto ed effetto del correggere.
Veggasi anche a correttore (di tipografia). - Ri-
prensione, castigo, emendazione (veggasi a emen-
dare), rimprovero. - Termine di ostetricia.
Corridoio. Andito, passaggio interno e lungo
in una casa, in un edificio: ambulacro, ambula-
torio, androne; corridore, corritoio; galleria;
passaggetto, passatoio, passetto. - Nei teatri, il cam-
mino coperto intorno e dietro ogni ordine di pal-
chi. Anche, l'andito pel quale si va dall'una al-
l'altra batteria delle casamatte. Può prendere il
lungo di tutto 0 di parte dell'edificio, può dividere
dall'uno o dall'altro lato le stanze, andare da scala
a finestrone, da chiesa a sagrestia, da uno ad altro
edificio. Fra l'andito e il corridoio, la differenza
par questa: che l'andito non è, in generale, molto
lungo e piuttosto stretto, mentre il corridoio è as-
sai lungo e largo. Il corridoio può aver pregi ar-
chitettonici, l'andito mai.
Ambulacro, ambulatorio, luogo, per lo più chiuso,
nel quale si passeggia. - Anditino, piccolo andito,
piccolo corridoio che lascia libere le stanze di un
quartiere. - Andito, passaggio stretto e più o meno
lungo, a solo uso di passaggio, cioè per dare alle
stanze una comunicazione o necessaria o più li-
bera ; anche, stretto e breve corridoio tra due mu-
raglie, a uso di passarvi. - Andituccio, diminutivo e
anche dispregiativo di andito; andito angusto, o-
scuro e meschino, - Androne, luogo coperto, stret-
to e lungo, che dalla porta di strada mette alla
scala 0 alla corte, nelle case che non hanno atrio
0 vestibolo. Se corto e stretto, andito. - Corsia,
passaggio in un ospedale, in un teatro, ecc. -
Couloir (frane), colatóio e corridoio. - Passaggetto,
piccolo andito o passaggio. - Scappavia, corridoio,
andito che dà un'altra uscita.
Corridore. Veggasi a corsa, a soldato. • Cor-
ridori si chiamano alcuni trampolieri, molti galli-
nacei e tutti gli uccelli nei quali manca o è poco
spiegata la facoltà di volare.
Corriera. Lii carrozza o la nave che porta
il corriere postale, la posta.
Corriere. Persona incaricata di trasportare cor-
rispondenza 0 altro: corriere, espresso (voce d'uso),
messaggero, messo, staffetta, uomo a posta. Nel
medio evo, colui che precedeva i viaggiatori, per
riconoscere se le strade erano sicure. - Figur., chi
va in cerca di notizie e le riporta. - Corriere di
gabinetto, chi porta i dispacci di sovrani o di mi-
nistri. - Staffetta, corriere a cavallo. - Tatari, in
Turchia, i corrieri a cavallo, - Veredari (da vere-
des, cavallo leggiero ed agile al corso), corrieri a
cavallo d'un tempo.
Corrispettivo. Ricompensa, compenso.
Corrispondente (aggettivo). Veggasi a corri-
spondere e a geometria.
Corrispondente (sostantiv.). Chi manda rego-
larmente notizia a un giornale, a una Banca,
a un ufficio commerciale, ecc. - Membri carrispon-
denti, quelli di società letterarie e scientifiche.
Corrispondentemente. Detto a corrispon-
dere.
Corrispondènza. Il corrispondere, il con-
cordare.
Corrispondenza. Comunicazione per via di
lettera, di cartolina postale, di telegramma, ecc.,
da un paese all'altro, tra commercianti o altre per-
sone : carteggio, commercio epistolare, posta, ri-
1 spondenza, scambio di lettere. - Lo scritto, la co-
CORRISPONDERE
CORRUZIONE
737
municazione telegrafica o telefonica che alcuno
manda ad un giornale, ad una casa di com-
mercio, ecc. - Agenzia, ufficio di corrispondenza,
impresa industriale per la trasmissione telegrafica
di notizie ai giornali. - Letteratura epistolare, arte
o maniera del carteggio. - Partecipazione, comuni-
cazione, corrispondenza orale o scritta.
Corrispondente, chi è con altri in corrispondenza
epistolare. - Destinatario, la persona alla quale è
diretta una cosa qualsiasi : lettera, merce, danaro,
ecc. - Mittente, chi spedisce la lettera, la corri-
spondenza.
Carteggiare, tenere carteggio, corrispondenza con
alcuno: dirigere, indirizzare, scrivere lettere. - £m-
dere, dare evasione, sbrigare la corrispondenza,
trattare , rispondere. - Intercettare la corrispon-
denza, sequestrarla per esaminarne il contenuto. -
Preparare la posta, approntare la corrispondenza
da spedire, da mettere in posta. - Replicare, re-
scrtvere, riscrivere, tornar a scrivere. - Rispondere,
carteggiare in risposta. - Tenere la corrispondenza,
ricevere le lettere, prenderne nota e preparare le
risposte. - Troncare la corrispondenza, non rispon-
dere.
Copialettere, il libro che riceve la copia di tutte
le lettere scritte dal commerciante ai suoi corri-
spondenti. - Tessera, pezzetto di avorio, usato dagli
antichi romani per corrispondenza o come segno di
riconoscimento.
Corrispóndere {corrispondente, corrisposto). Far
esatto riscontro, confarsi, concordare; avere
pi'oporzione, conv^enienza, essere conveniente',
essere consimile, simile, conforme, eguale, a-
datto nel genere, nell'indole, ecc.; essere adeguato,
riuscire pari a chicchessia o a checchessia; essere
in accordo, in armonia. - Di vocabolo, a con-
fronto di un altro, avere lo stesso significato.
Corrispondente, che si conviene con altra cosa
nella forma, nell' indole, ecc. (veggasi a conve-
nire): armonico, concordante, confacente, confor-
me, consentaneo, cònsono ; rispondente.
Corrispondentemente, con corrispondenza, in con-
formità, in relazione ; conformemente, consentanea-
>i»^nte, giusta, giusto ; a proporzione, a sensi, a te-
n >re, a termini ; secondo.
Corrispondenza, l'essere corrispondente, cònsono,
simile ad altra cosa : convenienza, proporzione,
relazione; riflesso, riscontro. Figur., ritratto
OorrìTO. Facile a credere o a fare alcuna
cosa, talvolta senza considerazione, da sconside-
rato : agevole, corrente ; disposto, inclinato, in-
cline; proclive, projyenso. - Avventato, frettoloso,
furioso, impetuoso, precipitoso, subitaneo, troppo cor-
rivo. - Correntezza, facilità, l'essere corrivo. - Corri-
vcmpnte, facilmente, senza considerazione.
Corroborante. La sostanza (alimento, bevanda,
medicinale), il rimedio che, preso per un certo
tempo, ha la proprietà di rinforzare in modo du-
revole la costituzione fisica, il corpo, la salute,
specialmente l' apparato gastrico, lo stonìaco:
accostante, attonante (non us.), confacente allo sto-
maco ; confortante, confortativo ; corroborativo, cor-
roboratore, cordiale ; fortificante, fortificativo ; sto-
macale; stomachico; tònico. - Corroborare, dare
forza, specialmente all' apparato gastrico : abbrac-
ciare lo stomaco, acconsentire, aromatizzare, atto-
nare; confortare, dar conforto; mettere in tono lo
sioiiaco, rinforzare lo stomaco.
Corroborare {corroborante, corroborativo, cor-
roborato). Fortificare, dar forza, specialmente allo
stomaco ; l'azione dei corroborante. - Figur.,
avvalorare, dar valore, aiuto, sostegno, in senso
materiale e immateriale.
Corroborativo. Atto a corroborare, corrobo-
rante.
Corrodente. Che corrode, è corrosivo.
Corródere {corrodente, corrodimento, corroso).
Intaccare, rodere, smangiare, consumare a poco
a poco: azione di ogni agente - Corrodente, che
corrode, corrosivo. - Corrodimento, corrosione, atto
ed effetto del corrodere.
Corrodimento. Il corrodere.
Corrómpere {corrotto). Determinare, esercitare,
indurre corruzione - Viziare, determinare vizio.
Corrom pimento. Veggasi a corruzione.
Corrosióne. Il corródere, l'effetto del corro-
dere, del ródere, del consumare a poco a poco.
Corrosivo. Che corrode ; sostanza che fa tale
effetto ; sostanza che, a contatto delle parli vive
di un corpo, le altera, le disorganizza (cosi gli a-
cidi minerali, gli alcali caustici, il protocloruro di
mercurio o sublimato corrosivo), ecc.: arsivo, catere-
tico, corrodente; erosivo, escarotico; incisivo, mordi-
cante, mordicativo; rodente, roditore, scorticativo.
Corrottamente, corrotto. Veggasi a cor-
iniziane.
Corrucciare, corrucciarsi {corrucciato). Veg-
gasi a cruccio e ad ira.
Corrùccio. Disgusto, cruccio; adiramento, ira.
Corrugare, corrugarsi {corrugato). Veggasi
a ruga.
Corruscare {corruscante, corruscato). Veggasi a
fiamma, a lampo, a splendore.
Corrusco. Rilucente, risplendente, splendido :
veggasi a splendore.
Corruttela. Depravazione, corruzióne.
Corruttibile, corruttibilità, corruttivo.
Veggasi a coi'ruzione.
Corruttore. Detto a corruzione.
Corruzióne. Il corrompere, il corrompersi o il
lasciarsi corrompere; stato di pervertimento mo-
rale; depravazione, perverftjnewfo di costume;
stato di deformità morale in cui si trovano l'uo-
mo o la società dominati dal vizio ; l'atto dell'in-
durre altrui, con denaro o donativi, a tradire il pro-
prio dovere, ad agire contro la propria coscien^
za. - Stato dei pubblici funzionari che si siano
lasciati corrompere con donativi : compra e vendita
occulta; corrompimento, corruttura (non us.); pu-
trèdine; seduzione, sodducimento, sodduzione, su-
bornamento, subornazione. - Delitto contro l'Am-
ministrazione pubblica. - C/oaca (figur.), luogo di gente
viziosa, corrotta. - Cloaca massima, per gran corru-
zione. - Corruttela, diffusione di mali morali, di
vizi e simili; propaganda immorale; figur., cloaca,
contagio, fradiciume, mefite, morbo, putridume
(veggasi a putrefazione), sentina, veleno. - Cor-
ruzione di minorenni, delitto contro il buon co-
stume. - Fradicio, figur., corruzione. - Offa, prezzo
della corruzione: beccata, boccone, imbeccata, in-
goffo, wiowctrt,offella (volgarm.), palmario, palmata,
pasto gittato in gola, salario del peccato, sbruffo
(termine giornalistico), toccamani, unto (figur.). -
Putridume, corruzione, marcio, guasto organico.
Corrompere, indurre altri con denaro o con do-
nativi, a tradire il proprio dovere (in senso morale,
pervertire, indurre a pervertiìnento) : arruffia-
nare per moneta; avvelenare coi denari; chiudere
la bocca; chiudere gli occhi; commuovere, com-
prare; dare il boccone, dare ingoffo o beveraggio.
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
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738
CORRUZIONE — CORSA
dare l'offella, dare lo sbruffo; empire la tasca;
gettar polvere negli occhi; guadagnare gli orecchi;
inquinare; largheggiare di mancie; prendere per
la gola ; recare a sé ; scuòtere, sedurre, sodducere,
soddurre, subornare ; tastar di moneta, tentar con
promesse, tirare per la gola; ungere le mani, ugner
le ruote, ugner la vite, ugner le carrucole con un-
guento di zecca: ungere le girelle.
Lasciarsi corrompere, cedere alla corruzione, far
cosa non onesta per denaro ; allentare per prezzo,
avere il boccone ; barattar 1' anima ; far per pecu-
nia ; lasciarsi dicrollare, lasciarsi prendere al boc-
cone, lasciarsi smuovere a denari, a promessa ; pi-
gliare il boccone, la pagnotta, l'imbeccata, l'offa, lo
sbruffo ; prender l' amo, prender prezzo ; prosti-
tuirsi, puttaneggiare ; vendere a prezzo, vendere l'a-
nima al diavolo, vendersi.
Bocca unta non può dir di no: di chi si è la-
sciato corrompere. - Il martello d'argento spezza
tutte le porte: dal danaro tutti si lasciano corrom-
pere.
Corrotto (participio di corrompere), affetto da
corruzione (costumi, tempi corrotti, ecc.), comprato,
guasto, pervertito, poUuto, compro, venduto. - Cuor
marcio, corrotto. ■ Razza sfatta, razza disfatta da
corruzione. - Essere corrotto, avere il sapone, chiu-
der l'occhio, parlare a corpo pieno, prendere l'im-
beccata. - Incorrotto, senza coriuzione: onesto,
purOf natura vergine.
Corruttibile, che è facile a lasciarsi corrompere,
suscettibile di corruzione. - Corruttibilità, qualità e
condizione di chi è corruttibile: venalità. - Incor-
ruttibile, non corruttibile, onesto.
Corruttore, chi corrompe altri con denaro o si-
mili: corrompitore, mercatore di coscienze. In senso
morale, pervertitore (veggasi a pervertimento).
■ Corruttivo, che corrompe.
Corruzióne. Decomposizione delle parti orga-
niche che rimangono sotto l'intluenza delle leggi fi-
siche e chimiche e si risolvono nei loro elementi:
inquinamento, infezione, putre/azione.
Córsa. Il correre, Y andare, correndo e senza
fermarsi, a un punto, a una mèta, gareggiare al
corso: giramento, gualdana, scorribanda, scorri-
bandola. - Gara (in uso da antico tempo) tra uo-
mini che corrono in un anfiteatro, in un'arena o
lungo una strada ; gara di cavalli o d'altri animali
che corrono il palio (veggasi a corse ipjnche). -
Il moto, l'andare di una carrozza o d'altro vei-
colo, sopra strada comune, sopra guide., sopra ro-
taie, ecc. - Gara con la bicicletta, con Vautomo-
bile (anticam., con le bighe, le quadrighe, ecc.). -
Corsaccia, corsa mal fatta o mal riuscita. - Corserella,
piccola, breve corsa. - Corsettina, brevissima corsa.
Corsivamente, a corsa, correndo. - Corsivo, cor-
rente, che corre: detto, propriam., dell'acqua dei
fiumi. - Córso^ il correre, lo scorrimento dell'acqua
e simili.
Ciclismo, tutto ciò che si riferisce agli esercizi che
si fanno con la bicicletta. - Corsa dei tori, veggasi
a toro. - Diaulo, esercizio ginnastico che usavasi
nella Grecia antica : doppia corsa. - Dromo, in
Grecia, la gara di corsa. - Lampa dedromia, corsa
che si faceva anticamente, portando fiaccole. - Po-
dismo (podistico), neologismo, dal frane, pod'sme, u-
salo a indicare le corse a piedi, con vittoria di chi
dimostri maggiore resistenza e velocità nel cam-
minare. - Regata, corsa di battelli, di gondole. -
Sport, voce inglese che indica tutto quanto si ri-
ferisce alle corse.
Carriera, propriam., l'andatura più veloce dev
cavallo; per similitud., la corsa velocissima falta
a piedi da persona. - Corsa alla lunga, quella che
si fa correndo in linea retta, o quasi, da un punto
all'altro. - Corsa alla tonda, quella che si fa gi-
rando, due 0 più volte, intorno a uno spazio cir-
colare. - Corsa nulla, quella che deve essere ri-
cominciata, nel caso che ciascuno dei concorrenti
abbia soddisfatto alle condizioni imposte dal pro-
gramma. - Corsa sfrenata, con la massima velo-
cità possibile, con velocità eccessiva. - Insegui-
mento, corsa fatta per inseguire. - Passo ginnastico,
passo di corsa. ■ Ricorsa, ripresa della corsa. -
Rincorsa, il dare addietro per lanciarsi avanti con
impeto. - Scorrazzamento, lo scorrazzare. - Scor-
ribanda, scorribandola, giravolta, corsa, scorreria.
• Volata, nel linguaggio ciclistico, l'ultima scatto
per arrivare al traguardo.
Modi e vicende del correre.
Abbrivare (figur.), incominciare a muoversi, a
prendere la corsa. - Accorrere (accorrente, accorso),
correre a un luogo, andare di più persone per un
determinato motivo ; affollarsi, andare in folla ;
affluire, convolare, muovere, trarre; correre in
aiuto, - Concorrere, correre di più persone al me-
desimo luogo. - Correre, andare con velocità, (al-
zare le calcagna e in modo che si alzi il pie
fermo prima che l'altro tocchi terra : affrettare il
passo; andare, moversi rapidamente, ratto; andare
a corsa, a corso, a grandi passi, di corsa, di corso,
più che di passo ; cacciare il capo innanzi, cac-
ciarsi a correre; camminare forte, a tutte gambe ;^
dare, fare una corsa, una galoppata, forzare la
marcia; levarsi, marciare, mettersi a corsa; me-
nar delle calcagna, menar le seste; mettersi le car-
rucole ai piedi ; muoversi ratto ; pigliar la corsa ;
pigliare o prendere le mosse ; prender carriera ;
scarpinare, scarponare, sgambare, sgambettare, spro-
nar le scarpe ; zampettare.
Correre velocemente, velocissimamente: andare a bri-
glia sciolta, a furia, a gran corsa, a gran furia, alla
bersagliera, a più non posso, a precipizio, a ratto
corso, a rompicollo, a rotta di collo, a scavezzacollo
(velocemente e con pericolo), a spron battente, a
spron battuto, a staffetta, a tutta corsa, a tutta bri-
glia, a tutta forza, a tutte gambe, a volo, di volo ;
aridare come il pensiero, il lampo, il telegrafo, il
vento ; andare come se il diavolo porti, come tormen-
tato && pecette (stimoli attaccati con pece ai bàrberi);
andare come un'anima dannata, come un'anima persa,
come un bàrbero, un daino, un cervo, una lepre, un
levriere; andare di carriera, di gran corsa; andare
in coccia e furia ; andare in fretta, frettolosamente,
sfrenatamente, senza freno ; avere l'ali ai piedi ;
correre con dieci gambe ; divorare la via, mettersi
l'ali ; passare come una saetta ; raddoppiare i passi;
spacciare 11 terreno.
Correre lentamente, poco: correre (iron.) come una
piàttola, come una tartaruga, come una testùggine,
come una gatta di marmo o un gatto di piombo.
Discorrere (non us.), correre intorno, scorrere;
correre qua e là, fare scorrerie ; correre, scendere
dall'alto al basso. -Distanziare, andar più velocemente
d'altri, lasciar addietro. - Fare la corsa, giuocare a
correre, fare a corri corri. - Fendere l'aria, correre
r.OKSALETTO
739
velocemente. - Galoppare, andar di galoppo. - In-
calzare, correre alle spalle d'alcuno, inseguendolo. -
Inseguire, correr dietro a chi fugge. - Irrompere,
correr dentro, entrare con tanta forza da rompere
un ostacolo, se vi fosse. - Percorrere^ correre
per tutta la lunghezza. - Perseguire, inseguire; an-
che, in significato di perseguitare. - Precorrere,
correre avanti, arrivare prima. ■ liasentare,
camminare vicinissimo e quasi parallelo alla su-
perficie di checchessia, senza toccarla : radere, an-
dar rasente. - Bicorrere, tornare a correre. - Rin-
correre, correre dietro ad uno che fugga. - Rotare,
correre sopra ruote (di veicolo). - Scarrierare,
andar di carriera in qua e in là. - Scavallare, cor-
rere con vivacità per ruzzare, per far moto. -
Scorrazzare, correre in qua e in la, interrotta-
mente ; fare una scorreria. - Scorrere, pas-
sare rapido ; correre, muoversi su una data li-
nea 0 luogo tracciato (scorsa^ lo scorrere). - Sgam-
bettare, dimenare le gambe, correndo. - Sopracor-
rere, correre sopra. -Trarre, correre, andare di più
persone a uno stesso luogo. - Trascorrere, scorrere
avanti e velocemente, passare oltre correndo. - Trot-
tare, andare, correre al trotto, di trotto. ■ Volare,
correre rapidamente, a volo, di volo. - Zampettare,
cominciar a muovere le zampe, i piedi: detto, per
lo più, di bambini.
Vicende, ecc., del correre. — Arrancare, di chi
si affatica per arrivare un altro. - Cadere, preci-
pitate a terra. - Far bandiera, passare, correndo, da-
vanti agli altri. - Far cilecca, di chi, inseguito da un
altro, che è li li per arrivarlo, gli fa d'improvviso una
voltata e gli fugge in senso contrario. - Far man-
giare, far mordere la polvere, lasciare addietro altri
ne' a c>rsa. - Fa»' tardi nel correre, arrivare troppo
tardi. - Fare una pettata, correre tanto da affati-
carsi il petto. - Inciampare, urtare coi piedi
in qualche cosa. - Mancare il respiro, di chi ha
la respirazione penosa per avere corso troppo.
■ Aon aver milza, di chi, correndo molto, non
sente ingrossarsi il respiro. - Restare, rimanere adr
dietro, dietro, indietro, rimanere alle spalle d'altri
in una corsa. - Rubar le mosse, partire prima del
segnale convenuto. - Sferrarsi, di chi si dà a correre
tanto velocemente da perdere i ferri, se fosse un
cavallo. - Sgambare, stancare le gamhe (veggasi a
gamba) nel correre.
Allenamento, il graduale abituarsi allo sforzo mu-
scolare per acquistare maggiore resistenza nella
corsa {allenare, allenarsi, allenato). - Appiombo,
quando il peso del corpo del cavallo è regolar-
mente distribuito sulle quattro membra che lo so-
stengono e anche sopra la circonferenza di cia-
scun piede. - Abbrivo, atto ed effetto dell'abbrivare.
- Falsa partenza, quando i corridori in gruppo non
prendono le mosse a tempo e in buon ordine, se-
condo le prescrizioni e il cenno di chi dirige la
corsa. - Fiatacctna, affanno che viene dal correre o
da fatica.
Chi corre. — Luoghi per le corse.
Cose e termini vari.
Aeronàuta, chi corre nell'aria; veggasi ad aero-
nautica. - Battistrada, chi precede il corridore.
- Brachidromico, che corre poco. - Ciclista, chi
< orre in bicicletta, in tandem, in monociclo, in tri-
ciclo, in velocipede, ecc. - Corridore, chi é forte ed
esperto nella corsa; chi, per diletto o per lucro,
prende parte {concolore) a una gara di corsa. - Diau-
lodromo, corridore che percorreva due volte il tra-
gitto senza fermarsi. - Dolinodromo, corridore che
percorreva il dolicos, distanza di dodici stadi. -
Gagnant, frane, per vincitore, nei giuochi delle
corse. - Qplilodromo, corridore armato negli antichi
giuochi. - Podista, il concorrente in una corsa a
piedi. - Routier (frane), corridore specialista per
le corse di resistenza su strada. - Sprinter (ingl.),
corridore specialista per le corse di velocità su
pista. - Squalificato, il corridore che, per qualche
inosservanza del programma o del regolamento della
corsa, perde il diritto di concorrere al premio. •
Sladiometra, corridore. - Staffetta, chi corre a ca-
vallo, speditamente, a portare alcuna lettera o avviso.
Le staffette oggi sono in uso solo presso i re, i
principi e i militari. - Staffiere, colui che corre a
piedi accanto alla staffa del suo signore e gliela
regge nell'atto di salire e di scendere da cavallo;
anche, palafreniere. - Stayer (ingl.), corridore spe-
cialista per le corse di resistenza su pista. - Tande-
mista, ciclista che corre in tandem.
AnfiteatrOf edificio per le corse e altri spetta-
coli : arena, circo. - Lizza, arena per le corse. -
Mèta, presso i Romani, i confini del circo, formati
da tre pilastri piramidali, intorno ai quali giravano
i carri ; ora, in genere, il punto fissato come ter-
mine di una corsa. - Pista, il terreno battuto destinato
alle corse, specialmente ciclistiche; neologismo d'uso,
dal frane, piste; in italiano, pésta. - Stadio, l'arena
in cui si disputava il premio della corsa nei giuo-
chi olimpici ; arena per le corse a piedi e per eser-
cizi ginnastici. - Velodromo, il campo delle corse ci-
clistiche.
Campionato, nel linguaggio delle corse, dicesi di
quelle prove in cui si gareggia per essere procla-
mato campione ; 1' onore d' essere campione. - Co-
prire, nel linguaggio delle corse, ha il senso di per-
correre (coprire, dicesi, venti, cinquanta chilom., ecc.).
- Match (ingl., pron. mete), significa scommessa, par-
tita nelle corse di ciclisti, di cavalli, di corridori,
di automobili, ecc. - Record, voce inglese che si-
gnifica registro, documento, testimone. Nell'uso spor-
tivo, tenere un record, stabilire un record vuol dire
« essere proclamato il più forte, il più abile, far
ciò che in un dato genere non fu ancora fatto».
- Schract, voce ingl. dello sport (vale scancellare,
raschiare), la corsa in cui i corridori e i ciclisti
partono alla medesima distanza.
Pàlio, panno o drappo dato in premio a chi vince
nella corsa.
Córsa. Nell'uso, ciascun viaggio che si fa con
una corriera, con una tramvia, in f'errotnaf
specialmente, o con altro mezzo di trasjjorfo. E, di
viaggio ferroviario, si dice col primo, col secondo,
con Vultimo treno, ecc., per dire (secondo l'orario
stabilito) con la prima, con la seconda, con l'ulti-
ma corsa, ecc. - Anche il tragitto che fa una vet-
tura, una carrozza da piazza. - Corsa, esercizio
di un supposto diritto che si arrogavano le potenze
marittime di concedere ai privati facoltà di ar-
mare, durante una guerra, le loro navi e di assa-
lire i bastimenti commerciali. - Celerimetro, appa-
recchio per misurare la lunghezza di un tratto di
via percorso.
Corsale. Corsaro, pii'ata.
Corsaletto. Veggasi a corazza e a insetto»
740
CORSARO — CORSE IPPICHE
Corsaro. Ladrone di mare : corsale, pirata.
Corseggiare. Fare il pirata.
Corse Ippiche. Prove fatte per stabilire la
velocità e il fondo dei cavalli in gara tra loro;
pubblico spettacolo di più cavalli che corrono, al
galoppo 0 al trotto, per vincere un premio: palio.
Vi sono le corse 'piane (liscie), generalmente riser-
vate ai cavalli puro sangue; le corse ad ostacoli,
alle quali sono ammessi anche i cavalli di mezzo
singue, e che si eseguiscono su terreno intersecato
dj ostacoli, naturali o artiliciali ; le corse al galoppo
e le corse al trotto, riservate a una categoria spe-
ciale di cavalli, allenati per correre a questa an-
datura. Nell'antica Roma le corse di cavalli si fa-
cevano nel circo, e i cavalli erano montati a pelo
e senza staffe. - Meeting (pron. miting), il complesso
delle giornate di corsa. - Pàlio, corsa con cavalli
montati dal fantino, o guidati da chi sieda su un
veicolo. Tale distinzione si la sempre quando le
due voci si usino cosi assolutamente e senza ag-
giunte. Del resto, si dice corsa de' barberi e imlio
de' cocchi. Si potrebbe notare che il palio è quasi
sempre alla lunga, la corsa alla tonda. - Post, quella
gara in cui un proprietario deve inscrivere due o
più cavalli, e ne può far correre uno, o più, se-
condo le condizioni. - Rècord, gara, concorso, spe-
cie nel linguaggio delle corse e dei giuochi. - Te-
nere il record, essere proclamato il più forte, il
più abile in un genere di corse. - Riunione, le corse
sottoposte al regolamento del Jockey-club. - Sta-
gione delle corse, la primavera e l'autunno. - Turf
(ingl., pron. terf), tutto ciò che riguarda le corse
ai cavalli. - Veggasi a cavalcare e a cavallo.
COBSE AL GALOPPO. — CORSE DIVERSE.
Le corse al galoppo sono riservate al cavalli puro
sangue. - Catch-weigld (pron. catsch-ueht), corsa a peso
libero. - Corsa alla lunga, su una strada diritta, senza
fantino e con le pecette. - Corsa a reclamare, a ven-
dere, quella nella quale si stabilisce che il cavallo
vincitore sarà venduto a un dato prezzo. - Corsa
morta, di cavalli che arrivano alla meta contempo-
raneamente. - Corsa nulla, che deve essere rico-
minciata, non avendo nessuno dei concorrenti sod-
disfatto alle condizioni del programma.
Corse classiche, le maggiori corse d'allevamento
d'ogni paese. - Corse di cocchi, quelle che si tace-
vano a Firenze, la vigilia di S. Giovanni. - Corse di
consolazione, per quei cavalli che in una riunione
non hanno vinto né primi, he secondi premi, o non
hanno preso parte alle altre corse. - Corse di di-
stanza o di resistenza, quelle che eccedono le nor-
mali distanze.
Criterium, la corsa dei puledri e dei corridori
giovani, fatta allo scopo di pronostico per l'avve-
nire 0 per giudicare il valore dei cavalli. - Cross-
Country (pron. cross-chenntri), corsa-caccia (lette-
ralmente tradotto : attraverso i campi : in questa
corsa i cavalli non sono obbligati a seguire una
pista tracciata, ma corrono attraverso i campi, su-
perando gli ostacoli che si presentano.
Derby, corsa di puledri di tre anni; corsa fa-
mosa di cavalli che ha carattere nazionale in In-
ghilterra, ove la si fa annualmente. - Drag, corsa-
caccia artificiale fatta a cavallo coi cani, nei paesi
ove scarseggia la selvagj;ina. - Event (i-venl), avveni-
monto: e dicesi per accennare ad una corsa priu-
cipale.
Fantasia, corsa e giuoco, degli Arabi e d'altri
popoli di Oriente: in occasione di gioia o per fare
onore ad alcuno, gli uomini lanciano i cavalli e
ritornano gridando e sparando lunghi fucili. - Gor
loppata, corsa al galoppo. - Great-event, o event,
ingl., corsa nota e importante.
Gymkana (parola anglo-indiana), specie di corsa-
cotillon fatta all'aperto o in un ippodromo, con
tutto il concorso dell'ippica e dell'equitazione, non-
ché con una grande destrezza nell'eseguire speciali
e bizzarri giuochi. - Handicap (pron. endkep), corsa
che ha per iscopo di porre i cavalli di velocità in-
feriore 0 di minori forze in condizioni di poter
gareggiare con cavalli di merito superiore, e ciò
mediante la diversa distribuzione dei pesi. E han-
dicap libero quello in cui nessun pagamento d'en-
trata 0 di forfeit viene fatto prima che sia accet-
tato il peso. - Heat (hiht), corsa nella quale bisogna,
per vincere il premio, ripetere più volle la di-
stanza fissata. - Hunter's race [honter rees), corsa
per cavalli da caccia. - Hunt steeple-chase, corsa alla
quale prendono parte soltanto cavalli da caccia. -
Hurdlerace (pron. herd'l res), corsa con ostacolo di
siepi che si inalzano sulla pista.
.Jagd Rennen (ted.), corsa-caccia.- Military, coxis^
al galoppo riservata solo agli ufficiali in servizio,
con cavalli di .servizio. - Nursey-stake, corsa nella
quale sono impegnati solo giovani puledri.
Omnium, handicap con cavalli d'ogni razza, età
e provenienza. - Ortodromia (gr.), corsa in linea
retta. - Plates (plets), le corse a premio fisso. -
Selling race, corsa a reclamare. - Steeple-chase, voce
inglese che indica una corsa con ostacoli artificiali
su terreno piano. - Sweepstakes (suipsteks), corsa il
cui premio è formato dalle entrature e dai forfeits
dei concorrenti
Tetraoria, corsa su carri tirati da quattro cavalli.
- Trial {trail) prova, corse fatte sulla pista per e-
saminare le attitudini dei cavalli. - Trial-Stakes
{trail-steks), corsa criterium fra cavalli d'una stessa
età. - Triennial-Stakes, corsa la cui inscrizione vin-
cola per tre anni ed a cui si iscrivono le cavalle
gravide.
Corse al trotto.
Trotter, ippodromo o campo per le corse al
trotto. - Irotting, correre al trotto.
Abbuono, compenso di tempo, di distanza, di
peso che i cavalli di più veloce andatura danno
agli altri per equiparare le varie forze. - Battei ia:
indica che la corsa ha luogo in più riparti e non
si può eseguire in una partenza sola. Il nu-
mero dei cavalli, in una batteria, non può essere
maggiore di sei. - Classe al trotto : in Italia, le corse
al trotto possono essere fissate per classe, tenendo
a base il valore individuale dei cavalli, sicché a
ciascuna classe siano ascritti soltanto cavalli di va-
lore approssimativamente eguale constatato per le
velocità raggiunte, segnate nel registro dei recordi
presso la sede della consociazione e pubblicate nel-
l'Annuario ufficiale. - Controtempo: dicesi quando
un proprietario si impegna a far correre al trotto
il suo cavallo su una distanza stabilita nel tempo
designato o meno. In tal caso, gli viene concesso,
per questa prova, di farsi accompagnare da un al-
tro cavallo attaccato o montato, a seconda che la
corsa sia sulky o a sella. - Corsa in partita obbli-
CORSK IPPICHE
741
yata, quella nella quale un cavallo, per vincere,
deve arrivare primo due o tre volte, ecc., secondo
che la partita è in due, tre o più prove. - Han-
dicap : per il trotto si stabilisce mediante resa di
distanza e abbuono di tempo.
Rottura, passaggio dal trotto regolare al galoppo,
- Rovesciamento, ciò che accade quando i veicoli,
per malizia o per casualità, si urtano tra loro e
alcuno viene rovesciato. - Tiro: si dice quando la
corsa si fa con cavalli attaccati al veicolo. - Urto,
quando un veicolo corre addosso all'altro.
Trottatore, il cavallo nel quale l'andatura del
trotto é notevole per velocità; cavallo allenato per
le corse al trotto. - Standard, espressione con la
quale, in America, si designano i cavalli trottatori
che raggiungono un dato minimo di velocità.
Comitato tecnico-arbitrale, quello che ha la dire-
zione generale e il controllo di tutto quanto ri-
guarda la parte tecnica della Consociazione ippica
del trotto e per tutto ciò che si riferisce allo sta-
tuto 0 al regolamento della medesima. - Driver
(drai-veur), il guidatore che, nelle corse al trotto,
guida il cavallo attaccato. - Giudice, la persona in-
caricata di sorvegliare affinchè la corsa sia ese-
guita nella giusta andatura e nel modo prescritto
dal regolamento.
Bandiera, nelle corse al trotto, oltre a indicare
la partenza, è un segnale che alcune società danno
ai guidatori per indicare al pubblico i vincitori dei
primi, dei secondi e dei terzi premi - Biglietto cir-
colante, distintivo che dà libero accesso a tutti gli
ippodromi della Consociazione pel trotto. - Campa-
nello: presso le società per il trotto serve al giu-
dice [starter) a dare il segnale della partenza. - Co-
lori, distintivo della divisa che il proprietario di
una scuderia stabilisce per i suoi guidatori. - Fru-
sta, in uso nelle corse al trotto, quando effettuate
in pariglia : deve essere non più lunga di m. 2.60
e priva di còrdolo (battuta). Il frustino (nell'uso,
fuetto) non deve oltrepassare la misura di m. 1.50.
- Punti, in partita obbligata, i numeri d'ordine in
cui i cavalli sono piazzati all'arrivo in ogni sin-
gola prova : determinano 1' aggiudicazione del se-
condo 0 del terzo premio. • Sediòlo, l'antico vei-
colo usato in Italia (fino al 1881) per le corse al
trotto, bello e ricco d'intagli e d'oro, ma pesante. -
Sulky, veicolo leggerissimo a due ruote, di prove-
nienza americana, usato nelle corse al trotto.
Piede fermo: dopo tre false partenze, lo starter
può obbligare i concorrenti a partire da piede fer-
mo. Ciò si usa sempre negli handicap.
Luoghi per le corse.
Parti, annessi. — Ostacoli, ecc.
Ippodromo, campo nel quale i cavalli tanno le
loro prove di cosa : celebri gli ippodromi di Ep-
som, di Newmarken, d'Ascot, di Goodwood, di
Croydon, ecc., in Inghilterra; di Longhchamps, di
Chantilly, di Maison Lafitte, di Auteuil, di Vin-
cennes, in Francia; delle Capannelle, di Tor di
Quinto (Roma), di San Siro a Milano, ecc., in
Italia. - Box (ingl.), forma particolare di sfalla
nella quale si tiene il cavallo, prima e dopo la
corsa. - Paddock (ingl.), prato o altro luogo chiuso
nel^ quale si fanno passeggiare i cavalli da corsa. -
Palio, luogo dove si fa il palio, la corsa. - Pelouse
(p4iiz, frane), il prato interno dell'ippodromo. -
Pesage (frane), il recinto riservato dove si pesano
i fantini e dove stanno i cavalli prima della corsa.
- Pesta, pista, spazio circoscritto di terreno sul quale
corrono i cavalli. - Recinto, luogo dove si compiono
tutte le operazioni inerenti alle corse. - Stand (ingl.),
tribuna (ielle corse. ■ Steccato, stecconato, impalan-
cato, riparo di legno col quale si circoscrive il
campo delle corse, perchè gli spettatori non inva-
dano la pista. - Terreno, il prato delle corse. -
Tondo, il recinto interno delle corse. - Tribuna,
il grande palco nel quale sono i posti riservati a
pagamento; anche, il palco riservato ai soci. -
Turf {terf), terieno che serve d'esercizio ai cavalli
da corsa: prato delle corse.
Arrivo, il punto preciso ove termina la corsa:
il palo d'arrivo è indicato mediante un' asta sor-
montata da un disco posto esattamente di fronte al
palco del giudice d'arrivo, il quale osserva attra-
verso un traguardo. - Mòsse, il luogo da dove i
barberi, i cavalli montati dal fantino,' quelli attac-
cati a bighe, a baroccini, o simili, partono a un
segnale dato per fare la corsa o correre il palio.
Anche, il segnale stesso. - Partenza, il punto da
cui si movono i cavalli alle corse. - Ripresa o ri-
jiarata, la mèta, il termine ove debbono arrivare i
cavalli che corrono il palio; luogo dove si ripren-
dono i cavalli delle corse. - Traguardo, congegno
che serve ai giudici per osservare l'ordine d'ar-
rivo dei cavalli.
Banchina, rialzo di terra che si usa nella corsa
ad ostacoli. - Barriera: nella corsa ad ostacoli, è
composta di due barre fisse sovrapposte orizzontal-
mente, dell'altezza varia da un metro a un metro
e venti centimetri. Anche, la chiusura in legno che
circonda l'ippodromo. - Brook, fosso pieno d'acqua,
uno dei principali ostacoli dello steeple-cltase. - Check
(cèc), voce inglese che significa impedimento, osta-
colo, ed è usata specialmente nelle caccie a ca-
vallo : veggasi a caccia. - Drop, ostacolo che ri-
chiede un salto particolare. - Ostacoli, gli impedi-
menti che si mettono nelle corse stee^ple-chase e
che devono essere saltati dai cavalli : consistono in
siepi, barriere, muricciuoli di diversa altezza, rialzi
di terra (banchine), barriera doppia (gabbia), fossi,
ecc. - Pali, aste di segnalazione negli ippodromi;
palo di distanza, semplice asta posta a cento metri
dal punto d'arrivo, se il percorso è di un miglio
inglese; di centoventi metri, se la percorrenza è
fissata di metri 2413, ecc. ; il palo di partenza,
collocato di fronte al traguardo, è un'asta con so-
vrapposto un disco. - Riviera, ostacolo in uso
nelle corse steeple-chase, lungo quattro metri circa.
- Talus, ostacolo nelle corse [steeple-chase, formato
da un rialzo di terra, alle volte largo qualche
metro.
Del cavallo da corsa.
Sue qualità' ingenite, conferite, O ATTRIBUItE.
Sue CONDIZIONI rispetto alla corsa.
Cavallo da corsa, o corridore, il cavallo atto na-
turalmente a gareggiare, allevato e allenato per ciò.
- Cob, piccolo cavallo, però di statura alquanto più
aita di un poney. - Intero, designazione del cavallo
inscritto come puledro alle corse, prima di essere
742
CORSE IPPICHE
adibito alla riproduzione. - Jearling, o yearling, il
puledro dai quindici ai diciotlo mesi, epoca in
cui lo si inizia al lavoro. - lumper {giumpeur), ca-
vallo saltatore, da ostacoli.
Leader {lideur), il cavallo che si mette'alla testa
quando si fanno galoppare cavalli giovani. - Mai-
den (médn), novizio, cioè il cavallo che apparisce
nuovo nell'ippodromo, fino a quando non ha vinto
una corsa. - Meticcio, il prodotto di incrociamento ;
e bimeticcio il cavallo che proviene dall' unione di
prodotti meticci. • Mezzo sangue, meticcio, cioè il
cavallo prodotto da uno stallone di puro sangue e
da una cavalla non di razza o viceversa. - Miler,
il cavallo che sul miglio inglese sviluppa la sua
maggior potenza di forza e velocità.
Pacer {peser), camminatore d' ambio, cioè con
l'andatura nella quale il cavallo nmove contempo-
raneamente ambedue le gambe laterali, invece delle
diagonali, come si richiede nel trotto. - Poney, ca-
vallo di piccola taglia che si monta e si attacca.
- Puro sangue, il cavallo inglese da corsa.
Racer (ingl.), corridore. - Race-horse (res-hors),
cavallo da corsa. - Racing like {laich), cavallo che
p esenta la perfezione del cavallo da corsa. - Road-
ster (roodster), il prodotto dei cavalli puro sangue
e degli antichi cavalli di Norfolk. - Rimning-mate,
il cavallo galoppatore che accompagna il trottatore.
- Steepler {slipleur), il cavallo da ostacoli ; cavallo
particolarmente allenato per le corse ad ostacoli.
Qualità* ingenite, conferite o attribuite. —
Crack, il cavallo, che nella opinione generale, ha
molte probabilità di vittoria alle grandi corse. -
Di prima forza, di cavallo di gran bravura. - Fa-
va, ito, il cavallo che gode la preferenza degli scom-
mettitori. - Fit, il cavallo che ha raggiunto il
punto massimo della condizione mediante l'allena-
rne ito (cioè, che è pronto per correre). - Outsider
(uutssaider), il cavallo che non gode opinione di
probabilità di vittoria ; cavallo poco promettente e
lasciato in disparte. - Performer, il cavallo di cui
la performance è riconosciuta. - Qualificato, il ca-
vallo che riunisce tutte le condizioni fissate dal
programma di una corsa.
Brooken-dow (daun), zoppicatura particolare dei
cavalli da corsa: consiste in una distensione dei
tendini flessori che sorreggono il nodello.
CONDIZICiNI del cavallo RISPETTO ALLA CORSA. —
Cravache, il cavallo che, trovandosi vicino alla meta,
viene con il frustino eccitato ad un ultimo sforzo.
- Distanziato, il cavallo che si trova più addietro
del palo di distanza, a cento metri dalla meta, al-
lorché il vincitore vi arriva. - Gagnant (frane), il
cavallo vincitore. - Licht-weight (ingl.), quel cavallo
che nella corsa a ragguaglio {Handicap) porta il
minimo peso.
Partente, il cavallo che prende parte alla corsa;
il cavallo che, inscritto per una corsa, non viene
ritirato. - Piazzato (frane, place), nel linguaggio
delle corse, di cesi di un cavallo quando sia stato
riconosciuto ufficialmente come arrivato fra i primi.
Stayer (ingl.), il cavallo resistente, e si dice di
quel corridore che ha fatto prova di resistenza su
lungo percorso. - Top-weigt (top-uet), il cavallo che
porta il peso maggiore in una corsa handicap. -
Walke over (twkover), il cavallo che corre da solo,
senza competitori, sia perchè questi manchino o
perchè siano stati ritirati. - Vincitore, il cavallo che
primo ha superato il percorso fissato nel pro-
gramma della corsa ; il cavallo che arriva primo
alla meta, al traguardo.
Stato, classe, origine, ecc.
del cavallo.
Condizione, lo stato che si vuol procurare al ca-
vallo perchè più confacente a fargli manifestare il
massimo delle attitudini ; e attitudine dicesi il com-
plesso delle disposizioni naturali di un cavallo o
di una razza o una sua speciale destinazione : alla
sella, al tiro leggiero o pesante, ecc. Si dice poi
che il cavallo è in buona o perfetta condizione;
che non è ancora in condizione, o che è in cattiva
condizione, quando l'esercizio e il regime dell'alle-
namento furono spinti troppo oltre. - Cuoì^e, di ca-
vallo, abilità, resistenza a correre in una data ve-
locità.
Fondo, complesso di qualità che rendono un ca-
vallo forte, resistente, veloce; quindi, di molto fondo
il cavallo che è veloce e resistente a un tempo; di
poco fondo, se manca di tali qualità. - Forma, in-
sieme di condizioni in cui si può trovare il cavallo
e per le quali è in grado di raggiungere la mag-
giore velocità che gli sia possibile. La forma ha
fondamento nel fondo e analogia con la condizione.
• Performance (performens), il merito di un cavallo
riconosciutogli in seguito alle prove compiute. -
Qualità, insieme del merito d' un cavallo rispetto
alle corse.
Campo, l'insieme dei cavalli impegnati in una
corsa, e dicesi buon campo quando corrono buoni
cavalli ; cattivo campo, quando i cavalli sono di me-
diocre valore. - Classe, distinzione dei cavalli a se-
conda della genealogia e delle prove compiute nel-
l'annata : prima classe, comprendente i quattro o
cinque migliori cavalli dell'annata ; seconda classe,
quelli mediocri; terza classe, concorrente nelle
corse a reclamare. - Genealogia, l'origine paterna e
materna dei cavalli da corsa: all'uopo fu istituito
lo Stud Book, 0 libro genealogico, e si rilascia un
certificato f pedigree): veggasi più innanzi. - Lotto,
riunione di cavalli che prendono parte a una corsa.
- Scuderia, V insieme del trainer, dei fantini, dei
cavalli, ecc., appartenenti allo stesso proprietario.
Andatura, azioni
movimenli, ecc., del cavallo corridore.
Misure, pesi.
Abbrivo (abbrivare), il prendere le mosse che fa
il cavallo. - Ambio, andatura particolare del ca-
vallo (veggasi a pag. 489, seconda colonna). -
Andatura, movimento eseguito dal cavallo per re-
carsi da uno a un altro luogo: è naturale, arti-
ficiale, irregolare (ambio, trapasso, traina), ecc. •
Azione, V andatura di un cavallo al galoppo, al
trotto : levata, radente, vibrata, distesa, raccorciata.
Buone mosse: locuzione usata quando, nelle corse
o nei palli, tutti i cavalli partono insieme al se-
gnale, dato. - Cattive mosse, quelle dei cavalli o dei
sulky che non si muovono a tempo. - Canter,
(piccolo galoppo), galoppo preparatorio alla corsa.
- Death-heat, espressione inglese indicante che due
cavalli arrivano contemporaneamente alla meta e
rimangono ambedue vincitori. - Gara, il conten-
COKSE IPPICHE
7i3
dersi che fanno i concorrenti, e il mantenere I
primi posti durante la corsa, sia al galoppo, sia al
trotto. - Galoppo, di corsa, varietà del galoppo,
in quattro tempi ineguali, in cui fare che gli arti
agiscano associati a paia, anteriore e posteriore,
isolati lasciando, dopo l'appoggio precipitato, un
tempo assai breve di sospensione, durante il quale
il corpo è in aria. - Lolla, la fase decisiva della
corsa, che si inizia a circa 100 metri dalla meta.
Pace {pehsz, passo), il tempo di galoppo dei ca-
valli in allenamento, in corsa, oppure alla caccia ;
anche, l'ambio. - Partenza, principio della corsa ;
e punto di partenza quello dal quale i cavalli pren-
dono le mosse. - Falsa partenza, quando i cav;illi
partono prima del segnale. - PaWen^a òmohc, quan-
do i cavalli partono in plotone, allo stesso mo-
mento, - Reush (rèussc), salto: lo sforzo finale di
un cavallo all'arrivo. - Salto, mossa del cavallo
per superare un ostacolo. Anche, in significato di
monta. - Salto della barriera, o della barra, della
sbarra, salto della siepe col cavallo. - Stile, l'an-
datura, il garbo che hanno i cavalli nel correre.
Taglio di strada, atto del fantino o del guida-
tore che, durante la corsa, nel passare di fianco,
invece di deviare dalla sua linea solo quando lo
ha sorpassato di due lunghezze di cavallo, gli si
serra addosso repentinamente con una diagonale, in
modo da obbligare l'altro fantino, o guidatore, a
trattenere il proprio cavallo, con perdita di tempo
e non senza pericolo. E' un' infrazione al regola-
mento, punita con severità. - Testa a testa: dicesi
quando i cavalli arrivano insieme alla meta. -
Traina, o traino, andatura irregolare del cavallo
che galoppa con le gambe anteriori e trotta con le
posteriori: quella tra l'ambio e il galoppo.
Avere la corda: del cavallo che occupa il posto
interno più vicino al centro dell'ippodromo. E' con-
siderato un notevole vantaggio, avendo il percorso
più breve : tenere la corda. - Bucare, passare a-
vanti, nella corsa, ad altri cavalli. - l'aire pana-
che (frane), quando nel salto il cavallo inciampa
e si capovolge, con sotto il cavaliere. - Fare ban-
diera, passare correndo innanzi agli altri. - Fare
il giuoco, dicesi quando due cavalli, della stessa o
di diversa scuderia, tengono d'accordo una con-
dotta tale da favorire uno a confronto degli altri
concorrenti.
Partir bene, dei cavalli quando al momento della
mosse partono in plotone. - Rubar le mosse, quando
nelle corse partono prima che sia dato il segnale,
e ciò 0 per malizia del fantino o per troppa viva-
cità del cavallo. - Rubar la volta, quando nelle
corse i cavalli partono prima che sia dato il se-
gnale. - Runnig {réunning), correre al galoppo. -
Tenere lo steccato, rasentarlo.
Misure, pesi. — Incollatura, la diflerenza di un
collo fra cavallo e cavallo. - Lunghezza, lunghezza
di cavallo, presa come unità nella classificazione
dei cavalli all'arrivo. - Mezza lunghezza, quella
del cavallo che arriva prima d'un altro, soltanto
per una distanza pari alla metà lunghezza del suo
corpo. - Miglio, misura ingese di 1609 metri adot-
tata per determinare la distanza nelle corse al
trotto.
Peso: le condizioni di una corsa stabiliscono il
peso che ogni cavallo deve portare, e in esso è
compreso tutto quanto l'animale porta. - Pfuud,
peso inglese pari a chilogr. 0,453,592 usato come
unità di carico ai cavalli nelle corse. - Pound
{paund)j libbra inglese, di 453 gr., nelle corse. -
Hecord, il tempo minore impiegato dai cavalli vin-
citori di un primo premio nel percorrere la di-
stanza stabilita per le singole prove delle corse al
trotto. - Scarico, il minor peso che un cavallo porta
in una corsa in confronto di quello fissato per al-
tro cavallo. - Sopraccarico, il peso che, secondo le
condizioni del progrannna, si impone ai cavalli in
ragione della loro età e dei premi che hanno vinto.
- Testa, misura nelle corse. - Per una testa, misu-
ra per cui un cavallo in corsa supera il competi-
tore. Cosi per mezza testa, per due teste, ecc.
Persone che partecipano alle corse
LE dirigono, conducono I CAVALI,!, ECC.
Allenatore (ingl., trainer), chi prepara un cavallo
per le corse, per le caccie, ecc. - Anabale, chi cor-
reva a cavallo negli antichi giuochi. - Commissari,
i membri dei Consigli direttivi delle varie Società
pel galoppo e del Jockey-Club. - Consiglio ippico,
il consesso delle persone (note per la loro compe-
tenza in cose ippiche) che si consultano in ordine
ai provvedimenti da prendersi nell'interesse dei d(;-
positi di cavalli stalloni, del miglioramento dell'in-
dustria cavallina, ecc.
Fantino o Jocliey (ingl.), chi monta il cavallo da
corsa : deve avere requisiti particolari. - Messo a
piedi, si dice il fantino a cui sia vietato di mon-
tare in corsa. - Monta di un jockey, l'impegno che
egli assume (con un proprietario di cavalli) di
montare in una o più corse e anche durante tutta
l'annata
Gentlenien-riders, gentiluomini appartenenti a so-
cietà ippiche, i quali si dilettano a gareggiare in corse
d'ostacoli. - Giudice d'arrivo, chi, osservando al tra-
guardo, giudica l'ordine in cui arrivano i cavalli. -
Guardia del tei^eno, chi accudisce al mantenimento
e al buono stato della pista.
Handicapper, chi ha l'ufficio di assegnare [il ca-
rico di ciascun cavallo al galoppo o l'abbuono di
distanza al trotto. - Heat Lad, primo uomo d'una
scuderia da corsa : quegli che comanda dopo il
trainer e lo sostituisce, in sua assenza, nel farne
eseguire gli ordini. - Jockey-Club, circolo o luogo di
riunione dei membri fondatori d'una Società per le
corse.
Lad, ragazzo garzone di scuderia; jockey prin-
cipiante. - Owner (oner), voce inglese che significa
proprietario (di cavalli, di scuderie). - Red-coat (a-
bito rosso), in certe corse, abito da caccia da gen-
tiluomini.
Starter (starteur), giudice alla partenza; chi re-
gola e dà il segnale della partenza ai concorrenti
di una corsa. - Steward {stiùard), commissario in-
caricato delle diverse attribuzioni relative alle riu-
nioni di corse. - Tipsler, la persona che dà in-
formazioni sui cavalli impegnati nelle corse. -
Trainer, chi prepara, addestra sistematicamente i
cavalli alle corse; chi fa l'ufficio di trenare. -
Turfman, chi frequenta regolarmente i campi di
corsa.
Trattamento, governo del cavallo.
Alcun'e cose all'uopo.
Condizioni per farlo partecipare a una corsa.
Allenamento, modo per sviluppare nel cavallo i)
massimo di forza e tutte le qualità, cioè agilità, ve«
744
CORSE IPPICHE
lecita e resistenza {allenare, alienarsi, allenato). •
Preparazione, complesso del lavoro preparatorio al
quale si assoggetta il cavallo, affinchè sia in grado
di correre il "giorno in cui si dovrà presentare sul
terreno, per disputare un premio. Ne fa parte la
purga, due volte durante il periodo di allenamento.
• Sudata, uno dei mezzi migliori, almeno più usati,
per mettere un cavallo in buone condizioni al mo-
mento di fare una corsa. - Trial (trail), prova che
si fa dei cavalli prinìa della corsa. - Walking (uo-
king), dei cavalli, passeggiata.
Classifì,care, dividere i concorrenti in classi e sta-
bilirli in categoria, secondo il loro merito e va-
lore. - Dare le mosxe, dare il segno di muoversi ai
barberi, o ai cavalli, montati dal fantino o attac-
cati a qualche legno. - Disqualificare, far perdere,
per inosservanza dei regolamenti, a chi l' abbia (sia
cavallo, fantino, guidatore) il diritto di correre in
una 0 più corse, o per sempre. - Mettere il cavallo
d la cravache (frusta corta del cavallerizzo), frustarlo,
per eccitarlo all'ultimo sforzo. - Piazzare, stabilire
l'ordine in cui i concorrenti ad una corsa passano
il traguardo. - Squalificare : vale escludere un cor-
ridore dal concorso e dal premio per infrazione ai
regolamenti. - Trenare, metodo razionale per svi-
luppare le attitudini di un cavallo.
Arnesi. -- Bandiera, arnese cne serve per se-
gnare la partenza. - Campana: serve per avvertire
i jockey che devono tarsi pesare, poi del momento
che devono montare a cavallo ed entrare nella
pista, - Canapo, grossa fune di canapa che, nelle
corse dei barberi e anche talora in altre coi fan-
tini, si mette davanti al petto dei cavalli, perchè
stiano in fila alle mosse, e poi, date queste, si la-
scia cadere a terra. - Embrocazione, specie d'un-
guento col quale si fanno frizioni ai muscoli delle
gambe e delle coscie, prima e dopo una corsa, per
dar loro maggiore elasticità e maggior forza. - Fru-
stino (nell'uso, fuetto), piccola frusta adoperata per
stimolare il cavallo ai maggiori sforzi prima di ar-
rivare alla meta - Palio, il drappo, splendido e pre-
zioso, che si dava in premio ai vincitori nelle corse
dei cavalli. - Peretta, pallottola a punte posta sul
dorso del cavallo che corre il pallio, perchè sia
più veloce al corso, sentendosi pungere.
Condizioni per far correre un cavallo. — Cor-
rere o pagare, condizione per cui si stabilisce che
l'intera somma fissata quale entratura resti per-
duta qualora il cavallo venga ritirato. Ingl., play
or play (pley-or-pley). - Entratura, la somma che il
proprietario di uno o più cavalli paga per avere il
diritto di far correre. Ingl., stakes (stécls). - For-
feit (forfit), quella somma che si deve pagare ad
epoche determinate ed a termini del programma
per annullare l'iscrizione dei cavalli m corsa. -
Iscrizione, dichiarazione scritta fatta dal proprie-
tario che intende far correre il proprio cavallo in
una determinata corsa. - Licenza, autorizzazione
per montare in corsa data ai fantmi dal Jockey
Club, se al galoppo, e dalla Consociazione, se per il
trotto.
Proposizione, insieme delle proposizioni enun-
ciate per una corsa : equivale a programma. - Qua'
lificaztone, insieme delle condizioni necessarie per-
chè un cavallo possa prendere parte a una corsa.
- Quota (cóle), l'espressione in cifre delle probabi-
lità che ha un cavallo di riuscire vincitore in una
corsa.
Premi, scommesse.
Libri, certificati, eco
Aggiudicazione, assegnamento di premi ai cavalli
nelle corse. - Allocazione, lo stabilire nei program-
mi delle corse le somme devolute in premio {allo-
care, allocato). - Cup, premio d'onore in forma di
vaso. - Gran premio (frane, grand prix), premio
eccezionale per l'entità della somma assegnata.
Grand prix, specialmente, il « gran premio » di
Parigi. - Kings-plates, premi reali inglesi, consi-
stenti in oggetti d'arte dati per le corse.
Scommesse. — Match {mete), scommessa partico-
lare, in una corsa di due cavalli. - Monhey (ingl.),
scommessa di 500 sterline alle corse. - Odds (ingl.),
le scommesse poste sui singoli cavalli. - Poney o
pony (ingl.), nelle scommesse, la posta di cinque-
cento lire. - Posta, la somma che si scommette. -
Potile, specie di scommessa in cui si mettono as-
sieme poste uguali. - Scotnmessa, somma in de-
naro che si arrischia puntando su uno o più ca-
valli che corrono.
Betting, l'insieme degli scommettitori riuniti nel-
l'ippodromo 0 in altro luogo. - Black-leg (ingl.), chi
scommette poco onestamente nelle corse di cavalli.
- Bookmaker {bùch-mècher), colui che tiene il libro
delle scommesse nelle corse, e grida le poste
{cótes) dei cavalli e invita al nobile rischio.- Pari-
mutuai, frane, {totalizzatore), ufficio di riparti-
zione uguale su le puntate di un cavallo vincitore.
- Ring (ingl.), l'insieme dei giuocatori, bookmakers
e scommettitori, alle corse. - Totalizzatore, banco
delle scommesse alle corse : in esso il totale delle
somme scommesse è diviso in modo proporzionale
al numero delle puntate.
Libri, certificati, ecc. — Annuario, raccolta uf-
ficiale di tutti i risultati delle corse eseguite nel-
l'annata, aggiunte le statistiche dei premi vinti
dalle singole scuderie, le inscrizioni in anticipo di
anni, ecc. - Bollettino, la relazione ufficiale del ri-
sultato che ebbero le corse. - Book (buch), libro
sul quale gli scommettitori registrano le loro scom-
messe. - Certificato, documento che stabilisce l'età
e la provenienza del cavallo. - Libro d'oro {Stud'
book), il registro genealogico dei trottatori italiani
che hanno dato buona prova nel turf. - Pedigree
{pédigr), certificato che porta la prova legale del-
l'origine di un cavallo. - Prontuario, calcolo delle
velocità sui differenti percorsi al trotto, ragguagliati
sul miglio inglese. - Regolamento, l'insieme della
legislazione che regge le corse. - Scala, alle corse,
la tabella dei pesi. - Stud-book {steud-bùch), il libro
genealogico dei cavalli puro sangue destinati alla
riproduzione, nonché dei puledri nati da essi e dei
puro sangue importati. - Tabelle, prospetti, quadri
scritti 0 stampati, nei quali figurano cose diverse.
E si hanno: la tabella di monta Cnella quale sono
notati i fantini inscritti, in ragione del numero e-
stratto e dei forfeits dichiarati sul campo), la ta-
bella sulla quale si notano i cavalli nell'ordine del
loro arrivo, con le distanze, o, se al trotto, col
tempo impiegato; la tabella nella quale figura il
riparto delle somme vinte al totalizzatore, ecc. -
Tabella dei pesi, ragguaglio che serve di norma al-
Vhandicapper per assegnar^ i pesi ai cavalli che
corrono in un handicap. - Ticket, il biglietto che
rilascia il totalizzatore a chi paga la scommessa:
CORSETTO — CORTE
745
v'è scritto il nome del cavallo sul quale si punta
insieme col numero della corsa.
Cose e termini varj.
Ammenda, multa che un jockey o un guidatore
deve pagare per infrazioni al regolamento delle
corse, - Distanza, il percorso fissato nei programmi
per le varie corse. - Fondo di corsa, le somme di
pertinenza della Società di corse. - Maneggi frau-
dolenti, i mezzi illeciti usati da taluno per pren-
dere parte, senza diritto, ad una corsa, per conse-
guire un premio, per vincere o far vincere scom-
messe, ecc. - Pronostico, nelle corse, giudizio delle
probabilità che un cavallo ha di vincere. - Pro-
testa, diritto che ogni cointeressato in una corsa al
trotto ha di reclamare contro una irregolarità o
frodi. - Sospensione, punizione che si infligge agli
interessati in una corsa nella quale abbiano tras-
gredito alle disposizioni del regolamento. - Squali-
ficazione, penalità con la quale si proibisce di cor-
rere o di inscrivere cavalli a corse: si infligge essa
anche ai cavalli, nonché ai proprietari, ai fantini,
ai guidatori che manchino alle norme del regola-
mento.
Colori, distintivo della divisa dei fantini o gui-
datori di una scuderia. - Cronòmetro, congegno, in
forma d' orologio, che segna esattamente, fino ai
quinti di minuto, il tempo impiegato dai cavalli
tvella corsa. - Giubba, la casacca dei fantini o dei
guidatori, portante i colori della scuderia. - Ippo-
dometro, apparecchio per misurare le distanze per-
corse da un cavallo. - Mail-coach, l'antica vettura
inglese da posta, a quattro cavalli, dal mondo ele-
gante dello sport usata per andare alle corse e alle
caccie. - Read-Coat (abito rosso), tenuta di caccia
prescritta per certe prove riservate ai gentlemens,
specialmente in corse ad ostacoli.
Haras (frane ), stabilimento in cui si allevano
stalloni e cavalle fattrici : vi si trattengono i pu-
ledri e le puledre fino al momento di mandarli al-
l'istruzione come jearling. - Stud (ingl.), lo stesso
che haras.
Equirie, feste celebrate nell'antica Roma, in onore
di Marte, il 27 febbraio e il 14 marzo. Si tene-
vano corse di cavalli. - Ippotecnia, arte di allevare
e di ammaestrare i cavalli.
Corsétto (corsage, frane). La parte superiore
della veste muliebre. - Detto anche per lorica, ar-
matura di difesa per il petto e il dosso.
Corsìa. Spazio libero al passaggio nelle camere:
corridoio, - Andana di porto. - Spazio vuoto
nella galèa o in altra nave, per camminare da
poppa a prua. - Stanzone di ospedale.
Corsiere, corsiero. Il cavallo da corsa.
Corsi e ricorsi. Veggasi a storia.
Corsivamente. A corsa, corrente.
Corsivo {corsio). Che corre, detto propriam. del-
l'acqua di un fiume. - Agg. di carattere calligra-
fico (veggasi a calligrafia), detto anche inglese. -
Termine di tipografia indicante un carattere da
stampa simile allo scritto.
Corso. Il correre, la corsa. -Scorrimento del-
l'acqua di un fiume, ecc. - Spazio di tempo. -
Procedimento naturale di checchessia. - Serie di
studi (veggasi a studio) o di lezioni in una data
scienza. - In Italia, un tempo, la via nella quale si
facevano corse di cavalli; ora, comunemente, si
chiamano cosi tutte le vie di primo ordine di una
città. - Corso del cambio, termine di Banca: veg-
gasi a pag. 2ì'k, prima colonna. ■ Corso della mo-
neta, l'avere valore legale.
Corso forzoso. Validità che il governo impone
al biglietti di Banca o di Stato: circolazione for-
zosa ; corso forzato, corso legale.
Cortàldo. Il cavallo con la coda e le orecchie
mozzate.
Cortamente. Con cortezza, brevemente, in
breve.
Córte. Spazio scoperto nell'interiìo d'una casa
0 di altro edifìcio: cortile. In alcune regioni del-
l'Alta Italia, cascina.
Corte. Palazzo di re, di principe, di qual-
siasi sovrano: palazzo reale, reggia. - Aulico, di-
cesi di cosa, faccenda o persona addetta alla corte.
- Abiti, carrozze, livree, ecc. di corte, appartenenti
alla corte, propri della corte. - Cappella, teatro,
ecc., reale, della corte, annessi alla corte. - Cari-
che, cerimoniale, dame, ecc., di corte, che sono della
corte.
Casa bianca, il palazzo nel quale risiede il pre-
sidente degli Stati Uniti d'America, a Washington.
- Cremlino, castello imperiale russo, a Mosca. -
Eliseo, il palazzo, a Parigi, nel quale risiede il pre-
sidente della Repubblica Francese. - Konak, nofne
del palazzo reale in Serbia e in altri paesi balca-
nici. - Louvre, anticamente, il palazzo dei re di
Francia, a Parigi. - Quirinale, il palazzo del re
d'Italia^ a Roma. - Sacri Palazzi, la residenza del
papa. - Vaticano, immenso palazzo a Roma, nel
quale risiede la Corte papale. - Yldiz-kiosk, la
reggia ottomana.
Casa reale o real Casa, complesso degli alti fun-
zionari di corte e degli uffici da essa dipendenti. -
Cosi: Gasa imperiale, imperiai Casa, ecc. - Corte
papale. Corte Romana, la corte del papa. • In alto
luogo, 0 un altissimo personaggio, perifrasi neolo-
gica politica per nominare il re o la corte.
Persone della Corte.
Camerazzo, inserviente che fa il basso servizio
delle camere. - Cameriere, cortigiano addetto unica-
mente aila persona del principe. - Cameriere se-
greto, titolo d' onore nelle corti. - Cappellano di
corte, il sacerdote che ufficia nella cappella di
corte. - Cavallerizzo del re, della regina: ufficiale
che seguita a cavallo la carrozze reali. - Cavalle-
rizzo di sportello, quello che sta ai fianchi della
carrozza. - Cavallerizzo maggiore, chi ha la cura
generale dei cavalli del principe. - Ciambellano,
ciamberlano, ufficiale di corte, .sopraintendente agli
appartamenti di un principe e al suo tesoro. -
Coppiere, chi serve di coppa, mesce da bere a
corte. - Cortigiano, addetto a corte, uomo di
corte.
Dama d'onore, signora al seguito della regina -
Elemosiniere, là persoi\a incaricata di far le elemo-
sine. - Fatui, i bulToni di corte. - Favorita, la bella
del re, ufficialmente conosciuta come tale a corte.
- Favorito, persona prediletta dal monarca e dalla
Corte: mignoncello, mignone. Spreg , cagnotto. -
Gentiluomo di corte, di camera, nobile impiegato
nella casa reale. - Giullare, buffone di corte. -
Gran cacciatore, uno degli alti dignitari di corte ;
chi sopraintende alle caccie, alle bandite del re. -
746
CORTE — CORTEGGIARE
Gran coppiere, uno degli alti dignitari di corte:
capo dei coppieri della mensa reale. - Gravide, ti-
tolo (con annessi privilegi) della più alta feudalità
spagnuola ; ora, semplice grado di nobiltà alla corte
di Spagna, senza privilegi, tranne quello di stare a
capo coperto davanti al re. - Grande scudiere, gen-
tiluomo che presiede alle scuderie reali. - Gran
scudiero trinciante, dignità della corte ungherese.
Intendente della Casa reale, impiegato che attende
all'amministrazione di essa casa. - Introduttore degli
ambasciatori, chi li presenta al sovrano.
Mastro delle cerimonie, titolo del cerimoniere
nelle corti. - Maestro di palazzo, titolo di chi oc-
cupa certe cariche. - Maggiordomo, chi nella corte
dei principi o nelle case signorili sopraintende al-
l'amministrazione, alla servitù ; credenziere, dispen-
siere, maestro di casa, maiordomo (v. a.), - Mag-
giordomato, la carica del maggiordomo. - Ministro
della Casa reale, chi amministra le entrate e le
spese della Casa reale.
Paggio, famigliare, giovane servo, per lo più
di corte : fante, vallettino, valletto. Paggetto, dimin
vezzegg. di paggio. - Palatino, dignitario di corte,
specialmente della Corte pontificia (cameriere pala-
tino, conte palatino, ecc.). - Scalco, il maggior-
domo che sopraintende ai conviti. - Scudiere, un
tempo chi portava lo scudo al cavaliere ; detto poi
per staffiere. - Siniscalco, maggiordomo, gran sinis-
calco, capo dei siniscalchi. - E siniscalcato, ufricio
del siniscalco. - Staffiere, servo di corte, che
regge le staffe: scudiere (disus.), scudiero.
Andare a corte, di chi è ammesso, o va quando
voglia, a corte in occasione di ricevimenti, ai feste
e simili.
Cose e termini varì. — Proverbi.
Gala, cerimoniale (veggasi a cerimonia) solen
ne, specialmente nelle corti, e nel quale si spiega
un grande sfoggio, un gran lusso. E dicesi mezza
glia quando il cerimoniale è limitato. - Livrea^
l'abito dei servitori di corte. In Francia, era !a
somma di denaro che la Casa del re donava ai
grandi ufficiali di corte, invece delle uniformi che
loro si regalavano prima. - Lucerna, il cappello a
navicella che portano alcuni ufficiali superiori,
dello Stato e di Corte. - Notitia dignitatum, ma-
nuale di Stato compilato alla fine del secolo IV
dopo Cristo, comprendente l'elenco di tutti gli uf-
fici aulici, civili e militari, dell'Impero Romano di
Oriente e d'Occidente.
Proverbi. — Chi ha preti o parenti in corte, for-
tuna gli risurge (ha modo di guadagnare). - Corte
e morte, e morte e corte, fa tutt'uno. - Fumo, fiore
e corte è tutt' uno. ■ I 'favori di corte sono come
sereni d'inverno e nuvoli d'estate (durano poco). -
Il cortigiano è la seconda specie de' ribaldi. - Ogni
servo gallonato è un vizioso affaccendato.
Córte. Sinonimo di tribunale. E a questa voce
veggasi: Corte d'amore, Corte d'appello, Corte di
cassazione. Corte marziale. Corte suprema. - Corte
d'assise, veggasi più innanzi. - Corte dei conti, veg-
gasi a governo. - Alta Corte di giustizia, detto a
senato.
Corte bandita. Solenne e pubblico ban-
chetto, nei tempi feudali.
Cortéccia. La scorza dell' albero , della
pianta. Molte di tali scorze sono usate in far-
macia, come la corteccia di cascarilla, la cosidetta
polvere dei Gesuiti, o corteccia della china, ecc.
- Corteccia dicesi anche la crosta del pane, -
Bitòrzolo, gonfietto che si forma sulla corteccia
delle piante {bitorzoletto, piccolo bitorzolo ; bitor-
zoluto, che ha bitorzoli). - Scortecciare {scortecciato),
togliere la corteccia, la scorza.
Corte d'Assise. Tribunale criminale che giu-
dica certi delitti, con l'intervento dei giurati. Un
2>rocesso vi si svolge sotto la direzione d'un pre-
sidente, il quale interroga l'accusato o gli accusati,
interroga i testimoni (veggasi a testimonio), ne
accoglie la deposizione e infine, dopo le arringhe
del Pubblico Ministero [oratore della legge, che so-
stiene l'accusa) e degli avvocati, che parlano in di-
fesa degli accusati, formula i quesiti da sottoporre
ai giurati, perchè emettano il verdetto, in base al
quale la Corte pronunzia la sentenza. - Banco
degli accusati, il posto destinato agli imputati, os-
sia agli accusati, presso i quali vigilano due o più
carabinieri.
Difesa, il collegio degli avvocati che espongono
e cercano di far valere gli argomenti, veri o pre-
sunti, favorevoli agii accusati. - Giurati, i giudici
del fatto : cittadini componenti la giuria, chiamata
a pronunciare il verdetto davanti alla Corte d'As-
sise. Gli Ebrei avevano i sophetim, ì Romani i se-
lecti iudices, gli Ateniesi gli eliasles. - Parte civile,
la parte che abbia interesse in una causa penale ;
quando vi comparisce, si fa rappresentare e so-
stiene l'esistenza del reato e il proprio diritto ad
essere risarcita di un danno, materiale o morale.
Usciere, ufficiale giudiziario, agente giudiziario
a servizio della Corte e d'altri tribunali.
Corteggiamento. Atto del far la corte, del
corteggiare.
Corteggiare (corteggiamento, corteggiato, cor-
teggiatore). Fare dichiarazioni o dimostrazioni d'a-
more a una donna : aliare intorno, andare dietro
a una ragazza, a una donna, assediare una donna;
correr dietro; dare di bruscolo; fare il bello, il
cascamorto, il galante, l'agnus dèi ; far la coda, far
la corte, far la rota, far l'asino, far l'occhietto, far
l'occhio di triglia; guardare, pedinare, puntare,
rincorrere una donna; ronzare attorno, star dietro
a una donna; stare attaccati alle gonnelle; vor-
gheggiare.
Amoreggiare, quando la donna corrisponde a
chi le fa la corte. - Fare il corteggiatore di profes-
sione, di chi fa la corte a tutte le donne nelle
quali incappa per via; correr dietro a tutte le
donne. - Far pariglia col gallo della Checca, di chi
corteggia tutte le donne, belle, brutte, giovani, vec-
chie. - Salutar d'amore, corteggiare con i cenni, con
gli sguardi. - Stare alla faiola, corteggiare una
donna, tenerla a bada, senza sposarla.
Corteggiamento, atto del corteggiare ; cicisbeato,
cicisbeatura ; corte, vagheggiamento.
Corteggiata, la donna alla quale si fa la corte:
assediata, bella, circondata. - Trovar ricapito, es-
sere corteggiata, avere adoratori.
Corteggiatore, chi fa la corte, chi corteggia:
adoratore, amadore, calabrone ; cavalier d'amore,
cavalier servente; dori Giovanni; farfallino, farfal-
lone ; ganimede; idolatra; moscardino, moscone;
pij^'o ; ronzone ; vaglieggino, vagheggione.
Proci, corteggiatori di mogli altrui.
Corteggiare {corteggialo). Accompagnare al-
cuno e fargli atti cerimoniosi (veggasi a cerimo-
CtìKTEGOIO
?47
nia), allo scopo di guadagnarsi l'amicizia, la sim-
patia, il favore.
Cortéggio. Corteo, seguito.
Corteo. Codazzo di persone che fanno com-
pagnia, fanno seguito a qualcuno per ceri-
monia, per onoranza, per dovere d'uflicio e si-
mili. - Ricorteo, nuovo corteo. - llorieare, fare il
corteo. - Ricorteare, rifare il corteo
Cortése. Gentile, che tratta con cortesia; che
è benigno, compiacente, gentile, liberale, pia-
cevole.
Cortesia. L'essere cortese, affabile, il trattare
con affabilità, con amorevolezza, con garbo,
per elfetto di gentilezza d'animo, verso persone
con le quali non si hanno obblighi; atto di gen-
tilezza che si fa ])er simpatia : attenzione, benignità,
civiltà, garbatezza, umanità. Vezz., pensierino : spreg.,
cortigiania. - Contr., scortesia, inciviltà, mancanza
di riguardo, malacreanza, inurbanità • Cortesia
pne, delicata, sperimentata (dimostrata a fatti, ripe-
tutamente), squisita ; affettata, non sincera o esage
rata (veggasi ad affettare, affettazione). - Af-
fabilità, cortesia usata verso inferiori. - Degnazione,
il degnare e il degnarsi, il compiacere e il com-
piacersi. - Finezza, garbatezza, cortesia, attenzione.
- Galanteria, cortesia usata dal bel mondo. - Gen-
tilezza, atto Odetto di cortesia. - Gentilhomerie (frane),
la qualità del gentiluomo, quindi gentilezza, cor-
tesia, garbatezza, umanità, ecc. - Graziosita, cor-
tesia affettata. - Officiosità, cortesia, urbanità, gen-
tilezza, per rispetto, per dovere e simili. - Ri-
guardo, cortesia, atto di cortesia per deferenza.
- Squisitezza, cortesia usata con garbo.
Accarezzare (figur.), tratiare con cortesia. - Cor-
teseggiare, fare cortesie. - Degnare, degnarsi, di alto
personaggio che usa cortesie verso inferiori. - Essere
tutto pensiero per una persona, usargli cortesia. - Far
cortesia: si dice di chi crede di essere generoso,
trattando in una data maniera. - Fare galanteria
a uno, trattarlo cortesemente. - Usare cortesia, darne
prova. - Vincere di cortesia, usare cortesie a chi
non se le merita.
Cortese, chi usa cortesia ; di cosa che denota cor-
tesia: atto, accoglienza, invito, parole, modi, ma-
niere, tratto cortese. Contr., discortese, scortese,
inurbano. - Gentile, buono e cortese. - Grazioso,
che ha cortesia, grazia. - Obbligante, gallicismo
per gentile, cortese. Contr., disobbligante, per scor-
tese, inurbano, ecc., e anche in, signilicato di sprez-
zante, ossia che ha o affetta disprezzo. - Officioso,
chi fa volentieri buoni servigi agli altri.
Cortesemente, con cortesia. - Di grazia, per cor-
tesia, per piacere, modi di dire quando si domanda
un favore. - Per cerimonia, più per cortesia che
per altro.
Cortesia di bocca assai vale e poco costa (prov.) :
è efficace perchè piace e non costa denari. - No-
blesse oblige, cavalleresco motto francese significante
che a coloro i quali hanno titoli di nobiltà o bel
nome si impone il dovere di essere cortesi verso
gli altri ; o anche che, in certi casi, la cortesia è
d'obbligo per qualche fatto determinato o per me-
riti speciali delle persone. - Quanto più si frega la
groppa al gatto, più rizza la coda, di persone che
abusano e s'approfittano delle cortesie. - Una cor-
tesia è un fiore.
Cortézza. L'esser corto.
Corticale. Del còrtice. - Ciascuno degli strati che
formano l'involucro esterno del troncO; dei rami,
delle radici e dei frutti di ogni vegetale le-
gnoso.
Córtice. Sostanza cenerognola del cervello, so-
vrapposta alia midollare, del rene e delle ovaie.
Corticlna. Piccola corte, cortile.
Cortigiana. Donna di mal aliare: prostituta.
Anticamente, sacerdotessa di Venere. - Anche,
favorita di re, di principe, ecc. (veggasi a corti-
giano).
Cortigianeria (cortigianìa). Atto da corti-
giano; piaggeria, adulazione.
Cortigiano. Chi sta a corte, frequenta la reg-
gia; chi serve i signori. V\gn.v., chi piaggia e adula
i potenti. Nel primo significato: cortigiano, genti-
luomo, gentiluomo aulico, gentiluomo di corte;
persona accosta alla corte; uomo di corte, uomo
di palazzo. - Spreg., anima perduta, arnese da reg-
gia, cagnotto, fetore di corte, lustrascarpe, striscione.
- Concortigiano, collega cortigiano, compagno in
corte. - Cortigianello, cortigiano giovane, dappoco,
non ancora astuto. - Corligianone, accresc. di cor-
tigiano; scaltro, consumato nelle arti di corte. -
Cortigiamizzo, dimin. spreg. di cortigiano.- Favorito,
prediletto di re, di principe, ecc.: creatura (figur.),
cucco, mignoncello, mignone.
Cortigiana, presso i Greci, nome che si dava a donne
dedicate al culto di Venere e d'Amore; poi corte-
giana significò donna di palazzo. Anche, la bella di
un sovrano, di un principe. Famose cortigiane fran-
cesi : Ninon de Lenclos, Marion Delorme, la mar-
chesa di Pompadour, la Dubarry, ecc. - Baiadera,
donna indiana, come antica sacerdotessa di Ve-
nere: dicesi anche per cortigiana. - Favorita, la
prediletta fra le cortigiane; Vatnante preferita di
re, di principe, ecc. - Taide, famosa cortigiana dei
tempi di Alessandro Magno.
Accortigianare, rendere altri cortigiano. - Accor-
tigianarsi, farsi, diventare cortigiano. - Corteg-
giare, essere cortigiano, fare il cortigiano; stare a
corte, in corte.
Cortigianeria, cortigiania, atto da cortigiano. Di-
cesi anche per adulazione. - Servilismo, disposi-
zione cortigianesca e abbietta di servire potenti,
prepotenti o fortunati. - Cortigianamente, a modo
di cortigiano - Cortigianesco, di, da cortigiano, ap-
partenente a cortigiano {arti, cerimonie, invidia,
scaltrezza cortigianesche, ecc.). - I cortigiani hanno
le scarpe risolate di bucce di cocòmero (prov.), per-
dono facilmente il favore. Per altri proverbi veg-
gasi a corte.
Cortile. Area scoperta nell'interno di una casa,
luogo spazioso e talvolta ornato di loggie: dà aria
e luce alle stanze, non guardanti sulle vie: piccola
corte, cortella. Nell'uso, si chiama cortile, a prefe-
renza, la corte che è in un palazzo (cortile signe-
resco 0 signorile) ed ha, per lo più, Y acciottolalo, <>
ciottolato, pavimento fatto con ciottoli allogati e
picchiati su un letto di rena, con la quale sono
anche riempiti gli interstizi fra ciottolo e ciottolo
talvolta lastricato di pietra o di marmo. - Corti-
dna, piccola corte. - Cortilaccio, cortile mal tenuto.
- Cortile rustico, parte delle fabbriche rurali, for-
mata dai bassi comodi. - Cortiletto, piccolo cortile ;
cortile piccolo e grazioso. - Cortilino, piccolis-
simo cortile. - Cortilone, cortile vasto. - Cortiluccio,
cortile piccolo e non bello. - Cortiluzzo, dimin.
spreg. di cortile.
Atrio, specie di cortile con colonne e pilastri.
- Cavedium, nell'antica casa romana, il cortile a por-
tico parzialmente coperto dal tetto. - Chiostra, qual-
748
CORTINAGGIO — COSA
siasi corte, particolarmente quando , angustissima»
non ammette carri. - Chiostro, il cortile di un
convento, di un monastero, contornato da loggia
e da portici. - Corticella, piccola corte; nel medio
evo, piccolo atrio rustico circondato da stalle e da
altri edifìci. - Patio (spagn.), cortile interno con por-
ticato. - Portico, costruzione aperta intorno a un
cortile, sorretta da colonne. - Vestibolo, sorta di
cortile 0, più propriamente, l'anticorte.
Androne, passaggio coperto dal portone al cor-
tile - Cancello, chiusura, con barre di ferro, tra
l'androne e il cortile. - Chiavica, fogna nel cortile.
Cortinàggio. Le cortine del letto.
Cortina. Tenda c'«e fascia il letto. - Anche,
tenda che si mette alle porte delle stanze. - Parte
di fortificazione. - Parte a vòlta di un teatro.
- Ogni cosa che abbia forma di cupola.
Corto. Di poca lunghezza, detto di cosa mate-
riale (di cosa immateriale, breve) ; che ha difetto
di lunghezza per arrivare ad un dato segno (appli-
cato ad uomo, vale di poco intelletto) : curio ; fi-
gur., insufficiente, scarso. - Di festa o di qual-
siasi avvenimento che dura poco. - Detto di vista:
che discerne male gli oggetti un po' lontani ; mio-
pia. - Lungo, contr. di corto.
Accorciamento, l'accorciare, il render corto: rac-
corciamento, raccostamento ; scorciamento, scorta-
mento ; fisiologicam., retrazione, contrazione. -
Retrazione, stato di una parte del corpo che si ri-
tira 0 che è trascinata verso il centro. Talvolta,
sinonimo di accorciamento. - Anche, azione di re-
stringersi in sé stesso. - Rientro, quel tanto di ac-
corciamento che subisce il panno, o altro, quando
bagnato.
Abbreviare, far breve, corto. - Accorciare, ren-
der corto : accorcire, accostare, accozzare, raccor-
ciare, raccostare; ridurre, restringere, scorciare,
scorcire, scortare, scortire, stringere. - Accor-
ciarsi, diventar corto, più corto ; contrarsi, subire
contrazione ; rientrare. - Accorciativo, atto ad ac-
corciare (sostantiv., abbreviazione di nome). - Ac-
corciatoia, scorciatoia, veggasi a strada.
Brachicladico, brachicrónico, brachidattilico, bra-
chidromico, voci che, rispettivamente, significano :
a rami corti ; di breve durata ; a dita corte, che
corre poco.
Corvétta (corvettare). Movimento del cavallo.
E corvettare, fare le corvette.
Corvétta. Legno, nave da guerra più piccola
della f egata. - Corvetta a barbetta, quella che ha
la baueria scoperta, cioè porta soltanto i cannoni
sul ponte scoperto.
Corvina. Qualità di uva.
Corvino. Di corvo, del colore del corvo;
nero.
Còrvo. Grosso uccello, nero (in Australia, però,
esistono corvi bianchi), carnivoro, tipo della lami-
glia dei corvidi: corbo, mulacchia, pola. - Brève,
specie di corvo dell'India. - Calco, uccello somi-
gliante al corvo e con enorme becco. - Coracina,
varietà di corvo. - Corbacchino, corbicino, piccolo
corvo. - Corbacchione, grosso corvo. - Cornàcchia,
uccello della specie del corvo: coraccia, corba-
sterella, gracchia, gracchio (cornacchina, cornacchina,
cornacchione, cornacchiotto, coìuacchiuccia). - Cor-
nacchia campereccia o delle sementi, uccello utile,
perchè distrugge una gran quantità di insetti no-
civi. - Cornacchia delle mandorle, cornacchia piut-
tosto grossa : cornacchia ciarliera. - Cornacchia
mantellata, cornacchia nera e grigia. - Corvetto,
specie di corvo, dello anche tàccola. - Corvo dallo
scapolare, con piume in parte bianchiccie. - Gazza
uccello della famiglia dei corvi : gàzzero, pica. •
Ghiandaia, varietà di corvo. - Pyrrhocorace, corvo
a becco rosso. - Sula bianca, corvo bianco. - Tac-
cola, specie di cornacchia.
Corvino, di corvo, appartenente a corvo.
Crocidare, il gridare del corvo : crocchiare, cro-
citare, crozziare, gracchiare (gracchiamento, grac-
chiata, gracchio), stridere. - Cra, era, voce imi-
tativa.
Còrvo. Piccola costellazione. • Antica mac-
china da guerra.
Cosa. Tutto ciò che è, in qualunque modo, ma
terialmente o no; denominazione generale o gene-
rica di ogni essere, di ogni oggetto ; anche, di
atto, di azione, di fatto, di avvenimento, di
affare, di negozio; detto perfino per argo-
mento, giudizio, intenzione, parola, senti-
mento, ecc., ecc ; bisogna, coso (volgami.) ; fac-
cenda, materia, mercanzia, merce , minestra
(figur.) ; novella ; opera ; res (lat.), roba, stoffa,
storia. - Ogni cosa anzitutto, se materiale, è ani-
male, minerale o vegetale. E' poi concreta
(veggasi a concreto) o astratta (veggasi ad a-
str atto), possibile o impossibile. Si trova in uno
dei vari stati di un corpo: è naturale o artifi-
ciale; in un determinato stato, soggetta all'azione
A&Wz. natura e alle vicende del tempo: è eguale,
simile, o no, ad altre cose; ha, o non ha, con esse
relazione, somiglianza, ecc. Ogni cosa altresì deve
essere o diventare; ha, per sé stessa o in comune
con altre, un aspetto, una caratteristica, una
figura, una forma, un pregio, una qualità; si
trova in buona o in cattiva condizione. Presenta,
0 no, qualche difetto, qualche guasto; è sog-
getta a consumo (veggasi a consumare), a dan-
no, a rovina. In ogni cosa si distingue il tutto
e la parte. Una cosa è, può essere, comune,
normale, ordinaria (veggasi a ordinario), rego-
lare, solita, oppure anormale, bizzanra (veggasi a
bizzarro), fenomenale, irregolare, strana (veggasi
a strano), straordinaria (veggasi a staordina-
rio), ecc. Presenta l'immagine o dà l'idea del
bello 0 del brutto, del bene o del male, del
vero 0 del falso; ha in sé alcunché di buono
0 di cattivo. Agisce diversamente sul senso e
colpisce in vario modo il sentimento. E' causa
di piacere o di dolore, di speranza, di pau-
ra, oppure non desta alcuna impressione e la-
scia neìV indifferenza. Provoca ammirazione,
entusiastno, oppure disprezzo, odio o altra
passione di cui è suscettivo Yanimo. Ogni cosa^
poi, si trova in assetto, in buon ordine, oppure
in confusione, in disordine. Concorre a cercare
0 a stabilire accordo, armonia, concordia,
oppure contrasto, discordia, ecc. Ogni cosa,
infine, fatta o da farsi, è facile, o difficile, rie-
sce utile 0 di danno: richiede, o no, abilità,
coraggio, prudenza, sapere, scieìiza, senno ;
arreca fortuna o disgrazia.
Certe cose, modo di dire che accenna a cose
brutte, sconvenienti. - Checchessia, una qualunque
cosa : che che sia, checché sia ; qualsivoglia cosa,
quelchesisia. - Ciarpa, ciarpe, dicesi di ogni cosa
vecchia, che per ora non serve, ma che può talora
tornar comoda. - Cosaccia, peggior. di cosa. - Co-
sarella, coserella, cosa di poca importanza, pic-
cola cosa. - Cosarellina, cosettina, la cosa di im-
portanza relativa; anche, cosa graziosa. - Cose di
COSA
749
famiglia, buone e che non costano molto, - Cose di
scarto, veggasi a scarto. • Casetta, cosina, diinin.
spreg. di cosa. - Cosuccia, sprjg. - Qualcosa, qual-
che cosa: alcuna cosa, alcunché; qualcosellina,
qualcosina, qualcosuccia ; un po' di una cosa ; un
certo che, un minimo che, una gocciolina.
Attrezzo, arnese, ordigno, istriiinento per vari
usi. - Bagattèlla, cosa dà poco o frivola : inezia,
- Capo, comunemente dicesi di ogni oggetto ri-
guardato in sé; un paio di calzoni, una sottoveste,
una sottana, ecc., é un capo di vestiario; un paio
di mutande, una camicia, ecc., é un capo di biaii-
cheria, e cosi dicendo. - Materiale (scolaxtiro, fer-
roviario, scientifico, di guerra, ecc.j, invece di ar-
redo, di cosa : voce riprovata, ma consacrata dal-
l'uso. - Manifatto, manufatto, cosa, lavoro fatto a
mano. - Oggetto, tutto ciò che si presenta ai sensi
0 all'intelletto, come cosa intorno alla quale si può
occuparsi. - Opera, cosa fatta (letteraria, artistica,
ecc.). - Roba, ogni specie di averi e di cose {robina,
robetlina, robicciola, robetta, robuccia).
Caso, avvenimento accidentale, cosa fortuita. -
Circostanza, caso, condizione, occasioìie - Fe-
nomeno, qualunque effetto osservato nei corpi,
del quale si cercano ie ragioni e la spiegazione.
Nell'uso, còsa straordinaria. - Fortuna, condizione,
stato di cose. - Incidente, cosa, avvenimento, av-
ventura che accade nel corso di un negozio. -
Fin de siede (frane), motto invalso nel secolo
scorso, verso la fine, per indicare cosa audace,
nuova, eccentrica, anche paradossale, assurda, ecc.
- Frutto di stagione, cosa accomodata ai tempi. -
Scopo, V oggetto dell' intenzione: quella cosa,
quel risultato o simili a cui si mira con l'opera.
Cose diverse
secondo la qualità* o la quantità*.
Insieme di cose. — Varie.
Accomodaticcio, cosa accomodata in modo da la-
sciar vedere la fretta e l'accomodatura. - Acqua da
occhi, cosà di poco rilievo. - Briccica, cosa da nulla,
gingillo, inezia. - Bubbola, bagattella, inezia; an-
che, fandonia, cosa non vera. - Ciarpa, di cosa
vecchia, di nessun pregio : scarto. - Cosa da stra-
pazzo : da servirsene senza riguardo. - Cose da but-
tarsi al màcero, non buone.
Dramma, la minima parte di qualunque cosa. -Ftc/ii
secchi, cose di poco valore, senza succo, senza fibra,
né umore, parlando, di opere, ecc., quelle a cui manca
la scintilla geniale, creatrice. - Riunto, unto di
nuovo ; si applica a cose vecchie alle quali si vuol
dare aspetto migliore. - Scegliticcio, la parte peg-
giore delle cose dopo avere scelto. ■ Sceltume, l'a-
vanzo delle cose eattive separato dalle buone. -
Zibaldone, raccolta di più cose tratte da libri.
Insieme di cose, - Accozzaglia, insieme di cose
non omogenee. - Assortimento, svariata e ordinata
quantità di cose, di merci dello stesso genere,
ma di qualità diverse. - Ciarpame, insieme di cose
vecchie, male andate. - Cibreo, miscuglio di più
cose. - Congerie, grande ammasso di cose che
hanno del confuso. - Doppio, di due cose della
stessa sp'^'^ie che servono a un uso medesimo.
FUa, insieme di cose disposte in serie longitu-
dinale. - Infilata, serie di cose infdate insieme. -
Infilzatura, serie di cose infilzate. - Rete, intreccio,
complesso di cose. - Scorta, in generale, provvista,
fondo in serbo, - Serie, ordine e disposizione di
cose fra loro correlative. - Sfilala, lungo ordine
di cose.
Voci varie, — Acrcs^-irio, la cosa meno impor-
tante unita alla princijinle. - Attributo, qualità
necessaria o accessoria di una cosa.
Quello che delle cose
0 sulle cose si fa più' comunemente. — Locuzioni.
Abbellire, far bella una cosa : veggasi a bello.
- Accatastare, mettere una cosa sopra l'altra, alla
rinfusa; far catasta, mucchio. • Accomodare,
rimettere in buono stato una cosa guasta ; mettere
in ordine. • Accompagnare, mandare, mettere una
cosa insieme con l'altra; metterle insieme per ra-
gione di somiglianza. - Acconciare, accomodare,
aggiustare, adornare ; fare ornaìnento a una cosa.
- Accumulare, fare un cumulo, un nmcchio di cose
dello stesso genere. - Adulterare, alterare, falsifi-
care. - Assortire (assortimen-to, assortito), mettere
insieme cose svariate dello stesso o di diverso
genere. - Aumentare, accrescere, procurare au-
mento. - Avere una cosa, possederla, esserne in
possesso.
Barattare, dare in cambio, cuìnbiare una cosa
con un'altra. - Bruttare, far brutto; macchiare,
cagionar macchia; lordare, sporcare.
Coman'lare una cosa, volere che si faccia. -
Cominciare, dar principio ad una cosa. - Cotn-
jtrare, acquistare a prezzo, far propria una cosa
mediante denaro. - Consegnare, dare ad altri
con determinate formalità. - Consumare, ridurre
una cosa al nulla o in condizione di non servire
più. - Continuare, proseguire una cosa, senza
interrompere. - Coprire, porre alcuna cosa
sopra checchessia. Gontr., scoprire. ■ Curare,
rivolgere l'attenzione, il pensiero, l'affetto a chec-
chessia. - Custodire, avere in custodia.
Dare una cosa, passarla ad altri. - Disfare, il
guastare o il distruggere. - Desiderare una cosa,
averne desiderio. • Disprezzare, avere in di-
sprezzo. - Dividere, d'un tutto fare più parti
e distribuirle. - Donare, dare in dono, in regalo.
- Fare una cosa : agire, eseguire, operare, produrre
alcunché. - Finire, condurre a fine, a compi-
mento, a termine una cosa. - Formare, dar forma
a una cosa.
Gettare, buttar via una cosa. - Guastare, far
guasto, danno ad una cosa. - Inventare, fare una
invenzione. - Manométtere, cominciare a servirsi
di quelle cose che, a poco a poco, o a parte a
parte, si consumano. Figur., guastare. - NascoU'
dere, mettere una cosa in luogo o in modo che
altri non possa vederla. Gontr., far conoscere, far
vedere. - Ottenere, conseguire la cosa che si de-
sidera 0 si vuole.
Perdere, restar privi d'alcuna cosa già posse-
duta. - Prendere, porre una mano su una cosa
e stringerla. - Prestare, dare in prestito. - Pre-
tendere, voler conseguire una cosa, spesso senza
ragione. - Omettere, tralasciare.
Restituire, rendere ad altri cosa toltagli. -
Ricevere, prendere quello che è dato o presen-
tato. - Rifiutare, non accettare una cosa, ricu-
750
COSCETTO
sarla, opporre rifiuto, negare. - Rimettere a nuovo,
racconciare tanto bene un oggetto vecchio, da farlo
comparire come se fosse nuovo. - Rompere, ri-
durre una cosa in due o più pezzi. - Rovinare,
ridurre in rovina. - Rubare, togliere ad altri
per inganno o per violenza. - Scoprire, contr. di
coprire; anche, fare una scoperta. - Tògliere,
prendere ad altri, portar via una cosa. - Trascu-
rare^ mettere in non cale una cosa - Trasfoìtnare,
cambiar forma ad una cosa. - Trasportare, il
portare una cosa da luogo a luogo. - Trovare,
rinvenire una cosa; conoscerla, scoprirla acciden-
talmente. - Vendere^ alienare da sé una cosa, ce-
dendola ad altri per prezzo. - lolere una cosa, a-
verne volontà, o, anclie, desiderio.
Cose che capitano ai vivi, locuzione famigliare per
accennare a disgrazie (veggasi a disgrazia). •
Cose dell'altro mondo, fenomenali, strane, inverosi-
mili. - Cose da far ridere t polli, che hanno in sé
del ridicolo; anche, cose da sciocco. - Mandare
0 lasciar andare l'acqua per la china, lasciare le
cose come vanno.
Da cent'anni e cento mesi torna l'acqua a su'
paesi, le cose tornano sempre come prima. - Dal
tetto in giù : delle cose umane. - Dal tetto in su :
delle cose soprannaturali. - In se ipsa (lat.), in sé,
nella cosa stessa.
Coscètto (cosciotto). Veggasi a pecora.
Coscia. Parte del corpo animale, dall'anca fino
alla piegatura del ginocchio ; nei quadrupedi, re-
gione poco circoscritta e in qualche modo circo-
scritta al tronco. - Coscia artificiale, vegga :;i a gam-
ba. - Cosciale, apparecchio di protesi per supplire
alla coscia amputata, - Crurale, delle cosce, appar-
tenente alle cosce (vene, muscoli, ecc.).
Acetàbolo, cavità rotonda dell'osso dei fianchi,
dove si articola l'osso della coscia: colile, cotilo,
cavità cotiloidea. E cotiloideo, appartenente al co-
tilo, all'acetabolo. - Anca, la parte superiore della
coscia, con le ossa del bacino, - Anguinaia, parte
tra l'una e l'altra coscia e il ventre: inguine. -
Arterie della coscia : sono la femorale o crurale
(iliaca esterna dopo uscita dal bacino), la femoro-
po])litea (una delle arterie superiori), ecc. - Artico-
lazione coxo- femorale, l'unione mobile, tipo della
enartrosi dell'acetabolo iliaco e della testa del fe-
more. - Femore, l'osso della coscia. - Forcata,
forcalura, inforcata e inforcatura, la parte del corpo
ove finisce il tronco e cominciano le cosce. - Ischio,
l'osso con cui l'osso della coscia nell'estremità su-
periore fa l'articolazione ; e talvolta si prende per
la parte a quella vicina. - Lacca, anca o coscia
dei quadrupedi ; natica dell'uomo.
Muscoli della coscia: il sartorio, il retto an-
teriore, il tensore della sinoviale del ginocchio, nella
regione anteriore; il semi-tendinoso, il semi-membra-
noso nella regione posteriore; il pettineo, il retto
interno, i tre adduttori e il vasto interno nella re-
gione crurale; il vasto esterno, il tensore della apo-
neurosi fascia-lata, nella regione esterna. Il pettineo
è posto nella parte anteriore e superiore della co-
scia ed è oblungo, schiacciato, triangolare; il sar-
torio si attacca alla spina iliaca anteriore superior-
mente al lato interno della tuberosità della tibia. -
Flessore della coscia, denominazione che compren-
de i muscoli grande psoas e iliaco esterno. - Gracile,
nome di un muscolo anteriore e interno della
coscia. - Quadrato, muscolo piccolo, piano e qua-
drato, situato fra le tuberosità dell'ischio e il gran
trocantere.
Nervi della coscia: il femoro-cutaneo, che appar-
tiene alla coscia e alla cute ; il femoro-genitale,
nervo del plesso lombare che innerva la cute della
coscia, dello scroto e delle grandi lablDra ; il grande
ischiatico, 0 sciatico, che è il nervo più lungo e vo-
luminoso proveniente dal plesso sacrale e destinato
ai muscoli posteriori della coscia, a tutti i muscoli
e tegumenti della gamba e dei piedi.
Nodo della coscia, l'articolazione del femore. -
Parte domestica della coscia, la parte superiore
della coscia, dal lato interno. - Trocantere, le due
tuberosità (grande e piccola) che presenta l'estremità
superiore del femore.
Incotto (volgarm., vacche), sorta di macchia o li-
vidore che viene alle volte alle donne nelle coscie,
quando tengono il fuoco sotto la gonnella in tempo
di verno. - Ischiade, o sciantello, veggasi a scià'
fica, - Osjìte, infiammazione delle coscie.
Accosciarsi, restringersi nelle cosce, abbassandosi.
- Dilaccare, levar le lacche, cioè le cosce. - Sco-
sciare, discosciare, allargare smisuratamente le co-
sce in guisa che si sloghino; anche, strappare le
cosce {scosciata, lo scosciare; scoscio, lo scosciare
e lo scosciarsi).
Còscia. Parte del ponte. - Sponda del carro.
Cosciale. L'armatura o la parte della veste
che copre la coscia.
Cosciènte. In fisiologia, chi possiede quel modo
della sensibilità che permette di giudicare della
propria esistenza.
Cosciènza. Facoltà per cui l'uomo sa distin-
guere il bene dal male; interno sentimento e
conoscimento che si ha di sé stessi e di ogni
propria azione e il giudizio che se ne fa secon-
do la relazione che le azioni nostre hanno con i
principi della morale: consapevolezza, conscienza,
coscienzia; interno (figur.); sindèresi. In senso fi-
siologico, veggasi a sensibilità. Si dice che la
coscienza rimprovera, muove rimprovero per
i fatti commessi ; che desta il pentimento, il ri-
morso. Si attribuiscono alla coscienza la voce, il
grido, l'ammaestramento ; anche, le punture, gli sti-
moli, ecc., per trattenere dal mal fare. Comune-
mente, si parla pure del tribunale della coscienza (in
quanto essa giudica e condanna), del morso o del
vetme della coscienza (cioè del rimorso), del san-
tuario della coscienza (per darle carattere sacro),
del segreto o del mistero della coscienza (nessuno
potendo vedervi), ecc.
Anima si dice anche per coscienza. - Coscienza
assonnata, istupidita, sorda, muta, che non vigila,
non sa, non ascolta le voci dell'animo, tace; callosa
(figur.), coscienza indurita; e/as/ica, a mo//a, la coscien-
za di chi agisce in modo da giustificare caviliosa-
mente ogni cattiva azione o atti interessati ; infles'
sibile, che non ammette, non perdona alcun fallo ;
monda, netta, pulita, senza rimorso ; piena di gui-
daleschi, che ha molto a rimproverarsi ; rigida,
severa, di rettitudine assoluta e incrollabile. - ('o-
scienza di mugnai, d'osti, di maniche larghe, men-
cia, floscia, debole, farisaica, gesuitica (cioè falsa),
contaminata, agitata, espressioni di chiaro signi-
ficato.
Autoscienza, coscienza dell'to, o coscienza di sé
stessi :• il più alto grado della coscienza in tutta la
serie animale. - Coscienza animale, la facoltà di
poter concepire la legge del dovere. Foro in-
terno, la coscienza (tit. eccles.). - Mondo interiore,
la coscienza, e, insieme, l'intelligenza.
I Aggravio, carico di coscienza, di cosa che pesi
COSCIENZIATO — COSI
7ol
sulla coscienza. - Casistica e casista, vej.'gasi a teo-
logia. - Caso di coscienza, in teologia, questione
intorno a ciò che la religione permette o proibisce.
- Dettame, della coscienza, precetto, insegnamento,
- Esame di coscienza, il riandare la propria co-
scienza per riconoscere i peccati di cui si è resa
rea. - Fenomeno di coscienza, quanto avvertiamo in
noi stessi. - Fondaccio, la parte più nascosta e pro-
fonda d' un "oggetto: quindi, fondaccio della co-
scienza. - Gesuitismo, sinonimo di falsa e cedevole
coscienza secondo le necessità, di subdola arte di
governo, di ipocrisia profonda e malvagia. - Li-
bertà di coscienza, permesso a ciascuno di credere ciò
che vuole in materia di religione, di fede. -
Peccato, mancamento ai doveri di coscienza, spe-
cialmente in senso religioso. - Resipiscenza, risve-
glio deìVanimo, da male a bene. Figur., ricono-
scimento d' errore. - Rossore (figur.), vergogna,
perturbamento d'animo, di coscienza. - Scrupolo,
difficoltà eccessiva e delicatezza timorosa nelle cose
di coscienza. Sindèresi, rimcrdimento di co
scienza. - Somma dei casi di coscienza: il loro
compendio.
Modi di dire. — Aforismi, proverbì, ecc.
Andarcene, rimetterci di coscienza, facendo qual-
che azione meno che onesta, meno che bella. - A-
vei'e anima o l'anima, avere coscienza. - Avere al-
l'anima 0 sull'anima, avere sulla coscienza; essere
responsale, - Avere delle taccherelle sulla co-
scienza, avere qualche fallo a rimproverarsi. -
Avere, recare a coscienza, avere scrupolo, rimorso. -
Avere la camicia sudicia, avere la coscienza poco
pulita. - Avere V inferno nell'anima, la coscienza
molto turbata, agitata. - Avere, non avere coscienza,
di chi adempie, o no, il proprio dovere.
Farsi coscienza o scrupolo di...., guardarsi dal
fare una cosa, per non macchiare la coscienza. -
Fate l'esame di coscienza, a chi dimentichi il male
fatto e si lamenti del cattivo trattamento altrui. -
Ingrossare la coscienza, diventar sempre meno scru-
poloso. - Mancare di coscienza, averne poca o niente
del tutto. ■ Mettersi, porsi le mani o una mano al
petto, esaminare la propria coscienza, - Mettersi
sull'anima qualche cosa, gravarsene la coscienza. -
Non patire di dubbi (iron,), di chi non ha un bri-
ciolo di coscienza.
Patir di dubbi, chi ha scrupoli, - Polarizzarsi,
in senso morale, orientarsi, convergere di anime e
di coscienze a un dato punto. - Poter alzare la fronte,
portare il capo alto, essere tranquillo di coscienza.
Nello stesso senso, poter tenere la fronte scoperta o
il cappello alto. - Prender consiglio dalla coscienza,
interrogarla per regolarsi nella condotta, nel
contegno e simili. - Pungere, rimordere, della co-
scienza che rimprovera. - Recarsi la mente al petto,
esaminare la propria coscienza, agire o giudicare
coscienziosamente. - Render conto alla coscienza,
riconoscere, davanti a sé stessi, una colpa, una
cattiva azione e sentirne il rimorso. - Rimetterci un
tanto d'anima, dice§1* quando commettiamo un'a-
zione disonesta o scapitiamo nella coscienza per
altra ragione. - Riprendere sé stessi, la propria co-
scienza. - Ródere, della coscienza che fa sentire ri-
morso di una colpa.
Scherzare, non ischerzare con la coscienza, essere
poco o molto scrupoloso. - Scrupoleggiare, avere.
nutrire scrupoli. - Star bene con la coscienza, averla
tranauilla. Contr., star male di coscienza. - Tirar
via, bever grosso, non avere scrupoli. - Transigere
con la coscienza, avere coscienza elastica.
Come la cotta dei preti, che si tira da tutte le
parti : di coscienza eJ astica. - Commercio libero,
suoni il quattrino, e poi costoro si trovan d'accordo
anche a vender la patria : di traffichi della co-
scienza. - La buona compagnia che l'uovi francheggia,
la coscienza. - La coscienza é come il solletico (chi
lo cura e chi no). - La coscienza è come la trippa:
vien da tutte le parti. • La coscienza é un giudice
inesorabile. - La coscienza non dorme, rode. - La
coscienza vale per mille accusatori e per mille testi'
moni. - Non c'è supplizio più grave che la coscienza
degli errori commessi. - Poca scienza e molta co-
scienza (sottinteso : bisogna avere, è meglio avere).
A discarico, a scarico, a sgravio di coscienza,
cioè a discolpa, per tranquillità di coscienza. -
Contro coscienza, contro il sentimento del dovere,
contro i dettami della coscienza ; anche, contro vo-
lontà.
Coscienzioso. — Incosciente.
Coscienziosamente .
Cosciente, che ha coscienza, in senso fisiologico.
- Coscienzioso, chi ha coscienza ; chi regola la pro-
pria condotta secondo i dettami della coscienza;
chi mette il massinao impegno, il massimo giudizio
in quello che fa: corretto, coscienziato, onesto;
persona, uomo di coscienza, scrupoloso; /"raw-
cheggiato da una retta coscienza. - Galantuomo, nei
paesi dell'Italia meridionale, colui il quale veste
civilmente da signore. In senso morale, chi sente
le voci della coscienza. - Meticoloso, si dice tal-
volta per scrupoloso.
Incosciente (inconscio), agg. di persona che non
ha coscienza di quello che fa, è senza senno. An-
che, di chi ha coscienza poco o nulla sensibile, è
cattivo, è malvagio. ■ Incoscienza, qualità e stato
di chi è incosciente. - Irresponsale, irresponsabile,
che non può essere tenuto responsabile (veggasi a
responsabilità) ; anche, incosciente.
Coscienziosamente, secondo coscienza : a coscien-
za, conscenziosamente, in coscienza, onestamente
(veggasi ad onesto), scrupolosamente. - Incoscien-
temente, senza avere coscienza di ciò che si fa.
Anche, involontariamente, contro volontà.
Coscienziato, coscienzioso. Veggasi qui so-
pra, a coscienza.
Còscio. La coscia del bestiame grosso macel-
lata : veggasi a macellaio. - Aggiunto d'una sorta
di pero.
Coscritto, coscrizióne. Veggasi a [leva e a
soldato, - Padri coscritti, veggasi a senatore.
Cosecante. Termine di geometria: veggasi ad
arco.
Coséno. Detto ad angolo e ad arco.
Coserella. Piccola cosa.
Così. Avverbio esprimente similitudine: a quel
modo, a questa foggia, così egualmente, di tal modo,
in cosiffatta guisa, in questi termini, in tal guisa;
in questo o in quel modo, in tal modo; parimente,
per cosiffatta maniera, per siffatto modo, per simil
guisa; similmente. - Cosi cosi, mediocremente, in
modo 0 in senso ìnediocre, ■ Cosi e cosi, modo di
752
accennare a cose che già si sanno, o di riferire detti
d'altri senza spiegarli: questo e questo, questo e que-
st'altro. - Cosi fatto, cotale, simile, tale. - Per questa
strada, in questo modo. - Sic (lai.), cosi, cioè cosi
proprio, e si mette tra parentesi citando testual-
mente parole altrui delle quali si vuole far notare
con intenzione la stranezza o l'errore di giudizio
o di forma. - Su quest'andare, di questo passo, cosi.
- Tale, cosi, cosiffatto, in questo modo : spesso in
relazione con che, quale. - Tale e quale, assoluta-
mente, com'è, cosi com'è.
Cosicché. Modo avverbiale, e si scrive anche
cosi che: a segno che, a tal che, a talché, a tale
che, altaiche; cotalchè; di guisa che, di guisachè;
di modo che, dimodocliè, di qualità che ; di sorta,
di sorte che ; in forma che, in guisa che, inguisa-
chè, in maniera che, in modo che, in tale che, in-
tantochè; per forma che, per tal segnale che, per
tanto che ; sicché, si che ; tal che, talché; talmente
che, talmentechè, tantoché.
Cosmetico. Preparato per conservare i capelli
o ammorbidire ìa. pelle, la carnagione : unguento
cosmetico, potnata. Da cosmetici servono i bagni
aromatici, le mandorle, i saponi, il cosidetto latte
di vergine, o verginale (cosmetico con tintura al-
coolica di benzoino), ecc.
Cosmicamente. Veggasi a sole e a sfella.
Cosmico. Del mondo, AeW universo, - Veg-
gasi anche a sole e a stella.
Còsmo. Il inondo^ Vuniverso»
Cosmocrazia. Veggasi a monarchia.
Cosmofislca. Detto ad universo.
Cosmoglobo. Due emisferi di vetro rappresen-
tanti i due emisferi celesti, col globo terracqueo in
mezzo.
Cosmogonìa (cosmogònico), cosmografia (co-
smografìcó), cosmologia (cosmologico). Veggasi a
mondo.
Cosmòpoli. Neologismo, per città mondiale.
Cosmopolita. Chi si vanta cittadino del
mondo ; chi professa di non avere preferenza o
affetto per un paese, di avere per patria il mon-
do : veggasi specialmente a patria. - Anche, Va-
nimale sparso su tutta la Terra ; il fossile dei
terreni paleozoici.
Cosmopolitismo. Detto a patria.
Cosmorama. Rappresentazione (in quadri suc-
cessivi) dell'universo.
Cosmoteologia. Detto a teologia.
Còso. Un qualunque oggetto.
Cospàrgere, cospèrgere {cosparso, cosperso).
Veggasi a sjìargere.
Cospetto. Presenza di persona; figura, a-
spetto, - Cospetto!, esclamazione di meraviglia.
Cospicuo. Discernibile, visibile: che si può
vedere. - Pregevole (veggasi a pregio), no-
tevole.
Cospirare (cospirante, cospirato). Mirare con
altri ad uno stesso scopo.
Cospirazióne (cospiratore). Complotto, coti-
giura.
Còsso. Piccolo enfiato della faccia. - Male del
còsso, dolore all'orecc/j-io.
Còsta. Lo stesso die costola, - Fianco del
monte. - Confine della terra col mare. ■ Parte
del coltello. - Parte principale dell'ossatura d'una
nave. - Di costa, da lato.
Costà. In codesto luogo.
Costaggiù. In codesto luogo, abbasso.
Costale. Dello a costola.
Costante. Che ha costanza. - Costante di ca-
lamitazione, veggasi a magnetismo. - Costante so-
lare, veggasi a sole.
Costanza. Forza d'animo, fermezza, perseve-
ranza in buoni propositi ; il saper persistere e re-
sistere; constanzia, energia, fermezza di carat-
tere; inflessibilità, obdurazione; perseveranza, per-
sistenza ; sana ostinazione ; sodezzji, stabilità di
animo. Contr., incostanza, volubilità. Si rappresenta
la costanza con una figura di donna avente una
cornucopia nella sinistra e una fiaccola nella de-
stra - Assiduità, costanza nel fare o nell'attendere
a checchessia. - Impenitenza, qualità di chi è osti-
nato nel male, non si pente di un errore, non
corregge un'opinione falsa, un giudizio ingiusto e
simili. - Perseveranza, il durare con coraggio e fer-
mezza in un proposito o in un' impresa, non o-
stante le tentazioni, gli ostacoli, le contrarietà. -
Pertinacia, pervicacia, ostinazione. - Tenacia, te-
nacità (figur.), costanza di propositi a tutta prova,
nel voler fare una qualunque cosa.
Avere il capo fermo, durare, perseverare, persi-
stere, reggere, resistere, tener duro, tener fermo, ecc.,
avere costanza. - Essere come torre che non crolla,
di persona salda nei propositi. - Non stingere mai,
di persona che non cambia. - Stare attorno ad una
cosa, attenderci con assiduità.
Costante, chi ha, dimostra, costanza ; di cose im-
materiali (affetto, amore, opinione, desiderio,
sentimento, volontà, ecc.) che non si alterano,
non cambiano e durano : adamantino, di porfido,
durevole ; fermo, forte (figur.), inalterabile, inalte-
rato, indomato, indomito, indomo, invariabile, ir-
removibile; perseverante, pertinace, saldo, sodo,
stabile, tenace (figur.). Contr., incostante, volubile.
- Assiduo, agg. di persona che persiste in un'ope-
razione (se dell'operazione stessa, continuo) : in-
defesso, instancabile, infaticabile. - Fedele, detto
specialmente di chi è costante nell'ancore, nel-
Vaìnicizia, neW obbedienza, ecc. - Pertinace, co-
stante, tenace nell'operare. - Costantemente, con co-
stanza, fermamente, immutabilmente, inalterabile,
indefessamente, infaticabilmente, perseverantemente,
persistentemente, pertinacemente, saldamente, saldo,
sodamente.
Massime, proverbì, ecc.
Simboli della costanza.
Massime e proverbi. — Al primo colpo non cade
l'albero (bisogna essere costanti nelle cose, nelle
imprese). - A pan duro dente acuto. - Buona incu-
dine non teme martello (il martello significa la vio-
lenza, l'incudine la resistenza). - Buono studio rompe
rea fortuna. - Chi comincia e non s'arresta, va lon-
tano e arriva presto. - Chi indura, vale e dura. -
Chi la dura la vince. - La costanza è complemento
di tutte le umane virtù. - Tempo viene a chi i'o-
spetta. - Vince colui che soffre e dura.
Gutta cavai lapidem (lat.), la goccia scava la
pietra, • Usque ad finem (lat.), ^no alla fine; locuzione
usata per indicare insistenza, costanza, pertinacia.
Simboli della costanza. — Trattandosi di affetti,
ne è simbolo la camelia. - La camelia a fior d'ane-
mone (volgarm. varata) indica costanza e perfezione.
- La camelia a foglie di mirto simboleggia la co-
stanza virtuosa. • La camelia a grossi nervi, di co-
COSTARE — COSTERNARE
753
lore rosa pallido, simboleggia la costanza unita alla
suscettibilità. - La camelia a pennacchi (poniponia), a
fiore bianco, candido, macchiato di rosso alla base,
indica costanza e alterezza. - La camelia embriciata,
con foglie di un verde cupo, il fiore d'un cremisino
brillante, indica costanza e fiducia. - La camelia
purpurea è simbolo della costanza unita all'ardore.
Onagro, pianta nota sotto il nome di asino sel-
vatico 0 coscia di sant'Andrea, originaria d'Ame-
ri.ca : è simbolo délV incostanza.
Costare (costato, costoso). Avere un dato prez-
zo; cagionare una determinata spesa.
Costassù. In codesto luogo; in alto.
Costato. Veggasi a costola.
Costeggiare (costeggiato). Andar per mare,
lungo le coste ; modo di navigazione. ■ Il co7'-
rere costeggiando. - Per similit., seguitare l'anda-
mento d'una costa di ni onte, di strada, - Lavoro
agricolo che si fa con ì'aratro (veggasi a questa
voce, pag 130, prima colonna).
Costei. Femmin. di costui.
Costellato. Il cielo sparso di stelle.
Costellazióne (asterismo). Unione, aggregato
di più stelle, che conjpongono una figura im-
maginaria da cui prendono il nome : asterismo,
conserto, figura, segnale, segno celeste. - Circumpo-
lari, gli astri e le costellazioni distanti dal polo
celeste meno che l'orizzonte dell'osservatore e quindi
sopra l'orizzonte durante tutto il periodo della loro
rivoluzione diurna. - Cumuli, gli aggruppamenti di
molte stelle sopra una piccola estensione. - Zo-
diaco, zona celeste comprendente dodici costel-
lazioni.
Acquario, costellazione meridionale, undecima
delle costellazioni zodiacali ; la costellazione nella
quale si trova il sole, rispetto alla Terra, nel mese
di gennaio. - Aquila, costellazione nell'emisfero set-
tentrionale, al nord dell'eclittica. - Ariete, la co-
stellazione sulla quale si trova il sole, rispetto alla
Terra, nel mese di marzo. - Auriga, costellazione
dell'emisfero settentrionale.
Balena, costellazione dell'emisfero meridionale. -
Bilancia, costellazione sulla quale si trova il sole,
risi e to alla Terra, nel mese di settembre. - Boote,
costellazione del cielo boreale. Stella di prima gran-
dezza ne è la Capra. - Calisto, o Callisto, costella-
zione della Grande e della Piccola Orsa. - Cama-
leonte, piccola e poco brillante costellazione del
cielo australe. - Cancro, costellazione sulla quale
si trova il sole, rispetto alla Terra, nel mese di giu-
gno. - Cane maggiore celeste, costellazione dell'emi-
sfero meridionale, con la stella detta comunemente
Canicola, che è la più luminosa, dai Greci detta Sirio,
dagli Egiziani Sothi, - Cane minore, costellazione
dell'emisfero settentrionale. - Canicola, il tempo
in cui la Canicola nasce e tramonta col sole, dal
21 di luglio al 26 d'agosto. - Capricorno, costella-
zione sulla quale si trova il sole, rispetto alla Terra,
nel mese di dicembre. - Carro, gran carro o carro
di Boote, il più notevole gruppo stellare del nostro
cielo, al quale, di solito, si riferiscono, mediante
allineamenti, le posizioni delle altre stelle per rico-
noscerle. 11 suo timone forma la coda aeìV Orsa
maggiore. - Cassiopea, costellazione di sei stelle vi-
cina all'Orsa minore. - Castore e Polluce, la costel-
lazione detta anche dei Gemelli. - Centauro, costella-
zione che splende nel cielo australe. - Chioma di
Berenice, costellazione boreale. - Cinosura, V Orsa
minore. - Cocchiere, costellazione boreale. - Corona,
nome di due costellazioni, una nell'emisfero bo-
reale, fra Ercole e Boote, l'altra nell' emisfero au-
strale. - Corvo, piccola costellazione meridionale,
una delle antiche dell'astronomia greca. - Cratere,
costellazione australe, al sud del Leone e della Ver-
gine. - Crociera, costellazione australe.
Delfino, piccola costellazione dell'emisfero boreale.
Ira l'Aquila e il Pegaso. - Dorado, costellazione del
cielo australe. - Drago, costellazione dell'emisfero
settentrionale. - Dragone, costellazione boreale, al-
lungantesi in più circonvoluzioni fra le due Orse e
la Lira.
Elice 0 Elica, 1*0 sa maggiore. - Ercole, costella-
zione boreale. - Eridano, estesa costellazione au-
strale. - Esculapio, costellazione dell'emisfero set-
tentrionale. - Gemelli o Gemini, una delle costella-
zioni dello zodiaco: in essa si trova il sole, ri-
spetto alla Terra, nel mese di maggio
Idra, costellazione australe. - Leone, una costel-
lazione dello zodiaco, sulla quale si trova il sole,
rispetto alla Terra, nel mese di luglio (Regolo, stella
di questa costellazione). - Le sette gallinelle, la co-
stellazione delle Pleiadi. - Libra, o Libbra, costella-
zione e uno dei dodici segni dello zodiaco. - Lira,
costellazione dell'emisfero settentrionale. - Nave
d'Argo, costellazione del cielo australe.
Ofiuco (serpentario), una delle costellazioni bo-
reali, comprendente più di cento stelle visibili ad
occhio nudo, una di seconda grandezza e cinque
di terza. - Orione, costellazione dell'emisfero meri-
dionale : comprende sette stelle, quattro delle quali
formano un quadrilatero e le altre tre sono dette
Cinto d'Orione. - Orsa (gr. Aklos), due celebri co-
stellazioni del cielo boreale: V Orsa Maggiore, detta.
anche Gran carro, o carro di David, si compone di
sette bellissime stelle, quattro delle quali figurano
le ruote e tre il timone, e di circa trecento visi-
bili ad occhio nudo. L'0>sa Minore, della stessa
configurazione, ha la stella detta Polare all'estre-
mità del timone del piccolo carro. - Ottante, pic-
cola costellazione vicina al polo antartico, fra i 215'-
355° di ascensione retta fra 80° ^e jSS" di declina-
zione australe.
Pavone, piccola costellazione del cielo australe. -
Pegaso, costellazione boreale. - Perseo, costellazione
dell' emisfero boreale (Perseidi, le meteore d'agosto
in questa costellazione). - Pesci, costellazione
sulla quale si trova il sole, rispetto alla Terra, nel
mese di febbraio. ■ Plaustro, V Orsa maggiore. -
Pleiadi, la costellazione che è nella fronte del
Toro.
Sagittario, la costellazione sulla quale si trova il
sole, rispetto alla Terra, nel mese di novembre. -
Scorpione, costellazione tra la Bilancia e il Sagit-
tario: su essa si trova il sole, rispetto alla Terra,
nel mese di ottobre. - Ser-pentario, costellazione bo-
reale. - Sestante, piccola costellazione australe sotto
il Leone zodiacale.
loro, nome della costellazione sulla quale si trova
il sole, rispetto alla Terra, nel mese di aprile. -
Triangolo, nome di due costellazioni : Triangolo
australe e Triangolo boreale. - Trioni, le due Órse
celesti. - Unicorno, costellazione della via Lattea,
fra il Grande e il Piccolo Cane, con più di cento
stelle visibili a occhio nudo, per lo più inferiori
alla quarta grandezza. - Vergine, costellazione sulla
quale si trova il sole, rispetto alla Terra, nel mese
di agosto.
Costereccio. Detto a maiale.
Costerèlla. Piaggerei la, piccola spiaggia.
Costernare» costernarsi {costernato). Alter
Premoli. - Vocabolario Nomenclatore.
48
75i
COSTERNAZIONE
COSTOLA
rire, atterrirsi ; spaventare, far paura ; spaven-
tarsi. - Accasciare, accasciarsi ; far perdere, per-
dere la forza morale, il coraggio.
Costernazióne. Sbis-'ottimento, paura. - Ac-
casciamento, perdita di coraggio, di forza
morale.
Costi. In codesto luogo.
Costiera. Riviera, spiaggia. - Aggettivam., la
navigazione di cabotaggio.
Costipare (costipamento, costipativo, costipato).
Veggasi a raffreddore e a stitichezza.
Costipazióne. Infreddatura, raffreddore, -
Riserramento, stitichezza.
Costituente. Ogni elemento che entri nella
costituzione di un corpo. - ^assemblea degli in-
caricati di rinnovare la costituzione di uno Stato.
Celebre quella degli Stati Generali in Francia (1789).
Costituire (costituito). Comporre (degli elementi
che entrano a formare una cosa) : constituire,
dare l'essere, la sostanza, formare Yessenza. -
Fondare, ordinare, stabilire. - Eleggere una
persona in qualche grado, in qualche ufficio. -
Riferito a legge, fare, deliberare. - Assegnare in
proprietà (dote, patrimonio, ecc.). - Ricostituire,
ripete costituire.
Costituito, formato (anche di cose immateriali) ;
materiato, organato. - Costitutivo, atto a costituire.
- Costituzione, modo in cui il corpo dell'uomo è co-
stituito : complessione. E modo onde è composta
una cosa.
Costituirsi (costituito). Presentarsi all' autorità
giudiziaria ; darsi prigioniero.
Costitutivo. Detto a costituire.
Costituto. Veggasi a giudice e a debito.
Costituzionale. Detto a costituzióne, a di"
ritto, a governo, a malattia.
Costituzióne. Legge fondamentale di uno Stato,
dalla quale è determinata e limitata l'autorità del
governo monarchico: costituzione politica; forma
di governo; governo parlamentare; ordine vigente,
regime, sistema. Anche, regime basato sulla vo-
lontà po' olare, espressa per mezzo del Parlamento
(e in qu o senso la più antica in Europa è quella
inglese) : governo libero, ordine libero, regime par-
lamentare. Dicesi pure costituzione il documento
che precisa i diritti, i doveri, ecc., del sovrano e
del popolo : carta, magna carta, statuto, - Costitu-
zione di rendita, veggasi a rendita, - Costituzione
in mora, veggasi a debito. - Costittizioni apostoliche
o Clementine, codice di regole attribuite agli apo-
stoli da san Clemente Romano. - Costituzioni ro-
mane, veggasi a legge. • Estravaganti, le costitu-
zioni dei papi posteriori alle Clementine. - Magna
Charta, lo statuto inglese: data fin dal 1213. - No-
velle, le costituzioni romane emanate dopo la chiu-
sura delle compilazioni ufficiali.
Costituzionale, conforme alla costituzione; retto,
governato secondo la costituzione ; costituzionario,
parlamentare, parlamentario ; statutale, statutario.
Contr., incostituzionale, tutto ciò che viola la co-
stituzione. - Costituzionalmente, in modo costitu-
zionale.
Costo. Il prezzo di una cosa; il suo valore.
• Nome di radici, di tronchi o di scorze mal de-
terminate, di origine incerta.
Costola. Ciascuno degli ossi ricurvi in forma di
arco appiattito, che costituiscono la cassa toracica;
ciascuna delle ossa lunghe e ricurve, che, par-
tendo dalla spina dorsale, vengono al petto e ne
racchiudono i visceri; costa. Sono, nell'uomo, in
numero di dodici per ciascun lato, come archi os-
sei, irregolari, convessi all' esterno, concavi all'in-
terno, di ineguale larghezza.
Costale, appartenente alle costole, o coste. - Co-
stolame, costolatura, aggregato di tutte le costole. -
Costolato 0 costulato, fatto a costole, a guisa delle co-
stole, fornito di costole. - Costoluto, fornito di co-
stole piuttosto grosse. - Intercostale, che è tra le
coste (arterie, muscoli, nervi, spazi intercostali).
Costato, la parte concava del corpo circondata
dalle costole, il complesso delle costole : cassa,
casso, costereccia, costereccio ; cos'.olame, costola-
tura ; lato. - Coste asternali, addomiuali o vertebrali,
dette anche spurie, o false, le ultime cinque, che
non si articolano direttamente con lo sterno, ma
indirettamente. - Coste fluttuanti, o coste ondeggianti,
le due ultime coste inferiori, cosidette perchè più
mobili e più libere delle altre. - Coste vere, le co-
stole che, partite dalla spina dorsale, vanno ad at-
taccarsi direttamente allo sterno : dette anche coste
sternali o vertebra-sternali. - Gabbia toracica, specie
di cono tronco-cavo, posato sopra il diaframma,
costituito da un sistema di costole che proteggono
i principali organi vitali : il cuore, i polmoni, lo
stomaco. - Regione costale, la parte del tronco oc-
cupata dalle costole.
Angolo costale, sporgenza sulla faccia esterna del
segmento posteriore delle coste. - Arteria interco-
stale superiore, ramo dell'arteria costo-cervicale. -
Arterie intercostali anteriori e posteriori: sono due
per ciascuno spazio intercostale. - Articolazione costo-
clavicolare, unione della prima costola con la cla-
vicola. - Articolazione costo-sternale, unione delle
prime sette coste allo sterno. - Articolazione costo-
vertebrale, unione del capitello delle coste che ap-
poggia contro il corpo delle vertebre dorsali. - Ar-
ticolazione costo-trasversale, articolazione delle coste
con le apofisi trasverse delle vertebre dorsali.
Cartilagini costali, lamine elastiche, foggiate a
segmento di cerchio ; prolungano in avanti la por-
zione ossea delle coste. - Colonna vertebrale, o
spina dorsale, l'insieme delle vertebre posate una
sull'altra, a dolce sfregamento, da cui partono le
costole e nelle cui cavità rimane custodito il mi-
dollo spinale. - Muscoli intercostali, quelli che oc-
cupano e completano gli undici spazi intercostali :
sono distinti in esterni ed interni. Si distinguono
inoltre i muscoli costo-addominale, costo-cor acoideo,
costo-inferiore, costo-pubico, costo-scapolare, ecc. -
Muscolo intercostale, lungo muscolo che abbassa le
coste e può estendere la porzione dorsale del ra-
chide. - Nervi intercostali, le branche anteriori dei
dodici nervi dorsali o toracici. - Pleura cos'ale,
veggasi a pleura. - Pleurapofisi, le parti ossee
delle coste considerate come dipendenze vertebrali.
• Spazi intercostali, quelli compresi fra una costola
e l'altra. - Sterno, l'osso, di varia forma nei di-
versi vertebrati, a cui si attaccano anteriormente le
costole. - Vene intercostali: sono in pari numero
delle arterie.
Scostolare, levar la costola, le costole. - Stron-
carsi una costola, rompersela.
Costalgia, dolore nevralgico intercostale. - Costo-
tomo, grosse forbici, curve nella parte tagliente, con
una lama concava e 1' altra, più larga, convessa,
entrambe robuste; usate per tagliare le coste o al-
tro osso simile.
Costola. Parte ingrossata della lama del col-
tello. - Nei vegetali, prolungamento del picciuolc
f-OSTOLAME — COSTUME
755
attraverso la foglia. - Veggasi anche a libro e a
tìiacellaio,
Gostolàme, costolatura. Veggasi a co-
stola.
Costoletta. La costola di agnello, di montone
0 di vitello, fritta in padella o arrostita sulla gra-
ticola come la bistecca: braciola, hraciuola; co-
stata, costola, costolina ; lonza, - Coslolella alla mi-
lanese, propriam., costola di vitella col suo osso,
panata e fritta in padella; ma si dice anche d'altri
tagli di carne di vitella cucinati come la vera
costoletta. - Costoletta panata, lo stesso, a Firenze,
che costoletta alla milanese, oramai quasi più co-
mune. - Coteletta, invece di costoletta, brutto e inu-
tile francesismo (da cotelette).
Costolóne. Spigolo della vòlta.
Costoro. Veggasi a costui.
Costoso. Che costa caro, è di molto prezzo.
Costoluto. Detto a costola.
Costretto. Participio di costringere.
Costringere (costretto, costringimento, costrit-
tivo, costrizione). Sforzare, violentare ; obbligare
altri a far cosa suo malgrado ; frenare, ratfre-
nare, reprimere, astringere, stringere insieme:
aggiogare, aslrignere; coartare, cogliere allo stretto,
compulsare ; constringere, costrignere ; far filare
uno, far forza, far rigar dritto, far tenere- l'olio da
uno ; forzare la mano ; gravare, indurre ; legare,
mettere, prendere alle strette ; mettere un gancio
alla gola; pigliare di filo, prendere con le brusche;
ristringere ; serrare il busto addosso ; stringere fra
l'uscio e il muro; stringere i panni addosso ; tirare
pei capelli, tirare pei panni ; trascinare, trascinare
per le orecchie ; vincolare.
Avere, mettere le mani ne' capelli a uno, fargli
fare a modo nostro, averlo in nostra balia. - Fic-
care una persona in un impresa, in un imbroglio,
cacciarvela per forza, contro voglia. - Injluenzare,
costringere il pensiero. - Iugulare, costringere a far
cosa contro volontà, col coltello alla gola. - Rico-
stringere, ripete costringere. - Ristringere, conden-
sare, rendere duro. • Serrare i panni addosso,
costringere altri a parlare, a confessare, a fare a
nostro modo.
Astringeìite (figur.), che ha facoltà di costringere :
costringente. - Coattivo, che costringe con minaccia
di pena. - Coercitivo, che ha scopo, forza di co-
stringere. - Costrittivo, che serve a tenere bene ap-
plicata una cosa a suo luogo. - Colpo di Stato
(scherz.), d'un atto col quale costringiamo altri a
fare a modo nostro. - Costringimento, costrizione, atto
ed effetto del costringere : astringimento, costringi-
mento ; coartazione, coazione, coercizione, costrin-
zione, forza, forzamento. - // dente o la ganascia,
dichiarazione di chi ha volontà risoluta di esigere
che altri faccia una cosa, quand'anche dovesse sof-
frirne gravissimo danno.
Costretto, che fa una cosa per forza, contro
volontà: accannato, forzato, involontario, necessi-
tato, obbligato, stretto, tirato pei capelli, tirato pei
panni, tirato con gli argani. - Essere costretto, avere
il coltello alle gola ; cedere alla violenza ; essere
giuocoforza; essere con la corda o (più comunem.)
col cordino alla gola ; fare una qualunque cosa a
cazzotti, a dispettaccio, a dispetto, a marcia forza,
a marcio dispetto, a marcio grado, a spinte, a spin-
toni, a viva forza, contro grado, forzatamente, mal-
grado, malvolontieri, nolente, nolentemente, per
marcia necessità, per viva forza, senza libero spi-
rito, sforzatamente ; spinte, non sponte ; fare il la-
tino a cavallo ; non poter fare a meno, non poter
fare diversamente.
pROVERKÌ. — Cosa fatta per forza non vale una
scorza. - Mai catena ha fatto buon cane.
Costrittivo. Veggasi a costringere e ad m-
nione.
Costrizióne. Detto a costringere.
Costruire {costruito, costruzióiw). Detto, special-
mente, di opere murarie e simili, vale alzare, edi-
Jicare, erigere, fare un edificio, murare, fabbri-
care; ma quest'ultimo verbo si applica piuttosto
ai. manufatti (veggasi a lavoro). Come termine
grammaticale, significa ordinare le parti di un'ora-
zione, di un discorso. - Costruito, costruito, edi-
licato, fabbricato, fatto. - Costruttore, chi co-
struisce. - Costruzione, l'operazione del costruire,
ddVedificare, del fabbricare : construtlura, con-
struzione; edificazione, erezione; fabbricazione, fon-
dazione, opera. - Riferito a discorso, modo in cui
un periodo, una frase o altra parte è disposta.
Avere il male della, pietra, del calcinaccio, avere
la mania di costruire. - Ricostruire, ripete costrui-
re, edificare.
Costrutto. Ordinazione delle parti del di-
scorso. - Profìtto, utile, utilità; risultato.
Costruttore. Chi costruisce o fa costruire;
chi, per conto proprio o per conto d'altri, assume
l'impresa di edificare, cioè di erigere, di alzare,
un edificio o di fare altri lavori in muratura,
in base a una stima, ossia a un conto preventivo
delle spese occorrenti: edificatore, fabbricatore.
Egli compie molteplici operazioni e all'uopo si serve
di vari arnesi : per questi e per quelli veggasi ad
edificare e a muratore. - Armatore, chi allesti-
sce una nave o più navi a proprie spese, o anche
per conto d'altri. - Capomastro [capomaestro), chi,
per un prezzo convenuto, prende a costruire fab-
briche, incaricandosi di tutto il necessario, facendo
dal muratore eseguire le opere disegnate dall'ar-
chitetto. - Impresario, nell'uso, nome che si dà a
chi assuma, in accollo o altrimenti, costruzioni o
altri lavori : assuntore, intraprenditore.
Costruzióne. Operazione del costruire, del-
Vedifiiare; nell'uso, anche Yedificio. - Costru-
zione navale, tutto ciò che riguarda la costruzione
d'una nave. - Costruzione delle equazioni, veggasi
ad equazione.
Costui. Pronome indicante una terza. persona:
cotesti, cotesto, cotestui ; questi, quest' individuo,
quest'uomo, ecc. - Femmin., costei, cotesta, cotestei,
ecc. - Plur., costoro, cotestoro, ecc.
Costumanza. Consuetudine, abitudine, co-
stume, usanza.
Costumare (costumato). Avere la consuetudine,
Vabitudine di fare una determinata cosa. - Esserci
il costume, l'usanza di fare checchessia. - Accostu-
mare, dar costume, educazione.
Costumatamente. Secondo costumatezza.
Costumatezza. Buona condotta; buon co-
stume, morigeratezza, urbanità. - Anche, pu-
dore.
Costumato. Di chi ha buon costume.
Costume (più comunem. al plur., costumi).
Consuetudine propria e particolare di una persona,
di un luogo, di un tempo : costumanza, forma, ma-
niera, modo di vivere, stile, usanza, uso. Figur,,
tempo (es., il motto latino o tempora o mores, la-
mentando i cattivi costumi). Si distinguono: i co-
stumi morali, dominati dalla religione e dalla mo-
rale; i politici, dipendenti dall'indole delle istitu-
756
zioni politiche di un paese ; i sociali, dominati
dalla condizione generale delia civiltà, delle lettere
o delle arti. Come ogni azione dell'uomo, come la
sua condotta, il suo contegno, il costume (o i
costumi d'una o più persone, o d'un luogo o d'una
epoca) può essere di svariatissima natura, di diver-
sissima indole, cosi da jisultare, o sembrare, buo-
no 0 cattivo, civile o barbaro, o selvaggio ;
inspirato a inorale, a virtù o z, vizio; onesto,
puro 0 infetto da corruzione; meritevole di lo-
de o ài biasimo, ecc. E' poi vecchio o nuovo,
antico 0 moderno, ecc.
Costumi adamitici (figur.), primitivi, semplici, in-
genui, come dei tempi di Adamo ; antidiluviani
(fìgur.), antichissimi, ridicolmente vecchi ; èor^tam,
lussuriosi, scandalosi, vituperevoli; «/"/"ewiiwa^i, molli,
non virili, non da uomo, ma da donna (veggasi ad
effeminato) ; efferati, crudeli (veggasi a ci^Ur
dele) ; corretti, secondo rettitudine, secondo one-
stà (contr., scorretti); facili (specialmente di don-
ne), poco o nulla severi ; illibati, purissimi ; im-
puri, contrari alla moralità ; immorali, contro la
morale ; irreprensibili, superiori ad ogni censura ;
leggieri, da gente volubile o sventata, spensierata
(veggasi a spensierato) ; liberi, secondo libertà
(ma talvolta anche in senso di licenziosi); lussu-
riosi, secondo lussuria; mondani, tali da soddi-
sfare il piacere, il bisogno di godimento, il torna-
conto materiale, piuttosto che corrispondere ai det-
tami della virtù (personalmente, da buontem-
pone, da zerbino, ecc.); obbrobriosi, vergognosis-
simi; osceni, impudichi, offensivi del pudore (veg-
gasi ad osceno) ; patriarcali, semplici, primitivi
(veggasi a semplice); pazzeschi, da pazzo; rozzi,
da persona rozza, da popolo rozzo ; scandalosi,
tali da destare scandalo ; sensuali, dominati da
sensualità; severi, inspirati a scrupolosa rettitu-
dine ; specchiati, onestissimi, illibati ; tradizionali,
osservati per tradizione ; virtuosi, secondo virtù;
vergognosi, tali da far vergogna, da meritare ver-
gogna, apportare infamia: vituperabili, vitupe-
revoli.
Austerità, rigore, severità di giudizio o di costu-
me ; indifferenza ai piaceri mondani. - Castigatezza,
purezza di costumi, costumatezza. - Corruttela, de-
pravazione, con-uzione dei buoni costumi : con-
tagio, fradicio, fradiciume, morbo, pervertimento,
peste, putridume, veleno. - Costumatezza, la virtù
Eer cui ci asteniamo da male azioni, da libidini :
non costume, continenza, decenza, modestia, mo-
rigeratezza, purità, temperanza, urbanità. An-
che, effetto pratico di quel che chiamasi pudore.
- Débauché (frane), sregolatezza di costumi ; spe-
cialmente, eccesso nel bere, nel mangiare e nel
darsi al piacere carnale. - Illibatezza, purezza di
costumi.
Lassismo, rilassatezza di costumi. Sistema d'opi-
nioni che favoriva la lussuria nel secolo Vili. -
Libertà di costume: indica licenza, rasenta la li-
cenza. - Licenziosità, scostumatezza. - Malcostume,
cattivo costume. - Medio-evo, dicesi, familiarmente, di
istituti e di costumanze che sembrano opposte e in
contrasto con la modernità pratica, attiva, scienti-
iìca. - Morbidezza, effeminatezza. - Oscenità, astratto
di osceno. - Raffinatezza, raffinamento, perfe-
zione di costumi. - Scapestrataggine, astr. di sca-
pestrato. - Scapigliatura, l'essere scapigliato, dis-
soluto. - Scostumatezza, mancanza di buon co-
stume. • Sregolatezza, mancanza di regola nei co-
stumi, per cui si vive disordinatamente, nel di-
sordine di ogni cosa. - Uso, maniera di operare
ammessa in paese : abitudine, consuetudine, mo-
da, occupazione, usanza, ecc.
Costumare e altri verbi. — Costumatamente.
Costumato.
Accostumare, accostumarsi, far prendere o pren-
dere un costume, un'abitudine: abituare, abi-
tuarsi. - Cambiare il costume, di costume, va-
riarlo, tramutarlo, rimutarlo (rimutamento di co-
stumi). - Costumare, usare, essere consueto a fare ;
esserci il costume, 1' usanza di far checchessia, o
aver vigore un dato costume, una data usanza.
Anche, educare, formare Veducazione. - Deviare
(figur.), di costume che da buono diventa cattivo o
in qualche modo peggiora. Nello stesso senso, svol-
tare. - Imbastardire i costumi, alterarli, togliere
loro o perdere la caratteristica, 1' originalità. - In-
femminire, diventare effeminato. - Inforastierire,
diventar forastiero di modi e di costumi. - Pu-
lire i costumi, ingentilirli ; rendere il costume gen-
tile. Nello stesso significato, ammorbidire, rammor-
bidire. - Sbarbare le cattive costumanze, sradicarle.
- Variare: dicesi delle modificazioni a cui sono sot-
toposti i costumi.
Costumatamente, con costumatezza: morigerata-
mente, castamente, pudicamente, decentemente, pu-
ramente, urbanamente (con urbanità).
Costumato, dotato di costumatezza : accostumato,
ben costumato, castigato, continente, morigerato,
pudico (che ha pudore), .Contr., scostumato, di
mala vita (veggasi a scostumatezza), malcostu-
mato ; gente da processo, di malaffare, senza morale.
Alcune figure di persona secondo i costumi.
Locuzioni e proverbi. — Voci varie
Angelo, si dice figuratamente d'una persona di
costumi illibati, d'una pietà straordinaria ; in que-
sto significato si dice anche al femminile. - Angelo
Michele, d'uomo che, per purità, paia simile ad un
angelo. - Catone, uomo di costumi rigorosi e amico
di libertà; ma, più che altro, di chi ne fa ostenta-
zione. - Censore, di chi è abituato a censurare o é
esagerato nella censura. - Ciómpo, persona di co-
stumi sciatti, vili. - Corrigendo, di quei giovani di
mal costume e di prava natura che sono chiusi in
speciali istituti per essere ridati alla società cor-
retti. - Donna allegra (iron.), di facili costumi. -
Lassista, partigiano, seguace del lassismo. - Liber-
tino, di costumi liberi. - Macchietta, persona biz-
zarra che, per condotta, per costume o pel vestire,
è ridicolmente o piacevolmente notevole. - Puri-
tano, per estensione, persona che ostenti grande
severità nei costumi e nei principi politici. - Uomo
della vecchia stampa, uomo di vecchio stampo, che
conserva gli antichi costumi. - Vergine e martire
(iron.) : di donna molto libera. - Far l'uomo fiero,
di chi si atteggia a molta severità di costumi. -
Far l'uomo sodo, di persona che simula una seve-
rità di costumi che non possiede.
/ buoìii costumi sono la tutela di un popolo. -
Tal madre, tal figlia, di somiglianza nei costumi.
Ginecónomi, magistrati ateniesi, i quali erano
incaricati d' invigilare che le donne si contenes-
sero nei limiti della decenza e della modestia con-
veniente al loro sesso. - Morale, la scienza
757
dei costumi. - Polizia dei costumi, i provvedimenti
amministrativi contro la prostituzione, la stampa
oscena e simili. - Tropologia, discorso dei co-
stumi.
Gostume. Maniera, moda di vestire.
Costura. Parte della ealza. • Cucitura (veg-
gasi a cucire) che fa costola.
Costurino. Maglia rovescia della calza, nella
parte di dietro : rovescino.
Oosaccla. Dimin. e peggior. di cosa.
Cotale. Pronome relativo di qualità: corrisponde
a quale e a tale.
Cotangente. Tangente del compimento di un
ant/olo.
Cotanto. Veggasi a tanto.
Còte. Pietra da arrotino.
Cotecclo. Giuoco che si fa in due, e fino a sei
o anche più, con quaranta carte, il cui valore è
nell'ordine seguente ; asso, re, donna, fante, 7, 6, 5,
4, 3, I. Ogni giuocatore ha sul tavolo tre marche
bianche. Il maggiore, dopo avere scartato, fa ta-
gliare al suo vicino di sinistra e incomincia, da
destra, la distribuzione delle carte, dandone cinque
per ciascun giuocatore, fino al sesto compreso ; gli
altri restano senza per quel turno. Se i giuocatori
sono sei, giuocano tutti ; se meno, il maggiore dà
a tutti, compreso sé stesso, cinque carte, dopo di
che scopre due carte e le pone sul'a tavola con le
rimanenti. L'eletto (il primo a destra del mazziere),
giuoca una carta, e gli altri devono rispondere se-
condo il colore 0 rifiutare. Il giuocatore che ha
preso ritira le carte davanti a sé, lasciandole sco-
perte, acciocché tutti possano vederle : poi giuoca
una carta ; gli altri rispondono, e cosi di seguito
fino all'esaurimento delle cinque carte che ciascuno
ha in mano, ossia per cinque giuocate. Quindi si
conta : l'asso vale 6 punti, il re 5, la donna 4 e il
fante 3. Il giuocatore che ha fatto l'ultima mano
conta sei punti in più ; chi ha fatto maggior nu-
mero di punti perde una marca; cosi perdono due
o più giuocatori se fanno lo stesso numero massi-
mo. Altro caso : se chi tenta di dare cappotto fa
solo le prime quattro mani e l'ultima la fa un
altro giuocatore, quest'ultimo prende una marca dal
giuocatore che voleva dar cappotto. Chi prepara e
arrischia un cappotto, se, dopo quattro mani, crede
di non poter riuscire nel suo intento, giuoca la
quinta carta e ha diritto di rendere nullo il giuoco.
E allora il mazziere torna a fare il mazzo. Se un
giuocatore ha brutte carte e crede di non poter
salvarsi, può dimandare (quando viene il suo turno
e se prende la prima mano) le grosse ad un giuoco,
in modo di poter arrivare all'ultima e fare come
nel caso precedente. Non arrivando, perde una
marca. Quando abbia perduto le prime tre marche
bianche, il giuocatore viene fornito di altrettante
marche rosse, quante ne possiede di bianche o di
rosse il giuocatore che ne ha meno. Se poi perde
anche le rosse, è fuori partita ; cosi i giuocatori si
eliminano successivamente, e 1' ultimo che rimane
guadagna le quote pagate da tutti gli altri. Dato il
caso che gli ultimi giuocatori perdano tutti con-
temporaneamente, facendo gli stessi punti, 1* unica
marca che resta loro, nessuno vince, e si restitui-
scono a ciascun giuocatore le quote pagate
Coténna. Pelle del maiale. - Pelle della testa
dell'uomo.
Cotennoso. Dicesi del sangue coperto di
coagulo, di cotenna infiammatoria.
Cotesto. Aggettivo pronominale che serve a
indicare persona o cosa prossima alla persona che
ascolta.
Cotestel, cotestoro, cotestul. Veggasi a
costui.
Cotechino. Specie di saltarne insaccato, di
maiale.
Coticola. Specie di schisto che Yatn'Otino a-
dopera per affilare rasoi, lancette, ecc.
Cotidiano. Quotidiano, di ogni giorno.
Cotilèdone. Placenta dei semi maturi della
pianta. - Veggasi anche a ruminante.
Cotllite. Detto a fèmore.
Cótilo. L'acetabolo della coscia»
Cotógna. Frutto del cotogno.
Cotognato. Confettura o conserva di mele o
pere cotogne.
Cotógno. Albero rosaceo, del genere del pero,
tribù delle pomee, spontaneo nei paesi del Levante
e nelle regioni meridionali d'Europa. Specie prin-
cipali: cotogno comune, della Cina, del Giappone,
ecc. - Cotógna, frutto del cotogno, di un bel colore
giallo, quando maturo; é coperto di leggera lanù-
gine; ha un odore grato e penetrante, ma la polpa
é molto aspra e poco sugosa, sicché non lo si
mangia crudo, ma sempre cotto nello sciroppo e
sotto la cenere: i suoi semi sono rivestiti di una
lanugine gommosa abbondante, che si impiega util-
mente in medicina. Dicesi pera cotogna la varietà
dal frutto lungo e turbinato a guisa di pera; e
mela cotogna quella che ha la forma globosa. La
cotogna di Portogallo ha la polpa più tenera e più
odorosa. - Cotognino, che ha odore e sapore di co-
togno. - Cotognata, conserva o gelatina che si fa
cuocendo le mele o le pere cotogne con zucchero.
Cotonato. Imbottito di cotone.
Cotone. Nome di varie piante (arbusti, erbe
annuali, erbe perenni), che producono un frutto i
cui semi sono avviluppati da una morbida lanu-
gine filamentosa, con la quale si fa la bambagia f
la bambagia stessa, usata a fare tessuti (veggasi a
tessuto). In base alle qualità, ossia ai caratteri fi-
sici, si distinguono tre grandi categorie : il cotone
asiatico, quello americano e quello egiziano. Del
cotone asiatico esistono due tipi : il Gossypium ar-
boreum o religiosum, pianta sacra degli Indù ; e il
Gossypium erbaceum, dal quale provengono tutte le
varietà di cotone asiatico che si trovano in com-
mercio. I cotoni dell'India sono di moltissime va-
rietà, designate dai nomi delle località in cui sono
coltivate ; e si hanno i cotoni Jambooser, i Broachj
gli Oomraioutee, gli Hinghenghant, i Surate (a fibra
abbastanza lunga, fine e forte), i Dhollerah (con
fibra resistente, ma troppo carichi d'impurità), poi
i Tinneveliy, i Bengala, gli Sciìides, i Kurrachées, per
ordine di qualità. 11 Coconnadah si distingue come
giallastro, o giallo-rossiccio, e perchè facilissimo a
tingere. (Caratteri fisici che distinguono le diverse
qualità di cotone sono : il colore, la lunghezza delle
fibre, la finezza, la resistenza, Yelasticitd, Vomoge~
neità, la lucentezza. Variabile il colore : bianco ni-
veo, bianco latteo, o leggermente giallo nei cotoni
d'America ; giallo bruno caratteristico nel cotone
egiziano (bianca la varietà Abassi) ; bianco grigia-
stro 0 giallognolo nei cotoni indiani. - Principali
qualità di cotone impiegate nell'industria : Sea-
Island, il più fine e il più lungo (serve per la pro-
duzione dei filati più fini); Makó-Egitto, il più
forte che si conosca, relativamente al suo diametro
(impiegato specialmente per la fabbricazione di fi-
lati da mercerizzare e dei filati cucirini); Brasile-
738
Fernambuco, di color bianco, o leggermente giallo,
e di fibra lunga; New-Orléans-Savannah-Mobile-Texas,
bianco, di fibra abbastanza fine (usato per fabbri-
care telerie, velluti di cotone e fustagno); cotoni
asiatici, generalmente di color bianco grigiastro
(per i filati più bassi, per le grosse maglierie e per
i tessuti di qualità inferiore).
Si distingue inoltre il cotone a seta lunga o a
Rfia corta, cioè a filo lungo o corto ; il cotone da
filare; il cotone erbaceo o arboreo; in falda e in
fiocchi; il cotone da imbastire (ordinario, del peg-
giore), il cotone jilato (per cucire) ; in biòccoli, non
ancora scardassato; in pelo, non torto o tessuto;
spoppato, sfatto, che non sta bene insieme.
Alta subngia, la miglior qualità di cotone. - Bam-
bagia, cotone filato, più grosso di qualità; cotone
appena torto che serve a fare lucignoli e. altro. -
Caragach, sorta di cotone di Smirne. - Cotone arbo-
rescente 0 vivace, specie notevole, coltivata nel Bra-
sile, nell'Asia meridionale, in America, ecc. - Co-
tone erbaceo, annuale o biennale, con fusto liscio,
ramificato. - Cotone imito, cosi detto per avere il
fusto peloso, - Escalemberg, cotone di Smirne o
delle montagne. - Filo di Scozia, sorta di co-
tone filato. - Jumel (frane), sorta di cotone
dell' Egitto. - Malto, sorla di cotone egiziano. -
Mobile (pron. mobil), qualità pregiata di cotone.
- Ovatta, cotone in falde e spalmato con chiara
d'uovo.
Cotoni meoicinali e cotoni esplosivi.
Tessuti di cotone. — Cose e termini vari.
Il coione è molto usato in medicina come mezzo
di medicazione, in chirurgia per la preparazione di
pezzuole (o d'altro), imbevute di materie medica-
mentose. Tali : il cotone assorbente o idrofilo, o pu-
rificato; il cotone al sublimato corrosivo, Vemosla-
tico, al percloruro di ferro; all'acido fenico; il co-
tone collodio, fulminante o nitrocellulosio, o pirossi-
lina, ecc. - Organtina, tessuto di cotone per medi-
cazioni.
CeUuloide,^ìrìhc\\g\\o di cotone fulminante e di
canfora fusa, adoperato per vari usi. - Cotone bini-
trico, cotone collodio, materia assorbente nelle di-
namiti a base esplosiva: si adopera solo o in u-
nione alla canfora. - Fulmicotone, cotone fulminante,
prodotto esplosivo risultante dall'azione dell'acido
azotico sul celluioso del cotone. - Pirossilina, co-
tone fulminante, trinitrato cellulosico.
Tessuti. — Carbasus, stoffa di cotone usata dagli
antichi Romani. - Cotonina, sorta di tessuto di co-
tone per vestiti. - Cretonne (frane), tela di cotone
stampata o bianca, usata specialmente per camicie.
- Crivelloito, tessuto di cotone molto rado e molto
ingommato.
Masulipatan, stoffa di cotone delle Indie. - Mollet-
ton (frane), stoffa di lana o di cotone, o anche di
seta, pelosa da una o da ambo le parti, soffice e
calda. - Mousseline (frane), il più fine e più leg-
gero dei tessuti di cotone.
Pannicino, tessuto ordinario di cotone. - Percalle,
peixallo, tessuto di cotone bianco, operato a fiori o
a disegno, che serve per tende, parati, ecc. - Pic-
chè (dal frane piqué), stoffa di cotone formata di
due tessuti, il superiore tramato a rombi o a qua-
dratini, con filo fine e forma il dritto, l'altro con
filo grosso e forma come l'imbottitura.
Tela, tessuto di cotone; anche, di canapa, di
lino, ecc. - Tela d'ovatta, specie di tela compatta
ottenuta dalla fibra dopo l'operazione della batti-
tura. - Velo di carda, specie di tela soffice e sot-
tile che si ottiene dalla tela d'ovatta, a mezzo della
carda. - Velvet, velluto di cotone. - Zephir, voce
francese che indica un tessuto leggiero di cotone
0 di lana.
Cose e termini vari. — JBalla, quantità di co-
tone avvolto in grossa tela. - Cotonificio, il labora-
torio per la preparazione del cotone. - Cotonoso,
con molto cotone, con aspetto di cotone. - Filo,
piccola parte lunga e sottile che si trae dal cotone
con la filatura (veggasi più innanzi). - Gomitolo,
palla di filo. - Gossipina, la cellulosa del cotone. -
3Iatassa, matassina, una certa quantità di filo.
Nappa, insieme di fili legati in modo che for-
mino mazzocchio. - Titolo o numero d'un filato, il
rapporto fra una determinata lunghezza di filo e
il suo peso. - Asclepiade, genere di piante della
pentandria diginia e della famiglia delle apocinee :
le sue numerose specie passano per medicinali
e danno produzioni utili alle arti. Da una di esse,
detta albero da seta, si cava una specie di cotone.
- Gossipium arboreum, herbaceum e barbadense, tre
specie di piante del cotone. - Ochroma lagopus,
pianta bombacea, nativa delle Antille, con semi dai
quali si trae una bambagia detta Edredon vegetale
(lana vegetale).
Earias, genere d'insetti lepidotteri, della famiglia
dei nitteolidi, con numerose specie, di cui alcune
egiziane, dannose al cotone.
Lavorazione del cotone.
Filatura.
Sono parecchie le operazioni alle quali il cotone
viene assoggettato, le principali comprese sotto le
denominazioni di filatura, tessitura, candeggio, tin-
toria e stampa, le quali si succedono in ordine di
lavoro. - La filatura comprende le varie opera-
zioni che si fanno subire al cotone per ridurlo a
comporre un filo. - La tessitura è l'insieme delle
operazioni e V arte relativa con la quale si com-
pone il tessuto, di cotone o d' altra materia tes-
sile. Il candéggio è un altro complesso di opera-
zioni fatte allo scopo di imbiancare il cotone. La
tintoria e la stamperia abbracciano le opera-
zioni con le quali al cotone, e ad altre materie
tessili, si applica una materia colorante o si im-
primono disegni. Per tingere il cotone servono
l'azzurro stabile, V indusina o nigì'osiìia solubile,
l'azzurro di antracene, ì'azzurro di alizarina, il blu
di metilene, la bronzodiamina, il bi'uno di toluene,
il cattù di Lavai, ecc. (veggasi a colorante,
pag. 606, seconda colonna). E si dice stato igrome-
trico l'umidità necessaria alla riuscita delle opera-
zioni di filatura e di tessitura : si aggira sugli 80
gradi di umidità.
Operazioni della filatura : sono, in prima linea,
quelle [apritura del cotone e mischia, battitura, car-
datura, pettinatura) che hanno per iscopo di sepa-
rare le fibre le une dalle altre, per pulirle dalle
impurità e per separarle da quelle meno buone ;
poi, le operazioni fatte per condensare le fibre
scelte secondo qualità stabilite, le quali diventano
poi definitive {stimamento della fibra, filatura pre-
paratoria, filatura definitiva).
Accoppiamento, operazione che ha pei" iscopd di
7a9
togliere le ineguaglianze che possono esistere nei
singoli ammassi di libra che vengono accoppiati. -
Alimentazione, operazione che si pratica per mezzo
del graticcio, sul quale si appoggiano, a intervalli,
tre 0 quattro tele che si svolgono, sovrapponen-
dosi sul graticcio, e vi aderiscono per il proprio
peso. - Aspatura, formazione delle matassine, per
mezzo di un'aspa: è a filzuoli (quando una matas-
sina è divisa in tante lunghezze eguali), o incro-
ciata (ottenuta imprimendo all'asta guida-fili un
movimento alternativo. - Battitura, operazione che
ora si fa col battitoio, descritto più innanzi.
Cardatura, operazione che subisce il cotone dopo
la battitura : ha lo scopo di separare le fibre le
une dalle altre, liberandole dalle impurità che pos-
sono ancora trovarvisi, e dalle fibre morte o imma-
ture e corte {carderia, sala della cardatura). - For-
mazione dei pacchi, riunione di un certo numero
di matassine : detta riportata o falsa, quando ri-
chiede, per un dato titolo di filato, un numero di
matasse che, per il titolo adottato, dovrebbe essere
quello corrispondente a un altro titolo. - Mischia,
operazione necessaria all' omogeneità dell' impasto,
consistente nel sovrapporre le fibre di una balla su
quelle di un'altra.
Provinatura e revisione dei filati, operazioni di-
rette a correggere le variazioni nel numero del fi-
lato, mediante opportune correzioni allo stiramento,
e a scoprirne gli eventuali difetti. ■ Ritorcitura,
operazione necessaria per avere il filato ritorto, a
due 0 più capi. - Scelta, operazione preparatoria,
che precede la mischia, consistente nello scegliere
la fibra adatta per lunghezza, colore e qualità al
filato da produrre. - Sjilaccialura, operazione con
la quale la fibra, appena tolta dalle balle, viene a-
perta grossolanamente. - Stiramento, operazione per
mezzo della quale una certa quantità di fibre, di-
stribuite su una superficie o su una lunghezza data,
si distribuiscono su una superficie o una lunghezza
maggiore. - Torsione del lucignolo, operazione fatta
e determinata in modo che esso lucignolo possa a-
vere la resistenza necessaria al suo svolgimento
dalla spola nei banchi a fusi, senza rompersi.
Accotonare, arricciare il pelo ai pannilani. - Bi-
nare, addoppiare, avvolgere due o più fili assieme
sopra un fuso o un rocchetto. - Riaccotonare, ri-
pete accotonare. - Sbambagiare, di cotone che si sfi-
laccia, perché mal lavorato o usoconsunto.
Apparecchi, macchine, arnesi, ecc.
per la filatura del cotone.
Apritoio, macchina che rende più soffice e più
pura la fibra del cotone, prima di passarla alla ca-
mera di misehia. L' apritoio più usato è il Crighton.
Gli apritoi, in genere, sono orizzontali o verticali.
- Banco a fusi, apparecchio atto a dare una forte
stiratura a pressione ai nastri ottenuti dallo stira-
toio e dar luogo cosi al lucignolo. - Banco finitoì^e,
o banco in fino, banco sopraffino, banchi a fusi
che completano l'opera degli altri due banchi per
dare il lucignolo atto alla filatura propiHamente
delta. - Banco ripassatore, o banco intermedio, se-
condo dei banchi a fusi : agisce sul lucignolo come
il banco sgrossatore sul nastro. - Banco sgrossature,
0 banco in grosso, il primo dei banchi a fusi: serve
a ridurre una coppia di nastri, binandoli e legger-
mente torcendoli, a mezzo di un'aspa, in lucignolo
grosso. - Battitoio, meccanismo formato da una ro-
busta aspa tripla munita di regoli d'acciaio, a se-
zione trapezia, che compie circa mille giri al mi-
nulo : serve per togliere la polvere e le impurità
dalla fibra, rendendola maggiormente soffice. - Bo-
bina, rocchetto su cui si avvolge il filo; fuso pieno
di cotone.
Cappelli giranti, sbarre di ghisa che facilitano la
cardatura dei primi fiocchi di cotone, che sono più
grossi e più chiusi. - Carda, macchina adoperata
nella cardatura : serve a pulire il cotone. Ve ne
sono di vario meccanismo : quella detta carda a
cilindri funziona per mezzo di cilindri singolar-
mente chiamati lavoratore, nettatore, trasportatore,
spogliatore. Per alcune voci della cardalira, secondo
gli antichi sistemi^ veggasi a cardatore. - Cari-
catore automatico, specie di tramoggia in cui si
getta a mano il cotone : in esso alcune punte, pe-
scando nella massa di cotone che continuamente
viene loro addossata, si caricano di fiocchi di fibre.
- Casse a polvere, apparecchi per continuare la pu-
litura del cotone. - Cilindri d'aspirazione o gabbie,
apparecchi ventilatori che raccolgono il cotone nel
battitoio, per spingerlo fra pesanti rulli, premuti
gli uni contro gli altri da robuste leve a contrap-
peso. - Cilindro introduttore, o cilindro a pressione
scanalato, cilindro che serve ad introdurre la tela
d'ovatta nella carda. - Condensatore, apparecchio
che serve a ridurre il velo in nastro.
Filatoio, nome generico di macchine che servono
a dare alle fibre la loro posizione definitiva, me-
diante una determinata torsione che le colleghi le
une alle altre in modo da formare un filo continuo
e resistente. - Fuso, asta di terrò, a forma legger-
mente conica, sulla quale si avvolge il filo pro-
dotto dalla Ring o dalla Selfacting.
Gran tamburo, parte essenziale della carda, ci-
lindro munito di una guarnizione di punte : pu-
lisce completamente le fibre e le dispone tutte pa-
rallelamente, nel senso longitudinale. - Graticci, li-
ste di legno collegate assieme, a forma di catena,
mosse meccanicamente e per cui la fibra di cotone
passa dal rompi-balle alla mischia.
Griglia, arnese tormato da sbarre orizzontali di
ferro : contro esso vengono sbattuti i fiocchi di fi-
bre trasportati dall'aspa, appena lasciati i cilindri
di alimentazione, e con ciò perdono le impurità. -
Guarnizione delle carde, placca o nastro di cuoio,
0 di tessuto, in cui sono infisse punte metalliche
della stessa forma e lunghezza, uniformemente di-
stribuite.
Ouvreuse (frane), cioè la lavoratrice, macchina
che lacera e sparpaglia i fiocchi, i quali vengono
raccolti da una tromba aspirante, lunga venticinque
metri, e mandati al battitore.
Idroforo, apparecchio speciale per dare umidità
alle sale del cotonificio. - Lupo, vecchia macchina
consistente in uno o due cilindri guarniti di denti
di ferro o di legno i quali ruotano in un cassone
pure munito di denti, per modo che nel loro mo-
vimento i denti mobili passano frammezzo ai denti
fissi : un tempo, adoperata per la pulitura del co-
tone. - Navetta (toscano, spola, navicella), arnese di
bosso, a forma di navicella, nella cui cavità cen-
trale si inette la spola.
Pettinatrice, macchina che fa penetrare le sue
punte tra un ammasso di fibre, asporta le piccole
impurità e le fibre più corte, e mette le rimanenti
ben parallele le une rispetto alle altre. - Pettine,
760
COTONIFICIO — CRANIO
alberino parallelo all'asse dello scaricatore, munito
di bracciuoli con lamina dentata: abbassandolo, au-
menta lo stiramento sul velo; alzandolo, tende il
velo, yi hanno pettini circolari, rettilinei, ecc.
• Regolatore a pedali, apparecchio che agisce sul
cilindro alimentatore dell'apritoio. - Riyig, filatoio
continuo ad anelli : macchina composta principal-
mente di due cilindri che, spinti a grande velocità,
stirano e avvolgono con torsione su di un fuso due
lucignoli uno sull'altro, formando cosi il fi,lato o
filo. - Ritorcitoio, macchina impiegata per la ritor-
citura 0 torsione dei filati e, nella sua funzione,
simile al filatoio. - Rompi-balle (ingl., Bal-breaker),
apparecchio consistente in una serie di coppie di
cilindri muniti di punte, fra le quali passano le fi-
bre di cotone e che sostituisce la sfilacciatura a
mano.
Saw-gin, macchina che serve a sgranellare il cotone.
- Scaricatore, tamburo di ghisa sul quale avviene
il condensamento del cotone, dopo lo stiramento
del gran tamburo. - Selfacting, macchina speciale
e complicatissima che viene adoperata, invece della
ring, per produrre il filato e specialmente la trama.
- Spola, arnese che serve a passare il ripieno o
filo di trama nel passo aperto dell'ordito. - Stira-
toio 0 laminatoio, macchina che serve a rendere
più regolarmente parallele le fibre e per formare
un solo nastro con quattro o sei nastri di velo di
carda. E' formato da quattro coppie di cilindri sti-
ratori e da una coppia di cilindri raccoglitori.
Vaso per carda, recipiente di latta o di carta-
pesta, alto circa un metro, in cai viene raccolto il
velo di carda arrotolato. - Winding Frame, locu-
zione inglese dei tessitori cotonieri : incannatoio,
macchina che prende il filo dai fusi e lo avvolge
su speciali rocchetti.
Prodotti, ecc. — Cascami, rifiuti delle varie ope-
razioni del cotonificio. - Filato o filo, prodotto della
filatura. - Impasto, fibra di cotone risultante dalla
miscela di due o tre qualità di cotone.
Lucignolo, prodotto della trasformazione del velo
di carda attraverso i vari banchi a fusi. - Ordito,
(sinonimo di catena, tela, pezza), il complesso dei
fili destinati a formare la larghezza e la lunghezza
di una stolfa. - Ritorto, filo formato da parecchi
capi di Water ritorti assieme.
Trama, filo a torsione, soffice, che viene inserito
a mezzo della navetta nell'ordito. - Water, filo
molto resistente che serve nella tessitura per gli
orditi.
Aod aver seta: dicesi delle fibre scartate dalla
carda o non adatte a dare un buon filato.
Cotoniflcio. Fabbrica, industria, filatura del
cotone.
Ootonina. Sorta di tela di cotone.
Gotonóso. Che ha natura o somiglianza di co-
tone.
Ootórnlce (coturnice). Specie di pernice, di
quaglia.
Cotta. Breve sopravveste. - Specie di toga.
- Colta di maglia, specie di armatura: camicia
di maglia de^'li Egizi e dei Cinesi antichi, usata
anche dai Romani. - Cotta saladina, quella che
portavano i nobili, dopo le crociate, sopra l' u-
sbergo.
Gottardìta. Specie di veste antica, da uomo e
da donna.
Cotticelo. Alticcio, in istato di ubbriachezza.
Cottimante, cottimista. Veggasi a lavoro.
Cóttimo. Detto a lavoro.
Cotto, cottoio. Veggasi a cuòcere.
Cottura. Atto e grado del cuòcere.
Coturnato. Detto a coturno e a tragedia.
Coturno. Sorta di stivale, usato dagli antichi
nel rappresentare la tragedia. • Coturnato, calzato
di coturno.
Cova, covatura. Il covare.
Oovaccino. Schiacciatura di pasta.
Govaccio, covàcciolo. Covo, tana.
Covare {covato). Lo stare che fanno la gallinaf
Vuccello, ecc., sulle loro uova, per farle schiu-
dere: cova, covatura. ■ Covata, quantità d'uova co-
vate in una volta. - Covatrice, veggasi a gallina.
- Covatura, atto e tempo del covare. - Covino, covo
per le uova ; cestino in una gabbia di uccelli.
Covata. Detto a covare
Covatrice. Congegno per far schiudere le uova
di gallina. - Incubatrice per bambino (veggasi
a pag. 239, seconda colonna).
Covatura. Veggasi a covare.
Covile. Covo di animale, del bestiaìne, e
propriamente di fiera.
Covino. Veggasi a gabbia (di uccelli).
Cóvo. Luogo nel quale dorme V animale; co-
vaccio, covàcciolo, tana. - Figur., letto.
Covóne. Fascio di paglia' o di messe tagliata,
che si fa nella mietitura: covo, fastello, man-
nella, manella, mannello, manello, manipolo, ma-
nutello.
Cozióne. Detto a calore e a cuocere.
Cozzare (cozzato). Percuotere, ferire con le
corna (veggasi a corno) - Figur., urtare, urtarsi,
dare, darsi urto con impeto.
Cozzata, cozzo. Il colpo dato cozzando. -
Urto.
Cozzóne. Negoziante o sensale di cavalli. -
Veggasi anche a tnatrimonio.
Crampo. Contrazione dolorosa che si prova,
per lo più, alla gaìuba e allo stomaco : gran-
chio. - Crampo degli scrittori, yegg&si a scrittore,
• Crampo di petto, sinonimo di angina pectoris,
grave malattia del cuore.
Cranico. Di cranio.
Crànio. Parte superiore e posteriore della te-
sta, scatola, cassa ossea ovoidale chiusa {cavità
craniana o cranica), contenente Vencefalo, ossia
il cervello, il cervelletto e l' istmo encefalico :
scatola cranica ; teschio, testa. - Cranico, del cra-
nio, che ha rapporto col cranio : craniano. - Cra-
nioti, i vertebrati con cranio.
Varie forme di cranio.
Mostruosità'. — Studio, ecc., del cranio.
Brachicefalo, o testa corta, il cranio in cui il
diametro trasverso si avvicina al diametro antero-
posteriore o longitudinale; cranio che, visto dall'alto,
presenta la forma di un uovo, ma più troncato e
arrotondato indietro. Brachicefalia, tale stato, e
brachicefalo anche l' uomo, il popolo che ha tale
cranio. - Dolicocefalo, o testa lunga, nome dato
da Retzius ai crani umani formati in guisa che,
veduti dalla parte superiore, sono ovali, con il dia-
metro longitudinale superiore d'un quarto circa al
diametro trasversale {dolicocefalia, lo stato, ecc.). -
Scafocèfalo, cranio a guisa di navicello, allungato e
compresso lateralmente. - Indice cefalico {cranico,
se lo si ottiene sullo scheletro), criterio per deter-
7<)1
minare il tipo cranico: si ottiene misurando la lar-
ghezza trasversale del cranio e moltiplicandola per
cento, poi dividendola per la misura di lunghezza,
o diametro antero-posteriore. Il numero che risulta
da questo rapporto è l'indice : quando questo è 75
0 meno, il cranio è dolicocefalo ; quando è 85 e
più, brachicefalo.
Acrocefalia, mostruosità caratterizzata dalla forma
aguzza e conica del cranio. - Atelencefalia, mostruo-
sità caratterizzata dallo sviluppo incompleto del-
l'encefalo e del cranio. - Macrocefalia, sviluppo del
cranio e del cervello superiore al normale, quindi
una testa preternaturalmente Voluminosa: dicesi
anche cefalomegoplasia. - Microcefalia, sviluppo del
cranio e del cervello, inferiore al normale [micro-
cefalo).
Craniognomica, scienza, arte di riconoscere le fa-
coltà e ledendenze intellettuali dell'uomo dalla con-
formazione del cranio. - Craniologia, studio del
cranio, la scienza che tratta del cranio; e cranio-
logo chi si dedica specialmente alla craniologia. -
Craniologico, che si riferisce alla craniologia. - Cra-
niomanzia, arte di indovinare le disposizioni mo-
rali di un uomo dall' esame esterno del cranio. -
Craniometria, o cefalometria, misurazione del teschio
umano a scopi diversi e specialmente per distin-
guere sesso, età e razza. - Cranioscopia, sinonimo
di craniologie., introdotto da Gali. - Frenologia, fi-
siologia del cervello : fu, per lungo tempo, sino-
niniO di dottrina di Gali, e si confuse anche con
la psicologia. Frenologo, chi insegna e professa
frenologia.
Parti del cranio.
Accessorio, nervo del cranio che anima alcuni
muscoli del collo. - Base, la parte inferiore de'
cranio, piatta e irregolare. - Basio-occipitale, il cen
tro dell'arco neurale del penultimo segmento del
cranio nellp scheletro archetipo. - Basio-sfenoideo,
il centro dell'arco neurale del penultimo segmento
del cranio nello scheletro. - Bregma, punto più alto
del cranio, detto anche vertice.
Calotta cranica, parte superiore del cranio. -
Calvdria, parte superiore del cranio, fatta a vòlta,
dove si manifesta la calvizie, ossia la mancanza
dei capelli. - Cuffia aponeurotica, l'aponeurosi del
muscolo occipito-frontale. - Cuffia del cranio, la
parte superiore o vòlta della cavità del cranio. -
Cuoio capelluto, la cute spessa che dà impianto ai
capelli e che si stende tutt'attorno al cranio.
Dacrion, il punto del cranio in cui s'incontrano
fosso unguis, l'osso frontale e l'apofisi ascendente
del mascellare superiore. - Diatripesi, forma d'in-
castro delle ossa craniche. ■ Doccia, o fossa sagit-
tale, scanalatura nella parte media della faccia in-
terna della volta del cranio. - Emissari del Santo-
rini, piccole diramazioni venose che, perforando le
ossa craniche, fanno comunicare le vene interne ed
esterne del capo. - Endocranio, superficie interna
del cranio ; la dura madre cranica. - Etmoide, osso
impari situato tra la cavità del cranio, le fosse na-
sali e le due cavità orbitali.
Fontanelle {fontes pulsatiles), apertui'e che si tro-
vano nella parte ossosa del cranio dell' infante. -
Fori condoloidei, quattro fori, o aperture, che met-
tono in comunicazione le cavità del cranio con la
parte inferiore dell'osso occipitale. - Fossa craniana
anteriore, la più elevata di tutte e formata dalle
porzioni orbitali del frontale, dalla lamina cribrosa
dell'etmoide e dalle appendici alari ensiformi del-
l'etmoide. - Fossa craniana media, insieme di due
fosse laterali riunite dalla sella turcica: è formata
dalla superficie superiore e laterale del corpo dello
sfenoide, dalla superficie centrale delle grandi ali
di quest'osso e dalla faccia superiore della rupe del
temporale. - Fossa craniana posteriore: è costituita
dall occipitale, dalla faccia posteriore della pira-
mide e interna della porzione mastoidea del tem-
porale. - Frontale, osso piatto, impari e simmetrico,
ricoperto dal muscolo frontale e dalla pelle della
fronte. - Fronte, parte anteriore del cranio, deli-
mitata dal contorno dell'osso frontale.
Lamina vitrea, la lamina interna delle ossa della
volta cranica. - Mastoide, corpicciolo osseo a forma
di nocciolo, retrostante all'orecchio. - Nervi encefa-
lici, i nervi craniani. - Obelion, regione del cranio
nel punto in cui la sutura sagittale diventa sem-
plice, verso la quarta porzione della sua estensione,
dividendola in cinque. - Occipitale, osso piano sim-
metrico : ha la figura di un rombo. - Occipite, parte
posteriore del cranio, delimitata dal contorno del-
l'osso occipitale.
Parietale, regione del cranio racchiusa tra il
fronte anteriormente e l'occipite posteriormente. -
Parietali, le due ossa congiunte che occupano la
parte centrale superiore laterale del cranio : sono
quadrilatere, esternamente convesse, internamente
concave. - Pericranio, il periostio della parete e-
sterna del cranio. - Protuberanza, eminenza della
superficie ossea: mammillari, quelle sulla faccia e-
sterna del cranio; occipitali, le due creste ossee
scabrose salle superficie esterna ed interna dell'osso
occipitale.
Sella turcica (sella equina, fossa pituitaria), fos-
setta profonda, quadrilatera, che si trova sulla linea
mediana della superficie superiore dello sfenoide e
che accoglie la glandola pituitaria {clivo, piano in-
clinato che forma la faccia posteriore di una la-
mina quadrilatera che limita indietro la sella tur-
cica, detta anche dorso della sella turcica). - Seni,
cavità esistenti nello spessore di alcune ossa del
cranio e distinte con denominazioni speciali: [seno
occipitale posteriore, seno occipitale trasverso, ecc. -
Sfenoide, osso a forma di pipistrello che sostiene,
alla base del cranio, tutti gli altri pezzi ossei
della scatola. - Sinartrosi o articolazioni immobili
occupano il dorso e la faccia. - Sincipite, osso
nella parte posteriore del cranio, sopra la nuca,
e la parte del capo che ad esssa corrisponde. - Squa-
mosa,mastoidea, petrosa, detta rocca temporale, porzio-
ni che si distinguono nelle ossa temporali, che stanno
sulle parti laterali del cranio, al disotto dei parie-
tali, e formano le tempie. - Stefanion, punto late-
rale più sporgente del cranio, così chiamato per-
chè sopporta il contorno delle corone (in greco,
stefanon). - Sutura, il modo col quale si articolano
le ossa del cranio e della faccia. Sutura parietale.
quella che unisce le due ossa parietali.
Tempie, parte laterale del cranio fra il margine
frontale e l'orecchio. - Temporali, ossa pari e assai
irregolari : stanno sulle parti laterali del cranio al
disotto dei parietali, e formano le tempie (tempora),
così dette perchè vi spuntano i priqai capelli
bianchi.
Vòlta del cranio (anticam., bregma), il sincipite,
ossia la parte media e anteriore del cranio sopra la
fronte ecf estendentesi ai lati fino alle tempie. - Zi-
762
CRANIOLOGIA
gomo, nome delle due ossa alle parti laterali del
cranio, quasi triangolari, le quali si uniscono al-
l'osso frontale e vengono avanti fino all' angolo e-
sterno deWorbita (veggasi a occhio).
Alcune affezioni del cranio.
Operazioni. — Istrumenti.
Cefalalgia, dolore piuttosto leggiero e transitorio
che occupa una regione qualunque o tutta l'esten-
sione del cranio. - Cloroma, tumore verdastro pro-
veniente dal midollo delle ossa craniche. - Com-
pressione cerebrale, fatto grave prodotto spesso da
affondamento delie ossa del cranio. - Cranioschisi,
nome generico di tutte le aperture congenite del
cranio. - Craniotabe, rammollimento delle osssa del
cranio : malattia propria dei bambini. - Eligma,
depressione delle ossa craniche, senza frattura, de-
terminata da strumento contundente. - Piocèfalo,
raccolta di pus nella cavità cranica. - fìafosinftsi
(gr.), concrezione della sutura del cranio.
Basiotripsia, basiotrissia, frantumazione del cranio,
operazione di ostetricia. - Cranioclasia, craniotomia,
veggasi a ostetricia. - Diacope, incisione operata
sul cranio, senza asportare alcun pezzo. - Effra-
zione, frattura del cranio con frattura dell' osso
fratturato. - Encefalotomia, dissezione del cervello;
vuotamento del cranio. - 1 rapanazione del cranio,
perforazione delle ossa del cmnio per mezzo del
trapano : veggasi a chirurgia.
Basiotribo, cefalopagotonio, cefalotribo, cranioclaste,
forcipe, ecc., istrumenti di ostetricia. - Depres-
sorio, strumento chirurgico usato per abbassare la
dura madre, dopo la trapanazione e collocare fra
essa e il cranio il cos'ideilo sindone o pannolino ro-
tondo : meningotilace. - Sindone, piumacciolo che si
introduce nel cranio trapanato.
Craniologia,, craniomanzla, craniome-
tria, cranioscopia. Veggasi a cranio.
Craniotabe. Detto a cranio.
Crantero. Veggasi a dente.
Cràpula, crapulone. Veggasi a gozzovi-
glia.
Crasi. Qualità o stato speciale del sangue. -
Veggasi anche a vocale.
Crassezza, crasso. Veggasi a denso e a igno-
ranza.
Cratère. Bocca di vulcano.
Cravatta. Pezzuola, striscia di seta o d'altro,
per lo pili annodata, che si porta intorno al collo:
ciarpina, corvatta, croatta (v. a ), crovatta ; pez-
zuola ; sciarpetta. Qualche cravatta è sciolta e con
essa si fa il nodo; altre hanno il nodo già fatto;
alcune hanno anche il fiocco. ■ Ciarpa, specie di
cravatta di tessuto che si mette al collo, facendone
un fiocco, e che scende come due fettuccie sul petto.
- Cravattina, piccola cravatta. - Cravaltona, grande
cravatta. - Cravattone, fascia di lana che si porta al
collo, per ripararsi dal freddo: fascettone, fazzo-
letto da collo; goleltone, guardagote, guardanaso.
- Golétto, fascinola di panno lino, o altro, bianca
o colorata, che serve di cravatta, ma fa un solo
giro del "collo e si serra di dietro per mezzo di
gangheri o di bottoni.
Anima della cravatta, pezzo di tela addoppiata,
frammessevi trasversalmente stecchettine di balena
o fili di crino: ravvoltala nella cravatta, l'anima
impedisce a questa di raggrinzarsi e scomporsi, nel
portarla. - Lunetta, pezzetto d'acciaio o d'altra ma-
teria, a foggia di piccola mezzaluna : attaccata al
nodo della cravatta, e messa per la parte concava
contro il bottone della camicia, serve a tenere in
posto la cravatta stessa. - Molletta, pezzo di me-
tallo che si attacca nella parte posteriore di al-
cune cravatte a nodo fisso e nel quale si infila il
capo (rivestito d'una sottile laminetta metallica o
di materia dura) del cinturino che gira intorno al
collo, lungo 0 dentro il colletto.
Cravattaio, chi fa o vende cravatte,
Cravattone. Detto a cravatta.
Cràzla. Antica moneta toscana.
Creanza. Modo di comportarsi, di avere con-
tegno, in atti e in parole, conveniente a persona
educata, secondo le regole dell' educazione, del
galateo, deìVurbanitd, e anche del rispetto. -
Buona creanza^ gentilezza, regola di civiltà.
Creare (creativo, creato, creatore, creatrice, crea-
zione). Dare esistenza alle cose traendole dal nulla
0 da elementi informi; far qualche cosa dal niente;
comporre, f<!f're, inventare; dar cagione, caii-
sa, origine. Anche, costituire, eleggere (veggasi
ad elezione), istituire. Nel primo significato :
chiamare, levare, dal nulla; dar t'orina, dar l'es-
sere, far balzare la vita, far nascere; fondare
(di città, ecc.); formare generare, mettere al
mondo, all'onor del mondo ; naturare; plasmare,
procurare, prodm^re ; suscitare, trarre dal seno
del nulla. - Concreare, creare insieme - Procreare,
il generare. - Ricreare, ripete creare.
Creativo, atto a creare : fattivo. - Creato, parti-
cipio di creare: condito, fatto, generato, uscito di
mano. Contr., increato. Sostantivam., si dice creato
y universo, il mondo. - Protoplasto, il primo
creato. - Creatore, chi crea : artefice, autore ; da-
tor di vita; facitore, fabbro (figur.), fattore, geni-
tore, formatore, plasmatore, producitore. Femmin.,
creatrice, autrice, ecc. Creatore dell' Universo, Dio.
- Protoplaste, il primo creatore. - Creatura, ogni
cosa creata, se è un essere organico. Nell'uso, bam^
bino, feto, figlio, neonato. Anche in significato
di partigiano. - Creazióne, il creare, atto ed ef-
fetto : atto creativo, creamento, formazione, gene-
razione, plasmazione, produzione. Relativamente
all'arie, alla scienza e alla letteratura: produ-
zione inspirata ddAV intelletto, creazione della /an-
tasia, della mente, del genio, opera dello spi-
rito, fattura d'invenzione. In senso biblico, si
chiama creazione l'insieme del cielo, della Terra
e del mare.
Epigenesi, dottrina (opposta al sistema dell'evolu-
zione) per la quale la formazione d'un novello es-
sere organico è un arricchirsi progressivo dell' or-
ganismo coi materiali preesistenti, e la generazione
è una creazione nuova. - Antigenesta, trattato filo-
sofico intorno al periodo anteriore alla creazione.
- Esamerone, titolo dei libri scritti da alcuni padri
sulla creazione, come viene trattata nei primi ca-
pitoli della Genesi.- Jezira (ebr., creazione), libro
ebreo del sec. VII o dell'VIII, che tratta della crea-
zione in modo cabalistico.
Creatina Sostanza che trovasi nel liquido
della carne. - Sarcosina fmetilglicocollaj, prodotto
di decomposizione della creatina.
Creativo. Atto a creare.
Creato. Detto a creare.
Creazióne. Atto ed effetto del creare.
CREDENTE — CREDERE
763
Credènte. Chi crede (veggasi a d'edere); chi
ha fede.
Credenza. Il credeì'e. - La fede in cose di
religione ; anche, la fede politica, lilosofica, ecc.,
secondo questa o quella teoria. - Fiducia^ atto
del fidare - Opinione, pensiero. - Atto del fi-
dare a credito. - Credenza popolare, detto spesso
in significato di superstizione. - Credenziale, di
credenza.
Credènza. Specie di armadio che si tiene nella
cucina e nella sala da pranzo, e nel quale si ri-
pongono le cose da mangiare, i liquori, le frutta,
ecc. Anche il mobile nel quale si mettono le sto-
viglie, e tutto quanto serve per la cucina o per
la preparazione e il servizio della mensa: cre-
de nziera, armadino, dispensa, madiella, 'prontuario
ove si tiene rip osto quanto occorre per la tavola e
pel vitto. Si designano talvolta con lo stesso nome
di credenza tutti i generi di dolci e di simili cibi,
nonché l'arte di ammannirli. E credenza, infine, si
chiama anche nelle grandi case, la stanza nella
quale si tengono i cibi, il vino, l'olio e simili. Co-
me mobile, la credenza ha spesso, sotto il piano
ove si innalzano più palchetti, una cassetta o una
specie di armadietto, con uno o più scompartimenti
chiusi da due sportelli ■ Credenzaccia, peggior. di
credenza, in tutti i sensi. - Credenzetta. dimin. di
credenza: luogo ove si pongono cose da mangiare.
Può essere la stanza stessa men grande, o una cre-
denzina non molto piccola. - Credenzina, dimin.
di credenza. - Credenzona, grande credenza. - Cre-
denzone, credenza più grande della credenzona. -
Credenzuccia, credenza meschina di forma o mal
fornita. - Pana rforfl, voce lombarda per credenza da
cucina (dallo spagn,, apai^adora).
Mastietti, vario congegno di due ferri, sui quali,
come l'uscio sui cardini, si volgono gli sportelli di
finestre, credenze e simili. Uno dei ferri del ma-
stietto è conficcato negli sportelli, l'altro nel telaio.
• Palchetto (volgarm. alzata), ciascuna delle assi
che, sostenute da spallette laterali, sovrastano oriz-
zontalmente al piano della credenza. ■ Uscetto della
credenza, lo sportello.
Credenziera, femmin. di credenziere; meno co-
mune, essendo quello di credenziere ufficio più
da uomini che da donne. Può cadere per altro
opportuno, massime come voce di scherzo fami-
liare. - Credenziere, colui che ha, nelle grandi case,
la cura della credenza : maggiordomo.
Credenza. Nel medio-evo, la riunione di citta-
dini per deliberare intorno a pubblici interessi.
Credenziale. 11 documento che accredita un
ambasciatore o un altro agente diplomatico
presso un governo : lettera credenziale, lettera di
credenza ; il titolo che un governo conferisce agli
inviati diplomatici e col quale si definisce la esten-
sione dei loro poteri e il grado che devono occu-
pare fra i ministri. - Anche, la lettera che si ri-
lascia a persone raccomandate e accreditate per
una somma.
Credenziera, credenziere. Chi ha la cura
della credenza.
Credenzóne. Veggasi a credeì'e.
Credere {credibile, creduto). Ritener vero, che
sia, che è, che fu o sarà alcunché ; aver fede in
detti, fatti, promesse, persone, ecc. ; opinare, avere
un'opinione; avere convincimento, jpe»*st*a«ione;
esser d'avviso; far conto, ritenere, stimare, darsi
ad intendere. Con varie gradazioni di significato:
accettare come oro, accettare per buona moneta (la
parola d'altri, una notizia, e simili) ; acquietarsi ai
detti altrui ; cavalcar la capra (figur.) ; dare, por-
gere fede ; dare, porgere orecchio ; essere d opi-
nione ; essere fermo nel credere ; gabellare, gabel-
lare per vero; porre l'animo, porre l'orecchio;
prendere per contante, per denaro contante ; pre-
stare credenza, prestar tede ; stare a detto, star si-
curi (a quanto si dice, si promette, ecc.) ; tenere
per articolo di fede, p*ir vangelo ; tenere per certo,
per certissimo, per costante, per f-^rmo, per sicuro,
per sincero.
Credente, in generale, chi crede; particolarmente,
chi professa una credenza religiosa : religionario. E
visionario chi si figura le cose e le crede, come se
ne avesse avuto visione : allucinato. - Credibile, che
si può credere, che ha in sé molti elementi di re-
rità, di certezza: attendibile, crediloio, creditorio;
degno di fede, di buona fonte, di buon loco; più che
probabile, plausibilissimo, probabilissimo ; vero-
simigliantissimo, verosimilissimo. Un evaniielista
(scherz.), di persona credibilissima. - Fededeyno, de-
gno di fede, degno di essere creduto.
Credibilità, V essere credìbile: attendibilità, veri-
simiglianza. - Credibilmente, in modo credibile,
da potersi credere.
Abbacinare, indurre a credere ciecamente. - Ar-
cicredere, credere incondizionatamente, credere in
tutto e per tutto, essere credenzone. ■ Avvisare,
credere, reputare, stimare. - Bever grosso, essere
corrivo a credere. - Berersela, credere ciecamente.
.- Credersi, nel significato più comune, reputarsi,
avere stima soverchia di sé, per presunzioncy
per superbia. - Dare polvere negli occhi, alluci-
nare altri, togliere il modo di veder chiaro nelle
cose. - Darla a bere, darla ad intendere, far cre-
dere altrui quello che non è.
Esser fede comune, generale, relativamente a cosa
creduta dai più. - Fare atto di fede, credere una
cosa senza discuterla affatto. - Far giudizi temerari,
credere o accusare altri come reo di una colpa,
senza averne indizio veruno o lievissimo. • Possa re
da ricco, da povero, ecc., essere creduto tale. -
Prendere o pigliare una cosa per moneta corrente,
crederla a occhi chiusi.
Ricredere, ripete credere. - Ricredersi, credere
diversamente da quel che si credeva prima: cam-
biare opinione. - Riposarsi sopra uno o sopra
ìina cosa, esserne perfettamente tranquillo, non du-
bitarne. - Ritenere, per credere, tenere, giudicare,
neologismo superfluo. - Sospettare, supporre, cre-
dere, senza avere certezza, ma stando a qualche
indizio. - Stentar a credere, avere difficoltà a cre-
dere, massime trattandosi di fatti o di cose che
sono strani, sembrano inverosimili.
Credenza, credulità'. — Credenzone. — Locuzioni.
Non credere.
Bona fede, buona fede, lo stato d'animo di chi è
pronto a credere ad altri, a non trovare inganni, a
credere di non agir male facendo una determinata
cosa. - Credulità, l'essere credulo, qualità del cre-
denzone, soverchia buona fede: corrività, dabbenàg-
gine, facilità a credere.
Credenzone, chi è troppo facile a credere, per
bonarietà o per inesperienza, o per soverchia sem-
plicità: avannotto, bergolo, bonario; contadino coi
764
CREDIBILE — CREDITO
E olii; corrivo al credere, credulo, credulone; di
uona fede, dolce, dolce di sale; fatappi, fede-
laccio, fidelone, gazzerone, gazzerotto ; ingenuo ;
merlingotto, merlotto, minchione; nuovo bergolo,
nuovo pesce, nuovo pippione; pagolino, paolino;
pesciolino, pesciolino d'acqua dolce ; piccione, pip-
pionaccio, pippione, pollastrotto ; ricco di fede, in
fede; semplicetto, simpliciotto, semplicione, sempli-
ciotto ; tondo, tordo. - Cordovano, uomo semplice,
che si lascia gabbare facilmente. - Gogò, diipe, voci
del gergo francese : valgono imbecille, crèdulo. -
Spugna (fìgur.), chi crede senza esitanza qualunque
racconto, anche stranissimo. - Essere credenzone :
arcicredere, bere i rigagnoli, comprar le gatte in
un sacco ; fermarsi al primo alloggio, al primo u-
scio; lasciarsi andare all'esca; vedere la luna nel
pozzo.
Locuzioni, massime. — Credo quia absiirdum
(credo perchè assurdo, inverosimile), paradosso di
sant'Agostino a sostegno della fede, la quale non
può avere basi razionali. - Experto credile (credete
a chi è esperto), emistichio di Virgilio {Eneide), da
gran tempo parafrasato cosi : Quam subito, quam
certo, experto crede Roberto. - Il credere con osti-
nazione cose non vere è superstizione. - La cre-
dulità senza esame è abitudine da idiota. ■ Quattrini
e santità, metà della metà : non si deve credere a
quanto si dice.- Tu mi fai celia! quando qualcuno
ci dice cosa che non crediamo, o che ci par trop-
po lusinghiera.
Non credere. — Discredere, non credere più quel
che si credeva : far la tara, mettere in quarantena,
miscredere, negar fede. - Dubitare, aver dubbio,
non credere una cosa in tutto, o in parte. - Essere
come san Tomaso (scherz.), non credere se non si
vede ; anche, di chi in qualunque circostanza vuol
sempre le prove, vuol sempre vedere coi propri oc-
chi. - Scredere, non credere più ; anche, disingan-
narsi, uscir d'inganno.
Assurdità, assurdo, ciò che è contrario al
vero e quindi non si può, non si deve credere. -
Inattendibile, che non si può credere, non si può
ammettere. - Inconcepibile, che non si può conce-
pire, non si può credere: incredibile. - Incredi-
bile, da non potersi credere (astr., incredibilità). -
Inopinabile, da non potersi credere. - Incredulo,
chi non crede a una cosa a cui altri crede e che
pure vorrebbe far parere evidente {incredulità,
astr. di incredulo). - Miscredente, chi non crede,
non è religioso, ma eretico. - Miscredenza, man-
canza di religione. - Nihilismo (figur.), il non cre-
dere a nulla.
Credibile, credibilità. Veggasi a credere.
Crédito. (Quello che s' ha ad aver da altri, detto,
per lo più, di moneta; somma che si deve ri-
scuotere ; diritto che compete a chi diede una
merce senza averne il pagamento, o a chi ha pre-
stato denaro o in qualunque modo avanza da al-
tra persona, la quale perciò è in débito: attività,
attivo, avere, fido, ragione, spettativa, spettazione.
Deriva, per lo più, dalla credenza, ossia deli' atto
di fiducia per cui si dà una merce o altro, col
patto di aspettarne il pagamento. - Creditore, cre-
ditrice, chi ha un creaito.
Credito acceso, quello registrato, vivo ; agrario,
quello che si fa all'agricoltore, in quanto coltiva e
produce ; chirografario, quello portato da scrittura
privata; esigibile, maturo, scaduto, il credito allor-
ché sia venuto il tempo del pagamento: fondiario,
quello che si fa assicurando su beni stabili ; fruì'
tiferò, quello che dà interesse (contr., infrutti-
fero):, illimitato, non ristretto, non precisato rela-
tivamente alla somma o al tempo; impegnalo, ipo-
tecato, da non poterne disporre a volontà; in sof-
ferenza, il credito che, per le condizioni poco
buone del creditore, si sa di non potere realizzare
per intero ; ipotecario, quello portato da istrumento
d' ipoteca ; liquido, credito riconosciuto, chiaro ,
senza eccezione ; privato (personale o collettivo),
quando il debitore è persona, oppure un corpo
morale, ma sprovvisto di carattere pubblico ; pri-
vilegiato, che va innanzi a tutti ; pubblico, quando
è debitore lo Stato o un altro ente politico ; reale,
quando si basa sopra un pegno speciale offerto
dal debitore ; straordinario, quando contratto o con-
ceduto in circostanze eccezionali.
Fido, credito commerciale. - Non valori, crediti
inesigibili e merci invendibili.
Atti, diritti, formule, ricevute, ecc.
Operazioni inerenti.
Acceltilazione, formula con la quale il creditore
si dichiara soddisfatto nelle sue ragioni, per lo più
quando si tratta di restituire una obbligazione. -
Anticresi, contratto mediante il quale il creditore
acquista il diritto di fare suoi i frutti dell'immo-
bile del suo debitore, con l'obbligo di imputarli an-
nualmente a sconto degli interessi, se gli sono do-
vuti, e quindi del capitale del suo credito. - Asse-
gnamento, ragione di credito, che si cede altrui,
acciocché se ne valga a suo tempo. Azione d'effet-
tuare fondi al pagamento d' un debito o di una
rendita. Sostituzione di terzi al pagamento d' un
debito. - Assegno fisso, veggasi a debitore. • Atti-
vità, le partite di credito, d'un patrimonio, di un'am-
ministrazione. Contrario di passività. - Azione pao-
liana, nel diritto romano, l'azione del creditore
contro atti del debitore che a lui rechino danno.
Benefizio d'escussione, il diritto che ha il fideius-
sore di obbligare il creditore a escutere prima i
beni del debitore principale. - Cedebònis, cessione
di tutti i beni in favore dei creditori. - Colloca-
zione, l'ordine che si assegna a un creditore fra
tutti quelli che hanno parte nella divisione dei
beni di un debitore. - Danno positivo o emergente
si chiama dai giuristi la perdita sofferta dal cre-
ditore; danno negativo o lucro cessante, il guadagno
di cui il medesimo fu privato.
Giudizio di espropriazione, quello che si eseguisce
contro il debitore per ottenere la vendita dei suoi
beni mobili e immobili, il cui prezzo ricavato si
ripartisce fra i creditori. - Graduazione del prezzo,
0 dei creditori, modo col quale si determina il posto
dovuto a ciascuno dei creditori nel prezzo della cosa
venduta al comun debitore, allo scopo poi di divi-
dere fra essi. - Ipoteca, diritto acquistato da un
creditore, o per accordo col debitore o per sentenza
del tribunale, sopra un immobile del debitore a
garanzia del proprio debito.
Obbligazione in solido, quella per cui ciascun
creditore può domandare tutto, o ogni debitore è
tenuto per tutto. - Omologazione per parte del Tri-
bunale, il concordato reso valido obbligatorio per
tutti i creditori. - Onerazioni di credito, i mutui, lo
sconto di cambiali che si fanno presso una Banca
o altrimenti.
r6o
Partita di credito, il conto a favore, M'avere di
qualcuno e inscritto sui libri di amministra-
zione^ di contabilità. - Pegno, quel che si dà
per sicurezza del credito, da restituirsi dopo l'estin-
zione del debito. - Prenotazione, il prenotare, ossia
l'inscrivere un credito prima d'altri : vantaggio di
alcuni creditori. - Prescrizione, mezzo col quale,
decorso un periodo di tempo, e sotto condizioni de-
terminate dalla legge, taluno acquista un diritto o
è liberato da un credito. - Privilegio, in diritto
civile, distintivo di un credito che deve essere pa-
gato a preferenza (diritto di prelazione).
Quota civile è detta, legalmente, la parte distinta di
credito o debito in cui si può dividere l'obbliga-
zione. - Resto, saldo d'un credito o d'un debito. - IH-
messione, atto per cui il creditore rinuncia al pro-
prio credito a vantaggio del debitore, talvolta for-
zatamente, per legge o per sentenza. - Surr-oga,
atto per cui taluno subentra nei diritti di un cre-
ditore ipotecario, succedendo nel grado già da que-
sti occupato.
Abbonare, abbonire, fare un abbuòno, rinunciare
a una parte del credito. - Accreditare, porre a cre-
dito : inscrivere a credito, all'attivo, all'entrata. -
Acquetare un creditore, soddisfarlo in qualche
modo. - Avanzare, essere creditore, dover avere.
- Cedere, girare un credito, passarlo ad altri. - Do-
ver avere, essere creditore. - Essere, stare, rima-
nere, trovarsi in disborso, rimanere a credito per
sborsi anticipati fatti a uno o per conto d'uno.
Fare il trapasso, cedere un titolo di credito a
un'altra persona. - Graduare, assegnare a ciascun
creditore quello che gli spetta di una persona fal-
lita. - Liqutdai'e, riconoscere la validità d'un cre-
dito, fissandone l'importo ; vale anche saldare un
conto. - Pagare, soddisfare, acquietare, contentare,
gabbare il creditore, espressioni di chiaro signifi-
cato. - Prendere a credito, senza pagare all'atto
della compra: comprare a crai (domani); compra-
re, fare a credenza, a debito, a chiodo, a fido, a
mora, a schiaffo, a tempo, per tempo ; pigliar a
griccia (detto di cose piccole). - Protestare un cre-
dito, disdirlo.
Richiedere un credito, domandare a una ditta, a
una Banca che ci si apra un determinato cre-
dito. - Ricoprire, assicurare i propri crediti o si-
mili. - Rimanere zìo (scherz.), non essere pagato
di un credito. - Riscuotere i credili, effettuarne
la riscossione, incassarne l'importo. - Saldare, pa-
reggiare debiti e crediti. - Sdebitarsi, soddisfare
il creditore, pagare il debito. - Spogliarsi, d'ogni
credito, rinunciarvi. - Stancheggiare un creditore,
tenerlo a bada e renderlo inerte a poco a poco.
- Trovarsi in credito, avere più crediti che debiti.
- Voltare, di debiti, crediti, eredità, intestarli a
un altro.
Istituti di credito.
Persone, carte, titoli. — Varie.
Istituti di credito si chiamano quelli che hanno
per iscopo di procurare e facilitare il credito. -
Banca, stabilimento di credito pubblico destinato
a mettere in circolazione della carla-valore per fa-
cilitare le operazioni di commercio, scontando cam-
biali, ricevendo ipoteche, facendo -prestiti, ecc. -
Credito fondiario, istituto sancito dalla legge i4
giugno 1866 ed esercitato da alcuni Banchi: ha
per oggetto di prestare, per prima ipoteca sopra
beni immobili e sino alla metà del loro valore,
somme rimborsabili con ammortamento. - Credito
mobiliare, istituto fondato a Parigi, nel 1832, dal
quale vennero poi istituti di simil genere, allo
scopo di sostenere e di promuovere il credito e di
servire, particolarmente, da intermediari fra i ca-
pitalisti e coloro che hanno bisogno di capitali.
Cosi, le Banche ipotecarie, le Banche di Credito fon-
diario, le Casse di prestilo, le Case di pegno, le
Unioni di credito rurali, ecc. - Stanza di compen-
sazione, meglio che camera di compensazione, isti-
tuto di commercio nel quale reciproci debiti e crediti
si compensano e vengono estinti sino alla loro con-
correnza. - Unione di credito, istituto fondato da
persone che, avendo bisogno del capitale, ricor-
rono all'associazione con vicendevole malleveria, in
solido, dei singoli membri, diversamente dalle Ban-
che fondate dai capitalisti.
Banchiere, chi fa operazioni di credito, nego-
zia valori pubblici, ecc. - Censore, chi, negli isti-
tuti di credito, vigila il buon andamento dei ne-
gozi.
Azione, certificato che giustifica il versamento
fatto ad una società o ditta di commercio per la
formazione del capitale. - Azione al portatore,
quella che non indica la persona che ha versato la
quota di capitale. Azione intestata, V opposto. -
Cartella, cartella di rendita, titolo o certificato di
credito verso lo Stato o un comune, società, ecc. -
Castelletto, veggasi a Banca (carte, registri, titoli,
ecc.), pag. 244, seconda colonna. - Cedola ("nell'uso,
cupone), cartolina che si stacca da una cartella di
rendita per riscuotere il valore degli interessi ma-
turati - Domanda d'iscrizione di credito, foglio di
carta bollata contenente la esplicita dichiarazione
che il credito insinuato é vero e reale. • Lettera
di credito, lettera che un banchiere dà a un
viaggiatore perchè possa riscuotere denaro da altro
banchiere di un' altra città. Anche, il documento
che accredita l'ambasciatore presso un altro go-
verno. - Libretto di risparmio, veggasi a rispar-
mio. • Ricapito, carta qualunque di credito. - Ti-
toli di credito, effetti, carte-valori, scritti che con-
tengono la promessa di prestazione in denaro o in
merci. Si distinguono, riguardo al debitore, in ti-
toli di credito pubblico e di credito privato; ri-
guardo al modo di emissione, in nominativi, o in-
testati, se portano il nome di una determinata per-
sona ; all'ordine, se il nome del creditore è prece-
duto 0 seguito da tale clausola ; al portatore, se in
essi non figura alcun nome e si ritengono quindi
proprietà di chiunque li presenti. - Vaglia, titolo
di credito sul quale si ordina un pagamento.
Varie. — Buona o cattiva firma, quella di un
negoziante, a seconda che ha molto o poco credito.
- Riserva metallica, quel fondo di moneta metallica
che gli istituti di credito sono obbligati a tenere
nelle casse, per garanzia dei biglietti fiduciari a
corso libero autorizzato dal governo.
// suo inchiostro non corre, di chi non ha, non
trova credito. - Puzzar d'inchiostro, di cosa che si
sia presa a chiodo, a credito.
Crédito. Riputazione, stima di cui gode una
persona, specialmente negli affari. - Di una bot-
tega, l'aver nome di onestà e di discretazza. -
Pregio in cui è tenuta una cosa per le sue qua-
lità. - Accreditato, avente credito. - Conservare, as-
sodare, mantenere, pei-dere il credito, espressioni di
chiaro significato. - Influenzare, influire, avere in-
766
CREDITORE
CREPARE
fluenza, essere intuenti, aver credito, potere, au-
torità, ecc. - Screditare, levare o scemare il cre-
dito. • Alla scesa tutti i santi aiutano, andar giù,
a perdere il credito, si la più presto che a con-
quistarlo.
Creditore. Chi ha un credito o più crediti ;
colui al quale è dovuto denaro, o roba, od altro
di simile, come equivalente delle cose sommini-
strate 0 cedute. - Cadavere, detto scherzosam. per
creditore, sul bisticcio : Cd d'avere. - Composto,
tolleranza del creditore verso il debitore; il dargli
tempo a pagare. - Concredilore, creditore in com-
pagnia d'altri, - Creditore cambista, chi ha crediti
derivanti da scritte di cambio. - Creditore chiro-
grafario, quello il cui credito non risulta da atto
pubblico, ma da scrittura privata. - Creditrice, fem-
min. di creditore.
Essere creditore: andar in credito; avanzare, a-
ver a avere, aver avere, aver da avere ; essere,
rimanere, stare, trovarsi in credito o in disborso ;
restar compare o parente (aver prestato denari a
chi non li rende).
Credo. Simbolo apostolico o professione di fede,
che nel cattolicismo comincia con tale parola. - La
terza parte della messa, la quale contiene la pro-
fessione di fede.
Credulità (credulo). Soverchia e ingenua faci-
lità a crédere: corrività, dabbenaggine.
Crèdulo. Corrivo , facile a credere : cre-
denzone.
Crèma. La parte più sostanziosa e densa del
latte, usata specialmente a far burro : tose,
panna ; capo di latte, fiore del latte, fior di latte.
- Sorta di dolce fatto di panna, mista con tuorli
d' uovo, anche con cioccolata o caffè, zucchero e
aromi, il tutto rimestato per farlo incorporare o
rappigliare al fuoco. - Crema dei liquoristi, liquido
fino e sopraffino. - Crema medicinale, preparato ma-
gistrale, nutritivo, gradevole al palato e mediea-
mentoso. - Crema sbattuta, vivanda che si fa sbat-
tendo la panna del latte perché rigonfi, e aggiun-
gendovi poi dello zucchero, con qualche profumo:
lattemele, lattemiele, panna montata. Si mangia con
cialdoni, specie d'ostie arrotolate a cannello. - Flan
(frane), pasticcio, torta di crema, uova, farina e
simili ingredienti, fatto anche con verdure, legumi,
carni passate e cotte in istampo e a bagnomaria.
Cremometro, istrumento (cilindro di vetro gra-
duato) per misurare la quantità di crema contenuta
nel latte. - Montare, detto di uova, panna, crema,
ecc., operazione per cui le si fanno ricrescere, agi-
tandole, frullandole, sbattendole.
Cremare (cremato). Detto a cremazione.
Crematoio. Apparecchio, forno, edificio per la
cremazione.
Crematologia, crematonomia. Veggasi a
riccJiezza.
Cremazióne. Combustione, distruzione dei ca-
daveri per mezzo del fuoco: incenerimento, incine-
razione. - Cremare, neologismo formato dal latino
cremere, bruciare, ardere : mettere un cadavere nel
crematoio, per ridurlo in cenere. E ceneri si dicono
gli avanzi del corpo cremato: gli antichi le racco-
glievano entro un lenzuolo d'amianto, incombusti-
bile. - Crematoio, apparecchio (forno) e, anche, l'e-
dificio (tempio crematorio), nel quale si procede alla
alla cremazione.
Ara sepulcri o ara funeris, il rogo funebre su
cui anticamente era bruciato un cadavere. - Forno
crematorio, apparecchio per la cremazione, vario di
struttura e di funzione e, per lo più, designato col.
nome dell'inventore (quindi crematoio Gorini, Ve-
nini, Mesmer, Guzzi, Rey, ecc). - Pira, catasta
di legna, rogo. - Rogo, catasta di legna per ab-
bruciare i cadaveri; si costruiva in forma d'al-
tare, e vicino ad esso si immolavano animali o
schiavi, si bruciavano vivi certi condannati e si
celebravano danze, giuochi, combattimenti di gla-
diatori, ecc.: capanna, capannello, capannuccio,
stipa. - Urne cinerarie, vasi cinerari, quelli in cui
si chiudono le ceneri del cadavere abbruciato. -
Ustrinà, luogo dove si riponevano gli avanzi del
rogo, nell'età del bronzo.
Alzar capanne (cataste), porre al rogo. - Far la
matta ai vermini, morire sul rogo.
Gli apparecchi di cremazione finora 'immaginati
ed esperimentati si possono dividere in due classi :
apparecchi a storia o, meglio, a distillazione; ap-
parecchi a combustione. In questi il cadavere viene
direttamente investito dalle fiamme prodotte da un
focolare a legna o dal gas illuminante, oppure da
quelle prodotte dall'accensione dei gas sviluppan-
tisi da un forno gasogeno a contatto dell'aria atmoa
sferica, introdotta nell' apparecchio ; in quelli ho
luogo una vera distillazione del cadavere in vas i
chiuso (tali gli apparecchi Du Jardin, Cadet, Bett-
e Terruzzi, ecc.). - Di un forno crematoio, general-
mente, fanno parte il focolare, la camera di crema-
zione (con relativa porta), il camino, il condotto del
fumo e dei prodotti di combustione, le spie, o spi-
ragli di osservazione, orifici chiusi da vetri, attra-
verso i quali si può vedere il cadavere in preda
alle fiamme. La camera di cremazione contiene ;
Vapparecchio di ustione, il cineratoio (lastra desti-
nata a raccogliere le minute porzioni dei residui
della cremazione, cadenti dalla griglia) e la griglia,
formata da un telaio scorrente su puleggie. Proce-
dimento che si segue nella cremazione : la salma
viene portata dalla camera mortuaria all'ara cre-
matoria sopra un carrello, attraverso una piatta-
forma scorrevole su rotaie, oppure su un carrello
scorrevole per sé stesso su guide. In un tempio
crematorio, per lo più, oltre l'ara, si hanno: la
sala destinata al pubblico e alle cerimonie funebri,
la parte destinata a colombario, Jcon le cellette per
il deposito delle urne cinerarie, la stanza e i banchi
di deposito dei cadaveri, la stanza per le autopsie,
la tavola anatomica, il pozzo raccoglitore dei li-
quidi putridi e delle lavature, ecc.
Cremisi, cremisino (chermisi). Colore rosso.
Cremore (cremor di tartaro). Veggasi a jjur-
gante.
Crcolina. Veggasi a disinfettante.
Creosoto. Liquido volatile, di sgradevole odore,
usato nella cura dei denti. ■ Creosina, soluzione di
creosoto associata allo jodio, agli ipofosfiti e al bal-
samo del Perù. - Creosoto, principale costituente
del creosoto : si trova nei prodotti della distilla-
zione del legno di faggio. - Creosotal, carbonato di
creosoto, con uguali proprietà terapeutiche. - Oleo-
crosoto, miscela di eteri oleici del creosoto conte-
nente vari fenoli, di odore e sapore del creosoto ;
si emulsiona con la gomma e col creosoto ; agisce
come quest'ultimo e come il guaiacolo.
Crepa. Crepatura in muraglie, in intonachi e
simili : screpolatura, spaccatura. - Crepàccio,
crepatura grande. - Cretto, piccola crepa.
Crepaccio. Detto a crepa.
Crepacuore. Gran dolore.
Crepare (crepalo). Gessar di vivere, morire.
767
- Aprirsi della superficie, fendersi, scoppiare ;
spaccarsi (veggasi a spaccatura). - Creltare, far
piccole crepe. - Screpolarsi, accennare a crepare.
Crepata. Operazione fatta per rinforzare il co-
lore del vino.
Crepatura. Effetto del crepare : screpolatura,
spaccatura.
Crepavesciche. Detto a vaso.
Orépida. Sorta di calzatura antica.
Crepitàcolo. Istrumento rumoroso usato nella
settimana santa, invece delle campane, per invitare
i fedeli alle funzioni che si celebrano in chiesa.
Crepitare {crepitalo). J.o scoppiettare del
fuoco.
Crepitazióne. Rumore che produce l' aria at-
traverso i bronchi. - Veggasi ad osso.
Crepitìo, crepito. Veggasi a fuoco.
Crepùscolo. Luce che precede il levare e se-
gue il tramontare della luce del sole, cioè Valba
e il tramonto: ave, avemaria, brùzzico, brùzzolo;
fra lusco e brusco, fra notte e giorno.
Crescendo. Termine di musica: il passare,
nel suono, gradatamente dal piano al torte.
Crescente, crescenza. Veggasi a créscere.
Créscere {crescimento, crescita, cresciuto). Piarsi
maggiore, aumentare (veggasi ad aumento).
Detto di animali, di piante, di radici, ecc., farsi più
grande; aggrandire, alzarsi, allungarsi, ampliarsi.
Anche, andare innanzi nell'end; estollersi, farsi
lungo, largo; inalzarsi, ingrandire, ingrandirsi,
ringrandire ; salire, svilupparsi, prendere sviluppo.
• Detto di un fluido, salire a un livello, a un
punto più alto. - Della luna, aumentare nelle sue
fasi.
Accrescere, far crescere, aumentare. - Allignare,
crescere e vegetare prosperamente. - Dilatarsi, di-
ventar maggiore in estensione, occupare maggiore
spazio. - Gonfiare, rigonfiare, crescere diventando
gonfio. - Guadagnar terreno (figur.), crescere, al-
largarsi, avvantaggiarsi. - Imbozzacchire, venire, cre-
scere a stento, stentare, intristire: di piante e di
animali. - Ingigantire, crescere molto, divenir gi-
gante. - Ingrossare, crescere, diventando più
grosso. - Nascere, venire su come i funghi (iron.),
in un momento e in quantità. - Prosperare, cre-
scere e divenir prospero. - Pullulare, crescere dei
germogli delle piante. - Ricrescere, ripete crescere. -
Ripullulare, ripete pullulare, - Ritornare, ricrescere.
• Soccrescere, crescere sotto. - Sopraccrescere, cre-
scere sempre più ; crescere sopra e crescere a ri-
dosso. - Sperticare, di un albero che vada troppo
in alto. - Stravolgersi, venir su storto. ■ Venir
su a occhiate, venir su come le biade, crescere ra-
pidamente.
Accrescitivo, che accresce, fa crescere : augmen-
tativo, aumentativo. - Crescente (particip. e aggett.),
che cresce, è in aumento : adultivo, crescituro, ve-
gnente.
Crescenza, crescimento, atto ed effetto del cre-
scere : accrescimento, aggiunta, ampliazione, augu-
mentazione, augumento, aumentazione, aumento ;
dilatazione, estensione ; ingrossamento, ingrossatura ;
incremento. - Ricrescimento, il ricrescere. - Ricre-
scita, l'essere ricresciuto.
Crescit eundo (cresce con l'avanzare), motto la-
tino col quale si accenna al progressivo sviluppo
di talune cose. - Sullo stendere: nel tempo che la
pianta o la persona cresce.
Crescimento, créscita. 11 crescere.
Crescióne. Genere di piante di cui la specie
più importante è il nasturzio. Si ha il crescióne
acquatico, detto anche erba da scorbuto, il quale
trovasi nei rivi e nelle fossette, dove placidamente
scorre l'acqua; se ne mangiano le foglie crude in
insalata, e si adopera anche come antiscorbutico ;
il crescione de' prati, detto anche viola dei pesci,
che cresce nei prati montuosi ed umidi, ha il sa-
pore del crescione e può servire agli stessi usi eco-
nomici e medicamentosi; il crescione fetido, che
nasce fra le rovine delle muraglie ed esala un o-
dore molto spiacevole, assai penetrante, ecc. - Sio
(Sium), specie di crescione.
Crèsima. Il sacramento che il vescovo am-
ministra ai battezzati, confermandone la fede : con-
fermazione, sacramento della confermazione ; cre-
sma, crisma, sacro crisma, santo crisma. - Cresi-
mando, chi riceve la cresima. - Cresimante, chi am-
ministra la cresima : cresimatore. - Cresimare, con-
ferire il sacramento della cresima, confermare, dare
in fede. - Patrino, padrino, colui che tiene un bam-
bino a battesimo, e anche chi assiste altri nella
cresima. Patrini, termine collettivo che comprende
anche la matrina. La qualità di patrino induce una
certa cognazione o parentela spirituale, che chia-
masi comparatico, tra lui e il battezzato o il cre-
simato. - Crisma, l'olio consacrato per la cresima
e altri sacramenti.
Créspa. Piega, ripiegatura, increspatura, cre-
spolo, che si fa nella camicia, nelle vesti da
donna : cucitura che arriccia un lembo del tessuto
per restringerlo da quel lato, usata specialmente
nelle gonne e nelle sottane, per attaccarle al cintu-
rino, nelle maniche per attaccarle ai polsini, ecc.
E increspare, fare le crespe e attaccarle ; strisciare
le crespe, prolungarle a filo diritto, servendosi
della punta dell'ago. ■ Detto di panno o di pelle,
crespa vale grinza, ruga. - Ondicella di fiume,
di mare. - Crespo, che ha crespe ; grinzoso, in-
crespato (veggasi a increspare). - Cresputo, fatto
a crespe, che ha molte crespe.
Crespello. Il raggrinzamento delle foglie d'oro
nella doratura.
Crespino. Arbusto da siepe. ■ Nome del santo
protettore del calzolaio.
Crespo. Sorta di tessuto di lana e seta.
Crespo, cresputo. Veggasi a crespa, a ca-
pelli, a increspare.
Cresta. Carne rossa sul capo del gallo, della
gallina e di qualche uccello. - Citna, sommità
frastagliata di monte, di muro, di parapetto,
di spalto, ecc. - Specie di cuffia. - In anatomia,
ogni sporgenza ossea stretta e allungata. - Parte
del cimiero.
Crestaia. Lavoratrice di creste, di cuffie e di
altri abbigliamenti per le donne : quella che comu-
nemente si chiama modista. - Crestaina, scohra,
0 giovanotta che lavora nella bottega di una cre-
staia, di una modista. In Firenze ha significato af.ine
alla voce grisette dei francesi. - Madamina, sarto-
rella, sartina, crestaia. - Piscinina, nel dialetto mi-
lanese, l'aiutante delle sarte e delle crestaie, la
bambina che fa le commissioni, porta le scatole,
compra le colazioni alle operaie e adempie altri
servigi. Frane, trotlin.
Crestomazìa. Sorta di antologia.
Creta (cretàceo). Terra tenace, argilla; roccia
calcarea, varietà amorfa e tenera del carbonato di
calce, d'aspetto terroso, bianco, raramente colorato,
con proprietà assorbente : costituisce la base di al-
cuni colori a colla; mescolata con colla e mucilla
768
CRETA — CRISTALLO
gine, indi fortemente compressa, serve a fare ma-
tite da scrivere sulla lavagna, dette volgarmente
gessi 0 gessetti. Viene pure mescolata a molti qo-
lori minerali per ottenere tinte attenuate, ecc. -
Creta galestrina, terra calcare, argillosa, magnesiaca,
con protossido di ferro. - Creta mozza, marna ar-
gillosa, salifera, dell'Italia centrale. - Creta nera,
nero minerale, nero di schisto, schisto argilloso tinto
in nero, o in azzurro scuro, da sostanze carboniose
o metalliche. Usasi per colori ad olio, per colorire
tappezzerie, per fare bastoncini da impiegarsi come
matite. - Cretaceo, che è della natura della creta.
Créta. Terza epoca nella geologia.
Cretàceo. Detto a creta.
eretico. Piede di verso greco e latino.
Cretinismo. Slato di chi é cretino, idiota.
Cretino. Chi non ha intelligenza o ai som-
mo grado ottusa : idiota.
erezióne. Veggasi ad eredità.
Cribrare (cribrato). Sceverare col vaglio.
Cribro. 11 vaglio.
Cribroso. Ciò che è attraversato da, fori, da
buchi come un cribro, un crivello, un vaglio.
Cric. Voce imitativa : veggasi a rompere.
Cricca. Lega, combriccola di più persone. -
Veggasi anche a carte da giuoco (termini di
giuoco), pag. 442, seconda colonna.
Cricco. Sorta di coltello.
Orlmenlese. 11 delitto di lesa maestà.
Criminale, criminalista ^ criminalità.
Veggasi a delitto.
Criminalmente. Veggasi a delitto.
Criminare (criminato). Accusare, fare ac-
cusa.
Crimine. Grave delitto.
Criminosità, criminoso. Veggasi a delitto.
Crinale. Nell'uso toscano, cima, sommità di
monti, quando si prolunga con linea continuata.
- Ciò che serve a cingere o a ornare il crine, i
capelli.
Crine. Insieme dei capelli. • Il pelo lungo del
cavallo: coma, crinaglia, crinata (v. a.), criniera;
giubba (la criniera del leone); peli, setole, zazzera.
• Crine vegetale: si ottiene dalle fibre di diverse
palme (palma nana, ecc.) e di altre piante: fibre
dotate di elasticità e impiegate a imbottire mate-
rassi, cuscini, ecc. Allo stesso scopo si prepara, da
poco, sterilizzandolo, il crine animale (di cavallo,
ecc.). - Crino, crine *di cavallo conciato per vari
usi. - Crinito, crinuto, giubbalo, che ha crine, cri-
niera.
Crini. Plurale di crine.
Criniera. Tutti insieme i crini del cavallo,
del leone, ecc. Ciuffo, o cresta di piume all'occi-
pite 0 lungo il collo di alcuni uccelli.
Crinito, crinuto. Veggasi a crine.
Crino. Detto a crine.
Crinolina, crinolino. Veggasi a sottana.
Cripta (critla). Sotterraneo di chiesa: cripto-
portico.
Criptònimo. Con nome segreto.
Crlptotelegrafla {criptotelegrafico). Veggasi a
telegrafo.
Crisalide. Il baco da seta, o altro bruco,
rinchiuso nel bozzolo, prima che si trasformi in
farfalla: aurelia, larva, ninfa, verme, vermoc-
chio. • Bacaccio, bacoccio, crisalide morta. - Nin-
feggiare, ridursi in crisalide.
Crisantemo. Pianticella erbacea, perenne, che
produce fiori senza profumo, ma di colori svaria-
tissimi e adoperati per ornare i sepolcri.
Crisi {critico). Il momento più grave di un af-
fare: fase critica, periodo critico. - Subitaneo e
notevole cambiamento, in meglio o in peggio, d'una
malattia. Dicesi anche per agitazione. - Crisi
nervosa, veggasi a nervo (malattie, disturbi dei
n^rvi). - Krach o krack, neologismo indicante una
crisi bancaria, un improvviso disastro di case com-
merciali, di grandi aziende, ecc.
Crisma. - La cresima. L'olio consacrato per
alcune cerimonie della Chiesa cattolica.
Crisocolla. Silicato di rame.
Crisogrrafla. Detto a pittura.
Crisolito. Sorta di pietra preziosa, di gemina.
Cristallaio. Detto a cristallo.
Cristallame. Assortimento di vasi di cri-
stallo.
Cristallino. Di cristallo, simile a cristallo. -
Figur., limpido, - Uno degli umori dell'occ/tio.
Cristallizzare, cristallizzarsi {cristallizza'
bile, cristallizzato). Veggasi a cristallo.
Cristallizzazióne. Detto a cristallo.
Cristallo. Corpo solido che, o per forza insita
nella sua materia o per l'opera dell'uomo, presenta
una forma regolare terminata da annoti, facce, spi-
goli. Inesattamente si usa a significare il vetro
perfezionato. Cristalli tipici: il cristallo delle Alpi,
feldspato ialino ; il cristallo di rocca, il quarzo,
se si presenta limpido e incoloro. - Cristallo di
monte o di rocca, nome dato a una pietra fossile
simile al diamante, • Cristallo aciculare, allun-
gato, a torma di spillo; arrotato, il cristallo che,
per via di rota, è ridotto all'ultima perfezione, o
è sfaccettato o variamente disegnato. - Flint (ingl.),
ital., selce, specie di cristallo che ha grande potere
rifrangente, e serve a fare le lenti acromatiche
dei microscopi e degli obbiettivi. - Paglietta, cri-
stallino lucente sottile, come filo di paglia. - Strass,
cristallo di composizione speciale, da cui viene
tratta una sostanza che serve per l'imitazione delle
pietre preziose.
Cristallino, appartenente a cristallo, con qualità
di cristallo. - Cristallizzabile, il corpo che può as-
sumere forma cristallina. Contr., incristalUzzabile.
- Cristallizzare (cristallizzato), ridurre in cristallo
0 in forma di cristallo. - Cristallizzarsi, prendere
la forma di cristallo. Dicesi anche per fossilizzarsi,
divenir fossile. - Cristallizzazione, processo di
lenta solidificazione della materia liquida pel quale
si formano i cristalli. - Cristalloide, corpo solido
imperfettamente cristallizzato.
Cristallografia, parte della scienza mineralogica
che esamina le forme cristalline e ricerca le leggi
che le governano. - Goniometria, arte di misurare
gU angoli dei cristalli.
Cristallaio, chi lavora e vende cristalli. • Cri-
stallame, assortimento di vasi di cristallo per ser-
vizio della mensa.
Elementi costitutivi dei cristalli.
Gruppi e sistemi. — Associazioni cristalline.
Elementi. — Angolo, punto d'incontro di almeno
tre spigoli. - Angolo diedro, lo spigolo. • Angolo
troncato, la sostituzione di una faccettina di tre o
più lati ad un angolo. • Faccia, terminazione piana
CRISTALLO
769
del cristallo. - Nucleo, parte centrale dei cristalli,
nella quale si incrociano gli nssi cristallografici. -
Spigolo, punto. d' incontro di due facce. • Spigolo
smussato, la sostituzione di una faccetta allungata
di quattro o più lati ad uno spigolo.
Gruppi e sistemi. — Dimetrico, gruppo o sistema
rappresentato dal cristallo, che ha due assi cristal-
lografici uguali in lunghezza e il terzo o più corto
o più lungo degli altri. - Ellissoidale, quando il cri-
stallo presenta tal, forma da poter essere circo-
scritto da un elissoide a due assi o a tre assi. -
Esagonale, quando il cristallo ha la forma di un
prisma esagono od altra che da questo appaia de-
rivata. - Èonoclino, se il cristallo attraverso un
solo piano può essere tagliato in due parti tali da
essere una l' immagine specchiale dell'altra • A/o-
nometricOf se il cristallo ha i tre assi cristallogra-
fici di uguale lunghezza. Ed emimorfismo il feno-
meno per il quale un cristallo non appartenente al
sistema monometrico é limitato da facce di forma
diversa all'opposta estremila di un asse di sim-
metria. - 0»/o/ipo, sistema cristallino a piramide
quadrangolare, a spigoli disuguali, determinata da
otto triangoli scaleni : base, un rombo. - Romboedrico,
se il cristallo ha forma di romboedro o tale che' a
questo non sia dissimile fondamentalmente. - Sfe-
roidale, se il cristallo, per la sua forma rotondeg-
giante, può essere avvolto da una sfera. - Triclino,
quando il cristallo é asimmeirico. - Trimelrico,
quando gli assi cristallografici misurano diverse lun-
ghezze.
Associazioni cristalline. — Denditriche, associa-
zioni di cristalli che presentano nell'insieme una
forma ramiflcata e tale da assomigliare a un albero.
Drusa, un gruppo irregolare di cristalli impiantati
alla superfìcie di una roccia. - Geminali, due o
più cristalli che, avendo la stessa forma cristallina,
la stessa combinazione e presso a poco le stesse
dimensioni si presentano intimamente uniti. -
Geode, serie di druse concave che tappezzano una
cavità chiusa nella roccia. - Mammillare, d'un ag-
gruppamento di cristalli che riveste la superfìcie di
altri corpi. - Mimetiche, alcune associazioni cristal-
line che, nell'insieme, simulano un solo cristallo ap-
partenente però ad un gruppo diverso di quello
a cui appartengono i singoli elementi dell'associa-
zione. - Tremoggio, o tremle, insieme di cristalli,
dall'aspetto di piramidi cave, che si formano alla
superficie di caldaie di evaporazione, dove precipi-
tano sali.
Aspetti del cristallo.
Sue forme geometriche più' comuni.
Emiedrico, il cristallo che ha la metà del nùmero
delle facce possedute dal cristallo oloedrico corri-
spondente. - Oloedrico, il cristallo che possiede il
maggior numero di facce consentito dalle leggi che
regolano il gruppo a cui esso appartiene. - Telarlo-
edrico, il cristallo che presenta un quarto del nu-
mero delle facce del cristallo oloedrico corrispon-
dente.
Emitropia, fenomeno per il quale due cristalli si
presentano. aggruppati come se un unico cristallo
fosse stato diviso o una metà avesse descritto una
mezza rivoluzione sull'altra: dal che risulta che le
faccie delle due metà del cristallo sono inversa-
mente disposte.
Forme geometriche più comuni. — Bipiramide
rombica, forma geometrica di tipo elissoidale, costi-
tuita da otto facce che appaiono triangoli scaleni.
- Bisfenoide, forma geometrica a tipo elissoidale a-
vente le facce triangolari isoscele. - Cubo, forma
geometrica di tipo sferoidale, avente sei facce qua-
drate, parallele due a due. - Ottaedro, forma geome-
trica di tipo O' sferoidale o ellissoidale e avente otto
facce triangolari.
JHnacoidef forma geometrica costituita da due
sole facce parallele equivalenti. - Piritoedro, forma
geometrica di tipo sferoidale che ha dodici facce
pentagone. E' detto anche pentagonododecaedro. -
Prisma esagonale, forma geometrica di tipo ellissoi-
dale formato da un prisma a base esagoiia e ter-
minato dalle due facce basali. - Prisma tetragonale,
forma geometrica di tipo ellissoidale avente le facce
rettangolari.
Rombododecaedro, forma geometrica di tipo sfe-
roidale, che conta dodici facce uguali e rombiche.
- Scalenoedro, forma geometrica di tipo ellissoidale,
risultante da dodici facce triangolari e scalene. -
Tetracontottaedro, forma geometrica di tipo sferoi*
dale risultante di quarantotto facce triangolari u-
guali. - Tetraedro, forma geometrica a tipo sferoi-
dale avente quattro facce triangolari equilatere ed
uguali.
Caratteri ottici dei cristalli.
Allocromatici, i cristalli che, incolori per nalm*a
propria, si presentano spesso accidentalmente colo-
rati, per l'azione di sostanze estranee. - i4njso<ropo,
il cristallo birifrangente. - Biassico, il cristallo bi-
rifrangente, che perde la sua proprietà di birefra-
zione, se il raggio luminoso lo attraversa secondo
due determinate direzioni. - Birifrangente, il cri-
stallo che ha la proprietà di spostare e di dividere
in due (sdoppiare) un raggio luminoso che l'attra-
versi. Sostantiv., birifrazione. - Fluorescente, il cri-
stallo che presenta la proprietà della fluorescenza,
che consiste nel mostrare per trasparenza un co-
lore diverso che per riflessione. - Gatteggiante, il
cristallo che presenta il bagliore caratteristico che,
nell'oscurità, splende nell'occhio del gatto; sostan-
tiv., gatteggiamento. - Idiocromatici, i cristalli che
mostrano sempre lo stesso colore, da qualunque
giacimento essi provengano. - Iridescente, il cristallo,
se contemporaneamente in diverse sue parti pre-
senta i colori dell'iride. - Isotropo, il cristallo mo-
norifrangente. - Lucente, il cristallo se riflette i
raggi luminosi a mò di specchio; sostantiv., luceìi-
tezza. - Monoi efrangente, il cristallo che ha la pro-
prietà di spostare, quasi spezzandolo, un raggio di
luce che l'attraversi : sostantiv., monore frazione. -
Opaco, il cristallo se non si lascia attraversare dalla
luce. - Opalescente, il cristallo se appare all'occhio
successivamente' di diversa colorazione ; sostantiv.,
opalescenza. - Pellucido il cristallo che si lascia at-
traversare solo parzialmente dalla luce, di modo che
si possano distinguere solo i contorni di un corpo da
un osservatore che lo fissi attraverso il cristallo. -
Trasparente, il cristallo che si lascia attrarversare
dai raggi luminosi cosi che da un osservatore si
possano osservare anche i minimi particolari di un
corpo che si trovi dalla parte opposta; sostantiv.,
trasparenza, - Uniassico, il cristallo birifran-
gente, che perde la sua proprietà, se il raggio Io at-
traversa secondo una determinata direzione.
Premoli. - Vocabolario N'omenclatore.
49
770
CniSTALLOIDE — CRISTIANESIMO
Asterismo, proprietà che presentano certi cristalli
di dare l'apparenza di stella ad un punto lumi-
noso, - Discroismo, proprietà che possiede il cri-
stallo uniassico di mostrare un colore uguale in
tutte le direzioni perpendicolari all' asse ottico e
un colore diverso nelle direzioni parallele all'asse
stesso. - Tricroismo, proprietà, che ha il cristallo
biassico, di mostrare tre diverse colorazioni se-
condo tre direzioni fra loro perpendicolari.
Caratteri fisici del cristallo.
Caratteri chimici.
Caratteri fisici. — Adiatermano si chiama il
cristallo che non si lascia attraversare dalle vi-
brazioni elettriche. - Allappante, it cristallo che, ac-
costato alle labbra o alla lingua, vi aderisce. -
Diatermano, il cristallo che si lascia attraversare
dalle radiazioni caloriche, o, più semplicemente,
che è buon conduttore del calore. - Duro, il cri-
stallo se oppone resistenza ad una punta che tenda
a scalfirlo ; sostantiv., durezza. - Fragile, il cri-
stallo che si frantuma sottoposto alla minima pres-
sione ; sostantiv., fragilità. - Magnetico, il cristallo
che presenta la proprietà di influenzare ed essere
influenzato dall'ago calamitato: veggasi a magne-
tismo. - Malleabile, il cristallo che si può lavorare
col martello ; sostantivam., malleabilità. - Sfaldabile,
il cristallo che ha la proprietà di fendersi, se per-
cosso, in certe direzioni, secondo superficie piane
di frattura. Sostantiv., sfaldabilità e sfaldatura o
clivaggio (francesismo, da clivage), il modo col
quale un minerale cristallizzabile si divide, per
rottura o schiacciamento, in diversi sensi. - Te-
nace, il cristallo che oppone resistenza ad essere
frantumato col martello. Sostantiv., tenacità.
Elasticità, proprietà che presentano certi cri-
stalli di ritornare alla forma che avevano prima di
essere sottoposti ad una pressione non appena cessi
di agire sopra di essi la forza opprimente. - Piro-
elettricità, proprietà che presentano i cristalli di
elettrizzarsi, se sottoposti ad una pressione o stro-
finati. - Polimorfismo, proprietà che hanno certi
corpi di assumere forme di cristallizzazione appar-
tenenti a sistemi diversi. - Termoelettricità, proprietà
che presentano molti cristalli di elettrizzarsi sot-
toposti a variazioni di temperatura.
Caratteri chimici. — Dimorfo, il cristallo che, pur
mantenendo costante la sua combinazione chimica,
si presenta però sotto due diverse forme cristalline.
Sostantivam., dimorfismo - Isomero, il cristallo po-
limorfo. - Isomorfo, il cristallo che presenta con
altri un'analoga composizione chimica e una for-
ma cristallina simile. - Polimorfo, il cristallo che,
pur mantenendo costante la sua combinazione chi-
mica, si presenta però sotto diverse forme cristal-
line; sostantivam., polimorfismo.
Nozioni. — Lavorazione dei cristalli,
istrumenti.
Nozioni. — Asse di generazione, la retta che se-
gna il piano di separazione di due cristalli gemi-
nati. - Asse magnetico, la linea che segna la mas-
sima densità e, di conseguenza, in un cristallo ma-
gnetico, la direzione lungo la quale esso risente la
massima influenza dell'ago magnetico. - Asse ottico,
la retta che segna la direzione lungo la quale un
cristallo birifrangenle perde questa sua proprietà. -
Assi cristallografici, tre rette immaginarie che, ab-
bassate ed inalzate da facce, vanno ad incrociarsi
nel centro del cristallo. - Assi di simmetria, rette
immaginarie intorno alle quali deve essere girato
un cristallo per poter determinare il grado della
simmetria, per esaminare cioè quante volte in un
sol giro esso offre la stessa immagine. - Indice di
rifrazione, il rapporto matematico fra l'angolo che
un raggio luminoso forma nel punto nel quale in-
contra una superficie cristallina e l'angolo che for-
ma quando esce refratto. - Indici di una faccia, i
numeri che compongono un simbolo. - Parametri,
i segmenti che una faccia di un cristallo intercetta
sugli assi cristallografici. - Piano di simmetria, di-
rezione attraverso la quale un cristallo può essere
tagliato in due parti tali da essere una imma-
gine specchiale dell'altra. - Simbolo di una faccia,
il rapporto fra i parametri.
. Lavo ce AZIONE. — Levigare, rendere liscia la su-
perficie delle facce di un cristallo. - Sfaccettare,
rendere ben decisa la divisione delle singole facce
di un cristallo, ridurre di numero o m.oltiplicare le
facce di un cristallo. - Spulire, togliere la lucen-
tezza ai cristalli, ai legnami, ai metalli. - Per altre
yoci, veggasi a vetro.
IsTRUMENTi. — Conoscopio, Speciale polariscopio
usato per le osservazioni a luce convergente. - Di-
croscopio, apparecchio che serve all'analisi dei colori
nei cristalli. - Goniometro, apparecchio che serve a
misurare l'apertura, o meglio il valore dell'apertura
di un angolo diedro di un cristallo. Si denomina
goniometro a riflessione, se per tale misurazione
si trae profitto dalle leggi che governano la ri-
flessione della luce ; e goniometro d'applicazione,
se si applicano alcune sue parti direttamente alla
superficie del cristallo. - Lente dicroscopica, piccolo
apparecchio dovuto a Haidinger: serve per osservare
il fenomeno del dicroismo nei cristalli. - Ortoscopio,
speciale polariscopio che serve alle osservazioni a
luce parallela. - Picnometro, apparecchio usato spe-
cialmente per la determinazione del peso specifico
sui cristalli. - Piezometro, apparecchio che serve a
misurare il massimo di pressione a cui può sotto-
stare un cristallo. - Polariscopio, apparecchio usato
per l'esame della birefrazione dei metalli. - Sclero-
metro, apparecchio che serve a misurare il valore
della durezza di un cristallo.
Cristalloide. Detto a cristallo.
Oristere, cristero. Detto a clistere.
Cristianamente. Da cristiano; anche, pie
tosamento, con pietà.
Cristianello. Uomo da poco, di poco in-
gegno.
Cristianesimo. La religione cristiana, la
fede, la Chiesa cristiana ; Chiesa, comunione dei
cristiani ; cristianesmo, cristianismo. Per similitu-
dine, celeste conducente, croce, santa filosofia, voce
dell'ara. Il cristianesimo riconosce la legge, i p-o-
feti del giudaismo (Antico Testamento) ; il suo testo
sta nel Nuovo Testamento, e la sua essenza nella
dottrina di Cristo. - Cristianità, l'universalità dei
cristiani : gente battezzata, gregge di Cristo, popolo
di Dio ; popolo fedele. Anche, il luogo abitato dai
cristiani, la qualità e il sentimento di cristiano. -
CRISTIANESIMO
771
I
Cristocrazta , la dominazione della Chiesa cri-
stiana.
Cristiaìiamente, in modo conforme alle dottrine
del cristianesimo; secondo gli insegnamenti della
religione cristiana (vivere, morire, ecc., cristiana-
mente).
Cose della fede cristiana.
Persone ed atti.
Cose della fede.' — Ajwcaslasì, in senso biblico,
ristabilimento di tutte le cose nel loro stato origi-
nario al ricomparire del Messia. - Articolo, parte,
fondamento di fede. - JBattesiìno, il primo dei
sette sacramenti della Chiesa. - Battesimo di sangue,
il martirio. - Carità, in senso scritturale e parti-,
colare al cristianesimo, sentimento puro e protondo
da cui emanano tutte le tendenze virtuose. - Ca-
techesi, nei primi tempi del cristianesimo, l'istru-
zione sulla dottrina di Cristo. - Catechismo (ente-
rismoj, insegnamento dei principi della fede cri-
stiana : catechisi, catecismo ; cibo spirituale ; dot-
trina della vera sapienza, pane degli angeli. - Co-
mandamenti di Dio: sono dieci, dettati, secondo la
leggenda, da Dio a Mosè ; detti, per antonomasia,
tavole della legge o tavole del Decalogo, - Credo,
simbolo degli apostoli. - Croce, insegna dei cristiani
nelle funzioni ecclesiastiche.
Dottrina dell'emanazione, concetto della trinità
secondo il quale, nella dogmatica crisiana, il Fi-
gliuolo e lo Spirito santo sono emanazioni del Pa-
dre. - Giudizio universale, secondo le evidenze del
cristianesimo, quello in cui tutti gli uomini saranno
giudicati da Cristo alla fine del mondo : giudizio
linale, estremo. - Mistero, tutto ciò che la Chiesa
propone ai fedeli come punto di fede e che, in
parte, era nella stessa venerazione presso gli Ebrei.
- Scisma, separazione dal cristianesimo o da altra
religione. - Simbolo, il formulario che contiene gli
articoli di fede del cristianesimo. E La Simbolica,
l'insieme dei simboli propri della religione cristia-
na. Il buon pastore, il pesce, la nave, Ydncora, la
colomba, le palme, le lire, Vagnello, il gallo sono i
più antichi simboli cristiani, per mezzo dei quali
si riconoscevano i seguaci della nuova religione.
Teologia cristiana, quella fondata da Cristo, fon-
dendo elementi di coltura del paganesimo classico
con le idee dell'Antico Testamento giudaico. - Tr-i-
nitd, concetto della divisione in tre persone comu-
ne a parecchie religioni, specialmente orientali. Nel
cattolicismo il Padre, il Figliuolo (Cristo) e lo
Spirito santo. - Verbo (gr., logos), la parola eterna,
la seconda persona della Trinità. - Vigna del Si-
gnore, la salvezza delle anime.
Persone. — Apologisti, i primi scrittori del cri-
stianesimo. - Apostoli (messaggeri), i dodici scelti
da Cristo fra i suoi discepoli perchè bandissero le
sue dottrine (veggasi ad apostolo e a Cristo).
Catechizzante j chi catechizza, catechizzatore. -
Catechista, maestro di catechismo o chi compone
libri catechetici. - Catecumeno, adulto non cristiano
che sta ricevendo l'istruzione necessaria per essere
ammesso al battesimo : catacumeno, catecumino. -
Cenobiti, ascetici cristiani che si univano, in con-
sorzi, entro edifici detti cenobi, conventi, mona-
steri. - Esegeti, gli interpretatori, i commentatori
della Sibbia (da esegèsi, spiegazione, commento).
Martire, rispetto al cristianesimo, chi, nei pri-
mi tempi, perdette la vita piuttosto che rinnegare
la propria fede. - Magi, i tre personaggi che ven-
nero dall'Oriente per adorare Gesù Cristo nato, -
Missionario, sacerdote mandato a predicare la fede
cristiana in mezzo a popoli infedeli o ad istruire
i cristiani in lontani paesi. - Profeta, presso gli
Israeliti, ciascuno di coloro che predissero la ve-
nula del Messia.
Atti. — /?a«e2sare, amministrare il battesimo.
- Battezzarsi, accettare il battesimo o la professione
di fede religiosa cristiana. E sbattezzarsi, lasciare
la religione cristiana. - Catechizzare, ammaestrare
nelle verità della fede cristiana. - Cristianare, ab-
bracciare la fede cristiana. - Crislianeggiare, simpa-
tizzare per i principi che inforinano la religione
cristiana. - Cristianizzare, cristianizzanti, fare, farsi
cristiano. - Predicare Cristo, la fede di Oisto, pre-
dicare, bandire, diffondere, divulgare, propagare il
cristianesimo. - Segnarsi, farsi il segno della croce,
atto caratteristico, distintivo dei cristiani : si pone
la mano destra prima alla fronte, poi al petto,
quindi alla spalla sinistra e alla destra.
Crociata, impresa (anche, esercito, lega) dei cri-
stiani contro gli infedeli.
Del cristiano.
Anticristiano. — Chiese e sette.
Cristiano (cristiana), chi crede in Cristo ed ebbe
il battesimo: battezzato, fedele, incircon'iso ; sol-
dato in Cristo (chi milita per la fede cristiana).
Aggetti vam., appartenente al cristianesimo, che ri-
guarda il cristianesimo. Cosi: sentimenti, costumi,
filosofìa, civiltà, morale, arte, letteratura, antichità,
monumenti, umiltà, ecc., cristiani.
Cristianaccio, peggior. di cristiano. - Cristianello,
cristiano di poco fervore. - Cristianissimo, titolo
dato dai papi, in origine, ai re di Francia. - Cri-
stianuccio, cristianuzzo, dimin. spreg. di cristiano.
Acattòlico, cristiano non cattolico. - Chup-Messa-
hiti, maomettani che credono segretamente in Cri-
sto. - Copto, cristiano della Chiesa copta (veggasi
più innanzi). • Giaurro, voce turca che vale infe-
dele, detto per ispregio dei cristiani. - Giacobiti,
copti 0 cofti. - Gnostico, il vero cristiano.
Nazareno, il cristiano dei primi secoli. - Neofita
si chiamò il pagano o l'ebreo da poco convertito
alla fede cristiana, perchè si riguarda il battesimo
come una nuova nascita. - Proselito, il convertito
alla religione cristiana; chi, prima di Cristo, pas-
sava al giuclaism,o ; ora chi si converte al catto-
licismo. • Turificatilibellatici, i cristiani apostati,
che ricevevano dai martiri moribondi lettere di
raccomandazione alla Chiesa (lettere dette libelli
pacis).
Anticristiano, contrario al cristianesimo, nemico
del cristianesimo. - Mangiacristiani : dicesi di per-
sona che odia i cristiani. - Rinnegato, secondo i
canonisti, chi abbandonava la religione cristiana per
abbracciare quella degli Ebrei e dei Gentili, poi
dei Maomettani. - Sacrificati, quei cristiani che,
per paura delle persecuzioni, avevano sacrificato agli
idoli.
Chiese e sette. — Chiesa anglicana, chiesa ar-
mena, cattolica, gallicana, greca, moscovita, ortodossa.
Chiese riformate, ecc., derivazioni del cristianesimo :
veggasi a Chiesa, pag. 531. Così pure per le sette
dei Donatisti, dei Nestoriani, dei Non conformisti,
772
CRISTIANITÀ
dei Non intrusionistt, dei Ritualisti, ecc. E veggasi
a Cristo per i Chiliasti, gli Ebionisti, i JMonofisiti,
i Monoieliti, ecc. - Chiesa calvinista (calvinismo),
quella fondata da Giovanni Calvino, nel secolo XVI
e, in molti punti, in opposizione alle dottrine di
Lutero e di Zwingli. - Chiesa copta, quella deri-
vata dell'antica Chiesa monofisita del secolo V: ha
a capo un patriarca risiedente al Cairo, dal quale
dipendono dodici vescovi, più Vabuna di Abis-
sinia. - Chiesa luterana {luteranesimo, luteranismo),
tondata dalle dottrine di Martino Lutero, una delle
grandi sezioni in cui è divisa la Chiesa protestante;
l'altra chiamasi Riformata. - Chiesa protestante {pro-
testantesimo, protestantismo), quella che nega l'auto-
rità della Chiesa cattolica e ammette, come sole
norme di fede, la Bibbia e la conoscenza.
Cristiani di san Tommaso, i Nestoriani. - Davi-
disti, settari cristiani. - Dissenters, tutti i cristiani
inglesi che sono fuori dalla Chiesa anglicana (pre-
sbiteriani, indipendenti, metodisti, quaccheri). -
Duchoborzi, setta greco-cristiana in Russia, affine a
quella dei Quaccheri in Inghilterra. - Elkesaiti, an-
tica setta ebraico-cristiana. - Filippini, setta cri-
stiana russa, senza preti, né pastori.
Giudaizzanti, i primi cristiani che all'osservanza
della legge ebraica aggiungevano l'osservanza della
legge cristiana. - Gnostici, gli antichi filosofi che
cercavano di stabilire, in base a teorie cosmogoni-
che e alla mitologia orientale, l'importanza del cri-
stianesimo, rappresentandolo come sommo princi-
pio di salvezza universale : erano divisi in varie
sette, delle quali si considerano fondatori Simon
Mago, Menandro, Cerinto, Dositeo. - Greci Uniti,
cristiani cattolici, prima appartenenti alla Chiesa
greca, poi riuniti alla Chiesa romana, sotto certe
condizioni. I loro preti portano barba e possono
prender moglie. Sono stabiliti in vari luoghi d'Ita-
lia, in Transilvania, in Ungheria, in Dalmazia, ecc.
- Nazareni, setta cristiana che ammetteva l'osser-
vanza della legge mosaica solo per i cristiani nati
ebrei.
Quaccheri, nome dato ai seguaci della più sem-
plice e radicale delle sette cristiane, successive alla
riforma luterana: secondo essi. Dio è nella coscienza.
- Unitarismo, termine filosofico equivalente a mo-
nismo, nome di setta cristiana.
Per le sette considerate, propriamente, come ere-
tiche dalla Chiesa cattolica, veggasi ad eresia.
Libri, arte. — Riunioni, commemorazioni, luoghi.
Cose e termini vari.
Antico e Nuovo Testamento, le due parti, più gè
nerali, che costituiscono la Bibbia. - Apocalisse o
Apocalissi {rivelazione), libro attribuito a san Gio-
vanni apostolo, ultimo del Nuovo Testamento, con-
lenente rivelazioni e profezie. - Atti degli Apostoli
{Acta Apostolorum), libro attribuito a san Luca e
nel quale si narra della diffusione del cristianesimo
In Siria, nell'Asia Minore, nell'Arcipelago, nella
Grecia, in Italia. - Atti dei Martiri, raccolta di re-
lazioni scritte (dei primi secoli del cristianesimo),
comprendente gli atti dei santi Ignazio Antiocheno,
Policarpo, Potino, Giubilino, delle sante Sinforosa,
Felicita, ecc. - Catechismo, libro nel quale si inse-
gna ciò che un cristiano deve sapere, credere ed
operare. Il catechismo romano, pubblicato dal Con-
cilio di Trento, servi di norma agli estensori dei
catechismi venuti dopo. Anche i protestanti ebbero
i loro catechismi : quello di Lutero apparve nel 1529,
quello di Calvino nel 1536. - Concordanza biblica, libro
che dà, in ordine alfabetico, le parole della Sacra
Scrittura, con le citazioni dei luoghi in cui ciascuna di
esse si trova. - Dottrina, libretto dei principali articoli
della religione cristiana; anche, l'insegnamento di
essi a viva voce. - Libri apologetici, quelli scritti
da parecchi autori (Giustino, Atenagora, Tertul-
liano, Origene, Atanasio, Eusebio, Cirillo, ecc.) nei
primi tempi del cristianesimo.* - Vangelo, o evan-
gelo, libro del Nuovo Testamento, nel quale si
narra la vita di Cristo.
Arte cristiana ; ebbe culla in Roma e sali a
grandi altezze per opera di valentissimi maestri ;
dominò, press' a poco, dal tempo di Costantino il
Grande, fino alla Riforma ; si distinse con tre for-
me, tre stili principali : il bizantino, il romano, il
germanico (gotico).
Riunioni, ecc. — Agape, convito di carità fra-
terna che i cristiani facevano nei primi tempi della
Chiesa, massime in certi giorni di solennità, distri-
buendosi il pane benedetto. - Conciliabolo, adu-
nanza, asseìnblea, di sacerdoti cristiani convo-
cata irregolarmente. - Concilio, assemblea di sa-
cerdoti cristiani convocatisi per deliberare intorno
a questioni di fede: congrega. - Binassi (voce greca),
riunione, specialmente, dei primi cristiani.
Circoncisione, commemorazione che i cristiani
fanno il pr-imo gennaio della operazione toccata a
Cristo. - Pasqua, presso i cristiani, festa che com-
memora la risurrezione di Cristo.
Catacomba, luogo sotterraneo nel quale si rifugia-
vano i primitivi cristiani per sottrarsi alle perse-
cuzioni, attendere alle pratiche del loro culto, sep-
pellire i morti, ecc. : catacomba, sepolcreto sotter-
raneo. Celebri le catacombe di Roma e dei din-
torni. - Luoghi santi, la Palestina. - Seno d' Abramo,
il luogo dove erano le anime degli eletti prima
della venuta di Cristo.
Varie. — Persecuzioni: si chiamano cosi parti-
colarmente, nella storia, le violenze usate ai cri-
stiani. - In hoc signo vinces (in questo segno vin-
cerai), segno apparso, secondo la leggenda, in cielo,
presso la croce di Cristo, a Costantino, mentre mo-
veva in guerra contro Massenzio.
Cristianità. Detto a cristianesimo.
Cristiano. Chi professa il cristianesimo. Fa-
mil., uomo, semplicemente. - Aggettivam., apparte-
nente 0 conveniente a cristiano ; conforme al cri-
stianesimo. - Cristiano-socialista, partito operaio :
veggasi a socialisìuo.
Cristo. - Nel cristianesimo, il figlio di Dio
e la seconda persona della Trinità, considerato
nella sua missione di redenzione umana. Antono-
masticamente: amore incarnato, agnel di Dio, a-
gnello tipico ; dio dell'ombra e del vuoto ; dio in-
carnato, dio-uomo; divino fondatore; figlio del-
l'uomo, figlio di Maria Vergine ; figliuol di Dio ;
Gesù, Gesù Cristo ; il Giustiziato, il Giusto, il Si-
gnore, il Signore buon Gesù; l'Emanuele; interna-
zionalista giustiziato; Messia, messo della vita; mi-
stico sposo ; Nazareno (il) ; nostro desio, nostro di-
letto, nostro mediatore; re dei Giudei, re dei morti;
re degli oppressi, re del cielo ; re di vita eterna ;
redentore, redentore del mondo, rigeneratore, rile-
vatore della generazione umana; Salvatore, salva-
tore del mondo; Santo dei santi. Signore signore
773
dei miti, sole di giustizia, sommo sole, sposo della
Chiesa, sposo delle Vergini, sole, superno amore;
trionfatore della morte; ultimo Adamo; Unigenito
figliuol di Dio, uomo di Dio, unto del Signore;
verbo di Dio, verità e vita; vescovo delle anime.
Cristo glorioso e trionfante, Cristo salito al cielo.
- Cristo resuscitato (popolami.), Cristo quando rap-
presentato nella Passione o dopo. - Galileano, Ga-
lileo, nomi dati qualche volta a Cristo, perchè era
di Galilea.
Episodi, significati,
RICORDI DELLA VITA DI CrISTO.
Feste.
Anni della comune salute, gli anni dalla nascita
di Cristo. - Ascensione, la salita di Cristo al cielo-
- Avvento, venuta, tempo che precede il natale di
Cristo, cominciando dalla domenica più vicina a
sant'Andrea; e vale pure la predicazione che si fa
in questo tempo. - Cena di Cristo, la cena che Cristo
fece con gli apostoli, prima di essere crocifisso.
- Comune salute, la redenzione degli uomini per
opera di Cristo. - // corpo e il sangue di Cristo,
veggasi ad eucaristia. - Crocifissione, il supplizio
della croce inflitto a Cristo.
Deposizione dalla croce, manovra con la quale
Cristo fu distaccato dalla croce, per essere deposto
nel sepolcro.
Fede di Cristo, la sua religione. - Flagellazione,
tormento inflitto a Cristo, che fu percosso con fla-
gello, strumento formato da funicelle a nodi, fisse,
per uno dei capi, a un manico. - Indulgenza,
tesoro dei meriti di Cristo applicato ai fedeli da
chi ne ha autorità. - Inumanazione, ì'umanarsi, il
diventare uomo (detto di Cristo). - Ipostatica, u-
nione in Cristo delle due nature, umana e divina,
in una sola ipostasi, o persona.
Luce del mondo: la verità rivelata. Cristo. - Me-
riti della passione di Gesù Cristo (titolo eccles.), i
suoi patimenti. - Natale, la natività, la nascita
(25 dicembre) di Cristo. ■ Passione, i patimenti sof-
ferti da Gesù Cristo nell' opera di redenzione; an-
che, la predica dei patimenti di Cristo, fatta il ve-
nerdì santo. - Redenzione, l'opera da lui solo com-
piuta col redimere il genere umano dalla schiavitù
del peccato. - Resurrezione, il risorgere di Cristo
dal sepolcro.
Transustanziazione, miracolosa trasformazione del-
la sostanza del pane e del vino nella sostanza del
corpo e del sangue di Cristo. - Trasfigurazione,
l'apparizione di Cristo sul monte Tabor.
Feste. — Ascensione, festa (del 28 maggio) che ce-
lebra la salita di Cristo al cielo. - Avvento, festa che
incomincia dalla quarta domenica prima di Natale.
- Capo d'anno, la solennità in cui si celebra la cir-
concisione di Cristo. - Corpus Domini, festa che si
celebra nel secondo giovedì dopo la Pentecoste, in
memoria dell'istituzione deìV eucaristia. - Dome-
nica delle palme, quadragesima, quinquagesima, ses-
sagesima, ecc., veggasi a quaresima. - Epifania
{pasqua dell'Epifania), la solennità in cui si cele-
brano (6 gennaio) le prime circostanze che mani-
festarono agli uomini la potenza e la divinità di
Cristo, e specialmente la manifestazione che egli
fece di sé stesso ai re Magi. - Esaltazione della
croce, festa istituita dalla Chiesa in memoria della
croce che si disse apparsa a Costantino e in ri-
cordo della restituzione (era stata, vuoisi, rapita
dai Persiani) fattane da Eraclio, al tempo del quale
fu inalzata sul (Calvario. - Invenzione della croce,
festa cattolica che si celebra, il 3 inaggio, a ricordo
del ritrovamento della croce di Cristo in Gerusa-
lemme, ad opera di sant' Elena, madre di Costan-
tino. - Natale, la solennità che si celebra il 25
dicembre. - Pasqua, la solennità ricordante la
resurrezione di Cristo. - Pentecoste, o Pasqua delle
rose : detto a pasqua. • Rogazioni, le processioni
che si fanno prima dell'Ascensione. - Settimana
di passione, settimana santa, veggasi a quare-
sima.
Simboli, rappresentazioni artistiche, panni
E altre cose relative a Cristo.
Crisma (chiamato labarum nelle antiche bolle),
monogramma formato d'un X, lettera greca equiva-
lente a, eh e d'un P equivalente a r, e talvolta di
un'altra lettera. - Ichthys, simbolo di Cristo nel-
l'antica Chiesa (dalle iniziali del nome greco, si-
gnifica: G. Cristo di Dio, Figliuolo Salvatore). -
IHS, monogramma formato con le tre prime let-
tere della parola greca Jesous. - INRI, monogramma
formato con le iniziali delle parole Jesus Nazarenus,
rex Judaeorum, fatte apporre da Ponzio Pilato alla
croce di Cristo. - Melchisedek, simbolo del Cristo.
- Misteri, gli emblemi della passione di Cristo.
Cenacolo, dipinto che rappresenta la cena di
Cristo: famoso quello di Leonardo da Vinci. -
Cristo, l'immagine di Cristo (un Cristo d'avorio, di
legno, dipinto, ecc.). - Crocifissino, piccola immagine,
quadrettino che rappresenta Cristo in croce. - Crocifisso,
l'immagine di Cristo in croce. - Deposizione dalla
croce, pittura o scultura che la rappresenti. - Ecce
homo (ecco l'uomo), per indicare la figura di Cristo,
emaciato e cinto di spine. - Flagellazione, la fi-
gura che la rappresenta. • Gesù bambino, V im-
magine di Cristo fanciullo. - Gesù Cristo in sacra-
mento, l'ostia consacrata. - Nicodemi, figure d'uo-
mini nei quadri della crocefissione o della sepol-
tura di Cristo. - Trasfi,gurazione (la), famoso quadro
di Raffaello.
Fusciacco e vulg. fuciacco, panno del Cristo che
si porta a processione. - Inconsutibile, tutta di un
pezzo : della veste di Cristo. - Panno del Cristo,
panno di velluto ricamato che si mette alla croce,
in arco, quando si va in processione. - Sindone,
panno che servi a involgere il corpo di Cristo. -
Sudario, panno col quale la Veronica, secondo la
leggenda, asciugò Cristo, e sul quale reslò impresso
il volto di lui.
Corona di spine, quella messa in capo a Cristo,
durante la sua passione. - Croce, per antonomasia,
lo strumento sul quale pati Cristo. - Stigmate, le
ferite nelle parti del corpo di Cristo ove furono
infissi i chiodi e dato il colpo di lancia.
Capannuccia, la rappresentazione della nascita di
Cristo fatta con una capannuccia di cartone, figurine
di gesso, di cera e simili ; una specie di teatrino
che si prepara a Natale per sollazzo dei fanciulli,
e vorrebbe rappresentare la capanna di Betlemme,
nella quale Cristo sarebbe nato. Quella che si fa
nelle chiese più comunemente presepio, presepe. -
Calvario (in arameo. Gòlgota), poggio dove Cristo
fu crocifisso: colle, monte Calvario, sublime altare.
774
CRITERIO — CRITICA
Seguaci di Cristo,
che lo avvicinarono.
Altre persone
Settarì. — Varie.
Apostolo, ciascuno dei dodici scelti da Cristo
fra i suoi discepoli, perché bandissero le sue dot-
trine. Furono : Pietro (prima Simone), Andrea, Gia-
como di Zebedeo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,
Tommaso, Matteo, Giacomo di Alfeo, Lebbeo (so-
prannominato Taddeo), Simone il Cananeo e Giuda
Iscariota (il traditore di Cristo). Ad essi si aggiun-
sero, poi. Paolo e Barnaba. - Apostolo dei Gentili,
delle nazioni, o, semplicemente, Vapostolo, san Paolo>
- Principi degli apostoli, san Pietro e san Paolo. -
Discepolo, ciascuno dei settantadue eletti da Cristo
a predicare la sua dottrina. - Martire, colui che
sparse il sangue per affermare la fede di Cristo, e
che si venera per ciò sugli altari. - Vicario di
Cristo, in terra, il papa.
Barabba, malfattore che i Giudei fecero assolvere
da Pilato, costringendo questi a condannare Cristo. -
farisei, la setta giudaica che condannò Cristo {fa-
riseismo, la sua dottrina). - Ladroni, ì due che fu-
rono crocifìssi insieme a Cristo - Longino, il sol-
dato, secondo la ^tradizione, che feri Cristo sulla
croce. - Maddalena (Maria di Magdala), una delle
tre Marie che stettero accanto alla croce di Cristo.
Ponzio Pilato, sesto governatore romano (procu-
ratorj 'della Giudea : per quetare i nemici di Cristo,
lo fece battere con le verghe ; poi, cedendo ai (Giu-
dei, lo condannò, assolvendo Barabba. - Precursore
(il), san Giovanni Battista, che fu il predecessore
di Cristo. - Veronica, la santa che ricevette nel su-
dario l'impronta del volto di Cristo.
Settari. — Adoziani, Adozionisti, settarì del se-
colo Vili, i quali sostenevano essere Cristo vero
figlio di Dio e figlio adollivo per la sua umanità.
- Chiliasti, coloro che credevano in un futuro mtl-
lennario regno di Dio in terra, col ritorno di Cristo ;
regno pieno di magnificenza e di giubilo per i cre-
denti. - Corrutticoli, setta di Eutichiani che affer-
mava corruttibile il corpo di Cristo. - Ebioniti,
setta ebraico-cristiana del secolo U : credeva Cristo
figlio di Maria e Giuseppe e obbligatoria la legge
di Mosè - Diofisiti, i teologi che ammettevano in
Cristo una duplice natura. - Monojisiti, seguaci di
una setta cristiana in Oriente del V secolo : la loro
dottrina (monofisismo) non ammetteva che una sola
natura in Cristo. - Monoteliti, seguaci del monole-
lismo, che ammetteva in Cristo due nature: una
divina, l'altra umana, attribuendo alla prima ogni
volontà. - ^estoriani, setta che credeva nell'esi-
stenza di due persone diverse in Gesù Cristo {ne-
storianismo, la dottrina). - Particolaristt, coloro che
sostengono avere i meriti di Cristo benefica in-
fluenza soltanto sopra un certo numero di prede-
stinati.
Varie. — A. C, abbreviazione che significa : a-
vanti Cristo, prima di Cristo. - D. C, id., dopo
Cristo. - G. C, id., per Gesù Cristo.
Ab incarnazione, aall'incarnazione, dall'epoca del-
l'incarnazione di Cristo. - A nativitate (lat., dalla
natività), dal giorno della nascita di Cristo. -
Vangelo, libro del Nuovo Testamento, nel quale
è narrata la vita di Cristo.
Cristolatria, adorazione di Cristo. - Cristologia,
dottrina intorno alla persona di Cristo. Tre sono i
metodi : il razionalistico, lo spiritualistico e il dog-
matico.
Anticristo, genericamente, chi sorse ad alterare
la dottrina di Cristo; particolarmente, secondo le
tradizioni, il tiranno che deve regnare verso la fine
del mondo, perseguitando la Chiesa, seducendo le
moltitudini, ecc. - I protestanti chiamano anticristo
il papa. - Numero apocalittico, il misterioso numero
666 dell'Apocalisse, relativo all'Anticrisvo.
Critèrio. Principio secondo il quale si giudica,
si formula un giudizio ; in generale, la regola co-
mune di giudicare; particolarmente, la facoltà che
ci rende atti a giudicare, a riconoscere la verità
delle cose : acume e dirittura di mente ; buon
senso, estimativa, ragione, senno ; virtù, stima-
tiva. Detto anche per tattica, tatto, come qualità
di chi sa fare. - Mitidio, quel criterio che ognuno
dovrebbe avere.
Critica. L'arte, la scienza di sceverare il vero
dal falso e di appurare i fatti con criterio: arte
critica, arte della critica; criticismo; scienza della
critica, sindacato. Figur., frusta, frustino ; stura; tara.
Anche, il giudizio ragionato sopra un'opera d'arte,
di letteratura {critica, estetica letteraria) ; o l'arte di
misurare giudiziosamente l'attendibilità, la credi-
bilità dei fatti narrati dagli storici {critica storica) :
analisi, appunto, criticazione ; osservazione; recen-
sione (esame e raffronto di qualche scrittura, d'un
libro e simili) ; scritto pettinatolo. - Dicesi, altresì,
alcune volte, in senso di appunto, di biasimo. - La
critica può essere acerba, amara, aspra, oppure
amabile, dolce, mite; asinesca o sapiente; dignitosa
seria, o buffa, ridicola ; dispettosa o serena ; fondata
su fatti, positiva, oppure a vànvera, balzana, cer-
vellotica ; giusta o ingiusta ; indulgente, o spietata ;
onesta o disonesta ; presuntuosa, superba, villana,
oppure modesta, umile, cortese, sciocca, stupida, pe-
dante, oppure a segno, di dovere, di ragione, sen-
sata, ecc. - Critico, di critica o di critico; che
concerne la critica; che procede secondo la critica.
Alterezza censoria, severità censoria, di critica a-
spra, esagerata. - Appunto, osservazione in senso
sfavorevole, leggero biasimo, per lo più riguar-
doso : appuntatura, criticazione. E appuntino cri-
tica lievissima, benevola. - Autocritica, critica fatta
da un autore all'opera propria, di qualsiasi natura
essa sia. - Censura, revisione di opere letterarie,
massime di commedie o d'altro lavoro pel teatro.
- Coltello anatomico (figur.), critica, analisi d'opere
severa, cruda, scientifica. - Controcritica, critica che
risponde a un'altra. - Criticaccia, peggior. di critica;
critica mal fatta. - Becensione, articolo bibliografico
dove sono notati i pregi o le cose contenute in un
volume. - Bimarco, nota, osservazione. - Rimpro-
vero, il rimproverare, il dire in faccia ad altri i
suoi difetti, le sue imperfezioni. - So^sticheria, alto,
cosa, vizio sofistico : veggasi a sofisticare. - Sofi-
sticaggine, il sofisticare.
Canoni, norme, regole di critica. - Criticismo,
dottrina che ha per fondamento la critica. - Metodo
storico, in letteratura, processo di critica obbiettiva
e scientifica che parte dal fatto e dal documento
sincerato e vero, quale appunto si pretende nella
storia.
Criticare, criticarile, ecc.
Farsi criticare.
Criticare: far della critica ia senso generico, o
far la critica di un'opera (letteraria, artistica, scien-
tifica, ecc.), e vorrebbe significare, propriamente, il
CRITTOGAMIA
775
darne un imparziale giudizio. Con varie gradazioni
di significato : appuntare, attaccare criticamente ;
censurare; disapprovare; far la noloniia; rian-
dare, rivedere le buccie ; spulciare (un bilancio, un
conto e simili) ; voltare contro le punte delle
penne.
Affibbiare una critica tra capo e collo, infliggere
una critica improvvisa, inaspettata, e bruscamente.
- Appuntare, fare appunti a qualche cosa o per-
sona, biasimare, trovare a ridire, indicare le
mende : assindacare, dar la tara, riprendere, trovar
da dire, a dire. - Cercare il pelo nell'uovo, criti-
care per trovar male dove non è ; censurare i mi-
nimi difetti. - Dare, fare, opporre eccezione, fare
qualche censura ; trovare qualche difetto. - Dar la
stura, incominciare la critica ; sfoderare le critiche.
- Demolire, figur., annientare con la critica il va-
lore di un'opera, di un autore, ecc. - Fare il con-
trappelo, 0 il pelo e il contrappelo a una persona,
criticarla minutamente. - Far la barba e il con-
trappelo, superare qualcuno in sapere o r ved rgli
le buecie. - Fare una ripassata, una critica coi
fiocchi, criticare per bene, efficacemente. - Flagel-
lare, figur., criticare, fortemente, duramente, vio-
lentemente: sferzare, frustare, staffilare. - Mordere,
pungere, far sentire Yassillo della critica. - Petti-
nare uno, fare una critica mordace alle sue spalle.
- Ribattere una critica, rispondere, ritorcerla, fru-
standone r erroneità, l'inconsistenza. - Ricriticare,
ripete criticare. ■ Rivedere il pelo a uno, rivedergli
le bucce, criticarne i difetti, il lavoro, la condotta,
ecc. - Rivedere le bucce a qualcuno, criticare qual-
cuno acerbamente. - Scotere i panni ad uno, rive-
dergli le bucce. - Sofisticare, argomentare a sofismi
e con pedanteria, criticando. - Sputar veleno, cri-
ticare acerbamente, con malanimo, per ira, per
invidia. - Stroncare, dicesi talora, nel linguaggio let-
terario, di critica fredda e spietata così da uccidere
(obtruncare) un'opera nel nascere.
Criticabile, che si può criticare, suscettivo di cri-
tica : cosa 0 persona. Contr,, incriticabile. - Criti-
cato, participio di criticare.
Farsi criticare : far cose che provochino critica,
biasimo ; tirarsi critiche addosso. - Accettante e sti-
pulante (scherz.), chi è costretto a sentire le cen-
sure che gli si fanno o a vedere cosa che gli di-
spiaccia. - Buttarsi via, di chi parla male di sé
0 si critica, anche apposta, e dice di non valer
nulla.
Critico.
Criticone.
Critico, chi si occupa di critica, chi la esercita
per professione, in un giornale, in una rivista, e si-
mili : censore, criticante, criticatore, satrapo. La
mania di trovare nelle opere altrui più i difetti
che i pregi, più il brutto che il bello, ha fatto si
che per critico s'intenda oggi, bene spesso, chi si
limita a trovare mancamenti. Il critico può essere
benevolo o maligno, abile o inetto, dotto o igno-
rante, ecc. - Censuratore, chi censura, chi trova a
ridire su cose o persone : appuntatore, bastonatore
d'amici e di nemici, biasimatore, censore, ripeti-
tore. - Criticastro, cattivo critico. - Critico ca-
villoso, facile al cavillo, ossia alle argomentazioni
artificiose. - Critico in erba, esordiente, principiante,
alle sue prime armi. - Critico che ora unge, ora
jtunge, che una volta loda e una volta biasima. -
Critico la cui firma è vangelo, critico di molta au-
torità, di autorità ineccepibile. - Critico schizzinoso,
schifiltoso, difficile a contentarsi. - Critico seduto a
scranna, col lucco addosso, critico saccente. - Criticon-
zolo, criticuccio, criticuzzo, critico da poco. - Iper-
critico, sunercritico, critico esagerato, eccessivo;
critico hurnanzoso e piuttosto maligno. - Rana lo-
quace, critico ciarliero e vanitoso. - Scorbellato, chi
canzona e critica e sofistica su tutto.
Aristarco, critico pedante e mordace, a somi-
glianza dell'antico critico d' Omero (e aristarcheg-
yiare, far da Aristarco). - Esegeta, per estens., di
persone dotte nella critica di un'arte. - Mevio, cri-
tico appassionato. - Momo, figlio del Sonno e della
Notte e dio del motteggio e delle arguzie; la sua
unica occupazione era quella di squadrare le azioni
degli dèi e degli uomini, e di censurarle libera-
mente; per ciò si rappresenta in atto di torre la
maschera da un volto. - Ostrigillatore, critico pe-
dante. - Tersile, greco rappresentato da Omero co-
me brutto, vile, oltraggioso contro gli eroi davanti
a Troia. Per simil., critico spregevole che offenda
un grande uomo. - Zanzariera (figur.), critico mo-
lesto e dappoco. - Zoilo, critico maligno.
Criticone, chi, per abitudine, critica ogni cosa :
biasimatore maligno e abituale, censuratore, cen-
sore sistematico; correttore di stampe vecchie.
Dottor sottile. Dottor tutte salle ; critico inconten-
tabile ; Ser appuntino, Serappuntino, Ser contrap-
poni. Criticone dicesi anche, talvolta, per maldi-
cente (veggasi a maldicenza). - Chiosatore (iron.),
chi interpreta ogni cosa sinistramente e critica
sempre.
Essere criticone: opporre alla babà; opporre al
paternostro, al B a Ba, al sale, al sole, alle pan-
dette; dare il sentecchio a tutto e a tutti e trovar
da dire sul paternostro: essere come l'arco soriano,
che trae agli amici e ai nemici ; essere come la sta-
dera dei beccai. - Fare il criticone : aristarcheg-
giare ; dar di becco in ogni cosa ; fare il Quinti-
liano, l'Aristarco ; fare il saccente e il patrasso.
Massime, proverrì, locuzioni. — Al word ire tutto
dispiace. - Chi d'altrui parlar vorrà, guardi sé stesso
e tacerà. - Chi fa la casa in piazza o la fa alta o la
fa bassa, chi fa un lavoro pel pubblico si prepari
a sentir critiche. - Chi non opera critica. - / grandi
vorrebbero mordere le balene (alludendo alla presun-
zione di certi critici astiosi). - Quando si tratta di
censurare gli altri, i più sciocchi diventano sapienti.
Tutti vogliono dire la sua: a chi critica altri e fa
peggio. - Gli è come gli spilli : ha la punta fine e
il capo grosso, di un critico ignorante.
Criticare {criticato). Muover critica, muovere
biasimo.
Criticismo, critico. Veggasi a critica.
Critico. Veggasi ad età.
Criticóne. Detto a crìtica e a m,aldi-
cenza.
Critta (cripta). Sotterraneo di chiesa. • Specie
di chiostro in un giardino, ecc.
Crittogama. Malattia della vite: oidio.
Crittògame La pianta ad organi sessuali na-
scosti, inosservabili ad occhio nudo : veggasi a
pianta.
Crittogamia fcryptogamiaì. Una delle venti-
quattro classi in cui Linneo divise le piante: veg-
gasi a botanica, pag. 311, seconda colonna. -
Sporule, corpuscoli riproduttori delle crittogame,
mancanti d'invogli.
776
CRITTOGRAFIA — CROCIATA
Crittografia {critlogrdfico). Arte di scrivere
ui cifra.
' Crxvéìlaxe{crivellato,crivellaziòne). Fare in chec-
chessia fori, buchi (veggasi a buco), come in un
crivello. - Mondare, nettare il grano col crivello :
cribrare. - Passare la polvere da fuoco pel cri-
vello per granularla. - Crivellato, bucato in più
parti. - Crivellazìone, il crivellare: crivcllatura, cri-
brazione.
Crivèllo. Specie di setaccio foracchiato: va-
glio.
Crlvellotto. Sorta di tessuto di cotone.
Croato. Soldato di cavalleria leggera austriaco.
- Per similit. e iron., uomo ignorante, duro di
comprendonio, testardo.
Croccante. Sorta di dolce, di mandorlato.
Òroccare (croccato). Rendere un suono acuto,
scricchiolare.
Crocchette, crocchettlere. Veggasi a pol-
petta
Crocchia. Veggasi. a freccia.
Crocchiante. Chi sta volontieri in ozio, a
cianciare, a far chiacchiera.
Crocchiare {crocchiato). Detto a gallina e a
malato.
Crocchio. Riunione, adunanza di più per-
sone per discorrere e per passare il tempo. -
Piccolo assembramento di persone in pubblico e
fatto li per li : capannella, capannello, capànnola ;
cerchiellino, cerchio, circolo,' giro tondo, gruppo,
gruzzo, gruzzolo; macchietto, rigoletto, ristretta,
scontrazzo.
Croce. Strumento fatto con due legni intraver-
sati, su cui anticamente si legavano o si inchioda-
vano i malfattori, e sul quale fu inchiodato Cri-
sto. - Simbolo del cristianesimo. - L'insegna con
la croce che precede le processioni, i trasporti fu-
nebri dei cristiani. - Figur., pena, torm,ento. -
Crocetta, crocettina, piccola croce (d'avorio, d'ebano,
d'argento, d'oro, d' altri metalli, ecc.), portata al
collo, 0 altrimenti. - Crociane, grossa croce.
Crocifero, chi porta la croce davanti al vescovo
0 in una processione. • Crociforme, fatto a forma
di croce.
Croce ancorala, quella che ha le estremità delle
aste rivolte in segmento di cerchio. - Croce di
Malta, quella a due bracci eguali formanti quattro
triangoli isosceli. - Croce di sant'Andrea, quella a
X, fatta a pezzi incrociati diagonalmente. - Croce
greca, pari in lunghezza e larghezza. - Croce latina,
più lunga di sotto. - Croce russa, o di Lorena, a
doppio braccio orizzontale, il superiore più corto.
- Filatterio, la croce pastorale che i greci portano
al collo e che è piena di reliquie.
Braccio, ciascuna delle due parti della traversa
della croce. - Cartelli, i fregi, dorati o inargentati,
dei bracci della croce. - Ceppo della croce, la base
dov'è confitta. ■ Tronco, la parte principale, at-
traversata dalle braccia.
Crocifìggere, conficcare, configgere sulla croce,
dare il supplizio della croce: attaccare sulla croce,
chiavare al legno; crocificare, crucifiggere; inchio-
dare, mettere, porre in croce, sulla croce. - Croci-
fissione, atto ed effetto del crocifiggere: crocifiggi-
mento, crucifissione, inchiodatura. - Crocifisso, par-
ticipio di crocifigg;ere : appeso ai chiodi, confitto,
crocefisso; disteso, inchiodato in croce. Sostantiv.,
l'effigie di Cristo. - Crucesignato, che ha la croce
per distintivo : crocifero. - Crucifige, grido che si
lanciava contro i colpevoli, perchè si infliggesse loro
il castigo della crocifissione. - Deporre {deposi^
zione), togliere dalla croce (veggasi a Cristo). -^
Sconfiggere, contr. di configgere : schiodare, togliere
dalla croce.
Santa Croce, festa dell'esaltazione della Croce
(14 settembre). - Segno di croce o della croce,
l'atto che si fa toccandosi con la mano dritta la
fronte, il petto e le spalle. - Trionfo della croce,
opera d'arte, scultura, pittura, ecc., che la rappre-
senta.
Cróce. Qualunque lavoro a simiglianza di croce.
Parte d'una basilica, d'una chiesa. - Punto nel
quale fanno capo e si attraversano le vie, le strade:
crociata, crocevia, crocivio. - Crocièra, forma di
croce, disposizione a foggia di croce.
Incrociamento, Y incrociare, l' incrociarsi, incro-
ciatura, incrocicchiamento; intersecamento, interse-
zione (punto in cui si incontrano due linee), in-
traversaraento. - Incrociare, mettere una cosa at^
traverso all'altra, in modo di formare quasi una,
croce: attraversare, intraversare, traversare. - In-
crociarsi, attraversarsi, formando una specie di
croce : intersecarsi, intersegarsi, intagliarsi ; rise-
care, segare, tagliare.
Croce. Segno o distintivo, a forma di croce^
proprio ai membri di un ordine cavalleresco. •
Segno che si fa, invece della firma, da chi non
sa scrivere. - La traversa al collo dell'ancora. -
Segno che, sulle antiche bussole, indicava il le-
vante. - Nome di associazioni benefiche {firoce
Rossa, Croce Bianca, Croce Verde), che fanno ser-
vizio di ambulanza, attendendo al soccorso dei
feriti e dei malati, in tempo di pace o di guerra.
Croce. La parte più grassa della trippa del vi-
tello.
Croce di Malta. Sorta di giuoco che si fa nel
modo seguente : da due intieri mazzi di carte si
levano gli otto re e i quattro assi, formando con
quattro re un parallelogrammo in senso verticale,
al petto di chi fa il giuoco. Nel lato superiore di
questa figura geometrica, si pone orizzontalmente
un asso ; altri due si pongono verticalmente ai
lati di fianco, in modo che la linea formata alla
metà del parallelogrammo dalle quattro figure dei
re si trovi in mezzo a questi assi, il quarto dei
quali sarà collocato alla base del parallelogrammo»
in senso orizzontale. Gli altri quattro re si collo-
cano diagonalmente, a qualche linea di distanza da-
gli angoli degli assi stessi, sulla parte superiore e
su quella inferiore del parallelogrammo, in modo da
dare un'idea della Croce di Malta. Ciò fatto, le prime
otto carte ctie escono dal mazzo si dispongono in
semicerchio, al disopra di questa figura. Si con-
tinua quindi a trar carte, e quelle favorevoli si
pongono sui ceppi, rispettando il colore, e, mano
mano che si trovano nel semicerchio di quelle che
possono aver posto sui ceppi, si prendono, sosti-
tuendole subito con altre.
Croceo. Di colore zafferano.
Crocesanta. Detto a leggere.
Crocetta. Istrumento a foggia di lima. - In.
araldica, pezzo onorifico di secondo ordine.
Crocetto. La litna a quadrello.
Crociata. Impresa dei cristiani contro gli in-
fedeli, per la conquista di Terra santa e del se-
polcro di Cristo (1096-1291); anche, la loro lega,
il loro esercito all'uopo : croce, crociata. - Cro-
ciarsi, farsi crociato, prendere la croce. - Crociato,.
chi prendeva parte alle crociate : cavaliere di Cri-
sto, crocifero, crocesignato, crucifero. - Armato eoa
CHOCICCHIO
777
la croce sulla divisa. - Cercanti, coloro che ban-
divano le indulgenze e raccoglievano le elemosine
al tempo della prima crociata.
Oroclcchlo. Veggasi a strada e a via.
Crocidure. Il gridare del corvo : crocitare.
Crocidismo. Veggasi a malato.
Oi^ocièra. Forma di croce. - Corsia di ospe-
dale. • Nome di una costellazione. - In linguag-
gio marinaresco, i paraggi dove una o più navi
stanno in vedetta.
Orocifere. Famiglia di piante tipiche per la
conformazione del fiore, che è tonnato, nella co-
rolla, di quattro petali disposti a -croce. Croci-
fere: la camelina, il cavolo, la cardamina (specie
più nota il crescione dei prati), il ràfano, la ru-
chetta, la violaciocca, ecc.
Crocifero. Portatore di croce.
Crociflg-ifere, crocifissióne (crocifìsso). Il
conficcare sulla croce. - Figur., tormentare, dare
tonnento
Crociflssaio. Chi lavora o vende crocifissi.
Crocifissióne. Atto ed effetto del crocifiggere.
- Veggasi anche a Cristo.
Crocifisso. Messo in croce. ■ Effigie di Cristo.
Crociforme. Fatto a guisa di croce.
Crocino. Sorta di cavolo.
Crocione. Gran croce.
Crocitare. Veggasi a corvo.
Cròco. Lo zafferano.
Cro^olare (crogiolato). Mettere a stagionare un
vaso di vetro. - Di commestibile, il cuocere
bene. - Figur., crogiolare, crogiolarsi, compiacersi,
godere, godersela, aver piacere d' alcunché. -
Per similit., stare a godersi il caldo del letto o del
fuoco.
Crògiolo. Modo 'di cuòcere. - Tempera che si
dà ai vasi di vetro.
Crogiuolo. Vaso di terracotta refrattaria, an-
che di ferro o d'altra materia, a forma conica, u-
sato in ogni fonderia di metalli : affinatolo. -
Arnese usato anche in chiìnica. - Culatta, ciò
che rimane nel crogiuolo.
Crollare {crollante, crollato). Il cadere di un
edificio, sfasciandosi. - Il nmovere dimenando
in qua e in là : scrollare. - Neutro passivo, muo-
versi, scuotersi, avere una scossa.
Crollo. Caduta (veggasi a cadere), atto ed ef-
fetto. - Scossa.
Croma. Veggasi a note musicali.
Cromàtico. Di colore, del colore. - Termine
di musica: che procede per via di semituoni.
Cromatismo. Eccesso di coloramento, di co-
lore.
Cromato. Veggasi a cròmico (acido).
Cromico (acido). Uno dei prodotti dell' unione
del cromo con l'ossigeno : è usato in molte in-
dustrie chimiche. - Cromati, i sali dell'acido cro-
mico : sono tutti colorati in giallo o in rosso ; e
gli acidi e gli agenti ossidanti in genere si trasfor-
mano in bicromati. I cromati costituiscono sostanze
coloranti di molta importanza, come i vari cro-
mati di piombo, il cromato di bario (giallo d'ol-
tremare), il cromato di zinco (giallo di zinco), o
servono in varie industrie, come i cromati alcalini.
• Cromato di potassa, veggasi a potassa.
Cromidrosi. Veggasi a sudore.
Cromo. Metallo che forma coraóinazioni colo-
rite con la maggior parte dei corpi : è analogo al
manganese. Tutti i suoi composti sono colorati ; al-
cuni usati in medicina. I sali di cromo, combina-
zioni del cromo con i vari acidi, da non confon-
dersi con i sali dell'acido cromico, sono verdi o
violetti. Hanno importanza per le arti : il fosfato
doppio di cromo e potassio, il cloruro, il fluoruro,
il fosfato (verde di cronìo), l'acetato e, qualche
volta, Vossalato q il solfocianato, nonché il nitrato.
- Bicromato, combinazione chimica che dà un com-
posto binario contenente il doppio di cromo,
come elemento negativo, di quello che contiene un
altro composto di cromo col medesimo radicale.
Cromolitografia. Veggasi a litografia.
Cromotipografia. Nuovo processo di tipo-
grafia a colori.
Crònaca Breve storia, narrazione di fatti e-
sposti in modo semplice e secondo la successione
dei tempi. - Parte d'un giornale.
Crònico. Dicesi di male, di malattia che
duri a lungo e sia pressoché incurabile.
Cronista. Scrittore di cronaca. - Uno dei re-
dattori di un giornale.
Cronistoria. Veggasi a storia.
Cronografia (cronografico). Sinonimo di cro-
nologia.
Cronògrafo. Veggasi a fenomeno.
Cronogramma. Veggasi a data.
Cronologia (cronològico). La scienza del tetn-
po; ordine e dottrina dei tempi, in relazione alla
storia ; l'arte di determinare l'opera degli avveni-
menti, assegnando a ciascuno la data più esatta
possibile, in modo da rendere più facile e più pro-
ficuo lo studio dei fatti storici. Le divisioni crono-
logiche sono naturali e artificiali: naturali, il
giorno, il wiese, l'anno; artificiali, la. setti-
mana e Véra. La necessità di accordare l'anno
tropico, ossia il periodo della rivoluzione del no-
stro pianeta intorno al sole, con l'anno civile e con
le lunazioni, condusse a immaginare dei comple-
menti chiamati cicli, epatte, lustri, secoli, indizioni :
veggasi a tem,po.
Cronologicamente, in riguardo al tempo, per or-
dine, per successione di tempo, per ordine di anni.
- Cronologico, di cronologia, che si riferisce alla
cronologia. - Cronologo, cronologista, scrittore di
cronologia; chi si occupa di cronologia: crono-
grafo.
Cronologicamente. Detto a cronologia.
Cronològico, cronologo. Veggasi a crono-
logia.
Cronometria (cronometrico). Arte, scienza di
misurare, di calcolare il tempo.
Cronòmetro (cronometrico). Nome generico di
tutti gli strumenti che servono a misurare il tempo
e le sue minime frazioni; l'orologio di perfetta
costruzione.
Cronoscopo. Apparecchio che serve a misurare
un intervallo di tempo brevissimo.
Crociare (crociato). Della pioggia, cadere di-
rottamente, con strepito ; del fuoco, strepitare.
Cròsta. Indurimento di sangue; coperta d'u-
more riseccato che si genera sulla pelle rotta o
magagnata: cròstola, sangue indurito, schianza. -
La corteccia del pane. - Materia solida che ri-
copre una cosa. - Crosldceo (aggett.), munito di
crosta. - Crostoso, che ha o fa crosta, coperto di
croste : grommoso, grumoso, ingrumito, squamoso.
Concrezione, formazione di un corpo duro, per
estraposizione di materia intorno a un nucleo. Es.,
la stalattite. - Crosta terrestre, veggasi a Terra,
- Crosterella, dimin. di crosta. - Greppola, tartaro
della botte. • Grofo, incrostatura, tartaro di sale
778
CBOSTACEO — llRUDELE
che resta in una caldaia e per cui può scoppiare.
- Gruma, gronwia, crosta che fa il vino entro le
botti: tartaro. - Grumo, coagulo di sangue. - In-
crostazione, deposito di materie che si solidificano
sopra una superficie qualsiasi : aggrommatura, in-
crostamento, incrostatura. - Intònaco, crosta, spal-
matura di calcina e simili. - Muffa, crosta del
vino cattivo ; specie di fungo che nasce sui corpi
vegetali, quando incominciano a putrefarsi. - Pia-
stra, crosta che fa la scabbia. - S'^orza, la cor-
teccia degli alberi. - Smalto, materia di più co-
lori che si mette su pietre, su oggetti d'oro, ecc.
- Squama, o squamma, scaglia di pesce o, più
specialm., di serpente.
Incrostato, che ha fatto incrostazione, coperto da
incrostazione : grommato, grommoso. - Incrostare,
far crosta. - Scrostare, levar la crosta, togliere la
cro'5ta [scrostamento, scrostatura).
Crostaceo. Animale artropode, articolato, per
lo più acquatico, rappresentante di una numerosa
classe zoologica. Caratteri: mw^ito duro o calcareo,
che accoglie il corpo (almeno nei crostacei più noti);
capo e torace, in generale, saldati insieme e costi-
tuenti il celalotorace ; capo fuso con uno o parec-
chi segmenti successivi; antenne quasi sempre in
numero di due paia ; torace, e, generalmente, anche
Vaddome, con numerosi piedi ; occhi semplici o com-
posti ; respirazione per le branchie o per la cute.
- Artrofragma, porzione dello scheletro sternale dei
crostacei. - Basipodito, secondo articolo della por-
zione basilare di tutta l'appendice di un crostaceo
podoftalmo. - Carpopodito, una delle divisioni della
zampa. - Chelato, appendice terminante in pinza. -
Coxopodito, primo articolo della porzione basilare
delle appendici toraciche e addominali nei crostacei
superiori. - Nauplius, larva di certi crostacei.
Più noti, più grossi, più elevati per la complica-
zione della loro struttura, tra i crostacei, sono i
decapodi, cosi chiamati pel numero delle loro zam-
pe, che sono dieci : hanno tre paia di piedi-ma-
scelle. Ne è tipo il gambero comune. E si chia-
mano macruri i decapodi con addome molto svi-
luppato, brachiuri quelli con addome cortissimo.
Tra i macruri figurano il polimero, o gambero ma-
rino, il palemone, il paguro, ecc. Tra i brachiuri, il
granchio, il piccolo pinnotere, ecc. Si chiamano poi
cirripedi i crostacei marini che hanno dodici paia
di cirri, ossia appendici cornee, ed elementi calcarei
a valva, per cui furono un tempo annoverati tra
i molluschi (noti la lepade, il balano, ecc.) ; ento-
mostraci, molti minutissimi crostacei brulicanti nelle
acque dolci e nel mare, distinti in copepodi (tali
Vargolo e la lernea), fillopodi (a zampe fogliacee,
lamellose o lobate: del gruppo, Yapo, il branchipo,
la dafnia) e ostracodi (del eruppo, la cipride);
gigantostraci, detti anche pectlopedi e sifonosuri, i
crostacei con cefalotorace a foggia di scudo (specie
più nota e più grossa il limulo); isopodi, i crosta-
cei che hanno molte paia di zampe eguali (tra essi,
la limnoria, o limnorea, e l'onisco). Altre distin-
zioni: branckiopodi, crostacei acquatici, a corpo
molle e diviso in segmenti ; carcinoidi, dell' ordine
dei decapodi brachiuri ; dami, crostacei parassiti
delle balene; bomolochidi, parassiti di vari pe-
sci, ecc.
Aragosta, gambero marino. - Cannocchia, o
cannocvhio {squilla nautis), crostaceo squisitissimo e
comunissimo, del quale si fa gran pesca e gran
consumo sulle rive dell' Adriatico occidentale. -
Coriste, crostacei decapodi brachiuri, di una sola
specie. - Pilumno, crostaceo diffuso in lutti i mari.
- Porcellina, crostaceo vivente nei luoghi umidi e
del genere degli onisci. - Praniza, parassita di vari
pesci. - Pulce d'acqua, crostaceo piccolissimo. -
Molte specie, infine, si trovano allo stato fossile.
Carcinologia, descrizione dei crostacei. - Sperma-
ceto, sostanza bianca, solida, che si depone da una
materia oleosa tratta dalla cavità del capo di al-
cuni cetacei.
Crostata. Specie di torta.
Crostino. Fettuccia di pane arrostito.
Crostoso. Detto a crosta.
Crotalo. Il serpente a sonagli. - Antico istru-
mento musicale (veggasi a musicali istrumenti).
Crotontiglio. Veggasi a dràstico.
Crovello. Qualità di vino che si trae da uve
fermentate.
Crucciare, crucciarsi {crucciato). Cagionare
0 provar cruccio.
Crucciatamente. Con cruccio.
Cruccio {cruccioso). Sentimento di disgusto, fra
la noia, Vira, la stizza e il dolore; anche, la
cosa stessa che determina o provoca tale senti-
mento : ammattimento, briga, capacela, cavasonno,
corruccio, cura; discontento, dispetto, dispia-
cere, disturbo; fastidio; grattacapo, gramezza, gra-
vezza ; incubo ; malumore ; paturnia, pena, pen-
siero, rammarico, scorruccio, seccatura, tor-
mento. Frane, couchemar. • Briga, faccenda fasti-
diosa , crucciosa : bega , imbroglio , impiccio ;
suzzacchera, taccola, zacchera. - Broncio, segno
di cruccio. - Buzzo (aggettiv.), chi mostra di avere
cruccio.
Crucciare, dar cruccio, cagionar tormento, addo-
lorare, cruciare ; dar a fare, dar da pensare, dar
fastidio, dar fatica, dar gravezza, dar guerra, dare
inquietezza, inquietudine; dar la mala notte ; far
impensierire, far inquietare, far mettere i capelli
canuti ; irritare, tormentare.
Crucciarsi, provar cruccio, essere afflitto da do-
lore : avere, provare rammarico ; conturbarsi ; darsi
lagno, lamento; pigliare, pigliarsi cruccio, affanno,
pena, ecc. ; pigliarsela ; rammaricarsi ; rancurarsi
(v. a.); scorrucciarsi, tormentarsi, travagliarsi.
Ammattire, smaniare per corruccio, per cruccio.
- Aver l'amaro in corpo, essere disgustato, irato,
crucciato. - Avere un osso per la gola, avere un
pensiero molesto da non potercisi adattare. - Cari-
carsi di legne verdi, prendersi brighe inutili. -
Prendersi una scesa di testa, una briga.
Crucciato (particip. e aggett.), che sente cruccio,
dispiacere : corrucciato, cruccioso ; dispiacente, in-
dispettito, irritato, pieno di cruccio.
Crucciosamente, con cruccio, per cruccio, adira-
tamente, cruccevolmente, crucciatamente, dispetto-
samente, stizzosamente.
Cruccioso. Pieno di cruccio.
Cruciare {cruciato). Tormentare, dar tor-
mento.
Crudauiente. In modo crudo; figur., acre-
mente, in modo acre, aspro.
Crudele. Dicesi di animo che non senta com-
passione, pietà ; di persona che cerchi e si com-
piaccia di far soffrire altri, di procurar dolore :
più che cattivo (di cosa, atroce, orribile) ; affe-
rato (v. a.), barbaro, canino, crudo ; cuore di belva,
di bronzo, di ferro, di iena, di macigno, di pietra,
di sasso, di tigre; disnaturato, dispietato, disumano,
duracelo; efferato, empio, empio. di crudeltà; fello,
fero, ferocef fiero; immite, inclemente, inesora
CRUDEZZA — CUCCHIAIO
779
bilCf inferocito, inflerito, ingrato, inumano ; lupi-
gno, malèo; rubesto, sanguinario, selvaggio, senza
viscere; snaturato, spietato; tirannico, truce, tru-
culento. Sostantiv. e figur., aguzzino, antropofago,
belva, bestia, bestione, bruto, canaccio, cannibale,
carnefice, drago, fera, fiera, iena, mostro, omofago,
satanasso, sciacallo, tigre, tiranno, vampiro. Sim-
bolo della crudeltà, Vortica. - Crudelaccio, peggior.
di crudele. - Crudele, dicesi anche, talvolta, in
senso di doloroso (veggasi a dolore) : pena, tor-
mento crudele, ecc. - Crudelissimo, superi, di cru-
dele.
Tipi famigerati di uomini crudeli : Alrèo, i Bor-
gia, Caligola, Erode, Ezzelino, Falaride, Nerone,
Oloferne; di popoli, Caraibi, Lestrigoni, Pellirosse,
- Barba-bleu, personaggio crudele d' un racconto
di fate. - Tiberio in diciottesimo, persona crudele
in piccolo. - Torquemada, nome del grande In-
quisitore spagnuolo, divenuto antonomastico, per
martorialore, persecutore, inquisitore crudele e fa-
natico.
Disumanare, rendere crudele, disumano; inviperire,
invelenire.
Essere crudele : disumariarsi, essere di ferro, es-
sere fuori di tutta pietà (poet ), neroneggiare. Fi-
gur., avere il cuore con tanto di pelo. - Incrude-
lire, diventare o mostrarsi crudele, commettere con
insistenza atti di. crudeltà; inasprire, infellonire,
infellonirsi ; inferocire, inferocirsi, infierire, infie-
rirsi, inviperirsi. - Indracare, indragare, indracarsi,
indragarsi, incrudelire a guisa di drago. - Rincru-
delire, ripete incrudelire. - Rincrudire, rendere più
dolorosa una pena^ più crudele un castigo, ecc
Crudelmente. — Crudeltà'. — Proverbi.
Crudelmente, con crudeltà, in modo crudele, a-
f;ramente, aspramente, atrocemente; barbaramente,
bestialmente, brutalmente; canìnametite; duramente;
efferatamente, empiamente; feralmente, ferocemente;
iniquamente, iniqurtosamente, inumanamente; spie-
tatamente.
Crudeltà', l' essere crudele : pervertimento del
cuore, dell'animo, per cui si cerca di far male gra-
vemente ad altri e si gode o non si ha compassione,
pietà, delle sofferenze altrui : atrocità, barbarie, bar-
barità, bratalità: caniiità, crudelezza, crudelità
(voci antiquate); durezza di cuore; efferatezza, ef-
ferità, empietà, falarismo: inclemenza (contr., di
clemenza), rncrudelimento, inumanità ; rabbia da
far inorridire ; spietà, spìetanza (v. a.), spietatezza,
tirannia. • Anche, atto crudele, da uomo crudele,
ispirato da crudeltà: inumanità, canata, durezza,
sevizia. E in questo senso valgono molte delle pa-
role precitate.
Proverbi. — A chi vuol male, né la casa, né il
focolare. - Chi a molti ' dà terrore di moki abbia
timore. • Chi nasce ly.po non muore agnello. - Non
i malvagio eguale a quel che si compiace di far
tnale.
Oraci ezza, crudità. L'essere crudo Veg-
gasi anche a digestione»
Crudo. Non cotto, non fatto cuocere; che non
ha subito l'azione del fuoco (ferro, mattone); frutto
non maturo; vino non fermentato. Figur, cru-
dele, duro, detto anche di cosa. - Aggiunto di
inverno, di stagione, di aria, di tempo, ecc.:
mollo freddo. - Di suono aspro e ingrato all'o-
recchio. - Nelle arti figurative, linea, "tratto senza
grazia. - Dicesi anche di t^a non curata, di seta
non conciata.
Cruentazióne. Veggasi a ferita, a piaga.
Cruento. Sanguinoso, sanguinolento: veggasi a
sangue. - Di battaglia, di duello, di sacri-
fizio, ecc., per cui si è sparso sangue.
Crumiro. Voce d'uso : veggasi a, sciopero.
Cruna. Foro dell'af/o.
Cruore. Coagulo del sangue.
Crurale. Della coscia (vene, muscoli, ecc.).
Crusca (cruccoso). La buccia di grano o di
biade macinate che viene col setaccio separata dalla
farina: semola, semmola. Serve all'alimentazione
del pollame, dei cavalli, delle pecore, delle vacche,
ecc. - Si usa come emolliente e anche nell'indu-
stria. - Cruschello, cruscherella, crUscherello, semo-
Iella, stacciatura, tritello, crusca minuta. - Cruscond
crusca grossa. - Semola, in tutta Italia, vuol dire
crusca,, in Milano significa il ^r ^re della farina;
quindi, pane di semola il pane più fine.
Cruscata, intriso di crusca. - Cruscoto, pieno di
crusca. >• Tritelloso, con crusca, fatto di crusca, con-
tenente crusca.
Cruscante. Membro deW Acceideniia della
Crusca (scherz). - Pedante
Cnaggsi. Equino affine alla zebra*
Cubare, cubatura (cubatoj. Veggasi a cubOf
a misura, a numero.
Cubatto, cubàttolo. Specole di trappola per
prendere uccelli.
Cubèbe. Specie di pepe. - Cubebina, alcaloide
del cubebe.
Cubia. Foro a prua d'una nùve, pel passaggio
della gomena che va all'ancora.
Cùbica equazione» potenza» radice. Veg-
gasi ad equazione e a numero.
Cùbico. Detto a cubo e a numero.
Cubicolario. Presso i Romani, lo schiavo
addetto ai servizi delia camera e dell'anticamera.
Cubicolo. La camera da 'ietto. • Anche, tom-
ba di martire.
Cubitale. Lungo un cùbito. - Di lettera
grandissima. - Cuscino degli antichi Romani.
Cùbito. Il gómito^ - La misura corrispon-
dente alla lunghezza ordinaria dal gomito all'estre-
mità del dito medio. - Cubitale, della misura d'un
cubito.
Cubo. Corpo solido, con sei facete, quadrate ed
eguali e angoli tutti retti: dai moderni geometri
detto anche esaedro regolare. • Il prodotto del qxM-
dralo di un numero moltiplicato per la radice. •
Cubico, che ha forma di cuoo. - Cuboide, quando
la forma di cubo non è esatta.
Cuboide. Detto a cubo e a piede.
Cuccagna. Nella favola, paese pieno di pia-
ceri ; paese di abbondanza, corrispóndente a
3uello dei Lotofagi degli antichi, al Luilekkerland
eefi Olandesi, allo Scnwaraffentand dei Tedeschi.
- GiuQCo che consiste nel l'arrampicarsi su uno stelo
d'albero alto, liscio, insaponato, per prendere og-
getti attaccati alia sua cima.
Cucchiaia, cnccblara. Cazzuola da mura^
tore. - Istrumento in forma di grande cucchiaio
adoperato in alcune arti. - Arnese di ferro per
pieghettare la biancheria.
Cucchiaio. Arnese di figura ovàie e concava,
per lo più df metallo, o dì bosso, e tutto di un
pezzo, col manico : serve a mangiare La minestra
e alcuni altri alimenti, o liquidi o di poca consi»
stenza, nonché per prendere la salsa, X intinto o
780
CUCCIA — CUCINA
altro dal piatto comune. - Anche, istrumento di
chirurgia. • Istrumento per vuotare il fondo d'an
porto, il letto d'un fiume.
Cazza, cucchiaio di ferro bucherato, per diversi
usi. - Gucchiaiaccio, peggior. di cucchiaio. - Cuc-
chiaieUo, dimin. quasi vezzegg. di cucchiaio. -
Cucchiaino, per lo più, quello col quale si pone nella
tazza del caffè lo zucchero in polvere, si tira su
il pane inzuppato nel latte, nel brodo, ecc. - Cuc-
chiaióne, propriam., quello col quale si prende la
minestra dalla zuppiera o si prende dal piatto una
porzione della pietanza. Anche, méstolo. - Luc-
chiaiuccio, dimin. spreg. di cucchiaio. - Gottazza,
grosso cucchiaio di legno. - Ligula (lat.), il cuc-
chiaio col manico terminante in forma ovale. -
Mescolatore, cucchiaio quasi piatto, con manico
piuttosto grande. - Ramaiuolo da fragole, simile
al precedente, ma più piccolo e bucherato, da
stacciare lo zucchero sopra le fragole che si vogliono
conce con vino o con rosolio. - Romaiuolo da
zuppa, specie di cucchiaione da tavola, di metallo,
emisferico, appunto come un romaiuolo da cucina,
ma più piccolo e con manico non uncinato ; serve
sulla mensa a prendere dalla zuppiera la minestra
brodosa.
Cucchiaiata, quanto sta in un cucchiaio. Dimin.,
eucchiaiatina. - Cucchiaiatona, accresc. di cucchia-
iata. - Scucchiaiare, fare un grande agitare di cucchiai.
Oaccia. Covile del cane.
Oùccia, cucciare, cucciolo. Veggasi a cane.
Cucco. Il fii/lio prediletto.
Gùccuma, cùccumo. Vaso di metallo per
fare il caffè: caffettiera.
Cucina. Stanza destinata a preparare e a cuo-
cere le vivande, nonché, generalmente, a rigover-
nare le stoviglie. Il significato della parola si e-
stende a indicare pure tutte le cose che si cuo-
ciono, compresi i condimenti (veggasi a condi-
mento), il combustibile^ ecc., e anche la ma-
niera, il modo di cucinare le diverse vivande;
altresì la molta quantità e la squisitezza delle vi-
vande in una casa (es.: la cucina di Lucullo era la
più suntuosa di Roma), quasi come sinonimo di
mensa. Infine, si dà medesimamente il nome di
cucina a diversi apparecchi che servono a cuocere
le vivande e accennati più innanzi. Nel primo caso,
la cucina può essere grande, piccola, bene arieg-
giata, bene illuminata o no, bene o male arredata,
con 0 senza tutti i comodi, tenuta in ordine o in
disordine, pulita o sporca, ecc. Nel secondo caso,
a norma del modo di preparare le vivande o per
la qualità delle stesse, preferite, si distinguono la
cucina italiana, la francese, la milanese, la piemon-
tese, ecc. Si dice, inoltre, che una data cucina è ap-
petitosa o insipida, grassa o magra, leggera o forte,
secondo che si fa maggiore o minor uso di condi-
menti, di droghe e simili.
Cticinaccia, cucina brutta, sudicia, incomoda e
simili. - Cu£inetta, diminutivo di cucina : cucina
piccola e, per lo più, in buon arnese. - Cucinina,
cucinino, cucina piccolissima. - Cucinona, cucinane,
cucina grande e anche ben provvista. - Cucinuccia,
dimin. e un pò spreg. : cucina povera. - Cucinuzza,
dimin. meno comune di cucinuccia.
Parti principali della cucina e annessi.
Mobili. — Apparecchi.
Acquaia, opera in muratura, somigliante al piano
del camino, adibita all'uso di rigovernarvi le sto-
viglie adoperate per il pasto e i vasi da cucina r
il piana è formato da una vaschetta, o pila, ossia
da una specie di trogoletto, fondo quattro o cinque
dita, 0 di pietra o di mattoni, con un condotto {gola
dell'acquaio) per ricevere la rigovernatura e l'acqua
con cui sono lavati i vasi e le stoviglie, e scaricarle
nella fogna. In Lombardia, volgarm., lavandino;
in Romagna e nel Venete, scafa. E dicesi buco del-
l'acquaio il foro nella pila di esso per il quale l'ac-
qua che vi si versa passa nel condotto e si scarica
in una fogna o altrove. - Gratellina, pezzo di la-
mina di metallo bucherellata che si adatta al buco'
dell'acquaio perchè per esso non cadano giù nel
condotto forchette, cucchiaini e simili, e anche per-
chè non vi si introducano stracci o altro, che po-
trebbero intasarlo o otturarlo, impedendo il libero
scolo alle rigovernature. La gratellina talora è mo-
vibile e talora fermata al buco dell' acquaio per
mezzo del piombo fuso.
Buca del carbone, ripostiglio del carbone sotto il
focolare. - Calapranzi o tirapranzi (più comunem.),
congegno che serve a far salire e scendere, lungo
una specie di canna di camino, le vivande e i piatti
dalla cucina alla sala da pranzo, in uno dei piani
superiori, e da questi alla cuQina. - Camino, luogo
dove si fa il fuoco per cuocere i cibi. - Carbonaia,.
stanza, o vano sotto il camino o sotto il fornello,
in cui si tiene il carbone a uso della cucina. —
Credenza, stanza annessa alla cucina, ove si ten-
gono e si ammanniscono le provviste per fine di.
tavola.
Dispensa, stanza, per lo più, presso la cucina e
dove si custodiscono, crude o cotte, robe da man-
giare. Può essere talvolta anche un semplice ar-
madio a muro : credenza, credenziera, guardarobe,
guardavivande, madiella. - Dispensina, dimin. di
dispensa, specialmente se di quelle a muro. - Fo-
colare, parte della cucina dove si accende il fuoco
per far da mangiare, specialmente quelli bassi di
campagna, dove si sta seduti. - Fornello, opera
in muratura, muricciuolo massiccio, alto circa un
metro e sul piano del quale sono parecchie buche-
quadre o tonde, di varia grandezza, con gratelle in
fondo, su cui si mette bragia per farvi cuocere
vivande. - Frigidario, dispensa per tenerci in fre-^
SCO la carne. - Nicchia: così chiamasi da alcuni il
ricettacolo dell'acqua negli acquai, in una parte del
quale è un' apertura che imbocca in un condotto
per dove si manda via l'acqua della rigovernatura.
Mobili. — Armadietto, minuscolo armadio di le-
gno, con parecchi cassettini, per riporvi droghe,,
ciascuno con un cartellino, di metallo o d'altro, in-
dicante la droga contenuta. - Asse, tavola piallata,
più 0 meno lunga, che, inchiodata per piano su
beccatelli murati nella parete, serve a tenervi sopra
vari arnesi e utensili e stoviglie. - Buffet, arma-
dio con vetrina, o senza, e con vario ordine di pal-
chi per posarvi piatti, biancheria da tavola, ecc. An-
che, la stanza, il banco, i tavoli, le vivande stesse, i
vini e le terraglie che compongono il sontuoso appa-
recchio in uso nelle feste e nei ricevimenti. - Gas-
sapanca, cassa che serve anche da panca e si mette,
spesso, nel vano del camino. - Ceppo, o desco (più
comune il primo), tronco d'albero sulla cui parte
superiore pareggiata si taglia la carne, si spezzano
le ossa nelle grandi cucine. Désco è più proprio dei
macellai. - Credenza, veggasi a questa voce. - Mà-
dia, mobile che serve per intridervi la pasta da
fare il pane, - Mensola, mobile che si appende
al muro, per riporvi vasi, bicchieri, ecc. - iUc»
stoUera (con inutile neologismo detta anche appen-
dimestoli), arnese di metallo con fisso in alto per
attaccarvi i mestoli e una doccia in ferro per racco-
gliere gli scoli. - Piattaia, specie di rastrelliera a più
scompartimenti e a due o più palchi : si suole te-
nerla appesa sopra l'acquaio. - Rastrelliera, arnese
di legno su cui si mettono ritti tutti i piatti dopo
rigovernati, per farli sgocciolare e asciugare : specie
di cassa quadrangolare, sul cui fondo ricorrono pa-
ralleli due regoli intaccati a scaletta, cioè con una
serie di tacche larghe e profonde, a ritegno dei
piatti che vi posano per cotlello, superiormente ap-
poggiati ad alcune traverse. La rastrelliera è soste-
781
conservi per tutta l'annata. - Per la sedia, la
tavola, lo sgabello, veggasi a queste voci.
Apparecchi. — Cucina a gas, fornello di ghisa e
di forma particolare, che si mette, per lo più, so-
pra il fornello in muratura e sotto una cappa di
zinco : il gas vi è condotto attraverso un tubo di
gomma e facendo girare una chiavetta, che apre e
chiude, dando o impedendo il passaggio al fluido.
Sul piano dell'apparecchio sono due o tre buche
circolari, con dischi bucherellati, attraverso i quali
passa il gas acceso e riscalda i vasi sovrapposti.
V'è anche una buca più piccola per il /erro da
stirare. - Cucina economica, appareccnio meccanico,
Tav. XXV. — Cucina. Gli utensili.
/A. Il 4.5 ,^v -t r
l, casini economica; 2, cappa del fornello; 3, tubo del fornello; 4, stufa per l'arrosto; 5, marmitta;
6, caldaia a vapore per il brodo; 7, scolatoio per i mestoli; 8, cucina a gas; 9, casseruola conica; 10, ac-
quaio; li, rastrelliera per i piatti; 12, sbatti-uova; 13, sbatti-panna ; 14, botte; 15, matterello per fare
la pasta; 16, padelhi; 17, mestolo; 18, paletta; 19, forchettone; 20, schiunarola ; 21, graticola o gra-
tella; 22, asse per trinciare; 23, casseruola diritta; 24, tegame per uova; 2o, batticarne; 26, imbuto;
27, colapasta; 28, cassetta per il sale; 29, inaffiatoio; 30, grattugia per pane e cioccolata; 31, ma-
-cinino da caffé; 32, caffettiera; 33, catino; 34, grattugia; 35, mortaio; 36, piatti e scodelle; 37, sec-
chia diritta, 0 brocca per aequa; 38, inistello ; 39, credenza moscaiuola; 40, lampada a gas;
41, dispensa frigorifera; 42, camino; 43, girarrosto; 44, candeliere; 45, zuccheriera; 46, vaso per dro-
ghe; 47, pignatta di terracotta; 46, saliera; 49, tavolo da cucina; 50, soffietto; 51, stampino per bi-
scotti ; 52, pala per il carbone ; 53, bilancia ; 54, sorbettiera ; 55, damigiana ; 56, brocca conica ;
57, scopa ; 58, porta-spazzature.
con fornelli, per il quale si ottiene, con meno spesa
e con più comodi, di poter fare da cucina: fun-
ziona a legna, a carbone coke, ad antracite. Ha,
di solito: piastra superiore di ghisa levigata, due
forni (uno per cucinare, l'altro per scaldare piatti),
focolare rivestito di terra refrattaria e a circolazione
interna (con sottoposta cassetta per le ceneri), cal-
daia di rame stagnato, o vaschetta, pure di rame,
per l'acqua, rubinetto per questa, spranga d'ottone,
per riparo e per mettervi qualche pannolino ad a-
sciugare. - Fornellino, specie di vaso cilindrico di
lamiera di ferro, retto su tre piedi, presso il cui
nuta su due modiglioni puntati nel muro, ovvero
fermata contr'esso con grappe di ferro ingessate, e
con alquanta inclinazione verso la pila dell'acquaio,
affinchè su di essa, e per un foro nel fondo della
rastrelliera, ricada l'acqua sgocciolante dai piatti. -
Anche, l'arnese di legno al quale si appendono gli
oggetti di rame. - Scanceria (forse da scancia), spe-
cie dì scaffale a pochi palchetti, per tenervi sto-
viglie, piatti e altro. - Soppediano, arcile: così
i montanari pistoiesi chiamano un cassone di legno
nel quale ripongono la farina dolce, calcandovela
per bene, sicché venga soda, e in questo stato si
CUCINA
fondo è una gratella orizzontale, che regge i car-
boni accesi, per tostare il caffè nel tamburlano.
Nella fascia del fornellino, tra il fondo e la gra-
tella è uno sportello con usciolino, per dare aria ai
carboni. - Fornello, apparecchio portatile, vario
rii forma e di materia (di terra refrattaria, di ferro
bianco, di rame, di ottone nichelato, ecc.), funzio
nanle con diversi combustibili : carbone, gas, gas
di alcool, petrolio, a riscaldamento elettrico, ecc.
Anche, una specie di teglia, per lo più di ferro,
con coperchio e campana, per cuocervi frutte, pa
ste, ecc. - Ghiacciaia, veggasi a ghiaccio. • Mac-
chine diverse, per sminuzzare la carne, spremere
frutta, lucidare coltelli, imbottigliare, ecc. - Tor-
chietto da carne, apparecchio col quale girando una
manovella, si ottiene la spremitura della carne, rac-
cogliendo il sugo in apposito piatto. - Tritatutto, ap-
parecchio, macchinetta di recente invenzione, che
serve a tagliare la carne cruda e cotta, il lardo,
il prezzemolo, le droghe, ogni specie di legumi, non.
che a grattugiare il pane secco, il formaggio, ecc.
Altri apparecchi. — Utensili varì.
Sotto la denominazione generale di utensili son
compresi tutti gli oggetti, gli arnesi che servono
per cucinare, potendosi però escluderne le stovi-
glie e il vasellame, ossia molti oggetti che si ten-
gono nella credenza e si mettono poi sulla mensa.
Abbruschino, fornellino di ferro quadrilungo, pog-
giato su quattro piedi : su esso gira un cilindrc
vuoto, entro il quale, per uno sportellino, si intro-
duce il caffè 0 altro da tostare o abbrustolire. -
Acciainolo, pezzo d'acciaio lungo circa due palmi,
rotondo e appuntato, che serve nelle cucine, e più
specialmente al macellaio, al pizzicagnolo, per affi-
lare i coltelli {dar l'acciainolo). - Alberello del sale,
vaso nel quale si tiene il sale per uso della cu-
cina. - Arricciaburro, arnesetto per ridurre il burro
in trùcioli.
Bacino, bacinella, vaso simile al catino^ ma di
rame, e serve agli stessi usi. - Baracchina, barac-
chino, specie di bastardella, ma con due maniglie
laterali, ferme. - Bastarda, lo stesso, ma molto
meno comune di bastardella. - Bastardella, specie
di casseruola da potersi chiudere con coperchio
che agguanta pel manico laterale e lunghetto : di
rame, con fondo uguale alla bocca, stagnato dalla
parte di dentro ; la bocca senza orlo. Più comune-
mente, in Firenze, per bastardella s'intende un vaso
di terracotta, ovale, corpacciuto, con due piccole
anse, o manichi, in forma di maniglia alle estremità
e con coperchio. I due manichi laterali e la presa
del coperchio hanno, generalmente, la forma di due
corde avvolte insieme, una sull' altra. Serve allo
stesso uso di quella di rame. - Batteria, tutto l'as-
sortimento dei vasi di rame o di coccio necessari
0 utili in una cucina : batteria da e di cucina (co-
munque, è un francesismo). Batteria si disse an-
che l'assortimento di tutte le stoviglie necessarie
alla tavola (piatti, scodelle, zuppiere, salsiere, frut-
tiere e simili); più spesso detto servito da tavola:
ma servilo significa veramente l'assortimento un pò
più elegante, con un determinato numero di capi.
- Batticarne, specie di martello di legno (o anche
di porcellana), dentato, per battere la carne. - Bic-
chiere, bottiglia, coppa, veggasi a queste voci.
- Bigutta, rozzo vaso di terracotta, a uso marmitta,
nel quale sogliono i poveri fare la minestra. In
pirenie si usa generalmente, quasi in modo prover-
biale, parlando di minestra mangiata in gran quan-
tità. - Bilancia, arnese per pesare. - Bossolo,
vaso 0 cassetta, per lo più di legno, in cui si con-
servano aromi, droghe e simili, ad uso della
cucina. - Bossolo delle spezie, scatoletta ordina-
riamente di latta, a più scompartimenti, nei quali
si tengono separati varì aromati per la cucina. -
Bossolo del sale, cassetta in cui tiensi il sale in zol-
lette, a uso della cucina. - Bricco (bricchettino, bric-
chetto), vaso di rame nel quale si mette a bollire
l'acqua per fare il caffè, la cioccolata, ecc. Il
bricco da cioccolata è pure di rame, ma non sta-
gnato all'esterno, di bocca più larga (perchè vi entri
il frullino), col coperchio non mastiettato, e con
un buco nel mezzo, nel quale passa il manico del
frullino, essendo bene il frullare la cioccolata a
bricco chiuso. - Bròcca, vaso di terra o di rame, •
con manico e beccuccio, per uso di portare e ser-
bare specialmente acqua. Sinonimo di mezzina. Nel-
l'Italia centrale e nella meridionale si usano broc-
che di terra simile alle anfore e alle idrie antiche.
- Bucherarne, scotitoio, canestra, secchio pieno di
buchi, per scuotere e sgocciolare l'insalata.
Caffettiera, cògoma, cùccuma, ecc., vaso nel quale
si mette a bollire l'acqua per fare il caffè. - Col-
d<iia, paiolone di rame che si attacca sul fuoca
per far bucato o bollire cose in grande {maniglie,
due monichetti di ferro, uno per parte della cal-
daia, talora pendenti e girevoli in due occhi, come
nei bauli ; talora ferrai orizzontalmente). - Calde-
rone, grossa caldaia. - Calderotto, sorta di piccola
caldaia con coperchio, e più stretta verso la bocca,
che è senza orlo, e da potersi chiudere con coper-
chio, che calza {manico del calderotto, bacchetta di
ferro curva in semicerchio, i cui due capi ripie-
gati entrano girevolmente nelle orecchie del calde-
rotto, del secchio, ecc). - Calza, specie di borsa o
cappuccio di panno, lino o lano, a uso rii colare
lentamente molta roba insieme ; si colloca pendente
fra le quattro gambe di un telaretto, la bocca ap-
piccicata a più punte nella periferia di esso. -
Calzé'der, calcedro, vaso di rame per attingere ac-
qua : da calcos, rame, e udor, acqua. - Cande-
liere, arnese nel quale si infila la candela, quando
manchi V illuminazione a gas o a luce elettrica.
- Canestra, cesta, cesto, veggasi a queste voci.
- Casseròla, casseruòla, il vaso che in Toscana si
dice cazzaruola. - Cassetta del sale, cassettina di le-
gno per uso di tenervi il sale, fornita di coperchio-
da alzarsi e abbassarsi, come quello delle casse. Si
suol tenere appesa al muro, per mezzo di un chiodo
che entra nel foro della sua parete posteriore pro-
lungata a modo di spalliera. - Catino, vaso di terra-
cotta, adoperato per lavarvi le stoviglie, mettere in
bagno, ecc. Ce ne sono anche di legno e di rame,
secondo l'uso a cui debbono servire. - Cavatappi,
cavaturaccioli, tiratappi, arnese per togliere il tu-
racciolo dalle bottiglie. - Cazzaruola, vaso ro-
tondo e largo (per lo più di rame e fornito di un
lungo manico), entro al quale si cuòciono vivande
in umido. Cazzaroletta, cazzarolina, piccola cazza-
ruola. - Cestino da portare in tavola : sorta di piatto,
fatto di vimini, sul quale si portano i tegami e i
vassoi delle pietanze, la tovaglia; detto anche ton-
dino. - Ciabatta, stecca di legno o di cascina, pie-
gata su sé stessa, per modo che faccia come un'ansa,
nella cui parte di sotto è imbullettata della tela da
stacci: serve per colar liquidi nei bicchieri e an-
che, talora, per colare il brodo : ed è cosi detta voi-
garmente perché ha la forma quasi di una eia-
r83
batta. - Ciòtola, piccolo vaso per bere ; specie di
scodella. • Ciotola da guazzi, vengasi a mensa.
Ciòttoli, 0 cocci, si dicono, avviUtivam., i vasi di
terra, come pentole, tegami, ecc. - Colabrodo, pic-
colo arnese di latta o di rame, per colare il
brodo. - Colatoio, arnese per preparare il ranno
da rigovernare i piatti : è composto di due
vasi di terra sovrapposti uno all' altro ; nel supe-
riore (detto conchino, se a forma di piccola conca),
che ha uno o più forellini, è la cenere sulla quale
si fa passare l'acqua bollente, e questa esce poi dai
fori e cade nel vaso inferiore. Questo, essendo pro-
priam., un orcio, il colatoio dicesi anche orcio del
ranno. - Coltella, coltello da cucina, più grande degli
ordinari, adoperato per ispezzare o tagliare carne,
pane, ecc.: coltello da battere. - Coltello, nome gene-
rico di parecchi arnesi adoperati per tagliare; altri,
di forme speciali, servono per fare contorni di ver-
dure, per pelare, allettare, ecc. - Conca, vaso speciale
di qualsivoglia materia e per vari usi. - Conchino,
piccola forata da basso, che si suol tenere nelle cucine,
e "nella quale^ messavi della cenere, si versa via via
acqua per fare il ranno, che gocciola nell'orcio o
colatoio. - Coperchio, nome generico degli arnesi
adoperali per coprire vasi da cucina. - Coppo, orcio,
vaso di terra vetriato, grossissimo, di forma ovale,
di ventre rigonfio, a uso specialmente di tenervi
l'olio per la cucina e per i lumi. - Copripiatti, ar-
nese di rete metallica fatto a cupola, per riparare
le vivande dalle mosche. - Crown-criddle, arnese,
di origine americana, per cuocere le bistecche.
Farinaiola, farinaiuola, piatto, tegame di legno,
a sponde pochissimo rilevate, nel quale si mette la
farina per infarinare le vivande, prima di cuo-
cerle, e anche a raccogliervi pane, formaggio o
altro commestibile grattugiato. In qualche parte dicesi
tafferia. ■ Fattorino, o servitore, arnese ritto su tre
piedi, con fusto verticale che ha più fori, oppure
parecchi rampi a scaletta, cioè a varie regolate al-
tezze, per sostegno della punta dello spiede. - Ferro
da stirare, veggasi a stirare. - Filtro, denomi-
nazione generica di ogni corpo, di ogni arnese per
cui si faccia passare a goccie un liquido. - For-
chetta (forchettina, forchettona, forchettone, ecc.),
istrumento per infilzare vivande. - Forma, vaso
cupo di rame stagnato, talora liscio, più trequente-
mente incavato a spicchi, a spire o in altro modo,
per dare la corrispondente figura a torte, poleiita,
pasticci, gelatine, budini, e simili. Anche, foì-ma da
budini 0 da budino. - Formettina, piccolo recipiente
a doppio guscio, per riporvi il sorbetto^ una pasta
dolce e simili. - Fornello, specie di teglia, per
lo più di ferro, con coperchio e campana per cuo-
cervi frutte, paste, ecc. - Frullino, arnese fatto di
una cipolla di legno dentata e wjUasticciuola che si
agita tra le due mani o fra le dita: frullo, turbi-
netto. 11 frullino da uova è simile al precedente,
ma più piccolo, e l' ingrossamento ha la forma di
mezz'uovo, profondamente solcato e diviso a spic-
chi ; e serve a frullare il tuorlo d' uovo con zuc-
chero, a uso specialmente di preparare il cafiFè con
l'uovo. - Frusta, denominazione generica di ogni
arnese acconcio a sbattere la panna per tarla
montare, ovvero a diguazzare le chiare d'uovo per
farle spumeggiare, ecc. Serve a quest' uso una
canna rifessa in cima, introdottavi una ìioce o
altro per tenerne le parti allargate in giro ; ov-
vero un mazzetto di vergelle legate insieme all' un
dei capi ; o anche un granatino di scopa. A
tale uso serve pure uno strumentino di più fili
di ottone, ripiegati in maglia o staffa, fermatine
i capi a un corto manico di legno : le staffe
sono riunite insieme in foggia fusiforme, cioè
rigonfia nel mezzo, come le gretole della rocca da
filare. Detto anche batloncino o montarhiara, in
specie se si adopera per le chiare di uova.
Continua la serie degli utensili.
Ghiotta, tegame, di forma bislunga, che si mette
sotto l'arrosto, quando lo si gira, per raccogliere
l'unto che cola, o per cuocere vivande in un forno.
Detto anche leccarda {pezzetta, incavo emisferico
nel mezzo della ghiotta, nel quale, mediante alcuni
canaletti convergenti, va a raccogliersi l'unto che
stilla dall' arrosto, sopra cui, di tempo in tempo, lo
si riversa con piccolo romaiolino). - Girarrosto, ar-
nese per far arrostire la carne : detto anche menar-
rosto, tornarrosto. E' a peso, a inolia, a orologio, ecc.
(veggasi ad arrostire), e lo si carica mediante una
chiave. - Gramola, veggasi a pasta. - Granatino pic-
colo mazzo, di saggina o di stipa, legato con salcio per
i fusti, ma senza manico, e che si tiene in cucina
per ripulire l'acquaio. - Gratella, arnese di ferro,
su cui si arrostisce carne o pesce che non si
cuocia in forno, o sullo spiedo, o in padella: è
formata di varie spranghette parallele, attraversata
in un telaietto di ferro che ha quattro piedini e un
manico. - Gi'atella a rete, la stessa, se non che, in-
vece delle spranghette, ha una reticella di ferro rac
comandata lungo tutti i lati del telaio : serve più
specialmente per arrostire il pesce e il pane. -
Graticola, lo stesso, ma men comune, in Firenze,
di gratella. - Grattugia, arnese fatto di lamiera, o
di latta, bucherata, che il riccio (lamiera arriccio-
lata) dei buchi chiamati occhi rende ronchiosa da
una banda, e su questa si gratta, cioè si stropiccia,
si frega cacio, pane o altro che si voglia ridurre in
briciole: grattacacia, grattacacio, grattugella. La
grattugia a cassetta è fermata su una cassetta di
legno, entro la quale si raccoglie la cosa grattata.
La grattugia ordinaria, quella che più comune-
mente si adopera nelle cucine private, è piana, di
figura quadrangolare o triangolare, con manico dello
stesso metallo, ripiegato angolarmente ali 'ingiù, per
fare appoggio alla grattugia, posta in piedi sulla
tafferia, nel grattare il cacio o altro. La grattugia
da volgere è cilindrica, imperniata in una cassetta,
ed è girevole sul suo asse, mediante una manovella.
- Gratlugina, grattucino, piccolissima grattugia ci-
lindrica, di latta e non di ferro come l'altra, da
tenersi in mano nel grattare su di essa la noce mo-
scata, la buccia di limone, d'arancia o simili.
Imbuto, piccolo strumento che si mette nella
bocca dei vasi, per versarvi liquidi.
Lampada, arnese di varie foggie, per far lume.
- Lardatoio, ferro appuntato a uso di lardellare le
vivande. - Laveggio, vaso che si usa in alcuni luo-
ghi per cuocervi entro le vivande, in cambio di
pentola : ha il manico come il paiuolo. E' gene-
ralmente fatto di pietra serpentina od oliare, lavo-
rata al tornio. - Leccarda, lo stesso che ghiotta, ina
meno comune. - Lucerna, vaso di diverse ma-
niere per far lume.
Macinapepe, arnese per macinare il pepe. ■ Ma'
cinino, macinella, macinetto, macchinetta da polve-
rizzare il caffè tostato: veggasi a caffè, pag. 34.5,
seconda colonna. - Mànico, detto del paiuolo e di
784
altri simili vasi di cucina, è una bacchetta di ferro
curva in semicerchio, i cui due capi ripiegati en-
trano girevolmente nelle orecchie del paiuolo, ecc.
Manicnrcio, peggior. ; manichetto, manichino, dimin.
- Mannaia, grosso ferro tagliente e con due ma-
nichi, per uso della cucina. - Marmitta, vaso di
rame o di ferro fuso o di terracotta, in forma
press'a poco di secchia, e simile alla pentola, usato
più specialmente, per farci la minestra. - Marmit-
tìna, piccola marmitta. - Marmittóna, grande mar-
mitta, ma non quanto il marmittone. ■ Marmo, larga
lastra di marmo, e alquanto grossa, che si tiene
nelle cucine, per intridervi, spianarvi e ridurre in
falda (tirare) la pasta, o da minestra, o da dolci.
- Marràncio, grosso e pesante coltello, del quale si
servono i cuochi delle grandi cucine, massime nei
convitti, nei collegi e simili. - Mastello, vaso di le-
gno per la sciacquatura dei bicchieri o d'altro. -
Matterello, o spianatoio, cilindro di legno, lungo un
braccio o poco meno, grosso quanto appena può
aggavignare la mano, e col quale si spiana e si
assottiglia in fogli la pasta, estendendola sopra
un'asse a ciò destinata, o su una delle faccia del
tagliere, o sul coperchio rivoltato della madia. An-
chei il legno col quale, come con un mazzuolo, si
picchia la carne per snervarla, E a Firenze si chia-
ma matterello anche il mestone per la polenta. -
Mescolatore, cucchiaio quasi piatto, con manico
piuttosto grande. - Mestola, arnese che ha qualche
somiglianza col romaiuolo, ma è pochissimo con-
cavo, bucherato, a uso specialmente di schiumare
la carne che si fa lessare, o di trarre checchessia
dalla pentola, lasciatane scolare )a parte liquida. -
Mestola bucata, arnese di legno simile al precedente,
forato da buchi assai grossi, che serve a tirar su
dalla caldaia le paste o lasagne che vi sono a cuo-
cere, lasciando scolare bene tutta l'acqua. - Mesto-
letta, dimin. di mestola, meno piccola della mesto-
ìina ; mestolona, mestolone, grossa mestola, E mesto-
lata, quantità di checchessia presa con la mestola
e col mestolo. - Mestolina, piccola mestola, per lo
più, piana, a uso di rivoltare il fritto nella pa-
della, e di cavamelo, dopo fattone scolare l'unto. -
Mestolo, arnese per rimestare la roba nei vasi da
fornello. Dimin., mestolino ; accresc, mestolone. -
Mestóne, randelletto o matterello col quale si mesta
la polenta. - Mezzaluna, lunetta, pestarola, specie di
coltella curva, tagliente dal lato convesso, e i cui
4\ie capi, che finiscono in codolo, sono ficcati e ri-
baditi in due impugnature o manichetti di legno
verticali. Si adopera sul tagliere, dimenandola con
ambe le mani a modo d'altalena, e quasi ninnando.
- Mezzina, vaso per tener acqua in casa o per
attingerla alla fonte. - Molle, paletta, soffietto, veg-
gasi a camino. - Montachiara, lo stesso che fru-
sta. - Mortaio, vaso di legno, di bronzo, ecc.,
nel quale si pestano, si riducono in polvere varie
sostanze. - Moscaiola, arnese di varie fogge, ma per
lo più di rete metallica, per riparare la roba dalle
mosche (veggasi a niosca).
Occhio, cerchietto aperto da una parte, e fatto
nel medesimo manico della padella e dei coperchi
di ferro per comodità d'attaccarli a chiodi o ad ar-
pioni. - Oliera, arnese di metallo, di legno o di
coccio per tenerci l'ampolla. - Olla, vaso di terra
per conservare sostanze alimentari. - Orcio, il vaso
«otto al colatoio del ranno. - Orecchie, orecchi (dei
vasi da cucina), due pezzi di piastra metallica, sal-
dati o imbullettati a due punti opposti della bocca
del vaso e sporgenti da essa, con un buco nel
mezzo, nel quale gira ciascuna estremità del ma-
nico arcato con cui il vaso si regge, nel traspor-
tarlo, 0 s'appende alla catena. Alcuni vasi, come
la mezzina, e altri, hanno il manico arcato, ma
fermo.
Padella, arnese usato per friggere, e perciò
sempre unto e reso nero dal fumo. - Padellina, vasetto
di coccio 0 di metallo per cuocervi le uova : più
grande del padellino. - Padellina, padellino, vaso
di ferro con manico di legno e con tre piedini;
ovvero anche di terra, con piede e con manico tutto
d'un pezzo. Vi si mette bragia per diversi usi della
cucina e dell'economia domestica, talora servendo
a modo di scaldavivande, - Padellane, padellotto,
padelluccia, ecc., veggasi a padella. - Paiolina,
paiuola, vaso di metallo stagnato, con due maniglie
ferme, per poterci ben rimestare la roba sul fuoco,
come lo zucchero, che si chiarisce, il mosto, che
vi si cuoce, ecc. - Paiolo, paiuolo {paiolino, paio-
Ione, ecc.), vaso rotondo di metallo, con manico
arcato e mobile : serve per bollirvi dentro chec-
chessia, specialmente per fare la polenta. - Pallon-
cino, specie di frusta fatta di più fili d'ottone ri-
piegati in maglia o stafi'a, fermatine i capi a un
corto manico di legno ; le staffe riunite insieme in
forma fusiforme, cioè rigonfia nel mezzo. Serve a
sbattere la panna, le chiara d'uovo e siAili. - Pa-
nierone da pranzi, portavivande fatto di vetrici,
tondo, a parecchi piani, con sportello e forte impu-
gnatura 0 maniglia per di sopra. - Paramosche [co-
privivande), coperchio di rete sottilissima, di filo
di ferro, con cui si proteggono dalle mosche le vi-
vande. - Passatoio, quasi lo stesso che colabrodo,
ma si fa anche servire a passare roba non liquida,
pigiandovela con mestolino e con cucchiaio, per se-
pararne le parti più dure o più grosse. - Pentola,
pignatta, vaso per lessarvi carne, cuocere la mine-
stra 0 altro. - Pentolo, pentola assai più piccola
dell'ordinaria. - Pepaiola, vaso nel quale si tiene
il pepe e anche lo si schiaccia. - Pescaiuola, vaso
lungo, stretto e profondo da lessarvi il pesce ;
questo talora è collocato sulla navicella, o anima,
lamina traforata che compie la pesciaiuola in cui
si introduce, e cavasi poi, mediante due magliette
0 prese, onde levarne il pesce lessato, senza che
net levarlo si rompa. - Pestarola, la mezzaluna. -
Pestello, 0 pestatoio, pestone, corto cilindro di me-
tallo 0 di legno, che serve d'impugnatura, ingros-
sato e tondeggiante all'un dei capi o ad ambedue,
a uso di pestare la roba nel mortaio. Pestellino, più
piccolo del pestelletto. Pestellone, grande pestello.
- Pévera, imbuto grande di legno. - Pialletto, arnese
per tagliare a fette i tartufi. - Piatto, arnese di
terracotta o di metallo, sopra il quale si mettono
le vivande. - Pignatta, lo stesso che pentola ncgji
scrittori e in vari luoghi di Toscana, non in Fi-
renze. - Pignatta, lo stesso, ma men comune in
Toscana, di pignatta. - Pillotto, arnese, ora quasi
smesso dappertutto, nel quale si pone il lardo da
pilottare 1 arrosto, e consiste in una palla vuota, con
manico e beccuccio. - Polverizzatore, veggasi a sale.
- Portapadella, arnese fatto di una stretta lista di
ferro, ripiegata in forma di cerchio stiacciato: lo si
appende alla catena del camino, per sorreggere la
padella, se molto pesante, o debba stare lungamente
sul fuoco; in tal caso, il lungo manico viene rac-
comandato a una cordicella pendente dall'architrave
della cappa, o si fa appoggiare su uno dei rampi
del fattorino. - Portapranzi, portavivande, termini
generici di arnesi (per lo più di vimini), acconci a
CUCINA
7F5
portare alcuni piatti di vivande da una in altra
casa. - Presa, qualunque risalto nel centro del co-
perchio, nelle parti laterali di un vaso, o in checches-
sia altro, per poterlo prendere, e che non sia né
manico, né maniglia, - PidisctcoltelH, arnese in cui
si introduce la polvere di smeriglio, entro la quale
si passa poi la lama del coltello; anche, un arnese
con uno speciale sj/jf/fcro, applicalo internamente,
per facilitare la pulitura.
Ancora gli utensili.
Bame, rami, nome collettivo dei vasi da cu-
cina, di rame, come cazzeruole, teglie, ramini, ecc.
direzione del manico: serve, invece di bricco, a
scaldare acqua e trasportarla. - Ramaiola, più co-
munem. colatoio, nel Valdarno superiore, ranniere.
- Riccia, veggasi a grattugia. - Romaiolino, pic-
colissimo romaiuolo, e particolarmente quello che
suole accompagnare la ghiotta. - Romaiuolo, rama-
iuolo (non comune), arnese di ferro, o di rara sla-
gnato, 0 anche di legno, fatto a guisa di mezza
palla vuota, con lungo manico uncinato, per appen*
derlo: adoperato a prendere minestra, brodo, ecc.
R romaiuolata quanta roba si prende con esso. -
Rosetta, arnese che si tiene sulla mensa.
Sacchetto, bottone, pezzuolina bianca, nella quale
sia legato aroma, o altra droga, da far bollire con
altro, affinchè dai bucolini della tela passi nella
Tav. XXVI. — Cucina. Altri utensili.
i, cucina economica; 2, cucina a gas; 3, fornello a petrolio; 4, fornello a gas di spirito; 5, altro
fornello a gas di spirito ; 6, macchina per spremere frutta ; 7, grattugia comune ; 8, marmitta chiusa
ermeticamente; 9, id. id. ; 10, macchina" per lucidare lame di coltelli.
Nelle grandi cucine se ne fa come una mostra, te-
nendoli appesi alle pareli, sempre tutti netti e in
punto. - Ramino, orciuolo, vaso di rame, talora an-
che di latta, panciuto, con bocca alquanto minore del
fondo, e da chiudersi con coperchio entrante, ma-
nico arcato, ora girevole, ora fermo, beccuccio nella
Premoli.
Vocabolario Nomenclatore.
bollitura solo la parte più fine. - Saliera, vasetto,
per lo più di cristallo, per porvi il sale da met-
tere in tavola. - Sbuzzatoio (non comune), piccolo
coltello appuntato, destinato a sbuzzare polli, pe-
sci e uccelli. - Scaldapiatti, scaldavivande, arnese
di metallo che serve a tener caldi i piatti sulla
50
786
CUCINA
mensa. Si fa anche a guisa di cassetta sotto il
lastrone del camino, ed è parte della cucina econo-
mica. - Schiacce, schiaccina, sorta di forma, fatta a
tanaglia, con due bocche piatte in cima, per cial-
doni, brigidini, ostie e simili. - Schiaccianoci, ar-
nese per rompere il guscio delle noci, delle noc-
ciuole e simili (frane, casse-noisette). - Schidione,
spiede. - Schiumaiuola, schiumarola, schiumatoio,
mestola in genere per schiumare. - Scodella {scodel-
letta, scodellina, scodellona, ecc.), piatto fondo per
mettervi la minestra. - Scotitoio, arnese da mettervi
dentro l' insalata, sciaguattata e grondante, per
farne colar l'acqua, scotendo: è ora un pezzo di
stamigna, ora un reticino di filo, talvolta un pa-
niere di vimini, più frequentemente a fili metallici
radi, a modo di gabbia. - Secchia, vaso cupo di
rame, ferro o altro, col quale si attinge l'acqua. -
Servitore, lo stesso che fattorino. - Setaccio, lo stesso
che staccio. - Siringa, arnese per lo più di stagno,
da cui, per compressione, si caccia fuori il burro,
figurato in piccolo cilindro variamente scanalato da
servire in tavola. E' simile alla canna da servi-
ziale, se non che al cannello è sostituito un disco,
traforato in figura di stella, o altra consimile, che
dà la corrispondente forma al burro, che se ne fa
uscire spingendo lo stantuffo. • Sistola, arnese bu-
cherellato per strizzare i limoni, passare il latte e
simili. - Soffietto, arnese col quale, spingendo
l'aria, si genera vento, per accendere il fuoco. -
Soffione, camera o tubo per soffiare sul fuoco. -
Sorbettiera, o gelatiera, vaso per fare il sorbetto.
- Sottocoppa, specie di piccolo vassoio che si tiene
sulla mensa. - Spianatoio, lo stesso che matterello.
' Spiede, spiedo, ferro lungo dove s'infila selvag-
gina 0 polli per fare l'arrosto. - Spiedino, spiedone,
reggasi a spiede. • Sporta, arnese piuttosto fondo,
a sacco di giunchi, paglia, sala od altro, con due
manichi, usata specialmente per fare la spesa. -
Spranga, filo di ferro che, introdotto nei fori fatti
con un punteruolo negli orli vicini ai pezzi rotti
delle stoviglie, serve a tenerli uniti si che esse
siano atte ancora al loro ufficio. - Spremitoio, ar-
nese per spremere limoni, aranci e simili. - Sprone,
arnesino, piccolo disco o rotella di metallo, adope-
rato per frastagliare la pasta. - Staccio {staccetto,
staccino, ecc.), arnese che serve per colare liquidi.
• Stadera, sorta di bilancia usata nelle granai cu-
cine. - Stagnata, vaso di stagno, o di latta, di va-
ria forma, a uso specialmente di tenervi una certa
quantità di olio, di petrolio e simili. In Firenze,
Siù comunem., stagnina. - Stagnuola, vaso di latta,
i forma conica, con un imbutino attaccato in cima,
cannello a beccuccio da una parte, manico dall'al-
tra. - Stamigna, o stamina, pezzo di tela rada e di
filo crudo, a uso di colare : si stende lenta sopra
un telaretlo, rattenutavi da qiiattro punte nei quattro
angoli, in modo che faccia sacca nel mezzo, affin-
chè il liquido non esca sparpagliato, ma coli dal
mezzo a gocce, o in filo continuato. - Stampa, o
stampo, lamina di latta per tagliare la pasta in
varie forme. • Stiumino, mestola da schiumare la
pentola. - Stoviglie, nome generico che si dà ad
ogni genere di vasellame di terra, da tavola e da
cucina. Anche, stoviglieria. - Strizzalimoni, arnese
per strizzare il limone, l'arancio e simili. - Stufa-
iola, tegame fondo per lo stufato.
Tafferia, piatto di legno, largo e piano, a sponde
pochissimo rilevate, q)iasi a modo di vassoio : serve
a infarinarvi pesce o altro che s'abbia a friggere ;
e anche per grattarvi cacio, pane o altro con grat-
tugia. In Lombardia usato per rovesciarvi la polenta,
dal paiuolo. Tagliapasta, lo stesso che slampa: veg-
gasi a pasta. - Tagliere, pezzo d'asse grossa, spia-
nata e liscia, su cui si taglia o si pesta carne, erbe o
altro. - Tamburlano, o tostino, cavo, di ferro, in cui
si tosta il caftè : è attraversato da un' asticciuola di
ferro, in forma di spiede, che si prolunga al di
fuori di ciascuna delle due basi, e su di essa si fa
girare nella bocca del fornellino, per tostare il caffè
mtrodottovi da uno sportellino a coperchio mastici'
tato nella fascia e che si serra con piccolo sali-
scendi. Una delle estremità dell'asse prolungato,
corta e tonda, detta naso, entra e gira in un occhio
0 foro, presso la bocca del fornellino, e sopra una
opposta tacca posa e gira l'altra estremità dell'asse
che termina in manico da volgere. - Tavola da spia-
nare (in alcune parti della Toscana, non in Fi-
renze, detta spianatoia), arnese quadrato, composto
di assi ben piallate, e alle volte con sponde ai
tre lati, sul quale si distende la pasta col matte-
rello, 0 spianatoio. - Tegame {tegamaccio, tega-
mino, ecc.), specie di teglia rotonda, di terra, di
ferro smaltato, di rame, ecc., con orlo alto : serve
per cuocere le pietanze, le uova, ecc. ■ Tegamina,
tegame un po' più grande degli ordinari e con
sponda più bassa. - Tegghia, teglia, vaso di rame
(anche di terracotta), con sponda bassa, stagnato,
fatto come una tegamina. - Tegliona, teglione, veg-
gasi a tegghia. - Terrina, specie di tegame di terra
ordinaria, con la sponda alta. - Testo, stoviglia ro-
tonda di terracotta per coprire pentole e pentoli
(in Firenze, volgarm., copnce/Za); disco piatto d'una
terra speciale per cuocere i necci. - Tettiera o te-
iera, voce barbara, ma dell'uso, a indicare quel
vaso di porcellana, d'argento o d'altro metallo, nel
quale si prepara il the. Più gentile e più comune
teiera. • Tondi^ tondini, i minori piatti, pochissimo
concavi, che ciascuno tiene davanti a sé per man-
giarvi sopra. - Treppiede, arnese di ferro con tre
piedi, destinato a collocarvi sopra caldaie, tegami,
ecc., da mettere sulla bragia del camino, sul for-
nello, ecc.: treppiè, treppiedi, trespiede, trespolo,
tripode. - Tr eppiedino, t^ìccoIo treppiede. - Tz-e/ipie-
done, sorta di grosso treppiede, tondo di sopra, a
gambe più alte, affinchè la padella o altro vaso,
che vi si sovrappone, stia sufficientemente distante
dalla base della fiamma che vi si fa sotto, in una
delle buche del fornello. - Trinciafoglia, trinciara-
dici, trinciarape, strumento per affettare le barba-
bietole, le rape e simili. Alcuni sono a mano, sem-
plici, altri meccanici. • Trinciante, grosso coltello
per trinciare. - Tritatarluft, pialletto da tartufi, ar-
nese da cucina per sfaldare tartufi.
Uncinello, piccolo e sottile uncino, per attaccar
carne o altro. - Utello, vasetto di terra invetriata,,
a uso di tenervi olio, aceto e simili per condire. U-
sato ancora dai contadini in alcune parti di To-
scana, segnatamente nel Senese; in Firenze, però,
di utello non si parla più.
Vagello, caldaia grande, il cui fondo ha la stess-'
larghezza della bocca. - Vasellame da cucina
(non comune nell'uso familiare), l'insieme di tutti
i vasi in cui si fanno cuocere o si apprestano le
vivande, o si fanno altre operazioni di cucin? :
sono o di terra, e chiamansi stoviglie, ovvero sono
di rame stagnato, e diconsi collettivamente il rame
0 i rami. - Vasetto della tafferia, o da infarinare,
vaso di latta, tutto sforacchiato nel fondo e nel
coperchio, e col quale, come con un polverino, si
usa aspergere di farina sulla tafferia certe robe
CUCINA ECONOMICA — CUCINARE
r87
prima di friggerle. - Vasi, nome generico di tutti i
recipienti che servono per la cucina, siano questi
di rame, di ferro, di latta o di terracotta : veggasi
a vaso. - Vassoia, specie di catino di legno per
pulirvi il riso e infarinarvi il pesce : dai Lombardi
chiamata basletta. - Vassoio (vassoieUo, vassoino,
ecc.), specie di piatto più grande e più fondo degli
ordinari, ad uso di portare in tavola le vivande,
metterci dolci, ecc. - Ventola, arnese di varia fog-
gia e di diversa materia (un pezzo di cartone, al-
cune penne di pollo, ecc ), per far vento ai fornelli.
• Votazza, specie di mestola per le civaie.
Zuppiera, vaso molto fondo e panciuto, di forma
ora tonda, ora ovale, per lo più con piede e con
coperchio. Serve a porre in tavola la zuppa, o
altra minestra, che poi si mette nelle scodelle,
l'uò essere di terracotta e anche di metallo. Spreg.
dimin. e accresc. : zvppieraccia, zttppieretta, zuppie-
lina, zvppierona, zuppierone. - Zuccheriera, vaso
cupo, di legno, di porcellana, d'argento o di altra
materia, e di varie forme, nel quale si mette lo
zuccJiero, da adoperare in cucina o da portare in
tavola. "
Altre cose adoperate nelua cucina.
Governo dew>a cucina. — Persone.
Asciugamano^ asciugamani, pezza di tela, li-
scia od operata, che si tiene appesa in cucina, per
l'uso indicato dallo sle: s > nome. - Baìidinella, a-
sciugamano (veggasi a questa voce) più lungo degli
ordinari e di uso particolare. - Biancheria da cu-
cina: i grembiuli, gli asciugamani, i canovacci e i
cenci, oltre la tovaglia e i tovaglioli adoperati
aella cucina e nel tinello dalle persone di ser-
vizio.
Cassetta da spazzature, porta-immondizie, arnese
di legno, di latta, ecc., nel quale si raccolgono le
spazzature della casa, i riliuti della cucina, ecc. -
Cenci di cucina, quelli adoperati per pulire gli og-
getti di cucina : veggasi a cencio. - Cenerata, ce-
nere mescolata e bollita con acqua per ripulire i
vasi da cucina, per il bucato, ecc.
Grembiule, pezzo quadrilungo di grossa tela di
canapa, di lino o di cotone, orlato torno torno, da
legarsi alla cintola con nastro, per ditendere i ve-
stiti dal macchiarsi, nel fare la cucina. - Lava-
mano, lavamani, arne.'-e di legno o di ferro, da po-
sarvi la catinella per lavarsi le mani. - Meslolinaio,
0 mestolaia, cencio bucato che si appicca ad una pa-
rete della cucina, nei buchi del quale s' infilano i
manichi dei mestoli. - Ranno, acqua caldissima,
bollita con cenere, per rigovernare i piatti : bolli-
tura di cenere, ceneracciolo, cenerata, cenere bol-
lita, lasciva, liscivia, lissia, lissio, rannata.
Scopa, noto arnese da spazzare : granata. -
Strofinaccio, strofina cciolo, capecchio o cencio molle
per strofinare checchessia, specialmente le posate,
o per togliere la polvere. Frane, torchon.
Persone. — Credenziera, credenziere, donna, uomo
che ha in custodia la credenza. - Cucinatore, cu-
c.inatrice, cuciniera, cuciniere, cuoca, cuoco, veggasi
a cucinare e a cuoco. - Dispensiera, dispensiere,
donna, uomo preposto alla cura della dispensa,
nelle grandi case. - Donna, uomo di cucina, che fa
da mangiare o aiuta. - Friggitora, friggitore, chi I
frigge e specialmente chi vende roba fritta. - Guat- |
tera, donna che fa i bassi servigi in cucina : cene-
rentola, cenerucola, covacenere; fancella, fregona; la-
vascodèlle, lavapiatti; sguattera, sottocuoca (scherz.).
- Guattero, chi fa i bassi servizi, sotto gli ordini
del cuoco: guatlaro, lavapiatti, lavascodelle; mozzo
di cucina; pelapolli, pestapepe; protoguattero, scan-
nagallo,schiumabrodi, sguattero, sottocuoco (scherz.),
sottoguatlero ; vassallo del cuoco, volgiarrosti. Di-
min, guatlerino, syuatterino. ■ Lavapiatti, lavasco-
delle, propriamente, chi si limita a rigovernare le
stoviglie, a lavare i piatti nelle grandi case, nelle
comunità religiose, nei collegi, negli ospedali, nelle
osterie, ecc.
Governo. — Per il fumo del camino e dei for-
nelli, le pareti della cucina anneriscono facilmente,
e si provvede con ['imbiancatura fatta dare daH'iwi-
hianchino. - Dar la rena, renare, rendere lucidi,
strofinandoli con la rena, le forchette, i cucchiai e
simili {renata^ renatura, operazione del renare, dar
la rena). - Far la pulizia, espressione familiare che
comprende non solo il buon governo delle stoviglie
e di tutti gli utensili, ma anche il togliere la pol-
vere e le ragnatele (veggasi a ragno), il dar la
caccia, quando si introducono nella cucina, alle
blatte (scarafaggi), ai lumaconi (veggasi a luma-
ca)f alle foì miche (veggasi a formica), ecc. -
Fare una rannata, far bollire della cenere nel-
l'acqua, per poi lavarvi panni, stoviglie e simili :
rannare, lisciviare. - Lavare i piatii, pulirli con
acqua fredda. - Lustrare, detto dei rami, farli di-
ventare uetti e lucenti, strofinandoli con la rena,
con la cenere, con aceto e simili. - Rigovernare,
nettare vasi di cucina, scodelle o piatti che servi-
rono per mangiarvi, tenendoli un poco nell'acqua
calda con cenere e risciacquandoli poi con acqua
pura. Usasi attivo e neutro. - Ri(jOvernata, l'azior.e
e l'effetto del rigovernare. - Rigovernatura, l'acqua
nella quale sono state rigovernate le stoviglie. -
Risciacquare, ripete e rafforza sciacquare; detto di
vasi da cucina e di stoviglie da mensa, vale lavarle
nell'acqua e anche, dopo rigovernate, dar loro una
passata nell'acqua fresca : guazzare, sciabordare,
sciabottare, sciaguattare. Risciacquamento, atto del
risciacquare; risciacquata, l'azione e l'effetto del ri-
sciacquare (anche, il risciacquare una volta) ; ri-
sciacquatina, breve o lieve risciacquata; risciacquar
tura, il risciacquare ; anche, l'acqua che ne avanza.
- Scopare, pulire il pavimento con la scojìa.
Per le operazioni proprie del preparare le vi-
vande, veggasi a cucinare.
Cucina economica. Istituzione filantropica,
di creazione moderna, e consistente nello spaccio,
a mitissimo prezzo, di cibi semplici e sani.
Cucinare (cucinato). Preparare, acconciare,
cuocere alcune cose che servono di alimento, di
cihOf in genere ciò che si chiama vivanda: ac-
comodare, apprestare, assettare (non us.) ; condire
(veggasi a condimento), condizionare vivande;
far la cucina ; familiarm., scucinare, governare. -
Far da cucina, far la cucina, sembrano espressioni
equivalenti ; ma pare che il farla dica il farla sem-
pre per solito, mentre far da pare più appropriato
a quei casi in cui uno faccia la cucina cosi per ri-
piego in assenza della persona addetta alla cucina.
- Cucinabile, da potersi cucinare. - Cucinario, culi-
naie, di cosa che è relativa, appartenente alla cu-
cina. - Cucinato, particip. pass, e aggett. da cuci-
nare. - Cucinatura, l'operazione del cucinare; atto
ed effetto ; anche, il modo.
Cucinatore (non comune), nome derivalo, di-
788
CUCINARE
rettamente, da cucinare, di cui esprime l'atto e l'o-
pera, più che l'arte e l'uffizio, e perciò non sem-
pre, e forse non mai, sinonimo di cuoco. - Cncina-
trice, verbale femmin, di cucinare: chi o che cu-
cina. Più comunem., cudnatora; ma cucinatrice può
prestarsi a usi traslati che cudnatora forse non
comporterebbe. - Cuciniera, colei che fa da cucina.
- Cuciniere, chi cuoce le vivande, chi fa cucina:
Secondo il Rigutini, si dice di chi non ha tanta
abilità di potersi chiamare cuoco. Trattandosi di
ospedali, di collegi e simili, si dice cuciniere piut-
tosto che cuoco (se della milizia, ranciere, voce
d'uso). La serva, la padrona di casa può essere
buona cuciniera, o no, senza essere cuoca. Può il
cuoco essere un cattivo cuciniere. Sotto il cuoco
possono esserci più cucinieri, quanti appartengono
alla cucina e non sono in tutto guatteri. Cuci~
niere, infine, si chiama anche il libro (libro di cu-
cina) che dà le istruzioni per cucinare. - Cuoca,
cuoco, sottocuoco, sottocuoco, donna, uomo di cucina,
veggasi a cuoco.
Culinaria, l'arte di ben cucinare: arte culinaria
e, anche, semplicemente, culinaria; arte dei cuochi,
della cucina, arte del mangiar bene, arte leccarda ;
boccolica, buccolica; semplicem., cucina; gastro-
nomia ; pappatoria ; scienza della cucina. - Gastro-
nomo, che è esperto in gastronomia; anche, chi si
diletta e ha il gusto di lauti pranzi ; così pure chi
è ghiotto, goloso.
Diversi modi di cucinare.
Accarpionare, cucinare in carpione; mettere o
tenere il pesce in aceto, a tal uopo condito: car-
pionare, marinare. - Aggraziare [aggraziato), dar
grazia: si dice di una pietanza (anche, d'una be-
vanda, d'un liquore) alla quale sia dato l'odore di
checchessia. - Allessare, lessare (allessamento), cuo-
cere allesso. Allessato, particip. pass, di allessare:
più comunem., lessare. - Arrosolire (arrosolito), co-
munemente detto per rosolare, ma accenna più alla
perfetta coloritura, cioè a far sì che una vivanda,
stando al fuoco, prenda un colore tendente al rosso.
Rosolare (rosolato) accenna invece alla perfetta
cottura (veggasi a bruciare). • Arrostire (arro-
stito), cuocere carne o pesce sullo schidione o sulla
gratella; preparare Varrosto.
Condizionare, ammannire, acconciare una vivanda,
mettendoci tutti gli ingredienti e i condimenti ri-
chiesti ; da non confondersi con condire, che dicesi
solo del versare olio, aceto e simili su una vi-
vanda. - Contornare, fare il contorno (dimin. con-
tornino), ossia quella specie di corona di cibi ve-
getali, variamente cucinati, che si suol mettere in-
torno alle pietanze di carne da portare in ta-
vola. - Crostare (crostato), indurire al fuoco la su-
perficie di alcune vivande, si che prendano il co-
lor di nocciuola e facciano crosta. Si usa attivo o
neutro.
Cucinare alla cacciatora, preparare alla lesta vi-
vande in padella, come capretto, vitello spezzato,
polli giovani teneri, quasi alla maniera che usano i
cacciatori. - Cucinare alla casalinga, alla buona ;
come si suole, d'ordinario, in famiglia. - Cucinare
en dauhe (frane), battendo la carne prima di met-
terla in concia, come si fa da noi per lo stufato. - Cu-
cinare in agrodolce, o ;n dolce e forte, cioè con un
tondimento composto, i er lo più, di zucchero, ciocco-
lata, uve passe, pinocchi e aceto. - Cudnare in
salmi (dal frane, salmis), maniera speciale di cuci-
nare in umido la selvaggina, tenendola prima per
molte ore in fusione con vino e spezie. - Cucinare
salato, con molto sale. - Cucinare iìi zimino, cuo-
cere una vivanda di magro (baccalà, anguilla, ecc.),
nel tegame con bietole trinciate, o spinaci, prez-
zemolo, aglio, olio, pepe e sale). - Cucinare sciocco,
con poco sale, con poco sapore. • Cuòcere, ridurre
una vivanda meglio mangiabile per mezzo del
fuoco. Oltreché o lesso e arrosto, si cuoce, si cu-
cina, specialmente la carne, allo spiede, in ghiotta
(detto quasi esclusivamente della patata), in ba-
stardella, in fricassea, in padella, nella padella, in
stufato, in umido (con intinto), in teglia, o nella
teglia, nel tegame, in istufa (in tegame più fondo
degli ordinari), nella pentola, sulla gratella, ecc. :
veggasi a vivanda.
Dare il colore, detto di certe vivande, lo stesso
che far prendere il colore: è un po' meno di cro-
stare. - Drogare (drogato), acconciare i cibi con
droghe : veggasi a droga.
Fagianare (fagianato), cucinare una vivanda alla
maniera in cui, più comunemente, si cucinano i fa-
giani (non comune). - Fare, comunemente detto per
preparare: così, fare Vallesso, Y arrosto, la mine-
stra, il risotto, i maccheroni, la zuppa, il
brodo, ecc., nonché fare un dolce, fare un pa-
sticcio, V insalata, la salsa, il sorbetto, ecc.
- Far fare il collo, parlando d'uccelli arrostiti
sullo spiede, significa tenerli al fuoco senza vol-
tarli, sino a che i colli rimangano intirizziti.
Detto dei polli, é, dopo ammazzati, attaccarli
in alto coi piedi e col capo penzoloni, perchè af-
fluisca tutto il sangue nel collo e questo rimanga
flessibile, mentre il resto del corpo rimane dissan-
guato. - Fare il bollilo, il lesso. - Fare il brodetto,
dibattere uova con brodo caldo e agro di limone.
- Fare il sugo, tirare il sugo della carne, sp«emerla
per estrarne la parte più sostanziosa ; anche, farla
cuocere in vaso chiuso, con poco brodo o senza
(sugo, in romanesco, sughillo). - Fare in padella, frig-
gere nella padella. - Fare in umido, a mò di stufato
e in vaso ben chiuso. - Fare lo stracotto, cucinare
la carne in umido, con battuto e odori. - Far sof-
friggere, far friggere leggermente. - Fermare, dare
una prima e lieve cottura alla carne frolla, ad
alcune vivande che accennano a guastarsi, accioc-
ché non si guastino davvero. - Friggere (attivo
e neutro), dare alla carne, al pesce o altro, una
rapida cottura in padella, con burro, olio o
strutto: sfriggolare, sfrigolare, preparare il fritto;
cuocere le uova nel tegame, ecc. - Girare un pollo, una
costa d'agnello, ecc., arrostirli sullo spiede. - Giuleb-
bare, veggasi a frutto. - Glaf^sare (dal frane, giacer,
gelare), cospargere carni o dolci di una specie di ge-
latina, che li rende più vistosi (bue glassato, coppa
glassata, ecc.). - Gratin (frane), maniera speciale
di cuocere carne, pesce, verdure, ecc., intridendo
con salsa bianca, formaggio, burro, ecc., e mettendo
quindi al forno, perché tacciano crosta sotto e so-
pra. - Grillare (francesismo), cuocere sulla graticola.
- Guarnire (guarnito)^ lo stesso che glassare, ma
men bello e men proprio che contornare. Cosi an-
che guarnizione per contorno. • Imbudellare, imbti-
secchiare, veggasi a salame. - Impanare, malamente
detto per panare. - Incaciare, condire con cacio, con
formaggio grMughio. - Jncialdare, involgere nella
cialda, composizione di fior di farina, la cui pasta,
fatta quasi liquida, si stringe a forza di ferro, e
CUCINARE
im
si cuoce sulla fiamma . - Indorare {indorato), ba-
gnare nell'uovo sbattuto per friggere. - Infarinare
{infarinalo), aspergere pesci, funghi o altro, di fa-
rina sparsavi sopra con le mani, o fatta cadere sco-
tcnio il vasetto foracchiato che la contiene; ov-
ve 0, rivoltolare la roba sopra un po' di farina
sparsa sulla tafferia. Infarinata, V atto e l' effetto
dell'infarinare: dimin., infarinatina. - Insaporare,
insaporire {insaporato, insaporilo), dare, far pren-
dere il sapore per mezzo di condimento: con-
dire. - Intridere {intriso), stemperare o ridurre in
pasta la farina per mezzo dell' acqux o di altro
liquido; e intriso qualunque miscuglio di farina,
acqua o altro liquido per tare tiwie, pasta, mi-
gliaccio, torta e sim li.
Lardare e, più comunem., lardellare {lardato,
lardellalo), piantare lardelli (pez/.etti di lardo) nei
polli e in altre carni che si vogliono cuocere con-
dite in tal modo. E lardalura, lardellatura, l'ope-
razione. - Manteccare {manteccato), verbo del dia-
letto milanese, usato in uno speciale senso culi-
nario : dare il lucido e 1' amalgama rimestando e
ingrassando. - Marinare {marinato), lo stesso che
accarpionare. Marinata, la vivanda marinata, sia
questa pesce o altro. - Mettere ai ferri, di carne o
simili, mettere in gratella. - Mettere, tenere in fu-
sione, tenere una sostanza, per un certo tempo,
dentro un liquido (aceto, ecc.), perchè acquisti
certe proprietà. - Montar l'oca, la panna, la crema,
farle montare, sbattendole.
Panare {panato), rinvolgere nel pane grattato
carne, o altra vivanda, per friggerla. - Passare per
istaccio, schiacciare, per mezzo di un mestolino o
d'un cucchiaio, o simili, sullo staccio patate, fa-
ginoli 0 altro, sicché, ridotti in finissima poltiglia,
riescano dalla parte sottostante del velo dello stac-
cio medesimo. - Anche, semplicem., passare. - Pil-
lottare (disus.), ungere, aspergere di grasso l'arrosto ;
versare, a poco per volta, lardo fuso sull'arrosto gi-
rante sullo spiede; anche, il riversarvi di tempo in
tempo r unto caduto nella ghiotta. - Preparare le
salse, fare, preparare i condimenti di più maniere:
veggasi a condimento e a salsa.
Ridare {rifatto), di vivande, ricuocerle in qualche
maniera. - Rifriggere {rifritto), friggere di nuovo.
E rifritto,- sostanti vam., quel cattivo odore che
hanno i vasi unti rimessi al fuoco. - Rilessire, cuo-
cere con fuoco troppo lento, o con troppo umido,
sicché le vivande riescono come lesse. - Rivoltare
{rivoltato), detto di cibi che cuociono, significa vol-
tarli di sotto in su, perchè vengano cotti egual-
mente. Rivoltata, V atto e l' effetto ; rósolo solo
l'effetto. - Rosolare {7-osolato), dare alle vivande, a
forza di fuoco misurato, il colorito rossiccio proprio
di buona cottura, alla crosta. - RosoUre {rosolilo),
di uso comune, nel Pistoiese, per rosolare.
Salare {salato), aspergere di sale; mettere il sale
nella pentola del lesso o simili. - Salata, l'atto e
l'effetto del salare. Dimin., salatina. - Schidionare
{schidionato), infilare carne o uccelli nello schidione,
per arrostirli. E schidionata quella quantità di vi-
vande che si arrostisce in una volta con lo schi-
dione. - Scottare, tuffare nell'acqua bollente per
fermare la decomposizione, della carne da cuocere.
- Sottestare, arrostire, cuocere, rosolare sotto iest^,
cioè con bragia posta sopra il coperchio, oltre
quella che è sotto il vaso, e così cuocere con fuoco
sotto e sopra. Detto anche cuocere fra Scilla e Ca-
riddi. - Steccare {steccato) lo stracotto, il rosbiffe
o altra carne, bucherellarla, inserendoci garofano,
ramerino, salvia e simili, per dar odore. Steccatura,
atto ed effetto. - Slracottare, rifare a uso stracotto.
- Straziare una vivanda, cuocerla male. - Struggere,
sciogliere al fuoco o al caldo. - Stufare {stufato),
cuocere in istufato, a stufato. Stufatura, lo stu-
fare. • Stufare a secco, nel forno. - Stufare a va-
pore, su una caldaia a bollore.
Operazioni diverse.
Ammannirt [ammannito), fare quanto è neces-
sario perchè le vivande possano essere portate in
tavola cotte: apprestare, preparare. - Battere la
carne, renderla meno tigliosa. - Buttar giù nella
pentola il riso, i taglierini, ecc., fare la minestra. -
Caricare il girarrosto, metterlo in condizione di
funzionare. - Colare, far passare la cosa liquida in
panno o altro, perchè esca pulita, purgata. Colare
il brodo per sceverarne gli ossicini, ecc. - Dare
un bollore a una cosa, farla bollire un poco. -
Dibattere {dibattuto), battere qua e là prestamente,
entro un vaso, materie viscose. - Dimenare, agitare
col mestolo e simili le vivande che si stanno cuo-
cendo.
Far andare, invece di far cuocere, detto delle vi-
vande e del modo con cui si ammanniscono. • Fare
il battuto, il battutino, tritare più cose {cipolla,
pomodoro, aglio, prezzemolo, ecc.) sul ta-
gliere, con una coltella o con la mezzaluna, per
condire le vivande. Il battuto è generalmente di ci-
polla 0 di prezzemolo, di prosciutto o di tutte
queste cose e simili insieme. - Fare il ripieno,
mettere insieme una mescolanza di varie carni, o
d'erbe, o di frutte, o di queste e più altre cose da
introdurre nel corpo di volatili, nell'interno di pa-
sticci, di pasticcini e simili. - Fare rialto in cu-
cina, pieparare roba più in abbondanza del solito
0 pietanze di maggior costo, di maggior lusso. - Fare
un imbratto, fare un piatto mal cucinato o male acco-
modato.-Fr-w/Zare {frullato), agitare col frullino, il cui
manico si fa girare rapidamente fra le palme delle
mani ; agitare le uova, la cioccolata e simili, per
iscioglierle, e fare che l'aria vi si frammescoli.
Frullata, atto del frullare. Dimin., frullatina. -
Grattare {grattato), sbriciolare, stritolare con la
grattugia pane, formaggio e simili. Grattatura, la
cosa grattata. - Grattugiare {grattugiato), sbriciolare
cose fregandole sulla grattugia : meno comune di
grattare.
Infilare {infilato), pezzi di carne, polli e simili,
introdurre attraverso ad essi lo spiede sul quale si
debbono arrostire. - Integamare {integamato), met-
tere nel tegame. - Levare dal fuoco, togliere dalle
legna o dai carboni accesi i vasi di cucina en-
tro cui sono le vivande. - Mestare (mestato), agi-
tare con mestola o con altro simile strumento cose
liquide o morbide. - Mettere al fuoco, collocare sui
carboni ardenti o sulla legna accesa il vaso da cu-
cina entro cui sono le vivande da cuocere. - Met-
tere la marmitta, la pentola al fuoco, far da desi-
nare. - Montare V uova, la panna, la crema, farle
montare sbattendole. - Non accendere il fuoco, non
far da cucina.
Pelare (pelato), togliere tutte le penne ai volatili
per cuocerli. Pelata, il pelare. - Pestare (pestato),
ammaccare una cosa percotendola col pestello, per
ridurla in polvere o raffinarla. Pestata, atto del
pestare. Dimin., pestatina. • Rimenare (rimenalo)
790
CUCINATUKA CUCIRE
detto della posfa, lavorarla con le mani, perchè
\enga tutta penetrata egualmente dall'acqua e si
coaguli. - Bmcvdare, nettare, far mondo, togliere
le materie eterogenee dal riso, àSiWiìisalaia, ecc.
- Riscaldare (riscaldato), ripete e raflorza sca/doie;
mettere di nuovo al luoco quel che era cotto o
freddato. Riscaldatura, la cosa riscaldata. - Sbuzzare
(sbuzzato), detto di polli, d'uccelli e di pesci, aprirne
il ventre e toglierne gli intestini. - Scalcare, fare
in mezzi, con certe regole, un pollo e simili. -
Schiumare fschiumatoJ,]& pentola o altro, toglierne
la schiuma. - Scodellare (scodellato), mettere la
minestra o altra vivanda nelle scodelle (attivo e
neutro). - Scolare (scolato), fare scolare, versare
nella zuppiera; anche, colare, passare per il co-
lino. - Scoprire {scojìerto), detto di vasi da cucina,
toglierne dalla bocca il coperchio.- Sfilare (sfilato),
detto di vivande arrostite allo spiede, toglierle da
esso quando sono cotte. - Spianare (spianato), della
pasta da far minestra, distenderla con lo spianatoio,
perchè venga a formare la spoglia. - Spolpare (spol-
pato), cavar la polpa che è intorno alle ossa degli
animali. - Sprangale (sprangato), riunire i pezzi
rotti delle stoviglie. Sprangaiura, V atto e V effetto
dello sprangare, e anche il luogo dove le stoviglie
furono sprangate. - Stacciare (stacciato), passare allo
staccio. - Strizzare (strizzato), fortemente strin-
gere, e dicesi particolarmente del limone e degli
spinaci cotti, per fare uscire l'agro dal primo e
l'acqua dai secondi. - Studiare e siummiare (stu-
ftìiato, sluìì.miato), lo stesso che schiumare.
Tirare (tirato), della pasta da minestra, ridurla
alla giusta consistenza o in una sfoglia o spoglia
della voluta grossezza. - Trinciare (trinciato), ta-
gliar la vivanda che è in tavola, dividendola in
pezzi od in fette, da servirne i commensali.
Trinciata, il trinciare, una volta. - Tritare {tri-
tato), far trito, ridurre in minute particelle carne o
altro.
Cose e termini vari.
Bagna^ hagniffa, voci del dialetto lombardo che
indicano il sugo, l'unto delle carni in umido, nel
quale si intinge il pane: ì?i/wj<o. -£orfco«n!o: dicesi
lamiliarmente, di qualunque pietanza, specialmente in
umido, fatta con ogni cura, acciocché sia appeti-
tosa e gustosa, quasi sia stata lungamente a bor-
bottare sul fuoco. - Broda, acqua nella quale sono stati
cotti maccheroni, fagiuoli, ceci o simili. Peggior,,
brodaccia. - Dorati e fritti, di pesci o cose simili
che, prima di friggerli, si mettono nell'uovo in fu-
sione. - Grazia, quell'odore che si dà a certe vi-
vande.
Intingolo, quasi dispregiativo di intinto ; intinto
con varie droghe nel quale si può inzuppare il
pane. Dicesi anche della vivanda stessa cotta in
tal modo ; cibreo (frane, civet). - Manicaretto, più
della lingua scritta che della parlata familiarmente,
nella quale si direbbe piuttosto borbottino. - Morto,
volgarmente, il vero e proprio modo di cucinare,
speciale ed adatto. E si dice essere la sua morte per
significare che un determinato modo di cottura è
quello che più si alta alla vivanda e che la rende
più gustosa che in qual altro modo si voglia. -
Odori, erbe odorose per la cucina.
Passato, sostantivam., la parte più sugosa di al-
cune sostanze alimentari, e specialmente di civaie
(veggasi a legnine), che, dopo essere state cotte,
sono state passate per lo staccio, rimanendo in
questo le buccie ; così dicesi passato di lenti, pas-
sato di fagiuoli, ecc. Dicesi anche, forse più comu-
nemente, passata; e i Toscani chiamano così quella
che in francese dicesi pwrèe. - Piccato: nel lin-
guaggio della cucina, alcune carni diconsi piccate,
invece di lardellate, isteccate. - Pinzimonio, condi-
mento di olio, pepe e sale, che si sparge sui car-
ciofi, sui sedani e simili, per mangiarli crudi. - Raf-
friggolato, il cattivo odore che mandano i cibi cotti
nei vasi untuosi. - Ribolliticcio, dicesi delle materie
che nel bollire rimangono in fondo alla pentola ;
anche la cosa che ha del ribollito.
Savore, sorta di saLsa fatta di noci, acciughe,
agresto, olio, ecc., che si mangia col lesso. - Sbruffo,
sconcia costumanza della plebe napoletana, che con-
siste nel condire alcuni cibi (maccheroni, insalata.
ecc.), spruzzandoli con condimenti da prima posti
e mescolati in bocca. - Segreto, la presa di potassa
che si mette in pentola, perché vengano più mor-
bidi i ceci. • Soffritto (sostantivam.), battuto di ci-
polla, odori e presciutto che si crogiola nel tegame
0 nella cazzeruola con olio e burro. Soffrittino, di-
min, quasi vezzegg. - Spezie, aromi, specialmente
cannella, garofani, noce moscata, per uso di cu-
cina. - Strutto, il grasso di maiale, fatto strug-
gere al fuoco e conservato in vesciche per gli usi
della cucina. • Sugo, umore sostanzioso e saporito
che si cava dalla carne, dalle erbe, ecc. per con-
dimento. - Unto, salsa, intingolo, ecc.
Beignet (frane), frittella, specialmente di pesche
0 di mele. - Enlre-cóte, costata fiorentina, costoletta.
- Fines herbes, per i francesi, alcune verdure che
vendonsi a mazzetti, come cipolline, porri, pimpi-
nella, ecc., che si tritano e danno aroma alle vi-
vande. In ital., erbucce. - Marbré, marmorizzato:
dicesi di carni di varie specie, che, messe e cuci-
nate in stampo, imitano la venatura del marmo. -
Sauté (frane, saltato), speciale cottura che si fa
della carne, ponendola senz'altro e per breve tempo
nella teglia con burro od olio. • Sarcraut, salcrautte,
cavolo dolce e forte.
Arrabbiare, di vivande cotte presto, a fuoco ar-
dente, con poco 0 punto umido. - Saper di lezzo,
dicesi di certo spiacevole odore che mandano ta-
lora i piatti, le tazze e i bicchieri o mal lavati o
non bene risciacquati in acqua chiara, specialmente
quando in essi si è fatto cuocere uova o bollire
latte. - Saper di ribollito, di cose che, ribollendo,
hanno preso cattivo sapore. - Saper di rifriggolato,
lo stesso che saper di rifritto; ma pare abbia più
del dispregiativo.
A complemento di questo articolo, veggasi anche,
per la cucinatura, alle voci agnello, bistecca,
bue (pag. 330, prima colonna), capra, carne
(pag. 424, prima colonna), costoletta, erba, le-
gume, lejìre, maiale, pesce, pollo, selvag-
gina.
Cucinatura. Azione e maniera di cucinare.
Cuciniera, cuciniere. Veggasi a encinare.
Cucire (cucilo, cucitura). Congiungere, unire con
ago e filo vari pezzi di panno, di stoffa, di
tela., di tessuto (anche di cuoio, di jjelle), ado-
perando cotone, refe, seta, spago, ecc., allo
scopo di adattarli ad uso di veste, di camicia o
d'altro indumento, di riunire le parti disgiunte, di
rattoppare un pezzo rotto e simili: aducchiare, a-
gucchiare, agugliare, appuntare, auccliiare; cuscire
(v. a,, lat.), dar punti ; mettere punto a punto ;
CUCIRE
791
tràr ad ago, trarre agogliate, gugliate. Olire l'ago,
chi cuce adojpera il ditale, le forbici, lo spillo
»e il guancialino, arnese di panno o di tela, imbot-
tito di crine, per appuntarvi il lavoro che sta ese-
guendo nel cucire. Gugliata o agugliata si chiama
Ha quantità che si infila nella cruna dell'ago per
."jòucire, di lunghezza, al più, per quanto si può di-
stendere il braccio. Allorché il filo non è più ab-
bustanzà lungo e non si vuole ancora rinnovarlo,
si può fermarlo sulla cruna dell'ago con una ma-
glia. - Cucito, particip. di cucire {inconsulile, non
cucito) ; spslantivam., l'arte del cucire, la cucitura,
e la roba^da cucire o cucita. - Cucitore (non us.),
chi cucé,Y*°^^ •' sarto, nonché il calzolaio, il
bastaio, il materassaio (veggasi a materassa),
.ecc. - Cucitrice, cucilora, cucitrice di bianco, donna
che cuce per mestiere, specialmente quella che fa
"lavori di tela, camicie camiciette, ecc. - Maestra
di cucito, chi insegna l'arte del cucire. - Orlatore,
orlatrice, chi fa il mestiere di orlare (veggasi a
orlo). - Rammendatora, rammendatrice, rimendatora,
rimendatrice, donna che rammenda o fa il mestiere
di rammendare.
Varì modi di cucire.
Manovre del cucire. — Scucire.
Cucicchiare (cucicchiato), cucire malamente, cu-
cire poco e non bene. - Cucire a (ilo doppio, col
nodo ad ambedue i capi della gugliata. - Cucire a
filo scempio, cioè col nodo fatto a un solo capo del-
l'agugliata, tenuto molto più lungo dell'altro. - Cu-
cire a refe doppio, cucire forte. - Cucire di bianco,
in bianco, cucire biancheria.
Imbastire (imbastito), mettere insieme i vari pezzi
del vestito con una prima cucitura a punti radi :
fare l'imbastitura, un'imbastitura ; infilzare. - Im-
puntire (impuntito), cucire a impuntura, cucire a
punti fitti due pezzi soprammessi, serrandoli e ren-
dendoli slabili con una o più linee di cucitura. -
Orlare (orlato), far Vorlo,
Raccenciare (raccenciato), accomodare, alla meglio,
panni vecchi. - Rammendare (rammendato, ram-
mendo), cucire un tessuto rotto senza porvi topjja cól
solo riunire, ravvicinandoli con l'ago infilato in co-
tone floscio, i lembi della rottura, dello .strappo o
del' taglio: ripiendare. - Rappezzare (rappezzato), lo
stesso che rattoppare. - Rassettare (rassettato), riac-
comodare le parti guaste con ago o simile. - Hat-
toppare (rattoppato), cucire una toppa, che é un
pezzo che si cuce sulla rottura di un panno. • fil-
atere (rtcuctto), ripete cucire; cucire a strappi. -
Rimbastire (rimbastito), ripete imbastire. - Rinfrin-
zellare (rinfrinzellato), ricucire alla peggio o rara-
'mendare alla meglio.
Trapuntare (trapuntato), eseguire il trapunto, la-
voro fatto con punta d'ago.
' Manovre. — Accecare un punto (accecato), ripian-
tare l'ago nello stesso buco, di dove si era prece-
dentemente cavato, per disfare il punto. - Andare
in filo, segnare con la punta dell'ago prima di cu-
cire, piegare, tagliare, per andar diritti. - Appun-
tare, attaccare con punti di cucito, con spilli, ecc.
Fermare il punto, fare un nodo rasente al pezzo,
prima di strappare il filo avanzato. - Infilare (infilato),
far passare il filo per la cruna dell'ago. - Infilzare
{inUlzato), fermare due pezzi di' panno con punti
lunghi, detti filze, per poi cucirli. Infilzatura, atto
ed effetto. - Lenteggiare (lenteggiato), allentare nel
cucire uno dei lembi del tessuto più dell' altro.
Ragguagliare (ragjuagliato), spianare le costure. -
Ribattere (ribattuto), il cucito, le costure, col ferro
caldo : spianare, fare la ribattitura. - Rincrunare
(rincrunato), mettere di nuovo la cruna, tornar con
l'ago all'ultimo buco fatto nel cucire.
Scucire (scucito), il contrario di cucire: disfare
il cucito, disfare il punto • Sdrucire (sdrucito),
scucire alla lesta o male. - Sdrucio, lo sdrucire e
la parte sdriiscita. - Sdrucitura, l'essere sdrucito e
la parte sdrucita.
Punti.
Punto, quella porzione di cucito che si fa in
ciascuna tirata dell'ago; il filo che si ferma, pas-
sato una volta. Si fa a. mano o a macchina; riesce
fitto, rado, ben fatto, ben messo, grosso, sottile, ecc.
Quattro i generi principali di punti che servono a
fare le differenti Specie di cuciture, e sono: il
punto a filza, il punto addietro, il punto d' orlo o
soppunto, e il punto a sopraggitto.
Punto a filza, il più semplice : si fa mettendo
sempre l'ago nella stoffa da due a quattro fili più
in là dal punto che si é formato ; lo si fa per le
cuciture semplici, le crespe, e per riunire le stoffe
leggiere. Quando il tessuto permette, si prendono
parecchi punti in una volta sull'ago prima di ti-
rare il filo. - Punto addietro, o indietro: si fa pren-
dendo, da destra a sinistra, sei fili del tessuto sul-
l'ago, poi mettendo l'ago dietro al punto dove esce
il filo, per farlo riuscire ad una distanza doppia,
davanti al primo punto. E si chiama impuntura una
fila di punti addietro che non lasciano alcun in-
tervallo fra loro ; si rincruna sempre l'ago nel foro
d'uscita dal punto precedente, e si ritira, ad una
distanza eguale, davanti al punto seguente.
Punto d orlo, o soppunto (punto andante dei sarti),
quello che, nel cucire due pezzi di drappo, si fa
passando l'ago dal pezzo di sotto all'altro che si
vuol congiungere, senza attraversarlo tutto. Si fa
prendendo la stoffa di sotto alla distanza di un
filo dall'orlo, poi introducendo l'ago, leggermente
obliquo, e facendolo uscire due fili al disopra della
piega. Si lascia un intervallo di due fili fra cia-
scuno dei punti seguenti.
Punto di sopraggitto per biancheria (adoperato per
riunire due vivagni) : per farlo, si passa l'ago, ve-
nendo di dietro, da destra a sinistra, sotto il primo
filo dei due vivagni. Il punto seguente si fa a di-
stanza di due fili dal tessuto. Non bisogna tirarci
troppo il filo, alfinchè i punti abbiano un po' dì
agio. (Quando il Sopraggitto é finito, si spiana d»'
rovescio col ditale, I due vivagni debbono toccarsi
senza sovrapporsi, cioè senza posare uno snll'ultro.
- Punto di sopraggitto per. abiti (confezioni e rap-
pezzamento) : si fa introducendo l'ago da sinistra a
destra, e l'ago entra dapprima nel. vivagno rivolto
verso la cucitrice.- Sopraggitti antichi: dopo avere
^preparato i vivagni, ^i introduce di" sotto l'ago col
filo, prima a sinistra sotto due fili del vivagno,
poi si ritoriia a destra per fare lo stesso punto, si
ritorna a sinistra, e- cosi di seguito, non lasciando
che un intervallo di due fili del tessuto fra i
punti. In guesto modo i fili si incrociano fra i due-
vivagni e il sopraggitto resta piano fino dal prin-
792
cipio. Questo genere di cucitura si usava una volta
in tutti i tessuti non aventi lunghezza bastevole
per l'impiego al quale si destinavano e per dissi-
mulare la riunione dei teli.
Punto girato: lavorando tessuti leggerissimi, si
adoperano spesso orli girati, invece di orli sem-
plici ; si arrotolano a poco a poco i lembi del tes-
suto fra il pollice e l'indice, si fa montare questo
rotolo successivamente sull'ago, che, essendo dietro
al rotolo, ritorna dopo ciascun punto, per rien-
trare sulla stoffa davanti al rotolo. Come nel punto
a filza, non si tira il filo che dopo aver fatto pa-
recchi punti.
Patiti d'ornamento per biancheria, denominazione
generica di parecchi punti, particolarmente detti
( a spina semplice », < a spina doppia », « a sca-
glioni », ecc. Il punto a spina semplice si fa verti-
calmente e di larghezza varia, ma però eguale per
tutta la lunghezza del punto. Dopo avere pas-
sato l'ago nel tessuto a sinistra, si tende legger-
mente il filo col pollice della mano sinistra, e si
fa a destra un punto verticale sopra tre fili, infi-
lando il cappio trattenuto dal pollice; si fa poi a
sinistra il medesimo punto introducendo l'ago al
livello del cappio formato dall' ultimo punto. Met-
tendo così un punto a destra e uno a sinistra al-
ternativamente, si ottiene il punto a spina sem-
plice. Bisogna fissare l'ultimo punto con un punto
a impuntura. - Il punto a spina doppia si fa come
il precedente, con la sola differenza che si mettono
sempre due punti a destra e due a sinistra. - 11
punto a scaglioni si eseguisce orizzontamente, inco-
minciando a sinistra con un punto orizzontale so-
pra quattro fili, ritornando sotto a due verso sini-
stra (cioè nel mezzo del punto) e facendo un punto
obliquo verso destra sopra quattro fili; poi, pas-
sando l'ago sotto due verso sinistra, si eseguisce il
fmnto orizzontale in basso, si ritorna nel mezzo per
anelare un altro punto obliquo verso l'alto, indi
si ricomincia come per il primo punto orizzontale.
Punti d'ornamento anche quelli detti a catenella, a
smerli, a spinapesce, punto cordoncino, punto erba,
ecc. - Il punto russo, con punto lanciato, si fa in due
riprese : il primo giro presenta il p^mto incrociato,
o punto russo, fatto su otto fili di altezza e quattro
di larghezza; il secondo giro, che si deve eseguire
con filo spiccante sul precedente, è composto di
punti lanciati orizzontalmente, intrecciati con fili
del punto russo.
Altre distinzioni. — Punto a cavallo, fatto da
Distra a destra. - Punto o impuntura a giorno, im-
puntura che si fa levando all'orlo d' un panno, di
una tela, alcune fila di traverso e ripigliando quelle
per il lungo con l'ago, cosicché si formino dei bu-
colini come una specie di ricamo. - Punto a oc-
chiello, quello col quale si cuciono insieme i lembi,
o tagli aeW occhiello, in cui devono passare i bot-
toni. Si trapassa con 1' ago il panno presso i due
lembi, come per fare un sopraggitto ; poi, quando
la gugliata è stata ritirala tanto che ancor rimanga
una maglietta o slaffeltina, vi si passa dentro con
l'ago, e si stringe il punto. Col punto a occhiello
si contornano anche gli smerli delle pezzuole, dei
fazzoletti, ecc. - Punto a smerlo, a ricamo. - Punto
a strega, incrociato. - Punto a toppa, a sopraggitto.
- Punto di marca o punto in croce, utile per mar-
care la biancheria. - Punto cieco^ simile al punto
addietro, se non che l'ago si ripianta pochissimo
indietro (anche in un solo filo del panno), dal luogo
di dove 1 ago fu precedentemente cavato ; cucitura
nella quale non si vedono esternamente i punti. -
Punto in croce, lavoro d' ago che consiste in una
serie di punti che a due a due s'incrociano a fog-
gia di tanti X : adoperato specialmente in punti
scritto, che si fa alla biancheria. - Punt'unghero, il
punto in croce. - Puntiscritto, veggasi a bian-
cheria (pag. 281, seconda colonna).
Cucito, cuciture di diverse maniere.
Appuntatina, quattro punti, piccola cucitura. -
Asola, l'orlo di seta n d'altro filo che si fa nelle
due estremità dell' o chiello con particolar punto,
detto punto a occhiello.
Costura, cucitura che riunisce due pezzi di roba
che devono stare non uno sopra l'altro, ma uno in
continuazione all' altro : li si riuniscono a dritto
filo o in tralice, imbastendo margine contro mar-
gine e lasciando un po' più di un centimetro per la
rimboccatura; si cuce sulla linea tracciata dall'im-
bastitura con punti addietro o ad impuntura. Poi con
le forbici si toglie accuratamente la metà dell'imboc-
catura interna, e il margine rimasto più largo si prepara
come l'orlo semplice, e si cuce come questo a soppuuto.
Si fa la costura semplice, a traforo, a sopraggitto, ecc.
- Costura aperja, cucitura che si fa a qualche di-
stanza dai lembi e parallelamente ai medesimi. -
Costura rivoltata, quella che si fa rivoltando da
una parte sull'altra, e questa ritagliata alquanto per
renderla un po' più stretta; poi si cuce a sop-
punto, cioè a modo d'orlo. - Costura rotonda: si
prepara la prima cucitura come nella costura
semplice, poi si taglia la rimboccatura interna
fino alla larghezza di quattro fili. La rimbocca-
tura esterna, rimasta nella sua prima larghezza,
viene arrotolata col pollice della mano sini-
stra, in modo da rinchiudere la rimboccatura
tagliata. Dopo aver fermato il filo nella cucitura,
si fanno quattro o cinque punti d'orlo ; si arrotola
la rimboccatura, poi si fa una nuova serie di
punti, e cosi di seguito. ■ Crostino, orlicelo, im-
puntura mal fatta.
Cucitura, cucito, l'alto e 1' effetto del cucire; il
punto ove due pezzi di panno o altro sono cuciti
insieme e il segno che ne rimane. - Cucitura di
riunione traforata: si mette il lavoro ben diritta
davanti a sé in modo che i.due vivagni siano pa-
ralleli, poi, dopo aver fissato il filo alla parte si-
nistra, si passerà l'ago nel tessuto a destra a due
fili dal margine, per farlo uscire al disopra del
filo ; quindi si formerà un piccolo cappio, il quale,
tirando il filo, si restringerà, formando un nodo.
Ritornando poi a sinistra, si fa il medesimo punto,
lasciando una distanza di tre fili, si passa a destra
e ad un intervallo di tre fili si eseguisce un altro
nodo, e cosi di seguito I punti a diritta faranno
in tal modo riscontro a quelli di sinistra. - Cuci-
tura doppia, 0 cucitura francese: si pongono i due
tessuti, margine contro margine, entrambi rovesci,
uno contro l'altro, poi si fa una cucitura con punti
a filza ad alcuni millimetri dai vivagni. Fatta que-
sta prima cucitura, si rivolta il lavoro, si ripiega
esattamente sulla prima cucitura, nascondendo così
i lembi. Poi si fa una seconda cucitura di punti a
filza al disotto della prima, avendo cura di non
lasciare vedere in nessuna parte i fili del lembo
tagliato. - Cucitura doppia orlata: si fa dapprima
una rimboccatura sui due margini, poi si posano
uno suir altro, in modo che la parte collocata dal
lato dell'indice oltrepassi un pò' la seconda parte,
vicina al pollice. Invece di far entrare l' ago dal
Lasso in alto, s'introduce prima in quella delie due
stoffe che oltrepassa l'altra, e si fa discendere, te-
nendolo un pò obliquo nella seconda. Questa cu-
citura serve a fermare la fodera degli abiti.
Filza, cucitura di punto andante ; cucitura rada,
fatta in modo che i punti di sopra e di sotto della
stoffa siano uguali agli intervalli tra l'uno e l'altro
punto. Si usa specialmente per le increspature. -
FnnzeWo, cucitura fatta malamente, come un garbuglio
di punti e di stoffa. - Guaina, vagina, specie di cuci-
tura a bastia, nella quale si passa un cordoncino
che serve per stringere con pieghe il vestito, alla
cintura in ispecie, ma anche in altre parti. - Im-
bastitura, cucitura preparatoria a punii lunghi e
lenti, la quale serve a tenere ben uniti due pezzi,
che poi si devono congiungere con cucitura più
ferma e unita (fatta la cucitura, si tolgono i fili
dell'imbastitura) : basta. Anche, la parte imbastita e
il filo che si cava dopo avere imbastito, - Impara-
ticcio, saggio di cucitura eseguito da una princi-
piante nell'arte del cucito. - Impuntura, cucitura
che si fa quasi sempre a dritto filo, spesso to-
gliendo dal tessuto il filo orizzontale su cui va
fatta, e serve per biancheria fine. Può essere a
traforo, a punto cieco, ecc. - Increspatura, cucitura
fatta a crespe ; l'incresparsi e l' insieme delle in-
crepature. - Maglietta, la disposizione che si dà al
filo primo di tirar l' ago dalla stoffa, nel fare il
punto a smerlo per gli occhielli, le asole e le spran-
ghette. - Nodo, allacciamento che si fa fare al filo
su sé stesso. - Orlatura, nastro o spighetta applicati
alle sottane. - Orlo, cucitura di un lembo rivol-
tato, in tondo o in piano; la stoffa ripiegata per
due volte. - Raffrigno, rinfrigno, cucitura mal fatta.
- Rammendo, il raccomodare e il ricucire panno o
altro che sia strappato. - Rappezzatura, operazione
del rattoppare; anche, l'effetto. - Rappezzo, pezzo
con cui si racconcia checchessia. - Rattoppi, pezzi
a uno, due, quattro angoli, pezzi rotondi e diago-
nali, sia a sopragilto che a costura. - Ribattitura,
costura rivoltata che si fa in due volte, cioè la
prima con una filza o impuntura che unisca i due
lembi, l'altra con una specie di orlo che li ripie-
ghi uno sull'altro. - Ricucimento, il ricucire. - Ri-
cucitura, il ricucire, atto ed effetto.
Soppunto, la cucitura che si fa negli orli, intro-
ducendo l'ago fuori dell'orlo, e cavandolo nel mar-
gine raddoppiato dall'orlo stesso. - Sopraggitto, forte
cucitura nella quale il filo, a ogni tirata d'ago, ac-
cavalcia i due lembi delle due cose che si cuciono,
i quali siano di natura da non spicciare, cioè da
sfilacciarsi. - Spranghetta, piccola asola, consistente
in un punto lungo, ripetuto tre o quattro volte,
che si copre di fitti punti a occhiello. - Toppa,
pezzo di roba che si accomoda da rottura. - Tra-
punto, specie di ricatno ; lavoro nel quale si passa
coU'ago in due o più tessuti sovrapposti a strato,
cucendo a impuntura. Si può talora eseguire il
trapunto su linee tracciate secondo un disegno di
ornato o a fiori. Talora dicesi trapunto il lavoro
stesso su cui si è trapuntato.
Crespe.
Crespe dt prima fila: sono una serie di punti a
filza, regolarissimi ed eseguiti in linea retta. Si
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prendono sempre tre o quattro fili del tessuto sui-
l'ago e se ne lasciano altrettanti al disotto; ma, in-
vece di tenere stesa la stoffa con la mano sinistra,
si spinge sull'ago, e ciò produce le crespe. Non si
tira l'ago che dopo aver fatto cinque o sei cre-
spe. - Strisciatura delle crespe: arrivati in fondo
alla parte che deve essere crespata, si lascia an-
dare il filo che ha servito ad increspare, e, tenendo
il lavoro fra il pollice e l' indice delle mano sini-
stra, si prende un ago di grossezza media e si fa
passare verticalmente Ira ciascuna piega, per fissarle.
Strisciando le crespe, si fanno passare sotto il pol-
lice che le tiene l'erme. Le altre dita stanno al di-
sotto della parte da increspare e la sostengono. -
Crespe di seconda fila: terminala la strisciatura
delle crespe, si fa passare un secondo filo a uno o due
centimetri di distanza dal primo, secondo la na-
tura del tessuto e quella dell'oggetto. Questo filo
ha lo scopo di sollevare le pieghe preparate.
Montatura delle crespe : per montare una lista ad un
polsino 0 altro, si fanno scorrere le crespe sotto la
striscia fino allo spazio compreso fra i due fili.
Prima di cucire le crespe bisogna ripartirle, molto
regolarmente, per tutta la lunghezza che devono
occupare. Poi si cuce invece ciasuna piega separa-
tamente a soppunto, non facendo passare l'ago che
nei fili superiori delle pieghine.
Ornamento delle crespe: metodo di ornamenta-
zione, detto, con nome inglese, smock, usato nei co-
stumi nazionali ungheresi e anche in Inghilterra :
si prepara la stoffa seguendo le indicazioni (crespe
di prima fila, strisciatura delle crespe, crespe di se-
conda fila, ecc.) ; dopo la prima fila di crespe si
eseguiscono altrettante file quante ne richiede lo
sìuock che si vuol ricamare, lasciando ogni volta
un centimetro di stoffa. Le tre file orizzontali che
formano la base delle strisele si eseguiranno da si-
nistra a destra. Si comincia dal terzo giro in alto,
si passa il filo sopra a due crespe, si ritorna sotto
una crespa, si passa il filo sopra due e si ritorna
sotto una, e cosi di seguito, avendo sempre cura
di far uscire l'ago al disopra del punto già, termi-
nato, in modo che i punti restino inclinati. Dopo
queste tre file di punti viene lo smock propria-
mente detto, che si fa da destra a sinistra. Al pri-
mo filo ausiliario che si trova, si passa l'ago sotto
a due crespe e si ritorna di nuovo con un punta
addietro; poi, risalendo di mezzo centimetro in
alto, si infilano altre due crespe (la prima delle
quali è già stata fissata in basso,, dal primo punto
addietro, mentre la seconda si trovava ancora li-
bera), si fissano con un punto addietro, si di-
scende alla prima linea, si fa un punto addietro e
così via. Il Ilio del ricamo resta sempre sul diritto
del lavoro. Il secondo giro segue da vicino il pri-
mo, il terzo da vicino il secondo, e cosi di seguito,
(Cominciando dal secondo giro, si sopprime il punto
addietro dalla parte dove il bordo è terminato. Al-
l'ultimo giro si fanno le punte che devono ripar-
tirsi egualmente per tutta la lunghezza del ricamo;
si eseguiscono andando e ritornando, senza inter-
rompere l'andamento dei punti. I fili ausiliari che
trattengono le crespe si devono togliere termhiato
il ricamo.
Cose varie inerenti al cucire.
Attaccatura delle fettuccie alla biancheria ordinar
ria : si prendono i due capi di una fettuccia, lunga
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cuaRE
quindici a sedici centimetri, si fa una rimbocca-
tura ai due capi, si posano uno accanto all'altro,
in modo che la piegatura in alto formi un trian-
golo. Poi si cuciono i due capi al rovescio dell'og-
getto, senza lasciare spazio fra essi, su tre punti, a
piccoli punti d' orlo ; la quarta parte che tocca
l'orlo verrà fermala ad impuntura. Si fanno alcuni
punti incrociati dove s'incontrano le due fettuccia.
- Attaccatura delle fettuccie alla biancheria fi,ne:
s'imbastisce la fettuccia al rovescio dell'oggetto:
poi si fa sul diritto una croce ad impuntura, e dei
punti d'orlo per fermare i lembi. Al soppunto si
può pure sostituire l'impuntura. • Attaccatura delle
spighette: si attaccano al diritto del lavoro a due
millimetri dal margine, per mezzo di punti addietro
eseguiti rasente il vivagno della spighetta. Poi si
ribatte la spighetta a metà sul rovescio del lavoro
e si cuce a soppunto. - Attaccatura di un cordon-
cino: si prende del filo fortissimo, e si deve mai
tenere tesi i cordoncini, ma lenteggiarli un pò,
perchè essi si ritirano sempre al primo bucato. De-
vono essere fermati molto solidamente in fondo agli
orli, e non essere torti durante la cucitura, cosa
facile ad evitare, se si ha cura di fare scorrere in
linea retta la treccia formata dai fili del cordon-
cino. Bisogna servirsi del soppunto per fermare il
cordoncino alla stoffa. - Bordatura degli sparati : si
fa all'estremità dello sparato un semicircoio di
{muti d'occhiello ed una maglietta che ne riunisca
e due parti.
Lasciatura, rimesso, rivoltura di roba, che nel
cucire i vestiti si lascia libera dalla parte di den-
tro per il caso che bisogni allargarli. - Passatura,
specie di rammendo con filo di seta, per rafforzare
la parte logora di un drappo. - Profilatura, specie
di orlatura, resa forte da un cordoncino che vi si
racchiude, cucendolo con punto a filza, - Profili, stri-
scie, delia lunghezza di due o tre centimetri, ta-
gliate in tralice, che si uniscono dalle parti strette
con punti a filza. - Rinnovatura di p.lo: non si
fanno nodi nel filo per le cuciture di biancheria;
per l'orlo si fanno entrare le due estremità del filo
sotto la rimboccatura. Quindi si rinnova il filo
nelle cuciture a punto addietro o ad impuntura, si
riuniscono la fine e il principio della gugliata se-
guente, si posano da destra a sinistra, poi, tenen-
doli col pollice, si fanno i punti sui due capi in
modo da farli serpeggiare fra i punti.
Macchina da cucire. — AccessorU
Pezzi di ricambio.
Primo, nel 1755, l'inglese Weisenthal bre-
vettò un rudimentale apparecchio per cucire; poi
tali e tanti furono i perfezionamenti introdotti
nei meccanismi successivamente inventati, e gli at-
tuali sono cosi complessi da rendere, se non diffi-
cile, penosa una particolareggiata nomenclatura.
Supplisca quindi una descrizione sommaria. Due le
parti essenziali in tutte le macchine da cucire:
la parte superiore, che comprende l' asta port' ago
ed il congegno che fa muovere l'ago verticalmente;
la parte inferiore che comprende la spoletta e il
«uo meccanismo. Il filo, svolgendosi dal rocchetto,
passa attraverso l'ago dopo aver ricevuto una giu-
sta tensione, per mezzo d.i un piccolo apparecchio
detto tenditore. Nel suo movimento di discesa, l'ago
fa passare il filo attraverso il tessuto e lo conduce
vicmo alla spoletta, dove un piccolo movimento
verticale gli fa fare un cappio, nel quale si spinge
la spoletta col suo filo ; 1' ago, risalendo, forma il
punto, mentre una morsetta fa avanzare il lavoro,
regolando la lunghezza del punto. Le prime mac-
chine lavoravano con un filo solo, senza spoletta,
formando cosi il punto detto «a catenella», facile
a sciogliersi, quando un punto di cucitura si rom-
pe. La macchina senza spoletta non è ormai più
usata, tranne per certi lavori speciali di ricamo e
per le cuciture provvisorie che si devono disfare
rapidamente. Le macchine moderne lavorano con
due fili ed hanno spolette contenenti un rilo che,
riunito a quello dell'ago, fa il punto detto a im-
puntura. Si distinguono due specie di spolette: la
spoletta lunga e la cosidettà circolare o centrale.
La prima contiene un rocchettino allungato, sul
quale è avvolto il filo; un movimento di va e vieni
orizzontale fa passare spoletta e filo attraverso -^ il
cappio del filo presentato dall'ago sotto il tessuto,
e il punto si forma a ogni passaggio dell ago. La
spoletta lunga si usa ancora molto, ma si prefe-
risce sempre più la spoletta centrale, munita d'un
rocchetto circolare, di dimensioni abbastanza grandi
per poter contenere una grande quantità di filo ; il
rocchetto è fissato su un perno e, non seguendo il
movimento della spoletta, permette una tensione
più regolare del filo inferiore. Le macchine da cu-
cire possono essere mosse con la mano, col pedale
o per mezzo di una forza meccanica, senza che le
parti interne siano modificate.
AccEssoRÌ. — Per aumentare il numero delle ap-
plicazioni, si inventarono successivamente molti e
ingegnosi apparecchi, fatti per eliminare certi la-
vori di preparazione, come la rimboccatura degli
orli, Vimbaslitura delle spighette di bordura, ecc.
Tali apparecchi si fissano sulla macchina, al posto
del premistoffa. Apparecchi più usati: Variatore,
che serve a rimboccare la stoffa meccanicamente
(vi sono orlatori invariabili, per orli larghi e per
orli stretti, e orlatori variabili, per mezzo dei quali
si può dare all'orlo la larghezza desiderata, spo-
stando a piacimento una piastrina regolatrice) ; il
bordatore, che serve a bordare un tessuto con una
spighetta (si adopera mettendo una spighetta pie-
gata sull'apparecchio e il tessuto nella piega della
spighetta, in modo che esso ne tocchi sempre il
fondo) ; il trinellatore, per fissare una soutache, o
trina su una stoffa, seguendo un dato disegno (al-
l'uopo si introduce la soutache nell'apparecckio e la
si cuce sui contorni del disegno, rigirando la stoffa
in modo d'avere sempre davanti a sé la parte da
trinellare) ; Vincrespalore, col quale si può, senza
lavoro preliminare, increspare una stoffa e fissarla
a una striscia o a un tralice liscio (la stoffa da in-
crespare si mette sotto all'apparecchio, l'altra si fa
scorrere nella fenditura orizzontale dell' increspa-
tore), poi si incomincia la cucitura. Vi sono, inol-
tre, altri apparecchi per rammendare, ovattare, ecc.,
ma di uso meno comune e impiegati quasi esclu-
sivamente nell'industria.
Altri accessori, in gran numero, sono detti (con
vocaboli più 0 meno neologistici e facilmente in-
telligibili) cacciavite, carrucola, contro-dado, dado
cordonettatore, disco guidarlo, gancio, griffa, guida-
bordi, guida da filettare, guida-fettuccia, indice, leva,
linguelta, piedino premistoffa, placca d'incastro, placca-
ranella, porta-bottoni, porta-rocchetto, ranella, rullo
CUCITURA — CUGINA, CUGINO
795
marcatore, spina d'arresto, spina d'articolazione
spina di tensione, verga regolatrice, vile, ecc., ecc.
Pezzi di ricambio. — Anche questi in numero
considerevole e rispondenti alle denominazioni di
ago, albero del trasportatore, albei'o orizzontale, al-
bero oscillante, bari-a dell'ago^ barra del premistoffa,
biella, bobina, bottone d'arresto, braccio, cei-niera,
chiare, copeixhio, copricorda, coprinavetta, eccentrico
del trasportatore, guida, guida-navetta, impulsore
oscillante, molla tirafilo, navetta, porta rocchetto, porta,
trasportatore, regolatore del punto, ritegno dell'ago
senapunto, tagliafìlo, trasportatore (griffa), ecc., ecC'
Cucito a macchina.
A maccliina si possono fare due punti differenti-
quello detto » a catenella » e quello detto « a im-
puntura I . Plinio a catenella : è poco usato come
cucitura, perchè si sdruce facilmente, ma lo si uti-
lizza per certi ricami e per cuciture d' ornamento.
Sul diritto della stoffa questo punto ha il medesimo
aspetto del punto a impuntura, mentre al rovescio
appare il punto a catenella cosidetto. Desiderando
eseguire con questo punto una cucitura d'orna-
mento 0 un ricamo, si calca il disegno e si fa la
cucitura al rovescio del tessuto, per far riuscire il
punto a catenella sul diritto. Questo punto, infine,
é molto elastico ed ha pregio per la cucitura di
certe stoffe, elastiche esse pure. - Punto a impun-
tvra : è fatto dalle macchine con due fili ed è a
due diritti, cioè eguale tanto al diritto che al ro-
vescio del tessuto; lo si adopera tanto per abiti
quanto per biancheria, e può servire anche a fare
ricami con « punto a raso ». Il punto a impuntura
deve essere fatto con due fili di diversa grossezza,
il più sottile da avvolgere sulla spoletta.
I fili che si adoperano per cucire a macchina
sono quasi sempre di cotone, avvolti su rocchetti;
e quasi sempre, anche, formano una tortiglia a sei
capi {cable d six fils) o un ritorto a tre capi {retors
d trois fils), riunione di sei fili semplici torti in-
sieme, due per due, poi riuniti e torti in senso
contrario. I fili ritorti sono formati dalla riunione
di tre fili semplici ritorti in una sola volta. La tor-
tiglia a sei capi è molto superiore al ritorto a tre
capi per la regolarità e la robustezza maggiore; si
adopera di preferenza per le cuciture che richie-
dono un punto regolare e solido. Dall'aspetto este-
riore dei fili si distinguono i fili non apprettati
(soffici) e 1 fili apprettati (rigidi); i primi, usati di
preferenza, sono i più flessibili e si prestano me-
glio per ogni genere di cucitura; i fili apprettati,
più sostenuti, servono a cucire le stoffe che hanno
molto apparecchio. Per la macchina a due fili si
adopera sempre la medesima qualità di filo tanto
l»A rocchetto come per la spola, impiegando un
numero più fine per la spola. Per cucire senza
rompere il filo e per ottenere una bella cucitura, è
necessario che il filo abbia una giusta tensione; e
questa si regola per mezzo di una vite speciale,
posta su un lato della macchina. In una cucitura a
impuntura i due fili devono incontrarsi a metà
dello spessore dei due tessuti ; in questo caso la
cucitura si presenta bene, resta elastica e solida.
Se il filo dei rocchetto è troppo teso, o troppo
poco, si hanno cuciture irregolari e non solide.
Cucito. Detto a cucire.
Cucltora, cucitrice. Veggasi a cucire.
Cucitura. Atto ed effetto del cucire.
Cu-cù. Giuoco nel quale i giuocatori si scam-
biano le carte, perdendo chi, alla fine, resta con
la carta minore. •
Cuculiare (cuculiato). Beffare, burlare, pren-
dere a burla; schernire, prendere a scherno.
Cacalo. Uccello che ha il curioso costume di
deporre le uova nei nidi altrui e di non covarli ;
perseguita diversi bruchi, delle macchie, che ad
altri uccelli riescono micidiali. - Cianciare, schia-
mazzare, emettere il grido che fa il cùcùlo.
Cucùrbita. La zucca.
Cucurbitacee. Famiglia di piante che ha per
tipo il genere zucca, e comprende il cocòmero,
il popone, V aristotelia, la brionia (rampicante,
crescente tra le siepi, sull'orlo dei bosciii, nei giar-
dini), il citrullus, pianta erbacea e vivace, ecc.
Cucurbitàceo. Veggasi a zucca.
Cucuzzolo. Pai te superiore della testa: co-
cuzzo, cocuzzolo, zuccolo.
Cuffia. Copertura del capo, portata di giorno
dalle donne, fatta di roba leggera, variamente or-
nata di gale, o cannoncini, o di trina, o di altro,
con guaina di dietro per stringerla mediante na-
stro 0 simile: berretta delle donne, scuffia,
scuffietto; serrateste. • Cuffiaccia, peggior. di cuffia.
- Cuffìetta, cuffina, piccola cuffia, graziosa cuffia.
Caliendrum, specie di cuffia o, secondo alcuni,
di parrucca che portavano le donne romane. - Cre-
sta, specie di cuffia che tengono in capo le donne :
è a cannoncini, con galina o cannoncini, con guar-
nizione a pieghe e cannoni, a guarnizione incre-
spala, da notte, con ale e pieghe; mezza cresta.
- Cuffia da notte, e più comunemente berretta
e berrettina, quella che, bianca e poco ornata, ten-
gono le donne in capo la notte. - Hennin (fran-
cese), cuffia fatta a pan di zucchero o a cilindro,
da cui cadeva un velo, che scendeva giù per le
spalle (moda del sec. XV). - Mitella, cuffia o benda,
in forma di mezzo fazzoletto, che si mette intorno
al capo. - Mitra o calantica, nell'antica Roma, cuf-
fia da donna, pendente dietro al capo come una
borsa. • Reticella, sorta di cuffia a rete o di berret-
tina a larghe maglie, fermate ciascuna con un nodo.
Accomodarsi, assettarsi la cuffia: riordinarsela in
capo, quando si sia scomposta.
Prov. : Val più uua berretta che cento cuffie: vai
più un uomo che cento donne.
Cuffia. Il calice del musco. - Porzione della
membrana del feto. - La parte increspata della
trippa da mangiare. - Specie di reticella di me-
tallo 0 di -tela. - Taschina di stagno flessibile per
la torpedine - Per gli antichi farmacologi, cia-
scuno dei sacchetti, ossia di quei piccoli sacchi di
cotone riempiti di sostanze medicinali, che si ap-
plicavano, e anche oggi taluni applicano, al collo,
ai reni, sul capo, ecc., dei malati. Note le cuffie o
sacchetti risolutivi, di ioduro di potassio, di lavanda,
antistrumosi, collane, o collari di Morand ; anti-
reumatici, antiversipelatosi, ecc. - Cuffia del silenzio,
strumento di tortura.
Cùfico. Veggasi ad alfabeto, a monetaf a
monumento.
Cugina, cugino. Figlia o figlio di zio o di
zia. Secondo la parentela più o meno stretta, vi
è la cugina, il cugino di primo, di secondo grado,
ecc. Cugino è anche titolo d' onore che i regnanti
si danno tra loro o danno ai principi prossimi per
sangue. In Italia si chiamano cugini del re i cavig-
lieri dell'Annunziata. - Biscugino, cugino di secondo
796
CUI
grado. - Cuginetto, piccolo cugino, cugino ragazzo.
- Cugino carnale, dello stesso sangue.
Cui. Pronome relativo che sostituisce i pronomi
il quale, la quale, in tutti i casi. indiretti. - A cui,
a che, nei pari generi e numeri: al quale, ai quali,
alle quali; cui, a chi, a colui al quale, ecc. Cosi:
di cui, per cui, ecc.
Culaccino. Detto a salame.
Oulaccio. Veggasi a macellato.
Culaia. La pancia AoiVuccello stantio ingros-
sata per il cadere degli intestini. - Nome di una
mosca che tormenta il cavallo.
Culata, culatta. Veggasi a deretano.
Culatta. La parte deretana e inferiore di molte
cose, la quale serve ad esse come di base o di so-
stegno. - Fondo della canna del cannone e d'ogni
arnese da fuoco, la parte opposta alla bocca. -
Inoltre, veggasi a cera (pag. 506, seconda colonna)
e a legatore (di libri).
Culbianco. Uccello di palude, detto anche co-
dibianco.
Culinaria. L'arte di ben cucinare; arte del
cuoco.
Culla. Letticciuolo da bambino lattante, fatto
di assicelle o di verghe di ferro, e sorretto su due
arcioni: cuna, ghiccolo, zana (culla di vetrici come
una paniera). In Toscana la voce più comune è
culla, e si usa solo cuna in poesia e in certi modi
figurati. Nel resto d'Italia è più comune cuna. -
Arcioni, due legni o ferri cilindrici curvi, fermati
trasversalmente sotto alla culla, o alla zana, e sulla
convessità dei quali essa posa sul pavimento, ma
in bilico, onde, dimenando, poter cullare il bam-
bino. - Arcuccio, sottile stecca di legno, o di filo
di ferro piegato in arco sulla culla, per tenere al-
quanto sollevato il pannolino con cui si copre il
viso del bambiuo che vi si pone a dormire.
Cullare (^cullato), dimenare la culla; addormen-
tare i fanciulli dondolandoli nella culla: far asso-
pire. - Cullata, l'atto del cullare. • Fare, cantare la
ninna nanna, quella cantilena o canzone che si va
canterellando ai bambini che giaciono nella culla,
per addormentarli, o per acquetarli. - ÌSanna, voce
adoperata da chi sta ninnando il bambino nella
culla, per farlo addormentare : ed esprime anche
sia il suo dormire, sia la culla slessa. - Ninna, l'a-
zione del ninnare, nel suo significato proprio.
Cullare (cullato). Detto a culla.
Culminazióne. Il momento in cui avviene il
passaggio d'un astro sul m,eridiano.
Culmine. Sommità, cima.
Culmo. Gambo, stelo, pieno di sostanza spu-
gnosa, senza rami.
Culo. Il deretano. - Il fondo di più di un
vaso.
Culto. Gli atti rituali di una religione; tutti
insieme gli atti consueti di onore e di venerazione
alla divinità e a cose sacre, nella chiesa e al-
trove; torma di servizio divino da parte di preti,
di sacerdoti, di predicatori, e ;c. E la voce è anche
usata come sinonimo di religione: q\i'\ndi culto cat-
tolico per catfoHcism,o ; cullo cristiaoo per cri-
stianesimo, cullo buddistico per buddismo, ecc. :
veggasi a religione. Svariatissime le forme di
culto in sé stesso ; esterno, esteriore, o interno, in-
teriore (professato nell'amma, senza cerimonie
esteriori) ; libero, permesso o tollerato ; semplice, so-
lenne, speciale, ecc. • Cose sacre, tutto ciò che ri-
guarda il culto, materialmente e moralmente ; tutto
quanto è dedicato alla divinità. - Esercizio del
culto, la funzione dei sacerdoti e la pratica dei di-
voti. - Libertà di culto, diritto di alcune società re-
ligiose di tenere il proprio sistema. - Liturgia
(liturgico), studio dei sacri riti ; scienza che tratta
delle cerimonie ecclesiastiche e, propriamente, dei
riti della Chiesa. - Ministero del eulto, l'autorità ci-
vile superiore che presiede a quanto riguarda le
cose ecclesiastiche, specialmente le scuole, le spese
per il culto, le mense vescovili, ecc. - Sacerdozio,
il ministero del culto, ufficio e dignità di sacer-
dote: presso alcuni popoli è piuttosto uno spe-
ciale carattere di cui sono rivestiti alcuni individui,
come i padri di famiglia, i capi tribù, i più vec-
chi, i primogeniti, ecc. - Soppressione, abolizione di
un culto, proibizione di esercitarlo, di professarlo
pubblicamente: ciò per effetto di legge o di de-
creto governativo.
Dulia, il culto reso agli angeli e ai santi. - Fa-
talismo, dottrina che attribuisce tutto al fato, al
destino. - Feticismo, culto dei felici o feticci (og-
getti divinizzati capricciosamente, per lo più da
popolazioni selvaggie). - Idolatria, culto degli idoli:
veggasi a idolo. - Iper dulia, culto a Maria Ver-
gine. - Latria, culto che si rende a Dio, come ad
essere infinito, purissimo, creatore e conservatore
dell'universo. - Parsismo, culto dei Parsi (Ghebri o
Guebri), adoratori del fuoco, in Persia e in India
- Sabeismo, il culto delle stelle, degli astri. - Scin-
toismo 0 shintoismo, culto religioso naturalistico dei
Giapponesi, anteriore al buddismo. - Sovracculto,
culto grande.
Mistero, ciò che la Chiesa propone ai fedeli,^
come punto di fede, di culto; cerimonia religiosa ;^
soggetto sacro da contemplare. - Mito, invenzione,
figura, persona favolosa, talvolta, anticamente, og-
getto di culto. - Oi'acolo, la risposta che i Pagani
dicevano di avere dai loro dèi; e la divinità
stessa.
Per il culto proprio degli antichi Romani, degli
antichi Greci, ecc., veggasi anche a divinità e a.
religione.
Atti, pbatiche di culto.
Adorazione, atto dell'adorare, dal venerare Dio,
i santi, le cose sacre, ecc. Anticamente, tale atto
si compiva in modo abbastanza complicato: si in-
clinava leggermente il corpo in avanti e si piegavano
appena le ginocchia^ mentre con la mano destra si
toccava l' oggetto della propria riverenza, altare,
statua, ecc.; la sinistra si portava alla bocca (ad
OS, donde provenne il vocabolo); si baciava e si
dimenava la persona verso l' oggetto che si intendeva
onorare. - Apoteòsi, deificamento, deificazione : l'an-
n*^ verare fra le divinità, l'onorare e l'esaltare come
tale. - Aruspicio, ignispicio, tripudio, veggasi a in-
dovino. - Aspersione (aspersio), l'atto di spruzzare
con l'acqua, come purificazione, prima di compiere
il sacrifizio agli dèi infernali. - Atto di contrizione,
pei cattolici, fermo proponimento di emenda per
solo amor di Dio.
Battesimo, nella Chiesa cattolica, il primo dei
sette sacramenti. - Beatificazione, inalzamento alla
gloria di beato in cielo, e la funzione che fa il
papa nel dichiarare beata alcuna persona. - B«~
neaicola, ogni piccola funzione ecclesiastica. -
Benedizione, atto del benedire, cioè del pregar
bene da Dio a una persona o a una cosa, atto che
CULTO
797
si fa, per lo più, alzando la mano e movendola in
segno di croce ; anche, il consacrare alcuna cosa
con le cerimonie prescritte dalia Chiesa; l'ultima
parte della funzione nelle chiese cattoliche, e anche
tutta la funzione stessa.
CertiwoMict, culto esteriore di religione, rito nelle
sacre funzioni. - Commemorazioni, le preghiere che
una data religione impone ai suoi addetti. - Comune
dicesi l'ufficio generale dei santi per cui la Chiesa
non ha stahilito un uffizio proprio. - Comunione,
il sacramento A^W eucaristia: pane, cibo degli
angeli. Parte della messa. - Confermazione, la
cresima. - Confessione, pratica del cattolicismo;
- Conforti della religione, i sacramenti amministrati
dalla Chiesa cattolica in punto di morte. - Consa-
crazione, il consacrare, ossia fare, rendere sacro;
dedicare alla divinità e al culto. • Cresima, uno
dei sacramenti della Chiesa cattolica.
Dedicazione, la cerimonia della dedica di un tem-
pio, d' una chiesa, ecc. - Digiuno, pratica reli-
giosa consistente nell' astenersi dal mangiare, per
un determinato periodo di tempo : uso comune a
più religioni. - Divieto, proibizione ecclesiastica di
certi cibi in certi giorni. - Divozione, raccoglimento
religioso, e gli atti che lo manifestano; la preghiera
•dei divoti.
Entrata, il momento in cui incomincia una fuuj
zione ecclesiastica. - Esercizi di culto, di pietà, d
religione, le funzioni, le preghiere, ecc. - Eserciz
spirituali, meditazioni che si fanno per lo spazio
a alcuni giorni in qualche ritiro o anche nelle
chiese. - Esorcismo, scongiuro del prete cattolico
contro i demoni da cui si crede invasato alcuno.
- Espiazione flustrumj, solenne purificazione o offerta
espiatoria fatta dai censori romani ogni cinque anni,
al ritirarsi dal loro ufficio, e col concorso di tutto
il popolo: in essa una scrofa, una pecora e
un bue erano per tre volte condotti intorno alla
moltitudine riunita nel campo Marzio e poi sacri-
ficati. - Eucarestia, eucaristia (eucaristico), la co-
munione.
Forticidia, iaurobolo, veggasi a sacrifizio. - Fun-
zione, funzione sacra : solennità, rito solenne.
Lavanda, lavanda dei piedi, la cerimonia del gio-
vedì santo in cui vengono lavati i piedi a dodici po-
veri, come Gesù li lavò agli apostoli. - Lettisternio
{lectistemium), cerimonia religiosa dei Romani che
comprendeva un sontuoso banchetto offerto agli dèi,
nel quale erano portate fuori le loro statue e poste,
sopra letti triclinari (lecti),3ià. una tavola imbandita
di ogni sorta di ghiottornie e apparecchiata sotto
la direzione degli Epulones. - Libagione, libazione,
cerimonia religiosa dei pagani consistente nello
spargere alcune gocce del liquore della patera sopra
1 altare, o sulla vittima, o sulla mensa, dopo averlo
assaggiato. - Lustrazione {lustratio), cerimonia che si
faceva con acqua consacrata, aspergendosi nel-
l'entrare nei templi, o facendosi aspergere dal
sacerdoti. E questa purgazione era comandata an-
che nella vita domestica in occasione del culto.
Così il bagno nuziale, le abluzioni precedenti i con-
viti, e il lavarsi all'uscire dalla casa d' un morto,
considerandosi contaminante ogni contatto coi morti.
- Missione, serie di prediche ai cristiani o non cri-
stiani. - Mortorio, esequie religiose prima che il
morto sia seppellito; ufficio dei morti
Oblazione, offerta di frutta, di farina, d'olio e di
altro che gli antichi facevano alle loro diviniti.
- Offerta, consacrazione del pane e del vino a Dio,
■da parte del sacerdote; anche, dono che, in certi
tempi e in certe occasioni, si dà ai sacerdoti o ad
altre persone religiose in onore di Dio. - Olocausto,
sacrificio nel quale la vittima veniva consunta in-
teramente col fuoco, in attestazione della supre-
mazia di Dio su tutti gli esseri creati. Ogni sorta
di riti, in cui si sacrificava una vittima. - Opere
di misericordia, certe opere che, esercitate dai cri-
stiani, acquistano merito presso Dio. - Opere servili,
i lavori vietati dalla Chiesa nei giorni festivi. -
Opere vive o morte, quelle che meritano, o no, la
salute eterna. - Orazione, preghiera a Dio; pane-
girico.
Penitenza, azione che, seguendo il pentim,ento,
gli uomini fanno ad espiazione àoi peccato. - Per-
dono, indulgenza data a chi visita certi luoghi
sacri. - Peritiosi, lustrazione col fumo dello zolfo,
fugatore di maledizioni. - Pontificale, la celebra-
zione degli uffici divini e della messa, anche pei
defunti, del papa, dei vescovi, ecc. - Pratiche reli-
giose, divote, pie, ecc., gli atti del culto. - Pre-
dica, discorso sacro, fatto, per lo più, in chiesa.
- Preghiera, atto col quale una persona si ri-
volge a Dio, per implorarlo e adorarlo: si distin-
guono le preghiere in orali e mentali. - Processione,
l'andare che fanno, per lo più gli ecclesiastici, at-
torno in ordinanza, cantando preci, dentro o fuori
dei templi. Le processioni ordinarie si rinnovano
periodicamente; quelle straordinarie si fanno per
varie cagioni e in epoche determinate. - Propizia-
zione, sacrifizio offerto a Dio per renderlo propizio.
- Purificazione: presso tutti i popoli la purifica-
zione del corpo fu considerata come un simbolo
della purificazione dell'anima, e in tutte le reli-
gioni hanno fatto parte delle cerimonie del culto,
le purificazioni, le abluzioni, le istruzioni.
Rito, complesso delle cerimonie religiose, appro-
vate e regolate dall'autorità competente ; modo di
trattare esteriormente le cose di religione. Rituale,
di rito; ritualista, compilatore di rituali. - Rogazioni,
veggasi 3. processione. - Sacramento, atto speciale
religioso, solenne. - Sacrifizio, offerta solenne fatta
alla divinità per renderle omaggio e invocarne la
grazia. - Sellisternio [sellisternium), solennità reli-
giosa offerta alle deità femminine. - Servizio divino,
celebrazione solenne dei sacri uffizi. - Suffragio, il
bene spirituale fatto in soddisfazione delle anime
purganti. - Supplicazione {supplicatio), anticamente,
il pregare con le ginocchia piegate, per contrap-
posto alla precatio, che era il pregare ritti.
Uffizio, nfizio, serie di salmi e orazioni che di-
cono i preti tutti i giorni ; le ore canoniche. -
Lfizio dei defunti, dei morti, in suffragio di essi. -
Uffiziatura, l'uffiziare e il benefizio. - Unzione, pra-
tica usata nel sacramento della cresima ; e sacra
unzione il sacramento che si dà, secondo il culto
cattolico, ai moribondi.
Viatico, la comunione somministrata agli in-
fermi. - Vita attiva, quella di chi fa pratiche di
pietà; contr. di contemplativa. - Voto, promessa
che si fa alla divinità o ai ai santi di cosa che si
crede torni loro gradita; promessa di sé e delle
cose proprie.
Altre pratiche. — Alcune periodichk.
Accompagnamento, dicesi di sacerdoti, di confratelli
e d'altri, che accompagnano i defunti alla chiesa o
alla tomba. Dicesi anche trasporto, e il popolo to-
798
CULTO
scano dice, per metatesi, straporto. - Associa-
zione, i riti e le preghiere che si fanno nella par-
rocchia intorno al cadavere, prima di trasportarlo
alla sala mortuaria e quindi al cimitero. In To-
scana più comune in questo senso associazione che
assoluzione. • Assoluzione, breve orazione del mat-
tutino, che si recita, finito il notturno, prima di
cominciare le lezioni. Anche, quella orazione che
si fa prima che un morto sia seppellito; la for-
mula del sacerdote che assolve i peccati. - Asti-
nenza, temperanza o, anche, assoluta privazione di
questa o quella cosa, a scopo di culto. - Ave, ora-
zione alla Vergine : avemaria, avemmaria. - Bacio
delle reliquie, pratica di divozione che consiste nel
baciare una reliquia di santo.
Capitolo, piccola lezione della Scrittura, recitata
da una sola persona nelle ore d' ufizio. - Colletta,
orazione che il sacerdote aggiunge alle altre della
messa per qualche pubblica necessità. - Colletta ad
libitum, l'orazione che si aggiunge alle altre secondo
la divozione del sacerdote. - Confiteor (confesso),
orazione dei cattolici che comincia con tale pa-
rola.
Denudazione degli altari, funzione della settimana
santa. - Deposizione, l'atto di tòr giù il sacramento
0 alcuna immagine sacra, dal luogo ov'erano espo-
sti alla venerazione dei fedeli. - Extollet, benedi-
zione del cero pasquale.
Genuflessione, il mettersi in ginocchio davanti
all'altare, davanti a un'immagine sacra, eoe -
Giaculatoria, breve orazione a Dio, e si usa anche
aggettivamente. - Laudi, la parte dell'uffìzio eccle-
siastico mattutino che si recita dopo i notturni. -
Le sette parole di Cristo in croce, e assol. le sette
parole: rito del venerdì santo e composizione sullo
stesso soggetto. - Lezione, breve capitolo della sa-
cra Scrittura o dei Santi Padri, che si recita al
mattutino dopo i salmi. - Litanie, preghiere alla
Vergine, ai santi, ecc., con una serie di epiteti lau-
dativi ripetuti successivamente: letàne (v. a.), le-
tanie (litanie a mazzetti, a tre invocazioni per
volta).
Mattutino, la prima parte dell'uffìzio, che una
volta i sacerdoti dicevano avanti giorno. - Notturno,
parte dell'uffìzio che compone il mattutino; antica-
mente la si diceva di notte come si usa ancora da
parecchi religiosi. - Ore canoniche, parti dell'uf-
fìzio che, a certe ore, devono recitare gli ecclesia-
stici e i beneficiati.
Panegirico, orazione in lode di qualche santo,
della Vergine o di un mistero della fede. - Pater-
nostro (pater, pater noster), preghiera volgarmente
detta così dalle parole con cui comincia in ita-
liano ; propriamente l'orazione domenicale, inse-
gnata da Cristo ai suoi discepoli. - Prego alla
croce, discorso del venerdì santo, allo scoprire del
crocifisso. - Priorale, rito in alcune collegiate, nelle
solennità.
Requiem, nella Chiesa cattolica, messa dei morti.
■ Ringraziamento, preghiera del sacerdote dopo la
messa o del cristiano dopo la comunione.
Salveregina, salve regina (ti saluto, regina), ora-
zione a Maria Vergine. - Scongiuro, preghiera ec-
clesiastica per cacciare i demoni. - Segrete, ora-
rioni che il prete dice a bassa voce nella messa -
Semidoppio, uffizio nel quale non si raddoppiano le
antifone. - Sigillo della confessione, il segreto im-
posto al coniessore. - Stazione, visita che sì fa a
qualche chiesa secondo l'ordinazione del pontefice
per adorare, per pregar Dio, o per guadagnare in-
dulgenze. Anche, ciascuno dei quadri davanti ai
quali si fermano pregando i fedeli, quando fanno
la Via Crucis.
Tenebre del sepolcro, ì mattutini del giovedì, del
venerdì, del sabato santo : si cantano la vigilia di
questi tre giorni verso sera; e dopo l'ufficio, spenti
i lumi, si bacchettano le panche. - Turificazione, in-
censazione, spandimento d'incenso. - Ufiziolo, il
mattutino, le preci alla Madonna e il libro re-
lativo.
Vespro, una delle sette ore canoniche, che si dice
tra la nona e la compieta. - Via crucis, esercizio
di preghiere cattoliche; devozione per la quale i
fedeli passano davanti a quattordici rappresenta-
zioni (quadri o sculture) dei fatti della Passione di
Cristo.
Periodiche. — Anniversario, messa od ufficio an-
nuale fatto in chiesa per un defunto. - Giorno di
grasso, di magro, giorno nero, veggasi a giorno. -
Giro di quarantore, visita alle diverse chiese quan-
do vi si tiene esposto il sacramento, ciascuna alla
sua volta nel corso di tutto l'anno. - Mese di mag-
gio, devozione della Chiesa cattolica a Maria. - No-
vena, nove giorni avanti una festa, nei quali si ri-
pete la stessa funzione particolare ; preghiere con-
tinuate per il corso di nove giorni in onore di
qualche solennità religiosa.
Ottava, periodo d'otto giorni, per lo più prece-
denti 0 susseguenti ad una solennità religiosa ; gli
otto giorni, uno dopo l'altro, durante i quali la
Chiesa cattolica celebra le grandi feste di Natale,
Pasqua e Pentecoste ; anche il giorno in cui 1' o<-
tava si chiude. - Ottavario, gli otto giorni di pre-
diche consecutive a una festa. - Parasceve, prepa-
razione, e così dicesi il venerdì santo consacrato
alla memoria del Redentore. • Quarantena, quaranta
giorni di penitenza. - Quarant'ore, divozione della
Chiesa cattolica. - Quaresima, periodo di digiuno,
di quaranta giorni. - Quaresimale, le prediche che
si fanno in quaresima. - Quattro tempora, quattro
tempi di digiuno, praticato in ciascuna delle quat-
'tro stagioni dell'anno, per tre giorni ogni volta, il
mercoledì, il venerdì e il sabato, nella prima set-
timana di quaresima, nell'ottava di Pentecoste, nella
terza di [settembre, nella quarta di dicembre. -
Qutndena, devozione di quindici giorni di se-
guito.
Ritornata, la processione dell'ottava del Corpus
Domini. - Settena, sette giorni di penitenza. - Set-
timo, uffizio di messe sette giorni dopo la morte.
Tempi proibiti, quelli nei quali non sono per-
messe alcune cose. - Trentesimo, ufficio di trenta
messe celebrato nella trigesima. - Triduo, prepara-
zione di tre giorni prima di qualche festa so-
lenne, con preci appropriate. - Vigilia, obbligo di
digiuno il giorno prima di alcune feste cattolicne,
e il giorno stesso. Anche, il giorno che precede
qualche festa, e nel quale si suole digiunare. - V}'
sita delle sette chiese, quelle che i devoti fanno il
giovedì santo. - Visita ai limini, visita d'obbligo dei
vescovi al soglio pontificio ogni tre anni. Latinam.,
e più comunein., ad limina.
Verbi e locuzioni
INDICANTI pratiche DEL CULTO.
Accostarsi ai sacramenti, comunicarsi, ricevere il
sacramento dell'eucaristia. • Adorare (adorato), pre*
CULTO
799
star culto. - Andare, ìioìi andare in chiesa, fare o
no (juanlo la Chiesa prescrive per confessione e co-
munione. - Andar dietro la comunione, accompa-
gnare il viatico. - Andare in santo, il recarsi die
fanno le donne alla chiesa, dopo il parto, per atto
di ringraziamento di esserne uscite a hene. - Asso-
ciare un morto, portarlo in chiesa per ofliciarlo. -
Assolvere, rimettere i peccati. - Attaccare il voto ad
un santo, sciogliere il voto per grazia ricevuta.
Benedire, consacrare alcuna cosa con le ceri-
monie della Chiesa ; dare la benedizione.
Canonizzare [canonizzato), porre nel canone o
catalogo dei santi. - Celebrare i divini misteri,
i misteri eucaristici, ecc., del prete che fa que-
sti uftizi. - Comunicare (comunicato), ammini-
strare l'eucaristia. - Comunicarsi, prendere il sa-
cramento dell'eucaristia. - Confermare (confermalo),
cresimare, dare la cresima. ■ Consacrare (consa-
crato), far sacro con cerimonie ; dedicare al ser-
vizio di Dio. - Consumare (consumato), veg,asi ad
eucaristia. - Cresimare (cresimato), dare la ci e-
sinia.
Dare, conferire i sacramenti, espresssione di chiaro
significato.
Dare, impartire, l'estrema unzione, dare il sacra-
mento di questo nome. - Dedicare (dedicato), ap-
plicare a un culto (dedicare a una chiesa, a un
tal santo, ecc.). - Deificare (deificato), annoverare
fra gli dèi, adorare come una divinità. - Digiu-
nare (digitmato), far digiuno. - Dire, cantar com-
pieta, mattutino, vespro, ecc., veggasi ad ore ca-
noniche. - Dispensare dal magro, dall' astinenza
dei cibi magri. ■ Entrare (entrata), veggasi a mes-
sa. - Esporre il sacramento a bocca di ciborio, met-
terlo con la pisside sullo sportello del taber-
nacolo.
Fare la novena, la preghiera di nove giorni ; an-
che, il predicare in tale periodo di tempo. - Far
le sette chiese, devozione cattolica del giovedì santo.
- Fare le sue divozioni, confessarsi e comunicarsi.
- Fare le tre ore, pratica del venerdì santo. - Fare
i sepolcri, il giovedì santo, visitare i sepolcri nelle
chiese. - Far l'ora, passarla in preghiera davanti
al sacramento, - Freqiientare i sacramenti, essere
assiduo nelle pratiche religiose.
Genuflettersi (genuflesso), mettersi in ginocchio.
Idoleggiare (idoleggiato), rappresentare alla mente
concetti astratti e dar a quelli persona e culto. -
Impellegr inarsi, farsi pellegrino, andare pellegri-
nando. - Incensare (incensalo), dare Vincenso col
turibolo, per onore. - Iniziare (iniziato, iniziazione),
ricevere alcuno nel numero di coloro che profes-
sano un culto particolare, e dargliene la prima
istruzione.
Legare, sciogliere le campane, rito della Chiesa
cattolica praticato nella settimana santa. - Mace-
rarsi (macerato), sottoporsi al digiuno, mettersi il
cilicio, fare altrimenti una penitenza. - Mettere in
santo, del prete che ribenedice. - Mortificare ì sensi,
la voluttà, la carne, gli appetiti disordinati, attutirli,
per piacere a Dio.
Officiare (officiato), lo stesso che uffiziare. - Os-
sei~care, santificare le feste, seguire, nella loro ricor-
renza, le pratiche del culto e i precetti della Chiesa;
astenersi nei giorni festivi da opere servili ed eser-
citare opere di pietà. - Passare a cresima, di chi è
ammesso a riceverla - Pensare alle cose dell'anima.
ricevere i conforti della religione, che fa chi si pre-
para alla morte - Pontificare (pontificato), celebrare
ie sacre funzioni pontificalmente. - Predicare (pre-
dicato), fare una predica o più prediche. - Pren-
dere la pasqua, far la comunione nel tempo pa-
squale. - Prestar culto, professare un culto, espres-
sioni di chiaro significato. - Propiziare (propizialo,
propiziatorio), far sacrifizio a Dio, per renderlo
propizio.
Ribenedire (ribsnedetto), Assolvere da una maledi-
zione precedente, da un interdetto. - Ricevere (ri-
ccLuio), di quanto viene conferito come rito o come
titolo (ricevere il battesimo, la cresima, la comu-
nione, ecc.). - Ricomunicare (ricomunicato), ridare la
comunione, l'eucaristia. - Rompere il digiuno, pren-
dere alcun cibo vietato nei giorni di digiuno. -
Scanonizzare (scanonizzato), contr. di canonizzare. •
Sacramintare (sacramentalo), comunicarsi. - Segnare
(segnato', far il segno della croce. - Servire all'al-
tare, del chierico che assiste il prete durante la ce-
lebrazione della messa. - Sonare a comunione, dare
il segno di questa funzione con la campana o col
campanello. - Suffragare t'iffragato), giovare ai
morti con la preghiera. - Sumege, il comunicarsi
che fa il sacerdote.
Uffiziare, ufiziare (uffiziato, ufiziato), celebrare
gli uffizi divini : officiare, oficiare.
Canoni, comandamenti, regole, sacramenti, ecc.
Ricorrenze.
Canone, legge posta e ordinata da papi, da con-
cili, concernente la fede, il culto e la disciplina
della Chiesa. - Decalogo, i dieci comandamenti che
Mosè, secondo la leggenda, ricevette da Dio sul
monte Sinai. - Festa, precetto della Chiesa. - Gi-a-
zia sacramentale, quella che si ottiene per il sacra-
mento. - Indulgenza, veggasi a questa voce. -
Indulto, la dispensa dai digiuni rigorosi della qua-
resima.
Precetto, comando, comandamento. - Regola di
fede, regola riguardante il credere e l'opera. - Ru-
brica, regola da osservarsi nelle funzioni sacre. -
Sacramento, neUa.iZhiesa. cattolica, segno sensibile
ed efficace della grazia santificante (istituito, se-
condo la tradizione, da Cristo). :''ono sette, nel cat-
tolicismo: il battesimo, la cresima, la penitenza,
r eucaristia, il matrimonio, l'ordine sacro, l'estrema
unzione.
HicoRRENZE. — Anniversario, giorno fìsso, fra
l'anno, in cui si celebra la memoria delle dedica-
zioni delle chiese, la coronazione del pontefice, un
funerale annuo, ecc. - Detto anche, ma meno fre-
quentemente, annuale. - Annunziata, Assunta, Av-
vento, Epifania, Natale, Pasqua, Pentecoste e altre
feste, veggasi a cattolicismo (pag. 477), a cìi-
stianesinio, a Cristo, a doìnenica, a festa. -
Commemorazione, festa religiosa in ricordo di santi,
defunti, ecc. - Festività, festa solenne della Chiesa
cattolica. - Giubileo, festa commemorativa che si
celebrava prima ogni cento anni, poi ogni cin-
quanta, ora anche dopo venticinque. Veggasi anc'ie
a peccato. - Ognissanti, veggasi a santo.
Inni, salmi, antifone, versetti, ecc.
Deprofundis, salmo che i cattolici recitano per i
morti (dire, recitare il deprofundis). - Doppio, di-
cesi nell'ufficio deila Chiesa quando si replica la
800
CULTO
recitazione delle antifone. - Forme del sacramento,
le parole che si pronunziano nell'alto di conferirlo.
- Geremia, parte dell'uffizio della settimana santa. -
Gloria Patri, versetto di un'orazione o salmo cat-
tolico. ■ Graduali, versetti che si recitano nella
messa avanti l'evangelio; i quindici salmi che al-
cuni credono fatti sotto il ritorno dalla schiavitù
di Babilonia.
Inno, componimento poetico, che si canta in
onore di Dio e dei santi. • Introibo, le preci musi-
cate che precedono il Chirie. • Invitatorio, V anti-
fona che si accompagna al salmo in principio del-
l'ufizio. - Itinerario, preci notate sui libri ecclesia-
stici per coloro che viaggiano.
Lamentazione, quella specie di poesia malinconica
che fu composta dal profeta Geremia e si canta in
chiesa, nella settimana santa. - Magnificat (vol-
garm. magnifica), canto alla Vergine che comincia
con questa parola. - Mementomo, parola che il sa-
cerdote proferisce il giorno delle Generi. - Misererà,
titolo d'un salmo della Chiesa cattolica che co-
mincia cosi.
Offertorio, antifona composta di versetti di salmi,
detta anche offerenda perchè si cantava dal coro
durante Voblazione,^ ossia durante l'offerta del pane
€ del vino, ad imitazione del popolo d' Israele. -
Omelia {omilià), ragionamento sacro sopra il Van-
gelo, e si dice anche di altri discorsi, e particolar-
mente dei vescovi; un tempo, le esortazioni e i
sermoni dei pastori della Chiesa ai fedeli, tenuti
nelle assemblee religiose.
Pange lingua, le due prime parole di un inno
celebre nella liturgia cristiana, attribuito a Venan-
zio Fortunato, a san Tommaso d'Aquino e ad altri.
- Parola di Dio, le istruzioni religiose, special-
mente le prediche. • Regresso, la ripresa dopo il
versetto o il salmo. - Responso, quanto si legge ne-
gli uffici sacri dopo le lezioni e i capitoli; inno
che si canta a risposte tra il coro e i cantatori. -
Responsorio, lo stesso e meno comune di re-
tponso. ■ ■ A-
Salmo, canzone sacra, come i componimenti di
David. - Sequenza dei morti, dies irae, inno che si
canta o si legge dopo il graduale; inno dei
morti, cantato dalla Chiesa. - Stabat Mater, inno
0 sequenza della Chiesa cattolica, dedicato alla
Vergine addolorata e composto di strofe di tre
versi senza misura, ma rimati e aventi un certo
numero di sillabe. - Tratto, cantico di più versetti
che si dice dopo l'epistola, invece dell'alleluia, dalla
settuagesima sino a Pasqua. - Versetto, membretto
della Scrittura e dell'ufizio.
Edifici per il culto.
Lreni. — CosK varie. — Persone.
Edifici: la basilica, il battistero (veggasi a bat-
teshno), la catacomba, il campanile, la cer-
tosa, la chiesa, il chioatro, il convento, Vedi-
cola, il minareto, la moschea, Voratorio, la
pagoda, la sagrestia, la sinagoga, il tem,-
pio, ecc. • Sacra, io, luogo dove si buttano le la-
vature dei vasi, dei panni, o sim. , che servono al
sacrifizio.
Libri. — Antifonario, raccolta dei canti della
Chiesa cristiana, dovuta, vuoisi, a Gregorio Magno.
• Bibbia, il corpo delle Scritture cristiane. - Bre-
viario, libro nel quale sono le ore canoniche o
tutto l'ufficio divino. - Direttorio, calendario che
serve di regola ai sacerdoti per la celebrazione
della messa e la recitazione dell'ufficio. - Filotea,
detto di qualunque libro di divozione. - Ordinario,
il libro della liturgia. - Oliavano, il libro liturgico
che contiene quello che si deve recitare all'ufficio
delle ottave. • Pontificale, libro delle preghiere e
delle cerimonie per norma del vescovo e del prelato.
- Protovangelo, primo vangelo. - Rituale, libro che
insegna i riti, le cerimonie, e contiene preghiere
e altre cose spettanti all'amministrazione dei sacra-
menti e alle funzioni dei sacerdoti. - Vangelo,
libro del Nuovo Testamento, nel quale si narra la
vita di Cristo. - Veggasi inoltre a libro (libri re-
ligiosi).
Cose varie. — Abitino, specie di amuleto : im-
magine sacra disegnata su una pezzetta di panno, o
sacchettino contenente qualche reliquia sacra, che
si porta al collo per divozione. Detto anche breve,
brevicino, scapolare, talismano. - Acqua lustrale,
quella usata dagli antichi a spegnere i tizzi dei
sacrifizi; Y acqua benedetta dei cattolici. - Al-
tare, tavola, mensa sulla quale offrire il sacrifizio
a Dio 0 agli dèi. - Anclabri, piccola tavola adope-
rata a modo di altare e sulla quale si collocavano
gli utensili del sacrificio. - Ara, antico altare. -
Ascia pontificale (dolabra pontificalis), la scure ado-
perata ad abbattere la vittima in un sacrifizio.
Benda, specie di cuffia portata dagli antichi sa-
cerdoti, specialmente da quelli addetti al culto di
Vesta. - Belili, pietre meteoriche, oggetto di culto.
Caaba, pietra nera, cubica, che è oggeto di ve-
nerazione fra i musulmani. - Cabiri, ogge tto di mi-
sterioso culto nell'Egitto, nella Samotracia, /e da cui
sembra derivassero i misteri di Iside, di C erere, di
Mitra, di Bacco, ecc. - Capedo, vaso di terracotta
per vino, usato nei sacrifizi. - Catino, piatto pro-
fondo, di varia materia, nel quale si portavano al
sacrifizio i pezzi d' incenso. - Cesta [cista), pa-
niere, scatola, cassetta in cui si riponevano gli ar-
nesi sacri. - Clunabolo {clunabulum), il coltello col
quale il cultrarius apriva le viscere delle vittime.
Focaccia (libiim), specie di biscotto composto di
farina, latte, uova e olio, per offerte agli dèi. -
Focus turicremus, braciere o caldano di me-
tallo, con due maniglie: lo si collocava, nelle
occasioni solenni, davanti all'altare o alla statua
della divinità, per ardervi incenso. - Gabbia {ca-
vea), la stia nella quale si custodivano i polli
sacri. - Guanciale (pulvinar), letto con cuscini,
sopra i quali si esponevano le immagini degli dèi,
nella solennità del lectisternium. - Infula, fiocco di
lana, bianca o colorata, annodata ad eguali inter-
valli con un nastro {vitta), in modo da formare un
lungo cordone: i sacerdoti e le Vestali lo adopera-
vano per ornare la vittima preparata al sacrinzio,
per decorare templi, are, ecc.
Linteo, pannolino usato nei riti religiosi. - Lituo
{lituus), la verga d'un àugure. - Martello (malleus),
grosso maglio di cui si serviva il pontefice, nei sa-
crifizi, per atterrare il bue, prima che il cultrarius
gli tagliasse la gola. - Mensa sacra, tavola di mar-
mo, oro e argento, che anticamente serviva a mo'
di altare. - Ostia, anticara., la vittima del sacri-
fisio;. neUsi Chiesa cattolica, il pane che il prete
consacra nella messa. - Popano, focaccia rotonda
usata nei sacrifizi.
Sacena, o scena, vecchio nome latino della scure
a due tagli. - Secespita, il coltello adoperato nei sa-
CULTO
CUNEO
sui
crifizì. - Serto {serta), festone o lunga treccia di più
fiori legati insieme e adoperato a ornare altari,
templi, ecc. - Sistro, sorta di sonaglio usato dagli
Egiziani nelle cerimonie d'Iside. - Stagnala (guttus),
orciuolo usato, nei sacrifizi, per versare il vino
nella patera, o tazza, vaso circolare incavato.
Tirso, lungo bastone (i) portato da Bacco e dai
suoi adoratori. - Tripode (triptis), sgabello sul quale
sedeva la sacerdotessa Pitia. - Turibolo, vaso per
ardervi Vincenso. - Vaso {labium), fonte di acqua
lustrale all'entrata d'un tempio pagano. - Per molte
altre cose, veggasi a cattolUismo (pagina 457), a
chiesa (pag. 526), a cristianesimo, a Cristo, a
religione.
Persone. — Bigotto, chi ha, o, piuttosto, o-
stenta soverchio zelo nelle pratiche del culto. -
Divoto, chi ha divozione, afletto, fervore per le
cose sacre. • Esorcista, chi esorcizza, fa ['esorci-
smo. - Idolatra, chi professa ['idolatria. - Penitenti,
coloro che, isolatamente o in comune, si applicano ad
una vita di mortificazione o di astinenza. - Ritualista,
scrittore, compilatore dei riti ; dotto nei riti. - Sa-
cerdote, ministro del culto. - Turiferario, colui
che, nelle funzioni ecclesiastiche, porta il turibolo.
Veggasi inoltre a cattolicisnio (pag. 476), a
ihierico, a chiesa (pag. 529-530), a cristiane-
siìuo, a frate, a monaca, a prete, a sagre-
stano.
Culto. Sollecitudine nell' adornare {ornare),
nel curare, nel custodire e simili : riferito al
corpo 0 ad altre cose.
Cultore. Coltivatore, agricoltore. - Cultore di
un'arte, di una scienza, ecc., chi ne fa lo studio,
se ne occupa, ne ha sollecitudine, ecc.
Cultura. Coltivamento, coltivazione; il lavoro
de[[' agricoltore. - Figur., istrìvzione, erudizione.
Tessere erudito, dotto. - Incivilimento, civiltà.
Gujuino. Pianta aromatica : caro, cornino, co-
rnino dei prati.
Cumulare (cumulativo, cumulato). Ammucchia-
re, far mucchio; ammassare, mettere insieme :
detto specialmente di denaro. - Cumulatamente,
pienamente. - Cumulativamente, in modo cumula-
tivo, in complesso. - Cumulativo, atto a cumu-
lare.
Cumulataiuente. Pienamente, in modo com-
pleto.
CumulatlTamente. Veggasi a complesso e
a insieme
Cumulativo. Atto a cutnulare.
Cumulo. Monte, mucchio di cose cumulate.
- Forma di nube.
Cuna. Detto a culla.
Cuneiforme. A forma di cuneo, - Aggiunto
di antica scrittura. - Forma di foglia.
Cùneo. Solido che dalla base, diminuendo, va
a terminare in acuto; pezzo di legno o di ferro
quadrangolare, acuto a una delle estremità, che si
mette nella spaccatura dei legni, per aiutare a fen-
derli : bietta, conio, zeppa. - Bietta dicesi anche un
pezzetto di legno o d'avorio dell'arco del molino.
- Contrabbietta, bietta di rinforzo ; ovvero opposta
ad un'altra. - Bieltina, piccola bietta. - Otturatore,
bietta, in genere, d'ogni forma. - Treppunte, bietta
a triangolo di riempitura. - Ulivella, cuneo di ferro
per tirar su sei.za legature pietre e simili, insereri
dolo in esse per la via di un foro a coda di ron-
dine. - Zeppa, bietta, conio piccolo; bietta a sdruc-
ciolo diagonale.
Cuneiforme, a forma di cuneo. - Smusso, punta
smussata di un cuneo o di un corpo qualunque.
Abbiettare (abbiettato), ridurre a cuneo ; assotti-
gliare, formare a cuneo. - Imbiettare {imbiettato),
mettere una bietta, un cuneo: inzeppare. • Imbiet-
tatura, operazione dell'imbiettare. - Sbiettare {sbiet-
tato), cavare la bietta.
Cùneo. Veggasi ad esercito e a teatro.
Cunetta. Veggasi a strada.
Cunicolo. Maniera di fortificazione. • La
tana sotterranea di alcuni animali.
Cuoca. Femmin. di cuoco.
Cuòcere {cocente, cotto, coltura). In senso at-
tivo, mettere al fuoco gli alimenti per renderli
atti ad essere mangiati o migliori: còcere, cuci-
nare, far cuocere, mettere al fuoco. In senso neu-
tro, di vivanda o d' altro, subire l' azione del
fuoco, per acquistare le condizioni necessarie al-
l'uso proprio. - Cocente, che cuoce, atto a cuocere,
a bruciare: ardente, eccessivamente caldo. -
Cotto, particip. pass, e aggett. da cuocere. Anche,
sostantivam.: « un cotto di fagiuoli » o di altre ci-
vaie, si dice per indicare tante di esse quante se
ne richiedono a farne un pasto per la famiglia.
- Cotto arrabbiato, mal cotto. - Colto disfatto, troppo
cotto. - Collòio, di facile cottura, di buona cottola.
Covaccino, cotto sotto la cenere, e dicesi special-
mente della stiacciatina, che si cuoce in tal modo.
- Duro, di cottura difficile e di difficile digestione.
• Guascotto, aggiunto di cosa quasi cotta, non del
tutto cotta. - Passato di cottura, cotto troppo. -
Stracotto, tracotto, partic. pass, da stracuocere, tra-
cuocere molto : troppo cotto ; cottissimo. Sostanti-
vam., vivanda di carne cotta in umido.
Arrivata, di vivanda troppo cotta. - Uova, patate,
rape cotte sotto la cenere, tenute a cuocere sotto la
cenere, dove sta un po' di focarello, o dentro un
caldano, dove ci sia abbastanza cenere per farlo.
Assazione, cocitura di checchessia nel suo pro-
prio sugo, senza aggiungere altro umido. • Coci-
mento, cozióne, l'atto del cuocere, ma, per lo più,
intendesi dell'effetto del fuoco, o anche semplice-
mente del caldo suU' animale vivo. Cozióne è solo
drfl linguaggio scientifico. - Cocitura, il cuocere che
fa il fuoco vivande o altro. Nota il Tommaseo che
cocitura è propriam. l'operazione per avere la cot-
tura. Dicesi anche per l'atto e il grado del cuocere
e del cuocersi. - Cottura, il cuocere, il modo e le
condizioni di tale operazione: cocitura, cotta, cot-
tola, cuocitura. Cotta si usa più specialmente però
parlando dello zucchero. - Crògiolo, cottura lenta
che si dà alle vivande con fuoco temperato. - Ri-
cotta, nuova cotta, seconda cotta.
Vabie maniere di cuocere.
Abbronzare, abbronzacchiare, abbronzire, abbru-
ciacchiare leggermente. - Abbrustolire {abbrustolito),
porre alcuna'^cosa al fuoco, si che, senza ardere,
ne sia più che abbronzata: veggasi a bruciare,
(pag. 325, prima colonna). - Alzare, spiccare, levare
-il bollore, cuocere al primo bollore, veggasi a bol-
(i) Le parole ia carattere aldino corsivo portano con sé un richiamo, un riferimento, come fos-
sero accompagnate da un V (vedi).
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
RI
802
cuòco — CUOIO
lire. • Attaccare (neutro) dicesi delle vivande in
genere, e più specialmente della carne, quando,
lasciate a fuoco troppo vivo e senza liquido suffi-
ciente, aderiscono al fondo della cazzeruole, dei te-
gami e simili, e prendono un cattivo sapore o ven-
gono almeno troppo risecche e come abbronzate.
Biscottare {biscottato), cuocere a uso biscotto. -
Bollire a ritrecine, girando vertiginosamente come
le macine di un mulino. - Bollire scemo, di roba
che bolla in un vaso con poca acqua. - Brucia-
re {bruciato), avvivare troppo col fuoco : di vi-
vande.
Cociucchiare {cociucchiato), cuocere alla peggio. -
Concuòcere {concotto, concozione), cuocere bene, in
ogni parte ; l' effetto che il caldo e il ghiaccio
fanno nelle terre o nei vasi. Anche, la digestio-
ne, ossia l'operazione che lo stomaco fa sui cibi,
e del cibo che, trasmutandosi nello stomaco, passa
in alimento. - Cotticchiare {cotticchiato), cuocere un
poco, dare una breve cottura: incuocere, legger-
mente cuocere, scottare. - Crogiolare {crogiolato), neu-
tro passivo, cuocersi bene, stagionarsi, avere il
fuoco a ragione (detto di commestibili).
Cuocere a bagnomaria, mettendo la roba in un
vaso e questo in un altro pieno d'acqua. - Cuocere
a lesso, allesso, arrosto, allo spiede, nella pentola,
sulla gratella, ecc., veggasi a cucinare. Cosi an-
che per il significato di abbruciacchiare, abbrustiare,
abbrustolire, crostare, fermare, friggere, . rosolare e
altri verbi. - Cuocere al primo bollore, delle vi-
vande che cuociono presto.
Essere a mezza colta, o semicolto, o, meglio, se-
micrudo, essere poco cotto : verdemezzo. - Essere a
segno, a cottura perfetta, essere cotto stagionata-
mente. - Essere a tiro, in stagione, essere cotto. -
Essere di prima coltura: si dice dei legumi che cuo-
ciono presto ; ma, in senso traslato, si dice di* chi
alle prime occhiate si innamora, onde poi il detto
innamorato cotto, - Essere stracotto, tracotto, troppo
cotto : biscotto, cotto e biscotto, passato di cot-
tura. - Essere, venire a cottura, al punto di essere
veramente cotto. - Essere di prima cottura, che si
cuoce al primo bollore.
Grillettare (grillettato), cuocere adagio, crogiuo-
lare. - Incuocere {incotto), leggermente cuocere. -
Intostire {intostitó), abbrustolire, detto specialmente
del caffè. - Ricocere, ricuocere {ricotto), ripete co-
cere, cuocere. - Sobbraciare {sobbraciato), cuocere
sotto la bragia. - Stracuocere {stracotto), cuocere
troppo, troppo lungamente.
Toccare il giusto punto, cuocere a perfezione. -
Torrefare, tostare, tosticchiare {torrefatto, tostato, to-
succhiato), l'abbrustolire, detto specialmente del
caffè.
Cuoco (cuoca). Chi cuoce le vivande (veggasi a
vivanda) ; chi fa la cucina per mercede, ossia
attende al cucinare, nelle case private, negli al-
berghi, ecc. : cèco, cucinatore, cuciniere (cuciniera,
cuoca) ; uomo o donna di cucina. Il cuoco o la
cuoca prepara questa o quella vivanda, questa o
quella pietanza, applicando il condimento, la
salsa; prepara altresì il dolce e diverse qualità
di bevanda ed ha cura, spesso, di ornare in va-
rie guise il piatto da portarsi sulla mensa.
Arte del cuoco : l'arte di ben cucinare : arte cu-
linaria, della cucina; arte leccarda; arte culindria
(scherz); boccolica, buccolica: arte pappatoria;
culinaria; gastronomia; scienza della cucina. - Capo
dei cuochi, archimagiro, arcicuoco, capocuoco, di-
rettore della cucina, maestro dei cuochi, soprac-
cuoco. - Chef de cuisine (frane), o anche, sempli-
cemente, chef, il capocuoco d'una cucina d'albergo.
- Cuciniere, il cuoco dei conventi, dei convitti, delle
caserme {ranciere). - Guattero, sguattero, cuoco da
poco. - Sottocuoco {sottocuoca), cuoco (o cuoca) su-
balterno ; l'aiutante del cuoco.
Mettere a tavola: si suol dire dei cuochi che
preparano il pasto, specialmente se per molte per-
sone 0 se molto ragguardevoli. - Non è buono di
lessar l'acqua : di cuoco non capace.
Cuoiaio. Detto a cuoio.
Cuoiame. Veggasi a cuoio.
Cuoio (plur., cuoia). Pelle d'animali conciata
per vari usi, dal calzolaio per la risolatura della
scarpa, dal bastaio per fare diversi oggetti, ecc. :
coiame, corame, cuoiame, pelle. Secondo gli animali
da cui si trae, dicesi : cordovano, montoncino, mon-
tone, vacca, vacchetta, vitello, vitello pettinato, ecc.
Aluta, eccellente cuoio che i Romani ottenevano
trattando le pelli degli animali domestici in modo
loro proprio, à noi sconosciuto. - Badana, cuoio
messicano fatto con pelli di capra. - Bulgaro,
sorta di cuoio rosso cupo, odoroso, usato per
vari oggetti di lusso e per legature di libro,
che salva dall' umido e da insetti nocivi. E' il
cuoio di Russia, detto anche Juften o Jtichteti.
- Chagrin (frane), cuoio ottenuto dalla pelle
di asino o di mulo: segrino. - Corame, cuoio la-
vorato con modo speciale e ridotto assai gentile
per uso di mobili o adornamenti da stanze, come
fu costume in antico, e come ora si ricomincia a
usare. - Cordovano, cuoio privilegiato che i Mu-
sulmani di Spagna fabbricavano a Cordova, nel se-
colo X. - Cuoio artificiale, prodotto che si prepara
sovrapponendo lastrine di collodio e poi imbeven-
dole di gelatina: lo si rende impermeabile umettandolo
con paraffina incorporata con una data quantità
di olio essiccante - Cuoio fresco, conciato e non
ancora asciugato. - Ctwio d' Inghilterra, di vacca,
di bue 0 di vitello, lisciato o granito, che conserva
il color fulvo 0 giallastro, malgrado il sego di cui
è impregnato. - Cuoio d' Ungheria, preparato con
cloruro d'alluminio, invece che con tanno. - Cuoio
duro, quello di bue e di bufalo, secco e preparato
per l'esportazione. - Cuoio lisciato, cuoio grosso di
vacca 0 di bue, messo nel sego, tinto in nero, e del
quale si sia lisciata la grana. - Cuoio sbresciato,
forte e liscio, impiegato per fare le suole esterne
di calzature leggiere e le interne di calzature
grosse. - Cuoio verniciato, quello al quale fu data
una vernice lucida durevole : per lo più, é un ma-
rocchino spalmato di coppale. - Ji<c/ito (russo; ted.,
juchten), il bulgaro ; il cuoio di Russia. - Maroc-
chino, marrocchino, sorta di cuoio di becco o di
capra conciato con la galla e colorito dalla parie
del fiore. • Meschereccio, corame concio in allume.
- Sciavero, pezzo di cuoio, avanzo delle pelli ven-
dute a taglio - Soato, sovatto, sugatto, specie di
cuoio del quale si fanno cavezze ai giumenti, guin-
zagli ai cani, ecc. - Sommacco, cuoio conciato con
la pianta di tal nome. - Vacchetta, cuoio vaccino. -
Zigrino, pelle di mulo o d'asino granulata.
Cuoiaia (coiaia), bottega nella quale si vendono
cuoiami.
Cuoiaio, chi fa commercio di cuoio, fabbricato dal
conciatore (vegg. a concia): femmin., cuoiaia. Anche,
l'artefice che rifinisce i cuoi lavorati dal concia-
tore, rammollendoli in truogolo; poi, alquanto ra-
sciutti, distendendoli bene con l'orbello e lustrandoli
con la liscia sul banco inclinato. • Cuoiame, co-
803
iame, quantità di cuoio di più qualità: pellame,
pelletteria. - Cuoieria, coieria, bottega di coianii. -
Guiggia, striscia di cuoio; cinghia. ■ Pezzo di awio[:
coiaccio, coiattolo, coiazzolo, coietto, cuoietto; lim-
bello, limbelluccio ; pilorcio, ritaglio di cuoio. -
Stringa, striscia stretta di cuoio che serve per
allacciare. - Striscia, pezzo più lungo che largo.
Incoiare, incuoiare {incoiato, incuoiato), prendere
consistenza di cuoio. - Scoiare, scuoiare (scoiato,
scuoiato), levare il cuoio. - Scarnatura, raschiatura
di cuoio concio. - Sfesso, il cuoio non cucilo in
tutta la sua grossezza.
Butteri del cuoio, segni del cuoio simili a quelli
che lascia il vaiolo. - Coriaceo, tutto ciò che ha
l'aspetto del cuoio od ofl're al tatto la sensazione
caratteristica del cuoio.
Lavorazione e puepabazioni speciali
DEL cuoio.
I cuoi duri si impiegano quali escono dalla con-
cia; ma non è lo stesso dei cuoi morbidi, desi-
nati alla fabbricazione delle trombe degli stivali,
delle tomaie da scart^e, degli stivaletti, ecc., in ge-
nerale ai lavori da calzolaio, da sellaio, da vali-
giaio, i quali richiedono molta elasticità e morbi-
dezza, qualità di cui mancano e che bisognerà dar
loro mediante una serie di manipolazioni speciali
che variano a seconda dello scopo propostosi.
Cuoi DISTESI. — La prima di tali operazioni è
Yimmersione nell'acqua, che ammorbidisce i cuoi ;
quindi si rammolliscono calcandoli, il che si fa con
i piedi o mediante una bicornia di legno Ciò fatto,
i cuoi, distesi sopra un cavalletto, sono ripuliti dalla
parte della carne, passandoci sopra un coltello con
taglio smussato; poi si procede allo scarnamento,
operato dalla stessa parte del cuoio allo scopo di
diminuirne la grossezza, e, per conseguenza, au-
mentarne la elasticità; l'operazione si effettua sul
cavalletto o sopra una tavola, mediante un coltello
tagliente, col Ilio ribattuto a squadra, dello coltello
a rovescio, o scarnatoio, munito di due manichi, uno
dei quali orizzontale, cioè nell' asse della lama, e
l'altro verticale. Lo scarnamento è fatto per otte-
nere una grossezza uniforme e, per conseguenza,
di togliere la pellicella che continua su tutta la su-
perficie del cuoio, ovvero alcune parti soltanto
sporgenti. Si terminano parimente con lo scarna-
toio i cuoi segati, già pomiciati con la pietra. Segue
la tiratura al guardamano: i guardamani sono stru-
menti di legno duro, piani di sopra, ricurvi e ri-
gati, con scanalature trasversali poco profonde di
sotto, con la parte superiore munita di un'impu-
gnatura obliqua, di legno, e di una fascia di cuoio
analoga a quella che guarnisce la spazzola di un
lucidatore di pavimenti. Si procede incominciando
col piegare, dalla parte del pelo, una quarto della
pelle in opera ; allora si avanza il guardamano e si
ritira fortemente indietro, spingendo a sbalzi quel
quarto di pelle, il quale sfrega contro il mezzo della
pelle; e, quando si è finito con un quarto, se ne
prende un altro, e così di seguito sino alla fine.
L'operazione, ripetuta sulla parte del pelo, abbatte
la grana precedentemente formatasi e rende la pelle
più liscia e più morbida ; per taluni cuoi si
riesce talvolta ad ottenere il miglior risultato pos-
sibile con guardamani piani di sughero. Per ren-
dere i cuoi uniformi più che sia possibile, si fa
quindi subire loro l' operazione del distendimento
propriamente detto, che consiste nel raschiare i
cuoi, calcandoli fortemente contro una lastra di
ferro o di rame. Dopo si procede al pareggio: di-
stesi che siano i cuoi sopra un bastone orizzontale,
si toglie via, mediante un coltello anulare, dalla
parte della carne, tutto ciò che le operazioni pre-
cedenti potrebbero aver lasciato sussistere, parti
sporgenti.
Metodi meccanici. — Nelle grandi officine la cal-
catura è surrogata dall'azione di una macchina per
battere, che agisce come un bilanciere il cui mar-
tello desse duecento colpi al minuto in media, e
un operaio sposta il cuoio posto sopra una tavola di
legno, per presentare alla macchina successivamente
tutte le sue parti. Le macchine per iscarnare ser-
vono allo sborramento, o depilazione, e allo scarna-
mento delle pelli di pecora, destinate ad essere ma-
rocchinate; inoltre, alla preparazione delle stesse pelli
conciate, dopo il loro passaggio nel bagno di som-
macco. Una tavola mobile, la cui altezza si regola
in rapporto al cilindro, si trae dietro la pelle nel
suo movimento di traslazione al disotto del cilindro
lavoratore ; questo è guarnito di due serie di lame
disposte ad elice alla sua circonferenza. Si sur-
rogano i cilindri guarniti di coltelli d' acciaio che
servono allo scarnamento e allo sborramento, me-
diante altri di ardesia, per mettere in carne, ovvero
per iscarnare cuoi conciati, mediante cilindri di
rame guarniti di elici doppie dello stesso metallo.
Si chiama margherita meccanica il gran guardamano
di legno che serve al cuoiaio per distendere il
cuoio, dargli la grana, ecc.
Cuoi in sego, cuoi in olio. — 1 cuoi che si met-
tono in commercio, dopo aver fatto loro subire
semplicemente le operazioni descritte, ricevono il
nome di cuoi distesi. Sono, in generale, cuoi di vac-
ca sottili 0 di bue giovine e servono nelle calzo-
lerie per fare le prime suole e le suole leggiere. I
cuoi in sego, pure usitatissimi, si ottengono coi me-
todi seguenti: si ai'tJamparìo leggermente a un fuoco
vivo i cuoi distesi ; poi si spiegano sopra una ta-
vola, e si applica su ambe le faccie, su quella an-
zitutto dalla parte della carne, che ne esige una
maggiore quantità, del sego fuso mediante un pen-
nello di lana. Ciò fatto, si lascia il cuoio imbeversi
di sego per tutta una giornata o press'a poco; al-
lora si calca, si passa il guardamano dalla parte
della carne, poi lo si pareggia dalla parte del pelo
per renderlo liscio, e finalmente si asciuga per toglier
via l'eccesso del sego. Subito dopo avere asciugato
il cuoio, lo si passa al nero. Il liquido adoperato
a tal uso è l'acetato di ferro, che si distende sul.
cuoio mediante una spazzola comune o un cencio
di lana, per tre volte, e avendo cura di seccare e
di passare il coltello sordo {etire) fra ogni strato di
tintura. Si dà la grana col guardamano, si stro-
piccia col cencio di lana per digrassare ; si passa
di nuovo al guardamano fine ; da ultimo, si lucida
il cuoio con lo stendervi sopra decotto di berbero o
birra infortita inzuccherata. Sostituendo al sego
fuso il degras dei cuoiai, miscuglio di olio di pe-
sce e di potassa, che ha già servito a camosciare
le pelli, si ottengono i cuoi in olio. I cuoi in sego
0 in olio si tingono nella stessa guisa; ma accade
che si conservi loro il color naturale. In questo
caso i cuoi bianchi, bene asciugati, sono immedia-
tamente lucidati mediante un'infusione di zafferans
804
0 di grana d'Avignone nella birra. Tinti o no, si
lisciano infine i cuoi, cosi conciati, con istrumenti
detti liscie di vetro, di agata o di legno duro, ov-
vero si fanno subire loro nuove operazioni più in-
nanzi descritte.
Vitelli incerati. — Usati in gran copia dal cal-
zolaio sono i cuoi in olio. Dopo le operazioni de-
scritte, si imbiancano levando, con lo scarnatoio
0 col coltello tagliente, una pellicciattola molto uni-
forme dalla parte della carne. Quindi si passa il
guardamano di sughero, per far montare la grana
sulla parte del pelo ; poi si incera. L' inceratura con-
siste nel distendere con la spazzola, dalla parte
della carne, un miscuglio ben omogeneo di sego
fuso, di olio di pesce, di miele e di nerofumo; vi si
passano sopra due strati successivi di colla di pe-
sce leggera, poi si liscia e si fa rasciugare al co-
perto dei raggi solari. Per la fabbricazione delle
trombe da stivali e di stivaletti, il vitello incerato
è prima tagliato a pezzi di forma e dimensioni ac-
concie, che quindi sono affidate a macchine da cur-
vare, che danno loro la forma necessaria.
Cuoi verniciati. — Si preparano con pelli di
vacca e di vitello trattate come le precedenti, os-
sia in olio, e quindi lavorate come i cuoi destinati
ad essere incerati ; allora passano nelle mani de!
verniciatore. La verniciatura dei cuoi comprende
tre operazioni: Vincollatura, la saldatura, h verni-
ciatura propriamente detta. L'incollatura, operazione
preparatoria, ha per oggetto di fissare intieramente
alla pelle la saldatura, che sarà applicata poi; il
che si fa con un leggero strato di colla da guanti
disteso con una spazzola sopra la superficie da ver-
niciarsi, poi rasciugato ad un'alta temperatura.
Quindi vi si passa sopra la pietra pomice e si liscia,
per addolcire. La saldatura ha per oggetto di for-
mare un fondo perfettamente liscio per stendervi
poi la vernice trasparente, e per conseguenza essa
consiste nell'otturar bene tutti i pori della pelle
mediante un mastice speciale, che successive impo-
miciature uniscono a perfezione. Questo mastice, o
saldatura, ha per base l'olio di lino reso essiccativo
per mezzo dell' aggiunta del dieci per cento di
biacca e altrettanto di litargirio, e cotta a consi-
stenza siropposa ; ci si mescola della creta in pol-
vere sottilissima o qualche ocra, secondo la finezza
della pelle da rinforzare, e del nero d'avorio o ne-
rofumo. Allora si distende la saldatura, a freddo,
mediante un raschietto d'acciaio, sulla parte della
carne o su quella del pelo, secondo i bisogni della
fabbricazione ; sulla parte della carne per i cuoi li-
sci e sulla parte del pelo per i cuoi granellosi. Si
danno dapprima tre strati successivi, lasciando fra
ciascuno di essi un intervallo di alcuni giorni, ne-
cessario per ben asciugare, dopo di che si pareggia
la superficie con la pietra pomice; si danno di nuo-
vo vari strati di saldatura, pomiciando ogni strato
a sua volta, finché siasi ottenuto il risultato, cioè
un fondo perfettamente piano e liscio. Si termina
la saldatura dando, con un pennello fine, cinque o
sei strati del miscuglio indicato, ma senza l'ocra o
la creta, e chiarito con la essenza: di trementina,
affinchè gli strati siano leggerissimi ; il che dà un
fondo morbido e che ha ricevuto il lustro neces-
sario per prendere la vernice. Dopo l'applicazione
di ciascuno di tali strati, si asciuga alla stufa la
pelle sospesa a bacchette ; e quando l'ultima è com-
pletamente asciugata, si procede ad una definitiva
tmpommatura con un guancialetto di lana e po-
mice in polvere impalpabile. A questo punto non
resta che passare alla verniciatura, ossia all'appli-
cazione della vernice sopra il cuoio per mezzo di
un pennello fine, detto coda di merluzzo, che serve
anche a stendervi la salda. Il cuoio è inchiodato
sopra una tavola avvolta in una massiccia coperta
di lana foderata di carta, per prevenire le macchie,
e la verniciatura si eftettua. Secondo la natura
delle pelli, variano la consistenza delle salde e
della vernice, nonché il numero degli strati suc-
cessivi di ciascun intonaco da applicar loro.
Cuoi all'ungherese. — Si chiamano cuoi all'un-
gherese, 0 cuoi di Ungheria, quelli alla preparazione
dei quali, invece di tanno, si adopera, ripetiamo,
il cloruro di alluminio ottenuto mediante la doppia
decomposizione dell'allume e del cloruro di sodio
(sale da cucina). Per ottenerli si adoperano, spe-
cialmente, pelli di bue ; ma quelle di vacca e
di cavallo entrano pur esse in larga parte nella
fabbricazione di tali cuoi, usati sopratutto dai
sellai, dai valigiai e dai fabbricanti di car-
rozze. Senonchè, quando sia in pelle di vacca,
il cuoio di Ungheria diventa cuoio di Germania.
Una delle differenze notevoli che caratterizzano il
trattamento delle pelli mediante questo doppio me-
todo si è che, invece della spelatura alla radice,
esse sono semplicemente lavate e nettate con cura al
fiume, poi rasate. Quindi viene lo scarnamento.
Dopo di che le pelli sono immerse e pestate in
lina soluzione calda di tre parti di allume e di
due parti di sale marino, poi nell'acqua calda pu-
ra: questa doppia operazione è ripetuta per una
seconda volta, poi si lasciano le pelli ad inzuppare
nell'acqua alluminata per otto giorni, in capo ai
quali si fanno asciugare all'aria aperta, o alla stufa,
secondo il tempo. Quando le pelli sono completa-
mente asciutte", se ne raddrizzano le piegature che
possono aver preso e si pestano fortemente per am-
morbidirle il più che sia possibile e prepararle a ri-
cevere il sego ; dopo di che si espongono al sole
per farle imbiancare. Allora si procede alla insega-
tura, operazione che consiste nello spalmarle di
sego strutto, caldissimo, di cui si facilita la pene-
trazione nei pori della pelle con l'esporla ad un
buon fuoco di carbone. Si termina distendendo le
pelli sopra graticci o pertiche intrecciate, dove ri-
cuperano la loro solidità. I cuoi alla ungherese
sono pregevoli per una straordinaria morbidezza,
non disgiunta da una grande consistenza.
Apprettatura, operazione che si fa mediante ap-
positi apparecchi, sopra oggetti di cuoio, sopra
stoffe tessute, carte, pelliccie, ecc., per dar loro
maggior lucidezza e maggior intensità di tinte. -
Arrocchiare un pezzo di cuoio, avvolgerlo. • Sfossare,
operazione che comprende il cavar le cuoia dai
mortaio, risciacquarle in acqua chiara e disporle,
pendenti da stanghe, all' aria libera e all' ombra,
perchè si rasciughino, - Spazzare, ripulire le cuoia
dalla polvere della concia, con una granata. Le
cuoia, rasciutte e spazzate, si ammontano in stia
che si caricano di pietroni, poi se ne tanno balle,
ciascuna di un convenuto numero di pezzi, le quali
si vendono ai cuoiai.
Arte moderna del cuoiaio.
Quanto precede si riferisce a metodi più o meno
vecchi, e, allo stato attuale dell'industria, si può
concludere come segue : due sono i sistemi di con-
805
ci\, il vecchio e il nuovo; concia lenta il primo,
co icia rapida il secondo. La concia lenta è esclusi-
vamente fatta con sistema vegetale, cioè mediante
corteccia di castagno, di quebraco, di quercia, di
sommacco, di vallonea. La concia rapida si fa con
tannino estratto dalla quercia, dal castagno, dal que-
br.ico, ecc., e si può ottenere tanto col sistema
ve letale quanto con quello minerale. Quest'ultimo
sistema diversifica però dal precedente, in quanto
rende la pelle più morbida e più resistente ed è
oltremodo celere. Infatti, se un tempo, per conciare si
impiegavano otto, nove mesi, e persino un anno, a
seconda della natura delle pelli, coi nuovi sistemi,
scientificamente perlezionati, le pelli si possono
conciare in poche ore. Questo sistema viene chia-
mato concia al cromo, e i primi ad adottarlo fu-
rono gli Americani del Nord, I conciatori usano
tanto l'uno quanto l'altro sistema, ma le pelli che
comunemente si adoprano per far suole da calza-
ture (bue, vitello, bufalo, ecc.) vengono conciate
con l'antico sistema, ritenuto ancora il migliore,
poiché la concia al cromo per i cuoiami ha dato
risultato negativo. Con tale sistema vengono gene-
ralmente conciate le pelli d'agnelli che servono per
far guanti.
Allo stato attuale il lavoro del cuoiaio può es-
sere compendiato cosi: dopo la concia, il cuoio,
per essere posto in commercio, subisce varie ope-
razioni, le quali in alcune fabbriche sono praticate
dallo stesso conciatore, in altre dal cuoiaio. Anzi-
tutto, le pelli sono messe ad essiccare, operazione
che esige molta cura ; poi, prima che siano intera-
mente secche, conviene lisciarle, stendendole sopra
un piano ben pulito e strofinandole con la scorza
rimasta sulla superficie della fossa; quindi si bat-
tono coi piedi, specialmente dalla parte della carne.
Dopo l'essiccazione, le operazioni successive sono
diverse, secondo che si tratti di cuoi grossi (da
suola) 0 di cuoi sottili (da lavoro). Convenendo au-
mentare la consistenza e V impermeabilità del cuoio
grosso, nonché renderlo più unito e più liscio, lo
si stende sopra una pietra ben piana, o liscia, o
sopra un tavolo, o lo si batte a mano con martelli
di legno, o di ferro, o di rame. Ma a questa ope-
razione (martellatura) si sostituiscono, da tempo,
varie macchine, alcune delle quali (Berendorf, De-
bergue, ecc.) per pressione ; altre ancora (Stothert
e Pitt) servono a cilindrare i cuoi, invece di bat-
terli. Dopo battuti, i cuoi vengono messi uno sul-
l'altro, e si lasciano per circa un mese, rimovendoli
di tanto in tanto. Molti cuoi si rifendono, cioè ven-
gono divisi, per gli usi speciali a cui sono desti-
nati, e anche questa operazione {rifenditura) è ora
disimpegnata da varie macchine.
Arte propria del cuoiaio. — E' costituita, parti-
colarmente, dalle operazioni alle quali si sottomet-
tono i cuoi sottili, ossia i cuoi da lavoro. Questi
dapprima vengono follati, e la follatura è pre-
ceduta da un' immersione dei cuoi nell' acqua ;
umettati, vengono distesi sul graticcio, utensile di
legno avente un metro quadrato di grandezza. L'o-
peraio folla le pelli coi piedi, servendosi di stivali
con grosse suole, piegando e ripiegando, coi piedi
stessi, il cuoio, finché l'acqua, compenetrandolo, lo
abbia rammollito tutto e reso arrendevole; allo
rtesso scopo serve lo strumento bicorma, mazza di
legno con lunghissimo manico^ e servono anche,
nelle grandi fabbriche, macchine speciali. Altra ope-
razione é quella della raschiatura, e serve a to-
gliere le fibre, i nodi e le croste ai cuoi e per ri-
durne più uniforme la grossezza: all'uopo, si usa
un coltello a doppio taglio. Se il cuoio avesse certe
parti troppo grosse, lo si attacca a un telaio e lo
si rispiana nella parte tesa con un disco di ferro
acciaiato, alquanto concavo e bene affilato. Acca-
dendo che, durante l'essiccazione, le fibre restino
alquanto agglutinate insieme e appaiano liscie e di-
suguali dal lato della grana, si rende a questa il
rilievo mediante il lisciamento, o margaritaggio, che
si eseguisce col citalo istrumento detto margherita,
0 palmella, pezzo di legno duro, di forma rettan-
golare, 0 con margherite meccaniche, costituite, in
generale, da un settore di legno duro, animato da
un movimento di va e vieni e da un altro ascen-
dente e discendente. I cuoi cosi margarinati diven-
tano pieghevoli ed eguali in ogni parte. Per impri-
mere però una grana artificiale alle pelli, si usano
cilindri armati di punte tondeggianti, che si impri-
mono sopra delle piccole incavature. Dopo avere
dato loro la grana, si lucidano le pelli mettendole
sopra una tavola, col lato della grana in alto, e
confricandole con un pezzo di legno coperto di su-
ghero. Per appianare con uniformità le pelli, per
disfare le pieghe e togliere ogni disuguaglianza, le si
stendono sopra una tavola e vi si fa scorrere sopra
lo stiratoio, strumento costituito da una lamina non
tagliente di terrò, di rame, di ottone, di corno, e
armato di denti smussati, quando si tratta di pelli
robuste e grosse.
Con tale operazione, detta sbresciatura, la pelle di-
venta più densa, più compatta, più eguale. Per rag-
guagliare le pelli, si adopera la capra, bastone at-
taccato a due robusti .travicelli fortemente intro-
dotti nel muro. Infine, perché le pelli abbiano mor-
bidezza e cedevolezza, si pratica l' ingrassamento
(sulle pelli ancora umide) con olio di pesce e per
mezzo del fiocco, specie di grosso pennello, fatto
con strisele di stoffa grossolana.
Nell'industria moderna, oltre i vecchi arnesi (ma-
cina-molazzo, botti da concia, aspe, tavoli di marmo,
cavalietti di legno, coltelli, ecc.), figurano macchine
per depilare, spaccare, scarnare, cilindrare, bianchire,
asciugare, ecc.
Cuore {core). Uno dei visceri principali dell'uo-
mo e dell'animale ; l'organo della circolazione e,
si crede, l'organo del sentimento. Specie di cono
cavo, le cui pareti sono formate di sostanza mu-
scolare e servono a mantenere il sangue in co-
stante movimento. La punta del cuore è rivolta in
basso e a sinistra, mentre la superficie del cono
{base del cuore) guarda in alto, a destra e all'indie-
tro. Il cuore è diviso in una metà destra e in una
metd sinistra, e ciascuna metà si divide, a sua
volta, in una cavità superiore {orecchietta) e in una
porzione inferiore {ventricolo) ; sicché si distinguono
quattro speciali cavità, le due orecchiette e i due
ventricoli. Nelle due orecchiette sboccano le grandi
vene del cuore; nell'orecchietta sinistra sboccano le
due vene polmonari destre e le due vene polmonari
sinistre. Dai due ventricoli invece hanno origine le
due grandi arterie del cuore.
Parti
DEL CUORE.
Aorta, grande arteria che porta il sangue dal ve%
tricolo sinistro del cuore e in tutte le parti del corpo.
806
- Artet^ia, ogni vaso conducente il sangue rosso
dal cuore a tutte le parti del corpo. - Auricola,
appendice alla parte superiore di ciascuna orec-
chietta del cuore. E auricolare, dell'auricola, appar-
tenente air auricola. - Auricolo-ventricolare, nome
generico degli orifici che fanno comunicare le orec-
chiette coi ventricoli del cuore.
Bozza precordiale, la sporgenza notevole del cuore
- Base, il segmento inferiore.
Coronarie, le arterie che girano intorno al cuore
e ne nutrono le pareti. - Endocardio, rivestimento
sieroso, interno, delle cavità del cuore; membrana
sottile che riveste, internamente, le cavità del cuore,
e i loro apparecchi v4lvolari {endocardiaco, di-
cesi dei rumori e di altii fenomeni che hanno sede
nella cavità del cuore). - Foro del Boiallo, aper-
tura, che si oblitera dopo la nascita, per mezzo
della quale nel feto comunicano tra loro le orec-
chiette. - Gorghi, laghi, ventricoli del cuore, le ca-
vità di esso.
Infundibolo del cuore, prolungamento della base
del ventricolo destro, donde si stacca l'arteria pol-
monare. - Lacerti, due prominenze muscolari pa-
rallele ed ineguali della superficie interna delle au-
ricole del cuore. - Miocardio, tessuto muscolare che
torma le pareti del cuore. - Nervi motori del cuore:
si trovano in piccolo numero nei vaghi, accanto
alle fibre moderatrici, ma, in massima parte, nei
n'ervi sensitivi propri del cuore, come il depressore
di Cyon, che è il più noto.
Pericardio, il sacco membranoso che avviluppa
il cuore : è formato di due membrane. - Pina del
cuore, la parte più vitale di esso. - Regione precor-
diale : è compresa tra la terza e la settima costola
di sinistra.
Setto auricolo-ventricolare, quello che separa i due
ventricoli dalle due orecchiette, - Setto interauri-
colare, setto muscolare che separa un' orecchietta
dall'altra. - Setto interventricolare, quello che separa
i due ventricoli. - Sporgenza del cuore: è dovuta
a tutte le cause capaci di esercitare dall'interno
una compressione sulle costole : si riscontra a pre-
ferenza nei giovani.
Valvole, duplicature dell' endocardio, foggiate a
sacca 0 a lembo: regolano il passaggio del sangue
dal cuore ai vasi o fra le cavità del cuore stesso.
Valvola mitrale, collocata snW orifizio auricolo-
ventricolare sinistro (che mette in comunicazione
l'orecchietta sinistra col ventricolo sinistro) ; val-
vola tricuspidale o triglochina ai margini dell'ori-
fizio auricolo-ventricolore destro (che mette in co-
municazione r orecchietta destra col ventricolo
destro). - Valvole sigmoidee, pieghe membranacee,
foggiate a guisa di valvole, che hanno l' im-
portante ufficio di impedire il ritorno del san-
gue venoso nel ventricolo destro, dal lato dell'ar-
teria polmonare.
Vena cava superiore e inferiore, due grosse vene
che finiscono all'orecchietta destra del cuore. - }en-
iricoli del cuore, due cavità muscolari che ricevono
il sangue dai seni del cuore e lo spingono nelle
arterie : il destro di cesi anche anteriore, inferiore o
polmonale; il sinistro chiamasi anche posteriore, su-
periore, od aortico. - Ventricolo aortico, il ventri-
colo sinistro del cuore. - Veyitricoli destro e sini-
stro, orecchietta destra e sinistra: le quattro ca-
vità situate nelle parli inferiore e superiore del
cuore. ^
Lavoro, movimenti, ecc., del cuore.
Considerando il cuore come una pompa aspirante
e premente, mercè l'uso di manometri elastici {sonde
cardiografiche), si può misurare la pressione del
sangue nelle sue cavità (escluso il seno sini-
stro) e le variazioni che essa subisce durante le fasi
di una rivoluzione cardiaca. L'effetto utile del cuore
è rappresentato da un prodotto di due fattori : cioè,
la pressione sanguigna ventricolare nel momento
del passaggio del sangue nell'arteria corrispondente
e la quaìititd di sangue che viene spinta dal ven-
tricolo, ad ogni sistole, nella sezione arteriosa e che
corrisponde alla diminuzione del ventricolo durante
la sistole {valore sistolico).
Acinesi, acinesia, intervallo che, in ogni pulsa-
zione, separa la sistole dalla diastole. - Auricolo-
metallico, il rumore del cuore che dà, all'orecchio,
la sensazione di un colpo a suono metallico. - Bat-
tito, fenomeno prodotto dalle contrazioni e dalle
dilatazioni alternate del cuore e delle arterie: bat-
ticuore, battimento, battuta, palpitamento, palpita-
zione, pulsazione. Il battilo, dì solito, è regolare, e
nasce da causa più corporea che morale ; è più o
meno forte secondo le complessioni. Nel linguaggio
scientifico, dicesi anche pulsazione. La battuta è il
battito 0 pulsazione solo del polso, e per lo più
dinota l'andamento, Tintervallo dei battiti. Il batti-
mento di cuore è più accelerato del semplice e na-
turale battito : può venire da fatica, da gioia, da
aspettazione ansiosa, da qualunque sia subitaneo
affetto, dura secondo la cagione che lo fa nascere,
ma non lungo tempo. Il batticuore nasce da pau-
ra^ da timore, da dubbio timoroso. La palpitazione
può venire, come il batticuore, da agitazione im-
provvisa, da gioia, da rabbia, da timore e simili, o
da infermità, e restare un vizio organico. Il pal-
pitamento è come l'effetto del movimento del cuore
che dicesi palpitazione.
Compenso, o compensazione : dicesi quando il cuore
cerca di superare tutte le difficoltà che gli si op-
pongono, aumentando la capacità di lavoro, mentre
le sue pareti si fanno più spesse {ipertrofia) e al-
eni cavità subiscono una dilatazione. • Diastole, di-
latazione del cuore e delle arterie quando il san-
gue entra nella loro cavità. Movimento contrario
alla sistole.
Fremiti : nascono dentro il cuore e sono generati
dalle vibrazioni determinantisi nella colonna san-
guigna : crescono con l'esagerazione dell'azione del
cuore. - Grande silenzio, l'intervallo fra il secondo
e il primo tono o rumore cardiaco. E piccolo si-
lenzio l'intervallo fra il primo ed il secondo tono
0 rumore cardiaco
Impulso doppio, il doppio battito del cuore, che
è assai raro e si riscontra solo negli alti gradi di
insufficienza mitralica e tricuspidale del cuore. -
Itto cardiaco quella pulsazione, rilevabile alla ispe-
zione e alla pulsazione, che si avverte in corri-
spondenza della regione precordiale, ad ogni si-
stole ventricolare.
Il movimento del sangue avviene sempre soltanto
in una direzione, e provvedono a ciò gli apparecchi
valvolari. Nel limite fra orecchietta e ventricolo si
trovano due valvole: quella situata a sinistra è
detta bicuspide, quella di destra tricuspide. Il ri-
fiusso del sangue dalle arterie nei ventricoli è im-
pedito dalle valvole semilunari. Palpando l'arteria
CUORE
807
superficiale del polso, si può sentire il palpito del
polso, detto onda Per sentire la qualità del polso,
viene di solito palpata la cosidetta arteria radiale.
I movimenti del cuore consistono in restringi-
menti e dilatazioni delle due cavità: il restringi-
mento dicesi sistole e la dilatazione diastole, deno-
minazioni che si riferiscono tanto ai ventricoli
quanto ai seni.
Ritmo cardiaco chiamasi il modo col quale i mo-
vimenti di sistole e diastole si succedono, conservando
una durata determinata, relativa e assoluta. - Rivolu-
zione cardiaca chiamasi, invece, un ciclo completo
di movimenti, e prende anche il nome di pulsa-
zione (veggasi a polso).
Palpito, il palpitare, non per malattia. - Perisi-
stole (gr.), il tempo che trascorre fra due successive
pulsazioni ; intervallo che passa fra la sistole e la
diastole, cioè la contrazione e la dilatazione del
cuore e delle arterie. - Polso, movimento di dila-
tazione comunicato a tutto il sistema arterioso dal-
l'ondata del sangue che vi fa penetrare ciascuna
contrazione del cuore.
Rinculo, movimento che il cuore suhisce al mo-
mento della propulsione del sangue cagionata dalla
contrazione delle sue pareti. - Rivoluzione del cuore,
le sistole delle orecchiette, poi quelle dei ventri-
coli, la loro diastole, la loro pausa fino al ritorno
di ciascuno di questi fenomeni. - Rumori cardiaci :
si generano allorché le valvole e gli orifici valvo-
lari sono alterati nella loro forma. Si distinguono
in intracardiaci, che sorgono entro le cavità del
cuore, e, a seconda dei casi, prendono il nome
di organici, anorganici od anemici, e in extracar-
diaci, che nascono fuori dal cuore e vanno distinti
in petncardici ed estrapericardici.
Scompenso : avviene quando il cuore comincia ad
essere stanco, e cioè nei casi mollo avanzati. I
sensi di scompenso però possono di nuovo dile-
guarsi con riposo ed opportune cure dietetiche. -
Sistole, movimento per il quale il cuore e le ar-
terie si restringono allorché il sangue n' è spinto
fuori ; stato del cuore in cui le fibre muscolari sono
in contrazione, determinando così il loro restrin-
gersi, cioè lo scemare del loro volume e delle loro
cavità in tutti i diametri ad un tempo. - Soffio, il
rumore che si percepisce, mediante 1' ascoltazione,
nel cuore, nei bronchi e nei polmoni. - Sussulto,
scossa improvvisa del cuore, dei nervi, ecc., per
contrazione convulsiva.
Toni cardiaci, rumori che si ascoltano sul cuore
durante le sue contrazioni. Sono due, detti primo
e secondo : il primo è sordo, prolungato, e si av-
verte meglio in corrispondenza della punta ; il se-
condo è più chiaro e più breve, e si avverte meglio
in corrispondenza della base del cuore. Il primo
tono é detto anche sistolico, il secondo diastolico.
Si hanno, per aberrazioni patologiche: toni deboli,
accentuati, metallici, divisi o partiti ed euritmici.
Patologia del cuore. — Rimedì.
Alloì'itmia, sdoppiamento, triplicazione, alterazione
del polso per ostacolo periferico alla circolazione -
Aneurisma, dilatazione spontanea o causata da
urto del sangue delle pareti di un vaso arterioso o
nelle stesse pareti del cuore. • Angina pectoris, ma-
lattia dolorosa che si manifesta con accessi di strin-
gimento al cuore, e si deve a malattie rielle arterie
proprie del cuore. - Aristerocardiotrogia, deviazione
del cuore a sinistra. - Asistolia, sospensione o af-
fievolimento della sistole cardiaca, per effetto di
malattia del cuore o dei polmoni. - Astenia car-
diaca, esaurimento nervoso, debolezza irritativa dei
nervi cardiaci. Cura: idroterapia, china, arsenico,
elettricità, buona alimentazione, aeroterapia. - Ate-
locardia, sviluppo incompleto del cuore.
Cardincalgie, tutte le forme di angina pectoris,
non dipendenti da stenosi delle arterie coronarie.
- Cardialgia, dolore acuto, all'orifizio superiore de!
ventricolo ; mal di cuore con nausea o deliquio. -
Cardiatelia, sviluppo incompleto del cuore. - Car-
dieclasia, dilatazione parziale o totale del cuore o
anche allargamento dei suoi orifici. - Cardiekosi,
ulcerazione del cuore. - Cardieurisma, dilatazione
morbosa del cuore. - Cardiocele, ernia del cuore. -
Cardiomalacia, rammollimento del miocardio. - Car-
dionevrosi, nevrosi del cuore, cioè alterazione fun-
zionale dell'apparato nervoso cardiaco. - Cardionosi,
malattia del cuore in generale, lo stesso che car-
diopatia. - Cardiopalmo, acceleramento delle con-
trazioni cardiache, talora con aumento della loro
forza e anche con disordine del ritmo : non im-
porta pericolo di vita. - Cardiopatia, malattia del
cuore considerata in generale. - Cardiopericardite,
infiammazione del cuore e del pericardio. - Car-
dioplegia, paralisi cardiaca. - Cardioressi, cardio-
ressia, lacerazione, rottura del cuore, per effetto di
sforzi 0 per alterazioni patologiche. - Cardioscle-
rosi, indurimento del cuore, sclerosi del cuore. -
Cardioslenoma, restringimento del cuore e dei suoi
orifizi. - Cardite, infiammazione del tessuto musco-
lare proprio del cuore o miocardo. - Crampo del
cuore, 0 angina pectoris, chiamasi la comparsa, ad
accessi, di forti dolori nella regione cardiaca, i quali
s'irradiano verso la spalla ed il braccio sinistro,
accompagnati spesso da senso di freddo o da forte
angoscia. - Cuore grasso: è, come prima forma, sin-
tomo di obesità generale dell' organismo ; un' altra
forma di cuore grasso è data dalla degenerazione
grassa del muscolo cardiaco, derivante da un' alte-
razione del ricambio nutritivo.
Debolezza nervosa del cuore : si ha, come il car-
diopalmo nervoso, nelle persone anemiche, mal nu-
trite, affaticate fisicamente e psichicamente, nonché
nei nevrastenici. Spesso le commozioni psichiche ne
sono la causa occasionale. - Degenei-azione grassa
del cuore: è pure una malattia che porta a disturbi
del circolo sanguigno e a gravi danni della salute :
è causata da malattie varie, più spesso da sopra-
carico di lavoro del cuore o da abuso di bevande al-
cooliche. - Dilatazione, sfiancamento delle pareti
del cuore, per flaccidezza o eccessiva distensione.
- Dolori precordiali, nelle parti intorno al cuore.
Endocardite, infiammazione dell' endocardio, ri-
corrente, per lo più, durante le affezioni reuma-
tiche. - Èsocardiie, infiammazione della superficie
esteriore del cuore. - Ferite del cuore diconsi le
scontinuità delle sue pareti sotto un' azione trau-
matica : diconsi parietali quando s'arrestano nella
spessezza delle pareti, penetranti quando le inte-
ressano tutte. - Insuf^cienza valvolare, difetto delle
valvole di un orifizio cardiaco, che ha per effetto
il riflusso 0 rigurgito d'una parte del sangue nelle
cavità del cuore (insufficienza mitrale, aortica, tri-
cuspidale).
Ipei'trojìa, aumento di spessore delle pareti, dila-
\ lozione, aumento di volume delle cavità del cuore :
i rappresentano altrettanti e altrettali stati morbosi
808
del cuore, che si trovano di solito combinati e pro-
vocano: senso di oppressione, vertigine, deliquio,
ecc. - Megalocardia, ingrossamento cardiaco. - Mio-
cardite, ispessimento infiammatorio delle pareti del
cuore; inliammazione dei muscoli del cuore.
Oppressione di cuore, affanno precordiale, angina
di petto.
Palpitazione, battito del cuore, sensibile e inco-
modo al malato, più frequente che nello stato nor-
male e talvolta ineguale riguardo alla frequenza e
allo sviluppo. - Pericardite, infiammazione del pe
ricardio. . .
Rottura del cuore: eccezione fatta per le lesioni
di punta e di arme da fuoco, non può avvenire
che in un cuore morbosamente modificato e ter-
mina con la morte. AfTaticamenti corporei eccessivi
e profonde emozioni psichiche di solito ne sono le
cause. - Rumori esocardiaci, rumori prodotti fuori
della cavità del cuore, come il rumore di sfrega-
mento prodotto dalla confricazione della superficie
esterna del cuore contro il pericardio parietale, in-
dizio di pericardite.
Scrobicolo del cuore, la depressione dell'epigastrio
a livello e al disotto dell'appendice xifoide, rispon-
dente al fegato. - Sfregamento: nasce fuori del cuore
ed è generato dall'attrito delle lamine pericardiche,
divenute scabre. - Sinfisi, saldatura del cuore al
sacco del pericardio, in seguito ad infiammazione
di esso. - Tachicardia, accelerazione del ritmo nei
battiti cardiaci : sintomo che si manifesta in mol-
tissimi casi di affezione del sistema nervoso, delle
vie respiratorie o digestive e dell' apparecchio cir-
colatorio. - Iricocardia, stato del cuore in certi casi
di pericardite, in cui quest'organo è irto di blocchi
pseudomembranosi.
Vizi cardiaci, quelli che sorgono in seguito alle
alterazioni morbose di quelle valvole che servono
a separare le une dalle altre le singole cavità del
cuore. Si hanno : vizi della mitrale, vizi dell'aorta,
della tricuspide, dell'arteria polmonare, vizi valvolari
complicati (i vizi dell' aorta complicati con quelli
della mitrale, e viceversa) e, infine, i vizi funzio-
nali nei vizi valvolari.
Stenotiche chiamansi le valvole del cuore quando
un processo di cicatrizzazione o di calcificazione
circolare ha reso più stretto il loro lume.
Rimedi per le malattie di cuore. — Sono com-
presi sotto la denominazione generale di cardioci-
netici. Noti, principalmente : la digitale, che spiega
un'azione diretta sull'apparato circolatorio, mode-
rando le pulsazioni cardiache ; lo strofanto, succe-
daneo della digitale; la convallaria, considerata
come calmante; Vadonidina (principio attiro del-
Yadonis vernalis), che regolarizza l'azione del cuore
e aumenta la pressione arteriosa (altro surrogalo
della digitale); la sparteina, eccitante del cuore; la
caffeina, alcaloide del caffé, forte eccitante ; Vapo-
cinina, che stimola e regolarizza l'azione del cuore
e aumenta la diuresi; Yerba ginestrina, efficace nella
tachicardia parossistica ; lo scolopendra, sedativo
delle palpitazioni; il digalen, ecc.
Esame del cuore.
ISTRUMENTI ALL'uOPO. — Voci VARIE.
Ascoltazione, esame del cuore che si fa col si-
stema detto mediano, con l'uso, cioè, dello stetoscopio.
- Cardiografi, metodo di ricerca inteso a registrare
i movimenti del cuore. Cardiografia e cardiometria
clinica chiamansi quei metodi d'indagine che hanno
per iscopo di delimitare esattamente, mercè la per-
cussione, l'aia di ottusità assoluta e relativa del
cuore, di misurarne le dimensioni e di disegnarne
la figura. - Cardiometria, misura della pressione con
cui il sangue circola nei vasi, ottenuta mediante un
apparecchio detto cardiometro. • Cardiascopia , l'i-
spezione diretta del cuore messo a nudo o distac-
cato dal corpo.
Palpazione del cuore: si fa applicando tutta la
mano sulla regione precordiale ; oltre a confer-
mare e precisare i dati dell'ispezione, si propone
10 studio degli sfregamenti e fremiti e della dolo-
rabilità della regione cardiaca. - Pericardiotomia,
taglio del pericardio. - Sutura del cuore chiamasi
una recentissima operazione con la quale si ripa-
rano le scontinuità delle pareti cardiache in seguito
a ferite.
IsTRUMENTi. — Cardiografo, strumento usato dai
fisiologi e dai clinici per studiare, col metodo gra-
fico, i movimenti del cuore : in senso più ristretto,
per ottenere il tracciato del battito cardiaco. Fra i
più noti : V esploratore o cardiografo a tamburo, di
Marey, pel cuore dell'uomo, e l'esploratore o car-
diografo a tamburi coniugati, pure di Marey, per
i piccoli animali da laboratorio. - Cardiografi
manometrici, le sonde esploratrici della pressione
del sangue nelle cavità del cuore. E cardio-
gramma il tracciato del battito cardiaco ottenuto
mercè i cardiografi. - Cardiometro, misuratore della
pressione sanguigna nei vasi. - Cardio-pneumografo,
istrumento per rendere evidente e studiare quella
piccola inspirazione od espirazione supplementare,
che è dovuta alla diminuzione di volume del cuore
durante la sistole ventricolare ed all'aumento du-
rante la diastole. - Cardioscopio, strumento che stu-
dia i movimenti del cuore di rana. - Emadografo,
veggasi a circolazione del sangue. - Stetoscopio,
strumento per l'esplorazione del petto, con l'ascolta-
zione del polmone, della pleura e dei vasi.
Varie. — Core, lo stesso che cuore, ma più po-
polare e, in certi casi, assolutamente più comune.
11 Sacchetti, scherzosam., chiamò il cuore la parte
del nibbio.
Blastocardio, il cuore primordiale. - Coretto, cori'
cino, diniin. di cuore, r Cardiaco, appartenente al
cuore: dicesi delle vene, dei nervi, ecc., e di chi
soffre il mal di cuore. - Cordiale, cordiaco, da
cuore, di cuore, che viene dal cuore o appartiene
ad esso. Anche, qualunque bevanda o altro che
giovi a ristorare il cuore e, in generale, le forze,
lo stomaco, ecc. - Obcordico, in forma di cuore ro-
vescio. - Battere, pulseggiare, palpitare, V ordinario
0 straordinario muoversi del cuore e delle arterie.
- Sussulto, scossa improvvisa dei tendini del cuore,
per contrazione convulsiva.
Cuore. Figuratamente, potenza affettiva dell'a-
nimo; anche, animo aperto nWaf'/'etto, aW affe-
zione, alla benevolenza, alla compassione, alla
pietà. Così pure dicesi per ardimento, coraggio,
anche ironicam., nello stesso senso di fegato, fronte,
stomaco. Infine, si usa la stessa parola come ad in-
dicare centro, colmo, tnezzo, e si riferisce anche
a stagione. Considerato come animo, al cuore si
attribuiscono tutte le qualità di esso: quindi cuore
buono 0 cattivo, benevolo o crudele, ecc. Alla
stessa stregua si considerano nel cuore gli avvolgi-
menti, il fondo, l'intimo, i misteri, i ripostigli, i se-
CL'OHI
(U.llA
809
greti, le latebre, le tenebre, le viscere, ecc., espres-
sioni'di chiaro significato. - Cuore di bronzo, di ferro,
di marmo, di pietra, di sasso, cuore duro, insensi-
bile. - Cuore Ireddo, senza sentimento, senza
passione. Contr., caldo. - Cuore vóto o vuoto, senza
aiTetti, senza sentimenti. - Cordiale, di cuore aflet-
tuoso, amorevole, tenero; anche, di persona die
parla ed opera con sincerità ed afletto.
Crepacuore, grave afdizione di cuore, grave do-
lore. - CrucciOf collera, ira, stizza; ambascia,
aifanno. - Spina del cuore, di cosa che faccia
molto solTrire. - Stringimento al cuore, in senso di
pena, di lorinento, di %mura. - Struggicuore,
struggimento di cuore, rammarico profondo.
Accorare [accorato), ferire nel cuore, procurare
dolore. - Andare, arrivare al cuore, all'anima, di
cosa che ci tocchi nel più vivo. - Aver le grinze
nel cuore, avere il cuore invecchiato. - Essere più
duro dell'anima di leccio (ligur.), di persona dura
di cuore.
Pensieri e proverbi. — Il cuore è un fanciullo
che spera sempre quello che brama. ■ Il cuore è co-
me il vino : ha sempre il fiore a galla. - Il cuore
dei bricconi è tm mare in burrasca.
Pinzicuore (voce lucchese) dicesi quella puntura
che si sente al cuore, per desiderio, voglia, brama,
appetito di checchessia.
Cuori. Veggasi a carte da giuoco.
Cuoriforme. A forma di cuore: detto spe-
cialmente di foglia.
Cupamente. In modo cupo; mestamente, con
mestizia.
Cupézza. L'essere cupo.
Cupidigia» cupidità. Veggasi a desiderio.
Cùpido. Avido, in preda a violento desi-
derio.
Cupido. Dio deir«wiore.
Cupo. Aggettivo di vario significato, sinonimo
di profondo, di oscuro (riferito a colore e a
suono), di cavo (veggasi a cavità) e di concavo.
E dicesi di persona che tenga in sé le cose che sa
e delle quali difficilmente si può penetrare il se-
greto / anche, di persona che si riveli seria seria,
di carattere, di indole quasi intrattabile. - Cupezza,
astratto di cupo : qualità e condizione di ciò che
è cupo.
Cupola. Vòlta monumentale di chiesa o d'altri
edifici, a base o circolare, o ellittica, o poligona, con
archi acuti, a pieno centro, scemi, ecc. E' varia di
dimensioni e di forme : piccola, grande, doppia,
sferica, ribassata, con archi acuti, moresca, bizan-
tina, scaglionata, piramidale, a frastagli, a guglia.
• Cupola antonelliana, quella costruita dall' Antonelli
a Torino. - Cupola bramantesca, costruita dal Bra-
mante, a Milano. - Cupoletta, dimin. di cupola. -
Cupolino, piccola cùpola ; ;culmine della cupola. -
Cupolone, accresc. di cupola (il cupolone di San
Pietro, a Roma, di Santa Maria del Fiore, a Fi-
renze, ecc.).
Mela, la coperta rotonda delle cupole; la palla
in cima alle cupole delle cattedrali. - Pennacchi,
parti della vòlta che stanno sotto il tamburo della
cupola: servono a fare il passaggio dalla forma qua-
drata della crociera (es., d'una chiesa) alla forma
poligonale o rotonda della cupola. - Pergamena del
cupolino 0 della cupola, la copertura o lanterna, o
capannuccia; pirale di forma conica che si posa
sul culmo della cupola, o, più sovente, al disopra
del lanternino. - Pigna, parte massiccia di pietra
che forma l'estremità delle cupole. - Tamburo, la
parte d'una cupola che resta sotto il principio di
una vòlta, fino al pilone degli archi ; il muro cir-
colare su cui posa la cupola.
Cortina, dicesi di più d'una cosa che abbia for-
ma di cupola.
Cupolino. Detto a cùpola.
Cupressinee. Tribù d' alberi di cui è tipo il
cij>resso.
Cùprico (cuprino). Di rame.
Cuprismo. Avvelenamento col rame.
Cupulifere. Famiglia di piante dicotiledoni,
alberi e arbusti.
Cura. Atto di accuratezza, di diligenza; stu-
dio, zelo per un dato scopo ; attenzione, vigi-
lanza. - Pensiero accompagnato da affetto: sol-
lecitudine, pretnura; anche, carico, incarico,
ufficio. - Di cesi pure per cruccio, seccatura e
simili. - Parrocchia e chiesa parrocchiale (con a
capo un parroco), nonché la canonica. Anche,
il ministero del prete (cura d'anime).
Nel primo significalo : accurato, fatto con accu-
ratezza, con piena diligenza, appuntino (frane, soi-
gné). - Curante, chi si cura di una data cosa ; ne ha
sollecitudine o interesse: quindi sollecito o in-
teressato. - Curare, rivolgere o tenere il pensiero a
checchessia, col proposito di conservarla, di mi-
gliorarla, ecc : usare intorno a checchessia la de-
bita diligenza ; accudire a una cosa ; aver cura, a
cura, in cura ; avere a cuore, avere a petto, avere
provvidenza; badare; coltivare; darsi cura; guar-
darsi; mettere attenzione, pigliar cura, prendere
cura; pigliare, prendere a cuore; porre studio;
prendere guardia; procurare, provvedere; tener
conto, tener guardia. - Curare dicesi anche per
far conto di una cosa, attribuirle la dovuta im-
portanza ; àpprezzArh, averla in pregio ; stima,
avere stiìna; averla, tenerla in custodia.
Curarsi, darsi, prendersi cura: adoperarsi, aver
sollecitudine; dar mente, darsi pena; essere solle-
cito; frammettersi; impacciarsi, impicciarsi; met-
tere cura, metter piato; occuparsi; pigliare, pi-;
gliarsi briga, pena, pigliarsi impaccio; prendersi
noia ; studiarsi ; tenere ad una cosa.
Avere avvertenza, avere una cura speciale. - Im-
bubbolare (imbubbolato), non curarsi di cosa o di
persona. - Lasciar cantare uno, lasciarlo dire senza
curarsene. - Mettersi una cosa dietro le spalle, non
curarsene affatto. - Sopravvedere {sopr avveduto), a-
ver cura, vigilare. - Sorvegliare (sorvegliato), ve-
gliare, vigilare con diligente osservazione sulle o-
pere altrui. - Sorvolare, distogliere l'attenzione, la
cura da qualche argomento sul quale si discuta:
non farne caso, passar sopra. - Tenere alcuno nella
bambagia, tenerlo con ogni più scrupoloso ri-
guardo, con la massima cura. - Trascurare (tra-
scurato), non curare, noncurare - Vigilare (vigi-
lato), operare con diligenza, cura e sollecitudine;
invigilare.
Ci penso quanto al terzo pie che non ho: di per-
sona 0 cosa che non si curi.
Cura medica.
Così, o anche, semplicemente, cura, si chiama
l'assistenza del medico, nonché l'insieme di ciò
che si fa per guarire una malattia : medicamento,
medicatura, medicina, metodo curativo, trattamento
d'una malattia. - Curabile, atto ad essere curato. -
Curare, esercitare la cura. - Curarsi, avere cura.
810
CURIOSITÀ
fare la cura, per guarire. - Curativo, atto a cu-
rare. - Incurabile, che non si può curare: cronico.
Vahì metodi di cura: cura aspettante o passiva,
quella che riconosce 1' opportunità di astenersi da
ogni medicamento ; ciclica, quella che continua re-
golarmente, per un certo tempo, poi ritorna da
capo ; palliativa, che addolcisce il male, ma non lo
guarisce ; projìlattica, cioè secondo profilassi, quella
€he previene io sviluppo d'un morbo (veggasi a me-
dicina) ; radicale, la cura che ha per iscopo di
combattere direttamente una malattia e impedirne
il ripresentarsi ; sintomatica, la cura che combatte
solo le manifestazioni isolate dal morbo. Una cura
può inoltre essere lunga, sbrigativa, spiccia; confa-
cente, penosa, fastidiosa, ecc.
Aeroterapia: metodo di cura in cui, medicando
Varia (veggasi a pag. 156, prima colonna), o mo-
dificandone la pressione, si curano morbi polmonari,
ecc. - Cinesiterapia, kinesiterapia, nome col quale
si designano tutti i modi di cura che agiscono sul-
l'organismo, mercè il movimento, sia esso attivo o
passivo, come l'elettricità, il massaggio, la ginna-
stica^ ecc. - Cura Rneipp, cosi detta perchè pro-
pugnata da Sebastiano Kneipp, parroco di Wocris-
hofen, in Baviera : consiste in una energica cura
idroterapica e igienica, a base dietetica, secondo i
dettami della tisiologia; è efficace nelle affezioni
nervose, nelle malattie del ricambio (polisarcia, dia-
bete, artrite, gotta, ecc.), nelle alterazioni della
crasi sanguigna. - Elettroterapia, cura delle ma-
lattie mediante 1' elettricità. - Elioterapia, metodo
di cura che consiste nell'esporre ai raggi del sole
le parti inferme. - Fototerapia, speciale sistema di
cura mercè l'azione dei raggi luminosi. - Idrote-
rapia, cura mediante 1' acqua, in varie maniere
(bagni, doccie, inalazioni, ecc.). - Massaggio,
mezzo di cura consistente in fregagioni forti e ma-
nipolazioni della parte inferma, per rendere facili
le articolazioni e la vitalità. - Opoterapia, cura
consistente nell'uso di estratti preparati con organi
animali. - Ortopedia, arte di fare crescere i ra-
gazzi senza difetti d'organismo. - Periergia (gr.),
cura esagerata. - Sieroterapia, recente metodo di
cura delle malattie infettive : consiste nel trarre
profitto delle proprietà curative del siero di al-
cuni animali vaccinati contro queste malattie. -
Terapeutica, o terapia, parte della medicina che
ha per iscopo la guarigione o il trattamento cura-
tivo delle medesime. - Zomoterapia, metodo di cura
che utilizza il plasma muscolare, cioè la carne
cruda. - Arenazione, mezzo curativo consistente nel
coprire di sabbia calda una parte del corpo o tutto
il corpo del malato. - Indicazione, la cura indicata
dal medico. - Inoculazione, mezzo curativo, che si
pratica mediante introduzione nell'organismo (attra-
verso la pelle) di sostanze contenenti germi di una
malattia (microbi patogeni o virus). - Iniezione,
veggasi a questa vooe. - Ipodermoclisi, immissione
sottocutanea di acqua con entro sciolto del sale
(cloruro di sodio), allo scopo di supplire alla man-
canza di liquido in ispeciali casi di grave emorragia,
uremia, coma diabetico. - Medicamento, qua-
lunque materia atta a curare le infermità, le malattie.
Luoghi di cura. — Bagni, terme, ecc., veggasi a
bagno e a terme. - Casa di salute, edificio, luogo,
istituto di cura ; veggasi anche a clinica, a ma-
nicom^io, a ospedale, ecc. - Sanatorio fsanato-
riumj, stabilimento posto in condizioni determinate
di clima e destinato alia cura di malattie croniche
con mezzi speciali di igiene e di dieta.
Curàbile. Veggasi a cura (cura medica).
Guraiòlo. Chi amministra una comunità reli-
giosa.
Curandàio. Chi cura panni, per lo più lini.
Curare, curarsi (curato). Aver cura, pren-
dersi cura. - Di pannolino, di tela, purgare dalla
bozzima e anche imbiancare.
Curare, curaro. Detto a veleno.
Curatela. Veggasi a fallimento e a tutore
Curativo. Atto a curare, che serve per la
cara.
Curato. Il parroco.
Curatore. Veggasi ad eredità, a fallimento,
a tutore,
Curatura. L'operazione del curare la tela,
Curcullonidi. Famiglia d'insetti coleotteri, con
prolungamento anteriore del capo a guisa di ro-
stro : sono dannosissimi alle piante.
Curcuma. Genere di piante (frutici) zinzibera-
cee delle Indie orientali. - Curcumina, sostanza co-
lorante gialla della curcuma.
Curia (curiale). Luogo ove si trattano le cause :
foro, tribunale. - Ufficio, cancelleria del ve-
scovo. Nell'antica Roma, ciascuna delle trenta di-
visioni del corpo dei patrizi. Anche, luogo, assem-
blea, specialmente del Senato. - Curia si disse pure,
un tempo, per Consiglio comunale. - In Germania,
ciascuna delle divisioni di alcuni piccoli Stati fa-
centi parte della Confederazione tedesca. - Curia
reale, alta corte di giustizia del regno d'Ungheria,
con sede a Budapest.
Curiale, che è della Curia, che appartiene alla
Curia. Dicesi anche per legista (veggasi a legge).
- Mozzorecchi, curiale disonesto e ignorante.
Curialesco, da curiale. - Cwiali, i membri e le for-
malità di una Curia. - Curialismo, sistema vati-
canesco in antitesi col sistema episcopale. - Curial-
mente, da curiale. - Curiato, veggasi a comizio.
- Curione, nell' antica Roma, il presidente di una
curia ; anche, il sacerdote istituito da Romolo per
la celebrazione delle feste e dei sacrifizi particolari
per ogni curia.
Curia Romana. Il governo pontificio, il pa-
pato, comprendente la Curia gratiae, la Curia ju-
stitiae, ecc. E curialisti, genericamente, i diversi
impiegati.
Curiale, curialesco. Veggasi a curia.
Curiosamente. Con cuìnosità.
Curiosare (curiosato). Essere curioso, avere cur
riosità.
Curiosità. Vivo, irrequieto desiderio di sapere
checchessia, specialmente i fatti altrui; anche, però,
desiderio di sapere, imparare, intendere cose nuove
e istruttive o rare, singolari : carizia (v. a.), cupido
ingegno, disio di sapere (poet.), vaghezza. - Dicesi
anche di cosa che fermi 1' attenzione, come pelle-
grina, singolare, che abbia alcunché di strane,
sembri una rarità e simili; nonché di cose che
destino molto interesse, per novità o per pregio
(curiosità artistiche, letterarie, scientifiche, ecc.). -
Curiosità discreta, moderata, non eccessiva, non
biasimevole. Contr., acuta, indiscreta, insaziata. -
Curiosità morbosa, viziosa, senza ragione, irrefrena-
bile. - Curiositaggine, curiosità superficiale o fri-
vola.
Curiosamente, da curioso, con curiosità.
Bracare {bracato), studiarsi di risapere o scoprire
le brache altrui, cioè le cose, i fatti più minuti o
segreti. - Curiosare (curiosato), avere, dimostrare
curiosità di conoscere i fatti altrui ; osservare rn-
8H
riosamente quanto succede intorno a noi ; fare il
curioso ; andare qua e là, osservando per vedere o
scoprire qualche cosa. E' voce familiare neologi-
itica. - Eccitare la curiosità, destarla, suscitarla,
stuzzicarla. - Fiutare i fatti altrui (figur.), bracare,
cercare di sapere con indiscrezione. - Incuriosire
(incuriosito), diventare curioso. - Scuriosire {scurio-
sito), levare la curiosità; soddisfare la curiosità al-
trui. - Scuriosirsi, togliersi la curiosità, soddisfare
la propria curiosità. - Spegnere ogni curiosità, sod-
disfarla 0 toglierla. - Stare sulle intese, cercare con
ogni cura di saper cosa che interessi, stare in orecchi.
Curioso : chi ha curiosità, è desideroso di sa-
pere, di conoscere checchessia : desioso, ghiotto
(ligur.), vago. Dicesi anche di quanto desta, eccita
curiosità, nonché di persona faceta, di cosa piace-
vole, ecc. - Brachiìia, braconcino, chi, per semplice
gusto, cerca di sapere tutte le cliiacchere e i fatte-
relli degli altri. - Bracone, curiosone. - Curiosaccio,
cuìiosetto, curiosuGcio, accresc, dimin. e spreg. di
curioso. - Curiosissimo, superi, di curioso. - Fic-
canaso, ficchino, chi va curiosando nei fatti al-
trui, dappertutto e inopportunamente. - Incurioso,
senza curiosità naturale. - Flaneur (frane), colui
che ozia osservando e curiosando. - frugone, frv-
gona, persona che fruga curiosamente qua e là.
Assillo della curiosità, pungolo, stimolo, tormento.
- Pizzicore, prudore, pnirigine, solletico, eccita-
mento, più 0 meno nervoso, della curiosità.
Proverbio : La curiosità è madre della sapienza.
Curro. Legno rotondo, cilindro clie si mette
sotto a cose di gran peso, per muoverle facil-
mente.
Cursoncello. Capo di vite, tagliato alla lun-
ghezza di tre 0 quattro occhi.
Cursóre. Impiegato giudiziario: usciere. - In
qualche luogo, il messo del Comune. - Cursori,
gli uccelli corridori.
Curùle. Aggiunto di magistrato e di sedia.
• La verga che l'imperatore portava nella Curia.
CurTa. La linea che non è retta, né composta
di rette ; il punto in cui una linea è in tal modo
piegata, e il grado di tale piegatura : circonflessione,
curvatura, curva; flessione, incurvamento, incurva-
tura, incurvazione ; inginocchiatura, lunata ; piega-
tura a mo' di luna, piegatura in arco ; rigoglio,
sfogo di arco. - Curva si chiama pure la traiet-
toria dei pioiettili.
Curvilineo, formato di linee curve o di una linea
curva. - Curvo, fatto a curva.
Algebrica, o geometrica, la curva non meccanica.
- Anaclastica, curva riferentesi alla rifrazione. -
Brachistocroma, la curva che dovrebbe seguire un
corpo soggetto alla sola azione della gravità per
raggiungere da un punto di maggior livello altro
punto di livello minore, non situati sulla stessa
verticale. - Catenaria, curva avente la figura di
corda o catena, sospesa liberamente all'estremità e
abbandonata a sé. - Caustica, quella curva in cui
si riuniscono i raggi riflessi o rifratti da un'altra
curva; curva formata dalla serie dei fochi dei raggi
luminosi o calorifici riflessi da una superficie levi-
gata, 0 vetro, 0 altro. - Cicloide, curva generata da
un punto fisso di un circolo girante sopra una
retta. - Cissoide, curva imventata dal geometra
greco Diocle per risolvere il problema della costru-
zione di due medie proporzionali fra due linee
date. - Concoide, linea curva, a forma della con-
chiglia. Curva inventata da Archimede per risol-
vere i problemi della duplicazione del cubo e della
trisezione dell' angolo. - Cosinusoide, la curva che
si deduce dalla sinusoide mediante lo spostamento
dell'origine, lungo l'asse delle ascisse, di un inter-
vallo uguale al quarto della circonferenza trigono-
metrica. - Diacaustica, la curva caustica per rifra-
zione. - Eccentrica, la curva i cui centri non coin-
cidono come nel circolo : es , 1' ellisse. • Epici-
cloide, curva generata da un punto di una circon-
ferenza rotolante su un'altra. - Esponenziale (detto
di certe curve): veggasi ad equazione. - Focale,
sorta di curva. - Ipei-boloide, curva rappresentata da
un'equazione simile a quella dell'iperbole, ma di grado
superiore. - Isocrona, o tautocrona, quella nella
quale, come via prescritta di un grave in discesa,
questo compie ogni arco in tempo eguale, - Lem-
niscata, curva a forma di 8. • Logaritmica, curva
le cui ascisse sono i logaritmi delle ordinate. -
Magnetica, la curva indicante la direzione delle li-
nee di forza del campo di un magnete qualunque :
veggasi a magnetismo. • Meccanica, non piana e
dipendente dal calcolo differenziale e integrale. -
Ortogonale, curva le cui ordinate sono perpendico-
lari alle ascisse. - Ovale, curva in forma d'uovo. -
Piana, la curva che ha tutti i suoi punti in un
medesimo piano. - Quadratrice, curva che serve a
trovare la quadratura di un'altra. - Radiale, curva
le cui ordinate irradiano tutte verso un punto. -
Spirale, nome dato ad una classe di curve che si
ravvolgono intorno a sé stesse, allontanandosi co-
stantemente da un centro o avvicinandosi al me-
desimo indefinitamente. - Svilupparata dicesi la
curva relativamente alla sviluppala, che é il luogo
geometrico dei centri di curvatura della curva nei
vari suoi punti. - Traiettoria, nome di diverse cur-
ve, tra le altre quella che descrive uu corpo pe-
sante lanciato in una certa direzione. - Trocoide,
curva detta anche compagna della cicloide, curva
degli archi.
Cilindroide, solido o superficie generata dalla ri-
voluzione di certe curve. - Circolo, superficie
piana contenuta da una linea curva i di cui punti
sono tutti ad uguale distanza dal centro. - Dia-
gramma, curva rappresentativa di una legge di un
fenomeno fisico, meccanico, matematico. - Elice,
curva a forma di vite, di cavaturaccioli. - Ellisse,
curva che é come un circolo appiattito. - Evoluta,
linea curva che parte da un punto, e se ne allon-
tana per giri successivi che serbano sempre la loro
stessa distanza. - Parabola, curva prodotta dalla se-
zione di un cono, quando questo viene tagliato da
un piano parallelo ad uno de' suoi lati, - Sezioni
coniche, curve formate tagliando un cono con un
piano.
Arco, porzione di curva. - Ascissa, porzione d'un
grande arco compresa dall'origine fino a una coor-
dinata; arco di curva avente un senso determinato.
- Asintoto, retta alla quale una curva si accosta
indefinitamente, senza raggiungerla mai; anche,
retta tangente ad una curva, a distanza infinita. -
Asse, linea diritta che divide una curva in diie
parti eguali: grande e piccolo asse. - Corda, linea
diritta che sottende un arco. - Curvatura, in geometria,
la quantità che esprime l'allontanamento di un arco,
infinitamente piccolo, da una linea retta. - Evoluzione,
lo svolgere il filo da una curva e farle descrivere altra
curva. - Flessione, piegamento, incurvamento ; contr.
di estensione. • Grado di una curva, numero dei punti
reali o immaginari, in cui essa può essere incon-
trata da una retta, se è piano, o da un piano, se è
a doppia curvatura, - Ordinata, linea da una delle
812
CURVARE — CUSTODIA
ascisse fino alla curva. - Parametro, linea costante
che determina le dimensioni della curva; quantità
costante nelle equazioni di certe curve. - Periferia,
circonferenza; nella geometria superiore, la linea
(se curva unica), che termina la superficie. -
Poli, estremità dell'asse. - Punlo di contatto, quello
in cui una linea retta tocca una curva o quello in
cui due linee curve si toccano. - Punto generatore,
qaello il cui movimento genera una curva. - Rac-
cordo, pei meccanici e gli ingegneri, passaggio gra-
duale, 0 curva, la quale congiunge due linee, riu-
scendo tangente ad entrambe. - Sommità di una
curva, ciascuna estremità del grande asse (apside,
trattandosi di orbita). - Spira, l'arco di una spi-
rale. - Tangente, la retta che ha un solo punto di
contatto con una linea curva. - Vettore, retta che
unisce il fuoco (centro) con un punto della curva.
Currigrafo, istrumento per tracciare curve. -
Penna geometrica, arnese per tracciare curve. -
Randa, canna o asticciuola che, tenuta fissa, serve
con un filo a descrivere delle curve. - Rettificare
(rettificazione) una curva, ridurla a una linea di-
ritta.
Curvare, curvarsi {curvato, curvatura). Ren-
dere, diventar curvo ; incurvare, incurvarsi ; pie-
gare, piegarsi.
Curvilineo. Arcato, arcuato, curvo.
Curvirostrl. Gli uccelli che hanno il becco
curvato presso la punta.
Curvità. L'esser curvo.
Curvo. Piegato ad arco, in arco, fatto a curva,
piegato in curva : adunco, allunato, arcolino, ar-
cato, arcuato ; chinato, chino, circonflesso, convesso,
cornicolare, cornicolato, curvilineo ; falcato, fatto ad
arco, a gobba, a luna, a mezzaluna, a ponte, a schiena;
f[ibbuto, inchinato, inclinato, incurvato, in vòlta ;
unalo, percurvo, prono, ricurvo; scrignato, semi-
lunare; sinuoso (rientrante: detto di una spiaggia,
del corso di un fiume, ecc.). - Chi ha corpora-
tura non diritta, non eretta, ma piegata in avanti
con la testa e le spalle. - Avverbialm., e nei modi
andare, stare, ecc. : chino, gobbone, gobboni ; gron-
done, grondoni.
Curvare (curvato), far curvo, render curvo: adun-
care, archeggiare, auncinare ; incurvare ; mettere ad
arco, in curva ; mettere in arco, piegare ad arco,
in curva ; rincurvare. - Curvare a guisa di cer-
chio, circonflettere, far cerchio d'una cosa, incer-
chiare, piegare in cerchio. - Curvarsi, farsi, diven-
tare curvo : abbassare il capo (di persona che si
curvi per evitare un colpo), chinarsi, far civetta,
far mezzo arco di ponte ; imbarcare, inarcare, inar-
carsi ; inchinarsi a terra ; incurvarsi, ingobbire ;
mettersi a capo chino, a testa bassa ; piegarsi, pie-
garsi a mo' di curva; rincurvare, rincurvire. -
Inarcare (inarcato), diventar curvo per indeboli-
mento della spina dorsale.
Curvatura, il punto dove la cosa è curvata; il
curvare, la parte della curva convessa. - Curvità,
l'essere curvo, qualità di ciò che è curvo : curva-
tura, incurvatura; chinamento, chinatezza, curvez-
za ; sinuosità, rivoltura. - Incurvamento, Y incur-
vare e l'incurvarsi.
Cuscinetto. Parte d'un pezzo di artiglieria
(su esso si smuovono le parti snodate, i perni, gli
orecchini, ecc.) e d'una macchina. - Faccia late-
rale del capitello jonico. - Pezzo in cui è infissa la
rotaia sulla traversina. - In chirurgia, piccolo
sacco ripieno di materia soffice, la cui forma varia
secondo l'uso cui è destinato. - Cuscinetto da aghi.
da spilli, veggasi a spillo. - Cuscinetto plantare,
l'ammasso di tessuto elastico e fibroso nel piede dei
solipedi.
Cuscino. Sacco di stoffa svariata, imbottito, ri-
pieno di piuma, di lana, di crine, ecc. (rivestito di
federa o ai stoffa), per appoggiarvi il capo, il dorso
0 altra parte del corpo : carello, guanciale (più
spesso quello del letto) ; origliere ; piumaccio, piu-
macciolo, primaccio ; primacciolo ; pulvinare, sac-
concello. Un cuscino si può chiamar guanciale, che
è proprio del letto, ma un guanciale non si chia-
merebbe cuscino. - Capezzale, sorta di guanciale
(veggasi a questa voce). - Cubitale, cuscino che gli
antichi Romani mettevano sotto il braccio, gia-
cendo. - Cuscino pneumatico, gonfiato ad aria. -
Piumino, specie di ampio cuscino di moltissima
piuma d'oca, che tiensi sopra il letto, per tenere
caldi i piedi e le gambe. - Posapiedi, cuscinetto
imbottito, sul quale si appoggiano i piedi sedendo
(di significato più preciso che non panchettino, sga-
bello, canapeino). - Tombolo, cuscino cilindrico, rac-
colto ai capi, e che si mette ai due canti del ca-
napè, talora uno per capo : detto anche rullo.
Borra, cimatura di pannilani che talvolta si ado-
pera per riempire cuscini. - Imborrare {imborrato),
mettere, introdurre la borra, che fa il materas-
saio. - Sborrare {sborrato), levar la borra dal cu-
scino 0 simili.
Cùscuta. Erba parassita del trifoglio, dell'erba
medica e di altri vegetali, a cui si attacca mediante
piccole prominenze dette succhiatoi. Nota la cùscuta
europea, detta anche pittimo, traccapello e, volgarm.,
granchierella, strozzalino.
Cuspidato. Terminante a punta.
Cùspide (euspidale). Lo stesso che cima:
punta. - La parte superiore d' un edificio. - Il
punto di una linea piana, in cui terminano due
0 più rami di essa. - Cuspidale, a punta.
Custode. Chi custodisce o ha l'incarico, l'ufficio
di custodire un luogo o una cosa: custodio (v.
a.), custoditore ; guardatore, guardia, guardiano ;
riguardatore, soprastante. Nome generico di chi
guarda magazzini, giardini, scuole, prigioni, ecc. -
Angelo custode (scherz ), il carabiniere e, meno fre-
quentem,, la guàrdia di pubblica sicurezza. - Ca"
siera, casiere, custode della casa. - Cassiere, cu-
stode della cassa. - Consegnatario, chi ha in con-
segna, in custodia una cosa. - Custode, il presidente
dell'Arcadia a Roma. - Depositàrio, chi ha in con-
segna, in custodia alcuna cosa, per lo più di valore,
0 importante (anche, di qualche seflrre^o): custodi-
tore, tesoriere. - Mandriano, custode della mandria,
del branco di bestiame. - Massaio, custode di cose
mobili, siano masserizie o denari, appartenenti
ad altri. - Pastore, custode di armento, di
gregge: pecoraio. - Tesoriere, custode del tesoro.
- Vigile, che veglia, che osserva ; custode dell'ordine
pubblico; guardia municipale.
Argo^ nella mitologia, gigante con cento occhi
(per ciò detto Panoplè, onniveggente), da Giunone
posto a guardia di Io, amata da Giove. - Cerbero,
nella mitologia, uomo con tre teste, custode del-
Yinferno. - Vestali, nel paganesimo romano, le cu-
stodi del fuoco sacro.
Custodia. 11 custodire; cura, guardia, go-
verno di checchessia; l'atto e la cura di chi custo-
disce: accomanda, accomandigia, accomandita; de-
posilo, salvaguardia, serbanza, serbo; sorveglianza,
vigilanza. - Custodia si chiama pure ogni arnese, di
varie loggie e materie, fatto per custodire cose di
CUSTODIRE — DADO
813
valore o facili a guastarsi: cosi Yastuccio, il cas-
setto, la scatola; la custodia di libri rilegati in
oro, la custodia del cappello, degli occhiali, ecc. -
Busta, custodia, per lo più di cartone, da tenervi
fogli, scritture e simili. Anche, il foglio ripiegato
che si mette per sopraccoperta alle lettere. - Ca-
sella, custodia, per lo più di cartone, col dorso di
pelle, di cartapecora, ecc., per racchiudervi scrit-
ture, stampe e altro. - Conditorium, presso i Ro-
mani, luogo nel quale si riponevano oggetti di qua-
lunque specie, 0 anche le salme degli estinti. -
Guaina, custodia di cuoio in cui si tengono e si
conservano ferri da taglio ecc.; fòdero d'arme. -
Reliquario, custodia di reliquie (veggasi a reliquia).
Affidare, avere in custodia, ecc., veggasi qui sotto,
in custodire,
Gastodlre {ctistodire, custodito). Avere, tenere
in consegna, in custodia, essere custode di cosa
o persona, con obbligo o impegno di averne cura
e di tutelarne la sicurezza: averne cura, in cura;
avere guardia, avere occhi ; avere, tenere in
serbo ; badare ; conservare, covare (figur.), cu-
rare ; far gtiaj d a ; guardare ; non staccare, non to-
gliere, non I or -ere gli occhi da alcunché; seder
custode ; seri a -e, sorvegliare ; tenere a cintola,
tenere in serio tenere nella manica, tenere sotto
chiave (figur.) ; vegliare, vigilare.
Affidare, commettere alla fede, alla custodia al-
trui : abbandonare in mano, accomandare, commen-
dare, confidare, consegnare; dare in consegna, in de-
posito, deporre, depositare; lasciare, mettere in mano,
nelle mani. - Avere, dare, ricevere, prendere in conse-
gna, in custodia. - Guardare (guardato), custodire,
tenere in guardia; far la guardia; vegliare alla si-
l
carezza propria e altrui. - Invigilare, badare atten-
tamente all'andamento d'una persona o d'una cosa,
perchè provveda regolarmente : vigilare. - Riser-
bare, tenere in sei'bo, custodire alcuna cosa, per ser-
virsene al bisogno. - Salvaguardare (salvaguardato),
mettere in salvaguardia, sotto custodia; custodire,
difendere, proteggere, tutelare.
Cose di compenso, quelle che si custodiscono e si
tengon pronte a ogni bisogno in mancanza delle
ordmarie. - Custoditamente, quando si custodisce
attentamente. - Vigilatamente, con vigilanza, con
custodia attenta, oculata.
Abbandonare (abbandonato), non custodire, la-
sciare senza custodia. - Malguardato, noa bene cu-
stodito. • Lasciar le pere in guardia all'orso, affi-
dare a mala persona una cosa.
Cutàneo. Della cute, della pelle dell'uomo.
Cute. La jìelle dell'uomo.
Cuticàg'na. La pelle del capo coperta di ca-
pelli, e, più specialmente, i capelli della nuca:
capillizio, collottola, cotenna, cotica, cuoio capel-
luto, zuccagna.
Cuticola. Pellicola, epidermide; la prima meni'
brana esteriore, sovrapposta alla pèlle dell'uo-
mo, ecc. •
Cuticolare. Nome di un mmcolo del collo
detto anche pellicciaio.
Cutréttola (cutretta). Uccello silvano, detto
ballerina e anche batticoda, perchè muove sempre
la coda.
Czar, czarina. Veggasi a imperatore.
Czèco. Popolo slavo, una delle quattro princi-
pali tamiglie in cui gli etnografi dividono gli Slavi
(Boemi, Polacchi, Russi, Illirioti).
D. Quarta lettera deWalfabefo, terza delle con-
sonanti che i grammatici dicono mute. Come nu-
mero romano, vale 500; con una lineetta sopra,
5000.
Da. Preposizione che indica origine, causa,
provenienza, separazione, sottrazione, ecc.
Dabbasso. Abbasso, in basso.
Dabbenàggine. Balordaggine, credulità (veg-
gasi a credere, pag. 763, seconda colonna), me-
lensaggine: atto da balordo.
Dabbène. Dicesi di chi è buono, probo, o-
iiesto.
Daccanto. Allato, da canto, vicino.
Daccapo. Di nuovo, da principio.
Dacché. Dal tempo in cui : da che, dappoiché,
da poi che, da dopo che; da quando.
Dactilografla. Veggasi a dattilografia.
Dàddolo. Lo stesso che smorfia, leziosaggine,
lezio: veggasi anche ad affettare, affetta-
zione.
Daddovero. Veramente, sul serio.
Dado. Piccolo cubo, d'osso o d'avorio, segnato
sulle sue faccie da uno a sei, e col quale si fa un
giuoco di sorte. In greco, astragalion, aliosso. Per
giuocare, si buttano i dadi e, contati i punti, si
raccolgono per gettarli di nuovo (dadi buttati e
gettati). - Dadaccio, peggior. - Dadicciuolo, dimin.
Dadolino, piccolo dado; dadone^ grosso dado. -
Tali, gli aliossi usati dai Romani. - Tessera, specie
di dado, presso gli antichi.
Giuoco dei dadi: a sbaraglino; giacchetto (in al-
cuni luoghi d'Italia ; giuoco della zara, tavola reale ;
zara). - Asso, un solo segno nei dadi (e nelle carte
da giuoco). - Duetto e duetti, nel giuoco dei dadi,
della tavola reale e simili, i due assi dei dadi. -
Pariglia, due numeri eguali, come assi, duetti, terni,
sene. • Quadretti, il numero quattro scoperto ad
un tempo nei due dadi. - Quina, combinazione dei
dadi quando in ciascuno di essi si scopre il cinque.
- Sena, ai dadi, il doppio di sei. • Terno, parte
del dado che scopre tre punti.
Astragalismo, giuoco degli aliossi presso gli an-
tichi Greci. - Barone, giuoco che si fa con due
dadi. - Sbaraglio, sorta di giuoco simile allo sba-
raglino, ma fatto con tre dadi. - Tric-trac: si giucca
con due o tre dadi e con quindici dame. Lo si fa
in due persone, sopra un tavolo rettangolare, di-
viso in due scompartimenti uguali o tavole, da una
paratia un po' meno alta che gli orli della cornice.
- Zara, giuoco che si fa con tre dadi.
Avere il dado, giuocare per il primo. - Dadeg-
giare, giuocare ai dadi. - Gettar la sorte, le sorti,
gettare, tirare i dadi, giuocare a dadi. - Bambino I,
quando si scopre un asso al giuoco dei dadi.
Bussolotto, vaso di qualsivoglia materia per uso
di bere, di giuocare ai dadi o altro. - Pisside, bos-
814
DADO — DA>"NARK
solo dei dadi, vaso in forma di torretta, col quale
si versavano sul tavolo i dadi: detto anche pirgo.
Astragalomanzia, cleromanzia, divinazione per
mezzo dei dadi.
Dado. Qualunque corpo di figura cubica: pa
raliepipedo o prisuia a base rettangolare quadrata
e talora anche poligona. - Chiocciola o testata di
t'ite.
Daffare o da fare. Detto a fare.
Dalila. Specie di anitra.
Dafne. Genere di piante ornamentali, con una
quarantina di specie. Dafne mezereum, o laureola
femmina, dafne laureola maschio, dafne gnidio, dafne
odorosa, dafne delle Alpi, le specie principali. -
Dafnina, principio amaro trovato nella scorza di
molte piante del genere dafne.
Dafìiia. Animale crostaceo branchiopodo.
Dag-a. Specie di spada, corta e larga, e di
sciabola-baionetta : veggasi ad atnne (armi antiche,
pag. lo4. seconda colonna) e a sciabola,
Daglierrotipia idaguerrotìpia). Il primo si-
stema di fotografia.
Dag:betta. Veggasi a spada.
Daino fdainaj. Specie di cervo, ma più pic-
colo e con le coma curvate indietro : qpiadrupede
selvatico simile al capriuolo. Se ne adopera la pelle
per fare guanti, gambali, calzoni (malamente detta
pelle di dante, versione fonica dal frane, peau de
daim, damma o daino). - Daino, la femmina. -
Nebride, pelle di daino o di camozza, di capra, di
pantera, che vestivano le Baccanti.
Da lato. Allato, a fianco.
Dàlia* Pianta bulbosa, dai larghi fiori inodori,
di tinte variate e screziate; si coltiva per orna-
mento. Il fiore, autunnale, detto anche giorgina, è
emblema della sciocchezza.
Dalli ! Modo di manifestare Yiwpazieiìza, 1a
noia.
D'allora in poi. Da quel tempo in poi.
Dalmàtica. Paramento del diacono. • Sorta
di tonaca.
Daltonismo. Difetto della l'isfa.
D'altronde. Modo avverbiale usato nel di~
scorso, passando ad altre considerazioni.
Dal Tero. Modo avverbiale applicato all'arte
{studio dal reì-o): vengasi ad oi*f€, pag. 172, prima
colonna.
Dama. Donna nobile ; signora. ■ La donna
amata. - Dama del biscotto, o del biscottino, la no-
bildonna che, dovendo o volendo adempiere ai pre-
cetti di Cristo, crede soddisfarli portando il biscot-
tino al letto degli infermi dell'ospedale.
Dama. Giuoco che si fa sopra uno scacchiere
con ventiquattro rotelle, che si chiamano pedine. Si
giuoca sopra uno scacchiere con sessantaquattro
quadratini (caselle), alternativamente bianchi e neri,
e si adoperano ventiquattro pedine, dodici nere e
dodici bianche. Il giuoco consiste neliimpadronirsi
di tutte le pedine dell'avversario. In Francia si usa
uu tavoliere con cento caselle e venti pedine per
testa: il giuoco però è lo stesso. Quando una pe-
dina arriva a dama, quando cioè arriva ad occu-
pare una delle caselle nere dell'ultima fila del ta-
^ oliere, ^a^•ve^sario deve fermare, cioè porre sovra
essa una delle pedine prese all'altro. Questo pezzo
doppio dicesi dama o damane. - Soffiare o boffare,
portar via all' avAersario un pezzo con il quale
questi a^Tebbe do^Tito prendere una pedina del-
l'altro e non l' ha fatto. La partita è patta quando
uno dei giuocatori, ripetendo sempre la stessa mossa,
non può essere vinto dall" avversario. - Damane,
nell'uso, due damine, una sopra 1" altra. - Pezzo.
ognuno dei pezzi mobili per giuocare a dama; pe-
dina agli scacchi, a tavola reale. - Scacchiera, scac-
chiere, tavola su cui sono disegnati sessantaquattro
quadretti per giuocarvi agli scacchi e a dama -
Tavoliere, la tavola della dama.
Damare, coprire il pezzo che arriva a dama, con
un'altra pedina : fermare. - Far damo, andare a
damo, dicesi quando uno dei giuocatori riesce con
un pezzo a toccare la fila estrema dell' a^-versario.
- Mettere nella lunetta, mettere una damina tra due
damine dell' avversario. - Mossa, il muovere dei
pezzi agli scacchi e a dama. - Mossac/^ia, cattiva
mossa. - Sdamare, muovere la prima pedina del-
lultima fila, e così più facilmente può l'avversario
andare a dama. - Tocca e mo^a, condizione posta
al giuoco della dama e di scacchi, per cui, toccato il
pezzo, bisogna muoverlo. - Tratto , mossa agli
scacchi e a dama. - K tavola, si è fatto tavola: a
dama, quando la partita non è né perduta, né
vinta.
Dame polacche, dama con cento caselle. - Dia-
grammismo, giuoco delle antiche dame greche, si-
mile alla dama. Cosi anche il giuoco che si chia-
mava pettenterion. • Go, giuoco nazionale dei Giap-
ponesi: somiglia al giuoco della dama. - Tric-trac,
giuoco di dame e di dadi: detto anche tavola
reale.
Damare. Veggasi a dama (giuoco).
Damascare {damascato, damascaturà). Tessere
a damasco.
Damaschina. Veggasi a sciabola, a rosa e
a sttsino.
Damaschinare (damaschinato). Incastrare nel-
Yacciaio e nel ferro fregi d'oro o d'argento;
dare alle lame o alle canne delle armi da fuoco la
forma, le tarsie, i disegni, il colorito e più la tem-
pra alluso di Damasco.
Damaschino. Detto a damasco e a po-
pone.
Damasco. Drappo di seta fatto a fiori e a di-
versi disegni. - Damascare, tessere a damasco ; e
domascaiura latto e l'effetto. - Damascato, lavorato
ad opera: dicesi del tessuto che abbia l'apparenza
di damasco, cioè sia lavorato a fiorami, secondo
l'uso di Damasco. Le tele damascate servono spe-
cialmente per biancheria da tavola. - Damaschelto,
specie di drappo a fiori d'oro e d'argento. - Dama-
schino, temperato e lavorato alla maniera di Da-
masco. - Grr.mignòla, damascaturà di biancheria da
tavola.
Damerino. Galante, zerbino.
Damlfrella. Donzella, signorina.
Damigello. Xel medioevo, giovinetto nobiJe
che non aveva aiìcora ricevuto l'ordine cavalle-
resco.
Damigiana. Vaso di vetro a forma di gran
fiasco, di grande bottiglia, vestito d'ordinario con
tessuto di vimini, per uso di conservarci il vino e
altri liquori. La sua capacità saol essere di circa
cinquanta litri.
Damma, dammo. Daina, daino.
Damo. Chi fa M'amore: l'amante.
Danaro. Veggasi a denaro e a peso. ■ An-
tica moneta,
Danda {dande). Ciascuna delle strisele di panno
con le quali si sorre^e il bambino. - Bretella,
bertella da calzoni.
Dannare {dannàbile, dannato). Condannare, in-
DANNAZIONE — DANNO
815
Jliggere condanna, riferito specialmente ali'owt-
ma, e vale punire con le pene dell' inferno, -
Dannarsi, andare all' inferno. - Dannabile, merite-
vole di essere dannato. - Dannato, <ondannato alle
pene eterne.
Dannazióne. Perdizione deW anima; con-
danna ?i\[' inferno.
Danneggiare {danneggiamento, danneggiato).
Arrecare, far danno,
Danniflcare {da unificato). Fare o recar danno.
Danno. Nocuniento, male proveniente da cosa
0 da persona nociva, o da una causo qualsiasi, e
dicesi anclie della cosa o della persona stessa dan-
nosa ; particolarmente, privazione di una cosa che
ci appartiene, causata senza il concorso della no-
stra volontà e in modo che non possiamo più, o
(lilììcilmente, riacquistarla, ('on varie gradazioni di
significato: acciacco, aggravio, assassinamento (fi-
gur.) ; carico, crollo ; dannaggio, dànnio (v. a.), de-
trimento, difetto, disfavore, disservizio, fregata (vol-
garm.); gravame, guasto ; iattura, infestazione, islro-
piccio ; lesione ; malanno, malefìcio, maledizione,
mal frutto, mal prò; perdila, peste, pestilenza,
piaga, pregiudizio; ranno, rovina; scapitamento,
scapito, scempio, svantaggio, turbamento. - Danno
emergente, quello che deriva quando altri non cor-
risponde al suo obbligo. ■ Danno estremo, irrepara-
bile, che porta con sé una grande o una completa
rovina : danno esiziale, letale. - Danno negativo
(lucro cessante), sottrazione di un guadagno a-
spettato. - Danno positivo (danno emergente), sot-
trazione di una parte dell'avere.
Avaria, danno che subiscono le merci, special-
mente in viaggio. - Batosta o battosta (da battere),
voce dialettale molto usata, tanto nel senso proprio
di percossa che in quello traslato di danno, pre-
giudizio, ecc. - Botta, bottata, danno piuttosto gra-
ve. - Bussata, gran danno, batosta. - Disastro,
gravissimo danno. • Discapito, più comunem. sca-
pito. - Disutile, disutilità, danno, svantaggio i conlr.
di utile, - Disvantaggio, lo stesso che svantaggio.
■ li^allimento, gravissimo danno che subisce un
commerciante, ecc. - Inconveniente, disvantaggio,
danno. ■ Lesione, Ad.wxio negl'interessi di una parte:
termine legale. - Malestro, piccolo danno, fatto da
ragazzi. - Bappresaglia, danno arrecato per contrac-
cambio ; danno che si fa ad altri o alle cose che
loro appartengono, per vendicarsi di qualche ingiu-
stizia ricevuta, di qualche oiTesa, ecc. ; atto del
prendere la roba altrui come la sicurtà o come ri-
sarcimento di danno. - Hovina, danno irrinìedia-
bile. - Rovinio, rovina continuata. - Sacrifizio, sca-
pito. - Scàpito, per lo più, danno, perdita, in una
impresa commerciale : il perdere, atto ed effetto.
- Sortilegio, studio di nuocere ad altri con arte.
- Strage (ligur.), danno gravissimo, disastroso. -
Svantaggio, difetto per cui una cosa, invece di gio-
vare, nuoce.
Danneggiare. — Danneggiarsi.
Si può fare o arrecare danno ad altri in molte-
plici modi, volontariamente o involontariamente :
per caso o per intenzione; con inganno, con
artificio, con frode, con violenza, con astu-
zia ; per balordàggine (da balordo) o per distra-
zione, per equivoco ; per odio, per rivalità (veg-
gasi a rivale), per vendetta, ecc.
Accoccarla ad uno, fargli qualche danno o un cat-
tivo scherzo. Arrogar danno a danno, accrescere
danno sopra danno, aggiungere danno a danno. -
Assassinare (ligur.), arrecare gravissimo danno, dan-
no mortale, negli interessi, nella riputazione, ecc.
• Attentare {attentato), tentare di inlliggere danno
ad alcuno nella persona o negli averi. - Conciare
qualcuno, ridurlo a mal partito. Nello stesso senso,
condire, fucinare, pettinare (ligur.).
Danneggiare (danneggiato), dare, fare, recar dan-
no : dannificare, dar carico, dar cattive strette, dare
il mattone, dare la mala strenna, dare la zampata,
dare nelle gambe, dare tra capo e collo; essere
dannoso, essere pernicioso; essere velenoso tarlo;
far acciacco; far breccia, far disfavore, far del
male, far la pera, far male, far mal giuoco, fare
pregiudizio; ferire, fracassare; gravare, guastare
(veggasi a guasto) ; ledere, molestare, ollendere
(yeggasi ad offesa); recar pregiudizio; risultare
di danno, in danno; riuscire a disservizio; scon-
quassare; servire, servir a dovere, servir di barba
e di parrucca (figur.), servir di coppa e di coltello
(figur.); tener danno; toccare (nella persona, negli
averi, nell'onore); tornare a danno, di danno, in
danno; vulnerare.
Dare del mazzapicchio in testa a uno (figur.), ro-
vinarlo negli interessi, nella riputazione. - Deci"
mare, far grave danno (di cose), quasi distrug-
gere. - Essere, slare, rimanere, tornare a carico, a
sacrir-zio, a danno. - Esser di peso, di danno o di
noia. - Fare il pelo e il contrappelo, usare ogni più
sottile artifizio per far danno agli altri, con gli
atti, con le parole, ecc. - Fregare uno (figur volg.),
imbrogliarlo, fargli danno. - Incicciare {inciccialo),
magagnare, involgere in qualche malanno, in qual-
che danno. • Infestare (infestato), produrre infe-
zione; ligur., danno.
Ledere (leso), ollendere; danneggiare, specialmente
in senso morale. - Nuocere (nuociuto), far danno,
arrecare nocumento. - Perseguitare (perseguitato), te-
nere altrui di mira per recargli danno o molestia:
vcggasi a persecuzione, - Pregiudicare (pregiu-
dicato), danneggiare, nuocere negli interessi. - Ri-
finire uno, mangiargli ogni cosa, cagionargli e-
stremo danno. - Rincarare la dose, aggravare il
danno. - Rovinare (rovinato), portar danno irrime-
diabile; ridurre in rovina, -Sconciare (sconciato),
guastare, disordinare, ridurre a male. - Scoprire il
malato quando suda: danneggiare alcuno in un mo-
mento importunissimo. - Sfottere, verbo di uso vol-
gare, rafforzativo di fottere, nel senso di persegui-
tare, ridurre a male.
Danneggiarsi, farsi danno con l'opera propria,
massime tentando di danneggiare altri : (figur.), a-
guzzarsi il pelo sul ginocchio, appannare nella sua
ragna ; barattare il vero oro coi rame ; castrarsi
per far dispetto alla moglie; cucirsi col proprio
refe ; darsi del dito nell'occhio ; darsi la scure, la
zappa nei piedi, sui piedi; darsi su per l'unghie
col martello ; essere preso alla propria rete o dal
proprio laccio; far come i giudici di Padova (che,
per parer savi, si davano la sentenza contro) ; far
l'avanzo del grosso Cattani (che disfaceva i muri
per vendere i calcinacci); far l'avanzo di Berta
Ciriegia (che dava a mangiare le ciliegie per avan-
zare i nocciuoli), l'avanzo del Gazzetta (che bru-
ciava i panni di Spagna, per far cenere morbida),
l'avanzo del Cibacca (che, a fin d'anno, avanza i
pie fuori del letto); guastare i fatti propri; immu-
rarsi in un forno; infilzarsi da sé; mangiare il ca-
cio nella trappola; metterci del proprio; rimet-
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tercif rompersi il collo, rompersi le noci sul capo;
spendere e pagare il boia perchè ci frusti; tirar
sassi in colombaia, in piccionaia; trarre ai propri
colombi ; trarsi sangue con le proprie armi.
Affogare in un bicchier d'acqua, aver gran danno
da una piccola cosa. Nello stesso significato : affo-
gare nei mocci, ammemmare (afl'ogare nella melma)
sul lastricato; inciampare nelle cialde, nei cialdorii,
in ragnateli, in un filo di paglia. • Andarne, uscir-
ne col capo rotto, con la peggio, col danno mag-
giore. - Aver corna e busse, danno e befife. - Avere
la zampata, averla nelle costole, subir danno. - Cer-
car Maria per Ravenna, cercare il proprio danno,
cercar botte. - Dare o mettere Varme in mano a
uno, fornirgli il mezzo di nuocerci. - Discapitare
(intrans, non comune), scapitare, avere scapito.
Esser becco e bastonato, avere il danno e le beife.
- Esser presi, rimanere alla schiaccia, in grave
danno. - Imparare a proprie spese, a proprio
danno. - Incapparci (incappato), mettersi in un af-
fare, in un'impresa che arrechi danno: incorrere
in un danno. - Lasciarci i denti, ritirarsi da una
avventura con molto scapito. - Lasciarci il pelo, ri-
metterci del proprio, in una faccenda che costi
cara. - Pelare una gatta, accingersi a impresa pe-
nosa e che riuscirà di danno. - Prendere il coltello
per il taglio (figur.), danneggiarsi, argomentando o
operando. - Ricascare sulle spalle, di danni, di
mali che toccano a qualcuno. - Risentire, soffrire
danno, subirlo. - Uscirne a buon mercato, uscirne
con poco, con poco danno. - Uscirne per il o dal
rotto della cuffia, scamparla per un caso, con poco
danno. - Tornare, ricadere in capo, di cosa che
torni a pregiudizio di chi l'ha fatta.
Danneggiatore. — Danneggiato. — Dannoso.
Dannosamente. — Contro il danno.
Danneggiatore, chi danneggia: apportatore, illa-
tore di danni ; guastatore, nocitore, pregiudicatore.
- Facidanno, chi danneggia alcunché: detto spe-
cialmente di chi ruba nelle campagne, taglia nei
boschi, ecc. - Fillossera (figur.), di persona che fac-
cia grave danno.
Danneggiato (partici p. e agg.), chi ha subito
danno : avariato, battuto, buscherato, conciato, in-
tronato, leso, pettinato, sconciato, scosso, tiafitto. •
Essere danneggialo : andar di mezzo, andarne con
la peggio; avere il male, il malanno e l'uscio ad-
dosso ; buscarsi busse e corna ; buscar più che sui
bozzoli; essere il becco e il bastonalo: essere la
vittima (di checchessia) ; essere pagato del lume e
dei dadi; incoglier danno, incoglier male; incorre
in danno ; patir la pena, patir scempio ; portare il
petto e i panni squarciati ; ricevere nocumento, pa-
timento, turbamento; rilevar danno; rinietterci, ri-
sentire, sollrir danno ; scapitare. - Illeso, chi non
fu danneggiato: incolume. - Passibile, di danno,
chi è esposto a soffrirlo, a patirlo.
Danni so, che fa danno, atto a danneggiare, av-
verso, dannevole ; di pregiudizio, di molto, di gran
pregiudizio; disfavorevole, disavantaggioso, disvan-
taggioso, disutile; malemenato, malefico, male-
merito, malvagio ; mortifero; »i€»«tco, nocente, no-
cevole, nocivo; perverso, pregiudicativo, pre-
giudicevole, pregiudiziale; rodente, rovinoso, ru-
bello ; sfavorevole, sinistro, spinoso, svantaggioso ;
velenoso (figur.). Contr., innocuo. • Arme a due
tagli: dicesi di ciò che, adoperato per difesa, può
invece riuscire di danno. - Esiziale, pernicioso, ro-
vinoso. - Funesto, che porta danni gravi, dolorosi
e irreparabili. - Infesto, odiosamente e dannc^a-
mente molesto. - Nefasto, che è di malo augurio
e lascia temere danno. - Malestroso, chi arreca
danno (per lo più, detto di fanciullo). - Pernicioso,
che ha effetti fatali.
Dannosamente, con danno, in modo dannoso :
dannevolmente, disavvantaggiosamente ; gravosa-
mente; infestamente; ma'e a uopo; maleficamente;
nocevolmente, nocivamente ; perniciosamente, per-
niziosamente. Contr., impunemente, cioè senza dan-
no, senza pericolo.
Contro il danno. — Assicurare, fare assicura-
zione contro un danno eventuale qualsiasi. - Com-
pensare, dare un compenso, totale o parziale, del
danno fatto subire. - Indennizzare^ indennizzarsi,
rifare, risarcire il danno, rifarsi del danno. - Pre- ~
servare {preservato), salvare in anticipazione da
un danno. - Prevenire {prevenuto, prevenzione), pre-
parare la difesa, il rimedio contro un danno aspet-
tato 0 possibile ; provvedere anticipatamente. -
Preservare {preservativo, preservato), salvare anti-
cipatamente da un danno.
Reintegrare {rintegrato, reintegrazione), risarcire di
un danno ; ripristinare una condizione di cose,
quale era prima di subire il danno: rifondere {ri-
fuso, rifusione). - Restituire i danni, rifarli, ripa-
garli. - Rilevare uno {rilevato), liberarlo da qualche
danno o molestia. - Rinfrancarsi {rinfrancato), ri-
farsi dei danni sofferti. - Riparare, ripararsi {ripa-
rato, riparazione), difendersi contro cosa o persona
che minacci danno ; evitare, rimediare alle
conseguenze di un danno ; restaurare, risarcire, ri-
storare. - Risarcire, risarcirsi {risarcimento, ri-
sarcito), rifare, rifarsi di un danno. - Rivalere, ri-
valersi (rivalso), rifarsi di un danno. - Rompere i
denti a uno, rompergli il muso (figur.), togliergli
la possibilità di nuocere.
Scaricare, sgravare, liberare alcuno dalle conse-
guenze 0 dalla responsabilità di un danno, - Taci-
tare, pagare i danni, eliminare una parte in
causa con qualche compenso.
Voci varie.
Locuzioni e proverbi.
Ammenda, rifacimento di danno; inulta. • Danni
e interessi, formola indicante l' indennità dovuta a
compenso di perdite inflitte ad altri. - Fiche de
consolation (frane), risarcimento, compenso a
qualche danno sofferto. - Indennità, rifacimento
di danno ; atto con cui si promette di mante-
nere illeso taluno da qualunque perdita o danno
che gli possa venire per qualche cagione parti-
colare: il corrispettivo e le spese del danno. -
Rivalsa, risarcimento, rifacimento di danni. -
Saggio analitico, analisi del danno in rapporto al
prodotto e deduzione della percentuale di risarci-
mento dovuta.
Locuzioni e proverbi. — Bel guadagno I, detto a
chi fa cose inutili o dannose. - Casca il mondo t,
esclamazione allusiva a danno esagerato, imprevisto,
strano. - Dove passa ci lascia il segno: di persona
che sciupa e fa danno. - Essei-e come levare il pelo
DANNOSAMENTE — DARE
817
a un bue, esser cosa di poco danao a qualcuno. -
Essere la grandine sulla stoppia: molto rumore e
poco danno - Lucro cessante e danno emergente: di
cosa in cui, oltre a non esserci guadagno, q'ò stato
scapito. - Meno m%le, minco male t, notando un
danno evitato e che si poteva aggiungere ad un
altro. - Meglio cento feriti che un morto: meglio di-
minuire i danni in parecchi, piuttosto che gravarli
tutti sopra uno. - Te ne accorgerai al brodo se sari
pecora: a. chi si fa ancora illusioni mentre i danni
sono evidenti.
Cane scottato dall' acqua calda ha paura della
fredda. - Chi è stalo morsicata dal serpe teme della
lucertola. - Chi semina vento raccoglie tempesta, ha
il danno dell'opera propria. - Chi semina spine non
vada scalzo.
Oannosameate. Con danno.
Dannoso. Che fa danno.
Oanfce. Veggasi a dtino.
Danteg'g'lare (danteggiato). Ditto a poe^iri.
Dantesco, dantista, dantòfilo. Veggasi a
poesia.
Danza. Il ballo con regola ed arte. -: Din-
zante, partic, aggiunto di festa, di veglia, dal fran-
cese matinée, soirée dansm'e. - Danzare, danzatore,
danzatrice, veggasi a ballo.
Acrobata, danzatore, ballettilo di corda : funam
bolo. - Danseuse (frane), colei che eseguisce strane
e lascive danze, come il can-can, la danza serpen-
tina, i balli del ventre, ecc. Ballerina, danzatrice
(veggasi a ballerino). - Doiole, danzatrici serbe
che, seguendo un antico costuins, in tempo di sic-
cità vanno intorno invocando la pioggia dal cielo,
con danze e canti. - Elfi, secondo la mitologia
germxnica, spiriti che amano la misica e la danza
e si mostrano amici degli uomini. - Geisha o gue-
cha, danzatrice e attrice giapponese : etèra.
Bourrée, danza francese, originaria dell'Alvernia.
- Branle (lett., oscillazione), danza giocosa, press' a
poco come il cotillon, in cui uno o due danzatori
guidano gli altri a far ciò che essi fanno. - Ga-
chuca, danza spagnuola in misura ternaria e in mo
vimento moderato. - Ghica, danza voluttuosa in uso
nelle Antille e nell'America spagnuola. - Cibistica,
specie di danza presso gli antichi Greci. - Con-
traddanza, ballo fatto da più persone schierate in
fila, l'una di fronte all'altra. - Corno, antica aria
di danza. - Corovod, danza russa, con accompa-
gnamento di canto. - Cotillon (frane), nota specie
di danza figurata, con giuochi, doni e sorprese. -
Couranle, danza francese nella misura tripla, sem-
plice, in movimento moderato o allegro ; anche,
l'aria musicale con cui la si balla. - Gracovienne,
danza nazionale polacca.
Dancing (ingl.), danza figurata di quattro passi di
polacca (polka) per mano, quattro di valzer, dopo di
che i danzatori si abbracciano e riprendono, - Danza
macabra, serie d'immagini e danze rappresentanti
la morte e il trionfo della morte. - Dos d dos,
dosso contro dosso, figura in cui i danzatori si vol-
gono le spalle. - Emmeleia, una delle tre danze
teatrali degli antichi Greci, riservata alla tragedia.
- Galop, danza vivace, d'origine francese.
Kake-walke, passeggiata della focaccia, nome di
ballo dei negri d'America, bizzarro e goffo. - Mon-
ferrino-, danza originaria del Monferrato {Piem">nte):
è in sestupla di crome, a movimento vivace, - Mo-
resca, danza delle spade, già in voga in tutti i
paesi dove si conservava la tradizione delle guerre
dei Cristiani contro i Saraceni. - Passapiede, aria
di danza a tre tempi, comune nel sec. X.VIII.
Festa danzante, impropria e brutta locuzione in-
vece di ballo. - Festival, vocabolo entrato nell'uso
generale, a indicare una festa musicale, con danze,
e di carattere popolare.
Danza elettrica. Movimenti che effettuano
(lue figurine di midollo di sambuco attratte alter-
nativamente da dischi carichi di elettricità con-
traria.
Danzare (danzato). Fare una danza, un
[fallo.
Dape. Per lo più al plur., dapi : vivanda. -
Dipifero, portatore di vivande.
Dappertutto. In ogni parte, in qualunque
luo;(o, dovunque, ovunque.
Dappiè, da pie. Dalla parte inferiore, da
basso, ap piede, a piede.
Dappocàggine, dappochezza. L'essere dap-
poco 0, anche, sciocco.
Dappòco {da po:o). Dicesi di persona che
ha scarso intelletto, poca accortezza, anitno
meschino, è inetto, bietolone (anche di chi è
frivolo), 0 di cosa che ha poco valore, scarso
0 nessun pregio, poca importanza: da nulla,
da niente, da quattro il qualtrino; da dozzina, di
dozzina; di niun prezzo; irrilevante, lieve; manco
che niente; screato, scriato ; una buccia di porro.
Dicesi anche per scio -e ì.
Dappoi. Dopo un timpo, un certo tempo do-
po; in appresso, in avvenire, in seguito.
Dappoiché. Dopoché, poiché.
Dappresso (da pressi). Davvicino, da vicino.
Dapi>rimii. Da prima.
Dapprincipio. Dal cominciamento, dall'ort-
gine, da principio.
Dardanelli). Varietà di rondine.
Dardeg^gflare (d^rdeg'jiato). Lanciar dardi, frec-
ce : veggasi a freccia,
Dirdo. Arme da lanciare: freccia. - Parte del
pungolo d'un insetto.
Dare (dito). Voce di larghissimo significato
trasferire checchessia da sé ad altri, tanto di cose
materiali, quanto di cose morali, di proprietà o qua
lità fisiche, ecc.: dare in possesso, in potere
donare, dare in dono ; porre in mano (dare diret
tamente); sborsare in pagamento (veggasi a pa
gare), o come prezzo ; aggiustare, menare, rife
rito a colpo, a percorsa; comunicare, parte-
cipare, riferito ad avviso, a notizia e simili ;
vendere per un dato prezzo; pronunziare, profe-
rire, riferito a condanna, a g indizio, a sen-
tenza, ecc. ; riferito a colore, significa applicare,
distendere, passar sopra. - Accompagnato da pre-
posizioni, il verbo dare assume significati diversit
Cosi: dare a...., giungere, arrivare a un punto;
dare di.... (seguito di titolo), trattare altrui, par-
lando 0 scrivendo, con tale titolo; dare in..., bat-
tere, cogliere, colpire; anche, inciampare, ur-
tare e, riferito a persona, imbattersi, incontrarsi,
incontrare; dare su...., di finestra, di porta,
di uscio, che riesca, corrisponda sul cortile, sulla
piazzza, sulla via, ecc. (veg,'asi a prospettare). •
In linguaggio di amniaistrazione, il passivo di un
conto, somma a de'>ito.
Dato, participio passato di dare. E qratisdato,
dato gratis, gratuitamente (propriam., nell'uso, dato
per pura grazia di Dio) : gratuito.
Datore, chi dà. - Largitore, chi largisce, dà molto ;
contr., avaro. - Fonte perenne (figur.), chi non
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
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818
smette mai di dare, di beneficare, di contribuire in
opere di beneficenza.
Dazióne, atto del dare, e si dice specialmente
dell'anellu matrimoniale che lo sposo pone in dito
alla sposa. - Anticipazione, atto del dare o del far
dare una cosa, una somma, prima del tempo pre-
stabilito. - Assegnamento, assegno, somma di de-
naro che si assegna, si dà, o è stata assegnata,
data. - Data, patronato, facoltà di dare, di confe-
rire un benefizio ecclesiastico. • Fornitura, l'ef-
fetto del fornire. - Obolo, qualunque offerta in
denaro, o elemosina. - Sovvenzione, somma di de-
naro 0 di cose somministrate.
Avarizia, avversione a dar denaro. - Libera-
lità, virtù per la quale si dà volontieri e molto. -
Parsimonia, economia, arte di dare, di spendere
poco. - Prodigalità^ eccesso nel dare, nel do-
nare, nello spendere.
Vari modi di dare.
Accordare, concedere, dare il permesso, per-
mettere. - Affibbiare, dare una cosa cattiva per
buona. - Affidare, Ad^TQ in cws^orZia; commendare,
consegnare, commettere, fidare, rimettere cosa o
faccenda all'onestà o alla intelligenza altrui: abban-
donare, lasciare in mano; dare a guardia, in guar-
dia, in custodia: accomandare, depositare; lasciare
alla cura ; porre nelle mani, raccomandare. - Aggiu-
dicare (aggiudicamento, aggiudicazione), conferire, as-
segnare, deliberare. - Alienare, dar via, trasmettere ad
altri una proprietà 0 altro; disfarsi d'una cosa; far
cessione, rinunziare, spropriarsi. Alienazione, atto ed
effetto. - Appiccicare, dare, far prendere, quasi per
forza o per inganno. Appiccicatura, l'effetto. - Ap-
pioppare, appiccare, affibbiare. - Assegnare, dare
in assegnamento, destinare, disporre a favore d'al-
cuno checchessia [denaro o altro), conferire in
dote, in premio, ecc.
Barbare, appioppare, accoccare (gli ha barbato
ano schiaffo).
Cambiare, dare il cambio. - Cedere, consegnare
una cosa e rinunziare ad ogni diritto su essa ;
dare in mano, in potere altrui. Cessione, atto ed
effetto. - Commettere (commesso) dare in consegna, dare
incarico. - Compensare (compensazione), dare, distri-
buire, dividere in parti eguali e con una certa pro-
porzione. - Compartire (compartizione), dare, com-
penso, • Concedere (concessione, conceduto, con-
cesso), accordare, acconsentire, dare il consenso.
- Conferire (conferimento), dare, concedere con atto
di autorità. - ConsegnarCf dare in consegna, dare
in mani proprie ad alcuno cosa (o persona) perchè
la tenga, o la passi ad altri, o la restituisca a un
tempo determinato, ecc. Più genericamente, dare
in guardia o in custodia con certi ordini e istru-
zioni da eseguire. - Contribuiref dare, pagare,
detto di più cose insieme.
Dare a computo, dare appena il necessario, con-
tato, guardato. - Dare alla mano (di denaro), di-
rettamente, prontamente. - Dare a miccino, con
parsimonia. - Dare a scialo, con larghezza signo-
rile. • Dare brevi manu (modo ayv. latino), a mano,
personalmente, senza ricevuta. - Dare gratis (lat.,
gratta et amore Dei), senza far pagare, gratuita-
mente. • Dare l'anima, dare tutto ciò che si pos-
siede. - Dare per giunta, dare per soprappiù.
Dedicare, dare il nome di una persona, per ti-
tolo d'onore, ad un libro, a un' opera d'arte, ecc.
- Delegare, dare incarico, deputare. - Devolvere
(devoluto), dare, far passare da una ad altra per-
sona (beni, denaro, diritti, ecc.). - Dispensare,
compartire, distribuire, dar la parte; dare l'e-
lemosina. - Erogare (erogazione), dare in pa-
gamento, distribuire, spendere, - Favorire, ckre
per favore, per cortesia. • Fornire, dare, prov-
vedere ciò che occorre. - Impadronire, render pev-
drone d'una cosa, darla in padronanza. - Impe-
gnare, dare in jjegno. - Impiegare (nell'uso), dare
un ùnpiego, mettere a impiego. - Inferire, nel
linguaggio dei tribunali, per dare, vibrare. - Insi-
gntre, conferire, dare carico, grado, onorificenza,
potere, ecc. - Investire, dare ad alcuno il pos-
sesso di uno Stato, di un feudo, di un beneficio,
ecc. - Inviare, dare ad alcuno ordine, o pre-
ghiera di andare in un luogo, di fare una data
cosa: mandare, spedire, trasmettere.
Largire (largizione), dare, spendere con lar-
ghezza, con generosità. - Lesinare, dare con ava-
rizia, da anaro. - Mantenere (mantenuto), dare il
vitto, ^alimento, ■ Ministrare, somministrare, for-
nire. - Offerire, offrire, fare alto di dare: reggasi
a offerta.
Pagare, dare ad altri il prezzo convenuto, do-
vuto. - Palleggiare, dare e ricevere scambievol-
mente. - Pensionare, dare la pensione, - Percuò-
tere (percosso), dare una percossa o più percosse.
- Porgere (porto), presentare e dare checchessia,
con un certo garbo ; fare atto di dare. - Profferire
(profferta), porgere o offerire, accompagnando l'of-
ferta con parole. - Prestare, dare in prestito, -
Privarsi, dar via o per dono o per vendita. ■
Prodigare, dare, spendere moltissimo, eccessiva-
mente; dare qualche cosa di gran pregio per una
grande causa. - Produrre (prodotto, produzione),
ddiT frutto (della terra, delle piante, ecc.;; dare
interesse (del denaro e simili). - Provvedere,
procacciare ad altri ciò che gli abbisogna.
Rassegnare, dare, consegnare in potestà. Anche,
restituire. - Regalare, dare in regalo, in dono. -
Rendere (reso), dare ad altri cosa che gli si debba,
per obbligo legale, morale; anche, rimettere, resti-
tuire. - Rendere, il rendere. - Restituire, ridare
una cosa che si ebbe. - Riconsegnare, ripete conse-
gnare, 0 consegnare il perduto. - Ridare, dare di
nuovo ; restituire. • Rifilare, dare, restituire, con
senso furfantesco ; nel gergo milanese, refilare. -
Rilasciare, dare (un certificato, una ricevuta). - i?t-
mettere (rimesso), restituire. Nello stesso senso, ri-
tornare.
Scambiare, dato in cambio, cambiare. - Soccor-
rere, dare aiuto, soccorso - Somministrare, dar
via, fornire o far prendere in qualche modo. -
Sopraddare, dare oltre. - Spartire, distribuire, di-
videre checchessia, dandone a ciascuno la sua
parte. - Strozzare (figur.), dare ad usura.
Tenere a stecchetto, dare troppo parsimoniosa-
mente il necessario e con rigore eccessivo (antica
locuzione). - Trattenere, non dare, ritenere, tenere.
• Tributare, dar lode, onore, omaggio e si-
mili.
Locuzioni mvBBSB.
Dare apparenza, dicesi di indizi che sono in una
cosa 0 in una persona e tali da indurre altri in
DATA
819
ana determinata opinione : far apparire (veggasi
anche ad apparenza), far credere, far setn
orare. Anche, scoprire, rivelare. - Dare appiglio,
dare pretesto. - Dare assicurazione, far certo, far
sicuro, rendere tranquillo. - Dar a vedere, dar
ad intendere, far parere, con inganno. - Dare
evasione, nel linguaggio burocratico, dicesi per dar
corso, rispondere (ad una lettera, ad una do-
manda, ecc.).
Dare del filo da torcere, dare altrui materia di
lavoro assiduo, paziente. - Dare il braccio, veg-
gasi a braccio. - Dare il la. in senso traslato, di
chi dà r intonazione, il carattere, l' espressione su
cui gli altri si accordano. - Dare il suo conto ad
uno, dargli quel che gli spetta, dargli il suo avere.
Dare importanza, darsi cura, pretnura di al-
cuna cosa; prenderla sul serio, preoccuparsene
(veggasi anche a importanza). - Dare in conto,
a conto, dare una parte di quello che si deve. -
Dare indizio, indiziare, porgere un segno esterno
{indizio), che faccia credere o supporre alcunché.
- Dare la disdetta, veggasi ad aj^'Jitto. • Dare la
fuga, modo di dire dialettale per beffare, burlare,
schernire: veggasi a burla e a scherno.
Dare occasione, veggasi ad occasione. E così
per le locuzioni dare pretesto, dar prova, dar ra-
gione, dare speranza, veggasi a pretesto, a prova,
a ragione, a speranza.
Darla a bere, darla ad intendere, far credere
cose non vere, trarre in inganno. - Darla vinta,
cedere alle proprie ragioni, ai propri diritti. - Dar
retta, obbedire. • Dar parola, dar la parola, dare
promessa, promettere. • Dare ricetto, dare asilo,
ricoverare. - Dar risalto, dare spicco, rendere una
cosa più evidente. • Dare soddisfazione, veggasi ad
offesa.
Dare una botta, una percossa. • Dare una le-
zione, dare esempio; fìgur., dare un castigo. • Dare
un pugno, uno schiaffo, ecc., veggasi a pugno, a
schiaffo, ecc. - Dare un taglio, locuzione dialet-
tale per finirla, finire.
Darsi. — Non dare. — Motti e proverbi. —
Darsi, riferito a professione, a studio, a tenore
di vita e simili, significa applicarsi, consacrarsi,
dedicare, dedicarsi, essere, star dietro, impiegarsi,
mettere l' attenzione, V ingegno, la mente, la
volontà, ecc. - Darsi ai cani, alla disperazione.
- Darsi al diavolo, infuriarsi, andare in furia. -
Darsi importanza, fare il barbassoro, grandeg-
giare, - Darsi pace, darsi calma, rassegnarsi
(veggasi a rassegnazione).
Non dark. — Accileccare, far la cilecca, accennar
di dare o fare cosa grata, e deludere. - Defraudare,
non dare quello che ad altri è dovuto; togliere con
frode; più che privare, togliere. - Negare,
propriam., dire di no; anche, non dare cosa do-
mandata 0 promessa. - Rifiutare, opporre un ri-
fiuto a dare.
Motti. — Arrischiare un uovo per avere un bue,
di chi arrischia poco per avere molto. - Cantare
in un salmo, quando non si ha nulla da dare o da
dire a uno che chiede, prega. - Cavarsi una cosa
dagli occhi, darla ad altri con gran rincrescimento.
- Costare o valere tanto nelle mani d' un ladro : di
cosa che si dà via per poco o per niente. - Dare
a Cesare quel eh' è di Cesare, a ciascuno il suo. -
Dare le margherite ai porci, dar cose pregevoli a
persone vili e idiote. - Farsi onore del sol di lu-
glio, di cosa che costa nulla a chi la dà, per l'ab- ]
bondanza che ne possiede. - Uscir dagli occhi una
cosa, darla con dispiacere.
Bis dal, qui cito dal, motto latino che significa :
chi dà subito è come se desse due volte. - Do
ut des (do, affinchè tu dia), espressione latina u-
sata talvolta, scherzosamente, quando alcuno, gio-
vando ad altri, chiede compenso.
Proverbio. — Ogni campanile su^na le sue cam-
pane, ciascuno dà di quello che ha, dice quello
che sa.
Darsena. La parte più interna del porto,
nella quale stanno le navi disarmate ; nell'uso mi-
litare, arsenale marittimo, la grandiosa officina
nella quale si costruiscono le navi e le si forni-
scono del necessario : veneziano, arzand.
Darto. Veggasi a testicolo.
Dartro. Infiammazione, ma di rado cronica :
erpete.
Darvinismo {darwinismo). Complesso delle
teorie di (]arlo Darwin, opposte alta teoria di Lin-
neo e d'altri che ritengono la creazione distinta per
opera di Dio, e a quella di Cuvier, che fa nascere
le specie in diversi periodi di tempo, indipenden-
temente le une dalle altre: dottrina dell'eterna tra-
sformazione della materia; dottrina dell'evolu-
zione. - Pangénesi, l'ipotesi embriologica di Dar-
win, secondo la quale non gli elementi generativi,
né le gemme, ma le cellule stesse producono nuovi
organismi. - Preformazioni, teoria secondo la quale
le nuove formazioni degli esseri organizzati pro-
vengono da sviluppo 0 modificazioni di forme an-
teriori. - Protislologia, studio dei primissimi esseri.
Dasimetro. Istrumento che serve a misurare il
diverso grado di densità dell'aria.
Dasiuro. Veggasi a marsupicde.
Data. Indicazione precisa del tempo in cui si
fa o avvenne una cosa, per lo più aggiunta l'indi-
cazione del luogo. E' di quattro specie : di tempo,
di luogo, di persona, di fatto; comprende il gior-
no, il ìnese. Vanno. - La si scrive su una let-
tera, su una cambiaZe, su un docum,ento qual-
siasi. - Autentica, la data constatata da un ufficiale
pubblico, da un giudice, ecc.: data certa. - Sto-
rica, la data che ricorda un fatto memorabile. -
Millesimo, V anno e il giorno che costituiscono la
data.
Accavalcare i tempi, usare anacronismo. - Ap-
porre la data, scriverla. - Datare (datato), porre,
scrivere la data: incarteggiare (v. a.). - Decorrere
(decorso), cominciare ad aver corso. - Posticipare
(posticipato), posporre nel tempo o nell'ordine: pro-
rogare. - Prorogare (proroga^ prorogato), allun-
gare il tempo che era stato dato o pattuito per al-
cuna cosa : dilazionare (dilazione), differire. - Re-
trodatare, trasportare una data ad un tempo ante-
riore.
Anacronismo (anacronistico), errore di data che
si commette anteponendo o posponendo un avveni-
mento all'epoca esatta; errore di cronologia. -
Antidata, data anteriore alla vera, o pel giorno in
cui si scrive o per il tempo in cui un fatto si è
compiuto. - Controdata, altra data aggiunta alla
prima. - Cronogramma (termine letter.), iscrizione
che distingueva la data cwi alcune lettere distinte
fra le parole. - Effemeride, avvenimento verificatosi
lo stesso giorno in più anni.
Metacronismo, il porre un avvenimento in epoca
posteriore a quella nella quale poteva accadere. -
Olimpiade, data cronologica degli antichi Greci,
corrispondente a quattro dei nostri anni : si apriva
e si chiudeva coi giuochi olimpici. - Paracronismo,
posticipazione. - Prolepsi, anticipazione di data. -
Ricorrenza, il ricorrere di una data che si vuol
ricordare: anniversario. - Rubrica, indicazione
della data e del luogo. - Sincronismo, avvicina-
nienio di fatti avvenuti alla stessa data, in diversi
paesi.
A far tempo da...., a cominciare, a datare dal
giorno tale. - Linea della data, il 190" meridiano
da Greenwich, al cui passo si cambia la data di
modo che, viaggiando in direzione ovest-est, si tra-
lascia di contare un giorno.
Data. Termine di giuoco: veggasi a carte da
giuoco (pag. 442, seconda colonna).
Datare {datato). Veggasi a data.
Dataria, dateria. Ufficio della corte papale:
veggasi a papato.
Datismo. Errore del parlare.
Dativo. Il terzo caso del ìiome.
Dato. Condizione e accidente noto del pro-
blema. • Fatto, avveìiitìiento noto. - Elemento
di giudizio. - Cifra, risultato di ricerche stati-
stiche. Anche, nozione, fatto supposto o ammesso
nella ricerca della verità, ed è voce usata nel lin-
guaggio delle scienze.
Datolite. Borosilicato idrato naturale di calce.
Dàttero. Grande e utilissima palma (di varie
specie : dattero comune, o dattoliere, dattero fari-
nifero o sago, dattero selvatico, ecc.), nativa del-
l'Asia e dell'Africa. Il frutto (dàttero) che dà, molto
zuccherino, polposo e nutriente, è una drupa di figura
simile a quella dell'oliva, lunga e grossa all'incirca
quanto il dito pollice (donde i nomi di dactula e
dactyli, che le diedero i Greci e i Latini) ; ha la
buccia sottile, liscia, di colore giallo dorato; la
polpa pingue, zuccherina, semitrasparente, d'odore
soave e con un nocciolo legnoso nel centro.
Frutti bechici, i datteri, ecc. - Dattifero, che pro-
duce datteri.
Dàttili. Veggasi a sacerdote. - Dattili Idei,
detto a pietra.
Dàttilo (dattilico). Piede di verso greco e
latino.
Dattilioléca. Detto a geìììjna.
Dattiliogliflca, dattìlioj^rafìea. Veggasi a
gemma.
Dattilite. Veggasi a dito.
Dattilografia (dattilografico). Scrittura, modo
di scrivere a macchina.
Dattilografo. Macchina, strumento da sci'i-
vere, a forma, per lo più, di cembalo. - Chi scrive
a macchina.
Dattilologia. Maniera, arte di conversare, fare
< onver sazione con le dita, mediante segni con-
Aenzicnali, corrispondenti alle lettere dell'alfabeto,
a certe sillabe e a certe parole intiere : parlare alla
muta.
Dattoliere. Il dàttero comune.
Dattorno. D'attorno, intorno.
Davanti. In faccia, di faccia; della o nella
parte anteriore; di presenza, in presenza; avante,
avanti, d' avanti, in avanti ; al dinanzi, dinanzi,
innanzi, per dinanzi; innante, innanti; nante, nauti.
Contr., dietro. - Anti, preposizione che significa
avanti e altrimenti si usa per esprimere idee di
opposizione, di allontamento, di incompatibilità. -
Avanti (avante), anteriorità, precedenza di tempo,
di luogo, prima. - Fronie,\a. parte anteriore di
checchessia. - Mettere davanti, premettere, pro-
porre.
Davanzale. La soglia della finestra. - La
parte anteriore di ogni sporto, dove persone e cose
si affacciano o posano: parapetto.
Davvéro. In verità, senza dubbio: avverbio
indicante cosa che si dica « proprio sul serio » ,
Detto anche ironicamente, per esclamazione, e si-
gnificante dubbio, protesta.
Daziare (daziato). Gravare di dazio,' presen-
tare al dazio.
Daziere. Veggasi a dazio.
Dazio (daziare, daziato). Quanto si paga allo
Stato o al Comune per introdurre determinate
merci entro la cinta daziaria d'una città, di un
paese, ecc.: dazio d'entrata; d'importazione, d'in-
troduzione; gabella; passaggio; reve, vettigali (v.
a.). E dazio si chiama pure, per idiotismo, il luogo
Tav. XXVII. — Dattilologia.
y
1
^
-<332>
p
-^
Segni alfabetici eonvenzionah.
nel quale si paga per l' introduzione delle merci,
ecc. (per lo più, in vicinanza delle porte di una
città).
Ancoraggio, dazio pagato per gettare le àncore nei
porti. - Dazio consumo, imposta sulle derrate, o su
altri articoli venduti nel territorio del Comune. -
Dazio di combattimento, quello imposto da uno Stato
che elevi notevolmente le tarifle, per costringere
un altro Stato ad abbassare le sue. - Dazio di fa-
vore, meno gravoso per certe merci. - Dazio diffe-
renziale, quello in vigore là dove si ammette l'im-
portazione di certe merci da determinati paesi con
un dazio d' entrata maggiore o minore del solito
dazio d'importazione. - Dazio doganale, tassa che si
paga allo Stato per l'entrata o l'uscita di alcune
821
merci, per la dogana» E' detto, secondo la base
della tariffa doganale: ad valorem, se non si tiene
conto della specie, ma si sta al valore dichiarato ;
a peso, specifico, se stabilito secondo una misura
determinata. - Dazio proibitivo, quello elevatissimo
e imposto per rendere impossibile o molto difficile
l'introduzione di certe merci. - Dazio protettore,
quello, molto elevato, col quale si colpiscono i pro-
dotti dell'industria estera o l'esportazione delle ma-
terie prime, per proteggere l'industria nazionale. -
Gabella, dazio ai conimi di uno Stato: dogana.
Anche, l'ufficio dove si percepiscono i diritti delle
merci soggette a dazio. - Mangeria, dazio, gravezza
esorbitante. - Passaggio, dazio per il passaggio in
determinati luoghi. - Pedaggio, dazio, tributo, pa-
gato per passare un dato luogo, generalmente per
il tragitto di un fiume e per il passaggio di un
ponte (quasi dovunque abolito). - Sopradazio, so-
praddazio, altra tassa sul dazio.
Daziare (daziato), imporre un dazio, sottoporre
a dazio : addaziare, aggravezzare, gabellare. Anche,
presentare una merce perchè le sia applicata la
tassa daziaria (sgabellare, sdaziare). - Daziario, del
dazio, attenente al dazio (cinta, guardia, impiegato,
tassa, ecc.). - Daziere, impiegato esattore del da-
zio : agente daziario, del dazio; dazzino, gabelliere,
gabellino, gabellotto; guardia daziaria, guardia dei
gabellieri, stradiere. In Firenze, più comunemente,
gabellotto che gabellino. E capoposto, il daziere capo
d'un uffizio alle frontiere o alle porte. - Dazzaiuolo,
registro del dazio. - Stradiere, impiegato che ha
r incarico di frugare e visitare la roba da intro-
durre nella cinta daziaria. All'uopo, egli adopera il
fuso, o frucone {forino daziario, nel ger»o del me-
stiere), bacchetta metallica, in parte cava e munita
di speciale congegno, per cui le guardie daziarie,
forando sacchi o altro, possono constatare se vi si
trova il grano dichiarato o altro. 11 fuso, propriam.,
serve per frugare i carri di fieno, di paglia, di
rena, ecc.
Barriera (francesismo d'uso), punto nella cinta
daziaria di una città, nel quale stazionano i gabel-
lieri, vigilando sui passanti e sulle merci che si
introducono. - Cinta daziaria, la cerchia delle mura
d'una città, d'un borgo, con porte per le quali non
si introducono certe merci senza pagare dazio. An-
che, una rete metallica, una palizzata e simili, che
segnano il limite fra Ventro dazio e il fuori dazio.
- Cinta simbolica, quella tracciata per legge o per
decreto, governativo o comunale, senza che sia ma-
terialmente posta.
Bolletta d'entrata, quella rilasciata dagli impie-
gati per prova del pagamento dei diritti d'entrata
d'una merce. - Bolletta di transito, biglietto rila-
sciato dagli impiegati della amministrazione doga-
nale ai mercanti o commissionari per accompagnare
le mercanzie fino a destinazione. - Catenaccio, rialzo
dei dazi decretato improvvisamente dal governo
per impedire che i privati si provvedano anticipa-
tamente della merce su cui cadrà il dazio.- Fran-
chigia, esenzione del tributo daziario. • Portata,
la nota dei capi di bestiame e delle possessioni,
Ser impervi il dazio. - Tariffa, specchio o quadro
ei diritti dovuti alla frontiera, o dei prezzi per
qualsivoglia servizio.
Abbandono di dogana, rinuncia alla merce per
eccessivo dazio. - Appalto, contratto per la ri-
scossione di un dazio verso il pagamento di una
data somma, riscossione che gli appaltatori esegui-
ranno di poi a tutto loro rischio e pericolo. - Vi-
sita daziaria, l'esame che il gabelliere fa alle merci.
•Zonay estensione di territorio sottoposto a un trat-
tamento daziario eccezionale.
Contrabbando, introduzione furtiva di merci in
uno Stato o in Comune chiuso (anche la cosa con-
trabbandata). In milanese, sfroso, sfros, da frode.
- Contrabbandare, esercitare il contrabbando; e
contrabbandiere, frodatore, chi lo esercita. - F,rmo,
sequestro di coitrabbando. - Spallone (da spalla),
volgarmente, i portatori delle merci di contrab-
bando.
Dazióne. L'atto del dare.
Dazzaiuolo. Veggasi a dazio.
Dèa. Diva, divinità : femmin. di dio.
Deambulazione. Latinismo per andatura, an-
dare.
Débbio (addebriamento). Veggasi ad ayricol-
tura (lavori agricoli, pag. 46, prima colonna).
Debellare, debellamento (debellalo). Espu-
gnare, vincere in guerra : sconfiggere.
Débile, debilità. Veggasi a débole
Debilitamento. Detto a débole.
Debilitante. Il medicamento atto a dimi-
nuire le forze naturali o morbose delle partL Cosi
ogni diuretico, il purgante, il salassOf ecc.
Debilitare, debilitazióae (debilitato). Veg-
gasi a dèbolti.
Debitamente. Convenientemente, in modo
conveniente: giustamente, meritamente.
Débito (debitore). Quel che si deve ad altri
(contr. di credito) ; obbligazione di dare o di
restituire checcliessia, per lo più denaro; la
somma che si deve e risultante, di solito, da un
conto chiuso: chiodarello, chiodo, disavanzo, dis-
sesto ; imbratto, passività, pégola, zacchera. Scherz.,
cadavere, pasticcio. Dicesi anche per dovere, ob-
bligo. • Gmridicamente, il debito è personale, reale,
legale, simulato, assicurato, ecc.
Debito a babbo morto, debito fatto a condizions
di pagare dopo la morte del padre. Anche, il fo-
glio della relativa dichiarazione; debito aererò, re-
gistrato, vivo; arretrato, debito non pagato alia sua
scadenza; consolidato, debito pubblico dello Stato,
per il cui interesse la legge ha fissato un fondo
annuo determinato, ma non provvede per la sua
estinzione ; estinguibile, che si può estinguere, pa-
gare ; fluttuante od oscillante, il debito formato dai
capitali che il governo prende a prestito in via
provvisoria per sopperire a qualche momentanea
urgenza di denaro, che restituisce dopo una più o
meno breve mora di tempo ; insolvibile, che non
si può pagare; insoluto, non soàdìstMo; ipotecario,
vincolato da ipoteca; liquidato, non pagato; redi-
mibile, quando al fondo assegnato pel servizio del-
l'interesse relativo, è unito il fondo di redenzione,
ossia di estinzione ; stantio, vecchio ; vergognoso, ìi
debito di persona civile, che ha modo di non far
debiti verso il fornaio, il macellaio, ecc.
Babbi morti, i debiti che fa con l'usuraio il figlio
di famiglia, e da pagarsi alla morte del padre. - De-
bitarello, piccolo debito: debitòlo. - Debituccio, ^peg-
giorat. di debito. - Fondaccio, debito vecchio, arre-
trato. - Griccia, debito minuto. - Taccola, piccolo
debito, debitarello; anche, mancamento, cavillo e
simili.
Debito perpetuo, rendita dotata solo del fondo per
il pagamento dagli interessi. - Debito pubblico, la
somma di denaro di cui uno Stato, un governo è
debitore verso il pubblico. - Obbligazione^ atto
col quale alcuno si obbliga a pagare denaro ad a^^
822
tri o a far checchessia. - Passivo, complesso dei
debiti d'una persona, d'una azienda, ecc. : passi-
vità. - Voràgine di debiti (figur.), ammasso di de-
biti, tanti debiti da rendere molto difficile il ca-
varsene.
Avere, fare debiti. — Varie.
Avere debiti: aver a dare, da dare; avere, te-
nere il conto, un conto aperto ; dovere ; essere a
specchio (figur.) con qualcuno; non avere rasciutto
l'inchiostro; reggersi sui chiodi; vivere d'impre-
sti to; trovarsi in debito.
Avere molti debiti: affogare nei debiti, avere
più debiti che capelli o peli in capo; avere debiti
•sopra debiti; aver più debiti che la lepre; essere
nei debiti lino alla gola, fino agli occhi ; essere ca-
rico, essere straziato dai debiti; essere pieno di
piaghe (figur. e scherz) ; essere ribadito dai chiodi,
- Avere debito il fiato, la pelle. - Essere come le lu-
mache che lasciano per tutto lo strascico, avere debiti
dappertutto. - Reggersi sui chiodi, come il croci-
fisso, di chi é carico di debiti. - Stare in sul noce,
di coloro che, temendo di essere presi per debito,
stanno a bellosguardo, non ardiscono spasseggiare
l'ammattonato, cioè capitare in piazza.
Far debiti, far debito. — Comprare non pa-
gando subito, farsi prestar denaro, ricorrere al cre-
dito : contrarre, incontrar debiti; fare a credenza;
fare, mettere, piantar chiodi ; fare una buca, un
buco ; impegnarsi, indebitarsi, indebitirsi ; intaccare
a denari. - Accollarsi, addossarsi un debito, assu-
merlo per conto d'altri. - Essere della compagnia
del santo chiodo ; campare sui chiodi, di chi è abi-
tuato a far debiti. - Frecciare, chiedere denaro a
prestito, con intenzione di non restituirlo. - Impan-
tanarsi, impegolarsi, ingolfarsi, tuffarsi nei debiti,
farne molti. - Ingrossare il debito, aggiungere debito
a debito; aumentare la somma di un debito; cari-
carsi di debiti. E affittire dicesi dei debiti che di-
ventano più numerosi.
Fare un debito per pagarne un altro : aprire
una buca (o un buco) per turarne un'altra
cavare un chiodo e ficcare una cavicchia, e, an-
che, turar buca e far callaia (pagare un piccolo
debito per farne uà altro più grosso) ; fare la tela
di Penelope; scoprire un altare per ricoprirne un
altro. - Infognarsi, di chi paga un debito, facen-
done uno più grosso, sicché non si rialza mai.
Varie. — Arrostire qualche amico, fare un de-
bito con lui, ingannandolo. - Essere come le scarpe
di Patacchione, fatte di chiodi e senza punti, di chi
ha debiti e non ha denari. - Essere tenuto in so-
lido, con altri alla osservanza di un contratto o
del pagamento di un debito. - Rindebitarsi, riem-
pirsi di debiti. - Sapere, puzzar d' inchiostro, di
cosa presa a debito.
Pagare, non pagare i debiti.
Operazioni varie.
Pagare: accomodare, saldare le partite; acque-
tare il creditore; alleggerirsi, liberarsi d'un debito,
dei debiti ; dare soddisfazione ; estinguere, spegnere
uu debito; levarsi uu debito; pareggiare i conti;
rendere scemo un debito; rimborsare; soddisfare,
saldare il conto ; sdebitarsi coi creditori ; solvere ;
togliersi un debito ; tappar dei buchi ; uscir di de-
bito; turare, ri turare una buca, delle buche. -Am-
mortare, ammortizzare (ammortamento, ammortizza-
mento, ammortizzazione, veggasi più innanzi), dal
frane, dicesi nel senso di estinguere un debito, un
prestito, ecc. - Compensare (termine legale), estin-
guere un debito con un credito verso la stessa
persona. - Dimettere un debito (non comune), pa-
garlo 0 anche lasciarlo andare. - Estinguere un de-
bito, pagarlo, o anche torre di mezzo il diritto
della riscossione. - Pagare un debito a respiri, a
pochini per volta. - Pagare un debito nella valle di
Giosafat, mai. - Scontare, estinguere adagio adagio
un debito, pagare a poco a poco - Spulizzire dati
debiti un patrimonio, liberarlo dalle passività.
Non pagare: non adempiere, non soddisfare l'ob-
bligo di pagamento ; mancare all'obbligo. - Bollare,
far debito e non pagarlo. - Dar bastoni o spade,
bastonare invece di pagare. - Dondolare uno (figur.),
rimandargli da un giorno all'altro la soddisfazione
del debito. - Esser più i birri che i preti, a chi
lascia, morendo, più debiti che sostanze. - Essere
rincorso, farsi rincorrere dal fornaio, di chi non
paga i debiti più necessari. - Far puf (frane, faire
pouf), andar via senza pagare (locuzione volgare).
- Farsi tirar la giubba, farsi tirare per le falde,
per il ferraiuolo, di chi, non pagando i debiti, ha
sempre i creditori intorno. - Ribadire un debito,
rinnovarlo, invece che pagarlo, e anche aumen-
tarlo.
Operazioni varie. — Abbonare, defalcare una
parte del debito. - Accendere un debito, scriverlo a
libro. - Addebitare {addebitamenlo, addebitalo, ad-
débito), computare, mettere, porre, portare, scrivere
a carico, a debito : debitare. - Comprare, pren-
dere, vendere a debito, senza pagare subito. -
Condonare un debito, non farlo pagare. - Consoli-
dare, unificare debiti (detto specialmente di quelli
dello Stato). - Conteggiare, fare il conto, il pro-
spetto (conteggio) del debito e del credito. - Fare,
tirare una croce sopra un debito, cancellarlo. - Met-
tere, notare, porre, portare a conto, in conto di qual-
cuno, segnare a suo debito.
Oppignorare, sequestrare, mettere sequestro per
pegno e sicurtà del debito : pignorare. - Precettare,
mandare il precetto (citazione) a uno, perchè paghi
0 compaia in giudizio. - Prendere in caricamento,
addebitarsi. - Residuare d'un debito, ridurlo, sce-
marlo, pagandolo a poco per volta. - Riscuo-
tere (riscosso), ricevere il pagamento della somma
dovutaci. - Scompwtore, detrarre dal computo, nel
conto. - Voltare, di debiti, crediti, eredità, inte-
starli ad altri.
Voci varie in argomento.
Abbono, abbuòno, l' abbonare una parte del de-
bito ; menar buono un conto liquido. Dicesi an-
che per ribasso. - Accollo, trasporto che si fa
da una persona, accollante, a un' altra, accolla-
tario, di un debito o di un' obbligazione verso
terzi. - Acconto, parte del debito che si paga
e che va a diminuzione del debito stesso. - Am-
mortamento ( ammortizzamento , ammortizzazione ,
francesismi), 1' estinzione di un debito, o il rim-
borso di un prestito, mediante il pagamento d'ana
823
somma annuale, deitsi annualità ; estinzione, e si
riferisce specialmente al debito pubblico. Si può
tare in quattro modi: col pagamento immediato del
debito, al valore integrale o al corso; con parziali
e successivi rimborsi, usati specialmente per il de-
bito redimibile; col comperare alla Borsa gli effetti
pubblici e non rimetterli più in commercio; con la
■conversione (ossia riduzione d'interessi), che lascia
al possessore del titolo di rendita l'alternativa o di
riceverne in denaro il valore nominale o di pren-
dere invece il titolo di una nuova rendita a inte-
resse minore. - Annualità, somma fissa, quota, che
si paga ogni anno fino a estinzione di un debito.
- Anticrèsi, veggasi a crédito, pag. 764, seconda col.
- Arretrato, rimanenza di capitali, d' interessi, di
mercedi e di qualsiasi altro debito decorsi e non
pagati a tempo dovuto. ■ Assegno fisso, una somma
contante che il debitore paga per un certo nu-
mero di periodi al suo creditore, allo scopo di rim
borsargli un capitale insieme agli interessi composti
prodotti dal medesimo in tutto il tempo che dura
il pagamento.
Cadebonis, cessione di tutti i beni del debitore a
favore dei creditori. - Comporto, tolleranza del cre-
ditore verso il debitore : il dargli tempo a pagare.
- Costituto, promessa, munita d'azione, di pagare
un debito, con o senza modificazione dell'obbliga-
zione precedente. - Del-credere, il tanto per cento
che riceve chi garantisce per un debitore.
Espromissione, la sostituzione di un nuovo debitore
{espromissore) al primo. - Estinzione, pagamento
per il quale rimane annullato un debito; ovvero
l'atto pel quale, in un giorno precedentemente fis-
sato, si soddisfa in denaro un effetto. - Giorni di
grazia, quelli accordati a un debitore oltre la sca-
denza. - Imputazione dei debiti, la dichiarazione per
cui il debitore che ha più debiti, fa conoscere
quale di questi intende soddisfare. - Insolvenza, lo
stato di obi non è in grado di pagare: nonva-
lenza.
Mora (legalmente), il ritardo nell'adempimento
d'una obbligazione. - Novazione: si ha quando al
debito antico se ne sostituisce uno nuovo, e ciò
accade in tre modi : quando il debitore contrae
col creditore un nuovo debito, che si sostituisce
all'antico ; quando un nuovo debitore viene sosti-
tuito all'antico, liberato dal creditore; quando un
nuovo creditore è sostituito all'antico, verso cui il
debitore rimane liberato. - Obbligazione, sotto-
scrizione pubblica a un debito dello Stato, di un
Comune, d'una società per azioni e simili.
Pagamento, soddisfacimento del debito. - Partita
di debito, conto a debito. - Penale, ciò che si paga
in più del debito per indugio al pagamento. - Pi-
gnoramento, la descrizione giudiziaria degli oggetti
mobili del debitore, sui quali poi si procede alla
vendita per pagare i! creditore.
Prestito, il prestare, e la somma che si ebbe
sotto tal nome. - Quota d'ammortamento, la rata
che serve ad estinguere gradatamente il capitale
dovuto: in qualche luogo detta vera sorte.
Remissione del debito, il condonare tutto o parte
d'un debito. - Rendita, frutto di cartelle del debito
pubblico. - Resto, saldo di un debito o di un
credito. - Rimessa, la somma che si spedisce, or-
dinariamente, in cambiali o titoli, dal debitore al
-creditore. - Ribasso, diminuzione o deduzione che
si fa nel conto tra creditore e debitore quando si
paga 0 si addiviene al saldo. - Saldo, il pagamento
«Itimo che cancella il debito; pareggio fra debito
e ere dito. ■ Sconto, diminuzione di debito che fa
il creditore al debitore per anticipato pagamento o
per altra cagione; quel tanto che nel commercio si
rilascia sul prezzo di mercanzie comprate a cre-
dito, ad ogni rata pagala prima dei termini pattuiti.
- Solribililà, condizione di chi ha modo di soddi-
sfare i propri debiti.
Atti, carte, libri, ecc. — Istituti.
Biglietto, atto col quale si riconosce un debito e
l'obbligo di pagarlo. - Cartel/a, titolo di ren-
dila. - Cedola (cedolone), foglio scritto contenente
un obbligo; cartella del debito pubblico. - Chiro-
grafo, scrittura privata di debito non coperto da
garanzia reale. - Contronota : in fatto di debiti e
crediti, uno fa la nota di quello che avanza, e
l'altro dal canto suo fa la contronota. - Fondi pub-
blici, i titoli del debito pubblico, - Fondo d'estin-
zione, somma assegnata per estinguere un debito.
Gran libro del debito pubblico, registro su cui è
inscritto il titolo di ogni rendita dovuta dallo
Slato. - Luogo di morte, un tempo, quello che ora
si dice cartella del debito pubblico. - Obbligazioni
dello Stato, i titoli dei fondi pubblici (cartelle, cer-
tificati, buoni, ecc.) e, in generale, tutti i recapiti che
rappresentano un debito dello Slato. - Pegrwo, ciò
che si dà per arra o per sicurtà del debito in mano
al creditore ; anche, contratto pel quale si conse-
gna al creditore una cosa mobile per la sicurezza
del debito. - Quietanza, qiiiianza, dichiarazione, in
iscritto, rilasciata dal creditore al debitore, che
paga in tutto o in parte : ricevuta.
Consorzio nazionale, società di oblatori, creata
con lo scopo di concorrere all'estinzione o almeno
all'alleggerimento del debito pubblico. - Monte di
riscatto, istituto per l'estinzione del debito pub-
blico.
Debitore.
Locuzioni, massime e proverbi.
Debitore, chi é in debito con qualcuno. Femmin.,
debitrice. - Chiodaiolo, chi fa molti debiti. - Chiro-
grafario, debitore in virtù di chirografo. - Condebi-
tore, debitore insieme con altri. - Griccione, per-
sona indebitata.
Indebitato, chi ha debiti, specialmente chi ha
contratto impegni per somme superiori alle sue
forze finanziarie: arrembato, gravato di debiti; im-
pegolato, impelagato nei debiti; inchiodato; intri-
cato nello spinalo dei debiti ; pieno di debiti, di
griccie, di impegni; rinvoltato nei debiti; sopraf-
fatto, strangolato dai debiti.
Insolvibile, il debitore che non può pagare : in
condizioni di insolvenza - Moroso, il debitore
ritardatario. - Oberato (lat.), carico di debiti inso-
lubili. - Solvibile, chi è in grado o che gode opi-
nione di poter solvere, cioè pagare un debito con-
tratto.
Costituzione in mora, condizione in cui si può
trovare un debitore che abbia mancato al soddi-
sfacimento di un'obbligazione.
i,'sw( più debole la frasca del pisello, quando il
824
DEBITO — DEBOLE
mallevadore è da meno del debitore. - Paga i de-
biti I, niOtlo di spregio a qualche noto bindolo.
Pbov£Bbi. — Chi ha debiti ha crediti, quando i
debiti non sono troppi. - Chi paga debito, ha capi-
tale. • Dorme ehi ha dolore, non dorme chi è debi-
tore. - Il debito rode sempre.
Débito. Dovuto: participio di dovere.
Debitore (debiti ice). Chi ha debito.
Débole (sostantivam.). Debolezza, difetto.
Débole (aggett.). Di poca forza, non forte,
senza energia, non sulficiente a reggere, a resi-
stere. - Di poco vigore d'amwio o di mente;
anche, di poco sapere, di poca dottrina in ai-
cuna materia. - Riferito a luce, tenue, smorto. -
A memoria, labile, non tenace. - Detto di vino,
leggiero. - Di suono, di voce, fievole, fioco. - Di
polso, con pulsazioni piccole. - Di salute, gracile.
- Dello stile di uno scrittore, fiacco, freddo, lan-
guido, slavato, ecc. : veggasi a stile. - Con varie
gradazioni di significato, riferito a persona o a
cosa : cascante, debile, dilombato; di lolla, di loppa,
di molle complessione; disfatto; egro, esile; fatto di
calza disfatta; femmina, femmineo, femminiero,
femminino; fiacco, fievole, fioco; flaccido, y7o«cio,
fragile, frale, friabile, frollo; gracile; impo-
tente, gramo; infermiccio, infermo, invalido, isfor-
zato, istemperato; ]sn8.ìiente, languido; malbaililo
(v. a.), male in gambe, malforte, malvivo, molle,
moscio ; poco, povero di forze ; sburrato, scemo di
forze, sciolto, sfatto, sfiaccato, sfiaccolato, sfiancato,
sfibrato, snervato, spossato ; tenue. - Debolino, di-
min, di debole. - Debolissimo, sup. di debole. -
Debolone, accr. di debole; di persona fatticcia, ma
debole. - Deboleito, di persona piuttosto debole. -
Deboluccio, dimin. pegg. di debole; debole e malato.
Abbattuto , affievolito, indebolito, menomato di
forza, per lo più moralmente ; prostrato d'animo. -
Affranto, spossato, rifinito di forze. - Avvilito di
forze, estremamente debole. - Balogio, fiacco, sner-
vato per indisposizione.
Cascante, cascatoio, debole, infermiccio; oggi, più
comunem., chi è facile a innamorarsi. - Cenciitto,
d'uon^o 0 di giovane esile, debole di corpo e d'ani-
mo e negligente nel vestire. - Civilino, giovine gra-
cile, delicato.
Debosciato (francesismo), debole, spossato : si dice
specialmente di giovani dediti ai piaceri sessuali e
sensuali in genere. - D.noccolato, d'uomo debole,
tentennone e svogliato. - Esievvato, estremamente
debole, esausto di forze. -Fragile, che facilmente
si può rompere; che può durare poco.- hna-
lido, che non ha forza, né salute.
Lasso, rilasso, stracco dal lungo camminare, dal
hingo correre. - Liiìfatico, si dice (fìgur.) di chi èsenza
energia, fiacco. - Loffio, mencio, cascante, da poco.
-Logoro, affievolito, smunto. - Miseri imo, non re-
sistente, debolissimo. - Bifnito, stanco molto (veg-
gasi a stanchezza), esaurito di forze. - Rimmin-
fhìovito, uomo che ha perduto ogni efiergia morale
e fisica.
Sfiaccolalo, uomo che non sa tenersi dritto sulla
persona e cammina come se fosse stanco o rifinito
di forze. - Sfilalo, sottintendendo nelle reni, acca-
sciato, stanco rifinito dalla fatica. - Sfrollalo, frollo,
cascante, esausto. - Sgloriato, cascante, sfiaccolato.
• Slombato, dilombato, più di snervato. - Sner-
vato, senza forza di nervi. - Stanco, stiacco. che ha
diminuito o affievolito le forze per troppo canimino
0 per troppa fatica, e anche per agitazione o azione
interna e non tanto forte. • Stremato di forze, estre-
mamente debole.
Agonia (figur.), sopr innome dato a persona ma-
cilenta, rifinita, che si regge a malapena.
Brenna, persona debole. - Gamia bugia, canna
vana, cencio, cencio molle, pulcino bagnalo, persona
debole. - Cialdino, d'uomo delicato e debole. - Cial-
done, di cosa che dovrebbe resistere e si spezza. -
Cucchiaio, di persona stanca e rifinita dal lungo
cammino o da altra fatica. - Floscione, di persona
molto fiacca e cascante. - Gente di cartapesta, di
cartone, di cencio, debole di carattere. - Persona o
cosa fatta con lo sputo, debole, che al minimo
tocco si guasta. - Scachicchio, persona piccola, de-
bole, stenta. Vagolino, uomo debole e infido.
Essere debole: avere le gambe di stoppa, avere
le ossa tenere; bietoleggiare; essere di lolla, essere
di stoppa, essere in male gambe; essere poco in
gamba, in gambe; essere tenero di ossa; essere
senza midolla; mancare le gambe sotto; non es-
sere in gambe; parere la morìa; reggersi sulle
stampelle, sulle gruccie, sui trespoli; sentirsi ca-
dere a pezzi, sentirsi cascar le braccia. - Andar
giù come un soffio : di persona o di cosa debole. -
Ciondolare da tutte le parti, di chi si regge male
in gambe per stanchezza, debolezza o ubbriachezza.
- Essere impastato di carne disfatta, di persona flo-
scia, sbucciona. - Essere di cera, molto delicato. -
Essere di lolla, debole fisicamente e moralmente. -
Essere di pasta frolla, debole, snervato, incapace di
resistenza alla minima fatica. - Inciampare in una
paglia, si dice di persona debolissima. - Non aver
fiato a star ritto, non reggere più ritto, essere de-
bolissimo. - Pare una ricotta, di persona debole,
che caschi facilmente, fisicamente e moralmente. -
Sbonzolare, di cose mence e cascanti. - Sdilinquire,
venir meno, languire. - Sentir cascare lo stomaco,
sentirsi cadere a pezzi, sentirsi rifinire. - Star ritto
coi fili, di persona delDole,. rifinita.
Debolezza. — Debolmente»
Debolezza, qualità, condizione di chi o di ciò che
é debole; scarsità o mancanza di forza; stato di ri-
lassamento d' ogni funzione organica, che può es-
sere abituale 0 transitorio ed è sempre favorevole
allo stabilirsi di malattie infettive : accasciamento,
adinamia, ammollimento, astenia; debolezza, debi-
lità, efl'eminatezza; esinanizione; estenuazione; fiac-
chezza, fievolezza, fragilezza, fragilità, fralezza; illan-
guidimento; impotenza, inanizione, infermità, in-
gagliardia, insufficienza, invalidità; languidezza; lan-
guore, lassezza, tassazione, mollezza: ramniol li mento;
remissione delle forze, di forza ; rilassatezza, sner-
vatezza, spossatezza.
Acciacco, abbattimento, prostrazione. - Affatica-
mento, debolezza, stanchezza, che proviene da
lunga fatica. - Cascaggine: è più di debolezza,
che ne può essere la causa (può anche provenire
da sonno) ; quella fiacchezza che viene dallo sci-
rocco 0 da malessere. - Fiacca, debolezza svogliata
nel far le cose: fiacchezza, lassezza; la debolezza
può essere più o meno nascosta, la fiacchezza è^
visibile : e però s'adopera a significare un grado di
debolezza maggiore. - Fiaccona, lassezza grande, ri-
trosia al moto, al lavoro. - Fragilità, non resistenza.
Indebolivi evto, l'indebolire e l'indebolirsi; continuo
e progressivo mancamento di forze: abbattimento^
DEBOLEZZA — DECADENZA
825
affralimento ; mancamento di forza: debilitamentof
debilitazione ; diminuzione di forze ; esaurimento di
forze; estenuazione; infiacchimento, infievoiimento,
infralimento ; languimento ; prostramento, prostra-
zione; rammollimento; rifinimento, rilassamento,
rilassazione ; sfinimento.
Lanjuore, debolezza prodotta da mancanza di
nutrimento, da malattia, ecc. ; languidezza, langui-
mento, inanizione, inedia; rifinitezza; sfinimento,
sfinitezza. - La languidezza può essere momentanea;
il languore è nelle forze, e si manifesta con segni, e
par male più stabile e più forte. ■ Prolasso (termine
di medicina), rilassamento. - Rifinimento, stanchezza
grande, l'essere rifinito o stremato di forze. - Hi-
finitezza, languore procedente, più che altro, dal di-
giuno. - Risoluzione dì forze, abbattimento o inde-
bolimento nell'uso delle facoltà intellettuali. - Slrae-
caglia, stracchezza, stanchezza.
Debolmente, con debolezza, in maniera debole :
alla stracca; debilemente, debilmente ; fiaccamente,
fievolmente, flaccidamente, flosciamente; inferma-
mente, invalidamente; languidamente; mollemente;
sdilinquitamente ; sdilinquitissimamente (debolissi-
mamente).
Indebolire, indebolirsi, ecc.
Indebolito. — Varie. — Locuzioni.
Indebolire, rendere* debole, indurre debolezza;
abbattere, abbiosciare, accasciare (deprimere Vani-
mo), acciaccare, affievolire, affloscire, affralire, al-
lassare, ammencire, ammollire, ammortire, ammo-
sciare, amnioscire, annientare; buttar giù; dare alle
gambe, debilitare, disfrancare, disnervare, disvigo-
rire; esanimare, estenuare; fiaccare, fiaccare i ner-
vi ; illanguidire, indebolire, indebilitare, indeboli-
tare (v. a.), infiacchire, infievolire, infralire, in-
gracilire, inlanguidire, invalidare, invicidire, invi-
lire; lassare, macerare, mortificare; privare di
forza ; prostrare ; prosternare, rammollire, rattar-
pare, rifinire, rilassare, rompere i nervi ; sdilin-
quire, sfibrare, sgagliardire ; slombare, snerbare,
snervare, spolpare, spoppare, spossare, spremere,
stancare, stenuare, stremare di forze, stremenzire,
svigorire ; tarpar le ali, toccar nelle ginocchia ;
toglier vigore, tórre la forza.
Ammollire, effeminare, snervare, produrre un in-
debolimento che può non essere passeggero. - Evi-
rare (figur.), render floscio.
Debilitante, estenuante, estenuativo, che indebo-
lisce.
Indebolirsi, divenir debole, scemarsi le forze, il
vigore; abbandonarsi, abbattersi, accasciarsi, avvi-
lirsi (provare un senso di abbattimento morale) ;
addebilire, andar giù, attarparsi ; buttarsi giù, dar
giù, diventar femmìnacciòlo; fiaccarsi, illanguidire,
illanguidirsi, indebitare (v. a.), indelicatirsi, infiac-
chire, infralire, intisichire (v. a.) ; languire ; man-
car forza, mancar possa ; perdere le forze ; proster-
narsi, prostrarsi ; smarrirsi, smidoUarsi, snerbarsi,
snervarsi, svalorire, svigorire ; venir meno. - Andar
giù come le pere cotte, di persone deboli che non
si reggono ritte. - Appassare, appassire (figur),
illanguidire, perdere del proprio vigore.- Illanguidire,
languire, soffrire una diminuzione di vigore : affie-
volirsi, svenire. Languire denota lo stato, illangui-
dire il passaggio da uno stato di forza a uno di
debolezza. - Trafelare, languire, rilassarsi e quasi
venir meno per soverchia fatica o caldo.
Indebolito, divenuto debole, chi o che ha per-
duto la forza; abbattuto, accasciato, avvilito (inde-
bolito moralmente) ; abbacchiato, andato, attrito di
forze; esausto, estenuato; infiacchito, infralito; la-
befatto, logoro; macero, malandato; rammollito; ri-
caduto; rifinito, rilassato, rimorto; sbattuto, scosso,
sdiridito, sfiaccolato, stenuato, straccato.
Varie. — Locus minoris resistentiae (lat., il luogo
di minore resistenza), locuzione del linguaggio me-
dico [Ter indicare la parte del corpo nella quale più
facilmente si palesano le infermità. - Regressione,
in sociologia, voce usata come equivalente di re-
gresso, decadimento, indebolimento. - Selezione, eli-
minazione che la natura fa da sé degli elementi
deboli che non possono lottare.
Offrire il fianco, porgere in una questione il lato
più debole o vulnerabile. - Tastare il debole d'al-
cuno, tentarlo in ciò ch'egli ha di più sensibile, o
nella sua suscettività. - Toccare uno nella parie de-
bole, 0 nel suo debole, o nel debole, toccarlo dove è
suscettibile, dove è meno facile a resistere.
Locuzioni e proverbi. — Chi ha capo di cera
non vada al sole: la debolezza non si cimenti. - Chi
pecora si fa, il lupo la mangia, chi si fa debole, suo
danno. - Essere un cacio fra due grattuge, un de-
bole o un minchione fra due forti o fra due ma-
lanni. - Gli stracci vanno sempre all'aria: sono sem-
pre i più deboli che ne buscano.
Debolezza. Qualità, stato di chi o di ciò che
è debole.
Debolmente. In maniera debole.
Debuttare, debatto (debullato). Veggasi ad
esordire.
Decacórdo. Veggasi a musicali isfricmenti.
Decade. Periodo di tempo che si conta di
dieci in dieci (giorni o anni).
Decadente. Chi è in decadenza. - Veggasi a
poeta.
Decadènza (decadimento). Diminuzione di po-
tenza, di prosperità, ecc., in tutto o in parte, e
detto specialmente di arte, di civiltà, di cre-
dito, nonché dei commercio, dell' industria,
ecc.: abbassamento, bassamento; caduta, cascata.
Decadente, che decade: abbiosciato, cadente, in
decadimento, nel calare, suU' andarsene. - Neolo-
gismo dal frane, décadent: veggasi a poeta. -
Decadimento, declinamento, degenerazione, deperi-
mento, deterioramento, digradamento, discadimento,
discesa ; inclinazione, mancamento, menomanza; ro-
vina, sbassamento, scadimento; sfiorimento, trali-
gnamento, umiliazione. - Nel gergo elegante e gior-
nalistico, raffinato.
Decadere, cadere dal pristino stato: andare ai
cani, al fendo, all'ingiù ; andare a ròtoli, a ruotoli,
andare a terra, in giù, in rovina ; cadere, cadere
in bassezza ; calare, camminare granchiescamente ;
dare, darla addietro, indietro, dare in giù ; decli-
nare, degenerare, deperire, digradare, discendere ;
fare come fanno i funai (che, lavorando, vanno in-
dietro), come i gamberi, i granchi ; fare il ruzzo-
lone (perdere il potere, l' influenza, il prestigio) ;
rotolare , ruotolare ; rovinare ; scadere , sfiorire ,
spazzare la polvere ; toccar terra ; tralignare ; ve-
nire al basso, venire al poco ; venire in decadenza ;
venir manco, venir meno. - Decaduto, abbassato,
andato in decadenza, andato nella polvere.
Decadènza. La perdita volontaria o prevista
826
DECAEDRO — DECIDERE
dalla legge, dell'esercizio di un diritto o di un'a-
zione legale.
Decaèdro. Veggasi a cubo.
Decafldo. Il fiore che ha la corolla, il calice
diviso in dieci intagli.
Decàgono. Veggasi a geometria.
Decagramma. Antica rnotieta. • Pesò di
dieci grammi (veggasi a grammo).
Decalconiania. Operazione consistente nel-
l'ornare carta o altro con i segni stampati a co-
lori speciali, che, umettati, si applicano con la sola
pressione, restando bianca la carta sulla quale e-
rano fatti.
Decàlitro. Veggasi a litro.
Decàlogo. Il contenuto dei dieci comandamenti
delle legge data da Dio a Mosè: ordinamenti di
Dio; tavole della legge; tavole di Mosè.
Decàmetro. Veggasi a metro.
Decampare (decampato). Neologismo dal fran-
cese : veggasi ad 02>inione.
Decana. La monaca superiora di qualche
convento.
Decanato. Grado e titolo di decana o di de-
cano.
Decandrla. Decima classe nel sistema sessuale
di Linneo; veggasi a botanica, pag. 311, seconda
colonna.
Decano. Il primo dignitario di una chiesa
cattedrale o collegiata. Per estensione, il più an-
ziano per servizio in un dato corpo.
Decantare {decantato). Lodare, dar lode ec-
cessivamente o con affettazione. - Fare la decan-
tazione.
Decantazióne. Operazione farmaceutica con-
sistente nel separare i liquidi dai depositi che in
essi si contengono: ha lo stesso scopo della filtra-
zione, ma ne differisce per la maniera del processo.
Si eseguisce o inclinando dolcemente il recipiente,
o facendo colare il liquido mediante un piccolo
sifone di vetro.
Decapitare [decapitato decapitazione). Mozzare
altrui il capo, la testa, e dicesi per lo più del-
l'applicazione, in tal guisa, della pena capitale: am-
mannaiare ; buttar ai piedi la forma del cappello ;
buttar giù, buttar via il capo; cimare; decollare,
dicollare, dicapitare, discapezzare ; far la festa, far
la testa; far mandar giù la cipolla, far porre ai
piedi la cipolla ; ghigliottinare, giustiziare, rader
la testa, recidere la via della minestra; scapare
(proprio delle acciughe), segar la gola, la gorgiera,
smoccolare il capo, suppliziare (veggasi a sup-
plizio), tagliare la cipolla. - Decapitato, ghigliotti-
nato, scemo della testa. - Decapitazióne, il decapi-
tare, troncamento di teste: decapitamento, dicapi-
tamento; decollazione, dicollazione; diminuzione del
capo, di capo : taglio della testa.
Decapitazióne. Il decapitare.
Decàpodi. Ordine di crostacei (veggasi a cro-
staceo), diviso in tre famiglie : brachiuri, macruri,
anacruri.
Decàpoli. Anticamente, lega di dieci città.
Decarbonato. Dicesi di sostanza che abbia
perduto l'acido carbonico col quale era combinato.
Decarburazióne. Eliminazione del carbonio.
Decarchia. Veggasi a governo.
Decasillabo. Detto a sillaba.
Decastéro {decistero). Veggasi a misura (di
capacità).
Decastilo. Veggasi a edificio, a tempio.
Decénibolo. Sorta di rostro.
Decembre (decembrino). Lo che stesso di-
cembre.
Decemprimo. Detto a senatore.
Decemvirale, decemvirato. Veggasi a ma-
gistrato (romano).
Decèmviro. Detto a magistrato (romano).
Decennale. Veggasi ad anno e a festa.
Decenne. In età di dieci anni.
Decènnio. Detto ad anno.
Decente (decentemente). Secondo decenza, se-
condo decoro.
Decentrare, discentramento (decentrato).
Lo stesso, che discentrare.
Decènza. Modo di regolare il proprio costtir
me, la propria condotta, il proprio contegno, -
Il vestire secondo la maniera della vita civile.
Decesso. La morte.
Dechinare (dechinato, dechino). Declinare, ab-
bassare, volgere, piegare in basso.
Decidere, decidersi (decisivo, decisione, de-
ciso). Dare un giudizio o una disposizione defini-
tiva; risolvere una questione; prendere una de-
liberazione: arbitrare; concludere, definire, delibe-
rare, determinare; dare il crollo, il tracollo; dare
il tratto alla bilancia; dar sentenza finale; far
decisione; giudicare, risolvere ; sciogliere, scio-
gliere il nodo, sciòrre, sentenziare sfinire (disus.),
solvere, spacciare, spedire, terminare, ultimare.
Contr., prolungare, tardare. ■ Il decidere di più
persone, specialmente di un consesso, dicesi deli-
berare. - Bare un taglio netto, troncare, abbre-
viare, decidere nettamente una quistione. • Deter-
minare, decidere, dare la spinta, indurre. - Fare,
metter peso ritto, aver deciso irrevocabilmente. -
Predeterminare (predeterminato, predeterminazione),
determinare, decidere in anticipazione. - Stabilire,
deliberare, ordinare, decretare stabilmente. - Tagliar
corto, troncare, affrettarsi, finire, decidere. - Tagliare
la testa al toro (figur.), decidere nettamente una
quistione. - Tergiversare, eludere una decisione. - •
Venire alle corte, andare per le corte, venire a una
conclusione, a una decisione.
Venire ad una decisione (voce non bene accetta
dai puristi), prendere una risoluzione definitiva:
appigliarsi a una decisione ; dare l'ultima mossa ;
dar fuoco alla girandola, farla finita, gettare il dado,
indur 1' animo, passare il Rubicone, prendere una
risoluzione, risolversi, saltare il fosso, trovare il
verso, venirne ad una. Contr., esitare. - Dare il
tratto alla bilancia (figur.) dicesi anche per dare
occasione di decidersi. - Fermarsi al primo uscio
0 alla prima osteria, appigliarsi al primo partito,
alla prima decisione. - Non fare né uno, né due,
non decidersi per una cosa, né per un'altra; non
far nulla. - Prorompere, prendere improvvisamente
alcuna risoluzione.
Alle cortei • La si decida! - 0 asso o sei! - 0
Cesare o niente! - 0 dente o ganascia! - 0 dentro
0 fuori ! • 0 mula o pelle! - 0 scendere o predicare!,
modi per eccitare a decidersi.
Decisamente, in modo deciso, con decisione: de-
cisivamente, definitivamente, recisamente. - Deci-
sione, il decidere; la dichiarazione di quanto si ò
deciso : conclusione, deliberazione (veggasi a de-
liberare), pronunziato, risoluzione, risolvimento,
soluzione, solvimento. - Determinatezza, astratto di
determinato, deliberato, deciso. Contr., irresolutezza,
l'essere irresoluto, esitante, indeciso. - Partito, giu-
dizio, decisione. - Sublime momento, punto decisivo.
Decisivo, ragione, motivo che conclude, che
DECI PERE
DECOMPORRE
827
porta decisione, conclusione: conclusivo, decretorio.
definitivo, finale, perentorio, risolutivo. - Deciso,
definito, finito, risolto, risoluto, smaltito. Secondo
il Tommaseo, il Fanfani, il Rigutini, non si può
usare decìso invece di fermo, risoluto, pronto.
Contr., indeciso, indeterminato, indelìnito, inespe-
dito, ingiudicato, irresoluto, pendente ; balenante,
in forse, in dubbio, - Decisorio, veggasi a giura-
mento.
Locuzioni. — Jacta alea est (il dado è gettato),
Hdotto attribuito a Giulio Cesare, il quale lo avrebbe
pronunciato alloniuando, contrariamente agli or-
dini del Senato, passò con 1' esercito il Rubicone,
allora confine d'Italia: allude all'incerto giuoco dei
dadi. - Le palle non son ferme : la cosa non è an-
cora decisa.- Non è tempo di malinconie : quando,
più die afflizioni e lamenti, occorre pronta deci-
sione. • 0 mangia questa minestra, o salta questa
finestra, quando tra due partiti bisogna sceglierne
uno. ' 0 va, o si spezza!, di decisióne sia pure
aleatoria. - Passare il Rubicone, acquistare coscienza,
assumere attitudine risoluta e cliiara, entrando in
altro campo di idee, seguendo altro più vero e mi-
glior partito.
Froverlio: Preso il partile, cessato V affanno.
Decidua. Vt^it'asi ad utero.
Decifrare (decifrabile, decifrato, decifrazione).
Dichiarare, interpi etare, spiegare quel che sia
scritto in cifra; per estens tigur., dichiarare, in-
terpretare qualsivoglia cosa non facilmente intelli-
gibile : deciferare, mettere in chiaro, mettere in
piano. - Decifrabile, da potersi più o meno deci-
frare. - Decifratore, chi decifra. - Decifrazione, il
decifrare.
Deci grammo. Vegpasi a grcniìuo.
Decilitro. Detto a ìilro.
Dècima. Sorta di imjwsta dovuta, per lo più,
alla Chiesa. - Deciìna feudale, we\ medio evo, quella
posseduta da laici a titolo di feudo. - Decima mi-
litare, quando era infeudata a militari resisi bene-
meriti per servigi resi alla Chiesa. - Decima sala-
dina, la decima che, nel 1183, dovevano pagare co-
loro che non si facevano crociati. - Decima scalata,
imposta progressiva stabilita a Firenze, nel 1495.
Dècima. In musica, intervallo che comprende
dieci suoni, ossia la terza dell'ottava. - Antica wjo-
neta spagnuola.
Decimale. Veggasi a calcolo, a numero, a
frazione, a metro.
Decimiare (decimato, decimazione). Modo di
pena militare. - Scemare, diminuire.
Dècimo. Aggettivo numerale ordinativo di
dieci. - Antica misura romana. - Moneta d'ar-
gento venezueliana e colombiana. • Il nervo pneu-
mogastrico. - Decimo addizionale, l'aumentare del
dieci per cento di unHmposta. - Decimo di guerra,
vesgasi a guerra.
Decina. Veggasi a dieci.
Decireme. Antica nave a dieci remi.
Decisamente. Veggasi a decidere.
Decisióne. Il decidale.
Decisióni. Leggi di Giustiniano, in cui si de-
cidono antiche controversie fra giureconsulti.
Decisivamente. Detto a decidere.
Decisivo, deciso. Veggasi a decidere.
Decistero. Detto a stero.
Declamare^ declamazióne (declamatorio).
Modo di recitare.
Declaratòrio. Atto o diretto a dichiarare.
- Alto declaratorio, quello col quale la competente
autorità mira a chiarire il dubbio sorto dall'inter-
pretazione di una legge, di un decreto o di qual-
che atto precedente.
Declinàbile. Veggasi a declinazióne.
Declinamento. Jl declinare.
Declinante. Che declina. - Piano declinante,
qualunque piano, verticale o no, la cui sezione con
l'orizzonte coincide col piano verticale; anche, qua-
lunque piano che non guarda direttamente alcuno
dei quattro punti cardinali. - Quadrati declinanti,
quelli la cui sezione con 1' orizzonte fa un angolo
col piano verticale.
Declinare (declinamento, declinato). Letteralm.,
vol^iere in basso; avere pendenza o inclinazione;
essere in pendìo; abbassarsi gradatamente; pie-
gare a basso, scendendo o calando. - Detto di
astro, volgere all'orizzonte, all'oceano. - Figur.,
diminuire di potenza, di fortuna: decadere, sca-
dere; anche, discostarsi dalla direzione naturale; e,
un tempo, si disse per scansare, evitare, - Come
termine legale, non \oler riconoscere la giurisdi
zione, l'autorità di un giudice, di un tribunale
ecc., il che dicesi, propriam., declinataria di foro.
Declive, che declina ; sostanlivam., declività.
Declinamento, declinazióne, il declinare, scadi-
mento, scemamento. - Declinazione magnetica, l'an-
golo che l'asse di un ago magnetico mobile fa col
meridiano astronomico di un luogo. - Declinazione
della malattia, veggasi a malattia. - Rifrazione,
declinazione di un corpo qualunque in moto quando
passa obliquamente da un mezzo ad un altro di
diversa densità.
Declinare (declinato). In senso grammaticale,
fare la declinazione.
Decllnatòrio. Istrumento degli agrimensori:
cilindro di legno posto su un piede e tagliato me-
diante due fessure ad angolo retto, che servono di
tracuardo.
Declinazióne. Nella grammatica, serie dei casi
(nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo,
ablativo). - Declinabile, che si può declinare.
Decllnòmetro. Sorta di bussola usata in
geologia.
Declive. Che declina, è in erta, erto; sostan-
livam., declività.
Declivio. Terreno in pendio.
Declività. Veggasi ad erta.
Decollare, decollazióne (decollato). Il de-
capitare. ,
Decolorare (decolorante, decoloramento, decolo-
rato, decolorazione). Togliere il .colore, privar di
colore, scolorire.
Decombènte. Veggasi a fusto.
Decombustióne. Separazione deW ossigeno
dalle sostanze sottoposte alla combustione: disossi-
genazione.
Decomporre (decomporsi, deccmposizione, de-
composto).'Scomporre, sciogliere un corpo, ridu-
cendolo ne' suoi principi e nelle sue parti compo-
nenti, per farne ['analisi. - Decomporsi, dissolversi,
sciogliersi, scomporsi ; anche, putrefarsi, cadere in
putrefazione. ■ Decomposizione, l'atto e refTetto
del decomporre e del decomporsi: scomposizione,
putrefazione. - Decomposto, sciolto, sfatto, putre-
fatto.
Decomposizione delle equazioni, veggasi ad eqy.€i-
zione. • Decomposizione delle forze e del moto, veg-
gasi a forza e a moto. ■ Elettrolisi, il fenomeno
della decomposizione dei corpi composti, operato
dalla corrente elettrica.
828
DECOMPOSIZIONE — DECRETO
Decomposizióne. Il decomporre e il de-
comporsi, atto ed effetto.
Decorare {decorato, decorazione). Abbellire, far
bello; adornare, ornare. - Anche, daie una de-
corazione; insignire di una onorificenza ; far ca-
valiere; conferire un or dine cavalleresco ; Ad.v
Tiojue, titolo 0 insegna onorevole ad una università
di persone o a persona singolarmente. - Imbandie-
rare, pavesare o ornare con bandiere. - Parare,
vestire di paramenti, addobbare.
Decorativo, che orna, atto ad ornare ; di persona
che, pur valendo poco, ha molta prestanza, dignità
e parvenza, così che dà decoro all'ufficio o alla
parte che deve sostenere.
Decoratore, chi decora per mestiere. - Scenògrafo,
pittore decoratore di teatro.
Decorazióne, adornamento, ornamento; la cosa
stessa che adorna ; ornato di alcun luogo. - Deco-
razione permanente, quella di cui fanno parte i pie-
distalli, le balaustrate, gli intagli agli stipiti delle
porte e delle finestre, le figure istoriate nei fregi e,
nelle piazze e nei pubblici passeggi, le fontane, le
colonne, gli obelischi, 'ecc. - Decorazione tempora-
nea, quella che comprende gli addobbi, i trofei
(veggasi a trofeo), i padiglioni (veggasi a padi-
glione), ecc., fatti in circostanze straordinarie: na-
scite e sponsali illustri, funerali, incoronazioni, ecc.
• Policromia, arte di decorare gli edifici e gli og-
getti, in genere, applicando i colori, oppure valen-
dosi di materiali di diverso colore. - Scena, de-
corazione di teatro. - Scenografia, arte della deco-
razione di teatro, sul palcoscenico.
Borchia, scudetto metallico, rilevato nel mezzo,
che serve di decorazione : brocca, brocchetta, bul-
letta ; cocomerino, cocomeruzzo ; rosetta. - BuUet-
tatura, ornamento di borchie. - Fregio, guarnì-
mento per adornare e distinguere checchessia. -
Festone, fronde d'alloro, mortella e simili, con fiori
messi in catena (o con pezzi di stoffa smerlati) e
appesi per festa. - Filatteri, fettucce o nastri, ge-
neralmente svolazzanti, che si pongono in mano
alle figure di angeli, o altre, sulle quali è il
nome o un detto allegorico al personaggio che lo
tiene in mano. - Frontone, armamento fatto per lo
più a triangolo per decorazione delle facciate, delle
porte e simili. - Grottesca, in arte, si dice, propria-
mente, delle decorazioni parietali (sec. XV e XYI) a
imitazione di quelle dell epoca romana. - Paratura,
il parare e 1' operazione eseguita ; e paratore chi
fa n mestiere di parare in occasione di feste e
mili.
Decorato. Chi ha una decorazione.
Decoratore. Chi, per mestiere, attende al de-
corare.
Decorazióne. Atto ed effetto del decorare;
la cosa stessa. - L'insegna di un ordine caval-
leresco, di una onorificenza e simili: cióndolo,
ciondolo cavalleresco, croce; distinzione d'onore:
nastrino, nastro, nastracelo (scherz.). Nella milizia,
titolo 0 insegna onorevole, dato talvolta collettiva-
mente alle compagnie, ai battaglioni, ai reggi-
menti. - Decorare, conferire la decorazione ; in-
signire di decorazione ; far cavaliere. - Decorato,
luogo, università o persona che ha la decorazione.
- Reliquiario, chi ha il petto coperto di croci, di
medaglie, ecc.
Cèncio (spreg.), il nastro della decorazione. - Grascia
nome spreg. delle decorazioni. - FasreWa, lastrettine
al nastro di una decorazione o medaglia, dove è
scritta la battaglia, il fatto d'arme o l'azione per
cui la decorazione fu data. - Motuproprio, veggasi
a decreto. - Patacca (spreg.), decorazione. - Fa-
scia, insegna di ordine equestre. - Tergale, specie
di spalliera decorativa.
Avere il nastro all'occhiello, avere la croce. - A-
vere la croce nel sedere, essere come i corbelli di
Prato: di chi ambisce la croce di cavaliere. - Pa-
rere un cahario (scherz.), di chi ha il petto pieno
di croci, di decorazioni.
Decòro (decoroso). Sentimento di convenienza
personale per cui si è misurati nel contegno: ri-
spetto di sé stessi ; convenienza di onore propor-
zionata a ciascuno nell'esser suo: condegnità, con-
degnitade, condegnitate (v. a.); decenza. - Qualità
di opera architettonica, per cui in questa nulla si
trovi che offenda la convenienza relativamente al
luogo, al tempo, alle persone. - Decorosamente, con
decoro, in modo decoroso : condegnamente, conve-
nevolmente, convenientemente, decentemente, digni-
tosamente. - Decoroso, che ha decoro, serve di de-
coro, fatto con decoro : avvenevole ; condecente,
condegno, conveniente; decente, degno, digni-
toso; onesto. Contr., indecoroso sconvetiiente. •
Impeccabile, letteralmente, che non può peccare:
aggettivo riferito con speciale significato al conte-
gno, al vestito, al decoro, ecc.
Decorrere {decorrenza, decorso). Cominciare ad
aver corso (del tempo, d'una data), ad avere ef-
fetto (di contratto, di diritto, di interesse, ecc.) :
correre. - Decorrente, che decorre (e veggasi a fo-
glia). - Decorrenza, il decorrere (termine commer-
ciale), lo scorrere del tempo ; periodo di tempo ;
la durata o, meglio, lo svolgimento di un'opera, di
un discorso o simili : andare, giro (di anni, di se-
coli), lasso, trapassamento, trapasso. - Decorso d'una
malattia, veggasi a malattia.
Decorticazióne. Detto a scorza.
Decotto. Acqua in cui abbiano bollito erbe
medicinali {decotto dì malva, decotto di salvia, ecc.)
e simili, specie di tisana: acqua cotta, bollitura,
broda, cocitura, cuocitura, decozione, infusione, in-
fuso, scottatura. - Decozione, il far bollire un li-
quido contenente sostanze medicamentose, così da
estrarne i principii attivi. - Decotto e gelatina di
Curragheen: si usano in medicina come analettici;
la mucillagine serve per incollare la carta, a ispes-
sire i colori e anche per dar corpo alla birra, non-
ché ai parrucchieri per fare bandoline da cappelli.
- Pittima, decozione d'aromi, in vino generoso, per
confortare il cuore.
Decremento. Veggasi a diminuire.
Decrepitazióne. Detto a sale.
Decrepitezza. Condizione di chi è molto r'cc-
cJiio, in estrema vecchiezza.
Decrèpito. Più che vecchio.
Decrescendo. In musica, espressione indi-
cante il diminuire di forza nell' esecuzione di un
pezzo musicale.
Decréscere [decrescente). Scemare, diminuire.
Decrescimento {decrescenza). Lo scemare, il
diminuire.
Decretale. Testo canonico, legge canonica;
lettera che contiene un regolamento ecclesiastico.
Decretare {decretato). Ordinare, stabilire per
decreto.
Decréto. Decreto, risoluzione solenne, ordi-
nanza da parte del capo d'uno Stato o di altra au-
torità, diverso dalla legge, che provvede stabi-
lendo norme generali : comando, editto, lettera pa-
tente, ordinanza, ordine ; patente, precetto, recessi.
DECUBITO — DEFATIGARE
829
\
Stanziamento. E' reale, ministeriale, prefettizio, ecc.,
a seconda di chi lo emette. - Bando, un tempo,
decreto pubblicato, a suon di tromba; decreto di
condanna all' esilio. • Controdecreto, decreto che
annulla o modifica i precedenti decreti e contro-
decreti. - Decreto di Dio, veggasi a predestinar
zione. - Exequatur regio, decreto firmato dal re,
con cui si concede ai vescovi, agli arcivescovi, a
qualsiasi altro prelato, di esercitare il proprio ufficio
e di goderne il benefìzio. - Gius, o giure^ ordine, de-
creto e, propriamente, diritto, inteso come com-
plesso delle leggi e delle cunsuetulini che deter-
minano il lecito e l'illecito. - hirnwno, editto e de-
creto del sultano o dei suoi ministri.
Iradè (voce araba che significa voleì-e), decreto,
ordine del gran sultano. - Aloto proprio, motupro-
prio, decreto emanato spontaneamente, di sua ini-
ziativa, dal principe ; propriam., dicesi di quelle
onorificenze che provengono (o almeno cosi si vuol
far credere) da deliberata elezione del capo dello
Stato ; particolarmente, dicesi delle bolle o d' altri
atti del papa, per indicare che la deliberazione con-
tenuta in tale documento fu presa di spontanea vo-
lontà, non per influenza d'altri, - Ordinanza, dispo-
sizione data dall'autorità per corrispondere a un
reclamo privato o provvedere a pubblici bisogni :
provvedimento, provvisione. - Plebiscito, decreto e
voto di popolo. - Pragmatica, prammatica, rescritto
di un principe. - Rescritto, decreto del principe
che accorda alcunché: lettera di grazia, lettera di
liberazione. - Senatoconsulto, senatusconsulto, decreto
del senato. - Lcase o ukase, editto imperiale russo;
scrittura francese di parola russa che vale indica-
zione, ordinanza.
Decretare, ordinare, stabilire un decreto, per
decreto, in forza di decreto: deliberare, far re-
scritti, ordinare, provvedere, sancire, stanziare, sta-
tuire.
Bandire un decreto, pubblicarlo per bando. -
Convalidare un decreto, renderlo valido. - Far ese-
guire un decreto, imporne l'osservanza. - Promul-
gare un decreto, pubblicarlo, renderlo di pubblica
ragione. - Revocare, rivocare un decreto, ritirarlo,
annullarlo, renderne nulli gli effetti : abrogare. Re-
vocabile, il decreto che può essere revocato. Contr.,
irrevocabile. - Teneì' fermo un decreto, farlo ese-
guire in ogni modo. - Stanziare, decretare, stabilire,
d'imposte, gabelle, leggi e simili. - Trasgredire,
mancare all'osservanza d'un decreto.
Decùbito. Giacimento a letto; lo stare coricati
per molto tempo ; in termine medico, 1' attitudine
del corpo steso sul letto, o sul dorso, o sul ven-
tre, 0 sui fianchi. - Piaga da decubito, veggasi a
piaga.
Decumana. Veggasi a legione (romana).
Dècuplo. Veggasi a dieci.
Decùrla. Nella milizia^ squadra di dieci sol-
dati.
Decurionato. Detto a decurione.
Decurione. Nella milizia romana, chi coman-
dava a dieci soldati. - I decurioni, presso i Ro-
mani, nelle città principali, curavano l'amministra-
zione interna: sotto gli imperatori, nella qualità di
capi dei Comuni, rispondevano dei pesi che ad essi
Comuni incombevano. - Veggasi a medico. - Decu-
rionato, dignità di decurione e l'ordine dei decu-
rioni.
Dedaleo. Veggasi ad ottica (istrumenti). -
Dedalea, dicesi di cosa fatta con molto artifìcio.
Dèdalo. Luogo pieno di cose intricate: labi'
vinto.
Dèdica. La formula del dedicare.
Dedicare (dedica, dedicamento, dedicato, dedi-
catorio, dedicazione). OfTrire ad altri qualche opera,
specialmente una chiesa, un libro, una statua
0 altro monumento, scrivendovi il nome di chi
si vuol onorare: consacrare, dicare, indirizzare, in-
titolare, sacrare, sagrare, votare. • Consacrare, de-
dicare stabilmente e interamente.
Dèdica, le parole con le quali si dedica altrui
alcuna cosa : dedicatoria, dedicazione, intitolazione,
titolo. - Dedicamento, il dedicare : dedicazione, con-
sacrazione. - Dedicato, additto, consacrato, intito-
lato, sacrato, sacro. - Dedicatoria, lettera che si
mette avanti all' opera, al libro, per dedicarlo. -
Dedicatario, che serve a dedicare. - Dedicazione,
l'atto e l'efFetto del dedicare, del dedicarsi. - Ceri-
monia con la quale si consacra una chiesa, un
tempio, 0 altro, in onore della divinità.
Dedicarsi (dedicamento, dedicato, dèdito). Darsi
interamente ad uno scopo, ad uno studio, ad
un'arce, ad una professione, ecc. : abbandonarsi,
accudire, addirizzarsi, addirsi; applicarsi, ascriversi,
attaccarsi, attendere, consacrarsi, dar dentro; darsi,
essere, star dietro; essere tutto a...; impegnarsi,
impiegarsi, infervorarsi, innamorarsi, inscriversi ;
metter mano, mente, opera; mettersi; porgere, por
mano, porre tutto l'animo, praticare; trarsi a una
cosa, trattare. - Dedicato, consacrato, dèdito ad
un'opera, ad uno scopo, ecc. - Dedicato a persona,
devoto, ligio.
Dedicatória» dedlcatòrio. Veggasi a de-
dicare.
Dedicazióne. Il dedicare.
Dèdito. Inclinato, che ha tendenza, inclina-
zione.
Dedizióne. Il fatto deW arrendersi ; il darsi
al nemico a patti, a discrezione, ma spontanea-
mente, senza difese; venire a resa, arrendersi.
Dedurre (dedottivo, dedotto, deduzione). Rica-
vare, trarre dalle operazioni o dal discorso d'al-
tri, per via verisimile, una notizia, un concetto,
un giudizio, un'idea; ricavare una proposizione
da un'altra ; trarre una conseguenza da un'ar-
gomentazione premessa ; anche, detrarre, levare,
sottrarre; apprendere, attingere, comprendere, de-
rivare, desumere, far discendere, indurre, inferire,
prendere, raccogliere, rilevare, ritrarre, togliere,
trarre, -Dedotto, derivato, indotto, inferito, rile-
vato, ecc. - Deduttivamente, per induzione, indutti-
vamente. - Deduttivo, che si fa, si ottiene per de-
duzione, deduceado; atto a dedurre; illativo, in-
duttivo.
Deduzione, l'atto e l'effetto del dedurre: dedu-
cimento, illazione; conseguenza. - Il processo
del pensiero logico, per cui da una legge o da una
proposizione generale o da un assioma si traggono
le proposizioni particolari tra loro dipendenti. - De-
duzione, nell'antica Roma, l'accompagnamento che
parenti e amici facevano al patrono, specialmente
quando si recava al Foro o al Campo Marzio.
Deduttivo. Detto a dedurre.
Deduzióne. Il dedurre. • Movimento della
tnascella.
Defalcare (defalcato, defalco). Detrarre, falci-
diare, sottrarre.
Defalco. Il defalcare, il sottrarre: deda-
zione, sottrazione.
Defatigrare (defatigato). Affaticare, cagionar
830
DEFECARE — DEFORME
fatica. - Nel linguaggio dei legali, stancare, pro-
trarre a lungo.
Defecare, defecazióne. L'andare di corpo
l'espellere le feccie dal ventre : andare a camera
ad alcune sue comodità, andare al cesso, alla ban
da, a sella; andare del corpo, andare di sotto; an
dare dove né papa, né imperatore può mandare
ambasciatore ; assellare ; cacare, cacciar fuori, co-
prirsi i piedi (perchè si calano le brache) ; eva-
cuare; far bruttura, far getto per le parti d'abbas-
so, fare gli uffici di sotto, fare il proprio agio,
farla, far la grossa; far il suo bisogno, sue biso-
gne, un bisogno; far le sue cose, fare le sue fac-
cende, una faccenda; fare una funzione; gettare,
gire a zambra ; ire del corpo ; lasciar andare M
mestier del corpo ; mandar fuori le feccie ; pur-
garsi il ventre ; rendere, ributtare per d' abbasso ;
scacazzare (mandar fuori gli escrementi in vari
tratti e in più luoghi) ; scaricare il ventre ; scio-
gliere il ventre; sgravarsi il ventre delle immon-
dizie animali, squaccherare, squacquerare; stabbiare,
stallare (di animali) ; tortire.
Avere difficoltà di defecare, essere stitico, affetto
da stiticfiezza, da stipsi. - Avere stimolo di cor-
po, avere voglia di defecare ; sentire bisogno , ne-
cessità, occorrenza di corpo. E pondo lo stimolo
persistente e doloroso di andar del corpo. - Defe-
care involontariamente: cacarsi addosso, cacarsi
sotto; empirsi i calzoni; farsela addosso, farsela
nelle brache ; perderla. - Sforzarsi per defecare :
fare sforzi, premiti; pontare, ponzare, premere,
puntare.
Coprostasi, difficoltà del defecare. Contr., diar-
rea.
Defecazióne, l'atto del defecare, dell' evacuare :
andata di corpo; beneficio di corpo; cacamento,
cacata, cacatura; deiezione, deiezione alvina; eva-
cuamento, evacuazione, evacuazione corporale;
flusso di corpo, mossa del corpo; scacazzamento,
scacazzio; secesso, servizio, soccorrenza, sventrata,
uscita; votazione. - Essere evacuato: eliminarsi per
secesso; passar da basso, per disotto; passare per
andata di corpo.
Feccia (più comunem. al plur., feci), ciò che si eli-
mina nel defecare: cacca, escremento, merda, sterco.
: Meconio, le prime feci del neonato (contiene mucosità,
epitelio, bile, grasso, ecc.). - Giallo aranciato e con-
sistenza poltacea, il co'ore e la densità delle feci
del neonato, dopo due o tre giorni. - Scolorite, di
colore biancastro o cenerognolo, le feci nei bambini
affetti da ittero.
Cacherò, voce bassa, bassissima e di scherzo, per
luogo comune, latrina, specialmente nella frase
andare al cacherò. - Seggetta, mobile usato nelle
camere per le necessità corporali. - Supposta, me-
dicamento, a forma di candelotto, che si introduce
nell'a»»© allo scopo di muovere gli escrementi.
Defecazióne. Chimicamente e tecnicamente, ope-
razione con la quale si dividono dai sughi delle
piante o dei loro frutti tutto ciò che ostacola la
loro chiarificazione.
Defensionale. Detto a difesa.
Deferente. Chi, per rispetto, per stima, per
gratttudtve, ecc., conforma, subordina la propria
optmone 0 ìs. propria volontà a quella d'altri.
- Lana e deferente, il canale che trasporta il seme
dal testicolo alle vescichette seminali, parte essen-
ziale del funicoo; è accompagnato da un'arteria
detta deferenziale.
Deferenza. L'essere deferente.
Deferire (deferito). Avere deferenza, essere de-
ferente; subordinare, sottoporre.
Defettibile. Che può mancare.
Defezióne. Abbandono della bandiera militare,
diserzione. • Abbandono della parte politica per
passare ad altra, nemica; tradimento.
Deficiènte. Mancante, che vien meno, che fi-
nisce; nell'uso, chi non è completamente buono,
abile in ciò che deve fare. Detto di fanciullo, equi-
vale a frenastenico; nel linguaggio scolastico, l'a-
lunno che non ha la preparazione e la maturità
necessaria alla promozione. - Essere deficiente: di-
fettare, lasciare alquanto a desiderare, zoppicare.
Deficiènza. Mancanza (veggasi a mancare),
scarsità, l'essere scarso.
Definibile. Che si può definire.
Definire {definito, definitore, definizione). Di-
chiarare l'essenza di una cosa, distinguendola dalle
altre; determinare; decidere, risolvere, termi-
nare, riferito a quistione, a lite, a dubbio e
simili; spiegare il senso di una parola; dare de-
finizione, diffinire, difinire, distinguere; indivi-
duare, individualizzare; precisare i termini, le qua-
lità di una cosa. - Definibile, che si può definire,
che può essere definito. - Definitivamente, in modo
definitivo : decisivamente. - Definitivo, che definisce,
destinato a por fine, termine a un contrasto, a
una controversia, ecc. : decisivo. - Definito, bene
determinato: chiaro, concreto, esatto, preciso,
- Definitore, chi definisce : diffinitore, terminista. -
Chi, in qualche ordine religioso, assiste il gene-
rale o il provinciale nell'amministrare, nel reggere
le cose dell'ordine. - Definizione, la formula con la
quale si definisce una cosa; breve spiegazione; di-
chiarazione succinta; determinazione del signifi-
cato d'un vocabolo: determinazione dell'essenza;
individuazione (di oggetti, di concetti).
DefinitÌTamente, definitivo. Detto a de-
finire.
Definizióne. Il definire.
Defìagratore. Veggasi a mina.
Deflagrazióne. Rapida combustione che si
compie fra due sostanze, di cui una è combustibile
e l'altra comburente.
Deflegmatore. Veggasi a liquore.
Deflemmare (sflemmare). Detto a liquore.
Deflessióne. Veggasi a parto.
Deflèttere (deflesso). Girare, piegare, vol-
gere, e dicesi di persone operanti a talento.
Defiorare, deflorazióne {defiorato). Detto a
vergine.
Deflusso. Scorrimento d'umori e simili : flusso,
Deforforazióne. Veggasi a fórfora.
Deformare, deformazióne {deformato, de-
formità). Veggasi a deforme.
Deforme. Assai brutto ; fuori della comune
e debita forma, e dicesi di persona malfatta, mal-
disposta delle membra : abbozzato, aborto, aborto
d'una furia ; babbuino (uomo contraffatto) ; diffor-
me, diforme; guasto della persona; malito, mo-
stro, mostruoso; rifiuto della natura; scarabocchio,
scarafaggio (fìgur.), scherzo di natura, sciobbo (pic-
colo, storto, con lunga bazza : sciobba, sciobbina) ;
sconcio di corpo, scontraffatto ; senza architettura,
sformato, sozzo. - Veggasi a corporatura.
Fattalbuio (figur. e scherz.), dicesi di persona de-
forme. - Figura di cembalo, dicesi di un uomo con
poco garbo della corporatura, perchè gli antichi
cembali erano dipinti di figure malfatte. - Malfatto^
non del tutto deforme : disacconcio, fatto con l'ac
DEFRAUDARE — DELETEUIO
831
celta; mal foggiato, ii)al tornito; tagliato con l'ac-
cetta. - Rosticcio, ragazzo o persona meschina fisi-
camente, quasi deforme. - Sconciatura, uomo con-
traffatto e di bassa statura.
Deformare, rendere deforme, ridurre in brutta e
cattiva forma ; anche, guastare. • Deformazione,
alterazione della forma degli organi o, più generi-
camente, alterazione delle parti elementari di un
essere vivente. - Deformemente, in modo deforme :
difformemente, sformatamente, sproporzionatamente,
in modo sproporzionato, senza 2>»'f/>o*'2*OMe. - De-
f'ormità, l'essere deforme; il difetto che rende
tale: disformità, disformazion», isformazione; lai-
dezza di corpo ; magagna, magagnamento, magagna-
tura, mostruosità; sgangherau^gine, sozzità, sozzura,
stortura.
Parere uno stiaccianod di Germania, essere de-
forme.
Defraudare, defraudazióne {defraudato).
Veggasi a frode.
Defunto. Trapassato, morto.
Degenerare (degeneralo, degenerazione, degè-
nere). Perdere le lìuone qualità della propria raz-
za; scostarsi dalla via deìVoiiestà^ della virtiie
simili; tralignare, stralignare; traslignare; subire
corruzione; figur., essere, divenire diverso dalla
propria natura; cadere dal pristino stato, deca-
dere. Nel primo significato: bastardare, bastar-
dire ; dirazzare, imbastardire ; tornare in bastardi ;
tralignare, venire in bastardigia. - Imbastardire, ren-
dere degenere. - Incarognire, degenerare nei costu-
mi ; abbandonare il lavoro, dandosi all'ozio.
Degenerazione, in senso antropologico, quel com-
plesso di caratteri che fanno deviare l'individuo dal
suo tipo normale. Nel linguaggio medico, l'alterazione
organica di un tessuto o di un organo, la quale ha
per effetto di impedire la normale funzione del
detto organo. Si dice più spesso deila progressiva
involuzione somatica e psichica di un organismo ;
assai nota per la sua trasmissibilità e per il suo
equivalente morale.
Degènere, che degenera ; diverso e peggiore dei
suoi maggiori; degenerato, imbastardito, incarognito,
invilito, tralignante, tralignato. - Nepotuncolo, po-
stero degenere.
Degenerazióne, degènere, Veggasi a de
generare.
Degente. Detto a malato.
Deglutire, deglutizióne (deglutito). Trangu-
giare, inghiottire.
Degnare (degnato). Far degtìo, reputar degno,
dimostrare, con gentili maniere, di apprezzare altri
e le cose sue, specialmente gli infelici : degnarsi.
Degnarsi (degnato, degnazione). Dimostrare cor-
tese attenzione; avere la compiacenza di fare chec-
chessia in servigio d'altri o per dargli piacere;
compiacersi, essere comjnaceìite, per lo più, da
superiore a inferiore ; far piacere ; far favore ;
avere la gentilezza, la cortesia di fare una deter-
minata cosa; non sdegnare.
Degnazióne, degnevole. Veggasi a degno.
Degno (degnevole, degnila). Di persona o di cosa
che merita, ha pregio, valore, è meritevole (veg-
gasi a merito), ottono, conveniente: digno, di-
gnissimo, eccellente; meritorio; ragguardevole, ri-
guardevole. Anche, pioporzionato.
flondegno, pari, conforme al merito, alla colpa, ecc.
- Indegno, non degno, demeritevole, immeritevole,
mal degno (indegnamente: immeritatamente, immeri-
tamente, immeritevolmente, ingiustamente, sconve-
nientemente, senza merito. Indegnità, indignità,
mancanza di merito).
Degnare, far degno, reputare, stimare degno. -
Degnazione, il degnare : conipiacenza. - Degne-
vole, che degna, ha degnazione ; compiacente.
Divenir degno, acquistar merito ; farsi, rendersi
meritevole. - Esser degno, meritare, aver merito.
Rendere degno, dare ad altri merito, degnità, di'
ritto a conseguire un bene, un onore e simili.
Non esser altare da o per un paliotto (iron.), non
essere adatto o degno di quella persona o cosa di
cui si parla. - Non degnare me, non laudare te,
detto, comunissimo in Toscana, che vuol signifi-
care : non curarsi di chi non si cura o non si de-
gna di noi.
Degradare (degradante, degradato, degrada'
zione). Privare della dignità, del grado; desti-
tuire da un impiego, da un ufficio e simili. -
Figur., abbassare, avvilire. - Degradante, che de-
grada. - Degradazióne, il degradare, atto ed effetto :
degradamento; arresto di sviluppo e aberrazione
dell'evoluzione nell' economia animale. Malamente
detto tanto per significare menomazione di pregio,
di intensità, di colore (in questo caso, digradare,
digradazione), quanto nel senso di avvilire, rendere
abbietto, ecc. ; e impropriamente detto, anche, per
significare deperimento, deterioramento, guasto di
arnesi, di oggetti, di strumenti e simili.
Degradazióne. Arresto di sviluppo e aberra-
zione dell'evoluzione. - Degradazione dei continenti,
detto a Terra. - Degrudazione dell'atmosfera, veg-
gasi a umidità.
Degustale (degustato, degustazione). Inutile
francesismo, per gustare, assaggiare. - Degu-
stazione, nell'uso, il gustare un liquore per cono-
scerne la qualità, il sapore.
Deh! Esclamazione di compassione, di cfo-
lore, di pentitnento.
Dèi, semidei. Veggasi a divinità.
Deiezióne. Atto del defecare. • Deiezione
delle correnti, il lavoro delle acque per cui si for-
mano la alluvioni. - Deiezione vulcanica, espulsione
di masse fluide dalla bocca di un vidcano.
Deificare, deificazióne (deificato, deifico).
Veggasi a Dio.
Deiforme. Che ha forma o essenza divina,
di Dio.
Deìpara. La Madonna.
Deiscenza. L' aprir.si spontamente di certe
parti delle piante.
Deismo, deista. Veggasi a Dio.
Deità. Essenza o natura divina, di Dio: divi-
nità. - Divinità dei Gentili.
Delatore, delazióne. Veggasi a spia.
Del credere. Veggasi a debifore.
Delebile. Che si può cancellare.
Delegare (delegato, delegazione). Deputare, in-
caricare, dare incarico, mandato ufficiale ad
alcuno per qualche affare, investendolo della pro-
pria autorità.
Delegato. Chi è incaricato di esercitare un uf-
ficio, 0 una giurisdizione qualunque: assessore
delegato, giudice delegato, delegato di pubblica
sicurezza, ecc.
Delegazióne. Il delegare. - Trasferimento di
giurisdizione per un caso speciale o per una de-
terminata categoria di cose.
Deleterio. Insalubre, che nuoce alla salute s
rovinoso, che porta rovina.
832
DELFINO
DELIRIO
Delfino. Mammifero marino, dell'ordine dei ce-
tacei, con denti alle due mascelle. - Delphinus del-
phis ; Tursio vulgaris (tursione) ; Phocaena commu-
m» (marsovino) ; Glolicephahis delphinus ; Delphinus
urea, le specie principali. • Beluga, specie di del-
fino delle regioni artiche. - Centrina, specie di del-
fino. - Orca, specie di cetaceo voracissimo, famiglia
dei delfini. - Platanista, specie di delfino.
Delfino. Vengasi a principe.
Delibare {delibato, delibazione). Vassaggiare,
il gustare. - Veggasi anche a giudizio.
Deliberare (deliberativo, deliberato, delibera-
zione). Determinare, risolvere dopo maturo consi-
glio; prendere una risoluzione, dopo avere ben con-
siderato il da farsi, specialmente da parte dei corpi
collettivi che risolvono, dopo avere discusso, in
adunanza, in assemblea: abbracciare un par-
tito ; decidere, destinare, disporre ; eleggere ; far
deliberazione, far disegno, fare il partito, far pro-
posito, far risoluzione; fermare, fermar l'animo;
indursi; metter partito; pigliare, prendere per
partito ; porre in sodo ; prendere consiglio, partito ;
proporsi, proporsi secondo intenzione, secondo
volontà; fermare; stanziare, s<a6iii»'e, statuire.
Deliberatamente, per deliberazione stabilita, quasi
ostentatamente; con premeditazione; di piena vo-
glia; meditatamente (veggasi a meditare), pensa-
tamente (veggasi a pensare), per partito preso,
professatamente; risolutamente ; scientemente, snoc-
ciolatamente. - Deliberativo, relativo al deliberare ;
avente carattere di deliberazione. - Aggiunto di uno
dei generi à.&\V eloquenza.
Deliberato, partic. di deliberare e agg. di per-
sona che ha preso deliberazione di fare checches-
sia: deciso, determinato, fermo, risoluto. - Delibe-
razione, il deliberare e ciò che si è delibe-
rato; consultazione sopra un partito che si ha
da prendere o si vuol prendere: deliberamento,
determinazione, disposizione; espediente; giu-
dizio, partito, proponimento, proposizione, pro-
posito; provvedimento, provvisione; resoluzione,
risoluzione, risolvimento; spedienle, stabilimento.
Anche, il voto emesso da un'assemblea, da un con-
sesso, e simili; decreto, ordinanza, ordine del gior-
no. - I)ectsione, pronunzia, deliberazione di un corpo
amministrativo-giudiziario, che stabilisce una mas-
sima in una quistione controversa.
Deliberativo. Detto a deliberare.
Deliberazióne. Il deliberare.
Delicatezza. L'essere delicato.
Delicato. Soave al tatto, morbido; di cosa
fragile, o da trattarsi con risr****»"*^**» cosa squi-
sita, eccellente (contr. grossolano), di squisito
sapore ; lavoro fatto con arte fine. Di persona che
ha gentile complessione, debole corporatura,
molta sensibilità. Anche, di contegno garbato (veg-
gasi a garbo), da uomo incapace di commettere
azioni meno che oneste e gentili ; chi mostra urbanità
(contr., impulito, inurbano, sgarbato : veggasi a sgar-
^o); la persona che ha bisogno di cure, di cibi
speciali; d'argomenti, di cose difficili da trattare, -
Con varie gradazioni di significato: geloso, impe-
gnoso (riferito ad affare, a cosa da trattarsi con
molto riguardo, con cautela) ; leggiero (della ma-
niera d'un artista, della mano d'un chirurgo ope-
ratore, ecc.) ; molle, morbido, raffinato, fine, squi-
sito.
Deliratamenie, con delicatezza, finamente, gentil-
mente, riguardosamente. - Delicatezza, ?'. ssere deli-
cato: sensibilità, tenerezza (anche ''aUo che dimo-
stra delicatezza; gentilezza d'animo, finezza di
gusto, d'orecchio, ecc.; morbidezza di pelle. -
Delicatura, non comune, per delicatezza.
Essere un burro, di roba molto tenera e delicata.
- Ogni fiato l'appanna, di cosa delicata, che d'ogni
piccolezza si risente.
Delineare (delineato, delineamento, delineazione).
Disegnare, fare un disegno con linee ; rappre-
sentare, segnare i contorni di una figura. -
Termine di geometria. • Anche, abbozzare, fare
un abbozzo. - Delineamento, l'atto del delineare. -
Delineazione, azione del delineare, e, anche, la cosa
delineata.
Delinquènte. Chi ha commesso o commette
un delitto.
Delinquènza. Il delinquere, o la tendenza al
delitto.
Delinquere. Commettere un delitto.
Deliquescenza. Proprietà per la quale certe
sostanze saline attraggono l'umidità dell'aria am-
biente.
Deliquio. Perdita dei sensi, svenimento; fa-
stidio (volgarm.) ; sincope.
Deliramento, delirante. Veggasi a delirio
Delirare (delirato). Veggasi a delirio.
Delirio. Alterazione di mente, di fantasia,
per cui i fantasmi ci paiono cose vere e reali, spe-
cialmente di malati gravi. Stato di mente alterata
da passione. Dicesi anche per soverchio entu-
siasmo : abbaglianza della mente, alienazione men-
tale, deliramento, fantasticheria, farneticamento, far-
nètico, follia, furore; parafronèsi, parafròsine;
smania; stoltiloquio, trasognamento, vaniloquio;
temuìenza (v. a.). - Figur., strano errore di giu-
dizio. - Delirante, chi è in delirio, chi non sa,
non può più ragionare: deliro, pazzo, vaniante
(v. a.). - Delirare (delirato), andare, entrare, essere
in delirio, e dicesi anche, iperbolicam., di chi, per
passione, perde il lume dell'intelletto; avere il cer-
vello sopra la cuffia ; cavarsi dai gangheri ; dare in
nulla; entrare in farnètico; esser fuori di materia
(m. a.) ; farneticare, farnetichiare, farnetizzare, fre-
neticare ; girare il boccino ; infatuarsi ; menar sma-
nie; non accordare l'aggettivo col sostantivo; non
stare in sé ; parlare meraviglie ; perdere della
mente, perdere la testa ; scappar pel tetto, sragio-
nare, star fuori dei secoli ; straparlare ; togliersi da
sé medesimi; trasognare, vacillare, vagellare, va-
nare (v. a.), vaneggiare.
Delirio acuto, periencefalite diffusa, con o senza
allucinazioni, sotto forma gaia o melanconica. -
Delirio caotico, il sommo grado della sconnessione
delle idee. - Delirio distruttivo, forma che spinge a
inveire contro la propria esistenza. - Delirio idiO'
patico, quello che si manifesta in forma di sintomo
nelle encefaliti, nelle meningo-encefaliti, nelle febbri
tifoidee. - Delirio ipocondriaco, quello che fa so-
gnare mali non esistenti o ingigantisce quelli esi-
stenti. - Delirio simpatico, forma che si presenta
nella gravidanza, nelle affezioni uterine, nella ver-
minazione, ecc. - Delirio terrorifico, forma aggra-
vata del delirio ipocondriaco. - Delirio tremulo
(delirium tremens), ovvero delirio dei beoni, de-
lirio alcoolico: è caratterizzato da temporaneo per-
turbamento della ragione, da agitazione e tremolio
delle membra e degli orfani della favella.
Demonomania, allucinazione, varietà del delirio
lipemaniaco, per cui gli infermi si credono adora-
tori 0 vittime di uno spirito malefico (demonio).
- Farneticamento, delirio continuato e furioso ac-
DELIRO — DELITTO
833
compagnato da febbre acuta e veglia, prodotto da
iiiflainmazione del cervello o delle sue membrane.
- Frenesia (frenètico, farnèticoj, delirio forte per
febbre o per altra malattia die prenda il cervello:
furore, jìazzia, - Frenilide, delirio acuto con
febbre intensa. - Lucido intervallo, sospensione tem-
poranea nei pazzi delle idee deliranti. - Megalo-
mania, delirio ambizioso, delirio di grandezza. -
Monomania, delirio cbe consiste nella (issazione di
un'idea, d'un solo ordine d'idee. - Subdelirium, de-
liro incompiuto, in cui l'ammalato, come mezzo ad-
dormentato, vaneggia. - Tifomania, delirio accom-
pagnato da stupore: lo si osserva nel tifo e nelle
allVzioni tifoidee.
Deliro (poet.). Chi delira, è in delirio.
Delitto (delittuoso). Atto criminoso, di grave
danno ad altri e contrario alla legge, alla giu-
stizia, e da punire: col/ta, crinùne (lat., cnmen),
eccesso, enorinezza, enormità; facino (lat ), fattaccio;
male, malelicio, malfare, malfatta, misfatto; pec-
cato; reato; scell^raggine, scelleranza, scelo (v. a.).
Il delitto può essere contro i beni, le proprietà, le
persone, ecc. ; atroce, crudele, spietato ; continualo,
reiterato (ripetuto) ; rontro natura (cioè contro le
leggi naturali del contatto fra i sessi) ; flagrante
(quando clii lo compie è colto sul fatto); grande o
piccolo, cioè grave o lieve; infamante, che procura
infaìnia; inumano, crudelissimo; mancato, tentato
ma non riuscito, indipendentemente dall'intenzione
dell'accusato ; misterioso, nascosto nel mistero ;
nefando, gravissimo, tale da far raccapriccio, ob-
brobrioso, orrido, orribile, spaventevole, spaven-
toso, turpe; suaittra/o (orribilmente crudele; an-
che, contro il padre, la madre, i figli, ecc.).
Criminale, che concerne delitto o pena di mal-
fattori ; anche, chi è convinto reo e chi ha dispo-
sizione atavica e fisica al delitto. - Criminalista,
chi è versato nel diritto criminale : penalista. -
Criminalmente, delittuosamente, in modo criminoso.
Criminologia, sinonimo di diritto penale, crimi-
nale. - Criminosità, l'essere criminoso. - Criminoso,
che ha natura di crimine, di colpa : colposo. -
Delinquenza, il delinquere; nell'uso scientif., anche
la tendenza a perpetrar crimini: criminalità, cri-
minosità. - Polizia, vigilanza sui delitti e l'auto-
rità che la esercita.
Delitti diversi.
Aborto procurato, veggasi ad aborto, - Adul-
terio, violazione della fede coniugale. - Aggressione,
atto di chi tenta derubare o uccidere qualcuno, o
recargli offesa con vie di fatto, riuscendo o no nel-
l'intento. - Ambito, broglio allo scopo di ottenere
un ufficio. - Apologia di un delitto, apologia di
reato, crimine contemplato dal codice penale, e
commesso da chi esalta un fatto criminoso. - Ap-
propriazione indebita, delitto contro la proprietà, il
togliere abusivamente la cosa altrui. - Assassinio,
omicidio commesso con proJizione o con premedi-
tazione 0 con agguato : veggasi ad uccidere. -
Attentato, in senso ampio, significa qualunque ten-
tativo criminoso ; in senso ristretto, il delitto con-
tro la sicurezza dello Stato o contro chi ne eser-
cita i poteri.
Baratteria (termine dell' antica giurisprudenza),
delitto dell'impiegato pubblico che si appropriava il
denaro pubblico. Anche, il reato che il coman-
dante 0 il Dadrone d'una nave o qualche persona
dell'equipaggio commette prevaricando nell'esercizio
del proprio ufficio, a danno dell'armatore o del pro-
prietario della nave o dei caricatori. - Broglio, pra-
tica ambiziosa e disonesta per ottenere pubblici
uffici. - Caso di Stato, delitto di lesa maestà. - Coar-
tazione, crimine pel quale si fa agire (jualcuno con-
tro la propria volontà. - Complicità, veggasi a còìh-
plice. - Concubinato, veggasi a matrimonio. -
Concussione, mancanza ai propri doveri, con male
fede e per interesse: prevaricamento, prevaricaziona.
- Congiurai cospirazione, accordo segreto ad un
fine, talvolta giudicato criminoso. - Corruzione,
il corromoere : alto criminoso quando esercitato
verso magistrati e simili. - Corruzione di minorenni,
delitto contro il buon costume. - Crimenlese, de-
litto di lesa maestà: delitto di maestà, delitto
comune.
Delitto comune, il più frequente, il più volgare
(furto, assassinio, ecc.), contrapposto al delitto po-
litico (contro il governo o l'ordine dello Slato). -
Delitto di sangue, il ferimento, l'uccisione, l'assas-
sinio. - Diffamazione, crimine per cui si lede,
contro verità, l'onore, la buona fama d'altri; grave
calunnia. - Estorsione, atto di chi trae illecita-
mente denaro da altri : obiezione, orrezione, stor-
sione, surrezione. - Fai si jir azione, alterazione frau-
dohnta di moneta, di alimento, di cosa qual-
siasi. - Frode, grave inganno della buonafede
altrui; ingannevole azione a danno d'altri. - Furto,
ladrone ciò, ruberia. - Grassazione, violenza a mano
armata, per rapina.
Incesto, relaMone carnale prevista e punita dalla
legge. - Infanticidio, uccisione di un neonato: può
avvenire per omissioìie (mancanza delle prime cure
necessarie) e per commissione, violenza esterna. -
Lenocinlo, adescamento, lusinga al mal fare. -
Malversazione, o prevaricazione, delitto del pubblico
ufficiale che distrae o sottrae denaro di cui abbia,
per ufficio, l'amministrazione. - Occultazione, cri-
mine di chi nasconde un reo o la prova della sua
reità. • Offese al buon costume, reato che si com-
mette usando violeni'i carnali, corrompendo mino-
renni, ecc. - Omicidio, delitto di chi toglie la vita
ad altri, deliberatamente o no {omicidio involon-
tario) : veggasi a uccidere.
Parricidio, l'omicidio volontario dei genitori o di
altri ascendenti legittimi, o di genitori naturali,
quando questi abbiano legalmente riconoscmto il
figlio minore, ovvero del padre o della madre adot-
tivi. - Peculato, nella nostra legislazione, il delitto
del pubblico ufficiale che sottrae o distrae denaro
o altra cosa mobile, datagli in amministrazione o m
custodia. - Pederastia, sodomia, atto venereo contro
natura: nefandezza, vizio innominabile; soddoma,
soddomia (disus.). - Perduellione, reato contro la si-
curezza esterna e interna dello Stato. - Prevari-
cazione, crimine commesso da un ufficiale pubblico
che, nell'esercizio delle sue funzioni, abusa della
propria autorità o manca ai propri doveri, per in-
Qua'si-delitto, fatto non permesso, né proibito co-
me reato dalla legge, il quale cagiona un danno
senza che possa essere ascritto a malvagia inten-
zione del suo agente. - Reato, infrazione della legge
penale; fatto punibile (delitto o contravvenzione),
preveduto dalla legge. Elementi essenziali a costi-
tuire un delitto o un crimine sono l' intenzione e
l'azione. - Recidiva, il commettere di nuovo un
reato : veggasi a recidivo. - Ricatto, azione delit-
, tuosa di chi sequestra una persona o la fa segno a
Peemoli. — Vocabolario Nomenclatore.
53
834
DELITTO
minacce per ottenere da essa o da altri denaro o
altro. - Ricettaziove, atto criminoso di chi acquista,
riceve o nasconde denaro o cose di provenienza
furtiva.
Sacrilegio, turpitudine, delitto verso persone o
cose sacre (veggasi a sacro). - Seduzione, corru-
sionCf specialmente di fanciulle minorenni. - Sper-
giuro, falso giuramento. - Spionaggio, la vile a-
zione della spia. - Stupro, il costringere violen-
temente al còito : violazione. - Subornazione, inci-
tamento che si la ad altri per indurli a commettere
un delitto ; il persuadere altri, con arte, di nascosto,
a ribellarsi, a tradire il propro dovere. - Tradi-
mento, gravissima colpa contro la buonafede e il
dovere dell'onestà. - Usura, esagerato e illecito
profitto che si trae dal prèstito di denaro. - Usur-
pazione, appropriazione violenta, e bene spesso
proditoria, di ciò che altri possiede, di un di-
ritto, ecc. - Veneficio, delitto di avvelenamento: veg-
gasi a veleno.
Chi commette delitto.
Adùltero, reo di adtdterio. - Agente ausiliario,
chi presta soccorso al compimento di un delitto. -
Agente principale, chi presiede al compimento di
un delitto o vi concorre immediatamente. - As-
sassino, reo di assasinio. - Birbone, uomo tristo,
avvezzo al malfare : criminale. - Coautore, chi con-
corre, direttamente e immediatamente alla consuma-
zione del reato: complice. - Contumace, chi non
interviene a un giudizio, quando chiamato.
Delinquente, chi ha commesso o commette un
deliUo: anima dannata, commettitore di eccessi, di
mali , criminale, criminoso ; facidanno, facimale,
facinoroso, furfante; malandrino, malfacente,
malfattore, malvivente, misfattore; uomo, gente
patibolare, degna del patibolo, - Delinquente nato,
chi ha naturale tendenza al delitto, al misfatto.
Diffamatore, reo di diffamazione. - Grassatore,
che commette grassazioni : aggressore di viandanti,
brigante; sgrassatore, svaligiatore. - Incestuoso,
reo di incesto : incestatore, incestuato. - Infanti-
cida, autore d'infanticidio. - Ladro, reo di furto.
- Latitante, chi sta nascosto per isfuggire alla giu-
stizia {latitanza, il suo stato). - Malandìnno, ru-
batore di strada. - Manutèngolo, chi tien mano ai
malfattori, o porge loro aiuto, modo di salvarsi;
chi accoglie la refurtiva; ricettatore doloso.
Parricida, chi si rende colpevole di parricidio
- Pederasta, sodomista, chi ha il vizio della pede-
rastia, della sodomia : pederaste, pederasto {pedera-
stico, sodomistico, di o da pederasta, da sodomita)
• Perduèlle, reo di perduellione. - Pretancatore chi
SI appropria il denaro a lui affidato, per cagione
del suo ufficio: concussionario, frodatore, indeli-
cato, infedele, ladro, poppatore, smugnitore.
Recidivo, che ricade nello stesso delitto. - Reo
no, colpevole ; chi è in colpa, è malvagio. -
ba^tlego, chi commette sacrilegio. - Sanguinario,
dedito a dehtti di sangue. - Scellerato, chi com-
mette delitti, nefandità: birbone.
Commettere delitto. — Accusare, accusarsi
DI delitto. - Varie. - Elementi, studì, ecc.
Delinquere, commettere delitti: aiutarsi conia
man, e co. piedi, birboneggiare, cadere in iolpa. in
fallo; consumare un delitto; far d'ogni erba un
fascio, far d'ogni lana peso, far la birba, far ma-
lavita ; farne di pelle di becco; farsi, rendersi reo,,
far vela d'ogni panno ; inciampare nei codici ; in-
cicciare; malfare; mancare alla legge ; prevaricare;
ribaldeggiare ; sbricconeggiare, scellerare ; tenere
mala via ; trasgredire la legge. - Perpetrare un de-
litto, compierlo, eseguirlo, mandarlo ad effetto. -
Premeditare un delitto, preparare nel proprio pen-
siero quanto si debba fare all'uopo (e la premedi-
tazione è un'aggravante del delitto). - Rasentare il
codice penale, rasentare la galera, commettere un
delitto, evitando di subire la pena. - Subornare, ec-
citare, istigare altri a male azioni. - Tener mano,
0 di mano, tenere il sacco, esser complice. - Tra-
mare, ordire la trama di un delitto, prepararlo.
Accusare, accusarsi. — Incriminare, accusare,
fare accusa di delitto dinanzi al giudice, al tri-
bunale : accagionare, imputare {incriminabile, che
si può incriminare ; incriminato, accusato, impu-
tato). - Aggravarsi, esasperare da sé la propria
colpa. - Confessare, far la confessione del pro-
prio delitto. - Recriminare {recriminazione), instare
che fa l'accusato perchè sia condannato di calunnia
chi lo accusa di un delitto; anche, l'imputare qual-
sivoglia colpa che fa l'accusato all'accusatore.
Varie. — Arrestare, catturare, prendere e con-
durre in prigione chi abbia commesso un crimine
0 ne sia imputato. - Cercare le orme, le traccie di
un delitto, fare indagini in posto dal giudice o
da altra autorità, per iscoprire e identificare l'au-
tore 0 gli autori di un delitto. - Cogliere, trovare^
prendere sul fatto, nel momento dell' azione crimi-
niosa. - Convincere, rendere persuaso e confesso il reo
d'un delitto. - Costituirsi {costitiiito), consegnarsi al-
l'autorità: di chi abbia commesso un reato. - Espiare
{espiazione), subire il castigo, la condanna, la
pena di un delitto commesso. - Estradare (estra-
dizione), il tradurre che fanno gli agenti della forza
pubblica un reo, o un imputato, da una nazione al-
l'altra, in seguito alle pratiche dell'autorità giudi-
ziaria.
Elementi, studi. — Antropologia criminale, stu-
dio giuridico, medico e sociologico dell' uomo, in
quanto esso è per natura proclive al delitto. -
Abitualità, capacità a delinquere, l'età o la mente atta
a commettere il delitto. - Causale d'un delitto, la causa
impellente, il motivo a delinquere. - Forza irresistibile,
impeto dell'animo alla passione che incita all'offesa e
attenua la responsabilità del delinquente; un tempo
ammessa dal codice, che all'uopo contemplava l'infer-
mità di mente e lo stato di necessità, - Preterinten-
zionalità, elemento morale per cui solitamente è
diminuita la responsabilità del delitto. - Scuola cri-
minale positivista, locuzione dei seguaci della scuola
lombrosiana, la quale studia non il delitto in a-
stratto, ma il delinquente, concedendo alla società
umana il diritto di difesa, non di punizione. -
Spinta criminosa, complesso degli impulsi a delin-
quere. - Volontarietà, in diritto penale, l'aver vo-
luto il fatto che costituisce un delitto.
Cose e termini varì.
Proverbi.
Alibi, voce d'uso (provare, stabilire l'alibi) per
indicare Vassenza da un luogo ove fu commesso
un delitto. - Circostanze attenuanti (o, anche, sem-
plicemente, attenuanti), quelle che possono scemare
DELITTUOSO — DEMOLIRE
835
la gravità di un crimine. - Corpo del delitto, o
corpo del reato, ciò che ne costituisce la prova ma-
tesiale. - Espiazione, l'alto e l'elletto dell'espiare,
ossia del subire il castigo, la pena a cui si è
condannati (veggasi a condanna) : emenda, purga-
mento, purgazione ; sconto, soddisfacimento, soddi-
sfazione. Espiare : pagare il fio, pagar lo scotto,
purgare, render conto, scontare. - Estremo di un
reato, quanto occorre perchè sia tale. - Indizio,
traccia di un reato ; circostanza che dà il so-
spetto d'un fatto criminoso. - l^renieditazione,
atto ed elTetto del premeditare.
Abolizione, annullamento, cancellazione : vale an-
che perdono per un delitto che, secondo la legge,
doveva essere punito. - Amnistia {amnistiare, am-
nistialo), grazia, perdono, condono o diminuzione
di pena, tatto in massa, in circostanze solenni. -
Apagoge, il ricorso presentato al magistrato per in-
vocare la cattura del delinquente. - Azione penale,
quella intentata per punire il delitto o la colpa.
Cattura, arresto, sequestro di un delinquente o
di un imputato contro il quale sia stato spiccato
mandato di cattura dall'autorità giudiziaria. - Com-
minazione, minaccia di pena, in forza di legge,
contro chi la trasgredisce. - Denunzia, dichiara-
zione formale, verbale o scritta, per cui si riferisce
all'autorità giudiziaria un fatto criminoso.
Esecuzione, applicazione della pena ai delinquenti.
- Estradizione, l'atto col quale uno Stato lascia un
colpevole di delitti commessi fuori del suo terri-
torio ad altro Stato che lo reclama, perchè sia sot-
toposto a giudizio. Indulgenza, poco rigore verso
il colpevole. - Indulto, disposizione sovrana che
cancella un'azione dalla classe dei reati e ne abo-
lisce la pena.
Processo penale, o anche, semplicemente, pro-
cesso, tutti gli atti che si fanno in una causa cri-
minale. - Ricognizione, verificazione d' un fatto,
specie dopo un delitto. - Riparazione, la somma
assegnata dal giudice, oltre il risarcimento dei danni
alla parte offesa, per ogni delitto che tocchi l'o-
nore delle persone o della famiglia. - Sistema pre-
ventivo, il prevenire i delitti per impedire che
siano commessi. - Sistema repressivo, l' intervenire
quando i delitti sono commessi. - Sopraluogo, in
linguaggio forense, Vaccesso sul luogo che fa il magi-
strato, per impulso spontaneo o per iniziativa delle
parti, recandosi sul luogo nel quale il delitto fu
commesso. - Taglia, premio dato a chi ammazza
0 arresta assassini, ribelli.
Parte civile, chi comparisce in giudizio contro un
accusato in causa criminale, per sostenere diritti of-
fesi, e ottenere rifacimento di danni.
Proverbi. — Chi delitto non ha, rossore non sente
(scolpandosi di un'accusa). - Cui prodest scelus, is
fecit {commise il delitto quegli cui il delitto fu utile),
sentenza usata nel linguaggio giuridico. - Il delitto
è un padrone rigido e inflessibile.
Delittuoso. Che ha in sé delitto.
Delizia (delizioso). Grande godimento, sommo
piacere; delicatezza di ciò che diletta soavemente.
- Deliziare, deliziarsi, deliziosamente, delizioso, veg-
gasi a piacere. - Supposti luoghi di delizie : gli
orti delle Esperidi, portati in Spagna da Ercole; il
paradiso^ i'eden (nella Genesi, il paradiso terre-
stre : nome ebraico) ; V Eldorado (in spagnuolo,
paese dell'oro), luogo di delizie, di felicità, di for-
tuna.
Deliziare, deliziarsi (deliziato). Veggasi a
piacere.
Delizioso. Che dà grande, squisito piacere.
Delta. Quarta lettera dell'alfabeto greco; qua-
lunque cosa che ne abbia la forma. - Terreno da
alluvione alla foce di un fiume. • Veggasi ad
ottone.
Deltaziòne. Veggasi a fiuìne.
Deltoide. Veggasi a quadrangolo e a spedì a.
Delubro. Tempio, chiesa.
Delùdere {deluso, delusorio, delusione). Ingan-
nare, trarre in inganno, con astuzia. Rendere
vana l'aspettazione di altri ; venir meno alla spe-
ranza fatta concepire ; procurare un disinganno,
togliere Y illusione.
Delusióne. Il deludere e 1' effetto che ne de-
riva: deludimento, disillusione (neol.), disin-
ganno.
Delusoriamente, delusorio. Veggasi a il-
Iasione e a speranza.
Demagogrìa (demagogico). Detto a popolo.
Demagóg-o. Capo di fazione popolare : special-
mente chi, solleticando le passioni del popolo, tenta
farne strumento ai propri scopi : arruffapopoli, ca-
porione, democratico licenzioso, eroe da piazza, ri-
voluzionario, tribuno (spreg.). - Arruffapopoli, de-
magogo che cerca pescar nel torbido. - Demagogia,
tutti insieme i demagoghi e i loro seguaci. - Mon-
tare in tribuna, fare il demagogo. - Quando la
volpe predica, guardatevi galline, ammonimento di
chiaro significato.
Demandare {demandato). Delegare, deputare,
dare incarico; sottomettere, sottoporre.
Demaniale. Del demanio.
Demanio (corruzione di domìnio). Complesso
delle proprietà di uno Stato. - La pubblica fi-
nanza.
Demente, demènza. Veggasi a pazzia.
Demeritare (demeritévole, demèrito). Rendersi
non degno; perdere il merito.
Demèrito. Azione che toglie il merito, merita
biasitno o castigo.
Democraticamente. Secondo democrazia.
Democratico. Fautore della democrazia,
appartenente alla democrazia.
Democrazia {democrali''o). Governo di po-
polo, governo popolare ; nell'uso, il partito po-
litico che vuole migliorare le condizioni del. po-
polo, nonché il programma di tale partito, inteso
ad avere riforme e istituzioni che giovino alle classi
meno abbienti. Secondo i tempi e secondo i pro-
grammi, si distinsero il partito cosidetto avanzato,
il liberale, il progressista, il radicale. Ma ora si
chiamano liberali quelli che prima, in qualità e col
nome di conservatori, di moderati, osteggiavano il
liberalismo. - Aristodemocrazia, veggasi a governo,
- Demagogia, democrazia licenziosa, corrotta: veg-
gasi a demagàgo, - Democrazia sociale, il partito
che vagheggia la soppressione di ogni disuguaglianza
sociale e politica. - Democratico, di democrazia ;
chi professa i principi della democrazia. Neil' uso,
anche chi è modesto, alla buona, nel modo di ve-
stire, nel contegno e simili. - Democratizzare, con-
vertire alle istituzioni democratiche (francesismo).
- Democristiani o democristi (neol.), 1 cattolici che
aflettano teorie socialistiche, ma con ossequio al
papa.
Aristocrazia, contr. di democrazia.
Demog-rafla {demografico). Veggasi a popo-
lazione.
Demolire {demolito, demolizione). Atterrare,
buttar giù, detto di edificio, di muro e simili :
836
DEMOLIZIONE — DENARO
abbattere; battere in terra, buttare a terra, di-
roccare, distendere a terra, distruggere ; far ca-
flere; isfondolare ; mandare, mettere a terra, in
terra, per terra ; mandare in fascio ; menare al
basso, mettere a basso, al piano; rasare; scoscendere,
sfabbricare, sfondare, smurare, sventrare (neol,).
In senso figur., e dal francese (demo/à-, dèmoHlion),
fare una gravissima critica, togliere il credito,
la stima, diffamare (vegliasi a diffamazione) e
simili. - Smantellare, togliere il tetto, la cima d'un
edificio: scassinare, scamozzare. - D roccare una
fortezza. - Scantonare, scantucciare, demolire in
parte.
Demolizione, atto ed effetto del demolire: abbat-
timento, atterramento, diroccamento, disfacitura,
guastamento, lavoro di piccone; smantellamento -
Sventramento, voce metaforica per demolizione. - Si-
stema di demolizione, veggasi a fortezza.
Demolizióne. Il demolire.
Demolog-ia (demològico). Trattato intorno alle
origini e all'essenza delle comunità umane.
Dèmone. Lo stesso che demònio.
Demoniaco. Di o da demònio.
Demònio (demoniaco). Cattivo genio, ciascuno
degli spiriti ribelli a Dio, secondo le dottrine cat-
toliche, e aventi la loro sede neW inferno, sotto
la sovranità del diavolo: angelo con le corna,
angelo col piede biforcuto o forcuto, angelo del dia-
volo, ange'o delle tenebre, angelo d'inferno, angelo
iniquo, angelo maledetto, angelo nero, angelo reo ;
barbuto; caprinfernale, caprone, cornuto mostro;
dèmone, dimenio, dragone iiifei'nale; farfarello, fì-
ligginoso abitator di Dite, fistolo; infero; malo an-^
gelo, nabisso ; nero cherubino ; satanasso ; spiri-
tello, spirito, spirito immondo, spirito maligno,
spirto d'Averno. Secondo le favole, i demoni sono
in parte buoni (agatodémoni) e in parte cattivi (ca-
codémoni). Presso i Romani erano, particolarmente,
gli spiriti dei defunti. - Demoniaccio, accresc. spreg.
di demonio. - Demonietto, piccolo e giovane de-
monio. - Demonìaco, di o da demonio : più comu-
nem., diabolico (veggasi a diavolo).
Asmodéo, demonio considerato come il fuoco del-
l'amore impuro (ne parla la Bibbia nella storia di
Tobia). - Bnrbariccia, demonio mentovato da Dante
nel canto XXI e nel XXII dell Inferno. • Cirialto,
demonio di cui parla Dante nel canto XX dell'/rt-
ferno. - Draghinazzo, altro demonio mentovato da
Dante nella Divina Commedia.
Farfarello, demonio pure mentovato da Dante
xìgW Inferno (canto XXI). - Cosi anche Graffiacane,
(Inferno, canto XXI). - Giittel, nel Settentrione, fu-
rono chiamati i demoni che governano i cavalli e
le altre bestie. - Inrubi e succubi, secondo la scienza
magica e le credenze popolari, erano ritenuti de-
moni, maschi i primi, femmine i secondi, che si
accompagnavano nel sonno voluttuosamente. - Li-
bicócco, uno dei demoni messi a guardia tra i ba-
rattieri nell'inferno dantesco.
Malacoda, nome proprio d'uno dei demoni nella
bolgia dantesca dei barattieri. - Malebranche, de-
mone nella bolgia dei fraudolenti (inferno dan-
tesco). - lìubiranle, nome proprio d'un demonio
nella bolgia dantesca dei barattieri. - Scarmiglione,
demonio nella bolgia dei barattieri. - Sinriti a-
strnli, quelli, secomlo la demonologia, sospesi fra il
cielo, la Terra e l'inferno. - Versiera, la moglie
d nn demonio, o del diavolo, immaginata dal volgo,
specialmente allo scopo di far paura ai ragazzi.
Esorcismo [esorcista, esorcizzare), invocazione
di Dio contro il demonio : scongiuro. - Ossessione,
stato dell'indemoniato, dell'ossesso. - Pandemonio,
tresca di tutti i demolì. - Tregenda, pretesa adu-
nanza di demoni, di streghe (veggasi a strega) e
simili: branco di diavoli; sabbato, stregozzo, striazzo,
trescone.
Demonograjìa o demonologia, scienza che tratta
della natura e dell' influsso dei demoni (demono-
grafo, 0 demonologo, colui che tratta o fa studi su
la natura e la storia dei demoni). - Demonolatria, Va.-
dorazione del principio del male, cioè del demonio,
di che erano incolpati gli antichi stregoni; alluci-
nazione per effetto della quale l'ammalato crede di
adorare i demoni. - Demonologia (demonólìyo), la
dottrina dei o sui demoni. - Demonomagia, pre-
sunta facoltà di fare incantesimi con l'aiuto dei de-
moni. - Demonomania, demonopatia, mania spesso
allucinativa, in cui l'oggetto del terrore viene da spettri
0 esseri demoniaci. Allucinazione, varietà di de-
lirio lipemaniaco, per cui gli infermi si credono
gli adoratori e le vittime di un essere di natura
matefica; delirio di carattere religioso. - Energù-
meno, indemoniato, ossesso, spiritato.
Indemoniare, indiavolare, insatanassare, invasare
{indemoniata, ecc.), veggasi ad ossesso.
Demoralizzare, demoralizzarsi (demora-
lizzato, demoralizzazione). Vieti francesismi per ab-
battere, abbattersi d'animo, accasciare, accasciarsi,
avvilire, avvilirsi, corrómpere, corrómpersi (veg-
gasi a corruzione), depravare, depravarsi, per-
vertire, pervertirsi, scoraggiare, scoraggiarsi (veg-
gasi a coraggio).
Demostene. Dicesi di un grande oratore.
D;3niòt'Co. Aggiunto di scrittura egiziana.
Demulcente. Aggiunto di medicamento mu-
cillaginoso, emollienti e lenitivo.
Denaro (danaroso). La moneta, o ciò che a
questa equivale, specialmente la carta-moneta o mo-
netata; ricchezza effettiva, in specie disponibili,
diversamente da quella stabile. Le specie variano
secondo il grado di civiltà dei popoli, in alcuni
paesi valendo, oggi ancora, come denaro, varie
sorta di metalli allo stato greggio, il sale, il be-
stiame e le pelli delle best'e, le conchiglie, il ta-
bacco, ecc. : argento, contante, crisani (voce d.d
gergo) ; danaio (v. a.), danaro ; mengoi (volg), me-
tallo, metallo coniato, moneta coniata; mongioia ;
numerario, nuniim (tit. archeol.); pecunia, peltro,
prezioso metallo; oro, rame; soldaretto, soldarino,
soldo, valuta. Metaforicamente, anima della zecca,
chiave (che apre tutte le porte), grascia di san
Giovanni Boccadoro; martello d'argento, martello
d'oro (che tutto spezza), unguento di zecca. Per
sineddocbe, baiocchi, ducati, fiorini, marenghi, pa-
lanche, patacche, quattrini, soldi. Scherzosam.,
bezzi, dindi (voce bambinesca), conquibus, cum
qnibns (lat.), pilleri, plurimi, sacramenti, sagrati,
secondo sangue, suschi. Nella mitologia. Dite, Mam-
mona, Pluto, divinità che rappresentavano il de-
naro, la ricchezza.
Vitello d'oro, simbolo dell'amore al denaro.
Il denaro si può avere in diversi modi: per C7'e-
dità, per guadagno, per compenso, per dono,
per premio, per risparìnio, per furto, per
peculato (veggasi a delitto, pag. 833, seconila co-
lonna), per frode, per inganno, per usura, per
vincita al giuoco, per elemosiUa, come prezzo
di una cosa che si abbia a vendere, o in paga-
mento d'un lavoro, di nn' o^) era, in seguito a
DENARO
8:57
scommessa^ per averlo casualmente trovato, ecc.
Di'l denaro si é in credito o in debito; con esso
ci si procura divertimento^ piacere, si rende
bene/iciot si concorre alla beneficenza, ecc.
Insieme con le merci, !e carte-valori, ecc., il de-
naro costituisce i cosidetti beni mobili. Il denaro
circola, corre, gira, cioè passa dalle inani d'uno alle
mani di altri. - Nummario (lat.), relativo a de-
naro: pecuniario.
Denominazioni
e qualifiche diverse.
Capitale, qualunque valore accumulato; fondo
che gli interessati versano in una società di com-
mercio, d'industria, ecc. - Contante, o contanti, de-
naro effettivo, denaro contante ; danaro sborsato al-
l'atto di un confratto: plurimi ballanti e sonanti,
- Danace, l'obolo che gli antichi mettevano in bocca
ai morti. - Denaro di credito, la carta monetata. -
Denaro di san Pietro, quel tanto che, per volon-
tario contributo, i cattolici danno al papa. Un
tempo, imposta che l'Inghilterra pagava al papa. -
ElJeltivo, ammontare, sostanza (voce ripresa dai pu-
risti). - EraHo, il denaro dello Stato, il tesoro
pubblico : finanza, fisco.
Fondi, fondo, sinonimo di denaro, di contanti ;
somma di denaro destinata a un uso prefissato. -
Il giallo (scherz.), l'oro monetato. - Il morto (scherz.),
denaro in quantità. - Intròito, quanto si esige, si
riscuote ; entrata, incasso ; denaro che entra in
cassa.
Mezzi finanziari o, anche, semplicem., mezzi, di-
cesi per sostanze, averi, denari. - Mitraglia (scherz.),
quantità di soldi, che fanno ingombro. - Monticino,
monte di franchi, di marenghi, mucchietto, piccolo
mucchio di queste monete. - Munizione (figur.),
provvista di denaro occorrente.
Numerario, metallo coniato, o carta (cartamo-
neta, carte-valori, veggasi a carta, pag. 437, prima
e seconda colonna) emessa legalmente e rappresen-
tante un valore in circolazione : biglietto di Ban-
ca; contante; denaro contato, denaro secco; me-
dio circolante ; pecunia numerata. • Peculio: era il
patrimonio posseduto da uno schiavo, e proveniva
sia dai suoi risparmi, sia dalla generosità del pa-
drone ; ora, certa quantità di denaro messo insieme,
poco per volta, raggruzzolato, tenuto in serbo
(denaro che si tiene al buio) per l'avvenire o per
le necessità eventuali : borsellino, borsello, borsi-
glio ; fondo, fondo di massa, di riserva (v. a.) ;
grùzzolo, gruzzo ; marsupio ; massa ; piatta (fì?ur.),
morto, postèma, tarsia.
Quattrini, danaro in genere. - Rendita, en-
trata in denaro o in equivalenti, che si ha da ter-
reni, da case, da titoli di credito, ecc. - Somma,
quantità, specialmente di denaro. - Sostanza, averi,
rendita. - Spiccioli, denaro minuto, in metallo o in
carta : denaro sciolto ; moneta, moneta minuta,
spezza, spicciola ; rotti ; soldarelli, soldini, soldi
spiccioli; spezzati; spicciolarne. - Tesoro, molto
denaro custodito e rappresentante una grande ric-
chezza. - Valuta, moneta in genere.
Qualifiche. — Denaro arrandellato, sciupata,
speso male; arruffianato, quello di cui non è nota
la trista origine : ruffianato ; ballante e sonante, ef-
fettivo ; che non si spende, che non ha corso, non è
accettato; conlato, annoverato nell'atto di pagare;
quanto ne occorre per una data spesa ; contato e
riscontrato, contato due o più volte ; esaurito, fi-
nito, speso ; tangibile, da potersi esigere, riscuo-
tere ; gigliato (quattrini gUjliati), sicuro, che non
si perde; ,9t't.s7ì7ìfa'o, spt^so bene; grazioso, gratuito
0 (piasi ; impiegato, destinato a operazioni per farlo
fruttare ; infrullifero, rimasto senza frutto, senza
interesse: inerte, morto; malversato, maiìe ammini-
strato; pubblico, il denaro dello Stato, delle grandi
Amministrazioni pubbliche; scarso, poco, insuffi-
ciente ; sofferente, in sofferenza, in ritardo di ri-
scossione; sonante, pronto sul tavolo; vivo, effettivo
(noa comune) ; trovato, venuto, capitato fuori di
o;,'ni speranza (e roba trovata, quando ci ■ gono
denari che si credevano perduti).
Avere o ricevere denari. — Averne pochi.
Non averne.
Avere denari: possederne, essere abbiente. -
Avere denari a palate, averne tanti da poter rac-
coglierli con la pala, arnese di legno usato per
ammoiiticchiare il grano. Anche, avere i quattrini
a cappellate, a staia, in abbon'lanza. - Avere la
borsa piena, fresca, gaia, essere fornito di denari. •
Avere renzoldi (venti soldi) al proprio comando ;
aver qualche sommi da parte. - Avente tanti, sol-
tint. denari. - Esserci del sodo, detto di chi ha
molto denaro. - Essere in sui contanti, avere de-
nari. - Essere carico, ben foderato, ben guarnito, a-
vere molto denaro. Cosi essere forte a denari, es-
sere rinvoltato nelle monete. - Non dolere il borsel-
lino, star bene a quattrini. - Trovarsi in denari,
averne, essere facoltoso. - Trovarsi dei denari,
molti denari, averne, mentre non si credeva.
Empire, empirsi la borsa, far quattrini. - Entrare
in denari (non com.), farne, riscuoterne. - Rimet-
tere le penne, migliorare le condizioni finanziarie.
- Rientrare, ritornare nei suoi, o sui suoi, ripren-
dere quattrini perduti. - Rinfrescare le tasche, ri-
fornirle di denari. - Rinquattrinare, tornare in quat-
trini. - Riungersi, rimpannucciarsi, riavere, rifare
quattrini.
Avanzo, quel che resta d'una somma di de-
naro, dopo averne speso buona parte. -Cassa,
tutta la quantità di denaro che si ha a disposi-
zione nella cassa. - Fabbisogno, nel linguaggio am-
ministrativo, la somma che si deve avere, il de-
naro occorrente per soddisfare a determinati im-
pegni, provenienti da spese, cui devesi provvedere
in ''un periodo di gestione. - Scorta, provvigione,
provvisione di denaro o d' altro. - Sopravanzo,
quanto è d'avanzo.
Averne pochi. — Non essere facoltoso, non es-
sere ricco. - Avere la borsa, la tasca magra, _ men-
cia, essere con pochi denari. Nello stesso signifi-
cato: averne pochi degli spiccioli, e meno da spic-
ciolare; avere una vii moneta, poco denaro; essere
agli sgoccicli, a danari quasi finiti, essere al lumi--
cino, quando i denari stanno per finire; essere corti,
un po' corti ; essere bassi, scarsi a quattrini ; essere
alle frutta, per le frutta (a mal punto, in cattive
circostanze di denaro) ; essere dimagrato (figur.).
star male a denari, a quattrini.
Tasca leggiera, di chi ha pochi denari.
Non averne. — Esserne senza, esserne sprov-
838
DENARO
visti : avere la borsa, la tasca asciufJa, pulita, vizza,
vuota ; avere le tasche mosce ; bruciare, essere bru-
ciato ; essere all' ablatiro assoluto (assolutamente
senza denari) ; essere al verde (all'estremo di de-
nari) ; esseì-e asciutto come l'esca; essere in bolletta ;
essere strutto a quattrini ; non avere il becco di un
quattrino ; non avere uno che dica due (non avere
un soldo) ; non avere un quattrino da far cantare
un cieco ; non ne avere uno da segnare il tempo ;
rimaner-e come le scarpe di pataccone (senza punti) ;
rovesciare le tasche (fìgur ) ; rimaner compare, non
riavere, perdere il denaro prestato; trovarsi al
verde.
I fondi sono bassi, o in ribasso, di chi è senza
quattrini o senza credito. - Tamquam tabula rasa
(lat.), di borsa vuota, con la borsa vuota.
Dake, farsi dare, riscuotere denaro.
Dare. — Anticipazione, l'atto del dare o del
far (lare, pagare o far pagare una somma di de-
naro prima del tempo stabilito. - Assegno, quan-
tità di denari, che si assegna a qualcuno {assegna-
mento, assegnare). • Benuscita, buonuscita, la som-
ma che si dà ad altri perchè consenta a rinun-
ziare ad un proprio diritto, ritirandosi da un af-
fare. - Cavata, di denaro sborsato, dato.
Erogazione, il dare, lo spendere a scopo deter-
minato di pubblico vantaggio o di beneficenza. -
Fondo perduto: dar denaro a fondo perduto, acqui-
stare, sottoscrive' e a fondo perduto, significa dare,
acquistare, sottoscrivere senza pretesa di ricupero
del capitale sborsato. - Mancia , denaro che si
regala a chi presti qualche servizio. - Mercede, sa-
lario, stipendio, quanto si corrisponde, per le sue
prestazioni, ad un operaio, a un impiegato, ecc.:
veggasi a paga. - Mutuo, veggasi a prestito.
Oblazione, offerta in denaro. - Obolo, piccola of-
ferta in denaro. - Pagamento, atto ed effetto del
pagare. - Prestito, sovvenzione, anticipazione di
denaro. - Propina, denaro che si dava al profes-
sore da chi prendeva la laurea.
Responsione, somma di denaro, o pensione, che
si paga per patto e a tempi determinati. - Resto,
la ditlerenza fra il denaro sborsato e quanto pa-
ghiamo 0 vogliamo dare: residuo. - Riconosci-
mento di denaro, compenso e, assolutam., regalo.
- Rimborso, restituzione del denaro a chi lo ha
speso per noi : rifusione, rimborsamento, rimbor-
sazione (non us,). Quindi, rimborsare, rifondere, per
restituire. - Rimessa, nell' uso, consegna di de-
naro ; invio di denaro per posta. - Riscatto, la som-
ma che si paga per riscattare una cosa data in
pe.,'no ; anche quella che si paga per liberare
scliiavi 0 prigioni.
Sborsamento, sborso, esborso, lo sborsare, il to-
gliere danaro dalla borsa, per pagare. - Sbruffo,
denaro dato per quelare qualche interessato: man-
cia (dare lo sbruco, dar denaro o roba di nascosto
oer ottenere favore e privilegio contro giustizia:
locuzione popolare toscana). - Scarico, nel linguaggio
commerciale, uscita di denaro. - Sovvenzione, soc-
corso, aiuto in denaro e la somma relativa (sov-
venire, dare una sovvenzione ; sovventore, chi la
da). - Versamento, l'atto del ver-are, del pagare,
del dare, e la somma versata, p^igata.
Buttarci, dare denari di frequente a persone pro-
dighe e ingorde. - Cavare denaro, metterne fuori,
spenderne. - Contribuire, dare per concorso, per
tassa, ecc. - Farsi succhiare il sangue a goccia
a goccia, figur., essere costretti a dare, poco per
volta. - Ferrare, rinferrare, rinferruzzare, rinfor-
zare uno, fornirlo, munirlo di denaro. - Mettere
fuori (denari), mettere la mano alla tasca, in tasca,
mettere mano alla borsa, sborsare denari. - Rifondere,
rimborsare, restituire il denaro: reintegrare,
rintegrare. - Rimettere in forza uno, rifornirlo di
denaro. - Rinsanguare, fornire denaro a chi ne
ha estremo bisogno. - Sborsare, buttar fuori de-
naro. - Snocciolare, pagare in contanti. - Strozzare,
figur., dar denari ad usura, fare lo strozzino. -
Tenere uno stretto a denari, tener corto, tenere a
stecchetto, darne poco. - Tirar fuori (denari), sbor-
sarne. - Ungere la ruota, la ròta, dare sbruffi;
aiutarsi col denaro.
Vuotare le tasche in mano a^uno, dargli quanti
quattrini si hanno.
Farsi dare, ecc. — Accatto, l'accattare, il limo-
sinare, il farsi dare Velemosina; anche, il cer-
care denari a prestito. - Esazione, l'esigere, il ri-
scuotere, il percepire. - Frecciata, domanda di
denaro; il frecciare, ossia il farsi dare, birbesca-
mente, denari da qualcuno, senza doverli avere e
senza restituirli : stoccata (tirare una frecciata, una
stoccata ; dare una stoccatella, una stoccatina : di-
min.). - Incasso, figur., atto del l' incassare, del ri-
scuotere, e la somma incassata, riscossa : introito
(neol.), riscossione. - Rientro, il rientrare nei pro-
pri denari, ossia il ricuperarli, il riaverli, il far-
seli restituire. - Riscossione, atto ed effetto del
riscuotere, del ritirare, dell'incassare denaro. -
Salasso (salassare), figur., atto di chi cava, spreme
molto denaro ad altri.
Cavare o levar sangue da una rapa, da un muro,
voler denaro da chi non ne ha. - Cavar le penne
maestre, levare somme forti di denaro, sostanze
rilevanti ; farsi regalare denari o roba. - Dimagrare
uno, togliergli con moine del denaro. - Esigere, ri-
scuotere. - Mungere, cavar denari, farseli dare, spil-
lare. - Mungere, rasciugare, ripulire, votare la borsa
a uno, farsi dare, levargli tutti i Jdenari di sotto,
spesso con belle maniere. - Percepire (percepito),
voce non buona in senso di ricevere, riscuotere. -
Stender la mano, chiedere l'elemosina o denari in
prestito. - Struggere uno a quattrini, chiedergliene
sempre. - Svenare, figur., mungere il denaro fino
all'ultimo spicciolo. - Tirare la paga, la provvigione,
il salario, farseli dare, farseli pagare, riscuoterli. -
Tirar quattrini, cavarne ad uno ; riscuoterne. -
Toccare uno nella borsa, chiedere denari a chi noa
li dà volentieri.
Guadagnare, accdmulare.
Prendere. — Prendere o avere illecitamente.
Beccare, guadagnare, far guadagno; anche, levar
di sotto il denaro. - Capitalizzare, accumulare ric-
chezza, averi, che danno reddito. - Cumulare, far
cassa, -accogliere molti quattrini. - Far la roba a suon
di gobba, accumular denari a forza di faticare d
schiena. - Far qu,attrini, metterne assieme specu-
lando, non sempre con molto scrupolo. - Far oba
\
DENARO
839
far" quattrini. - Mettere i quattrini per ritto^ accu-
mularne, cumularne, metterne insieme, da parte. -
Raggranellare, raggruzzolare, mettere insieme,
raccogliere denaro a poco a poco, frusto a fru-
sto. - Tesoreggiare, far tesoro, tener da conto, ac-
cumulare, ammassar denaro : tesaurizzare. - Zap-
pare i quattrini, guadagnarne molti, averne non si
sa come.
Prendere. — Asciugare le tasche, levare con
bella maniera e a poco a poco i denari dalle ta-
sche altrui, sia con balzelli, sia in altro modo. -
Fare un vuoto di cassa, portar via, appropriarsi il
denaro della cassa, dell' amministrazione che uno
aveva. - Levar la lana ad uno, portargli via, pren-
dergli tutti i denari. - Pelare, portar via i quat-
trini come si fa delle penne di un pollo. - Pi-
luccare, portar via denari, poco a poco. - Prelevare,
prendere denaro dalla cassa ; predisporre d' una
parte sopra una somma totale. - Rasciugare uno,
vincergli, mangiargli, prendergli bellin bellino tutti
i denari. - Ricuperare, riacquistare denaro dato.
- Spellicciare uno, mungergli dei quattrini. - Tosare
uno, levargli più denari che si può. - Toccare i
denari altrui, appropriarseli, farne uso. - Trarre
sangue da una rapa, cavar denari da dove non ce
ne sono.
Prendere o avere illecitamente. — Concussione'
estorsione, atto ed effetto dell'estorcere; angheria»
orrezione, storsione, surrezione. - Contrectazione>
appropriazione indebita ; prevaricazione. - Peculato»
appropriazione, malversazione del denaro pubblico.
- Prevaricazióne {prevaricare, prevaricatore), a-
baso illecito del denaro altrui o d'altro.
Estòrcere (estorto), prendere, farsi dare denaro,
usando prepotenza o arte : carpire, estorquere, ru-
bare, sbarbare, scroccare, sgagliofÌFare, sgattigliare,
sgraffignare, sottrarre, strappare, surrepire, trappo-
lare. - Scroccare, godere a ufo, da scroccone, da
parassita. - Squattrinare, nell'uso, prendere,
togliere denaro ad altri, per lo più illecitamente.
Impiego, uso del denaro.
Cambio, cmcoLAziorft;, vicende, Eca
Allogamento, atto ed effetto deìV allogare, ossia del
-dare, del mettere denaro a frutto. - Carrozzino,
neologismo indicante, massime nelle pubbliche am-
ministrazioni, un contratto fraudolentemente rovi-
noso per una parte e lucroso per l'altra: rigiro,
truffa. - Carrozzino, contratto di prestito in
denari a condizioni molto gravose. - Compera, com-
pra, il comprare, l'acquistare una cosa qualsiasi
a prezzo. - Corruzióne, malo uso a cui bene
spesso il denaro serve. - Distrazione di denaro, di
fondi (non com.), il rivolgerli a un fine diverso da
quello a cui eran destinati.
Frutto, interesse, u'ile, il ricavo, la rendita che
si ha dal denaro in qualsiasi modo impiegato. -
Impiego del denaro, operazione diretta a ricavarne
un frutto. - Lucro, guadagno non sempre onesto.
- Posta, quel tanto di denaro che si arrischia nel
giuoco, in una scommessa e simili. - Provento,
utile in denari che si ricava dal lavoro, dalla pro-
fessione, ecc., e forma poi la rendita.
Realizzazione, il ridurre o il cambiare titoli, va-
lori, contratti, in denaro. - Risparmio, l'atto di
prevideiiiia col quale si mette in serbo una parte
dei guadagni, allo scopo di sovvenire ai bisogni fu-
turi 0 di accumulare un capitale. - Scialacquo, scia-
lacquare. Io spendere eccessivamente. - Scialo, lo
scialare, il far vita di lusso, di gozzoviglia, o
altro, soddisfacendo ai sensi. - Spesa, lo spen-
dere. - Spreco, lo sprecare, lo spendere mala-
mente.
Acquistare, fare acquisto, compera di alcun-
ché; provvedersi di una cosa mediante denaro. -
Assoldare, prendere a soldo alcuno, pagarlo, perchè
ci presti servigio. - Buttar via, spendere malamente,
inutilmente: sprecare. - Dissipare, scialacquare. -
Candire i denari, non usarne, non spenderli ; nello
stesso senso, ma con vocabolo non buono, immobi-
lizzare. - Consumare denari, spenderli. - Depo-
sitare, mettere in deposito, dare in custodia denaro
(presso una Banca, una cassa, una persona, ecc.).
Depositante, chi deposita ; depositario, chi ha in de-
posito. - Investire, collocare denaro in modo che
dia una rendita ; impiegarlo nel commercio, nel-
l'industria, in un affare, in un'impresa: al-
logare, mettere, porre a frutto, a interesse. - Le-
sinare, cercare di risparmiare, tirare sul denaro
{essere della compagnia della lesina, di chi è uso a
lesinare; imparare, studiare la lesina, essere tirati,
molto economi).
Maneggiare il denaro altrui, averne l'amministra-
zione, tenerlo in deposito. - Mettere i denari in
terre, in bestiame, ecc , comprare terre, bestiame,
ecc. - Rigirare, di denaro, impiegare e far fruttare.
- Rimpiegare, ripete impiegare, più spesso di de-
nari, di roba. - Rinvestire, convertire denari o pos-
sessioni in alt' valori o possessioni. - Ripulire,
asciugare le tasche, consumare tutti i denari. - Ri-
sparmiare, non spendere tutto il denaro che si
ha 0 si guadagna : veggasi a risparmio.
Spalare il denaro, sprecarlo, quasi buttarlo via a
palate. - Straziare il denaro, i quattrini, sciuparli.
•Tener fermo il denaro, non metterlo in commer-
cio, per aspettare occasione più lucrosa. - Tener
fuori, seguitar a tenere i denari in mano altrui,
senza riscuoterli. - Spicciolare, cambiare in spic-
cioli; anche, levare tutti i denari spiccioli.
Cambio, circolazione, vicende, ecc. — Cambio,
la commutazione di denaro con altro denaro; ba-
ratto della moneta con altra moneta {cambiamento,
cambiare). - Circolazione, giro e rigiro del denar©
(o delle merci), da luogo a luogo, da persona a
persona, mediante lo scambio, la vendita, le per-
mute, i prestiti, ecc.
Crack, disastro finanziario. - Panama, panamino,
voci neologistiche del linguaggio giornalistico, per
indicare scandalo finanziario, truffa pubblica (e pa-
namista chi ne è autore).
Carte che hanno valore di denaro
0 ad esso si riferiscono.
Arnesi e luoghi nei quali si ripone il denaro.
Azione, banconota, biglietto di banca, borderò,
buono, cambiale, cartella, cedola, chèque, divisa, ef-
fetti, hoards, pagherò, tagliando, titoli, valori, ecc.,
veggasi a Banca e a Borsa, - Bolletta, piccola
polizza di ricevuta. - Na nerario, distinta del de-
8'i0
RENAIO
naro o delle monete che servono a costituire una
somma. - Quilanza, ricevuta. - Tratta, specie di
cambiale.
Arnesi. — Borsa, specie di tasca per mettervi
denaro {imborsare, mettere nella borsa ; rimbusso-
ìare, del denaro nelle borse, farlo sentire). - Bor-
sellino, piccola borsa per gli spiccioli. - Cassa,
cassa forte, forziere in cui si ripongono i denari. E
cassiere chi ha, chi tiene la cassa. - Cassetta, ar-
nese di varia forma, in cui i bottegai, i negozianti
raccolgono l'incasso giornaliero: bacinetta, ciòtola,
coppa (piemont.). - Corbona, cassa dove si raccoglie
il denaro per un fine religioso o da religiosi. Cassa
dove una società di persone pone i guadagni, più
specialmente avventizi, da dividersi poi. - Portafogli
{porta foglio), arnese di pelle in forma di libro e
diviso nella parte di dentro in due o più tasche,
da conservarvi fogli od altro. - Partamonete, bor-
sellino tascabile, per lo più a cerniera, con una o
più tasche, o scompartimenti, per tenervi denaro. -
Sacchetto, piccolo sacco per tenervi monete di ra-
me, d'argento, d'oro. - Salvadanaio, recipiente chiuso,
vaso di terracotta, o altro, nel quale, attraverso a una
fessura, si mettono i denari per serbarli, non po-
tendosi più levameli se non rompendolo: dindarolo
(romanesco), salvadanaro, salvadenaro. - Ventriera,
sorta di tasca lunga e stretta, di pelle, che tiensi
legata o affibbiata intorno alla vita, a modo di cin-
tola, per portar denaro addosso in viaggio.
Luoghi. — Cassa, luogo, istituto nel quale si
raccolgono denari {Cassa di risparmio. Cassa di de-
positi e prestiti, ecc.). - Depositeria, voce disusata
per designare il luogo ove si custodisce il denaro
pubblico. - Gazofilacio, luogo dove si custodiscono
i denari. - Tesoreria, luogo dove sono gli uffici
del tesoro pubblico. E tesoriere chi ha ia custodia
il tesoro.
Chi ha o non ha denaro; lo spende
O NON LO spende; lo cerca, ne è avido.
Addanaiato, chi è danaroso, denaroso, ben for-
nito, ben provvisto di denaro, ricco. • Milionario,
miliardario, ricco a milioni, a miliardi. - Quattri-
naio, chi ha molti quattrini e li tiene, dandoli o
senza darli a frutto, per ammirarli o per lame an-
cora. - Lomo gaio a denari, che ne ha molti. -
Vitello o bue d'oro, lìgur., uomo danarosissimo, ric-
chissimo.
Argirocrazia, aristocrazia del denaro. - Plutocra-
zia, la classe prevalente dei denarosi.
Miserabile, chi è estremamente povero. - Fo-
vero, chi non ha denari neppure per provvedere
al necessario della vita. - Rifinito, rovinato negli
interessi, privo di denari: spelacchiato. - San
Quintino (scherz.), chi è senza denari.
Frecciatore, chi è abile a cavar denaro. - Mi-
gnatta, chi spilla denaro altrui. - Stillino, di per-
sona che stilla su tutto; chi è tirato per il de-
naro. *^
Avaro, chi è avido del denaro ed è restio allo
spenderlo. - Dmnteressato, chi non è attaccato al
lucro.- Devote a' la zecca, avido di denaro. - Eco
nomo, chi SI limiti giudiziosamente nelle spese. -
i>ctupone, scialacquatore, chi scialacqua d'abitudine.
-Spilorcio, 1 avaro lurido (sacrificare a Mammario,
di chi appare, ed è di fatto, spilorcio). - Sprecone,
Chi spreca. - Taccagno, chi sta attaccato gretta-
mente ai quattrini {andar a comperare il lardo dal
gatto, aver a che fare con un uomo taccagno). -
Votaborse, di persona o di cosa che vuota le borsa,
porta molte spese.
Credere nel soldo tmo e trino, non avere altra
fede che nel denaro. - Tenere dal denaro, tirare al
quattrino, subordinare le proprie azioni allo scopo
di far denari, non avere altra aspirazione che quella
di fame. - Tirare a far ciccia, tirare a far quat-
trini sul conto d'altri, a finire, a sperperare, a ro-
vinare, a portar via.
Maledétto lupaccio, divorerebbe Foro dì una mi~
niera: di persona che é avida di denari o mangia
molto. - Venderebbe la camicia, di chi vuol fare
quattrini in tutte le maniere. - Venderebbe l'anima
al diavolo per il denaro, di persona troppo attaccata
al denaro.
Cose e termini vari. — Locuzioni e proverbì.
Denier, esprimeva, ui tempo, il rapporto del
valore dell'interesse con quello del capitale. - Saggio,
norma di paragone per determinare il prezzo o
l'interesse del denaro.
I denari vanno e vengono, fanno un ite e venite,
girano, corrono; volano, si spendono facilmente. -
Con la borsa degli altri, col denaro degli altri. - L'uno
sopra l'altro, di denari contati. - Pagabile alla banca
dei morti, il denaro che non si può riscuotere. -
Pochi maledetti e subito, meglio pochi, ma pronti.
- Quei pochi, sottinteso quattrini, - Ultimo avanzo
d'una stirpe infelice, familiarmente, per lepore : l'ul-
tima lira del borsellino.
Avere lo spirito del denaro, essere intraprendente,,
abile nel guadagnarne. - Protestare danni e interessi
ad uno, dichiarargli che è tenuto al rimborso to-
tale. - Sapere quel che costa il denaro, aver durato
fatica a guadagnarlo e a metterlo assieme. - Tastare
il polso a uno : per sentire se ha quattrim.
Come si fa domayii ? siamo al lumicino : di una
cosa, esserne in fine ; specialmente di denari. - Con
quei tanti! (iron.), a chi dice di voler fare e com-
prare e sim., mentre non ha mezzi. - Costui li spala,
iron., di ehi parla e A»nta denari che non ha. -
E' lana delle mie pecore: di spese o lavori fatti e
goduti da altri, ma con denari o roba nostra. -
Aon ci è mica il conio, a chi ci chicle continua-
mente denari. - Non ci ho mica la sttmpa : a chi
ci secca chiedendo sempre denari. - Non è roba rubata :
di denari che vengono sprecati. - Non li zappo mica,
a chi ci chiede sempre denari o vorrebbe che si
spendessero male. - Non si trovano mica sul la-
strico, di denari o altre cose che uno sciupa. -
0 che ci ho la zecca?.... a chi pretende denari »
spese inutili. - 0 che li spalo ? li spalano f, a chi
CI chiede sempre denari. - 0 che è loppa?, a chi
vien sempre a chiedere denari, come se non co-
stassero niente. - Venite, pesciolini alle mie reti, d*
chi fa, tira a sé molti denari, sostanze.
II denaro è nervo di tutti i mestieri. - Il denaro
è un compendio del potere umano. - La mania del
denaro è uno dei caratteri più spiccati dell'epoca
nostra, r Senza dindi, cattivo vivere. - Senza me-
tcere (dar denari) non s'ottiene nulla.
Proverbi, — Chi ne ha semina, chi non ne ha
fa raccolta: se a qualcuno cadono denari in terra. -
Coi quattrin conti (contati) si viaggia male. - De-
naro sepolto non fa guadagno. - E' meglio un soldo
DENAROSO — DENTI
8il
a buon acquisto che mille d' imbrogli. - Gli affari
sono il denaro degli altri (motto della signora Gi-
rardin e di Alessandro Dumas). - / denari sono
tondi: si spendono facilmente. - / parenti sono i de-
nari. ' Il martello d'argento spezza le porte di ferro :
il denaro corrompe la giustizia. - In tasca nessuno
ci vede: nessuno sa se siamo poveri o ricchi. -
La borsa non ci arriva, o non arriva: non ci ar-
rivano i mezzi. - L'oro ubbriaca come il vino «Moro
* guasta il cuore.
Denaroso. Chi ha molto denaro ; chi è
ìHcvo.
Denaturalizzare (denaturalizzalo). Brutto
neoioj!Ìsmo burocratico per « privare del diritto di
patina » .
Denaturare (denaturato). Voce d'uso, per ag-
giungere ad un corpo certe sostanze che lo ren-
dano inservibile a certi usi, senza pregiudizio di
altra applicazione.
Dendrite. Veggasi a minerale.
Dendroflte. Veggasi a serpente.
Dendrografia. Descrizione degli alberi, della
pianta arborea.
Dendroliti. Detto a fossile e a pianta.
Dendrologia. Trattato sulla coltivazione della
pianta arborea.
Dendronietro. Detto a pianta»
Denegrare {denegato, denegazione). Dinegare ne-
gare.
Deneg'azióne. Il negare.
Denig-rare, denigrazióne {denigrato). Veg-
gasi a diffamazione.
Denominare {denominato, denominazione). L'im-
porre un nome.
Denominatore. Quantità che, nella fra-
zione, è posta sotto un'altra e divisa da una li-
neetta.
Denominazióne. Il nome, il titolo.
Denotare {denotato, denotazione). Contrasse-
gnare, indicare, significare, mostrare.
Densamente. Con densità.
Densimetro. Veggasi a densità.
Densità. L'essere denso, qualità di ciò che é
denso : consistenza, crassezza, crassizie ; densezza,
denso (sostantivam.) ; fittezza, foltezza ; spessezza,
spessita, spessitudine. Scientificam., il rapporto della
massa d'un corpo col suo volume : peso specifico.
Assoluta, la densità, se esprime la massa delle u-
nità di volume di un dato corpo; relativa, la den-
sità che esprime il rapporto tra la massa d'un
corpo e quella d'un egual volume d'acqua pura.
Areòmetro^ nome di vari istrumenti che servono
a misurare la densità, il peso specifico d'un corpo
liquido, usati nell'industria sotto la denominazione
di pesa-acidi, pesa-latte, pesa-liquori, pesa-sali, pesa-
siroppi, ecc. - Condensatore, istrumento che
serve per condensare, rendere denso ; apparecohio
che serve a stringere in poco spaz'O molta quan-
tità di aria, di fluido elettrico, di vapore e simili.
- Densimetro, apparecchio per misurare la densità
dei liquidi. Si chiamano cosi gli areometri a vo-
lume variabile e a peso costante, graduati in modo
che le divisioni, invece di essere arbitrarie, corri-
spondano a delle densità: noti quelli di Gay-Lus-
sac e di Rousseau. Sono pure densimetri gli ordi-
nari urometrt, i latte-densimetri, ecc. - Oleometro,
specie d' areometro per misurare la densità e la
purezza degli olii. - Provino, strumento di vttro o
di metallo per misurare la densità dei liquidi. -
Saccarimetro, specie di densimetro su la cui scala
si legge direttamente il tanto per cento in zucchero
delle soluzioni o dei siroppi in cui viene immerso.
- Volumometro, istrumento atto ad indicare, esatta-
mente, il volume di piccolissime porzioni di corpi
soli li.
Denso. Il corpo, liquido o aeriforme, che pre-
senta un grado di densità elevato, e, di conse-
guenza, è consistente e spesso : concr^^to, consumato,
crasso; fitto, folto; gelatinoso, gravoso, j^i setto;
legato, lotulento ; melmoso, mezzo, mezzellone (tra
liquido e solido) ; ristretto, serrato, spesso. - Bro^
dujlia, materia liquida, ma assai densa.
Condensare, rendere denso o più denso: acca-
gliare, accondensare, addensare ; dar corpo ; inspes-
sare, inspessire, ispessire; restrignere, restringere,
ristrignere, ristringere; spessare, spessire; stipare.
Contr., diluire, rarefare. - Condensarsi, divenire
denso o più denso: accagliarsi, coagularsi, conge-
larsi ; infittire, infittirsi, ingrossare, ingrossarsi, m-
spessirsi; raddensarsi, raggomicellarsi ; restrignersi,
restringersi, ristrignersi, ristringersi; serrare, ser-
rarsi; spessirsi. Contr., rarefarsi. - Ricondensare, rì-
pete condensare.
Condensabile, che si può condensare : radden-
sabile. - Condensamento, condensazione, il conden-
sare .0 il condensarsi ; il processo per cui un
fluido diviene denso: addensamento, coagula-
zione; densamento, densazione, ingrossamento, in-
spessimento, inviscidimento. Contr., rarefazio-
ne. - Condensato, reso denso o più denso : ad-
densato, compresso, concreto, condenso ; ristretto,
stretto.
Dentale. Parte deìVaratro. - Istrumento mec-
canico, fatto a denti, col quale si attaccano diversi
arnesi.
Dentale. Di dente, appartenente a dente. -
Aggiunto di una lettera dell'alfabeto.
Dentare (dentato). Veggasi a dente.
Dentaruolo. Arnese che si dà al bambino
(veggasi a pag. 241, prima colonna).
Dentata. Morso dato coi denti (vegg. a dente),
e il segno che ne resta.
Dentato. Che ha denti. - Dicesi anche d' un
arnese, di una cosa qualunque intaccata lungo i
margini.
Dentatura. Insieme dei denti (vegg. a dente).
■ Ingranaggio, francesismo per dentatura (veggasi a
macchinismo).
Dènte. Ciascuno dei due piccoli ossi che sono
in bocca, fitti negli alveoli delle due mascelle
(veggasi a mascella), e che servono a masti-
care, a spezzare, a triturare il cibo : sana, scana,
zanna (scherz., spreg.). - Dentaccio, dente brutto. -
Dentino, dente piccolo, denticello, dentello, zannino
(e dentini i primi denti delle bestie bovine) ; den-
ticino, dimin. vezzegg. - Dentone, dente grosso (nel-
l'uso, dente molare).
Dentale, di dente, che appartiene ai denti {arterie,
vene, nervi) in ogni senso : dentario, odontico, odon-
toideo. - Dentiforme, che ha la forma d'un dente.
Dentarne, quantità di denti, e anche dente o den-
tatura. - Dentata, morso che si dà coi denti. -
Dentato, fornito di denti : addentato, sannato, zan-
nato. - Dentuto, fornito di denti piuttosto grossi :
sannuto, zannuto. - Dentatura, l'unione, l'ordine e
l'insieme dei denti: si compone delle àxxQ rastrel-
liere (ossia dei due ordini dei denti, il supe-
riore e l'interiore) ; è fitta, rada, salda, sconnessa,
ecc. ; si distingue in prima e seconda. - Filare dei
denti, rastrelliera di denti, ciascuna delle due serie
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dei denti : fila, filiera (specialmente di denti artifi-
ciali).
Dentista^ chi, per professione, cura e cava
denti. - Odontografia, parte dell'anatomia che tratta
della descrizione dei denti.
Distinzioni dei denti.
Si dislinguono tre ordini di denti : incisori o
incisivi, occhiali o canini, mascellari o molari. I
canini sono i due superiori e i due inferiori posti
tra gli incisivi e i molari, di figura pressoché co-
nica: scaglioni. Gli incisivi sono i quattro superiori
e i quattro inferiori, che trovansi nel mezzo, sul
davanti: denti davanti, denti di prospetto, incisori,
rompitori. I molari, come dire macinatori del
ciho, sono quelli più grossi posti nelle estremità
delle mascelle : mascellari, denti maestri. Sono di-
stinti in premolari, o falsi molari, e molari veri, o
yrandi molari. - Permanenti, o di rimpiazzamento,
o di sostituzione, i denti che sostituiscono quelli da
latte.
Bicuspidali, ì piccoli denti molari della seconda
dentizione, in numero di quattro per mascella. -
Brocco, dente sporgente; dente eserto. - Crdntero,
il dente detto volgarmente del giudizio.
Dente artificiale, quello messo per sostituire un
dente naturale, caduto o strappato. - Dente di latte,
quello che dura per un certo tempo, poi cade, per
essere sostituito dal permanente: dente caduco,
temporaneo, transitorio. - Dente dei sette anni, il
primo grosso molare permanente: così detto perchè
si presenta nel settimo anno. - Dente della sapienza,
o del giudizio, grosso molare che spunta ultimo
all'estremità della mascella e che comparisce assai
tardi : dente del senno. - Dente diaccialo, diaccinolo,
0 ghiacctuoh, che non risente, non soffre il diaccio
o il caldo in bocca. - Dente di latte, o lattaiuolo,
ciascuno dei primi denti che il bambino mette
quando poppa, quando riceve V allattamento ;
anche degli animali, e specialmente dei quadrupedi.
- Dente molare barrato, quello le cui radici sono ri-
curve in modo da comprendere fra loro un pezzo
d'osso. - Dente occhiale, o dell'occhio, ciascuno dei
due canini superiori. - Denti di fondo, gli ultimi
della bocca.
Mascellare inferiore, dente che presenta una parte
orizzontale, o corpo, e due verticali, o branche. -
Mezzani, alcuni denti incisivi. - Muliicuspidali,
i grandi molari, in numero di sei per mascella. -
Pirone, sorta di dente cilindrico. - Sopraddente,
dente nato fuori dell'ordine degli altri : dente che
nasce sopra un altro; dente spostato.
Fanoni, denti della balena.
A campanella, dente che si muove; dente scar-
nato, senza gengiva; scoronato^ senza corona. -Fa-
gioli (figur. e scherz.), denti grossi. - Perle si di-
cono 1 denti delle donne, quando bianchi e belli.
Zanna, dente lungo, d'animale; scherz. e spree
dente lungo di persona.
Denti caduchi, soggetti a cadere; come le canne di
tin organo, disuguali, mal fatti; come lesine, aiCiìli e
forti ; come perle, bianchi e belli ; come una rastrel-
liera, lunghi e radi ; come una sega, acuti, taglienti ;
come sappe quasi a forma di zappa ; d'acciaio, buo-
ni forti ; d ebano (scherz.), neri, brutti; d'elefante
(scherz.), grossi ; di cavallo, grossi ; di lupo, quelli
che offrono un anormale direzione, piegando in den-
tro 0 in fuori, e rendendo più penosa la mastica-
zione ; di topo, piccolini, meschini ; fatti a bischero,
radi, rari, staccati, a distanza uno dall'altro (scherz.,
radi e pellegrini); finti, posticci, rimessiticci; fìtti,
serrati, stretti uno contro l'altro; rugginosi, giallicci,
intartariti; opsigoni (tardivi): si dice dei molari
e dei denti della sapienza ; sporgenti, fuori dalla
linea normale, verso l'apertura della bocca; su-
perbi, bellissimi.
Parti, ecc., dei denti.
Alveolo, 0 cassa dei denti, l'incavo delle ossa ma-
scellari, in cui é impiantata la radice del dente
{alveolare, dell'alveolo, appartenente all' alveolo).
- Animella, midolla del dente, cioè la sostanza
rinchiusa nel forame del dente. - Barba, la ra-
dice del dente, la parte inferiore di esso, per la
quale è fermo nell'alveolo: è unica, bifida o tri-
fida. - Bulbo, rigonfiamento nel punto in cui spunta
un dente. - Corona del dente, la parte libera, che
sorge fuori dall'alveolo, ricoperta dallo smalto, spe-
cie di vernice formata da una sostanza bianca e
lucida : la corona è foggiata a spatola negli incisivi,
a piramide nei canini, a tronco di piramide nei
molari. - Cemento, strato corticale che ricopre la
radice del dente. - Colletto, collo dei denti, restrin-
gimento fra la radice e la corona.
Dentina, od avorio, sostanza propria del dente,
percorsa da minimi canalicoli. - Diastema, inter-
vallo fra i denti di certi animali. - Finestra, vuoto
che lasciano in bocca uno ó più denti levati; più
comunem , finestrino (e avere il finestrino, dicesi,
di chi manchi d' un dente). - Follicolo dentario,
sacco membranoso nel quale ha luogo lo sviluppo
del dente. - Gengive, la parte carnosa che involge
la radice del dente. - dandole molari, follicoli che
si formano dirimpetto all' ultimo dente molare.
Polpa dentai ia, sostanza molle che riempie la ca-
vità in cui penetrano i vasi e i nervi destinati ai
singoli denti. - Seno mascellare, vasta cavità interna
dei mascellari superiori, ricoperta dalla mucosa pi-
tuitaria, strato corticale che ricopre la parte spor-
gente del dente e lo difende dalla carie. - Tartaro,
la patina, il calcinaccio dei denti in chi non se li
lava: odontolito; roccia dei denti; ruggine.
Gonfosi, articolazione immobile, in cui un osso
è incastrato in una cavità, come un chiodo. Cosi i
denti negli alveoli.
Dentizione. — Vicende successive.
La dentizione (greco, odontiasi, odontosi) avviene,
nel bambino, tra il sesto e l'ottavo mese dalla na-
scita, con r apparire dei primi due incisivi infe-
riori di mezzo ; seguono i due incisivi superiori e,
poco dopo, gli altri incisivi ai lati superiori prece-
denti. A diciotto mesi si hanno, di solito, i primi
piccoli molari, a due anni i canini, a due anni e
mezzo i secondi piccoli molari (tutti questi denti
caduchi). Durante la dentizione, il bambino ha di-
sturbi locali e generali : è inquieto, agitato nel
sonno, convulso ; può, insomma, essere afflitto da
meningismo, nonché da disturbi gastro-intestinali,
guaribili con buon latte di donna, clima salubre, ecc.
- Dentizione precoce, quella che può aver luogo, ma
843
molto raramente, già nella vita uterina, oppure due,
tre mesi prima della norma comune, e cioè verso
il terzo 0 quarto mese di vita. - Prima dentizione,
l'eruzione dei denti da latte. - Seconda dentizione,
l'eruzione dei denti permanenti: incomincia nel
settimo anno.
Denti ficazione, generazione della sostanza propria
dei denti, cioè A&Wavorio, o dentina, nel follicolo,
- Eruzione, l'apparizione dei denti. - Odontiusi, den-
tizione difficile. - Odontogenia, legge con la quale
si governa la formazione dei denti.
Ballare i denti in bocca, tentennare. - Cadere, ca-
scare, di dente che esca interamente fuori dal suo
alveolo. - Crollare, cadere (voce disus.). - Indentare
mettere i denti, e dentare si dice dei bambini o
dei piccoli animali : essere nella dentizione, met-
tere i denti, inossare (chi presto inossa, presto in
fossa, per denotare che i bambini i quali mettono
presto i denti presto muoiono). - Dindellare, per
pianamente crollare. - Far sputare i denti, cacciarli
ìuori.
Gittate l'ultimo morso, mutare gli ultimi quattro
denti. - Granire i denti, dei bambini, quando il
dente comincia a formarsi nella gengiva. - Mettere,
rimettere i denti, nel senso neutro, il venire fuori
dei secondi denti in luogo dei primi, caduti o tratti.
- Movere (mossa) dei denti, lo spuntare.
Rispuntare, ripete spuntare. - Scalzare il primo
morso, mutare i primi quattro denti di mezzo. -
Sdentare, il cadere, il perdere i denti. - Sfilarsi la
torona, dei denti quando cominciano a cascare uno
dopo l'altro. - Soprammettere, spuntare sopra. -
Spuntare, cominciare a nascere. - Tentennare, va-
cillare, l'allentarsi che fa la radice del dente nella
gengiva ; lo smuoversi che fanno i denti prima di
cadere (agomfosi, stato dei denti allorché vacillano
nel loro alveoli).
Sensazioni, anomalie, alterazioni, mali, ecc.
Rimedi
sostanze, oggetti, adoperati pei denti.
Allegamento {allegare, allegato), molestia dei denti
provocata dal contatto di sostanze acide, o, anche
per sentire stridere aspramente ferri, sicché per
un po' non riesce di masticare : alleghimento, alle-
grimento (nel Lucchese, slegare, dislegare, togliere,
far cessare l'allegamento dei denti). - Brigma (greco),
lo stridore dei denti. - Odassismo, prurito delle gen-
give nei bambini : precede lo spuntare dei denti.
Avere la gina rie' denti, del bambino, avere pru-
rito nelle gengive allorché gli spuntano i denti. -
Sentire uggia, quando il dente non duole in modo
acuto, ma dà noia.
Mau. — Alveolite, infiammazione degli alveoli
dentari per ritenzione di radici cariate, per avve-
lenamento di piombo, ecc. - Anodontia, anodonzia^
anomalia caratterizzata dalla mancanza di tutti i
denti. - Carief lenta alterazione dello smalto; di-
sfacimento e corruzione della sostanza di ogni osso,
onde questo chiamasi carioso, cariato, bacato. La
carie è superficiale, penetrante, profonda, ecc. - Cor-
rodimento, corrosione, il corrodersi, il guastarsi dei
denti.
Dentagra, gotta ai denti. - Flussione, gonfiezza
prodotta dal mal di denti ; accumulo di liquido in
un punto della gengiva, attiratovi da una causa ca-
ci tante. - Odontagra, gotta dentaria. - Odontalgia,
dolore di denti, mal di denti, non malattia, ma
sintomo che appartiene ad un gran numero di ma-
lattie dei denti. - Odontite, infiammazione di denti.
- Odontoma, tumore prodotto dalla dentina, ricoperto
0 no da uno strato di smalto, producentesi gene-
ralmente su un lato di un dente. - Odontorragia,
emorragia dei vasi della papilla o del follicolo den-
tario.
Passione nei denti, nei bambini che li mettono e
scherz. di chi ha smania di mordere. - Spasmo car-
popedale, convulsione propria dei bambini durante
la dentizione : colpisce le dita dei piedi ed è ac-
con)pagnata da tosse.
Arrugginire (fìgur ), coprirsi di tartaro. - Intar-
lare, di denti che sono rosi dalla carie.
Rimedi. — Nell'uso si chiamano odontalgici, ma
propriamente si dovrebbe dire antiodontalgici. Tali :
la radice di antemide piretro, la cocaina (veggasi a
coca), la coccinella, il creosoto, il decotto di
asparagio, o asparago, !a radice di denlillaria, i
semi di giusquiamo (in suffumigio) ; Yodonlina, mi-
scuglio d'essenza di cajeput, ginepro, chiodi di ga-
rofano ed ètere. Vecchi rimedi : il pietrina, sorta
d'olio di pietra usato per il male dei denti; la
radice di piretro, specie di camomilla; i fiori e le
foglie di spilanto, ecc.
Mordere, stringere coi denti checchessia (morso,
il mordere, e la parte intaccata o staccata col
morso).
Atti che si fanno coi denti o sui denti.
Cot denti. — Addentare, pigliare, afferrare e strin-
gere con i denti ; afferrare per mordere o per
mangiare: abbocconare, acceffare, assannare, az-
zannare ; dar di becco (detto anche di animale che
abbia denli invece di becco) ; mettere i denti in. .;
prendere coi denti, col ceffo. - Addentatura (non
com.), atto ed effetto dell'addentare ; anche, il se-
gno dei denti nella parte addentata. - Arrotare i
denti: scricchiolarli, sfregare i denti di sopra contro
quelli di sotto.
Battere i denti, cozzare i denti inferiori contro
i superiori, per freddo, per paura, per convulsione,
ecc.: dibattere, sbattere incioccare i denti. - Dare
un piluccone, un morso. - Digrignare i denti, sgre-
tolarli per rabbia, mostrandoli: dirugginire; mo-
strare i fagiuoli (delle scimmie, sgrignare). • Di~
morsare (non us.), lasciar la cosa che si tiene coi
denti. - Dirugginire i denti, sgretolarli.
Masticare, tritare coi denti. - Mettere le ro-
dici, le barbe al sole, levarsi i denti. - Morsecchiare,
morseggiare, morsicare, mordere sopra sopra, a ri-
prese.
tìiaddentare, ripete addentare. - Rodere (roso),
tagliare, stritolare coi denti checchessia. - Rosicare,
rosicchiare, rodere minutamente.
Sgretolare i denti, arrotarli, scricchiolarli, in
modo da parere che si sgretolino, si frangano, far
del rumore tritando coi denti, o arrotando i denti
insieme. - Smorsare, trarre di bocca cosa che si
tenga con qualche forza. - Tenere coi denti, strin-
gere una cosa qualunque in mezzo ai denti.
Sui denti. — Bianchire, lavare, ripulire i denti.
- Cavare un dente, levare, trarre un dente, strap-
parlo, svellerlo dall'alveolo : operazione del den-
8ì4
DENTISTA
Usta, per lo più. Un vero toscano non direbbe
mai trarre, ina sempre cavare o levare. - Levarsi
un dente, cavarselo; anche, farselo uscire casual-
mente, percotendo con la bocca e simili. - Rimet-
tere i denti, metterne di posticci : riferrar la bocca.
- Sciacquare, sciacquarsi i denti, ripulirli, agitando
acqua o altro liquido in bocca. - Sdentare, rom-
pere qualche dente o i denti. - Stringere i denti,
serrare una fila cóntro l'altra. - Stroncarsi un dente,
romperselo. - Stropicciare, stropicciarsi i denti, fre-
garli con uno spazzolino, per ripulirli. - Stuzzicare
i denti, frugacchiarli leggermente con qualche cosa
appuntata.
Figure di persona rispetto ai denti.
Biasciamidólle, dicesi di persona sdentata che
mastichi a stento, quasi non possa biasciare o non
biasci altro che midolle di pane. - Catodonte, chi
ha i denti incurvati in basso. - Ctenodonte, chi ha
i denti in forma di pettine.
Dentice, soprannome di chi ha denti lunghi e
grossi. - Dentane (scherz.), chi ha i denti davanti
grossi.
Monodonte, che ha un dente solo. - Opistognato,
chi ha i denti inclinati in addietro, su una o su
entrambe le mascelle.
Sdentalello, chi ha pochi denti (detto special-
mente di ragazzo). - Sdentato, senza denti. - Tetrao-
dante, chi ha quattro denti. - Tridentato, ctie ha
tre denti.
A mala pena rode la minestra, di chi non ha
denti. - Non rode più, di chi ha denti guasti.
Sostanze e oggetti
cn3 si adoperano per i denti.
Algontina, liquore odontalgico preparato con tin
tura di mirra e zenzero, creosoto, essenza di garofano
e altro. - Aposmoddtico : dicesi della materia che serve
a pulire i denti. - Crème (frane): dicesi di prepa-
rati per la pulizia dei denti, della pelle, ecc. - Den-
tifricio, nome generico di polveri o di liquidi pre-
parati con sostanze antisettiche per istrofmarsi e
nettarsi i denti. Constano di solito, le polveri, di
china, mirra, menta, radici di ireos, ossa di seppia,
cremor tartaro, o acido salicilico, o magnesia, o
salolo, con l'aggiunta di qualche essenza, di menta,
di gelsomino, ecc. Si hanno pure dentrifìci a/ car-
bone di legna, al chinino, preparati con la radice
di ancusa, ecc.
Odontina, miscuglio di magnesia e di burro di
caccao aromatizzato con qualche essenza: adoperato
come dentifricio. - Odontotrimma, sostanza per ri-
pulire i denti: odontribo, odontripto. - Oppialo,
pasta 0 polvere per i denti.
Polvere corallina, specie di dentifricio composto
di corallo trito e di altre materie. - Sangue di
drago, sostanza gommo-resinosa che si estrae dal
dracena draco e da una quantità di alberi di ori-
gine molto diversa: si adopera nelle composizioni
dentifricie, ecc. - Sapone salicilico pei denti, fatto
con estratto dell'acido salicilico.
Oggetti. — Bubbolino, o dentaruolo, dentarolo,
ciambella o campanelUi, pestellino, zanna, arnese
che si danno in mano ai bambini nel primo pe-
riodo della dentizione: veggasi a bambino, pa-
gina 240 (seconda colonna) e 241 (prima colonna).
- Nettadenti, lastrettina d'acciaio terminata, da una
parte, in una piccola punta, per nettare gli spazi
tra dente e dente, e dall' altra in una specie di
cucchiaietta arrotata con la quale si toglie il tar-
taro o altra lordura di sui denti. Non molto co-
mune né il nome, né la cosa. - Spazzolino da
denti, piccolissima spazzola che serve a nettarsi
i denti, inzuppandola d'acqua pura o di altre so-
stanze medicamentose o odorose, ovvero fregandola
sopra un sapone speciale o facendo che vi resti
attaccata qualche polvere ad hoc: setolino.
Stecchino, stecco, stuzzicadenti, sottile fuscellino
col quale si cava il cibo rimasto tra i denti o sui
denti : si fa con fuscelli di busnaga o d'altra
pianta, con penne d' oca, ecc. : curadenti (frane,
disus.), dentelliere, steccadente, steccadenti. Perchè
non sia pericoloso e non introduca in bocca germi
infettivi, lo si deve usare ottuso alla sua estremità
e sempre ben pulito.
Dente. Dicesi anche per dentello, intaccatura,
tacca.
Dentellato, dentellatura. Veggasi a den-
tello.
Dentèllo {dentellato, dentellatura). 11 dente, la
tacca di alcuni arnesi, come la sega, le ruote da
ingranaggio, ecc. : dente, intaccatura. - Dentellato,
fatto a dentelli, a piccoli denti, a sega; qualunque
oggetto intaccato lungo il margine : dentato. - Den-
tellatura, operazione con la quale si fanno i den-
telli 0 la tìla dei dentelli. - ìmbroccatura, denta-
tura di macchine e di denti che imbroccano. -
Linguetta, dente lungo da incastro fra le tavole a
battenti.
Dentello. Ornamento che ricorre sotto la cor-
nice ; membretto d'architettura formato da una lista
0 altra consimile modanatura quadrangolare, nella
parte inferiore della sua lunghezza recisa con tagli
vicini, equidistanti e paralleli, si che in certo
modo rappresenta una dentatura. - Risalto e intac-
catura d' opere d' arte allo scopo di collegarle con
altre parti.
Dèntice. Pesce marino con otto lunghissimi
denti.
Dentiera. Veggasi a dentista.
Dentifricio. Veggasi a dente.
Dentista. Chi esercita l'arte di curare le ma-
lattìe dei denti e di applicare la denliei'a, serie di
denti posticci : cavadenti (e strappadenti il ciar-
latano di piazza, piuttosto che il dentista). - Odon-
toiatria, estrazione dei denti. - Odontologia, scienza
dentaria. - Odontotecnica, V arte di conservare i
denti.
Operazioni.
Arnesi e altre cose adoperati dal dentista.
Abrasione, raschiatura alla superficie delle ossa
cariate, o sui denti per levarne il tartaro, ecc. -
Anchilodonzia, saldamento dei denti. - Auriji-
cazione, doratura dei denti. - Otturazione, impiom-
bamento. - Protesi dentaria, operazione con la quale
si rimettono i denti, artificialmente.
Cavare un dente, levarlo dall'alveolo. - Impiom-
bare {impiombatura), riempire il vuoto della carie
con foglia d'oro e d'argento, o mastice. - Licaienare,
DENTIZIONE — DEPLORABILMENTE
845
collegare con filo d'oro i denti posticci. - Mutare,
rimettere i denti, di denti posticci che il dentista
pone in luogo di secondi denti naturali, caduti. -
Jiim piombar e: ripete impiombare. - Sbarbare un
dente, levarlo dalle barbe. - Sbarbicare, levare fino
alle barbe {sbarbicamento, lo sbarbicare). - Scoro-
nare un dente, rompergli la corona nel cavarlo. -
Sdentare, tagliare o rompere i denti di qualche
st lamento. - Sfruconare i denti, frucare, frugare
r iietutamente e con forza. - Sganasciare, dicesi dei
« vadenti poco abili quando, nell'estrarre un dente,
fiiirio gravi lacerazioni.
Arnksi. - - Apparecchio di Richardson per l' ane-
stesia dei denti ; pinze, di modello francese e in-
g ese, per radici superiori e inferiori, per denti infe-
riori, incisivi e canini inferiori e superiori, bicu-
spidi inferiori e superiori, molari inferiori e supe-
r ori, cariati, senza corona; pinza detta Universale,
a cucchiaio, a becco di pappagallo, a sette monta-
t tre assortite; pinza per ragazzi, da nascondersi
n ^lla mano ; chiave del Garengeot (per l' estrazione
d3i denti), di Peinsot, a baionetta, ecc.; leve sem-
pici, articolale, ad uncino, destra, sinistra o retta;
li^ne per denti ; estrattori delle radici ; punte per
cauterizzare i denti ; scavatori per denti ; schizzetti,
seghe, siringhe, sonde; scarificatori; forbici; pera
Miffat, per insufllazioni d' aria calda ; specchietti,
2ì littori, scavatori, fresatori, estirpatori dei nervetti;
strumenti per piombaie, otturare a mano, pulire
e lucidare ; tenaglie di varie foggie ; ulcisto-
tomo Coulliaux e Woodhouse, spatolelte per ce-
mento, ecc.
Cane, vecchio istrumento per l' estrazione dei
denti. - Chiave inglese, strumento per estrarre i
denti. - Odontoglifo, lima pei denti. - Pellicano,
ferro per cavar denti. - Scalzatolo, istrumento chi-
rurgico per iscalzare i denti. - Stereodonte, appa-
recchio d'oro, destinato a consolidare i denti.
Altre cose. — Per i rimedi antiodontalgici e per
diversi oggetti, veggasi a dente. - Cofferdam (ingl.),
isolatore di caucciù, pezzetto di gomma che serve
a tenere i denti che si vogliono curare isolati dal
fluido boccale. - Dentiera, dentatura artificiale, po-
sticcia: rastrelliera; detta semplice, se applicata so-
pra una sola arcata ; e doppia, se applicata ad en-
trambe le arcate. - Langhing gas (ingi.), gas ridente;
in ital., gas esilarante, o del paradiso: protossido
di azoto che esercita un'azione anestetica, breve e
locale, quindi adatto per l'estrazione dei denti.
0 dente, o ganascia (scherz.), detto allusivamente
à cavadenti inabile.
Dentizióne. Veggasi a dente.
Dentro. Nella parte interna, entro : drento, fra,
in braccio, in corpo, indentro, infra, in mezzo, in-
tra (iat ), nel seno, nel venire, per entro, ('ontr.,
fuori: - Addentro, molto dentro. - Qua dentro :
quaentro, quicentro, quidentro, quincentro. Si met-
tono dentro cose vane nel baule, nella borsa,
nella canestra, nella cassa, nel cassetto, nel
fodero, nella scatola, nella tasca, nella valigia,
nel sacco, nonché in parecchi utensili di cucina;
i liquidi nel bicchiere, nella bottiglia, nella
botte e in molteplici torme di vaso. Si mette den-
tro, si infigge Vago, il chiodo, il cùneo, lo
spillo, il trivello, la vite, ecc., adoperando la
cacciatola (specie di scalpello), il martello, ecc.
Accludere {accluso), mettere una lettera (o altro
scritto) dentro un'altra, per mandarla insieme: ac-
chiudere, allegare, compiegare, inchiudere, includere,
intromettere, racchiudere. - Avvolgere, volgere una
cosa intorno a un'altra, che resta dentro.- Chiudere ,
mettere un oggetto entro un altro più capace o in
luogo non aperto. - Conficcare, cacciar dentro, ficcare
dentro con un certo sforzo: infiggere (di cose acu-
minate), - Contenere, tenere dentro, compren-
dere. - Imbusecchiare, imbudellare (figur.), cacciar
dentro alla rinfusa. - Immettere {immesso), attivam ,
far entrare; a. p. entrare (es., di un fiume, di
un canale, ecc., che entra in un altro). - Insaccare
(mettere nel sacco), in senso generico, cacciar con-
fusamente persone e cose in un luouo. - Inserire,
mettere una cosa dentro l'altra (di scritti, docu-
menti, ecc.); nell'uso, pubhlicare \n nn giornale.
- Insinuare, introdurre, metter dentro a poco a
poco. - Internare, internarsi, veggasi a inferno. -
Inzeppare, introdurre quasi a modo di ze|)pa,
di cuneo ; ficcare per forza. - Metter dentro, in-
trodurre.
Interno, la parte indentro, addentro di chec-
chessia. - Intestino, che è interno. Anche, parte
del tubo alimentare.
Denudare, denudarsi {denudato, denudazione).
Spogliare, spogliarsi; fare, farsi nudo.
Denuncia, denunzia {denunziare, denunzialo).
Atto col quale si dichiara formalmente una cosa
all'autorità, dietro richiesta o spontaneamente, per
proprio interesse, o no : denunciamento, dichiara-
zione, notifirazione, ra;,'guaglio, rapporto, referto,
riferto. - Anch;, pubblicazione di matrimonio.
- Delazione, denunzia, per lo più in senso cattivo,
come atto da spione, da spia. - Notificazione se-
greta: spesso, accusa.
Denunciare, denunziare, fare una denunzia; an-
che, fare la spia. - Far le scarpe a uno, riferirne
le pecche al superiore, perchè lo punisca. - Stac-
care le denunzie, farle.
Denunziato, panie, pass, di denunziare ; anche,
chi ha subito una denunzia. - Denunziatore, dela-
tore, per lo più in cattivo senso.
Deodalite. Sorta di feldspato vulcanico.
Deontologia {deontologico). Veggasi a perfe-
zione.
Deostruente. Medicamento, mezzo atto a vin-
cere le ostruzioni gastro-intestinali (e perciò s'in-
tende per tale qualunque aperitivo, vomitivo o pur-
gante), 0 le ostruzioni di qualunque canale escu-
tore, come l'uretra, gli reteri, il coledoco (e in
questa categoria vanno diuretici, i mezzi dissol-
venti dei calcoli, i cola, '^hi), o anche di una re-
gione vasale (sanguisugi!, salassi, ventose, ecc.).
Deostrùere {deostruente, deostruito). Togliere
una ostruzione, specialmente d^W infestino.
D.^pauperare (depauperato). Render jwvero.
Depennare {depennato, depennazione). 11 can-
cellare con un tratto di penna.
Deperimento. Il deperire, atto ed effetto.
Deperire {deperimento, deperito). Cominciare a
perire, tanto in senso morale che fisico; andar
perdendo vigore, forza, salute ; andare poco a poco
in rovina; subire guasto, guastarsi lentamente;
peggiorare, divenir peggiore.
Depilatòrio. Preparato che fa cadere il pélo:
merdocco.
Depletivo. Mezzo terapeutico, rimedio che di-
minuisce la quantità dei liquidi del corpo.
Deplezióne. Diminuzione della quantità dei
liquidi nell'organismo vivente.
Deploràbile. Da deplorare.
Deplorabilmente. In modo che è da de-
ploi'ure.
816
DEPLORARE — DEPUTATO
Deplorare {deplorabile, deplorato, deplorazione).
Compiangere, rimpiangere; esprimere il proprio
rincrescimento, mostrare il proprio dolore per un
avvenimento, un fallo, e simili; lamentare (veggasi
a lamento), plorare, sospirare (figur.) ; anche,
hiasimare, dar biasimo, condannare, infliggere
condanna (moralmente). - Deplorabile, degno di
pssere deplorato : biasimevole, bruito ; anche, degno di
compassione, A'\ pianto, A\ pietà; deplorando;
lacrimabile, lacrimevole, lagrimabile, lagrimevole,
piangevole; luttuoso, meritevole di vergogna;
sconcio. ■ Deplorabilmente, deplorevolmente, m modo
deplorevole. - Deplorato, partic. pass, di deplorato;
nell'uso, chi si è reso meritevole di biasimo, spe-
cialmente nella vita politica. - Deplorazione, il de-
plorare, atto ed effetto : compianto ; biasimo.
Deplorévole, deplorevolmente. Leggasi in
deplorare.
Depolarizzare, depolarizzazione {depola-
rizzante, depolarizzato). Veggasi a pila.
Deponènte. Aggiunto di verbo latino.
Deporre {deponente, deposto, deposizione). Il
mettere giù, a terra, in basso, di cosa che si ab-
bia in mano o addosso. - Posare.
Per altri significati veggasi a croce, a liquido,
a sovrano, a testimonio, ad ufficio.
Deportare, deportazióne. Veggasi ad e-
silio.
Depositare {depositato). Mettere a deposito ;
porre alcuna cosa neUe mani o in potere di al-
cuno, affidare alla custodia. • Anche, posare.
Depositario. Chi ha in consegna, in de-
posito.
Depositeria. Veggasi a tesoro.
Depòsito. L'atto del depositare e la cosa de-
positata ; il consegnare una cosa perchè ce la con-
servino e ce la restituiscano a richiesta o la ten-
gano per garanzia di prestiti, d'obblighi o simili:
consegnare, dare, mettere, lasciare in deposito ;
fare un deposito. Anche, atto ed effetto del po-
sare (d'un liquido, ecc.). - Nell'uso, quantità di
roba, di merce, per lo più dello stesso genere,
raccolte insieme : magazzino - Nella milizia, re-
parto organico di ogni reggimento del quale fanno
parte gli addetti agli uffici di amministrazione, gli
aventi cariche speciali, e gli uomini non abili al
servizio attivo. - In geologia, un grande ammasso
di roccie. - In senso legale, atto per quale si ri-
mette nelle mani di un terzo un oggetto di cui gli
si confida la custodia.
Consegna, atto commerciale di chi riceve in de-
posito merce. - Depositeria, il luogo nel quale si
conservano oggetti o valori consegnati in deposito.
- Deposito franco, luogo in cui, nelle principali
città marittime, si ricevono e si tengono in cu-
stodia le merci. - Deposito galvanico, lo strato me-
tallico ottenuto sui corpi per galvanostogia. - Se-
j}olcro, luogo nel quale si depone un cadavere.
Depositario (depositaria), chi riceve in deposito,
in consegna, in cusiodia (detto anche di segreto
e simili): consegnatario, conservatore, custode,
guardatore, tesoriere.
Deposizióne. L'atto del deporre, del detroniz-
zare un sovrano. - Dichiarazione, attestazione di
testimonio in giudizio. - Veggasi, inoltre, a Cri-
sto, a croce, a culto (png. 798, prima colonna).
Depósto. Deposizione in giudizio.
Depravare {depravarsi, depravato, deprava-
zione). Indurre o darsi al vizio. - Nel linguaggio
modico, depravazione è lo stato nel quale i desideri.
gli appetiti dei sensi sono pervertiti (veggasi a per-
vertire).
Depravazióne. Il depravare e il depravarsi,
atto ed effetto : veggasi a corruzióne.
Deprecare {deprecativo, deprecato, deprecazione).
Far preghiera^ augurio, scongiuro e simili,
perchè non accada una disgrazia, non si subisca
un male, un danno, ecc.
Deprecativo, deprecazióne. Veggasi a pre-
ghiera.
Deprecazióne. Il deprecare. - Figura reto-
rica.
Depredamento. Il depredare.
Depredare {depredamento, depredato, depreda-
zione). Predare, far preda con guasto ; saccheg-
giare.
Depredazióne. Atto ed effetto del depredare,
del saccheggiare.
Depressióne. Atto ed effetto del deprimere,
àoìV abbassare, AbW avvilire e. dell'avvilirsi (detto
di animo, di coraggio e simili). - In astronomia,
il trovarsi una stella sotto l'orizzonte. ■ Depres-
sione barometrica, diminuzione di pressione nell'a*-
mosfera. - Depressione di capillarità, veggasi a
liquido.
Deprezzare {deprezzamento, deprezzato). Ribas-
sare di prezzo.
Deprimente. Medicamento che diminuisce l'at-
tività circolatoria : calmante.
Deprimere {depressione, depresso). Abbassare,
premere. - Conculcare, avvilire, umiliare.
De profundis. Le prime parole o antifona del
salmo che, nella chiesa cattolica, viene cantato in
suffragio di un morto.
Depurare, depurazióne {depurativo, depu-
rato), lì rendere puro. - Anche, disinfettare.
Depurativo. Il medicamento che si crede atto
a togliere alla massa degli umori i principi che ne
alterano la purezza : così, gli ioduri alcalini, la sal-
sapariglia, il fermento d'uva, ecc.
Deputare {deputato, deputazione). Dare a qual-
cuno un incarico o un mandato ufficiale per
qualche affare : commettere, deferire, delegare, de-
mandare, inviare, legare. - Deputazióne, il depu-
tare 0 l'essere deputato a qualche missione, anche
fuori del mandato parlamentare e simili : cotn-
missione, delegazione. Anche, l'ufficio e la sede
del delegato, del deputato. - Suddelegare, suddepu-
tare, trasferire la delegazione, la deputazione.
Deputato. Chi ha incarico di compiere una
speciale funzione : incaricato, mandatario. - Spe-
cialmente, chi ebbe dagli elettori politici il man-
dato di rappresentarli alla Camera: eletto dalla
nazione, membro dell'Assemblea nazionale, della
Camera elettiva, onorevole, rappresentante della na-
zione. Si distinguono, tra i deputati, il radicale, il
progressista, il repubblicano, il socialista, il conser-
vatore, il moderato, il clericale. - Deputato provin-
ciale, veggasi a provincia. - Deputazióne, carica,
ufficio di deputato ; anche, insieme di più deputati
eletti ad uno scopo.
Deputati della montagna, quelli di idee più avan-
zate : radicali, repubblirani, socialisti; deputati di
Estrema sinistra, deW Vstremi. ■> Deputati di destra,
di sinistra, del centro, veggasi a Parlamento. -
Frondista (frane, frondeur), il deputato della Fronde,
partito che, durante la minorità di Luigi XIV, fece
guerra alla Corte e al ministro Mazarino. -Giacobino,
nella rivoluzione francese, deputato ascritto al par-
tito più violento, del quale fu anima Robespierre. -
DEPUTAZIONE — DEROGAHE
847
Girondino, il deputato della Gironda, nella rivolu-
zione francese: uomo di idee moderate, idealista,
sognatore della pace all'estero e all'interno.
Autocandidato, chi si presenta da sé agli elettori,
mette, pone la propria candidatura, si porla depu-
tato, senza essere stato designalo e invitato. - Canr
didato, chi si presenta per essere eletto (veggasi ad
elezióne), accetta la candidatura. - Candidato in
ballottaggio, veggasi ad elezione. - Candidato in
tromba, rimasto nella tromba, nel gergo elettorale,
non riuscito, non eletto.
Congedo, licenza a tempo che la Camera concede
a un deputato, dispensandolo dall'obbligo d'inter-
venire alle sedute. - Dimissione (quasi sempre
usato al plurale, dimissioni), atto col quale il de-
putato rinuncia alla propria carica. - Immunità,
privilegio dei deputati di non essere catturati e
processati senza ordine della Camera, quando non
siano colti in flagrante delitto. - Indennità, com-
penso pecuniario che, in molli paesi, si dà ai de-
putati, 0 con un assegno annuo, o in base al mag-
giore 0 minore intervento alle sedute, in base a
gettoni di presenza. - Inter fellanza, l'atto con cui
un deputato domanda formalmente, per iscritto, e
compendiando l'argomento, ad un ministro rappre-
seatante il potere esecutivo, risposta o spiegazione
su affari che dipendono direttamente dal governo.
- Interrogazione, domanda semplice, verbale, fatta
dal deputato a un ministro, perchè fornisca schia-
rimenti 0 informazioni, senza impegno, da parte
doUa Camera, di giudirare fra l'interrogante e il
governo, in caso di controversia, come si fa per
I interpellanza. - Mandato imperativo, l'ingiunzione
degli elettori al deputato circa la sua linea di con-
dotta.
medaglia, medaglietta, medaglia d'oro, contras-
segno dei deputati.
Deputazióne. Carica, ufficio del deputato. -
II deputare e l'essere deputato. - Dicesi anche
per commissione, comitato, delegazione. - Deputa-
zione provinciale, veggasi a provincia.
Deragliare {deragliamento, deragliato). Fran-
cesismo d'uso, per fuorviare, uscire dalle rotaie
(veggasi a rotaia).
Derelitto. Abbandonato, lasciato in abbandono
(veggasi ad abbandonare) : deserto, indifeso, ne-
gletto, reietto, sprotetto, solo, vedovato, vedovo,
vuoto di amici, di protezione.
Deretano. La parte di dietro del corpo umano,
con la quale si siede, ci si mette a sedere : affetta-
lacche ; codione, codrione ; corpaccio sbraculato e
grasso ; culattario, culo ; didietro, dietro a casa ;
fondamento, fondo delle reni, fondo della schiena;
luna e l'altra lacca ; luogo che il tacere è bello ;
luogo ove è più bello tacere che dire ; mele, me-
leto, messere ; nàtiche ; parte deretana, parti basse ;
parti da basso, parti deretane, parti posteriori ;
podice, posatoio, posteriorità carnale, postione, pre-
terito ; quaderno, quel servizio; renaio; sedere, ta-
fanario, utriusque (lat.). Scherz. o trivialm., arse-
nale del vento, bossolo delle spezie; coliseo, cu-
labria, culatteria, culisèo, cupola ; il bel di Rnma,
il civile ; mappamondo, meloria, mondo nuovo ; oc-
cidente, tondo ; ventitré ; zibebbe, zipeppe. - Cu-
letto, culaccino, dimin. ; culaccio, peggior. - Culaio,
culare, di culo, appartenente a culo. - Culo che pare
una badia, un vicinato, un'aia, grosso, largo.
AnOf la parte del deretano che serve per de-
fecare. - Nàtica, ciascuna delle due parti carnose
e tondeggianti del deretano: chiappa, chiappola.
clune (lat.) ; culatta, embrice (scherz.) lacca, mela,
mela di culo; melona ; partita, prosciutto casalingo
(scherz.). - Naticale, di natica, delle natiche; nati-
cuto, con grosse nàtiche. - Nel deretano, sotto le
rem, una spanna sotto le schiena, dietro via.
A scorticando, si dice dello scendere da un di-
rupo 0 pendio qualunque strascinandosi sul dere-
tano. - Batticulo, giuoco che fanno i ragazzi pren-
dendo uno a barella e facendogli battere il sedere
in terra o altrove. - Bruciaculo, il riscaldamento
delle parti di dietro che viene o dal troppo stare
a cavallo, o dal troppo camminare, ecc. - Culata,
colpo col deretano. - Vento, ventosità, scoreggia,
Acculattare, alzare uno e fargli battere il culo a
terra. - Acculattarsi, recipr., fare al giuoco dell'ac-
culattare. - Battere il postione, cadere col deretano,
percuotere con esso a terra. - Carellare, acculattare
uno sul carello, che era una specie di guanciale
(oggi si dice del coperchio del cesso). - dileggiare &
sculettare, dìmenAre il culo camminando con boria.
Anche, ballare. - Dare, o battere una culattata, una
culaia, cascare dando del culo in terra : piantare
un melo. - Dare il culo a leva, alzarlo, chinandosi.
- Dare sulle mele la ricetta, sculacciare. - Dar un pie
nel culo a uno, dargli un calcio nel sedere. - Scu-
lacciare, dar delle mani sul culo (sculacciata, lo ,
sculacciare ; sculaccialina, dimin. ; sculaccione, ac-
cresc).
Deridere (deriso). Schernire, motteggiare, pren-
dere a scherno.
Derisione, derisorio. Veggasi a scherno.
Deriva. Termine marinaresco della naviga-
zione. - Corrente di deriva, veggasi a mare. -
Ghiaccio di deriva, veggasi a ghiaccio.
Derivare (derivato, derivazione). Venire, far
venire per conseguenza, per effetto. - Avere,
prender causa. - Provenire, avere nascita, ori-
gine. - Risultare, - Trarre, dedurre una con-
clusione. - Trarre acqua da un canale, da un
fiume, da un ruscello, ecc. : lavoro di idrau-
lica. • Figiir., far venire o discendere, avere di-
scendenza» • Derivativo, atto a derivare; in senso
terapeutico, veggasi ad umore, - Derivato, in chi-
mica, combinazione formata da combinazioni più
semplici. - Derivazióne, il derivare, atto ed effetto:
agnascenza, conseguenza, effetto, emanazione ;
etimologia di una j)arola. - Da, di, donde, dove,
preposizioni e avverbi indicanti derivazione e il
luogo.
Derivazióne. Il derivare. - Di parola, eti-
mologia.
Derma (dérmide, dermdtico). Il tessuto princi-
pale deìÌA pelle; e a questa voce veggasi anche
per dermatite, dermatologia, dermatopatia, dermopa-
tologia, dermosclerosi, ecc.
Dermascheletro. Complesso di parti dure che
trovasi sul tegumento esterno di molti animali a
scopo protettivo.
Dermatico. Del derma, della pelle.
Dermatozòi. Parassiti animali della cute, della
pelle.
Dermoide. Veggasi a pelle.
Dermoplàstica. Veggasi a pelle.
Dèroga, derogazióne. Il derogare.
Derogare (derogàbile, derogato, derogatorio).
Abrogare parzialmente una legge; togliere o di-
minuire il valore e l'efficacia a un patto, a un co-
mandamento, ecc. - Rinunziare a un diritto,
recedere da un proposito, ecc. ; venir meno alla
dignità, all'amor proprio, al decoro, ecc. - De-
8i8
DEROGATORIO
DESIDERIO
rogalório, che deroga, atto a derogare. - Deroga-
zióne, il derogare: dèroga, parziale rèvoca.
Derogatorio, derogazióne. Veggasi a de-
rogare.
Derrata. Ciò che si ricava dalla terra, dai po-
deii : jtrodoUo, merce.
Derubare (derubato). Il rubare a poco a poco
e con frode.
Deschetto. Piccolo banco da calzolaio o da
altro operaio.
Désco. La mensa. - Il banco del macellaio.
Descrittiva, descrittivo. Veggasi a descri-
ziófie.
Descrivere {descritto, descrittore). 11 fare una
de-icriziòne.
Descrizióne. Rappresentazione con parole ;
spiegazione di cose e di fatti in modo da ripro-
durne l'immagine : quadro, ritratto. - Anche (non
US.), circoscrizione, limitazione, il circoscrivere,
il limitare la portata o l'azione di checchessia. -
Descrizione colorita, bella, eflìcace ; drammatica^
impressionante ; fedele, riproducente il vero ; ica-
stica, che fa immagine; pittoresca, che colpisce e
alletta i sensi; poetica, secondo poesia; viva, toc-
cante, che commuove; sbiadita, pallida, che non
ottiene l'effetto, è inferiore al vero. - Descrivibile,
che si può descrivere. Contr., indescrivibile: ina-
d jiubrabile, indicibile, inenarrabile, inenarrato, ir-
raccontabile. - Descrittiva, nell'uso, l'arte di descri-
vere e anche la facoltà di farlo: figur., cesello,
pennello, scalpello ; rappresentazione. - Descrittiva-
mente, in modo descrittivo. - Descrittivo, che de-
scrive, atto a descrivere, che ha per fine di de-
scrivere: grafico, pittorico, rappresentativo. - De-
scrittore, chi 0 che descrive: descrivitore, rappre-
sentatore.
Aslrografia, descrizione degli astri (veggasi ad
astro). - Corografia, descrizione d'un 2>aese, -
Delineazione (frane), descrizione a grandi tratti. -
Diaiiposi, esatta descrizione. - Fisiologia, descri-
zione della natura o dell'essenza d'una cosa. - Geo-
grafia, descrizione delle parti della Terra. - Idro-
grafia, descrizione delle acque (mari, laghi, fiumi,
ecc.). - Ipoti[)Osi, descrizione viva. - Monografia,
descrizione d" una sola specie o d'un solo oggetto.
- Orografia, descrizione dei monti. - Prosopografia,
descrizione della persona o della figura. - Schizzo,
descrizione abbozzata, abbozzo. - Statistica, de-
scrizione dello stato attuale e reale delle società
umane e delle cose. - Topografia, descrizione
d'un luogo. - Uranografia, descrizione del cielo.
Descrivere, spiegare cose o fatti in modo che
a chi ascolta o legge sembri di vederli ; rappre-
sentare con parole (anche, segnare con linee, for-
mare una data linea) : colorire, configurare ; dare
una completa iìnmagine, definire; delineare, di-
pingere, disegnare, disegnare con parole; divisare;
esporre, esporre agli occhi; esprimere; fare il
ritratto, un quadro ; figurare ; incarnare ; ri-
trarre ; spiegare in carte. Figur., fotografare, fare
una fotografia. - Configurare, descrivere, rappre-
sentare a somiglianza di altra cosa. - Dettagliare,
brutto francesismo per descrivere minutamente,
particolareg giare, specificare. - Miniare, descri-
vere con minute, e a volte soverchie, particolarità.
Srolpiì-e, descriver bene, perfettamente e con evi-
denza. - Versificare, descrivere in versi, in poesia.
Deserto. Vasta regione incolta e disabitata,
principalmente in Asia e in Africa: landa; luogo
dove nou si stampa orma umana; piano arenoso.
renoso ; sabbia cocente, sabbie riarse ; solitudine ;
terra disabitata; volpaia. Per similitud,, arene li-
biche, sabbie africane, Sahara, tebaida, tebaide. -
Recesso, luogo soltanto appartato, solitudine.
Jungla, voce indiana che vale propriamente deserto,
foresta, ed è usata per indicare estesi territori sel-
vaggi nell'India. - Llanos, vaste terre deserte nel-
l'America. - Mahis, terre deserte in Corsica. - Pam-
pas, terre deserte nel Paraguay. - Paranco, deserto
negli altipiani delle Ande (America). - Savane, terre
deserte in America. - Steppa, vasta pianura quasi
deserta, in Tarlarla, in Russia. - Tundra, deserto
paludoso nella Siberia.
Carovana, compagnia di persone e di animali
che attraversano un deserto: caravana. - Miraggio,
illusione ottica per la quale, invece delle sabbie del
deserto, si vede acqua e simili. - Oasi, luogo cir-
coscritto, coltivabile e fecondo, .in mezzo al de-
serto. - Samiel, simun, vento bruciante del deserto.
- Scrub, nei deserti dell'Australia, cespugli fatti
specialmente d'acacie. - Sif, nel Sahara meridionale,
catena di dune.
Deserto (aggett). Luogo nel quale non è col-
tivazione e nessuno sfa ad abitare : abbando-
nato, appartato, disabitato, ermo, inabitato, incolto,
romito, salvatico, selvatico ; solingo, solitario. Fi-
gur., piazza franca. - Ci crescono le ortiche, di luogo
de.serto, abbandonato.
Desertoria. Veggasi a sentenza.
Deserzióne. Veggasi a disertóre.
Desiare (desiato). Desiderare, avere desi-
derio.
Desiderabile. Veggasi a desiderio.
Desiderare (desiderato). Avere, sentire desi-
derio. - A modo d'imperson., essere conveniente
0 necessario (riferito a cosa o a qualità che
manchi).
Desidèrio. Atto della volontà, atto volitivo,
e sentimento per cui si aspira ad avere, ad ot-
tenere qualche cosa che ci manchi, a un certo
modo di cose di cui si è privi: brama, desianza,
desideramenlo, desideranza (v. a.), desiderazione,
desidero ; desio, desire, desiro (poet.) ; desideranza
(v. a.); disio, disire, disiro (poet.); frégola; premura;
soWeciiarft/te, soliuccheraniento ; talento; uzzolo;
vaghezza, voglia. Figur,, affetto, amore, appetenza,
appetito, digiuno, fame, gola, pizzicore, sete. Scherz.,
dissenteria. Si ha desiderio di bene, di fama, di feli-
cità, di gloria, A' onore, di premio, di ricchezza, di
sapere, di salute, di vendetta, ecc. (veggasi a queste
voci).
Desiderio arrf<'H7e, vivo; basso, riprovevole; buono,
cattivo, calmo, fibbrile, impaziente; estremo, grande,
straordinario; giusto, ingiusto ; modesto, superbo; turpe
(vergognoso) ; vile, volgare, aggettivi di chiaro si-
gnificato. - Desiderio appagato, soddisfatto, che ebbe
soddisfazione ; grottesco, più che ridicolo; matto,
da pazzo, per elTett(> di pazzia; pungente, che
riesce fastidioso, molesto; ridicolo, eia, hr ridere;
scomposto, disorientato ; strambo, eccentrico, biz-
zarro ; strampalato, dìsoidinsilo; strano, anor-
male, sconveniente, stravagante.
Anepilimia, perdita dei desiderL
Gradazioni
e dfversa natura del desiderio.
Agognamento, desiderio intenso, brama ardente.
- Agonia (ligur.), brama ardente. - Anelito, brama
DESIDERIO
849
vivissima, suprema. - Ansia, ansietà, agitazione
affannosa causata da desiderio vivo d' una cosa o
da incertezza. ■ Appetenza, desiderio, modificazione
inapprezzabile dell'organismo che si spinge verso
tale 0 tal altro oggetto proprio a soddisfare un
bisogno naturale. - Appetito, quel qualunque vivo
desiderio o quell'interno sentimento che ci avverte
del bisogno di esercitare certe funzioni.
Ardenza, ai dorè, desiderio grande. - Aspirazione,
desiderio nobile di cose alte, buone, elette: ane-
lito, ardore, auspicio, mòta, scopo^ senso di emu-
lazione; sospiro (U-ur.), tendenza, voto. - Assillo,
desiderio pungente, tormentoso.
Avidità, desiderio eccessivo, insaziabile, smodato,
soverchio: avidezza; cupidicia, febbre, febbre del
desio; foga, frenesia, furia, furore; gola, jjolosità;
ingluvie, ingordaggine, ingordezza, ingordi^-ia, insa-
ziabilità; livore; rabbia, rapacità; sete cieca, sma-
nia, turpe anelito; uzzolo, voracità.
Baco (llgur.), desiderio molesto che rode, bra-
mosia, bramosiid. - Brama, voglia intensa, profon-
da, viva : accensione, ambizione, angore, ansia, an-
sietà, appetizione. - Capriccio^ desiderio strano e
volontà non fondata sopra alcun motivo. - Concu-
piscenza, il desiderio dei piaceri sensuali : frégola,
istinto sessuale. - Concupisrtbilitd, facoltà di de-
siderare. - Cupidigia, cupidità, avidità. - Curio-
sità, desiderio di sapere i fatti altrui.
Desiderata (lat.), le cose desiderate ; le nozioni
scientifiche che sono manchevoli. - Desideratimi,
neologismo del gergo francese e italiano per indi-
care, in particolar modo, massime in politica, cosa
che manca ed è desiderala. - Desiderio platonico,
come atf-ibuto di voto, desiderio, vaie lieve, par-
vente, j rivo d'ogni sforzo e intenzione di raggiun-
gere la realtà.
Febbre, desiderio impaziente, ansioso. - Foia, de-
siderio carnale, libìdine. - Frégola (tamil.), vo-
glia, desiderio ardente: mania. - Frutto proibito,
vietato, cosa che, essendoci proibita, eccita maggior-
mente i nostri desideri.
Gola, desiderio, smoderato di cibi ; peccato di
gola, golosità : veggasi a goloso. E peccato di gola,
desiderio vivissimo d'una cosa. - Manìa, desiderio
esaltato, fisso, persistente, invincibile, quasi folle.
- Pio desiderio, desiderio che non esce dallo stato
di voto. - Smània, desiderio eccessivo; stitiggì-
mento.
Rabbia, desiderio eccessivo, strano. - Sehnsucht
(ted.), tensione nervosa nel desiderio, desiderio ar-
dente. - Uzzolo, voglia intensa, frégola. - Vaghezza,
voglia vivace. - Vanagloria, desiderio irragione-
vole di fama. • Vogliuy desiderio di checchessia,
per bisogno naturale o per capriccio. - Voto, desi-
derio, augurio. I
Desiderare.
Affollarsi ad una cosa, darsi, gettarsi ad essa con
grande desiderio, con avidità. - Agognare, deside-
rare ardentemente, molto. - Amare, desiderare,
volere una cosa. - Ambire, desiderare e cercare di
ottenere cosa che solletica il nostro amor proprio :
avere ambizione. - Appetire, desiderare, avere
voglia d'una cosa ; spntirne come appetito. - Aspi-
rare, desiderare di ottenere una cosa, ambire ad
una cosa e simili. - Aspettare a gloria, attendere
checchessia con grandissimo desiderio. - Avere il
core a una persona, a una cosa, a un luogo, desi-
derare di essere con quella persona, di avere quella
cosa, di trovarsi in quel luogo. - Avere la tenta-
zione, veggasi a tentazione.
Desiderare, avere, provare, sentire desiderio di
checchessia, appetire, bramare: addisiare, alloccare,
aver gola, aver l'animo, aver l'occhio, aver talento,
aver vaghezza ; bramare, concupire, covidare, cubi-
tare (v. a.); desiare, disiare, desirare (poet.); esser
d'animo, essere desideroso, essere pizzicato dal pru-
rito di.... (fare una cosa, ecc.\ essere in desiderio,
esser vago; invogliarsi; patir voglia, pungere il de-
sio ; sentirsi pizzicare la bramo^ia ; tendere, tenere
in cuore, toccare il capriccio; venir desiderio, vo-
glia, volontà; venire il capriccio, l'acqua in su'l'u-
gola, l'acquolina in bocca; volere. Figur., richie-
dere, cercare, domandare.
Desiderare ardentemente, molto: abbramare, af-
frettare col desiderio ; andare matto, pazzo per una
cosa ; anelare, ansimare (figur.) ; ardere, ardere di
desiderio; arrabbiarsi, avere bramosia, bramosità;
avere gran voglia, avere la febbre addosso, avere
la formica; colleppolare ; consumarsi dalla voglia,
consumarsi come il sale nell'acqua; crepare dalla
voglia ; dare gli occhi, la vita, non so che, per.... ;
distruggersi, divorare con gli occhi, divorarsi dal
desiderio ; essere pieno di desiderio, smanioso, ze-
lante; far la fila (es., far la fila sopra un piatto,
guardarlo con gran voglia di mangiarne); indiavo-
larsi; morir di frega, di fregola, di voglia; morire
sopra una cosa; non vedere il momento, l'ora di... ;
parere ogni ora mille, ogni ora mill'auni; parere
tardi; scoppiare dalla voglia; sitire; smaniare, sma-
niarsi ; sospirare, spasimare, spendere gli occhi (sa
una cosa), stare con la febbre in corpo, stare in
orazione ; struggersi ; trambasciare di desiderio ;
zelare. Figur., ustolare (lo schiattire del cane).
Entrare il baco di... (fare una cosa, ecc.), averne
il desiderio forte e vano. Fare all'amore con una
cosa, far l'oahio e, specialm., l'occhiolino, deside-
rarla. - Far gola, di cosa che si desidera avida-
mente. - Lasciar gli occhi sopra una cosa, mostrar-
sene molto desideroso.
Non par vero di.... (andarsene, partire, tornare,
ecc.), averne desiderio impaziente. - Non se ne sve-
nire : di cosa 0 persona di cui non abbiamo, come
uno potrebbe credere, grande smania. - Non vedere
l'ora, ìwn vedere il momento che avvenga una
cosa, affrettarla col desiderio.
Optare, scegliere tra due parti od uffici che si
desiderano e si possono avere. - Sognare una cosa
(figur.), desiderarla ardentemente {Sogna il guerrier
le schiere, le selce il cacciator, e sogna il pescator
le reti e l'amor: accennando ai desideri secondo la
propria natura). - Tirare ad una cosa, esserne a-
vido. - Vagare col desiderio, dietro al desiderio, a-
verlo, porvi mente, senza riuscire a soddisfarlo -
Vagheggiare, aspirare con desiderio intenso a una
cosa. - ^vagheggiare un'idea, pensare con desiderio
0 con soddisfazione a cosa che verrà.
Far desiderare. — Farsi desiderare.
Acuire, aguzzare il desiderio, renderlo più acuto,
più vivo: eccitare, incitare, spronare. - Alleccor-
nire, allettare, eccitare i desideri. - Destare, sve-
gliare, far nascere, suscitare. - Mettere uno in suc-
chio: in desiderio di qualche cosa.
Far cilecca, mostrare di voler dare qualche cosa
ad altri e non darla; farla desiderare inutilmente.
PiEMOLi. — Vocabolario Nomenclatore.
54
8oO
DKSIDEROSAMKNTE
accileccare, far astio, far baco baco, far lima lima ;
infinocchiare, - Far gola una cosa, indurre desi-
derio di sé; destare appetito. - Far sospirare una
cos%, farla desiderare a lungo e, spesso, inutilmente.
• Far vago alcuno d'una cosa, invaghirlo. - Ferire
la fantasia, impressionare per gran piacere, gran
de iderio.
Inuzzolire, far nascere un desiderio, spesso sem-
plice, innocente, e a volte non appagato. - Invo-
gliare, far venire voglia, desiderio di qualche
cosa. - Tenere uno sulla corda, in desiderio, in an-
sia, ad aspettare.
Farsi desiderare, non farsi vedere o tardare,
mentre si desidera vederci ; anche, mostrarsi alieni
da una cosa perchè ci si preghi di farla: fare il
prezioso, far mille storie, un monte di storie; farla
cascar da alto. - Lasciar desiderio, mollo desiderio
di sé, essere molto desiderati ancora dove siamo
stati; aver fatto impressione molto gradita, o es-
serci allontanati con gran dispiacere degli altri,
Anche, di persona cara che venga a mancare.
Soddisfare us desiderio : appagare, accontentare,
contentare, far contento, soddisfare, dare soddi-
sfazione; compiacere, compiere, compire; con-
cedere, condiscendere, accondiscendere; consentire
(veggasi a consenso), consolare, dare consola-
zione; essere arrendevole, compiacente - Ca-
varsi la smania, soddisfare a vivissima bramosia:
cavarsi, levarsi una voglia. - Conseguire, ottenere
ciò che si desidera. - Porre in pace un desiderio,
calmarlo. - Prevenire un desiderio d' altri, soddi-
sfarlo prima che sia manifestato. - Sbramare, ca-
var la brama.
Non soddisfare. — Attaccare le voglie al chiodo,
all'arpione, alla campanella dell'uscio, abbandonare
l'idea (non potendo soddisfarla, se ne fa a meno);
rinunziare per forza a qualche diletto, a qualche
onore, ecc. - Deludere (deluso), render vana l'aspet-
tazione, vano il desiderio altrui ; venir meno alla
speranza fatta concepire, e simili. - Fraudare uno
del suo desiderio, far che non sia appagato. -Im-
brigliare un desiderio, frenarlo, trattenerlo. - Net-
tarsi la bocca (Hgur. scherz.), di chi resta con un
desiderio insoddisfatto. - Rimanere con la voglia in
corpo, col desiderio insoddisfatto. - Desiderio inap-
pagato, insoddisfatto, veggasi a soddisfazióne.
Desideràbile.
Desiderato. — Desideratamente. — Desidekoso.
Desiderabile, che si può o si deve desiderare,
degno di essere desiderato, da desiderarsi : appe-
tevole, appetibile, appetitoso; concupiscibile; de-
siabile, desiderativo, desiderevole ; ghiotto, invidia-
bile, piacevole (veggasi a piacere). - Bocconcino,
buon boccone, boccon ghiotto, pesca monda, cosa de-
siderabile.
Desiderato, pirtic. e agg. di cosa o persona che
sia oggetto di desiderio : desiato, disiato, invocato,
sognato, sospirato (desiderato invano).
Desideratamente, con desiderio : bramosamente,
desiosamente. - A braccia aperte, spalancate, con
gran desiderio. - A gloria, quasi impazientemente.
- Avidamente, con grande, con molto, con vivo de-
siderio : avidamente, con occhio ladro, golosamente,
ingluviosamente, ingordamente, insaziabilmente, vo-
gliosamente, vogliolosamente, voracemente, vora-
cissimamente.
Desideroso, che ha desiderio, è in desiderio: animato,,
animoso, aspirante ; bramante; cùpido; desioso, di-
sioso (poet.) ; ghiotto, inanimato, indisiato, intalen-
tato, invogliato ; pronto ; voglievole, voglioso, vo-
glioloso, volonteroso; zelante. - Agognante, deside-
rosissimo, che desidera vivamente: abbramato,
anelante, ardente, assetato, ebbro. - Ansioso, che
vive in gran desiderio. - Aspirante, chi mira a ot-
tenere una data carica o una data promozione. -
Avido, eccessivamente desideroso: agognante, ava-
ro; bramante, cùpido; famelico, famoso (scherz.);
focoso ; incontentabile, ingordo, insatollabile, insa-
ziabile; rabbioso, sfondato, sfondolato, sitibondo,
smanioso ; uccellatore, ustoso ; vorace, voracissimo.
- Febbricitante (figur.), agitato, ansioso, smanioso di
desiderio. - Impaziente, desiderosissimo di qualche
cosa ; chi ha fretta di vedere appagati i propri de-
sideri : senza pazienza.
Esclamazioni. — Locuzioni. — Proverbi.
Alla mandria !..., a chi si mostra trivialmente
ingordo e avido. - Bella cosa I, come espressione di
gran contento o desiderio. - Dio voglia!, modo espri-
mente desiderio o augurio : Dio facesse ! Dio vo-
lesse ! Piacesse, piaccia a Dio ! - Magari o ma-
gara!, magari Dio!, esclamazione che esprime af-
fermazione di probabilità, o augurio, desiderio. -
Quanto pagherei I, di cosa che si vorrebbe secondo
il nostro desiderio (Quanto pagherei di sapere, di
vedere, ecc.).
Secondo il cuore, secondo i desideri, i gusti, le
inclinazioni. - Secondo V intenzione d'uno, secondo il
tacito desiderio d'una persona.
Dio gli mantenga lo stomaco, iron., a persona a-
vida. - Far come i topi degli speziali che leccano i
baràttoli, a chi muore su una cosa che non può
avere. - Gli son cresciuti i denti (tìgur.), di persona
avida e incontentabile. - Ha la voglia dell'acqua e
gli piace il vino, di chi manifesta voglie che non
può soddisfare. - Hoc erat in votis (lat.), ciò era
desiderato, era nei desideri (di chi parla). - L'orso
sogna le pere, di chi parla o pensa di cose che lo
attraggono. - Mangerebbe chi lo fece, di chi è smo-
dato nel desiderare. - JVojì esser carne per i tuoi,
per i vostri, per i miei denti, di cosa che sia troppo
da più di chi la desidera. - Saper mtll'anni, di cosa
che si desidera ardentemente. - Se ne può leccar le
dita (iron.), di cosa che uno desideri inutilmente.
Proverbi. — A can che lecca cenere non gli fidar
farina. - A ogni gran sete ogni acqua è buona. -
Il voto (il desiderio) senza l'opra non basta. - Chi
troppo desidera niente ottiene.
Desiderosamente. Veggasi a desiderare.
Desideroso. Chi desidera, è in desiderio.
Designare (designato). Destinare, indicare,
fissare, destinare, stabilire in precedenza.
Designazióne. Il designare.
Desinare. Il mangiare che si fa più copio-
samente che in ogni altro pasto, verso mezzodì o
verso sera, secondo le abitudini, e sedendo a men-
sa ; il maggiore dei pasti giornalieri : disinare (v.
a.). - Desinaraccio (peggior.), cattivo desinare. - De-
sinarelto, dimin., quasi vezzegg. di desinare: non
dice scarsezza, come dir.^bbe desinaruccio, né tanta
squisitezza, come potrebbe dire desinarino. • Desi-
85i
narino, dimin. di desinare, può essere più ricer-
cato. Iron., desinarino salato, avendolo pagato caro.
- Desinarone, abbondante desinare e di lusso. -
Pranzo, desinare alquanto lauto anzi che no: pran-
dio (lat.). - Pranzetto, pranzettino, praììzuccio. -
Desinare o pranzo semplice, gustoso, saporito, di fa-
miglia ; da signori, luculliano, sardanapalesco, ab-
bondante, ricco, fastoso
Banchetto, il desinare, il pranzo di molti in-
sieme. - Minestra e lesso: desinare, semplice, fru-
gale. - Ordinario, il desinare solito di tutti i gior-
ni, sia in casa, sia all'osteria. - Rialto, pranzo più
sontuoso dell'ordinario, che si fa in qualche singo-
'lare occasione. - Rifreddi, i principii dei desinare.
- Rilievi, gli avanzi del desinare.
Desinare alla crocetta, lo stesso che far sequentia
sancii evangelii, modo basso, d' uso anche in Fi-
renze, ma più specialmente a Pistoia, dove il modo
è caro al popolo per il giuoco di parole originato
dal nome d'un colle, non molto distante dalla città,
detto la Crocetta. - Pranzare, far pranzo, desinare,
disinare (v. a.), pràndere (v. a.).
Essere, arrivare alle frutta, alla fine del desinare,
(]uando si mangiano le frutta. - Essere all'insalata, alla
line del desinare. - Essere un Lucullo, di chi fa
desinari con molto lusso. - Scroccare, parlando
del mangiare e del bere : farlo a spese altrui; man-
giare a scrocco.
Foco spento: senza desinare, nulla di fatto. -
L'ora della pentola: si suol dire dal popolo per l'ora
del desinare, e lo scrisse anche il Giusti. - Venite
a mangiar meco la minestra, un boccone, invitando
a desinare.
Desinenza. Terminazione di una parola, com-
pimento di un verso o di un periodo.
Desio, desire (desioso). Veggasi a desiderio.
Desistenza. Il desistere.
Desistere (desistenza, desistito). Non andare a-
vanti nel fare una cosa ; astenersi dal farla ; ces-
sare di farla ; smettere, mandale a monte. -
Ritirarsi da un'impresa. - Rinunciare ad un jtro-
2>osito, ad uno scopo. - Distogliersi, distorsi,
finire.
Desolare (desolato). Addolorare, arrecar do-
lore. - Di patse, disertare, spopolare (veggasi a
popolazione), devastare, distrttggere, sac-
cheggiare.
Desolazióne. Il desolare, atto ed effetto. -
Stato óièWanimo desolato, addolorato. - Il dolore
che non dà luogo a consolazione.
Desossigenazione. Veggasi a ossigeno.
Dèspota (despòtico). Principe assoluto; monarca
che governa con autorità arbitraria ; tiranno; au-
tocrate. Ora lo czar, ossia l'imperatore di Russia,
è la più viva espressione materiata dell'assolutismo
e del despotismo. - Robespierre, il despota per an-
tonomasia. - Dicesi pure dèspota chiunque coman-
di, possa comandare con prepotenza. - Titolo
dei governatori vassalli dell'impero bizantino e
turco - Per similitud., oppressore, chi esercita op-
pressione.
Despótico, dispòtico, di o da dèspota, di despo-
tismo : autoritario, autocratico, draconiano, tiran-
nico. - Dispoticamente, da dèspota, in modo despó-
tico, dispòtico; autocraticamente, autoritariamente,
dispoticamente.
Despotismo, il governo assoluto di uno solo:
assolutismo, autorità assoluta, despòtica, dispòtica,
limitata; cesarismo^ czarismo; dispotismo, domi-
io assoluto ; maniera dispòtica ; monarchia asso-
luta; onnivolere; ordine assoluto; possanza dispò-
tica ; sovranità di balia; ttrawma, tirannide. • De-
spolìa. Stato con governo arbitrario, dispotico. -
Despotismo illuminato : si chiamò cosi il governo di
Napoleone.
Pretoriani (figur.), satelliti armati di qualche au-
torità dispotica.
Despotismo. L'autorità del dèspota; go-
verno assoluto.
Desquamazióne. Effetto di certe malattie
di'lla pelle. - Operazione di farmacia.
Dessiografia. Lo scrivere da sinistra a de-
stra.
Desso (agg. pronom.). Quello .stesso, quel pro-
prio (di persona e di cosa): idéntico.
Destare (destato). Lo svegliare dal sonno.
Figur., eccitare, incitare, invogliare, suscitire.
-yjes^arst, svegliarsi dal sonno; finir di dormire.
Figur., eccitarsi, invogliarsi, concepire un desi-
derio, un affetto, una 2>fis.Hione, esserne soprap-
preso. ^ ^
Destinare, destinazióne {destinato). Veggasi
a stabilire.
Destinatamente. Per destino.
Destinatario. La persona alla quale si deve
dare una cosa, alla quale è diretta una merce in
viaggio, ecc. ; chi deve ricevere.
Destinato. Dicesi di persona alla quaje è ri-
serbata una data sorte. - In linguaggio burocratico,
veggasi a impiegato.
Destinazióne. Veggasi a destino % a im-
piegato. - Nell'uso, luogo nel quale una cosa o
una persona deve condursi.
Destino {di'^Unare, destinato). Quanto, in vario
modo secondo le varie credenze, è occulto ordina-
mento di Dio; tutto quanto avviene all'uomo e in
cui non entri e non si conosca la volontà degli
altri, né la sua; sorte, ventura, fortuna; fato
(plur., fata), stella. Anche, necessità, cosa che
non si può sfuggire o impedire. Dicesi pure dei
grandi eventi e dei paesi (/ di'xtini d'Italin. ecc.). Il
destino astrolofi/co, attribuito ai Caldei, derivò dal
concetto che tutto sia irrevocabilmente predisposto
dagli astri. Il destino cristiano e inteso solo come
provvidenza divina. - /)('.<//»o panlcisUco o spino-
siano, quello fondato sul concetto del tutto-dio. -
Destino stoico, quello che sta di mezzo fra il prin-
cipio del destino assoluto, cieco, irragionevole, e
quello relativo - A nani,- e, destino, fatalità, necessità,
violenza: voce che ricorre talvolta negli scritti mo-
derni. Es., nei Miserabili di V. Hugo. - Fatalità.,
necessita del destino, il destino stesso; cosa sini-
stra e creduta inevitabile. - Legge, decreto del de-
stino, la ragione, il perchè presunto di certi avve-
nimenti.
Destino, dio allegorico, che si disse nato dal
caos: si rappresenta col globo terrestre sotto 1
piedi e in mano l'urna in cui si rinchiudono le
sorti dei mortali. - Esa, il destino. - Fato, nella
mitologia, il potere occulto che regola i casi degli
uomini, senza che questi possano ribel larvisi. -
Nass/b, destino presso i Musulmani. - Nome, Par-
che della mitologia nordica: Urd (il passato). Ver-
dandi{\] presente), Scud (l'avvenire); presiedevano
alia vita e alla morte; filavano e tessevano la tela
del destino - Parche, figlie dell'Averno e della
Notte : si chiamavano Cloto, l.achesi. Atropo. La vita
degli uomini veniva da esse filata. Cloto teneva la
conocchia, Lachesi ritirava il fuso e Atropo ta-
gliava il filo.
8?!2
DESTITUIBE
DETERMINATKZZA
Fatale, di quanto (avvemnìenlo, ecc.), si crede
inflitto dal Fato, e jpecialmenle in danno : desti-
nato, che non può non essere, non accadere. An-
che/mortifero, /wwesfo, infausto, netasto. - Fata-
lismo, dottrina che vede solo il fato negli avveni-
menti umani. • Fatalista, chi crede al fatalismo. -
Fatalmente, in modo fatale; disgraziatamente, ine-
vitabilmente : veggasi a dif-gvdzia e ad evitare.
Oì acoli del dest'itio, predizioni che lo rivelavano.
Oròscoiìo, presunta notizia del destino di una
persona. - t^^vpralapsorio, partigiano d'una sorta di
predestinazione, in teologia. - Vaticinatore, inilo-
viTìO delle sorti future.
Destinare, impers., specialm. di Dio, di chi go-
verna le nostre cose (il cielo ha destinato cosi; era
destinato, non era destinalo; se saia destinato).
E destinazione l'atto e l'effetto del destinare. -
Essere nei fati, scritto nei fati, in cielo destinalo (è
scritto cosi). ■ Leggere, vedere nel libro del destino,
prevedere quel che sarà, iììdoviitare. Predesti-
nare, destinare avanti, prestabilire. edeslnm-
tivo, atto a predestinare ; predestinazion il prede-
stinare, l'essere predestinato; anche, p dizióne.
- Seguire, segvilare la propria stella, il oprio de-
stino. - Vaticinar<! {vottcinio), predire i > estini.
DestinatavKvte, per destmo, in forza di q)ianlo
è destinato, cerne era destino : fatalmente, fatata-
mente. - Destinato, partic. e aggiunto di persona
alla quale sia riserl ata una data sorte: nato, pre-
destinato, sortito. - Predestinato, prestabilito.
CU ha da esser facchino nasce col cercine in capo:
ognuno ha il suo destino. - Fata vùm invenient
(Ist.) i fati troveranno la via. - Habtnt sua fata
owwia (lat.), tutte le cose hanno il loro destino.
Destituire, destituzióiie {destituito) Il de-
porre persona da un inì^nego, da una carica,
da un ufficio, periiiisura di castip: cassare (non
US.) ; dar lo sbalzo, dimettere, disimpegnare, di-
spensare, esonerare dalla carica, ecc. ; levare, sbal-
zare, licevziare, mettere a dormire, metlere a se-
dere, mettere in disponibilità; privare dell'impiego,
d'impiego; sdottorare; spogliale delia dignità; to-
gliere la carica, l'impiego, ecc. - Destituito, colui al
quale fu inflitta la destituzione ; dimesso, allonta-
nato dall'ufficio, rimosse. In foima di fgg. e rife-
rito a qualità, significa essere privo, mancante,
mancare. - Destitvzione, l'atto col quale un uffi
ciale, un funzionario dello Stato, viene, per gravis-
sime cause, privato dell'impiego e della carica: de-
posizione, dispensa dal servizio, privazione, r;mo-
2Ìone dal grado e dall'impiego.
Désto. Sveglio, che non dorme: veggasi & sve-
gliare.
Destra. la mano situata dalla parte del fe-
gato. - Parte, lato della mano destra - Alzana o
altra fune d'una nave. - In senso politico, il par-
tito degli stazionari e dei retrogradi: veggasi a
rorìomento. - Desti are, mettere alla destra.
Destramente. Agilmente, con agilità; abil-
nitnte, in modo abile.
Destreggiare, destreggiarsi {destreggiato).
Usare destrezza.
Destrezza. L'essere destro, ossia agile di mem-
bra, svelto, dotato di agilità; disciollo, pronto,
sciolto (delle membra), snello, vispo; anche, essere
accorto, ftirbo, sagace ; cosi pure, abile, atto,
idoneo a fare checchessia. - Desti amente, da de-
stro, con destrezza. - \Destreggiamento, il destreg-
giare, il destreggiarsi, atto ed effetto.
Destreggiare, usare destrezza, fare checchessia
con accorgimento (e destreggiarsi, propriam., inge-
gnarsi destramente di evitare un danno o un peri-
colo) : adattare e vele secondo il vento, andar de-
stro, arteggiarsi ; barcamenare, barcamenarsi, bar-
cheggicre ; dar dove un calcio e dove un pugno ; de-
strare (non us.); hr due parti in commedia; mar-
ciar bene con ambe le parti (Senese) ; navigare
tra due acque; sbarcare, secondare l'onda corrente,
stare a cavallo in sul fosso; tenere il piede in due
staffe; tergiveisare; usare astuzia; volpeggiare,
volteggiare. - Desti eggiatore, chi si sa destreg-
giare.
Aiace figliuolo d' Oileo, uno dei principi greci
che andarono all'assedio di Troia : era tanto destro
nella p<itona, da non avere pari in tutto l'e-
sercito.
Destriere, destriero. Veggasi a cavallo.
Destrina. Specie di gemma artificiale.
Dèstro. Che ha destrezza. • Che sta dalla
parte destra. - Aggiunta di braccio e di mano,
lo stesso che destra; diritto, dritto, ritto.
Dèstro. Punto di tempo comodo a operare chec-
chessia; occasione favorevole; opportunità.
Dcstrofomiio. Combinazione dell'aldeide for-
mica con la destrina: poh ere bianca inodora e
il sipida, solubile nell'acqua, insolubile nell'alcool.
Destrogiro. Detto a polarizzazione.
Destrosio. Zucchero A'uva.
Desumere {desunto, desunzione). Cavare, trarre
una ragione, una nctizia e simili. - Dedurre.
- Desumibile, che si può desumere.
Detei ere {detenuto, detenzione^. Tener prìgioTìe,
in jjrigione. - Tenere presso di sé cosa vietata.
- Detentore, chi detiene una cosa. - Detenuto, chi é
prigioniero, in prigione. - Detenzione, il detenere :
prigionia.
Detèrgere {detergente, detersione, detersivo, de-
tergo). Lo stesso che lavare, nettare, pulire.
Deteriorare {deterioramento, deteriorato) Gua-
stare, cagionare guasto; dannaggiare, recar dan-
no a qualche cosa; peggiorare, rendere j^cgrgriore.
Determinare {determinabile, determinativo, de-
terminato; detei nnnatezza, determinazione). Segnare
i termini, i contini, il confine di checchessia:
precisare. - Decretare, far decreto su alcunché,
definire una quistione, stabilire. - Cagionare, es-
sere causa, produrre per effetto. • Fermare nel-
l'animo, decidere, deliberare. - Impostare un
problema: delineare. - Distinguere. - Decidere,
dar la spinta, indurre una persona a fare una
cosa. - Detei mindbile, che si può determinare, pre-
cisare. Contr , indeterminabile, indefinibile : un non
so che. - Detei mivatamente, assegnatamente, delibe-
ratamente; con deteiminazione; limitativamente, no-
minatamente, per l'appunto, precisamente, tassati-
vamente. Contr., indeterminatamente, indefinitiva-
mente. - Delerminativo, che detei mina o serve a de-
terminare. - Detei minato, stabilito, e si dice special-
mente di cosa che non si intenda spiegare: co-
tante, cotale, tale. - Contr., indeterminato, inco-
gnito, infinito, indistinto.
Determinatezza, l'essere determinato, risoluto:
risolutezza. Contr., indeterminatezza, indefinitezza.
• Determinazióne, il determinare, il deliberare:
determinazione; indicazione esatta dei termini di
una quistioìie ; risoluzione.
Determinatamente. Avverbio da detei'mi-
nare.
Determinatezza, determinazióne. Veggasi
a determinare.
DETERMINATIVO — DIACONALE
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Determinativo. Atto a determinare.
Determinismo (deterministico j. Sistema di fi-
losofia.
Detersivo. Atto a lavare, a jyìdire. Partico-
larmente, dicesi dei prodotti farmaceutici, o indu-
striali, capaci di nettare la superlicie cutanea o mu-
cosa dal sevo cutaneo o dal muco. I migliori de-
tersivi sono gii alcalini e i saponi.
Detestare [detestàbile, detestato, detestazióne).
Odiare, avere in odio.
Detonante. Che rumoreggia nello scoppio:
vejfgasi ad esplosivo.
Detonare (detonante, detonato, detonazione). Ru-
moreggiare nello scoppio, nell'esplosione.
Detonazione. Rumore dell'esplosione, dello
scoppio.
Detrarre {detratto, detrazione). Levare, to'
gliere alcuna parte dal tutto : sottrarre. - Dir
male, far maldicenza, sparlare, diffamare, com-
mettere diffamazione.
Detrattore, detrazióne. Veggasi a diffa-
mazióne.
Detrimento. Pregiudizio, danìw.
Detj-ito. Residuo, avanzo, per lo più, di cosa,
rotta: rottame. Lat., detritus: veggasi a distru-
zióne.
Detronizzare (detronizzato). Buttar giù dal
trono, privare del trono, del regno. Figur., e per
eslens., spodestare, togliere il potere, l'autorità.
Detrusòrio. Detto a gola.
Détta. Ciò che altri dice : veggasi a dire.
Dettagliare (dettagliato, dettaglio). Francesismo
per particolareggiare, circostanziare, dire mi-
nutamente, per filo e per segno. Nel linguaggio di
bottega e del commerciOf trafficare, vendere al
minuto, in piccole quantità.
Dettame. Insegnamento, precetto.
Dettare (dettato, dettatura). Dire parole, perchè
altri le abbia a scrivere. - Insegnare, sagge-
ìnre. - Imporre, riferito a comando, a ordine,
a patto. - Dettato, la cosa dettata. Anche, detto
proverbiale. - Dettatura, il dettare, l'azione del
dettare, dettamento, dettazione (v. a.), e la cosa
stessa dettata.
Dettato. Particip. pass, di dettare. Sostanti-
vain., detto, motto proverbiale ; dettame, insegna-
mento, precetto. - Elocuzione, stile.
Dótto. Modo di dire. - Aforisma, aforismo ;
apoftegma, assioma, motto, parola, proverbio,
sentenza.
Detumescenza. Risoluzione d'una gonfiezza
(tumefazione) qualsiasi.
Deturpare, deturpazióne (deturpato). Ren-
dere brutto, recar guasto, sconciare. - Conta-
minare.
Deuterocanònico. Aggiunto di libri della
Bibbia.
Deuteronòmio. Un libro della Bibbia, il
quinto di Mosè.
Deuteropatla. Veggasi a malattia.
Devastare (devastato, devastazione). Guastare,
recar guasto, rovina, detto specialmente di luo-
ghi coltivati e abitati, anche per effetto di incen-
dio, di teirr emoto, di uragano, di grandine
e di altri fenomeni meteorologici : conquassare, cor-
rere un paese ; dare il guasto, fare il guasto, me-
nare a guasto; desolare, disertare, dispopolare; <Z*-
struggere ; fare man bassa; fare una scorreria, una
scorribanda, una razzia (v. d'uso) ; malmeggiare,
malmenare, menar rovina, mettere a ferro e a fiam-
I
ma, a ferro e a fuoco; mettere a soqquadro, met-
tere in rovina; mettere, volgere sottosopra ; saccheg-
giare, sconquassare, sovvertire, spianare le case;
spopolare un paese; sterminare. - Devastato, di-
s'T,lo, disfatto, rovinato, sterminato. - Devastatore,
chi o che devasta: depopulatore, disertatore, di-
.>>l/uttore, sterminatore. - Damstazione, il devastare,
l'elletlo dell' opera devastatrice : danno, desola-
mento, desolazione, disertazione, distruzione; ester-
minamento, esterminazione,esterminio; guastaraento,
saccheggio, sciupinio, sterm inamento, stermina-
zione, sterminio; vastazione.
Devastazióne. Il devastare.
Devenire (devenuto). Procedere in modo con-
clusivo a fare checchessia; venire a conclu-
sione.
Deviare (deviamento, deviato, deviazione). To-
gliere cose (es., un fiume) o persone dal loro corso
normale: sviare, di vertere, distogliere, stornare.
- Allontanarsi, uscire dalla via (del dovere, dell'o-
nestà, dell'onore, ecc.): aberrare, fuorviare, sviarsi ;
cadere in errore, in colpa, pervertirsi. - infràn-
gere, rinfrangere, veggasi a rifrazione. - Deoia-
mento, deviazione, atto ed effetto del deviare ; spo-
stamento di corpi dal piano o dalla linea normale,
0 per di tetto o per arte. - Deviazione organica, mo-
struosità : veggasi a mostro.
Deviatore. Chi, in ferrovia, attende agli
scambi.
Devoluzióne. Il devolvere e il devolversi.
Devòlvere (devoluto, devoluzione). Volgere, ver-
sare, detto specialmente di fiume. - Far passare
alcuna cosa (denaro, diritto, doìninio, eredità,
ecc.) da una ad altra persona.
Devòlversi (devoluto, devoluzione). Il passare
(denaro, diritto, dominio, eredità, ecc.) da una
persona all'altra.
Devoniano. Detto a geologia.
Devoto. Chi ha devozione, è ligio.
Devozióne. Vaffetto reverente, il rispetto
affettuoso: ossequio.
Di (lat., dies). Il giorno.
Dia (dea). Veggasi a Divinità.
Diabéte (diabetico). Voce medica generica con
la quale si designano molte malattie, distinte da
alcuni caratteri comuni : eccesso della sete e della
fame; gran copia d'orina, spesso contenente materia
zuccherina e corrotta nella sua composizione chi-
mica; cachessia consuntiva che conduce a lenta
fine. - Antidiabètico, rimedio contro il diabete. Tali:
l'acido gliconico, il glicogeno, il glicosolveol, il
fermento d'uva, il lievito di birra, ecc. - Diabètico,
di diabete ; chi è affetto da diabete. - Diabetina,
medicamento proposto in sostituzione degli ali-
menti saccarini o amilacei, pei diabetici. - Diabe-
tometro, modificazione del polarimetro : istrumento
fatto per osservare le tracce di zucchero nelle o-
rine e fissarne le proporzioni. • Zucchero diabetico,
lo zucchero prodotto da chi è affetto da diabete.
Diabolicamente, diabòlico. Veggasi a dior
volo e a detnonio.
Diacartamo. Sorta di elettuario.
Diacatollco. Antico purgante.
Diacciaia. Ghiacciaia, serbatoio di ghiaccio.
Diacciare (diacciato). Diventar ghiaccio.
Diaccio. Aggett. e sostantiv., ghiaccio.
Diacciuolo. Ghiaccinolo. - Che fa (si spezza,
si stritola) come il ghiaccio.
Diacodio. Veggasi a papavero.
Diaconale. Di diàcono.
854
DIACONATO — DIALETTO
Diaconato. Grado del diacono.
Diaconessa. Veggasi a Chiesa, pag. 530, pri-
ma colonna.
Diaconia, Cappella in ciascuna sezione di Roma,
amministrala da un cardinale diacono.
Diacònico. Luogo vicino alla Chiesa, ora sa-
grestia. - Nella Chiesa greca, libro di preghiere.
- Luogo ove seggono i cardinali, a destra e a si-
nistra del papa.
Diàcono. Chi ha ricevuto il secondo degli or-
dini sacri : sacerdote che celebra certe funzioni,
- Levili, nella Chiesa cattolica, i diaconi. - Proto-
diàcono, primo diacono d'un monastero. - Suddia-
cono, chi è investito del suddiaconato, ordine eccle-
siastico che precede immediatamente il diaconato,
ed é il primo degli ordini sacri.
Diaconato, il secondo degli ordini sacri.
Dalmatica, paramento, fatto a modo di tonaca (to-
nicella, tonacella) dei diacono e del suddiacono. E
ilnlmalicatus, un tempo, chi la portava.
Diàcope. In grammatica, stroncamento delle
lettere.
Diacrisì. Veggasi a malattia.
Diacùstlca. Detto a suono.
Diade. Detto a molecola.
Diadèlfla. Detto a botanica (classificazioni).
Diadèma. Serto, corona. - Nome d'un mam-
mifero della famiglia degli indri, detto anche prò-
piteco diadema, perchè ha una specie di mezzaluna
bianca sulla fronte. - Genere di crostacei cirripedi:
veggasi a crostaceo. - Genere di insetti lepi-
dotteri.
Diadosi. Decrescimento di una malattia. -
Distribuzione delle sostanze nutrienti nel corpo.
Diados.%ìa. Cambiamento di una malattia in
un'altra.
Diafanità. L'essere diàfano.
Diàfano. Il corpo trasparente. - Diactinismo,
la proprietà che hanno i corpi opachi di divenire
diàfani per i raggi chimicamente attivi. - Diafano-
metro, apparecchio di De Saussure per valutare le
'ifferenze della diafanità dell'atmosfera in tempi
cii/ersi.
Diafisi. Veggasi ad osso.
Diafonia {diafonico). Detto a musica.
Diafora. Figura retorica: ripetizione di una
parolju
Diaforèsi {diaforètico). Traspirazione, sudore.
Diaforètico. Rimedio per provocare il su-
dore; e antidiafoì^etico quello contro il sudore.
Diaframma {diaframmàtico). Largo muscolo
situato trasversalmente fra il torace e l'addome:
diafragma, tramezzo. - Anello diaframmatico, aper-
tura quadrangolare per il passaggio dalla vena cava
inferiore attraverso il diaframma. Altre aperture :
quelle per V esofago, per il nervo pneumo-gastrico,
per l'aorta, per la vena azigos e il condotto tora-
cico. - Centro frenico, centro del diaframma, for-
mato da un'aponeurosi tribolata e spessa. - Frenico,
che si riferisce al diaframma {arterie, centro, nervo).
Diaframmatocele, ernia diaframmatica. - Frenile,
intìammazione del diaframma. - Par af renitide, in-
fiammazione del diaframma. - Premilo, contrazione
del diaframma.
Diaframma. Divisione messa fra più cose o
parti 0 cavità. - Anello del tubo del cannocchiale
che esclude dal rampo i raggi estremi mal rifratti
e lascia passare i centrali senza iride. - Il vaso po-
roso della pila. - Chicanes, nel linguaggio dei mec-
canici, certi piccoli diaframmi che non chiudono
del tutto e servono a produrre moti speciali in una
corrente liquida o gassosa. - Diaframma telefonico,
veggasi a telefono.
Diagliflca, diagrlipti. Veggasi a incisione.
Diàgnosi {diagnòstico). Esame dei caratteri di
una tnalaftia. - Diagnosdcare {diagnosticato), fare
la diagnosi. - Diagnòstico, di diagnosi, relativo alla
diagnosi.
Ascoltazióne, applicazione, mediata o immediata,
dell'orecchio sopra determinati punti della super-
ficie del corpo, allo scopo di percepire rumori che
in esso hanno luogo e dal loro carattere indurre
quale debba essere lo stato fisico delle parti. -
Veggasi anche a gravidanza. - Dinamoscopia, ge-
nere particolare di ascoltazione, col quale si per-
cepiscono dei rumori in quasi tutte le parti del
corpo, introducendo l'estremità di un dito dell'am-
malato neir orecchio dell' ascoltatore. Stetoscopio,
istrumento medico usato nelle diagnosi per fare l'a-
scoltazione diretta: tubo di legno o di metallo, che
si usa come una tromba acustica, applicando sulla
regione da ascoltare la parte a cono, mentre sul-
l'altra, appinttita (padiglione), si adatta l'orecchio
dell'esaminatore.
Dìag-òmetro. Veggasi ad olio.
Diagonale {linea diagoiale). Linea retta che
divide trasversalmente ogni figura; che congiunge
due angoli non contigui di una stessa figura. -
Bradi idiagonale, la diagonale minore in un rombo.
- Schiancio, diagonale del quadro : scancio, stian-
ciano, stiancio. - Diagonalmente, per via, in modo,
in linea diagonale, obliquamente: veggasi ad o-
bliquo.
Diagramma. Linea con la quale si rappre-
senta l'andamento di un fenomeno fisico, mecca-
nico, matematico : l'uso è assai esteso nelle scienze
pure e nelle applicate.
Dialemma. Detto a febbre.
Dialettale. Di dialetto.
Dialèttica {dmlèttico). L'arte e la forza di ra-
gionare e di argomentare : parte della logica. -
Dialetticamente, per via di dialettica. - Dialettico, di
dialettica, versato nella dialettica.
Agonistica, arte speciale degli antichi dialettici,
consistente in varie dispute sostenute da una parte
e dall'altra. Dividevasi in endictica e analreptica. -
Anatreptica, parte dell'agonistica avente per iscopo
di rovesciare una proposizione. - Apodittica, arte
speciale della dialettica diretta allo scopo di con-
fermare la verità. - Apologetica, arte della dialettica
diretta specialmente allo scopo di difendere la
verità.
Dilemìna, argomentazione composta di due pro-
posizioni {corna del dilemma) contrarie, in cui si
tenta stringere l'avversario senza dargli speranza di
uscita: argomento cornuto. - Eleutica, una delle
arti speciali della dialettica che ha per iscopo la
confutazione dell'errore. - Luoghi comuni, paralo-
gismo, porismo, ritorsione, ecc., veggasi ad argo-
mentazione.
Ostetricia, speciale arte della dialettica ginnastica,
che mira a cavare con opportune interrogazioni, da
coloro coi quali si disputa, ciò che sanno solo im-
plicitamente. - Prolessi, figura con la quale si pre-
vengono le obbiezioni all'avversario. - Tòpica, parte
della dialettica che insegna a trovare gli argomenti.
Tòpico, di tòpica, della tòpica.
Dialetto {dialettale). La lingua speciale d'un
paese, rispettto alla lingua comune: lingua verna-
cola, vernacolo. Dialetto milanese, piemontese, li-
DIALKTTDLOGIA — DIAMANTE
fc'ure, veneziano, toscano, romanesco, ecc. Dialetti
antichi : l'af/ico, il dorico, l'eolico, ecc. - Dialettale,
di 0 da dialetto (frasi, forme dialettali, ecc.). -
Dialettologia, scienza che studia i dialetti nelle loro
analogie e den\&z\om.- Dialettologo, studioso, dotto
nella dialettologia. - Folk-lore (ingl., erudizione,
studio del popolo), ramo della letteratura che tratta
delie particolarità di un popolo, delle sue leggende,
delle sue tradizioni, de' suoi proverbi, del suo lin-
guaggio, delia sua poesia, de' suoi costumi, di
quanto insomma lo riguarda : frane, folkore. E da
noi folclorista chi si occupa di tale studio. - Idio-
tico (dizionario dialettale, ecc.). - lonadattico, d'un par-
lare in gergo familiare, col quale si dà un nome
diverso alle cose, deducendolo dal capriccio, dal-
l'affinità 0 dal significato stesso della cosa. - Poeti
vernacoli, quelli che, in\ece della lingua nazionale,
adoperano il dialetto.
Parlata, il modo proprio di pronunciare d'una
città, d'una provincia. - Patois, dialetto, vernacolo,
vocabolo francese comune fra noi. - Romanesco,
l'odierno dialetto di Roma. - Romanismo, locuzione
propria del dialetto romanesco portata nella lingua
italiana. - Suddialetto, sottodialetto. - Vernacolo, ciò
che è proprio di un dato paese, specialmente il dia-
letto.
Argot (frane), il linguaggio convenzionale usato
in ispecie fra certe classi sociali: borsaiuoli, ladri,
vagabondi, meretrici, ecc. Corrisponde la voce no-
stra gergo, o parlar furbesco o furfantesco. - Cata-
lano, dialetto provenzale parlato dai Catalani e
anche lingua scritta, che possiede tutta una lette-
ratura. - Cimbro, nome aggiunto ad alcuni dialetti
tedeschi, parlati nelle provincia di Vicenza, Belluno,
Udine. - Comico, dialetto celtico affine al cimbrico
- Dacoromano, il più importante dei dialetti rumeni.
- Franca lingua, specie di dialetto formato di pro-
venzale, italiano, spagnuolo, greco, arabo, che par-
lasi su gli scali di Levante. - Meneghino, linguaggio
storico dei sobborghi e del volgo milanese.
Fiorentineggiare, affettare il parlar fiorentino.
Dialettologia, dialettologo. Yeggasi a dia-
letto.
Dialipètàle. Le piante dicotiledoni,, il cui
fiore ha i petali, che concorrono a costituire la co-
rolla, saldati insieme.
Dialisi. Dieresi, segno di ortografia. - Feno-
meno per cui una soluzione acquosa contenente
corpi cristallizzabili e non cristallizzabili (cristalloidi
e colloidi), separata dall'acqua pura da un diafram-
ma, cede all'acqua le sostanze cristalloidi. - Dia-
lizzatore, apparecchio destinato alla dialisi delle so-
stanze. Recipiente con parete porosa, rappresentata
da una membrana, o anche da pergamena vegetale,
che si pone sospesa in un grosso recipiente, pieno
di acqua distillata, che si rinnova con frequenza.
Nel suo interno si versa la miscela delle sostanze,
che, per suo mezzo, si vogliono separare. Industrial-
mente, si chiama osmogeno.
Diallela. Paralogismo, erróre di raziocinio.
Dialogismo, dialogistica, dialogista {dia-
logistico). Veggasi a dialogo.
Dialogizzare {dialogizzato). Parlare o scrivere
in dialogò.
Diàlogo. Il discorso alterno di due o più per-
sone ; componimento in cui si fanno parlare due o
più persone : colloquio, conferenza, conversa-
zione in due ; dialogismo, diverbio, parlata in due.
- Dialoghetto, dialoghino, dimin. vezzegg.
Catechetico, ciò che é in forma di dialogo. - Dia-
lògico, di dialogo, attenente a dialogo: dialogistico.
- Dialogismo, propriam., il dialogizzare. - Dialogista,
scrittore di dialoghi ; dialoghizzante, dialogizzante
(v. a.). Dialogistica, la poesia drammatica e altre
forme letterarie, come le egloghe, gli idilli, ecc. -
Dialogizzare, scrivere in forma dialogistica : dialo-
gare, dialoghizzare ; mettere, ridurre in dialogo. -
Introdurre, far parlare alcuno in dialoghi e simili. -
Interlocutore, personaggio che parla dopo un altro.
- Replica, risposta deiriiiterloculore.
Amebeo, poema con due interlocutori. - Cate-
chèsi, insegnamento per mezzo del dialogo. - Oa-
risto, dialogo tra il marito e la moglie, nella poe-
sia greca. - Phèdon, dialogo di Platone sull'immor-
talità dell'anima. - Trialogo, quel che si dice fra
tre persone. - Zarzuela, rappresentazione scenica
spagnuola in cui si alternano i dialoghi parlati ai
pezzi musicali e alle danze.
Diamagnetico, diamagnetisnio. Detto a
magnetistno.
Dianiantaio. Il lapidario.
Diamante (diamantino). Preziosissima gem-
ma, la pietra più dura e più trasparente che si
conosca; minerale combustibile e simile al cri-
stallo: adamante (poet.), nobile carbone; s'^aglia.
Secondo il taglio, prende nome di reggente, doppio
0 cogolo, semplice, balla, tavola grossa, semplice, o
anche tavola a brillante, a rosa d Olanda e d'An-
versa. Segna e intacca tutti gli altri corpi ; taglia
il vetro, st'alfisce tutti i metalli ; è sempre cristal-
lizzato in più facce, nello stato greggio o naturale
non lucenti; internamente trasparentissimo, qualche
volta colorato ; rifrange e decompone potentemente
la luce e ne riflette vivissimamente i più bei co-
lori. Benché d' incomparabile durezza, è tuttavia
frangibile, massimamente nel verso delle naturali
sue laujiiie, ciò che ne agevola lo sfaccettainento
che i francesi chiamano clivage. Per questa sua fran-
gibilità il diamante può essere pestato in appro-
priato mortaietto d'acciaio e ridotto in polvere, con
la quale, mediante lo sfregamento, si lavorano i
diamanti e si incidono le altre gemme. - Adaman-
tino, diamantino, di diamante {diamantino dicesi
anche d'un piccolo diamante).
Diamante aggruppilo, o gruppito, aggiunto che i
gioiellieri toscani danno al diamante che abbia una
notabile grossezza, quando, cioè, la parte superiore sia
notabilmente distante dall'inferiore. - Diamante rosa,
quello che nella parte inft^riore è piano e nella su-
periore è a punta ottusa, formata da sedici fac-
cette, ed è inoltre sufficientemente aggruppilo. -
Diamante lasco, aggiunto che danno i gioiellieri to-
scani al diamante sottile, cioè che abbia poca gros-
sezza relativamente alla sua larghezza. - Diamante
nero : cosi gli inglesi chiamano la distillazione secca
del carbon fossile, che fornisce (secondo Schultz) :
gas (gas-luce), acqua del gas (ammoniaca, ecc.),
catrame, coke.
Boort, varietà di diamante dalla struttura fi-
broso-raggiata e non suscettibile di lavoro; diamante
lavorato sulla sua figura naturale dell' ottaedro. -
Brillante, il diamante sfaccettato dalle due parti ;
nella superiore ha una tavola, intorno alla quale
sono sedici faccette triangolari e la parte inferiore
termina in diletto, con intorno sedici faccette in fi-
gura di rombo. - Brillantino, dimin. di brillante. -
Brillo, diamante falso. - Cabochon (tranc), il dia-
mante quando non è faccettato. - Carbonite, varietà
di diamante nero, opaco, amorfo, impiegato in pol-
vere per lavorare il diamante. - Culo di bic-
83 l» DIAMANTE -
chiere, vetraccio, diamante falso. - Diamante di
Pistoia, cristallo di rocca. - Plinto, composto di si-
licato di piombo e potassa, nonché di allumina e
calce in piccola quantità : imita i diamanti. - Giar-
gone, specie di diamante di varie acque : zircone^
- Rosetta, diamante incastonato. - Soìitaire, solitario:
detlo dei diamanti che sono legati soli; è comune
la \oce francese. - Vetro fondamentale per le gemme
contraffatte, detto Strass, dal nome del suo inven-
tore: cristallo di acqua bellissima che ha tutte le
apparenze del diamante.
A faccette, di diamante, o altra gemma, la cui
superficie sia composta di facce e piani diversi. -
Brillantato, guarnito di diamanti. - Legato a giorno,
incastonato per modo che vi passi la luce attra-
verso.
Acconciare diamanti, lavorarli. ■ Brillantare, af-
faccettare, faccettare. - Diamantare, indiamantare,
guernire di diamanti. - Egriser (frane), togliere ai
diamanti le impurità e faccettarli. - Faccettare, af-
faccettare, sfaccettare, lavorare a faccette, come fa il
gioielliere.
Acqua, qualità della trasparenza delle pietre pre-
ziose, più 0 meno tinte d' alcun colore (diamante
di bell'acqua ; ametista d'acqua nericcia). - diletto,
la parte inferiore del brillante, opposta alla tavola
ed è una punta piramidale ottusa. - Egrisèe (frane),
la polvere del diamante. - Padiglione, ciascuna
delle faccette sul fondo d'un diamante, - Punta di
diamante, scaglia del medesimo (anche, piramide qua-
drangolare d'una cosa). - Tavola, piccolo piano nella
parte superiore dei diamanti e specialmente dei
brillanti. - Verga, anello di più diamanti o d'altre
gemme, disposte in fila lungo la parte superiore.
In esso la pietra di mezzo suole essere la maggiore
e le altre disposte dall'una e dall'altra parte in se-
rie decrescente.
Cascalho, terreno nel quale si trovano diamanti,
al Brasile. - Golconda, paese ricco di diamanti, in
Asia - Visapur, luogo celebre per le sue miniere
di diamanti, in Asia.
Diamante. Fosso piramidale di fortificazio-
ne. - La capocchia di un chiodo grosso.
Diametrale. Di diametro.
Diametralmente. Per diametro.
Diàmetro {diametrale). La linea retta che da
un punto della circonferenza va all' altro, op-
posto, passando per il centro; la linea che tocca
1 due vertici opposti del quadrilatero. - Diametrale,
di diametro ; appartenente, relativo al diametro. -
Diametralmente, per diametro, in linea diametrale.
Diàmine I Esclamazione di meraviglia.
Diana. Nome di una stella. - Suono di tam-
buri 0 di trombe, col quale si chiamano, sul far
del giorno, all'aifta, i soldati. - Dea della caccia,
figlia di Giove e di Latona, nata a un parto con
Apollo sul monte Cinzio : Cinzia, Artemide. - Pic-
colo cercopiteco barbuto. - La luna. - Per gli al-
chimisti, y argento. - Diana cornea, il cloruro di
argento naturale.
Diandri a. La seconda classe delle piante, nel
sistema iinneano.
Dianoia. L' esercizio del pensare, del riflet-
tere : la riflessione.
Dianto. Specie di garofano.
Dianzi. Poco fa, poco addietro nel tempo,
poco prima.
Diapason Termine di musica: l'ottava; l'e-
stensione dei suoni che una voce o un istrumento
può percorrere, dai più gravi ai più acuti. - Ar-
nese d'acciaio ctie, battuto, dà il la.
DJapedesl. Detto a sangue.
Diapente. Tei mine di musica: intervallo di
cinque voci per grado.
Diapitlco. Veggasi a suppurazióne.
Diaplasma. Sorta di suffumigio.
Diapnoico. Detto a sudore.
Diaquilonne. Specie di cerotto.
Diaria. La paga giornaliera di taluni impie-
gati. - Distribuzione quotidiana di viveri e di as-
segni.
Diario. Sinonimo di giornale. - Il libro nel
quale i fatti sono registrati giorno per giorno. -
Effemeride. - Aggettivam., attenente al giorno,
che dura un giorno.
Diarrea {diarroico). Flusso di ventre; facilità,,
abbondanza, frequenza morbosa di evacuazioni al-
vine ; il defecare troppo e molle : andata, anda-
tacela, andatura; cacala, cacaiola, cacaiuola; caca-
rella, cacherella, coprorrea, correntìa, correntina;
diarria (v. a.), dissenteria, dissoluzione di corpo ;
egestione, enterite, epatirrea ; flusso, flusso di corpo,
flusso di ventre; fretta; lubrichezza di intestino;
male dei pondi, menagione, mossa, movimento di
corpo, proluvie d'alvo; scatacrasia, scioglimento,
scioglimento di corpo, sciolta, scorrenza delle mi-
nuge, scorrenza del corpo, scorribanda, smossa di
corpo, squacchera, squaccherella, sterco liquido ,
uscita di corpo. - Diarroico, chi o che ha la diar-
rea : disintero, soluto di corpo. - Avere la diarrea,.
andar troppo, scorrere il corpo; squaccherare, squa-
quarare. - Far venire la diarrea, far scorrere il
ventre, indurre la diarrea, movere, smuòvere il
corpo.
Albuminosa, la diarrea che porta via albumina
dal sangue, da^ pus di qualche ascesso dell'intestino,
dal siero del plasma. - Alimentare, se dovuta ad
alimenti mal digeriti. - Blementeria, diarrea puru-
lenta e mucosa. - Biliosa, il flusso biliare, della
bile. - Chiliosa o lattea, la diarrea a feci bianche,,
la cui colorazione lattea si ritiene dovuta alla pre-
senza del chilo. - Cronica, inveterata, inguaribile.
- Fecciosa, la diarrea a feci ordinarie, più liquide
e più abbondanti del solito. - Mucosa, se il risul-
tato dell'evacuazione contiene in massima parte
muco 0 materie perfettamente liquide. - Sierosa, se
caratterizzata dall' evacuazione di materie sierose
affatto limpide o mescolate a fiocchi mucosi e co-
lorate. - Tubulare, la diarrea caratterizzata dall'e-
vacuazione di pezzi di essudato in forma di tubi
simili all'intestino.
Bene^zio di corpo, diarrea spontanea, di poca
durata. - Catarressi, diarrea violenta. - Cokra iix-
fantile {cìiolera infantum), gastro-enterite acuta dei
lattanti, grave malattia con diarrea. - Dissenteria,
flusso di ventre frequente e sanguinolento, detto an-
che cacastecchi, cacasangue, colite, diarrea sanguigna ;^
infiammazione intestinale d'origine infettiva, che,
vuoisi, dovuta ad amebe: si distingue in epidemica^
endemica, sporadica. - Polichezia, diarrea ostinata.
- Policolia, la diarrea biliare.
Antidiarròici, o astringenti, i rimedi contro la
diarrea: tali diversi preparati di b smuto ; il fo-
sfato neutro di calce. Vacqua di calce, l'ossido di
calcio; la cascarilla, la cotoina, la porocotoina; l'a-
cido lattico, la lattanina, l'oppio, la ratania, il tan-
nino, la tannalbina, il tnnnigeno, ì'ahiada, l'ailanto,
l'alchemilla, la filipendula, i fiori di verbasco (in
decolto), il diascordio (eleltuario in voga presso gli
DIARTROSI — DICHIARATIVO
8o7
antichi), ecc. - Diarrodone, nome di diverse prepa-
razioni medicinali astringenti.
Colliquativo : dicesi del sudore e della diarrea,
per cui si esauriscono rapidamente le forze dell'in-
fermo.
Diartròsi. Dicesi AqW articolazione che per-
mette movimenti in tutti i sensi.
Diàscolo. Diavolo, demonio.
Diaspro. Il quarzo opaco.
Diastaltico. Vejfgiisi a musica.
Diastasi. Detto a fermento e ad osso.
Dlastasia. Detto a orzo.
Diastilo. Intercolonnio di tre diametri.
Dlastlinetro. Istrutnento d'ottica.
Diàstole. Moto del cuore e delle arterie. -
F"ijiiiia pei- cui una sillaba breve si fa liinjja.
Dlastolica. Trattato della fraseggialura mu-
sicale.
Diastrofia {diastròfico). Detto a lu'isaiione.
Diaterinasìa, dlatonuaseità {diatermt.no,
diatermico). La trasparenza per i ra»gi di calore.
Diatesazióne. Detto a malattia.
Diàtesi. Costituzione, complessione, disposi-
zione particolare deil'uomo, naturale o morbosa. -
In significato moderno, malattia cronica che inte-
ressa tutto l'organismo.
Diatiposi. Esatta descrizione.
Dlatomee. Gruppo di organismi inferiori, idro-
fili, invisibili a occhio nudo e collocati fra i pro-
tisti. Meloseira, meridion, i generi principali.
Diatonico. Termine di musica : che progre-
disce per intervalli di toni.
Diatrèsl. Perforamento, buco.
Diatriba. Scrittura maligna e villana ; invet-
tiva. - Adunanza di letterati che discutono e smi-
nuzzano le cose. - Maniera di discorso, di dispu-
tazione, di dissertazione critica.
Diatrlpesl. Specie di sutura del cranio.
Diavolaccio. Arnese per la caccia.
Diavoleria. Cosa, azione da diavolo.
Diavolèrio, diavoleto, dlavolio. Gran ru-
more.
Diavolésco. Di o da diavolo.
Diavolessa Detto a diàvolo.
Diavoletto, dlavollno. Rotoletto di bambagia
sul quale le donne avvolgono i capelli per ina-
nellarli.
Dlavolino di Cartesio. Vengasi a liquido.
Diàvolo (diavolesco). Lo spirito del male, se-
condo la credenza cristiana, il capo dei demòni
(veggasi a demonio): angelo caduto, angelo de-
gli eterni guai, antico re degli eterni guai; avver-
siere, avversiero; Belfegor arcidiavolo, Beelzebù,
Belzebù, Berlic, Berlicche, bugiardo spirto, buio re
delle perdute genti ; compar Girone ; diàscolo (volg.);
eterno awersiere, eterno perduto; gran verme in-
fernale; il malatasca; il maligno, il malvagissimo,
il nemico (termine teologico), il serpente (tit. bi-
blico), imperator del doloroso regno; l'avversario.
Lucifero; maligno spirito d'Averno, malo spirto.
Mammona, Mammone; Mefistofele, Meflsto; Pluto,
Plutone, primo superbo; Satan, Satana, Satanas,
Satanasso; spirito maligno, Tentennino. - Dia-
volessa, fantastico essere femminile, dell'ordine
dei diavoli, quasi moglie del diavolo. - Diavoletto,
diavolino, piccolo diavolo. - Diavolone, accresc. di
diavolo.
Diavoleria, operazione diabolica, cosa o azione da
diavolo: concepimento diabolico, diavolesimo, india-
volamento, infernalità, stregheria, stregoneria.
Diabòlico, di o da diavolo : diavolesco, demoniaco,
satànico.
Gacciadi'iroli, scongiuratore, chi fa lo scongiuro,
Vesorcisìno. - Cadenza del diavolo, veggasi a vio-
lino. - Sterco del diavolo, l'assafetida. - Unghia
del diavolo, genere di piante ranuncolacee.
Prov. : Dio non fa mii chiesa che il diavolo non
ci fabbrichi la sua cappella.
Diavolo. Animale marsupiale della famiglia
dei dasiuri.
Dibassare (dibassato). L'abbassare, il dive-
nire più basso.
Dibàttere (dibattuto). Agitare, con qualche
strurn;nto, uova, panna e simili : frustare, scia-
guattare, sbattere. - Il battere miterie viscose
entro un vaso. - Agitare delle ali che fa V uccello.
- Discutere, far discussione.
Dibattersi (dibattuto). Muoversi, agitarsi, met-
tersi in agitazione con una certa violenza.
Dibattimento. La discussione orale di un
processo penale.
Dibàttito. Il discutere: discussione.
Diboscare, diboscamento (diboscato). Veg-
gasi a bosco.
Dibrucar© (dibrucato). Nettare gli alberi, po-
tare.
Dibucciare (dibucciato). Togliere la buccia:
sbucciare (veggasi a legwne).
Dlcàce. Garrulo, loquace. - Anche, mordace o
maldicente.
Dicacità. Garrulità, loquacità; mordacità, nhal-
dicenza.
Dicanapulare (dicanapulato). Togliere alla ca-
napa 0 ad altra pianta tessile il fusto legnoso
(canapulo). E dicanapulatrice la macchina per di-
canapulare.
Dicastèro (dicasterio). Parte dell'Amministra-
zione di Stato : ministero.
Dicattl (aver). Essere contento.
Dicco. Argine, diga. - Bacino arginato a grande
profondità in mxì porto. - Massa di lava o di roc-
cia cristallina che ricopre una spaccatura.
Dicearchia. Lo Stato in cui impera la legge.
Dicefalo. Con doppia testa.
Dicembre (dicembrino). Dodicesimo e ultimo
ìnese dell'anno : decembre. - Decembrino, dicem-
brino, di dicembre. - A m,ezzo dicembre: all'entrar
di capricorno ; quando il sole entra in capricorno.
Diceatramento, discentramento. L'atto e
l'effetto del dicentrare, dell'allontanare dal centro.
Propriam., in linguaggio amministrativo-politico, le-
vare dal centro, dalla capitale, la soverchia ammi-
nistrazione.
Diceologria (gr.). Giurisprudenza, scienza del
diritto.
Dlceopolltlca. Detto a politica.
Diceria. Notizia ripetuta, voce diffusa, ciancia,
chiàcchiera, per lo più senza fondamento, ma
senza malignità: chiacchieramento, chiacchierata;
novelluzza; si dice, voce. - Correr voce, essere di-
ceria, esser fatna.
Dicervellare (dicervellalo). Levar di cervello,
sbalordire, rendere balordo. - Dicervellarsi, lam-
biccarsi il cervello, stillarsi il cervello.
Dicervellato. Senza cervello, pazzo .
Dicévole. Adatto, conveniente.
Dichiarare (dichiarato). Fare una dichiara-
zione.
Dlclilarativo. Atto a dichiarare.
8o8
DICHIARAESI — DIETA
Dichiararsi (dicìiiarato). Dare a sé stesso una
qiialiftca.
Dicliiarazióne. Il dichiarare ; atto o scrittura
con che si dichiara checchessia ; chiarimento, af-
fermazione, espressione, spiegazione; protesta, pro-
protestazione, protestamento; dichiarazione di fede.
In qualche caso, confessione. Nell'uso, affermare, pa-
lesare il proprio amore ad una donna, il dirsene
innamorato. Anche, le parole che servono a dichia-
rare; il senso delle cose dichiarate. - Conirodìcìnara-
zione, dichiarazione tendente a infirmarne un'altra. -
Denunzia, dichiarazione di checchessia fatta a un
pubblico ufficiale. - Dichiar amento, nel gergo della
camorra napoletana, la sfida a duello fra gli affi-
gliati. - Dichiarazione di guerra (lat., dariqatio),
veggasi a guerra. - Intimazióne, dichiarazione
fatta con autorità di superiore o di giudice; di-
chiarazione di guerra. - Motivazione, i motivi di*
chiarati in una sentenza. • Proclamazióne, atto
del far sapere, divulgare, pubblicare ad alta voce
un fatto, un decreto, un ordine, ecc.: promulga-
zione. - Pronunziamento, pronunciamento, nel lin-
guaggio militare, dichiarazione o atto di ribellione.
- Proniinziaziòne, dichiarazione pubblica e solenne.
- Protesta, pubblica dichiarazione della propria vo-
lontà, protestazwne ; pubblica dichiarazione in fa-
vore 0 in opposizione altrui. - Quitanza, dichiara-
zione di avere ricevuto un pagamento : ricevuta.
- Ultimatum (lat.), dichiarazione perentoria finale
di condizioni irrevocabili, che pone fine alle tratta-
tive, e si notifica alla parte interessata
Dichiarare, far chiaro nel discorso ciò che prima
era oscuro ; dire, esplicare, esporre, espmmere,
manifestare il proprio sentimento ; afTermare,
asserire un fatto; qualificare cosa o persona; pa-
lesare, render noto, rivelare; chiarire, pronun-
ciare, pronunziare; ragionare, sentenziare. Anche, leg-
gere, insegnare (ÌSìWa cattedra; esporre, specificare,
spiegare. E dichiarativo ciò che serve a dichia-
rare (atti, parole, ecc.). - Declinare il nome d'uno
(term. burocr., non coni.), palesarlo. - Denunziare,
fare una denunzia. - Intimare, fare un'intimazione.
- Motivare, dichiarare una cosa, adducendone i mo-
tivi. - Postillare, dichiarare con postille. - JPro-
clamare, nell'uso, dichiarare solennemente.
Dichiararsi, confessarsi, proclamarsi, professarsi,
pronunciarsi, pronunziarsi, protestarsi, riconoscersi.
Popolarm , far vedere come stanno le cose. - Di-
chiararsi a disposizione, esser pronto a battersi in
duello, a dare soddisfazione.
Dichiaratamente, chiaramente, espressamente, ma-
nifestamente ; a bella posta, a posta.
Declaratorio, atto diretto a dichiarare: veggasi a
legge. - Cartello, manifesto pubblico fatto per di-
chiarare la propria volontà o le proprie ragioni
intorno a checchessia. - Proclama, dichiarazione,
pubblicazione solenne: bando,
Dicliiocciarsi {dichioccialo). Veggasi a gal-
lina.
Dicibile. Da dire, che si può dire.
Dicioccare {dicioccare). Levare le ciocche di
capelli 0 di frutta.
Dicitore, ('hi dice, parla; oratore.
Dicitura. Maniera di dire, di esprimersi, di
parlare: elocuzione. - In linguaggio tipografico, il
testo dei lavori.
Dicollare {dicollato). Veggasi a cereale, pa-
gina 510, prima colonna.
Dicotiledoni. Una delle tre grandi divisioni o
classi del regno vegetale, secondo il sistema di
Jussieu : comprende tutte le piante fanerogame, i
cui semi sono forniti di due lobi o cotiledoni. Tali
le apocinee, le campanulacee, le capparìdee (genere
tipo, il cappero), le asclepiadee, le celastrinee, le
chenopodiacee, le combretacee, le crassulacee, ecc.
Dicotomia. Fase o apparenza della luna,
quando è bisecata.
Dicroismo. Detto a cristallo.
Dicromàtico. A due colori.
Dicrotismo {dicroio). Detto a polso.
Didascàlico, didàttico. Istruttivo ; proprio
à&W insegnamento, - Veggasi anche a libro e a
poesia.
Didàttilo. Il mammifero che ha solo due
dita ai piedi anteriori.
Didecaedro. Detto a cristallo.
Didelfo. Il mammifero marsupiale.
Didentro. Internamente, dentro.
Didiacciare {didiacciamento, didiacciato). Veg-
gasi a ghiaccio.
Di dietro. Nella parte posteriore ; dietro.
Didimi. Veggasi a testicolo.
Didlmlo. Metallo che trovasi sempre insieme
al cerio, al lantanio ed ai metalli del gruppo del-
l'ittrio. - Sorta di fungo.
Didinamla. Nella botanica, classe del sistema
linneano.
Didinamico. Veggasi a fiore.
Dieci. Aggettivo numerale cardinale, il doppio
di cinque: deca (gr.). • Titolo di più d'un antico
magistrato. - Decade, periodo di dieci giorni. -
Decennale, che ricorre o si rinnova ogni dieci anni.
- Decenne, che ha dieci anni. - Decènnio, periodo
di dieci anni. - Decimale, composto di decupli e di
decimi ; procedente per decupli e per decimi d'una
data unità fondamentale. - Veggasi a frazione. -
Decimo, num. ordin. di dieci; il decimo, la decima
parte. - Decina, diecina, quantità numerata che ar-
riva al dieci. - Decuplo, dieci volte più. - Decuria,
manipolo di dieci soldati. - Diecimila, dieci volte
mille; e diecimillesimo, agg. numer. ord. di dieci-
mila. - Diecino, moneta di dieci centesimi.
Decagramma, decalitro, decilitro, decametro, deci-
metro, ecc., veggasi a grammo, a litro, a metro.
Diecina. Veggasi a dieci.
Dielettrico. Corpo isolante o cattivo condut-
tore AqW elettricità.
Diencefalo. Cervello intermediario ; la seconda
vescicola cerebrale secondaria formantesi per seg-
mentazione della vescicola cerebrale anteriore pri-
mitiva, la quale, dividendosi in due, dà luogo al
telencefalo, o cervello terminale, e al tiencefalo, o
cervello intermediario.
Dièresi. Figura e segno di ortografia. • Pic-
cola pausa in un verso.
Diesis. Detto a note musicali.
Dieta (dietetico). Anticamente, si disse per lo
spazio di un di. Oggi dicesi per regola di vitto, e
per lo più astinenza di cibo a fine di sanità, a scopo
igienico, ecc. Anche, il complesso delle norme che
regolano l'alimentazione d' una persona in cura, e
il cibo permesso o suggerito dal medico {dieta car-
nea, dieta lattea, ecc.) : maniera, modo di vitto ;
regola del vitto, di vitto; regime. - Dieta stretta,
rigorosa. - Mezza dieta, dieta non rigorosa. - Met-
tere, tenere a, 0 in dieta, farla osservare. - Stare «
dieta, in dieta, far dieta, tener dieta, osservare la
dieta. - Rompere la dieta, mangiare qualcosa.
Dietetica, parte della medicina che considera il,
metodo di dar cibo agli infermi, sopratutto in case
859
di morbi cronici, o durante la convalescenza, e che
riguarda particolarmente la scelta, la quantità, la
qualità e il preparamento delle sostanze alimen-
tari. - Dietetico, appartenente alla dietetica (cose,
rimedi, cura, libri, precetti dietetici). - Dietetisli,
un tempo, i medici che, nella cura delle malattie,
usavano solo mezzi dietetici.
Attenuazione, modificazione della dietetica, in
modo da produrre il dimagramento regolare.
Dièta. Vegfrasi ad assemblea.
Dietro. JSella parte posteriore di cosa o di per-
sona; alle spalle, appresso; dopo; a tergo, indietro,
di dietro, addietro, a dietro, al di dietro, a parte,
dietro, a ridosso, a tergo, da tergo ; dietro a....,
dietro da..., dietro di... ; alle calcagna, sulle calca-
gna; dreto (volg.); da coppa, dalle reni ; posterior-
mente, retro. - Dalla parte che raspano i polli
(scherz ), dalla parte di dietro. - Dietro alle spalle,
dietro di noi. - Granchiescamente, all' indietro. -
Indietro, avv. di luogo, che è dietro le spalle di
chi cammina: addietro, a retro; indreto, indrieto
(v. a.) ; retrorso (lat.). - Ridosso, cosa che sta die-
tro 0 sopra un'altra. - Contr., davanti.
Addoppare (n. p.), porsi dopo o dietro checches-
sia. - Attergare, mettere una cosa dietro un'altra;
in linguaggio burocratico, scrivere la decisione a
tergo dell'istanza o altro : scrivere a tergo. - Die-
treggiare, dare addietro, ritirarsi, indietreggiare .
- Postergare, gettarsi dietro alle spalle una cosa. -
Stare alle spalle a uno : di dietro.
Dietroguardla. Veggasi ad esercito.
Difalcare (difalco). Defalcare, sottrarre.
Difèndere, difendersi (difensibile, difensore,
difeso, ecc.). Provvedere alla difesa d'altri o di sé
stessi. - Di cosa, riparare, mettere un riparo. -
Anche, custodire, avere in custodia, mettersi sotto
custodia. - Proteggere, procurarsi protezione. -
Difendere in giudizio, jìatrocinare, sostenere la
causa, la lite, il diritto, ecc.
Difendibile, difensibile. Che si può difen-
dere : veggasi a difesa.
Difensiva, difensivo. Veggasi a difesa.
Difensore, difensitrice. Chi fa difesa.
Difesa {difendere, difendersi, difensiva, difen-
sivo, ecc.). L'atto o il mezzo del difendere o del
difendersi : difendimento, difensione ; fortifica-
zione ; guardia, guarnimento ; preservazione, pre-
sidio, propugnacolo, protezione ; riguardamento, ri-
guardo, riparo ; salvaguardia, schermo, sosteni-
mento, spalleggiamento ; trinciera, tutela. Più o meno
figur., antemurale, argine, armatura, baluardo, ba-
stione, corazza, egida, elmo, palladio, scudo.
Autodifesa, difesa di sé stesso, esercitata da sé
stesso. - Difesa balistica, esteriore, murale, ossid io-
naie, veggasi a fortificazione. - Difesa naziohale,
energica resistenza che un popolo tutto oppone alla
invasione straniera. - Difesa personale, quella che
si oppone ad ingiusta e inopinata aggressione, tale
che il danno non possa essere ovviato, se non op-
ponendo violenza a violenza, arnie ad arme, ba-
stone a bastone, percossa a percossa, ecc. - Le-
gittima difesa, diritto, riconosciuto a ciascuno, di
guarentirsi da tutto ciò che verrebbe a porlo nella
impossibilità di conseguire il proprio fine, basato
sulla giustizia. - Le Termopili, estensivamente, il
punto strategico della difesa militare di un dato
territorio.
Accomandigia, difesa, protettorato, protezione,
della Chiesa e dei Comuni, un tempo in uso a si-
curezza dei beni e delle persone. - Apologia, origi-
nariamente, difesa fatta in una corte di giustizia in
favore di una persona. Ora, discorso in difesa. -
Difensiva, partito deliberato di difesa (piano, parte,
pianta, sistema della difesa); l'azione di chi, per
minor forza o per altre ragioni, sfugge gli attacchi
0 li aspetta in posture studiate. - Difensiva-offen-
siva, vegliasi a guerra {lega difensiva, fatta per
difendersi reciprocamente). - Diritto di difesa, ri-
conosciuto a cni sia aggredito o minacciato, in qua-
lunque modo, di danno. - Egida, veggasi a scudo.
Guarentigia, difesa, franchigia, protezione. - In-
colpata tutela, diritto che ha ognuno di difendere
la propria vita, anche con la morte dell'aggressore. -
Mimetismo, mezzo di difesa, usato da certe specie
d'animali, i quali imitano, cioè prendono l'aspetto
di altre specie ben difese. - Patrocinio, difesa mo-
rale 0 legale o benefica : veggasi a patrocinare.
- Propugnazione, azione del propugnare per difesa.
- Resistenza, ciò che fa o giova alla difesa; op-
posizione difensiva contro chi assale.
Argine, difesa contro le acque di un fiume e
simili. - Broccato, palancato, steccalo, lavoro di di-
fesa fatto con pali puntati. - Bastione, opera di for-
tificazione. - Difesa, termine di idraulica. -
Diga, difesa contro il mare. - Fascia, ogni cosa
che circonda e difende un'altra.
Guardia, la difesa e il riparo ; l'uomo che ne
ha la consegna. - Guarnimento, tutto ciò che serve
a riparare e difendere un luogo e anche una per-
sona.
Linea di difesa, linea difendente, ^veggasi a for-
tificazione.
Parata, riparo che si fa davanti a checchessia
per difesa. - Presidio, guarnigione; difesa di una
città o fortezza. - Propugnacolo, quello che si mette
intorno a checchessia per difesa.
Rete, qualunque intrecciatura di fune, di filo di
ferro, di rame e simili, usata per difesa o riparo
di checchessia. - Riccio, nome generico di ogni ar-
nese di offesa e difesa fatto con travi e ponti. -
Ritrinceramento, scìiermaglia, trincea, trinceramento,
mezzi di fortificazione.
Difendere.
Difendersi. — Togliere la difesa.
Difendere, agire in modo da riparare, tutelare
persona o cosa da danno, da pericolo, da in-
giuria, da offesa, ecc.; in senso militare, ripa-
rare, guardare dalle offese del nemico la propria
persona o !e cose, il posto, la piazza, ecc. Anche,
parlare in favore contro un'accusa mossaci e si-
mili ; patrocinare in giudizio. Nel primo signifi-
cato, corazzare (figur.), far difesa, fortificare;
guarentire ; prendere difesa ; premunire, preservare ;
sostenere, stare a difesa.
Coprire (figur.), difendere (coprire con la pro-
pria autorità, con la propria responsabilità, ecc.). -
Difendere a spada tratta (figur.), con tutta possa. -
Fare da coperta, servire da coperta a tino (figur.),
e più comunem., da copertina : di persona che co-
pre con la sua presenza i cattivi portamenti di
un'altra. - Fare scudo d'una cosa, riparare, difen-
dere con quella. - Farsi campione dhino, divenirne
il difensore. - Fiancheggiare, dare aiuto da lato ;
sostenere e difendere un riparto di milizia a' suoi
lati. - Fronteggiare, stare a fronte, di fronte, nel
significato di difesa.
860
DIFETTARE
Guardare, difendere, proteggere. - Guarnire, met-
tere armi e gente a difesa. - Munire, provvedere
di quanto serve all'offesa e alia difesa. - Pigliar la
parte o le parti d'uno : la sua difesa. - Pigliare le
difese al nemico. Io stesso che levargliele, rovinar-
gliele. - Premunire, provvedere prima delle neces-
sarie difese ; porre a guardia. - Preservare, difen-
dere da guasto, da rovina e simili. - Presidiare,
mettere il presidio, cioè milizie a difesa di una
città, di una fortezza, ecc. - Propugnare, combàttere
per difesa.
Reggere, difendere, aiutare, proteggere. - Rompere,
spezzare la landa, una lancia (figur.), adoprarsi per
la difesa di una cosa, comunque non si vinca. -
Salvaguardare, difendere e salvare. - Spalleggiare,
sostenere, difendere alle spalle. - Trincerare, ripa-
rare e difendere con trincee. - Tutelare, difendere
e custodire.
Difendersi, difendere sé stesso ; in senso mate-
riale, ripararsi, mettersi a riparo: farsi difesa,
far sue difese ; scaramucciare, schermirsi (veggasi
a schertna), stare sulle difese. Figur., corazzarsi.
- Parare, parare un colpo, difendersi. - Far testa,
tener testa, difendersi, resistere. - Mettersi in pa-
rata (figur.), cercar di difendersi. - Ripararsi, met-
tere a riparo, al riparo, al coperto (specialmente,
da un colpo, dal caldo, dal freddo, dal sole,
dalla pioggia, ecc.). - Schermire, schermirsi, di-
fendersi, riparandosi con arte e destrezza. - Soste-
nersi, difendersi, tener saldo : nello stesso senso,
tener fronte. - Stare a difesa, difendersi al posto,
senza essere primo ad offendere ; guardarsi dagli
assalti altrui senza assaltare : tenersi sulla difesa,
sulle difese. - Stare sulla difensiva, difendersi senza
assalire. I
Togliere la difesa. — Disarmare (figur.), to- i
gliere la difesa, vincere la resistenza. - Sfornire, '
spogliare, privare di fornimenti, d'armi, di difesa.
- Smantellare, togliere, abbattere le difese di una
fortezza e simili.
Chi 0 CHE offende.
Difensivo, difeso, indifeso, ecc.
Difensore, chi o che difende : campione, cava-
liere ; difenditore, paladino, propugnatore, proteg-
gitore, protettore, sostenitore, tutore ; difenditrice,
difensatrice, difensitrice ; epigone. Figur., antemu-
rale, egida, elmo, propugnacolo, scudo. - Difende-
vole, atto a difendere altrui, o atto a difendersi. -
Difendente, che difende, difensore in atto. - Cam-
pione, chi combatteva in campo, o in uno steccato,
per la propria o per 1' altrui difesa Detto ancora
per difensore d'una causa molto combattuta, e non
senza gloria : lancia spezzata. - Guardaspalle, per-
sona che uno tiene presso di sé per difesa.
Defensionale, di difesa, relativo a difesa.
Difensivo, di difesa, atto a difendere: difendi-
bile, difendente, difenditivo. - Fiancheggiante, che
fiancheggia.
Difeso, fiancheggiato" fortificato, guarnito, munito,
patrocinato, protetto, propugnato, salvaguardato,
scoperto, tutelato; sotto difesa; sotto la difensione,
sotto lo scudo di.... - Difensibile, che può essere
difeso. - Avere, mettere le spalle al muro, essere
ben difesi.
Indifeso, senza difesa, senza riparo (detto, spe-
cialmente, di cosa o persona disarmata) : incusto-
dito, inerme, maldifeso, sfornito, sguernito, spro-
tetto. - Indifendibile, da non potersi difendere, che
non può essere difeso : indifensibile, insostenibile.
- Indifendibilmente, in modo da non potersi di-
fendere.
Difettare {difettato). Far difetto, non avere,
mancare, o avere in misura, in quantità insuffi-
ciente.
Difettivo. Difettoso, che ha difetto. - Aggiunto
di verbo e di nome.
Difetto (difettivo, difettoso) Imperfezione, fisica
0 morale, mancamento ; ciò che manca ad una cosa,
ad una persona per essere perfetta, in istato di
perfezione : debolezza, defetto (v. a.), deficienza,
disadattàggine ; indeficienza; lato debole; mancanza,
manchevolezza, meu'^a, menomanza; pecca; scon-
cezza, scorrettezza, scorrezione; tacca, tacche-
ralla, tara, tecca, teccola; viziosità, vizio. Figur.,
baco, carie, guaio, macchia, magagna, menda,
nèo, peccato, pillàcchera, ruga.
Difetti, fisicamente: l'essere brutto, defor-
me, gobbo, nano, sciancato, storpio, zoppo;
cieco, guercio, muto, sordo; mentalmente,
l'essere idiota, sciocco, ecc. ; moralmente, il non
avere buone qualità di animo e di sentimento,
l'essere dominati dal vizio, V essere inclini o la-
sciarsi indurre alla calunnia, alla maldicenza,
aha colpa, al delitto, al jìcccato e simili. - Di-
fetto dicesi anche per abito non. buono, abitudine
non buona, costutne o consuetudine che ha del
vizioso ; per mancanza (veggasi a mancare) o
grande scarsità di checchessia. - Difettalo, dira, di
difetto. - Difetluccio, dim. vezz. di difetto.
Debolezza, astr. di debole {debolezze umane, i
difetti inerenti alla nostra natura). - Imperfe-
zimie, difetto di forma, di lavoro e simili. -
Paratropia, posizione difettosa di una parte del
corpo. - Viziatura, il viziare, la parte viziata, di-
fettosa.
Difettoso, che ha difetto, qualche difetto: debole,
difettivo, di scarto ; imperfetto, incompleto ; mal-
composto, mancante, manchevole, mendoso (non us.),
monco ; scadente, scemo, scorretto, tronco ; vizioso ;
zoppicante, zoppo. - Contr., corretto, perfetto, irre-
prensibile, ecc. - Deforme, più che difettoso. -
Segnato da Cristo (volg.), chi ha qualche manca-
mento, qualche difetto.
Difellosamente, con difetto, con mancamento, di-
fettivamente, imperfettamente, manchevolmente, ri-
prensibilmente.
Avere la debolezza d'una cosa. Io stesso che avere
il debole, ma nel debole c'è più la tendenza, in de-
bolezza più la vanità, la velleità. - Cascare in un
difetto, incorrervi, forse senza volere. - Cercare,
trovare, vedere, conoscere il pelo ìielVuovo, sofisticare
sui piccoli difetti altrui. - Cercare il nodo nel giunco,
difetti dove non ce ne sono. - Colpire nel vero, toc-
care uno nel difetto vero, nella suscettibilità; far
molto impressione. - Compensare, agguagliare, pa-
reggiare una cosa con un'altra: supplirne i difetti.
- Conoscere per filo e per segno una persona, spe-
cialmente accennando ai difetti. - Correggere,
togliere o attenuare un difetto: migliorare, rimet-
tere in sesto (Correggibile, che si può correggere,
che può essere corredo).
Emendare, emendarsi (emendabile, emendativo),
correggere, correggersi, in senso morale. - Essere due
parole di trentotto, di due persone o cose che si
equivalgono nei difetti. - Essere macchiati, intinti
DIFETTOSO — DIFFERENZIAMENTO
861
della stessa pece, avere gli stessi gravi difetti. -
Essere un camorro, avere molti difetti. - Inorpel-
lare, coprire con arte checchessia per nascondere
i difetti 0 farlo apparire più bello. - Miuja^piare,
far magagna, rendere difettoso, arrecar danno,
guasto. - Medicare mìa cosa, correggerla, levare
il difetto.
Ricamare (figur.), parlar molto sui difetti altrui.
- Riconoscersi, riconoscere sé stecsi noi propri di-
fetti. - Supplire, rimediare in qualche infido al di-
fetto, alla mancanza. • Tollerare, sopportare, avere
tolleranza. - Vedere i bruscoli nell'uahio altrui e
non la trave nel proprio, vedere i piccoli difetti
degli altri e non i grossi propri. - Zoppicare, an-
dare di pie zoppo, essere difettoso in qualche
modo.
Indulgenza, disposizione mite dell'animo verso i
difetti altrui, specialmente in coloro che potrehhero
essere punitori severi. - Ortopedia, arte di far
crescere i ragazzi senza ditetti d'organismo.
Locuzioni e proverbi. — Cave a siynalis (lat. :
guardati dai segnati), cioè da chi ha difetti fisici
visibili. - Chi non conosce i propri difetti non ha
ancora nulla imparato. - Cose di questo wì ow do /, scu-
sando scapataggini, difetti inerenti alla natura u-
mana. - Disse la padella al paiuolo: fatti in là che
tu non mi tinga, di chi biasima in altri i propri
difetti. - El di feto xe nel manego, il difetto è nel
manico, cioè nella parte sostanziale (locuzione ve-
neziana). - Felice chi corregge i propri difetti sugli
altrui.
Il fumo non tinge la caligine, un difetto più o
meno, dove ce ne sono molti, non si scorge. - La
peggior ruota è quella che cigola. - Ogni legno ha il
tarlo : ognuno ha le sue magagne. • Ogni pittore
dipinge sé: chi ha il difetto ha il sospetto. - 0-
gnuno vede la lisca (o il bruscolo), nell'occhio al-
tì'ui, e non la trave nel proprio.
Difettoso (difettosamente). Con qualche di-
fetto.
Diffamare, dlfifamatore , diffamatòrio
{diffamato). Veggasi a diffamazióne.
Diffamazióne (diffamare, diffamato, diffama-
tore, diffamatorio). Atto ed effetto del diffamare,
cioè dei macchiare la fama, ledere l'onore d'al-
cuno con la maldicenza, con la calunnia e si-
mili : denigrazione, detrazione, diffamamento ; fe-
rita alla riputazione ; infamaniento, infamazione. -
Diffamazione scritta, libello, libello infamatorio, li-
bello famoso; carta che bolla e scotta; cartellacelo,
quadernaccio, scritto diffamatorio, infamante. - Pam-
phlet (frane), opuscolo, hrpve scritto di carattere
polemico ; anche, libello satirico o diffamatorio.
Diffamare, togliere o sminuire la buona fama con
parole o per iscritto, cagionare, procurare infamia:
contaminare, dar biasmo e torto a mala voce; deni-
grare, detrarre, dilaniare, distruggere il buon nome;
guastare, imbrattare, infamare, macchiare, maculare,
menomare, offuscare, violare l'onore, la fama; ro-
dere la vita del prossimo ; sbattere, straziare la ri-
putazione ; schizzar fango addosso a qualcuno. -
Cartellare, pubblicare cartellacci, diffamare con scritti.
- Demolire (demolito, demolizióne), vocabolo usato
nel senso figurato di diffamare, screditare, togliere
il credito.
Diffamatore, chi diffama, chi ha l'abitudine di
diffamare: denigratore, detraente, detrattore; lace-
ratore, ladro, rapinatore, rapitore dell'altrui fama;
mormoratore ; obtrettatore, ottrettatore. - Libellista,
diffamatore per mezzo di scritti : propalatore di li-
belli famosi.
Diffamatorio, agg. di parola o di scritto che serve,
che vale a diifamare : infamante, infamatorio.
Diffarreazióne. Veggasi a matrimonio.
I>ifferente (differentemente). Che ha diffe-
renza.
Differènza {differente, differenziare, differire).
L'essere dillfreii'e, dissimile, direrso, vario; la
nota, la caralteii.-tica, il particolare per cui un og-
getto si distingue da un altro : discrepanza, disfor-
mità, distinzione, disvario, divario, diversità, va-
rietà. Anche, contrasto, rovescio ; discordanza
(di suono, specialmente, ma anche in senso figu-
rato). - Divergenza, disparità, differenza di opinioni.
In matematica, quantità di cui difleriscono due
grandezze, due spazi e simili. La differenza può
essere piccola, grande, enorme, poca, leggera, lieve ;
in più, in meno; di lunghezza, di larghezza, di co-
lore, di forma, materiale, intì inseca, A\ sostanza, ecc.).
- Differenza formale, quella che indica la maggiore
0 minore comprensione di due concetti. - Diffe-
renza materiale, tra due quantità, quella che indica
il tanto di cui una eccede sull'altra. • Differenziale,
differenza infinitesima fra due valori di una quan-
tità variabile. - Diversivo, voce d'uso, non buona,
per diversità. Cosi variante per variazione, muta-
zione, cambiamento, varietà, differenza, volubilità.
Differente, che si diversifica da altro, per appa-
renza, forma, quantità, ecc. ; non è eguale, non
pari, non simile, ma disforme, diverso, discre-
pante, distinto, eterogèneo, variante, variato. - Dif-
ferentemente, in modo differente, diverso.
Differenziare (neutro p., differenziarsi), fare,
rendere differente, stabilire differenza (in matema-
tica, cercare la differenza d'una espressione conte-
nente quantità variabili): discernere, disceverare,
disferenziare, distinguere, diversificare ; far disu-
guaglio, far disuguale, variare. E differenziato, di-
sugguagliato, distinto.
Differire, essere differente, presentare differenza,
esservi differenza; cadere differenza; correre diffe-
renza, distanza; differenziarsi, discordare, discrepare,
dissomigliare, dissonare, distaccarsi, distinguersi, di-
suguagliarsi, divariare, diversificarsi; esserci, avervi,
passare diversità; esserci molta strada; essere altra
mercanzia, altro paio di maniche; essere di altra
foggia, esser diverso, esser fuori ; non aver a che
fare, non aver a che vedere (di cose che dissomi-
gliano), non esservi paragone; scattare, uscire dalla
riga ; svariare, variare. - Contradire, contrastare, es-
sere il rovescio, tutto il rovescio, differire completa-
mente. - Correrci un capello, pochissimo. - Correrci
un mondo, moltissimo. - Esserci un abisso, molta,
grande differenza. Cosi, correrci quanto dal bianco
al nero ; correrci qtianto fra la luce e le tenebre,
quanto dal cielo alla tei-ra.
Essere la stessa cosa, non esserci differenza.
Locuzioni. — Ci scatta un filare d'embrici I, espres-
sione usata a significare la differenza enorme che
corre fra due cose, due persone, o simili. - E' altro, è
ben, è tutt' altro: è differente, è diverso. - E' tutto
pane, è tutto vino, a chi vorrebbe far differenza. -
Fra voi e me c'è un muro di bronzo, ci corre UJi
abisso. - Poco su, poco giù: press'a poco; con poca
differenza.
Differenziale. Infinitamente piccolo. - Ag-
giunto di calcolo e di dazio.
Differenziamento. Istrumento per misurare
il grado d'immersione d'una nave.
862
DIFFERENZIARE — DIFFICILE
Differenziare {differenziato). Veggasi a di/'-
ferenza.
Differibile. Che si può differire.
Differimento. Dilazione, pròroga.
Differire, differimento {differito). Essere
diflerente ; avere, presentare differenza. - Rimandare
ad altro tempo; dilazionare, prorogare, protrarre;
fare una pròroga.
Difficile {difficoltà). Di cosa, di lavoro, ecc.,
che richieda molta fatica, molto studio, molta abi-
lità (anche di persona poco trattabile, di indole
strana): arduo; difficoltoso, dilficultoso, disagevole,
duro; faticoso; grave, grimo (v. a); imbarazzoso,
indiavolato; laborioso, malagevole; operoso; pon-
deroso ; Tematico, scabro, scabroso, solistico. Figur.,
aromatico, critico, nodoso, ostico, scoglioso, spi-
noso, vilupposo. - Difficiletto, dimin. di difficile :
disagevoletto. - Difficiluccio, dimin. di difficile :
meno che difficiletto. - Difficoltare, difficitltare, ren-
dere difficile. Contr., facilitare, render facile.
Astruso, diffìcile a capirsi. ■ Delicato (figur.), di
argomento, di cose dilficili a trattare. - Duro, di
cosa difficile e, insieme, grave, spiacente, penosa. -
Enigmatico, difficile da capire, da indovinare. -
Malagevole, difficile, faticoso a fare, a portare a
bene. - Pericoloso (argomento, ecc.), diflicile a trat-
tare. - Problematico, che forma un problema, una
qiiistione difficile da risolvere - Schifiltoso,
sclìizzitioso, di difficile accontentatura. - Stitico (fi-
gur.), difficile, stentato.
EssEBE, RIUSCIRE DIFFICILE : avcrc assai che fare
per... ; aver del difficile ; esserci assai faccende, es-
serci da ugnere; essere come ristagnare barili sec-
chi ; essere una passione, un caso, un Uomeneddio
poter... ; un' imbeccata di passerotti ; non essere
loppa ; pesare ; stentare ; volercene . volercene
troppo; volerci del buono, del bello e del buono;
volerci l'algebra. - Non la farebbe Vacquettù, di cosa
difficilissima.
Difficilmente, con difficoltà, con malagevolezza :
a fatica, a gran fatica, a mala fatica, a pena, a
stento, arduamente ; con pena ; disagevolmente, du-
ramente, laboriosamente, malagevolmente, male.
Difficolta' — Esserci difficolta'.
Difficolta', l'essere difficile; imbarazzo, ini-
bì ogiio, impedimento, mcowtoffo, intoppo, osta-
colo 0 altro disagio nel fare una cosa, e la cosa
stessa difficile : angustia, arduità, difficullà, disage-
volezza ; fatica, gravezza, guaio ; malagevolezza ;
scabrosità, spinosità, stretta; travaglio, tribolazione.
Figur., baracca, brutto passo : groppo, guerra, la-
birinto, nodo, passo di Malamocco, pelago, ponte
dell'asino, pruno, scoglio, strada piena di spine.
Col verbo fare, specialmente, significa contrarietà,
contrasto, ecc. Cosi,/flr difficoltà, per mettere de-
gli ostacoli, muover dei dubbi, trovar dei pretesti.
Una difficoltà può essere da poco, lieve, superabile,
o grave, insuperabile, invincibile ; vera, oppure fan-
tastica, immaginaria, ecc.; naturale, oppure artifi-
ciosa, creata, inventata.
Simbolo della difficoltà, il pruno.
Busilli e busillis, parola usata nella locuzione fa-
miliare ; questo è il busillis, per dire questo è l'im-
broglio, la difficoltà, ma intendendo le cose di poco
conto, - Complicazione, l'aggrupparsi di circostanze
non favorevoli, per cui aumentano o si aggravano
le difficoltà: consuma cervello, imbratteria. ingom
bro, intralciamento, intreccio; quinta ruota del
carro, rompicapo, trappola. - Crisi, momento dif-
ficile. - Demonio (figur.), di lavoro serio, difficile
(è un gran demonio d'autore, a volerlo tradurre).
- Diavoleria, cosa difficile, ingarbugliata. - Fatiche
d'Ercole (le), modo proverbiale per indicare im-
prese, lavori ditficilissimi. - Enigma, logogrifo, re-
bus, sciarada (figur.), di cosa che non si riesce a
capire o è di difficile intelligenza. - Forche Cau-
dine (figur.), di- strettoia morale, luogo arduo per
cui si é costretti a passare. - frangente, caso dif-
ficile e impreveduto: accidente ditficoltoso, distretta,
momento critico, moscaio, pericolo, struggibuco,
vespaio. - ISodo gordiano, l'inestricabile nodo di Gordio,
sciolto da Alessandro il Grande, che lo recise con la
spada. - Osso duro (figur.), difficoltà grave. - Ponte
delVasino, dicesi di difficoltà grande che s'incontr.i
a un certo punto, ma per gì' inesperti e i princi-
pianti. - Punto critico, momento tipico e difficile.
- Punto interrogativo, un'incognita, il lato cioè di
una quistione proposta come una domanda, ma su
cui sembra difficile arrischiare il giudizio. - Ter-
reno lubrico (figur.), di una situazione difficile a
conservarsi.
Cariddi, famoso scoglio vorticoso nello stretto di
Messina, di fronte alla rupe di Scilla (vuoisi che
fosse una donna ed avesse rubato i buoi di Gerione).
- Essere tra Scilla e Cariddi, essere tra due diffi-
coltà, tra due pericoli.
Esservi difficoltà' : esserci l'osso, essere un am-
mattimento il fare... ; stare il guaio, il punto (nei
modi : qui sta il guaio, qui sta il punto). - Esserci
del merlo, di cosa che presenti tuttora difficoltà da
superare. - Essere un affare disparato, di cosa di
difficile riuscita, di una grande difficoltà che sgo-
menta. - Essere un osso in gola, una difficoltà, un
ostacolo difficile a superare. - Tenere il lupo per
gli orecchi: avere alle mani un' impresa difficile,
dura a seguitare come a lasciare. - Volerci le scale
di seta, per ottenere una cosa, per andare in un
posto : esservi molte difficoltà. - Frasario in argo-
mento : Qui casca Vasino, qui giace la lepre ; qtii
giace Nocco; qui sta il busillis; qui sta V affare ;
qui ti voglio.
Mettersi, trovarsi in difficolta'.
Superarle, evitarle.
Mettersi in difficolta', cacciarsi in difficoltà,
crearsi difficoltà: cercar uova di civetta; imbri-
garsi, impicciarsi, metlersi in imbarazzo; to-
gliere a menar l'orso a Modena. - Andar a cogliere
0 a cercare i fichi in punta, mettersi in cose diffi-
cili, e anche, talvolta,'per dire: inutilmente. -An-
dare a dispetto di m,are e di vento, incontro a molte
difficoltà. - Camminare sopra un filo di rasoio (fi-
gur.), mettersi in un'impresa difficile o pericolosa.
- Cercare i nodi, il nodo nel giuoco, difficoltà e guai
dove non ci sono. - Fare alle zuccate col muro,
fare a cozzi col muro, cimentarsi con difficoltà, o
persone o cose troppo più potenti di noi. - Imbar-
carsi in un affare serio, prendere assunto di co^a dif-
ficile • e lunga. - Prendere, prendersi una gatta da pe-
lare, assumersi impegni fastidiosi con poca proba-
bilità di riuscita.
Ttovarsi in difficoltà': aver da grattare; ca-
scare l'asino, cascar più oltre ; dar dentro; entrare
DIFFICILMENTE — DIFFUSIONE
863
nella grossa ; trovar duro, trovare il becco più duro
da mugnere; veleggiare tra gli scogli. - Aver trovato
ciccia per i suoi denti, aver trovato l'osso duro,
una cosa difficile. - Dare nelle secche, in difficoltà:
nello stesso senso, arenarsi. - Essere in mal ter-
mine, 0 a mal termine, a mal punto, in gravi dif-
ilcoltà. - Esseie in un cerchio di ferro (figur.), stretti
da molte difficoltà e quasi senza possibilità d'uscita.
- Essere, trovarsi a brutti repentaati, in gravi e
pericolose difficoltà ; essere ridotto a un brullo passo.
- Essei^e, trovarsi in circostanze difficili, criticiie,
in condizioni particolari, e s'intende quasi sempre
di condizioni finanziarie. - Impelagarsi, entrare in
un pelago, in un mare di lavori, di difficoltà, di
guai. - Non trovarsi in un letto di rose, trovarsi a
disagio, in difficile alternativa o in contrasto - Rodere
un osso, un osso duro, aver a che fare con difficoltà
gravi. - Tribolare, essere in tribolazioni, in difficoltà
per urgenze, per necessità. - Trovarsi Ira l'uscio e
il muro, alle strette (tra Scilla e Cariddi, in mezzo
a difficoltà da una parte e dall'altra). - Urtare in
difficoltà, subirne, incontrarne. - Trovar la strada
chiusa, sbarrata, tagliata, trovare difficoltà a proce-
dere, ad operare.
Superare, evitare le difficolta': andare, venire
al disopra d'una difficoltà, arrivare ai fichi in vetta;
andare col calzare di piombo; calzare l'acciaio; fare
i piedi alle mosche; rinfilar l'ago; risolvere, scio-
gliere, solvere difficoltà ; rompere il ghiaccio ; te-
ner l'anguilla per la coda ; tirare il sole al monte.
- Appianare, spianare, togliere gli ostacoli e le dif-
ficoltà. - Cavarne, levarne le (jamhe, uscir da gravi
difficoltà. - Esseie a cavallo, a\er superato le più
forti difficoltà e sentirsi sicuri di riuscire. - Gi-
rar di bordo, evitare, schivare, scansare una dif-
ficoltà. - Passare per lambicco, con gran difcoltà :
riuscire malgrado molte difficoltà. - Saliare il fosso
(figur.), scahsare una difficoltà, e anche decidersi a
superarla. - Spuntare una difficoltà, spuntarla, vin-
cere una difficoltà, superarla; uscire da una diffi-
coltà. - Vincere, togliere di mezzo, rimovere difficoltà :
di chiaro significato.
Misurare gli ostacoli, calcolarli, per vincerli o scan-
sarli. - Non trovar la via d'Uscita, non saper come
superare una difficoltà.
Locuzioni varie. — Massime e proverbi.
Affogare in un bicchier d'acqua, perdersi o sbi-
gottirsi in difficoltà da nulla o da poco. Nello
stesso significato : adombrar ne' ragnateli, affogare
nei mocci, ammemmare (affogare nella melma), sul
lastricato ; far nodo la zuppa ; inciampar nei cial-
doni, in un filo di paglia ; perdersi in una goccia
d'acqua. - Aggravare, rendere una difficoltà più
grave; aggravarsi, divenir più grave. - Chiudere
tutte le vie a uno, mettergli tutti gli ostacoli, crear-
gli tutte le difficoltà. - Complicare, rendere difficili
le cose semplici ; studiare in difficoltà ; imbrogliare,
fare imbroglio. - Complicarsi, intricarsi, aggra-
varsi, crescere le difficoltà, - Dar del filo da tor-
cere, dare altrui materia di lavoro paziente, assiduo,
irto di spine, per raggiungere un intento, superare
una difficoltà. - Essere come guadagnare un terno
al lotto, di cosa quasi impossibile, difficilissima a
fare o ad ottenere. - Infilare gli aghi al buio, riu-
scire nelle cose difficili. - Mettersi ad ammattonare
il mare, far cosa più che difficile e inutile. - Non
essere dlyebra, non volerci l'algebra, non essere gran
che difficile. - Provare il morso del lupo, la via
difficile, le miserie, la fame. - Rompersi il collo in
un fìl di paglia, perdersi a una minima difficoltà.
- Vincere un terno è come pescare un cece in mare :
di cosa difficilissima a ritrovare, ad avere.
Ad ogni modo, dicesi per: comunque sia o possa
essere, malgrado tutto, nonostante ogni difficoltà o
contrarietà. - Appena, con difficoltà, a stento; a
fatica, a pena, appena appena, a ronda a ronda,
pelle polle. - Maie senza riva, senza fondo: di ogni
impresa grande irta di pericoli e difficoltà assai gravi.
Largo a' canti!, nelle difficoltà bisogna girare
largo. - 0 bere o affogare, di chi é tra due partili
difficili e non ne può uscire. - Qui mi cascò l'a-
sino, frase usata familiarmente e lepidamente, ac-
cennando a difficoltà che non si sappia o non si
possa superare. - ^Mt si parrà la tua nobilitate^
quando s'aspetta che qualcuno superi qualche vera
difficoltà.
Al primo colpo non cade l'albero, ogni im-
presa richiede tempo e fatica. - Chi ha passato
il guado sa qnant'acqua tenga, chi ha provato una
difficoltà sa che cosa sia. - Chi maneggia non bra-
veggia: chi sa fare una cosa ne conosce le diffi-
coltà. - // peggio passo è quel dell' uscio. - La coda
è più cattiva a scortecciare, alla fine sono le più
gravi difficoltà. - Le difficoltà formano l'uomo come
le tempeste formano il marinaio. - Meglio morire una
Inolia che cento, decidendosi a uscire da una situa-
zione penosa, difficile.
Dlfflcilmente. Vegga si a difficile.
Difficoltà. Qualità di ciò che è difficile.
Difficoltare, difficultare. Non comune per
rendere difficile.
Difficoltoso. (]he si presenta difficile.
Diffida. Provocazione, sfida, intimazione.
Diffidare (diffidato, diffidenza). Non avere f'i-
diicia; sospettare, essere in sospetto.
Diffidare (diffidato). Dare altrui formale dif-
fida *. intimare.
Diffidente. Chi non ha fiducia.
Diffidènza. Mancanza di fiducia.
Diffilamento. Parte della fortificazione.
Diffluente. Veggasi a molle.
Diffóndere (diffusione, diffuso). Spargere ab-
bondantemente, spargere largamente. - Riferito ad
annuncio, a notizia e simili, divulgare, propagare,
propalare.
Diffóndersi (diffusione, diffuso). Spandersi,
spargersi, dilatarsi; di fluido, fluire; di notizia e
simili, divulgarsi (veggasi a divulgare). - Dilun-
garsi nel parlare e nello scrivere, tenere pro-
lisso un discorso, essere prolissi nel discorso.
Dif formare {dif formato). Veggasi a f or ina.
Diffórme. Non conforme : differente, diverso.
Difformità. Diversità, l'essere diverso; di-
sformità, differenza.
Diffrazióne. Il fenomeno del ripiegamento dei
raggi luminosi dietro gli ostacoli.
Diffusamente. Prolissamente, in modo pro-
lasso.
Diffusibile. Detto a medicamento.
Diffusióne. Atto ed effetto del diffóndere,
del diffóndersi. - Quel fenomeno per cui due li-
quidi miscibili, 0 due gas, posti insieme, si compe-
netrano a vicenda fino a formare un tutto omo-
geneo. - In ottica, la riflessione irregolare operata
in tutti i sensi dalla superficie dei corpi non spe-
culari.
864
DIFFUSIVO
DIGESTIONE
Diffusivo, Atto a diffondere.
Diffusore. Riverbero da lume, da lampada.
' Diffusore di Herz, veggasi a telefono.
Difllare (defilato, disiato). Modo di andare;
miniera di marciare, di fare una marcia.
Difilato. Coi verbi andare, venire, ecc.: «iirelf"-
taniPìite e prestamente, presto.
Difillo. Veggasi a foglia.
Difterite. Male di gola; propriam., malattia
contagiosa, infiammatoria della faringe e della tra-
chea : affezione difterica, angina difterica, crup dif-
terico. Malattia grave, che colpisce, per lo più, i
bambini, e per la guale furono suggeriti diversi
medicamenti e diversi metodi di cura. Ora, cioè
dopo la scoperta di Behring, perfezionata e popo-
larizzata da Houx, abbiamo un mezzo curativo di
indiscutibile efficacia nel siero antidifterico, o anti-
tossina difterica. - Antidiftèrico, genericam., il ri-
medio contro la difterite. - Antidifterina, preparato
all'uopo dal dottor Krebs. - Azzurro o hleu di Roux,
liquido che serve come colorante, per la ricerca del
bacillo della difterite. - Borato di magnesio, preco-
nizzato contro la difterite sotto il nome di anti-
fungina.
Diga. Opera in muratura, o altra materia, fatta
per trattenere acque (o deviarle), specialmente
quelle del mare : specie di argine : gabbionata,
gettata (in linguaggio marinaresco), pignone, pala-
fìtta, palata (v. a.), piantata, rattenuta, ritegno; sas-
saia, serra, serrata: siepe (figur.) ; sopracchiusa, so-
stegno; steccata, travata, tura.
Ala, riparo che dalla sponda d'un fiume s'avanza
nell'alveo - Barbacane, diga o sporto fatto di fa-
scine. - Calla, chiusa, serra, le dighe che si fanno
per ritenere le acque, non per deviarle. - Gratic-
ciata, chiusa formata con file di canne. - Pescaia,
diga di muro attraverso fiumi e torrenti. E callone
apertura che si lascia nelle pescaie dei fiumi, per-
chè vi passino le barche. - Pescaiòlo, la tura fatta
in un botro (cavità scoscesa ove scorre e talvolta
stagna l'acqua). - Qiiai (frane), argine, diga lungo
un fiume, presso un porto, lungo una ferrovia,
fatto in pietra da taglio, per rendere più agevole il
cammino e lo scarico delle merci. Voci italiane
corrispondenti : andana, fondamenta, lungo (lungo
Po, lung'Arno, lungo Tevere). - Rosta, quando si
intrecciano più rami insieme, per fare come siepe
e riparare o svtlgere l'acqua d'un fiume. - Steccata,
diga di legno attraverso fiumi e torrenti.
Digramma. Terza lettera dell' antichissimo al-
fabeto greco e che si vede ancora in molte iscri-
zioni.
Digàstrico. Veggasi a muscolo.
Digènesi. Termine di fisiologia.
Digenia. La generazione mediante il con-
corso dei due sessi.
Digenismo. Detto a nascere.
Digerente. Veggasi a digestione.
Digeribile, digeribilità. Veggasi a dige-
stione.
Digerire (digerito). Fare la digestione.
Digestióne (digestivo). L'operazione fisiologica
per cui il cibo, l'alimento, trasformato nello sto-
maco e nelle altre vie digestive, viene assimilato e
dà nutrizione del corpo (le sostanze organiche, os-
sia il cibo, introdotte in organi particolari, sono
convertite in un succo riparatore, detto chilo, che,
si mescola col sangue, e in materie escrementizie
che vengono rigettate al di fuori): chilificamento,
chilificazione ; concezione, concuocimento, cozione;
digerimento, digestimento, digestizione (v. a.); ela-
borazione degli alimenti; funzione digestiva; smal-
timento, smaltimento dei cibi. La digestione riesce
buona o cattiva ; facile o difficile ; laboriosa ; nor^
male o viziosa, ecc., a seconda che il cibo è leg-
giero 0 pesante, grave, passante o indigesto. Una
buona digestione, dopo compiuta, dà luogo all'appe-
silo, ossia alla volontà di mangiare. - Digestione
gastrica, quella che si compie nello stomaco ; inte-
stinale, 0 enterica, la digestione che si compie
nell'intestino; salivare, la digestione che si fa
nella bocca per effetto del succo secreto dalle glan-
doie salivari. - Digestivo, che serve alla digestione
0 l'aiuta ; scientificam., eupèptico.
Apepsia, cattiva digestione ; indigestione. - Al-
locasi, la trasformazione che i cibi subiscono nel
processo della digestione. - Apodosi, trapasso del
chimo dall'intestino tenue al crasso. - Assimilazione,
l'ultimo stadio e il risultato della digestione. - Bra-
dipepsia, digestione lenta, penosa. - Cacochilia, alte-
rata chilificazione. - Cacochimia, alterazione della
chimificazione. - Cacosplancnia, difetto intestinale
0 debolezza di digestione. - Catapepsia, digestione
perfetta. - Ematosi, conversione del chilo in san-
gue e del sangue venoso in arterioso mercè la
respirazione, - Eupepsia, buona digestione.
Acidità di stomaco, sensazione di asprezza che
si prova allo stomaco e che ci dà spesso i fortóri. -
Cacopragia, turbamento dell'attività digestiva, • Cru-
dezze, le materie che restano nello stomaco non
bene digerite. - Digruma, voracità per facile dige-
stione, - Dispepsia, difficoltà di digestione ; disturbi
passeggeri localizzati allo stomaco, per effetto di
alterazioni chimiche dei succhi gastrici o per cause
anatomiche : acida, la dispepsia che si manifesta
con dolori, pirosi, vomiti acidi ; flatulenta, se si
manifesta con abbondanza di gas e conseguente
eruttazione. - Ipocondrìa, malattia nella quale
sono, di solito, disordinate le funzioni della dige-
stione.
Orgaot della digestione. — Coefficienti
E prodotti.
Apparecchio digerente, il complesso degli organi
che compiono la funzione della digestione: specie
di tubo (detto, anzi, tubo alimentare, tubo digerente,
tubo digestivo), che incomincia dalla bocca e ter-
mina Silvano, comprendendo l'esofago, il ventri-
colo 0 stomaco, e l'intestino, coi quali concorrono
le glandole salivali, il pancreas e il fegato. Precisa-
mente : dopo la bocca, continua per un breve tratto
stretto (stomaco, o ventricolo), dopo il quale nuo-
vamente si restringe e continua, sotto forma d' un
canale (intestino), per lo più assai lungo (nel-
l'uomo più di otto metri). - Annessi del tubo dige-
stivo : certi organi i quali segregano delle sostanze
che reagiscono sulle materie elaborate nel tubo di-
gestivo.
Condotto coledoco, canale che serve a versare nel
duodeno la bile. - Condotto epatico, condotto cistico,
canali che servono alla bile per giungere nella ve-
scicola biliare. - Digiuno, porzione dell' intestino
tenue. - Duodeno, la prima porzione dell' intestino
tenue.
Esofago, condotto cilindrico, muscolo-membranoso,
che fa parte del canale alimentare e si estende
DIGESTIONE
865
dalla faringe allo stomaco. - Faringe, tubo mu-
seolomenibranaceo situato al davanti delia co-
lonna vertebrale: serve da canale comune alle vie
aeree e digestive. - Glandole del Brùnner, glandole
speciali, il cui secreto sbocca nell'intestino duodeno.
- Glaìidute salivari, del fegato, del pancreas, della
milza: si trovano tra gli annessi del tubo digestivo.
Fegato, viscere nel quale si secerne li bile. -
I ntesf ino, cSina.U degli alimenti, diviso in più parti,
- Mil;:a, organo spongioso, vascolare, in)| ari, posto
nell'ipocondrio, al disotto del diaframma. - Pan-
creas, glandola racemosa, simile alle salivari, clie
passa nella cavità dell'addome, dietro il ventricolo
e il fegato, tra le curve del duodeno: é molto ricca
di vasi sanguigni e di nervi ; separa un liquido
analogo alla saliva: serve alla digestione. - Prime
vie, il canale digerente.
Retto, l'ultima porzione dell'intestino crasso, che
termina con 1' apertura anale, o ano. - Stoma-
co, specie di borsa, destinata a ridurre in chimo
gli alimenti, prima di trasmetterli all' intestino. -
Valvole conniventi, quelle di cui è fornito l'inte-
stino tenue : servono a ritardare il corso delle ma-
terie alimentari e ad aumentare la superficie di as-
sorbimento. - Vasi chiliferi, vasi linfatici degli in-
testini che, durante la digestione, assorbono il chilo,
lo trasportano e lo versano nel condotto toracico
Splancnologia , parie dell' anatomia che studia i
visceri che concorrono a formare gli apparecchi
della digestione, della resjtir azione, della setre^
zione ordinaria e della generazione.
Coefficienti e prodotti. — Chilo, liquido bianco
latteo, leggermente analogo alla linfa, proveniente
dal canale toracico e separato dagli alimenti du-
rante l'atto della digestione. - Chilificazione (chilifi-
camento), elaborazione che subisce il chimo nell'in-
testino tenue, sotto l'influenza del succo pancreatico,
che lo rende atto a fornire il chilo. - Chilifìcare,
fare il chilo; chiloso, che ha natura di chilo, somi-
glianza col chilo, mescolato col chilo. - Chilifero,
ai:giunto dato a quei vasi o canali che conducono
il chilo, detti anche vene lattee. - Chilopoietico, ciò
che produce la chilificazione.
Chimo, massa degli alimenti digeribili nell' inte-
stino e misti ai prodotti della secrezione della parte
superiore del tratto digestivo. E chimificazione, o
chimosi, la funzione per la quale gli alimenti ne. lo
stomaco si convertono in cliimo. - Chimosina, so-
stanza attiva del succo gastrico, dal'a quale sono
rese chimificabili le sostanze alimentari.
Movimento peristaltico (peristalsi), quello per mezzo
del quale il tubo intestinale si contrae, onde favo-
rire il lavoro della digestione: detto anche moto
vermicolare per la somiglianza che ha con lo stri-
sciare dei vermi. - Acido solforico : si sviluppa in
piccola quantità nel tratto gastro-enterico. - Ali-
vtentizio, aggiunto di quegli umori animali che sono
prodotti dalla digestione e sono resi idonei e pronti
a trasmutarsi in una delle sostanze proprie dell'in-
dividuo animale e vegetale. • Escremento, feccia,
sterco. ' Menavate e menovile : cosi disse il Cre-
scenzio di quegli umori del corpo umano che non
servono alla nutrizione, ma piuttosto farebbero ef-
fetto contrario, se non si purgassero. • Pepsina (pes
Sina), principio azotato del succo gastrico, che è
adottato in medicina come efficace nelle digestioni
ditficili. ■ Peplone, prodotto della digestione gastrica
delle sostenze azotate. - Recrementizio : dicesi di
quegli umori e di quelle sostanze che, format.'si
nel corpo, per opera della digestione, non si man-
dano fuori da esso, ma, riassorbendosi, servono
a nutrirlo, come il chilo, ecc. Contr. di escre-
mentizio. - Residuo escrementizio, parte grossolana e
giallastra degli alimenti convertili in chimo. - Su-
burra, sostanza mucosa che si è creduto raccogliersi
nello stomaco, in seguito a cattive digestioni, nei
gastricismi. - Sostanza alibile, porzione del chimo
destinata alla nutrizione. - Umori crudi, quelli che
non sono sfati convenientemente concotti dagli or-
gani propri della digestione. *
■ Digerire. — Digerente.
Digeribile, digeribilità'. — Locuzioni, ecc.
DitSERiRE, fare la digestione, convertire, mediante
la digestione, in succhi assimilabili dal nostro or-
ganismo, i cibi e le bevande : concòcere, concuo-
cere, cuòcere ; digestire; pass ire (famil.); ricuocere,
smaltire. - Digerito, chilillcato (a Pisa, patito), di-
gesto, passato (famil , volg), smaltito. - Facoltà di
digerire: forza assimilativa, facoltà concotlrice ;
potenza di digestione, virtù digestiva, ritentiva
(non US.).
Assimilare (assimilazione), atto della nutrizione. -
Elaborare, elaborazione, l'azione dello stomaco che di-
gerisce. - Incidere, pei medici antichi, il dividere. Io
sciogliere, e dicevasi dei succhi dello stomaco, o delle
medicine, che operano sopra gli alimenti, e le flem-
me grosse e viscose. - Rimetterci, logorarsi, consu-
marsi lo stomaco, effetto del digerir male. - Sbu-
fare, far del vento per la bocca, dopo il cibo, per
debolezza di stomaco. - Smaltire, digerire, di roba
abbondante, pesante; digerir bene, presto e intera-
mente. - Turbare le funzioni digestive, guastare la
digestione.
Avere boccaccia, avei' la bocca cattiva per dige-
stione 0 altro. - Avere buoni acidi, avere facoltà di
digerir bene. - Fare il chilo: si dice comunemente
per starsene in riposo, dopo avere mangiato, per
non disturbare la digestione. - Tornare a góla,
quando, non essendo i cibi ben digeriti, ne sentia-
mo ancora, o par di sentire, venir su dallo sto-
maco il sapore in bocca: anche, semplicemente,
tornare.
Digerente, che ha facoltà di digerire.
DiGEHiBiLE, agg. di sostanza che si digerisce fa-
cilmente, che è di facile digestione, facilmente as-
similabile : cibo leggiero, passante, passatoio, pep-
tico ; sottil pasto. E digeribilità 1' essere digeribile.
Secondo i diversi cibi, il vario grado di digeribi-
lità corrisponde, o almeno comunemente si crede,
alle cifre che seguono (i numeri indicano in oie e
minuti il tempo necessario per una digestione com-
pleta, in persona normale e sana) :
Ore
Minuti
Anitre domestiche arrosto
4
10
Anitre selvatiche arrosto
4
30
Barbabietole cotte
3
45
Bistecche comuni
3
Burro liquefatto
3
30
Carne di agnello arrosto
2
30
Carne di montone allesso
3
Carne di montone arrosto
3
15
Carne di porco allesso
4
Carne di porco arrosto
5
15
Carne di porco fritto
5
15
Carne di porco in istufato
3
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
55
866
DIGESTIONE — DIGIUNO
Carni salate allesso
Carne salata di porco cruda
Carne di vacca arrosto
Carne di vacca fritta
Cartilagini allesso
Cervelli in frittura
Cuore di bue fritto
Fegato in frittura
Formaggio (vecchio)
Gallo di monte arrosto
Grasso di agnello liquefatto (int.)
Grasso di vacca liquefatto (int.)
Latte bollito
Latte crudo
Mele raaturissime
Mele non troppo mature
Merluzzo allesso
Nervi allesso
Oca selvatica arrosto
Orzo bollito
Ostriche fresche crude
Ostriche fresche fritte
Pane di frumento
Pane di grano turco
Panerà bollita
Pasticcerie
Patate arrosto
Patate bollite
Patate al forno
Pesciolini di mare fritti
Pollame domestico adulto allesso
Pollame domestico adulto arrosto
Pollo giovane allesso
Pollo giovane arrosto
Pollo in istufato
Rape allesso
Riso bollito
Salmone fresco bollito
Salmone salato
Salsiccia
Tapioca
Trippa cotta allesso
Trota fresca bollita
Uova al burro
Uova fresche crude
Uova fresche al latte
Uova sbattute crude
Uova fresche sode
Vitello allesso
Vitello fritto
Zuppa di orzo bollito
Zuppa di ostriche
Zuppa di pane, brodo e legumi
Locuzioni, ecc. — Avere uno stomaco di struzzo'
digerir benissimo, anche le cose meno digeribili. -
Dare il buon prò a chi ha mangiato o sta man-
giando, augurare buona digestione. - Digerirebbe,
smaltirebbe anche le macine, digerirebbe i sassi, il
ferro, ecc.: di chi ha buono stomaco. - EP una ma-
cina!, d'un cibo che non si digerisce, sta sullo sto-
maco, 0 d' un discorsone indigesto. - Non é quel
che si mangia che fa bene, ma quel che si digerisce.
• Tavola senza sale, bocca senza saliva, non si di-
gerisce bene.
A corpo mezzo pieno, dopo la digestione.
Digestióne. Separazione del puro dall'impuro,
per via di fermentazione lenta, fino ad una intera
dissoluzione. - Modo di soluzione differente dalla
Ore
Minuti
4
15
3
—
3
—
4
—
4
lo
1
45
4
—
2
—
2
30
2
18
4
5
— .
1
40
2
15
1
30
2 .
50
2
—
5
30
2
2
05
2
55
3
15
3
30
3
15
2
45
3
—
3
30
3
30
2
30
3
30
4
—
4
—
2
15
2
30
2
25
2
30
1
—
1
35
4
—
3
20
2
—
1
50
1
30
2
16
2
—
3
—
1
50
3
30
4
—
4
40
1
30
3
—
4
—
macerazione, perchè in esso si fa intervenire un'
grado di calore eh' è superiore a quello dell' am-
biente, ma inferiore a quello del punto di ebolli-
zione del solvente.
Dlgrestivo. Che serve alla digestione.
Digesto. Raccolta di leggi: le Pandette.
Digestore. Sorta di caldaia, - Digestore o-
pentola di Papin, recipiente di una particolare co-
struzione, che serve a cuocere le sostanze, medi-
cinali, 0 alimentari, ad una temperatura superiore
a quella dell'acqua bollente, e precisamente nel va-
pore soprariscaldato, per risparmio di tempo e di
combustibile.
Dlghlacciare (dighiacciato). Detto a ghiaccio.
Digitale. Veggasi a dito.
Digitale. Pianta dalla corolla a forma di di-
tale : se ne trae un medicamento (digitale, digita-
lina), moderatore delle palpitazioni di cuore. - Pi-
crina, sostanza amara della digitale.
Digitato. Veggasi a dito e a foglia.
Digitazióne. Veggasi a mano.
Digitigrado. Detto a mainmifero.
Digiunare (digiunato). Far digiuno.
Digiuno. Astensione, astinenza dal cibo, dal-
l'alimento, volontaria o forzata, o per osservanza
di precetto religioso, per pratica di cmWo; nell'uso
famil., dieta; per estens. o scherzosam., quare-
sima. - Anche, il giorno che precede qualche festa
e nel quale si suole digiunare. In plur,, digiune,
digiuna e digiunora si disse anticam. ; ora solo di-
giuni. ' Digiuno rigido, stretto (rigoroso), severo, re-
ligioso, per devozione, per salute ; digiuno degli e-
brei, dei turchi, dei cattolici, ecc. E semidigiuno,
digiuno non rigoroso: mezzo digiuno. - Digiuno,
(agg.), chi 0 che non ha mangiato dal giorno o
dalla sera innanzi: corpo vuoto; impasto. - Digiu-
natorio, di digiuno. - A digiuno, innanzi di avere
preso cibo : a bocca asciutta, a corpo asciutto, a
corpo vuoto : a denti asciutti, secchi ; a sciacqua-
budella (del bere a digiuno).
Asizia, il digiuno rigoroso. - Dieta, il digiuno
parziale. - Inanizione, inedia, debolezza estrema per
digiuno troppo lungo. - Limanchia, digiuno ecces-
sivo. - Limoctonia, digiuno che cagiona la morte.
Digiuno delle campane, quello che fanno alcuni,
del non mangiare cioè da quando, la mattina del
giovedì santo, si legano le campane, a quando si
sciolgono, la mattina del sabato santo. - Digiuno
naturale (t. eccl.), che per qualunque cosa si gua
sta; contrapp. a ecclesiastico, che riguarda le asti-
nenze di certi cibi in giorni destinati. - Giorni
magri, assegnati al digiuno dalla Chiesa cattolica ;
neri, o tutti neri, di intero digiuno. - Imsak, pasto
prima dell'aurora durante il ramadan. - Quarantena,
digiuno di quaranta giorni pei cavalieri di Santo
Stefano. - Quarésima, digiuno di quaranta giorni pre-
scritto dalla Chiesa cattolica, in preparazione alla
pasqua. - Quattro tempora, digiuno che la Chiesa
cattolica impone al principiare delle quattro sta-
gioni. - Ramadan, mese di digiuno presso i mao-
mettani. - Vigilia, vigilia di festa che si celebra col
digiuno.
Nestee, antiche feste celebrate col digiuno.
Digiunare, far digiuno, astenersi dal cibo per
qualsiasi motivo ; non mangiare, star senza man-
giare:' fare astinenza, far crocetta, far dieta, far
quaresima; mangiar dei sogni, mangiar in sogno;
pisciare e andare a letto (coricarsi senza aver man-
giato); rimanere a denti asciutti, a denti secchi.
Anticam., giunare. - Far digiuni non comandati, di
KIC.IUNO — DII.ATATORK
867
chi non ha da mangiare. - Fare il digiuno delle
campane, o t7 digiuno della settimana santOy digiu-
nare a lungo. - Fare la crocetta, o de' crociani, ap-
parecchiare alla crocetta, non aver da mangiare :
modo basso. - Mutare il digiuno, romperlo. - Ossei'-
vare, non mangiare nel periodo di tempo prescritto
pel digiuno. - Passare il digiuno, mangiare, satol-
larsi. - Patire la fame (veggasi a faìne), digiunare
involontariamente. - Poter andare alta comunione
(scherz.), essere digiuno. - Ristringere la gola, di-
giunare, mortificare la gola. - Sdigiunarsi, solvere
il digiuno, rompere il digiuno, mangiare dopo il
digiuno.
Chi va a letto senza cena tutta la notte si dimena,
di chi, per digiuno forzato, va a dormire a corpo
vuoto. - E' un boi predicare il digiuno a corpo
pieno (modo proverb.): è facile incitare altri a- cosa
che noi poi non osserviamo. - Ha la pancia come
nn violino : si dice di persona molto magra e at-
tualmente digiuna. - Se dovesse vomitare, non uo-
viiterebbe che V anima: di chi è da molto tempo di-
giuno.
Dlg-iuno. Porzione àoìVintestino tenue.
DlgUfo. Ornamento di architettura : voggasi
a pag. 134, prima colonna.
Dljjlossia. Raddoppiamento della lingua.
Diglotto. Chi parla due lingue: veggasi a
lingua.
Dignità {dignitario, dignitoso). Sentimento di
rispetto che 1' uomo deve a sé stesso, dimostrato
con gii atti e con le parole ; la qualità d'uomo in
quanto è degno di rispetto : condegnità, condegni-
tade, condegnitate (v. a.) ; decoro; elevatezza, «o-
biltà, - Maniera distinta di contegno, di con-
dotta, - Anche, alto ufficio, alto grado. Cosi
pure dicesi per aspetto maestoso, signorile. - Se-
condo Aristotile, uno dei modi di priorità. - Di-
gnitosamente, con dignità, decorosamente. - Digni-
toso, chi 0 che ha il sentimento della propria di-
gnità ; che conferisce dignità : condegno, decoroso.
Amor proprio, sentimento della propria dignità,
giusto apprezzamento del proprio merito ; tose,
quel non so che che non è orgoglio, ma finezza
bevuta col latte : alterezza d'animo, amor di noi ;
dignità dell'anima; fierezza, giusto orgoglio; il pa-
rer proprio ; lo spillo dell'onore ; punJo d' onore ;
santa superbia, stocco di riparazione. - Soverchio
amor proprio, egoismo. - Eccesso d'amor proprio,
superbia. - L'amor proprio è una leva per la
quale si leva la parte più eletta del mondo. - Seìi-
tire la propria dignità è il principio di ogni vita. •
Honor habel onus (lat., l'onore ha il suo peso), cioè
ogni alta dignità trae seco i suoi incomodi.
Dignitario, chi copre certe cariche, è insignito
di certe dignità, di certi uffici (es., dignitario di
Corte) ; uomo o cittadino principale : maggiorente,
primate. - Parruccone, dicesi per uomo grave e
di alta dignità : barbassoro. - Per cerimonia (es.,
maestro, marito, ministro per cerimonia), per ap-
parenza, senza dignità.
Abbassarsi, perdere, scapitare nella dignità ; umi-
liarsi. - Assumere (assunto), salire a dignità,
ad uffici; ottenere qualche titolo; anche, inalzare
a dignità, a grandezza, e simili. - Degradare fde-
gradamento), togliere la dignità, il grado : desti-
tuire. - Degradarsi, corrompersi, guastarsi moral-
mente ; depravarsi, pervertirsi. • Derogare, nel-
l'uso, mancare alla dignità dell'ufficio. - Degrada-
zióne, atto ed effetto del degradare e del degradarsi ;
volgarm. e malamente, detto per guasto, ■ sfregio.
rottura. Alludendo a diminuzione di grado, di in-
tensità delle tinte, meglio detto digi adare, digra-
dazione.
Dignitario. Veggasi a dignità e a pri-
mate.
Dlirnitoso. Che ha sentimento della propria
dignità.
Digradare (digradamento, digradato, digrada-
zione). Lo scendere a poco a poro, o di grado in
grado. - Di colore, lo scemare, il diminuire del
tono, a grado a grado, si che le tinte si confondano
insieme.
Digradazióne (digradamento). 11 digradare.
Digrassare, digrassamento (digrassato). Le-
\are il grasso
Di grazia. Modo avverbiale per domandare un
furore.
Digredire (digredito). Far digressione.
Digressióne. Tralasciamento del filo del di-
scorso, 0 dello scritto^ per toccare altro argo-
mento : deviamento, digresso ; episodio, incidenza,
inframmessa, intramessa; saltamento, scappata;
scorsa di penna ; tragressione, tramessa, tramezza-
mento, trapassamento, trapasso ; varianza. - Digre-
dire, far digressione, discostarsi dall'assunto prin-
cipale del discorso: allontanarsi, uscire dall'argo-
mento, dalla materia (del discorso), dal proposito,
dal proposto, dal tema; andar di lungi, divertire;
fuorviare ; pagar cinque soldi (figur. popol.) ; pren-
dere la scappata; sviarsi; traviare; uscire della (o
dalla) battuta, dalla strada, di strada, dal semi-
nato, dal solco.
Digressivamente (neol.), in via di digressione, in
modo digressivo : di passaggio, incidentalmente. -
Digressivo, di digressione, appartenente a digres-
sione, che ha in sé digressione : digressorio.
DlgressiTamente, digressivo. Leggasi a di-
gressione.
Digrignare (digrignalo). Mostrare i denti arre
tandoli : veggasi a dente.
Digrossamento. Il digressare.
Digrossare (digrossato). Assottigliare, rendere
sottile. - Abbozzare un lavoro, dargli la prima
forma. • Anche, insegnare i primi rudimenti
di una scienza. - Digrossatore, chi digrossa. - Di-
grossatura, atto ed effetto del digrossare.
Digruma. Grande voracità, gran fame.
Digrumare (digrumato). Lo stesso che rumi-
nare.
Diguazzare (diguazzamento, diguazzato). Dibat-
tere l'acqua o altri liquidi ; dibattersi in essi: scia-
guattare.
Dilacerare (dilacerato). Poet., per lacerare.
Dilagare (dilagamento, dilagato). Fuorviare un
l<fgo, una pozza; l'espandersi dell'acqua o d'altro
liquido : spargersi (veggasi a spargere).
Dilaniare (dilaniato). Sbranare, lacerare, ad-
dolorare, arrecar dolore gravemente.
Dilapidamento, dilapidazióne. Veggasi a
scialacquare.
Dilapidare (dilapidato). Mandar male, in male,
il suo: scialacquare, cioè spandere troppo e
male.
Dilatamento. Veggasi a largo.
Dilatare, dilatarsi (dilatabile, dilatato). Ren-
dere un corpo o il divenire di questo maggiore in
estensione, più largo. - Neutro pass., occupare
maggiore spazio.
Dilatatore. Istrumento usato per mantenere
liberi e beanti i canali naturali o per dilatarli e
868
DILATATORIO — DILCVIAMSMO
aumentarne la capacità. - Dilatatore intra-uterino,
vengasi a 2^«/'/o. - Divulsore, veggasi a uretra.
Dilatatorio. Che apporta una dilazione, una
prorcfffu
Dilitta?!ióne. Atto del 4ilatare e del dilatarsi;
del rendere o divenire largo, più largo; e del-
l'occupare maggiore spazio. Anche, rarefazione. -
Adelectasia, difetto di dilatazione d'un organo.
Dilavare (dilavamento, dilavato). Il portar via
(colore, ecc.), come nel lavare. - Effetto che fa
la pioggia. - Anche, portar via la sostanza nu
tritiva, della nulrizione.
Diliizióne. Indugio a far qualche cosa, pro-
roga.
Dileggiare (dileggialo). Pigliarsi giuoco, beffe,
burla di qualcuno; fargli scherno.
' Dileggino. Veggasi a itmamorato.
Diléggio. Derisione accompagnata da disprez-
zo ; beffa, burla ; scherno.
Dileguare [dileguato, diléguo). Il fuggire con
prestezza, quasi sparire. - Far cessare, togliere
di mezzo, far sroinjxirire, lugare.
Dileguarsi (dileguato, diléguo). Svanire, scom-
parire, siìarire a poco a poco; sciogliersi, sfal-
darsi; venir meno; volare.
Diléguo. Atto ed effetto del dileguarsi, spe-
cialmente nei modi andare, mandare in dilégno.
Dileninia. Argomentazione contenente due o
più proposizioni contiaddilorie, da scegliere per
trarne una conclusione : detto anche argomento
cornuto, perchè le proposizioni si chiamano cotna
del dilemma. - Aut, aut (lat., o, o, cioè: delle due
l'una) : dicesi, con forza di dilemma, per indurre
altri a concludere. - 0 bere o affogare, o questo o
peggio. - Sottomettersi o dimettersi, dilemma non
infrequente nel linguaggio politico. - To he, or noi
to he (ingl. « essere o non essere»), dilemma del-
l'esistenza. - Volere o volare, porre il dilenmia o
di fare una tal cosa o di aver danno.
Dilettante. Chi esercita un'oa-fc, una pro-
fessione, ecc., non per lucro, ma per diletto :
amatore (frane, amateur), amoievole (non us.). -
Il dilelttin'ìS-no fu detto il magjjior nemico dell'arte
vera. - filarmonico, dilettante di musica. - FilO'
drammatico, chi recita la commedia o il dramma
per proprio divertimento, senza farsi pagare come
l'artista comico: artista improvvisato. - Orec-
chiante (v. d'uso), dilettante di musica; masi dice,
per traslato, anche di altre materie. - Da dilet-
tante (frane, en amateur), per genio, per gusto, per
piacere, per solo, diletto; volontariamente, di spon-
tanea volonlà.
Dilettare, dilettarsi (dilettato). Apportare,
cag on^re; dare, o darsi; procurarsi, prendersi di-
leito, godimento, gusto, ^>tr/t'e/'e.
Dilettévole. Che diletta, dà diletto, dà pia-
cere: dilettoso, divertente, piacevole.
Dilettevolmente. Con diletto, con piacere.
Diletto. Sentimento generale, più specialmente,
intellettuale, di contento, di piacere, di tran-
quillità, di elevazione dello spirilo e del corpo; è
dettato dal gusto della presenza o dalla immagine
del bello.
Dilètto (agg.). Amato, benvoluto, caro.
Dilettosamente. Con diletto, con jrìacere.
Dilettoso. Dilettevole, piacevole; che dà di-
letto piaceì'e.
Dilezióne. Vivo affetto per una persona.
Diligentare [diligeiilato). Veggasi a diligenza.
Diligente. Chi opera con diligenza.
l
Diligentemente. Con diligenza.
Diligenza (diligente, diligentemente). Assidua e
squisita cura, particolare e assidua atteìizione
nel fare una cosa: accuratezza, amore, applicatezza,
applicazione; avvertenza; esattezza; esquisitezza;
impegno; osservanza, esecuzione di ordini;
premura; sedulità (lai.), solerzia, sollecitudine,
studio; vigilanza. - Pondf razione, atto od effetto
del ponderare, ossia del considerare diligen-
temente una cosa. - Contr., negligenza.
Accuratezza, diligenza scrupolosa. - Dar la mente
a una cosa, applicarvisi con diligenza. - Diligentare,
secondo il Fanfani, usare diligenza intorno a qual-'
che cosa; curare attentamente, avere molla cMra;
avere riguardo. - Coltivare, avere diligenza in-
torno a qualche persona.
Diligente, che opera con diligenza, mette tutta
l'attenzione, tutta la cura in quello che fa (di cosa,
falla con cura, accurato, esatto, attento, fedele,
puntuale); preciso, premuroso, sedulo (lat.), so-
lerte, scrupoloso, vigilante. -Esser dit-gente: andar
per filo, andare per segno, andare per filo e per
segno; camminare sul fil di seta; far di buono.
Diligentemente, con diligenza, con riguardo: ac-
curatamente, a minuto, con amore, gelosamente,
minutamente, scrupolosamente, sollecitamente, stu-
diosamente. - Ex professo, con cura, pienamente,
di proposito.
PboVep.bì. — Chi fece un. fece mille. - Chi non
fa il nodo perde il punto. - Diligenza pasm scienza. -
Tanto razzola la gallina che trova la sua pipita (la
troppa diligenza è spesso dannosa).
Diligenza. Vettura, vecchio e proverbiale vei-
colo che fa gite regolari, a prezzo fisso, sempre an-
dando e tornando fra un luogo e l'altro. Era d'uso
generale prima che si costruissero le ferrovie. - Veloci-
fero, al tempo della diligenza, quella vettura che
correva più diretta. - lettura Negri, antica impresa
di diligenze che faceva servizio da Milano a Sa-
ronno: divenne e rimase proverbiale per la len-
tezza. - Imperiale, cassa sopra il cielo delle dili-
genze dove si ripongono i bagagli.
Diligere (diletto). Poelicam., per amare.
Diloggiare (diloggiato). Levare Vacrampa-
nienfo. - Sloggiare, cacciare daiWalloggio.
Dilonibare, dilonibatura (dilombato). Veg-
gasi a lombo.
Dilontanare {dilontanato). Allontanarsi, andar
lontano da un luogo.
Dilucidare, dilucidazióne (dilucidato). Lo
schiarire, lo spiegare,
Dilùculo. Il sorgere del giorno.
Dilùdio. Intermezzo, nella musica.
D luénte. Che ha la facoltà di diluire.
Diluire (diluente, diluilo). Far diventare liquido,
0 meno denso; rendere più fluido, più li-
quido ; distemperare, stemperare. - Diluente, si-
nonimo di solvente: indica, in farmacologia, quel
liquido che tiene sciolta una sostanza medicamen-
tosa. - Diluzione, azione dello sciogliere, nel senso
lato della parola, non nel chimico, di un corpo in
un liquido. Possono quindi dirsi diluiti tanto i
corpi veramente disciolti, nel senso chimico, quanto
quelli semplicemente sospesi. Si dà pure il nome
di diluzione alla stessa sostanza diluita ; e, in lece
nica farmaceutica, a un metodo di separazion-
delle polveri.
Dilungare, dilungarsi (dilungato). Mandare,
andar lontano; allontanarsi, diffondersi.
Diluvianisnio. Detto a diluvio.
IMI.CMAUK
DIMINUIRR
869
Diluviare {diluvialo). Esserci, far diluvio. -
Fi ^ur., esserci abbondanza, gran copia ; anche,
m aiigiare straliocchevolniente.
Diluvio. Straordinaria inondazione d'acque che
cadono dal cielo (pioggia) o si riversano violen-
temente dalla terra: cataclisma, calaclismo; violento
acquazzone; il piovere dirottamenle. Fijiur., cc-pia,
copia grande, abbondanza. - Diluvio di Dcucalione
e Pirro : secondo la mitologia, gli dèi fecero perire,
un tempo, tutti i mortali con un diluvio universale,
perchè troppo scellerati, tranne Deucalione, tiglio di
Prometeo, e Pirra, moglie di lui, entrambe persone
molto dabbene. - Diiwio unirersale, secondo la
Bibbia, quello avvenuto ai tempi di Noè, il solo
salvatosi con la famiglia e con molti animali, nel-
rfl?Ta. - Antidihiriava, che era prima del diluvio
biblico. - Dihmanismo, ipotesi secondo la quale la
Terra ricevette la sua struttura a strati, per una
sequela di inondazioni universali. E questa ipotesi,
ormai insostenibile, trova riscontro nelle teorie re-
ligiose della bibbia.
Diluvióne. Gran mangiatore.
Dimacchiare (dimacchiato). Togliere la niac-
cltia.
Dimagrrare, dimagrire [dimagramento, di-
mayrimento; dimagrato, dimagrito). Divenir magro,
render magro.
Dimanda, dimandare (diviandato). Lo stesso
che domanda, domandare, cercar notizia di al-
cuna cosa con parole: addimandare, indagare; iìi-
terrogare.
Dimandarsi (dimandato). Aver nome.
Dimane, dimani. Nel giorno successivo : do-
mani.
Dimembrare (dimembrato). Smembrare, ta-
gliare i membri: veggasi a membro.
Dimenare, dimenarsi [dimenato, dimenio).
Muovere, muoversi in qua e in là: guizzare; me-
nare, menarsi; rimenare, rimenarsi; agitare, agi-
tarsi, mettere, mettersi in agitazione; muovere
la propria persona, o parte, in qua e in là ; don-
dolarsi. - Dimenìo, dimenamento prolungato.
Dimensióne. Estensione misurabile rispetto
alla sua altezza (o profondità), lunghezza^ lar-
ghezza: grandezza, perimetro, proporzione; su-
perficie, volume. - Capacità, dimensione, esten-
sione. - Profondità, altezza da sommo ad imo. -
Scorcio, operazione che mostra la superficie essere
resa capace della terza dimensione del corpo, me-
diante la prospettiva, la quale fa apparire le figure
di maggiore quantità ch'esse non siano.
Dimenticanza. Atto ed effetto del dimen-
ticare.
Dimenticare [dimenticabile, dimenticato, di-
menticatoio). Perdere la memoria delle cose; scor-
darsi di fare o di dire alcuna cosa. - Togliere
l'affetto, Vaf/ezione: disaffezionarsi. -Anche, per-
donare, concedere pei'dono.
Dimenticatóio. Veggasi a memoria.
Diméntico, dimenticóne. Di poca me-
moria.
Dimésso. Chi è modesto o anche sciatto,
specialmente nel vestire. Anche, umiliato, tìs^ntie.
Dimestichézza, intrinsichezza, familiarità.
Dìmetro. Detto a verso.
Diméttere (dimésso). Dare le dimissioni, de-
stituire.
Diméttersi [dimesso). Abbandonare spontanea-
mente una carica, un impiego, un ufficio:
abdicare; dare, presentare, rassegnare le dimis-
sioni ; congedarsi da un impiego ; deporre, lasciare
un ufficio, ecc ; disfarsi dell'autorità; essere di-
missionario; gettare, lasciare, rendere la bacchetta ;
ra.ssegnare le chiavi di un ufficio; rinunziare; ri-
tirarsi, ritrarsi da una carica ; ispodestarsi, spote-
starsi. - Dimissiona) io, chi si dimette: rinuncia-
tario. - Dimissióne {più. comunem., dimissioni), il
dimettere e il dimettersi: licenziamento, licenza;
rinuncia, rinunzia e simili.
Dimezzare [dimezzamento, dimezzato). Partire
in mezzo ; dividere in due.
Diminuendo. In musica, lo stesso che ca-
lanilo: contr. di crescendo.
Diminuibile, diminutivo. Che si può di-
minuire; che diminuisce.
Diminuire, diminuirsi [diminuibile, dimi-
nuito, diminutivo, diminuzione). Rendere, diventar
minore; ridurre a meno, venir meno; togliere,
perdere di misura, di numero, di peso, ecc. Anche,
impiccolire, impiccolirsi; rendere, divenir ^iccoio
0 più piccolo. - Contr., aumentare, avere au-
mento; crescere, farsi maggiore.
Diminuire: amininuire, calare, falcidiare, indiini-
nuire, menomare, minorare, minuire; ridurre;
risecare; scemare, smenomare, smenuire (v. a.),
sminuire.
Abbassare, diminuire d'altezza, di prezzo, di
valore, ecc.; render basso, più basso. - Abbre-
viare, diminuire di misura, rendere breve, più
breve. - Alleggerire, diminuire di peso; rendere
leggiero, più leggiero. - Ammorzare, diminuire di
forza, di intensità, di violenza: ammortire, attutire,
quasi spegnere. - Assottigliare, diminuire di gros-
sezza, render sottile, più sottile. - Attenuare, di-
minuire la gravità di una colpa, di un delitto,
ecc.; scemare un dolore, le conseguenze di un
danno, ecc.
(lostrignere, costringere, diminuire il volume di
alcunché. - Decimare, diminuire di un decimo
checchessia. - Diradare, rendere rado, meno folto;
diminuire di mimerò.
Indebolire, diminuire di forza, di resistenza,
rendendo debole o più debole. - Intiepidire, inte-
pidire, diminuire di calore; far divenire tiepido,
meno caldo, meno vivace (riferito, specialmente,
ad affetto, ad amicizia, ad amore e simili). - Mi-
tigare, diminuire l'effetto, il dolore, l'impressione,
l'odio, la violenza, ecc.: moderare, temperare. -
Rattiepidire, rinforza, intiepidire. - Restringere, strin-
gere, diminuire, limitare l'ampiezza; rendere stret-
to, più stretto. - Rallentare, diminuire di moto, di
velocità; render lento, più lento. - Ridiminuire,
ripete diminuire. - Ridurre al poco, diminuire, im-
poverire. - Scalare, diminuire grado a grado. -
Scarnire, diminuire, togliere la carne. - Smorzare,
diminuire Vintensità di checchessia (calore, forza,
ira, ecc.). - Stremare, diminuire, scemare moltis-
simo, diminuire à'importanza un fatto.
Diminuirsi: abbreviarsi, assottigliarsi; calare; co
minciar sole e finir candela; dar giù, declinare,
decrescere, dicrescere; dimagrare, dimagrire; im-
picciolire, impiccolire, impicciolirsi, impiccolirsi ;
intiepidirsi ; iscrescere ; mancare, menomarsi, per-
dersi; restringersi, ristringersi; scemare, scemarsi;
smenomarsi. - Decadere, diminuire di autorità, di
benessere, di civiltà, ecc.: essere in decadenza. •
Decrescere, scemare a poco a poco. - Digradare,
degli oggetti, scemarne le grandezze in proporzione
delle distanze. - Vtnir meno, diminuire, andarsi
perdendo e cessare.
870
l)l.Ml.\L'ZinNE — Dl.NASUTE
Diminuibile,
Diminuito. — Diminutivo. — Diminuzione.
Diminuibile, che si può diminuire, menomare,
scemare, ecc.
Diminuito: diradato, limitato, menomato, ridotto,
scemato, scesmo, scriafo, smenomato, ecc.
Diminutivo, che diminuisce, rende minore; me-
nomante, minorativo, sminuitivo, ecc. Come termine
grammaticale: che ha, mediante alterazione nella
desinenza (in ella, elio, ella, elio, ino, ecc.), forza
di diminuire il valore di significato d'un nome, in
quantità, m intensità, ecc. (es.: piastra, piastrella;
secchio, secchiello; cassa, cassetta; cassetto, cas-
settino, ecc.). - Sotiodiminutivo, diminutivo del di-
minutivo.
Diminuzióne, atto ed effetto del diminuire : ap-
piccolamento; decremento, decrescimento, decre-
scenza, dicresciniento, dicrescenza, diminuimento;
imminuzione; impiccioliniento, mancamento, meno-
mamento, menomanza, menomazione, minorazione;
riduziane; rimpicciolimento; scemamente, scemanza,
scemo (sost.). - Calo, diminuzione di volume, di
peso; la quantità diminuita. - Betrazione, raccor-
ciamento, ritiramento; diminuzione di volume, in
diverse parti dell'organismo.
Diminuzióne. Atto ed effetto del dimi-
nuire e del diminuirsi.
Dimissionario. Veggasi a dimettersi.
Dimissióne. 11 dimettere, il destituire e il
dimettersi, atto ed eiletto : l'essere mandato via
da una carica, da un ufficio, ecc., e l'abbandonarlo
spontaneamente.
Dimissório. Detto a vescovo.
Dimoiare (dimoiato). Divenir liquido: spe-
cialmente della neve e del terreno ghiacciato.
Dimòra (dimorare, dimorato). 11 trattenersi, Vor
bitare in alcun luogo, per qualche tempo; per-
manenza, posto fermo ; residenza, rimanenza, risedio;
soggiornamento, stallo, stanza, stare, stazione, stazzo.
Il luogo stesso della dimora: abitazione, albergo,
alloggio, casa, domicilio, sede, soggiorno. Anche,
indugio, tardanza: veggasi a tardare, - Incoiato,
la condizione di chi dimora in un paese che non
è il suo. - Sogyiorno, dimora per lo più non fissa. -
Stazione, dimora in alcun luogo per tempo inde-
terminato.
Dimorare, abitare, stare fermamente, o più o
meno a lungo, in un luogo : albergare ; avere, fare,
tener dimora, sede, stanza; far soggiorno; porre il
campo, posare; ritrovarsi; soggiornare; stallare,
stalleggiare ; stanziare; tener pie, trattenersi, tro-
varsi. - Confinare, pena che consiste nel mandare
persone ad abitare forzatamente in un luogo: man-
dare a conjino.
Ambulatorio, ciò che non ha sede fissa, ma ora
viene trasportato ad un luogo ora ad un altro. -
Dimorante, che dimora, che sta temporaneamente
in un luogo: residente, risedente, risiedente. - Re-
sidenziale, di residenza, della dimora.
Dimorfismo. Detto a cristallo.
Dimostrante. Chi la parte di una dimostra-
zione pubblica.
Dimostrare (dimostrabile, dimostrativo, dimo-
strato, dimostratore, diviostratrice, dimostrazione).
Addurre la prova, provare, dar prova, rendere
evidente e come provata una cosa: addimostrare,
affermare, coìifermare, far conoscere ; chiarire,
dichiarare, esplicare, insegnare, spiegare. -
Dichiarare il proprio sentimento. - Manifestare,
far palese, in modo da togliere ogni dubbio. - Fi-
gur., ritrarre, descrivere, fare la descrizione, rap-
presentare; mostrar di fuori, far parere, far sem-
brare, far apparire, dare apparenza, dar a di-
vedere. - Ridimostrare, ripete dimostrare. - Sfondare
le porte aperte, locuzione familiare ironica, detta
da chi si sforza a dimostrare cosa evidente che non
richiede dimostrazione.
Dimostrabile, che si può dimostrare. Contr., in-
dimostrabile. - Dimostr amento, il dimostrare. - Dù
mostrativamente, in modo dimostrativo. - Dimostra-
tivo, che tende o che vale a dimostrare. Aggiunto
di uno dei tre generi di eloquenza. ■ Aritmetica
razionale, aritmetica dimostrativa. - Dimostralo:
chiarito, esposto, espresso, manifestato, spiegato.
Contr., indimostrato.
Dimostrazione, il dimostrare : il discorso col
quale si rende evidente la verità di un fatto enun-
ciato ; quanto a tal fine si dice (argomentazione)
0 si fa: attestato, segno; vista. - Lustra, falsa di-
mostrazione d'affetto ; lusinga, parvenza, - Or-
pello, falsa dimostrazione. - Petizione di principio,
sofisma che consiste nel supporre come dimostrato
ciò ch'è da provarsi. - Frova, dimostrazione di
verità fatta per ragionamento, per testimonianza
autorevole o con la presentazione di un docu-
mento. - Tesi, 2)i'oposizione da dimostrare.
Dimostràbile, dimostrativo. Veggasi a di-
mostrare.
Dimostrazióne II dimostrare. - Segno ma-
nifesto di affetto, di amicizia, di cortesia, di
applauso, di favore, di gioia, di odio, ecc. -
JPompa, sfoggio. - In linguaggio militare, segno
manifesto di ostilità; mossa artificiosa fatta per
intimidire il nemico, - Nell'uso, espressione pub-
blica e collettiva di un sentimento, di un desiderio,
di una protesta; radunata di gente per imporre al-
l'autorità, al governo, ecc. : manifestazione pubblica.
In senso sovversivo, sommossa.
Dinàmetro. Detto a telescopio.
Dinàmla. Veggasi a stame.
Dinamia. Termine di patologia.
Dinàmica (dinamico). Parte della nieccanica
razionale che tratta del movimento dei corpi o
della forza motrice. - Elettricità dinamica, veggasi
ad elettricità. - Dinamica terrestre, parte della
geologia. - Dinàmico, appartenente alla dina-
mica.
Dinamismo. Termine di filosofia e di fi-
siologia.
Dinamitardo. Detto a dinamite.
Dinamite. Sostanza esplosiva composta di ni-
troglicerina e d'un corpo poroso, inventata da No-
bel (1862); è in forma di polvere bianchiccia, de-
tonante al minimo urto e sommamente frangente. -
Nome generico dei composti esplosivi a base di
nitroglicerina. - Dinamiti a base attiva, quelle nelle
quali il corpo assorbente concorre nel fenomeno
dell'esplosione. - Dinamiti a base inerte, quelle nelle
quali il corpo assorbente è estraneo affatto al fe-
nomeno dell'esplosione. - Glicerina, component«
della dinamite: preparazione di sostanze grasse li-
quefatte e mescolate insieme con la soda e con la po-
tassa. - Kieselghur, materia assorbente delle dina-
miti a base inerte, consistente in una sabbia fossile
DINAMO — oro
871
costituita da avanzi silicei di infusori, esistenti da
antichissimo tempo.
Dinamitardo, rivoluzionario che intende adoprare
la dina Ulte o altro mezzo esplosivo, per vendetta o
per presunto mij^lioramento del mondo. - Dinami-
tico, attenente a dinamite.
Diaatno. Denominazione «renerica (abbreviazione
della dicitura « macchine dinamo-elettriche •) di
tutti gli apparecchi che producono industrialmente
corrente elettrica. • Alternatore, anello, arma-
tura, caratteristica, collettore, commutazione, ecc.,
della dinamo, veggasi a motore.
Dlnaoiometro. Misuratore di forza e di la-
vok'o delle macchine.
Dinamologrìa. Trattato della forza della na-
tura.
Dinaraoscopia. Metodo di diagnoai.
Dinanzare {dinanzato). Passare, camminare
innanzi a uno.
Dinanzi {dinnanzi). Dinnanzi, davanti; di
fronte, dirimpetto; anteriormente, prima.
Dinasta. Signore di uno Stato, re, principe.
Dinastìa. Successione di re, di principi di una
stessa famiglia, sopra un paese: casa, stirpe. -
Restaurazione, visìdhìVimQnio di dinastie o di governi
abbattati.
DLndo. Il tacchino. -Voce bambiaesca per de-
naro.
Dinegrare {dinegato). Lo stesso che negare,
rifiutare.
Dinervare {dinervato). Snervare, debilitare,
render debole.
Dinlegrare fdiniegalo). Lo stesso che negare,
'rifiafare ; opporre un rifiuto.
Diniègro. Ricusa, rifiuto.
Dinoccare {dinoccato). Veggasi a lussazióne
Dinoccolare, dinoccolarsi {dinoccolalo).
Rompersi, scavezzarsi l'osso del collo.
Dinoccolato. Chi opera con pigrizia.
Dinosauri. Veggasi a rèttile.
Dinotare {dinotato). Denotare, indicare.
Dinotèrlo. Veggasi a ìnatnmifero.
Dintornare (dintornato). Delineare, dise-
gnare i contorni di una figura, - Contornare.
Dintorni. Le adiacenze di una citta o d'altro
luOiTo: vicinanze (veggasi a vicino).
Dintórno. Lineamento esterno della figura. -
L'estretnità in. cui termini una qualsiasi cosa :
intorno intorno. - Lo stesso che circa, intorno,
vicino.
Dio (frane, dieu; spagn., dios; portogh., deos;
rumeno, deu ; gr., zeus). L'ente supremo, infinito,
prima cagione del tutto, e al quale si attribuisce,
nelle diverse religioni, la creazione e la conserva-
zione del mondo; prodotto naturale del contrasto
fra l'ignoranza e il bisogno del nostro spirito, spinto
da impulso naturale a cercare, in un qualunque
modo, la causa e la ragione della vita: Alfa ed 0-
raega. Alta Bontà. Alta letizia. Alta luce che da sé
è vera. Alta mente, Alto sole. Amor che il ciel
governa. Amor divino, Ardor santo che ogni cosa
raggia; Beata speme. Bene infinito. Bene supremo;
Bontà infinita; Causa delle cause (lat., Causa cau-
sarum), Colui che eternamente a ogni lume dà
lume. Colui che fa e nuovo e veglio. Colui che il
mondo regge. Colui che mai non vide cosa nuova
Colui che tiene una sustanzia in tre persone. Colui
■che tutto smuove, e lo cui saper tutto trascende;
-Ck)asiglio che il mondo governa'; Creatore d'ogni
4tosA, Creditore grande; Dator d'ogni bene; Deità;
Dio di Sabaot, Dio eterno. Dio padre. Dio uomo
Dispensiere del l'universo ; Divina maestà. Divina
natura. Divina potestade. Divina provvidenza; Divo;
DomeneJdio, Domine, Domineddio; Ente necessario.
Ente supern o. Ente supremo. Eterna idea. Eterna
m'3ate, Et erno amore. Eterno fanciullo, Eterno vec-
chio, Eterno padre; Fabbricatore, Fattore di tutte
le cose. Fattore dell'universo; Fine di tutti i disii.
Fine ultimo; Giustizia sempiterna. Giusto sire;
Iddio, il Creatore, il Dio, il Divino architetto, il
Giusto, il Maggior volume, e non si muta mai bianco
né bruno; il Motore eterno delle stelle, il Nume
che dall'alto guarda; il Padrone del mondo, il
Permanente, il Re dei santi, il Santissimo, il Santo,
il Santo dei santi, il Sapientissimo architetto del-
l'universo, il Sereno che non si turba mai, il Si-
gnore, il Signor dei signori, il Sommo, il Supremo
artefice, il Trino e uno, il Vero in che si gusta
ogni intelletto; l'Alta podestate, l'Altissimo, l'Alto
fattore, l'Alto sire, la Mente di che tutte le cose
son ripiene; l'Amor che tutto move, il sole e le
stelle; la Possanza, la Suprema, la Suprema pos-
sanza; la Prima egualità, la Prima volontà che è
per sé buona; la Provvidenza, la Sapienza; la eterna,
increata, infinita, somma Sapienza; l'Avversario di
o^ni male, l'Eccelso, l'Eterno, l'Eterno artefice,
l'Immortale; l'Increato, l'Infinito; l'Intelligenza su-
prema, infinita; rinvincil)ile, l'Invisibile, l'Onnipo-
tente, l'Onnipresente, l'Onnisciente, l'Onniveggente,
l'Ottimo massimo, lo Motore primo, lo Prim> va-
lore. Lume che dà lu n--; Massimo, suprema fattore;
Mastro eterno, Msser DomenedJio; Nostro Signore ;
Padre eterno, P.i Ire di giustizia. Padre di miseri-
cordia, Padre nostro; Perfetta bontà, Pio padre.
Plasmatore degli uomini. Poeta divino. Poeta eterno,
Prima cagione. Prima luce. Prima virtù. Primo
amante. Primo ed ultimo. Primo essere. Primo for-
matore. Primo principio. Primo sole. Principe uni-
versale, Protoplasta, Provvidente generatore della
bellezza ; Provvidenza di Dio, Punto a cui tutti li
tempi sono poesenti; Quei che puote. Quei che vo-
lontier perdona; Quel di lassù. Quel di sopra;
Quella mano che spinge i ciechi. Quel lume che
non ha fine e sé in sé misura; Re dei re. Re del
cielo. Re del mondo. Re divino. Re immortale ;
Reggitor del mondo; Reg^itor dell'etra; Rettor del
cielo; Sant'Alto, Segno di maggior desio, Seno che
i giusti riposa. Sol che sui grandi sfavilla. Sol c'egli
angeli; Somma luce, Somma sapienza; S ramo lene,
Sommo gera rea. Sommo ordinatore d Ile e t>e di
sopra. Sommo piacere, Summum bonum (lat.;. Su-
premo vero; Unissimo (term. eccles.); Uomo dio
(detto anche per Cristo); Valore infinito. Vero
sole. Viva giustizia. - Altri appellativi, in numero
pressoché infinito: Dio degli eserciti , della giustizia,
della pietà, della verità, della misericordia, delle
vendette, delle vittorie, ecc. - Dio fu, in ogni tempo
e in ogni luogo, oggetto d'adorazione, di culto, &ì
preghiera, ecc., come giudice ed arbitro delle
sorti d'ogni anim a, che egli, secondo le credenze
cattoliche, destina al pnradiso o a.\Vinferno, al
limbo 0 al purgatorio. • Divinità, nome col
quale si designano comunemente gli dèi del paga-
nesimo, del politeismo: deità.
Deiforme, a forma divina.
Divinamente, da Dio, in maniera divina; alla di-
vina, celestialmente, divinalmente, supernalmente ;
per volontà di Dio.
Divinità, essenza di Dio, qualità di ciò che i
divino: deità; sussistenza dell'alto lume.
872
Divinizzare, deificare, attribuire qualità di Dio,
dare gli attributi di Dio, elevare all'altezza di Dio ;
consacrare, far dio, far simile a Dio, indiare. - Di-
vinizzante, che divinizza. - Divinizzarsi, deificarsi,
diventare, farsi divino, indiarsi, indivinarsi, transu-
manarsi, transumanare. - Divinizzato, deificato, in-
divinizzato, reso divino. - Divinizzazione, il diviniz-
zare : apoteosi, consac-azione, consagrazione ; deifi-
camento, deificazione ; indiazione.
Divino, di Dio, appartenente a Dio, proveniente
da Dio; che ha gli attributi o l'essenza di Dio;
degno di Dio: deifico, deiforme, divinale (v. a.);
divo, eterno; sovrano, sovrumano, supernale, su-
perno, supremo. - Deivirile, divino e umano. - Di-
vinissimo, superi, di divino. - Soprannalmale, so-
vrtohano, che viene dall'alto, da Dio. - Te ndrico,
divino e umano insieme.
Nomi varì. — Attributi.
Nomi. — Adonai', uno dei ncmi di Dio in ebraico
- Alfa ed Omega, espressione usata per indicare i
principio e la line, personificati in Dio. - Allah
nome di Dio presso i Musulmani. - Baal (Beel,
Belo), dio dei Fenici. - Brahma, o Brama, dio
creatore nell'India: veggasi a badclismo.
Demitiryo, Dio creatore, secondo i neoplatonici.-
Dici, volgare per dio. - Elohim, nome che nella
Bibbia signfica dio. - £'wimoH«e/e, voce ebraica che
significa : Dio con noi. - Gospagi, in russo. Signore
Iddio.
Il grande spirito, Dio presso gli Americani. -
Jehova (ital. Geova), il Dio del popolo ebraico, il
Dio biblico. - Li, Taiki, Tao, Tien, nomi dell'ente
supremo secondo (Confucio. - Odino; dio degli Scan-
dinazi. - Sabaoth, in ebraico, dio degli eserciti. -
Tien e Tiencìn, nome proprio di Dio tra i Cinesi.
Attributi. — Comandamenti, leggi, precetti di
Dio, secondo le comuni credenze, espressioni, ma-
nifestazioni della volontà di Dio, raccolte e ordinate
da' suoi profeti. - Dito di Dio, metafora tolta dalla
Bibbia e usata principalmente per significare la
visibile punizione di Dio. la sua volontà e la sua
potenza. Anche, mano di Dio. - Dono di Dio, la
grazia.
Predeterminazione (premozione fisica), nome dato,
dai teologi scolastici, ad un'azione di Dio, che fa
operar gli uomini, li determina o li fa determinare
in qualunque azione, buona o cattiva che sia. E'
un'estensione o un'ampliazione del concetto della
predestinazione. - Grazia, Parola di Dio, le istru-
zioni religiose, specialmente le prediche - Predesti-
nazione, disegno (decreto) formato da Dio ab eterno
(secondo sant'Antonio e Calvino) di condurre, mercè
la sua grazia, certi individui all' eterna salute. -
Prescienza, cognizione certa ed infallibile ded'avve-
nire: uno degli attributi di Dio, principio consa-
crato dalla scrittura e dalla fede. - Provvidenza,
la ragione nella mente divina, secondo la quale Dio
ordina e indirizza tutte le cose al loro fine; non
.sarebbe quindi un attributo di lui, ma il risultato
(li molti suoi attributi. - Rivelazione, in teologia.
manifestazione di Dio, per opera degli agenti natu-
rali od umani.
Teofania, manifestazione di Dio per sé stesso o
per mezzo degli angeli. - Triangolo, poligono di tre
iati, con in mezzo un occhio: figura usata dagli
antichi per rappresentare Dio. - Tribunale di Dio,
i.i giustizia divina. - Trono di Dio, l'emblema della
maestà divina.
Verbo, la parola, mai udita, di Dio. - Vei^bo in-
carnato, il verbo usato sulla Terra sotto forma à^
uomo; la seconda persona della trinità.
Teorie, ecc. — Cose e tekmim varì.
Antropomorfismo, sistema che attribuisce a Dio
qualità umane; e anlroponiorfista, o antropomorfo,
chi segue tale sistema. - Argomento cosmologico, di-
mostrazione dell'esistenza di Dio, tratta dall'ordine
dell'universo. - Argomi^nto ontologico, dimostrazione
pure dell'esistenza di Dio, derivata dall'idea stessa
di Dio. - Ateismo, incredulità nell'esistenza di Dio.
- Autoteismo, voce greca introdotta a indicare tanto
la deificazione di sé stesso, quanto la teoria secondo
la quale la divinità si identificherebbe con la na-
tura umana. - Battesimo di fuoco, il perfetto amor
di Dio, congiunto a un ardente desiderio d'essere
battezzato. - Benedizióne, voce che abbraccia i be-
nefici della divinità, invocati dal padre sui figli, dai
vecchi sui giovani, ecc.
Deismo, dottrina e scuola di filosofi che ammet-
tono l'esistenza di Dio, ma non riconoscono reli-
gioni rivelate. ■ Diteismo, o dualismo, o manichei-
smo, sistema che ammette due principi, uno buono
e uno cattivo - Emanazione divina, ciò che esce,
emana da Dio. - Incarnazione, azione di Dio nel
farsi uomo, rivestendosi di carne {aratar degli In-
diani).
Monoteismo, credenza in un solo Dio. - Panteismo,
la dottrina di coloro che ritengono tutto esser Dio,
oppure Dio esser tutto, e che, partendo da un prin-
cipio soprannaturale, spiegano facilmente qualsiasi
fenomeno col far partecipare ogni cosa della natura
divina. - Politeismo, sistema che ammette parecchi
dèi (veggasi a divinità). - Keliyione, credenza
in Dio, culto di Dio. - Teismo, credenza in Dio, ma
non nella rivelazione. - Teocrazia, governo di Dio
per mezzo dei preti. - Teodicea^ la giustizia di Dio.
- Teofania, apparizione della divinità. - Teodia,
canto in lode di Dio. - Teologia, scienza di Dio
e della religione. - Teosofia, sapienza divina: an-
tico termine filosofico, rinnovato per indicare una
forma di pensiero buddistico, il quale dal postu-
lato di un principio divino deduce la legge fonda-
mentale delle cose.
Deicidio, strana parola che vuole significare morte,
intentata, contro Dio. - Dominazioni, uno dei nove
cori di angeli, di spiriti beati die si vuole circondino
il trono dell'Eterno, eseguendone gli ordini. - Kedufd
(ebr.), canto in lode a Dio. - Intuizione, visione per
cui i beati godono Dio. - Latria, culto che si rende a
Dio, siccome essere infinito perfettissimo, creatore
e conservatore dell'universo. - Opera viva, in teo-
logia, quella meritoria presso Dio. - Rassegnazione,
conformazione, sottomissione alla volontà di Dio. -
Vocazione, movimento interno pel quale Dio chiama
uno a un dato genere di vita.
Ateo, chi nega l'esistenza di Dio. - Damianisti,
settari cristiani che ammettevano in Dio una sola
natura. - Deicida, chi tenta dare morte a Dio. -
Deicola, cultore di Dio. - Deista, chi professa il
deismo. - Manicheo, partigiano del diteismo.- Teista,
credente in Dio, senza formule religiose speciali. -
Teologp, chi sa di teologia. - Teosofo, chi sa di teo-
sofia.
Deus ex machina (lat.), veggasi a teatro. - Est
deos in nobis (lat.), un Dio é in noi.
DIPI OM A ZI A
87;}
D. 0. M., abbreviazione comunissima di Dio ot-
timo massimo.
Diocesano. Della dioresi.
Diòcesi, li territorio sul quale iia giurisdizione
il vescovo 0 l'arcivescovo farcliidiocesij o altro
jirelato: vescovado, vescovato. - Al tempo di Co-
stantiiia il Grande, ciascuna delle LTandi circoscri-
zioni amministrative in cui si dividevano le pre-
fetture dell'impero e a ciascuna delle quali stava a
capo un vicario.
Dioclèa. Il pesce istrice.
Dionèa. Veggasi a viosca.
Diopsinietro. Detto a vista.
Dioptùsio. Detto a Sìnera/do.
Diorama. Sorla di paiioraina.
Diorite. Vei^gasi a ròccia.
Diosmosi fdiosìiióticoj. Veggasi a liquido
Diòttra. Istrumento di agrimensura e di
ottica.
Diòttrica /'diòttrico). Parte lieWottica.
Dipanare (dipanato). Aggnmitolare, far goìni-
folo, traendo il jilo dalla matassa.
Dipartenza, dipartimento,, dipartita. I!
dipartire, il partire. -Le parole che si usano nel
partire.
Dipartimento. Atto del dipartire. - Divisione
amministrativa corrispondente, più o meno, a quella
di jìrovincia.
Dipartire (dipartenza, dipartito, àipartitaj. Al-
lontanarsi da un luogo, partire.
Dipelare (dipelato). Toglier il pelo.
Dipendente. Ch: o che dipende, è in sogge-
zióne: seccndario, soggetto, sottoposto, suhalterno,
subordinato ; inferiore di grado, di autorità, ecc.
Contr., indipendente.
Dipendentemente. Con dipendenza.
Dipendènza. Condizione di chi è soggetto al
comando, agli ordini, all' autorità, alla volontà di
altri : soggezióne. Contr., indipetidenza, li-
bertà.
Dipèndere (dipendente, dipeso). Essere in sog-
gezione di persona. - Di fatto, di cosa, stare nel-
l'arbitrio, nella volontà di alcuno. - Anche, avere
origine e ragione d'essere.
Dipingere (dipignere, dipinto, dipintura). Rap-
presentare e figurare, col disegno e con i colori,
che fa il pittore. Figur., rappresentare viva-
mente alcuna cosa con la parola ; fare una viva
descrizióne.
Dipinto. Opera di pittura.
Dipintura. Atto del dipingere.
Dipleg^ia. Detto a nervo.
Dipleidoscòpio. Veggasi a mezzodì.
Diploe. Veggasi ad osso.
Diploma. Il docantento che le Università ri-
lasciano a chi prende il grado di dottore e le Ac-
cademie a chi viene eletto accademico. - Patente,
lettera di principe o di altra autorità, con la
quale si accorda un privilegio, un titolo e simili.
- Patente di nobiltà. - Pergamena, diploma a
persona, a società benemerita, ecc.
Archivio diplomatico, raccolta di diplomi. - Di-
pìonidtica, arte di intendere e ilUistrare i diplomi
antichi, massime quelli concernenti cose pubbliche.
- Diplomàtico, che concerne i diplomi antichi. -
Matricolare, dare, conferire il diploma.
Diplomàtica. Vaggasi a diplòma.
Diplomàtico. Addetto alla diplomazia; di-
pendente dalla diplomazia. - Concernente i di-
l)lomi.
Diplomazia (diplomatico). Scienza delle rela-
zioni e arte di trattare pubblici negozi fra Stato
e Stato (ramo speciale della politica): arte di
Slato, azione diplomatica; Circe diplomatica, pro-
tocollo. - Plenipotenza, facoltà assoluta di conchiu-
dere qualunque all'are o convenzione. - Plenipoten-
ziale, attenente a plenipotenza. - Pensa molto, parla
poco e scrivi meno, massima fondamentale della di-
plomazia.
Diplomatico, chi é addetto alla diplomazia (e di-
cesi anche per abile nel trattar afTari, accorto, fur-
bo) : incaricato d'affari. - Acjenle diplomatico, speciale
incaricato di all'ari d'un governo all'estero: «»M6a-
sciatore, console, ministro plenipotenziario, ecc.
Apocrisario, il diplomatico che portava le amba-
sciate all' imperatore. - Ministro residente, diplo-
matico, per dignità e grado, inferiore all'ambascia-
tore. - Nunzio, diplomatico della Corte pontificia.
- Plenipotenziario, l'anibasciatore, il ministro o l'a-
gente diplomatico, munito dal suo governo di
pieni poteri per condurre a fine qualche impor-
tante negozio. Anche, chi tratta coi comandanti in
CctjìO di esercito, intorno a cosa di grande impor-
tanza 0 di pace o di guerra.
Condotta, ufficio diplomatico in uso nel secolo
decimoquarto, a tutela dei principi che viag-
giavano, dei nemici che profittavano delle tregue
per darsi a qualche armeggeria, e in generale di
ogni straniero che non si tenesse sicuro. - Con-
ferenza, riunione di diplomatici allo scopo di stu-
diare la risoluzione di una data questione di inte-
resse generale. - Contenzioso diplomatico, consiglio
presso il ministero degli Esteri, creato per dare
parere di diritto internazionale in genere. - Corpo
diplomatico, il personale d' ambasciata presso una
corte. - Credenziale, lettera o documento di presen-
tazione per gli ambasciatori, gli inviati e agenti
diplomatici per essere uflicialmenle riconosciuti.
Legazione, ambasceria e persone che la compon-
gono ; affari che trattano e luogo ove esercitano le
giurisdizioni. - Lettere di richiamo, lettere con cui
un governo richiama un agente diplomatico, e che
da questi devono essere presentate al capo dello
Slato presso cui è accreditato. - Libro, voce usata,
nel linguaggio diplomatico d'ogni nazione, per in-
dicare la raccolta dei documenti che il gogerno fa
conoscere al Parlamento e al paese intorno a un
determinato all'are, specia'mente di politica estera.
Prende nome dal colore della leg&tnrsi: libro verde,
libro giallo, ecc. - Memorandum, documento diplo-
matico che un governo spedisce e djrige ad un
altro, per chiarire una questione o domandare conto
della sua condotta. - Nota, lettera diplomatica in-
tesa a spiegare qualche fallo. - Nota segreto, parte
speciale delle istruzioni date ad un agente diploma-
tico: deve rimanere secreta; e contronota, nota di
risposta a un'altra - Protocollo, resoconto, in iscritto,
del verbali che possono essere tenuti tra ministro
e ministro, tra un diplomatico e l'altro, nell'inte-
resse delle nazioni o degli Stati rispettivamente
rappresentati.
Apertura (dal frane, ouverture) : in politica e in
diplomazia, ha lo slesso significato che trattativa. -
Atti addizionali, aggiunte che si fanno a un trat-
tato diplomatico. - Casus belli, (lai., caso di guerra),
in diplomazia, ogni avvenimento che possa provo-
care la guerra tra due Stali. - Extraterritorialità,.
l'insieme delle immunità di cui usufruiscono fuori
del loro paese i rappresenlansi di una potenza.
- Intercenlo, il fatto per cui uno Stato inter-
874
DIPLOPIA — DIRE
viene diplomaticamente o militarmente nelle fac-
cende interne di un altro Stato. - Messaggio, nel lin-
guaggio diplomatico, le comunicazioni che il capo
del potere esecutivo rivolge al potere legislativo. -
Ratificazione, l'atto col quale il capo di uno Stato
approva e conferma e dichiara di accettare ciò che
è stato convenuto e stipulato in suo nome dall' a-
j:enJe diplomatico cui era stato concesso pieno po-
tere. - Slatu quo (lat.), lo stato, cioè le condizioni in
cui sono (o erano) le cose: locuzione usata nel lin-
guaggio diplomalico. - Ultimatum, le condizioni ul-
time, definitive, che si propongono da uno Stato a
un altro, prima di rompere le relazioni diploma-
tiche e venire alla guerra.
Accreditare, l'autorizzazione con la quale un go-
verno costituisce legalmente un agente diplomatico,
o un rappresentante di qualsiasi grado presso un
governo straniero. - Amico, nel linguaggio diploma-
lico e parlando di Stati e sovrani, significa alleato.
- In via, per via diplomatica: lo stesso che diplo-
maticamente.
Diplopia. Detto a occhio.
Dipo. Genere di mammiferi roditori con arti
posteriori sviluppati e anteriori brevi, coda lunga
e unghie atte a scavare : topo delle piramidi.
Dlpodia. Detto a verso.
Dipoi. Poi, dopo.
Diportamento. Modo di diportarsi: condotta.
Diportare (diportato). Fare checchessia per di-
porto, per divertimento.
Diportarsi {diportato). Portarsi, procedere in
una data maniera : condotta.
Dipòrto. Sollazzo, spasso, divertimento; e il
luogo dove si va per diporto.
Dipsomane. Chi, abitualmente o per malo uso,
o per alcun difetto organico, sente il bisogno di
ingurgitare grandi quantità di liquido: vino, bi-
bite, ecc.
Dipsomanìa. Il vizio del dipsòmane.
Diradare, diradarsi (diradalo). Rendere, di-
ventar rado; schiarare, schiarire; schiararsi, schia-
rirsi.
Diradicare (diradicato). Veggasi a radice.
Dirag^nare (diragnato). Detto a ragno.
Diramare (diramato, diramazione). Pulire una
pianta dei rami inutili o soverchi. - In linguaggio
burocratico, mandare a più persone od uffici, or-
dini, inviti e simili: distribuire. - Diramazione,
operazione del diramare.
Diramarsi (diramazione). Far diramazione.
Diramazione (diramarsi diramalo). Il dira-
marsi, il dividersi in rami, specialmente nell'effetto,
e per lo più di fi^^ime, di strada, ecc. ; divisione
0 distribuzione di rami (anche, il ramo stesso for-
mato dalla separazione): biforcamento, biforcazione ;
corna ; divaricamento, divaricazione ; forca, ramifi-
cazione, ramo, rebbio ; sbrancamento. - Biforcatura,
il punto ove ha luogo la biforcazione : torca, for-
conale, inforcatura. - Biforcazione, V effetto della
biforcatura, lo stato in cui si trova la cosa bifor-
cata. - Divorzio (Fanfani), lo spartirsi che fanno le
acque sui monti.
Diramarsi: bipartirsi, disgiungersi, distrecciarsi,
dividersi, irradiare, rameggiare, ramificarsi, sepa-
rarsi. - Diramato, fatto a diramazione: biforcato,
triforcuto; trilido, tripartito, quadripartito e simili;
ramoso. - Burocratim.. distribuito.
Dirazzare (dirazzato). Essere dissimile dalla
propria razza. • Degenerare, cadere in dege-
nerazione.
Dire (dicibile, detto, dizióne). Verbo di amplis-
simo significato, e vale espriìnere, manifestare
con la parola il proprio pensiero; fare un di-
scorso; far sapere; rivolgere ad alcuno la
parola; proferire, pronunziare una o più
parole; raccontare, narrare; nominare, chia-
mare per noìne; dichiarare, manifestare,
ordinare, comandare; palesare; riferire, ri-
dire.
Retòrica, arte del dire; anche, arte falsa del
dire ricercato, d'occasione. - Stilistica, neologismo
per retorica, insegnamento dell'arte del dire.
Sinonimi e voci analoghe.
Abbreviare, dire in breve, in modo conciso, con
concisióne. - Accennare una cosa: toccarne, ricor-
darla brevemente, farne cenno. • Adombrare, aom-
brare, accennare una cosa, dire appena per darne
un'idea, per far conoscere imperfettamente: abboz-
zare, ombreggiare ; menzionare di sfuggita. - Af-
fermare, dire 0 dare per vero, attestare, asserire.
- Apostrofare, parlare con passione, con forza, ri-
volgendosi a persona o a cosa. - Apporre (apposto),
dir contro ; trovar da ridire ; anche, accusare, mo-
vere accusa. - Argomentare, dire per argomen-
tazione. - Armeggiare, dire o fare checchessia a
caso, all'impazzata. - Asseverare, affermare con in-
sistenza, con certezza e costanza : per fede, raffer-
mare, sostenere affermativamente. - Assicurare, af-
fermare in modo da rendere altri sicuro di una
cosa: certificare, cerziorare; dare assicurazione, dare
sicurezza; far certo, far fidanza.
Bestemmiare, dire bestemmia. - Bisbigliare, dire,
recitare sottovoce e confusamente ; brontolare.
Bucinare, andar d'accordo riservatamente, con ri-
guardo; esserci qualche voce o sentore di una cosa.
Cerziorare, accertare, dire cosa con certezza, af-
fermare. - Circostanziare, dire, riferire minutamente
un fatto. - Confennare, ripetere, dichiarar vere
cose dette da altri. Contr., sconfermare. - Confes-
sare, dichiarare, dire, spontaneamente o no, cosa
che altri voglia sapere. - Confidare, dire sotto fede
di segretezza; dire in segreto. • Contraddire, dire
contro, in contraddizione. - Contraddirsi, ca-
dere in contraddizione.
Declinare, nell'uso, dire il proprio nome. • De-
finire, dire, spiegare il senso di una parola ;
dire, specialmente in poche parole, l'indole, le in-
tenzioni, ecc., di una persona. - Denunziare,
dire, manifestare, accusando; nel linguaggio della
politica e del giornalismo, disdire. - Dettare (Tra-
mater), dire semplicemente. - Discorrere, conver-
sare, far conversazione, - Dichiarare, dire
esplicitamente, formalmente; dire in modo chiaro
cose che importi precisare. - Disapprovare, dichia-
rare la propria disapprovazione, il proprio bia-
simo. - Disconfessare, disdire le cose confessate, le
affermazioni date : sconfessare. - Disdire, ritrat-
tare le cose dette p promesse. - Disdirsi, dire in
contraddizione con ciò che si era detto prece-
dentemente.
Enunciare, esporre lo stato di una quistione e
simili ; esprimere. - Esagerare, dire con esagre-
razione ; ingrandire con parole. - Esclamare, dire
con qualche enfasi ; fare un' esclamazione. •
Esporre (esposto), dire un fatto, farne la narrazione ;
dichiarare il sentimento di un autore. - Evàdere
875
(evaso) , nel linguaggrio burocratico , rispondere
in modo che le parole sfuggano accortamente, o
astutamente, alla domanda.
Farneticare, dire cose fuori di proposito, cervel-
lotiche, irragionevoli ; dire come in delirio. • Im-
beccare, istruire altri, nascostamente, delie parole
che deve dire : imboccare. - Impaperarsi, nel gergo
teatrale dei comici, confondersi nel dire, sbagliando
le parole. - Improvvisare, dire all'improvviso, estem-
poraneamente, extempore (lat.), a braccia. - Indo-
vinare, dire il futuro, quello che sarà. - Infor-
mare, nel linguaggio giornalistico specialmente, ri-
ferire, dar notizia. - Insinuare, dire in modo da
guadagnare l'animo di chi ascolta (talvolta, anche,
in senso cattivo). - Interrogare, dire alcuna cosa
alla quale altri debba rispondere. - Inveire, dire
con impeto. - Inventare (voce d'uso), dire cose
non vere, - Inzipillare, imboccare alcuno, insegnargli
quello che deve dire o fare.
Mentire, non dire la verità; dire bugia. - Mor-
morare, dir male, sparlare d'altri. - Motivare,
dire il motivo, il 2)erchè, la ragione di una cosa;
esporre i motivi di una sentenza. - Motteggiare,
dire motti, facezie; scherzare a parole, lare scherzo
di parole : barzellettare. - Negare, dire di no. -
- Nominare, dire il nome. - Novellare, raccontare,
dir novelle. - Oppugnare, contrastare in una discus-
sione.
Parafrasare, ridire più largamente. - Piagnuco-
lare, dire piangendo (veggasi^ piàngere), per de-
stare compassione, p^^tà, ecc. - Predicare, dire
dal pulpito, fare una prèdica. - Predire, an-
nunziare un futuro avvenimento: profetare. -
- Prender la parola, incominciare a dire, in una :
assemblea e simili. - Premettere, dire prima
alcunché e anche fuori dell' argomento che si
deve trattare: preaccennare, preavvertire. - Pre-
cisare, francesismo per determinare, dire, esporre,
spiegarsi bene. - Prescindere, lasciare da parte al-
cuna cosa della quale si potrebbe dire. - Procla-
mare, pubblicare a voce alta e solenne e con so-
lennità di tono. - Pronunziare, proferire distin-
tamente le parole : veggasi a pronunzia. - Pro-
nunziarsi, decidersi, dichiararsi. - Propalare, spar-
gere notizie, dire a tutti cosa che si sappia : di-
vulgare. - Proseguire, continuare nel dire. -
Proporre, fare una proposta.
Raccontare, narrare, fare un racconto, una narra-
zione. - Rapportare, nel linguaggio burocratico, rife-
rire piuttosto con sollecitudine, in segreto e con ani-
mosità : riportare. - lievitare, dire cose imparate a
memoria : il parlare che fanno i comici sulla scena.
- Referire, riferire. - Replicare, ridire, ripetere
una cosa ugualmente. - Ricapitolare, ridire in suc-
cinto. - Ricontraddire, ripete contraddire. - Ridet-
lare, ripete dettare. - Ridire, dire di nuovo, ri-
j)etere; anche, dire il contrario di quel che si è
detto. - Riepilogare, ripetere in succinto le cose già
prima spiegate: fare il riepilogo. - Riferire, dire,
comunicare ad altri cose udite, ecc. - Rifischiare, ri-
dire cose udite. - Rifriggere, ridire le cose mede-
sime. - Rimbeccare, ribeccare, dar pronta e mordente
risposta a chi ha voluto motteggiarci. - Rimprove-
rare, dir parole che suonino rimprovero. - J?»-
prendersi, ridirsi, disdirsi. - Rispondere, dare ri-
sposta. - Ritrattarsi, disdirsi, sconfessare.
Sballare, figur., dirle grosse, dire delle fando-
nie, cose non vere. - Sbottonarsi, dire alcun motto
indirettamente, contro checchessia; confidare, dire
ÌQ segreto. - Sbuffare, dire con sdegno. - Schic-
cherare dire tutto ciò che si sa di una faccenda:
spi Iterare, spiattellare. - Sciorinare, dire una cosa
o sviluppare un'opinione senza riguardi. - Sconfes-
sare tlisdire^ riprovare, dar biasimo. - Significare,
esorimere, far sapere. - Sfatare, sparlare, buttar
giù, disapprovando. - Sfoderare (figur.), dire cose
peregrine e inaspettate. - Sfrottolare, dire una frot-
tola, una fandonia, frottole, fandonie. - Signifi-
care, mandare a dire, avvisare, dare avviso. -
Smentire, contestare la verità di ciò che altri d:ca. -
Snocciolare, dire checche-isia alla libera, dire giù
di seguito e con disinvoltura: scoccolare, sciori-
nare "sfoderare, sgranellare. - Sobillare, tanto dire
a uno da indurlo, di buona o di mala voglia, a
fare quel die si vuole : istigare. - Sogjiitngere,
a-^criungere aitre parole alle già dette. - Sottinten-
dere, intendere cosa non espressa, ma facile a
capirsi. - Sparlare, dir male, tare della mal-
dicenza. - Spetezzare (figur.), spilferare, ridire. -
Spiattellare, dire, dichiarare, mettere innanzi
apertamente. - Spiegare, manifestare, dichiarando,
far conoscere il senso d'una parola, insegnare una
scienza, ecc. - Spifferare, ridire ciò che si é udito
e veduto. - Spippolare, dire alcuna cosa chiara-
mente e con franchezza. - Stiantare, figur., dire,
sballare. - Sasurrare, bisbigliare con una certa in-
tensità, dire timidamente. - Svelare, rivelare, dire
un segreto. - Sovesciare, raccontare spontanea-
mente ciò che può tornare in danno altrui. -Svol-
gere, spiegare.
Tacere, non dire, far silenzio. - Tergiversare,
non dire né si, né no, eludere una decisione, una ri-
sposta, 0 schermirsi e sottrarsi a una quistione. -
Toccare una cosa di volo, un argomento di fuga,
con un accenno, alla sfuggita, dirne appena. - Va-
nagloriare, dire alcuna cosa per vanagloria. - Vo-
ciferare, spargere una diceria (specialmente nella
forma si vocifera, si dice).
Modi di esprimersi.
Aprire Vanimo, confessare; dire il proprio sen-
timento, il proprio pensiero: aprirsi. - Aprire la
bocca e soffiare, dire quel che viene alla bocca. -
Avere alla cima della lingua, e, più comunemente,
sulla punta della lingua, di cosa che si stava per
dire. - Avere, tenere in pectore (lat.), non dire. -
Ruttar fuori, dire quel che si sente, si ha nell'animo.
Cambiare, o barattare le carte in mano a uno,
fargli dire quello che non ha detto: dire diverso
da quello che aveva detto prima. - Chiamar pane
il pane, chiamare le cose col loro nome, senza ri-
guardi, né sottintesi. - Cantare a chiare note, dire
apertamente il vero. - Cantarla a uno, cantargliela
chiara e tonda, dirgliela apertamente.
Dar carta bianca ad uno, dargli facoltà di dire
quello che meglio gli sembri. - Dar foco alla gi-
randola, dire tutto quello che si sa, senza riguardi.
- Dare una fiancata, dire per incidenza qualche
cosa che punga. - Darsi la zappa sui piedi, con-
traddirsi, cadere in contraddizione, con danno.
Dir bene, parlar bene, favorevolmente, lodare,
dar lode. - Dire a lettere cubitali, a lettere di spe-
ziali, a lettere maiuscole, apertamente, chiaramente. -
Dire a mezza bocca, alla lesta, senza curarsi che altri
intenda o faccia quello che si dice ; dire per le-
varsi un obbligo e nulla più. - Dire astrattamente,
senza pensare, o piuttosto mentre si è fissi col
pensiero ad altra cosa. - Dire barzellette, dire
876
questa o quella facezia, motteggiare. - Dire bucci-
cala, 0 boccicata, dire niente, sconclusionatamente.
- Dire chiaro e tondo, netto e tondo, con tutta fran-
chezza, con tutta sincerità. - Dire corna, cose, o
roba da chiodi di alcuno, raccontare fatti o dir pa-
role clie tornino in grave disdoro di alcuno. ( on
lo stesso significato: dire ìaca,dire plagas, diic le
inette parole, dire le sette peste. - Dire di si, accon-
sentendo, dando il covsenso. - Dire di no, ne-
gare. - Dire, esporre per sommi capi, senza venire
a particolari, accennando semplicemente le idee. -
Dire ex cathedra, con autorità o con pretesa da
maestro, in modo dogmatico e cattedratico. - Dire
ex professo, con piena conoscenza. - Dire forte,
piano, ad alta o a bassa voce (dire forte, anche in
significato di sostenere energicamente le proprie ra-
gioni). - Dire in camera chaiitatis: dicesi di avver-
timenti 0 rimproveri dati in segreto, senza che altri
lo sappia. - Dire in faccia, sulla faccia, francamente,
lealmente. - Dire la lezione a pappagallo, senza a-
vere inteso, senza sapere quello che si dice. - Dire
nudo e crudo, dire quello che è, secondo verità, e
senza nasconderne la più piccola parte. - Dire per
celia, per burla. - Dire roba da cani, dire aspre
parole. - Dire sul serio, sul sodo, seriamente, con
serietà. - Dire una cosa al popolo e al comune,
propalarla, dirla à tutti. - Diìe una cosa a mez-
z'aria, lasciar capire senza spiegarsi troppo. - Dire
uno scerpellone, uno sproposito; commettere un
grave errore nel parlare. - Dir la sua, esprimere
la propria opinione francamente. - Dir male, ac-
cusare, screditare ingiustamente; usare inalcH-
ceìiza. - Dir su anche l'ultima, seguitare a dire,
dire tutto.
Discorrere a un tanto il mese: di chi non sa
quel che si dice.
Far cadere dall'alto una cosa, farci molti pream-
boli inutili, mille rigiri, per farla desiderare o farla
apparire di maggiore importanza: farla cascare dal-
l'alto. - Farla corta [a farla corta), dire le cose
come stanno. - Far la spia, dire, raccontare i fatti
altrui, con fine disonesto : veggasi a spia. - Far
vedere la luna nel pozzo, contar frottole, vendere
lucciole per lanterne e simili. - Fiancarla a uno,
dirgli francamente una rosa, anche a costo di mor-
tificarlo : dargli una sbottata.
Gridare dai tetti, cioè dall'alto, dire in modo che
tutti sentano e sappiano (familiarm., e di cosa fatta
palese senza più alcun riguardo).
Lasciar capnre, intendere, di cosa non detta espli-
citamente. - Lasciarsi scappar di bocca, dire, tanto
0 poco, imprudententemente, o contro intenzione,
contro volontà. - Levarsi dal capo, dalla immagina-
zione, dir cose non vere.
Mandale al palio una rosa, metterla in giro, farla
sapere a tutti. - Mangiar le noci col mallo, riferito
a coloro chi dicono male e cozzano con altri, i quali
sanno dir male meglio di essi, di njodo che non
stanno in capatale, ma scapitano e perdono in di-
grosso. ■ Mettere in bocca, porre in bocca, far dire.
- Mettere i cerni di rasa alla finestra, dire, far sa-
pere a lutti le magagne, le brutture, le miserie di
casa. - Mettere i punti sugli i, rompere il riserbo,
quindi dire le cose chiare e con significazione;
dicesi familiarmente quando si spiega una cosa in
modo tale da vincere ogni riguardo, o circospe-
zione, 0 sottinteso. - Mettere la mano sul fuoco, af-
fermare in modo sicuro, mallevare. - Metterla in
volgare, dire chiaro e tondo. - Mordersi la lingua
(figur.), trattenersi dal dire.
Parlar chiaro, dire le cose apertamente. - Parlar
forte, dire apertamente, a fronte alta, il vero. - Pen-
sarci su, sintesi della retorica o arte del dire e
dello scrivere del Manzoni. - Prendere la parola,
cominciare a dire, a parlare, specialmente in una
assemblea.
Ributtarsi, ricacciarsi, rimettersi iìi gola, tratte-
nersi a stento ilal dire una data cosa. - Rincarare
la dose d'una cosa, accrescerne la quantità; anche,
chi, dopo aver detto male di alcuno, riprende l'ar-
gomento e ne dice peggio. - Riportare le chiacchiere,
andar a ridire, a raccontar tutte le ciarle.
Saper dire, avere il coraggio di dire quando il
dire potrebbe nuocere. - Sbottonarsi, aprirsi, rive-
larsi. - Scappar di boera, di cosa detta involonta-
riamente. - Sciogliere la bocca al sacco, dire tutto
quanto ci bolle nell' animo. - Soffiar parole negli
orecchi, insinuare, sobillare. - donarle, suonarle
chiare e tonde, con tutti i timpani, dirle spiattella-
tamente. - Spiegare tutto il mistero, dire come an-
darono le cose - Stiantare eresie, dire cose invero-
simili, assurde; dire assurdità. - Strombettare su
per i giornali, stiombazzare, dire a tutti.
Tirar giù a campane doppie., dirne di ogni sorta
con impeto e rabbia, sfogarsi, dir male, ecc., veg-
gasi a ■nialfUcenza. ■ Toccare una cosa di volo,
con un accenno, alla sfuggita.
Vendere una cosa come s' è comprata, ridirla, ri-
ferirla per quel che vale, come s'è sentita dire. -
Votare, vuotare il sacco, dire tutto.
Detta. — Detto.
Detta, ciò che altri dice o afTerma ; nelle frasi
e a detta sua, a detta vostra, a detta di loro », vale
secondo che dice lui, dite voi, dicono loro. - Ca-
volo riscaldato, cosa delta e ridelta che si vuole
jar passare per nuova. - Cose fritte e rifritte, dette
e ridette lino alla noia. - Cose vecchie, stravecchie,
dette già molte volte. - Dicitura, maniera di espri
mere i concetti : elocuzione. - Dizione, parola,
frase; minima parte del favellare, della quale è
composto il ragionamento. - Un non so che, qual-
che cosa di indeterminato, quasi di indicibile: un
incognito indistinto.
Argomentazione, l'atto e la forma di ciò che
è argomeitto del dire. - Chiaccliiera, vano ci-
caleccio, ili.-,corso senza proposito. - Dichiara-,
zione, le parole che servono a dichiarare. - jKcce
tera. nota di reticenza. - Esclamazione, cosa detta
con qualche enfasi. - Fandonia, cosa invenl;'la,
cerxellotica : panzana, pastocchia. - Fàvola, rac-
conto di cosa finta. - Fòrmola, fornmia, nudo
prestabilito di dire, in materia di atti legali, di
scienza, ecc. - Insinuazióne, biasimo o accusa
in modo indiretto e ipocrita. - Interiezione, parte
indeclinabile del discorso. ■ Ititeri'ogazione
l'interrogare, il fare domanda. - Pappolata, ciarla
sciocca, 0 favola. - Preambolo, introduzione a un
discorso: esordio. - Pndicimento', predizióne, il
predire, l'annunziare un futuro avvenimento : pro-
fezia. - Frefazione, preambolo scritto. - Premessa,
ciò che si dice nella prima parte dell'argomentazione,
per trarne la conclusione. -/'rdpnztòwé', figura retorica
con la quale si mostra di passare sotto silenzio ciò
che realmente si dice. - Protesta, dichiarazione
pubblica delle proprie idee e dei propri sentimenti.
- Racconto, narrazione scritta di un fatto vero
DlUli
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0 finto. - Rapporto, relazione, a voce o in isoritt) .
■ Relazióne, il riferire, atto ed effetto. - Replica,
il replicare, il ripetere, e la osi rapii cita. -
Jieficenza, il trattenersi dal» dire una cosa ; il ta-
cere la verità. - Rimoslranza il far conoscere la
nostra opinione di disgusto ciroa uni cosa. -
Misposta, il rispondere. - Hioo^azione, in gene-
rale, la ritrattazione o l'annullaininto di ciò che
fu fatto. - Schicchcrio, uno scliicciie rare, un dire
continuato. - Sconferma, lo sconferiuo'are, il disilire.
- Sconfessione, atto ed effetto dui ui sconfessare. -
Sequela, una lunga continuizion ..g parole, e per
lo più noiosa. - TeUimonianza^ ^^ hiarazione del
testimonio. ,
Detto (aggett.). — Anzi d'ilio, citato, mentovato,
preaccennato, predetto, prelkfo pi'eloJato, premesso,
prenarrato, sopracitato, sopra*/ etto, suaccennato, sud-
detto, summentovato. - Impliciio, compreso nel di-
scorso, non detto, non espresso, tacito. - Sottinteso,
clie si considera, si ritiene come detto. - Spiattel-
lato, detto chiaro e distinto.- Sitdrl }tto, predelto.
Detto (sostantiv.), motto, parola, m^nsini i,
sentenza. - Alfermazione,Ghe ha forza di aiferinare,
di asserire. - Amen, ammen, voce ebraica con la
quale si afferma il detto. - Assioma, detto senten-
zioso, massima. - Cavillo, detto ambiguo, arti-
ficioso per ingannare altr i; argomeìito fallace. -
Dettato, dettatura, quel che si di-} p^ rchè altri lo
scriva : veggasi a detare. - Eufem,isino, figura
retorica. - Frase, unisone di alcune parole che for-
mino un senso. - Frecciata, motto pungente, bottata. -
Luogo comune, francesismo per frase fatta.- Locuzione,
frase, modo di dire. - Parafrasi, interpretazione di
un autore, fatta col ridire lo stesso più largamente.
- Perifrasi, giro di parole, circonlocuzione. - Tur-
piloquio, il parlare disonesto.
Maniera di dire.
Abbreviamento, abbreviazione, del dire, il ren-
derlo breve, atto ed effetto. - Affettazione, ma-
niera di dire che mostra soverchio studio: veggasi
ad affettare. - Brevìloqiienza,ì\ dire in breve,
brevità nel dire: concisione, laconismo. - BHo,
gae^za, spigliatezza, vivacità nel dire (frane,
entrain). - Ènfasi, figura retorica per la quale,
col tono della voce e col gesto, si esprime più di
quello che si dice. - Escandescenza, enfasi data alle
parole da chi ha l'animo commosso, il più sovente
da ira. - Fiancata, il dire per incidenza. - Ironia,
finzione di parole. - Lungàggine, il parlare prolisso.
- Luogo comune, veggasi a discorso. - Magnilo-
quenza, grandiloquenza, veggasi a oratore. - Ma-
nierismo, maniera lontana dalla naturalezza. -
Plebeismo, maniera di dire plebea, da plebe. -
Poeticismo, maniera di dire da poeta. - Pro-
saismo, maniera di dire prosaica, in prosa;
figur., senza eleganza, quasi banale. - Ricerca-
tezza, soverchio studio nella maniera di dire : af-
fettazione. - Svenevolezza, sguaiatàggine, maniera di
dire senza riguardo.
Dicibile, che si può dire. (]ontr , indicibile.
Dicitore, parlatore, oratore.
• Boccaccesco, o boccaccevole (alla maniera del Boc-
caccio), dicitore libero salace, licenzioso. - Clamantis
in deserto, di persona che si sforza di dire, di predi-
care, di persuadere con una ragione che non è ascol-
ata. - Dicaee, garrulo, loquace, che dice, parla molto ;
nche. maldicente; che usa mordacità (dicacità.
garrulità, loquacità, maldicenza).- Diseuse (frane),
dicitrice; nell'uso, la chanteuse, ossia la cantante
che non canta liricamente, ma sottolinea, per dir
cosi, adombra, colora le parole. - Interlocutore, chi
parla con altri, nella commedia, ecc. - Predicitore,
chi 0 che predice. - Relatore, che o chi riferisce. -
Reticente, neologismo per indicare persona che tace,
non palesa la verità. - Rifischione, chi va a rifi-
schiare le cose. - Sballone, chi le dice o le inventa
grosse : veg^'asi a sballare. - Sboccato, di persona
che usa dire parole turpi.- Sedicente, che si quali-
fica per lo più abusivamente.
Locuzioni.
Modi avverbiali.
E' tutto dire, espressione significante che la cosa
di cui si dice è insuperabile nel suo genere. - Ex-
cnsez du, peu (frano, motto di Rossini, usato spesso
anche tra noi, quvndo si dice qualche cosa di
straordinario. - Mi lasci dire, scusandoci di espri-
merci un pò arditamente o spiacevolmente. - Mi
spiei/o?, dubitando di non essere stati troppo chiari
nel dire. - Ne discorreremo, rimettendo la cosa, il
trattarne, a un altro tempo ; anche, in atto di mi-
naccia (« la vedremo!, la discorreremo! j). - Non
mi fate discorrere, a chi ci metta neh' impegno di
dire quel che non si vorrebbe. - Non vedere gatta
in sacco, non dire le cose che non sono certe. -
Siamo sinceri, invilo a dire il vero. - Tanto tuono
che piovve, tanto si disse e si fece che l'intento fu
raggiunto. - Valga il vero, citando prove, argomen-
tazioni. - Vorrei morire se..., affermazione iperbo-
lica, giuramento.
De auditu (lat.), per sentita dire. - Ex ore tuo te
judico (lat.), ti giudico da quel che tu dici. - In
cauda venenum (lat.), nella coda il veleno, cioè
nelle ultime parole che si dicono è la puntura, il
colpo. - Intelligenti pauca (lat.), a chi può intendere
poche parole (occorre, basta dir poche parole). - Inter
nns (lat.), fra noi, senza che nessuno ci senta, in con-
fidenza. - Hornbile diclu (lat.), cosa orribile a dirsi.
Horresco rèferens (lat.), inorridisco nel raccontare,
nel dire. - Relata refero (lat.): dico, riferisco ciò
che mi fu detto.
Modi awekbiali. — A bocca, a voce, verbalmente,
dicendo. - A buon conto, in fin dei conti, in con-
clusione. - A farla grassa, a dir molto. - Altro chel
senz'altro t, ribadendo un' asserzione o escludendo
tutto il resto, oltre quello che si è detto. - Amen,
ammen (avverbialm.), cosi sia, in verità. ■ A occhio
e croce, cosi all'incirca, come viene viene, alla pri-
ma. - A parola a parola, o parola per parola,
senza mutar parola alcuna. - A viva voce, dicendo,
col dire.
Cioè, avverbio che si usa per dichiarazione di
parole precedenti (frane, c'est a dire). - Come si suol
dire, parlando secondo il comune linguaggio: come
ordinariamente si dice, come suol dirsi, come vol-
garmente si favella. - Cosi e cosi, modo di accen--
nare a cose che già si sanno, o di riferire detti di
altri, senza spiegarli : questo e questo, questo e
quest'altro. - Del restante, del resto, per altro, quanto
a quello che resta a dire. - Dichiaratamente, aper-
tamente. - Dicitur (lat.), si dice. - Di voce in voce,
di bocca in bocca; detto da uno alf altro. - Fra
ninnoli e nannoli, tra una cosa e l'altra che si
dice. - 0 cosi 0 cosà (familiarm.), in un modo o
nell'altro (ha del seccato). - 0 di ruffi o di raffi,
DIREDARE — DIRITTA
« tutti i costi, 0 per diritto o per traverso. - Per-
ciò, congiunzione che indica attribuzione di causa
a quanto si è detto precedentemente. - ^er cosi
dire, modo avverb. che si usa per accompagnare e
scusare un'espressione un pò strana o che si ri-
tiene tale : a cosi dire, a dir cosi, direi quasi, dirò
così, per cosi dirla, per dir così ; come a dire, co-
ni'^ chi dicesse; si direbbe quasi, starei per dire, ecc. -
Pei' dato e fatto, per cagione, per opera. - Per modo di
dire, scusando una frase sclierzosa e che ha signi-
ficato genericamente usato, non speciale a un caso.
- Salvo il vero, modo di non affermare assoluta-
mente una cosa. - Senza tanti discorsi, senza dire
né molto, né poco ; in modo brusco, per farla corta.
- Si dice, locuzione usata a modo di sostantivo : i
€ si dice >, cioè le congetture, le dicerie, solitamente
con senso malevolo. - Ut supra (lat.), come sopra,
come già detto. - Viat, esortando, ammonendo (va
bene, via 1 Smettiamo, via 1). Anche, ripigliandosi
(no, via, volevo dire, ecc.). ■ Via discorrendo, in
una lunga enumerazione, in un lungo dire.
Diredare {divedalo). Diseredare, togliere Yere-
dita.
Direnare, direnarsi (direnato). Veggasi a
rene.
Dirètro. Di dietro, dietro.
Direttamente. Con modo, in modo diretto;
a dirittura, per linea diretta.
Direttario. Veggasi a dominio.
Direttivo. Che serve o è atto a dirigere. -
Agg. di direzione.
Diretto. Vòlto dirittamente, immediato; chi
va, procede per linea ref^a; senza interruzióne,
senza indugio. ■ Di causa, relazione o altra cosa
che produca o si riferisca per sé stessa, senza in-
terpretazione. - In musica, l' intervallo che fa un
armonico qualunque sul suono fondamentale che lo
produce. - Contr. di diretto : indiretto. - Tagliato
a filo disinopia, in linea direttissima.
Direttamente, avverbio indicante direzione nel
muoversi: addiritto, a diritto, dirittura, a filo, a
gitto, al diritto, alla più diretta, alla stagliata, a
ricisa; di colpo, difilato, di filo, di posta, diritta-
mente, diritto, diritto come un cero, diviato, dritto
dritto ; immediatamente, immediate (lat.) ; in o per
linea retta, in una tirata; linearmente; per diritto,
per dritto, per la diritta, per punta, per retta, per
retto ; ricisamente, rittamente, ritto.
Direttore, direttrice. Chi ha la direzione
di un ufficio, di un istituto, di una scuola, di una
impresa, di un affare, ecc. Chi o che dirige : capo,
dirigente, guida, indirizzatore ; maestro di cappella,
presidente, proto; reggente, reggitore, regolatore,
rettore; sopraccapo, sopracciò, soprantendente, so-
jirintendente, soprantenditore, superiore. - Anche,
titolo di ufficiale superiore a cui sia conferita la pre-
sidenza o il comando di stabilimenti d'artiglieria e
del genio e dei vari servizi d'intendenza militare. -
Condirettore, direttore con altri. - Direttore gene-
rale, chi ha sotto di sé parecchi uffici in un mi-
nistero 0 in una grande amministrazione. - Diret-
tore spirituale, il confessore. - Rettore, chi regge e
dirige il collegio. - Rettrice, direttrice, se donna.
Direttorio. Veggasi a governo.
Direttrice, Veggasi a retta.
Direzione. Atto del dirigere; ufficio perma-
nente 0 temporaneo del dirigere, secondo le inge-
renze e le giurisdizioni del direttore: bacchetta
del comando (figur.), comando (veggasi a coman-
dare), governo, menamento (v. disus.); somma
degli affari, sopraintendenza, soprantendenza, so-
printendenza, superiorato. - La residenza del diret-
tore e anche dei servizi di un'amministrazione. -
Anche, guida, regola; figur., timone. - Capita-
neria, ufficio direttivo militare. - Centro delle ope-
razioni, dov'è la direzione. - Direttivo, di direzione,,
della direzione ; che è atto o serve a dirigere.
Dirigere, indirizzare, volgere a un determinato
punto; rivolgere ad uno scopo; condurre, come or-
dinatore capo, una determinata azione, un lavoro,
un'impresa, ecc.: avere a comando, avere il go-
verno, avere in obbedienza, avere potenza, avere
sotto di sé; comandare (in senso assoluto), condu-
cere (g. a.), condurre; dar legge, dar le mosse, dar
l'orma; esercitar l'impero; governare, guidare ; im-
perare, indirizzare; prendere le briglie; reggere^
regolare, signoreggiare, sopraintendere, sopranten-
dere, soprintendere, soprastare; tener le redini, ti-
moneggiare; volgere il freno. - Dirigere musica :
dare li la, dare l'intonazione, dare l'alto e il basso,,
fare il dodda.
Proverbio: Comandi chi può e obbedisca chi deve.
Direzione. Indirizzamento, indirizzo; parte
verso la quale tende, o si fa tendere, una persona
0 una cosa: andamento, dirittura, linea, mira^
senso, tesa, verso. E' davanti, o di dietro, verso
Valto 0 verso il basso, a destra o a sinistra^
in senso diretto od obliquo. - Avere una dire-
zione, essere diretto in un dato senso; avviarsi,
procedere, volgere verso.... - Dirigere, far prendere
una direzione, e dirigersi, mettersi in una deter-
minata direzione. - Divergere, mutar direzione. -
Prospettare, essere volto in una data direzione :
di luogo. - Riflettere, ricacciare in altra direzione.
- Rifrangere, cacciare un corpo qualunque dal di-
ritto cammino, pel trapasso da un mezzo ad un
altro, di densità diversa.
Dirittura, direzione in linea retta da un punto
dato. - Direzione degli strati, veggasi a geologia. -
Direzione della calamita, proprietà dell'ago calami-
tato di rivolgersi sempre verso il polo. - Diver-
sione, il divergere: atto ed efi'etto. - Riflesso, ri-
torno con altra direzione, dopo l'urto. - Rilievi,
punti determinati che esprimono la direzione degli
oggetti circostanti tra loro e rispetto all'osser-
vatore.
In ogni direzione: da ritto e da rovescio, in ogni
senso, per ogni verso; a dritta e a manca. - Lungo,.
preposiz. che indica nella continua direzione d'una
cosa. - Nella direzione: a seconda di , sul cam-
mino, sulla linea, sul tenore. - Verso, preposiz. che
indica direzione, approssimazione: poet, vèr.
Diricciare (dincciatoj. Togliere il riccio alla
castagna.
Dirigere (diretto). Condurre alcunché in qua-
lità di direttore. - Far prendere una direzione.
Dirimere (dirimente). Annullare, detto per lo
più di matrimonio.
Dirigibile. Neologismo da poco introdotto a
indicare una nave aerea (veggasi ad aeròstato)
capace di essere diretta.
Dirimpetto. Dal lato opposto e di faccia, di
fronte: addirimpetto, a dirimpetto, al dirimpetto,
all'incontra, all'incontro, a petto, appetto, a riscontro ;
contro; davanti, di contra, di contro, di rincontro,
dinanzi; faccia a faccia, in su le ciglia, in tra le
ciglia; nel diritto riguardo; rimpetto, riscontro
a ; testa a testa, testa testa (frane, vis-d-vis). -
Fronteggiare, essere, stare dirimpetto.
Diritta. La destra.
DIRITTO
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Diritto. Facoltà morale che ha l'uomo di go-
dere 0 usare una cosa, avendo adempiuto al dovere
corrispettivo. In generale, qualsivoglia legittima fa-
coltà. Anche, ragione che si abbia sopra qualche
cosa 0 contro alcuno; titolo legittimo a conseguire
checchessia ; tassa su checchessia dovuta all'erario
pubblico, in termini legali, il complesso delle leggi
(veggasi a legge) e lo studio di esse, nonché il
complesso di tutte le leggi che, in un dato tempo e
in un paese, regolano tale o tale altra mnteria (di-
ritto civile, penale, ecc.): dritto, giure (in senso
generale, gius, giustizia, giusta legge; ragione,
titolo). Nel suo più ampio significato, il diritto é
inalienàbile e imprescrittibile. Dicesi poi : acquisito,
insquesilOi il diritto acquistato; inconcusso, il diritto
fermo, inoppugnabile, intangibile, slabile, stabilito;
prescrittibile, che soggiace a prescrizione, caduco ;
stretto diritto, diritto pieno, assoluto. - Jure, jus
(lat.), diritto (jus aequum, jus commercii, jus con-
grui, ecc.). veggasi a giure. - Spettanza, diritto,
cosa che spetta (termine della magistratura).
Giurisprudenza, la scienza del diritto.
Diritti di varia natura.
Diritti acquisiti, quelli entrati nel nostro patri-
n;onio, che ne fanno parte, e che non può togliere
colui dal quale li abbiamo avuti. - Diritti assoluti,
innati, primitivi, quelli che risultano immediata-
mente dalla natura dell'uomo, e sono la base e la
condizione per poterne acquistare altri - Diritti
derivati, quelli che non risultano immediatamente
dalla natura, ma il cui acquisto richiede un atto
dell'uomo; e siccome non si acquistano che in certe
circostanze, sono anche detti ipotetici, contingenti o
eventuali. - Diritti civili, il complesso delle regole
che guidano i cittadini nei loro rapporti di pro-
prietà e di sicurezza. - Diritti dell'uomo, quelli pro-
clamati dall'Assemblea Costituente francese, nel 1789,
entrati poi, come primo capitolo, nella Costituzione
del 1791 e rimasti il fondamento del diritto pub-
blico in Francia. - Diritti eventuali, quelli che di-
pendono dagli eventi.
Diritto amministrativo, complesso delle leggi che
riguardano ['anitninistr azione pubblica; il di-
ritto che indica le norme e i modi effettivi di eser-
cizio, rispetto a tutti gli oggetti particolari che en-
trano nei fini pubblici. - Diritto canonico, diritto
ecclesiastico fondato sui canoni della Chiesa, le
Sacre Scritture, i decreti dei vari concila le costi-
tuzioni dei papi, gli usi e le autorità dei fatti av-
venuti. - Diritto civile, quello che regola le rela-
zioni civili, mediante norme ; anche, il diritto romano
contrapposto al canonico, allo statutario, al feudale.
Diritto civile positivo (da! latino jus positiim), di-
ritto stabilito, costituito; anche, insieme delle regole
risultanti dalla volontà del legislatore e dal con-
sentimento tacito di un popolo.
Diritto commerciale, quello che regola i rapporti
in fatto di cose relative all'industria e ai commerci :
fa parte del diritto privato. - Diritto comunale,
quello richiesto dalla esistenza e dallo sviluppo
•ielle condizioni particolari di un Comune. - Di-
ritto comune, quello che vige e si osserva general-
mente, detto cosi per opposizione alle disposizioni
che lo abrogano in certi casi, e che perciò si di-
cono eccezionali. - Diritto connaturale, quello il cui
soggetto è contenuto nella stessa natura umana.
sicché esiste tosto che esiste questa; per cui, sog-
getto di tale diritto sono la vita, le diverse parti
del corpo, le potenze naturali dell'uomo. - Diritte
consuetudinario, stabilito dalla consuetudine. Contr.
di diritto scritto. - Diritto costituzionale, quello che
studia lo Stato nei lineamenti fondamentali della
sua personalità, determina il contenuto e i limiti
del suo potere, nonché gli organi destinati ad eser-
citarlo, e stabilisce i rapporti giuridici fra i citta-
dini e lo Stalo.
Diritto dei neutri, veggasi a guerra. - Diritto
delle genti, lo stesso che diritto internazionale. -
Diritto di associazione: comprende l'insieme delle
condizioni necessarie per l'esercizio di questa fa-
coltà. - Diritto di personalità: comprende l'insieme
delle condizioni dalle quali dipendono la ricono-
scenza 0 il rispetto, la conservazione e lo sviluppo
della personalità sotto tutti i suoi rapporti. - Di-
ritto divino, il potere monarchico per pretesa grazia
di Dio.
Diritto ecclesiastico, lo stesso che diritto canonico.
- Diritto familiare, quello che esige l'organamento
della famiglia e la soddisfazione dei bisogni di
questa. - Diritto giudiziale, collezione di leggi con-
cernenti l'organamento della giustizia e le forme
della procedura. - Diritto individuale, quello di
ogni uomo come uomo. - Diritto internazionale,
complesso di consuetudini comunemente osservate
dai governi civili nei reciproci rapporti, si, dai
governi fra di loro come dai sudditi.
Diritto marittimo, quello riguardante le relazioni
di commercio per via di mare. - Diritto militare,
le regole che stabiliscono i doveri dei militari e
ne puniscono le infrazioni, - Diritto naturale, fa-
coltà, nell'uomo, di operare secondo i propri sen-
timenti naturali ; anche il complesso delle deter-
minazioni che si traggono risalendo alla prima
sorgente del diritto. - Diritto nazionale, veggasi a
nazione.
Diritto penale, o criminale, complesso delle norme
per cui lo Stato, che deve tutelare l'ordine giuri-
dico, reintegra il diritto e nega l'azione perturba-
trice. - Diritto politico, insieme del diritto costitu-
zionale e del diritto amministrativo. - Diritto pri-
vato, complesso di norme dettate a protezione della
libertà e degli interessi individuali, e lasciate
quindi, principalmente, alla cura e al volere delle
persone: comprende il diritto civile e il commer-
ciale. - Diritto pubblico, complesso di norme date
nell'interesse e per i fini dello Stato o della società,
norme che hanno carattere di doveri e di uffici
pubblici superiori all'arbitrio dei privati.
Diritto sociale, diritto positivo e convenzionale
dell'uomo in società, per opposizione al diritto na-
turale. - Diritto umano, da uomo a uomo, indivi-
duale, privato.
Akcora dei diritti di varia natura.
Diritto al lavoro, teoria comunistica, ora socia-
listica, secondo la quale lo Slato o la società deve
procurare lavoro ad ogni operaio, con un orario e
una mercede di determinata misura. - Diritto cam-
biario, complesso dei diritti, scritti e non scritti,
riguardanti la cambiale.
Diritto d'accessione, diritto su quanto produce
una cosa mobile o immobile. - Diritto di anzianità,
il diritto all'avanzamento, alla promozione che
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spetta ai funzionari dopo un certo numero d'anni
di servizio. - Diritto d'asilo, detto ad asilo, ■ Di-
ritto d'autore, quello riconosciuto dalla legge a chi
ha fallo un'invenzione o un'opera qualsiasi. - Di-
ritto del più forte, condizione nella quale, per man-
canza di pubblica tut.'la del diritto, e ascuno deve
farsi ragione da sé, con la propria l'orza e au-
torità.
Diritto di accrescimento faccrescendi jus), il di-
ritto, che si ha, di appropriarsi ciò che, per arie
0 per natura, si aggiunge a terreni, ad opere indu-
striali, ecc. Diritto altresì che compete a coeredi o
collegatari di subentrare nella quota rimasta \a-
cante. - Diritto di cittadinanza, insieme delle pie-
rogative ciie competono agli abitanti di uno Stato
(diritti del cittadino romano, veggasi j cittadino,
pag. 580, seconda colonna). - Diritto di conio, reg-
gasi a moneta. - Diritto di difesa, di rappresa glia,
di sovranità, vegj^^asi a difesa, a rappresaglia, a
sovrano. - Dirilto di emancipazione, quello del
minorenne quando si unisce in matrimonio. -
Diritto di enctesi, diritto di acquistare proprietà sul
terreno di una città non sua, ottenuto per conces-
sione speciale.
Diritto di grazia, diritto, che la costituzione ac-
corda al re, di perdonare tutta o pirte della pena
a un comiannato. - Diritto di nomina, o, semplice-
mente, nòmina, diritto di nominare o proporre chi
possa essere assunto a un benefizio, a un grado,
e simili. - Diritto di personaUtd, complesso dei
requisiti e dei rapporti che rendono persone,
ossia capaci di diritto, gli uomini e i corpi mo-
rali che la legge riconosce atti ad acquistare e
trasmettere diritti. - Diritto di petizione, il diritto
dei cittadini di mandare petizioni alla Camera. -•
Diritto di prelazione, diritto di preferenza, riserbato
ai proprietari o ai primi sottoscrittori.
Diritto di reciprocità, quello che gode lo stra-
niero ammesso ad esercitare i diritti civili nel ter-
ritorio nazionale. - Diritto di sosta, tassa di magaz-
zinaggio che si paga per merci depositate in pub-
blici magazzini.
Dii itio ereditario, detto ad eredità. - Diritto
giudiziario o processuale, quello risultante dalle
norme in cui sono contemplati i mezzi e gli atti
necessari per giungere alla dichiarazione del diritto,
nell'interesse delle parti contendenti (procedura ci-
vile) e alla sua reintegrazione, nell'interesse pub-
blico ('procedura penale). - Dirilto ipotecario, detto
ad ipoteca.
Diritto patrimoniale, quello costituito da ciò che
dicesi, giuridicamente, diritto reale e di obbliga-
zione. ' Diritto positivo, quello che si riferisce alle
norme convenientemente manifestate. - Diritto reale,
quello che ha per immediato oggetto una cosa,
ossia quello il cui contenuto consiste nella potestà,
più 0 meno piena, competente ad una persona sopra
una cosa. •
Altre distinzioni.
Alternativa, trattandosi di benefizi ecclesiastici, è
il diritto che hanno due patroni di goderne vicen-
devolmente. - Autorità, giuridicamente, il diritto
che uno ha di possedere la cosa che ha fatto, o
anche il diritto e il potere di fare una cosa, di
comandare agli altri, di tarsi ubbidire, anche usando
la forza. - Canone, diritto che si paga al padrone.
per affitto, ecc. (\eggasi, anche, ad enfiteusi). ■
Erbatico, diritto di fare erba nelle bandite. - Ga>
bella, diritto che si paga allo Stato, o al Comun*.
per dazio, per dogana.
Giurisdizione, diritto di giudicare (veggasi a grt««.
dice), in una certa sfera di estensione. - Gius pa-
tronato, diritto, ragion^ sui benefizi ecclesiastici. -
Immunità, diritto d'essere esente da certi obblighi.
- Legnatico, diritto di far legna in un bosco altrui.
Prerogativa, diritto eselusivamente attribuito ad
una classe di persone; diritto speciale, al di fuori
della legge comune, ai;cordato a certi corpi dello
Stato - Privativa, prii'itegio, dìrillo di prelazione
0 di preferenza che la legge accorda a certi cre-
diti. - Proprietà, diritto di godere e disporre
delle cose nel modo più assoluto.
Redenzione, detto a enfiteusi. - Regalia, diritto
pel quale il re o lo Slato godono le entrate dei
benefizi vacanti. - Ritenzione, il diritto di tratte-
nere la cosa altrui finché, dal proprietario, non
siano rifuse le spese utili fatte per essa. - Servi'ù,
diritto sopra un possesso, un podere. - Servitù per-
sonali, diritti d'usufrutto, ecc., finché uno vive.
Uso, diritto di adoperare checchessia senza averne
il possesso. - Usa/ratto, diritto di godere da pa-
drone roba altrui. - Ultima ratio (lat,, l'ultimo argo-
mento), d ritto della violen^^a, cioè il diritto della
forza. - Usucapione, antica piroia del diritto ro-
mano, indicante il diritto di possesso su una data
cosa per effetto del lungo uso.
Diritti antichi.
Diritto alemanno o germanico, complesso, nella
prima parte, delle leggi che si succedettero presso
le nazioai alemanne dal secolo V al IX; nella
seconda, delle leggi emanate, posteriormente al se-
colo IX, presso gli Alemanni, d.ti principi e ridotte
poi a forma sistematica: ebbe vigore fino al se-
colo XV. - Diritto antico, quello anteriore al 1789;
nuovo, quello posteriore.
Diritto civile Papiriano, le leggi dei re, raccolte
da Sesto Papirio, sotto Tarquinio il Superbo. - Di-
ritto decemvirale, il testo delle Dodici Tavole com-
pilato dai decemviri romani. - Diritto di albiuaggio,
veggasi ad eredità. - Diritto eliaao, cosi detto dal
libro di Elia Sesto (i Tripartiti) : conteneva il
testo delle leggi delle Dodici Tavole, le interpreta-
zioni di queste e le azioni di legge antiche e nuove.
Diritto feudale, ([aeìlo invalso nell'epoca del feu-
dalismo e inerente al feudo. - Diritto flaviano,
raccolta di legisactiones che il greco i^'lavio pub-
blicò nel 449 di Roma. - Diritto italico, quello che
subentrò al diritto latino, ossia dei Latini e degli
Alleati, negli ultimi tempi della repubblica ro-
mana.
Diritto romano, complesso di norme giuridiche
che ebbero vigore presso i Romani, e fu diverso
nelle diverse età. Si distingue specialmente il di-
rilto antigiustiniuneo dal diritto giustinianeo: que-
st'ultimo sta a fondamento delle legislazioni civili
moderne e vige ancora in alcuni paesi, modificato
dal diritto canonico, dal germanico, ecc. È conte-
nuto nelle Pandette, nel Codice e nelle Novelle.
Prelibazione, o dirilto di coscia, di cunaggio, di
fodero, mostruoso diritto che si arrogavano, nel
medio evo, i feudatari giacendo con le spose dei
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loro vassalli plebei, la prima notte di nialrinionio.
Lat., cunnagium, jus cunni, jus primae noctis; frane,
braconnage.
Atti diversi, ecc., inerenti al diritto.
Astensione, voce d'uso, indicante l'atto di chi non
esercita i diritti politici. - Appartenenza, attenenza,
ciò che è di diritto d'alcuno - Azione confexsoria,
quella che sprve a far valere diritti reali su cosa
altrui. - Azione immobiliare, se si applica per far
valere un diritto su un immobile. - Azione mobi-
liare, se rifUtle un diritto sopra una cosa mobile. -
Azione petitoria, o possessoria, secondochè mira a
difendere la iroprietà o altro diritto r^ale, ovvero
solo a tutelare il possesso. - Azione reale, tutela di
un diritto òhe colpisce una co^a certa e determi-
nata. - Benefizio, veggasi a privilegio e a bene-
fizio ecclesiastico.
Cadiicvd, il decadere da un diritto, specialmente
di eredità, di benefìzi, di possessi. - Canone, in
diritto, prestazione annua obbligatoria. - Capilis
deminnlio, presso i Romani la perdita o la di-
minuzione dei diritti civili. La massima era la
morte civile, ossia la perdita di tutti i diritti ;
la media, perdita della cittadinanza romana; la
minima, perdita dei diritti di famiglia goduti
fino allora (come l'adozione, ecc.). - Cessione, trasla-
zione di un diritto qualunque, specialmente cre-
diti e cose incorporee. Cedente, chi vende il di-
ritto; cessionario, chi lo acquista. - Collisione, urto
di due diritti; contraddizione tra più leggi o tra
più disposizioni di una legge. - Condizióne, fatto
futuro e incerto, dal quale si fa dipendere l'esi-
stenza 0 la cessazione di un diritto: è sospeìisivi o
risolutiva. - Consuetudine, in termini legali, regola
di diritto fondata sopra una lunga usanza. - Devo-
luzione, passaggio del diritto in un'altra persona
{devoluto, il diritto passato ad altri): reversione, ri-
versione. - Giurisdizione, diritto di giudicare, con-
siderato nella sua estensione.
Interdizione (atto giudiziario), privazione dei
diritti e dei beni. - Interstizio, in diritto canonico,
il tempo fra il conseguimento di un ordine sacro e
il passaggio ad un altro. - Investimento, investitura,
conferimento di un diritto [investire, essere investito
d'un diritto). - Morte civile, perdita dei diritti ci-
vili e politici in seguito a condanna. - Offerta, nel
diritto civile, la presentazione fatta ad alcuno di
ciò che gli è dovuto; è necessario che le offerte siano
reali, non soltanto a parole.
Offesa, violazione del diritto altrui. - Opposi-
zione., in diritto canonico, l'ostacolo messo ad una
azione o ad un fatto qualunque. - Ordinazione, in
diritto canonico, l'atto di conferire gli ordini sacri.
Peri'ona/itó, la cai acita astratta di diritti; il com-
plesso dei diritti civdi. - Postulazione, nel diritto
canoi i o, atto di domandare al superiore, avente
il diritto di confermare un'elezione, la grazia di
provvedere della dignità elettiva una persona che,
per qualche difetto di età; ordine o nascita, non
può essere eletta. - Prescrizione, ragione acquistata
per decorso di tempo; mez70 per cui, decorso un
certo tempo, si acquista un diritto o si estinj;ue
un'obbligazione. - Protesta, alto di opposizione
in difesa di qualche diritto.
Recepla senlentia (lat.), norma di diritto univer-
salmente accetta. - Reintegrazione, rinteg razione,
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
ripristinamento d'un diritto (reintegrare, rintegrare).
- Restituzione in tempo, rescritto del principe che
rimette uno in un diritto caduto in prescrizione. -
Retrocessione, atto per cui si cede altrui il diritto
che questi prima ci aveva dato: restituzione. -Ria-
bilitazione, atto pel quale si ripristina una persona
nell'esercizio dei diritti, di cui una sentenza l'aveva
privata (riabilitare, riabilitato). - Rìvendicazinne,
riconquista di un diritto perduto o stato mano-
messo; atto del richiederne il ripristinamento. Veg-
gasi a proprietà.
Sospensione, cessazione temporanea del godi-
mento di un diritto. - Stato (termine legale), il
complesso dei diritti e dei doveri di un cittadino. -
Successione, il passaggio di un diritto da una per-
sona ad un'altra; in senso più ristretto e proprio,
trasmissione dei diritti di un defunto.
Termine perentorio, quello dopo la scadenza del
quale si perde irreparabilmente un diritto (perento)
ad un'azione.
Tradizione, in diritto civile, la immissione di una
data persona nel possesso della cosa dedotta in
contratto. - Trasmissióne, il far passare il diritto
da una persona all'altra, per successione, ecc. -
Usurpazione d'un dìriUo, il toglierlo ingiustamente
ad altri (usurpare, usurpatore). - Violi zione, lesone
di un diritto, di un'obbligazione. - Vita aitile, la
partecipazione ai diritti civili.
Abdicare, rinunziare, far atto di rinunzia, a un
diritto. - Acqui.stare un diritto, venirne in pos-
sesso. - Appartenere, essere di pertinenza, di
diritto. - A!>sicui'are, rendere sicuro, tutelare con
assicurazione. - Attentare, tentar di far itanno
ad altri, ledendone i diritti o altro. - Aver ragione,
essere in diritto di fare o volere una cosa: aver
diritto, aver bianca ragione, vantar giusto titolo. -
Cedere un diritto, rinunziare a favore d'altri. -
Conculcare -xm diritto (figur.), calpestarlo, violarlo,
vilipenderlo: veggasi a violat^e. - Convalidare,
ralforzare, render valido un diritto, dandogli con-
ferma 0 sanzione: ratificare.
Decedere dal diritto, perderlo. - Decorrere, co-
minciare ad avere effetto: di diritti o di obblighi. -
Esercitare un diritto, farlo valere; valersi d'un di-
ritto. - Integrare (integrazione), rendere intero un
diritto, il godimento di un diritto. - Interdire, in-
fliggere l'interdizione.
Ledere (lesióne^, recar danno, offesa ai diritti
altrui. - Metter fuori dal diritto comune, privare dei
diritti riconosciuti a tutti gli altri.
Prescrivere, acquistare dominio o diritto p-^r pre-
scrizione (prescrittivo, atto a prescrivere). - Prote-
stare, fare atto di protesta contro la menoma-
zione di un diritto. - Risalvare, riservare un di-
ritto. - Spettare, essere di diritto, o dovere o giu-
stizia. - Succedere, entrare legalmente nei gradi,
negli onori o nei diritti altrui. - Usare del pro-
prio diritto, valersene.
Persone. — Enti.
Testi, raccolte. — Cose e termini vari.
Avente causa, chi succede ad altri in certi diritti
e in certe azioni, a titolo universale o particolare;
chi partecipa, totalmente o parzialmente, ai diritti
altrui. - Corpo morate, V ente giuridico che, senza
essere persona, è, in certi rapporti di diritto, trat-
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882
DIRITTO
DISACCENTARE
tato come fosse tale. Cosi un'Associazione o un
complesso di beni aventi un determinato scopo o
rappresentati da una speciale amministrazione. -
Enti giuridici, che hanno la capacità di diritto. -
fjtente, che usa un diritto.
Canonista, dottore in ragione canonica ; chi sa e
professa diritto canonico. - Civilista, chi si applica
allo studio del diritto civile e ne tratta le que-
stioni.' - Criminalista, chi studia, insegna, professa
diritto penale : penalista. - Doctor in utroque (lat.^,
dottore nell'uno e nell'altro diritto, cioè nel diritto
civile e nel diritto canonico. - Giureconsulto, giù-
ìisperito, giurisprudente, giurista, legista, chi è dotto
nel giure, nella scienza del diritto, delle leggi:
veggasi a giure. - Glossatore, l'antico commenta-
tore del diritto romano. - Romanista, dotto in di-
ritto romano.
Corpo del diritto, collezione di leggi e diritti. -
Corpus juris canonici^ raccolta di decisioni di con-
cilii e di decreti pontifici fatta alla Gne del medio
evo. - Decretali, decisioni dei papi su qualche que-
stione 0 controversia di diritto ecclesiastico. -
Fonti del diritto, le leggi con le loro collezioni di
testi. - Glossa ordinaria, il complesso delle anno-
tazioni raccolte e ordinate da Accursio, a guisa di
commento perpetuo al Corpus juris. - Novelle, ul-
tima parte del diritto romano, collezione delle nove
Costituzioni dell'imperatore Giustiniano. - Pan-
dette, o Digesto, la più importante di tali Costitu-
zioni ; tutto il diritto romano.
Responsi, le consultazioni dei giureconsulti ro-
mani in argomenti di diritto. - Testo canonico, le
decretali.
A buon diritto, di giusta, di santa ragione. - Ba-
nale, nel diritto feudale, la cosa che il signore con-
cedeva in uso a) vassallo, in compenso di presta-
zioni da Ini fatte. - In utroque iure, nel diritto co-
mune e nel diritto canonico od ecclesiastico. - Per
alluvione, per avulsione, mezzi coi quali si può ac-
quistare il diritto d'accessione sugii immobili.
Diritto (dritto). Che non piega, non torce; che
procede per linea retta, va diretto: lineato, messo
in riga, retto, rettilineo, tirato a filo di piombo, a filo,
per filo di sinopia, a rettifilo. - Alzato, eretto, rizzato,
ritto. - Accorto, astuto (veggasi ad astuzia), sa-
gace, - Destro, contr. di monco, di sinistro. -
Sostantiv., la parte diritta, la destra. - La faccia
principale e più bella di certe cose, come una me-
daglia, un tessuto, in contrasto all' altra, detta
rovescio : dritto, parte esteriore, parte ritta. -
Avverbialm., dirittamente, direttamente, in modo
diretto. Contr. di diritto, «torto, torto.
Dirizzamento, drizzamento, il dirizzare, o driz-
zare : addirizzamento, addirizzo ; raddirizzamento,
raddrizzamento. - Dirittura, dritlura, qualità di ciò
che é diritto, dritto : dirittezza, rettitudine. - Diriz-
zare, drizzare, fare, rendere diritto, dritto: addiriz-
zare, addrizzare, raddirizzare, raddrizzare, rettifi-
care le linee cun-e, ridrizzare, rizzare, - Ridriz-
zare, ripete e rafforza dirizzare. - Dirizzatura,
drizzatura, la scriminatura dei capelli.
Difilato (andare, venire), diritto senza fermarsi o
distrarsi. - Diritto, dritto come un fuso, dritto della
p«r»ona, - Impettito, chi si tiene diritto della
persona, col petto in fuori. - Orizzontale, parallelo
al piano dell orizzonte. - Perpendicolare, che
non pende da alcuna parte. - Verticale, perpen-
dicolare all'orizzonte.
Dirizzatolo, strumento per dirizzare o raddriz-
zare baionette, canne di ferro, cilindri ottura-
tori, ecc.
Dirittura. Diritto, andamento di checchessia. -
Bontà, giustizia, rettitudine.
Dirizzare» drizzare {dirizzata, drizzato). Far
diritto (dritto).
Dirizzatolo. Veggasi a diritto (dritto) e a^
scriminatura.
Dirizzatura. La scriminatura.
Dirizzóne. Detto a sconsideratezza e ad
ostinazione.
Diroccare (diroccamento, diroccato). Abbattere,
dem,olire, rovinare, mettere in rovina. Dicesi
<li muro, di fortificazione, di fortezza, ecc.
Dirocciare (dirocciamento, dirocciato). Diffon-
dersi cadendo da roccia.
Dirómpere (dirompimento, dirotto). Lo schiac-
ciare e Ip stirare i corpi rigidi per renderli molli:
maciullare, togliere la durezza o la tensione
delia cosa, rendendola arrendevole.
Dirómpersi (dirompimento, dirotto). Sbattersi,
agitarsi dell'acqua. - Dirompersi a checchessia, as-
suefarvisi, farvi )' abitudine. - Dirotta, 1 allonta-
narsi dalla via assegnata nella navigazione. -
Dirotto, di pioggia che cade in copia.
Dirottamente. Veggasi a pioggia.
Dirotto. Di pioggia, che cade in copia. -
Smoderato, non moderato.
Dirozzare (dirozzamento, dirozzato). Il digros-
sare - Togliere la rozzezza, rendere meno rozzo»
Figur., cominciare ad ammaestrare. - Dirozza-
mento, atto ed effetto del dirozzare.
Dirugginare, dirugginire (dirugginato, di-
rugginito, dirugginio). Togliere la ruggine, -
Polire.
Dirugginìo. Il rumore dei ferri e dei denti,
quando si dirugginano.
Dirupare (dirupamento, dirupo). Gettare o pre-
cipitare da rupe. - Scendere con impeto da rupe.
- Scoscendersi, franare (veggasi a frana)
Dirupato. Pieno di dirupi : veggasi a di-
rupo.
Dirapo. Precipizio di rupe: abisso, anfratto,
borro, botro, burrone; dirupinata, dirupata, diru*
pato; forra, greppo; rove, rovina, rovinio, rompi-
collo; sassosa, scoscendimento, scoscio, trabocco;
voràgine, voràgo. - Botro, dirupo chiuso e acquoso.
- Greppo, luogo dirupato, scosceso. - Precipizio,
luogo dirupato, rovina. • Scrimolo, orlo d' un bur-
rone, d'un precipizio.
Dirupato, fatto a dirupo, pieno di dirupi : aspro,
caprese (luogo da capre); dirottissimo, dirotto, di-
rovinato, dirupinato, discosceso ; luogo da camosci;
malagevole; precipitevole, precipitoso, prerutto;
roccioso, ronchioso, rotto, rupinoso, ruinoso ; scheg-
gialo, scoglioso, scosceso, stagliato, straripato ; ta-
gliato, trarupato
Dirato. Rovinato, in rovina.
Disabbellire (disabbellito) Prendere, togliere
il bello; disornare, togliere V ornaìnento.
Disabitare (disabitato). Non abitare; diser-
tare, lasciar deserto; spopolare, fasciare senza
jìopolazione.
Disabituare^ disabituarsi (disabituato). Far
perdere o perdere ['abitudine; svezzare, disav-
vezzare.
Dlsaccare (disaccato). Togliere, trarre da
sacco.
Disaccentare (disaccentato). Privare dell'ac-
cento.
DTSACCENTRARE — D1SARM0NIA
883
Disaccentrare (disacr entrato). Decentrare, dis-
ceiifrare,' cavar dal centro.
Disacciaiare {óimcnniató). Trasformare l'ac-
eiaio in ferro dolce, Ipvandnj;li jl carl)onio.
Disaccóncio. Non acconcio, dismìafto.
Disaccordare (disurcirrdato). Togliere V ac-
cordo 0 la concordia. - i'issonare, scordare.
Disaccòrdo. Il non andare d'accordo: il non
essere in concordia; l'essere in discordia; il
dissentire, diasenso. ■ Sconvenienza dei toni e del
ccinrito.
Disadattàgfgrine. Qualità dell' essere disa-
datto. - Anche, malagrazia, sgraziatàggine: reggasi
a grazia.
Disadatto dixndatàggine. Non atto, non adatto,
che non si può adattare o non può a da' tar. si:
disacconcio, disconcio; disconfacevole, disconforme,
disconvenevole, disconveniente; inadatto, inatto,
inetto; nial confacentc; non conveniente; sco?i-
Veiiiente: incomodo. - Esigere disadatto: aver fatto
il suo tempo ; fare ai calci ; non essere terra,
terreno da...; non stare né a via, né a verso.
Disadornare {disadornato). Privare dell'orna-
meuto.
DisafTórno. Privo di ornamento.
DisafiFannare {disaffannato). Togliere l'af-
fanno.
Disaffezionare, disaffezionarsi {disaffezio-
nato). Determinare, sentire disaffezione.
Disaffezióne. Mancanza di affezione, di «/"-
jfe^^o : disamore, disamorevolezza; distaccamento,
distacco; raffreddamento, nlassazione dell' affetto ;
rilassamento; tiepidezza, tiepidità. - Disaffezionare
(disaffezionato), levare, far perdere l'affezione, to-
f Merla dal cuore d'alcuno in confronto d'altri: al-
ontanare, disamorare, rendere alieno, staccare. -
Disaffezionarsi, perdere l'affezione ad alcuno, ces-
sare di volergli bene, di nutrire affetto per lui ;
addormentarsi l'affetto, deporre l'affezione, disinna-
morarsi; lasciare il ferxore, intiepidire, disviarsi
il cuore ; levare l'animo ; raffreddarsi, rattiepidire,
rialtiepidirsi.
Disag'évole. Malagevole, difficile, incomodo.
Dis igevolezza. L'essere disagevole.
Dis isrevolniente. In modo disagevole.
Di8 n-'grradaro, disaggradire (disaggradè-
vole. d.<ng<iradilo) Non essere, non avere a grado;
di<! iirere.
Disas-gradevole. Che spiace, spiacevole.
DisaL'greg-are, dlsaergresrarsi {dìsagiirega-
menlo, disaygregalo, disaggregazione). Determinare,
suhire disairgregazione, distiiungimento, separa-
zione. • Dissjiungere, dividere.
Disagrgrnatflianza, disasrg'uag'lio. Disu-
guaglianza ; il non essere egiiole.
Disafrgruafrllare {disanguagliato). Rendere di-
suL'iiale, non eguale.
Di'^agiare {disai,iato). Incomodare, dare inco-
modo. - Stare a disagio, con incomodo.
Disàgio. Mancanza di agio; scomodo, inco-
modo. ■ Mancanza, privazione di cose necessarie.
- Stato nel quale ci si trova spiacevolmente. - Es-
sere vn pesce fuor d'acqua, trovarsi a disagio. Nello
ste>;so senso : non essere su un letto di rose.
Disagi osamente. In modo disagioso, inco-
rno lo.
Disagioso. Pieno di disagio; molto inco-
modo.
Disaiutare {disaiutato). Portare incoìnodo e
impedimento.
Disa'uito. Imbarazzo, impedimento.
Disalberare {disalberalo). Sguernire d'alberi
una nave.
Disalberato. Di terreno senza alberi, senza
piante; spazio nudo di boschi.
Disamare {disamàbile, disamato). Cessare di
amare; avere disaffezione.
Disameno {disameniid). Non ameno. - Anche,
spi/icevole.
Disàmina. Atto del disaminare: c«a»we, esame
giiiiliziario.
Disaminare {disaminato). Far l'esame.
Disamorare {disamoralo) Spegnere in alcuno
l'amore a checchessia. - Alienare l'affeziona.
Disamóre. Mancanza o cessazione d^ amore f
disaffezióne.
Disamorévole. Senza am,orevolezza, senza
benevolenza.
D ! samorevolezza. L'essere disamorevole ; contr.
di amorevolezza.
Disanimare {disanimato). Scoraggiare, togliere
il coraggio.
Dlsannolare {disannoiato). Cavare, cavarsi la
noia.
Disapparecchiare {disapparecchiato). Veggasi
a mensa.
Disappassionato (disappassionatezza). Senza
pas.sione.
Disappetenza. Mancanza di appetito: ano-
res><ia ; inappetenza.
Disapplicare (disapplicalo). Rimovere l'appli-
cazione, {'attenzione, lo studio, da checchessia.
- Togliere dal lavoro.
Disapplicato. Disattento, senza attenzione.
• Disoccupalo, senza lavoro.
Disapplicazióne. Mancanza di applicazione,
di attenzione, di stadio.
Disapprèndere (disappreso). Disimparare, di-
m<'nlicare le cose imparate Cveggasi a imparare).
Disapprovare, disapprovazióne {disappro-
vato). Contrario di apttrovare, approvazione.
- Anche, biasimare, esprimere biasimo (in senso
di riprovazione). • Farsi tirar le mde dietro, fnrsi
deridere, tischiare. - Fare le boccacce, per disgusto
0 per disapprovazione. - Immischiare, modo, segno
popolare di disapprovazione. - Sconfessare : si usa
dire per non riconoscere, dividere la propria re-
sponsabilità da quella di altri, non dichiararsi so-
lidale, ecc. E' voce foggiata sul désavouer francese.
- Tirarsi addosso la critica, le antiche, farsi di-
sapprovare.
baiata, fischi, rumori con la bocca, per disap-
provazione clamorosa.
Disappunto. Avvenimento che disturba; con-
tratteiìijìo.
Disarginare (disarginato) Privar dell' d»»-
gine ; levare l'argine o gli argini.
Disarmare fdisarmnmento. disarmato, disarmo)»
Privare delle armi, dell'arme (in duello); spo-
gliare deW armatura. Licenziare Vesercito; met-
tere uno Stato sul piede di pace.- Tórre gli attrezzi
e gli arredi necessari ad una nave, levare i so-
stesni di un jìonte di fabbrica, di una vòlta ecc.
- Francesismo d'uso per pl.tcare, calmare, rabbo-
nire, vincere. - Disainia'e una fortezza, una ritta,
sguarnirla delle armi atte alla difesa e all'offesa. -
Disuimiinienla, l'atto e l'effetto del disarmare e lo
stato (Iella cosa disarmata. - Disarmo, atto ed effetto
del disarmare.
Disannonia (disarmonizzato, disarmonico J^
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DISARMONICO — DISCATENARE
Mancanza di armonia: anarmonia, cacofonia, dis-
sonanza. - Disarnioiiia funzionale, disturbo che so-
prags-'iunge nelle funzionalità di apparecchi organici
non tesi, in seguito ad alterazioni di un altro ap-
parecchio che abbia coi precedenti un certo legame
anatomico e fisiologico. - Disarmonico, senza ar-
monia: discordante, dissonante, inarmonico.
Disarmònico, disarmonizzato. Contrario di
armonico, ecc.: veggasi ad armonia.
Disarmonizzare f disarmonizzato). Non corri-
spondere di forma, di colore e simili; non stare
bene insieme: discordare, disconvenire; nell'uso,
stonare.
Disarticolare (disarticolazione, disarticolato).
Se, arare un osso dall'altro, tagliando nn artico-
lazione 0 alcune articolazioni. - Disarticolarsi,
uscire dagli articoli o giunture (veggasi a lussa-
zione). - Non articolare la jtarola.
Disascóndere { disascoso J. Non nascondere:
palesare.
Disassimilazióne. Processo contrario all'assi-
miiazione, mediante il quale una specie di com-
posto, che è parte integrante della sostanza dell'or-
ganismo, se ne separa. - Sdoppiamento chimico.
Disassuefare, disassuefarsi (disassuefatto).
Far perdere, perdere l'abitudine.
Disastrare (diuntrato). Arrecare disastro.
Disastro (disastroso). Grave disgrazia, im-
provviso e grande danno, che, per lo più, colpisce
e affligge molta gente: calamità, cataclisma, ca-
tastrote; esizio, flagello, iattura, infortunio; patatrac;
rovina; sconquasso, sfortunio, sinistro, spavento,
sperpetuo, terribilio; fìgur., bufera, procella, sata-
nasso, tragedia. Anche, incomodità, incomodo
grande. - Disastrare, accagionare, arrecare, procu-
rare, produrre disastro. - Disastrosamente, con un
disastro, disgraziatamente, in modo disastroso, tra-
gicamente. - Disastroso, calamitoso, rovinoso; che
ha in sé disastro, rovina.
Crack (ingl.; frane, crac, ted., fcrac/i), voce d'uso
per crollo, tracollo bancario, finanziario, crisi. -
Disastri colposi, l'incendio, le esplosioni, le inon-
dazioni, le sommersioni, i naufragi, le rovine, av-
venuti per colpa di trascuratezza, non già per de-
litto, nel qual caso sono criminosi o delittuosi. -
Esfere alla vigilia della festa, vicini a un disastro.
Disattento. Non attento, in disattenzione.
Disattenzióne. Mancanza o insufficien/a di
attenzióne; momentanea alienazione di mente;
disapplicazione, disavvertenza, distrazione, inat-
tenzione, inavvertenza, negligenza, sbada-
taggine. - Disattento, che non sta attento, che si
trova in un momento di disattenzione: disapplicato,
distratto, inattento, spensierato, trascurato, sviato.
- Inavvertito, non avvertito, sfuggito all'attenzione.
- Sbadato, disattento per abitudine (veggasi a sba-
dataggine). - Fare il formi, di chi finge di essere
sbadato, disattento.
Disattrazzare (disattr azzato). Il levare via gii
attrazzi magt;iori d'una nave.
Disattrezzare (disattrezzato). Il levar via gli
attrezzi minori di una nave.
Disautorare (disautorato). Togliere, in tutto o
in parte, autorità, estimazione, credito: disau-
torizzare, esautorare. Figur., tajjliar le unghie.
Disavanzo. Scapito, perdita, riferito bene
spesso alle risultanze di un bilancio: ammanco,
debitOf deficit, dissej^fo, eccedenza passiva, pas-
sivo.
DlsaTvantaggiare (disavvantaggiato). Perdere
il vantaggio.
Disavvedutamente. Senza avvedutezza, inav-
vertitamente.
Disavvedutezza (disavvedimento, disavveduto).
Mancanza di accortezza, di avvedutezza, di sa-
gacia.
Disavvenente. Non avvenente, non bello.
Disavvenenza (disavvinentezza ; disavvenente).
Bruttezza; qualità e condizione di ciò che è bratto.
Disavventura (disavventurato, disavventuroso).
Sventura, disgrazia.
Disavvertenza. Lo stesso che disattenzione
e inavi^ertenza.
Disawezzare, dlsawezzai'si('/«.'?rtrue33ato,
disavvezzo). Far perdere, perdere nn' abitudine,
l'abitudine: disabituare, disassuefarsi, disvezzare,
divezzare, far perdere \ usanza; levare l'abilu-
dine; sdivezzare; togliere d vezzo. - Disawezzarsi,
disabituarsi, disvezzarsi, divezzarsi, svezzarsi, ecc.;
disfarsi delle vecchie abitudini; sdarsi.
Disbandare {disbandato). Termine marinesco:
sollevare la nave troppo inclinata alla banda.
Disbarazzare (disbarazzato). Togliere V im-
barazzo; togliere d'imbarazzo.
Disbarcare {disbarcato). Scaricare, togliere
dalla barca; sbarcare, scendere dalla barca.
Dlsbassare {disbassato). Dibassare, sbassare,
rendere più basso.
Disbendare {disbendato). Togliere la benda,
le bende, la fascia, le fasce: sbendare.
Disbórso (essere, stare in). Dover riavere il
denaro sborsato.
Disboscare (disboscamento, disboscato). Disbo-
scare, diradare il bosco.
Disbramare (disbramato). Levare la brama;
togliere, appagare un desiderio.
Disbranare (disbranato). Fare in brani, sbra-
nare.
Disbrancare (disbrancalo). Veggasi a separa-
zione.
Disbrigare, disbrigarsi (disbrigato, disbrigo).
Trarre, trarsi di briga, d'imbarazzo, di impaccio.
- Risolvere, sbrigare un affare, una quistio-
ne e simili.
Disbrigo. Detto a sbrigare.
Disbrogliare (disbrogliato) Sbrogliare, sciogliere
d'imbroglio, l'imbroglio. - Disbrogliarsi, cavarsi
da un imbroglio.
Discacciare (discacciato). Cacciare, mandar
via, scacciare.
Discagliare (discagliato). Rimettere a galla una
nare incagliata. Discagliarsi, uscire dalle secche.
Discanto (lai.). Lo stesso che cantante so-
prano.
Discapitare (discapitato). Scapitare, avere
danno, perdita di denaro, ecc.
Discàpito. Scàpito, danno, perdita.
Discarcare (discarcato, discarco). Poet., per
scaricare.
Discarcerare {discarcerato). Levare di carcere,
di prigione.
Discaricare, discàrico (discaricato) Togliere
il carico (veggasi anche a scaricare).
Discàrico. Neologismo legale e commerciale,
per giustificazione (dì chi adempie un obbligo):
scarico, sgravio di responsabilità.
Discaro. Che non è a grailo: sjnacevole.
Discatenare (discatenato). Sciogliere, togliere
la catena: scatenare.
DISCONOSCERE
885
Dlscato. La deviazione violenta di una nave
in viaggio, per obliquità di vento laterale.
Discendentale. Di linea che discende.
Discendente, discendenza. Vengasi a fa-
miglia, a generazione, a posteri, a fitirpe.
Discendere (disceso). Lo scendere e il far
scendere: calare, - Percorrere discendendo: di luO|jo
in pendio. - Derivare, trarre origine.
Dlscendimento. vSceso, lo scendere.
Discente. Disi-epolo. scolaro.
Discentramento. Neologismo politico: veggasi
a centro.
Disccntrare {discentralo). Cavar dal centro;
operare il discentramento ; decentrare.
Discépolo {discésola, discepolato). Lo scolaro^
il seguace. - Particolarm., ciascuno dei seguaci di
Cristo.
Dlscèrnere, discernimento (disreniibile, di-
sceinuto). Scernere, distintamente conoscere e ot-
tiniaiiiente vedere.
Discernimento. Oculatezza, criterio,
Discervellaro. discervellarsl (disrervellato).
Stillarsi 0 perdere il cervello; ailaticare troppo la
mente: scervellarsi; lambiccarsi il cervello.
Discesa. L'atto óe]\o scendere: china, j^endio^
scesa; tratto inclinato d'una strada, ecc. - La li-
bera caduta di un corpo in virtù del solo suo peso.
- L'abbassamento deW ernia, àtìVutero, ecc. - Lo
sbarco di truppe in un paese nemico per saccheg-
giarlo 0 conquistarlo.
Discettazióne (lat ), Disputa, discussione.
Dischiiodare {disc ìt iodato). Schiodare, toglierei
chiodi, il chiodo (veggasi anche a scliiodare).
D!8clilomare«(rfisc/(tonja<o). Svellere la chioma,
spogliare dei capelli.
D/SCliludere (dischiuso). Schiudere, aprire.
Disci forme. Che ha forma di disco.
Dlscing-ere (discinto). Sciogliere i cinti, la veste,
levarsi dalia cintola e simili: discignere, scignere,
scingere, sciògliere. Anche, slegare. ■ Discingersi,
sciogliersi.
Disciògfllere, disciòg-liersl (disciollo). Di-
sciórre, sciògliere; disciòrsi, sciogliersi.
Disciog-limeiéto. Il disciogliere e il discio-
gliersi : veggasi a sciògliere.
Disciplina (disciplinàbile, disciplinare, discipli-
natezza, disciplinato). Complesso delle regole in forza
delle quali si provvede all'ordine, nella milizia e
in altri corpi Conlr., indiscijMnn. -Modo, regola
deWinsegnare. - Regola o legge stabilita per
qualche line. - Sistema ordinato di scienza. -
Pena comune in un convento, ecc. - Disciplina
ecclesiastica, veggasi ad ecclesiastico. - Disci-
plina militare, detto a nùlitare. - Disciplina sco-
lastica, detto a scuola. - La disciplina é di feno,
dura, ferma, rigorosa, severa, oppure debole, molle,
rilassala, ecc.
Disciplinabile, che può essere assoggettato alla di-
sciplina. Contr., indisciplinabile. - Disciplinare (ag-
geli.), che appartiene alla disciplina. Verbo, mettere,
assoggettare alla disciplina: addisciplinare. - Disci-
plinarmente, secondo la disciplina, in modo disci-
plinare. - Disciplinatamente, secondo le regole della
disciplina. - Disciplinatezza, l'abito dell'osservare la
disciplina, deWobbedire; l'essere disciplinato; sa-
bordi natezza. Contr., indisciplinatezza - Disci-
plinato, che osserx a. lì disciplina; obbediente, subor-
dina to. Conlr., indisciplinato, insubordinato.
Compagnia di disciplina, veggasi a milizia. -
Governo disciplinare, veggasi a gover^io. - Insu-
bordinazione, il fatto e l'azione del commettere vie
di fatto, insulti e minacce contro il superiore in
grado 0 nel comando. - Osservanza, l'eseguire gli
ordini dei superiori e le regole di disciplina. -Pu-
nizione disciplinare, quella che si infligge per in-
frazione alle regole disci|)linari, s^^nza forma di giu-
dizio, (^osi, nella milizia, gli arresti, la prigione
semplice, la prigione di rigore, ecc. - Consiglio di
disciplina, veg.'asi a Consiglio. - Sala di disci-
plina, nel'e casiiiie, la priuioiie dei sottufficiali, -
- Suburdinniuinto, il subordinare, il far osservare la
disciplina.
Disciplina, Veggasi a penitenza
Disciplinàbile, disciplinare, disciplina-
to. Veggasi a disciplina.
Disco. Corpo rotondo, con due superficie piane
equ distanti in ogni loro punto: girella, girello; lu-
str no Cvei'gasi Asaltim^banco); razzolo, ruzzolino,
- l'arte della foglia. - Piastrone di macchina.
- Piastrella circolare di metallo usata dalla milizia
per fregio di stelle da ca|)[iello, chepi o coihacco. -
Lamella per la cura d'alcune malattie dell'ocf/iio.
- La sfera visibile di un pianeta. - Specie d'o-
rologio degli antichi Homani. - Ornamento metal-
lico che gli antichi legionari romani inchiodavano
in cima all'asta dell'aquila o del signum - bjtru-
monfo del discobolo (vengasi a ginnasta).
Disciforme, a forma di disco. - Discoide, simile a
dis 0.
Dischi coniugali, due dischi metallici, ciascuno
sorretto da un piedistallo o munito di un elettro-
metro a quadrante o a palline: si adoperano nelle
esperienze di elettricità statica. - Di-chi olivi, veg-
gasi ad ottica (istrumenti). - Disco elettrico, sistema
di segnalazione in ferrovia. Così anche il disco
girante. - Disco oftalmico, sorta di collirio gela-
tinoso.
Discobolo. Detto a ginnasta,
Dlscollegare {discollegato). Scollegare, disunire,
separare.
Discolo. Il fanciullo scapestrato. - Dis' alato,
provvedimento di polizia, pel quale i discoli (va-
gabondi, disturbatori dell'ordine pubblico) venivano
incorporati nella milizia.
Discolorare, discolorire f discoloramento, di-
scolo) imento ; discolorato, discolorilo). Perdere o far
perdere il colore, in tutto o in parte: scolorare,
scolorire. - Impallidire, divenir pallido.
Discólpa. Dimostrazione di non essere in colpo :
discàrico, giustificazione.
Discolpare, discolparsi {discolpamento, di-
scolpato). Fare discolpa, dare giustificazione;
sca.'ionare la colpa, scagionarsene. - Discotpa-
meii',0 il discolparsi.
Discompajinare (discompagnato). Rompere la
compagnia, il paio: .separare, spaiare.
Disconipostezza {discomposto). Contrario di
cotnposfezza, che é la grazia del contegno.
Disconfe sare {disconfessato, disco nfessio ne).
Ritrattare, far ritrattazione. - Rifiutarsi a con-
fessare.
Dìsconfortare (disconfortato). Togliere il coti-
forto; addolorare, ari ecar dolore; togliere o me*
nomare il coraggio.
Disconfòrto. Sconforto, dolore; scoraggia-
mento.
Disconoscente. Ingrato, che usa ingratitu-
dine.
Disconoscenza. Sconoscenza, ingratitudine.
Disconóscere (disconoscente, disconosciuto). Mo-
886
DISCONTENTARE DISCORHERE
Strare di non conoscere, o di avere dimenticato.
- Essere ingrato, mostrare ingrofitudiite.
Dlscontentare, discontento. Veggasi a con-
tento, pag. (397, seconda colonna.
Discontinuare {discontinnato, discontinuo), Non
continuare: perdere la continuità. - Interrom-
pere.
D ì sconvenévole, scon venevol e, sconveniente.
Disconvenevolezza, disconvenienza. Scon-
venevolezza, sconvenienza. - Il non essere con-
venien te.
Disconvenire (disconvenuto). Non convenire, non
essere conveniente, ma^ sconveniente.
Discoprire {discoprimento, discoperto). Lo stesso
che scoprire.
Discoraffgiare, discoragrgriarsi {discorag-
giato). Togliere, perdere il coraggio.
Discordanza. Qualità e condizione di cosa che
non sia d'accordo con un'altra: ditlormità, disar-
monia (mancanza di armonia); discompagna-
tura, scompagoatura. - Termine di musica e di
pi f tur a.
D .scordare (discordato). Non essere d'accordo;
essere in discordia, in contraddizione. - Dis-
sentire, essere in dissenso, n m essere dello stesso
sentimento, della stessa opinione. - Far disso-
nanza, stonare.
Discòrde. Che non è in concordia (di per-
sona 0 comunione di cose), ma in discordia.
Discordemente. In modo discorde, in di-
scordia.
Di scordévole. Litigioso, amante di discordia,
o facile alla discordia.
Discòrdia. Dissenzione, d'anirno o di opi-
nione (dissetiso); contesa, lite; contraddizione,
contrarietà, contrasto di voleri e di intenti; l'es-
sere discordi ostinatamente e spesso, non senza
inimicizia e cattive conseguenze: conquasso, discol-
leganza, disconcordia (v. a.), discordanza, discre-
panza, disparere, dissapore, dissentimento, dissidio,
dissonanza, disunione divergenza, divisione; fuoco,
guerra; incoerenza; inconciliabilità; pentimento,
resia (v. a.), ripudio, rompimento, rottura, scis-
sura, scissione, sconcordanza, sconcordia, screzio;
zizzania. - Discordia (gr., Eris), divinità malelica,
sorella o compagna di Morte o di Bellona, alla quale
si attribuivano le guerre e, anche, i dissidi delle
famiglie Si rappresentava con chioma irta di ser-
penti, annodata con bende sanguinose. - Pomo della
discordia, il famoso pomo di Paride: si ripete a
proposito di causa di discordia. - La discordia è
nel campo di Agrunante, locuzione ironica, derivata
dall'Ariosto (Orlando Furioso, canto XIV): si usa
tuttora per indicare che la discordia è nel campo
nemico, specialrhente in materia politica.
Discordia civile, agitazione nelle file del popolo
quando un partito politico è alle prese con un
altro: agitazione, contesa intestina, guerra civile,
lotta di classe. - Dissapore, screzio fra persone ami-
che; breve e leggiero contrasto: amarume, differenza,
disaccordo, disjfettOf dissenso, freddezza (voce
d'uso), grossezza, lite, nuvola, rottura, screzio. - In-
compatibilità, qualità e relazione delle cose che non
f tossono stare insieme. - Malumore, lieve discordia
ra persone. - Rottura, discordia e principio di ini-
micizia fra due parti strette da patti comuni. -
- Scisma^ discordia religiosa. - Screzio, disaccordo
che rompe l'amicizia. - Secessione, separazione per
discordia.
Discorde, aggiunto di persona o di più cose in-
sieme tra le quali è discordia; chi ha intenti di-
versi da quelli ilei compa;:ni: differente, discoriiante,
d ss oziente, dissid nte, disuniti, diviso; inaccor-
dab le, incompatible, incunciliabile; incoeiente;
partito, rotto di parte; sconcorde, scordante, scor-
devole, scucito, sdrucito.
Essere o diventar discorde, entrare in discor-
dia, ecc.: alienarsi l'animo, la volontà; calere, en-
trare, venire in discordia; disgustarsi, guastifsi;
d sunirsi, dividersi; inimicare, inimicarsi (veggasi a
nemico); partirsi; separarsi; rompere la buona ar-
monia; essere acreso zolfo tra persone; essere alla
piaggio, alle peggiori del sacco; essere come cani e
gitti, come il diavolo e l' acquasanta; essere due
volpi in un sacco; essere in lotta, in rotti; essere
la compa>;nia dd ponte a Rifredi; stare come capre
e coltellacci. - Essere o fare come i ladri di Pisa:
di persone che ora leticano, ora sono pane e c^cio,
e alle cui discordie non c'è da credere molto. -
Leticare, litigare, di cose che stanno male insieme,
contradditorie. - Non avere sangue con uno, essere
discorde, non intendersi.
Mettere disi ordia. — Guastare, rescindere, rom-
pere; turbare, violare la concordia, la buona ar-
monia; disgustare, inimicare, render nemico. Ag-
giunger legna al fuoco; accendere, determinare una
discordia che fois; si può risparmiare; anche, ag-
gravarla. Contr., attenuare, sopire, spegnere. - Cercar
di mettere male, di mettere disunione, discordia -
Fomentare, rinfocolare, suscitare discordie, provo-
carle, tenerle vive: istigare - Mettere dei cattivi
umori in famiglia, cieare discordie, discussioni,
malumori. Nello stesso senso, mettere zeppe, mettere
i cani in casa, seminare zizzania. - Meter male,
cercar di mettere discordia fra due o più persone:
abbaruffare, accrescere fuoco a fuoco, aizzire; com-
metter male, cucire a refe doppio; dare a due ta-
vole insieme; fare il mettimale, giugnere legna al
fuoco; imbiancare due muri con uno stesso albe-
rello; inzigare; mettere, portar fuoco; mettere scan-
dali, screzi, zeppe ; piantar susurri, porre discordia ;
rabbaruffare, rapportar male, rinvesciare; seminare
scandali, seminare zizzania, sobillare, soffiare nel
bossolo, soprasseminare, stare sulle due selle, su-
scitare dissidi; tenere il piede in due staffe; uc-
cellare.
Sorgere discordia, — Andare alla rotta, andare
sottosopra, entrare il diavolo, entrare il ruzzo, ini-
micarsi, parteggiare, scomunicarsi; setteggiare, sor-
gere discordia fra persone.
Chi mette discordia. - - Commettimale, mettimale,
mettiscandali, chi si compiace di creare discordie:
attizzino, bietta, buttafuoco ; mala bietta, mala zeppa,
malo consigliere, malo rapportatore; mosca canina;
partitore, pizzaguerre, portanuvole; rinvesc ardo;
riportanovelle; sconnettitore ; serainitnre, spargitore
di zizzania; sobillóne, sobillatore, solfietto, subilla-
tore, subornatore, susurrone, svegliaguerre; teco-
meco; zufulatore.
Tra me e te siamo parenti: non volendo accor-
darsi con uno. - Tre fratelli, tre castelli: a signifi-
care che è rara la concordia tra fratelli; anche,
riferito a persone in discordia tra loro. E con si-
gnificato più grave: Ire fratelli, tre castelli, tre coltelli.
Discorrere (discorsivo, discorso). Parlare, far cow-
versazione ; conferire, aver conferimento con per-
sona; confabulare; stare a colloquio, a discorso:
conversare, confabulare, parlare con aitri. Nel-
l'uso, anche trattare. - Cercare intorno, correre
qua e là. - Avere il cei vello nella lingua, discorrer*
DISCORSA
DISCO «SO
887
'molto senza riflettere. - Cavar sempre le parole
di bocca, di chi ha il vizio d'interrompere coloro
che discorrono. - Essere in ragionamenti con qual-
cuno, ìli un discorso, discorrendo. - Non connettere,
discorrere male e disordinatamente. - Raziocinare,
discorrere per via di raziocinio. - Ridiscorreie, ri-
pete discorrere ; anche, discorrere in altro mo-
mento (ridiscorreremo di quella faccenda). - Star
bene a chiacchiera, di chi discorre volontieri. - Te-
nere a chiacchiere, a bada, intrattenere, discorrendo.
» Trottaìe con uno, discorrerci, bazzicare.
Discorsivo, dotato della facoltà di discorrere. -
Discorsivamente, in modo discorsivo.
Capannello, gruppo di persone che stanno a di-
scorrere: cròcchio. - Lupus in /aòu/a, antico pro-
verbio latino, usato quando sopraggiunge la persona
della quale si parla. - Pour parler (frane), ablìoc-
camento, conferenza, preliminari accordi, tratta-
tive. - Una parola lira l altra: discorrendo si
passa il tempo; anche, da piccole ingiurie si viene
alle grosse.
Discórsa (idiot. neol.). Cosa sciocca, chiacchiera
vuota; lunj;o e vano discorso, pappolata; favola.
Discorsivamente, discorsivo. Veggasi a di-
scorrere
Discórso. Quanto si dice, discorrendo, a persone;
l'atto del discorrere intorno a checchessia fra
due 0 più persone, e in tal caso, anche, colloquio,
conversazione, conversamento, eloquio, favella-
imento, parole, parlare, ragionamento. - Maniera di
parlare, e/ocMsiowe.- Ragionamento ordinato Intorno
a qualche argomento : arringa, conclone, disserta-
zione, orazione, perorazione, predica, sermone. - Di-
cesi pure per operazione del l'iwieMeWo con la quale
si cerca di intendere alcuna cosa per mezzo di
congetture o di principi noti. - Infine, quello che
si dice 0 si scrive con una certa ampiezza sa
un certo argomento. - Secondo i precetti retorici,
un discorso regolare comprende: l'esordio, la nar-
irazione, la confermazione, la confutazione, la pero-
razione; la conclusione.
Discorsacrio, peggior. di discorso. -Dtscorse<<o, dim.
vezz. di discorso: discorsino. - Discorsone, accr. di
discorso; discorso lungo. Qualche volta in senso di
lode. - Discorsuccio, che è povero d'idee e privo di
ogni bellezza oratoria. Peggior., in questo senso, di-
scorsuf'ciaccio. - Discorsivo, discorsevole, poco usato,
che discorre, che ragiona, dotato della facoltà di
discorrere, cioè di ragionare, e che la mette in
atto.
Qualifiche varie. — Discorso accademico, di poca
pratica utilità, con un po' di boria, di gonfiezza,
€cc. ; aèreo, sconclusionato; affettato, fatto con af-
fettazione (veggasi ad affettare, affettazione) ;
allegorico, contenente aWej/oWa; ambiguo, equivo-
co; ampolloso, gonfio, con ampollosHà; anfiyorico,
senza senso ; animato, vivace ; arlecchinesco, da buf-
fone, 0 scipito; asillogistico, senza conclusione;
usmatico, stentato, interrotto, a periodini; astratto,
non riguardante un concetto concreto; brioso,
fatto con brio; cadenzato, monotono; complicalo,
non chiaro, astruso; comjiassato, preciso, misu-
rato; conclusivo, che ha virtù di concludere; con
fidenziale, fatto in confidenza, con confidenza;
tonfulatorio, che tende a confutare; consegu£nte,
logicamente ben derivato dalla premessa; determi-
nativo, che determina, o serve a determinare; dif-
fuso, dilavato, lungo, prolisso; elegiaco (figur.),
noioso; enfàtico, pieno di enfasi; epigrammatico,
che ha lorza o sapore di epigramma; esauriente,
che tratti di un dato argomento in modo che
tutto ciò che se ne poteva dire sia detto; e.si7o-
rante, che desta ilarità, allegro; espletivo, che fi-
nisce, che completa; estemporaneo, fatto li per lì, o
composto nell'atto stesso che si legge o si dice;
fatuo, vuoto, vano, sciocco; genealogico, rela-
tivo a genealogia ; grandisonante , enfatico ;
grasso, lubrico ; in aria, senza fondamento, senza
conclusione; impolitico, inopportuno; impaccialo,
imbarazzato, stentato; improvvisato, improvviso,
estemporaneo; infuriato, veemente; involuto, poco
chiaro; ironico ^ con ironia; laconico, con-
ciso, con molta concisione e vibrato, come
parlavano gli abitmti della Laconia; laudativo, lo-
dativo, che dà lode; logico, fatto con logica;
lubrico, licenzioso; maccheronico, grossolano; man-
cino, che non torna, non sta, non è retto; wie//i-
/■/uo, sdolcinato; metaforico, basato su metafora;
monotono, sempre sullo stesso tono; nudo, senza or-
namenti, semplice, piano; pedantesco, da pedante;
pedestre, senza elevatezza di concetti; polemico, atte-
nente a polemica; preciso, esatto, con preci-
sione; prolisso, soverchiamente lungo; scipito,
insignificante, sciocco; sconnesso, senza nesso,
disordinato; solistico, basato sul sofisma; spedilo,
facile e spiccio; splendido, di molto ell'etto; sii'
racchiato, stentato o sofistico; tagliente, risoluto,
reciso, risolutivo; strambo, strano, stravagante;
strampalato, .senza considerazione; senza fondamento;
(estuale, riferito tal e quale; uggioso, fastidioso, noioso;
vagò, lion concreto, quasi oscuro ; vano, inutile;
violento, impetuoso, con violenza; vuoto, fatuo,
sconclusionato; zoppicante, zoppo, che zoppica (fi-
gur.), difettoso, manchevole.
Diverse maniere di discorso.
Allegoria, continuazione di metafora.
Allocuzione, discorso pubblico di qualche impof-
tanza, davanti a un' assemblea e specialmente cou
una certa eccitazione. Anche, il discorso che il papa
pronunzia in Concistoro. - Ambiloquio, discorso a dop-
pio senso. - Anfibologia, discorso che ha sentimento
doppio ed equivoco; discorso, nel quale, per effetto
della sintassi, una proposizione può essere presa in
più sensi. - Antifona, discorso che fa presentire la
conclusione o il fine per cui è fatto. - Apologia,
discorso apologetico, discorso o scritto per difendere
0 sostenere, davanti all'opinione pubblica, una per-
sona, una dottrina, ecc. E autoapologia, discorso o
scritto in difesa di sé stessi. - Apòstrofe, invet-
tiva. - An-inga, discorso più lungo, più vivace di
una allocuzione e fatto in modo da commuovere
gli animi: dicesi speciahnente di un discorso rivolto
al popolo, a soldati, a consesso di giudici, ecc.:
aringheria, aringa, arringamento; concione ; decla-
mazione, disputa; dissertazijne; eloquio; locuzione;
orazione; parlare, parlata; sermonamento, sermo-
nazione, sermone; sposizione. - Asinata, discorso o
azione spropositata o villana. - Asineria, discorso
da ignorante, da ineducato.
Battologia, discorso prolisso e fuori di proposito.
Borra, discorso lungo, insignificante. • Brodo lungo,
imbrodolatura, discorso lungo, scipito. - Broscia,
discorso, scritto lungo e scipito più che la broda:
più comunem., sbroscia. - Bubbolata, discorso pieno
di bubbole, di fandonie. - Bugiarderia, discorso
falso.
Cantafavola, discorso, racconto frivolo di fatti
iÌ8
DISCORSO
incredibili. - Chiacchiere, parole e discorsi vani:
veggasi a chiacchiera. - Chiacchierata, discorso
lungo e noioso. - Chiapparello, discorso preparato
in modo che uno, rispondendo, caschi a dir cosa,
per cui vien messo in canzonella: acchiapparello
chiappalello. - Ciancia, discorso vano, frivolo, senza
fondamento: ciarpa, frasca, frascheria, gracchia-
mi nto, moltiloquio. - Lù/r/a, discorso senza conclu-
sione; peggio che chiacchiera. - Cibrèo, discorso scon-
clusionato, senza capo, né coda: cipollata. - Cicalata,
discorso lungo e noioso. - Cicaleccio, discorso vano,
di più persone. - Conciane, discorso pubblico e solenne
(ha dello schfizo); parlata m^ssa in bocca a qualche
personaggioslorico.- ^>'o>(/i?re»i3a, discorso istruttivoso-
praun dalo argomento: d'arte, di letteratura, d'igiene,
di politica, ecc.: dissertazione; lezione, lezione li-
bera e slaccata, lezione orale; opera auscoltaloria.
E conferenze popolari quelle che si impartiscono al
popolo su temi utili alle classi chiamate ad udirle
(conferenze sull'agricoltura, sull'iL'iene, ecc.).
I)ial(gismo o stm onizione, discorso che si sup-
pone tenuto da altri o che gli si appropria.- Dia-
triba, dis<"orso violento, pieno d'accuse e di rim-
proveri; &nrhe, dissertazi' np S'apri qualche argo-
mento. - Discorda, discorso lungo e insulso; anche
poche parole scioiche e che ia pretendono a spi-
rito. - Discorso che non fa una grinza, perfetto. -
Discorso d'Arlecchino, di cento rappezzature rubac-
chiate e sconnesse. - Discorso in conlraddilorio,
rivolto ad altri per combatterne gli argomenti - Di-
sfiosìa, discorso non cXndiro. - Dissertozione, discorso
scritto intorno a qualche argomento letterario o scien-
tifico. Iron., disLor.-o lungo e i;oioso, che pretende.
Filastrocca, racconti prolisso, sèguito dis(jrdinato
di discorsi: filatessa, litania. - Filippica, discorso
caldo e violento (dalle famose orazioni di Demo-
sti^ne contro il re Filippo di Macedonia). - Fri-
cassea, discorso pieno di cose confuse.
Geremiade, discorso lungo e piagnucoloso su fatti
di cui SI esagera la gravità. - Giaculatoria, discorso
breve, enfatico, affettato, destinato a commuovere.
- Girigògolo, discorso arruffato , sconclusionato. -
Giro di parole, discorso imbrogliato.
Imbroglio, discorso avviluppato, confuso. - Indo-
vihello, discorso non chiaro; enigma. - Insinua-
zione, discorso ch3 prepara l'animo dell'ascoltatore
a una cosa. - Inlemerata, discorso lungo e tedioso,
spiacevole ; anche, fatto per rimprovero. - In-
troduzione, discorso che serve a introdurre allo
studio, alla lettura d'una scienza, d'un Vibro. - In-
vettiva, discorso veemente contro qualcuno. -
Ironia, finzione di parole che si devono inten-
dete 0 al contrario o molto diversamente da quello
che letteralmente significano; discorso, il più delle
volte, fatto per deridere. - Isagòge, discorso intro-
duttivo ad alcuna opera.
Lamentazione, discorso lamentoso, anche in iscritto.
- Lectio brevis (locuzione breve), discorso alla spic-
cia. - Lerèma, discorso fanciullesco. - Logomachia,
disputa, diatriba sofistica. - Logorrea, veggasi a
parlare. - Lungàggine, lungagnata, <i'iscorso lungo,
noioso, prolisso. - Necrologia, necrologio, discorso
in lode d'un morto. Obloijuio (lat.), contraddi-
zione. - Omelia, predica del Vangelo; figur., spro-
>oquio. - Orazione, discorso prolungato e condotto
con arte, da oratore.
Panegirico, brontolio, rimprovero, discorso lungo.
. Pappolata, discorso senza consistenza, mal fatto :
sproloquio. - Paroòo/a, specie di discorso allegorico:
fàvola. - Paradosso, discorso che pare assurdo. -
Passio (figur.), discorso molto lungo: perissologia. -
Pettegolata, discorso fatto per pettegolezzo. - Pispil-
loria, discorso lungo o noioso; discorso a carico di qual-
cuno. - Polemica, discorso, discussione, contesa in
iscritto su una questione di politica, di scienza, d'arte,
ecc. - Preàmbolo, prefaz'one, proemio; discorso che
si premette con intenzione.- Predica, discorso lungo
per ammonimento. - Predicozzo, discorso piuttosto
lungo e non piacevole, per insegnare, ammonire. -
Prelezione, discorso col quale si apre una sene di
lezioni. - Preliminare, ragionamento, idea, discorso
che si mette innanzi prima di trattare in merito
dell'argomento principale. - Prolegòmeni (gr.), di-
scorso che precede un'opera, per cui hanjrme co-
rnuni con la prefazione, meno che nell' ampiezza,
giacché i prolegòmeni sono capaci d'un lungo svol-
gimento. - Prologo, discorso che recitavano gli
antichi comici. - Prolusione, discorso d'introduzione
a un corso di lezioni.
Rapporto, relazione , esposizione , discorso fatto
per riferire alcunché. - Replica, discorso o scritto
concernente la risposta data a un precedente no-
stro scritto 0 discorso. - Requisitoria, discorso in-
tento a trovar difetti.
Sciloma, discorso, ragionamento lungo ed inutile.
- Sermone, ragionamento in adunanza e, propria-
mente, di argomento spirituale; discorso in materia
religiosa ; discorso o poesia che recita un bambino
al presepio. - Sonata, discorso poco gradito, offen-
sivo. - S2)roloqaio, discorso lungo, noioso, spesso
da saccente. - S<'j/n/Ji<a, discorso lungo; riprensione
noiosa 0 simili. - Tantafera, ragionamento, discorso
lungo su cose che ben non convengono insieme. -
Tirata, tirata di parole, discorso fatto senza ripi-
gliar fiato; discorso lungo, noioso: cicalata, tatta-
mellata, tiritera. - Trattato, discorso scritto o
stampato sopra qualche particolare soggetto, per lo
più scientifico. - Tropologia, discorso figurato ; di-
scorso sui costumi. - Turpiloquio, discorso diso-
nesto. - Vaniloquio, discorso di cose vane : ciancia.
Parti e particolari del discorso.
Accompagnaverbo, particella che si unisce al verba
e quasi 1' accompagna. - Affìsso, veggasi a parti-
cella. - Aggettivo, o addiettivo, nome che nel
discorso non si regge da sé, ma si accompagna col
sostantivo, per qualificarlo o modificarlo. - Argo-
mentazione, la parte del discorso in cui si enu-
merano i fatti, si recano le prove sulle quali poi,
ragionando, la nostra causa acquista fede, autorità
e fermezza. - Argomento, il soggetto del di-
scorso. - Avverbio, parte del discorso che mo-
difica variamente il significato del verbo e dell'ag-
gettivo.
Chiusa, le parole con le quali si conclude un ra-
gionamento e si termina un componimento. - Cioè,
particella che serve a spiegare, completare o cor-
reggere cose dette innanzi. - Circonlocuzione, giro
di parole adoperato per esprimere ciò che con vo-
caboli propri non si vuole: perifrasi. - Clausola, par-
ticella del discorso che in sé racchiude un intero sen-
timento. - Conclusione, parte ultima del discorso,
con la quale, raccogliendo le cose dette, si dà fine
ad esso. - Confermazione, la parte che prova i fatti
enunciati. - Confutazione, atto ed efletto del con-
futare. - Conseguenza, proposizione risultante
dalle premesse. - Costruzione, la giacitura, più o
889
meno logica, delle parole che compongono il pe-
riodo, la frase e simili : disposizione, testura, tessi-
tura; costrutto.
Definizione, frase, proposizione del definire. - Di-
citura, la collocazione e la scelta delle parole nel
discorso, nel dire. - Digressione^ tralasciamento
del filo principale del discorso.
Eìoiuziotie, maniera di significare con parole
i propri sentimenti. - Enumerazione, la parte del
discorso in cui si richiamano ordinate le cose dette
sparsamente. - Epifovema, conclusione enfatica, che
trae sentenze dal. e cose narrate. - Epilogo, ricapi-
tolazione delie cose dette: lo stesso die riepi'o,.;o.
- JEs(l(nn<izioiie, una delle parti del discorso per
cui si dice con qualche enfasi. - Esordio, principio,
introduzione del discorso. Esordio ex abrupto (lat.),
all'improvviso.
Femia a, interruzione momentanea del discorso.
- Fiynru, iorma di parlare che si adopera per ren-
dere più efficaci i pensieri. E ^(/wro re/ouVa, forma
speciale del discorso che serve, hene usata, a co-
lorire il pensiero: \'eggasi a retorica. - Frase,
nnione di due o tre voci che formano un senso. -
Frequentazione, figura usata quando si riuniscono
in un punto le cose sparse in tutta V orazione, in
tutto il discorso.
Iato, veggasi a parlare. - 1 generali, le generali,
la parte dtl discorso in cui si espongono le idee ge-
nerali senza più venire a nessuna conclusione. -
Interiezione, parte del discorso che indica un moto
suhitaneo dell'animo, un sentimento vivo, un'escla-
mazione.
Narrazione, nel discorso oratorio, parte nella
quale svolge il racconto coi fatti. - Numerali,
parti del discorso esprinunti le quantità o il nu-
mero 0 l'idea astratta del numero. - Omissione,
tralasciamento di qualche frase.
Parentesi, parole formanti un sentimento distinto
da quello del periodo in cui si sono interposte, e
che, nella scrittura, si racchiude, di solito, fra due
lineette curve. Il segno stesso. - Parlirelle, le pic-
cole parti che servono a rendere più chiaro il senso
di una proposizione: ye^gi\s\ n j)orii( ella» - Far-
ticipio, parte del discorso che partecipa del nome
e del verho. - Perifrasi, circonlocuzione, giro di
parole. - Periodo, varie frasi congiunte, che for-
mano un senso compiuto. - Perorazione, parte del-
l'orazione in cui, compendiando, si cerca di com-
muovere. - Postulato, proposizione evidente, accet-
tabile senza dimostrazione. - Preàmbolo, proe-
mio, discorso che si premette, con intenzione, a
quello vero. - Premessa, ciò che si pone nelle
prime parti dell' argomentazione, per trarne con-
clusione. - Prejwsizione, parola o parte indecli-
nabile del discorso che, aggiunta ad altra parte,
serve ad indicarne i rapporti o a variarne la signi-
ficazione e il caso. - Pronome, parte del di-
scorso che sta invece del nome o gli si accompagna.
- Proposizione, la enunciazione del soggetto del
discorso.
Peticenza, sospensione del discorso. - lìiem-
pitivo, aggiunto di quelle particelle che nel di-
scorso paiono superflue. - Riepilogo, sunto di
un discorso d'altri. - Ritornello, il ripetere nel di-
scorso una cosa con altre parole, od ogni tanto le
stesse parole.
Soggetto, .oggetto, membri essenziali della propo-
sizione. - Spunto, nel gergo letterario, il principio
felice di un discorso o di uno scritto. - Inerbo,
la parte principale del discorso, e dinota l'azione.
Qualità', struttura, ecc.,
del discorso.
yl?Hftrt(/e,flmòiput/a, maniera equivoca di esprìmersi,
così da generare bnhbio in chi ascolta. - ^m/^o^
losità, l'essere gonfiato e troppo magnifico. - Ar-
morna, disposizione gradevole delle parole nel
discorso.
Breviloquenza, brevità, concisione. - Chiarezza,
qualità del discorso per cui chi parla o scrive si
fa capire facilmente ed efficacemente; perspicuità e
precisione di stile. - Concinnila, adornezza, ele-
ganza del discorso. - Eufemismo, figura retorica,
per la quale, attenuando le espressioni, si coprono
idee spiacevoli o disoneste - Figure rettoriche, o re-
toriche, forme del linguaggio che rendono efficace il
discorso, come l'ironia, la metafora, ecc.; veggasi a
retorica. - Intonazione, il modo con cui incomincia
un discorso, uno scritto.
Lepore, grazia, garbo del discorso. -Linguaggio
figuralo, discorso nel quale ricorrono figure gram-
maticali 0 retoriche. - Magniloquenza, grandilo-
quenza, maniera grandiosa di parlare. - Numero, la
giusta misura delle parole e delle proposizioni, da
cui dipende l'armonia del discorso. - Pleonasìno
(pleonastico), ridondanza di parole che, raddoppiate,
danno ornamento al discorso.
Sillepsi 0 sillessi, sorta di figura di costruzione
per cui le parti del discorso materialmente discor-
dano l'una dall'altra. - Tenore, il contesto, l'anda-
mento del discorso.
Abbreviatuha, analisi, argomentazione, ecc. —
Abbreviatura, abbreviazione, ahi reviamento, accor-
ciamento di parola. - Analisi, risoluzione del tulto
nelle parti, a fine di conoscrre gli elementi. - Ar-
gomentazione, l'atto e anche la forma dell'argomen-
tare, del ragionare: ragionamento. Alla stessa
voce argomentazione veg;.'asi(iure per ammenni-
colo, anatogismo, apagogia, deduzione, illazione, pa-
ralogismo, porismo, ritorsione, tema, tesi, ecc. Veggasi
anche a sillogismo, a sofisma. - Argomento,
la materia di cui si parla. - Asindeto, figura gram-
maticale, omissione delle copule che collegano i
vari membri del discorso. - Assunto, argomento,
subietto oreso a trattare. - Arzigogolo, argomenta-
zione arruffata, artificiosa, fatta per sostenere una
tesi alla quale manchino buone ragioni.
Cadenza, modulazione della voce prima della
pausa, tanto nel discorso come nel canto o nel
suono. - Cenno, segno compendioso di alcun di-
scorso; segno che si fa con la mano, col capo, ecc.,
in sostituzione delle parole o per rafforzare queste.
- Concetto, il significato riassuntivo di un di-
scorso. - Contesto, ciò che precede o segue al(Ui
passo 0 proposizione e ne determina e chiarisce il
senso. - Costrutto (già detto), ordinazione delle parti
del discorso, secondo le regole della lingua: cuci-
tura, disposizione, struttura
Divisione, distribuzione che fa l'oratore dei vari
punti del suo discorso, o uno scrittore della sua
opera.
Eccetera, termine latino che si usa quando,
nominate varie o molte cose, si vuol dire che ne
lasciamo ancora altre da nominare. - Edifizio (figur.),
complesso di argomentazioni, di ragioni addotte a
prova, a documento o difesa d'una cosa. - Elisione,
ellissi, soppressione di lettere, sillabe o parole nel
890
DISCORSO
discorso: ammortamento, ammorzamento apòcope
lettericidio (sclierz.); «capezzamento sincope tron
cam.nio. - Endllage, figura per la quale si inver e
l'orJine dei termini, adoperando una P^^t/ J^'J'
scorso per un'altra, - Frar,gta, giurila^, f "^"''^"J^'
a'^unta. . Fraseqgiamento, il modo d. fraseggiare
y^oLssema, aggiunta al discorso per spiegarne altre
nremesse, che sembrano oscure. - //)e/ ba<o, d sposi
Lne di parole fuori della loro giacitura naturale.
àlalinleso, interpretazione in mala parte d u" J';
scorso, che dà origine a screzi: equivoco. -Mot
de la tin, locuz. frane, per indicare un motto le-
pido, un frizzo, spesso in fine del discorso.
'^pàroHomar.a, somiglianza fra due vocaboli del a
lin-ua. 0 fi^rura con cui si usano parole quasi si-
mili a saono^ ma differenti nel significato: comu-
nen e. te. fMccio. ■ Pausa, interruzione momen-
tanea che si fa nel discorso (anche leggendo): trv
'Téo;.::.E,il pronunziare un discorso, leggendo
o t memoria, con un tono di voce meno alto di
quello con cui si declama, più alto però e sostenuto
3ella semplice lettura. - iii«/>o.;a, .il discorso che
facciano in seguito a domanda rivoltaci
Senso, significato d'una voce, ^'una trase del
Hi«cnrso - Sinesi (gr.), costruzione a senso. - bin-
fjsTcollegSe bordine delle parole nel discorso:
cost;u''one. ordinazione, struttura del periodo; ac-
comodamento, disposizione, giacitura delle parole;
giro di frase; testura. - Soggetto, o subietto, la ma-
teria di cui si parla. - Sommàrio, sunto, riassunto, ri-
stretto, breve compendio. - Sommi capi d. un di-
scor..>. le cose più importanti. - Sortle forma d
argomentazione con la quale, per certi gradi si
pe.Mene alla conclusione. - Svarione, sproposito,
nel discorso, nello scritto.
Ciò che si fa col discorso
0 NEL discorso, ECC.
Abbattere (figur.), oppugnare, confutare. • Abbor-
dare, nell'uso, fermar uno nella strada o altrove,
per appiccar discorso: andare all'abbordo, attaccar
discorso, pararsi innanzi. - Abbreviare, ridurre un
discorso' a limiti più ristretti, in breve: esser breve,
conciso. - Accomodarsi alle battute, secondare il di-
scorso d'altri, anche non intendendolo. - Aggirarsi
sopra questa o quella cosa: averla per base del di-
scorso. - Aggirarsi il discorso intorno o sopra ad
alcuna cosa, esserne quella tal cosa il soggetto prin-
cipale. - Alludere (alluso), accennare col discorso,
spesso con intenzione critica, a cose e a persone senza
citarle: accennare, intendere velatamente, toccare.
Allìisivo, che allude; allusione, l'alludere, le parole
velate con le quali si accenna: lontano o velato
accenno. - Andar a ferire, colpire col motto pun-
gente; dirigere il discorso a un fine. - Andar di
palo in frasca, deviare dal soggetto principale del
discorso. - Armeggiare, imbrogliarsi nel discorso. -
Attaccare, appiccar discorso, incominciarlo; mettersi
a discorrere. - Avvilupparsi nelle parole, imbrogliarsi
nel discorso.
Batter la campagna, battere la paglia, divagare,
uscire d'argomento.
Cambiar discorso, sviare, trasviare: mutar tasto;
passare ad altro; voltare la carta, voltarla pagina,
voltare strada. - Citare, addurre, allegare per autorità
o per prova. - Concatenare, unire armonicamente,
logicamente, le varie parti del discorso. - ^'"*J''r"
dere (concluso), venire ad una conclusio^^^- " '^"'*"
fondersi, far confusione di idee o di pa»'ote: impa-
perarsi ; perdere il filo, perdere le stalle. - Confu-
tare, addurre argomenti e ragionare contro la tesi
altrui: oppugnare.
Dedurre, trarre un concetto, una conclusione.
- Deviare, allontanarsi dall'argomento, dall'oggetto
del discorso; distrarsi, divagare, divagarsi.- Digre-
dire, fare una digressione, allontanarsi dal sog-
getto. - Discutere, fare una discussione.
Entrare, venire in discorso, incominciarlo. - En-
trare in materia, nel discorso che ci preme. - Esor-
dire, incominciare un discorso. - Esser fuor di casa,
di chi è col discorso lontano, e con errore, dall'ar-
gomento. - Essere un idem per idem o l'idem per
idem, discorso vizioso che, invece di spiegare, ri-
pete la cosa. - Esulare, nel gergo degli avvocati,
per fuorviare, uscire (dal seminato).
Fraseggiare, disporre le parole, farne la costru-
zione. - Frastornare, divagare.
Girare, virare di bordo, prenderla larga, evitare uà
discorso. - Giuocar di registro, mutare discorsi ed
opinioni. - Intavolare un discorso, cominciarlo, ini-
ziarlo; appiccare ragionamento; entrar a parlare,
entrar in parole. - Interpolare, inserire in un di-
scorso altrui cose che non c'erano. - Interrom-
pere, troncare momentaneamente.
Lasciare a mezzo, non finire, lasciare incompleto
il discorso. - Lasciar cascare, lasciar morire un di-
scorso, la conversazione, saper garbatamente, senza
rispondere o interrogare, lasciar passare un discorso,
lasciar morire, finire una conversazione.
Metterci il becco, prender parte a discorsi quando
non si è chiamati. - Mozzar^, tagliare, troncare
il filo del discorso, le parole in bocca a uno, tron-
cargli il discorso.
Perdere il filo delle idee, il filo semplicemente:
coniondersi, smarrirsi nel discorso, cosi da non
saper venire alla conclusione. - Polemizzare, far
polèmica, entrare in poiemica. - Premettere, fare
una premessa. - Prenderla larga, divagare col
discorso prima di venire a ciò che più importa. -
Prender tena (figur.), cessare, smettere, linire il
discorso, dopo averla fatta lunga.
Magionare, fare, nel discorso, una serie di
ragionamenti, di riflessioni. - Riassumere, concen-
trare in poche parole molte idee o molti falti. -
Hiatlaccare, riprendere il discorso stato interrotto. -
Ridire, replicare, continuare il discorso - Rie-
pilogare, fare il riepilogo. - Rifarsi addietro, ri-
cominciare addietro con un discorso. - Rimettere
uno in tono: sulla strada del suo discorso, ne' le
sue azioni, ecc. - Ripigliare, riprendere il filo del
ducorso, tornare all'argomento vero, dopo una di-
vagazione, una parentesi, ecc. - Riprodurre un di-
scorso, ripeterlo per mezzo della stampa, della ste-
nografia, ecc. - Rivenire, tornare, ritornare all'ar-
gomento, sull'argomento. - Rivoltare la frittata,
rigirare il discorso per correggersi, spesso cadendo
in contraddizione. - Rompere il filo del discorso,
interromperlo, anche sviando le idee di chi parla.
Sbilanciarsi, lasciarsi andare col discorso. - So-
spendere un discorso: nell'uso, troncarlo momenta-
neamente. - Stare, tornare a bomba, tornare al di-
scorso, all'argomento. - Stare in corda, figur., stare
a segno, non uscire dall'argomento. - Slare in sulk
generali, non uscire dalle generali, venire o non
venire col discorso ad espressioni particolari. - Sfare
I
891
in tono, non uscire dai termini. - Slare, tornare a
bomba, tornare al discorso, all'argomento.- Slamare
un discorso, deviarlo, sviarlo. - Stringere l'argo-
mento, concludere. - Sviscerare, detto di argomento,
di soggetto, trattarne compiutamente. - Svoltare col
disrorso (li^ur.), entrare in un altro argomento.
Tagliare il discorso, finirlo, troncarlo bruscamente.
• Tagliare il ragionamento, i ratjionamenti, troncare
il discorso. - Tornare a rasa, tornare dove si era col
discorso; riprendere l'argomento che si era abbondo
nato. - Tornare al discorso, riprendendo un discorso
interrotto. - Tornare un passo indietro, per ripren-
dere il filo.
Uscire dal seminato, perdere il segno, il filo col
discorso; deviare dall'argomento, dal proposito -
Venire a mezza lama o a mezza spada: venire alla
conclusione.
Diversi modi
di fare, di t enere un discorso.
Abborracciare un discorso, farlo come vien vien
in fretta e, per lo più, malamente. - Accentuar^'
far spiccare, leggendo, le parole di un discorso. ~
Accordare le parti del discorso, metterle in quella
rehizione che richiede la natura della lingua. - Am-
pli fìrare^ mani ficare con parole. - Andare per le
lunghe, allungare noiosamente il discorso. - Andar
su per i peri, fare un discorso astruso, mentre po-
trebbe essere piano. - Arringare, fare un discorso,
pronunziare un'arringa. - Avvolgersi in un circolo
vizioso, di un discorso in cui si suppone appunto
quanto si vuol dimostrare.
belare, recitare un discorso con voce monotona.
DiIJovdersi, parlare a lungo, essere prolisso. -
Diluire {diluito), esprimere poche idee con abbon-
danza e superfluità di parole. - Dilungare, dilun-
garsi, andare per le lunghe, tirarla in lungo, non
finirla a tempo col discorso. - Dissertare, fare una
dissertazione, una disquisizione, una conferenza.
Epitetare, usar bene gli epiteti, aggiunti che di-
chiarano la qualità, la difì'erenza e l'essenza del
sostantivo col quale sono accompagnati.
Far cascare ti pane di mano, tenere un discorso
uggioso. - Fare una lettura, leggere in pubblico,
leggere ad altro un discorso scritto. - Far un sette
a levare, fare un discorso per tastar terreno. - Fi-
lare bene un discorso, esporre le idee bene ordinate,
a fil di logica.
Immiseìire il tema, trattarlo meschinamente. - Zm-
papptvarsi, perdere il filo, imbrogliarsi. - Incagliare,
incagliarsi (figur.), non saper più andare avanti. -
Incanalare un discorso, avviarlo bene.
Morir' la parola ira i denti, di chi, o per timidità
0 per ignoranza, non sa cominciare o terminare il
discorso cominciato. - Perifrasare, spiegare in pe-
rifrasi. - Periodeggiare, periodare, con significato di
pompa 0 d'afi'ettazione. - Pronunziare un discorso,
farlo con una certa autorità e in occasione più o
meno solenne.
Rigirare il discorso, fare in modo d'entrare in un
discorso che ci accomoda e dal quale si era lontani. -
Rimbrodolare, di chi rivolta il discorso per ridirsi
e gli torna peggio.
Saltar di palo in frasca, passare da un argomento
all'altro senza nesso. Si dice anche scusandoci di
doverlo fare. - Sermonare, far sermone, parlare a
lungo. - Sjìillungvellare, snocciolare discorsi con lungo
e facile eloquio; fare un discorso accademico. - Si-
gillare un discorso, chiuderlo bene. - Sottolineare,
per estens-, rimarcare nel discorso alcune espres-
sioni. - Spingere il disrorso più in là delle inten-
zioni, dire di più che non si vorrebbe.
Tenere in parole, allungare il discorso per distrarre
0 per deludere. Tessere un paneijii io, ìin discorso,
farlo con un certo ordine e non senza arte.
Uscire, nell'uso, dire li per li, fare un discorso
improvviso.
Modi avveubiam, locuzioni, massime,
proverbi, ecc.
Alle prime parole, appena incominciatoli discorso.
- A proposito, modo col quale si fa digressione al
discorso, prendendo le mosse da qualche frase o
parola che richiami alcunché alla memoria: ad rem
(lat.t. appunto. - h'elle parole! bel discorso I , iron., a
chi dice sconvenienze o sconcezze; anche a chi pro-
mette, lusinga. - Beninteso, modo avverbiale che si
usa premettere ad un'osservazione o simili, per ac-
cennare che essa è di natura ovvia e quasi super-
flua a ricordarsi: naturalmente; si capisce; va da
sé, ecc. - Con buona pace d'uno: con sua grazia,
cortesemente, o iron. avversando un discorso (con
vostra buona pace, è così).
D'altronde, passando ad altra considerazione; avuto
riguardo al resto; d'altra parte, del restante, del
resto, del rimanente. - Di parola in parola, di di-
scorso in discorso. - E cose simili, abbreviamento
dopo varie citazioni, per lo più d'inezie, di cose
vane. - E cosi e cosi, di cose lunghe, indeterminate,
per abbreviare il discorso.
Inne Anne, canzonando discorsi sconclusionati. -
Nel processo del discorso, durante il suo svolgi-
mento. - Nondimeno, nonostante, malgrado.
Per tornare al discorso, riprendendo un discorso
interrotto. - Per non tediarla , si dice a chi ascolta,
abbreviando il discorso. - Stringi sti-ingi, che sugo
c'è in quel discorso ? : accennando a discorso incon-
cludente. - Strizza strizza, non c'è sugo in quel di-
scorso: in conclusione, per quanto tu esamini.- Un
momento l, troncando un'argomentazione, un discorso.
- Va' 0 via discorrendo : maniera < he si usa quando
in un discorso, accennate due o tre cose, si trala-
scia di numerare le altre congeneri o relative. -
Voglio dire, «o/e?70 dn"e...., riprendendosi, spiegando.
Che è questa litania di nomi?... Una luania che
non finisce mai, di discorso lungo e noioso. - Ci si
sorbi tutta quella tirata, quel discorso lungo e noioso.
- Implica i termini: di discorso che si elide, è di-
strutto da un altro. - La sopraccarta viene a me, ma
la lettera?, di allusioni più o meno coperte. - Non
facciamo tanti discorsi! Senza tanti discorsi I Pochi
discorsi}, troncando chiacchiere, parole senza valore.
- Par che reciti la lezione: di chi fa un discorso o
parla buttando giù le parole sempre coll'istesso tono,
senza sentimento. - Smetti i logogrifi e fatti inten-
dere: a chi fa un discorso sibillino. -Spiegami queste
enimma, questo iebus, non intendendo un discorso.
- Stringiamo il discorso, veniamo alla conclusione.
Assai pampani e poca uva: di profferte cerimo-
niose, di discorsi senza sugo. - Bel discorso accorcia
giornata: ascoltando chi discorre bene, il tempo passa
piacevolmente, senza accorgersene. - / discorsi non
892
DISCO R TESE — DISCUSSIONE
fanno farina, sono inutili le chiacchiere quando vi
ha bisoano di fatti e di opere. - Frittata rivoltata
sa di fumo a chi, correggendosi, impiastriccia più
che mai il discorso. - Il dir fa dire, un discorso
tira ryllro.
Dtseortese. Senza cortesia; scortese (veggasi
a !-cortesifi), sgarbato.
Discortesla. Inurbanità, scortesia.
Discoscèndere, discoscendersi (discosreso).
Spaccare, spaccarsi; rompere, rompersi; fendere,
fendei si.
Discostare, di scostarsi (dincostamento, disco-
sta'o, iliscosloj. Scostare, scostarsi; portare, andar
lontano. - Scansare, scansarsi ; evitare, schivare.
Discosto. Alquanto lontano.
Discrasia. Alterazione degli umori nell'animale:
vegi'ai ad umore. - Nel liiitiuaggio medico, cattiva
costituzione, cattiva cojnplessiorte.
Discredere, (iiscré ersi (discreduto). Non
credere quello che si credeva prima. - Venire alla
prova, chiarirsi; ricredersi.
Disereditare (discreditato). Togliere il credito
(veggasi a pag. 7t).'), seconda colonna), la stima.
Discredito. Disistima, scredito.
Discrepanza (discrepante). Diversità, diffe-
renza fra due o più cose. - Discordia.
Discretezza. L'essere discreto; l'avere discre-
zióne.
Discretiva {potere discrezionale). La potestà di
ordinare sopra casi pei quali non vi sia regola pre-
stab lita.
Discretivamente, discretivo. Veggasi a di-
screzione.
Discreto. Che ha o mostra discrezione. - Di
qualità relativamente buona. - Di persona abba-
stanza buona, abbastanza dotata di abilità nella
sua arte, nella sua professione, ecc. - Chi è ragio-
nevole, non ha soverchia pretesa. - Anche, nel-
l'uso, chi è capace di mantenere un segreto. - In
matematica, la quantità discontinua. - Uà cristiano
(famil.), di cose che non saranno un gran che, ma
neanche pessime; discrete in relazione ad altre che
abbiamo sentilo, provato, cattivissime. • Mica viale,
per discreto, abbastanza bello, buono: nel dialetto
milanese, minga mal (frane, pas mal). - Contr. di
discreto, indiscreto.
Discretório. Dicevasi, nei conventi, la sala delle
adunanze del Consiglio direttivo.
Discrezionale. Veggasi a j>otere.
Discrezióne. La moderazione che usano,
nel procedere, gii uomini ben costumati. Contr.,
indiscrezione, - L'arbitrio moderato dalla ra-
gione, dalia considerazione del conveniente, del giu-
sto, dell'onesto. Discretezza, l'avere discrezione. -
Discretivamente, con discrezione. - Discretivo, che
determina discrezione o è soggetto a discrezione.
Discriminatura. La scriminatura.
Discromatopsia. Daltonismo, difetto della
vista.
Discussióne. Atto di esaminare il prò e il
contro di una cosa allo scopo di mettere in rilievo
la veriti ; il par are che fanno due o più persone
non concordi intorno a una quistione, a un ar-
gomento, ciascuno mettendo innanzi e sostenendo
le pro[)rie ragioni ; esame di altari, di questioni e
simili fallo in contradditorio: contendimeiito, con-
tenzione, contesa, coiti estazione, controversia;
dibattimento, dibattito, dibattuta: dispula, disputa-
mento, disputazione; mischia, piao, questionamento,
quistionamento; questione, quistione di parole; ten-
zone, trattamento, trattazione. ■ La discussione può
riuscire lunga, ìioinsa, pedantesca, accademica, bril-
lante, spiritosa, inutile, calma, fredda, pacifica, arre,
fiera, rabbiosa, violenta, indiavolata, ecc. - Dispu-
tante, chi discute, disputa: contradditore, polemista.
- Disputativo, che ha forma di disputa, di discus-
sione (metodo, modo, ecc.). - Socratico, oratorio,
sillogistico, i tre metodi del disputare, del discu-
tere. - Vivo d'una discussione, il punto, il momento
nel quale essa è maggiormente calorosa, infervorata.
Antilogia, specie di dialogo o scena in cui uno
degli interlocutori sostiene una cosa e l'altro lo con-
traddice: discussione in contradditorio. - Batracomio-
machia politica, parlamentare, ecc., disciissione dalla
quale pare vogliano saltar fuori grandi cose, ma che
poi si risolve in una discussione ridicola. - Discus-
sione generale, nel linguaggio parlamentare, quella
che serve a stabilire se una legge è applicata in
màssima. - Discussione speciale, quella che serve a
stabilire se una legge è applicata nei singoli articoli
che la- compongono. - Disputa, discussione dotta. -
Disjiuta della lana caprina, discussione inutile. -
Di spilla torio, esercizio accademico del disputare. -
Disseriazione, discussione critica e dettagliata di
una questione speciale. - Disquisizione, particolareg-
giata esposizione d'un punto scientifico controverso;
anche, in significato dispregiai., discussione metico-
losa e sofistica. - Loi,omavhia, disputa sofistica di
parole o sulle parole. - Polemica, discussione
controversa in iscritto.
Aggiornamento (a tempo determinato o indetermi-
nato), proroga della discussione. - Ammennicolo, ca-
villo per appoggiare una ragione. - Anteoccupazione,
altrimenti anticipazione, prolessi: il prevenire una
obiezione per abbatterla tosto. - Apodossia, atto di
respingere con violenza e indignazione una obbie-
zione. ■ Disputatorio, esercizio accademico del dispu-
tare. - Obbiezione, dubbio, difficoltà o ragione
opposta ad una dimostrazione; argomento contrario
die si adduce nelle discussioni d'una tesi. - Pira-
stica,ì\ saper abilmente convincere l'avversario con
raziocini diretti. - Pregiudiziale, la quistione o la
eccezione che, risolta, rende inutile qualsiasi ulte-
riore esame di un tema o di una controversia, inu-
tile il discutere ulteriormente. - Procatalessi (gr.),
preoccupazione; l'ovviare, anzitutto, ad una obbie-
zione. - Proposizione, serie di cose da discutere o
meditare. - Quistionario, questionario, serie di qui-
stioni sottoposte alla discussione, perché venga pro-
posto uno scioglimento. - Quistione, questione,
proposta, tema, di cui si discute e si cerca lo scio-
glimento. - Rèplica, il ribattere sul discutere.
Discutersi.
Discutere.
Discutibile. — Discusso.
Discutere, parlare, non concordi, che fanno due
0 più persone fra loro su un argomento, una qui-
stione; esaminare in contradditorio; anche sostenere
un argomento da solo dinanzi a un uditorio, op-
pure per iscritto, dinanzi ai lettori: abburattare,
burattare; contendere, contrastare, controvertere;
dibattere il prò e il contro, le ragioni; dibattersi,
disputare prò e contro; fare, tener discussione; per-
trattare,' piatire; quislionare, quistioneggiare ; ra-
gionare in contrasto, rimestare; tenzonare, trattare ;
vagliare, venire a ragione, ventilare. - Acchetarsi,
calmarsi dopo una discussione vivace; anche, ar-
rendersi alle ragioni dell' avversario. - Addurre,
DISCUTERE — DISEGNO
893
produrre, citare argomenti, fatti, ecc., propri o re-
lativi alla discussione. - Azzuffarsi, venire a di-
scussione violenta, a poiemiciie villane.
Cadere in questione, venire a discussione - Con-
fondere l'avversano, annientarne le argomentazioni,
ridurlo nell'impossibilità di continuare la discus-
sione. - Cont'utare, dimostrare che certe ragioni
altrui non reggono ai colpi della ragione: op/m-
gnare {confutativo, atto a l'oiifulare). - Conlnulire,
contraddire, ribattere in altro modo una cosa che
uno asserisce. - Convincere, provare all'avversario
il suo torto, il suo errore; persuaderlo di ciò. -
Combinare un argomento con ragioni, con autorità,
ecc., rinforzarlo. - Confutarsi da sé: di chi si contrad-
dice al punto che non mclle più conto rispondere.
Dare sulla voce, contraddire bruscamente. - Di-
sputare con la spada alla mano (figur.), sul seno,
con forti argomenti. - Essere, stare a consulto, di
persone che stanno discutendo. - Essere due riechi
che fanno alle bastonate: di due che discutono senza
sapere quel che si dicono. - Far disctissione, met-
tere in questione, porre a consiglio; proporre la
discussione, presentare all'esame di un'adunanza,
di un'assemblea.
Giudicare, decidere, finire, comporre una contro-
versia, finire di discuterne. - Incalzare l'argomento,
insistere nel sostenerlo - Infirmare, confutare, ri-
battere, render nuno saldo, riferendosi ad argo-
menti, prove, ragionamenti, ecc. - Intavolare, fare
le prime proposizioni per cominciare la discussione
Mettere una questione sul tappeto, metterla in di-
scussione, proporla, esaminarla.- Obiettare, fare ob-
biezione. - Polemizzare, far polemica.
Ricoiifutare, ripete confutare. - Ridisputare (ripete
disputare), ripigliare la discussione, tornare alla
carica. - Eimbeccare, rispondere prontamente e
in modo acconcio. - Rvoicere un argomento, rivol-
gerlo contro chi l'ha addotto.
Stacciare una quistione, discuterla. - Stare sul
grande, sulle genei-ali, non entrare veramente nel
merito della questione. - Tirarsi per i capelli, di-
scutere sopra un contratto per levarne patti van-
taggiosi.
Dato e non concesso, quando, per combattere la
proposizione conseguente dell'avversario, gli si am-
mette come vera, per semplice ipotesi, la precedente.
E nel linquaggio comune quando si ammette come
vera una ragione che non crediamo tale, per com-
batterla in altra maniera - In alto mare, metafori-
camente, quando una questione è ancora insoluta e
tarderà molto a risolversi.
Discutersi (di cosa che cade in discussione): en-
trare in causa, in questione; esservi contesa, dibat-
timento, dibattito, discussione; farsi dubbio, farsi
pugna, farsi questione ; stare in controversia.
Discutibile: che si può discutere, perchè non è
ancora dimostrato: confutabile, controvertibile, cri-
ticabile, disputabile, problematico, questionabile, sin-
dacabile. Contr., indiscutibile, indisputabile, inne-
gabile (che non si può negare).
Dtsn<sso, che fu oi;gttto di discussione: confutato,
controverso, disputato. Contr., indiscusso, certo.
Discùtere {discutibile, discusso). Far discus-
sione.
Disdegnare {disdegnato). Avere a sdegno, in
disprezzo,
Disdég^no. Ira, sdegno ; dispregio, disprezzo.
Disdegnoso. Veggasi a disprezzo e a sdegno.
Disdétta. Cattiva sorte, disgrazia, controfor-
tuna, sfortuna, speciaimente nel giuoco. - Veg-
gasi ad aftitfo e ad obbligazione.
Disdice vole. Non conveniente; sconvenevole,
sconcenìente.
'Disdire {disdetto). Il ritrattare le cose dette
0 promesse. - Rinunziare, fare rinunzia ad amicizia
e .Mmili. - Intimare la cessazione di un affitto, di
un contratto; intimare al debitore di restituire
denaro dato in deposito e simili. - Non essere
conveniente, essere sconvenevole, sconveniente.
Disdirsi ((/isf/e«o). Cadere \n contraddizione.
Disdòro. Lo stesso che disonore, vergogna.
Disegnare {disegnato, disegnatore). Vd^raym di-
segno: delineare. Figur., descrivere, fare una de-
scrizione.-OràinzvQ nella mente, concepire, ideare,
formulare wn'idea o più idee. - Determinare nell'a-
nimo, prefiggere nel pensiero. - Divisare, far pensiero,
proporsi, avere intenzione.
Disegrnatore {diseyuatrice). Chi disegna, la il
disegno.
Di segnatura. Il disegnare, fare un disegno.
Diségno. P^igura accennala con linee; ogge-lto
disegnato; rappresentazione allineata delle varie ap-
partenenze ai diversi ornati d'uso edilizio: disegna-
mento; illustrazione, tocco in penna o in matita.
A' che, l'arte del disegnare: arte figurativa, arte
muta Dicesi parziale, odi dettaglio {trsinr.es.) quando
compnnle tuttp le parti, tanto di modanatura che
di ornaiiMnto. C)ntr., diseyno d'insieme. - Si fa il
disegno fl conto, no, a ca/bonrino,a colori, ad acqua-
rello, lineare, geometrico, d'ornamento, di figura, dal
ve,o, 0 , optando, e. e. •Architettonico, disegno d'una
e sa, din giar ino, ecc. - Gr«/iro, della rappresen-
tizione d'uggetti per linee di di-egno.
Le tre arti del disegno: la pittura, la scultura
1 architettura. '
Del disegnare
B sue varie opehazioni.
Acquarellare, toccare, adorni rare il di,«egno con
acquarello. - Arabescare, disegnare arabeschi, or-
nare con arabeschi: damaschinare, rabescare. -Au-
tografare, trasportare un disegno o uno scritto sulla
pietra, per farne dei facsimili.
Calcare, percorrere con una punta dura, sottile,
ma lisciamente smussata, la linea di un dise-no,
premendole sopra una carta lucida sovrapposta" ca-
pace di ben conservarne i segni o solchetti, i quali
poi si ricalcano sopra un altro foglio bianco con
l'interposizione della carta tinta E calco l'azione
del calcare, il delineamento che se ne ntra-^, e anche
il foglio lucido calcato. - Cancellare, cas.<are,
sopprimere una parte del disegno, o tutta, strofi-
nandovi sopra con la gomma elastica, con mollica
di pane, ecc. - Compoii'e, disegnare inventando.
- Copiare un disegno, decalcare, rilevare, riportare,
ritrarre, togliere dal modello. - Correggere m
disegno, cancellarlo e rifarlo nelle parti difettose.
Delineare, rappresentare a semplici contorni le
figure, il paesaggio, ecc. - Dintornare, segnare i
contorni di una figura. - Disegnare, rappresentare
un oggetto qualunque con la matita, con la penna,
col carboncino: far la figura; figurare; tuccar di
penna o di matita: tener in mano tostile; tracciare,
tratteggiare.
Far di capriccio, parlando di arti del disegno,
vale operare di fantasia, senza togliere dal vero. -
894
Frapppggiare, disegnare fronle e foglie insieme. -
Graticolare, mettere la graticola per ricopiare un
disegno.
Lucidare, ricopiare esattamente un facsimile, un di-
segno, ecc., con un foglio o una tela trasparente, met-
tendoli a riscontro della luce. - Ombrare, ombreg-
giare, dare con le ombre, convenientemente digra-
date, il rilievo ai corpi rappresentati in un disegno
0 in una pittura: adombrare.
Proliinre, disegnare e formare la sezione verticale
d'un edificio o d'una parte di esso. - Papazzeltare,
disegnare pupi o pupazzi o pupazzetti, specie di
caricature tirate giù alla brava, nei giornali.
Rapportare, trasportare disegni, piante e s'mili
sulla carta. - Hialrare, ripassare con istruiaento
ad.itlo sopra un disegno, o un dipinto, per renderlo
più evidente e durevole: andar ritrovando con la
matita; ridisegnare, rifare, rifiorire. Riralcata, il
ricalcare una volta; ricalcatara, l'azione del rical-
care. - Ricavare un disegno, copiarlo. - Ridùegnare,
ripete disegnare. - Rilevare, fare il disegno di levata
0 di rilievo {rilevamento, il rilevare).
Sbozzare, dare la prima forma, la bozza, l'ab-
bozzo. - Schizzare, disetjnare alla grossa. - Se-
gnare, notare le misure, i profili, le g unte, i
taijli, le opere da fare: tracciare. - Sfumire,
digradare dolcemente i tratti della matita o del-
l' incliio-(tro, dell' acquarello, facendo scomparire
la ruvidezza dei pruni con lo sfumino, quella dei
secondi eoi pennello, e così da rendere pastoso il
disegno, tondeggiarlo e farlo rilevare. - Spolverare,
spolverizzare, passare con lo spolvero sopra un di-
segno punteggiato con ago o spillo, per riportarlo
su muro, su legno, ecc. - Spolverizzare, trasportare
sopra un foglio o su altra superficie un disegno
mediante lo spolvero e il battispolvero. ^ ■
Tratteggiare, tirare linee, fregi, contorni, ecc.
Arnesi e altre cose per disegnare.
Arnesi. — Battispolvero, spolverezzo, bottone o
sacchetto di pannolino, fine e rado, in cui è messa
polvere di carbone, o di gesso, o altro, ad uso di
spolverizzare, picchiando leggermente, o strofinando,
i bucolini dello spolvero. - Ca/ta(oéo, arnese appun-
tato per ricopiare i disegni. - Camera ottica, {ca-
mera oscura: istrumento, in forma per lo più di
cassetta, col quale, mediante uno specchio inclinato,
si disegnano sopra un piano gli oggetti che da un
dato punto appariscono in prospettiva. - Carbon-
cino, piccolo cannello di carbone: si trae dall'evo-
nimo (pianta ranmacea) e da altre piante. - Com-
passo, strumento che serve a misurare piccole
lunghezze e a descrivere circoli o archi di circolo.
- Coordonografo, istrumento per la prospettiva. -
Curinyrafo, istrumento per tracciare curve.
Din f litògrafo, apparecchio che serve a disegnare
un' immagine attraverso un vetro. - Fisionotrace,
istrumento per disegnare ritratti. - Graticola, qua-
dralo ili lili messo sopra un quadro, o disegno, per
ricopiarlo esattamente. - Iconografo, specie di pan-
tografo, isiruinento per disegnare. - Lucido, stru-
mento inventilo dal l'ollastron e modificato da altri,
usalo per rifare le vedute, ricopiarle, riprodurle, an-
che senza conoscere il disegno; cosi pure per misu-
rare le imungini date dai cannocchiali, dai micro-
scopi, e (lelinearle sulla carta.
Matita, c()r[)0, naturale o artificiale, col quale
si tirano linee e si disegna su carta. - Matitatoio,
cannello di lamina metallica alle cui estremità ri-
fesse si adatta un pezzo di matita, di carbone o
d'altro, tenutovi stretto con un anello scorsoio: serve
per tirar linee e per disegnare.
Odontógrafo, strumento per disegnare sulla carta
le superficie curve dei denti di ruote dentale. -
Oxanoscopio elettrico, apparecchio che permette di
ottenere l'ingrandimento di disegni e di fotografie,
senza bisogno di vedute trasparenti.
Pantògrafo (beco di cicogna, parallelogrammo),
strumento che serve a copiare disegni, mutandone
la scala. - Parallelo (comunemente parallele), specie
di doppia riga, da potere con essa, e senza uso di
compasso, tirare linee parallele: sono due righe in
uno stesso piano, imperniate ciascuna in due staffe
o spraighette oblique, d'oUone, e perciò da potersi,
esse ri, ne, scostare più o meno una dall'altra obli-
quamenlff, conservando tuttavia il parallelismo. Ta-
lora le due spranghelle sono snodale nella loro
metà, e 1; due parti prendono la forma di un V;
allora il movimento di ciascuna riga si fa in i ira-
itonti perpenilicolare ai lati delle ri^he stesse, e ie
linee parallele si possono segnare su qualsiasi lungo
foglio, senza che occorra di riportare, di tempo in
tempo, in mezzo al medesimo, l'intero strmiunto.
- Penna, noto arnese che si adopera, per lo più,
per scrivere - Pennello, in generale, mazzetlo di
peli d'animali, strettamente legali in cima a una leg-
gerissima asticciuola: serve per dipingere o per
colorare i disegni. - Piombino, strumento per ab-
bozzare con matita color piombo. - Portalapis, veg-
gasi a matita.
Randa, regolo usato per disegnare gli archi sui
muri. - Rapportatore, semicerchio per misurare e
tracciare angoli sulla carta. - Regolo, lo stesso che
quadrello: arnese per rigare. - Reticolato, rete che si fa
a quadretti per copiare i disegni. - Riga, stecca di
legno sodo, o di metallo, o d' altro, lunga alcuni
palmi, larga poche dita, diritta, piana, sottile, a
lati paralleli, uno di essi a smusso, o anche a
inlaccatura: serve di guida al lapis, al tiralinee, o
alla penna per menare linee diritte sulla carta. -
Riga per le curve, pezzo d'assicella sottilissima, a
trafori, contornata in curve ellittiche o altre non
descrivibili col compasso.
Setolone, sorta di carboncino. - Sfumino, piccolo
rotolo cilindrico, di pelle, di seta o anche di caita,
ravvolta su di sé in giri ben serrali, appuntalo ai
due capi, che serve a sfumare i disegni a matita
0 a carbone. - Spolvero, foglio di carta o di e r-
lone sul quale è il disegno, i cui tratti vengono
finamente bucherati con uno spillo: sopra questi
forellini, facendo passare il battispolvero, il diseg.io
rimane segnato nel sottoposto foglio da altrettanti
puntini facili a riunirsi con una linea. Anche, sac-
chetto pieno di carbone trito, o di gesso o sim.,
che, scosso su un disegno bucherellato, serve a ri-
portarlo nella decorazione e sim. - Squadra, stru-
mento di metallo, o anche di legno, col quale, nelle
varie arti del disegno, si possono delineare o rico-
noscere angoli retti. - Squadra da tavolino, piccola
squadra fatta di grossa lamina d'ottone. - Squadra
a gruccia, particolare foggia di squadra di legno,
con la quale gli architetti tirano linee ora paral-
lele, ora perpendicolari ai lati della tavoletta su
cui lavorano. - Squadrelta, triangolo rettangolo di
letjno, che serve a tracciare perpendicolari e pa-
rallele. - Squadrelta da curve, compassino da cer-
chi, istrumenti per eseguire disegni con molta dili-
genza. - Stampino, ai-nese che s-irve a riprodurre
I
DISEGiVO
895
un disegno in rilievo o in sfondo. - Stile, verghetta
sottile che serviva a scrivere e a disegnare.
Tavoletta, o specchio, rettangolo di legno, perfet-
tamente piano, sul quale i disegnatori attaccano il
foglio di carta che deve ricevere il disegno. - Ti-
ralinee, piccolo arnese usato per segnare, con l'in-
chiostro o con colori, linee sulla carta : è composto
di due lamine d' acciaio che si avvicinano e si sco-
stano a volontà mediante una vite.
Altke cose. — Acquerello, colore molto inacquato
con cui si (là a un disegno una tinta unica a vari
gradi d'intensità nei vari luoghi, per ombreggiarli
- Bistro, fuliggine stemperata per lavorare i dise-
gni. - Carta tinta, foglio di carta lucida, una fac-
cia del quale si strolina con polvere di nialita o di
carbone, che serve a far rimanere i segni sul fo-
glio bianco nell'operazione del ricalcare. - Corta
lucida, carta vegetale^ carta gelatina, sorta di carta
sottilissima e trasparente, che serve sia a lucidare,
sia a calcare. Si sostituisce ad essa aiiclie una tela
finissima, trasparente, appositamente faboricata. -
Carmino per i rossi, gomma-yiitla pel giallo, bleii
di Pruxaia, o azzurro di Berlino pel celeste, lique-
rizta, fuUygine e, meglio ancora, calfé riero per
tinte neutre : si usano per dare maggiore risalto al
disegno.
Disegni, gli esercizi o i modelli che servono allo
studio del disegno.
Fissativo, liquido che si spruzza sui disegni a
f)astello per conservare 1 colori. - Fuliggine, colore
òsco.
uessetto, il bianco che danno gli artisti quando
disegnano a due matite.- Gomma e/ashca, caucciù:
veggasi a gomma. • Grafite, o piombaggine, car-
buro di ferro, minerale tenero, untuoso al tallo, di
lucentezza quasi metallica, composto di moltissimo
carbonio unito a pochissimo ferro: lascia sulla
carta seiini neri e tendenti all'azzurrigno.
Inchiostro, liquido per lo più nero, talora
violetto 0 d'altro colore, in cui s'intinge la penna
per scrivere o per disegnare {inchios ro della China,
inchiostro di seppia, -ecc.). - Lucido, foglio di carta
lucida sul quale è stato lucidato un disegno.
Disegni diversi.
Abbozzo, primo e incompleto disegno (veggasi ad
abbozzare). - Accademia, figura disegnata pren-
dendo a modello un corpo nudo. - Arabesco, o ra-
besco, disegno a fiori e fregi, di stile moresco: ghi-
rigoro, quasi girigogolo, rigiro; meandro, ritorli-
glio, tratti intrecciati {viticci, arabeschi che nascono
dalla combinazione degli archi con le spirali). -
Bonhomme (frane), disegno fatto da un fanciullo.
- Bozzetto, disegno o modello non rifinito di un'o-
pera d'arte, che dev' essere eseguita più in grande
0 più finita.
Calco, il disegno ricalcato sopra un altro foglio.
L'impronta che riceve un foglio bianco, steso sopra
nn disegno a matita, e calcato. - Caricatura,
rappresentazione, in disegno, d' una o più persone
con somiglianza, ma con esagerazione dei difetti
(caricatura spiritosa, sciocca, goffa, ecc.). - Cenno, le
prime tracce o linee di un disegno. - Chiaroscuro,
disegno o pittura di un solo colore, ma più o meno
carico nelle varie parti, per dare rilievo coi chiari
e con gli scuri. Anche, monocromato. - Ciano-
grafia, disegno ottenuto su carta cianografica. -
Controcalco, ricalco del disegno già ottenuto col
calco, acciocché questo secondo disegno si presenti
dalla parte stessa in cui si olire allo sguardo l'ori-
ginale, il modello. - CromoUlografia , veggasi a li-
tografia. • Croquis (frane), schizzo. - Diagramma,
disegno, figura che serve per una dimostrazione.
Disegno a tre matite, con la bianca per i chiari,
la nera per le ombre, la rossa per le carni. - Di-
segno freddo, contr. di colorito, vivace: disegno
poco espressivo. - Disegno in pianta, o, assolulain.,
pianta, disegno d' una città, d' un giardino, ecc.,
rappresentante le posizioni e le proporzioni rila-
tive delle sue difl'erenti parti. - Disegno lineare,
rappresentazione, in diverse grandezze, della figura
geometr/i^ca (veggasi a geometria] e di tutti gli
oggetti che si offrono alla nostra vista, con le lor
forme e disposizioni. - Disegno schernii tico, di soP
linee, senza ombre, ecc.: la forma più semplice®
disegno di progetto, di modello.
Efjii^ie, disegno che riproduce persona, cosa, ecc.;
immagine*
Figure di Chladni, i disegni che si ottengono po-
nendo della sabbia su una lastra orizzontale e stro-
finando questa su un lato con un archetto di vio-
lino. - FotolUotjrafi,a, folozincotipia, veggasi a fo-
tografia. - Frappa, foglie e frenile disegnate in-
sieme. - Fregaccio, pochi tratti di matita che pos-
sono essere pieni di maestria. - Frego, disegno mal
fatto.
Geo, smorfia, caricatura. - Girigògolo, linee ti-
rate giù senza nessun disegno. - Graffito, disegno
a chiaroscuro, con linee profonde, nei muri o sui
pavimenti delle stanze. - Gramolvna, esecuzione sco-
lastica di ornamenti e di figure a punta di matita. -
Iwisione, disegno riprodotto dall'incisore. - Li-
tografia, disegno riprodotto sulla pietra.
Mappa, disegno esprimente e rappresentante
una provincia, un paese e simili : si usa per lavori
topojjrafici.
Paesaggio, disegno rappresentante la campa-
gna. - Pastello (pittura a), sistema di disei;nare e
color re in lapis di diverso colore con sostanze ri- '
dotte finissime e tenerissime, tali che si possono
tu.idere assieme e sfumare con un leggerissimo
strofinamento. - Pianta, disegno particolareggiato di
un edificio, un locale, un luogo : proiezione orizzontale
'Prof'ilo, disegno della linea estrema di un jggetlo,
Prospettiva, disegno che rappresenta gli oggett*
quali a[ipaiono. - Prospetto, disegno delle cosg
come fossero di prospetto. - Progetto, disegno d
un'opera da eseguirsi. - Puppazzetto, sorta di cari-
calura d'alcuni giornali romani.
Schema, disegno ; progetto, modello. Disegno di
cosa che poi deve essere svolta. - Schizzo, specie
di disegno senz'ombra e non terminato. Schiz-
zetto, dimin. di schizzo. - Scozzese, disegno a dadi
non piccoli. - Seyno, fregio o altro disegno trac-
ciato su una superficie - Silhouette (frano, disegnose-
condoi contorni dell'ombra. -S/;accato,dise^nointeriio
d'un fabbricato, rappresentato sulla carta - Spolvero^
disegno che si trasporta da un foglio di carta su una
parete, una tavola, una tela, o sopra carta, bucando
con uno spillo tutti i contorni, e per questi fori
facendo penetrare polvere nera (spolveratura), che
risalti dal fondo su cui si opera. - Studio dal vero,
disegno d'una testa, d'un paesaggio, ecc., fatto da
un artista a scopo di studio.
Tatuaggio, disegno latto sul corpo dai popoli
selvaggi. - Tocco in penna, disegno, ritratto a penna.
896
DISEGUAGLIANZA — DISEHTORE
- \eduta, paesaggio, prospettiva. - Vignetta, voce
d'uso per figura, disegno, illustrazione.
Particolari di un disegno
0 del disegno.
Alzato, ortografia, elevazione: la proiezione ver-
ticale che fa Vedere il lato principale che avrà la
costruzione disegnata. - Campo, spazio del disegno
sopra il quale sono distrihuite le figure. - Compo-
sizione, 1 insieme del disegno; anche, il modo di
farlo. - Contorno, la linea esterna, il lineamento
estremo delle figure (contorni bene o male rilevati,
sfumati, ecc.). - Contr attaglio, lavoro col quale i
disegnatori (e i setaiuoli) tirano linee diagonali
sopra altre linee, per rendere più cupi gli scuri.
LineUf tratto semplice che ha lunghezza senza
larghezza. - Nodo di nastri, combinazione di linee
e d'archi di circolo in una rete quadrata obliqua.
Ombra, il colore più o meno scuro che, digra-
dando verso il chiaro, rappresenta l' ombra vera
dei corpi. E mezz'ombra la sfumatura dell'ombra,
ossia quella tinta che circonda l'ombra. - Ornato,
parte del disegno che insegna a fare ornamenti
(fiori, foglie, ecc.).
Parabola, curva chiusa da una parte sola. -
Piega, sinuosità delle vesti nelle figure dipinte o
scolpite. - Prospettiva, V arte di rappresentare
sopra una superficie piana gli oggetti tali e quali
si scorgono nella loro solidità : è lineare od aerea.
- Proiezione, sporto, risalto. E proiettivo, attinente
a proiezione.
Rete a quadrati, rete triangolare, rete romboidale :
servono per disegni di ornati. - Riduzione, copia
che si fa di un oggetto, dandogli la stessa forma
e dimensioni minori.
Scala ticonica, la scala dei disegnatori, con le
trasversali oblique. - Sciografia, o spaccato, profilo
o sezione di un edificio, per rappresentare la parte
interna. - Scorcio, parte fuggente della prospettiva:
è la inevitabile diminuzione di una, di due o an-
che di tutte e tre le dimensioni di un corpo dise-
gnato in prospettiva. - Scozia, curva ornamentale
architettonica. - Sezioni coniche, spirali, curve che
occorrono nei disegni tecnici.
Tono, identità delle tinte. - Tratteggiatura, trat-
teggio, intreccio di linee.
Chi disegna. — Cose e termini vari.
Architetto, chi fa il disegno in pianta per la
costruzione degli edifici. - Caricaturista, chi dise-
gna caricature per giornali umoristici, ecc. - Dise-
gnatore, disegnatrire, chi disegna o esercita l'arte
del disegno ; chi fa esemplari, disegni pfr rica-
mo, - Digross'ito nel disegno, di chi ne ha appreso
i primi rudimenti. - Figurista, artista valente nel
disegno della figura. - Lucidatore, chi ricopia ma-
terialmente un disegno altrui, sovrapponendovi
carta trasparente. Dicesi anche per imitatore ser-
vile. - Mappatore, chi è incaricato delle tavole to-
pografiche ; disegnatore di mappe. - Prospettivista,
disegnatore^ di prospettive. - Topografo, ufficialerche
fa, in campagna, i rilevamenti topografici.
Incisore, chi traccia disegui, fa V incisione sul
legno, sul rame, ecc.
Studio, disegno o modello tratto dal naturale,
e che serve di preparativo alle opere da farsi. - In
punta di penna, di scritti o disegni schizzati. - Pu-
litezza, nitidezza, chiarezza di disegno.
Autografia, l'arte di trasportare un disegno o uno
scritto qualsiasi dalla carta sulla pietra, per po-
terne tirare una gran quantità di copie a mezzo
della stampa. - Coptografia, arte di tagliar cartone
in modo che l'ombra proiettata sulle pareti, vi di
segni determinate figure. - Iconografia, descrizione
di immagini. - Intaglio, intarsio, vergisi a
queste voci. - Papirografia, arte di rappresentare,
in carta, per mezzo dell'intaglio con forbici, quanto
altri può ritrarre con la matita e con la penna. -
Psal'grafia (gr.), l'arte di tagliar fuori, con le for-
bici, figure o disegni. - Stereografia, arte di rap-
presentare i solidi. - Topograna, l'arte di rap-
presentare sulla carta una città, un terreno o una
parte di territorio di mediocre estensione, con in-
dicazione delle accidentalità del terreno, dei boschi,
dei campi coltivati, delle vie.
Albo, album, cartolaro rilegato sul quale far di-
segni. - Autografo, apparecchio di recente inven-
zione, per la trasmissione telegrafica di un disegno.
- Cartella, due grossi cartoni ricoperti e uniti per
metterci fogli, disegni e simili. - Cartone, pezzo di
carta grossa sul quale fu fatto un disegno; grande
portafogli per disegni. - Leggenda, tavola, scritto
esplicativo dei segni o delle parti di un disegno. -
Stampa, la riproduzione d'un disegno con vari mezzi.
Accademia, luogo dove si insegnano pubblica-
mente le arti del disegno.
Diségno. Idea generale di un' operazione, di
un' impresa ; divisamento, intenzione, pensiero,
piano, progetto.
Diseguaglianza. Condizione di chi o di ciò
che non è eguale.
Di seguale. Disuguale, non eguale.
Diseuiia. Alterazione del sangue.
Disenfiare (disenfiato). Cessare di essere en-
fiato, gonfio. - Togliere l'enfiagione, la gonfiezza.
Dlsennare (disennato). Togliere di senno, to-
gliere il senno, render pazzo.
Disennatezza. Dissennatezza, pazzia.
Diseppellire, diseppellimento [diseppellito).
Veggasi a seppellire.
Disequilibrio. Mancanza di equilibrio.
Diseredare (diseredato, diseredazionej. Privare
de\[' eredità.
Diserède. Privo deìYeredifà.
Disertare (disertato). Abbandonare la milizia
furtivamente ; essere, farsi disertore. - Arrecar
danno a persona, guasto, rovina a cosa. - Ri-
durre in miseria. - Rendere deserto un luogo,
spopolandolo di abitanti. - Mancare ad un appun-
lamento, ad un convegno.
Disertore. Chi diserta, abbandona furtivamente
la milizia; anche il coscritto renitente alla /eya;
fuggiasco, soldato fuggitivo, transfuga, trafuggitore.
liifuggilore, disertore che, per salvarsi, ricorre al
nemico. - Transfuga (lat.), disertore che passa al
nemico: fedifrago, traditore.
Disertare, in generale, abbandonare l'esercito a cui
si appartiene senza licenza o congedo, e sempre
ignominiosamente. Anche, passare al nemico o as-
sentarsi dalle file senza permesso in presenza del
nemico ; as.sentarsi dal proprio corpo senza auto-
rizzazione, oltre un determinato periodo di tempo ;
1 evadere dal carcere militare o dalla reclusione mi-
litare. - Diserzione, il disertare, allo ed ellello : de-
DISEHZIONK — DISGRAZIA
897
serzione, fuga. E defezione (mancamento, abban-
dono) dicesi di militari die lasciano la bandiera
lotto la quale militano, di sudditi che si separano
dal loro governo, di alleati die abbandonano il
«onsorzio, ecc.
Diserzióne. Veggasi a disertore.
Disfacimento. Atto ed etletto del disfare:
distruzione, rovina.
Disfacltura. Atto del disfare.
Disfagia. Difficoltà della deglutizione, ddll'in-
ghiottire.
Disfamare (disfamato). Sfamare, soddisfare la
fame.
Disfare (disfacimento, disfar.iiura, disfatto). Con-
trario di fare: guastare o distruggere la forma
0 l'essere d'una cosa. - Trattandosi di edifici, ab-
battere, atterrare, detnolire. - Di un tutto riuni-
bile in parti che si possono rimettere insieine,
scommettere, scoìnporre; scomporre e ricomporre
di^e^samente le parti di una cosa. - Stessere, disfare
un tessuto. - Di esercito, sconfiggere, infliggere una
acoii/itfa. - Vale anche stemperare, disciogliere,
sciògliere. - Schiomare, disfare, scompigliare la
chioma, i capelli. - Spiccicare, discare in minutis-
simi pezzi.
Dis/acimento, atto del disfare. - Disfacitura, il
disfare e la cosa disfatta, - Disfallibile, che può
essere distatto.
Disfarsi (disfatto). Perdere l'essere e la forma:
scomporsi, spappolarsi - Disfarsi duna cosa,
renderla (veggasi a vendere) o darla via. - Di-
sfarsi di una persona, liberarsene, allontanandola
da se, mandandola via.
Disfasia. Detto a parlare.
Disfatta. Rotta, sconfitta completa.
Disfatticcio. Il terreno nel quale fa poco
prima disfatto il bosco.
DisfavlUare {disfavillato). Mandar fuori fa-
ville, proprio del fuoco. - Anche, risplendere,
splendere.
Disfavore, disfavorire (disfavorevole, disfa-
vorito). Vengasi a favore.
Disfeciare (disfeciato). Mondare, purgare dalle
feccie: pulire.
Disferenziare (disferenziato). Differenziare, de-
terminare differenza.
Disfida, disfidare (disfidato). Veggasi a duello
e A sfida.
Disfigurare (disfigurato). Veggasi a figura.
DisHorsLTe (disfioramenlo, disfiorato). Guastare la
bellezza del fiore.
Disfogare, disfogarsi (dss/'og'cUo). Dare sfogo,
fare uno sfogo.
Disfonia. Alterazione della voce e della pa-
rola.
Disfórme. Non conforme, diverso.
Disformità. L'essere disforme : differenza.
Disfrancare (dis francato). Far servo o schia-
vo un uomo libero. - Togliere fermezza, coraggio;
a. p., perderlo.
Disfortuna. Più eomunera , sfortuna.
Disfrasia. Un discorso non chiaro.
Disfrenare (disfrenato). Sfrenare, togliere il
freno.
Disgangherare (disgangherato). Sgangherare,
tirar giù dai gàngheri : scardinare.
Disgelare (disgelato, disgelo). Lo sciogliersi del
ghiaccio.
Disgiungere, disglunzlóno (disgiungimento,
disgiuntivo, disgiunto). Disunire, separare.
Disgiuntamente, disgiuntivamente. Veg-
gasi a separazione.
Disgiuntivo, (^he serve a separare, a divi-
dere. ■ Termine di patologia.
Disgiuntore. Apparecchio per interrompere la
cori-ente elettrica.
Disgiunzióne. Perforazione anormale e divi-
sici' parziali o complete che si avvertono in parti
dei corpo ordinariamente e normalmente continue.
- Anche, figura di retòrica.
Disgombrare (dis;^ombramento, disgombrato).
Portar via, sgotnbrare.
Disgonfiare (disgonfiato). Perdere o togliere la
gonfiezza.
Disgorgare (disgorgato). Sorgere, scaturire.
Disgradare (disi radalo). Vinnere il para-
gone, ■ Essere sgradito, spiacévole.
Dlsgradòvole. Lo stesso che spiacévole.
Disgradire (disgradèoole, disjradimento, dis^gra-
dito). Dispiacere, riuscire spiacévole.
Disgravare (disgravamento, disgravato). Alleg-
gerire, fare, rendere più leggiero (fi,'iir., par-
lando anche di colpa, di male, di dolore, di
noia e simili) : alleggerire, alleggiare, ralleggiare ;
sgravare, sollevare, procurare sollievo. - Sgravarsi
(si/>-avalo), partorire: ve,:;gasi a parto.
Disgrazia (disgraziatamente, disgraziato). In-
fausto e dannoso avvenimunto ; infortunio, caso
spiacevole, senza colpa d'alcuno e, sp^ìcialmente,
non preveduto : accidente sventurato, aggravamento,
aggravazione, avversità, avverso evento; bacchiata,
bacchiatacela, batosta, burrasca, bussata ; calamità,
caso fortuito, caso fortunoso, colpaccio, colpo,
corna, croce; diavoleria, diavoleto, disavventura,
disdetta; guaio, iattura, ietlatura, ingurìa della
fortuna; maladanza (v. a,), mala derrata, mala
fortuna, malanno, milavventura; ìnule, ma'edetta,
malora; percossa della fortuna, peripezia, piacciad-
dio (v. a.) ; ricadia, rimbalzo, rovescio di fortuna ;
sciroppo che non piace ; sciagura, scossa, scossone;
sfortuna, sfortunamento, sinistro, sperfottia (di-
sus.), sperpetua, sventura; temporalaccio, tracollo,
traversia, triholazone, tribolo; vespro siciliano.
Cànchero', disgrazia, malaaio, incorno lo fisso
qnilunque. - Castigo di Dio, flajello di Dio, grave
calamità. - Cose che capitano ai vivi, cioè le dis-
grazie ; bella perifrasi di filosofìa popolare. - Di-
sastro, disgrazia assai grave o pubblica. - Di-
sgrazia che fa un tegolo sulla testi: quando av-
venga disgrazia grave e inaspettata. - Flagello (fi-
gur.), avversità granle. - Iettatura, disgcazia die,
superstiziosiminte, si crede portata da persona o
da cosa.- Gwat), disgrazia non grave; difficoltà. -
Iliade di guai, una serie di sventure. - Licerti del
mestiere, locuzione antica per accennare alle dis-
grazie e ai pericoli cui si va incontro ni^U'adempi-
meato del prop-'io 'ufficio, del p-oprio dovere. -
Mila co^a, disgrazii grande. - Rovescio, per di^igrazia,
dal frane, revers de fortune. - Sciaguri, grave disgrazia.
- Sciaguratàggine, azione, cosa sciagurata ; l'essere
disgraziato. - Sinistro, disgrazia accidentale. - Vi-
site di Dio, le sventure domestiche, come quelle
che servono a rendere migliori.
Incontrare disgrazia.
Disgraziatamente. — Disgrazuto.
Incontrare disgrazia, essere disgraziato : aver
la mala pasqua, aver provato il morso del lupo;
Premoli. — locabolario Nomenclatore.
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898
DISGRAZIATAMENTE — DISGUSTO
capitare, cogliere, incogliere, piombare addosso una
disgrazia; capitar male; dare in cattive mani, dare
nel bargello, dare nel ventuno; essere misavventu-
rato; incappare in una ragna; riuscire sventurata-
mente; scontrar male. - Aver avuto una bella bac-
chiata, avere avuto una batosta, una grave malattia.
- Avere la sperpetua, quando tutto ci va male. -
Avere il diavolo e la verzièra, malanni sopra ma-
lanni. - Avere il male, il malanno e V uscio addosso,
tutte le disgrazie, una dopo l'altra. - Avere la di-
sijrazia addosso, essere perseguitato dalle disgrazie.
- Avere la maledizione addosso, non andarne bene
una.- Averla avuta buona (iron.), di chi ebbe qual-
che grossa disgrazia. - Buscar la mattinata: quando
succede qualche danno. - Essere fortunato come i
cani in chiesa (iron.), aver disgrazia in tutto. -Es-
sere nelle peste, in mezzo alle disgrazie, pieni di
disgrazie. - Essere tra l'incudine e il martello, tra
due pericoli, due malanni. - Essere giuoco della for-
tuna, bersaglio delle disgrazie. - ^on azzeccarne
una, essere sempre disgraziato. - Piovere sul òa-
gnato: dicesi quando a disgrazia si aggiunge di-
sgrazia. . .
DisGUAZiATAMENTE, cou o pcf disgrazia, in modo
disg-aziato : avversamente, disavventuratamente, di-
savventurosamente ; dolorosamente; fatalmente, fu-
nestamente; improsperamente ; infaustamente, infe-
licemente, infortunatamente, in mal punto, in senso
contrario; malauguratamente; miserabilmente, mi-
seramente ; per sciagura, per sventura ; sgraziata-
mente.
Disgraziato, chi è colpito da disgrazia, è vittima
di una disgrazia : balestrato dalla fortuna ; mal ar-
rivato, mal capitato, mal destinato, male avventu-
rato; sgraziato, sventurato. - Infausto, dicesi di
evento disgraziato. - Infelice, chi versa in condi-
zioni disgraziate di vita. - Più disgraziato dei ca-
pretti, disgraziatissimo. - Rate (frane), disgraziato,
fallito moralmente. - Sfortunato, chi abitualmente è
colpito da disgrazia, da sfortuna. - Sciagurato (da
sciagura), che soffre sciagure, che è causa di scia-
gura. - Sventuroso, che porta sventura.
Varie. — Locdzioni b proverbi.
Corvo di mal augurio, di chi annunzia disgrazie :
uccello di malaugurio, profeta di sventura. -
lettatore, chi, con la presenza e le parole, è in voce
di portar disgrazia ed impaccio, secondo la super-
stizione volgare. - Sperpetuone, chi sogna sempre
disgrazie.
Amuleto, cosa che certi sciocchi portano addosso
per salvarsi dalle disgrazie. - Augurio sinistro, si-
nistra nuova: che annunzia disgrazia. - Rassegna-
zione, calma, pazienza nelle disgrazie. - Scop-
pio, dicesi del manifestarsi di Calamità violente e
improvvise. - Vaso di Pandora (mitol.), il vaso di
tutti i malanni.
Cercarle col lumicino, col lanternino o col fuscel-
lino: di disgrazie o botte, procurarsele, andarci in-
contro. - Fiutare una disgrazia, averne il presen-
timento. - Piovere sul bagnato, quando capita un'altra
disgrazia a chi si trova già in cattive condi-
zioni. - Restare in piedi come i gatti, di chi resiste
a forti disgrazie. - Riparare, ristorare, provvedere,
risarcire, fare in modo di togliere o menomare le
conseguenze d'una disgrazia. - Sentirsela alle spalle,
sentirsela venire addosso (la disgrazia), presentirla.
Ci mancherebbe anche questa /...; di un'altra disgrazia
che potrebbe capitare per soprappiù. - E' una maledi-
zione!..., vedendo effetti terribilmente fatali, cose
ostinatamente brutte, disgrazie ripetute. - La paura
è stata la medesima: quando si temeva una di-
sgrazia che poi non avvenne. - Le mi corron dietro
tutte: quando le disgrazie perseguitano, o le noie,
0 sim. - Non ci mancherebbe altro /..., udendo an-
nunziare una disgrazia, o negando una cosa che si
potrebbe supporre da qualcuno. ■ Povera me, che
disgrazia t, anche iron., a chi piange per qualche
disgrazia da nulla.
A chi è disgraziato gli tempesta nel forno: a chi
è disgraziato incoglie ogni malanno. - A chi non è
in forno è sulla pala: a chi la disgrazia non è toc-
cata sta per toccare. - All'albero che casca dagli
dagli !, chi è in disgrazia tutti aiutano a buttarlo
giù. - Chi è nato disgraziato anche le pecore lo mor-
dono. - Chi non l'ha aW uscio l'ha alla finestra (o-
gnuno ha le sue disgrazie). - Le disgrazie stanno a
bocca aperta. - Non nevica e non diaccia che il sole
non la disfaccia: ogni malanno finisce - Oggi a me,
domani a te: alle disgrazie bisogna star preparati,
e scusare le altrui. - Ogni acqua lo bagna: di chi,
già disgraziato, alla prima avversità è spacciato o
ne risente molto. - Ogni casa ha cesso e acquaio, ■
Ognuno ha il suo diavolo, o il suo impiccato, al-
l'uscio, tutti hanno le proprie disgrazie. - Quando
uno ha disgrazia, gli va sul collo l'acqua bollila: di
persona alla quale tutto riesce male. - Una disgrazia
non viene mai sola.
Disgraziatamente. Con o per disgrazia.
Disgraziato. Leggasi a disgrazia.
Disgregare, disgregarsi (disgregamento, di-
sgregato, disgregazione). - Disunire, disunirsi ; se-
parare, separarsi (veggasi a separazione).
Disgregazióne. Disunione, separazióne.
Dlsgrevare (disgrevato). Poet., per disgravare.
Disgroppare {disgroppato). Disfare il nodo.
Disguagliare (disguaglialo). Lo stesso che di-
suggguagliare : veggasi ad uguale.
Dlsguàglio. Disparità, differenza, diversità.
Disguido. Voce d'uso per avviamento sbagliato
di corrispondenza per la posta; anche, devia-
mento {deragliamento, francesismo) di treni lungo
una ferrovia.
Dlsgusclare {disgùsciato). Togliere il guscio.
Disgustare, disgustarsi {disgustato). Procu-
rare, provare disgusto.
Disgusto. Senso di avversione, di ripugnanza
ad una cosa (specialmente bevanda, cibo e si-
mili), perchè non si trovi buona di qualità, di
sapore, ecc., o per effetto di sazietà. - Avversione
a cose che dovrebbero piacere o che altra vu'ta
piacevano. - Dispiacere per cattive azioni ricevute.
Antipatia, disgusto, avversione, per lo più a
persone. - Asode, disgusto, nausea. - Cacosizia,
disgusto degli alimenti, appetito depravato: disor-
rezia. - Idrofobia, disgusto per 1 acqua. - Misari'
tropia, disgusto, odio per l'uomo. - Rimostranza, il
far conoscere la nostra opinione di disgusto circa
una cosa. - Schocking (ingl.), parola vaga che dice
tutto e dice niente: invalsa a indicare disgusto, in
diverse gradazioni e per diversi motivi; per lo più,
a indicare il disgusto per mancanza contro la pu-
dicizia,, la correttezza del dire, del porgere, del con-
tegno in complesso. - Spleen (ingl.), disgusto,
noia.
Disgustato, che sente disgusto; anche di chi *
fiacco e non trova più nulla che lo appaghi, U>
DISGDSTOSO
OlShNKEZIONK
890
faccia contento. - Disgustevole, lo stesso, forse meno
che disgustoso: spiacevole.
DiSGDSTARE, far jìerdere il gusto, il piacere
di checchessia, ispirar disgusto. Anche, svogliare,
far perdere la volontà. In senso lìgur., annoiare,
recare a noia, a schifo, a sdegno: disamorare,
fare stomaco, far venire a stomaco; recare sdegno;
stomacare.
DisGUSTAKSi, prendere disgusto, essere preso dal
disgusto 0 di disgusto (figur., provare schifo, sentir
nausea, ecc.): amareggiarsi; divenire in tedio; gua-
starsi, pigliarsi in fastidio, prendere a schifo; sgu-
starsi, stomacarsi ; venir del cencio.
Essere disgustato, di chi ha preso disgusto per
cosa o persona : essere raffreddalo (di impresa, di
amicizia, ecc.) ; averne le tasche piene, aver guasto
lo stomaco, aver preso stanchezza ; non ne veder
altro; non ne voler più sapere (di [ersona o di
cosa). - Far le boccaccie, torcere il grifo, il naso, la
bocca, le labbra, modi, segni con i quali si manifesta,
di essere disgustato. - Non gustare più nulla, essere
disgustato di tutto - Queste troppo!, esclamaz. di
disgusto 0 di sdegno.
Disgustoso. Che apporta disgusto, è spia-
cevole.
Disiare (disiato). Poet., per desiderare, aver
desiderio.
Disigillare {disigillato^. Togliere il sigillo.
Disillabo. Di due sillale: veggasi a sillaba.
Disilludere, disilludersi (disilluso). Toglie-
e, perdere le illusioni, VUlusiòne
Disillusióne. Neologismo per delusione, perdita
dflle illusioni, deWillusione.
Disimmagiiiare (disimmaginato). Cessar di
immaginare: verbo poco usato.
Disimpacciare, disimpacciarsi (disimpac-
ciato). Togliere, togliersi d'impaccio, d'imba-
razzo.
Disimparare (disimparato). Il dimenticare le
cose imparate : veggasi a imparare.
Disimpegnare , disimpegnarsl ( disimpe-
gnato). Liberare, liberarsi da un impegno, da un
obbligo. - Riscattare una cosa data in pegno.
Disimpegno. Atto ed effetto del disimpegnare
e del disimpegnarsi; nell'uso, il modo col quale si
compie un lavoro, si attende ad un ufficio e simili.
Disimpiegare (disimpiegato). Togliere Vim-
piegof destituire.
Disincagliare (disincagliato). Liberare una
nave dalle secche: scagliare. -Disincagliamento, di-
sincaglio, l'operazione relativa.
Disincrostante. Veggasi a incrostazione.
Disinfettante. Sostanza che serve a disinfet-
tare, a togliere Vinfezione: lo stesso che antipu-
trido, antisettico, asettico. Quasi innumerevoli le
sostanze all'uopo e divise in parecchie categorie.
Disinfettanti interni. — Generali: acido arse-
nioso, arseniato di potassa, arseniato di soda, bo-
rato di soda, acido borico, boral, bromoi, fluoruro
d'ammonio, naftolo, acido salicilico, saliftìrmina, sa-
lolo, timolo, ecc. - Indirettamente locali: fucalipto,
eucaliptolo, guaiacol, acqua di catrame, catrame
Guyot, ecc. (antisettici polmonari). - Delle vie escre-
trici-urinarie : arbutina, elmintolo, salolo, tremen-
tina, ecc. - Direttamente locali (disinfettanti intesti-
nali): acerdal, aspirina, fosfato di bismuto, acido
cloridrico, salitormina, cloroformio, creosoto, fluo-
ruro di ammonio, guaiasanolo, ittiolo, acido lattico,
naftosol, acqua ossigenata, iposolfito sodico, solfuro
d'ammonio, fermento d'uva, vanadina, ecc. (tutti
questi solubili). Poi: benzonaftolo, betolo, bismutal,
magistero di bismuto, bismuto alginato, bismuto
resorcinato, bismuto salicilato, bismuto solfofenato,
salicilato di canfora, canfossile, carbone vegetale,
salolo, derrnatolo, eugenoformio, etoformio, salici-
lato di guaiacol, carbonato di guaiacol, guaiamar,
«ioco'o, hopogan, itlalbina, iltioformio, calomelano,
nosofene, paralormio, salacetolo, tannocreosoforinio,
tannoformio, tannone. tannopina, tiolo, xeroformio,
ecc. (tutti insolubili).
Disinfettanti esterni. — dutanei, per le ferite
esterne, per la vagina^ ecc.: alcool, bromoformiato
di alluminio, aniodoi, as<ptol, asterol, benzozone,
acido borico, bromoi (Iribromofenol), canforosol,
chinosol, crcolina, cresamina, cresina, diafterina,
fenesol, fenolo, formolo, glicerina, idrargirol, acqua
iodica, ittiolo, lisoformio, liso), permanganato di po-
tassa, mentosol, mercurio bicloruro, mercurio biio-
duro, mercurio ossicianuro, microcidina, nafto.sol,
acqua ossigenata, acido picrico, resorcina, sozoiodo-
lato di mercurio, timolo, acido tricloroacetico, tricre-
solo, cloruro di zinco. - Insolubili: amiloformio,
anesol, antiseptolo, argento!, derrnatolo, dimal,
ektogan, etocresol, euforina, eugenol iodato, eugu-
formio, eurofens, hopogan, lodoforniina, iodoformio,
io'loformogeno, iodogallicina, mentolo, nosofene, or-
toformio (analgesiro), resorcinol, salubrol, salumina,
sanoformio, sozoioclolato di soda, tannocreosofor-
mio, tannoformio, tioformio, tribromofenol, xerofor-
mio, e non pochi altri.
Diversi. — Per la cavità boccale, In gola, il naso:
alsol (gargarismi), asaprol (gargarismi), boral, borato
sodico, boricina, borol, chinolina, cluorol, forman
(solubile), guaiasanolo, menlofenol (Anche analgesico),
mentolo (corizza), clorato di potassio, sozoiodolato
di zinco (pennellazioni). - Per la vescica e l'uretra :
argentanina, argento cascinaio, argento citrato, ar-
gento lattato, argento nuclei nato, argento proteinato,
acido borico, borol, destroformio, guaiasanolo, per-
manganato di potassa, sozoiodolato di zinco. - Per
la congiuntiva: acido citrico, ermofenil, sublimato
corrosivo, acido borico, ossicianuro di mercurio,
protargol. - Gasasi : monoclorofenol (per inalaz.), eu-
calipto! (inalazioni), forman (corizza), formogeno
(inalazioni), formolo, igazolo, mentolo, odo!. -Per
gli appartamenti e i mobili: sublimato corrusivo,
acido fenico, formo!, formalina; formacetone, iga-
zolo. - Per gli escreti (feci, sputi, orine): solfato
di ferro, solfato di rame, lisol, sublimato corrosivo
acido. Le sostanze più disinfettanti, più antisettiche,
finora conosciute sono sempre l'acqua ossigenata, il
sublimato corrosivo, il nitrato d'argento.
Acido Cinnamico, antizimotico e disinfettante usato
per infezioni, e anche in emulsioni, contro la tu-
bercolosi. - Carta d'Armenia, antisettica, imbe\Tita
di sostanze odorose : bruciando, sviluppa gradevoli
profumi. - Coaitar, catrame di carbon fossile* si
adopera come disinfettante e anti putrido. - Creolina,
disinfettante che ha l'aspetto d'un liquido bruno,
siropposo, con odore di catrame e di creosoto, più
denso dell'acqua, solubile nell'alcool e nell'etere. -
Disinfettiìia, preparazione usata quale disinfettante
e ottenuta come residuo della distillazione delle
nafte gregge con acido solforico concentrato e, suc-
cessivamente, con soda caustica. - Chiocamf, disin-
fettante inglese, liquido formato d'una soluzione di
acido solforoso gasoso nella canfora.
Disinfettare (disinfettato). Fare la disinfe-
zione.
Disinfezióne. Atto ed effetto del disinfettare: de-
9()0
DISINFIAMMARE — DISONESTO
purazione, disinfettamento, disinfettazione ; purifica-
zione, risanamente; sterilizzazione. - Suffumigio, il
profumare medicalmente persone o cose, per preser-
varle d» infezioni epidemiche. - Disinfettare, togliere,
con un disinfettante o con altri mezzi acconci,
l'ammorbamento da cose, o da corpi inquinati o
sospetti : depurare, dismorbare, distruggere i mia-
smi, i germi morbigeni; espurgare, purgare, puri-
ficare, rendere puro, risanare, smorbare, steriliz-
zare. - Profumare, sufTumigare con disinfettanti.
Dlslnflammare {disinfiammalo). Togliere Viti-
finmmazione.
Disingannare, dislng:annarsi (disinganna-
tivo, disingannalo). Cavare altrui iinffanno; uscir
d'inganno; disingannare.
Disin{?anno. Atto ed effetto dei disingannare
e del disingannarsi (veggasi a inganno). Anche,
delusione, disillusione; perdita di un'illusione,
delle illusioni: sgannamento (v. a.).- Età dei disin-
ganni, quando si comincia a vedere le cose meno
poeticamente.
Dislngranare (disingraìiato). Cessazione dell'a-
zione di un iìigranaggio. - In marineria, levare
la catena dell' àncora dall' ingranaggio dell' argano
ove fa presa con le sue maglie.
Disinnamorare {disinnamoramento, disinna-
moralo). Far si che altri cessi di amare, di sen-
tire amore: disaffezionare, intiepidire, raffreddare,
snamorare.
Disinnamorarsi {disinnamoramento, disinna-
morato) Cessar di amare, di nutrire amore, di
essere innam,orato.
Disinsegnare {disinsegnato). Veggasi a inse-
gnare.
Disinteressare {disinteressato). Far cessare in
altri os^ni interesse a checchessia
Disinteressarsi {disinteressamento, disinteres-
sato). Non avere, non sentire interesse ad una
cosa. - Rimanere estraneo, opporre indifferenza.
Nell'uso, astenersi dall' occuparsi o dal pensare a
checchessia: noncarare.
Disinteressatamente Senza mira di inte-
resse 0 di guadagno.
Disinteressato, (-he non mira al guadagno,
che non agisce per interesse; non egoista (veg-
gasi ad egoismo). - Anche, imparziale.
Disinteresse. U non avere Vinferesse per fine
delle proprie azioni : abnegazione. - Contr., egoismo.
Disinvitare {disinvitalo). Revocare, stornare
l'invito.
Disinvòlto. Chi o che ha disinvoltura.
Disinvoltura. Scioltezza, quasi naturalezza di
modi; un certo garbo nel portamento e nelle ma-
niere, nel contegno, con vivacità non incomposta :
disaffettazione, disprezzatura, sprezzatura - Disin-
vòlto, franco, sciolto, spedito nelle maniere, riel
contegno. - Fare una cosa alla brava, farla con di-
sinvoltura.
Disio, dlsire, dislro {disioso). Poet., per de-
siderio.
Disistima. Mancanza di stima; scàpito nella
stima; cattivo concetto, mala opinione. Anche,
disprezzo.
Disistimare {disistimato). Perdere ad altri la
stima; avere mala opinione, disprezzo d'alcuno.
Dislacciare {dislacciato). Sciogliere, togliere il
laccio, il legatne.
Dlslagare (dislagato). Voce dantesca: sorgere
dalla distesa, dalle acque, d^l tnare.
Dislalia. Veggasi a pronunzia.
Disleale, dislealtà (disJraimeHì^). "Veggasi a
lealtà.
Dislegare, dislegarsi {dislegato). Contrario di
legare, legarsi.
' Dislivello. Differenza di livello.
Dislocare, dislocarsi {dislocamento, dislocato,
dislocazióne). Portare, portarsi altrove, traslocare.
Dislogare, dislogarsi (dìslogamenfo, divlogato).
Slogare, slogarsi: veggasi a lussazione.
Disloggiare {disloggiato). Levare l'accampa-
mento (termine militare).
Dismalare {dismalato). Poet., per purgare dalla
col2^a.
Dismembrare {dismembramento, dismembrato).
Smembrare, dividere, fare in pezzi; lacerare; se-
parare le parti di alcunché.
Dismesso. Disusato, fuori d'uso.
Disméttere {dismesso ì. Lasciar di fare, ces-
sare, tralasciare. ■ Lasciar di usare, di far uso.
Dismisura. Il passare la misura nel fare
checchessia ; eccesso. - Figur., intemperanza,
millanteria, prepotenza.
Dismisurato. Senza misura, smisurato.
Dismontare (dismontato). Smontare, scaval-
care. - Anche, scomporre un meccanismo e si-
mili.
Dismorbare {dismorbato). Smorbare, togliere
il morbo. - Disinfettare, fare la disinfeziòne.
Dismorfia. Alterazione della forma.
Disnebbiare {disnebbiato). Ter via la nebbia.
- Figur. e poet., togliere la tenebra dall' intel-
letto.
Disnervare {disnervato). Snervare, render de-
bole.
Disnidare {disnidato). Snidare, far uscire dal
nido.
Dlsnudare {disnudato). Snudare, sfoderare,
sguainare, trarre un' arme dalla guaina, dal fò-
dero.
Disobbediente. Chi non obbedisce, non vuol
obbedire.
Disobbediènza. Il non obbedire.
Disobbligare, disobbligarsi {disobbligato,
disobbligaziàne). Liberare, liberarsi da un dovere,
da un obbligo. - Disobbligare, per fare atto scor-
tese, è francesismo {déiobliger).
Disobbllgazióne. Proscioglimento da un ob-
bligo.
Disoccupare, disoccuparsi {disoccupato).
Trarre, trarsi da un'occupazione, da una faccen-
da ; lasciare, divenir libero. - Lasciare, restare
senza lavoro, senza impiego.
Disoccupato. Chi è senza impiego, senza
lavoro; nell'uso, specialmente l'operaio. - Di
tempo, di vita, quando non si lavora. - Essere a
spasso: familiarmente, essere disoccupato, non avere
lavoro, oziare per forza.
Disoccupazióne. L'essere disoccupato. - An-
che, ozio.
Di soma. Veggasi a mostro.
Disonestà. L'essere d sonesto; mancanza di
onestà. - Improbità, immoralità, prevarica-
zione. - Atto disonesto.
Disonestare {disonestato). Togliere Vonestà. -
N. p., perdere l'onestà. - Anche, contaminare, cor-
rompere : veggasi a corruzióne.
Disonèsto. Di persona che non agisce con ret-
titudine, con onestà: immorale, scosiumato. - Di
atto 0 altro contrario all'onestà, alla moralità.
DI SONO K ANTE
901
Disonorante. Che disonora ; toglie o lede Vo-
ìtore: disonorevole.
Disonorare, disonorarsi {disonorato). To-
gliere, perdere l'onore ; apportare, procurarsi in-
faniiaf vergogna.
Disonoratamente* Senza onorCf contro l'o-
nore.
Disonòre. Perdita dell'onore; condizione di
chi l'ha perduto : contaminazione, infamia, oh-
brohrio, vergogna, vituperio. - Azione disono-
revole. - Disdoro.
Disonorevole, ('he fa disonore, è contrario al
sentimento e ai doveri dell'onore: disonorante,
ignominioso, infame, obbrohrioso, sverji^ognato, vi-
tuperando, vituperevole, ecc. : vengasi ad onore.
Disono 'evoimente. Senza onore, contro Vo-
nore.
Disoppilare {Jisoppiìativo, disoppilato, disop-
pilazione). Levare l'oppi lazione, ['ostruzióne.
Disorbitante. Esorbitante, eccessivo, in ec-
cesso»
Disorbitanza. Esorbitanza, eccesso.
Disorbitare (disorbilaio). Esorbitare, cadere
nell'eccesso.
Disordinamento. Disordinazione, disordine;
scompigliamento, confusione.
Disordinare {disordinato). Turbare Verdine,
creare il disordine. - Eccedere, cadere in ec-
cesso nel fare checchessia, specialmente nel man-
giare, nel bere e simili.
Disordinarsi {disordinato). Andare e venire in
disordine.
Disordinatamente. Con disordiìie, in di-
sordine.
Disordinatèzza. Inordinatezza, qualità di ciò
che è in disordine.
Disordinato. Aggiunto di persona che ha in
disordine tutte le cose sue : confusionario (veg-
gasi a confusione), sgovernato, senza ordine.
Disordine [disordinare, disordinatameite, di-
sordinatèzza, disordinato). Perturbamento dell' or-
dine ; stato di ciò che manca d'ordine ; cosa fatta
fuori dal costume, AsAV abitudine, dalle consue-
tudini generali ; cattiva condizione dei propri
averi, dei propri interessi. Nell'uso, rivolta, sedi-
zione, sommossa, tumulto. Con varie gradazioni di
significato: abbaruffio, agitazione, arrufi"amento ;
buio, burrasca; confusione; diavolio, diavolo a
quattro, disordinamento; imbroglio, indiavolamento,
irregoli ri tà ; procella, putiferio; rimescolamento;
scombinazione, scombuglio, scombussolio, sgominio,
sgomino, scompigliamento, scompiglio, sconcerto,
sconquasso, sconvolgimento, sgangheramento, sgan-
gheritùdine, soqquadro; tempesta, trambusto, tram-
busto, tramenio, tramestio, travaglio, turbamento,
turbazione, turbinio. - Disordinaccio, peggior. di
disordine (specialmente riferito a cràpula, a goz-
zoviglia). • Disordinuccio, dimih. di disordine.
Abbandono, atto deW abbandonare, lasciando
in disordine, allo sbaraglio, ecc. - Anarchia (&■
gur.), stato di confusione, di disordine, ecc. - Ar-
ruffio, grande e continuo arruffamento; intreccia-
mento contuso dei capelli, dei peli (veggasi a
pelo e simili: ispidezza, irsuzia, irsuzie ; rabbuffa-
mento, scarmigliatura, scompostezza. - Atassia (ter-
mine di medicina), disordine dell'organismo; atassia
Iceomotrice, irregolarità dei movimenti.
Babele, Babilonia (figur.), gran disordine, gran
confusione. - Barabuffa, disordine, scompiglio, con-
fusione tumultuosa di persone. - Baraonda, insieme
di persone che vanno e vengono confusamente, di-
sordinatamente. - Bric-à-brac (frane), moltitudine
di oggetti disordinati. - Bugfjerio, buscherio, chiasso
disordinato di molte persone che litigano.
Cafarnao, luogo di confusione, di disordine. -
Campo di battaglia (figur.), luogo scompigliato, in
disordine, dopo qualche festa, qualche agitazione.
- Caos (figur.), disordine, confusione. - Catnclisma,
gran disordine nella natura. - iJisoriline oiganizzato,
ridotto a sistema. - Follia, pazzia, disordine della
mente. - Inleini>/}rie, disordine nell' aria, nell'ai
mosfc-ra. ■ Putifèrio, scenata clamorosa e sconve-
niente. - Rivoluzione, disordine politico. - Ura-
gano, turbine, disordine atmosferico.
Scotenaceio, uno scatenacciare continuo: figur.,
disordine chiassoso. - Sconnessióne, disordine di
idee, di un discorso, dello .stile, e simili. - Scon-
quassume, monte di cose in isconqu;isso. - Soqqtia-
drio, freq. di soqquadro. - Soqquadro, scompiglio
e rovina: disastro. - Sovversione, il sovvertire, il
mettere in disordine. - Sparpaglìo, lo spargere qua
e là (sparpagliare) forte, continuato e senza ordine.
- Squarcio, rottura con gran disordine. - Stiavizio,
disordine e abuso di cibo, di vino, di donne e sim.
- Subbuglio, trambusto di |)ersone.
Tafferuglio, rissa, litigio confuso, disordinato. -
Trambusto, disordine indente a sollevazione, a som-
mossa. - Tramenio, il far rumore mettendo sotto-
sopra, in disordine, mobili e altro.
DlSORDINAMENTO.
Disordinare. — Disordinarsi. — Disordinatamente.
DlSORDINAMENTO, il disordinare e il disordinarsi,
atto ed effetto: disordinazione; perturbamento, per-
turbazione; scombuiamento, scon>pigliamdnio, scon-
certamento, sgominamento ; travolgimento, turba-
mento.
Disordinare, turbare l'ordine delle cose, mettere
in disordine : abbarulfare, ammestare, armeggiare,
arruffare, avviluppare ; buttare all'aria; confondere,
discomporre, disguizzolare, dissestare; gettare al-
l'aria, guazzabugliare; ingarabullare, ingarbu^^liare;
mandare a rovescio, mettere a soqquadro, in con-
quasso, in isconquasso, in guerra ; sossopra, sotto-
sopra; rabbuffare, riconfondere, rimescolare, rivo-
lare : scombuiare, scombussolare, scominare ; scom-
paginare, scompigliare, scomporre, sconcertare,
sconciare, sconfondere, sconquassare, sconvolgere,
sconvolvere, sgominare, soqquadrare, squinter-
nare ; tramescolare, tramestare ; volgere sottoso-
pra. - Abborracciare, fare in fretta e disordina-
tamente. - Ammestare, fare le cose in disor-
dine. - Annaspare, confondere, confondersi, massi-
me con la mente. - Arruffare, disordinarci capelli
e, per estensione, qualunque cosa. - Buttar all'aria,
mettere a soqquadro. - Sbandare, disordinare mi-
lizie, metterle in rotta. - Sciamannare, fare o stare
disordinatamente. - Scatenacciare, per similit. scon-
quassare. - Smnnare, nel dialetto romagnolo, vale
disordinare. - Sovvertire, mandare sossopra. - Spar-
pagliare, spargere in qua e in là disordinatamente
e piuttosto lontano. - Tempestare (ass.), mettere
sossopra.
Disordinarsi: andar sossopra, sottosopra ; cadere,
venire in disordine: abbarufl"arsi, avvilupparsi, ecc.
(il n. p. di molti dei verbi precedenti). - Arruffarsi,
avvilupparsi disordinatamente di peli, di capelli e
simili, intralciandosi gli uni con gli altri: acca-
902
DISORGANIZZARE
DISPERATAMENTE
tricchiarsi, incatricchiarsi, ingarbugliarsi, intricarsi,
scarmigliarsi.
Disordinatamente, senza ordine ; con, in disor-
dine: alla rinfusa, all'avviluppata; incomposta-
mente, inordinatamente ; malcompostamente, malor-
dinatamente, male in ordine; scompigliatamente,
SCO !n pestamente, sconcertatamente; sossopra, sotto-
sopra ; tempestosamente, tumultuariamente, tumul-
tuosamente.
DlSORDINATEZZA. — DISORDINATO.
Disordinatezza, qualità di chi o di ciò che è
disordinato, fuori d'ordine o di j-egroia ; inordina-
tezza; sregolatezza (riferito al tenore di vita).
Disordinato, chi o che è, o fu, in disordine,
messo in disordine, confuso (pieno di corvfusio-
ne) : abbaruffato, arruffato, avviluppato ; discom-
posto; incomposito, incomposto, indemoniato, in-
forme, inordinato; malcomposto, maldisposto, malor-
dinato ; perturbato ; rabbuffato ; scompigliato, scom-
posto, sconcentrato, sconcertato, sconnesso (di di-
scorso, ecc.): tumultuario, sovverso, sovvertito;
tempestoso, turbato. Aggiunto di persona che non
ha ordine nelle cose sue: confusionario. - Arruffato,
di capelli, di peli e simili, confusi, imbrogliati,
intrecciati disordinatamente: abbatuffolato; ispido;
malcomposto, rabbaruffato ; scarduffato, sciattato. -
Caotico, lo stesso che disordinato.
Sciamannone, persona sciamannata, disordinata
abitualmente. - Soqquadrane, chi mette a soqquadro
ogni cosa. - Sovvertitore, promotore di disor-
dini, nel senso di sommosse, rivolte: arruffapopoli,
demagogo. Nel gergo ufficiale e ufficioso, sovversivo.
- Sparpaglione {sparpa gliomi), di persona disordi-
nata nel fare, nel parlare, ecc.: sòr Arruffa; uomo
a catafascio. - Tresca (ballo rozzo e sciamannato),
figur. e spreg. di persone o di cose disordinate.
L'ordine è pane, il disordine è fame (prov.).
Disorganizzare, disorganizzazióne [disor-
ganizzato). Guastare, arrecar guasto ad una cosa
organizzata ; disfare, distruggere.
Disorientare, disorientamento (disorien-
tato). Figur., confondere, mettere in confusione.
Disorlare (disorlato). Levare Vorlo o un orlo.
Disormeggiare (disormeggiato). Contr. di or-
meggiare : manovra che si fa con Vdncora, scio-
gliendo gli ormeggi e ritirandoli a bordo della nave.
Disornamento. Disabbellimento ; contr. di or-
namento.
Disornare {disornato). Disabbellire, togliere
ì'ornaìnento.
Disosmia. Perturbazione nel senso dell' odo-
'rato.
Disossare (disossato). Trarre l'osso dalla carne.
- N. p., restare senza ossa.
Disossidare (disossidato). Levare Vossido dai
corpi che lo contengono.
Disostruente. Aperitivo, eujìèptico.
Dispacciare (dispacciato). Far dispaccio, man-
dare un dispaccio.
Dispàccio. La lettera spedita per corriere. -
Nell'uso, il telegramìna. - Petil-bleu : nel gerjro
familiare francese, vale dispaccio (dal colore della
carta).
Dispaiare (dispaiato). Kompere il paio. •
Poet., disgiungere, separare l'uno dall'altro.
Disparatezza. L'essere disparato: differenza
diversità.
Disparato. Disforme, diverso.
Disparére. Contrarietà di opinione; diversità
0 contrasto di pareri ; dissenso.
Dispari (impari). Non jìari, non ugiuUe. -
Aggiunto di numero che non si può dividere in
due numeri interi ed uguali. - Disparità, l'essere
dispari, disuguale : disuguaglianza. - Disparimente,
dispannente, con disparità.
Disparire {disparito). Scomparire, sparire.
Disparità. L'essere dispari; disuguaglianza,
diversità.
Disparizióne. Lo sparire, atto ed effetto.
Dispartire (dispartito). Non comune per divi-
dere, usato, specialmente in Toscana, col signifi-
cato di separare due o più persone in litigio.
Dispatia. Veggasi a sentitnento.
Dispèndio, dispendioso (dispendiosamente).
Veggasi a spendere.
Dispènsa. La stanza (per lo più, annessa alla
cucina). 0 Varmadio nel quale si conservano i
generi alimentari : credenza, credenziera ; guar-
daroba, guardavivande, madiella. - Dixpensiera, di-
min, di dispensa. - Dispensuccia, dimin. spreg. -
Frigidario, dispensa per tenerci in fresco la carne.
- Moscaiola da dispensa, veggasi a mosca.
Dispènsa. Facoltà di esimersi da un precetto
di legge; l'ordine col quale l'autorità, derogando
da una legge, da un regolamento, ecc., concede ad
alcuno di andarne esente: dispensamento, dispen-
sagione, dispensazione ; esenzione, esonerazione
(lat), esònero (neol.) ; indulto ; privilegio, remis-
sione. - Nel cattolicismo, facoltà che la Chiesa con-
cede a taluno di non osservare alcune pratiche del
culto, quali il digiuno, ecc. - Nel gergo librario,
foglio stampato (di otto o di sedici pagine) che è
parte d' un libro, di un' opera : si pubblica man
mano, alla spicciolata, o si distribuisce di volta in
volta, per abbonamento. - Dispensa delle acque, veg-
gasi ad irrigazione.
Dispensare (dispensato). Concedere la dispen-
sa, V esenzione; sciogliere AiAYohbligo di una
cosa. - Dare parte o porzione di checchessia :
compartire, distribuire. - Esonerare dall'impiego,
dall'ufficio: giubilare, mettere in pensione, -
Poet., concedere con larghezza. - Dispensatore,
chi dispensa, ha incarico di dispensare. In Roma
antica, si chiamava cosi lo schiavo cassiere nelle
case dei signori.
Dispensarlo. Istituto, stabilimento sanitario ,
ambulanza, ambulatorio, farmacia, medi-
cheria.
Dispensarsi (dispensato). Esimersi o trala-
sciare di far checchessia.
Dispensazióne. Lo stesso che dispetisa,
Dispcnslera, 'dispensiere. Lo stesso che
credenziera, credenziere (veggasi a credenza). -
Dispensiere detto anche a maggiordomo.
Dispepsia. Difficoltà di digerire : veggasi a di-
gestione.
Disperàbile. Privo di speranza. - Caso di-
sperato, senza rimedio.
Disperare, disperarsi (disperato). Togliere
la speranza ; perdere la speranza ; abbandonare,
abbandonarsi alla disperazione. - Far disperar*^
far perdere la pazienza.
Disperata. Componimento in poesia.
Disperatamente. Con disperazione.
DISPIACERE
903
Disperato. Chi o che è senza speranza, nello
stato di disperazione.
Disperazióne. Il non avere più speranza;
l'eisere disperato, afflitto, senza aspettarsi o volere
consolazione: abbattimento, accasciamento (forte
e completo), avvilimento; costernazione; dispera-
mento (v. a.), disperanza, disperatezza (v. disus.),
dispéra ; esaniniazione ; sconforto, sconsolazione,
scoraggiamento.
Disperare, cessar di sperare checchessia ; non
avere più speranza in o per una determinata cosa;
cadere di speranza, gettare la speranza dietro le
spalle; perdere la speranza; spogliar la speme ;
uscire di speranza.
Disperarsi, abbandonarsi alia disperaziene, dispe-
rare in genere, reputando sé stesso privo di spe-
ranza: accasciarsi; buttarsi via: cader di coraggio
e di speranza; dar 1' anima al nemico; darsi ai
cani, al diavolo, alla versiera, alle bertuccie, alle
streghe; darsi alla disperazione, in preda alla di-
sperazione ; darsi per morto ; darsi, tenersi perduto,
per perduto; gittarsi via, giudicarsi spacciato; la-
sciarsi andare alla disperazione; mangiarsi l'animo;
mettersi al disperato; perdersi di speranza; ro-
dersi l'animo, struggersi ; uscir di sentimento ;
venire in disperazione, volersi sbattezzare. - At-
taccarsi a' sassi, ai rasoi: quando si è a partiti di-
sperati (chk affoga si attaccherebbe ai rasoi). -
Buttarsi, darsi, mettersi al perso, per disperato.
DisPERATAMEXTE, cou 0 per dlsperazione, in modo
disperato : a corpo perduto, alla disperata, incon
sciabilmente, per disperato, senza speranza.
Disperato, che non spera più in nulla, è preso
dalla disperazione : con<lotto a disperazione, in di-
sperazione; destituito d'ogni speranza, fuor di spe-
ranza; inconsolabile, privo d'ogni consolazione;
rovinato, senza speranza, sfidato (stìduciato) della
fortuna. - Di cosa: irriuscibile, perso, sballato,
spallato. - Disperato, nell' uso, chi non ha mezzi
di sorta per vivere. - Essere disperato : appiccarsi
ai rasoi, alla canna, alle funi del cielo; attaccarsi
ai vetri, al! intonaco; crearsi, dirsi, sentirsi, tro-
varsi perduto; essere agli ultimi partiti, essere in
bocca all' orco ; navigar per perdute ; portare il
lutto di sé stesso ; tenersi per ispacciato, per morto,
per perduto ; venir meno il mondo, il terreno ;
venir meno la terra sotto i piedi.
Varie. — Caso disperato, senza rimedio ; di ma-
lattia per la quale nessuna cura possa giovare.
•Disperazione: si dice quando qualcuno si dispera
per nulla (iron., passioni delle passere e dispera-
zione dei passerotti) - Morto per morto, di chi si
dà a decisioni disperate in casi estremi.
Darebbe del capo nel muro, o la testa nel muro
(figur.), per disperazione. - Mettersi, cacciarsi le
mani ne' capelli, per disperazione, per rabbia. Così :
strapparsi i capelli, pelarsi il mento, ecc
Dispèrdere (disperso). Mandare in perdizione,
in disordine, in rovina: sperdere. - Distendere,
sparpagliare. - Consumare; dilapidare, dissi-
pare (di denaro). - Sbandare (veggasi a sban-
damento). - Mettere in rotta un esercito, in-
fliggergli una sconfitta. - Dispersivo, atto a disper-
dere.
Disperdersi (disperso). Andare in perdizione.
- Sbandarsi. - Disordinarsi.
Disperdimento. Il disperdere e il disperdersi:
sbandamento.
Dispèrgere, dispèrgersi {disperso). Lo stesso
che disperdere, disperdersi.
Dispermàtico, dispermatismo. Veggasi a
generazione.
Dispersióne. Lo stesso che disperdimento. -
Dispersione elettrica, veggasi ad elettricità. - Di-
spersione magnetica, detto a magnetismo.
Dispersivo. Atto a disperdere.
Dispettare {dispettato). Disprezzare, avere in
disprezzo.
Dispetto (dispettoso). Atto ed azione che si fac-
cia apposta per dispiacere altrui ; offesa volon-
taria ; sdegno, stizza; sdegnosa noncuranza;
dispitto, ripicco. - Dispettaccio, peggior. di dispetto.
■ Dispeltino, dimin.; anche, di bambino odi bambina
che fa dispetti. - Dispettuccio, dimin. spreg. - i?t-
picco, dispetto che taluno fa ad altri per vendi-
carsi fanciullescamente di qualche lieve offesa ri-
cevuta.
Alla barba, in barba di qualcuno, a suo dispetto,
ad onta. - A marcio dispetto, con grandissimo o per
grandissimo dispetto. - Di rimando, per dispetto.
Far gangola a uno, fargli dispetto con qualche
azione. - Fare il grugno, mostrarsi adirato, indi-
spettito. - Far le picche, far dispetti. - Mordere il
dito 0 le dita, in segno di dispetto o di pentimento.
- Indispettire, fare che altri s'indispettisca. - Indi-
spettirsi, prendere dispetto contro qualcuno ; cruc-
ciarsi, stizzirsi, prendere stizza. • Riecheggiare, ur-
tare con dispetti - Stat-e o volere entrare in pa-
radiso a dispetto dei santi: stare in un posto a
dispetto degli altri. - Tòrcere le labbra, il grifo,
il muso, modi di manifestare il dispetto. - Voltar
le spalle, andarsene da uno con dispetto, con
cruccio.
Dispettoso, che mostra o esprime dispetto: inci-
toso (roman.), maligno; chi si compiace di far di-
spetti: cacadispetti, dispettino, forasiepe; gobbuzzo;
grugnone, pepino, stuzzichino. - Dispettosino, di-
spettosello, dimin. - Dispettosaccio , dispetlosuccio,
accresc. spreg.
Brutto e dispenoso, a cni insponae con sgarbo :
e, se é una persona brutta, si aggiunge il prov. :
« Chi è brutto è dispettoso, e canta male ». - Par
messo al mondo per dispetto: di persona che ci fa
disperare, che non s'arrende, che fa dispetti.
Indispettito, preso da dispetto, da stizza.
Dispiacènte. Che ha disjnacere, rincresci-
mento di checchessia. Anche, dispiacevole, spia-
cevole.
Dispiacenza. Kincrescimento, dispiacere.
Dispiacére (dispiacente, dispiaciuto). Recar di-
spiacere. - Sentir dispiacere ; provare rammà'
rico. - Non piacere, sgradire, spiacere.
Dispiacére. Sentimento che si prova allor-
quando le cose non vanno come si vorrebbe, non
ci soddisfano per un motivo qualsiasi ; molestia o
tristezza d'animo (anche la cosa che dà dispiacere).
E' diverso dal cruccio, e meno iel dolore, e
contr. di contentezza (veggasi a concento): ama-
rezza ; discontentamento, disgusto, dispiacenza, di-
spiacevolezza, spiacimento; incresci mento; ira (mo-
vimento disordinato dell'animo contro chi ci ha fatto
dispiacere); mala contentezza; fastidio; malcon-
tento; rincrescimento, rincrescevolezza ; scontenta-
tezza, scontento; spiacere, spiacimento, suzzàcchera. -
Assenzio, fìgur., amarezza, dispiacere ■ Boccone amaro,
cosa che rechi dispiacere. - Boccone che allega i denti,
per traslato, cosa che dispiace. - Crepacuore, di-
spiacere gravissimo, profondo; dolore. - Disgusto,
dispiacere per cattive azioni ricevute. - Dispiaceri
che non passano la fascetta, di poco rilievo. - Di-
904
DISPIACEVOLE — DISPOSITIVO
spiaceri fino al cuore, sino in fondo al. cuore, gravi
€ continui. - Impiastro (figur.), di cosa che asso-
miglia a un impiastro, o non ci piaccia.- Puntura
di cuore, dispiacere forte ; di più, trafila al cuore.
- Suzzàcchera, cosa che rechi ad altri dispiacere o
noia. - Una spina al cuore, dispiacere vivo.
Dispiacente.
Dispiacere. — Locuziom.
Dispiacente, che ha dispiacere di checchessia :
addolorato (un po'), compunto, doglioso, dolente;
' malcontento, scontento, spiacente. • Dispiacevole,
, discaro, non piacevole, spiacevole. • Dispiaciuto,
per dispiacente, è forma del dialetto napoletano, e
brutta. - Essere dispiacente, aver dispiacere, sentire
rincrescimento: aborrire da.. ; aver a molestia, a
noia; aver a male, per male; aver per grave; do-
lersi ; grattare dov'è la rogna ; increscere, parer fa-
tica, prender dispiacere; rammaricarsi, rancurare,
rincrescere; rodersi dentro (veggasi a stizza).
Dispiacebe, dare, recare dispiacere : disaggradare,
disaggradire, disgustare ; essere contro stomaco ;
essere duro, grave, fastidioso, ingrato, molesto, pe-
noso ; far afa, far collera, far noia ; non garbare,
non piacere ; offendere; parer male; recar a male;
pesare; ributtare; riuscire sgradevole, sgradito, spia^
cevole; saper di forte agrume ; saper di muffa, sa-
per di sale; saper male; scompiacere, sgradire,
sgustare, spiacere; urtare, venir a noia.
LoccziONi, ECC. — Andare il sangue a catinelle, di
grandi dispiaceri (a vedere certe cose, mi va il san-
gue a catinelle). - Campare di dispiaceri, di chi ne
ha Continuamente. - Cavarsi una cosa dtigii occhi,
darla ad altri con gran rincrescimento. - Cuocere:
di cosà che dà dispiacere, rincrescimento.
Dar nel naso, dispiacere, urtare. - Dannarsi, far
dannare_ l'anima, dicesi, familiarmente e figur , per
significare le noie, le molestie, i dispiaceri che altri
ci procura (anche, mangiarsi, rodersi V anima). -
Deplorare: di fatti, avvenimenti^ ecc., mostrare
•vero rincrescimento che siano avvenuti. • Dige-
rirla male, di cosa spiacevole, che a stento si sop-
-porta. - Disservire, fare altrui dispiacere o dantio.
Far cattivo sangue, guastarsi la tranquillità e la
salute per i dispiaceri. - far la bocca pari, dimo-
• strare rincrescimento. - Far fare tante lacrime : dar
tanti dispiaceri. - Fate il ctwre come un /5co secco,
per dispiacere improvviso.
Grattiirsi il capo, per un annunzio sgradevole,
per fatti spiacevoli. - /nacerètre,. cagionare ramma-
' richi, dispiaceri forti - Ingoiar amaro e sputar
dolce, dissimulare il dispiacere.
. Logorarsi, ródersi V anima, consumarsi dal di-
I spiacere. - Mangiare un boccone di pane e uno di
. veleno, star sempre in continui dispiaceri. - Morti-
ficarsi, restar mortificato, darsi, prendersi dispiaceri
spontaneamente. - Non piacere né il pranzo (e più
comun. il vino), né la conversazione : né la cosa,
né le persone che o di cui si vorrebbe indurci a
trattare. - Passar l'anima, di dispiacere che tocca
nel vivo, intimamente e aspramente. - Pazientare,
avere pazienza, subire con rassegnazione i di-
spiaceri.
Stare sempire col sangue rimescolato, sottosopra,
per forti dispiaceri. - Star mogio mogio, mezzo
grullo, come intontito per dispiacere.
Accettante e stipulante, chi è costretto a sentire
le censure che gli si fanno e veder cosa che gli
dispiace. - Buscherato !, esclamazione allusiva a
dispiacere, a dispetto. - Fino all' anima, coi verbi
dolere e dispiacere, vale grandemente. - Ohi, la mia
gamba!, esclamazione popolare; quando si ode cosa
che ci fa dispiacere. - Tu cerchi la mia morte: di
chi ci procura gravi dispiaceri.
Dispiacévole. Dispiacente, spiacevole.
Dispiacevolezza. L'essere dispiacevole, spia-
cevole.
Dispiacimento. Non comune per dispia
cere.
Dispiccare, dispiccarsi (dispiccato). Lo stesso
che spiccarCf spiccarsi.
Dispiegare (dispiegatamente, dispiegato). Di-
stendere, stendere.
Dispietatamente. Senza pietà, \n modo
crudele.
Dispietato. Spietato, crudele, senza pietà.
Displùvio. Inclinazione di monte per cui si
determina l'idrografia di un paese - In un edifi-
cio, piano inclinato per allontanare l'acqua pio-
vana.
Dispnèa. Difficoltà della respirazione.
Dispodestare {dispostato). Spodestare, togliere
il potere (non comune).
Dispogliare, dispogliarsi {dispogliato). Più
comunem., spoglia/re, spogliarsi.
Dispolpare {dispolpato). Spolpare, levare la
polpa, la carne.
Dispondèo. Piede di antico verso.
Disponente. Chi dispone ; -nell' uso. il testa-
tore, ehi fa testamento.
Disponibile. Dicesi di tutto ciò che si può
adoperare, usare. - Nel linguaggio familiare, di
ragazza che può passare a matrimonio. - Parte
deW eredità.
Disponibilità. Termine burocratico : veggasi a
impiegato.
Disponimento. Il disporre e il disporsi.
. Disporre {disposto). Mettere in ordine, in as-
setto le parti di checchessia. - Mettere le cose al
loro posto. - Rendere atta, preparare (veggasi a
preparazione) cosa o persona a compiere un
determinato ufficio. - Avere a disposizione, avere
padronanza, essere padrone. - Ordinare, coma/n-
dare; avere facoltà di decidere, di fare. - In-
durre, persuadere (veggasi a persuasione) alcuno
a qualche cosa. - Deliberare, risolvere, sta'
bilire. ' Decretare, ordinare per decreto. - Espri-
mere volontà per testamento. - Dispositivo, atto
a. disporre. Anche, parte di una legge, di una
sentenza che contiene la decisione, e viene dopo
i motivi, i considerandi (dispositivo) ; parte de'gli
atti, degli istrumenti pubblici che segue alla nar-
rativa. - Dispositore, chi può, sa, ha l' incarico di
disporre.
Disporre a beneplacito, a talento, quanto e quando
si vuole, fin che si vuole. - Organizzare, ordinare,
disporre. Predisporre, preparare l'animo d'altri
ad alcuna cosa. - - Ridisporre, ripete disporre.
Dispèrsi {disposto). Acconciar l' animo ; aspel-
larsi come sicura una cosa; tenersi certo, tener
per fermò. - Prepararsi a qualche cosa (veggasi a
preparazione) : porvi il pensiero, l' animo, Tot*
tenaione.
Disposare {disposamento, disposato). Sposare,
unire, unirsi in matrim.onio.
Dispositivo. Veggasi a disporre
DtSPOSlTORE — DISPREZZO
905
Dispositore. Chi dispone, può dispofre.
Disposizióne. Il modo, \'oivHne col quale si
collocano, si sanno collocare, oppure sono collo-
cate, le cose 0 le parti di un tutto: organa-
mento. - Stato 0 condizione di salute. - Slato
d'animo verso persona o cosa : amore, vena, vo-
glia. - Naturale inclinazione o aftitadine a cliec-
chessia. - Abituale teiulenza a qualche malattia.
• Comando, decreto, deliberazione, onlint*. -
Volontà dichiarata per testamento. - Precello le-
gislativo, di legge. - Disposto, che ha disposizione,
buona o cattiva: inclinato, propenso.
Inclinazione, disposizione d'animo, di mente,
naturale e permanente. - Ordinanza, azione dispo-
sitiva. - Ordine, diligente disposizione di una cosa
dopo l'altra e di tutte a suo luogo. - Prevenzione,
dis|)osizione favorevole o contraria prima del giu-
dizio : pregiudizio. - Propensione, buona di-
sposizione d' animo. - Sanatoria, disposizione con
cui l'autorità sancisce un atto non regolare. - Sim-
metria, disposizione ordinata e proporzionata delle
parti. - Stratificazione, disposizione delle diverse
materie che si trovano in vari strati nelle viscere
della Terra: termine di geologia. - Testura, dispo-
sizione o connessione delle parti d'un discorso, d'un
poema, ecc-.
Dispossessare (dtspossessato). Togliere Spos-
sesso.
Dispósto. Che tia disposizione.
Dispotestare {dispot eslato). Lo stesso che di-
spodestare, togliere il 2fotere.
Dispoticamente Da dèspota.
Dispòtico. Da despota, di despota.
Dispotismo (dispòtico). Autorità del dèspota,
Dispreg-iévole, dispregi evolezza. Veggasi
a disprezzo.
Di spregevolmente. Con disprezzo.
Dispregiàbile. Meritevole di disprezzo.
Dispregiare (dispregiato). Disprezzare, avere
in disprezzo
Dsipreglatlvo. Che dinota disprezzo.
Disprègio. Disistima, scherno.
Disprezzare, dlsprezzarsi (disprezzativo, di-
spiezzato). Avere, nutrire, sentire disprezzo di
persona o cosa; disistimarsi.
Disprezzativo. Atto ad esprimere disprezzo.
Dlsprezzatore. Chi ha disprezzo, tanto o
poco per abitudine.
Disprezzévole. Meritevole di disprezzo
Disprèzzo. Disistima e noncuranza; senti-
mento, non sempre giusto, per il quale si ha in cattivo
concetto, in nessuna stinta, in nessun pregio
persone o cose: dileggio, disdegno, disistima, di-
spregiamento , dispregio, disprezzamento; spregia-
mento, spregio, sprezzamento, sprezzo; svilimento;
vilipendio. - Simbolo del disprezzo, il garofano
giallo. - Disprezzativo, atto ad esprimere disprezzo :
dispregiativo, spregiativo.
Dispetto, sdegnosa noncuranza, dispregio. - Di-
sprezzo olimpico, di chi si crede un Giove, e tratta con
un fare altero. - Empietà, disprezzo della religione:
irreligione. -Ludibrio, spregio pubblico. - Misco-
noscenza, disprezzo per i meriti, i diritti altrui e
simili. - Smusata, atto di spregio che si fa torcendo la
faccia. - Spregio, sentimento di disistima (meno che
disprezzo): più che altro, l'alto (fare degli spregi,
atti dift];>ettosi e noiosi, o per vendetta).
Disprezzabile. — Disprezzante.
Dtsprezzantemente. -- Disprezzare. — Disprezzato.
Varie.
UisPRKzzABiLE, meritevole di spregio, di sprezzo,
(legno di essere disprezzato: contennendo, conten-
tibile, dispregevole, dispregiàbile, disprezzabile, di-
sprezzevole; indegno; non flef/zio; spregevole, spre-
giabile, sprezzabile; vilipendioso, vituperevole. -
Abbietto, abietto, deano del massimo disprezzo (uomo
vile: abietto, azione abietta, immagini abiette, ecc).
Anche di cosa che rende abietto: mestiere abietto.
E abiezióne Io stato di chi si trova abietto (stare,
viver nel fango, nell'abiezione). - Marame, gran
quantità di cose o persone spregevoli.
DisPRKzzANTE, che disprezza : disdegnoso, dispre-
giatore, disprezzoso; noncurante; spregiatore, sprez-
zatore. - Cinico; di uomo che ostenta disprezzo per
ogni sentimento o azione nobile e gentile, noncliè
per gli agi della vita. - Empio, disprezzalore della
religione; di pensieri cattivi, azioni e dottrme ri-
provevoli.
DispREzzANTEMEXTE con disprezzo, in modo di-
sprezzante: alla sprezzata, dispregiatamente, disprez-
zatamente; sprezzantemente, sprezzatamente, spre-
gevolmente, sprezzevolmente, strapazzatamente; svi-
litivamente; vilipendiosamente.
DisPREZZARE, avere in nessun pregio o conto, te-
nere a vile: avere a carte quirant^nove, a niente,
a schifo, a vile; avere fra l'una e l'altra natica
(volgar.); avere in cattivo concelfo, in cupola, in
dispetto, in quel servizio, in tasca, in un calcetto;
avere nel forame, nella bisaccia, nella collottola,
nella tasca dello zoccolo, nello zero; avere per acca,
per cosa vana, per le due di coppe ; avere sulla
coda; avvilire; disdegnare, disistimare, dispeltare,
dispregiare; farsi beffe; misfonoscere, mispregiare;
noncurare (veggasi a noncuranza); non dare un
bagattino, un baghetto, un buzzago, un giabaldano,
un paracucchino per....; non stimare, non stimare
una patacca; non volere (cosa o persona) per un
cacio bacalo; parvificare, par\ ipendere, prezzar male:
chernire, sfatare; spernere (lat ), spregiare, sprezzare;
slimare un'acca, meno d'uri'acca, meno d'un corno;
stimare una cenciaia, una frulla, una paglia, un
corno, un fico, un nulla, uno zero ; tenere a beffe,
a niente, manco che niente, per niente, per uno
strofinaccio; tenere sotto il calcagno; vilificare, vi-
lipendere.
Abominare, avere un sacro orrore, un profondo di-
sprezzo per cosa 0 persona (abominazione, cosa, azione
abominevole). - Alzar le spalle, per noncuranza, di-
sprezzo). - Infischiarsi (modo triv., ma espressivo),
non curare sprezzantemente persona o cosa, mostrar
disprezzo: avere a giuoco; imbubbolarsi, imbu-
dellarsi, imbuscherarsi ; impiparsi; intischiarsene,
infottarsene ; mettersi, pigliarsi in baia ; ridersi, rin-
carare il lìtio ; strafischiarsene, strafìschiarsi ; stra-
fotlarsene, strafotlarsi. - Misconoscere, non ricono-
scere il merito, l'opera altrui. - Mostrare uno a
dito, farlo segno, più che altro, allo sfregio altrui.
- Non guardare uno quanto è lungo : non degnarsi
di misurarsi con lui, disprezzarlo, non volerci rap-
porti. • Postergare, disprezzare, tener addietro. -
Preferire il diavolo, parlando di persona che si
disprezza. - Sputare su una cosa (fìgur.), spregiarla.
906
DISPROPORZIONE — DISSESTO
Disprezzato, chi o che è oggetto del disprezzo
altrui: annullato (non us.), misconosciuto, negletto,
vile. • Cóncio, di persona spregiata, non conside-
rata. . ,. ,1, •
Varie. — Alla largai, espressione di abborri-
mento, di disprezzo : orrore ! Poah ! Vade retro.
Satana ! - Iccio, desinenza che ha dello spregiativo.
- Ohibò, oibò, esclamazione di nausea, di sprezzo,
Vuva non è matura: dicesi di chi ad arte spregia
beni che non può ottenere. - Non è spazzatura, è
da buttarsi nella spazzatura: a chi sprezza persone
o cose.
Disproporzióne. Mancanza di proporzione.
Disputa. Atto del disputare, del discutere: di-
scussione.
Disputare (dispututo). Far disputa, discus-
sione: competere a parole, controvertere, discu-
tere ; difendere la propria opinione contro quella
d'altri. Nell'uso, anche contendere, contestare, con-
trastare, far contrasto. - Stiracchiare, sofisticare,
disputare con sofifuna. • Disputàbile, che può es-
sere oc;?etto di disputa, di discussione : discutibile,
incerto, problematico. • Disputativo, che ha forma
di disputa, di discussione - Disputatorio, esercizio
accademico del disputare.
Disputabile, disputativo. Detto a dispu-
tare.
Disputazlóne. Disputa, il disputare ; discus-
sióne.
Disquilibrio. Mancanza di equilibrio.
Disquisizióne, Accurata ricerca del vero ;
diligente esame.
Disradicare {disradicato). Sradicare : veggasi a
radice.
Disru ridire {disruvidito). Togliere la ruvidezza :
polire.
Dissacrare (dissacrato). Ridurre dal sacro al
profano.
Dissalare {dissalato; dissalazione). Togliere il
sale.
Dissaldare {dissaldato). Disfare la saldatura ai
metalli.
Dissanguare, dissanguarsi (dissanguamento,
dissanguato, dissang nazione). Togliere, perdere tutto
il sangue. Anche, salassare, fare un salasso. -
Figur., togliere ad alcuno tutto il denaro.
Dissapóre. Turbamento di concordia; screzio,
discordia; lieve rancore.
Dissecare (dissecato). F&re una dissezióne; ta-
gliare, per lo più un corpo animale. Operazione
di anatomia.
Disseccante, disseccativo. Il medicamento
essiccativo.
Disseccare^ disseccarsi {disseccato, dissecca-
zióne). Rendere, divenir secco: togliere, perdere
Vumore, rendere, divenire asciutto.
Disseccativo. Atto a render secco.
Disseccazióne. Il disseccare e il disseccarsi.
Operazione di farmacia.
Disselciare ^dixselciato). Disfare, levare il sel-
ciato.
Dissellare (dissellato). Levar la sella.
Disseminazióne. Veggasi a fìnitto.
Disseminare fdixspminaloj. Spargere come se-
niente. - Diffondere, divulgare, spargere (riferito
ad avvenimento, a notizia e simili).
Disseminazióne. L'aprirsi del frutto^ quando
sia giunto a completa maturità.
Dissennare {dis'<ennalo). Togliere il senno.
Dissennato. Folle, pazzo.
Dissensióne. Alterazione degli animi per di-
scordia - Contrasto, litigio.
Dissènso, Il dissentire ; condizione di coloro che
dissentono, sono di diversa opinione, di diverso
parere in una questione qualsiasi: disaccordo, dis-
consentimento, discordanza; discrepanza, disparere,
disparità (d'idee, di sentimenti), dissapore, dissen-
timento, dissenzione, divergenza (d'opinioni) ; lite ;
sconsentìmento, screzio. - Anche, l'effetto del non
consentire (veggasi a consenso), non permettere
(veggasi a permesso) una cosa. - Essere in dis-
senso: allontanarsi dall'opinione d'altri; discordare,
disconvenire, discrepare, dissentire; essere di avviso
differente, di opinione contraria ; non essere del
parere d'altri o dei più ; opinare diversamente ;
linioversi, scordare. - Dissentimento, atto ed effetto
del dissentire, - Dissenziènte, che è in dissenso con
altri su una questione: dissentaneo, dissidente; dis-
consenziente, discorde (specialmente trattandosi di
un intento, di uno scopo), sconsenziente.
Dissenteria (dissentèrico). Flusso di ventre,
diarrèa sanguigna.
Dissentimento. Atto ed effetto del dissentire,
dell'essere in dissenso.
Dissentire (dissentito). Essere in dissenso.
Disseparare, dissepararsi (disseparato, dis-
separcizione). Veggasi a separazióne.
Dlsseparazlòne. Lo stesso che separazióne.
Dìsseppellimento. Il disseppellire.
Disseppellire ( disseppellimento , disi.eppellilo,
disseppellitore, dissepolto), (lavare, togliere un ca-
davere, un morto dalla sepoltura, nel cimi-
tero. - Figur., togliere cose dal luogo in cui gia-
ciono: ritrovare, scoprire. - Anche, rievocare, ri-
chiamare alla memoria cose passate, vecchie.
Disserrare (disserrato). Dischiudere, schiudere,
aprire.
Disserrarsi (disserrato). Venir fuori, uscire
con impeto, con rapidità
Dissei'tare (dissertato). Fare una dissertazione.
Dissertazióne. Lo scritto o il discorso intorno
a qualche argomento letterario o scientifico: confe-
renza, disquisizione, ragionamento. - Diatriba (let-
ter,), dissertazione (piuttosto violenta) sopra qualche
argomento. - Dissertare, ragionare di proposito,
svolgere una dissertazione; trattare direttamente
un argomento. - Dissertório, di o da disserta-
zione.
Disservig-lo. Cattivo servigio, nocumento,
danno.
Disservire {disservito). Fare danno o dispia-
cere ad altri. - Recare ingiuria, offesa.
Dissestare (dissestato). Mettere in dissesto^ io
debito. - Levare di sesto, mettere in disordine,
specialmente di interessi.
Dissèsto. Il disordine di interessi ; squilibrio
del bilancio; crisi economica: disagio economico,
disavanzo, dissestamento, malessere (v. a.), sbilancio.
- Dissestare, mettere in disordine i propri interessi
spendendo di più del guadagno o della rendita;
generare squilibrio nel bilancio; indebitare, oberare.
• Dissestarsi, essere, mettersi in dissesto, per effetto
dello spendere troppo o per disgrazie, restando
in debito; sbilanciarsi, squilibrarsi economica-
mente; avanzare i piedi fuori del letto, fuor delle
scarpe; bere il vino in agresto; bere o mangiare
l'uovo avanti che nasca; consumare l'entrata avanti
tempo ; mangiarsi il grano o la ricotta in erba ;
mangiarsi l'erba e la paglia sotto; uscir dai ma-
nichi. - Dissestato, chi non è in regola con il prò-
DISTACXAMKNTO
907
prio bilancio, non ha in redola i propri interessi:
disordinato nei propri aflFari (veggasi ad affare),
fracassato, imbarazzato, indebitato, maiavvivato,
male in gambe, ridotto a male, rovinato, sbilan-
ciato.- Essere dissestalo: essere al disotto, alle strette,
in acque basse, in angustie, in disavanzo, in im-
barazzo ; aver pegno il tiorin per dieci lire; essere
sempre indietro due ricolte.
Proverbio : Leva e non metti, ogni gran monte
scema.
Dissetare, dissetarsi (dissetato). Cavare, ca-
varsi la sete. - Dar da bere.
Dissettore. Chi fa le dissezioni anatomiche.
Dissezióne. Operazione con cui si tagliano me-
todicamente e si mettono allo scoperto le varie
parti del corpo anim.iii', a servizio dell'a/taiojmrt
e della medicina.
Dissidente. Chi è discorde e separato da altri
rispetto a una dottrina religiosa, o chi, in politica,
dissente dal proprio partito: dissenziente.
Dissidènza. L'essere dissidente: scissione, se-
cessione
Dissidio. Dissenzióne, dissentimento, discordia;
lite, litigio. Figur.. guerra.
Dissigiilare (dissigillato). Levare, rompere il
sigillo.
Dissiilabo. Che è di due sillabe: veggasi a
tillaba.
Dissimigliare ( dissimiglianle , dissimigliato ).
Non avere soniigHanza, non essere simile.
Dissimilare. Che consta di altre e diverse parti:
4liverso.
Dissimile. Non simile, dissimigliante, diverso.
Dissimllitùdine. Dissomiglianza, contr. di so-
miglianza.
Dissimulare (dissimulante, dissimulato). Non
dimostrare esternamente un'impressione, un sen-
timento; nascondere un pensiero, ecc. - Anche,
fingere, far l'indiano.
Dissimulatore, dissiuiulatrice. Chi sa no-
tcondere ciò che ha nell' animo o nella mente ;
ta fingere.
Dissimulazióne. 11 dissimulare : il nascon-
dere, il fingere.
Dissipàbile. Che si può dissipare.
Dissipamento. Il dissipare, lo scialacquare.
Dissipare (dissipàbile, dissipato). Spendere prò-
fisamente: scialacquare. - Rovinare, distrug-
gere.
Dissipatezza. L'essere dissipato.
Dissipato. Chi è svagato, ha la mente di-
stratta in passatempi, in sollazzi, è solo dedito al
divertimento, al piacere.
Dissipazióne. Il dissipare, lo scialacquare,
atto ed effetto.
Dissociare (dissociato). Disgiungere, separare.
Dissociazióne. Disgiunzione, separazione. -
Parziale decomposizione che subiscono i corpi allo
stato di vajyore: gr., termolisi.
Dissodare, dissodamento (dissodato). Rom-
pere e lavorare la terra: lavoro di agricoltura.
Dissolatura. Operazione di veterinaria.
Dissolùbile. Solubile, che si può sciògliere.
Dissolutamente. In modo licenzioso, vizioso,
90ostu7nato.
Dissolutézza. L'essere dissoluto.
Dissolutilo. Atto a sciògliere.
Dissoluto. Licenzioso, disonesto, scapestrato,
acosttimato, vizioso (veggasi a vizio) : e si dice
ài persona, di costume, di vita.
Dlssolutore. Quanto na potere di sciògliere.
Dissoluzione. Atto ed effetto dello sciogliere
e dello sciogliersi : scioglimento. - Operazione di
chimica. - Lo sciogliersi, lo sfasciarsi di una so-
cietà e simili. - In giurisprudenza, la soluzione di
un confratto.
Dissolvente (solvente). Chiamasi così la sostanza
che è capace di aumentare o determinare la solu-
bilità in un farmaco, che rimane da essa trasfor-
mato in altro composto, di modo che, con l'elimina-
zione del solvente, non si ha più la sostanza che
si è voluto sciogliere con tutti i suoi caratteri fi-
sico chimici.
Dissolvere, dissòlversi (dissolvente, dissoluto).
Lo stesso che sciògliere, sciogliersi; disfare, di-
sfarsi ; disunire, disunirsi ; separare, .separarsi. -
Fij-'ur., dilej(uarsi, sparire.
Dissolvimento. Lo sciogliere e lo sciogliersi.
Dissomiglianza. Il contrario di som,i-
glianza.
Dis.somlgliare {dissomigliante, dissomigliare).
Non soiui>;liare, non avere somigUanza. - Anche,
essere dillerente, presentare difj'erenza.
Dissonanza. Mancanza di armonia, disar-
monia, stonatura (veggasi a sfonare). ■ In mu-
sica, suono, grave o acuto, spiacevole all'orecchio.
Dissonare (dissonante, dissonato). Produrre dis-
sonanza ; non accordare, scordare.
Dissonnare (dissonnato). Rompere il sonno;
togliere dal sonno, svegliare.
Dissono. Non concorde di suono.
Dissotterramento. Atto del dissotterrare, del
disseppellire.
D issotterrare (dissotterrato). Lo stesso che dis-
seppellire.
Dissuadere (dissuaso). Consigliare, dAr consi-
glio ad altri perchè sappia, vo„'lia astenersi da un
proposito, dal fare una determinata cosa e simili ;
indurre con parole a desistere da alcunché; per-
suadere, infondere persuasione in tal senso :
distaccare, distogliere, frastornare, rivolgere, ri-
movere, rimuovere, scapricciare (togliere il capric-
cio), scaponire (togliere un'ostinazione), scocciare,
sconsigliare, scrollare, scuotere, sgarire, svolgere,
svolvere, tirare indietro, vòlgere. - Dissuasivo, atto
0 inteso a dissuadere : disconsigliante, dissuadente,
dissuasore, dissuasorio; sconsigliante, sconsigliativo.
- Dissuasióne, atto del dissuadere : desoitazione (v.
disus.), disconsigliamento.
Dissuasivo. Atto a dissuadere.
Dissuasione. Il dissuadere.
Dissuetùdine. Disassuefazione ; perdita o ces-
sazione di abitudine. - Disusanza, disuso. - Non
uso in cui é caduta una legge.
Dissugare, dissugarsi (dissugato). Perdere,
far per' l 'Te il sujo.
Dissuggellare (dissuggellato). .Togliere il sug-
gello, il sigillo.
Distaccamento. Atto del distaccare, dello
staccare. Figur., alicnamento di affetto, di af-
fezione, d' amore : disamore. - Termine mili-
tare : corpo di soldati che si allontana dal proprio
reggimento, dal proprio battaglione, ecc. ; riparto
di truppa lontano dalla sede del corpo. - Dislacca-
menti, in guerra, più corpi della stessa arma, o di
varie insieme, designati ad agire fuori dalla linea e
in certo qual modo indipendenti dal grosso dell'e-
sercito, dal quale si trovano talvolta a grande di-
stanza. - Distaccamento di marina, due o più navi
che si staccano dalla squadra per qualche fazione
9U8
DISTACCARE — DISTILLAZIONE
particolare - Distaccato, il soldato o il reparto di
distaccaiiiento.
Distaccare {distaccato). Spiccare, stacccare. -
Allontanare, rimovej-e, mandare più o meno lon-
tano un luogo. - Indurre altri a separarsi con l'a-
nimo da cosa o persona. - Mandare un corpo di
milizia in disfaccanienfo. - Distaccarsi, spiccarsi,
ecc. • Distacco, atto dei distaccare.
Distaccarsi {distaccato). Neutro passivo di di-
staccare.
Distacco. Atto del distaccarsi. - Figur., atto del
separarsi (veggasi a separazione) da persona o
da luogo diletti.
Distante. A distanza. • Avverbio indicante la
misura d Ho spazio interposto fra due punti: alla
distanza di...
Distanza (distante; distare; distanziare, distan-
zialo). Lo spazio clie intercorre tra un luogo, un
punto, e un altro ; intervallo, lontananza. Quantità
di cammino che si é fatto dal luogo di partenza
e si deve fare per essere al punto di arrivo : di-
stesa, tirata, tratta, tratto. - Figur., divario, dif-
ferenza. ' La distanza si determina mediante
misura. Può essere intera, mezza, serrala, pic-
cola, poca, molta; vera o apparente (quella che
sembra alla vista), ecc. Le distanze si man-
teityono, si prendono, si serbano, si serrano. - Deri-
vazione, distanza di ogni punto della traiettoria dal
piano all'asse. - Distanza legale, spazio di terreno
che si deve lasciar vuoto in caso di costruzioni,
di scavamento, di piantagioni tra due fondi vicini. -
Distanza locale, da un punto all'altro, - Eccentricità,
la distanza che passa fra centro e centro di due
cerchi eccentrici. - Portata, distanza a cui può
estendersi la forza di checchessia.
Distanza esplosiva, distanza necessaria fra due
conduttori, perchè scocchi la scintilla.
A breve distanza: a manco d' un'occhiata; a tiro
d'asta; a un'arcata, a una balestrata, a una gettata di
pietra, à una gittata di mano, a una schioppettata; a
un tiro di cannone, di fucile, di sasso, di schioppo;
a un trar d'arco, a un trar di mano, a un tratto. -
A un dito, a due dita, poco distante. - Da, in-
dicando le relazioni di tempo e di luogo, segna
il punto, il momento, la distanza a cui si rife-
risce. - Di tanto in tanto, a una certa distanza. - Ld,
indica distanza da chi parla e da chi ascolta, più
esteso di li.
Distante, a distanza, alla distanza di.... : alla lon-
tana, da lontano, discosto, rimoto, scostato, scosto.
- Equidistante, alla medesima distanza. - XoMfawo,
alquanto distante. - Parallelo, equidistante in tutti
i punti - Vicino, poco distante, presso. - Distare,
essere distante, avere una determinata distanza: es-
sere, trovarsi distante.
Avvisare la distanza, misurarla con l'occhio. -
Correre distanza, differenza, esserci. - Lasciarsi ad-
dietro, dietro, lasciare a distanza, in distanza.
Afelio, apogeo, perielio, peHgeo, veggasi a pia-
neta.
Acribometro, strumento per misurare piccolissime
distanze. - Apomecómetro, altro istrumento per la
misura delle distanze. - Distanziometro, apparecchio
geodetico per misurare le distanze. - Lodi, istru-
mento per misurare la marcia d'una nave. - Oda-
metro, strumento atto a misurare le distanze: è co-
struito in modo da poterlo attaccare alla ruota di
una carrozza (dai giri che fa l'ago indicante si giu-
dica dello spazio percorso). - Olometro, disco misu-
ratore di distanze o di altezze. - Pedometro, istru-
mento per misurare la distanza percorsa a piedL -
Pietra miliare, pietra sulla quale sono segnate Ift
distanze lungo una strada. - Telemetro, altro stra-
mento che serve a misurare le distanze. E teleme-
tria la scienza e l'arte relativa ; telemetrista, chi at-
tende al telemetro. - Telescòpio distanziometro, quello
che si adopera col telemetro nella misurazione delle
distanze.
Distanziato. Termine di sport: veggasi a pa-
gina 742, prima colonna.
Distare (distante). Essere a distanza.
Distenippramento, distemperanza. Veg-
gasi a teniper amento.
Distemperare (distemperato). Stemperare, di-
luire.
Distèndere, distendersi (distendimento, di-
stensione, disleso). Allargare, allargarsi; allungare,
allungarsi; fare, farsi largo, lungo; estendere,
estendersi; protendere, protendersi; spiegare, spie-
garsi; stendere, stendersi; stracchiare, stirac-
chiarsi; stirare, stirarsi; tendere, tendersi. -
Distendimento, il distendere e il distendersi; disten-
sione, stiratura. - Distendina, quantità di cose o
di persone distese. - Distesa, fila di cose distese. E
distesamente, alla distesa. - Tensione, distendimento
violento o sforzato di checchessia; stato di ciò che
è teso: distensione, tiratezza.
Distèndere, stendere, tendere, tirare. - Far
sparire le crespe, le pieghe d' un tessuto e simili :
discrespare, spianare. - Fare uno strato di materia
sopra una superficie. - Mettere a giacere. • Spin-
gere in battaglia (veggasi a pag. 260, prima co-
lonna). - Comporre un'opera letteraria, scrirere.
Distendersi, estendersi da un punto all'altro. -
Porsi a giacere. - Diffondersi in un discorso, in
uno scritto.
Disteso (particip. e agg.), che è senza una cre-
spa, senza una piega; distenso, levato di grinza,
steso, teso, tirato. - Scritto distesamente, per intero.
- Veggasi a dittongo. - Stare in corda, essere di-
steso.
Distendimento. Ti distendere e il distendersi.
Distendine. Arnese di fonderia.
Distenebrare (distenebrato). Togliere l'oscu-
ri?^, il buio: illuminare.
Distensióne. L'atto e l'effetto del distendere e
del distendersi.
Distèsa. Estensione grande di terreno. - An-
che, fila di cose distese. - La larghezza maggiore
d'una vela.
Distico. Detto a verso e a foglia
Distillare (distillato, distillatoio). Fare la di~
stillazione. ■ Far colare, riferito a lagrima.
Distillatoio, distillatore. Istrumento, mac-
china per la distillazione.
Distillazione (distillare, distillato, distillatoio,
distillatore). Operazione che ha per iscopo di sepa-
rare sostanze fisse da sostanze volatili col mezzo
del calore, trasformando queste in vapore e con-
densandone poi i vapori in liquidi; oppure di se-
parare liquidi volatili da meno volatili, nel qual
caso essa prende il nome di distillazione frazionata:
destillamento, destillazione, distillaniento; lambic-
camento, stillamento, stillazione, stilleria; sublima-
zione.. La distillazione si distingue in liquida, solida
e gassosa, a seconda che la sostanza, che si separa,
si ottiene allo stato liquido, solido, o gassoso. Per
distillazione senz'altro, s'intende la liquida, e alla
solida si dà anche il nome di sublunazione. Si ese»'
guisce per mezzo di storte, di matraci, di alambic'
DISTILLERIA — DI.STINGUBKK
909
chi, o lambicchi, e altri arnesi da laboratorio chi-
mico (veggasi a chimica, pag. 538, prima colonna).
Si distilla a vapore, a freddo, ecc.
Deflegmazione, separazione delle flegme, o flem-
me, le parti acquose. - DiMillnzione secca, la cal-
cinazione (veggasi a calce) eseguita sopra so-
stanze organiche fuori dal contatto dell'aria e in
apparecchi chiusi. - Capomortn, la materia che resta
in fondo al vaso, dopo la distillazione. - i)i.s(i7/ena,
l'opificio nel quale si dislilla (per fabbricare questo
0 quel liquore), e l'industria della distillazione. -
Fiori, le parti volatili che si sollevano al disopra
del lambicco (fiori di zolfo, di zinco, ecc.). - Quin-
tessenza, il prodotto della distillazione.
Distillare, fare la distillazione, destillare, distil-
lare per lambicco: alambiccare, lambiccare, lim-
biccare; sublimare (raffinare per distillazione); coa-
bare, distillare un liquido sulle stesse materie da
cui fu ottenuto; e coabizione l'operazione relativa,
- Distillare, stillare a rena, stillare checchessia in
vaso immerso nella rena con foco tenuto sotto, che
anche si dice stillare a bagno secco. - Distillare
a bagnomaria, in un vaso a doppie pareti ; per
ascensum, facendo salire i vapori; per descensum,
quando il fuoco è disopra e i vapori discendono;
per lalus, quando il fuoco è messo da un lato e
i vapori si dirigono dall'altro. - Filtrare, dicesi dei
liquori, quando con un panno p ei.'ata ad uso di
sifone se ne cava la parte più sellile: filtrare, pas-
sare per filtro. - Rislillare, distdiare una seconda
volta.
Distillato, ottenuto per mezzo della distillazione;
esfratto, concentrato, concentrato nel vuoto. Sostan-
tiv., essenza ottenuta per distillazione. - Acqua della
regina, l'acqua argentea, distillata con canfora o con
fiori di ramerino. - Acqua distillata, stillata, acqua
carica di principi delle piante ottenuta con la di-
stillazione - Colofonia, residuo della distillazione
della trementina con l'acqua. - Nanfa, aggiunto
d'acqud odorifera cavata per distillazione, e si suol
dire di quella che si distilla dal fior d'arancio. -
Pinolina, sostan/a che si forma nella distillazione
secca della resina di pino. - Spirili, quei liquidi
più sottili e puri, combustibili, che si traggono dalle
sostanze per distillazione.
Distillatoio, nome generico degli apparecchi coi
quali si distilla: alambicco, lambicco, limbicco,
estrattore (frane), matraccio; bossolelto, fìaschet-
tino, stillaloio. - Allunga, vaso di vetro con due
bocche. - Attenitorio, vaso o chiusino di vetro, con
collo sottile, che si introduce nella cucurbita. -Ba-
gnomaria, stufa umida per istillare. - Bagno secco,
si dice di vaso dentro al quale sta rena o altra
cosa rovente (non liquida), per servizio dello stil-
lare. - Bariletto, quella parte dell'apparecchio della
distillazione del carbon fossile, per la fabbricazione
del gas illuminante, in cui si condensano il catrame
e le parti liquide che distillano insieme al gas. -
Becco, beccuccio, il canaletto adunco dal quale esce
il liquore dai vasi da stillare e sinìili.
Campana, vaso (cosi detto perchè a guisa di cam-
Siana) per uso di stillare, con beccuccio presso al
ondo, lungo e torto. - Cappello, il coperchio delle
campane da stillare, sopra la padf/to. Anche, vaso,
per lo più di vetro, che s' adatta sopra le hoc.cie,
quando si distilla. - Castello della stufa, parte su-
periore della stufa da stillare. - Cof6«/ore, refrige-
rante ascendente che serve a condensare i vapori
che emanano da un vaso sottostante e a far rifluire
nel vaso stesso i liquidi prodotti. - Colatoio, stru-
mento per il quale si cola : detto anche feltro. -
Cacùrhita, altro dei vasi per distillare. Anche, una
delle tre parti del lambicco. - Dfflegmatori, speciali
tubi a bolle che si applicano al pallone in cui si
deve distillare frazionatamente, con maggiore solle-
citudine ed esattezza.
Feltro, pezzo di panno, di tela, di carta, o di altra
materia, che si adopera per filtrare o passare e
spremere i liquori: filtro. - Forno a torre, forno
particolare ma ora poco usato, composto di di-
vi rsi membri riuniti in un corpo, in un solo fornello,
cioè con distillatorio, di lambicchi e campane, di ba-
gnomaria, forno da riverbero e fornello da fondere
a vento.
Lambicco, angusto canale, donde, a forza di ca-
lore, si trae l'umore della materia posta nel vaso
aderente allo stesso canate. - Linguetta, striscetta
di feltro che posa, con uno dei capi, in un vaso
pieno di liquore, e con l'altro in un vaso vuoto,
per far passare e colare il liquore del vaso
pieno nel vuoto: e il fare tale operazione dicesi
lingueltare. - Manica d'Ippocrate, sacchetto di lana
0 di tela, a forma di cono, per uso di colare, e
chiarire alcuni liquori. - Matraccio, vaso di vetro
a guisa di fiasco, con il collo molto lungo. - Pa-
della, la parte della campana in cui si mette la
materia da distillare.
Recipiente, il vaso, di gualsivoglia forma, che ri-
ceve il liquido distillato. - Refr^/eninte, la parte
di ogni apparato distillatorio nella quile avviene
il rr^lTreddamento dei vapori e quindi il loro pas-
saggio allo stato liquido. - Refrijeraiorio, v^^o riem-
pito di acqua fredda, collocalo intorno alla te>la
di un lambicco per rinfrescare e condensare i va-
pori alzati dall'azione del fuoco e per convertirli
in un liquore da scaricarsi indi pel becco.
Serpe, serpentina, canna serpiculata con più ri-
torte. - Storia, vaso distillatorio di varia gran lez/.a,
avente la forma di una pera: consiste, ingenerale,
in un matraccio di vetro, di cui il collo s' incurva
da un lato, inchinandosi alquanto al disotto dell'o-
rizzonte: retorta, ritorta; serpe, serpentina; tubo
0 canna serpiculata. Storta a tubo, quella la cui
parte superiore ha un'apertura che si può chiu-
dere a volontà. - Stufa, fornello da stillare. - Tam-
burlano, cupolotto per distillare. - Vescica, vaso di
rame che ha figura di vescica. - Zana, vaso di
vetro.
IJisliUatore, che o chi distilla ; distillante, estrat-
tore, stillatore. - Distilleria, opificio nel quale si
distilla.
Distilleria. Veggasi a distillazione.
Distilo. U edificio o il portico che abbia due
colonne sulla fronte.
Distia<juero {distinlo, distinzione). Vedere e
notare la differenza che è fra due o più cose ;
far dilTerenza fra cosa e cosa ; discernere per mez^o
della vista ; riconoscere, conoscere fra cose con-
simili ; notare a parte a parte, indicare partita-
mente ; segnare, far conoscere o riconoscere parti-
colarmente ; segnalare, rendere famoso, illustre.
Anche, scegliere, separare le cose secondo le
qualità che le caratterizzano. Ck)n varie gradazioni
di significato: contraddistinguere; determinare;
differenziare, discernere, disceverare, discevrare, di-
screziare ; far distinzione: individualizzare; saper
conoscere, scernere, sceverare, scindere, singolariz-
zare. - Distintivo^ atto a distinguere ; nota,
segno per cui una cosa o una persona si dislingue
da un'altra.
910
DISTINGUERSI — DISTRAZIONE
Caratterizzare, indicare o mettere in rilievo il
carattere di cosa o persona : contrassegnare, qua-
lificare, segnalare. - Classificare, collocare, ordinare,
distinguere per clasne; e classificazione l'operazione
e l'etretto. - Contraddistinguere, segnare un oggetto
per distinguerlo, riconoscerlo. - Contrassegnare, far
contrassegno, distinguere per contrassegno. - Gra-
duare, distinguere in gradi, per grado ; e gradua-
zione, l'azione del graduare. - Individualizzare, spe-
cificare, individuare, rendere individuale, distinto
da ogni entità simile. - Marcare, contrassegnare
scritture, libri, oggetti, ecc. ; distinguere con una
marca, un segno. - Ridistinguere, ripete distinguere.
• Suddistinguere {suddistinto, suddistinzione), distin-
guere nuovamente, distinguere con particolarità.
Distinguibile, che si può più o meno facilmente
distinguere. - Indistinguibile, che non si può di-
stinguere : invisibile, che non si può vedere.
Distintamente, in modo distinto, con distinzione,
distinguendo bene una cosa dall'altra: divisata-
mente, nettamente, particolarmente, significata-
mente, specificatamente. - Indistintamente, in modo
non distinto, senza distinzione; ahhaeliatamente ;
con dubbio, confusamente, in confusione; in-
certamente, in modo non certo ; vagamente.
Distinto, partic. da distinguere e da distinguersi:
detto, specialmente, di cosa che ha pregio, di
persona eletta, cospicua, esimia, ecc. Profferito
scolpitamente ; di parola, di suono, di voce. -
Notevole, notabile, degno d'essere notato; anche in
male. - Scelto, volgarm., per distinto, squisito. -
Singolare, speciale, particolare e, anche, sfratto,
fuor del comune, più che distinto, in buono
e in cattivo senso.
Di prima classe, di persona o cosa che, nel suo
genere, ha un posto elevato. - Elite (frane), ital.
eletta, fiore, o fior fiore, la classe di persone più
distinte. - Persona di baldacchino, eccellente, distin-
tissima.
Indistinto, non distinto, non ben distinto: con-
fuso (veggasi a confusione), dispariscente, inde-
finito, indeterminato, vago.
Distinzione, atto ed effetto del distinguere ; fa-
coltà 0 modo di discernere; atti e parole che mo-
strano preferenza, stitna per alcuno. Nell'uso, ma
non bene, detto anche per onorificenza, decora-
zione. Nel primo significato : discernimento, di-
stinguimento, diversitlcamento, diversificazione, di-
visione; scernimento. Anche, il giudizio per il
quale si rileva, col confronto, la differenza fra una
cosa e un'altra, che giustifica l'atto del distinguere.
- Carattere, il complesso delle qualità morali per
cui si distingue una persona: indole. - Caratte-
ristica, qualità per cui una cosa si distingue da
un'altra. - Categoria, classe, specie, per cui un
yrrnppo di cose si distingue da un altro gruppo. -
Classe, divisione fra cose dello stesso genere e
della stessa specie, secondo le qualità, i distintivi,
i gradi, ecc. - Contrassegno, segno messo per di-
stinguere una cosa dall' altra ; indizio precedente-
mente convenuto ; parola o motto che serve a ri-
conoscere. - Nota, segno, contrassegno, ricordo
scritto, annotazione, qualità fisica, carattere, ecc. ;
sunto od estratto di conto esposto con brevità e
chiarezza; registro, catalogo e simili. - Placca, pia-
stra di metallo, più o meno sottile, che serve di
contrassegno.
Da, preposizione che serve di distinzione (cosa
da poco; vino da due soldi il litro).
Distlngruersi {distinto, distinzione). Neutro di
distinguere; inalzarsi sopra gli altri, elevarsi
sulla comune degli uomini ; emèrgere ; fare stacci
sugli altri, fare spicco; rendersi e mostrarsi di-
stinto in checchessia {affermarsi, voce d'uso); par-
ticolarizzarsi, segnalarsi, rendersi illustre.
In terra di ciechi beato chi ha un occhio solo
(prov.): chi, senza esser gran cosa, in mezzo ad
altri, da meno di lui, passa per un gran che.
Distlng-uìbile. Che si può distinguere.
Distinta. Elenco, catalogo, nota, listino, no-
ticina scritta. Anche, conto.
Distintamente. Veggasi a distinguere.
Distintivo. Atto a distinguere.
Distintivo. Segno, nota, per cui una persona
0 una cosa si distingue, si può distinguere da
un'altra: contrassegno; insegna; mostra, mostreg-
giatura ; sopransegna ; segno, o nota visibile onde
si d stingue la diversità delle armi, dei corpi, dei
gradi, delle cariche, degli impieghi.
Bollo, suggello 0 sigillo col quale si contrasse-
gnano, si distinguono molte cose. - Bracciale, sorta
di fascia che attornia il braccio per distintivo. -
Caratteristica, segno per cui una cosa si distingue
da un'altra. E caratteristico quanto forma il carat-
tere di una cosa per cui si distingue da un'altra -
Rosolaccio (scherz.), coccarda. - Scontrino, marca
di contrassegno, di riconoscimento per entrare in
qualche luogo, e simili, - Tessera, schedina, tavo-
letta 0 altro per contrassegno, per riconoscimento
(dei membri d'una società, dei giornalisti, ecc.).
Distinzióne. Atto di distinguere (far distin-
zione, differenza). - Nel canto gregoriano corri-
sponde alla interpunzione. - Distinzioni sociali, le
diversità di gradi e di condizioni tra i componenti
la società umana.
Distògliere (distolto). Deviare, tògliere qual-
cuno da un proposito; consigliare in senso con-
trario all'altrui volontà: dissuadere; distrarre,
sviare (da occupazione, da lavoro, ecc.) ; stornare.
Distòrcere, distorcimento {distorsione, di-
storto). S tòrcere, tòrcere.
Distorsione, Stravolgimento, lussazióne.
Distrarre, distrarsi {distratto). Indurre in
distrazione ; entrare in distrazione ; divagare,
divagarsi ; svagare, svagarsi. - Deviare, sviarCf
sviarsi. - Tirare, essere tirato verso parti con-
trarie.
Distrattamente. Con distrazione.
Distrattivo. Atto a distrarre, a dare distra-
zione.
Distratto. Veggasi a distrazione.
Distrazione (rftsfrarre, distrarsi, distrattamente,
distratto). Deviamento, disviamento del pensiero,
dello spirito, della niente; pensiero o azione
diversi da quelli che ci occupano : disattenzione,
svagamento, svagatezza ; vagamento, vagazione. Di-
cesi anche per divertimento, ricreazione, sva-
gamento, svago ; famil., diversivo. Dicesi pure per
astrazione, clie è piuttosto la contemplazione
fissa d'una cosa, la fissazione del pensiero in una
cosa. - Distrattivo, atto a distrarre, distraente.
DisTRARKE, distogliere la mente di alcuno da un
pensiero, da una preoccupazione e simili : astrag-
gere, astrarre ; divagare, divertire ; istorre, istrag-
gere (v. a.); i svagare, svagare. - Dipolare, distrarre,
divertire {Divagare la gioventù sta bene quand' è
fatto bene), .\nche, distrarsi col discorso. • Sva-
gare, distrarre dal lavoro, dall'attenzione.
Distrarsi, rivolgere Yattenzione, il pensiero da
ciò a cui era prima intento, fermandolo su altra
DISTRAJ5IONB
DTSTRtJUGERF
911
cosa; lasciar vagare la mente fuori da ciò che do-
vrebbe occuparla: andare in estasi, andar vagando
con la mente ; fantasticare, lavorare con la fan-
tasia; ricrearsi ; svagarsi, svariarsi, vagellare, va-
gillare (v. a.).
Distrattamente, con distrazione, in modo distratto,
senza applicazione di niente.
Distratto, chi pensa a nulla o a cosa diversa da
quella alla quale dovrebbe pensare; chi è tanto
assorto in qualche pensiero da non fare atten-
zione, non vedere, non intendere quel che altri fa
0 dice : alienato, astratto, disattento, insensato (per
iperbole), vagabondo (con la mente). - Svagatello,
svagatacelo, di ragazzo alquanto distratto, sover-
chiamente distratto. - Essere distratto: andare,
stare sopra fantasia ; andare in Emmaus ; avere
altro per il capo, aver pel capo altri pensieri, aver
gli occhi ai nugoli, alle nuvole; avere il cervello
chissà dove, avere la testa in campagna, per aria ;
essere altrove, essere lungi da sé, esser via con la
mente; guardare verso mercoledì.
Dove sei, nella luna? Dove vai, nella lana? Vieni
dalla luna?, a persona distratta, che non guarda a
quel che fa o succede. - Quell'occhio del ti vedo e
non ti vedo: di chi fa il distratto, fa vista di non
vedere.
Distrazióne. L'atto e l' elfetto di essere di-
stratto 0 del distrarsi, in senso di distendere, di-
stendersi, dilatare, dilatarsi, stirare, stirarsi. - Rac-
comodamento di membra slogate. - Storno di una
somma di denaro dallo scopo per cui venne scritta
in bilancio.
Distrétta. Urgente bisogno, impellente ne-
cessità. - Anche, urgenza.
Distretto (distrettuale). Divisione amministra-
tiva di territorio, nel Veneto equivalente a quella
di circondario, che è parte di una provincia. -
Anche, suddivisione territoriale militare e l'ufficio
ad essa preposto; la sede alla quale sono chiamati
i coscritti. - Distretto del bacino, ciascuna delle due
aperture (superiore e inferiore) del bacino (pelvi)
più stretto che la parte media (scavo).
Distrettuale, che abita o che appartiene al di-
stretto.
Distribuire, distribuzione (distributivo, di-
stribuito). Il dare a ciascuno la sua parte : asse-
gnare; assortire, sortire (distribuire a sorte) ; coi]i-
partire, diramare, dispensire, disporre ordinata-
mente, dispensare, dividere; graduare (dividere
secondo il grado); impartire; ripartire ; scompar-
tire, smembrare, spartire. • Distributivo, aggiunto
di giustizia, che distribuisce i premi o le pene
egualmente secondo il merito. - Distributore, chi
distribuisce: dispensatore, dispensiera, dispensiero,
partitore.
Distribuzione, azione del distribuire e la cosa di-
stribuita : dispensa, dispensazione ; reparto (voce
d'uso, commerciale e legale), ripartigione, riparti-
mento, ripartizione.
Distributivo, distributore. Veggasi a di-
si/i'ibuire.
Distributore. Nome di diversi apparecchi che
servono a distribuire la materia sottoposta all'azione
delle macchine. - Arnese di stamperia. - Organo
del telegrafo Baudot. - Distributore automatico,
nome di vari apparecchi dai quali, introducendo
una moneta, si ha un pezzo di cioccolata, una be-
vanda, ecc.
Distribuzióne. Azione del distribuire. - Si-
stema per cui si fa avere a domicilio l'acqua po-
tabile, il gas, la luce elettrica, ecc. - Quadro di di-
stribuzione, veggasi ad elettricità.
Distrig^are, dlstrij^arsi (distrigato, distrigo).
Strigare, strigarsi ; sbrogliare, sbrogliarsi ; tórre,
torsi da un imbroglio. - lliierito a cosa difficile
0 a senso recondito, spiegare.
Distrofia. Stato di cattiva nutrizione.
Dlstrofo. Di due strofe: veggasi a strofa.
Dlstrufffjrere (dixtiuggibile, distruggimento ; di-
struttibile, distruttivo, distrutto, distruzione). Gua-
stare, rovinare, ridurre in rovina, di modo che
nulla più rimanga intatto e non serva, né corri-
sponda come soleva ; rovinare dalle fondamenta, ar-
recare completo danno; disfare, sfare totalmente,
antiipntare, ridurre al niente, al nulla; detto di per-
sone, sterminare, fare strage. - Anche, dileguare,
dissipare ; eliminare, rimòvere, toglier via. (^on
varie gradazioni di si/nilicato : abissare (v. a.), ani-
mortire, annichilare, annichilire, arrecare a nulla,
atterrare; cancellare; dare alla radice, al vento,
dare lo spianto ; decimare, demolire, desolare, de-
vastare, diroccare in tutto e per tutto, disciogliere,
disertare, disfare, disperdere, dispianiare, dissipare,
dissolvere, determinare, divorare col ferro e col fuoco ;
esterminare; estirpare; fare uno scempio, far man
bassa, far polvere, far tabula rasa, frantumare tutto ;
gettare a terra, in terra, per terra, gettare nell'o-
bisso; inabissare, inaridire, incenerire, ispegnere;
lerar dal mondo; mandare a catafascio, al niente,
al piano, a picco, a rovina, in dileguo e perdizione,
in gelatina, in precipizio; mandare, ridurre in pol-
vere; menare a niente; menare rovina, strage; met-
tare a basso, a distruzione, a ferro e a fuoco, in
rovina, per terra; mettere la sperpetua; inabissare;
polverizzare ; radere, rasare al suolo, ragguagliare
con la terra, ritrinciare ; schiantare, sciarrare, sci-
pare, sciupare ; sobbissare, soffocare, sopprimere,
spacciare, spargere a terra, sperdere, spergere, sper-
perare, spianare, spiantare, sprofondare, stritolare,
struggere, subbissare, svellere; troncare la radice,
dalla radice, fino alle radici; tirare a terra; ucci-
dere; vincere, volgere sottosopra.
Devastare, di luoghi coltivati, guastare, distrug-
gere. - Disfare, guastare o distruggere la forma o
l'essere delle cose: shre. - Infirmare, annullare, di-
struggere un' asserzione, un documento, un de-
creto, ecc. - Neutralizzare (neol. dal frane.;, ren-
dere inefficace, distruggere l' efficacia, la forza, il
yalore di alcunché: paralizzare.- Paralizzare, voce
scientifica adoperata anche nel senso (per lo più,
morale), di rendere inefficace, inoperoso, inutile.
- Ridistruggere, ripete e rafforza distruggere. - Se-
minare il sale in un paese, devastarlo, renderlo
incolto. - Smantellare, diroccare. - Sterminare, di-
struggere totalmente, straordinariamente. - Suici-
darsi moralmente, in senso iperbolico esteso, vale
rovinarsi, distruggere la propria riputazione, il cre-
dito, il valore umano.
Distruggente, die distrugge. - Distruggilioo, atto
a distruggere. - Distruttibile, che si può distrug-
gere: delebile, distruggibile, sterminabile, ecc. Gontr.,
indistruttibile, incancellabile (che non si può can-
cellare), irreparabile (di danno) ; irrevoca-
bile (di ordine e simili). - Distruttivo, che ha forza
di distruggere o tende a distruggere: dissipativo,
fracassatolo, vandalico.
Distrutto, che fu soggetto a distruzione : an lato
al diavolo, in cocci, in frantumi, in malora, in
pezzi, in polvere, in precipizio ; annichilato, anni-
chilito, annientato, atterrato; disfatto; esterrainato;
912
DISTRUGGERSI — DISVOLERE
perduto, profondato ; sradicato, sfatticcio, sfatto,
schiantato, soppresso, sperduto, sprofondato, ster-
minato, subissato ; venuto al niente. - Non restare
pietra sopra pietra: di città distrutte.
Distruttore, ciie distrugjje ; chi distrugge, chi ha
la mania di distruggere; barbaro, consumatore, di-
sfaoitore, distruggitore ; edace, eversore ; flagello ;
peste e rovina ; sperperalore ; vandalo. - Deleterio,
di sostanza che rovina, distrugge l'organismo. - Fil-
lossera, in senso trasiato, persona o cosa che reca
lenta e irreparabile distruzione e ruina. - Iconocla-
sta, distruttore di immagini.
DisrKUTzioNE, atto ed effetto del distruggere : bar-
barie (figur.), conquasso, consumazione, destruzione,
dirovinamento, disastro^ disfacimento, disperdi-
mento, dispergiraento, dispersione, dissipamento,
dissipazione, dissoluzione, djstruggimento ; estermi-
namento, esterminazione, esterminio, eversione; pro-
fondamento; rovina, ruinazione; scioglimento,
sconquasso, sfacelo, sfacimento, sfasciamento, sper-
peramento, sprofondamento, spianto, sterminamento,
sterminazione, sterminio, strage, struggimento, su-
bissamento ; tempesta; vandalismo. - Avere lo
spirito della distruzione: dicesi specialmente dei
ragazzi che sciupino ogni cosa.
Camposanto (tìgur.), luogo, territorio, paese, sul
quale è passata la distruzione. - Cenere (tìgur.),
l'avanzo d' un paese, d' una città distrutta. - De-
trittis (detrito), voce latina usata in quasi tutte le
lingue per significare i residui di una sostanza o
di un corpo ridotto in frantumi, per processo di
disorganizzazione, eoe. - Morte (figur.), devasta-
zione, desolazione.
Dalle ceneri mie sorgo più bella: della fenice e
di cosa che risorge nel medesimo posto dove era
stata distrutta. - Delenda Carthago, modo di dire,
derivato dall'intercalare di Catone l'antico fCeterum
censeo Carthaginem esse delenda: penso che Carta-
gine deve essere distrutta), e significa l'idea diretta
a un dato fme, a base di inimicizia, di ostilità. -
Ferro et ignis (lat.), con la spada e col fuoco: di-
stru!?gendo.
Dlstrag'g'ersl (distrutto). Consumarsi, disfarsi,
struggenti (riferito anche ad amore, a dolore,
a pascione, e simili).
Distraorgrimento. Atto ed effetto del distrug-
gere
Distrugr;?ltÌTO, distrattlblle, distruttivo.
Veargasi a distruggere.
Distruzione. Atto ed effetto del distrug-
gere.
Disturbare (disturbato, disturbò). Frastornare,
interrom,pere, turbare, specialmente riferito a
comporlo, a quiete, a sonno; imbarazzare, recare
imbarazzo; incomodare, cagionare incomodo. -
Frastornare, cercar di impedire: riferito ad af-
fare, a negozio, a lavoro. - Anche, annoiare, dar
noia; importunare, ri\isc\re importuno, molesto;
seccare, far subire una seccatura. Con varie gra-
dazioni di significato: conturbare, disagiare, far con-
fondere, frastornare; guastare, guastare le uova nel
Eaniere; impacciare, infastidire ; molestare, pertur-
are; rompere il capo, la divozione (scherz.), la fantasia;
sbilanciare, scomodare, sconcertare, sconturbare,
sturbare. - Disturbatore {dislurbatrice), chi distur-
ba: conturbatore, guastacàvoli, guastafeste, imnac-
ciatore, sconcertatore, turbi tore. - Disturbo, effetto
del disturbare; defdtigazione, disagio; disappunto,
fastidio, frastornamento, frastornio, frastorno, fra-
stuono (speciahn. di ruìnore che disturba) ; im-
paccio, incomodità, incomodo ; molestia ; scon-
cio, seccàggine, seccatura, sturbamento, sturbo :
turbamento, turbativa, turbazione.
Cercarle con la lanterna: procurarsi volontariamente
disturbi, fastidì. - Sansgéne (senza soggezione), lo-
cuzione familiare francese : dicesi di chi non s' in-
comoda per nulla e per nessuno.
Disturbarsi (disturbato). Prendersi disturbo,
agitazione d'animo, inquietudine.
Disubbidiente. Chi o che non vuole obbe-
dire.
Disugrguaglianza. Qualità di ciò cRe è di- j
verso, non è uguale.
Disug^uagrliare (disuguagliato). Fare, rendere
disuguale, non uguale.
Disugnuale (disugualità). 'Non uguale; impari,
non pari.
Disugrualmente. In modo non uguale.
Disumanare, disamanarsi (disumanato).
Abbrutire, abbrutirsi ; rendere, divenir bruto ;
rendere, divenire disumano, crudele; far perdere,
perdere la natura umana, il carattere umano.
Disumano. Spietato, crudele.
Dlsum,are, disumazióne ^djsMTOato^. Veggasi
a seppellire.
Disumidire (disumidito). Togliere V umido,
rendere asciutto.
Disùn^ere {disunto). Purgare dall'ww^o.
Disunire, disunirsi {disunitezza, disunito,
disunione). Rompere, rompersi V unione. - Disgiun-
gere, disgiungersi; scollegare, scomunare ; sepa-
rare, separarsi. - Mettere, mettersi in discordia.
- Disunióne, atto ed effetto del disunire e del disu-
nirsi. - Disunitezza, l'essere disunito. - Disunito, non
unito, non uniforme, disuguale. Figur,, diviso, di-
scorde.
Disuria. Veggasi a orina.
Disusanza. Disuso, cessazione deWuso.
Disusare {disusato). Lasciare o far perdere l'uso
di checchessia.
Disusatamente. Fuori d'uso, contro l'uso.
Disuso. Cessazione dell'uso : il non usare o il
non usarsi più.
Disutile. Non utile, inutile.
Disutilità, disutilmente. Veggasi ad inutile.
Disvantag^srlo {disvantaggioso). Inconveniente,
danno, svantaggio.
DLsvario. Divario, differenza.
Disvelare {disvelato). Manifestare, rivelare an
segreto e simili.
Disvèllere {disvèlto). Svellere, strappare.
Disvestire, disvestirsi {disveslimento, disve^
stilo). Spogliare, spogliarsi : svestire, svestirsi.
Disvezzare^ disvezzarsi {disvezzato) Divez-
zare, divezzarsi ; togliere, perdere l'abitudine.
Disviare, disviarsi {disviato). Allontanare, al-
lontanarsi ; uscire, far uscire dalla via presa o
dalla retta via (in senso morale) ; deviare, deviarsi;
sviare, sviarsi.
Disvio. Il disviare e il disviarsi.
Disviluppare, disvllupparsl {disviluppato).
Dare, prendere sviluppo. - Togliere, togliersi
da un impaccio e simili. - Figur. (disviluppare dal
mondo), uccidere.
Disviticchiare, disviticchiarsi {disvitic-
chiato). Contrario di avvolgere (avvolgersi) in-
torno e strettamente una rosi a checchessia.
Disvogliare, disvogliarsi {diivolere). Levare,
perdere la voglia, la volontà.
Disvolere {disvoluto). Cambiare di volontà
913
intorno a una cosa. - Sostantiv., cambiamento di
volontà.
Dita. Plurale di dito.
Ditale. Parte del guanto.
Ditale. Arnese che si mette in dito per cucire;
anello da cucire: è di metallo, o d'avorio o di
madreperla, e lo si mette sulla punta del dito me-
dio, per preservarlo dalle punture dell'ago, che da
€sso é spinto nella stoCfa. Può essere : co,)erto, se
copre tutta l'estremità del dito fino alla prima fa-
lange ; scoperto, se cinge 1' estremità del dito, la-
sciando scoperta la punta del polpastrello. - Bùt-
teri, i cavetti tondi sparsi sulla superficie del di-
tale per rattenere l'ago dalla parte della cruna nello
spingerlo dentro la stoffa che si cuce o si ricama.
Ditata. Veggasi a dito.
Dite. Divinità deWinfemo.
Diteisnio. Credenza in due divinità.
Ditirambo {ditirambico). Veggasi a Bacco e
a poesia.
Dito (plur., dita). Ciascuna delle parti mobili,
distinte e articolate, con cui terminano la mano e
i piedi dell'uomo. Sono, dal più grande al più pic-
colo, nella mano: il pollice, l'indice, il medio, l'a-
nulare, il mignolo. Per le dita del piede, veggasi
a piede. - Diterello, piccolo dito. - Ditino, dimin.
vezzegg. di dito. - Ditone, dito grosso, mal fatto. -
Forchetta del battesimo, o d'Adamo (scherz.), le
dita.
Digitale, dicesi di arterie, di vene che scorrono
lungo i lati delle dita - Digitato, dei quadrupedi
che hanno i piedi compartili in più dita. - Inter-
digitale, che è tra le dita.
Dita a balestrucci, storte; contratte, rattrappite
(per freddo o per malattia) ; affusolate, ben fatte,
eleganti, fatte a fuso (sottili in punta), lunghe ;
cicciose, grasse; diafane, quasi trasparenti per grande
bianchezza e finezza delia pelle ; palmate, unite da
membrane. - Dita di fata, quelle di persona molto
abile nel cucire, nel ricamo, ecc. - Salsicciuoli, dita
grosse e grasse. - Zampe di ragno, dita lunghe e
magre.
Anulare e annulare, quarto dito della mano, cosi
detto perchè si usa infilarvi un anello o più anelli:
gode di un minor ambito di motilità indipendente
- Indice, il secondo dito, ossia quello che sta tra
il pollice e il medio, detto pure dito indicale o
indicativo. - Med'O, il terzo della mano e del piede,
più lungo, ma meno mobile degli altri (detto an-
che impudico, infame): vi si infila il ditale per
cucire. - Mignolo, il quinto ed ultimo, dotato di
molta mobilità, sopratutto nei violinisti, ed opponi-
bile al pollice ; detto anche auricolare, minimo. -
Pollice, primo delle cinque dita, più breve e più
grosso, alquanto distanziato dal gruppo delle altre,
alle quali è perfettamente opponibile solo nell'uomo,
a differenza d'ogni altro animale.
Parti delle dita e inerenze.
Anomalie e mostruosità'. — Mali, ecc.
Estremità delle dita, le punte. - Falange, falan-
gina, fulangetta, rispettivamente, le tre parti ossee
e articolate delle dita. - Flessore, muscolo del pol-
lice. - Lunibricale, uno dei nmscoli delle dita della
mano. - Nocca (nodello, giuntura), congiuntura delle
dita delle mani e dei piedi : bernocchio, bernoccolo,
Boccola, nodo. Plur., nocca, noccole. Le nocca si
dice anche per i pugni (veggasi a pugno). -
Ossicini, piccole ossa delle dita. - Osso del pa-
sturale, la prima falange. - l'elle, la mem-
brana che copre e avviluppa esternamente le
dita, come le altre parti del corpo umano. - Pol-
paccio, la base del dito grosso o pollice. - Polpa-
s'irello, la parte carnosa dell' ultima falange delle
dita: polpa, polpacciolo. - Procondilo, l'estremità
dell'ultima falange di tutte le dita. - Radice delle
dita, il loro principio, opposto alla punta. - Sesa-
moidi, ossa della giuntura delle dita. - Unghia,
lamella cornea che protegge la estremità dorsale.
Pesciolini, pastelletti di sudiciume che si formano
sotto le dita, stropicciandosi la pelle sudata, un-
tuosa 0 simile. - Pipita, pellicola staccata dalla
carne vicino all'unghia. - Ròccia tra le dita, sudi-
ciume.
Anomalie e mostruosità'. — Aschistodattilia, mo-
struosità consistente nella non divisione delle dita
delle mani e dei piedi, - Lctrodactilia, mancato
sviluppo di uno o più dita. - Polidatlilia, numero
di dita maggiore del normale. - Sindattilia, ade-
renza delle dita.
Anisodatlilo, a dita inuguali. - Brachidattilo, a
dita corte. - Poliddttilo (gr.), che ha dita sopran-
numerarie. - Sediyito, aggiunto di uomo che alla
mano o a un piede ha sei dita.
Mali, ecc. — Corpologia, movimento convulsivo
delle dita. - Coronella, male che viene torno torno a un
dito : specie di panereccio. - Dattilile, malattia delle
dita: patereccio. - Gelone (più comunem., geloni),
male che, per effetto del freddo, affligge le dita
! delle mani e dei piedi. - Giradito, dilaiclo, coro-
I nella, panereccio, patereccio, paterecciolo, girello,
quel tumore che viene intorno all' ultima falange
d'un dito; flemmone che colpisce le parti molli
delle dita della mano e qualche rara volta del
piede, estendendosi talora alle ossa delle falangi e
alle altre parti più lontane. - Granchio a secco, lo
stringersi un dito o altra parte fra due cose dure (fra
legno e legno, sasso e sasso), con effetto di effu-
sione del sangue alla pelle (ecchimosi).- Mal d'av-
ventura, patereccio. - Paronichia (gr.), patereccio. -
Pedartrocace.{^;ir.), rigonfiamento infiammatorio nelle
articolazioni delle dita delle mani e dei piedi, si-
mile a quello della spina ventosa nei ragazzi scro-
folosi. - Pediynone, infiammazione che, per effetto
del freddo, si genera nelle dita delle mani e dei
piedi, e nei calcagni. - Unghiella, intorpidimento
doloroso, prodotto dal freddo sulla punta delle dita.
Gio' CHE si fa col dito,
CON LE dita, ECC.
Buffetto, colpo di un dito che nocchi di so-
pra 0 di sotto ad un altro dito, ordinariamente
il medio dal pollice: lo stesso che boffetlo, bi-
scottino, bicciugongolo (voce aretina). Buffettone,
accresc. - Cenno, segno che si fa con un dito
0 con più dita (per lo più, con l'indice), per chia-
mare alcuno, significare qualche cosa, ecc. - Ditata,
colpo dato col dito ; quanta roba si può raccogliere
con un dito ; macchia, segno lasciato dalle dita
sporche o per effetto di pressione. - Frullo, il suono
cne si ia col dito grosso congiunto col dito lungo,
ossia medio, della mano, schioccandoli insieme. -
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
58
Oli
Pizzico, quanto si può prendere con la punta
delle cinque dita strette insieme ; e pizzicotto
un pizzico piuttosto grosso. -Pizzicotto, l'atto e,
più specialmente, l'effetto del pizzicare. - Porta-
mento della mano, azione di muovere le dita so-
pra gli strumenti da tasto, come cembalo, spinetta
e sim., in una maniera comoda e graziosa alla vi-
sta. - Pagnello, quanto si può prendere con la
f)unta delle dita. - Punzone, forte colpo dato con
e nocche delle dita. - Scocco, quel rumore che si
fa fare alle dita o stirandole o premendole con
l'altra mano {scoccare, far fare scocco) ; anche, ru-
more che si produce facendo scattare con forza un
dito sull'altro: chiocco, schiocco.
Additare, accennare, indicare, mostrare a dito
(additamento, additato). - Aggranchiarsi, aggran-
chirsi, ingranchirsi , i\ rattrappirsi, specialmente
delle dita per freddo, a guisa ddle gambe dei
granchi. - Alzare il dito, atto di ntinacv-ia, di
disprezzo, di giuramento. - Attaccar le dita ad-
dosso ad uno, agguantarlo. - Brandire il dito indice
verso uno, minacciarlo col dito, fare muta mi-
naccia, scuotendo l'indice della mano. - Chioccare,
schioccare, delle dita, allorquando le si stirano
nelle congiunture o si fanno scattare contro il
pollice.
Coccare, far le cocche, gesto di beffa, battendo una
mano aperta sopra l'altra serrata, oppure adattando
il dito medio col pollice in maniera che, sgui-
sciando uno dall' altro e battendo il medio nella
palma, venga a fare scoppio. - Dare della nocca
a uno, in qualche parte del corpo, dargli dei
punzoni con la nocca. - Dinoccare, dinoccolare,
rompersi o slogarsi le articolazioni delle dita;
fu riferito anche a collo, le cui giunture si
dissero nocche. - Dare, o fare lima lima, fregare
r indice destro sul sinistro verso alcuno, dicen-
dogli lima lima, o per dileggiarlo, o per muoverlo
a sdegno, il che si suol fare dai fanciulli. - Fare
al conto, al tocco, vedere a chi tocchi in sorte una
cosa 0 il fare una cosa, il che si pratica alzandosi
da ciascuno uno o più dita a suo talento, le quali si
contano incominciando dalla persona già prima
stabilita; e la persona in cui termina il numero di
esse è quella a cui toccherà la cosa o fare la cosa
(a Siena dicesi fare alla conta), - Fare il pizzo
(anche, /or pefe), far col pugno un certo gesto di
beffe, come fa chi, spruzzandolo, ne sparge un po-
chino. - Far le corna, stendere l' indice e il mi-
gnolo chiudendo le altre dita, in guisa che ìa mano
somigli alle corna degli animali (atto di malaugurio
0 d'ingiuria). - Far pepe, accozzare insieme lutti e
cinque i polpastrelli, cioè la sommità delle dita, il
che, quando è inverno e fa gran freddo, molti non
possono fare per aver le dita aggranchite. - In-
crccMare, mettere le dita d' una mano traverso a
quelle dell'altra, - Indicare, accennare, specialmente
col Alio.- Ingumitarsi, infilare le dita e tutta la mano
nel guanto. - Intrecciare le dita, mettere le dita di
una mano fra quelle dell'altra. - Mordersi il dito, le
dilli, atto di chi minaccia vendetta. - Mostrare a
dito, 0 col dito, drizzare il dito verso alcuno che
meriti d'essere notato. - Passeggiare: fu detto del
muovere le dita o 1' arco su qualche strumento. -
Pizzicottare, dar dei pizzicotti : pizzicare. - Porsi
il dito su del mento, al naso, porre il dito alla bocca,
atto con cui si comanda silenzio. - Stropicciarsi
le dita, atto di allegrezza, di soddisfazione, ecc. -
Sfrarollarsi un dito, lussarselo, slogarselo: veggasi
a lussaziotie. • Suonare il tamburino con le dita.
batter le dita su checchessia, come si suol fare sui
tamburo. - Tendere, distendere il dito, per lo pii*
verso qualche cosa, allo scopo di indicarla, perchè'
la si prenda, o per altro.
Cose e termini vari. — Chiromanzia.
Didattilo, che ha due dita a ciascun piede. —
Fissipede, col piede fesso in dita. - Monodattilo
(termine di zoologia), d' un solo dito (i cavalli
sono monodattili). - Ortodattilo, che ha le dita
distese, diritte. - Pentadattilo, con cinque dita. - Te-
tradattilo, che ha quattro dita. - Tridattilo, con tre
dita. • Zigodattili, gli Uccelli che hanno le dita in
numero pari.
Chirologia, arte di esprimersi a mezzo del movi-
mento delle dita e delle mani. - Dattilografia, arte
di comporre con le dita su una macchina da scri-
vere. - Dattilografo, la macchina, e chi la fa agire.
- Dactilologia, o dattilologia, arte, maniera di
parlare con le dita. - Dactilomanzia, dattilomanzia,
arte di indovinare per mezzo delle dita. - Dactilo-
nomia, arte di contare con le dita.
Pinzette, strumento d'acciaio che si allarga e si
stringe a piacimento, per prendere o collocare al-
cuna cosa in un luogo dove non si potrebbe con
le dita. - Pizzicato, ciò che si fa sugli istrumenti
musicali a corde, dando a queste uno strappo con
le dita.
Chiroginnasta, istrumento per allargare le dita a
chi suona il pianoforte. - Chiromante, chi esercita
la chiromanzia. - Prestidigitatore, chi è abile
nella prestidigitazione, ossia nell'arte di far giuochi
di prestigio con h dita.
Chiromanzia, pretesa arte (dall'Oriente portata in
Europa, nel secolo XV, dagli zingari) di indovi-
nare, di conoscere il carattere d'una persona e Ifr
sue sorti future mediante l'esame della mano, delle
dita, del loro sviluppo, della conformazione dei se-
gni e delle ripiegature della pelle. In ogni dito la
I falange rappresenta il mondo intellettuale, la II
il morale, la III il fisico. Le dita appuntite deno-
tano invenzione, poesia, religione ; quadrale, razio-
cinio, ordine, metodo; a spatola, attività, risola-^
tezza, amore del benessere. Le unghie sono gli
« occhi della mano » : grandi, robuste, colorate, an.
DITO — DIVANI»
915
nunciano un temperamento sano, forte e promet-
tono lunga vita; corte, coperte di carne, un tem-
peramento battagliero, uno spirito vivo di contrad-
dizione. L'indice lungo indica tatto ed economia ;
appuntito, intelligenza pronta ; quadrato, amore del
vero; spatolato, attività esagerata. Il medio appun-
tito, frivolezza; quadrato, prudenza; spatolato, at-
tività. L'anulare appuntito, senso artistico ; quadrato,
amor del vero ed assennatezza ; spatolato, talento
drammatico. Il mignolo appuntito, eloquenza; qua-
drato, retto giudizio. Qualità del Monte di Giove:
religione, ambizione. Eccesso: superbia, amore del
potere, superstizione. Difetto: irreligione, inlingar-
daggine, volgarità. Del Monte di Saturno: scienza,
prudenza. Eccesso : tacilurnikà, misantropia. Di-
fetto : infelicità o vita insignificante. - Del Monte
di Apollo: amore dell'arte, genio, intelligenza Ec-
cesso: amor del denaro, menzogna, ecc. Difetto:
stupidità. Del Monte di Mercurio: amore della
scienza, senno, invenlivilà Eccesso: infingardag-
gine, furto, scaltrezza. Difetto : vita negativa. Del
Aìonte di Marte : coraggio. Del Monte di Venere :
amore della bellezza e del piacere. Eccesso: incer-
tezza. Difetto: freddezza.
Dito. Parte del guanto. - Tanta quantità di
li(luido (posta in un vaso da bere) che corrisponda
alla larghezza di un dito. - Antica misura.
Ditola. Sorta di fungo.
Dltomia. Divisione in due parti.
Ditono. Termine di musica: intervallo com-
posto di due toni.
Ditriglifo. Lo stesso che inétopa.
Ditta. Ente commerciale; compagnia, società di
coììiììiercio : casa, casa di commercio ; compasni^
di mercatura, di traffico, e simili ; nome conmer-
ciale, talvolta diverso da quello del proprietario, -
Insegna di bottega. • Moralità di una Ditta : la sua
lealtà nel disimpegnare le proprie operazioni. - Ra-
gione di commercio, la ditta o il nome della per-
sona, 0 sola 0 in compagnia, la quale eseguisca
atti commerciali, rappresenti una casa di commer-
cio, ecc. - Solidità di una ditta : la buona condi-
zione finanziariae l'esatto adempimeutodegliimpegni.
Dittamo. Pianta, erba rutacea perenne, colti-
vata, per lo più, in vasi, pel suo grato odore.
Dittatore (dittatura). Uomo che, in uno Stato,
esercita la suprema e assoluta autorità, senza es-
serne il re, il principe. - Dictator, magister populi,
praetor maximus, nella Repubblica romana, il dit-
tatore, e lo si nominava straordinariamente in caso
di gravi, estremi pericoli. - Prodittatore, chi fa le
veci del dittatore.
Dittatòrio, di o da dittatore. - Dittatura, la dignità,
l'autorità del dittatore, e la durata del suo ufficio.
Dittero. L'insetto con due ali (zanzara, mo-
sca, estro, tafano, ecc.). I ditteri formano un or-
dine, e comprendono gli insetti che appaiono for-
niti d'un paio d'ali soltanto; ma la denomina-
zione non è esatta. Sono caratterizzati dall' ap-
parato boccale conformato a proboscide, dalle
ali anteriori membranose, da quelle posteriori
rudimentali e dalla metamorfosi completa. -
Brachiceri, ì ditteri che hanno le antenne corte,
fatte di tre articoli. - Braulidi, famiglia di dit-
teri brachiuri. - Crisope acciecante, assillo cala-
brone, assillidi, bombilidt, aniracidi, sirfidi, acalit-
teri, ortalidi, ecc., ditteri che vivono del sangue,
del trasudamento, della saliva, del pus degli altri
animali o di sostanze vegetali. - Crisoclora, genere
di ditteri comprendente tre specie. - Nemóceri, i
ditteri che hanno antenne fatte di inulti articoli,
corpo allungato e sottile, zampe sottili e lunghe,
grandi ali, proboscide corta e spesso armata di se-
tole pungenti.
Dittero. Edificio, teìnino che sia circondato
da una doppia fila di colorme.
Dittico. Tavoletta, quadro a due assicelle, di
legno 0 d'avorio, chiudendosi a mo' di libro, all'e-
sterno lavorata con intagli, all'interno spalmata di
cera, su cui con uno stilo si .scrivevano, in Roma,
le cose degre di ;iiemoria: ancóna. - Dittico conso-
lare, quello sul quale si scrivevano, in Romi, i
nomi dei nuovi consoli e di altri magistrati. - Trit-
tico, tavoletta con tre asssicelle.
Dittografia. Errore di ripetizione nello scri-
vere.
Dittongo. Unione di due vocali (veggasi a vo-
cale), che si pronunziano in una sola sillaba.
Dicesi disteso il dittongo quando si fa adire il suono
di ogni sua vocale.
Diuresi (diurètico). Copiosa secrezione di o-
rina.
Diuretico. Il medicamento che, aumentando
le secrezioni orinarle, promuove il bisogno di eva-
cuazione : aperitivo, passante, orinario, urinario,
urinativo.
Diurnale. Giornaliero, d'ogni giorno.
Diurnista. Detto a impiegato.
Diurno. Del giorno, che si fa durante il
giorno, ecc. - Libro contenente le ore cano-
niche. - Circolo diurno, moto diurno, veggasi a
jnaneta.
Diuturnamente. Per lungo tem,po.
Diuturnità. L'essere diuturno.
Diuturno. Lungo, durevole: veggasi a du-
rare.
Diva. Dèa, divinità. - Cantante di gran
valore.
Divagamento. Il divagare.
Divagare {divagameato, divagato, divagazione)
Distrarsi (veggasi a distrazione) nel discorso .
nello scrivere; allontanarsi dàW argomento o
parlare un po' d'una cosa, un po' d'un'altra: ane
dare a Roma per Ravenna ; annestare in sul secco -
darla pei chiassi ; dirla di secco in secco; guizzare;
come un'anguilla; saltare d'Arno in Bicchillone, di
palo in frasca, di vaglio in corbello, di tasto in
sentina ; svariare, svolazzare, vagare. - Anche, va-
gare, vagabondare con la fantasia, col pensiero.
- Divagameato, divagazione, il divagare ; l'abbando-
narsi a fantasticherie.
Divagarsi (divagato). Ricrearsi, spassarsi, stare
in divertimento.
Divallamento. Il divallare.
Divallare (divallamento, divallato). Andare a
valle : detto di fiume, di torrente.
Divampamento. Il divampare.
Divampare {divampamenlo, divampato). Levare
gran vampa (ardore che esce dalla fiamma); Ar-
dere mandando gran vampa ; prender fuoco, man-
dando vampe.
Divano. Sorta di canapè basso, senza spalliera:
sofà. - Causeuse (frane), specie di divano elegante,
a due posti e fatto in molo che due persone, se-
dendo, si trovino fronte a fronte: amorino (Pe-
trocchi), dirimpettaio. - Divano alla turca, o sul-
tano, detto a canapè.
Divano. In Oriente, la sala e l'assemblea nelle
quali il sultano, o altro sovrano, e i ministri ten-
gono consiglio e danno udienza. Più specialmente.
DIO
DIVARIARE — DIVERTIMF.NTO
il min'stero ottomano, la cancelleria della Sublime
Porta. - Raccolta di poesie. - Moneta etiopica.
DlTariare (divariato). Essere differente, pre-
sentare (ìifferenza.
Divaricare [divaricato). Allargare, aprire;
■enniiie de! linguaggio medico.
Divaricazióne. Ramificazione delle vene (leg-
gasi a vena).
Divàrio. Varietà, differenza.
Divecchiare {divecchiamento, divecchiato). Svec-
chiare, tòr via le cose vecchie, o quel che c'è di
vecchio.
Divedere (dare a). Dimostrare, mostrare.
Divellere [divelto). Sradicare, strappare. -
Lavorare profondamente un terreno: scassare. -
Dibarbare il lino, la canapa per farne il raccolto.
Divenire , diventare [divenuto , diventato).
Giungere ad una condizione o assumere una qua-
lità che prima non si ayeva : addarsi al meglio (o
peggio), addivenire, addiventare; dare il tuffo, un
tuffo in checchessia; doventare (forma grossolana
e da evitare); farsi pervenire; rinnovarsi, trasformarsi
(veggasi a trasformazióne) ; venir ad essere, ve-
stir persona. - Divenuto, diventato, pervenuto, rin-
novato, ecc. - Ridivenire, ridiventare, ripete dive-
nire, diventare.
Imbellire, divenir bello. - Imbruttire, divenir
brutto. ■ Ingrassare, divenir grasso, ecc.
Divèrbio. Alterco, litigio.
Divergente. Che diverge: linea, raggio, ecc.
- Obliquoy divergente dalla linea retta.
Divergènza. Atto del divergere.
Divèrgere [divergente). Far diversione; di-
rigersi a punti diversi, partendo dallo stesso punto :
dicesi di linea, di raggio, ecc.
Divèrre [diverto). Divellere.
Diversamente. In modo diverso.
Diversificare, diversificarsi [diversificato).
Creare, fare, stabilire differenza; differenziarsi;
rendere, essere diverso.
Diversificazióne. Varietà, differenza.
Diversióne. Atto ed effetto del divergere, del
divertire, cioè del rivolgere attorno, del deviare
dalla naturale direzione. Figur., frastornamento, im-
pedimento. -In linguaggio militare, manovra che
si fa in battaglia (veggasi a pag. 260, seconda
colonna). - Deviazione delle acque,, derivazione di
esse, per la irrigazione o altro.
Diversità. L'essere diverso. - Differenza ;
varietà.
Diversivo. Deviazióne, il deviare. - Detto anche,
non bene, per differenza.
Divèrso. Che è d'altro genere, che ha qua-
lità differenti, sia di forma, di ufficio, di materia,
ecc. Più che differente: dissimigliante (veggasi a
som,iglianza), dissimile, disuguale, non tignale,
non simile. Con varie gradazioni di signilicato :
alieno, altrettale, altro, altrolale; contrario, di-
screpante, di fforme, disforme, disparato, d issonanle, di-
staccato, distaccatissimo, distante, distnlo;eterog('neo,
lontano, novello, partito; separato, singolare, stranio,
svariato; tull'altro, variante, vario. Dii'esi anche
per 'm%o\\{o, straordinario ; nonché per a«/>ro,
malvagio, perverso. - Antitesi (essere 1'), di | er-
sona 0 cosa che sia totalmente diversa daun'ai.ra.
- Snob, parola inglese che serve per indicare | er-
sona la quale opera e parla in modo da pai ere
diverso da ciò che è in realtà. - Opposto (ligur.),
diverso affatto, nello stesso senso; anche, «'orcscio.
- Tutl'attra cosa, diverso affatto.
Diversamente, con diversità, in maniera differente,
in modo diverso: a differenza di..., a distinzione
da...; altramente, altrimenti ; contro il solito ; d'altra
foggia, d'altro suono; differentemente, disagguaglia-
tamente, disparatamente, dissimilmente, dissomi-
gliantemente, divisatamente ; in caso che no, in caso
diverso; non facendo così; in modo disparato; se
non..., se non che...; quando che so.. ; singolarmente,
tutto altrimenti. - Diversificare, esser diverso ; fare
diversamente ; produrre aifferenza.
Diversità', qualità di ciò che è diverso; somma delle
condizioni per le quali una cosa è diversa da un'altra;
differenza, discrepanza, difformità, disformità, di-
sparatezza, disparità, dissimiglianza, dissimilitudlne
(v. a.), dissomiglianza, dissonanza, distanza, dis-
uguaglianza, disvario, divario, diversificazione; ispa-
lamento, isvariamento; svariamento, svario; vallame
(v. a.), variazione, varietà, vergato (v. a.).
Correrci quanto dalla luce alle tenebre, dal
giorno alla notte: di cose opposte, dal bello al
brutto, dal buono al cattivo. - E' un altro conto!
E' Uìi altro paio di maniche: quando si ode cosa
diversa da quella sentita prima, e che ci aveva
fatto esprimere un parere che così non va più.
Divertente, divertèvole. Che diverte, dà
divertimento.
Diverticolo. Viottolo, sentiero fuori della
strada maestra. - Pretesto, scusa. - Veggasi a in-
testino.
Divertimento. Cosa che dà piacere; modo
gradevole di passare il tempo: allettamento, allet-
tativa, baloccamento, balocclieria; carnevale, cosa
da diletto; diletto, diporto, distrazione; festa, fug-
gilozio (non com.); giuoco; intertenimento; ludo
(lat.); onesto piacere; passapensieri, passatempo;
rallegramento, «icreasione, ruzzo; scacciapensieri,
sollazzamento, sollazzo, sollievo, spasso, svagola-
mento; tornagusto, tra passatempo, trastullo, trat-
tenimento, trebbio, triocca. Figur., distrazióne, ozio,
solletico, tresca, vezzo. - Servono di divertimento
i giuochi d'ogni sorta, i vari esercizi compresi
sotto la denominazione di sport, il giuoco pro-
priamente detto, il ballo, il nuoto, la caccia,
ecc., questo o quello spettacolo pubblico (con-
certi, luminarie, inaugurazione di moniim'nti ,
eoe ). Divertimento, insieme a profitto dell'intelletto
e dello spirito, procura anche la Jvisita ad un
museo, ad una pinacoteca [veggasi 3i pittura), ecc.
Luoghi propri di divertimento, di spasso, sono poi :
il caffè, il teatro, il giardino pubblico, Van fi-
teatro, il circo, Y ippodromo, il velodroino
(recinto per la corsa), ecc. - Divertimentwxio, pic-
colo divertimento; divertimento da poco.
RiUNIONL
Luoghi. — Alcuni .divertimenti.
Accademia, trattenimento pubblico di canto e
suono. - Brigata, compagnia di persone riunite a
scopo di divertimento. Brigata d'amici, di capi-
scarichi [essere della brigata, trovarsi nella brigata.
ecc. - Brigatella, piccola brigata. - Chiassata, gita
di spasso, conversazione o ritrovo famigliare, con
giuochi, suoni, canti, cene. - Spettacolo di famiglia
alla buona. - Circolo , luogo di riunione a
scopo di svago. - Conio, burla, sollazzo, chiasso,
fatto in compagnia di amici. - Garden-party [ing}.).
DIVERTIHE — DIVIDERE
917
ritrovo di signori e di dame in giardino o in altro
luogo aperto, per sollazzi, giuochi, spettacoli, ecc. -
Ricreazione, dicesi anche per pranzo, banchetto
fatto per isvago. - Ridotto, luogo di riunione, per
lo più a scopo di divertimento. - Tdtroim. riunione
di persone a scopo di passatempo e divertimento. -
JScin7ìto, spasso, riposo e spasso dopo l'uflìcio o il
lavoro. - Soirée (frane), ital. serata: riunione not-
turna di persone che fanno conversazione, si
dilettano col giuoco, si danno al ballo, ecc. -
Sport, voce inglese, entrata nell'uso comune per in-
dicare gli esercizi e i piaceri della caccia, del tiro
a segno, delle corse, del velocipedisino, ecc.
Balorxo, trastullo, cosa da ridere; trastullo da
bambini, giuocàttolo. ■ Carosello, specie di gio-
stra, di tornèo. - Corsa, gara tra uomini, cavalli
(corse ippiche), ecc., che corrono. - Corsa di tori,
reggasi a toro. - Cuccagna, giuoco, divertimento
assai popolare. - Diorama, specie di panorama. - Gio-
stra, divertimento da ragazzi sulle pubbliche piazze:
f)er esso, a mezzo d'un meccanismo, si gira su
eoni, cavalli di legno e simili. - Montagna russa,
poggetto a discesa, diritta o torta, ripidissima, per
divertimento. - Ombre cinesi, specie di lanterna
magica. - Panorama, rappresentazione di og-
getti mediante le loro immagini. - Poìiorama, sorta
di panorama. - Regaia, corsa di barche, gara navale.
- Tomeo, in origine, esercizio e passatempo di
guerra e di galanteria, a cui gli antichi cavalieri
attendevano per dimostrare la loro bravura. - Ira-
stutlo, oggetto di divertimento. Figur., zimbello.
Divertente. — Divertire, divertirsi.
Chi si diverte.
Divertente, che diverte, dà divertimento: dilet-
tevole, divertevole, piacevole, ricreativo, sollazzevole,
spassevole, trastullevole.
Divertire, dare, procurare, recare divertimento,
spasso: allettare, dar diletto, festa e giuoco; far
sollazzo ; intrattenere ; rallegrare, recar diporto ;
ricreare; sollazzare, spassare; tener divertito, te-
nere in gongolo, trastullare, trattenere. - Confor-
tare lo spinto, la mente, l'animo, ricrearli. - JRt-
divertire, ripete divertire. - Trastullare, divertire con
trastulli.
Divertirsi, darsi, procurarsi divertimento, pren-
dersi qualche spasso; avere per passatempo, per pia-
cere; baloccarsi; darsi ai piaceri, darsi buon tempo,
darsi festa; darsi scianto; dilettare l'ozio, dilettarsi;
divagarsi ; fare il chiasso; fare buon sangue, un po'
di buon sangue; fare i balocchi; giocare; passar-
sela, pigliarsi divertimento, prender giuoco, prender
trastullo; ricrearsi; sbirbarsi, sollazzarsi, spassarsela,
spassarsi, stare allegri, in allegria; stare a sol-
lazzo, stare in divertimento; svagocciare, svagolare;
trar piacere ; trastullarsi, tuflfarsi nei piaceri. - Aver
il capo in cembali, pensar solo a divertirsi. - Chiassare,
schiassare, fare il chiasso, stare in ispasso e in
. ischerzi, ruzzare e simili. - Coccolarsi, stare a go-
dersela, abbandonarsi a una soddisfazione. - Ga-
vazzare, vivere in mezzo ai divertimenti chiassosi.
- Patullare uno, divertirsi con lui, ruzzarci. - Pa-
tullarsi, divertirsi intorno a una cosa futile o pei
ozio. - Ruzzare, fare un chiasso vivace, saltando,
scherzando: di persone e d'animali. - Scarnascialari,
godersi il carnasciale, gavazzare. - Scialare, spen-
dere in divertimenti. - Spappolarsi in una cosa,
smammolarcisi, prenderne gran diletto.
Chi si diverte — liaontenipone, uomo allegro
che ha buon tempo da perdere e si dà all'ozio,
agli spassi. - Festaiuolo, che si compiace, si diletta
delie fes»e. - Chi vien dietro, seirt l'uscio: lo dice
chi vuole spassarsi e divertirsi, a dispetto di chi
non vuole.
Divertire (divertito). l'rocurare dii'ertiìnento.
Far diversione. Deviare, andar giù di strada.
DiTertirsl (divertito). Procurarsi divertimento,
sollazzo, spasso.
Diveltare (diveltato). Scamatare la lana con
la vetta.
Divettarsl (diveltato). Crollarsi nella cima.
Divettino. Chi divettava la lana.
Divezzare, divezzarsi (divezzamento, divez-
zato). Far lasciare, far perdere, perdere Vabitadine,
disavvezzare, disavvezzarsi. - Slattare, svezzare, svez
zarsi; troncare, non ricevere più V allattamento-
Diviatamente. Spacciatamente, con prestezza
presto.
Diviato. L'a«<farc senza fermarsi.- Addirittura,
direttamente, in modo diretto; senza esitare, su-
bito.
Dividendo. La quota, la parte di utile che tocca
a ciascun azionista di una società sui proventi di
Mn'impresa»
Dividere (divisibile, divisibilità, diviso). Ridurre
un intero in due o più parti; tagliare una cosa
in due parti; disgiungere, separare una parte di
checchessia dall'altra. - Entrar di mezzo tra due o
più persone in rissa, in combattimento fra loro.
Essere posto, star di mezzo, riferito a spazio, e
detto di valli, di fiumi, di catene montuose, ecc. -
In aritmetica, far la divisione. - Con varie grada-
zioni: ammezzare, compartire, dimezzare; disag-
gregare, fare a metà, far divisione, far le parti;
fendere; partire, repartire, ripartire; sceverare,
scompartire, scompensare, smezzare, spargere, spar-
pagliare, spartire.
Divisa, atto ed effetto del dividere, dello spar-
tire : divisione.
Divisibile, che si può dividere, atto a dividersi :
dividuo, divisevole (v. a.), partevole, partibile, spar-
tibile. Anche, fatto a foglie, a spicchi; faldato (veg-
gasi a falda). Contr., indivisibile, inseparabile.
- Diatorno, in mineralogia, quanto è partibile in
una direzione. - Fissile, che può fendersi facil-
mente.
Divisibilità, l'essere divisibile. - Diviso, partic. da
dividere: ammezzato, dimezzato, fatto a foglia di
carciofo, partito, scompartito, separato, smezzato,
spartito, ecc. Divisitd, l'essere diviso. E bifido, di-
viso 0 fesso in due; biforcato, bipartito, trifido, tri-
forcato, tripartito, ecc., diviso in due, in tre, dop-
pio, triplo, ecc. ; diatomo (bipartito), aggiunto di
ramo, fusto, pistillo, stilo, che si divide in due;
graduato, diviso a gradi, scalato; multipartito, di-
viso in molte parti; quadrifido, quadripartito, quar'
lato, partito in quattro parti eguali ; sinuato, che
presenta molte celle e incavature. Contr. di diviso :
intero, uno.
Divisore, chi divide ; numero che divide (veggasi
a divisione). - Divisorio, che divide, serve a divi-
dere, a separare (muro, tramezzo e simili) : divisivo,
intersecatorio.
918
DIVIDERSI
Verbi affini.
Divisione. — Varie.
Abbocconare, appczzare, appezzettare, dividere in
piccole parti, a pezzi: veggasi a parte, a pezzo
e a rompere. - Biforcare, dividere in due a modo
di forca. - Bipartire, dividere in due, tagliare a
mezzo, nel mezzo, per metà, in parti eguali: am-
mezzare, dimezzare, dipartire, partire in due, par-
tire per egual parte, scommezzare.
Capitolare, dividere in capitoli. - Cernere, dividere,
distiìiguere, separare, scegliere. - Classificare,
distribuire e disporre in classi. - Condividere, di più
persone che si spartiscono una cosa.
Disaggregare, disgiungere, dividere, separare le
parti di un corpo per effetto di una forza che lo
riduca in polvere o in frammenti. - Distribuire,
dividere fra più, dando a ciascuno quel che gli
spetta, 0 dare per turno e a tempo assegnato. - Far
le divise, assegnare a ciascuno la sua parte su beni,
sostanze, derrate e simili. - Isolare, staccare chec-
chessia, intorno intorno, da qualunque altro corpo.
Lacerare, mettere in pezzi. - Partecipare, aver
parte nella divisione di checchessia - Quadripar-
tire, dividere in quattro: rinquartare. - Ridividere,
ripete dividere. - Rinquartare, dividere in quarti.
Sbranare, fare in brani, in pezzi. - Scindere
(scisso), separare, staccare con violenza. Nell'uso,
dividere, applicato a qualità, a caratteri e simili,
che siano in una persona. - Scompartire, dividere
le parti, con studiata distribuzione; dividere una
superficie o una cosa cupa con segni di coti/ine e
con tramezzi: fare a scompartimenti. - Segregare,
separare una o più persone da altre, - Sezionare,
ridurre in parti, fare l'anatomia, Vautopsia. -
Smembrare, tagliare i membri, staccare membro
da membro: dimembrare, dismembrare. - Squar-
tare, dividere, tagliare in quattro. - Sterzare,
dividere a proporzione. - Suddividere, dividere cia-
scuna delle parti in altre parti minori.
Tagliare, dividere, separare, far più parti di
ciò che si voglia ridurre a forma diversa. - Tra-
mezzare, dividere a mezzo, per mezzo: tramezzare.
- Tripartire, partire in tre.
Divisióne, atto ed effetto del dividere: aramezza-
mento, compartimento, dimezzamento; parte, par-
teggiamento, partimenlo, partizione: pessio; reparto;
ripartimento, ripartizione, riparto; scompartimen-
to, spartimento, smezzamento. Contr., unione. -
Riparto della ìnilizia. - Divisione di un libro, di
un capitolo, di un poema, ecc., parte di esso.
Biforcatura, biforcazióne, atto ed effetto del bi-
forcare e del biforcarsi (detto specialmente di sira-
da, di via e simili): diramazione. Biforcatura,
anche, il punto di cui una cosa si biforca. Bifor-
camento, l'atto - Bipartizione, divisione in due. -
Bisezione, divisione di una grandezza qualunque
in due parti eguali. - Circolo, circoscrizione, di-
visione geografica, o politica, o amministrativa. -
Circondario, divisione territoriale amministrativa,
parte di una provincia.
Disaggregamento, il disaggregare. - Disaggrega-
zione, l'operazione con la quale un corpo, insolubile
nell'acqua e negli acidi alcali, vien reso solubile
mediante i carbonati alcalini, o il salnitro, o un
bisolfato alcalino. - Distretto, divisione ammini-
strativa, giudiziaria, militare. - Distribuzione, il di-
stribuire e la cosa distribuita. - Ditomia, divisione
in due parti. - Eptamei-ide, divisione in sette. - Fen-
ditura, ve;;gasi a fèndere.
Isola, ogni corpo di case distaccate per ogni parte
da altre case. - Isolamento, l'isolare, - Isolato, stac-
cato da tutte le parti (anche sostantivamente).
Lacerazione, veggasi a lacerare. - Lotto (neo-
logismo commerciale e legale), parte di un tutto
messo in vendita, specialmente all' asta. - Me-
risma, divisione d' un soggetto (termine di reto-
rica), - Muraglia cinese (fìgur,), di quanto tende a
dividere e a non lasciar passare uomini e idee a
danno della società, anche, un'istituzione che cosi
faccia per creduta guarentigia, - JParte, quello di
che è composto il tutto e nel quale il tutto si può
dividere. - Parcella, piccola parte. - Perequazione,
divisione in parti eguali (di imposte e simili). -
Prelevamento, ciò che si deve detenere prima di
procedere alla divisione di una cosa comune. - Qua-
dripartizione, divisione di checchessia in quattro
parti. - Quota, porzione che spetta a ciascuno
quando si deve, tra molti, pagare o spartire qual-
che cosa.
Scala, divisione di una cosa in parti uguali, coi
numeri quivi scritti e con istrumenti che misurino
le frazioni e le facciano ben distinguere. - Scom-
partimento, ciascuna suddivisione di locali, di
materiale, di reparti e simili - Secessione, divisione
delle parti, distacco da un partito. - Sezione, di-
visione di cosa che si taglia, per fare 1' anato-
mìa: incisione, amputazione (veggasi ad ampu-
tare); porzione, parte di cosa divisa; nell'uso,
categoria, ripartizione di classe, di genere e
simili; riparto d'ufficio. - Sezione aurea, divisione
in due parti fatta in modo che la parte minore
stia alla maggiore come questa al tutto. - Sezione
legale, l'autopsia d'un cadavere fatta per ordine del
potere giudiziario, nei casi di morte sospetta.
Smistamento, ripartizione : voce d'uso nel linguaggio
del servizio ferroviario (smistamento dei treni; sta-
zione di smistamento). - Soluzióne, scioglimento di
parti. - Spartiacque, linea di altura che divide le
acque cadenti sopra una regione e le fa scendere
per diversi lati. - Spartitura, lo spartire, il modo.
Spartizióne, l'atto pe! quale viene diviso fra più
persone un possesso, sia di beni mobili che im-
mobili. - Squartatura, lo squartare.
Suddivisióne, il suddividere.
Transenna, nel linguaggio architettonico, divisione
0 parete divisoria (lat., transenna, graia, rastrello,
dal verbo transire, passare). - Tricotomia, divisione
in tre: tripartizione. - Trisezione, divisione di una
grandezza in tre parti eguali.
Varie. — Dmrfcef impero (dividi e regnai), motto
latino attribuito a molti potenti, da Filippo di Ma-
cedonia, che domò la Grecia corrompendone alcune
popolazioni, a Luigi XI di Francia, che fondò la
potenza monarchica sulle scissure del feudalismo. •
Farsi le parti del leone, fare per sé, con ingiustizia,
frode, violenza, in una divisione di cose, la parte
maggiore. - Far parie a uno d'una cosa, dargliene,
assegnargliene parte; di notizie, farle sapere, parte-
ciparle.
Dts, prefisso inseparabile che significa interruzione,,
dispersione, divisione; distrugge il senso positivo e
buono della parola a cui si prefigge.
Dividersi (dtwtst6t7e, diviso). Di cosa che si rompe,
si disgiunge, si separa in due o più parti: disaggre-
garsi. - Neutro di dividere. - Di pers ona, rompere la
compagnia, non stare più insieme, ma andare
chi da una parte, chi dall'altra, sbandarsi. Venire a
separazione; venire in discordia. Divorziare,
far divorzio. - Cessar di convivere, di a&ttora
DIVIDUCOLO — DIVINITÀ
919
insieme; cessare di avere il patrimonio in co-
mune. - Prendere, secondo spetta, la propria parte
di eredità. Contr., accomunare, mettere in co-
mune. • Partirsi una cosa, dividersela, assegnando
a ciascuno la propria parte. - Smezzarsi, dividersi
in due parti.
Divlducolo. Torre d'acquedotto, con ampio ser-
batoio.
Divietare {divietato). Vietare, proibire.
Divieto. Proibizione, atto ed elfetto del proi-
bire.
Divinamente. In maniera divina; per opera,
per ispirazione di Dio. - Figur., eccellentemente,
perfettamente, a perfezione.
Divinare (divinato). Predire il futuro, cercar
di conoscere il futuro; indovinare: strolo;,'are.
Divinatorio. Che ha virtù di indovinare. -
Arie divinatoria^ la magia.
Divinazióne. L'atto del divinare, Ól^Vì indovi-
nare: indovinaglia; magia.
Divincolamento. L'alto del divincolare, del
divincolarsi.
Divincolare, divincolarsi {divincolamento,
divincolato). Scontorcere, scontorcersi; tòrcere, tor-
cersi; piegare, piegarsi in qua e in là.
Divinis {sospèndere a). Veggasi a prete.
Divinità [divino). L'essenza d\ Dio; qualità di
chi 0 di ciò che è divino. Gli dèi e i semidei delle
varie religioni: deità; dio. iddio; divina stirpe; nume
(lai., numen). Femmin., dèa, dia, diva, iddèa (v. a.),
iddia. Le divinità del sesso femminile adorate dai
Pagani erano raopresentate sotto le più leggiadre
forme umane, alle quali si associava l'immortalità
{dèe per eccellenza erano le Muse). Se ne distin-
guevano quattro classi: le celesti, le terrestri, le
marine e le infernali, e a queste se ne aggiungeva
una quinta, quella delle dèe dei Romani dette deae
matres. In numero pressoché infinito le divinità,
ogni religioìie antica avendone avuto parecchie.
Divinità' antichissime.
Divinità' del bramanesimo. — Veggasi a bud-
é,ismo.
Divinità' vediche. — Acvini, Asvini, gemelli ce-
lesti prototipi dei Dioscuri, i crepuscoli. - Agni (dopo
Indra, in primo luogo), il dio del fuoco, il fuoco della
vita, il fuoco cosmico, l'anima del mondo: Manas.
- Asura, personificazione degli spiriti malefici, per
^dio religioso, mentre da prima questo nome designò
le divinità del Mazdeismo. • Cuschna, personifica-
zione della siccità. - Daidyas, personificazione delle
folgori; questi, compagni degli Asura, sono riuniti
sotto il nome di Sanakas e più spesso sotto quello
di Dasyus, nemici. Al di sotto di essi i Rdkèasas,
e 1 Bhutas, geni malefici, dei quali la paui-a popo-
lava la notte : immaginati come specie di diavoli,
di larve, di folletti.
Indro, il dio degli dèi, il dio cielo, dell'aere az-
zurro, della folgore, talvolta personificazione della
vòlta celeste, tar'altra l'essere misterioso e impene-
trabile che l'abita: Dyaus, Radiatati, il signore delle
creature. - Qakra, il potente. • Nir-riti, la morte, la
distruzione, madre di Naraka, o inferno. - Soma,
principe immortale del sagrificio, il signore dei
santi, l'amico degli dèi, lo sterminatore dei tristi.
Tvacshtri, l'operaio celeste che foggia le armi
^i'Indra, la folgore, 1' Efesto dei Greci, il Vulcano
■dei Latini, mediatore tra Indra e l'uomo, e però
detto prete nesc/itW. ■ La poesia attribuì ad ogni ap-
parenza luminosa, ad ogni fase solare una personi-
ficazione diversa: gli Adityas erano i figli di Aditi,
l'abisso 0 meglio la natura intera, che furono portati
a dodici (costellazioni). Aditi, venerata come rasdre
degli dèi, come quella che dona la felicità, la dea
natura. - Vrilra, l'inviluppato, e Ahi, il serpente,
personificazioni delle nubi tempestose, avverse a
indra, al sole. - Yama, re dei Pilris. personifica-
zione della terra e della morte; la terra come grande
ricettacolo di morti. Yama, il guardiano dei cada-
veri, dei quali Mritya consuma le carni.- Nella leg-
genda vedica ordinaria, il primo uomo, il padre
comune della nostra specie, è Mana, l'uomo per
eccellenza, detto anche Aju. ■ Gli antichi poeti e
i Vedi univano in un composto, con terminazione
duale, i nomi di due dèi che compivano azioni in
comune, e quel composto diveniva nome di altre
deità: co'ne ìadra-vdyù,, hidraagni, Mitra-varunan ,
Dyavaprithiri, cielo e terra, ecc.
Divinità' ariane, assire.
Ariane, — Dyaus, padre, il Deus, l'essere celeste,
l'essere per eccellenza, da cui tutto derivava: essere
divino, era considerato come il < vivente » ; detto
Asura presso gli Indiani, Ahuna presso gli Irani,
Esus presso i Celti, Aesar per gli Etruschi; lo
spirito Manyu nei Veda, Matnyu degV Ir ditìi; Io spi-
rito divino ed eterno che penetra l'universo: ÌSaìa
(cim6rico, NerJ. Ogni qualificazione e attributo del-
l'essere divino considerato come il primo principio era
deificata; e cosi: Pradjapati, il signore delle crea-
ture; Puruacha, l'anima suprema; Amra, lo spirito
vivente; Dakia, il potente per la volontà suprema;
Mitra 0 Aryaman, il benevolo, il dio unico; Dhd-
tar, il creatore; Savitar, il produttore (il Saturno
del vecchi Latini); Ivascalor, il formatore, e ciascuna
delle forze di natura, ciascuno dei fenomeni fisici
ne' quali essasi manifesta; Agni, l'elemento igneo, il
principio della vita, YHephesto dei Greci e la Vesta %
dei Latini; Indra, la forza viva di questo principio,
che si rivela nel fuoco e nel lampo, chiamato an-
che Dyduscptar, il padre luminoso, il cielo padre,
donde il Diespiter o Jupiler dei Romani; Varuna,
il cielo (l'Urano dei Greci); Surya, il sole; Prithivi
Mutar, la terra madre, la Pira Módor degli Anglo-
sassoni, la Demeter dei Greci, la Hertha dei Ger-
mani, la Mathe dei Lituani, Tellusmater e Ops dei
Romani; Uscas, l'aurora, VEos dei Greci, VOstara
dei Germani; Agvin, i due crepuscoli; Maruts, i
venti, i Tritopatores degli Ateniesi, i Gandharvas
o cavalli celesti, che rappresentano i raggi del sole.
L'antagonismo delle forze naturali, come della
luce e delle tenebre, del caldo e del freddo, fece
nascere il dualismo. Cosi Indra, il luminoso, contro
Vritra, il tenebroso, degli Indi; Ahuramasda contro
Agrimainyas degli Irani, ecc. Le tre principali ma-
nifestazioni della divinità sono Rrahma, Visnu, Siva,
costituenti la Trimurti (Trinità): Brahma,Ì3L prima
divinità, il creatore del mondo, la divina essenza
del mondo; Visnu, il potere conservatore; Stm, dio
della distruzione (ma la distruzione, agli occhi degli
Indiani, non è che un modo di rigenerazione). - Lacmi,
sposa di Visnù; Par»a/t, moglie di Siva; Saravasli,
sposa di Brahma.
Cama, dio dell'amore; Carlicheria, dio della guerra.
- Crisna (Chrisna), il più popolare degli dèi indù.
920
divinità'
eroe del gran poema intitolato Maa Barata: riguar-
dato come l'ottaia incarnazione. - Curerà, dio della
ricchezza. - Ganesa, dio allontanante gli ostacoli.
Assire, — Ilu, dio supremo, primo ed unico
principio, dal quale derivano tutti gli altri dèi, e il
cui nome significa dio per eccellenza. Dopo di lui,
la triade nelle sue prime manifestazioni: Ana, il
caos primordiale; Bel, il demiurgo, l'ordinatore del
mondo ; Ao, o Biu, il dio figlio per eccellenza, la
luce divina. A ciascuno della triade corrispondeva
una divinità femminile; Anat, la materia passiva,
per Anu; Biìit, la madre degli dèi, corrispondente
a Bel; Taauth, la gran signora, sdoppiamento fem-
minino di Ao. Seconda triade: Samas, il sole; Sia,
il dio luna; una nuova forma di Ao o Biu, dio
dell'atmosfera e del firmamento. Seguivano, come
dèi, cinque pianeti: ildar (Saturno), ^/arodac/i (Gio-
ve), Nergal (Marte), Istar (Venere), Nebo (Mercurio).
Nisroch, 0 Salrìian, dio dei fluidi, rappresentato
con testa d'aquila o d'avoltoio: uno dei più spic-
cati tipi sacri negli antichi monumenti dell'Assiria.
- Zarpanit e Nana, nomi di Venere presiedente alla
riproduzione e ai piaceri dei sensi.
Divinità' egiziane, fenicie.
Egiziane. — Le divinità, moltiplicate indefinita-
mente, si raggruppavano sempre in triadi, e suprema
era quella di Tebe: massimo dio del culto ufficiale,
dalla XII dinastia, era Ammon-Ra {Ammon Sole);
Maut, la madre divina per eccellenza; e Chons, fi-
glio di Ammone. Ammon (significa nascosto) rap-
presentava il principio unico di cui tutti gli altri
dèi non sono che attributi, ^rnmon, immagine del
sole, aveva per padre Età, il fuoco eterno; per ma-
dre Athor, materia umida del caos.- Triade di Memfi:
Ftah, secondo demiurgo, personificazione; Chnufis o
Kneph, signore di giustizia, ordinatore dei mondi,
autore dell'universo visibile. Sua sposa. Paschi, la
grande dèa di Bubaste (con testa di lionessa e tal-
volta di gatto), vendicatrice del delitto. - Apis, bue sa-
cro, incarnazione di Ftah. - La triade più prossima
all'umanità, nel culto esteriore, era quella di Osiride,
Iside e Oro, divinità universalmente adorate in tutto
l'Egitto; triade uscita dal dio Seb (la terra) e dalla
dèa Nut (la vòlta celeste) : Osiride, personificazione
del sole (forniva il tema di tutta la metempsicosi
egizia); Iside, sorella e sposa di Osiride, madre
di Oro.
Atum, il sole nella sua esistenza notturna. - Befrof,
0 Apap, il nemico del sole, gran serpente. - Chnufis,
0 Num, la divinità animante o vivificante la ma-
teria: rappresentata con la testa di montone. - jDjom,
l'Ercole egizio. - Hator, dea personificante gli anti-
podi, materia umida del caos.
her-Neter, il mondo infernale. - Khem, o Min,
personificazione grossolana della forza produttrice.
- Kheper, il sole quando fa nascere o mantiene la
vita. - Mauth (a Tebe) o Neilh (a Sais), principio
femmineo, madre del sole. - Mnevis, altro dei buoi
sacri (un terzo era Onufi), incarnazione di Osi-
ride.
Ra, il sole, considerato come la divinità suprema.
- Sum, una delle forme di Set. - Thoth, il Mercurio
degli Egiziani, conduttore delle anime (psicopompo):
detto dai Greci Trismegisto (tre volte grande). - Ti-
fone, il principio del male; aveva per moglie Nefti,
. Tpè, il cielo, dea che si figurava vestita di blu.
formata di linee spezzate o ondulate, sulle quali
erravano gli dèi entro barche. - Unnofrè, l'essere
buono per eccellenza.
Fenicie. — Sed, o Set, l'essere divino, unico, uni-
versale, confuso col mondo materiale, emanato dalla
sua sostanza, non creato da lui: VHadad, l'unico,^
degli Aramei di Damasco; il Moloch, il re, degli
Ammoniti; il Chamos, i! dominatore, dei Moabiti.
Dai Fenici e dai Cananei era detto anche El, il dio, e
Jaoh, l'essere; il nome però comune, universale, era
Baal, il signore. Come i Romani ebbero il Giove
laziale, il Giove Ansure, cosi gli orientali ebbero
Baal-Isar, Baal-Sidon, Baal-Tars, ecc.
Adar, il fuoco celeste, divinità principale a Da-
masco. - Baal-Chon, il dio conservatore. - Baal-Uà-
mon, Baal bruciante, dio nazionale di Cartagine. -
Baal-Moloch, il dio distruttore: Baal-Zebub. - Baal-
Semin, il Baal dei cieli. - Baal-Taummuz, il dio
sole. - Cabirim, gli dèi dei sette pianeti; ottavo,
Esmun, invisibile ai mortali e presiedente all'ar-
monia dell'universo. - Melkarth, il Baal di Tiro^
l'Ercole Tirio. - Rescheph, la folgore, deità secon-
daria. - Sedeth presso gli Elei settentrionali, Atargah
presso gli Aramei a Damasco, simile a Cibele.
Divinità femminili: Astoreth a Sidone, la dea della
Natura; Baaleth (la Baaltis degli scrittori greci) ;
Tamith, a Cartagine, la dea celeste, il cui carattere
lunare e siderale era il più notevole.
Divinità' celtiche, duuidiche,
germaniche e nordiche, peruviane,
messicane.
Celtiche. — Sil^de, femm. di silfo. - Silfo, pa-
rola celtica che significa genio e che, nelle diverse
iscrizioni, figura come sulfi, sylfl, sylphi (feramin.^
sulcrae, sukriae): spirito elementare dell'aria, se-
condo i cabalisti. - Domina Abundia, divinità be-
nigna del paganesimo celtico.
Druidiche. — Arduino , il genio della im-
mensa foresta delle Ardenne. - Bai, Belen, Se-
lenus, Belemon, Abellion, il dio del sole. Apollo
(da Éel^ potenza, autorità). - Belisana o Belinuncia,
la luna, compagna del sole. - Hesus, Heus, il genio
della guerra, Hes, latinizzato Hesus, vale fuoco pri-
mordiale. - Kirk, il vento del sud, si terribile nella
valle del Rodano. - Ogmus, e Ogmi, detto da Cesare
Mercurio (dal celtico ogma, lettera o scienza segreta),
il dio della poesia e dell'eloquenza, rappresentato
con catene d'oro che gli escivano dalla bocca, per
incatenare chi l'ascoltava. - Teiit, il dio che ordinò
la materia. - Teutale, il dio del commercio e l'in-
ventore delle arti, la cui fesla si celebrava al lume
delle torce la prima notte del nuovo anno.
Germaniche e nordiche (d'Europa). — Baldhr,.
Hermodhr, Hodhr, figli di Odino: il primo, dio della
bellezza e della bontà; il secondo, della velocità; il
terzo, delia forza materiale. - Day, il dio della luce
nella mitologia nordica, figlio della notte e della
rugiada mattutina. - Fenris, il lupo tenuto dagli dèi.
- Frela o Frauwa, detta anche Frizza, la dea del-
l'amore, adorata come regina del cielo, come l'es-
senza di ogni virtù muliebre. - Frf^rt (FrooFroho),
dio che dava la pace e la fecondità.
Garmr, il cane infernale. - Gna, njessaggera di
Freia, corrente a cavallo a traverso il fuoco nel-
921
l'aria. - Hel, o Mela, dea della morte, cacciata ne
Nifleim, 0 inferno. - Hertha, la madre terra, moglie
di Odino, detta anche Jordh, Hiludana, nell'Edda
Hilodhyn, e in alcune parti della (ierniania Gune:
ad essa si lasciava nel campo un covone ornato
di fiori. - Holda, dea che amava soj^giornare presso
i laghi e le fonti, seduta in un cocchio: soprinten-
deva alle faccende domestiche e alia coltivazione
del lino.
Loke, il capo dei geni cattivi. - Midgard, il gran
serpente che, cacciato nel fondo del uì^re, cinse
tutto il mondo. - JVawt, spiriti sag{,'i, specie di dèi
Penati. - JSiordhr (Nei-lhus), padre di Freyr, signore
dei venti, del mare e del fuoco. - Nome, parche
della Scandinavia (Edda). Erano: Urdhr, il passato ;
Verdrandi, il presente; Skuld, la più giovane, il
futuro. Siedono neìV Urdarborn, la fonte originale,
sotto il frassino Ygdrasil, albero dell'universo.
Salde, la dea Fortuna. - Silji, geni buoni e cat-
tivi. - Surtr, dio del mondo di fuoco, il Muspell-
heim. • Swialovid, il dio supremo, signore dell'uni-
verso, per gli Slavi.
Tanfania e Nelialennia, dee citate da Tacito e da
altri autori. - Thor {Thunar, Dor), il tuonante si-
^'uore del fulmine. - Thyr {Giù, Tiv, Zin), il re
della guerra e del diritto. - Vutau {Wonlan, IVoden,
Wodan, tìodan, Olhin), Olino, Odino, il mistero po-
tente, il creatore onnisciente: rappresentato a ca-
vallo, con due lupi e due corvi. - Walchiri, o Wal-
kirie, vergini messaggere di Odino : accompa-
gnavano gli eroi al Walhalla (il paradiso degli eroi).
- Yduna, guardiana delle mele che mangiavano gli
dèi, per non invecchiare.
Peruviane, messicane. — Pachamac, dio, l'onni-
potente, presso i Peruviani, oggetto di un culto al
quale presiedevano cinquecento vergini votate alla
castità. - TeoH, dio supremo del bene per gli antichi
Messicani, opposto a.iTlecatecolotl, dio del male. E
per essi Tlalecutli era la dea Terra, Uitzilopotli la
personificazione del sole.
Divinità' del politeismo greco-italico
Dèi italici.
Dodici erano i dèi maggiori (Dii consentes), e cioè
Giove, Giunone, Marte, Nettuno, Plutone, Vulcano,
Apollo, Cerere, Vesta, Minei'va, Venere, Diana (veg-
gasi a tutte queste voci e a sole). Si veneravano
inoltre dèi subalterni {Dii minores), comprendenti i
Dii tndigetes (gli eroi indigeni annoverati fra gli dèi :
Enea, Romolo, ecc.), i Dii semones (semidei), i Dii
peregrini (gli dèi stranieri introdotti in Roma) e i
Dii selecti, ossia scelti (Saturno, Giano, Rea, Orco,
Bacco, Sole, Luna, Genio). - Dii patrii erano tutti
gli dèi nazionali dei Romani; Dii Mani, le anime,
le ombre dei morti; Dii averrunci, gli dèi che al-
lontanavano i mali; Dii inferi, gli dèi sotterranei
{catactomici dei Greci); Dii Penati, gli dèi dome-
stici; Lari (Lares), spiriti tutelari domestici (ave-
vano per altare il focolare domestico): veggasi a
spirito, anche per altri dèi privati, quali la Larva,
i Lemures, le Ombre, i Cabiri, i Semoni, la For-
tuna, Temi, il Sonno. - Dèi geniali. Cerere e Bacco.
- Dèi incerti, dei Romani, quelli che non avevano
culto fisso. - I Romani, inoltre, adoravano come di- )
vinità le seguenti personificazioni : la Fede, la Con- i
cardia, la Pace, la Salute, la Gioventù, la Vittoria, |
la Libertà, la Virtù, VOnore, la Pudicizia, la Pietà,,
)a Speranza, la Mente, l'Equità, la Clemenza, la
Quiete, nonché Pollentia, Feronia, Orbona, la Febbre,
ìioma, ecc.
Bellona (gr, Enio), sorella di Marte, dea della
guerra. - Borman, il Nettuno degli antichi Liguri.
- Como, dio dei conviti. - Cupido, dio dell'amore. -
Capra, la Giunone etrusca,
Damia, la dea della prosperità, nella mitologia
greca. - Deverra, divinità protettrice delle puerpere
nell'antica Roma. - Dia, divinità romana protettrice
dei campi: le rendevano culto i fratelli Arvali. -
Foreo, dio marino, figlio del Ponto e della Terra.
Imenèo (gr.), dio delle nozze, il romano Talassio.
- Nemesi, dea della vendetta e della Giustizia punitiva
(iglia di Giove e della Necessità, o dellOceano e della
Notte. - Nei-ieue {Nerio), la forza, mogi ie di Marte, presso
i Sabini. - Nice, dea della vittoria. - Palici, fratelli
1,'emelli, figli di (Jiove e della ninfa Talia, o di Alene:
sarebbero usciti da due laghi della Sicilia. - Pan,
divinità agreste presso i Greci. - Proteo (figlio
ileir Oceano e di Teli, o di Nettuno e di Fenice),
dèmone marino, in Faro, custode degli armenti di
Nettuno : aveva il privilegio di assumere tutte le
forme che volesse.
Salacia, moglie di Nettuno. - Tritone, nume abi-
tante le profondità del mare. - Venilia, dea marina,
madre di Enea.
Antichi dèi italici. — Ancaria, dea dei Fiesolani.
- Angerona, dea del dolore, presso i Sabini. - Bacco,
0 Dionisio, dio del vino e della vigna. - Camese o
Cumesena, sorella e moglie di Giano. - Ciheìe o /^a
(Ops 0 Terra), moglie di Saturno, detta anche « ma-
dre degli dèi -i ^ magna par ens, grande madre. - Conso,
dio del Consiglio, creduto lo stesso che Nettuno
equestre.
Fatua, 0 Fauna, moglie di Fauno. - Fauno, nume
misteroso, indigeno del Lazio: dettava carmi pro-
fetici nella selva Albunea. - Feronia, dea sabina,
onorata dagli Etruschi, dai Volsci, dai Latini: dea
della libertà, secondo Varrone. - Flora, dea dei fio-i,
una delle più antiche divinità italiche. - Ponto, dio
delle fonti. - Giano, dio reputato arbitro della
pace e della guerra. - Lara, o Larunda, dea sabina,
madre dei Lari.
Maia, la Terra, madre di Mercurio. - Maio, dio
di Tusculo, reputato simile a Giove. - Manto, divi-
nità assimilata con Plutone. - Malnta, dea sabina. -
Mida, figlio di Gordio e di Cibele, con orecchie di
asino. - Norzia {Nortia), deità etrusca adorata in
Volsinio: era, per quanto si crede, il Destino o la
Fortuna; aveva un tempio celebre a Volsinio, dove
si piantava un chiodo ogni anno. - Opis, moglie
e sorella di Saturno, figlia del Cielo e di Vesta:
identificata con Rea.
Pane, dio del gregge, dei pascoli, compagno di
liacco nella spedizione d'India. - Pelina, dea dei
Frentani. - Picumno e Pilumno, fratelli, figli di Giove:
presiedevano ai matrimoni e alla tutela. - Pomona,
dea della frutta, moglie di Vertumno. - Portvmno,
dio dei porti romani. - Pridpo, dio degli orti e del-
l'amore fisico. - Proserpina, figlia di Cerere, moglie
di Plutone, regina dell'inferno.
Salaria, dea dell'acqua. - Saba (Sanco, Sango), uno
degli dèi più venerati dai SaDini.-.Sia<»er»io, grande
dio, predecessore di Giove, - Sileno, semidio, padre,
nutritore e pedagogo di Bacco. - Stì-enia, dea dei Sa-
bini (la forza o la virtù). - Tina, Thalna, Turan,
Turms, Eris, Ethis, sei divinità etrusche.
Vacuna, secondo alcuni, Diana ; secondo altri. Ce-
922
rere o Venere o la Vittoria. - Valenzia, dea d'Otri-
coli. - Vertumno, o Vortumno, dio che rappresen-
tava le mutazioni alle quali vanno soggetti i frutti,
fino alla maturazione. - Virbio, dio d'Aricia. - Vi-
sidiano, dio di Narni. - Volupia, o Lubentina, dea
della voluttà. - Voltumna, dea del Consiglio, per gli
Etruschi. - Volturno, dio dei Volsci. - Volumno e
lolmnna, dèi ai quali si raccomandavano i neo-
nati.
Dèi minimi. — Adone, figlio di Fenice e di Alfe-
sibea: simboleggia la natura Così anche ^<t. - Au-
rora, figlia di Iperione e di Etra o Tia, odi Titano
e della Terra. - Cios, padre deWErebo e della Nolte,
da cui vennero Etere ed Emera. - Castore e Polluce,
i Dioscuri (i vedici Asvini), il cielo e la terra, il
giorno e la notte, i due crepuscoli.- Zeto e Anfione,
gemelli nati da Antiope e da Giove, i bianco rosati
Dioscuri della Beozia. - Cielo: fu dagli Etruschi di-
viso in sedici parti o regioni, e in ciascuna di qneste
fu posto un dio particolare. Presso i Greci personi-
cato da Urano e fatto figlio della Terra o Gea.
Dione, sposa di Giove, divinità dell'aria. - Ebe,
dea della giovinezza. - Eolo, dio dei venti: veggasi
a vento. - Epimelro, fratello di Prometeo e sposo
di Pandora, della quale apri il vaso contenente tutti
i mali e li rovesciò, sulla Terra. - Ercole, semidio,
figlio di Giove. - Eudimione, bellissimo pastore di
Caria o dell'Elide, rapito da Diana.
Fate, veggasi a fata. - Fetonte, figlio del Sole
egizio e di Chimene. - Ganimede, figlio di Laome-
d'onte, rapito da Giove per la sua bellezza. - Gea,
la Terra: sposò il figlio Urano e fu madre dei
Titani.- Genio: fu, pei Latini, ciò che era il De
mone per i Greci. - Grazie, figlie di Giove e di
Eurinome, personificanti la bellezza.
Latona, madre d'Apollo e di Diana. - Musa,
ciascuna delle dee presiedenti alle arti liberali, spe-
cialmente alla poesia e all'eloquenza - Narciso, figlio
della ninfa Liriope e del fiume Cefisio : si innamorò
della propria effige vista in un fonte. - Ninfe (Egeria,
Camene, Nereidi, ecc.), veggasi a ninfa. • Pleiadi
e ladi, figlie di Atlante e di Pleione. - Prometeo,
titano, figlio di Giapeto.
Selene, dea della luna. - Sole, detto anche Febo
e Febo Apollo. - Tifeo, nato dalle nozze di Gea col
Tartaro, fulminato da Giove. - Tifone, o Tifeo, il
vento, il dio della tempesta. - Titani, veggasi a
gigante. - Trie, alate donzelle prefetesse, dimo-
ranti sul Parnaso.
Ekoi e semidei.
dèi in figura di mostri.
Eroi, e semidei. — Amàzzoni, popolo di donne
guerriere, dimoranti prima lungo il Tanai, poi lungo
il Termodonte. ìeuascira si chiamava la loro capi-
tale; Ippolita la loro regina, - Bellerofonte, figlio di
Glauco, re d'Epiro: compi prodigi con l'aiuto del
cavallo Pegaseo. - Danae, figlia di Acrisio, da lui
fatta chiudere in prigione e da Giove (penetrato in
forma di pioggia d' oro ) resa madre di Perseo. -
Danao, figlio di Belo e di Anchirroe, padre di cin-
quanta figlie (le Danaidi), che diede in moglie ad
altrettanti figli di suo fratello Egitto, ordinando
loro di uccidere i mariti, il che fecero tutte, tranne
una, Ipeinmestra , che risparmiò lo sposo. Linceo.
Vuoisi tondasse Argo e insegnasse a scavare i
pozzi.
Giasone, capo degli Argonauti: sì impossessò del
Vello d'oro, con l'aiuto di Medea, che sposò. - Inaco,
figlio di Oceano e di Teti, il più antico re d'Argo
e quivi adorato come l'eroe del paese. - Ippolito,
figlio di Teseo e di Antiope, regina dalle Amazzoni.
- Laocoohte, sacerdote troiano, ucciso da due ser-
penti, insieme coi figli: aveva sconsigliato i suoi
concittadini dall'aprire le porte di Troia al cavallo
dei Greci.
Meleagro, figlio di Altea: uccise i fratelli di sua
madre in una questione per la spoglia del cignale
di Calidone. - Niobe, madre di sei figli e sei figlie:
avendo irritato Apollo e Diana, vide la sua prole
colpita dalle loro frecce, ed essa fu cambiata in una
statua che piange continuamente. - Perseo, figlio di
Danao: tagliò la testa di Medusa, una delle Gor-
goni; salvò Andromeda dal mostro marino e la
sposò. Fu il fondatore di Midea e di Micene.- Pie-
ridi, figlie di Piero, re di Macedonia; disputarono
alle Muse il pregio del canto e furono convertite in
pietre. - Procne e Filomele, sorelle, figlie di Pan-
dione, re d'Atene, state cambiate la prima in usi-
gnuolo, la seconda in rondine.
Dèi in figura di mostri. — Centauro, mostro
in figura d'uomo fino al principio degli arti infe-
riori, di cavallo più in giù. Centauro-Tritoni o Ictio-
Centauri, divinità marine, in pai-te di figura umana,
in parte di pesci, con le gambe anteriori da cavallo.
- Erinni, le Furie: veggasi a furia. • Minotauro,
mostro mezzo uomo e mezzo toro : abitava il labi-
rinto di Creta; fu ucciso da Teseo. - Nesso, cen-
tauro che tentò rapire Deianira, moglie di Ercole,
il quale lo uccise, ma peri a sua volta, avendone
indossato la camicia. - Satiro, dio con zampe di
capra, abitatore dei boschi, - Sfinge, mostro di Tebe,
con testa e petto di donna, corpo di leone, ali d'a-
quila: proponeva un enigma e divorava chi non
indovinasse.
Altri mostri: le Arpie, le Gorgoni, le Gree, Pe-
gaso, Chisaore, Echidna, Chimera, il Dragone delle
Esperidi, Cerbero, Ortro, Gerione, l'Idra di Lerna,
serpente di sette teste, nato da Tifone ed Echidna^
ucciso da Ercole e assunto in cielo a rappresentare
la costellazione dell'idra ; il Lione Nemeo, ucciso
pure da Ercole; Scilla e Cariddi; Csanto e Balio,
cavalli immortali.
Cose e termini vari.
Catebate, soprannome di molti dèi: di Giove, di
Apollo, di Mercurio. - Catenoteiimo, successiva cre-
denza in singoli supremi dèi, diversamente che nel
politeismo, secondo il quale molti dèi sono subor-
dinati ad un dio supremo. - Immortali, gli dèi
presso gli antichi, contrapposti ai mortali, cioè agli
uomini. - Idolo, figura in rilievo di una divinità.
- Pantèo (gr.), che in sé riunisce qualità e virtù di
più dèi. - Trinità, concetto della divisione della
divinità in tre persone.
Adorazione, culto della divinità. - Antropomor-
fismo, sistema storico filosofico di coloro che agli
dèi 0 a Dio danno attributi umani : forma ed af-
fetti, - Apoteòsi, cerimonia con la quale gli antichi
romani mettevano nel numero degli dèi del paese
coloro che credevano essere degni di tale onore. -
Deificazione, il deificare, il divinizzare: deificamento.
DIVINIZZABE
DIVULGARE
923
divinizzazione, indiazione. - Mitologia, l'insieme
delle favole antiche riguardanti le divinità e altre
cose. - Monoteismo, diteismo, politeismo, ecc., ado-
razione di uno, due o più dèi. - Oràcolo, risposta
che i Pagani credevano ricevere dai loro dèi. - Pa-
ganesimo, religione pagana, adorazione degli idoli,
idolatria. - Teofania, opposizione della divinità. -
Teogonia, generazione degli dèi.
Ambrosia, cibo degli dèi: assaggiandola una volta
si acquistava l'immortalità. - Donarinm, parola la-
tina designante le offerte fatte agli dèi, - Fiaccata,
antic, attributo di molte dee e di Imene. - Icore, il
sangue degli dèi. - Nettare, bevanda degli dèi. -
Pulvinare, il letto delle divinità ai banchetti. - Sa-
crifizio, offerta in olocausto alla divinità. - Trep-
piede 0 tripode, sedile a tre piedi, su sui sedevano
le Sibille, le Pizie e i sacerdcti, per annunziare gli
oracoli.
Les dietix s'en vont (frane, gli dèi se ne vanno),
locuzione che si usa bene spesso per ischerzo.
DlTlnizzare, divinizzarsi (divinizzato, divi-
nizzazione). Far Dio, farsi divino; attribuire qua-
lità di Dio, diventar divino - Divinizzazióne, il di-
vinizzare, il divinizzarsi; deificamento, indiazione.
Divinizzazióne. 11 divinizzare e il diviniz-
zarsi.
Divino. Di Dio, degno di Dio. - Figur., eccel-
lente, singolare, perfetto (veggasi a perfezione)
nel suo genere.
Divisa. Atto ed eflfettu del dividere. - Assisa,
uniforme, veste. - Arme, blasone, insegna genti-
lizia: termine di araldica. - Anche, la scrimi-
natura dei capelli. - In affari di Borsa, la cam-
biale tratta sull'estero.
Divisamente. Con divisione: veggasi a divi-
dere.
Divisamento. Atto ed effetto del divisare, del-
l'immaginare, del pensare, del proporsi. - Ordine,
scompartimento. - Figur., j?ensiero.
Divisare (divisato). Immaginare, disegnare, pen-
sare, formulare un pensiero, un propòsito. -
Scompartire, distribuire. - Anche, disporre, or-
dinare, mettere in ordine.
Divisatamente. Distintamente (veggasi a di-
stinguere), ordinatamente, in ordine.
Divisibile. Che si può dividere. - Ente divi-
sibile, una quantità qualunque che si tratta di di-
videre in uu determinato numero di parti, - Divi-
sibili, in diritto, gli enti corporali che si posseno
dividere in parti, senza scapito della loro sostanza.
Divisibilità.. L'essere divisibile.
Divisióne. Atto ed effetto del dividere. Figur.,
disunione, discordia. -Bìstrìhiìzione delle parli di
»n discorso, fatta dall'oratore. - Riparto di mi-
lizia.
Divisióne. La quarta operazione fondamentale
dell'aritmetica: con essa si distribuiscono le unità
di un numero dato in tanti gruppi o parti uguali
quante sono le unità di un altro: ha per oggetto
di trovare quante volte un numero dato (divisore)
è contenuto in un altro numero dato (dividendo);
ossia, lo scopo di trovare un numero che, moltipli-
«ato pel divisore, dia come prodotto o dividendo il
massimo multiplo del divisore contenuto nel divi-
dendo. - Dividendo, il primo nunìero dato le cui
■nità sono da distribuirsi: può essere concreto. -
Divisore, il numero che indica in quante parti o
gruppi sono da distribuire le unità del dividendo;
è sempre astratto. Comun divisore, ogni numero
che divide nettamente più numeri dati; massimo
comun divisore, il numero più grande che divide
esattamente due o più numeri dati.
Fattori del dividendo, in un quoziente i numeri
posti al di sopra della linea; fattori del divisore,
quelli posti al di sotto. - Quoziente, numero che ri-
sulta dal dividere una quantità per un'altra: è della
stessa natura del dividendo. Quoziente esatto o
completo, quello che si ottiene dalla divisione au-
mentata di una frazione che ha per numeratore l'a-
vanzo e per denominatore il divisore: ciò quando
il dividendo non è multiplo del divisore. - Quoziente
indicato, espressione aritmetica ennnziante una o più
operazioni da eseguirsi per ricavare un quoziente. -
Iti'sto 0 avanzo, la parte del dividendo che non con-
tiene più il divisore.
Divisore, divisorio. Veggasi a dividere e a
divisióne (seconda voce).
Divo. Divino, di Dio, della divinità.
Divorare (divoramento, divorato). 11 tnangiare
con eccessiva ingordigia. - Figur., consumare, di-
struggere.
Divorarsi (divoramento, divorato). Il mangiarsi ;
quasi esclusivam. usato nel senso di consumarsi,
struggersi per qualclie affetto, per qualche pas-
sione.
Divorziare (divorziato). Far divorzio.
Divòi'zio. Scioglimento legale del tnnfritnonio,
con libertà di passare ad altre nozze, il che non è
consentito dalla semplice separazione volontaria
0 legale: rescissione di matrimonio, repudio, rifiuto,
ripudio. - Divorziare, divorziarsi, separarsi legal-
mente dal coniuge, sia marito o moglie: annul-
lare, risolvere, rompere, sciogliere il matrimonio;
repudiare, rinunziare il marito, smarilarsi ; smogliarsi
(abbandonare la moglie). - Divorziato, diviso, sepa-
rato dalla moglie. - Divorziata, divisa, separata dal
marito, dal coniuge: malmaritata, riscappata, sfatata.
- Divorzista, persona favorevole al divorzio.
Divotamente. Con divozione.
Divòto. Chi ha divozione, è pio, religioso. E
bigotto chi la ostenta o la esagera.
Divozióne (divóto). Affetto, fervore verso Dio
e le cose di religione; abbandono in Dio, com-
punzione, confidenza in Dio, culto di Dio; jnetà;
religiosità; sentimento di Dio, sentimento religioso,
spirito, spiritualità; timor di Dio; via di Dio, via
di salute, vita spirituale; zelo religioso. - Pietismo,
nell'uso, divozione esagerata. - Divotamente, con di-
vozione, in atto divoto: devotamente, piamente, re-
ligiosamente.
Divoto, chi ha fervore religioso, è attaccato alla
religione, nutre vivamente una fede (se esagerata-
mmte, o ipocritamente, bigotto): chiesastro, chie-
solastico, chiesino, credente; devoto; fedele; pie-
toso, pio; religioso; ricco di fede, in fede, fe-
delone; santifico, santo, santone; servo di Dio,
spiritale, spirituale; timorato, timoroso di Dio;
tutto chiesa e religione, tutto dato allo spirito, tutto
Gesù e Madonna; uomo d'anima, uomo di chiesa,
di coscienza, di divozione, di santa vita, di sin-
goiar divozione. - Arcidevoto, arcidevotissimo, timo-
ralone, molto, esageratamente divoto.
Dlvulgramento. Atto ed effetto del divulgare:
divulgazione, propaganda.
Dlvulgrare (divulgamento, divulgato, divulga-
zione). Far noto ai più, all'universale, massime di
dottrine politiche, religiose, scientifiche, ecc.: dif-
fondere, proclamare, propagare; comunicare al
pubblico, pubblicare; far conoscere, far sa-
pere, sia col dire, col parlare, come per mezzo
924
DIVULGAZIONE DOCUMKNTO
del giornale, del telegrafo, ecc.; di ogni mezzo
di pubblicità; propalare, spargere una iiotizia
e simili. - Divulgato, reso noto, notorio, diffuso
in pubblico. - Divulgarsi {divulgato), diffondersi,
spandersi, spargersi, per lo più di notizia intorno
ad un avvenimento e simili.
DìTulgrazióne. Il divulgare e il divulgarsi.
Divulsióne. Strappamento, lo strappare. - In
botanica, sdoppiamento delle foglie.
Dizionario. Libro che espone alfabeticamente
i nomi di uomini illustri o di paesi o di tutto quanto
compone lo scibile umano. Nel primo caso dizio-
nario biografico, nel secondo geografico, nel terzo en-
ciclopedico. Differisce dal vocabolario, che espone
ordinatamente e spiega le voci della lingua; dal
glossario, che dà le parole poco conosciute, poco
comuni 0 antiquate, disusate, ecc.; e dal lessico,
raccolta di voci delle lingue antiche, e specialmente
della greca, dell'ebraica, delle orientali, ecc. Però
lessico si usa anche nel significato di dizionario e di
enciclopedia.
Lessicografia, lessicografo, veggasi a vocdbo-
lario.
Dizióne. Minima parte del dire, modo di dire,
frase. - Anche, dominio, giurisdizione.
Do. Veggasi a note musicali.
Dobla. Antica moneta.
Dobletto. Sorta di tela.
Doblone. Antica moneta.
Dóccia. Metodo di cura idroterapica e la stessa
colonna o pioggia d'acqua che si dirige sopra una
parte del corpo, variando il getto per la forza della
spinta, per la durata di questa e pel volunje del
liquido stesso : affusione, cura idroterapica, doccia-
tura, getto d'acqua, stillicidio. La doccia è gene-
rale, quando diretta su tutto il corpo; locale, quan-
do si applica ad una parte determinata del corpo.
Si distinguono le doccie anche in discendenti, quando
il liquido viene dall'alto; ascendenti, quando il li-
quido, pure venendo dal serbatoio collocato in alto,
si conduce al basso in appositi tubi, dai quali, es-
sendo pieghevoli, lo si può, volgendone l'estremità
in alto, far salire per la pressione a cui è sottoposto.
Si fanno doccie calde, fredde, scozzesi (passaggio
dal caldo al freddo), alternative, a getto mobile, a
pioggia, in colonna, a campana, a inaffiatoio, in
forma di circolo; la doccia in polvere; la doccia pas-
seggiata, la salina, Valcalina. A seconda del luogo di
applicazione delle doccie parziali, queste diconsi
uterine, ipogastriche, spleniche, epatiche, oculari, ret-
tali, perineali, vaginali, ecc. - Dóccia si chiama anche
il liquido medicamentoso che si dirige sopra la
parte inferma. - Docciare, dare la doccia. - Doccia-
tura, atto ed effetto.
Doccia. Canaletto, di latta o d' altra materia,
fatto per lo più a semicerchio e aperto al disopra,
pel quale si fa scorrere l'acqua. E docciare lo sgor-
gare dell'acqua da una doccia. - Incavatura, a guisa
di tegola, che si trova alla superficie delle ossa e
che rassomiglia alla gronda. - Apparecchio, chirur-
gico di metallo, di cuoio, di fili di ferro o di gut-
taperca, che serve per immobilizzare le varie parti
del corpo fratturato.
Docciare {docciato, docciatura). Versare, e per
io più in copia, come l'acqua ta da una doccia. -
Dare la doccia.
Docciatura. II docciare. - La doccia.
Doccionata. Serie dì doccioni. - Acque-
dotto.
Doccióne. Strumento, tuòo di terracotta, per
formare un condotto.
Docènte. Chi insegna : maestro, insegnante :
è un latinismo anzichenò pedantesco. - Libero do-
cente, chi ha facoltà di insegnare negli istituti su-
periori, pur non essendo professore titolare • Li-
bera docenza, il suo ufficio, il suo insegnamento.
Docenza. Veggasi a docente.
Docile. Di chi si piega facilmente ai consigli,
alla volontà di altri : arrendevole, docibile, man-
sueto, obbediente, pieghevole, trattabile, trattabi-
lissimo. Anche, di persona atta ad apprendere, a
imparare facilmente e volentieri : addottrinevole,
intelligente. ■ Di animale, obbediente, addome-
sticato, reso domestico, - Di tnateria che può fa-
cilmente essere trattata e lavorata. - Contr. di docile:
indocile. - Docilità, astr. di docile, I' essere do-
cili : arrendevolezza, pieghevolezza, mansuetudine. -
Indocilire (indocilito), rendere docile, addocilire.
Lasciarsi guidate come un bambino: di persona
docile, anche troppo. - Si governa con un filo di
seta : di persona docilissima.
Docilità. L'essere docile.
Docimasia. Parte della chimica analitica: do-
cimastica.
Docimastica. Arte che insegna a fare in pic-
colo il saggio d'un minerale, per accertare la natura
e la qualità degli elementi che lo compongono o del
metallo che contengono. - Docimastico, proprio della
docimastica.
Documentare {documentato, documentazione) .^
Provare con un documento, con documenti.
Documento. Comunemente, carta, scrittura
0 simile che prova, che serve a dimostrare la
verità di checchessia e quindi si allega a prova
di fatti narrati, asseriti : scartafaccio, scritto. Anche,
una cosa qualunque che valga di prova, storica-
mente, scientificamente, ecc. Dicesi pure per ammae-
stramento, insegnamento. - Si hanno documenti
veri, falsi, nulli, preziosi, antichi, moderni, ìecenti,.
storici, filosofici, scientifici, tecnici, ecc.
Documenti, carte di valore sono il biglietto di
Banca, la cambiale, la cartella di rendita o di
una lotteria, il libretto di risparmio, ecc. -
Citare, discutere, illustrare, interpretare, presentare,
richiedere documenti, espressioni di chiaro signi-
ficato.
Documento annullato, non più valido, infirmato,
reso nullo ; apòcrifo, non autentico, falsificato, falso,
suppositizio, supposto; autèntico, che ha valore legale
{autenticità, la condizione relativa) ; esecutorio, che
dà facoltà di provvedere esecutivamente : esecutivo ^
ostensibile, mostrabile, che si può mostrare, presen-
are, far vedere ; sincero, non falsato, né alterato.
Documenti varì.
Allegalo, documento annesso: allegato, incarta-
mento, inserto. - Attestato, voce d' uso per certifi-
cato. - Atti, nel significato politico e parla-
mentare, i documenti e le leggi. - Atti del po-
polo, del governo, del Senato, parlamentari, ammi-
nistrativi, dello Stato civile, d' un congresso, ecc.,
documenti varì. - Atto di notorietà, veggasi a te-
stimonio. - Atto pubblico, quello che si fa con
tutte le formalità solenni volute dalla legge, a dif-
ferenza dell'ago privato^ nel quale simili forma-
l lita non si praticano.
DODECADICO — DODICI
92o
Biglietto, citazione davanti al conciliatore o al
pretore. - Bolla, diploma reale o imperiale del
papa. • Carta bianca, procura che porta solo
la firma, o quella che coaferisce pieni poteri. -
Cartapecora, documento scritto su cartapecora. -
Cedola, atto scritto, bijilietto d'obblij,'azione. -
Certificato, scritto che si rilascia a chi ne abbia
interesse per dichiarazione di fatti. - Chirografo,
«[ualunque atto privalo. - Citazione, allegazione. -
Contratto, anche il fojjlio e i fogli (per lo più di
carta bollata), che portano il testo, i patti del con-
tratto stipulato.
Diploma, atto o documento antico concedente
gualche privilegio. Documento pubblico che si
rilascia come comprovazione e attestato di qualche
grado. - Documento umano, locuzione dello Zola
(document humain), introdotto a significare, presso
a poco, < pagina di vita ». - Dossier (frane), pra-
tica, incartamento, riguardante persona, affare. -
Duplicato (sostantiv.), seconda copia d'una ricevuta,
d'una lettera, d'un atto o simili.
Fede, atto rilasciato da un'autorità ; fede di ma-
trimonio, di stato libero, ecc. - Foglio di via, do-
cumento col quale l'autorità di Pubblica Sicurezza
sorveglia e indirizza, per motivi di ordine pubblico,
alcuno ad un'altra autorità, obbligandolo a un de-
terminato itinerario. Foglio di via di favore, per
chi deve rimpatriare.
Istrumento, atto pubblico redatto per mano di
notaio (redigere, firmare, registrare, rogare, stipu-
lare un istrumento). - Lascia-passare, salvacondotto.
- Mandato, il documento necessario per eseguire un
protesto, un arresto o sim. {mandato di cattura, d'ar-
resto, di comparizione, ecc.), per avere un paga-
mento, eie.
Obbligazione, atto privato col quale alcuno si
obbliga di pagare a un altro una determinata som-
ma di danaro, una precisata quantità di titoli o di
merci. - Passaporto, ordine scritto dato dall' auto-
rità pubblica, che invita autorità civili e militari a
lasciar circolare liberamente da un paese all' altro
la persona che ne è regolarmente munita. - Pezze
giustificative, documenti che servono a giustificare
un fatto, una spesa, un conto. ■ Prova scritta, do-
cumento autentico.
Quitanza, ricevuta, • Salvacondotto, sicurtà che
danno i governi a una persona di passare libera-
mente da uno Stato all' altro. - Tessera, schedina,
cartoncino o sim. di riconoscimento.
Particolari inerenti..
Cose e termini vari.
Bollo, segno che il governo fa apporre sopra vari
documenti, perchè diventino valevoli davanti alla
legge. - Clausola, proposizione che modifica
nei contratti o negli atti legali il valore delle cose
antecedenti.- !>«<«, indicazione del luogo, del giorno,
del mese e dell' anno in cui fu scritto un docu-
mento, una lettera, una cambiale, ecc. - Forinola,
parole obbligatorie al compi mento d'un atto, spe-
cialmente pubblico. - Protocollo, formulario degli
atti pubblici. - Regesti, repertorio cronologico di
documenti, con indicazione d^l contenuto. - JRe-
gistro, libro nel quale si inscrivono gli atti pubblici.
- Repertorio, inventario sommario che i pubblici uf-
ficiali devono tenere di tutti gli atti e contratti
stipulati. - Visa, fa formola scritta e segnata da un
pubblico funzionario a* piedi di un atto per atte-
stare che tale atto gli fu presentato o per assicu-
rarne l'esecuzione. Nell'uso, visto (apporre, mettere
il visto). - Archivio, luogo, ufficio, in cui si rac-
colgono e si conservano gli atti, i documenti pubblici.
- Attuario, ministro incaricato dal magistrato di
tenere in custodia gli atti pubblici. E attuariaio
l'ufficio, la carica di attuario.
Allegare (allegamento, allegato, allegazione), ag-
giungere un documento o documenti ad atti o me-
morie, per convalidarne le asserzioni: incorporare,
inserire. - Ammortizzare, dichiarare regolarmente
che un documento cessa di aver valore (meglio,
eslingueì-e). - Annullare {annullamento, annullato),
ridurre a nulla, togliere ogni efficacia, ogni vali-
dità, ogni valore. - Archiviare, mettere in archivio,
ad archivio. - Autenticare, formalità richiesta dalla
legge per cui, mediante bollo, firma o altro, un
atto può essere considerato come autentico, efficace,
valido {autenticazione, atto ed elTetlo). - Documen-
tare, provare con documenti. Documentazione, pro-
va, esibizione di prova. - Infirmare, invalidare, to-
gliere 0 scemare la validità, l'efficacia : difi^ermare.
- Interfogliare, cucire tra foglio e foglio d'un ma-
noscritto, 0 d'uno stampato, dei fogli bianchi per
far giunte, correzioni e sim. • Levare gli specchietti:
farsi fare il certificato di onesta condotta dalle au-
torità. - Mettere in atti, allegare documenti. - Re-
gistrare, far segnare sui pubblici registri mediante
una data tassa con atto legale. - Registratura, re-
gistrazione, il registrare. - Vidimare, autenticare; e
vidimazione, autenticazione di un atto. - Vistare,
neol. del linguaggio burocratico: vale munire del
visto un documento, un atto.
Note giuridiche, le proprietà che distinguono un
atto, un documento. - Paleografia, parte dell'archeo-
logia che tratta principalmente dei diversi modi di
scrivere, nell'antichità e nel medioevo; scienza
per mezzo della quale si interpretano e si decifrano
i documenti antichi.
Dodecàdico. Veggasi a dodici.
Dodecaèdro. Detto a dodici.
Dodecàgrono. Detto a dodici.
Dodecàndrla. Classificazione della botanica,
nel sistema di Linneo, comprendente le piante a
dodici stami liberi.
Dodecasillabo. Di dodici sillabe.
Dodicesimale, dodicenne, dodicèsimo.
Vegsasi a dodici.
Dódici (aggett. numerale cardinale indicativo).
Che contiene due volte sei, consta di due volte
sei; somma, quantità che arriva a dodici (dieci,
più due). - Dodecàdico, sistema che ha per base
dodici. - Dodicesimale, duodecimale, sistema che
abbia per base il dodici; che si riferisce al nu-
mero dodici. - Dodicesimo (sostant), la dodicesima
parte. Aggettiv., duodècimo. - Dodicina, dozzina,
serqua.
Dodecaedro, corpo che ha dodici faccia regolari.
- Dodecàfido, fesso in dodici. - Dodecdyinio, con
dodici pistilli. - Dodecapartito, diviso in dodici. -
Dodecapétalo, con dodici petali. - Dodecasillabo, con
dodici sillabe. - Dodecastilo, edificio con do liei co-
lonne. - Duodecimale, divisibile per dodici. - Duodè-
cuplo, dodécvplo, dodici volte maggiore. - Duode-
nario, duodeno, composto di dodici.
Dito, dodicesima parte del diametro di un astro.
- Dodecaemerone {dodici giorni), nella Chiesa greca,
il tempo fra il Natale e 1' Epifania. - Dodecàgono,
poligono di dodici lati, figura piana, terminata da
926
DOGA — DOLCE
dodici linee rette, che si tagliano a due a due,
formando dodici angoli e dodici lati. - DodecapoH,
lega di dodici città. - Dodecarchia, governo di do-
dici re (dodecarchi). - Dodecatemorione, la dodice-
sima parte di un circolo; le dodici parti dello zo-
diaco.
In dodicesimo, forma disusala di libro a fogli
piegati in dodici parti. - Nel dodici, nell'anno do-
dicesimo del secolo in cui siamo e di cui si ra-
giona.
Dóga {dogame). Veggasi a botte.
Dogala. Scolatoio, tossa di scolo.
Dogale. Di o da doge.
Dog'ame. Complesso di doghe, quantità di do-
ghe: veggasi a botte.
Dogato. Veggasi a doje.
Dogana. Luogo di confine fra Slato e Stato, dove
si scaricano le mercanzie e i bagagli dei viaggia-
tori, per mostrarli e sottoporli a gabella, a tassa;
l'amministrazione che riscuote i diritti d'entrata o
d'uscita delle merci; la tassa stessa stabilita sulle
merci; dazio della frontiera, dazio governativo,
dazio dello Stato. - Riferito alla tassa, diritto di
importazione (di introduzione) o di esportazione. -
Doganale, della dogana, appartenente alla dogana
(legge, ufficio, tassa, guardia). - Sdoganare, liberare
di dogana gli effetti o le merci, pagando secondo
le leggi : sdaziare, sgabellare.
Doganiere, impiegalo visitatore delle merci ed
esattore delle gabelle: agente di dogana, doganardo,
doganese, finanziere (v. d'uso) ; gabelliere, gabellino,
gabellotto. - Hobblers, doganieri inglesi che fanno,
a cavallo, il servizio delle coste. - Pubblicano, ga-
belliere, doganiere, appaltatore e simile. - Spedi-
zioniere di dogana, persona incaricata dai nego-
zianti di fare le operazioni doganali relative alle
loro merci.
Bolletta d'entrata, quella rilasciata dagli impiegati
per prova del pagamento dei diritti d'entrata d'una
merce. - Bolletta di transito, biglietto rilasciato da-
gli impiegati dell'amministrazione doganale ai mer-
canti, ecc., per accompagnare le mercanzie fino a
destinazione. - Bollo, segno che contrad dislingue
le merci presentate alla dogana.- Csrtijìc alo d'ori-
gine, quello richiesto nelle dogane per provare che
certe merci provengono da uno Stato col quale
esiste trattato commerciale. - Dichiarazione alla do-
gana, nota, distinta che si rimette alla dogana per
rintroduzione di qualche merce. - Fuso, ferro lungo
e sottile adoperato dai doganieri per forare sacchi,
panieri e simili, per constatare se vi sia, o no,
roba soggetta a dogana. - Manifesto di dogana, di-
stinta delle mercanzie componenti il carico. -
Piombo, sigillo doganale. - Polizzino, biglietto d'av-
viso della dogana.
Diritto di sosta, quel tanto che si deve pagare
per aver lasciato nei magazzini delle dogane, dei
porti franchi, delle ferrovie, ecc., le merci oltre il
tempo normale. Più comunem., magazzinaggio. -
Drawback (ingl.), la restituzione che, all'uscita della
merce lavorata nello Stato, si fa di tutto o di parte
del dazio pagato per l' introduzione della materia
greggia. - Facchinaggio, quel tanto che si paga alle
dogana per l'opera dei facchini. - Franchigia, esen-
zione specialmente dai tributi, dal pagamento delle
tasse. - Tariffa, specchio o quadro dei diritti
dovuti alla dogana, o dei prezzi per qualsivoglia
servizio. - Transito, passaggio accordato all'interno
di uno Stato, in franchigia dei diritti di dogana,
alle merci non riservate, provenienti dall'estero, a
patto che le medesime seguano le discipline che
vengono determinate. - Visita doganale, l'esame che
il doganiere fa delie merci in una stazione inter-
nazionale.
Lega doganale, fra alcuni Stati limitrofi, levando
le dogane intermedie e lasciando solo quelle alle
frontiere. - Legge doganale, quella che regola i di-
ritti di dogana. - Protezionismo, sistema economico
che vuol difendere le industrie nazionali, per
mezzo delle dogane, dalla concorrenza dei prodotti
forasti eri. Contr., libero scambio. - Zollwerein, as-
sociazione 0 lega doganale fra i vari Stati di Ger-
mania. - Zona, estensione di territorio sottoposto a
un trattamento eccezionale.
Contrabbando, introduzione furtiva di merci: frode,
frodo (veggasi a dazio).
Dogare. Mettere o rimettere le doghe a una6ofi:e.
Dogaressa. Detto a doge.
Dogato. Veggasi a doge.
Doge. Titolo del capo delle Repubbliche Veneta
e Genovese. - Dogale, da doge. - Dogaressa, la mo-
glie del doge. - Dogato, ufficio e dignità del doge;
durata di tale ufficio. - Territorio dell'antica Re-
pubblica Veneta.
Corno, a Venezia, il berretto ducale del doge;
corno ducale, zoia.
Doglia (doglioso). Il dolore in qualche parte
del corpo. - Figur,, afflizione.
Doglianza. Rammarichio, dolore, - Richiamo,
lamento.
Dòglie. Dolori di parto.
Doglióso. Pieno di doglie: afflitto da qualche
dolore fisico o morale.
Dògma (dòmma). Punto di dottrina, di fede,
principio stabilito in materia di religione: arti-
colo di fede, canone liturgico o disciplinare. - Dog-
ma delV immortalità, la credenza in una vita ultra-
mondiale. - Dogma della spiritualità, la credenza
nello spirito umano diviso dal corpo e ad esso so-
pravvivente.
Dogmatica (scienza del dogma, superstizione or-
ganizzata), quella parte della religione che ha per
iscopo di ridurre quasi a sistema scientifico i dog-
mi della fede, Ji sviluppa e li dimostra con la
Bibbia {dogmatica biblica), con la storia, con le
confessioni di fede (dogmatica simbolica) e col sen-
timento cristiano (dogmatica speculativa). Avendo
essa per iscopo di giustificare la dottrina della
Chiesa, ne segue una dogmatica confessionale; ma,
quando ne faccia la critica, si muta in una dogmatica
critica e filosofica. - Dogmatismo, dommatismo, ogni
dottrina che parta da principi dati e non provati ;
e anche il modo di professarla {dogmalista, dom-
malista, chi la professa). - Dogmatolatria, cieco at*
taccamento a un dogma. - Dogmatologia, trattato
intorno a un dogma. - Ortodossia, la perfetta con-
formila al dogma. Contr., eterodossia, dissenso, dissi
denza.
Dogmatizzare, dommatizzare, insegnar dogmi o
come dogma. Per estensione, affermare, asse-
rire, sostenere in modo assoluto e senza ammet-
lerr contraddizione. - Dogmaticamente, dommatica-
mente, in modo dogmatico, per via di dogma. -
Dogmàtico, dommàtico, appartenente a dogma o ai
dogmi, che tratta dei dogmi.
Dolabra. Coltello da sacrifizio.
Dogo. Grosso cane da presa (veggasi a pag, 385
prima colonna).
Dolce (aggett.). Ciò che è soave e grato al gur
I sto, piacevole al palato; di sajìore quale è
927
quello dello zucchero; indolcito, detto special-
mente di bevanda: come zucchero, di zucchero,
dolce (v. a.)', meladdolcito, melato, melléo, zucche-
rato, zuccherino. Contr., acido, agro, amaro,
aspro.
Dicesi anche di frase, di suovo, di canto,
ecc., per indicare che ha un'espressione fine, deli-
cata, carezzevole. - Figur., tutto ciò che soddisfa
lo spirito e contenta il cuore, è soave, dà piacere
ai sensi, massime a quelli della vista e dell'udito.
- Dicesi pure per amato, caro; per benigno, mite,
bonario (veggasi a buono, pag. 331, seconda so-
lonna) ; per tetnperato, cioè non troppo caldo,
né freddo Anche, di maniera, di contegno, di
parole, ecc., che valgano a cattivare l'animo al-
trui; di salita, di monte poco erto; di legno, à\
pietra o d' altra materia non dura, che non op-
ponga durezza, ma sia agevole a lavorarsi. -
Acqua dolce, quella dei fiumi, dei laghi, dei pozzi
e simili. - A bocca dolce, veggasi a promessa.
Amabile, di sapore pendente al dolce ; dolcetto,
alquanto dolce; dolciaccio, peggior. di dolce: dolce
smaccato ; dolciastro, che sa di dolce nauseante ;
dolcigno, che pende al dolce, non senza disgusto;
dolcione, accresc. di dolce ; dolcis!>imo, superlativa-
mente dolce : dolce come il miele, come giulebbe,
che pare un giulebbe ; dolciume, il dolce stucche-
vole ; melato (agg.), condito col miele, dolce
(usato metaf. significa ipocrita, lusinghiero) ; lene,
Siacevole, leggero ; mellifluo (figur.), dolce, soave,
etto specialmente di parole, di discorsi e simili ;
sdolcinato, smaccato, troppo dolce
Dolcemente, con dolcezza: benignamente, in dolce
foggia, inzuccheratamente (per lo più, scherz.), le-
nemente, mansuetamente, mellifluamente, molle-
mente, placidamente, soavemente.
Dolcezza, l'essere dolce, qualità di ciò che è
dolce, gusto dolce. E dolciume, dolcezza sgradevole.
- Figur., contefito, diletto, piacere, visibilio. -
Soavità d'armonia, di canto, di melodia • Di
clima, di stagione, mitezza, tepore, tiepidezza. -
Di costume, di maniera, di persona, afl"abilità
(veggasi ad affabile), amorevolezza, benevo-
lenza, benignità. - Simbolo della dolcezza, l'a-
gnello.
Addolcibe (addolcitivo, addolcito), rendere dolce:
addolcire, addolzare ; dolcire ; edulcorare ; far di
miele; giulebbare; indolcire, indolzire; mólcere,
raddolcare, raddolcire, render melato. - Addolci-
mento, r addolcire e 1' addolcirsi : dolcificazione,
edulcorazione, raddolcimento. - Addolcirsi, divenir
dolce : indolcire, rindolcire, rindolcito. - Dolcifi-
care, rendere dolce, più dolce ; temperare la cru-
dezza, l'acidità. Dolcifìcanie, che rende dolce, più
dolce : epicerastico (edisma, sostanza dolcificante) ;
dolcificato, reso dolce, più dolce. Dolcificazione,
il dolcificare. - Essere tutto miele, di cosà molto
dolce 0 di persona molto affabile. -Rindolcire, ripete
indolcire. - Stuccare, indurre noiosa sazietà: effetto,
spesso, delle sostanze dolci.
Dolce (sostant.). Sapore dolce. - Piatto dolce
di cucina, vivanda in cui entra lo zucchero; con-
fetto, confortino, pasticcio, variamente composto,
di pasta, di frutta, di uova, ecc., e, per lo più, pre-
paralo e fatto cuocere entro una forma. - Dolci
(plur.), si chiamano tutte le paste, i confetti e si-
mili in cui entra lo zucchero. - Dolciume (spreg.),
quantità di dolci.
Per chi prepara i dolci, i vari modi di farli, i
vasi che li contengono, ecc., veggasi a pasticciere.
Dolci diversi.
Bericocolo, lodino o budino, cialda, e altri dolci
nei quali entri la farina, veggasi a pasta dolce. -
Blanc-manger (frane, bianco-mangiare), piatto dolce
da credenza. - hodino nero, quello preparato con
sangue e grasso di porco mescolati insieme.
Candito, frutto o altro confettato nello zucchero,
- Cai'amella, pasticca di zucchero candito: frutto
ricoperto di una crosta di zucchero candito. - Chicca,
vìiirco (plur., chicche), voci infantili per ciambella,
confetto, pasta dolce, ecc. - Cioccolata, insieme
di mandorle di caccao, zucchero o miele, spesso
con qualche aroma. - Confetto, veggasi a questa
voce. - Cotognata, specie di melata o di dolce can-
dito, solido, fatto con la confezione delle mele co-
togne. - Crema, veggasi a questa voce. - Croc-
cante, sorta di mandorlato, fatto in forma, con zuc-
chero chiarito e mandorle tostate insieme con lo
zucchero medesimo : riesce come una crosta con-
cava più 0 meno sottile; gli si dà talora la forma
di panierini di fiori, di cappelli e simili. Agget-
tivam., si dice di tutti quei dolci cotti per modo
che sotto il dente sgretolano e si sminuzzano, man-
tenendosi sodi, né diventando pasta. Generalmente,
di quelli levati dal forno di fresco.
Fave dei morti, ossa dei morti, specie di piccoli dolci
fatti con pasta di mandorle in forma di fave: si pre-
parano, per lo più, in occasione della festa dei morti.
- Fondant (frane), nome che si dà a dolci assai
fini, di composizione simile ai confetti, ma fatti con
sostanze molli, sicché si sciolgono, si fondono in
bocca, per il calore di questa - Finite in guazzo,
guazzi, frutta giulebbate, acconcie con rosoli, spi-
riti, rhum, ecc.
Latte alta crème, locuzione milanese per indicare
un bodino o dolce di crema. • Locum, dolce comu-
nissimo in Turchia ; consiste in una speciale crema
candita, di media consistenza, dolcissima.
Mafidorlato, àoìce composto per la maggior parte
di mandorle. - Marrons glacés (frane), marroni
(castagne) canditi. - Melappio, giulebbe di mele ap-
piole. - Meringa, dolce leggero, ripieno di crema e
di lattemiele. - Mismis (arabo), conserva di albi-
cocche. - Mostarda, mosto cotto nel quale si in-
fonde seme di senapa rinvenuto in aceto e ridotto
a modo di salsa. •
Ovosmolles, piatto dolce fatto di tuorli d'uovo,
zucchero e latte messo in forma e, per lo più,
ghiacciato. - JPasficcio, vivanda cotta entro un
rinvolto di pasta dolce. - Fastiglia, veggasi a
questa voce - Pesche in guazzo, giulebbate. - Pi-
nocchiata, confettura di zucchero e pinocchi, o di pa-
ste dolci con pinocchi. - Pistacchiata, dolce duro
di zucchero e pistacchi.
Spumone, nota specie di dolce, di parvenza come
di spuma. - Torrone, sorta di mandorlato bianco
e duro; e torroncino, pezzetto di toirone rinvolto in
carta colorata. - Torta, specie di vivanda com-
posta di varie cose battute e mescolate insieme,
e cotta in teglia o in tegame - Toitiglione, sorla
di mandorlato che si fa ad Orvieto.
Wafer, voce inglese che vuol dire ostia: come
termine culinario indica una specie di dolce leg-
gero.
Zabaione, dolce semiliquido, composto di tuorli
d' uova, zucchero e qualche liquore ; zabaglione,
zambaione (poco us.), zavaione. - Zuccherino, pie-
928
DOLCEFFORTE — DOLORE
colo dolce fatto con zucchero, con vari odori e sa-
pori, e di diverse forme.
Dolceflforte. Sorta di pietanza, di vi-
vanda.
Dolceiiièle. Sorta di antico flauto.
Dolcemente. In maniera dolce.
l>olcetto. Vitigno, di uva nera.
Dolcezza. Qualità di ciò che è dolce, ■ Figur.,
fiìnorevolezza e simili.
Dolci. Paste dolci, confetture in generale : veg-
gasi a dolce (seconda voce) e a pasta dolce.
Dólcia. Sangue di maiale col quale si fanno
migliacci.
Dolcificante. Che rende dolce. - Dolcificanti,
rimedi che si credono capaci di temperare l'acidità
degli umori.
Dolcificare {dolcificante, dolcificato). Rendere
dolce.
Dolcificazione. Il rendere dolce, atto ed ef-
fetto. - Operazione chimica consistente nel tempe-
rare la forza degli acidi minerali, mescolandoli con
l'alcool.
Dolcigno. Che ha del dolce.
Dolciume. Qualità di ciò che è troppo dolce.
Dólco. Dolce. - Veggasi a inverno.
Dolcola. Varietà di mela della Campania.
Dolere {dolente, doluto). Essere in dolore, a-
vere, sentire dolore in qualche parte del corpo. -
Figur., increscere, aver dispiacere.
Dolersi, {dolente, doluto). Lamentarsi, muovere
lamento; rammaricarsi, sentir l'ammarico. -
Querelarsi, reclamarsi, richiamarsi, far querela,
reclamo.
Dolerite. Roccia di color grigio nericcio, com-
posta di labradorite e di augite. Granitica, micacea,
nefelinica, orbicolare, porfì,rica, prismatica, le di-
verse varietà di dolerite.
Dolicocèfalo. Veggasi a cervello.
Dollaro. Nota moneta americana (lire 5,25).
Dòlo. Atto malizioso : frode, inganno. -
Bastone ferrato aguzzo e nel quale era nascosto un
pugnale. - Pungiglione della vespa. - Piccola
vela.
Dolomite. Minerale composto da carbonato di
calce e carbonato di magnesia in proporzioni va-
riabili e spesso contenente piccole quantità di ferro
e manganese: si impiega per la preparazione dell'a-
cido carbonico e dei sali di magnesia.
Dolorare {doloramento, dolorato). Avere, sentir
dolore, pena: soffrire.
Dolore. Sensazione afflittiva cagionata da un
male che tormenta alcana parte del corpo e, per
lo più, dà luogo a lamento: sotferenza, il sof-
frire. Anche, il sentimento penoso e tormentoso
che affligge e cruccia Vanimo. Il dolore, quando
forte, grande, merita, desta campassione, pietà.
Con varie gradazioni di significato: accoramento, ac-
corazione, affanno, afflizione, ambascia, angustia, an-
sietà, attristamento ; contristamento, cordoglio, cor-
ruccio, cruccio; desolazione, disconforto, disgu-
sto, doglia, doglianza, dòlo, duolo; gramezza, grave
tnalinconia, gravezza, gravitade; mestizia; op-
pressione d' animo ; passacuore, passione, pati-
mento, pena, pesanza (v. a.), pietà, pressura ; ram-
maricanza (v. a.), rammarico, rodimento, sbatti -
mento d'animo, sconsolamento, sconsolazione, scor-
ruccio, spiacimento, strazio, struggicuore; torm,ento,
struggimento; trambasciamento, trangosciamento, tra-
vaglio, tristezza. Figur., crepamento di cuore, crepa-
cuore; ferita, fitta dell'anima; guerra; lutto;
ìnorte, pena, peso, piaga; pianto del cuore,
di cuore; rimescolio di sangue; schianto, scoppia-
cuure, spasimo; tarlo dell'anima, tempesta del-
l'anima. Il dolore può essere defio/e, lieve, sopportabile ;
oppure acerbo, ansio (affannato, affannoso), aspro,
pungente; acuto, molto intenso e paragonabile al
dolore provocato da una ferita inferta con arma o
istrumento pungente ; atroce, inlenso, insopporta-
bile, violento, tormentoso ; crudele, estremo, inten-
sissimo ; forte, profondo, pungente, spasmodico, stra-
ziante, vivo, ecc. Il dolore morale può essere
schietto, sincero, vero, oppure bugiardo, falso,
finto, ipocrita, ecc.
Doloretto, dimin. di dolore. - Dogtiaretta, doglia-
rella, dogliuzza, dogliuccia, dolore da nulla. - Do-
loruccio, dimin. di dolore ; dolore da nulla, da
poco. - Gontr. di dolore: contento, consolazione,
gioia, piacere, ecc.
Angerona. dèa del dolore presso i Sabini. -
Simboli del dolore: l'amaranto giallo e il cipresso.
- Treno, o trenodia, canto di dolore.
Dolore fisico.
Familiarmente, si dice spesso dolore per male,
malattia : veggasi a questa voce, nonché a cuo-
re, a dente, a gola, a fegato, a polmone, ecc.
Afflizione, vivo malessere prodotto dal dolore. -
Algìa, voce che, congiunta al nome delle diverse
parti del corpo, indica la loro dolorosa afflizione
(artralgia, dolore degli arti ; nevralgia, dolore dei
nervi, ecc.). - Angoscia, affanno, difficoltà di re-
spiro per effetto di dolore : ambascia. - Bruciore,
senso di dolore accompagnato da calore, causato
da bruciatura, dalla puntura delle ortiche, da certe
affezioni cutanee, dal contatto di qualche fluido, ecc.
Cardialgia, vivo dolore alla bocca dello stomaco:
oggi, più comunem., gastralgia. - Cardiospasmo, spa-
smo, dolore al cuore. - Cefalea, cefalalgia, dolore di
testa. - Chiodo isterico, dolore acutissimo in un punto
fisso del capo. - Cociore, dolore cocente, frizzante. -
Còlica, dolori intestinali.
Doglia, dolore per lo più reumatico. - Dòglie, i
dolori del parto. - Emicrania, dolore di metà
della testa. - Fitta, trafitta, puntura, ferita. - Indo-
lenzimento, indolimento, senso di dolore poco vee-
mente. - Nevralgia (nevralgico), dolore acuto a un
nervo: neuralgia, neurodinia.
Patimento (genericam.), sofferenza, dolore. - Pa-
zienza, per dolore, patimento corporale. - Fetta,
specialmente nel costato, dolore fisico, punta. • Pe-
rialgia, dolore acuto generale. - Piaga, disgiungi-
mento e corrompimento di carne ; qualunque do-
lore fisico 0 morale : esulcerazione. - Puntura, la
ferita d'un corpo acuto, d'un pungiglione o spino,
e il dolore conse-utivo.
Reuma (reumatico), dolore continuo dei mu-
scoli. - Spasimo (spasmo), qualunque contrazione in-
volontaria dei muscoli, originata, per lo più, da un
disordine dell'innervazione; dolore intenso che fa
sospirare. - Spranghelta (figur.), dolore alla testa
cagionato dal troppo bere. - Strizzone, una striz-
zata forte ; dolore nei visceri.
Convellente, il dolore spasmodico. - Erratico, il
dolore che muta posto di continuo nella persona.
- Lancinante, attributo di speciale sensazione di do-
lore fisico, a una parte del corpo, quasi che una
lancia vi penetrasse. - Tensivo, il dolore accompa-
DOLORE
929
guato da un senso doloroso di tensione della parte
ammalala, - Terebrante, detto di dolore, vale perfo-
rante.
Acerbezza, acerbità, gravezza del dolore. - Inaspri-
mento, l'inasprire e l'inasprirsi.
Ansiare: sta tra l'ansimare e l'essere in ansietà;
ma lo stato d-^l corpo qui intendesi, qmsi sempre,
che venga, almeno in parte, dal turbamento del-
l'animo. - Aoere i cani in corpo, doler forte il
corpo. - Corrispondere : di dolori die si sentono
in U'i punto e si risentono in un a'tro. - Dolere,
avere o sentir dolore; essere una data parte del
corpo torm-intata da dolore : aver male (alla testa,
allo sto meo, ecc.); avere un tormento, un gran for-
mento: bruciare; dar dolore; far mile (una mano,
un piede); frizzire; sentir bruciore; tormentare. -
Dilere molto: far bestemmiare pel dolore; far en-
trare uno in teJesco; far vedere le lucciole; far
vedere più lucciole cbe agosto; far vedere le stelle;
far vedere le stelle di mezzodì, di pieno giorno. •
Dolere poco: dolicchiare, dolicciare (specialmente
per significare che una data parte del corpo è al-
quanto do'ente. ma senza dar grave incoinolo). -
D t'ersi tutto, essere pieno di dolori reumatici: es-
sere tulio un dilore. • Indolenzire, indurre, dare do-
lore.
I urlale nzire, indolire, indolenzirsi, indolirsi,
veiire, geierarsi un dolire non forte in qual-
che parte del corpo ; a Id )rmentarsi quasi il senso
delle membra per freddo o per essere stati a lu:»go
in postura disiatala. - Sdolere, restar privo di do-
lore, cessar di dolere. - Sdolenzire, far tornare
allo stato primiero al^Jin m^inl)ro in lolen':ito. -
Sdoili'trsi, liberarsi, guarire delle do;;lie. - Vacare,
di dolo "e non fisso - Veder le stelle: di cesi di acuto
e momentaneo dolore fisico, per l' effetto di certi
bagliori o fosfeni che passano su le pupille in
quell'attimi (ad esempio: questo dente, questo callo
mi fa veder le stelle).
Inceppalo, del capo, impacciato per dolore.
Rimedi pel dolche. — Analjèsico, nome gene-
rico di medicamenti atti ad abolire la sensibilità
per il dolore. Analgesici : Vacelol, Vacetopirina,
Vacopirina, ì' aloiurini, Vammmol, Vantineroina,
Yanlipirina, VariUochina, là cocaina, h tripmina,
ecc. Tali pure: il caieput, il cloruro di etilene. Ve-
tere clorati di Aran, altri medicamenti che si trag-
gono dal gi/lio, dalla cainomilla, dal tiglio; la lo-
beli'i; i vilerati o valerianati, sali dell'acido ami-
lieo, che si usino cosne antispasmodici nella ne-
vralgia e nell'emicrania, ecc. - Anestetico, il rime-
dio, la sostanza che produce anestesia. ■ Ano lino,
meiicaneato che calma e fa cessare il dolore: an-
tispasmodico, lenitivo, mitigativo, pane/orico. -
Narcòtico, dicesi d'ogni rimedio che produce son-
no, diminuisce l' irritabilità, ha effetto calmante,
seditivo, ipnotico. Tali l'oppio, il giusjuiarao, la
belladonna, la morfina, il cloro far tnio, ecc. -
Nepenle, bevanda creduta atta a calmare qualunque
dolore.
A/'/estme<ro, strumento inventato da Bjonstrom per
misurare la celerità con cui si percepisce il dolore.
- Anaigia, o analgesia, insensibilità alle impressioni
di dolore. - Aneitaia, privazione della sensibi-
lità, del dolore. - Eterizzazione, processo aneste-
tico che consiste nel respirare una miscela d'aria
e di etere; ovvero nel rendere alquanto insensibile
e fredda una parte del corpo mercè la polverizza-
zione dell'etere.
Dolore morale.
Accoramento, grave profonda afflizione. - Affanno
(figur.). disturbo dell'animo, dolore - Afflizione,
stato doloroso dell'animo. - A'ionia (figur.), amba-
scia, dolore grave e prolungato - Amarezza (figur.),
afflizione grande. - Am'micii. dolore intenso - An-
goscia, grave travaglio, specialmente dell'animo ; do-
lore accompagiiato da injuietudine. - Angns'ia, af-
fanno, travaglio dell'animo: inquietutline, stret-
tezza d'animo.
Col'ellata, pujnalata, stilettala (figur.), dolore che
incoglie di sorpresa e gravemente. - Compunzione,
afflizione d'ani ino, con pentitnento degli errori
commessi. - Contrizione, perfetto dolore d'animo
per i falli commessi. - Cordoglio, dolore per la
sventura nostra o d'altri; gran dolore. - Corona di
spine, iìgur., dolore, martirio, pena. - Crepacuore,
grave afflizione di cuore, gran dolore. - Croce
(ligur.), tribolazione, tormento, affanno. - Cruccio:
veggasi a questa voce.
D lunazione (figur.), di cosa tormentosa. - Deso-
lazione, di dolore che non dà liio,'o a consolazione.
- Disperazione, estrema afflizione, estrema an-
goscia. - Digita, dolore, afflizione. - Dilore del go-
mito, da nulla, che passa preUo. - Ecces-io (fi^mr.),
esorbitanza di dolore. • E <uker azione (.figur.), do-
lore grave, che rode, consuma. - Ferita che san-
guina (figur.), dolore vivissimo.
Laceramento (figur.), strazio, dolore per cosa tri-
sta, per sciagure irrimediabili. - Lagrime amare,
lagrime di sangue: di forti dolori. - Lipemania,
qualche cosa di più e di più grave che malin-
conia, tristezza, misantropia: disposizione abituale
dello spirito a considerare le cose dolorose con una
fissazione invincibile che può giungere sino alla
pazzia. - Lutto, propriam., pianto, mestizia, duolo,
cordoglio per morte di parente o di persona cara.
Martirio (figur.), gran dolore. - Momenlaccio,
momento di grave dolore, pericolo. - Passione^
movimento disordinato dell'animo: detto anche per
patimento, dolore. - Patema, afflizione d'animo. -
Pena, affanno. - Pena di morte, dolore grandis-
simo.
Rammarico, dolore per un fallo commesso. - Ro-
dimento, afflizione, e l'oggetto stesso che affligge. -
Spasimo, spasimo d'inferno, dolore acerbo dell'ani-
mo. - Spina fitta nel core (figur.), dolore che non
dà requie, non si può vincere. - Strazio (figur.),
dolore grande, tormentosissimo.
Tormento, grande afflizione; anche, la causa
del dolore. - Tortura (figur.), dolore atroce: sup~
plizio. • Tribolo ftribolamento, tribolazione), luogo
di dolore, di sofferenza, e anche la stessa tribola-
zione. - Turbamento, stato penoso dell'animo.
Conforto, alleggerimento di dolore.
Addolorare. — Addolorarsi.
Addolorare, arrecare, apportare, dare, procurare,
recar dolore, affliggere: addogliare (v. a.), affan-
nare, amareggiare, angosciare, angustiare; attossi-
care, avvelenar l'animo, attristare ; colmar di do-
glia, compugnere, compungere (non us,), contribo-
lare, contristare, crucciare, cruciare ; dar compun-
zione, guerra, martello, passione, sconsolamento.
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
59
930
DOLORE
tormento, tortura; dar nei cuore; desolare, dila-
niare, disconsolsre, discontentare, dispiacere insino
al cuore ; far dosila, far dolere il cuore, far gramo,
far piangere, far triste ; ferire al cuore, il cuore,
nel cuore; flagellare, funestare; gravare, gravar di
dolore; indogliare, in/unestare; lacerare, levare il
rìso; martirizzare, martoriare; mettere in affanno,
in croce, in doglia, in travaglio; mortificare; of-
fendere; passare, spezzare, strappare, straziare,
trapassare il cuore; passionare, pesare ; percuòtere
al cuore; porre in doglia, pungere; rattristare, re-
car doglia, recar disperazione; sconsolare, stra-
ziare ; toccar sul vivo, nel vivo ; tormentare, tor-
turare, trafiggere, turbare.
Accasciare, abbattere, deprimere l'animo, cagio-
nare dolore o altra penosa impressione: annientare,
atterrare (figur.), avvilire, costernare,demora]izzare;
esanimare, invilire; opprimere; scoraggiare (^eg-
gasi a coraggio), sommergere (fìgur.), soperchiare,
sopraffare, spezzare, spezzare in due ; vincere. -
Angere, usato solo in presia, nella terza persona
singolare e plurale dell'indicatiAo: angustiare, dare
ancoscia. - Arrivare al «^ ore: di cose doloiose, che
affliggono intimamente, prolondamente. - Compon-
gire f^cow/ft/ri/o^, alfli^gere, toccar nell'animo, dar
compunzione.
Diìoviare (figur.), lacerare (il cuore), straziare.
Far iììocerhire il sangve a uno, cagionargli ranima-
rico, dolore. - Far sespirare, dar aiflizione, doJore.
- JWocfrot e, -affliggere gravemente. - Possale ronma,
t7 cvore: di dolori eccessivi.
Ranimaricare, cagionar rammarico. - Eincru-
dire, esacerbare, rendere più crudo, più acerbo un
dolore. - Graziare, fare strazio, addolorare crudel-
mente e a lungo. - Trapanare (figur.), forare, pas-
sare (dolore acuto che trapana il cervello, il
cuore).
Addolorarsi, sentire, provar dolore e simili: ac-
casciarsi, addolorare, allannarsi, alDiggersi, andar il
sangue (figur.), angersi, aver pena; cadere in tri-
stizia; darsi al dolore, darsi cruccio, dolore, malin-
conia, pena; dispiacersi fino al cuore, disperarsi,
dolere, dolersi, dolorare; esulcerarsi il cuore; gra-
varsi; indolentirsi (disus.); mettersi in affanno, in
doglia, in duolo, ecc.; perdere il cuore, perdere il
cuore e il sangue, pigliarsi dolore; ridolere, ridolersi
(sentir nuovo dolore); sconfortarsi; sentirsi crepare,
scoppiare, serrare, spezzare, strappare, stringere,
struggere il cuore ; spasimare, stemperarsi di dolore,
struggersi; trambasciare, tran gosci are, tribolare,
tribolarsi; venire il mal di crepacuore; vivere tra
lagrime, tra sospiri.
Accasciarsi, provare un senso doloroso, penoso,
di ajsbattimento, di prostrazione morale; sentirsi da
meno delle circostanze: abbandonarsi, abbattersi,
alabiosciarsi; atterrarsi, attarparsi, avvilirsi; buttarsi
giù; cascare il pan di mano; cascare il fegato, il
fiato, la milza e le budella; cascar la coratella, le
braccia, l'ovaia; confondersi; disanimarsi, diventar
piccin piccino; farsela sotto, farsi vile, fiaccarsi;
infiacchirsi, infrollirsi, ismagarsi ; mancare a sé me-
desimi, mancare il cuore; perdere il sangue, per-
dersi in un bicchier d'acqua; portare il lutto di sé
stessi, prostrarsi; scoraggiarsi, sgomentarsi, smar-
rirsi; umiliarsi.
AUristire, prendersi dolore, mestizia. - Bere il
e alice, al calice dell'amarezza, delle amarezze, subire
grandi afflizioni. - Covare i guai dentro di sé, ad-
dolorarsi in segreto, nascondere il dolore. - Cruc-
ciarsi, dolersi, avere, prendersi miccio. - Dolerer
aver pena di checchessia. - Dolorare, sentir dolore.
Gelarsi il sangue a uno, provare egli tal dolore
0 spavento che quasi resti sospesa la circolazione
del sangue.
Macerarsi (figur.), affliggersi gravemente, consu-
marsi dentro.
Mangiarsi il core (figur.), pel dolore o per la
stizza; mangiarsi il fegato, Vanima, rodersi dentro.
- Marcirsi in una cosa : consumarcisi, affliggersi. -
Mordersi, mordersi le mani (figur.), crucciarsi ango-
sciosamente. - Patire, provare uno o più mali, do-
lori, danni: di cose e di persone, fisici e morali,
soffrirne. - Patire, soffrire le pene dell' inferno, pa-
tir mille morti: avere gran dolore. - Piangere il core,
sentir dolore per qualche cosa veramente deplo-
revole e che si poteva schivare.
Sentirsi morire, per mancanza di vita, per fame,
per sete, ecc.; anche di dolore, di passione. - Sen-
tirsi una gran martellata nel cuore: essere afflitta
di dolore acuto, anche morale.
Addolorato.
Dolorosamente. — Doloroso,
Addolorato, che sente, che prova dolore: ac-
casciato, acciaccato dentro, affaticato (figur.), af-
flitto, angosciato, angustiato, appassionato; cruc-
ciato; disconsolato, discontento, doglioso, do-
lente, dolente a cuore ; gramo, inconsolato ; mal-
contento dell'animo, fino all'anima; mesto; nu-
drito dal dolore; paziente, prostrato d'animo, di
cuore; rammaricato; scapiglialo a pianto e a do-
lore, sconfitto dal dolore, sconfortato sconsolato,
sospiroso, spasimante; stretto da amarezza, stretto
d'animo; tapino, tormentato, tormentoso, tramba-
sciato, tribolato, triste. - Accasciato, moralmente ab-
battuto: abbacchiato, abbandonato d'animo, abbat-
tuto, attrito, avvilito, contrito, disfatto, indebolito
(veggasi a debole), invigliacchito; rintuzzato, stra-
mazzato. - Afflitto, che é sotto la penosa impres-
sione di una disgrazia o simili: gravato, oppresso
d'animo, preoccupato, schiacciato; sotto il peso di
una noia e simili. - Doglioso, addolorato, pieno di
doglia, e anche di cosa che apporta doglia, duolo.
- Triste, malinconico (dice qualche cosa tra il ma-
linconico e Vinfelire).
Essere addolorato, essere in dolore; avere, sentire,
provar dolore: avere il cuore comprese di dolore;
avere il cuore gonfio, serrato, stretto; avere, sen-
tirsi un nodo alla gola; aver tronche le gambe;
essere dispiacente; essere penetrato dal dolore, im-
merso nel dolore, impazzar di duolo; mangiare it
pane del dolore, martellare il cuore; pascersi di
lagrime; perdere il mangiare, la sete, il sonno; sa-
per male, scemar dentro la corata; sentir discon-
forto al cuore, sentirsi svellere il cuore; sentii* un
nodo alla gola; sofYrire, sospirare; stare sulle
spine; vivere di lagrime; vivere in duclo, in mala,
in malissima contentezza. - Battere il capo nel muro
(figur.), di chi smania per ào\ore.- Campare, vivere
di lacrime: di persone continuamente tormentate da
dolori morali. - Contorcersi (contorsione, contorto),
il rivolgere delle membra che si fa talvolta per
dolóre. - Gemere, lamentarsi, far lamento con
voce bassa e non articolata. - Parere la Madonna
addolorata o dei dolori, la Madonna dello spasimo:
di donna sempre afflitta, mesta.
931
Essere molto addolorato : allranto dal dolore,
agghiadato di dolore, assorto in profonda estasi
di dolore; desolato, dolente a morte, sopra mi-
sura; dolentissimo; ebbro di dolore; finito dal
patimento; inconsolabile; macerato, martirizzato;
oppresso dal dolore, pazzo di dolore, sepolto nel
dolore, smarrito di dolore ; spezzalo, strazialo dal
dolore; travagliato. - Andare il sangue a ralinelle,
sentirsi molto addolorati. - Avere asvelto luyuhre:
addoloratissimo, per sc'ìA^nre. - Avere il cuore slrello
come in una morsa; avere, andai e il cuore allra-
verso, avere una spada, un coltello confilto, piantalo
nel cuore (figur.), un gran dolore. - Avere il volto
contratto dallo spasimo: di chi appare profondamente
addolorato. - Avere in Terra il stto purgatorio, sof-
frire molto. - Avere la croce e il croce fLaso, di chi
ha molte lTÌhohz\oni. - Bere il calice (dell'amarez?.a)
fino alla feccia: di dolori provati lino all'ultimo. -
Essere impietrato, impietrito dal dolore (fìgur.), quasi
ridotio come pietra, reso insensibile a tutto, per im-
mensità di dolore. - Grondar sangue dal cuore (figur.),
per liero dolore. - Mettersi te mani al petto, una
mano al petto: per dolore, per patimento, per ri-
flessione. - Morire di dolore, morire dallo spasimo,
non poterne piti. - Morire tutti i giorni, avere do-
lori continui e gravi. - Non sentirsi più una goc-
cia di sangue nelle tiene, parer d'avere tutto il mondo
addosso: di chi è molto addolorato. - Passar l'a-
nimo, di dolore che trafigge, fa soffrire assai. - Pian-
gere lacrime di sangue (figur.), per dolore grande e
straziante.
Dolorosamente, con dolore, in maniera dolorosa :
angosciosamente, crucciosamente, dogliosamente do-
lentemente, faticosamente, increscevoi mente, incre-
sciosamente, infaustamente, laboriosamente, luttuo-
samente, mestamente, miseramente, rincrescevol-
mente, straziantemente, straziatamente, tormentata-
mente, tormentosamente, travagliatamente, tribola-
tamente, tristamente.
Doloroso, che arreca, dà dolore: accorabile, ac-
corante, accoratolo (disus ), addolorevole, afTannoso,
affliggente, afflittivo, antaro, amarissimo, angu-
stioso; doglioso^ dolori fero, dolorifico, duro; grave;
infausto; luttuoso, penace, penoso; pieno d'ama-
rezza, d' amaritudine; spasimante, tormenloso, tri-
boloso. - Doloroso (letter.), di persona che soffre
dolore (la dolorosa madre). Anche, per luogo di do-
lore (il doloroso regno, Vinferno, poet.). - Fune-
bre: di qualche cosa che richiama memorie dolo-
rose> di morte.
Diminuire, accrescere il dolore, ecc.
Alcune voci analoghe.
Addolcire un dolore (figur.), renderlo meno aspro,
meno tormentoso: attenuare, calmare, diminuire^
menomare, scemare. - Addormentare, assopire, che-
tare, sopire. - Addormentarsi, sopirsi, calmarsi. -
Alleggerire, alleviare, rendere più lieve, lenire, mi-
tigare. - Avere, dar tregua, far cessare momen-
taneamente, per un po'. - Darsi pace, calmarsi, che-
tarsi. - Disacerbare, disgravare, rendere meno acerbo,
meno grave. - Incantare il dolore, non farlo sentire
per qualche tempo. - Levare una spina dal cuore un
pruno dagli occhi, togliere un dolore, levar da spa-
simo. - Medicare (figur.), curare dolcemente, con
rimedi morali. - Rincorare, fare o farsi animo, spe-
cialmente dopo un dolore; infondere coraggio a
sopportare il dolore. - Uscir di pena, cessare di
soilrire.
Esacerbare, inasprire, rendere più aspro, irri-
gar*", esacerbare. - Inasprire la ferita, accrescere
il dolore. - Provocare, eccitare, - Hiaprire una
piaga, una ferita, rinnovare memorie dolorose.
Arcusare un dolore, dire, dichiarare di sentirlo.
Farsi un animo superiore: saper resistere al do-
lore, saper viticersi, non lamentarsi - Passare il
dolore, non sentirlo più. - Sopportare, subire il
dolore con pazienza, con forza d' animo, con
rassegnazione, o anche per viltà: tollerare.
Coni pian gei e, esprimere compassione per il
dolore altrui. - Condolersi, dolersi con altri delle
sue sofTerenze: esprimere condoglianza. - Conso-
lare, dare, procurare consolazione a chi è addo-
loralo. - Indurare, indurarsi (fiijur.), rendere, ren-
dersi tanto 0 poco resistente al dolore.
Varie. — Esclamazioni. — Locuziom. — Proverdì.
Domonici: a Sparta, si chiamavano cosi quei fan-
ciulli che più a lungo e con maggior coraggio sop-
portavano le frustate, allorquando li si fustigavano
per avN ezzarli al dolore. - Insensibile, chi non ha
sensibilifà al dolore, o ne ha poca. - Spartiuti, o
Lacedemoni : spesso citati ad esempio per la loro
resistema al dolere.
Ah, ahi, ahimé, ahimé lasso!, esclamazioni di do-
lore familiari e frequenti: ohi, ohii, o/m«è.' Ahimè è
quasi ironico e dello, per lo più, nel rimpiangere
uno sbajilio commesso. - Angeli santi I Angeli del
paradiso! Angeli del cielo!, esflamazioni di dolore,
e anche di meraviglia. - Che di nnnziove!, quando
i! dolore persiste o si riptte. - Deh! (inter. letter.
e poet.): ha dell'affellazione. - Eppure.., nonostante;
anche esclamazione di affermazione dolorosa. - Que-
sta è atroce!, di cosa dolorosi.«sima. - Questa mi
lesa!, di cosa che affligge assai. - Uhi l, esci, di
dolore, più forte d'Uh! • Un destiìw! Pare un de-
stino!, alludendo a cose dolorose che si ripetono-
con frequenza.
Dio disperda l'augurio: a chi prevede cose dolo-
rose, nefaste. - Esserci le tenebre in un luogo: grida
di dolore, di confusione. - Fare un pianto d'uva
cosa, 0 farne un pianto e un lamento: lasciarne il
pensiero, o decidersi ad affrontare una volta per
sempre un dolore e uscire da una situazione penosa
(E' meglio fare un pianto e un lamento e venir via
da qve' deserti). - Fùg^ere e tacere, soffrire, non ve-
nire a' fatti. - Non te ne prendere: non te ne afflig-
gere, non addolorarti.
Alla scuola del dolore s'impara molto. - Col soffrir
s acquista. - I dispiaceri sono una lima sorda. - Il
doloie guasta il sangue come un veleno. - Non c'è
viaggio senza polvere, né guerra senza lagrime: il
dolore non manca mai. - Pathémata mathèmata (an-
tico motto della sapienza greca): letteralmente, i
],otiinenti sono ammaestranti. - Tutti abbiamo le no-
stre spihe: i nostri dolori.
I*RovERBÌ. — Anco tra le spine nascono le rose. -
Chi mangia aloè (chi ha amarezze) campa gli anni
di Noè. - Di dolore non si mu^ie, ma di alleyrezza
si. - Dolce vivanda vuol salsa acerba. - Dopo il dolce
rien l'amaro. - Ha pochi amici il doloie. • 1 grandi
dolori sono muti. - Il dolore non invecchia (cioè, o
muore o uccide). - Il duol fa bello. - Il male si fa
932
DOLOROSAMENTE — DOMANI
leccare, il fiele si fa sputare. - Il ricordarsi dei male
raddoppia il bene. - Impara piangendì e riderai
g'iad'ignando. ■ La fine del riso è il piatto. - L</,ngo
pi ver fa piangere. - Mille piaceri non valgono un
tormento.
D )lorosaTnente. Con dolore.
D »lor'>so. <ìhe ha o apporta dolore.
D »losaaiente Fraudolentemente, con frode.
Doloso. Prau'lolento, ingannevole: veggasi a
fr f le e a inganno,
D >lzaìaa, dolzaiao. Istramento musicale,
Yo't t<ì.
D>mabile. Chi si può domare, rendere <lo-
m9<^ico.
D> Iliaca (dimanda). Interrogazione; invito
fitt) ad altri per.*-hè ci rispon^la o ci dica qualche
c)4i; richiesta di alcunché; chiedimento, chiesta,
di muda, dimando, domaido; inchiesla, quistione,
richiesta (fatta all'autorità, in iscritto, in carta da
bollo, ecc.). Molte domande, bene spesso, sono fatte
pir curiosità, tntte per uno scopt. - Doman-
dvì'e, chi domanda: chiedente, chie iitore, petente,
pulitore, querente, ricorrente, supplicante. E chie-
dono, pigolo te, il chie Iitore importuno. - Interces-
so-e, pos'iih'ite, chi dommh qniiche grazia. -
D > ni t l'ito, ch'iP.iio, riohieito, sollecitato.- Eonivo,
di parole, di risposte che sfui[^ono accortamente-
o astati mente alla dom\nda. - I in o lo r ab ile, da po-
tersi implorare, domindare: petibile.
Ciii.ro lo na'ida, dommda opposta ad un'altra.
- D)'niidi suggestivi (ve,'ga8Ì a sagjestione) ^
qnella fatta inginnevolmìiite per trarre alimi di
b>Jca CIÒ che da altri si sarebbe detto, o cose
che ci interessa di svpere. - Iiterpellanza, inler-
roiaz'one, ve^.,'asi ad a'^^ern'tlet (pagina I9i),
seconla colonia). - Istinza, l'atto, per lo più in
iscritto, col qiule uno si rivolge a un' autorità
pubblica chiedendo quilche cosa: ricorso. An-
che, perseveranza, insisten^.a nel do nindare. ■ Me-
m)i-iile, istanzi, snpniica; molte do nande in iscrilto.
- Peliti (Ut), l'oggetto della donuida. - Pe'itoria,
la domuidi che si fa in giulizio per riavere la
proprietà d'una cosa. Gontr. di pissenorio, in cui si
chiede solammte il possesso, senza far questione di
proprietà. - Petizione, inchiesta, dommda nelle
forine di le^ge: atto contenente le doinande e le
ra,'0:ii iliW'altore contro il coaoennl'). - Postulato,
d)minla, che si fi, di am nettere un principio non
dimostrato, per tirarne le co Hegiiioze. - Prejhiera ,
dommla di checchessia per grazia, o per favore;
dommla fervorosa e sup,)lichevole. - Riqiii<izio>ie,
do uiiida fatti all'autorità (specialmente militare)
perché si mettmo a sui disposizione, per pub-
blici servizi, viveri, mìzzi di trasp)rto, ecc. Vale ri-
chiesta, istanza. - Réna, istanza iiuporluna fitta ad
altri per ottenere qiilc'ie cosa. - Ricorso, il
ricorrere per rimborsi, inlennità, aiuto o giustizia,
- SuiìiìVca, domali di grazia.
DiMvvovKE {ad li nini ire, di,m.nlare), rivolgersi
a uni persona con parole per sapere qailche cosa;
ricercare notizia intorno a cosa o a persona; chie-
dere, dire, richiedere, ripjtere, appellare, chiamar
per nomi. Con varie gradazioni di signiiicato: ab-
biiare (per lo più do naadare inutihnente); aldi-
min lare; cercare; fare istanza; indigare, investi-
gare, ricercare; invocare; picchiare (figur.), por-
gere inchiesta, pregare; requisire, ricercare, ricliie-
aere, richieggere (v. a), ritentare, ritornare; sup-
pli'^are. - Batter marina, chiedere rammirian-
dosi. - Domandar la parola, chiedere di parlare, in
un'adunanza, in un'assemblea, in un comizio.
D)mindare all'oste se il vino è buono, far domande
inutili. - Domandar quattrini, chiedere de 'taro. -
Esaudire, accondiscendere alla domanda, all'istanza ;
concedere ciò che si era domindato; soddisfare,
dare soddisfazione, - Fare una petizione, doman-
dare con formale istanza: reclamare, ricorrere, sup-
plicare. - Impetrare, ottenere con preghiere quel
che si domanda. - Implorare, domandare suppliche-
volmente, pregare. - Instare, fare istanza; anche,
insistere su una domanda. - Intercédere, essere in-
termediario nel domandar grazia per alcuno. -
Interrogare, domandare a qualcuno spiegazione o
spiegazioni d'una cosa importante e di conseguenza:
movere dommda, interro jazione. - Limosinare,
mendicare, chiedere in grazia, domandare uradmente,
pietosamente: impetrare. - Pigolare, chiedere con
una certa importunila. - Postulare, chiedere cariche
o benefizi. - Rullare, chiedere aiuto; domandare
soccorso. - Ricercare, richiedere, procurare. - Richie-
dere, ripete e rafforza chiedere. - Ricorrere, andare
a chiedere aiuto o difesa ad alcuno; presentare ri-
corso. - Rido'uandare, ripete domandare, richiedere;
anche, fare una controJomanda. - Ripetere, richie-
dere quel che è nostro, il capitale, i frutti. - Ri-
sponilere, il dire che si fa in seguito a una do-
manda. - Risponder picche, deludere una domanda.
- Rivolgere una domanda ad alcuno : farla, interro-
garlo. - Serrare con le domande, incalzare. - Solle-
citare, insistere per il pronto esaudimento di una
domanda: fare sollecitazione, - Sopracchiedere,
domandare di più del convenuto o del conveniente;
chiedere un prezzo maggiore. - Tempestare di do-
mande, far molte domande, far domande su do-
mande.
Accogliere, ascoltare una domanda, tenerne conto ;
accoglier bene, far buona accojlienza alla do-
mmda o a chi la presenta. - Z)tfc/»iare una domanda,
(neol. burocr. da evitare), desistere, rinunziare.
- Far parlare, far cantare, interrogare persona con
arte, affinchè riveli ciò che sa. - Prendere in con-
si lerazìone: di istanze, domande e simili, acco-
glierle favorevolmente, esaudirle,
A petizione (modo avverb ), fin che se ne do-
manda, quanto si vuote: abbastanza, a piatto
satollo, a sazieià, a suo satollo, in abbondanza;
per tutti i gusti; soddisfacentemente. - Che do-
mandai... Che domande!, esclamaz. di sprezzo o ma-
raviglia nell'udire domande superflue.- Dammi, modo
per domandare ad altri qualche cosa: dà qua,
dammi qua. - Dietro, dietro istanza, dietro domanda,
mal detto invece di per istanza, conforme alla do-
manda. - Per favore, modo di raccomandarsi, di
chiedere una gentilezza (mi dà per favore? mi fa-
vorisce ?).
Dall'anno non cercar lana: non chiedere quel che
uno non può dare. - Date da bere al prete che il
chierico ha sete : quando qualcuno chiede per altri
quel che vuol lui. - Il libro dei perchè stampato
ancor non è : a chi fa domande indiscrete. - Le li-
mosine son fatte o son finite: a chi viene a chiedere
inopportunamente.
Ojiuaadare (domandato). Fare una do-
manda.
Di>t)iani. 11 giorno successivo a quello in corso
{ogji): dimane, diman; il di seguente, sopravveniente,
sii^S'i;aente, vegnente; il domane; l'altro di, l'altro
sole; nuovo giorno, nuovo sole; qiest'altro giorno;
seguente sole. Avverbialm., il dimani, alla dimane,
all'indomant, l'indomani (francesismo, da lendemain).
DOMARE — DOMINE
933
Contr., ieri. - Dornanisera, domansera, l'indomani
sera; diman da sera, dimandassera. - Doviaitina,
l'indomani mattina, dimaltina; posdoniattina (v. a.).
- Posdomani, domati l'alti o, il giorno surcessi\o al
domani: diman l'altro, dopodomani, posdomane,
posdomani (v. a); terzo giorno.
Domare {domàbile, domato, d( malore, doma-
trice). Hendere dotnesHco e tràllai)ile un ani-
male: addomesticarlo, renderlo mansueto e alto a
qualche lavoro o esercizio: arcucciare, addimesti-
care, addimestirliire, addocilire, addolcire, alìami-
liare, affamiliarizzare, a};evolare, ammaestrare, am-
mansare, ammansire; dimesticare, domesticare; in-
docilire; maneggiare, sbandellare, mansare, scoz-
zonare (di ca\alli); mansare, mansuefare; rad-
domesticare, recare in mansuetudine, rend( re do-
cile, ridurre; vincere. • P'i^'ur., sdllomeltere i
vinti; cosiringere nemici e sedizi( si all'ul Lidi' nza ;
Bojyiogare. - l)i mobile, rlie si può duuiare, ridu-
cibile. Coiitr., iiidoniabile: e ivdovioto, union ito,
non ancora domato. - Domalo, adilom* stiealo, anmiae-
stralo; dòmo, sot'gio^ato. - Bvde, in Sardegna, di-
cesi delle Lestie IJovine e cavalline non ancora do-
mate. - DomaUre, dimatrice, chi domn, addomestica
animali, specialn ente le fiere: addimesticatore^ di-
meslicatore, (k mesticatore; scozzone (domatore di
cavalli). - Doììitura, il doBiare; l'azione necessaria.
- Btdomare, ripete divìare.
Domatore {domatrice). Detto a domare.
Doniatlina. ^'elIa niatlina del diimani.
Domatura. L'operazione del domare.
Domeneddio. Iddio, Dio.
Doménica {dommiiale). Giorno festivo, dai
cristiani più specialmente dedicato alle pratiche re-
ligiose: di del Signore, festa del riposo, giorno del
Signore, settima festiva aurora, settimo giorno. -
Dcvievicale, della domenica (catechismo, scuole,
adunanze doìhenicali, ecc.). Lelter, del Signore;
padronale, appartenente al />«rfjo?*e. Soslanti\am.,
veste da portare la domenica.- Leltira dom nicale,
quella che nei calendari indica le domeniche di
tutto l'anno. - Oìazwve domevvale, il paternostro.
Domenica delle palme, o dell'olirò, quella prece-
dente la Pasqua. - Domenica dt Pasqva, la J'a-
squa. - D(meiiica di jiotsione: quella in cui prin-
cipia la settiniana di passione, che precede la set-
timana santa. - Domenica gì ossa, quella che precede
la quaretiima. -Domenica in albis, l'ottava di Pa-
squa. - Jnbilote, nome dato dalla (Chiesa alla terza
douicnica dopo Pasqua. - Qvadrayesima, la prima
domenica di quaresima. - Quasimodo, la domenica
della ottava di Pasqua. - Quinqv ai) esima, la dome-
nica antecedente al mercoledì delle Ceneri ed alla
prima della quaresima. - Rogate (lat, jìreyale!), la
quinta domenica dopo Pasqua. - Èoìdte (hit., irru-
giadate!), la quarta domenicai di avvento. - Stssa-
gesima, ottava domenica avanti Pasqua. - Settvage-
sivia, la domenica che ricorre tre settimane avanti
la prima domenica di quaresima.
Òpeìe sertili, quelle dalle quali si deve astenersi
la domenica. - Uffici, offici della domenica : la
messa grande, i vespri, compieta, salutazione,
benedizione^ ecc. - Santificare la domenica, aste-
nersi dal lavoro e attendere alle pratiche del
Ct4Ho.
Domenicano, domenicana. Il frate o la
monaca dell'ordine di san Domenico {01 dine do-
menicano). - Kome volgare di una specie di pic-
cione, di colombo grosso, così detto perchè ha il
dorso nero e il petto bianco.
Domenicbii o. Detto a servo.
Domèstica. La serva: veggasi a servo.
Domesticamente. In modo dontestico; fa-
miliarmente.
Domesticare {domesticabile, domesticato). Ren-
dere d( mestico; ad(l( mesticare domare; man-
sue'aie, rendere docile, mansueto.
Donx stichevole, domestichezza. Veggasi
a familiarità.
Domèstico (aggeli.). Della casa 0 della fa-
mi{/tia; che appartiene 0 serve alla casa 0 alla
faniiglia, 0 che la concerne. - l'amiliare, in-
trinseco. - Di persona, benigna, dt.cile, trattabile;
di animale, allevato dall' u(mo per servirsene:
domalo; ó\ j'ianta, di frutto, innt stato; di luogo,
di <e/'»€no, ridotto a coltura. - Sostantixam., fami-
liare, tamigl 0. persona di casa, serro.
Penati 0 Lari, piccete statue rappre.'-entanti deità:
si collocavano vicino ai focolari, e loro si rendeva
un culto molto pio.
Addimesticare, divìeslicare, domesticare, rendere
domestico; domare. - Addoniestuaisi, farsi, dive-
nir docile, familiare: mansuefare, mtsticarsi, miti-
garsi.
Donlclliare, domiciliarsi (domici7»a/o). Pren-
dere il ^lomicilio.
Don Icilio. Il lurgo in cui si abita; la casa in
cui SI sta; il paese in cui si faccia abituale dimora
e doAe si partecipi a certi dir tti ci\ili; luogo da
altri eltlto per certi fini l^g^li, commerciali, ecc.
(daniiiitio legale), e la sede stessa. - Di miciliauo,
apjiartenente a doniiciho. - Dcmirilialaiio, voce
d'uso, per indicare la persona al cui donneilo si
promette di pagare un c/'/e^/o. - Donnr?7iHi.<;?, pren-
dere domicilio, feimar la casa; prendere stanza le-
gale. - Dare il proprio indirizzo^ indicare dove si
lia il domicilio, si sta di casa. - Sgomberare, sgom-
biare, al bandonare il dcmicilio, la casa. - liasfe-
ìire, mutare il doniicilio, 0 da un luogo all'altro
cose di impoitanza 0 persone: traslocare, slog-
giare.
Di micilio civile 0 reale, luogo dove una persona ha
la sede principale de' suoi afiari, de'suc-i interessi. -
Domicilio coatto, dom'cilio forzato in un dato luogo
a voglia dell'autorità, che vi dovrebbe condannare
persone con tendenze criminose, e di cui si abusa
talvolta per persecuzioni politiche. - Domicilio elet-
tivo, di propria elezione. - Domicilio eleto, quello
che una persona sceglie per un contratto, un ap-
palto, una cambiale, ecc. - Domicilio ;jo/i/ìVo, quello
nel quale si esercita il diritto di elettorato politico.
- Rtsidenza, il lUiogo di dimora abituale, mentre il
domicilio è il luogo in cui si ha la sede principale
(/egli all'ari e degli interessi. - Ricapito, indirizzo.
Sede, luogo di residenza.
Assenza presvnta, quando una persona ha cessato
di comparire nel luogo di domicilio senza che se
ne abbiano notizie. - Elezione del domicilio (term.
leg), del domicilio che si prende in un luogo, per
certi effetti legali.
Don inare {doniinante, dominato, dominazione).
Avere, esercitare dominio; padroneggiare, essere
padrone; governare, tenere il governo. - Di
luogo, essere a cavaliere, soprastare, stare sopra.
- Di vento, di maligna injiuenza e simili, pr^
valere.
Dominazióne. Signoria, domiìiio. - Domina-
zioni, veggasi ad angelo e a paradiso.
Dòmine. Voce usata al vocativo (quasi sempre
in ischerzo), per Signore, Dio.
934
DOMINEDDIO
Domineddio. Doraeneddio, Dio.
D,)mlnio. Signoria, padronanza (l'esser pa-
drone), governo, a tifar ita o potere dì co man-
dire su altri: corona (figar.), egemonia; imperio,
im.'ero , padronanza , patronato , potentato , po-
tè isa, potestà ; predominio, preminenza ; scettro (Q-
ga:-.), signoreggiamento, sovranità, superiorità. -
B ininabile, che si può dominare.
Duminanle, che domina, ha dominio: governante,
imperante, regnante, prevalente, ecc.; condomino
(termine legale), chi ha condominio; direttario, chi
esercita il dominio diretto sopra una cosa iiiirao-
b le ; imperativo, atto a imperare, a dominare ; pò-
t'nt'to, chi ha dominio e signoria.
Dominare, comandare, governare, padroneggiare,
sigioreggiare, sovraneggiare: avere il governo, essere
pi Inme, essere signore, essere sovrano, imperare,
re,'nare. - Anche, stare in alto, sopra un luogo,
una cosa, una peisona. - Avere il primato, essere
priitiafe; eccellere, primeg^'iare, essere primario,
primo, principale. - Distinguersi, preponderare,
prevalere.
Condominio, diritto di dominio insieme con altri;
(ioninio che spetta per quote ideali a più persone
S'i la stessa cosa o sullo stesso complesso di cose. -
Olile o udale (diritto), dal celtico od (proprietà),
diritto di assoluto dominio sulla terra, ammesso in
tutta Europa settentrionale, prima del feudalismo. -
Dominio diretto, quello sopra cosa immobile posse-
duta e goduta da altri. - Dominio pubblico, tutti i
beni mobili ed immobili di una nazione. - Dominio
temporale, quello del papa (fino al 1870). -Dominio
utile, il possesso e il godimento di un bene immo-
bile di proprietà altrui. - Egemonia, ^ nell'antica
Grecia, la direzione diplomatica e militare ricono-
sciuta a uno Slato da altri Stati. - Pleonarchia
(gr.), dominio di molti. - Poliarchia, signoria di
molti. - Fredommto, preponderanza, prevalenza, su-
ceriorità. - Signoria, dominio del signore: potestà.
(jaalità e condizione di signore. • Tirannia,
dominio usurpato violentemente o tenuto ingiusta-
mente.
Devòlvere il dominio, farlo passare da una ad altra
persona. - Infeudare, dare in feudo, in dominio
feudale. - Predominare, avere maggior dominio. -
Prescrivere, acquistare dominio o diritto per pre-
scrizione, ossia ragione acquistata per trascorso di
tempo (prescrittivo, atto a prescrivere). - Traslazione
di dominio (term. leg.), il trasferimento, il pas-
saggio del dominio da un ente, da una persona, ad
altri.
Dòmino (dominò). Giuoco che si fa con ventotto
pezzi (dadi, domino, pedine, tessere) rettangolari, che
portano da una parte, in due divisioni, dei punti
che vanno, variamente combinati, dallo zero ai do-
dici. I pezzi sono piatti, lunghi due volte la lar-
ghezza; una delle loro faccie è d'ebano, l'altra d'osso
(anche di legno), verniciati di nero da una parte,
di bianco dall'altra) e su questa sono segnati i punti
(1, 2, 3, 4, 5, 6), oppure una faccia è bianca, e su
qualche pezzo sono bianche entrambe. Si ha cosi :
il tutto bianco, o il doppio bianco; il bianco e 1, il
bianco e 2, ecc., fino al bianco e 6; il tutto ì, o
dappio J, n e 2, n e 3, ecc.
Si giuoca in vario modo, ma tutte le partite si
possono ridurre alle due principali, quei'a detta
testa a testa e l'altra detta domino ladro. In prin-
cipio, voltati i pezzi a rovescio, in modo da ren-
dere i punti invisibili, si mischiano con qualche
giro di mano, e ogni giuocatore ne prende uno a
caso, per sapere chi, avrà il vantaggio della posa o
della mano, vantagi;io riserbato a chi risulta più
forte a punti. Poi, rimessi i domino e mischiati an-
cora, ciascuno dei due giuocatori ne prende un
medesimo numero; gli altri vengono spinti in un
an,'olo della tavola, e formano la riserva, detta an-
che mucchio 0 cucina. Nella partita testa a testa,
ciascun giuocatore prende sette domino, sicché ne
restano quattordici in riserva. Chi ha la mano pone
in tavola il dado che più gli conviene (in generale
quello su cui sono sej^niti i maggiori punti); l'av-
versario ne pone uno dei suoi, una metà del quale
deve presentare uno dei numeri che porta il pre-
cedente. Il primo giuocatore fa altrettanto, e il
giuoco continua nello stesso modo, finché i giuoca-
tori hanno dei domino capaci di poter essere collo'
cali. Se uno dei giuocatori viene a non averne,
buda,cioè passa, mentre l'altro continua a collocare
i suoi domino, e rientra nel giuoco solo quando
una nuova combinazione gli permette di collocare
i suoi. Vince, ossia fa domino, chi riesce per primo
a liberarsi di tutti i suoi dadi. Ma succede che
talvolta nessuno può riuscire: in tal caso i giuo-
catori scoprono il loro giuoco, e quello che ha meno
punti nei dadi che gli rimangono ne conta a suo'
vantaggio quanti se ne trovano sui domino del suo
avversario. In fvrevisione di questa circostanza, si
fissa, ordinariamente, la partita a un certo numero
di punti; e vince chi primo raggiunge quel numero.
La partita testa a testa può essere modificata in molte
maniere. - Nella partita alla pesca, un giuocatore,
quando non possiede alcun dado da collocare, in-
vece di budare immediatamente, deve pescare, cioè
prendere fra i domino del mucchio, uno ad uno,
finché abbia trovato quello occorrente; e non buda
se non dopo avere esaurito il mucchio senza aver
trovato il domino desiderato. Si usa anche regolare
la pesca a talento. Cosi pure nella poule, partita
che si fa da tre o quattro giuocatori, mettendo una
posta convenuta e vincendo chi pel primo fa cento
punti. - Nel domino ladro (giuocato in quattro, due
contro due) la sorte designa coloro che giuoche-
ranno insieme, e gli avversari si pongono di fronte,
in senso diagonale. Ogni giuocatore prende sei dadi,
restandone cosi in riserva soltanto quattro. Posato
il primo, la mano passa a chi sta alla destra del
posatore, e cosi di seguito. Se ujio si trova nella
impossibilità di collocare un daJo a una delle due
estremità della linea, annunzia che buda, e allora
giuoca il vicino di destra. Ogni colpo si termina in
una delle maniere seguenti: o uno dei giuocatori
fa domino, e allora segna col suo socio tanti punti
quanti ve ne sono sui dadi rimasti in mano agli
avversari; o il giuoco si trova chiuso, perchè tutti
i giuocatori budano, e allora ciascuno scopre i suoi
dadi, e i due soci che hanno meno punti contano
a loro profitto i punti riuniti dei due avversari. Se
i punti sono eguali da ambe le parti, la partita è
nulla e la mano continua. La partita si giuoca in
cento punti, ed è vinta dai due soci che primi
raggiungono questo numero. E' semplice, se i cento
punti sono presi alternativamente; doppia, se sono
marcati senza che gli avversari abbiano potuto fare
un punto. Per la prima si paga, perdendo, e si ri-
scuote, vincendo, la sola posta; per la seconda la
posta' è doppia.
Doppio, doppione, il pezzo che ha lo stesso punte
(doppio uno, doppio due, ecc.). - Coup de culottg
(frane), si ha quando riesce di chiudere al primo
colpo, li che succede talvolta. - Budare, lo stesso
DOMINÒ — DONNA
935
elle passare: quando non si è in grado di mettere
il domino. - Mandare a spasso, o in campagna, un
doppione, impedire che sia messo dall'avversario. -
Bescare, prendere il pezzo dal monte.
Dominò. Abito da mas 'fiera.
Domina, dommàtica fdommdtico). Veggasi a
dogma.
Dòmo. Domato, soggiogato: veggasi a do-
mare.
Don. Troncamento di donno: titolo che si ag-
giunge al nome del prete: domine, reverendo, ri-
verendo (v. a.); sere, sua riverenza. - Titolo d'onore,
di nobilfà, - Nel dialetto napoletano, si usa di
nanzi al nome come titolo di cortesia. - In porto-
ghese, dom.
Donare (donato). Far donazione, dono.
Donatario, donativo. Veggasi a dono.
Donazióne. Atto del donare, del dare in
do7io
Donchisciottesco. Veggasi ad eroe.
Donde. Da quel luogo: da cui, da dove, da
ove, onde. - Da chi o da qual parte. - Di che, per
la qual cosa, laonde. - In qual modo, per qual
mezzo. - Dal quale o dalla quale, e anche pel quale
0 per la quale. - Donde che, dondechè, da qualunque
luogo.
Dondolare, dondolarsi (dondolamento, don-
dolalo). Mandare in qua e in là cosa sospesa; muo-
vere, muoversi con movimento di va e vieni, più
o meno regolare, a guisa di pendolo; oscillare,
sdondolare. - Altalenare, fare all'a/^a^ewa. - Figur.,
consumare il tempo senza far nulla: stare ozioso, stare
in ozio. • Dondolio, il continuo dondolare o don-
dolarsi. - Dóndolo, la cosa che si dondola. Anche,
cióndolo; dicesi pure per passatempo, sollazzo,
senza far nulla, divertimento. - Dondoloni, pen-
zoloni : veggasi a pèndere. A dondoloni, a maniera
delle cose che dondolano.
Dóndolo. La cosa che si dondola, si fa don-
dolare. - Valtalena.
Dondolóne. Chi sta in osio.
Dondoloni. Penzoloni: veggasi a pèndere e
ad ozio.
Donna. La femmina della specie animale
uomo (homo sapiens): costola d'Adamo, fera gen-
tile, figlia d'Eva, padrona, signora. Figur. e scher-
zosam., cuffia, gonnella, pettegola. Poet., la donna
amata (la mia donna, la tua donna). Dicesi anche
per moglie. Come titolo d'onore, donna si pre-
mette al nome di gentildonna (donna Paola, donna
Emilia, ecc.) o di matrona, ossia donna distinta per
casato 0 per virtù e coltura. - Bel sesso, debil sesso,
eterno femminino, la metà imberbe del genere umano,
la parte più gentile dell'umanità, la più bella metà
del genere umano, sesso debole, sesso gentile, sesso più
amante, sesso troppo lodato e troppo disprezzalo, il
complesso delle donne. E terzo sesso, per derisione,
quelle donne che vogliono fare da uomo , che
vogliono essere operaie della vita senza gli impacci
delia femminilità. - Demi-monde (frane), le donne
•eleganti e di dubbia fama. - Donnelo, cianume
(spreg.), passeraio, adunanza, quantità di donne.
Donnaccia, donna cattiva, anche brutta, e spe-
cialmente donna di costumi licenziosi : beca (donna
di bassa condizione e sciatta), befana, ciammèngola,
ciana, cimbriccola, cirimbràccola, ciondola; diàscola,
diascolo, diavolessa, diavolo, donnàcchera, donnàc-
•cola, dragonessa; Erinni; falcacelo; femminaccia,
furia, megèra, Mona Pennéccola; robaccia; strega,
taràntola, trecca. ■ Donnàcchera (spreg.), donna di
infima condizione, d'animo vile, e lercia.- DonnaiD-
dna (dimin.), donna di testa piccina e di animo
volgare. - Donnàccola, spreg. di donna del volgo,
pettegola, bracona; duniia di bassa condizione e di
animo volgare. - Donnarella, di in in. spreg. - Don-
netta, dimin. e vezz. ; in senso spreg., meno di donnic-
ciola. - Donnettaccia, peggior. di donnetta. - Don-
netttna, dimin. vezz. di donnetta. - Donnicciòla,
donnicciuola, di min. spreg.: donnaccia volgare e di
poco criterio; donna leggiera, dappoco ; donnaccina,
donnarella, donneila, dounucola; femminacciuola,
femminella, feniminuzza; monna scocca il fuso;
pedina (donna di umile condizione che veste e si
dà l'aria da signora e cerca intrufolarsi con le si-
gnore: hracina, madamina). Peggior. donnucciaccia.
E mezza donnicciola, donna quasi da nulla e senza
spirito. - Donnina (dimin. vezzegg.), donna piccola
e graziosa: cosolina, donnetta, donnicina, doiinino;
gallinella, generino, robettina. - Donnona, donna
grossa e piuttosto grassa. - Donnone (accresc), donna
alta e ben formata; qualche volta ha del virile:
femniinone, macchina; donna che pare un granatiere,
un tramway (romanesco), un vascello; virago. - Don-
nona,domm piuttosto piacente, complessa* e di me-
dia statura. - Donnuvcia (dimin.), donna specialm.
debole e piccina, l^eggior., donnucciaccia. - Donnuc-
cola (dimin. spreg ), donna povera e per lo più io
cattive condizioni.
Bambina, femmin. di bambino.
Bella, la donna corteggiala; quella alia quale si
fa la corte (veggasi ad amoreggiare^ a cort^y-
giare). • Cittadina (frane, citai/mvie), nome che si
dava ad una donna sotto la Hrpubblica Francese .-
Creatura: si dice qualche volta per donna (una
bella, una soave creatura).- Damigella, donieìlai, donna
gióvane, signorina. - Damina, dimin. e vezz. di
dama: si dice di damina all'abile, educata, gentile.
- Donna da casa, di casa, fatta per accudire alla
casa e che ci si presti volentieri - Donna divor-
ziata, che ha fatto divorzio, s'è sciolta d.ii vincoli
del matrimonio; feconda, che fa figli, ha molti figli
(contr. di sterile); maritata, che ha marito, è
moglie; nubile, in età da marito e ancora zitella .
primaiuola, primipara, la donna che partorisce per la
prima volta; vedova, in ìstatodi vedovanza: Vi. don iia
alla quale sia morto il marito; vergine, la donna che
àncora non ha usato o subito il coito (contr., sver-
ginata, deflorata); zitella, la fanciulla, !a donna che
non ha ancora marito; zitellona, la donna invec-
chiata senza prender marito (ingl., spinler). - Donna
e madonna, padrona assoluta, specialmente nella
propria casa. - Donzella, femmina in età da marito.
- Fanciulla, ragazza, giovane donna non ancora
maritata. - Figlia, femmin. di figlio. - Figliuole
d'Eoa, le donne (quando si vuol alludere e perdo-
nare le loro fragilità). - La gonnella, la soltana, le
donne in genere. - Madre, la donna in relazione
alla sua prole; la donna che ha figli, un figlio, -
Madrina, la donna che tiene a battesimo o a
cresinift. ■ Nonna, rispetto a un figlio, la madre
della madre o del padre. - Sposa, la donna fidan-
zata, in promessa di matrimonio ; anche, la donna
sposata di fresco. - Tizia, donna qualunque o che
non si vuol nominare
Da donna, di cose che si convengono a lei o che
essa usa o fa, - Donnescamente, da donna, con atti,
modi, costumi propri di donna: feuimineamenle,
feinininescamente, femminilmente. - Donnesco (ma-
niere di 0 da donna, fare, lusso donnesco): e//e-
936
minato; femmineo, femminesco, femminèvole, fem-
minino; muliebre.- Donm'ccio/ato, azione o discorso
da donnicciola.
La donna secondo la condizione,
la professione, il mestiere.
Condizione. — Baronessa, covtessa, duchessa, mar-
chesa, prinripessa, reciiva, imperatrice, reggasi a ba-
roìie, a conte, a duca, a marchese, a prin-
cipe, a re, a imperatoì-e.- Casalinga, xoca usata
a Milano per indicare la condizione sociale della
donna che non ha mestiere, né arte, e non é ajiiata.
- Ciana (voce dialettale fiorentina), donna del \o'go;
donna pettegola, senza educazione, sia pur signora.
E ciane si cìiiamano le donne dei quartieri sudici
e più remoti della città di Firenze, le quali non
solo parlano il vernacolo schietto, ma sono spesso
screanzate. - Coniubiva, la donna che convive con
un uomo senza essergli moglie: caccia riservata,
driula, mala pratica, mantenuta (v. d'uso), man-
giaguadagnina, pratica, pratichetta, scrofa (ingiur.).
E stare a posta, essere, fare la concubina. - Crezia
(accorciam. di Lucrezia), donna del volgo. - Crezia
rincivilita, donna del volgo arricchita.
Dama, gentihionna, signora. E gran dama, si-
gnora di educazione eletta. - Dama, dami(,eìla di
com}iagnia, dama, di condizione civile e istruta, che
ha l'ufficio di slare in compagnia di qualche si-
gnora, specialmente d'alto grado. - Favorita, la bella
d'un re, d'un principe e simili. - Lady, in inglese
vale signora, ed è nome che si dà alle dame della
nobiltà.
JW«f/(/ ma, francesismo per signora: si usa, per Io
più, sulle sf pra<c?rte dirette alle signore nobili o
parlando con quah he s gnora maritata. Frane, ma-
dame. - Madonna, per madama, us; hi talvolta scher-
zosam.: monna. -ilf/ws.-Y/ja, la donna (he ha il governo
della casa: frane, maiagère. - Matrona, signora
romana; signora autorevole per età e nobiltà. - 3it-
lady, forma ludiana e francese dell'ingleie my lady,
< niia signora >.
Nobil donna, la signora nobile (della nohiltà),
colta, ecc.: gentildonna. - Odalisca, schiava dell'/ta-
rem al servizio delle donne del sultano - PUbea,
donna della plebe. - Popolana, donna del popolo.
Sigtiora, donna, maritata o vedova, di civile
condizione. - Sultana, ciascuna delle donne di mag
gior grado nell'harem di un sultano.
Professione. — Avvocote>-sa, donna che esercita
la professione di avvocato; nell'uso, anche la
moglie d'un avvocato e la dunna che vuol fare da
saccente. • Ballerina (femmin. di hulhrino), ar-
tista, danzatrice da teatro. - Caìilattti , artista di
canto. - Còmica, artista da teatro: veggasi a cd-
mico.
Dottoressa, la donna che esercita professione di
medico o è addottorata in belle lettere o in qualche
ramo di scienza. - Jjevatrice, donna che, per pro-
fessione, assiste le partorienti e ne accoglie il parto.
- Maestra, donna ci e insegna, fa scuola, come il
maestro. - Mima, artista da teatro, nel corpo di
bailo.' \eggasi and e a coreografia e a mimo.
- Modella, donna che, nelle scuole d'arte o nello
studio d'un artista (pillore, scultore, ecc.), si at-
teggia per essere ritratta al naturale, in lutto il
corpo 0 in una parte. - Monaca, religiosa rego-
lare, di convento (suora, badessa, priora, ecc.).
Pittrice, femmin. di pittore • Prima donna, fra
le attrici, quella che sostiene le parti principali;
fra le cantanti, il soprano. - Professoressa, femmin.
di professore. - Scnttrice, femmin. di scrittore,-
Scultrice, femmin. di scultore. -Sonnambula, donna
che fa professione (per via di magnetismo animale,
vero 0 falso) di rivelare cose occulte e futuie: in-
dovina, pitonessa. - Strega, donna che faceva malie
per mezzo (diceva o credeva) del demonio.
Telefonista, telegrafista, donna impiegata al tele-
fono, al telegrato.
MESTIERE. — Aia, donna che t'ene in custodia i
bambini. - Balia, donna che dà V allattamento
per mestiere: nutrice. - Bambinaia, donna, ragazza
che custodisce un bambino o più bambini: frane,
bonne. - Bidella, inserviente di scuola. - Bracina,
donna che vende le brace, carbonella minuta; in
senso generico, donna dell'infimo volgo.
Cameriera, donna di servizio.- Chellerìna (ted.),
cameriera di caffé. - Commessa, addetta di bottegaf
impiegata di commercio. - Contadina, lavoratrice
dei campi: femmin. di contadino. - Crestaia f
più comunemente modista. - Cucitrice, donna che
esercita il mestiere di cucire. - Cuoca, femmin. di
cuoco. • Dattilografa, donna che lavora alla mac-
china da scrivere.
Giornante, donna che va a lavorare in giornata
nelle case. - Governante, donna che ha il governo
d' una casa, d' una famiglia, in sostituzione o in
aiuto della padrona. - Guardarobiera, donna incari-
cata della cura della biancheria in alberghi, in
collegi, in case signorili. - Infermiera, femmin. di
infentìiiei^e.
Lavandaia, femmin. di lavandaio. • Modista^
donna che fa cappelli e altre acconciature femminili.
- Operaia, femmin. di operaio.- Pettinatrice, donna
che esercita il mestiere di pettinare. - Portinaia,
femmin. di poi'tmaio.
Bicumalì ice, donna, che per mestiere tratta il ri-
canìo. - Sarta, femmin. di sarto. - Serva, femmin.
di servo. - Sguattera, serva di cucina. - Stiratrice,
donna che esercita il mestiere dello stirare. - Vi'
vaìidiera, femmin. di vivandiere.
La donna nell'aspetto fisico,
nel vestire, ecc.
Allampanata, magra, sparuta; andata ai cani,
donna che, per gli anni o per malattia, ha
perduto ogni attrattiva della bellezza; appetitosa,
piacevole, stuzzicante; avciitata, che fa bella mo-
stra di sé, è attraente, anche troppo : donna dai
rilievi procaci ; bella, che ha i requisiti della bel-
lezza (veggasi a beilo); bionda, che ha il crine
biondo; bóffire, bofjiiiona, grassa e avvenente;
bruna, di crine bruno, e anche di carnagio-
ne; brutta, veggasi a brutto; calva, che ha man-
canza di capelli; canuta, coi capelli bianchi; ca-
pricciosa, di capriccio, non bella, ma con un non»
so che di originale che piace; rfé-Zicato, fine di mem-
bra e di lineamenti; disfatta, malandata, scomposta,
sformala di corpo, slatta; fatta, in pieno sviluppo ;
fulva, che ha i calvelli rossi ; 'giunonica, detto di
donna formosa: attributo di membra di donna in cui
la tiellezza non sia disgiunta da prestanza ed opimo
sviluppo; granita, di donna dalle forme pronunciate
e sode ; grassa, veggasi a grasso; magra, veggasi
DONNA
937
a magro: giovane^ giovine, che ha poco tempo
di vita; imbellettata, con la taccia impiastri^'ciata di
belletto (donna dipinta e inrernicinta come una seo-
della, rno'to imbelletlata); infarinata (scherz.), che
si dà molta cipria; malerassdhile, agg. scherz.
volg., di donna che si mantiene sempre discreta-
mente bella e in carne; mora, moretta (morettina,
morettaccia, morettona), bruna di pelle e di capelli;
nana, molto piccola (veggasi a//a«o); oòesrt, grassa
e grossa di ventre: veggasi ad o6«.so; pe/a/o, senza
capelli; pingue, grassa, con molto adipe; ricciola,
elle ha i capelli ricci; srinpata,d\ bellezza avviz-
zita; senza fiancìii, slombata, smilza, snella; soda
come una pina, di carni sode, dure; stantìa, in-
nanzi negli anni, nell'età; svisata, di donna che non
è bella, ma che ha nel volto qualche cosa di pia-
cente; tra le due selle, né bella, né brutta; né alta,
né bassa; né grassa, né magra; né giovane, né vec-
chia (anche, di mezza tacca); vecchia, detto a vec-
chio.
Accidente, di donna brutta, di forme maschili e
piuttosto rospa. - Accinga (figur.), donna secca, nia-
grissima. - Anrroia, donna vecchia e deforme. - An-
giola o angela (Tigur.). donna che per la sua bellezza
oper la sua virtù sembri degna di essere paragonata agli
angeli; ma si adopera più frequentemente il ma-
schile: « Quella donna è un angiolo! ». - Arpia,
di persona e specialmente di donna secca, brutta e
dispettosa. - Astro sul tramonto: di donna bella che
invecchia.
Barchilinna, donna grande e grossa, ma buona a
nulla. - Bnffona, donna che abbia baffi relativa-
mente vistosi. - Balia (pare una balia), di donna
grassa con un gran seno. - Bambolona (scherz.), di
donna sul fior deu'li anni, ma con idea di beltà e di
grassezza. - Batuffolo, donna piccola e grassa. - Be-
fana ((igur.), douria brutta, contralTatta, antipatica:
strega. - Befanone, fantesca paurosa. - Bel fusto
(famil. scherz.), donna alta e ben proporzionata. -
Bell'asta di donna, donna alla e ben fatta. - Bel
pezzo di Marcantonia, di ragazza, di donna ben fatta,
atticciata. - Belle cicce, per vezzo, di donna con bella
carnagione e grassoccia. - Bocconcino (un), donnetta
bellina avvenente.
(Camorro: si applica a donna, ed esprime il com-
plesso d'ogni bruttezza. ■ Carcassa (spreg.), donna
ormai già vecchia, sfatta e mal andata. - Carrata,
di donna estremamente grassa. - Carnesecca, donna
vecchia e secca. - Cassandra, donna grassa, mal
fatta, specialmente di campagna. - Cassone, di una
donna grassa, ma sfatta e avanzata in età. - Chitar-
roni', donna grassa, sfatta. - Ciabatta (figur.), di donna
malandata per gli strapazzi. - Ciscranna, donna
vecchia, grassa e sfatta. - (Joncona, donnona grassa,
poltrona. - Crevetle, voce del gergo familiare fran-
cese, donna elegante; letteralmente granchiolina.
hara (figur.), donna vecchia e brutta. - Fattora
(pare una fattoi a), di giovane donna grassa e fresca
e un po' grossolana nei modi. - Gallina vecchia, di
donna vecchia. Gendarme (figur.), di donna alta e
§rassa e con maniere e voce da uomo. - Genga,
onna sciatta. - Giunone, donna di forme piuttosto
abbondanti (forme giunoniche, giunonie).
Marcantonia, donna grande e grossa. - Maschiac-
cio: spreg. di donna che ha dell'uomo nel fare,
nella forma. - Mascula, latinismo, detto di donna
che ahbia in sé alcun che di maschile. - Matrona:
di donna anche giovane, ma grassa e che sta sul
J[rave. - Megèra, una delle tre Furie: di donna trista,
ariosa, vecchia, brutta, e supponendola cattiva. -
Mimma, soprannome di donna dal viso piccolo come
una bambina. - Misalta, donna grassa e fresca. -
Ninfa: si dice qualche volta per donna bella.
Parafulmine (scherz.), donna lunga, alta di sta-
tura. - Bezzo da sessanta: di donna fatticcia e bella.
E un bel pezzo, donna ben formata, complessa di
corporatura. - Pietanzona, pitanzona: di donna
alta e molto grassa. - Pinocchina, di donna piccola
e grassoccia. - Pina, di donna giovane tuttora che
abbia le carni sode e sia ben formata. - Pinocchina,
donna picrolina, ma grassoccia e ben proporzionata.
- Pispola (figur ), donnetta piacente. - Proserpina,
figura di donna scaniulfata. - Pupàttola, donna pic-
cola e con viso tondo e colorito, come si vedono
essere le bambole di legno col volto ingessato.
Btficolona, donna lunga e sciatta, e anche di donna
che sia sempre in giro. - Rinfrosina, voce di di-
spregio ad una donna.
Scarparcia o scar pellaccia vecchia, scarcinme, donna
ormai andata e che vai poco o per l'età o per lus-
suria. - Scimmietta (figur.) , di donna piccola
e brutta. - Segrenna, donna magra e sparuta.
- Serpente, di donna bruttissima. Peggior,, serpen-
tone. - Sfasciume, di donna che per età o per ac-
ciacchi abbia perduto la freschezza, il fiore della
bellezza: donna molto mal ridotta fisicamente. -
Sguattera, donna poco pulita. - Soldataccio, di donna
che ha maniere troppo maschili e ardite. • Spatan-
fiona, spanfìerona, lo stesso che pietanzona. - Stre-
fìniicciolo, strofinacciolo, donna sciatta e di mala vita.
- Stangona, donna alta alta, lunga lunga e non cor-
pulenta in proporzione: spilungona. - Stucchino (fi-
gur.), donna anche belloccia e rileccata, ma senza
espressione, senza vivacità.
Tegame (spreg. figur), di donna mal sagomata,
sfatta. - Tinca (figur.), donna secca e molto bruna
di carnagione. - Topa, topina (femm. scherz. di topo),
vezzegg. di donna - Una madre baitssa: di donna
grassoccia e ben messa, anche di panni. - Una sog-
nerà (figur.), di donna piccina. - U'ia monaca, di
donna senza vivacità, e piuttosto con molta per-
fidia. - Una pallina di grasso, di burro, di donna
piccoletla e grassoccia. - Un reciticcio, una ri-
cetta per la lussuria: di donna repugnantemente
brutta.
Versiera, donna bruttissima, paurosamente brutta.
- Viragine, virago, donna fisicamente e moralmente
virile; che ha coraggio e abituilini da maschio:
atterrione (disus.), bargello, campionessa, donna ma-
schile, gendarme, giandarme, maschiaccio; donna
uomo, donna che la da uomo, ha del maschio, porta
i calzoni, porta le brache, si incalzoaa.
La. donna sotto l'aspetto morale.
Donna allegra, allegraccia, che si dà bella vita e
buon tempo; buona, di cuore buono; cattiva, di
cattivo cuore; compiacente, che hsi co tn piacenza;
anche, di donna equivoca; donna da finestra, di
mala vita, di contegno non castigato, di con-
dotta libera; del giro, familiarm., di douna licen-
ziosamente libera o di professione sospetta: dorma
che sta al giro, alla conia; di basso affare, trivaie,
di cattivo conio; di garbo, dabbene; di mala vita,
scostumata, senza buon costume; di mondo, di
partito, equivoca; di neve, fredda, senza passione;
disonesta, di condotta contraria 3l\ì' onestà: di mal
aff"are; facile, arrendevole (ha senso equivoco); leg-
938
DONNA
(fiera, che non tien conto della sua riputazione, si
abbandona facilmente, è frivola; galante, elegante ài
modi e nel vestire; impvdira, senza pudore; ine-
tpiigticbile 'figur.), di onestà a tutta prova, resi-
stenle a tutti gli attacchi, a tutte le insidie; isterica,
affpt'3 da islerismo, morbosamente nervosa; lan-
guido, sfntimentale, affettata; libera, in senso buo-
no, la donna superiore alle debolezze e ai pregiudizi
del suo sesso; in senso cattivo, donna di facili co-
stami; lussuriosa, dedita alla lussuria; ninfo-
mane, la donna affetta da ninfomania {afrodi^io-
mania , andromania, furore uterino, isteromanià),
cioè da ardore eccessivo e morboso per i piaceri
venerei; pudica, che ha pudore; sciupata, di mali
cosium'ì',' sentimentale, che affetta di essere schiva
da ogni cosa tanto o poco prosastica; tutta casa e
chiesa, aliena dai divertimenti del mondo.
Avanzo del tale (anche solo avanzo), donna di
cattiva vita. - Avvocatessa, donna che parla molto,
in difesa di qualcuno o di qualche cosa. - Avventu-
riera, donna equivoca, che cerca di far fortuna con
avventure amorose.
Baccante, donna senza riserbo e scorrettamente
allegra. - Baccella, donna di poco criterio, - Baga-
scia, baldracca, baldracccna, donna triviale, di mali
costumi: prostiiula. ■ Bargella, donna fuiLa, trin-
cata; donna ciarlona. - Bas-bleu, letteralmente, iti
francese, significa calza ozzuira e dicesi di ogni
donna saccente, inframmettente, che la pretende a
letterata. - Buessa, donna ignorante, inetta (modo
Lasso). - Bvìattina (fìgur.), donija non seria, che fa
azioni burattinesche.
Caccia riservata, di donna libera, o libera in quan-
tum, che sia impegnata con uno e stia per quello.
• Cagna (figur.), donnaccia cattiva, dispettosa, rab-
biosa. - Cancelliera, donna saccente. - Caporalaccio
(figur.), donna riottosa, con modi da omaccio, -
Carrucola (fìgur ), donna equivoca. - Ce(ca (figur.
popol.), donna ciarlona, sciamannata. - Cenerentola,
donna che ha dei meriti e che pure è spregiata,
messa apposta a fare i più umili e umilianti ser-
vigi. - Chiaccherona, donna che chiacchiera molto.
- Cignala, donna pubblica: prostituta. - Ciondola,
di donna cialtrona, trascurata nel vestire, sboccata
nel parlare. - Ciotta, donna ciacciona, briosa - duca,
di donna stupida, maleducata. - Civetta, donna
che vagheggia gli uomini, sta snW amoreggiare,
sul farsi corteggiare. - Colombina, di donna che
fa la pura, la casta. - Cercare (scherz.), la donna
che volontieri sta a ciarlare, a far pettegolezzi col
vicinato. - Cortigiana, veggasi a cortigiano.
Demi-mondaine (frane.) , donna che vive delle
proprie grazie e delle altrui: qualche cosa di
diverso dalla cortigiana e dalla meretrice. - Dem.o-
niello, di donna giovane e graziosamente vivace. -
Diàscolo, donna trista. - Diavolo in veste femminile,
donna vivacissima; ancbe, donna maligna. - Diu-
siona, donna di mal affare; detto anche per in-
giuria.
Fata (figur.), donna che riesce a far tutto. -
Filosofa, donna saccente, sputasentenze. - Frasca,
fraschetta, donna vana e leggiera.
Garga, donna astutissima. - Gonnellona, donna
che sta sempre in giro. - Landra, donna di mal
affare. - Locusta (non pop.), donna avida, merce-
naria.
Maddahna, donna libera di costumi. - Maddalena
pentita : di giovane donna che dopo aver fatta la
vita galante, aver corso la cavallina, si sia dedicata alle
^ oratiche religiose e a Dio prima che gli uomini
cessassero di starle intorno. - Madonnina infil-
zata, di ragazza o donna in apparenza modesta e
vergognosa, ma nel fatto maliziosa e scaltra. -
Maèstra, femmin. di maestro: donna che la sa
lunga. - Maga, di donna che riesce a far tutto. -
Mantenuta, donna che fa vita galante, godendo i sus-
sidi di qualche ganzo. - Marglierila penitenle: di
donna stata galante e datasi poi a vita o ad apparenza
di vita religiosa. - Megèra, donna vecchia, furiosa. -
Messalina, antonomasticam , donna rotta ai piaceri e
sessualmente degenerata. - Mezza calzetta, locuzione
milanese: dicesi di donna che vuol parere e valere
più che non sia. - Mona tenerina, donna affettata-
mente delicata, alla quale tutto riesce faticoso. -
Mondana: dicesi di donna che ama la vita e i pia-
ceri mondani.
Orizzontale (ned. frane, d'uso), donna pubblica,
donna galalite.
Papessa (scherz.), donna involta negli agi. - Pe-
dantessa, femmin. di pedante, - Pedina, contrap-
posto a dama : donna non nobile, che pure veste e
e si dà arie da signora : brucina, madamina. - Ire
dicotoressa, donna che fa da predicatore.
S'illanseccia (fìgur.), pettegola, fraschetta. - SantOf
rellina, dicevasi in antico di persona molto divota,
poi ironicamente di donna che sotto la vereconda,
innocente parvenza altro nasconde. -Sc/uara 6ta»/(0
(neol.), donna tratta a mala vita con ingannevoli
pretesti da incettatori o incettatrici. - Scrofa (fig.),
troia, per ingiuria a donna. - Sgualdrina, donnaccia
svergognata, di conio: meretrice, prostituta. - Si-
rena, donna che seduca pel suo canto, per le sue
grazie. - Sócera, suòcer-a (fìgur.), donna saccente, che
vuol fare i conti addosso. - Sputapepe, donna
linguacciuta. - Stradina, donna da strada, becera.
- Strega, maliarda ; si dice pure alle donne vec-
chie e brutte e parimente a una donna sottile ed
accorta, ma in cattivo senso.
Torcia, torcione, meretrice, donna disonesta. -
Traviata, per similit., una donna di mondo. -
Trecca, donna che fa pompa di sé, quasi mettendo
in mostra la merce per venderla. - Tiibada (non
comune), meretrice. - Vergine Rossa: dicesi, per
estensione (in origine fu chiamata così Luisa Mi-
chel), di donna anarchica, che scende per le vie
ad accendere la sommossa. - Vergine e martire
(iron.), di donna molto libera. - Vestale (iron. e fa-
miliarmente), si dice talora per meretrice, donna
del giro.
FlGCBE STOBICHE, MITOLOGICHE, ECC.
Amàzzone (figur.), donna d'animo gagliardo. Le etnea-
zoni, dame guerriere della Cappadocia, abitatrici delle
rive del Termodonte, non volevano uomini e noa
convenivano con loro che una volta all'anno, dopo
di che li rimandavano alle loro case; era mestieri,
però, che essi avessero ucciso tre dei loro nemici. -
Antiope, regina delle Amazzoni, vinta e fatta pri-
gioniera da Enoie, che la donò a Teseo. - Armida.
personaggio fantastico della Gerusalemme libeiata:
figur., donna bella e maliarda.
Baccante, sacerdotessa di Bacco: per similitud.,
donna dèdita alla gozzoviglia, allo stravizio.
Cassandra, figlia di Priamo e di Ecuba, sacerdo-
tessa di Apollo, il quale se ne invaghì e le conce-
dette il dono della profezia, ma poi fece sì che le
profezie di lei non fossero credute. Ora, dicesi
Cassandra inascoltala di persona che prevede e
consiglia bene, ma alla quale non si dà ascolto. -
Cenerentola (frane, Cendrillon), protagonista d' una
^razidsa fiaba del Perrault ; ora, dicesi comunem.
di fanciulla abbandonata e costretta ai più umili
servigi accanto al focolare. - Circe, celebre fata che
converti in pesci i compagni di Ulisse: figur.,
donna fascinatrice. - Cleopatra, celebre regina d'E-
gitto: ora, detto per donna bella e seduttrice. -
Cornelia, dama romana, madre di dodici figli (i
<jracchi), dei quali ne perdette nove ed educò gli
altri in modo esemplare. Dicesi per donna e madre
virtuosissima, animosa.
Diaconessa, donna investita di certe dignità sacre
e che, massime nei primi tempi della Chiesa, at-
tendeva a certi sacri ministeri. - Didone, figlia di
un re di Tiro, secondo Virgilio uccisasi perchè ab-
bandonata da Enea. - Dulcinea, V amante di Don
Chisciolle della Mancia. - Eroina, protagonista di
una storia, d' un romanzo. - Etèra (voce greca),
letteralm. , compagna, amica. Neil' antica Grecia,
le etère erano una classe speciale di donne (me-
retrici d'alto grado) che esercitarono grande in-
fluenza, specialmente nella società ateniese. Famose:
Leera, Aspasia, Taide, Mirrina, Lamia, Targelia,
Teodata, Frine. - Eva, la prima donna, la madre
del genere umano, secondo le credenze cristiane. -
Frine, celebre etèra greca, nativa di Tespi, in Beo-
zia, vissuta nel IV secolo a. C. : fu modello di
Prassitele per le statue di Venere; trascinata da-
vanti ai giudici, fu da essi assolta per il fascino
esercitato dalla sua bellezza. Dicesi ora per donna
maliarda e venale. - Lucrezia, donna romana, mo-
glie di Tarquinio Collatino, uccisasi con un colpo
di pugnale per essere stata violentata da Sesto Tar
quinio. Ora, sinonimo di donna virtuosa.
Medea, amante dell'argonauta Giasone, lo aiutò
nella conquista del vello d' oro ; cacciata da lui,
sgozzò i figli che ne aveva avuto e mandò una ve-
ste avvelenata a Creusa, da Giasone condotta sposa.
Si dice di donna vendicativa e crudele. - Mènade.
Baccante furibonda : dicesi di donna furiosa. - Mes-
salina, terza moglie di Claudio, imperatore romano,
famosissima per la sua libidine e i suoi delitti. Di-
cesi di donna lussuriosa.
Niobe, figlia di Tantalo e moglie di Anfione, re
di Tebe: vide perire i suoi figli sotto i dardi di
Apollo e di Latona. Dicesi di madre angosciata per
la perdita della sua prole. - Pandora, la prima
donna formata da Vulcano con la creta e dagli dèi
dotata di tutte le grazie. - Sibilla, donna alla quale
gli antichi attribuivano la conoscenza del futuro. -
Sùccubo, spirito che si credeva pigliasse forma di
donna. - Susanna, donna ebrea leggendaria per
avere resistito alle impure voglie di due vecchioni,
i quali la calunniarono. - Uri, donna del paradiso
di Maometto. - Valchirie, donne del paradiso degli
Scandinavi. - Vestale, sacerdotessa di Vesta, cu-
stode del fuoco sacro, nell'antica Roma. • Prefica,
nell'antica Roma, donni prezzolata per piangere e
Jodare i mortu
iiroumenti, ornamenti, arnesi varì della donna.
Luoghi in cui vive.
Aceapoatoio, specie di cappa, per Io più di lino,
che le oonne si mettono sulle spalle, specialmente
939
quando si pettinano o si fanno pettinare. - Boa,
lunga pelliccia da collo. - Busto, particolare in-
dumento, armato di stecche, usato dalle donne per
stringere i fianchi e sorreggere il seno. - Calza-
tura, ciò che serve a calzare i piedi o le gambe.
- Cappellino, cappello da signora. - Corsetto, la
parte superiore della veste muliebre. - Cuffia, ber-
retta da donna attempata. - Gonna, gonnella, veste
dalla cintura ai piedi. - Grembiale, pezzo di
panno o d'altro che le donne tengono cinto da-
vanti. - Guanto, copertura della mano e delle
dita. - Guardinfante, arnese fatto di cerchi e, un
tempo, portato dalle donne sotto la gonnella: cri-
nolina, crinolino. - Manicotto, specie di sacco nel
quale le donne infilano le mani, per ripararsi dal
freddo. - Mantellina, mantello da donna. - Scialle,
drappo che le donne portano sulle spalle. - Sot-
tana, gonnella che si mette sotlo altre vesti. -
Velo, tela finissima e trasparente che le donne
pongono in capo. - Veste, vestito, il vestimento,
l'abito. - Water-proof (ingl.), specie di mantello im-
permeabile per signora. - Zendado, sottile drappo
di seta, portato sulle spalle.
Anello, ornamento che si infila nelle dita. -
Sraccialetfo, ornamento del braccio. - Collana,
ornamento da collo. - Diadema, specie di corona,
di metallo prezioso, o anche di brillanti, per or-
namento del capo. - Merletto, nastro, pizzo,
veggasi a queste voci. - Monile, collana, vezzo. -
Orecchino, ornamento che si infigge nell'orecchio.
- Raggiera, insieme delle spadine d'argento, sorta
di spilloni che portano in capo le donne brianzole.
- Spilla, spillo elegante e di varia maniera. -
Spillone, grosso spillo per appuntare il cappellino.
Moltissimi gli arnesi usati dalle donne, quali
Vago, il ditale, i ferri da calza, il fuso per
filare ; Vuncinetto per il incanto, lo spillo per
appuntare, il ferro per stirare; il calamistro e
altro per arricciare i capelli; il ventaglio per
farsi vento, ecc. - Pettine, noto strumento usato
per i capelli ; dalle donne appuntato in questi
anche. per sostenerli o per ornamento.
Canestrina, cestello, panierino nel quale la donna
tiene quanto le occorre per cucire, per ricamare e
per altri lavori. - Macchina da cucire, veggasi a
cucire.
Luoghi. — Arem, harem (arabo, herim), apparta-
mento, luogo appartato e destinato alle donne mu-
sulmane, aperto solo al marito o al padrone e cu-
stodito da eunuchi: areme, aremme ; serraglio, ser-
raglio di donne. Anche, il complesso delle donne,
delle sultane e delle odalische rinchiuse. - Ginecèo,
presso i Greci, parte della casa dove abitavano solo le
donne, le quali avevano per lo più un quartiere
separato allorché appartenevano a buone famiglie.
Stavano assai ritirate, non mangiando coi loro ma-
riti quando in casa ci fossero forestieri. - Gine-
comio, ospedale femminile - Postribolo, lupanare;
luogo nel quale si esercita pubblicamente la pro-
stituzione.
Cose e termini vari relativi alla donna.
La donna diflerisce dall'uomo per il sesso, ossia
per la diversità dei genitali, inoltre per avere le
mammelle (veggasi a nìamm.ella), l'utero, i ca-
pelli più lunghi, una corporatura più delicata.
^0
DONNA
Bon avere barba, eac. ■ Natura, le parti pudende
della femmina
Atociu, sterilità della donna. - Età critica, o cli-
materica, periodo della ^ita muliebre in cui cessa
la meslruazione. - Fiori biamìii, scolo morboso
delle donne: leucorrea (liredeie bianco, avere i
fori bianchi). - GraviOaitza, vegliasi a quesla
Toce. - I.ocìti, evacuazione, più o meno sanguino-
lenta e mucosa, che ha luogo nelle vie genitali,
dojio il parto e continua durante il puerperio per
un ttmjo più 0 meno lungo. - Mevopavsa, termine
medico che significa il cessare dei niesirui verso i
cinquant'anni. - JUesft'uazioiie (mesti naie, viesirvoj,
veggasi a questa voce. - Meircrrayìa, pei dita di
sangue che si manifesta o prinia delia pubertà o
nell'eia climaterica, o fuori del tempo della me-
struazione. - Tarlo, V alto del parto e anche la
creatura partorita. - Pveìperio, veggasi a puer-
pera.
Amore lesbiano, o leibiaco, vizio osceno femmi-
nile, amore tra donna e donna (cosi dello perchè
praticato anticani. da donne dell'isola di Lesbo). -
Armi delie finimine (figur. e scberz.), le lagrime,
le gentilezze, le preghiere. - j4sfc/(^ofn;/s?o, onanismo
della donna. - Tiiìodisri'O, forma di inversione del-
l'ibliiito sessuale nella donna.
G'hecocìaz'ia, dominio di femmine. - Givecoìatìia,
adorazione della donna. - Ginecologia, parte
della njedicina che tratta delle malattie, ecc., delle
donne. - Giverotcwia, anatomia della donna. -
Oiitetricia, parte della chirurgia che riguarda
la cura delle partorienti.
Poriìocrazw, governo di donne cortigiane. - Por-
noqrnjìa, descrizione delle prostitute e della prosti-
tuzione in rapporto all'igiene jiubblica; anche,
scritto, discorso, vignetta licenziosi, scurrili.
Antifetìiviinismo, dottrina contraria al femmini-
smo e antifemniinista chi la prolessa, la segue. -
Emancipazione della donna, parificazione della donna
ali uomo nei diritti e nell'esercizio di essi, scioglien-
dola dai vincoli speciali in cui la società ha tenuto
lino ad ora il sesso femminile. - Fenmiinvmo, il
coniplesso delle teorie e delle azioni che tendono a
stabilire l'egupglianza giuridica, sociale e intellet-
tuale della donna rispetto all'uomo - Gircmiita: si
chianò cosi una canzonetta in lode di tutte le
parli del vestire muliebre. - Mondualdo^ veggasi a
dote.
Accrcettare, delle donne che lusingano gli uo-
mini : far la civcffa. - Aver ccmmeicio con qual-
cuno, averci relazione amorosa, e, per lo più,
non onesta. - Dare la caccia ai merli: di donne
e(|ui\oche che vanno in giro. - Dichiocriarsi, si dice
scherz. della donna che non vuole essere più chioc-
cia 0 per amore o per forza. - Darsi alla vita al-
legra, a Jar la signora: di donna, in senso equi-
voco. - Enti are in figliuoli: cominciare ad averne;
esfeìe fvoìi di figliuoli, di donna, essere fuori dal-
l'età di poterne fare. - Essere del cento, delle donne
che non hanno le loro purghe. - Far la civetta,
detto delle donne che, per vanità o capriccio più
che per amore, si studiano con le loro lusinghe e
moine di sedurre, di acchiappare i merli. - Incivettire,
diventar civetta. - Portale i calzoni, quando la
donna fa da uomo, non per opere assennale e
buone, ma bensì per capriccioso comando e impe-
rio sull'uomo. - Prostituirsi, abbandonarsi che di
sé fanno certe donne p( r mercede o per vizio : veg-
gasi a j'rostituzione, - Syounellare : di quelle
donne che >anno continuamente in giro, massima-
mente per le chiese. - Stare alla finestra a rim-
balzolore: ad allettare. - StrebUiare, stn-picciarsi,
pulirsi; quel che fanno le donne lisciandosi.
Cariàtide, statua di donna per sostegno. -
Ibrisliclte, leste in onore delle donne d'Argo, le
quali si abbigliavano da uomo.
Locuzioni e provebbì.
Essere un fidecommesso, di ragazza che non trova
marito (dicesi anche d'una persona uggiosa). - Esserci
anche il companatico, di una donna gigantesca per
forme opulente, oppure anche allraentissima per il
suo insic me. - Gullinetla che va per casa o ch'ella
becca 0 the è beccata: le donne mangiano poco a
tavola, perchè hanno il tempo e l'occasione di man-
giare lungo il giorno. - Parere la Madonna dei do-
lori: di donna accigliata, afflitta. - Parere la vechia,
0 la vecrhina dell'aceto: di donna piccina o rifinita
che ha l'aria di vecchia. - Parere la vecchina dei-
Coche: di donna vecchia, piccola, meschina, grin-
zosa - Parere le Maìie, le tre Marie: di donne
meste, piangenti. - Voler fare la bella dea: di don-
na vanitosa.
Cherchez la femme, motto francese, comunissimo tra
noi, per additare nella donna la cagione prima e occulta
dei fatti umani, specie delittuosi. - Et vera incessu
patuit dea (e vera dea apparve all' incedere : cosi
Virgilio, ndVEiìeide, descrivendo Venere che ap-
pare ad Ejiya): si dice talvolta di donna bella e
maestosa nel portamento.
Provekbì ; Acqua, fuoco e mala femmina cacciano
la gente di casa. - Al buio tutte le gatte son bige,
tulle le cose son belle e specialmente le donne. -
Alla conocchia anche il pazzo singinccchia (per
conocchia si intende la donna casalinga, la donna
di Salomone). - Amor, dispetto, gelosia sul cor di
ogni donna han signoiia. - Astuzia di donna le
vince tutte - Chi disse donna disse danno. - Delle
donne con le basette Dio ci guardi: son saette. -
Dui mare sale e dalla donna male. - Donna buona
vale una corona. - Donna danno, sposa spesa, moglie
maglio. - Donna e fuoco, toccali poco. • Donna e
luna, oggi serena e domani bruna. - Donna e ca-
stagna, bella di fuori e dentro è la magagna. • Donna
e vino imbriaca il grande e il piccolino. - Donna
prudente è una gioia eccellente. - La donna ha più
capricci che ricci. - Le buone donne non hanno né
occhi, né orecchi. - Le donne arrivano i pazzi e i
savi. - Le donne quasi tutte per parer belle si fanno
brutte. - Le donne son segrete come il dolor di corpo.
Le donne sono sante in chiesa, angeli in strada, dia-
vole in casa, civette alla finestra e gazze alla porta.
- S'è grande, è oziosa; se piccola, è viziosa; s'è
bella, é vanitosa; s'è brutta, è fastidiosa. - Più facile
trovar dolce l'assenzio che in mezzo a poche donne
tm gran silenzio. - Tira più un pel di sottana che
dodici paia di bovi in una piana: dell'influenza
che hanno le donne. - Tre donne e un aglio fanno
un mercato. - Tre donne fanno un mei'cato e quaU
tro una fiera.
L'uomo bispetto alla donna.
Bigamo, trigamo, poligamo, chi ha due, tre, più
mogli. - Cavalier servente, cosi il cavaliere aliri-
DOIfNACCOLA — DONZKILO
9\1
Olenti detto cicisbeo, donnaiuolo, sottaniere, vaghetj-
gino. E cosi anche oi%\ l'amaate d'aia sis^nora
maritata. - Dm Giovanni, familiinn^ate, di au lace,
fortunato e spregiudicalo coni|aistAlore di do ine. -
Effeminato, chi ha costumi da donna. - Inna-
morato, preso da amore par una donna. - \ton-
sieur Aljìhonse, chi vive alle spalle di uni donna:
mantenuto. - Misogiao, chi ha repulsione per (a
donna nei rapporti sessuali (misoginia, avversione
alle donne). - Mmogarno, chi sposa solo una donna.
- Perondiiio, rierbino. - Puttaniere, sinonimo spre-
giativo e plebeo di donnaiuolo - Sout'ìn'iur, voce
del gergo francese usata anche da noi per in lic.ire
chi vive alle spalle delie prostitute (in Dmte, ru/"-
fian, baratti e simile lordura). - Z'ir'jìao, chi la
bella mostra di sé per piacere alle donne.
Ganimede. persona,'gio mit)loj[ico. per la sua
bellezza fatto rapire da Giove: dicesi ora per va-
gheggino.- Ippone, 0 Melaniqie, principe greco tanto
pudico che si ritirò nelle selve per non vedere donne.
Corteggiare, fare dicliiarazioni e dim)>tra-
zioni d'amore ad una donna: amoreggiare ;
ronzare intorno ad una dinna. - Essere il gxllo
della Checca, popolarmente, chi ottiene segnalate
grazie, dalle donne in ispecie: il beniirnino. Ne' lo
stesso senso : essere il gallo di monna Fiora. - Far
l'asino, volgarmente, di chi comincia a soasi mare,
ad ammirare, a seguire alcuna donna. - Mettersi la
gonnella, agire da donna; prendere abitudini, costumi
femminili. - Tener donne: da mantenere. - Tirare
alla gonnella, star sempre accanto alla gon'iella, es-
sere attratto alle donne; star sempre intorno ad
esse.
Donnàccola. Una donna volgare.
Donnaiuolo. Chi volontieri pratica con la
donna, con le donne.
Donnescamente. A modo e costume di donna.
Donnesco. Di o da donna.
Donnina, donnone. Veggasi a donna,
Donnlcciaòla. La donna umile e di poco
animo.
Donnino. Bambina che ha maniere da donna.
Donno. Signore, padrone.
Dònnola. Quadrupede carnivoro poco più grosso
d'un topo. - Armellino, ermellino, piccolo animtle
simile alla faina e della cui pelle si fanno pre-
giale pelliccie. - Faina, animile rapace simile alla
dònnola. - Furetto (muntela furo): specie di dòn-
nola, originario dell'Africa e ad lomesticato i.n Eu-
ropa. - Puzzola, piccolo carnivoro muUelide, più
grosso delle specie congeneri, la donnola e l'ermel-
lino : si trova in tutta i' Europa, ed è un animile
perniciosissimo al pollame.
S'ìuittire, suono che dà la voce della donnola e
degli animali affini.
Dono. Ciò che si dà ad altri volonfariamente,
per cortesia o per uno scopo qualunque, sen^a pre-
tendere restituzione o ricambio : don iti vo, don izione,
largizione, presente. - Figur., ciascuna di qielte qi t
lità, morali o fisiche, che si riconoscono Ja Do.
dalla natura, dalla fort>ina. - Djnerello, dimin.
di dono. - Donatario, la persona a favore della quale
si fa una donazione; destinatario. - Djnitore, c'ii
dona: largitore. - Liberale, chi dona con Ubera'
lità, con larghezza, con generosità.
Caristerie, i doni che si offrivano ad una divi-
nità quale attestazione di pubblica gratituline per
favori che si supponevano ottenuti per sua inter-
cessione. - Gongiario, donazione die gli imperatori
romani facevano qualche volta ài popolo di Uoma,
distribuendo olio, grano, vino e anche denaro;
se ai sol lati, chiimivasi dìiatioo. - Dìna'ioo, ri-
compensa striordinaria, caposoldo, gratificazione,
ecc.; dono piuttosto in grande d' oggetti, di cose
reali, mi non di possessione.
D milióne (iat., donitio: terni, leg.), atto in virtù
del quile U'io si 3po.{lia volo itariamente e irrevo-
cabilmente del proprio patrimonio, o di parte di
esso, a favore di altra persona, che l'accetta, senza
compenso - D)nalio ad piis causa% per causa pia;
inter vio)s (Iat., tra vivi), di donazioni fatte, vigente
il donatore e il donatario; morlis nau^a, per causa
di morte; sub mio, par uno scopo determinato;
prop'er n'ip'iae, domziona delio sposo alla sposa.
Di'ti di na'ura o naturali, le facoltà della tnente
e dólVanimo. • Doni dello spirilo santo chiamano
i teolo,'i alcune quilità (sapienza, intelletto, scienza,
consiglio, fortezza, pietà, amor di Dio) infuse nel-
l'uom) da Dio. - Dinora, gli arredi che, oltra la
ilote. si danno alla sposa, quando va a mirilo. -
Onte, quanto si dà alla sposa, dono, patrimonio dato
gratuitimenie, ad altri (opera pia, istituto di benefi-
cenza e simili). - Elargizione, l'elargire, il d)nare,
l'ero ,'are ge.ierosamente dentro o altro. . Oriti-
flaazione. rimunerazione ad impiegati e simli. -
Leg Ito, dino, làscito che si conferisce m ere litàt
pjr te!it(t>nen*o o per codicillo. - OT'erta, l'atto
di offrire e la cosa dita in doao. • OJer te di Caino.
la peggior roba, o quella donata non di cuore. -
Paraguinto, maicia o donativo che i capi d'ufiicio
danno ai loro iinpie;?ati, ai co nnessi, ecc., per le festa
di .Natale. - Rg/alia, specie di tributo che il con-
tadino dà al padrone in uova, polli, ecc., oltre l'af-
fitto: app;nlice, appenlizia. Nel Veneto, onoranze;
in Toscana, pitti, vantaggi.- Rijilo, dono che si
fa in certe circostanze; cosa che si dà ad alcuno,
senza che vi abbia diritto e senza trarne prezzo. -
Sdiommo, dono fatto oltre lo stipenlio orlmirio.
Rtsoersione, diritto che può avere il domite so-
pravvivente al donatario, che non ha lasciato prole,
di ricuperare le cosa donate. - S^/'e/» ti, dono, re-
galo di capo d'anno. - Tenere di libjralità, quelle
che dai Riinmi erano distribuite al popolo perchè
ricevesse il dono iscritto in quelle.
DowRE, dire in dono, dare quilche cosa senza com-
penso, a titolo gratuito: dan gratis, ^ratuitinente;
essere cortese di checchissia; far cortesia di...; lasciar
uscire di mino; p)rgere in dono; presentare; pri-
varsi in favore d'altri; sicrificare al alcuno. - Bs-
nefi'iare, dare a titolo di 6-? ts.i -•e/isx - Gioirsi
una coia difli ochi, dare mdvole itieri. - Dire o
lanciare per Canima sui, de^ti \3id een)»ineo doni
per sulTi-agi dell'ani na prò, ir a. - Din ire per me-
narvi, per segni di ri'ìor lì. - Lirjfief jiirt, prò-
digire, donare, d tre o i li'tìrali^iì, co i larghezza,
COI pi'9 liji'ii'%. - Riloiire, ripete donare. -Ss-
■larre, tirare alcuno alle proprie voglie con allet-
tamìuli, con lusinghe, con doni.
A cwal dilato aoi si guarda in bocca, le cose
donile non si criticano. - Ti nei Dinios et dona fé-
ren'eì (te no le insidie dei nemici donatori): locu-
zi>'ie litini, in Vir<;ilio.
D'>n>ra. Ve^,'asi a doio.
D)a«olla. Giovane donna, in età da marito.
D inzallare (donzellati). Baloccarsi, stara in
oti^.
Oinzolllna. Pezzetto di pasta lievita, che si
min,'ia fritto.
O > anello. Il servo di un magistrato, del Co-
mane.
942
DONZKLLONA
Donzellona. Vecchia zitella, zitellona.
Dopo. Preposizione che indica ordine di tempo
o di luogo, nel senso di sufcedere, seguire: ap-
prpsso, da indi, da ivi a..., dappoi, dappresso, die-
tro, dipoi; fra (qualche giorno, ecc>, in capo a...,
infra (lina settimana, un mese, ecc.); in o per suc-
cesso di tempo; cassato (un giorno, un'ora, ecc.);
poi, più in là che..., poscia, post (lai.), presso,
quinci, seguente a..., sopra. Dopo è correlativo di
aitanti, e accenna a tempo successivo; il poi è
più genericamente lont.ino. - Consecutivo, che segue,
vien dopo: succedevole, successivo: aggiunto di cose
che vengono una dietro l'altra, senza interruzione
d'altra cosa. - Cov seguente, che segue, è posteriore ;
che vien dopo o deriva con)e conseguenza, - Im-
mediato, che viene subito dopo. - Pospositivo, che
si pospone, si mette dopo. - Posposto, messo dopo
(nel tempo, nell'ordine, nel grado, ecc.). - Posteri,
coloro che verranno un pezzo dopo di noi. - Po-
steriore, che vien dopo, dietro, rispetto alla posi-
zione. - Posticipato, posposto nel tempo e nell'or-
dine. - Secondo, che viene dopo il primo. -
Sussecutivo, sussequeìite, che sussegue, segue, viene
dopo in ordine di tempo e simili: veggasi a se-
guire. - Ulteriore, che viene o verrà dopo.
A posteriori, termine filosofico latino che vuol
dire da ciò che viene dopo, e si intende una dimo-
strazione che si basa sopra principi somministrati
dall'esperienza, oppure tratta da ciò che sussegue
alla cosa che si vuol dimostrare. - Consecutivamente,
dopo e di seguilo, inseguito: dilungo, alla fila, alla
volta, continuamente; di fila, di lungo; in fila; se-
guitamente, successivamente. - Dopoché, dopo che...:
dacché, da poi, dapoichè, dappoiché, poiché, poscia-
ché, quando. - Dofo molto (sottinteso, tempo o spa-
zio) : con l'andar del tempo, col tempo; d'allora
innanzi; dappoi, di li a lungo tempo, dopo lungo
andare; d'ora innanzi; in appresso, in avvenire, in
seguito, in seguito di tempo; un certo tempo dopo.
- Dopo poco (sottinteso, tempo o spazio): a picciol
tempo, da indi a poco, di li a non molto, di li a
poco, di qui a poco tempo, dopo non guari spazio,
dopo poco tempo; in piccola ora appresso, ivi a
non gran tempo; non molto poi, non molto stante;
piccolo spazio dopo; poco appresso, poco avanti
da... , poco dopo, poco poi ; poco stando, poco stante,
poco tempo passato; senza indugio, guari; stando
alquanto picciol tempo, stando pochi giorni.- Do/)o
qualche tempo: fatto alcun intervallo, io capo di un
tempo, in dilazione di tempo, passato un certo
tempo. - Oìtre, dopo, di più. - Postutto (at), dopo
tutto, in tutto e per tutto.
Epilogo, racconto o scena dopo l'azione prin-
cipale. - Paracroniswo, data dopo la vera. - Po-
scritto, post- scriptum, quel che si scrive dopo fi-
nita una lettera. - /Seguito, ciò che vien dopo.
- Suffisxi, desinenze o sillabe messe alla fine.
Addoppore, porsi dopo o dietro checchessia • Al-
ieryaie, posporre. - Co/iseguire, conseguitore, venir
dopo, succedere ordinatamente. - Posporre {pos-
posto, posponimento, posposizione), mettere dopo. -
Postergare, posporre, mettere dopo, nel linguaggio
notarile e degli uffici. - Posticipare, posporre
nel tempo, prorogare (veggasi a proroga), fare
una cosa più tardi.- Postumo, nato dopo la morte
del padre; consecutivo alla morte (di opera pub-
blicata dopo la morte dell'autore, e simili): apò-
stumo.
Dóppia. Antica moneta d'oro.
Doppiamente. In modo doppio, - Fintamente,
con finzione.
Doppiare (doppiato). Addoppiare, far doppio,
raddoppiare. Contr., sdoppiare. - Dare ad un agnello
una seconda nutrice quando la madre non abbia
latte a sufficienza. - In marineria, passare con una
0 più navi da destra a sinistra di un' armata ne-
mica, oppure passare a poca distanza da un'isola,
da uno scoglio, da un promontorio, compiendo
mezzo giro intorno ad essi.
Doppiato d'argrento. Lamina di rame sulla
quale è fissata una foglia d'argento: si adopera per
farne vasi e altri oggetti
Doppière, doppière. Torchio di cera, cero..
- Sorta di candelabro.
Doppietta. Antica moneta sarda. - Pistola
a due canne.
Doppiezza. Duplicità; finzione; inganno.
Doppio (aggett ). Che è composto di due pezzi
0 di due parti della stessa materia; che è due volte^
tanto (contr., scempio): addoppiato, adduplicato,
arcidoppio (due volte doppio); duplicato, duplice;
gemello, geminato, gemino; interzato, rinterzato.
Sostanti vam., due volte tanto: a doppio tanto, due
cotanti, due tanti, duelanli, due volte il tanto;
duplice, duplo; per uno due. - Bipartito, diviso
in due: biforcato, biforcuto, bisulco; doppio, du-
plice, gemino. - Stradoppio, più che doppio. - Ad"
doppianìento, addoppia tura, raddoppio, duplicazioìit,.
reduplicazione, veggasi a radfhppiare. - Doppich
mento, in modo duplice, due volle tanto: a doppio^
al doppio, il doppio; due cotanti, due tanti; do-
plica tamente.
Bi, prefisso usato a indicare raddoppi?mento. -
Dupliato (sostantivam.), seconda copia d'una ri-
cevuta, d'una lettera, d'un atto o simili: doppion .
- Pièga, raddoppiamento di panni, di drappi, i
carta e simili, in loro stessi. - Geminazione, rad-
doppiamento.
Addoppiare, doppiare, aumentare del doppio: rad-
doppiare, Contr., sdoppiare, scempiare. - Divi-
dere, tagliare una cosa in due parti. - Duplicare^
lo stesso e meno comune di raddoppiare: redupli-
care. - Geminare, raddoppiare. - Ribadire, raddop-
piare, accrescere.
Doppióne. Veggasi a baco da seta, a copia^
a tela, a doppio.
Doramentc. Atto ed effetto del dorare.
Dorare (dorato, doratura). Stendere oro sulla
superficie di checchessia: lavoro che fa il dora-
tore.
Dorata. Pesce acantottero del Mediterraneo»
compresso, a strisele dorate, con le pinne dorsali
fuse in una.
Doratore. Artefice che indora, cioè applica fogli
d'oro sopra corpi, specialmente di legno, ai quali
sia stata data una leggiera passata di bolo o d'altra
consimile materia alquanto adesiva: indoratore, met-
tiloro. A Firenze si chiama doratore anche il ver-
niciatore, perchè i mobili vengono dorati da lui
e i metalli dall'orefice. - Granitore, l'operaio che
dà la grana.
Doramento, l'atto e l'effetto del dorare: doratura;
indoramento, indoratura. - Dorare, stendere l'oro,
ridotto in foglia, sulla superficie di checchessia e
farvelo aderire: inaurare, indorare, innaurare, in-
norare, inorare; mettere a oro, metter l'oro. - Sdo-
rai e, levar la doratura. - Sopraindorare, raddoppiare
la doratura.
Dorato, coperto d'oro: aurato, aureato, deauratc
DORATURA — DORMIHK
9'l3
(v. a.)j inaurato, indorato: verniciato d'oro. - Do-
ratvra, operazione del dorare; e l'oro disteso snila
cosa dorata: indoratura. Si fa la doratura a fuoco,
a guazzo, a mecca, a vior dente, ecc. - Bracata, la
doratura troppo sbiadita. - Doratura, gli ornamenti,
i fregi dorati.
Varie maniere di doratura.
Alcune operazioni.
Matebie, arnesi all'uopo.
Con vari metodi, la doratura si eseguisce su carta,
su legno, su forceììona, su velio, ere - Doratura a
bolo quella latta sul legno, dopo avervi steso sopra
il ^'esso a oro. - Doratura all'olio su legvo : si fa
applicando, anzitutto, sul legno uno «strato di im-
primitura », composto di bianco di cerussa all'olio,
con un po' di essenza di trementina. - Doratura al
mercurio, quella operata con l'amalgama che, nel
trattamento dei quarzi auriferi, il mercurio forma
nel disciogliere l'oro e combinandosi con esso. Dopo
versata l'amalgama sugli eggetti da dorare, si espelle
il mercurio (che è volatile) mediante l'azione del
fuoco (operazione detta ricuocere il pezzo), e l'oro
resta solo alla superficie degli oggetti. - Doratura a
smorto, quella alla quale non si dà la lucentezza
col brunitoio. - Doratura a temipca: si effettua
immergendo gli oggetti in una soluzione d'oro. Parte
piincipa'e di questo processo è la preparazione del
bugno di indoratura. - Doratura dei libri, operazione
che fa il legatore di libri. - Doi atura delle sto-
viglie: consiste nel far depositare su esse uno strato
sottilissimo di metallo, aggiungendo diverse sostanze
minerali e ottenendo una lucentezza di tinte più o
meno iridiscenti. - Dorotuia galvanica, veggasi a
ffalvanopl astica. - Doratura su pergamena o su
carta: si fa stendendo un leggiero strato di gomma
e su questo, quando pronto (cioè, abbastanza secco),
la foglia d'oro, quindi comprimendo con bambagia
0 con un morbido cuscinetto, per farla aderire per-
fettamente; infine, dopo essiccazione completa, bru-
nendo col brunitoio a agata.
Operazioni. — Avvivamento, ravvivamento, opera-
zione con la quale si sparge acquaforte e argento
vivo sopra l'oggetto che si vuol dorare. - bagno
eleitì'olitico, veggasi a pag. 23", seconda colonna. -
Colorazione, operazione che ha per ogj.etto di dare
più splendore e, al tempo stesso, maggiore solidità
alla doratura: consiste nel tuffare gli oggetti in un
miscuglio liquido di sei parti di nitrato di potassa,
due parti di solfato di ferro e una parte di solfato
(li zinco disciolti nell'acqua bollente. Si fanno asciu-
gare sopra un fuoco vivo gli oggetti bagnati in quel
liquido, poi si immergono nell'acqua. - Granitura,
operazione del granire.
Dar di zanna, lisciare con la zanna l'oro e l'ar-
gento, per brunirli. - Frustare, spruzzar male col
pennello. - Granire, dar la grana, ossia rendere
scabrosa la superficie, cosi da sembrare cosparsa di
granelli. - Vien tutto un crespello: cosi dicono i do-
ratori quando l'oro non si stende bene.
Materie. — Mècca, specie di vernice che si dà
sopra l'oro e ''argento, e la cui base è il sangue di
drago. - Mordente, impasto di colori ed olio, o so-
stanza atta a fissare il colore sui tessuti, o la do-
atnra s'iHe cose che devono averla. • Mordente del
feiro, dell'acciaio, del rame, dell'ottone, dello zinco,
dell'avorio, del vetro, composto di diversi colori o
d'allre materie mescolate con olio: serve per dorare
0 inargenl9re. - Oi-o da libretto, oro in sottilissimi
fogli; ogni libretto contiene venticinque fogli d'oro
battuto. - Oio potabile, soluzione etèrea di perclo-
ruro d'oro caustica, un tempo usata in medicina,
ora per la doratura del ferro. - Osso di seppia, o
assol. sepfiin, usato dai doratori per lisciare, polire.
- Tinta dura, formata da cerussa calcinala, stempe-
rata: si usa nella doratura e nell'argentnlura dei mo-
bili. - Vermetl, argento dorato. - Stiato d'impri-
mitura: con.sla di uno strato di bianco di cerussa
all'olio adoperato con un po' di essenza di tre-
mentina.
Arnesi. — Avvivatolo, strumento che i doratori a
fuoco adoperano per distendere l'ar fnlo vivo (mer-
curio) sull'oggetto da dorare. - Iiillo(h>tlo, strumento
per applicare l'oro nell'indorare. - Grahitoio, il ce-
sello (he serve per dare la grana. - Gialtapugie,
sj azzole melalliche circolari, montate sopra un tor-
nio e giranti con grande rapidità : servono a co-
lorire i pezzi dorali nel bagno galvanico. - Guan-
cialino, arnese usato dai doratori per tagliar l'oro
in foglie. - Libretto, libro, quel'o nel quale il dora-
tore tiene l'oro a foglie per dorare; la riunione dei
foglietti di carta dove egli tiene l'oro battuto o in
foglia - Pennellessa, sorta di pennello per doratori
e conciatori. - Pinocchina, specie di brunitoio.
Doralura. Veggasi a doratore.
Dorè. Simile ^W'oro: detto di colore.
Doreria. Quantità d'oro lavorato in vasellami
e simili.
Doricismo. Forma propria del dialetto do-
rico
Doricizzare (doricizzatoj. Usare forme proprie
del dialetto dorico.
Dòrico. Il secondo ordine di arcJiitetfvra,
- Agj.ettivam., edificio dorico, colonna dorica, ecc.
Dormente. In araldica, l'animale giacente e
con testa bassa.
Dormentorio. Luogo nel quale molti stanno a
doiTnire.
Dormiccliiare ( dormicchiato ). Leggermente
dormile.
Dormiente. Chi dorme: veggasi a dortvire,
- In marina, la parte di cima e di manovra legata
a un punto fisso.
Dormiglióne. Chi suole domìire molto e
volontieri. - Il telaio a scossa sul quale posa la
macchina di una iiai-e a vapore.
Dormiglioso. Sonnolento, pieno di sonno.
Dormire [dormiente, dormita, doi mito) Pren-
dere sonno; giacere, riposarsi, stare nel sonno,
essere occupato dal sonno: aver legato l'asino; ca-
varsi l'amore, la voglia del dormire; doimire un
sonno, dormirsi ; essere addormentato, essere a pol-
laio, essere immerso in Lete; essere in braccio, in
grembo, in preda a Morfeo; far la nani a (di bam-
bini;, far sonno, fare una dormita; legare la giu-
menta, legar l'asino; posare, prendere ristoro col
sonno; riposare (vi ggasi a riposo); sopirsi; te-
nere gli occhi chiusi; togliersi il sonno. Conlr., pa-
tire, soffrire àHnsonnia : non poter dorniire.
Asscnmmento. tendenza a dormire. - Dormita, l'atto
del dormire, ia durata del sonno: dormitura, dor-
niizione; riposo della notte (il tempo in cui il laco
da seta dornie). - Doimitina, breve e leggiera dor-
mita: sonnellino; breve, leggiero sonno. - Doi mi-
tona, lungo e buon sonno. - Dormitura, il dorniire
ni
e il tempo stabilito per dormire. - Dormiveglia,
quello stato fra il sonno e la veglia^ nel quale
ruomo non può dirsi né intieramente desto, né in-
tieramente addormentato: fra il dormi e il veglia,
- Letargo, pisolo, sonnolenza, sopore, veggasi a sonno.
- Siesta (spagn.), la quiete e il dormire dopo il
desinare del mezzodì.
Dormente, dormiente, chi dorme, è addormentato.
fktntr., desto, sveglio. - Dormiglione, chi dorme fre-
quentemente e molto; chi é solito levarsi tardi
(cnntr, mattiniero); chi soffre il sonno: marmotta
(figur,); pressor di letto, occupator di prode; un
Dormi, uno straccaletti. - Addormentarsi su' pèttini
da lino, modo proverbiale che si usa parlando di chi
è mollo dormiglione. - Dormijlioso, sonnolento, pieno
di sonno: per sonvacrhioso ha molti esempi nel senso
proprio e nel traslato, ma non è dell'uso comune
degli scrittori moderni e tanto meno della lingua
parlata. - Insonne, chi non può dormire (veggasi ad
insonnia), non ha sonno: dissonnato. - Mogio,
naturalmente o abitualmente dormiglioso. ■ Sonnac-
chioso, chi ha gii occhi aggravati dal sonno, o
sembra mezzo dormente, o mostra una gran voglia di
dormire.
AdDORMENT AMENTO.
Addormentare, addokmentarsi. — Addormentato.
Addobmentamento, l'addormentare e l'addormen-
tarsi: addormentazione, assonnimento, assopimento.
Addormentare, far dormire, indurre sonno in
alcuno, conciliare il sonno: acciocchire (aggravare
di sonno), addormire, alloppiare, ammoinare gli
occhi, assonnare, assopire; indormentare, indormire,
indurre sopore, insonnare; lusingare gli occhi al
sonno, lusingare il sonno oppiare; persuadere il
sonno; sopire, stupefare il senso. - Addo mie ntativo
(non com.), che ha forza di far addormentare: son-
nifero. - Addormentatore, chi o che addormenta
(più spesso ne! traslalo che nel senso proprio).
Acciocchire, far dormire come un ciocco, profon-
damente. - Raddormentare, riaddormentare, addor-
mentare di nuovo.
Sonnaio, la ntnna nanna^ per far dormire un
bambino.
Adkormiìrtarsi, prender sonno, incominciare a
dormire: addormirsi, andare colà dove andò Fe-
rondo; appannarsi gli occhi, assonnare, assoimarsi,
attulTarsi nel sonno; cadere in sonno, chiudere le
luci in soporoso oblio, concedere gli ocehi al sonno;
darsi in braccio a Morfeo, in preda a Lete; essere
Preso, invaso, vinto dal sonno; indormirsi; legare
asino a buona caviglia; piegar la testa, pigliar
sonno; scendere il sonno sul ciglio; tuffarsi nel
sonno. - AUoppicarsi, voce del contado, per addor-
mentarsi lejrgermente: appisolare (é comune nell'i-
sola dell'Elba). - Ammammollarsi (solo nei tempi
composti, raro negli imperfetti), addormentarsi la-
sciando cadere la testa sul petto. - Assoanare (neutro
e neutro passivo), pigliar sonno, addormentarsi (voce
della poesia, più che della prosa). - Assopirsi, en-
trare in sopore ; ma è segno spesso di malattia. -
Attaccare, appiccar sonno, un bel sonno, addormen-
tarsi profondamente. Ani-.lie, attaccare, senz'altro. -
Dormire in piedi: dicesi di clii non ne può più
dal sonno ed è sempre li li per addormentarsi. -
Raddormentarsi e, meglio, riaddormentarsi, addor-
mentarsi ancora. - Riattaccare, rappiccare il sonno,
ripigliare il sonno, addormentarsi di nuovo. Più
comune ogoii riattaccare che rappiccare. - Venire i
Pisani: addormentarsi, sonnecchiare (specialmente
di ragazzi).
Addormentato, preso dal sonno, da sopore : asso-
pito, consopito, cotto (figur.); dormente, dormiente,
dormiglioso; gravato di sonno; immerso in profondo
oblio, immerso nel sonno; sciolto, sepolto, sommerso
nel sonno, nel letargo; torpido. - Addoimenlaticcio
(non com.), mezzo addormentato, sonnacchioso. -
Nottàmbulo, notlàmbolo. chi cammina o fa qualche
cosa di notte, dormendo; più comunem., chi sta in
giro la notte, invece che dormire.- Sonnànbiilo, chi,
addormentato, opera come se fosse sveglio. Son-
nambulismOf il suo stato. - Sonniloquo, chi parla
dormendo, mentre é addormentato. E sonniloquio, il
parlare dormendo.
Avere gli occhi tra' peli (familiarm.), non esser»
bene sveglio, essere mezzo addormentato.
Dormir bene, male,
phofondame>jte, leggermente, ecc.
Acciocchire, acciocchirsi, dormire come un ciocco,
profondamente. - Appisolarsi, abbandonarsi a un
sonno leggiero e di corta durata; fare una dormi-
tina senza coricarsi; alloppiarsi, appalparsi, appa-
lugarsi, attaccare un sonnerello; dormicchiare, dor;
migliare, dormitare (non us.); fare un sonnerello;
un sonnellino; pisolare; schiacciare un sonnellino -
sonnecchiare. E riappisolarsi, appisolarsi anemia,
- Appisolarsi dopo pranzo: dormire meriggiano,
fare il chilo, fare il sonno meridiano; merlare, me
rigiiiare. • Consigliarsi col piumaccio, doriiiire prò
fondammte e a lungo.
Dori nicchiar e, dormigliare, sonnecchiare, tonneg-
giare valgono anche dormire leggermente e inter-
rottamente. - Dormire a occhi spalancati, a occhi
aperti, senza chiuderli. - Dormire a strappi, a in-
tervalli, quando si può.
Dormir bene, lo stesso che dormir molto e soa-
vemente, tranquillamente: dormire un bel sonno;
fare una dormita, una dormitina saporita. - Dor-
mirne dell'altro, locuzione ellittica fimiiiare usita-
tissima per dire: ripigliare il sonno dopo aver dor-
mito un buon pezzo.
Dormire leggermente, di un sonno leggero. - Dor-
mire in pelle in pelle o dormire come le mosche,
locuzioni notate dal Tommaseo, tult'e due dell'uso,
ma non troppo comuni, massime la seconda, e che
valgono: dormire d'un sonno molto leggiero. - Dar-
m're la satolla (non comune), dormire profonda-
mente, dopo aver molto mangiato o essersi molto
divertiti.
Dormir male, contrario di dormir bene; anche,
dijrmire in un cattivo letto. Dicesi pure accennando
a iml'd positura che si tenga nel dormire, spe-
cialmente col capo fuori del capezzale, per cui
nello svegliarsi si sente indolenzito e rigido il
collo, ciò che si chiama incorditura.
Dormire profondamente, dormire fermamente, forte,
sapor to: dormire a pari dal capezzale e del saccone;
dormire come un ghiro, come una marmotta, una
materassa, un masso, un pioppo, un saccone, un
tasso; dormire quanto le panchette, le materassa, i
sacconi; dormire della grossa, la grossa, nella grossa.
945
sulla grossa; dormire fisamente, fiso, serratamente,
sodo, sodissimo; indormire. - Dormire sodo, dor-
mire d'un sonno grave e protondo, cioè da non
essere facilmente destati da rumore anche non lieve:
dormire come un toppo.
Dormire tutti i suoi sonni, nel senso proprio, si-'
gnifica avere o darsi l'a^iio di doruìire quando piace.
Figur., pigliarsi tutte le comodità in checchessia.
- Dormire tutto d'un sonno, dormire o l'intera not-
tata, 0 altro considerevole spazio di tempo, senza
interruzione, senza mai destarsi: fare tutt'un sonno.
• Dormire nn sonno, dormire per un certo spazio
di tempo senza interruzione.
Fare, schiacciare un sonno : dormire tanto o quanto.
- Ridormire, ripete dormire. - SowìU'Cvhiare^ dor-
mire di un sonno leggiero, l'essere tra la veglia
e il sonno: sonniferare. - Sonneggiare, sonniferare,
verbo che non è dell'uso vivo parlato, ma che può
talora, massime in poesia, cadere opportuno. - Stiac-
ciare un sonno, frase del linguaggio familiare:
significa, veramente, l'addormentarsi non a letto, ma
seduto su una poltrona o sdraiato su un canapè, o
altrimenti, e dormire per un certo tempo saporita-
mente.
Positura del dormire. — Luoghi, ecc.
Ciò che avviene dormendo.
Positure. — Dormire a gomitello: dicesi di chi,
cestito, seduto o in piedi, si addormenta, il capo
appoggiato alle mani, e i gomiti alla tavola o ad
altro.
Dormire boccone, bocconi, a ventre in giù; di
pavfo, da parte; disteso, col corpo allungato e in
modo che le gambe e il busto siano in linea retta;
in panco, per parte, sul lato destro o il sinistro:
sul fianco, sul lato, su una parte; dalla parte dei
cuore, sul cuore, sulla sinistra; raggruppato, rag-
gricchiato, rannicchiato, raggruzzato, giacendo con
le membra inferiori ripiegate e in sé raccolte (contr.
di dormir disteso); supino, o a rovescio, dormire sulle
reni, col petto all'insù (questa positura cagiona tal-
volta il pesarolo).
Luoghi, ecc. — Diacciare, alloggiare, dormire allo
scoperto. - Dormire a cielo scoperto, a del sereno,
alla bella Diana, alla bella stella (frane, d la belle
étoile), all'aria aperta, alle merle, sub divo, sub Jove,
allo scoperto, fuori di casa. - Dormire daccapo, o
dappiedi, riferibilmente alla parte del letto.
Dormire in terra, sulla nuda terra, senza niente
sotto; sul duro, in un letto non soffice, senza ma-
terassa, o su un giaciglio duro (legno, terra, ecc.) ;
sul tavolaccio, come è dei soldati in un corpo di
guardia.
Citrnera, stanza nella quale si dorme, si riposa.
- Dormenloiio, dormitorio, luogo dove molti stanno
a dormire insieme, massime ne' collegi e ne' se-
minari: camerata, dormentoro, dormitoro.
Ciò che succede. — Aggranchiare, essere preso
dal granchio, dal crampo. - Allungarsi, protendersi,
prostendersi, distendere con forza le braccia e le
gambe state intorpidite da lunga inazione, e spe-
cialmente dal sonno. - Mussare, rumore che si
produce talvolta nel sonno per la vibrazione del
velo del palato, quando nell'ispirazione l'aria attra-
versa la retrobocca e le fosse nasali. - Sognare, fare
«a sogno, far sogni, dormendo.
Disturbi. — Cascàggine, fiacchezza di tutto il
corpo per il gran bisogno di dormire. - Pisàt/gine,
si suol dire accennando quella specie di cascàggine
che produce il clima di Pisa a chi non c'è assue-
fatto; la quale si esprime anche nel proverbio Pisa
pesa perché posa o Pisa pesa per chi posa, cioè, il
clima di Pisa aggrava e prostra la mente e il corpo
perchè è in piano, e quasi maremma. - Coma, detto
altrimenti catafora, malattia che consiste in una
violenta propensione al dormire, ne segua o no ef-
fettivamente il sonno. - Granchio, dolorosa contra-
zione, ossia ritiramento di tendini e di muscoli,
specialmente del polpaccio delle gandie: viene anche
alle varie articolazioni o per pienezza di sangue, o
per mala positura luiigaineiite protratta.
Incubo, fantasima, ejialle, pesatolo, denominazioni
tutte er,ui valenti, quando adoperate per esprimere
certa affannosa apprensione che talora nel sonno si
sente, un gran peso al petto: sensazione che cessa
appena svegliati. Da distinguere, però: incubo è,
piuttosto, voce del linguairgio medico; fantasima si
associa all'idea superstiziosa, e perciò falsa, che
questa passeggiera, ma molestissima ambascia sia
prodotta da una causa esterna e da non so quale
essere fantastico; efialle (che vuol dire salta addosso)
potrà far comodo al noeta cui piaccia assomigliare
la causa del morboso aggravamento al gigante della
favola, il quale col mosiruoso suo corpo prema il
delicato seno di persona dormente supina; infine,
pesarolo, o pesaruolo, sarebbe il solo e proprio vo-
cabolo per l'uso andante.
Notti inquiete, penose, tormentose: quando si dorme
poco e male, per malessere fisico o inquietudine
morale. - Sonnaia, voce che il Tommaseo registra
come dell'uso per assonnamento. stato quasi mor-
boso di chi è preso dal sonno. - Sonnambulismo:
è non soltanto lo stato del sonnambulo, ma anche
lo stato di sonno in cui cade la persona assoggettata
all'azione del magnetismo animale.
Azione e termini varì.
Andare a letto all'ora delle galline o dei polli,
andare a letto prestissimo, quasi prima che cali il
sole.- Andare a pollaio, andar a dormire; mettersi,
buttarsi a dormire; andare a letto; andare a tro-
var domani. - Aprire gli occhi, svegliarsi. - Cavarsi
il sonno, soddisfai-e completamente al gran bisogno
di dormire. - Contare i travicelli, quando si è a
letto e non si può dormire o per insonnia o per
malattia. - Coricarsi,' andare a letto per dormire;
distendersi nel letto per giacervi a dormire. - Co-
vare il letto, covarsi in letto, quel poltrire che si fa
nd letto, senza dormire, dopo aver ben dormito
tutta la notte.
Dar le volle pel letto, girare il letto, dimenarsi
per ogni verso del letto, di chi è agitato, e non può
dormire. - Darsi al sonno, per mettersi a dormire è
dell'uso della poesia. Oi.'gi non si direbbe che del-
l'abitudine viziosa del troppo dormire. - Destare,
des'arsi. togliere, togliersi dal sonno; dissonnare,
dissonnarsi ; svegliore, svegliarsi. - Disturbare,
guastare, interrompere il sonno, espressioni di chiaro
significato.
Far di notte giorno e di giorno notte, dormire il
giorno invece che di notte. - Fare tutto nn letto:
di più persone che vanno a dormire assieme. -
Mandare, mettere a nanna, a dormire, i ragazzi:
Pbewoli. — Vocabolario Nomenclatore.
(>0
946
DORMITA — DOTE
e scherz. anche i grandi. - Poltrire, stare a letto
senza dormire : fare il poli ione.
Ridestare, ripete destare. - Riscotersi, svegliarsi di
soprassalto. - Rivoltarsi: si dice del volgersi nel
letto (la una posizione in un'altra, non potendo dor-
mire. - Bvbare le ore, il tempo al sonno, non dor-
mire quando si dovrebbe.
:^(orcarsi, contrario di coricarsi: levarsi. - Sgran-
chiarsi, fare in modo che p?ssi il granchio, il crampo.
- Spollaiare, far alzare da letto. - Stare a letto a
frollare, di chi dorme molto.
Vegliare, vigilare, star desti quando sarebbe tempo
di dormire: far veglia. • Vigilare, star desti, per
accudire ad alcuna cosa. - Vincere il sonno, espres-
sione figurata che dà personalità al sonno, e vale
adoperare un artifizio qualunque per non esser presi
dal sonno nonostante la sonnolenza.
Notte bianca, per indicare una notte nella quale
non si dorme, qualunque ne sia la cagione. - Son-
nifero, soporifero, narcòtico, ipnotico, denominazioni
generiche delle sostanze, dei rimedi adoperati contro
ViììtiOììiiia 0 per provocare il tonno in partico-
lari circostanze. Volgami., doimfntorio, dormitorio.
- SreyUa , sicglietto, svegl orino, svegliai oio . dcsta-
toio, cosa atta a desiare in un modo qualunque ;
suono di strumento al'o, la mattina, a svegliare:
orologio con ordigno all'uopo.
Locuzioni e proverbi.
Avere la testa, grossa, come un cestone, per troppo
dormire. - Bada, c'è una tocca (iron.): a chi si leva
tardi. - Doimirebbe nell'acqva, quanto il saccone sui
pettini di lino, di chi è dormiglione o di chi dor-
mirebbe dovunque, in qualunque momento, anche
stando a disagio. - Essere impastato di sonno, di
chi dorme sempre. - Far la cena del galletto; un
salto e a letto, di chi va a letto senza cena. - Non
sentire neanche le cannonate, di chi dorme forte. -
Non sentirebbe una macina: di chi dorme sodo,
tanto che nessun rumore lo desta. •
Pboverbì. — Chi ben dorme, non ."ente le pulci. •
Chi dorme non pecca. • Chi va a letto senza cena
tutta la notte si dimena. - Quattro o cinque (ore del
dormire) al viandante, cinque o sei al mercatante,
sei 0 sette allo studente, sette od otto all'altra genie,
otto 0 nove al siynorone, nove o dieci al gran pol-
trone. - S'io doìmo, doìmo a mi; s'io lavoro, non
so a chi (scherzo veneziano). - Un sonno tira
l'altro.
Dormita, domiltìna. Veggasi a dormire.
Dormitorio ( dormentoi'ioj. Luogo nel quale
si sta a dormire.
Dormivègrlia. Ditto a dormire.
Dorsale. Del dorso, della schiena.
Dòrso (dorsale). Dosso, schiena: groppone,
tergo. In esso è la colonna vertebrale, - La
parte posteriore e rovescia di molte cose. - Op-
posto al taglio, alla lama delle sciabole.
Dosamento, dosare (dosato). Veggasi a dose.
Dose. Determinata quantità, specialmente di
medicinali: cartina, dose, porzionceila, porzione,
presa, preserella, presina. La quantità prescritta di
un medicamento, e si distingue la dose singola,
quantità prescritta per ogni volta, la dose quoti-
diana, quantità prescritta nelle ventiquattro ore, la
dose totale, quantità assoluta indicata nella ricetta.
'ji tutte le farmacopee e in tutti i trattati di far-
macologia si trova determinata la do&e minima e Ì9
dose massima da potersi prescrivere. La quantità di
farmaco capace di provocare fenomeni tossici dicesf
dose venefica; quando produce la morte, dose mor-
tale. Quando si vuol indicare sulla ricetta che ur»'
medicamento si deve prendere a poco a poco, s?
scrive per epicrasi, o epicraticamente. - Dose piena
medicinale, la quantità di sostanza che può essere
assunta da una persona nelle ventiquattro ore e sia
capice di produrre un effetto terapeutico senza in-
convenienti venefici. - In dose eguale: ad ana ad
ana; a pari dose, a parità di dose; in dosi uguali.
Dosaggio (neol. barbaro), determinazione della
dose d'un medicamento. - Dosamento, dosatura, il
dosare. - Dosare, formare, stabilire la dose conve-
niente; proporzionare le dosi degli ingredienti ne-
cessari ad un coniposto, come fa il medico nella
ricetta e il faimactsia nello spedirla.- Dosatore, chi
0 che dosa. - Dosimetria, metodo terapeutico inau-
gurato dal dottor Burgraeve, consistente nel pre-
parare le medicine dosate matematicamente e libere
dalle sostanze inerti. - Dofcmetro elettrolitico, istru-
mento destinato a indicare V intensità di una cor-
rente nelle applicazioni terapeutiche dell' elet-
tricità.
Dosimetria. Detto a dose.
Dossale. Parte anteriore deìValfare.
Dòsso. Dorso, schiena. - Parte più esteriore
e rilevata di checchessia.
Dossomania. Mania di gloria.
Dossosofìa. Boria di sapienza.
Dotale. Di o della dote.
Dotare^ dotazióne (dotato). Veggasi a dote»
Dotato. Che ha una dote. - Che ha pregio^
viriii, - Che è adorno, corredato, fregiato, munito,
ornato, provveduto, ricco, rivestito.
Dòte (dotale, dotare, dotazióne). Quanto, andando
a marito, la sposa porta in denaro o in beni: assegno
dotale, beni dotali, dota, dotazione. Se in roba, cor-
redo. - Doterella, dimin. vezzegg. di dote. - Dotone_,
dote cospicua, grossa. - Profetizia, la dote prove-
niente dal padre o da altro ascendente; avventiziay
se data da altri.
Ereditiera, fanciulla erede di ricca dote. - IndO'
tata, donna che non ha dote.
Beni parafernali (estradotali, stradatali), quelli
non compresi nella dote e dei quali la moglie può
liberamente disporre. - Contraddote, scpraddote: quel
che lo sposo assegna alla sposa in aumento di dote:
antifato. - Dimissoria, il complesso dei beni para-
fernali. - Dònora, arredi che, oltre alla dote, si
davano alla sposa, quando andava a marito. - Do-
talizio (lat.), appannaggio vedovile. - Estradate, beni
estradotali, quelli della moglie che non entrano
nella dote. - Mondualdo, decreto col quale il magi-
strato concede alle donne di poter disporre della
propria dote - Parafeì~no, sopraddote. - Spillatico ,
assegnamento che fa il marito alla moglie per le mi-
nute spese occorrenti alla sua persona.
Dotale, di o della dote: beni, eredità, ragione,
rendita, sussidio, ecc. - Accusa dotale, la domanda
che si fa per la restituzione della dote. - Sistema
dotale, nel diritto romano, quello secondo il quale
il patrimonio delia moglie resta indipendente e viene
amminislrato da essa.
Dotare, dare in dote, fare una costituzione di dote;
stabilire il quantitativo e la quantità dei beni che
devono formare la dote: adotare (v. a.), assegnare
la dote; costituire la dote, in dote. - Dotazione, il
dotare, e anche l'assegnamento della dote. - Dare <h
DOTE — DOTTRINA
947
ricevere in conto di dote, a titolo di dote.- Mondttal-
dare, delle donne, quando, per decreto (mondualdo)
del tribunale, dispongono d'una parte della dote. -
Pescare una dote, andare in cerca d'una sposa che
abbia dote. - Portare, nell'uso fainil., portare in dote
(portare centomila lire, un milione). - lUdotare, ri-
pete dotare. - Storpiarsi a dotare le pgliuole, far
sacrifizi, sforzi, per costituire loro la dote.
Proverbi. — Gran dote, gran baldanza. • Dove
entra dote, esce libertà. - Dote di donna non ar-
ricchì mai casa.
Dòte. Dono, patrimonio che si dà gratuita-
mente ad altri, massime a un istituto di beneficenza,
a un'opera pia, e simili. - Patrimonio che la reli-
giosa, entrando in un monastero, conferisce alla
comunità. - Quanto si assegna ad una fortezza o
si imbarca su una nave, ■ Dole dei principi, le
somme che il parlamento assegna ai singoli membri
della casa reale. - Dote della corona, nelle monarchie
costituzionali, la lista civile.
Dotare (dotato), assegnare, dare, fornire. - Fi-
gur., ornare, privilegiare: dsre ornamento o j)ri-
vilegio.
Dòte. Speciale grazia d'ingegno; pregio, qua-
lità, virtù. Anche, prerogativa.
Dótta. Parte di ora. - Indugio, ritardo.
Dottamente. Da dotto.
Dótto. Chi ha molta dottrina, molta erudi-
zione; è fondato, ben fondato in qualche scienza
(anche, di libro, di scrittura e simili, pieni di dot-
trina): ammaestrato, enciclopedico, erudito (chi o
che è molto istruito in ogni genere di scienza^ ;
granmaestro; maestro; profondo; sapiente, sa-
pientissimo, scienziato, sommo, supremo; testa grave;
valente, versato. Figur., arca di scienza, armario di
dottrina, biblioteca ambulante, libreria animata, lu-
minare, viva biblioteca. - Dottamente, con dottrina,
da dotto, eruditamente, con erudizione. - Lingue
dotte, le lingue antiche, come l'ebraica, la greca, la
latina, ecc.
Barbassoro, chi ostenta più dottrina, più sapienza
che non abbia : saccentone, sapientone. - Par-
ruccone (scherz.), di persona vecchia e dotta. - Po-
Uistore, erudito versato in tutte le scienze. ■ Saputo,
saputello, per intendente, dotto, savio, usato con senso
di canzonatura.
Dottorume, il ceto dei dotti, in senso ironico. -
Erudizione, qualità di persona dotta; il complesso
di ciò che uno sa in fatto di scienza: conoscenza,
cognizione; cultura, dottrina, istruzione, sapere,
scienza, studio. - Infarinatura, poca erudizione,
scienzuola; la scienza lieve di chi ha solo i primi
elementi di una disciplina, di una dottrina: cogni-
zione superficiale; ignoranza inorpellata, ignoranza
in guanti bianchi, mezza ignoranza ; nozioncella,
notiziuola; polvere, spruzzata, tinta superficiale,
•vernice di sapere. E infarinato chi sa poco, e su-
perficialmente: conoscitore all'ingrosso, infarinac-
chiato, impolverato, spruzzato di lettere, ecc.; pic-
colo erudito, uomo di mezza cultura. - Plàcito, pa-
rere di uomini dotti in qualche materia.
Dottóra. Donna che vuoi lare la saccente.
Dottorare, dottorarsi (dottorato). Veggasi a
laurea.
Dottore. Titolo universitario comune a tutti
coloro che hanno compiuto gli studi di una facoltà
ottenendo lo speciale diploma chiamato laurea
(addottorarsi, dottorarsi). Così si hanno i dottori in
medicina, in legge, in scienze, in lettere. In senso
assoluto, il medico In origine, si chiamava così
ogni maestro; poi fu titolo d'onore d'alcuni sco-
lastici, e infine servì a designare i titoli accademici
più elevati. Un tempo, il dottore portava V anello.
un berretto particolare e altre insegne.- Nella Scrit
tura, chi insegnava a interpretare la legge giudaica.
- Dottore sottile, criticone: veggasi a critica. -
Dottoressa, fenimin. di dottore. - Dotlorucciaccio,
pegg. di dottore; doltorello. dottorino, dimin.; dot-
toricchio, dottoruccio, do«on«cofe, dispreg.; dottorane,
accresc. - Dottorame, in significato spreg., un numero
di dottori. - Dottorato, grado e titolo di dottore
(dare, conferire, avere, prendere, ricevere il dot-
torato). - Dottorale, di dottore, appartenente a dot-
tore. - Dottoresco, di o da dottore. - Eccellentissimo,
superlativo di eccellente : titolo che si dà ai dot-
tori. - Messère, titolo di onoranza che oggi si dà
solo ai dottori.
Archiperacilo, archiper ecito, dottore che spiegava
la legge agli l^^brei. - Caciz , dottore musulmano. -
Didàscalo, dottore della chiesa greca. - Doctor, nel-
l'antica Roma, il maestro di filosofia e di gramma-
tica. - Doctor Angelicus, Doctor communio, Doctor
universalis, titoli conferiti a san Tommaso. - Doctor
Facundus, lo scolastico Pietro Auriol. - Doctor (un-
dalissimns, il teologo Egidio Colonna. - Doctor in
utroque, chi un tempo era addottoralo nel diritto
canonico e nel diritto civile. - Doctor illuminatut,
Raimondo Lullo. - Doctor invincihilis, lo scolastico
Guglielmo Occam. - Doctor mirabilis, Bacone. - Doc-
tor palatinus, Pietro Abelardo. - Doctor Seraficus,
san Bonaventura.
Dottore della Chiesa, ciascuno dei santi padri la
cui dottrina è dichiarata degna di far testo nella
Chiesa. Così parecchi dei già citati e san Paolo,
detto dottore e apostolo delle genti. - Mollali, o mullah,
dottore o prete musulmano. - Pangloss (iron.), nome
d'un dottore ridicolo. - Rabbino, dottore ebreo mo-
derno. - Sorboniata, dottore della Sorbona (di Pa-
rigi). - Talbe o Taleb, dottore musulmano nel Ma-
rocco. - Ubiquista, dottore che non è attaccato ad
alcuna scuola. - Ulema (voce turca), dottore della
legge.
Addottorare, dottorare, far dottore, dare il grado
e il titolo di dottore : laureare, dare la laurea di
dottore. - Dottoreggiare, fare il dottore, ostentare
dottrina; pedanteggiare, fare il pedante. - Prendere
gli esami di dottore, tirarsi su per dottore, prepa-
rarsi ad avere la laurea di dottore.
Dottore. Antica maschera della commedia
italiana.
Dottoreggiare (dottoreggiato). Far da dottore,
il dottore. Pedanteggiare, essere pedante.
Dottoressa. Femmin. di dottore.
Dottrina (dottrinale, dottrinario). Serie di opi-
nioni (veggasi ad opinione), che sono la base di
una scienza, di una religione, ecc. - Scienza,
sapere. ■ Ammaestramento, precetto. - Ihsegna-
mento rudimentale intorno ai principali articoli
della nostra fede. ■ Anche, il libretto nel quale
sono formulati, a domanda e risposta, i principi
della religione cattolica. - Una dottrina può essere
debole o solida; vera, falsa, certa, discutibile; in
voga, in credito, in fiore; screditata, morta, assurda,
de' tempi antiquati, ecc. - Dottrinale, attenente a
dottrina (metodi, termini, autorità, interpretazione
dottrinale; controversie dottrinali, ecc.). - Dottrina-
rio (sostantiv.), nell'uso, chi considera le cose troppo
teoricamente, da teorico. Particolarm , l'uomo po-
litico che si pasce delle sue idealità senza tener
conto dei fatti o delle condizioni del paese (essere
948
DOTTRINALE
un dottrinario, fare il dottrinario, chi sentenzia senza
mai concretare).
Cabala o cabbala, vocabolo d'ori»ine ebraica che
significa dottrina ricevuta per tradizione. - Caco-
dossia, teoria erronea; falsa dottrina; mala fama. -
Dottrinarismo filosofico, politico, economico, sociale,
complesso di dottrine, di teorie, di leggi spesso in
contraddizione con le risultanze della pratica. - Dua-
lismo, dottrina che ammette due principi: il bene
e il male; anche l'ammissione di un doppio prin-
cipio di vita nell'uomo (Descartes), in opposizione
al monismo. - Ontologia, la dottrina, la scienza di
ciò che in realtà esiste ed è conosciuto. - Scuola,
dottrina professata e praticata da molti. • Sentenza,
dottrina raccolta in sentenze.
Classicismo, dottrina di coloro che, in arte e in
letteratura, vorrebbero conservate le buone tradi-
zioni dell'antichità. - Romanticismo, la dottrina di
coloro che vorrebbero si imitasse la natura, qual'è,
abbandonando l' imitazione degli antichi, - Scetti-
cismo, la dottrina di coloro che dubitano di tutto,
hanno dubbio su ogni cosa.
Base, principio fondamentale di una dottrina. -
Controvèrsia, differenza di opinioni, di dottrine. -
DubbiOf punto ancora oscuro di dottrina.
Caposcuola, l'autore primo di una dottrina; chi,
nelle arti o nelle lettere, promulghi una dottrina
che trovi seguaci. - Discepolo, seguace d'una dot-
trina, d'un caposcuola. - Do/<n/iar«; in Francia,
dopo il 1813, si dissero cosi certi uomini di Stato
che intendevano accordare il potere regio con la
libertà. - Novatore, chi insegna una dottrina
nuova.
Addottrinare {addottrinato), ammaestrare, dottri-
nare, istruire in una dottrina. - Aderire a una dot-
trina, accettarla, seguirla. - Confutare, dimostrare
la falsità di una dottrina. - Convalidare una dot-
trina, darle forza. - Dottrineggiare^ fare il dottri-
nario; spacciar dottrine. - Fondare, professare, dif-
fondere, difendere, sistemare, propugnare, abbattere,
abiurare una dottrina, espressioni di chiaro signi-
ficato.
Dottrinale. Di dottrina.
Dottrinare {dottrinato). Veggasi a dottrina.
Dottrinario. Detto a dottrina.
Dottrineggiare (dottrineggiato). Veggasi a dot-
trina.
Dovario. Ciò che il marito dà alla moglie in
occasione del matrimonio.
Dóve. In quel luogo, a (piel luogo, in qual luojo,
nel luogo in cui: colà dove, colà ve'; là dove, lad-
dove, laonde, là ve'; onde, ove. - Vale anche: in
cui, nel quale, nella quale; al che, alla qual cosa;
e, con forza di particella avversativa, significa: per
lo contrario. - Doverhó, dovecches<ia, ovunque.
Doventare {doventato). Si dice in toscano, da
alcuni, par diventare: ma non è voce di buona
lintjua.
Dovére {doveroso). Quanto si ha obbligo di fare,
dipendentemente dalla ragione, dalla morale, dalle
leg^^i, dalla propria condizione, dalla civiltà: compito,
debito, parte, ufficio. Dicesi anche d' ogni azione
o cosa necessaria, conveniente, obbligatoria, giu-
sta, molto probabile, ecc. Si hanno doveri reli-
giosi, morali, politici; doveri di coscienza, del prò
prio stalo, d'Al'amicizin ; doveri di padre, di madre,
di fratello, di congiunto ; doveri verso Dio, la pa-
tria, la famiglia, la società, ecc. Il dovere può es-
sere assoluto (fuori d'ogni discussione), formale (ne-
cessario), imperioso (indiscutibile e urgente), t'nde-
clinabile (tale da non potersene sottrarre), preciso
(ben definito), rigoroso (imponentesi con forza),
sacro (da adempiere quasi con religioso rispetto),
sacrosanto (della massima osservanza), stretto (pre-
ciso e immediato, tale da non potersi esimere), ecc.
Il dovere impone, comanda, vuole, richiede, ecc. Il
mancare a un dovere costituisce una colpa; ed
esercita corruzione chi consiglia o istiga, induce
altri alla mancanza, all'infrazione del dovere.
Cosa, affare di coscienza: quando siamo in obbligo
di tare una cosa anche se la legge non comanda. -
Incombente, voce pedantesca, usata nel linguaggio
burocratico per significare il dovere d'ufficio. • Ob-
bligo, il compito, il dovere di chi è tenuto a
qualche cosa. - Virtù morale, civile, cristiana, mi-
litare: di certe disposizioni o pratiche di dovere.
Coscienza, idea, sentimento, voce del dovere:
quanto in noi è stimolo all'adempimento d'un do-
vere. - Eccesso di zelo (espressione d' uso), il so-
verchio impegno che alcuno mette nell'adempi-
mento del proprio compito od anche in un' a-
zione qualsiasi : quasi eccessiva diligenza. -
Pratica, abitudine del dovere, 1* esercizio nor-
male e regolare di esso. - Responsabilità, qualità e
condizione di chi è responsabile. - Scrupolo,
grande precisione nell' adempimento del proprio
dovere.
A dovere, conforme al dovere, convenientemente,
in modo conveniente, debitamente, doverosamente,
nel modo che si deve, dovutamente. - Doveroso,
che è di dovere, imposto dal dovere: convenente,
giusto.
Adémpiere, adempire (adempito, adempiuto), met-
tere in esecuzione: attendere, attenere, compiere,
compire; disimpegnare, eseguire, fare il proprio
dovere; osservare, presolvere, sodd sfare, solvere.
E adempibile, che si può adempire; adempimento,
l'adempiere: compimento, disimpegio, esecuzione,
osservanza, osservazione. Contr., inadempire, ina-
dempibile, inadempimento; trasgredire, trasgre-
dibile, trasgressione. - Appartenere {appartenenza),
essere di dovere, essere nelle attribuzioni di alcuno :
competere, incombere, spettare, toccare. - Arar
dritto, fare il proprio dovere scrupolosamente. -
Barellare, d'uomo che per ubbriachezza non si regge
bene in piedi nel camminare: per traslato, uomo
che non va dritto nella via del dovere. - Deinare,
far uscire, uscire dalla via del dovere, sviare^
sviarsi; pervertire, pervertirsi, cadere nel perver-
timento.
Dovére (verbo), avere il dovere di far checchessia,
essere in obbligo: aver a dar conto, aver obbligo;
correr obbligo; essere obbligato, costretto, tenuto.
Significa pure essere conveniente, necessario. -
Anche, avere un debito. E dovuto, che si deve,
che altri deve: conveniente, debito, d'obbligo, spet-
tante.
Eludere, sottrarsi all'adempimento di un dovere:
esimersi. - Emanciparsi da un dovere, trasgredirlo.
- Essere geloso del dovere: di chi lo adempie eoa
severo scrupolo. - Essere refrattario, sottrarsi a un
obbligo, a un dovere. - Essere responsnbile. dover
rispondere e dare soddisfazione agli impegni as-
sunti - Essere, vivere dimentico di sé, della patria,
ecc., di chi non ha più coscienza de' propri doveri.
Essere vittima del dovere, di chi soffre gravi danni
0 perde la vita per aver fatto il proprio dovere. -
Far sentire, intonare il quos ego, richiamare al do-
vere. - Fare un atto, una parte di dovere, una parte
doverosa. - Far torto a sé stesso, farsi torto, man-
DOVEROSAMENTE
9Ì9
care a sé stessi: non corrispondere al proprio do-
vere, alle qualità, alla fama, all'onore di noi stessi.
- Filare come rasoi, andar diritti, fare il proprio
dovere. - Levarsi, togliersi un peso di sulla coscienza,
adempiere a un obblijio, a un dovere; riparare al
mal fatto. - Mancare, far contro i propri doveri. -
Mettere a posto, far stare a dovere. - Mettere, n-
mettere a dovere, sulla via del dovere, costringere
altri a stare in briglia, a eseguire quel che devono.
- Peccale di attenzione, trascurare il proprio dovere.
- Prevaricare, far contro il dovere dell'onestà,
di!l galantomismo.
Richiamare all'ordine, al dovere, all'adempimento
del dovere. - Ridovere, ripete dovere. - Scantinare,
tarmine dialettale, volgare: vale venir meno all'im-
pegno^ quasi stonare (da cantino, ultima corda del
violino). - Sopraddovere, dovere per soprappiù: oltre
il dovere. - Stare in carreggiata, uscire di carreg-
giata: stare nel dovere, uscire dal dovere.
// dovere senza diritto è schiavitù.
Doverosamente. Secondo il dovere.
Doveroso. Che è di dovere.
DoTÌzia (dovizioso). Lo stesso che abbondanza^
ricchezza.
Dovizioso. Che ha dovizia.
Dovunque. In ogni luogo, da ogni parte, ovun-
gue, per tutto, per tutti i canti.
Dovutamente. Con dovere^ con ragione,
secondo il merito.
Dovuto. Veggasi a dovere.
Dozzina (dozzinale). Quantità di cose della stessa
natura, determinata in numero di dodici: dodi-
cina. - Grossa, dodici dozzine, o 144. - Sérqìta, deno-
minazione collettiva di quelle cose mangerecce che,
in numero di dodici, facciano una specie di unità
commerciale con assegnazioni di prezzo : una serqua
di uova, di carciofi, di pani, ecc. - Serqnettina, di-
min, vfzzegg. - Dozzinale, da dozzina o di dozzina,
aggiunto di cosa che ha poco pregio: triviale.-
Dozzinalmente, trivialmente.
Dozzina (dozzinante). Il convivere con altri,
pagando una mercede mensile per l'alloggio, il
mangiare, ecc., e la mercede stessa : pensione. -
Dozzinante, chi sta a dozzina: pensionante.
Dozzinale. Da dozzina.
Dozzinante. Chi sta a dozzina.
Draco. Lo stesso che drago.
Dracène. Veggasi a dragóne.
Draconiano.^ Da dèspota.
Dracònico. Detto a luna.
Dracontlasi. Malattia cagionata dalla lìlaria
medinensis, frequente ai tropici e caratterizzata da
tumefazioni simili ad ascessi, in cui sta ravvolto il
verme.
Draga. Detto a fango.
Dragante. Sorta di gomma.
Draghetto. Il cane a miccia delle armi antiche
portatili.
Drago. Animale favoloso, dragone; draco. -
Nome di una costellazione.
Dragomanno. L'iw^è/7>rcf« di una lingua.
Dragóna. Detto a sciàbola.
Dragóne. Animale favoloso, rappresentato con
artigli, con ali e con coda da serpente. - Soldato
di una milizia di mezzo tra la cavalleria grave e la
leggiera. - Turbine di mare. - Dragone lunare, veg-
gasi a luna.
Dramma (drammatico). Componimento teatrale
che sta fra la commedia e la tragedia; com-
ponimento rappresentativo, in prosa o in versi,
diviso per atti e per scene: azione drammatica,
azione scenica; drama (v. a.); favola; lavoro tea-
trale; ludo scenico; minio; opera teatrale; produzione
(voce d'uso), rappresentazione scenica. - Dram-
ma comico, lirico, storico, pastorale, tragico, mimico,
tragicomico, satirico. Dramma musicate o in mu-
sica 0 per musica. Più comunem., melodramìna.
Il dramma finisce con una catastrofe, ossia non ha
mai esito lieto, come è, di solito, della commedia.
- Per quanto riguarda la struttura di un dramma,
i modi di rappresentarlo, ecc., veggasi a dram,-
mafica (arte). Per similitud., si chiama dramma
anche un avvenimento di carattere grave, com-
movente, atto a commuòi'ere.
Drammaccio, peggior. di dramma - Drammetto,
dimin. di dramma; drammuccio, peggior.; drammone,
accresc. - Drammaticamente, in modo drammatico,
commovente. - Drammàtico, di dramma, attinente a
dramma.
A chiave, si dicono i romanzi, i drammi, ecc.,
nei quali si adombra una storia o un fatto accaduto
a personaggi vissuti o viventi. - Atto sicramentale,
sorta di composizione drammatica spagnuola. -
Ballo, dramma eseguito con danze e pantomime,
accompagnato da musica : ballo coreografico (veg-
gasi a pag. 2.14, seconda colonna). - Didascalia,
neir antica Grecia, la rappresentazione di un
dramma e anche il dramma stesso. - Dicelie,
scene teatrali simili alle antiche commedie. -Dramma
di mezzo carattere, né serio, né buffo, tra bufi"©
e serio. - Dramma lirico, da cantare o da potersi
cantare, anche con versi piccoli. Distinto da epico.
- Dramma satirico, genere del dramma attico; rap-
presentazione scenica eroicomica, con danza di
satiri (Sicinio). - Fantocciata, composizione dram-
matica rappresentata con burattini. - Fiaba, piccolo
dramma in cui la recita é alternata col canto. - Inter-
mezzo, breve composizione, letteraria o musicale, da
eseguirsi tra un atto e l'altro d'un'azione drammatica.
- Leggenda drammatica, lavoro vocale e istrumentale
in cui v'ha azione, ma non sono necessari né l'apparato
scenico, né i vestiari. - Ludi scenici, un tempo, i dram-
mi, le rappresentazioni prese dagli avvenimenti della
storia. - Ludi scenici spirituali, le rappresentazioni,
che si facevano, della storia sacra. Figure, quelle
dell'Antico Testamento; Vangeli, quelli del Nuovo;
Misteri, se contenevano misteri della fede; Esempi,
se trattavano mipacoli dei santi; Istorie, se presen-
tavano la vita dei santi - Monologo drammatico,
scena unica recitata da un solo attore sul teatro. -
Oratorio, specie di dramma il sui soggetto è scelto
dalla storia sacra e, musicato, si canta con accom-
pagnamento d'orchestra^ in chiesa o in sala. Ese-
guito in teatro, si dice meglio opera sacra. - Te-
tralogia, quattro opere drammatiche dello stesso
poeta: tre tragiche ed una satirica. - Tragicomme-
dia, rappresentazione che partecipa della tragedia e
della commedia. - Trilogia, unione di tre tragedie
alle quali si aggiungeva un componimento satirico
a formare la tetralogia. - Zarzuela (spagn.), genere
drammatico simile all'operetta; per lo più, una com-
media in due atti, con musica.
Drammaturgo, chi compone azioni drammatiche,
siano esse commedie (commediografo), tragedie (tra-
gediografo) 0 simili: autore drammatico, composi-
tore, scrittore di drammi; mimografo; poeta dram-
matico, e anche, semplicemente, poeta. - Librettista
(voce d'uso), scrittore d'un dramma per musica. -
Maschera, personaggio degli antichi drammi. -
Recita, rappresentazione drammatica: il recitare.
9o0
DKAMMA — DRAPPO
Dranxiua. Ottava parte di un'oncia. - Antica
tnoneta greca.
Drammàtica {drammàtico). L'arte di comporre
e rappresentare azioni sceniche [commedia f
diamtna, farsa, tragedia, m,eloiìram,nia) :
arte di Roscio, arte rappresentativa, drammaturgia ;
poesia drammatica. Le dà il nome Talia, la Musa
della com,m.edia, nonché della lirica; e si dice
an^^ora fiori di Talia per indicare un florilegio dram-
matico, una raccolta di produzioni sceniche. - Dram-
maturgia dicesi anche di un trattato sull'arte dram-
matica. - Mimica^ l'arte del mimo : arte di rappre-
sentare per via di gesti. - Produzione (voce d'uso),
lavoro drammatico, azione scenica, ecc.: veggasi a
dramma, - Rappresentazione, lo svolgersi di una
azione drammatica sulla scena. - Repertorio, colle-
zione di opere drammatiche da rappresentare e di cui
una compagnia è provvista.
Struttura di un'opera drammatica.
AttOf ciascuna delle parti (due, fino a cinque)
nelle quali l'opera è divisa, a sua volta compren-
dente più scene. - Azione, soggetto o condotta del
componimento drammatico. - Catastrofe, parte nella
quale ha luogo lo svolgimento dell'azione. • Coro,
adunanza di più interlo'cutori nelle antiche opere
drammatiche. - Dialogo, il discorso degli inter-
locutori delia commedia, ecc. - Donnèe (frane), Vargo-
mento, il soggetto, la favola d'un componimento
drammatico (anche, di romanzo, ecc.).
Embolio, intermezzo comico danzante nell'antico
dramma. - Esito, la catastrofe d'un dramma: più
comunem., scioglimento. - Favola (lat., fabula), il
contenuto e l'oggetto di un dramma. - Finale {qua-
dro, scena finale), l'ultima parte di un atto. - In-
treccio, complesso degli accidenti, dei fatti, che si
intrecciano gli uni con gli altri in una com-
media, in un dramma. - Nodo, in un dramma,
r intreccio. - Traccia , primo abbozzo di un
dramma.
Parte, l'azione e le parole che spettano ad ogni
attore (veggasi a comico). - Prologo, il ragiona-
mento che gli antichi premettevano ai poemi dram-
matici, dando ragione dell'opera o narrando ed
esponendo cose attinenti alla favola, per meglio
chiarirla. - Protasi, l'antefatto di un'azione dram-
matica, introdotto nell'orditura di questa per servire
di schiarimento e di scorta allo spettatore. - Pro-
tasi, epitasi, catastasi, catastrofe, parti del dramma
antico.
Scena, una delle parti in cui è diviso un lavoro
drammatico. Scena culminante, la più importante,
del maggior interesse; quella nella quale si svolge
l'azione nella sua massima intensità, nella sua mag-
gior efficacia ; scena muta, quando l' attore, dopo
che gli altri hanno finito di parlare, si fa intendere,
si esprime coi gesti. - Sceneggiatura, l'elTt^tto dello
sceneggiare, cioè del modo col quale è scritto un
lavoro drammatico.
Tesi, proposizione, assunto, che l'autore di un
componimento drammatico si proponga di dimo-
strare. - Unità di luogo, nei drammi lo svolgersi
della favola sempre nello stesso luogo. - Vis comica,
forza comica, potenza drammatica: neol. , tea-
tralità.
Autori. — Attori. — Personaggi.
Cose e termini vari.
Poeta, nel ^ergo teatrale, chi è agli stipendi di
una compagnia drammatica o d' un impresario. -
Rapsodi, i moderni cultori della recitazione.
Attore, l'artista, il cdm^ico che recita, fa la re-
citazione. Femmin., attrice. • Comparse, nel lin-
guaggio teatrale, quelle persone che compaiono sul
palcoscenico senza parlare, ma servono solo al de-
coro e al compimento dell'azione scenica. - Eroe
del dramma, il protagonista.
Figura, un personaggio rappresentato nel dramma.
- Interlocutore, chi parla in un componimento dram-
matico: attore, personaggio, dicitore. Femmin., in-
terlocutrice. - Mimo, mima, attore, attrice che si
esprimono a gesti. - Monologhista, autore o bravo
attore di monologhi. - Persona, presso i Latini ,
la maschera degli attori drammatici. - Personaggio,
ciascuno degli interlocutori sulla scena. - Personaggi
muti, quelli che entrano in iscena, ma non parlano,
- Protagonista, il personaggio principale.
Calzare il sòcco, il coturno: essere scrittori o at-
tori comici 0 tragici.
Cose e termini vari. — Copione, nel linguaggio
teatrale, la copia del dramma in cui sono le varie
partizioni. - Prima, la prima recita d'un lavoro
drammatico (frane, première). - Prova d'un lavoro
drammatico, il recitarlo che fanno da soli i comici,
non davanti agli spettatori, per impararla. - Prova
generale, quella che precede la recita, la rappre-
sentazione. - Recita, rappresentazione d'un dramma,
d'una commedia. - Ripresa, replica d' un dramma.
- Ri/Inmentatore, chi suggerisce la parte agli at-
tori : suggeritore , rammentone ; chi fa da sof^
fletto.
Lever de rideau (letter. alzar di sipario), locuzione
francese per indicare quella breve rappresentazione,
0 nota, 0 di lieve argomento, che precede il dramma
principale, quasi per lasciar tempo agli spettatori di
arrivare. - Tenere il cartello, nel linguaggio teatrale,
dicesi di un dramma allorquando lo si ripete per
parecchie sere.
Censore, revisore di componimenti drammatici, da
rappresentarsi; chi esercita le censura teatrale. -
Filodrammatico, amante dell' arte drammatica. -
Concorso drammatico, gara tra gli autori di opere
drammatiche, indetta dal governo, da istituti lette-
rari, ecc. - Giuri drammatico, consesso delle persone
che devono giudicare delle opere presentate a un
concorso drammatico.
Drammatico. Di draìnma. - Commovente,
atto a commuòvere.
Drammatizzare. Dar forma di dramtna.
Drammaturgria. L'arte drammatica; trat-
tato sull'arte drammatica.
Drammaturgo. Autore di un dramma.
Drappella. Ferro A^Walaharda.
Drappellare (dr appellato). Maneggiare l'in-
segna.
Drappello. Striscia di drappo. - Numero di
soldati, di persone insieme: schiera.
Drappellóne. Pezzo di drappo. - Paramento
di chiesa (veggasi a pag. 528, prima colonna).
Drapperia, drappière. Veggasi a drappo.
Drappettina. Detto a mastello.
Drappo. Sorta di tela, di tessuto, per lo pi)^
DRASTICO — DRIZZA
951
di seta pura, come velluto, ermisino, raso, taffetà
e simili, con trama e ordito coperto da lieve pe-
luria: stoffa di seta. - Sottilissima tela di lino, pre-
parata in modo che, applicandola sulla piccola rot-
tura della pelle, la cicatrizza. - Striscia di taffetà
0 d' ermisino nero con la quale le d nine di bassa
condizione si coprono le spalle o il capo. Più co
munemente però dicesi velo; a Venezia, lo si
chiama zendale e zendado. - Drappetto, di min. di
drappo. - Drappo a fiamma, bianco con rilievi rossi
fiammanti; a fiori rilevati, con rilievo o ricamo; a
fioroni, a fìori^grandi, tessuti: damascato, tessuto a
damasco; lixcio, non operato; operato, o tessuto a
opera, tessuto a disegno; razzato, tessuto a guisa
di raggio; stinto, scolorato.
Varie sorta di drappi.
Amoerre, sorta di drappo di seta variato a onde. -
ArazzOfdrsippo per ornamento, tessuto con lana, seta
e oro, filato e istoriato. - fi r/imi/o, drappo tessuto
a ricci, comunemente detto broxato. - Broccatello,
broccatino, sorta di broccato più leggiero. - Broccato,
drappo grave di seta, lavorato a fiorami e orna-
menti figurativi e tessuto d'oro e d'argento. - Ca-
taluffa, drappo di lino e di fdaticcio; m^zzo drappo
0 drappo di mezzana qualità, che si faceva a Ve-
nezia. - Cordellone, drappo di seta o di cotone a
corde rilevate.
Uamaschetto, specie di drappo a fiori d'oro e
d'argento. - Damasco Cvolgarm. dommasco), drappo
assai massiccio di seta, fatto a fiori e a disegni,
colore sopra colore, detto cosi perchè si tessè prima
a Damasco. - Drappo inglese, taffetà usato per riu-
nire piccole ferite. - Felpa, drappo di seta o di
lana col pelo più lungo, ma più rado, del velluto.
- Fusciacco, drappo di tocca o divelluto ricamato:
lo si porta in processione. - Lustrino, sorta di
drappo di seta, dai francesi detto glacé. - Maritino,
drappo di seta adoperato per fodere, ecc.
Porpora, drappo tinto di porpora: lo indossa-
vano solo i re, i sommi pontefici ed i più alti di-
gnitari dello Stato; i papi se ne adornarono quando
rivestirono il carattere di sovrani. - Palio, drappo
lo si dà per premio a chi vince nelle corse. -
Prunello, tessuto di lana in foggia di raso. - Ri-
setto, raso inferiore, drappo di seta misto con
accia. - Raso, drappo di seta a superficie liscia
e lucida ; raso di lana, fatto di lana fine ; raso
turco, specie di raso di lana fine, spinato, forte.
Sargia, sorta di drappo a vari colori e, per lo
più, dipinto. - Scialle, drappo quadrato o bislungo,
fatto di una lana o di una caluggine finissima, ri-
dotta in filo e tessuta in diversi modi, secondo che
il fondo è liscio o a brocche. - Sciamilo, specie di
drappo di varie sorta e colori. - Scotto, drappo di
lana rasa, meno morbida della flanella.
Tappeto, drappo di tela o di lana greggia, o
tessuto a fiorami o simile, che si stende sui pavi-
menti delle camere e sulle scale, nelle case, per
pulizia, per ornamento, e per riparo dal freddo. -
Tenda, drappo di tessuto rado, per lo più a ri-
cami e a trafori, che si applica all'alto delle fine-
stre con pieghe eleganti, allacciandole, all'altezza
dell'appoggio, a un fermaglio dstto dorone. - Teletta.
specie di drappo tessuto per lo più con oro e ar-
.gento. - Tocca, drappo di seta e d'oro. ■ Vapore
per sirailitud.), sorta di drappo finissimo. - Velluto,
ricco drappo di seta. - Zendado, specie di drappo
fine, propriamente di seta: zendale.
(jOSE e termi.vi varì.
Bandella, piccola banda, striscia di drappo. -
Bròcco, riccio che forma l'alto e basso del drappo
di broccato. - Gimossa, o cimosa, l'estremità dei
lati 0 mirgini del drappo o del panno (seconda
alcuni, se di tele o simili, vivagno). - Drappello,
striscia di drappo, specialmente quella che si mette
in cima a un'asta, in segno di guerra. - Orlo sfi-
lato, fatto levando dal drappo alcuni fili. - Pancate,
drappo, 0 panno, con cui, per ornamento, copresi
una panca a spalliera (poco comune). - Passatura,
specie di rimnendi con filo di seta per rafforzare
la parte lo^^ora d' un drappo. - Piega, raddop-
piami^nto di drappo e d* altro. - Ritaglio, pezzo di
drappo 0 di panno, ritagliato dalla pezza: soampo-
lino, scampolo, avanzo. - R>Mo, dritto, la parte ritta,
la parte esteriore, la faccia opposta al rovescio.
- Rò'o'o, drappo avvoltolato. - SopnippoHa, il ri-
salto che rileva dal tondo (sommessi).
Drapperia, quantità di drappi di seta. - Drap^
pìere, chi fabbrica, tesse drappi. - Paratore, chi ad-
dobba (veggasi ad ad lobbare) con drappi e si-
mili. - Sargiaio, chi dipingeva le sargie.
Addrappire (adirappato), ornare di drappi. -
Damascare, tessere a damasco ; lavorare ad opera.
- Drappeggiare (drappeggialo), fare o dipingere
drappi: panneggiare. - Foderare, soppannare
drappi e simili. - Mmganare, dare il lustro col
màngano, strumento di pietre grossissime, mosso
per forza d' argani, sotto il quale si mettono i
drappi, avvolti sopra subbi. E manganatore l'ope-
raio che attende a tale operazione (manganatura). -
Ragnare {ragnato, ragnatura), del drappo, incomin-
ciare ad essere logoro. - Raynmenrlare, ricucire
un drappo. - Vergare, far le verghe, o liste, a
drappi, a panni.
Dràstico. Il purgante che agisce energica-
mente.
Drenaggio. Francesismo per fognatura.
Driade. Una ninfa dei boschi.
Drillo. Mammifero cinocefalo dal muso promi-
nente e dalla coda cortissima.
Dritnìfagia. L'uso di mangiare cibi forti.
Dritto (aggetti V.). Che è o vien fatto per di-
ritto, in linea retta; che non torce, non piega
da nessuna parte: lineato, messo in riga, rettilineo,
retto, tirato a fil di piombo, a filo, per filo di si-
nopia. - Che sta in piedi: ritto. Anche, di chi ha
corporatura ben fatta, non difettosa. - Sostan-
tivam,, il ritto, la faccia principale o più bella di
certe cose [drappo, tessuto, medaglia, ecc.),
opposta all'altra, detta roifescio. • Drittura, qua-
lità di ciò che é dritto: dirittezza, dirittura, retti-
tudine. - Drizzamento, il drizzare: addirizzamento,
addirizzo, dirizzamento, raddirizzam^nto, raddrizza-
mento. - Drizzare, far ritto, rendere ritto, diritto,
addrizzare, raddirizzare, raddrizzare, rizzare, ecc.;
rettificare una curva. - Drizzarsi, firsi, tornar
ritto: addrizzarsi, ecc.
Dritto. Diritto, destro, ritto (solo accoppiato
con mano: a man ritta, da ritta).
Drittura. L'esser dritto.
Drizza. Nel linguaggio marinaresco, ghia o pò»
ranco, con cui si alzano antenne, picchi e vele.
952
DRIZZAMENTO — DUBBIO
Drizzamento. Il far dritto.
Drizzare (drizzato). Rendere, far dritto ; dare
a checchessia ìd. forma rettilinea: addirizzare, ad-
drizzare ; raddirizzare, raddrizzare ; ridirizzare, ri-
drizzare, riz/,are.
Drlzzal-òio. Strumento del quale i fabbricatori
di rappelli, di specchi, l'intagliatore, ecc., fanno uso
per uar forma, drizzare, pianare.
Dro^a (più spesso u^ato in in plur., droghe). Nome
getierico di ogni sorta di spezierie, aromi e simili,
che si mettono nelle vivande per dar loro un gu-
sto, un sapore più piccante: coloniale, generi co-
loniali, polvere aromatica, polviglio. Le droghe ser-
vono anche come sostanze medicamentose; si di-
stinguono, per la loro provenienza, in vegetali,
animali e minerali, e si dicono semplici quando non
hanno subito alcuna preparazione; si traggono da
foglie, da fiori, da frutti, da semi, da radici, da
rizomi, da bulbi, da legni, da scorze, da gomme,
da balsami, da resina, ecc.: veggasi ad aroma e
a balnamo. - Droghe più comunemente note la
cannella, il garofano, la mostarda, la noce
moscata, il pepe, lo zafferano, ecc. - Come
droghe si impiegano pure l'amomo, il hetel, il cap-
sico, il cardamomo, il cinnamomo, la curcuma, il
lauro, il timo, la vaniglia, ecc. - Spezie, spezierie,
propriam., miscuglio di vari aromi in polvere per
condimento delle vivande (« minuzzatolo e mes-
sevi di buone spezie assai, ne fece un manicaretto »).
- Estrattivo, qualunque principio, di natura chimica
non ben determinata, che si può estrarre da una
droga. Ordinariamente sono miscugli di principi
attivi 0 sostanze chimiche molto impure.
Drogare (drogato), acconciare con droghe una
sostanza, per conilirla, darle condbnento, o per
conservarla: aromatizzare, dare odore di aromi, dar
sapore di droghe, mettere arohii.
Droghiere, negoziante di droghe al minuto. -
Spezieria, più comunem., drogheria, farmacia. ■
Speziale, chi vende spezie: per estens., farmacista,
droghiere.
Drog-are (drogato). Detto a droga.
Droghiere. (Jii tiene bottega (drogheria) ven-
dendo al minuto droghe e altre cose più o meno
affini (caffè, zucchero, cioccolata, tniele, mo-
starda, frutta secca, ecc.): aromatario, droghista
(voce riprovata dai puristi), speziale, zuccheralo -
Droghiera, la moglie del droghiere o donna che tien
drogheria.
Boisolo delle spezie, scatoletta ordinariamente di
latta, a più scompartimenti, nei quali si tengono
separate le diverse drogiie. - Macinina, strumento
piccolo che serve a macinare droghe e coloniali. -
Spilla, la tavola di legno che i droghieri adoperano
per sbucciare il cacao o per pulire altro.
Dromedàrio. Il caìnmello con una sola
gobba.
Dròmo. Nel linguaggio marinaresco, caposaldo
al quale si legano gli ormeggi.
Dromògrafo, dormòmetro. Islrumento per
misurare la velocità di una nave.
Dromóne. Nel meidio evo, sorta di nave da
guerra e da corso a vela e a remo.
Dromoscòplo. [strumento pe»* correggere le
indicazioni della bussola marina. - Segnale di fer-
rovia.
Drosóforo. Schizzetto polverizzatore.
Drosòmetro, drososcópio. Veggasi a l'u-
giada.
Druda. L'amante disonesta: amanza, amasia.
bagascia, cicisbea, concubina, ganza, pratica (idioti-
smo d'uso), zanfarda.
Drudo. Voce che un tempo fu sinonimo di
campione, difensore, ma ora equivale ad aman-
te, in senso disonesto, a scluttore: aiutamarito,
amanzo, amasio; bagascio, bagascione, bertone, ber-
tuccione, bruitone; concubino; galante, ganzo,
puttano (volg.), vice-marito.
Druiiessa. Sacerdotessa dell'antica Gallia, del-
l'Alemagna, della Britannia.
Druido. Il sacerdote degli antichi Galli, Ger-
mani e Britanni.
Drupa. Doppio pericarpio del frutto.
Duale. Veggasi a due.
Dualismo. La dottrina che ammette due prin-
cipi, in antagonismo fra loro, o un doppio principio.
- Divisione nella politica. - Termine di patologia.
- Teoria chimica (veggasi a pag. 534, seconda cO'
lonna).
Dualista. Seguace del dualismo.
Dualistico. Di, da dualismo.
Dualità. Detto a due.
Dubbiare (dubbiato). Stare in dubbio.
Dubbiamente. In modo dubbio.
Dubbiezza. Qualità di ciò che è dubbio.
Dubbio (dubbiosità, dubbioso). Sostantiv., incer-
tezza della mente intorno a checchessia; cosa non
bene accertata; opinione che non si dà per si-
cura : dubitazione; esitanza, esitazione, nodo (figur.).
.^i esprime dubbio con forse, ma, se, ecc. Il
dubbio può essere diretto, indiretto, positivo, nega-
tivo, metodico, ecc.; forte, grave, leggiero, lieve, mo-
lesto, tormentoso, Il dubbio assale, sorprende, cresce,
aumenta, scema, svanisce, ritorna, sparisce, ecc. -
Dubbiarello, dubbierello, dimin. di dubbio. - Dubi-
tabile, da potersene dubitare. Contr., indubitabile,
certo. - Dubitativo, che esprime dubbio.
Ambage, avvolgimento di parole, di pensieri, che
generi dubbio. - Ambiguità, qualità di ciò che è
ambiguo; maniera di esprimersi così da generare
dubbio 0 sospetto in chi ascolta. - Anfibolia (gr.),
ambiguità, doppio senso. - Anfibologia, discorso
che ha sentimento doppio, equivoco. - Aporeoma,
controversa, dubbio. - Diallèlo, argomento dei Pir-
ronisti, - Dubbio metòdico, di Descartes, opposto al
dubbio assoluto dei Pirronisti. - Equivoco (agg.),
che desta o lascia dubbio, sospetto. - Esitanza, in-
certezza, dubbio sul punto di fare alcunché: esi-
tanza, titubanza (veggasi ad esitazione). - Ge-
losia, dubbio intorno alla fedeltà del coniuge o
dell'amante.
Indeterminatezza, indeterminazione, dubbio, incer-
tezza, irresoluzione, perplessità. - ipòtesi, suppn
sizione intorno a cosa non certa. - Perpleisild, io
stato di chi è in forte dubbio, non sa dissipare
un dubbio : esitanza. - Presunzione, mezza cre-
denza, mezzo dubbio. - Probleina (figur.), cosa
dubbia che solo l'avvenire può risolvere, puesito,
questione. - Scetticismo (gr., osservazione, esame).
disposizione d'animo per cui si dubita della verità
di ogni cosa, non avendo 1' uomo il criterio della
certezza, - Scrupolo, dubbio che turba la mento'
proprio di cose attinenti alla coscienza, - sospetto
dubbio cattivo sul conto di qualcuno; oqinjom^
dubbia di futuro male. - Tarlo del rf>(''6io (figura.) ,
il rodimento che dà il dubbio.
DUBBIOSAMENTE
DUCA
953
Dubbiamente. — Dubbiosamente. — Dubbiezza.
Dubbiosità'. — Dubbioso. — Dubitare.
Dubbiamente, con dubbiezza, in modo dubbio,
con dubbio significato, in guisa da ingenerare o
lasciar dubbio, con dubbio significato, con dub-
biosità.
Dubbiosamente, dubitando, dubitativamente, du-
bitevolmente, dubitosamente, irresolutamente, so-
spensivamente, (jontr., indubbiamente, certamente.
Dubbiezza, qualità di ciò che é dubbio: dubbietà,
dubbiosità ; incertezza, indeterminatezza, indet^r-
minazìone,
DuKHio (aggett.), di cosa, di fatto ecc., non bene
accertato, tale da non sapere che sia vero o no :
contrastabile, controverso, controvertibile, coperto,
da mettere in quarantena; dubitabile, dubitativo, dubi-
tevole, dubitoso; impugnabile, incerto, indetermina-
bile, indeterminato, indimostrato, infondato, in nube,
insoluto, ipotetico; oscuro; pieno d'incertezza, pro-
blematico; senza fondamento. Contr., certo, indu-
bitato, chiaro, eytfZe/*fe, incontestabile, incontestato
irrefragabile, irrefutabile, sicuro, ecc. - Apòcrifo,
lo scritto, il documento riconosciuto non autentico
- Inverodmile, che non può essere vero. - Essere
dubbio: andare, essere in forse; cadere in questione;
da accettare con benefizio di inventario, con bene-
j./io di legge; esserci buio, un certo buio, esserci
il prò e il contro ; essere di una verità da storico
cesareo ; essere mal presunto ; meritare conferma ;
non avere il suo suggello ; non essere articolo di
fede ; parere e non parere : poter essere o poter
anche non essere; rimaner dubbio; vederci poco.
- Render dubbio, discutere una cosa ; mettere in
dubbio ; rendere sospetto. - Sub indice, vale dub-
bio, incerto, indeciso, e dicesi di quistioni, opi-
nioni, ecc.- Tiramolla, familiarmente, serie di dubbi,
di tergiversazioni, di indugi, stare fra il sì ed il
no per acquistar tempo e consiglio.
Dubbiosità', l'essere dubbioso, condizione di chi
dubita: combattimento (figur.) ; dubbiezza, dubi-
tanza ; esitanza ; fluttuazione d'animo ; incertezza
(a fare, a decidere, e simili) ; indecisione, irresolu-
tezza, irresoluzione; mal dell'infra due ; ombrosità;
ondeggiamento, ondeggiamento di spirito, oscitanza,
scrupolo, sospensione d' animo, della mente, di
mente; vacillamento del pensiero, ecc.
Dubbioso, non risoluto, incerto ; che cagiona dubbio;
agg. di persona che è presa dadubbio sul conto di chec.
chessia. Gontr , sicuro. - Con varie gradazioni di si-
gnificato : ancipite, avviluppato ; che è fra due,
sulle due; dubitante, dubitoso, equivoco; esitante
(di persona) ; fluttuante ; incerto, indeciso, irresolu-
luto ; oscillante ; pendente, perplesso ; sospeso, titu-
bante. - Cacadubbi, persona sempre incerta nelle
risoluzioni, sempre dubbiosa. - Pirronico, seguace
di Pirrone, filosofo greco che ostentava dubbio su
tutto. - San Tomaso, padre della Chiesa, che non
voleva credere se non dopo aver veduto e toccato
con mano. - Uomo dubitativo (popol.), che dubita
sempre. - Zetetici, scettici che cercavano sempre la
verità e non la trovavano mai.
Dubitare, essere, stare in dubbio, dubbiare
(contr., credere) : accettare con benefizio di legge.
d'inventario ; addubitare ; affacciarsi alla mente un
punto d'interrogazione, avere a sospetto, in so-
spetto ; avere un cocomero in corpo o sullo sto-
maco (figur.) ; contendere in sé stesso ; diffidare ;
entrare il dubbio, il timore, entrare in forse ; esi-
tare ; essere dubbioso, essere ncll'infra due; es-
sere tra due ; far l'aria del credo e non ci credo ;
fluttuare; insorger dubbio; mettere, porre in dub-
bio, in forse, m quarantena, in questione ; ondeg-
giare con la mente; rivocare in dubbio, in forse,
in questione; sorgere un dubbio nell'animo; so-
spettare; stare fra due acque, stare in trampoli,
stare sopra di sé; studiarsi a non credere. - Inso-
spettire, 0 insospcUirsi, far nascere, oppure sentire
dubbio, sospetto. - Ridubilare, ripete dubitare. -
Stare in sospeso: sospesi, dubbiosi. Titubare, stare
incerto, senza risolvere: avere esitanza, esita-
zione.
Vocr E LOCUZIONI diverse.
Provekbì.
Accertare, accertare, togliere, toglicr.si un dub-
bio; rendere, reiiilersi certo, stc<*i'o di alcunché.
- Chiarire un dubbio, dissiparlo, risolverlo, to-
glierlo. - Contestare, sollevare dubbio, eccezione.
massime in fatto di legalità. - Inforsare, mettere in
forse, in dubbio. - Ninnare, ninnarsi (figur.), te-
nere a bada, stare indecisi. - hutrire, accumulare
dubbi sopra dubbi, dubitar sempre. - Rassicurare,
togliere ogni dubbio o paura. - Vincere, quietare,
sopire un dubbio, espressioni di chiaro signi-
ficato.
Essere commossi , agitati , turbati dal dubbio :
quando il dubbio molesta. - Essere formale, essere
in tutta forma, avere quanto occorre per togliere
ogni dubbio. - Essere sicuro del fatto suo, non aver
dubbi sulla co.sa. - Essere vangelo, un vangelo, di
cosa indubitabile. - Far caso d'ogni cosa, far tanti
casi, di chi su tutto ha dubbi, difficoltà. - Fare un
dubbio, proporlo, manifestarlo. - Il se, il ma, il
forse è il patrimonio degli imbecilli: a chi tentenna
nelle risposte o nelle decisioni importanti. - Met^
fere una pulce nell'orecchio, indurre in alcuna per-
sona dubbio e sospetto. - Non esserci da dire o di
dire, non esserci dubbio. - Non far né bene, né
male: di cosa dubbia, tirando una conseguenza in-
dipendentemente. - Non saper quel che si voglia: di
persona irresoluta. - Passare il Rubicone, troncare
le dubbiezze.
Chi me lo dice?, quando su persone o fatti d«-
bitiamo. - Chi vivrà, vedrà: di cose che potranno
avvenire si e no. - Non la studiar tanto : a chi
pensa molto per decidersi a una mossa, o sim. '
Vada libero! non dubiti, non abbia paura.
Davvero !... : strisciato, è indizio di forte debbio,
e si strascica anche ironicamente, per ironia, -
Homi, Psel, Eh, altro!, esclamazioni di dubbio. -
In forse, in dubbio. - Senza fallo, senza dubbio.
Delle cose incerte non si fa legge. - Il dubbio
rode. - Nel dubbio astienti. • In dubiis abstine {nel-
l'incertezza sospendi ogni deliberazione, astienti dal
fare): motto della saggezza latina.
Dubbiosamente. Con dubbio.
Dabblosità, dubbioso. Veggasi a dubbio.
Dubitare {dubitabile, dubitativo, dubitato). Aver
dubbio, essere in dubbio. - Aver paura, mancar
di coraggio, di risolutezza ; non osare, peritarsi.
nubitativamente, dubitativo. Veggasi a
dubbio.
Dubitazióne. Lo stesso che dubbio. • Figura
di retorica.
Duca {ducale, ducato, duchessa). Il più aito grado
951
DUCALE — DrELLO
di nobiltà, dopo quello del principe. - Ducale,
di 0 da duca: duchesco. - Ducato, dignità o do-
minio del duca ; ducea (v. a.), duchea. - Duchessa,
la moglie de! duca o la signora di un ducato. -
Duchetto, diaiin. spreg. di duca. - Duellino, figlio di
duca, piceoio duca. - Duchista, partigiano del duca.
- Granduca [granduchessa), titolo del principe che
p)«!siede un granducato.
Iiìducarsi (scherz.), diventar duca. - Rinducarsi,
fir^i duca. - educarsi, cessare d' esser duca, abdi-
care alla duchea, deporre la corona ducale.
Mazzocchio, la corona ducale.
Ducale. Veggasi a duca.
Ducato. Dignità o dominio del duca. - Nome
di più d'un'antica moneta.
Duce, (domandante, capitano, capo, guida.
• Leader (ingl.), il capo di un partito politico. -
Voivoda, parola jugo-slava che vale duce, signore.
Due. Aggettivo numerale, 1' unità raddoppiata ;
so .tantivamente, il numero due e la cifra che
lo rappresenta : du' (dinanzi a parola che inco-
minci' per vocale); dua, duoi (v. a.); dui, duo.
- Biennale, duennale, che dura due anni. - Bi-
fido, diviso in due. - Dicotomo, bipartito, diviso
jn due : aggiunto di fusto, ramo, pistillo, stilo, che
si dividono, biforcandosi. - Duale, aggiunto del nu-
mero due nei nomi dei verbi della lingua greca e
d'altre. - Dualista [dualismo), che ammette due
principi. - Duumviro, magistrato che ha un solo
collega nella stessa sua carica.
Ambedue, ambidue, tutt' e due, 1' uno e l' altro :
ambe, ambi, ambo; ambidui, arabiduo, ambiduoi,
ambodue ; amendua, amendue, amendui, amenduoi;
entrambi, entrambo; intrambo, intramendue ; tram-
bedue, tramendua, tramendue, tramenduno ; tutta-
due. - Ambo, coppia, coppiola, paio. Due numeri
giuocati 0 estratti al lotto. - Anfibio, che vive in
due elementi. ■ Bastardo, che partecipa a due na-
ture. - Combinazioni binarie, i gruppi di due ele-
menti (oggetti) scelti da un dato complesso e di-
versi fra loro. ■ Dicocefalo, con due teste ; bicipite.
- Ditomia, divisione in due parti. - Dualità, ra-
gione formale di due. - Duetto, canto a due; fi-
gur., di due persone bene accoppiate, in senso di
biasimo : duo. - Ibrido, di doppia razza.
A quattr'occhi: in due soli; a solo a solo, da
solo a solo ; a tu per tu. - Due a due, a coppia a
coppia, a due a due, due per volta.
Abbinare, accoppiare, mettere insieme due a
due : appaiare, formare il paio. - Apparigliare, u-
nire un animale ad un altro, di diverso sesso,
per la riproduzione, - Bipartire, dividere in due,
far d' una cosa due parti uguali ; tagliare nel
mezzo: ammezzare, dimezzare, dipartire, partire
per egual parte, scommezzare, tramezzare.
Duecento. Due volte cento ; ducente, du-
gento - Dugentesimo, agg. numerale di duecento.
Duellante, duellista. Detto a duello.
Duellare [duellato). Far duello.
Duello. Combatttimento tra due, combatti-
mento a corpo a corpo, a testa a testa, con armi
pari, fatto per disfida, per sfida (invito, provoca-
zione a duello), e ammesso dal codice cavalleresco
0 dalle consuetudini : monomachia, partita d'armi,
partita, quistione d'onore; schermaglia, scontro,
singoiar certame, soddisfazione d'armi, vertenza ca-
valleresca. Dizioni non usate: battaglia festereccia,
corporale battaglia, duellare impresa. Si fa il
duello con la spada, la sciabola, la pistola, il
pugnale. Si svolge con un primo assalto, un se-
condo, un terzo, ecc., cioè in più riprese, su co-
mando di chi dirige il combattimento. Ciò o per
correggere una infrazione alle regole cavallere-
sche 0 per dar riposo ai duellanti. - Duellare, di
duello, attenente al duello. - Duellante, chi si batte
in duello : avversario, duellatore, duellista (detto,
per lo più, di duellante esperto); primo; rappre-
sentato (rispetto ai padrini). - Spadaccino, chi ha
cattiva fama di duellista, è maniaco di far duelli,
di adoperare la spada.
Battaglia di spada, duello con la spada. - Di-
chiaramento, nel gergo della camorra napoletana,
sfida a duello tra affigliati. Si eseguisce a colpi di
rivoltella, tirando all'impazzata. - Duello al primo
sangue, quello che cessa alla prima ferita; all'ul-
timo sangue, quello che deve durare finché uno dei
due o entrambi i combattenti non siano nell' im-
possibilità di continuare ; cruento, con spargimento
di sangue (contr , incruento) ; letale, mortale, quando
uno dei duellanti resta ucciso. - Duello all'ameri-
cana, 0 americano: consiste nella sorte per cui re-
sta deciso quale dei due contendenti debba ucci-
dersi entro un dato tempo. - Duello giudiziario,
singolare combattimento ordinato anticam. dalla giu-
stizia e ammesso come prova giuridica nelle qui-
stioni dubbie: giudizio di Dio. • Tregua di Dio:
dizione storica con la quale la Chiesa stabili al-
cune determinate epoche in cui le contese tra si-
gnore e signore, tra feudo e feudo, erano vietate
in nome eli Dio. - Zompata, in napoletano, duello
a coltello fra camorristi, cosi detto perchè si zompa
ai lati per schivare i colpi.
Duellare, combattere in duello, battersi uno con-
tro uno. secondo l'uso cavalleresco : andare sul ter-
reno, attestarsi, incrociare il ferro ; stare brando a
brando. - Disarmare, far cadere l'arme di mano all'av-
versario. - Distendere, mettere l'avversario in terra
e lasciarvelo steso morto. - Infilare, passare l'av-
versario da parte a parte. - Infilarsi, ferirsi da sé
sulla sciabola o sulla spada dell'avversario. - Infil-
zare, passare da banda a banda, colpire con l'arme
di punta, in modo che l'arme resti dentro alla pas-
sata. Infilatura, IWetto dell'infilare e la cosa infi-
lata; il suo stato, il suo modo, la sua qualità; in-
filzato, passato da banda a banda. - Mettersi in
ischerma, in guardia, in parata, in atto di offendere
e di difendersi. - Parare i colpi, difendersene, ri-
batterli. - Scansare i colpi, evitarli. - Schermire,
difendersi, ripararsi da colpi, cercando di darne.
Essere a disposizione, dichiararsi pronto a bat-
tersi, a dar soddisfazione. - Rispondere con qualche
eccezione : quando lo sfidato a duello non accetta,
allegando qualche ragione che gl'impedisca di bat-
tersi col suo avversario.
Cartello di sfida, lettera di sfida spedita nei ter-
mini prescritti. - Condizioni della sfida, del duello, i
patti che lo regolano, riguardo alla distanza (nel
duello alla pistola), all'esclusione o no di certi colpi
(nel duello alla spada o alla sciabola), ecc. • Co-
dice cavalleresco : si chiama così l'insieme delle con-
suetudini e delle norme che regolano i duelli.
A linea, la posizione del duellante, che dev'es-
sere tutto sulla stessa linea. - Misura, la distanza
fra i due duellanti. - Paranza, coltello in uso nei
duelli della mafia. - Presa, operazione suggerita
dalla necessità, e a cui ricorre uno dei duellanti
quando, venuto con l'avversario alle strette, passa
alle prese. - Stoccata, tirata: per questi e per altri
termini, veggasi a scherma.
Padrino [secondo, testimonio), assistente al duello.
DUELLO — DURO
wrtf
rappresentante del primo. I padrini sono due per
ciascun duellante e, prima della partita d'armi, sono
arbitri della vertenza cavalleresca, ossia possono
anche giudicare non essere il caso di fare il duello.
l padrini deliberano in proposito e mettono a ver-
bale le loro deliberazioni; cosi anche dopo avve-
nuto lo scontro.
Duello. In senso figurato, contesa, contrasto,
■lite, gara.
Duemila {diimila). Due volte mille.
Duennale. Di due anni, che viene ogni due
anni.
Due ponti. La nave di linea con due batterie
coperte.
Duerno. Foglietto di stampa composto di due
-carte.
Duetti. Combinazioni nel giuoco della tavola
reale.
Duetto. Dicesi di canto e di suono a due
voci 0 a due istrumenti.
Dug-entèsimo, dugènto. Lo stesso che due-
cento, duecentesimo.
Dugrlla. Nel linguaggio marinaresco, ruota di
cavo, fune avvolta a spire su sé stessa.
Dulcamara. Noto ciarlatano.
Dulcinea [del Toboso). L'amante di don Chi-
sciotte.
Dulia. Il culto prestato agli angeli e ai santi.
Dumo (dumoso). Pruno, spino. - Dumoso, pieno
«li dumi.
Duna. Monticello di sabbia e di sassi che si
forma sulla spiaggia di qualche mare e serve di
riparo ai flutti : albaione, banco di sabbia, cavallo
di rena, interramento, interrimento, ridosso, scanno
ài rena; secca, seccagna, sirte, sorrenamento, tom-
bolo, tumulo. - Albaione, rialto di sabbia (presso la
riva del mare) che si forma sulle dune. - Piana,
secca a fior d'acqua. - Secca accodata, o sbarra,
una fila di dune, di banchi di sabbia. - Sif, nel
Sahara meridionale, catena di dune. - Tombolo, una
piccola duna.
Sorrenare, formare dune.
Dunque. Congiunzione illativa, usata quando
si vuol venire a conclusione, concludere, do-
mandare, far domanda, eccitare, indurre eccita-
zione, ecc. ; anche, incominciando a parlare di
oose proposte o ripigliando il discorso; addunque,
adunque, ergo (lat.), si che.
Duo. Il due : il duetto.
Duodecimale, Divisibile per dodici.
Duodècimo, Aggett. numer. di dodici.
Duodècuplo. Maggiore dodici volte.
Duodèno. Veggasi a intestino.
Duolo. Doglia, dolore fisico e morale. - La-
mento, pianto.
Duomo (dòmo). La chiesa cattedrale. - Capi-
tolo del Duomo, collegio di canonici o capitolari di
una chiesa vescovile.
Duplicare, duplicazióne (duplicato, duplica-
iura). Addoppiare, raddoppiare, render doppio.
Duplicatamente. A doppio.
Duplicato. Addoppiato, doppio. - Copia di
lettera, di documento. - Termine di tipo-
grafia.
Duplicatore elettrico. Veggasi a macchina
{(elettrica).
Duplicatura. Termine di tipografia.
Duplicazióne. Il duplicare, atto ed effetto.'
Dùplice, duplo. Lo stesso che doppio.
Duplicità. L'essere doppio. - Doppiezza, in-
fingimento, finzione, fraudolenza.
Duplógrafo. Apparecchio che serve a scri-
vere contemporaneamente due fogli di carta.
Dura {durra). Detto a saggina.
Durabile, durabllmente, durabilità. Veg-
gasi a durare.
Duràcino. Detto a pesco.
Dura madre. La più esterna delle tre mem-
brane die involgono il cervello. - Trabeccole, pro-
cessi filiformi nel seno della dura madre e pìccole
fibre midollari del cervello che costituiscono le con-
nessure.
Duramente. In modo duro, in modo aspro ;
dolorosamente, penosamente, con dolore, con
•pena.
Durante. Participio usato come ablativo asso-
luto per indicare attualità di tempo, pendenza di
azione: durando, duranti, fra, nel termine di....,
lungo, mentre, sul, sul bello, sul buono, ecc.
Durare {durante, duraturo, durata, durato, du-
révole). Occupare spazio di tempo. - Bastare, man-
tenersi, conservarsi (veggasi a conservare), con-
tinuare. - Reggere, resistere. - Attivam., soste-
nere, sopportare a lungo. - Con vario significato:
allungare, allungarsi, andare in lungo ; aver lunga
durata, aver vigore ; essere durabile, durevole, sta-
bile; essere vigente (di legge esimili); permanere,
perdurare (durare a lungo), perpetuarsi (durare
sempre), persistere, prolungare, prolungarsi.
Durata, il durare ; lo spazio di tempo .in cui
una cosa dura : corso, costanza, diuturnità, dura-
mento, perduranza, permanenza, perseveranza. -
Breve durata, angustia (di tempo;, brevità (veggasi
a breve), cortezza {durerà da JSatale a San Gio-
vanni ; durerà tre giorni con oggi, di cosa di poca
durata). • Fuoco di paglia, cosa che dura poco. -
Lunga durata: lunghezza, ostinazione, persistenza,
prolissità {lungo quanto la fame : di cosa che non
viene mai a fine, che dura troppo). Contr., cadu-
cità, fugacità; l'essere caduco, fugace.
Durabile (più comunem., durevole), atto a du-
rare: bastabile; campereccio, continuativo; diuturno,
durativo, duraturo, durevole, ferreo, granitico (figur.);
illabile, immanente, non passeggero, non transeunte;
perdurabile, perenne, permanente, permanevole,
permansivo, persistente, serbevole (che si può ser-
bare), stabile, vitale. Contr., caduco, fugace, pas-
saggiero, provvisorio, temporaneo, transitorio. -
Brachicronico, che dura poco. - Corto, di breve
durata. - Effimero, che dura un giorno. - Eterno,
che dura molto, sempre: immortale, perpètuo. •
Fragile (figur.), che dura poco.
Durevolezza, qualità di ciò che è durevole: du-
rabilità, immanenza, stabilità, stato fermo. - Dure-
volmente, con durevolezza, in modo che duri : all'e-
ternità, durabllmente, perdurabilmente, permanen-
temente, saldamente, serbevolmente, stabilmente.
Durastro. Un po' duro.
Durata. Il durare. - Estensione di tem,po.
Duraturo. Che deve durare»
Durévole. Atto a durare.
Durevolézza. Qualità di ciò che è atto a du-
rare.
Durevolmente. Detto a durare.
Durézza. Qualità di ciò che è duro. - Figur.,
asprezza, l' essere aspro. • Caparbietà, oatinct^
zione. - Termine di patologia.
Durllndana. Veggasi a spada.
Duro. Qualità di materia solida e resisteate.
956
DORRÀ
EBANO
cosi che difficilmente può esssere penetrata o in-
taccala (contr;, tnoUe, morbido, tenero) ; cosa
o parte dura ciie resiste al tatto: consistente;
crudo; fermo, ferreo, ferrigno; lapideo, mar-
moreo, nerboruto ; petroso, pietrigno, pietroso ; rù
gido, nxàe; sasseo, sodo, solido; tosto. Materie
dure : l'acciaio,, il ferro e quasi ogni metallo ;
il corno, il cristallo, il diamante, il diaspro,
il legno, il marmo, la pietra, il porfido, ecc.
- Figar., am,aro, doloroso (veggasi a dolore) ;
eflerato, crudele (duro d'animo). - Di carne, che
L. tigliosa. Di pane, che è cotto da qualche giorno.
- Di cavallo (duro di bocca), che non cura il
ìriorso. f- Di verso, che ha poca arm.onia. -
Di ingegno, di mente, che ha poca apprensiva,
è tardo a imparare. - Di cuore, che non sente
pietà. - Di fatica, ecc, che difficilmente si può
.sopportare. • Di destino, avverso, ecc.
Adamantino, arciduro, diamantino, durissimo,
molto duro. - Azzollato, indurito a modo di zolla.
- Calloso, dicesi di ciò che é duro e resistente. -
Durastro, dnretto, duriccio, durotto, un po' duro,
alquanto duro. - Durettino, dimin. di duretto. -
Durino, come dimin. di duro, meno comune di
duretto.
Indurito, secco, sodato, stecchito. • Legnoso, duro*
tif;lioso come il legno.
Durezza, qualità, di ciò che éduro; l'essere
duro: asprezza; consistenza, crudezza; duro (so-
stantiv.); intrattabilità; rigidezza, rigidità, ruvi-
dezza, saldezza, sodezza, solidezza, solidità. - Con~
erezione, formazione di un corpo duro. Contr.,
■mollezza, tenerezza. - Crosta, materia dura che
ne copre una più molle. -^ Sclero, prefisso che in-
dica indurimento. - Scleroma, prodotto della scle-
rosi. • Sclerosi, indurimento patologico di un or-
gano o di un tessuto per effetto di ipertrofia del
tessuto connettivo che entra nella sua struttura. •!•
Tensione, mancanza di pieghevolezza, di mollezza.
Ammollare, ammollire, diminuire la durezza. -^
Assodare, rendere sodo, - Consolidare, rendere »o-
Udo, più solido. - Dirómpere, levare o ammollire
la durezza o la tensione d' una cosa ; renderla
arrendévole» - Impietrire, dare o acquistare
laspetto o la, durezza di pietra. - Incoiare, divenir
duro come cuoio. - Incrudire, indurire. - Indurare,
rendere duro : addurare, addurire, diasprificare, in-
durire, insassare. Figur., inasprire. - Indurire, ren-
dere duro : addurare, addurire ; diasprificare, in-
durare, insassare. - Indurirsi, diventar duro :
addurire, incrudirsi, indurarsi, impietrarsi, into-
sthrsi, sodarsi. - Intostire, di cosa che diventa tosta,
dura, non pieghevole. - Levigare, rendere liscio :
di cosa dura. • Maciullare, dirompere con la ma-
ciulla (specialmente, canapa e lino). - Sdurire, .to-
gliere la durezza, diventar meno duro. - Silicatare,
compenetrare e indurire con qualche composto di
silice. - Spetrare, togliere la durezza (figur., inte-
nerire).
Indurito, reso o diventato duro: secco, stec-
chito.
Durra (dura). Detto a saggina.
Duttile. Di materia, per lo più, metallica, che
cede al martello, piegandosi, assottigliandosi, ridu-
cendosi a tutte le forme : arrendevole, compressi-
bile, dolce, dultibile, malleabile, maneggievole, ma-
neggiabile, trattabile. - Duttilità, l'essere duttile ;
qualità di ciò che è duttile: arrendevolezza, com-
pressibilità , malleabilità , pieghevolezza , tratta-
bilità.
Addolcire, rendersi duttile. » Diittilimetro, slm-
mento immaginato da Bégnier per misurare la dut-
tilità dei metalli.
Duumvirato* Dignità ed ufficio del duumviro.
Duumviro. Antico magistrato romano (edile»
giudice, ecc.), eletto insieme con un altro, a-
coppia.
E. Lettera vocale, quinta dell'alfabeto. Anticam.,
quinta lettera nundinale ; quinta domenicale. - Per
gli scolastici indicava una proposizione negativa. -
E, congiunzione che serve ad unire più pro-
posizioni o più termini o membri della proposi-
zione. - E', composizione di e e dell'articolo- plu-
rale maschile i. • Pronome per ei, egli. - E, nelle
monete francesi, indica la zecca di Tours ; nelle
austriache, quella di Carslburg in Transilvania ;
nelle tedesche dell'impero, quella di Dresda. - AJb-
breviazioni : e. v., era volgare; e., est; n.-e, nord-
est; p. e., per esempio; v. e., vostra eccellenza,
vostra eminenza.
E. Copula universale di qualunque giudizio per
la veridicità dell'affermazione.
Ebanista. Chi lavora ineòano.o in altri legni
di pregio, per farne oggetti artistici, mobili, ecc.
Per i luoghi, gli arnesi, ecc., che adopera, e p«r
le diverse operazioni che fa, veggasi a stipet-
taio.
Ebanisteria. Nell'uso, l'arte dell'ebanista.
Ebanite. Più comunem., ebonite.
Ebano. Grande albero indigeno di Ceylan, con
legno nero dentro, color del bossolo fuori", il legnd
stesso, durissimo e lavorato per arredi ed opere
gentili. Da il nome alle ebendoee. ordine di piante
dicotiledoni, gamopetale, alberi o frutici o suffru-
tici a foglie intere, frutto polposo, legno per lo più
nero, frequenti nei paesi caldi, mancanti nei freddi.
Cinque generi {diospiro, ebenos, silo, ecc.), con due-
centocinquanta specie.
Ebano artificiale, o falso, legno durissimo, pesante,
capace di pulitura e di verniciatura completa,
di tinta fosca come l'ebano. - Ebano toscano, albera
EBBENE — EBREO
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appartenente alle leguminose, il cui legno duris-
simo è molto atto ai lavori di tornio. - Grenadilli
(pron. grenadiglia), ebano rosso, legno delle Indie
Occidentali, usato per lavori al tornio. - Para-
tea, albero ebenaceo della Guiana, alto circa dieci
metri.
Ebbène. Particella che accenna risoluzione,
«oncessione, decisione, ecc. : bene ; oh, bene ; ombè,
orbe, orbene, or bene sta ; sta bene ; umbè. - In-
terroga ebbene ? e che perciò ? e con questo ?
li}t>.>io. il sdììibuco selvatico.
Ebbrezza. Condizione di chi è ebbro, ubbriaco :
ebbrietà, ebrietà, ubbriachezza. - Figur., grande
piacere, grande voluttà; esaltazione, follia per
violenta pa.suone (le ebbrezze dell'amore, ecc.).
Ebbro. Ubbriaco, in istato di ubbriachezza.
- Figur., folle per violenta passione.
EÌxlomudàrio. Settimanale, di ogni setti'
tnana. • Chi regola l'ufiìcio divina e la salmodia
fra regolari e religiosi, o nei Cipitoli e nelle colle-
giate di canonici.
Ebetàggine. Azione da èbete, da inibeciUe.
Ebete. Chi, per malattia o altro, ha perduto il
lume A^W iìiteìletto : abbarbagliato del senno,
bambo, discervellato, imbecille, imbecillato, ine-
betito; ingegno rintuzzato e sciocco; ismemorato;
mosca senza capo ; ottuso di mente ; perduto
della mente; rammollito (voce d'uso); rinibam-
6i<o; scimunito, spiritaticelo. Spiritato; stupido:
tarullo. - Cretino {cretina) : di certi abitanti delle
Alpi, idioti, ebeti, e per lo più col gozzo. - Idiota,
l'ebete per natura.
Ebetismo, stato e qualità di chi è ebete : ebetag-
gine (anche, azione da èbete), ebetazione, ebe-
tudine.
Ebetismo. Stato deWeJbete.
Ebetista. Bacchettone stupido, sciocco.
Ebollimento, ebollizióne. Modo rapidissimo
dì evaporazione nel bollire]: ebull izione. - Punto
di ebollizione, la temperatura alia quale un liquido
bolle.
Ebonite (ebanite). Gomma elastica, caucciù vul-
canizzato con forti quantità di zolfo e mescolato
con sostanze minerali polverizzate : serve a fabbri-
care vari istrumenti.
Eborario (lat.i. Lo scultore in avorio.
Ebràico. Di ebrèo. - La lingua ebrea.
Ebraismo. Veggasi ad ebreo.
Ebraizzare (ebraizzato). Detto ad ebreo.
Ebrèo (ebrèa). Aggettivam., ebraico, israelitico;
sostanti vara., israelita; aggett. e sostaativ., che o
chi professa la religione ebraica: azzimista (che si
ciba di pane azzimo), circonciso {incirconcim, chi
non è ebreo), giudeo, ochicida (v. a.), serata, talmu-
dista (devoto del Talmud, commento della Bibbia).
- Ebraicamente, da ebreo, all'uso degli ebrei ; giu-
daicamente. - Ebraichi (aggett.), di ebreo, giudaico,
giudeesco, isdraelitii'o, isr.elitico. Sostantiv., la
lingua ebraica. - Ebraismo, la legge e il rito de^li
ebrei : giudaismo. Anche, locuzione propria della
lingua ebraica. - Ebraizzare, aderire alla religione
ebrea, adottare gli usi degli ebrei, imitarne i riti :
giudaizzare.
Il popolo ebreo.
Tribd', sette, sacerdoti ; altre persone.
Israele, Israello, popolo di elezione, popolo di
kraello, popolo eletto, il popolo ebreo, il complesso
degli israeliti. Anche, figli di Giacobbe, figli d'I-
sraello. - Figlie di Sion, o di Sionne, le ebree. -
La tribù d' Israele, o, semplicemente, la tribù: si
dice familiarin., con senso di spregio, alludendo
agli Ebrei, alla fratellanza che li lega, alla loro
preponderanza economica. - Leviti, quelli della
tribù di Levi, addetti o destinati al sacerdozio; i
sacerdoti moderni. - Sionismo, movimento sociale
in tutta Europa diffuso fra gli Ebrei, e per il quale
si intende ricostruire un nuovo regno, il regno gia-
daico, per il popolo d'Israele.
Sette. — Caraisli, settari che si attaccavano
alla lettera della legge, al puro testo della Scrit-
tura, e rigettavano il Talmud. - Chasidim, o Ha-
sidim, (Casidei), nome col quale si chiamarono pri-
ma i seguaci di Giuda Maccabeo, poi gli Ebrei,
zelanti della legge, infine una setta fondata in Po-
dolia, nel 1760, detta anche dei Cestkiani. - Do-
sitei, setta ebrea. - Emerobaltisti, settari che prende-
vano il bagno tutti i giorni. - Erodiani, settari idealisti
di Erodio, antica città della Palestina. - Esseni,
setta monastica formatasi in Siria e in Palestina
(II-IV secolo): viveva in piena comunione di beni.
- Farisei, setta che affettava una grande austerità,
una pratica minuziosa della legge. - Franchisti,
setta ebraica. - Nazareni, setta che si asteneva dal
vino e portava i capelli lunghi. - Sadducei, o Sa-
ducei, setta che non credeva nella risurrezione e
negli angeli. - Terapèuti (servitori di Dio), setta dif-
fusa in Egitto, nelle vicinanze d'Alessandria, e i
cui membri vivevano nel celibato e nella solitudine.
Sacerdoti e alt.ìe persone. — Abraham (Abramo),
padre dei credenti. - Aasoero {Àlmwerus), altro dei
nomi dell'Ebreo errante. - Archi ferecila, spiegatore
della legge. - Cabalisti, i dottori ebrei professanti
lo studio della Cabala : divisi in Camiti o Carei
(che ammettono solo il puro testo della Scrittura)
e Rabbinici o Talmulisti (che accettano anche le
traduzioni degli atitichi e il Talmud). - Cazan, chi
intuona le preghiere. - Cohen, sacrificatore.
^ Ebreo errante, l'israelita che non volle aiutare
Cristo a portar la croce, dicendogli: «Cammina,
cammina >; e Cristo gli rispose: « E tu camminerai
sino alla consumazione dei secoVit .- Echm'ìlotarca,
chi governava gli Ebrei prigionieri a Babilonia. -
Efemerie, classe stabilita fra i preti. - Giuda, uno
dei figli di Giacobbe; una delle tribù. - Laquedem
(Isaccol, altro dei nomi dell'Ebreo errante.
Messia, liberatore annunziato dai profeti. - Mohel,
prete circoncisore. - Mosè, il legislatore ebreo. -
Nascili, 0 Nasi, il presidente del Sinedrio.
Patriarchi, i capi delle antiche farniglie. - Prose-
lite, lo straniero che entrava nella religione ebraica.
- Pubblicano, il ricevitore delle imposte da parte dei
Romani. - Ribbi, rabbino, maestro, dottore della
legge.
Sagan, il vicario del gran sacerdote. - Samaritano,
l'abitante di Samaria; anche, il dialetto. - Scriba,
il dottore della legge. • Seburrei, rabbini posteriori
al Talmud. - Tradizionari, coloro che spie/avano la
Scrittura in base alla tradizione. - Zelatore, ebreo
che voleva avere l'indipendenza.
Luoghi, adunanze, oggetti del culto.
Cerimonie, feste.
Geenna, luogo ai piedi d'un monte dove gli Ebrei
rinchiudevano le vittime in una statua infao-
958
ECCEDENTE
cata e le immolavano all' idolo Moloc. - Gerusa-
lemme, Sion, Solima, la città santa o eterna, capi-
tale degli Ebrei. Suo primo nome Jehm, e da que-
sto jebuseo. - Ghetto, quartiere una volta destinato
solamente agli ebrei, e dove in alcune città ora
abitano gli ebrei più poveri. - Palestina ^ paese nel
quale si trovava la Giudea, la terra santa. - Pro-
seuqiio, luogo di preghiera non chiuso. - Sancta
sanctorum (iat.), la parte più segreta del tempio
ebraico, e per estensione famigliare, spesso ironica,
il luogo ove pochi privilegiati hanno accesso: santo
dei santi, santuario. - Scuola, per gli israeliti, la
sinagoga. - Sinagoga, nome dato alla comunità
israelitica d'un paese o ad una circoscrizione spe-
ciale, a una specie di diocesi, e al luogo ove si
adunano gli israeliti per celebrare il loro culto. -
Tabernacolo, capanna, tenda, in particolare quella
nella quale si cuslodi\a l'arca santa nel deserto. -
Terra santa, la Terra promessa.
Concistoro degli hroeliti, consiglio che soprav-
vetle alle cose della religione in ogni paese.- Sine-
drio (sanedrin), adunanza, il tribunale principale
presso gli antichi Ebrei.
Arta santa, o dell'alleanza, la cassa nella quale
gli Ebrei tenevano riposte le tavole della legge. -
Aron, arca nella quale gli Ebrei moderni met-
tono il Pentateuco (\eggasi a Bibbia)..- Pani di pro-
posizione, quelli che si mettevano nell'arca, - Pro-
piziatorio, tavola d'oro al disopra dell'arca ; presso
gli antichi Ebrei era propriamente il trono della
divinità. - Salterio, o saltero, strumento musicale
molto usato dagli ebrei, a corde fisse, in forma di
trapezio. - Sistro, istrumento musicale. - Talmud
{dottrina, studiò), raccolta di tradizioni rabbiniche,
religiose e di diritto fivile, già codice degli Ebrei:
divisa in due parti, Misna e Ghemara. • Tavole
della legge, quelle sulle quali era inciso il de-
calogo.
Cerimonie, feste. — Abdallah, cerimonia alla
fine del sabato. - Azzimi (gli), la Pasqua degli Ebrei
o i sette giorni dopo Pasqua. - Festa dei taberna-
coli 0 delle capanne, una delle quattro grandi feste:
si celebrava in memoria dell'esodo. - Festa delle
trombe, solennità che si celebrava il primo gior-
no della luna di settembre, nel qual giorno in-
cominciava l'anno civile ebraico. - Pasqua,
festa che, presso gli Ebrei (dai quali era detta Pas-
sali, Pesai h), rammentava il passaggio del mar
Rosso : durava sette giorni, incominciando la sera
del 14 misan, e ogni famiglia immolava e rtian-
giava un agnello, con pane senza lievito (azzimo).
- Sabato, sabbaio, giorno di riposo. - Scenopegia,
festa dei tabernacoli o delle capanne.
Cose varie.
Agnello pasquale, la vittima che gli Ebrei immola-
vano la vigilia di Pasqua. - Azzimella, cialda di
pasta azzima dagli Ebrei mangiata il giorno di
Pasqua. - Behemot, grande bue dei Talmudisti. -
Manna, cibo che, secondo la Scrittura, Dio nel de-
serto mandò dal cielo agli Ebrei.
Cidaris, tiara del gran prete. - Efód, indumento
che il gran sacerdote israelita metteva sopra i
suoi abiti pontificali : era formata di due parti in
quadro, tessuta e ricamata d'oro, di bisso, di por-
pora, di gemme. - Fildltero, pezzo di pelle con
iscrizione. - Razionale, pezzo di stoffa portato sul
petto dal gran sacerdote. - Superumerale, specie di
abito che indossavano i sacerdoti degli antichi
Ebrei. - Telefilim, iscrizione portata sulla persona»
- Zizith, nappa al mantello.
Cattività, la prigionia degli israeliti in Egitto. -
Circoncisione, operazione, di origine antichissima,
consistente nel tagliare una porzione del prepuzio
nei bambini neonati. - Esodo, uscita del popolo
ebreo dall'Egitto. - Giudicatura, potere, funzione
dei giudici capi del popolo ebreo, prima dei re.
Halacha, la legge orale degli Ebrei, supposta tra-
dizionalmente di divina origine, come la legge scritta
della Bibbia. - Haphtbara (ehr.), brano del libro biblico
dei Profeti, che si legge, nelle feste ebraiche, dopo
quello del Pentateuco. - Jehòva (Jahve, colui che è),
nome ineffabile e misterioso presso gli Ebrei: sol-
tanto il sommo sacerdote poteva pronunciarlo, una
volta all'anno, nel tempio, durante la festa delVe-
spiazione.
Letteratura rabbinica, istituto rabbinico, ecc., let-
teratura, istituto, ecc., degli Ebrei. - Messia-
nica, storicamente, la speranza del popolo ebreo
in un re, spirituale e temporale, che, riunendo e
liberando Israele, riconducesse l'età dell'oro su la
terra. - Nazareato, voto di dedicarsi al Signore,
presso gli Ebrei. • Niddui, la scomunica.
Olocausto, sacrifizio nel quale era arsa la vittima.
- Propiziazione, l'espiazione generale di tutti i pec-
cati. - Rabbinismo, modo d'interpretare la Scrittura
secondo l'uso rabbinico. - Salmi, i canti (130) re-
ligiosi e nazionali degli Ebrei, contenuti nel Vec-
chio Testamento, la cui raccolta forma un libro
chiamato Salterio. - Santificazione, l'offerta.
Nisan, il quattordicesimo giorno dopo il pleni-
lunio dell'equinozio primaverile, giorno della pa-
squa giudaica. - Parasceve, il sesto giorno della
settimana ebraica. E per i cristiani il venerdì
santo. - Sabath, nella storia ebraica, gennaio e feb-
braio. - Sabatico, l'anno (ogni sette) in cui gli Ebrei
lasciavano riposare la terra, e non pagavano tri-
buti. - Tebeth, dicembre e gennaio. - Tizzi, settem-
bre e ottobre.
Crucefige, crucefìge eum, grido degli Ebrei chie-
denti a Pilato la morte di Cristo. - Osanna, voce
ebraica: viva, salve.
Antisemita (neol.), chi è contrario, nemico agli
ebrei, chiamati semiti, perchè discendenti di Sem,
secondo la tradizione biblica. E antisemitismo, l'a-
spra guerra mossa contro gli Ebrei, specialmente
in Russia, in Austria, in Francia, ecc.
Ebrietà. Ebbrezza, ubbriachezza.
Ebbrif estoso. Chi è festante, allegro, come
ebbro (voce ditirambica).
Ebulliometro. Veggasi a liquido.
Ebullioscopio. Istrumento per determinare la
quantità d'alcool contenuta nel vino.
Eburnazlóne. Passaggio della sostanza ossea
patologica a uno stato di levigatezza e di compat-
tezza tale da assomigliare all'avorio.
Ebùrneo. Di avorio : eburno ; bianco come
l'avorio.
Ecatombe. Il sacrifizio di cento buoi o di
cento animali della stessa specie: ovvero, secondo
taluni, di venticinque quadrupedi, cioè di cento
piedi. - Dicesi ora per strage, in genere.
Eccedente. Di cosa abbondante in misura, o
che è in eccesso, in soprabbondanza - Inter-
vallo musicale elevato un semitono maggiore rispet-
tivamente alla sua costituzione nella scala naturale.
ECCEDENTEMENTE
959
Eccedentemente. li: misura eccedente, in
soprabhotulanza.
Eccedènza. Sinonimo di soprabbondaviza,
di preponderanza (eccedenza nel peso), di ec-
cesso ; e dicesi anche per avanzo, per re-
siduo.
Eccèdere {eccedente, ecceduto) Sopravanzare,
essere (^'avanzo, passare una certa misura, un
dato 2>e60, una data quantità; essere in soprab-
bondanza, essere di più, di troppo. Figur., e
in genere, esagerare in checchessia, cadere in ec-
cesso, in esagerazione, passare il limite, i li-
miti del convenevole, del conveniente. Cosi;
trasmodare, eccedere nel mangiare e nel here ;
jyroròniìiere, eccedere nell'i»-»; prevaricare,
l'ar contro il dovere dell' onestà, del galanlo-
mismo.
Ecce Homo. Veggasi a Cristo.
Eccellente. Che ha eccellenza; aggiunto di
persona o di cosa che, nel suo genere, ha gran
2 regio, ha il maggior grado di bontà o di per-
jezione. Dicesi anche di chi è molto abile, ha
molta abilità in un' arte e simili. Cosi pure si
dice, talvolta, per tnaggiore o migliore; e per
lodevole (die merita Zo<?e). Con varie gradaz cui di
significato : almo, arciprotimperiale, classico, coi
lìocchi ; da baldacchino, di baldacchino, dal di delle
feste, dei migliori, di prima classe, di prima forza,
di prima qualità, di sotto il banco ; egregio, eletto,
eminente, esemplare, esimio, fine, fioritissimo;
grande; impagabile, inapprezzabile, isfoggiato; ma-
dernaloccio, maestrevole, magistrale, magislrtvole,
maraviglioso, massiccio, molto buono; oro colato,
oro senza lega, ottimo; perfetto, perla, pre-
stante, prezioso, primario, prelibalo, prestante,
provato ; raro ; scelto, singolare, solenne, som-
mo, soprabhuono, sopraeccel lente, sovrano, squi-
sito; tra i meglio, trascendente. - EccellenlisHmo,
superi, di eccellente. - Scelta, la parte più eccel-
lente di checchessia. - Specialità, per prodotto spe^
ciale, particolare, cosa eccellente nel suo genere.
Essere eccellente: essere della prima bussola;
essere il fiore, il vanto e 1' onore, la scelta, una
perla, un peri ino; essere numero uno; essere tale
(persona o cosa) che bisogna baciar basso, far di
cappello ; essere una specialità ; non minchionare ;
valere tant'oro, tant' oro quanto pesa, valere un
mondo. - Eccellere, essere eccellente ; alzarsi, solle-
varsi di sopra gli altri ; distinguersi ; acquistar
fama, gloria; superare altri ; giungere all'a-
pice, divenir celebre, illustre, ecc.
Eccellentemente, in modo eccellente ; bene, be-
nissimo; egregiamente, elettamente, meravigliosa-
mente, ottimamente, prestantemente, singolarmente,
sovranamente.
Eccellentemente. In modo eccellente.
Eccellentissimo. Titolo che si dà al dot-
tore.
Eccellenza [eccellente, eccelentissimo). Il maggior
grado di bontà o di perfezione ; qualità di ciò
che è eccellente : affinamento, buona qualità, emi-
nenza, finezza; lodevolezza, maestria, magistero;
/»restanza, rarezza; sceltezza, singolarità, sommità,
gommo grado, sopraeminenza, sopranità, sovra-
nità, squisitezza. - Maestria, eccellenza, capacità
idi maestro. - Per eccellenza, antonomasticamente,
per antonomasia.
EcceDenza. Il titolo che si dà al ministro e
i tutti coloro che hanno alti uffici.
Eccèllere {eccelso). Essere eccellente.
Eccelsamente. Sublimemente, in modo »m-
blime.
Eccelso. Elevato, alto, sublime, eminente,
primario.
Eccentricità. La distanza che passa fra cen-
tro e centro di due cerchi eccentrici. - Figur., biz-
zarria, l'essere bizzarro.
Eccèntrico. Di superficie che gira sopra un
punto fuori dal centro di sua figura. - Pezzo
principalissimo di ogni macchina. - Anche, biz-
zarro.
Eccepire (eccepito). Eccettuare, fare eccezione;
escludere, obbiettare.
Eccessivamente. (>on eccesso.
Eccessività, eccessivo. Detto ad eccesso.
Eccesso L'essere di troppo; quanto passala
giusta misura ; quella parte per cui una quantità è
maggiore di un'altra; Veccèdere, l'alto per cui si
eccede: abbondanza, dismisura, disorbitanza;
eccedenza, enormità, esorbitanza; estremitade, c-
strerno , esuberanza ; fuormisura ; madornalità ;
smodamento, soperchio, sopravanzo, sopreccedenza,
soverchio, sovrabbondanza, stremo, superfluità,
trasgredimenlo (di limiti), trasgressione, trascen-
denza, trasmodanza ; troppo o troppo poco. Si ha
l'eccesso di rigore, di severità, di prudenza, d" ira,
di cortesia, di modestia ; eccesso nel mamjiare, nel
bere, nel dormire; eccesso di caldo, di freddo, di
dolore, di gioia (\eggasi a tutte qu(;ste voci). - Fi-
gur., esorbitanza di coltra, misfatto, delitto. -
Contr. di eccesso, discrezione, giusio mezzo, mo-
derazione.
Eccesso di zelo, nel!' uso, il prendere soverchia
impegno nel fare checchessia; so\erchìdi diligenza.
~ Surtout pas trop de zèle (frane), per dire: « ciò
che è eccessivo è inutile, spesso, anzi, dannoso ». -
Esagerazione, eccesso in checchessia. - Fana-
tismo, esagerazione, eccesso, specialmente di zelo
religioso. - Iiìtemperanza, eccesso nel mangiare,
nel bere, nei piaceri. - Lusso, eccesso di sfoggio. -
Plètora, iperemia, aumento della quantità del san-
gue nei vasi di un organo o d'una parte del corpo.
- PoUmerismo, mostruosità - Pruderie (frane.), il
riserbo, la circospezione, la saggezza e l'eccesso ri-
dicolo di queste virtù. - Sproporzione, eccesso
di misura, di jìroporsione.
Iper, suffisso usato nel linguaggio scientifico e in
ispecie in quello dei medici : serve a formare un
num.ero grande di parole in cui si voglia indicare
eccesso, quantità fuori del normale, ecc. - Ultra (lat.,
oltre) : indica eccesso (ultra diabolico, ultra ricco,
e sim.).
EccÈDEBE, commettere eccesso, cadere in eccessi;
passare la misura, il limite, i limiti. Con vario si-
gnificato: andar oltre; aprir troppo l'ali (figur.),
esorbitare, ismodare, oltrepassare ; passare la mi-
sura, peccare, peccare di troppo zelo, prepon-
derare, scorrere troppo, smagare, sopravanzare^
strafare, strafoggiare, superare, trascorrere (ad atti
violenti e simili). - Assaettare, prorompere in un
eccesso d'ira, di rabbia. - Non aver modo, né mi-
sura, oltrepassare ogni discrezione o giustezza nel
parlare, nello spendere, ecc. - Passare il canapo, il
segno : eccedere.
Eccessivamente, con eccesso, eccedendo, in modo
eccessivo; a dismisura, all'eccesso, d'avvantaggio,
esorbitantemente, oltramodo^ oltremodo, oltremi-
sura; sbardellatamente, smisuratamente, smoderata-
mente, soprabbondan temente , soprammisura, so-
prammodo, soperchievolmente, soverchiamente, stem-
960
ECCETERA — ECCITAZIONE
peratamente , slerminatamente, straboccatamente,
strabocchevolmente, troppo. - Eccessività, qualità
di ciò che è eccessivo : iiumoderatezza, smodera-
Eccessivo, che eccede; che esce dai limiti, dai
termini consueti, naturali : da cane (figur.), dismi-
surato, disorbitante, divorante (figur.), eccedente,
enorme, esorbitante, immoderato, insolito, isquar-
ciato. irrazionale ; sbardellato, sconcio, sfondolato,
sjiiisurato, smodato, smoderato, soprabbondante, so-
pirchio, sproporzionato, sopreccedente, soverchio,
straboccato, strabocchevole, sujìerfluo, trasmodato.
- Pronunziato (nell'uso), di cosa eccedente, molto
evidente, alquanto esagerata nel suo genere. -
Easere eccessivo, eccedere ogni limite : essere di
trojìpOf so\erchio; essere cosa che sfonda; fuggir
la misura, passare i limiti ; trasmodare.
Il troppo e il tiopfio poco ìonipono la festa e il
giuoco (prov ), - Ttittt gli estremi sono viziosi. -
S'intende acqua, ma non tempesta, biasimando l'ec-
cesso. - Voler le brighe e non ìc pastoie: nulla al-
l'eccesso.
Eccètera. Nota di abbreviazione e di reticenza
fatta da chi scrive o parla (significa: e altre cose,
e il resto, che è inutile dire) : e altre tali (cose),
eccetera; e chi ne ha più ne metta; e continuando,
e cosi sia, e detti, etcetera, e tutte l'altre cose, e
lutto, e vattene là, e via dicendo.
Eccètto. Preposizione indicante eccezione.
Eccettochè {eccetto che). Modo avverbiale in-
dicante eccezione.
Eccettuare {eccettv abile, eccettvaiivo^ eccettuato).
Fare eccezione; eccepire; escludere.
EccettuatiTO. Atto ad eccettuare.
Eccettuazióne, h'eccezione.
Eccezionale. Riguardante o contenente ecce-
zione.
Eccezionalmente. Per eccezione.
Eccezióne {eccezionale). Cosa eccettuata, che
è fuori della regola: astrazione, eccettuazione,
esclusione, esclusiva, limitazione, restrizione, ri-
serbo, riservo. - La risposta che il convenuto dà alla
domanda con la quale l'attore spiega e sostiene la
propria azione in giudizio. - Anche, es^^lusione di
prova fra i litiganti. ■ Anomalia, mancanza di re-
gola. - Licenza, libertà che uno si prende di vio-
lare certe regole. - Pregimliziale: si dice di ecce-
zione che precede il giudizio di merito o anche
d'ordine.
Eccetto, preposiz. indicante l'eccezione che si
vuol fare ad una data cosa, escludendola dal no-
vero di altre. Avverbialm., eccettochè, fuorché, salvo,
tranne.
Eccettuare, far eccezione, eccepire, escludere;
dichiarare, significare che una jersona o una cosa
non è compresa nella condizictte, nel numero
0 nella regola in cui dovrel.be trovarsi: astraere,
astrarre ; ecrettare, eccezionare (voci a.), esenzio-
nare, fare astrazione; o66ie</a»-c,- prescindere, ri-
servare ; togliete, trarre. - Asiraìre, fare astrazione
da una cosa : pres^cinderne, farne eccezione.
Erceitvahtle, the si può ecc( ttuare. - Eccettuato,
soggetto ad ecce zione. Avverbialm., fuorché, salvo,
tranne, ecc. - Eccezionale, contenente o riguardante
eccezione: anomalo, eteròclito {hizzarro'eà ecce-
zionale), insolito, mostruoso, straordinario,
unico (nel suo genere). - Eccezionalmente, per ecce-
zione, in via eccezionale, fatta eccezione. - Hors
ligne (frane), letteralmente fmr di linea, per indi-
care oggetto 0 fatto eccezionale. - iienza riserve,
per assolutamente, senza eccezione, dal frane, sans
reserve. - Un'oasi nel deserto: dicesi di qualche
luogo, di tempo, di cosa buona eccezionalmente in
mezzo a tante contrarie.
Proverbi : L'eccezione non fa regola. - lina ron-
dine non fa primavera. - Una spiga non fa
manna.
Ecchimosi. Effusione di sangue, lividura
sulla jìelle.
Eccidio. Uccisione, strage, esizio.
Eccipiente. Termine di farmacia: il corpo
che serve di mezzo a^ìVogeiìte principale, o base, per
dargli la forma farmaceutica.
Eccitabile. Facile &\V eccitazione, ali'iw-
pressione.
Eccitabilità. Facilità aW eccitazione, all'ini.-
pressioiie. - Eccitubilità elettrica, sensibilità degli
organi all'elettricità-.
Eccitamento. L' eccitare (in senso morale,
istigare), atto ed effetto : eccitazione.
Eccitante. Che eccita. - Detto, in particolare,
del medicamento o della sostanza alimentare che
hanno per elìetto di stimolare le funzioni degli
organi e dei tessuti e di aumentare 1' attività vi-
tale : acuitivo, calefaciente, nervino, stimolante, sti-
molativo, stimolo. - Eccitanti diffusivi e generali:
acido acetico, alcool, benzoino, henzoato sodico,
acido benzoico, caffè, canfora, coca, cognac,
etere solforico, guaiaeo, melissa, menta piperita,
muschio, rafano, salsapariglia, siero di Cheron, vino
Ionico, ecc.; intestinali: assinfina, paraganglina Vas-
sale ; muscolari (in via riflessa) : stricnina ; ga-
strici : badiana, boldo, condurango, creosoto, fava
di sant'Ignazio, paraganglina, bicarbonato di soda;
del sistema nervoso : fava di sant' Ignazio, fosforo,
cola, stricnina, noce vomica, the.
Eccitare, eccitarsi {eccitato). Destare, provo-
care eccitazione; indursi in eccitazione. - Inci-
tare, i istigar e, spingere, provocare.
Eccitatore. Chi o che produce eccitazione.
- Istrumento che si collega ai poli di una sorgente
elettrica per raccogliere l'elettrità : parecchi di que-
sti istrunienti servono in medicina.
Eccitatrice. Piccola macchina destinata ad
eccitare gli induttori di una dinamo.
Eccitazióne {eccitabile, eccitabilità, eccitare, ec-
citato, ecciiatore). L'eccitare, atto ed effetto (in senso
morale, incitamento, istigazione): destatolo, ec-
citamento, esortazione; fomento, fomite, incen-
tivo; mo\imento, provocamento, provocazione;
rinfocolamento, rovello; spinta, sprone, stimolazione,
stimolo, stuzzicamento. - Anche, acceleramento nel
modo d'esercizio abituale delle funzioni vitali. Ed
eccitabilità la proprietà dei muscoli e dei nervi di
entrare in azione quando ricevono l'impressione di
un modificatore interno o eslerno.- Eccitabile (ecci-
tabilità), che si può eccitare, che si eccita facil-
mente; impressionabile (impressionabilità), veggasi a
impressione. Contr., ineccitabile {ineccitaiiìità),
cafmo. - Eccitante, che eccita, atto ad eccitare:
acuitivo, eccitativo, stimolante, stimolativo. - Ecci-
tatore, che eccita: incitatore; provocativo, provo-
catore. - Nome d'uno strumento, composto di due
branche metalliche, che serve a scaricare un appa-
recchio elettrico senza produrre commozione. - Htuz-
zicatoio, arnese per stuzzicare, eccitare.
Aberrazióue, sviamento, diversione dalla via or-
dinaria, giusta. - Fervorino, piccola paternale per
eccitamento a far bene. - Impulso, incitamento,
spinta. - Levatura, eccitamento, stimolo. - I/u-
ECCITAZIONE — ECCLESIASTICO
961
singa, parole che si dicano, carezze cbe si facciano
per eccitare, interessatamente, qualche sentimento in
altri. - Masturbazione, eccitamento artificiale dej,'li
organi genitali. - Orgasmo, stato d'eccitamento d'un
organo 0 degli organi in generale: tarbatnento. •
Pimento (figur.), eccitamento, allettamento, stimolo
afrodisiaco. - Provocazione, l'eccitare, l'aizzare: il
dar cai,'ione a qualche cosa. -Solletico, stuzzicare la
curiosità, il riso e simili. - Sovraeccitazione, mani-
festazione pronta o eccessiva, normale o morbosa,
sia della motricità, specialmente riflessa, sia della
contrattilità.
EiiciTAKE, destare, provocare eccitazione ; indur-
re 0 accrescere in alcuno la disposizione a fare
checchessia; risvegliare o avvivare la volontà d'a-
zione, la vogHa (li alcunché, il desiderio, il gu-
sto, l'affetto, l'affezione, Vamore, o altro qual-
siasi sen^i»ie/*^o, altra qualsiasi passione [ira, odio,
vendetta^ ecc.): accalorare, accalorire, aguzzare
{&qII' appe'ito), aizzare; attizzare, cagionare (essere
causa), commuòvere, concitare, destare, enor-
tare, generare, incicciare, infervorare (veggasi a
fervóre), infiammare, insatanassare, invogliare, isti-
gare, produrre, provocare (la nausea, il riso, il
votnito, ecc.), prudere, pungere, rattivare, spronare,
stimolare (veggasi a stimolo), stuzzicare, suscitare,
svegliare.
Broccare, mettere il brocco : spronare, incitare,
pungere. - Buttar olio sulla vampa, attizzare, isti-
gare. - Dare alla testa, eccitare: etfetto di bevande
eccitanti. Dicesi anche figuratam. - Elettrizzare (fi-
gur.), eccitare fortemente. - banalizzare, esaltare,
eccitare, promuovere all'ammirazione e all'applauso
inconsulto ed eccessivo: suscitare fanatismo. -
Galvanizzare un cadavere, e, figur., un uomo, un
paese, un corpo sociale, eccitare artificialmente mo-
vimenti che simulano la vita. - Imbizzarrire, far
diventare focoso - Mettere tn combustione (figur.),
eccitare una persona o più persone alla rivolta. -
Rieccitare, ripete eccitare. - Scòlere, scuotere, com-
muovere, eccitare. - Sollecitare, stimolare a lussa-
ria. - Solleticare l'amor proprio, le passioni altrui,
l'immaginazione, eccitarle. - Sollevare, eccitare, pro-
movere. - Sommuovere, commuovere, incitare. - Sti-
molare, propriam. pungere con lo stimolo. Figur.,
eccitare. - Stuzzicare, eccitare e irritare. - Titil-
lare, eccitare blanda commozione in una parte del
corpo.
Essere come versar l'olio siti carboni accesi: di cose
che eccitano invece di calmare.
EcciTAKSi, darsi in preda all'eccitazione, subire
eccitamento. - Avere il cervello giù dei gangheri, non
ragionar giusto, essere alterato, eccitato. - Essere
fuori di sé: di eccitazione intellettuale, per cui
uno non vede, non si accorge, non giudica più le
cose con calma. - Far foco e fiamma,, riscaldarsi
molto per un affare, per una data cosa. - Piccarsi,
eccitarsi con puntiglio. - Prendere la spinta, la
stura, l'incitamento.
Eh?, modo di eccitare altri ad esprimere il suo
parere su quanto stiamo dicendogli : neh ?, non è
vero?, non vi pare?- 0*1, issa/, Voce d'eccitamento
reciproco per unire le forze di molti in un tempo
solo : suole pronunciarsi in cadenza armonica, a
battuta musicale.
Eccitazióne. Nome che, nella dinamo, si dà
alle diverse maniere di produrre il campo magne-
tico o di calamitare gli induttori. Infatti, la cor-
rente elettrica che passa in questi può essere
fornita sia da una macchina separata {eccitazione
indipendente), sia dalla dinamo stessa, che è detta
allora auto-eccitatrice. In questo caso gli induttori
possono ricevere o la corrente totale {eccitazione
in serie) o una parte sola di questa corrente {ec-
citazione in derivazione) ; possono anche essere cir-
condati da un doppio circuito, uno in serie, l'altro
in derivazione {eccitazione compound o a doppio
circuito).
Si possono impiegare anche molti altri mezzi di
eccitazione, per esempio fare uso contemporanea-
mente d'un'eccitatrice e di una derivazione, oppure,
se vi sono parecchi induttori, montare gli uni in
serie e gli altri in derivazione, ecc.
Bccle.sia L'adunanza dei fedeli ; la Chiesa.
Eeclesiarca. Detto a Chiesa; pag. 5:^0, prima
colonna.
Ecclesiàstico. Aggett. di chiesa; appartenente
alla chiesa, all'ordine levitico: eccliie.sastico, chie-
sastico, chicsolastico, chiesatico; conservo. Contrapp.
a civile. Sostanti V., ogni prete, ogni sacerdote,
l'a&rt^e, il c/tier/co e quanti compongano il clero.
- A'isemblee e società ecclesiastiche, veggasi a reli-
gione. - Diritto ecclesiastico, lo stesso che diritto
canonico: veggasi a diritto. - Disciplina ecclesia-
stica, quella parte delle leggi della Chiesa che si
riferisce ai riti e ad alcune prescrizioni non riguar-
danti propriam. il dogma, né l'essenza della mo-
rale. - Economato, l'amministrazione de' beni ec-
clesiastici. - Giudizio ecclesiastico, complesso degli
atti coi quali si esercita la giurisdizione ecclesia-
stica; indica però anche la stessa cognizione e de-
cisione delle cause. Se queste vertono intorno a
diritti ecclesiastici, il giudizio è civile; se invece
trattasi di reato ecclesiastico, è criminale. - Indu-
menti e ornamenti ecclesiastici, veggasi a clero (pa-
gina o8i, seconda colonna). - Liturgia, dottrina
delle cerimonie ecclesiastiche. - Ordini ecclesiastici ■
sono sette, nel cristianesimo tre sacri (rappresen
tati dal suddiacono, dal diacono, dal prete) e quattro
minori (quelli dell'ossario, del lettore, dell'esorcista,
dell'accolito).
Cancelliere, dignità ecclesiastica, cosi detta dai
cancelli dentro ai quali chi ne era investito dava
udienza per non essere oppresso dalla calca del
popolo. - Ceroferario, ecclesiastco d'uno dei quattro
ordini minori. - Ordinario, nome frequente nel di-
ritto canonico: lo si dà ai superiori ecclesiastici in
possesso di una giurisdizione ordinaria. - Pre-
lato, titolo generico di chi è insignito di certe
dignità ecclesiastiche. - Primicerio, nome di dignità
ecclesiastica. - Priore, titolo di dignità civile un
tempo, ora solo ecclesiastica.
Vari termini ECCLESiASTia.
Abrenunziazione , V abrenunziare , rinunzia. -
Brocardica, denominazione usata a distinguere la
collezione delle leggi ecclesiastiche formulate dal
vescovo Burcardo. - Cibo spirituale, la parola di
Dio. - Cibo mistico, la parola evangelica. - Colla-
zione, conferimento di un benefizio ecclesiastico,
- Confidenza, crimine ecclesiastico: consisteva nel
procurare ad altri un benefizio a patto di avere
parte delle rendite spettanti al benefizio stesso. -
Consustanziazióne, termine della dottrina luterana
(in opposizione alla transustanziazione cattolica), st^
condo la quale il corpo e il sangue di Cristo sonc
presenti nell'eucaristia, insieme col pane e col vino
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
61
93-i
ECCO — ECLITTICA
dopo la consacrazione. - Copulazione, il matrimoniò
ecclesiastico.
Dazione, l'atto del dare. - Decretale, una parte
delle legK' canoniche: anche, tulio il corpo di esse
leggi. - Divitiild, essenza di Dio; l'essenza divina
(la divinità del Verbo). - Figlio della luce, delle te-
nebre, gli eletti, i dannati - Fortezza, una delle
quattro virtù cardinali, uno dei doni dello Spirito
Santo (prudenza, fortezza, temperanza e giustizia).
)7iipenitenza finale: di chi lai'da a pentirsi alla fine
della vita. - Invenzione, ritrovamento (in\enzione
della croce) - Morte eterna, dannazione dell'anima.
Pane degli angeli, il sacramento ■ Ricompra (il
ricomprare), redenzione (il redimere). - Sptrito,
contrapp. a carne. - l'erra, i beni mondani -
Testamento (titolo storico), pi omessa fatta da Dio -
Tradizione : di cose che non sono nella Scrittura,
ma nei santi padri (ti adizione divina, apostolica,
cattolica). - Transustanziazione, \\ trasmulamenlo euca-
ristico del pane e del vino nel corpo di Cristo
(transustanziare, tran su stanziai si)
Unione ipostoiira, l'unicne del Verbo con la natura
umana. - Unilà divina, ài Dio, deW Essenza - Veìbo,
la parola di Dio [reibo, veìbo divino, di Dio, incar-
nato, Cristo). - Via del Signore, la via del paradiso
0 dell'inferno.
Canònico, conforme alle disposizioni dei sacri ca-
noni (veggasi a cànone). - Contemplativo, dedito
alla contemplazione. E scuola contemplativa quella
fondata da Ugo di San Vittore per far Ironte
alla fredda dialettica. - Padre, figliolo, fratello
in Cristo; amarsi in Crhto: locuzioni della Chiesa
per indicare vincoli spirituali. - Sinodico, di let-
tere, a nome de' concili, scritte a vescovi assenti. -
Sovrassustanziale, sovrassvstanztale, di maggior virtù
che il hoslanziale (del sacramento). - Teandrico,
deirUomo-Dio.
Tetminista, chi assegna un termine alla miseri-
cordia di Dio. - Ubiquisti (titolo stor.), luterani che
sostenevano Vubiquitd, cioè la presenza del corpo
eucaristico dappertutto.
Ecco. Avverbio che significa dimostrazione di
cosa che sopravvenga, o sia presente, o si additi,
ecc.: a te, eccolo, eccone, eccoti; quand'ecco, taffe,
tafleta, to', tògline, tràccheie, tuflete ; ve' ve'; vello,
velia; zaffe, zaffete. - Eccoci!, niodo esclamativo in-
dicante il sopraggiungere di qualche avvenimento
inaspettato, non previsto: ci siamo I eccoci al punto !
- Et comi I, per risposta a una chiamata: a' suoi co-
mandi, comandi!, pronti!
Eccoprótieo. Il purgante mite. Sinonimo di
lassativo.
Echeggiare, echéggio {echeggiante, echeg-
giato). Veggasi ad eco.
Echéo. Vaso di rame che si mttteva nel teatro
romano per far risonare la voce.
Echidna. Genere di mammiferi monotremi del-
l'Oceania aventi testa termmanle in becco, corpo
tozzo rivestito di spine dure e pungenti e coda
corta, senza denti. - Nella mitologia, mostro mela
vergine e metà serpente.
Echino. Il riccio di mare. - Larga membra-
tura sotto l'abaco del capitello dorico.
Echinococco. Detto a verme.
Echinodcmia. Alterazione della pelle del-
l'uomo.
Echinodermi. Animali invertebrati, a struttura
semplice, che nella scala ascendente zoologica oscu-
pano il gradino immediatamente superiore a quello
ccupato dai celenterati. Internamente presentano un
tubo 0 cilindro cavo {apparato digerente), che comunica
superiormente (òorca), e inferiormente (ano), con l'e-
sterno ; presentano inoltre un sistema di canali {ap-
parato circolatorio) irradiantisi per tutto il corpo e
un reticolato gangliare {sistema nervoso). Esterna-
mente sono protetti da una corazza calcarea e pas-
sano gradatamente dalla forma di fiore del giglio di
mare alla forma radiata della stella di mare, alla
globoide del riccio di mare. Spicule, le sporgenze
spiniformi che rivestono il corpo degli echinodermi.
- Asteridi, crinoidi, echinidi, oloturidi, le classi in
cui é diviso il tipo degli echinodermi. Generi: co-
metula, ofiura, pedina, pentacrino, ecc.
Echlnoftalmìa. Detto a palpebra.
Eclampsia. Veggasi a gravidanza.
Eclèttico. Appartenente dAl' eclettismo, riguar-
dante l'eclettismo.
Eclettismo. Metodo di /»^oso/ìa. - RatTronto e
divisione di tutti i lavori fatti per trarne il vcì'O,
il bello, il buono. - Disposizione della mente che,
mentre abborre dall'eccesso dogmatico, non si ras-
segna allo scetticismo. - Je 'prende mon bien où je
le trouve (frane), motto del Molière, divulgato tra
noi per indicare uno scettico e mondano eclet-
tismo.
Eclissamento, eclissare {eclissato). Veggasi
ad eclisse.
Eclisse, eclissi. Oscurazione di un corpo ce-
leste per interposizione o per l'ombra di un altro :
ecclisse, ecclissi; eclissamento, offuscazione. - L'e-
clisse può essere totale, parziale, anulare, centrale,
ecc. - Edisse anulare, quando l'astro eclissato pre-
senta l'apparenza d'un anello; apparente, quando
l'astro eclissato per l'osservatore non è in sé stesso
privo di luce; vera, quando l'astro eclissato per
l'osservatore é realmente privo di luce.
Eclisse lunare, oscurazione della luna per inter-
posizione della Terra. - Eclisse solare, oscurazione
del sole, per interposizione della luna, - Occulta-
zione, eclisse delle stelle e dei pianeti; eclisse pro-
dotta dal passaggio dei pianeti inferiori pel corso
del sole.
Appulso, eclisse d'una piccola parte dell'astro. -
Eclissamento, l'eclissarsi e lo stato di un astro eclis-
sato. - Emersione, o espurgazione, momento in cui
l'astro esce dall'ombra e ridiventa visibile. - Im-
mersione, momento in cui l'astro entra nell'ombra
e scompare. - Limbo, l'orlo estremo del sole o della
luna nelle eclissi anulari: orlo. - Passaggi di Mer-
curio, di Venere o cUaltri pianeti, efletti d'ombra
prodotti sul sole quando questi pianeti passano tra
esso e la Terra. - Penombra, debole luce che si
vede intorno alla parte eclissata. - Saros, periodo
delle eclissi. - Scrupoli eclissati, o dita eclittiche,
piccole parti dell'astro che sono nell'ombra.- Tipo
delle eclissi, la loro rappresentazione grafica.
Ecclissare, produrre un'eclisse, assoggettare ad
eclisse: inechssare, oscurare, rendere oscuro.
Eclittica. Orbita che il sole sembra descrivere
annualmente intoruo alla Terra - Orbita dalla Terra
descritta, in un anno, intorno al sole. - Circolo
massimo della sfera celeste: si immagina descritto
nel mezzo dello zodiaco e facente con la linea equi-
noziale un angolo di circa 'i3" e 28'.
Ascendente, il punto dell'eclittica situato nell'o-
rizzonte orientale. - Obliquità dell eclittica, angolo di
231i2° che l'eclittica fa col piano dell'equatore. -
Nodi, i punti nei quali l'orbita di un astro attra-
versa il piano dell'eclittica - Nonagesinio, il punto
più elevato dell'eclittica, che varia ad ogni istante
963
pel movimento diurno e trovasi sempre all'interse-
zione dell'eclittica col piano verticale che passa pel
polo della medesima. - Piano dell'eclittica, quello
racchiuso dall'orbita della Terra. - Solstizio, punto
dell'erlittica in cui il sole è più lontano dall'equa-
tore.
Eco. Ripetizione del suono o della voce riper-
( ossi da un corpo opposto: eche^'}^io, ripercossa,
ripercotimento, ripercussione dell'aria, del suono. -
Nella mitologia, figlia dell'Aria e della Terra: abi-
tava le rive del fiume ('.efiso; Giunone la condannò
a non ripetere che l'ultima parola di quei che la
interrogherebbero. - Echeggiante, che fa eco. -
Echeggiare, o eccheggiare, far eco, risuonare per
eco: anche, semplicemente, risonare, rimbomba-
re. - Echeggio, suono che si sente ripercosso dopo
a\erlo sentito direttamente.
Anacam'ptico, il suono che produce i fenomeni
dell'eco. - Catacustica, parte dell'acustica che studia
gli echi.
Eco. Figur., strascico, pettegolezzo: si usa nel
linguggio giornalistico.
Economato. V amministrazione dei beni
della Chiesa.
Economia {economico). Scienza di bene ammi-
nistrare la cosa pubblica, curando la produzione,
il consumo, ecc. Familiarm., l' arte di spendere
entro i dovuti limiti, con criterio e utilmente; 1 arie
di ottenere molto con piccoli mezzi : buona dispen-
sativa, buon governo, masserizia, parcilà, parsimo-
nia, risparmio, sparagno. - Economia esagerata,
eccessiva: avarizia. - Economicamente, secondo le
regole dell'economia, della scienza economica. -
Economico, di economia, riflettente l'economia. -
Economista, dotto o scrittore o insegnante di scienza
economica. - Economizzare, far economia (nel signi-
ficato famil.): ridurre il piede di casa, risparmiare,
sparagnare, sparmiare, stare in sul tirato, stare in
sugli avanzetti, tener da conto, tirare a tutti i ba-
cherozzoli, ecc. (veggasi a risparmio e a spen-
dere). - Economo, chi è parco nello spendere, fa
risparmio: assegnato (di donna, buona massaia), po-
sitivo.
Economia agraria, scienza che studia i fenomeni
dell'agricoltura in relazione alle leggi generali del-
l'economia sociale. - Economia animale, complesso
delle leggi che regolano le funzioni organiche degli
esseri viventi. - Economia domestica, l'amministra-
zione della famiglia, l'arte di promovere le rendite
e di regolare le spese: azienda famigliare; governo
famigliare; piede di casa, - Economia politica, lo
studio dei fatti e delle leggi per la produzione, la
distribuzione, la circolazione e il consumo della
ricchezza sociale (gr,, catallattica, teoria degli scam-
bi). - Economia rurale, lo stesso che economia agra-
ria. -, Economia sociale, scienza che mira ad otte-
nere la prosperità dello Stato, de' suoi abitanti:
economia pubblica.
Collettivismo, sistema comunistico, tendente ad
abolire la proprietà privata - Libero scambio, dot-
trina economica che vuole libertà di commercio,
cioè d'importazione e d'esportazione fra Stato e Stato,
senza impaccio di dazi onerosi. - Protezionismo, si-
stema cne difende i prodotti delle industrie e del-
l' agricoltura di un paese, imponendo gravi dazi
sui prodotti esteri, - Rendita, nella scienza econo-
mica, é il di più che il produttore percepisce oltre
il costo di produzione, cioè oltre l'interesse e l'am-
montare del capitale, la spesa dei salari e delle
materie prime ed il profitto corrente. - Sistema o
scuola edonistica, l'antica teoria edonistica, cioè la
teoria del piacere trasportata nel campo dell' eco-
nomia politica.
Fisiocralico, nome dato ai seguaci d'una scuola
di economisti e di filosofi che consideravano la natura,
e specialmente l'agricoltura, come sorgente d'ogni
ricchezza. - Liberista, fautore del libero scambio :
libero-scambista. - Parorganico (gr.), ciò ch'è acci-
dentale nell'economia. - Umanitario, filosofo od eco-
nomista che si studia di migliorare le sorti umane
0 che ha per religione l'umanità.
Locuzioni. — Fare economia, economia fino al-
l'osso, economia rigorosa, privandosi quasi del ne-
cessario, per risparmiare. - La compagnia della Le-
sina, curioso libro, edito a Venezia nel t66't, rac-
colta di facezie su tutte le possibili spilorcerie :
locuzione recentemente applicata ad uoìnini poli-
tici , fautori di rigide economie nell' azienda di
Stato.
Proverbi (sull'economia domestica). — A bvon
spenditore Dio fa da tesoriere. - A quattrino a quat-
trino si fa il fiorino. - Bisogna seminare con la mano
e non col sacco. - Chi ben ripone ben trova,. - Chi fa
onore ai panni, i panni fanno onore a lui. - Chi si
veste di mal panno si riveste due volte all'anno.- Chi
ha casa e podere può tremare e non cadsre. - tJii
vuol vedere un uomo (o una donna), lo mette ad ac-
cendere il lume e il fuoco. - E' meglio dar la lana
che la pecora. - La roba sta con clii la sa tenere. -
Veconomia è una gran raccolta. - Akglio aver regola
che rendita.- Ricchezza vial disposta a povertà s'ac-
costa. - Tristo a quel soldo che peggiora il ducato
(tristo quel risparmio che poi obbliga a maggiore
spesa). - Tutto sta nel fare i primi paoli (i prinù
soldi). • ,- t j
Economicamente. Lon economia, limitando
le spese: parcamente, scarsamente, temperatamente.
- Troppo economicamente, con avarizia.
Economico. Di economia, che serve ad eco-
nomia. - Fatto con risparmio.
Economista. Chi sa o tratta di economia.
Economizzare (economizzato). Far economia^
limitarsi nello spendere, spendere poco; fare ri-
sparmio. . . o
Economizzatore (dall ingl. economtser). bene
di tubi che riscaldano l'acqua nella caldaia a va-
pore. ■ ,■ -
Economo. Aggiunto di persona che si limita
giudiziosamente nello spendere, che fa rispar-
mio. - Sostantiv., l'amministratore delle rendite e
dei beni di un patrimonio. - Economo spirituale, il
sacerdote che regge per alcun tempo una cura, la-
sciata vacante dal titolare.
Ecpirósi. La fine del mondo per conflagra-
zione.
Ectasia. Lo stesso che diàstole.
Ectesi (gr.). Professione di ;'ede.
Ectima. Suppurazione della j^elle.
Ectopia. Posizione di un organo diversa daUa
normale.
Ecùleo. Veggasi a tortura.
Ecumènico [ecumenicamente). Di chiesa, di
concilio: significa universale.
Eczema. Rappresenta con le sue differenti forme
un terzo di tutte le malattie cutanee: è caratterizzato
da rossore, da ispessimento più o meno marcato
della cute, da papule, vescicole, pustole diffuse sulla
parte ammalata, da prurito (talvolta bruciore) e da
lesioni secondarie o derivanti dalle precedenti (squa-
me, croste, ragadi, ecc). Non è contagioso, e secondo
964
le efflorescenze si dice: semplice, "-osso, papuloso,
vescicoloso, pustoloso o impeliginoide, trosloso, squa-
moso, ragadoso, pruriginoso (avente il prurito come
sintomo predominante). Distinzioni secondo la sede :
eczema del cuoio capelluto (in Russia e in Polonia è
frequente la « plica polonica », che consiste nella
presi nza, sul capo e sulla barba, di seborrea, di su-
diciume, di pidocchi; eczema al viso (nei bambini
crosta lattea); eczema al tronco (nelle donne, facile alle
mammelle; nei grassi, facile all'omòe/tco), frequente
alle ascelle e alle pieghe genito-crurali, intertrigo ;
eczema alle mani (frequente la forma ragadosa nelle
lavandaie, nelle cuciniere); eczema delle gambe (fa-
cile in chi ha vene dilatate o varicose); eczema dei
genitali (allo scroto, alla vulva); eczema del perineo
e dei contorni anali, in rapporto con emorroidi, con
vermi intestinali (come tenia, ossiuri), ecc. ; ezcema
universale, ditfuso a tutto il corpo. Il decorso può
essere acuto o cronico. Cura generale con purganti,
disinfettanti intestinali, secondo il bisogno, con ar'
senico, calmanti, antiartntici, ecc. Cura locale con
medicazioni umide (acqua vegeto-minerale, acqua
borica, fenica, salicilica, ecc.) e polveri assorbenti
(magnesia, bismuto, talco, amido, ecc.), quando l'ec-
zema è umido ; con medicazioni grasse o unguenti
(di ittiolo, catrame, zolfo, acido borico, resorcina,
ecc ), quando l'eczema è secco.
Edace. Chi divora, è vorace.
Edacità. L'essere edace.
Edda. Veggasi a letteratura.
Edema (edematoso). La tumefazione d'una
parte del corpo, per sierosità. - Mixoedema, gonfiore
duro, elastico, della pelle del volto prima e poi di
tutto il corpo, con disturbi della favella, dell'intel-
ligenza e dei movimenti. A dilferenza del comune
edema, questo gonfiore non tiene l'impressione de!
dito. Le unghie divengono fragili, i peli e i ca-
pelli cadono ; facili le emorragie. Pare sia dovuto
ad alterazioni delle glandolo tiroidi. - Edematóso,
aggiunto di tumore molle, sieroso. Anche, amma-
lato di edema.
Eden. Veggasi a paradiso,
Edeodinia, edeografla. Veggasi a genitali.
Édera. Pianta sarmentosa che si abbarbica su
per gli alberi e i muri: ha radici normali e radici
avventizie; è rappresentata da più specie e varietà:
abbracciaboschi , abbracciabosco , con fiori odorosi
(volgarm., manina delle donne; nel Pisano, abbrac-
ciadonne); caprifoglio; edera arborea; èllera, lellera,
lonicera; madreselva, matriselva; periclimeno; vin-
cibosco. Poet., edra. - Ampelopside, ederacea, vite
vergine. - Cirsite, pietra segnata d'una foglia d'e-
dera. - Tirso, giavellotto circondato di pompini e di
edera.
Còccola, il frutto dell'edera. - Corimbo, gruppo di
còccole d'edera.
Edicola. Sorta di nicchia, di chiosco. • Piccolo
teinpio, - Casotto nel quale si vendono giornali e
libri.
Edificante. Che dà buon esempio; che è lo-
devole, degno di ammirazione, merita lode:
edificativo, esemplare.
Edificantemente. Lodevolmente, con lode:
esemplarmente.
Edificare (edifìcamento , edificato, edificatoria,
edificatorio, edificazione). Fabbricare, costruire;
mettere insieme, specialmente di opere muratorie,
di edificio e simili: accasiare, alzare, construire,
erigere; far costrutto, fare, fondare, formare,
gettare (un ponte, una vòlta, ecc.), impiantire, inal-
zare, metter su, murare, tirar su. Il Tommaseo
espone cosi le differenze che l'uso e gli scrittori
fanno tra edificare e i verbi affini: costruire è
più generale (da. struere): si costruisce un edificio,
una macchina, una capanna; è ben costrutto il corpo
umano, un ordigno. Fabbricare, delle case, e di co-
I struzioni simili da muratore, e delle arti: fabbri-
cansi case o stoffe. Questo secondo senso non l'ha
costruire. Edificare, soggiunge il sig. Guizot, appar-
tiene al primo senso di fabbricare; ma è più nobile
e riguarda fabbriche più grandi e più sontuose. Si
fabbrica una casuccia; si edifica un tempio, un pa-
lazzo. Fabbricare un tempio non si direbbe, se non
della materiale opera de' muratori, o della spesa ;
non mai della erezione intera comprendente il di-
segno e gli ultimi ornati. In questo senso, anche
costruire è più nobile di fabbricare. Ci sono cose
che si possono dire costruite e non fabbricate, come
una sala da servire a spettacoli; molti degli intern.
miglioramenti che si fanno in un edifizio; monu-'
menti posticci, come archi di trionfo, vascelli o si-
mili. Il Romani: Fabbricare è opera manuale: si
fabbricano mattoni, cannoni, istrumenti. Edificare
dicesi di templi, case, palazzi, torri, altri grandi
edifici. Costruire, alla lettera, vale unire insieme,
in ordine e forma atta a qualche uso, più oggetti. Ad
es., si costruisce un argine, un bagno, una zattera. Co-
struire differisce altresì da edificare e da fabbricare
perchè gli edifizi non possono senza buona costru-
zione essere solidi e bene ordinati. Quindi dicia-
mo: edifizio solidamente, elegantemente costruito.
Il Forcellini distingue: costruire è mettere insieme
e ordinare le parti; edificare è conformare il tutto
a bellezza. E infatti l'idea di edificio inchiude qual-
cosa, se non di bellissimo, di decente.
Alle faccende dell' edificare attendono Varchi-
tetto, il capomastro, il muratore, il fab-
bro, il decoratore, Y imbianchino e parecchi
altri operai che esercitano questo o quel mestiere,
e il pontaio, ossia chi inalza ponti per la costru-
zione delle fabbriche.
Edificato, costruito, costrutto, estrutto; tirato, ve-
nuto su. - Edificatore, chi edifica, costruisce: capo-
mastro, costruttore, falobricatore. - Edificatoria, l'arte
del fabbricar case. - Edificatorio, che concerne l'e-
dificare; l'arte edificatoria: ha senso più modesto,
e in ciò è più generale di architettonico. - Edipea-
zione, azione dell'edificare, ed effetto, e anche l'arte :
construzione, costruzione, costruttura; edificamento,
erezione; fabbrica, fabbricazione, opera. - Rie-
dificazione, ricostruzione, i 1 riedificare, il ricostruire.
- Fabbricabile, che può essere fabbricato. Più spe-
cialmente, terreno fabbricabile. ■ Fabbricativo, atto a
fabbricare, edificativo. - Fabbricato, sostantiv., fab-
brica, nel senso di edificio: ma di qualche im-
portanza.
Operazioni vauie dell'edificare.
Addentellare, lasciare in una parte i denti per
necessari o probabili incastri. - Adeguare al suolo,
spianare un edificio o parte di edificio: abbattere,
atterrare, demolire. - Aggottare, fare Vagyottamento,
lavoro' che si eseguisce per asciugare le fondazioni
degli edifici onde poter costruire la muratura, che
si chiama aggottamento. - Appoggiare, addossare un
edificio a un altro. - Architettare, inventare e di-
sporre la forma degli edifici secondo le regole del-
EDIFICARE
965
V architettura e le esigenze o le norme dell'crfi-
lizia. - Armare, porre centine, puntelli e sostegni
alle vòlte, ai poggi, alle fondannenta, ecc.: fare V ar-
matura, cioè quell'insieme di legnami che serve a
sorreggere un edificio o parte del medesimo. - Ar-
ricciare (arricciamento), il dare alla parete di un
muro la seconda mano di calcina, che forma una
crosta ruvidiccia, sulla quale poi si stende 1' into-
naco 0 crosta liscia. - Arroinbare, nelle costruzioni
idrauliche, significa legare con rombi, catene e
catenelle i paloni delle palizzate, in modo da for-
mare una rete di rombi; si forma cosi un reticolato
col quale s' immedesima la muratura. - Assestare
(assestamento, assetto), disporre le pietre nei muri
per modo che ne risulti un aggiustamento mutuo
tra le parti vicine e un sistema le cui parti siano
cosi concatenate e combinate da renderlo quasi in-
dissolubile ^ assestamenti o assetti a cassa, a coda,
a cuneo, alla francese, a mosaico, a rombi, a spiga,
a testa, ciclopico, diagonale, gotico, in chiave, in-
dentato, inglese, irregolare, isodomo, misto, olandese,
pelasgico, poligonale, pseudoisodomo, quadrato, ecc.).
- Attaccare un fabbricato, costruirlo vicino ad un
altro esistente. - Attutare, l'immergere gabbioni o
pietre a fondo perso, per difesa delle sponde o di
una pila di ponte, ecc.
Calettare (calettatura), connettere vari pezzi di
legno a dente o in altra forma, in modo che com-
bacino esattamente: incastrare. - Centinare (cen-
tinatura), mettere la centina. - Disarmare vòlte,
ponti, ecc.: levarne i sostegni, tome l'armatura. -
Fiancare, far forti i fianchi, parlando delle vòlte e
degli archi. - Fondare (fondazione), mettere le
fondamenta : fondamentare.
Imbiancare, imbianchire, lavoro che fa Vimbian-
chino.- Impalcare (impalcatura), far palco, costruire
un palco. - Impiantare, fondare, stabilire. - Impo-
stare, posare o appoggiare a suo luogo, sopra i pi-
lastri, gli archi di vòlta, di ponte, di fortificazione.
- Inalzare, far eseguire una costruzione di qualche
considerazione, un monumento, ecc. - Incatenare,
porre negli edifici il rinforzo di una o più catene.
- Inchiavistellare, incatenacciare, serrare con chia-
vistello, con catenaccio (voci poco comuni). - Incor-
rentare, mettere al loro posto fra trave e trave i
correnti e i correntini (veggasi a corrente). - In-
crostare (incrostazione), accomodare sopra pietra,
moro, 0 simili, marmi o altre cose, ridotte in falde
sottili. - Intestare, mettere i pezzi di costruzione a
contrasto sulle loro testate, senza alcuna sovrappo-
sizione, né incastro. - Intestare una catena, assicu-
rare all'esterno dei muri le catene che rinforzano
la fabbrica. - Intonacare, mettere Vitìtònaco.
Merlare, munire di merli. - Movere un muro, una
fabbrica, cominciarla. - Organizzare, costruire. -
Palafittare, fare una palafitta, una palizzata. - Pan-
concellare (panconcellatura), coprire un'impalcatura
di panconcelli. - Parallelare, costruire parallele, trin-
ceramenti. - Pavimentare, fare il pavimento. -
Piombare, riscontrare col piombo (piombare gli an-
goli d'una casa). - Porre la prima pietra, incomin-
ciare le fondamenta. - Posare in falso, stare fuori
del perpendicolo.
Restaurare (restaurazione , restauro), rifare le
parti guaste. - Ricorrere, circondare con una cornice
o altro un edificio. - Ricostruire, riedificare: ripete
costruire, edificare. - Rinfiancare, aggiungere fortezza
agli edifici e simili, dai fianchi o dalle bande. -
Rintegrare, rimettere nelle primitive e buone con-
izioni.
Scantonare, levare i canti, i cantoni. - Scarpare,
ridurre a scarpa; mettere a pendio. - Sopredificare,
edificare sopra ; costruire un edificio sopra un
altro. - Senare l'arco, le vòlte, chiuderli con la
chiave, con l'ultimo cuneo. - Speronare, fornire le
muraglie di speroni e di puntelli per scsterierle. -
Soffittare, far la soffitta, o il sofjitto. - Sterrare
(sterramento, sterro), cavare la terra per fare la fossa
uve debbonsi gittare le fondamenta dell' edificio.
E sterro chiamasi anche la terra stata cavata e am-
montata. - Stoiare, mettere la sloia sotto i travicelli
per ricoprirla d'intonaco. - Strombare, fare uno
strombo o strombatura (taglio obliquo, ai lati di fi-
nestre, di porte e simili), nella grossezza di un
muro.
Opebe e oggetti diversi adoperati
nell'edificahe.
Opere. — Assito, tavolato per riparare edifici in
costruzione. - Baraccone, gran palancato di tavole,
coperto di tela incerata o di assi, o di tegoli, che
suole rizzare presso il luogo dove si fa qualche
muramento, affine di riporvi gli arnesi de' lavoranti,
i legnami, ecc. - Barulla, opera provvisoria che
serve di centina per costruire archi e vòlte.
Qamicia, qualunque rivestimento, per io più sot-
tile, che si fa alle costruzioni, per difenderle dal-
l'umidità, 0 perchè riescano a perfetta tenuta,
ecc. - Capi'a, castello, od armatura, assai robusto,
col quale si ottengono solidi punti di appoggio per
eseguire le manovre di sollevare i pesi e allogarli
nella loro posizione d'opera definitiva. - Cassone,
opera provvisoria destinata a prosciugare, nella co-
struzione delle pile dei ponti, e a mantenere asciutto
il luogo delle fondazioni. - Castello, pezzi ritti per
lo più di legname, con diversi piani per tenervi
roba , alzar pesi , trasportarli , far da ponte, ecc. -
Centina, armatura arcata di legnami, semplici o
raddoppiati o anche rinterzati, su cui si costruisce
un arco. - Contraddente, pezzo doppio di costru-
zione che, oltre alla sporgenza, ha pure la cavità
per costringere quello dal quale è addentato. - Con-
trafforte, opera di muramento: sorta di sprone o di
barbacane in sostegno d'una fabbrica o di qualche
sua parte. - Contrappalco, veggasi a palco.
Dente, ciascuno dei risalti che si fanno ad
arte nei pezzi di costruzione, perchè la spor-
genza dell' uno entri nella cavità dell' altro e più
saldamente li unisca e li ritenga. - Fodera, fodrina,
nelle costruzioni civili o meccaniche, qualsiasi ri-
vestimento in legno (o lamiera) applicato alla super-
ficie d'una parete.
Impalcatura: talora vale impalcamento e l'atto
dell'impalcare, e talora significa il palco stesso. -
Intelaiatura, specie di armatura, non soprapposta,
ma calettata con l'ossatura di porta o finestra; e
l'ossatura allora chiamasi anima. - Palafitta, quan-
tità di grossi e lunghi pali, muniti di puntazza,
cioè di grossa punta di ferro, piantati in terreno
malfermo, per assicurare sulle testate dei mede-
simi le fondamenta d' un edificio : palizzata. -
PalcOf composto di legnami commessi e confitti
insieme, - Pancone, buon fondo di terreno sodo e
fermo, che si scopre tacendo lo sterro, e su cui si
pongono le fondamenta dell' edificio. Al pancone,
se non si trovasse o se fosse ad una profondità
9G6
troppo grande, si supplisce con palafitte. - Passo-
fiata, specie (li palafitta, per fondamenta di fabbri-
che. - Ponte, castello di legname per lavorare in
alto, lungo i muri o le pareti.
Rampa, costruzione fatta per superare e raggiun-
gere agevolmente una certa altezza. - Rinterro, la
parte dello sterro che si pone nello spazio rimasto
tra le fondamenta e il terreno sodo adiacente. - Ri-
stauro, restauro, risarcimento o rinno\ amento di
parti ^'uaste o rovinate d'una data costruzione, o di
cosa qualsiasi. - Ritegno, ostacolo qualunque che
j^erve a trattenere, a monte dell'ostacolo concreato
artificialmente, il materiale che tenderebbe a preci-
pitare a valle. - Rivestimento, strato di mattoni, di
■smalto, di bitume, di calce idraulica, di sabbia o
ghiaia, selciato di ciottoli od altro, col quale si
coprono alcune opere di fortificazione, le scarpe
delle strade in rialzo, degli acquedotti, ecc.
Scarpata, lavoro condotto in pendio. - Siverto,
curvatura che si dà artificialmente ad un pezzo di
costruzione, per fargli prendere la forma voluta dai
cartaboni. - Struttura, il modo di costruire ; or-
dine e modo con cui una cosa è costruita o in na-
tura disposta.
Tavolato, struttura in legno che si usa comu-
nemente nella costruzione degli edifici di qualun-
que genere, e si applica tanto alle pareti quanto
ai pavimenti ed ai tetti. - lènevrières (frane), co-
struzioni fatte con palafitte riempite di pietre. -
Travata, opera di ogni sorta per sostegno.
Oggetti diversi. — Agucchia, palo a punta che
si ficca nel terreno per servire di sostegno a co-
struzioni. - Ancona, grappe di bronzo o di ferro
adoperate nel costruire, per connettere insieme le
pietre conce. - Anello da berta, anello accampa-
nato: d\ces\ un cerchio di ferro fuso che si mette
alla testa dei pali da formare le casse per fondare
le muraglie sott'acqua, affinchè tenga salda la testa
del palo ai colpi del maglio del battipalo. - Ariete,
ceppo, molto pesante, che serve ad infiggere i pali
per farli penetrare nel terreno. - Arpese, pezzo di
ferro o di altro metallo, spesso anche di legno,
di cui si fa uso per collegare le pietre di un edi-
licio 0 due pezzi di legno. - Asciatone, pezzo di
legno, a forma di mensola, che si inchioda alle
antenne, nella costruzione dei ponti per le fabbri-
che. - Aspo, grosso cilindro di legno, con perni di
ferro e poggiato su grossi supporti : è attraversato
da leve con cui vien fatto girare, e serve ad alzare
dei pesi. - Assero, nome che si dà al travicello,
alla stanga. - Asta, legno lungo e sottile, per di-
versi usi. - Asticciuola, corda, tirante, trave oriz-
zontale che forma la base del cavalletto e il so-
stegno dei puntoni. Più propriain., catena o trave
maestra.
Bada, traversa provvisoria che si mette tra altri
pezzi di costruzione, mentre si lavorano quelli coi
quali dovranno essere stabilmente connessi. - Benna,
nome dato alle grosse secchie con cerchiature di
ferro, 0 interamente di ferro, delle quali si usa
pp:r tirar su materiali di sterro o per mandar giù
materiali da costruzione, specialmente nei lavon
di fondazione. - Busca, regolo da costruttore.
Catene, gomene: servono per appendere il tavo-
lato dei ponti sospesi, mediante staffe verticali. -
Cantiere, legno lungo da sostenere tavolati, tetti,
ecc. - Cavalletto, arnese di legno adoperato
per sostegno , aggregamento di più travi, a forma
di triangolo, per sostenere tettoie. - Grappa, spranga
di ferro, ripiegata dai due lati, che serve a colle-
gare insieme muraglie, pietre, legnami, ecc. - La~
miera, piastra metallica di poco spessore, - Lamina,
qualunque cosa conformata a piastra. - Longarina,
verga di ferro clie, negli edifici moderni, spesso
serve di trave, come più leggera e più stabile.
Mira, 0 stadia, strumento costituito da un regolo
graduato, con biffa: lo si impiega col tacheometro,
con livello, ecc., per le operazioni di livellazione. -
Nonio, 0 verniero, piccolo strumento che permette
di valutare le frazioni delle divisioni tracciate so-
pra un regolo o sopra un arco di circolo gra-
duato.
Palanca, ciascuna di quelle assicelle che formano
l'impalcato. - Panconcello, asse molto sottile con la
quale si coprono le impalcature, e si fanno altri
simili lavori. - Pendolo, apparecchio ideale, for-
mato d'un punto pesante sospeso ad un punto fisso
mediante un filo inestensibile e senza peso. - Per-
pendicolo, pietruccia o altro grave legato a un filo
per prendere il piano d'un lavoro. - Piastra, cia-
scuno di quei rettangoli di ferro o d'acciaio lun-
ghi, larghi e grossi, che servono a vari usi di co-
struzione. - Picca, piccone, utensile di ferro con le
estremità acciaiate, il quale serve al lavoro di
scavo delle roccie e dei terreni. - Piombino,
strumento, pezzo di piombo, che si appicca ad una
cordicella per provare l'altezza dei fondi e la di-
rittura delle pareti: filo a piombo - Planimetro,
ingegnoso istrumento di precisione che serve a mi-
surare l'area delle figure piane disegnate su Ha carta
semplicemente col farne percorrere ad una punta
il contorno. - Putrella (frane, poutrelle), voce co-
munissima fra i tecnici per trave, asta, sbarra di
ferro.
Qiiartabono {cartabono, quartabuono), squadra con
lati mobili, usata per riportare angoli obliqui sui
pezzi di costruzione. I carpentieri tagliano cosi il
legname con le inclinazioni indicate dal piano di
costruzione. - Servizio di manovra, apparecchio di
cavi 0 attrezzi in ordine e pronti al bisogno. -
Sottasta, asta di puntello. - Squadra, istrumento
per formare e riconoscere gli angoli retti. - Stile,
fusto dell'abete o d'altro albero, lungo e rimondo,
del quale si servono gli architetti per fare i ponti
in luoghi eminenti dell'edificio e per altri usi.
Tassello, pezzetto di legno, di pietra o di altra
materia, col quale si riempie un vuoto, o si ripa-
rano i difetti derivanti dall'uso o dalle intemperie.
- Tavoloni, travi longitudinali, traverse, traversini,
legni che compongono il palco dei ponti sospesi. -
Tramoggia, cassa in forma di tronco di piramide
che serve nelle costruzioni subacquee eli calce-
struzzo. - Trave, grosso e lungo legno che si
mette per sorreggere i palchi e il tetto - Trespolo,
legno che serve ai muratori per far ponti. - Zanca,
ripiegatura dell'estremità di una Itva, di un'asta e
simili.
Veggasi inoltre ad architetto, a fabbro, a fa-
legname, a idraulica, a muratore.
m.-vterie adoperate. — cose e termini varì.
Locuzioni e proverbi.
Le materie che si adoperano sono moltissime,
oltre le più comuni, quali il mattone, la pietra,
la calce, il cemento, il marmo, il gesso, il
legno, il ferro, e più d'un altro metallo. Cosi:
UDIFICAKE — EDIFICIO
i)t)7
l'argilla, il basalto (pietra da costruzione e per
lastricare vie); il calcestruzzo, smalto tenace da
costruzione muraria, fatto di ghiaia, rena, calce;
il granito, il gneis, il porfido, la trachite, la lava,
lo schislo, ['arenaria, la puddinga, il gres, il tra-
vertino, Valabastro comune, pietre o sostanze d'ori-
gine minerale che non hanno bisogno di tratta-
menti (isico-chimici per essere impiegate nella co-
struzione. Altre materie : molerà, arenarie, in ge-
nere, delle vallate lomharde, adoperate per varie
costruzioni ; pietra oliare, roccia composta di una
miscela di talco (predominante), in pagliette, di clo-
rite, di asbesto, di mica, ecc.; pietre concie, le pietre
più 0 meno sagomate, che a mano o a macchina
sono lavorate su una o più faccie, e con le quali si
compongono gli archi, le lìnestre delle fabbriche,
e simili.
Piperno, roccia vulcanica, usitatissima nelle co-
struzioni e nella pavimentazione. - Pozzolana, spe-
cie di cemento in cui alla rena si sostituisce una
sostanza vulcanica, chiamata pozzolana dal nome
Pozzuoli, ove trovasene molta : è aspra. - Quadrello
0 quadretto, pezzo di pietra o di marmo, o d'altra
materia, di lìgura quadrata, che si adopera nei pa-
vimenti e anche per rivestimento dei muri.
Selenite, minerale incoloro, diafano, vitreo, uti-
lissimo per la costruzione degli edifici, nei quali
tien luogo di calce per collegare le pietre ^cemento
selenitico) : impastandolo, si fanno gli stucchi. -
Serpentino, roccia impiegata come pietra ornamen
tale e anche come materiale ''da costruzione. -
Smalto, composto di ghiaia e di calcina mescolate
con acqua e poi rassodate insieme; lo si getta nelle
fondamenta e serve a far pavimenti, coperture,
vòlte, ecc. - Stucco, composizione di diverse ma-
terie tegnenti, per uso di appiccare insieme o di
riturare fessure. - Stuoia, canne palustri, schiac-
ciate ed intrecciate insieme : se ne ta un tessuto
per fare il palco alle stanze.
Cose e termini vari. — Acconcimi (non pop.),
restauri di case, di edifici, con i loro affissi. -Asprezza,
nelle costruzioni, l' ineguaglianza della superficie
dei legnami, ecc. - Attacco, il principiare degli
scavi per una galleria, una trincea, ecc. - Demoli-
zione, l'atto e l'effetto del detnolive.
Impianto, insieme di macchine organicamente di-
sposte e concorrenti a un dato scopo tecnico. -
Piano di massima è detto, legalmente, un progetto
dell'opera che si intende costruire. - Pianta, o ico-
nografia, disegno di una sezione orizzontale del-
l'edificio, la quale mostra la lunghezza e la lar-
ghezza delle parti di esso, la grossezza delle mu-
raglie, i vani di esse, i posti delle colonne o dei pi-
lastri, ecc. (pianta dei sotterranei, pianta del piano
terreno, pianta del primo piano, pianta del tetto ;
spaccalo, longitudinale, spaccato trasversale, disegno
(Iella facciata, disegni dettagliati: disegni che ac-
compagnano il progetto di un edificio da costruire).
- Prospettiva, rappresentazione di edifici sul ter-
reno, secondo la proporzione delle distanze. -
Punti di appoggio, quelli che si stabiliscono quando,
per appendere il tavolato dei ponti sospesi, bisogha
inalzare sulle spalle e sulle pile solidi pilastri. -
Punti di ritegno : punti fissi ai quali si attaccano
le catene o le gomene di ferro, nel caso di sponde
dirupate e assai alte.
Sciografia, l'arte di fare il disegno dello spaccato
d'una fabbrica, e lo spaccato stesso.
Impresa, l'assunzione di opere da costruire. -
lìi accollo {è 0 sta), nei ponti di fabbrica, le piane
che sporgono fuori dai correnti. - Stimi, conto dt
aooiso, 0 preventivo, scritto nel quale si notano
comp-iiidiosamente la quantità, la qualità e il prezzo
dei materiali e dei lavori, e quindi la spesa pre-
sunta di tutta una fabbrica da costruire.
Locuzio.vi E PROVEKuì. — Avere il male del calci-
naccio 0 dell'I pietra, avere la mania del fabbricare.
- Cki fabbrica d'inverno fabbrica in eterno (prov.). -
Edificare, fabbricare sulla roccia, sopra un fondo
molto solido, solidacnente. - Edificare, fabbricare
sulla sabbia, su una base fragile, poco solidamente.
- Murare e piatire è dolce impoverire, di chi piglia
denaro a prestito per fabbricare (prov.).
Nidificare {edificante, edificato). Dar buon esem-
pi(t ; infondere m altri una buona opinione
di noi.
Edificarsi (edificato). Prendere buon esem,-
pio ; ricevere buona impressione dalla esemplare
condotta altrui.
Eìdificazióne. Iluona impressione che si ri-
ceve ; buon esem,pio che si dà.
Edificio. Nome generico di tutte le grandi co-
struzioni in muratura : edifizio, fabbrica (edificio
con tutto l'occorrente per una manifattura o un'in-
dustria), fabbricato, mole, muraglia, muramento ;
il risultato deli' edificare, per lo più secondo le
regole deìVarcfiitettura e le norme dell'edilizia;
costruzione di pietra o di mattoni fatta acconcia ad
abitare o ai altro uso pubblico o privato. Anche,
opificio mosso dall' acqua o da macchine, come
mulino, cartiera, ecc., con tutto il corpo del
fabbricato.
Opera, denominazione generica di ogni costru-
zione fatta eseguire dall'architetto, sia essa un' in-
tera fabbrica, come tempio, palazzo, teatro, ecc., o
una parte di essa, come porta, terrazzo, loggia,
ecc., 0 un monumento, come obelisco, tomba, lon-
tana e simili. Condizioni di ogni opera architetto-
nica sono la sodezza, il comodo, la bellezza. Per gli
ornali, per i modelli, i disegni, ecc., e i diversi a-
spetti di un edificio, veggasi ad architettura.
Un edificio può essere bello o brutto, di buona
architettura, o no; grande, grandioso o piccolo;
magntfiGO, sontuoso, splendido, oppure semplice, mo-
desto, meschino; ornato o disadorno, ecc. La riu-
nione di più edifici, con i relativi abitatori, forma
il villaggio, il borgo, la città, il com,une.
Baraccone: di edificio disadorno e malfatto. -
Casamatta, fabbricato che esce fuori dalle forme
ordinarie, senza ornamenti, senza lìnestre, basso e
quasi cieco ; castello dei burattini, di edificio me-
schino ; edificio che pare un castello, un paese, di
edificio molto vasto; gran macchina, macchinone
(figur.), edificio grandioso; maestoso, l'edificio di
grande e bella apparenza ; massiccio, di grande so-
lidità (anche, troppo pesante, non svelto).
Architravato, l'edificio con architrave, - Bicu-
spidale bicuspidato, con due cuspidi. - Bozzato, che
ha bozze, bugne. - Ciclopico, per simil,, fatto di
grandi massi, a facce poligone, congiunti senza ce-
mento. - Cuspidale, terminante in cuspide o a cu-
spidi ; a punta, a punte. - Monocuspidale, terminante
in una sola cuspide. - Ogivale, condotto a sesto a-
cuto in forma pressoché ovale. - Quadrifronte, con
quattro facciate uguali. - Tricuspidale, con tre cu-
spidi.
Anfiprostilo, edificio (per lo più, un tempio) che
abbia un portico sporgente sulla facciata e un altro
simile nella parte posteriore. - Astilo, edificio privo
di colonne, mentre per il suo stile sembrerebbe ri
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chiederne. - Decastilo, tempio, portico, edificio qua*
lunque, col trontispizio avente uà ordine compo'
sto di dieci colonne. - Dodecastilo, edificio a do-
dici colonne. - Distilo, edificio o portico con due
colonne sulla fronte. - Dittero, edifìcio circondato
da una doppia fila di colonne. - Monoptero, edificio
a pianta circolare, con un solo ordine di colonne,
una cella rotonda e talvolta senza cella : era una
delle più semplici forme architettoniche dell'antica
Grecia.
OttastiU), disposizione di otto colonne di fronte
nel pronao e nel portico di un tempio, nella fac-
ciata di una chiesa o di un edificio qualsiasi. -
Periptero, o perittero, edificio circondato da portici
0 da colonne su tutti i lati. - Polistilo, edificio de-
corato da njoltissime colonne. - Prostilo (gr.), edi-
ficio ornato di colonne solo nella facciata. - Reti-
colalum opus, costruzione in cui tutte le connessure
delle pietre hanno una direzione diagonale incro-
ciantesi ad angolo retto. - Tetrastilo, edificio con
quattro colonne nel prospetto.
Edifici civili,
privati e pubblici, industrl^li, eco.
Albergo, casa nella quale si alloggiano i fore-
stieri. - Anfiteatro, costruzione di figura ovale,
fatta neir interno a scaglioni, con in mezzo uno
spazio piano {arena), destinato ad uso di spetta-
coli pubblici. - Arco, edificio monumentale. -
Asilo, edifìcio di ricovero ; scuola per bambini. -
Bagni, bagno, edificio aperto al pubblico per i
bagni. - Banca, l'edificio nel quale ha sede l'isti-
tuto dello stesso nome. - Betonata (neol. abusivo),
grande costruzione in calcestruzzo. - Biblioteca,
edificio nel quale sono raccolti libri. - Bicocca, ca-
succia per lo più in altura. - Borsa, l'edificio oc-
cupato dall' istituto omonimo. - Botte, cisterna,
cisternone, grande fognone o serbatoio di acque:
chiovina, pozzo.
Cantoniera, piccolo edificio lungo una ferrovia.
• Capanna, costruzione di legname greggio, rico-
perta per lo più di paglia o di frasche, per riporvi
attrezzi o prodotti campestri, e all'occorrenza per
ricovero. - Carcere, la prigione, - Casa, edificio
da abitare. - Caserma dei pompieri, veggasi & pom-
piere. - Casino, piccola casa di campagna o luogo
di litrovo, di adunanze, in città. - Casotto, stanza
piccola, fatta di legno o, anche murata. - Cassa di
risparmio, l'edifìcio occupato dall'istituto dello stesso
nome. - Cavalcavia, specie di ponte gettato tra due
edifìci, sopra una via. - Chalet (frane), villetta, sviz-
zera specialmente, coi tetti acuminati sporgenti
e le pareti rivestite di larice e adorne d' intagli. -
Chiosco, edificio di facile e bizzarra struttura, nei
giardini, nelle fiere, nelle esposizioni. Padiglione
alla cinese. L' edicola dei venditori di giornali. -
Cimitero, luogo, con edifici, per seppellire i
morti. - Circo, edificio di forma ovale, destinato
ai giuochi presso gli antichi Romani. - Cloaca,
grande fogna o canale sotterraneo. - Collegio,
edificio nel quale dimorano giovinetti e giovinette
per esservi istruiti ed educati.
Dazio, l'edificio o gli edifici per l'esazione delle
gabelle. - Dock, serie di bacini fiancheggiati da ma-
gazzini a più piani ; il tutto abilmente disposto
per il pronto e sicuro carico e scarico delle navi
(a Genova calata). - Dogana, veggasi a questa
voce. - Emiciclo, edificio o parte d'edificio a semi-
cerchio : semiciclo. - Esedra o esèdra, luogo coperto
0 scoperto, con portici o senza, e con sedili, dove
si riunivano a conversare gli antichi che si dilettavano
di studi. - Falanstero, nome dato, per il sistema
del socialista Fourier, agli edifici nei quali, come
in conventi, doviebbero abitare le varie comunità
di lavoratori. - Famedio (casa della gloria), edificio
destinato a conservare le salme o la memoria degli
uomini celebri d' un paese. - faro, la torre dei
porti nella quale si accende lume la notte - For-
nace, edificio murato nel quale si cuociono mat-
toni e lavori di terra. - Forno, edificio a vòlta,
per vari usi.
Galleria monumentale (anche, semplicemente,
galleria), strada o gran cortile coperto di vetri o
edificio apposito con una gran crociera ricoperta
di vetri, con botteghe, belle e di lusso, per servire
di passeggio e di ritrovo ai cittadini. - Gasómetro,
veggasi a gas. - Glittoteca, edificio, o parte di
esso, destinato alla raccolta di sculture. - Gual-
chiera, ediiìcio (cosi detto dalla macchina che, mossa
per forza d'acqua o d'altro, pesta e soda il panno). -
Harem, edificio o porzione dell'edificio dove i tur-
chi e gli orientali in genere tengono le loro donne:
serraglio, arem.
Lazzaretto, lazzeretto, edificio ad uso di ospedale
per le persone cohe da male contagioso, o dove
si tengono le robe degli infetti per precauzione. -
Loggia, edificio a vòlta, eretto su colonne o pi-
lastri.
Magazzino, ampio locale in cui si ripongono le
merci, le masserizie, ecc. : deposito, ricetto. - 3Ia-
nicomio, luogo con edifici per la custodia e la
cura dei pazzi. - Mausoleo, edificio, monumento
sepolcrale. - Museo, edificio o complesso di edi-
fici per accogliervi cose insigni per antichità od
altro. - Mole, edificio grandioso ; anticam., specie
di mausoleo a torre, su base quadrata. - Molo ma-
rittimo, opera idraulica, di piena e forte muratura,
che si fa appoggiata alla terraferma e che si spinge
in mare per una certa lunghezza, sotto una deter-
minata torma e direzione, per sottrarre una voluta
superficie d'acqua alle ondulazioni. - Mulino, edi-
ficio composto di vari strumenti e di macchine che
servono a macinare le biade. - Municipio, la sede
del Comune.
Ninfèo, edificio grandioso, con sale, rivi, laghetti
e bagni, per ritrovo signorile. - Nurago (pi. nura-
ghi e nuraghe, voci sarde), speciale e antica co-
struzione in forma di cono tronco: se ne veggono
in gran numero nella Sardegna. - Odéo (Odeon),
edificio destinato, presso i Greci, alla prova della
musica che si doveva poi cantare sul teatro. - Opi-
ficio, nome generico degli stabilimenti in cui si fab-
bricano prodotti industriali: fabbrica, manifattura.
- Ospedale, edificio o complesso di edifici per la
cura degli ammalati. • Ospizio, edificio di rico-
vero. - Osservatorio, edificio eretto in altura, cosi
che domina tutto l'orizzonte, e dal quale si osser-
vano i fenomeni celesti : specola, specula.
Padiglione, piccolo fabbricalo isolato e coperto
da un solo tetto.
Palazzina, palazzino elegante, con giardino e fuori
dal centro. - Palazzo, bella casa grande, signorile,
per lo più isolata. - Palmento, edìtmo che contiene
le macine e gli altri ordigni per macinare. - Pi-
lAV. XXV|[.
Qualche edificio. — Particolari d'xn edifìcio.
9G9
Per le spiegazioni relative ai setlanladue numeri che figurano in questa tavola, veggasi a pag. 97'i
070
KDIFICIO
nacoteca, edificio, o parte di esso, in cui sono rac-
colte opere di piUttra. - Piramide, sorta di edi-
ficio in figura piramidale. - Ponte, edificio, per io
più ad arco, o con più archi, e questi so-
stenuti da pile, che propriamente si fa sopra un
corso 0 altra raccolta d'acqua, per poterlo passare.
- Portico, edificio aperto con colonne ed arcate. -
Posta (nell'uso), l'edificio o gli edifici nei quali
sono gli uffici postali. - Prefettura, la sede del
prefetto, - Pretura, l'ufficio del pretore. - Pri-
taneo, edificio pubblico nelle antiche città greche:
serviva ad ospitare gli ambasciatori, i pensionanti
dello Stato, gli ospiti pubblici ; a tenere le udienze
dei tribunali, a conservare i penati pubblici, a man-
tenere il fuoco sacro. In Atene serviva anche da
pubblico granaio. - Qwesfwra, la sede dell'autorità
di pubblica sicurezza.
iief/ym, abitazione '•egale, del re; veggasi a. corte.
- Rifugio alpino, capanna o casupola a considere-
vole altezza, per ricovero degli alpinisti.- Rotonda,
edificio in forma circolare, di fuori come di dentro,
e per lo più coperto da una cupola. ■ Rustico, fab-
brica destinata ai bassi servigi, alle scuderie, alle
rimesse, alle stalle, ai fienili, ecc.
Scuola^ edificio nel quale si insegna. - Settizonio
{septizonium), edificio dell'antica Roma, a sette piani
0 zone, una sopra l'altra, in modo che la superiore
era più stretta dell'inferiore. - Stazione, edificio
della ferrovia. - Teatro^ edificio nel quale si rap-
presentano opere drammatiche , opere in musica e
si danno altri spettacoli. - Telegrafo (nel!' uso),
l'edificio nel quale sono installati gli apparecchi
telegrafici. - Torre, edificio eminente isolato, non
molto vasto. - Trabacca, tenda, casotto posticcio:
baracca, - Tribunale, la sede dei giudici. -
Terma, terme, edificio per bagni caldi, pubblici. -
Villa, casa, luogo campestre abbellito da edifici e
da giardini.
Per gli edifici antichi di Grecia e di Roma, veg-
gasi a ci*fà. pag. 578, 579.
Edifici militari. — Edifici religiosi.
Militari. — Bicocca, piccola rocca o castello, per
lo più in altura. - Ciserma, e lificio di abitazione
pei soldati. - Cii^tello, edificio munito per difesa
ed offesa. - Cittadella, rocca edificata, per lo più,
allo scopo di tenere in soggezione la città, - For-
tezza, piazza forte, cittadella, ròcca, ooera di for-
tificazione. - Fortino, piccola fortezza. - Polve-
riera, magazzino per la pólvere da sparo. -Ròcca,
edificio d'uso e di forme antiche e abitato dai soli
presidiar!. - Torre, già citata.
Religiosi, — Abazia, abbazia, badia, edificio o
complesso di edifici in cui vivono comunità reli-
giose rette da un abate o da un'abbadessa; l'edificio
dove risiede l'abate coi monaci. - Arcivescovado, la
sede dell'arcivescovo. - Basilica, chiesa notevole
per grandiosità e per antichità. - Oatlistero, edificio
col fonte per il battesimo. - Campanile, edifìcio
delle campane, p'ir lo più attiguo ad una chiesa. -
Canònica, l'abitazione del parroco. - Cappella,
piccolo edificio o anche stanza, dedicato al culto. -
Catacombe, vaste costruzioni sotterranee che servi-
vano da luogo di rifugio e da cimitero ai primitivi
cristiani. - Catafalco, edificio di legno che s'inalza
nel mezzo delle chiese, in occasione di funerali. -
Certosa, convento di certosini. - Chiesa, edificio
dedicato al culto. - Chiostro, edificio a loggia, a
portici intorno a un cortile. - Cof*ye/i*o, abitazione
di frati e di monache. - Minareto, torre, general-
mente a più piani, all'alto della quale è allogato un
balcone, o ballatoio, da dove il muezzin, o gridatore,
chiama i musulmani alla preghiera. - Moschea,
chiesa musulmana. - Oratorio, edificio sacro, pub-
blico 0 privato, dedicato al culto: cappella - Ospizio,
casa dove alloggiano frati che vengono alla città,
quando in questa non siavi altro convento della
loro regola Anche luogo dove si alloggiano senza
pagamento alcune persone, come viandanti poveri,
pellegrini, ecc. Si dà pure il nome di ospizio a certi
conventi in luoghi disabitati delle Alpi, dove hanno
ricovero i viandanti. - Pagoda, tempio cinese, bra-
minico 0 buddistico.
Romitaggio, romitorio, SihìlaiZÌone di eremiti: ere-
mo. - Santuario, cappella o chiesa, tempio frequen-
tato da pellegrini. - Seminario, specie di collegio
per giovanetti che si danno al sacerdozio, - Sina-
goga, la chiesa degli Ebrei. - Tabernacolo, cappelletta
0 nicchia con dentro un'immagine sacra. - Tem-
pio, grande edificio sacro, - Vescovjdo, la dimora
del vescovo: episcopio.
Parti di un edificio e annessi.
Abbaino, altana, ammezzato, àndito, androne, au'
licamera, antiporta, atrio, bagno, balconata, balcone,
ballatoio, barbacane, bòtola, bottino, bugigattolo, ca-
mera, cantina, cella, cisterna, corridoio, corte, cortile,
covile, cucina, displuvio, doccia, doccione, facciata,
gabinetto, galleria, gronda, ingresso, interno, lanterna,
latrina, letamaio, legnaia, loggia, magazzino, nicchia,
palco, parete, pavimento, piano, piattaforma, pòrtico,
pozzo, quartiere, ridotto, rimessa, ringhiera, ripiano,
sala, scala, scuderia, soffitta o soffitto, solaio, sotter-
raneo, stalla, stanza, terrazza o terrazzo, tetto, tom-
bino, veranda, verone, ecc: veggasi a casa. E per
parecchie altre voci ( acroterio , aiuto , ancona ,
apòfige, architrave, arco, atlante, attico, balaustrata,
baldacchino, basamento, base, bastone, beccatello, ber-
tesca, caditoia, canefore, capitello, cariatide, centina,
cimasa, colonna, cornice, cupola, cuspide, dentellatura,
dentello, fascia, freccia, fuso, fusto, gocciolatoio, gola,
imposta, inquadratura, intavolato, intercolonnio, lan-
terna, lemnisci, lista, mensola, modiglioae, nicchia,
occhio, peribolo, piedistallo, pil istro, ralle, riquadri,
rosa, scozia, sopraffilo, stipite, stria, tamburo, tim
pano, trabeazione, tribuna, tronco, vani, zana), veg-
gasi ad architettura. Da consultare anche molt-^
delle singole voci sopracitate; cosi pure veggasi a
edilìcare.
Accollo, la parte che, sostenuta da mensole o da
altro, sta fuori di piombo nel muro principale. In
accollo, tutto quanto dell'edificio (mensole, beccatelli
0 simili) sporge dal muro principale. - Addentellato :
dicesi di quelle pietre che si lasciano in qualche
lato di un edificio e che servono a collegarlo con
una costruzione che si faccia dopo. - Aggetto, la
parte che aggetta o lo sporgere di essa. - Aguglia,
lo stesso che guglia, piramide di pietra. - Ala,
la parte di fabbricato che fa iato al corpo princi-
pale di un edificio, E ale, o bracci di un edificio,
le due parti unite a ciascun lato della fabbrica. -
Ambulatorio, spazio cinto da un colonnato; portico.
- Antemurale, antimuro, parapetto, difesa. - Anteride,
rinfianco o muro di rinforzo che si mette per mag.
yvi
giore consolidamento delle costruzioni ; sperone,
contratìbrte usato dal Greci e dai Romani, massime
nelle costruzioni sotterranee. - Arcata, serie di archi
sostenuti da colonnette o da piedritti. - Ascensore,
apparecchio per muovere in senso verticale pesi,
cose e persone. - Atrio, spazio coperto e a vòlte,
ornato di colonne, che guida alla porta d'un edi-
tìcio sontuoso. - Aula, gran sala dove si adunano
(Consigli, magistrati o simili. - Avancorpo, la parte
di fabbricato che fa risalto su una facciata e spesso
sul centro della medesima.
Balcone, il terrazzino, il pogginolo. - Ballatoio,
terrazzino all'esterno o all'interno di un edilicio,
con balaustrata o riparo. - Banderuola, quadro di
lamiera che, imperniato su un sostegno e posto a/la
sommità degli edifici, segna, col muoversi, la dire-
zione del vento. - Battura, scanalatura di spondella
ad angolo, nella quale si incastrano alcuni pezzi di
costruzione, per maggiore fermezza. - Belvedere, ter-
razza alta sul tetto, di dove si gode una bella vista.
Cancello, chiusura fatta di verghe di ferro o
d'altro. - Cantonata, angolo esteriore delle fab-
briche; e la muraglia stessa che forma la canto-
nata. - Cherubini, teste di fanciulli alati, nelle
decorazioni degli edifici sacri. - Colonnato, numerose
colonne (veggasi a colonna) riunite in un edificio,
o disposte in portici, o logge. - Cordone, risalto o
cornice di pietre, a modo di bastone, che si fa nelle
costruzione di palazzi e di fortezze a' un piano, sopra
la scarpa, ecc. - Coronamento, quanto termina su-
periormente, iieWalto, un edifìcio. - Corrente, tra-
vicello sottile che si mette ne' palchi, fra trave e
trave.
Diazoma, fascia ornamentale nei teatri o in altri
ricchi edifici: balteo. - Displuvio, il piano inclinato
che si pratica superiormente alle fascie e alle cor-
nici, per allontanare l' acqua piovana dalle parti
sottostanti. - Dividiculo, torre d' acquedotto, con
ampio serbatoio. - Facciata , la parte ante-
riore: faccia. - Fa /so, quella parte di un membro di
costruzione che sta fuori del sostegno destinato a
reggerlo. - Fastigio, la parte culminante d'un edi-
ficio. - Fiancata, ciascuna delle parti laterali: fian-
co. - Finestra, apertura per dar luce alle stanze.
- Fondamento, muramento sotterraneo sul quale l'e-
dificio posa. - Fo?/er (frane; letteralm., focolare), sala
annessa a un edificio ove si conviene per riscaldarsi
e conversare durante l'inverno. Ital., ridotto, spe-
cialmente dei teatri.
Gradinata, gradino, veggasi a scala. • Gronda-
tolo, sorta di cimasa con un'onda grossa nei fron-
tespizi sopra le cornici. - Guelfa, voce storica, ag-
giunto di merlatura di edifici, torri, castella, di cui
la testa è piana, laddove la merlatura ghibellina ha
fornja di V. - Intercapedine, spazio vuoto fra il pio-
viente d'un tetto e un altro, fra un muro e un
altro. Fossatello a sponde verticali fra due corpi di
fabbrica. - Ipogèo, parte sotterranea d'un edificio, e
specialmente quella dove gli antichi deponevano i
morti. - Locale, parte di edificio che deve servire
a quel che si richiede. - Longarina, verga di ferro
che, negli edifici moderni, spesso serve di trave,
come più leggera e più stabde.
Maschio 0 mastio, torrione solido e alto nel mezzo
di un castello. - Merlatura, serie di merli, coi quali
si termina superiormente un edificio. - Merlo, parte
oggi ornamentale in cima alle torri o ai palazzi:
una volta, opera di difesa: beccatello ispor-
tato. - Modanatura, qualunque parte prominente,
quadrata o rotonda, ritta o curva, che sporga da
un piano. - Ogiva, nervature che sincoiitraiio dia-
gonalmente nelle vòlte dell'architettura gotica e vi
formano scompartimenti angolari. - Otlangolo, parte
di edificio, 0 edificio coslruito in forma ottangolare.
Altre parti e annessi.
Palchetto, l'asse corniciata, col ferro in cui s' infi-
lano le campanelle che sostengono le cortine di fi-
nestre, di balconi, ecc. - Falco, insieme di legna-
mi commessi e confitti per sostegno dei pavimento.
- Palelle, ì risalti che si lavorano sopra un pezzo
in costruzione per incastrarlo in un altro. - Para-
fulmine, veggasi a fulmine. - Farapetto, mura-
glia, muro di difesa, di riparo. - Pedwxio, pietra
sulla quale posano gli spigoli della vòlta. - Pene-
trale, penetrali, la parte più interna, più ritirata. -
Peridromo, (gr.), galleria coperta intorno a un edi-
ficio. - Peristilio, galleria a colonne isolate, special-
mente nell'interno di edifici. -Piana, sorta di corrente
grosso. - Pianerottolo, lo spazio che è in capo alle
scale. - Pieddritto, piedritto, fusto o altro sostegno
di porta o simile, con piede diritto e senza moda-
nature. - Pie greco, lo spazio di che uno ha diritto
dietro al muro, per passarci e ristaurarlo. - Pietra
angolare, la prima e fondamentale di un edificio, o
ciascuna di quelle che stanno agli angoli, più
grandi delle altre, per servire di collegamento. -
Pietrame, tutti gli ornamenti di pietra, che sono
sulla facciata, o altrove, in una fabbrica. - Pigna,
veggasi a cùpola. - Piolo, colonnetta di pietra, di
ghisa, di bronzo o altro, che si mette, per difesa,
davanti ai portoni dei palazzi o alle cantonate. -
Pilone, grosso pilastro destinato a sostenere cupole
0 grandi massi murali di sontuosi edifici, aventi la
base ottangolare poligona o mistilinea, secondo la
figura della parte principale e delle adiacenti del-
l'edificio a cui è sottoposto. - Platei, il piano del
fondamento dove posano gli edifici; la parte più
bassa di un teatro. - Podio, zoccoio che circonda
un edificio. - Fozzo, buca murata da cui si attinge
acqua. - Forta, apertura d' accesso - Portale, la
porta riccamente ornata. - Pozzo smaltitoio, quello
che dà esito alle immondizie. - Proiezione, sporto,
risalto. - Pronao, parte anteriore di antico tem-
pio,' - Propilèo, vestibolo di un tempio o di una
reggia.
Quartiere, parte d'un edificio che contiene un
appartamenti completo ; anche, la parte d'una ca-
serma occupata dai soldati.
Rilievo, lavoro, opera che aggetta da una super-
ficie. - Rin fianco, nome generico di ogni opera di
muro 0 di ferro, messa di fianco ad un'altra per so-
stenerla 0 darle maggior solidità. - Ringhiera, ri-
paro di bacchette di ferro per non cadere. - Risalto,
aggetto, rilievo, spicco, sporto. - Risega, la parte
che si lascia sporgente in un edificio, per adden-
tellarlo. - Rosone, ornamento, in genere circolare,
in figura di rosa. - Ruderi (rovine, mine), avanzi
conservati di antichi edifici.
Scalinata, ordine di scalini davanti a un edificio
veggasi a scala. ■ Scannafosso, sorta di canale da
scolo che contorna un edifizio per preservarlo dal-
l'umido. - Segnali, o segni, correnti che si appog-
giano alle case, sulla via, per avvertire che vi lavo-
rano i muratori o che può cadere qualche cosa.
Anche, puntelli. - Serbatoio, in genere, luogo o re-
cipiente dove si mantiene checchessia.
Sodo, basamento o fondamento, in generale, dove
972
EDILE — EDILIZIA
posino edifici o altro. - Sotterraneo, Tpsrie dell'e-
dificio sotto terra : costruzione. - Spalto, ballatoio
in cima alle mura e alle torri. - Spiovente, super-
ficie inclinata, che talvolta si mette sopra la moda
natura finale di una cornice o simili, affinchè l'ac-
qua sgoccioli sollecitamente. - Sportico, sporgenze
nel corpo di un edificio dalla porta in su. - Stilo-
bate, piattaforma a gradinata che formava la base
ornamentale degli edifici classici (greci e romani). -
Statata, stanza il cui palco è fatto di una stuoia
coperta da intonaco, si che la stanza sembra a
vòlta.
Tetto, copertura degli edifici. - Tettoia, specie
di tetto poco elevato. - Timpano, veggasi a tac-
ciata. - Traliccio, V insieme di sbarre metalliche,
rigidamente collegate fra loro e poste allo stesso
piano. - Tramezzo, muro sottile per dividere le
parti di un edificio, comprose nei muri principali.
- Transenna (latinismo), divisione o parete divisoria;
grata, rastrello. - Travata, connessione di più travi. -
Travatura, ordine delle travi nelle impalcature. -
Trave, grosso e lungo legno adoperato per reggere i
palchi e il tetto. - Traversa, sbarra di metallo o di le-
gname che serve a tenere unite le parti di una co-
struzione. - Traversino, piccolo pezzo di costru-
zione messo attraverso un altro. - Tribuna, specie
di vòlta che si fa senz'armatura. - Trcmba idrau-
lica, apparecchio per attingere acqua.
Vani, aperture che sono in tutto l'edificio. -
Veranda, specie di verone a vetri o in foima di
casa rustica aggiunta a qualche edificio. - Veatibolo
(e meno comunem. vestibulo), atrio esterno, in for-
ma di portico, di corte o simili. - Vòlta, muro
arcuato per copertura.
Zana, specie di nicchia. - Zòccolo, pietra, di fi-
gura quadrata, sulla quale posano colonne, piedi-
stalli, ecc.
Cose e termini vari.
Acconcime, restauro di un edifìcio. - Atala di
un fabbricato, la sua proiezione verticale. - Ambito,
lo spazio che, anticamente, dovevasi lasciare vuoto
fra un edificio e l' altro. - Apertura, vano per
psssare o per dare adito all'aria, alla luce. - Area,
lo spazio circoscritto di terreno occupato dall'e-
dificio. - Avvallamento, cedimento dell'edificio che
si abbassi per difetto di fondazioni. - Breccia, aper-
tura nelle muraglie fatta dall'artiglieria.
Fenditura, fessura, fesso, piccola spaccatura nel
muro. - Pianta, disegno particolareggiato di un
edificio, di un locale. - Prima pietra, quella che
collocasi con grande solennità di cerimonie nel luogo
ove deve sorgere un monumento o un nobile edi-
ficio.
Sciografia, o spaccato, profilo o sezione di un edi-
ficio, per rappresentare la parte interna. - Sfogo
d'un arco, d'un porticato, d'w»ia stanza, la sua al-
tezza. - Sodezza, condizione la quale fa che un edi-
ficio non corra pericolo di rovinare o facilmente
deteriorare, ma anzi possa durare lunghissimo
tempo. - Spinta, la forza che si sviluppa in al-
cune parti d'una costruzione e tende a spostarle, a
rovesciarle.
Strapiombo, pendenza in fuori che prendono i
muri 0 qualsiasi altra costruzione quando, per
cause varie, deviano dalla linea verticale che do-
vrebbero assolutamente avere.
Crollare, di edificio che si sfascia e cade. -
Guardare, di fabbricati e finestre, il prospettare,
l'essere prospiciente verso la parte a cui sono
volti. - Risentirsi di un edificio, il dar indizio di
movimento.
Inaugurare, fare {'inaugurazione. - Radere a
terra, al suolo, un edificio, atterrarlo, diroccarlo. -
Riparare, fare il restauro di un edificio. - Scon-
sacrare, ridurre tm edificio già sacro ad uso pro-
fano.
Manutenzione, cura di edifici e simili.
Per alcune altre voci ^eggasi ad edilizia.
Spiegazione della Tav. XXVII (pag. 969), — 1, edicola funeraria; 2, chiosco; 3, minareto.
4, acquedotto; 5, camino; 6, opificio; 7, fumaiuolo; 8, pilastrino; 9, aletta; 10, balaustro; H, merla-*
tura; 12, arcature con feritoie; 13, mensola; 14, cariatide o atlante; 15, cornice a conci; 16, bugnato ;
17, basamento; 18, zoccolo; 19, paracarro; 20, soglia; 21, pavimento; 22, palafitte per fondazioni;
23, risega della volta; 24, solaio in ferro e voltine; 25, armatura; 26, cicogna; 27, grondaia; 28, go-
miti; 29, doccione; 30, frontalino; 31, beola; 32, cornice; 33, tegola marsigliese; 34, trave armata;
35, controfisso; 36, tirante; 37, trave a I ; 38, falda del tetto; 39, frontone del tetto; 40, displuvio:
41, compluvio ; 42, colmo ; 43, puntone ; 44, arcareccio ; 45, gatello ; 46, banchina o radice ; 47, reggie ;
48, catena; 49, saettone ; 50, monaco; 51, chiave; 52 paletto o bolzone; 53, solaio in cemento armato;
§4, piattabanda; 55, centine; 56, piedritti; ^7, estradosso; 58, intradosso; 59, arco a sesto acuto;
60, arco a sesto scemo; 61, arco a tutto sesto; 62, archivolto; 63, pilastro; 64, arco rampante; 65, davanzale;
66, stipite; 67, frontoncino; 68, fon dazione; 69, ponte di servizio; 70, antenna; 71, correnti; 72, traverse.
Edile {edilità). Veggasi ad edilizia.
Edilizia (edilizioj. L'arte dell'inalzare gli edi-
pei, aprire strade, costruire una città. - L'ammini-
strazione comunale relativa: il sindaco o chi per
esso, con speciali regolamenti, stabilisce norme
sulla regolarità degli edifici, delle vie, dei portici,
dei marciapiedi, dei selciati, dei lastricati, della nu-
merazione delle case, sull'ornato delle case stesse,
sulla conservazione dei monumenti pubblici, sulle
limitazioni delle costruzioni, i ristauri, le demoli-
zioni, l'intonacatura e le tinte dei muri e delle fi-
nestre, sull'altezza e la sporgenza dei fabbricati in
relazione all'ampiezza delle vie e dei cortili, ecc. -
Edilizio, che si riferisce alle fabbriche d'una città:
lavori edilizi, leggi, regolamenti edilizi.
Astinomi, magistrati di Atene, le cui funzioni erano
press'a poco le medesime di quelle degli edili ro-
mani. - £dt7e, magistrato romano che sopraintendeva
alle pubbliche costruzioni, alla sanità pubblica, ai
pubblici spettacoli. - Edilità, ufficio di edile.
Allineamento, tracciato col quale l'autorità deter-
mina, nell'edilizia pubblica, l'ampiezza delle piazze
e delle vie, la distanza e l'altezza rispettiva degli
edifizi, ecc. - Collaudo, operazione di collaudo, espe-
rimento che si fa per vedere se le costruzioni pub-
bliche, i ponti, ecc. , hanno la solidità neces-
saria: controllo, esame. - Piano regolatore, disegno
architettonico che dirige, corregge e segna le loca-
lità ai fabbricati, perché la città venga e s'accresca
con una certa regolarità artistica.
EDITO — EDUCAZIONE
973
Edito. Pubblicato da.\Veditore.
Editore {editrice). Chi stampa, nella propria
tipografia o no, e vende libri, giornali, riviste,
ecc. - Editrice, feinmin. di editore; specialm. nei
modi Casa, Ditta, Tipografia editrice. Celebri edi-
tori in Italia (sec. XVI o XVII) i Giunta, i Gio-
lito, i Grifo ; nel sec. XVII, il Mureto, lo Scalij,'ero ;
più tardi, Manuzio, Hodoni, Vieusseux, Barbèra,
Pomba, ecc.
Edito, participio del latino edere, dar fuori ; e di-
cesi anche come aggettivo di libri pubblicati per
le stampe. - Contr., inedito, non edito, non pubbli;
cato. - Editoriale, agg. femm. di editore, usato tal-
volta per editrice : voce superflua dedotta, verosi-
milmente, dall'ingl. edilorial. - Venditore, stampa-
tole di lunari, un editoruccio.
Edizione, pubblicazione di un'opera per la stam-
pa; l'opera stessa pubblicata; il numero di copie,
o esemplari, che se ne stampano in una voi la
Edizione corretta, scorretta, nitida, rara, splendida,
economica, compatta, stereotipa, fuori di commercio,
ritirata dall'autore, stampata alla macchia (illegal-
mente), riveduta, aumentata dall'autore, ecc. Prima
edizione, seconda, terza, ecc. La prima talora chia-
masi latinamente edizione principe; e dicesi spe-
cialmente di opere impresse nel primo secolo della
stampa (si chiama cosi anche la più completa e
maestosa d'un autore moderno). Le edizioni poste-
riori alla prima chiamansi anche ristampe. - Edizione
prendesi talora in senso collettivo per tutti gli
esemplari di una cosa stampata; coài diciamo che
un'edizione è copiosa, scarsa, esaurita, smaltita
(tutta venduta). - Edizione clandestina, quella senza
nome dell' autore, dell' editore e dei luogo dove fu
stampata; contraffatta, che somiglia la vera in
tutto, ma non lo è ; espurgata, purgata, corretta
(veggasi a correttore) dagli errori della prima
stampa ; illustrata, con vignette intercalate nel te-
sto; postuma, stampata dopo la morte dell'autore;
spuria, quella non riconosciuta dall'autore dell'o-
pera.
Edizione aldina, quella uscita dai torchi della
famiglia di Aldo Manuzio. - Edizione cominiana,
quella del C omino, stampatori di Padova. - Edi-
zione diamante, di piccolissimo formato. - Edizione
elzevir, o elzeviriana, quella degli Elzevir, stampa-
tori olandesi del sec. XVI, con una speciale forma
di caratteri e di aspetto elegante, o quella moderna
che la imiti.
Catalogo, il volume o i volumi nei quali, per
ordine alfabetico o per materie, sono notati i nomi
degli autori, i titoli delle loro opere, il nome del-
l'editore, della città, e il numero dell' anno in cui
furono pubblicate, nonché il numero della stanza,
dello scaffale e del palchetto ove esse opere si tro-
vano. - Catalogo alfabetico, quello nel quale i nomi
degli autori sono notati secondo l'ordine delle ven-
tiquattro lettere dell'alfabeto. - Catalogo per materie,
0 metodico, quello nel quale le opere sono riunite
in classi a seconda della materia che in essi è
trattata. Notisi però che anche in questi cataloghi
i nomi degli autori vengono registrati, sotto cia-
scuna classe, in ordine alfabetico. - Dispensa, pun-
tata, veggasi a fascicolo. - Doppione, ciascuna
delle due copie della stessa edizione di un'opera. -
Fascicolo, ciascuna delle parti di un'opera, d'un
libro che si pubblica a intervalli. - Opùscolo, ope-
retta di poche pagine.
Associatore, chi cerca fare associati, abbonati ad
una pubblicazione per conto di un editore.
Editto. Sinonimo di bando. - Dicesi anche
per d'icreto, Iffjje. - Edilio perpetuo, il diritto
pretorio quale fu lissato d.til'imperatore Adriano. -
Editto pretorio, nell'antica lloma, quello pubblicato
dal pretore entrando in carica, per notificare le
norme con le quali avrebbe reso giustizia. - Editto
provinciale, quello che pubblicavano i,'li antichi go-
vernatori delle Provincie romane. - Firmano, editto
del gran sultano. - Proclama, editto alle popola-
zioni emanato dal capo dello Stato, da un coman-
dante d'esercito o da un'autorità amministrativa. ■
Ukase (ucas), voce russa che indica qualunque or-
dine 0 editto del sovrano.
Edittali, nell'antica Roma, giovani che studiavano
l'editto pretorio.
Edizióne. Detto a editore.
Edonismo. Veggasi a piacere.
Edotto. Latinismo per informato , ammae-
strato.
Èdrico. Veggasi a intestino.
Educanda (ediicandalo). Fanciulla in educazione
in un collegio e simili.
Educando. Voce pedantesca (tuttavia di buona
formazione latina) per alunno, scolaro.
Educare {educativo, educato, educatore). Voce
di vario significato: dicesi per aWeyare (moralmente),
istruire, dare istruzione. Propriamente, -iferito a
fanciullo (o ad altra persona», vale curarne ['educar
zione, cioè volgerne al bene e svilupparne sana-
mente le facoltà dell'animo e della mente. Riferito
ad animale, renderlo domestico.
Educativo. Che giova di\[' educazione.
Educato. Di persona alla quale fa data una
educazione.
E lucatore. Chi educa, chi impartisce Veda-
cazione o, anche, {'insegnamento.
Educatòrio. Luogo, istituto di educazione.
Educazióne {educare, educativo, educato, educa-
tore, educatorio) L'educare, atto ed effetto); il volgere
al bene le facoltà dell'animo: allenamento morale,
ammaestramento; arte del buono, disciplina, go-
verno, pane dell'anima, profilassi psichica. Educa-
zione si dice pure nel significato di « procedere
con modi civili, garbati », a indicare correttezza di
contegno, di condotta, di buon costume. Edu-
cazione fisica, intellettuale, morale; domestica, di fa-
miglia, di collegio, civile, religiosa; libera, razio-
nale, 0 pedantesca, viziata; privata, pubblica, retta,
seria, severa; alla buona o signorile; educazione
balorda, bislacca (non buona), debole, insufficiente,
zoppa, oppure forte, perfetta, squisita, ecc. - Mas-
sime, metodo, sistema, libri, casa, luogo, istituto di
educazione. - Callipedia, V arte di educare i fan-
ciulli ; in senso astratto, l' arte di procurare figli
belli e ben costituiti. - Creanza, educazione pra-
tica; urbanità.
Disciplina, istituzione o educazione aventi
norme severe. - ±jlica, filosofìa, scienza morale,
che tratta della morale. - Morale, scienza dei co-
stumi ; costume buono o cattivo. - Pedagogia,
la scienza dei principi da seguirsi nell' educare i
fanciulli : è teoretica e pratica. - Propedèutica, istru-
zione preparatoria.
Educare, allevare moralmente, proprio delle crea-
ture umme, sviluppandone opportunamente le fa-
coltà psichiche e mentali (istruire) : accostumare,
affinar l'animo, ammaestrare nella virtù; avvezzare,
coltivar l'animo, costumare, digrossare, diro/-zare,
domare (figur.); filtrare decotti di legno santo
(scherz."), formare l'animo, formare il carattere, for-
974
mare una persona; indirizzare, insegnare a vivere,
informare a buoni principi, informare ai principi
della moralità; moraleggiare, moralizzare; nudrire
(figur.) ; raflìnare, tenere a freno, a segno, in bri-
glia. - Addomesticare, correggere persone ruvide, a-
spre. - Badare, attendere, consacrarsi all'educazione.
- Educare civilmente, conforme all'uso civile; an-
che, dare educazione laica, senza forme religiose. -
Pedagoyizzare, trattare da pedagogo o secondo la
pedagogia. - Rieducare, ripete educare. • Sbozzolire,
allevare; sbozzolirsi, essere allevato. - Tirar su uno a
briciole di pane, allevarlo, educarlo con ogni cura.
Educabile, che si può educare; suscettivo di es-
sere educato. Contr., ineducabile.
Educativo, che giova all'educazione, che serve ad
educare (letture, istruzione, metodo educativo) : mo-
ralizzante. - Propedèutico, preparatorio a educazione
più alta.
Educato, che abbia avuto educazione; affinato,
benallevato, costumato: modificato, rilevato, tempe-
rato dall'educazione ; anche, indicando persona bene
educata. Dicesi pure per urbano, dotato di urba-
nità, - Allievo, discepolo, scolaro, chi è allevalo,
ammaestrato, educato da alcuno. - Bennato, nato in
condizione civile ed educato bene: bencreato. - Gen-
tilomo e gentiluomo, uomo d'indole cavalleresca, edu-
cato tinemente. - Greggio, non ancora educato,
istruito: incolto. - Ineducato^ non educato; senza
creanza. - Malavvezzo, avvezzato male, con edu-
cazione poco seria. - Malcreato, educato male, maledu-
cato, screanzato : malnato. Malcreatello, dimin. spreg.
- Persona compita, ben educata. - Potato (figur.),
giovane immiserito da servile educazione. - Uomo,
persona compita, ben educata. - Villanaccio, spreg.
di viUaao; ma si suol dire anche per uomo rozzo
e malcreato. - Star male a fondamento (scherz.), di
persona che ha cattivi principi religiosi o morali,
e ha fatto non buoni studi.
Educatore, chi impartisce l'educazione, educa,
insegna a pensare e ad agir bene: aio, baiulo, de-
miurgo, ètico; filosofo, filosofo ètico, filosofo mo-
rale, moralista, moralizzatore; plasmatore di popoli,
precettore. ■ Censore, chi veglia alla disciplina negli
istituti di educazione. - Educatrice, femmin. di edu-
catore: aia, governante, ecc. - Governante, donna
che, nelle case signorili, attende all'educazione delle
signorine - Istitutore, chi ha per professione di
dirigere l'educazione d'uno o più giovani in fami-
glia 0 in collegio. - Mentore, consigliere, precettore
di giovani. - Pedagogista, chi tratta di cose peda-
gogiche. - Pedagogo, chi guida ed educa i ragazzi:
aio, allevatore, balio, istitutore, padre dell'anima e
dei costumi, precettore propedeuta.
Educatorio, istituto di educazione, quali il col-
legio, il ricreatorio, il seminario, ecc. Pro-
pnam., istituto moderno nel quale sono raccolti e
trattenuti fanciulli o fanciulle, per occuparli in eser-
cizi piacevolmente educativi, fuori dall'orario della
scuola. Altri istituii inoderni del genere la scuola
e famiglia, le scuole preparatone operaie. - Pedeu-
terio (gr.), istituto di educazione.
Massime, pensieri. — L'educazione fisica, morale,
intellettiva delle masse è una delle necessità più ur-
genti. - L'indulgenza usata ai bambini non sia de-
bolezza - Oggi usano la mazza filantropica fasciata
di rotone: parlando della blanda e non severa edu-
cazione moderna, contrapposta alla barbara antica.
Edule. Latinismo '^'dv commestibile, ossia cosa
da mangiare.
Efebèo. V eggasi a ginnastica.
Efèlide. Nome scientifico della macchia cutanea
che noi chiamiamo lentiggine.
Efeméride, effemeridi. Diario, periodico.
Effe-effe. Veggasi a funzionario.
Effeminare, effeminarsi (effeminato). Ren-
dere, divenire effeminato.
Effeminatamente. Da effeminato.
Effeminatezza. L'essere effeminato.
Effeminato. L'uomo che ha preso costumi e
modi femminili i quali, per lo più, si attribuiscono
alla femmina ; chi dimostri animo femminile, an-
ziché virile: effeminato, castratello, delicato, deli-
'zioso (scherz.), donnicciuola, effemminato, imbam-
bagellato, infemminato, lezioso, leziosuccio, molle,
rilassato, saginato nel burro; tenero; uomo di bam-
bagia; vezzoso. - Essere effeminato, vivere effemina-
tamente, tener vita femminile: far la ninfa; vivere
nella bambagia; essere nudrito « in piume al vezzo ».
- Gaudente delicato, chi fa professione di vivere in
elegante agiatezza, avendo cura di procurarsi molti
e svariati piaceri : elegante epicureo.
Effeminare, far divenire effeminato, avvezzare altri
a modi femminei: ammollire, effeminare, ineffemi-
nire, mollire, snervare. - Effeminarsi, prendere co-
stumi femminei: infemminire, infemminirsi. - Effe-
miinatamente, da effeminato, con effeminatezza: de-
licatamente, effemminatamente, leziosamente, molle-
mente, morbidamente, vezzosamente.
Effeminatezza, l'essere effeminato, qualità di chi
é effeminato; costumi, modi femminei in un uomo
che abbia soverchia cura dei propri comodi, si ab-
bandoni troppo alle delicatezze esimili: bambagia,
costume asiatico, delicatura, dolcitudine, effemmi-
natezza, effeminazione, leziosaggine, mollezza affet-
tata, mollizia, mollizie, morbidezza, tenerume.
Effeminazione. Effeminatezza; l'essere effe-
minato.
Efferatamente. In modo crudele.
Efferatezza. Crudeltà, l'essere crudele; l'atto
crudele.
Efferato. Ferino, crudele, fiero, fei'oce, inu-
mano.
Efferente. Veggasi ad organo.
Effervescente, effervescenza. Veggasi a
liquido e a schiuma.
Effetti. Gallicismo col quale si indicano oggetti
minuti, specialmente capi di biancheria, di vestiario
e simili. - Effetti pubblici, i titoli di rendita garan-
titi dallo Stato. - Effetti di commercio, la cambiale,
il biglietto all'ordine, ecc.: veggasi a Banca e a
commercio,
Eff« ttivamente. Effettualmente, con effetto,
in realtà.
Effettivo. Che ha effetto, è in effetto. - Ter-
mine neologistico dal linguaggio militare indicante
il numero vero dei soldati che compongono un
corpo.
Effetto. Ciò che è fatto, è prodotto, o deriva
da una causa; cosa prodotta con tutte le sue mo-
dalità concrete (forma, figura, luogo, nome, famiglia,
tempo) : atto, conseguenza, derivazione, elfettua-
zione, emanazione, esito, estrinsecazione, fatto, fe-
nomeno, figlio (figur.), finale, fine, frutto; portato,
processione, rampollo; realizzazione, risultanza, ri-
sultato, sequela, successo. - Anche, esecuzione di
una promessa, di un ordine, di una minaccia
e simili. - Il risultato che si ottiene dall'applicazione
di un medicamento, di una cura e simili, non-
ché da qualche azione morale: efficacia.- In senso
artistico, risultato, buono o cattivo, che si ottiene
EFFONDERE
975
con le qualità inlrinseche dell'opera; altrimenti, la
imprestiioìie che essa desta in chi è chiamato a
vederla (quadro, statua, ecc.), a udirla (dramn)a,
melodramma), ecc. - Derivazione, di cosa che sia, in
(jualche modo, effetto o conseguenza di un'altra:
agnascenza, emanazione, procreazione; cosa ram-
pollata. - Effettaccio, peppior. di effetto, non in senso
spreg., ma di quell'etletto che può, senza appagare
l'estetica, dar nell'occhio; dimin.. effelhicvio. ■ Effetto
studiato, affettato, ricercalo. - Elfettuazione, france-
sismo, invece di rompimento, esecuzione, ecc. - Ef-
ficacia, qualità di ciò che fa elfetto; virtù opera-
tiva. Contr., inefficacia. - Effìiienza, potenza del
produrre l'effetto. - Metonimia, (ipura retorica nella
quale si pone la causa per l'effetto, il contenente
per il contenuto, ecc.
Effetto giuridico, conseguenza derivante da una
legge, da un atto dell'autorità giudiziaria o da un
contratto. - Effetto retioatlivo. l'impero di una legge
su fatti anteriori alla sua promulgazione. - Effetto
utile, lavoro prodotto dall'azione d'una macchina. -
Influenza, azione d'una cosa che produce effetto
su un'altra; dicesi anche di persone.
.1 effetto di a fine, a scopo di - Effetti-
vamente, con effetto, di fatto, effettualmente, in-
fatti, realmente, in realtà, in conclusione. - Effet-
tivo, effettuale, atto a produrre un effetto, che ha o
produce effetto; che è in effetto, in 7'ealtà; che fa
(causa effettiva, più comuiiera., efficiente). - Effet-
tuabile, che si può effettuare, mandare ad effetto. -
Effettuabilità, l'essere effettuabile. - Effettuato, man-
dato, riuscito ad effetto. - Effettualità, l'essere ef-
fettuato. - Infallibile, che non può mancare del suo
effetto. - Invano, senza effetto, senza risultato ;
inutilmente. - Per effetto di..., in conseguenza, in
seguito, in virtù, per cagione.
Effettuare, condurre, mandare ad effetto: dar
compimento, dar esecuzione, eseguire, determinare
un effetto; porre in effetto, recare ad effetto, rea-
lizzare. - Apportare, cagionare, produrre effetto. -
Cooperare, concorrere con altri ad un effetto, ad
uno scopo. - Preparare (preparazione), eseguire,
far quanto occorra per ottenere un effetto, per riu-
scire nell'intento.
Effettuarsi, accadere, prodursi d'un avvenimen-
to: avere corpo, effetto, compimento, esecuzione,
luogo, principio, vigore; avverarsi; concretarsi, di-
venir concreto: escir dal sogno; fiorire in effetti,
incarnarsi nei fatti, realizzarsi; riuscire; sortire el-
fetto; venire ad effetto, venire a galla.
Varie. — Cospirare (figur.), di più cose che con-
corrono a uno stesso effetto. - Derivare (derivante,
derivato), venire come effetto, come conseguenza;
procedere, provenire da... : emanare, emergere ; es-
sere cagionato; originarsi; pigliare, prender cagione;
ripetere l'origine, risultare, uscire. - Far effetto,
produrre quelle conseguenze che sono nella natura
dell'agente di cui si parla; influire, esercitare in-
fluenza. - Mitigare, togliere in parte l'effetto. -
Ripetere, far derivare (ripetere il bene o ti male da
uno, da un fatto, da una cosa). - Risentire, ripro-
vare, sentir gli effetti.
LncuziONi E PROVERBI. — Acqua chela rovina i
ponti (una piccola causa produce spesso grandi
effetti, quando agisce senza interruzione). - Ca-
vallo di battaglia (figur.), l'esercizio, l'occupazione,
la cosa qualunque nella quale chi la fa ottiene il
maggior effetto possibile: cavallo di parata (di can-
tante, aria di furore; di oratore sacro, quaresimale) .
- Chi s'è visto s'è visto : di cose che non hanno più
effetto. - Dopo il fumo vien la fiamma (alla causa
segue l'effetto). - La frutta cade non lontano dal-
l'albero : gli effetti accennano alle cagioni - Se sa-
ranno rose fioriranno, se saranno spine pungeranno:
gli effetti parleranno. - Tant'é Betta che Calerà: di
(Ire cose che, per quanto si faccia, hanno gli stessi
lìsullati.
l-rictto. Nell'uso, bene mobile; cambiale. -
Effetti di commercio, titolo generico di quelle carte
0 (li (juei titoli fiduciari che si possono legalmente
spendere o far circolare come denaro. - AV/ìp/Zo pub-
blico (comunem., al plur.). titolo di reudita, bene
mobile, titolo che si commercia nella Banca, v^Wa
Borsa, ecc.
Effettuale. Veggasi ad effetto.
Effettuare, effettuazióne. Il mandate ad
effetto.
Efficace. Chi ha efficacia.
Efficacemente, ('on efficacia.
Efficàcia. Virtù grandemente operativa; qualità
di ciò che fa effetto: bontà, energia, forza,
operazione, potenza., potere, validità, valore, vi-
gore. Contr., inefficacia. - Efficienza, potenza per
produrre un effetto. - Miracolo (figur.), grande
efficacia.
Efficace, che ha efficacia, che fa molto effetto:
efficiente, energico, fattivo, gagliardo, operante, ope-
rantissimo, operativo, valevole, valido, valoroso,
virtuoso. Contr., inefficace, debole.- Molto efficace:
miracolo.«o, possente, potente, presentissimo, sve
gliato. - Essere efficace, avere efficacia e operazione:
acconsentire, accostare, corrispondere, essere d'oro
in oro, operare. - Rendere efficace, rafforzare, rin-
forzare, dar forza, vigorare. - Efficacemente, con
efficacia, con buon effetto, in modo efficace: effet-
tuosamente, energicamente, gagliardamente, operati-
vamente, possentemente, potentemente, validamente,
valentemente, valevolmente, valorosamente, virtuo
sameiite.
Efficiente. Che fa, opera, produce effetto;
che è efficace, ha efficàcia. - Causa effic\tnte,
quella da cui dipende un efietto.
Efficienza. Potenza di produrre qualche ef-
fetto.
Effigiare (effigialo). Far l'effigie, rappresen-
tare, riprodurre la figura, \' immagine di
cosa 0 persona, mediante lavoro di disegno, di
pittura, di scultura; copiare con esatta imita-
zione una testa e simili.
Effigie. Sembianza, immagine, riproduzione
artistica latta dal pittore, dallo scultore, su una
medaglia, ecc, : ritratto. - Ravvisare, riconoscere
in un'effigie la persona raffigurata.
Effimero (effimeraj. Che dura pochissimo, non
può durare; momentaneo, fugace.
Efflazióne. Il cacciar fuori dallo stomaco.
Efflorescente. Veggasi a sale.
Elflorescènza (efflorescente). Malattia della
pelle.
Efflusso. Moto dell'acqua, flusso.
ì Ifliivlo. Evaporazione, esalazione. - Scarica
elettrica, invisibile o poco luminosa, che si produce
tra due lastre di vetro poste di fronte e portanti
sulle loro facce esterne delie foglie di stagno co-
municanti coi due poli di un rocchetto di Ruhm-
korff 0 di una macchina elettrica.
EffluTiografla. Veggasi a fotografia.
Effóndere, effusióne (effusivo, effuso). Veg-
gasi a spargere.
976
EFFRAZIONE — EGUALE
Effrazióne. Voce del linguaggio forense per
scasso, rottura: veggasi a rompere.
Efifasióne. Spargimento abbondante di un
fluido.
Efod, Indumento del gran sacerdote degli Ebrei.
Èforo. Antico ìnagistrato spartano
Eg-emonia (egemoniaco J. Dominazione, do-
minio.
Eg-estlóne. Vuotamento: atto ed effetto del
vuotare.
Ègida. Lo scudo di Giove e d'altri dèi, spe-
cialm. di Pallade. Figur., difesa (moralmente), -
Egidarmato, armato di ègida.
Egipani. Figura della mitologia.
Eg^ira. L'èra dei Maomettani.
Egiziano. Dell'Egitto : egiziaco, egizio. - Egitto-
logia, l'archeologia egiziana. - Egittòlogo, aggiunto
di persona dotta nella storia e nei monumenti del-
l'antico Egitto.
Cose varie egiziane, proprie dell'Egitto.
Ghedive. kedive (gran signore), titolo ufficiale del
viceré d'Egitto, dipendente dal sultano dei Turchi:
pascià (propriam., bdscia), pascialik. - Faraone, nome
di antichi re. - Fellah, lavoratore, contadino egi-
ziano. - Gerogrammatico, poeta che conosceva e spie-
gava i gerogrammi, scritti sacri. - Nomarca, chi go-
vernava un nomo, o provincia. - Sudan, poi califfo,
titolo di antichi sovrani.
Cofli, cristiani d'Egitto, giacobiti o eutichiani. La
loro Imgua (il copto) è la più antica dell'Egitto. - Ha-
miti, gli antichi abitatori dell' Egitto, ora Fellahin.
- Lotofagi, popoli che mangiavano il frutto del loto
flotusj, pianta acquatica. - Mamelucchi, cavalieri
egiziani.
Api, Iside, Mnevis, Onufi,, Osiride, Tifone, veggasi
a divinità (pag. 920, prima colonna). - Canopo,
dio egiziano; anche, sorta di vaso.- Coccodrillo,
mostruoso rettile. - Ibi, uccello sacro. - Sfinge, veg-
gasi a pag. 922, seconda colonna (divinità in forma
di mostri).
Geroglifico, scrittura simbolica incisa sui monu-
menti. - Scrittura ieratica, quella delle cose sacre.
Aguglie di Cleopatra, obelischi. - Hemispeos, tempio
sotterraneo dell'antico Egitto, in parte scavato nella
roccia, in parte (la facciata) costruito. - Mastaba,
tomba egiziana che serviva alle sepolture private. -,
Mivrìimia, cadavere conservato. - Monolito, obe-
lisco 0 altro monumento d'una sola pietra. - Obe-
lisco, colonna quadrangolare terminata in punta. -
Piramide, monumento caratteristico e famoso:
tomba dei re egiziani (ciascuno se ne fece erigere
una propria). - Speos, tempio sotterraneo dell'antico
Egitto. - Siete, piccolissimo obelisco.
Delta, parte di terra fra i rami del Nilo. - Nilo,
fiume celebre per le sue inondazioni. - Piaghe d'E-
gitto, quelle da Dio inflitte a Faraone, perchè osti-
nato a non liberare e lasciar partire il popolo d'I-
sraele: veggasi a piaga.
Egiziano. Carattere tipografico dalle aste forti.
- Canone egiziano, legge della proporzione delle fi-
gure umane, per cui il corpo corrisponde sette volte
l'altezza del piede.
E:fll (femmin., ella). Pronome di terza persona
singolare, nel primo caso: colui, desso, ei, esso, il
suo sé, lui, quegli. - Ella, dessa, essa, la, lei. -
Eglino (plur. di egli): li, loro, quei.- Elleno (plur
di ella), loro.
Ègloga. Sorta di poesia, per lo più pastorale:
ecloga. La bucolica comprende l'egloga e l'idillio,
che è campestre.
Egofonfa. Detto a voce.
Egoismo. Eccessivo ed esclusivo amore di sé
stesso; il non avere altra cura che quella del pro-
prio utile ; grado eccessivo e riprovevole di am^r
proprio: amore del tarlo (che ama per rodere),
autofilia, contemplazione di sé, lìlautia, individua-
lismo, l'io, solipsia, suipsismo. Contr.. disinteresse,
generosità.
Carità di mona Agnolo, o Candida (che biasciava
i confetti ai malati per togliere loro il disturbo),
carità pelosa (scherz.), carità di mona Manna (che
succhiava lo zucchero per risparmiare la fatica ai
malati): egoismo mascherato.- Corpus domini [scherz.),
il proprio ventre, in senso egoistico (pensare solo ai
corpus domini, pensare solo al proprio ventre). -
Egotismo, egoteismo, la venerazione, l'adorazione di
sé stesso: l'autorità del proprio «o, specialmente in
quanto si affaccia con prosopopea. - Utilitarismo,
la dottrina, il principio, o meglio ancora il senti-
mento per cui l'uomo subordina ogni azione al pro-
prio interesse e per cui in tutto quello che fa non
ha altra guida ed altro fine che l'utilità propria.
Filauzio, nume dei grandi egoisti. - Liana, pianta
sarmentosa che si ravvolge a spira intorno un al-
bero, impedisce la circolazione de' suoi umori, tanto
che muore, mentre essa cresce rigogliosa: simbolo
del più schifoso egoismo.
Egoista, chi è dominato dall'egoismo, amante solo
di sé, del proprio comodo, del proprio interesse :
autofilo, innamorato di sé stesso; gente tutta di sé;
machiavellista; uomo tutto di sé: utilitario. -Egoi-
sticamente, da egoista, in modo egoistico - Egoistico,
da egoista, di egoista: ingeneroso. - Essere egoista,
esser per sé, troppo di sé, tutto per sé; far la ci-
vetta; non dar bere a secchia, non dar fuoco a
cencio. - JVon darebbe nemmeno un Cristo a baciare,
non farebbe un piacere col pegno : di egoista a tutta
prova. - Non te ne incarica (non incaricartene! non
occupartene IJ, motto intercalare, sentenza di filosofia
egoistica, servile, del popolo napoletano.
Massime e provekbì. — A sé l'aiuto nega chi ad
altri il nega. - Amato non sarai se a te solo pen-
serai. - Chi mangia solo crepa solo, - Chi non dà
quel che ha, non ha quel che vuole. - Corpo satollo
non crede H digiuno. - Ogni gallina raspa a sé. -
Ogni grillo grilla a sé. - Ognuno tira l'acqua al suo
mulino. - Quando il villano è sul fico, non conosce
né parente, né amico. - Tutti vogano alla galeotta
(cioè, tirano a sé).
Egoistico. Detto ad egoismo.
Egoteismo. Apoteosi di sé stesso: egoismo.
Egregiamente. In modo egregio, eccellente ;
benissimo, molto bene (veggasi a pag. ì:69).
Egrègio. Chi ha eccellenza, è eccellente; per-
sona onorevole, rispettabile.
Egrèsso. L'uscita.
Egro (lat.). Infermo, malato. Nello stesso si-
gnificato, egrolante (brutto e inutile latinismo).
Eguaglianza. L'eguagliare, l'uguagliare; essere
eguale, uguale.
Eguagliare {eguagliato). Uguagliare, rendere
eguale, uguale.
Eguale. Che non è differente, non presenta dif-
ferenza 0 in natura o in qualità o in quantità, al
confronto di altra cosa; parità di condizione, di
bhI
ELEGANZA
977
forma, ecc.: consimile, corrispondente, pari, simUe.
Più comunemente, uguale. • Riferito a misaray
1 peso, a proporzione, ecc., lo stesso che pari.
Di superficie, piano, liscio, a lii'ello. - (Coeguale,
eguale con altri. - Eguagliatore, che egua^'lia. Nome
di un accessorio che si impiega pel servizio dei
foconi, dei cannoni e dei mortai.
Eh ! Interiezione di preghiera, di lamento,
di itnHgnazione.
Eh ? Modo di eccitare l'interlocutore ad espri-
mere il suo parere: è vero, neh? n'è vero, non è
vero?
Ei. Lo stesso che egli.
Eiaculazióne. Detto a genitali.
Eiettore. Veggasi a fucile.
Elaborare (elaboralo, elaborazione). Usare di-
ligenza nel fare un lavoro, nel lavorare: elucu-
brazione, lucubrare.
Elaboratezza. Esattezza e diligenza nel fare
un lavoro.
Elaborato. Voce pedantesca usata invece di
compito.
Elaborazióne. Azione fisico-chimica per cui
gli esseri organizzati imprimono alle sostanze pro-
venienti dall'esterno e ai materiali attinti nel loro
interno certe modificazioni che li rendono capaci
di partecipare agli atti d'ordine organico e vitale.
Elafro. Genere di piccoli carabidi, rassomiglianti
alle cicindele.
Elargire, elargizióne (elargito). 11 dare,
V erogare.
Elasticamente. Con elasticità.
Elasticità (elàstico). La reazione opposta dai
<:orpi alle forze che tendono a comprimerli o di-
stenderli 0 deformarli, per cui essi tornano al loro
stato primitivo, appena cessi l'azione di esse forze.
- Elatère, elatèrio, la forza della quale sono dotati
alcuni corpi elastici e per la quale contrastano con-
tro l'altra forza, che li comprime, li altera di for-
ma, ecc. - Souplesse e souple (frane), per agir
lilà, agile, flessibile, molle, elastico, scorrevole, sof-
fice, arrendevole, ecc.
Elàstico, il corpo dotato di elasticità: corpi ela-
stici : il caucciù, la gomena; certi metalli dopo
battuti a freddo o quando passano al laminatoio,
ecc.; y acciaio, dopo la tempera: varie sorta di
molla, ecc. - Organo elastico, nella botanica, quello
che può allungarsi o restringersi, raddrizzarsi o
rattrarsi subitamente. - Anatomicamente, tessuto ela-
stico, quello costituito di fibre, affine al tessuto con-
nettivo, ma con fibre più grosse, di color giallo ed
elastiche. - Elastina, sostanza organica solida, gial-
lo-pallida, insolubile nell'acqua e nell'acido acetico :
é il principio fondamentale del tessuto elastico ani-
male. - Elaslro, elica di filo metallico esercitante
trazione o compressione in causa della sua elasticità
- Elateri, filamenti elastici avvoltolati a spira e tal-
volta disposti a guisa di catenella. - Elaterometro,
istrumento per misurare l'elasticità dei gas e dei
liquidi.
Allentare, consumare, sciupare, strappare un ela-
stico. - Balzare, risaltare che fa un corpo più o
meno elastico, percotendo in terra o in altro corpo
duro. - Scattare, veggasi a molla.
Elastico. Parte del letto. • Cintolo con gancio
e magliette, per legare la calza.
Elatère, elatèrio. Detto ad elasticità.
Elee. Il leccio.
Eldorado (spagn., paese dell'oro). Luogo di ab
bondanza, di cuccagna, di delizie, di felicità.
Eleàtica (scuola). Veggasi a filosofia.
Elefante (elefantessa). Grande e grosso mammi-
fero (il maggiore dei quadrupedi viventi), armato di
una lunga proboscide e di due gran denti che spor-
gono da ciascun lato delle ma.scelle e sono la ma-
teria dell' «»>orto: animale anguimano, liofante,
lionfante. Volgami., leofante. - Elefante asiatico, o
indiano, ed elefante africano, le due più grandi specie
fra gli animali terrestri ora viventi. - Elefante pri-
migenio 0 mammut, elefante antico, le due specie
cenozoiche conservate allo stato fossile. - Elefan-
tess'ì, femmina dell'elefante: I iofaii tessa, lion fan tessa.
- Dinoterio, genere estinto di mammiferi probosci-
dati. - Mastodonte, specie di elefante fossile.
Proboscide, parte del muso dell'elefante e del ta-
piro: si prolunga e si ripiega per vari usi, servendo
di organo prensile, al tatto e all'olfatto; detta anche
tromba (scherz.). - Probosridata, colpo di proboscide.
- Zanne, gli incisivi del maschio. - Piropina, so-
stanza di color rosso rubino trovata nel dente ca-
riato dell'elefante.
Barrire, barrito, il gridare, il grido dell'elefante.
- Elefantesco, elefantino, di elefante.
Cornac, conduttore e guardiano d'un elefante :
mahut. - Elefantario, chi conduceva gli elefanti di
guerra. - Ealangarchia, divisione di sessantaquattro
elefanti da guerra. - Zoarca, chi comandava un
elefante; terarca, chi ne comandava due; epiterarca,
chi ne comandava quattro; t/a rea,' il comandante di
otto; elefantaica, il comandante di sedici; erarca,
il comandante di trentadue elefanti.
Elefantesco, elefantessa. Veggasi ad ele-
fante.
Elefantiasi. Sorta di lebbra.
Elegante. Di persona o cosa che abbia ele-
ganza, buongusto. - Di stile che ha forma eletta.
Elegantemente. Con eleganza.
Eleganza. Maniera di vestire e di adornarsi
con leggiadria, con gusto. - Modo grazioso e pia-
cente di parlare, di scrivere, di trattare, di fare o
di disporre le cose: adornezza, concinnità, lindezza,
lindura, ornatezza. Contr., ineleganza, rozzezza. -
Eleganzuccia, dimin. spreg - Simbolo dell'eleganza,
senza sfarzo, l'asterò, tiore a foglie radiate, di più
specie. - Estetica, scienza del bello, dell'eleganza.
Atticismo, eleganza di linguaggio, come presso gli
antichi Ateniesi. - Bon ton (frane), l'elevazione, il
carattere proprio al linguaggio e alle maniere della
gente per bene ed elegante nel tempo stesso, anzi
elegante sopratutto. - Chic, voce d'uso (frane), per
eleganza, finezza. - Fashion (pron. fas'sion), voce
inglese che significa moda, la cosidetta regolatrice
dell'eleganza. - Fine flewr (frane), il fior fiore, il
ceto elegante e mondano. - Galanteria, bel modo,
gentilezza, eleganza nei modi e nel vestire (veggasi
a galante).- Pschutt, voce del gergo francese: vale
elegante, sommo dell'eleganza. • Sciccheria, parola
volgare per eleganza, lusso, derivata dal frane, chic.
- Sfarzo, magnifif^enza, pompa di eleganza e di
ricchezza.- Vlan, voce del gergo francese per indi-
care il sommo dell'eleganza.
Elegante, agg. di persona o di cosa che sia se-
condo le regole dell'eleganza, del buon gusto ; chi
veste con eleganza: attillato, lindo, orrevole (disus.),
signorile. Contr., inelegante, rozzo. - Attico, ele-
gante, di fine gusto (riferito a cose letterarie o ar-
tistiche). - Bellimbusto, giovane elegante, ma buono
a poco: frustinello, frustino, moscardino, sgargiante,
vagheggino. - Damerino, ganzerino, chi è ricer-
cato nel vestire: zerbino. - Dandy (ingì.), chi bada
Premoli. — Vocabolario Nomenclatore.
62
978
ELEGGERE — ELETTIVAMENTE
esclusivamente all'eleganza, talvolta dettandone la
moda e le stranezze. - Don Cicillo, espressione na-
poletana per significare il giovane elegante, manie-
rato, che corteggia le donne, che affetta signorilità
e ricchezza.
Eleganiiae o elegantiarum arftifer (arbitro, giudice
dell'eleganza, delle eleganze), appellativo di Tito
Petronio Arbitro, ricco romano, confidente di Nerone
e protagonista del romanzo Quo Vadis ? - Galante^
elegante nei modi e nel vestire; anche, gentile, gra-
zioso. - Incroyables (frane), giovani che si credono
eleganti seguendo mode ridicole. - Lion (frane),
giovine signore che sta sull' eleganza.
Matador, chi affetta una eleganza orgogliosa. -
Micco, bellimbusto impettito e con intenzione di
lussuria - Milordo, nel dialetto contadinesco della
Romagna, vale bello, elegante, vestito a festa. - Mu-
gherino (fìgur.), giovanettino elegante.
Paino, per ganimede, bellimbusto, è voce popolare
del dialetto romanesco e dell'Italia centrale. - Snob
(ingl.), voce indicante chi operi e parli in modo da
parere più elegante, più ricco, più libero, più spre-
giudicato, più scettico, più strambo degli altri.
Elegantemente, con eleganza, in modo elegante :
elegantemente, lindamente, nobilmente, orrevolmen-
te, sfarzosamente.
Parere un figurino, di persona attilata, elegante.
- La bellezza e l'eleganza sono un gran talismano.
Elèg:g'€re {eleggibile, eleggibilità, eletto). Nomi-
nare, scegliere ad una carica, ad un ufficio e simili ;
nominare consigliere, deputato, ecc., mediante ele-
zidnCf ossia votazione pubblica. - Dicesi anche per
scegliere, preferire.
Eleggibile, eleg-gibilità. Veggasi ad ele-
zione.
Elegia (elegiaco). Sorta di poesia, per lo più
flebile, malinconica.
Elementale. Di elemento.
Elementare. Ciò che appartiene agli elementi :
primario, primitivo, semplice; ciò che riguarda
gli elementi di qualche scienza o simili. - Ana-
lisi elementare, quella che determina la composi-
zione delle materie. - Danno elementare, quello
cagionato da fenomeni naturali {grandine, uragano,
ecc.). Veggasi inoltre a forza, istruzione, mo-
vimento, organo, scuola, spirito.
Elemento. I principi, la base di nn'arte, di
una dottrina e simili : precognizione. Per gli antichi
filosofi greci, la causa di tutte le cause. - Rudimento,
elemento d'arte, di scienza, o forma nascente che
si svolgerà.
Eleménto. Ciascuna delle parti più semplici
che compongono ogni corpo naturale e nelle quali
si possono dividere, in chimica, ciascuno di quei
corpi che, sottoposti a tutti i mezzi di decomposi-
zione, si mostrano formati da una sola quantità di
materia o, meglio, non si possono scindere in corpi
di natura diversa (tali i metalli e i metalloidi) :
agente, coefficiente, componente, costituente, fattore,
ingrediente, materia, materiale, minimo compo-
nente. - In istologia, le prime unità anatomiche e
fisiologiche dei tessuti, tanto animali che vegetali.
Atoìno, la più piccola parte di un elemento. -
Coelemento, elemento in rapporto con altri; dello
stesso tutto. - Elementi dell'orbita dei pianeti, veg-
gasi a pianeta. - Elemento di pila, veggasi a pUa.
- Elemento magnetico, veggasi a magnetisìno. -
Monade, nome dato da alcuni antichi filosofi a certi
esseri semplici, elementari, senza parti, considerati
come germe primitivo, come principio d'ogni cosa
composta. - Steatosi, produzione accidentale di gra-
nuli ossei negli elementi anatomici.
Elementare, tutto ciò che appartiene agli elementi :
primario, primitivo; fondamentale.
Contenere, avere più elementi ; avere, tenere in
sé. - Costituire, essere elemento; comporre, con-
correre a formare, far parte, entrare a far parte.
Elemòsina. Opera di carità, con la quale
diamo soccorso al povero con denaro, cibo, ecc.;
(atto raccomandato da tutte le religioni, special-
mente dalla cristiana, mentre la civiltà moderna
invoca giustamente che gli si sostituisca il diritto al
lavoro e all'esistenza) : benedizione, carità (popo-
larm.), lemosina, limosina, sowenimento, sovven-
zione. - Anche, il compenso che si dà al prete per
la messa celebrata o da celebrarsi. - Accatto, l'ac-
cattare ; ciò che é stato raccolto limosinando o que-
stuando. - Colletta, raccolta di limosine. • Obolo,
qualunque offerta in denaro. - Questua, accatto
di elemosine (anche per fine religioso): cerca.
Accattare, cercar l'elemosina, limosinare, tnen-
dicare (anche, raccogliere, per mezzo di questua,
denaro o altro, per fine religioso o pio): parare;
tendere la mano. - Accatteria, l'andare accattando ;
accattonaggio, il mestiere dell' accattone. - Campar
d'accatto, vivere di elemosina. - Far l'elemosina, dare,
distribuire in elemosina, per elemosina; dare per
Dio, per l'amor di Dio; far carità, la carità; far
del bene; rammezzare, spartire la roba coi poveri.
- Dare il pan con la balestra, far l'elemosina di
malavoglia. - Implorare la carità dei passanti, dei
passeggeri: cercar l'elemosina per via.
Accattino, chi accatta nelle chiese e luori. - Ac-
cattóne, chi vive d'accatto: mendicante, pezzente,
^pitocco. - Dielmeriti: cosi dicono gli accattoni in To-
scana, per ringraziare chi offre loro 1' elemosina. -
Paltoniere, chi va elemosinando.
Elemosiniere, la persona incaricata di fare le ele-
mosine {elemosiniere della casa reale, ecc.), o chi
volentieri fa l'elemosina: dispensatore, dispensatore
di limosine, elemosinarlo, limosinarlo, limosiniere,
limosiniaro.
Bossolotto, bussolotto, arnese usato dai ciechi e dai
questuanti, per cercare l'elemosina. - Cassetta, arnese
di legno per riporvi denaro, e più specialmente
quella infissa in certi luoghi, per raccogliere ele-
mosine: ceppo.
Proverbi. — Chi al povero fa limosina presta ad
usura, non dona. - La mano sinistra non sappia
quel che fa la destra: non si vanti l'elemosina.
Elemosinare (elemosinato). Cercar Velemosi-
na, mendicare.
Elemosiniere, elemosiniero. Detto ad ele-
mosina.
Elencare (elencato). Fare l'elenco; catalogare,
fare il catalogo.
Elenco. Indice, catalogo, lista, litania (figur.,
scherz.), nota.
Eleografla. La pittura ad olio,
Eleolato, eleolico, Veggasi a medicamento.
Eleosàccaro. Detto a medicamento.
Elètta. Compagnia, brigata. - La parte mi-
gliore, il fiore di certe cose, di una classe di per-
sone; ceto distinto.
Elètti. Secondo il Nuovo Testamento, coloro
che Dio ' ha scelto per formare la sua Chiesa e i
predestinati alla beatitudine eterna. - Soldati ro-
mani, formanti piccoli corpi staccati per la ri-
scossa.
Elettivamente. Per elezione.
i;i.i:irHi(:iTA
'JT'J
Elettivo. Che si crea, si fa, si nomina, ecc.>
per elezione. - Che si può eleggere. - Atto elettivo'
atto della volontà.
Elètto. Scello, nominato per elezione.
Elettorale. Di elettore e di elezione.
Elettorato. Qualità e diritto di elettore, cioè
di partecipare alla elezione. - Veggasi a prin-
cipe.
Elettore. Chi ha diritto di partecipare ad una
elezione. - Veggasi anche a principe.
Elettrica (azione o -i-irtù). La proprietà die
hanno alcuni rimedi di operare piuttosto sull'una
che sull'altra parte del corpo. - Forza elettrica, in
chimica, quella determinante la scomposizione di
un composto binario.
Elettricamente. Per virtù di elettricità.
Elettricismo. La forza, la virtù elettrica : elet-
tricità.
Elettricista (neol.). L' operaio o il tecnico
che attende ai lavori delle macchine, delle coiidot-
ture elettriche, agli apparecchi di illuminazione elet-
trica e simili.
Elettricità. L'elettrico (sostantivam.), voce de-
rivata dal greco electron (ambra gialla), prima so-
stanza sulla quale gli antichi osservarono la pro-
prietà elettrica, cioè la proprietà di attirare i corpi
leggieri dopo uno strofinamento. Per elettricità s'in-
tende ora un fluido impondei abile, di natura sco-
nosciuta, capace di comunicare speciali proprietà
ai corpi che ne sono influenzati o altraversali ; in
altre parole. Vagente fisico per cui certi corpi ac-
quistano la proprietà di attrarre o di respingere, di
emettere scintille, ecc. : elettricismo (Tramater). elet-
trico, fluido elettrico. Chiamasi pure elettricità la parte
della fisica che studia gli effetti di questo agente;
e i fenomeni presentati dai corpi ad esso sottoposti
possono essere divisi in due categorie : quelli che
si producono quando i corpi stessi hanno raggiunto
uno stato di equilibrio elettrico, e quelli che hanno
origine durante il periodo, più o meno lungo, che
separa due stati di equilibrio. La prima costituisce
Yelettricitd statica (quella prodotta allo stato di
quiete: si accumula alla superficie dei conduttori,
ed è prodotta, principalmente, mediante lo strofi-
namento) ; r altra costituisce l' elettricità dinamica
(quella che circola in un conduttore congiunto ai
poli di un elettromotore in cui l'elettricità è gene-
rata da azioni chimiche, meccaniche e fisiche). Tale
divisione non è rigorosamente osservata, e, per lo
più, si ascrivono alla prima categoria gli effetti do-
vuti alle macchine elettìoslatiche, alla seconda quelli
dovuti alle pile. Un tempo si spiegavano i fenomeni
elettrici con l'esistenza di due fluidi, e si ammet-
teva un'elettricità positiva o vitrea, e un'elettricità
negativa, o resinosa (espressioni ancora in uso);
ma Faraday abbandonò pel primo l' ipotesi delle
due elettricità, e suppose una profonda analogia tra
le vibrazioni della luce e quelle dell'elettricità.
Sappiamo ora come l'elettricità si trastormi in ca-
lore, in luce, in azioni chimiche (veggasi a c7ii-
tnica), in magnetistno, in energia meccanica ;
sappiamo che il movimento meccanico, il magne-
tismo, le energie chimiche {pile), il calore {pile ter-
mo-elettriche), la luce {fenomeni del selenio), ecc.,
possono generare la corrente elettrica. Sappiamo
iiuche come tutti ^.li apparecchi elettrici che pro-
ducono la corrente siano riversibili, cioè possano,
])er mezzo della corrente, dar luogo a nuovi appa-
i-ecchi che riproducono la forma di energia spesa
nell'apparecchio primario. Su questo principio si
fonda la trasmissione dei segni, del suotio, della
forza meccanica. Risulta pertanto che V energia
può manifestarsi sotto diverse forme, secondo !e
forme diverse dei movimenti, ma che essa è fon-
damentalmente la stessa, e che le sue manifesta-
zioni non differiscono tra esse che per l'ampiezza
e la rapidità delle vibrazioni in movimento. Uno
stesso modo di vibrazione, ad es. l'elettricità, di-
venterà calore per elfetto della resistenza del con-
duttore, e perciò darà luce nella lampada a incan-
descenza 0 nella lampada ad arco; si trasformerà
in magnetismo nel campo di un magnete, in mo-
vimento molecolare nella membrana di un telefono,
in azione sugli atomi nei fenomeni di elettrolisi. -
F corpi, rispetto all'elettricità, si distinguono in
buoni conduttori, o anche semplicemente conduttori
(quelli che formano un circuito e attraverso i quali
si propaga l'elettricità; sono, in generale, metallici :
(l'antracite, la piombaggine, il coke, il carbone di
legna ben riscaldato, ecc.) ; e cattivi conduttori (detti
anche coibeìd: o isolatori: lo zolfo, la resina, la
gommalacca, la guttaperca, la seta, il vetro, le pie-
tre preziose, gli olii, i gas secchi, ecc.). L'elettricità
ha molteplici e importantissime applicazioni : tele-
grafo, trasmissione dell'energia e sua trasforma-
zione in lavoro, per mezzo del tnotore elettrico;
trazione {ferrovia, tramvia, ecc.) ; illumina-
zione; posta; elettrometallurgia, galvano-
plastica, ecc., e da qualche tempo la si applica
anche al riscaldamento, all' agricoltura (aratura
elettrica), alla cucina (veggasi a fornello, ecc.).
Elettricamente, per virtù elettrica, in modo elet-
trico. - Elettricismo, la forza elettrica; anche, dot-
trina 0 teoria dell'elettrico. - Elettricista, l'operaio
0 il tecnico addetto ai lavori delle macchine e
delle condotture elettriche.
Elettrico, che ha rapporto con l'elettricità. Nome
dato a un fluido ipotetico che si credeva produ
cesse i fenomeni di attrazione e repulsione. ■ Elet-
trogeno, che produce elettricità. - Elettrizzazione
{elettrizzato), azione di elettrizzare un corpo.
Distinzioni.
Attinoelettricitd, Y elettricità che si sviluppa sui
cristalli, per effetto del sole o della fiamma di gas.
- Elettricità animale, quella che si produce sul
corpo degli esseri viventi, dovuta forse al gran nu-
mero di reazioni chimiche, di composizioni e de-
composizioni, che avvengono nel corpo degli ani-
mali stessi. Certi pesci, poi, sono muniti di uno
speciale apparecchio elettrico. - Elettricità atmosfe-
rica, quella che si trova costantemente nell'aria e
dalla quale dipendono i fenomeni meteorologici
(lampo, fulmine, fuoco di Sant'Elmo, ecc.). -
Elettricità cinetica, nome dato da certi autori all'e-
lettricità in movimento. - Elettricità di induzione,
quella trasmessa, condotta, non generata per stro-
finamento; che nasce in un conduttore chiuso, po-
sto in vicinanza a un corpo elettrizzato. - Elettri-
cità galvanica, quella sviluppata da due corpi ete-
rogenei. - Elettricità solare, quella ipotetica, am-
messa da Siemens, per spiegare il magnetismo ter-
restre. - Elettricità voltaica, denominazione data, in
omaggio a Volta, all'elettricità prodotta dal con-
tatto di due sostanze eterogenee.
Elettrochimica, elettrofisiologia, elettro-
lisi, .elettroìnetallurgia, elettroterapia, veg-
98«
ELETTRICITÀ
gasi a queste voci. - Elettrocinetica, studio dell'elet-
tricità in moto. - EkUrocromia, arte di colorare i
metalli mediante l' elettricità. - Elettrodinamica,
parte della fisica che tratta dell'azione reciproca
delle correnti elettriche, le une sulle altre, e di
quella delle correnti sulle calamite e sugli aghi
calamitati. - Elettrografia, neologismo col quale si
designa r elettricità che produce le t inmiagini »;
per dir meglio la corrente elettrica che fotografa
sé stessa. Anche, scrittura per mezzo dell'elettrico.
- Elettrologia, parte delle scienze fisiche che esa-
mina i fenomeni elettrici e formula le leggi che li
governano ; detta dinamica se osserva e constata i,
fenomeni elettrici sotto forma di corrente, quelli
cioè, che hanno origine durante il periodo più o
meno lungo che separa due stati di equilibrio ; sta-
tica, se osserva i fenomeni che si verificano nei
corpi quando hanno raggiunto uno stato d' e-
quiìibrio elettrico. - Elettromagnetismo, teoria e forza
dei fenomeni magnetici causati dalla corrente elet-
trica. - Elettrometria, parte della elettrologia che
ha per oggetto le misure elettriche. - Elettrostatica,
parte dell'elettrologia che tratta delle correnti elet-
triche in equilibrio. - Elettrotecnica, lo studio delle
moltéplici applicazioni dell'elettricità. - Elettrotermia,
lo stesso che galvanocaustica.
GalvanisinOf il complesso dei fenomeni pro-
dotti dalla pila elettrica e rilevati dal Galvani. -
Piezo-elettricitd, fenomeni elettrici prodotti da pres-
sioni meccaniche esercitate da certi corpi. - Ter-
vioelettricitd, parte della fisica che si occupa dei
fenomeni presentati dalle correnti elettriche per
mezzo del calore.
Sorgenti dell' elettricità'.
Effetti dell'elettricità'.
Sorgesti. — L'elettricità può essere prodotta con
mezzi diversi : per frizione, ossia per strofinamento
(la ottenne per primo Talete : si produce strofinando
due corpi eterogenei, e su essa sono fondate le
macchine elettriche a strofinio: per strofinamento si
elettrizzano Vambra, la cera, la gomma, la resina, lo
zolfo) , per contatto (mettendo in contatto due me-
talli eterogenei isolati, le cui superficie siano liscie
e ben tese) ; per azione chimica (le azioni chimiche
sono, in genere, accompagnate da sviluppo di elet-
tricità : nel contatto di un liquido e di un metallo
che ne è attaccato si produce sempre una differenza
di potenziale costante, la quale dipende dalla na-
tura dei due corpi) ; pel calore (scaldando la salda-
tura di due sbarre metalliche eterogenee si pro-
duce elettricità, detta termoelettrica, e piroelettricità
si chiama il fenomeno per cui certi cristalli, come
la tormalina, il topazio, la boracite, ecc., godono la
proprietà di elettrizzarsi quando riscaldati) ; per
azioni meccaniche (si ottiene elettricità spostando
un circuito chitiso in vicinanza d'una corrente o di
una calamita); per mezzo della vita animale o
vegetale (si sviluppa sempre elettricità durante i
vari processi che si compiono nella vita degli ani-
mali e delle piante); per compressione (comprimendo
fra pinze di sostanze isolanti certi corpi, come l'e-
bonite ; e lo stesso fenomeno avviene in certi cri-
stalli, come lo spato fluoro, lo spato d'Islanda, l'a-
ragonite, ecc.). - Costanti di una sorgente di elettri-
cità : la sua forza elettromotrice e la sua resistenza
interna.
Effetti. — Sono numerosi e svariatissimi, e qui
se ne accenna sommariamente. Effetti fisici: com-
prendono i fenomeni deìV elettrodinamica e del-
ì'elettromagnetisìno, i fenomeni calorici e lumi-
nosi (veggasi a riscaldamento, luce, scatHca).
• Effetti chimici: prodotti dalla corrente passando
in un conduttore (facendo passare una corrente at-
traverso un conduttore che offra grande resistenza,
un filo lungo e sottile, ad esempio, la temperatura
si eleva considerevolmente ). - Effetti luminosi :
quando la corrente è abbastanza forte, se si ha nel
circuito una breve interruzione, apparisce in questo
un arco di luce brillante, detto arco voltaico, do-
vuto al formarsi d'una nube di gas che riempie la
interruzione. - Effetti magnetici: il semplice pas-
saggio di una corrente elettrica attraverso un con-
duttore, converte questo in elettromagnete. - Effetti
di decomposizione • passando attraverso sostanze chi-
miche composte, la corrente elettrica produce l'ef-
fetto di decomporle nei loro elementi costitutivi.
Tale proprietà viene utilizzata nel processo elettro-
galvanico, neWelettrometallurgia, per cui si fa de-
positare sulla superficie di altri metalli l'oro, l'ar-
gento, il nichel, ecc. - Effetti fisiologici, veggasi ad
elettrofisiologia. - Effetti terapeutici, veggasi ad
elettroterapia. - Scariche elettriche : queste pro-
ducono combinazioni e decomposizioni chimiche.
Veggasi a scarica.
Energia elettrica, leggi, azioni, ecc.
A corrente elettrica è detto già, brevemente,
per ciò che sia anodo, catodo, campo magnetico,
campo rotante, azione cataforica, leggi di Ampère,
di Faraday, di Joule, di Lenz, di Matteucci, di
Volta. Cosi pure per molte altre voci della termi-
nologia elettrica : autoinduzione, circuito, direzione,
endosmosi, forza elettromotrice (veggasi anche a
forza), induttanza, induzione, ioni, intensità, po-
tenziale, potere, punto d'inversione, resistenza, self-
induzione.
Alta pressione, alta tensione, forza elettromotrice
di più che trecento volta per una corrente continua
e di più che centocinquanta volta per una corrente
alternata. - Calamitazione, azione del comunicare
al ferro, all' acciaio, ad altro metallo analogo la
proprietà magnetica. - Calore voltaico, il calore pro-
dotto in un conduttore dal passaggio di una cor-
rente. - Capacità di un conduttore, la carica che
bisogna comunicargli per portarlo al potenziale uno
(che è il potenziale dovuto all'unità di massa elet-
trica posta all'unità di distanza), quando tutti i con-
duttori che lo circondano sono m comunicazione
col suolo (il cui potenziale si pone uguale a zero).
- Capacità induttiva specifica, il potere maggiore o
minore che il coibente possiede per ricevere o tra-
smettere Vinduzione. - Carica elettrica, Y intensità
dello stato elettrico (misurata dagli effetti mecca-
nici prodotti) di un corpo per ogni unità di super-
ficie 0 di volume. - Condensazione elettrica, accu-
mulazione, in un corpo conduttore, di una quan-
tità di elettricità assai maggiore di quella che po-
trebbe dare la semplice circolazione della corrente.
- Conducibilità o conduttività elettrica, proprietà
che hanno i conduttori di trasmettere l'elettricità.
- Conducibilità molecolare, il prodotto della condu-
ELETTRICITÀ
<»81
eibilità specifica di uii peso in j^rainini d'una mo-
lecola elettrochimica di un elettrolito por il volume
in litri d'acqua in cui esso trovasi discioUo. - Con-
ducibilità specifica di un corpo (lualunque, il va-
lore reciproco della sua resistenza specilica.
Densità elettrica, l'intensità dellcleUricità che un
corpo presenta in un determinato punto della sua
superlicie. - Densità elettrodinamica, intensità per
unità di superficie del conduttore o numero di am-
père che attraversa un millimetro quadrato del
conduttore. - Depolarizzazione, azione del depola-
rizzare, cioè di far cessare o impedire la polariz-
zazione di una pila o degli elettrodi di un elettro-
lito. - Dispersione di elettricità, facoltà che il fiuido
elettrico lia di abbandonare a poco a poco la su-
perficie del corpo su cui sia stato accumulato, di-
sperdendosi sui circostanti ; propagazione lenta del-
l'elettricità attraverso i mezzi isolanti.
Elettrizzazione, azione di elettrizzare un corpo.
- Elettrolisi, azione di decomposizione per mezzo
dell'elettricità.
Forza condensante, il rapporto fra la carica che
un corpo può acquistare in presenza di un altro e
quella che potrebbe acquistare, se fosse isolato. -
Induzione, produzione di corrente sotto l' influenza
di altra corrente, d' una calamita o della Terra
{induttore, il corpo elettrizzato che produce indu-
zione). - Influenza elettrica: qualsiasi corpo, posto
in un campo elettrico, diventa elettrizzato, e si
dice che è caricato per influenza.
Odore elettrico, odore che accompagna le sca-
riche elettriche ed è dovuto alla formazione di o-
zono e di acido azotico. - Onde heì-tziane, onde
elettro-magnetiche, prodotte nell'etere e nei mezzi
dielettrici da scariche elettriche oscillanti.
Polarità, generalmente, facoltà di avere o di
acquistare i poli. - Polarizzazioìie , distribuzione
dell'elettricità nel corpo indotto. - Potere conduttore,
induttore, ecc., veggasi a potere. - Pressione di elet-
tricità, la differenza di potenziale fra un punto di
un conduttore e la terra.
Radiazioni elettro-maynetiche, le onde elettriche.
- Reazione elettrica, quella dei muscoli, dei nervi,
eccitati dalla corrente elettrica. - Repulsione, o ri-
pulsione elettrica, proprietà che possiede un corpo
elettrizzato di respingere, dopo averli attratti, i
corpi leggieri, che gli si presentano ad una certa
distanza.
Tensione elettrica, forza repulsiva esercitata dalla
carica elettrica d' un conduttore sopra 1' unità di
elettricità che si trova alla superficie. - Trasmis-
sione elettrica della forza, il trasporto a distanza.
Stati, proppieta*, attitudini, ecc., dei corpi.
Fenomeni.
Anelettrico, nome, un tempo, dato ai metalli e
ad altri corpi non elettrizzabili per istrofinamento
(in contrapposto agli idio-eleltrici, corpi elettrizza-
bili in quel modo), mentre ora si chiamano corpi
conduttori. - Coibente, il corpo che ha coibenza, os-
sia che difficilmente si lascia attraversare dall'elet-
tricità. - Disteno, sostanza che si elettrizza in due
maniere.
Elettrolito, composto chimico che può essere de-
composto da una corrente elettrica. - Idroelettrico,
attributo di quelle nuove opere meccaniche che
trasformano l'energia delle acque in forza elettrica!
- Indotto, il corpo che, nel fenomeno dell' indu-
zione, subisce lo stato elettrico dell' induttore. -
Induttore, il corpo che, nel fenomeno deW induzione,
agisce attivamente. - Isolante, o dielettrico, corpo
cattivo conduttore, impiegato a impedire la disper-
sione dell' elettricità. - Neutro, il corpo che non
presenta segni d'elettricità.
Aria ixata, l'aria attraversata dai raggi X. - At-
mosfera elettrica, spazio circostante ad un corpo
elettrizzato, entro i conlini del quale esso corpo
fa sentire la sua azione. - Bipolarità, veggasi a po-
larità.
Calamita, corpo, altrimenti detto magnete, che
possiede naturalmente, o ha ricevuto artificial-
mente, la proprietà magnetica. - Campo elettrico, o
elettrostatico, parte dello spazio in cui si fa sentire
l'azione d' un sistema elettrico. Sinonimo, campo
galvanico. - Conducibilità, proprietà di condurre,
di comunicare, di trasmettere l'elettricità. - Dielet-
tricità, nome dato da Faraday alla proprietà iso-
lante che hanno certi corpi. - Fluido elettrico, so-
stanza imponderabile che si suppone essere la
causa di tutti i fenomeni, e che si chiama pure
elettrogeno. - Isolamento, stato di un corpo separato
da altri conduttori. - Radioattivi, certi nuovi ele-
menti che, insieme all' uranio e al torio, godono
proprietà meravigliose. Tali il radio, Yaltinio, il
polonio. - Stato sensibile, stato nel quale la sca-
rica elettrica, attraverso i gas rarefatti, risente la
presenza o l'appressarsi d'un conduttore.
Fenomeni. — Anelli elettrici, nome dato a certi
fenomeni che si ottengono per mezzo di scarica o
di corrente elettrica, quando attraversano alcune
sostanze. - Aureola, fenomeno luminoso costituito
da una specie d' inviluppo intorno alla luce elet-
trica. - Aurora boreale, bella e nota meteora lami-
nosa. - Burrasca elettrica, fenomeno consistente in
subitanee, forti e ampie oscillazioni dell'ago magne-
tico, che accompagnano sempre l'apparizione delle
aurore magnetiche, - Effluvio elettrico, scarica che
si manifesta per un flusso di elettricità oscura o
debolmente luminosa. - Fuochi di Sant'Elmo, fiam-
melle elettriche apparenti, di notte, sulla punta dei
corpi elettrizzati.
Incandescenza, la luminosità |di un filamento di
sostanza refrattaria e di grande resistenza portato
a temperatura elevata. - Isteresi, fenomeno d'inerzia
che presenta il ferro, quando è soggetto a magne-
tizzazioni dirette alternativamente in un senso e
nell'altro.
Scarica elettrica, fenomeno luminoso e rumoroso:
veggasi a scarica. - Scintilla elettrica, fiamma az-
zurra che si sviluppa nell' azione elettrica di qb
buon conduttore carico d'elettrico; tratto di fuoco
che si produce tra due corpi caricati di elettricità
contrarie, o tra un corpo elettrizzato e il suolo. -
Scossa elettrica, e assolutam. scossa, forte sensa-
zione cha si riceve per mezzo dell'elettricità.
Accoppiamento, comunicazioni,
condotture, distribuzione, ecc. — particolari.
Accoppiamento : dicesi dei diversi modi di unire'
insieme un certo numero di elementi di pile, di
accumulatori o di macchine d'induzione. - Comunica-
zione: si dice che due o più corpi si trovano in
982
ELETTRICITÀ
e&muHÌcazione elettrica quando sono riuniti da una
serie non interrotta di buoni conduttori. - Concate-
nazione elettrica, assetto meccanico comandato dal-
l'elettricità, il quale ha per iscopo di rendere soli-
dali diversi apparecchi che devono funzionare se-
condo un ordme determinato. - Condottura elettrica,
circuito, sistema di conduttori che riunisce una sor-
gente di elettricità agli apparecchi che essa deve
animare. - Contatto: diconsi in contatto due punti
di un circuito allorquando sono uniti elettricamente,
i! che si può stabilire in più modi : per istrofina-
mento, per pressione, per trazione, per percussione,
ecc. Nella telegrafia e nella telefonia si chiamano
contatti i pezzetti di platino portati dagli organi
che devono chiudere il circuito. - Convezione, nome
che si dà talvolta alla trasmissione dell'elettricità
mediante un mezzo in vibrazione .
Débit (frane), la quantità di elettricità fornita
da una sorgente di elettricità nell' unità di tempo
- Deviazione, suddivisione del conduttore principale,
in diversi rami, fra i quali la corrente si distri-
buisce, secondo le leggi dei circuiti derivati. - Di-
stribuzione dell'elettricità, la sua diffusione nei corpi
elettrizzati; anche, ripartizione dell'energia elettrica
dalla sorgente ai vari apparecchi mediante fili, il
che si effettua con diversi metodi : distribuzione in
sei'ie 0 a intensità costante; distribuzione in deri-
vazione 0 a tensione costante; distribuzione a tre
fili, ecc.
Eccitazione, nome che si dà alle diverse maniere
di produrre il campo magnetico nella dinamo o di
calamitare gli induttori. - Shunt, derivazione tra
gli estremi di u-n apparecchio elettrico, per ridurre
l'intensità della corrente che lo attraversa.
Particolari. — Asse magnetico, linea retta che
congiunge i poli di un magnete. - Diagramma, rap-
presentazione grafica dell'andamento di un feno-
meno. - Linea di forza, la direzione secondo la
quale tende a muoversi un corpo elettrizzato po-
sitivamente. - Linea neutra, il punto in cui l'elet-
tricità manca, cessa. - Poli, ì punti opposti dell'e-
lettroforo : veggasi a polo. - Portata di una sor-
gente d'elettricità, il numero dei coulomb che at-
traversa una sezione del conduttore interpolare in
un tempo dato.
Unita' elettrichi. e termini affini.
Unità di elettricità, la carica che si deve comu.
nicare, separatamente, a due piccole sfere perchè
posti i loro centri d^W'unità di distanza, si respin-
gano con ['unità di forza. - Unità di differenza di
potenziale, quella che esiste fra due punti quando
si deve spendere l'unità di lavoro, un erg, per por-
tare l'unità di elettricità da un punto allaltro, vin-
cendo le forze elettriche. - Unità di intensità di
corrente, veggasi a corrente elettrica. - Unità
di lavoro, il lavoro necessario per vincere una dina.
■ Unità pratica pel lavoro, quella necessaria per
sollevare, senza comunicare forza viva, un peso
di un grammo all' altezza di un centimetro. -
- Unità di quantità di elettricità, quella quantità di
elettricità che, posta alla distanza di un centimetro
da una quantità uguale di elettricità, la respinge
con una forza eguale a una dina. - Unità di re-
aistenza, la resistenza presentata da un conduttore
quando l'unità di differenza di potenziale fra le
Me due estremità determina la produzione di una
corrente di intensità uguale all' unità, cioè il pas-
saggio di un'unità di quantità di elettricità per mi-
nuto secondo. - Unità pratiche del sistema elettro-
magnetico: C G S, ampère, coulomb, erg, farad,
joule, volt, vol-coulomb, ohm, watt o voltam-
père.
Unità, ecc., già citate a corrente elettrica:
ampère, ampère-ora, ampergiri. farad, microfarad,
henry, ohm {megaohm, microohm), volt, voltaggio,
watt. Aggiungasi : candela, campione adoperato per
misurare l'intensità della luce elettrica. - Cavallo
elettrico, unità arbitraria di lavoro adoperata per
esprimere 1' attività di un circuito, di un elettro-
motore, di una lampada: eguale a 7S chilogram-
metri. - Cavallo inglese (horse power), unità di mi-
sura pratica inglesa, eguale a chilogrammetri 76,04
per secondo. - Cavallo-vapore o cavallo dinamico,
unità pratica di potenza ; la potenza capace di pro-
durre il lavoro di settantacinque chilogrammetri per
minuto secondo. - Chilogrammetro, unità di lavoro
meccanico. - C G S (sistema di unità fisiche): il
rentimetro, il grammo, il secondo. - Coulomb, unità
pratica di quantità elettrica , ed è quella che passa
in un secondo per la sezione di un conduttore
percorso da un ampère; è uguale a un decimo del-
l'unità assoluta.
Dina (dine), la torza necessaria ad imprimere
alla massa di un grammo l'accelerazione di un cen-
timetro al minuto secondo. - Elettroni, nome pro-
posto da Stoney per rappresentare le unità distinte
di elettricità, che è considerata atomica come la
materia. - Erg, unità di lavoro meccanico nel si-
stema C G S : il lavoro che si fa vincendo una
dina per uno spazio di un centimetro. - Ergon,
termine tolto dal greco e scelto nei congressi In-
ter aazionali di fisica per indicare l'unità di lavoro:
è il lavoro che compie una dina nello spazio di
un centimetro percorso nella sua direzione. - Etto-
icatt, misura di potenza elettrica equivalente a 400
ivatt.
Grammo, unità di massa : la millesima parte del
prototipo di platino costruito da Borda per rappre-
sentare il chilogrammo e depositato negli archivi
di Parigi. - Jacobi, unità elettrica, costituita dalla
intensità di corrente che, decomponendo 1' acqua,
produce un centimetro cubo di gas tonante in un
minuto. - Joule (pron. giani), nome proposto da
Siemens, nel 1882, per rappresentare 1' unità pra-
tica di lavoro : è uguale al lavoro rappresentato da
una quantità di elettricità agente con la forza elet-
tromotrice di un volt. - Megavolt, unità di forza
elettromotrice : vale un milione di volts.
Quadrante, l'unità pratica di coefficiente di au-
to-induzione. - Volt-coulomb, unità pratica di lavor»
elettrico. - Weber, antica unità di intensità per 1*
correnti elettriche.
Macchine, apparecchi, istrumenti, ecc.
A corrente elettrica citati i seguenti : ampe-
rometro, bilancia, calorimotore, cassette di resistenza,
commutatore^ disgiuntore, galvanometro, giroscopi»,
isolatore, reocordo, reoforo, reometro, reoscopo, reo-
stato, reotomo, reotropo, ricevttrice, solenoide, volta-
metro, voltmetro, wattmetro. Altri: accenditori elet-
trici, nome di svariati apparecchi ad uso di accen
dere lampade o altro. - Accumulatore, apparec
chio destinato a immagazzinare l'energia elettrica
ELETTRICITÀ
983
- Agometro, o diagometro, istrutnento per misurare
i gradi di conducibilità o di resistenza elettrica. -
Alternatore, motore a corrente alternata. - Am-
metro, sorta d'amperometro. - Aìializzatore, placca
metallica per V elettrolisi. - Anello di Pacinotti,
veggasi a macchina (macchine niagneto-eietlrictie).
- Anemografo, anemometro, anemoscopio, anemome-
iiografo, apparecchi misuratori della velocità e
della direzione del vento. - Apparecchi elettrici re-
gistratori, strumenti di misura di speciale costru-
zione, nei quali la lancetta indicatrice porta alla
sua estremità una punta leggera destinata a regi-
strare i risultati sopra una carta, che si svolge con
moto uniforme. - Argaìietto elettrico, semplicissimo
apparecchio basato sul potere delle punte : si im-
piega nei dorks, nei porti, nelle miniere, ecc. -
Atlinometro, apparecchio per misurare l'intensità
calorifica dei raggi solari. - Altrazionometro, specie
di bilancia che serve a misurare la forza attrattiva
di un'elettro-calamita. - Avvisatori elettrici, deno-
minazione generica di moltissimi apparecclii che,
per mezzo dell' elettricità, danno segni conven-
zionali.
Barometrografo, apparecchio che registra le al-
tezze della colonna barometrica. - Batteria elet-
trica, parecchie bottiglie di Leida agenti insieme. -
Batteria galvanica, elettromotore composto di cop-
pie voltaiche simili. - Bilancia di Coulomb, speciale
elettroscopio per mezzo del quale è possibile deter-
minare anche l'intensità della elettrizzazione. - Bo-
bina (frane, bobine), nome col quale si designano
un'elettro-calamita, un rocchetto, ecc. - Bottiglia di
Leida, condensatore consistente in una bottiglia di
vetro rivestita all'esterno, fin presso al collo d'una
foglia metallica e ripiena di fogliette d'oro e di ca-
tenelle metalliche comunicanti con un'asta metal-
lica terminata in sfera ed uscente dal collo della
bottiglia. - Brontometro: serve a misurare l'elettri-
cità dell'aria durante gli uragani. - Bussola, nome
generico dato a parecchi istrumenti che servono a
diverse misure magnetiche ed elettriche. - Candele
elettriche, regolatori che producono un piccolo arco
voltaico, senza richiedere alcun meccanismo. - Cer-
capoli, apparecchio per determinare la direzione
della corrente in un conduttore o la polarità d'una
dinamo o di una condotta a due fili. - Cerchio di
Barrato, istrumento per misurare l' inclinazione e
l'intensità totale del campo terrestre. ■ Cerchio di
Delezenne, apparecchio per dimostrare l' esistenza
delle correnti indotte sviluppate dall' azione della
Terra. - Cerchio di Fox, istrumento adoperato in
mare per le osservazioni di inclinazione e di in-
tensità magnetica. - Coherer, apparecchio basato
sulla proprietà di alcune polveri metalliche, che
diventano conduttrici quando impressionate da onde
elettriche. - Collettore per pile, nome dato a certi
commutatori fatti per variare rapidamente il nu-
mero di elementi delle pile intercalato in un cir-
cuito. - Condensatore, apparecchio che può imma-
gazzinare un alto potenziale elettrico. - Conduttore
elettrico, cordone o catena metallica che dà libero
passaggio al fluido elettrico e lo conduce e lo mena
dovunque si voglia raccogliere, oppure adoperare o
disperdere. - Contatore, apparecchio che serve a
misurare esattamente la quantità di energia elet-
trica consumata. Ve ne sono di moltissimi tipi; si
hanno inoltre contatori dei punti, contatori-orario,
ecc. - Controllori elettrici, apparecchi nei quali la
elettricità vale per assicurare che il controllo fu
-eseguito: servono nelle ferrovie e per molti altri
usi. - Coppia, sinonimo di elemento di pila. -
Coulomb-metro, apparecchio per misurare la quan-
tità di elettricità che passa in una condotlura. -
Cronografo elettrico, registratore elettrico che segna
contemporaneamente le fasi successive di un feno-
meno e gli istanti precisi nei quali essi si produ-
cono. - Cronoscopio, specie di cronografo col quale
si possono misurare elettricamente i millesimi di
secondo.
Deflagratore, apparecchio per operare la combu-
stione. - Derivazione, conduttore che riunisce due
punti d'un circuito.- L/iHawiowjetro, apparecchio per
misurare l'intensità di una forza o il lavoro di una
macchina. - Dispositori, o controllers, apparecchi che
servono a cambiare il modo di aggruppamento degli
elementi d'una batteria di accumulatori.- Dosometro,
specie di voltametro per la misura della quantità
di elettricità, in medicina. - Duplicatore, apparecchio
che permette di raddoppiare un certo numero di
volte la carica data primitivamente a un piatto me-
tallico mediante l'influenza di altri piatti che si
spostano e si fanno com.unicare alternativamente
col suolo.
Eccitatore, istrumento per scaricare un apparec-
chio elettrico senza produrre commozione. - Egua-
gliatori, nome generico di apparecchi usati per l'e-
guale distribuzione del potenziale o per eguagliare
le tensioni nelle distribuzioni, specialmente per la
luce. - Elettrizzatore automatico, apparecchio che
dà una scossa, se si introduce una moneta in appo-
site fessure. - Etettrocaiumita, cilindro di ferro dolce
a ferro di cavallo, attorno a cui è avvolto un filo
di rame coperto da un filo di seta; e diviene ca-
pace di attrarre il ferro. - Eleltrocinemografo, ap-
parecchio che indica a distanza la velocità di ro-
tazione di una o più macchine. - Elettrodinamometro,
apparecchio che serve a misurare l'intensità di una
corrente per mezzo della sua azione sopra un'altra
corrente. - Elettrodo, apparecchio per l'applicazione
dell'elettricità alla medicina. - Elettroforo, istrumento
che può somministrare cariche elettriche. - Elettro-
grafo, nome dato ad apparecchi inventati a scopi
diversi Cosi l'elettrografo Lancetta è un registra-
tore delle scariche teniporalesche; l'elettrografo Pal-
mer serve a incidere disegni e a trasformarli tele-
graficamente in c/tc/i(?s, ecc. - £/<?</ro»icijo, strumento
che mostra la presenza del fluido elettrico e ne
misura l'intensità. - Elettromotore, motore elettrico,
ossia tale a cui la potenza viene fornita sotto forma
di corrente elettrica. - Elettroscopio, strumento che
serve a giudicare se un corpo è elettrizzato e di
quale elettricità. - Ergometro (erg-metro), apparec-
chio destinato a misurare il lavoro elettrico.
Giara elettrica, bottiglia di Leida di grandi di-
mensioni: la riunione di più giare forma una bat-
teria.
Indultometro, apparecchio per 1' esplorazione del
campo n)agnetico. - Induttore, la parte fissa della
dinamo che produce il campo magnetico.
Induttore differenziale, apparecchio per riconoscere
l'influenza che esercitano le masse metalliche in-
trodotte in un rocchetto in cui è avvolto un filo
inducente ad un altro indotto. Questa determina-
zione si fa con un galvanometro sensibilissimo. -
Innesto o bocchettone, apparecchio usato per la presa
di corrente. - Inseritore, apparecchio usato nell'im-
pianto di accumulatori e per cui si può, automati-
camente 0 a mano, inserire o togliere alcuni ele-
menti della batteria, secondo il bisogno. - Inter-
ruttore, strumento che serve ad aprire, a chiudere.
984
ELETTRICITÀ
a rompere un circuito, nonché a invertire il senso
ilella corrente. - Inverliloie, apparecchio che serve a
l'ambiare il senso della corrente o a immettere la
corrente da un circuito all'altro. - Ipsometro, appa-
recchio elettrico per le operazioni di scandaglio dei
dumi, dei laghi, dei mari, ecc. - Isolatore, sostegno
the serve a isolare i conduttori elettrici. - Linea,
conduttore isolato di grande lunghezza.
Locomotive elettriche, veggasi a locomotiva.
Ancora le macchine, gli apparecchi, ecc.
Cose minori.
Macchine elettriche, elettro-magnetiche, ecc., veg-
liasi a macchina. • Micrometro, apparecchio col
quale si può valutare la distanza esplosiva della
scintilla elettrica. - Microohmetro o microhmmetro,
apparecchio per la misura delle deboli resistenze
elettriche. - Microtasimetro, apparecchio che serve a
indicare piccolissimi cambiamenti di pressione. -
Moliiplicatoì e, nome di vari apparecchi, tra i quali
l'organo del galvanometro che aumenta l'azione della
corrente sull'ago calamitato. - Moaocordo elettrico,
apparecchio ideato da Blytli e nel quale le vibra-
zioni di una corda sono mantenute da un'elettro-
calamita. - Mortaio elettrico, piccolo apparecchio, nel
quale si versa un po' di polvere e una goccia d'e-
tere; facendo passare una scarica elettrica, la com-
bustione della polvere o la vaporizzazione dell'etere
proietta una palla di avorio, che chiude il mor-
taio. - Morsetti, arnesi che servono a riunire due
0 più conduttori per formare circuiti , ecc. - Mo-
tore, veggasi a questa voce.
Pendolino elettrico, il più semplice degli elettro-
scopi, e consiste in una pallina di sambuco sospesa
ad una colonnetta metallica a mezzo di un filo di
seta. - Pilttf apparecchio produttore di elettricità
per azioni chimiche, calorifiche o luminose. - Pi-
rometro, apparecchio che serve a misurare alte
temperature. - Plalimetro, apparecchio per la mi-
sura delle capacità elettrostatiche. - Potenziometro,
istrumento per misurare le forze elettromotrici o
le dilTerenze di potenziale.
Quadro di distribuzione, quadro che si colloca
vicino alla dinamo e porta tutti gli istrumenti di
controllo e di misura necessari per assicurare la
regolarità del servizio in un impianto d' illumina-
zione 0 in una distribuzione di energia elettrica. -
Quadro di Franklin, condensatore che risulta di una
lastra di vetro, sulla quale sono stati incollati due
rettangoli di stagnola. - Proiettore, apparecchio di
illuminazione. - Propulsore, organo meccanico,
comandato da un motore elettrico e adoperato a
far camminare l'apparecchio al quale é applicato.
Raddrizzatore, apparecchio che serve a ottenere
una corrente raddrizzata e, in certo modo, continua,
da una corrente alternata: uso al quale servono
anche i convertitori. - Radiatore, apparecchio per
la produzione delle scintille e delle oscillazioni
elettriche. - Radiofono, apparecchio che produce un
suono quando colpito da radiazioni calorifiche lu-
minose 0 chimiche.
Radiometro elettrico, apparecchio per dimostrare
che la corrente molecolare partente dal polo nega-
tivo può mettere in movimento un ostacolo leggiero
che incontri. - Regolatore di corrente elettrica, ap-
parecchio che mantiene costante l'intensità della
corrente in un impianto. - Relais, apparecchio ebe
serve a chiudere il circuito d'una pila locale. - Reo-
motore, strumento che serve a mettere in movimento
l'elettricità. - Reostato, apparecchio adoperato per
introdurre in un circuito una resistenza variabile,
così da ottenere l' intensità che si desidera. -
Replenisher, piccola macchina elettrostatica che
serve a caricare l' elettromotore di Thomson. -
Ripartitore, assetto meccanico che serve a ren-
dere uniforme la forza attrattiva delle elettroca-
lamite (che varia con la distanza) o ad aumentare
in una certa misura la" forza dell'armatura. - Ri-
produttore di carica, o ricaricatore, apparecchio de-
stinato ad accrescere la carica d'elettricità sui con-
duttori già elettrizzati. - Rocchetto, nome generico
dato ad un cilindro vuoto, terminante alle due
estremità con due dischi tagliati nella slessa so-
stanza ; cilindro che serve per avvolgervi uno o più
conduttori elettrici.
Scaricatore, arco metallico, semplice od articolato,
con manichi isolanti, che serve a scaricare due di-
verse elettricità tendenti a ricombinarsi. - Shunt-
metro, apparecchio che permette di trovare i risul-
tati delle formole relative alle correnti derivate. -
Spinterometro, apparecchio per misurare le distanze
esplosive, ossia la lunghezza delle scintille elet-
triche.
Taglia-circuito, metallo fusibile inserito in un
circuito per mettere un apparecchio fuori circuito
quando la corrente vi diventa troppo intensa - Te-
lefoto, apparecchio per trasmettere a distanza una
immagine luminosa, mediante l'elettricità. - Telfe-
rago, trasporto elettrico per mezzo di veicoli so-
spesi. - Termometro di Kinnersley, apparecchio che
serve a misurare il calore che si sviluppa durante
una scarica elettrica. - Tipi di capacità, condensa-
tori atti a comparare e rappresentare le unità di
capacità o, più spesso, dei sottomultipli di questa.
- Irasf ormatore, apparecchio che riceve l'energia
elettrica e può restituirla. - Tubi di Crookes, tabi
inventati dal fisico Crookes, costruiti per istudiare
gli effetti delle scariche elettriche attraverso gas
molto rarefatti. - Tubi di Geissier : si illuminano
internamente quando sono attraversati da una cor-
rente di induzione. ■ Tubo di Holtz, analogo a
quello di Geissier: fa vedere l'influenza delle punte
sulla direzione delle correnti in quegli apparecchi.
Uovo di de La Rive, apparecchio ideato allo scopo -
di dimostrare la rotazione della scintilla a mezzo
di una calamita.
Voltagomelro, specie di reostato a mercurio. -
Volt-ampermetro, apparecchio indicante la quan-
tità di energia elettrica spesa in un dato tempo.
Cose minori. — A pagina 734, seconda colonna,
leggasi per gli oggetti chiamati disco di Faraday,
feeder, filo elettrico, girandola, goccia di sego, serra
filo, spina. Altri : aghi elettrici, laminetta d' acciaio
calamitata e adoperata per le bussole di naviga-
zione e per moltissimi istrumenti microscopici e di
misura. - Anello, l'indotto di certe macchine dina-
mo-elettriche, specialmente di quelle di Gramme. -
Arco eccitatore, specie di compasso metallico termi-
nato da due sferette e provveduto di membri iso-
lanti: si usa per scaricare la òoMi^ha dt Leida senza
riceverne alcuna scossa. - Armatura, pezzo di ferr»
dolce che si pone a contatto coi poli della calamita
per chiudere il circuito magnetico.
Cànapo, nome dato alla riunione di due o più
conduttori circondati di materia isolante: cavo, cor-
done. - Collettore, organo delle macchine di indù-
Tav. XXVUI.
ELETTRICITÀ
!»8o
1, pendolino elettrico. - 2, bilancia di Coulomb. - 3, azione delle punte. - 4, macchina elettrica a
strofinio. - 5, bottiglia di Leyda. - 6, raggi X o raggi di Rontgen. - 7. scarica istantanea - 8, bussola.
- 9, ago magnetico. - 10, pila. - 11, pila Danieli. - i2, galvanometro. - 13, solenoide. - 14, elettroma-
gnete. - 15 e 16, macchina dinamo-elettrica. - 17, rocchetto di Ruhmkorff. - 18, arco voltaico. - 19, lam-
pada incandescente. _ jk.
986
ELETTRICO — ELETTROFISIOLOGIA
zione. - Controller, apparecchio di manovra per i
conduttori di veicoli. • Corista elettrico, sorta di
interruttore. .
Diaframma, ciò che si mette tra due coppie di
metalli (uno attivo, l'altro negativo). - Dispersore o
spandente, apparecchio col quale termina il con-
duttore del parafulmine. - Nastri elettrici, nastri
che producono singolari fenomeni. - Nucleo, lamina
o fili di ferro dolce posti iu un rocchetto e negli
induttori di una n^acchina di induzione, di un tra-
sformatore, ecc.
Panchetto elettrico, sgabello isolatore. - Pennello
elettrico, il principale degli eccitatori secchi, in elet-
troterapia, formato da un ammasso di fili metallici,
impiantati su un manico isolatore. - Pettine, pezzo
metallico munito di punte parallele, organo delle
macchine elettrostatiche e dei parafulmini telegra-
fici. - Pezzi polari, pezzi di ferro, per lo più di
forma ricurva, che, svolgendo l'indotto d'una mac-
china elettrodinamica, ne terminano l'induttore. -
Pedale, commutatore usato in certi avvisatori elet-
trici destinati alle strade ferrate e in certi sistemi
di blocco stradale. - Sostegno isolante, apparecchio
che serve ad isolare qualunque corpo che si voglia
caricare. - Spazzole, fascio di fili metallici che stro-
fina sul collettore d'una macchina di induzione per
raccogliere la corrente.
CÒSE
A TERMINI VARI.
(Caricare, caricarsi di elettricità, dare, prendere la
carica. Contr., scaricare, scaricarsi. - Disperdere l'e-
lettricità: il dissipare che fa un corpo, per una ca-
gione 0 per l'altra, la propria elettricità. - Elettriz-
zare, elettrizzarsi, indurre o prendere la virtù elet-
trica. - Isolare, impedire che un corpo abbia contatto
con altri, perchè non sia disperso l'elettrico - Gal-
vanizzare, svolgere l'elettricismo per contatto di
metalli e produrre così le contrazioni muscolari
negli animali.
Amalgama elettrico, miscuglio di mercurio, di
zinco e di stagno per strofinare i cuscinetti. - Arco
voltaico, arco luminoso che si produce fra due col-
lettori collegati ai poli di un potente generatore,
quando, dopo averli messi a contatto, si scostano
di una piccola quantità. - Carbone bianco, appella-
tivo che si dà al ghiaccio dei ghiacciai per espri-
mere il fatto che nell'acqua dei fiumi, da essi ali-
mentati, si ha una sorgente di energia che può so-
stituirsi, per le industrie, a quella fornita dal carbon
fossile. - Esperienza di OErstedt, quella relativa
alle azioni fra due fili percorsi da correnti e alle
azioni della Terra sulle correnti.
Fenomeno di Hall: consiste in una deviazione
delle linee equipotenziali d' una placca metallica
percorsa da una corrente. - Ginnoto, anguilla elet-
trica dell'America, che dà torpore con le sue scosse.
- Grandine elettrica, esperienza che serve a mostrare
le repulsioni e le attrazioni elettriche.
Immagini elettriche, quelle dovute all'attrazione o
alla ripulsione elettrica, oppure ad effetti meccanici
delle scariche. - Inter ferro, intraferro, spazio com-
preso tra le faccie interne degli induttori e l'in-
dotto. - Montatura, modo di riunire insieme gli ap-
parecchi elettrici per ottenere i migliori effetti in
date condizioni. - Mega e ynicro, prefissi impiegati
per indicare grandezze elettriche rispettivamente più
grandi e più piccole dell'unità d'un milione di
volte. - Ozono, sostanza molto sottile che si spande
nell'aria quando si fanno esperienze elettriche. -
Rendimento di un apparecchio: in generale, il rap-
porto fra l'energia che fornisce e quella che as-
sorbe. - Serbatoio comune dell'elettricità, la Terra.
- Teoria dualistica, quella che ammette due elet-
tricità opposte.
Elettrico. Che è dotato di elettricità, la pro-
duce o ne deriva.
Elettrizzare, elettrizzarsi {elettrizzato). Veg-
gasi a elettrizzazione.
Elettrizzazióne. Atto ed effetto dell'elettriz-
zare 0 dell'elettrizzarsi, cioè di comunicare ad un
corpo 0 di prendere la virtù elettrica: si ha per
induzione, per influenza, ecc. - Elettrizzato, il corpo
che ha in sé la forza elettrica, è in istato elettrico.
- Elettrizzato per induzione, il corpo che acquistò
lo stato elettrico per la vicinanza con altro corpo
elettrizzato.
Elettro (gr., electron). Veggasi ad elettricità.
Elettrobiologia {elettrobiologico). Parte della
fisiologia che si occupa dei fenomeni elettrici nel-
l'organismo umano.
Elettrocalamita. Detto ad elettricità (pa-
gina 983, seconda colonna).
Elettrochimica. Scienza che studia le aiioni
chimiche prodotte dalla corrente elettrica, quando
attraversa i corpi, e le loro applicazioni all'indu-
stria. Per essa si può facilmente ottenere la dora-
tura, la nichelatura, Vargentatura, la ramatura, ecc. ;
si provvede all'estrazione dell'oro, dall'alluminio e
d'altri metalli, all'affinamento del rame, alla pre-
parazione del cloro e d'altri minerali, alla rettifi-
cazione degli alcali, alla concia delle pelli, alla ri-
cerca dell'arsenico in caso di avvelenamento, alla
disinfezione delle acque di fognatura, all'estrazione
dei colori d'anilina, e via via. - Elettrogeneratori
chimici: si distinguono tre gruppi di elettrogenera-
tori (elettromotori), secondochè l'energia elettrica è
prodotta dalla trasformazione dell'energia chimica
(pile, coppie, elementi galvanici) o dell'energia ca-
lorifica (pile termo-elettriche), o dall'energia mec-
canica. - Equivalenti elettrochimici, le quantità dei
corpi separate dal passaggio d'unità d'elettricità.
Gli equivalenti elettrochimici delle varie sostanze
sono proporzionali ai loro equivalenti chimici or-
dinari. - Colorazioni elettrochimiche: il primo ad
ottenere anelli colorati, per riiezzo dell'elettricità,
fu Priestley. Recentemente egli pubblicò e tentò
spiegare molti risultati di colorazioni elettriche. -
Tonalità termica della reazione, la somma algebrica
delle quantità di calore corrispondenti ai lavori
chimici, fisici e meccanici compiti durante la rea-
zione.
Elettrochimdtipià. Zincotlpia in un bagno
galvanico di vitriolo di rame.
Elettrocinemografo. Detto a elettricità (pa-
gina 983, seconda colonna).
Elettrodinamica {elettr adinamia). Parte della
fisica che tratta delle azioni della corrente elet-
trica.
Elettrodo. Detto a elettricità (pag. 983, se-
conda colonna).
Elettrofisiologia {elettrofisiologico). Parte della
scienza che studia gli effetti dell'elettricità sopra i
nervi e i muscoli, e la produzione dell'elettricità
negli esseri viventi. Le persone poste in vicinanza
ad una macchina elettrica che funziona, sono sot-
toposte a fenomeni d'influenza, e condotte per con-
seguenza ad un potenziale elevato. Esse provano
ELETTROPORO
ELETTROTERAPIA
987
allora un'impressione particolare, sovente sj^rade-
Tole, accompagnata dal rizzarsi dei capelli e da
ina sensazione di ragnatela nei punti in cui la
pelle è nuda. Codesti fenomeni si esagerano se la
persona è posta sopra uno sgabello isolante e in
comunicazione diretta con la macchina. Si nota
pure frequentemente una eccitazione della circola-
zione nelle parti periferiche e una sensazione di
calore alle estremità. Il fulmine produce effetti ana-
loghi a quelli delle batterie elettriche, ma molto
più potenti L'elettricità atmosferica, anche quando
non v'è scoppio di fulmine, sembra avere un'in-
fluenza spiccatissima sull'organismo.
Ehllro-v itali, i fenomeni elettrici di cui sono
sede gli organismi viventi. ■
Elettroforo. Detto a elettricità (pag. 983, se-
conda colonna).
Elettro^rafla {elettrografico). Detto ad elettH-
cità (pag. 980, prima colonna).
Elettrolisi (^elettrolitico). Il complesso delle mo-
dificazioni che SI verificano nella scomposizione di
su conduttore di second'ordine, quando esso è at-
traversato dalla corrente elettrica. Immergendo in
«n liquido composto le estremità di due fili attac-
cati ai due poli di una pila, la colonna di liquido
interposta non agisce mai come un semplice con-
duttore. Solo i corpi semplici (mercurio, metalli
fusi) agiscono come semplici conduttori. Si chiama:
elettrolito la sostanza che si decompone: elettrodi i
fili o piastre che terminano i reofori e pescano
nella soluzione del composto; positivo l'elettrodo
collegato al polo positivo, negativo l'altro. Nume-
rosissime le applicazioni dell'elettrolisi, che serve
per la fabbricazione dei prodotti della grande in-
dustria chimica (soda, ipo cloriti, biacca, ossigeno,
idrogeno, cloro, ecc.), per la misura dell'intensità
delle correnti, per la galvanoplastica, l'elettrome-
tallurgia, la purificazione delle flemne e degli alcool
di gusto cattivo, per l'imbianchimento e la disin-
fezione, per la riduzione delle monete al peso le-
gale, ecc. - Elettrolitico, che ha il carattere di un
elettrolito o ha rapporto con l'elettrolisi.
Analisi elettrolitica, l'applicazione dell'elettrolisi
all'analisi chimica, cioè la separazione e il dosa-
mento dei metalli contenuti in un eletti-olito. - Bagno
elettrolitico, la soluzione che si adopera per i pro-
cessi di galvanoplastica. - Capillarità, o endo-
smosi elettrica, fenomeno per cui l'acqua, divisa in
(due parti da un capillare o da un sistema di ca-
:jillari 0 diaframmi, viene trasportata dall'anodo al
#itodo. - Conduzione elettrolitica, modo di propaga-
zione dell'elettricità in un circuito in cui si pro-
ducono decomposizioni o trasporti elettrolitici. -
Dissociazione elettrolitica, teoria secondo la quale le
molecole dei composti elettrolitici, quando si tro-
vano in soluzione, vengono in gran parte dissociate
• separate nei loro ioni costitutivi, formati da atomi
■o gruppi di atomi. - Estrazione elettrolitica, estra-
aione dei metalli dai loro minerali con numerosi e
svariati procedimenti che si possono riferire a due
tipi: impiego diretto dei minerali metallici; trasfor-
mazione del metallo in un composto solubile, da cui
estrarre il metallo stesso per mezzo dell'elettrolisi.
- Tensione, o pressione elettrolitica, la tendenza che
hanno i metalli ad immettere degli ioni liberi nella
soluzione di un elettrolito con la quale sono in con-
tatto.
Anion, corpo che, in una decomposizione elettro-
liitica, si porta all'elettrodo positivo, o anodo. - Ca-
tione (cathion), elemento che, nell'elettrolisi di un
composto, segue il senso della corrente, e si porta
all'elettrodo negativo, essendo il bagno nel circuito
esterno. - Cellula elettrolitica o voltametro, il reci-
piente che contiene le due lastrine di platino immerse
nella soluzione conduttrice (elettrolita), attraverso
la quale passa la corrente elettrica. - Ioni, nome
dato da Faraday agli atomi, o gruppi di atomi, che,
nella scissione elettrolitica di un composto, si por-
tano ai due elettrodi. - Voltametri elettrolitici, ap-
parecchi di scomposizione dell'acqua acidulata, o
d'una soluzione salina, per la misura della quantità
di elettricità trasmessavi.
Elettroniag-netìsmo. Azione delle calamite
sulle correnti e delle correnti sulle calamite.
Elettrometallurffla (elettrometallurgico). Ap-
|)licazione deW elettrolisi e degli etl'etti colorifici
della corrente all'estrazione dei metalli dai loro
minerali e alla loro purificazione, bi pratica per
via umida (abbrustolendo il minerale in un forno
a riverbero, poi trattandolo con acqua e sottopo-
nendo la soluzione all'elettrolisi, perchè faccia la
deposizione), per via secca (fondendo i metalli me-
diante i calori prodotti dall'arco voltaico), ecc. -
Elettrocromia, modo di far comparire belle colora-
zioni sulle superficie metalliche. - Elettrodeposizione
dei metalli, scomposizione e successiva deposizione
del metallo da un sale in soluzione mediante la
corrente elettrica. • Elettrolaminatiira, rivestimento
che si fa ad un metallo con un sottile strato di altro
metallo, mediante l'elettricità.
Amalgamatore elettrico, apparecchio che serve per
trattare i minerali d'oro e d'argento.
Elettrometèore. I fenomeni atmosferici d'ori-
gine elettrica: lampo, fuhnine, fuochi di San-
t'Elmo.
Blettrometria, elettrometro. Veggasi a
elettricità (pag, 980, prima colonna; pag. 983,
seconda colonna).
Elettromlcròmetro. Elettrometro sensibilis-
simo.
Elettromotore. Qualunque apparecchio pro-
duttore di corrente elettrica.
Elettronegativo, elettropositivo. Veggasi
a elettrolisi.
Elettro-ottica. Detto a luce.
Elettroscòpio. Detto ad elettricità {^ag. 983,
seconda colonna).
Elettrosemaforo. Apparecchio elettrico in uso
sulle ferrovie per comunicare segnali e indicazioni
di servizio al personale viaggiante sui treni.
Elettrostatica, elettrotecnica. Veggasi ad
elettricità (pag. 980, prima colonna).
Elettroterapia (elettroterapico). Termine me-
dico per indicare genericamente le varie specie di
cure che si possono fare mediante l'azione dell'e-
lettricità sull organismo: elettroterapeutica. L'elet-
tricità statica serve ad applicazioni sopra tutta la
persona (per altro, si può localizzare l'azione), e le
correnti si prestano ad un'azione localizzata. Molte-
plici le applicazioni all'uopo, e cioè: le correnti con-
tinue, alternate, galvano-faradiche, sinusoidali, trifa-
siche, pulsanti (slitta di Gaelfe), ad alta frequenza
(grande e piccolo solenoide), ad a/to tensione; l'elet-
trizzazione statica (franklinizzazione) mediante ba-
gno, doccia, scintilla, effluvio, soffio elettrostatico,
ozonizzazione ; il massaggio elettrico e a vibrazioni
(tremuloterapia), mediante apparecchi speciali per il
massaggio dello stomaco e dell'intestino; i pediluvi
e i maniluvi elettrici; la galvanocaustica (endoscopia,
diafanoscopia, elettrotermotcrapia) ; le inalazioni per
988
ELETTROTBSSITURA — ELEZIONE
mezzo di apparecchi elettrici; le applicazioni dei
raggi di Rontgen (praticando radioscopie, radiografìe,
radioterapie con lunghissimi rocchetti), e dei raggi
Finsen (con lampada ad arco); la fototerapia; le
proiezioni del calore radiante luminoso; i bagni di
luce, con ventilatore, a lampade rosse, bianche, verdi
e violette; le applicazioni del radium, ecc. - Cata-
foresi elettrica, mezzo elettrico per introdurre nel-
l'organismo alcuni medicamenti e per espellerne
sostanze venefiche. - Elettropuntura, puntura ope-
rata a scopo medicale nei tessuti con aghi percorsi
da corrente elettrica. - Faradizzazione, metodo di
cura consistente nell'applicazione delle correnti in-
dotte 0 faradiche, quali, ad esemp o, dai consueti
rocchetti di Ruhmkorff. - Metodo palare, particolare
disposizione degli elettrodi, la quale permette di
studiare separatamente l'azione di un solo polo su
un punto determinato. - Radioterapia, cura me-
diante i raggi X, che attraversano facilmente il
corpo umano e quelle degli animali.
Analettrono, stato di insensibilità alle correnti di
induzione in cui si trova un nervo o un muscolo,
già stato per qualche tempo sottoposto all'azione di
una corrente: fenomeno dipendente da una speciale
polarizzazione. - Elettrotono, particolare cambia-
mento che subisce nella eccitabilità un nervo per-
cosso dalla corrente elettrica. - Reazione opto-galva-
nica, sensazioni luminose che si producono ad ogni
interruzione quando si elettrizza la testa con una
corrente di media intensità, ponendo uno degli elet-
trodi vicino all'occhio.
Apparecchi elettroterapici: per l'elettrizzazione
con le correnti continue, apparecchi di ventiquattro
elementi, applicati alla galvanizzazione e alla fara-
dizzazione, con sommatore, commutatore, elevatore
automatico, ecc. ; per la galvanocaustica termica, i
galvano-cauteri di diversa forma, a filo di platino,
a coltello, a cupola; per l'induzione e la faradizza-
zione, apparecchi di induzione a slitta, accumula-
tori, batterie, ecc.; per applicazioni varie: endoscopi,
od elettromegaloscopi (applicati all'esplorazione della
cavità interna dell'organismo), eccitatori, incisori,
aghi tubolari, porta-filo, cistoscopi (specie di cate-
teri) ; inoltre, lo speculum, con lampadina elettrica,
il cheratoscopio (per estrazione delle scheggie di
ferro o d'acciaio dall'occhio), il termocauterio (veg-
gasi a caustico), ecc.
Anello galvanico: è, si può dire, un piccola pila
a secco. - Elettrodi-eccitatori, gli apparecchi uniti
alle estremità dai fili conducenti la corrente elet-
trica e che si applicano sul corpo. - Elettroendo-
sropio, apparecchio per esaminare le cavità del corpo
umano, servendosi della luce elettrica. - Grodwa^or^,
0 derivatore, in elettroscopia, apparecchio che serve
a regolare la grandezza delle scariche nella elet-
trizzazione statica. - Placca eccitatrice, forma di elet-
trodo usata in medicina per l'applicazione dell'e-
lettricità. - Poliscopio, apparecchio che serve a illu-
minare la cavità interna del corpo umano. - Pol-
verizzatore elettrico, apparecchio che serve a pol-
verizzare, mediante una serie di scariche, i liquidi
igienici e antisettici destinati alle inalazioni.
Elettrotessitura. Applicazione dell'elettroma-
gnetismo al telaio Jacquard. Veggasi a tessitura.
Elettrotipia, elettrotlpo. Veggasi a inci-
sione e a galvanoplastica.
Elettrotono. Detto ad elettroterapia.
ElettroTitallsmo. Teoria secondo la quale
tutti i fenomeni della vita animale sarebbero pro-
dotti dall'elettricità.
Elettuarlo. Medicamento a base di zucchero,
della consistenza d'una pasta molle e risultante da àn
miscuglio intimo di polveri finissime con uno sei-
roppo, 0 con miele, o con un mellito e talvolta con
qualche resina fluida, come, ad esempio, la tremen-
tina; lattovaro. Gli eleltuarì si chiamano anche
confezioni. Magistrali, gli eiettuari che si preparano
al momento. - Diacartamo, elettuario sodo, purga-
tivo, la cui base è il cartamo. - Diacolocintido, elet-
tuario drastico, di cui è base la coloquintide. -
Diascordio, elettuario astringente e sedativo, com-
posto di oppio e foglie di scordio. - Diasena, elettuario
molto purgativo, così chiamato dalla seaa che ne è
la base. - Triaca, elettuario calmante fatto con molti
ingredienti.
Eleuteriologia (gr.). Trattato del libero ar-
bitrio.
Eleuteriomania. Voglia sfrenata di libertà.
Eleuterionomla. Le leggi che uno impone da
sé stesso alla propria libera volontà.
Elevamento. L'elevare: elevazione.
Elevare (elevato, elevazione). Levare in altOf
inalzare, alzare. Figur., portare a miglior condi-
zione, a più alto grado; anche, promuovere a
dignità, nobilitare, conferire nobiltà. - Elevatore,
chi 0 che eleva. E si chiama così una specie di bus-
sola che, per mezzo di apposito congegno mecca-
nico, serve a trasportare le persone e le cose ai
piani superiori, nonché un arnese chirurgico desti-
nato a sollevare il pezzo staccato dalla trapana-
zione 0, in genere, frammenti ossei. Nome, anche,
di alcuni muscoli (veggasi a muscolo).
Elevato, alto, eccelso, prominente. - Elevatura,
altezza (per lo più, figur.). - Elevazione, l'ele-
vare, atto ed effetto. - Prominenza, elevazione
sopra il rimanente della superficie.
Elevarsi (elevato, elevazione). Alzarsi, inalzarsi,
portarsi in alto. Figur., crescere in grado, in
potere, in fortuna e simili ; anche, distinguersi,
brillare, campeggiare, segnalarsi; eccellere, essere
eccellente; farsi strada, nome; salire in fama,
divenire illustre.
Elevatamente. Con elevatezza ; figur., nobil-
mente, con nobiltà.
Elevatezza. Altezza, l'esser alto, Figur., di-
gnità, maestà, nobiltà; qualità di ciò che è,
moralmente o intellettualmente, elevato: elevatezza
di mente, di idee e simili ; nobiltà di stile, di
forma e di concetti, nel parlare o nello scrivere.
Anche, la condizione di chi è in fama, è celebre,
illustre.
Elevato. Di luogo, alto, prominente, rilevato.
Figur., di stile che si distingue per nobiltà di
concetti e di forma.
Elevatore, elevatura. Detto ad elevare.
Elevazióne. Elevamento, atto ed effetto dell'e-
levare e dell'elevarsi. Inalzamento della voce nella
proMM/tsia d'una sillaba; grado acuto o grave che
una data nota occupa nell'estensione generale dei
suoni. Figur., rapimento di spirito, estasi, - La
distanza verticale di un punto dal piano sottoposto-
- L'arco meridiano compreso tra il polo elevato e
l'orizzonte. - Parte della messa in cui il celebrante
inalza successivamente l'ostia e il calice. - Eleva-
zioìie a potenza, operazione di matematica. - Ele-
vazione dell'equatore, detto a equatore.
Elezione. L'eleggere o l'essere eletto ad un»
dignità, ad una carica, ad un ufficio: assunzione,
chiamata, esaltazione, inalzamento, nomina, nomina-
zione. - Elezioni, nell'uso, funzionamento del diritt»
ELEZIONE
989
di voto, da parte dei cittadini, chiamati dal Co-
mune, che all'uopo predispone le liste elettorali e
dirama le schede a ogni singolo elettore per la no-
mina del deputato (elezioni politiche), dei consi-
glieri comunali, provinciali (elezioni auiministrative),
della Camera di commercio (elezioni commerciali),
ecc. Le elezioni sono parziali o generali; supple-
tive, suppletorie, quelle die si fanno dopo le ele-
zioni generali, per compire il numero dei deputati.
Appello al popolo: si fa per mezzo di plebisciti o
di elezioni generali: referendum. - Elezione diretta,
quando conferisce direttamente le funzioni a cui si
è chiamati; indiretta, quando addita soltanto altri
elettori incaricati di eleggere delinitivamente (nel
qual caso si dice elezione a doppio yrado). - Riele-
zione,'ì\ rieleggere; nuova elezione della stessa per-
sona a uno stesso ufficio; riconferma d'un eletto
che scade da una carica.
Eleggeke, scegliere la persona alla quale confe-
rire una carica, una dignità, un ufficio: assumere,
chiamare, elevare ad una carica, ecc.; costituire,
creare deputato, consigliere, ecc ; deputare (non
comune); investire di una dignità; figur. e scherz.,
mettere nel sacco (dei consiglieri, ecc.), ordinare. -
Acclamare, eleggere per acclamazione, eleggere a
grido di popolo, a viva voce, a voce ; confermare,
gridare, proclamare, salutare. - Annullare un'ele-
zione, renderla nulla, per irregolarità, per infrazione
alla legge. - Assortire, sortire, eleggere a sorte, per
sorteggio. - Astenersi, fare astensione, non parteci-
pare ad una elezione. - Brigare, del candidato o
degli elettori: cercar di riuscire con broglio. - Con-
testare, fare contestazione, sollevare eccezioni contro
la validità di una elezione. - Convalidare una
elezione, riconoscerla e proclamarla valida. - Con-
vocare i comizi elettorali, procedere alle elezioni ge-
nerali. - Essere in predicamento, in predicato, essere
tra i candidati o i probabili. - Imborsare, mettere
nell'urna o nelle borse i nomi, o i numeri, che
devono essere estratti a sorte. - Inaugurare, eleg-
gere con applauso e solennemente. - Preeleggere,
eleggere innanzi o a preferenza. - Rifare un'ele-
zione, ripeterla; anche, eleggere al posto d'un altro
(un papa, un re, un deputato). - Ricreare, rieleg-
gere, eleggere nuovamente. - Sostenere una candida-
tura, favoreggiarla, adoperarsi perchè riesca, acca-
parrarle i voti. - Sorteggiare, fare il sorteggio» -
Votare, dare il voto, scrivendo sulla scheda.
Candidato, chi è in candidatura, cioè aspira o è
chiamato ad una carica, ad un ufficio. In generale,
chi si presenta per essere deputato: candidato al
Parlamento {presentarsi, portarsi, farsi portare
candidato). Candidato officiale, ufficiale, appoggiato
dal governo; candidato all'opposizione, di opposi-
zione, contro il governo. E candidatura, il portare
o l'essere portato candidato nelìe elezioni politiche
0 amministrative {offrire, accettare, ritirare una can-
didatura). - Capolista, 0 capo di lista, il primo in-
scritto nella lista dei candidati. - Eleggendo, da
eleggersi. - Eleggibile, eligibile, da potersi eleggere,
che può esser eletto: elettivo. Contr., ineleggibile, -
Eleggibilità, capacità di essere eletti : elettività, eli-
gibilità. - Elettivo, che si nomina, si fa, si crea per
elezione di chi ne ha il diritto. - Eletto, assunte ad
una carica per elezione; creato, nominato consi-
gliere, deputato, ecc. (passare a grado, a ordine, a
dignità, essere eletto). - Rieleggibile, che può essere
nuovamente eletto; rieleggibilità, la capacità di es-
sere rieletto. - Trombato, neol. volgare: dicesi dei
«andidati politici che non riescono eletti.
Elettorale, di o da elettore: che si riferisce a elet-
tore (dignità, titolo, diritto, legge, ecc.). - Comitato
elettorale, gruppo di persone che propongono, caldeg-
giano una 0 più candidature e accudiscono al da farsi
per le elezioni. - Elettore {elettrice), chi elegge, chi
ha il diritto di eleggere: elettore politico, elettore
amministrativo, elettore commerciale; ed elettorato
la qualità e i diritti dell'elettore: diritto elettorale,
suffragio, voto. - Primo, secondo elettore, chi vola
in elezioni di primo o di secondo grado. - Votanti,
gli elettori che partecipano ad una elezione.
Distributori {divisores), nome dato dai Homaui a
quelli che erano impiegati dai candidati per catti-
varsi la benevolenza e i sull'ragi del po[)olo, distri-
buendogli denaro. Ciò per altro era proibito o al-
meno non veniva permesso che lino ad una certa
somma. - Rogatari, coloro che, nei comizi e nelle
assemblee dei I^omani, ricevevano in un paniere le
tavolette o schede, per mezzo delle quali ciascuno
dava il suo voto. - Scrutatore, chi raccoglie i voti
e poi compulsa le schede.
Ballottai/gio (dal frane, balotage), secondo scrutiniu,
seconda votazione, riprova delle urne, volo deci-
sivo. - Banchetto elettorale, quello che gli elettori
danno al deputato. - Collegio elettorale, il complesso,
l'adunanza degli elettori di una data circoscrizione
elettorale. Collegio uninominale, quando nomina un
solo deputato; plurimo, se ne nomina parecchi in-
sieme. - Collegio vacante, quello senza titolare. -
Lista elettorale, l'elenco dei candidati esposto in
avvisi al pubblico. Anche, il registro, la rubrica dei
candidati compilati a cura del Comune. - Lista
unica, di vari candidati che gli elettori devono vo-
tare insieme. - Macchina elettorale, nel linguaggio
giornalistico, il comitato elettorale e il complesso
dei mezzi e delle forze messe in opera per riusch'e
nelle elezioni. - Mandato imperativo, l'ingiunzione
degli elettori al deputato circa la sua linea di con-
dotta. - Manovra elettorale, armeggio, lavorio, non
sempre lecito, che si fa per riuscire nelle ele-
zioni. - Non éxpedit, il motto di astensione dei cle-
ricali italiani dalle elezioni politiche. - Opzióne,
l'optare per un collegio, cioè accettarvi la nomina
che fa il deputato eletto in più collegi. - Piatta-
forma, per caposaldo, base di un programma politico,
è neologismo venuto dall'America in Europa. - Pro-
gramma, l'annuncio o l'avviso di quanto sarà trat-
tato 0 fatto dai candidati, quando eletti. - Referen-
dum amministrativo, appello agli elettori convocati
in pubblico comizio.
Scheda elettorale, la carta su cui l'elettore scrive il
nome del candidato al quale dà il suo voto - Scrutinio,
squittinio, modo di votazione. - Srutinio di lista,
votazione politica per lista, non individuale. - Seggio
elettorale, luogo dove risiede una commissione di
scrutinio, e il corpo stesso che compone la com-
missione {presidente, segretario e due o più scrur-
latori). Il seggio, nominato (tranne il presidente)
dagli elettori presenti nella sezione elettorale, & àA^-
prima provvisorio, poi definitivo. - Suffragio, il voto
degli elettori (suffragio limitato, ristretto, popolare,
universale). - Urna, vaso per raccogliere i voti nei
suffragi, 0 per le estrazioni a sorte; il suffragio, il voto
stesso. L'urna deve essere di vetro trasparente, po-
sta sulla tavola e a tutti visibile. Sospendendo le
operazioni elettorali, l'urna è suggellata, e la carta
ov'è apposto il suggello deve portare la firma del
presidente dell'ufficio.
Ambito, reato commesso da chi, per occupare ca-
riche 0 avere onori, corrompe gli elettori. - Broglio
990
ELIACAMENTE — ELMO
eìeitorale, intrigo, frode che si commette nelle ele-
zioni. - Diribitorio {diribitorium), grandioso edificio
nel quale i divibitores romani facevano la numera-
zione e lo spoglio dei voti. - Hastings (pron. estings),
in Inghilterra, la tribuna dalla quale i candidati par-
lano agli elettori. - In pectore (lat.), in petto, cioè nel
segreto, internamente, senza proclamarlo, caro ai /?ro-
prio cuore: parlando di nomine, di elezioni, di can-
didature.
Elìacamente. Rispetto al sole.
Eliaco. Solare, del sole. - Il levarsi o il tra-
montare di un pianeta.
Eliadl. Le figlie di Elio, il sole.
Elianto. 11 girasole.
Elica, èlice. Sistema di propulsione di una
nave a vapore formato di due a più ali disposte
angolarmente o diametralmente intorno a un'asse,
le quali girano come la vite d'Archimede. - Elica
dexlrorsum, sini&trorsum, veggasi a solenoide. -Elice,
la spirale incisa sulla superficie interna delle canne
delle armi da fuoco, per imprimere al proiettile un
moto rotatorio che ne aumenti la velocità. - Linea
spirale. - Curva che sega, sotto un angolo costante,
le generatrici di una superficie cilindrica. - Piega-
tura neir orecchio dell' uomo. - Elice magnetiz-
zante, filo conduttore isolato, avvolto sopra un'a-
nima di ferro dolce che viene magnetizzato quando
è percorso da una corrente.
Passo deWelica, segmento di generatrice compresa
fra due rami consecutivi; l'altezza percorsa dal ci-
lindro nel compiere l'intero giro. - Remipede, ala o
paletta dell'elice o della ruota.
Elicere. Verbo usato poeticam. e in poche voci
[elice, elicerà), per cavare, estrarre.
Elicone. Istrumento musicale a nove corde usato
dai Greci. Ora, il bombardone.
Elidere (eliso). Fare elisione,
Eligibile, ellgibilità. Veggasi ad elesione.
Eliminare (eliminato). CsìCCìat yìn, escludere,
scacciare; togliere, togViere di mezzo; allontanare,
rimuovere, scartare. Anche, annullare, distrug-
gere, • Operazione per cui da valori esprimenti varie
quantità, si ottiene per ciascuna un valore speciale.
Eliminazióne. L'eliminare: esclusione, rimovi-
iiiento, togliraenlo.
Elio (£/tos). Il dio del sole. - Sostanza che si
rivela nello spettro della cromosfera solare.
Eliocèntrico. Tutto quanto si riferisce al sole,
coii'^iderato come centro.
Eliocromia. Processo tendente a riprodurre
durevolmente sopra una lastra i colori dello spettro
solare.
Eliofobia. Malattia degli occhi, per la quale
non si può tollerare la viva luce.
Ellofotometro. Detto a sole.
Eliografia (eliogmjico). Arte e modo di mct-
sioìie mediante la fotografia. Ed eliografo l'i-
slruinento all'uopo.
Ellomotria, eliòmetro. Veggasi a sole.
Eiioplàstica. Metodo per riprodurre disegni,
folo^'ratie e simili su lastre metalliche.
Elioscòpio. Istrumento per osservare il sole.
EUotermòmetro. Detto a sole.
Eliotipia. Veggasi a fotografia.
Eliotropismo. Detto a botanica (pag. 311,
seconda colonna).
Eliotròpio. Il girasole. - Sorta di gemma;
\arietà di quarzo.
Elisio. Dell'eliso: veggasi a paradiso.
Elisióne. L'elidere, il togliere, il tór via, ri-
ferito specialmente a lettera in fine di parola, perchè
non cozzi con altra onde incomincia la parola se-
guente. Anche, soppressione di lettere, di sillabe,
di parole nel discorso : ammortamento, ammorza-
mento delle vocali; elisse, ellissi; letterieidio (scherz.);
scapezzamento (in principio di parola); sincope (en-
tro la parola); apòcope (in fine di parola). - Eli-
sione significa pure annullamento scambievole di
forze 0 quantità opposte e uguali.
Elidere, sopprimere, tór via dal discorso: colli-
dere, far mangiare, fognare (sopprimere una lettera),
mettere sotto banco.
Ellsire (elisir), lì liquore estratto da una o
più sostanze aromatiche. Anche, qualche medica-
mento. - Elisirvite (elisir vitae), composto di acqua
arzente stillata con varie droghe.
Eliso. Veggasi a paradiso.
Ellssazióne. Operazione di farmacia; sino-
nimo di decozione.
Elitra, Rivestimento delle ali di qualche in-
setto.
Elitrite, elltrocele, elltroclisia (e altre
voci affini). Veggasi a vagina.
Ella. Pronome, femmin; di egli. Plur., elle, el-
leno.
Ellèboro. Nota erba medicinale, pianta ranun-
colacea dagli antichi creduta un rimedio della paz-
zia. - Elleboro nero, o rosa di Natale, elleboro verdi,
le specie più note. - EUeboreina, elleborina, gluco-
sidi che si estraggono dai rizcmi di alcune specie
d'elleboro. - Elleborismo, metodo di cura delle ma-
lattie mediante l'elleboro.
Ellenismo, ellenista (ellènico). Veggasi a
greco.
Ellera. L'edera.
Ellisse, elisse (ellittico). Figura piana prodotta
da una delle sezioni del cono. - Aovato, ovato,
ovale, di forma ellittica. - Ellissoide, superficie di
secondo ordine, o quadrica, chiusa da ogni lato e
la cui sezione piana è un'ellisse. - Ellitticitd, quo-
ziente che si ottiene dividendo per il grande asse
di un'ellisse la diflferenza dei due assi della mede-
sima. - Ellittico, che ha forma d'ellissi. - Ellisso-
grafo, istrumento che serve a disegnare le ellissi.
Fochi dell'ellisse: due punti che si determinano
ntrando sull'estremità dell'asse o diametro minore
dell'ellisse. - Ovato, spazio di figura ellittica.
Ellissi (ellittico). Specie di figura grammaticale
con cui si omette qualche parola nel discorso. -
Ellitticam.ente, con ellissi, per elisione: tronca-
mente. - Ellillico, elittico, di ellissi, di elisione; fatto
con, per elisione.
Ellitticamente, ellittico. Detto ad ellissi.
Elmetto. Piccolo elmo.
Elminti, elmintiasi. Detto a verme,
Elmintolito. Minerale dorico che si presenta in
colonne verdi, contornate a guisa di verme.
Elmintologia (ebnintologico). Detto a verme.
Elmo. Antica armatura difensiva della testa
(ora, copricapo, cappello militare di cavalleria, dei
corazzieri, dei pompieri, ecc., detto anche caschetto,
casco, elmetto), varia di forma secondo i popoli e
i tempi : bacinuzzo, barbuta^ barbutaccia, berrettino
di ferro, borgognotta; cappello di ferro, cimiero (per
sineddoche), cuffia di ferro; gaschetto, gasco; zuc-
chetto, zuccotto.
Bacinetto, specie d'elmo o cappello di ferro, an-
tico, senza visiera e senza gorgiera. - Barbuta, specie
di elmo che, a visiera abbassata, difendeva il viso
fino al mento. - Cappellina, elmo leggiero, di acciaio.
EI,Or.UTORIO
ELOQUENZA
991
strettamente adattato al capo di chi lo portava. -
Caschetto, specie di elmetto, a forma tonda, con ci-
miero adorno di cresta o di criniera, frontale da-
vanti e gronda di dietro.- Cassis, caschetto o elmo
di metallo. - Calata, elmo chiuso, da celar la faccia,
senza cimiero, né cresta, né colori. - Cervelliera,
elmo per mezza testa. - Crestuta, elmo crestato, elmo
a cresta. - Cado, o cudon, la più semplice forma di
elmo, consistente in un caschetto senza cimiero,
fatto di cuoio e di pelli d'animali feroci e attac-
cato sotto il mento con un correggiolo.
Elmetto, piccolo elmo più leggiero, senza visiera
e senza goletta; copertura del capo usata nel corpo
speciale dell'esercito italiano in Africa. - Galea, an-
ticamente elmo di pelle, ma poi ogni sorta d'elmo.
- Galea pellibus teda, caschetto stretto al capo, su
cui si gettava la pelle o la testa di qualche fiera,
cosicché il viso apparisse di mezzo alle ganascie
spalancate. Era usato dai porta-bandiere. - Gale-
riculo, 0 morioncino, elmo di imperatori tedeschi. -
Mortone, celata aperta. - Pianella, elmo piano. -
Ribalda, rubalda, calata fornita d'argento.
Elmo dei minatori, di cuoio, usato per prevenire
il pericolo dell'asfissia.
Barbaricarì, artefici che ornavano d'oro e d'ar-
gento gli elmi. - Galeato, che ha l'elmo in testa.
Parti dell'elmo. — Barbozza, barbozzo, parte
anteriore fatta per difendere le guancie e il mento.
- Baviera, la parte dell'elmo chiusa, messa a difesa
della bocca e del mento.- Buffa, la parte inferiore
della visiera: copriva il viso dalla fronte fin sotto
la bocca; si calava e si alzava a piacimento. - Ca-
maglio, maglia doppia, in filo d'acciaio, che pendeva
dall'elmo sul collo e sulle spalle. - Chiome equine, crini
di cavallo sull'elmo. - Cimiero, fregio che si metteva
in cima all'elmo, nei tempi cavallereschi, ed era em-
blema di nobiltà: cimiere, pennacchiere, pennac-
chietto, pennacchino, pennacchiuolo, pennacchio,
pennacchione, pennoncello, spennacchio, rappa. -
Coppo, la parte concava dell'elmo dove entra il
capo; la parte semisferica della celata da incastro.
- Cormus, cimiero del caschetto, dell'elmo, in cui
era infissa la cresta o criniera. - Cresta, la cima del
morione, della celata. - Criniera, ornamento del-
l'elmo fatto di crini. - Crista, cresta di un elmo,
che era attaccata al cimiero, sul vertice del caschetto.
- Cuffia d'acciaio, la parte interna dell'elmo.
Falsata, farsa, farsata, fodera di drappo imbottita
che si trovava nella parte interna degli elmi me-
diovali e anche posteriori. - Ghirlanda, fregi e fo-
gliami al cimiero dell'elmo. - Gorgiera, parte che fa-
sciava la gola. - Guanciale, ia parte che copriva la guan-
cia. - Isasale, la parte dell'elmo non chiuso e delle
altre armature difensive della testa, che difendeva
il naso dai mandiritti e dai manrovesci. - Pompon
(frane), nappa, nappina : pallottola di lana sul sommo
dell'elmetto militare. - Proiectura, la visiera di un
elmo. - Segreta, la cuffia d' acciaio che si portava
sotto l'elmo.
Elocutório. Che appartiene all'elocuzione.
Eilocuzióne. Maniera di dire, di significare
con parole, col discorso, i propri concetti: dici-
tura, eloquio, linguaggio, orazione, parladura (v. a),
parlare, parlatura; tessitura di parole. - Elocu-
tório, appartenente all'elocuzione.
Elogiare {elogiato). Fare elogio; lodare, dar
lode.
Elogio. Le stesso che lode. - Anche, panegirico
0 iscrizione fatta a persona per il suo marito.
Elongazióne. Veggasi à pianeta.
Eloquente. Che ha eloquenza. - Dicesi anche
di parola, di scritto.
Eloquentemente. Con eloquenza.
Eloquenza (eloquente). Facoltà o arte di parlar
bene e con efficacia, in modo da dilettare, com-
muovere e persuadere; arte del dire, del dimo-
strare; aboondanza di eloquio, di loquela; ab-
bondanza, facilità di comunicativa; arte oratoria;
concionatoria, comunicativa, dialettica, efficacia
del dire, facondia, facondi tu; grandiloquenza; ma-
gniloquenza, magniloquio, moltiloquenza (grande
eloquenza), opulenza del parlare; oratoria; parlar
facondo; persuasiva; retorica; ricchezza, vivezza
nel parlare. L' eloquenza persuade, penetra, tocca,
scalda, affascina, entusiasma, trascina. - Blandilo-
quenzd, eloquenza dolce, melliflua, soave. - Predi-
che del cassone: di eloquenza triviale. - Eloquenza
accademica, da accademia, compassata, fredda; del
foro, 0 forense: di stile chiaro, facile e preciso,
di un genere temperato e sempre congiunto a uno
stretto ragionare; delle pubbliche adunanze, o delle
tribune: di stile animato, forte e spesso appassionato;
del pulpito, 0 religiosa: dovrebbe essere di stile
chiaro e nitido, per la natura degli argomenti, per-
chè lo zelo con cui devono essere svolti vorrebbe
il calore dell'animo: eloquenza ecclesiastica; greca,
romana, l'espressione caratteristica dell'oratoria in
quelle due letterature ; naturale, che non viene da
studio, ma da natura; parlamentare, quella o come
quella che si usa in un Farlaìnento; piazzaiola,
piazzaiuola, volgare; tacitiana, ridotta al minor nu-
mero di parole, concisa (come usò Tacito): veggasi
a concisióne; tulliana, a imitazione o degna di
Tullio Cicerone, grande oratore romano.
Callilogia, lo stesso che eloquenza. - Eloquenza
del bastone, del denaro, delle cifre, ecc. : l'eloquenza
di tutto quanto serve a dimostrare chiaramente una
cosa. - Facondia, propriam., è la possibilità di par-
lare anche all'improvviso. Contr., infacondia. - Omi-
letica, avviamento all'eloquenza sacra, uno dei prin-
cipali rami della teologia pratica.
Cattedra di eloquenza, luogo della scuola in cui
si insegni eloquenza ; anche, l'insegnamento. - Mo-
dello di eloquenza, discorso, scritto, o una parte
di questi che, per bellezza di forma e di concetti,
possa servire da esemplare. - Squarcio di eloquenza,
brano di discorso, di scrittura eloquente.
Calliope, una delle nove Muse: presiede all'elo-
quenza e alla poesia epica. - Gare capitoline, gare
che si facevano per la poesia e per l'eloquenza. -
Mercurio (gr., Hermes, Ermete), figlio di Giove e di
Maia, dio dell'eloquenza.
ELOQtraiNTE, chi 0 che ha eloquenza, che parla
con eloquenza; riferito a concetto, a discorso, a
stile e simili, vale facile, inspirato ad eloquenza,
ornato: ben parlante, canora voce, divinoloquo (di
eloquenza sublime), efficace, facondo; grandilo-
quente, magniloquente, grandiloquo, magniloquo
(molto eloquente). - Persona eloquente: bel parla-
tore-, bocca d'oro, favellatore , fiume d' eloquenza,
incantatore, lingua potente, parlatore, parlatore fe-
lice, un Cicerone (una Cicerona), un Demostene. -
Essere eloquente : avere « d'alta facondia inessicabii
vena » (poet.); avere rotto lo scilinguagnolo; avere
sulla lingua le sirene; essere un fonte che * spande
di parlare largo fiume »; non attrapparsi la lingua
in bocca ; non morire la lingua in bocca.
Eloquentemente, con eloquenza : ciceroniana-
mente, facondamente.
§92
ELOQUIO
Elòqaio. Linguaggio; elocuzione; discorso.
Elsa. Parte dell'impugnatura della spada.
Elucidare {elucidato, elucidazione). Chiarire,
spiegare.
Elucubrare {elucubrato). Pensare, studiare;
elaborare, fare con molto studio e con diligenza,
trattandosi di scrivere, di comporre musica, di
altra opera d'arte, ecc.
Klucubrazlóne. Elaboratezza; atto ed effetto
(lell'elucubrare. - Componimento.
Elùdere {elusione, eluso, elusorio). Sfuggire, con
accorgimento scaltro, ad un obbligo; esimersi
dall'adempimento d'una legge e simili; contravve-
nire, trasgredire; sottrarsi, evitare; rendere
vani i disegni altrui.
Elvètico. Dell'Elvezia: svizzero.
Elzeviriano. Aggiunto di edizione (veggasi ad
editore) e di caratteri tipografici imitanti il tipo
degli Elzevir (Elzevier), celebri stampatori olandesi
del secolo XVI.
Emaciare, emaclazióne {emaciamento, ema'
ciato). Veggasi a magro»
Emanare {emanato). Avere origine, derivare.
Venir fuori: detto della luce, di odore, di pro-
fumo, di umore, di vapore e simili : diffon-
dersi, esalare^ sprigionarsi, svaporare ; di liquido,
sgorgare, spicciare, trapelare. In senso attivo, man-
dar fuori, diffondere, divulgare, emettere; divul-
gare, promulgare, pubblicare (un decreto, una
legge e simili), e anclie sancire. - Emanazióne,
atto ed effetto dell' emanare e la cosa emanata :
emissione, sprigionamento, tramandamento. Nel lin-
guaggio meciico, escrezione, espulsione, fluore, flusso.
Fuga (di gas), perdita, profluvio, sfuggita.
Emanatismo, emanatista. Veggasi a reli-
gione.
Emanazióne. L'emanare. • Dottrina dell'ema-
nazione, concetto della trinità. • Fase di emana-
zione, veggasi a vulcano.
Emancipare» emanciparsi {emancipato).
Dare, acquistare libertà.
Emancipazióne. Liberazione, libertà da un
legame, da una soggezione qualsiasi. - Veggasi a
donna (pag. 940, prima colonna), e a schia-
vitù.
Emarg:inare {emarginato). Voce curialesca e
burocratica, per segnare, scrivere in margine.
Emastàtica, ematemesl, ematiasi. Veg-
gasi a sangue.
Emàtico. Che contiene sangue; che somiglia
al sangue.
Ematina. Pigmento del sangue.
Ematite. Pietra di colore bruno grigio, tal-
volta con macchie rossastre, usata per fare sug-
gelli, anelli, spille, ecc.
Ematogrrafla, eniatologria, ematopatia,
eniatopatologfla. Veggasi a sangue.
Ematopoietico. Veggasi a sangue.
Ematósi. Convertimento del chilo (veggasi a
digestione) in sangue; il prodursi e il ricosti-
tuirsi del sangue per la respirazione.
Emblema {emblematico). Figura simbolica, per
lo più con un motto (il bastone, la spada, emblemi
del comando) : simbolo. - Emblematico, di, da em-
blema.
Embolia. Otturamento di vasi sanguigni pro-
dotto da embolo, ossia da un corno solido, liquido
o gasoso {embolo), che, trasportato lìalla corrente del
sangue nell'albero circolatorio, si arresta in un vaso
4M piccolo calibro, impedendo la circolazione.
Embollco. Fatto a cuneo.
Embolismo. Anno solare in cui occorrono
tredici lune. Nelle antiche cronologie, aggiunto di
mesi, di lune, di epatte, di anni.
Embolo. Stantuffo, cùneo. - Nell'arte militare
antica, disposizione di truppe in forma di angolo
sporgente, dai moderni detta cuneo. - In senso pa-
tologico, veggasi ad embolia.
Embrice {embriciato). Sorta di tégola. - Pic-
colo cavo pel varo d'una nave. - Embriciata, colpo
d' embrice ; copertura d' embrice. - Veggasi a
foglia.
Embriogenià , embriologia. Veggasi ad
embrione.
Embrionale Di embrione.
Embrione. Corpo organico, vegetale o ani-
male, quale appare nel germe, quando si delinea
il gruppo cellulare da cui deve prodursi il nuovo
vivente, il prodotto primo del concepimento o della
germinazione; il parto concetto prima che inco-
minci a prendere forma : corpo embrionico, feto
germoglio, organo rudimentale, primo rudimento
dell'animale. - Allantoide, sacco che involge 1' em-
brione dell'uomo e degli animali superiori. - Biasio,
parte dell'embrione che si sviluppa per vegetazione.
- Blastocisti, vescicola germinativa, - Blastoderma,
la vescica concentrica formata dalle cellule (veggasi
à cellula) dopo il processo di segmentazione nel-
l'interno della zona pellucida dell' uovom - Disco
proligero, gruppo di cellule epiteliali intorno all'o-
vulo. - Émbriosacco, la cellula nella quale è con-
tenuto l'embrione vegetale. - Embriotrofio, sostanza
che nutre l'embrione, come l'albumina nelle piante,
il bianco e il giallo d* uovo negli animali ovipari.
- Epiencefalo, la cellula cerebrale posteriore del-
l'embrione. - Liquido allantoideo, l'equivalente del-
l'orma nell'embrione.
Embriogenià, formazione e svolgimento dell' em-
brione; termine della scienza anatomica, la quale
studia le fasi prime dei singoli organi dell'animale
entro l'utero materno. - Embriologia, parte della
fisiologia che tratta dell'embrione. - Embriologo,
dotto, insegnante di embriologia. - Embrionale, che
riguarda l'embrione, appartiene all'embrione: em-
brionico. - Embrioplastico : dicesi di certe cellule
0 nuclei costituenti da principio, con un po' di
materia amorfa, il tessuto dell'embrione.
Embriònico. HeW embrione.
Embriotocia. Veggasi a feto.
Embriotomia. Divisione intrauterina del feto.
Embrocazione. Versamento d'acqua o d'altro
liquido in qualche parte del corpo per guarire una
malattia. - Sorta di fomento.
Emènda. Atto ed effetto dell' emendarsi ; . an-
che, espiazione. - Nella scuola, un tempo, il la-
voro dettato dal maestro come modello, da alcuni
chiamato correzione.
Emendamiento. Variazione e modificazione a
uno o più articoli d'un progetto di legge discussa
in Parlamento, a un ordine del giorno, e simili :
ammendamento, proposta emendaloria.
Emendare {emendato). Il correggere, il pur-
gare dall'errore; togliere un difetto; in senso
morale, rimovere alcuno dal vizio, renderlo mi-
gliore nel costume, nella condotta: addirizzare,
ammendare, condurre, ricondurre, ridurre all'oMC-
s«à; convertire ; disviziare; rammendare^ restau-
rare, ridirizzare, riformare, rilevare, rimettere in
tuono, rimettere sulla buona strada, risanare. -
Emendabile, che si può emendare. - Emendando
993
(lat.), correzioni da farsi. - Emendativo, diretto a
emendare; che tende a emendare. - Emenda-
zione, l'emendare, atto eil elTetto. - Inemendabile,
die non si può eiiiendare.
Emendarsi (emendato). Correj,'gersi (special-
mente in senso morale), correggere un proprio
viziOf un proprio Uii'etto; far ammenda; rinsa-
vire, tornare ai dovere, alla virtù, ecc. : conver-
tirsi, riconvertirsi, venire a conversione; disma-
larsi, disviziarsi ; divenir galantuomo, levarsi
dall'errore, dal lyeccato ; mondarsi, mutare dal
male al bene, nmtar vita ; purificarsi , riaversi,
riprendersi, smorbarsi, spogliarsi dei vecchio uomo
e rivestirsi dell'uomo nuovo.
Emendativo. Atto ad emendare , ilVemen-
dazione.
Emendazióne. L'emendare e V emendarsi,
atto ed elTetto : conversione, correzione morale,
cura morale; emenda, emendamento; raddirizza-
mento, raddrizzamento.
Emeralopia. Veggasi a pupilla.
Emergente, emergenza. Detto ad emer-
gere
Emèrgere {emergente, emergenza). Uscir fuori,
uscire dall'accfua, venire a galla, galleggiare;
risultare, derivare, detto di veì'itd. e simili ; ap-
parire, conoscersi, constare, esser chiaro, evidente.
■ Anche, levarsi, sorgere, rendersi chiaro, illa-
stre; segnalarsi, distinguersi. - Emergente, che
succede, che deriva, che nasce ; di avvenimento,
di caso, di circostanza. - Emergenza, voce d'uso,
frequente nel linguaggio burocratico, per avveni-
mento impensato, per caso inaspettato, per cir-
costanza fortuita.
Emèrito. Giubilato, messo in pensione : im-
picijato, funzionario emerito, ecc.
Emerológio. Grecismo per calendario.
Emersióne. L'emergere. - Veggasi anche ad
eclisse. • Il punto in cui tutte le oblique conver-
genti dall'acqua spostata segano le verticali, spin-
gendo in su un galleggiante.
Emètico. Il farmaco atto a provocare il vò-
mito. Cosi : r apomorfiìia, V ipecacuana, il tartaro
slibiato, il solfato di rame, l'euforbia, Vemetina (al-
caloide dell'ipecacuana), il cocomero asinino^ il <o-
bacco, le radici della Parts quadri folia, di peonia,
la corteccia di ranno selvatico, il piligan (licopo-
diacea americana), ecc. - Emeto-catartico, il farmaco
che nello stesso tempo produce vomito e diarrea. -
Emetologia, trattato degli emetici.
Eméttere (emersivo, emesso). Buttare, cacciare,
cavare, mandare, metter fuori: estramettere, lan-
ciare, vibrare. Anche, vomitare, emettere per vò-
mito. - Figur., espriìnere. - Emissione, atto ed
effetto dell'emettere. - Emissivo, atto ad emettere.
- Fofere emissivo, l'attitudine che ha un corpo ad
irradiare il calore. *■
Emianestesia. L'anestesia unilaterale.
Emiantropia. Lo stato dell'uomo quasi bruto.
Emi carpo. Metà di un frutto.
Bmiicèfalo. Detto a mostro.
Eiìiiciclo. Mezzo circolo. - Edifìcio o parte
li edijicio a semicerchio. - Veggasi inoltre a
Parlamento.
Emicilindrico. L'oggetto convesso da una
parte e dall'altra piatto.
Emicrania. Mal di capo, mal di testa (frane,
migrarne), sindrome caratterizzato da accessi di
cefalalgia sentita, il più sovente, da un solo lato e
avente sede nella regione temporale e orbitale. -
Rimedi raccomandati : Vantipirina, la cerebrina, Ve-
salgina, la fenacetina, la micranica, il lapis di men-
tolo, ì'ergolina, (per inalazioni), ecc.
Emiedria. l.e^'^'e di simmetria in un cri-
sta/lo.
Emiencèfalo. Detto a mostro.
Emifonia. Veggasi a voce.
Emigrante, emigrare [{emigrato). Detto ad
emigrazione.
Emigrazióne. L'emigrare, 'cioè abbandonare
il iiioprio paese, la propria patria, trasportando
la propria dimora altrove, per lo più a scopo di
trovarvi lavoro, per impiantarvi una colonia, o
per ragione politica (anche, il complesso delle per-
sone che emigrano) : esodo, espalriazione, migra-
zione, passaggio, trasmigr.izione. E immigrazione,
l'emigrazione rispetto ai paesi nei quali gli emi-
granti si stabiliscono. - Emigrazione propria o per-
manente, quando l'emigrante ha intenzione di fer-
marsi stabilmente nel nuovo paese in cui si reca;
temporanea o jieriodica, quando l'emigrante presume
di tornare in patria, dopo un periodo di tempo
relativamente breve. - Esilio, emigrazione for-
zata per effetto di persecuzione o volontaria.
^ Emigrante, chi emigra, specialmente il lavoratore,
l'operaio : fuggente dal suolo natio. - Emigrnrn,
espatriare, immigrare (andare, stabilirsi in altro
paese), migrare, spatriare, sciamare (delle api), tra-
piantarsi in altra terra, trasmigrare. ■ Emigrato
(partic. di emigrare), chi sta permanentemente in
un paese che non sia il suo; nell'uso, chi si trova
all'esecro per ragioni nolitiche; fuoruscito. - E:^ule,
il condannato aWcsìHo o che è in volontario esilio. -
Immigrato, rispetto ad un paese, chi vi risiede, pure
non essendone nativo.
Prov. : Chi muta paese muta ventura.
Eminente. Elevato, alto, eccelso. - Di persona
d'alto grado, di molta dignità, per carica, per
ufficio che occupi. Anche, distintissimo, grande,
illustre. - Eminentissimo, superlat.; titolo di car-
dinale.
Eminenza. Altura, luogo alto; elevazione di
terreno; piccolo colle; erta. - Protuberanza, emi-
nenza, prominenza, alla superficie di un osso.
Anche, bernòccolo, bitòrzolo; parte dell' e/*.re-
falo. - Titolo di cardinale. - Eminenza grigia,
consigliere occulto e potente (nome dato a Fran-
cesco Du Tremblay, padre cappuccino, consigliere
di Richelieu).
Emione. Animale del genere equus, intermedio
tra il cavallo e l'asino.
Emiopia. Affezione della vista.
Emiplegia. Detto a paràlisi.
Emisferico. Agg. di emisfero.
Emisfero, emisferlo. Mezza sfera ; la metà
del globo terrestre, 'Iella Terra: emisferio, emi-
sperio, emispero. - Emsferi cerebrali, le due metà
laterali del cervello o del cervelletto. Emisfe-
rico, agg. di emisfero: mamillare, marami forme,
mammillare. • Emisferoide, mezza sfera imperfetta.
Emissario. Scaricatore d' acque di lago, di
fiume , ecc. ( veggasi ad idraulica ). Anche,
sbocco.
Emissario. Detto a spia.
Emissióne. Atto ed effetto déìVem^èttere. -
Termine di Banca (veggasi a pag. 244, prima co-
lonna). - Emissione sanguigna, il salasso. - Istituti
di emissione, quelli che mettono in circolazione
carta monetata, carte di credito, titoli di rendita,
e simili.
Premoli. — locabolario Nomenclatore.
63
994
EMISTICHIO
EMPIRE
Emistichio. Mezzo verso.
Emitrag^ò. Specie di ruminante.
Emltropia. Veggasi a cristallo (pag. 769, pri-
colonna, al fondo).
Emittente. Colui che si obbliga a pagare una
cambiale che ha emesso.
Emittero. Veggasi a insetto.
Eimiuenagogo. Detto a mestruazione.
Emmetropia, emmetrope. Veggasi ad oc-
chio.
Emiocatàrtici. Rimedi atti a purificare il
sangue.
EmocromometrOf emodinàmetro» emo-
dinàmica. Veggasi a sangue.
Emofilia. Detto ad emorragia.
Emoftoe, Sputo di sangue.
Emogrloblna. Detto a sangue.
Emolliente. Il rimedio, il medicamento atto a
rammollire i muscoli, diminuendo la rigidità della
fibra : ammolliente, lubrificante, mollificante, mol-
lificativo, umettante. Così tutte le sostanze mu-
cillaginose, gli olii, la gomma arabica, i semi di
lino, la malva, l'orzo, il miele, la tapioca, il li-
chene, la bietola, ecc. - Epicerastico, nome di so-
stanze emollienti, rinfrescanti, acidule, un tempo
reputate atte a correggere l'acredine degli umori.
Emolumento. Profitto, guadagno, • Onora-
rio, paga, stipendio.
Emorragia {emorragico). Flusso, profluvio di
sangue da qualche parte del corpo : uscita di san-
gue. - Emorragia arteriosa, quella che si ha quando
il sangue sgorga da un' arteria. - Emorragia cavi-
taria o interna, quando, senza darsi a conoscere, si
raccoglie dentro una cavità. - Emorragia cerebrale,
l'apoplessia sanguigna. - Emorragia cutanea, fuo-
ruscita di sangue dai vasi sanguigni della cute o
all'esterno, sia per ferite, sia col sudore (ematoi-
drosi) o fra gli strati della cute stessa {petécchie,
vibici, ecchimosi, bozza sanguigna). Varietà cliniche :
purpura traumatica o contusione (per urti, traumi,
percosse) ; purpura pulicosa (per la legatura degli
abiti, per le cinture) ; purpura senile (per facile lace-
rabilità dei vasi sanguigni); purpura dei bambini, con
tosse convulsiva (rottura dei vasi per aumento di
pressione) ; purpura dei neonati (per mancata pres-
sione delle acque dell'amnios); purpura degli aero-
nauti (per la poca pressione degli strati alti atmo-
sferici) ; purpura papulosa (nei deboli, nei linfatici,
negli scrofolosi) ; purpura cachettica (nelle malattie
croniche: malaria, tubercolosi, sifilide); purpura
reumatica o peliosi reumatica; purpura emorragica,
0 morbo maculoso, forma più grave delle precedenti.
Infine, lo scorbuto, accompagnato da stomatite ul-
cerosa. • Emorragia fisiologica, quella che avviene
nei mestrui e nel parto. - Emorragia venosa, quando
il sangue sgorga da una vena.
Ematomtelia, emorragia del midollo spinale. -
Emofilia, malattia congenita prodotta da gravi per-
dite di sangue ; stato patologico determinato da una
disposizione dei vasi, congenita, ereditaria, o da emor-
ragie gravi, spontanee o cagionate da lievi ferite. -
Emorrea, scolo di sangue. - Emollisi, emorragia
della membrana mucosa polmonare : emottisia. -
Emottoico, affetto da emottisi ; che sputa sangue. -
Epistassi, emorragia del naso. - Erosione emorra^
gica, piccolo ascesso alla membrana pituitria. -
Metrorragia, veggasi a mestruazione.
Anastallico : dicesi di rimedio emostatico, stittico,
astringente energico. - Angiostrofe o angìostrofia,
torsione delle arterie per fermare l'emorragia. -
Emofono, apparecchio elettrico che avverte auto-
maticamente il prodursi di emorragia in un amma-
lato. - Emostasi, emostasia, stagnazione del sangue ;.
arresto o cessazione dell'emorragie. - Emostatico, o
antiemorragico, la sostanza medicamentosa o il mi-
scuglio di sostanze medicamentose che abbia per
efi"etto di diminuire o anche di arrestare i' uscita
del sangue dai vasi. Gli emostatici si distinguono
in locali, 0 topici, che si applicano ad una data
parte del corpo, da cui esce il sangue, e in emo-
statici generali, che si somministrano internamente
perchè, assorbiti per mezzo della circolazione, pos-
sano arrestare il deflusso del sangue da una data
località, esterna o interna, del corpo. Emostatici :
i sali ferrici, l'acqua del Binelli, 1' acqua del Bro-
chieri, Vacido 'acetico, ^adrenalina (principio attivo
delle glandole surrenali), Vagarico da esca, Vanemo-
renina, Yaseptina, o acido aseptico, la clavina, la
cornutina, la stipticina, ecc.
Stuellare, impedire, con stoppa e simili, emorragie
0 cercar di assorbire materie purulente.
Emorroidale, emorroidario. Detto a em.or-
roide,
Emorròide. Più comunem. al plur., emorroidi :
scolo di sangue pei vasi venosi dell'ano o dell'in-
testino retto : morice, morici ; raoroide, moroidi.
Le emorroidi sono interne, esterne, aperte, chiuse. -
Emorroidale, agg. di certi vasi sanguigni situati
nell'ano : moroidale. - Emorroidario, emorroidico,
ammalato di emorroidi. - Nodi emorroidali, i tu-
mori prodotti dalle emorroidi. - Vasi emorroidali,
le vene del retto.
Disemorrea, soppressione o difficoltà del flusso
emorroidale. - Emorrelcosi, esulcerazione delle emor-
roidi - Marisca: si dice dei lobi emorroidali av-
vizziti.
Emagoghi, per gli antichi, tutti ì farmaci creduti
capaci di favorire le regole o il flusso emorroida-
rio. - Rimedi per la cura delle emorroidi: Vanusol
(sotto torma di suppositorio costituito di burro
caccao, cera, balsamo del Perù, resorcina, ecc.), la
linaria volgare (tritata con la sugna, in cataplasma
0 in fomento), Verba di San Giovanni Battista, ecc.
Emospasia, emoscopia, emostasia. Veggasi
a sangue.
Emostasi, emostàtico. Detto ad emor-
ragia.
EmotiTità (neol. frane). Voce d'uso per im-
pressionabilità, sensibilità,
Emotrofia {emotròfico). Produzione eccessiva di
sangue.
Emottisi {emottoico). Detto a emorragia.
Emozionare ( emozionante ). Neologismo dal
francese, per commuovere.
Emozióne. Agitazione d'affetti, commozione,
Empetiffgrlne, impetigine. Sorta di scabbia.
Empiamente. Con empietà, da empio.
Empiastro. Lo stesso che catajìlasma, ce-
rotto, impiastro.
Empièma. Veggasi a petto.
Empiere {empiuto, empito). Empire, fare-
pieno.
Empietà. Qualità di empio; atto empio, cosa
empia.
Empiezza. Empietà, crudeltà, atto crudele.
Empifondo. Veggasi a fondo.
Èmpio. Propriam., chi è irreligioso, senza re-
ligione, od offende la religione. Per estens., mal-
vagio, scellerato.
Empire {empimento, empito, empitura). Metter»
EMPIREMA — RNCEFALOPATIA
905
dentro a un recipiente vuoto tanta materia da
renderlo pieno: empiere. L'uso vivo toscano pre-
ferisce empire a empiere, che è più della iin^iua
scritta; e così di tutti i derivati. - Empimento, alto
dell'empire. - Empitura, l'empire, atto ed effetto.
Abborrare, metter borra, riempire di borra (cima-
tura 0 tosatura dei panni lani): imbottire. Per
traslato, cacciar giù alla rinfusa materia vile. - In-
farcire, metter dentro, rienìpire, rimpinzare, rinfar-
cire. - Intasare, empire, empirsi di taso: ve.iga3i ad
ostruzione. ■ JPigiare, mettere troppe persone
in un luogo: gremire. - Rabboccare, riabboccare,
empire sino alla bocca (di fiasco o d'altro reci-
piente). ■ Riempire, riempiere, empire di nuovo,
notti, barili, fiaschi, bottiglie e simili; anche, em-
pire del tutto, senza idea di ripetizione. - llini-
pinzare, rendere eccessivamente pieno. - Rin-
zeppare. stivare in un luogo dove male si può
capire.
Empirema. Massima che può essere dimostrata
solo con l'esperienza.
Empireo (poet., empirò). Veggasi a cielo (pagi-
na 561, prima colonna).
Emplrèuma. L'odore esalato dai prodotti vo-
latili.
Emplreumàtico. 11 prodotto di distillazione
del catrame: è irritatile e antisettico.
Empirìa. Veggasi a indovinare.
Empiricamente. In modo empirico; anche, da
ciarlatano.
Empirico. Fatto o basato snW esperienza,
sulla pratica. - Veggasi inoltre a ciarlatano e
a medico.
Empirismo. La medicina fondata solo sulla
pratica. ■ Ora, sinonimo di ciarlataneria (veggasi
a ciarlatano).
Empirò (poet). Empireo, ctcJo (pag. 561, prima
colonna).
Empito. La forza precipitosa.
Emporótica {carta). Carta da filtrare.
Empòrio. Luogo di mercato, centro del comr
mercio d'una o più regioni.
Empsicosi. Detto ad anima
Emulare {emulato). Contendere, gareggiare, en-
trare in gara con altri, per conseguire chec-
chessia.
Emulatore. Detto ad etnulazion^.
Emulazióne. Il desideì'io di uguagliare o di
superare altri per ottenere checchessia, specialm, in
opera lodevole; competenza, concorrenza, gara,
rivalità (in iin'arte). - Emulatore, emulo, chi gareg-
gia, è in emulazione con altri: antagonista, avver-
sario, competitore, concorrente, contendente, con-
tenditore, gareggiatore; rivale.
Antagonismo, contrasto fra persone, fra enti
morali, ecc., che si trovino di fronte ad esplicare
metodi diversi in una stessa sfera d'azione. - Dua-
lismo, quando i contendenti sono due.
Èmulo. Chi è in emulazione, in gara: an-
tagonista, competitore, concorrente, rivale. - Anche,
contrario.
Emulsióne. Medicamento liquido, d'aspetto si-
mile a quello del latte, e contenente oli, cera o
resine, finamente divisi e sospesi nell'acqua. Anche,
ii medicamento che si ottiene pestando con acqua
i semi oleosi, oppure si trae direttamente dagli oli,
dalla cera, o dalie resine, all'uopo adoperando
gomma arabica o giallo d'uòvo. Usate le emul-
sioni di mandorle dolci, di semi di mellone, non-
ché Vemulsione di mandorle dolci oleosa e V emul-
sione oleosa semplice. - Emulsione di Scott, noto
preparato, a base di olio di fegato di merluzzo,
per i ragazzi gracili. • Emvlsine, le sostanze capaci
di dare una emulsione, come le mandorle dolci, la
gomma arabica, il tuorlo d'uovo, ecc. - llmulsio-
nnnte, che rende possibile l'emulsione: le mucilag-
gini, le gomme, ecc. - Emulsivo, aggiunto dei semi
che, spremuti, rendono olio.
Einiingrere {emunto). Smungere, trarre d'addosso
Vumoi'e.
Emuntorlo. Detto a vescicante.
Enàltag'C. l-'igura di graìnmatica.
Enantlna. Sostanza vischiosa che si trae dal
vino di Bordeaux.
Enantiodromia. Il contrasto delle cose fra
loro.
Enantiofanla. Apparente contraddizione.
Enantiologria. Replica; contraddizione.
Enantiosi. Principio fondamentale della ìnedi-
Cina ippocratica.
Enarmonia, enarmonico. Veggasi a nota
musicale e a suono.
Enartrosi. Detto ad articolazione.
Encausto. Genere di pittura.
Encefalalgia. Dolore al cervello.
Encefalite. Infiammazione dell'enrè/ato.
Encèfalo. In senso lato, il cervello: è la por-
zione del sistema nervoso centrale racchiusa nella
scatola cranica, nel cranio. Lo formano il cervello,
il cervelletto, la protuberanza, il midollo allungato.
- Acquedotto di Silvio, canale di comunicazione fra
il terzo e il quarto ventricolo dell'encefalo. - (Jorpi
quadrigemini, quattro eminenze dell'istmo encefalico.
diviso da un solco crociato, al disotto dell'acque-
dotto di Silvio. - Liquido cefalotanco, liquido sie-
roso che riempie tutti gli spazi sottoaracnoidei del-
l'encefalo e diil midollo spinale, concorrendo a pro-
teggerli. - Meningi: tre membrane che avviluppano
l'encefalo. - Midolla allungata, parte dell'/s^mo del-
l'encefalo stendentesi dalla midolla spinale alla pro-
tuberanza annulare e al cervelletto. - Nodo dell'en-
cefalo, il mesocefalo.
Atelencefalia, mostruosità caratterizzata dallo svi-
luppo incompleto dell'encefalo e del cranio. - Apo-
plessia sanguigna e sierosa : versamento di sangue o
di siero tra le membrane del cervello, nei ventricoli
0 nella sostanza stessa dell' encefalo. - Encefalite,
infiammazione dell'encefalo propriamente detto. -
Encefalocele, ernia dell'encefalo attraverso le pareti
craniche. - Encefalolito, calcolo o concrezione del
cervello. - Encefalomalacta, rammollimento cere-
brale. - Encefalopatia, nome generico dei disturbi
funzionali del cervello. - Encefalopatia saturnina,
complesso di accidenti nervosi gravi, preceduti o
Seguiti da paralisi degli estensori delle membra, con
0 senza anestesia cutanea. - Encefalorragia, emor-
ragia in qualche parte dell'encefalo. - Epilessia,
catalessi, alienazione mentale, malattie di cui può es-
sere affetto l'encefalo.
Encefàlico : dicesi di quegli agenti che si portano
sull'encefalo o sul sistema nervoso ed attaccano le
funzioni intellettuali, la sensazione e l'irritabilità. -
Encefaloide, somigliante alla sostanza cerebrale. -
Encefaloscopia, determinazione dello stato dell'en-
cefalo. - Èncefalotomia , dissezione dell'encefalo;
svuotamento del cranio.
Encefalocele, encefaloide, encefalolito.
Detto a encèfalo.
Encefalopatia, encefalorragia, èncefa-
lotomia. Veggasi a encè/alo.
996
ENCHIRIDIO
ENFITEUSI
Enchirldlo (gr.). Libretto di ricordi; ma-
nuale.
Enciclica. Lettera del papa.
Enciclopedia (enciclopèdico). Dottrina univer-
sale, concatenamento di tutte le scienze e di tutte
le arti, - Dizionario che tratta delle arti, della
letteratura, delle scienze, di tutto. - Enciclopèdico,
spettante a enciclopedia. Anche, chi è versato, è
dotto in ogni genere di dottrina, scrive d'un
po' di tutto: poligrafo; chi ha ingegno versatile.
*ìhi grecizzasse lo chiamerebbe Panurgo. - Enciclo-
pedista, autore, scrittore di enciclopedie. - Enciclo-
pedisti, gli scrittori, filosofi, scienziati, letterati, che
nel secolo XVIII concorsero all'enciclopedia del Di-
derot e del d'Alenitert.
Essere enciclopedico: essere da tutto, da spada e
da sermone; esser? un grembiale da dipintore (saper
male un po' di tutto). - Universalità, qualità di en-
ciclopedico. - Proverbio; Tristo quel barbiere che
ha tin solo pettine.
Enciclopèdico. Detto a enciclopedia.
Enclisi. Veggasi a parola.
Enclitico. Detto a particella.
Encomiare f encomiato). Lodare, dar lode in
pubblico.
Encomiàstica, encomiàstico. Veggasi a
lode.
Encòmio. Detto a lode.
Encrazia (gr.). Lo stesso che astinenza.
Enctèsi. Detto a podere.
Éndaco. L'indaco,
Endecasillabo. Il verso di dodici sillabe.
Endemia (endemico). La malattia, dovuta a
cause locali, e particolare perciò a certe regioni,
dove regna costantemente in epoche determinate. -
Endèmico, particolare a un paese (malattia e, per
estens., altre cose) : indigeno, innato, paesano. - £11-
demtsmo, particolarità di una regione 0 di una lo-
cai i^tà.
Endice. Detto a gallina.
Endittica. Detto a proposizione.
Endivia. Erba da insalata.
Endocardo. Membrana sottile che riveste la
cavità del cuore: endocardio. - Endocardite, in-
fiammazione dell'endocardo.
Endocarpo, Detto a seme.
Endocranlo. Superficie interna del cranio.
Endofito. Detto a ftmgo.
Endog'enia. La generazione interna, intra-
cellulare.
Endògeno. Bicesi endògena la pianta mono-
cotiledone. - Endogene, le forze che agiscono dal-
l'interno del globo terrestre alla superficie (vulcani,
terremoti).
Endografla (endografico). Rame della scienza
che concerne le forze endogene.
Endollnfa. Detto a orecchio.
Endometrite. Veggasi a utero.
Endoscopio. Detto a vescica.
Endosmosi, endosmometro. Veggasi a li-
quido.
Endotèlio. Tessuto parablastico che riveste la
superficie interna dei vasi del cuore e della sie-
rosa.
Èneo (lat.). Bronzeo, di bronzo.
Eneolitico (periodo). Detto a geologia.
Energia (energico). Efficacia, forza speciale
dell'atto operativo 0 dell'operazione. Attitudine che
hanno i corpi a produrre un lavoro. ■ F'orza d'a-
nimo che rende potenti e resistenti nell'operare :
carattere energico; cuore forte, saldo; fermo petto;
forte natura, forte petto; fortitudine; forza di re-
sistenza, di volere, di volontà; virilità, volere. -
L'energia in un corpo è allo stato potenziale 0 allo
stato attuale: si presenta sotto diverse forme, di cui
le principali sono le seguenti: meccanica, elettrica,
termica, chimica, luminosa, o radiante; ciascuna di
queste può trasformarsi nelle altre, con leggi spe-
ciali di equivalenza. La più importante di tutte
queste forme d'energia è la chimica, cioè quella
specie di moto che i corpi possiedono nell'atto di
combinarsi chimicamente. - Energia cinetica, 0 at-
tuale, quella dovuta al movimento di un corpo;
l'energia di massa attualmente in moto. - Energia
elettrica, speciale manifestazione dell'energia sotto
forma di elettricità. - Energia fisica, l'attitudine
a produrre lavoro, ossia un movimento, vincendo
intanto una resistenza. - Energia magnetica, speciale
manifestazione dell'energia sotto forma di magne-
tismo. - Energia meccamca, la capacità di produrre
lavoro meccanico. - Energia potenziale, energia im-
magazzinata dal corpo. - Entropia, parte di energia
interna d' un sistema che non può essere trasfor-
mata in lavoro. - Immagazzinare, nel linguaggio
scientifico e tecnico, concentrare in piccolo spazio
grande quantità di energia.
Energicamente: con energia, in modo energico;
con forte petto, con virile forza; fortemente, ga-
gliardamente, potentemente, solennemente (figur.),
vibratamente, virilmente.
Enèrgico, che ha energia, dotato di energia, mo-
ralmente forte: fermo, ferrigno, forte d'animo,
vibrante, vibrato, virile. - Converter (convertorej,
voce inglese, nome generico di tutti gli appa-
recchi il cui ufficio è di convertire, nella maggior
parte dei casi, un'energia da una forma in un'altra.
- Saper farsi temere, essere energico. - Cuor forte
sempre rompe rea sorte (prov.).
Energùmeno. Indemoniato, ossesso.
Ènfasi (enfàtico). Figura di retorica per cui, nel
parlare, si esprime più di quanto in realtà si dica.
- Enfaticamente, con enfasi, con maniera enfatica,
in modo enfatico. - Enfatico, che ha dell'enfasi;
detto e fatto con enfasi; pieno di enfasi; esagerato
nel discorso.
Enfiagione, enfiare (enfiamento, enfiato, enr
fiatura). Veggasi a gonfiezza.
Enfiato, enfiatura. Detto a gonfiezza.
Enfisèma. Sorta di tumore.
Enfitèusi fenfitèuta, enfitèuticoj. Il contratto
col quale si cede ad altri, per un annuo canone
(che chiamasi livello), il dominio utile di un fondo
in perpetuo 0 a tempo lungo: affìttamento, affitto,
allivellazione, censo perpetuo, fitto perpetuo, livello.
Direttario, nel contratto di enfiteusi, il proprietario
del suolo. - Enfìteuta, chi ha un possesso in enfi-
teusi: censuario, livellarlo. - Enfiteutico, di enfiteusi:
livellario. - Utilista, il proprietario dei frutti nel
contratto d'enfiteusi.
Abbandono dell'enfiteusi, rinuncia al fondo enfi-
teutico per sottrarsi al canone che lo aggrava; sub-
enfiteusi, cessione della propria enfiteusi. - Laudemio,
anticamente, il tributo che si pagava per il rinno-
vamento dell'investitura del feudo 0 del fondo en-
fiteutico; oggi, la quota annua che si paga per la
concessione dell'enfiteusi.- Redenzione, diritto dell'en-
fiteuta di acquistare la proprietà del fondo pagando
un capitale nella misura massima stabilita dalle
leggi. - Allivellare, dare, concedere a livello, in li-
vello: livellare.
ENFITEUTA
997
Enfitèuta, enfitèutico. Detto ad enfiteusi.
Enflzia. Malattia che colpisce le piante di un
paese.
Enginietro. Strumento che serve per misurare
le altezze.
Enigma^ enlmina {enigmàtico, enimmàticó).
Detto, motto, o discorso che sotto il senso lette-
rale ne nasconde un altro; che enumera velata-
mente le qualità di una cosa, lasciando ad altri
l'indovinare: aguzzaingegno , grifo, indovinellOf
logogrifo, rebus, rompicapo, sciarada, stinge (con
questa voce si designa pure una scelta di enigmi).
Anche, cosa difficile a capirsi, di oscuro sigiti-
ficaio. - Enigmaticamente, enimmaticamente, in modo
enigmatico. - Enigmatico, che contiene enigma, si
riferisce ad enigma. - Enigmatizzare, enimmatiz-
zare, parlare o scrivere per enigmi : enimmatichiz-
zare.
Ennàgono. Figura geometrica con nove lati.
Enneaglnla. Ordine di piante con nove pi-
stilli.
Enne enne. Detto a persona.
Enoftalmo. Detto a pupilla.
Enolato, enolico, enolltlvo. Veggasi a me-
dicamento. '
Enollna. Principio colorante rosso del vino:
deriva dall'enocianina.
£nolito. Medicamento che si ottiene per solu-
zione nel vino: vino medicinale. Enoliti : il vino
amaro, il vino antimoniato di Huxam, il vino chi-
nato, quello di rabarbaro, Voppiato composto, o lau-
dano; il vino di Trousseau, di coca, di colchico,
antiscorbutico, di china, ferruginoso, ecc.
Enologìa {enologico). Arte di fare il vino.
Enòlogo. Esperto in enologia; vinicoltore.
Enometro II provino.
Enorme. Che eccede, supera la misura,
la mole, la regola, la proporzione nor-
male, naturale, solita, é eccessivo, in eccesso:
arcispanto, badiale, bestiale (figur. : caldo, fatica
bestiale, ecc.), colossale; cosa che non ha né
babbo, né mamma, che non sta né in cielo, né in
terra; cosa (specialmente errore) da comunione, da
pigliare con le molle ; disorbitante, esorbitante ;
fantastico, favoloso, gigantesco, grandissimo, più che
grande; grosso e spanto; immane, immenso,
imperiale, imponente; infinito, intenso; iperbo-
lico; macchinoso, madernale, madornale, maiuscolo,
marchiano, mastodontico, mostruoso; omerico; sbar-
dellato, sbracato, sesquipedale, sfarinato, sfolgorato,
sfondato, sfondolato, sformato, sgangherato, spam-
panato, spiattellato, sperticato, spropositato, stem-
piato, sterminato, strafoggiato, stragrande: straor-
dinario, tanto fatto.
Enormemente, in modo enorme, in misura stra-
ordinaria; a tutta forza, a tutto potere; di so-
prammano; fuor di modo; infinitamente; oltre a
modo, oltremodó; sbalorditivamente, senza modo,
soprammano, sterminatamente, straordinariamente.
- Enormezza, l'essere enorme, qualità di ciò che è
enorme : immanità. Nell'uso, birbonata, atto da bir-
bone, - Enormità, lo stesso e più popolare che
enormezza.
Enormezza, enormità'. Detto ad enorme.
Enotècnica {enotècnico). L'arte di fabbricare il
vino.
Enòtria. Uno dei quattro nomi primitivi del-
YJtalia.
Ensiforme. A forma di spada: detto di fo-
glia.
Entasi. Il punto nel ^uale la colonna ha mag
gior diametro.
Ente. Tutto ciò che è, ha reale esistenza: cosa,
essere, natura, sussistenza. - Ente assoluto, quello
che contiene tutta l'essenza dell'essere, non avendo
perciò nessuna relazione necessaria con cose da esso
diverse. - Ente dialettico, ciò che la mente pensa,
come se fosse un ente, e lo assume a soggetto de'
suoi raziocini. - Ente giuridico, o morale, corpo che
ha un'esistenza civile a sé, indipcRdentemenle cioè
da quella delle persone di cui esso ente è composto.
- Ente infinito, l'essere sussistente che esclude in
modo assoluto ogni limite. - Ente relativo, quello
che non si può concepire senza un rapporto n'^ces-
sario con un altro diverso da esso.
Ontologia, scienza che abbraccia e tratta la me-
Iodica dottrina dell'ente,
Enteralgla, enterectasla, enterectomla.
Veggasi a intestino.
Enterico. DeìVintestino, appartenente all'in-
testino.
Enterite. Infiammazione degli intestini: veggasi
a intestino: catarro intestinale.
Enterocele. L'ernia ddV intestino.
Enteroclisma. Detto a clistere.
Enterocolite. Veggasi a intestino,
Enterografia, erterologla. enteropatia.
Veggasi a intestino.
Enterotomia (enteròlomo). Detto a intestino.
Euterozoo. Detto a verme.
Entimèma (entimematicoj. Veggasi a sillO'
gismo.
Entità. Qualità di ciò che é. - Ogni oggetto che
può essere considerato come uno. - Gallicismo d'uso
nel senso di importanza, di valore, di pregio,
Entofito. Detto a fungo.
Entomlceto, entomofago, entomofitot
ontomollto. Veggasi a insetto.
Entomologia (entomològico, entomòlogo). Studio
degli insetti.
Entóttico. Dicesi di ciò che è relativo alla po-
larizzazione della luce.
Entozoo. Detto a verme.
Entrambi. Ambedue; l'uno e l'altro, tutt'e due.
•Entrante. Detto a persona.
Entrare {entramento, entrature, entrata). Di
persona: andare, passar dentro, metter piede, in-
trodursi in un luogo. Anche, incominciare a pren-
dere una carica, un impiego, ad assumere un
ufficio e simili; o incotninciare, semplicemente,
una cosa qualunque (entrare a parlare, a trattare ;
entrare in cammino, in giuoco, ecc.). Di cosa: pe-
netrare. Sostantiv., entrata, ingresso. Contr., u-
seire. Si entra o si fa entrare in un buco, per
una finestra, una porta, un uscio o altra qua-
lunque apertura, per un occhiello, uno spi-
raglio, in una tasca, in un fodero, ecc.: veggasi a
dentro. ■ Con varie gradazioni di significato : acce-
dere ; avere, trovare accesso ; darsi dentro ; insac-
care, insaccarsi ; intrare (v. a.) ; mettersi in ,
mettersi per.... (una strada, un bosco); passare al-
Yinterno; passare, premere la soglia; trarsi (in
un luogo); posarsi. - Accessibile, dì luogo nel quale
si può accedere: praticabile. Contr., inaccessibile, im-
penetrabile, impervio: di luo;;o a cui non si può
salire, né accostare, né arrivare. - Immissivo, che
dà facoltà di entrare in possesso.
Aìnmettere, lasciar entrare persona in un luogo,
in una compagnia, ecc.
Addentrarsi, penetrare, entrare addentro (scrittore
9«j8
EPANADIPLOSI
che si addentra nel soggetto). - Bucherare, entrare
con accortezza, ficcarsi, introdursi. - Cacciare, far
entrare a forza, ficcare. - Cacciarsi, mettersi, en-
trare a forza o con importunità. - Comunicare
{comunicazione), far entrare nell'animo, nella mente.
Anche, avere un adito pel quale entrare ed uscire.
- Conftccare, cacciar dentro, far entrare, ficcare
(detto di chiodo, di cuneo, ecc.). - Dare, canee-
dere l'ingresso, lasciar entrare. - Ficcare, far en-
trare una cosa in un' altra con un po' di forza. -
Imboccare, far entrare in bocca; incastrare 1' una
bocca neli' altra di due cose. Imboccatura, effetto
dell'imboccare ; il punto e le condizioni della cosa
imboccata. - Imbrancavi, imbrancarsi, far entrare,
entrare nel branco (dicesi anche di persone), nel
numero. - Immettere, far entrare, mettere den-
tro. - Incastrare, consegnare, commettere : veggasi a
incastro. - Injillrare (infiUrazione), veggasi a li-
quido. - Iniettare, far entrare per iniezione. ■ In-
nestare, far entrare per innesto o, anche, altri-
menti. - Inoculare, far entrare per inoculazione.
■ Insaccare, insaccarsi, entrare in un luogo con pe-
ricolo di non uscire; o, semplicemente, entrare in
un luogo. • Insediare, insediarsi (insediamento, in-
sediato), dare, assumere l' esercizio di un ufficio,
di un impiego e simili. Insediamento, l'atto o la
cerimonia. - Inserire, far entrare, metter dentro,
per inserzione. - Insinuare, far entrare a poco
a poco, bel bello; persuadere altri di qualche cosa;
veggasi a insinuazione. - Internarsi, veggasi a
interno. • Intervenire, entrare con le armi in
mezzo alle questioni altrui, in quanto toccano le
proprie ragioni, e ciò secondo gli effetti che si
possono e si debbono prevedere. - Intromettere, in-
tromettersi {intromettente intromettenza), far entrare,
entrare nelle faccende altrui (veggasi a intromis-
sione) : frammettere, frammettersi, - Intrudere, in-
trudersi, veggasi a intrusione. - Introdurre,
far entrare. - Invadere, fare invasione, entrare
con violenza, per forza d'armi. - Irrómpere, fare ir-
ruzione, entrare impetuosamente, con impeto. -
Rientrare {rientr amento), ripete entrare. - Ritirarsi,
rientrare, rifugiarsi. - Scarrucolare, entrare con
arte, sdrucciolare. - Sotténtrare, subentrare, entrare
sotto, entrare al posto d'altri. - Sviscerare, entrare
bene addentro in un argomento, in una que-
stione : discutere a fondo. - Venire, entrare (viene
del vento qui).
Entrata, l'entrare; ingresso, luogo d'ingresso, punto
dove si entra ; passaggio, luogo per cui si entra :
accesso, adito, andito, anticamera, atrio, porta
d'ingresso, vestibolo. Popolami., ingresso trionfale,
solenne. - Entratura, la prima stanza d'un quar-
tiere nella quale entra chi viene da fuori : detta
anche stanza d'entratura o d^ ingresso. Anche, la
tassa che si paga per entrare in una società, ecc.
- ingresso, Y entrata, 1' entrare e il luogo dove si
entra.- Introduzione, l'introdurre e l' intro-
dursi. - Labirinto, luogo nel quale, una volta
entrati, non si può o è difficile uscire. - Pas-
sata, penetrazione. - Penetramento, penetrazione,
il penetrare. - Sportello, apertura, entrata.
- Tourniquet (frane), arganello, arnese fatto di
una croce di legno, girevole, posta orizzontal-
mente sopra un suggesto per far passare le persone
una ad una. Costruito con arte, serve a contare e
far entrare le persone, una ad una, nei luoghi pub-
blici a pagamento: contatore.
Bntrata. La rendita patrimoniale. - Parte del
conto di [in' amministrazione. - In musica, lo
stesso che preludio, introduzione, - Entrata libera,
0 scala franca, facoltà che il magistrato concede (a
gente sopravvenuta, specialmente per via di mare)
di praticare in terra.
Éntratara. Ingresso, vestibolo. - Sorta di
tassa - Veggasi a corse ippiche, pag. 744, pri-
ma colonna (condizioni per far correre un cavallo).
Entro. Proposizione e avverbio: dentro.
Entrone. Il vestibolo della casa.
Entusiasmare , entusiasmarsi {entusia-
smato). Destare, sentire entusiasmo.
Entusiasmo {entusiasmare, entusiasta, entusia-
stico). Forte, grande commozione dell'animo per
cui si ammira (veggasi ad ammirazione), si ap-
prova, si applaude calorosamente, o si fa una qua-
lunque cosa con ardore, con energia, con fervore.
Anche, ispirazione poetica, di poesia. Il Bettinelli
definì l'entusiasmo « un'elevazione dell'anima a ve-
der rapidamente cose inusitate e mirabili, passio-
nandosi e trasfondendo in altri la passione». - Ca-
lore, entusiasmo, ardore che si manifesta nelle pa-
role, nei gesti. - Delirio, fanatismo, entusiasmo
spinto all'eccesso. - Entusiasmato, chi ha, chi prova
entusiasmo : ammiratore entusiasta (voce non bella),
entusiastico, briaco (figur. scherz.), estatico, fame-
lico, infatuato. Contr., freddo, indifferente, - En-
tusiastico, che proviene da entusiasmo o lo produce;
pieno di entusiasmo.
Entusiasmare (verbo non accettato né dai puristi,
né dalla Crusca), destare, suscitare entusiasmo,
commuovere vivamente, piacere assai, fino al-
Veccitazione: elettrizzare, fanatizzare, far furore,
furoreggiare. Contr., smorzare l'entusiasmo.
Enucleare {enucleato). Dichiarare, spiegare.
Enucleazione. Estrazione di un tumore.
Enumerare {enumerato, enumerazione). Con-
tare per numero. - Esporre, narrare per or-
dirle,' passare in rassegna cose che si possono di-
stinguere a nome: annombrare (v. a.), annume-
rare, dinumerare, enunciare, enunziare, esporre, far
notare, menzionare, nominare,, notare, numerare.
- Enumerazione, l'enumerare : annoveramento, enun-
ciazione, enunziazione, noverazione, numerazione.
Enumerazione. L'enumerare.
Enunciare, enunziare {enunciativo, enun-
ciato, enunciazione). Propriamente, esporre lo
stato di una quistione, e simili. In altri sensi o
con modificazione di significato, determinare,
dire, enutnerare, esprimere, proporre. -
Enunciativa, enunziativa, la facoltà di esporre le
proprie idee chiaramente. - Enunciativo, eaunzia-
tivo, che enuncia, atto ad enunciare : espositivo. -
Enunciato, enunziato, esposto, espresso. - Termine
di matematica.
Enzima , enzimologria. Veggasi a fer-
mento.
Enzoozia {enzootico). Veggasi ad animale
(pas;. 101, seconda colonna).
Eocene. Detto a geologia.
Eolipila. Detto a vapore.
Eoo. Poet., orientale.
Eortologria. Veggasi a festa.
Eosina. Nome di più d'una sostanza colorarUe
del catrame.
Epa. Pancia, ventre.
Epàgrogre {epagógico). Detto a inferno e ar
induzione.
Epagròmeno. Detto a giorno.
Epanadiplosl. Veggasi a malaUia e a ripe-
tizione.
EPA SA STROFE
EPILESSIA
999
Epanastrofe. Detto a ripetizione.
Epànodo. Detto ad oratore.
Epanostosl. Figura di retorica.
Epate, epàtico, epatite. Vepgasi a fegato.
- Epate, grecismo usato anticamente per designare
alcune sostanze chimiche.
Epatisla. Detto a fegato.
Epatite. Varietà di solfato di barite proveniente
da Koiiisberg.
Epatizzazione. II passaggio di un tessuto ad
uno stato tale di alterazione da presentare l'aspetto
di un fegato.
Epatta. Veggasi a luna.
Epèntesi. Figura di grammatica.
Epicamente. In modo epico
Epicardio. Detto a pericardio,
Epicarpo. Veggasi a frutto.
Epicaule. Detto a fungo.
Epicèdio. Una poesia funebre.
Epicentro. Detto a terremoto.
Epichéia. Detto a legge.
Epicherema. Specie di sillogismo.
Epichlsi. Antico vaso con un'ansa sola.
Epiciclo. Detto a pianeta.
Epicicloide. Detto a curva (pag. Sii, seconda
■colonna).
Epico. Veggasi a poema.
Epicóndllo. Detto ad dm,ero.
Eplcoriambo. Detto a verso.
Eplcrànlca. Aponeurosi del cranio.
Epicranio. Il periostio delle owa del cranio.
Eplcrasi {epicrdiico). Cura del sangue. - Lenta
evacuazione.
Epicrisi. Decisione, il decidere. - Veggasi a
^norte.
Epicureismo. Ricerca del piaceì^e; dottrina
di Epicuro.
Epicurèo. Conforme alla dottrina di Epicuro.
- Chi é tutto dedito al piacere. - Anche, sen-
suale.
Epidemia (epidèmico). Malattia generale in un
luogo, per infezione : influenza di malattia tra le
persone di una città, di una regione: contagio, m-
fezione, influenza, influsso; lue; male appiccica-
"ticcio, malattia pestilente, morbo, moria, mortalità,
mor tarla, peste, pestilenza. - Contagiosità, la capa-
cità di un morbo di attaccarsi e trasmettersi da
ano in un altro : morbosità. - Beriberi, colera delle
Indie. - Epiecia, epidemia circoscritta in un luogo
. ristretto. - Epizoozia, enzoozia, epidemia del be-
stiame. - Pandemia, malattia di tutto un popolo. -
Vomito nero, la febbre gialla.
r.pidemico, contagioso, morboso, da morbo, che
ha del morbo e lo comunica: loimico, pestilente,
pestilenziale, pestilenzioso, pestifero ; velenoso. -
Mortifico, che produce il morbo.
Infestare, cagionare, apportare infezione, epi-
demia. - Infierire, infuriare, di epidemia che fa
morire molta gente. - Scoppiare, erompere, di-
lagare, il manifestarsi e il propagarsi di una epi-
demia.
Cordone sanitario, seguito di compagnie armate
intorno a un paese ove infierisca un contagio. - Epi-
semasia, il primo apparire d'una malattia epidemica.
Incubazione, il tempo che passa tra il momento del
contagio e l'apparire dei primi sintomi della ma-
lattia. - Quarantena, periodo di quaranta giorni.
Numero di giorni qualunque in cui persone o cose
provenienti da luoghi infetti da contagio vengono
^tenute in osservazione.
Antiloimico, antiepidemico, antipestilenziale. -
Fumigaijione, mezzo usato per disinfettare. -
Lazzaretto, vei^rgasi a questa voce. - Sporàdico, che
non è epidemico, ma colpisce qua e là, in tempi
diversi.
Epidemo. Parte dello scheletro.
Epidèmico. Detto a epidemia.
Epidèrmide. La prima pelle (dell'uomo).
Epididimo. Veggasi a testìcolo.
Epidittico (gr.). Pomposo : veggasi a pompa.
Epifania. Solennità, festa del cattollcisìHO
nella quale si rammenta l' apparizione della stella
ai He Magi: festa dei re. - Befana, corruzione dia-
lettale di epifania, che in greco vuol dire appari-
zione. - Segavecchia, befana, fantoccio che si porta
in giro di mezza quaresima, ripieno di frutta secca:
si rompe, e i frutti si dispensano alla folla.
Epifisi. Detto ad osso.
Epifonèma. Sorta di esclamazione senten-
ziosa.
Epifora. Detto a retòrica.
Epig'amla. Il secondo matrimonio,
Eplgrastrlo, epigrastro (epigastrico). Veggasi a
stotnaco.
Epl^^ènesi. Detto a fisiologia.
Epiglòttide. Veggasi a glòttide.
Epigone, Detto a scrittore.
Epig-onlo. Strumento musicale , usato nell»
Grecia antica : aveva quaranta corde.
Eplgrafalo. Veggasi a iscrizione.
Epigrafe {epigràfico). Breve scrittura per ri-
cordare fatti, persone, ecc.: veggasi ad iscri-
zione. • Breve scritto messo in fronte a un libro
come dèdica, - Epitaffio, epigrafe mortuaria.
Epigrafia, epigrafista. Veggasi ad iscri-
zione.
Epigramma {epigrammatico, epigrammista).
Breve e arguto componimento in versi : detto mor-
dace, motteggio, mottetto, motto arguto. Epi-
gramma senza sale, acùleo, arguto, faceto, amaro,
piacevole, ecc. - Epigramma figurato, componimento
poetico, i versi del quale sono disposti in modo
da formare una data ligura.' - Epigrammet'o, epi-
grammino, dimin. - Epigrammuccio, epigramma di
poco pregio.
Epigrammaticamente, con epigramma, a modo di
epigramma. - Epigrammatico, di epigramma : mot-
teggevole. - Epigrammeggiare, fare, scrivere epi-
grammi ; usare spesso l'epigramma. - Epigrammista,
scrittore di epigrammi ; poeta epigrammatico ; chi
si compiace troppo di fare epigrammi: epigramma-
tario, egrammatista, epigrammatografo. - Epigram-
matologia, raccolta di epigrammi.
Epilare, epilazióne. Veggasi a pelare,
Epilèmma. Veggasi a obiezióne.
Epilessia (epilèttico). Malattia cerebrale, primi-
tiva 0 secondaria, specie di nevrosi che si mani-
festa per accessi più o meno frequenti, nei quali si
ha perdita di cognizione e movimenti convulsi dei
muscoli: acatalessia, accesso epilettico, accidente
epilettico; battigia, brutto male; convulsione epi-
lettica, lue divina; malaccio, mal caduco, màlcaduco,
malcaduto, mal caduto (idiot. pop.): mal del bene-
detto, mal comiziale, male di san Giovanni, male
maledetto, malmaestro, mal male, morbo epilettico,
morbo maggiore, morbo sacro {morbus sacer, lat.).
- Automatismo ambulatorio, forma di epilessia pro-
cursiva, in cui l'impulso irresistibile a camminare
0 a correre si protrae in modo che l' infermo fa
incoscientemente lunghe escursioni, le quali pos-
1000
EPILETTICO
EPTACÒRDO
sono durare fino a più ore o giorni, compiendo,
nel frattempo, atti coerenti e incoerenti, e talvolta
anche delittuosi, dei quali, tornato in sé, non con-
serva il più piccolo ricordo. - Epilessia riflessa o
simpatica, quella dipendente dall'azione riflessa dei
nervi e che si sviluppa in conseguenza di nevromi,
cicatrici e tumori. - Epilessia spuria o sintomatica,
quella spettante a diversi prodotti morbosi, di cui
non è che un sintomo. - Epilessia tuiumatica o
jacksoniana, dovuta a compressione del cervello,
per deformità cranica acquisita. - Epilessia vera o
idiopatica, la vera malattia, caratterizzata da attacchi
convulsivi. - htero-einlessia, veggasi a isteristno» -
Mal del benedetto, certe leggiere convulsioni comu-
nissime nei bambini. Anche, assolutam., il bene-
detto.
Aura epilettica o isterica, sensazione di una specie
di vapore che sembra partire da un'estremità o dal
tronco ed alzarsi verso la testa prima che prorompa
l'epilessia o l'isterismo. - Rachiasmo, primo sintomo
dell'epilessia, consistente in un'azione spasmodica
dei muscoli della nuca, per la quale si produce
congestione delle vene del collo.
Epilettico, di epilessia, appartenente a epilessia
(accidente, insulto, rimedio, ecc.). Chi è affetto da
epilessia: convulsionario, sincopizzante. - Epilettoide-
npol. scientifico per indicare chi in tenue misura è
aff'tto da epilessia. - Epiletloide o epiletliforme : di-
cesi di fenomeni convulsivi che spiccatamente so-
migliano a quelli dell'epilessia.
Antiepilettici, i rimedi contro l'epilessia, quasi
tutti però riscontrati di poca o nessuna efficacia.
Come tali suggeriti: la serie dei bromuri, il bro-
malio, la radice di eraclea, lo stramonio, la tossina
(principio estrallo dalle foglie del tasso), la radice
di veratro, la valeriana, ecc.
Epilèttico. Detto ad epilessia.
Epilogare (epilogamento, epilogato). Fare l'epi-
logo, la recapitolazione, il riassunto, il riepilogo
delle cose delle.
Bpilog-isino. Conclusione dal noto all'ignoto.
Epilogo. Ricapitolazione, riassunto, riepilogo.
- Anche, conclusione, congedo, licenza.
Eplmachiii. Anticam., lega difensiva fra due
0 più Slati.
Epimizlo. Detto a favola.
Epinìcio. Un canto trionfale.
Epiploo. Dello a peritoneo.
Episcènio. Veggasi a teatro (antico).
Episcopale, episcopato. Detto a vescovo.
Episcopio. Palazzo del vescovo.
Episcopocrazia. Dominazione del clero in
uno Stalo.
Episillogisnio. Detto a sillogismo.
Episintètico Detto a medico.
Episodicamente. A modo di episodio.
Episodico. Di episodio.
Episòdio. Particolare di un fatto, di un avve-
nimento; piccolo 0 breve incidente: fallo inci-
dentale.- Azione di guerra accessoria o collegata
alla principale. - Digressione, in un poema eroico,
in un romanzo: sopraracconto; frammesso, frani-
messuzzo. - Epiaodicnmente, a modo di episodio;
nell'uso, incidentalmente, incidentemente. - Episo-
dico, di episodio, appartenente a episodio: inci-
dentale.
Epispadia; Detto a genitali.
Eptspàstico. Farmaco capace di determinare,
applicato sulla cute, viva irritazione e infiamma-
zione, provocando accumulo di siero e formando
delle vescicole: vescicatorio (cantaride, senape, ecc.).
Episperma. Detto a grano e a seme.
Episfàssi. U emorragia di naso.
Epistola, epistolario (epistolare). Veggasi a
lettera.
Epistolografìa. Detto a lettera.
Epitàffio. Epigrafe, iscrizione mortuaria: epi-
tafio, pataffio, pitaffio, soprascritta.
Epitalàmio [epitalàmico). (Componimento poe-
tico in occasione di matrimonio, dedicato a sposi
novelli: canto epitalamico; imene.
Epitelio. Tessuto che nell'embrione si origina
dal blastoderma e si diffonde a costituire il rive-
stimento del corpo.
Epitelioma. Sorla di cancro, di ulcerazione
cancerosa.
Epitesi (gr.). Aggiunta, l'aggiungere.
Epitetare [epitetato). Usare gli epiteti con pro-
prietà.
Epìteto. Aggiunto che dichiara la qualità del
sostantivo.
Epitimla. Detto a gravidanza.
Epitomare (epitomato). Compendiare, fare un
compendio.
Epìtome. Ristretto, compendio.
Epitrocrasmo. Termine di retorica*
Epitroclea. Detto a òmero.
Epitrope. Termine di retorica.
Epittima. Empiastro, cataplasìna. '■"
Epizoarlo, epizoo. Detto a parassita.
Epizoozìa. Malattia contagiosa, epidemia dei
bestiame.
Època. Periodo di tempo determinato nel corso
dei secoli; punto fisso nella storia, segnalato da
qualche avvenimento memorabile e dal quale si co-
mincia a contare gli anni; divisione della storia,
èra, età, evo ; grande ora della storia, della cro-
nologia; lasso di tempo; luna, periodo: secolo,
stadio, tempi. - Termine di geologia. - Epoca
antica, Vantichità; attuale, la presente, quella
in corso; eroica, degli eroi, tra la favolosa e la sto-
rica; leggendaria, il periodo della leggenda; tn$-
dioevale, il medioevo; mitica, dei miti, della »n»-
tologia ; preadamitica, anteriore ad Adamo; prei-
storica, anlecedcEte alla storia.
Data, tempo, epoca in generale. - Fin de siede
(frane), veggasi a secolo. - Gentilesimo, l'epoca dei
primi cristiani. - // cinquecento, il secolo decimo-
sesto; il quattrocento, il secolo decimoquinto, ecc. -
Kalim, voce della cronologia indiana: indica un
giorno e una notte di Brama, cioè 4,."ì2O,O0O,OO0
di anni solari. - $egno dei tempi, che caratterizza
un tempo, un'epoca. - Sincronismo, coincidenza delle
epoche
Al tempo che i calzoni si tiravano su con le car-
rùcole, al tempo di re Pipino, al tempo in cui Berta
filava, in epoche lontane. - Al tempo che si lega-
vano le viti con le salsicce, al tempo che volavano
gli asini, in epoche favolose. - In ilio tèmpore
(lat.), in un tempo passato, in epoca passata. • Un
tempo, una volta ; a mio, a suo tempo; in altri tempi,
a quei tempi, nei tempi andati, espressioni di chiaro
significato.
Epodo. Terza strofa del coro greco.
Eponimo Dello a magistrato (greco).
Epopèa (epopéico). Detto a poema (epico).
Epopèico. Epico, di poema epico.
Eppure. Non di meno, nonpertanto, tuttavia*
Eptacòrdo, ettacórdo. Detto a cetra.
EOUll-IblUo
1001
EptAgrono. Figura geonietrira di sette lati.
Eptasillabo. IJttto a sillaba.
Epulone. Chi si compia e di »n«wflriare molte
e delicate vivande, a similitudine dell'epulone del-
l'Evangelo: goloso, trinialcione (il protagonista del
Satyricon à'\ Petronio).- Epulonaccio, pegg. di Epu-
lone. - Éimle, i pubblici banchetti che venivano
ordinati dagli antichi epuloni.
Epurare, epurazione (eptirato). Veggasi a
puro.
Equàbile, J.o stesso che regolare, uguale,
uniforme, detto per lo più di moto.
E(j[ualibllità. Qualità di ciò che é equabile.
Equamente. Con equità, con giustizia.
Equànime. Che ha equanimità, ha modera-
zione d'animo, temperanza d'aflelti e di sentimenti ;
p ra t i ca m e n te, imparziale.
Equanimità. L'essere equanime.
Equatore {equatoriale). Uno dei cerchi massimi
della sfera, della Terra: circolo o linea equato-
riale, linea equinoziale; zona di mezzo, zona equa-
toriale, zona rojigia, zona torrida. - Equatore celeste,
il cumolo massimo della sfera celeste che coincide
al piano dell'equatore terrestre e che divide il cielo
in due emisferi. - Equatoriale, dell'equatore. - Nome
d'un islrumento usato per seguire il moto diuturno
degli .astri e misurarne l'ascensione retta e la de-
clinazione.
Columellidi, i due circoli massimi che si suppon-
gono passare per i poli, dove si tagliano ad angoli
retti, per intersecare poi l'equatore e l'eclittica, uno
nei punti equinoziali, l'altro nei punti che segnano
il solstizio. - Doldrums, in inglese, le calme equa-
toriali. - Elevazione dell'equatore, l'arco del meridiano
compreso tra l'orizzonte del luogo e il punto in
cui è tagliato dall'equatore.
Equazione. Formola di matematica con la quale
si esprime l'equaglianza di due quantità, alcune delle
quali note, altre incognite: è detta ad una, a due,
a tre... incognite, quando le quantità che si cercano
sono espresse con una, due, tre... lettere diverse;
è detta invece di primo, di secondo, di terzo... grado,
se contiene un'incognita elevata alla prima, alla se-
conda, alla terza potenza. Se é formata di lettere,
dieesi letterale; in caso diverso, numerale. - Equazione
binomia, quella formata di due monomi. - Equazione
biquadratica, quella incompleta di quarto grado, con-
tenente le potenze pari dell' incognita, ovverossia
la quarta e la seconda potenza. - Equazione diffe-
renziale, quella che ha per iscopo di trovare una
funzione di cui si conosce la derivata. - Equazioni
equivalenti, quelle che contengono le medesime
incognite e le mededesime radici. Equazione espo-
nenziale, quella in cui l'incognita forma l'esponente
di una potenza. - Equazioni simultanee, quelle che
costituiscono un sistema. - Equazione trinomia,
quella in cui l'incognita può essere ridotta ad avere
un determinato grado superiore al 2 e nello stesso
tempo ad un grado doppio. - Equazione verificata:
quando, sostituiti alle incognite i rispettivi valori
trovati, risulta ancora un'eguaglianza.
Abbassamento delle equazioni, trasformazione di
nna equazione in un'altra di gr«tdo inferiore. - Curva
esponenziale, quella definita da un'equazione esponen-
«iale. - Decomposizione deir equazione, risoluzione delle
equazioni in altre, che ne sono i fattori. - Grado di
inequazione, la somma degli esponenti delle inco-
,pnite nel termine dove tale somma è maggiore. -
Jneognila, nelle equazioni, la lettera che esprime la
iCjuantità che si cerca (per consuetudine, le incognite
si rappresentano con le lettere x, y, z, u).- Integra-
zione (li un'equazione, il problema che si riferisce ad
una equazione differenziale. - Membri dell'equazione,
le due quantità che si trovano a destra e a sinistra
del se^no di eguaglianza (=). - Radici dell'equa-
zione, 1 valori delle incognite che soddisfano al-
l' equazione, ossia le quantità che si cercano. -
I{is(jluzi()ne di ìin' equazione, operazione di trovare il
valore della sua incognita. - Hisoiuzione di un si-
stema di equazione: operazione per trovare il valore
0 i valori delle incognite che vi sono contenute. I
metodi usati ordinariamente sono di tre specie, e
sono detti metodi di eliminazione.
Metodo di eliminazione per sostituzione: consiste
nel risolvere una delle equazioni del sistema ri-
spetto ad una incognita e sostituire la quantità
ad essa equivalente nell' altra o nelle altre equa-
zioni. - Metodo per riduzione, o per somma, o
sa«ra2»onc; consiste nel rendere eguali i coefficienti
di una delle incognite che si vuole eliminare njolti-
f)licando tutti i termini di un' eiquazione pel coef-
iciente di delta incognita contenuta nell'altra, poi
nell'addizionare o sottrarre, membro a membro, le
due equazioni secondo che i coeflicienti ridotti egus'i
sono preceduti da segni disuguali od eguali. Metoao
di confronto: si risolvono tutte e due le equazioni '
rispetto ad una incognita e coi vaiori <?osi trovati
si forma una terza equazione. Un quarto metodo
raramente usato è quello detto dei fattori indeter-
minati, che consiste nel moltiplicare ciascuna equa-
zione per una quantità indeterminata; addizionare
0 sottrarre in corrispondenza membro a menibro 1»
equazioni così ottenute, raccogliere le incognite a
fattore comune, eguagliare a zero ciascun coeliiciente
delle incognite, eccetto quello di una.
Sistema di equazioni, il complesso di più equa-
zioni che sono soddisfatte dai medesimi valori delle
incognite.
Porre in equazione un problema, scrivere l'equa-
zione per la quale il problema si risolve.
Equazione del tempo. Veggasi a giorno.
Equèstre. Cavalleresco, di cavaliere. - ConV'
battimento, battaglia d'uomini a cavallo.
Equiàngolo. Che ha gli angoli uguali.
Equidistante. Alla stessa distanza - Termine
di geometria.
Equidistanza. Uguale distanza»
Equilàtero {equilaterale). ("he ha lati uguali.
Equilibrare, equilibrarsi (equilibrato). Met-
tersi in equilibrio.
Equilibrazlone. Detto ad equilibrio.
Equilibrio. Lo stare di un corpo, per giusto
contrappeso, sospeso in un punto senza cadere da
nessuna parte; stato di riposo in cui si mettono e
durano i corpi quando sono sollecitati al moto da
più forze che si bilanciano e si elidono tra loro:
oilico, contrappesaniento. • Equilibrare, mettere in
equilibrio, bilanciare; librare; mettere, porre in bi-
lico; tenere in bilancia. - Equilibrarsi, mettersi in
equilibrio, librarsi. - Equilibratamente, in equilibrio:
libratamente, pari pari. - £'(jf(u7iòra<o, in equilibrio,
che sta in equilibrio, in bilancia uguale; librato,
pari e diritto. - Eqmlibratore, chi o che equilibra.
- Equilibrazione, l'equilibrare e l'equilibrarsi: con-
trap pesamento, equilibramento, libramento, libra-
zione.
Equilibrio finanziario, il pareggio. • Équilibri(y
sociale, veggasi a società. - Equilibrismo, la teoria
del libero arbitrio, secondo la quale si ha libertà
vera solo nel perfetto equilibrio delle ragioni de»
1002
EQUILIBRISMO
terminanti: fu messa in ridicolo con la storiella
dell'asino di Buridano. - Perno, il punto, il centro
di gravità, intorno al quale le parti d'un corpo,
puntellate scambievolmente tra loro, si equilibrano.
- Squilibrio, aiancanza o cessazione di equilibrio:
disequilibrio, disquilibrio: traboccamento, trabocco;
tracolla mento, tracollo delia bilancia.
Geostatica, scienza che tratta dell'equilibrio dei
corpi solidi. - Idrostatica, parte della meccanica che
tratta dell'equilibrio dei liquidi. - Ontoslatica, la
teoria generale dell'equilibrio delle cose. - Statica,
parte della meccanica che considera i rapporti che
le forze devono avere tra loro, in grandezza e in
direzione, per farsi mutuo equilibrio.
Bilanciare, bilanciarsi, stare in equilibrio: andare
del pari, andare in bilancia; stare in bilancia. -
Controbilanciare, contrabbilanciare, fare equilibrio. -
Cadere: di persona, effetto della perdita di equi-
librio. - Mancare, perdere l'equilibrio, cadere per il
soverchio peso d'una delle parti - Sbilanciare, sbi-
lanciarsi, levare o perdere l'equilibrio. - Squilibrare,
togliere l'equilibrio: disequiliJorare, isbilanciare; dare
il tracollo alla bilancia, farla traboccare. - Squili-
brarsi, perdere l'equilibrio: delibrarsi, dilibrarsi,
scontrappesarsi, uscire dal perno.
^Equilibrismo. Detto a equilibrio.
Equilibrista. Funambulo, ballerino di corda ;
chi fa giuochi d'equilibrio.
Equino. Di cavallo. - Equini, il cavallo, Va-
sino e il mulo. Anche, la zebra, il quagga. -
Rimonta, rifornimento di equini.
Equinoziale. Di equinozio. - Linea equinoziale,
Vequatore.
Equinozio (equinoziale). L'eguaglianza del gior-
no e della notte. Il tempo precisò in cui la Terra,
nel suo giro di rivoluzione, viene a trovarsi in una
posizione tale che tutti i suoi punti, durante un in-
tero giro di rotazione, godono di una eguale distri-
buzione di luce e di tenebre e i giorni sono per-
fettamente eguali, in durata, alle notti in tutte le
parti del mondo. Questo fenomeno si verifica due
volte all'anno; il 20 o 21 marzo {equinozio di pri-
mavera) e il 20 0 21 settembre (equinozio di au-
tunno). - Apocatastasi, rivoluzione intiera dei punti
equinoziali etfettuantesi in circa 25860 anni. - llarie,
in Roma antica, l'equinozio di primavera, durante
il quale si celebrava una lieta festa in onore di
Cibele. - Luce zodiacale, cono di luce biancastra,
avente la base dal lato del sole; è detta cosi per-
chè si osserva nella direzione dello zodiaco e spe-
cialmente nel tempo degli equinozi, prima che il
sole si levi e dopo il tramonto. - Precessione degli
equinozi, movimento di retrocessione compiuto dalla
linea degli equinozi, nella misura di 50 secondi al-
l'anno.
Equinoziale, di equinozio (regione, circolo, linea,
pioggie equinoziali). - Anno equinoziale, l'anno tro-
pico. - Circolo equinoziale, cerchio celeste equidi-
stante dai poli, detto cosi perchè, quando il sole
nel suo moto apparente è in quello, i giorni sono
eguali alle notti. - Fiori equinoziali, quelli che si
aprono e si chiudono a determinate ore del giorno.
- Linea equinoziale, Vequatore, sulla sfera cele-
ste. - Quadrante equinoziale, specie di orologio
solare.
'^ Eqnipagrgiare (equipaggiamento, equipaggiato).
Corredare, fornire, provvedere di corredo, di
equipaggio un esercito, una nave, ecc. - Equi-
paggiamento, tutto quanto alle milizie può occorrere
di corredo , ecc. ; 1' atto e l' effetto dell' equipag-
giare ,
Equipagrgrio. Corredo, fornimento di cose ne-
cessarie ad un esercito in cammino, ad una nave,
ad una carovana e simili. Tutto ciò che è neces-
sario ad un viaggio, massime le vesti. - Complesso
degli uomini che prestano servizio sopra una nave,
obbedendo ai comandi del capitano. - Grande equipag-
gio, il treno, il carreggio e tutte le bagaglie di un eser-
cito in marcia. - Piccolo equipaggio, la biancheria
e le altre cose che il soldato porta indosso e nello
zaino.
Equiparare (equiparato). Ridurre una cosa al
pari di un'altra. - Formare di due o più cose o per-
sone uno stesso giudizio. - Paragonare, mettere a
paragone.
Equiparazióne L'equiparare, atto ed effetto.
Equipollente. Che ha lo stesso valore; che
è uguale.
Equipollenza. L'essere equipollente. - Veggasi
a proposizione.
Equiponderanza, equiponderare (equipon-
derato). Veggasi a peso.
Equiseto. Genere di piante senza foglie, a tronco
fistoloso : tipo delle equisetacee.
Equisono. Uguale nel suono.
Equità. La giustizia esercitata con una certa
moderazione.
Equitazione. L'arte di cavalcare.
Equivalente. Dello sfesso valore, dello stesse
pregio. - Equivalente meccanico del calore, quan-
tità di lavoro che una unità di calore può produrre.
- Equivalente termico del kilogrammetro, la frazione
di calorie che corrisponde al lavoro di un kilogram-
metro.
Equivalenza. L'essere equivalente.
Equivalere, equivalersi (equivalente, equi-
valso, equivaluto). Essere uguale di pregio, di va-
lore, di peso, ecc.
Equivocamente. In modo equivoco.
Equivocare (equivocato). Cadere in equivoco ;
sbagliare, commettere uno sbaglio.
Equivocazione (sofisma dell'). Detto ad equi-
voco.
Equivoco. Interpretazione erronea di parole o
d'azioni, e il giudizio e il fatto che ne derivano.
Tutto ciò che, per la sua natura dubbiosa, può es-
sere oggetto di diversa interpretazione: ambi-
guità, malinteso. Parole, locuzioni non chiare, quindi
tali da essere diversamente interpretate: ambiguezza,
anfibologia, equivocazione, inevidenza, oscurità (di
stile). Aggettivam., ambiguo, dubbio; anche, in
senso di non buono, di sospetto. Contr., chiaro.
- Anfibolia, voce greca che significa doppio senso,
ambiguità, e che, in termini filosofici, equivale a
confusione di idee. - Equinozio si dice scherzosam.
per equivoco. - Qui prò quo, equivoco, malinteso;
e dicesi di cosa di poco conto; errore di persona.
- Sofisma dell'equivocazione: si fa quando nel ra-
gionamento stesso si prende un vocabolo equivoco
ora in uno, ora in altro senso.
Equivocare, prendere abbaglio, equivoco, sba-
gliare. - Uscire dall'equivoco, locuzione dei giornali
e del linguaggio politico: vale dichiararsi, manife-
stare la propria opinione senza più tergiversare o
tenere il piede in due staffe.
Equo. Conforme ad equità, a giustizia.
Equòreo. Di mare, marittimo.
Èra. Punto fìsso, ejìoca da cui si comincia a
contare gli anni; la successione del tempo, si3k
ERADICARE — ERBA
1003
avanti che indietro. - Numero o serie di anni che
si contano da quel punto. - NumeìO aureo o d'oio,
periodo di diciannove anni che comincia un anno
prima dell'era volgare. ■ Emergente, anno emergentey
<jueilo da cui incomincia, un'era.
Ebe principali. — Èra delle Olimpiadi: fra i
^reci un'olimpiade era uno spazio di quattro anni,
ognuno dei quali cominciava a un dipresso al ple-
nilunio succcessivo, immediatamente, al solstizio d'e-
atate, ovverossia verso il 1." lufilio. Codesti quattro anni
decorrevano fra due consecutive celebrazioni dei
Giuochi Olimpici, istituiti originariamente da Ercole
e ristabiliti nel 776 a. Cr. Il primo anno della no-
stra èra corrisponde alla 194.* olimpiade, pei primi
sei mesi, e alla 195.' per gli altri sei. Solo a datare
da quest'epoca la storia greca comincia a farsi at-
tendibile; perciò i tempi che la precedettero chia-
mansi tempi favolosi od eroici. L'ultima olimpiade
si chiuse nel 440 dell'era cristiana. Durante questo
intervallo si contano 304 olimpiadi, cioè 1216 anni.
- Era della fondazione di Roma: data da 753 anni
a. Cr. 1 Romani però contavano di preferenza le
date dall'ara consolare, che cominciava l'anno 509
a. Cr.).- £ra di Nabonassar : data dall'assunzione di
questo principe al trono di Babilonia; è fondata
sopra calcoli astronomici, e risale all'anno 747 a.
€r.- Eradi Alessandro Magno : ebbe principio il giorno
della morte di questo conquistatore, avvenuta il
12 novembre 324 a. Cr. - Era dei Seleucidi: dagli
Ebrei detta èra dei contratti, perchè se ne servivano
aelle loro contrattazioni e nei loro atti civili; co-
minciò con Seleuco Nicatore, fondatore^ dell'impero
di Siria (311 anni e 4 mesi a. Cr.). ■ jiro Giuliana
0 della Riforma del calendario, fatta da Giulio Ce-
sare: il suo 46." anno comincia al 1." gennaio del-
l'anno 1." di Cr. - Era dei Martiri, l'anno 262. -
Era dell'Egira o di Maometto: il suo primo anno
corrisponde al 622 di Cr. (16 luglio, giorno della
fuga di Maometto a Medina); gli anni sono lunari,
in cicli di 30 anni, 19 dei quali hanno 354 giorni,
e il intercalari ne hanno 365. - Era della riforma
gregoriana: data dal 24 febbraio 1582, e la si deve a
fiapa Gregorio XIII, che ne affidò il calcolo all'ita-
iano Luigi Lilio. I Russi seguono ancora il calen-
dario giuliano, il che cagiona per essi un'antieipa-
zione di dodici giorni sulle nostre date. Perciò quello
che per noi è il giorno 10 di gennaio è in Russia
il 22 dello stesso mese. - Era della Repubblica fran-
cese: ebbe principio il 22 settembre 1792, e sus-
sistette fino al 31 dicembre 1805. Tutte queste ère
si chiamano nazionali o particolari; nell'antichità
non se ne conoscevano altre.
Gli Arabi si valevano di un'era del diluvio, che
facevano partire da un termine corrispondente al-
l'anno giuliano 3102. Ma questa èra è limitata al
pari di quella dei patriarchi (2043) e di quella di
Abramo (1921). Le ère di Troja (sec. XIII a. Cr.)
e d'Jfito (384 a. Cr.) andarono in disuso al comin-
ciare di quella delle Olimpiadi. Véra di Spagna,
istituita, credesi, all'epoca della sottomissione di
quel paese all' impero d'Augusto, cominciò l'anno
38 a. Cr., il 1." gennaio. - L'era Aziana si apre al
1.* gennaio del 30 a. Cr., benché la vittoria d'Azio,
da cui trae il nome, cada il 2 o il 3 di settembre
dell'anno 31 a. Cr. - Ere mondane o mondiali : con-
trariamente all'uso delle ère particolari, parecchi
autori cristiani, ebrei e maomettani adoperarono ,
<ielle ère che risalgono fino al principio del mondo.
Varie queste ère: quella dei moderni Ebrei fu inau-
^rata dallo storico Gioseffo, i calcoli del quale
stabiliscono la creazione a 4163 anni a. Cr., prima
della distruzione del secondo tempio degli Ebrei;
altri Ebrei ellenisti protrassero questa èra fino a
5681 anni: è l'èra degli Ebrei moderni. Fra i cri-
stiani. Teofilo d'Antiochia istituì un'altra èra di
5515 anni dalla creazione fino a Gesù Cristo: è
l'era d'Antioco. Giulio l'Africano, assegnando a que-
st'intervallo 5500 anni, fondò l'era Alessandrina.
L'èra di Costantinopoli sostituisce a quella cifra il
num. 5409: è l'èra mondiale la più usitata dai
Greci. La Chiesa greca la adottò. Mano mano che
si propagò l'uso dell'era voi, are (da Cristo in poi),
le ère mondane si alterarono, e l'abuso dei sistemi
generò la confusione.
Eradicare {eradicato). Sradicare : veggasi a ra-
dire.
Erànlco. Veggasi a lingua.
Erariale. Dell'erario.
Erario (erariale). La cassa, il tesoro dello
Stato; il luogo destinato a conservare il denaro,
i titoli di valore: arca fiscale, arca pubblica; cassa
pubblica; depositaria (voce d'uso in Toscana); fi-
sco ; tesoreria, tesoro pubblico. - Largizioni sacre,
durante l'impero romano, l'erario. - Erariale, del-
l'erario, che appartiene all' erario (imposte, spese
ei'ariali).
Deficit, parlando dell'erario, la differenza che in-
tercede tra le entrate e le spese, quando queste
superano quelle. - Scamerare, levare dall'erario pub-
blico.
Chiavigeri, i sei magistrati che, nella repubblica
di Genova, erano incaricati di custodire le chiavi
del pubblico erario. - Prefetto dell'erario (tit. stor.),
antico magistrato, custode del tesoro pubblico. -
Questore, nell'antica Roma, l'amministratore del
pubblico erario.
Erato. La musa della poesia erotica.
Erba (erbaceo). Ogni pianta che nasce in foglia
dalla radice, senza fusto e senza far frutto^
come la lattuga, V indivia, il radicchio, la
gramigna, ecc. Più specialm., quello che produce
la terra senza coltura : erbato, pascolarne, pastura ;
tappeto dei prati, tappeto di verdura, tappeto
verde ; verde, verde smalto ; verdura, verzura.
- Arboscello, arbusto, vegetale che sta di mezzo
fra l'erba e {'albero. - Camangiare, appellativo già
di ogni ortaggio, cioè delle erbe buone a mangiarsi
crude o cotte : ora si prende nel senso di compa-
natico. - £r6accia,^erba cattiva per le sementi e non
buona a mangiare. - Erba aromatica, odorosa, do-
tata di aroma: erba odorosa, erba da odori; sem-
plicem., odore (comunem., al plur.), e per vezzegg.
odorini. • Erba novellina, tenera, spuntata di fresco ;
selvaggia, selvatica, cresciuta in luogo incolto ; te-
nera, giovane, facile a mangiarsi. - Erbaggio, nome
comune delle erbe da mangiare ; sinonimo di or-
taggio. - Erbe (plur.) si chiamano le erbette va-
rie che si adoperano nel cucinare, e da mettere,
per lo più, nella minestra. - Erbetta, dimin. di
erba; erbicciuola, sottodimin. di erba; erba da poco,
più da mangiare che da altro (non com.) ; erbicina,
(dimin.), erba piccola e saporosa ; erbolina, dimin.
vezzeggiativo.
Erbucce, erbette, erboline si chiamano, per lo più,
certe piccole erbe odorifere e saporite che si ado-
perano per condim,ento, cioè per darsapore, come
il prezzemolo, la borrana, 1' acetosella, ecc. - Er-
buccia, erba tenera ; anche, tappeto erboso.
Fieno, erba secca e segata. - Guaime, l'erba
tenera che rinasce nei campi e nei prati dopo la
1004
prima segatura. - Malerba, erba cattiva, nociva alla
semente. - Musco, famiglia di piante crittogame,
minute, erbacee. - Pasciona, l'erba dei prati dopo
l'ultima ta;.:liata a fieno; anche, luogo abbondante
di erbe, grasso, fresco. - Postimi, erbaggi da tra-
piantare.
Erbàceo, di erba, che ha natura d'erba. Agg.
delle piante che non fanno fusto, ma restano sem-
pre in erba. - Erbàio, luogo erboso, luogo dove sia
moUa erba, folta e lunga: erbaro, erbato. - JSròano,
collezione di erbe fatte seccare con cura e a scopo
di studio: orto secco; libro contenente una raccolta
di piante secche o la descrizione delle piante me
dicinali e delle loro virtù {cheliferi, genere di
piccoli aracnidi, pseudoscorpioni, che stanno nelle
vecchie case, tra i libri polverosi e i fogli degli
erbari). - Erbàtico, diritto di far erba nelle ban-
dite.
Erbaiolo, erbaiuolo, chi, a modo di barullo, dice
il Tommaseo, compra gli erbaggi dai contadini e
va a rivenderli : stramaiuolo. Anche, colui che
tiene bottega d'erbaggi; altrimenti, ortolano, -Er-
bivendolo, rivendugliolo di erbe mangerecce, di er-
baggi 0 legumi: erbaiuolo, erbaruolo; insalataio,
ortolano. Femmin., trerca; e treccone bottega da er-
bivendolo - Erbivoro, chi o che si pasce di erbe
o di altre sostanze vegetali : vegetariano. - Erbo-
rista, chi raccoglie erbe a scopo di studio; chi
vende erbe secche e medicinali : erbolaio, erbolaro,
erborizzatore; semplicista, E simphriario il libro
che tratta delle erbe semplici o medicinali.
Verziere, in dialetto milanese, mercato delle erbe
e delle frutta.
Ruchetta, animaletto che rode l'erba.
Parti dell'erba. — Insieme di erge.
Funzioni vitali. — Lavori dell' uomo.
Barba, la radice dell' erba e di qualsivoglia
pianta. - Cesto, tutte insieme le foglie germogliate
dalla stessa radice d'una pianta erbacea, e più spe-
cialm, d'insalata. - Fusto, gambo, picciuolo d'erba sul
quale si regga il fiore o il suo frutto. - Foglia,
la parte che serve d'ornamento e per attrarre dal-
l'atmosfera i principi vegetativi. - Grùmolo, le fo-
glie di dentro, raccolte insieme, del cesto di alcune
erbe, come lattuga, ecc. - Stelo, gambo di fiori e
di erbe. - Tallo, germoglio dell'erba che si alza
per fare il seme ; la massa delle erbe, quando sono
per semenzire. - Turione, la gomma delle erbe vi-
vaci che parte dal collo della radice e produce
steli annui.
Capo, cespite, ciuflfetto, viluppo di più piante er-
bacee, cresciute insieme, una accanto all'altra:
boccetta, cesto, palla; piede, testa. - Ciuffo d'erba,
un gruppo d'erba sporgente. - Farragine, me-
scolanza di erbe per pasto alle bestie. - Fascio,
insieme di erbe, legato. - Festone, fascetto d'erbe,
ramoscelli e fiori. - Mannello, fascetto d'erba legato :
poco più, poco meno d' una manata. - Mazzo,
piccola quantità d' erbaggi e di fiori, o cose si-
mili unite e legate insieme. - Mescolanza, di più
erbe e specialmente un'insalata di più erbucce sa-
porite e odorose. - Verdume, quantità di erba
verde.
Funzioni. — Abbarbicare, abbarbicarsi, attaccarsi
con le barbe: allignare; fare, gettare, mettere ra-
dice. Accestire, far cesto, far cespo. - Aggrumo-
lare, aggrumolarsi, far grumolo. - Appassire, del-
l' erba che diventa vizza, quasi secca. - Erbire,,
generare erba ; coprirsi, vestirsi d' erba ; mettere-
erba; erbeggiare, verdeggiare. - Fare, diventare un-
letto : di erbe (anche di grano)- atterrate da pioggia,,
da grandine. - Feltrarsi, del moltiplicarsi e intrec-
ciarsi come un feltro che fanno le barbicine delle'
erbe sopra un terreno. - Germogliare, germinare,,
produrre, mandar fuori i germogli, il germoglio^
- Incartare, delle erbe che si intrecciano con le'
barbe. - Semenzire, far seme. - Spuntare^ ca-
minciar a nascere, - Tallire, fare il tallo.
Erbatura, Verbire, il tempo nel quale Terba suol'
rinverdire; il tempo che è tra una faloiatara: es
l'altra.
Lavori. — Per parecchi di questi, reggasi ad)
agricoltura (pag. 46, seconda colonna e seguenti)!
- Ammazzolare, far mazzi d' erbe e di fiori. - Er-
borizzare, andar cercando erbe per farne collezione
0 per uso medicinale : erbolare, erborare. ■ Erbo-
razione, escursione fatta in campagna, allo scopo dì
raccogliere erbe, fiori, piante per ragioni di studio.
- Mettere all'erba: di bestie, e specialmente di ca-
valli, in primavera, mandarli nei prati a pascere;
(veggasi a pascolo) ; pascerli di sola erba. - FaL^
dare, tagliare con la falce; mietere, segare. -
Sarchiare, fare la sarchiatura. - Sbarbare, sbarbicare,
svellere dalle barbe.
Cólta, operazione del raccogliere frutta, fiori,
erbe e simili. - Mietitura, il mietere, atto ed effetto.
- Sarchiatura, operazione per la quale si estraggono
le erbe nocive. - Taglio delle erbe, la mietitura.
Erbe da orto, da foraggio, cereali,
medicinali e officinali.
Da orto. — Sono, in generale, tutte quelle col-
tivate espressamente negli orti, per servire poi da
alimento o da condimento. Da annoverare tra
esse : l'acetosa, erba da salsa ; ['aglio, ì'alchechengt
0 fisalide ; V angelica ; l'arachide, l'aspa-
rago, la barbabietola, la barbaforte, o crenno,
che è simile ad una carota e cresce nei prati u-
midi e sul margine dei ruscelli ; il basilico, il
carciofo, il cardo, il carolo, la cicoria, la
cipolla, il cetriuolo, il finocchio, l'indivia, la
lattuga, la melanzana, la pastinaca, la pa-
tata, il peperone, il pomidoro o pomodoro;
il porro, il prezzemolo, la rapa, il raperon-
zolo, il ravanello, il rafano, il sedano, lo
spinace, la zucca. Per il fagiuolo, la lente, il
pisello, ecc., veggasi alle singole voci e a le-
giune.
Da foraggio. — L'achillea, l'arachide, la bar-
babietola, la carota, il cavolo, la cicerchia, la
cicoria selvatica, il colza (pianta oleosa), l'erba me-
dica (comune nei luoghi erbosi, aridi, campestri);
la fiamma, erbe a spighe coniche rosse; il fieno
greco, la ginestra, il girasole, la luinnella, il
lupino, la pimpinella, la rapa, il ravizzone,
la senape, la soia, la spergola, la lolla, il tri-
foglio.
Cereali. — Veggasi a cereale.
Medicinali e officinali. — Quelle adoperate a
scopo terapeutico. Tra le moltissime, innumerevoli
quasi: l'erba antiscorbutica o a cucchiai (coclearia),
l'erba brusca (acetosa), l'erba buona o colombina a
di San Giovanni (verbena), Yerba per le cadute a
1005
vulneraria (arnica), Verba cannella (calamo aroma-
tico), l'erba cedrala (melissa), Veiba contiavveleno
(rafano rusticano), l'erba nespa o matricule, simile
alla camomilla; l'erba febbrifuga (centaurea), l'erba
da latte (ricino), l'erba dei indocchi (slaiisaj^ria), Verba
regia, l'erba di San Marco o da vermi, l'erba da
sortilegi, l'abròtano, l'acanto. Inoltre: Vachillea,
l'acontto, pianta ranuncolacea velenosa), l'ttdianto,
l'altea, l' amarillide belladonna, l'anrnsn italica,
l'anemone pulsatilla e la epatica; l'aquilegia^
l'arnica montana, l'aro o gichero (se ne estrae a-
mido), l'artemisia, ì'asclepia, l'asperula (pianta
rubiacea contenente cumariiia), la baccarà (erba
sempre verde), la bardana, detta anche ei-ba dei si-
gnori ; il basilico, la betoìiica o betlonica (pianta un
tempo larj^'amente usata in medicina), la calendula
0 fiorrancio, usata nei casi di amenorrea, di iste-
rismo, ecc.; il camedio , erba detta anche quer-
dola,; il camenizio. la canioniilla, il cinquefo-
glie, il cinoglossa, il citiso, il còlchico, il croco o
zafferano, la digitale, il dittamo, l'edera,
l'elleboro, l'eritmo, la galega, la genziana, la
globularia, l'iride, il lu]>polo, la lattuga
tnrosa, la lavanda, il lichene islandico, il lico-
podio, la Vinaria volgare, la liquerizia, la
malva, la mandragora', la matricaria, la
melissa, la menta, la mercuriale, il narciso,
il nasturzio, la nigella, l'orcliide (comune nei
luoghi umidi); V ortica, l'ossalide, la peonia, il
papavero, la polmonaria, il poligono, il pt-
retro, la potentina, la primula, il rabar-
baro, il rapano, il ranuncolo, il rosolaccio,
la ruta, la salvia, la saponaria, lo scolopen-
dro, il solano, la spirea, lo stramonio, il /«-
naceto, il tarassaco, il tiìno, la tossillagine,
il trifoglio alpino, la valeriuna, il veratro, il
verbasco, la verbena, la vinca o pervinca, il
vischio, ecc.
Sémplici fsimplicij, le erbe medicinali più comu-
aemente usate.
Erbe da condimento, da insalata, da puato.
Velenose. — Ornamentali perenni.
Acquatiche, da liquori, da tintoria, olearie^
TESSILI.
Dà condimento. — Già citate alla voce condi-
mento e alle voci_ singole l'aglio, l'anice, la ci-
polla, il finocchio, il prezzemolo, ecc. Da aggiun-
f pre : l'acetoso (erba da salsa), l'acetosella (acetosa
minore); 1' assenzio, la coclearia (pianta crucifera),
conosciuta sotto il nome di cren : l'erta amara,
Verba cipollina, la lavanda o spigo, la limoncina
9 citronella, la maggiorana, la melissa, la menta,
il nasturzio, la nigella, la rMto, il rosmarino,
la salvia,, la santoreggia, la senapa o senape,
la serpentina, il <t««o, lo zafferano, ecc.
Erbe da insalata. — Veggasi a insalata.
Erbe da prato. — L'achillea, l'agróstine, l'atra
flessuosa, l'aloperuro pratense, l'avena, la dactilis
glomerata, la falaridis arundinaria, la favagella, la
festuca, la gratnigna, il paterno, la polygala vul-
(jaris, la piantaggine o plantago, la poa pratensis,
la silene; l'erba benedetta (garofanata), rosacea fre-
quente nei prati umidi, ecc.
Erbe velenose. — L'acònito, Vamarillide, Van-
(Usa ituiua, più specie di anètnone, ì'aristolochia
rotunda, l'aro o gichero, la cicuta, il colchico, il
coniuni ofjìcinalis, la datura (erba del diavolo), so-
lanacea ; lo stramonio, l'euforbia, qualche spe-
cie di ranuncolo, il veratro, ecc.
Erbe ornamentali perenni. — Eanno fiori e sono
impiegale a decorare giardini, ecc. (molte fra
quelle qui semplicemente menzionate hanno un
cenno alle rispettive voci). Tali: l'acanto, l'achillea.
Vachillea serbica, Vacoro, Vadenofora, Vudonide, Vagio-
stenum, Valisso, Valstroemeria, Vallea, Vancusa, Vu-
nemone, V angelica, V antemide, Vantirrino, Vaqitile-
gia, Varalia, Varneria, Varuica, Varo, Vartemisia,
Varundo, Vasaro, Vasfodillo, Vutpidtstra, Vastragulo,
Vdthamantia, Vaubretia, Vaiiricola, la bambusa, la
huptisia, la bellide, la betonica, la bocconia, la 60//0-
nta, la borago, la brunella, la calimeris, la caliste-
gia, la campanula, la cajtuo indica, la cardamina,
il carea:, la cedronella, la cefalaria, il ciclamino, la
cimicifnga, la cineraria, la clematide, il colchico,
la convallaria, il crisantemo, la t.rucianella, il diou-
i/i».-;, il dittamo, il drucorefalo, Vechinupside, Vedet-
weiss. Velianlemo, V elianto, Veliopside, l'elleboro. Ve-
merocallide, V esperide, Veulalia, Veupatorio, la /'e-
.s^Mca, la /e/ce (nelle sue varietà), la falaride, la ^
salide, 1% fritillaria, la gailturdia, la galatella, la
galega, la gaUonia, il garofano, la genziana, il ^e-
?-anto, la gerbesn, il giacinto, il giglio, la gillenia, il
gladiolo, la globularia, la glossocomia, Vibisco, Vi-
nula, Viride, Visalide, Vissopo, la lavandula, la /j(/m-
/aria, la linaria, la lobelia, la licnide, la matricaria,
la miosotide, la marina, la mortella, il jjarciso, l'o-
nonide, Voreocoma, Vorigano, Vosmunda, la peonia,
il papavero, il piretro, la potentilla, la primula, la
prunella (brunella consolida, erba mora, morella), la
piilmonaria, il ranuncolo, la reinekia, la reseda, il
rheuni, la rudbekia, la salvia, la sanguisorba, la
santolina, la saponaria, la sassifraga, la scrofularia,
la scutellaria, il sedum, il sempervirum, il senecio,
il solano, la soldanella, la solidago, la spiyelia, la
spirea, la stellaria, la stevia, la lermopside, il teu-
cri©, il /mo, la tradescanzia, la irtcyrlis, la <)i<e-
/eta, la valeriana, il verbasco, la verbena, la verbe-
sinn, la vemonia, la «erou'ca, la vinca, la violetta.
Graminacee ornamentali. — Lalopecuro, Varundo,
Vasprella, Vavena, la bambusa, il hrachypodium, il
carice, il cipero, la dactilide, Velymus, Verianthus,
Veulalia, la falaride, la festuca, la gymnotrix, Vim-
perata, la melica, la molinia, il panico, la iti/ju,
rMnio/u, ecc.
Erbe acquatiche. — L'acoro, l'a/tsma, l'artindo, il
cipero, il giunco, la gliceria, Viride, 'a lisimachia, la
ninfea, Voronzio, la pontederia, la sagittaria, lo
scispo, la stratiotide, la trapa, la typha, ecc.
Da liquori. — L'angelica, Vanire, Vassenzio, k
camomilla, il carvi © kummel, il dianthus, la mento,
la rw/a, il rabarbaro.
Da tintokia. — 11 cartamo, il chimus 0 som-
macco, la CMSCMto, la genista tinctoria, V indigofera
tinctoria , la malva tintoriale , il poligono tin-
ctorio, ecc.
Olearie. — L'arachide, il cotone, il /mo, la ma-
dia de/ C/ii7e, il ravizzone, il sesamo, la soia.
Tessili. — La canape, il cotone, la genista, il
/tno, l'orftca, la ramiè.
Erbe diverse.
Amoscmo 0 mosczno, sorta di trifoglio. - i4s/ro
perenne, erba di piena terra, con molte varietà. -
1006
ERBACEO
Begliuomini, erba con fiori bianchi, rossi e violetti.
. Bietolone, erba, dice il Rigutini, con foglie trian-
golari che alcuni mangiano come gli spinaci. -
Borrana o borrdgine, erba poco alta, alquanto ispi-
da pei molti peli biancastri, rigidi, di cui è co-
perta. - Bruma, erba filamentosa e muscosa na-
scente e crescente sulla carena delle navi ferme nei
porti. • Buftalmo, erba aromatica. - Calaminta, erba
aromatica. - Calamo aromatico, pianta erbacea che
cresce nei luoghi umidi dell'Europa meridionale e
dell'India. - Cedrina, erba odorosa sempre verde. -
Genia turbinata, strana erba annuale, originaria dal
Capo di Buona Speranza, coi rami terminati da una
capsula conformata a cono rovesciato. - Centocehio,
veggasi a canarino. - Conio, specie di cicuta.
Erba bianca (canapaccia, erba lucina, erba cana-
paria, erba delle siepi, amarella), che cresce d'e-
state nei luoghi sassosi e nei greti dei fiumi. -
Erba calenzuola, che cresce un po' dovunque, so-
pratutto nei luoghi coltivati. - Erba cipressino,, co-
mune nei luoghi selvatici, - Erba codola, notissima
graminacea. - Erba della regina, erba tornabuona,
veggasi a tabacco.
Erba giudaica, sorta d'erba detta anche pagana.
- Erba lucciola, sorta d'erba dei prati con una sola
foglia. - Erba lupa, sorta di erba, detta anche coda
di leone: orobanche. • Erba nastro, erba a strisele,
adoperata per fare i mazzi. - Erba pinocchina,
con foglie carnose : cresce sui tetti e sui muri.
- Erba puzzola, o fior di morto, pianta erbacea
dalle foglie puzzolenti: fiorisce fra l'estate e l'autunno.
- Erba riccia, sorta di erba infesta ai seminati. -
Erba San Giovanni, erba medica che si coglie in
giugno : perforata. - Erba vetriolo, detta anche gam-
borosso, per pulire i vetri.
Farfara, veggasi a grano. - Filandra, nome di
erbe che si attaccano sotto le navi e ne ritardano
il corso. - Karyat, Creyat, pianticella erbacea co-
mune in India: si trova anche a Giava e a Cey-
lan ; ha sapore amaro molto forte e persistente.
- Lingua d'agnello, la plantago media. - Lingua di
cervo, lo scolopendrio. • Lingua di serpente (erba),
l'ofioglosso.
Macerane, erba che, per l'odore, si accosta al
sèdano. - Mezzettone, erba detta anche giglio nero
e gettaione. - Ombelico di Venere, erba dei tetti e
dei muri. - Orobanda, erba parassita.
Panacea, erba orientale giudicata atta a confortare
le forze esauste. - Parnassio, erba vivace frequente
nell'America del Nord. - Pelosella, erba di monta-
gna. - Pie di gallina, d' uccellino, di diavolo, di
gatto, di gallo, d'oca, ecc., varie sorta d'erbe. - Portu-
larea, erba dialipetala, diffusa in tutto il globo. -
- Pratolina, erba con fiorellini bianchi. - Psoralea,
pianta erbacea e arborescente, dell'Africa Australe.
- Prumella comune, erba perenne.
Quattrinella, erba dei fossi e dei luoghi umidi, con
foglie tonde. - Radicchio, nome che in Toscana
si dà alla cicoria. - Regamo, erba cosi detta da
acciughe. - Rtibiglione, specie di cicerchia.
Sala, veggasi a fiasco e a sedia. - Soleggiala,
l'acetosella. - Scagliola, erba comune tra i grani,
coltivata anche per darla ai canarini. - Scardac-
cione, erba spinosa, detta anche cardo da lana-
iuoli, cardo selvatico, cordone, dispsacus fuUorum. -
Scorza, sorta d'erba di padule usata pur far mate-
rasse col nome di vegetale. • Scialino, sorta d'erba
che rende cattivi i foraggi. - Scordio, erba frequente
nei luoghi paludosi. - Sedo (sedura), genere di
■piante erbacee, crassulacee, comprendente circa ot-
tanta specie. - Serràtula, erba composta, carduacea^.
comune nei boschi, le cui foglie danno un colora
giallo. - Speronella, specie d' erba del genere ga-
glio. - Spini di San Francesco, spini d'asino, erbe
spinose. - Stiancia, sorta d'erba sala. - Starnutellaf^
sorta d'erba che fa starnutire. - Strappalana, sorta
d'erba che si attacca alla lana delle pecore. -
Stringiamore, erba velia. - Succiamele, erba pa-
rassita.
largane, erba aromatica da orti. - Tifa, grande
erba palustre, comune nelle acque stagnanti o a
lento corso. - Tremolina, sorta di erba con graziosa
pannocchietta spigata e fiorita che si muove a ogni
vento. - Tropeolo, erba indigena del Messico e delle
Ande, con stelo e picciuoli scandenti. - Trottola,
sorta d'erba tonda. - Zizzania, nome di erbacce
che nascono tra il grano.
Veggasi inoltre ad amaraco, a baccaro, a
brassica, a saponaria, a sassifraga, a scor-
zonera.
Erbàceo. Di erba, che ha natura d'erba.
Erbaggio. Ogni sorta d'erba da mangiare, or-
taggio.
Erbaio. Veggasi ad erba.
Erbaiuolo. Veggasi ad erba.
Erbario. Veggasi ad erba.
Erbatico. Veggasi ad erba.
Erbato. Veggasi ad erba.
Erbire. Veggasi ad erba,
ErbiTèndolo. Veggasi ad erba.
Erbivoro. Veggasi ad erba.
Erborare. Veggasi ad erba.
Erborista. Veggasi ad erba.
Erborizzare. Veggasi ad erba.
Erborizzazione. Veggasi ad erba.
Erboso. Veggasi ad erba.
Erbaccia, erbuccie. Detto ad erba.
Èrcole {ercùleo). Divinità mitologica, figlio di
Giove e di Alcmena, simbolo della forza. Gli era
sacro il pioppo, e gli si i-affigurava in mano la
clava. Gli si attribuivano dodici fatiche, e cioè:
che uccidesse il leone Nemeo-, nato da Tifone e da
Echidna; che liberasse la città di Argo infestata
dall'Idra Lernea, mostro a nove teste, figlia anche
essa di Tifone ed Echidna e tingesse i suoi dardi
nella bile velenosa dell'idra ; che prendesse vivo il
Cinghiale di Erimanto, il quale menava guasto nelle
contrade di Psofi ; che prendesse la Cervia di Ca-
rinia, dall'auree corna, sacra ad Artamene; che uc-
cidesse e disperdesse le stimfalidi, numerosa schiera
di uccelli con artigli, ali e becchi di bronzo, da
essi lanciavano come dardi ; che prendesse il cinto
di Ippolita, regina delle Amazzoni, e lo desse ad
Admeta, figlia di Euristeo, la quale lo desiderava; che
purificasse le stalle d'Augìa, fatica da Ercole com-
piuta in un solo giorno, facendovi passare per mezzo
i fiumi Peneo ed Alfeo; che prendesse il taro di Creta,
poi liberandolo ; che prendesse le cavalle di Diomede,
dal loro padrone nudrite col sangue dei forestieri, e
vincesse Diomede, dandolo in pasto alle sue ca-
valle ; che vincesse le giovenche di Gerione, tre
corpi germogliati insieme dal ventre in su ; ucci-
desse il gigante Eurizione, loro custode, e il
cane bicipite Orto, e spinte oltre le giovenche, uc-
cidesse Gerione che lo inseguiva; piantasse in
questa spedizione due colonne allo stretto di Gibil-
terra, passando l'oceano ; che traesse fuori il con*
Cerbero dall' inferno e, condottolo fino a Trezene,
lo riconducesse poi all' inferno ; che riuscisse ad
avere i pomi d'oro custoditi dalle Esperidi, figlie
ERCOLINO
EREDITA
1U07
della Nolte, sostenendo con le sue spalle la vòlta
celeste, mentre Atlante prendeva per lui i pomi.
Eraclee, feste in onore di Ercole : si celebra-
vano ad Atene e a Rodi, sul monte Età e a Cos. -
Anche, poesie di genere epico intorno alle gesta di
Ercole. - Eradidi, i discendenti d'Ercole. - Ercùleo,
da Ercole, robustissimo, assai forte. - Onfale, re-
gina dei Lidi, della quale Ercole fu schiavo vo-
lontario.
Ercolino. Detto a gamba.
Krciileo. Da Ercole.
Èrebo (gr.). L' oscurità. - In Omero, regione
oscura deWinferno.
Erede. Chi ha o deve avere una eredità. -
Chi succede o deve succedere, avere la succes-
sione.
Eredità. Il patrimonio, o parte di esso, che
spetta 0 passa ad altri, dopo la morte del proprie-
tario, per diritto di successione o in virtù di
testamento; l'ereditare, il diritto di essere eredi
e quanto si eredita: eritagg^io (v. a.), lascio, la-
scito ; rodaggio (v. a.), redità, reditaggio (disus.),
retaggio. - Eredità arruffala, imbrogliata, con de-
biti, o in condizione di dar luogo a liti, ecc. ; gia-
cente, il patrimonio di cui non c'è o non si cono-
sce l'erede; anche, l'eredità ricusata dai legittimi
eredi ; grassa, pingue, ricca ; materna, paterna, pro-
veniente dalla madre o dal padre. - Lascito, legato,
dono fatto per testamento : lascio (non us.). - Le-
gato alimentario, quello col quale un testatore
provvede agli alimenti dell'erede. - Maggiorasco,
veggasi a questa voce. - Prelegato, il legato la-
sciato ad uno dei coeredi.
Ereditariamente, per eredità, per successione. -
Ereditario, di cosa che si possiede o si trasmette
per eredità (beni, diritti, titoli ereditari). - Succes-
sibile (termine legale), che può succedere nell'ere-
dità. - Successorio, che riguarda la successione.
Asse ereditario (term. leg.), il complesso della so-
stanza caduta in successione e costituente l'eredità:
asse patrimoniale. - Atto fiduciario, disposizione per
cui uno viene istituito erede di una parte di beni
0 di tutto, col tacito accordo che dovrà passarli a
persona non rammentata nel contratto. - Beni eret-
tizi, quelli che dovrebbero devolversi ad alcuno
dalla sostanza di un defunto e che invece, secondo
i casi, passano all' erede legittimo o al coerede,
ecc., oppure anche al fisco. - De cuius {del quale),
termine legale, tolto dal diritto romano, per indi-
care una persona (testatore), dalla quale proviene una
eredità. - Disponibile, la parte d'asse ereditario
della quale una persona che ha discendenti o ascen-
denti può disporre liberamente per testamento. -
Legittima, la parte di eredità devoluta per legge e
della quale non può disporre chi fa testamento. -
^onagio, nel medio evo, la nona parte di una ere-
dità richiesta dal clero sotto pretesto di disporne
ad usi pii. - Porzione virile (termine legale), la
parte di ciascun coerede. - Primogenitura, secondo-
genitura, terzogenitura, la parte di eredità o di do-
minio che spetta al primogenito, al secondogenito,
al terzogenito. - Trebelliana o trebellianica, la quarta
parte concessa all'erede nel costituire fidecommessi
universali.
Adizione espressa o tacita, atto col quale un e-
rede accetta l'eredità conferitagli. - Aspettativa, di-
ritto all'eredità. - Beneficio d' inventario, locuzione
giuridica che significa la condizione posta dall'erede
alla sua accettazione (accettazione con benefìcio di
inventario) dell'eredità, la condizione di non essere
vincolato ai debiti ereditari oltre l'ammontare dell'at-
tivo quale risulta da diligente inventario. - Bia-
simo : in diritto civile, era la contraddizione for-
mulata da un erede contro i lotti (ripartizioni)
presentatigli dal suo coerede.
Collazione, comunicazione, reale o fittizia, fatta da
taluno degli eredi alla massa ereditaria di certe
cose avute prima della morte della persona da cui
la successione deriva. - erezione, l'atto solenne col
quale l'erede dichiarava di entrare in possesso della
eredità, e la disposizione testamentaria che fissava
il termine entro il quale 1' erede dovesse compiere
questo atto. - Delazione di eredità, là possibilità di
adirla. -Devoluzione di eredità, la qualità ereditaria
passata da un erede a un altro. - Diritto di accre-
scimento, quello (che compete a coeredi o collega-
tari) di subentrare nella quota rimasta vacante.
- Diritto di albinaggic , un tempo, il diritto per
cui un sovrano raccoglieva 1' eredità di uno
straniero morto nei suoi Stati senza esservi na-
turalizzato 0 che, essendolo, non aveva lasciato
eredi regnicoli. - Diritto di caducità, la devolu-
zione delle eredità ciie non hanno eredi, per man-
canza 0 rinunzia di essi. - Diritto di manomorta,
diritto da parte del signore feudale di ereditare da
coloro che dimoravano nel feudo, essendo in istato
servile. - Diritto di rappresentazione per stirpi, com-
partecipazione dei figli con gli zii nella eredità del-
l'avo, per la parte che sarebbe toccata al loro
padre. • Diritto di successione, diritto all'eredità.
- Disposizioni testamentarie, il testamento. - Di-
visione, legalmente, il reparto dell' asse ereditario
fra gli aventi diritto per testamento o per succes-
sione legittima."
Editto carboniano, legge romana emanata dal
console Carbone : prescriveva che, impugnandosi i
diritti di erede e la qualità di figlio a un impu-
bere, si dovesse giudicare la prima questione su-
bito e la seconda solo dopo la pubertà. - Epila-
zione di eredità, sottrazione totale o parziale degli
eifetti di una eredità giacente. - Istituzione fiducia-
ria, disposizione per cui uno viene istituito erede
d'una parte di beni o di tutti, col tacito accordo
che dovrà passarli poi a una data persona. -
Legato di opzione, quello in cui il diritto di sce-
gliere è deferito alla persona del legatario in tutta
la sua pienezza. - Bap presentazione, coloro che
hanno il diritto di succedere a un' eredità, come
rappresentanti i già aventi diritto. - Servitù reali,
tutti i pesi imposti sopra un'eredità per l'uso e
l'utile di un altro. - Sistema graditale, determina-
zione dell'eredità secondo la prossimità del grado
di parentela. - Sostituzione fidecommissaria o dei
fidecommessi, disposizione o atto con cui si lascia
una eredità sotto obbligo poi di restituirla a un
terzo. - Successione, passaggio dei beni di un
defunto ad uno o più viventi: può essere ab inte-
stato (quando il defunto non abbia lasciato testa-
mento, 0 ne abbia lasciato uno non valido), benefi-
ciaria legittima (riguardante i parenti legittimi, na-
turali, il coniuge), testamentaria (per testamento) ;
in linea di successione, secondo il diritto di succes-
sione. - Trasmissione, il trasferimento del diritto di
succedere ad un'eredità non per anco acquisita dal
defunto.
Ereditare.
Erede. — Cose k voci varie.
Ereditare, succedere negli averi, nei beni la-
sciati da chi muore ; ricevere in eredità, in re-
1008
taggio; conseguire a titolo di successione: eredare,
raccogliere il retaggio, redare, reditare, succedere.
- Accettare l'eredild, l'are le dichiarazioni e soddi-
sfare agli obhligtii dovuti per essere considerato
erede legittimo. - Adire ad un'eredità, accettarla e
prenderne possesso. - Andare, cadere, pervenire, ri-
cascare, spettare, toccare in eredità: venire pervia
di eredità. - Appurare una eredità, pagarne i de-
biti. - Aprire la successione, quando uno, chiamato
dal testatore o dalla legge, può andare al possesso
dell'eredità.
Erede {hmmin., ereditiera), chi succede nei diritti
e negli obblighi di una persona morta; chi prende,
raccoglie l'eredità: redatore, redatrice, rede (v. a),
reditivo, redo, successore. - Coerede, chi eredita
insieme ad altri. - Erede fiduciario, quello alla co-
scienza del quale è rimessa una disposizione testa-
mentaria; legittimo, erede per legge; necessario.
immediato, di pieno diritto; erede presunto, pre-
suntivo, fidecomnmsario, perpetuo, in perpetuo, espres-
sioni di chiaro significato ; pupillare, erede testa-
mentario fatto dal padre nella persona del dipen-
dente impubere; pupillo, l'erede minorenne, sotto
tutela; residuario, l'erede, dopo soddisfatti i le-
gati ; testamentario, per testamento ; universale o
a titolo universale, chi da solo prende tutta l'e-
redita.
Collegatario, chi, insieme con altri, partecipa ad
un legato. - Eredipeta, colui che con lusinghe pro-
cura di farsi nominare erede. - Ereditiera, fan-
ciulla che sarà erede d'una fortuna notevole. - Le-
gatario, la persona a favore della quale è stato
fatto il legato. - Redentore, colui che ha diritto di
redimere l'eredità venduta da uno dei suoi con-
giunti, 0 il congiunto stesso, dalla servitù (anche,
chi riscatta una vittima dovuta al sacrifìcio o un reo
condannato a morte). - Sostituto, il secondo erede
dopo Vinstituito.
Varik. — Chiamare erede, nominare uno erede nel
testamento. • Diseredare, privare dell'eredità chi, per
natura o per legge, dovrebbe essere erede : dire-
dare, direditare, eseredare, esereditare. E disereda-
zione, privazione dell'eredità, eseredazione, ecc. -
Istituire un erede, chiamare per testamento alla pro-
pria successione : lasciare erede, legare ; anche,
semplicem. (nell'uso), lasciare; costituire, dichia-
rare, nominare erede. - Legare^ fare legati, lasciare
in eredità ad alcuno, per test;unento.
Consolidarsi (term. leg.), dicesi di beni, di ragioni
che si raccolgono in alcuno, per morte dei congiunti,
tra i quali erano divisi. - Fare un falò (tigur.),
consumare presto un'eredità, un patrimonio. - In-
gollarsi un'eredità, acquistarla con male arti. - Rac-
cogliere l'eredità, accettarla ed entrarne in possesso.
- Rifiutare il padre, non accettare l'eredità. - Sosti-
tuire (legala!.), nominare il secondo erede. - Spar-
tiref dividere l'eredità, il patrimonio e simili. -
Trasmettere in eredità, farla passare ad altri.
Tutore, chi, per testamento o per legge, è dele-
gato alla cura di un erede pupillo.
Eredità, ereditarietà. Veggasi ad evolu-
zione e a mn/uttia.
Ereditare, ereditario. Veggasi a eredità.
Kroditiera. Detto a eredità.
Eremita {eì'emilico). Persona ritiratasi in luogo
solitario, per darsi a \ita contemplativa: anaco-
reta; giradeserti, romito, solitario.- Eremitico, di
o da eremita: eremitano, romitaiio, rom i fesco, ro*
mitico, romito. - hirnwiiarsi., divenire farsi ere-
mita: andare al deserto*
Èremo, luogo dove si ritrae un eremita : eremi-
taggio, eremitorio, romitaggio, romitorio, romitoro.
Anche, convento, - Romitaggio, vita da eremiti.
Eremitag-gio. Luogo da eremita. - Veggasi
anche a parco».
Eremitico. Di o da eremita.
Eremo. Luogo da eremita. - Di qualunque
luogo deserto, disabitato : solitudine»
Eresia. In senso largo, opinione preferita a
un'altra; ma la Chiesa cattolica definì l'eresia un
errore volontario e pertinace contro qualche dog-
ma di fede: eterodossia, miscredenza, resia Ce-,
lebri le eresie di Ario {ariaìiesima), di Manete {ma-
nicheismo), di Lutero, ecc. - Eresiarca, il capo e il
provocatore d'una eresia : eresiomaco, novatore, re-
siarca (volg.), riformatore. - Ereticale, che ha in sé
dell'eresia. - Ereticamente, da eretico, ereticalmente.
-Ereticare, cadere in eresia, diventare eretico. - Ere-
ticità, nota di eresia che la Chiesa cattolica im-
prime ad una proposizione giudicata in formale op-
posizione alle sue dottrine. - Erètico, aggettivam.,
che ha in sé eresia, appartenente ad eresia. - So-
siantivam., chi prolessa un'eresia : acattolico, anti-
cristo, eterodosso, figlio della notte, filiste, infedele,
infettato dall'eresia, inortodosso, malcredente, mi-
scredente, marrano (titolo che si dava ai Mori di
Spagna, convertiti per forza sotto Ferdinando il
Cattolico), paterino. - Miscredere, essere eretico,
non aver fede, non riconoscere la religione. -
Ricaduti, gli eretici che ricadevano nell'errore abiu-
rato.
Di alcune sette ergticub.
Albigesi(dai Albi, città della Provenza): tra l'altro,
consideravano il mondo come opera del Dio del
male. - AnaballisU: cred(!vano che i bambini non
possono ricevere il &a«esiwio; per cui battezza-
vano gH adulti. - Apolliniiristì : consideravano che
vi fossero due figli di Dio. - Ariani, segnaci di
Ario, prete del sec IV: sostenevano che il figlio
di Dio era creatura inferiore al padre. - Basili-
diani, seguaci del gnostico Basilide, del tempo di
Adriano: ammettevano un ente primordiale incom-
prensibile. - Catari, nome di varie sette che si av-
vicinavano alle teorie dei Gnostici e dei Manichei:
detti anche Illuminati, Patarini, Pubblicani, ecc. -
Doceli, gnostici del primo e del secondo secolo: in-
segnavano r incarnazione del Verbo essere stala solo
apparente, non essendo egli nato in realtà e non
avendo, di conseguenza, nemmeno sofferto la morte.
- Eiceti, eretici del VII secolo che pi'ofessavano
vita monastica, e credevano onorare Dio danzando.
- Elcesaiti, eretici del secolo II nell'Arabia, chia-
mati così da Elcesai, vivente sotto Tiberio: attri-
buivano allo spirito santo il sesso femminino. - Enti-
chiani, seguaci di Euliche (abate a Costantinopoli
nel sec. V): per essi, la natura divina in Cristo
aveva così assorbito la umana, che rimase solo la
divinità, e questa pati per il riscatto umano. Tale
dottrina fu più tardi chiamata mono^nliamo.
Gnostici, eretici dei primi secoli: si attribuivano
una grande conoscenza delle cose divine.-/conorfa,s<i,
distruttori esfregiatori delle immagini.- Macedo-
viani, eretici del IV secolo, seguaci del patriarca
Macedonio, il quale negava la divinità dello Spirito
Santo. - .t/c'/cAwrfi'rf/u'«n/ (eretici di vari lem pi), ch(>
parlavano variamente di Melchisedech, dicendo!»
EBESIARCA
1009
anche Cristo. - Mennonili, seguaci del Prete Meli-
none Simone (sec. XVI): negavano il battesimo ai
bambini; proibivano la guerra, il litigare, il giu-
ramento e altro. - Metaforisli, eretici che dicevano
essere una metafora la presenza reale di Cristo. -
Metumorfisti, eretici del secolo XVI, che dicevano
essersi il corpo di Cristo trasformalo salendo al
cielo. - Molinisti, seguaci dell' eresiarca spagnuolo
Michele Molinas, gesuita, propagatore del quietismo
0 annientamento dello spinto neli' amore a Dio
(sec. XVII). - ^estoriani, seguaci di Nestorio, pa-
triarca di Costantinopoli (sec. V) : secondo essi, la
incarnazione non era che una semplice inabitazione
del Logos in Cristo, il quale doveva chiamarsi Teo-
foro. • Pelayiani, seguaci di Pelagio, monaco bri-
tanno del secolo V: negavano il peccato originale.
- Petrobruxiani, del secolo XII : rigettavano il bat-
tesimo dei fanciulli, la mossa, ecc.
Sacramentari, coloro che negarono la presenza
reale di Cristo nel sacramento dell' eucarestia : se-
guaci di Carlostadio, Zwingli e Calvino. - Sabelliani,
seguaci di Sabellio, prete di Tolemaide (sec. Ili),
antitrinitari. - Sociniani, seguaci di Lelio e Fausto
Socini, da Siena (sec. XVI): negavano la Trinità e
la divinità di Cristo. - Ussiti, seguaci di Giovanni
Huss (sec. XIV): predicavano che la Chiesa è com-
posta di eletti, predestinati alla beatitudine ; che il
papato deve la sua origine al favore imperiale, ecc.
- Valdesi, seguaci di Pietro Valdo (del sec. XII) :
rifiutavano obbedienza ai parroci e ammettevano
che i laici potessero amministrare la comunione.
Eresiarca. Detto ad eresia.
Eresipela. Eresipela, risipola.
Ereticare (ereticato). Darsi all'eresia.
Erètico. Chi segue una eresia.
Eretismo. Eccitazione viva, perturbatrice del
sistema nervoso.
Erèttile. Capace di erezione.
Erezióne. L'atto di erigere (un monumento
e simili), di edificare, ossia di costruire un edi-
ficio, di fondare un istituto, ecc. - Anche, pro-
prietà di un tessuto {erèttile) che costituisce i corpi
cavernosi della clitoride e del pene ; il passaggio
dallo stato molle allo stato duro e tumido per af-
flusso di sangue nei vasi. - Erezione di un atto, la
sua compilazione.
Ergastlca (gr.). La teoria dell'attività.
Ergfastolano , ergàstolo. Veggasi a pri-
gloìie,
Ergere. Lo stesso che erigere.
Ergografo. Strumento inventato dal Mosso per
misurare gli effetti fisiologici della fatica.
Ergometro. Veggasi ad elettricità (pag. 983,
seconda colonna).
Ergotina, ergotismo. Veggasi a segale.
Ergotista. Chi vuole sempre aver ragione.
Erica. Pianticella dei terreni incolti e sabbiosi :
scopa,
Erice. Detto a serpente.
Eridano. Nome d'una costellazione.
Erigere (eretto). Levare in dito, inalzare ; co-
struire 0 collocare a posto un niotniniento e si-
mili : adergere, elevare, ergere, rizzare. Anche, in
significato di costruire, edificare, fondare.
Eringio. Pianta ombrellifera, detta anche calca-
trappola.
Erinni. Veggasi a Faìne.
Eriometro. Veggasi a filato.
Erisipela, Malattia della peUe, volgami, detta
risipola.
Eristica. L'arte del disputare.
Eritema. Macchie di color rosso, o rosa, che
appaiono in diverse dimensioni sulla pelle. - Eritema
intertriyo, infiammazione delle pieghe della pelle,
specie nelle persone che molto sudano e sono poco
pulite. - Eritriasi, l'eritema dei neonati. - Erite-
matode, eritematoide, che ha analogia con l'eritema.
Erltrofilla. Detto a foglia.
Erma. Lavoro di scultura.
Ermafroditismo^ ermafrodito. Veggasi, a
sesso.
Ermellino. Piccolo animale, specie di don-
nola, simile alla faina : pregiato il suo pelo, can-
dido e finissimo : animale da pelliccia. E simbolo
della nettezza (dicesi che muoia se, per caso, gli
accada di imbrattarsi il candido mantello).
Ermenèutica. Arte di interpretare, special-
mente i libri sacri.
Ermete. Soprannome di Mercurio.
Ermeticamente. Veggasi a chiudere.
Ermisino. Sorta di drappo.
Ermo. Appartato, soHtaì'io.
Ernia (erniario). Uscita d'alcun viscere (spe-
cialm. degli intestini) dal proprio luogo naturale e
dalla cavità che lo contiene, entrando in altra ca-
vità artificiale, che fa protuberanza all'esterno: al-
lentagione, allentatura, crepatura, rottura, sforzo. ■
Erma complicata, crurale, diaframmatica, epiga-
strica. - Ernia riducibile, quella che scompare fa-
cilmente col ritirarsi indentro del viscere. - Ernia
irriducibile, quella che, per aderenze o per dispo-
sizione speciale, non può rientrare. - Ernia stroz-
zata, quella che si ha quando il viscere è forte-
mente compresso dal circolo dell'apertura per cui
è fuoruscito, o da altra parte dell'involucro, per
cui facilmente s' infiamma e cade in cancrena. -
Incarceramento, ernia strozzata che dev'essere ri-
mossa con l'operazione chirurgica. - Erniario, che
è relativo all' ernia. - Eì'nioso, affetto da ernia,
ammalato di ernia: aperto, rotto.
Allentare, allentarsi, crepare, prodursi l'ernia, di-
venire ernioso : cadere le intestina nella coglia;
sbonzolarsi. - Avere un gran borsone (scherz.), es-
sere ernioso.
Arcocele, ernia del retto. - Ematocele, ernia pro-
dotta da travasamento di sangue. - Enterepiplocele,
ernia intestino-epiploìca. - Enterocele, ernia intesti-
nale nella ripiegatura dell' anguinaia. - Enteroci-
stec&le, ernia formata dall'intestino e dalla vescica
orinarla. - Enteroidrocele, ernia intestinale compli-
cata con l'idrocele. - Enteroidronfalo, ernia ombe-
licale contenente una porzione d'intestino con un
ammasso di sierosità nel sacco erniario. - Entero-
merocele, ernia crurale dell'intestino. - Enteronfalo,
ernia ombelicale, formata dall'intestino. - Entero-
scheocele, ernia intestinale caduta nello scroto. -
Epatocele, ernia del fegato. - Epatonfalo, ernia del fe-
gato attraverso l'anello ombelicale. - Epiplosar confalo,
ernia ombelicale dell'epiploo diventata dura e come
scirrosa. - Epiploscheocele, ernist, epiploica discesa nello
scroto. - Episiocele, ernia inguinale nella donna. -
Esonfalo o esonfalocele, ernia ombelicale. - Oscheo-
cele, l'ernia inguinale, allorquando le parti, rimosse
dal proprio posto, discendono nello scroto. - Osteo-
cele, ernia o sacco osseo. - Paratopia, lussazione,
ernia. - Perineocele, ernia perinale. - Piacele, ernia
marciosa. - Sarcocele, ernia carnosa, o tumore scir-
roso dei testicoli.
Celocolica, colica prodotta dalle ernie. - Chelo-
logia, trattato delle ernie. - Chelotomia o erniolo-
Premoli. — Vocabolario Nomenclaiore.
64
iOÌO
ERO — ERPETE
mia, operazione chirurgica per ottenere, a livello
dell'apertura del sacco erniario, la formazione di
aderenze per opporsi a che i visceri escano di
nuovo attraverso 1' anello. Istrumenti che si ado-
perano all'uopo : hislnri di Hages a guaina ; di Coo-
per, antisetlico; di Pott; histori erniotomo di Blau-
din, a lama nascosta, antisettico; enteretomo (taglia
intestini) SufFenbauer ; sonda erniotoma, modello in-
glese di Hugin, a grande scanellatura ; spatola di
Vidai, con scanellatura ; uncino doppio divaricatore,
ecc. - Taxis, manovra operatoria per far entrare
nella cavità primitivamente occupata gli organi che
hanno formato ernia.
Allacciatura, fasciatura per il basso ventre, ap-
plicata allo scopo di impedire ernie. Cinto ernia-
rio, 0 brachiere, fasciatura o apparecchio ortopedico
che si applica per contenere le ernie. E bracheraio
chi prepara brachieri. Anche, Vortopedico. • Re-
tinacolo, strumento per tenere l'ernia e simili.
Erniaria, erba (pianta intera), dotata di proprietà
astringente, e un tempo usata per moderare e for-
tificare l'ernia.
Ero. Sacerdotessa di Venere.
Erodere {eroso). Consumare per erosione. -
Eroso, corroso ; e dicesi anche della moneta di ra-
me con pochissima lega d'argento.
Eroe (eroico). Un tempo, chi si credeva nato
da una divinità e da un mortale (veggasi a divi-
nità, pag. 922, prima colonna) ; ora, chi si renda
illustre, acquisti gloHa per magnanimi fatti, spe-
cialmente di guerra; uomo di straordinario corag-
gio, di sublime virtù, che faccia sacrifizio di
sé ad un principio, ad un'idea, a un dovere: eroe
della fede, della scienza, della libertà (veggasi a
martire) ; paladino. - Eroe da caminetto, o da
poltrona: eroe per burla, da chiacchiere. - Eroe da
romanzo: di persona che faccia cosa fuori del co-
mune, bizzarra o ardita: avventuriero, cavaliere
errante, giramondo, venturiero. - Eroe della pa-
gnotta (figur. spreg.), chi lavora, si adopera, si af-
fanna esclusivamente nel proprio interesse e in
relazione al proprio impiego. - Eroe del secolo, il
più grand'uomo del tempo. - Eroe di Metastasio, da
melodramma, con gesto eroico, ma non corrispon-
dente alla natura del soggetto. - Eroi della sesta
giornata (locuz. storica) si dissero coloro che si
mostrarono baldanzosi in piazza, dopo che gli au-
striaci ebbero abbandonato Milano, cacciati dalla
rivoluzione delle Cinque giornate (18-22 marzo 1848).
- Eroi Eponimi, gli eroi considerati come primi
progenitori di una stirpe, di una nazione, che da
essi presero nome. Tali: Pelasgo, Elleno, Jone,
Doro, Acheo, Eolo. - Eroina, donna eroica. - Pro-
meteo, nell'uso, innovatore audace che si sacrifica
per l'umanità.
Eroe dei due mondi, Garibaldi. - Eroe delle Ter-
mopili, Leonida, ecc.
Eroicamente, all'eroica, da eroe, in modo eroico.
- Eroicità, qualità che costituisce un eroe. - Eroico,
di o da eroe; di persona che agisce da eroe: ma-
gnanimOf valoroso. Età eroica, la prima età,
leggendaria, delle nazioni. Figura eroica, una sta-
tua di straordinaria grandezza. Poesia eroica, la
poesia epica. - Eroicomico, agg. di poema in
parte serio e in parte faceto, e di poeta che abbia
scritto un simile poema, una parorfia; semigiocoso,
semiserio. Riferito ad avventure, a imprese, don-
chisciottesco. - Eroicosatirico, che ha del grave e del
satirico. - Eroismo, ciò che costituisce il carattere
di un eroe; qualità e sentimenti da eroe.
Eroon (gr.), la tomba di un eroe. - Eroteismo, il
culto tributato agli eroi, - Libro degli eroi (Hel"
denbuchj, antica e famosa raccolta di poemi te-
deschi.
Erograro (erogato, erogazione). Destinare denara
0 altro a pubblico vantaggio, in beneficenza e
simili : distribuire, elargire, largire, spendere,
- Erogàbile, che si può erogare; da essere erogato.
- Erogazióne, l'erogare : elargizione, largizione.
Erograzióne. L' drogare, il distribuire, lo'
spendere.
Eroicamente. Da eroe.
Eroicità. Detto ad eroe.
Eroico. Di e da eroe. - Aggiunto di verso, di
poeta.
Eroicòmico. Veggasi ad eroe, a poema, a
poeta.
Eroina. Femmin. di eroe.
Eroismio. Detto ad eroe.
Erómpere. L'uscire con impeto: «picciare,
spillare, scoppiare.
Erosióne. Effetto del corrodere, del consu-
mare, del distruggere, rodendo, del ràdere a
poco a poco : corrodimento, corrosione. - Fenomeno
prodotto dall'acqua corrente quando, presentando
un pendio notevole e quindi una velocità propor-
zionale, corrode il letto su cui scorre. • In pato-
logia, distruzione della pelle e dei tessuti sotto-
posti.
Erosivo. Corrodente, corrosivo.
Eroso, erosomisto. Veggasi a moneta,
Erotematica. L'arte di interrogare.
Eròtica. L'arte di amare.
Eròtico. Amoroso, deW amore.
Erpete (erpètico). Malattia cutanea che si ma-
nifesta con bolle rossastre, le quali poi si copron»
di scaglie purpuracee : empetigine, impetiggine, ser-
pigine, volatica. - Erpètico, di erpete, che ha na-
tura d'erpete. Sostantivam., che è ammalato di er-
pete. - Erpetismo, stato di discrasia ereditaria o ac-
quisita, affine al linfatismo, non contagiosa, carat-
terizzata da manifestazioni simultanee o alternative
sulla pelle e sui diversi sistemi organici. - Erpe-
tologia, trattato sugli erpeti. - Erpetologico, che ri-
guarda l'erpetologia.
Salso, volgarmente, a Milano (salsj, per erpete,
eritema.
Collare, eruzione erpetica che fa il giro del collo.
- Erpete dei cani, micosi che si trasforma in una
crosta più o meno compatta. - Erpete cercinato,
varietà morfologica dell'erpete irideo. - Erpete cor-
neale, nome di alcune lesioni della cornea (vesci-
colari e pustolose). - Erpete facciale: caratterizzato
da vescichette granulate, elastiche, riunite in gruppo,
piene di un liquido chiaro, acquoso. - Erpete irxaeo,
erpete che si nota, per lo più, sul dorso delle mani e
dei piedi. - Erpete tonsurante, malattia parassitaria
che si presenta nelle parti cutanee, con o senza peli,
sotto diverse forme. - Erpete zoster o zona zoster,
chiamata da Plinio ignis sacer, e comunemente
detto fuoco di sant'Antonio: eruzione cutanea ca-
ratterizzata da vescicole disposte a gruppetti se-
condo le diramazioni dei nervi cutanei. Di solito,
all'eruzione precede vivo dolore o bruciore o for-
micolìo alla parte ammalata; il dolore nevralgico
spesso persiste per un po' di tempo anche a cute
guarita. Frequente alla fronte, alle labbra, al tronco,
alle braccia. Cura: impedire la rottura delle veuich^
e medicare con polveri assorbenti.
ERPICAMKNTO — KRKOHK
1011
Erpicamento, erpicare, erpicatura. Veg-
gasi ad èrpice.
Erpice. Istrumento agricolo, di le^no, a gra-
ticcio, armato di denti di ferro, inchiodati su stagge
laterali: serve per tritare il terreno coltivato, ossia
a rompere le zolle, uguagliare la superlìcie del suolo,
coprire le sementi ; scardonatoio, strascino (se for-
mato di sterpi), stella. - Erpicare, lavorare il ter-
reno con l'erpice : erpicamento, erpicatura.
Granchio, l'erpice a rombo. - Rillo, specie d'er-
pice senza denti, usato per ricoprire il granoturco.
Asciali, i due pezzi di legno tra i quali è fissato
il timone dell'erpice.
Errabondo. Errante, ramingo.
Errante. Chi erra, non ha dimora fissa: no-
made (detto specialmente di popolo), Zingano, zin-
garo. - Veggasi a cavaliere e ad ebreo.
Errare (errante, errato). L'andare qua e là
senza saper dove ; cainminare a caso e senza
scopo: ramingare. - Deviare dal vero. - Avere o
accogliere una fallace opinione; dare un falso
giudizio; commettere un errore, un fallo, uno
.sbaglio, uno sproposito.
Erratamente. Con errore.
Erràtico. Di terreno, quello formato dagli an-
tichi ghiacciai. - Di malattia, quella che lia un
decorso saltuario, irregolare. - Veggàsi a pietra.
Erre. Sedicesima lettera del nostro alfabeto. -
Specie di mensola.
Erro. Gancio per la secchia al pozzo.
Erroneità, erròneo. Veggasi ad errore.
Erróre. Falso giadizio; sbaglio A' opinione,
di credenza e simili. Materialmente, s&agrMo ; mo-
ralmente, fallo; letterariamente, sproposito. Con
varie gradazioni di significato: abbagliamento d'o-
pinione; abbaglio, aberrazione, asinaggine, assur-
dità, assurdo ; cantonata (fìgur.) ; castroneria, de-
lirio; equinozio (figur., scherz.), equivoco, erro,
esorbitanza ; fallacia ; gambero, granchio, granciporro ;
mgra/iwo ; malpensata, marrone (volg.) ; paralo-
gismo, peccato, pregiudizio ; scambio, scarru-
colone, scazzabuglione, scazzabugliore, svarione ;
sproposilaggine, svista ; trascorso, ubbia. - L'errore è
volontario o involontario, cioè dipendente, o no,
dalla volontà, dagl'intenzione. Si commette er-
rore per effetto di non conoscere, di non di-
stinguere, di non sapere, per insufficienza di
ragione, di raziocinio, di esperienza, di
pratica, ecc. Nell'errore, talvolta, è colpa.
Allucinamento, allucinazione, errore del senso. -
Assurdità, cosa, opinione erronea fino al punto
di essere contraria al vero assoluto e necessario:
controsenso. - Bestemmia, borgnola, castroneria,
erroraccio, errore da can barbone, da cavallo, mas-
siccio, eresia, minchioneria : errore granfie, gra-
ve ; errore badiale, madornale, maiuscolo, mar-
chiano, mastodontico, piramidale, da pigliarsi con
le molle. - Bestemmia ereticale (figur.), grosso spro-
posito. - Cacografia, errore nella scrittura, errore
di ortografia. - Cacologia, modo errato di
parlare. - Delitto, gravissimo errore contro la
legge, la morale, la giustizia, l'onestà e simili. -
Difetto, errore di lavoro o d'altro rispetto alla
regolarità, alla perfezione e simili. - Epidemia (fi-
gur.), dicesi di errore che vada diventando comune. -
Errore di mente, di pensiero, di critica, di ragio-
namento, di fede ; di forma, di materia, di diritto,
di fatto, di tempo, di luogo, espressioni di chiaro
significato. - Errore apparente, di apparenza,
non reale, non vero. - Errore craiso, inescusabile, ^
semplicissimo (per crassa ignoranza), supino: er-
rore imperdonabile, da non mi^ritare perdono, da
non ammettere .scusa. - Errore emendàbile, che si
può correggere ; contr., irreparabile. - Erroretlo,
errorino, erroruccio, dirnin.
Anacronismo (anacronistico), errore di data, per cu i
si antepone o si pospone un avvenimento all'epoca
esatta: errore di cronologia. ■ Disguido, errore
(li spedizione. • Dittografia, errore di ripetizione nello
scrivere. - Errore di diritto, ignoranza di una
legge. - Errore di fatto, ri„'nora;i^a di un determi-
nato fatto per cui può essere viziato un contratto .
- Fotta, parola volgare, plebea, usata nei vari sensi :
fillo, sbaglio (fare una folta). Anche, fanfaluca, fa-
vola, ecc. - Gaffe, voce del gergo francese per si-
gnificare un granchio, uno sbaglio, una topica. -
Granrhietto, piccolo granchio. - (rranciporro, grosso
errore: farfallone, scappuccio, sfarfallone. • Illu-
sione, errore della mente e dei sensi. • Incoe-
renza, errore di chi si contraddice, è in contrad-
dizione con sé stesso. - Inesattezza, errore, im-
perfezione in cosa detta, fatta, scritta - fyip-
sus calami (la't.), errore di penna, nello scrivere.
■ Lapsus linguai (lat.), errore di lingua, nel par-
lare. - Lasciatura, errore commesso dal com-,
positore di tipografìa, allorché lascia indietro
una 0 più parole. - Miliiteio, errore proveniente
dal non capire ciò che altri dica o faccia : equi-
voco. - Mancanza, nelTuso, errore rispetto alla di-
sclp'ina, al dovere e simili. - Metàbasi, in lo-
gica, salto, errore. - Pàpera, errore grossolano ; er-
rore del còmico nel recitare. - Paperoltola, dimin.
di papera. - Peperone, grossa papera, grosso sba-
glio. - Paradosso, proposizione, opinione in parte
vera, in parte erronea o, piuttosto, esagerata. -
Paralogismo, raziocinio erroneo, benché in ap-
parenza vero. - Passerotto, familiann., errore di
stampa, gambero giornalistico. - Procronis'no o ri-
trazione, errore di cronologia, per cui si fissa un
fatto in epoca anteriore a quella in cui è accaduto.
(Jontr., paracroaismo. - Qui prò quo, errore, equi-
voce. - Scerpellone, errore grive, specialmente nel
parlare o nello scrivere. - Sgrammaticatura, errore
di gramìnatica: so'ecismo. -Strafalcione, errore
grosso, di persona che opera a caso. - Strambotto,
errore nel dire. - Svista, sbaglio per non aver guar-
dato bene. - Topica, familiarra., a Milano, per. sòa-
glio, granchio, sbadataggine, ciò che in francese di-
cesi beone, gaffe. - Utopia, idea vana e senza fon-
damento.
Ammenda, espiazione di errore commesso : e-
menda; rifacimento di danno. - Ammonimento,
avvertimento bonario a chi ha commesso errore,
perchè si corregga : avvertenza, mònito, monizione;
raccom,andazione. - Arruffio, cumulo, viluppo
di errori, complesso, quantità di errori insieme com-
binati. - Compunzione, afflizione d'animo, con pen-
timento di errori commessi. - Errata-corrige, la parte,
in principio o in fine, del libro che riporta gli er-
rori corsi nel libro stesso e le correzioni di fronte.
- Impenitenza, stato di chi è impenitente, ossia osti-
nato nell'errore e non ne ha pentim,znto. • Rim,-
marico, dispiacere di errore commesso. - Resi-
piscenza, risveglio, da male a bent,; figur., ricono-
scimento d'errore.
C0M.METTERE ERRORE. — LVDURRE IN ERRORE, ECC.
Errare, commettere un errore; essere, stare in
errore, abbagliarsi, aberrare, allucinarsi, andare er-
1012
ESAGERAZIONE
rato, apporsi in fallo, avere le traveggole, avere
torto; correre il palio degli spropositi; dare nello
spaniato, dare un tuffo; fallare, fallire, falsire,
fare sbaglio, fare sgarro, far male i conti; fare una
capppi a ^popol. scherz.); giudicare attraverso; in-
gannarsi, ingannarsi a partito (errare molto) ; man-
care; non dar nel segno; prendere una cantonata,
delle cantonate (errare ed ostinarsi nell'errore) ;
prendere un abbaglio, un granchio, un granciporro;
prendere lucciole per lanterne; sbagliare, sgarrare,
sgarrarla, spropositare, sviarsi ; toccare in falso,
trasandare, travedere i uscire dal seminato, di
strada, di carreggiata.
Abbagliarsi, cadere in errore. - Cadere dal suo
asino, errare nelle cose più facili, più pratiche. -
Compromettersi, mettersi nella condizione di fare
Ìualche sbaglio, e di averne danno: cimentarsi. -
farsi la scopa o la zappa sui piedi, sbagliare nel
correggere un altro, con danno proprio. - Dormire
la grossa (tìgur.), di chi sbaglia di grosso qualche
operazione, un ragionamento, o altro. - Esigere schiavi
dell'errore, non saper uscirne, non sapersi correg-
gere. - Far la frittata (figur.) : conciare malamente
alcuna cosa, sbagliare, mal riuscire. - Fare la se-
conda di cambio, ripetere il medesimo errore. - Far
marrone, essere colto in fallo, ma non di cose
gravi. - Incappare in un errore, commetterlo. - Pa-
gare il noviziato, commettere qualche errore nell'e-
sercizio primo di un' arte o rinnovando una cosa.
Anche, imparare a proprie spese. - Paralogizzare,
raziocinare erroneamente. - Perpetrare, mandare
ad effetto, commettere un errore grave, un delitto.
- Pescare, pigliare, prendere un granchio a secco,
cadere in un grosso errore. - Pigliare una papera,
una cosa per un'altra. - Pigliare un gambero, un
bel gambero, incappare in uno sproposito senza ac-
corgersene. - Ricadere nell'errore, ripeterlo. - Sgar-
rare, prendere errore, fare uno sbaglio.
Abbagliare {abbagliamento, abbaglio), indurre in
errore. - Ammendare, fare ammenda, emenda. -
Ammonire, avvertire bonariamente di un errore.
- Cògliere in fallo, trovare in errore: veggasi a
fallo. - Confutare, dimostrare l'erroneità di un
arjnomento, di un' opinione, di un discorso, ecc. -
Convincere dell' errore, persuadere, indurre per-
suasione dell'errore in chi lo ha commesso : ri-
convincere. - Correggere, togliere o mitigare
l'errore. - Fare il raschio, spurgarsi senza sputare per
far accorto altri di qualche errore che fa o dice, e
di altra cosa. - Indurre in errore, movere altri ad
errare o ad essere tratto in inganno: ispirare un
falso giudizio, far travedere; figur., dar le traveggole.
- Levar , d'errore, disingannare. - Pagare il fio, pur-
gare, scontare, subire il castigo relativo a un er-
rore commesso. - Ravvedersi, riconoscere il proprio
errore e averne pentimento. - Rettificare, cor-
regjrere un errore, in modo che la cosa errata di-
venti esalta. - liimpiangere, dolersi di un er-
rore. - Riparare, rimediare ad errori commessi.
- Riprendere, ammonire d'un errore, biasimandolo.
Ehroneamente, con errore, per errore, in modo
erroneo: altramente dal vero, a sinistro; errata-
mente ; fai lacerne 11 le, falsamente ; in falso, nel
falso; inrettamente; senza fondamento, spropor-
zionatamente. Gontr. , infallantemente , infallibil-
mente.
Euroneita', l'essere erroneo, qualità di ciò che
è erroneo: fallacia (di giudizio), fallibilità. Gontr.,
infalUbilild.
Erròneo, che ha in sé errore, informato ad er-
rore, ispirato da errore, eretico (figur.), erronico,
fallace, falso; inesatto, infondato ; ^loglioso ; mal-
detto, malpensato ; senza fondamento ; traverso.
Gontr., giusto. - Fallibile, soggetto a fallire, ad er-
rare. Gontr., infallibile, - Riprensorio, atto a correg-
gere un errore.
Locuzioni. — Casca un cavallo che ha quattro
zampe: scusando un errore. - Error communis facitjus
(lat.): l'errore di molti costituisce una legge. - // faut
que jeunesse se passe ; locuzione francese per dire
che conviene avere indulgenza per gli errori che
l'inesperienza e la naturale vivacità fanno commet-
tere ai giovani. - / nodi vengono al pettine: locu-
zione per dire che, a un certo punto, gli errori e
le colpe maturano, non passano senza effetto, ma
se ne coglie necessariamente l'amaro frutto. - La é
grossa!, alludendo a un grave errore. - Xe pezo el
tacon del buso (è peggio la toppa dello strappo) :
locuzione veneziana per significare che il rimedio
all'errore è peggio dell'errore.
Ahimé!, esclamazione quasi ironica usata per
rimpiangere un errore commesso e che spiaccia o
arrechi danno ad altri : apriti cielo I Ohimè I Per
amor di Dio I Per carità !
Erta. Terreno sul quale si deve salire : declivio,
rampa, salita, terreno in pendìo. - Declività,
decimazione del suolo, ertezza: acclività, ripidezza.
Ertezza. L'essere erto : arduità, ripidezza.
Erto. Agg. di luogo in salita: eretto, ratto,
ripido.
Erubescente. Il farmaco, il medicamento atto
a portare infiammazione o rossore alle parti
su cui si applica.
Erubescenza (erubescente). Il rossore cagio-
nato dalla vergogna.
Erudire, erudirsi (erudito). Dare, acquistare
erudizione.
Erudito. Ghi o che ha erudizione, è dotto.
Erudizione. Ampio corredo di cognizioni, di
sapere, intorno a varie cose e discipline; qualità
di chi é dotto, ha molte nozioni ferme e chiare
nella memoria : coltura, cognizione, conoscenza,
conoscimento, cultura (veggasi a conoscere), dot-
trina, erudimento, sapienza, scienza, studio.
Erudire , erudirsi , dare , acquistare erudizione,
istruzione; ammaestrare, ammaestrarsi; diroz-
zare, dirozzarsi : insegnare, imparare. - Eru-
dito, colto, dotto, sapiente - Di libro, di discorso
e simili, pieno di dottrina.
Eruttare (eruttivo, eruttato). Il mandar fuori
lava e altre materie che fa un vulcano. - Dell'aria
che esce dallo stomaco (meno plebeo e meno co-
mune di ruttare).
Eruttazione , eruzione. Veggasi a vul-
cano.
Eruttivo. Aggiunto di malattia che si mani-
festa con papule, pustole, vesciche e simili. - Veg-
gasi a roccia.
Eruzione. Veggasi a pelle e a vulcano.
Esacerbare (esacerbamento, esacerbato, esacer^
haztone). Esasperare, inasprire, rincrudire.
Esacervazlone. Latinismo per accumulazione:
veggasi a mucchio.
Esaedro. Il solido di sei faccie.
Esafarniaco. Detto a medicamento.
Esagerare (esagerato). Fare esagerazione.
Esagerato , esagreratore , esageratrice.
Detto ad esagerazione.
Esagerazione. L'atto e l'effetto dell'esagerare,
cioè dell'aggrandire con parole, del far parere una cosa
ESAfllNlA — ESAME
1013
maggiore di quel che è: amplificazione, dinosi (gr.),
ènfasi, fanatismo (esagerato entusiasmo), iper-
bole, iperboleggiamento. In plur., esagerazioni, le
aggiunte che taluno faccia a un qualsiasi fatto, am-
pliandone l'importanza, la gravità e simili : Hocco,
frangia, lirismo (voce d'uso). - GonjìaUira, termine
volgare che significa alcun fatto ad arte esagerato,
magnificato, diffuso. Anche, inontalnra, ubbriaca-
tura, vaneggiamento.
Esageratamente, con esagerazione, in modo esa-
gerato, iperbolicamente. - Esagerativo, che tende a
esagerare. - Esagerato, di cosa ingrandita a parole,
fatta figurare da più che non sia : arioso (quasi
gonfio d'aria), enorme, iperbolico, mostruoso, spe-
cioso, sperticato. Riferito a discorso, a stile: am-
polloso (veggasi ad ampollosità). - Esageratore
(esageratrice), chi esagera : casoso, esageratone, esa-
gerone, esaltato, miracolaio, sballone ('veggasi a
sballare).
EsAUEHARE, Cadere in esagerazione, dire con esa-
gerazione; aggiungere del proprio, aggrandire, augu-
mentare, ampliare, amplificare, avvantare ; caricare,
caricar la dose, la mano; dare una calcata, una
calcatella; distendersi in esagerazioni, in iperboli;
eccedere; fare d'un fuscello, d'un bruscolo una trave,
una siepe; fare d'una mosca un elefante, d'un pollicino
un cànchero, d'una bolla acquaiuola o di una pi-
pita un fistolo; far gran sicumera, forzare la nota;
giganteggiare, gonfiare i fatti ; infiancare, ingigan-
tire, ingrandire, ingrandire con iperboli, iperboleg-
giare; magnificare, mettere i fiocchi, mettere lefrangie,
millantare (veggasi a millanteria) ; pasteggiare a
superlativi; sopraddire, spampanare, sparare para-
dossi, trascorrere. - Andare agli eccessi, SlW eccesso:
di chi non si sa contenere nella giusta misura ed
esagera in bene o in male nel giudicare, nel fare.
- Avere gli occhi di bove, locuzione nostra familiare
che significa veder le cose esageratamente, di mag-
giore importanza ch'esse non abbiano. - Dipingere,
rappresentare con foschi colori, con tinte fosche, esa-
gerare in male per mettere in cattiva vista coie o
persone. - Fare caso, fare storie, fare un gran dire
d'una cosa, esagerarla ai propri occhi, darle so-
verchia importanza, - Fare il diavolo più brutto
di quello che é : esagerare un danno, un male e si-
mili. - Guardare con l'occhio di bove, ingrandire le
cose. - Smiracolare, meravigliarsi, fare le meravi-
glie, esageratamente, per nulla.
Denari o (più comunem.) quattrini e santità,
metà della metà: il mondo è sempre esagerato an-
che raccontando il bene. - Non aggiungere un ette,
un pelo, non esagerare. - S'intende acqua, ma non
tempestai di ogni cosa esagerata.
Calai calai a chi ha fatto una richiesta, una do-
manda esagerata, ha raccontato una cosa esagerata.
- Ci manca poco /..., a chi ne sballa una grossa, o
a chi esagera in qualunque maniera. - Non casca
il mondo!, a chi esagera un danno. - Vedete un po'
che delitto I (iron.), a chi fa un gran chiasso per
una cosa da nulla o per una cosa non riprovevole.
Esagrlnla. Nel sistema di Linneo, gli ordini
comprendenti le piante con fiori a sei pistilli.
Esagitare {esagitato, esagitazione). Fortemente
agitare, mettere in agitazione l'animo.
Esàgono. Che ha sei lati. - Figura piana, ret-
tilinea di sei lati.
Esalare (esalamento). Mandar fuori, spandere
nell'aria uxì" esalazione, 0 l'uscire, l'espandersi di
questa.
Esalazióne (esalamento). Atto ed efi'etto dell'e-
salare, del mandar fuori, disperdendo nell'aria, o
(ieWwicire, salendo e disperdendosi nell'aria, di
odore, ili profumo, di puzzo, di vapore e si-
mili: alito, aurora, ellluvio, emanazione, esalamento,
evaporazione, lialo, miasma (esalazione cattiva,
nociva), sfiatamento, traspirazione. - Esalare, uscire
0 mandar fuori, ecc. : buttare, rifiutare, sfiatare,
spirare, sfogare, svaporare, traspirare.
Esaltare, esaltarsi (esaltamento, esaltato). DeHo
ad esaltazione.
Esaltazione. Atto ed efletto dell'esaltare, cioè
del magnificare con lode ; inalzamento a grado di
onore o di lode; esaltamento, magnificamente;
anche in significato di elezione. - Doccia, doccia
fredda, famdiarm., di notizia o di osservazione, la
quale abbia virtù di calmare fieri propositi, esalta-
zione d'idee, spesso deviando il pensiero in opposta
parte. - Paratonia, esaltazione morbosa.
Esaltare, porre in alto nella propria stima,
dare gran lode: celebrare, elevare, farsi un idolo
(di cosa o persona), imparadisare, lodare a cielo,
magnificare, onorare, sublimare, vantare. - Esal-
tarsi, gloriarsi, menar vanto di sé, essere pre.^^i
(la soverchio entusiasmo, eccitarsi per una pas-
sione, infervorarsi in un sentimento, tv,c.- Esal-
talo, che è in istato di eccitazione, di esalta-
zione ; fanatico, in preda a fanatismo.
Esame. Atto dell'esaminare. - l^rova alla quale
è sottoposto uno scolaro o 1" aspirante ad un im-
piego, ad un ufficio, e il soggetto della prova stessa:
esperimento. - Minuto e diligente studio intorno
ad una cosa qualsiasi : considerazione, osservazione.
- Interrogazione dell' accusato o di un testi-
monio durante un processo. - Con notevoli dif-
ferenze di significato : analisi, anatomia (figur.),
cerca, disamina, disaminazione, disquisizione; esa-
mina, esaminamento ; indagine, notoinia, pro-
cesso, ricerca, ricognizione, rifiessione ; scandaglio,
sguardo (figur.), sonda ; vagliatura, vaglio, vivise-
zione (in senso morale). - Esaminabile, tale da su-
bire l'esame. - Esaminando, chi deve subire l'e-
same, chi si presenta candidato. - Esaminante, esa-
minatore, chi fa lesame ad altri: interrogante, in-
terrogatore. In altro ordine di cose : censore (chi
esamina libri, opere drammatiche, ecc., fa la cen-
aura, la critica), critico ; ispettore, revisore.
Concorso, esame, esperimento al quale debbono
sottoporsi gli aspiranti a un impiego, a un uf-
ficio, a un premio, ecc. - Controllo, esame di
alcunché, per assicurarsi che sia nelle condizioni
volute. - Critica, veggasi a questa voce. - Di-
samina (non comune), l'esaminare attentamente.
- Esamaccio, cattivo esame; esamone, esame riu-
scito benissimo, bella prova di ' ingegno e di sa-
pere : esamuccio, esame da poco o riuscito sten-
tatamente ; esame di matricola, V abilitazione all'e-
sercizio per le pratiche fatte ; esame di laurea, di
licenza, di maturità, veggasi a laurea e a scuola;
esame di riparazione, quello che si ripete per non
essere riusciti nella prima prova ; esame rigoroso,
quello che, nelle università, si subisce per la pro-
mozione a dottore; esame suppletivo, suppletorio,
quello che si subisce in una seconda tornata, dopo
aver mancato o non essere riusciti in una prima
prova. - Esami di abilitazione : interrogazioni fatte
al candidato che intende ottenere la capacità legale
per una professione.
Esame di coscienza : in teologia, indagine che il
peccatore fa dei peccati commessi, per farne la
confessione.
1014
ESAMETRO — ESCAVARE
Libero esame, il diritto, in materia di religione,
di regolarsi secondo il proprio modo di pensare. -
Metodo risolutivo, quello che esamina il tutto, poi
le parti. - Metodx) zetetico, quello che ricerca la na-
tura e la ragione delle cose. - Osservazione, in
senso lato, attento esame di un fenomeno, delle
varie su6 parti o circostanze. - Revisione, l'atto
di esaminare l'opera d'altri ; in senso amministra-
tivo, controllo. - Rivista, termine burocratico mili-
tare per ispezione, rassegna - Saggio, esame
in pubblico. - Sinossi, esame dell'insieme. - Sovra-
sguardo, esame rapido, superficiale.
Esaminare, sottoporre persona ad esame. - Muo-
vere interrogazione giudizialmente : escùtere.
- Discorrere consideratamente. - Diligentemente
osservare (di cosa materiale) e prudentemente
considerare checchessia, per dare giudizio, con-
siderare attentamente, con attenzione, e minuta-
mente, una cosa immateriale : anatomizzare (esami-
nare minutamente), appuntare gli occhi (della
mente) ; cercare, cercar trito a falde a falde, con-
templare diligentemente, contrappcsare, crogiolare ;
disaminare ; far considerazione, farsi osservatore ;
librare ; mettere ad esame, mettere al torno, minuz-
zare ; pesare, pesare con la bilancia dell' orafo ;
perscrutare (esaminare a fondo ) ; ponderare ,
porre mente ; ricercare , ricercare la quintes-
senza ; ridurre ad esame ; rivedere ; sbirciare col
lumicino in mano; schiarare, sminuzzare, sondare
(esaminare fin nelle parti più segrete), squinter-
nare ; vagliare, ventilare, voltare e rivoltare.
Consultare, esaminare un libro, un documento,
un autore, cqc. - Dare una ricorsa, esaminare le-
stamente, ripassare qualcosa per vedere se occor-
rano correzioni, provvedimenti. - Escutere, dicesi
talvolta invece di esaminare, provare, ricercare mi-
nutamente. - Investigare, cercare, esaminare di-
ligenten)ente : scandagliare. - Rivedere, esaminare,
correggere. - Scrutinare, esaminare, scrutare con
pedanteria, con impacciosità.
Quattr'occhi veggono più che due : esaminare in
più d'uno non é male.
Varie — Reccarsi yli esami, prendere un esame
senza darsene pensiero. - Rocciare (bocciato), schiac-
ciare agli esami, respingere, rimandare (blakbouler
è fra i neologismi francesi, derivato dall'inglese
black ball, palla nera; evale, come verbo, bocciare).-
Passare (voce d'uso), a scuola, superare gli esami.
- Restar deficiente, chi, presentandosi a un esame,
non riesce, gli è mancato qualche punto. - Ristac-
ciare, tornar a passare per lo staccio ; in senso
traslato, tornar ad esaminare, a sindacare minuta-
mente. - Sostenere una tesi, un esame ; subire un
esame, sottoporsi alla prova.
Propina, compenso speciale dato a un insegnante
per gli esami di laurea o di licenza a scolari non
suoi. - Vedtito che..., visto che..., formola che signi-
fica ; dopo avere esaminato, veduto.
Esàmetro. Il verso dattilico di sei piedi.
Esamina, ^on cotimne per esame.
Esaminando, esaminante, esaminatore.
Veggasi ad esame.
Esaminare {esaminalo). Far ['esame, sotto-
porre ad esame.
Eiiunàstrofe (gr.). Veggasi a guarire.
Esaudria. Divisione nel sistema botanico di
Linneo.
Esangolare. A sei an^'oli.
Esangue. S'^nza sangue; dissanguato. Figur.,
languì ;'o, pnilid^.
Esanimare (esanimato). Togliere l'anima,
uccidere. Abbattere moralmente: accasciare, di-
salmare, disanimare, far perdere il coraggio.
Esànime. Che è senza anima; disanimato,
esanimato, inanimato ; morto ; sfiatato.
Esantèma. Eruzione della pelle, accompagnata
da febbre.
Esàpodo. Con sei piedi. - L'insetto a sei
gambe.
Esarca (esarcato). Antico magistrato.
Esasperare, esasperazione (esaspero(o). Veg-
gasi ad inasprire.
Esastilo. Il tcìnpio con sei colonne alla
fronte.
Esattamente. Con esattezza.
Esattézza. Qualità di chi o di ciò che è esatto.
Accuratezza, cura, diligenza, puntualità nell'o-
perare: aggiustatezza, fedeltà (di traduzione, di co-
pia e simili) ; precisione, puntualità ; rigore
(eccesso di accuratezza), zelo. Contr., inesattézza. -
Esattamente, con esattezza, con precisione ; ad un-
guem (lat.), appuntino, a puntino, per filo e per
segno, precisamente, puntualmente. - Esatto, fatto
con ogni accuratezza; strettamente conforme al
vero; diligente, fedele, formale, genuino, pre-
ciso, proporzionato, puntuale. Di scrittore: co-
scienzioso, geloso, scrupoloso. Contr., inesatto.
Compassato, di chi sia perfino esagerato nell'e-
sattezza: rigorista, zelantissimo.
Esatto. Con esattezza.
Esattore. Riscotitore delle imposte : veggasi a
imposta: collettore, percettore, ricevitore, tassiarca.
Esattoria. L'ufficio dell'esattore.
Esaudimento. L'esaudire.
Esaudire (esaudito). Accondiscendere ad una
domanda, alle istanze, alla preghiera di qual-
cuno: concedere, corrispondere; soddisfare il
desiderio d'altri. - Esaudimento, esaudizione, l'e-
saudire.
Esaurire {esaurimento, esaurito). Rifinire, fi-
nire, consumare, detto di forza, di denaro,
ecc. - Trattare a fondo un argomento, una
quistione, e simili. - Condurre a termine un
affare, un impegno. - Anche, sfi^uttare. -
Esauribile, che può essere esaurito. - Esaurito, ri-
finito, esausto, finito, chiuso (chiuso l'incidente). -
Essere al lumicino, al verde, essere beli' e benedetto,
essere esaurito, finito. - Esausto, rifinito, special-
mente di forza e di mezzi pecuniari, indebolito,
reso molto debole: attrito, disseccato, logoro,
munto, sfinito, smunto, stremato.
Esautorare {esautorato). Togliere 1' autorità.
Esazione. Riscotimento di denaro; riscos-
sione ; il riscuotere.
Esca. Cibo per prendere i pesci, per la pesca.
- Parte de\V acciarino. - Ingannevole lusinga.
- Veggasi a mina. - Escalo, lo spazio in cui si
mette l'esca, il beccare, perchè calino gli uccelli, e
così si possa prenderli.
Escandescenza {escandescente). Subitanea ira.
Escara. Crosta risultante dalla mortificor
zione d'una parte del corpo, qualunque ne sia la
causa. - Escarificazione, produzione di un'escara,
accidentalmente o artificialmente. - Ascarótici, agenti
caustici che fanno èscara (acqua fagedenica, pietra
divina, ecc.)..
Escàto. Detto ad esca.
Escatologia. Detto a mondo.
Escavare, escavazione {escavato). Veggasi a
scavare.
ESCHIMESI — ESCCLAPIO
1015
r
Eschimesi. Gli abitanti della Groenlandia.
EschiO. Albero simile alla quercia : ischio.
Escire (esito). Lo stesso che uscire.
Escisióne. L'azione di asportare, di tagliare,
con un istruniento, una parte poco voluminosa.
Esclamare {esclamato). Il dire con qualche
ènfasi parole che esprimano una passione, un
sentimento; fare un'esclamazione.
Esclamazione, Parola o frase che si dice con
ènfasi, esprimendo qualche sentimento, qualche pas-
sione. Così esclamazioni di dolore, di gioia,
d'ira, di sdegno, di pietà, ecc.: ecfonesi (j,'r.),
interiezione esclamativa; esclamativo accento;
sclamazione. - Una delle parti del discorso. Fi-
gura retorica, più propria del'o stile sublime. -
Epifonema (gr.), esclamazione sentenziosa, breve,
ma con riflessione sull'importanza della cosa di cui
8i tratta. - Esclamazioni liriche, enfatiche.
Esclamare, fare un'esclamazione, dare in escla-
mazioni: sclamare, vuotare il sacco degli aguettivi
ammirativi. - Esclamativo, di esclamazione, che
esprime esclamazione. - Punto d'esclamazione, punto
esclamativo, segno ortografico.
A farlo^ apposta I, esclamazione avversativa. -
Affé, per la fede, sulla fede. - Ahi, ahimé, escla-
mazioni di dolore. - Ali right (pron. o raiV), escla-
mazione inglese : significa tutto diritto, tutto bene.
- Anima buscherona !, a chi ne abbia fatta o detta
una grossa. - Aria^, esclamazione che significa:
via, levati di tra piedi. - Bada I, esclamazione di
esortazione, di preghiera, di comando. -Bastai, di
sospensiva e quasi di rassegnazione. - Bene l, veg-
gasi a pag. 269, prima colonna. - Buscherato!, escla-
mazione di dispiacere, di dispetto. - Cdppita, cà-
spita!, esclamazione di meraviglia e di impazienza.
- Caspiteiella, vezzegg. di caspita. • Cazztca !, escla-
mazione triviale. - Criòòt .', esclamazione volgare lom-
barda in cui é storpiato e occultato il nome di
Cristo. - Che consolazione I, quando siamo obbligati
a fare cosa ingrata. - Corpo del diavolo, per tutti i
diavoli!, esclamazioni enfatiche. - Dalli!, esclama-
zione di inipazietìza. - Deograzias, esclamazione
famil. di gioia. - Ebbe !, da alcuni detto per eb-
bene! - Ecco, eccoci, eccomi, eccoti, avverbi usati
spesso in modo esclamativo, accennando, indicando,
alludendo, ecc. - E' una disperazione !, quando una
cosa non riesce. - Goddam (ingl.). Dio danni ! -
Hoch fin alto !), esclamazione tedesca rispondente
al nostro evviva ! grido di guerra dei cosacchi ; in
ital., evviva ! - Io triumphe, esclamazione di gioia
e di evviva dei soldati romani accompagnanti il
carro del capitano a cui era dal senato decretato il
trionfo. - Lausdeo, laus Deo, detto a contento, -
Magari!, esclamazione esprimente desiderio. -
Malannaggia !, inanaggia, esclamazione napoletana,
fermale abbia, abbia malanno^ maledetto sia: veggasi a
imprecazione. ■ Marameo, detto a òwWa (pag. 333,
seconda colonna). - Naturale I, esclamazione di chi
conferma. - Orsù, esclamazione esortativa. - Ohibò!,
esclamazione di disprezzo. - Opld, esclamazione
onomatopeica nell' atto del salto. - Pazienza !, veg-
gasi a questa voce. - Per bacco, esclamazione di
meraviglia. - Per grazia di Dio, veggasi a grazia.
• PfuH, esclamazione di repulsione e di spregio presso
i tedeschi. - Tandem ! (lat.), detto a contento -
lertoifel o tartoifel, esclamazione lepida, corruzione
dialettale dal tedesco Der Tevfel, cioè il demonio!
- Uhi!, esclamazione di dolore. - Utinam!, escla-
mazione latina • vale voglia il cielo, Dio voglia, in-
clude speranza ed augurio. - Viscere, detto a caro.
• Vivaddio, viva Dio, detto a contento.
Escludere, esclusione (esclusivo, escluso).
Chiuder fuori, lasciar fuori ; non ammettere,
non coniprendeì'e, impedire che altri sia am-
messo a qualche grado, in qualche compagnia, ecc. ;
non comprendere, esentare, esimere : dare l'ostra-
cismo ; dispensare, eccepire, eccettuare, fare ecce-
zione; eliminare; escliiudere, esimere; mandare,
metter fuori; proscrivere; rigettare; sbattere; sbat-
tere la porta, l'uscio in faccia, sul muso (figur.);
scacciare; tener da banda, fuori, in disparte;
trovare incompatibile. - Dar di biaìiro a uno,
escluderlo. - Procedere per eliminazione (flgur.),
quando si tratta di mandar via qualcuno.
Esclusione, l'escludere: esclusiva. - Esclusiva-
mente, in modo esclusivo, non compreniJente. -
Esclusività, l'essere esclusivo. - Esclusivo, che tende,
è atto ad escludere, che esclude.- Escluso, non am-
messo, non compreso, lasciato fuori ; eccettuato. -
Pestare o rimanere all'uscio, escluso da un partito,
da affare o simili.
Eccetto, eccettoché, preposiz. e avverb. indicante
esclusione, eccezione. - In nessun modo, modo av-
verbiale per escludere assolutamente cliecchessia:
veggasi a milla.
Esclusione, esclusiva, esclusivo. Detto ad
escludere.
Escogitàbile. Che si può escogitare.
Escogitare (escogitato). Trovare meditando, pen-
sando: veggasi a 2>ettsare.
Escolo. Castagno d'India, ippocastano.
Escoriare {escoriato^. Spellare leggermente;
scoi'ticare.
Escoriazione. Scorticamento: veggasi a scoT'
ticare.
Escrementale, escrementizio. Di escre-
mento.
Escreménto. Il soperchio del cibo e degli
escrementi che si emette nel defecare e che dà
un maggiore o minor puzzo; quanto viene elimi-
minato dall'organismo: escremento, escrezione,
leccia, meta, moccio, sterco ; deiezioni o materie
alvine. Scherz., fiori, fiori senza gambo; mughe-
ìiao di monte. - Escrementale , escrementizio, di
escremento. - Fecale, degli escrementi, - Feccioso,
che ha della feccia.
Copracrazia, perdita mvolontaria degli escre-
menti. - Coprocritici, i rimedi provocanti l'evacua-
zione degli escrementi. - Coproemesi, vomito delle
materie fecali. - Coprofagia, alienazione mentale,
pervertimento del gusto, per cui si mangiano gli
escrementi. - Coprostasi, coprostasia, ritenzione de-
gli escrementi, - Egestione, il mandar fuori gli
escrementi, e gli escrementi stessi. - Escremento-
recrementizi, i fluidi che devono, in parte, essere
rigettati all'esterno e in parte riassorbiti e riportati
nella economia. - Escretina, principio immediato che
cristallizza nell'estratto alcoolico delle materie fe-
cali, sottopos o ad una tempratura di 0°, - Meconio,
veggasi a feto. - Scalalo, componente caratteristico
degli escrementi umani, in foglie lucenti. - Scibale
(gr.), escrementi foggiati a pallottoline.
EKcrescenza. Gallozza : veggasi a pelle.
Escretare (escreiato, escreto). Veggasi a secre-
zione
Escretore, escretorio. Detto a secrezione.
Escrezióne. Detto a secrezione.
Esculapio, Il dio della medicina.
10i6
ESCULENTO — ESERCITARE
Esculento. Dicesi di pianta buona a man-
giare.
Escursione. La gita che si faccia per diver-
timento 0 per istruzione. - Anche, scorreria.
Escoi'Sionista. Chi fa escursioni.
Escusàbile, escusatorio. Veggasi a scasa:
gitante ; nell'uso, turista.
Escùtere (escusso). Latinismo del linguaggio
giudiziario per esaminare, provare, ecc.
Esecrabile, esecrando. Detto a odio.
Esecrare, esecrazione {esecrabile, esecrando,
f rcrató). Veggasi a odio.
Esecratorio, Veggasi a giuramento.
Esecutivo. Atto ad eseguire.
Esecutore {esecutrice). Chi eseguisce, è chia-
mato ad eseguire.
Esecutòrio. Aggiunto di documento.
Esecuzione. L'eseguire. - V eseguire una
condanna.
Esèdra. Detto a portico.
Esegèsi {esegètico). Lo stesso che commento^
spiegazione. Esegèsi allegorica, dogmatica, 'pratica:
veggasi a spiegazione.
Esegetica. L'arte d'interpretare le Sacre Scrit-
ture : comprende Yermeneidica e la critica.
Eseguibile, eseguibilità. Veggasi ad ese-
guire.
Eseguimento. L'eseguire.
Eseguire {esecutivo, esecutore, eseguito, esecu-
zione). Il /«re, nel senso di mettere in azione
quanto si è disegnato ; mettere ad effetto un or-
dine, un incarico, un consiglio, ecc. - Adempiere,
adempire (un dovere, una promessa), attuare ;
compiere, compire ; condurre, menare, portare, re-
care, ridurre, trarre, volgere ad effetto, a segno ;
dare compimento, dare effetto ; disimpegnare ; effet-
tuare ; fare lo scoppio e il baleno (eseguire tosto,
subito) ; mandare a compimento, ad opera, a prò ;
menare a capo; mettere ad esecuzione, in esecu-
zione, in atto, in atto pratico; non lasciar freddare
(eseguire subito) ; operare, osservare (veggasi ad
osservanza), perpetrare (di delitto); realizzare
(francesismo d'uso), ridurre in essere; schiacciare
il capo al tordo.
Esecutivo, attivo, atto ad eseguire, che eseguisce.
Giudizio esecutivo, veggasi a giudizio, - Esecutore
{esecutrice), persona che eseguisca, per lo più ma-
terialmente : agente, braccio (figur.), mano (figur.),
operatore. - Esecutore testamentario, veggasi a te-
stamento. • Esecutoria, la facoltà di procedere ad
esecuzione legale. - Esecutoriamente, esecutivamente,
per via di esecuzione. - Esecutorio, aggiunto di de-
creto, di documento che dà facoltà di procedere
esecutivamente. - Esecuzione, Y eseguire, l'atto del-
l'eseguire: attuazione, effetto, effettuazione, esegui-
mento, perpetrazione (di azione criminosa), realiz-
zazione. - Eseguibile, che si può eseguire, ellettuare,
fattibile. - Eseguibilild, l'essere eseguibile.
Esempigràzia. Per esempio.
Esempio {esemplare). Cosa proposta, o degna di
essere proposta, da imitarsi o da fuggire, da spie-
gare 0 confermare; azione virtuosa o viziosa : esem-
plare, esemplo, modello, orma, prototipo, specchio,
tema, tipo, vestigio. L'esempio può essere buono o
cattivo, bello o hì'utto, degno o indegno, lo-
devole 0 biasimevole (veggasi a biasimo), pub-
blico, solenne, ecc.
Edificazione, buona impressione che dà l'esempio
altrui ; l'esempio stesso (edificante) dato son la vita
onesta, con la buona conaotta, ecc. - Esempio scanda-
loso, mal esempio, che dà, suscita scandalo, ver-
gognoso, tale da far vergogna. - Largo esempio,
esempio, loculento, loculentissimo, nobile, notevole,
splendido. - Esemplare, che serve o che può ser-
vire di esempio ; degno di essere presb ad esem-
pio; eccellente. Di condotta, di costume, di
vita imitabili.' - Esemplarità, l'essere esemplare. -
Esemplarmente, in modo esemplare.
Calcare le orme degli uomini grandi (figur.), se-
guirne l'esempio. - Dare esempio, dare il tuono :
essere di esempio ; mostrare, porgere esempio ; pre-
dicare con l'esempio. - Edificare, dare buon esem-
pro; infondere in altri buona opinione di noi; ren-
dere edificato; dare edificazione, buona edificazione;
farsi ammirare, destare ammirazione. - Edifi-
carsi, prendere, ricevere buon esempio ; restar am-
mirati. - Esemplificare, arrecare esempio, spiegare
con esempi. Esemplificativo, che esemplifica. Esem-
plificazione, l'esemplificare. - Esser portato per esem-
pio, essere citato. - Imitare, prendere l'esempio,
regolarsi sull'esempio d'altri. - Passare in proverbio,
in esempio, per esempio: farsi gran nome e trovare
molti imitatori. - Prendere specchio , specchiarsi,
prendere esempio da una persona, da un fatto.
Per esempio : a cagione d'esempio, ad esempio^
esempigrazia (lat., exempli gratia), esempligrazia ;
mettiamo, poniamo caso ; per così dire, per ipo-
tesi, per modo d'esempio, per via di dire, puta-
caso, puta il caso, verbicausa, verbigrazia (fa-
ceto).
Esèmpio. Passo d'autore allegato per confer-
mare un argomento, una dichiarazione e si-
mili, a meglio spiegare una voce, una frase, ecc.
- Fatto narrato a prova di alcunché. - Caso che
si suppone o citazione che si fa.
Esemplare {esemplato). Effigiare, fare l' effi-
gie, l'immagine, ritrarre. - Anche, copiare, trascri-
vere. - Aggettivam., degno di essere preso ad e-
aempio.
Esemplare. ìaò che serve di modello: tipo.
- Incisione, libro, stampa fatti su una f or ina.
- Veggasi anche a quaderno.
Esemplarità, esemplarmente. Detto ad
esempio.
Esemplificare, esemplificazione {esempli-
ficativo, esemplificato). Veggasi ad esempio.
Esempligrazia. Per esempio.
Esentare {esentato, esente). Fare esente, esclu-
dere. Riferito a qualità o a difetto, che esclude
chi l'ha da alcuna cosa : dispensare, esentuare, esi-
mere, rifiutare. - Esente, chi non va soggetto a una
determinata cosa: dispensato da un servizio, dal-
l'obbligo di leva e simili "• franco. Anche, illeso,
libero, salvo. Figur., scherz., vergine. ■ Esen-
zione, r essere esente ; dispensa, franchigia,
immunità, esenziazione (da esenziare, burocr.).
Dispensare, concedere la dispensa da qualche
obbligo: accordare esenzione, privilegio (privi-
legiare) ; francare, sciogliere
Esenzione. Il privilegio che vale a dispen-
sare, dà la dispensa rispetto a qualche ob-
bligo.
Esequie. Cerimonia chiesastica pei defunti ;
funerale.
Esercente (da esèrcere). Neil' uso, nome com-
prendente i- proprietari di albergo, di caffè, di trat-
toria, di bottega in genere : commerciante, fab-
bricante, mercante, negoziante. - Esercire, fare l'e-
sercente.
Esercitare, esercitarsi {esercitato). Avvez-
ESERCITAZIONE — ESEaCITO
1017
aare, avvezzarsi con l' esercizio a fare chec-
chessìa.
Bsercitazlone. Veggasi ad esercizio.
Esercito Moltitudine di soldati d'ogni mili-
zia {artiglieria, cavalleria, fanteria, genio,
alpini, bersaglieri, carabinieri, ecc. : veggasi a ber-
sagliere e a carabiniere), ordinati ed esercitati
nelle armi (veggasi ad arme) e nell'arte della
giierra, noè a combattere, a cimentarsi in bat-
taglia. Propriamente, l'insieme di tutte la forze of-
fensive e difensive di cui dispone una nazione per
la difesa dello Stato e delle sue leggi: armata (fran-
cesismo, se si parla d'esercito di terra), copie (Fan-
l'ani), forza, gente, l'-gione, masnada, massa ; onda
di Marte, oste (anche il campo in cui l'esercito é
raccolto), potenza, schiera, sforzo armato; solda-
teria, soldatesche; stuolo, torma, torme, torrente di
armati; truppa, truppe (francesismo). In Italia, e
presso a poco anche nelle altre nazioni, l'esercito
si compone di corpi d'armala (corpi dì esercito), di
divisioni militari, di brigate (insieme di due re,'gi-
meiiti), di reggimenti, di legioni territoriali (carabi-
nieri), di distretti, di depositi, dì varie compagnie
(di snnita, di operai d'artiglieria, di sussistenza, dì
diseipltna, ecc.), più il corpo invalidi e veterani, il
corpo sanitario militare, il commsssariato militare,
il coipo contabile militare, il corpo veterinario mili-
tare, le accademie, le scuole militari, gli stabilimenti
e gli ospedali militari, e via vìa Caratteristiche no-
tevoli dì un buon esercito sono la disciplina,
l'ordine, la resistenza, il valore. Un esercito,
poi. é forte o debole, grande (numeroso) o pic-
colo, agguerrito (educato, tempralo alia guerra o
Bo); l)en costituito o disorganizzalo (in disordine);
allenato, esercitato, atto a resistere, fatto resistente
alle fatiche (nell'uso, trenato, brutto francesismo)
I componenti un esercito sono classificati in due
grandi categorìe, ufficiali e truppa (veggasi a uf-
ficiale, a milizia, a soldato).
Esercito di prima, di seconda linea, complesso
delle milizie die devono entrare in campo, per le
operazioni di guerra, immediatamente o in seguito;
di terza linea, per lo più, la milizia territoriale. -
Exercito d'occupazione, quello che sì stanzia in un
paese conquistato : esercito occupatore. • Esercito
d'osservazione, destinato ad osservare le mosse del
nemico o i confini. • Esercito, federale, quello com-
posto dalle milìzie dì più Stati uniti in federazione.
- Esercito invasore, quello che fa invasione in un
paese. - Esercito ir» eyo/are, quello reclutato e com-
posto con repartì staccati da vari corpi e da di-
verse armi, ai quali si aggregano volontari, indi-
geni, ecc. - Esercito permnnehte, esercito stanziale
(per differenziarlo dalla cosidetta nazione armata).
Comprende: lo stato maggiore (generale, il corpo di
stato maggiore, le armi e i corpi precitati. - Exer-
t'iio rarcogliliccio : adunato, composto alla meglio;
raccolto, levato di fretta, senz'ordine senza istru-
zione. - Esercito regolare, quello ben composto e di
.soldati esperti e disciplinati. - Esercito stanziale,
quello che è tenuto sotto le armi per un determi-
nato numero di anni e che viene successivamente
sostituito dalle nuove classi di leva.- Esercito sul
piede di guerra o di pace, l'esercito in tempo (e
m assetto) di guerra o in tempo di pace. - Legione
fulminante: secondo la tradizione cristiana, l'eser-
cito di Marco Aurelio, nella guerra contro ì Marco-
manni,periva di 8ele,quandola legione Melitina, lom-
posta di cristiani, invocato il soccorso a Dio, ottenne
pioggia abbondante e un nehib9 che dissipò i nemici.
Esercito mobilizzato, esercito che é sceso o deve
scendere in campo : esercitò in campagna, sul piede
dì guerra; campo; oste campale, oste schierata in
guerra
Marina da guerra, insieme di tutte le navi
armate appartenenti ad uno Stato ; anche, nell'uso,
l'esercito di mare, distribuito sulle navi costituenti
l'armata navale, la flotta di guerra. - Riserva, le
estreme forze che può porre in campo una nazione :
linea di riserva; seconda, terza linea.
(X)MPLES80 E DIVISIONI DI UN KSERCITO. — SuE PARTI.
Arma, complesso dei mìliti componenti un eser-
cito. - Condotta, un tempo, quantità di soldati con-
dotti da un capitano. - Corpo d'esercito (nell'uso,
corpo d'armala), unità logìstica di due o tre divi-
sioni e di truppe suppletive. - Cuneo, corpo d'eser-
cito ordinato in forma di cuneo, e cioè che dalla
base, diminuendo, va a terminare in acuto. - Effet-
tivo, il complesso dell'esercito che presta servizio
attivo e si distingue dalle classi in congedo, dalla
milìzia mobile e dalla milizia territoriale. - Forza
armata, l'esercito o qualunque sua parte. - Orda,.
in Turchia, corpo d'esercito.
Ambulanza, le persone e le cose tutte addette
ad un esercito per la cura dei feriti. - Avan-
guardia, reparto che precede ogni corpo di mi-
lizia in movimento. - Brigata, in origine, aggrega-
mento dì milizie a piedi ed a cavallo; più tardi,
aggregazione tattica d'un corpo d'esercito che equi-
vale ad una mezza divisione. - Campo volante,
piccolo esercito composto di rfiilizìe a cavallo,
le quali fanno corse sul nemico. - Corpo avanzato,
quello che prec de 1 esercito dì cui fa parte. -
Corpo d' osservazione, parte dell' esercito comandata
ad osservare e assicurare per casi possibili.- Corpo
sanitario, il complesso delle persone addette alla
sanità dell'esercito. • Distaccarne nf4>, piccolo nu-
cleo di militi disgiunto da una unità maggiore. -
Divisione, parte di esercito, unità di guerra, com-
posta d'un certo numero di brigate e di reggimenti,
- Divisione di manovra, costituzione di una divi-
sione, allo scopo di esercitazioni. - Divisione terri^
toriate, circoscrizione in sottordine del corpo d'e-
sercito. • Reggimento, unità organica dell'esercito
comandata da un colonnello. ■ Retroguardia^
reparto che scorta ogni corpo di milìzia in marcia.
- Squadra, numero indeterminato di soldati
in ordine, al massimo una ventina o poco più.
- Treno, reparto speciale dell'artiglieria e del genia
a cui sono commessi i trasporti militari ; nome ge-
nerico degli uomini, dei cavalli e dei carri coi
quali si trasportano, per gli eserciti, ogni sorla d'ar^
nesì e d'attrezzi militari. - Unità di guerra, la di«
visione, il corpo d'esercito, la divisione di caval-
leria, 1 armata e il comando in capo dell' esercito.
- Unità tattiche, il battaglione per la fanteria; lo
squadrone per la cavalleria ; la brigata per l'arti -
glìeria da campagna e a cavallo; la batteria di sei
pezzi per l'artiglieria da campagna.
Per quanto riguarda la centuria, la coorte, la /"a-
lange, la legione e altri ordinamenti degli antichi
eserciti, veggasi a milizia. Cosi anche per le pene,
per le ricompense militari, ecc.
Ali, l'estrema destra e V estrema sinistra di un
esercito: braccia, fianchi, lati. • Centro, la parte del-
l'esercito compresa fra le due ali: il forte, il grosso»
1018
il nerbo, il nucleo. - Colonna, riunione di più uomini
disposti uno dietro l'altro. Anche, un intero eser-
cito. - Como, ciascuna estremità di un esercito o
parte d'esercito. Più comunem., ah. - Forte, il nu-
cleo, il maggior numero dei militi accentrati; il
conceiitrairiento maggiore di forze : grosso dell'eser-
cito, nerbo, nervo. - Fronte, estensione misurata fra
le due ali di un reparto parte d'un esercito schie-
rato in battaglia: prima linea, testa. - Reparto,
denominazione generica di un numero indeter-
minato di militi riuniti. Specialmente drappelli
delle varie armi raccolti insieme ed assegnati ad
alcuna operazione speciale. - Spalle, la parte poste-
riore dell'esercito o di un reparto: contrapposto a
fronte.
Uffici. — Persone.
Amministrazione, cura di tutte le spese del-
l'esercito per viveri, vestimenta, nmnizioni, appalti,
ecc. - Capitananza, ufficio e dignità di chi dirige un
esercito ; supremo comando delle milizie : capita-
nato, capitaneria, comando, condotta. - Comando in
capo, comando generale dell'esercito: costituito dagli
organi di comando necessari per indirizzare e ar-
monizzare r azione delle armate e di ogni altra
forza sul teatro di operazione, nonché per soprain-
tendere e vigilare su tutti i servizi dell'esercito.
Maggiorità, ufficio incaricato della compilazione
di carte che riguardano complessivamente il corpo
e delli tenuta dei registri di servizio degli ufficiali,
dei sott'ufficial i, ecc. - Organico, ordinamento normale e
fondamentale dell'esercito e di ogni sua parte od
unità. - Stato Maggiore, aggregato degli ufficiali su-
periori ed inferiori che concorrono al governo del-
l'esercito senza far parte dei corpi o dei quadri,
ecc., di essi. - Sussistenza, complesso dei servizi per
il ricevimento, la custodia, la distribuzione dei
viveri. - Ufficialità, l'insieme degli ufficiali, rispetto :
a luogo, a tempo, a qualità.
Capitano, capitano di guerra, condottiero, duce,
cotnandante d'un esercito, stratega, stratego, stra-
topedarca. Nella gerarchia, il più elevato di grado
tra gli ufficiali inferiori : veggasi ad ufficiale an-
che per le voci colonnello, generale, maggiore, sotto-
tenente, tenente colonnello, tenente generale. - Coman-
dare alle armi, essere capitano generale dell'eser-
cito. - Cappellano, il sacerdote die, nelle diverse
evenienze, celebra gli uffici religiosi. - Generale di
esercito, capo supremo delle armi in guerra. - In-
gegnere per l'esercito, colui che professa tra le
armi la scienza della fortificazione, dell'accampa-
mento, della topografia. - Intendente, l' ufficiale a
cui è affidata l'alta direzione di tutti i servizi am-
ministrativi dell'esercito in guerra. - Ispettore, ge-
nerale 0 altro ufficiale superiore incaricato di rive-
dere, di esaminare corpi e servizi militari. - Me-
dico, ufficiale delegato alla cura degli ammalati,
dei feriti, ecc. - Portabandiera, veggasi a ban-
diera. - Prevosto, Y incaricato di vegliare alla
stretta esecuzione dei bandi militari. - Slratopedarca,
capo d'esercito. - Ufticiale^ nome generico d'ogni
persona graduata negli eserciti dal sottotenente al
generale.
Appuntato, attendente, bagagliere, caporale, cuci-
niere, tamburino, trombettiere, vivandiere, veggasi a
soldato.
Maresciallo, alto grado dell'esercito in Francia;
da noi un sott' ufficiale. - Foriere, furiere, sergente, mar
resciallo, veggasi a sottufficiale. - Sentinella,
soldato in armi e di guardia. - Vivandiere, chi
vende vivande ai soldati. - Volontario, nell'esercito,
chi si arruola spontaneamente.
Luoghi che un esercito occupa.
Mosse, manovre, azioni diverse.
Accampamento, dimora d'una parte di eser-
cito, in campagna, sotto tende (veggasi a tenda)
0 baracche o, per breve tempo, al sereno. - Accan-
tonamento, veggasi a questa voce. - Alloggiamento,
accampamento formato da un esercito in marcia. E
dicesi alloggio il diritto che hanno gli ufficiali e i
soldati di essere alloggiati in terre di passaggio,
ovvero in città nemiche, prese d'assalto, o per ac-
cordo 0 per guerra. E' gravezza dei cittadini, i
quali possono mutare la loro bulletta di alloggio in
stanza di locanda. - Alloggiamento maggiore o prin-
cipale, luogo dove il capo supremo dell'esercito po-
neva il suo alloggiamento. Ora il quartier generale.
- Bivacco (dal tedesco bei, vicino, e wacht, guardia),
campo a ciel sereno, ove sosta l'esercito in mar-
cia» • Campo, luogo nel quale un esercito si sta-
bilisce e dimora uno o più giorni: veggasi a pa-
gina, 378, seconda colonna. - Campo di Marte,
luogo dove combattono gli eserciti o dove si ac-
campa l'esercito ; anche il campo delle esercita-
zioni. - Hiberna (lat.), quartieri d'inverno per l'e-
sercito, quando non alloggiava nel campo sotto
tende (hibernaculasj. • Linea, qualunque trincera-
mento nel quale sta un esercito per guardia, per
offesa e per difesa. - Linea di comunicazione, via
già predisposta per la quale le milizie corrispon-
dono fra loro e ricevono le vettovaglie, le muni-
zioni e quanto può occorrere. - Linea di ritirata,
quella che serve ad un bisogno per ritornare da
ogni estremo di operazione, con movimento retro-
grado, ma sicuro, sino alla base. - Padiglione, la
tenda che si riserba solo per i capi di un esercito
e diversifica da essa nella ricchezza e nella forma
più nobile. - Papilio, tenda militare a vari colori.
- Parco, luogo appartato e custodito con chiusura
di muraglie, di cancelli, con trincee, terra o pali,
nel quale si racchiudono i materiali d'artiglieria e
genio, e dei servizi amministrativi, viveri, e tutto
ciò che serve all'esercito in campagna. - Praeto-
rium, la tenda del generale in capo romano. - Principia,
i quartieri generali di un accampamento romano.
- Quartiere, stanze destinate per alloggio dei sol-
dati di una guarnigione ; genericamente, la città e
i paesi ove si pongono ad alloggiare i soldati. -
Stanza, alloggiamento stabile dei soldati. - Tenda,
padiglione di tela. - Tentorium, tenda spiegata su
corde.
Veggasi inoltre a caserma, a fortezza, a for'
tificazione, a quartiere.
Mosse, manovre, azioni diverse. — Assedio,
complesso delle operazioni con le quali si attacca
una città, una piazza forte. - Assedio, battaglia,
combattimento^ veggasi a queste voci. - Calata,
invasione. - Capitolazione, i patti della resa;
atto scritto che li contiene.
Disarmo, il disarmare; il mettere l'esercito
sul piede di pace. - Disfatta, rotta, sconfitta d'un
esercito. - Esercitazione, azione di esercitare, ossia
ESERCITO
10i9
^i far acquistare la pratica necessaria nell' esecu-
zione di un movimento; il rendere abile il soldato,
la compayuia, il reggimento, ecc., alle evoluzioni
frequenti e continuate, mediante la pratica e la
teoria. - Evoluzione, ogni mossa d'un corpo di sol-
dati non minore d'un battaglione o d'uno squa-
drone, per ordinarsi e nmoversi in colonna, per
spiegarsi in battaglia, per avere e conservare il
vantaggio del luogo, per combattere e vincere o per
ritirarsi in buon ordine. - Irruzione, mossa im-
provvisa e impetuosa di soldati, dalle loro linee o
dai loro quartieri, contro il nemico. - Linea d'ope-
razione, indirizzo che prende 1' esercito nel proce-
dere. - Ludo, giuoco, esercizio, scuola, spettacolo. -
Maneggio, nel gergo militare, la rotonda nella
quale si fanno gli esercizi di equitazione. - Ma-
novra, minovre, le finte operazioni guerresche.
- Ètarcia, movimento delle milizie da luogo a
luogo. - Mobilitazione, azione del mobilitare, cioè
del mettere l'esercito in assetto per la partenza e
disporlo sul piede di guerra. - Mostra^ rassegna di
un corpo d'esercito, e riscontro del numero dei
joldati che lo compongono, oppure esame del ve-
stimento e dell'armamento loro. - Operazione, nome
generico che comprende tutti i movimenti e tutte
le fazioni d'un esercito o di qualunque unità con-
nessa per concerto strategico. - Ordine, modo di
collocare acconciamente gli eserciti in tutte quelle
forme che sono nella mente strategica del coman-
dante. - Parata, comparsa di soldati in arredo, per
lar onore al principe o a qualche ragguardevole
personaggio, o per festeggiare qualche giorno so-
lenne. - Passata, il passare d' un esercito in paese
straniero. - Rimonta, lo scartare i cavalli poco
buoni dell'esercito e rifornirlo di buoni. - Ritirata,
mossa dell'esercito che torni indietro. - Rivista, l'e-
same che i colonnelli, i maggiori, i capitani e gli
aiutanti fanno dei soldati che si debbono mandare
e ad una fazione, ad una guardia, ad una parata,
per vedere se nulla manca al loro vestiario o al
loro armamento.
Accantonare un esercito, dividere i diversi corpi
« reggimenti per le città e i villaggi che sono a
portata del luogo che si deve custodire; e ciò in
Jiianiera da poterli subito riunire. - Accozzare, met-
tere insieme diversi corpi d' esercito. - Accrescere
f esercito, portarne il grosso in un punto : far capo
grosso, far massa, far testa. - Acquartierare, mettere
l'esercito a quartiere. - Ammutinare, sollevare gli
■omini militanti contro i capi. - Ammutinarsi, ri-
bellarsi, far ribellione. - Andare ad arme, solle-
varsi, far rivolta. - Andare sotto le armi, armarsi ;
anche, arruolarsi soldato, rispondere alle chiamate
di leva. - Anelarsi, movimento che fa un esercito,
stendendosi in ordinanza di fronte. - Campeggiare,
l'uscire in campo con l'esercito. - Capitanare, capita-
neggiare, guidare, essere il capo di un esercito in
azione. - Capitolare, far capitolazione, trattare della
resa. - Cotnandare, avere la suprema autorità
di un esercito o d'una parte di esso. - Comporre l'eser-
cito, raccogliere, armare e istruire i soldati per la
guerra: allestire, apparecchiare, attelare l'oste; far
leva di soldati; levar arme, gente, milizie; mettere
la campagna, in campo, in piedi un esercito; or-
ilinare, raunare un esercito ; rassettare gente d'armi.
- Corredare resercito, fornirlo di quanto occorre
alla guerra, ad una spedizione. - Disciogliere l'eser-
cito, disfarlo, licenziare i militari e mandarli alle
case loro. - Distendere, steìidere, allargare la fronte
di ogni ordinanza, assottigliandone la profondità.
per occupare maggiore estensione. • Distribuire i
quartieri, assegnare a ciascun corpo d' esercito, in
campagna o nelle piazze occupate, il posto determi-
nato per alloggiarlo.
Entrare in campagna, iniziare la guerra. - Fo~
raggiare : di soldati, andar per la campagna a re-
quisire vettovaglie per l' esercito. - Fronteggiare,
stare a fronte del nemico, e si dice di fortezze, di
eserciti e d'ogni difesa. - Governare le armi, avere
il comando di un esercito e il carico supremo della
guerra. - Guarnire, fornire di vettovaglie e di provvi-
gioni una città, una fortezza, un campo, un eser-
cito. - Lasciar la piazza, fuggire da una città, da
una fortezza, da un accampamento, da una posi-
zione qualsiasi. - Levar le tende, il partire degli
eserciti dai luoghi ove erano attendati. - Manovrare,
esercitarsi. - Mobilitare, mettere l'esercito in punto
per la partenza. - Occupare un paese, prenderne
possesso con le armi. - Provvedere, raccogliere tutto
ciò che di approvvigionamento e di munizioni
occorre all'esercito per il mantenimento e per le
operazioni. - Raccogliere le truppe, l'esercito, adu-
nare. - Raccozzare, rimettere insieme le varie parti
di un esercito. - Reguisire, imporre ed esigere al-
cuna cosa per pubblico servizio, specialmente per
provvedere ai bisogni dell' esercito. - Riempire,
mettere nuovi soldati al luogo dei mancanti; met-
tere in numero la guarnigione. - Sbandare, scio-
gliere l'esercito. - Sbaragliare, sconfìggere, dare una
sconfitta. - Sfilare, marciare su piccole fronti.
- Sortire, muovere degli eserciti per alcuna im-
presa. - Spiegare le tende , accamparsi, atten-
darsi : meglio detto rizzar le tende. - Stanziare.
d'eserciti e simili, stare, dimorare. - Stare sotto le
armi, stare armato, essere soldato nell'esercito at-
tivo. - Svecchiare un esercito: pensionando gli an-
ziani. - Vettovagliare, provvedere o provvedersi di
vettovaglie.
Approvvigionamento. — Cose e termini varì.
Armatura , apparecchio difensivo degli an-
tichi eserciti. - Arme, arnese di offesa o di
difesa. - Bandiera, insegna degli eserciti. - Cal-
zatura, tutto ciò che serve a calzare i piedi e le
gambe. - Ruffetteria, gli oggetti di cuoio del sol-
dato. - Carriaggio, tutte le salmerie che accom-
pagnano un esercito in marcia. - Divisa, vestiario
militare, di foggia e colore distinti : assisa, uni-
forme, veste. - Effetti, la quantità di cose che
costituiscono il piccolo equipaggio e il corredo per-
sonale. - Equipaggio, provvisione di arnesi, di
cavalli, di quanto è necessario alla persona, all'e-
sercito, ecc. - Massa, quantità riunita di munizioni
e di ogni cosa necessaria all'esercito. - Munizione,
provvisione di tutto ciò che è necessario all'eser-
cito per vivere e per combattere. - Pennone, piccola
bandiera bislunga, usata negli alloggiamenti e che
si mette alla sommità delle tende, per segnalamento.
- Tenuta (nell'uso), il vestiario dei soldati, segnata-
mente in occasioni solenni. Così si dice: bassa te-
nuta, che è quella pei servizi in quartiere ; piccola
tenuta, quella ordinaria, e gran tenuta quella che
s'indossa dal militare nelle feste e per le riviste
importanti. - Tessera militare, tavoletta di legno
con la parola d'ordine scritta sopra, che si dava
dagli ufficiali ai soldati, perchè potessero avere un.
segno oer distinguersi dai nemici. - Vestiario, li
1020
ESERCITO — ESILIO
complesso degli indumenti, l'insieme di ogni veste.
- Vettovaglia, il vitto degli eserciti in marcia,
in guerra.
Carte topagrafiche, fogli sui quali si disegnano il
paese, come se l'esercito dovesse campeggiarvi, in-
dicando ie strade, i sentieri, le acque, i fossi, ecc.,
e tuUi gii accidenti del terreno con la scala di parti
uguali da rappresentare !e misure e le distanze. -
Lo(/i.stica, veggasi a questa voce, - Razzia, contribu-
zione di denaro, viveri o quadrupedi, imposta ed
estorta da eserciti campeggianti, nel paese occupato
e percorso, a titolo di contribuzione di guerra.
- Riferma {rafferma), nuova ferma nell'esercito. -
Riforma, forma nuova alla quale si riducono la
disciplina, le leggi, l'organamento, il numero del-
l'esercito. - Stratografia, descrizione dell'esercito. ■
Tatticaf scienza, arte con le quale dare la bat-
taglia, sostenere una guerra.
Esercito. Gran quantità di persone raccolte in-
sieme: moltitudine.
Esercito della fede. Le orde dell'assolutismo
in Ispagna, nel 1822. - Esercito della Santa Fede,
le masnade raccolte e raccomandate dal cardinale
Ruffo nelle Calabrie (1799). - Esercito della Sal-
vezza {Salvatwn Army, ingl.), istituto evangelico
inglese, con iscopo di propaganda, di missione:
diffonde il Vangelo, combatte l'alcoolismo, ecc.
Esercizio (esercitazione). L'esercitare e l'eserci-
tarsi, in atto, modo ed effetto ; l'addestrarsi e l'av-
vezzarsi a fare una cosa : esercitazione, funzione,
operamento, prova, uso ; pratica, perizia acqui-
stata. Nell'uso sportivo, allenamento. - Scuola pra-
tica nel maneggio delle armi. -Nella musica, pezzo
composto su di un tratto diffìcile per la voce o
per gli istrumenti. - Esercizi spiritnali o di pietà,
quelli fatti specialmente da ecclesiastici, in luogo
ritirato, con meditazioiii, preghiere, atti di peni-
tenza. - Esercizio provvisorio del bilancio, veggasi
a governo, - Esercizio sociale, detto a società. -
Evoluzione, voce d'uso nel senso filosotico e co-
me sinonimo di esercizio militare.
Esercitamento, l'esercitare e 1' esercitarsi. - Eser-
citare, addestrare con atti frequenti, esercitare a
fare checchessia mediante l'esercizio ; abituare, far
prendere l'abitudine, la pratica: allenare, assue-
fare, ausare, impratichire, indurare. - Esercitarsi,
abituarsi, avvezzarsi, ecc. con l'esercizio : accostu-
marsi, diguazzare il cervello, fare prove, mante-
nersi esercitato, provarsi, trenarsi (barbarismo). -
Esercitare dicesi anche per fare del moto, passeg-
giare, e nel senso di coprire, sostenere una ca-
rica, un ufficio, praticare una professione, un
mestiere, ecc. - Esercilativo, atto ad esercitare.
Proverbi : Chi non usa disusa. - Tutto si acquista
con l'esercizio,
Eseredare (eseredato) Detto ad eredità.
Esèrgo. Veggasi e medaglia.
Esfogliazione. Separazione a foglie o a lamine
delle parti di un osso, d'un tendine, d'una car-
tilagine e simili, colpiti da necrosi.
Esibire, esibizione (esibito). Veggasi ad of-
frire. - Vale anche presentare (un documento,
una scrittura e simili), dare (a prova, in prova,
ecc.). - Esibita, presentazione di scrittura o di ri-
cevuta in giudizio.
Esibizione. Francesismo per esposizione,
mostra,
Esicastlco. Dicesi di un componimento musi-
cale che abbia per caratteristiche la calma, la se-
Ytsrità, la solennità.
Esigente. Chi ha pretesa su checchessia o,
anche, indiscrezione.
Esigenza. Ciò che conviene, è conveniente;
espediente. - Il sentimento di chi pretende, ha
pretesa su checchessia o indiscrezione. Nel-
l'uso, desto anche per bisogno, necessità.
Esigere (esatto). Il riscuotere per la via della
giustizia. - Chiedere richiedere, fare domanda.
Pretendere, avere pretesa. - Esigibile, che si può
esigere. - Esigibilità, l'essere esigibile.
insignita. Piccolezza ; l'essere piccolo.
Esiguo. Lo stesso che piccolo, esile,
Esllaramento. L'esilarare, l'esilararsi.
Esilarare^ esilararsi (esihraio). Rallegrare,
rallegrarsi ; infondere, sentire allegrezza.
Esile. Minuto, sottile, tenue, debole. • Della cor-
poratura, della complessione, peggio d)e gra-
cile (la gracilità si congiunge con certa delicatezza;
una struttura esile manca di grazia e fa pena a ve-
dere): mezza cicca (volg.), mezzo sigaro (scherz.),
mingherlino, ninnolino, scricciolo, smilzo, tutt*
voce e penne, uomo di poca, di meschina presenza.
- Personahiccio scilivato, persona mingherlina e de-
licatissima : dicesi parinìente di carnagione sbian-
cata o simile. - Presentino, uomo, ragazzo esile e
con abiti molto attillati. - Esilità, l'essere esile.
Esiliare (esilialo). Mandare in esilio.
Esilio. Scacciamento dalla patria; pena inflitta
a chi è cacciato in bando (e anche il luogo di
esilio) : esigilo, espulsione, proscrizione, relegazione,
sbandizione, sbandimento, scacciata, sfratto, terra-
tine. Figur., luogo ritirato dove uno viva. - Aban-
nazione, nell'antica giurisprudenza, esilio d'un anno
inflitto all'autore di un omicidio involontario. - De-
portazione, esilio perpetuo, con perdita dei diritti
civili. - Esilio perpetuo, a vita, per sempre, irre-
vocabile; temporaneo, iper un certo periodo di tem-
po ; volontario, quando si abbandona la patria senza
esserne scacciato.
Confino, veggasi a questa voce. - Domicili»
coatto, veggasi a domicilio. - Ostracismo (dal greco),
anticam., esilio per un dato tempo e in seguito a
voto popolare : fu in uso tra gli Ateniesi, e cosi
detto da una parola greca che significa conchiglia,
perchè i cittadini davano i loro suffragi scrivendo
il nome dell'accusato sopra il guscio di una con-
chiglia. - Proscrizione, l'atto di bandire un citta-
dino in virtù di una legge che lo condanna ad
abbandonare il proprio paese.
Esiliare, condannare all'esilio, cacciare in esilio :
bandeggiare, bandire; confinare; dar lanlo, dare l'o-
stracìsnio, disbandire; mandarea pigliar aria, mandare
in villa (scherz.), ostracizzare, privare della patria, pro-
scrivere, relegare, sbandeggiare, sbandire, sfrattare,
spatriare ; tener bandito, tenere in bando, in esilio;
terrafìnare. - Essere, stare bandito, in bando, pro-
fugo, essere esiliato. - Esulare, andare volontaria-
mente in esilio : andar esule, andare in bando, ban-
dito; bandeggiarsi. - Ricomperare il bando, far revo-
care l'esilio. - Proscrivere, infliggere la proscri-
zione. - Torre, trarre di bando, revocare l'esilio,
graziare l'esule. - Uscir di bando, essere graziato
dell'esilio.
Emigrante, esule volontario (veggasi a emigra-
zione). - Esiliato, mandato in esilio : bandito, con-
finato, deportato, disperso, relegato, sfrattato. -
Esule, chi è condannato, o va spontaneamente i»
esilio; chi va, sta fuori della patria per effetto di
condanna, di pena, o per sottrarsi a perseciiziooi
politiche: bandeggiato, bandito, cacciato, conlinato»
ESORTARE
1021
«silialo, espulso ; fuggiasco, fuggitivo, fuoruscito,
profugo, proscritto, sbandito, usciticcio.
Esilità. Detto a esile.
Esimere. Dispensare, dar la dispensa, esen-
tare, eccettuare; permettere ad altri di fare
«hecchessia; esonerare, liberare da un obbligo;
risparmiare.
Esimersi, Sfuggire, sottrarsi a uh obbligo,
eluderlo scaltramente. Anche, disinteressarsi.
Esiiuio. Molto buono, eccellente.
Esinanire, eslnanlzlone (esinanito). Yeggasi
a nulla.
Esistenza. L'esistere, l'essere, la vita.
Esistere (esistente, esistito). Vessere in realtà
e attualmente. - Preesistere, sussistere, ecc., veggasi
pure ad essere.
Esitàbile. Che si può esitare, vendere.
Esitante. Di persona dubbiosa (vej.'gasi a dub-
Mo), che stenta, tarda a decidere, a decidersi, sta
sul titubare.
Esitanza. L'esitare, il titubare: esitazione,
indecisione, irresolutezza, perplessità.
Esitare (esitante, esitanza, esitato). Essere in
dubbio intorno al decidere, al prendere un par-
tito ; essere indeciso, titubare.
Esitare (esitato). Dare esito, vendere, spac-
ciare.
Esito. Modo col quale una cosa, un fatto, un
evento riesce, può riuscire ad aver fine, buona
• cattiva fortuna. - La catastrofe, lo scioglimento
di un'opera drammatica. - Anche, spaccio, vendita.
- Esiziale, che ha esito funesto (veggasi a ro-
vina). - Fausto, esito felice, fortunato, o che dà
speranza d'essere tale. - Contr.. infausto, infelice,
sfortunato. - Rientrato, per ischerno o sprezzo, an-
dato a male, non avvenuto, non riuscito come si
sperava o si voleva.
Catastrofe, scioglimento disastroso di qualsiasi
fatto : disastro. - Cosa indovinala, ben riuscita. -
Insuccesso, cattivo esito d'un affare, di un'im-
presa, d'un tentativo, d'una recita, ecc. Contr.,
.'iìiccesso. - Voga, uso grande, successo.
Abortire, di cosa che non ha buon esito, non
serve. - Andar male, andare a monte Fiasconi, an-
dare a rotoli, a vuoto, andare nelVun via uno, ecc.:
aon riuscire, fallire. - Far sicura una cosa, crederla
ili esito certo. - Passarla liscia, senza inconvenienti,
con buon esito. - Riuscire, avere effetto, compi-
aiento, buon esito. - Veder la mala parata: accor-
gersi che la cosa ha cattivo esito.
A buon fine, a buon punto, alla fine, modi di dire
accennanti a cosa felicemente inoltrata verso un
buon esito.
Le susine diventan bozzacchi: quando le cose co-
minciano bene e vanno a finir male. - Non tutte
k ciambelle riescono col buco: non tutte le cose rie-
scono bene. - Per altri proverbi, altre massime,
veggasi a riuscire.
Te Deum laudamus I, di cosa che alla fine ha
huon esito.
Esiziale. Pernicioso, rovinoso : che riesce di
L'ran danno, di rovina.
Esìzio. Eccidio, ruina, rovina.
Eslege (tx-leye). Che é fuori dalla legge.
Esocisti, esocoderma. Detto a vescica (ori-
Maria).
Èsodo. L'uscita del popolo ebreo dall'Egitto. -
Libro della Bibbia.
Esofàgèo, esofagismo, esofagite. Detto ad
«nò fugo.
Esòfago. 11 canale del cibo dalla gola allo
stomaco: gorgozzule, portaraangiare. Condotto ci-
lindrico, muscolo membranoso che ha una lun-
ghezza uguale a quella che corre fra la testa e lo
stomaco; negli animali superiori, organo dell'appa-
rato che compie la funzione della digestione. -
Esofagea del diaframma, apertura ovale che dà
passaggio all'esofago e ai nervi vagiti : situata nel
diaframma, al disopra dell'apertura aortica, alquanto
a sinistra. - Trachea, canale, tubo, davanti all'eso-
fago, destinato alla circolazione dell'aria. - Tuniche,
i tre tessuti che costituiscono l'esofago: tunica di
connettivo o esterna, muscolare o mediana, mucosa
0 interna. - Esofàgèo, dell'esòfago, appartenente al-
l'esòfago. - Cingolo esofageo, quello dietro la bocca,
nel quale passa l'esofago.
Esofagismo, spasimo dell'esofago. - Esofagite, in-
fiammazione dell'esofago. - Esofayonea, emorragia
dall'esofago. - Esofagoscopia, strumento che si usa
per esaminare l'esofago. - Esofagotomia, taglio fatti»
nell'esofago per estrarne corpi stranieri o per ri-
mediare ai restringimenti dell' esofago. - Esofago-
tomo, strumento con lame taglienti è varie di
forma, usato per l'esofagotomia interna.
Esoftalmla, esoftalmo. Veggasi a occhio.
Esògeno. Detto a forza.
Esomologesi. Voce greca: confessione.
Esonerare {esonerato, esonero). Lo stesso che
esentare, esimere, specialmente però riferito ad
aggravio, a spesa, ad ufficio,
Esonerazione , esònero. Veggasi a di-
spensa.
Esonfalo. Detto a ombelico.
Esorbitante, esorbitanza, esorbitare {esor'
bitantemente, esorbitato). Veggasi ad eccesso.
Esorcismo. Cerimonia fatta con la presunzione
di scacciare un demonio o il diavolo dal corpo
di qualcuno : esorcizzazione, invocazione sacra, sacra
maledizione, scongiuramento, scongiurazione, scon-
giuro. • Esorcista, chi fa l'esorcismo; il prete atto
e autorizzato a tale funzione: cacciadiavoli, scon-
giuratore. - Esorcistato, il terzo degli ordini minori
del clero. - Esoreistico, di esorcismo. - Esorciz-
zare, fare l'esorcismo : scongiurare, scongiurare i
demoni.
Esorcista, esorcistato, esorcizzare. Veg-
gasi ad esorcismo.
Esordiente, (^hi é all' esordio, sul comiU"
dare, sul principio di un'arte, ecc.
Esòrdio. La prima parte di un discorso ora-
torio, con la quale 1' oratore cerca di guadagnarsi
l'attenzione degli uditori e di avviarsi all'argo-
mento : antifona (veggasi a salmo), entratura (spe-
cialm. di comineiMe), introdiizione; jrre fazione
(di libro, di scritto), preambolo, proemio, jfjrò-
logo, proposizione, sinfonia (di musica o figur.).
- Esordio ex abrupto (lat.), quando l'oratorei entra
nel vivo dell'argomento senza preamboli. - Efodo,
esordio insinuante.
Esordire, fare l'esordio; proemiare, proemizzare;
cominciare; esordiare (v. a.): detto, specialmente,
dell'artista còmico e del cantante; dehnti3ire
(debutto), bruttissimo francesismo. In Toscana, fare
la prima apparizione, la prima comparsa.
Esornare (esornativo, esornato). Adornare, or-
nare (propriam., con parole).
Esortare (esortante, esortativo, esortato, esorta-
tivoj. Cercar di ])ersuadere ; genericam., ecci^
tare, incitare ; in cattivo senso, istigare. ■ An-
che, suggerire, dar suggerimento; consigliare, dar
1022
ESORTAZIONE — ESPETTORARE
consiglio vivace per indurre alcuno a fare una
determinata cosa ; confortare, dar conforto, -
Esortante, che esorta. - Esortativo, che esorta, atto
ad esortare, ortatorio. - Esortatoria, ammonimento
scritto. - Esortazione, l'esortare, atto ed effetto : in-
citamento. - Parenesi, parenetico (gr.), esortazione,
esortativo.
0,'sù,, avverbio che si usa come esclamazione
esortativa.
Esortazióne. V esortare.
Esoso. Odioso, odiato (veggasi a odio) ; antipa-
tico, che suscita antipatia.
Esostosi. Tumore dell' osso. - Esostosi molle,
gomma sifilitica.
Esotèrica, essotèrica. Metodi di insegna-
mento.
Esoteromania. Detto a straniero.
Esòtico. Che non è del paese, ma straniero.
- Delia pianta o altra cosa portata in paese da
fuori.
Espandere, espansione {espansione, espansi-
bile, espansibilità, espanto). Veggasi a spàndere e
a spargere.
Espandersi, espansivo (espansione). Veggasi
a itfogo.
Espansibile, espansibilità. Veggasi a largo.
Espansióne (espansivo). Dilfusione, effusione,
dilatazione. - Divergenza delle fibre di una parte
molle qualunque. - Nell'uso, affettuosa confi-
denza. - Macchina ad espansione, detto a mac-
china.
Espansionismo. Veggasi a colonia (pa-
gina 602).
Espansivo. Di chi facilmente sfoga, ama sfo-
gare il proprio affetto; abbandonarsi ad a^et-
tuosa confidenza.
Espatriare. Uscire di pat/ria, dalla patria;
emigrare (veggasi ad emigrazione).
Espediente. Ciò che serve da mezzo, da
provvedimento, da rimedio, da ripiego.
Espedire (espedito). Lo stesso che sedire.
Anche, sciogliere, liberare, mettere in libertà.
Espèllere (espulso). Cacciare, scacciare.
Esperanto. Nuova lingua internazionale.
Esperibile. Detto ad esperimento.
Esperidi. Vengasi a insetto e a ninfa.
Esperidio (lat.). L' arancia, il frutto dell' a-
rancio.
Esperienza. Conoscenza dalla vita che si ac-
quista col tempo ; conoscenza di un' arte e simili,
acquistata per prova fatta (in tal caso, pra-
tica): maturità, scienza di mondo; senso pratico,
sperienza, sperienzia. - Anche, esperimento, ope-
razione dell' esperimentare (contr., inesperienza)
e paragone. - In lilosofia, la cognizione provata
dei fatti che si manifestano o si sono a noi manife-
stati. - Ab experto, per esperto, per esperienza. -
Espertamente, in modo esperto. - Esperimentale, spe-
rimentale, di esperienza; che si fonda sull'esperienza.
Esperto, che ha esperienza, ha appreso dall'espe-
rienza: accorto, barbiere che sa radere; empirico; na-
vigato (popol.), perito, pilota di molti anni, pipistrello
vecchio ; pratico, provetto, provato,, saputo, scoz-
zonato, spolaccato, sperimentato ; uomo di mondo.
Contr., inesperto. - Espertissimo, superi, di esperto.
- Persona di consumata esperienza, espertissima. -
Tatticone, di chi la sa lunga.
Essere esperto : aver fatto il noviziato ; aver fatto
la sua carovana, o le sue carovane; aver 1' hic e
r hoc ; avere messo il pélo bianco ; avere sotto
biondi capelli canuta mente ; aver vissuto ; cono-
scere il calabrone nel fiasco ; essere vecchio dei
mondo ; leggere in cattedra ; poter discorrere da
maestro; conoscere come vanno le cose del
mondo ; sajtere ; sapere come si pesca ; sapere
delle cose del mondo ; saperla lunga. Scherz., aver»
il culo cotto nei ceci rossi ; avere pisciato in più
zeri, in sette zeri ; avere scopato più d'un coro ;
sapere a quanti di è San Biagio ; sapere che grasso
s'adopera a voler tare che le carrucole corrano;,
sapere come s'infilzano le oche nello schidione. -
Imparare, acquistare esperienza. - intendersene,
faniiliarm., conoscere, avere conoscenza, compe-
tenza e pratica di una disciplina, di un'arte e si-
mili. - Pagare il noviziato, acquistare esperienza
con danno o fatica. - Pigliare il sale, acquistare
esperienza, pratica d'una cosa; anche, furberia. -
Saper leggere nel libro della vita: avere esperienza,
essere sagace. - Spertire, fare, farsi sperto.
Experto credile (credete a chi è esperto), emi-
stichio di Virgilio, nel medioevo goffamente para-
frasato nella locuzione : quam subito, quam certo,,
experto crede Roberto.
Proverbi. — Assai sa chi viver sa. - Bisognerebbe
essere prima vecchi e poi giovani. - Bue vecchio,
solco diritto (invecchiando si acquista esperienza).
- Chi alle altrui spese sa imparare, felice si può
chiamare. - Chi ha passalo il guado, sa quant'acqua
contiene. - Chi non va non vede, chi non prova non
crede. - Del primo giorno scolaro è il secondo. -
Esperienza, madre di scienza. - // fare insegna fare.
- Il mangiare insegna bere. - Gli anni sanno più
dei libri. - L'errore insegna e il maestro si paga.
- Non mordere se non sai se è pietra o pane.
Esperimentale. Di esperienza, dipendente
dall'esperienza.
Esperimentare (esperimentato). Fare Vespe'
rimento.
Esperimento. Operazione con la quale si cerca
di conoscere la qualità, lo stato, il valore, ecc., di
checchessia; protra slìU a convincere d'un determi-
nato fatto: cimento, esame, esperimentazione, osser-
vazione, pruova, riscontro, sperimento, saggio,
scandaglio, sperimento, tentamento, tentativo. Fi-
gur., crogiuolo, pietra di paragone. - t^sperimentale,
di esperimento (metodo, ecc.). - Esperimentato, pro-
vato con esperimento : assaggiato, esperto (non us.
in questo senso). - Esperimentare, fare l'esperimento
un esperimento, una prova (anche, tentare) : as-
saggiare, cimentare, comprovare, esperire, levare il
saggio, i saggi, mettere alla lima (uno scolaro), pa-
ragonare, pigliar prova, porre in prova, provare ;
saggiare, sperimentare, venire alla prova. - Esperi-
mentare in anima o in corpore vili, vecchio motto
di storia incerta, che si ripete talvolta, sul serio
0 per facezia, accennando a cose nuove sottoposte
ad esperimento. - Esperimentatore, chi esperimenta,
fa l'esperimento: provatore, saggiatore, sperimeit-
latore.
Esperire (esperito). Fare esperimento.
Espèrio. Lo stesso che occidentale, dell'ovest»
Èspcro. La stella della sera; uno dei nomi
del pianeta Venere. - Il vento di ponente. - Figura
mitologica, figlio di Giove.
Esperto. Che ha esperienza.
Espettativa, espettazlone. Aspettativa ; Va-
spettare.
Espettorante, espettorativo. Che fa espet-
torare.
Espettorare (espettorante espettorativo, èspet^
KSl'ETTOR AZIONI-:
ESPLOSIVO
1023
iorato). Cacciar fuori, spurgando, le materie mu-
cose, il catarro formatosi nei bronclii o negli
alveoli polmonari , ecc. : fare sonnacchi , spuli ;
gettare il farfallone; scaricarsi, scaracchiare, sca-
tarrare, spazzarsi la gola; spurgare, spurgarsi, apw-
tare, sputacchiare, sputacciare. - Espeltoranle, espet-
torativo, il medicamento atto a promuovere l'espul-
sione del mucoy del catarro, ecc. : anacatartico.
Espettoranti : l'elemina, l'ossido bianco di antimo-
nio, l'acido benzoico, il cubebe, il tartaro stibiato,
il finocchio, la gomma-ammonica, l'ipecacuana, il
kermes minerale, la poligala, le polveri del Dower,
balsamo tolti, ecc. - Espettorazione, l'espettorare :
anacalarsi , escreazione , espurgazione, spuizione,
spurgamento, spurgo, sputo. Anche, la materia espet-
torata: escrealo mucoso, sarnacchio, sornacchio,
scaracchio, scataratta, screato, sputacchio, sputaglio,
sputelio, sputo catarroso. Scherz., farfallone, o-
strica.
Espettorazione t'espettorante, espeltoratxvo ) .
Detto ad espettorare.
Espiabile. Detto ad espiazione.
Espiare {espiato). Fare espiazione.
Espiatòrio. Detto ad espiazione.
Espiazione. Atto ed effetto dell'espiare, ossia
di subire castigo o pena^ di fare penitenza per
una colpa, un delitto, un peccato e simili : e-,
menda, purgamento, purgazione. Anche, scemare
il debito incontrato con la colpa; risarcirei.in-
dennizzazione, risarcimento, sconto, scotto, sod-
disfacimento, soddisfazione.
Espiàbile, che si può espiare ; mondabile. Contr.,
inespiabile. • Espiare, fare espiazione, in vario senso :
essere castigato, far penitenza , pagare il fio, pa-
gare lo scotto, purgare (una colpa) ; render ra-
L'ione ; ricomprare a caro prezzo ; scontare, soddi-
sfare
ii^spllare, espilazione {espilato). Il rubare
con inganno (riferito specialmente a eredità).
Espirare, espirazione (espirato). Compiere
la seconda parte della respirazione.
Espletivo. Detto a parola.
Esplicabile. Che si può spiegare.
Esplicare (esplicatico , esplicato). Dichiarare,
spiegare, fare una dichiarazione, dare una spie-
gazione. - Esplicativo, atto ad esplicare.
Esplicazione. L'esplicare.
Esplicitamente. Chiaramente, in modo cJiia-
ro, nel dire, nel rispondere, nello spiegarsi, ecc.
Esplicito. Espresso, chiaro , senza meta-
fora».
Esplodente. Che esplode, esplosivo.
Esplòdere (esplodente, esploso). Fare esplosione,
scoppiare: detto specialmente di arme da fuoco,
(bomba, obice, petardo, ecc.), della polvere pirica,
di mina e di certe materie (veggasi ad esplosivo).
Esploditore. Apparecchio generatore dell'elet-
tricità.
Esplorare {esplorante, esplorato, esploratore,
esplorazione). 11 percorrere un paese non cono-
sciuto 0 conosciuto poco, per istudiarlo sotto i
suoi diversi aspetti. - Osservare in genere o
esplorare dall'alto, come fanno le vedette (veggasi a
sentinella) per la terra e gli astronomi per il
cielo (veggasi ad osservatoino). - Investigare,
spiare i procedimenti, i secreti. - Spiare le mosse
del nemico in guerra : in linguaggio militare, ri-
conoscere; anche, andare alla scoperta, far la ronda,
far la scoperta, perlustrare, rifrugare, rondare, sco-
prire, sopraguardare - Detto anche di luogo e in
senso limitato: annusare il luogo, /'iwfarc, pigliar
fumo, tastare il guado. - Esplorabile, che può es-
sere esplorato. Contr., inesplorabile. - Esplorante,
chi esplora. - Esploratore, chi esplora, specialmente
il viaggiatore che percorre e studia un paese
(viaggiatore a scopo scientifico) ; in senso mili-
tare, di coloro che si mandano innanzi per iscuo-
prire le posizioni o le mosse del nemico: corridore,
informatore, riconoscitore, rintracciatore, scorridore,
speculatore, spiatore, spione, stracorridore. - Veg-
gasi a spia. - Eplorazinne, l'esplorare, atto ed ef-
fetto : esploramento, perlustrarione, spiagione, spia-
iiiento. Mililariiieiite, avanscoperta, ricognizione, sco-
perta.
Esploratore. Chi si dà ad esplorare. • Nome
di vari apparecchi di chirurgia. Esploratore ma-
rino, apparecchio per io scandaglio dei fondi sot-
tomarini.
Esplorazióne. ì.'esplorare. - In medicina,
l'esame d'un infermo o d'un cadavere per ricono-
scere la malattia o la causa della morte. - in geo-
logia, lo studio di un dato terreno, consistente
nella determinazione delle roccie che lo costitui-
scono e nella loro posizione reciproca.
Esplosione. L' eiTetto dell'esplodere; accendi-
mento di materia infiammabile, di un esplosivo.
• Repentina manifestazione dei sintotni patologici:
veggasi a patologia. - Sconca, esplosione simul-
tanea di arme da fuoco, di artiglieria e simili.
Esplosivo (esplodente). Che produce, ha forza
di produrre esplosione, scoppio, con detonazione:
qualità particolare di parecchie materie, le quali,
per il loro instabile equilibrio molecolare, possono,
per una càusa iniziale, quale il calore, 1' urto, lo
sfregamento, ecc., reagire rapidamente e con vio-
lenza; oppure di composti o miscele che, sotto
influenze diverse, quali il calore, la pressione,
l'urto, ecc., danno luogo alla produzione di un
grande volume di gas, la cui formazione rapida
provoca la esplosione piti o meno energica. • Veggasi
a medicamento. - Fulminante, prodotto di com-
posizione chimica che detona sotto la percossa
(cotone, polvere, ecc.). - Fulminato, nome gene-
rico dei sali prodotti dall' acido fulminico, per lo
piti a base di mercurio (si impiega nella composi-
zione di capsule di dinamite). - Miscela, miscuglio
di gas ossigeno e idrogeno o simile, che al con-
tatto di corpi accesi scoppia con gran violenza. -
Pirico, che arde e scoppia.
Esplosivi : ['acido ossidrico, miscela d'idrogeno e
di ossigeno : attraversata da una scintilla elettrica,
esplode con violenza ; l'acido picrico, che si prepara
aggiungendo fenolo ad acido nitrico e facendo bol-
lire con acqua; Vammonite, composto di nitrato di
ammonio puro e di nitronaftalina ; la balistite, pol-
vere da guerra senza fumo; la bellite, composto di
nitrato d'ammonio e di nitrobenzina ; la carbodina-
mite, preparata con nitroglicerina mista a carbone
molto poroso ; la cordite, nuovo esplodente inglese,
analogo alla balistite ; la dinamite, nitroglicerina,
esplosivo potentissimo (gelatina canforata, gelatina
pura) ; la dualina, composto di nitroglicerina e cel-
lulosio ; il fulmicotone, composto che si ottiene fa-
cendo reagire l'acido azotico col concorso dell'acido
solforico sul cotone purissimo ; 1' halossilina, com-
posto di salnitro, carbone, segatura di legno e fer-
rocianuro potassico ; Vhelloffite, composto di nitro-
benzolo e d'acido nitrico; la lyddite (ingl.), miscu-
glio di fulmicotone e di acido picrico (frane, me-
linite); la polvere di Howard (fulminato di mercu
1024
eSJ»OLlA2lON£ — ESPRESSIONE
«rio), esplosivo, che si ottiene trattando il mercurio
con acido nitrico ed alcool ; la nitroylicerina {olio
detonante o fulminante, trinitritina {nitrato di gli-
cerilo), formidabile esplosivo scoperto da A. So-
brero. nel Ì8i7 ; la nitromannite, composto che si
forcDA per l'azione dell' acido nitrico concentrato
nellu rnannite ; Volio esplodente di Nobel, che è ni-
troglicerina; VoUo esplosivo di Dulong, nitrato di
cloro, giallo, fluido, di odore fetido; l'oro fulmi-
'dante, composto che si ottiene versando ammoniaca
sull'ossido aurico (urtato o "percosso, esplode con
violenza) ; la panclastite, nuovo esplodente che pro-
duce effetti molto superiori a quelli della dinamite,
in proporzione doppia; la papirosst/ma, sostanza
■simile al cotone fulminante; il piromano, polvere
•esplodente, composta di nitrato sodico, di solfo e di
residui di concia; ja pirossilina, la polvere di SchuUze
(pron. Sciulze), composta di segatura di legno resa
esplosiva mediante trattamento con acido solforico e
nitrico e mescolata con una soluzione di nitrato po-
tassico 0 faaritico; il Prometeo, combinazione di due
elementi separati, una polvere (clorato potassico,
ossido di ferro e perossido di manganese) e un li-
3 nido (olio di ilafta e petrolio greggio ed essenza
i trementina, uniti o no con olio di mandorle o
altro aromatizzante analogo) ; la roburite, me'sco-
lanza di benzina, cloronitro e azotato d'ammoniaca;
la sassifragina, polvere fulminante, composta di ni-
I trato baritico, di carbone di legno e di nitrato po-
■ tassfco ; la selenite, composto di nitroglicerina, di
cotone e di piccola quantità di olio minerale. -
'Altri esplosivi furono designati con la denomina-
zione di apirite, cresiltte, didite, ellefite, folgorite, ki-
lenite, ecc.
Macchina infernale, ordigno esplodente di distru-
.'Zione ; bomba. - Salsicciotto di dmamifó, sacchetto
riempito di dinamite e adoperato per abbattere
muri, ponti, ecc. - Tromba di foco, tromba artiji-
,ciale, tubo di legno o di metallo, in cima a un'asta,
e riempito di materie esplodenti, per difesa.
Espoliazlone. Angheria, angaria.
Esponente. Veggasi a numero. - In tipografia,
lettera o cifra nella parte superiore del carattere
per indicare una abbreviazione
Esponibile. Che è da potersi esporre.
Esporre {esposto) Metter fuori ; mettere in mo-
stra, in parata : mostrare, porre in mostra, in
vista (es., una immagine sacra su^li altari ; per i
vari prodotti dell' attivila umana, partecipare a
una esposizione) : sciorinare, spiegare, tenere al-
l'aria, tirar fuori. - IHchiararet dire. - Abban-
donare un neonato, lasciandolo in luogo deserto
0 pubblico, perchè muoia o perchè, trovandolo, si
possa averne cura. - Dichiarare il sentimento d'una
scrittura. - Descrivere, fare una descrizione. -
Narrare, raccontare. - Esporre gli averi, la vita,
ecc., avventurarli, con pericolo di perderli.
Esponente, veggasi a numero. - Espositore, espo-
sitrice, chi espone, fa esposizione. - Esposto, il
bantMno abbandonato.
Esporre {esposto). Farsi vedere. - Anche av-
venturarsi in checchessia, cimentarsi ; mettersi a
pericolo, a rischio.
Esportare {esportabile, esportato). Asportare,
portar fuori, portar via; cavare; edùcere (lat.,
riservato alla poesia), edurre. - Estirpare con ope-
j'azione di chirurgia. • Fare esportazione di
nr.erci.
Esportazione. L'esportare, in vario senso. -
Operazione di commercio, per cui si porta que-
sta merce da uno Stato all'altro: estrazione (di
grani, di farine, di bestiame, ecc.). - Sbocco, luogo
di esportazione. - Aprire le frontiere estere ai pro-
dotti nazionali, iniziare, promuovere l'esportazione.
- Esportare, fare esportazione. - Esportatore, chi e-
sporta, fa commercio di esportazione.
Esposizione. Pubblica mostra delle oper« di
belle arti, dei prodotti dell'industria, ecc., fatta per
conoscere il giudizio del pubblico intorno ad esse
e per rendere più attivo il .commercio: festa del
lavoro, rassegna delle industrie, vista. .E' parziale
0 speciale, se abbraccia un'arte, una certa categoria
di cose; generale, se le comprende tutte; regionale, se
limitata ad una regione ; nazionale, se vi si con- ,
corre da tutte le parti della nazione; universale,
mondiale, quando vi prendono parte le nazioni del
mondo, tutte o in parte. Secondo gli oggetti, ie
materie, i prodotti che si espongono, è agraria o j
agricola, artistica (di tutte le arti), commerciale, co- i
loniale, industriale, ecc.; permanente, se dura per un'i
periodo illimitato di tempo; annuale^ se fatta ognil
anno, per un certo numero di giorni ; biennale, trien-
nale, ecc., se ogni due tre anni, ecc. Di solito un'espo- j
sizione è divisa in reparti, in classi, e comprend-'
sale, gallerie, padiglioni, ecc. - Esposizioncella, pic-
cola esposizione; esposizionuccia, esposizione di ploco'
conto. - Espositore, chi espone, mette in mostra, in .
vista. - Ga//ma de/ ^t7oro, sala nella quale si esegui-]
scono lavori, massime nelle esposizioni nazionali
e mondiali. - Vernissage (frane), la visita di una
esposizione di belle arti alla vigilia della sua aper-
tura ufficiale, visita alla quale noji sono ammessi
che pochi e privilegiati invitati.
Esposizione. L'atto di esporre nei vari sensi.
• Pendenza di "suolo, di terreno, volta a un certo
punto dell'orizzonte. - L'abbandono di un ban*-
bino {esposto, pag, 236, primia colonna). - Il met-
tere il sacramento sull' altare in una chiesa. -
Esposizione finanziaria, veggasi a JParlamento.
Esposto. Detto a bambino (pag. 236, prima
colonna).
Espressamente. Con espressione chiara e
precisa, precisamente, in modo preciso. - Con de-
terminata intenzione, per uii deliberato scopo.
Espressione {espressivo, espresso, esprimere, esin-i-
mersi). Atto del dimostrare e la dimostrazione'
nei suoi vari caratteri. - Dichiarazione; locu-
zione o modo di dire. - Qualità di un'opera d'arie
(veggasi a pag. 170, seconda colonna): anima, co-
lorito, rilievo, sentimento. Significazione di un
concetto, di un'idea, di un pensiero, mediante
la favella. - La parola e il significato della pa-
rola. - Termine d'algebra.
Espressiva, facoltà di dare espressione, di rap-
presetttare in arte: rappresentativa.- Espressiva'
mente, con espressione, con efficacia, efficace-
mente. - Espressivo, che esprime efficacemente il
concetto, il santimento, ["affetto, ecc. : efficace,
eloquente, pieno di eloquenza; esprimente, fer-
vido, significante, significantissimo. - Espresso, detto,
determinato, dichiarato, manifestato. - Anche, chia-
ro, formale, preciso, specificato, tassativo (burocr.).
- Esprimere, dire, manifestare con chiarezza il
proprio pensiero; significare, spiegare i propri
concetti ; parlare, dare a intendere, dimostrare,
enunciare (esprimere con parole a voce o in iscritto).
- Esprimersi, veggasi a dire (pag. 875, seconda
colonna). - Esprimibile, che si può esprimere: di-
cibile, effabile. Gontr., inesprimibile, indicibile.
Enunciativa, la facoltà di esporre chiaramente!»
ESPRESSIVA
ESSICCANTE
1025
idee. ■ Formolo, il modo preciso d'esprimere un
concetio.
Espressiva, espressivo, espresso. Detto ad
espressione.
Espresso. Veggasi a corriere, a messo, a
posta.
Esprimere, esprimersi (espresso). Detto ad
espressione.
Espromissione. Veggasi a debito (pag. 823,
prima colonna)
Espropriare, espropriazione (espropriato).
Vet!gasi a proprietà*
Espugnabile. Glie si può espugnare: propriani.,
di luogo lorte, di fortezza. Contr., inespugna-
bile, invincibile.
Espugnare (espvgvato). Prendere una for-
tezza. Per estens., vincere per forza.
Espugnazióne. Allo ed efletto dell' espugnare.
- Diritto, clie uno Stato si riserva, di espellere stra-
nieri dal territorio nazionale.
Espulsióne. Il cacciare, l'espellere, il man-
dar via, lo scacciare, lo spingere fuori.
Espulsivo. Che ha forza di espellere, di spin-
ifere fuori.
Espulsore. Parte del fucile moderno.
Espungere (espunto). Sopprimere, cancellare
quaidie parola in un libro, in uno scritto.
Espurgare, espurgazióne lespvr gain o. espur-
gato). Veggasi a pulire, a purgare, a castrare.
• L' effetto di un purgante.
Esquisito. Assai eccellente, fino, squisito,
Es(,uisizione (lai). Alto àeìì'ittdayare.
Esse. Diciottesima lettera deJJ'alfatelo. - Nome
generico di ogni ferro, perno, guida o ritegno, ri-
piegato alle due estremità in senso contrario.
Essènza. L'essere di una cosa. - Entità, so-
stanza. ' Sorta di liquore. - Prodotto oleoso, vo-
latile della pianta aromatica, de' suoi semi, de'
suoi frutti.
Essenziale. Che appartiene alJ' essenza. - La
parte sostanziale, principale di una cosa. - Agg.
dei prodotti che sono propri di ciascuna pianta.
■ Ciò che è necessario all'esistenza di una cosa.
- Ciascuno dei corpi irtteyranti dell'universo.
Essenzialismo. Sistema di medicina.
t ssenzialista. Dello a medico.
Essenzialità. Qualità di ciò che é essenziale.
Essenzialmente. In modo essenziale.
Essere. Verbo neutro di vario sign/llcaio: vale
esistere, sussistere, avere essenza spogliata di ogni
modalità; essere attualniente e in realtà; avere
forma e stato; provenire da ciò che si chiama
creare; avere un coi pò, una materia, una
persona, un nome, una qualità, una figura,
una condizione, un sentimento, ecc.; stare,
trovarsi, vivere, avere vita. - Essere composto
(veggasi a chimica). - .Ajfpartenere , essere
proprio. - Derivare, trarre origitie. - Dive-
nire, cominciar ad essere. - Riferito ad azione,
esserne causa, esserne autore. - Riferito a cosa,
indica che ha un dato esito, un dato effetto. - Ac-
compagnato dalla preposizione da, reggente un infi-
nito, conferisce a tutta la frase il valore del ge-
rundio passivo dei Latini ; e vale dovei si, conve-
nire (le menzogne sono da odiare).
E l'universo, il mondo, la materia; è ogni
astro, ogni stella; è il sole, insieme con ogni al-
tro pianeta; è Varia; è la nostra Terra, con
le sue varie manifestazioni di vita animale, mi-
nerale, vegetale, ecc. ; è, infì ne, ogni cosa.
Beves^ere, prospera condizione, specialmente di
salute, di fortuna, ecc. : felicità. Contr., ma-
lessere, indisjKisizione, dissesto. - Coesistenza,
esistenza cenleinporaiiea di due o più cose insieme,
aventi relazione tra loro. - Coessenza, l'essere di
una cosa in un'altra. - Consistenza, stabilità di chec-
chessia, la ragione del suo essere. - Essenza, ciò
che costituisce la natura di una cosa, la sua ra-
gione di essere, il complesso delle ragioni per le
quali esiste : entità, essenzialità, naturalezza, qui-
dità, quiddità, sostanza.
Esseie Sì dice, sostanti vam., invece d\ persona, di
uomo, ecc. - Essere, neolojr. dal frane, nel senso di
spettale. - Inesistenza tiv esistente), il non esistere,
non essere. - Modalità, modo d' essere; ragione del
modo d'essere. - Niente, nulla, la negazione del-
l'essere. - Oggettivila, una delle forme dell' essere,
in quanto, per sua natura, ha una necessaria rela-
zione con la niente. - Princijno, primo atto di
un ente o di un'entità da cui procede tutto quanto
é nell'ente o nell'entità. - Quiddità, espressione ado-
perala dagli scolastici per indicare ciò che una cosa
è essenzialmente. - Realità, l'astratto della forma
subiettiva dell' essere. - Ubiquità, 1' essere in più
luofihi nel medesimo tempo.
JBactei'io (batterio), microbio, essere microsco-
pico: microrganismo, piccolo organismo. - Ele-
mento, ciascuna delle parti più semplici che co-
stituiscono i corpi naturali. - Ente, quanto ha
reale esistenza. Ente ideale, immaginario, fanta-
stico, quanto non ha reale esistenza se non nella nostra
immaginazione. Non ente, ciò che non ha l'essere,
ma è in via d'averlo. - Monadi, cicladi, esseri mi-
croscopici.
Coesistere (coesistente), l'esistere a un tempo di due
opiùoggetti, con qualche relazione reale o ideale fra
loro. - Consistere, avere l' essere di checchessia ;
avere l'essenza, il fondamento. - Constare, essere
accertato, essere certo: emergere. • Costituire: di-
cesi degli elementi che concorrono a comporre una
cosa: constituire, formare l'essenza, dar essere. -
Disfarsi (disfatto), perdere l'essere e la forma: scom-
porsi. - Esservi, essere attualmente in un luogo
una data cosa, una data persona, ecc. : incontrarsi,
ritrovarsi, trovarsi. - Non essere, non esser più: ces-
sare di esistere, di avere una qualità, perderla
(veggasi a perdere), avere avuto una fine. An-
che, smettere, tralasciare d'essere. - Preesistere
(preesistenza), esistere prima : preessere. - Sparire,
diventar nulla, non esser più. - Versare in certe
condizioni, esserci, trovarcisi.
Contingente, che poteva e potrebbe essere o non
essere, accadere o no. - Immanente, permanente,
- Inconsistente, che non ha consistenza: insussistente.
- Possibile, che può essere. Contr., impossibile. -
P) eesntente, di cosa che esista anteriormenteaunaltra.
- Simultaneo, di atto, d'avvenimento, d'evento
e simili, che è, esiste o avviene nello stesso tempo.
In corpo e anima: usasi familiarm. in alcune lo-
cuzioni atTermative, come: « era lui in corpo e
anima», per dire che era veramente lui. - Sicut
erat in principio, locuzione liturgica. Si dice fami-
liarm. coi verbi ritornare od essere, per indicare
che è, che si è come prima. - To be, or not lo be
(ingl., essere o non essere), dilemma dell'esistenza.
- Vestis virum facit (lat., l'abito fa l'uomo), cioè
l'essere è nel parere, neW apparenza.
Essiccante, essiccativo. Che rende secco (di
medicamento e d' altro che esercita tale azione) :
disseccante, disseccativo.
P REMOLI. — Vocabolario Nomenclatore.
65
1026
Essiccare (essiccativo, essiccato). Il togliere l'u-
more, asciugare ,• seccare, rendere secco.
Essiccatoio, essiccatore. Apparecchio per
essiccare, rendere secco. Anche, il luogo per Yes-
siccazione. - Yeggasi a chimica, pag. 539, seconda
colonna.
Essiccazione. Operazione fatta per liberare i
corpi dcii liquidi di cui possono essere impregnati :
vej-'gasi a secco»
Esso. Lo stesso che egli.
Esììudato {essudativo). Detto a sangue • Es-
sudalo patulogico, il />ms.
Est. Uno dei quattro punti cardinali che sta a
destra delia rosa dei venti, fra i poli nord e sud:
levante, oriente, - Anche i paesi dell' Oriente, i
lid\ eoi.
Èstasi {estatico). Stato delVanima che si trova
come alienata dai sensi; stato delle facoltà cere-
brali nel quale un'idea, o un ordine di idee, do-
mina tanto da rendere, per un certo tempo, im-
percettibili le impressioni e sospendere 1 movimenti:
assorbimento, ebbrezza di pensiero, esaltazione di
mente; acceso, forte entusiasm,o f rapimento, ra-
pimento del cuore, dello «pirico, rapimento esta-
tico; trasportamento, trasporto; vagazione di cuore,
di mente, visibilio, visione estatica. - Anagogia,
estasi dell'anima, rapimento nella contemplazione
delle cose dìy'mQ.- Estàtico, d'estasi; rapito in estasi,
estasiato.
Essere in estasi: contemplare, essere in para-
diso, essere quasi rapilo, essere rapito in ispirilo;
fantasticare, vagabondare col pensiero, con la
fantasia ; stare sospesi in grande ammirazione. -
Estasiare, mandare in estasi, rapire. In senso mon-
dano, deliziare, dar delizia. - Estasiarsi, andar in
estasi ; andare in contemplazione, in visibilio ; a-
strarsi dalle cose del mondo; smarrirsi in Dio;
uscir dai sensi, di mente, di sé; viaggiare in ispi-
rilo al mondo di là.
Estasiare, estasiarsi {estasiato). Detto ad
estasi.
Estàtico* In estasi.
Estate {estivo). La stagione più calda del-
l'anno: dal solstizio di giugno aIV equinozio
di settembre: bella, buona calda, lieta stagione;
caldura, està; solleone, sollione; sta; stagione esti-
%'^a; stagione canicolare, slate; tempo ardente,
tempo canicolare, tempo della gran caldura, tempo
delle messi. Poeticam., sole. • Canicola, la stagione
dei forti calori ; il colmo dell'estate : adusto sirio,
cagnucola, cane. E canicolari, i giorni più caldi. -
Estatata, tulio il corso dell'estate. ■- Estate di San
Martino, la mite stagione che si ha, per lo più, in
novembre, dopo le pioggie autunnali. - Mezza estate,
mezza state, il forte dell'estate. - Ore bruciate, ore
meridiane, le ore più calde della giornale estiva.
Di prima estate, al principio della stagione estiva.
- In estate, d'estate, nell'estate: alle accese cani-
cole, in sulla sferza del caldo; quando il sole in-
combe assiduamente ai campi ; sotto la vetta.
Estatare, stalare (estatalura), passare l'estate in
luogo fresco; il lasciar d'estate un luogo malsano.
- Extinare, il soggiornare del bestiame All'alpe, in
montanina, durante la stagione estiva. - i'sh/ero, che
porta l'estate. • Estivo, dell'estate, concernente l'e-
state, die avviene in eslate: estivale, statereccio.
// sole arde in Leone ; il sole indora le giubbe in
Oriente; il sollione ha messo la giornea; quando
Sirio arde : locuzioni da adoperarsi per indicare
che è estate.
Estemporàneo. Subitaneo, improvviso, • lì
medicamento magistrale. - Yeggasi a poeta.
Estènipore. Ali' itnprovviso.
Estèndere, estèndersi (estensibile, estendi^
mento, estensione, esteso). Rendere, divenire più am-
pio, più grande, più largo, più vasto (detto
anche di cose immateriali), occupando maggiore
spazio : accrescere, accrescersi ; aumentare, aumen-
tarsi ; distendere, sfendere, stendersi. Riferito a
dottrine, a idee e simili, propagare, propagarsi. -
Estendibile, estensivo, che si può estendere, che può
estendersi. - Estensibile, voce del linguaggio forense,
in luogo di estendibile: proviene dal frane, exten-
sible. - Estendtmento, l'estendere o l'estendersi: ac-
crescimento, ampliamento, aumento. - Estensibilità,
facoltà che hanno i corpi di estendersi. - Estensione,
atto ed effetto dell'estendere e dell'estendersi : dif-
fusione, propagazione. - Estensore, che o chi estende.
Neil' uso, chi scrive una lettera, una sentenza e
simili. - Estensivamente, per estensione. Anche, in
più largo significato.
Estensióne, L'estendere, l'atto di ciò che si
stende. - La dimensione di una cosa, considerata
nelle sue misure. - Spazio, superficie, - Accre-
scimento, aumento. - In geometria, la parte
determinata dallo spazio assoluto. - In musica, la
differenza di due suoni che possono comprenderne
altri intermedi. - Circuito, estensione, misura.
- Latitudine, estensione, larghezza. - Longitu-
dine, lunghezza, estensione, così di tempo come di
luogo.
Yeggasi anche a voce.
EstensìTaniente, estensivo. Detto ad esteu'
deve.
Estensore. Che estende. - Nome di qualche
muscolo. - Nell'uso, autore, scrittore.
Estenuare (estenuativo, estenuato). Indebolire,
rendere debole al massimo grado. - Estenuativo,
che ha proprietà di estenuare.
Estenuarsi (estenuato). Indebolirsi a poco a
poco, diventare molto debole. - Dimagrare, dive-
nire magro.
Estenuazióne. Stato di chi è del tutto de-
bole, rifinito, sfinito, non ha più forza. - Anche,
macilenza (veggasi a magro).
Esteriore. Che è di fuori, estemo. - Che av-
viene al di fuori. • Che si fa con segni esteriori :
detto di culto. - Mondo esteriore, ciò che l'uomo
apprende per mezzo dei sensi.
Esteriorità. L'esteriore. - Apparenza, lu-
stra ; superficialità, l'essere superficiale,
Esternilnare (esterminato). Sterminare, di-
struggere, fare strage, massacrare, uccidere,
Esternilnio. Sterminio, strage.
Esternamente. AU'esferwo.- Superficialmente,
in modo superficiale.
Esternare , esternarsi {esternato). Impuri
neologismi per dichiarare, dire, m,anife-
stare.
Esterno. Aggettivam., esteriore, foraneo, che 4
di fuori, che si appalesa, si mostra con atti este-
riori. Anche, forestiero, straniero, - Sostanti-
vam., la parte esterna, il difuori, come h facciata
d'una casa, ecc. Contr, interno. - Estrinseco: di
cosa che appare esteriormente (qualità, pregi, di-
fetti, ecc.). - Per uso esterno, indicazione di far-
macia.
Èstero. Che viene da paese straniero. - Nel-
l'uso, e sostanlivara., quanta carte di mondo è
ESTKKRITOHIALITA
ESTKEMITA
1027
fuori dalla nostra patria (quindi, commercio, rela-
zioni con l'estero, ecc.). , _^.^
Esterrltori alita. Ve^-asi a tiare da guet i «.
Estesamente. In modo largo, esteso ; in
modo prolisso (riferito a dire. ?;«''«r''/^'"}^^7f)-
Estèsi, estesiologia, esteslmotna. Detto a
**EsteVmietro. Misuratore della aeìisibUità.
Esteta. Vet.'t'asi ad artista.
Esteterio. La supposta sede del «fj«»77««;
Estètica (esteliioj. Arte, scienza del bello (veg-
aasi a pag. 268, prima colonna). - Simbolismo, in
arie, la tendenza estetica che si vale di simboli
(naturali, tradizionali, convenzionali) per esprimere
un dato contenuto ideale o morale.
Estimare {estimativa, estimativo, estimatore,
estxmatrice, estimazione). Stimare, avere «ttmu.-
Apprezzare, conoscere il pregio. - Estimativa, po-
tenza dell'anima, per la quale si estimano, si va-
lutano le qualità delle cose. - Estimazione, 1 esti-
mare ; l'avere favorevole opinione di alcuno.
Estimatore. Chi stima. - Nell'uso, chi sa ap-
prezzare, valutare : perito.
Estimatorio. Veggasi a contratto, pag. 704,
seconda colonna. ,
Èstimo. Termine legale e burocratico: valuta-
zione di beni, di danni e simili : perizia. - LiDro
deU'iwiposfa. , • \ i
Estinguere {estinguibile, estinto, estinzione). Lo
spegnere il fuoco, un incendio, una cosa ac-
cpsa e infuocata. Figur., uccidere, annientare, ri-
durre al nulla. ■ Soddisfare un debito.
Estinguersi (estinto). Spegnersi di fuoco o
d'altro. - Cessare, finire. - Di famiglia, man-
care la successione.
Estinzióne. Spegnimento di fuoco, d incen-
dio. - Completa cessazione dei fenomeni prodotti da-
gli agenti naturali o da una forza qualunque. -
Pagamento di un débito, cancellazione di xrnipo-
teca. - Operazione di farmacia.
Estinto. Defunto, morto.
Estintore. Veggasi a incendio.
Estirpare {estirpare, estirpazione). Asportare,
portar via, in modo che non rimanga più sterpo.
- Sradicare, cavar di terra una pianta con la ra-
dice. - Sbarbicare un dente. - Distruggere, se rife-
rito a errore, a vizio. - Estirpatore, arnese per
estipare le male erbe. - Estirpazione, l'estirpare,
atto ed effetto : operazione di chiì-urgia (veggasi
a pag. 550, seconda colonna).
Estirpazione. Detto a estirpare.
Estivo. DoWestate.
Estollere {estolto). Alzare, inalzare, portare in
alto. ' Figur., inalzare con lode, esaltare. - Estol-
lere, sorgere.
Estórcere {estorto). Prendere, tògliere per
estorsione: angariare, rubare.
Estorsione. Atto ed eiletto dell'estorcere, del
farsi dare checchessia {denaro, ecc.), con pre-
potenza e con arte (concussione), àfiW ottenere
una cosa con frode o con violenza: angaria, ava-
nia, obrezione, orrezione, pi-evaricazione, ru-
beria, storsione, surrezione, - Estorcere, fare estor-
sione: carpire, estorquere, rubare, surrepire. -
" Surrettiziamente, con estorsione. - Orrettizio, sur-
rettizio, estorto.
Estracorrente (extra-corrente). Detto a cor-
rente elettrica.
Estradizione. Veggasi a delitto (pag. 835,
prima colonna).
Estradosso. Superficie esterna d'una vòlta.
Esrudotale {sopraddotale, slradotale). Veggasi a
Estragiudlzlale, extragiudlzlale. iCstraneo
al giudizio. - Fatto e ottenuto senza lite.
Estralegale. Fuori dalla legge.
Estràneo. Che non appartiene &\\' argomento,
alla famiglia, ecc.; che non ha relazione con
altro. - Forestiero, straniero. - Estraneità, qua-
lità di ciò che è estraneo.
Estranio. Lo stesso che straniero.
Estrarre {estratto, estrazione). Tirar fuori, cci-
vare; cavar fuori a sorte f elicere (poet. e solo m
elice, eliceva e poche altre voci). - Bicavare, fare un
estratto per mezzo di operazioni chimiche. - Di
liquido, distillare, fare la rfts<i7«rt2io»ie.- Termine
di matematica. - Estrattore, nome di vari istru-
menti di chirurgia che servono per sottrarre
corpi estranei dalla spessezza dei tessuti o dalla
cavità degli organi. Anche, 1' istrumento atto ad
estrarre dalle armi portatili il bozzolo privo del
fondello. - Estrazione, l'estrarre, atto ed effetto. -
Sorteggio. - Operazione del lotto. - Lo slesso
che espressione o lisciviazione, operazione di chi-
mica (veggasi a pag. 542, prima colonna).
Estratto. Nome generico dei prodotti che si otten-
gono con l'evaporazione di soluzioni naturali (succhi),
o di soluzioni ottenute artificialmente da piante e da
droghe. I prodotti debbono avere consistenza molle,
spessa 0 densa, pillolare, secca o liquida. Si hanno
quindi estratti molli, spessi o densi, di consistenza
pillolare, liquidi o {luidi, e secchi. Avuto riguardo
alla natura del solvente o veicolo, si dividono poi
in estratti acquosi, alcoolici, eterei, idroalcoolici ed
alcooHco-eterei. Gli estratti sono usati in soluzioni,
in misture, in pozioni e, più frequentemente, sotto
forma di pillole, nonché mescolati a grassi, sotto
forma di pomate, anche a sali, per uso di frizioni. -
Estrattive, le sostanze organiche che passano nelle
soluzioni acquose ed alcooliche di materiali vege-
tali ed animali. - Estratto di carne, veggasi a car-
ne, pag. 425, prima colonna. - Quintessenza,
estratto che si crede essere la parte più pura delle
cose, così detto in antico perchè si otteneva dopo
cinque distillazioni.
Estratto. Ciò che si estrae da un libro, da una
scrittura: compendio, ristretto, sommario. - Nu-
mero vinto al lotto.
Estrazióne. Atto ed effetto dell' estrarre. -
Condizione (per lo più dicendo: di bassa estra^
zione), nascita, origine. - Termine di matema-
tica. - Veggasi a lotto.
Estrema unzione. Veggasi a moribondo.
Estremi. In matematica, il primo e il quarto
termine di una proposizione. - In logica, le parti
che compongono una proposta. - Di cose diverse:
di cesi che sono agli estremi, agli antipodi, per in-
dicare che sono tra loro in grandissimo contra-
sto. - Estremi di un delitto, di un reato, ciò che
ne costituisce l'essenza. - Osanna e crucifige, i due
estremi.
Acme, grado estremo d'una malattia. - Apogeo
e perigeo, punti estremi dell'orbita d'un pianeta.
Estremità. Il principio e la fine nell'esten-
sione di un oggetto: caperozzolo, capo, confine,
falda, lembo (d'un vestito), margine (di pa-
gina, ecc.), o*"Zo, pizzo, pwnf a, randa, sponda, som-
mità, estremità, stremo, termine (di ogni cosa),
testa, testata. - In anatomia, le membra che partono
dal tronco e servono alla locomozione: le braccia
1028
ESTREMO — ETÀ
e le gambe. - Apice, punta estrema, cima di qual
siasi cosa che si inalzi. - Calcagno (figur.), la parte
estrema di checchessia. - Caperozzolo, estremità di
una cosa tondeggiante come un capo. - Coda,
estremità posteriore. - Culacchio , estremità di
un salsicciot[o. - Fondo, la parte estrema di
una cosa, in opposizione al suo principio. - /
due cavi d' una trave, d' una fune, d' una tavola,
d'un asse, d' una stanza, ecc., le due estremità. -
Perimetro, linea che determina tutta l'estremità di
qualunque figura. - Piede, l'estremità inferiore di
ogni oggetto.
Da capo a fondo, da cima a fondo^ dall' una al-
l'ai tra estremità.
Estremo. Dicesi per eccessivo (in eccesso),
grande, grandissimo; massimo; primo primo;
ultimissimo, ultimo,' grado estremo in più. - Mi-
nimo, grado estremo in meno. - Superlativo, del
più alto grado. - Sostanti vara., per estremità,
miseria, necessità; gli estremi momenti della vita
(essere agli estremi, all'estremo, in lin di vita). -
Ultima Thule, in senso morale: limite estremo a
cui si possa giungere. - Ultra : negli appellativi
ultra-repuljblicano, ultra-realista, ecc., chi spinge
un'opinione all'estremo.
EjHtrinsecamente. Dalla parte esteriore.
Est ri asecare {estrinsecato, estrinsecazione). Il
palesare, il manifestare con atti, con parole,
in vario modo.
Estrinsecazióne. L'estrinsecare ; manifesta-
zione, espressione di affetto.
Estrinseco. Che viene di fuori, che non ap-
partiene alla cosa, al soggetto di cui si parla.
Estro. Impeto dell'immaginazione, della mente,
che stimola, infiamma il poeta, l'artista, nella com-
posizione delle loro opere ; disposizione naturale
alla poesia o ad altra creazione artistica : fan-
tasia, genio. Dicesi anche per capriccio»
Estro. Genere d' insetti ditteri, somiglianti ai
calabroni. - Estro pecorino, veggasi a pecora.
Estrofla. Deformità congenita per cui la su-
perlìcie interna d'un organo membranoso resta
scoperta e priva di riparo.
E^tromania. Veggasi a venereo.
Estroso. Capriccioso : veggasi a capriccio.
Anche, bizzarro.
Estuario. Detto a geologia e a laguna.
Eì^truazióne. Bollimento interno accompagnato
da gran calore. - Marea.
Estumescenza. Il gonfiarsi del mare, nel
flusso.
Estuoso. Ardente, fervente.
Esuberante. Abbondante, in abbondanzaf in
soprabbondanza.
Esuberanza. Ridondanza, soprabbon-
danza.
Esulare {esulato). Andare in esilio.
Esulceraniento. Esulcerazione, piaga.
Esulcerare {esulcerato). Ulcerare (veggasi ad
ulcera), piagare, far piaga.
Esulcerativo. Atto ad esulcerare.
Esulcerazióne. Esulceramento, piaga; ulce-
razione, ulcera già formata.
Esule. Chi è in esilio: profugo, proscritto.
Esultanza. Viva allegrezza, vivo piacere;
giocondità d'animo, gioia.
Esultare (esultante, esultato). Essere vivamente
aUegro; manifestare allegrezza, gioia, con atti
esteriori.
Esumare (esumato). U disseppellire un cada-
vere : veggasi a seppellire. - Rimettere in voga
cose, opere, persone, che erano dimenticate.
Esumazióne. L' esumare.
Esutorio. Detto a ulcera.
Età. Nome generico dato ai gradi della vita u-
mana; numero degli anni d'un'esistenza: etade, etate,
giorni, pelo (figur.).- In generale, corso, durata (veg-
gasi a durare) della vita; èra, evo, tempo. -Età
d'argento, nella mitologia, la seconda età del mon-
do ; anche quella che nella storia dei popoli succede
ad un'altra più illustre. Il tempo in cui Saturno passò
in Italia, dove insegnò l'arte di coltivare la terra,
che non voleva più da sé stessa produrre, imper-
ciocché gli uomini cominciarono a diventare in-
giusti. - Età del bronzo, quella nella quale si ini-
ziarono le arti metallurgiche e si svolsero prima
con il rame nativo, poi con leghe di questo me-
tallo con altri, specialmente con lo stagno. - Età
del ferro, quella dell'introduzione di questo metallo
negli usi della vita e che preludiò a grandi pro-
gressi nell'agricoltura e nell'industria. - Età della
pietra, quella comprendente i periodi detti paleo-
litico 0 archeolitico (delle pietre appena scheggiate)
e neolitico (delle pietre levigate).- Età del mondo,
il tempo trascorso dalla sua formazione, che la
scienza geologica dimostrò immensamente più an-
tica dell' età assegnata dalle leggende religiose. -
Eia di ferro, quella in cui vuoisi si commettessero i
più orribili misfatti. I poeti finsero che allora la terra
non producesse più cosa alcuna, perchè gli uomini
non si occupavano che di ingannarsi vicendevol-
mente. - Età di mezzo, il medioevo. - Età di
rame, epoca in cui, dopo il regno di Saturno, l'in-
giustizia e il libertinaggio cominciarono a regnare.
- Eld d'oro, la prima delle quattro età della crea-
zione del mondo. Il tempo del regno di Saturno,
in cui, gli uomini vivendo nell'innocenza, la terra
produceva ,per sé stessa le cose necessarie alla vita
umana. - Ènea età, l'età del bronzo.
Vari stadi dell' età' nell' domo.
Adolescenza, età intermedia fra la puerìzia e
la gioventù. - Bella età, quella dei bambini, dei
fanciulli, in quanto vivono ingenuamente, spensie-
rati. Si dice anche riferendosi a persone molto
vecchie. - Età avanzata, barbogia, cadente, canuta,
grave, decrepita, a misura che si va innanzi con
gli anni. - Eld critica, o climaterica, veggasi a
donna (pag. 940, prima colonna). - Età dei disin-
ganni ; quando si comincia a vedere le cose meno
poeticamente. - Età della discrezione (anni della
discrezione), quella in cui l'uomo incomincia a sa-
per usare la ragione, in modo di formarsi idee
conformi al vero e al giusto, e sa operare secondo
queste. - Età dello sviluppo, la pubertà. - Eld
ferma, l'età di chi ha finito di crescere. - Età
grande, tarda, di chi è molto inoltrato negli anni.
- Età maggiore: l'età determinata dalla legge per
cui uno esce di tutela, cessa di essere pupillo,
gode i diritti civili e politici (maggiorenne, chi ha
raggiunto l'età maggiore, è uscito di minorità:
fuori dei minori, dei pupilli, maggiore, maggiore
d'età). - Età media, tra la giovinezza e la vec-
chiezza. - Eld minore, quella di chi non ha an-
cora tal numero d'anni da poter disporre di sé e
dei propri beni; età dei pupilli, dei figli di fami-
glia: minor età, minorità {minorenne, che è in età
4
ÈTERE
1029
minore, cioè, secondo il codice italiano, al disotto
dei venlun anni) : figlio di famiglia, minore, pu-
pillo).-£/a novella, \a fanciullezza,- Kldp iena, d' nomo
fatto: la virilità. - Età rispettabile, non più giovane.
- Età sinodale, dopo i quarant'anni ; l'età prescritta
dal sinodo alle serve dei preti. - Età tenera, qneUA
del bambino. - Età verde, l'età giovanile. - Età vi-
rile, età di uomo fatto.
Fanciullezza, l'età del fanciullo. - Giovinezza,
l'età di chi è giovane. - Infanzia, la prima età
dell'uomo. - Longevità, lung;a età. - Maturità, età
perfetta, verso il mezzo della vita. -Mezz'età, fra i
trenta e i quaranta: e della donna tra i venticin-
que e i trenta. - Modernità, l'età moderna, il tem-
po moderno. - Pargolezza, puerizia, fanciullezza,
età del fanciullo. - Prisca età, l'età primitiva, an-
tica ; l'antichità. • JPuerizia, età puerile, fan-
ciullezza. - Vecchiaia, l'età del vecchio. - Virilità,
l'età di mezzo tra la gioventù e la vecchiezza: si
considera generalmente eslesa dagli anni trenta ai
cinauanta o cinquantacinque, durante il quale pe-
rioao l'uomo gode il completo sviluppo delle sue
facoltà.
Aprile, aprile degli anni (figur.), la giovinezza. -
Autunno (fi^jur.), l'età matura. - Colmo dell'età, della
vita, l'età media fra !a govinezza e la vecchiaia. -
Confine della vita, l'età della decrepitezza. - Fiore
degli anni, la giovinezza. - Inverno (figur.), della
vita, la vecchiaia. - Mattino della vita, la prima
giovinezza. - Pendio della vita (figur.), il suo decli-
nare. - Sera della vita, l'età vecchia.
Lb persone rispetto all'età*.
Modi di dire.
Anziano, chi è maggiore d' età, più vecchio di
altri : primiero. - Anzianotto, un po' in là con gli
anni. - Attetnpato, non ancora vecchio, ma in là
con gli anni : avanzato, inoltralo negli anni ; mol-
tjluslre, multilustre E carne di giovedì si dice,
scherzosam., di donna attempata. - Benportante,
francesismo per indicare persona in buone condi-
zioni fisiche, malgrado l'età. - Bienne, quinquenne,
decenne, ventenne, ecc., chi ha due, cinque, dieci,
venti anni, ecc. - Bilustre, trilustre, quadrilustre,
ecc., di dieci, di quindici, di venti anni, ecc. -
Brucialo, d'età avanzata. - Caduca, dell'età, quando
la prima vecchiaia è accompagnata da incomodi. -
Coetaneo, della stessa età, dello stesso tempo:
coetano, coevo, contemporaneo. • Compagni, le
persone della stessa età, che uno suole praticare
per ispass^rsela insieme.
D'età: dicesi di persona inoltrata negli anni; di
mezza età, fra la giovinezza e la virilità: anzia-
notto, frese* uomo, maturo, uomo fatto, vivace (chi
per vecchio è giovane, per giovane vecchio) ; di mezza
tacca (uomo o donna), né giovane, né vecchio, né
bello, né brutto, ecc.; d'una certa età, piuttosto in
là con gli anni.
Longevo, arrivato a tarda età. - Padri, avi (veg-
gasi ad avo), progenitori, antenati, antecessori, pre-
cessori, predecessori, coloro che sono nati prima e
si considerano già morti. Le prime tre voci indicano
antichità e origine e comunione di sangue; gli altri
possono non includere l' idea d'origine e di comu-
nione di sangue. Gli antenati son più lontani degli
avi, e gli avi più lontani dei padri. - Passatello,
passatotto, di persona che sia in là con gli anni e
che abbia perduto il primo fiore. Più specialmente,
poi, di donna che di uomo, della quale dicesi an-
che passatella. - Passato, di uomo o donna che ab-
biano perduto il fiore della giovinezza: stantio. •
Pòsteri, coloro che vengono o verranno dopo,
nell'età, nel tempo : i futuri. - Pupillo, colui che
rimane, dopo la morte del padre, minore di quat-
tordici anni, secondo le leggi romane (secondo la
nostra legge, minore di ventun anni), e sotto la tu-
tela altrui: minorenne. - Primèro, maggiore di età;
anche, dei primi tempi, primitivo. - Primevo, della
prima età. - Provetto, d'età matura, in là con gli anni,
senza essere vecchio. Figur., pratico.
Quinquagenario, sessagenario, settuagenario , ottua-
genario, nonagenario, centenario, di cinquanta, di
sessanta, di settanta, di ottanta, di novanta, di cento
anni. - Ritinto, di chi cerca nascondere l'età, tin-
gendosi i capelli, ecc. - Sopranno, da un anno in
su. - Sopra, oltre i cinquanta, i sessanta, i settan-
l'anni, ecc., oltre questi limiti d'età: sopra la cin-
quantina, la sessantina, ecc. • Verso la china degli
anni, sul declinare dell'età. - Tocco e svolto, di chi
ha perduto il fiore dell' età, massime di donna. -
Tra le due selle, di mezza età: tra il giovane e il
vecchio - Tra le due zappe (scherz.), in età di
settantasette anni.
Aver di molli carnevali addosso, avere molti anni
sulla groppa, sul groppone: essere in là con gli
anni - Avere del tempo, degli anni: una certa età.
- Avere sempre gli anni di Cristo (scherz.), di per-
sona che non dice l'età, per parere più giovane. -
Avere valicato i cinquanta, i sessant' anni, ecc.,
essere oltre questo periodo. - Camminare verso
un'età, essere vicino a quella. - Compiere i trenta,
i quarant'anni, ecc., varcare questo limite di età. -
Crescere in età, andare innanzi con gli anni; venir
su. - Declinare dell'età, quando si va oltre la ma-
turità *e si entra nel periodo della vecchiaia. -
Entrare nel decimo, nel ventesimo, nel trente-
simo anno di vita, ecc. : aver compiuto i nove, i
diciannove, i ventinove anni, ecc., d età. - Essere
arrivato a compieta, essere in là cogli anni. - Es-
sere nello sboccio (figur.), nel fiore dell'età. - Im-
barbogire, divenire melenso per l'età. - Levarsi gli
anni, dirne di meno. - Portar bene gli anni, dimo-
strarne meno. - Non essere pili dell'erba d'oggi, es-
sere in là con gli anni. - Toccare la cinquantina, la
sessantina, ecc., essere pervenuti a questa età. -
Uscir de' pupilli, dall'età minore.
E' mugettese, ha cent'anni e mostra un mese : di-
cesi di persona, specialmente piccola, che non di-
mostra gli anni che ha. - Senza quelli della culla /»
senza quelli della balia I (iron.), a chi si leva gli
anni, o, parlando d' altri, ne fa di meno.
Prov. : Insino a trenta si fischia e si tresca ; in-
sino a quaranta si fischia e si canta ; da quaranta
in là mi dal qui e mi dòl là.
Etèra. Veggasi a donna (pag. 939, prima co-
lonna).
Etere. La parte più sottile dell'arto ; ètere
imponderabile (ye^g3i%'\ a chimica, pag. 536, prima
colonna). - Liquido sottilissimo che si ottiene dalla
distillazione di un acido mescolato con alcool. Oggi
(plur. , èteri) è nome collettivo di certi corpi
organici e organico-minerali a costituzione molto
differente. - Nome dato dai chimici agli ossidi dei
radicali alcoolici. Si hanno gli èteri acetico, butir-
rico, enantico, formico, lattico, nitrico, ossalico, per-
i030
ETERNALMENTE
dorico, solforico (assolutam., etere), ecc., ecc. -
Quintessenza, l'ètere dei Pitagorici.
Etèreo, dell'etere, dell'aria, del cielo. - Etèrico,
di ètere, da ètere.
Eteri acetici, quelli prodotti dall'acido acetico ac-
coppiato ai radicali alcoolici. - Eteri composti, i
predoni che si ottengono per l'azione di un acido
su un alcool, con eliminazione d'acqua. - Eteri
semplici, quei corpi che risultano dalla reazione
degli alcoli tra loro, con eliminazione di acqua, e
si possono riguardare come risultanti dalla riunione
di due radicali alcaloidi per mezzo dell'ossigeno. -
Glucostdi, eteri composti che trovansi nella mag-
gior parte delle piante, e producono glucosio de-
componendosi con altri corpi: risultano dall'azione
degli acidi organici sugli idrati di carbonio. Più
importanti: l'amigdalina, la salicina e il tannino.
- Saloli, gli eteri fenolici di vari acidi aromatici, e
principalmente l'acido salicilico. Tipo, il salolo or-
dinario, 0 salicilato difenile. • Uretani, gli èteri del-
l'acido carbammico.
Eterificazione, operazione chimica, avente per
iscopo la produzione degli èteri. - Eterismo, stato
patologico prodotto negli uomini e nelle bestie
dalla respirazione dell'etere. - Eterizzazione, prò-
cesso anestetico che consiste nel respirare uua mi-
scela d'aria e di etere ; ovvero nel rendere alquanto
insensibile e fredda una parte del corpo mercè la
polverizzazione dell'etere.
Eterizzare, ridurre un corpo alla purità e sotti-
gliezza dell'etere; aggiungere parte d'etere a un li-
quido ; fare respirare l'etere per addormentare, per
produrre anestesia. - Eterolatura, lo stesso che
tintura d'etere. ■ Oli eterei, i liquidi volatili che,
generalmente, danno alle piante il loro odore par-
ticolare.
Bternalmente. In eterno, per seinpre (ìngl*>
far ever !).
Eternare, etornarsi (eternato). Fare, ren-
dersi eterno, inimortale.
Eternità. Detto ad eterno.
Eterno. Senza principio, senza mezzo e
senza fine; che continua, deve continuare, ha
durato e deve durare per sempre: durabile,
eternale; immarcescibile, immortale; incancella-
bile, incessabile (che non può cessare), inconsu-
mabile; sempiterno, semprevivo.
Eternamente^ ab eterno (lat.), eternalmente, fuori
d'ogni limite di tempo: durabilmente, durevol-
mente, fino alla consumazione dei secoli ; incessa-
bilmente, indefinitamente, indesinentemente, ine-
stinguibilmente; nei secoli dei secoli; perdurabil-
mente, perennemente, permanentemente; sempiter-
nai mente, sempre, senza termine (che non si può
consumare), increato, indilepabilci indistrutti-
bile, infinito, ingenerabile e incorruttibile, inge-
nito, interminabile, interminato, irresolubile; per-
durabile, perenne, perpetuo; sempiternale, sem-
piterno. - La città eterna, Roma. - L'eterno, Dio. -
Coeterno, insieme eterno (delle persone della Tri-
nità).
Eternare, rendere eterno, per quanto riguarda il
futuro; dare eterna durata; perpetuare; rendere
im,mortale; tramandare ai posteri. Elernizzare,
francesismo da èterniser. - Eternarsi, diventare e-
terno: acquistare fama imperitura; immortalarsi,
non aver fine.
Eternità, misura infinita, indeterminabile, di
tempo (figur., tempo lunghissimo); indefettibilità.
ingenerabilità; sole senza occaso. - Anche, vita ultra-
mondana: il ài là, inferno o paradiso.
Simboli dell'eternità, l'araba fenice e il serpente
che si morde la coda.
Eteroclito. Ciò che è irregolare o strano.
- Agg. di nome che si declina fuori dalle regole
usate.
Eterocroico. Di molti colori, variopinto.
Eterocronia. Generazione di parti del corpo
in un tempo diverso da quello nel quale dovreb-
bero nascere normalmente.
Eterócrono. Veggasi a polso.
Eterodelfo. Veggasi a mostro.
Eterodossia. Dottrina contraria al cattoli-
cisnio. - Veggasi a scisma.
Eterodosso. Chi professa l'eterodossia-
Eterógranio. Veggasi a fiore.
Eteromòrfo. Di foì*nia diversa.
Eteronomia. Dipendenza da legge straniera.
Eteroscopia. Detto a vista.
Eterostilla. Veggasi a fiore.
Etésio. Detto a vento.
Ètica. La filosofia morale. - Trattato di etica.
Eticlietta. Osservanza delle cerimonie (veggasi
a cerimonia), delle norme che regolano certi atti
in una corte o nell'alta società: cerimoniale, for-
malità, gala, rispetto, solennità. - Anche, il cartel-
lino che si appone alle casse, alle bottiglie o ad
altri vasi, con la scritta di ciò che contengono. Si
hanno etichette vetrificate e decorate, per uso di far-
macie e di laboratori chimici. Si distinguono le eti-
chette in semplici, mezze ricche, ricche ; vetrificate
bordo e parole, a giorno; vetrificate a smallo, pa-
role nere e bordo nero : vetrificate o smalto , parole
nere, bordo oro, filo colore; vetrificale a smalto,
parole nere, bordo e fregio oro e filo colore o bordo
serba oro, ecc.
Etico. Aggiunto di filosofo moralista.
Ètico. Chi è tisico, malato di tisi. - Aggiunto di
febbre.
Etilene. Idrocarburo che si ottiene quando si
scalda una miscela di alcool con eccesso di acido
solforico concentrato.
Etimologria [etimologicamente, etimologico). Veg-
gasi a parola.
Etiologìa. Origine e derivazione delle parole. -
La scienza che si occupa dell'origine delle parole,
per spiegarne la formazione, i mutamenti, le acci-
dentalità.
Etimologista. Detto a parola.
Etimoligizzare {etimologizzato). Veggasi a pa-
rola.
Etiopica razza. La razza nera.
Etmoide. Detto a fronte e a naso.
Etisia. Mal del tisico : tisi.
Etite. Sorta di pietra.
Etnico. Di popolo.
Etognosia. La scienza dei costumi.
Etnografia, etnologia {etnografico, etnologico).
Veggasi a popolo.
' Etopéa, etopeia. Figura di retorica.
Etra. Poet., per aria, cielo, ètere.
Ettacordo {eptacordo). Istrumento musicale di
sette corde.
Ettaèdro, ettàgono. Termine di geometria.
Ettàmetro. Il verso di sette piedi.
Ettaro. La misura di cento are.
Ettasillabo. Detto a verso.
Ette. Particella copulativa. - Un ette, niente,
nulla.
ETTOGRAMMO — EVIDENTK
1031
EJttoKTamino. Detto a chilogrammo.
Ettolitro. "Veppasi a litro.
Ettometro. Vf{;f.'asi a mttro.
Eucalipto^ eucalitto ^fi/ra/ip/ws^. Pianta della
Nuo\a Caliiornia, di rapido sviluppo, e per ciò
mollo utilizzata nella bonirica dei terreni: auca-
litto.
Eucaristia, eucarestia. Secondo il caitoli-
cistno, il corpo e il sanjiue di Cristo sotto la
specie di pane e di vino: l'ostia consacrata che
SI dà ai credenti nell' ariiminisfrare loro la comu-
nione : angelico banclielto, cibo eucaristico, cibo
spirituale: il Santissimo, il Venerabile; manna,
mensa celeste, mensa della vita, mistero della
nostra salute, mistica vivanda; ostia d'amore; pane
dej;li angioli, pane eucaristico ; sacra cena, sacra-
mento del corpo di Cristo, sacramento eucaristico,
sacro convito. - Eucarùtica, la dottrina del sacra-
mento eucaristico.* Siimssi, l'eucaristia nella Chiesa
greca. - Transustanziazione (lat. transubstatialio), il
niiracoloso cambiamento (secondo il cattolicismo)
del pane e del vino nel corpo e nel sangue di
Cristo, per mezzo della consacrazione fatta dal sa-
cerdote.
Particola, V ostia.
Comunicarsi, accostarsi al sacramento dell'euca-
ristia: far la comunione, far jjasqva; pasquare,
prender l'ostia; prender pasqua; sacramentarsi. -
Comunione: ineffabile agape, ineffabile sacramento.
- Comunicando, chi si dispone a prendere la comu-
nione. - Consumare il sacrifizio del pane e del vino,
celebrazione dell'eucaristia che fa il prete. - Ciborio,
conopèo, veggasi ad ostia.
Euclasla. Sorta di pietra.
£u Grazia. Buon governo.
Eudiometro (eudiometria). Veggasi ad aria,
(pag. 146, prima colonna).
Eufemismo. Figura di retorica per la quale,
mitigando le espressioni, si velano le idee spiace-
voli, disoneste, sconce. Il dir bene quando si do-
vrebbe dir male: coperta, eufemia, mantello di
Noè, rinvoltura. - Eìifemicamente, per eufemismo.
Eufonia {eufonico). Armonia di suono . - Soave
prorninzia delle parole.
Eufonlo. Istrumendo musicale di ottone, usato
per l'accompagnamento.
Eufono. Specie di armonica a piccoli cilindri
di vetro, orizzontali, che si strofinano con le dita
umide.
Euforbia. Genere di piante acotiledoni, apelali
(dà il nome all'ordine delle euforbiacee, erbe, fru-
tici, alberi), pericolose per un succo latteo causti-
cissimo che contengono. - Euforbia, il sugo distil-
lato della euforbia.
Euforia. Lo star bene, il ricevere bene una me-
dicina 0 una bevanda.
Eufotide, Veggasi a roccia,
Eufrasia (^r.). Allegrezza, buonumore.
Eulalìa. Il ben parlare.
Eulogismo (gr.). La massima di operare in
base alla probabilità.
Eumenla (gr.). Bontà; benevolenza.
Euniénidi. Veggasi a Furie.
Eun)orfla fgr.). Bella forma.
Eunuco. Colui che manca dei membri geni-
tali : evirato.
Eupatia. Detto a pazienza e a sensibilità.
^ upepsia. Buona e norma le digestione.
Eupèptlco. Nome generico dei njedicfimenti,
delle sostanze che aiutano, facilitano la digestione,
eccitando la mucosa gastrica e destando l' appe-
tito: aperitivo, digestivo, disostruente, stomachico,
stomatico, tonico. Tali : 1' acido cloridrico, l'acido
lattico, l'alboferrina, l'anice verde, la chintty la
maltina, la noce vomica, la pancreatina. la papaina, la
papaiotina, la pepsina, il peptone, il rabar-
baro, la veiiadina, ecc. Inoltre, la radice d'an^e-
tiia, le sommità fiorite di camedrio, le foglie di
coclearia, il kefir (bibita lattea che si prepara nel
Caucaso), ecc.
Euripnate. Veggasi a testa.
Euritmia {euritmico). Bellezza che risalta d&ì-
Vai mania, dalla disposizione armonica di tutte
le parti di un'opera d'arte; eurimmia. - Regolarità
del polso.
Euro. Detto a verìto.
Europeo. Dell' Europa, abitante dell' Europa. -
Franchi, nome generico che i Turchi e gli Orien-
tali danno agli europei, agli occidentali, qualunque
sia la loro nazionalità.
Eutanasia. Tranquilla morte.
Eutassìa. La regolare disposizione delle varie
parti del corpo.
Euterpe. Detto a Musa.
Eutesìa. Buona disposizione, buona conforma-
zione del corpo.
Eutimia Detto a mente.
Eutocia. Veggasi a parto.
Eutrolìa. Detto a nutrizióne.
Eutròfico. Lo stesso che ricostituente.
Era (voce ebraica che significa vita). La prima
donna secondo la Scrittura: compagna d'-i^tìawjo;
prima madre dell'umanità: antica madre; donna
non nota; madre dei viventi; primogenitrice, pro-
genitrice, protoparente. - Embta, l'Eva della mito-
logia nordica, compagna di Ask, primo uomo.
Evacuante. Veggasi a purgante.
li^Tacuare, evacuazione {evacuato). L'andar
di corpo, il defecare.
Evàdere, evasione {evaso). Veggasi a fug'
gire e a prigione.
Evangèlico. Del vangelo, conforme al van-
gelo.
Evangelista. Scrittore o divulgatore del vanr
gelo.
Evangelizzare {evangelizzato). Divulgare il
vangelo, convertire al vangelo.
Evangelio, e vangelo. Il vangelo.
Evaporabile. Che può evaporare.
Evaporare, evaporazione {evaporativo, età»
forato). Detto a vapore.
Evasione. La fuga da un luogo di pena.
Evasivo (evasivamente). Veggasi a risposta.
Evenienza Eventualità : caso possibile ad av-
verarsi. - Circostanza.
Evento. Cosa che avviene: avvenimento,
caso.
Eventuale. Casuale, che dipende dal caso, da
futuro evento ; possibile, probabile.
Eventualià. Evenienza ; caso possibile ad avve-
rarsi : accidenza, circostanza, occorrenza.
Evezione. Detto a luna.
Evidente. Assai chiaro, manifesto; ciò che è
certo, è vero, non ha bisogno di dimostrazione
(veggasi a dimoslreiré), ma si fa conoscere, si
manilesta anele alla piima occhiata, ad un esame
supeificiale: aperto, apodittico, appariscente, assio-
matico; chiaro come la luce del sole, come l'olio;
chiaro e lampante; cosa che si vede senza lume,
che vedrebbe un cieco ; dichiarato, espresso ; in-
1032
EVIDENZA — EZIANDIO
dubitabile, indubitato (che non lascia luogo a dub-
bio), innegabile (che non si pUò ^cgrore), irrefra-
f [abile, irrefutabile; palese, palmare, palpabile, par-
ante, persuasivo (che deve dare persuasione);
più chiaro del sole, predo e sputato, probato;
scoccoìato, tangibile, visibile. - Evidentemente, ad
evidenza, in modo evidente: chiaramente, chiaris-
simamente, manifestamente, matematicamente, pale-
semente, palpabilmente, patentemente, scolpitamente,
scopertamente, visibilmente. - Evidentissimo, più
che evidente : manifestissimo, palmarissimo, paten-
tissimo, ecc. - Evidenza, 1' essere evidente, qualità
di ciò che è evidente : chiarezza, luminosità, spic-
co. - Chiarezza dello stile.
Essere evidente: colpire anche i meno oculati;
dare negli occhi, nel viso; essere quattro e quat-
tr'otto ; non esserci né lisca, né osso ; non fare una
grinza (di ragione evidente) ; saltare all'occhio. - //
morto è sulla bara: essere cosa chiara, fatto lam-
pante.
Rendere evidente: far chiaro: dare risalto, dare
spicco (rendere più evidente una cosa, far si che
salti all'occhio); far risaltare ; mettere in mostra, in
vista, in bella vista ; palesare.
Evidenza. L'essere evidente.
Evirare {evirato, evirazione). Togliere i geni-
tali all'uomo: castrare, eunucare.
Evitare {evitabile, evitato}. Salvarsi da un evento,
da un coipo, ecc. : esimersi, scansare, schivare,
sfuggire, sottrarsi - Eludere cosa dilficiie;
scampare da un pericolo. - Anche, liberarsi,
sbrigarsi. - Astenersi, tenersi lontano da chec-
chessia ; non fare o non imprendere una cosa. -
An'.he, jjrevenire, impedire, l'imediare. - In
linguaggio burocratico, declinare un invito, un in-
carico, ecc. - Evitazione, l'evitare : evitamento, ri-
guardamento,schifamento, sfuggimento, scansamento,
scanso. - Fatale, inevitabile, ciò che non si può
evitare, schivare.
Evitazione. Detto ad emtare.
Evizione. Veggasi a possesso.
Evo. Periodo di tempo : epoca, età, secolo. -
Evo antico, il primo periodo della storia univer-
sale. - Evo medio, quel tempo in cui cominciarono
a decadere le scienze e le belle arti: medioevo.
■ Evo moderno, il periodo dopo la scoperta dell'A-
merica fino ai nostri giorni.
Evocare {evocato, evocazione). Il chiamare
fuori ; detto propriamente di invocazione fatta al-
l'anima di un morto, a un demonio, a uno
spirito, perchè esca dal regno della morte. - An-
che, riandare nella memoria, richiamare alla me-
moria, ricordare. - Evocazione, l'evocare, atto ed
efìetto. - Formola di scongiuro.
Evocazione. L'evocare.
E\oè. Veggasi a Bacco.
Evolvere (evoluto). Il passare gradatamente da
una cosa all' altra ; mutare progressivamente. -
Evoluto, che ha potuto evolvere; nell'uso, progre-
dito rispetto al grado di civiltà, di intelligenza,
di educazione.
Evoluzione. L'evòlvere. - In geometria, lo
svolgere il filo di una curva. - Movimento, com-
plesso di movimenti che fanno reparti di mi-
lizia per esercitazione, eserciti o navi in guerra.
- Nella musica, inversione delle voci nel con-
trappunto doppio. - Teoria per cui si afferma
che la società con pacifico progresso deve
raggiungere il suo perfezionamento politico-mo-
rale per mezzo di successive trasformazioni e
modificazioni pacifiche. Non ammette la violenta,
la rivoluzione, ecc. - Fisiologicam., la teoria {dar-
winismo), che ammette che già nel primo animale
semplice e monocellulare siano esistiti i germi di
tutti gli altri corpi successivi. - Catagenesi, evolu-
zione regressiva delle specie viventi. - Degrada-
zione, arresto di sviluppo e aberrazione dell'evolu-
zione nell'economia animale, sia parziale, generale,
acquisita o ereditaria.
Evonimo. Genere di piante ramnacee. La specie
più nota è l'evonimo d' Europa, i cui rami danno
il carbone da disegnatori.
Evulsione. Azione di svellere, estirpare:
estirpazione.
Evviva! Voce di applauso, à\ saluto: viva,
riviva I Corrisponde all'osanna ebraico, all' euge la-
tino, al vive dei francesi, all'/ioc/i dei tedeschi, al-
Viirrah degli inglesi (che dicono anche huzza) e
dei russi, all'cyen dei magiari, ecc. - Anche, grido
di allegrezza, di gioia, - Echeggiare, rimbom-
bare, il risuonare di tali acclamazioni.
Ex. Particella latina con la quale si formano
vari modi avverbiali : ex abrupto (improvvisamente,
li per lì), ex asse (per intero), ex professo (per
professione, pienamente), ex proprio Marte (con le
proprie forze), ex tempore {■aW improvviso , senza
pensarci prima). - In composizione di parole, in-
dica cosa 0 persona che fu e non è più i ex-regno,
ex-ministro, ecc.), è del passato: emerito, giubi-
lato, quondam (lat.).
Eziandio. Particella copulativa che significa
aggiunta a quanto si è già detto: altresì, anche,
anco, ancora, parimente, pure, simigliai! temente.
FINE DEL PRIMO VOIiUME.
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PC
1625
P7
v.l
Premoli, Palmiro
Vocabolario nomenclatore
illustrato
PLEASE DO NOT REMOVE
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