IEApineniA so) SIFENTERI eae IAA barer® IIIATIALITITI Ù Daag uy ays Tani ICT see SEO ria Ù SOs eves eee Peed seep ety Vee renee! INIZIATO tottering Pte v8 INIRTRTITI ATTO td veer eee a n miami È ì n Ù TITAN Mani ¥ MUTE h RI INNI Do Ò MUTA DONO MOTION IRE VAR Toe Ven ark TUTTI TET TTT Tt FiO RS HEs PEO IEE FOR EDVCATION FOR SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAL HISTORY Bound at) (Bound QUI SONO earn An Pee Baki. Bahan | sh i ANNALI MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DER EDENIO wees VOLUME VI. ANNALI DEL MUSEO CIVICO DI STORIE NATURALE Dik GREINIONIA PUBBLICATI PER CURA DI fracomo PoRIA VOLUME VI. GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI 1874 (e ATTI SS Vee 13 Fi ac WUE MADIREMA YAOT EL AAA UO AVIO ) 4 i | | } CONTRIBUZIONE alla Storia Naturale Der Ganere SETTA CHE DEL DOTT, PIETRO PAVESI PROFESSORE DI ZOOLOGIA ED ANATOMIA COMPARATA NELLA R. UNIVERSITA DI GENOVA (Tav. 1, II, IM). All’ imboccatura del golfo della Spezia, presso Lerici, un grosso squalo incappava in quelle reti fisse, che si chiamano mugginare, addi 25 aprile 1871. Ancora semivivo venne legato alla coda con corda e rimorchiato a terra dalle barche; quindi sventrato (come s’ usa disgraziatamente far sempre dei pesci voluminosi) fu spedito a Genova a bordo d’ un vapore. Esso recò tosto somma meraviglia sul mercato per la strana forma della testa e fu giudicato pesce sconosciuto e nuovo, degno di offrirsi al Museo di storia naturale dell’ Università. Il chiar. mio predecessore, prof. Trinchese, saggiamente lo acquistò e fecelo mettere in istato da prepararsi a secco. Infatti, dietro mio incarico, lo stesso preparatore, che ne aveva levata la pelle, fatto lo scheletro ed estratti quei pochi visceri rimasti, l’anno scorso me lo consegnava montato per la collezione accademica. Senza dubbio n° è uno dei pezzi piu preziosi, insieme coi molti tipi di specie nuove di pesci del Sassi e del Canestrini, ed imprendo a farne argomento di dis- sertazione. 6 P. PAVESI Capitolo 1. — DESCRIZIONE. Lo squalo di Lerici pesava, nelle condizioni suddette, 70 chilogrammi, ed era lungo metri 2. 95 dalla punta del muso all’ estremità del lobo superiore della pinna codale (4). Affine di supplire alle diflicolta di descrizione |’ ho fatto figurare (tav. I, fig. 1), esattamente riportato sulla pietra da una fotografia; con questo metodo credo di escludere ogni dubbio che potesse sorgere sulla forma e proporzioni alterate ad arte o dall’ artista, specialmente quelle della testa e del muso. Per dare poi una più chiara idea di queste parti ed anche delle pinne, delle aperture branchiali ecc., ho stimato conveniente di aggiungere 1 profili superiore ed inferiore (tav. I hie. 2,9): il corpo è conico a sezione circolare, un pochino sporgente sulla linea mediana del dorso, e va decrescendo insensibil- mente in grossezza dalla base delle pettorali all'indietro. La circonferenza maggiore è di circa 0", 90 con diametro di 0", 33. Senonchè sull’ estrema parte posteriore, dov’ è più ristretto, con circonferenza di circa 0", 30 e diametro di 0", 08, cioè su ciascun lato della coda presenta una breve carena spor- gente, ad angolo smussato. Invece, dalle pettorali all’ innanzi, il corpo si allarga for- temente, nello stesso tempo che deprimesi, diventando di se- zione ovale, con diametro trasverso orizzontale sempre più lungo; e lo acquista massimo in corrispondenza della bocca. Poi, facendo un angolo quasi retto, si ristringe repentina- mente e prolungasi all’ innanzi con un muso o rostro distinto dal tronco. Esso è prismatico, a quattro faccie, due verticali {!) Le misure che indicherò furono prese sul fresco e servirono di base per mantenere, meglio che fosse possibile, le stesse proporzioni nel preparato a secco, che, ben inteso, s' è un po’ contratto. Queste é le precedenti notizie devo con animo grato al preparatore nostro signor Brancaleone Borgioli. Av- verto anche che considero sempre le distanze sulla retta, che congiunge le verticali calate dai due punti estremi che sì studiano SUL GENERE SELACHE Ti esterne, |’ inferiore e superiore orizzontali, quasi tutte piane od assai leggermente convesse ed a spigoli tondeggianti. Questo muso è tronco anteriormente in piano obliquo dail’ alto al basso e dall’innanzi all’ indietro, concavo in mezzo e spor- gente in punta al di sopra. Visto di prospetto cioè, è presso a poco piriforme colla punta in alto, e sono arrotondati i margini esterni e l’inferiore. La superficie superiore del muso è quasi sullo stesso piano del dorso, debolmente inclinata al basso ed all’ innanzi. Essa sarebbe pentagonale, se potessimo segnare una linea netta di base all’ unione col corpo; ha il vertice all’ innanzi, brevi i lati divergenti e lunghi i lati paralleli e longitudinali. La larghezza massima è di 0", 165. Quanto alla lunghezza posso dire che è !/, circa della totale del pesce. In questi animali si calcola di solito come muso tutto quanto sta al davanti del margine anteriore dell’ occhio ed in allora la lunghezza sarebbe di 0,233; ma veramente, siccome negli squali il muso si stacca già all’ indietro dell’ occhio, dobbiamo misurare tutta la porzione preorale, che è di 0", 34. L'occhio è posto ai lati della base del muso, cioè dove esso comincia a dilatarsi per fondersi col corpo e vicino al suo spigolo»inferiore, che tocca col margine. Non fu osservata alcuna membrana nittitante. Un mezzo decimetro più avanti degli occhi si aprono le narici, cioè sulla metà della superficie inferiore del muso e proprio su’ suoi margini esterni. Sono abbastanza larghe e conformate ad apostrofe o virgola colla concavità verso la linea mediana. La regione della testa è larghissima, come diceva, giacché giunge al davanti a 0",50, per una lunghezza di circa 8 cen- timetri e poi va restringendosi fino alla base delle pettorali, cioè a 0",85 dalla punta del muso. La superficie anteriore è convessa e declive fino alla rima della bocca, com’ è con- vessa e ripiegata in alto ed all’ innanzi la superficie inferiore. Alla distanza di un decimetro dall’ angolo anteriore esterno della testa, 0", 08 circa sopra il margine della mascella su- periore, vedesi l’ apertura esterna dello spiraglio o sfiatatoio 8 P. PAVESI (tav. I, fig. 2, a), il quale trovasi così più vicino al margine posteriore dell’ occhio che alla prima apertura branchiale. È una piccolissima fenditura di cirea 6 millim., in forma di € colla concavità all’ indietro. La bocca è una grandissima fenditura trasversale di 0", 46 da un’ angolo all’ altro ed arriva quasi fino agli angoli esterni della testa. Notisi che essa non sarebbe infera, ma anteriore, per la disposizione delle parti, cioè togliendo la sporgenza del muso. Le aperture branchiali, in numero di cinque, sono enormi. Dal lato ventrale arrivano tutte quasi sulla linea mediana, sepa- rate da uno spazio di pochi centimetri, la prima e la seconda giungono sul dorso vicino all’ estremità dell’ omologa dell’ altro lato e le successive restano sempre più separate finchè I’ ul- tima è laterale. Le prime, che comprendono quasi tutto il collo, sono ricurve ad S, l’ultima a C aperto posteriormente. Una cute floscia, quasi membrana opercolare, le ricopriva, rimanendo però meravigliosamente sollevata e in modo da presentare degli scalini. Le pinne pettorali si attaccano appena al di dietro dell’ ul- tima apertura branchiale, tanto che la membrana di questa ne copre qualche poco la base anteriore ed arrivano ben al disotto del tronco. Alla base sono'larghe 10 cent., ma poi si estendono press’ a poco triangolari od in forma di coltel- laccio, lungo 0”,39, della larghezza massima di 0", 17, col margine anteriore ottuso e dritto, il posteriore tagliente e curvo sempre più dalla punta alla base, dove si ristringe repentinamente. Le ventrali sono poste a 0", 62 dalla inserzione posteriore delle pettorali, cioè alquanto all’ indietro della metà del corpo e presso all’ ano; anzi coprono in parte le appendici genitali, essendo questo un individuo maschio. Esse, di gran lunga inferiori alle pettorali per grandezza, hanno pure la forma di triangolo, ma equilatero, col margine anteriore dritto, il posteriore leggermente concavo. La base è della lunghezza di 0”, 16; però non è tutta unita al tronco ed un terzo del lato SUL GENERE SELACHE 9 interno resta staccato, onde esse figurano piuttosto un qua- drilatero. In numero di quattro sono le pinne verticali, cioè due dorsali, un’ anale e la caudale. La prima dorsale è la maggiore. Sorge a metà della di- stanza dalle pettorali alle ventrali, cioè alla metà circa del corpo, esclusa la caudale. La perpendicolare calata dal vertice dista 1",20 dalla punta del muso e 1" dall’ estremità del corpo; l'inserzione anteriore 1", 13 dal primo punto e 0", 85 l'inserzione posteriore. È anch’ essa di forma triangolare, ma una piccola porzione della base resta libera all’ indietro, onde aderisce per soli 0", 22. Il lato anteriore del triangolo è il più lungo, misura 0”,30 ed è leggermente convesso in alto. Il lato posteriore, un po’ concavo in basso o meglio facendo un angolo assai ottuso, va a finire alla punta libera della base. Questa è larga, onde la natatoia figurerebbe una piramide triangolare molto compressa, dell’ altezza di circa 0°, 25. La seconda dorsale sorge molto più all’ indietro della metà dello spazio fra l’ inserzione posteriore della prima dorsale e l’ estremità del corpo, esclusa sempre la caudale. Vale a dire comincia a 0", 54 dal primo punto ed a 0",31 dal secondo, avendo una base aderente di 7 cent. Essa è relativamente piccolissima, subtriangolare o quadrilatera, se si vuol consi- derare come un quarto lato la parte posteriore libera della base. Il margine anteriore è dritto, il posteriore legger- mente concavo, il vertice tondeggiante, |’ altezza massima di 0”, 065 circa. L’anale s’ inserisce un -po’ all’ indietro della seconda dor- sale, cominciando laddove questa finisce. La base è di 7 cent., il punto anteriore dista 0",30 dall’inserzione posteriore delle ventrali, il posteriore 0",18 dall’ estremità del corpo. È un po’ più piccola della seconda dorsale, ma del resto ne ripete le forme. Finalmente la caudale è enorme e falciforme; non risultò che vi fosse alla sua unione col tronco quella fossetta che suol vedersi in parecchi squali. Essa è divisa in due lobi ine- 10 P. PAVESI guali, che offrono il margine anteriore convesso, il posteriore concavo. L’ incavatura mediana alla loro separazione dista dal- l'estremità del tronco circa 0", 27. Il lobo inferiore è relativa- mente piccolo e triangolare, lungo circa 0", 38. Il superiore, lungo 0”, 60, offre di notevole un profondo intaglio, a margine inferiore arrotondato e superiore curvo ad S, situato appena dopo l’ultimo quarto, quasi da separarne un altro piccolo lobo tronco posteriormente. La pelle, allo stato fresco, era di un colore grigio d’ ac- ciajo scuro su tutte le parti superiori, tendente qualche poco al bleuastro; e biancastro sulle parti inferiori, comprese la superficie inferiore delle pettorali, le ventrali e |’ anale. Essa era molto sottile. Inferiormente è quasi liscia, meno che in prossimità della testa, ma sul disopra aspra al tatto; la quale cosa si rende più palese passando la mano dall’ indietro all’innanzi. L’ asprezza dipende da fittissime punte minute, rivolte all’ indietro; le quali però sono più grosse e più di- stanti l’una dall'altra, anzi disposte in gruppetti, agli angoli della testa, sulla superficie inferiore di questa presso il margine della bocca, e specialmente sul muso (tav. I, fig. 2, 6). Quivi, ed in particolare, sulla metà anteriore esse lasciano dei piccoli spazii trasversali nudi, come fossero dei piccoli e brevi solchi. Tuttavia la faccia inferiore del muso è meno ruvida, com’ è quasi liscio sulla linea mediana il piano obliquo ante- riore, ma sui lati vi sono pure due zone convergenti con punte più robuste e decrescenti in grossezza verso il mezzo. Poi sui lati del tronco, dalle aperture branchiali alla ca- rena della coda, oltre le minutissime punte, osservansi anche altre più grandi, ma poco numerose e disposte come fosse una linea laterale doppia o tripla ed irregolare. Ciascuna spinetta, sempre rivolta all’ indietro, presenta alla base an- teriore un dente, o per meglio dire un’ altra spina più bassa e separata da piccolissimo intervallo. Inoltre sulla pinna dorsale e specialmente sulle pettorali vi sono delle rughe, trasverse o longitudinali, da rendere la pelle ondulata. SUL GENERE SELACHE Nal Finalmente la pelle del muso è cosparsa da forellini ro- tondi od elittici, d’ un millimetro a due di diametro o poco maggiori, allineati con qualche regolarità e che si riscontrano specialmente sulle faccie laterali e sul davanti, in quei pic- coli solchi che ho sopra descritti. Non resta a parlare che dei denti per completare la descri- zione esterna di questo squalo e dir tanto che basti alla sua classificazione zoologica. I denti (tav. II, fig. 5) sono piccolissimi, alti da 1 a 3 mill. soltanto e posti sul margine anteriore delle mascelle (4). Alla sinfisi della mascella inferiore un piccolo spazio resta nudo; com’ è quasi nudo un altro spazio, dopo alcuni pochi denti disposti in tre o quattro serie, e nuda una grande por- zione esterna verso |’ angolo della bocca. Invece frammezzo la mascella è meglio provvista di denti in due serie, ma alter- nanti così da simularne un numero maggiore. La stessa dispo- sizione quasi sì ripete sulla mascella superiore, fuorchè lo spazio mediano non è assolutamente nudo, ma provvisto di piccole punte o denti minutissimi, ai quali fanno seguito da ciascun lato, per breve spazio, dei denti irregolarmente dis- posti, ma più grossi di tutti gli altri e poi si continua come nella mascella inferiore. La forma dei denti è in generale quella di chiodetti ad uncino, cioè nella loro metà sono ricurvi ad angolo retto e rivolti all’ indietro. La porzione perpendicolare è conica o subconica, più o meno compressa, nè presenta alcuna seghet- tatura laterale; la porzione orizzontale è ricurva, a ‘margini un po’ sporgenti ed appena irregolari; la superficie superiore convessa e la punta più o meno acuta. Però vi sono leggiere modificazioni di questo tipo ed i più grossi denti, ma special- mente i più piccoli, sono compressi e ricurvi in diverso senso, : onde non é distinta una piegatura angolare. Ho potuto anche vedere che la porzione orizzontale é bollosa e cava nell’interno. (!) Le chiamo mascelle per semplicità, sapendosi benissimo che nei plagio- stomi non sono vere mascelle, ma piuttosto cartilagini odontoidee dell’ arco palato quadrato e di Meckel. 12 P. PAVESI Cap. II — DISCUSSIONE SISTEMATICA. Lo squalo suddescritto, per la mancanza di una membrana nittitante all’ occhio, per la posizione della prima dorsale fra le pinne pettorali e le ventrali, e la presenza di un’anale e di piccoli sfiatatoj o spiragli, vuol essere posto certamente nella stessa famiglia delle Lamna, Carcharodon , ecc. Infatti, se prendiamo a considerare le divisioni degli squali nell’ opera classica di G. Muller ed Henle ('), esso viene escluso dalla prima, perchè dovrebbe avere la prima dorsale sopra od all’ indietro delle ventrali; escluso dalla terza, sic- come ha due dorsali; dalla quarta, giacchè non manca del- l’anale; cioè entra nella seconda. Ma in questa gli illustri autori stabilirono le tre suddivi- sioni di squali: 1. con membrana nittitante e senza spiragli, 2. con membrana nittitante e spiragli, 3. senza membrana nittitante, ma con spiragli. Evidentemente il nostro appartiene a quest’ ultima, e senza dubbio anzi alla prima famiglia detta delle Lamnae, da loro così caratterizzata: « Aperture branchiali grandi e poste tutte al davanti delle pinne pettorali. Fenditura delle palpebre rotonda. La seconda dorsale e l’anale piccole, della medesima grandezza e sovrap- poste l’una all'altra. Fossette caudali evidenti. Pinna caudale semilunare. Una carena a ciascun lato, della coda. Piccolis- simi spiragli. Valvole dell’ intestino spirali ». Alla medesima conclusione verremmo col libro monumentale del Ginther (?), dovendo classificare il nostro squalo nella ‘ famiglia seconda delle Lamnidae. Esaminandone altri caratteri subordinati e progredendo anche per la via delle esclusioni, giungiamo al gruppo (!) Systematische Beschreibung der Plagiostomen, Berlin 1841. (2) Catalogue of the Fishes in the British Museum, vol. VIII, London 1870. SUL GENERE SELACHE 13 Selachini, giacchè 1 Lamnini propriamente detti hanno denti ? grossi od almeno di discrete dimensioni. E nei selachini non si conoscono finora che il genere Selache Cuv., Polyprosopus Couch (non ammesso dagli autori) e Pseudotriacis Capello. Orbene il nostro squalo non può essere un Pseudotriacis, perchè esso non ha denti tricuspidi ed è provvisto altresi di aperture branchiali larghissime e non piuttosto strette, ecc. E, quantunque sommamente affine al genere Selache, ne lo separa a prima vista la larghezza della testa ed il prolun- gamento del rostro, che sono distintivi appunto del Polypro- sopus, onde lo dobbiamo inscrivere in quest’ ultimo. I primi due generi sono rappresentati ciascuno da un’ unica specie, Selache maxima (Gunn.) e Pseudotriacis microdon Cap. Il genere Polyprosopus invece fu istituito dall’ittiologo in- glese J. Couch nel 1862 (!) per due squali poco conosciuti. Vale a dire su di un individuo preso nella St. Austle Bay, di cui il Couch dava un cenno fino dal 1822 (?) e che chiamò poi P. Rashleighanus; e su di un altro esemplare pescato a Startpoint ed esposto pubblicamente a Plymouth nel marzo 1852, che denominò P. macer. Il Couch non si dissimula punto le difticoltà che dovevano sorgere contro l’ istituzione di questo genere, fondato su specie insutficientemente note, e lo propone temporariamente fino a che altri naturalisti potessero constatare le cose e meglio deciferarle, come avvenne in altri casì che notizie im- perfette vennero confermate e completate dopo un lasso di parecchi anni (3). (1) A history of the Fishes of the British Istanas, London 1862-65, vol. I, p. 67. Secondo T. Gill (mem. cit. in seguito p. 16) questo genere sarebbe stato pro - posto dal Couch nell’ Analytical Synopsis of the Order of Squali, che non conosco e non è neppure citata nella ricchissima Bibliotheca ichthyologica et piscatoria di Mulder Bosgoed, Haarlem 1874. (2) Some Particulars of the Nat. Hist. of Fishes found in Cornwall, in Trans. Linn. Soc., XIV, 1823, pag. 91. a Si osservi che qui il Couch non dà alcun nome a questo squalo, ma lo dice sol- tanto di proprietà del sig.W. Rashleigh di Menabilly; mentre poi nell’ Hist. Fish mette in sinonimia uno Squalus Rashleighanus come denominato e descritto nelle Trans. sucitate, ciò che venne copiato dal Giinther, quantunque erroneo (3) Hist, Fist.. cit., p. 67. 14 P. PAVESI Eccone la diagnosi: « Un piccolo muso o rostro sporgente, con ampia bocca. Occhi sulla fronte e diretti all’ innanzi. Aperture branchiali larghissime, che giungono fino al collo ». Il P. Rashleighanus (Rashleigh Shark) ha il rostro piccolo, rivolto all’ insu, manca di anale e della carena alla coda (*). Il P. macer (Broad-Head Gazer) manca pure della carena alla coda, ha però una pinna anale, rostro sporgente e pun- tuto (anzi piramidale) e manca di spiragli (?). Il nostro si approssima moltissimo a quest’ ultimo per la forma generale del corpo ed anche per la testa; tuttavia non sarebbe proprio alcuno dei due, giacchè offre un rostro molto più prominente e prismatico, occhi laterali e sulla base di esso, ha spiragli, pinna anale e carena alla coda. i Profilo della part e anteriore del corpo del P. Rashleighanus. ‘ (1) Ivi, p. 67; figura della testa vista di prospetto a pag. 68; figura dello squalo intero a tav. XV. (2) Ivi, pag. 68; figura della testa vista dal disopra a pag. 69; figura totale a tav. XV, SUL GENERE SELACHE Profilo della parte anteriore del corpo del Polyprosopus macer. La stessa veduta da sopra. 16 F. PAVESI Non si ha che a confrontare le figure del nostro squalo (tav. I) e quelle che qui sopra copio dall’ opera di Couch , onde persuadersene (4). Esso conviene poi quasi in tutto con quello preso vivo dal sig. T. Cornish nelle acque di Penzance in Cornovaglia e da lui stesso descritto (?). La somiglianza è così grande che pare ch’ egli voglia discorrere del nostro squalo, specialmente quando parla del suo profilo, che è massimo intorno alle branchie, le quali costituiscono la parte più straordinaria dell’ intero pesce; della bocca molto larga e del rimarchevo- lissimo muso con una sporgenza beccuta (a beaked projection) all’ estremità. L’ autore lo denominò « Squalus o Cetorhinus rostratus (Snouted Shark) ». Dovremmo dunque ammettere per questi squali una specie nuova di Polyprosopus, se non fossimo indotti prima a discu- tere il valore dei caratteri generici. Io fui già in parte prevenuto da altri su tale quistione; tuttavia un'opinione qualunque, benchè emessa da autore- voli naturalisti e quindi da tenersi molto a calcolo, dev'essere esaminata se buona o cattiva. Il sig. T. Gill (3), in una memoria su di alcune specie dubbie di pesci, scrisse che le differenze tra i Polyprosopus e la Selache non sono reali, ma forse dovuti alla distorzione di parti o ad osservazioni difettose ed imperfette. Riferisco le testuali parole sue che ci interessano: « Having provisionally adopted the generic name Polypro- (') Notisi che queste figure sono quelle inserite nel testo del volume citato. 1) Couch ne ha data un’ altra del P. macer nell'Appendice della stessa opera, che sfortunatamente non posso più consultare. So che si trova poi una mi- gliore descrizione dello stesso pesce nelle « Trans. of the Penzance Nat. Hist. and Antiq. Soc. for 1854, p. 234 » in una memoria dello stesso Couch intitolata « On two species of Sharks believed to have been confounded together under the name of ““ The Basking Shark ** ». In essa lV’ autore dice anche che il suo squalo di Rashleigh può essere un esemplare emaciato del P. macer. (2) On a Shark captured in Mount’s Bay on June 11, 1870, supposed to be identical with the Basking Shark of Pennant and the Broadheaded Gazer of Couch, in Zoologist, II.? serie, n. 59, Agosto 1870, p. 2253. (3) On the affinities of several doubtful British Fishes, in Proc. Acad. Nat Sc. Philadelphia, 1864, p. 199. SUL GENERE SELACHE 17 » sopus, proposed by Couch in the “ Analytical Synopsis of » the Order of Squali “, remarking at the same time that » the genus was “ not yet well established “, it seems » advisable now to express my conviction that it belongs to » the genus Celorhinus or Selache, and that the differences » observed are probably due to distortion or defective ob- » servation. I have already stated that “ the absence of caudal » carinae, of spiracles is quite improbable “ and certainly » no scientist could believe in the absence of the anal fin » in such a type » ('). A parte ciò che v'è di vero nelle ultime linee, il resto è affatto gratuito, perchè il Gill non fa che asseverare, con nessun argomento nuovo, quanto già Couch lasciava dubita- tivo; e tanto più che lo studio del nostro squalo ne viene invece a conferma. Il dottor Gunther poi, senza discutere e soggiunger parola, inscrive 1 Polyprosopus come mostruosità della Selache al re- lativo capitolo (?). Noi sappiamo che in tutti gli squali si fondano i caratteri generici sulla presenza od assenza di fossette e di carena caudali e di spiragli; sulla posizione e forma delle pinne e lo stato della loro superficie, come su quello della cute in genere; sulla forma della testa, posizione degli occhi, am- piezza delle aperture branchiali; ma sopratutto sulla forma dei denti in entrambe le mascelle e la loro grandezza. Orbene il Couch non fa che un breve cenno dei denti nella specie P. macer, senza parlarne nei caratteri generici; e li dice piatti, precisamente come nella Raja clavata « The » teeth flat, exactly as in Thornback-Ray or Ray-mouthed » Dogfish » (3). Anzitutto è noto che in questa specie d’arzilla 1 denti sono diversi nel maschio e nella femmina ed in que- st’ ultima tutti piatti, in quello i denti mediani conici. E poi nello squalo di Cornish e nel nostro, senza dubbio ri- (1) Op. cit., p. 207. (2) Op. e vol. cit., p. 395. (3) Op. cit., p. 69. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat.-Vol. VI. 2 18 P. PAVESI feribili ai Polyprosopus, i denti sono conformati perfetta- mente sul tipo di-quelli della Sedache maxima. Soltanto che il Cornish ne indica tre, ed in alcune parti delle mascelle fin quattro regolari serie. Lesueur (!) voleva però distinto il suo Squalus elephas dallo Sq. maximus ed altri affini, appunto pei denti; siccome in questi sono detti conici e nello Sy. elephas sarebbero stati bensi piccoli e numerosi, ma più compressi che conici, o meglio compressi quelli di mezzo e subconici puntuti i laterali, curvi e talvolta bifidi e canalicolati. Ma appunto in questi limiti variano 1 denti della Sedache, figurati anche da Cuvier (2), e se n'è concluso con ritenerle sinonimo anche lo Sy. elephas. Per riguardo alle pinne la quistione si riduce all’ anale. Vediamo già che fra i Polyprosopus di Couch uno ne è dato come mancante, ma egli soggiunge che gli altri caratteri generici sono così bene definiti da non essere necessario di tener calcolo di tal fatto. « These characters are so well » marked that I have not thought it necessary to take notice » of the anal fin, which exists in the figure of one of the » species, and is absent in the other » (8). Del resto circa la stessa Sedache troviamo le notizie più co- tradditorie e la massima confusione a questo proposito, non meno che per la presenza degli spiragli, detti anche fori temporali, che esistono nello squalo di Cornish e nel nostro. Anzi, fondandosi su di ciò, il Broussonet (*), seguito dal Gmelin e successivamente da altri, voleva divisi gli squali in tre gruppi, appunto così caratterizzati : 1. pinna anali et foraminibus temporum, 2. pinna anali, nullo foramine temporum, 3. pinna anali nulla, foramine temporum. (1) Description of a Squalus, of a very large size, which was taken on the coast of New-Jersey, in Journ. of the Acad. Nat. Sc. of Philadelphia, vol. II, parte II, 1822, p. 343. (2) Regne animal, Poissons, tav. 115, fig. 2. (3) Op. cit., p. 67. (4) Mem.sun les differ. espéces de Chiens de mer, in Hist. de l’Acad. roy. des sciences, 1780. SUL GENERE SELACHE 19 E per questo ancora il Blainville in una memoria speciale (!) dove tende a dimostrare come sotto il nome di Squalus ma- ximus fossero state confuse parecchie specie, ne separa tre: 1. Squalus gunnerianus: Inspiraculis nullis? Pinna anali. 2. Squalus peregrinus: Inspiraculis nullis. Pinna anali nulla. 3. Squalus homianus. Inspiraculis ad oculos. Pinna anali nulla. ‘ Alla prima vorrebbe riferito lo Squalus maximus descritto originariamente dal vescovo Gunner nelle memorie dell’ Ac- cademia norvegica (7); pare che quest’ autore non facesse cenno degli spiragli. Il Blainville crede inoltre che ne sieno sinonimi tutti gli Sy. maximus pubblicati dai naturalisti prima della memoria di Home sullo stesso argomento; giacchè per la maggior parte, compreso Broussonet, Gmelin, Lacepéde, ecc. non hanno fatto che tradurre o copiare Gunner o Pennant. Infatti Ottone Fabricius e Pennant hanno pure osservato lo Squalus maximus. {1 primo (3) però si astiene dal descriverlo minutamente, dichiarando sufficiente la figura di Gunner, onde non si può ammettere o discutere il dubbio sull’ identità della specie. Pennant (*) invece ne dà parecchi cenni dettagliati ed io non so comprendere come Blainville voglia riferire allo squalo di Gunner quello di Pennant. Egli non fa quistione che degli spiragli e, supponendo che quello di Gunner non li avesse avuti, i due pesci non sarebbero diversi. Della qual cosa, secondo lui, scrive anche il Walbaum. Ma io osservo che Pennant non parla affatto di pinna anale, anzi mette il suo Basking-Shark fra quelli che ne sono mancanti « without the (1) Note sur plusieurs espéces de Squales confondues sous le nom de Squalus maximus de Linné, in Nouv. Bull. des Sciences par la Soc. Philom. de Paris, II, n. 38, novembre 1810, pag. 169. (2) Act. Nidros. o Trondj. Selks. 1765, III, pag. 3°, tav. II; IV, p. 14, tav. IV, fig. 1, 2 (sec. O. Fabricius e Gunther). In Bibl. zool. di Carus ed Engelmann, non che in Bibl. pisc. di Bosgoed è citata invece: Beschr. des Brugden, Sq. maximus, in Dronth. Gesellsch. Schrift. 1767, IV, p. 28; IV, 1770, pag. 13. Se- condo Muller ed Henle la fig. 1 della tav. 4 ne rappresenta i denti (3) Fauna Groenlandica, 1780, p. 130. (4) British Zoology, ed. Chester 1769, p. 78 20 P. PAVESI anal fin ». Confesso tuttavia di non essere riuscito a trovare la tavola relativa, che nelle altre edizioni porta i num. 13, o 16; e leggo in Muller ed Henle (‘) che nella tavola di Pennant esiste realmente una pinna anale dietro la seconda dorsale. La seconda specie di Blainville sarebbe fondata sull’ indi- viduo che si conserva al Museo di Parigi. Egli, nella nota che analizzo ora, vi comprende anche lo Sy. maximus di Shaw (*), quantunque nella sua figura del maschio fosse rappresentata una pinna anale! « Quoique la nageoire anale » quelle présente semble indiquer qu'elle appartient 4 une » espèce différente, mais trés-voisine, l’absence du texte a » l’appui de cette figure a seule determiné M." Blainville a » la rapporter à l’espéce du Squalus peregrinus (3) ». A che valeva allora il carattere: pinna anali nulla? Ma nella memoria anatomica (+), che pubblicò poco dopo, - dice che il nuovo esemplare da lui esaminato è della mede- sima specie di quello di Shaw e crede di poter stabilire una quarta specie di squali confusi col maximus, che sarebbe distinta da: inspiraculis exiquissimis, pinna anali. Dev’ essere quella che intese chiamare più tardi col nome di Shawianus (3). (*) Op. cit., p. 72. (3) General Zoology, V, parte II, 1804, p. 327, tav. 149 >, 150 9. (3) Mem. cit., p. 171. (*) Memoire sur le Squale pélerin, in Ann. du Museum d' hist. nat., XVIII, 1811, p. £8, tav. 6. (5) Prodrome d’une nouvelle distribution systématique du regne animal, in Nouv. Bull. Soc. Phil., vol. 1816, p. 121. Nelle sinonimie date da J. E. Gray (List of the Specimens of Fishes in the Collection of the British Museum, part 1 Chondropterygii, 1851, p. 61) e da Gunther (Cat. Fish. VIII, pag. 394) si trovano citati « Cetorhinus Gunneri ; C. Homianus e C. Shavianus Blainville, Bull. Soc. Philom. » secondo Gray « vol. 1816, p. 121 » e « vol. 1810, p. 169 » secondo Ginther. Io conosco due periodici della Società Filomatica di Parigi, quasi dello stesso titolo, cioè il Bulletin ed il Nouveau Bulletin. 11 Bulletin usciva a puntate ai tempi della prima Repubblica francese e non credo che abbia continuato dopo il num. 96 dell’anno XIII, Ventoso; del resto non contiene la memoria di Blainville, che passo ora ìn rassegna e che viene sempre citata. Essa è inserita a pag. 169 del vol. 1810 del Nouveau Bull., evidentemente come sunto dell'autore della memoria presentata alla Società il 25 agosto 1810, e forse non mai pubbli- cala per esteso. Ma quì non si fa punto cenno d’ un Cetorhinus Shavianus, SUL GENERE SELACHE 21 La terza specie si riferisce all’ esemplare descritto ed anato- mizzato dall’ Home ('). Cosi dal suo testo come dalla figura risulta la presenza degli spiragli, ma manca la pinna anale. L’autore per verità parla anzi di due anali, benchè non sieno altro che le ventrali ch'egli colle anali ha scambiate! « The » two anal fins are attached on their upper edge for about » half their extent each to the lower side of a long projecting » body peculiar to the male (?) ». Ma nel supplemento (?) della sua memoria corregge l’ omissione d’ una piccola pinna fra l’ano e la codale, e deplora di aver commesso questo importante errore, che indusse i naturalisti ad ammettere il suo squalo come diversa specie del maximus. Da questo cumulo di discordanze non si può cavarne altro se non la convinzione che la pinna anale e gli spiragli vi fossero in tutte le supposte specie sopraccennate, e che la loro pretesa assenza fosse dovuta al cattivo stato in cui si osser- varono gli esemplari di siffatti pesci, od al loro esame in- completo. Gli spiragli, comecché piccolissimi, possono facil- mente sfuggire alla vista; la pinna anale poteva mancare casualmente per essersi rotta ecc. Del resto scrivesi da molti che essa è direttamente sotto la seconda pinna dorsale, mentre poi nello squalo di Pennant, nè tampoco d’ uno Squalus Shavianus! Questa specie é nominata dal Blain- ville in una tavola analitica delle divisioni del regno animale, annessa al Prodr. sucitato, dove l’autore istituisce il genere Cetorhinus, cambia il nome di Sy. Gunnerianus in quello di C. Gunneri e mette dubbia la specie C. Homianus. La citazione di Gunther discorda dunque affatto per nomencla- tura, ma è giusta per pagina e volume riguardo alla solita memoria di Blain- ville. Quella di Gray si riferisce ad altra memoria, ma in quest’ ultima le specie di Cetorhinus non sono descritte ed inoltre si trovano indicate nel vol.1816 del Nouveau Bull. e non del Bull. Soc. Philom. (Forse il Gray fu con- dotto a far questa citazione, perchè, per errore di stampa, il titolo di questo volume manca casualmente dell’ aggettivo Nouveau). (1) An Anatomical Account of the Squalus maximus (of Linnaeus) whichin the structure of its stomach forms an intermediate Link in the gradation of animals between the Whale Tribe and cartilaginous Fishes, in Philos. Trans. of the Roy. Soc. of London, 1809, parte I, p. 206, tav. VI-IX. (2) Ivi, p. 207. (3) Additions to an Account of the Anatomy of the Squalus maximus, con- tained in a former Paper; with Observations on the Structure of the Bran- chial Artery, in Phil. Trans. 1813, parte I, p. 227 e nota. 22 P. PAVESI nello Squalus isodus di Macri ('), che giustamente vien rife- rito alla Selache maxima, come in molte figure di quest’ ul- tima, nonchè nello squalo di Cornish e nel nostro, |’ anale ne è posta un po’ al di dietro. E ritengo col Blainville, con Cuvier, Yarrel e Couch, che questi pesci, i quali raggiungono ‘proporzioni enormi, da emulare quella delle balene, del pari che tutti i giganti del regno animale, sono studiati meno delle piccole specie; come spesso si conosce l’ ultima fibra e la struttura intima di certi organi, mentre non sì sa nemmeno il nome della specie che servi alle ricerche. Egli è bensì vero che pochi naturalisti ebbero la fortuna di esaminare la Se/ache; e non bisogna inoltre dimenticare che 1 Polyprosopus di Couch non furono da lui osservati direttamente, ma descritti in seguito a figure e brevi cenni comunicatigli da persone poco competenti, che non erano naturalisti o per lo meno non ittiologi. Valga per la fossetta alla base della codale e la carena ai lati della coda quanto ho detto circa gli spiragli e la pinna anale. Alcuni autori le descrivono nella Sedache, altri le negano. La quale cosa abbiam già visto che fu combattuta come inammissibile da Gill e fu anche fatta osservare da Muller ed Henle, colla seguente annotazione. « Einige Verschiedenheiten in der Beschreibung eines so » grossen Thieres scheinen von der Schwierigkeit der Beo- » bachtung herzurihren. Bei Shaw ist in der Abbiidung des » Weibchens der Kiel vorhanden, fehlt aber in Shaw’ s Ab- » bildung des Minnchens und in der Abbildung bei Gunner; » hier sind auch die Kiemen zu klein. Lesueur fand kein » Grùbchen an der Schwanzwurzel, aber sein Exemplar war » trocken; dagegen wird von Blainville die Grube oben » und unten angegeben. Der Kiel wird von Home, Lesueur » und Blainville angegeben (?) ». (1) Osservazioni intorno ad una novella spezie di Squalo, in Atti R. Accad. sc. di Napoli, vol. I, 1839, p. 55, tav. I, fig. Ie tay. II. (2) Op. cit., p. 72 SUL GENERE SELACHE 23 Invece in entrambi i Polyprosopus di Couch, nonchè nello Sq. rostratus di Cornish, essa dicesi mancante; quest’ultimo scrive però che, a qualche distanza della coda, i lati del corpo pre- sentavano una sostanza fortemente cartilaginea « but I after- » wards found that for some distance from the tail the sides » of the body consisted of strong cartilaginous substance, almost » as close and hard as the main bones of the fish (!) ». E più avanti soggiunge che queste cartilagini potrebbero rappre- sentare un primo stadio della carena esistente negli adulti. « The carinations on either side of the tail, which Pennant » notices in his large specimen may be the result of mature » years, and represent the ultimate form of the strong gristle » which I found in the same place in my specimen;.... (?) ». Non saprei che cosa possano essere queste cartilagini ossifi- cate!, nè ammetto l'opinione di Cornish circa |’ età, perchè il nostro esemplare, ben poco diverso in grandezza dal suo. ch’ era lungo circa 9 piedi, presenta già bene la carena ai lati della coda. Nel nostro però non fu veduta alcuna fossetta codale, ciò ch'io attribuisco al fatto che, quando fu esa- minato, questa parte del corpo era alquanto guasta, essen- dovi stata attaccata la corda di rimorchio. Insomma questi sono caratteri di famiglia e non sarebbe un lamnide quello squalo, che realmente non li possedesse. Lo stato della superficie della cute è pure descritto molto diversamente nella Sedache. Per Lesueur e Blainville è ru- gosa ed elefantina; questi poi dice che nello squalo pel- legrino la cute riesce ruvida in tutti 1 sensi, per essere ricoperta da piccole spine puntute dirette irregolarmente, eccetto che sul muso ed. i genitali, ov’ è liscia. Lo Sy. gunnerianus ed homianus di Blainville hanno la cute quasi liscia. Macrì scrive che il suo Sy. tsodus V ha aspra e ru- vida come la Squatina. Couch che il Polyprosopus macer non l’ ha più ruvida di quella degli altri squali. La maggior parte degli autori I’ indicano ruvida passandovi sopra la mano (!) Mem. cit (IP 2200. 24 P. PAVESI dalla coda alla testa e liscia nell’ altro senso, come venne detto dal Cornish pel suo Squalus rostratus e da me per quello di Lerici. Finalmente |’ ampiezza delle aperture branchiali, che arri- vano fino al disotto del collo, partendo dal dorso, per l'esplicita dichiarazione di Couch e per la descrizione di Cornish e la mia, risulta eguale nei Polyprosopus e nella Se- lache. : Fin qui dunque nulla di essenzialmente diverso nei due generi; ma una importante differenza comincieremmo a trovare nella posizione degli occhi. Ognun sa che essa è variabilissima nei pesci. Nelle razze e specialmente nell’ Uranoscopus gli occhi sono volti in alto; talora portati da peduncoli, come nella Zygaena; persino ponno essere entrambi su di una superficie medesima del piatto corpo, come nei pleuronettidi; in generale, compresa la Selache maxima, trovansi ai lati della testa e diretti late- ralmente. Nei Polyprosopus al contrario sarebbero diretti al- l’innanzi, alla base della sporgenza del muso. Ma bisogna convenire col Cornish, attribuendo ad errore di osservazione il posto loro assegnato da Couch e la visuale, che sarebbe stranissima ed affatto peculiare e diversa da quella degli altri squali. Inoltre osserviamo che quasi tutti gli autori descrivono e figurano l’ occhio della Se/ache vicino all’ estremità del muso, mentre Macri e Couch lo segnano molto più indietro. Piuttosto la direzione della rima boccale e la sua ampiezza sono caratteri esclusivi al nostro ed all’ esemplare di Cornish, il quale ben dice che non si trovano in nessun altro pesce, eccettuato il Lophius piscatorius. Il Couch schivò di parlare della bocca} nè si capisce cosa alcuna dalle sue figure a questo riguardo. Cornish si spiega ciò, avendo visto nel suo squalo che dopo morte le branchie cadevano flaccide all’ innanzi, nascondendo del tutto la bocca colla loro massa e dando quindi un’ apparenza non dissimile da quella della figura della testa di P. macer. SUL GENERE SELACHE 25 L’ enorme grossezza del corpo nella regione branchiale e la sporgenza del muso, sono anche caratteri specialmente proprii dei Polyprosopus. Anzi io credo per ciò di dover ritenere come tale anche lo Squalus rostratus di Macrì (!), che nessuno ricorda benchè egli ne parli nella stessa memoria sullo Sq. ?sodus. La figura e la descrizione di esso furono mandate prima al Petagna e l’autore così le riporta: « Figura di un pesce raro preso mezzo istupidito fralle reti » a’ 14 del corrente Maggio 1795, nella marina di Reggio, nel » silo detto il Castello nuovo sotto il giardino del Seminario. » Aveva palmi dieci di lunghezza; la pelle di color di ferro » lavorata a minutissime squame, simile a quella del pesce squadro. » La testa grossa, le fauci larghe, ma disarmate affatto di denti » (benchè nella figura vi sieno) (?). Con un grugno calloso, e » forte, di cui servesi forse per iscavar nel fondo del mare il » suo nudrimento. La sua carne frolla, oleosa, di non ingrato » sapore (3) ». E poi il Macrì seguita in questo modo: « Io credo esser « questa spezie di pesce anche nuova; e però siami lecito » appellarlo Squalus rostratus, pinna dorsali, una, radiata, » triangulari, ceteris majore, rostro longo, acuto. Questa spezie » sembra avere qualche rapporto collo Squalus massasa del » Forskal. Del resto la figura ci sembra imperfetta per non » essere analoga alla forma degli Squali e per esservi due » pinne all’ ano (*) ». Noi potevamo ben attenderci una nozione poco precisa di tal pesce, nè ci dobbiamo meravigliare che siensi figurate due pinne anali; forse l’una segnava la seconda dorsale ri- piegata casualmente al disotto. Ma c’ importa sapere che questo squalo aveva testa grossa, bocca larga, forse denti assai (1) Mem. cit., p. 76, tav. I, fig. II. (2) È bene sapere invece che in questa figura non si vedono denti, se non sono delle striscie chiare trasversali, che hanno ben poco I aria di esserlo. (3) Mem. cit., p. 76. (*) Ivi, p. 77 26 P. PAVESI piccoli ed un muso sporgente ed anche più lungo di quello dello squalo di Lerici. Profilo della parte anteriore del corpo dello Squalus rostratus di Macrì. Credo opportuno di copiare qui sopra la porzione più im- portante della figura di Macrì, onde serva di confronto con le altre precedenti di Polyprosopus e quelle della nostra tavola. Ed aggiungo anche una figura della Sedache, in cui vediamo una testa piccola, non depressa ed il corpo che va poi ingros- sandosi regolarmente all’ indietro; un muso corto, ottuso e Lo stesso della Selache maxima non molto sviluppato e sporgente, cioè in essa è una conti nuazione puntuta della testa come in tanti altri squali, nelle SUL GENERE SELACHE 27 Lamna, Odontaspis, ecc., ma non n’ è nettamente distinto; la rima orale ampia, come di solito però continuata lateral- mente e non tutta anteriore ossia trasversale. I sopraccennati distintivi dei Polyprosopus sono essi carat- teri sufficienti per stabilire un genere? Una risposta affermativa, assoluta, mi pare molto arduo a darsi, perchè tutti gli altri ed anche gli essenziali concordano con quelli del genere Sedache. Però in alcuni casi furono con- siderati di molto valore e persino caratteri di famiglia, come nelle Pristiophoridae; oppure di genere, quando la confor- mazione della testa sia opposta a quella di generi affini. Ve- diamo la Zygaena distinta dagli altri carcaridi per la testa molto sviluppata lateralmente, come fosse un martello, a cui deve anche il suo nome volgare. D’ altra parte l’ istituire un genere è oggidi quasi sempre una quistione tutta personale e di sentimento; a furia di divi- dere i grandi generi linneani si è abusato e s’ abusa tanto di questo nome che è impossibile definirlo e non se ne ca- pisce più il vero valore. Sospendendo per ora la quistione, possiamo noi cercare le differenze sudette in altre cause, siamo ridotti a spiegarcele come semplici mostruosità? Quasi tutti gli esemplari studiati, che dobbiamo riferire alla Selache maxima, quello di Pennant, di Lesueur, di Home, di Blainville, di Macri, ecc. erano di sesso maschile; anzi Blainville (!) ne diceva sconosciuta la femmina, benchè uno degli esemplari figurati da Shaw fosse tale. L’ altro era ma- schio; ma in entrambi questi non troviamo diversità nella testa e muso e soltanto manca la pinna anale nella femmina. Poi Couch indica femmineo I’ individuo chiamato P. macer , ed il suo muso sporgente non differisce molto da quello del- l’altro, di cui però per verità non dice il sesso. Ma lo squalo di Cornish, similissimo al nostro, che è un maschio, era femmina. (4) Ann. Mus., p. 131 28 P. PAVESI Dunque non possiamo basarci su di un dimorfismo sessuale, che pure in certi pesci è notevole. Vediamo allora |’ influenza dell’ età. Disgraziatamente, mentre ci sono noti i fatti principali del- l’embriologia dei pesci, illustrata con opere classiche di G. Muller, Vogt, De Filippi, Rusconi ed altri, troppo poco sappiamo sulle loro forme di accrescimento, quasi diremmo delle loro metamorfosi prima di giungere allo stato perfetto. Però è già noto da molto tempo che l’ altezza delle pinne verticali è sempre diversa e generalmente maggiore nei gio- vani in confronto degli adulti. La quale cosa, osservata in molti pesci, venne confermata particolarmente nella Lota elongata dal dott. Ruppel, rinomato autore di opere ittiologi- che sul Mar Rosso, che fece delle comunicazioni interessanti sulle forme dei pesci in diverse età al Congresso italiano del 1845 (!). E così pure nel Lophius piscatorius da Valencien- nes (*) e più recentemente dal dott. Ginther (*), sia per ri- guardo alle pettorali che alle ventrali. Anche lo Xiphias gla- dius ha la dorsale più alta quand’ è giovane; ma inoltre la possiede unica, mentre nell’ adulto scompare la porzione in- termedia e diventano due (*). Anch'io ho potuto convincermi di fatti di questa natura, del resto già conosciuti. L’Echeneis naucrates, per esempio, ha una caudale che sporge eccessivamente nella porzione mediana quand’ è giovane, mentre questa pinna è appena subcrescente negli adulti. Il Caranx gallus da giovane presenta ventrali lunghissime, molto maggiori delle pettorali, ed allora è il Callichthys major; ma a poco a poco coll’ avanzare dell’ età si accorciano, diventano anzi più brevi delle pettorali e si ha la forma di Scyris éndica. Simili cose ho viste nel Platax tetra. Nello Stromateus niger ho visto poi qualche cosa di più; la diminuzione delle ventrali coll’ età si spinge fino alla com- (1) Atti della VI. Riunione degli Scienziati italiani, Milano 1845, p. 358. (2) Cuv. Val., Hist. nat. des Poissons, XII, p. 280. (3) On the Immature State of the Sca-devilt (Lophius piscatorius). in Ann. and Magaz. of Nat. Hist., 3.a serie, VII, 1861, p. 190, tav. X, lig. C-E (*) Guy. Val., op. cit., VHI, p. 190 ed altri antori SUL GENERE SELACHE 29 pleta scomparsa! Pare anzi che I’ atrofizzarsi di queste pinne sia un carattere comune alle specie di scombridi del genere Stromateus. Questi fatti troverebbero riscontro in altri, osservati dal dott. Fries (!) e dal prof. Canestrini (*). Il primo vide nello stato embrionale del Nerophis lumbriciformis delle pinne pettorali distintissime ed una pinna racchiudente la codale, mentre nello stato adulto quest’ ultima è ridotta ad un avanzo in forma di pinna dorsale e le prime mancano affatto. Il Ca- nestrini ha trovato poi negli embrioni di Hippocampus brevi- rostris (lunghi circa 6 mill.) una pinna caudale, rudimentale ma distinta, e che scompare nei successivi stadì della vita. Abbiamo detto finora di atrofia delle pinne col progredire dell’ età. Viceversa, lo ‘stesso chiariss. Canestrini (3) dimostrò che nei giovani Dactylopterus le pettorali sono più brevi che negli individui adulti ed allora abbiamo dei Cephalacanthus. Pare inoltre provato dall’ autore dell’ opera sui pesci del Malabar, il Day (*), ed ammesso anche dal Giinther (5), che parecchi generi di squamipenni passano per uno stadio di Tholichthys, originariamente descritto dal Ginther come ge- nere nuovo e caratterizzato dall’ avere la testa armata da larghe lamine soprascapolari, omerali e preopercolari, le quali poi scompajono. Chissà quanti generi subiranno la sorte di essere radiati dai quadri zoologici, perchè stabiliti su caratteri giovanili! Senza ripetere i sopradetti, sappiamo dal Ginther (9°) che il (1) Metamorphos anmdrkt hos Syngnathus lumbriciformis, in K. Vet. Akad. Handl., 1837, p. 59 con tav. (memoria tradotta in diversi giornali tedeschi ed inglesi). (2) Note zoologiche, II. Intorno ai Lofobranchi adriatici, in Atti R. Istit. Ve- neto Sc. Lett. Art., serie III, XVI, estr. p. 11. (3) Intorno allo sviluppo del Dactylopterus volitans ed al genere Ce- phalacanthus, in Archivio per la Zool. Anat. Fisiol., serie I, vol. I, fas. I, 1861, p. 45. (4) On the Fishes of the Andaman Islands, in Proc. Zool. Soc., 1870, p. 687, nota *. (5) On the Young state of Fishes belonging to the Family of Squamipinnes, in Ann. and Mag. Nat. Hist., 4.a serie, VIII, 1871, p. 318. (6) Ivi, p. 320. 30 P. PAVESI genere Priacanthichthys è un giovane di Serranus, il Dierotus di Thyrsites, il Nauclerus di Naucrates, il Lampugus di Cory- phaena, lo Stomiasunculus di Stomias, il Porobronchus di Fie- rasfer , l Acanthosoma e meglio I’ Ostracion boops Rich. di Orthagoriscus, ecc. E che sarà facile dimostrare essere il Rhyn- chichthys piuttosto un giovane di Holocentrum, Acronurus e Keris che di Acanthurus o Naseus, ed il Couchia di Motella. Soggiungo che il Arohnius filamentosus Cocco deve pure essere lo stato giovanile di un ofidino (!), ecc. L’ occhio poi è sempre negli individui giovani relativamente più grande che negli adulti; di che si persuadono facilmente quelli che hanno l’ occasione di esaminare grandi serie di pesci in diverse età. A questo proposito ci risulta anche più interessante di sapere, come tutti sanno, che i pleuronettidi giovanissimi hanno la testa simmetrica e gli occhi bilaterali. Trascurerò pure di riassumere altri fatti, nè parlerò delle notissime metamorfosi dei Petromyzon, che passano per la forma di Ammocoetes, per venir tosto a quelle osservazioni che riguardano lo sviluppo del muso o rostro. Il dott. Rippel (*) insegnò da molti anni agli ittiologi che i giovani di Sayris Camperi e di Belone acus hanno la mascella superiore brevissima e molto più corta dell’ inferiore, in modo da far prendere quest’ ultimo per un /emzramphus. I Behn aveva già osservato questo fatto in giovani individui del Be- lone vulgaris del Baltico (*). Del resto è noto che nei giovani di tutti i Belone le mascelle non sono prolungate e durante l’ accrescimento l’ inferiore è sempre più avanzata della su- periore. E Malm (*) ha provata I’ identità di diverse specie di Hemiramphus (H. europaeus Yarr., H. obtusus Couch, H. balticus Hornsch., H. Behnii v. d. Hoev.) con lo stesso Belone vulgaris. (') Canestrini, Fn. d’ Italia - Pesci, p. 192, annot. (2) Op. cit., p. 358. (3) Van der Hoeven, Mededeeling over kleine vischjes, waarschijnlijk jonge van Esox belone KL., in Tijdschr. Nat. Gesch., X, 1843, p. 1. (4) In Ofvers. Vet. Acad. Forhandl., 1852, tav. 3 (sec. Gunther). — Hemiram- phus balticus, in Frorieps Tagesber. 1852 n.0 467, Zool. II, p. 264 (Sec. Bibl Carus Engelm. e Bosgoed). SUL GENERE SELACHE 6 sl Anche lo Niphias gladius subisce cambiamenti nella lun- ghezza della spada. Secondo Cuvier e Valenciennes (‘), nei giovani individui la spada ha 3/,) della lunghezza totale del pesce, mentre negli adulti le proporzioni sono minori. Ma re- centemente il dott. Gunther (?) ha ripresa la quistione e di- mostrò che in piccolissimi esemplari (di 2 ‘/, pollici), di cui dà buone figure, non soltanto la mascella superiore è pro- porzionatamente lunga come negli adulti, ma anche la ma- scella inferiore è molto allungata e poco più corta della su- periore, contrariamente a ciò che ha luogo negli adulti. Inoltre il prof. Canestrini (*) ha visto che gli embrioni di Hippocampus guttulatus non sono forniti del rostro caratteri- stico allungato a guisa di tubo, cosicchè a brevissima di- stanza degli occhi vedesi la bocca collo squarcio diretto obli- quamente in alto. Soltanto in uno stadio embrionale più avan- zato prolungansi quelle ossa, che danno origine al rostro. Forse ciò avviene più o meno presto in tutti gli aulostomidi. Sappiamo pure che negli Scomberesox, p. e. nello S. saurus, i giovani hanno un muso considerevolmente più breve che negli adulti. Pare che i giovani di tutti questi pesci ossei sieno soggetti ad una simile regola. Il mio amico dott. V. Fatio di Ginevra mi scrive che le sue osservazioni sui pesci nostrali d’acqua dolce la confermano. Pertanto, se noi ci volessimo fondare sulle comparazioni, dovremmo concludere che, nel nostro squalo, il grande sviluppo del muso non devesi attribuire allo stato giovanile, come al- cuno potrebbe sospettare. Ma non ci è permesso di trarre nemmeno questa conseguenza, perchè G. Muller (*), principe degli anatomo-comparati, ci ha insegnato che devesi ben distinguere il rostro dei pesci (4) Op. cit., VIII, p. 18s. (2) Erster ichthyolog. Beitrag nach Exemplaren aus dem Museum Godeffroy — Jugendzustinde von Schwertfischen, 1873 estr., p. 2. (3) Note zool. cit., estr. p. 10. (4) Vergleichende Anatomie der Myzxinoiden, I. Osteol. u. Myol., in Abhandl. d. k. Akad. d. Wissensch. zu Berlin, 1834. Cap. VII. Vor den Schnautzenknor- peln der Knorpelfische, p. 239-31 32 . P. PAVESI cartilaginei da quello dei pesci ossei, poichè le parti che lo costituiscono sono affatto diverse. Il muso dei pesci ossei è un muso mascellare, specialmente formato dagli intermascel- lari e dal vomere; per contrario il muso prolungato dei pesci cartilaginei sta sopra I’ apparato mascellare ed .in esso non può nemmeno entrare l’ osso intermascellare. Siccome poi nei pesci cartilaginei non abbiamo alcun argomento in pro e con- tro circa l’ influenza dell’ età sul prolungamento del muso, non possiamo decidere aleun che sul nostro squalo. Non trattasi qui eziandio di un esemplare giovanissimo, ma di quasi tre metri, quindi di circa ‘/, della lunghezza massima che raggiunge la Selache. Ed i Polyprosopus descritti dal Couch, distinti dalla Se/ache parimenti per la sporgenza del muso, avevano già da 16 a 29 piedi e 4 pollici di lunghezza. Non ci resta che vedere se convenga pensare alla causa di mostruosità per spiegare i distintivi dello squalo nostro, ri- pugnando di ricorrere all’ ibridismo, come suol fare sempre il volgo in simili circostanze, quantunque sappiamo che fu dimostrato possibile nei pesci, ottenendo ad arte dei risultati soddisfacenti. Quest’ idea può sorgere facilmente, in quanto ci è noto che appunto nei plagiostomi le mostruosità sono abbastanza frequenti. Ne conosco anch’ io parecchie negli squali, in par- ticolare della coda; ed il prof. Canestrini (!) sospetta che la Caninoa Chiereghinii Nardo (= Squalus barbarus Chier.) del- l’ Adriatico, fosse una mostruosità « purchè non sia nato errore nel contare le fessure branchiali ». La sporgenza mo- struosa del muso non sarebbe una condizione organica affatto nuova nelle specie di plagiostomi, nei quali noi verifichiamo una tendenza ad avere un muso più o meno prolungato. E si avrebbe il caso di un genere di lamnini, che ripete, anzi esagera come anomalia, il carattere ordinario della Lamna cornubica, la quale appunto più degli altri ha il muso molto sporgente, conico e puntuto. (1) Fn. Ital., III, Pesci, p. 43, annot SUL GENERE SELACHE 35 Noi potremmo considerare questo caso quale un’ anomalia semplice, di quel gruppo che Isidoro Geoffroy Saint-Hilaire (‘) chiamava Hemiteriae od altrimenti Vitia conformationis, giac- ché qui lo stato anomalo sarebbe circoscritto all’ aumento della testa ed all’ enorme sviluppo della regione preorale. Le emitterie di volume traggono seco naturalmente quelle di forma, onde le differenze suaccennate. Ma un caso simile sarebbe nuovo affatto in teratologia, essendo sconosciute le anomalie in aumento della mascella superiore; è già rarissimo che essa non raggiunga le sue di- mensioni normali. Il fatto più comune a verificarsi, e che tutti abbiamo visto, specialmente nelle carpe, è la mopsia, cioè un’ emitteria opposta. È bensi vero che qui non è il ma- scellare propriamente detto, che forma la sporgenza del muso, ma le cose non cambiano. Io non so se si possa produrre argomento più valido di quello che ho esposto per sostenere la tesi che i Polyprosopus siano una mostruosità della Sedache, ma non lo credo sutti- ciente, perchè affatto ipotetico. È egli lecito e logico poi di parlare di mostruosità, men- tre appena si conosce la Sedache maxima, per descrizioni spesso discordanti, e senza averne una ricca serie rappresentativa? Forse meno di una ventina di esemplari caddero in mano di naturalisti e parecchi di questi si devono dichiarare mostruos?, quando il fatto della mostruosità come tale non sia evidente e tutti ripetono un tipo press’ a poco nella stessa maniera diverso da quello della specie tipica? Ricordando quanto si è detto circa il Polyprosopus Rashleighanus, io sento di non poter sottoscrivere alla sentenza di Gunther pel P. macer, e quindi pel nostro squalo, benchè 1’ abbia dettata il più illustre it- tiologo vivente. E, d’ altra parte, non vi sono nemmeno ragioni per iden- tificare uno squalo, somigliantissimo a questi, con la Selache maxima, come vorrebbe lo stesso Ginther. Infatti egli scrisse (1) Histoire générale et particuliere des anomalies de l’ organisation chez 1’ homme et les animaux, ou Traité de Teratologie, Paris. 1832-36. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. oo 304 P. PAVESI in una rivista bibliografica (!) sotto la rubrica Selache maxima: « Th. Cornish describes a Shark apparently of this species, » captured on the coast of Cornwall ». Come s’ è visto, è così grande l’ affinità del Celorhinus rostratus di Cornish coi Poly- prosopus di Couch che non poteva esimersi dal vedere anche esso qualche differenza dalla Se/ache e considerarnelo pure per lo meno una mostruosità. Tenuto calcolo però che i caratteri essenziali sono identici nella Seluche e nei Polyprosopus, possiamo forse eliminare quest’ ultimo genere dalla scienza, modificando la frase del primo; allora la quistione si semplifica e chiarisce. Il Cornish ha già ammesso giustamente che il Polyprosopus macer ed il suo pesce siano della stessa specie; ma propen- derebbe per credere che il P. Rashleighanus fosse la Selache maxima e viceversa che lo Squalus maximus di Pennant sia lo stesso che il suo « on the whole, I am inclined to think that » Pennant’s “ basking shark ,, was probably of the species » to which my fish belongs; but if so, then I say that the » basking shark of Pennant is not the basking shark of Yarrel » and of Couch » (?). Ed in fine della memoria conclude: « Couch’s figure of the broadheaded gazer, from the gills » inclusive to the tail, precisely agrees with my fish, and but » for the observed girth of the Rashleigh shark I should be » much inclined to say they are all three of the same spe- » cies of fish; but, as the facts stand, I for myself am incli- » ned to think that the Rashleigh shark was a basking shark » ‘of ‘(Couch and) Yarrel o Re « oveie 9) UO en » Pennant’s basking shark, the broadheaded gazer and my » fish are sharks having aflinities to the basking shark, but » suflicient specific differences to establish them as di- » stinct (3) DIP : Avremmo dunque due gruppi di forme di Selache o Ceto- rhinus, uno a tipo di S. maxima, l’ altro a tipo di Polypro- (1) The Zoological Record for 1870, p. 88 (2) Mem. cit., p. 2257. (3) Mem. cit., p: 2259 SUL GENERE SELACHE 35 sopus, ma in cui però io vorrei riuniti lo Squalus rostrutus di Macri, i Polyprosopus di Couch, lo Squalus o Cetorhinus rostratus di Cornish ed il nostro pesce, perchè non mi pare ammissibile l’ opinione di Cornish sullo squalo di Pennant e sul P. Rashleighanus. Quest’ ultimo fu già ritenuto come esem- plare emaciato del macer; lo squalo di Pennant non può con- fondersi con quelli a tipo di Polyprosopus, per le differenze che lo stesso Cornish seppe rinvenire nel profilo del corpo, nel muso e nelle branchie, benchè egli supponga gratuita- mente che la diversità del profilo dipenda in questo caso da imperizia del disegnatore. Onde io credo che questi due tipi di forme, molto affini ma diverse, si possano e debbano chiamare due specie, riserban- dosi di scomporle in parecchie quando altre osservazioni ne dimostrassero la necessità. La nuova specie si dovrà dire rostrata per ragione di prio- rità del nome impostole da Macrì, e ridato dal Cornish, igno- rando che fosse già usato, appunto perchè è il distintivo più saliente. Ecco quali sono delle due specie i caratteri che propongo, non che le rettifiche ed aggiunte a quelli del genere. SELACIHEK Coy. (Regne animal, Poissons, p. 365. Dal greco Zekayn, nome comune di tutti gli squali). Denti piccolissimi, più o meno numerosi, conici, colla punta rivolta indie- tro, senza seghettature o cuspidi laterali. Aperture branchiali grandissime, che circondano quasi tutto il collo. Fanoni ossia frangie cornee branchiali. Spiragli piccoli, sopra I’ angolo della bocca. Pinna caudale provvista di un piccolo lobo secondario in alto. Pelle ruvida per spinette rivolte all’ indietro. 30 P. PAVESI Ss. maxima (GUNN.). S. rostrata (Macni). Testa piccola, normale. Testa larghissima, depressa. Muso corto, ottuso. Muso molto sporgente, distinto e bec- cuto all’ estremità. Bocca larga, normalmente estesa ai | Bocca ampiissima, non estesa lateral- lati. mente, ma tutta anteriore e tras- versale. Occhi vicino alla punta del muso. Occhi alla base del muso, molto lontani dalla sua punta. A titolo di curiosità, aggiungerò infine i nomi volgari della Selache maxima, che mi sono noti. Norvegese: Brugde (Gunn., 0. F. Miller); Ry-Bridge, Haar- Mer (0. F. Muller). Islandese: Ryner, Brim, Haa-Kal (0. F. Muller). Groenlandese: Auks:0-Aunnioa (Fabr.). Inglese: Basking Shark (aut.); Sunfish, Hoe-mother (Couch); Common Sailfish (Flemm.); Leviathan o Wonderful Sea-serpent (Lesueur). Francese: Le trés-grand (chien de mer) (Brouss., Bonn. e aut.). Le Pélerin (squale) (Blainv.). Portoghese: Petxe-carago (Capello). Italiano?: Caecchia (Nace., Nardo); Cao-da-oglio (Nace.); Ca- gnia (Ninni, Canestr. ). Cap. Ill. — DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. La Selache maxima è propria dell’ Oceano artico e precisa- mente dei mari di Norvegia, Groenlandia, Islanda (). L’ esem- plare descritto per la prima volta da Gunner fu preso sulle coste scandinave e misurava circa 20 piedi fr. Fabricius la indica della Groenlandia e proprio del profondo golfo di (1) Oltre le op. cit. di Gunner e Fabricius vedi: Mohrs, Forsog til en Islan- dschs Natur-Historie, 1786, p. 60 — Faber, Naturg. der Fische Islands , 1829, p. 20 — Nilsson, Prodromus ichthiol. Scandinaviae , 1831, p. 114. or SUL GENERE SELACHE od Kakse, nella colonia boreale di Friederichshaab; ma soggiunge che « rarissime conspicitur, nunquam capitur » (1). Tuttavia essa lascia qualche volta questi mari e si spinge più al sud, onde venne pescata anche nell’ Atlantico setten- trionale americano (?). Inoltre nel mare delle Orcadi (3) « nel mare Irico, ove fu indicata da molti autori inglesi, Pen- nant, Fleming, Home, Couch ece. (*). Dai racconti di questi zoologi sembra che un tal pesce vi faccia regolari migrazioni nella state e s’ avvicini alle coste. Anzi pare comune alle isole Tory sulla costa del Donegal, e nella Clew-bay è rinomatissimo un luogo, chiamato del Sux- fish (#) o del pesce soleggiante, per la pesca di questo squalo, che suol salire a galla delle acque, quasi si compiacesse di prendere il sole, onde resta fuori l’ enorme pinna dorsale e si vede da lungi. E però si chiama altrimenti Sailfish o pesce vela. Viene pescato all’ arpone per I’ olio del fegato, chè da uno solo se ne ponno ricavare da 6 ad 8 barili. Qualcuno fu gettato dai marosi sulle spiaggie della Dani- marca, siccome è catalogato da 0. F. Miller (9) e su quelle di Francia. Infatti nel dicembre 1787 ne venne preso uno a Saint-Cast, presso Saint-Malò, lungo 33 piedi; un altro nel 1802 a Boulogne-sur-mer; quello illustrato da Blainville aveva 29 piedi e 4 pollici di lunghezza, fu preso con due altri in- dividui della medesima specie nel novembre 1810 e rimor- chiato nel porto di Dieppe. (4) Op. cit., p. 130. (?) Oltre la mem. cit. di Lesueur, vedi: Mitchell, The fishes of New York descr. and arranged, in Trans. of New York, I, 1815, p. 486 — Richardson, Fauna boreali americana, III, 1836, p. 291 — De Kay, Nat. Hist. of New York, 1842 p. 357, tav. 63, fig. 208 — Foulis, Descriptive details of a large Shark (Squalus maximus L.?), in Proc. Boston Soc. Nat. Hist., IV, 1852, p. 202. — Storer, A history of the Fishes of Massachusetts, in Mem. Amer. Acad., IX, 1867, p- 229, tav. 37, fig. 3. (3) Low, Fauna Orcadensis, p. 171. (4) Op. cilate. (3) È il Couch che dice questo, ma generalmente gl’ inglesi chiamano Sz- fish il nostro pesce luna cioè V Orthagoriscus mola. j (8) Zoologiae Danicae Prodromus, 1776, p. 38. 38 P. PAVESI Bocage e Capello (*) ne citano delle coste del Portogallo e ne videro la pelle di un esemplare lungo più di 12 metri a Poyoa de Varzim. Leggo inoltre in Couch (*) che un certo farmacista Pomet, la indicò anche del Mediterraneo, confondendola, a similitudine di altri autori, coi cetacei; dalle figure risulta essere la Se- lache. Non so in quale lavoro questi ne parli; ad ogni modo non sì capisce perchè essa non venga ordinariamente citata del nostro mare, foss’ anche come accidentale, mentre tutti vi riferiscono a ragione lo Squalus isodus di Macrì, che fu pescato verso la parte settentrionale dell’isola di Capri, alla distanza d’ un miglio e mezzo nel settembre 1810. i E poi il Naccari (3) dava già nel 1822 lo Squalus maximus come dell’ Adriatico, aggiungendone il nome volgare di Caec- chiu 0 Cao-da-oglio. Riproduceva quest’ indicazione anche il chiar. Nardo (*) senza però alcuna parola esplicativa. Se non che più tardi il Nardo (*) attribuisce lo stesso nome vernacolo allo Squalus plumbeus, non cita più il maximus e scrive nelle note che lo Squalus glaucus degli antichi sembre- rebbe il maximus, se si escludesse il colore. « Species prima » est Glaucus antiquorum ... si color excludatur qui in exem- » plari nostro vere g/aucus, vel coeruleus apparet, hic piscis » Sq. maximus Bonn. videtur » (°). Era da supporsi che fosse nato uno scambio nella primiera determinazione del maximus, tanto più che anche nell’ opera: Venezia e le sue lagune (7) non si parla di quest’ ultimo ed il suo nome volgare di Cagnea o Caecchia ha per corrispon- (!) Apontamentos para a ichthiologia de Portugal, Peix. Plagiost., part. I. Esqualos , 1866, p. 14. (2) Op. cit., I, p. 65. (3) Ittiologia Adriatica, ossia Catalogo dei Pesci del golfo e Lagune di Ve- nezia, in Brugnatelli Giorn. di Fisica, dec. II, t. V, p. 416. (4) Osservazioni ed Aggiunte all’ Adriatica Ittiologia, in Brugn. Giorn. Fis., II, VII, 1824, ps 261. (©) Prodromus observationum et disquisitionum Adriaticae Ichthiologiae, in Brugn. Giorn. Fis., II, X, 1827, p. 24. (6) vi, p. 35. (7) Vol. II, 1847, p. 148. SUL GENERE SELACHE 39 dente scientifico lo Sjualus plumbeus. Ma invece, con molta meraviglia, viene di nuovo lo stesso Nardo:(') a darci la Selache maxima dell’ Adriatico, sebbene rarissima ed acciden- tale. Il Perugia (?) pure l’inscrive come specie adriatica, senz’ altro cenno che essa è mancante al Museo di Trieste. Ed infine lo ripete il sig. conte A. P. Ninni (3), che dà nelle note il nome volgare, di Cagnia e dice che è molto rara e poco ricercata. Questi dati però, secondo me, non possono avere alcun valore; evidentemente gli autori suddetti si sono copiati l’ un l’altro la prima notizia del Naccari e nessuno ha conosciuta e vista la vera Selache, ma furono tratti in inganno dalle in- decisioni del Nardo. Il nome poi di Cagnia si dà nell’ Adria- tico veneto e triestino a tutti i lamnidi e ad altri squali indifferentemente. Onde il prof. Canestrini, se si è fondato, come risulta (*), soltanto sulla fede di questi ultimi autori, non aveva ragione di inscriverla quale specie italiana. Da ciò che dissi però essa diede occasionalmente ancne sulle nostre coste. Home e Blainville, e tutti quelli che li copiarono, credono attribuire alle tempeste ed alla fregola 1’ essersi allontanati questi pesci dalle loro abituali dimore e smarriti altrove. Del resto si sa che l’area abitata, o percorsa casualmente da un pesce, può essere ampiissima; molti sono persino cosmopoliti, specialmente gli eccellenti nuotatori, a cui dobbiamo pure ascrivere gli squali, trascinati dall’ inseguire la preda. La Selache marima è una sorta di rara avis, di cw molti parlano, ma che non fa guari mostra di sè nei Musei d’ Europa. Non risulta infatti che sia conservato altro esem- (1) Prospetti sistematici degli animali delle provincie Venete e del Mare Adriatico ecc., in Atti dell’ Istituto veneto, serie III, t. V, 1859-60, p. 787, 813 (2) Catalogo dei pesci dell’ Adriatico, in Continuazione dei Cenni storici pubbl. nel 1863 sul Civico Museo Ferdinando Massimiliano in Trieste, 1866, p. 7, sp. 32. (3) Enumerazione dei pesci delle lagune e golfo di Venezia con note, in Annuario Soc. Natur. di Modena, V, 1870, p. 66, sp. 29 (4) Fn. Ital. III, Pesci, p. 44 40 P. PAVESI plare se non quello del Museo di Parigi. Però il mio caro amico prof. Thorell dell’ Università di Upsala m’ informa che ne esiste un altro, giovane della lunghezza di circa 12 piedi, preparato a secco nel Museo di Bergen in Norvegia. Un esem- plare esisteva pure al Museo di Lisbona, ma, secondo Bocage e Capello, s' è guasto e dovette essere gettato via. Ne man- cano persino il Museo Britannico, non essendo indicata dal Gunther, ed il Museo reale di Berlino, come so per mezzo del prof. Peters. Molti preparati anatomici sonvi nel celebre Museo del R. Col- legio dei Chirurghi di Londra {!), ancora dell’ esemplare di Home e deposti dal conservatore Clift, meno un frammento di cervello che è dell’ Home stesso. Ed inoltre si osservano 1 suoi fanoni branchiali nei musei di Copenaghen, di Kiel, Cristiania e Trondhjem. Il Museo di storia naturale di Penzance in Cornovaglia e quello dell’ Università di Genova sono gli unici poi che pos- seggano la Selache rostrata, giacchè i due Polyprosopus di Couch e lo Squalus rostratus di Macrì non furono conservati. Questa specie fu presa finora soltanto a libeccio dell’ In- ghilterra nella Manica, e nel Mediterraneo presso Reggio di Calabria e la Spezia. Noi abbiamo dello stesso esemplare anche la sostanza del muso, una piccola porzione di branchie, parte dell’ esofago con le papille, gli occhi, il cuore, l’ encefalo e lo scheletro completo coi fanoni branchiali in posto. Cap. IV. — NOTE ANATOMICHE. - La sostanza che costituiva il muso, a parte il suo scheletro, è quella stessa che si suol osservare in tutti gli squali. (1) Descriptive and illustrated Catalogue of the Physiological series of comparative Anatomy contained in the Museum of the R. College of Surgeons in London, 1840, num. 237, 464, 507, 652, 812, 826, 962, 1058, 1311, 1347, 1670, 1803, 2059, 2396. SUL GENERE SELACHE 4] Semitrasparente, gelatinosa, con tessuto più o meno lasco, percorso da canali, che vengono a sboccare alla superficie della pelle. La vidi formata da connettivo fibrillare coi canali mucosi o tubi di senso, tanto studiati ed ancora poco noti per la funzione, i quali anche in questi ultimi anni furono oggetto d’ importanti memorie dei chiar. professori Boll e Todaro dell’ Università. di Roma e F. E. Schulze di Gratz. Intorno alle branchie non vale la pena di fermarsi, perchè non presentano alcun che di notevolmente diverso da quelle degli squali in genere, pure studiatissime. Né parlerò della struttura degli occhi, essendomi rimasti già aperti e svuotati, onde inservibili allo intento. Del resto per mezzo di Blainville (!) e di Home (?) se ne conoscono già bene i dettagli macroscopici. Dirò soltanto che nel nostro squalo l'occhio è uno sferoide di 40 mill. di diametro, la larghezza della sua cornea è precisamente della metà e la pupilla lineare è lunga circa 9 mill. Sarebbe pure utile il discorrere sulle stravaganti, papille della mucosa dell’ esofago, se anch’ esse non fossero già de- scritte e figurate dai due anatomici sopradetti (*). Blainville le rassomigliò felicemente ad un cespo di corallo, molle e flessibile; infatti per la maggior parte sono arborescenti, lunghe assai (le maggiori nella nostra preparazione misurano 40 e più mill.) e fluttuanti verso lo stomaco. Ma bisogna con- venire con Home che non tutte sono eguali e ve n’ha di due sorta. Quelle dei primi ranghi non sono suddivise all’ estre- mità, ma terminano in punta sottile e ripiegata, a poco a poco le seguenti si sfrangiano e finiscono per acquistare la ‘sudetta elegantissima forma. Aggiungerò che il caso di apparato papillare esofageo è abbastanza raro. nei pesci. Tuttavia sappiamo che certe specie di muggini presentano quivi delle considerevoli villosità ; che (4) Ann. Mus., p. 129, tav. 6, fig. 4. () Addit., p. 232. (3) Blainville, Ann. Mus., p. 97, tav. 6, fig. 5 — Nome, Anat. Accownt, p. 210, tav. VII, a. b; Addit., tav. XVII, fig. 2. 42 P. PAVESI negli storioni vi sono delle salienze trasversali, incise al loro margine libero ed allungate in punta ottusa; e che papille esofagee e lunghe si trovano anche in squali del genere Acanthias. Non mai però esse diventano arborescenti come nella Sedache. In altri pesci poi le papille sono coperte da epi- telio corneo, ed acquistano rigidezza, durezza, a simiglianza di quelle notissime delle chelonie, come si trovò in certi rombi, negli Stromateus, Tetragonurus, non che nella Cefa- lottera. Anzi in quest’ ultima alcune papille sono anche com- peste e terminate da più punte, come io ho potuto vedere a Napoli nel preparato in alcool del Gabinetto di Anatomia comparata (1). Ma io mi fermerò a lungo piuttosto su altri organi non od imperfettamente conosciuti, nella speranza di sciogliere certe interessanti quistioni. Scheletro. (Tava Il, fig. 1302, 9504): Cominciando dallo scheletro, devo anzitutto premettere che la ossificazione delle cartilagini nel nostro squalo era pochis- simo avanzata, certamente per lo stato giovanile, onde nella preparazione a secco sì contrassero e contorsero ed in alcune parti non permettono più uno studio diligente ed una deseri- zione accurata. Colonna vertebrale. — Ciò si verifica in ispecial modo per la colonna vertebrale, se si eccettuano le vertebre estreme della pinna della coda. In genere posso appena distinguere adesso i corpi delle vertebre, separati dalle cartélagini inter- vertebrali; pare che non vi fossero processi trasversi e non distinguo gli archi vertebrali, nè le cartilagini intercrurali. Ond’ è che rimando alle descrizioni macroscopiche delle ver- (1) Catalogo sistematico del Gabinetto di Anatomia comparata nella R. Uni- versità di Napoli, Suppl. I, 1872, per P. Panceri con la collaborazione di P. Pavesi, p. 25, num. 2974. SUL GENERE SELACHE 43 tebre di questo genere di lamnidi date da Blainville (!), Owen (?) e Queckett (*) e, per riguardo alla fina struttura, a quanto ne scrisse in proposito l’ illustre Kolliker (*). Dirò soltanto che io ne conto circa 100 fino alla estremità della coda. I corpi delle vertebre della regione anteriore sono i più lunghi, ma al di dietro della prima pinna dorsale co- minciano a decrescere, cosicchè le prime vertebre caudali sono due terzi, e già in corrispondenza della seconda dorsale al più la metà, delle anteriori. Le ultime caudali sono piccole, strette assai nel mezzo del corpo e con orli alla parte anteriore e posteriore. Osservo inoltre che tutti i corpi delle vertebre fino alla coda presentano, presso la superficie esterna, una calcificazione reticolata, lasciante dei piccoli spazii o lacune irregolari od ovali, molto simili a quelle che descrive e figura il Kéòl- liker per le lamelle concentriche delle vertebre della Se- lache maxima. Ed uno strato identico forma anche il pavi- mento dello speco vertebrale. La superficie interna della vertebra è pure indurita, specialmente presso al vertice del doppio cono. Il prof. Kolliker ebbe la bontà di confrontarmi una delle vertebre del mio squalo, che gli ho comunicata, con quella della Selache maxima, che ebbe dal Collegio dei Chirurghi di Londra e servi di base alla sua memoria. Egli mi rispose che la struttura della vertebra da me speditagli è i ogni modo diversa dalla sua, perchè in quest’ ultima le lamine ossee sono in comunicazione tra di loro per mezzo di numerosi pi- lastri ossei (s’ intende cartilagini ossificate, Anorpelknochen). Ma che non sì può giudicare quali cangiamenti avrebbero po- tuto subire coll’ avanzare dell’ età queste vertebre d’ individuo (*) Ann. Mus., p. 127, tav. 6, tig. 6. (2) Lect. on the comp. Anat. of the vert. animals, part I, Fishes, London 1846, p. 54, fig. 13. (3) Histol. Catal., 1855, p. 16, tav. I, fig. 15-19; tav. II, fig. 19-23. (*) Weitere Beobachtungen tiber die Wirbel der Selachier, insbesondere uber die Wirbel der Lamnoidei ecc., in Abhandl. Senckenb. naturf. Gesellsch., vol. V, fasc. J, 1864. Vedi p. 64, § 13, lav. XIV, fig. 10. 44 P. PAVESI giovane, il cui studio ora è reso quasi impossibile essendo allo stato secco. Cranio. — Il cranio sì può facilmente separare in una sca- tola cranica propriamente detta, prolungata all’ innanzi dal muso ed espansa lateralmente dalla regione nasale, oculare ed otica. In complesso ha molti rapporti specialmente con quello di Carcharias ed attini. La volta della scatola cranica (fig. 1 e 2, a) è molto pro- nunciata e convessa superiormente, più lunga che larga, cioè ovoidale, ed è precisamente quella che il prof. Molin (!) chiamò eminenza ovoidea od elittica od elissoidica, ben visibile e da lui descritta negli Acanthias, Mustelus, Carcharias ecc. Sulla linea mediana superiore di essa vedesi una leggiera cresta. Al davanti, proprio sul piano inclinato anteriore, offre una fontanella (tig. 1 e 2, 6) ovale od a triangolo sferico col vertice verso la cresta mediana della volta. Essa mette direttamente nella cavità del cranio e non è ricoperta da membrana di sorta; mentre d’ ordinario raggiunge i padiglioni nasali, nel nostro caso non è così ampia e ne resta molto separata. Seguendo la cresta della volta, sulla linea trasversale che passa al di dietro delle capsule periotiche, già in una depres- sione o fossetta posteriore all’ eminenza ovoidea, precisamente com’ io vedo nel Carcharodon Rondeletii e Molin ha descritto nel Carcharias e meglio nel Mustelus (7), vi sono due fori (fig. 2, c) molto ravvicinati, divergenti all’ innanzi, separati da una continuazione della suddetta cresta e limitati anche all’ é- sterno da un margine saliente. Essi conducono nella cavità craniale e comunicano cogli organi uditivi, giacchè sono lo sbocco superiore di un condotto, che segue una direzione curva all’ esterno ed all’ avanti. La regione occipitale si termina tronca e vi s’ infigge in mezzo la colonna vertebrale. (1) Sullo scheletro degli Squali, in Memorie dell’ Istituto Veneto, vol. VIII, 1860. Vedi estr. p. 15, tav. 1II, fig. 3, E — p. 34, tav. IV, fig. 3, @ — tav. V, fig. 1, Q — pag. 66, tav. X, fig. 4, a — p. 75, tav. XII, fig. 3, a. (2) Op. cit., p. 34, tav. IV, fig. 3, è — p. 44, tav. V, fig. 3, è SUL GENERE SELACHE 45 Le regioni otica ed oculare presentano un’ unica cavità (fig. 1, d), la cui volta offre i margini esterni in forma di un x, o meglio di due c assai separati e guardantisi colla convessità, i quali divergono maggiormente all’ indietro, dove appunto abbiamo la massima larghezza del cranio, che è circa la metà .della lunghezza totale. Però la volta di queste cavità è separata profondamente dall’ eminenza ovoidea o cranica e divisa anche per mezzo di una depressione trasversale obliqua in due parti: una poste- riore maggiore, ovoidea, diretta obliquamente all’ esterno ed all’innanzi ed è la volta della capsula periotica (fig. 1 e 2, e); l'anteriore più piccola, cioè |’ ocwlure (fig. 2, f). Osservati i margini esterni di entrambi, col cranio di pro- filo, questi figurano un 8 coricato orizzontalmente, siccome anche i margini inferiori seguono l’ andamento dei superiori. In fondo di questa cavità otica-oculare osservasi una ten- ditura ampia ed irregolare, ed al suo margine interno anteriore sorge uno stiletto cartilagineo, terminato da un disco, per dar attacco al bulbo dell’ occhio. Appena al davanti delle volte oculari vi sono i padiglioni nasali (fig. 2, 9), che però non si presentano come di solito con due emisferi assai sporgenti; anzi la regione nasale è abbastanza stretta e misura poco più di un quarto della lun- ghezza di tutto il cranio. . A Le aperture delle narici sono inferiori e viste dal disotto ovali, ristrette all’avanti e profonde; il loro margine in- feriore esterno ha pure delle sporgenze cartilaginee dirette in basso. Questa regione nasale, com’ ho detto, si prolunga nel muso o rostro (fig. 1 e 2, 4). Esso è formato principalmente da una lamina larga (fig. 1 e.2, 7), che va a poco a poco restrin- gendosi all’ innanzi, nello stesso tempo che si curva ad S prima in basso, poi in alto, e termina in una specie di becco a punta ottusa. Essa comincia veramente al davanti della scatola cranica, poco sotto la fontanella; presenta subito sui lati le escavazioni delle narici, in principio è fatta a volta, 46 P. PAVESI mentre poi diventa una lamina piatta e più stretta. Al disopra dei margini di questa lamina corrono due liste cartilaginee (fig. 1 e 2, k), le quali prendono origine al davanti dei padiglioni nasali e si dirigono convergendo verso il becco della lamina. Ma, a metà della lunghezza, ciascuna listerella si decompone in due; I’ esterna (fig. 1 e 2, /) si attacca ben presto ai margini laterali del becco, l’ interna (fig. 1 e 2, m) invece s’ unisce alla compagna e forma un’ unica lista (fig. 1 e 2, n), la quale si prolunga sulla linea mediana fino alla punta del becco, dove s’ inserisce. Queste liste possono assai bene paragonarsi alle briglie di una coppia di cavalli, colla differenza che la briglia interna non s’ incrocia colla compagna, ma si unisce in un’ unica assile. A tutta prima questo scheletro del muso, il cui sviluppo caratterizza la Selache rostrata, sembrerà essenzialmente diverso da quello degli squali in genere, ma, studiandolo comparati- vamente e con attenzione, non si durerà fatica a persuadersi che la quistione nostra si riduce semplicemente a diversità di forme, e il tipo è lo stesso. Infatti d’ ordinario questo muso è formato da tre brevi rami riuniti in punta, uno mediano inferiore e due superiori laterali. Ciò si dimostra egregia- mente nel Carcharodon Rondeletii ed è anche descritto pei Mustelus, Carcharias, Seyllium ecc. dal Molin (!), che le chiama listerelle o striscie cartilaginee, senza mai occuparsi del loro vero nome, cioè del loro significato nel piano osteologico ge- nerale dei pesci e dei vertebrati. La qual cosa aveva però già fatto G. Muller (?) ed anche Cuvier (3); la mediana inferiore sarebbe un prolungamento del vomere, le superiori laterali della regione etmotdo-frontale 0 meglio, secondo Miller, un prolungamento dei frontali stessi. Vuol dire che nel nostro caso il ramo vomerino è dilatato in lamina ed i rami frontali sono biforcati all’ avanti. Del (1) Op. cit., p. 35, tav. IV, fig. 3, bb. cc.— p. 43, tav. V, fig. 3,d.e.f.— p.75, tav. XII, fig. 3, d. (2) Myxin., I, cap. VII, p. 228. Vedi spec. p. 232. (3) Legons d’Anatomie comparée, ed. Bruxelles, I, p. 401. SUL GENERE SELACHE 4T resto non sempre abbiamo una lista stretta rappresentante il ramo vomerino, e Molin (‘) indica appunto nel cranio di Acanthias vulgaris, invece delle tre solite striscie, una prominenza cartilaginea in forma di cucchiaio colla superficie concava rivolta all’ insu, come continuazione, egli dice, della base del cranio. È un’ altra forma che allude alla nostra lamina inferiore. Egli è certo che nella Selache maxima devono trovarsi dif- ferenze in questa regione, le quali consisteranno presumibil- mente in una semplice listerella al posto della lamina vome- rina, poichè il suo muso è piccolo e breve. Con dispiacere non posso fare alcuna osservazione sulla faccia inferiore del cranio, rotta onde estrarne l’ encefalo. Apparato maxillo-palatino. — Le cartilagini odontoidee sono due lamine cartilaginee superiori (fig. 1, 0), che dal disotto del cranio sporgono nella regione otica, si dirigono lateralmente divaricandosi ad angolo assai ottuso, finchè si articolano con due altre lamine dentigere inferiori (fig. 1, p), che si con- giungono sulla linea mediana ad angolo ottusissimo. Quanto alla forma, le superiori sono strette sotto il cranio, si dilatano poi per ristringersi di nuovo all’ articolazione colla mascella inferiore. Le cartilagini odontoidee inferiori sono strette sulla linea mediana, ma si allargano assai verso la estremità esterna, ripiegandosi sopra se stesse, come succede in genere. Una differenza però molto degna di essere notata si è che queste mascelle non si curvano all’ indietro in modo da figurare il solito ferro da cavallo e dar quindi alla bocca la forma di un taglio che si estenda lateralmente, ma invece si dirigono perpendicolarmente ai lati della linea mediana, onde il taglio della bocca è anteriore e viste le mascelle aperte segnano i lati d’ un rombo col diametro massimo trasversale, cioè orizzontale. Non osservo traccia delle così dette cartilagini labiali od accessorie, che del resto furono ricercate invano nei generi (*) Op. cit., p. 15, tav. III, fig. 3, a. ds P. PAVESI Pristis e Carcharias dal Miller (‘), come pure nelle Raja, Trygon, Rhynobates, Cephaloptera o Dicerobatis e Myliobates, che, secondo Molin (?), mancano pure nell’ Alopias vulpes e nello Scyl/lium stellare, benchè, secondo Miller, ve ne siano due nello S. catulus. Anch’ io non ne trovo affatto nel Char- charodon Rondeletii, ond’ è che pare manchino sempre nei lamnidi. All’articolazione delle mascelle s’ unisce la cartilagine qua- drata 0 suspensorium (fig. 1, q), sotto forma di una lamina molto simile al pezzo superiore od epibranchiale degli archi branchiali successivi, e che va ad unirsì col cranio alla regione occipitale. Ma a questa lamina si aggiunge poi inferiormente un altro pezzo cartilagineo più largo, che fa già parte piut- tosto dell’ apparato joideo. Entrambi questi pezzi portano sul margine esterno tante bacchette o raggi cartilaginei (fig. 1, s) assai lunghi, che arrivano a far fulcro alla cute al davanti della prima fendi- tura branchiale. Apparato joideo e branchiale. — Com’ ho detto, il pezzo infe- riore del sospensorio rappresenta una parte del joide, preci- samente le corna (fig. 1, 7), e si congiunge alla porzione anteriore di esso. Nel mio preparato a secco non sono bene riconoscibili gli elementi del joide; certo è che la porzione anteriore o basi- lare si appalesa più larga, spatuliforme, sebbene un po’ ri- stretta all’ avanti. Vuolsi anche dal chiar. Edwards (*) ch’ essa rappresenti l’ osso linguale dei pesci ossei, mentre Rathke (*) aveva già dimostrato che, pel suo posto e la sua congiun- zione, dev’ essere considerata piuttosto la copula del joide. ! seguenti pezzi di coniugazione non mi sono distinguibili l'un dall’altro, quasi fossero una striscia unica, che segua il segmento anteriore e dia attacco agli archi branchiali (4) Myoin. I, p, 198. (2) Op. cit., tav. X e XI fig. 1 — tav. XII, fig. 1, 5. (3) Lecons Phys. et Anat. comp. 11, p., 241, nota 1. (4) Anatomisch-Philosophische Untersuchunyen tiber den Kiemenapparat und das Zungenbein der Wirbelthiere, Dorpat 1832, p. 22. SUL GENERE SELACHE 49 (fig. 1, 0). Questi sembrano formati tutti da un sol pezzo, che a metà si pieghi ad angolo, onde seguono come tanti siparii la disposizione delle mascelle, cioè figurano tanti rombi successivi. Il quarto od ultimo ben inteso è il più stretto ed è collegato in alto ed in basso coi faringei inferiori. Ciascun arco branchiale porta al margine esterno numerosi e lunghi raggi cartilaginei cioè i raggi branchiostegi (fig. 1,3 e 4, s) che vanno alla cute, eccetto che su piccola porzione superiore ed inferiore. Il sistema di coniugazione è continuato al di dietro da una specie di carena irregolare (fig. 1, ) cartilagineo-membranosa, che porta inferiormente alcuni raggi e si collega colla cin- tura toracica. I faringei inferiori (fig. 1, v) sono due lamine, col piano diretto perpendicolarmente a quello degli archi branchiali, congiunte in basso tra loro ed ai pezzi di coniugazione, poi piegantisi ad arco per dirigersi obliquamente in alto e colle- garsi coll’ ultimo arco branchiale. Questi pezzi faringei limi- tano uno spazio ovale, e sono riuniti altresì laddove formano l’angolo o la maggiore curva, con mezzi membranosi, alle ali superiori della cintura toracica. Devo inoltre osservare che gli archi branchiali si collegano in alto con tessuto connettivo e placche cartilaginee; e sog- giungere che tutta la superficie superiore dei pezzi basijali e più ancora la superficie posteriore delle corna del joide e degli archi branchiali è cosparsa da minutissimi tubercoletti, che loro danno asprezza al tatto. Inerenti al sistema branchiale sono certi organi, che fe- cero argomento di un’ erudita e recentissima memoria di Steenstrup ('), cioè apparati di setole, come fossero sottili (1) Om Gjcellegitteret eller Giwllebarderne hos Brugden (Selachus ma- ximus, Gunn.) in Aftryk Overs. Vidensk. Selsk. Forhandl. 1873 num. 1, p. 47, tav. II. Unito all’ estratto della memoria vw’ è un breve riassunto francese, con le conclusioni, dal titolo: Sur les appareils tamiseurs ou fanons branchiauxr du Pélerin, riportato dal Bull. de l’Acad. roy. Dan. des Scienc. et d. Lettres, 1873, p. &. Ann. del Mus, Civ. di St. Na'. Vol. VI. 4 DI) Pr. PAVESI denti di un pettine, compressi, larghi e faleati alla base, di apparenza cornea. L’ illustre Steenstrup per verità non li ha visti in posto, ma, preoccupandosi assai di questi organi che, isolati e senza sapere di quali animali fossero, si trovano in alcuni musei d’ Europa e furono studiati persino microscopi- camente dal prof. Hannover ('); e, supponendo, per diverse circostanze, che potessero appartenere a grandi squali, ricercò tanto la bibliografia che riuscì a rinvenire dei passi negli autori, che alludono appunto ad essi. Egli è molto strano che nè Home né Blainville, che seris- sero le monografie zootomiche più volte citate, non ne fac- ciano punto parola. Steenstrup trovò infatti nella prima pubblicazione sulla Selache, scritta dal Gunner, una descrizione breve ma esatta di questi organi, che, com’ egli disse, somigliano a barbe di penna e ne guerniscono la bocca. Anzi lesse poi in Low che - le branchie di questo squalo sono-frangiate da specie di pic- cole setole, somiglianti per natura all’ osso di balena; in Pennant, in Mitchell lesse le stesse cose; e finalmente in Foulis (?) che ciascuna apertura branchiale è provvista di un apparato pettiniforme («cullender or comb-like apparatus »), evidentemente per trattenere le piccole sostanze, che entrano dalla bocca e passano attraverso le, aperture branchiali con l’acqua. Onde Steenstrup conclude: che il Brugden (Sedachus ma- ximus (Gunn.)), ha guernito |’ interno della bocca d’ una frangia o graticcio branchiale a’ una particolare natura, che offre I’ ap- parenza di piccoli fanoni, somiglianti a quelli delle balene; questa frangia è situata lungo le enormi fessure branchiali del pesce e funziona come uno staccio per stacciare il suo nu- trimento — che da questa frangia branchiale provengono gli apparecchi studiati e descritti dall’ Hannover — che I’ esistenza di una tale frangia mette fuor di dubbio che questo squalo (1) Om Bygningen og vavihlingen af Skjcel og Pigge hos Bruskfisk, in K. D. Vidensk. Selsk. Skrifter, 5.8 serie, VII, 1867, con 4 tay. (?) Vedi per tutti questi autori le citazioni precedenti. SUL GENERE SELACHE 5I colossale non si nutra che di animalucci inghiottiti in massa, rigettando l’acqua a traverso la frangia, e non di piccole balene e delfini, come si disse da molti — che i raggi od elementi dei fanoni branchiali, per le ricerche di Hannover, devono essere considerati denti allungati e sottilissimi, la quale cosa dà un carattere generico unico alla Sedache (') —~ che in- fine, per la forma e natura di essi, questo genere esisteva nei mari d’ Europa già al periodo terziario, come lo prova |’ Hanno- vera aurata v. Bened., rinvenuta nel crag belga presso Anversa. Queste conclusioni sono importantissime e giuste e con esse cade la strana idea di Hannover che questi apparecchi potes- sero essere impiantati esternamente sulla pelle, come le spine di alcune razze. Allo Steenstrup però sono sfuggite le notizie, che dà in proposito anche il Cornish. Questi dice inoltre che un apparecchio elastico o pettine d’osso di balena si attacca al raggio branchiale mediante una flessibile cartilagine e ch’ esso serve ad impedire |’ uscita dall’ apertura branchiale d'ogni cosa che fosse entrata nella bocca, giacchè, quando questa viene aperta, i piccoli pettini cadono indietro ad an- golo retto insieme ai raggi branchiali. « The gills were very large and fleshy, even considering » the size of the openings and of the fish, and in front of » each, attached by a strong flexible cartilage to the ray, » was a slight elastic apparatus extending the whole length » of the ray, an inch and a half in depth, and which would » be precisely represented by a thin small-toothed comb made » of whalebone. When the mouth was opened during the » life of the fish these gill-rays were seen forming part of » the sides of it, and behind them was the very capacious » swallow, and as the mouth opened the little whalebone » combs involuntarily fell back to a right angle with the » gill-ray, and effectually barred the egress through the gills » of anything except water which might have been taken » into the mouth » (?). (4) Infatti io l’ ho inscritto nella frase del genere. (3) Mem. cit., p 2255. 52 P. PAVESI Cionondimeno la quistione del posto preciso di questi organi è ancora quasi vergine. Ma per fortuna io posso stabilirlo e le mie figure spiegheranno più chiaramente lo scritto; anzi ho aggiunto apposta uno spaccato semiteorico di un arco bran- chiale (fig. 1,3 e 4, a). A Premetto che i fanoni branchiali si trovano fissati sulla faccia posteriore di una membrana cartilaginea continuante il sospen- sorio ed il corno joideo, su entrambe le superficie dei quattro archi branchiali e sulla superficie esterna delle cartilagini faringee inferiori. Ma si continuano, bencliè più piccole, di sotto e di sopra fra un arco e l’altro, in modo che la serie posteriore delle setole di un arco fa seguito non interrotto alla serie anteriore di quelle dell’ arco successivo fino all’ ul- timo; la serie posteriore di questa seguita quella unica dei faringei, come I’ anteriore del primo arco è una continuazione della serie unica del sospensorio o corno joideo. Queste setole si attaccano alla lamina cartilaginea dell’ arco branchiale su di una linea regolare, che divide circa per metà la sua superficie. Laonde una porzione di esso è denudata, nascosta dai fanoni (fig. 3 e 4, 2) e la porzione esterna fra la linea di questi organi ed il margine libero provvisto dei raggi branchiostegi è tappezzata dalle lamelle branchiali (fig. 3 e 4, y). Le branchie però del 2.°, 3.° e 4.° arco si prolungano in basso anche sulla carena cartilagineo-membra- nosa, che collega la parte posteriore dei pezzi di coniugazione colla cintura toracica. Ho già detto che la base di ciascuna setola o fanone è ‘ larga e falcata; anzi la falce ha un orlo rilevato all’ an- golo del suo lato anteriore o posteriore ed il lato opposto serve di attacco all’ arco branchiale. Nella porzione filiforme esse si mantengono quasi parallele alla lamina cartilaginea dell’ arco, ma un po’ sollevate ben inteso in causa dell’ in- serzione, e sono dirette verso la cavità della bocca. Le setole sono fittamente avvicinate, quasi aderenti I’ una al- l’altra, e figurano proprio le barbe rigide di una robusta penna remigante, che però avesse le due serie del vessillo SUL GENERE SELACHE 53 parallele. Gli orli del lato anteriore o posteriore delle falci di tutte le setole di una serie, insieme al lato esterno, for- mano una costola sporgente dall'arco branchiale e perpendi- colare ad esso. La lunghezza delle setole è variabile a seconda del posto e della larghezza dell’ arco, che coprono in gran parte o dal quale sporgono. Sono molto più brevi m alto ed in basso, e sui faringei, più lunghe sul corno joideo e sospensorio. Le più lunghe nel nostro esemplare di Selache rostrata hanno 40 mill., ma possono giungere fino a 5 e 6 pollici nella S. maxima alulta. Forse ad archi branchiali avvicinati. pos- sono intrecciarsi quelle d’ un arco con quelle dell’ altro e fare un vero staccio. Hannover avrebbe trovato che questi raggi hanno la mede- sima struttura delle spine dermiche delle razze e degli squali e del pari formate di dentina, da equivalere a veri denti. Anch'io ho visto, con debole ingrandimento, che sono co- stituite da una materia cornea centrale giallo-brunastra e da una specie di smalto esterno, trasparente, screpolato e fragile, che si scioglie con effervescenza negli acidi anche diluiti. Queste circostanze fecero pensare allo Steenstrup che i suddescritti fanoni alludano alle appendici che si trovano sugli archi branchiali di molti pesci, specialmente di quelli che nutronsi di piccoli animali. Infatti tutti sanno che gli archi branchiali sono spesso forniti di organi in dipendenza della mucosa, e per tanto aventi origine dalle papille della medesima, aspri, sovente ossificati e sotto forma di tubercoli, di denti, tenaglie, punte, la- melle ecc. Queste appendici, proprie in generale dei pesci ossei, furono viste e figurate dall’ Alessandrini (!) anche nel Notidanus griseus, il quale le presenta sotto forma di grossi tubercoli ottusi; e similmente il chiar. prof. Panceri li ha (1) Observationes super intima branchiarum structura piscium cariilagt- neorum, in Novi Comment. Acad. Scient. Inst. Bonon., IV, pag. 381, tav PO UE 54 P. PAVESI visti negli Scy/lum, Acanthias ed Exanchus, come pure negli storioni e nelle chimere (1). Il caso da paragonarsi col nostro è piuttosto quello delle appendici lamelliformi. Ora è noto che i clupeidi in genere hanno,numerosi processi di tale forma sugli archi branchiali, che io ho osservato pure sviluppatissimi nello Seomber brachy- soma, lunghi ma rari nell’ Osteoglossum formosum, brevi e sottili nel Clarias anguillaris ecc. Ma in tutti questi però i processi si trovano sulla concavità dell’ arco branchiale e non sulle faccie laterali di esso, come nel nostro squalo. L’unico fatto di una simile topografia di appendici di questa natura, che io abbia visto, si verifica nel Pomatomus tele- scopium, e a quanto sappia è nuovo. Esso presenta alla meta delle superficie laterali di ciascun arco branchiale, fra il mar- gine concavo interno, e l’ esterno convesso, occupato dalle lamelle respiratorie, delle appendici rare e robuste. Sulla faccia anteriore od esterna del 4.° arco crescono in lunghezza dal basso in alto, fino all’ angolo dell’ arco, ove raggiungevano persino 25 mill. nell’esemplare adulto da me esaminato, della lunghezza totale di 0",345; e poi decrescono fino all’ unione dell’arco col cranio. Ma, sulla superficie posteriore dello stesso 1.° arco e successivamente su entrambi le superficie degli altri archi branchiali, eccetto la posteriore del 4.° ed ultimo, che n° è sprovvista, queste appendici sono più brevi ed uguali in lunghezza su tutto l'arco. Esse si articolano mobilmente sul- l'arco e sono dirette verso la cavità boccale; la loro estre- mità libera è generalmente ingrossata e portante delle asprezze, che del resto si osservano su tutto il margine interno delle appendici e passano sopra la stessa concavità dell’arco. Bisogna dunque convenire nel paragone dello Steenstrup, nello stesso tempo che prevengo che queste appendici o fanont branchiali non hanno nulla a che fare colle appendici prebran- chiali di Panceri delle cefalottere, e coi celebri apparecchi accessorii dei labirintiformi, dei Clarius ecc. (!) Sopra alcuni organi della Cephaloptera Giorna, Mem. di P. Panceri e I. De Sanctis, in Atti Accad. Pontaniana, vol. 1X, 1869, estr. p. 10. SUL GENERE SELACHE DI Cinture e pinne. — Per l’anzidetta ragione della poca calci- ficazione delle cartilagini, non posso distintamente vedere le parti delle cinture e pinne. Però, mi pare che la cintura toracica dev’ essere formata da una piastra mediana (fig. 1, 2) semiovale, colla convessità all’avanti e riunita ai pezzi joidei per la carena posteriore sopradescritta. Lateralmente essa si fonde con una cartilagine principale, prolungata in alto da un’ ala, o corno superiore (fig. 1, 2) compresso e falciforme, che naturalmente non ar- riva alla colonna vertebrale ed in basso forma un angolo sporgente, il quale si unisce, pure indirettamente, all’ arco faringeo inferiore. Degli elementi cartilaginei della pinna non distinguo nè le cartilagini principali, nè i raggi; il margine posteriore, in cui la lamina è più dilatata, sembra essere curvo a doppia S ed è seguito dalla pinna propriamente detta, la quale è tutta sfrangiata al margine interno, come volle figurare |’ Home (!), senza che però questo fatto abbia qualche importanza o pe- culiarità. Nello scheletro montato mi manca il pezzo mediano della cintura addominale, cioè a dire la barra trasversale, che rap- presenta proprio le pelvi. Evidentemente però doveva avere all’ esterno una sporgenza articolare doppia, perchè i pezzi laterali offrono due infossature glenoidee. Ciascuno di questi è disposto longitudinalmente all’ interno della pinna ed in forma di triangolo allungato o di bistori retto. Lungo il lato esterno si attaccano i bastoncini cartila- ginei, rari éd in doppia serie, che qui sono visibili. Il ver- tice posteriore del pezzo triangolare è seguito dalle appendici maschili. In complesso, questa cintura ed anche un pu’ la toracica ricordano quelle dell’ Alopias vulpes, descritte dal Molin (2). La seconda pinna dorsale e 1’ anale devono essere certa- mente spurie, cioè mancanti di scheletro; la prima dorsale (1) Addit.. tav. XVI. (2) Mem. cit., p. 70, 71, tav. XI, fie 2, oO P. PAVESI invece ha raggi cartilaginei, lunghi, ma non riesco a veder- vene piu d’ una serie. Finalmente la pinna caudale è naturalmente percorsa dai corpi delle vertebre, che sono 45, e non osservo processi spinosi di sorta. Encefalo (tav. II, fig. 6, 7, 8) Alcuni cenni sul midollo ed i nervi spinali di Blainville (*) e notizie imperfette sull’ encefalo di Home (?) compendiano quello che si sa intorno al sistema nervoso della Selache. Ma, come appare dalle figure e sì rileva esplicitamente dal testo di Home, l’encefalo da lui studiato era incompleto, mancando di parte degli emisferi cerebrali. Secondo il solito, l’autore si sbriga dal descrivere in dettaglio anche questo organo con rimandare alla brevissima spiegazione delle tavole. Inoltre egli non ha interpretato bene le parti anteriori dell’ encefalo, che gli rimanevano nel preparato. Dice (3) che sfortunatamente erano distrutti non soltanto i lobi olfatori, ma anche una porzione degli anteriori tubercoli quadrigemini; mentre invece questi appariscono completi nelle figure. Evi- dentemente l’autore mostra di credere a quattro lobi ottici, considerandone come anteriori i veri emisferi, che egli voleva chiamare con Haller, Cuvier ecc. lobi olfatorii. Le quali cose sono confermate nella spiegazione delle tavole (“), dove indica un terzo lobo (« a third tuberculum mutilated ») al davanti dei veri lobi ottici. L’ anatomico inglese ha pure mal a proposito confrontato il cervello di Se/ache con quello di un’ Acanthias, che è con- formato su di un tipo ben diverso, molto più semplice e vicino alla forma fondamentale embrionale degli encefali dei plagiostomi. ( () Ann. Mus., p. 128, tav. 6, fiz. 8. (2) Aga@tt., p. 280), tay. XIX e XX (9) Ivi, p. 231 (® Ivi, p. 240, tav. XIX, e SUL GENERE SELACHE 57 Checchè ne sia, le sue figure sono abbastanza buone e po- tranno servirci di confronto colla descrizione e colle figure nostre. Gli emisferi cerebrali o lobi comuni, risultanti dall’ associa- zione degli emisferi e dei lobi olfatorii, in una parola il cer- vello anteriore (fig. 6, 7 e 8, a) costituisce meno d’ un terzo della totalità dell’ encefalo. Esso disegna superiormente un ovale breve, quasi tanto lungo che largo. La superficie superiore è convessa e quasi liscia, cioè offre soltanto piccole striature ineguali. Però alla parte anteriore esterna vedesi una breve scissura che separa l’ origine dei tractus olfactori, divelti nel nostro pezzo; sembra che dovessero essere lunghi, giacchè non v’ è indizio d’ in- grossamento in vicinanza del cervello. La scissura però è pa- lese a sinistra superiormente (fig. 6, 2) mentre a destra lo è meglio al disotto (fig. 8, 5). Sulla linea mediana la massa del cervello anteriore pre- senta anche un solco profondo all’ avanti (fig. 6 e 8, c) ed un altro simile molto più profondo all’ indietro, che, quasi scissura cerebri magna, lo separano in due emisferi; ma la scissura è incompleta e lascia un’ area indivisa nel centro. Questi emisferi sono abbastanza divaricati all’ indietro da mostrare il terzo ventricolo (fig. 6, e), che era ricoperto dal plesso coroideo e la cui base è formata dai peduncoli del cervello. Al disotto vedesi di nuovo il solco mediano all’ avanti e sull’emisfero destro quel solco, che ne separa la base del nervo olfattorio. I peduncoli del cervello sono brevi, grossi e coperti intera- mente dai lobi ottici o cervello intermedio (fig. 6, 7 e 8, f). Questo è formato da due masse subrotonde od olivali, spor- genti ai lati della metà anteriore del cervelletto. Sono quelle dette dall’ Home tubercoli quadrigemini posteriori e figurate in entrambe le sue tavole (!). Essi sono più larghi all’ avanti (!) Addit., tav. XIX e XX, D. db. 58 | P. PAVESI che all’ indietro, si riuniscono sulla linea mediana anterior- mente, la superficie superiore è concava, l’ anteriore, laterale ed inferiore convesse, quasi liscie o con alcune strie longi- tudinali, che ne seguono la curvatura. Sotto i lobi ottici vediamo il cervello inferiore con V ipofisi ed i lobi inferiori, limitati al davanti dal chiasma dei nervi ottici. L’ ipojist 0 corpo pituitario (fig. 7 e 8, g) è postarfra i lobi ottici ed è abbastanza larga e di forma discoidale e piatta, con contorni irregolari. La metà anteriore de’ suoi margini esterni ed il margine anteriore sono circondati dai lobi inferiori (tig. 7 e 8, A), i quali costituiscono una fascia lobulata, con quattro lobuli da ciascuna parte, depressi e che appariscono compatti, cioè senza ventricolo. Il chiasma (fig. 8, 7) resta precisamente all’ innanzi del mezzo dei lobi inferiori e corrisponde al profondo solco, che divide il cervello anteriore dall’ intermedio. Il cervello mediano o cervelletto (fig. 6, 7 e 8, k), ben dise- gnato anche dall’ Home ('), è molto voluminoso relativamente alle altre parti dell’ encefalo e ne costituisce quasi la metà di lunghezza. Sta sopra ai lobi ottici colla sua metà anteriore, fino all’ avanti, come un modello nella sua forma; e colla sua metà posteriore ricopre bensi il cervello posteriore, ma soltanto piccolissima porzione del IV ventricolo o seno rom- boidale. In complesso ha una forma ovale allungata, è curvo in alto a volta o schiena di mulo, ed un po’ asimmetrico , piegandosi leggermente a sinistra nel mezzo. Esso presenta il differenziamento più comune ad osservarsi, cioè ha soltanto dei lobetti trasversali successivi, distinti in causa di solchi più o meno discosti l’ un dall’ altro, nella metà anteriore arcuati all’ innanzi, e rivolti colla convessità all'indietro nella metà posteriore. Questi solchi sono abba- (1) Add@it., tav. XIX e XX, a. a SUL GENERE SELACHE 59 stanza profondi e si dirigono verso quel prolungamento del cervelletto, che è laterale ed inferiore, cuneiforme e sta fra i lobi ottici ed il midollo allungato. Ma i solchi non giun- gono fin qui in basso, eccetto il più largo e profondo, quello cioè che distingue il cervelletto in una metà anteriore ed una posteriore. Ciascuna è divisa in cinque lobi da quattro solchi trasversali; i due posteriori sono 1 più grossi. Il cervello posteriore (fig. 6, 2) è, come di solito, una sem- plice benda trasversale, la quale fu bensì figurata dall’ Home (!), ma egli la lascia tutta allo scoperto del cervelletto, mentre ne sporge appena ai lati del suo lobo posteriore, a meno che non sia questa un’ altra differenza specifica fra la Sedache maxima e la rostrata. Finalmente il retrocervello 0 midollo oblungato (fig. 6, 7 e 8, m) è grande e sviluppato in tutte le sue parti. L’ ampio seno romboidale (fig. 6, n) è scoperto quasi affatto, ovale o piriforme colla base all’ innanzi, dove si amplifica poi lateral- mente. Esso è quivi limitato dai corpi restiformi (fig. 6, 0), indicati pure dall’ Home (?), grossi, che convergono all’ indietro ed in parte proteggono col loro lembo interno i cosidetti lobi del vago (fig. 6, p). Questi non sono che due fascetti bianchi, senza neanche le solite intumescenze rotondeggianti o a mo- nile, ma cilindrici, stretti; e poi vengono coperti affatto dai cosidetti obi del trigemino (fig. 6, q), anch’ essi piccoli, de- pressi e che completano la chiusura del seno rombcidale in questo punto, già in parte fatta dai lobi posteriori del cer- velletto. I corpi restiformi costituiscono poi alla parte anteriore le solite pieghettature, quali nastri circonvoluti, cioè le cosidette Jimbrie dei corpi restiformi (fig. 6 e 7, r). All’ interno dei lobi del vago corrono ben inteso i due funiculi teretes (fig. 6, s) o fascetti nervosi posti ai lati della linea mediana, dov’ è il tetto del ventricolo del retrocervello, che è una spaccatura longitudinale, la quale arriva fino alla superficie inferiore. (1) Addit., tav. XX (senza lettera) (Ivi, fav. XX, c.c. 60 P. PAVESI Di quest’ ultima altre parti non meritano menzione all’ in- fuori delle piramidi (fig. 8, t), che trovansi ai lati della linea mediana. Segue il midollo spinale (fig. 6,7 e 8, wu). I nervi cranici erano quasi tutti staccati o rotti e non mi restano palesi che il nervo ottico (fig. 7 e 8, v), i nervo trocleare (fig. 6,7 e 8, x) e le radici del vago (fig. 6, 7 e 8, y). Una descrizione dell’ encefalo della Selache era importante non solo come cognizione isolata, ma per comparazione e onde segnare il giusto posto che gli appartiene fra gli encefali dei pesci e specialmente degli altri plagiostomi. Alcuni pochi preparati e piuttosto le figure e descrizioni che trovo nei levori pubblicati sull’argomento dal dottor Busch (!) e di recente, con molta dottrina, dal chiar. Mik- lucho-Maclay (?), mi dimostrano che l’encefalo di Selache deve prender posto in un gruppo di forme assai elevate, benchè l’ accentramento delle parti non sia per anco tale da poterlo ascrivere ad una forma affatto superiore. Infatti pel differenziamento del cervello medio, molto svi luppato e solcato di traverso, ripete press’ a poco quello di Carcharias glaucus (3). Anzitutto l’ encefalo di Selache si av- vicina a questo più che ad ogni altro, sebbene abbia moltis- simi rapporti con quello di Galews canis, di Lamna Spallan- santi (4), di Carcharodon Rondeletii, che ho sott’ occhi “insomma dei lamnidi e quindi deve riferirsi al terzo gruppo di Miklucho- Maclay. Si avvicina anche molto a quello che l’ autore medesimo de- scrive e figura (*) come appartenente ad uno squalo preso nelle acque sicule e creduto dubitativamente del genere Carcharias. Anzi il noto viaggiatore ed anatomico russo soggiunge (5) che (1) De Selachiorum et Ganoideorum encephalo, Diss. inaug., Berolini, 1848. (2) Beitrdge sur vergleichende Neurologie der Wirbelthiere, I. Das Gehirn der Selachier, Leipzig, 1870. s (3) Busch, tav. III, fig. 4,5 — Mikl. Macl., p. 23, tav. IV, fig. 11, A. (*) Busch, tav. III, fig. 1, 2 — Mikl. Macl., p. 22, tav. IV, fig. 8; p. 26; tav. V, fig. 3. 5 (5) Mem. cit., p. 24, tav. V, fig. 1 (8) Ivi, p. 24, nota 37 SUL GENERE SELACHE 61 il preparato del cervello di Se/ache conservato al Collegio dei Chirurghi di Londra presenta quasi lo stesso differenziamento nel cervello mediano di quello sconosciuto Carcharias. lo osservo però che in quest’ ultimo il cervelletto è diviso, oltre che dai solchi trasversali, in cinque masse più o meno grandi ed ir- regolari, che non si osservano affatto nelle figure di Home, le quali riproducono quel preparato, nè nel mio sono visibili. Lo sviluppo poi del retrocervello e la estensione delle sue parti, riuniscono quello di Sedache a quello di Carcharias e dei lamnidi, mentre in quello di Zygaena malleus (') esse sono molto costipate, similmente che nella Dicerobatis o Ce- phaloptera, il cui encefalo fu egregiamente descritto e figu- rato dal mio collega prof. L. De Sanctis (?). Anzi per l’accentramento di tutte le parti encefaliche mi pare più ragionevole seguire |’ opinione dello stesso De Sanctis e costituire un quarto gruppo a parte per gli encefali di Zy- gaena, Dicerobatis, Myliobates e Trygon, che Miklucho vorrebbe riuniti nel terzo gruppo con quelli di Galeus, Mustelus, Car- charias, lamnini ece. Pero gli encefali del terzo gruppo sono anche caratterizzati da un impari cervello anteriore, mentre nel nostro vediamo quasi una divisione in emisferi per una grande scissura, quan- tunque incompleta nel mezzo. Un cenno di solco si osserva in parecchi altri cervelli di plagiostomi, ma non mai così profondo. Questo segnerebbe un gradino più basso, se d'altra parte vedessimo pure una separazione in lobi anteriori e po- steriori per un solco trasverso, come nel Carcharias glaucus , o solchi incrociati da farne risaltare quelle eminenze ton- deggianti, che vediamo sul cervello di Ga/eus canis ed altri. Cuore (tav. III, fig. 1, 2). Il cuore del nostro squalo non devia dal tipo ordinario, ma presenta qualche particolarità degna di nota o differisce da (4) Busch, tav. 11, fig. 5 — Mikl. Macl., p. 25, tav. V, fig. 2. (*) Panceri e De Sanctis, mem. cit., p. 28, tav. II. 62 P. PAVESI quanto ne dicono e figurano Home (') e Blainville (*) per la Selache maxima; anzi s' allontana assai dal cuore dello squalo di Home e nella forma e nei dettagli. Del seno di Cuvier (fig. 1, d) mi rimane soltanto però la porzione più prossima all’ orecchietta, quasi un brevissimo e largo tubo con bocca rivolta a destra. L’ adito nell’ orecchietta, è chiuso in gran parte da due grandi valvole semilunari a destra e a sinistra (e, /). Prima della valvola sinistra esiste anche i’ apertura delle vene coronarie, che per poco tratto si riuniscono in una sola, limitata anteriormente ed a destra da una piccola valvola (9), non accennata dal Blainville e che risponderebbe alla valvola del Tebesio. L’orecchietta (a), contrariamente a ciò che dice Blainville, non è posta a destra, ma piuttosto obliquamente a sinistra, sopra 1 due terzi anteriori del ventricolo ed all’ avanti copre anche quasi tutto il cono arterioso. Essa non è molto grande ed ha la forma generale d’ una piramide, finita all’ avanti in punta ottusa e che alla base sporge con due auricule laterali al seno di Cuvier. Le sue pareti hanno un aspetto spugnoso. La superficie in- terna è percorsa in tutti i sensi da colonne carnose, le quali partono dalle valvole, che la separano dal seno. Infatti queste inferiormente si avvicinano e danno origine od attacco ad una colonna, che si prolunga direttamente all’ innanzi per scom- porsi in un fascio di fibre e spandersi lateralmente quand’ è quasi giunta all’ apice dell’ orecchietta. Questa colonna fa spor- genza nella cavità e la divide come in due parti ineguali, la sinistra più ampia. Dallo stesso punto, ma al disotto del fascio principale, ne sorge un altro, che si distribuisce a destra e s' intreccia con un terzo, il quale origina dall’ inserzione superiore della valvola corrispondente. Anche a sinistra la su- perficie dell’ orecchietta è percorsa dalle suddivisioni di un fascio proveniente dall’ inserzione superiore della valvola omologa. (1) Anat. Account, p. 209; Addit., p. 229, tav. XVIII. (2) Ann. Mus., p. 114. SUL GENERE SELACHE 63 La maggior parte di questi fascetti carnosi sono aderenti per intiero; lasciano però fra loro non poche infossature ro- tondeggianti, dove le pareti dell’ orecchietta sono sottilissime e formerebbero dei bitorzoli sull’ esterno quando fossero iniet- tati di sangue, ma sono sempre visibili (h). La quale cosa ricorderebbe le fovee del ventricolo. del cuore dei batraciani, se lo scopo della loro presenza non fosse affatto diverso e nel caso nostro non fossero inservibili alla nutrizione dell’ organo, che è riempiuto semplicemente da sangue venoso e non è sprovvisto di una speciale rete sanguigna. Anche tuttii fasci muscolari sono percorsi longitudinalmente da vasellini ar- teriosi. L’orificio auricolo-ventricolare (fig. 2, n) è una lunga fendi- tura, che corrisponde circa ai due terzi posteriori del sacco sinistro dell’ orecchietta, onde riesce anche a sinistra nel ven- tricolo, e non a destra secondo che scrive il Blainville; la commissura anteriore però sì termina infatti a piccola distanza dall’ orificio bulbo-ventricolare. Dalla parte dell’ orecchietta prendono origine quivi dei fasci carnosi; e, divaricando i margini del foro, si vedono in fondo le valvole che descriverò in appresso. Il ventricolo (fig. 1, 6) non ha la forma globosa, più larga che lunga, figurata dall’ Home, e manco è conoide, come se- condo Blainville, ma è tetraedrico a spigoli molto tondeg- gianti. Esso cioè ha la forma comunemente presentata dai pesci ossei, mentre nei cartilaginei è d’ ordinario arrotondato e depresso. Qui la base del cuore sarebbe, a vece della parte più estesa, il vertice del tetraedro, dove un solco profondo separa net- tamente il ventricolo dal bulbo arterioso. Il ventricolo in posto doveva volgere naturalmente in basso lo spigolo più acuto e più lungo. Opposta a lui trovasi la faccia superiore, ricoperta in parte dall’ orecchietta, e quella, del pari che le laterali, che sono molto più ampie, è trian- golare tronca all’ innanzi. Ma la’ faccia superiore somiglia piuttosto alla posteriore o base del tetraedro, per essere pye- 64 i P. PAVESI fondamente solcata ossia concava. La lunghezza massima at- tuale del ventricolo è di 0", 70, l'altezza maggiore di 0", 50 e minima di 30 mill., come la base del tetraedro ne è larga circa 40. Lo spessore delle pareti del ventricolo è enorme, da 15 a 25 mill., specialmente all’ indietro, in modo che la cavità (fig. 2, 4), nel cadavere ben inteso, è ridotta ai minimi termini; tanto più che è percorsa da una grossa colonna carnosa a destra e da altre minori, tutte aderenti, che lasciano fra loro dei vacuoli o fovee ovali o rotonde, figurate anche dall’ Home. Parecchie colonne si attaccano all’ orifizio bulbo-ventricolare. lo ho rappresentato l’ interno del cuore, aperto con un ta- gliente che passò per lo spigolo maggiore, anche per mostrare queste parti. Per poco che si esamini la superficie di sezione, vedesi distintamente che le pareti del ventricolo sono costituite da due strati muscolari, uno esterno o corticale (a) e l’ altro profondo (4) più grosso e con fibre dirette in diversi sensi. Nel superficiale le fibre sono tutte dirette obliquamente dal- l'alto in basso e verso l’indietro. I due strati muscolari sembrano essere molto lascamente uniti, da lasciar quasi una cavità frammezzo, la quale mi si è fatta molto palese per uno stravaso dall’ iniezione venosa della faccia sinistra. Questo fatto non è nuovo, anzi fu già osservato in molti pesci (‘), e si crede dovuto piuttosto ad un’ alterazione cadaverica che ad altro. L’ orificio auricolo-ventricolare presenta, dalla parte del ventricolo, due valvole triangolari assai larghe e robuste, che ho figurate tese (c, d), ma che, a ventricolo chiuso, stanno piegate in due metà pure triangolari, le quali appariscono sporgenti con la costa nel fondo dell’ orifizio, visto dalla parte dell’ orecchietta. À Home non ne figura che una sola (*), caso che sarebbe (1) Milne Edwards, Legons sur la physiol. et Vanat. comp. , III, p. 320, nota 1. (2) Addit., tav. XVIII, c. SUL GENERE SELACHE 65 stato ammesso come generale negli squali da Cuvier (!), ripe- tuto dall’ Edwards (?), mentre poi invece sono due nei plagio- stomi in genere e precisamente due furono descritte dal Blainville anche nella Sedache maxima. Se non che, oltre queste valvole maggiori, io osservo nel cuore della S. rostrata due altre valvole, accessorie (e, f). Nessuno fa parola di esse e credo che un fatto simile non siasi mai verificato finora che nell’ Orthagoriscus (3); ma, a parte la diversità del posto, mi ricordano anche le piccole valvole accessorie, che trovansi fra le due maggiori all’ ostium arteriosum del cuore dello Xiphias gladius (*). Le valvole maggiori hanno il margine libero che forma una perpendicolare colla direzione dell’ orifizio auricolo-ventricolare, e negli attacchi esterni restano un po’ distanti l’una dall’ altra, onde un piccolo spazio non sarebbe chiuso nella sistole del ventricolo. Orbene questo non succede, poichè da ciascun lato si trova una delle valvolette accessorie, compresa fra le mag- giori e fatta a saccoccia, col fondo cieco volto verso l’ orificio auricolo-ventricolare ed il margine libero verso la cavità del ventricolo, rispondendo ad una profonda fovea ovale. I lembi di queste valvole si prolungano fino a congiungersi quasi a quelli delle valvole maggiori. Il bulbo o cono arterioso (fig. 1, c) (5) è lungo circa 35 mill., ha pareti muscolari e spesse, da 2 a 4 mill. Esso pre- senta nell’ interno i tre verticilli di valvole sigmoidee, cia- scuno composto di tre, ben descritte dal Blainville e figurate dall’ Home (9). i Le valvole del verticillo superiore (fig. 2, 9) sono le mag- (1) Anat. comp. , VI, p. 341 (ed. Bruxelles III, p. 109). (2) Legons, III, p. 319, nota 1. (3) Wellenberg, Observ. anat. de Orthagorisco mola, fig. 4 (citat. in Edwards, Lecons, ivi. (4) J. Muller, Ueber den Bau und die Grenzen der Ganoiden, tav. V, fig. 5, v.o., in Abhandl. k. Akad. d. Wissensch. zu Berlin, 1844. (5) Gegenbaur (Grundsiige d. vergl. Anatomie, ed. 2., p. 8:9) vuol riserbare il nome di conus arteriosus soltanto al bulbo del cuore dei plagiostomi, che presenta uno strato robusto di fibre muscolari striate. (§) Addit., tav. XVIII, e.e. e. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 5 66 P. PAVESI giori e libere al margine; mentre quelle dei verticilli infe- riori (4, 7) sono più piccole ed a margine fornito di brigliette, che le legano anche in alto alle pareti del bulbo. Queste brigliette però sono variamente numerose per ciascuna val- vola, e non soltanto quattro come scrive Blainville. Pel numero, la disposizione e le brigliette queste valvole sono identiche a quelle del cono arterioso della Lamna cor- nubica, figurata da G. Muller ('). Pel numero del resto con- cordano con quelle di Zygaena, Mustelus, Acanthias, Alopias ece.; la loro disposizione poi pare un caso comune, giacché Panceri l’ha pure verificata nella Cefalottera (?). Inoltre, le valvole del verticillo superiore sono alquanto sottili, eccetto nel mezzo, dove vengono rinforzate da un prolungamento delle colonne elastiche del bulbo. L’ endocardio, che costituisce colle sue ripiegature queste valvole, si fa palese fino nel ventricolo ad un centimetro sotto il bulbo. Il bulbo è continuato poi dall'arteria branchiale (fig. 1, è), di cui nel mio pezzo anatomico ho un breve tratto prima di ogni sua suddivisione. La vascolarizzazione propria del cuore fu accennata con brevi parole dal Blainville, ma merita di essere descritta e figurata per la sua ricchezza. Due sono le arterie coronarie ed anch’ io non posso studiarle alla loro origine, ma già sull’ arteria branchiale, che seguono longitudinalmente. Una è inferiore, |’ altra superiore. Esse si comportano nello stesso modo, riguardo alle loro divisioni, che succedono all’ origine dell’ arteria branchiale sopra il bulbo, e poi al solco bulbo-ventricolare, dove si di- cotomizzano per ramificarsi in seguito sul ventricolo. I tronchi primarii prima di giungere su questo, danno molti rami al bulbo e l’orecchietta è irrorata da rami della coronaria superiore. (1) Ganoid., tav. V, fig. 4, a.d.e. (?) Panceri e De Sanctis, mem. cit. p. 14, tav. I, fig. IV. SUL GENERE SELACHE 67 La coronaria inferiore (4), avanti di giungere sul bulbo, ad un centimetro circa sopra le interne valvole sigmoidee maggiori, si divide in tre rami principali. Il mediano (2) si dirige in basso e dopo pochi millimetri manda un ramo late- rale a destra, il quale si scosta sempre più e finisce sulla metà anteriore della faccia destra del ventricolo, mentre anche contribuisce a formare la copiosa rete arteriosa del bulbo. Poi questo ramo mediano della coronaria inferiore si continua quasi rettilineo fin presso il solco bulbo-ventricolare, ove di nuovo si divide in due rami; quello di destra, più sottile, prolungasi tortuoso ed arriva fino all’ angolo solido inferiore del ventricolo ed alla faccia pusteriore; quello di sinistra è più grosso e dividesi poi in tre, due dei quali si distribuiscono sulla faccia sinistra del ventricolo, specialmente verso |’ angolo solido inferiore, e l’altro ne segue invece lo spigolo cor- rispondente. Il ramo destro (m) di questa coronaria si dirige molto obli- quamente all’ indietro ed in alto, mandando quasi subito un discreto ramoscello che si scompone nel bulbo. Poi forma un angolo assai ottuso e si dirige rettilineo all’ indietro. Al solco bulbo-ventricolare dividesi in due, il superiore dei quali è molto più grosso ed entrambi irrorano la metà anteriore della faccia destra del ventricolo, l’ angolo solido superiore destro ed anche un po’ delle faccie superiore e posteriore. Il ramo sinistro della coronaria inferiore dà origine subito ad un ramoscello, che forma la rete del bulbo ; quindi si conti- nua ramificandosi sulla parte anteriore del ventricolo, essendosi diviso in due rami principali prima del solco bulbo-ventricclare. La coronaria superiore (2) resta indivisa fino in corrispon- denza delle valvole sigmoidee maggiori, cioè comincia a ramificarsi più in basso della coronaria inferiore. Però manda già da sinistra i soliti ramoscelli al bulbo; quindi si dicotomizza. Il ramo sinistro (0) è quasi sulla stessa linea della coro- naria primitiva, dividesi a sua volta in due prima del ven- tricolo e ne va ad irrorare a sinistra la faccia superiore, non che l’ inferiore dell’ orecchietta. 68 P. PAVESI Il ramo destro (p) della coronaria primitiva piega per pochi millimetri obliquamente a destra, poi forma angolo ottuso, discende parallelamente al ramo destro della coronaria infe- riore, dividendosi al solco bulbo-ventricolare nei soliti due rami secondarii. Essi tengonsi poco discosti l’ un dall’ altro, coperti dall’ orecchietta, seguono la depressione della faccia superiore del ventricolo e finiscono per nutrirne in alto la faccia posteriore. Questo ramo destro della coronaria superiore, là dove forma l'angolo, sì anastomizza mediante un grosso arco, od arteria comunicante (q), col ramo destro della coronaria inferiore. Sulla convessità dell’ arco, volta all’ innanzi, sorge un ramoscello, ricorrente sull’ arteria branchiale. La superficie superiore dell’ orecchietta è nutrita da un’ ar- teriuzza (7), che proviene dalle estreme diramazioni del ramo destro della coronaria superiore, attraversa le pareti del seno di Cuvier e, seguendo il margine aderente delle valvole, per- fora in alto la parete dell’ orecchietta, per suddividersi ‘in moltissimi ramoscelli. Com’ ho detto, le vene coronarie confluiscono in una sola (s), la quale sbocca nel seno, appena prima dell’ orecchietta. Il sistema venoso è certamente più sviluppato sulla faccia si- nistra che destra del cuore. Quattro sono i vasi principali e le loro diramazioni si mantengono quasi sempre satelliti delle arterie 0 vi passano sotto. Le vene della metà superiore o anteriore del ventricolo e le venuzze, che completano la rete vascolare del bulbo, si congiungono in un vaso (fig. 2, 2), il quale segue il solco bulbo-ventricolare ai lati dell’ orecchietta. Sulla tavola (fig. 1) sono visibili a destra i due rami ve- nosi principali della base del ventricolo. Il primo (4) sta fra il ramo destro dell’ arteria coronaria inferiore ed il ramoscello laterale destro del suo ramo mediano; |’ altro (w) fra il ramo destro del mediano e lo spigolare. Le vene della parte posteriore del ventricolo confluiscono in due grossi alberi (fig. 1, v, x; fig. 2, m), le cui rami- SUL GENERE SELACHE 69 ficazioni sono distese sulle faccie laterali di esso, specialmente lungo gli spigoli posteriori, concentransi agli angoli solidi su- periori e piegano e convergono per sboccare insieme alle altre vene suddescritte. L’ albero di sinistra è maggiore dell’ omo- logo di destra e comincia già, con le sue estreme diramazioni, sull’ angolo solido inferiore del ventricolo, arrivando persino sulla faccia destra; un ramo maggiore poi deriva dal centro della faccia sinistra. Le venuzze dell’ orecchietta confluiscono in un vasellino, che traversa, in linea obliqua verso sinistra, le pareti della coronaria estrema e sì apre vicinissimo al suo sbocco. Genova, 1 Agosto 1874. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tver Pig. 1. Squalo di Lerici [Sedache rostrata (Macri)| veduto di profilo, da una fotografia del preparato a secco, esistente nel- l’ Università di Genova, ridotto a circa '/,, grand. nat. Fig. 2. Lo stesso veduto da sopra. a. Spiragli. b. Spinette del muso, coi piccoli solchi trasversali nudi, in cul sì vedono i fori od aperture dei canali mucosi. Pig. 5. Lo stesso veduto da sotto. Tav. II. Fig. 4. Scheletro della testa, dell’ apparato maxillo-palatino e joideo-branchiale, con la cintura toracica, veduto dal lato sinistro e ridotto a circa !/, grand. nat. 70) Fig. 2. Cranio veduto da sopra, !/ TP. PAVESI 4 circa grand. nat. Fig. 5. Arco branchiale con lamelle respiratorie e fanoni. Fig. 4. Sezione di un arco branchiale. Le lettere delle figure precedenti hanno lo stesso significato : a. Scatola cranica od eminenza ovoidea: b. Fontanella del cranio. c. Fori che conducono nella cavità del cranio. d. Cavità otico-oculare. e. Volta della capsula periotica. Jj. Volta oculare. y. Padiglioni nasali. h. Rostro. i. Lamina vomerina del rostro. k. Listerelle o rami frontali. I. Listerella esterna. m. Listerella interna. n. Lista mediana, fusione delle due precedenti. c. Cartilagini odontoidee superiori. p. Cartilagini odontoidee inferiori. q. Suspensorium. r. Corna del joide o lamina inferiore del sospensorio. s. Raggi cartilaginei branchiostegi. t. Lamina cartilaginea dell’ arco branchiale. wu. Carena che continua all’ indietro i pezzi di coniugazione del joide. v. Faringei inferiori. x. Fanon branchiali. y. Branchie. 3. Piastra mediana della cintura toracica. È Sua ala superiore. cv. Colonna vertebrale. Fig. 5. Denti di Fig. 6. Encefalo Fig. 7. Encefalo Fig. 8. Encefalo diverse forme, al triplo grand. nat. veduto dalla superficie dorsale. veduto dal lato sinistro. veduto dalla base. SUL GENERE SELACHE 71 Le fig. 6, 7 e 8 sono in grandezza naturale ed hanno le stesse lettere esplicative. u. Cervello anteriore od emisferi cerebrali. b. Scissura all’ origine dei tractus olfactori. c. Soleo anteriore del cervello. d. Solco posteriore del cervello. e. Terzo ventricolo. Jj. Cervello intermedio e lobi ottici. g. Ipofisi o corpo pituitario. h. Lobi inferiori. 7. Chiasma dei nervi ottici. k. Cervello mediano o cervelletto. I. Cervello posteriore. in. Retrocervello o midollo oblungato. n. Seno romboidale. o. Corpi restiformi. p. Lobi del nervo X o vago. q. Lobi del nervo V o trigemino. ‘y. Fimbrie dei corpi restitormi. s. Funiculi teretes. t. Piramidi. uw. Midollo spinale. v. Nervo ottico. x. Nervo trocleare. y. Radici del vago. Tav. III. . Fig. 1. Cuore in posizione obliqua, ridotto a */, grand. nat. a. Orecchietta. b. Ventricolo, del quale si vedono la faccia destra, la poste- riore e parte della superiore. c. Bulbo arterioso. d. Seno di Cuvier. e. f. Valvole semilunari allo sbocco del seno di Cuyier ‘nel- l’orecchietta. T2 P. PAVESI g. Valvola del Tebesio. h. Sporgenze corrispondenti alle fovee dell’ orecchietta. î. Arteria branchiale. k. Arteria coronaria inferiore. /. Ramo mediano dell’ arteria coronaria inferiore. m.Ramo destro dell’ arteria coronaria inferiore. n. Arteria coronaria superiore. o. Ramo sinistro dell’ arteria coronaria superiore. p. Ramo destro dell’ arteria coronaria superiore. q. Arteria comunicante della coronaria superiore colla inferiore. r. Arteriuzza della superficie superiore dell’ orecchietta. s. Sbocco delle vene coronarie nel seno di Cuvier. t.u. Rami venosi della faccia destra del ventricolo, che sboc- cano nella vena bulbo-ventricolare. v.x. Vene della parte posteriore del ventricolo. Fig. 2. Cuore diviso per metà dallo spigolo inferiore, */, grand. nat. a. Strato carnoso corticale del ventricolo. 6. Strato profondo. c.d. Vaivole maggiori dell’orificio auricolo-ventricolare, ante- riore e posteriore, tese per |’ allontanamento delle due metà del ventricolo. e. f. Valvole accessorie semilunari, destra e sinistra. g- Verticillo superiore delle valvole del bulbo arterioso. h. i. Verticilli inferiori delle valvole del bulbo arterioso, colle loro briglie al margine. lk. Cavità del ventricolo. I. Vena del solco bulbo-ventricolare. m. Vena posteriore del ventricolo. n. Orificio auricolo-ventricolare, veduto dall’ interno del ven- tricolo. 7 / \ 4 s Annali del Museo Civico VolVI 1874 Fig 4. aes 06 L Fea A Gestr Tav IL Jat Armano, Carabona e (bella DUO POSTI 2 DIODE) OLIVO VT n Ge DTT sS TOLI E 87 I TOA/001A1) 0A SAT] [op TEU mos Da di E a Ps ni tei I Dei) to DI NUOVE. SPECIE DI UCCELLI DELLE ISOLE ARU E KEI RACCOLTE DA PpoarDo PECCARI E DESCRITTE DA ] ommaso SALVADOR! Il Wallace ed il Rosenberg hanno fatto molto jer la co- noscenza degli animali delle Isole Aru, e delle Kei; tuttavia molto resta da fare. Recentemente anche il Beccari ha visitato queile isole e le sue collezioni ricchissime sono splendido or- namento del Museo Civico di Genova. La raccolta ornitologica, fatta dal Beccari, consta di circa 1000 individui appartenenti a circa 160 specie. Essa sarà argomento di un lavoro speciale, che mi propongo di fare in seguito; per ora mi limito a de- scrivere alcune specie, che mi paiono nuove. Cychlopsitta aruensis, n. sp. Psittacula diophthalmus (!), G. R. Gr., P. Z. S. 1858, p. 195 (partim). Psittacula diophthalma, G. R. Gr. (nec Hombr.& Jacq.), List Sp. B. Brit. Mus. III, 2, Psittacidae, p. 90 (1859). — Id., Cat. B. New Guin. pp, 42, 60 (partim) (1859). — Id., P. Z. S. 1861, p. 437. — Schleg., Mus. P. B. Psittaci, p. 75 (partim) (1864). — Id., Ned. Tijdschr. v. Dierk. III, p. 231 (parti) (1866). — Finsch, Die Papag. II, p. 628 (partim) (1568). 5 Opopsitta diophthalma, Rosenb., Journ. f. Orn. 1862, p. 65. — Id., Na- turl. Tijdschr. v. Nederl. Ind. 1863, p. 226 (parti) 74 T. SALVADORI Mas. Mauri C. pioputuALMAR sdmillimus, sed colore rubro ca- pis pallidiore; vertice vie flavicante ; macula cyanea anteocu- lari minori et pallidiori; macula azurea subgenali magis antice protracta. Form. Deset omnino ruber color capitis; fronte et regione suboculari cyaneis ; gents griseis, sublus azureo-circumdatis. Long. tot. 0", 160; al. 0", 088; caud. 0", 050; rostr. 0", 015; tarsi 0”, 010. i Maschio. Color dominante verde, volgente un poco al giallo sulle parti inferiori; sincipite, redini, gote e regione auricolare di color rosso; sul vertice, presso il confine del rosso, una traccia di giallo; al disopra ed al davanti degli occhi una macchia azzurro-oltremare; sotto il rosso delle gote una macchia a guisa di largo margine azzurro, che si estende fin sul mento;» fianchi gialli; 1° remigante nera, le altre bruno-nere, col pogonio esterno azzurro; le secondarie hanno una macchia gialla presso la base del pogonio interno; le terziarie sono verdi e le ultime hanno il pogonio interno rosso; cuopritrici superiori delle ali verdi; le inferiori di color verde, volgente al giallo, tranne le maggiori, che sono nericcie, con una mac- chia gialla sul pogonio interno; coda verde; piume del sotto- coda verdi, coi margini volgenti al giallo. Femmina. Differisce dal maschio pel colorito della testa, sulla quale non v’ ha traccia di rosso. Sincipite, redini e una stria, che si estende fin sulle piume auricolari, azzurro-oltre- mare chiaro; gote grigie, marginate inferiormente da una larga fascia azzurra, come nel maschio (!). “Hab. Isole Aru (Wallace, von Rosenberg, Beccari). Lo Schlegel ha fatto già notare che gl’ individui femmine delle Isole Aru, riferiti finora alla C. diophthalma, differiscono da quelli di Mysol e di altre regioni, per vari caratteri, e specialmente per la mancanza di color rosso sulla testa. Il Beccari ha inviato due soli individui di Lutor nelle Isole Aru; (@) Il becco, tanto del maschio, quanto della femmina, è bianchiceio colla punta scura, ma probabilmente per causa del disseccamento. NUOVE SPECIE D' UCCELLI 75 essi sono maschio e femmina, e confermano l'osservazione dello Schlegel, per cui non ho esitato a considerarli come appar- tenenti ad una specie distinta, rappresentante nelle Isole Aru la C. diophthalma della Nuova Guinea, di Mysol e di Salawatty. La costante mancanza di color rosso sulla testa delle fem- mine di Aru toglie ogni valore alla supposizione del Finsch che gl’ individui cosifatti siano giovani. lo ho potuto confrontare i due individui suddetti con sei altri della C. diophthalma, cioè con un maschio giovane di Putat presso Andai nella Nuova Guinea, con due maschi ed una femmina di Mysol, con una femmina di Kavijave (?) (Coll. Turati) e finalmente con un maschio di località ignota: 1 tre maschi adulti sono affatto simili tra loro, e differiscono dal maschio delle Isole Aru pei caratteri sopra indicati, le due femmine differiscono dai maschi per avere una sottile stria rossa, che dalle redini passando sotto | occhio si estende fino nella regione auricolare, e per le gote grigie, leggermente giallognole, o rossigne, e marginate inferiormente dalla fascia azzurra, come nei maschi ('); finalmente l’individuo di Putat, raccolto dal signor D’ Albertis, segnato 7, è similissimo alle femmine pel colorito; esso è un giovane, come si scorge facil- mente per le sue dimensioni molto minori, per la smarginatura del becco, nella quale si distende una membrana secca, e finalmente per la superficie del suo becco, specialmente della mandibola inferiore, affatto liscia, senza strie di sorta. Questo è l'individuo menzionato dallo Sclater (P. Z. S. 1873, p. 697). Esso è assai interessante in quanto che dimostra che 1 gio- vani della C. diophthalma non mancano di rosso sulla testa, come ha supposto il Finsch. Graucalus pollens, n. sp. Saturate plumbeus ; subalaribus concoloribus ; remigibus nigri- cantibus, inferius canescentibus; tectricibus alurum inferioribus ma- (1) GV individui cosifatti sono stati creduti giovani e non femmine adulte dal Finsch (Papag. II, p. 629), ma il Meyer recentemente ha dimostrato come essi siano in realtà femmine adulte (Sitzh. der hk. Akad. der Wissensch. 1, AUth. Marz. Heft, 1874). 76 T. SALVADORI joribus canis, apice subtiliter nigro-marginatis ; cauda nigra, rectrice extima utrinque apice nonnihil pallente ; iride, rostro, pedibusque nigris. Mas. Margine frontali, capitis lateribus guttureque nigris, sed non circumscripte, nitore nonnullo virescente coracino. Form. Vix pallidior ; fere unicolor, loris obscurioribus. Long. tot. 0", 340-0", 355; al. 0", 183-0", 175; caud. 0", 165- 0", 160; rostr. 0", 030-0", 028; tarsi 0", 030-0", 028. Hab. Isole Kei (D’ Albertis); Kei Bandan (Beccard); Kei Ralan (Beccar?). a. 4. Dicembre 1872. Iride, becco e piedi neri (D’ Albertis). Fronte, lati della testa e gola nero lucente, con riflessi verdi. b. 593. 2? Kei Bandan 29 Luglio 1873. Simile al precedente. c. 594. 9. Kei Bandan 29 Luglio 1873. Differisce dal maschio pei caratteri sopra indicati. d. 595. 9. Kei Bandan 29 Luglio 1873. Simile al precedente, ma le remiganti hanno un sottilissimo margine chiaro. e. 703. 7? Tual, Piccola Kei, Agosto 1873. f. 2. Kei Ralan 18 Settembre 1873. gy. ®. Kei Ralan 24 Settembre 1873. h. 9. Kei Ralan 2 Ottobre 1873. Questi tre ultimi individui sono perfettamente simili alla femmina n.° 594. Gl’individui n.° 593 e 703 differiscono da tutti gli altri della collezione Beccari per avere, come si è detto, la fronte, i lati della testa e la gola di color nero lucente, con riflessi verdi; essi sono segnati femmine come tutti gli altri; ma temo che ciò sia avvenuto per errore, mentre quel carattere evidentemente è proprio dei maschi; inoltre essi sono similis- simi all'individuo raccolto dal D’ Albertis, che è indicato come maschio. Questa specie appartiene al gruppo di quelle a piume di color plumbeo, e sembra la più grande di esse. Le due specie TSI NUOVE SPECIE D’ UCCELLI vi cui più si avvicina sono il Graucalus personatus (Mull.) ed il G. larvatus (Mull.). Il primo ha circa 11 pollici di lunghezza totale, ed il secondo soltanto 10, mentre la mia nuova specie ne ha circa 13; inoltre il G. personatus ha le cuopritrici infe- riori delle ali bianche, mentre il mio G. poddens le ha plumbee, come le piume delle altre parti del corpo, tranne le maggiori, che volgono al cenerino e sono sottilmente marginate di nero all’ apice; il G. darvatus, ha dimensioni molto minori, ed inoltre sembra che differisca per le cuopritrici inferiori delle ali di color cenerino. Chalcostetha chlorolaema, n. sp. Nigra; pileo aureo-viridi; gula, uropygio, supracaudalibus , tectricibus alarum minoribus et mediis , scapularibusque splendide viridibus. Colorito generale nero-azzurro-vellutato; pileo verde-dorato splendente; gola, "groppone, sopraccoda, piccole e medie cuo- ‘pritrici delle ali e scapolari di un bel verde splendente; le cuopritrici esterne delle remiganti primarie, e le timoniere marginate di verde splendente, con riflessi azzurri; becco e piedi neri. Lungh. tot. 0", 125 circa; al. 0",060; cod. 0", 042; becco 0”, 019-0", 020; tarso 0", 016. Hab. Isole Kei (Beccari). Il Beccari ha inviato quattro individui maschi di questa bella specie; due di Kei Ralan, raccolti il 28 Settembre ed il 5 Ottobre 1873, un terzo di Kei Bandan, ucciso il 21 Luglio 1873, ed un quarto finalmente senz’ altra indicazione che quella d’ Isole Kei. Questa specie è perfettamente distinta pel bellissimo colore verde splendente puro della gola, diverso dal verde dorato del pileo, ed ugualissimo a quello del groppone, del soprac- coda e delle cuopritrici delle ali. 738 T. SALVADORI Chalcosietha chlorocephala, n. sp. Nigro-cyanea,; pileo obscure aeneo-viridi; tectricibus alarum minoribus et mediis , scapularibus , uropygio, supracoudalibus rectricumque marginibus splendide viridi-cyaneis ; jugulo splendide purpureo, superius cyanescente ; iride , rostro, pedibusque nigris. Colorito generale nero-azzurro-vellutato; pileo verde-scuro splendente; piccole e medie cuopritrici delle ali, scapolari, groppone, sopraccoda e margine delle timoniere color verde splendente, con rifllessi azzurri; gola violetta, volgente al- l'azzurro sui lati del mento. Lungh. tot. 0”, 115 circa; al. 0", 063; cod. 0", 038; becco 0”, 0183 circ. (!); tarso 0", 14. Hab. Wokan, Isole Aru (Beccari). Il Beccari ha raccolto un solo individuo maschio di questa specie (*), la quale sembra affine alla C. porphyrolaema (Wall.) (P. Z. S. 1865, p. 479) di Macassar, avendo com’ essa la gola di un bel color violetto splendente, ma sembra differirne pel colore del pileo verde splendente scuro, mentre è verde do- rato nella C. porphyrolaema. Zosterops uropygialis, n. sp. Supra viridi-Nlava , pileo fusco-tinclo ; uropygio et gastraeo flavis. Pileo olivastro-nereggiante (*); derso ed ali color giallo- verdognolo, che sul groppone volge più decisamente al giallo; parti inferiori di un bel giallo, più vivo sul sottocoda; remi- ganti e timoniere scure, marginate di verde-giallo; cuopritrici inferiori delle ali giallo chiaro; margine interno delle remi- ganti bianchiccio; becco nero; piedi plumbei. (4) Il becco manca della punta. (2) N. 416, 28 Maggio 1863. (3) Sul mezzo della fronte v’ è una bella piuma gialla, ma sembra acci- dentale NUOVE SPECIE D' UCCELLI 19 Lungh. tot. 0", 116; al. 0",065; cod. 0", 046; becco 0", 013; tarso 0", 018. Hab. Piccola Kei (Beccari). Il Beccari ha raccolto un solo individuo di questa specie; esso manca delle piume perioculari (!). Sericornis beccarii, n. sp. Fronte nigricante, utrinque albo-maculata ; loris genisque nigri- cantibus; maculis supra et infra oculos albis; notaeo fusco-olivaceo; gastraeo albicante ; gula nigro-punctulata ; lateribus albo-flavidis ; alis fuscis , albo-bifasciatis. Fronte, redini e regione infraoculare nericcie; sui lati della fronte due macchie bianche, prolungate posteriormente ; sopra e sotto gli occhi altre due macchie bianche; pileo bruno, coi margini delle piume tinti di nericcio, onde si produce un di- segno a squame; dorso bruno-olivastro uniforme, un po’ ros- signo verso il sopraccoda; parti inferiori bianchiccie, con pic- cole macchiuzze nere sulla gola; fianchi bianco-giallognoli sudici; sottocoda bruno-chiaro; remiganti brune; cuopritrici delle ali nere, con macchie bianche all’ estremità delle medie e delle grandi, onde le ali appaiono attraversate da due fascie bianche; coda bruna; iride cinnabarina: becco e piedi bruni. Lungh. tot. 0", 120; ala 0", 062; cod. 0", 046; becco 0", 013; tarso 0", 021. (!) Aggiungo la descrizione di un’ altra specie di Zosterops di Seram-Laut: Zosterops rufifrons, n. sp. Viridi-flava; gastraeo medio fluvo; margine frontali, mentoque rufis. Maschio. Color generale verde-giallognolo, un po’ più chiaro inferiormente; parti inferiori lungo il mezzo della gola, del petto e del ventre giallo puro; fronte e mento color bruno-rossigno; piume perioculari bianche; una macchia nericcia avanti e sotto l’ occhio; remiganti e timoniere scure, marginate di verde-giallo, come le parti superiori; cuopritrici inferiori delle ali e margine interno delle remiganti bianco-giallognolo; becco scuro, colla base della mandibola chiara; piedi plumbei ? Lungh. tot. 0”, 120; al. 0", 063; cod. 0”, 042; becco 0,013; tarso 0”, 018. Hab. Gesser, Seram Laut (Beccari). Non conosco altra specie che come questa abbia la fronte ed il mento di color bruno-rossigno. SO T. SALVADORI a. 2. Wokan, Isole Aru, 7 Aprile 1873. Iride cinnabarina (Beccari). b. 2. Giabu-Lengan, Isole Aru, 23 Maggio 1873. L’ individuo di Giabu-Lengan sembra piuttosto giovane; esso ha la fronte e i lati della testa meno neri del primo, le parti inferiori più sudicie, e quasi senza tinta giallognola, le macchie all’ estremità delle cuopritrici delle ali più piccole. Questa specie somiglia alquanto alla S. citreogularis, Gould ed alla S. humilis, Gould, ma è ben distinta da ambedue. Torino, 4 Agosto 1874. ALTRE NUOVE SPECIE DI UCCELLI DELLA NUOVA GUINEA E DI GORAM RACCOLTE DAL SIGNOR È. NM. P' ALBERTIS E DESCRITTE DA Tommaso p ALVADORI Nei Proceedings della Società Zoologica di Londra dell’ anno decorso lo Sclater pubblicò due Note relative ad uccelli della Nuova Guinea, raccolti dal Sig. L. M. D’ Albertis. Nella prima sono menzionate sei specie di Uccelli del Paradiso ed una rara Colomba (Otidiphaps nobilis); due degli Uccelli di Para- diso erano nuovi (Drepanornis albertisii e Paradisea raggiana); tuite queste specie vennero illustrate con interessanti osser- vazioni dello stesso Sig. D'Albertis intorno ai loro costumi. Nella seconda Nota lo Sclater descrisse come nuove altre quattordici specie (!) e dette la lista completa delle cinquan- tatre specie, costituenti la collezione ricevuta in comunicazione. (!) 1. Eupetes leucostictus. 8. Climacteris placens. 2. Monarcha frater. 9. Ptilotis cinerea. 3. Leucophantes brachyurus. 10. » melanophrys. 4. Rectes bennetti (= R. nigre- ll. Melidectes torquatus. scens, Schleg.). 12. Melipotes gymnops. 5. Pachycephala rufinucha. 13. Aegotheles albertisii. 6. » soror. 14. Ptilonopus bellus. 7. Campephaga aurulenta (= C. sloeti, Schleg.). 82 T. SALVADORI Giunto in Europa il Sig. D’ Alberus, il governo Italiano faceva acquisto delle sue collezioni e la ornitologica è stata aflidata ai miei studi. Soltanto quella fatta alla Nuova Guinea consta di circa 650 individui appartenenti a circa 190 specie. Un primo esame mi mostrò immediatamente che sebbene ne fosse stato tolto il fiore, giacchè le specie più notevoli ed interessanti erano state già descritte dallo Sclater, tuttavia essa conteneva ancora parecchie specie nuove, che ora mi affretto a pubblicare, riserbandomi di dare un Catalogo com- pleto dell'intera collezione a miglior agio e quando l’abbia convenientemente studiata. Chrysococeyx meyerii, SALVAD. Chrysococcyx splendidus, Meyer (nec Cuculus splendidus, G.R. Gr., Gen. B. I, p. 463, n. 15; Chrysococcyx splendidus, G. R. Gr., Hand-List, II, p. 218, sp. 9084), Sitzb. der k. Akad. der Wissensch, LXIX (1874). @. Atam 16 Settembre 41872. Iride nera; becco nero; piedi cenerini (D’ Albertis). Quest’ individuo fu ucciso nella stessa località nella quale posteriormente il Meyer uccideva il tipo del suo C. splendidus. L'individuo della collezione d’Albertis differisce dalla de- scrizione del Meyer pel colorito del pileo che spicca su quello delle altre parti superiori per essere rosso-castagno lucente, puro, senza traccia di verde. Monachella saxicolina, gen. et sp. nov. Monachella, nov. gen. ex fam. Muscicapidarum. Rostro me- diocri , depresso , basi dilatato , apice uncinato, setis paucis armato ; alis longis, remige prima breviuscula, tertia, quarta et quinta longissimis , fere subaequalibus , secunda sextae subaequali ; cauda mediocri, fere quadrata, rectricibus cxtimis utrinque reliquis viz brevioribus ; tarsis graciliusculis, brevibus. NUOVE SPECIE D’ UCCELLI 83 Monachella saxicolina, n. sp. Pileo, loris, alis, caudaque nigris; dorso canescente ; corpore reliquo albo. Pileo e redini di color nero; sui lati del sincipite, tra il nero del pileo e delle redini, una grande macchia bianca, formata da piume alquanto erette e fittamente addossate; dorso di color grigio-chiaro; groppone, sopraccoda e tutte le parti in- feriori di color bianco candido; ali nere; ascellari bianche; coda nera; becco e piedi neri. Lungh. tot. 0, 150; al. 0”, 098; coda 0",061; becco 0",012; tarso 0", 016. Hab. Atam, Nuova Guinea (D’ Albertis). Un individuo giovane ha il dorso grigio sudicio, con piccole macchie chiare, poco distinte all’ estremita delle piume; le piume del pileo hanno piccole macchie bianche all’ estremita e così pure le cuopritrici delle ali, le remiganti terziarie e le timoniere. Il Sig. D’ Albertis ha portato nello spirito cinque indi- vidui di questa nuova specie; tranne il giovane, essi non differiscono sensibilmente fra loro. Dice il D’ Albertis che essi si posavano, come le nostre Sassicole, sulle pietre dei torrenti che discendono dai Monti Arfak; egli l’ insegui per un pezzo credendo di aver che fare con vere Saxicolae ; alla fine stanchi di essere inseguiti andavano a posarsi sugli alberi che fian- cheggiano i torrenti. Io non ho potuto riferire questa specie a nessuno dei generi conosciuti; il suo becco si avvicina alquanto a quello delle specie del genere Za/4ge, ma è un poco più largo; le piume dei lati della fronte alquanto rigide ed addossate contro i lati della fronte le danno un aspetto affatto peculiare. Myiolestes? pluto, n. sp. Nigro-schistaceus ; gastraeo vix pallidiore; alis fusco-nigris ; rostro-nigro ; pedibus plumbeis; iride castanea. 84 T. SALVADORI Long. tot. 0", 235; al. 0", 128; caud. 0”, 095; tarsi 0”, 031; rostri 0", O24. a. 7. Atam 19 Settembre 1872. Becco nero; occhi castagni; piedi color piombo (D’ Albertis). Questa specie è notevole per le sue grandi dimensioni e pel suo becco assai robusto, con grande uncino terminale, pre- ceduto da profonda insenatura. Questa e le due specie seguenti ho provvisoriamente rife- rito al genere Myiolestes, Mull. (nec Cab.). Myiolestes ? bimaculatus, n. sp. Mas. Nigerrimus s pectore utrinque macula alba magna ornato ; supracaudalibus , abdomine et subcaudalibus albis ; rostro, pedi busque nigris. Long. tot. 0", 160; al. 0", 092; caud. 0", 056; tarsi 0”, 025; rostri Om, 016. Hab. Putat, Nuova Guinea (D’ Albertis). lo ho esaminato un solo individuo di questa specie; essa è così ben distinta da non poterla confondere con nessun'altra dello stesso genere. Myiolestes ? ecyanus, n. sp. Corpore obscure cyaneo, gastraeo pallidiore, alis caudaque nigriss tectricibus alarum, remigibus secundaris rectricibusque parte basali obsolete cyanco-marginatis ; iride , rostro , pedibusque nigris. Long. tot. 0", 150; al. 0", 085; caud. 0",061; rostri culm. 0%, 014; rostr. hiat. 0”, 020; tarsi 6",024; dig. med. cum ung. 0”, 021; dig. post. cum ung. 0", 019. Hab. Atam, Nuova Guinea. a. ~. Atam, 13 Settembre 1872. Becco, occhi e piedi neri (D’ A/dertis). Questa specie ha il becco meno compresso del M. bimacwlatus. NUOVE SPECIE D’ UCCELLI 85 Chalcostetha goramensis, n. sp. Chalcostetha C. AspASsIAL similis, sed major; rostro longiore ; pileo minus aurato; gula purius aeneo-cyanea , minime purpu- rascente ; tectricibus alarum minoribus et mediis, scapularibus uropygioque splendide viridibus , sed distinete cyanescentibus ; rec- lricibus exlerius aeneo-cyaneo-marginatis; iride, rostro, pedi busque nigris. Long. tot. 0", 125; al. 0", 064; caud. 0», 046; rostr. 0", 018; tarsi 0", 017 Hab. Goram. Il signor D’ Albertis ha ucciso un solo individuo (n. 46) di questa specie nell’ Isola di Goram, nell’ Aprile del 1872. Ho confrontato |’ individuo suddetto con uno della C. aspusia di Sorong e ne differisce pei caratteri sopra indicati. Non è improbabile che esso debba riferirsi alla N. aspasioides , G. R. Gr. di Amboina (P. Z. S. 1860, p. 348); ma in tal caso non potrei convenire con Lord Walden (/bis, 1870, p. 46) che afferma essere cosa dubbia se la N. aspasioides sia veramente diversa dalla C. aspasia. Il Gray (Hand-List, I, p. 110, sp. 1356) dice che la N. aspasioides è propria anche di Bouru. Munia, sp.? Fusco-brunnea; macula uropygiali flavo-mellina ; supracauda- libus nigris. Maschio. Parti superiori e lati della testa bruno-castagni, con sottile stria chiara lungo il mezzo di ciascuna piuma; dorso grigio-scuro, coi margini delle piume bruno-castagni; parte superiore del groppone bruno-scura, parte inferiore, con una grande macchia color giallo miele, alquanto dorato; cuo- pritrici superiori della coda bruno-nere; gola bruno-nera; piume dei lati del petto bruno-nere, coi margini bruno-castagni; parte inferiore del petto, addome e sottocoda bruno-neri; re- miganti bruno-nere; le grandi e le medie cuopritrici grigio- 86 T. SALVADORI brune, coll’ estremità bruno-castagne, che danno |’ apparenza di due fascie sull’ ala; cuopritrici inferiori, ascellari, e mar- gine interno delle remiganti di color giallognolo; coda bruno- nera; iride castagna; becco cenerino; piedi color piombo chiaro. La femmina differisce pochissimo dal maschio. Lungh. tot. 0", 102; al. 0",050; cod. 0",038; becco 0,011; tarso 0", 014. Questa specie sembra somigliare per alcuni caratteri alla Munia tristissima, Wall., anch’ essa della Nuova Guinea, ma ne differisce per la bella macchia gialla sul groppone e per non avere le cuopritrici superiori delle ali sottilmente terminate di bianchiccio; tuttavia non è improbabile che la M. tristissima sia il giovane di questa specie. Il Meyer recen- temente (Std. k. Akad. Wissensch. 1874. Nr. XVI) si propone di descrivere l’ abito perfeito della M. tristissima, e forse è quello degl’ individui da me descritti. Quattro individui, due dei quali in spirito, sono stati rac- colti dal Sig. d’ Albertis, che afferma essere questa specie molto comune in Andai. Gymnophaps albertisii, gen. et sp. nov. Gymnophaps gen. nov. Columbarum, vel potius Carpophaga- rum; naribus conspicue fornicatis ; regione periophthalmica late nuda usque ad angulum oris. La nuova specie, che io considero come tipo di questo ge- nere, somiglia per molti rispetti a quelle del genere Car- pophaga, ma ne differisce notevolmente per le narici coperte da una volta cornea (fornix) molto sviluppata e per la re- gione perioculare nuda per grande estensione, per modo che anche le redini sono compiutamente nude. Gymnophaps albertisii, n. sp. Capite , collo et crisso cinereis; mento, abdomineque castanco- purpureis; pectore albido-ametistino , inferius intense ametistino ; dorso, alis caudaque obscure plumbeis, viridi-nitentibus ; cauda fascia apicali cinerea. NUOVE SPECIE D’ UCCELLI 87 Maschio. Testa e collo di color cenerino; pelle nuda della regione perioculare, ossia dei lati della testa e delle redini, di color rosso-carmino; dorso, groppone e ‘sopraccoda di color plumbeo, con riflessi verdi; le piume di queste parti hanno i margini più scuri; mento di color castagno porporino, che si estende fin sulla regione auricolare; sotto il mento una fascia cenerina che si estende lateralmente confondendosi col color cenerino della cervice; petto superiormente bianco ametistino, con sottilissima punteggiatura di color cenerino; la tinta ame- tistina diventa inferiormente più intensa e si sfuma nel color castagno-porporino dell’ addome; tibie e sottocoda cenerini; ali del colore del dorso, e le piccole e le medie cuopritrici supe- riori delle ali marginate egualmente di scuro; cuopritrici in- feriori cenerine; coda scura, con qualche riflesso verde e con una fascia cenerina larga 0",020 all’ estremità; becco rosso, coll’apice nero; iride e piedi rosso-carmino. Femm. Differisce dal maschio soltanto per non avere la fina punteggiatura cenerina sul petto. Mi pare probabile che questa differenza non sia sessuale, ma derivante dall’ eta o dalla muta più o meno perfetta. La fascia cenerina all’ estre- mità della coda è un po’ meno larga. Lungh. tot. 0", 340; al. 0", 205; cod. 0", 150; becco 0”, 019; tarsoROFA0 2A Hab. Andai (N. Guinea) (D’ Albertis). Le dimensioni di questa specie sono inferiori a quelle della comune delle Carpofage, e sono un poco minori anche di quelle della Ptelocolpa griseipectus. La collezione del signor D’ Albertis contiene due soli indi- vidui di questa specie. Carpophaga chalconota, n. sp. Carpophaga C. RUFIGASTRAE affinis, sed crassitie majore ; capite, cervice et lateribus colli cinereis; gula, jugulo et pectore rosaceis concoloribus; abdomine et subcaudalibus rufo-cinnamomeis ; uro- pygio splendide cupreo prorsus diversa. 88 T. SALVADORI Pileo, lati della testa, cervice e lati del collo cenerini; dorso, groppone e sopraccoda rosso rameico, con riflessi por- porini; le piume più lunghe del sopraccoda verde rameico splendente; mento, gola e parte superiore del petto color isabellino rosaceo uniforme, che passa gradatamente nel color rossiccio-cannella dell’ addome; piume del sottocoda dello stesso colore dell’ addome, ma più chiaro, e bruniccie nel mezzo; ali verdi splendenti, con riflessi rameici; remiganti primarie nero-azzurrognole, le secondarie dello stesso colore, ma coi margini esterni verdi; cuopritrici inferiori dell’ ala rosso-cannella, come l’ addome; coda nero-azzurrognola supe- riormente, grigia inferiormente, e con una fascia grigia al- l'estremità, più scura superiormente che non inferiormente, larga circa 2 centimetri; piedi rossi; becco scuro; iride carmino. Lungh. tot. 0", 410; al. 0", 190; cod. 0", 150; becco 0", 022; tarso 0", 025. Hab. Atam, Nuova Guinea, Questa specie va in uno stesso gruppo colla C. rufigastra (Q. & G.) e colla C. basilica, Sund.; essa somiglia più alla prima, che non alla seconda; dalla prima differisce pei se- guenti caratteri: 1.° pel colore cenerino della testa, della cervice e dei lati del collo. 2.° pel colore rosaceo uniforme della gola e del petto, che nella C. rufigastra è rossiccio-cannella ; 3.° pel colore rossiccio-cannella dell’ addome, e del sotto- coda, che nella C. rufigastra sono invece di color rossiccio chiaro; A.” per diversa colorazione del groppone e del sopraccoda; 5.° finalmente per dimensioni maggiori. Un solo individuo di questa specie è stato ucciso in Atam dal Sig. D'Albertis il 27 Settembre 1872. Torino, 4 Agosto 1874. CATALOGO Di TENEBRIONITI DELLA FAUNA EUROPEA E CIRCUMMEDITERRANEA APPARTENENTI ALLE COLLEZIONI DEL MUSEO CIVICO DI GENOVA PER FLAMINIO PAUDI PARTE PRIMA. Zophosini. Zophosis abbreviata Sol. Egitto (Reiche, Ghiliani). Z. punctata Br. Siria (Rezche). var. ovata Latr. Persia settentrionale Tauris, meridionale Shiraz, Ghermesir, (Viaggio del Marchese Giacomo Doria), Cipro (Baudî). var. Vescoi Deyr. Antilibano (acq. Deyrolle). Z. osmanlis Deyr. Djebel-scheik (acq. Deyrolle). Z. orientalis Deyr. Siria (Reiche) confusa con esemplari della punctata; parmi si debba riferire a quella non a questa, per conformità di forma e di caratteri specifici coll’esemplare tipico della raccolta del Museo di Torino, che dalla punetata diffe- risce pel corpo un poco più allungato, quasi opaco, metalle- scente e per la punteggiatura meno densa e più superficiale. 90 F. BAUDI Z. Faldermanni Deyr. var. Un es. trovato dal march. Doria nella Persia settentr. sembrami convenire alla descrizione di questa specie, non ostante la sua statura assai più grossa; identica al tipo del Museo di Torino è la forma sagomale del corpo, alquanto meno convesso, la punteggiatura delle elitre qualche poco più rada; differisce essenzialmente dalle prece- denti per le sue antenne più corte, alquanto però più ro- buste che nell’ es. tipico, più fortemente compresse massime negli articoli basali, de’ quali il secondo è di poco più lungo che largo, il terzo e quarto sono alquanto meno larghi, questo d’uguale lunghezza del secondo: gli occhi sono relativamente più grossi che nelle specie affini, più marcato il seno genale dinanzi ad essi; l’ appendice del prosterno è più acuminata che nelle precedenti specie, e sia in questo che nell’ es. tipico vi osservo una leggera infossatura verso la metà della sua lunghezza: il metasterno ha la stessa forma e scultura; l’ ad- dome ha qualche punto impresso qua e là: le gambe infine sono in entrambi meno densamente spinose che nella punctata ed affini. z. ovata Br. Kr. Cipro (Baud). Z. asiatica Mill. Persia merid. Ghermesir (Viag. Doria). Va- riabile di grossezza. Z. puncticeps Baudi n. sp. Persia merid. e settentr. (Viag. Doria). Ob-ovalis, nigra, nitida, sat convera, capite crebre thoraceque minus dense subtiliter punctatis, elytris margine la- terali fortius ante apicem sinuato , minus crebre, fortiter punc- tatis, subrugosis; abdomine parce, minus subtiliter punctato. Long. 4-44/, lin. Di forma consimile alla asiatica Miller, assai più piccola, più convessa, distinta principalmente dalle congeneri per la punteggiatura forte e profonda delle elitre. Vedi più diffusa descrizione nella Berl. Ent. Zeitschrift 1875, 1." disp., fra i Tenebrioniti di Cipro, ove è descritta sopra esemplari dell’ Asia minore dati dal Peyron a Truqui. Però questo es. persiano differisce da quelli descritti del- l’ Asia minore pel capo un tantino più convesso, le lineette TENEBRIONITI 91 fra gli occhi ben impresse, arcate e la linea impressa sul vertice piu forte in forma di solco longitudinale; le antenne un poco più gracili; il torace ancor più nitido, più sottil- mente punteggiato; le elitre pure meno fortemente, l’ addome più sottilmente punteggiati. Forse queste differenze son proprie del sesso maschile. Anormale poi parmi l’ aver desso l’ appen- dice del prosterno assai largamente arrotondata all’ apice. Z. complanata Sol. Piramidi d’ Egitto (Doria), Egitto (Baud). Z. pulverulenta Sol. Persia mer. Ghermesir (Doria). Z. carinata Sol. var. B. De y r. Egitto (G/iliani nom. Germari). Z. plana Fabr. Egitto (Resche nom. 4-costata), (Ghiliani nom. elevata Dej.). Z. orbiculata Latr. Siria (esche). Z. suborbicularis Sol. Siria (Reiche). Z. minuta Latr. Andalusia (Ghiliani, Rosenhauer). Erodiini. Arthrodes syriacus Kr. Cipro (Ghiliani e Baudi). Erodius bicostatus Sol. Algeria, Biskra (Zenon, De Marseul). E. costatus Sol. Egitto (Reiche) Piramidi d’ Egitto (Dorza). E. rugosus All. Algeria, Biskra ed Ouargla (De Marseul). E. Servillei Sol. Beyrouth (Acq. Deyrolle). l E. puncticollis Sol. var. contractus Reiche, Piramidi d’ Egitto (Doria). E. Fabricii Sol. Cipro (Baudî). Varietà 9 differisce per visibile leggera traccia della costa dorsale sulle elitre: mandato dal sig. Ragusa col nome di siculus, come di Palermo. (Fea). E. Dejeanii Sol. Siria (Reiche), Beyrouth (acq. Deyrolle). E. Boyeri Sol. varietà in cui sono apparenti le coste dorsali delle elitre: isola Milo dell’ arcipelago greco (Dorva). E. orientalis Br. Sicilia (Baud). E. brevicostatus Sol. Grecia (Baud?). E. carinatus Sol. Spagna (Ghiliani) v. latus Sol. Q Andalusia (Baudr). 92 F. BAUDI E. tibialis Lin., ewropeus Sol. e varietà, Spagna (Reiche, Ghiliani, Baud?). E. nitidicollis Sol. Ravenna e Roma (Baud). E. Emondi Sol. e var. Mittret Sol. Barberia (Ghiliani). E. neapolitanus Sol. Napoli (Emery), Malta (/sse2). v. siculus Sol. Napoli (Emery), Palermo (Fea). v. vicinus Sol. Napoli e Calabria (Baud). v. rotundatus Kr. Spagna (Reiche) col nome di europeus. v. Peirolerit Sol. Sardegna (Gestro, Gennari, Ghiliani). Amnodeis grandis Mill. Persia settentr. 7. (Viaggio Dora). A. giganteus Reiche, 7 Baalbeck, (acq. Deyrolle). Adesmini. Adesmia monilis Kl., dubia Sol. Egitto e Siria (Baudi). reticulata K1. Siria (Baud). A. ulcerosa K1. Siria (77409). A. perplexa Schaum, reticulata Sol. Damasco (acq. Deyrolle). A. microcephala Sol. Algeria (Ghiliani, Fairmaire, Haag), Sahara (Tarnier). A. Solieri Lucas, 79, Algeria, Biskra (Henon). A. tenebrosa Sol. Persia settentr. Teheran e Sihin-kalè (Viag- gio Doria). Var. 7 minore di statura, elitre con tubercoli alquanto più distinti e staccati fra loro, meno angolate al loro lembo superiore marginale. Schahrud (Dohrn. nom. Karelini); quelle “così nominate nella coll. Dej. appartengono ad altra specie della seconda suddivisione stabilita dal Solier nella sua prima divisione, a motivo della forma dell’ appendice prosternale, prossima alla Dejeanii ed alla pulcherrima Fald. (nec Sol.). A. Fagergreeni Doria in coll. n. sp. Nigra, nitida, oblongo- ovata; capite subtiliter , vertice parce punctato , triimpresso ; tho- race transverso , breviusculo, inequali, angulis anticis sat pro- minulis, basin versus latiore, utrinque incomplete marginato , inaqualiter sat fortiter punetato ; elytris basi emarginatis , humeris porrectis, parum converis, subaqualiter tuberculoso-corrugatis , TENEBRIONITI 93 punclis parvis intermixtis, costa marginali in utroque sexu an- gulosa, simplici, lateribus in mare verticalibus , in femina leviter rolundatis, punctato-rugatis , tuberculorum serie postica: prosterni processu parum producto, retrorsum dentiformi ; pedibus modice elongatis, tibiis posticis leniter compressis, subtillime spinulosis. Persia merid. Shiraz e Ghermesir. (Viaggio Doria). Questa specie è dedicata al D.° Fagergreen, svedese, me- dico in capo della Provincia di Fars, che fu largo al Doria d’ ogni specie d’ aiuti durante il suo soggiorno in Shiraz nella primavera del 1863. Per la struttura del torace e smarginatura delle elitre alla base, prossima alla clathrata Sol., come in essa gli angoli omerali s’ avanzano a sorpiombare sul torace; ha però le elitre meno piane sul dorso, la loro scultura è ben diversa e le tibie posteriori sono assai più gracili. Var. A: punteggiatura del capo e del torace assai più fina, di quello il vertice è quasi liscio, di questo il dorso è meno ineguale, la sua punteggiatura è ben anco più dispersa, anteriormente è alquanto solcato per lungo, lateralmente lo è pure di traverso; i lati sono completamente marginati. Più vicina, anche d’ aspetto, è questa varietà all’ A. tene- brosa, ma ne va distinta pella struttura del torace la cui superficie è sempre ineguale, che è men rotondato ai lati, su questi la punteggiatura conservasi più forte, infine per la struttura delle elitre; gli omeri di queste nella tenebrosa sono rientranti, nè s avanzano sul torace, alla base sono tronche trasversalmente quasi in linea retta. Var. B. 7. di statura minore, più angustata, torace più compresso ai lati, immarginato, elitre più spianate sul dorso, assai più angolose al loro margine laterale, tubercoli più grossi e più radi, sovente meno elevati, obsoleti verso la estremità. Il suo aspetto è alquanto diverso, ma dal complesso dei suoi caratteri non parmi possa staccarsi da questa specie, massime per la struttura del torace e forma delle elitre alla base: ha I’ appendice del prosterno alquanto più dentata, il me- sosterno più tumido alla base, quasi come nella Servi/lei Sol. 94 F. BAUDI Di Schahrud, data dal sig. Dohrn col nome di A. strophium Motsch., questa però secondo Reiche, Ann. Soc. Ent. de France 1857, sarebbe sinonima della Maillei Sol. la quale dalla descrizione dell’ autore è ben diversa, massime pella struttura della costa marginale, che designa come composta di triplice serie di tubercoli, nonchè per la forma dell’ ap- pendice prosternale semplice, a motivo della quale la Mazlleé vien collocata da Solier nella sua prima divisione. A. Servillei Sol. Persia merid. Ispahan (Viaggio Doria, rac- colta in quantità). A. biskrensis Luc. Algeria, Biskra (Henon e Leprieur). A. parallela Mill. Siria (Baud). A. anthracina Klug, Oriente (GAiliani), Gerusalemme col nome di clathrata Sol. (acq. Deyrolle). A. cancellata Kl. Siria (Resche). A. arca Reiche, Palestina (Baudî). A. procera Mill. Damasco (acq. Deyrolle, col nome di an- thracina Klug.), Siria (Baud?). A. dilatata K1. Egitto (77449). A. carinata Sol. Persia mer. Shiraz (Viaggio Doria), Palestina (Reiche), Siria (acq. Deyrolle). var. elevata? Sol. Siria (Reiche col nome di sinuata Sol.). A. pulcherrima Sol. (Fischer?) (nec Fuld.) raccolta copiosamente nella Persia merid., a Ispahan ed alcune nella Persia settentr. Hanno quasi tutte una bella tinta bronzata, più o meno lu- cente, ma variabili assai per la scultura delle loro elitre, nelle quali le costole sono più o meno elevate, i tubercoli degli intervalli più o meno numerosi o distinti, in tutte ri- scontrai i caratteri dati per questa specie dal Solier; quan- tunque questi la designi di color nero, (tale esiste nella coll. del Museo di Torino fra le wgrota Dej.) tuttavia per la lun- ghezza e gracilità delle antenne, per la struttura del torace e forma generale del corpo, a quella onninamente convengono. Alle femmine di questa specie, che hanno il corpo più arro- tondato, credo debba riferirsi l’ A. enea Redt. In molte, fra gli esemplari esaminati, le elitre hanno la TENEBRIONITI 95 costa dorsale più o meno obliterata, quella laterale alquanto elevata, l'intervallo fra questa e la marginale. coperto di più densi e numerosi tubercoli; desse combinano meglio alla (var.) egrota della coll. Dejean. Il corpo in un altro individuo è d’ una tinta metallica più lucente; le elitre hanno quasi la costa laterale, assai elevata a filo acuto, gli intervalli appena se appaiono tubercolati , piuttosto sottilmente rugosi. A questa, del pari che ad alcuni esemplari delle collezioni del Museo di Torino, credetti do- versi riferire la (var.) Ville Osculati, Persia merid. (Doria). Var. polita: con questo nome distinsi alcuni pochi indi- vidui di color metallico più brillante, alquanto meno arro- tondati, ne’ quali le elitre hanno pure solo la costa laterale elevata, ma i loro intervalli appena presentano leggiere ine- guaglianze od increspature. Persia merid. (Dorza). A. bicarinata Kl. Siria (Baud). A. metallica KI. var. syriaca Baudi, Siria (Reiche nom. me- tallica): nera, brillante, quasi senza tinta metallica, intervalli delle elitre cosparsi di tubercoli più grossi e meno distinti, spesso confusi lateralmente colle costole stesse, gli intervalli fra i tubercoli più profondi, presentano talora |’ aspetto di piccole fossette, alla discesa posteriore delle elitre queste son quasi levigate. A. Faremonti Luc. Algeria (Baudt). Megagenini. Megagenius Frioli Sol. Algeria (G/iliani). - Tentyrini. Capnisa pygmea Fisch. Persia settentr. (Viaggio Doria). Gnathosia laticollis Bess. Armenia russa (Viaggio Doria), Grecia (Ghiliani, col nome di Anatolica caraboides Sol.) Smirne (Haag). var. caraboides Sol. Kurdistan (Baudî). var. variabilis Sol. Isola Milo (Doria). 96 F. BAUDI G. crenata Reiche, Cipro (Baudi). Anatolica angustata Ste v. Dauria. (?) confusa colla v. abbreviata. A. subquadrata Tausch. Sarepta (?) (ed Haag). ; var. abbreviata Gebl. Dauria (?). Calyptopsis amaroides n. sp. Persia settentr. (Doria): ovata, pa- rum convexa, capite crebre thoraceque modice subtiliter punctatis ; epistomate apice rotundato, haud incrassato ; antennis validiu- sculis ; thorace transversim subquadrato, lateribus modice, an- terius magis rotundato , angulis posticis obtusis , basi obsoletissime bisinuato , undique tenuissime marginato; elytris bast latis, me- dium circa amplioribus, subtillime parce punctulatis. Long. 4-44/, lin. Affine alla C. caraboides, meno convessa e men nitida, più corta, capo e torace meno densamente punteggiati, sulle elitre i punti sono sparsi e fini. Differisce dalla pudchella Fald. anche per molto minore nitidezza, corpo più largo, per le carene del capo al disopra degli occhi più brevi, pel torace a margini più sottili, infine per la struttura del prosterno che è assai acuminato. C. harpaloides n. sp. Persia settentr. (Doria): atra, subnitida, oblongo-ovata, capite thoraceque minus subtiliter , profunde punc- tatis; epistomate antice rotundato, huud incrassato ; antennis tenuibus, longiusculis ; thorace subcordato , modice convexo, bast leniter bisinuato , tenuiter marginato , angulis posticis rectis ; ely- tris oblongis, pone medium amplioribus , longitudinaliter ad su- turam planiusculis, subtillime sparsim punctatis. Long. 5 - 4/, lin. Per Ll aspetto s’ avvicina alla pudchella Fald., ma è più al- lungata, meno larga, ha le antenne più lunghe e più gracili ed è distinta per la struttura del torace e per le elitre più allungate, depresse lungo la sutura. var.? punctiventris , forse maschio della stessa specie: più allungata, capo, massime sull’ epistoma, più densamente pun- teggiato, i punti longitudinalmente condensati sui lati di esso; antenne ancor più lunghe; torace relativamente più stretto, di poco più largo che lungo, a punteggiatura più densa ed uniforme; elitre più anguste, più acuminate all’ estremità; TENEBRIONITI 97 nella parte inferiore il metasterno e |’ addome sono distinta- mente punteggiati nel mezzo, i punti son più grossi ai fianchi; le tibie anteriori son più gracili, internamente alquanto fles- suose ed incurvate. Taschkend (Dohrn col nome di Anatolica subquadrata). Var.? armeniaca: corpo egualmente allungato, nitida; maschio (?) più nitido, della metà più piccolo che la fem- mina (?); antenne e piedi meno gracili; addome nel maschio finamente granoso, nella femmina parcamente e superficial- mente punteggiato: nel maschio il torace ha uno spazio lon- gitudinale sottilissimo levigato. Armenia russa (Doria). Pachychila hispanica Sol., bwtica Ramb. Andalusia (Ghiliani) P. Steveni Sol. Algeria, Bona (Leprieur). P. Dejeani Sol. Sicilia (Fea, Baudi); subovata Dej. Cat. (Ghiliani). P. Kunzei Sol. Algeria, (Griliani col nome di brevicollis Buquet). P. impressifrons Sol. Andalusia (Ghi/iani) confusa colla hispanica. P. glabella Herbst, Andalusia (Baudî). P. Servillei Sol. Corsica (Baudz). Var. pygmea Gené Sardegna, Cabras, Porto corallo, S. Vito nel Sarrabus (Gestro). P. Germari Sol., difida Ram. Rosenh. Spagna merid. (Baudt). P. sardea Kr. Sardegna, Cagliari, (Gestro) Sicilia (Ghiliant) col nome di Germari. P. Frioli Sol. Barberia (GAilani), Algeria, Bona (Leprieur) col nome di excavata Sol. Microdera campestris Steven. Persia merid. e settentr. (Doria). M. marginata n. sp. Persia mer. (Doria): nigra, oblongo-ovalis , purum convexa, capite thoraceque subtiliter, profunde, parum crebre punctatis , illo ulrinque supra oculos rotundatos carinato anteriusque foveolato , epistomate medio fortiter dentato ; thorace subrotundato , basi apiceque truncato , ad illam crasse marginato, angulis posticis subrectis ; elytris elongato-ovatis, basi subtiliter complete marginatis, dorso deplanatis, parce subtillimeque sub- seriatim punctatis ; sulco gulari utrinque profundo , pleuris pros- ternoque parce punctatis ; abdomine fere levi. Long. 5 */, lin. Ann. del Mus, Civ. di St. Na!. Vol. VI. 7 98 F. BAUDI D’ aspetto somigliante alla campestris, più grossa, più de- pressa e più allungata, distinta da tutte le congeneri pel margine basale completo fino allo scudetto. Tentyria mucronata Stev. Francia merid. (Baudz). . elongata Waltl. var. rugosostriata Sol. Andalusia (Ghiliani). . emarginata Kr. Cartagena (Baudt). . ligurica Sol. Sardegna (Ghiliani, Gennari, David). . maroccana Sol. Malaga (Baud). . Ramburii Sol. Corsica (Baud). . Floresii Gené, Sardegna, Cabras (Gestro). var. monticola Gené, Sardegna (Ghiliani). T. rugosa Gené, Sardegna (Baudî). T. interrupta Latr. Francia mer. (Baudì). T. orbiculata Fabr., @gyptiaca Sol. Egitto (Reiche, Ghiliam). AHHAHAAH4A T. Sauleyi Reiche, Beyrouth (acq. Deyrolle): un esemplare trovavasi unito con altro della 7. rotundata segnati di Grecia, senza indicazione dell’ Entomologo che |’ abbia dato; m’ è assai sospetta d’ errore questa indicazione di patria. Var. herculeana Reiche, Siria col nome di Sauleyi = Solier? Reiche olim (?). T. discicollis Reiche Gerusalemme (acq. Deyrolle) e Siria (Reiche). T. laticollis Kr. Giaffa (acq. DeyroZle) è il solo esemplare che abbia visto di questa specie. T. Thunbergi Stev. dipunciata Sol. Algeria, Biskra (Zenon) col nome di Buqueti. T. puncticeps Mill. Hidjaneck (acq. Deyrolle). var. persica Baudi, Persia settentr. (Doria); di statura più forte, elitre più allungate, torace meno «lepresso, più atte- nuato verso la base, alquanto cordiforme, punteggiato più fortemente, ma con uniformità ai lati; epistoma leggermente incrassato, apice delle antenne concolore: il solco golare è più largamente interrotto nel suo lembo posteriore, nella metà è liscio e vi appaiono due piccoli denti depressi, diver- genti anteriormente. T. parallela n. sp. Persia settentr. (Doria): elongata, nigra, TENEBRIONITI 99 subnitida, capite thoraceque minus crebre, distincte punctatis ; oculis prominulis ; thorace transversim subquadrato, lateribus rotundato, basi subrecte truncato; elytris elongato-ovatis, basi subrecte truncatis, marginatis, lateribus parum rotundatis , brevius apice attenuatis, subtiliter, parum crebre punctatis; sulco gu- lari transverso, profundo; prosterni processu reclinato. Long. 7!/,-8 lin. Variat elytris tenuissime subsulcatis , punctura in sulculis con- densata, minor. Variat elytris obsolete transversim plicato-corrugatis , punctura minus conspicua , plerumque major. S’ avvicina per la forma ad alcune varietà della gigas Fald., pel corpo allungato prossima alla puncticeps Mill., da questa distinta per l’ epistoma piano, capo e torace più sottilmente punteggiati, questo meno attenuato verso la base, il margine posteriore della base leggermente d’ ambo i lati sinuoso, le elitre più ottuse all’ estremità; prosterno più ricurvo dietro le gambe anteriori. T. Sommieri n. sp. Isola Linosa (Sommier): Nigra, capite tho- raceque nitidis , elytris elongato-ovatis, opacis, rugulosis ; antennis capite cum thorace brevioribus, illo subtiliter, hoc subtillime , disco obsolete, punetatis ; thorace subrotundato, angulis anticis deflexis, lateribus subtilius, basi tenuiter marginato obsoleteque utrinque sinuato; sulco gulari profundo, recto. Long. 7 lin. D’ aspetto singolare in questo genere pel corpo più ristretto nella metà; per la forma del torace s’ avvicina alla glabra Sol., per quella delle elitre qualche poco alla orbiculata F abr. Ha il capo ed il torace levigati e lucenti; le elitre opache, assai allungate, direi quasi un poco fusiformi, sono legger- mente rugose, senza punti. Questa specie è dedicata al distinto botanico Stefano Sommier. T. italica Sol. Calabria (Baud) e varietà più nitida, Corneto (Baudt). T. cylindrica Sol., acwminata Reiche, Cipro (Baud). T. cypria Kr. Cipro (Baudi ed acq. Deyrolle). 100 F. BAUDI T. collatina Reiche, Siria (Reiche), Libano (acq. Deyrolle). T. taurica Tausch. Russia mer. (Baud). : T. sardea Sol. Kr. Sardegna (Ghiliant, Fea, Gennari), Ca- gliari, S. Gilla (Gestro). T. grossa Bess., sicula Sol. Sicilia (Ghiliani), Sardegna (Gestro). Var. punctiventris Baudi, Persia settentr. (Doria). Non ostante la grande distanza e disparità di patria, avuto ri- guardo al complesso delle forme e dei dati caratteristici, credetti dover riferire alla grossa come varietà alcuni esem- plari, che a prima vista hanno I’ aspetto della 7. gigas var. levicollis, ma per la struttura del torace, forma delle elitre e punteggiatura assai ne differiscono. Distinguonsi dalla specie siciliana pel corpo alquanto più allungato e torace un poco più trasversale; principalmente poi per la punteggiatura delle parti inferiori del corpo, che è forte ai lati inferiori del capo, fina e ben distinta sull’ addome. T. levigata Stev. Kr. Sicilia (Baudo). Var. Leachit Sol. in litt. Isola di Malta (/ssed) erronea- mente designata 7. Ramburi. T. nomas Pall. Russia mer. (Baudi). . rotundata Br. 7 Grecia (Reiche). . Peiroleri Sol. Spagna (Dieck). . sublevis Kr. Andalusia (Ghiliani). levis Sol. Andalusia (Ghiliani). T. platyceps Stev. Goudotii Sol. e var. modesta Rosenh. Spagna (Ghiliani) col nome di glabrata 111. Dej., col nome di Goudotiî Sol. (Retiche). T. scabriuscula Ol. excavata Sol. Algeria (Baud). T. scabripennis Sol. Persia settentr. raccolta copiosamente dal March. Doria. Var. alpina Redt. Persia settentr. (Doria). T. tessulata Tausch. Russia mer. (Ghiliani), Shahrud (Dohrn) Armenia e Georgia russa (Doria): un es. di Baku sulle rive del Caspio raccolto dal Prof. De Filippi varia per la punteg- giatura del torace più fina. AAA A TENEBRIONITI 101 Stegastopsis persica n. sp. Persia mer. Shiraz in quantita, alcuni es. nella Persia settentr. (Doria): oblonga, parum con- vera, nigra, nitidula, capite thoraceque minus crebre , distincte punctatis , illo tenuiter supra oculos carinato ; thorace longitudine latiore, retrorsum angustato, lateribus rotundatis, breviter ante basin sinuatis, apice truncato, basi subbisinuato ; elytris sub- striatis, subtiliter, parum dense, dorso subseriatim punctatis Long. 3 3/, lin. Molto attine alla St. babylonica Kr., ma oltre la punteggia- tura del capo e torace alquanto più forte e meno densa, ne differisce per le antenne più gracili, il torace più largo, cogli angoli posteriori non prominenti, nonchè per la pun- teggiatura delle elitre più forte ove è addensata nelle serie longitudinali. St. crassicornis n. sp. Persia settentr. (Doria): minor, oblonga, capite thoraceque crebre, profundius punctatis , illo tenuiter supra oculos carinato, antennis crassiusculis, subeylindricis ; thorace transverso , lateribus modice rotundato , retrorsum parum angu- stato, basi apiceque truncato; elytris substriatis, parum dense, dorso subseriatim punctatis. Long. 3 '/, lin. Affine alla precedente; più piccola, distinta sopratutto per le sue antenne più robuste, capo e torace meno nitidi, più densamente punteggiati. Mesostena levicollis Sol. Egitto (Baud). M. punctipennis Sol. Egitto (Ghiliant e Baudî). M. puncticollis Sol. Egitto (Ghzliand) Persia merid. e settentr. (Doria). M. brachonytidis La Brulérie, Hidjaneck. (acq. Deyrolle). M. parvula Reiche, Siria, col nome di punctipennis Sol. (Reiche). Mesostenopa major n. sp. Persia mer. (Doria): oblonga, nigro- picea, parum nitida, capite utrinque fortiter , disco thoraceque subtiliter punctatis; hoc subeordato , basi crasse marginato , sub- recte truncato 5 elytris modice convexis, fortiter seriatim punctatis, abdomine punctato. Long. 5 ‘/, lin. Prossima alla M. longicornis Kr., più grossa ed assai più 102 F. BAUDI robusta che la picca el’ habessinica Kr. capo e torace alquanto nitidi, elitre opache, fortemente impresse da serie di grossi punti. Nella femmina (?) il capo e torace sono meno nitidi, la loro punteggiatura è alquanto più forte, le elitre sono un po’ più convesse sul dorso, più brevemente attenuate verso l’ estremità. M. dentrix n. sp. oblonga, nigra, subnitida, capite thoraceque minus subtiliter, equaliter punctatis; thorace oblongo, basin versus angustato, basi subbisinuato, angulis posticis acutis; elytris oblongis, subtilius, parum dense punctatis, substriatis ; episto- mate triangulariter producto. Long. 5 lin. Persia mer. (Doria). Più piccola della precedente, per la forma delle elitre si avvicina alla picea Kr., però più grossa e più robusta, distinta fra tutte per l’ epistoma quasi triangolare, il suo apice forma un grosso dente un po’ rivolto a destra. Micipsa persica (Doria in coll.) n. sp. Persia mer. Bender Abbas (Doria): migra vel nigro-picea, pedibus piceis vel ferru- gineis ; antennis articulo tertio valde elongato ; capite crebre punc- tato; epistomate utrinque sat emarginato, thorace transverso vel sub transverso, longitudinaliter crebre strigoso; elytris ovalibus vel .ob-ovatis, opacis. Variat, immatura, plus minusve ferru- ginea. Long. 4- 64/, lin. Il maschio è d’ ordinario alquanto più allungato col corpo più parallelo ai lati, le tibie anteriori più gracili, maggior- mente curve che nella femmina, la quale per solito è più corta e d’ aspetto più globuloso. M. philistina Reiche, Palestina e Siria (Rezche). Oxycara levigata Reiche, Siria (Reiche) col nome di Melan- chrus levigatus. Hyperops Dorie n. sp. Persia merid. (Viaggio Doria) rac- colta in quantita: nigro-picea, convexa, nitida, capite thora- ceque minus crebre, distincte punctatis, hoc latitudine vix lon- giore, subcordato ; elytris elongato-ovalibus, striato-punctatis , interstitiis uniseriatim subtillime punctulatis, antennis parum crassis, articulis secundo tertioque subequalibus. Long. 2 '/a - 23/, lin. TENEBRIONITI 103 Della metà più angusta che il Psammocryptus minutus ; pare le convengano le poche linee di diagnosi che dà il Red- tenbacher della pygmea, però la credo distinta per avere il capo e torace non densamente, ma solo con mediocre o poca densità punteggiati, questo in tutti gli esemplari esaminati non ha traccia di fossetta impressa presso la base davanti allo scudetto. Psammocryptus minutus Tauscher, Russia mer. (Baud). Epitragini. Himatismus villosus (Dej. Cat.) Haag, Siria (Rezehe), Egitto (Ghiliani), Beyrouth (acq. Deyrolle) col nome di variegatus Fabr. H. forticornis n. sp. Persia merid. (Doria): elongatus , nigro- brunneus, albido-pilosus, capite thoraceque medio minus crebre , utrinque confertim, fortiter punctatis; antennis brevibus, arti- culis duobus primis incrassatis ; elytris convexiusculis , punctato- substriats , plagis in mlerstitus alternis denudatis. Long. 5 lin. Somigliantissimo al vé/losus, alquanto più nitido; la sua villosità biancastra è più fina e più lunga, meno densa, sulle elitre non agglomerata a guisa di piccole macchie, ma piut- tosto solo qua e là mancante: da tutte quelle descritte dal- l’Haag (Harold. Col. Hefte VI, VII) distinto massime per la struttura delle antenne. Adelostomini. Adelostoma sulcatum Duponchel, Spagna mer. (Ghiliani), Al- geria, Cipro (Baud?). A. carinatum Sol. Cipro (acq. Deyrolle) col nome di paralle- lum Reiche, Gerusalemme (acq. Deyrolle) confuso col cor- datum. A. cordatum Sol. Gerusalemme (acq. Deyrolle), Palestina e Siria (Reiche) col nome di ovatum, 104 F. BAUDI Stenosini. Stenosis sardoa Kuster, Sardegna e Sicilia (Ghiliani e Fea), Cagliari ed Iglesias (Gestro): comune in Sardegna, non rara in Sicilia. S. angustata Herbst, Sardegna, Tacquisara (Gestro), Sicilia (Fea), Francia mer. (Bonvouloir). S. pilifera Sol. Isola w Elba (Beccari), dintorni di Roma (Said); varietà ad elitre più ampliate, Silivria, Coste di Mar- mara (Doria). S. intermedia Sol. Savona (David), Bari (Baudi): varietà col torace longitudinalmente solcato nella metà, elitre talvolta più fortemente striate, Savona (David). S. brenthoides Rossi, étadica Kr. Livorno (Gestro), Narni (Said). S. Frili Sol. Algeria, Bone (Leprieur). S. angusticollis Reiche, Sardegna, Talana (Gestro). S. pubescens Sol. Siria (Reiche), varietà col torace meno ri- stretto, corpo più oscuro a villosità meno densa e meno irta sulle elitre che negli esemplari egiziani. S. canaliculata Mill. Siria (Baudî). S. sulcata Mill. Cipro e Siria (acq. Deyrolle); quelli di Siria col nome di comata Reiche. S. orientalis Br. greca Sol. Beyrouth (Baudi), varietà colle elitre profondamente striate. S. hesperica Sol. Spagna mer. (Baud). S. obliterata Sol. Algeria, Bona (Leprieur). S. tenuicornis n. sp. Persia merid. (Doria): nigra, gracilis, sub- nitida, capite thoraceque crebre, profunde punctatis, illo antice late rotundato, oculis prominulis, sublus confertim punctato; hoc oblongo-ovato , angulis omnibus rotundatis, marginato ; elytris. basi arcuatim emarginatis, humeris porrectis, profunde striatis, strits integris, dense punctatis, calernis basin versus carinefor- mibusz pedibus antennisque rufis, hisce gracilibus, articulo secundo tertioque subequalibus. Long. 2 */, lin. - TENEBRIONITI 105 Distinta fra le congeneri non solo per la proporzione dei primi articoli delle antenne, ma anche pel torace ovale, cogli angoli posteriori rotondati, marginato anche alla base, opaco e densamente punteggiato: inoltre le strie delle elitre comin- ciano affatto dalla base; perla punteggiatura densa della pa- gina inferiore del capo s’ avvicina alla canaliculata Miller, di cui è molto più piccola e di ben diverse forme. S. hispanica Sol., cylindrica Dej. Cat. Malaga (Baudt). S. smyrnensis Sol. Beyrouth e Siria (acq. Deyrolle). Dichillus leviusculus Kr. Algeria, Bona (Leprieur). D. minutus Sol. Oneglia (Meda), Capo di Noli (Gestro), Bor- zoli presso Genova (Doria). D. subtilis Kr. Sicilia, Palermo (Baud). D. corsicus Sol. Sardegna sui Monti di Gennargentu e Tacqui- sara (Gestro). D. pumilus Gené Sol. Sardegna, Sarrabus e Talana (Gestro). Dichillus ? rugatus n. sp. Persia settentr. (Doria): obscure ferru- gineus, subnitidus, capite ad antennas sat dilatato, vertice cari- nulato thoraceque confertim confuse punctatis; hoc oblongo-sub- quadrato, medio longitudinaliter tenue carinato , utrinque plicato; elytris substriato-punctatis, interstitio marginali carinwformi ; antennis subeylindricis, validis pedibusque fortiter punctatis. Long. 2 lin. Per la struttura delle sue antenne cilindriche, ad articoli combacianti fra loro, distintamente punteggiati s’ approssima alquanto al Microtelus asiaticus Sol., però dal complesso delle sue forme e dal modo con cui sono striate le elitre, nonché dalle parti della bocca, parmi poco dissimile dai Diéehillus; però è distinto fra tutti per le due rughe longitudinali sul capo, frammezzo alle quali se ne scorgono altre tre più brevi, una fra le due prime, più una per lato accosto ad esse; inoltre il torace porta una carena tenue lunghesso la sua metà, accompagnata ai lati da due forti rughe un po’ arcate. Microtelus careniceps Reiche, Siria (Reiche), Gerusalemme (acq. Deyrolle), 106 F. BAUDI | M. persis n. sp. Persia merid. (Doria): ferrugineus, capite thoraceque tricarinatis, crebre punctatis , illo carinis lateralibus antice abbreviatis, sinuosis, epistomate denticulato ; antennis tho- racis longitudine, minus validis, articulo secundo brevi, tertio sequentium duorum longitudinem fere superante; thorace postice angustato , elytris ovatis, ante apicem utrinque leviter sinuatis , quadricarinatis, interstittis medio uniseriatim tuberculatis, utrinque grosse punclatis, carinis prima tertiaque integr is, secunda quar-- taque abbreviatis, hac illa longiore. Long. 2. 4/, lin. A primo aspetto rassomiglia perfettamente al seguente, però è più rossigno, le sue elitre sono leggermente più am- pliate verso il loro terzo posteriore; si distingue essenzialmente per le antenne un po’ più lunghe, il cui secondo articolo però è più corto, il terzo invece maggiormente allungato, meno però che nel careniceps, dal quale va distinto per avere come il Lethierryi solo tre carene erette sul capo. Si riconosce inoltre per la punteggiatura del capo e del torace più forte, densa bensi, ma non rugosa; per gli intervalli fra le strie delle elitre, che oltre alle serie di grossi punti presso i fianchi delle costole elevate, portano ancora nel mezzo una piccola serie di minuti tubercoli, mentre gli stessi intervalli nel Lethierryi sono disordinatamente cosparsi di minutissimi grani, nell’ asiaticus e careniceps gli stessi sono levigati. M. Lethierryi Reiche, Tunisia, Kairouan (Kern), trovato in buon numero. Oogaster Doriae n. sp. Persia settentr. Tauris (Doria): cono- scendo dell’ unica specie, sulla quale fu fondato questo genere, solo la breve diagnosi del Ménétries, e pei caratteri generici con pochi specifici quanto ne riferisce Lacordaire, (Genera V. p. 108) deggio limitarmi a riferire i dati più salienti, che mi fanno presumere questo distinto dal piceus Mén. Menetriesi Fald. Ha il capo e torace piuttosto densamente punteggiati, la punteggiatura è alquanto oblunga, talvolta longitudinal- mente confusa, ma non possono dirsi coperti di piccole strie; gli occhi sono bensi infossati, quanto alla loro metà supe- riore, ma l’ inferiore, quantunque assai piccola e lineare è TENEBRIONITI 107 . sufficientemente visibile; le antenne son bensi cilindriche, ma il loro primo articolo è ben di poco più grosso degli altri, il secondo appena più che il terzo: il torace è fortemente cor- diforme, i suoi margini laterali sono appena visibilmente crenulati e finissimamente nella loro metà posteriore; le elitre hanno strie finissime, le quali tutte, a differenza di ciò che scorgesi per lo più nelle elitre striate di questa famiglia, vanno una ad una posteriormente decrescendo di lunghezza, ciascuna terminando all’ incontro d’ una forte carena laterale, questa del pari che un’ altra, ad essa parallela, marginale assai argute, la marginale fortemente denticolata: i piedi sono mediocri, le tibie lineari, pochissimo dilatate verso la estremità, i tarsi d’ un terzo appena più corti che le tibie. Esso è tutto rossigno, assai nitido, di forma elegante. Leptodini. Tapinopsis costatus Sol. Persia settentr. (Doria): dalla descri- zione del Solier parmi a questo debbasi rapportare, non ostante che l’autore dica che le antenne hanno solo dieci articoli, forse perchè attesa la densa villosità di cui sono coperte, riesce difficile scorgerne il minuto undecimo ultimo articolo, nascosto fra i lunghi peli ed una certa squamosità cretacea che lo nasconde: alcune altre differenze nelle propor- .zioni degli articoli delle stesse e nella forma delle tibie an- teriori forse non saranno che differenze sessuali. Helenophorini. Helenophorus collaris Fabr. Napoli (Fea), Sardegna (Baud). Akisini. Morica planata Fabr. Andalusia (Baud?). M. Favieri Lucas, Tangeri (Fairmaire). M. Jevinii Lucas, Algeri e Sahara algerino (Fairmaire e Tarnier). 108 F. BAUDI M. hybrida Charp., obtusa Latr. Cartagena (Dieck). M. grossa Lin., octocostata Sol. Algeria (Ghiliani). Akis reflexa Fabr. Egitto (Reiche e Baudi). A. punctata Thunb. Cagliari e Cabras (Gestro), Nizza (Ghi- tiani), Tivoli e Subiaco (Baudi). Var. tuberculata Kr. Sardegna, Tacquisara (Gestro). A. subterranea Sol. Malta (Bawdî). A. acuminata Fa br. Malaga (Dieck),- Andalusia (Baudî). A. algeriane Sol. Algeria (Ghiliani) e Spagna? (Fea). A. spinosa Lin. Sardegna (Ghiliani e Gennari), Cagliari e Cabras (Gestro), Napoli (Fea). Var. Olivieri Sol. Napoli (Arciduca Luigi di Lorena). A. granulifera Sol. var. Genci Sol. Spagna (Resche) nom. spinosa. A. italica Sol. Italia mer. (Ghiliani), Firenze (Marcucci), Ti- voli, grotta di Nettuno (Baudî). A. Latreillei Sol. Siria (Rezche). A. (Cyphogenia) lucifuga Adams, Armenia russa e Persia set- tentr. Tauris (Doria). A. (Cyphogenia) gibba Fisch. sec. Morawitz, varietà più ni- tida, più spianata ed allungata nelle elitre, Schahrud (Dohrn) nom. aurita Pallas? Var. persica Baudi, Persia merid. ed anche settentr. (Doria) differisce dalla vera gibba, quale è descritta da Mo- rawitz (Horce Soc. Ent. Rossicce II, pag. 34) pel torace più sinuato ai lati inferiormente alla metà, le elitre a costa mar- ginale superiore posta piuttosto sul dorso che sui fianchi delle stesse e più distante che nella gibba dalla marginale infe- riore, per solito terminata posteriormente in modo più tronco e susseguita spesso da alcune piccole granulazioni serialmente disposte; ha il mento più piano e più trasversale, alquanto arrotondato ai lati, spesso largamente smarginato all’ apice invece d’ averlo intagliato a triangolo acuto; prosterno col- l’appendice non convessa nella sua parte posteriore, alla sua estremità tagliata ad angolo retto non proeminente, quindi tronca verticalmente sino alla base del torace stesso e ciò in ambo i sessi. TENEBRIONITI 109 Varia di rado per la costola superiore delle elitre più volte nella sua lunghezza interrotta, posteriormente più abbreviata e seguita da maggior numero di granulosità; in questa va- rietà ambe le costole sono meno elevate. Scaurini. Scaurus tristis Ol. Francia mer. (Ghiliani). var. giganteus Kùst. Sardegna (Ghiliani, Fea) Cagliari (Gestro). S. egyptiacus Sol. Egitto (Reiche), Sardegna, Cagliari (Gestro). S. vicinus Sol. Spagna (esche). S. puncticollis Sol. rugicol/is Reiche, Siria (Rezche) col nome di barbarus Sol. Qui |’ esimio autore parmi abbia preso ab- baglio nel rapportare gli esemplari raccolti in Siria al bar- barus Sol. specie assai diversa, poco conosciuta e della quale sinora vidi solo autentici esemplari di Tripoli. S. rugulosus Sol. Spagna, Cartagena (Baud?). S. uncinus Fòrst., hespericus Sol. Spagna merid. (Baudî). S. striatus Fabr. Sardegna, (Gennari, Ghiliani, Fea) , Cagliari (Gestro), Napoli (Fea). S. punctatus Herbst, Fabr.? (stieticus Gem m. Harold. Cat.) Spagna (Rezche), Cartagena (Dieck), Andalusia (Tarnier). S. atratus Fabr. Sardegna (Ghiliani), Cagliari e San Vito (Gestro), Italia centrale? (Fea). Cephalostenus elegans Br., Dejeanz Sol. Grecia. e Siria (Ghiliani), Siria (Reiche). C. orbicollis Mén., Dejeanzi Sol. Isola Milo (Doria). Blapsini. Petrobius spinimanus Pall. Russia mer. (Ghiliani), Malakoff (Tarmer). Blaps (Prosodes Esch.) obtusa Fabr. 7 Russia merid. (Baud). B. (Prosodes) levigata n. sp.? swbcylindrica, levis, capite parce, thorace disco vie, lateribus sensim densius, subliliter punctatis , 110 F. BAUDI hoe anterius parum rotundato, lateribus alte marginato; elytris levigatis, vix punctatis ; antennis brevibus, crassiusculis. Long. 9 lin. Più stretta e più cilindrica che 1’ obtusa, massime il torace che è assai poco più largo anteriormente che alla base, quasi tutto il suo corpo è levigato, il torace nel mezzo del dorso è quasi senza punteggiatura, questa appare sempre più sen- sibile e densa verso i lati, ma assai fina; le elitre son meno attenuate verso |’ estremità che è assai ottusa, su esse non vedesi sensibile punteggiatura, sole alcune depressioni in forma di grossi punti, ma assai superficiali: le sue antenne son piuttosto corte. La credo un maschio a motivo della sua statura sottile, e per la forma delle tibie anteriori, che in- grossano sensibilmente sin oltre la metà, quindi si restringono per forte smarginatura nel loro lato interno, esse sono arcate, senza denticolazioni all’ esterno, i tarsi sono solo mediocre- mente compressi, le tibie posteriori non sono spianate sul loro dorso esteriore. Mandata dal Sig. Dohrn col nome di obtusa 7, proveniente da Schahkuh, Persia. B. (Prosodes) cribrella n. sp.? Elongata, parum nitida, capite parum subtiliter, thorace lateribus valde rotundato fortiter punc- tatis, hoc plaga discoidali laevi; elytris elongatis, fere opacis , suluram secus lateribusque subseriatim impressis parceque granu- latis; infra nitida , abdomine parce punctato , tibiis dorso planatis. Long. 10 lin. ; D’ aspetto vicina alla obtusa, ma per la forma delle tibie posteriori entra nella divisione dell’ angustata Zubk.: da tutte le congeneri a me note distinguesi principalmente per la punteggiatura del torace assai grossa, poco avvicinata nella meta del disco, ove lascia un largo spazio irregolare affatto liscio e levigato, come levigati son pure gl’ intervalli dei punti; questi verso i lati van sempre vieppiù avvicinandosi, sinchè presso il margine laterale insieme si confondono e la superficie del torace ne riesce opaca, e quasi impressa: le elitre non hanno nitidezza, ma son quasi senza punteggiatura, TENEBRIONITI Ill meno alcune grosse impressioni disposte longitudinalmente più visibili lungo la sutura ed i lati, alcune poche nel mezzo, molte di queste sono accompagnate da alcune granulosità elevate. Il corpo al disotto è levigato, i piedi piuttosto al- lungati, le tibie anteriori sono senza denti al difuori, leg- germente curve ed alquanto smarginate verso |’ estremità. Mandata pure dal Sig. Dohrn da Schahkuh col nome di angustata 9: a me pare ben diversa e distinta specie, e dal corpo ristretto e dal complesso delle sue forme la eredo in- vece un maschio. B. (Dineria Motsch.) confusa Mén. 77, Russia mer. (Baud). B. (Blapisa Motsch.) mucronata Latr., Chevrolati Sol. Pie- monte (Fea ed /sse/), Sardegna (Gennari). Var. striolata Kùst. Cagliari (Gestro) Piemonte (Fea). B. abbreviata Mén. Siria (esche). B. indagator Reiche, Palestina (Reiche). B. scabiosa Dohrn in litt. Taschkend. n. sp. oblonga, fere parallela, capite, disco levi, subtiliter thoraceque profunde et sat fortiter punctatis; hoc subquadrato, anterius latissimo, an- gulis posticis rectis; scutello magno, fulvo-piloso ; elytris parum convexis , valide mucronatis , crebre granulatis, asperatis , antennis pedibusque gracilibus; mas abdomine haud penicillato. Long. 10 lin. B. (Uroblaps Motsch.) producta Cast. Andalusia (Baudz). (B. Platyblaps Motsch.) deplanata Mén. var. curvipes Baudi, Persia merid. (Doria): differisce pel torace più stretto relati- vamente all’ ampiezza delle elitre, a margini laterali più sot- tili, perle tibie posteriori assai incurvate all’ infuori; l’ unico esemplare quantunque maschio, ha tuttavia l’ appendice cau- dale delle elitre piuttosto breve, ma sembra ciò dipendere dal non essersi questa normalmente sviluppata, dacchè è tutta a rughe e pieghe nella sua lunghezza. B. (Agroblaps Motsch.) similis Latr., fatidica St. Sol. Sar- degna, Lanusei (Gestro), Serravalle-Scrivia (Ferrari), Liguria (Doria), Piemonte (Fea). B. gibba Cast., australis Sol. Piemonte (Fea), Spezia (Kerim), Napoli (Fea). 12: F. BAUDI Var. italica Baudi, Napoli e Piemonte (fea) Liguria (Doria). B. anthracina Fald. Armenia russa (Dorza). Var. Georgia russa (Doria) Q meno opaca, capo e torace a punteggiatura più fina e più superficiale, quella delle elitre meno profonda, ma più disposta per serie, cosicchè paiono quasi lineate. B. luctuosa? Mén. Persia settentr. (Doria), una sola femmina d’ aspetto simile alla rugosa Gebl. col torace corto, piccolo in proporzione delle elitre che sono assai globose, quasi qua- drato alla base, a punteggiatura densa, angoli posteriori piuttosto acuti, ma non prolungati all’ indietro; elitre assai sottilmente rugose, non granulate, appendice terminale corto: antenne piuttosto brevi, relativamente grosse, massime agli articoli esterni ecc. (V. Berl. Ent. Zeit. 1875). La descrizione data dal Ménétries, Cat. rais. p. 201, è così concisa che non potei farmi un criterio se veramente appartenga a questa specie. B. (Blaps in sp. Motsch.) mortisaga Lin. Ungheria (Baudo). B. elongata Mén. Persia settentr. (Dora). B. (Lithoblaps Motsch.) Emondi Sol. Finale marina (/sse/), Barberia (Ghiliant). B. hispanica Sol. Andalusia (Baud7). B. gigas Lin. gages Fabr. Sol. Malta (/ssed), Cagliari (Gestro), Rosignano presso Livorno (U27e/0). B. teniolata Mén. wgypliaca Sol. Persia merid. e settentr. (Doria) in quantità; come le congeneri di questo gruppo, assai variabile di statura. B. lineata Sol. polychresta Forsk. sec. Reiche, Algeria (Ghiliani). var. A. Sol. Cagliari (Gestro); varietà a costole delle elitre meno distinte, Sardegna (Gennari). i B. sulcata Fabr. Siria (Resche). B. prodigiosa Er., multicosta Sol. Persia mer. Doria: Solier descrive questa specie su un individuo 7 della collezione del Museo di Parigi, che presume proveniente dal Bengala; in TENEBRIONITI 113 quella del Museo di Torino vidi un esemplare delle Indie orientali, non nominato, che al pari di quelli raccolti dal March. Doria in Persia, s’ adatta pei caratteri essenziali alla descrizione del Solier. Le femmine son d’ ordinario più grosse e più ampie d'’ elitre; su queste talvolta gli intervalli alterni sono alquanto elevati e disuguali in larghezza da quelli più bassi; conserva però sempre le sue tipiche forme, per le quali, massime per quella del torace, facilmente si riconosce dalle specie affini. B. nitens Cast. stygia Er. 9, Siria (Reiche). B. (Rhizoblaps Motsch.) brachyura Kust., abbreviata Sol. Car- tagena (Dieck). B. judeorum Mill. Siria (/aag), Siria (Reiche col nome di cordicollis Sol., e collo stesso nome, Beyrouth (acq. Deyrolle). sull’ ultimo anello addominale in ambo i sessi osservai uno spazio arrotondato, portante un ciuffo di peli fulvi e ferru- ginei; di questa particolarità propria a questa specie non trovo fatta menzione da alcun autore; ora gli esemplari in- viati dall’ Aaag son dati come tipici di Miller; quelli dati dal Reiche col nome di cordicollis e quelli acquistati dai Deyrolle che possiede la collezione del Solier parmi abbiano probabilità di esser pure esatti, da ciò ne verrebbe la conclusione che la judeorum Mill. dovrebbe esser sinonima della cordicollis Sol. Conservai però il primo nome, perchè tutti gli esem- plari esaminati mi sembra concordino meglio colla descrizione di Miller che non quella di Solier. B. parvicollis Zubk. Russia mer. (GAz/iani). Asidini. Asida sabulosa Gietze, grisca Ol. Sol. Piemonte (Fea), Apen- nino ligure (Ferrari), Liguria (Doria), Toscana (Beccari). A. helvetica Sol. 7 9 Piemonte, Serra Canavese (Doria). A. Duftschmidti Gemming., morbillosa Duft. All. 79, To- scana (Baud). A. Dejeanii Sol. Mentone (Deck). Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. V1. vi 114 F. BAUDI A. ruiicornis Sol. Alicante (Dieck Q col nome di Perez); non mi pare specificamente possa distinguersi dalla ruficornis. A. lutosa Sol. 9 Caucaso (Ghiliani). A. morbillosa Fabr., fascicularis Germ. All. 7 Dalmazia (Bandi ). A. Bajardi Sol. Sicilia (Baudî). A. Gory! Sol. var. australis Baudi 7 Sardegna (Baudi). A. longicollis Sol. Livorno (Gestro), Firenze (Aerim), Toscana (Piccioli). A. hesperica Sol. Spagna, Granata (Dieck). A. corsica Lap. Sardegna 79 (Baudi). A. Genei Sol. Sardegna 7 Sarrabus (Gestro), var. 7 col to- race più arrotondato ai lati, Tertenia (Gestro); 9 Sardegna (Baudi); var. minore, angoli del torace più prominenti ed acuti 9 Porto corallo (Gestro). A. Combe Gené, 7 9 Sardegna, Sarrabus (Gestro). A. rustica Gené, 7 9 Sardegna, Monti della Gallura (Baud/). Var. exculpla Baudi, 7 Sardegna, M. Nuovo (Gestro). A. giacialis Gené, Q Gennargentu (Gesiro), Sardegna (Ghi- Hane). A. carinata Sol. Corsica (Baudz). A. Jurinei Sol. «2 Piemonte (fea), Casella, Apennino ligure (Denegri e Ferrari, Liguria (Gestro e Dori). Var. Mahonis Boield. Minorca (Deck) col nome di de pressa A Q. A. Pirazzolii All. 7 varietà, Abruzzi presso Subiaco, (Baud?). A. Marmottani Bris. 7 Pirenei or. (Dieck). A. sericea Ol. Spagna (Baud). A. sinuatocollis Sol. Algeria (Ghiliani) col nome di reflera Dej. Var. Q minore, più corta e più arrotondata, Cartagena (Dick) col nome di Bonvouloirit Al). A. cincta Ramb. Malaga (Ghiliant e Dicck). . curta Fairm. Algeria, Costantina (//enon). . Dieckii All. Barcellona (Dieck). . holosericea Germ. 7 Andalusia ( Towrnier). rrp » . Chauveneti Sol- 9 Barberia (Ghilian’). TENEBRIONITI 115 A. silphoides Linn. #9 Algeria (Ghiliani), la 9 col nome di Luxerti Buq. A. dissimilis All. Algeria, Batna (Henon) 79 col nome di silphoides Lin. A. Servillei Sol. 7 Algeria, (Ghilianz). A. Goudoti Sol. var. ventricosa Sol. 9 Andalusia (Ghiliani). A. depressa Sol. Isole balear (Haag) ° col nome di brevi- costa Sol., (Reiche) 7 2 con quello di Mahonis Boield. A. sicula Sol. Sicilia (Fea) 79. A. syriaca All. Malta (/sse/) 7. Torino, 15 Agosto 1874. HEMIPTERA AGRI LIGUSTICI HUCUSQUE LECTA P. M. FERRARI M. Pp, ENUMERAT Quae in praesenti opusculo enumero insecta, agri Ligustici in plagis diversis reperta sunt, regionis nempe ultra-apen- ninae (Stazzano, Serravalle-Scrivia, Novi-Ligure), genuensis, littoralis orientalis(Spezia) et occidentalis (Voltri, Albenga, Andora, Diano). Harum prima accuratius per me explorata, magis agrestis, cultura minus apta, arborum cespitumque detritu divitior non tantum Rhynchotorum sed et Coleopterorum et Arachnidum species non ubique obvias obtulit. Prope Genuam etsi plurima et notabilia inveniantur, non sine difficultate, parva fit collectio; arva enim et nemora aperta quotidie recedunt; aedes, opificia extramurana pedeten- tim circumundique consurgunt, ardua ceterum et petrosa sunt juga, valleculae parum irriguae, vegetatio cito arescens. Vix per uberrimi Albingauni vicinia et per pulchram Oleandris sponte crescentibus vallem Andorae cursitavi: parvam hemi- pterorum copiam in olivetis agri Dianensis captavi. Finitima Spetiae a D. March. Jacopo Doria commode et accurate explo- ‘ata prae ceteris locis littoralibus insectis ditissima demon- strant Musaei Civici Genuensis collectiones enthomologicae, quibus specimina haec mea hemipterorum libenter addo. — RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 117 Specierum vernalium aestivarum lacustrium exiguam, ut facile vides, enumeratio haec praebet copiam ex eo quod Li- guriae fines longe lateque numquam peragravi, feriisque autumnalibus exceptis, reliquo anni tempore aliis occupatio- nibus domi sum detentus; nihilotamen secius Genera 205 et Species 361 invenies hemipterorum, e quibus nonnullae novae sunt aut in fauna Italica nondum recensitae. Praestantissimis Viris Comiti Carolo Arborio Mella, Equiti Antonio Garbiglietti a quibus Italiae borealis insecta plurima accepi, Clarissimo D. Augusto Puton qui mihi et hemiptera et consilia optima, benignitate fraterna elargivit, grates per- solvo. Quomodo vero D. March. Jacopum Doria qui scientificam suppellectilem maxima liberalitate mihi concessit et ad studia haec perficienda impulsit, grata memoria prosequar, verbis haud consequi posse fateor. Genuae 12 Octobris 1874. Ordo RHYNCHOTA Far. Sub-ordo HEMIPTERA Lisy. Sectio II GEODROMICA FieB. Tribus I. PIEN'TA FTOMIDA KOoLENATI. Fam. I. SCUTELLERIDA Mutts. et Rey. Gen. 1. Coptosomia. Laporte, Essai d’ une classification des Hemiptéres, in Magaz. zool. 1832, pag. 73. (I) C. globus Fabr. (Cimex) Entom. Syst. IV. pag. 88. 36. — Fieber, Die Europaischen Hemiptera pag. 380 (Copto- soma). — Mulsant et Rey Scutellerides (1865) p. 9. Wolff, Abbildungen der Wanzen fig. 3. — Hahn, Die Wan- zenartigen, Insect. fig. 117. Genuae et Serravalle Scrivia in plantis oleraceis. Gen. 2. Odontoscelis. Lap. Magaz. de Zool. 1833, p. 74. (2) O. fuliginosus Linn. (Cimex) Faun. Suec. pag. 246. 914. — Fieb. Eur. Hl. p. 378 (Odontoscelis). — Muls. R. l. e., pag. 13. a. Var. B. è Muls. R. ibid. p. 19. Albenga Augusto, ad caudices Oleae europeae. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 119 b. Var. C. x. Muls. R. ibid. p. 20. Genuae , Terrapieni sopra il Borgo Incrociati. c. Var. Praecedenti proxima, a qua differt linea media scutellari flava tenui, in medio interrupta, postice lunulis nigris haud marginata. Albenga. d. Var. C. A Muls. R. l. c. p. 21. — Ursocoris dorsulis Wz. |. fig. 144. — Fieb. O. dorsalis 1. c. pag. 378. 1. — Spezia J. Doria. e. Var. D. Muls. R. l. c. p. 21. Pronotum lineis 2 praeter mediam,-tlavis. Serravalle Scrivia. (3) O. dorsalis Fabr. (Tetyra) Syst. Rhyng. p. 139. 54. — Muls. R. Var. C. pag. 26 et 27. O. plagiatus Fieb. 1. c. p. 379. 3. — Wz. I. fig. 487. — Stazzano. Gen. 8. Odontotarsus. Laport. Essai etc. l. c. p. 68. (4) O. grammicus Linn. (Cimer) Syst. Nat. edit. MI. Teper “abe Var. « lutescens Fieb. l. c. p. 377. 1. — Serravalle Scrivia in detritu sub cespitibus Plantaginis Cynopis. Var. 8 rubescens Fieb. |. c. Genuac. Gen. 4. Eurygastler. Lap. l. c. (5) E. maurus Fab. (Tetyra) |. ce. pag. 136. n. 36. — Muls. R. (Euryg.) 1. c. p. 59. Var. a, communis Fieb. l. c. p. 369. » B pictus » » » Genuae et Stazzano. » ò signa Cus » » » » » » * mnotatus: Ochraceo-fulvus, macula V-formi in basi pronoti et alia S-formi pone medium scutelli, ambae utrinque : antennae articulis 2 extremis anoque nigris. Spezia. J. Doria. Ned (6) E. hottentotus Fab. (Tetyra) |. e. pag. 136. n. 37. — Fieb. 1. e. pag. 369. — Muls. R. I. e. pag. 63. 120 P. M. FERRARI Var. a. communis Fieb. ibid. In Liguria passim. » b. nigricans Fieb. ibid. Tetyra maura Wi. fig. 129. b. » d. niger Fieb. n. s. 7. nigra Fabr. S. R. p. 136 n. 9. — Panzer Faun. Germ. 111. 7. — £. hottentotus var. è Muls. R. l. c. pag. 65. Genuae sub cespitibus Jnulae graveolentis. Gen. 5. Vilpianus. Stal, Berlin. Entom. Zeit. T. [V. p. 227. (7) V. Galii Wolff (Cimex) |. c. pag. 97. fig. 91. — Wz. Ins. fig. 376. — Fieb. (Acroplax) l. c. p. 372. — Muls. R. (Vilpianus) l. c. p. 70. Albenga in detritu sub cespitibus Péstaciae Lentisci. Sep- tembri. Gen. 6. Glipheria. Muls. et. Rey , Scuteller. pag. 72. (8) G. aeruginosa Cyrillo (Cimexr) Entom. Neap. 1787. pag. 5. (apud Muls. R.) — Cimex Nigellae Fabr. Ent. Syst IV. p. 82. 8. — Trigonosoma. Galii Fieb. 1. c. p. 372. 1. — Glipheria aeruginosa Muls. R. l. c. p. 73. Prope Genuam (Borzoli) J. Doria circa flores cuiusdam Cruciterae. ~ Gen. 7. Scutellera. Lamark, Syst. des anim. sans vertebr. 1801. p. 293. (9) $. semipunetata (*) Fab. (Cimex) Syst. E. p. 698. 10. — Fieb. (Graphosoma) 1. c. p. 371. 1. — Muls. R. (Seutedl.) lc p. 95. — Wit. fig. 2. — Wz. I fig. 91. Genuae ad flores carduum. Aestate. (*) In Musaeo Civ. Genuens. inter plurima insecta quae a J. Doria ex Persia allata sunt, varietas persica extat, scutello rubro punctis basalibus trigonis 2 internis, lineaque externa abbreviata (|, longitudinis scutelli) utrinque, nigris: desunt puncti nigri interni in margine postico pronolti: reliqua ut in specie typica. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 121 (10) S. lineata Linn. (Ciner) F. S. p. 932. — Wii. fig. 1. — Wz. I. fig. 90. — Fieb. (Graphosoma) l. c. 371. 2. — Muls. R. (Scutell.) 1. c. pag. 97. In Liguria passim circa flores et fructus umbelliferarum. Gen. 8. Podops. Lap., Ess. etc. in Magaz. de: zool. p. 72. (11) B. inunetus auct. Fieb. 1. c. P- 349. a Var. Tangira Fab. Syst. R. p. 138. 49. — Panz. F. G. 36 (24). b. » inuncta Fab. 1. c. pag. 139. 53. — Muls. R. var. a. IL @; jo, lz Dens tuberculi antenniferi aut obtusum aut obliteratum nonnumquam observatur. Genuae, Spezia, Serravalle in locis arenosis, ad cau- dices Sulcis viminalis et Populi nigrae. (12) P. curvidens Costa, Cimic. Cent. I, pag. 68. 2. — Muls. R. 1. c. p. 109. — Spezia J. Doria. Tresspecies Italicae hujus generis, sequentibus characteribus dignoscuntur. 1 (2) Pronoti anguli antici appendice securiformi instructi: clypeus haud inclusus. * P. inunctus Fabr. 2 (1) Pronoti appendix, subulata. 3 (4) Appendix fere recta, oculi transversim duplo longiores ac lati, pedun- culati, clypeus genis antice obtuso-angulatis non omnino inclusus. ; P. siculus Cost. 4 (3) Appendix pronoti antrorsum incurva; oculi vix suffulti, parvi; clypeus genis, antice rotundatis, omnino inclusus. P. curvidens Cost. Fam. 2. GYDNIDA. Gen. 9. Cydnus Fab. Syst. R. p. 184. (13) C. flavicornis Fabr. (Cimex) Ent. Syst. IV. p. 124. 70. —- Panz. F. G. 33. 23. — Fieb. |. c. p. 363. 1. — Muls. R. Pentatomides 1866. p. 20. Spezia. J. Doria. 22 P. M. FERRARI (14) ©. nigrita Fabr. (Cimex) Ent. Syst. IV. p. 123. 169. — flavicornis Wi. l. c. fig. 63. a. bh. — Wz. I fig. 85. — Fieb. (Cydnus) |. c. p. 364. 3. — Muls. R. 1. c. p. 26. Stazzano in residuis fimi humo tectis; individuum in stercore bovino captum colorem dilutiorem praebet. Asservatur in Mus. Civ. Genuensi: Cydnus dilutus n. sp., cujus notae praecipnae sent: Corpus sub-ovale parum elongatum supra nitens nune brunneo-piceum, nunc dilutius, subtus testaceum vel fulvo-brunneum aut rufum. Antennae et rostrumn testaceo-pallida. Caput spinis 2 pilisque pluribus anticis, punctis supra in seriis obliquis. Pronotum punctis ac in capite minoribus plaga transversa ante medium impunctata, postice punctis transverse seriatis. Scutellum saepius sub-pulvinatum, postice declive ponnunquam depressione transversa pone basim sulcoque irregulari longitudinali mediano a medio ad apicem; paullo ante apicem latitudinem praebet fere dimidii mesocorii in hujus parte poslica. Hemelitrorum membrana apicem abdominis superat. Postepisterna subtile — et oblique rugulosa nec punctata aut suleata. Seg- menta abdominis punctorum piligerorum vestigia referunt. Femora testacea absque spinis externis, tantum vero ciliata. Tibiae obscurae; anteriores spinis magnis 6, praeter unam externam: tibiae mediae et posticae incrassatae. Tarsi flavo pallidi. — Long. 4 - 4! Mill. Persia J. Doria. Gen. 10, Macroscitus. Fieb., Eur. Hemipt. pag. 362. (15) M. brunneus Fabr. (Cyrus) Syst. R. p. 285. 5. — Fieb. l. e. == Mulls. R.. 12 ics p3i32: In Liguria haud rarus. Gen. 11. Brachypella. Am. Serv. Hemipt. p. 891. (16) B. aterrima Forster (Cimex) Nov. spec. insect. 1771. p. 71. n. 71. — Fieb. Brachypelta 1. e. p. 362. — Muls. R. I. e. p. 42. — Cimex tristis Fabr. Syst. Ent. p. 716. — Pz. F. G. 32. 16. — Wz. I. fig. 83. In Liguria sat frequens. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE es Gen. 12. Sehirus. ‘ Am. Sery. Hemipt. p. 96. (17) S. morio Linn. (Cimex) F. Suec. pag. 250. 932. — Muls. R. (Sehirws) 1. c. p. 48. — Cydnus affinis Wz. I. fig. 237. — Fieb. (Sehirus) l. c. p. 267. Genuae et Serravalle Serivia ad radices herbarum et sub muscis. (18) S. Iuetuosus Muls. R. L e. p. 52. — S. morso Fieb. Tc ets0r2. Wi nie. a4. Serravalle in detritu et sub muscis. Gen. 13. Canthophorus. Muls. et Rey L. c. p. 54. (19) ©. sexmaculatus Ramb. (Cydrus) Faun. Andal. fe We ps t105 1 —“Kieb: Iter po 9688. == Muls: Ri l'e. pag. 50. Stazzano Autumno 1873. (20) ©. bicolor Linn. (Cimex) Syst. N. (XII ed.) I. p. 722. 55. — Wff. fig. 60. — Pz. F. G. 32. 11. — Wz. I. fig. 99. — Fieb. (Seirus) L c. p. 368. — Muls. R. 1. c. p. 58. 2. Serravalle Scrivia in plantis oleraceis. Genuae et Spezia. J. Doria. (21) C. dubius Scop. (Ciner) Ent. Carniol. p. 121. n. 355. — Wif. fig. 61. — Wz. I. (Cydnus) fig. 98. — Fieb. I. c. p. 368. 5. — Muls. R. (Canthophorus) |. c. pag. 63. — Bolzaneto, Stazzano; Spezia Doria. Gen. 14. Gnathoconus. Fieb. E. H. pag. 364. (22) G. albomarginatus Fabr. (Cimer) S. R. 179. 121. — Wff. fig. 62. — Wz. I. fig. 86. — Fieb. (Gnathoc.) 1. e. p. 366. 1. — Muls. R. 1. c. 69. In Liguria rarus; in valletta di Granarolo semel invenl. 124 P. M. FERRARI (23) G. concolor Muls. et R. Pentat. p. 73? Variat a specie citata notis sequentibus. Niger nitidus reflexu cyaneo, supra punctatus, coriìs uni- coloribus membrana albida unicolore. Caput longius ac inter oculos latum marginibus reflexis antice parumper incisum, clypeo non omnino incluso. Rostrum acetabula pedum antico- rum vix superans. Subtus niger nitidus: regio odorijica opaca, striata. Femora nigra nitida pilis 3-4 in cantho postico fem. posticorum. 7%biae brunneo-nigrae tarsi dilutiores. Antennae nigrae articulo 2°. fusco-testaceo. Diano Marina, humi, in olivetis. Auctoritate Clar. Puton cui hance speciem communicavimus, pro varietate G. concoloris retinemus; si tamen nondum edita G. cyanco-nitens noncupanda. Gen. 15. Ochethostethus. Fieb. l. c. p. 365. (24) O. manus Herrich Schaeffer (Cydnus) Faun. Germ. 126. 24. — Muls. R. l. c. p. 76. — O. pygmaeus Fieb. 1. c. pag. 360. In Liguria, in humo pingui, et in reliquiis fim} ad radices herbarum, sociatim. Fam. 3. SCIOCORIDA. Gen. 16. Sciocoris. Fall. Hemipt. Suec. p. 20. i (25) S. auritus? Muls. R. Pentat. pag. 20. Var. obscurus. Terreus, nigropunctatus, long. Mill. 5. Caput antice vix incisum. Oculi breviter (‘/,) basi inclusi. Pronotum in medio bis triente brevius quam latum, lateribus antice tantum punctato-decoloratis. Scutellum ante medium valde angustatum, apice rotundatum. Corsa scutello longiora, sutura cubitali fere ad dimidium scutellum extensa; exocorio RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 125 basi 4/, decolore, parum ultra dimidium mesocorii latitudinem superante. Membrana ad extremitatem connexivi extensa, hya- lina nervis diaphanis stria nigra in sutura, spatio immaculato in angulo interno, maculis 30 subrotundis margineque postico brunneis. Regionis odorificae pars interna semi-discoidalis brun- nea, gradu limitata, punctulato-pulvinulata; pars externa diametro et forma circiter prioris, nigra nitida punctis im- pressis majoribus 35-40. Antennarum articulus 2 sequentem !/, superans. Pedes punctis crebris inaequalibus, femoribus subtus semi-anulatis: in femina, femora antica ciliis destituta. Genuae in herbidis rarus. 1862. (26) S. homalonotus Fieb. Rhynchotographieen (Vor- trige) p. 24. 19. — Eur. Hem. p. 158. 11. — Muls. R. 1. c. pag. 113. Obs. Latera pronoti aliquando in 9 minus nigro-punctata, angulus posticus corii modo rotundatus (Fieb. E. H.) modo acutus (Muls. R.), oculi satis pedunculati et exerti, ipsius a congeneribus minus facilem distinctionem reddunt. Prope Genuam. Pegli 79. (27) S. Helferi Fieb. Rhynchotograph. cit. p. 25. 20. — Eur. Hemipt. p. 361. 17. — Muls. R. L e. p. 114. Stazzano, minime, vulgaris. v (28) S. terreus Schrk. (Cimex) Faun. Boic. II. pag. 75. 1109. — Fieb. (Sciocor.) Rhynchotogr. cit. p. 25. 21. — Eur. H. p. 361. 18. — Wz. I. fig. 100. — Muls. R. 1. c. p. 118. Species in Liguria prae ceteris obvia. Gen. 17. Dyroderes. Spinola, Essai sur les Hem. p. 311. 29) D. marginatus Fabr. (Cimex) Suppl. Ent. Syst p. 532. 98-99. — Wff. lL. c. fig. 95. — Fieb. (Scéocoris) E. H. p. 955. 1. Prope Genuam (Pontedecimo) in Galio Aparines. Junio. 120 P. M. FERRARI Iam. 4. AELIIDA. Gen. 18. Aelia. Hahn Wz. Ins. I. fig. 19. A. —D. (30) A. acuminata Linn. Fauna.Suec. 939? — Curt. Brit. Ent. Tab. 704. — pallida Kust. Ent. Zeit. 1852. p. 334. tab. HI. fig. 4. — Fieb. Eur. Hem. p. 352. 5. — A. rostrata, Muls. R. 1. e. pag. 134. Distmguitur bucculis inferne arcuatis, nec dentatis, capitis lateribus bis introrsum sinuatis, antennarum articulo 2.° di- midium sequentem aequante. Spezia J. Doria. Stazzano 1862. Sub Junipero communi locis aridis et ex- celsioribus haud frequens. (31) A. Burmeisteri Kuster, l. c. fig. 3. — Fieb. I. e. p. 352. 6. — Puton, Cat. Hemipt. p. 5. Spezia legit J. Doria. (32) A. vostrata Boheman in Ofvers. K. Vet. akad. Férhandl. 1852. pag. 50. 1. —- Puton, Catal: Hemipt. p. 5. — A. acuminata Fieb. 1. c. p. 154. 3. — Muls. R. 1. c. p. 131. Capitis lateribus (rectis ab oculis ad lineam apicis clypei) bucculisque in dentem productis a ceteris satis differt, In Liguria vulgaris inter segetes, in sulcis arvorum et sub cespitibus Plantaginis Cynopis. Var. glebana. Bucculis dente antico breviusculo; ochraceo-brunnea; linea pone cubitalem nervum ‘/, post basim orta, sutura mem- branae praesertim in angulo interno mesocorii, nervum ex- ternum membranae et membrana, dilute brunnea; reliqua ut in sp. typica. Clariss. M. D. Garbiglietti in Catal. Hemipt. Italiae indigen. in Bullet- tino della Soc. Entom. Ital. Vol. I. 1870 p. 8. A. acuminatam L. A. Ger- mari Kust. et A. Klugii tantum enumerat. Ad species Italiae indigenas praeter A. Burmeisteri addenda est: A. cognata Fieb. Wien. Monatschr. 1868. pag. 470. — Puton |. ce. pag. 5. ASILO, RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 127 Unicum individuum accepi a R. Sacerdote A. Carestia solertissimo Bota- nices cultore (1864) Riva di Val Sesia prope M. Rosa lectum. Circa A. Germari notandum nonnulla specimina A. rostratae Boh. pedes decolorato-punctatos interdum praebere: characterem buccularum speciem potius judicare. Gen. 19. Aelioides. A. Dohrn. Ent. Zeit. (Stettin 1860) pag. 101. (33) A. inflexa Wtf. (Cydnus) 1. c. p. 133. fig. 182. — Wz. I. tig. 210. Eysarcoris. — Fieb. (Platysolen) 1. c. p. 354. — Muls. R. (Aedioides) l. c. p. 146. Spezia. J. Doria. Fam. 5. EYSARCORIDA. Gen. 20. Eysarcoris: Hiahn, Wanzenart. Insect. IL. pag. 66. (34) HE. melanocephalus Fabr. (Cimex) Syst. Ent. p. 716. 99. — Pz F. G. p. 26. 24. — Wit. 1. c. fig. 134. — Wz. I. fig. 211. — Fieb. l. c. p. 332. — Muls. R. 1. c--p. 170. Nunquam mihi obvius; unicum exemplare extat in Civico Musaeo Spezia lectum a Clar. J. Doria. (35) E. pertatus Fabr. (Cimer) L ce. p. 125. 177. — Wz. I. fig. 155. — Muls. R. 1. c. pag. 173. — £. eneus Fieb 1. c. pag. 332. 2. Diano Marina, Genuae, vulgaris. (36) E. miselius Stil (apud Puton Catal. des Hemipt.) — Pentatoma inconspicuum Herr. Schaeft. Wz. I. VII. p. 93. — E. Helferi Fieb. 1. c. p. 332. 3. — £. epistomalis Muls. R. 1. e. pag. 177. 3 In Liguria frequens. Gen. 21. Dalleria Muls. et Rey Pentatomid. p. 180. (37) D. pusilla Herr. Schaeff. (Cimex) F. G. 115. 9. — 128 P. M. FERRARI Muls. R. (Dalleria) |. c. pag. 180. — Eusarcoris gibbus, Fieb. l. c. p. 335. 5. Genvae. Fam. 6. CIMICIDA. Gen. 22. Strachia. Hahn Wz. I., I. pag. 180. tab. XXIX. fig. A— D. (38) S. ornata Linn. (Cimex) et vet. auct. — Pz. F. G. 33. 21. — Wfîf. fig. 15. — Wz. I. (Strachia) fig. 238. — Fieb. l. c. p. 342. 2. — Muls. R. 1. c. p. 204. In Liguria passim. (39) S. pieta Herr. Schaeff. (Pentatoma) F. G. 116. 12 et 13. — Wz. I. (Strachia) fig. 240. — Fieb. 1. c. p. 343. 5. — Muls..R. Le. p. 214. Cum praecedente. (40) S. decorata Herr. Schaeff. (Pentatoma) F. G. 116. 14. — Muls. R. (Strachia) 1. c. p. 114. — S. pustulata Fieb., l. c. pag. 343. 4. In Liguria frequens. (41) S. oleracea Linn. (Cimex) et vet. auct. — Pz. F. G. 32. 12. — Wf. f. 16. — Wz. I. (Strachia) £. 94. — Fieb. l. c. p. 3843. 9. — Muls. R. 1. c. p. 226. In Liguria vulgaris, maculis albis et aurantiacis. Gen. 23. Carpocoris. Kolenati, Melet. entom. t. IV. 1846. pag. 45. (12) C. baccarum Linn. (Cimer) F. Suec. 219. 928. — Muls. R. (Carpocoris) l. c. p. 233. — Cimex nigricornis Wit. fig. 132. a. b. — Wz. I. (Pentatoma) fig. 147. — Fieb. lL. c. (Mormidea) pag. 335. 3. In Liguria satis communis. (43) C. nigricornis Fabr. (Cimex) Ent. Syst. IV. 94. 59. — Fieb. (Mormidea) 1. c. p. 335. 3. — Muls. R. (Carpocorts) l. c. pag. 242. Var. 2 & y. Muls. R. in Liguria passim. Var. Z. Genuae. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 129 (45) C. Iumula Fabr. (Cimer) |. e. p. 96. 64. — Muls. R. (Carpoc.) 1. c. p. 250. — Carp. bilunulata Kolen. |. c. p. 176. fig. 35. — Mormidea varia Fieb. |. c. p. 335. 2. Genuae. (43) ©. lynx Fabr. (Cimex) 1. c. pag. 110. 118. — Fieb. (Mormidea) |. c. p. 336. 4. — Mauls. R. (Carp.) |. c. p. 254. — C. pusio Kolen. |. c. p. 48. n. 172. fig. 39. — Anthemethus Amy. Rhynch. met. mononym. n. 54. a. Var. decolor. Corpore dilute flavo viridi. — Serra- valle Scrivia. b. Var. y. Muls. R. 1. c. — Vulgaris. (46) C. verbasci De Geer (Cimex) Mem. t. IN pag. 257. tab. 14. fig. 5. apud. Muls. R. (Carpocoris) 1. c. pag. 258. — Cimex baccarum Fab. S. R. p. 172. 93. et plur. auct. Species ubique obvia. Gen. 24. Holcostethus Fieb. Eur. Hemipt. pag. 333. (47) XI. sphacelatus Fabr. (Cimer) Ent. Syst. pag. 120. 156. — Wtf. fig. 95. — Fieb. (Holcosteth.) 1. c. p. 334. 2. — Muls. R. (Dryocoris) 1. c. p. 267. Genuae et Stazzano. Species haud frequens. (48) FT. congener Fieb. Eur. Hemipt. pag. 334. 3. Genuae et Serravalle Scrivia. Magis praecedente obvius. Gen. 25. Peribalus. Mulsant et Rey Pentat. pag. 262. (49) P. vernalis Wolff (Cimexr) |. c. p. 140. fig. 135. — Fieb. 1. c. pag. 339. 1. — Wz. I. (Pentatoma) fig. 153. — Muls. R. (Perzbalus) 1. c. Serravalle Scrivia. Genuae (Mus. Civ.) Var. I. 9. Pedibus brunneo-punctatis, antennarum articulis 4 et 5 nigris basi roseis; apice scutelli dilutiore. Valvarum anticarum (9) margo posticus marginem internum dimidio abunde superat. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 9 130 P. M. FERRARI Var. Il. 9. Femoribus anticis subtus exigue punctatis, mediis et posticis ante apicem macula e paucis punctis efformata: tibiae non punctatae: valvarum anticarum (9) margo posti- cus marginem internum vix aequat. Diano Marina 1872. Gen. 26. Cimex. Linn. Pentatoma et Cimex auct. (50) C. juniperinus Linn. Faun. Suec. 930. — Pz. F. G. 33. 13. — Schellemb. tab. I. fig. 1. — Wif. fig. 51. — Wz. I. (Pentatoma) fig. 150. — Pentatoma Juniperi Fieb. E. H. p. 336. 3. — P. juniperina Muls. R. |. c. pag. 272. Stazzano in Junipero communi. (51) ©. dissimilis Fabr. Syst. R. 107. 59. — Wf. fig. 49. 30. — Pz. F. G. 33. 13. — Fieb. l. c. p. 339. 4. Praecedente magis obvius. Immerito clar. Muls. et. R. in opere pluries citato (Penta- tom. p. 279) hane satis plane a Fiebero distinctam speciem cum C. prasino conjungunt; quum duo insecta prae oculis habeas differentiam facile scatet sequentibus notis. Cimex viridissimus Poda. Cimex dissimilis Fabr. Fieb. prasinus Fab. Fieb. . Corporis latera postice magis ro- tundatis; crassities verticalis a medio scutelli ad basim ventris major ac in C. dissimili. 2. Pronoti latera compresso-attenuata extrorsum arcuata, acie integra, parumper reflexa; pars haec atte- nuata latitudinem transversam (in medio) refert exocorii. 3. Adparatus sexualis 9. A. Laminae basales margine postico fere recto. B. Lamina media posterior (et antica) trapezoidalis, lateribus rectis. 1. Corpus longiusculum, postice atte- nuatum, crassilies verticalis a medio scutelli ad basim ventris minor ac in C. viridissimo. 2. Pronoti latera parum attenuata nec reflexa, recta aut introrsum sinuata, pone angulum colli acie erosa. vw . Adparatus sexualis ®. a. Laminae basales sub-ellipticae, mar- gine postico sinuato. b. Lamina media posterior antice et lateribus rotundata, postice recta. a RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 13] C. Laminae transversae subtrigonae, | c. Laminae transversae pentagonae , apice postico rotundalo, margine lateribus omnibus fere rectis. interno externo et antico excisis. D. Laminae postico-externae margi- | d. Laminae postico-externae margini- nibus (antico-externo exceptc), si- bus omnibus fere rectis. nuatis, angulo postico obtuso qua- dantenus producto. | 4. Maris extremum segmentum ven- | 4. Maris extremum segmentum ven- trale in medio excisum (excisionis trale in medio excisum, (excisionis anguli acuti, fere in denticulum anguli haud in denticulum producti), apice laterali truncato, angulis duo- producti) angulo postico unico, ro- tundato. bus posticis. - C. viridissimum nondum vidi in Liguria; exemplaria o 9 in Civico Musaeo asservantur ab Eq. V. Ghiliani ex alpibus Pedemontanis allata. Gen. 27. Nezara. Am. Serv. H. Gen. 106. (52) N. Millierei Muls. et Rey Pentatomid. pag. 290. In insula Tinetto (Ligur. orient.) legit Doria. (Mus. Civ. Gen.) (53) N. prasina Linn. (Cimex) Syst. nat. edit. XII. V. I. pag. 722. Var. a Fieb. l. c. pag. 330. —- Wfîf. fig. 53. — Muls. R. var. a. l. c. p. 296. Var. 6 Fieb. l.‘c. — C. torquatus Fabr. Syst. ent. p. 710. 65. — Muls. R. var. y. 1. c. Var. 3. Muls. R. 1. c. Var. * Supra viridi-rubescens capitis et pronoti (antice) plagis viridibus. In Liguria vulgares. Fam. 7. ACANTHOSOMIDA. Gen. 28. Piezodorus. Fieb. eur. Hemipt. p. 329. (54) P. inearnatus Germ. (Cimex) Faun. insect. eur. 4. 23. — Herr. Schff. (Raphigaster) Nomencl. p. 57 et 94. Muls. 132 B. M. FERRARI et R. (Piezodorus) |. c. pag. 301. — P. Degeeri Fieb. 1. c. p- 329. — Wz. I. fig. 151. Varietates « et 8. Muls. et R. sat frequentes in Liguria. Gen. 29. Rhaphigaster. Laporte, Ess. d’ une classif. de l’ordre des Hem. in Magaz. de Zool. 1832. (55) IB. griseus Fabr. (Cimex) Spec. insect. V. IL p. 356. 110. — Pz. F. G. 33. 19. — Wfî. fig. 56. — Fieb. (Raphigaster) l. c. p. 329. 1. — Muls. R. Il. c. p. 303. Var. impunctata Garbiglietti (Catal. Hemipt. ital. p. 10.) rarior. Frequens in plantis; hyeme in ruralibus habitationibus hibernat et plurima individua prope fenestras quotannis vere inveni. Quum ei periculum immineat antennas motu oscilla- torio brevi et rapidissimo agitat ad instar laminae vibrantis. Gen. 80. Elasmostethus. Fieb., Eur. Hem. pag. 328. (56) E. interstinetus Linn. (Cimex) Syst. Nat. (1767) p. 721. 43. — Muls. R. (Meadorus) 1. c. p. 316. — Elasmost. griseus Fieb. 1. c. — Cimex agathinus Fab. Syst. R. 170. 82. — Wifi. fig. 55. Stazzano in Alno glutinosa, rarus. Fam. 8. ASOPIDA. Gen. 81. Tropicoris. Hahn, Die Wanz. Ins. II. pag. 52. (57) T. rufipes Linn. (Cimex) Syst. Nat. 719. 24. — Wif. fig. 9. — Wz. I. (Tropicoris) fig. 145. — Fieb. l. c. p. 330. — Muls. R. l. c. p. 332. Spezia (Mus. Civ.). Se RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE Th Gen. 32. Picromerus. Amy. et Serv., Hemipt. Gen. 50. (58) P. bidens Linn. (Cimex) Faun, Suec. 921, — Wit. fig. 7. — Wz. I. (Arma) fig. 51. — Fieb. (Picrom.) Lc. p. 349. 1. — Muls. R. I. c. p. 339. . In cantho interno ante apicem tibiarum anticarum dens non- numquam observatur. ‘ Gen. 33. Arma. Hahn, Wz. I. I. 1831. p. 91. (59) A. eustos Fabr. (Cimex) Ent. Syst. IV. p. 94. 58. — Wfî. fig. 131. — Wz. I. (Arma) fig. 52. — Fieb. 1. c. p. 348. Stazzano ad fructus Alni glutinosae. Gen. 34. Zicrona. Am. Serv. Hemipt. Gen. 53. (60) Z. coerulea Linn. (Cimex) Faun. Suec. 933. — Pz. F. G. 32. 14. — Wfî. fig. 18. — Wz. I. (Pentatoma) fig. 154. — Fieb. (Zicr.) L c. p. 346. — Muls. R. 1. c. p. 300. Prope Genuam. Spezia Doria.. Tribus II. TESSERA TOMIDA. Fam. 9. GOREIDA. Gen. 35. Phyllomorpha. Laporte, Ess. (1833) pag. 47. Gen. 10. (61) P. 1aciniata De Villers (Cimex) Car. Linn. Ent. I. p. 493. — Spinola, Ess. p. 109. — Fieb. E. H. pag. 215. — Muls. R. Coreides 1870 p. 11. — P. erinaceus Wz. I. fig. 673. Stazzano et Serravalle Scrivia sub cespitibus Plan- taginis Cynopis et Cullunae vulgaris. 194 P. M. FERRARI Gen, 36. Centrocarenus. Fieb., E. H. p. 234. Gen. 157. (62) ©. spiniger Fabr. (Coreus) Spec. Ins. IL p. 360. — Muls. R. l. c. p. 32. — Fieb. (Centrocarenus) 1. c. p. 231. — Centrocoris variegata Kolen. Melet. Il. tab. 7. fig. 2. Diano Marina (Terrazzi) Majo 1872. Gen. 37. Enoplops. Am. Serv., Hemipt. Gen. 1870. (63) E. seapha Fabr. (Coreus) Syst. R. 193. 9. — Wz. I. fig. 186. — Fieb. (Enoplops) 1. c. p. 230. 1. — Muls. R. l e. pag. 27. Genuae, Stazzano, Diano Marina. Ad sepes haud rarus. Individuum in Datura Chartaginensi inveni. | Gen, 38. Spathocera. Birensprung, Berlin. Ent. Zeit. (1860). (64) S. Dahlmanni Schill. (Coreus) Beitr. p. 41. tab. 1. fig. 1. — Hahn (Arenocoris) Wz. I. fig. 193. — Fieb. E. H. pag. 216. 2. Stazzano in detritu sub Calluna vulgari. Gen. 39. Bathysolen. Fieb., E. H. p. 206. Gen. 137. (65) 3. nubilus Fabr. (Coreus) Hem. p. 39. 5. — Wz. I (Arenocoris) fig. 191. — Herr. Schaeff. (Pseudophlaeus) Wz. 1. VI. p. 4. — Flor. Rynch. Livl. p. 180. 1. — Muls. R. I. c. p. 94. — Fieber (Bathysolen) 1. c. p. 216. In Liguria vulgaris. Gen. 40. Pseudophlaeus. Burmeist., Handb. d. Ent. p. 308. G. 4. (66) P. Falleni Schill. (Coreus) Beitr. pag. 46. — Hahn Wz. |. (Arenocoris) fig. 192. — Herr. Schff. ibid. VI. pag. 4. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 195 (Pseudophlaeus). — Fieb. 1. c. pag. 217. 1. — Muls. R. I. c. p. 88. — Atractus lituratus Curt. Brit. E. Tab. 500. Praecedente minus in Liguria obvius. Gen. 41. Strobilotoma Fieb., E. H. p. 218.,G. 139. (67) S. typhaeeornis Fabr. (Coreus) Syst. R. pag. 198. 32. — Fieb. (Strobilot.) 1. c. p. 218. — Muls. R. l. c. p. 81. Genuae (Dal portello) semel 1860. Gen. 42. Ceraleptus. Costa, Cim. Regni Neap. Cent. 2. p. 11. * (68) C. squalidus Costa, l. c. p. 13. Tab. 4. fig. 7. — Fieb. 1. c. pag. 219. 1. — C. lividus Stein, Berl. Ent. Zeit. 1858. p. 75. 3. — Muls. R. Lc. p. 64. Genuae (Dal portello) 1869. — Spezia Doria. Rarus. (69) C. leptocerus Fieb. |. c. p. 219. 2. — C. squalidus Stein. l. c. p. 72. 2. — Muls. R. I. c. p. 67. Genuae et Stazzano minime vulgaris. (70 C. gracilicornis Herr. Schaeff. (Coreus) F. Germ. 135. 5. — Wz. I. Pseudophlaeus) tab. 82. fig. E. — Fieb. (Ce- ralept.) 1. c. p. 219. 3. — Muls. R. 1. c. p. 70. In Liguria passim; captatur in sulcis arvorum, sub cespi- tibus Spartii juncei ete. Gen. 43. Loxccnemis. Fieb., E. H. pag. 221. Gen. 143. (71) Iu. dentator Fabr. (Lygaeus) Ent. Syst. p. 133. 13. — Fieb. (Loxocnemis) 1. c. p. 222. — Muls. R. I. c. p. 58. — Coreus alternans Herr. Schaetf. Wz. I. IX. pag. 256. Stazzano, semel. 1872. Gen. 44. Bothrostethus. Fieb., E. H. p. 222. Gen. 144. (72) 33. denticulatus Scopoli (Cime) Ent. Carn. p. 125. P. M. FERRARI 136 365. — Fieb. (Bothrostet.) 1. c. p. 222. 1. — Merocoris dentator Wz. I. fig. 189. -— Zoxocnemis annulipes Muls. R. 1. c. p. 60. Z. . to} Stazzano frequens sub Spartio junceo et ad caudices ar- borum sub foliis coacervatis et adpressis Gen. 45. Coreus. Fabr., Syst. Rhyng. p. 191. 32. (73) ©. Spinolae Costa (Herocoris) Cim. R. Neap. Cent p. 220. 2. — Mauls. R. (Dasy- 1838. — Fieb. (Coreus) l. c coris) |, c. p. 53. Artemisia campestri. Genuae. Stazzano sub ¢ (74) C. hirsutus Fieb. L c. pag. 221. 3 . Genuae (Valletta di Granarolo). Stazzano, haud rarus. (75) ©. hirticornis Fabr. Ent. Syst. 198. 34. — Pz. F. G. 92. 17. — Fieb. 1. c. p. 221. 4. — C. affinis Wz. I. fig. 441. — C. denticulatus wa Ent. Car. pag. 125. 365. — Muls. R. (Dasycoris) 1. > AS. In eee eee Gen. 46. Syromastes. Latr., Fam. nat. 420. — Wit (76) S. marginatus Linn. (Cimer) F. Su. 923. (Corcus) fig. 20 Wz. I. fig. 185. — Fieb. (Syrom.) l. c. p. 228. — Muls. R. 1. C-P-029: ’ulgaris; vivit praesertim in Rubo sancto Gen. 47. Verlusia. Spinola, Essai sur les Hemipt. p. 145. Gen. 60 (77) V. rhombea Linn. (Cimex) Syst. Nat. IL 713. 22. — Fieb. (Verlusia) 1. c. p. 220. 2. — Muls. R. 1. c. p. 18. — Paton Les Coreides ete. in Ann. Soc. Ent. Fr. 1871. pag. 313 Stazzano; sequente minus obvia. RHYNCHOTA: HEMIPTERA LIGURIAE 137 (78) V. sinuata Fieb. |. c. p. 229. — Muls. R. L c. p. 21. — Puton l. c. p. 313. In Liguria sat frequens. Verlusia Reyi Puton (1. c. p. 314) etsi hucusque in Liguria mihi invisa, Italiae tamen species indigena: individuum erim e Sicilia (Acireale) ab amiciss. Prof. Francisco Ardissone et aliud a Clariss. Doct. Equ. A Garbi- glietti e Pedemontio accepi. Gen. 48. Gonocerus. Latr., Fam. nat. 420. (79) G. Juniperi (Dahlbom) Herr. Schaeff. Wz. I. IV. p. 99. fig. 445. — Fieb. l. c. pag. 229. 1. — Muls. R. L. c. p. 40. — G. triquetricornis Ramb. F. Andalus. IL 136. Stazzano in Junipero communi; odore acido peculiari in- tensoque gaudet. (80) G. insidiator Fabr. (Coreus) Syst. R. 198. 28. — Fieb. (Gonoc.) l. c. p. 229. 2. — Muls. R. 1. c. pag. 38. — Coreus compressicornis Wit. fig. 97. Prope Genuam in nemoribus supra pagum 01mo. Junio 1872. (81) G. venator Fab. (Coreus) |. c. 194. 12. — Wee. f. 21. — Pz. Fi GI 116.15. — Fieb. (Gonoc.) 1. c. pag. 229. 3. — Muls. BR: le: p. 36. Stazzano in summitatibus Rosae caninae. Adpropinquante periculo facile evolat. Fam. 10. ALYDIDA. Gen. 49. Micrelytra. Laporte, Mg. d. zool. 1832. p. 27. (82) M. fossularum Rossì (Cirex) Fauna etr. II p. 223. 1354. — Wz. I. fig. 244. — Fieb. 1. c. pag. 224. — Muls. R. lex pags 170. Spezia (Doria). Species numquam mihi obvia in agro No- vensi nec Genuensi. 138 P. M. FERRARI Gen. 50. Camptopus Am. Serv., Hemipt. Gen. 188. (83) C. lateralis Germ. (Coreus) Fauna Eur. 8. 21. — Wz. I (A/ydus) fig. 549 et 550. — Fieb. (Camptopus) 1. c. p. 225. 1. — Muls: R. I. .c. p. 162. In Liguria passim. Gen. 51. Alydus Fabr., Syst. R. p. 248. 33. (84) A. ealearatus Linn. (Uimex) Faun. Suec. 968.— Wff. (Lygaeus) fig. 138. — Wz. I. fig. 101. — Fieb. 1. c. p. 226. 1. —Muls) Re ic. py 166. Genuae et Stazzano in arvis. Fam. 11. STENOCEPHALIDA. Gen. 52. Stenocephalus Latreille, Fam. nat. 421. Species G. Stenocephalus mihi cognitae hoc schemate distingui possunt. 1 (2) Antennarum art. 2. absque anulo medio nigro aut brunneo; mem- brana obscura immaculata, rostrum ad acetabula media extensum. Antenna- rum pili sub-depressi, venter nigrescens. S. neglectus H. Schtf. 2 (1) Antennarum art. 2. anulo medio nigro aut brunneo. 3 (4) Rostrum acetabula media superat. S. medius Muls. R. 4 (3) Rostrum acetabula media non superat. 5 (6) Hemelitrorum margo externus et connexivum pallida. Antennae setis parcis haud erectis crassitiem articuli quo sedent longitudine non superan- tibus, articulo 1° apicem genae (?|3) propriae longitudinis superante, nigro: 2° exalbido anulo basali exiguo alio mediano et apicali latis brunneo-nigris; art. 2° nigro basi (%y) exalbida; extremo brunneo glabro, basi pallidiore. — Rostrum finem mesosterni adtingit, art. 1° ad lineam ocellorum extenso. Pronotum antice (t)3;) brunneo-rubrum postice pallens punctis magnis gyrosis brunneo-rubris: lateribus breviter pallidis ante medium paullo constrictis. Scutellum et corium brunneo-rubra impresso-punctata plagis dilutioribus; scutelli apex et corii margo externus pallidi, hic punctis impressis decolo= ribus. Membrana pellucida aquose fusca nervis punctisque intra nervos elatis vix obscurius fucatis. Abdominis dorsum rubens. Connexivum pallidum im- maculatum. Venter brunneo-purpurascens punctis haud impressis flavo- pallidis obsoletis. Pedes flavo-pallidi, femorum anticorum et mediorum apex dilute niger, apex femorum posticorum, apex et basis tibiarum tarsique nigra RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 139 Mas. long. Mill. 12. Persia J. Doria. In collect. Mus. Civic. Genuensis. S. marginatus n. Sp. 6 (5) Hemelitron unicolor. 7 (8) Antennarum artic. 2 et 3 setis depressis (minime erectis) diametrum articuli quo sedent longitudine subaequantibus: abdomen nigrescens; femora postica 4; apicalibus nigris. S. agilis Scop. 8 (7) Antennarum artic. 2 et 3 setis nigris erectis diametrum articuli quo sedent duplo saltem longitudine superantibus; abdomen brunneo-lividus maculis subrotundis flavidis obsoletis; femora postica triente apicali nigro. S. setulosus n. sp. (83) S. neglectus Herr. Schaeff. Wz. I. IM. p. 55. fig. 272. — Fieb. l. c. p. 223. 2. — Muls. R. 1. c. p. 249. In Liguria tota. (86) S. agilis Scop. (Cimex) |. c. pag. 126. 366. — Fieb. (Stenoceph.) 1. c. p. 223. 1. — Muls. R. l. c. p. 245. — Cimex nugax Fabr. Spec. insect. II. p. 366. 171. — Wff. (Lygaeus) fig. 30. — Wz. I. (Dicranomerus) fig. 13. Serravalle Scrivia, Genuae, Diano Marina. (87) S. setulosus n. sp. Antennarum articulus 2 albidus anulo minimo basali et magno mediano fuscis (nec nigris); anulus apicalis niger et albido, praecedenti breviore; articulus 3 niger triente basali albido; 4 fuscus quadrante basali exalbido. Articulus 2 et 3 setis rigidis omnino erectis, nigris, artus crassitiem quo in- sident longitudine duplo superantibus. Setae similes adsunt in pronoto, scutello femoribus et tibiis; breviores vero in corio hemelitrorum. Ocelli albidi, aut rubidi. Pronoti latera ante dimidium (3/, anticis) introrsum laeviter sinuata. Membrana fumosa maculis elatis intra nervos, nervisque obscurioribus. Abdomen brunneo-lividus, maculis subrotundis flavescentibus. Rostrum acetabula media vix adtingit. Femora postica triente apicali nigro 79. Tibiarum setae sub-erectae, nigrae, crassitiem tibiae longi- tudine duplo circiter superantes. 140 P. M. FERRARI S. neglecto H. Sf. statura parumper majore, Reliqua ut in et S. agili minore, a quo differt etiam corpore magis angu- stato. Serravalle Scrivia ad cespites Adianthi nigri 1861 et Stazzano in Artemisia camphorata. Fam. 12. CHOROSOMIDA. Gen. 53. Chorosoma. Curtis, Brit. Ent. 1830. (88) C. Schillingii (Schummel) Schill. (Rhopalus) Bei- es 1829. p. 35. 7. — Wz. I. fig. 402. — Fieb. (Chorosoma) l. c. p. 227. — Muls. R. 1. c. p. 174. — C. arundinis Curt. cketaon 29/72 Serravalle Scrivia. In aridis graminosis, praecipue in Holco squarroso. Gen. 54. AGraphopus. Stal., Mem Acad. Stokolm. 1872. N. 6. (89) A. Lethierryi Stal. lc. p. 56. Stazzano in herbidis ad ora agrorum; minime rarus. A ceteris Rhopalidis distinguitur praesertim antennarum arti- culo 4 praecedente breviore: 9 segmento dorsale 6 in medio breviore ac postice lato. Fam. 13. RHOPALIDA. Gen. 55. Maccevethus. Amyot, Rhynch. met. mononim. (90) M. errans Fabr. Syst. R. (Coreus) pag. 200. 43. — Wz. I. (Mirmus) fig. 226. — Fieb. (Rhopalus) |. c. p. 233. 1 — Muls. R. (Maccev.) 1. c. p. 106. Genuae, Stazzano. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIA E 141 Gen. 56. Rhopalus. Schilling, Beitr. p. 36. Gen. 3. (91) R. abutilon Rossi (Cimex) F. E. Il pag 242. — Signoret (Corisus) Monogr. d. g. Coriz. in Ann. Soc. Ent. 1859. p. 77. 4. — Fieb. (Rhopalus) 1. c. p. 233. 2. — Muls. R.1. c. pag. 115. Genuae et Serravalle Scrivia. (92) R. Signoreti Muls. R. |. c. p. 118. — Corizus ma- gnicornis Sign. 1. c. p. 80. 6. Genuae et Stazzano. (93) RR. erassicornis Linn. F. Su. p. 254. 952. (Cimex). — Wff. fig. 140. — Wz. I. (Rhopalus) fig. 227. — Fieb. 1. c. p. 234. 3. — Muls. R. 1. c. p. 120. In Liguria vulgaris. Gen. 57. Colobatus. Muls. et Rey., Coreides pag. 137. (94) ©. gracilis Herr. Schaeff. (Corizus) F. G. 127. 2. — Wz. L tab. 181. fig. c. — Muls. R. (Colobatus) 1. c. p. 188. — Rhopalus truncatus Fieb. |. c. p. 234. 4. Stazzano et Genuae. Spezia Doria. Gen. 58. Therapha. Am. Serv., Hemipt. Gen. 205. (95) TT. Hyosciami Linn. (Cimex) F. Su. 945. — Wf. (Lygaeus) fig. 27. — Wz. I. (Corizus) fig. 10. — Muls. R. 1. e. p. 145. — Fieb. (Therapha) 1. c. p. 232. Ubique vulgaris. . Gen. 59. Corizus. Fallen, Hemipt. p. 40. Gen. 8. — Fieb., Eur. Hem. p. 60 et 234. | (96) O. Vietoris Muls. R. (Rhopalus) |. e. p. 123. Serravalle Scrivia 1869. Rarus. 142 P. M. FERRARI (97) C. capitatus Fabr. (Lygaeus) Ent. Syst. 1V. 159. 118. — Wf. fig. 72. — Signor. (Corizus) l. c. pag. 82. 9. — Fieb. l. c. p. 235. 2. — Wz. I. fig. 228. — Muls. R. 1. c. pag. 131. 8. Vulgaris. (98) C. parumpunetatus Schill. (Rhopalus) |. e. p. 53. 4. — Muls. R. L c. p. 133. — Signor. (Corizus) l. c. p. 85. 13. — Fieb. 1. c. p. 236. 4. In Liguria tota. (99) C. rufus Schill. (Rhopalus) 1. c. p. 52. 3. — Muls. R. l. e. p. 135. 10. — Fieb. (Corizus) 1. c. p. 136. 5. — C. rufescens Kolen. Meletem. pag. 59. 20. tab. 7. fig. 6. Spezia (Doria). Gen. 60. Brachycarenus. Fieb., Eur. Hemipt. p. 236. Gen. 161. (100) B. tigrinus Schill. (Rhopalus) Beitr. p. 55. — Wz. I. (Corizus) fig. 230. — Signor. Monograph. l. c. p. 82. 12. — Fieb. (Brachycarenus) 1. c. p. 236. — Muls. R. 1. c. p. 142. Serravalle Scrivia. Rarus. Fam. 14. BERYTIDA. Gen. 61. Neides. Latr., Hist. nat. — Fieb., Fam. Berytid. in Wien. Ent. Mon. (101) N. tipularius Linn. (Cime) F. Su. 973. — Wff (Berytus) fig. 198. — Wz. I. fig. 68. — Fieb. (Neddes) Eur. Hem. p. 209. 3. — Muls. R. lL. c. p. 203. In Liguria obyius sub cespitibus Artemisiae campestris. (102) N. parallelus Fieber, Wien. Monats. 1864. p. 323. — Muls. R. 1. c. p. 207. Stazzano. Cum praecedenti sed magis vulgaris. (103) N. aduneus Fieber, Wien. Monat. 1859. P. DOD, Eur. H. p. 209. 1. — Muls. R. l. c. p. 209. Spezia (Doria). RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 143 Gen. 62. Berytus. Fab. Syst. R. 240. 40. — Fieb., Berytidae Gen. 2. Synopsis specierum Liguriae. 1 (10) Pronotum antice declive. 2 (3) Antennae pilosae. B. hirticornis Brull. 3 (2) Antennae glabrae. 4 (7) Membrana postice rotundata. 6 (5) Clava femorum parum et gradatim incrassata et clava antennarum pallido-ochracea; membrana in angulo interno et latera capitis nigro signata. B. striola n. sp. 5 (6) Clava femorum abrupte incrassata; clava antennarum nigra; membrana in angulo interno hyalina. B. montivagus Fieb. 7 (4) Membrana postice acuta. 8 (9) Galera capitis (a latere visa) rotundata, clavae antennar. et femorum posticorum brunneae; apex corii finem segmenti 6. abdominis adtingit. B. Signoreti Fieb. 9 (8) Galera sub-trigona; clavae omnes pallidae; apex corii finem segmenti 5. abdominis adtingit.” B. pygmaeus Fieb. ined. 10 (1) Pronotum cum capite horizontale. (Antennarum artic. 3 apice nigro). Il (12) Antennae et femora scabra; antennar. art. 4. brevis, fusiformi-incras- satus; menbrara apicem abdominis vix superat. B. commutatus Dougl. Scott? 12 (11) Antennarum articuli 1. 2. 3 et pedes laeves. 13 (i6) Galera cephalica (a latere visa) a clypeo (ut plurimum) sejuncta. 14 (15) Galera (desuper visa) lanceolata; pronotum postice vix dilatatum marginibus rectis pulvinulis humeralibus parum conspicuis, clavae nigrae abrupte incrassatae. B. clavipes Fabr. 15 (14) Galera (desuper) lanceolata aut postice breviler petiolata vel inter- rupta; pronotum marginibus sinuatis pulvinulis humeralibus conspicuis po- stice sensim dilatatum: clavae femorum haud abruptae, ochraceae aut fuscae. Apex corii dimidium 6 segmenti ventris adtingit. B. distinguendus n. sp. 16 (13) Galera (a latere visa) clypeo contigua. 17 (18) Galera (desuper visa) triente suae longitudinis postice petiolata, (a latere visa) semi-ovalis; clava femorum haud abrupte incrassata. B. minor Fieb. 18 (17) Galera (desuper) lanceolata, nec postice petiolata. Femorum clavae _gradatim incrassatae, stramineae. B. crassipes Herr. Schff. (104) B. hirticornis Brullé Hist. nat. Hem. pag. 355. (1836). — Muls. et Rey l. c. p. 212. 1. — Puton. Mittheil. d. Schw. ent. Ges. Bd. 3. pag. 423. — 2. pilicornis Flor. in Wien. Monat. (1862) p. 45. — B. Ferrari Garbigl. Cat. Hem. Ital. (1869) p. 17. 144 P. M. FERRARI Hanc speciem primitus in viciniis Alexandriae Augusto 1862 inveni, hine Stazzano sub Artemisia campestri et Leucan- themo vulgari. In Civico Musaeo Genuensi specimen asservatur Spezia a J. Doria lectum. Exemplaria Liguriae plurima cellulas membranae 3. 4., basim 5.°° post marginem externum et basim nervorum infu- scatas referunt. Antennarum pili in artic. 1 et 3 crassitie articuli ultra quadruplum longiores, sub-erecti, pallidi. Fe- mora et tibiae pilis breviusculis instructa. (105) B. striola n. sp. Long. ab apice galerae ad extremitatem membranae Mill. CAG si: Pallide stramineus — Galera cephalica desuper visa ab apice ad antennarum basim lanceolata: usque ad lineam posticam oculorum parallela, hine attenuata et rursus sub-parallela. A latere visa triangularis, ab oculi margine postico arcuata usque ad subtruncatum vel obtusum apicem; inferius angu- lata a clypeo sejuncta. Processus tuberculor. antenniferor. prope medium incisi, attenuati. Vitta brunnea recta ad latera capitis, ante et pone oculos, horizontalis. Pronotum punctis majusculis impressum, post dimidium adscendens, postice vix declive late-arcuato-excisum, carinis omnibus marginem posticum non adtingentibus. Scutellum trigono-elongatum, callosum. Hemelitra nervis post basim parallelis, extrorsum modice arcuata apice crassiusculo nigro punctoque aut stria costali ante-apicali apiceque clavi brunneis. Apex corii paenultimum segmentum abdominis superat. Membrana abdomine latior et longior, apice rotundata aut sub-rotundata; longitudo ejus maxima ad apicem 2° nervi post marginem externum; latitudo autem maxima ad apicem cori, hujus maximum diametrum fere duplo superat; nervi 1 et 2 prope angulum internum, post originem, extus flexi, nervo brevi transverso conjuncti cellulam efformant hine fere recti vel apice tantum introrsum fiexi; nervi 3 et 4 prope RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 145 basim introrsum vix arcuati, paullisper invicem recedentes hine secedentes; nervus externus rectus. In cellula anguli interni adest virgula obversa nigra: cellula 2. 3. 4. post marginem internum, apice saltem, macula nebulosa: in 2.* et 3.2 frequentius striga macularum magis minusve producta; nervorum basis brunneo-nigra. Femora parum et gradatim incrassata: postica obscuriora; tarsorum articuli 2 et 3 nigri. Antennarum art. 1. pronoti longitudinem subaequat, clava subita ochraceo-pallida '/, longitudinis articuli. Articulus 2. sequente */, brevior. Tertius apice nigro, longitudine artic. 1. Quartus fusiformi-elongatus, niger breviter depresso-pilosus, artic. 2.° 1/, longior. Clypei margo anticus perpendicularis. Bucculae semicirculares marginem anticum oculi non su- perant. à Rostrum ad medium acetabularum anticorum extensum. Mesosternum profunde sulcatum. Ventris apex aut in lobum unicum, rima media, apice ro- tundato; vel basi fissus et ante medium in duobus cylindris distinctis apice obtusis productus. B. montivago proximus a quo tamen differt. 1. Galera cephalica sursum arcuata, inferne angulata, antice obtusa nec rotundata. 2. Clava articuli 1. antennarum pallescente. 3. Capitis stria brunnea laterali. 4. Apice clavi et stria costali ante apicem corii, nigris. 5. Membranae macula basali nigra. 6. Femorum clava parum incrassata, pallidiore. Genuae (S. Giuliano) Diano Marina et Serravalle Scrivia. (106) E. montivagus Bremi, Meyer. Stett. Ent. Zeit. 1841. p. 89. — Fieb. Wien. Monatschr. 1859. p. 204. 2. — B. montivagus Fieb. Muls. et R. 1. c. p. 215. 2. — B. rotun- datus Flor, Wien. Ent. Monatschr. 1862. p. 44? Serravalle Scrivia. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI 10 146 P. M. FERRARI (107) B. Signoreti Fieb. Berytidac in Wien. Ent. Mon. 1859. pag. 204. 1. — Ejus. Eur. H. p. 210. 1. — Muls. et R. Coreid. pag. 220. Stazzano 1871. Unicum specimen. (108) B. pygmaeus Fieb. in litt. ad Puton. ined. Quum hujus speciei descriptionem non cognoscam, charac- teres praecipuos adnotare censeo. Stramineus. Long. mill. 5. Galera cephalica desuper visa ab apice antico fere usque ad lineam anticam oculorum modice dilatata, marginibus rectis aut vix extrorsum arcuatis: postice gradatim usque ad ocellos attenuata. A latere visa, subtrigona, antice obtusa vel sub- rotundata, cum clypeo contigua aut subcontigua. Antennarum art. 1. 2. 3. glabri, straminei, apex 3 et art. 4 nigri; hic fusiformi-elongatus, adpresso-pilosus. Pronotum (a latere visum) a margine antico ad humeros modice adscendens, postice breviter declive. (Desuper) duplo longius ac postice latum carinis ad marginem posticum ex- tensum, humeris pulvinatis. Scutellum albido-calloso-carinatum. Hemelitra nervis crassis sub-parallelis, extrorsum vix ar- cuata, apice acuto nigro-elongato, marginem posticum pae- nultimi segmenti ventralis adtingente. Membrana abdomine longior apice acuto; latitudo ejus maxima corìì maximum diametrum duplo superat, intra nervos maculis nebulosis in- fuscata. Nervi 1 et 2 prope angulum internum invicem flexi et brevi nervulo conjuncti. Apex clavi plus minus, et punctum in basi nervorum, fusci. Pedes straminei, clava femorum abrupta, apex tibiarum et tarsorum articuli 2 et 3 fusci. Stazzano cum prioribus. Obs. Berytida divisionis clar. Muls. et. Rey op. cit. p. 224. antennarum articulo tertio omnino pallido hucusque mihi in Liguria invisa. (109) B. commutatus Dougl. Scott. Brit. Hem. p. 159? Quum Clar. Puton (cui speciem hance sub nomine 5. scabri RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 147 communicavi) in dubium haereat an vere sit B. commutatus , ejusdem insecti Ligustici descriptionem afferre audeo. Pallido-stramineus. Long. mill. 7; membrana abbreviata. Galera cephalica, desuper visa, a sulco ocellari ad margi- nem posticum oculorum linearis, antice tereti-navicularis; a latere visa in margine antico oculi depressa, ante tuberculum antenniferum 1 !/, diametro oculari producta a clypeo remo- tiuscula, figuram trigonam exhibens. Processus anteocellares parum elevati sulcoque superficiali a galera sejuncti; postice vix incrassati. Antennarum artic. 1. clava abrupta nigra '/; longitudine articuli; 3." apice niger: 4." niger fusiformi incrassatus, basi attenuatus, longitudine 3/, clavae articuli 1; dense ef longe albido-pilosus. Articulus 1 et 3 pilis brevibus remotis depressis- que instructi; pili in nodulo insidentes, crassitiem articuli longitudine propria haud aequantes. Pronotum cum capite in eadem linea horizontali, carinis inte- gris, lateralibus parum ad humeros curvis, pulvinulis humerali- bus vix elevatis, punctis impressis magnis post cicatrices usque ad rotundato-excisum et haud carinatum marginem posticum. Scutellum carinatum aequilaterum. Hemelitra valde attenuata nervis robustis parallelis, foveolis intra nervos conspicuis subquadratis, apice breviter nigro, angulo clavi saepius immaculato. Membrana abbreviata, abdominis apicem adtingens aut vix superans; corii diametrum latitudine maxima aequans, imma- culata, nervis aliquando basi nigris, duobus externis post basim nervo transverso conjunctis. Pedes setis brevissimis scabri; clavae femorum sub-gradatim incrassatae, fuscae aut nigrescentes; tarsi articulis 2 et 3 fuscis. Caput, inferne, meso-et metasternum rima rostrali sulcata. Mesosternum prope sulcum punctatum; externe transversim striatum. Rostrum nigrum, basi dilutius: art. 1.° oculi marginem non superante. Stazzano et Serravalle Scrivia. 14S P. M. FERRARI (110) BB. clavipes Fabr. (Cimex) Syst. Ent. p. 729. 167. — Fieb. (Berytus) in Wien. Mon. 1859 p. 205. 5. — Ejusd. Eur. Hem. p. 211. 5. — Muls. R. Coreid. p. 231. 6. Serravalle Scrivia: (1114) B. distinguendus N. Sp. , Pallide stramineus aut stramineo-brunneus. Long. a galera capitis ad membranae apicem Mill. 6 - 6 1/,0- Antennae glabrae clava articuli 1 et articulus 2 ochracea: art. 3 apice nigro: 4. fusiformi-elongatus niger pilosus. Galera cephalica, desuper visa, tereti-lanceolata postice ali- quan lo truncata aut breviter petiolata: a latere visa, saepius a clypeo sejuncta aut sub-contigua, ante lineam perpenidi- cularem clypei semi-ovalis aut trigona angulo antico obtuso. Pronotum horizontale, mediocriter punctatum: desuper visum lateribus sinuatis, pulvinulis humeralibus rotundato-prominen- tibus, secus carinam mediam sulcatum, inter carinas utplu- rimum longitudinaliter pulvinatum ante dimidium usque ad humeros. Carina media ante et post medium incisa aut de- pressa, acie saltem haud recta. Carinae laterales minores, integrae, ad humeros curvae nec callosae; rarius carinae omnes pronoti marginem posticum non adtingunt. Scutellum carinatum. ‘Hemelitra extrorsum parum arcuata, nervis parallelis: apex corii acutus, niger, dimidium circiter segmenti 6 ventralis adtingit. Membrana dimidio vel ?/, suae latitudinis corii diame- trum superat; apice acuto, intra nervos nebulosa aut macu- lata; nervorum basi saepenumero brunnea. Femorum clava ochracea aut subfusca, sat crassa, haud abrupte efformata. Stazzano. (112) B. minor Herr. Schaeff. F. G. 135. 7? — Fieb E. H. p. 210. 7. — Muls. R. Coreid. p. 236. SIalzziamnioÈ (113) BB. erassipes Herr. Schaeff. F. G. 135. 6. B. — Ejusd. Nomencl. p. 47. — Wz. I. IX. p. 267. — Fieb, Wior RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 149 Mon. 1859. p. 206. 6. — E. H. pag. 211. 6. — Muls. R. 1. c. pag. 234. 7. Serravalle Scrivia, Stazzano. Gen. 63. Metacanthus. Costa, Atti d. R. Istit. d’incorr. alle scienz. d. R. di Nap. 1847. (114) M. elegans Curt. (Neddes) Br. E. 4. tab. 150. Fieb. (Metacant.) Beryt. p. 209. — Ejusd. H. E. pag. 214. — Senuma Amy. sp. 89. Stazzano sub Linaria spuria. Fam. 15. PYRRHOCORIDA Gen. 64. Pyrrhocoris Fallen, Hemipt. Suec. p. 45. (115) P. marginatus Kolenati (Platygaster) Melet. fasc. II. pag. 86. t. 10. fig. 22. — Fieb. I. c. (Pyrrhocoris) p. 162. 1. Stazzano. Sub foliis acervato-adpressis in nemoribus um- brosis minime rarus. Individua quoque inveni membrana rite evoluta. (116) P. apterus Linn. (Cimex) Syst. Nat. 727. 78. — Wit. (Lygaeus) fig. 102. — Wz. I (Platynotus) fig Fieb. (Pyrrh.) 1. c. p. 162. 3. In Liguria, locis apricis, passim. Exemplaria membrana sub-evoluta non desunt. (117) P. aegyptius Linn. (Cimer) |. c. HI. 727. 29. — Wz. I. (Lygaeus) fig. 121. — Fieb. (Pyrrhocoris) 1. c. p. 163. 4. Genuae. In Horto botanico R. Athenaei et in scala externa Gymnasii Civici. Vere. Fam. 16. LYGAEIDA. Gen. 65. Ischnodemus. Fieb. in Weit. Beitrage. 1836. p. 237. fig. 11. (118) T. sabuleti Fall. (Lygacus) H. S. p. 62. 23. — Fieb. 150 P. M. FERRARI Fur. H. (/schnodemus) p. 163. 2. — I. quadratus Fieb. in Weit. Beitr. 1836. p. 338. 15. Tab. II fig. 11. Spezia (Doria). Hemelitris haud rite evolutis. Gen. 66. Blissus. Klug. Symbol. Phys. — Stil. Gen. Lygaeid. Eur. Mem. Acad. Stock. 1872. (119) B. Doriae N. Sp. Niger, parum nitens undique parce et breviter flavido- pilosus supra impresso-punctatus, dorso transversim ruguloso, antennis rostro acetabulis pedibusque flavo-ochraceis. Long. Mill. 2 4/5. Antennae validae, breves, pronoti marginem posticum non adtingunt; articulus basalis cylindricus capitis apicem sub- aequat et longitudinem articuli 3 aequiparat; art. 2 clavatus longitudine praecedentis triente addito; art. 3. clavatus; 4 fu- siformis caeteris singulis longior et crassior. Tubercula antennifera brevia subrotunda. Caput longius ac infra oculos latum. Oculi parvi, thoraci adproximati, prominuli. Ocelli parum conspicuì. Pronotum subquadratum, nigrum, paullo latius ac in medio longum, plano-convexum, collare et sulcis destitutum, antice laeviter excisum angulis anticis rotundatis lateribus obtusis medio haud constrictis, acie nulla, margine postico recto, castaneo. Scutellum parvum basi latiore apice obtuso. Hemelitra (haud rite evoluta) subtrigona, castanea, absque clavo et membrana, dorsi basim apice vix tegentia. Abdomen ovale elongatum, apice truncatum (faemina) aut rotundatum (mas). Bucculae breves subrotundae: gula haud sulcata. Rostrum crassiusculum ad abdominis basim extensum; art. primus vix longitudine capitis; secundus praecedente longior acetabula media adtingit; tertius et quartus praecedente quis- que brevior. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 151 Meso et metasternum in medio sulcata. Regio odorifica tumens, rima interna. Canthus medianus longitudinalis in abdominis segmentis 1 et 2; in ceteris minus conspicuus. Pedes validi, femora clavata, subaequalia, in infero cantho ciliata: femora antica paullo crassiora, dente exiguo ante api- cem imstructa. Tibiae rectae apice dilatatae et spinularum corona armatae. Tarsorum articulus basalis duobus sequentibus ad unum brevior, ultimus coeteris longior et crassior: secundus brevior et gracilior. Speciem hanc gratissimo animo D.° March. Jacopo Doria Musaei Civici Genuensis Directori dicavi, qui eam in Liguria orientali (Spezia) reperit anno 1860. Eandem in sabuloso- graminosis prope Serravalle Scrivia pluries legi, et circa Hyéres Clar. Rey invenisse me monet Clar. A. Puton in litteris. Gen. 67. Lygaeus. Fabr., Syst. Rh. p. 203. 33. — Fieb., Eur. Hem. p. 164. Gen. 70. (120) L. saxatilis Scop. (Cimex) Ent. Carn. pag. 371. — Wit. (Lygaeus) fig. 26. — Wz. I. fig. 119. — Fieb. 1. c. pag. 164. 1. In Liguria passim. (121) IL. apuans Rossi (Cimex) Faun. etr. Mant. p. 54. 507. — Fieb. l. c. p. 165. — L. punctum (Fab.) Wfî. fig. 70. Serravalle Scrivia sub cortice castaneae emortuae, exemplaria plurima sociatim. (122) L. familiaris Fabr. (Cimex) Ent. S. IV. 149. 48. — Pz. (Lygaeus) F. G. 79. 20. — Flor, Rhynch. Liv. I. p. 221. 1.-— Fieb. I ic. p. 165. 4. Final Marina sub foliis quercuum, gregatim. (123) Iu. equestris Linn. (Cimexr) F. Su. 946. — Pz. 1. c. (Lygaeus) 79. 19. — Wz. IL fig. 27. — Flor, l. c. p. 222. — Hieb.-Iufe ps i66> 5: Serravalle. Genuae. 152 P. M. FERRARI (124) L. militaris Fabr. (Cimex) Mantiss. insect. II. 297. -— Fieb. l. c. p. 166. 5. — L. civilis (Fab.) Wfî. fig. 25. — Lagenifer Amyot Met. mon. p. 127. 112. Spezia. Genuae. Serravalle Scrivia. Praecedente magis vulgaris. Gen. 68. Arocatus. Spinola, Ess. Gen. 127. (125) A. melanocephalus Fabr. (Lygaeus) S. R. 224. 95. — Spin. l. c. p. 257. — Fieb. l. c. p. 167. In Liguria rarior. Gen. 69. Lygaeosoma. Spin., Ess. Gen. 126. (126) Iu. punetato-guttata Fabr. (Cimex) Spec. Insect. 365. 161. — Pz. (Lygaeus) 118. 8. — Fieb. (Lygaeosoma) 1. c. p. 167. 1. — Stegmorhanis Amy. 1. c. p. 131. 116. Serravalle Scrivia prope aedem La Madonna del Monte Spineto, et Diano Marina inter saxa et grami- nem ad margines agrorum. (127) Iu. reticulata Herr. Schaeff. (Helerogaster) Wz. I. I. p. 79. fig. 405. — Fieb. (Lygaeosoma) 1. c. p. 168. 2. — L. Sardoa Spin. 1. e. p. 256. — Amyot, l. c. p. 131. 117. In locis apricis vulgaris. Gen. 70. Nysius. Dallas, Cat. Hem. p. 551. Gen, 4. (128) N. Senecionis Schill. (Heterogaster) Beitr. p. 87. 5. — Fieb. (Nysius) E. H. p. 169. 6. — Artheneis eymoides Spin. Ess. (pi 2522010 In Liguria vulgaris. Gen. 71. Paromius. Fieb., Eur. Hem. pag. 170. Gen. 73. (129) P. leptopoides Birensp. (P/ociomerus) Berl. Ent. Zeit. 1859. p. 330. t. 6. — Fieb. l. c. p. 171. 1. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 153 Albenga in locis humidis sub manipulis dejectis Arundinis phragmitis 1872 Autumno — Spezia. Doria 1863. Gen. 72. Icus Fieb., Eur. Hem. pag. 173. Gen. 78. (130) I. angularis Fieb. l. c. p. 173. Stazzano in detritu sub cespitibus Artemisiae campestris. Gen. 73. Orsilius. Dallas, Cat. H. p. 551. (131) O. depressus (Muls. Rey) Puton, Cat. Hem. p. 13. -- Mecoramphus maculatus Fieb. Eur. Hem. p. 173. Genuae (Villetta Di Negro) Doria. Ruta D." Ramorino. Gen, 74. Henestaris. Spinola, Ess. Gen. 117. (132) ET. laticeps Curtis (ZMeterogaster) Brit. Ent. tab. 547. — Henestaris Genei Spinola Ess. p. 230. — Henestaris Spinolae Fieb. I. c. p. 174. Spezia Doria 1860. Gen. 75. Ophthalmicus. Schill., Beitr. Gen. 9. Paucae hujus generis species et varietates in natura mihi cognitae sequen- tibus notis distingui possunt. 1 (8) Pronotum latius ac longum absque linea media albida. 2 (5) Corium punctis 25-30 vel 14-20 striga marginali excepta. 3 (4) Corium punctis sparsis circiter 30; albido-flavidus, unicolor. O. luridus Fieb. Entom. Monogr. p. 114. 1. Tab. X. fig. 23. Persia (Doria). 4(3) Corium punctis 14-20. Long: Mill. 3. Corpus nigrum; antennae interdum nigrae aut articulis apice dilutioribus aut 3 et 4 pallidis; apex capitis, acetabula pedum, prosterni margo anticus; meso-et metasterni margo posticus albidi, aut etiam nigri; femora picea, apice, tarsis et tibiis ochraceis; haec basi illi apice fusci aut ochracei. Hemelitra albida puncto elongato aut nebuloso brunneo in angulo scutellari corii. Apex scutelli niger. Humeri albidi. 154 P. M. FERRARI O. pygmaeus (Pict. Mey.) Fieb., Eur. Hem. p. 175. 5. o. Puncti tres in margine antico pronoti et unicum in margine postico, hemelitraque albida puncto elongato brunneo in angulo scutellari interno. Spezia et Persia (Doria): Vercelli (Mella) Pedemontio (Ghiliani). B. Punctum unicum albidum in pronoti margine antico et postico: hemeli- trorum macula trigona brunnea in sutura membranae corii basim versus magis minusve adscendens. Spezia (Doria). Y. Punctum unicum albidum in pronoti margine antico. — Hemelitra al- bida, macula parva brunnea in angulo interno corii. O. semipunctatus (Pict. Mey.) Fieb. Eur. Hem. p. 176. 7. Vercelli. (Comes Carolus Arborio Mella). 6. Punctum unicum albidum in pronoti margine antico; hemelitra macula brunnea magna ad suturam membranae. Spezia (Doria). €. Pronotum macula trigona antica; hemelitrorum macula ex angulo interno per totam suturam membranae extensa. Persia. (Doria). 0. Pronotum absque puncto vel macula alba antica aut postica: Hemelitra macula magna brunnea in sutura membranae. Ver'celli (Mella). 5 (2) Corium punctis 7-9 ante angulum externum, iuxta strigam marginalem. 6 (7) Caput antice visum rima longitudinali recta ab ocellis ad lineam ba- salem clypei; utrinque ex inde frontis pars media elevata et limitata: ele- vationes ante-ocellares transversae, ellipticae: scutellum nigrum laterìbus et summo apice vix exalbidis: Hemelitra brunnea margine extremo maculaque nebulosa albida ante puncta apicis corii. O. Persicus n. sp. ? An varietas O. siculi Fieb.? — Persia (Doria). 7 (6) Caput antice visum, lateribus supra depressis, elevationibus ante-ocel- laribus introrsum rotundatis, extrorsum acutioribus: frontis pars media, duabus rimis haud limitata. A. Pronoti margines, humeri, apex capitis et scutelli plus minusve albida. O. Siculus Fieb. Eur. Hem. p. 76. 8. (Liguria). &. Hemelitra pallida immaculata. Q- Hemelitra pallida macula brunnea ad angulum internum corii. Y. Hemelitra pallida macula brunnea ab angulo interno corii ad suturam membranae vel etiam gorii basim versus extensa. B. Pronoti margines humerique albidi usque ad dimidium latus. 6- Hemelitra albida macula parva brunnea ad angulum internum corii. €. Hemelitra albida macula magna trigona. Cc. Pronoti margo anterior humerique albidi; hemelitra pallida, macula brunnea ad angulum internum corii. 0. Pronoti margo anterior humerique albidi: hemelitra pallida, macula brun- nea ab angulo interno corii ad suturam membranae vel ad corii basim versus extensa. D. Humeri tantum albidi, hemelitra pallida, macula in angulo interno ut in var. C. vel @. E. Pronotum nigrum. Hemelitra ut’ plurimum brunnea, externe albido- marginata. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 155 8 (1) Pronotum postice aeque latum ac in medio longum, linea media lon- gitudinali albida. 9 (10) Hemelitra exalbida, membrana utplurimum abbreviata, apicem dorsi non adtingit. O. albipennis Fabr. (S4/44) Syst. R. 114. 5. — Fieb. Entom. Monogr. p. 120. x. Hemelitra pallida macula brunnea elongata in angulo interno corii mem- brana vix fumosa, basi late hyalina. pallescens. — Stazzano. 0. Hemelitrorum margo externus a basi ad dimidium, costa saepe nigri- cante maculaque elongata in angulo interno corii, brunnea. Membrana mar- gine postico intensius latiusque fumoso. humeralis. — Genuae, Stazzano. Y. Hemelitra fascia brunnea externa a basi ad apicem corii maculaque in angulo interno; interdum costa externa tantum a basi ad apicem corii, brunnea. Membrana ut in var. 8. costalis. — Stazzano. 8 Hemelitra nigra, fascia media longitudinali exalbida. Membrana fumosa lunula basali hyalina. Steveni S. Farg. Encycl. met. X. p. 321. 2. apud. Fieb. — Fieb. Entom. Monogr. p. 122. 14. — id. Eur. Hem. p. 177. 11. var. (2. Stazzano, Genuae. 10 (9) Hemelitrorum membrana apicem dorsi adtingit. Sutura membranae et macula in angulo interno corii brunneo-nigra. O. distinctus Fieb. Europ. Hem. p. 177. 12. Spezia, Persia (Doria). (133) O. pygmaeus (Pict. Mey.) Fieb. E. H. p. 175. 3. Spezia Doria. (134) O. siculus Fieb. Ent. Monogr. p. 117. tab. IX. f. 27. — Eur. Hem. p. 176. — O. albipennis Costa, Monogr. G. Opht. 1843. — O. pallidipennis L. Duf. — Kolen. Melet. fasc. 2. tab. 10. fig. 32. Genuae (San Giuliano) in graminosis aridis. — Spezia Doria. (135) O. albipennis Fabr. (Se/da) Syst. R. 114. 5. — Fieb. Ent. Mon. pag. 120. 11. tab. X. fig. 4. — Ophthalmicus Nm ysfl cep 465. m2475. i 1. Hemelitra exalbida, macula elongata brunnea in an- gulo interno corii: membrana abbreviata vix fumosa basi hyalina. Stazzano. Var. a. pallescens. 156 P. M. FERRARI 2. Hemelitra exalbida, margine interno a basi ad dimidium, sacpe costa nigrescente, maculaque elongata in angulo interno corii, brunneis. Membrana abbreviata margine postico inten- sius fumoso-late-marginata. Var. 6. humeralis. Genuae et Stazzano. 3. Hemelitra exalbida fascia brunnea externa a basi ad apicem corii maculaque in angulo interno: (interdum costa externa brunnea a basi ad apicem corii) membrana ut supra. Var. y. costalis. 4. Hemelitra nigra, fascia media longitudinali exalbida: membrana abbreviata fumosa, lunula hyalina basali. ‘Var. 5. Steveni. S. Farg. (Salda) Enciclop. method. 10. p. 321. 2. — Fieb. Ent. Monogr. p. 122. 14. — id. Eur Hem. p. 177. 11. 6. ‘Stazzano. (136) O. distinetus Fieb. Europ. Hem. pag. 177. 12 Spezia Doria 1863. ‘ Gen. 76. Plinthisus. Latr., Gen. Crustac. et insect. 3. (137) P. minutissimus Fieb. Wien. Monatschr. 1864. p. 213. — Sophio Amyot Rh. met. mon. p. 154. 159. Stazzano sub lapidibus. (138) P. flavipes Fieb. Eur. Hem. p. 178. 4? Stazzano sub foliis acervatis marcescentibus in sulcis aquariis nemorum. Prope Genuam (Borzoli) J. Doria. Species haec clar. Putonio communicata et P. flavipes judi- cata non omnino descriptioni Fieberianae accomodatur. Cha- racteres enim sunt: i Niger nitidus, supra pilis perbrevibus adpressis flavidis. Long. mill. 3 4/, - 1/5. Pronotum in medio longius ac postice latum, antice mo- dice convexum; carina laterali, humeris et saepenumero mar- gine postico brunneis: nune rectangulare angulis anticis ro- RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 157 tundatis nec antrorsum productis, lateribus ad 3/, post basim vix introrsum sinuatis; nune angulis anticis extus rotundato- prominentibus, ad 3/, vel ‘/; post basim introrsum sinuatis posticeque parum dilatatis. Plaga posterior ‘/; post basim valide impresso-punctata. Scutellum cruribus basim longitudine aequantibus aut paullo brevioribus, punctis minoribus ac in pronoto; spatiolo basali et linea media plerumque haud punctata. Corium nigro-castaneum partem mediam 3-ultimi segmenti dorsalis non tegit; punctis a dimidio ad externum rarioribus et minoribus. Membrana nulla. Alae (rudimenta) albae. Antennae piceae, pallido-pilosae, articulis 1. 2. apice, 3. basi dilutioribus. Femora picea. Tibiae ochraceae. Tarsi ochracei aut dilu- tiores, articulis omnibus concoloribus. Si varietatem constituit, erit pubescens. Var. brevicollis. Q. Statura praecedentis a quo differt: pronoto subquadrato in medio sub-aeque longo ac postice lato, lateribus post medium fere nequidem sinuatis: ceterum pilis flavidis et colore simillimus. (139) P. longicollis Fieb. E. H. p. 178. 5. Spezia. J. Doria. (140) P. longipennis N. sp.? Niger nitidus, glaber, punctatus, supra nigro-castaneus aut brunneus. L. Mill. 2 4/, - 3. Pronotum in medio longius ac postice latum, modice con- vexum, angulis anticis neque antrorsum neque extrorsum productis sed rotundatis; postice parum depressum et post medium vix angustatum aut sinuatum; in* quadrante postico impresso-punctatum ; carinis lateralibus fere concoloribus brunneo-nigris, humeris margineque postico breviter dilutio- ribus. Scutellum. lateribus basi paullo longioribus, punctis ac in pronoto minoribus et magis adproximatis. 158 P. M. FERRARI Hemelitra fusco-castanea membranae rudimento instructa, margine postico apiceque rotundatis vel obtuso, marginem anticum quarti segmenti dorsalis lateraliter tegentia. Femora picea, apice tibiis tarsisque dilutioribus. Tarsi postici articulo basali .fusciore. Antennae piceae aut testaceae pilis pallidis. Rostrum testaceum. Stazzano et Serravalle Scrivia. Generis Plinthisus species in natura mihi cognitae sequenti modo distin- guere valeo. ì 1 (4) Pronotum in medio aeque longum aut brevius ac postice latum. 2 (3) Corium longiusculum postice rotundatum: ultimum et dimidium paenultimi segmenti dorsalis detecta. Corpus nigro-brunneum; pronotum angulis anticis rotundatis haud prominentibus, antice parum convexum. scutellum nigro-brunneum. Corium castaneo-fuscum vix nitens, antennae (articulo 3.° et 4.° fuscioribus) apex femorum tibiaequae ochraceae. Long. Mill. 13,. Legnano legit et humaniter dedit Comes Carolus Mella eique honoris gratia dicavi. P. Mellae n. sp. 3 (2) Corium breviusculum postice truncatum; tria extrema segmenta dorsalia detecta: corpus brunneum, caput et pronotum testacea: antennae et pedes dilutiores. Long. Mill. 1 4/,. P. minutissimus Fieb. 4 (1) Pronotum in medio longius ac postice latum. 5 (10) Duo extrema segmenta dorsalia detecta. 6 (7) Supra brunneo-niger; clavus et corii margines valde dilutiores; pro- notum antice plano-convexum, angulis anticis rotundatis, haud dilatatis, lateribus post medium vix introrsum sinuatis. Antennae brunneae, arti- culo 1.° et 2.° apice, 3.° basi vix dilutioribus. Femora picea, apice, tibiis tarsisque (unicoloribus) pallido-testaceis. Long. Mill. 3 4yo. Persia J. Doria. (Mus. Civ. Genuens.). P. marginatus n. sp.? 7 (6) Supra niger aut castaneus: clavus et exocorium concolora. 8 (9) Pronotum antice convexum fere neque dilatatum, angulis anticis ro- tundato-prominulis: niger nitidus, glaber: femora tibiae et tarsorum arti- culus 1. picea (Gallia. Dr. Puton). P. brevipennis Latr. 9 (8) Pronotum plano-convexum angulis anticis rotundatis haud prominulis nec dilatatis, lateribus fere rectis; corpus longiusculum ac in praecedente: corium fusco-castaneum, tibiae et tarsorum artic. 1. dilute picea. P. longipennis n. sp.? 10 (5) Tria extrema segmenta dorsalia detecta. 11 (12) Nigro-brunneus pilis flavidis brevibus depressis; pronotum modice convexum; exocorium dilutior; latera abdominis sub-arcuata; femora picea, coxae tibiae et tarsi flavo-testacei. Long. Mill. 3 1l, - 13. P. flavipes Sign.? an P. pubescens n. sp.? 12 (I1) Niger nitidus glaber. Pronotum antice convexum, angulis anticis dilatatis prominentibus aut acutiusculis, postice angustatum et magis mi- nusve depressum, carina laterali et exocorio dilutioribus. (Spezia Doria). P. longicollis Fieb.? RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE Gen. 77. Drymus. Fieb., Eur. Hem. p. 178. Gen. 83. (141) D. pilipes Fieb. Eur. Hem. p. 179. 4. Stazzano ad radices Artemisiae campestris. — Genuae (in viciniis Borzoli) Doria. (142) ID. brunneus Sahlb. (Rhyparochromus) Geoc. p. 57. 4 6. — D. notatus Fieb. Eur. Hem. p. 179. 3. Stazzano locis humidis sub assulis acervatis A /né glutinosae. Gen. 78. Ischnocoris. Fieb., Eur. Hem. p. 179. Gen. 84. (143) X. punetulatus Fieb. |. c. p. 180. 1. Serravalle Scrivia, in aridis sub cespitibus Artemisiae campestris. (144) I. hemipterus Schill. (Pachymerus) Beitr. p. 77. 20. — pallidipennis H. Sf. Wz. I. IX. p. 210. — Fieb. Eur. H. (Ischnocoris) p. 180. 2. — P. staphyliniformis Wz. I. fig. 37. Serravalle Scrivia cum praecedente specie. . Gen. 79. Macrodema. Fieb., Eur. Hem. pag. 180. Gen. 85. (145) M. microptera Curtis. (Rhyparochromus) Br. Ent. XII. 612. 2. (13836). — P. hirsutulus Scholtz Arb. u. Verindl. 1846. Spec. 29. — Macrodema hirsutula Fieb. 1. c. — Hypno- philus micropterus Dougl. Scott Br. Hem. p. 208. Stazzano autumno 1863. Gen. 80. Megalonotus. Fieb., E. H. Gen. 87. (146) M. antennatus Schill. (Pachymerus) Beit. pag. 76. 18. — Fieb. (Megalonotus) 1. c. p. 181. 1. — Wz. I. (Rhyparo- chromus) fig. 35. — Caluthus Amyot l. c. p. 154. sp. 158. , Stazzano semel. 160 P. M. FERRARI (147) M. praetextatus Herr. Schaeff. (Pachymerus) Wz. I. IV. p. 12. fig. 357. — Fieb. (Mega/on.) E. H. p. 181. 3. — Rhyparochromus maculipennis Curt. Br. Ent. Tab. 612, Serravalle Scrivia in campis apricis. — Genuae (val- letta di Carbonara). — Spezia (J. Doria). Vere. (148) MI. dilatatus Herr. Schaeff. (Pachym.) Wz. I. VI. p. 33. fig. 591. — Fieb. (Megalon.) E. H. p. 182. 6. — Pa- chymerus obscurus Muls. Ann. Soc. L. 1852. p. 97. Serravalle Scrivia. Autumno. (149) M. chiragra Fabr. (Lygacus) Syst. Rh. 233. 144. — Wz. I. (Pachymerus) fig. 34. — Fieb. (Megalon.) 1. c. p. 182. 7. — P. tibialis Wz. I. fig. 14. In Liguria vulgaris. Gen. 81. Pterotmetus. Am. Serv., Hem. Gen. 215. (150) P. staphylinoides Burm. Handb. IL. pag. 294, — Fieb. E. H. p. 183. — Pachymerus staphyliniphormis Wz. I. > 10143: i Serravalle Scrivia. Specimen unicum membrana evo- luta; in ceteris abbreviata. Gen. 82. Lasiocoris. Fieb., Eur. Hem. G. 89. (451) L. anomalus Kolenati (Pachymerus) Meletem. fase. II. p. 77. Tab. IX. fig. 14. — Fieb. (Lasiocoris) l. c. p. 183. 1. — Pachymerus villosus Muls. Ann. Soc. L. 1852. p. 94. Stazzano ad cespites sub foliis Quercuum. — Genuae Val- letta di Granarolo et Al Monte sub Erica scoparia. Aestate et Autumno. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAF 161 Gen. 83. Peritrechus. Fieb., E. Hem. Gen. 90. (152) P. puneticeps Thoms. opusc. entomol. fasc. 2. p. 193. Lund. 1870. — P. nubilus Fieb. E. H. p. 184. 2. In Liguria obvius. (153) P. luniger Schill. (Pachymerus) Beitr. p. 67. t. 3. fig. 1. — Pz. F. G. 4121. 1. — Fieb. 1. c. (Peritrechus) p. 184. 3. Serravalle Scrivia sub cortice arborum emortuarum, et in detritis. Gen. 84. Tropistethus. Fieb., E. Hem. Gen. 91. (154) I. holosericeus Scholtz. Arb. u. Verand. 19. 2. (1845). — 7. ochropterus Fieb. l. c. p. 184. Stazzano et Genuae. Cum specie typica sequentes inveni varietates (?) quae no- tatu dignas existimo. Var. a. fasciatus. Niger supra parum nitidus, subtus nitidus et flavido-pilosus. Long. Mill. 3 4/,. Pronotum vix post medium, profunde sulcatum, antice fere nequidem, postice subtile-punctatum. Hemelitra pallide ochracea nitidula punctis decoloribus, fascia pone basim transversa in corio et in clavo: macula rhomboi- dali prope angulum internum apiceque corii brunneis. Antennarum art. 1. basi et apice femoraque picea: tibiae et tarsi testacea. Var. 6. subfasciatus. Differt a specie typica stria longitudinali aut macula nigra in dimidio clavi et post basim corii; pronoto quadantenus magis depresso-sulcato. Genuae et Stazzano. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. ll 162 P. M. FERRARI Gen. 85. Pionosomus Fieb., F. Hem. Gen. 93. (155) P. varius Wolff (Lygaeus) 1. c. p. 146. fig. 142. — Wz. I. (Pachymerus) fig. 42. — Fieb. (Pionosomus) 1. c. p. 185. Serravalle Scrivia in castello. Rarus. Gen. 86. Stygnocoris. Dougl. et Scott, Brit. Hemipt. pag. 213. (156) S. rusticus Fall. (Lygaeus) H. p. 64. 2. — Wz. I fig. 116. — Fieb. (Stygnus) E. H. p. 186. 1. Spezia (Doria). Stazzano. Autumno. (157) S$. arenarius Hahn (Pachymerus) Wz. IL, I. p. 43. fig. 27. — Fieb. (Stygnus) 1. c. p. 187. Stazzano et Genuae. In detritu sub Calluna vulgari. Gen. 87. Eremocoris. Fieb., E. H. Gen. 98. (158) E. erraticus Fabr. (Lygaeus) Syst. R. 232. 139. — Fieb. (Eremocoris) |. c. p. 188. 1. — Pachymerus fenestratus Wz. I. fig. 437. Genuae (prope Gymnasium Civicum). Stazzano sub Juni- pero communi. Specimina Ligustica membranam nervis parum diaphanis, corium numquam puncto albo externo notatum; femora et antennarum art. 1. brunneo-nigra aut nigra referunt. Gen. 88. Scolopostethus. Fieb., E. Hem. Gen. 99. (139) S. contractus Herr. Schff. (Pachymerus) Wz. I. IV. p. 97. fig. 440. — Fieb. (Scolop.) 1. c. p. 188. 4. Genuae (S. Fruttuoso) Serravalle Scrivia. (160) S. decoratus Hahn (Pachymerus) Wz. L, I. p. 139. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 163 fig. 71. — S. adjunctus Dougl. Scott, l. c. p. 183. Tab. VI. Meo. Diano Marina et Stazzano. Autumno. (161) S. ericetorum Lethierry Catal. d. Hemipt. du De- part. du Nord. — S. melanocerus Thoms. — S. affinis Dougl. Scott, l. c. p. 185. Stazzano. (162) S. pietus Schill. (Pachymerus) Beitr. pag. 79. 22. Tab. VII. fig. 1. — Wz. I. fig. 39. — Fieb. (Scolopost.) l. c. p. 189. 5. Stazzano. Autumno 1871. (163) S. cognatus Fieb. |. e. p. 189. 4. In Liguria vulgaris. Gen. 89. Notochilus. Fieb., Wien. Monat. 1864. p. 68. (164) N. ferrugineus Muls. et Rey, Soc. Linn. 1852. — Fieb. 1. nuper cit. p. 68. Tab. I. tabella III. — Puton Mittheil. d. schweiz. ent. Gesell. Bd. 3. p. 418. 41. — Scolopostethus ru- befactus Garbigl. Cat. Hem. p. 24. In Liguria vulgatissimus in detritis Callunae, Spartii ete. Gen. 90. Trapezonotus. Fieb., E. Hem. Gen. 101. (165) I. agrestis Fallen (Lygaeus) Hem. pag. 55. 12. — Wz. I. (Pachymerus) fig. 15. — Fieb. (Trapezonotus) 1. c. p. 191. 3. Stazzano in graminosis. (166) I. Ullrichi Fieb. in Weit. Beitr. 1836. pag. 347. Tab. IL fig. 23. — Ejusd. E. H. p. 191. 4. Prope Genuam (Pegli) ad flores Leucanthemi vulgaris. Junio. Gen. 91. Dieuches. Dohrn Stettin. Ent. Zeit. XXI. p. 159. 1860. (167) D. pulcher Herr. Schaeff. (Pachymerus) Wz. I. IV. 164 P. M. FERRARI p. 13. fig. 358. — Fieb. (Ischnotarsus) E. H. pag. 192. 2. — Pachymerus ibericus Kolen. Melet. fasc. 2. pag. 79. Tab. IX. fig. 15. Serravalle Scrivia in sulcis arvorum. Spezia (Doria). (168) D. sphragidimum Amyot Met. monon. pag. 140. 131. — Fieb. (schnotarsus) E. H. p. 192. 3. Stazzano. In campis sub Medicagine et Trifolio. Gen. 92. Microtoma. Lap. Ess. p. 33. 3. (169) M. carbonaria Rossi (Cimex) F. etr. n. 1330. — Fieb. (Microtoma) l. c. p. 193. — Lygaeus Echit Pz. F. G. 72. 22. — Wz. I (Pachymerus) fig. 70. — L. aterrimus Writ. fig. 192. Serravalle Scrivia ad ora nemorum sub muscis et sti- pulis coacervatis. Gen. 93. Rhyparochromus. Curt., Brit. Ent. (1836). — Am. Serv. H. Gen. 211. (170) RR. Rolandri Linn. (Cimer) Syst. Nat. II. 729. 98. — Wff. (Lygaeus) fig. 193. — Fieb. (Rhyparochr.) l. c. p. 194. 3. Genuae, Stazzano, Diano Marina. (171) R. tristis Fieb. E. H. p. 194. 5. Genuae (al Monte) in detritu sub Erica scoparia. Staz- zano. (172) IR. lyneeus Fabr. (Zygaeus) Syst. Rh. 231. 137. — Fieb. (Rhyparochr.) 1. c. p. 194. 6. Novi-ligure (prato della Via cava), Serravalle Scrivia. (173) IR. phoeniceus. Rossi (Cimex) F. Etr. Mantiss. n. 508. — Pz. F. G. (Pachym.) 118. 13. — Fieb. (Rhyparochr.) 1. e. jon SIC ZE In Liguria vulgaris in quercetis. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 165 (174) RR. pineti Hoffmansegger (Pachymerus) Wanz. Ins. IV. pag. 95. fig. 438 — Fieb. E. H. pag. 195. 9. — Taenidionotus Amyot, l. c. p. 139. 129. Serravalle Scrivia et Stazzano. Inter assulas et ad fenestras diu clausas. (175) R. vulgaris Schill: (Pachymerus) Beitr. p. 65. — Wz. I. fig. 26. — Fieb. l. c. (Rhyparochr.) p. 195. 10. Stazzano. Inter folia decidua quercuum. Rarior. (176) R. pedestris Panzer (Lygacus) F. G. 92. 14. — Wz. I. (Pachym.) fig. 38. — Fieb. (Rhyparochr.) 1. ce. p. 195. 11. Serravalle Scrivia. Ad caudices arborum, et ad saepes Crataegi Oxyacanthae. Gen. 94. Beosus. Am. Serv. Hem. Gen. 254. (177) B. saturnius Rossi (Cimex) F. Etr. sp. 1331. — Fieb. (Beosus) l. c. pag. 196. 1. — Podochrius Amyot, 1. c. p. 137. 125. In Liguria obvius. (178) B. quadratus Fabr. (Lygaeus) Syst. Rh, 232. 141. — Wz. I. fig. 31. — Fieb. (Beosus) 1. c. p. 196. 2. In Liguria vulgaris locis graminosis aridis. Gen. 95. Gonianotus. Fieb., Eur. Hem. Gen. 107. (179) G. marginepunctatus Wolff. (Lygaeus) l. c. 144. — Wz. I. (Pachym.) fig. 32. — Fieb. l. c. (Gontanotus) pi 197. 1. Genuae et Stazzano. Gen. 96. Emblethis Fieb., E. Hem. Gen. 108. (180) E. arenarius Linn. (Cimer) F. Su. 955. — Fieb. 166 P. M. FERRARI (Embleth.) 1. c. p. 198. 2. — Lygaeus griseus Wit. fig. 107. — Brachyolmus Amy. l. c. p. 147. spec. 147. Var. bullatus Fieb. l. c. vp. 198. Spezia, Genuae, Stazzano; varietas minus ohvia. Gen. 97. Ischnorhynchus. Fieb., Eur. H. Gen. 111. fi (181) I. didymus Zetterstedt (Lygaeus) Act. Holm. 1819. p. 71. — Fieb. (Ischnorh.) 1. c. p. 199. 1. — Lygaeus Resedae Pz. FG. 40. 20! Prope Genuam (Pegli) et Stazzano. In Erica scoparia et Calluna vulgari. Gen. 98. Phygadicus. Fieb., in Weit. Beitr. 1836. — Eur. H. Gen, 114. (182) Ph. Artemisiae Schill. (Heterogaster) Beitr. 1829. p. 88. — Fieb. 1. c. (Phygadicus) p. 202. 3. — Heterogaster Coronillae Kolen. Melet. 1845. p. 59. tab. IX. fig. 17. Stazzano. Gen. 99. Platyplax Fieb., E. Hem. Gen. 115. (183) P. Salviae Schill. (Meterogaster) Beitr. 1829. p. 85. — Pz. F. G. (Lygaeus) 135. 16. — Fieb. (Platyplax) 1. c. pag. 203. — Meterogaster Valtli Kolen. |. c. pag. 60. Tab. IX. fig. 18. 9. Var.g85 ElebMltic: In Liguria vere et aestate, ad Sal/viam clandestinam et S. pratensem species et varietas. Gen. 100. Cymus Hahn, Wz. Ins. 1831. I. p. 76. tab. XII A. D. (184) ©. glandicolor Hahn Wz. I., I. p. 79. fig. 45. — Fieb:0l-acip203: Spezia (J. Doria). RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 167 (185) C. melanocephalus Fieb. |. c. p. 203. 2. Stazzano in summitate juncorum vulgaris. Autumno. (186) C. elavieulus Fall. (Lygaeus) Monogr. Cim. Suec. p. 64. 4. — Wz. I. (Cymus) fig. 44. — Fieb. 1. c. p: 204. 3. Spezia J. Doria. Gen. 101. Cymodema. Spinola, Ess. Gen. 106. (187) C. tabida Spin. l. c. p. 213. — Fieb. E. H. p. 204. Stazzano. Admodum rara. Gen. 102. Camptotelus. Fieb. E. Hem. Gen. 1836. (188) C. lineolatus Schill. (Helerogaster) Beit. p. 89. — Fieb. (Camptotelus) 1. c. p. 203. — Heterogaster costatus Wz. |. fig. 592. — Stenogaster costalis Wz. IX. p. 216. Stazzano ad basim Callunae vulgaris. Gen. 103. Oxycarenus. Fieb. Weit. Beitr. 1836. p. 339. (189) O. Lavaterae Fabr. (Lygaeus) Syst. Rh. 240. 186. — Pz. (Pachymerus) 122. 7. — Fieb. (Oxycarenus) E. H. p. 205. 1. — Stenogaster tardus Wz. I. fig. 244. Genuae in Horto botanico R. Athenaei. (190) O. pallens Herr. Schaetf. (Stenogasier) Wz. I. IX. p. 213. fig. 963. — Fieb. L c. p. 206. 2. Serravalle Scrivia. In involucris (post efflorescentiam) Centaureae splendentis. Septembri. (191) O. modestus Fallen (Lygacus) H. Su. p. 57. 14. — Fieb. E. H. p. 206. 4. Stazzano. Rarus. 168 P. M. FERRARI Gen. 104. Brachyplax. Fieb., Eur. H. Gen, 121. (192) B. albidus Fieb. |. c. p. 206. Serravalle Scrivia ad radices Plantaginis Cynopis. Gen. 105. Macroplax. Fieb., Eur. H. Gen. 122. (193) M. Preissleri Fieb. l. c. pag. 207. 1. Stazzano in detritu sub Calluna vulgari. (194) M. Helferi Fieb. i. c. p. 207. 2. — Stenogaster in- signis Costa Cim. Neap. I. Tab. I. fig. 7. Stazzano haud vulgaris; inveni vagans et in Medicagine saliva. Gen. 106. Microplax. Fieb., Eur. H. Gen. 124. (195) M. interruptus Fieb. |. c. p. 208. 2.— Heterogaster lineolatus Pz. F. G. 121. 8. — Cymus Oriyani Kolen. Melet. 1845. Tab X. fig. 19. 9. Stazzano. (196) M. dimidiatus Fieb. |. c. p. 204. 3. Novi-ligure, Stazzano. Rarus. Gen. 107. Macropterna. Fieb., Eur. H. Gen. 125. (197) M. convexa Fieb. |. c. p. 208. Spezia. J. Doria. Fam. 17. TINGIDIDA. Gen. 108. Zosmenus. Laporte, Ess. pag. 49. Gen. 3. (198) Z. Laportei Fieb. Entom. Monogr. 1844. pag. 3. Tab. IL fig. 17. — Ejusd. E. H. p. 117. 4. Genuae (Valletta di Carbonara). Stazzano. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 169 Z. Sthephensi Fieb. Ent. Monogr. p. 35. Tab. IL fig. 20 et 21. — E. H. p. 117. 7. — Melcachus Amyot, l. c. p. 244. sp. 302. Spezia (Doria). Gen. 109. Cantacader. Am. et Serv., Hem. Gen. 246. — Taphrosthethus Fieb. Ent. Monogr. p. 40. (200) C. Staudingeri Birenspr. ( Taphrostethus) Berl. Ent. Zeit. 1858. p. 205. Tab. II. fig. 10. — Fieb. E. H. (Cantacader) pag. 118. 2. Var. Doriae. Pallido umbrinus. Long. Mill. 4 1/,. Caput longius ac intra marginem externum oculorum latum, apice vix inciso et antennarum articulum 2 superante; spinae 4 albidae antrorsum porrectae, anteriores clypeum subae- quantes: tuberculum antenniferum mucronatum altitudine diametri unius oculi. Antennarum artic. 4 niger setis tribus elongatis et diver- gentibus. i Pronoti margo anticus excisus, posticus in angulum obtu- tusum cruribus sub-erectis productus, latera foliacea fere recta modice sub-elevata humeris angulato-obtusis; carinae horizontales; laterales internae rectae, ad trientem anticum incisae, laterales externae breviores extrorsum curvae, prae- cedentes antice non adtingunt. Sagenarum area media et externa in medio aeque latae, interna longiuscula: carina interna antice obliterata; ante di- midium longitudinis sagenae angulata, hine fere recta. — Coetera ut in C. Staudingeri. Spezia J. Doria. Gen. 110. Agramma. Westw. Mss. — Fieb. Entom. Monogr. p. 36. (201) A. laeta Fall. ( Tingis) Hep. 151. 15. — Pieb. (Agramma) 170 P. M. FERRARI Ent. Monogr. pag. 37. 1. Tab. II fig. 22-28. — Ejusd. E. H. p. 118. 4. — Wz. I. fig. 335. Spezia J. Doria. Gen. 111. Laccometopus. Fieb., Ent. Monogr. p. 96. (202) Iu. clavicornis Linn. (Cimex) F. Suec. 911. — Fieb. (Laccomet.) 1. c. p. 97. Tab. VII. f 10-46. — Ejusd. E. H. p. Aoi: Stazzano. Ad collum radicis Eryngii campestris, Callunae vulgaris, Spartii juncei et Plantaginis Cynopis: locis aridis, et praecipue alla Madonna del Monte Spineto. Au- tumno. — Voltri 1873. Julio. Gen. 112. Monanthia Lep. et Serv., Encycl. met. p. 10. 653. (203) M. ragusana Kuster apud Fieb. E. H. p. 121. 7. Stazzano et Serravalle Scrivia. Autumno. (204) ML. SCtulosalvar capucina Fieb. Ent. monogr. p. 58. Tab. V. fig. 38. — Ejusd. E. H. p. 122. 11. Stazzano. In detritu sub cespitibus Thymi serpilli. (205) M. reticulata Herr. Schaeff. Nomencl. (7g?) p: 58. — Wz. I. IV. pag. 72. fig. 288 (Monanthia). — M. ci- hata Fieb. Ent. Monogr. pag. 67. Tab. V. fig. 31-33. — Ejusd. Rose pagal22 5 wo) Stazzano. Ad oras nemorum in detritu. (206) M. liturata Fieb. Ent. Monogr. p. 74. 17. Tab. VI fig. 16-18. — E. H. p. 123. 16. Serravalle Scrivia in pascuis aridis (in castello). (207) M. geniculata Fieb. Ent. Monogr. p. 75. 18. Tab. VI. fig. 19-21. — E. H. p. 124. 18. Stazzano. (208) M. aliena E. H. p. 124. 19. Stazzano. 1864. Rara. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 171 (209) M. albida Herr. Schaeff. Wz. I. IV. p. 54. fig. 390. — Fieb. Ent. Mon. p. 78. 21. Tab. VI. fig. 31-35. — E. H. p. 124. 21. Stazzano cum Laccometopo clavicorne. Vulgaris. Genuae San Giuliano. (210) M. quadrimaculata Wolff. (Acanthia) |. e. fig. 127. — Fieb. Ent. Mon. pag. 81. 24. Tab. VII. fig. 1-3. — E. H. pag. 124. 22. Serravalle Scrivia. In Crataego Oxyacantha. Vere. (211) M. Wolfi Fieb. Ent. Monogr. pag. 86. 30. Tab. VII. fig. 23-24. —- E. H. p. 128. 26. Serravalle Scrivia in Echio vulgari ad flores. — Genuae S. Giuliano. Gen. 113. Dictyonota Curtis, Br. Ent. Tab. 154. — Fieb. Ent. Monogr. p. 91. Gen. X. (212) D. erassicornis Fall. (Tingis) H. 147. 10. — Curt. l. c. tab. 154. — Fieb. Ent. Monogr. pag. 92. 1. Tab. VII. fig. 42-47; E. H. p. 127. 3. , In Liguria vulgaris. Gen. 114. Tingis. Fabr., Syst. Rh. Gen. 24. pag. 124. — Fieb. Ent. Monogr. p. 101. Gen. XIII. (213) ©. Pyri Geoffroy (Acanthia). Ins. I 461. 57. — Wz. I. fig. 395 et 130 D. — Fieb. Ent. Monogr. p. 102. 1. Tab. VIII. fig. 34-36. — E. H. p. 128. 1. Genuae in Horto botanico. — Diano Marina ad folios Pyri communis praecipue in pagina infera. Junio. Gen. 115. Orthostira. Fieb., Ent. Monogr. p. 46. (214) O. propinqua N. Sp. Pronoti latera modice extrorsum arcuata, areolarum strigis tribus in ?/, anticis: postice duabus. 172 P. M. FERRARI Sagenarum evolutarum area marginalis areolarum striga unica. Antennarum articulus 3 basi incrassatus. Pronoti carinae laterales bi-sinuatae acie laeviter arcuata areolis 4-5, ad dimidium latus galerae porrectae non tamen adtingentes. Carina media areolis 8, acie maxima in parte recta, postice inclinata. Supra pallide fusca, corpus nigrum, caput, femora nigro- brunnea, antennarum artic. 3 tibiaeque ochracea. L. Mill. 2 !/,. Serravalle Scrivia in detritu sub Plantagine Cynope. Differt ab O. gracili Fieb. carinis pronoti haud parallelis sed bisinuatis et areolis 4 vel 5 (nec 6-8) instructis. Differt quoque ab O. obscura Herr. Schtf. 1.° Carinis lateralibus pro- noti marginem galerae non adtingentibus. 2.° Carina media areolis 8 (nec 5-6). 3.° Lateribus pronoti haud rectis. (215) O. nigrina Fall. (Zingis) H. 145. 5. — Fieb. Ent. Monogr. T. V. fig. 23-24 et O. cinerea Tab. IV. fig. 11-14. — Ejusd. E. H. p. 134, 7. Prope Stazzano (Piazzora) sub cespite Spare juncer. Autumno. *Clarissimus M. Jacopus Doria novam e Persia attulit Speciem Generis Cam- pylostira (Fieb.) quae a congeneribus plane discrepat sequentibus characte- ribus. Campylostira parvula. Long. Mill. 1 4/,. Corpus fuscum. Antennae brunneo-rufescentes articulis duobus basalibus brevibus quorum 1. cylindricus, 2. obconicus; art. 3. bis cum dimidio praecedentis ad unum aequat, dilultior, subgranulosus, apice nonnihil setulosus articulum 4. ni- grum plus duplo superans longitudine. Caput brunneo-rubrum convexum; tylus spinulas duas cephalicas supe- rans; genae spinulas easdem antrorsum aequant. Pronoti margo anticus excisus haud vesiculosus nec incrassatus, anguli colli obtusi, latera foliacea paululum sinuata areolis 5. serie unica quarum prima ovalis transversa, secunda subrotunda maxima; sequentes prima mi- nores et magnitudine decrescentes. Anguli humerales obtusi, processus ro- tundatus, carinae laterales vix introrsum curvae. Sagenae extrorsum modice curvae areolis magnis, setus marginem internum invicem valde sejunctae apice complicantes; areolae pentagonae in 2 ordi- nibus longitudinalibus, aream mediam; areolae tetragonae serie unica, areas laterales constituunt. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAF 173 Rostrum longitudinaliter sulcatum finem metasterni adtingit; art. 1. et 2. apice incrassatis flavo-brunneis art. 4. fusciore. Bucculae a latere visae antice rotundatae margine infero sub-recto: subtus visae fere parallelae. Laminae sternales in eadem linea buccularum fere rectae parallelae, po- sticae quadantenus crassiores. Acetabula media acetabulis posticis multo magis quam anterioribus pro- xima atque inter se remotiusctla. Pedes validi flavo-brunnei, femora fusiformia. Specimina asservantur in Civico Musaeo Genuensi. Fam. 18. ARADIDA. Gen. 116. Aradus. Fabr., Syst. R. G. 22. — Am. Serv. Hem. Gen. 255. (216) A. cinnamomeus Panz. F. Germ. 100. 20. — Wz. I. fig. 539. — Amy. L. c. p. 251. spec. 311. — Fieb. E. H. Pdl. 3. Serravalle Scrivia. Sub cortice Alni glutinosae sub- emortuae sed nondum dejectae, prope caudicem. Autumno. (217) A. depressus Fabr. Syst. Rh. 119. 10. — Wf. fig. 123. — Wz. I. fig. 542. — Fieb. E. H. p. 112. 5. Fam. 19. GAPSIDA. Gen. 117. Miris. Fabr., Syst. Rh. Gen. 36. — Fieb., Criterien zur generi schen Theilung der Phytocoriden; Wien. Entomol. Zeitschrift. 1859. Gen. 5. (218) M. laevigatus Linn. (Cimex) F. Suec. 958. — Wz. Ins. (Miris) fig. 165 et 259. — Fieb. E. H. p. 240. 1. Genuae et Serravalle Scrivia. (219) M. holsatus Fabr. Syst. Rh. p. 254. 4. — Wz. I. fig. 256. — Krsbm. Capsini sp. 7. — Fieb. E. H. p. 240. 3. In pratis. Gen. 118. Brachytropis. Fieb., Crit. Gen. 6. — E. H. p. 241. (220) B. ealearata Fallen (Miris) Hem. p. 131. — Wz. I. 174 P. M. FERRARI fig. 8. — Krsbm. L c. sp. 4. — Fieb. E. H. (Brachytr.) p. 244. Genuae in prato apud arcem S. Giuliano, Aprili. Gen. 119. Notostira. Fieb., Crit. Gen. 7. (221) N. erratiea Linn. (Cimex) F. Suec. 961. — Wz. I. (Miris) fig. 163. — Krsbm. 1. c. sp. 1. — Fieb. (Notostira) By Hp: 0242: Genuae in vallo apud Porta Pila. Gen. 120. Lobostethus. Fieb., Crit. Gen. 8. (222) IL. virens Linn. (Cimex) Syst. Nat. 102. — Fieb. (Lobost.) E. H. p. 242. — Miris laevigatus Wz. I. fig. 161. Genuae. . Gen. 121. Megaloceraea. Fieb., Crit. G. 9. 223) M. longicornis Fallen (Miris) Hem. Suec. p. 129. 3. — Wz. I. fig. 255. — Krsbm. |. c. sp. 2. — Fieb. E. H. p. 243. Prope Genuam (Fornaci di S. Fruttuoso) Junio. Gen. 122. Trigonotylus. Fieb., Crit. G. 10. (224) TT. ruficornis Fallen (Miris) Hem. Suec. p. 133. — Krsbm. l. c. sp. 3. — Fieb. (Trigonot.) E. H. p. 243. In herbidis frequens. Stazzano. Autumno. Gen. 123. Oncognathus. Fieb., Crit. G. 35. (225) O. binotatus Fabr. (Capsus) Syst. Rh. p. 235. 159. — Wz. I. fig. 296. — Fieb. E. H. p. 247. Stazzano. Majo. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 175 Gen. 124. Camptobrochis Fieb. Crit. G. 29. (226) C. Fallenii Hahn. (Phytocoris) Wz. I. fig. 175. mas. — Krsbm. (Capsus) l. c. sp. 69. — Fieb. (Camptobr.) E. H. p. 248. 1. Spezia, (Doria). Genuae, Serravalle Scrivia in flo- ribus sat frequens. * (227) C. punetulatus Fallen (PAy/ocoris) Hem. Suec. 95. 36. — Krsbm. (Capsus) l. c. spec. 70. — Fieb. (Camptobr.) E, Hp. 248.2. Stazzano in Corylo Avellana, Genuae ad quercus. Praece- dente rarior. Gen. 125. Pautilius Curtis, Ent. Magaz. I. 197. (1833). (228) P. tunicatus Fabr. (Lygaeus) Syst. Rh. 233. 148. — Krsbm. (Zopus) l. c. sp. 13. — Fieb. (Conometopus) E. H. p. 249. Stazzano. In Carice glauca et fructibus Alni glutinosae. Gen. 126. Megacoelum. Fieb., Crit. Gen. 21. (229) M. infusum Herrich Schaeffer (Capsus) Wz. I. IV. p. 30. fig. 381. — Fieb. (Megac.) E. H. p. 249. Ad salices, Augusto. Stazzano. Gen. 127. Homodemus Fieb., Crit. G. 22. A (230 IT. ferrugatus Fabr. (Lygaeus) Syst. Rh. 236. 163. — Wz. I. (Capsus) fig. 104. — Fieb. (Homodem.) E. H. p. 250. 1. Stazzano. Vere. Gen. 128. Deraeocoris. Kirschbaum, Die Capsinen d. geg. V. Wiesbaden, pag. 191. et 208. — Ca’ocoris Fieb. Crit. G. 24. 176 P. M. FERRARI (231) D. fulvomaculatus De Geer (Cimex) Insect. 3. — Wz. I. (Capsus) fig. 267. 362? — Krsbm. I. c. sp. 36. — Fieb. (Culocoris) E. H. p. 252. 5. Junio, Vulgaris ad flores Clematidis vitalbae, Ligustri, Rubi ete. (232) D. sexpunetatus Fabr. (Lygaeus) Syst. Rh. 224. 100. — Wa. I. (PAytocoris) fig. 213! — var. Carceli Lep. Serv. 325. 3. — Fieb. E. H. (Calocoris) p. 253. Prope Genuam (Borzoli) 1870. Mus. Civ. (233) D. bipunetatus Fabr. (Lygaeus) Syst. Rh. 235. 158. — Wz. I. (Capsus) fig. 298. — Krsbm. sp. 58. — Fieb. E. H. (Calocoris) p. 254. 10. Diano Marina, Genuae, Stazzano. Vere et aestate fre- quens in floribus; numquam inveni autumno. (234) D. trivialis Costa (Capsus) Centur. 3. et 4. (apud Fieb.). — Fieb. (Qwlocoris) E. H. p. 254. 11. Unicum exemplare legi Stazzano 15 Junii 1870. (235) D. Chenopodii Fallen (Phytocoris) Hem. p. 77. 1. — Krsbm. (Capsus) sp. 51. — Fieb. (Calocoris) E. H. p. 255. 12. — Miris laevigatus Wit. fig. 36. Autumno frequens in Medicagine sativa, Trifolio ete. (236) D. vandalicus Rossi (Cimex) Fauna Etr. sp. 1343. — Fieb. E. H. (Calocoris) p. 256. 16. — Capsus fraxini Wz. I. fig. 303. Voltri, Stazzano. Aestate et Autumno. (237) D. ticinensis Meyer (Capsus) Die familie der Cap- sini 1843. p. 100. sp. 88. tab. 6. fig. 1, — Fieb. (Calocoris) E. H. p. 256. 13. Albenga. Autumno 1872. (238) D. seticornis Fabr. (Zygaeus) Ent. Syst. IV. 179. 60. — Wtf. (Miris) fig. 152. — Fieb. (Calocoris) E. H. p. 257. 19. — Phytocoris apicalis Wz. I. fig. 114. — Miris tibialis Wf. fig. 111. In Liguria obvius. Aestate. 4 RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 17 (239) D. cinetipes Costa (Phytocoris) Cent. Ill. pag. 41. (1852). Prope Genuam (Pegli) Majo. Gen. 129. Phytocoris. Fallen, Hem. p. 83. — Fieb., Crit. G. 26. Synopsis specierum in Liguria lectarum. 1 (6) Antennarum articulus 1. femorum anticorum crassitiem subaequat, multo sequente crassior. 2 (3) Hemelytra viridia absque fascis obliquis et punctis fuscis vel albis. ; 1. P. ustulatus H. S. 3 (2) Hemelytra fascis obliquis. 4 (5) Linea alba a vertice ad marginem posticum pronoti. Antennar. art. J. femoribus anticis fere crassior. 2. P. Artemisiae n. sp. 5 (4) Linea alba a vertice ad dimidium pronoti fere neque extensa: anten- narum art. I. femoribus anticis erassitie minore. 3. P. Ulmi L. 6 (1) Antennarum art. 1. gracilis, parum sequente crassior. 7 (8) Pallide flavus atomis aurantiacis. 4. P. Signoreti Muls. 8 (7) Testaceus aut albidus, fusco-maculatus. 9 (10) Testaceus; corii margo externus fusco-punctatus ; antenn. art. 1. fusco- maculatus, nec annulatus. 5. P. divergens Mey. 10 (9) Albido virens nigromaculatus, opacus, antenn. art. 1. fere nigro- anulatus; scutellum maculis 2. obliquis. Pronoti latera striaeque 3-4 in margine postico, nigra. 6. P. Tiliae Fab. (240) P. ustulatus Herrich Schaeffer, Nomencl. entom. p. 47. — Fieb. E. H. p. 258. 1. Stazzano, in herbidis aridis. Augusto, rarus. Membrana sub-breviata in femina apicem abdominis non tegit. (241) P. Artemisiae N. Sp. Exalbidus fascis brunneo-lividis, pilis albidis et brunneis. Ab apice capitis ad finem membranae long. 6.!/, Mill. Antennae corpore longiores; articulus 1. vix longitudine pronoti et capitis ad unum femorum anticorum abunde cras- sitiem aequat, brunneo-lividus maculis exiguis sparsis flavido- exalbidis setis rarioribus sub-erectis pilisque adpressis fuscis instructus. Art. 2. filiformis minus duplo praecedente longior exalbidus anulo lato supra basim alteroque apicali dilute fuscis. Art. 3. basi et 4. sub-fusci. Frons sub-fusca linea media exalbida striis obliquis late- Ann. del Mus, Civ. di St. Na". Vol. VI. 12 178 P. M. FERRARI ralibus (ut in quibusdam Jassis) brunneis: a vertice linea albida oritur quae usque ad scutellum extenditur. Pronotum sub-fuscum linea et puncto laterali saepius, utrin- que, praeter lineam mediam et marginem posticum subtiliter albidis: fascia transversa ante-marginali humeros non adtin- gente intense brunnea. Scutellum brunneum pulvinulis dilutioribus, linea media, punctis 2 obliquis, apice lato albidis, hoc brunneo margi- nato. Vittae 2 longitudinales in clavo (quarum exterior latius et intensius fucata) basim et apicem non adtingentes: 2 obli- quae S-formes et pars posterior coril vel tantum angulus externus, brunneo irrorata. Cuneus irroratus, margine externo et plaga trigona anguli interni exceptis: apice et punctis 2-4 in margine interno brunneis. Membrana albida, nebuloso-variegata, fascia longitudinali excepta ab angulo interno fere ad apicem, nervis rubidis, intercellulari intensiore. Abdomen flavido et livido griseus, linea flavida longitudi- nali utrinque. Femora brunneo-livida, basi, atomisque: femora postica anulo obliquo interrupto anteapicali, pallidis. Tibiae exalbidae, anticae et mediae anulis 2, basi et apice, tibiae posticae basi latius brunneae. Tarsi fuscì articulo 2. dilutiore. Stazzano in Artemisia campestri. Autumno. (242) P. Ulmi Linn. (Cimex) PF. Suec. 964. — Wz. I. fig. 234. — Fieb. E. H. p. 259. 5. Non rara est varietas minoris magnitudinis. P. exoletus Costa Cent. 1852. Stazzano sub cespitibus Artemisiue campestris, Callunae vulgaris ete. Autumno. (243) P. Signoreti Muls. Ann. de la Soc. Linn. 1857. p. 163. — Fieb. E. H. p. 258. 2. Stazzano, in frondibus Quercuum. Augusto. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 179 (244) P. divergens Meyer l. c. p. 44. Tab. 1. fig. 1. — Fieb. E. H. p. 259. 6. — P. Ulmi Herr. Schff. Nomencl. p. 47. — Miris longicornis Wfî. fig. 149. Novi Ligure et Stazzano in frondibus Quercuum. Aestate. (245) P. Tiliae Fabr. (Lygaews) Syst. Rh. 237. 169. — Meyer l. c. (Phytoc.) Tab. 7. fig. 4. — Krsbm. Ll. c. sp. 18. — Fieb. E. H. p. 260. 10. Stazzano. Semel reperi in rima corticis Castaneae vescae. Octobri 1860. Gen. 130. Bothynotus. Fieb., Wien. Entom. Monat. 1864. Tab. 2. VII. (246) B. Minki Fieb. I. c. pag. 77. Stazzano in Ononide spinosa. Autunno 1863. Rarus. Gen. 181. Eroticoris. Douglas et Scott. Brit. Hemipt. p. 472. (247) E. rufescens Burmeister (/alticus) Handbuch IL p. 278. — Capsus corizoides Herr. Schaeff. Wz. I. fig. 387. — Fieb. (Adlodapus) E. H. p. 262. Stazzano. et Albenga in pratis pinguibus parum vul- garis. Augusto et Septembri. Gen. 132. Rhopalotomus. Fieb., Crit. Gen. 31. (248) RR. ater var. flavicollis Fabr. (Lygaeus) Ent. Syst. 178. 156. — Wfîf. fig. 32. — Wz. I. (Capsus) fig. 65. — Krsbm. l. c. sp. 45. — Fieb. (Rhopalot.) E. H. p. 264. 1. Novi ligure, Gen. 133. Capsus. Fabr., Syst. Rh. p. 241. — Fieb. Crit. G. 32. (249) ©. capillaris Fabr. Syst. Rh. p. 244. 19. — Fieb. 180 P. M. FERRARI E. H. p. 266. 10. — Piggulus Amyot Rh. met. monon. p. 214. sp. 256. In Liguria vulgaris ad flores. Aestate. Gen. 131, Lopus. Hahn, Wz. I. partim — Fieb., Crit. G. 33. (250) Iu. mat Rossi (Cimex) F. Etr. sp. 1346. — Fieb. (Lopus) E. H. p. 267. 2. — Erythromelas Amyot l. c. p. 187. sp. 205. Genuae in valle del Lagaccio ad flores Rubi sancti. Junio. (251) I. gothicus Linn. (Cimex) F. Suec. 966. — Wz. I. (Lopus) fig. 5. — Fieb. E. H. p. 267. 3. — Wf. (Lygaeus) fig. 33. Serravalle Scrivia, Genuae (Lagaccio). Gen. 135. Dioncus. Fieb. Crit. Gen. 34. (252) D. negleetus Fabr. (Capsus) Syst. Rh. 242. 6. -— Wz. I. fig. 304. — Fieb. E. H. p. 269. 1. 1. Var. lateralis. Q. In Sclene italica Majo. Serravalle Scrivia. Variat a specie typica /ateribus pronoti rubris. 2. Var. flavescens. SL. Cum praecedente, pari pictura, sed flavidus coloris rubri locum tenet. Gen. 136. Liocoris. Fieb., Crit. Gen. 37. (253) Iu. tripustulatus Fabr. (Capsus) Syst. Rh. 239.- 182. — Krsbm. l. c. sp. 65. — Fieb. E. H. (Léocorts) p. 270. In Liguria vulgaris. Aestate et Autumno. RHYNCHOTA HEMIPT ERA LIGURIAE 181 Gen. 137. Charagochilus Fieb., Crit. Gen. 38. (254) GO. Gyllenhali Fall. (Phytocoris) Hem. 97. 40. — Wz. I. fig. 310. — Fieb. (Charag.) E. H. p. 271. In Rhinantho cristagalli Serravalle; in Erica scoparia, et Quercu Genuae. (Fossato di S. Tecla). Gen. 138. Cyphodema. Fieb., Crit. Gen. 40. (255) C. instabile Lucas (Phytocoris) Explor. scientif. de l’Algerie 1849 p. 84. pl. 3. fig. 5. — Tritaenia Costa Centur. III. 1852. — Cyphodema Meyer-Duri Fieb., E. H. p. 272. Genuae, Majo, (Fossato di Santa Tecla); Diano Ma- rina ad caudicem Oleae europeae; Voltri (Chiavarina) in herbidis. Ligustica exemplaria cum specimine Algiriense (a Clar. Doct. Puton accepto) comparata, differunt pronoto fascis ni gris longitudinalibus latioribus. Gen. 1389. Plesiocoris. Fieb., Europ. Hem. p. 272. Gen. 203. (256) P. ruggicollis Fall. (Phytocoris) Hem. p. 79. 6. — Wz. I. (Capsus) fig. 299. — Krsbm. I. c. p. 342. 55. a. — Fieb. (Plesioc.) E. H. p. 272. Stazzano. Autumno. Gen. 140. Lygus Hahn, Wz. I. I. p. 147. — Fieb., Crit. G. 42. (257) L. pratensis Fabr. (Lygacus) Syst. Rh. 234. 155. — Fieb. E. H. p. 273. 1. Ad flores umbelliferarum in Liguria vulgaris. (258) Iu. campestris Fabr. (Lygaeus) S. R. 234. 154. — Fieb. E. H. p. 273. 2. Sat communis. 182 P. M. FERRARI (259) Iu. Spinolae Meyer (Capsus) Stettin. Ent. Zeit. 1841. p. 86. — Ejusd. Die Fam. der Caps. p. 45. 2. Tab. I. fig. 2. — Fieb. (Lygus) E. H. p.-275. 8. Stazzano in Artemisia campestri et Genuae. Autumno. (260) I. flavovirens Fieb. E. H. p. 276. 11. Diano Marina. Septembri, ad flores Compositarum. Gen. 141. Poeciloscitus. Fieb., Crit. Gen. 43. (261) P. unifasciatus var. Asperulae Fieb. E. H. p. 277. Stazzano. Autumno. (262) P. vulneratus Wolff. (Lygaeus) Pz. F. Germ. 100. 22. — Fieb. (Poeciloscitus) E. H. pag. 277. 2. — Phytocoris Dahlmanni Wz. I. fig. 108. — Krsbm. (Capsus) I. e. p. 223. sp. 62. Serravalle Scrivia. (263) IP. cognatus Fieb. Criter: spec. 6. — Ejusd. E. H. pi 277.08. Genuae, Aestate ad Chenopodium album in alveo torrentis Bisagno. Gen. 142. Hadrodema. Fieb., Crit. Gen. 44. (264) EX. rubicunda Fall. (Phytocoris) Hem. 92. 30. — Krsbm. (Cupsus) l. c. p. 228. sp. 72. — Fieb. E. H. p. 278. 2. — Lygus rubricatus Wz. I. fig. 80. Stazzano. Autumno 1865. Gen. 143. Orthops. Fieb., Crit. Gen. 45. (265) O. cervinus Meyer (Capsus) 1. c. p. 103. sp. 91. — Wz. I. fig. 617. — Fieb. (Orthops) E.-H. p. 279. 5. Genuae in Horio botanico R. Athenaci. Rarus. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 185 (266) O. flavowarius Fabr. (Capsus) Syst. Rh. 243. 10. — Fieb. (Orthops) E. H. p. 280. 6. Genuae et Stazzano vulgaris; aestate. (267) O. Kalmii Linn. (Cimex) F. Suec. 948. — Fieb. (Orthops) E. Il. pag. 280. 7. — Phytocoris flavovarius Wz. I. fig. 109. Serravalle Scrivia. Gen 144. Stiphrosoma. Fieb., Crit. Gen. 46. (268) S. luridum Fall. (Phytocoris) H. pag. 112. 69. — W. I. (Capsus) fig. 312. — Fieb. (Stiphros.) |. c. p. 282. 2. In Apennino prope Voltri. Julio 1873. (269) S. erythroleptum Costa; Puton, Cat. Hemipt. pag. 25. S. n. 7. Novi Ligure in prato della Via cava. Specimina Li- gustica et Pedemontana Clar. Putonio communicati, ab ipso nomen insecti teneo. Gen. 145. Halticus. Hahn, Wanz. I., I. p. 113. — Fieb. Crit. Gen. 47. (270) IX. luteicollis Panzer (Lygaeus) F. G. 93. 18. — Fieb. (Halticus) E. H. p. 281. 1. Novi Ligure prope villam La Bricchetta. Junio. (271) XI. erythrocephalus Herr. Schaeff. (Capsus) No- mencl. p. 53. — Krsbm. l. c. pag. 262. Spec. 152. — Fieb. (Halticus) E. H. p. 281. 2. Genuae 1865. (272) HI. pallicornis Fabr. (Acanthia) Ent. Syst. IV. 69. 5. — Wit. fig. 122. — Wz. I. (Halticus) fig. 61. — Fieb. E Ho p#2825 18: Genuae, Spezia, Stazzano in herbidis. 181 P. M. FERRARI Gen. 146. Globiceps Latreille. Am. Serv. Hemipt. p. 282. Gen. 235. (273) G. sphegiformis Rossi (Comex) F. Etr. sp. 1345. — Fieb. (Globiceps) E. H. p. 283. 1. — Capsus decoratus Krsbm. I. ‘e. pp. 206: sp. 30: Genuae et Novi ligure. Aestate ad flores Rubi sancti et ad Quercus. (274) G. flavomaculatus Fabr. (Capsus) Syst. Rh. 247. 30. — Krsbm. Il. c. p. 206. sp. 31. — Fieb. (Globiceps) E. H. p. 284. 5. Stazzano. Junio. Gen. 147. A€torhinus. Fieb. E. H. p. 285. Gen. 214. — Crit. tab. VI. fig. 8 et 31. (275) A. angulatus Fall. (Phylocoris) H. pag. 81. 8. — Wz. I. (Capsus) fig. 292. — Krsbm. Ll. c. p. 203. sp. 27. — Fieb. (Aétor.) E. H. p. 285. Stazzano in Alno glutinosa. Autumno. Gen. 148. Plagiorhamma. Fieb., Verhandl. d. k. k. zool. bot. Gesell. Bd. XX. 1870. (276) P. sutuwalis Herr. Schaeff. (Capsus) Wz. L. IV. p. 32. fig. 383. — Fieb. E. fl. p. 391 — Ejusd. (Plagiorh.) in Ve- randl. ete. tab. VI. fig. 8. Stazzano sub cespitibus Arlemisiae campestris, Plantaginis Cynopis, Juniperi communis. Septembri. Saepius individua solitaria, aut unice mas et femina sub eodem cespite reperiuntur. Ambo velociter cursitant, mas fa- cile evolat. Icones et descriptiones citatae Schaefferi et Fieberi marem tantum indicant. Femina ab eo praeter characterem adparatus sexualis, differt: 1.° Pronoto postice minus dilatato, angulis anticis et posticis obtusiusculis. 2.° Margine externo corll ex- RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 185 trorsum arcuato. 3.° Membrana valde abbreviata duo extrema segmenta dorsalia non tegente. Haec non ex unico sed e plu- rimis speciminibus desumpsi. Gen. 149. Pachylops Fieb., Crit. Gen. 53. (277) P. chloropterus Kirschbaum (Capsus) lls @ p: 29. sp. 121. — Fieb. (Pachylops) E. H. p. 285. Stazzano. Junio. Gen. 150. Hypsitylus. Fieb., Eur. Hem. p. 286. Gen. 215. (278) FI. prasinus Fieb. E. H. p. 286. Stazzano. Junio. Gen. 151. Platycranus. Fieb. in Verandl. d. k. k. zool. bot. Gesell. Wien. 1870. (279) P. Erberi Fieb. l. nuper cit. Tab. VI. fig. 9. Genuae et Stazzano in Spartio Junceo admodum vulgaris. Gen. 152. Litocoris. Fieb., Eur. Hem. p. 237. Gen. 218. (280) Iu. ericetorum Fall. (Phytocoris) Hem. p. 108. 55. — Krsbm. l. c. sp. 122. — Fieb. (Litocoris) 1. et pag. cit. Serravalle Scrivia sub Calluna vulgari. ‘ Gen. 153. Orthotylus. Fieb., Crit. Gen. 57. (281) O. flavosparsus Sahlberg (Capsus) Geoc. Fenn. p. 103, 26. — Krsbm. |. c. p. 249. sp. 120. — Fieb. (Ortho- tylus E. H. p. 288. 2. Genuae ad Chenopodium album in alveo torrentis Bisagno. 186 P. M. FERRARI Gen. 154. Heterotoma. Latr., Fam. nat. 422. — Fieb. Crit. G. 58. (282) ET. meriopterus Scop. (Cimexr) Ent. Carn. 382. — Fieb. (Heterot.) E. H. p. 290. Serravalle Scrivia. Aestate. Gen. 155. Heterocordylus Fieb., Crit. Gen. 59. (283) EX. unicolox Hahn (Cupsus) Wz. I, L p. 94. fig, 179. — Krsbm. 1. c. pag. 245. sp. 111. — Fieb. (Z/ecerocord.) E. H. job 25 2 Stazzano ad flores Genistae ovatae. Junio. Gen. 156. Orthocephalus. Fieb., Crit. Gen. 60. (284) O. saltator Hahn (Capsus) Wz. [., HI. p. 11. fig. 236. — Krsbm. |. c. p. 243. sp. 108. — Fieb. (Orthoceph.) E. H.. p. 293. 6. — Globiceps infuscatus (7) Garbighetti, Catal. Hem. pag. 40. Serravalle Scrivia. In herbidis. Majo. (285) O. minor Costa (Pachyloma) Soc. Ent. Fr. 1841. p. 289. — Fieb. (Orthoceph.) E. H. p. 294. 10. Genuae in herbidis apricis vulgatissimus. Vere et Aestate. Gen 157 Oncotylus. » Fieb., Crit. Gen. 66. (286) O. decolor Fallen (Capsus) Hem. pag. 123. 16. — Krsbm. |. c. p. 237. sp. 91. — Fieb. (Oncotylus) E. H. p. 298. 1. — Lopus Chrysanthemi Wz. I. fig. 4. Stazzano. (287) O. hyppophaes Meyer (Capsus) Cat. H. — Fieb. (Oncotylus) 1. c. p. 229. 4. — Puton, Notes synon. in Mittheil. d. schweiz. entom. Gesell. Bd. 3. H. 8. pag. 425. 4. Albenga in Tamarice africana. Septembri RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 187 [N Gen. 158. Criocoris. Fieb., Crit. Gen. 71. — E. H. Gen. 234. (288) ©. crassicornis Hahn (Phytocoris) Wz. I fig. 176 et 308. — Krsbm. l. c. sp. 124. — Fieb. (Criocoris) E. H. p. 302. Stazzano. Rarus. Gen. 159. Plagiognathus. Fieb., Crit. Gen. 92. — E. H. 235. (289) P. arbustorum Fabr. (Capsus) Syst. R. 238. 174. — Meyer,-Capsini T. 3. fig. 1. — Fieb. (Plagiognathus) E. H. pag. 302. 1. Spezia. Doria. Gen. 160. Apocremnus. Fieb., Crit. Gen. 73. — E. H. Gen. 236. (290) A. ambiguus Fallen (Phytocoris) H. p. 99. 44. — Fieb. (Apocremnus) l. c. p. 303. 2. Serravalle Scrivia. Ad flores Leucanthemi vulgaris. Vere. (291) A. variabilis Fallen (Phytocoris) Hem. pag. 98. 43. — Krsbm. (Capsus) 1. c. sp. 129. — Fieb. (Apocremnus) E. Il pag. 305. 4. Genuae et Stazzano. In Quercu Ilice et Carpino. Vere. Gen. 161. Psallus. Jiao, Gone Cem, WA, IRE Br. (292) P. roseus Fabr. (Lygaeus) Syst. R. Wz. I. (Capsus) fig. 287. — Fieb. (Psallus) E. H. p. 308. 12 Genuae (Villetta Di Negro) ad flores Quercus Ilicis. 238. 178. — Junio. Gen. 162. Agalliastes. Fieb., Crit. Gen. 76. (293) A. albipennis Fallen (Phytocoris) H. p. 107. 59. — Wz. I. (Capsus) fig. 177. — Fieb. (Agalliastes) E. H. p. 311. 2. Stazzano in Artemisia campestre. Autumno: 188 P. M. FERRARI Variat femina pronoto fusco-pallido margine antico inten- siore lateribus dilutioribus; scutello pallido macula subfusca in sulco sub-basali: hemelitris pallidis cuneo (excepta basi) fusco: membrana apicem abdominis parum excedente ; ceterum ut species typica. (294) A. pulicarius Fallen (Phylocoris) H. p. 113. 71. — Wz. I. (Altus) fig. 62. — Krsbm. (Capsus) 1. c. p. 312. 7. Stazzano et Serravalle Scrivia. In Medicagine sativa, in pratis et sulcis arvorum. Autumno. Gen. 163. Pilophorus Hahn, Icon. ad monogr. cim. |. n. 23. — Camaronotus Fieb. Crita a7: ales Viet. 28; (295) P. clavatus Linn. (Cimex) Syst. Nat. IL 729. 97. — Krsbm. (Capsus) 1. c. p. 314. sp. 80. — Fieb. (Camaronotus) KH ap. 314702) Gen. 164. Phylus. Hahn, Wz. I., I. p. 26. — Fieb. Crit. G. 81. (296) P. Coryli Linn. (Cimex) F. Suec. 974. — Fieb. (Phylus) E. H. p. 315. 4. — P. pallipes Wz. I. fig. 16. Stazzano. Ad Corylum Avellana. Vere. Gen. 165. Hoplomachus. Fieb., Crit. Gen. 83. (297) HI. Thunbergi Fall. (Phylocoris) H. p. 105. 56. — Thunbergonimus Amyot 1. c. p. 203. n. 235. — Fieb. (Hoplom.) EH. psa kos Ar Stazzano ad flores in pratis. Vere. Gen. 166. Macrotylus Fieb., Crit. Gen. 86. (298) M. luniger Fieb. Crit. spec. nov. 34. — E. H. p. 318. Stazzano ad Salviam glutinosam. Septembri. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 189 Etsi haec planta in agro Serravallensi et Statianensi vulga- tissima, in unico loco valde umbroso apud rivulum insectum hoc quotannis inveni. Gen. 167. Macrocoleus. Fieb., Crit. Gen. 88. (299) M. Paylulii Fall. (Phytocoris) H. Su. p. 106. 57. — Fieb. (Macrocoleus) E. H. pag. 319. 2. — Capsus maculipennis Herr. Sch. Nomenel. p. 50. — Krsbm. I. c. p 241. sp. 104. Stazzano in Ononide natrice. Genuae ad Inulam graveo- lentem. Spezia (Doria). In exemplaribus ligusticis caput pronotum scutellum num- quam brunnea: antennarum articulus 1 in mare nune fuscus omnino, aut vix apice viridis, saepenumero viridis anulo vel semi-anulo mediano brunneo. Membrana macula rectangulari- transversa intensiore inter maculas albas externas. Gen. 168. Macrolophus. Fieb., Crit. Gen. 89. (300) M. costalis Fieb. 1. c. spec. 44. — E. H. p. 322. 3. Genuae in Inula graveolenti. A vere ad Autumnum. Staz- zano in Salvia glutinosa semel. Autumno. Gen. 169. Malacocoris. Fieb., Crit. Gen. 91. (301) M. ehlorizans Fall. (Phytocoris) H. p. 82. 10, — Krsbm. (Capsus) l. c. p. 233. sp. 83. — Meyer l. c. tab. IV. fig. 4. — Fieb. (Malacocoris) E. H. p. 323. 1. Stazzano ad Salices. Autumno. Gen. 170. Systellonotus. Fieb., Crit. Gen. 92. (302) S. triguttatus Linn. (Conex) Syst. Nat. 729. 94. — Wz. I. (Cyllecoris) fig. 183. — Fieb. (Systell.) E. H. p. 324. Serravalle Scrivia. 190 P. M. FERRARI Gen. 171. Brachyceraea. Fieb., Crit. Gen. 93. (303) B. annulata Wolff (Gerris) l. c. fig. 156. — W. I. (Capsus} fig. 270. — Krsbm. I. c. sp. 33. — Fieb. (Brachycer.) Ee Hosps 325503: Stazzano in arvis sub Linaria spuria. Autumno. Genuae in Ononide spinosa et ‘Inula graveolenti. Aestate. Gen. 172. Dicyphus. Fieb., Grit. Gen. 94. (304) D. errans Wolff (Gerris) 1. e. fig. 155. — Fieb. (Dicyphus) E. H. p. 326. 1. — Cyllocoris collaris Wz. I. t. 203. Stazzano ad flores Epilobit hirsuti. Genuae (Horto bota- nico) in Salvia rectiflora. — Aestate et Autumno. Fam. 20. ANTHOCORIDA. Gen. 173. Anthocoris. Fallen, Hem. Suec. p. 65. — Fieb. Exeges. in Wien. Mo- natschr. 1860. Tab. VI. tabella H. (305) A. nemoralis Fabr. (Sa/da) Syst. Rh. p. 116. 15. — Fieb. E. H. p. 137. var. a. — Ejusd. var. 8. ibid. — Ly- gaeus austriacus Fabr. 1. c. p. 239. 181. In floribus praesertim Trifold et Medicaginis totius Liguriae. Gen. 174. Ectemnus. Fieb., Exeges. 1860. Tab. VI. tabella I. (306) E. reduvinus Herr. Schaeff. (Anthocoris) Wz. I. IX. p. 222. fig. 973. — Fieb. l. c. p. 264. 5. — Ejusd. E. H. pag. 138. Stazzano ad rimas corticis Salie’s viminalis. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 101 Gen. 175. Lyctocoris. Hahn, Wz. L., II p. 19. Tab. LXXIX. E. H. — Fieb. Exeges. Tab. VI. tabella K. (307) IL. domesticus Schill. (Cimex) Isis 1834. p. 738. — Fieb. 1. c. — Ejusd. E. H. p. 138. Stazzano, domi. Var. B dimidiata Fieb. |. e. — Xylocoris dimidiata Spin. Ess. pag. 236. 2. Serravalle Scrivia ad arbores. Gen. 176. Piezostethus. Fieb., Exeges. in Wien. Monatschr. 1860. Tab. VI. tabella M. (308) P. galactinus Fieb. Weit. Beitr. (1836) p. 107. 7. — Ejusd. Exeges. p. 265. 8. — E. H. pag. 139. 1. — Xy/o- coris albipennis Wz. I. fig. 971. Serravalle Scrivia. — Spezia (J. Doria). Gen. 177. Triphleps. Fieb., Exeges. 1. c. Tab. VI. tabella P. (309) I. niger Wolff (Sa/da) fig. 161. — Fieb. ( Triphleps) E. H. p. 140. 2. — Rhynarius obscurus Wz. 1. fig. 59. Serravalle Scrivia. In pratis. (310) TT. Ullrichii Fieb. E. H. p. 140. 3. In Liguria vulgaris. (314) T. minutus Linn. (Cimex) F. Su. 941. — Wz, I. (Rhynarius) fig. 60. — Fieb. E. H. p. 141. 5. Cum praecedente. Gen. 178. Cardiastethus Fieb., Exegesen 1860. Tab. VI. tabella R. (312) C. testaceus Mulsant (Anthocoris) Ann. Soc. Linn. (apud Fieb.) — Fieb. |. c. pag. 266. 13. Tab. cit. — Ejusd. Hosts 14 We Spezia J. Doria. 192 P. M. FERRARI Gen. 179. Xylocoris Leon Dufour, Ann. Soc. Entom. Franc. 1833. p. 106. — Fieb., Exeg. Tab. VI. tabella S. (313) x. ater L. Dufour |. c. Tab. B. fig. 3. — Fieb. E. H. pag. 142. 1. Serravalle Scrivia (al mulino nuovo) sub cortice Alni glutinosae sub-emortuae. i Gen. 180. Acanthia. Fabr., Syst. Rh. Gen. 20. (314) A. Jectularia Linn. (Cimex) F. Su. 909. — Wif. (Acanthia) fig. 121. — Curtis Brit. E. tab. 569. — Wz. I. fig. 242. — Fieb. E. H. p. 135. 1. Vulgatissima nimis! Gen. 181. Ceratocombus. Signoret Ann. Soc. Ent. 1852. p. 541. (315) C. muscorum Fall. (Bryocoris) Hem. Suec. p. 153. 3. — Fieb. (Ceratocombus) Exeg. 1. c. p. 267. Tab. VI. tabella T. — Ejusd. E. H. p. 142. Stazzano. In herbidis prope rivulos. Septembri, Octobri- Haud rarus. Gen. 182. Dipsocoris. Haliday, Natur. review. VI. p. 61. (316) D. alienum Herr. Schaeff. (Cryptostemma) Pz. F. G. 135. 11. — Fieb. Exeges. p. 268. Tab. VI. tabella V. — Ejusd. E. H. p. 143. ; Stazzano. Ad saxa prope amnem Scrivia. Fam. 21. SALDIDA. Gen. 183. Salda. Fabr., Syst. Rh. p. 113. 21. — Am. Serv., H. Gen. 333. — Fieb., E. H. Gen. 49. { RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 193 (317) S. saltatoria Linn. (Cimex) F. Su. 954. — Wr. (Lygaeus) fig. 74. — Wz. I. (Salda) fig. 167. — Fieb. E. H. p: wad. 7. Serravalle Scrivia et Stazzano ad saxa rivulorum. (318) S. marginella Herr. Schaeff. Cat. p. 185. — Fieb. E. H. pag. 145. 8. — S. marginalis Wz. I fig. 943. — Stal. Syn. Sald. Su. p. 391. 8. Genuae, ad scalas prope Gymnasium Civicum. Martio 1873. (319) S. arenicola Scholtz Arb. u. Ver. (1846) p. 6. 5. — Fieb. E. H. p. 145. 9. Genuae ad amnem Bisagno et al Lagaccio. Aestate. (320) S. pallipes Fabr. Syst. Rh. 115. 12. — Wz. I. f. 600. — Fieb. l. c. p. 146. 12. Serravalle Scrivia. In arena prope flumen. (321) S. riparia Hahn Wz. I.. T. II pag. 82. fig. 166. — Bebe] pi VAZAL6: Stazzano (Rio di Vargo). Septembri et Octobri. (322) S. geminata Costa. Centur. Hem. — Fieb. E. H. p. 147. 18. — Stal. Syn. Sald. Su. p. 393. 12. i Stazzano et Serravalle. Genuae secus rivulum supra l’Albergo dei Poveri (Valle di Carbonara) vere et autumno. Variat articulo 4. antennarum modo omnino nigro, modo albido basi apiceque breviter nigro. Gen. 184. Leptopus. Latr. Fam. nat. 423. — Amy. Serv. H. G. 334. (323) Iu. boopis Fourcroy (Cimex) Ent. Paris. 1785. p. 107. — Wz. I. fig. 942. — Fieb. E. H. p. 148. 1. In agro Novensi prope Tassarolo. Rarus. (324) IL. echinops Leon Duf. Ann. Soc. Ent. (1833) p. 113. — Fieb. E. H. p. 148. 2. Stazzano prope rivulum, in herbis. Semel. Septembri. Ann, del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI 13 104 P. M. FERRARI Fam. 22. PHYMATIDA. Gen. 185. Phymata. Latr., Gen. Crust. et insect. II. p. 138. 1. (325) P. erassipes Fabr. (Syriis) Syst. Rh. pag. 121. 1. Wilts dilenG 2m =e Dem leiCau em LO sms Stazzano et Genuae in Spartio junceo etc. Aestate. (326) P. eoaretata Flor. Rhynch. Livlands I. p. 404. — Puton Cat. Hem. p. 35. Cum praecedente. Fam. 23. REDUVIDA. Gen. 186. Ploearia. Scopoli, (P/oiaria) Delic. Flor. et Faun. Insubr. 3. — Fieb., EH Gen, 52: (327) P. erratica Fallen (Gerris) Hem. Su. p. 164. 2. — Fieb-EgH ip. 449992: Stazzano sub cespitibus Sparsi juncci. (323) P. vagabunda Linn. (Cimex) F. Su. 972. — Wz. I. (Gerris) fig. 941. — Fieb. E. H. p. 150. 4. Stazzano ut supra. Specimina plurima nimpharum Ploeariae quaedam, forsitan P. ambiguae Natale (Descriz. zool. d'una nuova spec. di Ploiaria etc. Messina 1850. — Fieb. E. H. p. 150) sequentes referunt notas. Pallido-straminea, undique albido villosa. Caput globoso-ovale, supra sulco mediano ltransverso; nuca lata, rotundata. Oculi sub-reniformes prominuli. Ocelli haud evoluti. Antennae dilute brunneae, in tuberculo insidentes subdistantes (rudimento articuli basalis); articulus primus capite quadruplo longior crassitie tibia- rum anticarum, anulis 3 albis; artic. 2. a basi inclinatus praecedentem 2%, aequans anulis 2 albis; art. 3 et 4 filiformes articulatione haud distincta, ar- ticulo praecedente ad unum 4), breviores, brunnei. Pronotum elongatum post medium angustatum; a latere visum: pars an- tica subtriquetra latere inferiori recto, a nuca ad sulcum transversum de- clivis hine arcuata; a gula arcuate descendens: pars postica trigona. Desuper visum: pars major antica semiovalis descendens lateribus rotundatis, sulco RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 195 transverso anti-mediano; pars postica trapezoidea antice angustata hinc elata, postice quadruplo ac antice latior, lateribus rectis carinatis carina media a constrictione pronoti exorta in spinam terminalem scutelli trigoni et pulvinati desinit. Hemelitra haud rite evoluta, membranacea. Abdominis dorsum canaliculatum, medium versus sub-dilatatum , tuber- culis 4 acutis albidis, internis minoribus, in margine postico cujusvis seg- menti. Femora et tibiae media et postica gracilia (haec paullo longiora) albida 4 anulata, laeve albo-pilosa. Coxae anticae longitudine capitis, anulis 2, brunneis fulcra mutica. Femora antica ceteris duplo crassiora capite triplo longiora spinarum 8 serie duplici quarum basales diametrum artus altitudine sua saltem aequant. Tibiae anticae spinularum pariter 8 serie duplici, apicales majores. Tarsus anticus cum tibia femoris sui longitudinem metitur: art. 1, propria crassitie triplo longior, 2 et 3 praecedente quisque brevior: unci 2. Rostrum arcuatum crassum, acetabula pedum anticorum apice adtingens, art. 1. fere 2; longitudinis capitis duos sequentes ad unum aequat, art. 2. ce- teris crassior et brevior. Gula recta. Capitis pars postica, pronotum inter carinas, discus corii dilute brunnea. — Longit. Mill. 5. Stazzano autumno 1863. Sub cespitibus Spartii Juncei. Gen. 187. Emesodema. Spinola, Ess. Gen. 23. (329) E. domestica Scop. (Plowria) Delic. t. 24. I. UL t. 23. fig. 1-4. — Fieb. 1. c. p. 150. Genuae et Stazzano. Variat genubus mediis et posticis late albidis aut non. Gen. 188. Metapterus. Costa, Addit. ad Cent. Cim. R. Neap. 1860. (330) M. linearis Costa |. c. pag. 10. Tab. Il. fig. 1. — Puton Mittheil. der Schweiz. entomol. Gesellsch. 1871. p. 421. Albenga sub manipulis Arundinis Phragmitis dejectis in herbidis humidis, Augusto. Gen. 189. Ctenocnemis. Fieb., Eur. H. Gen. 54. (331) C. flavescens Fieb. 1. c. p. 150. Spezia (Doria). Albenga cum specie praecedente. 195 P. M. FERRARI Gen. 190. Pygolampis. Germ., Reise U. F. Eur. 8. — Am. Serv., Gen. 325. (332) P. bifureata Linn. (Cimex) Gm. IV. 2181. — Fieb. (Pygolampis 1. c. p. 151: — Ochetopus spinicollis Wz. I. fig. 92. Stazzano in sulcis arvorum inter stipulas; Genuae (dal Portello). Gen. 191. Oncocephalus. Klug — Burm. Hem., Il. p. 242. 22. (333) O. squalidus Rossi (Reduvius) F. Etr. 1364. — Fieb. I @, Jos dl ae Stazzano. Sub cespitibus Sparti Juncei in latibulis prope radices abditus: nonnumquam nocturno tempore domus vi- sitat ut Reduvii personati mos est: saepius rure volitantem circa lucernam deprehenditur. (334) O. notatus Klug Symb. dec. 2. tab. 19. fig. 1. — Fieb. L c. p. 152. 2. — O. squalidus Wz. I. fig. 861. 862. Genuae (Terrapieni sotto il Zerbino) Giglioli. 1860. Gen. 192. Harpactor. Laport., Ess. Gen. 4. (335) FT. iracundus Scop. (Cimex) Ent. Carn. 378. — Hiebs ly crp.; ba. 2: I. Var. cruentus Wff. fig. 38. — Wz. I. fig. 127. — Fieb. cy vars: In Liguria minus obvius. II. Var. rubricus Germ. Fieb. 1. c. var. 8. Genuae. (336) FT. haemorrhoidalis Fabr. (Reduvius) Syst. Rh. 275. — Wz. I. fig. 690-691. — Fieb. 1. c. p. 153. 5. Prae ceteris vulgaris. (337) XI. lividigaster Muls. Ann. Soc. Linn. (1852) p. 137. — Fieb. l. c. p 154. 7. Novi ligure, semel. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 197 Gen, 193, Coranus Curt., Brit. Ent. Tab. 453. — Colliocoris Hahn, Fieb. (338) C. griseus Rossi (Reduvius) F. Etr. sp. 1362. — Wz. I (Harpactor) fig. 677. — Fieb. (Colliocoris) 1. e. p. 159. 2. In Liguria tota, locis aridis. (339) C. pedestris Wolff (Reduvius) fig. 199. — Fieb. (Colliocoris) 1. c. p. 155. — Colliocoris griseus Wz. I. fig. 129. Albenga sub manipulis dejectis Arundinis Phragmitis. 1872. — Spezia (Musaeo Civico). Gen. 194. Reduvius. Fabr., Syst. Rh. 266. — Fieb,, 1. c. Gen. 60. (340) TR. personatus Linn. (Cimex) F. Su. 942. — Wit. (Reduvius) fig. 76. — Wz. I. fig. 125. — Fieb. 1. c. p. 155. 1. Nocturnum animal habitationes visitat rurales: numquam aliunde nisi domi captavi. — Autumno. Gen. 195. Pirates. Am. Serv., Hem. Gen. 263. (341) P. stridulus Fabr. (Reduvius) Syst. Rh. 268. 16. — Wi fig. 119. — Wz. L fig. 313. — Fieb. (Pirates) 1. c. pag. 157. 2. Vulgaris. (342) P. strepitans Ramb. in Faun. Andal. p. 174. 2. — Fieb. E. H. p. 157. 4. — P. unicolor Herr. Schtf. Wz. 1. fig. 314. Stazzano 1871 et Diano Marina (Terrazzi) Au- gusto 1872. Species in Fauna italica nondum recensita. Fam. 24. NABIDA. Gen. 196. Metastemma. Am. Serv., Hem. Gen. 266. (343) M. guttula Fabr. (Reduvius) Syst. Rh. 281. 70. — 195 P. M. FERRARI Pz. F. G. 101. 21. — Wz. I. (Nabis) fig. 130. — Curtis (Pro- stemma) Br. E. tab: 684. — Fieb. (Metastemma) |. c. p. 178. 2. Serravalle Scrivia. — Spezia (Doria). (344) M. sanguineum Rossi (Reduvius) F. E. 1365. — Fieb. (Metastemma) |. c. p. 158. 6. Genuae et Serravalle Scrivia. Exemplaria e Spezia > - membrana perfecte evoluta. Gen. 197. Nabis. Latreille, Gen. 3. 137. — Fieb., E. H. Gen. 63. (345) N. brevipennis Hahn Wz. In. IL p. 32. fig. 253. — Fieb: 1c. pi 459.4 Serravalle Scrivia. Genuae Madonna del Monte. Rarus. (346) N. subapterus De Geer (Cimex) Mém. HI. Tab. 15. fig. 10. — Wff. (Nabis) fig. 200. — Fieb. E. H. p. 160. 2. — Wz. I. (Aplus) fig. 24. Ubique vulgaris. (347) N. ericetorum Scholtz Arb. u. Verind. der schl. Ges. 1846. — Fieb. 1 c. p. 160. 4. Stazzano in Calluna vulgari; haud frequens. (358) N. ferus Linn. (Cimer) F. Su. 962. — Wz. I. (Nabis) fig. 252. —- Fieb. 1. e. p. 161.9. — Miris vagans WH. fig. 153. In Liguria passim. (349) N. viridulus Spinola Ess. p. 107. 2. — Fieb. 1. c. p. 162. 10. — N. swavis Muls. et Rey, in Ann. Soc. Linn. 1852. Spezia (Doria); Albenga in Yamarice africana indivi duum unicum inveni, autumno 1872. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 199 Sectio I. ELEY DRODROMICA. Tribus II PHANEROCERATA. Fam. 25. HYDROMETRIDA. Gen. 198. Hydrometra. Fabr., Syst. Rh. Gen. 37. (350) EX. najus De Geer (Cimex) Mem. 311. 39. — Fieb. Fap. 106; Genuae et Stazzano in rivulis. (351) EX. Costae Herr. Schaeff. Wz. I. IX. p. 71. fig. 927. — Fieb. l. c. p. 107. 5. Genuae. Issel. (352) HI. gibbifera Schmm. (Gerris) Ploteres p. Al. 6. Web. ie. ‘p. 108.9: Genuae. Species prae ceteris vulgaris. (353) EX. lacustris Linn. (Cimex) F. Su. 970. —- Fieb. Exesep:,, 109-740. Genuae et Stazzano. Gen. 199. Velia. Latreill., Gen. 132. — Fieb., Eur. H. p. 105. (354) V. rivulorum Fabr. (Hydrometra) Syst. R. 259. 8. — Wii. fig. 195. — Fieb. (Veda) l. c. p. 105. 1. — Curt. Br. Ent. tab. 2. Genuae. Albenga, Diano-Marina. (335) V. currens Fabr. (Mydrometra) 1. e. 259. 12, — iebol.c: p..405., 2. Stazzano. Circa Genuam non vidi. Gen. 200. Hebrus. Curtis, Ent. Magaz. I. 198. (356) FI. pusillus Fallen (Lygaeus) Hem. p. 65. 27. — Fieb. E. H. p. 104. 4. Stazzano (Rio di Vargo) ad lapides. 200 Pr. M. FERRARI Gen. 20]. Limnoba tes. Burm., Handb. Il. p. 210. Gen. 3. (357) IL. stagnorum Linn. (Cimex) Syst. N. 732. 118. — Curt. (Hydrometra) Brit. Ent. tab. 32. — Fieb. 1. e. (Limno- bates) p. 103. In Liguria vulgaris. Trib. I. CRYPTOCERATA. (Fieb.) Fam. 26. NEPIDA. Gen. 202. Nepa. Linn. et Auct. — Am. Serv., Hem. Gen. 318. (358) N. cinerea Linn. F. Su. 906. — Pz. F. G. 14. 1. — Curtis Br. Ent. tab. 700. — Fieb. Eur. Hem. p. 102. In Liguria tota. Gen. 203. Ranatra. Fabr., Syst. Rh. Gen. 18. — Fieb., Gen. Hydroc. tab. 3. B. (359) IR. linearis Linn. (Nepa) F. Su. 908. — Pz. l. c. 95. 15. — Curtis (Ranatra) l. c. tab, 281. — Wz. I fig. 131. — Fieb. |. e. p. 102. In aqua fere stagnanti rivulorum prope pagum Vargo in regione orientali agri Statianensis. Fam. 27. NOTONECTIDA. Gen. 204. Nofonecta. Linn. et Auct. — Am. Serv., Hem. Gen. 354. (360) N. @lauea Linn. F. Su. 905. Var. marmorea Fabr. Syst. Rh. 103. 3. — Fieb. E. I p. 101. N. Fabrici var. £. Var. furcata. Fabr. 1. c. 102. 2. — Fieb. L et. spec. cit. var. Y. Genuae et Stazzano. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 201 Fam. 28. CORISIDA. Gen. 205. Corisa. Am. Serv., H. Gen. 351. — Fieb., Gen. Hydr. p. 28. tab. 4. C. (361) C. nigrolineata Fieb. Spec. Coris. pag. 34. 40. tab. II. fig. 18. — Ejusd. E. H. pag. 96. 24. — C. lineolata Wize fie Ont. Stazzano et Serravalle Scrivia in aquis rivulorum parum profundis et valde apricis. Sp. Gen. —- Il Tae _ 2 ol = oe cs 3 An eae — 4 cas 60 —= — 5 Ti 6 La adi — 7 @y || = 10 | — = 8 Wit |} — 12.) — a 9 a 14 | — — | 10 lo || == INDEX. SYSTEMA PIGS Sectio I GEODROMICA. Trib. I. PENTATOMIDA. Fam. 1. Scutellerida. G. Coptosoma Lap. globus Fabr. Odontoscelis Lap. fuliginosus Linn. dorsalis abr. Odontotarsus Lap. grammicus Linn. Eurygaster Lap. maurus Fabr. hottentotus Madr. Vilpianus Stal. galii Wf. Glypheria Mu/s. R. aeruginosa Cyrill. Scutellera Lamk. semipunctata Fabr. lineata Linn. Podops Lap. inunetus Auct. curvidens Cost. Fam. 2. Cydnida, Cydnus abr. flavicornis Fabr. nigrita Fabr. Macroscytus /’ieb. brunneus Fadr. v9 09 ni — TEST Gela vO ASG 553151 $ Gen.\ 11 È Fas Brachypelta Am. Serv. aterrima F'drst. Sehirus Am. Serv. morio Linn. luctuosus Muds. R. Canthophorus Mw/s. R. sexmaculatus Ramb. bicolor Linn. dubius Scop. Gnathoconus Pied. albomarginatus Fabr. concolor Dluls. R. Ochethostethus F%ed. nanus H. S. Fam. 3. Sciocorida. Sciocoris Fall. auritus Mauls. R. homalonotus Feb. Helferi Fied. terreus Schrk. Dyroderes Spin. marginatus Mabr. Fam. 4. Aeliida. Aelia hn. acuminata Linn. Burmeisteri Aust. rostrata Boh. Aeliodes Dohrn. inflexa W/f. RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 203 Fam. 5. Eysarcorida, Eysarcoris H/in. melanocephalus adr. perlatus Fabr. misellus Sta. Dalleria Mus. It. pusilla H. S. Fam. 6. Cimicida. Strachia hn. ornata Linn. picta A. JS. decorata H. S. oleracea Linn. Carpocoris ‘olen. baccarum Linn. nigricornis Fadr. lunula Fabr. lynx Fabr. verbasci De Geer. Holcostethus Zed. sphacelatus Fadr. congener Zed. Peribalus Muds. I. vernalis W7. Cimex Linn. juniperinus Lin. dissimilis Fabr. Nezara Am. Serv. Millierei Mauls. R. prasina Linn. Fam. 7. Acanthosomida. Piezodorus Fich. incarnatus Germ. Rhaphigaster Lap. griseus Fabr. Elasmostethus fel. interstinetus Linn. Fam. 8. Asopida. Tropicoris Hin. rufipes Linn. Picromerus Am. Serv. bidens Linn. Arma Hhn. custos Fadr. Zicrona Am. Serv. coerulea Linn. | SI w 4+ [ESE Ca WI [est ss (0 000] Pi Sd wo ee) Se _ Ot (0.0) Trib. I. TESSERATOMIDA. Fam. 9. Coreida. Phyllomorpha Lap. laciniata De Vill. Centrocarenus Fed. spiniger Fabr. Enoplops Am. Serv. scapha Fabr. Spathocera Bar. Dahlmanni Sechi. Bathysolen Zed. nubilus Fadi. Pseudophlaeus Buri. Falleni Schill. Strobilotoma F7ed. typhaecornis Fabr. Ceraleptus Costa. squalidus Costa. leptocerus Feb. gracilicornis H. S. Loxocnemis Zed. dentator Fabr. Bothrostethus 760. denticulatus Scop. Coreus Fabr. Spinolae Cost. hirsutus Feb. hirticornis Fadbr.. Syromastes Latr. marginatus Lian. Verlusia Spin. rhombea Linn. sinuata Fieb. Gonocerus Latr. juniperi Dahl. insidiator Fabr. venator Fabr. Fam. 10. Alydida. Micrelytra Lap. fossularum Ross. Camptopus Aim. Serv. lateralis Germ. Alydus Nabr. calearatus Linn. Fam.11.Stenocephalida. Stenocephalus Latr. neglectus H. S. P. M. agilis Scop. setulosus n. sp. Fam. 12. Chorosomida. Chorosoma Curt. Schillingii Schm. Agraphopus Seal. Lethierryi Stal. Fam. 13. Rhopalida. Maccevethus Aim. Serv. errans abr. Rhopalus Sc/i//. abutilon Ross. Signoreti Mu/s. R. erassicornis Linn. Colobatus Muls. R. gracilis H. S. Therapha Am. Serv. Hyosciami Linn. Corizus all. Victoris Muls. R. capitatus Fadbr. parumpunctatus Schill, rufus Schill. Brachycarenus /7e0. tigrinus Schill. Fam. 14. Berytida. Neides Latr. tipularius Linn. parallelus Leb. aduncus Fied. Berytus MaUr. hirticornis Brudd. striola x. sp. montivagus Bremi. Signoreti F7edb. pygmaeus Lieb. commutatus Dougl. Se.? clavipes Fabs. distinguendus 7. sp. minor 7. S.? crassipes 27. S. Metacanthus Cos‘. elegans Curt. Fam. 15. Pyrrhocorida. Pyrrhocoris /'a//. marginatus /o/en. FERRARI Gen. apterus Linn. aegyptius Linn. Fam. 16. Lygaeida. Ischnodemus Fed. sabuleti ald. Blissus A/v9. Doriae n. sp. Lygaeus NMabr. saxatilis Scop. apuans Loss. familiaris Fabr. equestris Linn. militaris Fabr. Arocatus Spin. melanocephalus F'abr. Lygaeosoma Spin. punctato-guttata Mad. reticulata ZZ. S. Nysius Feb. senecionis Schill. Paromius Fed. leptopoides Bir. Icus Lieb. angularis Feb. Orsilius Dal. depressus Mauls. R. Henestaris Spe. laticeps Curt. Ophthalmicus Z7e0. pygmaeus (Pict. Mey.) siculus Zed. ; albipennis Fabr. distinetus Fed. Plinthisus Latr. minutissimus Lied. flavipes Fieb. longicollis Feb. longipennis n. sp. Drymus Zed. pilipes Fed. brunneus Sahlé, Ischnocoris Zed. punctulatus ed. hemipterus Schill. Macrodema Jed. microptera Curt. Megalonotus Med. antennatus Schill. praetextatus AH. S. Hu | 35 wm ~I — + © | (ri (0/0) (©) RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE dilatatus ZH. S. chiragra Fabr. terotmetus Aim. Serv. staphylinoides Burin. Lasiocoris Pied. anomalus olen. Peritrechus J’7cb. puncticeps Thom. luniger Schill. Tropistethus Zed. holosericeus Schltz. Pionosomus Zed. varius Wf. Stygnocoris Dowg/. Sc. rusticus Fadl. 4 arenarius Hhn. Eremocoris Evel. erraticus Fab. Scolopostethus ied. contractus /z. S. decoratus Hhn. ericetorum Lethier. pictus Schill. cognatus Fred. Notochilus zed. ferrugineus Muls. R. Trapezonotus Led, . agrestis Mall. Ullrichii Fid. Dieuches Dohrn. pulcher ZH. S. sphragidymum Amy. Microtoma Lap. carbonaria Ross. Rhyparochromus Curt. Rolandri Linn. tristis Feb. lynceus Fab. phoeniceus Ross. pineti Hffmsg. vulgaris Schill. pedestris Ps. Beosus Am. Serv. saturnius Poss. quadratus Fad, Gonianotus Pied. marginepunctatus Wf. Emblethis [’icd. arenarius Linn. Ischnorhynchus 178. Gen. 205 didymus Zett. Phygadicus Fed. Artemisiae Schill. Platyplax Pied. Salviae Schill. Cymus //hn. glandicolor Hhn. melanocephalus Fed. claviculus Fall. Cymodema Spi. tabida Spin. Camptotelus Fed. lineolatus Schill. Oxycarenus Fed. Lavaterae Tab. pallens H. S. modestus Fa//. Brachyplax Zed. albidus Fied. Macroplax F7ed. Preissleri Fed. Helferi Fied. Microplax Pied. interruptus Fied, dimidiatus Lieb. Macropterna Fed. convexa Fieb. Fam. 17. Tingidida. Zosmenus Lap. Laportei Fed. Stephensi Fied. Cantacader Am. Serv. Staudingeri Bar. Agramna Westw. laeta Fall. Laccometopus Lied. clavicornis Linn. Monanthia Lep. Serv, ragusana Aust. setulosa Fved. reticulata H. S. liturata Feb. geniculata Fieb. aliena Fed. albida Z. S. quadrimaculata Wp. Wolffii Fieb. Dictyonota Curt. — | crassicornis /all, RM Tingis Pad. Pyri Geoff. Orthostira Jed. propinqua n. sp. nigrina Fall. Fam. 18. Aradida. Aradus Mad. cinnamomeus Ps. depressus Mad. Fam. 19. Capsida. Miris Pad. laevigatus Linn. holsatus Fab. Brachytropis /7e0. ealearata Fall. Notostira /7e0. erratica Linn. Lobostethus Iie. virens Linn, Megaloceraea Zed. longicornis all. Trigonotylus Zed. ruficornis Fall. Oncognathus Fie). binotatus ad. Camptobrochis Zed. Falleni Hhn. punctulatus Fadl. Pautilius Curt. tunicatus Fad. Megacoelum cd. infusum H. S. Homodemus Zed. ferrugatus Fab. Deraeccoris [drschd. fulvomaculatus De Geer.|| * sexpunctatus Fab, bipunctatus Zad. trivialis Cost. chenopodii Fal. vandalicus Ross. ticinensis Mey. seticornis ad. cinctipes Cost. Phytocoris /a2/. ustulatus ZH. S. Artemisiae n. sp. FERRARI Sp. 242 243 244 245 Gen. Ulmi Linn. Signoreti Mu/s. divergens "Mey. Tiliae Fad. Bothynotus Zed. Minkii Z7ed. Eroticoris Dowgl. Se. rufescens Burm. Rhopalotomus Fed. ater Fab. Capsus Fah. capillaris Fad. Lopus Zhi. mat Loss. gothicus Linn. Dioncus Feb. neglectus Fadlr. Liocoris /7e0. tripustulatus Fad. Charagochilus ed. Gyllenhali Wal. Cyphodema Zed. instabile Lucas. Plesiocoris Jeb. rugicollis Fadl. Lygus Hhn. pratensis Fab. campestris Fad. Spinolae Mey. flavovirens Pied. Poeciloscitus eb. unifasciatus var. F7e0. vulneratus Wf. cognatus Fieb. Hadrodema J’7ed. rubicunda Fall. Orthops Feb. cervinus Mey. flavovarius Fad. Kalmii Linn. Stiphrosoma ed. luridum Fadl. erythroleptum Cost. Halticus “hn. luteicollis Pz. erythrocephalus ZH. S. pallicornis ab. Globiceps Latr. sphegiformis Ross. flavomaculatus ad. ~ J =} (00) RHYNCHOTA HEMIPTERA LIGURIAE 207 Aetorhinus Fed. angulatus Fal. Plagiorhamma 700. suturalis H. S. Pachylops Fed. chloropterus Arsb. Hypsitylus Zed. prasinus Feb. Platycranus Lcd. Erberi Fie. Litocoris Fed. ericetorum Fall. Orthotylus Zeb. flavosparsus Sahlb, Heterotoma Latr. merioptera Scop. Heterocordylus Z7e0. unicolor Hhn. Orthocephalus /ied. saltator Hhn. minor Cosé. Oncotylus Zed. decolor Fail. hyppophaes Mey. Criocoris Lied. crassicornis Hhn. Plagiognathus Z7e0. arbustorum Fab. Apocremnus Led. ambiguus Fall. variabilis Fad. Psallus Fed. roseus Fab, Agalliastes Z7e8. albipennis Fal. pulicarius Fall. Pilophorus Zz. clavatus Linn. Phylus H/. Coryli Linn. Hoplomachus 272. Thunbergi Fadl. Macrotylus ed. luniger Fied. . Macrocoleus Fed. Paykulii Malt. Macroiophus J7e2. costalis Fed. Malacocoris Fed. chlorizans Fadl. ‘n. |Gen. 170 | 171 172 Systellonotus Z7e2. triguttatus Linn. Brachyceraea Zed. annulata W/f. Dicyphus eb. errans Wyf. Fam. 20. Anthocorida, Anthocoris F'al/. nemoralis Fah, Ectemnus Fed. reduvinus H. S. Lyctocoris hn. domesticus Sefild. Piezostethus Fed. galactinus Fieb. Triphleps Zed. niger Wf. Ullrichii Lied. minutus Linn. Cardiastethus Zeb. testaceus Muls. Xylocoris L. Dus. ater L. Duf. Acanthia Pad. lectularia Linn. Ceratocombus Sign. muscorum Fadi. Dipsocoris (adid. alienum ZH, S. Fam. 21. Saldida, Salda Fad. saltatoria Linn. marginella H. S. arenicola Schlz. pallipes Fab. riparia Hhn. geminata Cost. Leptopus Latr. boopis Fourer. echinops ZL. Duf. Fam. 22. Phymatida. Phymata Latr. crassipes Fah. coarctata Flor. 208 P. M. FERRARI > 9° ‘ — | 193 Coranus Curt. Fam. 23. Reduvida. |\359g| — grisensimai 186 Ploearia Scop. 339 | — | pedestris W7f. — | erratica Fall. — | 194 Reduvius Mad. — | vagabunda Linn. 340 | — | personatus Linn. 137 Emesodema Spin. — | 195 Pirates Am. Serv. — | domestica Scop. 341) — | stridulus Fad. 188 Metapterus Cost. 342] — | strepitans Ramb. — | linearis Cost. 189 | Ctenocnemis Zed. Fam. 24. Nabida. — | flavescens Fieb. . 190 Pygolampis Germ. — | 196 Metastemma Am. Serv. — | bifurcata Linn. 343| — | guttula Fab. 191 Oncocephalus lug. 344| — | sanguineum Loss. — | squalidus Foss. — | 197 Nabis Latr. — | notatus Alug. 345| — | brevipennis Hhn, 192 Harpactor Lap. 346 | — | subapterus De Geer. — | iracundus Scop. 347 | — | ericetorum Schltz. — | haemorrhoidalis Fad. ||348| — | ferus Linn. — ! lividigaster Mwuls. 13491 — ! viridulus Spin. Sectio II. HY DRODROMICA. . |Gen, Sp. |Gen. Tr. I. PHANEROCERATA. Tr. II. CRYPTOCERATA. Fam. 25. Hydrometrida. Fam. 26. Nepida. 198 Hydrometra Fad, — |202 Nepa Linn. — | najus De Geer. 358 | — | cinerea Linn. — | Costae H. S. — | 203 Ranatra Fabr. — | gibbifera Schml. 359 | — | linearis Linn. — | lacustris Linn. , ay È 100 Welter: Fam. 27. Notonectida rivulorum Fad. — |204 Notonecta Linn. currens Fab, 360| — | glauca Linn. 200 Hebrus Curt. ; È BE pusillus Fall. Fam. 28. Corisida. 201 Limnobates Burin. — | 205 Corisa Am. Serv. — | stagnorum Linn. 361] — | nigrolineata Pied. UBER DEN SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE VON Po Aucust WEISMANN PROFESSOR DER ZOOLOGIE IN FREIBURG I, BR. (Taf. VIN, IX). I. Bedeutung und Entstehung des Saison-iDimorphismus, Die Erscheinung, welche hier einer niheren Untersuchung unterworfen werden soll, ist schon seit geraumer Zeit be- kannt. In den dreissiger Jahren dieses Jahrhunderts wurde nachgewiesen, dass zwei bisher als besondere Arten aufge- fihrte Formen der Schmetterlings-Gattung Vanessa trotz ihrer sehr verschiedenen Farbung und Zeichnung in Wahrheit ein und derselben Art angehòren, dass also diese Art dimorph ist, doch so, dass die beiden Formen, unter welchen sie auftritt, nicht gleichzeitig erscheinen, sondern zu verschie- denen Jahreszeiten, die eine im ersten Fruhling, die andere im Sommer. Wallace hat spiiter diese Art des Dimorphismus mit dem Namen des Saison-Dimorphismus belegt, ein Wort, dessen heterogene Zusammensetzung dem Philologen Schauder erregen mag, das aber doch nach Méglichkeit kurz und verstàndlich ist, und welches ich deshalb beibehalte. Ann. del Mus, Civ. di St. Na'. Vol. VI. 14 210 A. WEISMANN Die Vanessa-Art, bei welcher die Entdeckung des Saison- Dimorphismus gemacht wurde, trug vorher die beiden Species- Namen, V. Levana und Prorsa. Letztere ist die Sommer-, Erstere die Winterform; der Unterschied zwischen Beiden ist auch fur den Laien so gross, dass es schwer fallt, an die Zusammen- gehòrigkeit beider Formen zu glauben. Levana (Fig. 1 u. 2) ist braungelb mit schwarzen Flecken und Strichen, Prorsa (Fig. 5 u. 6) tief schwarz mit einer breiten weissen Binde uber beide Fligel. Dennoch ist die 'Thatsache, dass beide nur Winter-und Sommergeneration derselben Art sind, unzwei- felhaft richtig. Ich habe selbst zu wiederholten Malen aus den Eiern der Levana die Prorsaform erzogen und aus den Eiern der Prorsa umgekehrt wieder die Levanaform. Seit der Entdeckung dieser Thatsache sind nun noch ziem- lich zahlreiche ahnliche Fille nachgewiesen worden. So zeigte P. C. Zeller (*) durch Zùchtungsversuche, dass zwei in Zeich- nung und Farbung, wie besonders auch in Gròsse sehr ver- schiedene Bliulinge, welche bisher als Lycaena Polysperchon und L. Amyntas aufgefùhrt worden waren, nur Winter-und Sommer-Generationen ein und derselben Art sind, und der ausgezeichnete Lepidopterologe D." Staudinger (?) wies das- selbe nach fiir die den Mittelmeerlindern angehòrenden Weiss- lingsformen Anthocharis Belia Esp. und A. Ausonia Hb. Derartige Falle, bei welchen die Unterschiede zwischen Winter-und Sommer-Form so gross sind, dass man sie als besondere Arten in den systematischen Werken anfuhrte, sind indessen nicht hiufig; ich kenne deren nur funf. Gerin- gere Unterschiede, solche vom systematischen Werthe der blos- sen Varietàt kommen viel òfter vor. So ist Z. B. fur viele unserer gemeinsten Schmetterlinge aus der Familie der Weiss- linge Saison-Dimorphismus nachgewiesen, doch sind die Un- terschiede in Zeichnung und Farbung nur bei einiger Auf- (1) « Uber die Artrechte des Polyonumatus Amyntas und Polysperchon» Stett. ent. Zeit. 1849, T. 10, p. 177-182. (?) « Die Arten der Lepidopteren-Gattung Zao Leach nebst einigen Vorbe- merkungen tber Localvarielaten » Stett. ent. Zeit. 1862, T. 23, p. 342. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 211 merksamkeit zu bemerken, und bei noch anderen Arten, z. B, dem gemeinsten unsrer Bliulinge, Lycaena Alexis sind sie so gering, dass auch der Kundige scharf zusehen muss, um sie zu erkennen. Man wurde somit leicht ganze Reihen von Arten zusammenstellen kònnen, welthe den Ubergang von volliger Ubereinstimmung beider Generationen durch kaum zu bemerkende Unterschiede hindurch bis zu Ditte- renzen im Werthe von.Varietàten und schliesslich von Arten veranschaulichten. Auch solche Fille mit geringen Unterschieden zwischen den beiderlei Generationen sind nicht sehr haufig; ich kenne unter den europàischen Tagfaltern etwa zwolf, doch lessen sich bei besonders darauf gerichteter Aufmerksamkeit wohl noch einige weitere dazu finden. Auch bei Nachtschmetter- lingen soll Saison-Dimorphismus vorkommen, ohne dass ich indessen im Stande wire, nihere Angaben dariber zu ma- chen; meine eigenen Beobachtungen beziehen sich nur auf Tagschmetterlinge. Dass andere Insekten-Ordnungen die Erscheinung nicht darbieten, ruhrt wesentlich daher, dass die meisten nur eine Generation im Jahre hervorbringen; bei den ubrigen aber finden sich in der That Forméinderungen, welche zwar nicht als reiner Saison-Dimorphismus aufzufassen sind, wohl aber zum Theil von den gleichen Ursachen hervorgerufen sein mògen, wie die spiiter folgende Untersuchung uber die Be- ziehungen des Saison-Dimorphismus zum Generationswechsel und der Heterogenie niher ausfihren soll. Welches sind nun diese Ursachen? Als ich vor Jahren einmal einem Lepidopterologen meine Absicht mittheilte, uber die Ursachen dieses rathselhaften Di- morphismus Unteysuchungen anzustellen, in der Hoftnung, aus seinen reichen Erfahrungen Férderung meiner Absicht zu gewinnen, erhielt ich die halb entrùstete Antwort « da sei gar Nichts zu untersuchen, es sei eben der specifische Cha- rakter dieser Art, in zwei Gestalten aufzutreten; nach una- biinderlichem Naturgesetz wechselten diese zwei Formen in 212 A. WEISMANN regelmissiger Folge miteinander ab; damit miisse man sich begnùgen ». Von seinem Standpuncte aus hatte der Betref- fende ganz Recht, von der alten Specieslehre aus darf nach der Ursache solcher Erscheinungen ùberhaupt gar nicht ge- fragt werden. ~ . Ich liess mich jedoch durch diese Abfertigung nicht ab- schrecken, sondern unternahm eine Reihe von Untersuchun- gen, deren Resultate ich hier vorlegen will. Zaerst lag die Vermuthung nahe, ob nicht etwa die Ver- schiedenheiten der Schmetterlinge sekundàrer Natur sei und ihren Grund habe in Verschiedenheiten der Raupen, insbesondere ob nicht etwa die im Frihjahr und die im Herbste aufwachsenden Raupen sich mit verschiedenen Pflan- zen ernihrten und durch Assimilation verschiedenartiger che- mischer Stoffe auch zu verschiedenartigen Farben-Ablagerun- gen auf den Fligeln des Schmetterlings Anlass giben. Die letztere Vermuthung widerlegt sich leicht dadurch, dass grade bei der am stirksten dimorphen Vanessa Levana ùber- haupt nur eine Pflanze, Urtica major, die grosse Brennessel , als Nahrung dient. Allerdings zeigen grade bei dieser Art auch die Raupen einen sehr scharf ausgesprochenen Dimorphismus, allein derselbe ist kein Saison-Dimorphismus, die beiden Rau- penformen wechseln nicht miteinander ab, sondern treten ge- mischt in jeder Generation auf. Zum Uberfluss habe ich mehrmals den Versuch gemacht und die seltenere gelbbraune Varietàt der Raupe getrennt aufgezogen; es entwickelte sich aber aus ihr genau dieselbe Schmetterlingsform, wie aus den gleichzeitig und unter glei- chen dussern Bedingungen aufgezogenen schwarzen Raupen. Derselbe Versuch mit demselben Resultat ist schon im vo- rigen Tahrhundert angestellt worden und, zwar von Résel, dem vortrefilichen Miniaturmaler und Naturbeobachter, dem Verfasser der beruhmten und noch heute brauchbaren « In- sectenbelustigungen ». Es fragte sich nun weiter, ob nicht der Erscheinung die- selbe Ursache zu Grunde liege, welcher wir den Wechsel von e È SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 213 Winter-und Sommerkleid bei so vielen Siugethieren und Vé- geln zuschreiben, ob der Wechsel von Farbe und Zeichnung nicht hier wie dort auf dem indirekten Einfluss dusserer Lebenshbedingungen beruhe, d. h. also auf Anpassung durch Naturziichtung. Gewiss fihren wir mit Recht die weisse Farbe, welche das Schneehuhn im Winter, die graubraune, welche es im Sommer annimmt, auf Anpas- sung zuruck, da beide Firbungen augenscheinlich der Art erheblichen Nutzen bringen miissen. An und fur sich wire es nicht undenkbar, dass bei Schmet- terlingen analoge Erscheinungen vorkimen, mit dem Unter- schied, dass der Wechsel in der Farbung nicht an ein und derselben Generation auftrite, sondern alternirend an ver- schiedenen. Indessen schliesst die Qualitàt der Far- bungs-Unterschiede , welche beim Saison-Dimorphis- mus vorkommen, diese Deutung auf das entschiedenste aus, und ferner bleibt die iiussere Umgebung der Schmet- terlinge, mògen sie nun im Fruhjahr oder Sommer aus- schlupfen, so sehr die nimliche, dass ein jeder Gedanke, man habe es hier mit verschiedenartigen sympathischen Firbungen zu thun, gianzlich aufgegeben werden muss. Ich habe schon an einem andern Orte (!) darzulegen ver- sucht, dass es fur Tagschmetterlinge wihrend des Flugs uberhaupt keine schitzenden Farbungen gibt, aus dem dop- pelten Grunde, weil die Farbe des Hintergrundes, auf wel- chem sie sich darstellen fortwihrend wechselt, und weil die flatternde Bewegung auch bei der besten Anpassung an diesen Hintergrund dennoch sofort sie dem Auge ihrer Feinde ver- rathen wurde. Ich suchte damals auch nachzuweisen, dass unsere, der gemissigten Zone angehòrigen Tagfalter iberhaupt nur we- ‘nige Feinde haben, welche sie im Fliegen verfolgen, dass sie aber vielen Angriffen ausgesetzt sind wahrend ihres Schlafes. Fur letztere Behauptung sei es gestattet, hier einen Beleg (‘) Uber den Finfluss der Isolirung auf die Artbildung. Leipzig 1872, S. 55-62. oe 214 A. WEISMANN anzufùhren. Im Sommer 1869 brachte ich etwa 70 Schmet- terlinge der Vanessa Prorsa in einen geriumigen mit Blumen reichlich versehenen Zwinger. Obgleich nun die Thiere sich sehr wohl fàhlten, munter bei dem sehr schénen Wetter an den Blumen umherschwirmten, einzelne sogar sich begat- teten, und ein Weibchen Fier legte, so fund ich doch von den ersten Tagen an jeden Morgen einige todt und verstiim- melt am Boden liegen, und diese Decimirung nahm pro- gressiv zu, viele verschwanden vollstindig, ohne dass ich ihre Reste aufzufinden vermochte, und nach neun Tagen waren sie alle bis auf ein einziges Individuum der Wuth ihrer nichtlichen Feinde, vermuthlich Spinnen und Opilio- niden, erlegen. Vor Allem in sitzender Stellung sind also die Tagfalter feindlichen Angriffen ausgesetzt. In dieser Stellung schlagen sie bekanntlich ihre Fligel nach oben zusammen, und es ist klar, dass sympatische Firbungen nur auf der Unterseite ihrer Fligel vorkommen kénnen, wie sich denn solche bei vielen auch unter unsern einheimischen Faltern auf das klarste nachweisen lassen. Nun zeigen sich aber die Unterschiede grade in den ausge- bildetsten Fallen des Saison-Dimorphismus z. B. bei Vanessa Levana viel weniger auf der Unter- als auf der Oberseite der Flùgel. Die Erklirung durch Anpassung ist also unhaltbar, und ich will mich hier mit einer umstindlicheren Widerle- gung derselben um so weniger aufhalten als ich glaube, die wirkliche Ursache der Erscheinung nachweisen zu kònnen. Wenn der Saison-Dimorphismus seinen Grund nicht in der in- directen Einwirkung verschiedener Jahreszeiten hat, so kann derselbe in einer direkten Finwirkung der wechselnden dus- seren Lebensbedingungen liegen, die ja ohne Zweifel bei der Wintergeneration andere sind, als bei der Sommergeneration. ‘ Zwei Faktoren sind es vor Allem, von denen ein solcher Einfluss vermuthet werden kònnte: Temperatur und Ent- wicklungsdauer, d. h. Dauer der Puppenzeit, Die Dauer der Raupenperiode konnte ausser Acht gelassen werden, da SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 215 diese nur um ein Geringes kirzer ist bei der Wintergene- ration, wenigstens bei den zu Versuchen benutzten Arten. Von diesen Gesichtspunkten ausgehend stellte ich nun wiihrend einer lingeren Reihe von Jahren Versuche an, die darthun sollten, ob in der That die Zweigestaltigkeit der betreffenden Arten auf direkte Einwirkung der erwàhnten Momente zuruckzutfuhren sei. Die ersten Versuche wurden mit Vanessa Levana angestellt. Aus den Eiern der im April augeschlupften Wintergeneration erzog ich Raupen die unmittelbar nach ihrer Verpuppung in einen Eisschrank gebracht wurden, in welchem die Lufttem- peratur nur 8-10° R. betrug. Es zeigte sich indessen, dass bei so wenig erniedrigter Temperatur die Entwicklung sich nicht auf beliebige Zeit verzégern lisst; denn als nach vier und dreissig Tagen die Schachtel aus dem Eisschrank he- rausgenommen wurde, waren alle Schmetterlinge, etwa vierzig an der Zahl, bereits ausgeschlipft, viele schon todt, andere noch lebend. Der Versuch war jedoch in so weit ge- lungen, als statt der unter gewòhnlichen Verhàltnissen zu erwartenden Prorsaform die meisten Schmetterlinge als soge- nannte Porima (Fig. 3, 4, 7, 8 und 9) ausgeschlùpft waren, d. h. als eine, zuweilen auch im Freien beobachtete Zwischen- form zwischen Prorsa und Levana, welche mehr oder weniger noch die Zeichnung von Prorsa besitzt, aber bereits mit vie- lem Gelb der Levana vermischt. Es sei hier gleich erwahnt, dass schon im Anfang des vo- rigen Jahrzehents §hnliche Versuche angestellt wurden und zwar yon einem steierischen Entomologen Georg Dorfmei- ster. Leider entdeckte ich die kurze Mittheilung darùber (‘) erst zu einer Zeit, als meine eignen Untersuchungen schon fast beendet waren. In diesen sehr hubsch ausgedachten, nur etwas zu sehr complicirten Versuchen kommt der Verfasser zu dem Resul- (1) « Uber die Einwirkung verschiedener, wahrend der Entwicklungsperio- den angewendeter Warmegrade auf die Farbung und Zeichnung der Schmet- terlinge ». Mittheil. des naturwiss. Vereins fur Steiermark, 1864. 216 A. WEISMANN tat, « dass die Temperatur allerdings auf die Farbung und die dadurch bedingte Zeichnung des kunftigen Schmetter- lings einen Einfluss ausiùbe, und zwar den meisten wihrend der Verpuppung ». Durch Herabsetzung der Lufttemperatur wihrend eines Theils der Puppenperiode gelang es dem Ver- fasser einzelne Porima-Individuen zu erziehen, die meisten Schmetterlinge aber beharrten auf der Prorsa-Form. Dor f- meister setzte die Temperatur noch weniger herab, als es in meinem oben angefuhrten ersten Versuche geschah, nam- lich nur auf 10-11° R., liess die Puppen auch nicht lange Zeit in dieser massig erniedrigten Temperatur, sondern brachte sie nach 5 '/,-3 Tagen wieder in héhere Temperatur. Daran lag es offenbar, dass er nur in wenigen Fallen Ubergangsfor- men erzielte und dass es ihm niemals gelang, eine véllige Umwandlung der Sommer- in die Winterform hervorzurufen. In meinen folgenden Versuchen brachte ich die Puppen stets in eine Temperatur von 0-1° R., sie wurden direkt in den Eiskeller gesetzt und erst nach vier Wochen herausgenommen. Ich gieng dabei von der Idee aus, dass vielleicht weniger der Kiltegrad, als vielmehr die Verzégerung der Entwicklung die Umwandlung herbeifùhre, der erste Versuch hatte aber gezeigt, dass bei 8-10° R. die Schmetterlinge ausschlipfen, man demnach die Verzégerung der Entwicklung nicht in der Hand behilt. Gleich der folgende in dieser Weise angestellte Versuch (!) ergab ein viel entschiedneres Resultat. Von zwanzig Schmet- terlingen hatten sich finfzehn’ in Portma umgewandelt und unter diesen befanden sich drei, welche der Winterfom (Le- vana) zum verwechseln ahnlich sahen und sich héchstens da- durch von ihr unterschieden, dass ihnen die feine blaue Saum- lime fehlte, welche man bei der iichten Levana nur aus- nahmsweise . vermisst. Fiinf Schmetterlinge dagegen waren vollstindig unverindert geblieben, das heisst als gewéhn- liche Sommerform (Prorsa) ausgeschlùpft, sie waren also von der Kalte unbeeinflusst geblieben. (1) Siehe unten: Versuch 9. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 217 Aus diesem Versuch hatte sich also ergeben, dass durch vierwòchentliche Kalte von 0-1° R. ein grosser Theil der Schmetterlinge sich der Levanaform zuneigt, ja in einzelnen Individuen dieselbe beinahe vollstindig erreicht. Sollte es nun nicht méglich sein, die Umwandlung vollstan- dig zu machen, in dem doppelten Sinne, dass jedes Indivi- duum umgewandelt wirde und jedes vollstindige Le- vanaform annihme, nicht blos auf der Ubergangsstufe zur Levana stehen bliebe? Wenn die Annahme der Prorsa- oder Levanaform rein nur yon der direkten Einwirkung der Tem- peratur oder Entwicklungsdauer abhingt, so musste es ge- lingen durch Anwendung vollig entsprechender ausserer Ein- wirkungen, alle Puppen nach Willkir in diese oder jene Schmetterlingsform zu zwingen. Dies ist nun mit Vanessa Prorsa niemals gelungen. Wie in dem soeben mitgetheilten Versuch, so behielten auch in allen folgenden immer einzelne Individuen die Sommerform unverindert bei, andere stellten Ubergiinge dar und nur sehr wenige wandelten sich so vollstindig um, dass man sie fur îichte Levana hitte nehmen kònnen. Dagegen gelang eine vollstiindige Umwandelung, wenigstens der Sommergeneration bei einigen Arten aus der Familie der Péeriden. Die meisten Arten unsrer Weisslinge (Pieriden) zeigen die Erscheinung des Saison-Dimorphismus. Winter und Som- merform unterscheiden sich ziemlich auffallend. Bei Pzeris Napi, mit welcher Art ich vorwiegend experimentirte, fallt die Winterform (Fig. 10 u. 11) durch tie sehr starkschwarze Bestiubung der Fligelwurzeln auf der Oberseite auf, wihrend die Flugelspitzen zugleich mehr grau, jedentalls viel weniger breit und tief schwarz sind als bei der Sommer- form; auf der Unterseite liegt die Verschiedenheit haupt- siichlich in der oft sehr breiten und dunkeln grinlich schwar- zen Bestàubung der Adern der Hinterflugel bei der Winterform, wihrend diese grinschwarzen Streifen bei der Sommerform (Fig. 12 u. 13) nur andeutungsweise vorhanden sind. Ich setzte nun zahlreiche Individuen der Sommergeneration 218 A. WEISMANN unmittelbar nach ihrer Verpuppung in den Eiskeller (0-1° R.), liess sie dort volle drei Monate lang, brachte sie dann (11 Sep- tember) ins Treibhaus, und dort schlipften vom 26 Septem- ber bis 3 Oktober sechzig Schmetterlinge aus, welche alle ohne eine einzige Ausnahme die Charaktere der Winterform an sich trugen, die meisten sogar in un- gewohnlich starkem Grade. Ein so starkes Gelb auf der Un- terseite der Hinterfligel und eine so tiet schwarzgriine Be- stiubung der Adern, wie sie an diesen Exemplaren die Regel war (siehe z. B. Fig. 10 u. 11) habe ich wenigstens niemals im Freien beobachtet. Ubrigens liessen sich nicht alle durch die Gewiichshaus- Temperatur (12-24° R.) zu sofortigem Ausschlùpfen bewegen; eine Partie von Puppen ùberwinterte vielmehr, allein auch diese gab im niichsten Frihjahr nur Schmetterlinge von der Winterform. Es war also beidiesem Weissling gelungen, alle Individuen der Sommergeneration in die Winterform zu verwandeln und alle vollstàndig. Um so eher durfte man erwarten, dass dasselbe auch bei V. Levana méglich sei, und erneute Versuche wurden ange- stellt, die sich von den friheren nur dadurch unterschieden, dass die Puppen von ihrer Verpuppung an (9-10 Juli) volle zwei Monate im Fiskeller blieben. Allein, wie oben schon angedeutet wurde, das Resultat blieb dasselbe wie frùher. Es schlùpften im Gewiichshaus (!) vom 19 September bis zum 4 Oktober 57 Schmetterlinge aus, welche fast alle der Winter- form sehr nahe standen, ohne dass aber auch nur ein ein- ziger die vollstiindige Levanaform dargestellt hatte; drei zeigten wieder die reine Sommerform (Prorsa)! So wire es also nicht méglich, bei Levana durch Kalte und Verzògerung der Entwicklung die Sommergeneration in allen Individuen und vollstindig in die Winterform umzu- wandeln. Zwar kònnte man einwerfen, die Kilte habe immer (!) Siehe unten: Versuch N.° 11. © SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMEITERLINGE 219 noch zu kurz eingewirkt, man hitte statt die Puppen zwei Monate auf dem Eis zu lassen, sie sechs Monate dort lassen sollen, so Jange etwa, als die Wintergeneration unter natiir- lichen Verhiltnissen im Puppenzustande verharrt. Dieser Ein- wurf muss als berechtigt anerkannt werden, wenn auch eine derartige Wirkung einer noch linger dauernden Kiilte-Periode desshalb unwahrscheinlich ist, weil die Verdoppelung der Kalte-Periode von vier auf acht Wochen keine entscheidende Verstiirkung der Umwandlung hervorgerufen hatte (‘). Ich wurde ùbrigens nicht unterlassen haben, den: Versuch in dieser Weise modificirt, noch einmal anzustellen, leider aber konnte ich im Sommer 1873 trotz aller Muhe nicht hinrei- chend viele Raupen auftreiben. Die Licke, die dadurch entsteht, ist tbrigens nur von untergeordneter Bedeutung und fur die theoretische Anschau- ung ganz gleichgultig. Nehmen wir an, der unterlassene Versuch sei gemacht worden, Puppen der Sommergeneration seien durch Kalte in ihrer Entwicklung bis zum nichsten Frihjahr aufgehalten worden und wiren dann als vollstindige Winterform (Levana) ausgeschlipft und zwar alle Individuen, so wirde dies ganz ebenso, wie der entsprechende Versuch bei Pieris Napi zu der Vermuthung berechtigen, dass lediglich die direkte einmalige Einwirkung eines gewissen Masses von Kiilte oder von Entwicklungs-Verzògerung im Stande wire, alle Puppen der Art, von welcher Generation sie auch stammen méchten, zur Hervorbringung der Winterform (Levana) zu zwingen. Daraus wirde aber weiter folgen, dass im Gegensatz dazu ein gewisses Mass von Wirme mit Nothwendigkeit die Bil- dung der Sommerform (Prorsa) nach sich ziehe, ebenfalls einerlei, von welcher Generation die betreffenden der Wirme ausgesetzten Puppen stammen. Dieser letzte Satz ist nun aber nicht richtig und da er es nicht ist, so fallt mit ihm auch der (') Vergleiche: Versuch 4, 9 und 11. 220 A. WEISMANN erste, einerlei, ob der unterlassene Versuch mit Prorsa gelingen wurde oder nicht. Ich habe zu wiederholten Malen den Versuch angestellt, die Winterform durch Anwendung von Wirme in die Sommer- form umzuwandeln, aber stets mit demselben negativen Er- folg. Es ist nicht méglich, die Wintergeneration zur Annahme der Sommerform zu zwingen. V. Levana macht nicht blos zwei Generationen im Jahre, sondern deren drei, sie ist Polygoneuonte (*), wie ich mich ausdricken méchte; eine Wintergeneration wechselt ab mit zwei Sommergenerationen, deren erste im Juli, die zweite im August fliegt. Diese letztere erst liefert als vierte Gene- ration des Jahres ùberwinternde Puppen, welche im nachsten Frùhjahr (April) als erste Schmetterlingsgeneration und zwar in der Levanaform ausschlipft. Solche der vierten Generation angehérende Puppen setzte ich zu wiederholten Malen unmittelbar nach ihrer Verpup- pung, zum Theil auch schon wihrend des Raupenlebens ins Gewichshaus, in welchem die Temperatur auch Nachts nie unter 12° R. fiel, bei Tag aber oft bis auf 24° R. stieg. Immer war das Resultat dasselbe, alle, oder fast alle Pup- pen tberwinterten und schlipften als Winterform (Levana) im nichsten Jahre erst aus und zwar als volle ichte Levana ohne jede Spur eines Ubergangs zur Prorsaform. Nur ein ein- ziges Mal war eine Porima darunter, ein Fall, der spàter seine Besprechung und wie ich glaube auch seine Erklairung finden wird. Ofter dagegen kam es vor, dass einige der Schmet- terlinge noch im Herbst nach etwa vierzehntàgiger Puppen- ruhe ausschlipften und diese waren dann stets Prorsa (Som- merform), und einmal auch eine Pordna. Aus diesen Versuchen geht hervor dass gleiche Ursachen (Wirme) verschieden einwirken auf die verschiedenen Gene- (1) Anm. Es scheint mir sehr nothwendig, ein Wort zur Bezeichnung des Umstandes zu haben, ob eine Art ein, zwei oder mehrere Generationen im Jahre hervorbringt, und ich schlage dafiir di Bezeichnung: Mono-Di-und Polygoneuonte vor, von yovévoo ich erzeuge. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 221 rationen der V. Levana; bei den beiden Sommer-Generationen veranlasst hohe Temperatur stets die Bildung der Prorsaform, bei der dritten aber geschieht dies nur selten und bei ein- zelnen Individuen, wahrend die grosse Masse unwandelbar stets die Levanaform liefert. Man kénnte sagen, dies habe seinen Grund darin, dass diese dritte Generation keine Nei- gung mehr habe, auf den Einfluss der Wirme hin ihre Ent- wicklung zu beschleunigen, dass aber bei lingerer Puppen- dauer stets die Levanaform entstehen musse. Einmal verkùrzt sich aber auch bei dieser Generation durch fortgesetzte hò- here Temperatur die Puppenzeit ziemlich betrachtlich, bei vielen Individuen wird sie von sechs auf drei Monate herab- gesetzt, dann aber ist die betreffende Erklirung im Grunde gar keine Erklarung, sondern einfach eine Umschreibung der Thatsachen, auf die nothwendig die Frage folgen muss, wa- rum denn gerade diese Generation keine Neigung habe, durch den Einfluss der Warme ihre Entwicklung bis auf vierzehn Tage herab zu beschleunigen, wie es die beiden vorherge- henden Generationen doch als Regel thun? Die erste Antwort, welche man auf diese Frage geben kann, lautet: Die Ursache dieser verschiedenen Reaction auf gleichen Reiz kann nur in der Constitution, der physischen Natur der betref- fenden Generation liegen, nicht aber ausser- halb derselben. Welches ist nun aber der Unterschied in der physischen Natur der beiderlei Generationen? Aus den bisher mitgetheilten Versuchen geht deutlich hervor, dass Kilte und Warme nicht die unmittelbare Ursache sein kénnen, warum eine Puppe die Prorsa- oder die Levanaform aus sich entwickelt, liefert doch die letzte Generation ùber- haupt immer die Levanaform, mag sie nun kalt oder warm behandelt werden, nur die erste und zweite kénnen zum Theil und mehr oder weniger vollkommen zur Annahme der Levanaform bestimmt werden und zwar durch Anwendung von Kilte. Die Kalte ist also bei ihnen mittelbare Ursa- che der Umwandlung in die Levanaform. 990 A. WEISMANN Meine Erklirung der Thatsachen ist folgende. Die Levana form ist die primàre ursprungliche Gestalt der Art, die Pror- saform die sekundàre, entstanden durch allmilige Einwirkung des Sommerklimas. Wenn wir im Stande sind, viel Individuen der Sommergenerationen durch Kilte in die Winterform zu verwandeln, so beruht dies auf Ruùclschlag zur Stammform, auf Atavismus, der wie es scheint am leichtesten durch Kiilte hervorgerufen wird, d. h. also durch dieselben dus- seren Einwirkungen, welchen die Stammform durch grosse Zeitriume hindurch ausgesetzi war und deren Fortdauer bei der Wintergeneration bis heute noch Farbe und Zeichnung der Stammform erhalten hat. Die Entstehung der Prorsaform aus der Levana denke ich mir ungefihr folgendermassen. Dass eine sogenannte Eiszeit wihrend der Diluvialperiode in Europa bestanden hat, ist sicher. Mag dieselbe nun cin wirkliches Polarklima uber unsre gemiissigte Zone ausgebreitet haben, oder mag nur eine geringere Kilte mit vermehrien athmosphirischen Nie- derschligen geherrscht haben, jedenfalls war der Sommer damals kurz und relativ kuhl, und die vorhandenen Tagfalter konnten alle nur eine Generation im Jahre hervorbringen, sie waren alle Monogoneuonten. V. Levana wird also damals nur in der Levanaform vorhanden gewesen sein ('). Als nun das Klima allmàlig wieder wirmer wurde, musste ein Zeitpunkt eintreten, in welchem der Sommer. so lange dauerte, dass eine zweite Generation sich einschieben konnte. Die Puppen der Levanabrut, welche bisher den langen Win- ter uber im Schlaf zubrachten, um erst im niichsten Sommer (!) Anm. Man kònnte hier die Streitfrage aufwerfen, ob diese Art zur Zeit der grossten Kalte Uberhaupt in Europa vorhanden gewesen sei. Voraus- geselzt dass die Eiszeit unsern Breiten ein fòrmliches Polarklima brachte, halte ich diesfiir sehr unwahrscheinlich, da heute die Levana nur bis Lievland gegen Norden hinauf reicht. Allein einmal ist iber die Natur des damals herrschenden Klimas das letzte Wort noch nicht gesprochen, un dann, das Kehlen der Levana zur Zeit der gròssten Kalte vorausgesetzt, wird dieselbe doch so bald von Sibirien kommend bei uns eingewandert sein, als das Klima die Pxistenz der Art als einer monogoneuontischen gestattete. Aus den schò- nen Untersuchungen Hoffmann ’s uber die « Isoporien der europai- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 223 als Schmetterling zu erwachen, konnten jetzt noch wihrend desselben Sommers, in dem sie als Raupchen das Ei ver- lassen hatten, als Schmetterling umhertliegen und erst die von diesen a gesetzte Brut ùberwinterte als Puppe. Somit war jetzt ein Zustand hergestellt, in welchem die eine Generation unter bedeutend andern klimatischen Ver- héltnissen heranwuchs, als die zweite. Dies kann nun zwar nicht plétzlich eine so be- deutende Verinderung in Farbe und Zeichnung hervorgebracht haben, wie sie zwischen der Prorsa- und Levanaform heute besteht, wohl aber allmalig. Dass die Prorsaform nicht plétzlich entstand, geht klar aus obigen Versuchen hervor. Wiire es der Fall gewesen, so wirde dies nichts andres heissen, als dass ein jedes Individuum dieser Art die Fàhig- keit besitze, zweierlei Gestalten anzunehmen, je nachdem Wirme oder Kiilte auf dasselbe einwirkt, etwa so wie Lak- muspapier sich roth firbt, wenn man es in Sàure taucht, blau, wenn in Alkalien. Die Versuche haben aber gezeigt, dass dem nicht so ist, dass vielmehr die letzte Generation eine unvertilgbare Tendenz zur Levanaform in sich tragt und sich davon durch noch so lange anhaltende Warme nicht ab- bringen lisst, wihrend die beiden Sommergenerationen eine vorwiegende Tendenz zur Prorsaform aufweisen, wenn sie sich allerdings auch durch lingere Einwirkung von Kalte hiufig und in verschiedenem Grade zur Annahme der Leva- naform bewegen lassen. Der Schluss scheint mir unabweisbar, dass die Entstehung der Prorsaform eine allmilige war, dass die Umstimmun- schen Tagfalter » geht mit grosser Wahrscheinlichkeit hervor, dass diese letzte Ansicht die richtige ist, dass zur Zeit der gròssten Kalte sowohl V. Levana als die meisten andern unsrer Tagfalter in Europa fehlten und erst spater und zwar aus Nordasien einwanderten. Fur die hier vorliegende Frage ist es tibrigens ganz gleichgiltig, ob V. Levana wahrend der ganzen Eiszeit ausdauerte oder nicht. Interessant aber ware es, zu erfahren, ob sie heute im nòrdlichsten Theil ihres Verbreitungsgebietes in zwei Generatio- nen auftrilt oder etwa bloss in einer. lch habe darùber keine Angaben auf- finden konnen. 224 A. WEISMANN gen, welche im Chemismus des Puppenlebens entstanden und schliesslich zur Prorsazeichnung fuhrten, ganz allmiilig ein- traten, zuerst vielleicht eine Reihe von Generationen hindurch ganz latent blieben, dann in ganz leichten Zeichnungsinde- rungen sich kund gaben und erst nach langen Zeitràumen die volle Prorsa-Zeichnung hervorriefen. Es scheint mir, dass die angefuhrten Ergebnisse der Versuche nicht nur sich leicht erklaren lassen durch die Annahme einer allmàligen Ein- wirkung des Klimas, sondern dass diese Annahme iberhaupt die einzig zulissige ist. Die Wirkung des Klimas ist offenbar am besten vergleichbar der sogenannten cumulativen Wir- kung, welche gewisse Arzneistoffe auf den menschlichen Kérper austben; die erste kleine Dosis bringt kaum bemerk- bare Verinderungen hervor, wird sie aber vielmal wieder- holt, so summirt sich die Wirkung es tritt Vergiftung ein. Diese Vorstellung der Einwirkungsart des Klima ’s ist durchaus nicht neu, die meisten Zoologen haben sie sich so vorgestellt; neu ist nur der formliche Beweis fur die- selbe, und weil die angefùbrten Thatsachen diesen liefern, deshalb scheinen sie mir allerdings bedeutungsvoll. Ich werde bei Besprechung der Klima-Varietàten auf dieselben zuruckkommen, und es wird sich dann zeigen, dass auch die Natur der Abinderungen selbst die langsam wirkende Tha- tigkeit des Klimas bestitigt. Wihrend nun also beim Ubergang der Fiszeit zu dem jetz- igen Klima, V. Zevana aus einem Monogoneuonten allmilig zu einem Digoneuonten wurde, prigte sich zugleich allmàlig immer schirfer ein Dimorphismus bei ihr aus, der nur durch Abindern der Sommergeneration entstand, wahrend die Win- tergeneration unverindert die primaire Zeichnung und Fiir- bung der Art festhielt. Als die Sommer spiiter noch linger wurden, konnte sich noch eine dritte Generation einschieben, und die Art wurde Polygoneuonte und zwar in der Weise, dass zwei Sommer- mit einer Wintergeneration abwechselten. Es soll nun untersucht werden, ob die Thatsachen vollkom- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 225 men mit dieser Theorie stimmen, ob dieselben nirgends in Widerspruch mit ihr stehen, und ob sich alle aus ihr er- kliren lassen. Ich will es gleich im Voraus aussprechen, dass dies im vollsten Masse der Fall ist. Zuerst erklirt die Theorie sehr einfach, warum zwar wohl die Sommergenerationen sich kinstlich umwandeln lassen, nicht aber die Wintergeneration; letztere kann unméglich einen Rickschlag zur Prorsaform machen, da diese weit jun- ger ist, als sie selbst. Wenn aber dennoch unter hundert Fillen einer vorkommt, wo eine Puppe der Wintergeneration durch Wirme getrieben, ihre Entwicklung noch vor Eintritt des Winters vollendet und in der Sommerform ausschlupft (!), so ist dies nichts weniger als unerklàrlich. Atavismus kann es nicht sein, was hier die Entwicklungsrichtung bedingt, wohl aber sehen wir daraus, dass die Umwandlung der beiden ersten Generationen doch auch bereits eine gewisse Umstimmung in der dritten hervorgerufen haben, die sich eben darin dussert, dass unter gunstigen Umstinden (Einwirkung von Wirme) einzelne In- dividuen die Prorsaform annehmen, oder wie man sich auch ausdricken kònnte, dass die alternirende Vererbung, von welcher weiter. unten eingehend die Rede sein wird und welche es mit sich bringt, dass die Fahigkeit, Prorsaform anzunehmen, bei der Wintergeneration in der Regel latent bleibt, dann bei einzelnen Individuen zu einer continuir- lichen wird. Es ist wahr, wir haben noch keinerlei Einsicht in das Wesen der Vererbungsvorginge; und damit ist zugleich die Mangelhaftigkeit dieser Erklirung bezeichnet aber wir kennen doch viele ihrer éusseren Erscheinungsformen, wir wissen bestimmt dass eine dieser Formen darin besteht, dass Eigen- thiimlichkeiten des Vaters nicht wieder beim Sohne, sondern erst beim Enkel oder noch spéter wieder auftreten, dass sie (4) Siehe unten Versuch N.° 10. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 15 226 A. WEISMANN also latent vererbt werden kònnen. Gesetzt nun, es wurde eine Eigenthumlichkeit so vererbt, dass sie stets in der ersten, dritten, funften Generation auftrite, in den zwi- schenliegenden latent bliebe, so wire doch nach den bishe- rigen Erfahrungen der Fall nicht undenkbar, dass die Eigen- thùmlichkeit ausnahmsweise — d. h. auf eine uns unbekannte Ursache hin — bei einem einzelnen Individuum der zweiten oder vierten Generation auftrite. Dies entspriche aber vollkommen dem angefihrten Falle, in welchem « ausnahmsweise » einzelne Individuen der Win- tergeneration Prorsaform annehmen, nur mit dem Unterschied, dass sich hier eine Ursache — die Warme — angeben lasst, welche das Aufgeben der Latenz dieses Charakters veranlasste, wenn wir auch nicht im Stande sind zu sagen, in welcher Weise die Wirme diese Wirkung ausibt. Diese Ausnahmen von der Regel sind also kein Einwurf gegen die Theorie. Sie geben uns im Gegentheil einen Fin- gerzeig, dass, nachdem einmal eine Prorsageneration sich gebildet hatte, die allmilige Einschiebung einer zweiten Prorsageneration durch das Vorhandensein der ersten erleich- tert worden sein mag. Ich zweifle nicht, dass auch im Freien zuweilen einzelne Individuen von Prorsaform noch im Sep- tember oder Oktober ausschlùpfen, aber erst wenn unser Sommer sich noch um einen oder zwei Monate verlangern wurde, kònnten diese den Grund zu einer dritten Sommer- generation legen, wie eine zweite jetzt bereits vollendete Thatsache geworden ist, erst dann namlich wurden sie nicht nur ausschlipfen, sondern auch Zeit zur Fortpflanzung, zum Absetzen der Brut und diese Brut Zeit zum Heranwachsen bekommen. ; Gewiss muss unterschieden werden zwischen der ersten Feststellung einer neuen Klimaform und zwischen deren Ubertragung auf neu sich einschiebende Generationen. Ersteres erfolgt wohl immer sehr langsam, Letzteres mag in etwas beschleunigtem Tempo geschehen kénnen. In Betreff der Zeitdauer, welche néthig ist, damit klima- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 227 tische Einflusse eine neue Form hervorbringen oder damit eine bereits fixirte neue Form auf eine folgende Generation durch Vererbung ibertragen werde, kommen grosse Verschie- denheiten vor, je nach der physischen Natur der Art und des Individuums. Wie verschieden die individuellen Neigungen in dieser Hinsicht sind, geht schon aus den mitgetheilten Versuchen mit Prorsa hervor. In dem Versuch N.° 12 gelang es nicht, unter etwa 70 In- dividuen auch nur bei einem einzigen statt der Levana-die Prorsaform zu substituiren, oder mit andern Worten: die al- ternirende Vererbung in kontinuirliche zu verwandeln, wiihrend in den entsprechenden Versuchen fritherer Jahre (z. B. Ver- such 10) von einer etwa ebenso grossen Anzahl Puppen drei als Prorsa und eine als Porima austlog. Man kònnte die Ur- sache dieses verschiedenen Verhaltens in aussern Momenten suchen wollen, allein man reicht damit nicht aus zur Er- klarung der Thatsachen. Man kénnte z. B. vermuthen, dass sehr viel davon abhinge, zu welcher Periode des Pup- penschlafes die Einwirkung erhéhter Wirme beginne, ob am ersten, oder am dreissigsten, oder hundertsten Tag nach der Verpuppung, und diese Vermuthung ist insofern auch ganz richtig, als in den beiden letzten Fallen die Warme keine andere Wirkung mehr haben kann, als die, das Aus- schlupfen des Schmetterlings um Einiges zu beschleunigen, nicht aber die, die Levanaform in Prorsa umzuwandeln. Ich habe zu wiederholten Malen grosse» Mengen von Levanapup- pen der dritten Generation im Laufe des Winters der Zim- mer- oder einer noch hòheren Temperatur ausgesetzt (‘) (bis zu 26° R.), aber nie Prorsa erhalten. (1) Anm. Wenn Dorfmeister bemerkt, dass uberwinternde Puppen, die zu fruh zur « Entwicklung in das Zimmer genommen oder gar nicht der Kalte ausgesetzt werden, entweder verkummerten, theils bleiche, theils kruppel- hafte » Schmetterlinge liefern, oder aber verderben, so liegt dies wohl daran dass dieser tiichtige Entomologe versàumt hat, ftir die nothige Feuchtigkeit der erwarmten Luft zu sorgen. Ich habe bei Aufbewahrung der Puppen uber Wasser stets sehr schone Schmetterlinge erhalten. 228 A. WEISMANN Irrig aber wire es einen Unterschied, in der Wirkung der Wirme anzunehmen, je nachdem dieselbe am ersten oder dritten Tag nach der Verpuppung, oder wàhrend oder auch vor der Verpuppung beginnt. Das beweist am besten der Versuch N.° 12, bei welchem die Raupen der vierten Genera- tion schon mehrere Tage, ehe sie sich zur Verpuppung auf- hingen ins Treibhaus gesetzt wurden und dennoch nicht ein einziger Schmetterling die Prorsaform annahm. Auch den umgekehrten Versuch habe ich òfters angestellt und Raupen der ersten Sommerbrut, wiihrend sie in der Verpuppung begritfen waren, der Kalte ausgesetzt. Der Erfolg war indessen regelmissig ein Absterben der Raupe, was um so weniger Wunder nehmen kann, als man die Empfindlich- keit der Thiere wihrend der Raupenhiutungen sehr wohl kennt, die Umbildung zur Puppe aber weit tiefergreifende Umwiilzungen mit sich bringt. Dorfmeister glaubte aus seinen Versuchen schliessen zu durfen, dass die Temperatur den gròssten Einfluss wahrend der Verpuppung ausiùbe, zunachst aber den gréssten kurz nach derselben. Seine Versuche sind nun zwar mit so kleinen Individuenmengen angestellt, dass sich kaum sichere Schlisse darauf griinden lassen, dennoch mag aber dieser Schluss insofern richtig sein, als Alles darauf ankommt, dass gleich von vornherein, die Bildungsvorgiinge in der Puppe diese oder jene Richtung einschlagen, deren Endresultat die Prorsa oder Levanaform ist. Ist einmal die eine oder die andre Richtung eingeschlagen, dann kann sie durch Temperatur- einflusse wohl beschleunigt oder verlangsamt, nicht aber mehr umgewandelt werden. Es ist auch sehr méglich, ja wahrscheinlich, dass sich ein Zeitpunkt bestimmen lisst, in welchem Wirme oder Kàlte am leichtesten die urspriingliche Entwicklungsrichtung ab- zulenken vermògen, und es wire dies die niichste Aufgabe, welche gestellt werden und deren Beantwortung jetzt, nach Feststellung der Hauptpunkte nicht mehr so schwierig sein misste. Ich selbst war mehrfach in Versuchung, sie in An- ° SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 229 griff zu nehmen, habe dann aber doch darauf verzichtet, weil mein Material mir nicht gross genug erschien und bei allen solchen Versuchen nichts mehr vermieden werden muss als eine Zersplitterung des Versuchs-Materials durch allzu- complicirte Fragestellung. Mag indessen auch ein giinstigster Zeitpunkt der Tempe- ratur-Einwirkung wihrend der ersten Tage der Verpuppung existiren, so geht doch schon aus dem oben angefùhrten Versuch N.° 12 hervor, dass die Individuen in ver- schiedenem Grade geneigt sind, auf solche Ein- wirkungen zu reagiren, dass ihre Disposition, die gewòhnliche Entwicklungsrichtung aufzu- geben, verschieden gross ist bei verschiedenen Individuen. Auf andre Weise wire es nicht zu erklaren, dass in allen den angestellten Versuchen mit der ersten und zweiten Prorsa-Generation immer nur ein Theil der Puppen durch Kalte zum Einschlagen der Levana-Entwicklungsrichtung ver- anlasst wurde, ein anderer nicht, und dass auch von erste- rem nur wenige Individuen vollstàndig zurickschlugen, die meisten aber auf halbem Wege stehen blieben. Der Riick- schlag erfolgt vollstàndiger oder weniger vollstàndig. Wenn aber gefragt wird, warum in den entsprechenden Versuchen mit dem kleinen Weissling (Pierts Napi) stets und ausnahmslos vollstindiger Riickschlag eintrat, so kann darauf mit der Vermuthung geantwortet werden, dass bei dieser Art die Sommerform noch nicht so lange Zeit ge- bildet sei, also auch leichter wieder aufgegeben werde — oder auch, dass die Differenzen zwischen den beiden Genera- tionen lange nicht so bedeutend seien, was ùbrigens selbst wieder darauf deutet, dass hier die Sommerform jingeren Ursprungs ist. Schliesslich kénnte indessen auch geantwortet werden, dass die Neigung zum Riickschlag bei verschiedenen Arten ebensogut verschieden gross sein kònne, als bei den verschiedenen Individuen ein und derselben Art. Jedentalls aber bestiitigt die Thatsache, dass alle Individuen durch Kilte 230 A. WEISMANN zum vollen Rickschlag bewogen werden, die oben in Bezug auf V. Prorsa ausgesprochene Meinung, dass es bei diesen Versuchen nicht so genau darauf ankommt, in welchem Ent- wicklungsmoment man die Kilte eingreifen lisst, dass viel- mehr dort Verschiedenheiten der individuellen Constitu- tion die Ursachen sind, warum die Kilte diese Puppe zum vollen Ruùckschlag bringt, jene nur zum halben und eine dritte ganz unbeeinflusst lisst. Ganz besonders interessant ist in dieser Beziehung der amerikanische Papilio Ajax. Dieser unserm Segelfalter aihnliche Schmetterling (Fig. 16 u. 17) tritt iberall, wo er vorkommt, in drei Varietàten auf, die als var. Telamonides, var. Walshit und var. Mar- cellus bezeichnet werden. Der verdienstvolle amerikanische Entomologe Edwards hat nun durch Zuùchtungsversuche nachgewiesen, dass alle drei Formen in denselben Entwick- lungscyclus gehòren und zwar derart, dass die beiden er- sten nur im Frihjahr auftreten und stets nur aus ùberwin- ternden Puppen entstehen, wihrend die letzte Form, var. Marcellus nur im Sommer und zwar in drei Generationen hintereinander auftritt. Es liegt also hier ein Saison-Dimor- phismus vor, der mit gewòhnlichem Dimorphimus verbunden ist, Winter-und Sommerform wechseln miteinander ab, aber die erstere erscheint wieder selbst in zwei Formen oder Va- rietiten: var. Telamonides und Walshii. Sehen wir vorliufig von dieser Complication ganz ab und fassen diese beiden Winterformen als eine einzige auf, so haben wir also vier Generationen, von welchen die erste die Winterform besitzt, die drei folgenden dagegen die Sommer- form var. Marcellus liefern. Das Figenthimliche bei dieser Art liegt nun darin, dass bei allen drei Sommergenerationen nur ein Theil der Puppen schon nach kurzer Zeit (vier- zehn Tagen) auschlipft, dass aber ein andrer und weit kleinerer Theil den ganzen Sommer und den darauf folgenden Winter uber im Puppenschlaf verharrt, um erst im niichsten Frùhjahr auszuschlipfen und zwar stets in der Winterform ! SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 231 So fuhrt z. B. Edwards an, dass von funfzig Puppen der zweiten Generation, welche sich Ende Juni verpuppt hatten, nach vierzehn Tagen 45 Marcellus-Schmetterlinge ausschlipf- ten, funf Puppen aber erst im April des nachsten Jahres und zwar als Telamonides. Die Erklirung dieser Thatsachen ergiebt sich sehr einfach aus der oben aufgestellten Theorie. Nach dieser mussen die beiden Winterformen als die primiren, die Marcellusform aber als die secundare betrachtet werden. Letztere ist aber noch nicht so fest fixirt wie bei V. Prorsa, wo ein Rick- schlag der Sommergenerationen zur Levanaform nur durch besondere fussere Finflùsse eintritt, wihrend hier in jeder Generation sich einzelne Individuen finden, bei welchen die Neigung zum Ruckschlag noch so gross ist, dass auch die grésste Sommerwdrme nicht im Stande ist, sie von ihrer ur- sprunglichen, anererbten Entwicklungsrichtung abzulenken, ihre Entwicklung zu beschleunigen und sie zu zwingen, die Marcellusform anzunehmen. Hier ist es unzweifelhaft, dass nicht verschiedenartige aus- sere Einflusse, sondern lediglich innere Ursachen die alter- erbte Entwicklungsrichtung festhalten lassen; denn alle Raupen und Puppen der vielen verschiedenen Zùchtungen waren gleichzeitig denselben dusseren Einflussen ausge- setzt. Zugleich ist es aber auch klar, dass diese Thatsachen kei- nen Einwurf gegen die aufgestellte Theorie einschliessen, sondern dass sie im Gegentheil dieselbe bestàtigen, insofern eine Erklirung dieser Thatsachen vom Boden der Theorie aus sehr leicht ist, auf andere Weise aber kaum gefunden werden michte. Wenn aber gefragt wird, welche Bedeutung der Du- plicitàt der Winterform zukommt, so kònnte man darauf einfach antworten, dass die Art schon zu der Zeit di- morph war, als sie noch in einer einzigen Generation im Jahr auftrat. Doch kann dieser Erklirung entgegnet werden, dass ein derartiger Dimorphismus sonst nicht bekannt ist, 232 A. WEISMANN da wohl ein sexueller Dimorphismus vorkommt von der Art, dass das eine Geschlecht — bei Pap. Turnus z. B. das wei- bliche — in zweierlei Firbung auftritt, nicht aber ein Di- morphismus, der sich, wie es hier der Fall ist, auf beide Geschlechter bezieht, und es darf deshalb wohl ein andrer Gedanke getussert werden. Bei V. Levana sahen wir den Rickschlag in sehr verschie- denem Grad bei verschiedenen Individuen eintreten, sehr selten nur erfolgte er vollstindig bis zur ichten Levanaform, meist aber nur theilweise bis zur sogenannten Porimaform. Nun wire es jedenfalls erstaunlich, wenn bei Pap. Ajax der Ruck- schlag jedesmal ein vollstiindiger ware, da grade hier die Neigung zum Ruckschlag individuell so sehr verschieden ist. Ich méchte desshalb vermuthen, dass die eine der beiden Winterformen, und zwar die var. Telamonides nichts an- deres ist als eine unvollstindige Rickschlags- form, der Porima bei V. Levana entsprechend. Dann ware Walshii allein die Urform des Schmetterlings, und damit wurde stimmen, dass diese Varietit spiter im Frùhjar er- scheint, als die var. Telamonides.. Das Experiment musste da- riber Aufschluss geben kònnen. Die Puppen der drei ersten Generationen mussten, auf Eis gestellt, zum grésseren Theil die Form Telamonides geben, zum kleineren Theil die var. Walshii und nur wenige oder vielleicht gar keine Individuen von Marcellus, und zwar gehe ich bei dieser Voraussage von der Ansicht aus, dass die Neigung zum Rickschlag im Gan- zen gross, dass selbst bei der ersten Sommergeneration die doch jedenfalls am lingsten schon dem Sommerklima ausgesetzt war, stets ein Theil der Puppen auch ohne kunst- liche Mittel sich zu Telamonides entwickelt hitte, ein an- drer Theil aber zu Marcellus. Dieser letztere wird nun bei Anwendung von Kalte Tedamonides werden, der erste dagegen wird ganz oder zum Theil in die Urform Walshit zurick- schlagen. Man sollte erwarten, dass die zweite und dritte Generation noch leichter und in einem grésseren Procentsatze zurùck- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 293 schlage als die erste, eben weil diese letztere zuerst die neue Marcellusform angenommen hat; allein aus den vorliegenden Versuchsreihen liisst sich in dieser Hinsicht kein sicherer Schluss ziehen. So iberwinterten allerdings von der ersten Sommergeneration nur sieben Puppen unter 67 und gaben Telamonides; wihrend von der zweiien Generation 40 von 76 Puppen ùberwinterten, von der dritten 29 unter 42 Pup- pen; aber zu sicheren Schlùssen wirde doch eine gréssere Versuchsreihe nothwendig sein. Nach den bisher mitgetheilten Erfahrungen konnte man vielleicht immer noch der Vermuthung zuneigen, als ob bei dem Saison-Dimorphismus die auf das einzelne Individuum einwirkenden 4usseren Einidusse ihm direct die eine oder die andre Gestalt aufnòthigten. Ich habe selbst diese Ansicht lange Zeit gehegt, sie ist indessen nicht haltbar. Dass nicht etwa Kalte die eine, Warme die andre Zeichnung hervor- bringt, geht schon daraus hervor, dass bei Pap. Ajax jede Generation beiderlei Formen hervorbringt, sowie weiter da- raus, dass ich die vierte (ùberwinternde) Generation von V. Levana oft ganz in Zimmerwarme erzogen und doch stets die Winterform erhalten habe. Man kénnte aber geneigt sein, nicht die Temperatur d/rekt verantwortlich zu machen, son- dern vielmehr die durch die Temperatur bewirkte Verlang- samung oder Beschleunigung der Entwicklung. Ich gestehe, dass ich lange Zeit hindurch in diesem Mo- ment den wahren Grand des Saison-Dimorphismus gefunden zu haben glaubte. Bei V. Zevana sowohl als bei Pieris Napi ist der Unterschied der Puppendauer bei Winter-und Sommer- formen ein sehr grosser. Bei der Sommergeneration von V. Le- vana betriigt dieselbe in der Regel 7-12 Tage, bei der Win- tergeneration dagegen ungefihr 200 Tage. Allerdings hann man bei letzterer die Puppenruhe abkùr- zen, indem man die Puppen in der Warme hilt; aber doch habe ich ‘von den im September verpuppten Raupen nur in einem Falle schon Ende Dezember zwei oder drei Schmetter- linge erhalten, gewohnlich schlipften dieselben erst im Laufe 254 A. WEISMANN des Februar und Marz aus, und im Marz sind sie bei war- mem Wetter auch schon im Freien zu sehen. Die gròsste Abkiùrzung der Puppenperiode lisst doch immer noch eine Puppenzeit von mehr als 100 Tagen ùbrig. Grade aus dieser Beobachtung geht aber hervor, dass nicht die Entwicklungsdauer im einzelnen Falle die Gestalt des Schmetterlings bestimmt, also den Ausschlag giebt, ob Win- ter-oder Sommerform entstehen soll, sondern dass um- gekehrt die Puppendauer abhangig ist von der Entwicklungsrichtung, welche der werdende Schmetterling in der Puppe eingeschlagen hat. Auch lisst sich dies sehr gut verstehen, wenn man bedenkt, dass die Winterform wahrend unziihiger Generationen stets eine lange Puppenruhe gehabt haben muss, die Sommerform aber stets eine kurze. Die Gewohnheit langsamer Entwicklung muss sich bei der ersteren ebenso sehr befestigt haben als die einer raschen Entwicklung bei der zweiten, und es kann durchaus nicht ùberraschen, wenn wir sie diese Gewohnheit nicht bei der ersten, sich darbietenden Gelegenheit aufgeben sehen. Dass sie aber doch gelegentlich aufgegeben wird, beweist uns um so mehr, dass die Dauer der Puppenentwicklung so wenig, als die Temperatur direct und im einzelnen Fall die Schmetterlingsform bestimmt. So giebt z. B. der theoretisch ganz unbetheiligte Edwards ausdrùcklich an, dass zwar in der Regel die beiden Winter- formen von Pap. Ajax, nimlich die var. Telamonides und Walshii nur nach einer Puppenruhe von 150-270 Tagen auf- treten, dass aber einzelne Falle vorkommen, bei welchen die Puppenruhe nicht mehr betragt, als bei der Sommerform, namlich nur 14 Tage (’). Aber auch bei V. Levana kommt Ahnliches vor; denn nicht (1) Anm. So erhielt Edwards aus Eiern von Walshii die am zehnten April gelegt worden waren, nach vierzehntagiger Puppenruhe vom 1-6 Juni: 58 Schmetterlinge der Marcellusform, 1 der Walshii und 1 der Telamonidesform. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 235 nur lisst sich — wie bereits erwihnt wurde — die Winter- generation durch kinstliche Warme in ihrer Entwicklung bis zu einem gewissen Grad treiben, sondern die Sommergene- ration bringt manchmal Riickschlagsformen hervor, ohne dass eine Verzégerung der Entwicklung stattgefunden hat. Die halbe Rickschlagsform Porima war bekannt, lange bevor man daran dachte, sie kinstlich durch Einwirkung von Kilte zu erzeugen; sie kommt gelegentlich, allerdings wie es scheint sehr selten, mitten im Sommer im Freien vor. Wenn nun meine Deutung der Verhiltnisse richtig, die Winterform die primaire, die Sommerform die sekundire ist, und solche Individuen der Sommergeneration, welche frei- willig oder kinstlich zur Annahme der Winterform sich her- beilassen, als atavistische zu betrachten sind, so liegt der Gedanke nahe, ob denn blos niedrige Temperatur diesen Rickschlag einzuleiten im Stande ist, oder nicht vielleicht auch anderweitige aussere Einflusse. Dies Letztere scheint nun in der That der Fall zu sein. Ausser rein inneren Ursachen wie sie vorhin bei Pap. Ajax nachgewiesen wurden, scheinen Wirme und mecha- nische Bewegung den Ruckschlag einleiten zu kònnen. Dass ungewòhnlich hohe Warme Ruùckschlag veranlassen kann, schliesse ich aus folgender Beobachtung. Ich zog im Sommer 1869 die erste Sommerbrut von V. Levana. Die Raupen verpuppten sich in der zweiten Halfte des Juni, und von dieser Zeit bis zu ihrem Ausschliipfen vom 28 Juni — 5 Juli herrschte grosse Hitze. Wihrend nun sonst die Zwi- schenform Porima im Freien oder bei Ziichtungen eine sehr grosse Seltenheit ist, die mir z.-B. unter vielen Hunderten von Exemplaren nie vorgekommen ist, befanden sich unter den 60-70 ausschlipfenden Schmetterlingen dieser Brut etwa 8-10 Porima-Exemplare. Ein exacter Versuch ist dies aller- dings nicht, aber eine gewisse Wahrscheinlichkeit, dass die hohe Sommertemperatur hier den Anstoss zum Rickschlag gegeben habe, scheint mir doch vorzuliegen. 236 A. WEISMANN Auch fur das zweite Moment, dem ich die Fihigkeit zu- schreiben méchte, Ruckschlag zu veranlassen, kann ich kei- nen absoluten Beweis vorbringen, da alle diese Nebenfragen experimentell zu erledigen eine unendliche Menge Zeit er- fordert hatte; doch besitze ich eine Beobachtung, die es mir wahrscheinlich macht, dass mechanische andauernde Bewegung auf die Entwicklung der Puppen ahnlich ein- wirkt, wie Kialte d. h. dass sie dieselbe verzògert und zu- gleich Ruùckschlag veranlasst. Ich hatte eine grosse Anzahl Puppen der ersten Sommer- brut von Pieris Napi aus Eiern gezogen und zwar in Frei- burg, wechselte dann aber und zwar noch wihrend viele Raupen in der Verpuppung begriffen waren, den Aufenthalt und reiste mit den Puppen sieben Stunden lang auf der Ei- senbahn. Obgleich nun sonst diese Generation des kleinen Weisslings stets noch im Sommer und zwar meist im Juli desselben Jahres und als Sommerform (var. Napaeae) aus- schlipft, so erhielt ich doch von allen diesen zahlreichen Puppen wahrend des Jahres 1872 keinen einzigen Schmetter- ling. Im Winter hielt ich sic im geheizten Zimmer und trotz- dem schlùpften erst im Januar 1873 die ersten Schmetter- linge ans, und die ùbrigen folgten im Februar, Marz, April; zwei Weibchen sogar erst in Juni. Alle aber erwiesen sich als exquisite Winterform! Der ganze Entwick- lungsgang war genau ebenso, als hatte Kalte auf die Pup- pen eingewirkt, ‘und ich wisste in der That keine andre Ursache fir dieses ganz ungewòhnliche Verhalten aufzufin- den, als das siebenstindige Ritteln, dem die Puppen wih- rend der Eisenbahnfahrt ausgesetzt waren! und zwar unmit- telbar nach oder noch wihrend ihrer Verpuppung. Offenbar ist fiir die Theorie des Saison-Dimorphismus die eine Thatsache von fundamentaler Wichtigkeit, dass die Sommerform zwar wohl in die Winterform ver- wandelt werden kann, nicht aber diese in die Sommerform. Ich habe fir diese Thatsache bisher nur die Versuche mit V. Zevana angefùbrt; es hegen mir indessen SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE Col auch solche mit Pieris Napi vor. Ich operirte aber nicht mit der gewòhnlichen Winterform von P. Napi, sondern ich wihlte mir zu diesem Versuch die allen Entomologen wohl- bekannte Varietit Bryoniae aus. Diese ist gewissermassen die potenzirte Winterform von Napi; im minnlichen Geschlecht (Fig. 14) gleicht sie bis auf minutidse Unterschiede genau der gewohnlichen Winterform, im weiblichen aber unterscheidet sie sich von Napi durch graubraune Bestiiubung der ganzen Oberseite (Fig. 15). Diese Form Bryoniuve kommt in den Po- larlindern als einzige Form von Napi vor, ausserdem findet sie sich nur noch auf den Hochalpen, wo sie auch auf ab- geschlossenen Matten als einzige Form fliegt, an andern Stellen aber, die weniger isolirt sind, vermischt mit der ge- wohnlichen Form des Falters. An beiden Orten macht Bryoniae nur eine Generation im Jahre und muss demnach nach meiner Theorie als Stammform von Pieris Napi betrachtet werden. Ist diese Voraussetzung richtig, ist wirklich die Varietàt Bryoniae die aus der Eiszeit an einigen Punkten der Erde noch erhaltene Urform, Napi aber in ihrer Winterform die erste durch wirmeres Klima allmalig entstandene secun- dire Form, so kann es unméglich gelingen, aus Bryoniae- Puppen durch Einwirkung von Warme jemals die gewohn- liche Napiform zu erzeugen, da nur durch Cumulation im Laufe zahlreicher Generationen, nicht aber durch einmalige Einwirkung die jetzt herrschende Form des Falters entstanden sein muss. Ich stellte nun den Versuch in der Weise an, dass ich in der ersten Hilfte des Juni in einem einsamen und ginzlich abgeschlossenen Alpenthal Weibchen von Bryoniae einfing und sie in einen geriumigen Zwinger setzte, wo sie an Blumen umherflogen und mehrere hundert Eier an gewoéhn- lichen Kohl absetzten. Obwohl die Raupen in Freiheit sich von einer andern, mir unbekannten Pflanze ernihren, frassen sie doch munter den Kohl, wuchsen rasch heran und ver- puppten sich Ende Juli. Ich brachte nun die Puppen in ein Treibhaus, in welchem die Temperatur zwischen 12 und 24° R. 238 A. WEISMANN schwankte, allein trotz dieser grossen Wirme und was ge- wiss von besonderer Wichtigkeit ist, trotz des Mangels stir- kerer nichtlicher Abkihlung schliipfte doch nur ein einziger Schmetterling noch in demselben Sommer aus, und zwar ein Minnchen, das sich durch gewisse minutiése Merkmale in der Zeichnung mit voller Sicherheit als Var. Bryoniae kennzeich- nete. Die andern Puppen tiberwinterten im geheizten Zimmer und ergaben von Ende Januar an bis Anfang Juni noch 28 Schmetterlinge, welche alle exquisite var. Bryoniae waren. Der Versuch bestitigt also die Ansicht, dass Bryoniae die Stammform von Nap ist, und die bisherige Bezeichnung der Systematiker miisste somit eigentlich umgekehrt werden, man miisste Pieris Bryoniae als Artname aufstellen, die Winter- und Sommerform des Weisslings wie sie in unsern Ebenen vorkommt, als var. Napé und Napaeae bezeichnen. Doch mòchte ich es nicht auf mich nehmen, die unendliche Confusion in der Synnonymik der Schmetterlinge noch zu vermehren. In gewissem Sinne ist es ja auch ganz richtig, die forma Bryoniae als Klima-Varietàt zu bezeichnen, denn sie ist in der That durch das Klima bestimmt, wenn nicht hervorgerufen, so doch festgehalten, nur ist sie nicht eine sekundàre, von Napi abeuleitende Klima-Abweichung, sondern die primàre. In diesem Sinne kénnte man wahrscheinlich die meisten Arten als Klima-Varietiten bezeichnen, insofern als sie nam- lich unter dem Einfluss eines andern Klimas allmalig neue Charaktere annehmen wiirden, unter dem Einflusse des jetzt an ihrem Wohnbezirk herrschenden Klimas aber ihre jetzige einmal gewonnene Form gewissermassen erworben haben und beibehalten. Die var. Bryoniae ist aber von ganz besonderem Interesse, weil sie die Beziehungen klar legt, welche zwischen der klimatischen Varietiit und dem Saison-Dimorphismus bestehen, wie dies im nichsten Abschnitt dargelegt werden soll. Hier muss zuerst noch die Richtigkeit der aufgestellten Theorie einer weiteren Probe unterzogen werden. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 239 Es wurde gezeigt, dass die secundiren Formen saison-di- morpher Schmetterlinge nicht alle in gleichem Grade die Neigung zum Riickschlag besitzen, dass vielmehr diese individuell verschieden ist. Da die Rickkehr zur primiren Form gleichbedeutend ist mit dem Aufgeben der secundiren, die gròssere Neigung zum Riickschlag also gleich- bedeutend mit grésserer Neigung zum Aufgeben der secun- dàren Form, dies aber wieder einer geringeren Festsetzung dieser letzteren gleichkommt, so muss daraus geschlossen werden, dass die Individuen der Art verschieden stark von dem Klimawechsel beeintlusst wer- den, so dass die neue Gestalt sich bei den einen frùher befestigt, als bei den andern. Daraus muss nun noth- wendig ein Variabelwerden der betreffenden Generation hervorgehen, d. h. die einzelnen Indivi- duen der Sommergenerationen miissen stiirker in Zeichnung und Firbung differiren, als dies bei der Wintergeneration der Fall ist. Wenn die Theorie richtig ist, miissen die Sommergenerationen variabler sein, als die Wintergenerationen, wenigstens so lange, als nicht auch bei ihnen durch fortgesetzte Einwirkung der Warme, verbunden mit steter Kreuzung der in verschiedenem Grade abgeiinderten Individuen, eine Ausgleichung der individuellen Abweichungen im hòchstmoglichen Grade zu Stande gekoni- men ist. Auch hier wird die Theorie durch die Thatsachen voll- kommen bestitigt. Bei Vanessa Levana ist ganz entschieden die Levanaform sehr viel constanter, als die Prorsaform. Erstere ist in geringem Grade sexuell-dimorph, die Weibchen sind heller, die Minnchen dunkler gefirbt. Beriicksichtigt man diese Verschiedenheit der Geschlechter, die in noch ge- ringerem Grade auch bei der Prorsaform vorkommt, so wird man die obige Angabe richtig finden, dass die Levanaform nur wenig variirt, jedenfalls ungleich weniger, als die Prorsa, bei welcher die gréssten Verschiedenheiten in dem Auftreten gelber Streifen, in dem Schwinden des schwarzen 240 A. WEISMANN (von der Levanazeichnung ibrig gebliebenen) Fleckes auf der weissen Binde der Hinterfliigel vorkommen, so dass es schwer ist, zwei vollig gleiche Individuen herauszufinden. Und dabei kommt noch in Anschlag, dass die Levanazeichnung als die bei Weitem complicirtere viel leichter dem Variren ausgesetzt sein sollte. Ganz dasselbe findet sich bei Péerds Napi. Auch hier ist die var. qestiva bedeutend variabler als die var. vernalis. Aus dem Verhalten der von mir als Stamm- form aufgetassten var. Bryoniae dagegen kònnte man ver- sucht sein, einen Einwurf gegen die Theorie herzuleiten; denn diese ist sowohl in den Alpen, als im Jura, wo sie auf groòsseren Hdhen ebenfalls vorkommt, bekanntermassen aus- serordentlich variabel in Farbung und Zeichnung. Nach der Theorie sollte sie aber noch konstanter sein, als die Win- tergeneration der Ebene, weil sie die altere ist, also auch in ihren Charakteren die befestigtere sein sollte. Man darf aber nicht vergessen, dass Variabilitàt bei einer Art nicht blos auf dem einen eben angedeuteten Wege un- gleich starker Reaktion der Individuen auf Einwirkung abin- dernder Reize entstehen kann, sondern vor Allem auch durch Kreuzung zweier getrennt entstandener, spiter aber in Be- ribrung gekommener nahestehender Varietiten. In den Alpen, wie im Jura dringt von der Ebne her tiberall die gewòhn- liche Form von Napi gegen die Flugplitze von Bryoniae vor, und eine Kreuzung zwischen beiden Formen wird an den meisten dieser letzeren gelegentlich, an vielen sogar haufig stattfinden, so dass es nicht Wunder nehmen kann, wenn an einigen Orten (z. B. bei Meiringen) eine formliche Mu- sterkarte yon Ubergangsformen zwischen Napi und Bryoniae umherfliegt. Der formliche Beweis aber dafir, dass Kreuzung die Ur- sache der grossen Variabilitàt von Bryoniae in dem Alpenge- biet ist, liegt darin, dass sie in den Polarlandern « durch- | aus nicht so variabel ist, wie in den Alpen, sondern ziemlich constant, nach etwa 40-50 im nor- wegischen Stiicken zu schliessen ». So schreibt mir auf SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 241 meine Anfrage mein verehrter Freund, Herr D' Staudin- ger, der selbst zwei Mal die Sommermonate in Lappland zugebracht hat. Eine Kreuzung mit Napi kann dort nicht stattfinden, da Napi nicht vorkommt, die uralte Stammform Bryoniae hat desshalb dort ihre urspringliche Constanz beibe- halten kénnen. So stimmen also auch hier die Thatsachen mit den Erfor- dernissen der Theorie. II. Saison-Dimorphismus und klimatische Varietat. Wenn Saison-Dimorphismus — wie zu zeigen versucht wurde — durch langsame Wirkung verinderten Sommer- klimas entsteht, so ist derselbe also nichts Andres, als die Spaltung einer Art in zwei klimatische Varietiten an ein und demselben Orte, und wir missen erwarten, mannigfache Zusammenhiinge zwischen der gewòhnlichen, einfachen Klimavarietiit und dem Saison- Dimorphismus zu finden. Es kommen nun in der That Falle vor, in welchen Saison- Dimorphismus und Klimavarietàt in einander ibergehen und derart mit einander verflochten sind, dass die auf experi- mentellem Wege gewonnene Ansicht iber Natur und Entste- hung des Saison-Dimorphismus Bestitigung findet. Ehe ich indessen niher darauf eingehe, ist es nòthig, sich ùber den Begriff « Klima-Varietat » zu verstindigen, da derselbe nicht selten auf ganz heterogene Dinge, jedenfalls oft sehr willkirlich angewandt wird. Meiner Ansicht nach sollte scharf unterschieden werden zwischen Klima-und Localvarietiten und unter den ersteren ‘nur solche verstanden werden, welche durch direkte Einwirkung klimatischer Einfliisse entstanden sind, unter der allgemeineren Bezeichnung der Localformen aber alle solche Abweichungen, welche ihren Ursprung aus Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 16 242 A. WEISMANN andern Ursachen herleiten, also z B. aus indirekter Einwirkung der ausseren Lebensverhaltnisse oder auch Um- stiinden, welche gar nicht in Klima und dusseren Lebensver- hiltnissen- von heute ihren Grund haben, sondern etwa in geologischen Verinderungen, welche Isolirung hervorriefen. So kénnen sich z. B. alte, sonst langst ausgestorbene Arten unter dem Schutze der Isclirung an einzelnen Stellen der Erde erhalten haben, wihrend andere, welche im Zustande der Variabilitit einwanderten, sich an solchen Orten durch Amixie (Verhinderung der Kreuzung mit den Artgenossen des tbrigen Wohngebietes) in Lokal-Varietàten umbilden konn- ten. Im einzelnen Falle kann es schwer, oder im Augenblick sogar geradezu unmòglich sein, zu bestimmen, ob man eine klimatische, oder eine aus andern Ursachen entstandene Localform vor sich hat; grade desshalb aber sollte man mit der Bezeichnung klimatische Varietàt vorsichtiger sein. Die Voraussetzung, dass im wahren Sinne des Wortes kli- matische Formen bestehen, ist soviel mir bekannt, ohne An- stand von allen Zoologen gemacht worden, auch liegen ja eine Anzahl sicher beobachteter Thatsachen vor, welche be- weisen, dass lediglich durch neue klimatische Einfliisse auf directem Wege bestimmte Verinderungen einer Art hervor- gerufen werden kònnen. Bei Schmetterlingen ist es in vielen Fillen méoglich, achte Klima-Varietàten von andern Local- formen zu sondern, einmal dadurch, dass es sich nur um be- deutungslose, nicht um biologisch wichtige Abànderungen handelt, dass also Naturzichtung als Ursache der Abande- rung von vornherein ausgeschlossen werden kann, dann durch die streng nach dem Klima geregelte geographische Verbrei- tung, welche nicht selten sogar den Nachweis von Uber- gangsformen auf einem zwischen zwei extremen Klimaten gelegenen Mittelgebiete erlaubt. Nur auf solche, u nzweifelhafte Klima-Varietiten werde ich mich beziehen, wenn ich in Folgendem versuche, den Zu- sammenhang zwischen eintacher Klima-Varietàt und Saison- Dimorphismus klar zu legen. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 243 Ein solcher Fall in welchem die Winterform eines saison- dimorphen Schmetterlings auf anderen Wohngebieten als ein- zige Form, das heisst als klimatische Varietit vorkommt wurde bereits im vorigen Abschnitt angefiirt. Ich meine den Fall von Pieris Napi, denn die Winterform dieser im gemiis- sigten europàischen Flachland saisondimorph auftretenden Art kommt in Lappland und auf den Alpen als monomorphe kli- matische. Varietàt vor, freilich in einer noch héheren Entwick- lung des Wintertypus, als var. Bryoniac. Sehr analog ist der Fall von Antocharis Belia, ebenfalls einem Schmetterling aus der Familie der Weisslinge, der in den Mittelmeerlaindern bis ins mittlere Frankreich hinein vor- kommt und dort iberall einen sehr scharf ausgepragten Saison-Dimorphismus aufweist. Seine Sommergeneration wurde bis in die neueste Zeit als besondere Art A. Ausonia beschrie- ben, und erst durch Staudingers Zichtungsversuche ist es nachgewiesen, dass beide vermeintliche Arten genetisch zu- sammenhingen. Diese Art kommt nun ausser in den genannten Lindern auch noch an einer kleinen Stelle in den Alpen vor, in den Walliser Bergen in der Umgebung des Simplon-Passes. Bei dem kurzen Sommer des Alpenklimas macht sie dort nur eine Generation, und diese trigt vollkommen die Charaktere der Winterform an sich, nur wenig mo- dificirt durch etwas stirkere zottige Behaarung des Korpers, wie sie vielen alpinen Schmetterlingen eigen ist. Diese var. Simplonica ist also hier einfache Klima-Varietàt wahrend sie in den Ebenen Spaniens und Siidfrankreichs als Winterform einer saisondimorphen Art auftritt. Offenbar entspricht diese Anthocharis var. Simplonica genau der var. Bryoniae von Pieris Napi; die Wahrscheinlichkeit , dass auch sie als die aus der Eiszeit ibriggebliebene Stamm- form der Art betrachtet werden muss, ist wohl sehr gross, wenn auch nicht wie bei Bryoniae behauptet werden kann, dass sie seit der Eiszeit nicht vielleicht irgend eine kleine Veriinderung eingegangen sei. Bei Bryoniae verbietet sich 244 A. WEISMANN diese Annahme, da die Art in Lappland und auf den Alpen jetzt noch vollig tbereinstimmt (!). Anthocharis Simplonica scheint in den Polarlindern tberhaupt nicht vorzukommen. Sehr interessant ist einer unsrer gemeinsten Blaulinge Po- lyommatus Phlaeas L., der eine sehr grosse Verbreitung be- sitzt und von Lappland bis nach Spanien und Sicilien reicht. Vergleicht man Exemplare dieses schònen rothgoldenen Fal- ters aus Lappland mit solchen aus Deutschland, so lasst sich kein constanter Unterschied auflinden. Dennoch hat dieser Schmetterling in Lappland nur eine Generation, in Deut- schland zwei im Jahre; Winter-und Sommergeneration glei- chen sich aber vollstindig, und ganz ebenso sind Exemplare gefàrbt, welche im Frihling an der ligurischen Kiiste und in Sardinien gefangen wurden (Fig. 21). Man konnte danach glauben, dass diese Art ausserordentlich indifferent gegen klimatische Einflisse sei. Allein die sideuropàische Sommer- generation unterscheidet sich von der eben erwahrten Win- tergeneration nicht unbedeutend, indem bei ihr das glanzende Rothgold von einer dichten schwarzen Bestàubung beinahe verdeckt wird (Fig. 22). Die Art ist also unter dem Einfluss des warmen sidlichen Klima’s saisondimorph geworden , was sie in Deutschland nicht wurde, obgleich sie auch dort zwei Generationen macht. Niemand, der nur die sardinische Sommerform nicht auch die dortige Winterform kennte , wurde zweifeln, sie als Klima-Varietàt unsres P. Phlaeas zu betrachten, oder umgekehrt die deutsche (nòrdliche) als Klima- Varietàt der sidlichen Sommerform, je nachdem man die eine oder die andre als die primaire Gestalt der Art annimmt. Noch verwickelter ist das Verhiltniss bei einem andern Blauling Zycaena Agestis, insofern hier ein doppelter Saison- Dimorphismus vorliegt Der Schmetterling kommt in dreierlei (!) Anm. Nach brieflicher Mittheilung des Herrn D.r Staudinger werden die Weibchen von Bryoniae in Lappland nie so ganz dunkel, als Ofters in den Alpen, zeigen dagegen nicht selten statt Weiss eine gelbe Grundfarbung. Gelbe Individuen sind indessen auch in den Alpen nicht selten und bilden im Jura sogar die Regel. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 245 Gestalt vor, A und B wechseln in Deutschland miteinander ab als Winter-und Sommerform, B und C dagegen folgen in Italien als Winter-und Sommerform aufeinander, die Form B kommt also beiden Klimaten zu, aber in Deutschland tritt sie als Sommer-, in Italien als Winterform auf. Die deutsche Winterform A fehlt Italien vollstàndig, wie ich aus zahlrei- chen selbstgefangenen Exemplaren weiss, die italienische Sommerform dagegen (var. Allows) kommt in Deutschland nicht vor. Die Unterschiede zwischen den drei Formen sind auffallend genug. Die Form A (Fig. 17) ist auf der Oberseite schwarzbraun und zeigt hòchstens eine Spur schmaler rother Randfiecke, wahrend die Form B (Fig. 18) mitt grossen leb- haft ziegelrothen Randflecken geziert ist und C (Fig. 19) sich von B durch ein intensives Gelbbraun der Unterseite auszeichnet. Wer nur die deutsche Winter-und die italieni- sche Sommerform vor sich hatte, wirde sie ohne Zweifel als klimatische Varietàten auffassen, sie werden aber verbun- den durch die in den Entwicklungsgang Beider eingeschaltete Form B, wodurch eben beide extreme Formen den Charakter blosser Saison-Formen erhalten. III. Qualitat der Abanderungs-Ursachen. . Es ist gezeigt worden, dass die Erscheinung des Saison- Dimorphismus dieselbe néchste Ursache hat, wie die klima- tische Varietàt, nimlich Verinderung des Klima’s, dass sie sogar ihrem Wesen nach geradezy als identisch mit klima- ticher Varietàt betrachtet werden muss, und sich nur dadurch von der gewohnlichen, oder wie ich sie genannt habe, ein. fachen (monomorphen) Klima-Varietàt unterscheidet, dass neben der neuen, durch Klimawechsel entstandenen Form die alte fortbesteht und zwar genetisch mit ihr in Zusammen- hang, so dass alte und neue Form nach der Jahreszeit mitei- DI nander abwechseln. Es dringen sich nun zwei weitere Fragen der Untersuchung auf, nimlich einmal; wodurch bewirkt Klima-Wechsel 246 A, WEISMANN eine Anderung in Zeichnung und Farbung eines Schmetterlings, und zweitens: in wie weit be- stimmt die klimatische Einwirkung die Qualitat der Abanderung? Bei der ersten Frage wire vor Allem zu entscheiden, ob das eigentlich Wirksame beim Klima-Wechsel in der Einwir- kung hoherer oder niederer Temperatur auf den Organismus liegt, oder vielleicht mehr in der durch héhere Temperatur beschleunigten, durch niedrige verlangsamten Entwicklung. Andere Faktoren der Gruppe von ausseren Lebensbedingungen, welche wir unter dem Namen « Klima » zusammenfassen, kònnen als in diesen Fallen unwesentlich unberiicksichtigt bleiben. Die Frage ist schwer zu entscheiden, da Warme und kurze Puppendauer, und andrerseits Kalte und lange Puppendauer meist unzertrennlich miteinander verbunden sind, und man ohne grosse Vorsicht leicht zu Trugschliissen gefiihrt wird, indem man auf Rechnung momentan wirkender Einflùsse setzt, was doch nur Folge langer Vererbung ist. Wenn bei Vanessa Levana auch in sehr kihlen Sommern dennoch stets die Prorsa-und nie die Levanaform auftritt, so wirde es doch sehr irrig sein, daraus schliessen zu wollen, dass nicht die Sommerwirme, sondern nur die der Winter- generation gegeniiber immer noch weit kirzere Entwicklungs> zeit Anlass zur Bildung der Prorsaform gewesen sei. Diese neue Gestalt der Art entsteht nicht plòtzlich, sondern ist, wie aus den oben angefihrten Versuchen schon zur Geniige hervorging, erst im Laufe vieler Generationen entstanden, wahrend welcher meistens Sommerwarme und kurze Entwick- lungsdauer zugleich vorhanden waren. Ganz ebenso wiire es unrichtig aus der Thatsache, dass die Wintergeneration stets die Levanaform liefert, auch dann wenn die Puppen keiner Kalte ausgesetzt, sondern im Zimmer erzogen wurden, zu schliessen dass die Winterkilte keinen Einfluss auf die Fest- stellung ihrer Form gehabt habe. Auch hier miissen die ent. scheidenden Einflisse viele Tausende von Generationen hin- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 247 durch wirksam gewesen sein. Jetzt nachdem die Wintergestalt der Art durch so lange Zeitriume hindurch sich befestigt hat, bleibt sie auch dann noch bestehen, wenn der dussere Einfluss (die Kalte), welcher sie hervorrief, momentan ein- mal fehlt. Das Experiment kann uns hier nicht weiter helfen: da wir nicht mit langen Zeitriumen experimentiren kénnen; aber es giebt einige Beobachtungen, welche mir entscheidend zu sein scheinen. Wenn wir den Polyommatus Phlaeas sowohl in Deut- schland als in Italien in zwei Generationen auftreten sehen, von denen die deutschen beide gleich sind, wahrend in Italien die Sommergeneration schwarz wird, so kann dies nicht dem Einfluss kirzerer Entwicklungsdauer zugeschrieben werden, weil diese in Deutschland und Italien dieselbe ist (zwei Ge- nerationen im Jahre), sie kann somit nur von der hé- heren Sommertemperatur hervorgerufen wor- den sein. Ahnliche Falle liessen sich noch manche anfihren, doch geniigt als Beweis ein einziger. [ch bin desshalb der Ansicht, dass nicht die Entwicklungsdauer das umwan- delnde Princip ist bei der Bildung klimatischer Varietàten der Schmetterlinge, sondern ledi- glich die Temperatur, welcher die Art wahrend ihrer Verpuppung ausgesetzt ist. Wie hat man sich nun die Wirkung der Warme auf Zeich- nung und Farbung einer Schmetterlingsart vorzustellen? Es ist dies eine Frage, die vollstàndig nur durch einen Einblick in die geheimnissvollen chemischen Vorginge beantwortet werden kénnte, durch welche der Kòrper des Schmetterlings sich in der Puppe aufbaut und zwar nur durch einen so vollstindigen Einblick bis in die feinsten Detail-Processe hi- nein, wie wir weit entfernt sind, ihn bei der Entwicklung irgend eines lebendigen Wesens auch nur annàhernd zu be- sitzen. Nichtsdestoweniger lasst sich doch auch in dieser Frage noch ein wichtiger Schritt vorwarts thun, wir kòn- nen feststelln, dass die Qualitàt der Abanderung we- to (0.2) A. WEISMANN sentlich nicht von der einwirkenden Warme, sondern vom Organismus selbst abhangt. Es geht dies einmal aus der Qualitàt der Abinderung bei ein und derselben Art hervor. Vergleicht man die italienische Sommerform von Polyom- matus Phlacas mit ihrer Winterform, so besteht der Unter- schied zwischen ihnen lediglich darin, dass das glànzende Rothgold der letzeren bei der Sommerform durch schwarze Schuppen stark verdiistert, gewissermassen iberdeckt ist. Der Entomologe spricht von einer « schwarzen Bestàubung » der Oberseite der Fliigel, die natiirlich nicht wértlich zu nehmen ist, denn die Anzahl der Schuppen ist bei beiden Formen dieselbe, aber bei der Sommerform sind die meisten Schup- pen schwarz, relativ wenige nur roth. Man kénnte nun daraus den Schluss ziehen, dass durch grosse Wiirme der Chemismus des Stoffwechsels bei Phlaeas in der Weise verindert werde, dass weniger rothes und mehr schwarzes Pigment erzeugt werde. Aber so einfach ist die Sache nicht, es geht das schon aus dem einen Umstand hervor, dass die Sommerformen nicht plotzlich, sondern erst im Laufe zahlreicher Generationen entstanden sind. Es geht aber weiter auch aus dem Verhiltniss von beiden Saisonformen bei andern Arten hervor. So unterscheidet sich die Winterform bei Pieris Napi von der Sommerform unter Anderm durch starke schwarze Bestàu- bung der Fligelwurzeln. Man kann aber daraus nicht schlie- ssen, dass hier bei der Winterform mehr schwarzes Pigment erzeugt werde, als bei der Sommerform; denn bei dieser sind, zwar die Fliigelwurzeln weiss, aber dagegen die Fligelspitzen und die schwarzen Flecke auf den Vorderfliigeln gròsser und tiefer schwarz, als bei der Winterform. Nicht die Quan- titàt des erzeugten schwarzen Pigmentes unter- scheidet beide Formen, sondern der Modus sei- ner Vertheilung auf den Fligeln. Und selbst bei Arten, deren Sommerform wirklich weit mehr Schwarz enthilt, als die Winterform, wie z. B. Va- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 249 nessa Levana, lisst sich doch nicht die eine Form aus der andern einfach durch Verbreiterung der vorhandenen schwar- zen Stellen ableiten; denn an derselben Stelle, an welcher bei Zevana ein schwarzes Band verlàuft, findet sich bei der sonst viel mehr Schwarz enthaltenden Prorsa eine weisse Binde (Vergleiche die Fig. 1-9). Die Zwischenstufen, welche man kiinstlich durch Kalteeinwirkung auf die Sommergeneration erzeagt hat, zeigen Schritt fiir Schritt, je nach dem der Riickschlag mehr oder weniger vollstàndig eingetreten ist, wie mitten auf der weissen Binde der Prorsa ein schwarzer Fleck entsteht, der grésser wird, um schliesslich bei der vollstandigen Levanaform mit einem andern von vorn in die Binde hereinwachsenden schwarzen Dreieck zu einem schwar- zen Band zu verschmelzen. Die weisse Binde der Prorsa- und die schwarze der Levanaform decken sich auch keineswegs, sondern bei Prorsa ist eine ganz neue Zeichnung entstanden, die nicht durch blosse Farbenvertauschung aus der Levana- zeichnung zu erhalten ist. Es entsteht also hier unzweifelhaft die neue Form nicht blos dadurch, dass ein gewisses Pigment — hier das Schwarz — in gròsserer Menge erzeugt wird, sondern dadurch, dass die Pigmentvertheilung zugleich eine andre wird, dass an dersel- ‘ben Stelle, an welcher frither Schwarz sich ablagerte, jetzt Weiss auftritt, wahrend an einer andern das Schwarz bleibt. Wer die Prorsa-und Levanaform miteinander vergleicht , wird nicht umhin kònnen, sich zu verwundern, wie eine so total verschiedne Zeichnung nur durch die direkte Einwirkung susserer Verhiltnisse entstehen konnte. Die vielen Zwischenformen aber, die wir kiinstlich erzeu- gen kénnen, ‘sind — wie mir scheint — ein neuer Beweis fir die Allmaligkeit der Umwandlung. Atavistische Zwischenformen kénnen nur da vorkommen, wo sie in der phyletischen Reihe auch wirklich einmal bestanden haben. Allerdings kann ein Rickschlag nur in einzelnen Charakteren erfolgen, in andern aber die neue Form bestehen bleiben, es ist das sogar die gewéhnlichere Form des Riickschlags, und 250 A. WEISMANN es kònnte auf diese Weise eine Mischung von Charakteren entstehen, wie sie als phyletisches Stadium nie vorgekommen ist; es kònnen aber gewiss niemals einzelne Charaktere auf- treten, die nicht auf irgend einem phyletischen Entwicklungs- stadium normale Charaktere waren, es widerspriiche dies ge- ‘adezu dem Begriff des Riickschlags, durch den niemals neue, sondern stets nur schon dagewesene Charaktere in’s Leben treten kònnen. Wenn demnach die atavistischen Formen von V. Levana, welche wir als Porimaform bezeichnen, uns die Zeichnungscha- raktere in einer grossen Mannigfaltigkeit von Ùbergingen vor Augen fiihren, so làsst uns dies auf eine lange Reihe von phyletischen Entwicklungsstadien schliessen, welche durchlau- fen werden mussten, ehe sich die Sommergenerationen voll- stàndig in die Prorsaform umwandelten. Es bestàtigt dies also die oben schon vorgetragene Ansicht von der langsamen und cumulirenden Wirkung der Klimaein- fliisse. i Wenn nun aber auch die Warme zweifellos das Agens ist, welches viele unsrer Schmetterlinge allmalig in Zeichnung und Farbe verzindert hat, so geht doch aus dem, was so eben uber die Qualitàt dieser Verinderungen gesagt wurde, zur Genige hervor, dass die Hauptrolle bei diesem Transmu- tationsprocess nicht ihr zufallt, sondern dem Organismus, der von ihr beinflusst wird. Durch die Warme veranlasst, be- ginnt eine von Generation zu Generation sich steigernde An- derung in den feinsten und letzten Vorgangen des Stoffwech- sels, welche nicht blos darin besteht, dass statt des einen Farbstofis an einer bestimmten Stelle ein andrer abgelagert wird, sondern welcher es eben so gut mit sich bringen kann, dass an einer Stelle Gelb sich in Weiss umsetzt, an einer andern in Schwarz, oder dass an einer Stelle Schwarz sich in Weiss verwandelt, an einer andern aber Schwarz bleibt. Wenn man bedenkt, wie ungemein zih die kleinsten unbe- deutensten Charaktere der Zeichnung bei constanten Schmet- terlingsarten von Geschlecht zu Geschlecht vererbt werden, SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 251 so muss eine derartige totale Umwandlung um so mehr iberraschen und man wird-sie nicht aus der Natur der Warme erklaren kénnen, sondern nur aus der Natur der betreffenden Art. Diese reagirt auf Warme nicht so, wie eine Eisenlésung auf Kaliumeisencya- nur, oder auf Schwefelwasserstoff; was vorher Schwarz war, wird jetzt nicht Blau oder Gelb, was Weiss war, wird nicht durchweg Schwarz, sondern es entwickelt sich, aus- gehend von der vorhandenen Zeichnung, eine neue, oder wie ich es allgemeiner ausdriicken méchte: Die Entwicklungsrichtung der Art wird eine andere. Die complicirten chemisch-physicalischen Vor- ginge im Stoffwechsel des Puppenschlafs ver- schieben sich allmàalig derart, dass daraus als End-Resultante eine neue Zeichnung und Fàr- bung des Schmetterlings hervorgeht. Dass wirklich bei diesen Vorgingen die Constitution der Art die Hauptrolle spielt, nicht aber das aussere Agens, die Wiirme, dass diese vielmehr nur die Rolle des Funkens tiber- nimmt, der wie Darwin sich einmal treffend ausdrickt, die brennbare Substanz entziindet, wahrend die Art und Weise des eingeleiteten Verbrennungsprocesses von der Qualitàt des explodirenden Stoffes abhangt, dafir sprechen noch weitere Thatsachen. Wire es nicht so, so miisste erhòhte Warme bei allen Schmetterlingen eine bestimmte Farbe stets in derselben Weise verindern, stets also in dieselbe andere Farbe um- wandeln. Dem ist aber nicht so, denn wéahrend Polyommatus Phlaeas im Siiden schwarz wird, wird die ebenfalls rothe Va- nessa Urticae im hohen Norden schwarzer, und viele andere den Entomologen woblbekannte Beispiele liessen sich dafir anfùhren. Dagegen finden wir umgekehrt, dass Arten von &hnli- cher physischer Constitution, d. h. also nahe ver- wandte Arten unter dem gleichen klimatischen Einfluss in analoger Weise abandern, Ein schònes Beispiel dafir bieten unsere Weisslinge (Piercden). Die mei- 252 A. WEISMANN sten von ihnen zeigen Saison-Dimorphismus: so Pieris Bras- sicae, Rapae, Napt, Krueperi and Daplidice, Anthocharis Belia und Belemia, Leucophasia Sinapis, und bei allen sind die Un- terschiede zwischen Winter-und Sommerform ganz ahnlicher Art; erstere zeichnet sich durch starke schwarze Bestàubung der Flùgelwurzeln, durch schwàrzliche oder griine Bestàubung der Unterseite der Hinterfliigel aus, wahrend letztere statt dessen intensiv schwarze Fliigelspitzen und oft auch Flecke auf den Vorderfliigeln besitzt. Nichts kann aber schlagender beweisen, wie hier Alles von der physischen Constitution abhingt, als die Thatsache, dass bei einzelnen Arten die mannlichen Individuen in andrer Weise abandern, als die weiblichen. Die Stammform von Pieris Napi (die var. Bryoniae) bietet ein Beispiel. Bei allen Pieriden finden sich sekundare Ge- schlechtsunterschiede, die Minnchen sind anders gezeichnet als die Weibchen, die Arten sind also sexuell dimorph. Nun wurde oben schon erwihnt, dass die Minnchen der von mir als Stammform aufgefassten alpin-polaren var. Bryoniae sich beinahe gar nicht von den Minnchen unsrer deutchen Win- terform (Pieris Napi var. vernalis) unterscheiden, wahrend die Weibchen so bedeutend differiren (‘). Es hat also der allmalige Klimawechsel, der die Stammform Bryoniae in Napi verwandelte, eine weit stirkere Wirkung auf das weib- liche als auf das mannliche Geschlecht ausgeiibt. Die àus- sere Einwirkung war genau dieselbe, aber die Reaction des Organismus war eine verschiedene, und die Ursache der Verschiedenheit kann nirgend anders ge- sucht werden, als in den feinen Mischungsunterschieden, wel- che die weibliche von der minnlichen physischen Constitution unterscheiden. Wenn wir auch ausser Stand sind, solehe Un- terschiede niher zu pricisiren, so dirfen wir sie doch aus solchen Beobachtungen mit voller Sicherheit als vorhanden erschliessen. (1) Vergleiche die Fig. 10 und 14, 11 und 15, SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 253 Ich hebe dies besonders desshalb hervor, weil nach meiner Ansicht Darwin seiner sexuellen Zichtung einen zu grossen Einfluss zuschreibt, wenn er die Ausbildung secundarer Ge- schlechtsunterschiede auf sie allein zurickfihrt. Der Fall von Bryoniae lehrt uns, dass sie auch aus rein inneren Ursachen auftreten kònnen, und ehe nicht das Expe- riment uber die Tragweite der sexuellen Zuchtwahl irgend einen Anhalt geliefert haben wird, bleibt die Ansicht berech- tigt, dass der sexuelle Dimorphismus der Schmetterlinge zum grossen Theil in Verschiedenheiten der physischen Con- stitution der Geschlechter seine Ursache habe. Ganz anders liegt die Sache bei solchen Sexualcharakteren, welche wie die Stimme der mannlichen Heuschrecken unzweifelhafte Be- deutung fir das Geschlechtsleben besitzen. Diese kònnen ge- wiss mit grosser Wabrscheinlichkeit von sexueller Ziichtung abgeleitet werden. Es ist vielleicht nicht iiberfliissig, noch einen andern ahn- lichen Fall anzufihren, bei welchem aber nicht das weibli- che, sondern das minnliche Geschlecht stirker von dem Klimawechse! betroffen wurde. Der schon oft erwahnte Po- lyommatus Phlaeas ist in unsern Breiten, wie im hohen Nor- den in beiden Geschlechtern vollkommen gleich in Farbe und Zeichnung, ebenso im Siiden in seiner Wintergeneration. Die Sommergeneration aber zeigt einen leichten sexuellen Dimor- phismus, der darin besteht, dass bei den Weibchen das Roth der Vorderfliigel weniger vollstindig von Schwarz verdeckt wird, als bei den Ménnchen. IV. Warum sind nicht alle Polygoneuonten saison-dimorph ‘? ‘Wenn wir als erwiesen annehmen diirfen, dass der Saison- Dimorphismus nichts Anderes ist, als die Spaliung einer Art in zwei Klima-Varietiiten an ein und demselben Wohnorte, so dràngt sich sogleich die weitere Frage auf, warum nicht 254 A. WEISMANN alle Polygoneuonten (Arten welche mehr als ene Generation im Jahre produciren) saisondimorph geworden sind. Um diese zu beantworten, ist es néthig, néher auf die Entwicklung dieses Saison-Dimorphismus einzugehen. Offenbar beruht dieselbe auf einer eigenthitmlichen Art der Vererbung, einer sprungweisen, periodischen, die man versucht sein kònnte, mit der von Darwin zuerst hervorgehobenen Ver- erbung in correspondirendem Lebensalter zu identificiren. Sie fallt indessen keineswegs mit dieser vòllig zusammen, wenn sie auch eine grosse Analogie mit ihr besitzt und in letzter Instanz auf ein und demselben Grunde beruhen muss. Die Darwin’sche « Vererbung in correspondi- rendem Lebensalter», oder wie Haeckel sie nennt, die « homochrone Vererbung» charakterisirt sich dadurch, dass neue Charaktere stets in demjenigen Lebensalter des In- dividuums auftreten, in welchem sie zuerst bei seinen Voràltern auftraten; ein Satz, dessen Richtigkeit streng erwiesen wurde, da Falle bekannt sind, in welchen das erste Auftreten eines neuen (vorziiglich pathologischen) Charakters, sowie seine Vererbung durch mehrere Geschlechter beobachtet wurde. Auch die saisondimorphen Schmetterlinge kònnen einen weiteren Beleg dazu liefern und zwar in besonders werthvoller Weise. Sie zeigen namlich, dass nicht etwa nur plétzlich entstan- dene, also wohl aus rein innern Ursachen hervor gegangene Abweichungen diesen Vererbungsmodus einhalten, sondern dass allmilig entstandene, von Generation zu Generation sich hiufende, auf Anstoss iiusserer Einfliisse hervorgerufene Charaktere sich nur auf diejenigen Lebensstadien vererben , in welchen diese Einfliisse sich geltend machten oder noch machen. Bei allen saisondimorphen Schmetterlingen, welche ich genau untersuchen konnte, fand ich die Raupen der Sommer-und Wintergenerationen vòllig iden- tisch; die Einflisse, welche auf die Puppen einwirkend, die Imagines in zwei klimatische Formen gespalten hatten, waren also ohne alle Einwirkung auf die fruheren Entwicklungssta- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 200) dien geblieben. Ich fihre speciell an, dass die Raupen sowuhl als die Puppen und Eier von Vanessa Levana bei der Sommer-und Winterform ganz gleich sind und dasselbe ist der Fall in allen der genannten Stadien von Pier’s Napi und Pieris Bryoniae. Es soll hier nicht versucht werden, tiefer in das Wesen der Vererbungserscheinungen einzudringen; es geniigt das Gesetz bestitigt zu haben, dass Einfliisse, welche nur in be- stimmten Entwicklungsstadien des Individuums eintreten, auch wenn sie nicht plétzlich, sondern cumulativ wirken, doch nur dieses einzige Stadium verindern, ohne alle Nach- wirkung auf spitere oder frithere Stadien. Offenbar ist dieses Gesetz von der gròssten Wichtigkeit fiir das Verstiindniss der Metamorphose. Lubbock (!) hat kiirzlich in geistreicher Weise entwickelt, wie man sich die Entstehung der Metamorphose bei den Insecten durch indi- recte Einwirkung verschiedener Lebensbedingungen in den verschiedenen Lebensaltern einer Art erkliren kann, wie die beissenden Mundtheile einer Raupe sich durch Anpassung an eine andre Ernihrungsweise in spàterem Alter in saugende umwandeln konnten; eine soiche Anpassung verschiedener Entwicklungsstadien einer Art an verschiedenartige Lebens- verhiltnisse wiirde aber niemals zur Metamorphose fihren kònnen, wenn nicht das Gesetz der homochronen oder pério- dischen Vererbung die allmiligen Errungenschaften eines bestimmten Lebensalters auch nur auf dasselbe Lebensalter der folgenden Generation ibertriige. Die Entstehung des Saison-Dimorphismus beruht nun auf der Herrschaft eines ganz ahnlichen Gesetzes, oder genauer einer Vererbungsform, welche sich von der eben betrach- teten nur dadurch unterscheidet, dass sie sich hier nicht auf die Stadien der Ontogenese, sondern auf eine ganze Genera- tionsfolge bezieht. Diese Vererbungsform wirde sich etwa so formuliren lassen: Wenn umstimmende Einflisse al- (1) On the Origin and Metamorphoses of Insects. London 1874. 256 A. WEISMANN ternirend eine Reihe von Generationen treffen, so entsteht ein Cyclus von Generationen, indem die Abanderungen sich nur auf die. von dem abindernden Einflusse getroffenen Generatio- nen vererben, nicht aber auf die dazwischen liegenden. Charaktere, welche durch den Einfluss des Sommerklimas entstanden, vererben sich nur auf die Som- mergenerationen, bei den Wintergenerationen bleiben sie la- tent, ganz ebenso wie die beissenden Mundtheile der Raupe im Schmetterling latent bleiben und erst in dem Raupen- stadium der folgenden Generation wieder hervortreten. Auch dies ist keine blosse Hypothese, sondern der unabweisliche Schluss aus den Thatsachen. Sobald man zugiebt, dass meine Auffassung des Saison-Dimorphismus als einer doppelten Klima- Varietàt richtig ist, so folgt daraus unmittelbar das Gesetz der cyclischen (') Vererbung, wie ich es zum Unterschied von der die Stadien der Ontogenese betreffenden homochronen Ver- erbung nennen méchte. Diese cyclische Vererbung bildet offenbar die Grundlage aller jener Erscheinungen wel- che man unter dem Namen des Generationswechsels zusam- menfasst, wie dies spàter entwickelt werden soll. Es verhalten sich also die aufeinander folgenden Genera- tionen hier genau ebenso, wie dort die Entwicklungsstadien einés Individuums, und es muss erlaubt sein, daraus den Riickschluss zu ziehen, dass in der That — wie wir es aus andern Griinden schon lange annehmen — eine Genera- tion nur ein Entwicklungsstadium im Leben der Art ist. Es scheint mir darin eine schéne Bestàtigung fir die Richtigkeit der Entwicklungslehre (Descendenztheorie) zu liegen. (4) Anm. Ich dachte zuerst daran die beiden Formen cyclischer oder homo- chroner Vererbung als ontogenetisch-und phyletisch-cyclische zu bezeichnen. Ersteres ware stets richtig, Letzteres aber passte zwar beim Generationswechsel, bei welchem wirklich zwei oder mehrere phy leti- sche Stadien miteinander abwechseln, nicht aber bei allen den Fallen, welche ich (siehe unten!) der Heterogonie zurechne und bei welchen, wie grade beim Saison-Dimorphismus, eine Reihe von Generationen dessel- ben phyletischen Stadiums den Ausgangspuokt bildet. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE ZI Wenn nun aber — um zu der in diesem Abschnitt zu lò- senden Frage zurickzukehren — der abwechselnde Einfluss von Kalte im Winter und Warme im Sommer nach dem Gesetz der cyclischen Vererbung zur Ausbildung einer Winter- und Sommerform fuhren muss, warum — so miissen wir abermals fragen — finden wir nicht bei allen Polygoneuon- ten unter den Schmetterlingen die Erscheinung des Saison- Dimorphismus? i Man wird zuerst daran denken, dass nicht alle Arten die gleiche Empfindlichkeit gegen Temperatur-Einfliisse zu haben brauchen; ja es lasst sich sogar aus den qualitativ so sehr verschiedenen Differenzen zwischen Winter-und Sommerform der verschiednen Arten mit Bestimmtheit eine verschieden grosse Empfinglichkeit fir den modificirenden Einfluss der Temperatur ableiten. Allein damit reicht man zur Erklarung nicht aus; denn es giebt Schmetterlinge, die inberall, wo sie vorkommen, zwei vòllig gleiche (‘) Generationen produ- ciren und dennoch unter verschiedenem Klima als Klima-Varietiit auftreten. So Pararga Egeria (Fig. 23) deren siidliche Varietiit Meione (Fig. 24) sogar noch durch eine Mittelform der ligu- rischen Kiste mit ihr verbunden wird. Hier besteht also eine entschiedene Reactionsfihigkeit auf Temperatureinfliisse, und doch ist keine Scheidung in Sommer-und Winterform ein- getreten. ‘ 5 Man kénnte nun daran denken, eine verschiedene Art der Vererbung als Ursache des verschiedenen Verhaltens anzunehmen, also einfach zu sagen: nicht immer werden Verinderungen, welche durch Klimawechsel erzeugt wurden, alternirend vererbt, d. h. nur auf die correspondirenden Ge- (1) Anm. Es beruht auf einem Jrrthum, wenn der sonst sehr genaue M e- yer-Diirr in seinem « Verzeichniss der Schmetterlinge der Schweiz » (1852) S. 207 angiebt, die Winter-und Sommergeneration von P. Egeria unterschie- den sich durch kleine Abweichungen im Flugelschnitt und in der Zeichnung. Die Charaktere, welche Meyer fur die Sommerform angiebt, passen viel mehr auf das weibliche Geschlecht. Es besteht bei dieser Art ein sehr ge- ringfiigiger sexueller Dimorphismus, aber kein Saison-Dimor- phismus. Ann. del Museo Civ. di St. Nat. Vol. VI. 17 258 A. WEISMANN nerationen, sondern zuweilen auch kontinuirlich, also so, dass sie in jeder Generation zu Tage treten, in keiner blos la- tent vorhanden sind. Die Ursachen warum in einem bestimmten Falle die eine oder die andere Vererbungsform eintràte, kònnten dann nur innere, d. h. im Organismus selbst gele- gene sein, und uber ihr eigentliches Wesen liesse sich einst- weilen so wenig aussagen, als iber das Wesen irgend eines Vererbungs-Vorganges. In &hnlicher Weise hat Dar- win eine doppelte Art der Vererbung in Bezug auf die neuen Charaktere angenommen, welche durch geschlechtliche Zichtung hervorgerufen werden; bei der einen bleiben diese Charaktere auf das Geschlecht beschrinkt, welches sie er- warb; bei der andern werden sie auch auf das andere Ge- schlecht vererbt, ohne dass sich angeben liesse, warum in einem bestimmten Falle die eine oder die andere Form der Vererbung eintritt. Bei der sexuellen Ziichtung mag diese Art der Erklirung statthaft sein, da es nicht undenkbar ist, dass gewisse Cha- raktere von der physischen Natur des einen Geschlechtes nicht so leicht, oder selbst gar nicht hervorgebracht werden kénnen, als von der des andern Geschlechtes; in unserm Falle aber kann in der physischen Constitution der einen Generation unméglich ein Hinderniss zur Ubernahme eines vererbten Charakters legen, insofern diese Constitution vor dem Eintritt des Dimorphismus bei allen aufeinanderfolgen- den Generationen gleich war und erst durch den ungleichen Einfluss der Temperatur auf die alternirenden Generationen jeden Jahres, in Verbindung mit cyclischer Vererbung inso- weit ungleich geworden ist, dass daraus ein Wechsel der Artcharaktere resultirt. Wenn dass Gesetz der cyclischen Ver- erbung tiberhaupt ein Gesetz ist, dann muss es auch in allen Fallen Geltung haben, und es kann niemals vor- kommen, dass Charaktere, welche von der Som- mergeneration erworben wurden, auch auf die Wintergeneration von vorn herein vererbt wer- den. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 259 Ich will zwar die Méglichkeit nicht in Abrede stellen, dass spiter, nachdem sehr zahlreiche Generationen hindurch al- ternirende Vererbung streng eingehalten wurde, ein Moment eintritt, wo der iberwiegende Einfluss mehrfacher Sommer- generationen sich schliesslich auch bei der Wintergeneration derart geltend macht, dass die Sommer-Charaktere nun auch bei ihr zum Vorschein kommen, statt wie bisher latent zu bleiben. Man kénnte sich vorstellen, dass auf diese Weise zuerst nur wenige, spàter immer zahlreichere Individuen der Sommerform sich annihern, bis schliesslich der ganze Dimor- phismus verschwunden und die Art wieder monomorph ge- -worden wire, bis also die neue Gestalt der Art die Allein- herrschaft errungen hitte. Eine solche Vermuthung wiirde sich sogar jetzt schon durch einige Thatsachen stiitzen lassen, wie denn oben bereits eine der Theorie scheinbar widerstrei- tende Beobachtung an Vanessa Levana in diesem Sinne ge- deutet wurde. Ich meine die Thatsache, dass zuweilen ein- zelne Schmetterlinge der Wintergeneration noch im Oktober ausschlipfen und zwar in der Prorsaform, statt wie die an- dern zu iberwintern und im nachsten Frihjahr in der Levana- form zu erscheinen. Auch die Thatsache , dass die Winterform von Pieris Napi im weiblichen Geschlecht nicht mehr die auffallende Farbung der Stammform Bryoniae beibehalten hat, liesse sich als Beeinflussung der Wintergeneration durch die mehrfachen Sommergenerationen deuten, und nicht min- der kann die Doppelgestalt der Frithjahrsgeneration bei Pa- pilio Ajax durch allmàlige Umwandlung der alternirenden Vererbung in continuirliche ihre Erklarung finden, wie oben bereits angefuhrt wurde. Alle diese Falle sind aber vielleicht auch anderer Auslegung fàhig, jedenfalls kann tiber die Rich- tigkeit der Vermuthung erst durch weitere Thatsachen entschieden werden. Sollte indessen dieselbe sich auch als richtig herausstellen, so wirde mit ihrer Hilfe sich doch das Fehlen des Saison- Dimorphismus bei Fallen wie Pararga Egeria und Meione nicht erktiren lassen, da hier nur eine Sommergeneration vor- 260 A. WEISMANN kommt, also ein Uberwiegen der Sommercharaktere in Bezug aut die Vererbung nicht angenommen werden kann. Man muss sich somit nach einer andern Erklirung umsehen, und ich glaube sie in dem Umstand zu finden, dass die genann- ten Schmetterlinge nicht als Puppen iberwintern, sondern als Raupen, dass somit die Winterkilte nicht die Entwicklungsvorginge direct beein- flusst, durch welche das vollendete Insect in der Puppe sich ausbildet. Grade darauf aber scheint es bei der Entstehung jener Firbungsunterschiede anzukom- men, welche wir als Saison-Dimorphismus der Schmetter- linge bezeichnen. Es geht dies mit grésster Wahrscheinlichkeit aus den oben angefiihrten Versuchen hervor. Man kann es schon daraus schliessen, dass die Fier, Raupen und Puppen bei der Som- mer- und Wintergeneration bei allen darauf untersuchten saisondimorphen Arten vdllig gleich sind; nur das Stadium des Schmetterlings zeigt sich verschieden. Weiter daraus, dass Temperatur-Einfliisse, welche die Raupe treffen, niemals eine Veriinderung des Schmetterlings nach sich ziehen , sowie endlich daraus, dass die kinstliche Hervorrufung des Riick- schlags der Sommer- in die Winterform nur durch Einwir- kung auf die Puppe zu erzielen ist. Wir diirfen annehmen, dass zur Eiszeit nicht alle Mono- goneuonten als Puppen den Winter ùberdauerten, da auch heute noch eine ganze Anzahl von ihnen im Raupenstadium iiberwintern (z. B. Satyrus Proserpina u.. Hermione, Epine- phele Eudora, Janira, Tithonus, Hyperantus, Ida u. S. W.). Als nun das Klima wirmer wurde und in Folge davon bei vielen dieser Monogoneuonten sich allmilig eine zweite Ge- neration einschob, folgte daraus doch keineswegs mit Noth- wendigkeit auch eine Verschiebung. der Wintergeneration , derart, dass nun die Puppen, statt frùher die Raupen tiber- winterten. Es lisst sich sogar a priori leicht darthun, dass wenn iiberhaupt eine Verschiebung der Wintergeneration eintrat, dies nur in umgekehrter Richtung geschehen konnte, SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 261 naimlich so, dass Arten, welche frilher als Raupen den Win- ter zubrachten, nun im Ei uberwinterten, solche aber, wel- che frùher als Puppen iberwinterten, jetzt als Raupen. Das Einschieben einer Sommergeneration muss nothwendig das Absetzen derjenigen Brut, welche iberwintert, weiter gegen das Ende des Sommers vorricken; der Rest des Som- mers, welcher zur Entwicklung der Eier und Réupchen die- nen soll, wird méglicherweise nicht mehr bis zur Verpup- pung ausreichen, und die Art, welche als Puppe iberwinterte, solange sie monogoneuontisch war, wird jetzt vielleicht als Raupe iberwintern miissen. Eine derartige Verschiebung ist denkbar; gewiss aber ist es, dass viele Arten ilberhaupt gar keine Verschiebung ihrer Entwicklung erlitten, als sie aus Mono- zu Digoneuonten wurden. Es geht dieses daraus hervor, dass bei vielen Arten aus der Familie der Satyriden, welche heute Digoneuonten sind, die Uberwinterung im Stadium der Raupe geschieht, also ganz ebenso wie bei den monogoneuontisch gebliebenen Arten derselben Familie. Bei allen Digonoeuonten aber, deren Winter- generation in der Raupenform titberwintert, kòn- nen wir nicht erwarten Saison-Dimorphismus der Schmetterlinge anzutreffen, da bei ihnen das Puppenstadium ihrer beiden Generationen nahezu denselben Temperatureinfliissen ausge SCOZIA: Man wird daher zu dem Satze gefiihrt, dass bei Tag- schmetterlingen ùberallda Saison-Dimorphismus entstehen muss, wo die Puppen der alterni- renden Jahresgenerationen sehr verschiedenen Temperatur-Einflissen in regelmissigem Wech- sel und lange Zeitriume hindurch ausgesetzt waren. _Damit stimmen die Thatsachen, insofern die meisten Schmetterlinge, welche Saison-Dimorphismus zeigen, auch im Puppenstadium iberwintern. So ausser Vanessa Levana , 202 A. WEISMANN alle Pieriden, Papilio Machaon , Pap. Podalirius, Pap. Ajax. Indessen darf nicht verschwiegen werden, dass Saison-Dimor- phismus auch bei einigen Arten vorkommt, welche nicht als Puppen, sondern als Raupen iberwintern, wie dies z. B. bei der sehr stark dimorphen Lycaena Amyntas der Fall ist. Aber solche Fille lassen sich auf verschiedene Weise erklaren. Einmal haàngt die Bildung einer Klima-Varietàt — und als solche miissen wir ja auch die Formen des Saison-Dimorphis- mus auffassen — keineswegs lediglich von der Gròsse der Differenz ab zwischen der Temperatur, welche auf die Puppen der priméren, und der Temperatur, welche auf die der secundàren Form einwirkte; sie wird vielmehr durch die absolute Temperaturhòhe bestimmt, welche das Puppen- stadium trifft. Es geht dies unzweifelhaft daraus hervor, dass manche Arten, wie unser gemeiner Schwalbenschwanz, Pap. Machaon und der Segelfalter, Pap. Podalirius in Deutschland und dem ibrigen gemassigten Europa keine Unterschiede in der Farbung erkennen lassen zwischen ihrer ersten Genera- tion, deren Puppen iberwintern und der zweiten, deren Pup-: penzeit in den Juli fallt, wahrend dieselben Schmetterlinge im siidlichen Spanien und Italien in geringem Grade saison- dimorph werden. Die unter dem Einflusse der sicilianischen Sommerhitze sich entwickelnden Schmetterlinge haben sich, wenn auch nur in geringem Grade zu klimatischen Varie- titen umgebildet. Noch klarer beleuchtet diese Verhaltnisse folgende Reflexion. Die mittlere Temperatur von Winter und Sommer in Deutschland differirt um 14,9° R, also viel be- deutender, als die des deutschen und sicilianischen Sommers, welche nur um 3, 6° R, aus einander stehen; dennoch sind Winter- und Sommergeneration von Pap. Podalirius in Deutsch- land gleich geblieben, die Sommergeneration in Sicilien aber zur Klima-Varietàt geworden; in der geringen Steigerung der mittleren Sommer-Temperatur von 15,0° R (Berlin) auf 19,4° R (Palermo) muss also die Ursache der Abénderung liegen. Es tritt demnach bei einer bestimmten absoluten Temperaturhòhe die Tendenz zum Va- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 263 riiren in bestimmter Richtung ein, un zwar ist diese Hòhe verschieden fiir die verschiedenen Arten. Letzteres geht daraus hervor, dass erstens der Un- terschied zwischen Sommer- und Winterform bei verschiedenen Arten sehr ungleich gross ist, und dass zweitens viele Digo- neuonten in Deutschland noch monomorph sind und erst in Siideuropa saisondimorph werden. So die ebenerwahnten Pap. Machaon und Podalirius, wie auch Polyommatus Phlacas. Der verdienstvolle Zeller hat auf seiner italienischen Reise vom Jahre 1846-47 eine ziemlich grosse Anzahl von Tagschmetter- lingen als in schwachem Grade saisondimorph erkannt, wel- che es in unserm Klima nicht sind (!). So wiirde sich also das Vorkommen von Saison-Dimorphis- mus bei Arten welche wie Lycaena Amyntas als Raupen, nicht als Puppen iberwintern, einfach daraus erkliiren, dass die Wintergeneration die primiàre Form war, und dass die Steigerung der Sommerwirme seit der Eiszeit betrichtlich genug war, um bei dieser Art die allmàlig sich zwischen- schiebende zweite Generation zur Abinderung zu veranlassen. Doch lasst sich der Dimorphismus von Lyc. Amyntas noch auf andere Weise erklaren. Es kònnte nimlich hier eine Verschiebung der Entwick- lungszeit stattgefunden haben und zwar in dem oben schon als moglich zugegebenen Sinn, dass die Art frilher im Pup- penstadium iberwinterte, spater aber durch das Einschieben einer Sommergeneration in ihrer Entwicklung verriickt wurde und als Raupe iberwintern musste. War dies der Fall, dann hat sich die jetzige Winterform, var. Polysperchon unter dem Einfluss des Winterklima’s festgestellt, sie ist eine ichte Win- terform und hatte auch nach der angenommenen Verrtickung ihrer Entwicklung keinen Grund, sich umzuwandeln, da die Temperatur des ersten Frihjahrs, in welches heute ihre Ver- puppung fallt, dazu nicht hinreichend hoch ist. Dagegen (1) Ph. C. Zeller Bemerkungen ibsr die auf einer Reise nach Italien und Sicilien gesammelten Schmetterlingsarten. Isis 1847, II- XII, 264 A. WEISMANN konnte sich die eingeschobene zweite Generation, deren Pup- penperiode mitten in den Hochsommer fallt, sehr wohl zu einer abweichenden Sommerform gestalten. Diese Erklirung fallt genau genommen mit der vorigen zusammen, mit der sie den Ausgangspunkt gemein hat, die Voraussetzung némlich, dass hier wie bei Vanessa Levana und den Pieriden die Winterform die primare ist, dass also der Dimorphismus von der gegebenen Win- terform ausgeht und nicht die Entstehung die- ser es ist, was erklirt werden soll, sondern die der Sommerform. Ob nun die Winterform sich durch Einwirkung der Winter- oder der Frihjahrs-Temperatur ge- bildet hat, ist fir die Beurtheilung des einzelnen Falles in- sofern gleichgiiltig, als wir doch ausser Stande sind, anzu- geben, wie stark die Temperatur-Erhòhung sein miisse, um eine bestimmte Art zum Abindern zu zwingen. Theoretisch ist nun auch der andere Fall denkbar, dass bei irgend, welchen Arten die Sommerform die pri- mire war, und dass durch Wanderung nach Norden die Art in ein Klima gerieth, welches ihr zwar noch gestattete, zwei Generationen hervorzubringen, das Puppenstadium der einen Generation aber der Winterkiilte aussetzte und so zur Bildung einer sekundiaren Winterform den Anlass gab. In diesem Falle wiirde allerdings das Uberwintern als Puppe unerlisslich zur Entstehung eines Saison-Dimorphismus sein. Ob dieser Fall in Wirklichkeit vorkommt, ist mir in hohem Grade zweifelhaft, so viel kann jedenfalls mit Bestimmtheit behauptet werden, dass der erstere Fall bei Weitem der hiu- figere ist. Durch die schénen Untersuchungen von Ernst Hoffmann (!) ist mit grosser Evidenz nachgewiesen wor- den, dass bei weitem die Mehrzahl aller: europàischen Tag- falter nicht von Siiden her, sondern aus Sibirien einwanderte. Von 281 Arten sind nach Hoffmann 173 aus Sibirien, nur 39 aus dem siidlichen Asien und nur acht aus Afrika einge- (1) Isoporien der europaischen Tagfalter. Stattgart 1873. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 265 wandert, nachdem wihrend der kiltesten Periode der Eis- zeit gar keine (?) oder doch nur sehr wenige Arten nérdlich von den Alpen tbrig geblieben waren. Somit waren die mei- sten Schmetterlinge, welche heute Europa bewohnen, seit ihrer Eimwanderung einer allmilig zunehmenden Wirme aus- gesetzt. Wenn sich bei ihnen Saison-Dimorphismus entwi- ckelte, so muss stets die Sommerform die sekundire gewesen sein, wie dies die Ruckschlagversuche bei Pieris Napi und Vanessa Levana auch bewiesen haben Alle mir als saisondimorph bekannten Schmetterlinge finden sich bei Hoffmann unter der Rubrik der sibirischen' Ein- wanderer, mit Ausnahme von zwei Arten, der Anthocharis — Belemia, welche unter den aus Afrika eingewanderten aufee- fuhrt wird, und der Pieris Arueperi, welche ùber Kleinasien eingewandert sein mag, wie sie denn auch heute noch nicht weiter nach Westen vorgedrungen ist, als Griechenland. Aus einer Wanderung in der Richtung von Ost nach West kann ein bedeutender Klimawechsel kaum abgeleitet werden, und der Ursprung des Saison-Dimorphismus bei Pieris Arueperi kann daher nur auf derselben Ursache beruhen, wie der der sibirischen Einwanderer, nimlich auf der allgemeinen Wir- mezunahme der nòrdlichen Halbkugel seit der Eiszeit. Auch bei dieser Art muss die Winterform die primire Form sein. Bei Anthocharis Belemia dagegen kann die Wanderung von Afrika aus nach Norden wohl eine Versetzung in kihleres Klima bedeutet und eine secundire Winterform veranlasst haben, wenn sich auch dariiber nichts Sicheres aussagen lisst , weil wir die Zeit der Einwanderung in Sùdeuropa nicht nàher kennen und sich eine Wanderung auch ohne Klimawechsel denken lisst, wenn sie niimlich Schritt hielt mit der seit der Eiszeit allmilig zumehmenden Wirme der nòrdlichen Halbkugel. Entscheidend wiirde hier nur der Versuch sein. Wenn die Sommergeneration, var. Glauce die primàre Form war, so wird es nicht méglich sein, durch Einwirkung von Kilte auf die Puppen derselben die Winterform Le/emia' hervorzurufen, wahrend es dagegen gelingen muss, die Puppen der Win- 266 A. WEISMANN tergeneration durch Warme zum Rickschlag in die Glauce- Form zu veranlassen, wenigstens theilweise und mehr oder weniger vollstindig. Ubrigens soll keineswegs behauptet werden, dass es sich so verhalten misse. Ich bin im Ge- gentheil der Ansicht, dass. auch hier die Winterform die primire ist. Die Wanderung nach Norden (von Afrika nach Sidspanien) war eine allzu geringfùgige, und die Winter- form findet sich heute ebensowohl in Afrika als in Spanien. V. Beziehungen zum Generationswechsel. Schon von Wallace ist der Saison-Dimorphismus als Gene- rationswechsel bezeichnet worden, und wenn damit nichts weiter gesagt sein soll, als dass ein regelmassiger Wechsel verschieden gestalteter Generationen stattfindet, se kann man ihm diesen Namen nicht bestreiten. Damit ist indessen auch nicht viel gewonnen, solange nicht nachgewiesen wird, dass beiden Erscheinungen die gleichen Ursachen zu Grunde liegen, dass sie somit in Wahrheit analoge Vorginge sind. Die Ur- sachen des Generationswechsels aufzufinden ist aber bis jetzt noch kaum versucht worden und dies aus guten Grinden: es fehlte dazu an jedem Material. Hackel hat wohl als der Einzige in neuester Zeit diese complicirten Erscheinungen in ihrer Gesammtheit einer eingehenden Untersuchung unter- worfen; und gelangte dabei zu der Uberzeugung, dass man die verschiedenen Formen der Metagenese in zwei entgegengesetzte Reihen vereinigen kònne. Er unterscheidet eine progressive und eine regressive Reihe und versteht unter ersterer diejenigen Fille, « welche gewissermassen sich noch auf dem Ubergangssta- dium von der Monogonie zur Amphigonie (ungeschlechtlichen zur geschlechtlichen Fortpflanzung) befinden, deren frihere Stammeltern also niemals ausschliesslich auf geschlechtlichem Wege sich fortpflanzten » (Trematoden, Hydromedusen). Bei der entgegengesetzten Form der Metagenese, der regressiven nimmt Hackel einen « Riickschlag der Amphigonie in die SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 267 Monogonie » an, und zwar bei allen solchen Arten, welche heute einen regelmissigen Wechsel von Amphigonie und Parthenogonie aufweisen (Aphiden, Rotatorien, Daphniden, Phyllopoden u. s. w.) Ich kann Hickel im Wesentlichen nur vollkommen bei- stimmen. Aus der blossen Betrachtung der Erscheinungen des Generationswechsels, wie sie uns heute vorliegen, scheint auch mir mit grosser Sicherheit geschlossen werden zu kénnen, ‘dass diese vielgestaltigen Fortpflanzungsweisen auf min- destens zwei verschiednen Hauptwegen ent- standen sein miissen, die man wohl auch so formu- liren kann, wie es von Hackel geschehen ist. Ich méchte indessen eine etwas andere Auffassungsweise vorziehen, die Fortpflanzungsweise, ob geschlechtlich oder ungeschlechtlich, nicht als entscheidendes, sondern nur als secundàres Moment betrachten, und den Versuch wagen, die Erscheinungen des Generationswechsels (im weiteren Sinne) ihrem Ausgangspunkte nach in zwei grosse Gruppen zu sondern, von denen die eine als genuine Metagenese, die andere als Heterogonie bezeichnet werden kénnte (4). Der Ausgangspunkt fiir die Metagenese ist eine phyletisch ungleichwerthige Formenrethe, fur die Heterogonie aber ist er eine Reihe phyletisch gleichwerthiger Formen, soweit wir heute urtheilen kònnen, stets eine Reihe gleichgestaltiger Geschlechtsgenerationen. Ers- tere wurde so ziemlich mit der progressiven, Letztere mit der re- gressiven Metagenese Hickel ’s zusammenfallen. Die Metage- nese kann selbst wieder auf verschiedenen Wegen entstanden sein. Einmal aus der Metamorphose. So z. B. bei der Fortpflanzung der berithmten Cecidomyien mit ammenden Lar- (1) Anm. Es ist gewiss vorzuziehen, die Bezeichnung « Metagenese » in die- sem specielleren Sinne anzuwenden statt eine neue dafur einzufuhren. Als allgemeine, die Metagenese und Heterogonie umfassende Bezeichnung bliebe dann das « Wort » Generationswechsel, wenn man nicht vorzieht, « cycli- sche Fortpflanzung » zu sagen. Letzteres wurde sich dann gut der « meta- morphischen » gegenuber stellen lassen. 208 A. WEISMANN ven. Offenbar ist die Fihigkeit dieser Larven, sich ungeschlecht- lich zu vermehren erst sekundiir erworben worden, wie schon daraus hervorgeht, dass es zahlreiche Arten derselben Muckengattung giebt, deren Larven siimmtlich nicht ammen, dann aber auch daraus, dass diese Larven selbst unzweilfelhaft sekundire Formen sind, entstanden- durch Anpassung dieses phyletischen Entwicklungstadiums an eine von den spateren Stadien sehr abweichende Lebensweise. In der Gestalt, welche sie heute besitzen, kénnen diese Larven niemals die Rolle des Endstadiums der Ontogenese gespielt, konnen also auch nicht etwa fruher die Fihigkeit geschlechtlicher Fortpflanzung be- sessen haben. Der Schluss scheint unabweislich, dass die Me- tagenese hier von der Metamorphose ausgegangen ist, d. h. dass ein Stadium der Ontogenese durch Erlangung ungeschlecht- licher Fortpfanzung die urspriinglich vorhandene Metamorphose in Metagenese verwandelt hat. Fur solche Falle hat Lubbock (!) vollstindig Recht, wenn er den Generationswechsel kirzlich aus der Metamor- phose abzuleiten suchte. Allein abgesehen von der Heterogonie lasst sich eine grosse Reihe von Fillen achter Metagenese von diesem Gesichtspunkt aus nicht verstehn. Mit Hackel wird man annehmen miissen, dass der Gene- rationswechsel der Hydromedusen und Trematoden richt wie bei jener Cécidomyia darauf beruht, dass Larvenstadien die Fihigkeit erlangten zu ammen, sondern dass die niedern Entwicklungsstadien dieser Arten diese Fahig- keit von jeher besessen und nur beibehalten haben. Die heute lebenden ammenden Larven der Trema- toden kinnen méglicherweise friher einmal zugleich auch. geschlechtlich sich vermehrt haben, heute aber hat sich diese Vermehrungsweise auf ein phyletisch spiteres Stadium iber- tragen. Hier wire demnach die Metagenese nicht eigentlich aus der Metamorphose hervorgegangen, sondern hatte sich im Laut der phyletischen Entwicklung dadurch gebildet, dass 1) A. a. O. Gapitel IV SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 269 die phyletisch jiingeren Stadien zwar die Fihigkeit sexueller Fortpflanzang abgegeben, die der ungeschlechtlichen Ver- mehrung aber beibehalten hitten. Ein dritter Weg, auf wel- chem Metagenese entstehen kann wire dann der durch Poly- morphose. Sobald dieselbe mit Stockbildung d. h. mit un- geschlechtlicher Vermehrung verbunden ist, also vor Allem bei den Hydrozoen muss sich aus ihr Metagenese entwickeln kénnen. Nicht die successiven Umwandlungsstadien ein und desselben physiologischen Individuums sind hier der Aus- gangspunkt des Generationswechsels, sondern die verschie- denen gleichzeitig nebeneinander lebenden Formen, in welche sich die Art durch functionelle Differenzirung der verschie- denen, an einem Stocke beisammen lebenden Individuen gespalten hat. Es bilden sich hier Individuen, welche allein die geschlechtliche Fortpflanzung ùbernehmen, und die Meta- genese kommt dadurch zu Stande, dass diese sich von dem Stock loslésen, an welchem sie entstanden sind, wahrend die wbrigen, Individuen verbunden bleiben und die ungeschlecht- liche Vermehrung beibehalten. Eine scharfe Grenze zwischen diesem und dem vorher betrachteter Fall lisst sich ùbrigens nicht ziehen (!). Der Unterschied liegt nur in der Vereinigung des ganzen Zeugungskreises zu einem Stock. Gemeinsam ist beiden, dass die verschiedenen phyletischen Stadien niemals an ein und demselben Individuum (Metamorphose) sich ab- spielen, sondern dass mit der phyletischen Weiterentwickluhg gleichzeitig auch die Metagenese entstand d. h. die Verthei- lung dieser Stadien auf eine Succession von Individuen. Man kénnte desshalb diese als die primaire Metagenese un- terscheiden von der aus der Metamorphose hervorgegangenen secundiren Metagenese. (1) Anm. Der Gedanke, den Generationswechsel aus der Polymorphose her- zuleiten (nicht, wie gewohnlich geschah, umgekehrt die Polymorphose aus dem Generationswechsel) ist nicht neu, wie ich erst wahrend Durchsicht der letzten Correctur bemerke. Semper hat denselben bereits am Schlusse seiner interessanten Abhandlung « Uber Generationswechsel bei Steinkorallen » u. s. W. ausgesprochen. Siehe: Zeitschrift f. wiss. Zool. Bd. XXII. 1872. 270 A, WEISMANN Es ist nicht meine Absicht, hier bis auf die letzten Ur- sachen der Metagenese zurtickzugehen. Ohnehin wirde man sich vorliufig auf diesem Gebiete nur in vagen Hypothesen bewegen kénnen. Die Erscheinung des Saison-Dimorphismus, mit der es diese Arbeit in erster Linie zu thun hat, steht offenbar der Metagenese sehr fern. Hauptsachlich um dies klar zu legen wurden vorstehende Betrachtungen angestellt. Das Gemeinsame in der Entstehung der Metagenese liegt nach meiner, oben schon angedeuteten Ansicht darin, dass hier stets mehrere und zwar in aufsteigender Linie sich folgende (progressive Metagenese Hackel’s) phy- letische Entwicklungsstadien sich in die Fà- higkeit ungeschlechtlicher und geschlechtli- cher Fortpflanzung theilen, und Unterschiede finde ich bei ihr nur insofern, als erstere neu erworben (Larven der Cecidomyia) oder von Alters her beibehalten (Hydroiden) sein kann. Es scheint, dass. dabei ohne Ausnahme die ge- schlechtliche Fortpflanzung den friheren Stadien verloren geht und sich auf das jiingste Stadium allein beschrankt. Aus den Untersuchungen tiber den Saison-Dimorphismus geht hervor, dass hier die Entstehung eines Cyclus von Ge- nerationen auf ginzlich verschiedenem Wege entsteht. Hier werden urspringlich gleichgestaltete Reihen von Generationen durch dussere Einflisse un- gleichartig gemacht. Dies scheint mir deshalb von gros- ser Wichtigkeit, weil der Saison-Dimorphismus ohne Zweifel jener Fortpflanzungsweise ganz nahe steht, welche man bisher ausschliesslich als Heterogonie bezeichnete, und weil somit die Erkenntniss seiner Entstehungsgeschichte zugleich Licht verbreiten muss iùber die Entstehung und das Wesen der Heterogonie im Allgemeinen. Beim Saison-Dimorphismus ist es — wie zu zeigen ver- sucht wurde — der directe Einfluss des Klima ’s, und zwar wesentlich der Temperatur, welcher die Abinderung und Umwandlung eines Theils der Generationen bewirkt; in- dem die Generationen abwechselnd dem Einfluss der Som- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE I mer- und der Wintertemperatur ausgesetzt werden, entwickelt sich ein periodischer Dimorphismus, ein regelmissiger Cyclus verschieden gestalteter Generationen. Es wurde bereits oben hervorgehoben, dass die aufeinanderfolgenden Ge- nerationen einer Art sich in Bezug auf Verer- bung ganz ebenso verhalten wie die Stadien der Ontogenese und zugleich auf den Parallelismus zwischen Metamorphose und Heterogonie hingewiesen. Wenn auf ein bestimmtes Entwicklungs-Stadium Einfliisse wirken, welche im Stande sind, direkt oder indirekt Abinderungen zu erzeu- gen, so vererben sich diese Abanderungen immer nur auf dieses eine Stadium. Darauf beruht die Metamorphose. Ganz ebenso vererben sich Abinderungen , wel- che periodisch auf bestimmte Generationen z. B. die Genera- tionen 1, 3, 5, etc. wirkten, auch nur auf diese, nicht aber auf die dazwischen liegenden. Darauf beruht die Heterogonie. Erst die Thatsache der cyclischen Vererbung lisst uns die Entstehung der Heterogonie begreifen, die Thatsache, dass sofort ein Cyclus von Generationen sich bildet, sobald dieselben unter regelmissig alterniren- den Einfliissen stehen und dass in diesem Cyclus neu- erworbene Abinderungen, und seien sie anfinglich noch so minimaler Natur, doch nur in die Ferne vererbt werden, nicht auf die folgende Generation, sondern stets nur auf die corres- pondirende, d. h. auf die unter den gleichen verindernden Eimfliissen stehende. Nichts ist mehr im Stande die ausserordent- lich hohe Bedeutung klar zu legen, welche die Lebensbedin- gungen auf die Gestaltung und Weiterentwicklung der Arten haben miissen, als diese Thatsache; Nichts kann aber zugleich besser veranschaulichen, wie ihre Macht nicht in plétzlichen, heftigen Eingriffen sich iussert, sondern vielmehr in sehr schwa- chen und langsamen Einwirkungen. Sehr lang fortgesetzte Hiufung unmerklich kleiner Abweichungen, das erweist sich auch hier als das miichtige Zaubermittel, durch welches die Formen der lebendigen Welt umgemodelt werden. Niemand vermag, auch nicht durch Anwendung der stàrksten Wiirme, Sila A. WEISMANN die Winterform einer Vanessa Levana in die Sommerform umzuwandeln; aber die regelmissig auf jede zweite und dritte Generation des lahres einwirkende Sommerwirme hat im Laufe bedeutender Zeitriume diese beiden Generationen in eine neue Form gepràgt und zwar ohne dass die erste Generation dadureh mitverindert worden wire; sie hat an ein und demselben Orte zwei verschiedene klimatische Varietàten erzeugt, wie sie in der Mehrzahl der Falle nur an getrennten Orten vorkommen und zwar so, dass beide miteinander ab- wechseln, miteinander einen Cyclus von Generationen bilden, von welchem jedes Glied sich geschlechtlich fortpflanzt. Wenn nun aber auch der Saison-Dimorphismus der Hetero- gonie zugerechnet werden muss, so soll doch keineswegs behauptet werden, dass die bisher allein als Heterogonie be- zeichneten . Falle cyclischer Fortpflanzung mit dem Saison- Dimorphismus ganz identisch wiren. Sie sind dies nur in ihrem Ausgangspunkt und ihrer Entwicklungs- weise, nicht aber in dem Wirkungsmodus ihrer Abinderungsursachen. Gemeinsam ist beiden Erscheinungen der Ausgangs- punkt: gleichgestaltete (monomorphe) Geschlechts- generationen, sowie der Entwicklungsgang, inso- fern durch alternirende Einfliisse ein Generationscyclus mit allmihg divergirenden Charakteren entsteht. Dagegen lisst die Qualitàt der Abanderungen, durch welche sich die sekundiren Generationen von den pri- miren unterscheiden, auf einen andern Wirkungs- modus der sie hervorrufenden Ursachen schlies- sen. Die Unterschiede zwischen den beiderlei Generationen sind beim Saison-Dimorphismus weit geringer, als bei den andern Fallen von Heterogonie; sie sind einmal quantitativ geringer und dann auch der Qualitàt nach verschieden, insofern sie soleche Charaktere betreffen, welche wir als bio- logisch indifferente ansehen miissen (‘). Meistens beschrànken (*) An m. Siehe: meine Schrift « Uber den Einfluss der Isolirung auf die Arthildung » Leipzig 1872. ‘ SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 273 sich die Verschiedenheiten auf die Zeichnung und Farbung der Fligel und des Kérpers, zuweilen zeigen sich auch kleine Verschiedenheiten im Fliigelschnitt, und in wenigen Fallen auch solche in der Kòrpergroòsse (Lycaena Amyntas); dagegen scheint der ganze ùbrige Kòrperbau — soweit wenigstens meine Untersuchungen reichen — bei beiderlei Generationen gleich zu sein. Ganz anders bei den tbrigen Fillen von Heterogonie, wo der ganze Bau des Kérpers mehr oder weniger verdndert erscheint, die Kérpergrésse oft sehr verschieden ist und bei- nahe alle innern Organe der beiderlei Generationen von ei- nander abweichen. Schon Claus (!) wurde zu dem Ausspruch gefiihrt: « fiir die Entstehungsweise der Heterogonie wiirden wir kaum eine andre Erklirung finden als die allmilige und langsam erfolgte, vortheilhafte Anpassung der Or- ganisation an bedeutend abweichende Lebens- bedingungen » und er hat gewiss damit das Richtige getroffen. In allen diesen Fallen betrifft die Abinderung nicht indifferente Charaktere, wie meistens bei den Schmetterlingen, sondern biologisch oder physiologisch wichtige Theile und wir werden dadurch genòthigt, dieselben nicht durch direkte Wirkung verinderter Lebensbedingungen entstanden zu den- ken, sondern durch indirekte, durch Naturziichtung, durch Anpassung. Der Unterschied zwischen Saison-Dimorphismus und den iibrigen bekannten Fallen von Heterogonie besteht also darin, dass bei Ersterem die secundire Form, unter welcher die Art auftritt, allein durch direkte Wirkung ausserer Eimdusse entsteht, bei Letzteren aber zugleich und zwar wahrschein- lich in iberwiegendem Maasse durch indirekte Wirkung solcher Finflùsse. Be weisen lisst sich dieser Satz vorlaufig nur in seiner ersten Halfte; allein es ist im hòchsten Maasse wahrscheinlich, dass auch die zweite richtig ist. Natirlich léisst sich nicht sagen, inwieweit auch bei der genuinen He- (1) Grundzuge der Zoologie 2. Auflage, Leipzig 1872. Finleitun g. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI Is 274 A. WEISMANN terogonie direkte Wirkung dusserer Einfliisse mit im Spiele ist — liegen doch uber ihre Entstehung noch keinerlei Ver- suche vor; dass aber eine etwa mitwirkende direkte Einwir- kung nur eine sekundire Rolle spielt, die Hauptursache der Abinderung aber in Anpassung liegen miisse, dass kann wohl Niemand zweifelhaft sein, der z. B. die von Leuckart ent- deckte Fortpflanzung der Ascaris nigrovenosa in ’s Auge fasst, bei welchem Wurm die eine Generation frei im Wasser lebt, die andere dagegen in der Lunge des Frosches, wo ferner die beiderlei Generationen sich in Kérpergrésse und im Bau der innern Organe so sehr yon einander unterscheiden, als es bei den uniformen Nematoden nur immer mòglich ist. Zum Uberfluss und um méglichen Missverstàndnissen ,vor zubeugen, sei schliesslich noch bemerkt, dass die Qualitàt der Abinderungen, durch welche sich beiderlei Generationen unterscheiden beim Saison-Dimorphismus und der Heterogonie nicht etwa in dem Sinne verschieden sind, dass ihnen ein verschiedenes Gewicht als « Artcharaktere » beigelegt werden kònnie. Besonders qualificirte Artcharaktere giebt es bekanntlich tiberhaupt nicht, und es ware sehr falsch, wollte man den Unterschieden des Saison-Dimorphismus desshalb geringeres Gewicht beilegen, weil sie meist nur in Far- bung und Zeichnung der Fligel bestehen. Es handelt sich hier nicht um die Frage, ob zwei Thierformen den Werth von Species oder von blossen Varietiiten haben, eine Frage die nie entschieden werden wird, weil ihre Beantwortung stets von der individuellen Ansicht tber das Gewicht der betref- fenden Unterscheidungsmerkmale abhangt, und weil tber- haupt beide Begriffe rein conventionelle sind; es handelt sich hier vielmehr lediglich darum, ob die unterscheidenden Cha- ‘aktere die gleiche Constanz besitzen d. h. ob sie mit derselben Zàhigkeit vererbt, mit derselben Genauigkeit auf alle Individuen in nahezu derselben Weise tibertragen werden, ob sie also in einer Weise auftreten , dass sie méglicher Weise auch als Species-Charaktere benutzt werden kònnten. Und in dieser Beziehung kann es keinen Augenblick zweifelhaft sein, SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 275 dass die Fàrbung und Zeichnung der Schmetterlinge genau den- selben Rang einnimmt wie irgend ein anderes constantes Merk- mal irgend einer andern Thiergruppe, wie die Gaumenfalten bei den Mausen, der Zalnbau bei Siugethieren tiberhaupt, die Zahl und Form der Schwung- und Steuerfedern bei den Vogeln u. s. w. Man erinnere sich nur, mit welch wunder- barer Beharrlichkeit oft die minutiòsesten Einzelheiten der Zeichnung bei Schmetterlingen vererbt werden. Unterscheidet der Systematiker doch nicht selten zwei nahe stehende Arter z. B. der Familie der Bléiulinge (Lycaenidae) hauptsichlich nur durch die Stellung einiger unbedeutender schwarzer Piinktchen auf der Riickseite der Fliigel! (Lycaena Alexis und Agestis). Und diese Diagnose erweist sich als zureichend, denn Lye. Alexis, bei dem die Punkte in einer graden Linie stehen, hat andere Raupen als Lyc. Agestis bei welchem der mittlere Punkt zur Seite gertckt ist! Ich halte es aus diesen Griinden auch nicht fir gerechtfer- tigt und noch weniger fur niitzlich, den Di- und Polymor- phismus der Schmetterlinge, weil er sich vorwiegend nur in Farbungsunterschieden bewegt, als Di- und Polychroismus zu bezeichnen und ihm desshalb eine geringere Bedeutung beizumessen (4). Es wire dics nur dann gerechtfertigt, wenn den Farbungsunterschieden andere Ursachen zu Grunde lagen, als den Formverschiedenheiten im engeren Sinne. Es wurde aber gezeigt, dass durch dieselbe direkte Einwirkung des Klima ’s, durch welche neue Farbungen entstehen, bei ein- zelnen Arten auch Verschiedenheiten in der Form (Fli- gelschnitt, Grosse etc.) hervorgerufen werden, und umge- kehrt ist es lingst bekannt, wie viele schiitzende Farbungen nur durch indirekte Wirkung dusserer Einflusse sich er- kliren lassen. Wenn ich einen Unterschied hervorhob in der Qualitàt der Abinderungen beim Saison-Dimorphismus und den ibrigen (1) Siehe in dieser Beziehung die Discussion in der belg. entomolog. Gesell- schaft zu Brussel. 1873. 276 A. WEISMANN bekannten Fallen von Heterogonie so betrifft dieser nur die biologische oder physiologische Bedeutung der Abanderung fur den abgeinderten Organismus selbst. Beim Saison-Dimorphismus veràndern sich yorwie- gend nur indifferente Charaktere, Charaktere welche fir die Lebensfiihigkeit der Art ohne jede Bedeutung sind, bei der genuinen Heterogonie aber, werden wir zur Annahme gezwungen, dass nitzliche Abanderangen, oder Anpas- sungen eingetreten sind. Mag man nun die Heterogonie nach meinem Vorschlag abgrenzen oder nach der bisher giiltigen Weise, indem man sie entweder mehr morphologisch definirt als die cyclische Aufeinanderfolge verschieden gestalteter Geschlechts- generationen, oder sie mit Claus als « die Aufeinanderfolge verschiedener unter abweichenden Ernihrangsver- hiltnissen lebender » Geschlechtsgenerationen auf- fasst, immer wird der Saison-Dimorphismus mit unter diesen Begriff fallen. Abweichende Ernihrungsverhaltnisse im wei- testen Sinn werden auch durch Einwirkung verschiedenen Klima’s gesetzt, und es ist erst in neuester Zeit ein Fall bekannt geworden, bei welchem es sehr wahrscheinlich auch die klimatischen Verschiedenheiten der Jahreszeiten sind welche durch Beeintlussung der Ernàhrungsvorginge einen Generationscyclus erzeugt haben, ganz analog dem, wie wir ihn beim Saison-Dimorphismus der Schmetterlinge beobachten, aber mit dem Unterschiede, dass die Verschiedenheit zwischen Winter- und Sommergeneration nicht, oder fast gar nicht in der Form des ausgewachsenen fortpflanzungsfahigen Thieres liegt, sondern beinah ausschliesslich in seiner Ontogenese, in dem Modus seiner Entwicklung. Eine Vergleichung dieses Falles mit den analogen Erscheinungen bei Schmetterlingen wird nicht ohne Interesse sein. Bei der merkwirdigen Susswasser-Daphnide Leptodora hyalina Lillj e- borg war durch P. E. Miller (') schon seit einigen Jahren (1) P. E. Miller, Bidrag til Cladocerners Fortplantingshistorie. 1808. Diede SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 277 die Ontogenese studirt und nachgewiesen worden, dass die- selbe eine direkte ist, indem der Embryo, ehe er das Ei verlisst, bereits die Gestalt, die Gliedmassen und innern Or- gane des ausgebildeten Thieres besitzt. So wenigstens bei den Sommereiern. Nun wurde neuerdings von Sars (!) nachge- wiesen, dass dieser Entwicklungsgang nur fùr die Sommerbrut gilt, dass dagegen die Winter-eier im Frihjahr einen Em- bryo entlassen, welchen nur die drei ersten Gliedmassenpaare besitzt, welcher statt der zusammengesetzten Augen nur ein einfaches unpaares Stirnauge besitzt, kurz der den Bau des Nauplius aufweist und erst allmilig den Bau der. Leptodora erlangt. Die aus ihm hervorgehende reife Form unter- scheidet sich durch Nichts von den spàteren Generationen, als durch das Vorhandensein des unpaaren Larvenauges, welcher als kleiner schwarzer Fleck dem Gehirn des Thieres aufsitzt. Die Generationen im entwickelten Zu- stand unterscheiden, sich wie es scheint, nur durch dieses minutidse Zeichen, aber die Sommergenerationen entwickeln sich direkt, die Wintergeneration dagegen durch eine Meta- morphose, welche mit dem einfachsten Crustaceentypus be- ginnt und so ziemlich die phyletische Entwicklung der Art repràsentiren mag. Wir schen also hier gewissermassen unter unsern Augen die Zusammenzichung einer metamorphischen Entwicklung in eine directe vor sich gehen. Es lésst sich nun allerdings nicht beweisen, was die Ursache dieser Erscheinung ist, aber es liegt nahe, oder ist im Hinblick auf die Entste- hung des Saison-Dimorphismus der Schmetterlinge sogar fast unvermeidlich, in den klimatisch alternirenden Einflussen des Sommers und Winters die Ursache zu vermuthen. Dass diese direkt cine Abkùrzung der Entwicklung im Sommer hervorge- bracht haben, ist wohl das wahrscheinlichste und so hatten wir hier eine Heterogonie die dem Saison-Dimorphismus der Schmetterlinge in doppelter Beziehung nahe verwandt ist, (4) Sars in « Forhandlinger i Videnskabs Selskabet i Christiania » 1873, Heft 1. 278 A. WEISMANN einmal, insofern auch hier der Generations-Cyclus durch direkte Einwirkung dusserer Lebensbedingungen entstanden wire, und zweitens insofern die Winterform auch hier die primire, die Sommerform die secundire ist. Man hat bekanntlich bisher unter dem von Rudolph Leuckart zuerst in die Wissenschaft eingefuhrten Begriff der Heterogonie nur den Wechel verschieden gestalteter Geschlechtsgenerationen verstanden. Unter diesem Ge- sichtspunkt wirde die Fortpflanzung der Leptodora so wenig zur Heterogonie gezihlt werden kénnen, als die von Aphis oder Daphnia, obgleich die scheinbar ungeschlechtliche Ver- mehrung der Winter- und eines Theils der Sommergenera- tionen unzweifelhaft keine Ammenzeugung, sondern Parthe- nogenese ist ('). Wie schon gesagt méchte ich indessen dem Criterium der ungeschlechtlichen Fortpflanzungsweise keine fundamentale Bedeutung zuschreiben, und zwar vor Allem deshalb, weil wir die physiologische Bedeutung beider Fort- pflanzungsweisen nicht kennen, weil ferner dieses Eintheilungs princip ein ganz fiusserliches ist, werthvoll nur so lange, als man noch kein besseres an die Stelle setzen konnte. Eine Scheidung der cyclischen Fortpflanzungsarten nach ihrer Genese scheint mir, — wenn ùberhaupt ausfihrbar — nicht nur werthvoller sondern gradezu allein richtig, und die Kennt- niss der Entstehung des Saison-Dimorphismus scheint mir jetzt dazu die Méglichkeit zu bieten. Wenn man wie oben angedeutet wurde, als Metagenese im engeren Sinne alle jene Fille bezeichnet, bei welchen wir annehmen miissen, dass eine Reihe verschieden alter phyletischer Stadien den Ausgangspunkt gebildet haben, als Heterogonie aber jene Fàlle bei welchen gleiche phyletische Stadien durch periodisch wirkende aussere Einfliisse zur Bil- dung eines Generationscyclus veranlasst wur- (4) Siehe meine Abhandlung « Uber Bau und Lebenserscheinungen der Le- ptodora hyalina ». Zeitschr. f. wiss. Zool. Bd. XX1V, Heft. 3. 1874. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 279 den, so ist es klar, dass das Gebiet der Heterogonie dadurch bedeutend ausgedehnt und zugleich scharf und bestimmt um- schrieben wird. Es gehòren dann zur Heterogonie nicht nur die bisher dazu gerechnete Fortpflanzung der Ascaris nigrovenosa, Lep- todera appendiculata, sowie die der Rindenliuse, sondern auch die Fortpflanzung der Aphiden, Cocciden, der Daphniden, Rotatorien, Phyllopoden, kurz alle jene Fille bei welchen wir aus der Form, dem anatomischen Bau und der Fortpflanzungs- weise der beiderlei Generationen auf ihre friùher vorhandene Identitàt schliessen kénnen und dieser Schluss wird wesent- lich gestitzt werden, durch den Vergleich mit den néchst- verwandten Arten. Wenn wir. z. B. die Gattung Aphis und Verwandte, von allen Seiten umgeben sehen von Insekten, welche sich in allen Generationen geschlechtlich fortpflanzen, so werden wir bei der grossen Ahnlichkeit im ganzen dusseren und inneren Bau der beiderlei Aphis-Generationen schon allein dadurch zu der Vermuthung gedringt, dass die scheinbar ungeschlechtliche Fortpflanzung der Aphiden in Wahrheit Parthenogenese sei, d. h. sich aus geschlechtlicher Fortpflan- zung entwickelt habe. Auch kann dariber heute kaum mehr gestritten werden, da wir wissen, dass hier sowohl als bei Leptodora und andern Daphniden ein und dasselbe Weibchen abwechselnd parthenogenetisch sich entwickelnde und befruch- tungsbedùrttige Eier hervorbringt. Bei Lachnus Querci ist dasselbe schon vor Jahren durch von Heyden (!) festges- tellt und neuerdings von Balbiani (?) bestàtigt worden. In allen diesen Fallen kann kein Zweifel sein, dass der Generationscyclus aus phyletisch gleichwerthigen Generatio- nen sich entwickelt hat. Aber es sind allerdings auch solche denkbar, welche weniger einfach und klar vorliegen. Vor Allem wissen wir nicht ob nicht Parthenogenese schliesslich zu gàn- zlich ungeschlechtlicher Zeugung herabsinken hann. Kime dies (1) Stettin. entom. Zeit. Bd. 18. S. 83, 1857. (2) Compt. rend. T. 77. p. 1164. 1873. 2380 A. WEISMANN vor, so wiirde auch die Méglichkeit vorliegen, dass aus der Heterogonie schliesslich eine Fortpflanzungsweise hervorginge , welche von jichter Metagenese ihrer Erscheinung nach nicht zu unterscheiden wiire. Dies nimlich dann, wenn die zu ungeschlechtlicher Fortpflanzung herabsinkenden Genera- tionen, z. B. der Blattliiuse, zugleich durch Anpassung an abweichende Lebensverhiltnisse ihren Bau bedeutend veràn- derten, etwa eine regressive Metamorphose eingingen. Wir wiirden dann in ihnen ein friheres phyletisches Stadium zu sehen meinen, wahrend sie in Wahrheit ein spiteres waren und das Bild der Metagenese wirde sich auf dem Wege der Heterogonie gebildet haben! Umgekehrt wire es aber ebensowohl denkbar, dass das Bild der Heterogonie aus genuiner Metagenese heraus sich ‘entwickeln kénnte, falls niimlich Larven, welche dem ge- schlechtsreifen Thiere der Form nach abnlich sind, die Fahigkeit ungeschlechtlicher Fortpflanzung erlangten. Auch diese Még- lichkeit lisst sich nicht gradezu von der Hand weisen. Wiiren die ammenden Larven der Cecidomyien den Ge- schlechtsthieren etwa so iihnlich, wie die Iugendformen der Orthopteren dem geschlechtsreifen Thier, so wurden wir nicht wissen kònnen, ob sie herabgekommene Geschlechtsthiere seien, oder fichte Larven welche sich zu ungeschlechtlicher Fort- pilanzung emporgeschwungen hitten. Ihre Fortpflanzung wurde als Parthenogenese aufgefasst werden, und Niemand wire im Stande, die Auffassung zu widerlegen, dass hier Heterogonie vorlige, es sei denn, er kénne den Entwicklungs- modus ihrer Fortpflanzungsart darlegen, d. h. er kònne nachweisen, dass die heute parthenogenisirenden Generatio- nen friiher blosse zeugungsunfàhige Larvenstadien waren. 3 Ich habe diese letzten Betrachtungen nur angestellt, um zu zeigen auf wie schwankendem Boden wir hier noch stehen, sobald es sich um die Deutung des einzelnen Falles handelt, und wie Vieles noch zu thun ùbrig ist. So gewiss es scheint, dass beide Formen der cyclischen Fortpflanzung , #AISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 281 Heterogonie und Metagenese auf ganz getrennten Wegen entstehen, so muss doch die Méglichkeit zugegeben werden, dass unter Ums-iinden dass Bild der jetzt vorliegenden Verhaltnisse ùber die wahre Genese tiuschen kann. Im ein- zelnen Fall den Weg anzugeben, auf welchem die cyclische Fortpilanzungsweise entstanden ist, wird nur durch umsich- tige Prùfung und vollstàndige Kenntniss des jeweiligen That- bestandes zusammen mit dem Versuch méglich werden. VI. Allgemeine Schlisse. fs soll hier nicht eine Widerholung und kurze Zusammen- fassung der Resultate gegeben werden, welche in Bezug auf den Saison-Dimorphismus erlangt wurden, sondern vielmehr méchte ich hier die allgemeinen Resultate hervorheben, welche aus jenen hervorgehen und zugleich solche Fragen aufwerfen, welche bisher noch gar nicht, oder nur kurz und beiliufig Besprechung fanden. Zuerst muss constatirt werden, dass Unterschiede im Werthe von Art-Unterschieden lediglich durch direkte Wirkung dusserer Lebensbedingungen entstehen kònnen. Nach dem, was oben ùber den Unterschied zwischen den beiderlei Formen einer einzigen saisondimorphen Art gesagt wurde, kann uber die Richtigkeit dieses Satzes kein Zweifel sein. Den besten Beweis liefern die alteren Systematiker, wel- chen die genetische Zusammengehòrigkeit von beiderlei For- men noch unbekannt war und welche in unbefangener Taxi- rang ihrer Unterschiede in vielen Fallen beide mit besondern Species-Namen belegten. So Vanessa Levana und Prorsa, An- tocharis Belia und Ausonia, Antocharis Belemia und Glauce, Lycaena Polysperchon und Amyntas. Es kann somit kaum bezweifelt werden, dass neue Arten sich auf diesem Wege bilden kénnen, und ich glaube, dass dies, bei den Schmetterlingen wenigstens, in ausgiebigem 282 A. WEISMANN Masse der Fall war und ist. Hier wohl mehr, als anderswo und zwar aus dem Grunde, weil die so auffallenden Farben und Zeichnungen der Fligel und des Kirpers in den meisten Fallen ohne biologische Bedeutung, also ohne Nutzen fur die Erhaltung des Individuums und somit auch der Art sind. Dieselben kònnen somit auch nicht Gegenstand der Naturziich- tung sein. Darwin hat dies sehr wohl eingesehen, als er die Zeich- nungen der Schmetterlinge nicht von gewéhnlicher Natur- zùchtung, sondern von geschlechtlicher Zuchtung herzuleiten versuchte. Nach dieser Annahme tritt jede neue Farbung oder Zeichnung zuerst bei dem einen Geschlecht zufillig auf und befestigt sich bei diesem dadurch, dass sie von dem andern Geschlecht der alten Firbung vorgezogen wird. Nachdem nun der neue Schmuck z. B. bei den Minnchen constant geworden ist, lasst Darwin ihn durch Vererbung theilweise oder ganz, oder auch gar nicht auf die Weibchen ibertragen werden, so dass also die Art mehr oder weniger sexuell dimorph bleibt, oder aber (durch vollstindige Ubertragung) wieder sexuell monomorph wird. Die Zulissigkeit einer so verschieden, gewissermassen will- kiirlich sich, iussernden Vererbung wurde oben schon aner- kannt. Hier handelt es sich um die andere Frage, ob Dar- win im Rechte ist, wenn er auf diese Weise die ganze Farbenpracht der Schmetterlinge von sexueller Zùchtung her- leitet. Mir scheint die Entstehung des Saison-Dimorphismus, gegen diese Annahme zu sprechen, so verfthrerisch und grossartig sie sich auch anlisst. Wenn so bedeutende Ver- schiedenheiten, wie sie zwischen den Sommer-und Winter- formen mancher Schmetterlinge bestehen, lediglich durch den direkten Einfluss verinderten Klima’s hervorgerufen wer- den kénnen, so wiire es sehr gewagt, der sexuellen Zich- tung gerade hier eine grosse Bedeutung beizumessen.. Das Princip der sexuellen Zùchtung scheint mir unantastbar, auch will ich nicht in Abrede stellen, dass es auch bei den Schmetterlingen wirksam ist, aber ich glaube, dass wir des- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 283 selben, als letzten Erklirungsgrundes der Farben, enthehren kònnen, insofern wir sehen , dass bedeutende Farbenwechsel auch ohne jeden Einfluss sexueller Zichtung eintreten kònnen. Es fragt sich nun, wie weit der umwandelnde Ein- fluss des Klima’s reicht? Wenn eine Art durch Klima- wechsel abgeindert hat und zwar in solchem Betrag, dass ihre neue Form den systematischen Werth einer neuen Spe- cies besitzt, kann sie dann durch Versetzung in die alten klimatischen Verhiltnisse wieder in die alte Form zuriick- kehren? oder wird sie dann zwar abindern, aber wiederum in neuer Weise? Die Frage ist nicht ohne Bedeutung, insofern im ersteren Falle klimatische Einflisse von geringem Werth fiir Artbil- dung sein mussten. Es wurde sich dann meistens nur ein Schwanken zwischen zwei Extremen ergeben. Wie heute bei den saisondimorphen Arten Sommer-und Winterform in jedem Jahre miteinander abwechseln, so wurde dann in den grossen Abschnitten der Erdgeschichte Warmeform mit Kilteform ab- wechseln. Bei andern Thiergruppen wirken sicherlich auch noch andre klimatische Einflùsse veraindernd ein, bei den Schmetterlingen aber, wie ich gezeigt zu haben glaube, vor Allem die Temperatur. Diese aber kann nur zwischen ziem- lich enge gesteckten Grenzen hin und her schwanken und lisst keine verschiedenartigeren Niiancirungen zu. Es fragt sich also, ob auch die Schmetterlingsarten nur zwischen zwei Formen hin und her schwanken, oder ob viel- mehr bei jedem neuen Klimawechsel (insofern er iberhaupt stark genug ist, um Abinderung hervorzurufen) auch wieder eine neue Form entsteht. So sehr auch die Riickschlagversuche an saisondimorphen Schmetterlingen das Gegentheil zu erweisen scheinen, so glaube ich doch, das Letztere annehmen zu missen. Ich glaube, dass durch Klimawechsel niemals wieder die alten Formen entstehen, sondern immer wieder neue, dass somit allein eine periodisch sich wiederholende Verinderung des Klima’s genigt, um im Laufe langer Zeitràume immer neue 284 A. WEISMANN Arten aus cinander hervorgehen zu lassen. So wenigstens bei den Schmetterlingen. Meine Ansicht stùtzt sich wesentlich auf eine theoretische Betrachtung. Es wurde oben schon betont, was aus den Ver- suchen unmittelbar hervorgeht, dass die Temperatur auf die physische Constitution des Individuums nicht so wirkt, wie Siure oder Alkali auf Lacmuspapier, d. h. dass nicht ein und dasselbe Individuum je nachdem es mit Kilte oder Wirme behandelt wird, diese oder jene Firbung und Zeich- nung hervorbringt, sondern dass vielmehr das Klima, wenn es viele Generationen hintereinander in gleicher Weise beein- flusst hat, allmàlig eine solche Veranderung in der physi- schen Constitution der Art hervorruft, dass diese sich auch durch andere Farbung und Zeichnung kundgibt. Wenn nun aber diese neuerworbene, und wir wollen an- nehmen, durch lange Generations-Reihen hindurch befestigte physische Constitution der Aft wiederum einem anhaltenden Klimawechsel unterworfen wird, so kann dieser Einfluss, auch wenn er genau derselbe ist, wie zur Zeit der ersten Artgestalt, doch unméglich die erste Gestalt wiederum her- vorrufen. Die Natur des iiussern Einflusses ist zwar dann die gleiche, keineswegs aber die physische Constitution der Art! So gut aber — wie oben gezeigt wurde — ein Weissling ganz andere Abiinderungen hervorbringt, als ein Bliuling oder eine Satyride unter dem abindernden Einfluss desselben Klima’s, so gut — wenn vielleicht auch in geringerem Grade — muss die Abinderung, welche von der umgewan- delten Art unseres Beispiels nach Eintritt des primiren Klima’s entsteht von jener primiren Form der Art verschie- den sein. Mit andern Worten: wenn auf der Erde auch nur zwei verschiedne Klimate in geologischen Perioden mit einander abwechselten, so musste doch von einer jeden diesem Wechsel unterwor- fenen Schmetterlingsart eine unendliche Reihe verschiedener Artformen ausgehen. In Wirklichkeit wird die Verschiedenheit der Klimate eine SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 285 weit gròssere sein, und ein Wechsel derselhen fir eine be- stimmte Art nicht nur durch periodische etwa anzunehmende Schwankungen der Ekliptik, sondern auch durch geologische Umgestaltungen, sowie durch Wanderungen der Arten selbst stattgefunden haben, so dass also ein steter Wechsel von Arten rein nur aus dieser einen Ursache des Klimawechsels angedauert haben muss. Wenn man bedenkt, dass viele sonst untergegangene Arten sich local erhalten haben werden und weiter jene Localformen dazu- zihlt, welche durch Amixie entstanden sind, so kann die ungeheure Zahl von Schmetterlingsarten nicht mehr in Er- staunen versetzen, welche wir heute auf der Erde antreffen. Wenn aber Jemand geneigt wire, aus meinen Rickschlag- Versuchen bei saison-dimorphen Schmetterlingen den Schluss zu ziehen, dass die secundire Art in die primire zurickschla- gen mtsse, sobald sie demselben Klima ausgesetzt werde, welches diese hervorgebracht hat, so vergisst derselbe, dass dieser Rickschlag zur Winterform eben nur ein Rickschlag ist, d. h. die durch eigenthumliche Vererbungsgesetze be- dingte plétzliche Ruckkehr zu einer primiren Form, keineswegs aber eine allmilige Wiedererwerbung dieser pri- miren Form unter dem allmalig wirkenden Finflusse des primiren Klima’s! Tritt doch der Ruùekschlag zur Winterform auch auf andre Einwirkungen ein z. B. auf hohe Wirme! Derartige auf Vererbungsgesetzen beruhende Rickschlige werden gewiss auch bei solchen Transmutationen vorkommen, welche nicht alternirend mit der primiren Form, wie beim Saison-Dimorphismus, sondern continuirlich eintreten. Sie wer- den aber vermuthlich hier rascher unterdrickt werden, als beim Saison-Dimorphismus, bei welchem durch das stete Al- terniren der primiren und secundiren Form die Tendenz zur Hervorbringung der ersteren sich auch in der zweiten stets lebendig erhalten muss. Dass der oben gezogene Schluss der richtige ist, dass eine secundire Art, wenn sie wieder den dussern Bedingungen unterworfen wird, unter deren Einfluss die primaire entstan- 286 A. WEISMANN den war, nicht etwa wieder zu dieser zuriickkehrt, das be- weisen die Erfahrungen an Pflanzen. Die Botaniker (!) ver- sichern uns, « dass Culturracen die verwildert und also unter die fruheren Lebensbedingungen zuruckgekehrt sind, nicht in die urspriingliche wilde Form, sondern in irgend eine neue sich umwandeln ». Ein zweiter Punkt, der mir vom Saison-Dimorphismus aus, Licht zu erhalten scheint ist die Entstehung von Va- riabilitàt. Es wurde hervorgehoben dass die secundiren Formen zum grossen Theil bedeutend variabler sind, als die primàren. Ruhrt dies davon her, dass der gleiche aussere Einfluss die verschiednen Individuen einer Art zu verschiedenarti- gen Abinderungen veranlasst, oder indern alle Indi- viduen in der gleichen Richtung ab, und entsteht das Bild der Variabilitit nur durch das ungleiche Tempo in welchem die einzelnen Individuen auf den aussern Reiz rea- giren? Ohne Zweifel ist das Letztere der Fall. Es geht dies schon aus den Unterschieden hervor, welche sich zwischen den verschiednen Individuen einer secundiren Form zeigen. Sie sind immer nur Unterschiede des Grades nicht der Art (Qualitit). So vielleicht am deutlichsten bei der so sehr variabeln Vanessa Prorsa (Sommerform), wo alle vor- kommenden Variationen sich nur durch geringere oder gròs- sere Entfernung von der Levana-Zeichnung unterscheiden, wie zugleich durch gròssere oder geringere Annàherung an die reine Prorsa-Zeichnung, niemals aber Abinderungen vor- kommen, die nach einer ganz andern Richtung hinauszielten. Es geht dies aber weiter auch daraus hervor, dass — wie oben bereits angefihrt wurde — verwandte Arten und Gat- tungen, ja selbst ganze Familien (die Pieriden) auf den glei- (1) Nageli, Entstehung und Begriff der naturhistorischen Art, Munchen 1865. S. 25. Der Verfasser verwerthet a. a. 0. diesebeigebrachte Thatsache in ganz entgegengesetztem Sinne, aber offenbar mit Unrecht. SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 287 chen fiussern Reiz in derselben Art und Weise, oder besser in derselben Richtung abandern. Es darf demnach der Satz aufgestellt werden, dass — bei den Schmetterlingen wenigstens— alle Individuen einer Art denselben &ussern Reiz mit der gleichen Abinderung beantworten, dass somit die durch klimatische Einilisse bedingten Abinderungen in ganz bestimmter Richtung erfolgen, welche bedingt ist durch die physische Constitution dieser Art. Wenn aber selbst bei der Entstehung neuer klimatischer Schmetterlingsformen, bei welcher Naturzùchtung véllig aus- zuschliessen ist, und die Natur der Art selbst nachweislich die Richtung der Abinderungen bestimmt, dennoch Varia- bilitàt eintritt, so darf daraus geschlossen werden, dass ùberhaupt jede Umwandlung einer Art mit einem Schwan- kendwerden ihrer Charaktere beginnt. Wenn wir aber die primàren Formen der Schmetterlinge stets bei weitem constanter finden, so zeigt uns dies, dass fortgesetzte Kreuzung der Individuen einer Art schliesslich die Schwankungen der Form bis zu einem gewissen Grad ausgleicht. Beiderlei Thatsachen zusammen aber bestiitigen den von mir friher aufgestellten (') Satz, dass, bei jeder Art eine Periode der Variabilitàt mit einer solchen der (relativen) Constanz abwechselt, dass letztere die Hohe ihrer Entwicklung, erstere der Anfang oder das Ende derselben bezeichnet. Ich erinnre daran hier deshalb, weil die Thatsachen, auf welche ich mich damals hauptsàch- lich stùtzte, nàmlich die von Hilgendorf combinirte phy- letische Entwicklungsgeschichte der fossilen Schnecken von Steinheim, inzwischen bis zu einem gewissen Grade wankend geworden sind, und man in dem relativ vòllig berechtigten (4) Siehe meine Schrift « Uber den Finfluss der Isolirung auf die Artbil- dung. Leipzig 1872. 288 A. WEISMANN Misstrauen gegen sie, leicht zu weit gehen und ihnen ùber- haupt jeden Werth abzusprechen geneigt sein kònnte. In derselben eben angezogenen Schrift leitete ich die Entstehung einer gewissen Klasse von Localformen von 1 o- caler Isolirung her. [ch suchte zu zeigen, dass eine Art, wenn sie im Zustand (Periode) der -Variabilitàt auf isolirtes Gebiet gerith, dort nothwendig allein durch die Verhin- derung der Kreuzung mit den Artgenossen an- derer Wohngebiete zu etwas abweichenden Charakteren gelangen, oder wass dasselbe ist eine Localform bilden muss. Dies muss deshalb geschehen, weil die verschiednen Variatio- nen, durch welche eben die momentane Variabilitàt der Art gesetzt wird, stets in andern Zahlenverhaltnissen auf dem isolirten sein werden, als auf den andern Wohngebieten, und weil die Constanz durch Kreuzung dieser Variationen hervorgebracht wird, also die Resultante ist, aus den verschiednen Componenten, den Variationen. Sobald aber die Componenten ungleich sind, muss auch die Resultante eine andere sein und so scheint mir von theore- tischer Seite der Méglichkeit solcher durch den Process der Amixie gebildeter Localformen kein Hinderniss im Wege zu stehen. Ich glaube aber auch weiter gezeigt zu haben, dass zahlreiche Localformen sich ungezwungen als solche amicti- sche Formen auffassen lassen, wahrend sie durch klimatische Einflusse nicht erklart werden kònnen. Dass ich mit der Aufstellung der Amixie nicht die Exis- tenz wirklicher klimatischer Formen in Abrede stellen wollte, wie von einigen Seiten gemeint wurde, geht aus vorliegender Abhandlung wohl zur Geniige hervor. Es fragt sich aber, ob nicht klimatische Einfliisse auch die Entstehung amictischer Formea dadurch veranlassen kénnen, dass. sie eine Art variabel machen ? Es wird schwer sein dariùber jetzt schon endgiltig abzu- sprechen; wenn indessen in allen Fallen durch klimatische Einfliisse nur in ganz bestimmter Richtung ein Variiren stattfindet, so kann aus einer solchen Variabilitàt eine ami- SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 289 ctische Form nicht hervorgehen, da dann die Componenten nur dem Grade, nicht der Art nach verschiedene Resultanten erzeugen kònnten. Auf so feine Unterschiede aber kònnen wir unsre Untersuchungen noch nicht ausdehnen. Als letztes, aber nicht unbedeutendstes Resultat dieser Un- tersuchungen hebe ich nochmals hervor, dass umstimmende Einfliisse, wenn sie in regelmissigem Wechsel alternirend eine lange Reihe urspriinglich gleicher Generationen treffen , nur die betroffenen Generationen ummodeln, nicht aber die dazwischen gelegenen. Oder kiirzer: Cyclisch einwir- kende Abinderungs-Ursachen erzeugen cyclisch auftretende Abanderungen; unter ihrem Einfluss gestaltet sich die Reihe monomorpher Genera- tionen zu einem Cyclus di- oder polymorpher Generationen. Auf die nihere Ausfiihrung und Begriindung dieses Satzes brauche ich hier nicht zuriick zu kommen, aber an ihn schliesst sich unmittelbar die Frage, ob nicht diese die Gene- rationen zum Generations-Cyclus umwandelnde cyclische Vererbung in ihrem letzten Grund gleichbedeutend sei mit Darwin und Hackel’s homochroner Verer- bung, welche die Stadien der Ontogenese zu einem Cyclus gestaltet? Vielleicht gelingt es der Zukunft, von die- sem Punkte aus in das Wesen der noch so dunkeln Verer- bungsvorginge einzudringen und beiderlei Erscheinungen auf ein und dieselbe Ursache zuriickzufiihren, die sich heute nur ahnen, nicht klar erkennen lasst. Um schliesslich auch noch das allgemeinste und insofern auch Hauptresultat dieser Untersuchungen zu formuliren, so scheint es mir in dem Nachweis zu hegen, dass rein nur durch den Einfluss verinderter dusserer Lebens- bedingungen eine Art zum Abandern veranlasst werden kann und zwar zum Abandern in be- stimmter Richtung und dass diese letztere wie- der lediglich von der physischen Natur der variirenden Organismen abhingig ist, verschie- Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. V1. 19 290 A. WEISMANN den bei verschiedenen Arten, ja selbst bei den beiden Geschlechtern ein und derselben Art. So wenig ich geneigt bin, einer unbekannten Transmuta- tionskraft das Wort zu reden, so sehr méchte ich auch hier wieder betonen, dass die Umwandelung einer Art nur zum Theil auf dusseren Einflissen beruht, zum andern Theil aber auf der specifischen Constitution dieser einen Art. Specifisch nenne ich dieselbe, insofern sie auf den- selben Reiz anders reagirt, als die Constitution einer an- dern Art. Im Allgemeinen lasst sich auch recht wohl ein- sehen, warum dies so sein muss. Nicht etwa weil eine neue Art von Lebenskraft in ihr verborgen lage, sondern deshalb, weil sie eine andere Entstehungsge- schichte hinter sich hat, als irgend eine andere Art. Wir miissen annehmen, dass von den dltesten Zeiten der Organismenbildung an durch alle Zwischenstpfen hindurch sich bestimmte Eigenschaften, Wachstums —, Ernahrungs —, oder Entwickelungstendenzen bis auf die heute lebenden Arten ibertragen haben, dass jede von diesen eine gewisse Summe solcher Tendenzen in sich trigt, dass diese es sind, welche seine dussere und innere Erscheinung zu jeder Zeit seines Lebens bestimmen, welche in ihrer Reaction gegen die Aussenwelt das individuelle Leben, wie das der Art selbst darstellen. Da diese Summe ererbter Tendenzen bei jeder Art um mehr oder weniger verschieden sein muss, so erklàrt sich daraus nicht nur die verschiedene dussere Erscheinung der Arten, die Verschiedenheit ihrer physiologischen und biolo- gischen Lebensàusserungen, sondern es geht auch daraus mit Nothwendigkeit hervor, dass verschiedene Arten verschieden reagiren missen auf solche iussere Reize, welche Abinderung ihrer Form hervor- rufen. Dies heisst nun nichts Anderes, als dass jeder Art durch ihre physische Constitution (in dem soeben definirten Sinne) bestimmte Variationsméglichkeiten vorgezeichnet sind. Dieselben sind offenbar ausserordentlich zahlreich fiir SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 291 jede Art, aber nicht unendlich, sie gestatten der Naturziich- tung einen weiten Spielraum, aber sie beschrinken dieselbe auch, indem sie sie zwingen, gewisse, wenn auch breite Entwickelungsbahnen einzubalten. Ich habe schon friher einmal hervorgehoben (4), dass man die Rolle welche die phy- sische Constitution der Arten bei der Umwandlungsgeschichte spielt zu gering taxirt, wenn man den Gang der Umwand- lungen wesentlich nur iussern Bedingungen zuschreibt. Darwin gibt allerdings die Wichtigkeit dieses Factors zu, aber doch nur insoweit es die einzelne Variation betrifft, deren Qualitiit auch ihm wesentlich von der physischen Con- stitution der Art abzuhingen scheint. Ich glaube aber, dass grade in diesem Moment der Grund liegt, warum auch unter den ginstigsten fussern Umstiinden niemals ein Vogel in ein Saéugethier sich umwandeln kénnte, oder, um mich allgemein auszudricken, warum von einem bestimmten Puncte, einer bestimmten Art der jetzigen Schòpfung aus auch unter den ginstigsten atissern Umstiinden nicht jeder beliebige andere Punct erreicht werden kann, warum von diesem Puncte aus bestimmte Entwickelungsbahnen, wenn auch von bedeuten- der Breite, eingehalten werden miissen, etwa so, wie eine den Berg hinabrollende Kugel durch ein bestimmtes, gleich- bleibendes Hinderniss anders abgelenkt werden wird, je nachdem dasselbe sich ihr héher oben, oder weiter unten entgegenstellt, je nachdem ihre Bewegungsrichtung und Geschwindigkeit im Augenblick der Ablenkung beschaffen ist. In diesem Sinne bin ich mit der « bestimmt » gerichteten Variation Askenasy’s einverstanden, keineswegs aber dann, wenn damit eine besondere, neue Naturkraft gemeint sein soll, welche aus sich selbst die Variationen dirigirt (7). Die Erklérung der Erscheinungen scheint mir eine solche Annahme (4) Siehe meine Schrift: « Uber die Berechtigung der Darwin’schen Theorie » Leipzig 1868. (2) Anm. Ich betone dies hier ausdriicklich, weil der Bericht, welchen ich im Archiv fiir Anthropologie (Jahrgang 1873) uber Askenasy’s gedanken-= reiche Schrift gegeben habe mehrfach missverstanden worden ist. 292 A. WEISMANN nicht zu erheischen, und wenn sie nicht nothwendig ist, so ist sie uberhaupt nicht statthaft. Meiner Ansicht nach kann eine Transmutation rein nur aus innern Ursachen nicht gedacht werden. Kénnten wir den Wechsel fusserer Lebenshedingungen absolut sis- tiren, so wirden die vorhandenen Arten stationir bleiben , denn nur die Einwirkung #usserer Reize im weitesten Sinne des Wortes vermag Abinderungen. zu erzeugen und selbst die nie fehlenden « individuellen Variationen » scheinen mir neben der ererbten Ungleichheit der Anlage wiederum auf. ungleichen fusseren Einflissen zu beruhen, und auch die ererbte Anlage selbst ist nur deshalb ungleich, weil von jeher die einzelnen Individuen etwas verschiedenen jussern Einflissen unterworfen waren. Ein Abindern aus rein innern Ursachen scheint mir vor Allem deshalb ganz undenkbar, weil ich mir nicht vorstellen kann, wie dasselbe materielle Substrat der physischen Con- stitution einer Art zwei entgegengesetzte Bewegungen auf die folgende Generation ilbertragen sollte. Und doch misste dies der Fall sein, wenn die durch Vererbung ùbertragene Entwickelungsrichtung letzter Grand der Ahnlichkeit mit den Vorfahren und der Abiinderung d. h. der Unahnlichkeit mit ihnen sein sollte. Alle Abinderung vom geringsten bis zum gròssten Betrag scheint mir in letzter Instanz nur auf dussern Einflussen beruhen zu kònnen, sie ist die Reaction des Organismus auf îiussere Reize. Dass diese Reaction eine andere sein muss, wenn von gleichem Reize eine anders geartete physische Constitution getroffen wird, liegt auf der Hand, und darauf beruht nach meiner Ansicht eben die angedeutete grosse Be- deutung dieser constitutionellen Unterschiede. Wenn man unter Vererbung auch die Vererbungs- summen, das heisst die jeweilige physische Constitution einer Art begreift, also die beschrinkte und in obigem Sinne bestimmt gerichtete Variationsfihigkeit, unter Anpassung aber die directe und indirecte Reaction SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 293 dieser physischen Constitution auf den Wechsel der Lebens- bedingungen, so kann ich mich Hicke! ’s Ausdrucksweise anschliessen und mit ihm die Umwandlung der Arten auf die beiden Momente der Vererbung und Anpassung zurùekfuhren. VERSUCHE. A. Versuche mit Vanessa Levana. 1). Zucht aus Eiern, welche am 12-15 Mai 1868 im Zwinger von einem Weibchen der Winterform gelegt waren. Aus- schlipfen der Raupen am 20-22 Mai, Verpuppung derselben am 7-9 Juni. Die Puppen wurden bei gewohnlicher Temperatur aufbe- -wahrt und ergaben: am 19 Juni 4 Schmetterlinge > AO 5 » AI 10 » ee > 9 » » 23 » 7 » » 25 » 13 » zusammen-48 Schmetterlinge , welche alle die Prorsaform besassen, drei Weibchen mit ziemlich viel Gelb, Keines aber soviel, als die Figuren 3, 4, 7, 8 oder 9. 2° Versuch. Am 12" August 1868 gefundene Raupen (der dritten Generation) verpuppten sich Anfang September, wurden im ungeheizten Zimmer aufbewahrt. Im September schlipften noch 3 Schmetterlinge aus und zwar in Prorsa- form, die andern iberwinterten und-ergaben, als sie Ende Februar in das geheizte Zimmer versetzt wurden vom 1-17 Mirz 1869 mehrere Schmetterlinge, alle von Levanaform. Versuch 3. Am 17°" Juni 1869 gefundene Raupen wurden nach ihrer Farbe sortirt; die gelben mit hellbraunen Dornen 294 A. WEISMANN ergaben bei gewthnlicher Temperatur am 8'"-12'" Juli 13 Schmetterlinge, von welchen 12 gewòhnliche Prorsaform zeigten, einer, ein Mann, aber noch mehr Gelb enthalt als Figur 3, demnach als Porimaform bezeichnet werden muss. Versuch 4. Von gleichzeitig wie in V. 3. gefundenen Rau- pen der Generation If wurden am 25 Juni 30 Puppen in den Eisschrank gesetzt (Temperatur 8-10° R). Als am 3 August die Schachtel geòfinet wurde, waren fast alle bereits ausge- schliipft, viele schon todt, einige noch lebend, alle ohne Ausnahme Zwischenformen (Porima), doch alle der Prorsa- form niher stehend, als der Levanaform. Versuch 5. Eine grosse Anzahl gleichzeitig gefundener Raupen der Generation Il verpuppte sich und wurde bei hoher Sommer-Temperatur aufbewahrt. Nach etwa 19 ta- giger Puppenzeit schliipften vom 28 Juni — 5 Juli etwa 70 Schmetterlinge aus, alle von Prorsaform, mit Ausnahme von 3, welche starke gelbe Zeichnung besassen (Porima). Versuch 6. Die 70 Schmetterlinge des vorigen Versuches wurden in einen 6’ hohen und 8’ langen Zwinger gesetzt, in welchem sie bei warmem Wetter lebhaft an Blumen schwirmten. Einmal nur wurde Begattung beobachtet, und nur ein Weibchen legte am 4 Juli Eier an Brennnesseln. Bei der damals herrschenden, hohen Sommerwirme ergaben diese Eier schon nach 30-31 Tagen die Schmetterlinge (3° Genera- tion). Alle Individuen waren Prorsa mit mehr oder weniger Gelb, keines unter 18 vollstindige Porima. Versuch 7. Am 8" August gefundene junge Raupen der Generation IV wurden im Treibhaus bei 17-20° R erzogen. Verpuppung: 21-23 August. Davon wurden: A. 56 Puppen finf Wochen lang auf das Eis gesetzt (Temp. 0-1° R.), dann im ungeheizten Zimmer ùberwintert. Sie ergaben alle im April 1870 die Levanaform mit Aus- nahme einer einzigen Porima. B. Eine etwa gleiche Anzahl der Puppen wurde ins Treib- haus gesetzt, aber ohne Erfolg, da trotz einer Temperatur von 12-24° R. kein einziger Schmetterling im Laufe des SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 295 October und November mehr ausschliipfte., Die Puppen wur- den dann im ungeheizten Zimmer iberwintert und ergaben im April und Mai lauter Levana. Versuch 8. Anfang Juni 1870 gefundene Raupen der Gene- ration If verpuppten sich vom 13-15 Juni, und lieferten bei gewohnlicher Temperatur am 29** und 30°" Juni 7 Schmet- terlinge der Prorsa-form. Versuch 9. Puppen derselben Generation Il wurden unmit- telbar nach der Verpuppung am 18" Juni 1870 in den Eis- keller gesetzt (Temp. 0-1° R), blieben dort vier Wochen lang (bis zum 18°" Juli) und gaben dann bei gewohnlicher Sommertemperatur am: 29 Juli 2 Prorsa. 2 ue} » 24 » 6 Porima, von welchen 4 der Levana sehr ihnlich. 95 » 1 Levana, aber ohne blaue Saumlinie. 26 » 2 Levana » » 2 » 6 Porima. i Summa-20 Schmetterlinge, unter welchen nur 5 reine Prorsa- form. Versuch 10. Ausgewachsene Raupen der Generation IV am 20%" August 1870 gefunden verpuppten sich am 26%" August bis 5!" September. Die Puppen wurden in 3 Theile getheilt: A. wurde unmittelbar nach der Verpuppung in das Treib- haus gebracht (Temp. 12-25° R) und blieb dort bis zum 20% October. Von etwa 40 Puppen schlùpften nur 4 aus und zwar 3 als Prorsa und 1 als Porima. Die ibrigen Puppen iberwinterten und lieferten alle im nichsten Friùjahr Levana. B. wurde im Zimmer aufbewahrt, vom November an im geheizten bei 6-15° R. Kein einziges Individuum schliipfte noch in demselben Jahr aus. Vom November ab wurde diese Partie Puppen mit © vereinigt. C. wurde unmittelbar nach der Verpuppung einen Monat 296 A. WEISMANN lang auf das Eis gesetzt, dann aber von 28°" September bis, 19*® October in.das Treibhaus. Auch hier schlipfte kein Schmetterling mehr aus. Die Puppen iiberwinterten nun mit denen von Partie B im geheizten Zimmer (uber Wasser) bei 6-15° R und lieferten: am Febr. 6 1 9 Levana » 22 1 Levana » 23 1 Levana » 24 1 9 Levana » 25 127,1 9 Levana » 28 127,1 9 Levana am Marz 1 1 Levana » 13 1 9 Levana » 15 1 Q Levana » 19 1 2 Levana April 2 27,1 9 Levana » 7 1 Q Levana » 21 1 9 Levana Mai 2 1 9 Levana Summa-18 Levana, darunter 10 Weibchen. Die genaue Angabe der Zeit des Ausschlipfens ist deshalb von Interesse, weil daraus ersichtlich wird, in wie verschie- denem Grade die verschiedenen Individuen auf den Einfluss hoherer, als der gewohnten Temperatur reagiren. Wihrend bei Vielen eine Beschleunigung der Entwicklung um 1-2 Mo- nate eintrat, schliipften Andere erst im April und Mai aus, d. h. zu der Zeit, in welcher sie auch im Freien erscheinen. Versuch 11. Zucht der Generation II aus Eiern der Ge- neration I. Ausschlùpfen aus dem Ei am 6*" Juni 1872, Ver- puppung um den 9°" Juli. Vom 11°" Juli bis 11°" September wurden die Puppen auf Eis gestellt (Temp. 0-1° R), dann in das Treibhaus gebracht, woselbst alle ausschlipften und zwar: Sept. 19 3 9 Prorsa und 1 7 Porima » 21 13 Porima (12 2 und 1 9) und SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 297 Sept. —_ 2 Levana Q ni 290 1A Porima (27 und 1209) 5 1 Levana © » 23 10 Levana 9 > = 3 Porima 7 » 24 5 Levana 9 Dh) 1 Levana 9 5 By 3 Levana 9 Oct. 4 1 Porima 7 Summa-57 Schmetterlinge, worunter 32 7 und 25 9, nur 3 Prorsa, 32 Porima und 22 Levana. Es muss jedoch bemerkt werden, dass unter den als « Levana » be- zeichneten Stiicken Keines sich befindet, welches der natir- lichen Zevana ganz entspricht, ja Keines, welches derselben so nahe kommt, wie einige Exemplare aus Versuch 9. Alle sind gròsser, als die natiirliche Zevana und enthalten trotz des vielen Gelb doch mehr Schwarz, als irgend eine ichte Levana. Bei allen kùnstlich erzeugten Levana ist stets die schwarze Binde auf der Wurzelhilfte der Hinterfligel noch durch Gelb unterbrochen, was bei der iichten Levana sehr selten vorkommt. Auch ist der ganze Habitus bei der kiinstli- chen Levana meist plumper, der Fligelschnitt etwas anders, die Vorderfligel nanilich breiter und weniger spitz (siehe die Abbildungen 7 bis 9). Versuch 12. Am 22" September 1872 gefundene Raupen der Generation IV wurden in zwei Halften getheilt: A. wurde im Orchideenhaus bei 12-25° R zur Verpuppung gebracht und blieb dann im Treibhaus bis in den December. Trotz der hohen Temperatur schlupfte nicht ein einziger Schmetterling wahrend dieser Zeit aus, waihrend mehrere gleichzeitig gefundene und in denselben Schachteln gezogene Puppen von Vanessa C. album und Atalanta Mitte October ausschlipften. Von Mitte December an wurden dann die Puppen im ungeheizten Zimmer aufbewahrt und schlipften dann im Frithjahr 1873 sehr spat aus, alle als Levana: 298 A. WEISMANN 6 Juni 7 Levana SU» 2 » 11 » 2 » 19,0%» | » 15» 6 » 16.» 1 » 19.» 9 » Summa-21 Levana. B. wurde im ungeheizten Zimmer erzogen und dort den Winter iiber gelassen. Vom 28% Mai an schlùpften die Schmet- terlinge aus, alle als Levana. B. Versuche mit Pieriden. Versuch 13. Im April eingefangene Weibchen von Pieris Rapae legten Eier an Sisymbrium Alliaria. Diese lieferten Raupen, welche sich vom 1-3" Juni verpuppten. Die Puppen wurden vom 3" Juni bis 11*" September auf Eis gestellt (Temp. 0-1° R.), vom 11‘ September bis 3" October in das Treibhaus (Temp. 12-24° R.). Dort schlipften aus: Oct. 23 —_ 19 » 24 — 19 » 25 PIA 192 » 26 = 19 » 28 1A 19 Summe-3 7 und 5 9 Alle mit den scharf ausgepragten Characteren der Winterform, die Weiber alle stark gelblich auf der Oberseite, die Manner rein weiss; auf der Unterseite starke schwarze Bestiubung der Hinterfliigel, besonders in der Mit- telzelle. Eine Puppe schlipfte nicht mehr im Treibhaus aus, sondern iberwinterte und gab im geheizten Zimmer am 20‘ Januar 1873 ein Weibchen, ebenfalls von der Winterform. Versuch 14. Am 27 und 28 April 1872 eingefangene SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE 299 Weibchen von Pieris Napi legten Eier an Sisymbrium Al- Harta. Die aus ihnen erzogenen Raupen verpuppten sich vom 28% Mai bis 7" Juni. Die Puppen wurden kurz nach der Verpuppung auf Eis gestellt, wo sie bis zum 11°" September (3 Monate) blieben. Am 3" October ins Treibhaus versetzt lieferten sie dort bis zum 20%" October 60 Schmetter- linge, alle mit scharf ausgepragten Characteren der Winterform. Die ùbrigen Puppen ùberwinterten im Zimmer und lieferten: April 28 37 und 6 9 Mai A — » ©) » 19, Af » — as he Mea i » 16 1f » — » 18 il ee 2 1 9 » 19 — » 1 Q » 20 DIA (NO) » 23 27 » — » 26 1 a — » 29 cs » il © Juni 3 — » 3 9 » 6 —_ » i 2 » 9 — » il © » 21 = » | Q Juli 2 — » i @ 15 und 19 9 Versuch 15. Mehrere der im Mai 1873 ausgeschlùpften Schmetterlinge des Versuchs 14 wurden in einen geràumigen Zwinger gebracht, begatteten sich dort und legten Eier an Reps. Die Raupen wuchsen an den lebenden Pflanzen im Zwinger heran, verpuppten sich dann in Schachteln und wurden in 2 Theile getheilt: A. Mehrere Puppen bei gewòhnlicher Sommertemperatur aufbewahrt gaben am 2°" Juli Schmetterlinge mit den ausge- prigten Characteren der Sommerform. 5300 A. WEISMANN B. Die andern Puppen wurden unmittelbar nach der Ver- puppung auf Eis gestellt und blieben tber 3 Monate im Fiskeller vom 1%" Juli bis 10'" October). Leider verdarben die meisten davon durch Eindringen von Nisse in die Schachtel. Nur 8 lebten noch und von diesen schlùpften 3 noch am 20 October aus und zwar als Winterform, die an- dern Uberwinterten im ungeheizten Zimmer und schlipften erst Anfang Juni 1874 aus. Alle 5 waren Weibchen und alle zeigten die Charactere der Winter- form, aber trotz einer Puppendauer von 11 Mo- naten besassen sie dieselben doch nicht in héherem Grade, als gewéhnlich, naherten sich also der Stammform Bryoniae nicht. Versuch 16. Auf einer Alpe in der Gegend von Oberstorf (Allgàuer Alpen) wurden am 12" Juni 1871 Schmetterlinge von Pieris Napi var. Bryoniae eingefangen und in den Zwinger gebracht. Sie flogen dort munter an den Blumen umher, Begattung fand zwar nicht statt, aber mehrere der Weibchen legten Eier an gewohnlichen Gartenkohl ab. Aus diesen kamen Raupen, welche in allen Altersstadien vòllig denen der gewòhnlichen Form von Napi gleich waren. Sie gediehen vortrefilich bis kurz vor der Verpup- pung eine Pilzepidemie sie decimirte, so dass von 300 Raupen nur etwa 40 lebende Puppen erhalten wurden. Auch diese glichen vollstàndig der gewohnlichen Form von Napi, zeigten denselben Polymorphismus, indem sie theils schén grin, theils strohgelb (die meisten), theils aach gelbgrau waren. In dem- selben Sommer schlùpfte nur ein einziger Schmetterling aus, ein Mannchen, weiches sich durch die schwarze Bestiubung der Fliigeladern an den Fligelrandern (Oberseite) mit Sicher- heit als var. Bryoniae zu erkennen gab. Die tibrigen Puppen ùberwinterten im geheizten Zimmer, und ergaben von Ende Januar bis Anfang Juni 11 Manner und 5 Weiber, alle mit ausgepragtem Character der var. Bryoniae Es schli- pften aus: SAISON-DIMORPHISMUS DER SCHMETTERLINGE | 301 29 Januar il a 26 » il" eft 3 Februar 1 o fy 5 | 5 » 1 Ee 7 » — / ae) J 4 dA — Qi a il = A Marz — TS 11 » hag? © 6 April — O 7a ile = A Mai i © 3. Juni iL — Summe-10 3) @ Wie man sieht, ist auch hier die Neigung durch Einwir- kung von Warme die Entwicklung zu beschleunigen bei den Individuen sehr verschieden. Von den 16 Schmetter- lingen hat nur einer nahezu die normale Entwicklungszeit beibehalten, vom 27°" Juli bis 3 Juni, also volle 10 Mo- nate; alle Andern kiirzten sie ab; ein Mann auf 11 Tage (!), 8 Individuen auf 6 Monate, 4 auf 7 Monate, 2 auf 8 Monate, 1 auf 9 Monate. i ERKLARUNG DER ABBILDUNGEN. Tare VIII. Fig. 1. Mann von Vanessa Levana, Winterform. Fig. 2. Weib von V. Levana, Winterform. Fig. 3. Mann von VY. Levana, kiinstlich erzeugte Zwischen- form (sog. Porima). Fig. 4. Weib von V. Levana, aus der Sommergeneration kiinstlich erzeugte Zwischenform (Porima), von der Winter- 302 A. WEISMANN form nur durch die etwas dunklere Grundfarbe zu unter- scheiden, in der Zeichnung aber vollstindig mit ihr tiberein- stimmend. Fig. 5. Mann von V. Levana, Sommerform (Prorsa). Fig. 6. Weib von V. Levana, Sommerform (Prorsa). Fig. 7-9, aus der ersten Sommer-Generation kunstlich er- zeugte Zwischenformen (Porima). Fig. 10 u. 11. Mann und Weib von Pieris Napi Winter- form, kunstlich aus der Sommergeneration erzeugt; die gelbe Grundfarbe der Unterseite der Hinterfliigel lebhafter, als bei der natiirlichen Winterform. Fig. 42 u. 13. Mann und Weib von Pieris Napi, Sommer- form. Fig. 14 u. 15. Pieris Napi var. Bryoniae, Mann und Weib, aus Eiern gezogen. Tare IX. Fig. 16. Papilio Ajax, var. Telamonides, Winterform. Fig. 17. Pap. Ajax, var. Marcellus, Sommerform. Pig. 18. Lycaena Agestis. 0. deutsche Winterform. Fig. 19. L. Agestis, deutsche Sommerform. Fig. 20. L. Agestis, italienische Sommerform. (Haupt- Un- terschied zwischen Fig. 19 u. 20 liegt auf der Unterseite, welche nicht mit dargestellt werden konnte). Fig. 21. Polyommatus Phlaeas Winterform aus Sardinien, der deutschen Winter- und Sommergeneration vollkommen gleich. Fig. 22. Polyommatus Phlaeas, Sommerform aus Genua. Fig. 23. Pararga Egeria L. aus Freiburg. i. Br. Fig. 24. Pararga Meione sùdliche Klimaform von Lgeria, aus Sardinien. Annali del Museo Civico Kunstanst .v. E. Ramann, Arnstadt. i Vol. VI. 1814 Museo Civico lel Annali d =— DIAGNOSI DI TRE NUOVI MAMMIFERI DELLA NUOVA GUINEA ED ISOLE KEY PER IL PROF. W. PETERS DIRETTORE DEL MUSEO ZOOLOGICO DI BERLINO 1. Hydromys Beccarii, n. sp.; supra nigricans, ochraceo irro- ratus, pilis basi griseis, apice nigris, plerumque annulo subapicali ochraceo; subtus ex ochraceo albus, pilis apice albis vel ochraceis; utrinque macula ante humeralis ochracea; vibrissae superiores nigrae, inferiores albae; cauda basi (25 millim.) pilis corporis, reliqua setis rarioribus incumbentibus obsita, in prima tertia parte nigra, reliqua alba. — Key (Weri), Dom. Beccari coll. 2. Phalangista (Pseudochirus) Albertisii, n. sp.; supra splendide ferrugineus, nigro irroratus, lineaque spinali nigricante, pilis basi nigris annulo subapicali ferrugineo, apice nigris; caudae basis incrassata, supra area magna nuda, pilis lanuginosis cinereo-ferrugineis obtecta; cauda apice nigra; gastraeum ex flavescente album; auriculae breves, margine et prominentiis internis setis longis nigris sparsis obsitae; vibrissae nigrae. — Hatam; Dom. D’ Albertis coll. Ph. grisescenti allinis, sed auriculis pilosis et colore diversus. 3. Phalangista (Distoechurus) pennata, nov. subgen. et n. sp.; supra cano-brunnescens; facies flavida, utrinque taenia lata nigra oculum includente et ad verticem adscendente; macula postauriculari nigra ad regionem postmandibularem descen- dente; cauda depressa, supra subtusque calva, in lateribus pilis setaceis brunneis obsita; auriculae breves, pilis longis sparsis in margine et prominentiis internis praeditae; magni- tudine Myoxi dryadis. — Andai, Dom. D’ Albertis coll. Subgenus Distoechurus differt a Pseudochiro cauda pennata. Berlino, 12 Agosto 1874. R. GESTRO. Descrizione di tre nuove specie di Cieindelidi del- I’ Isola di Borneo. Cicindela (//epladontc) tricondyloides. Nigro-cyanea , labro porrecto, antice attenuato , quinquedentato , capite supra valde excavato et rugoso, prothorace cylindrico , elongato, transversim fortiter rugoso, basi et apice valde con- stricto , elytris subserices , femoribus rufis, apice nigro-cyaneis. C. patriciae Schaum affinis, sed minor et angustior , capite rugoso , prothorace magis coarctuto , basi apiceque magis constricto, transversim fortius rugoso, elytrisque puncto humerali albo ca- rentibus. Long. 16 mill. Hab. Sarawak (Borneo). Questa bellissima specie s'avvicina alla C. patricia Schaum (Berlin. Entom. Zeitschr. 1861 p. 68), ma la sua statura più piccola, la forma più allungata e sopratutto il protorace più ristretto e più strangolato alla base ed all’ apice, la fanno distinguere facilmente. Il capo è molto incavato al disopra e presenta alcune grosse rughe longitudinali nel mezzo ed altre oblique presso gli occhi, mentre nella patricia è semplicemente striato. Il labbro è molto sporgente, un po’ ristretto in avanti, con cinque denti dei quali i tre intermedii e sopratutto il mediano sono più prominenti; nel maschio è più corto, coi tre denti di mezzo meno avanzati, e di color giallo, ad eccezione della base e dei margini; nella femmina è interamente nero. Il protorace è di forma cilindrica, fortemente strangolato alla base ed all’apice in corrispondenza dei due solchi anteriore e posteriore e con rughe trasversali molto marcate. Elitri allungati, cilindrici, ristretti e troncati all’ apice, convessi, non gibbosi dopo la metà, sericei, punteggiati sopra tutta NUOVE SPECIE DI CICINDELIDI 305 la superficie e privi del punto bianco che si osserva sugli omeri nella patricia. Parte inferiore del corpo nero-cianea; lo stesso colore lo hanno i piedi compreso l’apice dei femori; il resto di questi è rosso. Parecchi esemplari provenienti da Sarawak. Viaggio Doria e Beccari 1865-67. Collezione del Museo Civico di Genova. La Heptadonta patricia e la tricondyloides si distinguono dalle altre specie dello stesso sottogenere per il protorace più cilindrico e più allungato e dimostrano più chiaramente il passaggio della tribù dei Cicindelini a quella dei Collyrini. In una nota pubblicata nel 1866 sui Cicindelidi dell’ Asia tropicale (') il Dottore Schaum separa le specie del genere Tricondyla in quattro gruppi caratterizzati nel modo seguente: A. Capo non strangolato posteriormente. I. Protorace più o meno rigonfio fra i due solchi basale ed apicale e le- vigato. II. Protorace non rigonfio, ma cilindrico e striato in senso trasversale. B. Capo ristretto posteriormente e strangolato alla base. III. Protorace levigato. Lobi laterali del mento diretti all’innanzi. IV. Protorace striato trasversalmente, almeno in parte. Lobi del mento spor- _ genti a modo di spina diretta in basso (Gen. Derocrania, Chaud.). Il terzo di questi gruppi era rappresentato finora da quattro specie tutte particolari alle isole Filippine, cioè: 7. conici collis Chaud., cyanipes Eschsch., cavifrons Schaum, pla- niceps Schaum e probabilmente da una quinta di Malacca, T. stricticeps Chaud; ma nella collezione del Museo Civico di Genova ne esistono altre due provenienti da Sarawak. Esse sono rimaste per qualche tempo inedite con soli nomi provvisorii, perchè, non possedendo delle specie affini altro che la 7. planiceps, mi era difficile poterne fare uno studio accurato; ma recentemente il Dottore C. A. Dohrn ha aumen- tato il nostro materiale colle 7°. conicicollis e cavifrons , perciò () Contrib. to the Knowledge of the Cicindelidae of Tropical Asia ete (Journal of Entomology, Vol. II, 1866, p. 70). Ann. del Mus, Civ. di St. Nat. Vol. VI. © 20 306 R. GESTRO posso descrivere le due nuove specie con maggiore sicurezza. Conservo loro i nomi già da me adottati nelle etichette della collezione, in omaggio ai viaggiatori che le hanno raccolte. Tricondyla Doriae. Nigra, capite postice parum constricto , supra profunde exca- vato, prothorace subrufescente, elytris breviusculis, parum gib- bosis, basi subrugoso-punctatis, postice punctatis, apice fere laevibus , pedibus nigris. Long. 16 mill. Hab. Sarawak (Borneo). Il capo è un po’ meno largo che nelle specie affini ed anche un po’ meno strangolato dietro agli occhi; I’ incava- tura della fronte è assai profonda e i due solchi longitudi- nali molto impressi; le antenne nere coll’ apice degli articoli terzo e quarto rossastro. Protorace rossastro, conico, poco rigonfio nel mezzo e poco strangolato alla base. Elitri piut- tosto corti, poco gibbosi in addietro, alla base ristretti e quasi paralleli, fortemente punteggiati e leggermente ru- gosi; la punteggiatura si continua al di là della metà dimi- nuendo verso l’apice che è quasi interamente liscio. Piedi neri. Una sola femmina. Sarawak. Viaggio Doria e Beccari, 1865. Tricondyla Beccarii. Nigro-violacea , capite postice parum constricto, fronte pro- Sunde excavata, elytris valde gibbosis, basi plicato-punctatis , pone medium disco laevigatis, lateribus sparsim punctulatis , fe- moribus rufescentibus. Long. 19 mill. Hab. Sarawak (Borneo). Attine alla precedente, ma più grande, col capo più largo, il protorace più rigonfio e gli elitri più gibbosi in addietro. NUOVE SPECIE DI CICINDELIDI 307 Anche in questa specie il capo è poco strangolato dietro agli occhi, la fronte è molto incavata coi due solchi longitudinali profondamente impressi, e l'apice del terzo e quarto articolo delle antenne rossastro. Il protorace è più rigonfio e alla base un po’ più strangolato. Gli elitri sono molto più gibbosi in addietro, meno paralleli alla base e totalmente diversi nella scultura; difatti invece d’ essere subrugoso-puntati sono pli- cato-puntati; dopo la metà il disco è liscio e solamente i lati hanno alcuni piccoli punti sparsi che cessano all'apice. I piedi sono nero-violacei come tutto il resto del corpo, ad eccezione dei femori che sono rossastri. Parecchi esemplari d’ambedue i sessi raccolti lungo il Ba- tang Lupar a Sarawak. Viaggio Doria e Beccari, 1865-67. Genova, 28 Novembre 1874. ALTRE NUOVE SPECIE DI UCCELLI RACCOLTE NELLA NUOVA GUINEA Dat Sic. L. M. D'ALBERTIS BH NELLE ISOLE ARU © KEI Dat Dorr. 0. BECCARI DESCRITTE DA J: PALVADORI (3) Athene dimorpha, sp. nov. Foem. Nolaeo fuscos pilei plumis cervicisque fulvo-marginatis ; dorso alisque trrequlariter fulvo-grisco-transjusciatis ; fronte, facie gastracoque pallide fulvis, hoc maculis longitudinalibus nigro- Juscis medio plumarum ornato ; remigibus rectricibusque fuscis , crebre fusco-cinerco-fascialis ; larsis dense plumosis, fulvis, vix Jusco-strialis ; digitis rare pilosis, flavis ; rostro plumbeo ; iride flava. Lone. tot. 0%!340 circa; al. 0", 200); caud. 0455s rostri culm. 0", 026; tarsi 0", 032. Hab. Sorong, presso l’estremita settentrionale della Nuova Guinea (D’A?- bertis) (?). (1) Vedi le specie precedentemente descritte a pag. 73-88 di questo volume. Ivi a pag. 83 ho descritto una Monachella saxvicolina, che ho verificato es- sere identica colla Muscicapa (!) Mulleriana, Schleg., che ora dovrà chia- marsi Monachella mulleriana; ivi ho pure descritto un Myiolestes? pluto, che forse è il maschio della Rectes nigrescens, Schleg. (= bennetti, Sclat.). (2) Ho saputo dal Signor D’Albertis che molti degl’ individui, che sull’ eti- chetta portano scritto Sorong, sono invece della vicina costa della N, Guinea. NUOVE SPECIE D’ UCCELLI 300 Il Signor D'Albertis ha raccolto un solo individuo di questa specie, la quale ha una statura intermedia a quelle della Surnia funerea e dell’ Athene noctua; essa è notevole per le sue ali piuttosto brevi, per la coda piuttosto lunga ed anche pel modo di colorazione; le parti inferiori sono colo- rite come quelle dell’ Otus brachyolus, colla sola differenza che le macchie scure nell’ A. démorpha sono alquanto più grandi; le piume del pileo e della cervice hanno i margini fulvi, più larghi su quelle della cervice, per cui intorno a questa appare quasi ‘un collare; il resto delle parti superiori per le fascie trasversali, sembra che ricordi il disegno dell’ A. fran- sent (Schleg.) e dell’A. aruensis (Schleg.). Il nome specifico dimorpha allude appunto al diverso di- segno delle parti superiori e delle inferiori; queste come quelle dell’ O. brachyotus e le superiori come quelle delle due specie descritte dallo Schlegel. Monarcha aruensis, sp. nov. Arses chrysomela, Wall. (nec Less. & Garn.), Ann. & Mag. Nat. Hist 2. ser. XX, p. 476 (1857). — G. R. Gr., Hand-List, I, p. 320, sp. 4805 (partim) (1869). Monarcha chrysomela, G. R. Gr. (nec Less. et Garn.), P. Z. S. 1858, p. 177, e p. 192 (partim). — Id., Cat. B. N. Guin. p. 30, 57 (partim). — Id., P. Z. S. 1861, p. 435 (partim). Arses chrysomelas, Rosenb., Journ. f. Orn. 1864, p. 120 (partim). Monarcha chrysomelas, Finsch, Neu-Guinea, p. 169 (1865) (martin). Monarcha M. chrysomeladi (1) (Less. & Garn.) sémillimus, sed minor, colore flavo pallidiore, macula alba suboculari latiore , rostro breviore et multo strictiore. Foem. Foeminue M. chrysomeladis sémillima, sed minor, supra minus brunnescens et magis olivacea, subtus colore flavo palli- diore et minime aurantio. (1) Il genere Monarcha è stato erroneamente finora usato al femminino. 510 T. SALVADORI Long. tot... . 0", 136-0", 142 | 0", 156 (M. chrysomelas) alien 0069-054072 OZ 1075 CALA ILA 0", 056-0", 058 | 0", 063 tarsi este OPS OLT, 0", 018 rostri culm... . 07, 049 0”, 013 lat. rostri basis. 0", 007 0”, 008 Hab. Isole Aru (Wallace, Beccuri). Questa specie, che alcuni considereranno semplicemente come varietà del M. chrysomelas, è la rappresentante di questo nelle Isole Aru. lo ho esaminato otto individui, sei maschi e due femmine, raccolti nelle Isole Aru dal Beccari, e tutti ad uno stesso modo differiscono da una coppia del M. chrysomelas della N. Guinea, raccolti dal Meyer. Il M. kordensis, Meyer di Mysore, il M. chrysomelas (Less. & Garn.) della N. Guinea ed il M. arwensis sono tre forme, che sì rappresentano a vicenda nelle rispettive località; sì noti tuttavia che il M. aruensis ed il M. chrysomelus difte- riscono tra loro meno che non differisca da ambedue il M. kordensis. Monarcha mentalis, nov. sp. Juv. an 9? Supra fusco-rufescens, fronte, lateribus capitis el partibus inferioribus rujs; mento et gula nigris; supra- caudalibus et cauda rufis, unicoloribus ; remigibus Juscis , exterius rufo-marginalis; rostro nigro; pedibus, ut videtur, plumbeis. Long. tot. 0", 185 circa; al. 0", 092; caud. 0”, 082;-rostri OF 015) tarsi OP, O17. Hab. Nuova Guinea (D’ Albertis). Un solo individuo di questa specie, raccolto presso Anda, esiste nella Collezione D'Albertis; disgraziatamente esso fu Tadini NUOVE SPECIE D’ UCCELLI 311 conservato nello spirito di vino ed è in cattivo stato, tut- tavia ho creduto di descriverlo, siccome presenta un insieme di caratteri, per cui differisce da tutte le altre specie note; questa specie per le dimensioni è una delle maggiori, tut- tavia il suo becco è più piccolo di quello del M. cinerascens e del M. carinatus,; il colore rossiccio dominante, assai vivo sulla coda e sul sopraccoda, e la macchia nera, limitata al mento ed alla gola, la rendono facilmente riconoscibile. Rhipidura leucothorax, sp. nov. Rhipidura R. maculipectori (G. R. Gr.) similis, sed nigri- cantior et plaga pectorali magna, alba, mento nigro, rectricibus lotis conspicue apice albis, diversa. Fusco-nigra, pileo saturatiore ; macula supraorbitali alba ; mento, gula et fascia pectorali nigris; gula utrinque macula alba ornata; plumis fasciue pectoralis inferioribus apice albis ; sub fasciam pectoralem. plaga magna alba; lateribus, abdomine imo et subcaudalibus fusco-nigris, his apice albo; alis fusco- nigris; tectricibus alarum superioribus apice valde conspicuo albo; rectricibus nigris, omnibus apice albo; rostro supra nigro, subtus albo ; pedibus migris. Long. tot. 0", 175; al. 0”, 082; caud. 0", 095; rostri 0", 016; tarsi 0", 021. Hab. Hatam (Nuova Guinea) (D’ Albertis). Un solo individuo fa parte della collezione D'Albertis. Questa specie ha le stesse forme, lo stesso sistema di co- lorazione e presso a poco le stesse dimensioni della R. ma- culipectus, G. R. Gr., dalla quale tuttavia è perfettamente distinta. Il colorito generale è più cupo e specialmente le parti inferiori non hanno la tinta bruna; notevole è la grande macchia bianca che occupa il mezzo della parte inferiore del petto; il mento è nero e non bianco, siccome le macchie esi- stenti ai lati della gola non si uniscono anteriormente sul 512 T. SALVADORI mento; le macchie bianche sul confine inferiore della tascia pettorale sono piuttosto trasversali e non in forma di goccia, come quelle che ornano il petto della R. maculipectus; le macchie bianche all'estremità delle cuopritrici delle ali, e specialmente delle maggiori, sono più grandi e finalmente tutte le timoniere hanno gli apici bianchi, assai cospicui anche all’ estremità delle due mediane. | Rhipidura albo-limbata, sp. nov. Cinerea, pileo obscuriore; fascia superciliari, gula, abdomine et subcaudalibus albis 5 tectricibus alarum superioribus apice albis ; rectricibus fuscis, duabus eatimis utrinque limbo apicali albo. Cinerea ; pileo obsceuriore, nigricante ; fascia superciliari a na- ribus orta, gula, abdomine medio et subcaudalibus albis ; mento, fascia pectorali et lateribus cinercis, dorso concoloribus ; alis fu- scis, lectricibus alarum minoribus cinercis, mediis et majoribus JSuscis, apice maculis parvis albis; tectricibus inferioribus fuscis, albo-marginatis; cauda fusco-nigra, rectricibus duabus eatimis utrinque limbo apicali albo ; rostro pedibusque fuscis. Long. tot. 0", 150; al. 0”, 081; caud. 0", 083; rostri 0", 010; tarsi 0", 018. Hab. Watam (Nuova Guinea) (D'Albertis). L’unico individuo della collezione D'Albertis è stato con- servato nello spirito ed è in cattivo stato, tuttavia non ho esi- tato a considerarlo come appartenente ad una nuova specie, sembrandomi ben distinto dag!’ individui delle altre specie conosciute. La R. albo-limbata è notevole pel sottile margine bianco all'estremità della prima e seconda timoniera esterna; per questo carattere, e per altri ancora essa si distingue facil- mente dalla R. kordensis, Meyer, colla quale ha una qualche somiglianza nel disegno, ma non nella struttura, avendo il becco molto piccolo, e per questo carattere va in uno stesso NUOVE SPECIE D’ UCCELLI 313 gruppo colla. Rk. torrida, Wall., colla: R. brachyrhyncha , Schleg-#Wece. (4): Dicaeum keiense, sp. nov. Dicaeum D. ignicolli, G. R. Gr. simillimum, sed gula alba rubro-lavata; pectore pallide rubro, rubedine inferius sensim evanescente ; linea media gastraei nigra nulla, vel vix conspicua. Mas. Supra nigro-chalybeus; gula alba, rubro-tineta; pectore (4) Colgo questa opportunità per descrivere in nome mio e dell'amico Conte Ercole Turati un’ altra specie di Rhipidura delle lsole Kei, il tipo della quale esiste nella collezione dello stesso Turati: Rhipidura vidua, SALVAD. & TUR. Rhipidura R. kordensi, Meyer valde affinis , sed dorso et fascia pectorali magis cinerascentibus ; maculis albis fasciae pectoralis latioribus ; remigibus tertiariis exterius griseo-marginatis ; rectricibus tribus utrinque apice albis, extima apice latissimo albo. ® Mas. Notaeo nigro-cinerascente; capite nigro ; macula supraorbitali magna alba; gula abdomineque pure albis; fascia pectorali et lateribus dorso conco- loribus, illa maculis albis medio plumarum ornata; alis fusco-nigris, tectri- cibus alarum remigumque secundariarum marginibus cinerascentibus, ter- tiariis exterius griseo-marginatis; subalaribus et tectricibus alarum inferioribus obscure cinercis , albo-marginatis; rectricibus fusco-nigris , tribus vel quatuor exterioribus utrinque albo-terminatis , extima etiam pogonio externo fere toto albo ; rostro pedibusque fuscis. Long. tot. 0™, 165; al. 0,086; caud. 0™, 090; rostri:0, 014: tarsi 07,016. Hab. Kavijaaw (Isole Kei) (Mus. Turati). Questa nuova specie, la R. kordensis e la R. setosa (Q. & G.) della N. Irlanda sì somigliano molto pel disegno e pel colorito. La nuova specie differisce dalla R. kordensis, della quale abbiamo esaminato due individui tipici, pei caratteri sopra indicati; inoltre in questa la coda è più breve, e soltanto la prima e la seconda timoniera hanno l’estremità bianca, mentre nella nuova specie le prime tre, o quattro (*) timoniere hanno gli apici bianchi, e per molto maggiore estensione; nella timoniera esterna la macchia bianca oc- cupa quasi la metà apicale, e va gradatamente diminuendo nella seconda e nella terza. Sul cartellino originale, attaccato all’ individuo tipo di questa nuova specie, era scritto: n.° 279. 3. Kavijaaw 26 Juli 67, dalla mano stessa, che più tardi scriveva diversi cartellini di parecchie specie delle isole Kei della collezione Beccari, per cui non è da porre in dubbio che Kavijaaw sia una località delle Isole Kei. 4 (*) Nell’individuo da noi esaminato la quarta timoniera destra presenta una macchia apicale bianca ben distinta, di cui v'è appena una traccia sulla quarta sinistra. 314 T. SALVADORI pallide rubro; abdomine olivaceo, medio flavido ; crisso pallide rubro; subalaribus albis; rostro pedibusque fuscis. Long. tot. 0", 095; al. 0", 058-0", 056; caud. 0", 029; rostri 0", 009; tarsi 0", 013. Hab. Isole Kei (Beccari). Il Beccari ha raccolto due maschi di questa specie. Come il D. ignicolle, G. R. Gr. è il rappresentante del D. hirundinaceum (Lath.) d'Australia nelle Isole Aru, così il D. keiense è il rappresentante del D. igricolle nelle Isole Kei; da questo esso differisce per le dimensioni un poco maggiori, per la linea nera lungo il mezzo dell'addome per nulla, o quasi nulla, apparente, e principalmente pel colore rosso più pallido del petto, che tinge, senza nasconderlo, il bianco della gola, e che inferiormente si termina gradatamente e non ad un tratto come nel LD. dgnicolle. Torino, 7 Dicembre 1874. P. PAVESI. Intorno ad una nuova forma di trachea di Maru- codia (Tav. X). Il sig. L. M. D'Albertis insieme colle ricche collezioni, spe- cialmente ornitologiche, che fece alla Nuova Guinea, riportò alcune pelli di Manucodia Keraudreni Less. ed un tronco de- capitato e nudo, per la sua trachea di configurazione interes- santissima; la quale merita di non essere passata sotto si- lenzio, perchè propria di un passeraceo e perchè diversa nella forma da quella descritta dal Lesson (') nella mede- sima specie di uccelli. La trachea, come semplice veicolo dell’ aria, non deve sod- disfare che alle condizioni di tubo, onde sono permesse e possibili tutte le varietà di lunghezza, larghezza, forma e topografia; come, dal punto di vista ch’ essa è anche un or- gano di fonazione, può diventare più o meno complicata in una parte qualunque. Infatti noi ne troviamo di chiuse o comunicanti con sacchi membranosi; del medesimo calibro o di varie dimensioni lungo il decorso; dritte o circonvolute, all’ esterno od all’ interno; brevissime od estremamente lunghe; più lunghe o più brevi dei bronchi; con bronchi dritti o ripiegati su se stessi; con laringe superiore od inferiore, le quali ora sono semplici or complicate; ad anelli completi od incompleti al davanti op- pure al di dietro, cartilaginei e molli od ossificati; e va di- cendo. Vediamo varietà di quest’ organo specifiche, sessuali (4) Voyage de la Coquille, Zool. I. 1826, p. 637, Atl. tav. XIII, fig. 2. 316 P. PAVESI e perfino individuali, onde la descrizione della trachea in una specie può anche non valere per tutti gli individui, che le appartengono, ed esser buona soltanto pel maschio o per la femmina, per l’adulto o pel giovane, od appena per gli esem- plari sottoposti ad esame! Orbene, le inflessioné della trachea sono certamente fra le più curiose di queste modalità, in se stesse e perchè è dif- ficile di scoprirne lo scopo fisiologico, assai controverso od ignoto. Esse si erano osservate nei gallinacei, trampollieri e pal- mipedi fra gli uccelli; poi il Lesson, come dissi, ne ha de- scritto un caso nei passeri. Ed inoltre non sono esclusive agli uccelli, ma si verificano anche nei rettili. È noto difatti che il Crocodilus niloticus presenta delle ripiegature nella parte inferiore della trachea e nei bronchi stessi dopo la biforca- zione, a differenza anche dei C. acutus, sclerops e lucius, 1 quali offrono nulla di simile. Secondo alcuni autori, le te- stuggini terrestri mostrerebbero pure delle ripiegature ai bronchi, ma pare che queste si verifichino soltanto nel mo- mento di ritirare il collo sotto lo scudo e scompariscano nella sua estensione. Infine, nell’ Ai o Bradypus tridactylus abbiamo un altro esempio di curvature della lunghissima trachea, unico del resto per la classe dei mammiferi. Limitandosi agli uccelli, queste inflessioni sì osservano al- l’ esterno o nella cavità toracica, libere o rinchiuse in tutto od in parte in una cavità ossea dello sterno od in una sca- tola alla riunione dei rami della forchetta. Tutti conoscono ed in tutti i gabinetti di anatomia com- parata sono esposte le trachee di cigno e grue, colle rispet- tive loro circonvoluzioni dentro la carena dello sterno; ma pochi hanno visto le forme che sono descritte e figurate specialmente nelle interessanti memorie di Parsons (!), La- (1) An Account of some peculiar Advantages in the Structure of the Asperae Arteriae or Wind Pipes of several Birds and in the Land-Tortoise, in Phil. Trans., LVI, 1766, p. 204, tav. X-XI. NUOVA FORMA DI TRACHEA 317 tham (!), Daubenton (2), Yarrel (3), Humboldt (*) ed altri, di cui si possono leggere riassunti più o meno estesi nei trattati di anatomia comparata di Meckel (*), Cuvier (°), Edwards (7) ece., relative alle seguenti specie: * Manucodia (Phonygama) Keraudreni Less. dB a Gouldii G. R. Gr. * Penelope marail Gm. : — jacuaca Spix (P. cristata Lath.) * Ortalida motmot L. (Phasianus parraka Gm.) — (Phasianus) garrula Humb. * Crax alector L. * Pauxi galeata Lath. (Crax pauxi L.) Guttera (Numida) cristata Pall. Tetrao urogallus L. Grus cinerea Bechst. “— americana L. — antigone L. Anthropoides virgo L. Tetrapteryx paradisea Licht. (Anthropoides Stanleyanus Vig.) Platelea leucorodia L. * Anseranas melanoleuca Lath. (Anas semipalmata Lath.) (1) An Essay of the Tracheae or Windpipes of various Kinds of Birds, in Trans. Linn. Soc., IV, 1798, p. 90, tav. IX-XVI. (2) Sur la disposition de la trachée-artére de différentes espéces d’Oiseaua , et surtout de Voiseau appelé Pierre, in Hist. de l’Acad. roy. des sciences, avec les mém. de Math. et Phys., ann. 1781, p. 369, tav. VIII. (3) Observations of the Tracheae of Birds; with Descr. and Represent. of several not hitherto figured, in Trans. Linn. Soc., XV, part. II, 1827, p. 378, tav. 9-15. = — On the Organs of Voice in ‘Birds, ivi, XVI, part. II, 1830, p. 305, tav. XVII-XXI. — Descr. of the Organ of Voice in a new Species of Wild Swan (Cygnus Buccinator Rich.), ivi, XVII, part. I, 1834, p. 1, tav. 1. (4) Sur Vos hyoide et le laryne des oiseaux, des Singes et du Crocodile, I. mem. in Recueil d’observations de Zool. et d’Anat. comp., 1805, p. 7. (5) System der vergl. Anat., trad. franc. del Dr. Schuster: Traité gén. @ Anat. comp., X, 1838, p. 405. (5) Lecons d’Anat. comp., ed. Duméril, Bruxelles 1840, IIT, p. 193. (7) Lecons sur la physiol, et Vanat. comp. , II, p. 284 e specialmente nota 1. 318 P. PAVESI Olor cygnus L. (Cygnus musicus Bechst., C. ferus Leach, C. melanorhynchus M. et Wolf) — minor Pall. (C. Bewickit Yarr.) — buccinator Rich. Chenopis (Anas) atratus Lath. In parecchi fra questi (!) le inflessioni della trachea sono esterne ed immediatamente al dissotto delia pelle (*) e dal più semplice caso della P. marci! passiamo per gradi fino a quelli elegantissimi e complicati dell’ A. melanoleuca e della M. Keraudreni. Però il tipo delle curvature tracheali di questi ultimi due uccelli è diverso, salvo anche le varietà indivi- duali. Nella prima esse si fanno bruscamente e la trachea forma sul petto una lunga e stretta fascia, costituita da quattro tubi paralleli e contigui; mentre nella seconda le curvature sono larghe e danno luogo ad una corazza più o meno ovale. | Sfortunatamente J. Gould (#) quando, nella seduta del 10 aprile 1866, presentò alla Società zoologica di Londra la trachea della Manucodia Gouldii del Capo York, non ci lasciò detto altro che « was of very remarkable form and structure ». Sarebbe stato invece importantissimo descrivere questa forma, per vedere se esistono e quali sono le differenze fra la trachea (‘) I precedenti segnati con asterisco. (2) Edwards (op. cit., p. 285 in nota) cadde in errore circa i rapporti anato- mici della trachea dell’ A. semipalmata o melanolewca, dicendo che le sue curvature sono «logées dans l’épaisseur du sternum». Il Yarrel (Trans. Linn. Soc., XV, p. 383), da lui citato a questo proposito, e prima il Latham (mem. cit. p. 103), che sezionarono l’anatide in parola, asseriscono invece esplicita- mente che esse sono sottocutanee. Quest’ ultimo scrisse « It is peculiar in that the windpipe forms several beautiful circumvolutions on the breast, under the skin, before it enters the thorax: ....». Ed il Yarrel « It was situated on the outside of the left pectoralmusecle, un- der the skin, and extended the whole length of the side..... ». è La stessa osservazione valga contro i miei colleghi De Sanctis e Lucarelli (Compendio di Anatomia comparata, p. 225), i quali ammettono che « nel- I’ Anas semipalmata le quattro anse tracheali si trovano tra i muscoli pet- torali e lo sterno ». Questa topografia non sì constatò mai in alcun caso dovrebb’ essere pregiudiziale al respiro durante la contrazione dei muscoli, (8) Proceedings Zool. Soc., 1866, p. 201. i “l NUOVA FORMA DI TRACHEA 319 di una specie e dell'altra; si può tuttavia arguire che questa ultima offra pure delle flessuosità. La trachea della Keraudreni del Lesson, seguito il collo e giunta allo sterno, si porta rettilinea a sinistra sul petto, scende fino all’ addome, stando sempre appena al disotto degli integumenti, poi con larga curva verso destra forma un cerchio, ritorna in alto per la seconda volta e quindi costi- tuisce un’ ansa trasversale, colla convessità verso sinistra; dopo questa, discende di nuovo, frapponendosi al primo e secondo giro, che per. ultimo abbandona in alto per diri- gersi a destra e penetrare nel torace. Cioè la piastra tra- cheale è fatta da ogni parte da tre giri concentrici adossati l’uno all’altro. La fig. 2 della mia tavola, lucidata esattamente da quella del Lesson, chiarirà meglio questa breve descrizione, avvertendo ch’ egli la disegnò al rovescio. Il tubo è composto di 100 a 120 cilindretti cartilaginei, riuniti da una membrana ed è lungo in totale ed in linea retta 17 pollici e mezzo. Nel nuovo esemplare, come vedesi nella fig. 1 con trachea in posto, le circonvoluzioni formano bensi una corazza appena sottocutanea, epipettorale, ovale, divisa press’ a poco per meta dalla carena dello sterno e che anzi si estende fin sopra i muscoli dell’ addome; ma i giri sono diversamente disposti. E per verità, la trachea segue il collo, quando dovrebbe entrare nel torace si porta invece all’ innanzi ed un po’ a destra, scavalca la clavicola di questo lato e forma sull’ alto del muscolo grande pettorale destro un’ ansa inclinata verso l’ esterno ed in basso. Qui cominciamo dunque ‘a-+trovare una prima differenza da quella del Lesson, che continua dritta. Ma proseguiamo. Il ramo inferiore di quest’ ansa si dirige in alto verso la linea mediana, circa all’ angolo della forchetta forma un arco colla concavità in basso, si porta sul muscolo pettorale sinistro, discende a curvatura di C inverso e, sor- passato di alquanto il margine inferiore dello sterno, fa l’ arco inferiore colla concavità in alto, per riascendere piegandosi obliquamente ed un po’ tortuosamente da destra a sinistra. Giunto sulla linea mediana ed a qualche distanza dal primo 320 P. PAVESI arco superiore, il tubo tracheale piegasi di nuovo per for- mare un secondo arco superiore più ristretto e ridiscende a sinistra, mantenendosi parallelo alla prima curvatura, ma a più breve distanza dalla carena dello sterno. Questo secondo giro non ripete però tutto l’ andamento del primo ed anzi a metà sì piega a destra come S inversa e forma in basso un’ansa ossia il secondo arco inferiore, che rappresenterebbe l’ ansa trasversale superiore della trachea del Lesson. In seguito, la trachea nostra ritorna ad ascendere, ma a destra, parallelamente alla prima grande curvatura a C ed in alto interposta e contigua alla prima e seconda. Arrivata sulla linea mediana fa un terzo arco superiore e poi discende a destra insieme alla porzione ascendente del primo giro, ripete per la terza volta I’ arco inferiore e riascende a sinistra parallelamente ed all’ esterno delle grandi curvature suac- cennate. Quand’ essa sì è portata al disopra della metà del primo arco superiore, si piega ad angolo e dirigesi invece dall’ avanti all'indietro, stando in mezzo alle due clavicole. — In quest’ ultimo tragitto la trachea ha sulla destra la sua porzione rettilinea discendente, invece d’averla sulla sinistra, e n'è un pochino sormontata; come anche il grande giro esterno è sormontato in parte dal primo. Ritornata ai soliti rapporti coll’ esofago e col collo, forma un vero arco d’ aorta e finisce bentosto col dividersi nei bronchi, dopo aver costituita una laringe inferiore molto semplice. Ond’ è che i giri completi qui sono pure tre, ma a sinistra ed in alto appariscono quattro tubi contigui e sulla metà del petto a destra appena due; dippiù evvi un ramo unico obli- quamente trasversale, che appartiene all’S del secondo giro. O con altre parole, nella metà superiore sinistra della co- razza tracheale Sono contigue la parte ascendente del 8° giro, la discendente del 1°, l’ ascendente e discendente del 2°; e sul pettorale destro, la discendente del 3° e I’ ascendente del 1°, contando sempre dall’ esterno all’interno. E dove succede l’ arco inferiore sono adossati i tubi 2°, 1° e 3°, NUOVA FORMA DI TRACHEA 321 contati dall’ alto al basso. Il 1° giro discende a sinistra, ascende a destra; il 2° discende a s. nella prima metà e a d. nella seconda, ascende a s.; il 8° discende a d. ed ascende a s. Nella trachea del Lesson, il più esterno dei tre giri è il 1°, l’ultimo resta mediano di posto. Nel nostro esemplare invece il giro più esterno è il 3° e nel centro della corazza troviamo il 2° colla sua ansa; il 1° sta sempre fra il 3° ed il 2°. La lunghezza totale della nuova trachea, dalla glottide alla laringe inferiore, presa in linea retta, è più di mezzo metro, cioè mill. 548. Considerando che quest’ uccello è grosso poco più d’ uno storno comune (‘) si può formarsi un con- cetto della sproporzione della sua trachea. La parte cervicale misura 30 mill.; la seguente, diretta all’innanzi, fino al principio della prima ansa, 18 mill.; la porzione terminale esterna ne ha 19. Cioè sul petto esistono 490 mill. di trachea ed essendo il tronco, dalla spalla al coccige, lungo circa 90, esso è coperto da un tubo lungo più del quintuplo! La sola corazza, senza la prima ansa e le porzioni rettilinee della trachea, misura 403 mill. e figura un ovale del diametro massimo dall’ alto al basso di mill. 62 e trasverso di 32. Il tubo tracheale ha dapertutto il diametro di 5 mill. circa, però nella prima porzione cervicale è leggermente imbuti- forme. Esso è costituito da 104 anelli completi. Quelli che appartengono alla trachea del collo sono cartilaginei, cedevoli, assai più corti degli altri ed i primi specialmente irregolari e divisi alla parte posteriore; quelli che costituiscono la co- razza sono invece ossificati, press’ a poco cilindrici, ma gli esterni un po’ depressi al dissotto, laddove toccano i mu- scoli pettorali ed addominali. Quantunque sieno in genere della lunghezza di 4 a 6 mill., ve ne sono alcuni assai più lunghi, come a sinistra in alto ed altrove, fino a misurare 17 mill. Inoltre gli anelli della porzione toracica e nascosta sono alternativamente più larghi o più stretti da un lato o dal- (1) Anche le Manucodie sono Sturnidae. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI 21 322 P. PAVESI l’altro; gli ultimi poi sono più stretti e lunghi e sostengono la membrana timpaniforme esterna. Quelli dei bronchi, in- completi all’ interno per l’ altra membrana timpaniforme, sono assai esili. Del resto trovo questa parte troppo guasta dai pallini da caccia per poterla descrivere minutamente. Gli anelli ed i giri della trachea vengono uniti da connet- tivo, il quale tiene pure aderente la corazza ai muscoli sot- tostanti e doveva legarle al disopra la cute. Il connettivo stesso costituisce anche delle fascie fra i rami delle anse e non permette che queste si svolgano. Noterò infine che, pur non potendo constatare i muscoli sterno- nè ipsilo-tracheali, vedo il paio di muscoli esili, co- sidetti del II° paio, i quali costeggiano la trachea e si at- taccano in basso alla membrana timpaniforme esterna, co- perta in gran parte anche dai piccoli tensori. Però i muscoli del II° paio non seguono la trachea nelle sue circonvoluzioni, ma saltano immediatamente dalla porzione cervicale all’e- strema, che le è contigua, mentre sta per immergersi nel torace, come si verifica nell’ Olor buccinator. Le suddescritte differenze fra la trachea del nostro esem- plare di Manucodia e di quello del Lesson, che appartengono alla medesima specie, sono dipendenti dal sesso, dall’ eta, o sono individuali? Appoggiandomi all’ anatomia comparata, io credo che la nostra sia un’ importante bensì, ma solo una varietà indi- viduale; se ne verificarono già diversi casi nella conforma- zione in genere della trachea e nelle stesse ripiegature. Perrault e Latham hanno trovato delle differenze per queste ultime in diversi individui maschi di Crax alector; il Latham (!) le figura e scrive: « I find that this part of the trachea is apt to vary in different specimens ». Più che tutti il Yarrel (?) ne ha descritte e disegnate per due individui pure maschi dell’ Anseranas semipalmata o melanoleuca. Anzi anche qui uno (1) Mem. cit., p. 104, tav. 10, fig. 2, 3. (2) Trans. Linn. Soc., XV, p. 383, tav. 13, 14. NUOVA FORMA DI TRACHEA 323 presentava la trachea molto più lunga dell’ altro, per la ra- gione che essa formava in alto due anse di aggiunta in forma di cifra 8 sdraiata; come nel nostro esemplare si vede l’ansa accessoria superiore di più che nella trachea del Les- son. Ed in quelli anche l’ andamento dei tubi è inverso, cioè il primo nell’ un caso ne ha due altri a destra ed uno a si- nistra, e nell’altro due a sinistra ed uno a destra; proprio del pari che nel nostro esemplare di trachea, in cui i giri sono situati altrimenti e l’ultimo entra nel corpo dalla parte opposta in confronto di quella del Lesson. Escluderei l'opinione di una varietà sessuale, benchè questa avvenga più di frequente ed il Lesson non siasì presa la cura di dirci il sesso dell’ individuo studiato per quest’ organo, e se l’abbia esaminato in un solo o parecchi. Da una nota (') pare che anche lui avesse sott’ occhi un maschio, come evidentemente maschio e fors’ anche in amore, era il nostro esemplare, che ha testicoli sviluppatissimi. Infatti egli, considerando giustamente che questa trachea debba nuocere all’ incubazione, si fa la domanda se la Manu- codia, come il cuculo,» non invada mai nidi stranieri, oppure se « la femelle, seule chargée de cette importante fonction, aurait-elle son larynx (7) moins compliquée? » Dunque non l’ha vista nella femmina. E qui torna acconcio di riferire, in mio favore, quanto il sig. D'Albertis mi assicurava, prima del suo recentissimo rimbarco per la Nuova Guinea, cioè che non si è certi di poter uccidere questa specie sempre con la corazza tracheale sottocutanea, perchè alcuni individui |’ hanno ed altri no; questi devono essere le femmine, come succede in molti altri casi. Per ultimo, non è presumibile che sia la nostra una va- riazione causata dall’ età, come potrebbe darsi e si verifica di fatto nella Grus cinerea; locchè io ebbi occasione di constatare in parecchi preparati ed il Yarrel aveva asserito già da tempo. (1) Nota 1, a pag. 638. (2) L'autore prende una parte pel tutto. 324 P. PAVESI La varietà consisterebbe allora soltanto nella maggiore lun- ghezza della trachea, senza invertirne la configurazione. Mi lusingo di ritornare sull’ argomento, se il sig. D’ Albertis od il Dr. O. Beccari, altro dei coraggiosi e dotti naturalisti italiani, che volgono di nuovo le loro prossime esplorazioni alla Terra dei Papua, potranno inviarci in alcool corpi com- pleti di parecchi individui di diversa età, sesso e specie di Manucodia (*), per gli studii comparativi delle rispettive trachee e per decidere quali ne sono le forme tipiche. Genova, 20 Dicembre 1874. (1) La Nuova Guinea alimenta, oltre la Keraudreni, anche la viridis L. e l’atra Less. Annali del Museo Civico Vol.VI 1874 Tav. Da t L. Fea dis. e Lib Lil De Andres. Ka; ENUMERAZIONE DEI RETTILI RACCOLTI Dat Dotr. 0. BECCARI IN AMBOINA, ALLE ISOLE ARU ED ALLE ISOLE KEI DURANTE GLI ANNI 1872-73 PER fr Poria (Tavsexi XID). Verso la fine del 1872 il Dott. O. Beccari dopo aver esplo- rato per alcuni mesi il Nord della Nuova Guinea insieme al Signor L. M. D'Albertis, .ritornava in Amboina. In questo primo viaggio egli si occupò esclusivamente di collezioni bo- taniche, mentre il suo compagno radunava un'ingente messe zoologica. Dopo un breve soggiorno nella capitale delle Molucche, nel febbraio dell’anno seguente il Beccari partiva solo per le Isole Aru e sbarcava a Dobbo. Facendo di Wokan il suo quartier generale, egli intraprese varie escursioni lungo le Coste occi- dentali di queste isole arrivando al Sud fino a Lutor. Dalle Isole Aru ricevemmo un primo invio che conteneva ricchis- sime collezioni zoologiche. Nell’ Agosto dello stesso anno si dirigeva alle Isole Kei per continuare le sue ricerche zoologiche e botaniche in questo arcipelago quasi ancora inesplorato dai naturalisti. Sbarcato a Makassar nel Novembre 1873, egli faceva un se- 326 G. DORIA condo invio al nostro Museo Civico e quindi dopo pochi mesi di riposo, ripartiva per Kandari sulla Costa S. E. di Celebes. Fra le collezioni zoologiche radunate dal Dott. Beccari è ricco assai il materiale erpetologico, e mentre il mio amico continua i suoi viaggi così fruttuosi per le scienze naturali, ho creduto conveniente di enumerare.le varie specie di ret- tili da lui raccolte a misura ch’ esse ci pervengono. In questo scritto sono soltanto comprese quelle di Amboina, Aru e Kei; una sola (Chelonia imbricata) è di Sorong sulla Costa N. 0, della Nuova Guinea. Gli esemplari che ho esaminato sono 670 e le specie 53. I rettili di Amboina, come in generale quelli delle Molucche, furono assai bene studiati, benchè ancora vi rimanga da fare essendo in generale questi animali trascurati dai natu- ralisti viaggiatori che sono sempre maggiormente attirati dagli splendidi colori degli uccelli e degl’ insetti. Il Wallace fece ben poco per l’ Erpetologia dell'Arcipelago Malese, mentre in alcuni altri rami della zoologia radunò collezioni di una ricchezza appena credibile. Quanto ai rettili delle Isole Aru e Kei poco o nulla si sa- peva prima che il Beccari vi raccogliesse il materiale che fu soggetto del presente studio, e siccome la fauna di questi due Arcipelaghi è a tipo assolutamente papuano, l'interesse ai tali collezioni riesce sempre maggiore. Per ciò però che riguarda i rettili, devo osservare che alle Kei si trovano mag- gior numero di forme indo-malesi che alle Aru, benché nel fondo le due faune si somiglino moltissimo. Nelle prime è comunissimo il temuto Acanthophis antarcticus, forma austra- liana che fu trovata anche a Ceram ed alla N. Guinea (4). Il Beccari ha osservato che alle Aru sono abbondantissimi i Saurii e poco numerosi gli Ofidj, alle Kei invece avrebbe verificato il contrario. Dalle prime egli ci ha mandate tre specie di Batraci, nessuna dalle seconde. Lù : . . . a (4) Fra le interessanti scoperte zoologiche del Beccari alle Isole Kei, vi è una nuova specie di Hydromys, genere di roditori assolutamente australiano. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI Oeil In un prossimo lavoro intorno alla bella collezione di ret- tili radunata dal Signor L. M. D'Albertis alla Nuova Guinea mi occorrerà più acconciamente di poter confrontare le faune erpetologiche di questi paesi. Recentemente il Dott. A. B. Meyer (!) ci faceva conoscere buon numero di nuove specie di rettili da lui raccolti alla N. Guinea e ci dava la completa enumerazione di tutte quelle contenute nella sua collezione; con questo interessante lavoro facevamo un passo verso una più estesa conoscenza dei te- sori erpetologici che ancora ci nasconde la classica patria delle Paradisee. Sfortunatamente la collezione del D’ Albertis che aveva la priorità di un anno sopra quella del Meyer, giungeva tardi in Europa, ed ora che sto esaminandola vi trovo non poche specie di quelle pubblicate dal dotto natu- ralista tedesco. Ad ogni modo esse si completano a vicenda e riunite insieme ci daranno una. prima idea del vero carat- tere di quella fauna e proveranno certamente quanto ancora rimane da scoprire. Così a poco a poco acquisteremo nuovi materiali per la futura compilazione di una fauna erpetologica papuana. Dopo le celebri esplorazioni marittime francesi al principio del nostro secolo i di cui risultati, per ciò che riguarda i rettili, sono riassunti nella grande opera di Dumeril e Bi- bron; dopo le pubblicazioni dello Schlegel ad illustrazione delle collezioni del Museo di Leida ed infine dopo le poche note erpetologiche del Bleeker (?), nulla sì è fatto intorno ai rettili della N. Guinea. In questi ultimi anni l'Olanda per (1) Ubersicht der von mir auf Neu-Guinea und den Inseln Iobi, Mysore und Mafoor in Jahre 1873 gesammelten Amphibien von Dr. A. B. Meyer. Monats- bericht der Kgl. Akad. der Wissenschaften zu Berlin (Sitz. vom 12 Februar 1874). (2) Il Bleeker (Natuurkundig Tijdschrift voor Nederlandsch Indié, Vol. XVI, Batavia, 1858-59) a proposito di alcuni rettili raccolti alla N. Guinea da H. von Rosenberg, riassume in una lista di 52 nomi tutte le specie che si conosce- vano a quell’ epoca come abitanti di quella grande Isola. Naturalmente è un catalogo compilato specialmente dall’ Erpetologie Générale di Duméril et Bibron. Nullameno senza il recente lavoro del Meyer, era anche ai nostri giorni il solo elenco che sì fosse tentato dei rettili della Papuasia. 328 G. DORIA mezzo dei suoi viaggiatori fece esplorare alcuni punti della grande terra dei Papua, delle Aru e delle Kei. S. Muller, Hoedt, Rosenberg e l’infelice Bernstein che lasciava la vita presso Sorong, si occuparono più specialmente di collezioni ornitologiche, o se radunarono anche dei rettili, meno quelli del Muller, gli altri rimangono ancora indeterminati nei ricchi magazzini del Museo di Leida. All’Italia forse è riservato l’onore di far progredire in modo eccezionale la conoscenza di quella splendida fauna. In questo momento il Dott. Beccari ed il D'Albertis hanno nuovamente diretto la prora verso la Nuova Guinea, recan- dosi ciascuno di essi in regioni differenti, e l’esperienza di questi due arditi viaggiatori ci è arra sicura dell’ importante risultato che noi dobbiamo aspettare dalle loro esplorazioni. I naturalisti di tutti i paesi gli accompagnano coi loro più fervidi voti. Museo Civico 15 Novembre 1874. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI Elenco delle specie di rettili raccolte dal Dott. 0. Beccari coll’ indicazione delle rispettive località. ODO UA Core NOME DELLA SPECIE Cuora amboinensis (Daud.) . Caouana olivacea (Eschsch.) di to, Lio tatto Chelonia'imbricata (Lin:) ....-.... .; 1 Crocodilus porosus, Schneid. . Monitor chlorostigma, D. B. _ Beccarii, n. Sp. Lygosoma Meyerì, n. Sp. . = smaragdina Less.) . Eumeces rufescens (Merr.) . _ aruensis, n. sp. . Euprepes carinatus (Schneid. ). _ Physice, D. B. ao _ cyanurus (Less.) — Beccarii, n. sp. . -_ Carteretii (D. B.) — atrocostatus (Less.) Heteropus tricarinatus, Meyer —_ Schlegelii, Peters . Cyclodus gigas (Boddaert) RPA ewe Vise tallies Shs Gecko vittatus (sili he oe lAyc ovo Gh tol oloulia oo — bivittatus (D. B.) . — monarchus (Schleg.). . Hemidactylus frenatus, Schleg.. Peropus mutilatus, Wiegm. Peripia sp.. . Nycteridium Schneideri, ‘Ginth. Cyrtodactylus marmoratus (Kuhl). Draco lineatus, Daud. a . Bronchocela cristatella (Kuhl) Tiaris dilophus (D. B.). . è oS ol ooo Gonyocephalus binotatus, Meyer = ator foetal eo —_ inor natus, Moth o <6 & Dall 6088 Lophura amboinensis (Schloss.). . . ... - | Typhlops Kraalii, n. sp. . ue Brachyorros albus (Linn.) . . Tropidonotus picturatus, schleg. Dendrophis pictus (Gmel.) Pe _ punctulatus (Gray) . _ aruensis, n. Sp.. . ò Chrysopelea rhodopleuron (Reinw. ) Arte SERI [E Oerac Dipsaswrregularisi(Merri). - . «. + Sa |. Lycodon keyensis, TeeSPee —_ aruensis, n. Sp Enygrus carinatus (Se ineid. Ne Python reticulatus (Schneid.). Liasis amethystinus (Schneid.) . Acanthophis antarcticus (Schaw.) . Platurusasciatus:(Latr:)) S92. e ea _ RI SCHEFISIJANZNN A ci a ielis) te 6 Pelamis bicolor (Schneid.) . eo rallo Asterophrys melanopyga, n. sp. Gur dc’ id sorto Limnodytés papuensis, Meyer. . . - . .. |... Pelodryas coeruleus, White . . . . BS | Porta eee ISOLE ARU ISOLE KEI Hut 13 330 G. DORIA CHELONIA. 1. Cuora amboinensis (Daup.). Testudo amboinensis, Daud. Rept. II, p. 309. Cistudo amboinensis, Dum. Bibr. Erp. Gen. 11, p. 215. pl. 15, fig. 2. Cuora amboinensis, J. E. Gray, Schield. Rept. p. 41. — Giinther, Rept. of Brit. India, p. 12, Pl. IV, fig. A. B. Un solo esemplare di Amboina. Specie largamente diffusa dalla penisola malese fino a tutto l’ Arcipelago. 2. Caouana olivacea (EscrschoLtz). Chelonia olivacea, Eschsch. Zool. Atl. Tab. 3. Chelonia Dussumieri, Dum. Bibr. Erp. Gen. II, p. 557. Caouana olivacea, J. E. Gray, Schield. Rept. p. 73. — Gunther, Rept. of Brit. India, p. 52. Il Dott. Beccari ha raccolto a Wokan (Isole Aru) otto esem- plari giovanissimi di questa specie. — Essi sono tutti di uguale dimensione e misurano in lunghezza 0", 073 ed in larghezza On, 038. La Caouana olivacea si trova dalla baja del Bengala fino a tutti i mari della China e dell’Arcipelago malese. Blyth la dice comune alle foci dell’ Hoogly. 3. Chelonia imbricata (Linn.). 'Testudo imbricata, Linn. Syst. Nat. pag. 350, spec. 2. Chelonia imbricata, Dum. Bibr. Erp. Gen. II, 547, pl. 23, fig. 2. Caretta squamata, Gunther, Rept. of Brit. India, p. 54. Unico individuo raccolto a Sorong, Costa N. 0. della Nuova Guinea rimpetto all'Isola di Salawatty. — Esso è perfetta- mente uguale ad un esemplare esistente nelle collezioni del Museo Civico di Genova che fu raccolto a Massaua nel Mar Rosso dal Prof. A. Issel. Molti autori riuniscono sotto il nome linneano di imbricata tanto la forma atlantica come quella che abita l'Oceano In- diano. L. Agassiz (Nat. Hist. United States, I, p. 382) ha se- RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 331 parato la forma indiana distinguendola col nome di £remo- chelys squamata. CROCODILIA. 4. Crocodilus porosus, Scanei. Crocodilus porosus, Schneid. Amphib. pag. 159. — Gunther, Rept. of Brit. India, p. 62. Crocodilus biporcatus, Cuv. Oss. Foss. V, p. 65. Un giovanissimo esemplare di Wokan. Questa specie sì trova tanto nel Continente Indiano come in tutto l’Arcipelago Malese e fino nell’ Australia orientale. SAURIA. Varanidae. 5. Monitor chlorostigma, D. B. Monitor chlorostigma, Dum. Bibr. Erp. Gen. III, p. 489. — J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. p. 12. Quattro individui delle Isole Aru ed uno delle Kei. Nei primi le macchie gialle delle parti superiori sono più piccole ed occupano generalmente una sola squama, nell’ e- semplare invece delle Isole Kei esse si estendono a gruppi di 8-10 squame e tendono a prendere una forma ocellata. Il Monitor chlorostigma è largamente diffuso nelle parti orientali dell'Arcipelago Indiano e nella Nuova Guinea. La nostra collezione ne possiede un bellissimo individuo raccolto all'Isola di Geby dal Signor A. Isola già ufficiale della R. Corvetta « Vedtor Pisani ». — Ne abbiamo anche ricevuto dalle Isole Pelew per mezzo del Museo Godeffroy di ‘Amburgo. 6. Monitor Beccarii, n. sp. (Tav. XI, fig. a.). Gli seudetti della parte superiore del capo sono subeguali tra di loro, soltanto alcuni della regione interoculare sono 332 G. DORIA più grandi. Dei superoculari se ne distinguono 3-4 più ri- stretti e più allungati degli altri. Le squame del collo hanno la forma di tubercoletti elevati, lateralmente depressi e per- fettamente isolati l’ uno dall'altro. Poco prima delle spalle e quindi lungo il dorso, esse sono molto meno elevate, ma fortemente carenate. I denti sono robusti, compressi e diretti all'indietro. L’ apertura delle narici è un poco più vicina al- l'estremità del muso che all’ angolo anteriore dell’ occhio. Si contano 70 serie trasversali di squame dalla ripiegatura go- lare agl’inguini. Le unghie delle estremità posteriori sono sensibilmente più forti di quelle delle anteriori. La coda è subrotonda; questo carattere potrebbe quasi giustificare la creazione di un apposito sottogenere. Il colore è di un nero intenso superiormente, leggermente più chiaro inferiormente. La regione mentale tende al verde giallognolo sudicio. Tre esemplari di questa distintissima specie furono raccolti a Wokan. — Il più grande misura nella sua totale lunghezza 0",90, dei quali la coda occupa 0", 60. Scincidae. 7. Lygosoma (Hinulia) Meyeri, n. sp. (Tav. XI, fig. b.). Nasali grandi, laterali e che coll’ orlo superiore si ripiegano sul rostrale: freno-nasale ristretto, dilatato superiormente. Ii 1° frenale è più grande del 2° e sta sovrapposto in- sieme al freno-nasale sul 2.° labiale superiore. Due freno- orbitali. Internasale esagonale, confinante anteriormente con il rostrale e con i nasali, posteriormente con i freno-nasali ed i fronto-nasali. — Quest’ ultimi sono contigui, pentago- nali; in alcuni esemplari si osserva un 3.° scudetto che li divide, ma questa disposizione pare anormale. Frontale molto allungato, formante in avanti un angolo ottuso, all’ indietro acutissimo. Due fronto-parietali di mediocre grandezza, un poco più estesi dell’interparietale che è acutissimo poste- RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 333 riormente e largamente ottuso anteriormente. Due parietali irregolarmente tetragoni, allungati; sei sopra-oculari. Le la- biali superiori sono 7. I due scudetti preanali mediani sono molto più grandi dei loro vicini. Sotto il quarto dito delle estremità posteriori conto circa 17 lamelle. Le serie longitu- dinali di squame che si contano intorio al tronco sono 44-45. Il capo è piuttosto largo e raccorciato. — L’apertura au- riculare è ampia, senza lobuli anteriori, e con la membrana del timpano molto evidente e poco approfondata. La forma generale del corpo è piuttosto tozza. — La coda è molto in- grossata alla base e soltanto verso la metà inferiore comincia ad assottigliarsi per finire in una punta bastantemente acuta; essa è leggermente compressa in tutta la sua lunghezza. Una tinta bruno-rossastra ricopre tutte le parti superiori ed una serie di fascie trasversali nere ondulate occupa la parte superiore del collo, il dorso e la base della coda; queste fascie sì ripiegano irregolarmente ai lati del tronco e sono tramezzate da striscie e da punti biancastri. Sono rimarchevoli delle macchie bianche sopra ciascuna delle labiali superiori e l’orlo delle palpebre è pure dello stesso colore. Le squame della gola e delle parti inferiori del collo sono orlate di nerastro, in modo da formare, spe- cialmente sopra quest’ultima parte, una vera reticolazione che è molto caratteristica. Tutte le altre parti inferiori sono di un bianco sudicio. Lunghezza totale di un grosso individuo 0", 230; capo 0", 029; coda 0", 130; estremità anteriore 0", 027; estremità posteriore 0”, 043. Questa specie è aftine all’ Hinulia nacvia Gray = Lygosoma melanopogon D. B., ma ne differisce per il numero delle squame delle serie longitudinali (44 invece di 50) c per altri carat- teri che si rilevano dalla descrizione. Mi pare pure vicina alla Z. jobiensis di Meyer (Monatsber. Kòn. Akad. Wiss. Berl. Febr. 1874, estratto pag. 6), ma la nostra specie ha 7 sopra- labiali invece di 9 ed il numero delle serie longitudinali di squame molto maggiore (44 invece di 38). 334 G. DORIA La collezione ne contiene 24 esemplari di Wokan. Ho voluto dedicare questa nuova specie al Dott. A. B. Meyer, ora Direttore del Reale Museo Zoologico di Dresda, il quale in questi ultimi tempi con le sue ardite esplorazioni e le sue scoperte, ci ha fatto conoscere tanfe nuove forme della fauna erpetologica della Papuasia settentrionale. 8. Lygosoma (Keneuxia) smaragdina (Lesson). Scincus smaragdinus, Less. Voy. Coquille, Zool. Tom. 3, pag. 43, PISTOLA i Lygosoma smaragdina, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, pag. 738. Keneuxia smaragdina, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 79. Amboina; 57 esemplari. Questo scinco ha una distribuzione geografica molto estesa; da Giava fino ad una gran parte dell’ Arcipelago Malese, le Filippine, la N. Guinea ed i lontani x Arcipelaghi della Polinesia. Nei colori esso è variabilissimo. 9. Kumeces rufescens (MERREN). Lacerta rufescens, Merr. Tent. 71. Eumeces Oppelii, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, p. 656. — J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. p. 93. Il Dott. Beccari ha raccolto a Wokan (Isole Aru) 14 esem- plari di una specie d’ Ewmeces che per la folidosi del capo, per la forma dell’ orecchio e per tutte le proporzioni del corpo corrisponde perfettamente alla descrizione che D. B. danno dell’ £. Oppelii. Le serie longitudinali di squame sono un poco meno numerose; nei nostri individui se ne contano 26-27 invece di 29-30. Anche il colorito è diverso, perchè in essi invece delle strie nere trasversali, si osservano le parti su- periori di un bruno uniforme ed inferiormente biancastre. Quattro macchie nerastre attraversano le labiali superiori e si prolungano sulle inferiori; la prima sul freno-nasale, la seconda parte dall’ angolo anteriore dell’ occhio, la terza sotto la metà dell’ orbita e la quarta all’ angolo posteriore di esso. Alcune di esse qualche volta si estendono in modo da for- RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 335 mare delle linee dello stesso colore che corrono in senso longitudinale sotto la gola. Sotto il meato uditivo vi è pure traccia di qualche macchietta oscura. La lieve differenza nel numero delle serie longitudinali di squame ed il colore diverso, non mi pare possano giustifi- care la creazione di una nuova specie. La vasta distribuzione geografica dell’ Ewmeces Oppelii, dalla Nuova Guinea ad una gran parte delle innumerevoli isole della Polinesia, è un argomento bastante per rendere molto probabile la sua grande variabilità. Il D.t A. B. Meyer (Op. cit. pag. 8), ha descritto un Eu- meces uniformis della Nuova Guinea e di Mafoor (Isola della baja di Geelwink), dicendolò molto atline all’ £. Oppelii e differirne soltanto per il colore uniforme, per il muso più lungo e meno ottuso e finalmente per il frontale che è più lungo e più ristretto. Il numero delle squame delle serie lon- gitudinali (28) sarebbe circa uguale a quello che si conta nell’ £. Oppelii. Esito a riferire alla specie del Meyer la va- rietà raccolta dal Beccari alle Isole Aru. 10. Eumeces aruensis, n. sp. (Tav. XI, fig. c.) Affine all’£. Oppelti D. B. ma si distingue per le squame del corpo molto più piccole e per conseguenza in numero mag- giore. Se ne contano 36 serie longitudinali intorno al tronco. I supero-nasali sono più corti e mancano assolutamente i lobuli alla parte anteriore dell’ orecchio. La palpebra inferiore ha un disco trasparente. I supero- nasali non sono contigui e col loro lembo inferiore non arrivano da una parte fino all’ estremità del nasale e dal- l’altra giungono soltanto a circa la meta dell’orlv supe- riore del freno-nasale. Fronto-nasali contigui, relativamente più grandi che nell’ £. Oppelii e quasi regolarmente penta- gonali. Il frontale termina anteriormente ad angolo molto ottuso, all’ indietro è acuto, ma questo scudetto è molto meno allungato che nella specie succitata. I fronto-parietali sono 336 G. DORIA separati. L’interparietale è quasi grande quanto questi e meno allungato che nell’ £. Oppelii; due parietali; manca l’occipitale. Un freno-nasale piccolo; due frenali dei quali il primo è il doppio del secondo; tre freno-orbitali. Le la- biali superiori sono nove. L’ orecchio è di forma elittica, la membrana del timpano benchè profonda è perfettamente visibile. Î L'aspetto generale del corpo è lacertiforme e più snello che nell’ E. Oppeli’; la coda molto più esile va gradatamente assottighandosi ed è sensibilmente depressa in quasi tutta la sua lunghezza. Le estremità anteriori ripiegate lungo il collo giungono fino sotto alla metà dell’ orbita; le posteriori ada- giate lungo il tronco giungono molto oltre della metà della distanza che passa tra la spalla e l’ origine della coscia. Il quarto dito delle estremità posteriori è relativamente più lungo nel corrispondente della specie affine. I due scudetti preanali medii dell’ ultima serie sono sensibilmente più grandi degli altri. Il colorito è bruno rossastro superiormente, bianco sudicio inferiormente. Una serie di fascie trasversali oscure ha general- mente origine verso la metà del collo e si continua più o meno sensibilmente fin’ oltre alla metà della coda. In alcuni indi- vidui si possono contare circa 14 di tali fascie dal collo al- l'origine della coda; esse si estendono anche ai lati del tronco e vi formano delle striscie più sottili che si dirigono obliquamente in avanti. Spesso queste fascie dorsali sono in- terrotte alla linea mediana ed in tal caso costituiscono delle serie di macchie più o meno alternanti. Una striscia nerastra parte dall’ angolo posteriore dell’ occhio e si allarga alla re- gione auriculare per circondare quasi intieramnente i margini superiori dell’ oreechio. Sono rimarchevoli alcune macchiette nere disposte irregolarmente sotto la gola. Lunghezza totale di un individuo adulto 0", 200; capo 0", 018; coda 0", 115; estremità anter. 0", 022; estremita post. 0", 033. La specie non dev’ essere rara nelle Isole Aru daechè il nostro viaggiatore ne raccolse 13 esemplari. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 337 ll. Euprepes carinatus (SCHNEIDER). Scincus carinatus, Schneid. Hist. Amphib. II, pag. 183. Euprepes Sebae, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, pag. 692. 'Tiliqua rufescens, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. p. 109. Euprepes rufescens, Ginther, Rept. of. Brit. India, pag. 79, PI. X, fig. B. Specie molto variabile per il colore e che fu trovata in gran parte del Continente Indiano, nella China, in tutto l’ Arcipelago Malese, e pare anche nelle Isole Sandwich. Amboina 3 esemplari; Wokan 7. 12. Euprepes Physicae, D. B. FEuprepes Physicae, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, pag. 688. — J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 115. La descrizione di D. B. corrisponde perfettamente alla specie che abbiamo sott’ occhio per ciò che riguarda la folidosi, la forma e le proporzioni del corpo. Soltanto il colore è alquanto diverso. Le parti superiori sono bensì d’ un bruno affumicato, ma negl’individui raccolti dal Beccari si osservano due fascie più oscure ai lati del corpo, sulle quali si distinguono chia- ramente alcune serie irregolari di punti biancastri. Inferior- mente poi gli uni sono chiari, mentre gli altri tendono al- l’azzurrognolo. Alcuni giovani sono superiormente molto meno scuri e con dei riflessi bronzati; qualche volta in questi ul- timi si osserva una fascia mediana dorsale ondeggiante ancora più chiara del fondo. Le dimensioni di un individuo bene sviluppato sono le se- guenti: Lunghezza totale 0", 180; capo 0", 017; coda 0", 120; estre- mità anter. 0",02/; estremità poster. 0", 036. Wokan 10 esemplari. È una specie interessante che fu descritta da D. B. sopra un unico individuo raccolto alla Nuova Guinea da Quoy et Gaimard. Non credo sia stata più ritrovata da altri naturalisti. Ann. del Mus. Civ. dì St. Nat. Vol. VI 22 338 G. DORIA 13. Euprepes (Mabuya) Cyanurus (Lesson). Scincus cyanurus, Less. et Garn. Voy. Coquille, Zool. Rept. Tom. II, part. 1, pag. 49, PI. 4, fig. 2. Eumeces Lessonii, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, pag. 654. Mabouya cyanura, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. p. 96. Specie molto variabile per le differenti gradazioni di colore. I giovani in generale hanno il di sopra di un bel color nero e le tre striscie dorate spiccano in modo maraviglioso. Fra gli adulti se ne osservano di quelli superiormente colore cioccolatto e le bende caratteristiche si sfumano in un verdo- gnolo dorato sbiadito. Pochi individui poi sono intieramente unicolori nelle parti superiori. Il disotto è quasi sempre az- zurrognolo chiaro ai lati, bianco sudicio nel mezzo. La coda dei giovani è generalmente di un bellissimo azzurro. È abbondante nelle Molucche, alla N. Guinea ed alle Isole anche più ad Oriente. In Amboina dev’ essere comunissima giacchè la presente collezione ne contiene 140 esemplari ‘rac- colti in quest’ Isola. Due altri provenivano dalle Kei. 14. Euprepes (Mabuya) Beccarii, n. sp. (Tav. XI, fig. d.). Affine alla specie precedente ma distinto per la forma più depressa del capo, per il muso più allungato, per i fronto- nasali molto più grandi e quasi regolarmente rettangolari e le squame del corpo assai più grandi. Scudetti nasali piccoli, laterali. Supero-nasali non contigui, situati ciascuno sopra il nasale. Internasale grande a lo- sanga. Due frenali stretti, allungati; il secondo di essi è il doppio in lunghezza del primo. Due freno-orbitali. La forma dell’ apertura auriculare è come nella specie pre- cedente; vi sono due lobuli alla parte anteriore del timpano. Sono 26 le serie longitudinali di squame. Questa bella specie è di un colore verde dorato superior- mente; due fascie nerastre partono dalla regione sopra-orbi- tale, corrono sui lati del dorso e vanno a riunirsi all’ origine RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 339 della coda. Un’ altra fascia dello stesso colore, ma più larga, si estende dall’ angolo posteriore dell’ occhio alla base degli arti posteriori. Su tutte le parti superiori dei punti e delle lineette nere irregolari formano una specie di reticolazione scura sul bellissimo fondo verde dorato chiaro. Il corpo è snello e lacertiforme. La coda lunga, regolarmente decrescente e sensibilmente compressa alla parte mediana. Lunghezza totale 0", 170; capo 0”, 014; coda 0", 123; estre- mita anter. 0°, 019; estremità poster. 0”, 026. Due esemplari di Wokan. 15. Euprepes (Mabuya) Carteretii (D. B.) Eumeces Carteretii, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, pag. 651. Mabouya Carteretii, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 95. La descrizione di D. B. è fondata sopra un unico individuo raccolto da Quoy et Gaimard alla Nuova Irlanda (Havre Car- teret); essi lo descrivono superiormente come ricoperto da un mantello color cioccolatto. Per ciò che riguarda i caratteri essenziali della folidosi, i nostri esemplari non differiscono da quello descritto dagli autori dell’ Erpetologia generale; il colorito però è differente, perchè se realmente le parti supe- riori sono tendenti al bruno-rossastro, vi sono però qua e là ‘ sul dorso delle squame biancheggianti. Alcuni di essi hanno due serie di punti neri che partendo dall'angolo posteriore dell’ occhio si continuano molto oltre lungo i lati del dorso. Le parti inferiori sono di un bianco-azzurrognolo. Finalmente in molti individui gran parte della coda è di un colore molto più chiaro di quello delle parti superiori, ed al disotto è spesso cosparsa di macchiette nerastre. In generale due pic- cole fascie dello stesso colore partono dai due lati anteriori dell’ occhio per incontrarsi verso le narici e formare due orli nerastri alla regione frenale. Il Beccari ha raccolto in Amboina 3 esemplari di questa specie e 19 a Wokan. Nessuna differenza apprezzabile fra gli individui di queste due località. L’ £. Carteret si estende 340 G. DORIA dalla parte più orientale dell’ Arcipelago Malese fino a tutta la N. Guinea e fa pure parte delle specie polinesiache. Il Meyer lo rinvenne nelle isole della baja di Geelwink. 16. Huprepes (Mabuya) atrrocostatus (Lesson). Scincus atrocostatus, Less. Voy. Coquille, Zool. Tom. II, part. 1, pag. 50, Pl. 4, fig. 3. Fumeces EFreycinetii, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, pag. 648. Mabouya atrocostatus, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 95. Un esemplare adulto di Wokan ed uno giovanissimo delle Isole Kei. Anche questa è specie papuana e polinesiaca. 17. Heteropus tricarinatus , MEYER. Heteropus tricarinatus, Meyer, Monatsber. Kén. Akad. Wiss. Berl. Feb. 1874, estratto pag. 8. La carenatura delle squame del collo e della parte ante- riore del dorso è più sensibile nei giovani che negli adulti. Vi sono alcuni esemplari che si potrebbero riportare benis- simo alla var. striata dello stesso autore. Ma oltre alla fascia nera laterale, si osservano spesso delle macchiette verdi do- rate disposte in serie longitudinali sul dorso ed ai lati del tronco; esse qualche volta confluiscono in vere striscie longi- tudinali che cominciano fin sotto all’ angolo posteriore del- l'occhio. Nei giovanissimi queste macchiette sono molto più grandi specialmente ai lati del collo e del tronco; in pochi individui adulti si osservano delle piccole macchie nere sugli scudetti mediani del capo. Lunghezza totale di un adulto 0", 145; capo 0", 014; coda 0", 095; estremità anter. 0",019; estremità poster. 0", 028. Dey’ essere un scinco molto comune alle Isole Aru perchè il Beccari ce ne ha inviati 195 esemplari tutti di Wokan. Alcune femmine hanno uova mature il cui diametro maggiore è di 0", 010. i Il Meyer (op. cit.) raccolse la forma tipica a Dorei e la varietà a Passim (N. Guinea). RETTILI DI AMBOINA, ARU E KE} 341 18. Heteropus Schlegelii, Perens. Heteropus Schlegelii, Peters, Monatsber. Kon. Akad. Wiss. Berl. 1864, pag. 57. La collezione che è oggetto del presente studio conteneva 12 esemplari di questa specie provenienti da Amboina — essa fu identificata con i tipi del Museo di Berlino dall’ autore stesso. Fu rinvenuta anche a Timor. Le specie del genere //eteropus mi sembrano in generale fondate sopra caratteri assai variabili; p. es. la carenatura più o meno appariscente delle squame del collo e del dorso varia a seconda dell’ età non solo, ma il numero stesso delle carene in ciascuna squama non è costante nella stessa specie. Ho potuto verificare la cosa sopra la numerosa serie d’ indi- vidui della specie precedente. 19. Cyelodus gigas (BoppAERT.) Scincus gigas, Bodd. Nov. Act. Cur. VII, pag. 5. Cyclodus flavigularis, Wagl. Icon. tab 6. Cyclodus Boddaertii, Dum. Bibr. Erp. Gen. V, pag. 752. Cyclodus gigas, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. p. 103. Un unico individuo di questo gigantesco Scincoide raccolto a Wokan. La sua lunghezza totale è 0", 58. D. B. dicono che fu raccolto a Giava da Kuhl e Van Hasselt; anche il Bleeker lo enumera fra i rettili di quest’ isola (vedi Natuurkund. Tijdsch. Ned. Indie, XIV, p. 237) e lo stesso autore lo indica anche di Ceram (loc. cit. p. 240) Ad ogni modo è una forma distintamente australiana. Ginther in una nota sopra l’ Erpe- tologia di Ceram (Proc. Zool. Soc. 1863, pag. 59) enumera un Cyclodus raccolto a Wahai e lo descrive col nome di ca- rinatus. Il mio esemplare di Aru non presenta i caratteri as- segnati a questa nuova specie, per cui lo riporto al C. gigas dell’ Australia. — Il Signor L. M. D'Albertis raccolse pure alla N. Guinea un Cyclodus che non mi pare differire da 342 G. DORIA quello della collezione Beccari. In un prossimo lavoro sulla -collezione D’ Albertis ritornerò sulla quistione. Geckotidae. 20. Gecko vittatus (Hovrt.). Gecko vittatus , Houtt. in Act. Uliss. IX, pag. 325, Tab. 2. — J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 162. Platydactylus vittatus, Dum. Bibr. Erp. Gen. III, pag. 331. Wokan (Isole Aru) 8 esemplari, ed uno giovanissimo di Amboina. Questa specie si trova nelle Molucche, nella N. Guinea ed Isole vicine, negli Arcipelaghi della Polinesia e dicesi fino alla Nuova Zelanda. 21. Gecko bivittatus (D. B.). Platydactylus bivittatus, Dum. Bibr. Erp. Gen. III, pag. 334. Gecko bivittatus, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 162. Un solo individuo delle Isole Kei. I tubercoletti che ricoprono la cute sono più grossi, e sotto la gola, molto più spessi che nella specie precedente. Anche questa è una forma papuana che si estende però anche ad oriente della N. Guinea. 22. Gecko monarchus (SCALEGEL). Platydactylus monarchus, Schleg. Mus. Leyde. — Dum. Bibr. Erp. Gen. III, pag. 335. Gecko monarchus, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 161. — Gunther, Rept. Brit. India, pag. 103. Il Beccari ne ha raccolto 8 esemplari in Amboina e 4 alle Isole Kei. Dalla Peniséla Malese si estende a tutto I’ Arcipelago, e le Isole Filippine. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 343 23. Hemidaetylus frenatus, ScHLEGEL. Hemidactylus frenatus, Schleg. Mus. Leyd. — Dum. Bibr. Erp. Gen. III, pag. 366. — J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 155. — Gunther, Rept. of Brit. India, pag. 108. Due individui di Wokan e 10 di Amboina. Specie a grande estensione geografica; dal continente in- diano a tutto l’ Arcipelago, fino alla Polinesia. 24. Peropus mutilatus (Wiecw.) Hemidactylus mutilatus, Wiegm. Beitr. zur Zool. Act. Acad. Ces. Leop. Carol. Natur. Curios. Tom. XVII, part. 1, pag. 288. — Dum. Bibr. Erp. Gen. IIT, pag. 354. Peropus mutilatus, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 159. Hemidactylus Peronii, Dum. Bibr. Erp. Gen. NI, pag. 352, PI. 30, fig. 1. Peripia Peronii, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 159. — Gunther Rept. of Brit. India p. 110. (Vedi anche Giinther Proc. Zool. Soc. 1873, p. 168). Due esemplari di Amboina. Questa specie trovata originariamente all’ Isola di Francia, fu poi scoperta nel Continente Indiano, a Ceylan, in tutta la Malesia e nelle Isole Filippine. R. Swinhoe la enumera fra i rettili chinesi, Proc. Zool. Soc. 1870, pag. 239. 25. Peripia, sp. Unico esemplare troppo giovane per essere determinato con sicurezza. Fu raccolto a Wokan. Ha sei scudetti mentali di forma poligonale. Il colore generale è di un grigio sudicio; superiormente si vedono delle fascie trasversali più chiare ed ondulate che si prolungano fin quasi all’ estremità della coda. Vi sono pure delle macchiette rotondate biancastre ai lati del collo, della testa e sulle labiali. 26. Nyeteridium Schneideri, Giinrner. Nycteridium Schneideri, Gunther, Rept. of Brit. India, pag. 111. Stellio platyurus, Schneid. Amph. pag. 30, et Denk. Miinch. Akad. 1811, Tab. I, fig. 3. 344 G. DORIA Hemidactylus marginatus, Dum. Bibr. Erp. Gen. III, pag. 370. Platyurus Schneiderianus, J. E. Gray. Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 157. Ne abbiamo 8 esemplari delie Isole Kei. Questa specie è sparsa per buona parte dell’ India conti- nentale e per tutto l’ Arcipelago Indiano. F Il Giinther osserva giustamente che questo genere è una forma modificata di Hemidactylus col quale è in uguale rap- porto del genere Ptychozoon coi Gecko. 27. Cyrtodactylus marmoratus (Kua.). Gymnodactylus marmoratus, Dum. Bibr. Erp. Gen. III, pag. 426. Cyrtodactylus marmoratus, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 173. Due individui di Wokan. Sparsa in tutto l’ Arcipelago Malese e nella Nuova Guinea. Agamidae. 28. Draco lineatus, Daupin. Draco lineatus, Daud. Hist. Rept. Tom. III, pag. 298. — Dum. Bibr. Erp. Gen. IV, pag. 359. — J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 235. — Gunther, Rept. of Brit. India, pag. 121. Amboina, due individui. Abita anche Celebes e qualche altra località dell’ Arcipelago Malese. E una delle specie più eleganti del Genere. 29. Bronchocela eristatella (Kurt). Agama cristatella, Kuhl, Beitrag. Zool. pag. 108. Bronchocela cristatella, Dum. Bibr. Erp. Gen. IV, pag. 395. — J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 241. — Ginther, Rept. of Brit. India pag. 138. Anche di questa specie il D." Beccari raccoglieva 16 esemplari nell’ Isola di Amboina. Essa comincia a trovarsi nella Penisola Malese e si estende fino a tutto |’ Arcipelago. Il Bleeker (Natuurkund. Tijdsch. Nederl. Indie, XVI, p. 420) RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 345 indica anche la N. Guinea come patria della B. cristatella ; essa vi sarebbe stata raccolta dal Rosenberg. Io dubito molto dell’ esattezza di una tale indicazione. Nè Meyer, nè Beccari e d’Albertis durante le loro esplorazioni nella Papuasia si sono imbattuti in questa specie. 30. Tiaris dilophus (D. B.). Lophyrus dilophus, Dum. Bibr. Erp. Gen. IV, pag. 419. 'Tiaris megapogon, J. E. Gray, Cat. Liz. Brit. Mus. pag. 239. Quattro esemplari adulti ed uno giovanissimo di questa magnifica specie furono raccolti alle Isole Aru; il più grande misura in lunghezza totale 0", 53. Pare particolare alla Nuova Guinea ed alle Isole Papuane. 31. Gonyocephalus (Hypsilurus) binotatus, Meyer. Gonyocephalus (Hypsilurus) binotatus, Meyer, Monatsber. Kgl. Akad. Wiss. Berl. Febbr. 1874, estratt. pag. 5. Un solo esemplare di questa bellissima Agamide, recente- mente descritta dal Meyer che la scoperse nell’ Isola di Jobi (baja di Geelwink), fu trovato dal Beccari a Wokan. La sua lunghezza totale è di 0",55; la coda è 0", 43. 32. Gonyocephalus (Arua nov. subgen.) inornatus, n. sp. (Tav. XI, fig. e). Non posso far rientrare questa forma nel sottogenere Hypsi- lurus di Peters, ed ho creduto conveniente d’ istituire quello di Arua, che si distingue facilmente per la mancanza di grossi scudetti agli angoli della bocca, per un sacco golare poco ampio, per la cresta dorsale incospicua, consistente in pochi dentelli i quali cessano circa all’ altezza della spalla. Il Gon. inornatus mi pare affine al G. modestus del Meyer. (op. cit. pag. 5), ma manca assolutamente della piccola macchia bianca dietro le orecchie. La cresta dorsale comincia 346 G. DORIA soltanto al principio del collo e consta di 5-6 dentelli. Uno scudetto rotondo distinto per forma e dimensione dai circo- stanti campeggia sulla regione nucale. L’ orecchio è relativa- mente grande; il suo diametro uguaglia la distanza del suo orlo anteriore dall’ occhio. Le squame granulari del mento e della gola sono tutte uguali tra di loro. Il sacco golare è piuttosto ristretto ed il collare incospicuo benchè evidentissimo. La testa è alquanto raccorciata, ottusa e colle regioni so- praorbitali rilevate e divergenti esternamente. Le squame granulari del collo e delle spalle diventano più grandi e ca- renate lungo il tronco. Le parti inferiori sono ricoperte da squame triangolari, imbricate e carenate: Esse sono quasi liscie sulla superficie inferiore degli arti. La coda è legger- mente depressa dopo il terzo anteriore e ricoperta di squame troncate e fortemente carenate. Le estremità posteriori adagiate lungo il tronco arrivano fino all'apice del muso; le anteriori messe in senso contrario giungono fino all’ altezza dell’apertura anale. Lunghezza totale 0",33; dal mento all’ano 0",10; capo 0", 041; coda 0", 23; estremità anter. 0", 05; estremità poster. 0," 08. TOR Di questa nuova specie ho sott’ occhio 9 esemplari di Wokan. 33. Lophura amboinensis (SchLosser). Lacerta amboinensis, Schloss. Epist. Gmel, S. N. 1064, Lophura amboinensis, J. E. Gray, Phil. Mag. II, 54. — Id. Cat. Liz. Brit. Mus. p. 247. Istiurus amboinensis, Dum. Bibr. Erp. Gen. IV, pag. 380. Questa specie si trova a Giava, alle Filippine ed in qualche altra isola dell'Arcipelago malese. La forma di Celebes fu di- stinta dal Peters (Monatsber. Kgl. Akad. Wiss. Berl. 1872, pag. 581) col nome di L. celebensis. Gunther invece (Proc. Zool. Soc. 1873, p. 168) riunisce tutte le specie descritte dai differenti autori al tipo L. amboinensis (Schloss.). Beccari ne raccolse un giovane esemplare in Amboina. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 347 OPHIDIA. Typhlopidae. 34. Typhlops Kraalii, n. sp. (Tay. XII, fig. f.). Capo arrotondato e col muso piuttosto c'epresso. Rostrale allungato, elittico, un poco ristretto soltanto nella sua metà inferiore. Nasale perfettamente separato dal frontonasale; esso si estende in basso fino alla metà della seconda sopra- labiale. La linea di separazione del nasale dal frontona- sale, all’innanzi della narice, è corta ed orizzontale. L’ orlo posteriore dell’ antorbitale e del frontonasale è concavo. Gli altri scudetti superiori del capo sono subeguali tra di loro ed appena più grandi delle squame del tronco. Occhi assai grandi e molto distinti. Coda molto corta. Le squame sono in 26 serie longitudinali. Nero; alla base di ciascuna squama vi è una lineetta gial- lastra; infralabiali e parti inferiori del muso giallastre. Lunghezza totale 0", 250; capo 0",008; coda 0",0045; lar- È ghezza del capo 0”, 006; spessore del corpo 0",0065. Un solo individuo delle Isole Kei. Dedico questa specie all’ ottimo mio amico Capitano P. F. Kraal, già tendente militare delle Molucche, il quale du- ante il suo soggiorno in Amboina fu largo al D." Beccari di preziosi consigli e di valida protezione. Calamaridae. 35. Brachyorros albus (Linn). Coluber albus, Linn. Mus. Ad. Fried. T. 14, fig. 2. Brachyorros albus, Dum. Bibr. VII, pag. 511. — Gunther, Cat. Colubr. Snak. pag. 13. Un esemplare adulto di Amboina ed uno più giovane delle Isole Aru. Quest’ ultimo fu donato al D." Beccari dal Signor Hoedt di Amboina. 348 G. DORIA Colubridae. 36. Tropidonotus picturatus, SCHLEGEL. Tropidonotus picturatus, Schleg. Ess. Phys. Serp. pag. 314, Tav. 12, fig. 8-9. — Dum. Bibr. Erp. Gen. VII, pag. 602. — Giinther, Colubr. Snak. p.71. Lungamente ho esitato a riferire a questa specie un unico individuo raccolto alle Isole Aru. Il Museo Civico possiede esemplari australiani della specie comunemente distinta col nome di 7. pieturatus. Anche il Signor d’ Albertis ne ha por- tato uno dalla Nuova Guinea che è perfettamente identico a quello del Beccari per la folidosi, ne differisce però alquanto nel colorito. L'individuo di Ara ha 17 serie longitudinali di squame; quello della N. Guinea 16 ed agli australiani se ne assegnano regolarmente 15. Il colorito dell’ esemplare di cui è caso presentemente, quello cioè della collezione Beccari, combina abbastanza con la descrizione data da Schlegel. Le parti superiori sono appunto di un colore schistaceo bruno, le inferiori gialle e la testa è scura con riflessi ametistini. _La forma della rostrale negl’individui papuani è alquanto diversa da quella degli australiani; in questi ultimi è sensi- bilmente più convessa, mentrechè nei primi è propriamente appiattita. Anche l’aspetto generale è un poco differente Ad ogni modo in mancanza di un materiale più conside- revole ho preferito di conservare per ora almeno, il nome di T. picturatus all esemplare raccolto dal Beccari. Anzi qui giova osservare che la specie fu descritta origi- nariamente da esemplari provenienti dalla Nuova Guinea e raccolti dal Muller alla baja di Lobo, per conseguenza è agli individui di questo paese che, se le due forme fossero speci- ficamente separate, dovrebbe rimanere il nome imposto da Schlegel. Il Meyer (Oper. cit. p. 11) riporta al 7. picturatus gl’ indi- vidui da lui raccolti alla N. Guinea e nell'Isola di Jobi. Io credo che sotto questo nome specifico sono attualmente riunite specie attini, e che siccome i serpenti della N. Guinea sono RETTILI DI AMBOINA, ARU E ‘KEI 349 poco abbondanti nelle collezioni europee, si ritenga la forma australiana come tipica della specie. Dendrophidae. 37. Dendrophis pictus (GxEL.). Coluber pictus, Gmel. Syst. Nat. pag. 1116. Dendrophis picta, Dum. Bibr. Erp. Gen. VII, p. 197..— Gunther, Cat. Colubr. Snak. pag. 148. — Id. Rept. of Brit. India, p. 297. Unico esemplare di Amboina. Specie indiana nel più largo senso della parola. 38. Dendrophis punctulatus (Gray). Leptophis punctulatus, J. E. Gray in King’s Australia, II, pag. 432. ? Dendrophis lineolata, Dum. Bibr. Erp. Gen. VII, p. 200. Dendrophis punctulata, Gunther, Cat. Colubr. Snak. p. 149. Uno adulto di Wokan e tre giovani delle Isole Kei. 39. Dendrophis aruensis n. sp. (Tav. XII, fig. g.). Squame liscie molto allungate in 13 serie longitudinali; quelle della serie vertebrale sono molto più grandi delle altre ed esagonali. Piastre ventrali 184; anale bifida; sub- caudali 140 in doppia serie. Frenale ristretto ed allungato. Un preoculare che si estende alla superficie superiore del capo, ma che non è in contatto col frontale. Due postocu- lari distintissimi. Gli occhi sembrano relativamente più pic- coli di quelli del D. puretulatus (Gray) al quale questa nuova specie sarebbe attinissima. Il colore non è molto differente da quello della specie pre- cedente; però nel nostro, una bella fascia nera orla la parte superiore del rostrale e si prolunga ai lati del capo, indi dilatandosi verso il collo percorre ancora un certo tratto del corpo e si va poi*a sfumare nella sua parte anteriore. L'orlo biancastro delle squame è molto ben distinto come appunto 350 G. DORIA nel D. punctulatus. Allo stato vivente doveva avere le parti inferiori del capo e la gola di un bel giallo dorato. Di questa nuova specie ne abbiamo 7 esemplari di Wokan. Essi sono tutti di quasi uguale lunghezza; una femmina che misura 1",13, ha uova mature lunghe circa 0", 017. Il D. aruensis dovrebbe mantenersi di una statura minore del D. punctulatus. Un individuo di quest’ ultima specie raccolto pure alle Isole Aru è molto più grande e meno snello della forma che abbiamo testè distinta con un nuovo nome specifico. Il D. aruensis ha una grande somiglianza con la figura del D. lineolatus Guichenot (Voyage au Pole Sud par Dumont D’ Urville, Serpents, pl. 2, fig. 1), e che Gunther considera come sinonimo del D. punctulatus. Confesso francamente che dal solo esame della figura questa sinonimia non mi pare abbastanza giustificata. L'Australia, la Nuova Guinea e le isole vicine sarebbero patria di quattro forme molto aitini del Genere Dendrophis, ma che per ora sì possono ancora tenere separate, cioè D. punctulatus (Gray), D. lineolatus Guich., D. striolatus Peters (Monatsber. Kgl. Akad. Wiss. Berl. 1867, pag. 25), ed infine D. aruensis n. sp. L’ esame accurato di un più ricco materiale di quello attualmente posseduto potrà decidere con più esat- tezza della validità di questa. specie. Alla stessa area geografica, Cape Jork, appartiene il D. cal- ligaster Gunther, Ann. ‘and Mag. Nat. Hist. 3* ser. vol. XX, pag. 53, distinto per la mancanza di frenale, benchè per i colori pare abbia una certa somiglianza con la nostra nuova specie. 406. Chrysopelea rhodopleuron (REINWARDT). Dendrophis rhodopleuron, Reinw.; Schleg. Ess. Phys. Serp. pag. 233, Pll 1), figs 1-13: Chrysopelea rhodopleuron, Dum. Bibr. Erp. Gen. VII, pag. 1045. — Gunther Cat. Colubr. Snax. pag. 145. Un solo esemplare giovane di Amboina. E una specie ma- lesiana. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 351 Dipsadidae. 4). Dipsas irregularis (MERREW). Hurria irregularis, Merr. Tent. pag. 93. Triglyphodon irregularis, Dum. Bibr. Erp. Gen. VII, pag. 1072. Dipsas irregularis, Gunther, Cat. Colubr. Snak. pag. 172. Wokan (1 esempl.); Isole Kei (1 esempl.); Amboina (2 es.). Distribuita nella parte orientale dell’ Arcipelago Malese ed alla N. Guinea. Lycodontidae. = 2. Lycodon keyensis n. sp. (Tav. XII, fig. h.). Capo depresso e piuttosto largo; per la dentizione si avvi- cina al L. Miller’; i denti mediani sono i più lunghi. Il rostrale si avanza di molto fra gl’internasali che sono assai piccoli. Prefrontali grandi, un poco più lunghi che larghi. Frontale tanto lungo quanto largo, pentagonale. Parietali lunghi quanto il frontale ed i prefrontali presi insieme. I temporali sono irregolarmente disposti; i due anteriori “sono in contatto con 1 postoculari, ed i due superiori (cioè quelli adiacenti ai parietali), sono molto allungati. Due pre- e due postoculari; nove sopralabiali, la 6° è la più grande, la 4: e 5* sono in contatto con |’ occhio. Le narici si aprono tra due nasali ed il loro orifizio è diretto verso l’indietro. Frenale assai più lungo che alto ed in contatto con le 4 prime sopra- labiali, col nasale posteriore, col prefrontale e con i preocu- lari. Le squame del tronco ‘sono liscie ed in 17 serie lon- gitudinali. Anale semplice; 200 ventrali e 73 subcaudali in doppia serie. Questo serpente è bicolore; bruno al di sopra, giallastro sudicio al di sotto. Le subcaudali sono contornate di bruno. Lunghezza totale dell’ unico individuo 0", 80; coda 0°, 17. Isole Kei; un solo individuo. 352 G. DORIA 13. Ly ceodon aruensis n. sp. (Tav. XII, fig. è). In questa specie la testa è più elevata e più abbreviata che nella precedente. Il rostrale è meno alto e gl’ interna- sali molto più grandi, subquadrilateri. Prefrontali lunghi quanto larghi. Frontale pentagonale. Parietali molto allun- gati, troncati posteriormente. Temporali 2+24+ 2; i due anteriori sono ristretti ed in contatto con i postoculari. Due 7 7 3* e 4* in contatto con l’ occhio. Le narici si aprono gene- pre- e due postoculari; 7 sopralabiali, la 5* è la più grande, ralmente tra due nasali. Frenale più raccorciato che nel L. keyensis, pentagonale ed inferiormente in contatto con le tre prime sopralabiali. Le squame del tronco sono liscie in 17 serie longitudinali. Anale semplice; 190 ventrali e 100 subcaudali in doppia serie. Anche questa specie è bicolore, ma il bruno delle parti superiori ha dei riflessi opalini. Inferiormente è di un bianco sudicio; le due tinte però hanno una linea di demarcazione molto meno ben definita che nella specie precedente. Ciascuna delle subcaudali è leggermente sfumata di bruno. Lunghezza totale dell’ unico individuo 0", 80; coda,0", 24. Wokan (Isole Aru); unico esemplare. Boaeidae. 44, Knygrus carinatus (SCHNEID.). Boa carinata, Schneid. Hist. Amphib. pag. 261. Enygrus carinatus, Dum. Bibr. Erp. Gen. VI, pag. 479. Un solo individuo di Amboina. Specie comune alle Molucche ed alla N. Guinea. Pythonidae. 45. Python reticulatus (SciNEID.). Hoa reticulata, Schneid. Hist. Amph. pag. 264. Python Schneiderii, Merr. Tent. pag. 89. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEL 353 Python reticulatus, Dum. Bibr. Erp. Gen. VI, pag. 246. — Gunther, Rept. of Brit. India, pag. 330. Due giovani esemplari di Amboina. Comune a tutto l’ Arcipelago Malese ove rappresenta il Python molurus (Linn.) del Continente indiano. 46. Liasis amethystinus (Scaneip.). Boa amethystina, Schneid. Hist. Amphib. Fasc. 11 (partim). Liasis amethystinus, J. F. Gray, Synops. Famil. Boidae, (Zool. Miscell. pag. 44). — Dum. Bibr. Erp. Gen. VI, pag. 433. — Jan, Icon. Ophid. Livr. 9, Pl. VI, Text. 2.me Livr. pag. 98. S La collezione Beccari ne contiene due delle Isole Aru e due delle Kei. Dopo un lungo ed accurato esame delle descrizioni dei dif- ferenti autori e delle figure dello Schlegel Phys. Serp. Pl. XV, fig. 8-10 e di quelle dell’ Icon. del Jan, ho dovuto convin- cermi che i nostri esemplari si devono assolutamente riferire al L. amethystinus. In questo pitonide la forma e le dimen- sioni degli scudetti sopra-cefalici sono variabilissime , special- mente per ciò che riguarda I’ estensione della regione parie- tale ed il numero degli scudetti che la ricoprono. Anche i frenali sono soggetti a grandissime variazioni: alcune volte poco numerosi ed in tal caso molto più grandi, altre volte invece sono piccoli, numerosi e disposti quasi regolarmente sopra due ranghi. Mi pare che i caratteri assegnati dal Meyer al suo sotto- genere Aspidopython (Monatsber. Kgl. Akad. Wiss. Berl. Febb. 1874, estratto pag. 10), abbiano ben poco valore. Secondo me in questo caso non è abbastanza giustificata l’ importanza di un carattere così variabile come quello del numero e del- l’ estensione dei parietali. Difatti l’essere il capo coperto da grossi scudetti fino alle squame dorsali, dipende unicamente dalla maggiore o minore grandezza dei parietali e dal loro numero. Anzi leggendo attentamente la descrizione della specie che il Meyer assegna come tipo del suo nuovo sottogenere, A. Jakati, non trovo differenze apprezzabili che possano distin- Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 23 354 G. DORIA guerla dal Z. amethystinus. Il numero delle sopra- ed infra- labiali con le loro rispettive fossette è perfettamente uguale in ambedue. Quanto al numero delle serie longitudinali di squame lo vediamo spesso variare. In ciascuno dei miei quattro individui ne conto un numero diverso che oscilla tra 35 e 42. Il riflesso opalino del corpo è molto sensibile e nei più gio- vani le parietali sono listate di bruno. La distribuzione geo- grafica del Liasis amethystinus è molto estesa; esso trovasi dalle Molucche fino alla Nuova Irlanda. Elapidae. i7T. Acanthophis antareticus (SHAW). Boa antarctica, Shaw, Miscell. Tab. 35. Acanthophis cerastinus, Dum. Bibr. Erp. Gen. VII pag. 1389. Isole Kei; 8 esemplari. Questa specie trovata in origine nell’ Australia è stata pure scoperta nelle Molucche, nella N. Guinea ed in altre isole vicine alla Papuasia. Gli esemplari di tutte queste differenti località non pare diversifichino specificamente fra di loro. Qualche volta in alcuni esemplari australiani si osserva un temporale molto grande tra la 6° e la 7° sopralabiale. Fra i varii individui raccolti dal D." Beccari alle Isole Kei vi è molta diversità di colorito; anzi direi che sotto questo rapporto non ve ne sono due uguali. Il fondo ora è bruno chiaro con le solite macchie nere, ora è bruno scuro unicolore. Il Gunther (Proc. Zool. Soc. 1863, p. 58) aveva già osser- vato che gl’ individui di Ceram differiscono molto nel colo- rito da quelli del ‘continente australiano. Hydrophidae. 48. Platurus fasciatus, LATR. Platurus fasciatus, Latr. Rept. IV, p. 185. Platurus seutatus, Gunther, Rept. of Brit. India, p. 356. Un giovane individuo delle Kei. RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 355 Il Museo Civico ricevette in dono dal M.® Luigi Cambiaso già ufficiale della R. Corvetta « Vettor Pisani », un esem- plare di questa specie raccolto in Amboina. Fra i serpenti marini è uno dei più comuni e dei più estesamente distri- buiti. 49. Platurus Fischeri, Jin. Platurus Fischeri, Jan. Rev. Mag. Zool. 1859. — Id. Icon. Ophid. 40me Livr. PI. I, fig. 2. — Giinther, Rept. of Brit. India, pag. 356. Un bellissimo esemplare di Wokan. Esso è di un colore plumbeo cupo, e le fascie nere caratteristiche vanno dile- guandosi a misura che si allontanano dal capo. È una specie che fu rinvenuta dalla baja del Bengala fino alle Nuove Ebridi. 50. Pelamis bicolor (ScANEID.). Hydrus bicolor, Schneid. Hist. Amph. pag. 242. Pelamis bicolor, Daud. Rept. VII, pag. 366. — Gunther, Rept. of Brit. India, pag. 382. Uno solo di Amboina. Anche quest’ Idrofide è assai comune e forse presenta la più estesa area di distribuzione geogra- fica della famiglia, giacchè fu trovato dai mari di Madagascar fino a Panama. BATRACHIA SALIENTIA. 5I. Asterophrys melanopyga, n. sp. (Tav. XII, fig. &.). Testa grande, triangolare. Muso sporgente con estremità ottusa. Narici situate nel canto rostrale che è abbastanza di- stinto. Regione frenale piana. Regione interoculare legger- mente concava; vertice appena convesso. Timpano evidente; il suo diametro è un poco minore di quello dell’ occhio. Nel mio unico esemplare non vedo le piccole appendici cutanee descritte nella specie tipica del genere (A. turpicola, Tchudi). ‘Lingua grande, intieramente aderente ed appena intaccata posteriormente. Denti vomerini formanti una linea legger- mente curva. Due cordoncini glandulosi partono dall’ angolo 356 G. DORIA postero-superiore dell’occhio, in principio essi tendono ad in- contrarsi, ma poi divergono, e più o meno interrotti, sì con- tinuano parallelamente fino al sacro. Un’ uguale ripiegatura glandulosa parte quasi dallo stesso punto e si prolunga oltre il timpano. Il tronco è abbastanza largo anteriormente e piuttosto ristretto posteriormente. Le estremità anteriori sono mediocri e piuttosto crasse; adagiate lungo il tronco esse sorpassano l'origine dei femori. Le posteriori sono lunghe, ma non troppo esili e poco meno di due volte la lunghezza totale del corpo. Il colore è cinereo al di sopra, biancastro al di sotto. Una fascia chiara interoculare. Una macchia nera parte dal mar- gine inferiore dell’occhio ed in direzione obbliqua raggiunge quello della mascella superiore. Due macchie biancheggianti, grandi ed a contorno indefinito, si osservano sul dorso, ed al- cune piccole nerissime all’ indietro dell’ ascella. Nera è la re- gione anale, come pure la pianta dei piedi ed il lembo po- steriore delle braccia. Gli arti poi sulla loro faccia superiore ed in tutta la loro lunghezza sono ornati di fascie nere, on- dulate ed alternanti con altre più ristrette. Un unico esemplare di Wokan. Lunghezza totale 0",048; del capo 0”, 022; larghezza del capo 0", 0195; lunghezza estrem. anter. 0", 031; mano col 3° dito 0", 012; estrem. poster. 0,079; piede col 4° dito 0", 034. 52. Limnodytes papuensis, MEYER. Limnodytes papuensis, Meyer, Monatsber. Kgl. Akad. Wiss. Berl. Febb. 1874, estratt. pag. 13. Riporto a questa specie 5 individui di differenti dimensioni raccolti a Wokan. i Alcune specie di questo genere sono talmente affini che riesce ben difficile lo stabilirne i caratteri differenziali. Un esame accurato di ricche serie d’individui provenienti da lo- calità diverse potrà forse far riunire alcune di queste forme al L. erythraeus Schleg., che pare abbia una distribuzione L.Fra dis e lb . 2 Lit De Andrews (Genova a Monitor Beccari! 6 Lygosoma ( Hinuha DS} Megeri c Eumeces aruensis. SUE uprepes (È Ma buya } Beccari e Gonyocephaltes È Arua) mornatus Ti es Ter XU Ni Xe gi A ptr 109 \ JA) \s ny PA N i | ¢ ‘ ILA i Ly S te * or È (©) 5) y — Ta Saas | DO, = fy WL. Ui. i V S 3 lio Lib De Andres. Gnova A Typhlops Kraali £ Dendrophis aruensis. h Lycodon heyenses it Liycodon aruenses. k Asterophrys melanopyga / i de è RETTILI DI AMBOINA, ARU E KEI 357 geografica grande assai, trovandosi esso dalla penisola di Malacca, lungo l’ Arcipelago malese fino alle Isole Salomone (vedi Gunther Rept. of Brit. India, pag. 425). La descrizione del Meyer pare addattarsi abbastanza bene agli esemplari raccolti dal Beccari alle Isole Aru, benché vi sieno differenze nel colorito (in alcool); dobbiamo però osser- vare che lo stesso autore dice che la sua specie varia mol- tissimo di colore a seconda delle diverse località (della Nuova Guinea) ove fu raccolta. 53. Pelodryas coeruleus (WHITE). Rana coerulea, White, Journ. N. S. Wal. App. pag. 248. Hyla cyanea, Dum. Bibr. Erp. Gen. VIII, pag. 577. Pelodryas coeruleus, Gunther, Batr. Sal. pag. 119, Pl. IX, fig. B. Due esemplari di Wokan e tre di Amboina. Questa bella specie si trova alle Molucche, alla N. Guinea ed è comunissima in Australia. G. GRIBODO.. Diagnosi di alcune specie nuove del genere Chrysis. Dappoichè mi sono dedicato allo studio degli Imenotteri, la ricca e brillante famiglia dellè Chrysidi non mancò, come era naturale, di attirare in modo particolare la mia atten- zione, ed anzi da qualche tempo, in grazia dei ricchissimi materiali che la gentilezza di diversi miei corrispondenti pose a mia disposizione, lo studio speciale ed accurato della me- desima occupa interamente le ore che per l’ Entomologia mi son concesse dagli altri miei doveri. Mentre sto preparando i materiali per un catalogo generale delle specie di guesto gruppo, che ho in animo di pubblicare sotto forma di monografia, mi limito a dare qui brevi. dia- gnosi di alcune specie il cui esame accurato mi fece credere non ancora conosciute: la loro descrizione più completa si troverà nell’ or accennato lavoro monografico, che verrà pub- blicato in questi Annali. Torino, 30 Dicembre 1874. 1. Chrysis Rriechbaumeri, n. sp. Parva, robusta, cyaneo-viridis, haud nitida: fronte et tho- race crasse punctato-reticulatis, segmento abdominis 1° sparsim crasseque punctato, 2° et 3° confertissime subtiliter punctato- rugulosis subcoriaceis: serie ante-apicali subimmersa: margine anali brevi, integro, late arcuato-obtuso. Long. corp. mill. 4 4/,. Hab. in Nova-Hollandia. Riesce facile il riconoscere questa specie dalla singolare punteggiatura del suo addome, specialmente dei due ultimi segmenti: seguendo le tayole sinottiche del Dahlbom questa specie va collocata nella 1.* sezione della 1.* Falange. NUOVESPECIE DI CHRYSIS 359 2. Chrysis halictula, n. sp. C. hilari Dahlb. affinis at notis sequentibus facillime digno- scitur: antennis filiformibus, articulis haud tumidiusculis: pronoti margine postico, lateribusque haud abnormibus : segmento abdominis tertio apice conspicue angustiore quam basi: serie anteapicali modice abrupta. Long. corp. mill. 6. Hab. in California. 3. Chrysis Doriae, n. sp. C. cyaneae L. quoad habitum assimilis, sed ano integerrimo mox dignoscitur. Gracilis, viridi-cyanea, nitidiuscula: capite et thorace confertim subcrasse punctatis, abdomine sparsim et modice punctato: segmento 3° apice distincte angustiore quam basi, arcuato subtruncato: serie anteapicali modice abrupta, medio distinete interrupta, foveolis obliteratis. Long. corp. mill. 4 4/,. Hab. in America boreali. 4. Chrysis Gestroi, n. sp. Robusta, capite thoraceque cupreo-aureis hine illine vire- scentibus, abdomine supra purpureo-aureo, subtus obscure cyaneo, facie pectore una cum pedibus virescentibus: clypeo magno subquadrato, prominente, antice profunde emarginato: capite thoraceque subcrasse, abdomine regulariter et modice, confertim punctatis: segmenti 3' area antica tumida praeser- tim supra seriem anteapicalem: hac valde abrupta et immersa; area anali humili, secundum marginem obsoletissime carinu- lata; margine integro. Long. corp. mill. 7. Hab. in Algeria. Specie rimarchevolissima per la forma del clipeo, e del terzo segmento dell’ addome. 360 G. GRIBODO 5. Chrysis macrostoma, n. sp. Modice robusta et nitida, cyanea pronoto, dorsulo, abdomi- nisque dorso cupreo-aureis: capite, pronoti latiore, magno elongato-trapezino, magis alto quam lato: corpore toto con- fertim subtiliter punctato, capite thoraceque fere coriaceis: abdomine elliptico, apice angustiore; serie anteapicali parum profunda: margine anali perfecte arcuato, integro. Long. corp. mill. 6. Hab. in Algeria. Il carattere più notevole di questa Chryside è la forma al- lungata, e larga nel tempo stesso della faccia e della bocca. 6. Chrysis Australasiae, n. sp. Mediocris, robusta, convexiuscula viridi-cyanea, dorsuli area media verticeque violaceis: capite et thorace confertim ir- regulariter punctatis et punctulatis: abdomine regulariter punctato subreticulato, apice tam lato quam basi, longitu- dinem capitis thoracisque simul sumptorum superante; margine anali brevi, perfecte arcuato, dentibus quinque armato: den- tibus minutis, spinoideis, 3 intermediis adproximatis, latera- libus remotis. Long. corp. mill. 9. Hab. in Nova-Hollandia. Intorno alla speciale forma che presentano gli organi maschili del Clarias anguillaris. Nota del Prof. PAOLO PANCERI (Tav. XIII). Richiamando alla mente e tenendo presenti le forme nelle quali si presentano gli organi genitali dei pesci, non esclu- dendo i plagiostomi, ad onta che per molti riguardi si avvici- nino ai vertebrati superiori, egli è certo che, per ciò che riguarda le loro parti essenziali, 1 tipi fondamentali in cui si trovano gli organi maschili in questa classe, si possono considerare e riassumere nel modo seguente: I. Tiro. Si hanno testicoli multipli, posti in due serie, ve- scicolari e deiscenti nel cavo addominale, siccome nel Bran- chiostoma. L'acqua, che, nel caso di questo animale, dopo aver servito-alla respirazione, attraversa la cavità peritoneale, trascina lo sperma al di fuori per la via del poro addominale. Analogamente è formato |’ apparecchio femminile. II. Tio. I testicoli sono sprovvisti di condotti deferenti e versano lo sperma alla loro superficie peritoneale come nei Ciclostomi. Lo sperma caduto nel cavo addominale, viene eliminato per la via dei così detti pori addominali o perito- neali. Analogamente è costituito l’ apparecchio femminile, che nelle anguille coesiste coi testicoli nello stesso individuo, onde l’ ermafrodismo. IIIL Tipo. I testicoli sono provveduti di deferenti in forma di due tubi allungati, i quali possono essere rappresentati anche semplicemente i collo del sacco bilobo che costituisce dal testicoli, i quali, in questo caso, qualungue siano le modalità di loro struttura, segregano lo sperma per la loro superficie interna. Analogamente è formato |’ apparato femmineo, però in molti pesci ossei le femmine mancano di ovidotti e perciò gli ovarii corrispondono al secondo tipo, mentre i testicoli al tipo terzo, il quale comprende pertanto 1 plagiostomi e la maggior parte dei pescì ossei, 362 P. PANCERI IV. Tipo. I testicoli sono collocati in una porzione dell’ ovario come nei Serrani, nel qual caso si ha pure |’ ermafrodismo completo. In quanto ai rapporti con l'esterno, i deferenti o hanno il loro sbocco nelle vie orinarie, ovvero si aprono direttamente allo esterno per consueto riuniti in un solo, e qualche volta come nei plagiostomi, nei blennii ed in altri molti, all’ apice di un pene conico, sporgente, erettile, il quale, allorchè ri- ceve anche lo sbocco dell’ uretra, chiamasi, col nome datogli da Hyrtl, papilla urogenitale (*). Secondariamente sono pure a notarsi i casi in cui i defe- renti presentano ciascuno un rigonfiamento a modo di vescica seminale, il che si osserva nel luccio p. es., in molti gobi, nei mulli, come anche in molti squali, ovvero il caso in cui, come nel Cobitis fossilis, i deferenti sboccano in una sola vescica seminale piriforme, la quale si apre allo esterno con speciale condotto ejaculatore. i ; Mentre nei Siluridi gli organi genitali dei due sessi corri- spondono al terzo tipo, parmi utile chiamare l'attenzione degli anatomici sopra il Clarias anguillaris, il quale presenta una variazione molto notevole negli organi maschili, non per anco descritta. Questa specie, conosciuta dai naturalisti anche sotto il nome di Heterobranchus anguillaris Sav. e dagli arabi con quello di harmut, e rinomata per la presenza delle spe- ciali appendici vascolari ramificate che guarniscono gli archi branchiali, è comunissima in tutto I’ alto e basso Nilo, come anche nei canali d’ irrigazione dell’ Egitto e nei ruscelli ove i piccoli s’inoltrano, e persino nelle acque salmastre della grande palude Mareotide presso Alessandria ove ne racco- gliemmo molti esemplari. Ad onta di sua frequenza in luoghi tanto esplorati, questa specie trovasi raramente nelle raccolte dei Musei d’ Europa, ove piuttosto, siccome fecero (') Das Uropoétisches System der Knocken Fische. Denkschr. der Wiener Akad, 1850. = ORGANI MASCHILI DEL CLARIAS ANGUILLARIS 363 Savigny ed Alessandrini, si prese a scopo di studio l’ appa- rato respiratorio, non ponendo mente agli altri sistemi. L’ apparato femminile del Clarias anguillaris trovasi però figurato da Savigny nell’ Atlante della grande opera: De- scription de UEgyple e si mostra a modo di sacco bilobo sboccante allo esterno, come di consueto, dietro dell’ ano con un orificio speciale, mentre deli’ apparato maschile non è parola nè in Savigny, nè negli autori che fino a questi ul- timi tempi si sono occupati dell’ anatomia dei pesci. La nostra figura I* rappresenta gli organi maschili di un individuo adulto di notevole grandezza e nell’ epoca della riproduzione che è il Marzo. Essa mostra in wa i due testicoli in forma di masse allungate sostenute da un mesorchio che le unisce alla lamina peritoneale che copre la superficie an- teriore dei reni r r. Già degno di attenzione è il fatto di appendici digitate, che brevi ma pure numerose, fanno sporgenza al margine esterno di ciascun testicolo. Ma più ancora meritevole d’ at- tenzione è l’altro fatto del prolungarsi delle due glandole in basso a modo di due nastri o cordoni muniti di appendici digitate ben più lunghe e dirette tutte allo esterno, quali non trovansi, per quanto è a mia conoscenza, in alcun altro pesce, o dirò anche in alcun altro vertebrato. Come si vede dalla nostra figura, queste appendici traggono origine dai detti cordoni, riunite a gruppi ovvero isolatamente; sono qualche volta bifide e varie nella lunghezza, mentre pel numero, nel nostro esemplare, se ne contano 22 al lato destro e 24 al sinistro. Nei giovani individui, siccome i testicoli, così anche queste appendici sono depresse e laminari, onde possono sfuggire a chi non esamini gli organi in discorso con attenzione. I due cordoni glandolari principali concorrono finalmente alla papilla urogenitale d, la quate fa notevole sporgenza al didietro dell’ ano, e riceve anche lo sbocco del condotto ure- trale proveniente dalla vescica orinaria c. Intorno alla struttura delle parti di questo apparecchio non 364 P. PANCERI posso fornire molti dettagli, non prestandosi all’ uopo i giovani individui, nè manco gli adulti conservati nell’ alcool comune; posso però, argomentando dalla consistenza e dall’aspetto, considerare cordoni ed appendici siccome semplici prolunga- menti della sostanza del testicolo. Oltre di ciò se si os- serva al microscopio una sezione trasversa di una delle appendici più lunghe, notansi anche i fondi ciechi 3 ap- partenenti a tubi analoghi ai seminiferi. Come membrana esterna ciascuna appendice digitata ha un prolungamento dell’albuginea comune x e un tubo escretore proprio a pa- reti spesse di cui in y vedesi la sezione, il quale piuttosto che nell’asse dell’ appendice, come si andrebbe a supporre, decorre eccentrico, appoggiandosi alla superficie interna del- VP albuginea. Il dubbio che gh organi in discorso possano essere appendici prostatiche simili p. es. a quelle che pur rarissimamente si osservano nei pesci, come Hyrtl le ha notate e figurate nel Blennius gattorugine (*) sboccanti nel collo di ciascuno dei due grandi serbatoi dello sperma, vuol essere dissipato solo dal- l'esame di individui freschi ed adulti, fatto per maggior fa- cilità nel tempo della riproduzione, onde gli elementi isto- logici siano viemeglio evidenti. Nonpertanto inclino sempre a considerare cordoni ed appen- dici digitate del Clarias anguillaris quali parti dei testicoli , per ciò che analoghe appendici similmente costruite trovansi pure, come si è veduto, impiantate direttamente sul testicolo; nè meraviglierei punto fossero per trovarsi pesci affini ai Clarias, i quali presentassero anche le due masse principali dei testicoli trasformate in appendici digitate. Dirò infine che, non distaccandosi in massima dal tipo terzo da noi considerato a principio, egli è pur certo che il Clarias anguillaris presenta notevole variazione nella forma esteriore degli organi maschili, essendo la materia glandolare dei te- (1) Hyrtl, Beitrage zur Morphologie der Urogenital-Organe der Fische. Denkschr. d. Wiener Akad. 1850. tay. 52. fig. 9, ) Annali del Museo Civico Vol.VI 1874 Tav. XIII P Pancerù dis. R. Gestro Li Lit. De Andres. Genova’ " ORGANI MASCHILI DEL CLARIAS ANGUILLARIS 305 sticoli disgregata e formata a modo di appendici libere non per anco osservate in altri pesci. Napoli, 29 Dicembre 1874. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. 1.* Organi genito-orinarii del Clarias anguillaris; gr. nat. aa testicoli. 5 b appendici digitate. € vescica orinaria. papilla urogenitale. rr reni. t r intestino retto. Fig. 2.* Sezione trasversa di un’ appendice digitata, + 90. x albuginea. CI sezione del dotto escretore proprio dell’ appendice. z tubi glandolari. MOLLUSCHI BORNEENSI ILLUSTRAZIONE DELLE SPECIE TERRESTRI E D'ACQUA DOLCE RACCOLTE NELL' ISOLA DI BORNEO Dar Sicnori G. DORIA E 0. BECCARI MEMORIA. DI ARTURO ]SSEL (Tav. IV, V, VI, VII). Per la dovizia e varietà della flora, per la ricchezza e lo splendore della fauna, l’isola di Borneo non la cede ad alcuna terra della zona equatoriale. Pure, fino a qualche anno ad- dietro, era rimasta negletta e quasi inesplorata dai viaggiatori e dai naturalisti, talchè quelle sole, fra le sue produzioni animali e vegetali, che fermano l’attenzione per la singola- rità della forma o la vivezza dei colori, figuravano nei più cospicui musei d’ Europa, e del rimanente poco o punto si conosceva. Però, assai opportunamente, i due arditi natura- listi italiani Doria e Beccari pensarono di scegliere Borneo a campo delle loro investigazioni zoologiche e botaniche. Apparecchiatisi da lunga mano al viaggio, essi partirono il 19 Aprile 1865 da Suez e dopo aver visitato, non senza pro- fitto della storia naturale, l'isola di Ceylan, Giohore sulla penisola di Malacca, e la contigua Singapore, approdarono il 19 Giugno dello stesso anno a Borneo e presero stanza a Kutcin, capoluogo di un piccolo regno indipendente, detto di Sarawak dal nome d’un fiume che lo attraversa. MOLLUSCHI BORNEENSI 367 Ivi, cortesemente accolti dal nipote del celebre Raja Brooke, fondatore e sovrano dello stato di Sarawak (il quale in as- senza dello zio governava il paese) ebbero ogni agevolezza per attendere alle loro ricerche. Fino a tutto il 1865, i nostri naturalisti si occuparono ala- cremente e con esito felicissimo di raccogliere oggetti di storia naturale; ma, al principio dell’ anno seguente, la salute di Doria si alterò sì gravemente, che si vide costretto a se- pararsi dal compagno ed a rimpatriare senza indugio. Trasfe- ritosi egli a Singapore, muoveva da quel porto il 21 Marzo ed arrivava in Italia dopo un mese di viaggio, recando seco bellissime collezioni. Rimasto solo, il Beccari non cessò per questo dall’ attendere agli studii prediletti e fece inoltre parecchie escursioni, 0 meglio viaggi, nell’ interno, tra i quali citerò: la visita ai laghi del Kapuas (nel territorio olandese), quella alle isole Satan e Sampadien (presso la foce del Sarawak) e a Tangion Datù, estremo limite occidentale dei dominii del Raja, la gita all'isola di Labuan e a Bruni, e finalmente quella al paese dei Kajan (!). Al principio del 1868, compiuto appena l’ ordinamento delle cospicue collezioni, frutto delle ultime gite, il Beccari sì di- sponeva a tentare il viaggio di Pontianak, dal lato di terra, quando un fierissimo assalto di febbre lo obbligò a mutar proposito, e di più, perdurando il male ad onta di ogni cura, egli pure si vide costretto a ritornare in Europa. Partito, in- fatti, il 29 Gennaio per Singapore, proseguiva tosto per I’ Italia e sbarcava felicemente a Messina il 2 Marzo. I risultati scientifici conseguiti dalla memorabile spedizione dei nostri naturalisti sono omai ben noti, e, per chi nol sa- pesse, bastano ad attestarne l’importanza le memorie comparse negli Annali del Museo Civico di Storia Naturale e nel Gior- nale botanico italiano (fondato dal Beccari al suo ritorno in (4) Vedizin proposito il Cenno di un Viaggio a Borneo di Odoardo Beccari nel Bullettino della Società Geografica italiana, anno I.°, Firenze 1868. 368 A. ISSEL patria), nonchè le collezioni borneensi del Museo summento- vato. Questo mio scritto ha per oggetto di illustrare per l'appunto una parte di tali collezioni, vale a dire i mol- luschi terrestri e d’acqua dolce. Prima di accingermi al compito, mi pare conveniente di recare un cenno sommario intorno a quanto si conosce, al presente, della malacologia borneense. A quest’uopo basteranno poche parole. Hombron e Jacquinot, che accompagnavano Dumont d’Urville nella spedizione delle navi francesi Astrolabe e Zélée, dal 1837 al 1840, raccolsero in Borneo alcuni molluschi (tra i quali una Nanina, due Bulimus, una Cassidula), che furono descritti soltanto nel 1854 (!). Un numero di specie assai maggiore proviene dal viaggio della nave inglese Samarang, effettuato dal 1843 al 1846, sotto il comando del capitano Belcher. Queste specie furono enu- merate e descritte da Reeve, in collaborazione con Arthur Adams, naturalista della spedizione (?). Poco dopo, il Sig. W. J. Hamilton di Londra riceveva da un ignoto amico un prezioso invio di conchiglie borneensi, cui non era unita veruna indicazione di località. Tale invio, che si suppone fosse fatto dal Raja Brooke e provenisse dal ter- ritorio di Sarawak, fu sottoposto all’ esame del Sig. Metcalfe, il quale, determinate le specie di cui risultava (32 terrestri o d’acqua dolce e 6 marine), ne pubblicò un catalogo, cor- redato dalla descrizione di 14 specie nuove (di cui 2 marine) data dal Sig. H. Adams (3). Dal 1860 al 1861, un valente conchiologo, il Dott. Eduard (1) Hombron et Jacquinot, Voyage au Pole sud, Mollusques, 1854. (2) The Zoology of the voyage of H. M. S. Samarang under the command of Capt. Sir Edw. Belcher during the years 1843-46, by John Edw. Gray, Sir John Richardson, Arth. Adams, Lowell Reeve, and Adam White. London, Reeve and Bentham, 1850. (3) Metcalfe W., An enumeration of species of recent Shells, received by W. J. Hamilton, from Borneo, in November 1850, with descriptions of the new species — Proc. Zool. Soc. London, XIX, 1851, pag. 70-74. — Ann. of nat. Hist., 2 Ser., XI, 1853, p. 67-71. MOLLUSCHI BORNEENSI 369 von Martens, esplorava le principali isole dell’ Arcipelago In- diano, in qualità di naturalista addetto alla R. spedizione prussiana nell’ Asia orientale, e raccoglieva nuovi e cospicui materiali per la malacologia di quella regione. Buon numero di specie scoperte dal von Martens furono descritte nel 1864 negli Atti dell’ Accademia Reale di Berlino (‘) e, tre anni dopo, egli fece di pubblica ragione i risultati complessivi del suo viaggio, per quanto concerne la malacologia terrestre, nella magnifica opera che ha per titolo: Die Preussische Expedition nach Ost-Asien. Nach amtlichen Quellen — Zoologischer Theil — sweiler Band — Die Landschnecken — bearbeitet von D." Eduard v. Martens. È questa una raccolta di monografie, in cui sono illustrate con minuziosa diligenza, e comparate con rara sa- gacia le singole faune malacologiche della Cina, del Giappone, di Siam, della Cocincina, dell’ Arcipelago Indiano, delle Fi- lippine e delle Molucche. Dell’ isola di Borneo vi sono enu- merate 72 specie di molluschi (comprese in questo numero alcune incerte), delle quali 28 furono raccolte dall’ autore o dai suoi compagni di viaggio. Il libro di von Martens, presentando, già raccolti ed ordi- nati, così importanti documenti sulla malacologia borneense, fu ascelto da me a guida e a modello, per quanto riflette i molluschi terrestri, e mi permise di adempiere più facilmente al compito che mi ero prefisso. Il viaggiatore e naturalista A. R. Wallace, le cui investi- gazioni, nelle isole dell'Asia orientale, riuscirono tanto proficue ad ogni ramo della zoologia, si occupò anche dei molluschi terrestri e diede alla luce, nel 1866 (?), l'elenco di quelli da lui raccolti ne’ suoi viaggi, il quale comprende 125 specie, di cui 8 nuove. Le specie borneensi menzionate in questo elenco sono 13, tutte già note ai naturalisti. Sono pure da noverarsi tra coloro che pur contribuirono, . (4) Monatsberichte der Berliner Akademie, 1864. (2) List of the landshells collected by M.* Wallace in the Malay Archipelago, with descriptions of the new species by M.t Henry Adams, by Alfred R. Wal- lace. — Proc. of Zool. Soc. of London, 1865, pag. 405, tav. XXI. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 24 ated ol A. ISSEL comunque in minor grado, a far conoscere le conchiglie di Borneo, parecchi viaggiatori e residenti in quell’isola che si occuparono incidentemente di raccolte malacologiche. Al Dott. Schwaner, il quale esplorò dal 1845 al 1847 la parte Sud-est di Borneo per conto del governo olandese, ed attra- versò, per la prima volta, la grande isola indiana da levante a ponente, si deve la scoperta di una Clausilia e di altre specie conservate nel Museo di Leida. La celebre Ida Pfeiffer, durante il suo secondo viaggio intorno al mondo, alla fine del 1851 e ne’ primi mesi del 1852, visitò Sarawak, Sintang, Landak, Pontianak ed altri punti di Borneo, e riportò da quelle loca- lità un certo numero d’ insetti e di conchiglie che in parte figurano nel Museo Zoologico di Berlino. Varie altre, descritte nel Journal de Conchyliologie (1861) dal Sig. A. Morelet, provengono da un viaggio del comandante Lefer de Lamothe. Finalmente debbono essere rammentati tra 1 più benemeriti raccoglitori: Traill, Everett, Taylor, de Crespigny ed in parti- colar modo Hugh Low, il quale sparse nelle collezioni pub- bliche e private molte conchiglie interessanti da lui raccolte a Labuan (isoletta situata presso la costa occidentale e set- tentrionale di Borneo). L. Pfeiffer descrisse parte di queste conchiglie in alcune delle sue comunicazioni alla Società Zoologica di Londra e poscia nelle sue pregiate monografie. La raccolta malacologica berneense dei signori Doria e Bec- cari è assai maggiore di quelle dei loro predecessori, giacchè consta di 81 specie, rappresentate da un gran numero di esemplari, tra le quali 24 sono un nuovo acquisto per la scienza. Acciocchè la illustrazione di così prezioso materiale riuscisse piu feconda di interessanti risultati per là zoologia generale, stimai conveniente di presentarla sotto forma di un catalogo, in cui figurassero tutte le specie di molluschi ter- restri e d’acqua dolce fin qui raccolte in Borneo e nelle isole circonyicine. Questo catalogo non risulta che di 182 specie, comprese nel novero alcune indeterminate o di dubbia determinazione 71 (6) MOLLUSCHI BORNEENSI ed altre poche d’ incerta provenienza. Evidentemente un nu- mero così ristretto di specie non può rappresentare che una minima frazione della fauna malacologica borneense; è suf- ficiente però a farne conoscere il carattere prevalente e le aflinità zoologiche. I risultati del mio lavoro, che hanno tratto alla distribu- zione geografica dei molluschi, sono riassunti in alcuni quadri, in cui, a prima vista, si scorgono le connessioni esistenti tra la fauna malacologica di Borneo e quelle della penisola indo- cinese e di varie isole ed arcipelaghi dell’ Asia orientale. Apparisce dai suddetti quadri che le specie propriamente spettanti. all’ isola maggiore .del gruppo di Borneo, detratte alcune sulla cui provenienza rimane qualche incertezza, sono nel numero di 157. Labuan, isoletta adiacente alla costa oc- cidentale di Borneo, ne somministra 21, 12 delle quali comuni alle due terre. Le isole situate a settentrione di Borneo for- niscono un contingente di 8 specie, quasi tutte peculiari, in cui si manifesta, con due Elicostile e due Coclostile, il carattere prevalente della fauna filippinense, nè ciò deve recar mera- viglia quando si pensi che le dette isole costituiscono una catena non interrotta fra Luzon, la maggiore delle Filippine, e Borneo. L’ arcipelago di Sulu, quasi ignoto ai naturalisti, non ci offre che un contributo insignificante di 3 specie. Pulo Laut ne fornisce una sola. Prendendo a considerare la fauna malacologica borneense nel suo complesso, si osserva che comprende circa 119 specie esclusive. Ma è questa una proporzione fittizia che non rap- presenta un fatto naturale, ma dipende soltanto dalla insuf- ficienza delle nostre cognizioni. Infatti, per la maggior parte, le isole dell’ Asia orientale sono sì poco esplorate, dal punto di vista malacologico, da non consentire fondati raffronti di faune. Esistono documenti, pa- ragonabili a quelli che abbiamo adunato sulla malacologia borneense, soltanto per Giava, in grazia delle raccolte di Zollinger e dell’egregia illustrazione loro dovuta a Mousson, per le Filippine, mercè i lavori degli autori inglesi e di Carl SIL A. ISSEL Semper, e per Sumatra, Celebes ed Amboina per opera di von Martens. La maggior proporzione di specie promiscue all’ isola di Borneo è somministrata da Giava con 19 specie, poi dalle Filippine con 18, cifre relativamente elevate, non perchè le faune di quelle regioni offrano colla borneense maggiore afti- nità, ma piuttosto perchè sono molto meglio conosciute. Al- l’incontro, la lunga catena d’isole grandi e piccole che co- mincia a Balì e termina a Timor, essendo pressochè ignota ai naturalisti, non fornisce che 6 specie promiscue. Il continente indocinese, compresa la penisola di Malacca, ha comune con Borneo ben 16 specie, che diventano 23, se vi, si annettono quelle di Singapore e di Pulo Pinang. La sola Singapore, perchè fu spesse volte visitata da naturalisti, ne ha promiscue ben 10 colla grande isola asiatica. Di Sumatra, meno esplorata di Giava, per quanto riflette i molluschi, non furono avvertite che 13 specie viventi anche in Borneo; altre 8, tutte, ad eccezione di due, diverse dalle prime, provengono dalle isole situate ad oriente di Sumatra e in gran parte da Banca e Biliton. La fauna borneense coincide poscia colla moluccana per 11 specie, e, per 9, si accosta a quella, così mal nota, di Celebes. E riguardo a quest’ ultima isola, trovandovisi ora il Beccari, che col medesimo ardore prosegue colà le sue ricerche e rac- colte scientifiche, giova sperare che ben presto ci saranno offerti numerosi materiali di confronto. Risalendo ora ai generi ed ai gruppi d’ un ordine più ele- vato, si deve osservare, in prima, che, tra i molluschi nudi o a conchiglia interna viventi in Borneo, il solo genere peculiare a me noto è quello che chiamai Damayantia, il quale, pei suoi caratteri esterni, offre qualche lontana analogia colle Vitrinoidee delle Filippine. Le Vaginule, di cui tre specie compariscono in Borneo, non costituiscono un tipo proprio a quell’ isola e nemmeno all’ intera regione malese, giacchè se ne contano 11 specie nel Nuovo Continente e nelle sue isole, ~ 8 in Africa, 7 nel continente asiatico e 10 nell’ Arcipelago MOLLUSCHI BORNEENSI 373 Malese. I Parmarion, assai più circoscritti nella loro distri- buzione geografica, si estendono dalla Penisola Indiana al- l’Arcipeiago Asiatico e figurano con due sole specie nel mio elenco. Gli Melicarion quasi emulano le Vaginule, per la loro estesa diffusione, presentandosi numerosi in Africa (d’ onde una specie passa nell’ isola di Sardegna) (4), non comuni nel- l’ Asia continentale, meno scarsi nelle isole asiatiche e spe- cialmente a Celebes e alle Filippine. In quest’ ultimo arcipelago furono distinti da Semper, con diversi nomi generici, varie forme di molluschi strettamente affini agli Melicarion. Le Nanine costituiscono un vastissimo gruppo prevalente nell’ Asia meridionale e insulare, ma pur largamente rappre- sentato nella Nuova Zelanda, nelle isole del Mar Pacifico e nelle Indie occidentali. Uno dei tratti caratteristici della fauna borneense si è la copia di esse, e massimamente delle specie che si riferiscono ai sottogeneri Hemiplecta e Macrochlamys. Tra le specie di Borneo, vuol essere particolarmente rammen- tata la Nanina nasuta, la quale, pel rostro che termina la ca- rena dell’ ultimo giro, è veramente caratteristica e merita forse di costituire un gruppo distinto. La magnifica N. Broolei (nel gruppo Rhyssota) non può dar esempio di un tipo pura- mente borneense, inquantochè le sue forme, lievemente mo- dificate, si ripetono nella N. Cambodjensis del continente. È troppo incerta la determinazione delle specie attribuite al genere Hyalina perchè si possa arrischiare qualche conget- tura relativa alla loro geografica distribuzione. Le Trocomorfe si estendono da Sumatra alla Nuova Guinea, attraverso l’Ar- cipelago Asiatico, mostrandosi, a quanto pare, più numerose a mezzogiorno che a settentrione. Nel moltiforme genere Helix, non ho da registrare che 8 specie, le quali, quasi tutte, si riferiscono a gruppi esistenti anche nelle isole pros- sime a Borneo e sul continente. L’ H. (Chloritis) quadrivolvis e l’H. (Papuina) antiqua spettano verosimilmente a tipi pa- (1) Vedi la mia nota sui molluschi raccolti nell'isola di Sardegna dal Dott. Gestro, negli Annali del Museo Civico, vol. IV, 1873. 374 A. ISSEL puasici; le due Helix, Palawanica e Trailli, sembrano invece derivazioni della fauna filippinense, come, senza dubbio, lo sono le tre Coclostile dello stretto di Palawan e di Sulu. I Bulimus di Borneo sono evidentemente molluschi originarii del continente asiatico orientale, più o meno modificati, e non presentano colà alcuna forma caratteristica. I generi Bulimi- nus e Cionella, che figurano nel mio catalogo con una specie per ciascuno, sono del pari essenzialmente asiatici, ma hanno un carattere meno meridionale ed orientale del precedente. I generi Stenogyra ed Ennea, rappresentati in Borneo, il primo da due specie, il secondo da una sola, sono entrambi proprii alla fauna indiana; la S. gracilis è sparsa tuttavia in tutta l’ Asia meridionale ed anche in alcune isole africane, e |’ Ennea bicolor si estende perfino alle Indie occidentali. Ma a così vasta distribuzione geografica non è estranea probabilmente l’opera dell’uomo, il quale per certi piccoli molluschi, come per un gran numero di piante, è un agente inconsapevole di disseminazione. Meno caratteristici ancora sono nella forma borneense i due Vertigo (che forse debbonsi ridurre ad uno) e le due Clausilie. Il genere Streptaxis, alquanto sviluppato nella penisola indocinese, comparisce a Borneo con una specie indetermi- nata raccolta da von Martens. Con due specie vi figura finquì il genere cosmopolita Succinea. È poi notevolissimo il fatto che la grande isola asiatica non ha fornito nemmeno un solo Limneide, se pure a questa famiglia non spetta la Canefria splendens, tipo certamente caratteristico, ma di natura ancora ambigua. Quanto alle Auriculidi, non v’ hanno in Borneo tipi generici esclusivi, ma soltanto specie. È da osservarsi in questa fami- glia il numero, invero ragguardevole, degli Scarabus (6 specie), aleuni dei quali sono peculiari, ed altri si ritrovano altrove, e segnatamente alle Filippine e a Celebes. La famiglia (') che presenta sopra ogni altra, in Borneo, (!) Questa parola è qui impiegata nel senso più largo. MOLLUSCHI BORNEENSI 375 un deciso predominio è incontestabilmente quella delle Ciclo - stomacee, ricca di ben 50 specie, distribuite in 17 generi, tra i quali 1 più cospicui sono i generi: Opisthoporus (che conta 7 specie), Leptopoma (6 specie), Cyclophorus (6 specie), Pterocyclos (4 specie); poi i generi: Cyclotus, Aleyaeus, Pa- willus, Omphalotropis ed Assiminea (con 3 specie per ciascuno). Il genere Opisthoporus può dirsi il più caratteristico, tra i suaccennati, perchè all’ infuori di Borneo non comparisce che con due specie sul continente, con una a Singapore, con una a Giava e con due a Sumatra. I generi Plectostoma e Phaneta, entrambi rappresentati da una specie, sono esclusivamente borneensi. Il primo è afline ad alcune forme indiane, il secondo, ancora mal definito, rammenta il genere Trochatella (di cui molti esempii esistono nelle Indie occidentali ed uno anche a Laos) e certe Elicinacee carenate delle Filippine. I generi Pupinella e Paxillus sem- brano una emanazione della fauna cinese orientale. Gli A/- cyaeus e 1 Raphaulus potrebbero rappresentare invece un elemento indocinese. L’ He/icina Martensi appena si distingue da una specie delle Filippine. Rispetto ai gruppi degli Om- phalotropis, delle Hydrocaena e delle Assiminea, trovansi sparsi in tutta l’ Asia meridionale e nelle sue isole, massime nelle regioni littorali. Del genere Truncatella, che può dirsi cosmopolita, due sole specie furono segnalate fin qui nelle isole borneensi, una delle quali si trova anche nella penisola malese. Tra le Paludinidi, noverai due Vivipare: una comune al continente e a Sumatra, l’altra vivente a Giava, a Celebes ed alle Filippine. Delle Ampullarie, una è peculiare, e la se- conda abbonda a Celebes e in altre isole dell’ Arcipelago Asiatico. : Nella famiglia delle Melanie, furono segnalate a Borneo 3 specie, tutte peculiari, del genere Paludomus (tanto copio- samente rappresentato nella penisola indiana e a Ceylan), 14 Melanie propriamente dette ed una C/ea. Tra i primi, il solo P. Broti spetta ad un gruppo ben distinto, il quale 376 A. ISSEL sembra un anello di congiunzione tra 1 Melanidi e i Paludi- nidi. Rispetto alle Melanie, il sottogenere Pachychilus abita principalmente l’ America centrale, ma si ritrova pure nel- l'Asia orientale, a Giava e nella Nuova Caledonia; i sotto- generi Melania e Thiaropsis sono predominanti nelle isole dell’ estremo oriente e segnatamente alle Filippine, alle Mo- lucche, alla Nuova Guinea, alla Nuova Irlanda ecc.; le Stria- telle sono disseminate in tutto il continente antico, tra l'Europa meridionale e Timor, e l’unica Plota di Borneo, la spinulosa, occupa un gran numero di punti intermedii fra l’Afganistan e Vanikoro. Il genere Clea non conta fino ad ora, oltre alla C. négricans, che una specie di Malacca ed una di Malabar. La famiglia delle Nerite, perchè comprende specie nume- rosissime e polimorfe, non può suggerire considerazioni di gran valore sulla distribuzione geografica e sull’ origine delle conchiglie borneensi. Due Neritine, propriamente dette, della maggiore isola malese vivono anche alle Filippine, due trovansi anche a (Giava, una alle Molucche. Le due Dostie, la crepidularia e la cornucopiae, rappresentate in Borneo da due varietà, s'incontrano, tipiche o modificate, alle Molucche ed alle Filippine ed una di esse anche a Sumatra e a Bali. Mancano in Borneo le Navicelle, ma è probabile che vi si troveranno in seguito, poichè esistono nelle isole circostanti, massime verso oriente. Fino ad ora i molluschi acefali d’acqua dolce raccolti in Borneo sono in piccolo numero (13 spec.), e quasi tutti spettano a specie piuttosto voluminose, segno che le ricerche furono per questa parte insuflicienti. Al genere Cyrena, proprio alle regioni calde dei due continenti, appartengono tre specie esclusive a Borneo, ma non molto caratteristiche. Le Corbicule (gruppo di este- sissima distribuzione geografica) offrono tre specie, una delle quali comune a Giava. Una Batissa peculiare compie nel mio catalogo il novero delle Cicladidi. Alla famiglia vastissima degli Unioni, Borneo reca solamente il contributo di due Unio, esclusivamente proprii a quell’ isola, e di due Alasmodonte, MOLLUSCHI BORNEENSI 377 una delle quali, la Vondembuschiana, fu raccolta nelle acque della penisola malese, in quelle di Sumatra e di Giava. Una sola Glauconoma (che trovasi anche in Giava) ed una Novaculina forniscono istruttivi esempi di bivalve di tipo ma- rino viventi nelle acque dolci. Questi due generi si possono ascrivere alla fauna indocinese. In complesso, secondo il mio catalogo, le specie peculiari di molluschi terrestri e d’ acqua dolce viventi in Borneo sono comparativamente numerose, ma ciò dipende forse, in gran parte, dacchè si hanno troppo scarse nozioni sulla mala- cologia delle terre circostanti. Di più, esse offrono general- mente forme poco spiccate. Nei tipi generici predominanti nella stessa isola, si mani- festano tre distinte infiuenze: la maggiore proviene dalla penisola malese e quindi dalla Indocina, e trae forse la sua origine dal lembo orientale della catena imalayana: la seconda procede immediatamente dalle Filippine e si collega poi colla fauna cinese e forse colla giapponese; la terza, molto dissi- mile dalle precedenti, ma più lieve, procede da Celebes, dalle Molucche, dalla Papuasia e forse anche, in parte, dagli arci- pelaghi della Polinesia tropicale, avvantaggiandosi indubbia- mente di qualche elemento australiano. Or bene, un colpo d'occhio sulla carta geografica spiega chiaramente la via tenuta dalle tre correnti, mostrando come il diffondersi delle specie debba essersi facilmente effettuato dall’ Asia continentale a Borneo, mediante Sumatra, Banca, Biliton ed altre isole minori ('); dalle Filippine a Borneo, per mezzo delle due catene, costituite la prima precipua- mente da Palawan, la seconda dal gruppo di Sulu; dalla Papuasia a Borneo, per mezzo delle Molucche e di Celebes. Le ragioni per cui la fauna di Borneo è riuscita tanto di- (1) La fauna di Giava offre naturalmente le più strette analogie con quella di Borneo, perchè gli elementi di cui risulta provengono dai medesimi stipit1; senonchéè la corrente indocinese deve essere stata nella prima più gagliarda, mentre assai piu affievolita vi sarà pervenuta I’ influenza australiana e pa- puasica. 378 A. ISSEL versa da quelle delle Molucche e di Celebes, che pure si trovano in analoga posizione, sono perspicuamente espresse dal Beccari in una lettera diretta al Dott. Gestro (). « Voi altri, scrive il nostro viaggiatore, vi fate un'idea falsa della ricchezza animale delle isole ad Oriente di Giava e di Borneo. Convien tirare una linea di demarcazione che passa frammezzo Borneo e Celebes, Bali e Lombok; tutte le terre ad Occidente di questa linea sono immensamente ricche di forme zoologiche e botaniche; quelle ad Oriente invece sono relativamente povere. lo son certo, pure, che il numero di specie nuove che restano da scoprirsi in Borneo supera di gran lunga il numero totale di specie che restano da scoprirsi alle isole Aru, e forse di tutte quelle della Nuova Guinea. Come pure, son certo che troverei maggior numero di specie nuove di piante a Borneo, che ho di già visitato per tre anni, che specie effettive, nuove o conosciute, in qualche isola delle Molucche. La causa, secondo me, consiste in ciò, che i paesi ad Occidente della linea indi- cata sono stati in diretta comunicazione col continente asia- tico per lunghissimo tempo, e sono quindi parte di uno dei centri più importanti della vita animale e vegetale, mentre le isole ad Oriente della stessa linea hanno forme zoologiche e botaniche che io chiamerei di immigrazione. Per spiegarmi, supponi che la Corsica e la Sardegna, che adesso, oltre ad avere una gran parte delle forme proprie al continente ne hanno delle loro speciali, e che quindi si trovano esattamente nelle stesse condizioni di Borneo, Sumatra e Giava rispetto all’ Asia, vengano ad essere completamente sommerse, o non ne rimangano esenti che le cime delle più alte montagne, e che infine, dopochè tutti gli esseri terrestri che vi erano nelle parti sommerse furono distrutti, queste parti si risolle- vino di nuovo sul livello delle acque. I terreni nuovamente emersi verranno popolati colle specie di piante che erano ri- maste nei punti al difuori delle acque e che potranno adat- (1) Vedi nella Nuova Antologia (Ottobre 1874) il bel lavoro dì E. Giglioli, intitolato: Odoardo Beccari e i suoi viaggi. MOLLUSCHI BORNEENSI 379 tarsi a vivere nelle nuove condizioni, e con quelle, i cui semi, per una causa o per l’altra, potranno arrivare sui nuovi ter- reni. Il medesimo ragionamento può farsi per gli animali, e per conseguenza la Corsica e la Sardegna si troverebbero ad avere alcuni degli antichi abitanti sì animali, che vegetali, più tutto ciò che il vento, le burrasche e le correnti vi avrebbero portato. Gli uccelli sarebbero quelli dei paesi cir- convicini, ma probabilmente scarsi di specie e di tipi diffe- rentissimi appartenenti a molti generi; scarsissimi 1 rettili ed i mammiferi. Questo è appunto il caso delle isole ad Oriente di Borneo e di Giava. In quasi tutte queste isole si trovano indizi di una connessione ad un tempo remoto tra l’ Asia e la Nuova Guinea. Le stesse specie di piante che ho altre volte indicato crescere sulle sommità delle montagne alla Nuova Guinea, alle Molucche ed a Borneo, ne sono una prova evi- dente. Ho pure detto che la più gran parte delle specie delle Molucche ed isole Papuane sono piante a tipo malese con frutti che possono essere trasportati dal vento, dalle correnti e dagli uccelli. Moltissimi vi sono 1 generi, ma scarsi nel numero delle specie. Tutti criterii.che ci convincono trattarsi d’ una flora di immigrazione. Lo stesso, salvo le condizioni differenti dovute ai mezzi di locomozione, si riscontra negli animali. La conclusione quindi è che, mentre Borneo, Giava e Sumatra presentano un inesauribile campo alle ricerche del naturalista, a causa del lunghissimo lasso di tempo dacchè esse si trovano nelle condizioni attuali, e per la loro più o meno prossima contiguità col continente asiatico, le isole più orientali invece, per non essere state da lungo tempo in di- retta connessione con esso continente e per i grandi cambia- menti che dovettero subire nelle loro porzioni emerse, sono - state soltanto popolate dagli esseri che per puro caso vi son potuti capitare ed il cui modo di locomozione ha loro per- messo di giungervi. Per quel che riguarda la Nuova Guinea è interessante osservare che io vi ho trovato meno tipi au- straliani che a Borneo stesso e che, mentre la flora è asso- lutamente a tipo malese, gli animali sono australiani. Non 380 A. ISSEL mi fa dunque maraviglia che in fatto d’ insetti si continui a scoprire cose spettacolose a Giava, e che d’ altra parte non bisogni aspettarsi dalla Nuova Guinea una simile ricchezza; non si potrà mai paragonare la varietà delle collezioni che uno può fare nelle isole della Sonda con quelle che in egual corso di tempo si possono radunare nelle Molucche e nella Papuasia ». Il Beccari si occupa sopratutto, in questa lettera, della ricchezza della fauna e della flora di Borneo, ma i suoi ra- gionamenti si possono applicare assai bene anche ai carat- teri geografici delle medesime. Alle suesposte considerazioni, per ispiegare come la fauna borneense abbia precipuamente il carattere asiatico-orientale, io aggiungerei anche il riflesso che sul continente asiatico si trovano regioni montuose altis- sime ed assai antiche, geologicamente parlando, dalle quali è ammissibile che in ogni senso si irradiassero le specie, in copia maggiore e in età più remota, che non dalle terre meno elevate dell’ Australia e della Papuasia. Sarebbe qui acconcio il porgere qualche ragguaglio sulle condizioni fisiche di Borneo, per investigare l'influenza che queste possono aver esercitato sulla distribuzione dei mol- luschi; ma per non ripetere ciò che fu già detto negli An- nali del Museo Civico da un mio amico e collega (!), noterò soltanto, in proposito, che l’isola è costituita in gran parte di terre basse, coperte di foreste foltissime, le quali sono fre- quentemente inondate, e di montagne piuttosto elevate, mas- sime nell’ interno e nella parte settentrionale. Il suo punto culminante è il Cinabalu, alto 13680 piedi (a 6°,8’ di lat. N. e 115°, 33’ di long. E.), dal quale si dirama una lunga catena diretta a sud-ovest. Fra i fiumi, numerosissimi e generalmente assai cospicui, si vuole primeggi il Sambas che vanta un corso di 700 miglia. Vi si contano parecchi laghi, ma di piccole dimensioni. La massima parte dei molluschi terrestri di Borneo indicati (1) Salvadori, Uccelli di Borneo. — Annali del Museo Civico, V, 1874. MOLLUSCHI BORNEENSI 381 dagli autori e quasi tutti quelli raccolti dal Beccari e dal Doria provengono da colline poco elevate, ma nessuno ch’ io sappia da alte montagne. Quelle che sorgono nell’ interno dell’isola danno senza dubbio ricetto a forme peculiari di tipo montano,, ma ancora sono inesplorate. L’addentrarsi della marea per lunghi tratti, negli estuari fluviatili, spiega l’esistenza in Borneo di un certo numero di molluschi anfibii, come sono quasi tutte le Auriculacee, e di parecchie specie che preferiscono le acque salmastre, come gli Omphalotropis , le Idrocaena, le Assiminea, le Glauconoma. Al medesimo fenomeno si deve forse attribuire la scarsità dei molluschi d’acqua dolce, nei corsi d’acqua presso il lit- torale. Ciò, per quanto concerne Borneo in genere. Rispetto al ter- ritorio di Sarawak, da cui proviene, come è noto, la massima parte della collezione qui descritta, torrò a prestito dal Bec- cari alcuni cenni che mi dispensano dal somministrare mi- nuti ragguagli intorno alla stazione e all’ ubicazione delle singole specie: « I dominii del Rajah Brooke, nei loro confinì presenti, si dividono in dieci provincie che corrispondono al corso dei fiumi principali. Cominciando da occidente sono: Lundu, Sa- rawak, Sadon, Batan-Lupàr, Seribas, Kalaka, Regian, Muka ed Oja, e Bintulu. Quasi ogni provincia è governata da un residente europeo. I fiumi stessi sono le principali vie di co- municazione, rese ancor più facili da forti maree. Non vi sono laghi, non catene estese ed elevate di mon- tagne; non si vedono che monti staccati qua e là, come isole nella grande pianura. Gunon (!) Poe, di circa 5000 piedi sul livello del mare, è il più alto, vengon poi G. Pennerissen, G. Mattan, G. Gadin, G. Tian-laggiù, G. Linga, G. Sadoc, G, Santubon. Non si conoscono vulcani nè attivi nè spenti. Il clima non è malsano a Kutcin, ma, come in ogni altro paese tropicale, le disenterie e le febbri sono le malattie (4) Gunon, significa monte. 382 A. ISSEL predominanti. Il colera ed il vaiolo di tanto in tanto fanno molte vittime fra i nativi. Due sole sono le stagioni e nemmeno ben definite; la tem- peratura è quasi sempre costante; non ho mai osservato in pianura più di 33 gradi cent. all'ombra, nè mai meno di 21. La stagione delle pioggie dura dall’ Ottobre al Marzo, sottiando il monsone di N. E.,*mentre col monsone di S. O., negli altri mesi dell’anno, la stagione è migliore, ma sempre più o meno piovosa. Ditticilmente si potrà trovare un altro paese più umido e più ricco &i corsi d’acqua e nello stesso tempo così scarso in produzioni veramente acquatiche (!) ». Per dar termine alla mia disquisizione, mi corre |’ obbligo di dichiarare che se sono riuscito ad adempiere meno im- perfettamente il compito che mi ero prefisso, nella determi- nazione delle collezioni malacologiche dei Signori Doria e Beccari, lo debbo al benevolo concorso prestatomi dai miei amici e corrispondenti naturalisti von Martens di Berlino, Brot di Ginevra, Mousson di Zurigo, Morelet di Digione e Tappa- rone di Torino, cui ne rendo grazie; come pure ringrazio il mio amico C. Pollonera per alcuni bei disegni di molluschi nudi borneensi, che egli fece per me, e che figurano ripro- dotti nella prima tavola della mia memoria. Finalmente mi è grato tributare |’ espressione della mia viva riconoscenza al Signor J. R. Bourguignat, il quale si compiacque di sopraintendere alla esecuzione delle mie ta- vole. Questo tratto di cortesia e d'amicizia del mio egregio corrispondente di Parigi mi permette di presentare buone figure, dovute alla diligente matita di Arnoul, di quasi tutte le conchiglie nuove o notevoli menzionate nel mio scritto. (1) Cenno di un viaggio a Borneo di 0. Beccari. — Bollettino della Società Geo- grafica Italiana, anno I, fasc. le, Agosto 1868, pag. 200-201. Firenze, G. Civelli, 1868. MOLLUSCHI BORNEENSI 383 AVVERTENZE INTORNO AI SEGNI CONVENZIONALI IMPIEGATI NEL SEGUENTE CATALOGO Il punto interrogativo, fra parentesi, posto prima di un nome generico, significa che è dubbia l’esistenza della specie in Borneo. ® Il medesimo, senza parentesi, posto parimente prima di un nome generico, vuol dire che non è ben noto il posto che spetta a quel genere nella classificazione. Lo stesso segno, tra parentesi, dopo un nome specifico, esprime il dubbio che non si tratti di specie distinta, come sì suol dire, di buona specie. Il punto interrogativo, senza parentesi, posto dopo un nome generico o specifico, indica dubbia la determinazione del ge- nere o della specie. Le citazioni sinonimiche, precedute da un punto interroga- tivo tra parentesi, sono reputate da me incerte. Le citazioni sinonimiche recate da me sulla fede d’altri autori, e che io non potei verificare, sono segnate con aste- risco. I nomi posti fra parentesi che seguono una o più indica- zioni di località sono quelli degli autori o dei raccoglitori che fornirono quella o quelle indicazioni. Ove mi fu possibile citai di preferenza il nome del raccoglitore. La numerazione fra parentesi sì riferisce alle specie rac- colte da Doria e Beccari. 384 A. ISSEL GASTEROPODA. 1. Vaginula, Ferussac. I. Vaginula Hasselti,.von MARTENS. Vaginulus Hasselti, v. Martens; Die Landschnecken, p. 176, tav. V, f. 2 e 4 (1867). Vaginula Hasselti, Fischer; Nouv. Archives du Muséum, 1871, p. 158. Bankok (Fischer); Borneo, presso Benkajang, a Pulo Maztan, isola del lago interno Danau Siriang; Sumatra (vy. Martens); Giava? (Hasselt); Mo- lucche, Amboina, Banda (v. Martens). 2. (I) Vaginula Bleekeri, KEFERSTEIN. Veronicella Bleekeri, Keferstein; Zeitschr. fiir wissenschaft. Zool., 1865, p. 118, tav. IX, f. 1, 2. Vaginulus Bleekeri, v. Martens; Die Landschnecken, p. 177 (1867). Vaginula Bleekeri, Fischer; Nouv. Archives du Muséum, 1871, p. 161. Giava (Bleeker). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari). Riferisco dubitativamente a questa specie un esemplare comunicatomi dai Signori Doria e Beccari, il quale presenta 1 seguenti caratteri: Corpo allungato, depresso, arrotondato alle due estremità, colla pagina o faccia superiore assai convessa e I’ inferiore molto meno; le due pagine formano congiungendosi una acuta carena marginale. Il mantello, amplissimo, sopravanza alla estremità del muso e a quella della coda; esso è coperto, sopra e sotto, di finissima e fitta granulazione ed è cosparso inoltre di granuli più grossi e radi. Nell’ esemplare da me veduto, il quale è conservato nell’alcool, non è visibile nè la testa nè il muso, e soltanto apparisce I’ orifizio buccale, allorchè si solleva l'estremità anteriore del piede. La mandi- bola non vi si può scorgere. Il piede è poco sporgente, piut- tosto stretto, anteriormente arrotondato, posteriormente ter- MOLLUSCHI BORNEENSI 385 minato in punta; esso è circoscritto da un profondo solco e finamente striato nel senso della larghezza. Il colore del mol- lusco è un castagno assai scuro traente al nefo, uniforme; le sue dimensioni sono: Lunghezza 42, largh. 19, alt. 10; lungh. del piede 36, largh. 5 Mill. (1). 3. (2) Vaginula Wallacei, Isset. (Tav. IV, fig. 1-3). Corpus elongatum, gracile; pallium antice et postice rotun- datum, paulum attenuatum, supra non carinatum, minulim granulosum, granulis minutissimis densis et alteris majoribus radis ornatum, grisco-fuscum, maculis punctisque nigro-fuscis parum distinctis aspersum, infra flavo-griseum, irregulariter nigro- maculatum ; solea angusta , flavo-grisea ; tentacula superiora fusca, inferiora griseo-flava. È Patti long. 31 !/,, lat. 8; pedis lat. 3 Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 1 esemplare. Questa specie hail mantello anteriormente e posteriormente arrotondato, un poco attenuato alle due estremità, al disopra non carenato e minutamente granuloso; i granuli sono di due sorta: alcuni piccolissimi, assai densi, altri maggiori e radi. Al disopra, il colore del mollusco è un bigio traente al bruno, con macchie più oscure poco distinte. Inferiormente, il colore è bigio tendente al fulvo con macchie irregolari nere ai due lati, ma non sul piede. Questo è assai angusto e si termina posteriormente in una punta smussata, libera, che oltrepassa appena l'estremità del mantello. I tentacoli superiori sono di colore più oscuro degli inferiori e portano il punto oculare alla loro estremità libera. Il muso ha forma di un grosso tubercolo arrotondato, ed alla estremità di esso è ben vi- sibile apertura buccale, munita di una robusta mandibola (1) Le dimensioni verificate da Keferstein, in un esemplare di questa specie conservato in alcool, sono: Lunghezza 32, larghezza 16 Mill. Ann. del Museo Civ. di St. Nat. Vol. VI. È 25 380 A. ISSEL assai arcuata, nella quale si contano ben 20 costole longi- tudinali. La descrizione precedente fu fatta sopra un esemplare con- servato nell’ alcool, epperò non è forse molto esatta per quanto concerne le proporzioni e i colori. A me sembra che questa specie non si possa confondere colla V. Hasselti (v. Martens), che pur s’ incontra nell’ isola di Borneo, perchè è comparativamente più allungata e più ri- stretta e non ha sul dorso la caratteristica striscia ranciata. Dalla V. maculosa , Hasselt, si distingue per le sue minori dimensioni e perchè non ha il mantello marginato di una tinta più chiara. Inoltre, non è angolosa sul dorso come la V. punctata, Hasselt, manca dei colori vivaci di cui si adorna la V. viridialba, Hasselt, la quale, d’ altronde, è assai più voluminosa, e finalmente, in confronto della V. B/eekeri, Ke- ferstein, sì mostra più ristretta e sottile. Nella sua recente revisione del genere Vuginulu (), Fischer novera 35 specie, delle quali 8 vivono nell’ Africa e nelle sue isole, 7 spettano al continente asiatico, 9 son proprie del- l’Arcipelago Malese (compreso in esso la Nuova Guinea che possiede una specie) e finalmente 11 specie sono pertinenti al continente americano o alle Antille. 2. Parmarion, H. P. FiscHER. i. (3) Parmarion Beccarii, IsseL. (Tav. IV, fig. 9-11). Corpus elongatum, compressum, postice atlenuatum , antice vix truncatum , tuberculis poligonis inaequalibus notatum, griseo- fuscums pallium magnum, minute granulosum, griseo-fuscum , maculis parvis obscuris aspersum, antice obtuse subangulatum non adhaerens , postice gibbosum inflatum , lateraliter carinatum ; (!) Nouvelles Archives du Museum, 1871 MOLLUSCHI BORNEENSI 387 caudu gracilis, carinata, oblique subtruncata. Limacella sub parte posteriori palit sita, membranacea, translucidu, rotundato-ovalis, paulum convera, supra luteo-viridescens , nitida, subtus paulum coerulescens. . N.1 Long. 37, lat. 8; palit long. 20, lat. 8; pedis lat. 3 1/, Mill. a (Da ioe SUN os 608 Gar oe AGP ors: 6 wi Sites cs Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 2 esemplari. Corpo allungato, compresso, posteriormente attenuato, an- teriormente come troncato, tutto di color bigio traente al bruno, coperto di tubercoli poligoni ineguali, più regolari, più piccoli e più fitti ai due lati e nella regione caudale che nelle altre parti. Mantello ampio, sottilmente granuloso, an- teriormente non aderente al corpo e foggiato quasi ad angolo, all’ indietro assai rigonfio, gibboso, lateralmente carenato. Il colore del mantello è quello medesimo che si osserva nelle altre parti del corpo, coll’ aggiunta di piccole macchie irre- golari più scure. La coda è snella, carenata ed all’ estremità sembra come troncata obliquamente. Alla estremità medesima presenta una fenditura longitudinale di ben 3 millimetri di di lunghezza, la quale corrisponde al poro muccoso degli Arion. Il collo è munito di due solchi longitudinali, rettilinei, mediani, ben distinti e di altri più lievi ed obliqui, i quali circoscrivono aree poligone. La testa è piccola e terminata da un muso poco prominente (negli esemplari conservati in alcool) ed assai tubercoloso. I tentacoli maggiori sembrano piuttosto grossi; ma non credo che debbano raggiungere ragguardevole lunghezza; i tentacoli minori appariscono assai piccoli. L’ a- pertura buccale è fornita di una robusta mandibola cornea, a margini arcuati e sinuosi, la quale offre un tubercolo ap- puntato, bruno alla parte media del suo margine libero. Il piede è diviso dal corpo per mezzo di un solco assai marcato ; esso è di color bruno-chiaro, e segnato, lungo il suo orlo, di tante macchiette nere verticali. La limacella, situata alla parte posteriore del mantello, è visibile all’ esterno per mezzo di una apertura del mantello stesso; essa è ovale-arroton- data, un po’ convessa al di sopra, nitida, translucida, nelle 388 A. ISSEL parti centrali, cornea, membranacea alla periferia; il suo colore è giallo-verdastro al di sopra, un poco azzurrognolo sulla faccia inferiore. 5. (4) Parmarion Doriae, Issrt. (CIONI) Corpus clongatum compressum, antice Iruncatum, postice atte nuatum, tuberculis poligonis inaequalibus notaium , fuscum, ma- culis parvis nigris aspersum; pallium granulosum, magnum , antice rotundatum non adhaerens, postice gibbosum valde infla- tum subquadratum, lateraliter filocincto-carinatum, supra poster ius apertura oblonga pracditum ; cauda valde compressa, carinata , postice emarginata; carina valde acuta, in medio producta. Lima- cella rufa, sub parte posteriori palit sita. Long. 37, lat. 9; palit long. 24, lat. 9; pedis lat. 4"/, Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 1 esemplare. Corpo allungato, compresso, anteriormente troncato, poste- riormente assottigliato, in gran parte della sua superficie coperto di tubercoli poligoni irregolari, i quali sono visibili sopratutto ai lati del collo. Questi tubercoli mancano sul mantello. Colore bruno terreo con macchie scure irregolari, le quali spesseggiano ai lati della coda e mancano del tutto sulla suola. Il mantello è assai ampio e prominente; la sua superficie (nell’ esemplare da me veduto) apparisce granulosa; anteriormente esso aderisce al corpo e si termina in lamina arcuata; la sua metà posteriore è rigonfiata in sacco visce- rale, il cui perimetro è irregolarmente quadrato. Alla parte superiore di questo sacco vi ha una apertura della lunghezza di 7 millimetri e larga 4, attraverso la quale si vede la li- macella. Lateralmente e un poco in basso, la-parte posteriore del mantello è munita d’ una specie di carena filiforme; sul lato destro e ai due terzi della propria lunghezza, verso la parte posteriore, il mantello presenta un taglio obliquo di- retto dall’ alto al basso e dall’ indietro in avanti, che corri- sponde al foro respiratorio. La coda è piuttosto corta, assai MOLLUSCHI BORNEENSI 389 compressa, acutamente carenata ed ha il margine superiore alquanto protratto ed arcuato alla parte media; posterior- mente, offre una smarginatura che corrisponde ad un grosso poro muccoso. Essa non si termina propriamente in punta, ma piuttosto in una estremità laminare assottigliata ed arroton- data. Il collo presenta superiormente due solchi longitudinali mediani e piccoli tubercoli; il muso ha l’ aspetto di un pic colo rilievo coperto di tubercoli circonvoluti. Il piede sembra piuttosto largo ed è separato dal resto del corpo per mezzo d’ un solco; la sua estremità anteriore è quasi tagliata in tronco e per un tratto piccolissimo non aderisce al collo. Della limacella (la quale non fu estratta dall’ individuo sottoposto al mio esame) posso dire soltanto che è nitida e di colore rossastro. 3. Damayantia (!), IsseL. Mollusco terrestre privo di conchiglia e di limacella. Man- tello convertito in sacco viscerale e collocato alla parte an- teriore del corpo. Apertura respiratoria situata a destra del mantello ed un po’ all’ innanzi. Orifizio genitale posto al lato destro del corpo. Testa munita di 4 tentacoli. Muso clavi- forme. Bocca sprovvista (?) di mandibola. Coda fornita di poro muccoso. Il posto che si compete a questo genere, nella classifica- zione, deve essere compreso, secondo il mio giudizio, tra i generi Parmarion ed Helicarion. È. anche da notarsi una certa analogia nelle forme esterne tra la Damayantia e il nuovo genere Vitrinoidea (scoperto da C. Semper alle Filippine), nel quale il mantello ricopre completamente una conchiglia si- mile a quella delle Vitrine (2). (‘) Da Damayanti eroina di un celebrato episodio dell’ epopea indiana Maha- barata che va sotto il titolo di Nala e Damayanti. (?) Carl Semper, Reise im Philippinen, Wissenschaftliche Resultate, III. Landmollusken, p. S5 (1873). 390 A. ISSEL 6. (5) Damayantia dileeta, IsseL. (Tav. IV, fig. 4-6). Corpus elongatum, valde compressum, fuscum vel fulvo-lute- scens, tuberculis rhomboideis parum elevatis nigrescentibus muni- tum, antice subtruncatum, postice perattenuatum ; pallium breve , valde inflatum, ovato-rotundatum , paulum oblique depressum , fulvum vel fuscum, maculis nigris irregulariter aspersum , antice non adhaerens; cauda gracilis, valde compressa, acute carinata, postice emarginuta. Solea angustissima, lutescens , longitudinaliter bisulcata. N.1 Long.2, lat. 31/5; palit long.8, lat. 5; pedis lat. 1"/, Mill. Dy Vo Ici A an » 23 ca AOTC 02 » 9 5 os 23, Mese Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 3 esemplari. Sta sugli alberi ed è vivacissima. 4 Corpo allungato, assai compresso, assottigliato posterior- mente, talora uniformemente bruno, talora fulvo-giallastro con piccole macchie di forma romba e nerastre. Queste macchie, laddove esistono, corrispondono a piccoli tubercoli poco ele- vati, regolarissimi, di cui l’animale è coperto lungo i due lati. Il mantello è convertito in un sacco viscerale, di forma ovato-arrotondata, un poco depresso obliquamente ed incli- nato sul lato destro. Questo sacco occupa il terzo anteriore del dorso ed è di color fulvo o bruno, sparso di macchie nere irregolari; la sua superficie non presenta nè tubercoli nè strie, ma lungo il lato destro e all’ indietro, offre una specie di rafe simile alla carena dei Parmarion, il quale scorre un po’ in alto e per breve tratto. Nello stesso lato, alla parte anteriore del mantello si apre il foro respiratorio ed appa- risce come un occhiello, il quale sia diretto obliquamente dall’avanti all’indietro e dall’alto al basso. Il margine an- teriore del mantello è irregolarmente arcuato e non aderente al corpo. La coda ha quasi forma di lama, perchè acutamente carenata ed assai compressa lateralmente; all’ estremita pre- i MOLLUSCHI BORNEENSI 391 senta una piccola smarginatura che la divide dal piede e cor- risponde ad un poro muccoso evidentissimo. La testa è indi- visa dal collo e presenta, superiormente, due solchi longi- tudinali mediani e lateralmente dei tubercoli poligoni. I tentacoli sono nel numero di quattro: due maggiori che sem- brano grossetti e corti e due minori, la cui lunghezza non raggiunge forse la metà dei primi. Uno degli esemplari sot- toposti al mio esame, comunque alquanto alterato dalla lunga immersione nell’alcool, presenta, ben distinto, un muso claviforme assai protratto, rugoso, muscoloso, la cui capoc- chia è munita superiormente di un piccolo tu- bercolo simile ad un tentacolo retratto. La bocca è ampia e fornita di labbra robuste; non sa- prei dire con certezza se sia armata di man- ae) dibola, perchè la cercai, senza trovarla, in un ingrandita solo individuo in cattivo stato. Il piede è separato dal resto del corpo da un profondo solco. il quale scorre ai due lati del corpo; esso piede è, anteriormente, quasi troncato, poste- riormente terminato in punta e lungo il suo margine presenta moltissime lineette scure, verticali, assai prossime; la suola è sottilissima ed offre due solchi mediani longitudinali assai avvicinati che forse provengono dalla contrazione subita, per effetto dell’alcool, dagli esemplari da me descritti. 4. Helicarion, FeRussac. 7. Helicarion Borneensis, Preirrer. Vitrina Borneensis, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1856, p. 324; Mon. Helic. IV, p. 794 (1859); * Novit. conch., tav. XXVIII, f. 10-12. — Reeve; Conch. icon., f. Al. Helicarion Borneensis, v. Martens; Die Landschnecken, p. 186 (1867). Borneo (collez. Cuming). 392 A. ISSEL 5. Nanina, Gray. (Xesta, ALBERS). 8. (6) Nanina glutinosa, METCALFE. Helix glutinosa, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 70. — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 54 (1853), V, p. 90 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. CXCVI, f. 1378 (1854) — v. Martens; Die Landschnecken, p. 214 (1867). Macrochlamys glutinosa, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 405. Dintorni di Singkawang e Mandhor (v. Martens), Sarawak (Metcalfe , Wallace). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 7 esemplari. 9. Nanina Brotii, Bonner. _ Helix Brotii, Bonnet; Revue de Zool., 1864, p. 67, tav. V, f. 1.— Pfeiffer; Mon. Helic., V, p. 466 (1868) — v. Martens; Die Landschnecken, p. 397 (1867). Borneo (Bonnet). 10. (7) Nanina Decrespignyi, Higcins. (Tav. V, fig. 13-13). Nanina (Xesta) de Crespignyi, Higgins; Proc. zool. Soc., 1868, p. 179, tav, XIV, f. 4. I. Labuan (de Crespigny). Come sopra (Doria e Beccari); 1 esemplare. La diagnosi colla quale il Sig. Higgins definisce questa specie si adatta abbastanza all’ esemplare proveniente dal viaggio Doria e Beccari, senonché non fa menzione dell’ an- golo smussato che si osserva nell’ ultimo giro della conchiglia, alla quale si converrebbe, io credo, l’epiteto di subangulata. Inoltre la figura data dall’ autore suddetto rappresenta senza dubbio un esemplare più depresso di quello da me osservato. In quest’ ultimo verificai ‘le dimensioni seguenti: Diametro magg. 23, min. 19; altezza 17; lungh. della apert. 11, largh. 7 Mill. Sulla conchiglia si osservano settilissime strie oblique in- tersecate da altre più minute ancora, le quali corrono paral- lelamente alla sutura. MOLLUSCHI BORNEENSI 393 (H{emipleeta, ALBERS). ll. (8) Nanina nasuta, METCALFE. Helix nasuta, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 70. — Pfeiffer; Mon. Hel., III, p. 203 (1853), V, p- 306 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. CLVII, f. 1031 (1853). 4 Ryssota? nasuta, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 407. Nanina nasuta, v. Martens; Die Landschnecken , p. 224 (1867) Sarawak (Metcalfe, Wallace). Come sopra (Doria e Beccari); 3 esemplari. Questa specie meriterebbe di costituire un peculiare sotto- genere, se alla espansione rostriforme della conchiglia, cor- risponde, come sospetto, qualche particolarità di struttura nel mollusco. 12. Nanina Hugonis, PFEIFFER. Helix Hugonis, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1863, p. 523; * Novit. Conch., III, tav. LXXIV, f. 1, 3; Mon. Helic., V, p. 81 (1868). Helix sinistra, Bonnet; Revue zool., 1864, p. 67, tav. V, f. 2 Nanina Hugonis, v. Martens; Die Landschnecken, p. 225 (1868). I. Labuan (Hugh Low). La specie summentovata rappresenta a Labuan la N. regalis di Sarawak. 13. (9) Nanina regalis, Benson. Helix regalis, Benson; Ann. and Mag. nat. Hist., 1850, p. 215. — Reeve; Conch. icon., tav. XCVI, f. 526 (1852). — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p.52 (1853), V, p. 82 (1868). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. I1, tav. CXLI, f. 58, p. 160. Helix vittata, A. Adams e Reeve; Zool. Voy. Samarang, Moll., p. 60, tav. XV, f.7 a, b, c (1850). — Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 70. Ryssota ? regalis, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 407. Nanina regalis, v. Martens; Die Landschnecken, p. 225 (1867). Borneo (Schwaner); Presso Sarawak (Taylor); I. Balambangan all’ estre- mità settentrionale di Borneo (A. Adams). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Gli individui di questa specie da me osservati si possono ascrivere, per le proporzioni loro, alla forma distinta da v. Martens colla lettera B, e, rispetto al colore, si riferiscono alla sua mutazione n.° 5 (var. 6 di Adams). 394 A. ISSEL 14. (10) Nanina Janus, CHEMNITZ. Helix Janus bifrons, Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., XI, p. 307, f. 3016, 3017. Helix Janus, Pfeiffer; Mon. Helic., I, p. 77 (1848), V, p. 83 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. XCI, f. 494 (1852). Nanina Albersi, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1864, p. 265; Die Landschnecken, p. 224, tav. XI, f. 3 (1867). Ryssota? Janus, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 407. Nanina Janus, v. Martens; Die Landschnecken, p. 226, tav. XI, f. 4. (1867). Monte Ophir, Malacca (Traill? , collez. Cuming). Costa occidentale di Borneo presso Singkawang, Lumar e Mandhor; in ciascuna località esemplari pro- miscuamente destrorsi e sinistrorsi (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 4 esemplari. Questi presentano la spira più alta e la carena più ottusa di quanto non apparisca nel tipo figurato da v. Martens e si accostano pertanto alla varietà descritta dallo stesso autore sotto il nome di Nanina Albersi. 15. Nanina amphidroma, v. MARTENS. Helix Janus bifrons, var., Rousseau, in Hombron e Jacquinot; Voyage au Pole Sud, Moll., tav. V, f. 1-8 (1854). Helix Martini, Pfeiffer (4); Proc. zool. Soc. 1854; Mon. Helic., IV, p. 300 (1859). — Reeve; Conch. icon., f. 1356. Nanina amphidroma, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1864, p. 265; Die Landschnecken, p. 221, tav. XI, f. 2, 5, tav. VI, f. 3, 3 d (1867). Nanina producta, Mousson;* in collez. Malacca? (Souleyet). Singapore (v. Martens). Costa occidentale di Sumatra (A. Martin secondo la collez. Cuming), parte orientale della stessa isola lungo i fiumi Musi 6 Lamatang, sui monti della catena centrale ecc. Isole Sungian e Dwars nella parte più angusta dello stretto della Sonda (Tey- smann, nella collez. Mousson). Banca (7eysmann , v. Martens). Costa occi- dentale di Borneo presso Singkawang sulle colline boscose, sul monte Paklima a Montrado e a Maadhor, più rara che in Sumatra e in esemplari tutti destrorsi (v. Martens); Pulo Laut, isola situata all’ angolo Sud-Est di Borneo (Hombron e Jucquinot). V. Martens pone dubitativamente tra i sinonimi della sua N. Amphidroma V Helix Mackensiana, Souleyet (Revue zool., 1841, pag. 347 e Voy. Bonite, Moll., tav. XXVIII, f. 27, 29), (!) Non Bernardi, Journ. de Conch. , 1858 MOLLUSCHI BORNEENSI 395 l’H. Balesteriana, Lea (Trans, Americ. philos. Soc., VII, p. 460, tav. XII, f. 10) e la Nanina castanea, Beck (Index, p. 4). Pfeiffer all’ incontro registra le due prime denominazioni come sinonimi della N. Janus, Chemnitz. lo non possiedo elementi suflicenti per intervenire nella divergenza; ma lo stesso disaccordo che regna nelle opinioni dei due illustri conchiologi, mi suggerisce il sospetto che le Nanine Janus, amphidroma, Albersi, Balesteriana e Mackensiana altro non sieno che varietà locali, più o meno spiccate, di una specie assai polimorfa. 16. (11) Nanina striata, Gray. Nanina striata, Gray; Proc. zool. Soc., 1884, p. 59. — v. Martens, Die Landschnecken, p. 228 (1867). Helix orientalis, Reeve (non Gray); Conch. icon., tav. LXXVIII, f. 409 (1852). Helix naninoides, (Benson) Pfeiffer; Mon. Helje., V, p. 122 (1868). — Philippi; Abbild. und Beschreib. n. Conch., II, p. 28, tav. VI, f. 3 (1847). Helix striata, Pfeiffer; Mon. Helic., I, p. 55 (1848). Helix isabella, Rousseau, in Hombron e Jacquinot; Voy. au Pole sud, Moll., p. 6 (1854). Hemiplecta naninoides, Wallace, Proc. zool. Soc., 1865, p. 406. Singapore (Benson, Hombron e Jacquinot, Jagor, v. Martens). Pulo Pinang (collez. della Compagnia delle Indie orientali in Londra). Chusan (Pfeiffer). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 1 esemplare (‘). 17. (12) Nanina densa, A. Apams e REEVE. Helix densa, A. Adams e Reeve; Zool. Voy. Samarang, Moll., p. 62, tav. XVI, f. 8 (1850). — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 111 (1853), V, p. 180 (1868). Helix Schumacheriana, Pfeiffer; Zeitschr. filr Malak. (1850), p. 70; Mon. Helic., IV, p. 110 (1859). — Metcalfe; Proc. zool. Soc. (1851), p. 70. — Reeve; Conch. icon. , tav. LXXIII, f. 379 (1852). Nanina corrosa, Mcusson; Journ. de Conch., VI, 1857 Helix corrosa, Pfeiffer; Mon. Helic., IV, p. 348 (1859). Nanina Rerklotsiana, Dohrn; Malak. Blatter, VI, 1859, p. 206. Nanina atrofusca, Albers; * Helic., ed. II, p. 53 (1848). Hemiplecta Schumacheriana, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 406. Nanina densa, v. Martens; Die Landschnecken, p. 230, tav. X, f. 1 (1867). 72-156) (1) Questo presenta le seguenti dimensioni, in Millimetri: diametro magg. 25, min. 21; altezza 15; lunghezza dell’ apert. 12, largh. 10 396 A. ISSEL Parte occidentale dell’ isola di Borneo; nei territorii lungo i fiumi Kapuas e Sambas, a Mandhor, sul littorale presso Singkawang (v. Martens); La- buan (4. Low). Filippine (Pfeiffer). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 10 esemplari. Tra questi, 3 spettano alle mutazioni atrofusca, 2 alla Moussoniana, 2 alla Lowiana, 1 alla ignobilis (Vedi la descri- zione delle accennate varietà nell’ opera precitata di v. Mar- tens, p. 230). La denominazione di Helix Schumacheriana si applica prin- cipalmente ad una varietà più grande del tipo, a carena più compressa e a fascie di color castagno, che si trova in Borneo. 18 (?) Nanina Souleyetiana, PFEIFFER. Helix Souleyetiana, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1851, p. 252; Mon. Helic., III, p. 74 (1853), V, p. 139 (1868). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. GXLIV, f. 16, 17. Nanina Souleyetiana, v. Martens; Die Landschnecken, p. 233 (1867). I. Seychelles (Reeve). Cina (varie collez.). Borneo (collez. Cuming). L’ esistenza di questa specie in Borneo deve ritenersi come ancora assai incerta. 19. Nanina Donovani, PFEIFFER. Helix Donovani, Pfeiffer; Zeitschr. fiir Malak, 1851, p. 26; Mon. Helic. IT, p. 75 (1853), V, pag. 130 (1868). — Martini e Chemnitz; * Conch. Gab., ed. II, tav. CXLVII, f. 8, 9. Nanina Donovani, v. Martens, Die Landschnecken, p. 233 (1867). Borneo (Pfeiffer). 20 (?) Nanina obliquata, REEVE. Helix obliquata, Reeve; Conch. icon., tav. LXXIV, f. 384 (1852). — Pfeiffer, Mon. Helic., V, p. 115 (1868). Nanina obliquata, v. Martens; Die Landschnecken, p. 235 (1867). Xesta obliquata, Carl Semper; Reise im Philippinen, Wissenschaftl. Result., III, Landmoll., p. 67 (1870). Sumatra (v. Martens, Teysmann). Borneo? (Collez. Quming). Filippine a Zamboanga (C. Semper). V. Martens non ravvisa in'questa specie una facies borneense e crede erronea l’ indicazione di località che le fu assegnata MOLLUSCHI BORNEENSI 397 nella collezione Cuming. Carl Semper, che rinvenne la specie medesima alle Filippine, conferma le viste del primo. Tutta- volta non mi sembrano tali le ragioni addotte dai due egregi naturalisti da escludere affatto il dubbio che la Nanina obli- quata, vivendo a Sumatra ed alle Filippine, non si ritrovi anche in una regione intermedia, quale per l’ appunto sarebbe Borneo. 21. Nanina nobilis, PFEIFFER. Helix nobilis, Pfeiffer (non Reeve); Proc. zool. Soc., 1849, p. 127; Mon = Helic., III, p. 69 (1853), V, p. 121 (1868). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. lI, tav. CXXV, f. 1, 2. Xesta nobilis, Carl Semper, Reise im Philippinen, Wissenschaftl. Result., IlI, Landmoll., p. 67 (1870). Filippine a Gusù e Pulo-batù, presso Zamboanga (C. Semper). Borneo (Pfeiffer). Secondo v. Martens le figure della monografia di Reeve (tav. LXXfII, f. 379 e 381) che portano questa denominazione si riferiscono invece alla N. Humphreysiana, Lea. (Rhyssota, ALBERS). 22. (13) Nanina Brookei, Apaws e REEVE. 2 Helix Brookei, Adams e Reeve; Zool. Voy. Samarang, Moll., p. 59, tav. XV, f. 4 a, b. (1850). — Metcalfe; Proc. zool. Soc., 185], p. 70. — Reeve; Conch. icon., tav. LXXIII, f. 377 (1852). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. CXXXV, f. 1, 2. — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 52 (1853), V, p. 81 (1868). Helix gigas, Pfeiffer Zeitschr. fiir Malak., 1850, p. 81. Ryssota Brookei, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 407. Nanina Brookei, y. Martens; Die Landschnecken, p. 238 (1867). Monti di Borneo (Adams e Reeve); monti Batulubar (v. Martens), Sarawak ( Wallace). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 10 esemplari. Gli individui giovani di questa specie sono distintamente perforati ed hanno, alla parte superiore dell’ ultimo giro, una carena ottusa di color giallastro. La superficie’ della conchi- glia offre, lungo le suture, massime nei primi giri della spira, certe ammaccature irregolari, rugose, per le quali giu- stamente si potrebbe dire mal/eata. 398 A. ISSEL 23. Nanina Borneensis, PFEIFFER. Helix Borneensis, Pfeiffer; Proc. z00l. Soc., 1849, p. 127; Mon. Helic., IIJ, p. 70 (1853), V, p- 114 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. CXCVI, f. 1379 (1854). Nanina Borneensis, v. Martens; Die Landschnecken, p. 238 (1867). Borneo (Pfeiffer). Un bell’ esemplare di questa specie, raccolto nella parte settentrionale di Borneo dal Capitano di fregata C. Rossi, forma parte delle collezioni del Museo Civico di Genova. Il diametro maggiore della suddetta conchiglia misura 44 Mil- limetri, il minore 35, l'altezza è di 26 Millim. (Macrochlamys, RENSON). 24. Nanina consul, PFEIFFER. ? Helix resplendens (Philippi), Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 70. Helix consul, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 289; Mon. Helic., IV, p. 44 (1859), V, p. 97 (1868); “ Novit.-Conch., III, tav. LXXIV, f.-13, 14 — Reeve; _. Conch. icon, tav. CXCVIII, f. 1395 (1854). Macrochlamys consul, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 405. Nanina consul, v. Martens; Die Landschnecken, p. 240 (1867). Parte Nord-Ovest di Borneo, Sarawak (Pfeiffer); I. Labuan (H. Low). I. Banka (Teysmann). Buru (Wallace). 25. (14) Nanina jueunda, PFEIFFER. Helix jucunda, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1863, p. 524; * Novit. Conch., 111, tav. LXXIV, f. 11, 12; Mon. Helic., V, p. 101 (1868). Nanina jucunda, v. Martens, Die Landschnecken, p. 240, tav. XII, f. 7. (1867). Parte occidentale di Borneo, Seminis presso Sanitas, Sewali tra Montrado e Bengkajang (v. Martens); I. Labuan (H. Low). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 1 esemplare. 26. (15) Nanina hyalina, Vv. Martens. Nanina hyalina, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1864, p. 266; Die Landschnecken, p. 241, tav. XII, f. 5 (1867). Helix hyalina, Pfeiffer; Mon. Helic., V, p. 99 (1868). Borneo (collez. Cuming); parte occidentale di Borneo, sul fiume Kapuas, al disopra di Pontianak, non lungi da Tajan in una miniera d’oro abban- donata (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 3 esemplari. MOLLUSCHI BORNEENSI . 399 V. Martens non accenna, nella sua descrizione, a sottili strie parallele alla sutura che, negli esemplari, da me osser- vati, intersecano le strie radiali. La figura precitata del me- desimo autore rappresenta inoltre una*conchiglia a spira più elevata e ad apertura più ristretta di quanto non sia nei miei esemplari. 27. (16) Nanina Aglaja, PFEIFFER. Helix Aglaja, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 289; Mon. Helic., IV, p. 46 (1859), V, p. 103 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. CXCIX, f. 1396 (1854). Nanina Aglaja, v. Martens; Die Landschnecken, p. 242, tav. XII, f. 13 (1867). Parte occidentale di Borneo, presso Bengkajang, nei boschi montani (v. Martens); Sarawak (collez. Cuming, Pfeiffer). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 4 esemplari. La descrizione di questa specie data dal dott. v. Martens corrisponde per ogni punto agli esemplari provenienti dal viaggio Doria e Beccari, tranne che pel carattere della su- tura marginata che io non potei ravvisare. 28. Nanina Cutteri, Il. Apams. Macrochlamys Cutteri, H. Adams; Proc. zool. Soc., 1870, p. 794, tav. XLVII, f 21. Busan, presso Sarawak (Adams). 29. Nanina tersa, Isset. (Tav. V, fig. 1-4). Testa minutissime perforata, orbiculato-globosa, tersa, niti- dissima, pallide lutea; spira convera, apice obtuso ; anfractus 5 HE converiusculi, sutura mediocri separati, ultimus amplior , inflatus, rotundatus, ad aperturam non descendens ; apertura fere verticalis , magna, sublunata; peristoma simplex , acutum , margine dextero regulariter arcuato, columellari ad insertionem reflexo. 400 A. ISSEL Diam. maj. 7, min. 6; altit. 6; apert. alt. 3!/,, lat. 32/, Mill. Borneo (#..Damon); ne conosco un solo esemplare invia- tomi dal Signor R. Damon di Weymouth. Conchiglia a perfor&zione sottilissima, di forma orbiculare elobosa, assai lucente, di color giallastro pallido. Spira con- vessa; apice ottuso. Giri nel numero di 5 ‘/, alquanto convessi, divisi da una sutura mediocremente impressa. L’ultimo è ampio, rigonfio, arrotondato e non discendente presso l’aper- tura. Questa è quasi verticale, piuttosto grande, di forma quasi lunata e a peristoma semplice ed acuto; il suo margine de- stro è regolarmente arcuato, il sinistro è riflesso alla inser- zione. 30. (17) Nanina (?) Macdougalli, Issrt. (Tav. V, fig. 9-12). jig ) Testa subobtecte perforata , orbiculato-conoidea , fragilissima , corneo-lutescens, paululum nitens, iranslucida, sub valida lente oblique striatula; spira convexo-conoidea; anfractus 4 */, con- vexiusculi, sutura dislincta separati, ultimus plerumjue obscure subangulatus, basi cONVeLUS , antice paululum descendens ; aper- mura obliqua, lunata; peristoma acutum, margine columellari ad perforationem breviter reflexo. Diam. maj. 2; altit. 14/,; apert. long. 1 Mill. Territorio. di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Conchiglia colla perforazione quasi coperta, di forma orbi colare-conoidea, assai fragile, di color corneo-giallastro, ap- pena un po’ lucente, di lucentezza cerea, translucida, munita di strie oblique, visibili soltanto sotto la lente. Spira convesso- conoidea, costituita di 4 giri e mezzo un po’ convessi, divisi da distinte suture; l’ultimo è in generale imperfettamente angoloso alla periferia e non offre direzione discendente presso l’apertura. Inferiormente apparisce convesso. L’ apertura è obliqua, di forma lunare, con peristoma acuto e semplice, il quale offre una lieve riflessione nel margine columellare. MOLLUSCHI BORNEENSI 401 Questa Nanina si accosta assai, pel suo aspetto, a certe con- chiglie delle Filippine, di cui C. Semper costituì il suo nuovo genere Microcystis. ; La specie ora descritta è dedicata a Monsignor Mac-Dougall, il quale mentre occupava il seggio vescovile di Labuan e di Sarawak fu largo di consigli e d’ aiuto ai nostri viaggiatori. a 31. (18) Nanina infans, PreEIFFER. Helix infans, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1851, p. 290; Mon. Helic., IV, p. 51, (1859), V, p. 108 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. CCI, f. 1417 (1854). Nanina infans, v. Martens; Landschnecken, p. 243 (1867). Helix adnata, Mousson, * in collez. Parte orientale di Giava (Zollinger , collez. Mousson). Borneo, a Sarawak (Pfeiffer, collez. Cuming). I. Labuan (Doria e Beccari); 10 esemplari. 6. Hyalina, Frrussac. 32. (19) XIyalina® (') Lowi, Isset. (Tav. V, fig. 16-19). Testa parva, imperforata, orbiculata, fragilis , lutescens, ni- tidissima, pellucida, sub valida lente oblique striatula; spira parum convexa ; anfractus 4 requlariter crescentes, fere planulati, sutura tenuiter marginata separati, ultimus ad aperturam non de- scendens, basi rotundatus,; apertura obliqua, lunata; peristoma acu- tum, margine dextero valde arcuato, columellari obliquo, brevi, reflexo. Diam. maj. 3 "/; altit. 24/,; apert. long. 2 Mill. Kantù nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 2 esem- plari, i quali dopo essere stati da me descritti furono corrosi e distrutti da larve d’insetti sviluppatesi nell’ interno di essi. Conchiglia non perforata, di forma orbicolare, fragile, gial- lastra, lucentissima negli esemplari sottoposti al mio esame, un po’ iridescente, pellucida, sotto una buona lente obliqua- mente striata (se la lente è potentissima vi sì scorgono anche (1) Forse è invece una Namina. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI 26 402 A. ISSEL finissime strie spirali). Spira appena convessa. Giri nel numero di 4 quasi appianati, divisi da suture lievemente marginate (la marginatura consiste in alcune minute strie che decorrono parallelamente alla sutura). Ultimo giro non discendente presso l'apertura, arrotondato alla base. Apertura piuttosto ampia, obliqua, lunata, a peristoma semplice ed acuto; il sinistro è obliquo e leggermente riflesso. Questa specie è così denominata in onore del Sig. Hugh Low, Segretario Coloniale a Labuan. (Conulus ?, FITZINGER). 33. (20) XIyalina ? (') perlucida, Isset. (Tav. V, fig. 20-23). Testa parva, minutissime perforata, orbiculato-conoidea, fra- gilissima, corneo-lutescens, perlucida, sub valida lente oblique striatula ; spira convexo-conoidea, apice obtuso ; anfractus 5 con- veriusculi, lente crescentes, sutura distincta separati, ultimus basi paululum converus, ad aperluram non descendens ; apertura verticalis, angusta, lunata ; peristoma acutum, margine columellari ad insertionem breviter refleco; area umbilicalis paululum excavata. Diam. maj. 2!/,; altit. 2; apert. long. 1 1/, Mill. Bintulu nel territorio di Sarawak (Doria e Beccar?); 4 esemplari. Conchiglia piccola, assai minutamente perforata, orbiculata, conoidea, fragilissima, di color corneo-giallastro , lucidissima, obliquamente striata di strie visibili soltanto sotto una buona lente (se la lente sia potentissima vi si scorgono anche strie spirali che intersecano le prime). Spira convesso-conoidea; > apice ottuso; giri nel numero di 5 lentamente crescenti, al- quanto sviluppati, massime nell’ altezza; |’ ultimo offre alla base una piccola convessità e non assume direzione discendente presso l’ apertura. Questa è verticale, ristretta, di forma lunare, col peristoma semplice, acuto; il margine columellare è lieve- (!) Appartiene forse invece al genere Euplecta di C. Semper o al genere Mi- crocystis dello stesso autore; ma senza esaminare il mollusco non si può ascri- vere con certezza ad alcuno. MOLLUSCHI BORNEENSI 403 mente riflesso alla sua inserzione; l’ area ombellicale si pre- senta un po’ incavata. La specie sopradescritta presenta l’ aspetto medesimo della comune 7. fulva d’ Europa, dalla quale soltanto si distingue pel suo colore giallastro (traente un po’ al verdastro) e per avere l’ultimo giro della spira un po’ più sviluppato. Per tale analogia ho posto provvisoriamente questa conchiglia nel sottogenere Conulus. Sono qui da noverarsi incidentemente due altre specie di Borneo riferibili a questo genere, le quali, comunque senza dubbio inedite, non possono descriversi convenientemente perchè non se ne conoscono che esemplari guasti ed incom- pleti. L’una, raccolta a Pontianak, vien segnalata dal Dottor v. Martens (opera cit., p. 245), l’altra proviene da Labuan, ove fu trovata dal Dottor Beccari. ! 7. Trochomorpha, ALBERs. (Videna , ADAMS). 34. (21) Trochomorpha planorbis, Lesson. Helix (Carocolla) planorbis, Lesson, in Duperrey; Voy. de la Coquille, Zool., II, p. 312, Atlas Moll. tav. XIII, f. 4 (1830). Helix planorbis, Pfeiffer; Mon. Helic. I, p. 122 (1848), V, p. 187 (1868). — Mousson; Moll. von Java, p. 25, tav. II, f. 9 (1849). — Ludeking e Smit; Nat. Tydschrift voor Ned. Indie, 1860, p. 97. Helix approximata, Le Guillou; Revue Zool., 1842, p. 139. — Pfeiffer; Mon. Helic., I, pag. 206 (1848) — Reeve; Conch. icon., tav. CVIII, f. 603 (1852). Helix appropinquata, approximata e Javanica, v. Martens; Monatstber. d. Berl. Akad., 1864, p. 267. — Pfeiffer; Mon. Helic., V, p. 187 (1868). Trochomorpha planorbis, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, pag. 148. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 249, tav. XIII, f. 4, 7, 8 (1867). Sumatra (Ludeking). Giava (Zollinger). Borneo, parte occidentale, sulla via da Bengkajang a Prigi, al confine fra il bacino del fiume Kapuas e quello del Sambas (Martens); I. Labuan (Low). Celebes, presso Makassar ( Wallace). I. Filippine (collez. Cuming). I. Molucche a Ternate (Le Guillou). Ternate, Tidore, Mareh, Klein-Tawalli, Batjan, Dodinga presso Halmahera (v. Mar- tens). Hogolen una delle Caroline (Le Guillow). I. Aru (Wallace). Nuova Guinea (Lesson). Var. Lessoni (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 7 esemplari. 404 A. ISSEL Var. appropinquata (v. Martens). Bintulu nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 7 esemplari. Var. nummus (Isse/). Paululum minor, depressa, late umbilicata , oblique striatula; anfractus 3 !/,-6 vir planulati, sutura marginata separati. N. 1. Diam. maj.40, min. 9, altit. A; long. apert. h, lat. 3 Mill. mn Bb Dp » 8» 7 » 84/3, > Sei Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Questa varietà si distingue non solo per le piccole dimen- sioni, ma ancora per la depressione della conchiglia, per la ampiezza dell’ ombellico e sopratutto perchè è coperta di strie oblique (non spirali) ed ha le suture marginate. 35. Trochomorpha bicolor, v. Martens. Trochomorpha bicolor, v. Martens; Monatsber, d. Berl. Akad., 1864, p. 267; Die Landschnecken, p. 252, tav. XIII, f. 2 (1867). Helix bicolor, Pfeiffer; Mon. Helic., V, p. 182 (1868). Sumatra, nell’ interno, fra Palembang e Benkulen, sui due versanti della catena del Barisang, ecc. (v. Martens). Giava, nella parte orientale, a Wo- nosari nei monti Tenger (Zollinger). Borneo, parte occidentale, a Singka- wang, Montrado, Bengkajang, Lumar, Mandhor e Pontianak, al limitare delle foreste, sul suolo; non abbondante (v. Martens). (Nigritella ? v. MARTENS). 36. Trochomorpha tropidophora, Apams e REEVE. Helix tropidophora, Adams e Reeve; Zool. Voy. Samarang, Moll., p. 59, tav. XIV, f. 14 (1850). — v. Martens; Die Landschnecken, p. 256 (1867). — Pfeiffer; Mon. Helic., V, p. 60 (1868). Helix Thais, Pfeiffer; Zeitschr. f. Malak., 1849, p. 68; Mon. Helic., III, p. 37 (1853). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. CXXV, f. 32, 33. Nanina (Trochomorpha) Thais, Albers; * Helic., ed. II, p. 60. Trochomorpha tropidophora, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 408. Borneo (Adams e Reeve, collez. Cuming). 37 (22). Trochomorpha conicoides, Metcatre. Helix conicoides, Metcalfe; Proc. Soc., 1851, p.71. — Pfeiffer, Mon. Helic., TIT, p. 37 (1853); V, p- 61 (1868). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, MOLLUSCHI BORNEENSI 405 tav. CLIII, f. 20, 21. — Reeve; Conch. icon., fav. LXXXIV, f. 449 (1852). — v. Martens, Die Landschnecken, p. 256 (1867). Helix Wabuanensis, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1863, p. 523. — Pfeiffer; Mon. Helic., V, p. 61 (1868); * Novit. Conch., fasc. XXV, p. 304, tav. LXXIV, f. 4, 5.0 Helix vitrea, Bonnet; Revue Zool., 1864, p. 64, tav. V, f. 3. Trochomorpha conicoides, Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 407. Borneo (Metcalfe e Walluce); parte settentrionale ed occidentale di Borneo; I. Labuan (H. Low); presso Seminis poco lunge da Sambas (v. Martens). Sarawak (Doria e Beccari); 3 esemplari. 38. (23) Drochomorpha? (') ceroconus, Preirrer. Helix ceroconus, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1863, p. 523; Mon. Helic., V, p- 84 (1868). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 257 (1867). I. Labuan (H. Low). Medesima località (Doria e Beccari); 1 esemplare. 39. (24) Trochomorpha? angulata, Issel (Tav. V, fig. 5-8). Testa obtecte perforata, fragilis, trochiformis, carinata, corneo- lutescens, translucida, sub lente transversim dense striata et oblique leviter decussata; spira conoidea , apice obtusa; anfractus -6 !/, regulariter crescentes, paululum converi, sutura mediocri separati, ultimus ad peripheriam obtuse leviter angulatus , basi converiusculus, prope aperturam non descendens ; apertura obli- qua, fere semiovalis; peristoma acutum, margine columellari brevi tenuiter reflexo. Diam. maj. 4 !f,, min. 4; altit. 4; apert. long. 2"/,; lat. 14/, Milt. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 7 esemplari. Conchiglia con perforazione obliterata, fragile, trochiforme, carenata, di color corneo-giallastro, translucida, coperta di minute e fitte strie trasversali intersecate d’ altre strie più sottili. Spira conoidea; apice ottuso. Giri nel numero di 6 1/, regolarmente crescenti, appena un po’ convessi, divisi da (1) Pei caratteri della conchiglia, questa specie potrebbe con ugual ragione collocarsi invece nel genere Nanina o nel cenere Helix. 406 A. ISSEL suture mediocri; |’ ultimo offre alla periferia un angolo ottuso e poco marcato ed è convesso alla base; esso non presenta direzione discendente presso l’ apertura. Questa è obliqua, di forma presso a poco semiovale, con peristoma acuto e mar- gine columellare breve e leggermente riflesso. Non si può decidere dall’ esame della sola conchiglia se la specie ora descritta sia riferibile con certezza al genere Tro- chomorpha piuttostochè al genere Nanina. 8. Patula, HeLp. (Macerocycloides, v. MARTENS). 40. Patula obscurata, A. Apams e REEVE. Helix obscurata, A. Adams e Reeve; Zool. Voy. Samarang, Moll., p. 59, tav. XIV, f. 18 (1850). Helix Arthurii, Pfeiffer; Zeitschr. f. Malak., 1851, p. 16; Mon. Helic., III, p. 102 (1853), V, p. 163 (1868). Helix tradita, Reeve; Conch. icon., tav. CV, p. 583 (1852). Patula obscurata, v. Martens; Die Landschnecken, p. 260 (1867). Borneo, sotto le foglie cadute, nelle foreste (A. Adams). 9. Helix, Linné. (Eruticicola, HELD.) 4A. (25) Helix tomentosa, PFEIFFER. Helix tomentosa, Pfeiffer; Proc. zool. Soc. 1854, p. 289; Mon. Helic., IV, p. 271 (1859), V, p. 353 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. CXCIX, f. 14 a, male, (1854). — v. Martens; Die Landschnecken, p. 275 (1867). Parte Nord-Ovest di Borneo, presso Sarawak (Collez. Cuming). I. Labuan (Doria e Beccari); 8 esemplari. Specie facile a riconoscersi pel suo color rossastro, per la forma irregolare dell’ apertura, pel suo peristoma esteso, riflesso, patente, bianco o roseo. 42. (26) Felix pulvisculum, Isset. (Tav. V, fig. 24-27). Testa minutissima, suboblecte perforata, fragilis, corneo- lutescens , translucida, sub valida lente oblique striatula; spira MOLLUSCHI BORNEENSI 407 tA convexo-conoidea , apice planulato; anfractus 4 converi, sutura profunda separati, ultimus prope aperturam paululum descendens, basi convecus; apertura valde obliqua, ad basim subangulata ; peristoma acutum, margine dextero regulariter semicireulari , columellari fere verticali, subrecto, ad insertionem tenuiter reflexo. Diam. maj. 14/3; altit. A; apert. long. 3/, Mill. Conchiglia piccolissima colla perforazione più o meno co- perta, fragile, di color corneo traente al ‘giallastro, translu- cida, munita di strie oblique visibili soltanto sotto una buona lente. Spira convessa, conoidea; apice appianato. Giri nel nu= mero di 4 convessi e divisi da profonde suture. L’ ultimo assume direzione lievemente discendente presso l’ apertura ed è convesso alla base. L’ apertura apparisce assai obliqua, im- perfettamente angolosa alla parte inferiore ed a peristoma semplice ed acuto; il suo margine destro è regolarmente semicircolare; il columellare è quasi verticale, pressochè retto e lievemente riflesso alla inserzione. Il posto che la specie sopradescritta deve occupare nella classificazione è ancora incerto. Essa dovrà collocarsi ad ogni modo in un gruppo diverso da quello in cui figura 1’ Helix tomentosa. (Plectotropis, v. MARTENS). 53. Helix Winteriana, Preirrer. Helix Winteriana, Pfeiffer; *Symb. ad Hist. Helic., II, p. 41 (1842); Mon. Helic., I, p. 202 (1848), V, p. 251 (1868). — Philippi; Abbild. und Beschreib. n. Conch., II, p. 23, tav. II, f. 7 (1847). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. XCV, f. 1, 2. — Mousson; Moll. von Java, p. 23, tav. II, f. 7 (1849). — Reeve; Conch. icon., tav. XXXVI, f. 162 (1851). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 264, tav. XIII, f. 11 (1867). Vitrinoconus Winterianus, Carl Semper; Reise im Philippinen, Wis- senchaftl. Result., III, Landmoll., p. 93 (1873). Sumatra, nella regione littorale presso Palembang, internamente presso Tibingtingi (v. Martens). Giava (Winter, Junghun, Zollinger). Borneo, parte occidentale, alla costa presso Mampawa, nell’ interno presso Bengka- jang (v. Martens). Molucche, Dodinda sopra Halmahera (v. Martens). Isole ad oriente di Giava: Adenare presso Flores, Timor (vy. Martens). Gui- maras (Cuming). Bohol (C. Semper). 40S > A. ISSEL (Chloritis, BECK) i4. IJXelix quadrivolvis, v. MARTENS. Helix quadrivolvis, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1865, p. 53; Die Landschnecken, p. 288, tav. XIV, f. 6 (1867). — Pfeiffer; Mon. Helic., V p. 392 (1868). ’ Parte media di Sumatra sullo spartiacque tra Palembang e Benkulen (v. Murtens). Parte occidentale di Borneo, nel bacino del Kapuas presso Mandhor (v. Martens). 45. (?) Helix unguiculastra, v. Martens. ? Helix flexuosa, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1855, p. 112; Mon. Helic., IV, p. 292 (1859), V, p. 387 (1868). Helix unguiculastra, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1864, p. 524; Die Landschnecken, p. 281 (1867). — Pfeiffer; Mon. Helic., V, p. 385, (1868). Borneo (Teysmann, nella collez. Mousson). Molucche, gruppo d’ Amboina; Buru (v. Martens). Il Dott. v. Martens suppone che |’ indicazione di località di Mousson provenga da una erronea trascrizione della parola Boero, nome olandese dell’ isola Buru. (Camena, ALBERS). 46. (?) Helix germana ('), REEVE. Helix Orientalis, Adams e Reeve (non Gray); Zool. Voy. of Samarang, Moll., p. 61, tav. XVI, f. 4 (1850). Helix germanus, Reeve; Conch. icon., tav. LXXIV, f. 385 (1852). — Mar- lini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. CXLII, f. 1, 2. — Pfeiffer; Mon. Helic., II, p. 222 (1858). é Helix germana, v. Martens; Die Landschnecken, p. 28 e 392 (1867). Borneo (Adams e Reeve). Secondo posteriori notizie, proverrebbe invece dal Giappone. V. Martens osservò tali analogie tra I’ Hl. Cecilleî (Pfeiffer) della Cina e questa specie da indurlo a ritenere erronea la precitata indicazione di località, tantopiù che la nave Sama- rang, dalla cui spedizione proviene |’ Hl. germana, visitò in quel medesimo viaggio la Cina, le isole situate tra la Cina e il Giappone e il Giappone stesso. (!) Gangiai, con v. Martens, la desinenza del nome specifico assegnato da Reeve a questa Helix, acciocchè non discordasse col nome del genere. MOLLUSCHI BORNEENSI 409 (Papuina, v. MARTENS). 47. Helix antiqua, Apaws e REEVE. Helix antiqua, Adams e Reeve; Zool. Voy. of Samarang, Moll., p. 61, tav. XVI, f. 1 (1850). — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 172 (1853), V, p. 267 (1868). — Martini e Chemnitz; *Conch. Cab., ed. II, tav. CXLIV, f. 14, 15. — Reeve, Conch. icon., tav. LXXVII, f. 402 (1852). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 322 (1867). Unsang, angolo Nord-Est di Borneo, di contro alle isole di Sulu (Adams e Reeve. (Hlelicostyla‘’? FERUSSAC). 48. IHTelix Palawanica, Prrirrer. Helix Palawanica, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1855, p. 107, tav. XXXII, f. 7. Stretto di Palawan, presso Borneo (Traill). 49, Felix Trailli, PFEIFFER. Helix Trailli, Pfeiffer; Pruc. zool. Soc., 1855, p. 107, tav. XXXII, f. 4. Stretto di Palawan, presso Borneo (7yaill). Non conosco le due specie suaccennate che dalle descrizioni e dalle figure di Pfeiffer, e non sono in grado di determinare con sicurezza il posto che loro si compete. Frattanto, è certo che, se per la provenienza loro debbono riunirsi alla fauna borneense, pel tipo che rappresentano spettano invece alla fauna delle Filippine. 10. Cochlostila, v. MARTENS. 50. Cochlostila Lais, PFEIFFER. Helix Lais, Pfeiffer; Mon., Helic., III, p. 647 (1853). — Reeve; Conch. icon., tav. CLV, f. 1016 (1853). = Cochlostila Lais, C. Semper; Reise im Philippinen, Wissenschaft!. Result., III, Landmoll., p. 167 (1874). Filippine (Pfeiffer, coll. Cuming). 1. Sulu (0. Semper). 51. Cochlostila Trailli, PFEIFFER. Bulimus Trailli, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1855, p. 106, tay. XXXII, f. 6 Stretto di Palawan, presso Berneo (Traill). 410 A. ISSEL 52. Oochlostila cinerosa. PFEIFFER. Bulimus cinerosus, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1855, p. 107, tav. XXXII, f. 5. Palawan (Traill). Le tre specie succitate si trovano all’ estremo limite dei territorii geograficamente dipendenti da Borneo, nelle piccole isole che costituiscono come una catena tra quella e le Filip- pine; e zoologicamente esse appartengono senza dubbio alla fauna filippinense. ll. Bulimus, BRUGUIÈRE. (Amphidromus, ALBERS). 53. Bulimus melanomma, PFEIFFER. Bulimus citrinus, Adams e Reeve; Zool. Voy. of Samarang, Moll., p. 58, tav. XIV, f. 11 (1850). — Reeve; Conch. icon., tav. XXXI, f. 187 a (1848). — Met- calfe ; Proc. zool. Soc., 1851, p. 71. Bulimus melanomma, Pfeiffer; Zeitschr. fur Malak., 1852, p. 95; Mon. Helic., III, p. 310 = escl. sinonimi = (1853), VI, p. 19 (1868). — Martini e Chem- nitz; *Conch. Cab., ed. II, tav. XXXIX, f. 28, 29, tav. XXXXI, f. 1, 2, 7, 8.— V. Martens ; Die Landschnecken, p. 340 (1867). Pulo Pinang, presso Malacca (Martyn). 1. Singapore (A. Adams, Friedel). I. Rio; I. Biliton (A. Adams). Borneo (Metcalfe); parte occidentale di Borneo presso Sangow, in riva del fiume Kapuas (') (v. Martens). Molucche (Reeve). 54. Bulimus interruptus, MULLER. Helix interrupta, 0. F. Muller; Verm. Hist., p. 94 (1774). Bulimus sultanus, var. 2; Lamarck, Anim. sans vert., VI, p. 119 (1822), Bulimus inversus, Rousseau, in Hombron e Jacquinot; Voy. au Pole Sud, tav. VIII, f. 7 (2) (1874). Bulimus interruptus, Mousson; Moll. von Java, p. 30 e 109, tav. IV, f. 1, 2 (1849). — V; Martens; Die Landschnecken, p. 344, tav. XX, f. 1, 2, 3, 5, 6, 8, 9 (1867); Malak. Blatter, 1873, p. 176. Amphidromus interruptus, Wallace; Proc. of zool. Soc., 1865, p. 405. — C. Semper; Reise im Philippinen, Wissenschaftl. Result., III, Landmoll., p. 147 (1874). (1) Un esemplare non adulto in cattivo stato di conservazione. (2) Questa figura si riferisce alla var. strigosus di v. Martens. Secondo il medesimo autore, la fig. 9 della tav. VIII rappresenterebbe forse una var. in- colora della stessa specie. MOLLUSCHI BORNEENSI 411 Filippine (C. Semper). Penisola malese (Wa!lace). Baii (Zollinger). Giava (Zollinger, v. Martens). Borneo (Hombron e Jacquinot, Schwaner). Celebes (Zollinger, v. Martens). La sinonimia delle specie o forme appartenenti a questo gruppo intricatissimo fu da ciascun autore interpretata diver- samente. In tanta disparità di pareri, abbraccio provvisoria- mente quello professato da v. Martens, dichiarando però che non ho potuto formarmi in proposito un’ opinione propria per mancanza di materiali di confronto. Comunque sia, meritano di essere prese in considerazione le vedute di Pfeiffer, il quale riunisce il B. interruptus e pa- recchie altre forme al B. perversus, Linné, a titolo di va- rietà (‘). La var. a di Pfeiffer comprende: |’ Helix citrina, Muller, |’ H. aurea, Dilwin, il B. citrinus, Bruguiére; la var. f acclude |’ H. aurea, Ferussac; la var. y il B. lewcoxanthus, v. Martens (però dubitativamente); la var. è corrisponde al B. atricallosus, Gould, var. sinistrorsa; la var. e risulta del- l’H. dextra, Miller e dei suoi sinonimi, B. aureus, Swainson e B. dexter, Deshayes; la var. È è rappresentata dal B. atri- callosus tipico, Gould; la var. n comprende I’ H. interrupta Miller, il B. interruptus, Bruguiére, il B. Javanicus, Sowerby ed il B. versus, Hombr. e Jacquinot; la var. ® risulta del B. sultanus var. b, Lamarck, e del B. Makassariensis, Hombr. e Jacquinot; e finalmente la var. t sì compone del B. érter- ruptus, var. 8. Mousson, e del B. sultanus, var., v. Martens. 55. Bulimus perversus, LI. Helix perversa, Linné; Syst. nat., ed. X, p. 772 (1758), ed. XII, p. 1246 (1767). Helix dextra e sinistra z e 3, 0. F. Muller; Verm. Hist., p. 89-91 (1774). Bulimus citrinus, Lamarck; Anim. sans vert., VI, p. 119 (1822). Bulimus perversus, v. Martens; Die Landschnecken, p. 349 (1867); Malak, Blatt., 1873, p. 176. Borneo? Celebes? (v. Murtens). In un suo recente scritto sulle conchiglie terrestri di Ce- lebes (Malak. Blitter, 1870, p. 176) il Dott. v. Martens, ac- (') Monog. Helic., VI, p. 167. 412 A. ISSEL cenna, con dubbio, alla esistenza del B. perversus tipico in Borneo. Questa indicazione data da un naturalista così auto- revole e coscienzioso basta a giustificare |’ ammissione della suddetta specie nel mio catalogo. 7 Linné assegna per patria a questo Bulimus I’ India, Lamarck lo dice vivente nella Guiana. Ma di tali indicazioni mal sicure meglio è non far conto. 56. Bulimus chloris, Reeve. Bulimus chloris, Reeve; Conch. icon., tav. XXXVII, f. 223 (1848). — Met- calfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 71. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 251 (1867). — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 320 (1853), VI, p. 26 (1868). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. 11, tav. XLIX, f. 10. — Adams e Reeve; Zcol. Voy. of Samarang, Moll., tav. XIV, f. 10 (1850). — Mousson; Moll. von Java, p. 108 (1849). Amphidromus chloris, C. Semper; Reise im Philippinen, Wissen- schaftl. Result., III, Landmoll., p. 148 (1874). Filippine (Cuming, C. Semper). Arcipelago orientale (Reeve). Borneo (Metcalfe). La confusione che regna nella delimitazione del 5. perversus si estende anche a questa specie, per la quale ho adottata la sinonimia di v. Martens, salvo lievi modificazioni. Convien qui notare che il B. sulphuratus di Hombron e Jacquinot, recato dal Pfeiffer come sinonimo di questa specie, è invece riferito da v. Martens al B. perversus, a titolo di varietà. C. Semper conferma, coll’ esame degli esemplari da lui raccolti, il parere di Pfeiffer. 57 (27). Bulimus Adamsi, REEVE. (Tav. V, fig. 28, 29). Bulimus maculiferus, Pfeiffer (non Gould); Mon. Helic., III, p. 328 (1853). Bulimus Adamsi, Reeve; Conch. icon., tav. XIII, f. 73 a-c (1848). — Mous- son; Moll. von Java, p. 110 (1849). — Adams e Reeve; Zool. Voy. of Samarang , Moll., tav. XV, f. 1 a, b (1850). — Pfeiffer; Mon. Helic., IV, p. 385 (1859). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 356, tav. XXI, f. 5 a, b (1867). Borneo, costa settentrionale, sopra una piccola isola tra Banguey e Ba- lambangan, sugli alberi (A. Adams); costa occidentale, presso Singkawang e nell’ interno presso Mandhor (vy. Martens). MOLLUSCHI BORNEENSI 413 Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 1 esemplare. — I. Labuan (Doria e Beccari); 8 esemplari. Questi ultimi presentano le proporzioni seguenti, un po’ diverse da quelle che v. Martens trovò nelle sue forme ae 8: N. 1. Lungh. 27 !/,; diam. magg. 14, min. 12; alt. dell’ apert. 12, largh. incl. perist. 9 '/,, escl. 7 Mill. » 2. Lungh. 28; diam. magg. 15, min. 12 4/3; alt. dell’ apert. 13, largh. imel: perist. 9 4/2, escl. 7 4/, Mill. L'individuo raccolto a Sarawak offre un sistema di colo- razione simile a quella che si osserva nella figura 5 6 di v. Martens. Tra gli esemplari di Labuan si distinguono la mutazione D. di v. Martens e due altre che possono definirsi come segue: E. Testa nitidissima, fulvo-cornea, maculis fuscis prope su- turam ornata et basi fascia citrina fusco-marginata picta ; area umbilicalis pallide purpurea ; peristoma roseum (fig. 28). F. Testa nitida, citrina, basi fascia pallida purpurco-fusca or- nata; peristoma album (fig. 29). 12. Buliminus, EHRENBERG. (Napaeus, ALBERS). 58. Buliminus gregarius, Apaws e REEVE. Bulimus gregarius, Adams e Reeve; Voy. of Samarang, Zool., Moll., p- 58, tav. XIV, f. 4 (1850). — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 352 (1853), VI, p. 60 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. XCIII, f. 612 (1849). Buliminus gregarius, v. Martens; Die Landschnecken, p. 370 (1867). ? Satamomisaki (punta meridionale di Keusin) nel Giappone (A. Adams). Sarawak (A. Adams e Reeve). 13. Cionella, JEFFREYS. (Glessula, v. MARTENS). 59. Cionella Wallacei, PFEIFFER. Achatina Wallacei, Pfeiffer; Malak. Blatter, 1855, p. 168; Mon. Helic. IV, p. 606 (1859), VI, p. 223 (1868); * Novit. Conch., tav. XXII, f. 9, 10. Cionella Wallacei, v. Martens; Die Landschnecken, p. 371 (1867). - Parte occidentale di Borneo, presso Sarawak (Wallace). 414 A. ISSEL 14. Stenogyra, SHUTTLEWORTH. 60 (28). Stenogyra achatinacea, PreiFrrrr. Bulimus achatinaceus, Pfeiffer; *Symb. ad Hist. Helic., III, p- 82 (1846); Mon. Helic. II, p. 156 (1848), VI, p. 92 (1868). — Mousson; Moll. von Java, p. 135, tav. IV, f. 4 (1849). Opeas achatinaceus, Wallace, Proc. z0o0l. Soc., 1865, p. 405. Stenogyra achatinacea, y. Martens; Die Landschnecken, p. 375, tav. XXII, f. 9 (1867). Sumatra, presso Palembang (v. Martens). Giava (Zollinger). Borneo (Wallace); Parte occidentale di Borneo, presso Singkawang, Bengkajang, Seminis e Mampawa (v. Marlens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 17 esemplari ap- partenenti alla mutazione d di v. Martens. 61 (29). Stenogyra gracilis, HUTTON. Bulimus gracilis, Hutton; Journ. of the Asiat. Soc. at Calcutta, III, 1834, p. 84. — Pfeiffer; Mon. Helic., I, p. 157 (1848), VI, p. 96 (1868). — Reeve; Conch. icon., tav. LXIX, f. 495 (1849). Bulimus indicus, Pfeiffer; Proc. zool. Suc., 1846, p. 40; Mon. Helic., II, p. 157 (1848). Bulimus apex, Mousson; Moll., von Java, p. 35, tay. IV, f. 5 (1849). Stenogyra gracilis, v. Martens; Die Landschnecken, p. 375, tav. XIX, f. 5, e tav. XXII, f. 13 (1867). I. Rodriguez (Crosse); Maurizio (Nevill); Bourbon (Dupont). Seychelles (Nevill). Ceylan (Benson, v. Martens, Doria e Beccari). Bengala (Hutton, Benson ecc.). Pulo-Pinang (collez. della Compagnia delle Indie in Londra). Singapore (v. Martens , Dorit e Beccari). Sumatra (vy. Martens). Borneo, a Mampawa, vicino alla spiaggia del mare (v. Martens). Celebes, a Makassar (v. Martens). Timor a Kupang. I. Adenare e Solor presso Flores (v. Martens). Molucche, ad Amboina, Buru, Ceram e Banda Neira (v. Martens). Sarawak (Doria e Beccari); 6 esemplari. Probabilmente dovranno essere riunite a questa specie e alla precedente parecchie forme di Stenogyra di diverse pro- venienze descritte dagli autori come specie distinte. 15. Ennea, H. e A. ApAMS. 62 (30). Ennea bicolor, Hutton. Pupa bicolor, Hutton; Journ. of the Asiat. Soc. at Calcutta, III, 1834, p. 86. — Pfeiffer; Mon. Helic., II, p. 352 (1848); * Novit. Conch., tav. XXXII, f. 15, MOLLUSCHI BORNEENSI 415 17. — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. XIII, f. 910. — Benson; Ann. and Mag. of nat. Hist., IV, serie II, 1849, p. 125. — Petit de la Saussaye; Journ. de Conch., 1856, p. 71. Pupa Largillierti, Philippi; Zeitschr. f. Malak., I, p. 352 (1844). Pupa mellita (Gould), Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 545 (1853). Ennea bicolor, Pfeiffer; Mon. Helic., IV, p. 342 (1859). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 384 (1867). I. Trinità nelle Antille (W. 7. Blanford); S. Thomas nelle Antille (Riise e Bland, Redfield). I. Maurizio (Benson); I. Bourbon (Largilliert). Seychelles (Nevill). Ceylan (Hanley e Theobald). Galle nell’ isola di Ceylan (Doria e Beccari). I. Nicobare (Mérch). Penisola indiana a Mirzapoor (Hutton); dalle falde dell’ Imalaia a Calcutta (Benson). Birma (Gould). Cocincina (Michau). Pulo Pinang (Benson). Timor a Kupang (v. Martens). Molucche ad Amboina (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 1 esemplare quasi perfettamente conforme a quelli raccolti nell’ isola di Ceylan. È opinione ammessa da varii naturalisti ed ultimamente confermata dal Signor Blanford che l’ Ennea bicolor sia stata dall’ uomo importata alle Antille (4). 16. Vertigo, DRAPARNAUD. 63. Vertigo Moreleti, A. D. Brown. Pupa Moreleti, Brown; Journ. de Conch., 1870, pr. 393 Labuan (Brown). Questa specie mi é nota soltanto per la seguente diagnosi che ne fu pubblicata nel periodico precitato: « Testa perforata, ovata, tenuis, costata, pellucida, fulva; spira convera, apice obtuso; anf. 6 convert, ultimus '/, longitudinis superans, antice ascendens; upert. fere verticalis subrotundata, dentibus 3 lamelliformibus, 1 columellari, 2 parietalibus (si- nistro maximo, dextro medio valde inciso), 1 basali, 1 palatali, armata; perist. album, valde reflecum , flecuosum. — Long. 2"/,, diam. A Mill. (4) Vedasi in proposito: Annals and Mag. of Nat. Hist., 1868. 416 A. ISSEL 64. Vertigo Malayanus (?) Issr. (Tav. V, fig. 30-32.) Testa minutissima, rimata, cylindraceo-ovata, sub valida lente costulis lamellosis obliquis radis ornata, corneo-lutescens, trans- lucida; spira attenuata, apice obtusa; anfractus 6 convexiusculi sutura impressa separati, ultimus circa */, altitudinis adhae- quans, prope aperturam paululum ascendens, in medio compres- siusculus ; apertura fere semi-ovalis , verticalis, sexdentata ; dentibus parictalibus 2 profundis , columellaribus 2 (infero mi- nori), palatalibus 2 lamelliformibus; peristoma reflerum, mar- gine dertero sinuato , columellari obliquo, leviter arcuato. Long. 23/,, lat. A 4/, Mil. Borneo (Damon). Ricevetti in dono 6 esemplari di questa specie dal:Sig. R. Damon di Weymouth. Conchiglia minutissima, munita di sottile fenditura ombel- licale, di forma cilindraceo-ovata, ornata di costole lamellose oblique, rade (visibili soltanto col soccorso d’ una forte lente) e forse anche, negli individui giovani, di peli corti e radi. Il suo colore è un corneo-giallastro; è poco lucente e trans- lucida. Spira un poco assottigliata all’ estremità. Apice ottuso. Giri nel numero di 6, un po’ convessi e divisi da suture im- presse. L’ ultimo presenta direzione alquanto ascendente verso l’ apertura ed è nella sua parte mediana un po’ compresso, come ammaccato. L’ apertura è verticale, di forma presso a poco semiovale e munita di 6 denti: tra questi, due sono pa- rietali, poco sviluppati e collocati piuttosto profondamente, due sono columellari (uno di essi è assai piccolo e per la sua porzione poco visibile) ('), due altri, più cospicui, hanno sede sul palato. Il peristoma è riflesso, a margini convergenti ma non molto approssimati; il destro è sinuoso; il sinistro obliquo ed un po’ arcuato. (1) Il disegnatore ha omesso per inavvertenza uno dei due denti columellari nella figura di questo Vertigo. MOLLUSCHI BORNEENSI 417 La specie ora descritta somiglia molto, senza dubbio, al V. Moreleti, ma, se la descrizione di Brown è esatta, se ne distingue perchè la sua apertura ha due denti palatali in- vece d’uno, perchè il dente parietale destro è semplice e non inciso, e finalmente perchè la conchiglia è un po’ più larga in confronto dell’ altezza. 17. Clausilia, DRAPARNAUD. (Phaedusa, ADAMS). 65. Clausilia Borneensis, PreEIFFER. Clausilia Borneensis, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 296; Mon. Helic., IV, p. 736 (1859), VI, p. 443 (1868). — V. Martens ; Die Landschnecken, p. 382 (1867). a Parte occidentale di Borneo, Sarawak (collez. Cuming). 66. Clausilia Schwaneri, HERKLOTS. Clausilia Schwaneri, Herklots; ‘nel Museo di Leida. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 382 (1867). Borneo (Dott. C. A. L. Schwaner). Il raccoglitore di questa specie esplorava dal 1845 al 1847 la parte Sud-Est di Borneo e, per l’ interno, s’ innoltrava di là fino a Pontianak, sulla costa occidentale. Così v. Martens. 18. Streptaxis, Gray. 67. Streptaxis, sp. Streptaxis ..... , v. Martens; Die Landschnecken, p. 387 (1867). Anche questo genere deve essere compreso nella fauna ma- lacologica di Borneo, giacchè il Dott. v. Martens ascrive al medesimo una conchiglia non adulta (indeterminabile per quanto riguarda la specie), da lui raccolta in quell’ isola. 19. Succinea, DRAPARNAUD. 68. Succinea subrugata, PFEIFFER. Succinea subrugata, Pfeiffer; Mon. Helic., II, p. 10 (1853), V, p. 30 (1868). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 387 (1867). Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 27 418 A. 1SSEL Borneo (collez. Albers, ove si trova sotto il nome di S. Tuylori, Pfeiffer). Così v. Martens. 69. Succinea Borneensis, PFEIFFER. Succinea Borneensis , Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 11 (1853), V, p. 25 (1868). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 388 (1867). Borneo (Pfeiffer). 20. ?Canefria, IssEt. Mollusco acquatico od anfibio. Conchiglia di piecole dimen- sioni, cilindraceo-conica, non opercolata, coperta di un epi- dermide assai nitida, facile a staccarsi. Apice troncato per erosione. Giri della’ spira in piccolo numero, divisi da una sutura irregolare, quasi /acera; Apertura sprovvista di pieghe o denti. Se le mie induzioni non sono erronee, la Canefria po- trebbe collocarsi ragionevolmente in un gruppo intermedio tra le Auriculidi e le Limneidi, forse più prossimo a queste che a quelle. Questo genere è dedicato al Sig. Cesare Tapparone Canefri, egregio illustratore dei molluschi raccolti nel viaggio di cir- cumnavigazione della R. fregata Magenta. 70. (31) Canefria splendens, Isset. (Tav. VI, fig. 1-3). Testa minuta, obtecte rimata, solidula , cylindraceo-conica, ni- tida, tersa, lutescens vel brunnea, subopaca, longitudinaliter subtilissime obsolete striata, apice erosa truncata; anfractus 6 (?) parum converiusculi, sutura distincta, planiuscula, via lacera separati, ultimus fere ?/; altitudinis adhacquans, ad basim ro- tundatus ; apertura pyriformis, superne angulata, labro externo simplice, regulariter arcuato , columellari sinuato, paululum re- fleco, marginibus plerumque callo tenui albo junctis. Long. 4 "Jy (2), lat. 2 !/,; long. apert. 2 Mel. MOLLUSCHI BORNEENSI 419 intulu nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 6 esemplari. Conchiglia piccola, coll’ apertura ombellicale otturata, un poco solida, di forma conica traente alla cilindrica, nitida, tersa, giallastra o bruna, quasi opaca, sottilmente striata nel senso longitudinale. Le strie sono irregolari flessuose e più marcate verso le suture che sulle altre regioni della conchi- glia. L’apice è, negli esemplari da me veduti, costantemente troncato ed eroso. La spira, nella sua integrità, dovrebbe ri- sultare verosimilmente di 6 giri; ma di questi non rimangono, nei nostri individui, che i tre ultimi, i quali sono appena un po’ convessi e si distinguono agevolmente I’ uno dall’ altro me- diante una ben marcata sutura che sembra appianata, irrego- lare e somiglia a quelle (qualificate da Pfeiffer coll’ aggettivo di /acere) che si osservano in alcune specie di Awricula. Questa sutura apparisce, in alcuni esemplari, decisamente canaliculata. L’ ultimo giro occuperebbe circa i 2/, dell’ altezza totale della conchiglia, supposto che questa non fosse troncata, ed è in- feriormente arrotondato. L’ apertura è piriforme, angolosa superiormente e munita di labro esterno semplice e regolar- mente arcuato; il labro columellare è sinuoso, ed un poco riflesso; i margini sono talora uniti da una sottile callosità bianca. La conchiglia sopradescritta non si deve riferire, a parer mio, ad alcuno dei generi conosciuti e malgrado la ritrosia che io provo ad accrescere la nomenclatura conchiologica, già tanto ingombra di nomi, non posso esimermi, in questo caso, dall’ istituire un nuovo genere. Senonchè, ignorando i caratteri presentati dal mollusco, non sono ancora in grado di definire con certezza il posto che gli spetta nella classifi- cazione. Dai caratteri della conchiglia apparisce evidentissimo che esso sia inoperculato; sembra pure che sia acquatico; e ciò inferisco dalle erosioni che si osservano sui miei esem- plari, nonchè dalla località d’onde provengono e dalle specie da cui erano accompagnati (una specie di Melania e due d’ Assiminea). Ammesso che si tratti d’ un genere acquatico, 420) A. ISSEL ed inopercolato, non si può avvicinare che alle Limneidi ed alle Auriculidi, presentando, come le prime, una epidermide lucida, sottile, facile a staccarsi ed una apertura sprovvista di denti e di lamelle, e mostrandosi, come le seconde, munito di suture appianate ed irregolari e, sotto un fortissimo in- grandimento, coperto di strie trasversali irregolarmente de- cussate da finissime strie longitudinali. 21. Melampus, Montrort. 7). Melampus Siamensis, v. Martens. Melampus Siamensis, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad. , 1865, p. 54. Scech Said, presso Massaua sulle rive del Mar Rosso (/ssel). Bangkok (v. Martens). Borneo (Damon). Gli esemplari borneensi da me veduti furono inviati dal Signor R. Damon di Weymouth ed ora sono conservati nella collezione del Museo Civico di Genova, con altri della mede- sima specie raccolti da me presso Massaua. Debbo allo stesso Dott. v. Martens la determinazione di questa specie. 22. Auricula, Lamarck. 72. (32) Auricula Malchi, 0. P. Mitten. Helix auris Malchi, 0. F. Muller; Hist. Verm., II, p. 112 (1774). Voluta auris Malchi, Wood; Ind. test., ed. II, p. 90, tav. XIX, f. 4 (1828). Auricula auris Malchi, Pfeiffer ; Mon. Auricul., p. 126 (1856). Auricula subnodosa, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 72. — Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 127 (1856); * Novit. Conch., I, p. 4, tav. IT, f. 10, 11. Borneo (Metcalfe). Erroneamente fu assegnato, da Ferussac, per patria a questa specie, il Brasile. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 37 esemplari di varie età, 2 dei quali spettanti ad una forma a spira meno elevata e ad apertura più angusta che non nel tipo. Sopra un individuo di questa specie conservato nell’ alcool potei istituire, coll’ aiuto del mio amico Prof. Trinchese, al- MOLLUSCHI BORNEENSI 421 cune osservazioni anatomiche, di cui recherò un breve sunto. Il sistema nervoso dell’ Awricula Malchi offre un grosso anello esofageo, il quale è munito superiormente di due ganglii cerebrali di color arancio che appariscono piuttosto piccoli, tenuto conto delle dimensioni dell’ animale; sotto l’ esofago si osserva un altro paio di ganglii pari al primo. La spessezza straordinaria dell’ inviluppo dei ganglii, sì ce- rebrali che inferiori, |’ estensione, invero straordinaria, dei connettivi laterali fanno sembrare |’ anello esofageo più ampio di quanto non apparisca in altri molluschi e per esempio negli Arion e nelle Helix. Per la forma e la disposizione, esso ram- menta d'altronde quello delle Limnee. La cavità polmonare è comparativamente assai grande, oc- cupando uno spazio che corrisponde presso a poco ad un mezzo giro della spira; essa è tappezzata da vasi cospicui e numerosi e comunica coll’ esterno per mezzo di una apertura situata sul lato destro del corpo, sotto il mantello. La massa faringea, per quanto si può giudicarne dalla pre- parazione, è piuttosto piccola e presenta delle glandole salivari mediocri, le quali sboccano più posteriormente che non nelle elicidi. La mandibola è presso a poco semicircolare, un po’ arcuata, di mediocri dimensioni e provvista di denti o tuber- coli. L’ orifizio anale si apre, a quanto pare, un po’ al di sopra del foro respiratorio. Alla parte sinistra dell’ animale, nella parete corrispondente della cavità polmonare, è collocato il cuore, rinchiuso in un ampio pericardio. Esso è piuttosto voluminoso ed apparisce come una massa allungata, divisa in due parti da una stroz- zatura; il ventricolo presenta un color giallo paglia, |’ orec- chietta è biancastra. L’ orifizio generatore è situato sotto il tentacolo destro. L'apparato riproduttore, sul quale il cattivo stato della pre- parazione non mi permise di eseguire più complete indagini, offre una glandola ermafrodita ben distinta di color rossastro e una vescicola copulatrice assai allungata. Rispetto alle forme esterne del mollusco, giova avvertire 422 A. ISSEL che l’ultimo giro della spira è libero, mentre gli altri sono fra di loro connessi da una membrana. La testa è piccola e nell’ individuo sottoposto al mio esame interamente nascosta; nel medesimo i tentacoli sono pur retratti siffattamente da rendere ogni osservazione impossibile. Il piede è piccolo ed allungato. i 73. (33) Auricula polita, METCALFE. Auricula polita, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 72. — Pfeiffer ; * Novit. Conch., I, p. 27, tav. VII, f. 12, 13; Mon. Auricul., p. 132 (1856). Ellobium politum, H. e A. Adams; Proc. zool. Soc., 1854, p. 7; Gen. rec. Moll., II, p. 337 (1855). Borneo (Metcalfe). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 3 esemplari. Var. elata (Jsse/). Testa magis clongata, crassa; spira elevata, convexo-conica ; apertura angusta. Long. 47; diam. maj. 20, min. 17; long. apert. perist. incl, 30, lat., perist. incl. 15, perist. excl. 5 Mill. Medesima località (Doria e Beccari); 1 esemplare. Questa conchiglia è distinta dal tipo per la sua forma più allungata, per la sua spira più alta e più svelta, nonchè per la strettezza dell’ apertura. 74. Auricula Dunkeri, PFEIFFER. Auricula Dunkeri, Pfeiffer; Zeitschr. fir Malak., 1853, p. 125; Mon. Auricul., p. 139 (1856). Ellobium Dunkeri, H. e A. Adams; Gen. rec. Moll., p. 237 (1855). Borneo (collez. Cuming). 23. Cassidula. Frrussac. 75. (24) Cassidula felis, Baucuiine. Voluta coffea, Martini e Chemnitz; *Conch. Cab., IX, p. 45, tav. CXXT, f. 1043-44. — Wood; Ind. test., ed. IJ, p. 90, tav. XIX, f. 15 (1828). Bulimus auris felis, Bruguiere; Encycl. méth., I, p. 243 (1782). Auricula auris felis, Woodward; Man. Moll., p. 172, f. 99 (1851). MOLLUSCHI BORNEENSI 423 Auricula felis, Lamarck; Anim. sans vert, ed. II, VIII, p. 326 (1838). — Metcalfe, Proc. zool. Soc., 1851, p. 70. Auricula nucleus, Martini e Chemnitz;* Conch. Cab., ed. II, p.70, tav. VII, f. 3, 4 (1844). Auricula fusca, Rousseau, in Hombron e Jacquinot; Voy. au Pole Sud, Moll., p. 34, tav. IX, f. 7-9 (1854). Cassidula felis, Gray; Proc. zool. Soc., 1847, p. 179. Cassidula auris felis, Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 117 (1856). Singapore (Benson, Doria e Beccari). Manilla (H. Cuming, collez. Paetel). Borneo (Hombron e Jacquinot, Metcalfe). Sarawak (Doria e Beccari); 6 esemplari. Della sinonimia di questa specie ho recato soltanto i punti principali, giacchè si trova accuratissima e completa nella mo- nografia di Pfeiffer. 76. Cassidula mustelina, DesHayEs. Auricula mustelina, Deshayes; Encyclop. méth., Vers, II, p. 92 (1830). — Lamarck; Anim. sans vert., ed. 11], vol. III, p. 389 (1839). — Metcalfe; Proc. zool. Soc., 185i, p. 72. Cassidula mustelina, Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 117 (1856). — Tappa- rone; Zool. Viaggio Magenta, Moll., p. 105 (1874). Pulo Pinang. Singapore. Giava (De Filippi e Giglioli), Borneo (Metcalfe). Nuova Zelanda (Lamarck , collez. Paetel). 77. Cassidula Gruneri, Preirren. ' Cassidula Gruneri, Pfeiffer; Malak. Blatt., 1854, p. 111; Mon. Auricul., p. 109 (18:6). — H. e A. Adams; Genera of rec. Moll., II, p. 238. Borneo (Gruner). 24. Scarabus, Monrrorr. 78. (35) Searabus Borneensis, A. Apams. Scarabus Borneensis, A. Adams; Proc. zool. Soc., 1850, p. 152. — Met- calfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 72. — Reeve; Conch. icon., tav. II, f. 11. Pythia Borneensis, Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 95 (18:6). — H. e A Adams, Gen. rec. Moll., II, p. 240. Borneo (Metcalfe e Taylor). Lundu River, nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); un solo esemplare. 424 A. ISSEL 79. Secarabus imperforatus, A. Apaxs. Scarabus imperforatus, A. Adams; in Proc. zool. Soc., 1850, p. 151. Pythia imperforata, Pfeiffer; Mon. Anricul., p. 80 (1856). Borneo (A. Adams). 80. Secarabus inflatus, PFEIFFER. Scarabus plicatus, var. major, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 70. Pythia inflata, Pfeiffer; Zeitschr. fiir Malak., 1853, p. 192; Natuurk. Tijdschr. voor Ned. Indié, VII, 1854, p. 165; * Novit. Conch., I, p. 7, tav. III, f. 3, 4; Mon. Auricul., p. 76 (1856). Borneo (Metcalfe). 81. Searabus Reeveanus, PFEIFFER. Scarabus imbrium, A. Adams e Reeve; Zool. Voy. of Samarang, p. 56, tav. XIV, f. 13 (1850). Pythia Reeveana, Pfeiffer; Mon. Auricul., p. $1 (1856). — H. e A. Adams; Gen. rec. Moll., II, p. 239, tav. LXXXII, f. 3 (1858). Borneo (A. Adams). Celebes (A. Adams). Filippine (H. Cuming, collez. Paetel). 82. (36) Searabus pantherinus, A. ADAMS. Scarabus pantherinus, A. Adams; Proc. zool. Soc., 1850, p. 152. Scarabus pyramidatus, Mousson; Moll. von Java, p. 49, tav. V. f. 10 (1849). Pythia pantherina, Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 94 (1856). I. Nusa Baron presso Giava (Zollinger). Celebes (collez. Cuming). Filip- pine a Cagayan, Mindanao, Siquyor (Cuming). Uea (collez. Paetel). Var. minor (P/eiffer). Territorio di Sarawak a Tangion Datù (Doria e Beccari); 15 esemplari appartenenti a questa varietà, definita da Pfeiffer colle parole: var. y minor, gracilior, pallida. 83. (37) Searabus trigonus, TruscueL. Scarabus trigonus, Troschel; Wiegm. Archiv., 1838, I, p. 207, tav. IV, f.3. — Reeve; Ann. and Mag. of nat. Hisl., 1842, p. 219, tav. IV, f. 2. — Adams e Reeve ; Zool. Voy. of Samarang, Moll., p. 56. tav. XIV, f. 12 (1850). — Chenu; Manuel de Conch., I, p. 476, f. 3514 (1859). *Pythia trigona, Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 75 (1876) \ MOLLUSCHI BORNEENSI 425 Pululoz presso Bintang (Rottger secondo Troschel). Borneo (A. Adams). Filippine (collez. Paetel). Sorsogon nell’ isola Luzon (H. Cuming). Territorio di Sarawak; I. Labuan (Doria e Beccari); 8 esem- plari, di cui uno della prima e 7 della seconda località. 25. Plecotrema, H. e A. Apams. 84. Plecotrema exarata, H. e A. Apavs. Plecotrema exarata, H. e A. Adams; Proc. zool. Soc., 1853, p. 122. — Pfeiffer, Mon. Auricul., p. 104 (1856). Borneo (H. e A. Adams). 85. Plecotrema punctigera, H. e A. Apams. Plecotrema punctigera, H. e A. Adams; Proc. zool. Soc. 1853, p. 120. — Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 105 (1876). Cocincina (collez. Paetel). Singapore (') (Bacon). Borneo (Taylor). 86. Plecotrema punctato-striata, H. e A. Apans. Plecotrema punctato-striata, H. e A. Adams; Proc. zool. Soc., 1852, p. 121. — Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 106 (1856). Singapore (Taylor). Borneo (Taylor, collez. Cuming). 26. Leptopoma, PrEIFFER. 87. Leptopoma bicolor (2), PFEIFFER. Cyclostoma bicolor, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1852, p. 142, tav. XIII, f. 9. — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. XXXVIII, f. 25-27. Leptopoma bicolor, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., p. 104 (1852). — Reeve; Conch. icon., tav. II, t. 13 (1862). Borneo (Pfezffer). V. Martens cita incidentemente questa specie, esprimendo il dubbio che sia una varietà del L. vitrewm, Lesson. (1) Var. 0. 426 A. ISSEL 88. Leptopoma Lowi, Preirren. Leptopoma Lowi, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1853, p. 70; Mon. Pneu- monop., Suppl., p. 70 (1858). — Reeve; Conch. icon., tav. VII, f. 38 (1862). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 149 (1867). Penisola di Malacca (Wallace). Borneo; I. Labuan (Low, collez. Paetel) (’). 89. (38) Leptopoma signatum (‘?), PreIrrer. Cyclostoma signatum, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1856, p. 338. Leptopoma signatum, Pfeiffer; Mon. Pneumonop,, Suppl., p. 71 (1858). — Reeve; Conch. icon., tav. VII, f. 40 (1862). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 149 (1867). Borneo (Pfeiffer). Sarawak (Doria e Beccari); 1 esemplare. Il Dott. v. Martens ascrive dubitativamente a questa specie un Leptopoma che io aveva confuso col seguente e che ditte- risce dal medesimo per la sua colorazione a striscie e flam- mule longitudinali (anzichè a fascie e zone parallele alla sutura), per la mancanza di costole filiformi sull’ ultimo giro, per la maggior sottigliezza e trasparenza della conchiglia e per la maggiore estensione del peristoma. Tali differenze sono però lievissime e scemano assai d’ importanza se si con- sideri una serie numerosa di L. sericatum. È probabile d’ al- tronde che le due specie debbano essere riunite. 90. (39) Leptopoma sericatum , PFEIFFER. (Tav. VI, fig. 9-12). Cyclostoma sericatum, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1851, p. 244. — Mar- tini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. XL, f. 7, 8. Leptopoma sericatum, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., p. 108 (1852). — Reeve; Conch. icon., tav. V,.f. 26 (1862). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 149 (1867). Borneo (Taylor); Labuan (collez. Paetel). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 17 esemplari. (1) Nel catalogo della collezione Paetel, pubblicato da Schaufuss, oltre al k. Lowi di Labuan è indicato un L. Lowei, Pfeiffer, di Borneo che sicura- mente non è diverso dal primo. MOLLUSCHI BORNEENSI 427 Accetto la denominazione di L. sericatum dopo che i miei esemplari furono due volte esaminati e determinati per tali da v. Martens. Questa specie è tanto variabile che tra i 17 esemplari sot- toposti al mio esame sarebbe facile distinguere 8 o 10 mu- tazioni. Rispetto alle dimensioni, reco qui appresso quelle degli in- dividui che occupano i gradi estremi della serie: N. 1. Diam. magg. 13, min. 10, alt. 124/,; lungh. e largh. dell’apert. incl. perist. 8, escl. 6 Mill. (fig. 11). » 2. Diam. magg. 10, min. 8, alt. 9 4/,; lungh. e largh. del- l’apert. incl. perist. 6, escl. 44/, Mill. (fig. 9). Per quanto concerne gli ornamenti, le costole filiformi che si osservano alla superficie della conchiglia sono più o menò elevate nei diversi individui e il loro numero. varia fra 3 e 5 nel penultimo giro e fra 6 e 9 nell’ ultimo. Rispetto al colore, si possono separare le mutazioni se- guenti : ù A. Testa brumneo-violacescens, regione umbilicali pallida. B. Testa pallide lutea, fascis castaneis subtilis numerosis ornata. C. Testa pallide lutea, ad basim fascia castanea unica ornata (fig. 10). D. Testa pallide lutea, spiraliter unifasciata (fig. 12). E. Testa pallide lutea vel concolor, translucida. 91. (40) Leptopoma undatum, METCALFE. Cyclostoma undatum, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 71. — Pfeiffer; Mon. Pneumonop., p. 113 (1852); Suppl., p. 75 (1858). — Reeve; Conch. icon., tav. IV, f. 21 (1862). — Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 413. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 150 (1867). Borneo (Metcalfe, Wallace , collez. Puetel); Parte occidentale di Borneo, presso Sarawak e nell’ interno a Mandhor (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 18 esemplari. Contai in questi individui 6 giri e mezzo di spira invece dei 5 e mezzo che avrebbe la specie, secondo la descrizione di Pfeiffer. Le dimensioni loro sono, nella pluralità dei casi: 428 A. ISSEL Diam. magg. 21, min. 17, alt. 20; alt. e largh. dell’ apert. incl. perist. 12, escl. 9 Mill. L'esame di alcuni Zeptopoma undatum conservati in alcool mi permise di osservare alcune particolarità dell’animale. Esso presenta una testa piccola e non distinta dal resto del corpo, con un muso anteriormente-appianato e munito di due lobi labiali assai divergenti ed estesi. Il collo è ricoperto da una ripiegatura del mantello a guisa di collare incompleto, sotto la quale, sul lato destro, si apre l’orifizio respiratorio. Ai lati della testa e un po’ in alto, si inseri- scono 1 tentacoli, che sono conici e relativa- mente assai lunghi (6 Mill.); alla base esterna di ciascun tentacolo si vede un lieve rigonfia- grant mento, in mezzo al quale spicca il punto ocu- lare. Un po’ al di sotto del tentacolo destro sporge, nei maschi adulti, la verga, in forma di doccia conica, lunga circa 2 Mill. Il piede è piccolo, di forma cilindrica e deve servire soltanto di organo locomotore; esso porta l’opercolo che è circolare, corneo, pellucido e munito di una sottile stria spirale che si diparte da un nucleo centrale. L’ animale spiegato può raggiungere. una lunghezza che non passa di molto i 20 Mill. (*). 92. (41) Leptopoma Bourguignati, Isset. (av AVIi9 7. 8): Testa pyramidata; anguste perforata, oblique striatula, spi- raliter leviter lyrata, alba sub epidermide lutea; spira exacte conica; anfractus 6'/, parum convext, superiores lyris 3 spi- ralibus, subtilibus sculpti, ultimus carinatus basi paululum rotundatus, prope aperturam non descendens inflatus carina evanescente instructuss apertura diagonalis, subcircularis ; peri- stoma late expansum, patens, lulescens, marginibus callo tenui Junetis. (') Ben s'intende che le indicazioni e le misure qui presentate si riferi- scono sempre ad animali conservati nell’ alcool. MOLLUSCHI BORNEENSI 429 Diam. maj. 15, min. 11, alt. 16; apert. long. incl. perist. 10, excl. 74/, Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 2 esemplari. Conchiglia piramidata, con angusto ombellico, munita di sottili strie oblique e di minute costole spirali poco pronun- ciate, bianca sotto una epidermide lutea. Spira conica costi- tuita di sei giri e mezzo appena convessi; nei superiori si contano, per ciascuno, 5 costole sottili equidistanti ; nell’ ul- timo le coste sono quasi scomparse; questo è inoltre care- nato, un poco arrotondato e rigonfio alla base, e prèsso l’ a- pertura non prende direzione discendente, come avviene nel L. undatum. La carena presso |’ apertura svanisce. L’ apertura è diagonale, quasi perfettamente circolare, munita di peri- stoma esteso, patente, e di color giallastro; 1 suoi margini sono riuniti da una lieve callosità. La maggiore elevazione della spira, la convessità degli an- fratti, la minore acutezza della carena, la forma dell’ ultimo giro, che non è appianato alla base, ma piuttosto rotondeg- giante, il colore giallo della epidermide, tacendo di altri caratteri meno appariscenti, valgono a distinguere la nostra specie da quella che le è più strettamente atline, vale a dire dal L. undatum. Questa specie è dedicata al Signor J. R. Bourguignat di Parigi. Ii Leptopoma Wallacei, proveniente dal viaggio di Wallace, dato da Pfeiffer come borneense , non è qui noverato perchè proviene invece dalle isole Aru, come fu poi avvertito dallo stesso Wallace. 27. Megalomastoma, GuILpING. 93. (42) Megalomastoma anostoma, Benson. (Tav. VI, fg. 16, 17). Cyclostoma anostoma, Benson; Ann. and Mag. of nat. Hist,, X, 1852, p. 269; Natuurk. Tijdschr. voor Ned. Indié, IV, 1853, p. 428. — Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 8&5 (1858). 430 A. ISSEL Cyclostoma sectilabrum, Martini e Chemnitz; * Conch. Gab., ed. II, p. 377, tav. XLVII, f. 11, 12. Cyclostoma Leferi, Morelel; Journ., de Conch, 1861, p. 176. Megalomastoma Lowei, Sowerby; * Thesaurus Conch., III, tav. CCLXIII, f. 1 (1864). ; Megalomastoma anostoma, v. Martens; Die Landschnecken, p. 154 (1867). Borneo (Lefer de Lamothe); I. Labuan (Trail). Medesima località (Doria e Beccari); 23 esemplari. Alcuni degli individui sopraindicati sono quasi incolori e translucidi, altri presentano alla base dell’ ultimo giro due sottili linee bianche, spirali che accennano a due fascie rudi- mentari. 94. (43) Megalomastoma Doriae, Isser. Gia, VISO RISO)! Testa perforata, oblongo-pupaeformis , persolida , irregulariter oblique striata, parum nitida, castanea ; spira subturrita; an- Sractus 8 converi, sutura profunda separati, ultimus prope aperturam ascendens, juxta perforationem subcompressus ; aper- ura fere verticalis, subcircularis, in fauce castanea ; peristoma sordide albescens, late expansum, reflexum, duplicatum: eater- num breviter interrupium, internum continuum. Operculum cor- neum , planum, concentrice costulatum. Long. 30, diam. 12; apert. long. incl. perist. 13, excl. 8; lat. incl. perist. 114/,, excl. 7 Mull. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 5 esemplari. Conchiglia perforata, pupiforme-oblunga, molto solida, mu- nita di strie oblique irregolari, appena nitida, di color ca- stagno. Spira turrita con 8 giri convessi, divisi da profonde suture. L’ ultimo è assai ascendente presso |’ apertura e pre- senta una specie di compressione nella regione ombellicale. L’ apertura è quasi verticale, di forma presso a poco circo- lare ed internamente di color castagno. Il peristoma è bian- castro-sudicio, assai sviluppato, riflesso e doppio; ma que- st’ ultimo carattere non si manifesta che con una lieve sutura MOLLUSCHI BORNEENSI 431 visibile alla parte superiore della bocca. H margine esterno è largamente interrotto, l’ interno è continuo. L’ opercolo è circolare, sottile, corneo, a nucleo centrale ed offre sottili costoline concentriche regolarissime. Si distingue a prima vista la specie ora descritta dal M. anostoma, perchè è più spessa e solida, di colore più oscuro, meno translucida e perchè ha un peristoma più esteso, di color biancastro e con larga interruzione nel mar- gine esterno. 28. Cyclophorus, Monrrorr. 95. (44) Cyelophorus Borneensis, METCALFe. Cyclostoma Borneensis, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 71. — Mar- tini e Chemnitz; *Conch. Cab., ed. II, tav. XLVII, f. 1-3. Cyclophorus Borneensis, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., p. 63 (1852). — Reeve; Conch. icon., tav. XII, f. 50 (1861). — Wallace; Proc. zool. Soc., 1865, p. 413. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 136, tav. III, f. 5, 6 (1867). (?) Cyclostoma subinvolvulus, Eydoux e Souleyel; Voy. dela Bonite, Zool., II, p. 536, tav. XXX, f. 22-24. ? Sumatra (collez. Cuming (')). ? Penisola di Malacca (Eydoux e Souleyet). Singapore (v. Martens). Borneo (Metcalfe, Wallace); parte occidentale di Borneo nei bacini del Sambas e del Kapuas, alla costa a Singkawang ed anche più nell'interno a Sungi Betong, Bengkajang, Sekadow e Mandhor, nelle foreste (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. In questa specie la testa è piuttosto grossa, di color bruno- violaceo (che va diventando più chiaro verso il collo) e mu- nita di due tentacoli neri lunghi circa 7 Mill., compressi, assottigliati verso l’ estremità, striati trasversalmente (forse per effetto di contrazione) e terminati in punta smussata. Alla base di ciascun tentacolo, dal lato esterno, sporge un rilievo che porta un occhio piccolissimo. Il labbro superiore è robusto, di color castagno e diviso in due lobi ben distinti. Nel maschio la verga è una doccia conica della lunghezza di 2 Mill. che sporge sul lato destro del collo, un po’ al di sotto (1) Sotto il nome inedito di C, Sumatrensis, raccolto dal Cap. A. Martin (così v. Martens) 432 A. ISSEL della base del tentacolo corrispondente. Il collare è ampio e completo. Il piede è grosso, forte e terminato in punta; esso porta l’ opercolo alla sua parte superiore, presso l'estremità. 96. Cyclophorus tenebricosus, Apaws e REEVE. Cyclostoma tenebricosum, Adams e Reeve; Zool. Voy. of Samarang, Moll., p. 57, tav. XIV, f. 6 (1859). — Martini e Chemnitz; * Conch. Gab., ed. II, tav KOI, 5012013: Leptopoma tenebricosum, Pfeiffer; Mon. Pneumonop. p. 117 (1852). — Reeve; Conch. icon., tav. VII, f. 44 (1862). Cyclophorus tenebricosum, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl. II, p. 69 (1865). — V. Martens ; Die Landschnecken, p. 138 (1867). I. Balambangan presso la costa settentrionale di Borneo, sulle foglie dei Pandani (Adams). (Craspedotropis, BLANFORD). 97. (45) Cyelophorus barbatus, PFEIFFER. Leptopoma barbatus, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1855, p. 104; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 75 (1858). Leptopoma barbatum, Reeve; Conch. icon., tav. VII, f. 42 (1862). Cyclophorus barbatus, v. Martens; Die Landschnecken, p. 139 (1867). Presso Sarawak (Pfeiffer). Medesima località (Doria e Beccari); 5 esemplari riferibili alla var. major. 98. Cyclophorus bellulus, v. Martens. Cyclophorus bellulus, v. Martens; Monatsber. d- Berl. Akad., 1865, p. 52; Die Landschnecken, p. 140, tav. II, f. 18 (1867). Parte occide: tale di Borneo, a Bengkajang sul monte Pandon, nelle foreste sul terreno (v. Martens). 99. (46) Cyclophorus Metealfei, IsseL. (Tav. VI, fig. 4-6). Testa turbinata, late umbilicata, solidula, oblique striatula et subtilissime costulata , carinis tenuibus distantibus 9, quarum sexta peripherica, sculpta, corneo-fusca, concolor vel lutescens , MOLLUSCHI BORNEENSI 433 maculis fuscis prope suturam picta; spira exerta, conica; an- fractus 6 converi, sutura sat profunda separati, ultimus pau- lulum -descendens ; apertura obliqua, circularis ; peristoma conti- nuum, tenui, distinte duplicatum ; internum albescente, ealernum corneo-fuscum vel .lutescens. Diam. maj. 8, min. 6; apert. long. 3, lat. 2%/; Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 6 esemplari. Conchiglia a largo ombellico, un poco solida, ornata di strie e sottilissime costoline oblique (queste ultime assai rade), nonchè di 9 carene o costole trasversali poco elevate, tra le quali la sesta occupa precisamente la periferia della conchiglia. La spira è conica e risulta di 6 giri convessi, separati da suture abbastanza profonde; l’ultimo è un poco discendente. L’apertura è obliqua, circolare e munita di pe- ristoma continuo, tenue e distintamente duplicato; all’ in- terno il peristoma è biancastro, esternamente di color corneo oscuro o giallastro. L’ opercolo mi è ignoto. Questa specie, dedicata da me al Signor Metcalfe, è stret- tamente afiine al C. Garreli, Eydoux e Souleyet, di Pulo Pinang e di Sumatra ('). Ma se ne distingue perchè non è subangulata e perchè le sue coste sono diversamente distri- buite. Nell’ ultimo giro se ne contano, nella parte mediana, 7 equidistanti e molto avvicinate fra loro; una più lontana delle altre si osserva fra la sutura e le 7 accennate; final- mente alla parte inferiore della conchiglia havvi una nona costa più elevata dalle precedenti e distante da esse. La spira è più elevata nel C. Garreli che nella nuova specie da me descritta. Anche dal C. bel/us, vy. Martens, di Celebes, si distingue facilmente, perchè ha 6 giri di spira invece di 5, per la mancanza dell’angolo nell’ ultimo giro e perchè sopra la periferia presenta 8 coste invece di 9. (!) Eydoux e Souleyet; Voy. de la Bonite, Zool., II, p. 538, tav. XXX, f. 33, 37. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 28 434 A. ISSEL 100. Cyelophorus confluens, PFEIFFER. Cyclophorus confluens, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1860, p. 114; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 60 (1865). — Reeve; Conch. icon., tav. XV, f. 69 (1861). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 130 (1867). i Borneo (Pfeiffer). 29. Cyclotus, GuiLpING. 101. Cyelotus ptychoraphe, v. Martens. Cyclotus ptychoraphe, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1864, p. 117; Die Landschnecken, p. 125, tav. II, f. 11 (1867). Parte occidentale di Borneo a Singkawang, raro (vy. Martens). 102. (47) Oywelotus triliratus, PFEIFFER. AA Cyclostoma, triliratus, Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. XLVII, f. 8-10. Cyclophorus? triliratus, Pfeiffer; Conspectus, p.53; Mon. Pheumonop., p. 76 (1852). Cyclophorus triliratus, Reeve; Conch. icon., tav. XIX, f. 96, 97 (1861). Cyclostoma quadrifilosum, Benson; Ann. and Mag. of nat. Hist., X, 1863, p. 270. Cyclotus triliratus, v. Martens; Die Landschnecken, p. 127 (1867). Parte occidentale di Borneo; Labuan, sul suolo tra le foglie secche (Gruner, Benson). I. Labuan (Doria e Beccari); 26 esemplari. 103. Cyelotus angulatus, v. MARTENS. Cyclotus angulatus, v. Martens; Jahrbuch. der Deutsch. Malakozool. Gesellsch., 1874, p. 56. New Beland nel mare di Sulu (v. Martens). Il Cyclotus planorbulus, Lamarck, non figura in questo catalogo, perchè non è proprio di Borneo, come si credeva, ma di Pulo Condore (Vedi v. Martens, Die Landschnecken, p. 390). MOLLUSCHI BORNEENSI 435 30. Pterocyclos, Benson. 104. (48) Pteroeyelos tenuilabiatus, Metcatre. Cyclostoma tenuilabiatum, Metcalfe; Proc. z0ol., Soc. 1851, p. 71. Pterocyclos tenuilabiatus, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., p. 44 (1852). — Reeve; Conch. icon., tav. I, f. 5 (1863). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 114 (1867). Pterocyclos anomalus, Reeve; Conc. icon., tav. V, f. 27 (1863). Celebes (’) (v. Martens). Borneo (Metcalfe, Schwaner); Parte occidentale dell’isola, Benkajang alla base del monte Pandon, il quale divide il bacino del Kapuas da quello del Sambas, parecchi esemplari viventi su foglie umide ai piedi d’ una rupe (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 20 esemplari. Il mollusco dei Pterocyclos è quasi identico a quello degli Opisthoporus che sarà descritto più innanzi. Nella specie so- praindicata la testa è piccola, piatta, nera; il muso è munito di un ampio velo bilobato, sotto al quale si nasconde la bocca. I tentacoli sono conici, piuttosto brevi e larghi e portano gli occhi al lato esterno della base. 105. Pteroeyelos Loweanus, PrEIFFER. Pterocyclos Loweanus, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1863, p. 225; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 42 (1865). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 115 (1867). Borneo (collez. Paetel); I. Labuan (H. Low). E verosimilmente una varietà del precedente. 106. Pterocyclos Sumatranus, v. Martens. Pterocyclos Sumatranus , v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1864, p. 106; Die Landschnecken, p. 115, tav. I, fig. 5 (1867). — Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 42 (1865). Pterocyclus eudaedaleus, Crosse; Journ. de Conch., XVII, 1869, p. 187, 1871, p. 67, tav. I, f. 2. Sumatra a Kepahiang (v. Martens). Borneo (Wright). (1) Var. minor. 436 A. ISSEL 107. (49) Pteroeyelos Labuanensis 5 PFEIFFER. Pterocyelos Labuanensis, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1863, p. 524; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 41 (1865). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 115 (1867); Malak. Blat., 1878, p. 157. I. Labuan (H. Low). Nella medesima località (Doria e Beccari); 4 esemplari. Il Pteroeyclos spiraculum ed il P. parvus, entrambi di So- werby, figurati quali specie borneensi nell’ atlante del viaggio del Samarang, sono invece propri delle Indie orientali, come fu riconosciuto dal v. Martens (Die Landschnecken, p. 390). Non so che cosa sia un P. Laidlayanus? compreso da Schaufuss nel catalogo della collezione Paetel (Molluscorum Systema et Catalogus, ecc., p. 93). 31. Opisthoporus, Benson. 108. (50) Opisthoporus biciliatus, Mousson. Pterocyelos biciliatum, Mousson; Moll. v. Java, p. 49, tav. XX, f. 9 (1849). — Reeve; Conch. icon., tav. IV, f. 17 (1863). Cyclostoma biciliatum, Petit; Journ. de Conch., 1850, p. 43. — Met- calfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 72. Cyclostoma Taylorianum, Pfeiffer; Zeitschr. fir Malak., 1851, p. 7. — Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. XXXVIII, f. 27-29. Cyclotus Taylorianum, Pfeiffer; Mon, Pneumonop., p. 40 (1852). Pterocyclos? biciliatus, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., p. 50 (1852). Cyclostoma (Pterocyclos) Charbonnieri, Recluz; Journ. de Conch., 1851, p. 214, tav: V, f. 12, 13. Opisthoporus spiniferum (!), Morelet; Journ. de Conch., 1861, p. 177. Opisthoporus biciliatus, Wallace; Proc. zool, Soc., 1865, p. 413. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 110 (1866). Giava, nel giardino botanico di Buitenzorg sopra foglie di Nepenthes (Zollinger); ivi, secondo v. Martens, non è indigena. Borneo (Charbonnier,; Metcalfe, Wallace); Sarawak (Taylor). In quest’ ultima località (Doria e Beccari); 6 esemplari. L'esame di due individui di questa specie conservati in alcool (appartenenti alla collezione Doria e Beccari) mi con- sente di presentare alcuni ragguagli sulle forme esterne degli Opisthoporus. (1) Il Signor Morelet mi avvisò egli stesso d’aver riconosciuto I’ identità del suo O. spiniferum coll’ O. biciliatus. MOLLUSCHI BORNEENSI 437 Il corpo loro sviluppato risulta lungo 17 o 18 Mill. e piut- tosto sottile; anteriormente il mantello finisce in un collare incompleto dal quale scaturisce la massa costituita del piede e della testa. Quest’ ultima è piccola, non distinta dal collo e si termina in un muso schiacciato, un po’ allargato all’ e- stremità è bilobato. I tentacoli occupano una posizione molto anteriore, sicchè quasi sembrano inseriti nel muso, e sono conici, lunghi circa 2 Mill., bruni, più scuri alla punta che non alla base. Presso l'inserzione e sul lato esterno, ciascun tentacolo presenta un occhio pun- Testa dell'O. biciliatus ingrandita. tiforme azzurro, collocato sopra una piccola eminenza. Il piede sembra poco sviluppato e dà attacco nella sua estremità posteriore e mediante la sua faccia dorsale al- l’opercolo, il quale col contrarsi dell'animale e il ripiegarsi del piede, si trova opportunamente applicato all’ orifizio della conchiglia. 109. Opisthoporus euryomphalus, Preirren. Opisthoporus euryomphalus, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1856, p. 337; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 26 (1858). Pterocyclos euryomphalus, Reeve; Conch. icon., tav. V, f. 29 (1863). Borneo (collez. Cuming). 110. (51) Opisthoporus latistrigus, y. Martens. Cyclotus latistrigus , v. Martens; Monatsber, d. Berl. Akad., 1864, p. 116. — Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 35 (1865). Opisthoporus euryomphalus, v. Martens (non Pfeiffer); Die Land- schnecken, p. 111, tav. I, f. 6 (1867). Borneo; Parte occidentale dell’ isola, Singkawang sopra colline boschive; raro; Monte Setjenga presso Lumar al piede di una rupe; a Mandhor nel bacino del Kapuas; a Mampawa alla costa (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); un solo esemplare. Nella sua opera sui molluschi raccolti dalla spedizione prus- siana nell’ Asia orientale, v. Martens riuniva il suo Cyclotus latistrigus all’ Opisthoporus euryomphalus. Posteriormente, altre 438 A. ISSEL osservazioni lo inducevano a ricredersi, ed io, sulla fede del- l’ egregio naturalista, ho qui noverate le due forme come specificamente distinte. 111. Opisthoporus rostellatus, PFEIFFER. . Cyclostoma rostellatus , Pfeiffer; Zeitschr. fur Malak., VIII, 1851, p. 8; Mon. Pneumonop.,, p. 40 (1852). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., tav. XXXVIII, f. 30-34. Pterocyclos rostellatus, Reeve; Conch. icon., tav. V, f. 25 (1863). Opisthoporus rostellatus, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 26 (1858). — Wallace; Proc. zool Soc., 1865, p. 413. — V. Martens; Die Landschne- cken, p. 113 (1867). Sumatra, costa orientale, a Mura dua sul fiume Musi (v. Martens). Sin- gapore (Taylor). Borneo (Wallace). 112. (52) Opisthoporus birostris , PFEIFFER. Opisthoporus birostris, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 30; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 27 (1858). — Wallace; Proc. zool. Soc, 1865, p. 413. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 113 (1867). Borneo (collez. Paetel); Sarawak (Pfeiffer). Medesima località (Doria e Beccari); molti esemplari. 113. Opisthoporus pteroeyecloides , PFEIFFER. Opisthoporus pterocycloides, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 300. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 114 (1867). ‘Pterocyclos anomalus, Reeve; Conch. icon., tav. V, f. 27 (1863). Borneo (Pfeiffer). 114. Opisthoporus pertusum (è), MoRELET. Cyclostoma pertusum, Morelet; Journ. de Conch., 1X, 1861, p. 177. — V. Martens; Die Landschnecken, p. 114 (1867). Borneo (Lefer de Lamothe). Riesce assai difficile di giudicare, dalla breve descrizione di questa specie data dal'Sig. Morelet, se debba o no rite- nersi distinta dalle precedenti. Così pure, mancando ogni dato intorno all’opercolo, non può dirsi con certezza se il posto MOLLUSCHI BORNEENSI 439 assegnatole nella classificazione sia proprio quello che le si conviene. Le dimensioni della conchiglia (12 Mill. pel diametro, 7 per l'altezza) e il numero dei suoi giri, che sarebbe di 4, non corrispondono alle proporzioni ed alla forma delle altre specie summentovate. 32. Plectostoma, H. Apams. 115. Pleetostoma Decrespignyi, H. Apans. (Tav. VI, fig. 13-15). Scoliostoma sp., De Crespigny; Nat. Hist. Review, 1864, p. 599. Plectostoma De Crespignii, H. Adams; Ann. and Mag. of nat. Hist., 1865, p. 177. Opisthostoma De Crespignii, W. T. Blanford; Ann. and Mag. of nat. Hist., 1867, p. 305. Borneo (collez. Pactel); I. Labuan (De Crespigny). Il Museo Civico di Genova ne possiede due belli esemplari procuratimi dal Sig. Damon di Weymouth. H. Adams credeva che questa specie spettasse ad un ge- nere di Elicidi prossimo alle Boysia ed alle Z/ypselostoma, ma recentemente Blanford dimostrò che è invece una Ciclosto- macea prossima al genere Opisthostoma. Ho creduto utile di far figurare la specie suddetta come una delle più singolari e caratteristiche della fauna bor- neense. 33. Alcyaeus, Gray. 116. Aleyaeus Hochstetteri , PFEIFFER. Aleyaeus Hochstetteri, Pfeiffer; Malak. Blatt., VII, 1860, p. 215, tav. III, f. 1-4; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 44 (1865). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 152 (1867). Giava, monti di Nungnang (Hochstetter). Parte occidentale di Borneo, sopra una parete rocciosa del monte Setjenga presso Lumar, tra ì muschi (v. Martens). 440 A. ISSEL (Charax, BENSON). 117. Aleyaeus globosus, Il. Apans. Aleyaeus globosus, H. Adams; Proc. zool. Soc., 1870, p. 794. Busan presso Sarawak (H. Adams). 118. Aleyaeus spiracellum, Apams e REEVE. Cyclostoma spiracellum, Adams e Reeve; Zool. Voy. of Samarang, p. 56, tav. XIV, f. 1 (1850). Aleyaeus spiracellum, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 36 (1858) — V. Martens; Die Landschnecken, p. 150 (1867). Costa Nord-Est di Borneo, sotto foglie putrefatte nelle foreste (Adams). 34. Diplommatina, Benson. 119, Diplommatina concinna, II. ApAns. Diplommatina concinna, H. Adams; Proc. 200]. Soc., 1872, p. 13, tav. II, f-we2: Borneo (H. Adams). 35. Paxillus, Apams. 120. Paxillus rubicundus, v. MARTENS. Paxillus rubicundus, v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad, 1°64, p- 119; Die Landschnecken, p. 164, tav. IV, f. 17 (1867). — Pfeiffer; Mon. Pneu- monop., Suppl., II, p. 13 (1865). Parte occidentale di Borneo, a Benkajang e Singkawang (v. Martens). 421. Paxillus adversus, Il. ed A. Apams. Paxillus adversus, H. e A. Adams; Ann. and Mag. of Nat. Hist., VII, 1851, p. 63. — Pfeiffer; Mon. Helic., III, p. 589 (1853). — V. Martens; Die Land- schnecken, p. 165 (18:7). Singapore, con Truncatella e Melampus (Dott. Livesay). Una piccola isola presso Malacca (Cuming). Borneo (Museo Civico di Genova, invio Damon) ; Sarawak (Traill, collez. Cuming). In un esemplare di questa conchiglia che ricevetti dal Sig. Damon, |’ apertura presenta un bel color rosso ran- MOLLUSCHI BORNEENSI 441 ciato, di cui non è fatto parola nelle descrizioni precitate, le quali sono d'altronde poco adeguate a definire la specie, dacchè furono segnalati parecchi altri Pax//us consimili. 122. (53) Paxillus Beccarii, IsseL. (Tav. VI, fig. 20-22). Testa minuta, sinistrorsa, ovato-elongata, imperforata ,. subti- lissime oblique striata, fulvo-rubescens vel lutescens ; spira conico-acuta ; anfractus 7!/, paululum converi, sutura mediocri separati, regulariter crescentes usque ad penultimumy ultimus paulum angustior, ad basin attenuatus, prope aperturam valde ascendens ; apertura paululum obliqua, subcircularis; peristoma duplex, pernitidum, externum expansum reflecum prope colu- mellam sinuatum vel subemarginatum , plerumque pallide auran- tium, plica columellari conspicua obliqua instructum. Operculum subcircularis, tenue, leviter paucispiratum, lutescens, nucleo paulum excentrico. Long. 41/,, diam. maj. 21/,, min. 2; long. apert. 2 Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Conchiglia minuta, sinistrorsa, di forma ovato-allungata, non perforata, sottilmente striata in direzione obliqua, di color fulvo-rossastro o giallastro. Spira conica, acuta, formata di 7 giri e mezzo un poco convessi, divisi da suture mediocri, regolarmente crescenti fino al penultimo. Ultimo giro un po’ più ristretto del precedente, arrotondato alla base, assai ascendente presso l’ apertura. Questa è quasi circolare un po’ obliqua e munita di un peristoma doppio nitidissimo. La parte esterna del medesimo è estesa, riflessa, presenta presso la columella come una lieve sinuosità o smarginatura e supe- riormente si espande in una specie di callosità che ne con- giunge i margini; la parte interna o peristoma interno è sottile, il più delle volte di color ranciato chiaro e nella regione columellare offre una piega che si approfonda obli- quamente nella apertura. Intorno all’ area ombellicale si di- 442 A. ISSEL ‘ stingue generalmente una piega che circoscrive una piccola callosita. Opercolo subcircolare membranaceo, giallastro, pellucido, a nucleo subcentrale, da cui si diparte un solco spirale tenuis- simo che descrive tre o quattro giri. In questa specie la testa e b il piede costituiscono un corpo 2 di color giallastro, cilindrico, un po’ arcuato, lungo un mil- limetro circa, che comincia al collare (non completo in que- sto genere) e finisce in tronco in una superficie obliqua, alla quale aderisce l’ vpercolo. Osservando con attenzione il sud- detto corpo cilindrico, si vede che ad un terzo della sua lun- ghezza, presso il collare, porta un paio di tentacoli conici, lunghi, aftilati, ciascuno dei quali offre alla sua base dal lato esterno, un tubercolo oculifero evidentissimo. I tentacoli ap- pariscono assai scuri perchè cosparsi di granulazioni nere. Più innanzi, presso |’ estremità libera dei tentacoli (i quali sono rivolti in avanti) si scorge il velo che è bilobo e copre I’ ori- fizio buccale. Alla estremità del piede e sulla parte superiore di esso vidi un corpo piccolissimo (come circa la metà del- l’opercolo) bruno, liscio, di forma irregolarmente circolare, di durezza litoidea, il quale certamente funge, presso il mol- lusco, qualche ufticio importante. Serve forse a difendere il piede dagli attriti o a render più perfetta la chiusura della conchiglia mediante |’ opercolo. Paxillus Beccarti. a) Parte anteriore del mollusco, di sopra, ingrandita. è) Parte anteriore del mollusco, di profilo, ingrandita. c) Opercolo assai ingrandito. 36. Pupinella, Gray. 123. Pupinella Borneensis, PFEIFFER. Pupinella Borneensis, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1861, p. 389, tav. XX XVII, f. 1; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 92 (1865). — V. Martens; Die Landschne- cken, p. 155 (1867). Borneo (Pfeiffer). MOLLUSCHI BORNEENSI 443 37. Raphaulus, Preirrer. 124. (54) Raphaulus bombycinus , PFEIFFER. (Tav. VII, fig. 1-3). Anaulus bombycinus, Pfeiffer; Proc. zoo]. Soc., 1855, p. 105, tav. XXXII, f. 10 (male); *Novit. Conch., I, tav. XVII, f. 12, 13. — H. e A. Adams; Gen. Moll., II. p. 286, tav. LXXXIII, f. 3 (1858). Raphaulus bombycinus, Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 91 (1858). — H. e A. Adams; Gen. Moll., II, Append., p. 659 (1858). — V. Martens ; Die Landschnecken, p. 154 (1867). Parte Nord-Ovest di Borneo, Sarawak (collez. Cuming). Schaufuss indica a torto questa specie, nel catalogo della collez. Paetel, come originaria di Bombay e sotto il nome di R. bombaycinus. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 7 esemplari. 425. (55) Raphaulus Pfeifferi, Isset. (Tav. VII, fig. 4-6). Testa profunde umbilicata, valde obliqua, ovata, pallide fulva, nitidissima, longitudinaliter dense striata; anfractus 34/2; primi converi, regulariter crescentes, penultimus amplior inflatus, ul- timus praecipiter descendens, ambo ab axi superiore deviantes ; apertura pro anfractu ultimo verticalis, circularis, adjecto canali supero ; peristoma expansum, duplicatum, externum interruplum albidum, internum continuum lutescens. Long. 10'/,, diam. maj. 6, min. 5; long. apert. 5, lat. 5 Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 3 esemplari. Conchiglia ed ombellico stretto e profondo, assai obliqua, ovata, di color fulvo pallido, nitidissima, ornata di dense strie longitudinali. Giri nel numero di 54/3; i primi convessi e crescenti regolarmente, il penultimo ampio e rigonfio, l’ultimo discendente assai rapidamente, entrambi devianti dall’ asse di avvolgimento dei precedenti. L’ apertura è ver- ticale, rispetto all’ ultimo giro e di forma circolare. Alla sua 444 A. ISSEL parte superiore shocca il canaletto suturale caratteristico delle conchiglie spettanti a questo genere. Il peristoma è esteso, duplicato ed offre un margine esterno biancastro , interrotto ed un margine interno giallastro, continuo. Il canaletto sutu- rale sporge col suo orifizio alla estremità del margine destro esterno. Questa nuova specie non si accosta che al R. bombycinus , Pfeiffer, dalla quale differisce perchè è più piccola, più obliqua e presenta la spira meno elevata ed il penultimo giro assai più rigonfio. Non sono però in grado di escludere affatto il dubbio che corrisponda alla forma considerata dallo stesso Pfeiffer come var. minor del R. bombycinus e definita colla seguente diagnosi: minor, anjr. 3 !/,, penultimus magis tur- gidus. Long. 10, diam. via 6 Mill. 38. Helicina, LAMARCK. 126. Welicina Borneensis, v. Martens. Helicina Borneensis , v. Martens; Monatsber. d. Berl. Akad., 1864, p. 120; Die Landschnecken, p. 171 (1867). — Pfeiffer; Mon. Pneumonop., Suppl., II, p. 238 (1865). — Reeve; Conch. icon., tav. XXX, f. 267 (1873). Parte occidentale di Borneo a Singkawang sopra eminenze boscose (v. Martens). 127. (56) Helicina Martensi, Isst. (Tav. VI, fig. 23-25). Helicina citrina 2? (Pfeiffer), var., v. Martens; Malak. Blatt., 1873, p. 161. Testa depresso-conoidea, in medio subangulata, crocea, oblique, sublilissime striatula, paulum nitens ; spira convexe conica, ob- tusa; anfractus & fere plani, ultimus basi convexus, ad aper- turam non descendens ; apertura paululum obliqua , semicircularis; j peristoma albidum, reflecum, margine dextero prope insertionem paulum producto; columella brevis; callus lenuis, pallidus. Operculum semicircularis, luteum. 7 Diam. maj. 7, min. 6, altit. 5; apert. long. 3, lat. 24/4 Mill. MOLLUSCHI BORNEENSI 445 I. di Labuan presso Borneo (Doria e Beccare); 16 esemplari. Conchiglia depresso-conoidea, alla sua parte mediana quasi angolosa (la tendenza a formare un angolo è visibile al prin- cipio dell'ultimo giro), di color giallo croceo, un poco lucente, munita di strie sottilissime, oblique. Spira convesso-conica, ottusa, costituita di 5 giri quasi piani, l’ultimo dei quali è convesso alla sua base e non oftre direzione discendente presso l’ apertura. Questa è un poco obliqua, semicircolare, con un peristoma biancastro ed un po’ riflesso; il margine destro è un po’ esteso presso l'inserzione; la columella è breve e munita di una lieve callosità di colore più pallido del resto della conchiglia; l’opercolo è semicircolare, giallo ed ornato, presso il suo margine, di strie rade, concentriche. Questa specie, comunicata al Sig. v. Martens, fu da lui giudicata una varietà, più piccola del tipo, della H. cétrina, Pfeiffer (!), propria alle isole Filippine. Ma, pur tenendo in gran conto l’ opinione del precitato conchiologo, non saprei risol- vermi ad accettarla, considerando che |’ /elicina di Borneo, oltre al presentare dimensioni lineari minori di metà, è più sottile, più fragile, più translucida ed ha |’ opercolo tutto giallo e non di color rosso internamente come quello della H. citrina. Mantengo però alla specie borneense il nome di H. Martensi che le apposi da parecchi anni in onore del dotto naturalista di Berlino. 39. Phaneta, H. Apams. 128. Phaneta Everetti, H. Apams. Phaneta Everetti, A. Adams; Proc. zool Soc., 1870, p. 794, tav. XVLVIII, f.20, 20 a, 20 d. Fiume Siniwan, Borneo (Everett). (!) Per Reeve (Conch. icon., tav. XXII, f. 1°9) il nome di H. citrina, Pfeiffer, sarebbe sinonimo di H. polita, Sowerby. D’ altra parte convien notare che una seconda H. citrina, affatto diversa da quella di Pfeiffer, e proveniente da Cuba, fu descritta da Grateloup. Però ad ogni modo la specie delle Filippine deve assumere un'altra denominazione. 446 A. ISSEL È una conchiglia trochiforme, depressa, imperforata costi- tuita da tre soli giri di spira, l’ ultimo dei quali offre una acuta carena. La sua base è un po’ concava e la regione columellare decisamente incavata. L’ apertura, assai obliqua, ampia, di forma irregolare col peristoma semplice, è dotata internamente di splendore madreperlaceo. L’opercolo è ignoto. Questo genere, il cui aspetto rammenta certe specie di Risella (testacei marini), fu dal Sig. Adams, non so per quali caratteri, giudicato affine alla famiglia delle Valvate ed ascritto provvisoriamente alla medesima. Io credo all'incontro che si debba considerare come un tipo peculiare di Helicinidae, prossimo al genere Pachytoma di Swainson ed al genere Trochatella di Sowerby, e mi conferma in tale opinione lo studio della fauna malacologica borneense considerata nel suo insieme, nonchè il riflesso che la Phaneta, colla sua ampia apertura, colla sua mancanza d’ ombellico, colla acuta carena, presenta alcuni dei tratti più salienti delle Elicine. 40. Omphalotropis (!), PFEIFFER. 129. Omphalotropis glabrata, PFEIFFER. Hydrocena (Omphalotropis) glabrata, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 308; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 164 (1858). Omphalotropis glabrata, v. Martens; Die Landschnecken, p. 162 (1867). Assiminea (Hydrocena) glabrata, W. H. Pease; Journ. de Conch., 1869, p. 165. Borneo (Pfeiffer). 130. Omphalotropis radiata, PFEIFFER. Hydrocena (Omphalotropis) radiata, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 308; Mon. Pneumonop., Suppl., p. 163 (1858). Omphalotropis radiata, v. Martens; Die Landschnecken, p. 162 (1867). Assiminea (Hydrocena) radiata, W. H. Pease; Journ. de Conch., 1869, p. 165. Borneo (Pfeiffer). (1) Il gruppo Omphalotropis, teste innalzato alla dignità di genere, fu isti- tuito a spese del genere Hydrocena per certe specie munite di una piccola carena intorno all’ombellico. Questa carena manca nelle vere Hydrocena che sono invece carenate alla base dell’ ultimo giro ed hanno la columella callosa. MOLLUSCHI BORNEENSI 447 131. (57) Omphalotropis carinata, Lea. (Tav. VII, fig. 7-9). Assiminia carinata, Lea; Proc. Acad. Philad., VIII, p. 111. Assiminia ? carinata, Frauenfeld; Verzeichn. der Nam. von Paludina, Pp. 23 e 104 (1864). Siam (Lea). Borneo (Geale, collez. Mousson). Banka (Teysmann, collez. Mousson). + Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 20 esemplari. Il Dott. v. Martens riconobbe che gli esemplari summento- vati di Borneo si riferiscono alla specie descritta da Lea sopra individui di Siam. Questa specie, ancora poco nota, offre una conchiglia sot- tilmente perforata, di forma ovato-conica, solida, olivacea, obliquamente striata, con strie grossolane, irregolari, le quali, sotto la lente, appariscono granulose (!). L’ apice è acuto e più pallido del resto della conchiglia. I giri sono nel numero di 8, appianati, crescenti rapidamente e regolarmente ed ornati di due costole piuttosto elevate, assai prossime alla sutura e parallele alla stessa. L’ ultimo giro è attenuato in- feriormente e presenta una piccola carena intorno alla per- forazione ombellicale. L’ apertura è verticale, obliquamente piriforme, inferiormente foggiata ad angolo ottuso; il peri- stoma è acuto, interrotto, coi margini connessi da un sottile callo biancastro; il columellare è lievemente arcuato e ri- flesso. L’ opercolo è membranaceo, giallastro, di forma ovale- acuminata e presenta, inferiormente e presso il margine si- nistro, un piccolo nucleo, centro di una spirale sottilissima. Le dimensioni della conchiglia sono: Lunghezza 12, diam. magg. 7, min. 6; altezza dell’ apert. 6, largh. 4 Millim. Tra gli esemplari da me osservati, alcuni appartengono ad una varietà un po’ più piccola del tipo ed a spira più allun- gata. (4) Gli esemplari di Siam appariscono, sotto la lente, meno scabri e sono tal- volta un po’ translucidi, 448 A. ISSEL Da 12 anni questa specie era nota al Prof. Mousson, il quale, ricevutala da Borneo e da Banka, la comunicò a varii naturalisti sotto il nome di O. Bankacnsis. Dali’ esame d’ un individuo dell’ O. carinata, conservato in alcool, rilevo che ha la testa piccola, schiacciata, appena sporgente dal collare. Il suo muso, di color nerastro, offre un velo bilabiato piuttosto ampio, in cui ap- pariscono alcune strie o rughe trasversali; alla base del velo si inseriscono due ten- tacoli brevissimi, larghi, conici, forse un po’ schiacciati, alla cui estremità non potei parte anteriore del mollusco scorgere il punto oculare, perchè erano re- dell’ Omphatotropisearinata, tratti. Il piede è piuttosto piccolo, e quando assai ingrandita. l’animale è contratto nell’ alcool la suola assume una forma presso a poco circolare. L’ opercolo è portato dalla estremità del piede come nei Ciclostomidi. (Optediceros, BLANFORD). 132. (58) Omphalotropis Paladilhi, Isset. (Tav. VII, fig. 10-12). Testa rimata, ovato-elongata, solida, brunnea, maculis luteis irregulariter aspersa, sub lente dense transversim costulata, costis granulosis, prope suturam majoribus; spira truncata, erosa; anfractus superstites 4 leviter converi, sutura impressa separati, ultimus basi attenuatus, circa perforationem tenuissime carinatus; apertura oblique pyriformis, superne angulata, inferne attenuata vie subangulata; peristoma acutum , simplex , interrupitum , mar- ginibus callo tenui junctis. Operculum corneum, paucispiratum. Long. 5 !/,, diam. maj. 4, min. 3 4/a; apert. long. 3 Mill. Borneo (Museo Civico di Genova, invio Damon); Banka (Teysmann, Capi- tano Michaux, collez. Mousson). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 22 esemplari. Conchiglia con sottile fenditura ombellicale, di forma ovato- MOLLUSCHI BORNEENSI 449 allungata, solida, di color bruno, cosparsa di macchie irre- golari giallastre, munita di sottili costole trasversali (visibili soltanto col mezzo d’ una lente), le quali sono dense, granu- lose e più elevate presso la sutura che in ogni altra parte. Spira troncata ed erosa. Giri superstiti nel numero di 4, lie- vemente convessi, divisi da una sutura ben marcata, quasi incisa. L’ ultimo giro è un po’ attenuato alla base ed otire intorno alla perforazione, quasi si potrebbe dire al limitare della medesima, una tenuissima carena. L’ apertura è obliqua- mente piriforme, angolosa superiormente, ristretta e quasi angolosa alla parte inferiore; il peristoma è acuto, semplice, interrotto, coi margini connessi da una sottile callosità. I’ opercolo è ovato-acuminato, corneo, nitido, paucispirato, a nucleo marginale ed è segnato, inoltre, di minutissime strie oblique. Ho assegnato a questa specie il nome del mio corrispon- dente ed amico Dott. A. Paladilhe di Montpellier, ben noto ai conchiologi pe’ suoi diligenti studii sulle Paludinidi e per altri pregiati lavori. Nella collezione del Prof. Mousson questa specie porta il nome inedito di Optediceros lincolata, che avrei addottato ben volentieri se non me ne fosse giunta notizia troppo tardi, cioè quando il mio lavoro era già in corso di stampa. 41. Hydrocena, PARREIS. 133. H{ydrocena cornea, PFEIFFER. Hiydrocena cornea, Pfeiffer; Proc. zool. Soc., 1854, p. 306. Assiminea (IHydroceena) cornea, W. IT. Pease (4); Journ. de Conch., 1869, p. 165. I. Bashi o Bashee, fra Formosa e le Filippine. Borneo (Belcher). (1) Non Assiminiù (Optediceros) cornea, Leith, Journ. of the Bombay Branch of the Royal Asiat. Soc., V, 1853, p. 145. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 29 450 A. ISSEL . 42. Assiminea, LEacn. 134. (59) Assiminea rubella, BLanrorp. Assiminea rubella , Blanford; Ann. and Mag. of nat. Hist., 1867, p. 384, f. 6. Presso Dalhousie nel delta dell’ Irawaddy (Blanford). Singapore (Doria e Beccari). Tangion Datù al confine occidentale dello Stato di Sarawak (Doria e Beccari); 2 esemplari, Blanford dice pure, nella memoria precitata, di aver rice- vuto dal Sig. Damon alcune Assiminee borneensi che sembra- vano riferirsi alla medesima specie. 43. Amnicola, Gounp. 135. (60) Amnicola Moussoni, Issel. (Tav. VII, fig. 13-15). Testa parva, obtecte rimata, ovato-conica, subpellucida, cornea, nitida, solidiuscula, sub valida lente longitudinaliter lenuissime striata, praeterea stria spirali impressa in medio anfractu ultimo et altera circa suturam ornata; apex acutiusculus ; anfractus 5 DA subplanulati, lente et sat regulariter crescentes, sutura valde marginata separati, ultimus vix '/, longitudinis testae adaequans; apertura oblique subpyriformis, ud insertionem labri acute angu- lata, ad basin subangulata; peristoma acutum, simplex , mar- gine externo regulariter arcuato, columellari subrecto , paululum reflexo. Long. 24/4; lat. AF], Mill. Bintulu presso il confine orientale del regno di Sarawak (Doria e Beccari); 50 esemplari. Conchiglia piccola, di forma ovato-conica, colla fenditura ombellicale obliterata, quasi pellucida, cornea, nitida, un poco solida, sottilmente striata nel senso longitudinale (sotto una buona lente), munita di due strie spirali, una delle quali apparisce alla parte media dell’ ultimo giro e I altra MOLLUSCHI BORNEENSI 451 presso la sutura. L’apice è un poco acuto. La spira conta cinque giri e mezzo quasi appianati, lentamente ed abbastanza regolarmente crescenti, divisi da una sutura marginata (per effetto della stria che la circonda). L’ ultimo occupa quasi la metà della lunghezza totale ed è arrotondato alla sua base. L'apertura è obliqua, presso a poco piriforme, presentando un angolo acuto superiormente ed un angolo imperfetto alla sua base; il peristoma è acuto e semplice; il margine esterno si presenta regolarmente arcuato, il columellare quasi retto, un poco ingrossato e riflesso. 136. (61) Amnicola Borneensis, Isset. (Tav. VII, fig. 16-18). Testa parva, minute perforata, ovata, subpellucida, corneo- rufescens, subnitida, longitudinaliter striatula , apice acutiusculo; anfractus 4b'/, convexiusculi, regulariter crescentes , sutura valde impressa separati, ultimus *f, longitudinis testae adacquans ; apertura ovato-pyriformis, ad insertionem labri externi angulata, ad basin rotundata ; peristoma paululum incrassatum, margine externo arcuato , columellari arcuatulo, parum reflexo. Long. 24/3, lat. 12/, Mill. Bintulu (Doria e Beccari); 35 esemplari. Conchiglia piccola, minutamente perforata, subpellucida, di colore corneo-rossastro, un poco nitida (spesso inquinata di materie terrose), lievemente striata nel senso longitudinale, di forma ovale, coll’apice un poco acuto. Giri nel numero di 4'/, alquanto convessi, crescenti regolarmente, divisi da una sutura ben segnata; l’ultimo ‘comprende circa la metà del- l'altezza totale. L’ apertura è ovato-piriforme, angolosa alla parte superiore ed arrotondata alla base; il suo peristoma è un poco ingrossato, col margine esterno arcuato regolar- mente, quasi semicircolare; il columellare è meno arcuato ed un po’ riflesso. Questa specie si distingue facilmente dalla sopradescritta , 452 A. ISSEL perchè ha la spira più corta, i giri più convessi, l’ ombellico più aperto. Inoltre non presenta le due strie spirali caratte- ristiche della A. Moussoni e il suo colore tende al rossastro (!). 44. Truncatella, Risso. 137. Truneatella marginata, KiistER. Truncatella marginata, Kiister, in Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. II, f. 24-26 (1855). — Pfeiffer; Mon. Auricul., p. 186 (1856). — V. Mar- tens; Die Landschnecken, p. 163 (1867). Malacca. I. Labuan (Pfeiffer). 138. Truncatella aurantia, Got. Truncatella aurantia, Gould;* Expedit. Shells, p. 39 (1846). — Pfeiffer ; Mon. Pneumon., Suppl., p. 6 (1858). — V. Martens; Die Landschnecken, p. 163 (1867). I. Mangsi, presso Borneo (Gould). 45. Stenothyra, Benson. 139. (62) Stenothyra strigulata, Benson. Nematura strigulata, v. Frauenfeld ; Verhandl. der k. k. zool. bot. Gesellsch. Wien, 1862, p. 1158. Borneo (Benson). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 40 esemplari. 46. Vivipara, LAMARCK. 140. (63) Vivipara Sumatrensis, Dunker. Vivipara Sumatrensis, Dunker; Malak. Blatt., 1852, p. 128. — Reeve; Conch. icon., tav. X, f. 65 (1863). Paludina Sumatrensis, vy. Frauenfeld; Verzeichn. der Nam. von Palu- dina, p. 93 (1865). — Morelet; Journ. de Conch., 1869, p. 199. (1) Non è cerlo che questa conchiglietta sia collocata nel posto che meglio le conviene nella classificazione. Ne sarei meravigliato che dall'esame del- l'opercolo e dallo studio del mollusco risultasse la necessità di ascriverla al genere Assiminea. Ciò sia detto anche per quanto concerne la specie precedente. MOLLUSCHI BORNEENSI 453 (2) Paludina polygramma, v. Martens; Froc. zool. Soc., 1860, p. 13; . Malak. Blatt., 1865, p. 146. Indocina (Morelet). Siam (v. Martens). Sumatra (Reeve). Palembang (Mousson). I. Labuan (Doria e Beccari); 6 esemplari. V. Frauenfeld sospetta che anche la V. lneolata, Mousson, debba unirsi a questa specie. Quanto alla Paludina polygramma, v. Martens, credo vi si possa riferire almeno a titolo di va- rietà. 141. (64) Vivipara costata, Quoy e Gaiman. Vivipara costata, Quoy e Gaimard; Voy. de l’Astrolabe, tav. XXC, f. 1-3 (1834). Paludina costata, Reeve; Conch. icon., tav. II, f. 6 (1862). — V. Frauenfeld; Verzeichn. der Nam. von Paludina, p. 34 (1865). Paludina angularis, Mousson (non Muller); Moll. von Java, p. 62, tav. VIII, f. 5 (1849). (@) Paludina Burroughiana, Tapparone; Zool. Viaggio Magenta, Moll., p. 52 (1874). (2) Cina (De Filippi e Giglioli). Giava (Zollinger). Celebes e Filippine (Lea). Var. Burroughiana (Lea). Paludina Burroughiana, Lea; Trans of the Amer. Phil. Soc., 1837, p. 5, tav. XIX, f. 8 Filippine (Lea). (?) Ohio (collez. Rigacco). Sarawak (Doria e Beccari); 3 esemplari. In questa varietà sono scomparse le coste caratteristiche del tipo o ne rimangono soltanto traccie tenuissime. In uno dei miei esemplari i giri della spira sono notevolmente com- pressi intorno alle suture. _ Cade qui in acconcio di accennare ad un carattere, fin qui inavvertito, il quale si osserva nel tipo e nelle varietà di questa specie e può riuscir utile alla sua determinazione. La faccia inferiore dell’ opercolo presenta due piccoli nuclei spirali, uno destrorso, l’altro sinistrorso, situati presso la parte media del margine sinistro. 454 A. ISSEL 142. (65) Vivipara Hamiltoni, METCALFE. Paludina Hamiltoni, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 73; Ann. and Mag. of nat. Hist., XI, 1853, p. 74. — Reeve; Conch. icon., tav. VI, f. 37 (1863). Borneo (Metcalfe). Bintulu nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 5 esemplari. Var. persolida (Jsse/). Testa persolida, minor, paulum elatior, colore olivaceo-castaneo. Long. 20, lat. 12; apert. altit. 11, lat. 7 Mill. Sadong, in limpidi ruscelli (Doria e Beccari); 18 esemplari. Questa varietà, che merita forse di essere innalzata al grado di specie, si distingue dal tipo perchè è assai più so- lida e spessa, per la sua spira più elevata, pel suo colore traente al castaneo, anzichè verde-oliva, e per le minori di- mensioni (!); il suo opercolo sembra, inoltre, un po’ più al- lungato e più forte. Tanto nel tipo quanto nella varietà, i giri della spira sarebbero nel numero di 64/,, se i primi non fossero sempre corrosi. La sutura che li divide è mediocre- mente profonda e va accompagnata da una compressione della spira e da uno o due solchi paralleli alla medesima. Gli esemplari sono spesso intonacati di una concrezione color di ruggine. Il peristoma presenta un margine destro semplice, tagliente, un po’ protratto alla base, ed un margine columel- lare spesso, calloso ed alquanto rovesciato alla parte inferiore; entrambi i margini sono biancastri. L’ opercolo è bruno, esternamente come appannato, sulla parte periferica della faccia interna lucido; esso offre due nucleetti contigui, sub- marginali {situati presso il margine che corrisponde alla co- lumella), intorno ai quali si avvolgono parecchie costoline spirali, granulose, minutissime. Nell’opercolo del tipo non mi (4) Le dimensioni della V. Hamiltoni tipica sono: Lunghezza 34, largh. 23; altezza dell’ apert. 18, largh. 121), Mill. La cifra che esprime la lunghezza è approssimativa, perchè tutti i miei esemplari hanno I’ apice corroso. MOLLUSCHI BORNEENSI 455 riuscì di scorgere i due nucleetti, e le costoline sono meno evidenti. Se tal differenza fosse costante converrebbe conside- rare la mia varietà come specie distinta. 47. Ampullaria, LAMARCK. 153. (66) Ampullaria Celebensis, Quoy e Gamarp. Ampullaria Celebensis, Quoy e Gaimard; Voy. de l’Astrolabe, Zool., II, tav. LVII, f. 1, 2, 4 (1834). — Lamarck; Anim. sans vert., ed. II, VIII, p. 545 (1838). — Mousson; Moll. von Java, p.59, tav. IX, f.1(1849). — (%) Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 74; Ann. and Mag. of nat. Hist., XI, 1853, p. 71. Cromboe, in malese. Giava (Zollinger). Borneo (Metcalfe). Celebes (Quoy e Gaimard). Busso nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 15 esemplari. Reeve riunisce questa specie alla A. ampullacea , Linneo (!); ma parmi che tale assimilazione meriti conferma. Non potei confrontare direttamente gli esemplari borneensi dell’ Ampullaria summentovata col tipo della specie; ma, dal paragone che io feci tra i primi e gli individui di Giava, risulta che esistono tra loro piccole differenze. L’ Ampullaria borneense è più rigonfia nella parte superiore dell’ ultimo giro e più ristretta alla base del medesimo; |’ apertura sembra un po’ più corta. D'altronde, anche tra esemplari della stessa località si osservano sensibilissime differenze. 144. Ampullaria pilula, Reeve. Ampullaria pilula, Reeve; Conch. icon., tav. III, f. 12 (1856). Borneo (Reeve). 48. Paludomus, SwaInson. 145. (67) Paludomus Broti, IsseL. (Tav. VII, fig. 19, 20). Testa globoso-ovata, tenuiuscula , olivacea , longitudinaliter ob- solete striatula; spira brevis, apice erosa ; anfractus 5 convexius- (1) Conch. icon., tav. X, f. 48 (1856). 456 A. ISSEL culi, rapide crescentes; sutura distineta separati, ultimus ma- gnus, */, ultitudinis superans; apertura ampla, ovata, superne acuta, bast paululum attenuata; margine dextero simplice, acuto, regulariter arcuato, versus basin subproducto, intus albo-ceru- lescente, columellari leviter arcuato, albo-lutescente, incrassato. Operculum concentrice lamellato-costulatum, nucleo marginali , cacavalo. ì Long. 26, lat. 19; apert. altit. 18, lat. 10 Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 2 esemplari. Conchiglia globoso-ovata, piuttosto sottile, di colore oli- vaceo, munita di strie longitudinali poco visibili. Spira breve, apice corroso. (iri nel numero di 5, crescenti rapidamente, un po’ convessi, divisi da una sutura distinta; l’ ultimo occupa più di due terzi dell’ altezza totale. L’ apertura è ampia, ovata, angolosa superiormente ed un poco ristretta alla parte inferiore. Il suo margine destro è regolarmente arcuato, sottile, semplice, un poco protratto verso la base ed internamente di color bianco-azzurrastro; il columellare è lievemente arcuato, alquanto ingrossato e di color bianco- giallastro. L’ opercolo è piuttosto solido, elastico e munito di costoline lamellose, concentriche intorno ad un nucleo si- tuato presso il margine sinistro. Questo nucleo è un po’ in- cavato. La specie è dedicata al Dott. Brot di Ginevra, cui sono molto grato per le osservazioni che si compiacque di comu- hicarmi intorno a parecchi Melanidi borneensi. 46, (68) Paludomus Moreleti, Isset. (Tav. VII, fig. 21, 22). Testa ovata, solida, olivaceo-fusca vel nigra; spira breviuscula, apice valde erosa; anfractus 6*/, (persistentes 4 "/) convexiusculi, lacvigati, prope suturam planulati, sutura distincta separati; ultimus vix !/, altitudinis adaequans ; apertura ovata, superne an- gulata, basi rotundata, intus sordide grisea vel brunnea; mar- MOLLUSCHI BORNEENSI 457 ginibus callo tenui junctis, dextero simplice, acuto, regulariter arcuato, albido , versus basin subproducto, columellari leviter ar- cuato, incrassato, albo. Operculum pyriforme, nucleo submar- ginali sinistro ad */, altitudinis spiratum. Long. 15, lat. 9; apert. altit. 81/,, lat. 5 Mill. Borneo (Geale, secondo Brot). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 14 esemplari. Conchiglia ovata, solida, generalmente di color olivaceo molto scuro, talvolta nera; spira piuttosto breve; apice assai corroso; giri nel numero di 6/, (di cui 4!/, persistenti), un po’ convessi, appianati presso la sutura, che è ben distinta. L’uitimo occupa circa !/, dell’ altezza totale (posto che la conchiglia sia completa). L’ apertura è ovata, angolosa supe- riormente, nell’ interno d’ un bigio sudicio o bruna; il mar- gine destro è semplice, acuto, biancastro, un po’ protratto alla base, il columellare è lievemente arcuato, ingrossato e bianco. I margini sono congiunti da una sottile callosità. L’ o- percolo presenta un nucleo submarginale sinistro, attorno al quale, verso la parte media dell’altezza, vedonsi delle costo- line spirali. Il colore oscuro che vidi nei miei esemplari, dipende probabilmente da una patina di cui sono ricoperti e non è carattere proprio alla specie. Infatti, in una diagnosi di questo Paludomus, comunicatami dal Sig. Brot, egli ne defi- nisce la colorazione, osservata in altri individui, colle parole « unicolor pallide lutescente-olivacea ». Lo stesso Dott. Brot avverti sulla conchiglia una striatura trasversale (cioè paral- lela alla sutura) lievissima e fitta, che la rende come appan- nata (mat). Il P. Moreleti si accosta per la sua forma al P. Tanjoriensis, Blanford, (P. Ceylanicus, Lea); ma è più piccolo, destituito di sfrie elevate, nei giri superiori della spira, e non presenta le suture marginate. Dal P. crassus, v. d. Busk, si può agevolmente distinguere perchè i suoi giri sono appianati nella regione suturale, non- 458 A. ISSEL chè per la colorazione dei margini dell’ apertura che sono biancastri e non gialli. Questa specie porta il nome del mio egregio corrispondente di Digione, A. Morelet. 147. (69) Paludomus erassus, v. n. Busk. Melania crassa, Philippi; Abbild. und Beschr. n. Conch., IT, tav. I, f. 10, 11 (1847). — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, Add. et Corr., p. 54 (1868). Paludomus ? crassus, Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 21 (1862); American Journ. of Conch. 1870, p. 320. Bengala (Philippi). Territorio di Sarawak (Dori e Beccari); 32 esemplari. Accetto per questa specie la denominazione sopraindicata , sulla fede del Dott. v. Martens, giacchè non ebbi occasione di confrontare gli esemplari di Borneo col Paludomus crassus tipico del Bengala, e simili conchiglie non possono essere de- terminate col solo sussidio delle descrizioni e delle figure. Il posto che la specie suddetta ed altre affini debbono oc- cupare nella classificazione è ancora incerto, nè potrà essere stabilito senza un accurato esame dell’ animale. Intorno alla conchiglia gioverà notare come la tinta gialla caratteristica del peristoma non apparisce che negli individui adulti; osservai infatti che in parecchi esemplari, a margini acuti ed incom- pletamente sviluppati, mancava affatto tale colorazione. L’ opercolo del Paludomus crassus è nero, corneo e presenta al suo margine sinistro un nucleo circondato di sottili strie confusamente concentriche. 49. Melania, LAMARcK. (Pachychilus, LEA). 148. (70) Melania parwa, Lea. Pachychilus parvus, Lea; Proc. Acad. Philad., 1856; Observ. Gen. Unio, XI, tav. XXII, f. 14 (1866). Melania crassilabrum, Reeve; Conch. icon., tav. XXXIII, f. 221 (1860). Paludomus cyanostomus, Morelet; Journ. de Conch., 1864, p. 288. — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, Add. et Corr., p. 3 (1868). MOLLUSCHI BORNEENSI 459 Melania? parva, Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 43 (1862); American Journ. of Conch. 1870, p. 276. Siam (Lea, Morelet). (?) Nuova Caledonia (Reeve). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 8 esemplari. Dalla forma della conchiglia parrebbe che la specie dovesse ascriversi al genere Paludomus ; si connette invece al genere Melania pei caratteri del suo opercolo, il quale è assai im- merso, sottile, fragile, corneo ed offre un nucleo marginale situato inferiormente sul lato sinistro. Dal nucleo si dipar- tono alcune strie rade e lievissime (visibili soltanto per mezzo d’una buona lente) che vanno perdendosi verso il lato destro, in guisa che non si può verificare se sieno concentriche o spirali. Il Dott. Brot esprime il dubbio che questa specie appar- tenga ad una famiglia diversa da quella delle Melanie. L’ e- same anatomico dell’ animale può solo risolvere il problema. (Melanoides, H. e A. ADAMS). 149. (71) Melania infracostata, Mousson. Melania infracostata, Mousson; Moll. von Java, p. 65, tav. X, f. 3 (1849). Melania episcopalis, Brot; Matériaux pour l’ét. des Melaniens, p. 46 (1862); American Journ. of Conch., 1870, p. 280. Malacca (Lea). Fiume Tjiringhin a Giava (Zollinger). Il tipo di questa specie presenta negli ultimi giri della spira numerose pieghe o varici longitudinali, intersecate da costole trasversali. Le varici sì terminano superiormente in un tubercolo acuto ed alla parte inferiore quasi svaniscono. La specie medesima, più o meno modificata, sì ritrova in altri luoghi e costituisce altrettante varietà: Var. Brookei (Reeve). Melania infracostata, Reeve; Conch. icon., tav. III, f. 14 (1859). Melania (Melanoides) episcopalis , Chenu; Manuel de Conch., I, p. 289, f. 1952 (1859). Melania Brookei, Reeve; Conch. icon., tav. XXXI, f. 207 (1860). Borneo (Taylor). 460 A. ISSEL Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 40 esemplari. Di questa varietà venne figurato, a quanto pare, dal Reeve un esemplare adulto, sotto il nome di M. Brookec, ed un esemplare giovane, sotto quello di M. episcopalis. La var. Brookei differisce dal tipo perchè le sue pieghe sono più rade e meno elevate, massime alla base di ciascun giro. Sull’ ultimo giro se ne contano in generale otto o nove, ra- ramente*dieci. Le coste trasversali sono lievissime e visibili soltanto alla base della conchiglia. I primi giri della spira (i primi tra i superstiti, giacchè l’apice è costantemente troncato ed eroso) sono lisci. L’ opercolo, piccolo, comparati. vamente all’apertura e di forma quasi semicircolare, è a nucleo subcentrale e paucispirato. Negli esemplari giovani si scorgono, sui primi giri, lievi traccie di flammule longitudinali, perpendicolari cioè alle suture. Var. sparsimnodosa (v. p. BuscH). Melania sparsimnodosa, v. d. Busch; Malak. Blatt., 1858, p. 36. — Reeve; Conch. icon., tav. XXXI, f. 208 (1860). Borneo (Reeve). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 10 esemplari. Le conchiglie della varietà ora citata non offron più che rudimenti assai lievi delle pieghe longitudinali e delle costole trasversali. Le prime sono rappresentate, il più delle volte, da una serie di tubercoli poco elevati. Le flammule longitudinali sono più distinte in questa varietà che nella precedente. Per una insensibile transizione si passa dalla var. sparsim- nodosa ad una mutazione a conchiglia quasi perfettamente liscia, tranne alla base, ove presenta leggeri solchi paralle- lamente alla sutura. Alla medesima specie vogliono essere parimente riferite la M. episcopalis, Lea (1) e la M. pontificalis, v. d. Busch (*), ma a titolo di distinte varietà. (1) Non Hanley e Theobald, Conch. Indica, tav LXXXV, f. 5, 7. (3) Natuurk. Tijdschr. voor Nederl. Indie, VII, 1854, p. 165. MOLLUSCHI RBORNEENSI 461 Non possedendo però esemplari autentici e buone figure di queste forme, non sono in grado di determinare con precisione i caratteri che loro si competono. Rispetto alla M. epéscopalis, la figura di Reeve (!), essendo fatta sopra un individuo di provenienza incerta, non può riuscire di alcun sussidio. Nello studio delle Melanie borneensi e particolarmente della M. infracostata, ho adottato in gran parte le vedute del Dott. A. Brot, il quale volle illuminarmi de’ suoi autorevoli consigli. Non posso però convenire col mio egregio corrispon- dente di Ginevra nell’ assegnare alla M. infracostata di Mousson, che fu debitamente descritta e figurata nel 1849, il nome di M. episcopalis Lea, che data dal 1850, solo pel motivo che la prima è varietà della seconda. Parmi che con egual ragione si potrebbe asserire che la seconda è varietà della prima, perciocchè il concetto dei tipi e delle varietà è affatto arbitrario nella scienza e si è convenuto di sceglier per tipo la prima tra le varietà descritte. 150. (72) Melania cireumstriata, METCALFE. Melania circumstriata, Metcalfe; Proc. of zool. Soc., 1851, p. 73; Ann. and Mag. of nat. Hist, XI, 1853, p. 70. — Reeve; Conch. icon., tav. XXXI, f. 205 (1860). — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 46 (1862); American Journ. of Conch. 1870, p. 280. Melanoides circumstriata, H. e A. Adams; Gen. of rec. Moll., I, p. 297 (1858). Borneo (Metcalfe). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 20 esemplari. La specie summentovata è assai afline al tipo della M. in- fracostata, Mousson, e se ne distingue soltanto perchè la sua conchiglia è ornata di costole trasversali più sottili ed ele- vate, le quali intersecano le pieghe longitudinali. 151. Melania Suluensis , Bro. Melania canaliculata, Reeve (non Say); Conch. icon., tav. VI, f. 31 (1829). Melania Sooloensis, Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 46 (1862); American Journ. of Conch., 1870, p. 281. (1) Reeve; Conch. icon., tav. III, f. 12. 462 A. ISSEL Isole di Sulu = Sooloo degli autori inglesi = (Reeve). Dalla figura di Reeve sembra che questa conchiglia sia strettamente atline alla M. infracostata e ne differisca soltanto per avere i giri della spira superiormente canaliculati. (Melania, H, e A. ADAMS). 152. Melania agrestis (‘?) Reeve. . Melania agrestis, Reeve; Conch. icon., tav. XX, f. 140 (1860). Melania coarctata (Lamarck), Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, * p. 42 (1862). Borneo (Reeve). Specie assai prossima alla M. coarctata di Lamarck, testé nuovamente descritta e figurata dal dott. Brot (!). La figura 140 della monografia di Reeve sembra l’immagine di una conchiglia guasta e decorticata. 153. Melania subsuturalis, METCALFE. Melania subsuturalis, Metcalfe; Proc. zool. Soc., p. 73 (1851); Ann. and Mag. of nat. Hist., XI, 1853, p. 70. Melania Metcalfei, Reeve; Conch. icon., tav. XXXII. f. 212 (1860). — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 48 (1862); American Journ. of Conch., 1870, p. 287. Borneo (Metcalfe). 154. Melania pyramis, Benson. Melania pyramis (Benson), Reeve; Conch. icon., tav. X, f. 51 (1859). — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 48 (1862); American Journ. of Conch., 1870, p. 289. Borneo (Reeve). Havvi un’ altra specie di Me/ania dello stesso nome che fu descritta da v. d. Busch ed è considerata da Brot come iden- tica alla M. gemmulata di Reeve. ((Thiaropsis, BROT). 155. Melania hippocastanum, REEVE. Melania hippocastanum, Reeve; Conch. icon., tav. XXVII, f. 188 (1850). Melania? hippocastanum, Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 58 (1862); American Journ. of Conch., 1870, p. 299. Borneo (collez. Cuming, Brot). (1) A. Brot, Notice sur les Mélanies de Lamarck, etc., Geneve, 1872. MOLLUSCHI BORNEENSI 463 (Striatella, BROT). 156. (73) Melania tuberculata, Mitten. Nerita tuberculata, 0. F. Muller; Verm. Hist., II, p. 191 (1774). Melanoides fasciolata, Olivier; * Voy. Emp. ottom, II, p. 10, tav. XXXI, f. 7 (1804). Melania fasciolata, Lamarck; Anim. sans vert., VI, p. 167 (1822); ed. II, VIII, p. 434 (1838). — Raymond; Journ. de Conch., 1852, p. 325. Melania tuberculata, Mousson; Moll. von Java, p. 73, tav. XI, f. 6 (var. a), f.7 (var. b) (1849). — Bourguignat; Cat. rais. Moll. Orient., p. 65 (1853); Malac. de l’Algérie, II, p. 251 (1864). — Reeve; Conch. icon., tav. XIII, f. 87 (1859). — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 45 (1862); American * Journ. of Conch., 1870, p. 294. Teccoyon brecan, in malese. Senese = allo stato fossile = (Mortillet). Morea = allo stato fossile = (Deshayes). Malta (Issel). Egitto (Reeve, Issel). Mingrelia (Dubois). Siria (De Saulcy, Roth). Algeria (Bourguignat, Raymond). Abissinia (Issel, Beccari). Africa centrale (v. Martens). Persia (Doria). 1. Bourbon (Maillard); Rodriguez (Desmazures). Ceylan (Doria). Indis orientali (Hanley e Theobald). Giava (Zollinger). Singapore (collez. Paetel). Timor (v. Martens). tl Var. Malayana (J/sse/). Testa solida, longior , elatior, longitudinaliter dense plicata , ad basin leviter transversim costulata; anfractus 9-10 parum convexiusculi. Long. 13?, lat. 6; long. apert. 7, lat. 4 Mill. Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Questa varietà si differenzia principalmente dal tipo per la sua maggior lunghezza, in confronto del diametro, e per la sua solidità. I giri della spira, nel numero di 9 a 10, sono assai meno convessi che negli esemplari dell’ Egitto e della Siria e presentano numerose pieghe longitudinali, un po’ oblique, più o meno elevate. Alla base della conchiglia si osservano costole trasversali poco sensibili che, in certi indi- vidui, si ripetono anche nei giri superiori. L’apice è quasi sempre troncato. Di questa varietà si trovano nelle acque di Sarawak due mutazioni, in apparenza molto diverse |’ una dall’ altra: una di esse i cui crnamenti, pieghe e costole, sono più marcati, ‘è coperta di una concrezione nera, tenacissima, che penetra 464 A. ISSEL perfino nell'interno della conchiglia; l’altra, che sembra un po’ meno ornata, è vestita di una conerezione che la rende come rubiginosa. 157. Melania ferrea, REEvE. Melania ferrea, Reeve; Conch. icon., tav. III, f. 9 (1859). Melania corporosa (Gould), Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 50 (1862); American Journ. of Conch., 1870, p. 290. (2) Africa occidentale (Reeve). Borneo (’) (Reeve). Intorno a questa specie, che mi è ignota, il dott. Brot esprime il dubbio che debba riunirsi alla M. corporosa, Gould, di Taiti. 158. (74) Melania rivularis, PmuPPI. Melania rivularis, Philippi; Abbild. und Beschreib. n. Conch., II, p.171, tav. IV, f. 6 (1847). — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 52 (1862); American Journ. of Conch., 1870, p. 294. Giava (Philippi). Tangion Datù nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti individui. 159. Melania Labuanensis, Pro. Melania Labuanensis, Brot; Notice sur les Mélanies de Lamarck, p. 41, tav. II, f. 3, 4 (1872).- I. Labuan (Brot). 160. Melania acicula, Bro. Melania acicula, Brot; Notice sur les Mélanies de Lamarck, p. 39, tav. ITT, f. 8, 9 (1872). I. Labuan (Brot). (Plotia H. e A. ADAMS). 161. (75) Melania spinulosa, Lamarck. Melania spinulosa, Lamarck, An. sans vert., VI, p. 166 (1822); ed. II, VIII, p. 433 (1838). — Quoy e Gaimard; Voy. de l’Astrolabe, Zool., III, p. 147, (£) Non v’ha dubbio che una di queste due indicazioni di località sia er- ronea, MOLLUSCHI BORNEENSI 465 tav. LVI, f. 12-14 (1834). — Mousson; Moll. von Java, p. 76, tay. XI, f. 12 (var. a) e ll (var. 2) (1849). — Philippi; Abbild. und Beschreib. n. Conch., II, tav. I, f. 20 (13547). — Brot; Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 56 (1862); Addit. et Correct., p. 38, tav. III, f. S, tav. II, f. 6 (1868); American Journ. of Conch., 1870, p. 302. Afganistan. Maurizio (Brot). Ceylan (Humbert). I. Seychelles. Molucche. Filippine (Brot). Giava (Zollinger). Timor (Lamarck). Vanikoro (Philippi). I. Salomone (Brot). Tangion Datu, nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); - molti esemplari. Questi sì riferiscono ad una forma poco diversa dal tipo, la quale si ritrova pure ad Halmaeira e nelle isole Salomone. 50. Clea, A. ADAMS: 162. (76) Clea nigricans, A. Apans. Clea nigricans, A. Adams; Proc. zool. Soc., 1855, p. 119. — Brot; Maté- riaux pour l’ét. des Mélaniens, Addit. et Correcl., p. 53 (1868); American Journ. of Conch., 1870, p. 313. Melania nigricans, Reeve; Conch. icon., tav. XXXIV, f. 231 (1860). Hemisinus nigricans, Reeve; Conch. icon., tav. VI, f. 25 (1860). — Brot: Matériaux pour l’ét. des Mélaniens, p. 61 (1862). Malacca (A. Adams). I. di Rio (Doria e Beccari). Sadong nelle acque di limpidi ruscelli (Doria e Beccari); 15 esemplari. 51. Neritina, LAMARCK. 163. (77) Neritina piperina, Cnemn:Tz. Nerita piperina, Martini e Chemnitz; *Conch. Cab., II, p. 173, tav. CXCVII, f. 1905, 1906. : Neritina piperina, Lamarck; An. sans vert., ed. III, p. 478 (1839). — Metcalfe, Proc. zool. Soc., 1851, p. 72. — Reeve ; Conch. icon., tav. IV, f. 19 (1855). Malabar (Chemnitz). Borneo (Metcalfe). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Secondo Recluz, questa specie fu per la prima volta de- scritta da Born, sotto il nome di Neréla pennata (!); ma io non potei verificare il fatto. (1) Journal de Conch., 1850, p. 145. Ann, del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 30 166 A. ISSEL La figura precitata, della monografia di Reeve, non corri- sponde agli esemplari sottoposti al mio esame, senonchè per la colorazione. Sembra che rappresenti una conchiglia di forma diversa e coll’ ultimo giro ‘più sviluppato; ma non saprei dire se tale particolarità provenga da poca precisione della figura o da caratteri proprii all’ originale. 164. (78) Neritina inconspicua, v. d. Buscn. Neritina inconspicua, (v. d. Busch) Philippi; Abbild. una Beschreib. n. Conch., Il, p. 27, tav. I, f. 7 (1847). — Mousson; Moll. von Java, p. 82 (1849), — Recluz; Journ. de Conch., 1850, p. 148 Giava (Philippi). Tangion Datu (Doria e Beccari); molti esemplari. Var. spinosa (Jsse/). Testa subglobosa, spira valde obtusa, anfractus 2'/,, vl limus superne carinatus spiniferus. Diam. maj. 13, min. 8, altit. 12; long. apert. 11, lat. 6 Mill. La sopradescritta varietà sì trova a Borneo, nella località stessa ove fu incontrato il tipo (Doria e Beccari); 7 esemplari. In questi la conchiglia è più globosa del tipo (vale a dire meno allungata), la spira più ottusa. L’ ultimo giro sembra più sviluppato alla sua parte superiore, ed offre una carena ottusa guarnita di spine, nel numero di quattro o cinque, che raggiungono perfino 5 Mill. di lunghezza. Rispetto al colore, si possono facilmente distinguere tra gli esemplari borneensi le mutazioni seguenti: a - Olivastra con macchiette puntiformi numerosissime, brune e biancastre ; b - Olivastra con macchiette puntiformi numerose, brune, biancastre e vermiglie; c - Giallo-verdastra con macchiette puntiformi, vermiglie; d.- Nera a puntini gialli; e - Nera a lineette longitudinali, ondulate, gialle. Sono debitore al Dott. v. Martens della determinazione di questa specie, che egli reputa strettamente connessa alla MOLLUSCHI BORNEENSI 407 N. flavovirens, v. d. Busch, alla N. rugosa ed alla N. fuligi- nosa del medesimo autore, le quali, sottoposte ad un rigo- roso esame comparativo, dovranno forse riferirsi ad una sola specie. 165. (79) Neritina dubia, Chemnitz. Nerita dubia, Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., V, tav. CXCIIT, f. 2019. 2020. — Gmelin; Syst. Nat., I, part. 6, p. 3673 (1788). Neritina dubia, Lamarck; An. sans vert., VI, part. 2.*, p. 184 (1822); ed. III, III, p. 472 (1839). — Recluz; Journ. de Conch., 1850, p. 133. — Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 73. — Reeve; Conch. icon., tav. XX, f. 90 (1855). Giava (Recluz). Borneo (Metcalfe). Filippine (Cuming). Molucche (Mousson). Nuova Irlanda (Recluz). Tangion Datù (Doria e Beccari); 17 esemplari. Gli individui sottoposti alle mie osservazioni sono a fondo giallo d’ocra, con larghe fascie trasversali nere interrotte da lineole gialle e corrispondono, per tal carattere, alla figura 90 d di Reeve, dalla quale differiscono per I’ apice meno prominente e per le proporzioni minori. Confrontati con al- cuni esemplari della N. dubia delle Molucche, donatimi dal Prof. Mousson, mi sembrano somigliantissimi ai medesimi, senonché |’ apice loro è generalmente un po’ più ottuso. 166. (86) Neritina Adamsi, Isset. (Cis, VIVE vie EB) PMY. Testa ovata, obliquata, longitudinaliter irregulariter striatula, parum nitens, superne olivaceo-lutescens, unicolor vel pallide maculata; spira obtusa, involuta, apice rotundato-convexo ; an- fractus 2'/,, utimus prope suturam compressus ; apertura rotun- dato-lunaris, labio plano, obliquo, antice valde declivi, croceo , margine sinuato et obsolete minute crenulato , labro sordide lute- scente, tenuiusculo. Operculum supra paululum concavum. Diam. maj. 28, min. 15, altit. 13; long. apert. 14'/,, lat. 14 Mill. i Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 5 esemplari. 468 A. ISSEL Conchiglia ovata, obliqua, un po’ striata irregolarmente nel senso longitudinale, appena lucente come di lucentezza grassa. La sua colorazione è, in quattro degli esemplari da me esaminati, di un color olivastro tendente al giallo; nel quinto la tinta generale è più carica ed appariscono in chiaro su di essa numerose macchiette allungate, sottili e disposte trasversalmente. La spira è ottusa e risulta di due giri e mezzo, l’ultimo dei quali avvolge quasi per intero il prece- dente; l’ultimo giro è come compresso, anzi schiacciato, lungo le suture, che sono marcatissime. L’ apice, arrotondato e convesso, è abitualmente eroso. L’ apertura è fatta a mez- zaluna, un po’ arrotondata e munita di labbro columellare (/abio) piano, assai inclinato, di color croceo traente all’ ama- ‘anto; questo labbro ha il margine obliquo, un po’ sinuoso e minutamente crenulato; il labbro destro è sottile, regolar- mente arcuato ed internamente di color giallastro sudicio. L’ opercolo, che è di forma presso a poco semicircolare, offre la stessa colorazione giallastra della fauce e presenta supe- riormente, lungo il suo margine arcuato, una specie di solco, il quale si perde presso il nucleo; offre, inoltre, lievi traccie di strie radiali, intersecate da altre più rade parallele al margine curvo; alla parte inferiore, finalmente, presenta una apofisi bifida, uno dei cui rami, il maggiore, porta 6 costoline termi- nanti in 6 piccoli denti, mentre l’altro si mostra liscio ed intero. A questa specie ho assegnato il nome del Sig. H. Adams, cui si deve la scoperta e l'illustrazione di buon numero di molluschi borneensi. La conchiglia ora descritta offre qualche somiglianza colle varietà unicolori della N. dubia; ma: credo tuttavolta che ne sia essenzialmente diversa. Posto che gli esemplari borneensi registrati col nome di N. dubia appartengano veramente a tale specie, sarebbe assai facile la distinzione; in questa, infatti, l’ultimo giro avvolge quasi interamente i precedenti, in guisa che si può scorgere un piccolissimo tratto del penultimo; di più il margine destro dell’ apertura si presenta alla sua inserzione assai protratto. MOLLUSCHI BORNEENSI 469 Orbene, nella N. Adamsi il penultimo giro rimane assai più scoperto ed il margine aperturale non è protratto. Altro carattere distintivo, forse più sicuro, sì è quello presentato dall’ opercolo, la cui apofisi, nella mia specie, ha il ramo mag- giore costulato e crenato, mentre nella N. dubia il ramo stesso dell’apofisi operculare è appena striato ed ha il mar- gine intero. 167. (81) Neritina Beckii, Reccuz. Neritina Beckii, Recluz; Revue et Mag. de zool., 1841, p. 275; Journ. de Conch., 1850, p. 145. — Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 72; Ann. and Mag of nat. Hist., XI, 1853, p. 69. — Reeve; Conch. icon, tav. HI, f. 11 (1855). Filippine (Mousson). Borneo (Metcalfe). Taiii (collez. Rigacci) (*). Sarawak (Doria e Beccari); 6 esemplari. La conchiglia figurata da Reeve, nella sua iconografia, presenta, alla inserzione del margine destro, un rilievo mar- caussimo che manca negli esemplari summentovati. Nel ri- manente non v ha sensibile differenza. (Dostia, GRAY) 168. (82) Neritina crepidularia , Lamarck. Neritina crepidularia, Lamarck; Anim. sans vert., IV, parte 2.3, p. 186 (1822); ed. II, VIII, p. 572 (1838). — Recluz; Journ. de Conch., 1850, p. 66. — Metcalfe; Proc. zool. Soc. 1851, p. 72; Ann. and Mag. of nat. Hist., XI, 1853, p. 69. — (2) Reeve: Conch. icon., tav. VIII, f. 38 = esclus. sinonim= (1855). Neritina violacea, Morelet; Journ. de Conch., 1872, p. 133. Cevlan, Bengala (Reeve). Cocincina (collez. Mousson). Filippine (Morelet, Mousson). Molucche (Morelet). Bali (collez. Mousson). Taiti (collez. Regacce). Sarawak, Tangion Datu (Doria e Beccari); molti esemplari. Morelet dopo aver istituito un diligente esame delle forme appartenenti a questo gruppo, riunisce la N. erepidularia alla N. violucea, Gmelin (Syst. Nat., ed. XIII, p. 3636) ed ascrive alla medesima, come sinonimi, le seguenti denomina- zioni: (!) Calalogo di conchiglie viventi della collezione Rigacci. Roma 1874. 470 A. ISSEL Neritina intermedia, Deshayes, non Sowerby; Voy. Bellanger, p. 240, tav. I, f. 7 (1834). Neritina mitrula (Beck), Potiez e Michaud; Gall. Mus. Douai, I, p. 303, tav. XXIX, f. 5, 6 (1838). Neritina pileolus, Recluz; Journ. de Conch., 1850, p. 68. Novera poscia come due distinte varietà della specie me- desima le due qui appresso indicate: Neritina depressa, Benson; Jourm. Asiat. Soc., 1836, p. 748. Neritina exaltata, Recluz; Journ. de Conch., 1850, p. 65, tav. NI, f. 3. Secondo Morelet e v. Martens, i miei esemplari borneensi dovrebbero ascriversi a questa specie; Mousson opina all’ in- contro che appartengano ad una forma peculiare, cui si con- viene un nuovo nome specifico. In tali giudizi v ha un fondo comune d'incertezza , inquantochè si ignora qual sia il tipo della vera N. crepidularia (di cui Lamarck non indicò nem- meno la patria); nè io posso pretendere di sciogliere la que- stione. Ma, per facilitare ad altri il conseguimento di questo scopo, recherò un breve cenno intorno alla supposta N. cre- pidularia di Borneo. Essa offre una spira assai prominente ricurva ed inclinata verso il lato destro; superiormente è di color bigio di ferro. con raggi più scuri convergenti all’ apice, oppure di color bigio-giallastro con lineette vermicolari trasversali poco vi- sibili, o reticulature bigie; vi si osservano anche lievi rughe d’accrescimento. La base della conchiglia è di forma irregolar- mente ovale e di colore rossiccio più o meno slavato. Il labio è alquanto convesso, presentando tuttavia, nella parte media, alcune lievi concavità, come ammaccature ; il suo margine è un po’ arcuato (colla convessità dell’ arco rivolta verso la spira) e sottilmente denticolato. L’ apertura è quasi perfettamente semicircolare. L’opercolo è sopra biancastro, sotto bigio-rossastro. Negli esemplari giovani la base è comparativamente più estesa e più rotondeggiante, e la conchiglia sembra più schiacciata. Ecco le dimensioni di due individui, il primo adulto, il secondo giovane: N° 1. Lungh. 24, largh. 17, alt. 13 Mill. » 2. Lungh. 14, largh. 114/,, alt. 64/, Mill. MOLLUSCHI BORNEENSI 471 Una Neritina dell’isola Bali, riferita dal Prof. Mousson a questa specie, e donatami dallo stesso, confrontata colle sopradescritte conchiglie borneensi, non se ne distingue che per caratteri affatto accessorii. L'espansione basale è in essa un po’ più allungata e si ristringe un po’ presso l'apice, presentando in. corrispondenza del medesimo una sorta di smarginatura; i suoi colori sono inoltre più vivaci. 169. (83) Neritina cornucopiae, Benson. Neritina cornucopia, Benson; Journ. of Asiat. Soc. Beng., 1836, p. 743. — Morelet; Journ. de Conch., 1872, p. 133. Neritina melanostoma, Troschel; Archiv. Hist. Nat. Berlin, 1837, p. 179. — Philippi; Abbild. und Beschreib. n. Conch., tav. I, f. 15 (1847). — Recluz; Journ. de Conch., 1850, p. 70. Neritina crepidularia (in parte) (!), Sowerby; * Thesaurus Conch., f. 144. Neritina Tourannensis, Eydoux e Souleyet; Zool, Voy. de la Bonite, p. 570, tav. XXXIV, f. 28, 31 (1852). — Recluz; Journ. de Conch., 1850, p. 71. Bengala (Philippi). Cocincina (Eydoux e Souleyet).1. della Sonda (Morelet). Banca (collez. Mousson). Molucche. Filippine (Morelet). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 20 esemplari. Anche su questa conchiglia borneense esistono gravi disere- panze fra i conchiologi da me consultati. Morelet inclinerebbe a riunirla, a titolo di varietà, alla N. crepidularia; v. Martens e Mousson sono invece d’ avviso che si riferisca propriamente alla N. cornucopiae o ad una varietà di essa. La forma dei miei esemplari è quasi identica a quella della supposta N. crepidularia; senonché nei primi la base della. conchiglia sembra di figura un po’ più regolare. Il loro co- lore è, sopra, bigio traente al verdastro, con sottili lineette secure vermicolari più o meno visibili. Il labio è un po’ convesso, inclinato, di un bigio nerastro tendente al color d’ ardesia; il suo margine è quasi rettilineo e sottilmente denticulato. L’ interno dell’ apertura e I’ oper- colo sono di color bigio, ma meno carico di quello che si os- (1) Secondo Morelet, Sowerby confonde, nel suo Thesaurus, la N. crepidularia colla N. melanostoma. 472 A. ISSEL serva sul labio. In questa varietà diversifica molto, tra 1 vari individui, lo sviluppo e l’ altezza della spira, che apparisce in taluni assai prominente, in altri meno. Ecco le dimensioni di due individui, dei quali uno solo ha raggiunto il suo completo sviluppo: N.° 4. Lungh. 214/, largh. 16), (alt. 441 Mb » 2. Lungh. 134/,, largh. 10, alt. 64/, Mill. Nella figura della N. melanostoma, Troschel, data da Phi- lippi, la base della conchiglia sembra più allungata che quella degli individui borneensi e la spira apparisce meno sviluppata e sporgente. ACEPHALA. 52. Cyrena, Lamarck. 170. (84) Cyrena Buschii, Puri. Cyrena Buschii, Philippi; Abbild. und Beschreib. n. Conch., I, p. 78, tav. II, f. 2 (1845). Cyrena triangularis, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 74; Ann. and Mag. of nat. Hist. XI, 1853, p.71. — Prime; Ann. Lyc. New York, 1866, p. 234, f. 65. Cyrena triangula, Prime; Proc. Acad. nat. Sc. Philad., 1860, p. 286. Neccadjon udgion, in malese. Borneo (Metcalfe, Prime). Bellida nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Evidentemente la Cyrena triangula, v. d. Busch, cui Prime riferiva, nella sua Synonymy of Cyclades, la C. triangularis di Metcalfe, è specie affatto diversa. Infatti, Philippi dice, accen- nando alla prima di tali bivalve, che è vestita d’ una epi- dermide bruna e che è internamente violacea, caratteri che non si convengono affatto alla seconda, la quale si discosta assai, inoltre, dalla figura della C. triangula, data dallo stesso Philippi, inquantochè ha il margine inferiore assai più arcuato, è più profondamente solcata ed offre un colore non bruno, ma olivastro chiaro. All’ incontro, gli esemplari della C. triangularis, Metcalfe, corrispondono perfettamente alla descrizione e alla sopracitata figura della C. BuscAz di Philippi. MOLLUSCHI BORNEENSI 473 17I. Cyrena nitida, Desnayes. Cyrena nitida, Deshayes; Proc. zocl. Soc., XXII, 1854, p. 23. — Prime; Proc. Acad. nat. Sc. Philad., 1860, p. 286. Borneo (Prime). Citando questa specie, che mi è affatto ignota, non debbo tacere come, dalle descrizioni datene, mi sembri poco distinta da altre sue congeneri. 172. Cyrena laevis, Prive. Cyrena laevis, Prime; Proc. Acad, nat. Sc. Philad., 1860, p. 280, 1861, p. 125; Ann. Lyc. New York, 1866, p. 233, f. 64. Borneo (Prime). Rilevo dalla descrizione del Sig. Prime che questa Cyrena . . . e . 4 . misura 46 Mill. di lunghezza, 42 di larghezza e 22 di spessezza. 53. Corbicula, MEGERLE. 173. Corbicula tumida, DEsHsyEs. Corbicula tumida, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1854, p. 308. — Deshayes; Proc. zool. Soc., 1854, p. 343. — Prime; Proc. Acad. nat. Sc. Philad,, 1860, p. 274; Ann. Lyc. New York, 1866, p. 219, f. 50. Borneo (Metcalfe, Deshayes). Prime assegna alla conchiglia summentovata le seguenti dimensioni: Lungh. 17, largh. 13, spessezza 10 Mill. I74. (85) Corbicula Dayakorum, Isset. (Tav. VII, fig. 25-27). Teccadjon udgion, in malese Testa orbiculato-trigona, paululum solida, compresstuscula , subaequilateralis, postice paulo longior, rotundata, antice minus arcuata, umbonibus parvis, turgidulis, incurvis, epidermide Jusco-viridescente vel rubiginosa , nitente vestita , rugis profundis, 474 A. ISSEL irregularibus, valde distantibus instructa, valvis crassiusculis, intus prope cardinem pallide roseis, in reliquo albo-violacescentibus. N. 1. Long. 27, lat. 21'/,, diam. 26 Mill. » 2. Long. 17, lat. 16, diam. 10 Mill. Marop, nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 3 esemplari. . Conchiglia orbicolato-trigona, un poco solida, alquanto com- pressa, leggermente inequilatera, col lato posteriore (+) un poco più lungo ed arrotondato, anteriormente meno arcuata. Umboni piccoli, un poco turgidi ed incurvi. Valve coperte esternamente di una epidermide bruno-verdastra o rugginosa, nitide, or- nate di rughe concentriche piuttosto distanti, disuguali e profonde. Internamente, sono di color roseo pallido presso l'apice, e d’ un bianco violaceo alla periferia; tale carattere apparisce soltanto negli individui freschi. Var. olivacea (Jsse/). Testa paululum longior, rugis conspicuis sculpta, colore oli- vaceo, ad catremitates fuscescente. Long. 17, lat. 15, diam. 93/, Mill. Fiume di Sarawak, ove non si fa più sentire I’ influenza della marea (Doria e Beccari); 9 esemplari. Var. inaequilatera (Jsse?). Testa inaequilatera, minus compressa, colore rubiginoso vel lutescente. N. 1. Long. 17, lat. 16, diam. 11 Mil. » 2. Long. 16, lat. 15, diam. 10!/, Mill. Bellida nel territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 4 esemplari. La var. olivacea sì distingue dal tipo, perchè è relativamente più allungata ed ha rughe più profonde, nonchè pel suo colore olivaceo. La var. inacquilatera è caratterizzata dall’ avere l'estremità posteriore assai protratta ed il margine anteriore (!) Il lato posteriore della conchiglia è per me quello che non porta il le- gamento e che altri, Woodward per esempio, denomina anteriore. MOLLUSCHI BORNEENSI 475 poco arcuato; se ne incontrano delle sotto-varietà di color bruno rugginoso ed: altre di color giallo paglia. Al Sig. Mousson, cui ho comunicati alcuni individui della mia specie, è sembrata diversa da tutte quelle di Giava che egli possiede. . 175. (86) Corbicula duealis, PRIME. Corbicula ducalis, Prime; Boston Soc. Nat. Hist., VIII, 1863, p. 274; Ann. Lyc. New York, 1866, p. 226, f. 58 (esclusi i sinonimi). Giava (collez. Mousson). Bellida nel territorio di Sarawak (Doria Beccari); 10 esem- plari. Il Sig. Prime assegna a questa specie le dimensioni se- ‘guenti: Lungh. 19, largh. 16, spessezza 12 Mill. Negli esem- plari borneensi trovai, all’ incontro, per la lunghezza 14, per la larghezza 12, per la spessezza 9 Mill. Deve forse ascriversi ad una varietà della medesima specie una conchiglia (della stessa provenienza), lunga 8 Mill. e larga 7, le cui valve sono ornate, internamente, di due nappe violacee che sì dipar- tono dai lati dell’apice e si arrestano presso il margine. Prime, considerando la Cyrena fluminea di Mousson come ben diversa dalla vera C. fluminea di Muller ('), propria della Cina, le assegna la nuova denominazione di Corbicula du- calis, da me accettata. Riesce però difficile ad intendere perchè il suddetto autore comprenda la Cyrena fluminea di Mousson anche tra i sinonimi della Corbicula gracilis, Prime (Synonymy of Cyclades, Proc. of the Acad. of nat. Sc. of Philad., 1860, p. 270), tantopiù che in altra pubblicazione (?) egli insiste sulle differenze che distinguono la C. ducalis dalla C. gracilis e dice che l’ultima è più rigonfia, meno rotonda alla peri- feria, presentando strie più distanti ed epidermide più pallida e più levigata. Da ciò devesi forse inferire che la specie di Mousson ac- cluda le due summentovate di Prime? (1) Cyclas Chinensis, Lamarck. (2) Boston Soc. Nat. Hist., VIII, p. 274 476 A. ISSEL Negli scritti di questo conchiologo, a me noti, non trovai nulla in appoggio di siffatta supposizione (4); per la qual cosa io rimango nel dubbio che il nome di Cyrena fluminea (Mousson) sia stato, per inavvertenza, apposto a sinonimo di una o dell’ altra delle due specie di Prime. Certo, è, frat- tanto, che il Prof. Mousson, avendo esaminato alcuni esemplari della C. ducalis, raccolti in Borneo dal Beccari, non riconobbe in essi la sua C. fluminea, ma piuttosto una varietà più corta e troncata della sua C. pulchella. D4. Batissa, Gray. 176. Batissa compressa, Prine. Batissa compressa, Prime; Proc. Zool, Soc., 1860, p. 320. Borneo (Prime). 55. Unio, Rerzius. 177. Unio caudiculatus, y. Martevs. Unio caudiculatus, v. Martens; Malak. Blatt., 1867, p. 16. Borneo, nel lago Donau Siriang (v.° Martens). 178. Unio Borneensis, Isset. Unio plicatulus, Lea, non Charpentier; * Journ. Acad. nat. Sc. Philad., 1860; * Nayad., VII, p. 65, tav. XXXVII, f. 126. — Reeve; Conch. icon., tav. XXII, f. 102 (1865). — V. Martens; Malak. Blatt., 1867, p. 16. Nord-Est di Borneo; nelle vicinanze della costa presso Mampawa; nel lago Donau Siriang (v. Martens). (!) Nella memoria precitata, che comparve, come dissi, negli atti dell’ Ac- cademia di Scienze naturali di Filadelfia, egli stabilisce la sinonimia della C. gracilis come segue: Corbicula (Megerle) gracilis, Prime. Cyrena fluminea, Mousson, Moll. Java, 87, t. XV, f. 3, 1849. Corbicula Moussoni (Desbayes, in Litt.), Adams; Rec. Gen., Il, 117, (1853). MOLLUSCHI BORNEENSI 477 Reeve assegna erroneamente questa specie all’ Africa meri- dionale, mentre dà a torto V’U. Africanus, Lea, per bor- neense. Il nome di U. plicatulus, già aloperato da Charpentier per distinguere una forma dell’ YU. Astecorum del Messico, deve essere cangiato; lo sostituisco però con quello di U. Bor- neensis. Metcalfe cita rel suo catalogo due specie d’ Unio lasciandole però innominate. È probabile che I’ isola di Borneo, così ricca di grandi bacini fluviali, dia ricetto ad altre forme specifiche di questo gruppo. 56. Alasmodonta, Say. (Pseudodon, GOULD) 179. (87) Alasmodonta Vondembuschiana, Lyra. Margaritana vondembuschiana, Lea; * Trans. Americ. philosoph., Soc., VIII, 1843; * Nayad., III, tav. XVIII, f. 39 (1860). Alasmodonta Zollingeri, Mousson; Moll. von Java, p. 96, tav. XVIII, f. 1, 2 (1849). — Martini e Chemnitz; * Conch. Cab., ed. II, tav. IIC, f. 1, 3. Margaritana von den Buschiana, Mousson; Zeitschr. fiir Malak., 1849, p. 185. Monocondylaea Cumingi, Lea; * Nayad., VII, p. 2, tav. XXXIII, f. 114. Alasmodonta V ondembuschiana, v. Martens; Malak. Blatt., 1867, p. 13. Tindgion grogò, in malese. Penisola di Malacca (collez. Cuming, secondo v. Martens). Sumatra. Giava, nei dintorni di Tjikoya (Zollinger). Borneo (v. Martens). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); molti esemplari. Questi si accostano alla A. Zollingeri, var. vulgaris, di Mousson. Il Dott. Beccari trovò in un individuo di Alasmodonta una bella perla di forma lenticulare, del diametro di 3 Mill., d'un bigio traente al giallastro, iridescente. 180. Alasmodonta Walpolei, Hantey. Monocondylaea Walpolei, Hanley: Proc. zool. Soc., 1871, p. 587. Sarawak (Geale, secondo Hanley). 478 A. ISSEL 57. Glauconoma, Gray. 181. (88) Glauconoma virens, Linngo. Solen virens, Linneo; Syst. nat., ed. XII, p. 1115 (1767). Glavconoma virens, Hanley; *Ipsa Linnaei Conch., tav. I, f. 1; Proc. zool. Soc., 1844, p. 18. — Reeve; Conch. icon., tav. I, f. 9 (1844). Cina? Giava (Hanley). Territorio di Sarawak (Doria e Beccari); 20 esemplari. 58. Novaculina, Benson. 182. Novaculina olivacea, METCALFE. Novaculina olivacea, Metcalfe; Proc. zool. Soc., 1851, p. 713 Ann. and Mag. of nat. Hist., XI, 18:3, p. 71. Borneo (Metcalfe). QUADRO DEI MOLLUSCHI TERRESTRI E D'ACQUA DOLCE DI BORNEO COLL INDICAZIONE DELLA LORO DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA fi. Vaginula. IS 4. Hasselti, v. M. 2. Bleekeri, Keferst. 3. Wallacei, Iss 2. Parvmavion. A. Beccarii, Iss. 2. Doriae, Iss 3. Damayantia. | 4. dilecta, Iss. |— 4. Helicarion. BE 1. Borneense, Pfeiff. 5. Nanina. > (Xesta). glutin sa, Mete. Brotii, Bonn. Decrespignyi, Higg le (Hemiplecta). | . nasuta, Mete. . Hugonis. Pfeiff. regalis. Bens. Janus, Chemn. amphidroma, v. M. . striata, Gray. la . densa, A, Ad, . Souleyetiana. Pfeiff. 2. Donovani, Pfeiff . obliquata. Reev. LO LO > QouawTas |= {2 (Rhyssota). 15. Brookei, Ad. e Reev. 16. Borneensis, Pfeiff. | (Macrochlamys). 47. consul, Pfeiff. 48. jucunda, Pfeiff. 19. hyalina, v. M. = 20. Aglaja, Pfeiff. —| A. Cutteri. H. Ad. —| 22 23 dU. . tersa, Iss. ? Macdougalli, Iss. infans, Pfeiff. 6. Wyalima. " A. Lowi, Iss. (Conulus). 2. ? perlucida, Iss 7. Trochomorph a. (Videna). planorbis. Less. bicolor, v. M - (Nigritella). tropidophora, Ad. Reev. | — . conicoides, Mete. .£2 ceroconus, Pf iff. . ? angulata. Iss. s. Patula, 5) (Macrocycloides). A. obscurata, Ad. e Reev. 2. Helix. mal (Fruticicola). A. tomentosa, Pfeiff. ii | |a 19 aura ww | nobilis, Pfeiff. = = =) © | (Chl Ti = È Penis. . ad oriente di Sumatra Isole ad oriente d | | | sen ae | | | | (Si Î |a|o {SA | | | | lis ae 1) Sulla costa occidentale e a Pulo Laut all’ estremiti Sud-Est di Borneo. ALTRI PAESI Chusan - Pulo Pinang. Seychelles - Cina. I. Arn - N. Guinea - Ca- roline. MOLLUSCHI BORNEENSI Lo WO TH WL = di: CO ID ua w . achatinacea, Pfeiff. . pulvisculum, Iss. (Plectotropis). . Winteriana, Pfeiff. (Chloritis). . quadrivolvis, v. M. unguiculastra, v. M. (Camena). . germana, Reev. (Papuina). . antiqua, Ad. e Reev. (Helicostyla). . Palawanica, Pfeiff. . Trailli, Pfeiff. AD. Cochiostila. . Lais, Pfeiff. . Trailli, Pfeiff. . cinerosa, Pfeiff. Qi. Etulimus. (Amphidromus). . melanomma, Pfeiff. interruptus, Miller. perversus, Linn. chloris, Reev. Adamsi, Reev. 12. Ebulizmimus. (Napaeus). gregarius, Ad. e Reev. O28. Ciomella. (Glessula). Wallacei, Pfeiff. 14, Stemog gracilis, Hutt. AS. Damen. . bicolor, Hutt. 1G. Vertigo. . Moreleti, Brown. . ? Malayanus, Iss. id. Clausilia. (Phaedusa). . Borneensis, Pfeiff. . Schwaneri, Herkl. Se 8S. Strepiay . Sp. AD. Succiner. . subrugata, Pfeiff- . Borneensis, Pfeiff. ee. Camofria. . splendens, Iss. 2A. Melampus. . Siamensis, v. M. 22. Avricula. . Malchi, 0..F. Mill. . polita, Mete. - Dunkeri, Pfeiff. 23. Cassidula. . felis, Brug. . mustelina, Desh. . Gruneri, Pfeiff. 24. Scarabus. Ann. del Mus. ° e| | | 3 | |a G S| È a S| al 3 [Di a le o =) g =I | s| |z EN ake 3 (ca) 2S I © E 3 3 ates i | S|sjz E = E liar a 3) a Milo) = ° eile eS ons ks 3 9|5|2/3/.|s 3 3 mia = 2|2|s|olZ|>|8|s|rR|s 2 o\s|2/s15)2)8/5].-|.2)3 Aaa ln le [| io le | | | » [eve] cee] wor feve |a CIS OY | * AES . » . ’ Ù * eee] coed soe . x |a foc foe fonts . Civ. di St. Nat. Vol. VI. I O ne SERRE ERE SEE SEED Celebes Molucche Filippine ALTRI PAESI Palo Pinang. Giappone? chelles - a - Pulo T. Trinità e Ss. (Antille) - Ma Bourbon - Sey - Ceylan - Nicobare - Bengala - Pulo Pinang. Massaua. Pulo Pinang - N. Zelanda. 31 ALTRI PAESI malese e Birmania ° 3 = = Zz E) = as ea > di Sulu Isole Penis ad oriente di Sumatra Isole ad oriente di Siam ed Annam Celebes Picc. Sumatra Is. Molucche Filippine 1. Borneensis, A. Ad. 2. imperforatus, A. Ad. 3. intlatus, Pfei/f. 4. Reeveanus, Pfeiff. 5. pantherinus, A. Ad. 6. trigonus, T'rosch. 25. Piecotrema. 1. exarata, H. e A. Ad. 2. punctigera, H. e A. Ad. | 3. punctato-striata,H.A.Ad. 2G. Leptopoma, 4. ? bicolor, Pfeiff. 2. Lowi, Pfeiff. 3. signatum, Pfeiff. “, sericatum, P/eiff. 5. undatum, Mete 6. Bourguignati, Iss. 29. Megalomastoma. 1. anostoma, Beis. | 2. Doriae, Iss. 28, Cyclophorus 1. Borneensis, Mete. 2. tenebricosus, Ad. e Reev. (Craspedotropis). . barbatus, P/eiff. . bellulus, v. M. . Metcalfei, Ise. confluens, Pfeiff. 29. Cyclotus, . ptychoraphe, v M. triliratus, Pfeiff. . angulatus, v. M. 30. Pterocyelos. tenuilabiatus. Mete. . Loweanus, P/eiff. Sumatranus, v. M. . Labuanensis, Pfeiff. TE. Opisthonporus. biciliatus, Mouss. euryomphalus, Pfeiff. . latistrigus, v. M. . rostellatus. Pfeiff. birostris, Pfei/f. plerocycloides, Pfeif . ? pertusum, Morel. #2. Plectostomana, A. Decrespignyi, H. Ad. 32, Aleyaeus, I. Hochstetteri, Pfeiff. (Charax). 2. globosus, H. Ad. 3. spiracellum, Ad. e Reev. 34. Diplommatina. I. concinna, A. Ad. ‘5. Waxillns. 4. rubicundus, v. M. 2. adversus, H. e A. Ad. 3. Beccarii, Iss. 26. Pupineili. 1. Borneensis, Pfeiff 37. Rapha las. ours COLD = aw = SRE wPe x MOLLUSCHI BORNEENSI 483 A. bombycinus, Pfeiff. 2. Pfeifferi, Iss. 38. Helicina, 4. Borneensis, v. M. 2. Martensi, Iss. 39. Phaneta. . Everetti, H. Ad. 40. Omphalotropis. A. glabrata, Pfeiff. 2. radiata, Pfeiff. 3. carinata, Lea. (Optediceros). 4. Paladilhi, Iss. 41, Mydrocena. 4. cornea, Pfeiff. 42. Assiminca. {. rubella, Blanf. 43, Amnicola. I. Moussoni, Iss. 2. Borneensis, Iss. 44. Truncatella. 1. marginata, Kiist. 2. aurantia, Gould. 45. Stenothyra. A. strigulata, Bens. 46. Vivipara. A. Sumatrensis, Dunk. 2. costata, Quoy e Gaim. 3. Hamiltoni, Mete. 43. Ampullaria. A. Celebensis, Quoy e Gai. 2. pillula, Reev. 4s, Paludomus. 1. Broti, Iss. 2. Moreleti, Iss. 3. crassus, v. d. B. 49. Melani (Pachychilu 4. parva, Lea. (Melanoides). 2. infracostata, Mouss. 3. circumstriata, Mete. 4. Suluensis, Brot. (Melania). 5. ? agrestis, Reev. 6. subsuturalis, Mete. 7. pyramis, Bens. (Uhiaropsis). 8. hippocastanum, Reev. (Striatella). 9. tubercuiata, Mill. 10. ferrea, Reev. 44. rivularis, Phil. 12. Labuanensis, Brot. 13. acicula, Brot. Pice. is. al nord di Borneo Isole di Sulu. Penis. malese e Birmania Singapore Siam ed Annam Sumatra Is. ad oriente di Sumatra | Isole ad oriente di Giava Filippine ALTRI PAESI I. Bashi fra Formosa e le Filippine. Cina? Bengala. N. Caledonia? Europa merid. (fossile) - Malta - Egitto - Min- grelia - Siria - Algeria - Abissinia - Africa cen- trale - Persia - Ceylan - Bourbon - Rodriguez - Indie orient. Africa occidentale ?? 484 A. ISSEL o | 5 \ | |S Eis le = | = Gi | a è E| |S | 3 | jay) |s SÌ = I) 2 = Ci | = 3 CRE ALTRI PAESI = = © = = slelsl- (stelle =| ya aS d|n|8|S Sis 5 i IC [elsa s |P esile |o/2|s|a 5 |e #/5|.|S/slslsl= A ja D\n)2 io \2\o |S le —T————_—__—_—m_—»_ (Plotia). | 44. spinulosa, Lam. _ | .\-|—l..|—|—| Afganistan - © 50. Clean. . È Seychelles - Maurizio - oe nigricans, A. Ad. — ER I. Salomone - Vanikoro. of. Neritina. rs | A. piperina, Chemn. —_ Le [ees |ee [ese] |] Malabar. | 2. inconspicua, v. d. B. | — bel | | 3. dubia, Chemn. = alari | 4. Adamsi, Iss = | | 5. Beckii, Recl. i ESSI NI DEI 199] SRI ane] wel] ore | ase | ean [oral aon —-| Taiti. | (Dostia). 43 | 6. crepidularia, Lam. ia eal ol Ceylan - Bengala - Taiti. | 7. cornucopiae, Bens. — |... —|—| Bengala. | 52. Cyrema. a SI lità A 5 4. Buschii, Phil. = 2. nitida, Desh. | | 3. laevis, Prim. — 53. Corbicula. R |a = 4. tumida, Desh. _— | 2. Dayakorum, Iss. _ | | 3. ducalis, Prim. _ ne cl of. Batissa, è | 1. compressa, Prim. — Dd. mio. È * 5 cela I. caudiculatus, v. M. —_ 2. Borneensis, Iss. _ 56. Alasmodemta. |, 2 lis (Pseudodon). | 1. Vondembuschiana, Lea. | — Ci 2. Walpolei, Hunt. |— | 57. Glanconoma. |, BIEN oe) [ead = 1. virens, Linn. = LE Ao) Bee esc Cina 59. Novaculina. o | | 1. olivacea, Mete. —_ | | | Totale delle specie | pa jesi è (comprese le incerte) |161|25| $ S |14| 7 |22] 8 | 9 ]12/18 N. B. Le cifre che rappresentano il numero delle specie borneensi pro- miscue ad altre terre non corrispondono a quelle registrate da principio (p. 371 e 372), perché durante la stampa della memoria furono aggiunte al quadro alcune indicazioni di localita. Genova, Dicembre 1874. Fig. il Gb » I. ; 5, 6. » MS: » od) » 10. » ACE SS Gee i 7 » 9,44, 12: ; 10. » 13, 14, 15. We ly, 1), » 18. » 20599) 93! » 21. VALSA > 26, » 28. » 29. : 30, 32. » 31. Fia. il 9 » DI MOLLUSCHI BORNEENSI 485 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. Tav. IV. Vaginula Wallacei, n. sp., in grand. nat. Damayantia dilecta, n. sp., in grand. nat. La stessa, ingrandita. Parmarion Doriae, n. sp., in grand. nat. Parmarion Beccari, n. sp., in grand. nat. Limacella dello stesso, in grand. nat. Mandibola dello stesso, in grand. nat. (WOE E . Nanina tersa, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Trochomorpha? angula‘a, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Nanina? Macdougalli, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Nanina Decrespignyi, Higg., in grand. nat. Hyalina? Lowi, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Hyalina? perlucida, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Helix pulvisculum, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Bulimus Adamsi, Reev., mutaz. E, in gr. nat. Bulimus Adamsi, Reev., mutaz. F, in gr. nat. Vertigo Malayanus, n. sp., ingrandito. Lo stesso, in grand. nat. Tav. VI. Canefria splendens, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. A. ISSEL Cyclophorus Metcalfei, n. sp., ingrandito. Lo stesso, in grand. nat. . Leptopoma Bourguignati, n. sp., in grand. nat. . Leptopoma sericatum, Pfeiff., in grand. nat. Leptopoma sericatum, Pfeiff., mutaz. C, in gr. nat. Leptopoma sericatum, Pfeiff., mutaz. D, in gr. nat. Plectostoma Decrespignyi, H. Ad., ingrandito. Lo stesso, in grand. nat. Megalomastoma anostoma, Bens., in grand. nat. Megalomastoma Doriae, n. sp., in grand. nat. Paxillus Beccari, n. sp., ingrandito. Lo stesso, in grand. nat. Helicina Martensi, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Tav. VII. . Raphaulus bombycinus, Pfeiff., ingrandito. Lo stesso, in grand. nat. Raphaulus Pfeifferi, n. sp., ingrandito. Lo stesso, in grand. nat. Omphalotropis carinata, Lea, ingrandita. Lo stesso, in grand. nat. Omphalotropis Paladilhi, n. sp., ingrandito. Lo stesso, in grand. nat. . Amnicola Borneensis, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. . Amnicola Moussoni, n. sp., ingrandita. La stessa, in grand. nat. Paludomus Broti, n. sp., in grand. nat. . Paludomus Moreleti, n. sp., in grand. nat. Neritina Adamsi, n. sp., in grand. nat. Corbicula Dayakorum, n. sp., in grand. nat. Cardine della stessa, in grand. nat. Annali del Museo Civico. 1874. vol. VI. avi al di Arnonl del Imp Becguet, Faris. 1-3. Vaginula Wallace. — 4_6. Damaganta atlecla. 7-8 Larmarwn Dorte. — 9-11. Parmarwn Beccari. Annali del Museo Civico. 1874. vol. VL ann iVe Arnoul os Lip Beeguet, Faris. 1-4. Nanna tersa._3_8 Nan. angulata. — 9-12. Nan Mac-Dougalli. 13-18. Nan. Decrespigny. = LO_2G. Myalina Lowi 20-23 Llyal. perluceda. 2427 Melia puloisculum. 28 Bulimus Adamst, var. — 29. Bul. id. var 30-32 Vertigo Malayanis. Annali del Museo Civico. 1874. vol. VI. Tav. VI. 25 24 L mp Breguet, Faris Arnoud dl 4 3: Canefria splende 54-06. Cyclophorus Metcaltec. _ 7-9. Leptopoma Bourguigrate. EO Le. Leptog Oma sertcatui , var. 1315. [lectostoma Lecrespigny. - 10-17 Megalomastoma arastora. 18-19. Megal Doria. 20-22, Paxillus Beccari 23268 Helena Martens. Annali del Museo Civico. 1874. vol. VI. Tav. VII. Arnoud del inp Bi cegued, Faris. WA Raphaulus bombycinas. — 4-6. Kaph Steifferi. 7-9. Omphalotropis cartnata:_10_12. Omph Faladilhi. — 18-15. Amnicola Borneensis .— 16-18. Amn. Moussont. — 19-20. Paludomes Broti 2122. Paludomus Moredeti. — 23-24 Neritina Adamsi. — 25 327 Corbrcula Dayakorum. te ENUMERAZIONE DEI CETONIDI - RACCOLTI NELL'ARCIPELAGO MALESE E NELLA PAPUASIA pai Sienori G. DORIA, 0. BECCARI £ L. M. D’ ALBERTIS PER fp frEesTRO Il materiale enumerato nel presente lavoro, sebbene poco abbondante, non ho potuto trattenermi dal pubblicarlo, anzi- tutto perchè contiene diverse specie rare ed alcune affatto sconosciute, in secondo luogo perchè era mio desiderio di far noto almeno qualcuno dei risultati entomologici ottenuti dai Signori 0. Beccari e L. M. D’ Albertis nelle loro recenti esplo- razioni. A questi due arditi viaggiatori noi dobbiamo una raccolta importantissima di insetti appartenenti a tutti gli ordini, ma specialmente a quello dei Coleotteri, la quale sarà a poco a poco oggetto di speciali illustrazioni. Senza diffondermi sul loro itinerario, perchè fu trattato diffusamente in altri giornali (!) ed in succinto anche nel presente volume (2), dirò che essi formarono la parte più ragguardevole di queste raccolte alla Nuova Guinea, special- mente a Ramoi di faccia all’ isoletta di Sorong, ad Andai presso Dorey e a Hatam sul Monte Arfak. Più tardi il Beccari faceva da solo alcune escursioni alle Isole Aru ed alle Isole Kei, ed in ultimo si tratteneva lungamente nella parte Sud-Est dell’isola (1) Vedi: E. H. Giglioli; Odoardo Beccari e i suoi viaggi (Nuova Antologia. Firenze 1872-74). (2) G. Doria, Enumerazione dei Rettili raccolti dal Dott. O. Beccari in Am- boina, alle Isole Aru ed alle Isole Kei durante gli anni 1872-73, pag. 325. 488 R. GESTRO di Celebes, a Kandari, località molto interessante perchè nessun naturalista prima di lui l'aveva esplorata. Cosicché 1 Cetonidi che sono descritti nella presente nota provengono dalla gran terra Papuana per una buona parte, altri dalle isole circonvicine, altri da Celebes, alcuni da qualche altro punto ove fu fatta breve sosta durante la tra- versata, ed infine ho creduto non sarebbe stato inopportuno di annoverare in pari tempo quelli raccolti precedentemente dai Signori G. Doria ed 0. Beccari nel loro viaggio a Borneo, se non altro per contribuire meglio allo studio della distri- buzione geografica di questa famiglia. Il primo lavoro complessivo sui Cetonidi dell’ Arcipelago Malese e della Nuova Guinea fu fatto nel 1868 da Wallace (4) e comprende 181 specie; queste in seguito furono accresciute di molte altre descritte dal Dott. 0. Mohnike in due memorie separate negli Archiv fur Naturgeschichte del 1871 e 1373 (?) e da Westwood in una magnifica opera pubblicata di recente, la quale contiene una monografia del gruppo dei Cremasto- chilini (3). Altre comparvero sparse qua e là in diversi perio- dici e finalmente la collezione dei Signori Beccari e D'Albertis porse il suo tributo aggiungendone 6 alle già conosciute. Così vediamo che il numero totale delle specie da 181 è salito fino a 265. Ho creduto bene di dare alla fine di questa memoria, in forma di quadro, una lista di tutte le specie dell’ Arcipelago Malese e della Papuasia che sono attualmente a mia cono- (1) A Catalogue of the Cetoniidae of the Malayan Archipelago, with descrip- tions of the new Species, by Alfred R. W ‘ace. (Transact. Entom. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 519). (2) Uebersicht der Celoniden der Sunda-Inseln und Molukken nebst der Beschreibung von zweiundzwanzig neuen Arten, von D. Otto Mohnike. (Ar- chiv fùr Naturgesch. Jahrg. 37, 1871, p. 225). Die Cetoniden der Philippinischen Inseln beschrieben von D.* Otto Mohnike (loc. cit. Jahrg. 39, 1873, p. 109). (3) Thesaurus Entomologicus Oxoniensis; or Illustrations of new, rare and interesting Insects, for the most parl contained in the collections presented to the University of Oxford by the Rev. F. W. Hope, by J. 0. Westwood. Oxford 1874, CETONIDI i 489 scenza. Esse non saranno enumerate in ordine di affinità, es- sendo difficile il farlo quando non si ha sott’ occhio che una piccola parte del materiale e che, per conoscerne il resto, bisogna valersi soltanto delle descrizioni. Però i quadri da- ranno un’ idea delle aggiunte fatte al Catalogo di Wallace, di ciò che vi si è tolto per esser messo in sinonimia e delle nuove indicazioni di località. Nel fare questi quadri ho seguito strettamente il sistema tenuto da Wallace nell’ opera citata. Egli stabilisce due grandi sezioni, una che comprende la regione Indiana, l’altra per la regione Australiana. Alla prima regione dobbiamo ascrivere la penisola di Malacca, Singapore, le Isole della Sonda e I’ Ar- cipelago delle Filippine; alla seconda l’Isoia di Celebes, le Isole Sulla, le Molucche, la Nuova Guinea colle isole che ne dipendono, le isole del gruppo di Timor ed infine |’ estremità settentrionale dell’ Australia, cioè il Capo York ed alcuna delle isole ad Oriente della Nuova Guinea, come le Nuove Ebridi e le Isole Salomone. Noi vediamo che il numero maggiore di Cetonidi spetta appunto alla regione Indiana e sopratutto alle Isole Indo- Malesi e se consideriamo che le grandi Isole della Sonda sono ancora relativamente poco esplorate dal lato entomologico, pos- siamo immaginarci quante ricchezze esse ci nascondano ancora. Alcune sottofamiglie sono quasi limitate alla prima regione o almeno non trovano nella regione Australiana che uno scar- sissimo numero di rappresentanti, 1 quali per lo più sono costituiti da quelle specie che hanno una larghissima distri- buzione geografica, abitando quasi tutti i punti dell’ Arcipe- lago Malese. Così i Goltathini appartengono per la maggior parte alla provincia Sondaica ed alle Filippine, una sola specie si trova a Celebes e due nel gruppo di Timor. Quanto a quest’ ultimo gruppo però, mi pare che debba piuttosto ravvicinarsi alla regione Indiana anzichè all’ Australiana (!). (1) Il gruppo di Timor, per quanto si conosce nello stato attuale della scienza, ci presenta due specie di Heterorhina, 2 Clinteria, 1 Glycyphana e 490 R. GESTRO Anche dei Macronotini vediamo il più gran numero di specie nella prima regione; pochissime a Celebes; appena due abi- tano la seconda regione e di queste una è la Macronota regia che ha un habitat estesissimo. La sottofamiglia dei Cetonini è la più numerosa; anch’ essa conta maggiore quantità di specie nelle Isole Indo-Malesi e nelle Filippine, ne ha molto meno a Celebes e nelle Molucche e pochissime nella Papuasia. Finalmente 1 Cremastochilini, ad eccezione di una specie particolare ad Amboina, abitano la regione Sondaica ed hanno anche un rappresentante nelle Filippine. Nelle altre sottofamiglie vediamo il fatto opposto. Quella dei Gymnetini, tolto il genere Clinteria, che è par- ticolare alla regione Indiana e ha due specie nelle isole del gruppo. di Timor, ed il genere Agestrata che appartiene pure alla prima, meno |’ A. augusta che ha per patria Celebes (4), del resto è più numerosamente rappresentata nella regione australiana. Il genere Lomaptera ed il genere Ischiopsopha (che ho fondato separando dal primo le specie distinte per uno speciale apparato di fonazione, nonchè per altre diffe- renze) sono le forme più caratteristiche delle faune moluc- cana e papuana. Questi due generi contano nelle Molucche 10 specie, 14 nella Papuasia e 5 nelle isole ad Oriente di questa. Non si può dire assolutamente che siano esclusivi di questi paesi, perchè anche a Penang, a Giava, a Borneo, alle Filippine e a Timor troviamo qualche specie di Lomaptera ; però queste hanno un aspetto tanto singolare e caratteri tanto diversi da quelle della regione Australiana, che forse meriterebbero di costituire un nuovo genere (?). 4 Cetonia, tutte forme particolari piuttosto alla regione Indiana che alla Australiana; l’unica Lomaptera (L. timoriénsis, Wallace) ha, come vedremo in seguito, un tipo speciale di conformazione che la allontana dalle specie delle Molucche e della Nuova Guinea. (1) Recentemente fu pubblicata dal Sig. D. Sharp una nuova specie di Age- strata, A. Samson del Silhet (The Entomologist’s monthly Magazine, Vol. XI, July 1874, p. 35), cosicché questo genere sarebbe ora costituito da sette specie. (2) Queste specie aberranti sono la Lomaptera striata Wallace, di Penang, Giava e Borneo, la L. timoriensis Wallace, di Timor, la L. pulta Billberg, che CETONIDI 491 Gli Schizorhinini mancano interamente nelle isole Indo-Malesi , nelle Filippine, a Celebes e nella regione di Timor e ne rin- tracciamo uno scarso numero nelle Molucche e nelle isole Papuane, mentre invece questa sottofamiglia è riccamente rappresentata dal genere Schizorhina in Australia. La regione Sondaica enumera 114 specie di Cetonidi e il più gran numero di queste è proveniente dalla penisola di Malacca e da Penang. Delle grandi isole della Sonda la più ricca sarebbe Giava che ne ha 67; Sumatra ne ha invece 30 e 32 Borneo, compresa l’isoletta di Labuan che ne è dipen- denza. Queste indicazioni però hanno un valore molto relativo e fino a tanto che queste isole non siano esplorate più lar- gamente, è impossibile pronunciare un giudizio esatto sulla maggiore o minore ricchezza delle loro faune. Alla fauna borneense dobbiamo ascrivere una forma molto interessante descritta nel 1873 dal Conte di Castelnau sotto il nome di Westwoodia Howitti (*). Questo goliatino merita d’ esser no- tato per il suo aspetto dinastiforme. L’ Arcipelago delle Filippine ci offre la cifra ragguardevole di 77 specie, in gran parte dovuta al D." Carlo Semper, il quale durante un lungo soggiorno in queste isole, radunò collezioni di molta importanza. I Cetonidi da lui raccolti fu- ha una larga estensione geografica, abitando l'India, la Cina, Tenasserim, Pulo Penang, Giava e le Filippine, la L. cupripes Waterh., delle Filippine che il Dott. Mohnike ritiene come distinta dalla puZZa ed infine la L. agni Wallace, di Penang. Tutte hanno una /acies assai particolare che rammenta piuttosto il genere Agestrata anzichè il genere Lomaptera; ma oltre l’ aspetto e la forma, hanno anche certi caratteri essenziali che non si ritrovano in nessuna delle altre specie. Per esempio lo scudetto è sempre scoperto, a forma di un trian- golo molto allungato e ad apice acuto, Il mesosterno è molto sporgente e convesso, la sua apofisi è lunga, robusta, descrive una curva molto sentita e termina a punta acuta. Il pigidio ha pure una forma particolare, è largo e poco sporgente e presenta nel mezzo in direzione verticale un solco leg- gero che lo rende quasi bilobato. Nei Proceedings della Società Entomologica di Londra, si parla di una Lo- maptera Higginsii (0. Janson) di Borneo, presentata alla seduta del 16 Novembre 1874 dal Signor Higgins. Però, per quanto io mi sappia, questa Lomaptera finora non è stata pubblicata. (4) Revue et Magasin de Zoologie, 3, Ser. I, 1873, t. 17, f. 2. 492 R. GESTRO rono studiati e pubblicati dal Dott. Mohnike nell’ opera già da me citata, ove molte delle specie sono figurate. Le forme di questa regione hanno il tipo Indo-Malese e vi predominano il genere Macronota e il genere Cetonia. Di Celebes si conoscono pochissime specie, cioe: 1 Hetero- rhina, 1 Agestrata, 6 Macronota, 8 Glycyphana, 6 Cetonia e l’unica specie del genere Sternoplus. Le isole Sulla poi con- tano finora una sola specie, la Celonia taciturna, Guér., che sì trova contemporaneamente nelle Molucche, nelle Isole Aru e nel piccolo Arcipelago delle Luisiadi presso I’ estremità orientale della Nuova Guinea. Il gruppo delle Molucche comprende una trentina di specie ripartite quasi ugualmente fra le differenti isole che lo com- pongono e solamente un po più scarse a Goram, a Matabello e nel piccolo arcipelago delle Kei. Man mano che ci allontaniamo dalla regione Indiana per avvicinarci alla Australiana, vediamo diminuire il numero dei Cetonidi e nella Papuasia infatti non ne abbiamo che 26 specie. Però dobbiamo considerare che la Nuova Guinea finora non fu esplorata che sopra alcuni punti della costa e che nessuno ha potuto penetrare ancora nell’ interno di questa gran terra. Alla regione Papuana probabilmente appartiene anche |’ Isola di Timor Laut, non molto lontana dalle Isole Aru e dalle Isole Kei. Nessun naturalista l’ ha visitata finora el è da desiderarsi vivamente che sia fatta meta di qualche esplorazione. Delle specie annoverate nel presente Catalogo, 1 appartiene a genere /eterorhina, 1 al genere Agestrata, 3 al nuovo genere Ischiopsopha, 6 +1 genere Lomaptera e abbiamo poi 1 Plectrone, 1 Chalcothea, 4 Macronota, 3 Schizorhina, 7 Gly- cyphana e 4 Cetonia. Delle specie nuove per la scienza, 4 sono del genere Lo- maptera, 1 Schizorhina ed 1 Glycyphana. Il numero totale ammonta dunque a 31 e certamente esso è molto limitato, ma lo zelo e l’attività dei Signori Beccari e D'Albertis, ripartiti per nuove esplorazioni in differenti CETONIDI 493 punti della Nuova Guinea, ci danno ragione di sperare altri ricchi materiali e nuove brillanti scoperte. Nel compiere il mio lavoro mi furono larghi di aiuti i Signori Dott. 0. Mohnike e D. Sharp, ed il primo ebbe la bontà di inviarmi in comunicazione parecchi esemplari tipici. di specie da lui descritte. Son contento di poter esprimere pubblicamente ad ambedue la mia riconoscenza. Gencva, 25 Dicembre 1874. 494 R. GESTRO GOLIATHINI. Heterorhina, Westwoop. I. HMeterorhina borneensis, WALLACE. Heterorhina borneensis, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, DI ZE ly tee Diceros borneensis, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. pag. 13. Isola di Labuan. Un esemplare 9 raccolto dal Dott. Beccari nel 1867. Wallace indica Borneo come patria di questa specie. GYMNETINI. Agestrata, EscHscHoLTZ. 2. Agestrata augusta, MonnIKE. Agestrata augusta, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 30. Un individuo morto e mutilato di questa bellissima specie fu trovato a Kandari, S. E. Celebes, nel Luglio del 1874 dal Dott. Beccari. Il Dott. Moknike ne ha avuto anche un solo esemplare da Gorontalo, N. Celebes. Ischiopsopha, nov. gen. Gen. Lomapterae affine, sed sequentibus notis praecipue differt. 1. Facies diversa. 2. Corpus magis elongatum, magis parallelum et supra depla- natum. Elytra lateraliter angulatim inflexa: 3. Scutellum lobo postico prothoracis haud obtectum, parvum, haud elongatum. 4. Processus mesosterni depressus, deplanatus , horizontalis. 5. Latera 2.' et 3." segmenti abdominis, et aliquando pars 4.", lineolis tenuibus, parum curvis, inter se valde adproximatis , in area subelata dispositis. Femorum posticorum latus internum CETONIDI 495 lineolis crassioribus minusque regularibus. Hisce ex partibus li neolatis invicem confricatis strepitus oritur. 6. Pygidium hemisphaerico-depressum, carina media trans- versa, supra, magisque subtus, excavatum. 7. Pygidium in utroque sexu conforme. 3. Ischiopsopha bifasciata, Quoy et Gamarp. Cetonia bifasciata, Quoy et Gaimard, Voy. Uran. Zool., p. 548, t. 82, f. 5. Cetonia Dumerili, Lesson, Cent. de Zool. p. 54, t. 12. Lomaptera bivittata, Gory et Perch. Mon. Cet. p. 308, t. 60, f. 3. Lomaptera fasciata, Burm. Handb. III, p. 313. — Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 510. Lomaptera bifasciata, Mohnike, Archiv f. Naturg., 1871, estr. p. 39. Raccolta in quantita a Andai presso Dorey e a Hatam sul Monte Arfak dai Signori Beccari e D'Albertis, nei mesi di Agosto e Settembre. Questa specie finora era molto rara nelle collezioni. Wal- lace la trovò a Mysol, a Waigiou e alla Nuova Guinea, ma non ne raccolse che un esemplare per ciascuna di queste località. Il Dott. Mohnike ne ebbe un solo da Mysol tutto mutilato, perchè i ragazzi indigeni che lo avevano trovato si erano divertiti a strappargli le zampe. i. Ischiopsopha Wallacei, Tuonsoy. Lomaptera Wallacei, Thomson, Arch. Ent. I, p. 426, t. 16, f. 1. — Wal- lace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 540, — Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 35. Un solo esemplare 9 trovato dal Dott, Beccari a Wokan nelle Isole Aru. Wallace l’ha trovata piuttosto abbondante, volando nella foresta e posata sopra tronchi d’ albero putrescenti, e secondo Mohnike abita anche le isole Ternate, Tidor e Gilolo. 5. Ischiopsopha virens, Howpron et JacquinoT. Lomaptera virens, Hombr. et Jacq., Voy. au Pole Sud. Coléopt. t. IX, f. 6. — Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV. 1868, p. 538. — Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 34. 496 R. GESTRO Raccolta abbondantemente dal Bott. Beccari in Amboina. Questa specie sì trova anche a Ceram (Wallace, Mohnike). Il Signor David Sharp ha accennato per il primo all’ esis- tenza di organi di stridulazione nel genere Lomaptera (4). Sui lati del secondo e del terzo segmento addominale, e talvolta in parte del quarto, sì osserva sopra uno spazio alquanto rile- vato, una serie di lineette sottilissime, un po’ ricurve, ravvicinate strettamente fra loro, ed esaminando la superficie in- terna dei femori posteriori si trova rico- perta da linee più grossolane e meno re- golari. Ora dallo sfregamento di queste due parti nasce un rumore che si può pro- durre artificialmente con tutta facilità, facendo scorrere il femore sulla superficie addominale. Questa particolarità è limitata ad un certo numero di specie le quali formano un gruppo molto speciale: non solo per la loro facies, ma anche per alcuni caratteri loro proprii. Sono per lo più di color verde, il quale però può variare d'inten- sità, e due sole hanno qualche fascia nera (L. bifasezata, Q. et G., L. Ulricae, Mohnike). La loro forma è più allungata, più parallela, più appiattita superiormente e gli elitri sui lati si ripiegano in basso ad angolo talvolta molto mar- cato. Il lobo mediano posteriore del protorace in corrispon- denza dello scudetto ha quasi sempre una leggera smargi- natura. Lo scudetto è sempre visibile, piccolo e di forma non al- lungata (Fig. 6). È vero che anche nelle £. striata, timoriensis e pulla lo scudetto non è ricoperto dal lobo mediano del pro- torace, ma in questi casi esso ha una forma assolutamente (@) The Entomologist’s monthly Magazine, Vol. XI. Nov. 1874, p. 136. CETONIDI 497 diversa, perchè è maggiormente allungato, assai ristretto e termina all’ apice con un angolo molto acuto (Fig. a). L. striata. I. Wallacei. L’ apofisi mesosternale ha una forma caratteristica che non Si ripete in nessuna delle specie degli altri gruppi; essa è depressa, appiattita e sullo stesso piano del mesosterno, senza formare alcun angolo col medesimo. Nelle altre specie invece per lo più è alquanto compressa, quasi cilindrica, forma sempre un angolo col piano del mesosterno, e all’ apice, invece di mantenersi dritta, per lo più si incurva dal basso all’ alto. I segmenti addominali sono sempre glabri e nel 7° quasi interamente lisci; nella 9 invece il quinto presenta molti punti impressi disposti irregolarmente in serie e muniti cia- scuno d’una setola. Anche nelle specie degli altri gruppi il quinto segmento dell’addome è nelle stesse condizioni, ma gli altri raramente sono lisci e ci presentano invece o delle strie o dei peli. Esaminando poi il pigidio si trova che esso ha un tipo di conformazione tutto speciale. La sua forma è di un emisfero molto depresso, diviso trasversalmente per metà da una ca- rena assai marcata, al disopra e al disotto della quale esiste un’ incavatura, più rimarchevole alla parte inferiore. Da un sesso all’altro quest’ organo non presenta alcuna differenza apprezzabile, mentre negli altri gruppi troviamo che alle volte è semplice nel 7 e carenato inferiormente nella 9 (L. papua, xanthopyga, Albertisii, olivacea), in altri casi invece nella 9 alla parte inferiore ha una fossetta (L. Beccari, xanthopus) e via dicendo. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 32 498 R. GESTRO Ora tutte queste specie che oltre all’ avere una facies par- ticolare, presentano |’ insieme dei caratteri sopra accennati, ho creduto conveniente, tanto più tenendo conto della pre- senza di organi di stridulazione, di separarle dal genere Lomaptera e riunirle in un nuovo genere col nome di Ischiop- sopha (*) che allude appunto al rumore prodotto dallo sfre- gamento del femore contro l’ addome. Le specie che, a mio credere, devono esser comprese nel genere /schiopsopha sono le seguenti: * Ischiopsopha bifasciata, Quoy et Gaim. — Ulricae, Mohnike. Li = Wallacei, Thomson. È — Latreillei, Gory et Perch. i — pygidialis , Thomson. = Wallisiana, Thomson. — esmeralda, Wallace. — aruensis , Thomson. —_ anomala, Mohnike. — virens, Hombr. et Jacq. cs D Urvillei, Burm. — rugata, Hombr. et Jacq. Di queste non ho potuto esaminare che quelle segnate con asterisco, le quali esistono tutte nella collezione del Museo Civico di Genova, ad eccezione della Ulricae e della anomala che il Dott. Mohnike si compiacque di spedirmi in comunica- zione. Quanto alla D’ Urvillei e rugata mi pare probabile che debbano far parte del genere Jschiopsopha a giudicarne dalla posizione sistematica nella quale furono messe da Wallace nel suo Catalogo dei Cetonidi dell’ Arcipelago Malese; infatti la prima occupa il posto fra la virens e la Latreillei e la se- conda egli dice essere molto attine a quest’ ultima. Il fatto singolare di questi organi di stridulazione può darsi che in certi casi sia di qualche aiuto per distinguere una specie da un’ altra; difatti vediamo che le lineette dalle quali (4) Da tonioy femore e Popos rumore. ’ CETONIDI 499 sono costituiti occupano sui segmenti addominali un’ area variabile in estensione (!). Lomaptera, Gory et PERCHERON. 6. Lomaptera Albertisii, Grstro. Lomaptera Albertisii, Gestro, Petites nouvelles entomologiques. N. 107, 1.° Sett. 1874, p. 427. Nigro-nitida, elytris obscure castancis, pedibus flavo-rufescen- tibus, genubus, apice tibiarum, tibiis anticis tarsisque nigris ; capite vertice obsolete, clypei lobis dense punctato ; prothorace lateribus punctato ; elytris postice parum gibbosis, transversim aciculatis ; pygidio conoideo. Long. 34-26, lat. inter humeros 18-13 Mill. I. Tibiis anterioribus inermibus, abdomine late canaliculato, pygidio simplici. Q. Tibiis anterioribus margine externo dente parvo instructis, abdomine haud canaliculato , pygidio inferne carina longitudinali lata parum prominente praedito. Hab. Andai et Hatam (Nova Guinea) ad Montem Arfak. Coll. O. Beccari et L. M. D’ Albertis, 1872. La colorazione distingue molto bene questa specie dalle altre; essa ha il capo ed il protorace neri, gli elitri di un bel colore castagno un po’ scuro, i piedi giallo-rossastri colle tibie anteriori, i ginocchi, |’ apice delle tibie mediane e po- steriori e tutti i tarsi, neri. La superficie inferiore del corpo 4 (‘) A questo proposito il Signor D. Sharp (loc. cit. p. 136) dice: «... thus in the Lomaptera fasciata of Burmeister, which inhabits the island of Waigiou, there is on the fourth abdominal segment an imperfect addilional file, of which there is no trace in the L. divittata of Gory which inhabits New Guinea; these two species being now considered as only one (I think, erroneously) ». Se questo carattere però non è accompagnato da altri più importanti, mi pare non sia sufficiente per giustificare 1’ idea di questa separazione, tanto più che, avendo sott'occhio numerosi esemplari della specie in questione prove- nienti da Andai, presso Dorey, ho potuto constatare che in alcuni anche il quarto segmento addominale presenta qualche traccia di organi di stridu- lazione. 500 R. GESTRO è nera con peli giallastri, abbondanti sopratutto ai lati del petto. La punteggiatura del capo è piuttosto densa sui lobi del clipeo e molto sparsa sul vertice. Il disco del protorace è liscio e i lati punteggiati; alcuni dei punti che stanno vicino al margine esterno si allungano quasi a modo di strie. Lo scudetto è interamente nascosto. 1,’ apofisi mesosternale è di forma cilindrica, => carenata superiormente, coll’ apice non incurvato e molto ottuso. Gli elitri sono molto lisci alla base e al di là di questa sottilmente striati in senso trasversale. Anche il pigidio è scolpito da strie trasversali; la sua forma è quella di un cono a base molto larga, a punta molto ot- tusa e un po’ depresso. Le differenze che presenta da un sesso all’ altro sono molto spiccate, difatti nel maschio è legger- mente infossato alla parte inferiore, carattere che in altre specie, p. es. nella Z. Beccardi, appartiene all’altro sesso; nella femmina invece si fa più sporgente, alquanto carenato in senso trasversale e alla parte inferiore con una rilevatezza in direzione longitudinale. Nella numerosa serie di esemplari che ho sott’ occhio alcuni presentano tali varietà di colorazione che, se fossero isolati, ‘potrebbero forse indurre a creare erroneamente qualche nuova specie; ma la forma generale del corpo, la punteggiatura e sopratutto gli speciali caratteri del pigidio sono argomenti validi per dimostrare |’ identità di questi individui aberranti colla forma tipica. Queste varietà si possono ridurre a quattro. a) La testa e il protorace sì mantengono neri; gli elitri invece diventano giallo-testacei e non conservano del loro colore oscuro che una traccia lungo la sutura e sugli omeri. L’addome si fa castagno invece di nero ed i lati del petto sono orlati di giallo-rossastro. Alcuni esemplari presentano agli angoli posteriori del protorace una macchia giallo-testacea e fanno passaggio alla varietà seguente. a CETONIDI 501 b) Il colore nero del capo rimane solamente limitato al- l’apice dei lobi del clipeo, al loro margine esterno ed al vertice, e manca sui lati e sul lobo mediano posteriore del protorace. c) Questa è la varietà a colorazione più chiara di tutte le altre; difatti il capo non è nero che alla parte posteriore e leggermente lungo 1 margin: dei lobi del clipeo. Anche sul protorace non vediamo di nero che un sottilissimo orletto che costeggia l’intero margine anteriore, la metà posteriore del margine laterale ed il margine posteriore, e sul disco una macchia che somiglia alla lettera M. Gli elitri hanno la sutura nera e una macchia nera sugli omeri. Il pigidio è al disopra giallo rossastro come pure 1 lati dell’ addome e del petto e l’ apice del processo mesosternale. d) Finalmente abbiamo una varietà interamente nera, ad eccezione dei piedi, i quali, tanto in questa come nelle pre- cedenti, mantengono sempre la colorazione normale. La L. Albertisii fu raccolta in gran quantità dai Signori Beccari e D’ Albertis alla Nuova Guinea nei mesi d’ Agosto e Settembre, a Andai e Hatam. 7. Lomaptera papua, GuÈRIN. Cetonia papua, Guér. Voy. Coquille, Zool. Vol. II. p. 91, t. 3, f. 11. — Boisd. Faune entom. de l’Océanie p. 224. Lomaptera papua, Gory et Perch. Mon. Cet. p. 308, t. 60, f. 4. — Burm. Handb. III, p. 215. — Wallace, Trans. Ent. Soc, 3, Ser. IV, 1868, p. 544. — Moh- nike Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 37. Una sola 9 di Andai, presso Dorey. Viaggio Beccari e D’ Albertis. Wallace ne raccolse pure una sola 9 a Waigiou. 8. Lomaptera Beccarii, n. sp. Viridis, nitida, elytris limbo externo lato subflavo , margine humerali dilatato, pygidio conoideo. TI. Tibiis anterioribus inermibus, abdomine sulcato , pygidio simplici. 502 R. GESTRO Q. Tibiis anterioribus dente parvo armatis, abdomine haud sulcato, pygidio inferne fovea lata, parum profunda. Long. 33-28; lat. inter humeros 18-15 Mill. Hab. Andai (Nova Guinea). Coll. Beccari et D’ Albertis. Questa specie è vicina alla L. papua, Guèr., però se ne distingue facilmente: 1.° Per il protorace più largo in addietro e gli elitri più larghi alla base, per cui ha una forma meno allungata e meno parallela. 2.° Per una dilatazione che subisce il margine omerale dell’ elitro, in modo da dar origine ad un’ appendice spor- gente di forma quasi triangolare, un po’ convessa al disopra e concava al disotto, carattere che non trovo accennato in nessuna delle specie del genere Lomaptera. 3.° Per il pigidio che ha pure la forma d’ un cono, ma più corto e a base molto più larga, per la infossatura che questo presenta alla parte inferiore nella femmina, mentre nello stesso sesso della papua tende a farsi piuttosto carenato. La L. Beccari è di un verde un po’ più chiaro che quello della papua, soltanto |’ apice dei lobi del clipeo è giallastro. La colorazione dei suoi elitri è unica nel genere Lomaptera. Il verde va sfumandosi verso il margine esterno in un giallo verdastro che forma un largo lembo tutto attorno. La punteggiatura del capo è piuttosto sottile e, come in generale, più densa sui lobi del clipeo, più sparsa e quasi scancellata sul vertice. i Il protorace è interamente liscio sul disco e appena leg- germente punteggiato sui lati, mentre lo è in modo più marcato nella papua. L’apofisi del mesosterno ha una forma partico- n lare; è molto lunga e dritta; si dirige obliqua- n mente in basso in modo assai marcato, è compressa e inferiormente presenta un angolo verso l’apice; Prete Gen’ questo è arrotondato e si mantiene nella stessa direzione del resto dell’ apofisi, senza incurvarsi menoma- mente in alto. Nella papua invece è più corta, più grossa, CETONIDI 503 un po’ meno obliqua e più larga all’ apice. Anche in questa specie presenta inferiormente un an- golo quasi a modo di carena, il quale però SS invece di trovarsi presso l’ estremità, è in vi- cinanza della base. Processo mesosternale della L. papua. Gli elitri sono lisci alla base e alla porzione scutellare, quindi punteggiati finamente e percorsi da sottili solchi tra- sversali più marcati verso l’ apice. I lati del petto sono finamente striato-puntati e rivestiti di lunghi peli gialli. L’ addome è longitudinalmente solcato nel maschio. Il pigidio è striato trasversalmente e con una larga ma poco profonda infossatura nella femmina. Piedi verdi, tibie anteriori interamente inermi nel maschio, con un piccolo dente sul margine esterno nella femmina. Due individui di sesso differente furono raccolti a Andai, presso Dorey nel mese d’ Agosto. Viaggio Beccari e D’ Albertis. 9. Lomaptera xanthopus, Bolspuvit. Cetonia xanthopus, Boisd. Voy. Astrol. Col. p. 225, t. 7, f. 3. Lomaptera xanthopus, Burm. Handb. III, p. 315. — Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 542. — Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p.37. Raccolta abbondantemente dai Signori Beccari e D’ Albertis a Salwatty, Sorong, Andai e Hatam. Wallace e Mohnike citano anche Mysol come patria di questa specie. 10. Lomaptera xanthopyga, Grsrro. Lomaptera xanthopyga, Gestro, Petites nouvelles entomologiques N. 113, 1.° Dic. 1874, p. 451. Viridis nitidissima, capite antice, prothoracis pectorisque late- ribus, processu mesosternali, pedibus, pygidio et elytris latera- liter posticeque rufescentibus. Elytris apice gibbosis. ST. Tibiis anterioribus inermibus, abdomine sulcato, pygidio conoideo. 504 R. GESTRO Q. Tibiis anterioribus unidentatis, abdomine haud sulcato, py- gidio lateraliter impresso et inferne longitudinaliter carinato. Long. 26-21; lat. inter humeros 13-10 Mill. Hab. Andai et Hatam ad Montem Arfak. Coll. Beccari et D’Al- bertis 1872. Forma non molto allungata, larga nel protorace ed alla base degli elitri, ristretta in addietro. D'un verde un po’ oscuro, molto lucente. Capo, ad eccezione della sua parte posteriore, giallo ros- sastro, con punti addensati sui lobi del clipeo e sparsi sul vertice; antenne di color rossastro oscuro. Il protorace è striatopuntato ai lati e sottilmente punteg- giato alla parte anteriore; liscio sul disco e sul lobo mediano posteriore; lateralmente ha un orletto di color giallo rossastro che è ristrettissimo alla metà posteriore e si allarga sul da- vanti, ove presenta sempre una piccola macchia verde di forma semilunare. Lo scudetto è invisibile. L’ apofisi del mesosterno è in direzione obliqua dall’ alto al basso, carenata al disopra, convessa al disotto, leggerissima- mente incurvata in alto all’ apice, che è ottuso e sempre di color più o meno rossastro. Gli elitri in addietro hanno, sopratutto nella femmina, una gibbosità ben marcata e si ripiegano in basso; alla parte po- steriore la sutura è molto rilevata; il colore giallo rossastro del loro apice si estende sui lati fino alla metà e in qualche esemplare la oltrepassa. La loro superficie presenta sottilis- simi solchi trasversali, tortuosi, e questa finissima scultura comincia nel maschio subito dopo la base, nella femmina invece si trova soltanto sulla metà posteriore ed anche un po’ meno marcata. Il colore della superficie inferiore del corpo è verde, ad eccezione dei lati del petto, dell’ apice del processo mesoster- nale e della parte mediana dell’ addome. Lateralmente il petto e l’ addome sono coperti da peli giallastri; quest’ ultimo è solcato in senso longitudinale nel maschio. Il pigidio è scolpito da sottili strie trasversali e presenta, CETONIDI 505 in quanto alla forma, notevolissime differenze nei due sessi. Nel maschio ha quella di un cono molto depresso, a base molto larga e leggermente carenato in senso trasversale. Nella femmina invece è fatto quasi come un semicircolo col dia- metro rivolto in alto; è appiattito e nel suo mezzo sorge una sporgenza longitudinale carenata alla parte inferiore. I piedi sono rossastri; il margine esterno delle tibie ante- riori porta nella femmina un dente, che manca affatto nel sesso opposto. Questa specie fu trovata abbondante a Andai, presso Dorey e a Hatam sul Monte Arfak dai Signori Beccari e D'Albertis. La L. xanthopyga somiglia tanto alla xanthopus per la co- lorazione e l'aspetto generale, che riesce facile confonderla con essa a prima vista; però, per poco che si osservino queste due specie, vi si scoprono subito differenze essenziali di strut- tura che non lasciano dubbio sulla loro separazione. Credo che si potranno meglio apprezzare le loro differenze e le loro affinità disponendone i caratteri distintivi in serie parallele. Lomaptera xanthopyga. Forma non molto allungata, larga nel protorace e alla base degli elitri, meno ristretta in addietro. Parte anteriore del capo giallo-ros- sastra. Antenne rossastro oscure. Protorace meno fortemente striato- puntato ai lati, con un orletto gialio rossastro che si allarga in avanti e presenta una macchiuzza verde semi- lunare. Scudetto invisibile. Elitri con gibbosità marcata alla estremità e ripiegati obliquamente in basso; colore giallo rossastro dell’apice esteso lungo il margine esterno fino alla metà. Scultura degli elitri meno marcata, occupante nel maschio tutta la su- perficie ad eccezione della base, nella femmina limitata alla parte posteriore. Lomaptera xanthopus. Forma non molto allungata, larga nel protorace e allabase degli elitri, un po’ più ristretta in addietro. Parte anteriore del capo giallo-ros- sastra. Antenne rossastro oscure. Protorace più fvrtemente striato- puntato ai lati; con un orletto giallo- rossastro che si allarga in avanti e presenta una macchiuzza verde semi- lunare. Scudetto invisibile. Elitri piani all'estremità, appena con leggera traccia di gibbosità e non ripiegati obliquamente in basso. Colore giallo rossastro limitato all’ apice. Scultura degli elitri più marcata, occupante tutta la superficie, ad ec- cezione della base, tanto nel maschio come nella femmina. 506 R. Lomaptera xanthopyga. Parte inferiore del corpo verde, eccettuati i lati del petto e la parte mediana dell’ addome. Processo del meso- sterno giallo rossastro al? apice, diretto un po’ obliquamente in basso, ma non ango- loso alla sua estre- mità; carenato al disopra, convesso al disotto e a punta ottusa. Pigidio striato trasversalmente; nel maschio a forma di cono depresso, a base larga © carenato in senso tra- sversale; nella ‘femmina quasi semi- circolare, longitudinalmente carenato. Piedi rossastri, colle tibie anteriori inermi nel maschio, unidentate ne!la femmina. GESTRO Lomaptera xanthopus. Parte inferiore del intera- mente verde. corpo Processo del mesosterno interamente verde, di- retto obliquamente in A basso, ma all’ estremita 2 ripiegato in alto facendo un angolo; carenato al disopra, convesso al disotto e a punta più acuta. Pigidio striato trasversalmente; nel maschio a forma di cono depresso a base larga e carenato in senso tra- C7 ‘Le ca g sversale. Nella femmina di forma come nel maschio, ma inferiormente con una fossetta larga abbastanza pro- fonda, sormontata alla parte anteriore da una quasi insensibile traccia di carena longitudinale. Piedi rossastri, colle tibie anteriori inermi nel maschio, unidentate nella femmina. 14. Lomaptera macrophyilila, n. sp. Viridi-aenea nitida, elytris flavo-virescentibus sutura viridi, antennarum flabello longissimo. FI. Tibiis anterioribus inermibus, abdomine levissime sul- cato. Long. 23; lat. inter humeros 11 Mill. Hab. Andai prope Dorey. Coll. Beccari et D’ Albertis. Il carattere che presenta questa specie d’ avere il foglietto delle antenne molto allungato basterebbe da per se solo a distinguerla da tutte le altre. E di piccola* statura e di forma poco convessa; gli elitri CETONIDI 507 sopratutto sono molto piani e in addietro presentano appena una leggera traccia di gibbosità. Il suo colore è verde con qualche riflesso bronzato. La punteggiatura del capo è densa sui lobi del clipeo, di- venta più grossa e più sparsa verso il vertice e scompare quasi interamente in addietro. Le antenne sono brune ad eccezione del primo articolo che è di color verde. Il protorace è piuttosto ristretto, col lobo mediano poste- riore leggermente smarginato all’ estremità, lateralmente rivestito di scarsi peli giallastri; sul disco presenta punti sparsi appena visibili, ai lati questi punti ingrandiscono, si fanno più profondi e presso il margine esterno confluiscono in modo da dar origine a piccoli solchi trasversali un po’ tortuosi. Lo scudetto è invisibile. Il processo del mesosterno è assai robusto, SS obliquo, non incurvato, nè angoloso, compresso e tanto grosso alla base come all’ estremità. Gli elitri sono paralleli, di un color giallo verdastro, colla sutura verde; alla base sono del tutto lisci, ma a poca di- stanza da questa cominciano alcuni punti poco profondi i quali tendono ad allinearsi in serie longitudinali parallele al margine esterno. Due di queste serie molto ravvicinate fra loro si osservano verso il terzo esterno dell’ elitro e altre due ugualmente ravvicinate fra loro, verso il terzo interno. Il piccolo spazio delimitato fra ognuna di queste coppie è liscio e leggermente rilevato, cosicchè ciascun elitro ha l’aspetto d’ essere bicostato. Oltre la punteggiatura accennata, tutta la superficie, ad eccezione della base e della porzione scutellare, presenta piccoli solchi trasversali un po’ tortuosi i quali sono più profonli all’ apice e sopratutto alla parte posteriore del margine esterno. ‘ I lati del petto sono puntatostriati e rivestiti di peli gial- lastri assai lunghi. Ciascun segmento addominale presenta nel mezzo una linea trasversale irregolare di punti profondi piliferi, ad eccezione dell’ ultimo che è nei suoi due terzi posteriori tutto punteggiato e peloso. 508 R. GESTRO Il pigidio ha la forma d’ un cono schiacciato dall’ alto al basso e si presenta tutto solcato trasversalmente. I femori sono puntatosolcati e pelosi, specialmente quelli delle due paia anteriori; le tibie puntate e ispide. L’ esemplare sul quale è fondata la specie è di sesso ma- schile e si distingue per le tibie anteriori inermi e per un largo ma poco profondo solco longitudinale sull’ addome. La lunghezza esagerata del foglietto delle antenne non credo abbia alcuna importanza come carattere sessuale, giacchè nelle specie del genere Lomaptera quest’ organo sì mantiene delle stesse dimensioni tanto nel maschio come nella femmina. Un solo individuo della Lomaptera macrophylla fu trovato nel mese d’ Agosto a Andai. Viaggio Beccari e D'Albertis. MACRONOTINI. Plectrone, WALLACE. 12. Pleetrone tristis, Westwoop. Macronota tristis, Westw. Arc. Ent. I, p. 104, t. 28, f. 5, a, db, c,d 9. Plectrone tristis, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser.IV, 1868, p. 546, t. XIII, f. 1, #. — Mohnike, Archiv f. Naturg. 187], estr. p. 43. Una sola 9 di Sarawak, Borneo. Viaggio Doria e Beccari. L'isola di Borneo non era ancora indicata come patria di questa specie e tanto Wallace che Mohnike citano soltanto Giava e Penang. Chalcothea, Burmeisrer. 13. Chalcothea affinis, VOLLENHOVEN. Chalcothea affinis, Voll. Tijdschr. v. Ent. I, 1858, p. 23, t.2, f.2. — Wal- lace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, pag. 547. — Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 44. Sarawak, Borneo. Viaggio Doria e Beccari. L'isola di Borneo possede una seconda specie di Chalcothea, la C. auripes, Westw. (1). (1) Trans. Ent. Soc. 1874, p. 474, t. VII, f. 2. CETONIDI 509 Macronota, HorFMANNSEGG. 14. Maeronota luetuosa, VOLLENHOVEN. Macronota luctuosa, Voll. Tijdschr. v. Ent. I, 1858, p. 25, t. 2, f. 4. — Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 550. — Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 45. Parecchi esemplari d’ Amboina raccolti dal Dott. Beccari. Questa specie è comune non solo in Amboina, ma anche in Ceram. (Wallace, Mohnike). 15. Macronota regia, Fagricius. Cetonia regia, Fabr. Syst. Eleuth. II, p. 159. Cetonia zebra, Billberg. Schonh. Syn. Ins. App. I, 3, p. 4. Macronota regia, Gory et Perch. Mon. Cet. p. 316, t. 62, f. 3. — Burm. Handb. III, p. 324. — Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 552. — Moh- nike, Archiv f. Naturg. 1871, p. 46. Var. malayana, Wallace, loc. cit. Alcuni esemplari di Sarawak, Borneo. Viaggio Doria e Beccari. Var. venerea, Thoms. Arch. Ent. I, p. 284. Forsteni, Vollenh. Tijdschr. v. Ent. 1858, I, p. 24. Kandari (S. E. Celebes) Aprile 1874. Viaggio Beccari. Var. Apelles, Thoms. Mus. Scient. I, 1860, p. 36. Varii esemplari di questa bellissima varietà furono raccolti dai Signori Beccari e D’ Albertis alla Nuova Guinea, a Kapaor in Aprile, a Andai in Agosto e a Hatam in Settembre 1872. La Macronota regia ha una distribuzione geografica assai larga e si citano come località abitate da questa specie: Pe- nang, Sumatra, Giava, Borneo, le Filippine, Celebes, Bat- chian, Ternate, Kajoa, Gilolo, Morotai, Buru, le isole Aru, Mysol, Salwatty e la Nuova Guinea. 16. Maeronota variegata, WALLace. Macronota variegata, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 552, t. XII, f. 7. -- Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 46. 510 R. GESTRO Alcuni esemplari di Sarawak, Borneo. — Viaggio Doria e Beccari. Questa specie non era conosciuta che di Penang (Wallace, Mohnike). 17. Maeronota monacha, Gory et PERCHERON. Macronota monacha, Gory et Perch. Mon. Cet. p. 323, t. 64, f. 1. Macronota Luxerii, Buquet, Ann. Soc. Ent. Fr. 1836, p. 204. "Paeniodera monacha, Burm. Handb. III, p. 326. Macronota monacha, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 557. Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871. estr. p. 48. Pochi esemplari di Sarawak, Borneo. — Viaggio Doria e Beccari. Si trova pure a Giava, Sumatra, Penang, Malacca e Sin- gapore. SCHIZORHININI. Schizorhina, Kirsy. 18. Schizorhina flammula, BLancHarp. Fupoecila fammula, Blanch., Voy. Pole Sud. Col. p. 132, t. 9, f. 4. — Cat. Coll. Ent. 1850, I, p. 22. Schizorhina (Hemipharis) Idae, White, Proc. zool. Sol. 1856, p. 16, FSE Schizorhina flammula, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 561. Eupoecila flammula, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 54. Un solo individuo 9 raccolto dal Beccari in Amboina è a un dipresso uguale per colorazione alla figura del White (loc. cit.); ma questa specie è molto soggetta a variare nel colore, e alcuni esemplari, sopratutto i maschi, secondo Wal- lace (loc. cit.) sono quasi interamente neri. Pare molto rara in Amboina e si trova anche a Ceram; però la sua vera patria è Buru (Vollenhoven, Mohnike). 19. Schizorhina caelata, n. sp. Tota nigro-nitida , elytris transversim tortuoso-aciculatis. Long. 26; lat. inter humeros 14 Mill. CETONIDI 511 Hab. Andai (Nova Guinea). Coll. Beccari et D’ Albertis. Questa specie, molto bene distinta sopratutto per la scul- tura degli elitri, va messa nel gruppo delle Hemipharis. Di statura è più grande che la Wie; per la forma le somiglia, però è alquanto più larga in corrispondenza della base degli elitri e ciascuno di questi posteriormente ha una gibbosità piuttosto marcata. Il clipeo è corto, di forma quadrangolare , pochissimo smar- ginato; esso presenta dei punti impressi non molto grossi, sparsi sopra un fondo finamente rugoso; il vertice del capo é liscio con scarsa punteggiatura in avanti che scomparisce affatto alla parte posteriore. Le antenne e i palpi sono neri, appena un po’ ferruginosi all’ apice. Il protorace ha piccoli punti quasi invisibili sul disco, ma più marcati verso il margine laterale, ove 1 più esterni si uniscono per formare brevi strie trasversali. Il lobo me- diano posteriore non è molto sporgente, la smarginatura ne è poco pronunziata e limitata lateralmente da angoli non molto acuti. Lo scudeito è più piccolo che nella Wei, ha la forma di un triangolo isoscele, molto acuto all’ apice e striato-puntato ai lati. Gli elitri sono piuttosto convessi e paralleli, poco sinuati al didietro delle spalle e gibbosi ail’ estremità. La loro scultura ricorda quella di alcune specie di Lomaptera e si compone di piccoli solchi trasversali tortuosi che ne occupano tutta la superficie ad eccezione di un piccolo spazio in corrispondenza della protuberanza omerale. Anche il pigidio presenta lo stesso genere di scultura, ma più serrata; questo ha a un dipresso la stessa forma che nella White’; però è un tantino più acuminato e sporgente. L’ apofisi del mesosterno è come nella Whited; i lati del petto sono pure tortuosamente striati, come anche i femori. I segmenti dell’addome sono nel mezzo scarsamente e leg- germente punteggiati ad eccezione dell’ ultimo, che nella parte posteriore lo è in modo assai pronunziato; ai lati punta- tostriati e quasi rugosi. Lati del petto, lati e parte posteriore 512 R. GESTRO dell’ addome, femori anteriori e mediani, rivestiti scarsamente di peli giallo-rossastri. Tibie anteriori con due denti laterali sul margine esterno. Di questa specie fu raccolto un solo individuo a Andai in Agosto. Benchè riunita al gruppo delle Hemipharis, pure ha un aspetto molto singolare che la fa distinguere con tutta facilità dalle altre forme del genere. 20. Schizorhina Whitei, Tuomson. Schizorhina Whitei, Thoms. Mus. Scient. I, 1560, p. 36. Schizorhina Emiliae ?, Thoms. Arch. Ent. I, pag. 429, t. 16, f, 5 (nec S. Emilia, White). Schizorhina bouruensis, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868 pag. 562. Hemipharis Whitei, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 50. Molti esemplari raccolti alle Isole Kei dal Dott. Beccari. Si trova pure a Ternate, a Gilolo, Buru, Matabello e alle Aru (Wallace, Mohnike). . Il Dott. Mohnike (loc. cit.) riunisce molto giustamente alla S. Whitei la S. aruana e la S. bouruensis che Wallace ha creato sopra semplici varietà locali. Difatti la arwana non differisce dalla Whdtec se non per essere un po’ più piccola, un po’ più allungata e di color bronzato, e la bowruensis per il torace senza macchie e per la linea suturale degli elitri interrotta. Io ho sott'occhio numerosi esemplari di una stessa località, cioè delle Isole Key, che presentano un’ infinità di differenze; difatti le macchie gialle ora mancano del tutto sul protorace, ora scarseggiano sugli elitri e si riducono a piccoli punti; così pure la punteggiatura degli elitri è più o meno marcata ed in alcuni esemplari la linea suturale è quasi interrotta, in altri lo è del tutto. Talvolta il corpo è anche un po’ più allungato. Ho poi individui di Buru di un colore bronzato, in alcuni dei quali la linea suturale degli elitri si trasforma verso la metà in una serie di punti, mentre in altri sì interrompe affatto. Ciò prova chiaramente che CETONIDI 513 questo carattere, sul quale Wallace cerca di fondarsi per garantire la separazione della S. bowrwensis dalla Whitec, non * ha nessun valore, perchè l’ esame di una lunga serie ci offre le transizioni da una forma all’ altra. CETONINI. Glycyphana, Burmeister. 21. Glyeyphana cineta, WALLACE. Euryomia cincta, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, pag. 566, t. XIII, f. 3, 4. Glycyphana cincta, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 60. Un esemplare di Sarawak. Viaggio Doria e Beccari. Questa specie fu descritta da Wallace sopra esemplari di Penang. 22. Glyeyphana perviridis, WALLace. Euryomia perviridis, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 570. Glycyphana perviridis, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 65. Ceram. Viaggio Beccari e D’ Albertis. Abita anche Amboina e Matabello. (Wallace, Mohnike). 23. Glyeyphana Moluccarum, WALLACE. Euryomia Moluccarum, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, pag. 571. Glyeyphana Moluccarum , Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 65. Kandari (S. E. Celebes). Aprile 1874. Viaggio Beccari. Si trova pure a Batchian, Ternate, Kajoa, Tidor, Gilolo, Morotai. (Wallace, Mohnike). 24. Glyeyphana Bowringii, WALLACE. Euryomia Bowringii, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p.573. ie Sy be Glycyphana Bowringii, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 67. Sarawak. Viaggio Doria e Beccari. Abita pure Penang. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 33 514 R. GESTRO 25. Glyeyphana cretata, WALLACE. Euryomia cretata, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, pag. 577, t. XIV, f. 4. Glyeyphana cretata, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 68. Un esemplare raccolto in Aprile 1874 a Kandari (S. E. Ce- lebes) dal Dott. Beccari. 26. Glyeyphana Mohnikei, n. sp. Nigro-subviridis, opaca, thorace flavo-marginato, medio et lateraliter rufovittato ; scutello rufo,; elytris ante medium vitta abbreviata obliqua rufa, pone medium macula transversali flava. Subtus nigropicea, abdominis pectorisque lateribus flavis ; pygidio Jasciis duabus transversalibus apice conjunetis, flavis. Long. 12; lat. inter humeros 5'/, Mill. Hab. Andai. Coll. Beccari et D’ Albertis. Di un nero alquanto verdastro e opaca. Il capo è fortemente punteggiato, il clipeo un po’ rossastro. Il protorace è orlato lateralmente di giallo e nel mezzo attraversato da una striscia rossa che si prolunga sullo scu- detto. Anche ai lati vi sono due di queste striscie le quali sì estendono al margine anteriore ed al posteriore fino a riu- nirsi colla mediana. Gli elitri sono puntatostriati con poca regolarità, sul mar- gine posteriore seghettati e ci presentano una striscia rossa la quale parte a qualche distanza dalla spalla, sì dirige un po’ obliquamente verso la sutura e finisce alla metà. Dopo la metà e quasi a contatto dell’ apice di questa striscia, os- serviamo una macchia gialla trasversale che colla sua parte esterna tocca il margine laterale. Alcuni esemplari hanno una piccolissima macchia ugualmente gialla sopra ciascuna estre- mità della striscia rossa. La sutura è un po’ rossastra e poco sporgente all’ apice. 4 La superficie inferiore del corpo, come anche i piedi, sono nero-picei; i lati del petto e ciascun segmento addominale CETONIDI 51 OU macchiati di giallo. Il processo sternale è appiattito, troncato e dilatato al suo apice. Il pigidio porta due fascie trasversali gialle che, riunite insieme ai loro apici, delimitano una piccola area nera; questa però in alcuni esemplari scompare pel dilatarsi delle fascie, ed allora è tutto giallo. I piedi sono ispidi e le tibie anteriori hanno un piccolo dente acuto al loro margine esterno. Questa specie è vicina alla G. aromatica, Wallace; essa fu raccolta dai Signori Beccari e D’ Albertis nella Nuova Guinea ad Andai, presso Dorey, in Agosto. Varia molto nella colorazione, diffatti ho sott’ occhio esem- plari nei quali delle striscie rosse del protorace e degli elitri non si osservano che debolissime traccie; altri nei quali sono più marcate quelle degli elitri e scomparse quelle del pro- torace, altri infine quasi tutti neri colla sola macchia trasver- sale gialla. L’ ho dedicata al Dott. 0. Mohnike, il quale ha grande- mente contribuito coi suoi lavori allo studio dei Cetonidi dell’ Arcipelago Malese. 27. Glyeyphana modesta, Fagricius. PI Cetonia modesta, Fabr. Syst. Ent. t. I, 2, p. 152. — Gory et Perch. Mon. Cet. p. 286, t. 55, f. 7. Glycyphana modesta, Burm. Handb. IIl, p. 352. Euryomia modesta, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV. 1868. p. 575. Glyceyphana modesta, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 69. Sarawak (Borneo). Viaggio Doria e Beccari. Raccolta in quantità. Kandari (S. E. Celebes) Aprile 1874. Viaggio Beccari. Andai (Nuova Guinea) Agosto 1872. Viaggio Beccari e D’Al- bertis. L'isola di Celebes e la Nuova Guinea non erano ancora indicate come patria di questa specie, la quale del resto ha una distribuzione geografica estesa, trovandosi anche a Pe- nang, a Sumatra, a Giava ed alle Filippine. 516 R. GESTRO Gli esemplari della Nuova (Guinea sono piuttosto piccoli, hanno la metà anteriore dei margini laterali del protorace orlata di un bel giallo, gli elitri privi delle macchie che stanno verso la metà posteriore vicino alla sutura, ed il pi- gidio ricoperto solamente nei suoi margini da macchie gialle interrotte. Cetonia, FABRICIUS. 28. Cetonia bipunctata, Gory et PERCHERON. Cetonia bipunctata, Gory et Perch. Mon. Cet. p. 201, t. 36, f. 4. Protaetia bipunctata, Burm. Handb. III, p. 489. Cetonia bipunctata, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. 1V, 1868, p. 583. Protaetia bipunctata, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 74. Presa in quantita dal Dott. Beccari nell’ isola di Celebes, a Macassar in Gennaio e a Kandari in Marzo ed Aprile del 1874. In alcuni esemplari le macchie degli elitri scompaiono quasi interamente. 29. Cetonia mandarinea, WEBER. Cetonia mandarinea, Weber, Obsery. Entom. p. 68. Cetonia atomaria, Fabr. Syst. El. II, p. 153. Gory et Perch. Mon. Cet. pî 204, t. 37, f. 3. Protaetia mandarinea, Burm. Handb. III, p. 481. Cetonia mandarinea, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 584. Protaetia mandarinea, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 78- Sarawak (Borneo). Viaggio Doria e Beccari. La distribuzione geografica di questa specie è molto grande, difatti, oltre le due località indicate, abita anche Penang, Sumatra, Giava, Banca, le Filippine e Amboina. 30. Cetonia guttulata sg BURMEISTER. Protaetia guttulata, Burm. Handb. III, p. 483. . Cetonia guttulata, Wallace, Trans. Ent. Soc. 3, Ser. IV, 1868, p. 587. Protaetia guttulata, Mobnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 80. Raccolta a Dehli e a Cupang nell’ isola di Timor, in Marzo. Viaggio Beccari e D’ Albertis. CETONIDI 517 31. Cetonia pectoralis, Monnike. Protaetia pectoralis, Mohnike, Archiv f. Naturg. 1871, estr. p. 85. Un solo esemplare di Kandari (S. E. Celebes) raccolto dal Dott. Beccari nel Luglio 1874. La specie è descritta sopra esemplari della parte setten- trionale dell’ isola, presso Gorontalo. ‘ QUADRO DELLA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI CETONIDI DELL’ ARCIPELAGO MALESE E DELLA PAPUASIA aN OD AO EOE Yelgp Ash deritoyny do “BUTT IOIOJO HL +++ * 09038429) TIOSEL | & Dit utognAr ‘Surumo | I ‘SNUIPOCKTT to **U292S09 ‘199 IA0H | I ‘“2IPOOAISO AN *-maparm ‘SOITAQdoutqa | I | I |}: ‘200220MA ‘eueXeyeu I © @ celje © eile e. e'f\e. 0) olfie o) elis Le relie @ offs) a efi: ‘e, ‘allo © cafe. e, ‘a)f/a% evelia ce ‘o[ [ela ells .«:'eMarte) elle o Callie] et 6) el'er a italia ie Oi 0! LOL 8) ‘20D 10M ‘sIsualoy "SO}STIOJOAT - | | | I oP axy2u4on ‘Tussoquegoa | 1 | “e IUOSIIT | TUTPELLORD ‘HV CINOLAD È : Sl e AE Md | | | ! E Ay 4 = lx! 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Osservazioni sopra alcune specie italiane del ge- nere Cychrus. In questi ultimi anni comparvero le descrizioni di tre nuove specie di Cychrus trovate in differenti località d’ Italia, cioè il C. cylindricollis, Pini, delle Grigne, montagne del Berga- masco, presso il Lago d'Iseo, il C. Costae, Emery, del Napoletano ed il C. angulicollis, Sella, delle Alpi marittime. Ora, per l’ ordinamento delle collezioni del Museo Civico, dovendo appunto occuparmi di questo genere, era ben natu- rale che cercassi di farmi sopra queste tre specie un’ idea più esatta di quella si possa ottenere dalla semplice lettura della descrizione. Il mio desiderio fu presto appagato perchè ebbi in dono dal Signor Eugenio Sella un esemplare del suo C. angulicollis e le altre due specie mi furono gentilmente comunicate dai Signori Napoleone Pini e Dott. Carlo Emery. A questi miei corrispondenti mi è grato esprimere la mia rico- noscenza per |’ aiuto prestatomi mediante l'invio dei loro tipi. L’ Italia è poco esplorata dal lato entomologico ed alcune sue regioni sono affatto sconosciute, per cui non è da mera- vigliarsi se anche oggidi vi sì rinvengono nuove specie di insetti tanto grossi e di facile ricerca come i Cychrus. Intanto questo fatto dimostra: che il nostro paese nasconde ancora molte ricchezze, e perchè ci vengano svelate dobbiamo far voti che esso sia presto reso praticabile in tutti i suoi punti e che |’ Entomologia vi acquisti un maggior numero di cultori. Cyehrus eylindricollis, Pim. Atti Soc. Ital. Sc..Nat. XIV, 1871, p. 224, t. 4. E una forma straordinariamente distinta da tutte le altre. Esso non ha nessuna analogia col C. angustatus ed invece l’unica specie alla quale si deve ravvicinare è il C. Schmidti. 538 R. GESTRO La forma del capo, per l’ esagerato allungamento del collo, rammenta quello dei Damaster, e questo fatto, che non è citato per nulla dall’ autore, non si osserva in nessuna delle altre specie. Il protorace ha una forma singolare; è molto lungo, cilin- drico, un po’ ristretto posteriormente, sopra leggermente appiattito, col margine anteriore troncato, il posteriore si- nuato in corrispondenza dello scudetto, i margini laterali poco sporgenti e alla parte posteriore sinuosi, la linea lon- gitudinale mediana molto pronunciata, una depressione tra- sversale assai profonda e rugosa alla base, ed un’ altra meno marcata, ugualmente in senso trasversale e a poca distanza dalla prima. Il disco presenta punti sparsi qua e là irrego- larmente, i lati sono sopratutto verso la parte anteriore, trasversalmente rugosi. Gli elitri sono un po’ più convessi che nel C. Schmidt, molto più allungati e più ristretti, specialmente alla base. La loro scultura ha lo stesso tipo di quella di quest’ ultima specie. I piedi sono più allungati. Del C. cylindricollis pare esistano finora soltanto due esem- plari in Italia ed uno a Vienna in raccolte private. Il Sig. Pini dà sufticienti dettagli sulla località ove è stato trovato ed è a desiderarsi che qualcuno s’ invogli d’ andarvi per cercare di spargere nelle collezioni una specie così bella e così in- teressante. Oyehrus meridionalis, CHaup. Bull. Soc. Natur. Mose. 1861, I, p. 3. Costae, Emery, Bull. Soc. Entom. Ital. IV, 1872, p. 160, t. 2, f. 1. Consultando la descrizione del C. meridionalis, sì riconosce senza esitare l'identità di questa specie con quella descritta dal Dott. Emery. Le sue note caratteristiche sono la forma degli elitri ed i femori non inspessiti nel maschio ed è ap- punto su queste che ambedue gli autori si fondano per di- SOPRA ALCUNI CYCHRUS ITALIANI O39 stinguerla. Citerd poi ad appoggio della mia asserzione la autorita personale del Barone di Chaudoir, il quale, recatosi l’anno scorso in Genova per istudiare i tipi dei Feronidi au- straliani della collezione Castelnau ora appartenenti al Museo Civico insieme agli altri carabici della medesima, ebbe I’ op- portunità di esaminare |’ esemplare tipico del C. Costae e ri- conobbe in esso il suo meridionatis. Mi pare intanto che la specie in questione debba ritenersi come distinta da tutte le altre ed aftine al rostratus, mentre nella maggior parte dei Cataloghi, anche recenti, essa è er- roneamente considerata come sinonimo dell’ /talicus. È probabile che il Cychrus descritto dal Petagna come ro- stratus (Specim. Insect. ulter. Calabriae pag. 25, f. 21) fosse appunto un C. meridionalis. Infatti la figura data da questo autore rammenta piuttosto la forma di questa specie, anzichè quella del rostratus, e dippiù la provenienza ci autorizza maggiormente a crederlo. Il C. meridionalis fu raccolto dal Dott. Emery nei dintorni di Napoli e dal Prof. Achille Costa negli Abruzzi. In un’ escur- sione che ho fatto nel Giugno del 1874 in compagnia del Cav. Baudi di Selve al Gran Sasso d’ Italia non mi fu possi- bile trovare questa specie ed invece raccolsi tre esemplari del C. italicus. Cycehrus angulicollis, SELLA. Bull. Soc. Entom. Ital. VI, 1874, p, 82.5, t. II, f. 2, 2.4. Anche questa è una specie distinta e la sua posizione siste- matica è fra il C. cordicollis, Chaud. e I attenuatus, Fabr., come ha esattamente dimostrato |’ autore. Differisce da am- bedue per la forma particolare del protorace, il quale è più corto, assai più largo, specialmente alla parte anteriore, col margine laterale largamente depresso e molto rilevato, gli angoli posteriori rialzati ed arrotondati. La sua maggiore larghezza è verso la metà. La superficie, pel marcato solle- vamento dei margini laterali, sembra concava; la impressione 540 -R. GESTRO trasversale alla base è molto marcata; la linea longitudinale mediana meno pronunziata che nelle due specie aftini, il disco più uniformemente rugoso. Il capo è trasversalmente impresso fra gli occhi. Gli elitri sono più larghi e alquanto più convessi, special- mente alla base, e nella regione scutellare non sono depressi come nel cordicollis. La scultura è analoga a quella delle due specie citate, però le tre serie di tubercoli sono meno mar- cate. Sono fortemente striatopuntate alla base, ma già prima di giungere alla metà, la superficie diventa granulosa. Piedi neri. Questa specie è fondata sopra un buon numero di esem- plari raccolti tutti dal Signor Eugenio Sella nella Valle del Pesio. L’ Italia possiede altre specie oltre alle tre indicate ed anzi si può dire che fra i paesi d’ Europa essa è il più ricco in fatto di Cychrus. Nella parte settentrionale osserviamo il cordicollis, angulicollis, attenuutus, italicus, rostratus, angustatus e cylindricollis ed il De Bertolini nel suo Catalogo dei Coleot- teri d’Italia annovera pure lo Schmidt della Gorizia. Per la più gran parte abitano la catena delle Alpi a ragguardevoli altezze, una sola, il C. étalicus, sì trova pure in luoghi meno elevati. Questa specie fu raccolta al Monviso ed il Cav. Ghi- liani |’ ha trovata nelle Alpi Cozie a 1400 metri. Appartiene anche alla Fauna Ligure ed il Marchese Giacomo Doria ne ha raccolto alla Spezia sui monti ed anche in riva al mare. Egli ne ha preso un individuo che passeggiava sulla zoostera rigettata alla spiaggia, probabilmente ivi trascinato da qual- che torrente. Il cordicollis non è raro al Monte Rosa e vive a grandi altezze; nella collezione del Museo Civico di Genova esistono esemplari raccolti sul colle del Pinter a 2600 metri, sulla Punta della Regina a 2300 ed altri presi sul Corno bianco, a Valdobbia, a Gressoney S. Jean, tutti in punti molto elevati. L’ attenuwatus vive pure sul Monte Rosa, ma è piuttosto - raro; il Ghiliani |’ ha trovato anche nelle Alpi Cozie. Il Sig. Eugenio Sella nel suo lavoro « Sopra alcuni Coleotteri SOPRA ALCUNI CYCHRUS ITALIANI 541 che s'incontrano nel Biellese » (!), cita il rostratus fra le specie comuni delle Alpi Peanine, ma anche il Monviso e le Alpi Cozie lo albergano. Egli però non parla della varietà elongatus, della quale due esemplari furono rinvenuti dal Marchese Doria appunto nel Biellese, a Graglia e nell’ Alto Bagneri. Questa varietà, per quanto mi consta, non era finora indicata che del Trentino. L’angustatus è una delle specie più rare presso di noi, però fu trovato al Monviso, nelle Alpi Cozie, al Monrosa, al Sempione, sul Monte Legnone in Lom- bardia e sul Monte Baldo (?). L’ Italia centrale, a quanto pare, non possede che una sola specie, l’ dtalicus , il quale dalle Alpi discende lungo la catena dell’ Apennino ed arriva fino nella parte meridionale, ove si trova insieme al meridionalis. L'Isola di Sardegna è priva di Cychrus e credo che la Corsica sia nelle stesse condizioni. Alla Sicilia appartiene forse ‘ il C. meridionalis che fu descritto dal Chaudoir sopra esem- plari avuti dal Museo di Berlino ed inviati da Parreyss come raccolti in quest’ isola. Però ciò non è ancora fuori di dub- bio ed è molto più probabile che questa specie provenisse (1) Atti Soc. Ital. Scienz. Nat. VII, 1864, p. 105. (2) Le Alpi Pennine, specialmente nei dintorni del Monte Rosa, accuratamente esplorale, per quanto concerne l’ Entomologia, dal March. Giacomo Doria e dalla Marchesa Artemisia De Mari nel 1870, dai Signori Abdul Kerim ed Ago- stino Gnecco nel 1871 e 72, hanno fruttato un materiale assai importante, al quale hanno contribuito anche I’ Abbate Antonio Carestia ed il Prof. Antonio Piccone distinti botanici ed alpinisti. Fra le cose più notevoli ivi raccolte Citero soltanto le seguenti : Il Leistus ovipennis, Chavd., affine al nitidus, ma assai facile a distinguersi, sopratutto per la forma degli elitri, del quale “un solo esemplare fu preso presso il Lago Pinter nel 1872 dal Sig. A. Gnecco. Di questa specie pare esistessero finora soli due individui trovati al Monce- nisio, l’uno appartenente alla collezione Schaum e l’altro a quella del Barone di Chaudoir. Diverse specie e varietà interessanti di Carabus, numerosi esemplari della Nebria crenatostriata ed una bellissima varietà di questa specie coi femori d’un bel colore giallo aranciato, che si potrà chiamare var. femoralis. Il Trechus strigipennis, Kies., un’ altra specie affine a questo, che fu descritta dal Putzeys (Stett. Ent. Zeit. 1872, p. 168) col nome di Artemisiae, dedicandola alla gentile raccoglitrice; lo Scotodipnus subalpi- nus, Baudi, l’Amaurops Pirazzolii, Baudi (Atti R. Acc. Sc. Torino, X, 1874, p. 235), e ’Adelops tarsalis, Kies. = A. Kerimii, Faìrm. (Ann. Mus. Civ. Genova III, 1872, p. 54). 542 R. GESTRO dalla Calabria, avendo appunto il Parreyss esplorato questa regione. Un’ altra specie di Cychrus, che finora è un mito per gli Italiani, è I’ mtermedius di Hampe. Sulla sua provenienza siamo tuttora nell’ incertezza; |’ autore (Stettin. Ent. Zeit. 1850, p. 346) supponeva venisse dalla Grecia e Schaum lo annovera con dubbio nel suo « Beitrag zur Kaferfauna Grie- chenlands » (Berl. Ent. Zeitschr. 1857, p. 124). Ora da una gentile lettera del Barone di Chaudoir sono informato che il Parreyss all’ epoca in cui aveva distribuito i pochi esemplari di questa specie era reduce da un viaggio in Calabria; per conseguenza non sarebbe inverosimile che anche il C. énter- medius di Hampe facesse parte della Fauna dell’ Italia meri- dionale. Intanto cade in acconcio di osservare collo stesso Chaudoir, che-il nome d’ n/ermedius fu usato anteriormente da Heer per un altro Cychrus; questo non è veramente che una varietà dell’ attenuatus, però sarebbe forse bene, per evi- tare ogni confusione, di chiamare il C. drntermedius di Hampe col nome di C. Hampet. Con questa noterella intorno all’ habitat dei Cychrus italiani vorrei aver risvegliato in altri la voglia di completare le mie ricerche e di estenderle anche ad altri generi e ad altre famiglie. Non è del tutto facile presso di noi farsi un’ idea esatta sulla distribuzione geografica degli insetti, specialmente per due motivi: il difetto di faune locali delle varie provincie e quello di collezioni fatte secondo l’attuale indirizzo della scienza, cioè contenenti serie numerose di esemplari rappre- sentanti le diverse regioni, con indicazione esatta e detta- gliata della loro provenienza. Oggidi le collezioni con uno o due esemplari per ciascuna specie e con indicazione di Pie- monte, Toscana, o più semplicemente Italia settentrionale e centrale, credo abbiano ben poca utilità. Il nostro Museo Ci- vico aspira ad avere appunto una collezione coleotterologica Italiana che possa esser tipica e dalla quale gli entomologi possano attingere indicazioni per i loro studi. Ma per ottenere questo intento, esso spera molto nel concorso e nell’ aiuto dei SOPRA ALCUNI CYCHRUS ITALIANI 543 collettori di tutti i paesi d’ Italia. D’ altra parte è desiderabile che la Società Entomologica Italiana, già tanto benemerita, s'adoperi a diffondere sempre maggiormente |’ amore per la Entomologia e cerchi di promuovere e facilitare lo studio delle faune locali, delle quali sentiamo ogni giorno la deplorevole mancanza. Genova, Dicembre 1874. kh. GESTRO. Descrizione di tre specie nuove del genere Ara- ctocerus appartenenti alle collezioni del Museo Civico di Genova. Atractocerus bifasciatus, n. sp. Ater, prothorace basi profunde longitudinaliter impresso, ely- tris prothorace longioribus, alis nigro-cyancis, abdominis segmentis secundo et quarto postice fiavo-fasciatis; femoribus anticis et in- termediis pallide testaceis. Long. 17 Mill. Questa specie, della quale un esemplare 7 fu raccolto a Wokan nelle Isole Aru dal Dottor Odoardo Beccari, è atiine all’ A. morio, Pascoe (4) di Baichian. Se ne distingue però facilmente per una linea mediana longitudinale che percorre il protorace, la quale dalla metà verso la base si allarga e si fa profonda in modo da convertirsi in un grosso solco. Un altro carattere distintivo consiste nelle due fascie gialle che orlano la parte posteriore del secondo e del quarto segmento addominale. il capo è di forma rotonda, superiormente nero, disotto testaceo, con una punteggiatura molto serrata e confluente, che dà alla superficie l'aspetto dello zigrino, e coperto di peli neri, fitti e corti. Gli occhi sono grandi e assai discosti l'uno dall’ altro. Le antenne nere colla base del primo arti- colo testacea. I palpi mascellari coi primi articoli gialli ed il flabello nero. Protorace quadrato, quasi largo come il capo, molto leg- germente ristretto in addietro, bisinuato alla base e a super- ficie liscia e pubescente. Elitri finamente punteggiati e pubescenti, più lunghi di una metà che il protorace. Ali di un nero violaceo splendente. Piedi neri, ad eccezione dei femori anteriori e mediani che sono di un testaceo chiaro. (1) The Journal of Entomology. I, 1860, p. 117, t. VI, f. 5. NUOVE SPECIE DI ATRACTOCERUS 545 Atractocerus Bruijnii, n. sp. Niger, capite, fronte excepta, prothorace, scutcllo, basi ely- worum, pectore pedibusque flavis. Elytris capitem cum prothorace longitudine aequantibus. Alis nigris’, iridescentibus. Long. 17 Mill. Una 9 di Kandari (S. E. Celebes) raccolta in Luglio 1874 dal Dott. 0. Beccari. Il capo superiormente, ad eccezione della fronte che è nera, è di un giallo rossastro, disotto è di un giallo pallido. È di forma rotonda, cogli occhi abbastanza grandi e distanti Puno dall'altro, con punteggiatura profonda e fitta sulla fronte, meno marcata sul vertice e irto di peli corti, eretti, neri, i quali nella parte più anteriore si fanno gialli. Le an- tenne sono nere coi primi due articoli gialli. I palpi di un giallo chiaro. Il protorace è di forma quadrata, meno largo del capo, con una linea mediana longitudinale più fortemente impressa alla base e con pubescenza giallastra assai lunga. Gli elitri ristretti, lunghi come il capo ed il protorace riuniti, neri col loro terzo basale giallo rossastro, finamente punteggiati e pubescenti. Le ali sono nere con riflessi iride- scenti. Il petto ed i piedi interamente di un giallo pallido. L’ ad- dome nero. Questa specie è nominata in onore del Sig. A. A. Bruijn, ex-ufficiale della Marina Olandese, residente a Ternate, il quale ha fatto dono al Museo Civico di Genova di splendide collezioni d’ uccelli.e d’ insetti delle Molucche e della Nuova Guinea. Atractocerus celebensis, n. sp. Pallide flavus, prothorace linea longitudinali media fusca , antennis, articulis duobus primis exceptis, et flabello palporum maxillarium nigrescentibus, abdomine-inferne et postice infuscato. Ann. del Museo Civ. di St. Nat. Vol. VI. 35 546 R. GESTRO Oculis magnis in fronte contiguis. Prothorace latitudine breviore. Elytris prothoracis longitudinem aequantibus. Alis abdomine valde brevioribus , venis flavis. Long. 19-386 Mill. Il Dott. Beccari ha raccolto molti individui di questa specie a Kandari (S. E. Celebes) nei mesi di Marzo, Aprile e Luglio del 1874. Essi sono tutti di sesso maschile e molto diversi nella statura, giacchè il più piccolo raggiunge in lunghezza 19 ed il maggiore 36 millimetri. Differisce molto dalle due precedenti e s’ avvicina piuttosto all’ A. emarginatus , Casteln. di Giava, dal quale si riconosce però facilmente per la sua forma più gracile, per la maggiore brevità delle ali, per la forma del flabello dei palpi mascellari e per altri caratteri. La testa è piuttosto piccola, arrotondata, cogli occhi grandi e contigui sulla fronte. Il vertice è solcato da una linea lon- gitudinale la quale anteriormente, in vicinanza del punto ove gli occhi cominciano a mettersi a contatto fra loro, si dilata ‘ cambiandosi in una piccola fossetta. Questa linea è di un colore più oscuro’ che il resto del capo. La punteggiatura di questa regione è assai debole, la pubescenza gialla e folta. I due primi articoli delle antenne sono rossastri. Il flabello dei palpi mascellari è più corto e più largo che nell’ A. emar- ginatus. Il protorace è di forma quadrangolare, più largo che lungo, nel mezzo di colore oscuro e attraversato longitudinalmente da una linea impressa più marcata verso la base; pubescente, finamente punteggiato e ai lati leggermente rugoso. Gli elitri sono lunghi come il protorace. Le ali molto più brevi dell'addome e con venature di un giallo chiaro. L’ addome composto di sette segmenti, superiormente dalla metà verso l’apice ed inferiormente in tutta la sua esten- sione, si fa di colore bruno. I piedi sono di colore uguale al resto del corpo. Il genere Atractocerus, coll’ aggiunta delle tre precedenti, comprende, per quanto mi consta, undici specie. Il Catalogo NUOVE SPECIE DI ATRACTOCERUS 547 di Gemminger e Harold (Vol. VI, 1869, p. 1759) ne enumera dieci, ma il Gerstiicker nel Deckens’s Reisen in Ost Afrika, p. 160, riunisce insieme alcune specie che si credevano di- stinte. Le specie africane, secondo questo autore, sì riducono ad una sola, che si ritrova pure a Madagascar ed è l'A. bre- vicornis di Linné. Egli riunisce quindi al brevicornis, come sinonimo, il madagascariensis di Laporte e come varietà, il frontalis di Klug, distinto per avere gli occhi un po’ più di- scosti l’ uno dall’ altro sulla fronte. Abbiamo due specie Americane, il brasiliensis, Serv. del Brasile ed il valdivianus, Philippi del Chili. Anche le specie Asiatiche finora sono poco numerose e oltre le tre descritte nella presente nota, conosciamo soltanto il debilis ed il reversus di Ceylan, pubblicate da Walker, con una brevissima diagnosi, |’ emarginatus, Lap. di Giava, che fu ritrovato a Borneo in Sarawak dai Signori Doria e Beccari ed il morio Pase. delle Molucche. L’ Australia possede una specie, l’ A. Areuslerae, Pascoe, che abita la parte meridionale. Genova, Dicembre 1874. CONTRIBUZIONI PER UNA FAUNA MALACOLOGICA DELLE ISOLE PAPUANE DI Cc. TAPPARONE CANEFRI La Fauna malacologica del grande Arcipelago Indiano e delle Isole del Pacifico è sempre stata oggetto delle pazienti ed accurate ricerche dei naturalisti sia per la bellezza e sin- golarità delle forme che contiene, sia pel grande numero di specie che la compongono, numero che deve salire a parecchie migliaia. Molti generosi cultori della scienza ed intrepidi viaggiatori contribuirono già potentemente a far conoscere il carattere di questa fauna. Però è ancora lontano il giorno in cui potranno gli studiosi farsi un’ idea esatta e completa della medesima, in ciascuno dei gruppi di isole che si trovano dis- seminati nell’ immensa regione Indo-pacifica. Uno dei gruppi di isole più importanti di questa regione ed in gran parte ancora assai poco conosciuto sotto l’ aspetto malacologico si è quello delle Isole Papuane, ossia quello costituito dalla Nuova Guinea, e dalle isole ad essa adiacenti e che vi si rattaccano per analogia di prodotti naturali. Le più importanti di esse sono le Isole Molucche, le Isole Waigiu, Batanta, Mysol, Timor Laut, Kei, Aru, Luisiadi, e finalmente le Isole Salomone, Nuova Irlanda e Nuova ‘Bretagna. Alcune di queste Isole furono già molto percorse; di altre poco o nulla si conosceva fin qui. A riempiere questa lacuna da al- cuni anni arditamente sì accinsero due nostri valorosi italiani che nell’ interesse della scienza non esitarono ad affrontare i MOLLUSCHI PAPUANI 549 disagi ed i pericoli di una lunga e difticile navigazione per recarsi a perlustrare quelle remote regioni. Sono questi il Dott. O. Beccari e L. M. D'Albertis, i cui nomi suonano omai ben cari al nostro paese. Le loro ricerche già diedero ottimi ri- sultati, ed innumerevoli sono 1 materiali di studio da essi radunati ed inviati in Europa in tutti i rami della zoologia e della botanica. Ed è appunto con le collezioni di molluschi adunate da quegli intrepidi ricercatori che io mi sono accinto ad uno studio speciale della Fauna Papuana. In una serie di articoli successivi io mi propongo di dare la nota delle specie cono- sciute raccolte nelle località già percorse, e le frasi delle specie non ancora descritte; mentre mì riserbo più tardi colla riunione di tutti questi materiali, e con quelli adunati dai precedenti viaggiatori di porgere un quadro complessivo delle cogrizioni che si hanno intorno a questa fauna malacologica in un’ opera critica generale. In questa breve prima memoria io offro ai malacologi una lista senza pretese delle specie più ovvie e di facile determi- nazione raccolte dal Signor 0. Beccari alle Isole Aru, Kei e Sorong. Almeno altrettante rimangono indeterminate e fra di esse buon numero di nuove, e le diagnosi di queste saranno anch’ esse fra breve pubblicate. Quanto alle osservazioni ana- tomiche credo più opportuno il riserbarle per |’ opera generale. Non mi rimane più ora che a porgere i miei vivi ringra- ziamenti al Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, il Sig. Marchese Giacomo Doria, il quale volle con- fidarmi il ricco materiale anzidetto, ponendomi così in grado di mandare ad effetto con qualche speranza di successo il mio progetto di una Fauna malacologica delle Isole papuane. Torino, Dicembre 1874. MOLLUSCHI RACCOLTI DA ODOARDO BECCARI NELLE ISOLE ARU, KEI E SORONG Gasteropodi. Murex (Chichoreus) capucinus Chemn. Reeve Conch. Icon., tave Ite 40! Hab. Wokan (Aru). Murex (Phylionotus) Endivia Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. Vile 27. Hab. Wokan (Aru). Fusus incisus Martyn. Murex aruanus, Gm. (non L); Fusus proboscidiferus, Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. IV, f. 15. Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Hemifusus cochlidium L. Fusus cochlidiwm Lamk. Kiener Icon. des Cog., tav. XXX, f. 1. Hab. Kei Bandan. Tritonidea Proteus Reeve (Buccinum) Conch. Icon., tav. VII, fon Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan,; Sorong. Pleurotoma babylonia L. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 5. Hab. Kei Bandan. Tritonium (Sinpulum) pileare L. Kiener Icon. des Coq., fave MI i Hab. Wokan (Aru). i Tritonium (Sémpulum) aquatile Reeve Conclt. Icon., tav, VII, o Da È Hab. Wokan (Aru). MOLLUSCHI PAPUANI DDL Tritonium (Gutturnium) vespaceum Lamk. Var. Reeve Conch. Icon. tav. XV, f. 61, a Hab. Wokan (Aru). Ranella (Lampas) tuberosissima Reeve Conch. Icon., tav. VII, f. 39. Hab. Wokan (Aru). Nassa arcularia L. Reeve Conch. Icon. tav. IV, f. 25, 0. Hab. Wokan, Giabu Lengan (Aru); Sorong; Kei Bandan. Nassa graphiptera Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. XXI, f. 28-29. Nassa dispar A. Ad. Reeve Conch. Icon. , tav. VIII, i. 45. Hab. Wokan (Aru). Nassa venusta Reeve Conch. Scone tav. VII, f. 44. Hab. Wokan (Aru). Nassa semisulcata Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. XXII, f. 30-32. Hab. Wokan (Aru). Nassa muricata Quoy e Gaim. Reeve Conch. Icon., ti OWL, 6 766 Hab. Wokan (Aru). Nassa (Zewxis) Taenia Gm. Buccinum olivaceum Brug. Reeve Conch. Icon. (Nassa) tav. HI, f 19. Hab. Wokan (Aru). Nassa (Zeuxis) unicolora Kiener. Nassa wnicolorata Relays Conch [cont stay. 3), 4, 17: Hab. Giabu Lengan (Aru) Nassa (7elasco) luctuosa A. Ad. Reeve Conch. Icon. tav. XVI. 109. Hab. Wokan (Aru). Nassa (Eione) bimaculosa A. Ad. Reeve Conch. Icon., tav. 65 2 WIE Hab. Wokan (Aru). Nassa (Zone) globosa Quoy e Gaim. Reeve Conch. Icon., TENG ON te OPS) Hab. Wokan (Aru). Purpura Rudolphi Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. IL, f. 10. 552 C. TAPPARONE CANEFRI Hab. Kei Bandan. : Purpura (7halessa) armigera Chemn. Reeve Conch. Icon., tav. VI, f. 27. Hab. Sorong. Purpura (Thalessa) aculeata Regenfuss. Conch., Vol. 1, taves Qe SI Hab. Wokan (Aru). Ricinula (S/sérwm) tuberculata Blainy. Purpura marginalba Blainv. P. granulata Duclos. Reeve Conch. Icon., tav. II, ver bile Hab. Wokan (Aru). Ricinula (Sistrum) musiva Kiener Icon. des Coq. (Purpura) tav IX 225 Hab. Wokan (Aru). Oliva porphyretica Mart. Porphyria miniata Boiten; Oliva erythrostoma Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. V. f. 7. Hab. Kei Bandan. Oliva (Porphyria) mauritiana Mart. Porphyria vidua Bolten; Oliva maura Lamk. Reeve Conch. Icon. tav. VIII, f 10, ¢ Hab. Kei Bandan. Oliva ST episcopalis Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. XIII, f. 24. Hab. SO Oliva (Porphyria) guttula Mart. Porphyria variegata Bol- ten; Oliva tricolor Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. XII, I PP Ch lah Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan; Sorong. Oliva (/ispidula) ispidula L. Reeve Conch. Icon., tav. XVIII, etto gio Go Bo [hs Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Oliva (Cylindrus) tessellata Lamk. Reeve Conch. Icon. , tav. XX, f. 53. Hab. Kei Bandan. Fasciolaria filameniosa Chemn. Neplunea cincla Link; , Reeve Conch. Icon., tav. II, f. 4. Hab. Sorong. MOLLUSCHI PAPUANI 7 553 Scolymus ceramicus L. Reeve Conch. Icon. (Turbinella) eine ID ae ZAG) Hab. Sorong. Scolymus turbinelius L. 7urbinellu cornigera Lamk. Reeve Conch. Icon. tav. VIII, f. 40. Hab. Sorong. Cymbium (Melo) aethiopicum L. Reeve Conch. Icon., tav. U, . ibe ils Ws Hab. Kei Bandan. Cymbium (Melo) ramosum Meuschen. C. flammeum Mont- fort; Voluta Diadema Lamk; Voluta armata var. Kiener Icon. des Coq. tav. VII. Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Voluta (Au/ica) Vespertilio L. Kiener Icon. des Coq. tav. XX. Hab. Wokan (Aru). Voluia (Au/ica) Vesperiilio L. var. V. Pellis-serpentis Lam k. Kiener Icon. des Coq. tav. 25 (err. 23). Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan; Sorong. Voluta (Awlica) Vespertilio L. var. V. més Lamk. Kiener Icon. des Coq. tav. 24, f. 4. Hab. Sorong. Mitra episcopalis IL. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 5. Hab. Wokan (Aru), Kei Bandan. Mitra papalis L. Reeve Conch. Icon., tav. II, £. 9. Hab. Kei Bandan. Mitra (Nebularia) adusta Mart. Reeve Conch, Icon., tav. IV, 125: Hab. Kei Bandan; Sorong. Mitra (Strigasella) scutulata Re e ve Conch. Icon., tav. XII, f. 82. Hab. Wokan (Ara). Mitra (Stregatella) paupercula L. Reeve Conch. Icon., tav. XII, f. 84. Hab. Wokan (Aru). Mitra (Stregatella) litterata Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. XX, f. 153. Hab. Wokan (Aru). DO4 C. TAPPARONE CANEFRI Mitra (Zurricula) vulpecula L. Reeve Conch. Icon., tay. VIII, f. 55. ‘ Hab. Wokan (Aru). Mitra (Turricula) caffra L. Reeve Conch. [con., tav. IL, f. 20. Hab. Kei Bandan. Mitra (7urricula) intermedia Kiener Reeve Conch. Icon., tav. IX, f. 60. Hab. Wokan (Aru). Mitra (7urricula) corrugata Kiener Icon. des Coq., tav. XXII, f. 67 e 68. Hab. Wokan (Aru). Mitra (Pusia) Montrouzieri Tapparone Canefri. M. tricolor Montrouzier (non Gmelin.) Journ. de Conch., Vol. IX, tav. It: Hab. Sorong. Columbella fulgurans Lamk. Var. minor, ore breviore, intense violaceo. i Hab. Wokan (Aru). Columbella pardalina Lamk. var. Reeve Conch. Icon., tav. XVI 75 Hab. Wokan (Aru). Columbella bicincia Angas Proc. Zool. Soc. 1871, tav. I, f. 3. Hab. Wokan (Aru). Columbella troglodytes Souverbie Journ. de Conch., Vol. XIV, ato NALS i A, Hab. Sorong. Engina (Pusiostoma) mendicaria Lamk. Reeve Conch. Icon., (Ricmula) tav. Il, f. 8. Hab. Wokan (Aru). Natica Ala-papilionis Chemn. Reeve Conch. Icon., tav. XIV, f. 60. Hiab. Wokan (Aru). Natica Lupinus Desh. Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. XVI, f. 30-32. Hab. Wokan (Aru). Natica Vitellus L. Reeve Conch. Icon., tav. X, f 39. MOLLUSCHI PAPUANI Ot or Ol Hab. Kei Bandan. Neverita (Ruma) melanostoma Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. VII,-f 30. Hab. Kei Bandan. Neverita (Mainma) pyriformis Recluz. Reeve Conch. Icon., tav. V, f. 16. Hab. Kei Bandan. Dolium olearium Brug. (pullus) Reeve Conch. Icon., tav. XIV, f. 19) Hab. Kei Bandan. Cassis cornuta L. Reeve Conch. Icon., tav. I, f 2. Hab. Kei Bandan. Cassis (Casmaria) vibex L. Reeve Conch. Icon. tay. VII, f. 15. Hab. Kei Bandan. Terebra (Acus) coerulescens Lamk. Reeve Conch. Icon., hve VANS a op (05 Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Solarium perspectivum L. Reeve Conch. Icon., tav. II, f. 11, a. Hab. Kei Bandan. Conus marmoreus L. Kiener Icon. des Coq., tav. I, f 1. Hab. Kei Bandan. Conus (Coronaxis) hebraeus L. Reeve Conch. Icon., tav. XIX, . 104, 0. Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Conus (Cororazis) miliaris Brug. Reeve Conch. Icon., tav. XXXVI, f. 198. Hab. Wokan (Aru). Conus (Coronaxis) minimus L. Reeve Conch. Icon., tav. XXIV, teo Hab. Wokan (Aru). Conus (Lithoconus) Virgo L. Reeve Conch. Icon., tav. XXI, re 4/418). ; Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Conus (Lithoconus) quercinus Brug. C. buxeus Link; Reeve Conch. Icon., tav. XXVI, f. 148. Hab. Kei Bandan. th 056 C. TAPPARONE CANEFRI Conus (Lithoconus) litieratus L. Reeve Conch. Icon., tav. XXXIII, f. 183. Hab. Sorong. Conus (Riizoconus) Miles L. Reeve Conch. Icon., tav. II, f. 9. Hab. Wokan (Aru); Sorong. Conus (hezoconus) capitaneus L. Kiener Icon. des Coq. , KS AON 1 We Hab. Kei Bandan. Conus (Cheyloconus) Magus L. Reeve Conch. Icon., tav. XXXV, 190. Hab. Wokan (Aru). Conus (Cheyloconus) vitulinus Brug. Reeve Conch. Icon., tav. XXIII, f. 182. Hab. Wokan (Aru). Conus (Chey/oconus) Gubernator Brug. Reeve Conch. Icon., tava XI) Hab. Wokan (Aru). Conus (Cheyloconus) striatus L. Reeve Conch. Icon., tav. XX ee l79: Hab. Kei Bandan. Conus (Cylinder) textile L. Reeve Conch. Icon., tav. XXXVIII, f. 209. Hab. Kei Bandan. Conus (Cylinder) Episcopus Brug. Reeve Conch. Icon., tav. XXIV, f. 189. Hab. Kei Bandan. Sirombus lentiginosus L. Reeve Conch. Icon., tav. XII, f 31. Hab. Kei Bandan; Sorong. Strombus (Monodactylus) Auris Dianae L. Reeve Conch. Icon., tav. AV te 36. Hab. Kei Bandan. Strombus (Monodactylus) guttatus Chemn. Reeve Conch. Icon., tav. XIV, t. 33. Hab. Wokan (Aru). Strombus (Gaddinuia) epidromis L. Reeve Conch. Icon., tAVSONUNG dea e MOLLUSCHI PAPUANI 557 Hab. Kei Bandan. Strombus (Ga/linula) gibbus Mart. S. turturella At S. Isabella Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. XVIII, Hab. Wokan (Aru). sata aan, gibberulus L. Reeve Conch. Icon., tav. VIII, Hab. ee ae Kei Bandan; Sorong. Sirombus (Canarium) Luhuanus L. Reeve Conch. Icon., tav. IX, f Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan; Sorong. Strombus (Canaréum) urceus L. Reeve Conch. Icon., tav. XI, fs Dh (a Hab. Wokan (Aru). Pterocera (Heptadactylus) lambis L. Reeve Conch. Icon., TEN NERE Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan; Sorong. Cypraea isabella L. Reeve Conch. Icon., tav. XII, Hab. Kei Bandan; Sorong. Cypraea Asellus L. Reeve Conch. Icon., tav. XVIII, f Hab. Kei Bandan. Cypraea (Aricia) Moneta L. Reeve Conch. Icon., tay. XV, f. 74. Hab. Wokan (Aru); Sorong. Cypraea (Aricia) Anulus L. Reeve Conch. Icon., tav. XV, f. 71. Hab. Wokan (Aru); Sorong. Cypraea (Aricia) arabica |. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 2. Hab. Sorong. Cypraea (Aricia) Caput-serpentis L., Reeve Conch. Icon., fave Ne ta 4A. Hab. Sorong. Cypraea (Luponia) Tigris L. Reeve Conch. Icon., tav. IV, f. 12. Hab. Kei Bandan; Sorong. Cypraea (Luponia) Vitellus L. Reeve Conch. Icon., tay. V, t. 14. Hab. Kei Bandan; Sorong. Cypraea (Luponia) Lynx L. Reeve Conch. Icon., tav..IX, f. 33. Hab. Kei Bandan; Sorong. 558 C. TAPPARONE CANEFRI Cypraea (Luporia) erronea L. C. ovum Gm. C. olivacea Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. XII, f. 56. Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan; Sorong. Cypraea (Luponia) erosa L. Reeve Conch. Icon., tav. XI, f. 43. Hab. Kei Bandan; Sorong. Cypraea (Luponia) caurica L. Reeve Conch. Icon., tav. XI, te AG: Hab. Kei Bandan. Trivia Oriza Lamk. Reeve Conch. Icon. (Cypraea) tav. XXIV, f. 140. Hab. Wokan (Aru). Ovulum Ovum L., Ovula oviformis Lamk. Reeve Conch. [consta vasinsrs5: Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan; Sorong. Cerithium nodulosum Brug: Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 3. Hab. Kei Bandan; Sorong. Cerithium Columna Sow. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 2, 4, b. | Hab. Wokan (Aru). Vertagus aluco L., Certthiwm coronatum Bolten. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 3. Hab. Wokan (Aru). Veriagus Vertagus L., Vertagus vulgaris Schum. (pro parte) Reeve Conch. Icon. tav. IV, t. 19. Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Veriagus chinensis Chemn. Strombus achanthinus Meus- chen; Strombus muricatus Bolten; Cerithium Obeliscus Brug.; Reeve Conch. Icon., tav. II, f. 7, d. Hab. Wokan (Aru). Pyrazus sulcatus Born. Murex moluccanus Gm.; Strombus mangiorum Schroét.; Strombus fuscus Gm.; Reeve Conch. Icons tava listers. tia 0A Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Pyrazus palustris L. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 2. Hab. Sorong. Melania mirifica A. Ad. Reeve Conch. Icon., f. 159. Hab. Wokan (Aru). pa MOLLUSCHI PAPUANI 559 Melania scutulaia Martyn. J/. costata Quoy e Gaim.; M. hastula Lea; M. picta Reeve? (non Hinds) Conch. Icon., f. 28, 29 e f. 43? Hab. Wokan (Aru). Melania aderenica Martens M. SS. an M. sobria Lea var. angustata? Hab. Wokan (Aru). Melania obscura Brot Revue Zool. 1860, tav. VII, f. 9. Hab. Wokan (Aru). Melania moesia Hinds Voy. Sulph., tav. XV, f. 4. Hab. Wokan (Aru). Melania Landaneri Brot. Matér. Mélan. 2 fase., tay. II, f. 2,3. Hab. Wokan (Aru). Littorina (Melaraphe) scabra L., Turbo anguliferus Lamk. Reeve Conch. Icon., (Littorina), tav. V. f. 21. Hab. Wokan (Aru). Littorina (Me/araphe) undulata Gray 1836 (non D’Orbigny 1847). Reeve Conch. Icon., tav. XIII, f. 67, a, d, c, d. Hab. Wokan (Aru). Quoya decollata Quoy et Gaim. Voy. de l’Astr. Moll., tav. XXXII, f. 33, 34. Hab. Kei Bandan. Hipponyx acuta Quoy et Gaim. Voy. de l’Astr. Moll., tav. XXXV, f. 35-36, e var. f. 37-38. Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan; Sorong. Nerita polita I. Chemn. Conch. Cab., tav. 93, f. 1001- 1002-1003. . Hab. Wokan (Aru); Sorong. Nerita Rumphii Recluz. Reeve Conch. Icon., tav. XIV, f. 62. Hab. Wokan (Aru). Nerita (Pi/a) plicata L. Born Mus. Caes. Wind., tav. XVII, f. 17-18. Hab. Wokan (Aru). Nerita (Pi/c) malaccensis. Lamk. (non Gm.) Blainv. Man. de Malac., tav. 36, f. 1. Hab. Kei Bandan. 560 C. TAPPARONE CANEFRI Nerita (//) arcta Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. NVI 125133 Hab. Wokan (Aru). Nerita (Pia) marmorata Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. XVI, f. 14-17. Hab. Wokan (Aru). Nerita (7’/eZostyla) albicilla L. Reeve Conch. Icon., tav. XV, f. 64. Hab. Wokan (Aru)! Nerita (7heliostyla) Chamaeleon L., var. Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. XV, f. 1-4. Hab. Wokan (Aru). Neritina cornea L., Nerita amphibia Less. Neritina dubia Sow. Conch. Illustr., f. 28. Hab. Wokan (Aru). Neritina rivula Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. XVII, f. 27-29. N. 2ée-zac. Lamk? Sower by Conch. Illustr., iy Ale Hab. Wokan (Aru). Turbo (Senectus) ticaonicus Reeve Conch. Icon., tav. V, f. 23. HIab. Wokan (Aru); Sorong. Turbo (Senectus) crassus Vood. Fischer Icon. des Coq., tava Nlaie dine Gave NI is Ds Hab. Sorong. Turbo (Marmorostoma) compianatus Chemn. 7. versicolor Gm.; Limax porphyrites Martyn; Kiener Icon. des Coq. , tav. Vi, & 2), e tav. XXXVI, £6: Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Astralium Calcar L. Reeve Conch. Icon. (Trochus) tav. X, 1s OE Hab. Kei Bandan; Wokan (Aru). Delphinula laciniata L. Reeve Conch. Icon., tav. If, f. 9. Hab. Wokan (Aru): Sorong. Trochus niloticus L. Chemn. Conch. Cab., Vol. V, tav. 167, f. 1605 e tav. 163, f 1614. Hab. Wokan (Aru); Sorong. MOLLUSCHI PAPUANI 5601 Pyramidea fenestrata Gm. Reeve Conch. Icon. ( Trochus) tav. IV, fi 18. Hab. Wokan (Aru); Sorong. Polydonia maculata L., var. Kiener Icon. des Coq., tav. XXS de Hab. Sorong. Haliotis varia L. Reeve Conch. Icon., tav. If, fi 4. Hab. Sorong. Haliotis ( einotis) asinina L. R ee ve Conch. Icon., tav. VI, f. 18. Hab. Sorong. Patella testudinaria L., P. testudinata Martyn. Lottia testu- naria Sowerby Gen. of Shells., f. 2. Hab. Kei Bandan. Tectura saccharina L. Rumph Amb. Rarit. tav. 40, f. 3. Hab. Wokan (Aru). Chiton spiniger Sow. Reeve Conch. Icon., tav. XIV. f. 75. Hab. Wokan (Aru). Bulla Ampulla L. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 3. Hab. Kei Bandan. Trochomorpha planorbis Lesson. Martens Ost-Asien, Vol. 2, tav. XIII, f. 4-7. Hab. Wokan (Aru). Helix (Dorcasia) occulta Pfr. Proc. Zool. Soc. 1860, p. 22. Hab. Wokan, Giabu Lengan (Aru); Kei Bandan. Helix (Geotrochus) Pileus L., Helix pileus, bifasciata, pileata, ambigua Gm. Reeve Conch. Icon., tav. X 1, f. 193. Hab. Wokan, Giabu Lengan (Aru). Helix (Geotrochus) Gaerineriana Pfr. Reeve Conch. Icon., tav. LXXIX, f. 419. /. Blainvillet? Le Guillou Revue Zool. 1832, p. 140. Hab. Wokan, Giabu Lengan (Aru). Helix (Planospira) tortilabia Lesson. 7. gibbosula Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. V, f. 14-16. Hab. Wokan, Giabu Lengan (Aru). Helix (Planospira) torticollis Le Guillou Revue Zool., 1832, p. 140. Ann. del Mus, Civ. di St. Nat. Vol. VI. 36 502 C. TAPPARONE CANEFRI Hab. Giabu Lengan (Aru). Helix (Planospira) torticollis var. omnino purpureo fusca. Hab. Giabu Lengan (Aru). Helix (Planospira) moluccensis Pfr. H. tortilabia Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. V, f 7-9 (non Lesson). Hab. Wokan (Aru). Helix (Chlorivs) cireamdata Féruss. Hist. des Coq., tav. Toe ie Wy ti de Hab. Wokan, Vammar, Giabu Lengan (Aru). Helix (Chlorit’s) triumphalis® Reeve Conch. Icon., tav. FFII, sp. 1421. i Hab. Sorong. Helix (A/bersia) zonulata Féruss. Prodr. ZMelie Listeri F é- russ. H. lemniscata Lesson. Reeve Conch. Icon., tav. PXX ME ts 400: Hab. Wokan, Wammar, Giabu Lengan (Aru). Helix (Cerasia) conformis Fér. Reeve Conch. Icon., tav. XXI, f 101. Hab. Wokan, Giabu Lengan (Aru). Nanina citrina L. Reeve Conch. Icon. (Helix), tav. LXXXIX, f. 482. Hab. Wokan, Giabu Lengan (Aru). Nanina Velum Tapparone Canefri Helix citrina var. Reeve Conch. Icon., tav. XC, f. 485. Hab. Sorong. Auricula Auris Midae L., £//obium Midae, Ceramense, tunidum Bolten. A. Midae Lamk. Lesson Voy. de la Coq., tav. IX, f. 1. Hab. Wokan (Aru). Auricula polita Metcalfe. Pfeiffer Novit. Conch., tav. VII, o HQ, 13% Hab. Wokan (Aru). Cassidula rugulata Homb. et Jacq. (an Sowerby?) Auricula rugulata Rousseau. Voy. au Pole Sud, tav. IX, f 10-12. Hab. Wokan (Aru); Giabu Lengan (Aru). Cassidula mustelina Desh. Auricula rhodostoma Hombr. et Jacq. Cassidulus mustelae Beck. Kuster Auric., tav. 4, £. 3,4. MOLLUSCHI PAPUANI 505 Hab. Giabu Lengan (Aru). Cassidula mustelina Desh. var. unicolor. Hab. Giabu Lengan (Aru). Pythia variabilis Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. 10, f. 4-11. Hab. Giabu Lengan (Aru). Cyclotus guitatus Pfr. Reeve (Cyclostome) Conch. Icon., sp. 30. Hab. Wokan (Aru). Leptopoma vitreum Lesson. Cyclostoma luteum Quoy et Gaim., C. nitidum Sow. Lesson Voy. de la Coq., tay. XU; 6. Hab. Kei Bandan. Leptopoma melanostoma Petit [lombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, tav. XII, f. 20-24. Hab. Wokan (Aru). Helicina aruana Pfr. Reeve Conch. Icon., tav. XXVII, f. 239. Hab. Kei Bandan. Helicina albocincta Hombr. et Jacq. Voy. au Pole Sud, ave NES f 56-39: Hab. Wokan (Aru). Truncatella valida P fr. Kuster, Chemmn., 22 Ed), tav. Ill, f. 7-8 e 19-21. Hab. Wokan (Aru). Conchiferi Solen abbreviatus Phil. Abbild. neuer Conch., Vol. 1, (Solen) tav. I, f. 1. - Hab. Kei Bandan. Mactra (7rigonclia) Reevei Deshayes. Reeve Conch. Icon., tays eV; fa 85% Hab. Sorong. Mactra (7rigonella) antiqguata Spengler, var. Reeve Conchs Icont. tave VIE fe 22! Hab. Kei Bandan. 564 C. TAPPARONE CANEFRI Asaphis deflorata L., Ve//inu anomala Born; Venus versicolor Gm.; Corbula rosea Bolten; Sanguinolaria rugosa Lamk. Reeve Conch. Icon., (Capsa) tav. I, f. 1, a, d, f. Hab. Kei Bandan. Asaphis dichotoma Anton. 7e/lna arenosa Rum ph. Chem- nitz Conchs Cab, Volt V, 1.°83: Hab. Wokan (Aru). Capsella elongata? Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 4. Hab. Wokan (Aru). Capsella violacea Reeve Conch. Icon., Tav. I, f. 6. Hab. Kei Bandan. Tellina (7e/inella) rugosa Born. Reeve Conch. Icon., tav. ID, 16 aka Hab. Kei Bandan. Tellina (Fabulina) Vulseila Chemn. Reeve Conch. Icon., tav. XII, f. 56. Hab. Wokan (Aru). 1 Tellina (Peronacoderma) Sowerbyi Hanley. Reeve Conch. Icon., tav. VIII, f. 35. Hab. Wokan (Aru). Tellina (Arcopagia) Discus Hanley. Reeve Conch. Icon., Gave eliewien 43 Hab. Kei Bandan. Tellina (Arcopagia) capsoides Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. XXXIII, f. 183. Hab. Giabu Lengan (Aru). Donax (Latona) Faba Chemn. D. radians Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. V, f. 26. Hab. Sorong. Mesodesma striata Lamk. Reeve Conch. [con., tav. II, f. 10. Hab. Wokan (Aru); Sorong. Venus puerpera L. Reeve Conch. Icon., tav. IV, f. 10. Hab. Kei Bandan. Callista citrina Lamk. var. Dione striata Gray. Reeve Conch. Icon., tav. V, f. 19 e tav. X, f. 44. Hab. Kei Bandan. MOLLUSCHI PAPUANI 065 Circe scripta L. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 1. Hab. Wokan (Aru). Circe peciinata L., Cardium nexile Martyn. Reeve Conch. Icon., tav. V, f. 20. Hab. Kei Bandan. Circe tumida Bolten. Cytherea Gibbia Lamk. Reeve Conch. lcontsntavaeVen ts 24: Hab. Kei Bandan. Petricola lapicida Che mn. Narinio costata Gray. Sowerby, Reeve Conch. Icon., tav. II, f. 22. Hab. Wokan (Aru). Venerupis attenuata Sowerby, Reeve Conch. Icon., tav. Werte 7 Hab. Wokan (Aru), Trapezium angulatum Lamk. Cypricardia oblonga, Sow er- by, Genera of Shells. . Hab. Wokan (Aru). Cyrena sp. Hab. Wokan (Aru). Glauconoma rugosa Hanley. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 4. Hab. Wokan (Aru). Cardium (Trachicardium) subrugosum Sow. Conch. Ill, N.° 59, f. 34-71. Hab. Sorong; Kei Bandan. Cardium (Papyridea) tenuicostatum Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. X, f. 50. Hab. Kei Bandan. Hemicardium Cardissa L., Cardissa alba Meg. Reeve Conch. Icons tave II; ft 15: Hab. Kei Bandan. Hemicardium (/ragum) unedo L. Reeve Conch. Icon., tav. II, f. 13. Hab. Wokan (Aru); Kei Bandan. Hippopus equinus Meuschen. Chama Hippopus L.; Tridachnes ungula Bolten; Hippopus maculatus Lamk. Reeve Conch. [con® tava i: 506 C. TAPPARONE CANEFRI Hab. Sorong. Tridacna gigas L. Var. (Stato giovanile) Reeve Conch. leon., tava elie teal Hab. Sorong. Chama Lazarus L. Reeve Conch. Icon., tav. II, f 4, @ (non Lamk.). Hab. Sorong. SILE imbricata Brod. (non Lamk.) Reeve Conch. Ieon., tava Ipod: ne Sorong. Mytilicardia muricata Sow. Reeve Conch. Icon., tav. IV, f. 18. Hab. Wokan (Aru). Modiola Philippinarum Hanley. Reeve Conch. Icon. ; TaN Ih 36 4G Hab. Kei Bandan. Modiola elongata Sow. Reeve Conch. Icon., tav. Il, f. 4. lab. Wokan (Aru); Sorong. Lithodomus obesus Phil. Reeve Conch. Icon., tav. I, f. 6. Hab. Wokan (Aru). Septifer bilocularis L. Mytilus nicobaricus Chemn. Tichogonia bilocularis , Het Araussi Kuster, Chemn. 2. Ed., Vol. VIII tava Il;3£22, 4105 At 12044547); stave Vleet: Hab. Wokan ran Sorong. Meleagrina margaritifera L. Var. Avicula Cumingi? Reeve Conch. Icon., tav. IV, f Hab. Wokan (Aru); Sorong. Avicula cupraea Chemn. Avicula Lotorium Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. II, f. 3. Hab. Sorong. Avicula crocea Chemn. Reeve Conch. leon., tav. XV, f. 57. Hab. Sorong. isognomon isognomum L., Medina isogonum Retz; Isognomon Gnomon e Norma Bolten; Reeve Conch. Icon., tav. Vj f. 24. Hab. Sorong. isognomon Ephippium L. Reeve Conch. Icon. tay. I, f. 8. Hab. Soronge. MOLLUSCH! PAPUANI 567 isognomon Patioulum Reeve Conch. icon., tav. IV, i 19. Hab. Sorong. Malleus vulgaris Lamk. Ostrea malleus L. Reeve Conch. leon., tav. 1. Hab. Sorong. Maileus daemoniacus Reeve Conch. lcon., tav. II, f.. 6 (M. regula var.). - Hab. Wokan (Aru); Sorong. Pinna nigrina Lamk. Var. Sowerby, Gen. of Shells, f. 2. Hab. Sorong. Pinna philippinensis Hanley. Reeve Conch. Icon., tav. XI, 18 Aly Hab. Kei Bandan. Arca Zebra Swainson. Reeve Conch. Icon., tav. XI, f. 69 Hab. Kei Bandan. Arca ocellata Reeve Conch. Icon., tav. XV, f. 102. - Hab. Sorong. Barbatia fusca Brug. Arca Amygdalum Link. Reeve Conch. Icon., tav. XII, f. 82. Hab. Wokan (Aru). Barbatia fusca Brug. Var. minor biradiata. Arca bicolor Chemn. Vol. XI, tav. 204, f. 2007. Hab. Sorong. Anomalocardia granosa L. Reeve Conch. Icon., tav. III, f. 15, b. Hab. Wokan (Aru). Anomalocardia granosa L. var. minor, Reeve Conch. Icon., tavenlUl ieee wa: Hab. Sorong. Pectunculus peciiniformis Blainv. Reeve Conch. Icon., tav. Let td Hab. Sorong. Lima fragilis Chemn. L. dehiscens Conrad; L. linguatula Lamk. Reeve Conch. Icon., tav. IV, f. 18. Hab. Sorong. Placuna papyracea L. Reeve Conch. Icon., tay. H, f. 3. Hab. Wokan (Aru); Sorong. 568 C. TAPPARONE CANEFRI Chiuderò questa breve nota di molluschi ricordando nuova- mente che le specie indicate furono soltanto quelle più ovvie e di più facile determinazione, le quali meglio delle altre servono a caratterizzare la fauna. Parecchi generi si trove- ranno mancanti, 1 quali pure negli invii del Sig. 0. Beccari sono ampiamente rappresentati. Tali per esempio fra i Gaste- ropodi sono 1 generi Eulima, Lejostraca, Stylifer, Triphoris, Rissoa, Rissoina, Vermetus, Chlyptraea, Navicella, Fissurella, Emarginula; quali sono fra i Conchiferi i generi Barnea, Martesia, Spondylus, Ostrea. Le specie di tutti questi generi, alcune delle quali minutissime, non furono ancora da me determinate con la necessaria certezza per poter prender luogo nel presente catalogo; esse faranno parte di un secondo articolo unitamente a quelle che avrò riconosciute definitiva- mente come non ancora descritte. SUPPLEMENT A L’ESSAI SUR LES FERONIES DE L’AUSTRALIE PUBLIE DANS LE BULLETIN DES NATURALISTES DE MOSCOU ? en 1865, T. II, p. 56. ACCOMPAGNE D'OBSERVATIONS SUR LA SYNONYMIE par M. Le Baron pe CHAUDOIR Dans le méme Volume du Bulletin, ou avait été imprime mon Essai sur les Féronies de l’Australie, mais dans sa se- conde partie, Motschulsky a publié la description d'un certain nombre d’espéces du méme continent, en les distribuant dans des genres nouveaux. Un an plus tard environ M. de Castel- nau a inscré dans les « Transactions of the Royal Society of Victoria », sous le titre de « Notes on Australian Coleoptera » un mémoire contenant la description d’un grand nombre de Carabiques nouveaux de cette partie du monde, et entre autres de beaucoup d’espèces du genre Feronia, distribuées pour la plupart parmi les groupes européens de ce genre. Ni l’un ni l’autre ne pouvait avoir connaissance du travail antérieur; et il en est résulté que plus d’une espéce a recu trois noms différents. Il importait done beaucoup d’en établir la syno- nymie, travail que la concision des descriptions de M. de Castelnau rendait fort ditticile, quand M. de Castelnau eut Vheureuse inspiration d’envoyer sa collection en Europe, et que M. le Marquis Doria eut celle encore plus heureuse d’ac- quérir pour le Musée de la Ville de Génes, qui lui doit sa création et la plus grande partie de ses richesses, la famille 570 DE CHAUDOIR des Carabiques. Dés lors, je concus le désir d’établir cette synonymie, et profitant enfin de mon séjour dans le midi de la France, je me rendis à Génes, où pendant trois jours le marquis et M. le D." Gestro ont mis, avec une rare obli- geance, toutes les boites de la eollection 4 ma disposition pour me mettre à méme de retrouver les types de M. de Castelnau, et qui plus est, m’ont autorisé méme a en em- porter quelques-uns pour que je pusse les étudier 4 mon aise. Comme j’avais apporté avec moi la plus grande partie de mes types, et surtout ceux de mes Notonomus, qui pré- sentaient le plus de difficulté, c'est par la comparaison de ces types avec ceux du Comte que j'ai fixé la synonymie que je publie maintenant, ce qui lui donne un caractére de certi- tude que n’ont souvent pas des études de ce genre, faites Waprés des descriptions ou de mémoire. Il ne saurait done exister de doutes sur la plupart de ces synonymies; cepen- dant je dois dire que le peu de temps dont je pouvais disposer, ne ma pas permis de retrouver quelques-uns des types de M. de Castelnau, ce qui rend ce travail un peu incomplet. Le nombre en est heureusement fort peu considérable. Jai de plus complété plusieurs de mes descriptions et de celles de l’auteur francais, donné celles de quelques-espéces nouvelles que nous avions acquises plus tard, et j'ai cherché a inter- caler les descriptions, malheureusement incomplétes, de quel- ques autres que M. W. Mac Leay, qui a déjà tant contribué a faire connàitre la faune australienne. a publiées en 1371 dans les « Transactions of the entomological society ot New-South- Wales». Comme le présent travail n’est qu'un supplément au premier (seulement pour les espèces australiennes), je me suis abstenu de faire mention de quelques-unes qui étaient restées inconnues a M. de Castelnau, et dont je n’avais rien de nou- veau à dire. D'un autre cété un certain nombre d’espéces de petite taille, rentrant dans des groupes dont nì M. De Castel- nau ni moi, ne nous étions occupés dans ces deux mémoires, ont été décrites récemment dans un travail que j'ai publié dans le Bulletin des naturalistes de Moscou, ce qui me dispense FERONIES DE L'AUSTRALIE 571 d’en reparler ici. C'est un des groupes dans lesquels ia faune de l’Australie nous promet une grande richesse, car le nombre des /eronia connues de cette partie du monde dépasse deja la centaine, et on ne saurait douter qu'il ne reste encore beaucoup è découvrir dans le centre, le nord et l’ouest du continent, encore si peu explorés. Homalosoma. Fer. cyanea Castelnau, Hist. nat. des ins. (1840) I, p. 113. Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, Il, pag. 67. = episcopalis Castelnau, Not. on Austr. Col. pag. 118. Nouv. Galles du Sud. Fer. superba Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 118. Long. 52 mm.; larg. 11 mm. Belle espéce bien distinete, moins al- longée que la cyanea, corselet plus court, à còtés plus arrondis, plus sinués aprés le milieu, à angles postérieurs obtus, un peu arrondis au sommet; à cdtés de la base coupés un peu oblique- ment et légérement arrondis, à ligne médiane entiére, plus imprimée, à impressions latérales postérieures plus courtes, assez petites; élytres beaucoup plus courtes, en ovale assez large, un peu moins de moitié plus longues que larges, passablement arrondies sur les cétés, légérement rétrecies dans leur partie antérieure, avec le sommet des épaules très-arrondi, sans dent, obtusément arrondies 4 l’extrémité, le bord postérieur de l’ourlet basal droit, les intervalles pairs presque plats; les còtes moins saillantes; les appendices des trochanters pos- térieurs du male arrondis a l’extrémité. Jai vu le type 7 de cette espéce au Musée de Génes, dans la collection Castelnau. Je n’y ai pas trouvé la 9, que M. de Castelnau dit posséder, et qui doit étre de 4 mm. plus grande. Il a été découvert dans la Nouvelle Galles du Sud par le D." Howitt, sur les bords de la Rivicre Hunter. Fer. marginifera Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, Il, p. 68. Long. 24 mm. Cette espèce ne se trouve pas dans la collection Castelnau. Australie orientale. 972 DE CHAUDOIR Fer. cordata Chaudoir, ibid. p. 69; = Cunninghami Cas- telnau, Not. on Austr. Col. pag. 120. Long. 28-32 mm. Rockhampton. Fer. Wilsoni Castelnau, ibid. p. 119. Long. 27 mm. (ély- tres 14 '/, sur 8'/, mm.). Diffère de la cordata par ses yeux moins convexes, son corselet moins court, plus longuement sinué à la partie postérieure des cétés, coupé plus carrément a sa base près des angles postérieurs, qui sont trés-droits, nul- lement arrondis au sommet; ses ¢lytres 4 cotes plus élevées, à stries marquées de points bien distincts, quoique peu pro- fonds, et a épaules assez fortement dentiféres; le rebord marginal plus élargi, surtout postérieurement. Téte et corselet d’un noir violet, ainsi que la rigole latérale des élytres, qui sont d’un noir un peu terne, avec le sommet des còtes saillantes luisant. Un male dans la collection Castelnau (Brisbane). Fer. viridescens Castelnau, ibid. p. 120. Long. 27 mm. (¢lytres 14 sur 8 !/ mm.). Le corselet est encore plus rétréci à sa base, et la partie de la sinuosité des còtés qui tombe verticalement sur la base, et forme avec elle un angle tout aussi droit que dans le Wélsond, est plus longue; les trois cotes élevées de chaque élytre le sont 4 peine plus que les autres, ne sont que légérement tectiformes, et le sommet n’en est point luisant; les élytres vont légérement en s’élar- gissant jusqu’aux deux tiers, où les cétés dessinent une courbe plus forte, et le disque en est plus aplani; le rebord latéral plus élargi; ponctuation des stries comme dans le précédent. Téte, corselet et rigole des élytres d’un noir verdàtre luisant, élytres d'un noir terne. Bords de la Riviére de Clarence. Fer. cyaneocincta Boisduval, Faun. de l’Océan. pag. 37. Long. 30 mm. Se distingue facilement des précédentes par la forme de son corselet, qui n’est pas sinué a la partie posté- rieure des cétés, et dont les angles postérieurs sont très-ar- rondis. Australie orientale. Fer. sepiemcostata Chaudoir = nilidicollis Castelnau, ibid. p. 120, Long. 21 '/ mm. Bords de la Riviére de Cla- i FÉRONIES DE L'AUSTRALIE es) DE) rence; jai di changer le nom de cette espéce, déjà employ é dans ce genre par moi et par Motschulsky. Trichosternus. Fer. Renardi Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 71. = Fer. Hercules (Homalosoma) Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 119. Montagnes des Pins de Queensland. Fer. Atlas Castelnau, Notes on Austr. Col. p. 117. = A. obesa Castelnau, ibid. p. 118; = ? Solandersi Castel- nau, ibid. p. 118. = Nurus brevis Motschulsky, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 234-236. Les insectes que M. de Castelnau a désignés par les deux premiers de ces noms, ne different que par les caractéres sexuels. Il m’a semblé que le Solandersi que j'ai vù dans la collection de cet entomologiste au Musée de Génes, n’en était qu'une petite variété. Bords de la Rivicre Clarence. Prionophorus. Secatophus Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 94. Fer. crenatipes Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, Il, p. 79. == Acinopus australis Nope, Trans. ent. soc. Lond. IV, 1345, p. 105. = Secatophus austrahs Castelnau, loc. cit. p. 94. == Secatophus Hopei Castelnau, ibid. Je n'ai pu adopter le nom proposé par Hope que Dejean avait déjà employé dans ce genre, pour une espîce de mon groupe de Simodontus. Quant au type du /opez, que j'ai vu a Génes dans la collection qui avait appartenu a l’auteur, je n'y ai rien vu qui autorisàt la création d’ une espéce distinete. En- virons de Melbourne. Morphnos Schaufuss, Harold’s Col. Heft. 1867, p. 65. Teropha Castelnau, Not. on Austr. Col. 1867, p. 90. Prionophorus Chaudoir sect. 2°. 574 DE CHAUDOIR Fer. Flindersi White, Proc. Zool. Soc. Lond. 1859, p. 117, pl. 58, fig. 2; Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1863, II, p. 80. = Morphnos antipodus Schaufuss, loc. cit. = Fer. Sturti White, l. c. p. 117, pl. 58, fig. 1. Cratogaster. Blanchard Voy. au Pole Sud. 1853, Zool. IV, p. 33. Pachidius Chaudoir, Ball. des Nat. de Mose. 1865, Il, p. 82. Tibarisus Castelnau, Not. on Austr. Col. 1867, p. 116 (4). Fer. sulcata Blanchard, l. c. p. 33, pl. 2, fig. 11. = sud- cata Chaudoir, |. c. p. 82. = melas Castelnau, l. e. p. 116; Trés-commune dans toute l’Australie orientale. Norte. M. W. Mac Leay (Trans. of the ent. soc. of New South Wales 1871, p. 106 et 107), décrit deux autres espéces de ce groupe, prises par M. Masters à Gayndah, sur la Ri- vicre de Burnett, sous les noms de ater et de niger. Ne les possélant pas, je me bornerai ici à reproduire les descriptions de l’auteur. (1) J'avaìs autrefois crù que le Cyphosoma unicolor Hopé, Ann. and Mag. of nat. hist. IM, IX, 426, se rapportait à cet insecte, mais en ayant étudié un Individuau Musée de Berlin, je me suis convaincu du contra.re. C'est un insecte de forme courte et large, dont le corps est épais, lisse; les elytres un peu aplanies sur le disque, descendent fortementet trés-brusquement sur les còtés et sur lextrémite; elles sont profondement sillonnées, sans rudiment préscu- tellaire, la huìtìème et la neuviéme stries sont trés-rapprochées lune de lautre, et il n°y a pas de point sur le troisiéme intervalle; la série submar- ginale est interrompue vers le milieu; tous les intervalles sont trés-convexes, surtout vers l'extrémìté; le corselet est plus étroit que les élytres, trans- versal, échancré anterieurement, trés-arrondi sur les còtés et tout a fait aux angles postérieurs, ce qui lui donne un aspect semicirculaire; il y a de chaque còtè de la base un petit sillon oblique. Le labre est un peu échancré; la dent du menton bifide; ses lobes tres-dirergents; les paltes comme dans les Féroniens, les tarses antérìeurs assez fortement dilalés comme dans ce groupe; les antennes sont assez robustes; les palpes cylindriques, tronqués à l’extré- miìté; le prosternum n'est pas rebordé entre les hanches; les épisternes poste- rieurs sont plus larges que longs, les segments de l'abdomen épais (comme dans les Euchroa), avec un profond sìllon pres du bord antérìieur, arquè aux extrémités, et deux gros points sur le milieu de chacun; dans le 4 un point de chaque còlè du milieu du bord postérieur de anus. Quoiqu’an peu in- compléte, cette description suffira pour faire reconnailre cette espece remar- quable, encore trés-rare dans les collections. Du Nord de la Novvelle Rollande. FERONIES DE L’AUSTRALIE 575 Fer. (Tibarisus) atra Mac Leay. Long. 7 '/,' = 16 mm. D'un noir luisant. Téte lisse, avec deux impressions longitu- dinales de chaque coté, l’une allant des yeux à la base des mandibules, l’autre, plus large, un peu en avant des yeux. Corselet carré, tronqué a sa base, et à peine échancré devant, légérement arrondi sur les còtés, avec une ligne médiane distinete, deux impressions de chaque còté de la base, dont l’intérieure est longue et profonde, l’extérieure courte et arquée et un rebord latéral étroit. Elytres très profondément striées, avec les intervalles convexes et lisses. Cils des tarses roux. Elle différe de la melas (sulcata) par sa taille bien moindre et par l’absence totale de rudiment de strie pié- scutellaire. Fer. (id.) nigra Mac Leay. Long. 5’ = 11 mm. Elle dif- fere de la melas par sa taille bien moindre, ses palpes moins tronques, les impressions basales du corselet plus larges, et la présence auprés de l’écusson d’un rudiment de strie bien distinct. Notonomus. Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 83. Fer. ? regalis Castelnau (Plerostichus). Long. 18’ = 39 4/, mm. Cette grande et belle espéce que je ne possède pas, mais dont on peut voir un individu au Muséum du Jardin des Plantes, parmi les insectes récoltés en Australie par Verreaux, ne se trouve pas dans la collection du Musée de Génes, car M. de Castelnau l’a décrite d’aprés un individu ap- partenant aa D." Howitt. Elle est de la taille de la Renardi. D'un beau violet pourpré. Téte grande, avec deux impressions frontales; corselet cordiforme, arrondi sur les còtés jusqu'aux deux-tiers; angles antérieurs un peu avancés, ceux posté- rieurs arrondis au sommet, la ligne médiane modérément imprimée, les deux impressions latérales postérieures allongées et profondes. Elytres ovales, déprimées, atteignant le maxi- mum de leur largeur vers le milieu, profondément striées , avec un ruliment court de strie préscutellaire, et sur les 3°, 576 DE CHAUDOIR vu 3° et 7° intervalles une rangée de quatre a cing assez gros points. Dessous du corps, parties de la bouche, antennes et pattes d’un noir luisant, les huit derniers articles des antennes revètus d’une villosité brune, les palpes bien tronqués, le dernier article des labiaux presque securiforme. Nouvelle Galles du Sud (Kiama). Jai répété ici la description de M. de Cas- telnau, qui laisse assez à désirer, et je ne puis méme af- firmer que l’espèce fasse partie de ce groupe, ni méme de ce genre. Fer. aeneomicans Chaudoir. |. e. p. 84. = Fer. (Pleros- tichus) Lapeyrousei Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 127. Fer. iriplogenioides Chaudoir, l. c. p. 85. = Fer, (id.) ducalis Castelnau, l. c. p. 121. Fer. subiridescens Chaudoir, |. c. p. 85. Long 23 mm. Elle ne figure pas parmi les espéces décrites par M. de Cas- telnau. Téte sensiblement plus étroite que dans l’uencomicans; impressions frontales bien plus faibles, presque effacées postérieurement, yeux plus petits et moins saillants que dans l’aencomicans Q. Corselet bien plus long, presque aussi long que large, conformé de méme dans sa partie postérieure, mais plus rétréci vers l’extrémité, dont les angles sont plus rapprochés du col; la partie antérieure des cétés plus ar- rondie; le dessus, qui est un peu plus distinctement ridé en travers, quoique tout aussi luisant, descend bien plus for- tement vers les angles antérieurs; le rebord marginal est sensiblement plus fin et plus étroit dans sa partie antérieure, et forme au contraire un bourrelet plus gros, à mesure qu'il se rapproche des angles postérieurs. Elytres en ovale un peu plus court, plus arrondies vers le milieu des cdtés, et plus rétrécies après le milieu, un peu moins fortement sinuées et plus acuminées 4 l’extrèmité, plus fortement rebordeés sur les cétés, les intervalles plus convexes, surtout vers l’extrèmité où ils se rétrécissent fortement, ce qui tient en partie è l’élargissement des sillons; le huitième et le neuvième visi- blement plus étroits sur toute leur longueur, ce dernier plus convexe; il n’y a sur le troisiéme que deux points enfoneés FERONIES DE L'AUSTRALIE 077 sur la moitié postérieure, comme dans le ¢riplogenioides. Australie méridionale (Melbourne); Coll. Laferté. * Fer. variicollis Chaudoir, l. c. p. 86. = Fer (Pterostichus) comes Castelnau, l. ce. p. 121. Long. 17-20 mm. Elle se distingue facilement entre les grandes espéces par sa forme étroite et son corselet aussi long que large, trés-peu arrondi sur les còtés, peu rétréci postérieurement. Il est en dessus tantot d’un noir brillant a reflets irisés ou verdàtres, tantòt les élytres sont pourprées. Autralie orientale-méridionale. Fer. purpureipennis Mac Leay, Trans. ent. soc. ot N. S. Wal. 1871, p. 107, 115. Long. 7 ‘/,'"” = 16 '/, mm. Téte et corselet noirs, avec une teinte verdàtre, ce dernier n’est guères plus long que large, trés-légérement arrondi sur les còtés, aussi large derriére que devant, échancré a sa base; ligne médiane bien imprimée, impressions basales longues, linéaires. Elytres pourprées, avec une bordure verdatre, des intervalles convexes et deux points sur la moitié postérieure du troisiéme. L’auteur pense que ce pourrait ètre l’impressi- collis Castelnau, mais ce dernier, dont j'ai le type sous les yeux, est = nitidicollis Chaudoir, et n’a pas 7 4/, mais 6 1/,""" de long. Gayndah; (Masters). Elle me paraît étre plutòt bien voisine du variicollis, mais il n’y a, d’après l’auteur, que deux points sur le troisiéme intervalle, tandis qu'il y en a toujours quatre dans celui-ci. Fer. violaceo-marginata Mac Leay, ibid. p. 108, 116. De méme taille que la précédente, dont elle ne différe que par ses-élytres opaques, bordées de rouge-violet luisant, avec les intervalles des stries plats. Elle vient de la méme localité. Je ne connais aucune de ces deux espéces. Fer. Gippsiensis Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 122. Long. 18-22 mm. Les mesures données par M. de Castelnau , sont toujours trop grandes, ainsi je n’ai pas vu d’individu de cette espéce qui atteigne celle indiquée par l’auteur (10-12'). Elle différe de l’aeneomicans par le corselet plus convexe, surtout antérieurement, a rebord latéral plus étroit, et a angles postérieurs plus obtus; par les élytres un peu plus Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI. 37 578 DE CHAUDOIR arrondies sur les còtés, moins sinuées près de l’extrémité, sensiblement plus convexes, ainsi que les intervalles, et plus étroitement rebordées; il y a de trois & quatre points sur le troisième intervalle, placés à peu pres de méme. Elle habite les montagnes de Gippsland et celles qui bordent è l’est la colonie de Victoria. Fer. Sairapa Castelnau, ibid. p. 122. Long. 20-23 mm. Tandis que dans l’espèce préélente, il y a plus ou moins en dessus une teinte métallique, tournant au violet vers les còtés, celle-ci est entiérement d’un noir luisant; les épaules sont plus arrondies; il y a un quatriéme ou un cinquiéme point situé bien plus près de la base sur le troisiéme inter- valle, mais cet insecte habitant les mémes localités, il se pourrait bien que ce ne fut qu’une variété du précédent. Fer. Kingi Chaudoir, 1. c. p. 86. Cette espéce a été in- connue a M. de Castelnau. Fer. Satanas Castelnau (Omaseus), l e. p. 133. Long. 15-17 mm. Téte comme dans le Avngi,; corselet encore plus arrondi et plus convexe; les angles antérieurs moins arrondis, ceux postérieurs le sont au contraire davantage; les impres- sions basales sont plus profondes, moins linéaires, plus larges, le point imprimé sur le bord latéral, non loin des angles postérieurs, est bien plus rapproché de ces angles, et placé sur le bourrelet méme. Elytres moins allongées, plus ova- laires, plus convexes; il n'y a de bien marqué que les quatre premicres et les deux dernières stries, les autres sont a peu près effacées; les quatre premiers intervalles sont légérement convexes, le troisiéme et le neuviéme ponctués de méme. L’in- secte est d’un noir trés-luisant, comme vernissé, avec un reflet violet plus ou moins marqué sur le corselet et les élytres; le tour des épisternes postérieurs est bordé d’un sillon assez marqué. Jen ai vu trois individus, dont deux faisaient partie de la collection Castelnau, et venaient du détroit du Roi Georges (Australie occidentale). Fer. eques Castelnau, l. c. p. 122. Long. 18-21 mm. Comparto & Vaeneomicans, dont elle a presque la coloration, FERONIES DE L'AUSTRALIE 579 cette espéce s’en distingue par sa téte moins forte, ce qui la fait paraitre plus allongée, ses impressions frontales plus effacées postérieurement, ses yeux bien moins saillants, méme dans le male; son corselet plus allongé, presque aussi long que large, 4 peine plus étroit vers sa base, presque carré, tout aussi échaneré à son bord antérieur, beaucoup moins arrondi, surtout vers le milieu des còtés, qui forment avec la base un angle presque droit, dont le sommet est trés-légérement ar- rondi; plus plan en dessus, avec les impressions des còtés de la base plus longues, trés-linéaires, et séparées des còtés par un espace plus plan; ses élytres plus allongées, plus étroites, plus paralléles, plus acuminées è l’extrèmité; surtout bien plus planes, plus rebordées en caréne sur leurs bords, avec le bord postérieur de l’ourlet basal plus droit, le rudiment de strie préscutellaire un peu plus long. les cing points im- primés de méme sur le troisiéme intervalle, et la rangée du neuviéme composée de points beaucoup plus petits. Pattes plus fortes et plus allongées. Téte d’un bronzé verdàtre; cor- selet luisant, d’un cuivreux bronzé, plus clair vers les cétés; élytres d’un bronzé assez obscur, un peu terne; le reste comme dans l’aencomicans. Illawarra et Brisbane; les deux individus 7 et 9 que je posséde, me viennent de M. de Cas- telnau par M. H. Deyrolle; j’en ai vu plusieurs autres au Musée de Génes, dans la collection de cet entomologiste. Fer. resplendens Castelnau, (Pterostichus), l. c. p. 127. Long. 19-20. Taille de la précédente, à laquelle elle res- semble au premier abord. Les yeux du o sont plus saillants; le corselet est un peu plus allongé, aussi long que large; ses angles antérieurs sont un peu plus arrondis, et ceux postérieurs le sont assez fortement et assez largement; le point imprimé, qui, dans l’eques, est a l’angle postérieur, est placé ici plus en avant prés du bord latéral; les élytres ont les mémes proportions, et ne sont également guéres plus larges que le corselet, mais les épaules sont plus arrondies et la dent à l’extrèmité de l’ourlet basal est obsoléte; le dessus est plus convexe, plus luisant, les intervalles sont un 580 DE CHAUDOIR peu plus convexes; le cinquiéme et le neuviéme ponctués de méme; les points un peu plus forts. Les bords du corselet sont d’un cuivreux assez vif, ainsi que le neuviéme intervalle des élytres et la rigole latérale; le labre, les palpes, les premiers articles des antennes, le jambes et les tarses anté- rieurs sont rougeàtres, ce qui n’est point le cas dans l’eques Nouvelles Galles du Sud; montagnes de Victoria. Mes indi- vidus me viennent aussi de M. de Castelnau dans la collection duquel il y en a d'autres au Musée de Génes. Fer. Philippsi Castelnau (Plerostichus), 1. c. p. 126. Long. 16 mm. (L’auteur lui donne 8 !/,’’, tandisqu’il n’en a effecti- vement que 7 !/,). Il ressemble au resplendens , mais il est un peu plus petit. Téte pareille; corselet un peu moins allongé, un peu moins long que large, paraissant se rétrécir un peu plus vers la base, avec les còtés un peu plus arrondis et tombant un peu plus obliquement sur la base, avec laquelle ils forment un angle un peu obtus, mais qui n’est pas aussi arrondi que dans le resplendens. Elytres de la méme forme, mais avec l’angle huméral plus marqué, moins arrondi; la partie postérieure du disque est bien plus convexe et descend bien plus fortement vers l’extrèmité, encore plus que dans le gippsiensis. On ne voit sept points sur le troisiéme intervalle qu'à l'élytre gauche, il n'y a que cing sur l’élytre droite; les cotés du corselet et la bordure des élytres sont d’un vert brillant; les pattes sont colorées comme dans l’eques, et non comme dans la resplendens. L’espéce, dont j'ai sous les yeux le type, appartenant maintenant au Musce de Génes, vient des montagnes de Gippsland, et n’a été fondée que sur un seul individu d. Fer. opuienta (Pierostichus) Castelnau, L c. p. 124. = auricollis Castelnau, ibid. p. 125; Var. gippslandica Cas- telnau; ibid. p. 125. Long. 14-16 mm. Elle se rapproche un peu par sa forme de la resplendens, mais elle est beaucoup plus petite et plus gréle. Téte 4 peu prés semblable. Corselet plus étroit, aussi long que large, un peu plus rétréci vers la base, guéres plus arrondi sur les còtés, qui forment avec FERONIES DE L’AUSTRALIE d81 la base un angle un peu obtus, lequel n’est d’ordinaire que peu ou point arrondi au sommet, le dessus un peu plus con- vexe, impressionné de méme; le rebord latéral bien plus étroit et plus fin. Elytres un peu plus ovalaires, épaules un peu plus anguleuses, intervalles un peu moins convexes; quatre à cing points sur le troisiéme, ceux du neuviéme beaucoup plus espacés; le rebord latéral bien plus étroit et moins re- levé. Antennes plus gréles et plus allongées. En dessus d’un cuivreux plus obscur sur la téte et les élytres que sur le corselet, qui est d’un cuivreux plus éclatant; les élytres ont une bordure plus ou moins verdàtre; le dessous d’un noir de poix brillant; labre et mandibules bruns, palpes plus ou moins ferrugineux; antennes d’un brun rougeàtre, pattes d’un brun plus ou moins foncé. Jai examiné les individus auxquels M. de Castelnau a donné les noms d’opulenta et d’auricollis , et je n’ai pas pu découvrir de différence entre eux. Il dit que toutes deux sont communes dans les montagnes de Victoria. La gippslandica, qui vient des montagnes de Gippsland, méme contrée, est établie sur un individu 9 unique, qui ne diffère que par sa coloration verdàtre, les cétés du corselet et ses angles postérieurs un peu plus arrondis, ses antennes et ses pattes plus noires. Pour admettre cette espèce, il faudrait en voir un plus grand nombre d’individus; pour le moment je ne puis y voir qu’une variété locale de Vopulenta. Fer. politula Chaudoir, Bull. des Nat. des Mose. 1865, II, p. 86. = lasmanicu Castelnau (Pterostichus), 1. c. p. 124. Tasmanie. Le troisiéme point sur le troisiéme intervalle n’est qu’accidentel; le nombre normal est de deux. Fer. accedens Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 92. Long. 17-18 1/, mm. Cette espéce est plus voisine de la politula qu'il ne m'avait d’abord semblé. Elle est un peu plus grande et plus allongée. Téte un peu plus large, yeux plus grands et plus saillants. Corselet bien plus rétréci en arriére, cotés plus arrondis en avant, se dirigeant en ligne droite et un peu obliquement vers la base, et formant avec elle un angle obtus, assez arrondi à son sommet; la ligne OS2 DE CHAUDOIR médiane plus imprimée, les sillons des cotés de la base moins linéaires. Elytres un peu plus ovalaires, un peu plus rétrécies et plus arrondies aux épaules, plus aplanies près de la suture, striées et ponctutes à peu près de méme. Coloration noire identique. C'est une des espèces les plus distinetes; la forme du corselet rappelle celle de la sphodroides, mais le dessus est plus plan dans l’uccedens. Fer. ingrata Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 87. Plutot voisine de la politula, colorée de méme, avec un reflet irisé plus fort sur le élytres; corselet plus étroit, presque aussi long que large, moins échancré antérieurement ; élytres plus ovalaires, moins largement tronquées à leur base, la strie de points ocellés du neuviòme intervalle plus conti- nue. M. de Castelnau n’a pas connu cet insecte, qui habite l’Australie méridionale. Fer. miles Castelnau (Pterostichus), 1. c. p. 122. Long. 15 mm. Sa forme étroite et allongée lui donne un air de ressemblance avec le varzicollis, mais il est beaucoup plus petit, et il n'y a que deux points sur le troisiéme intervalle. Téte assez grosse, cylindrique, un peu plus allongée, plus paralléle sur les còtés, avec les yeux presque plans (07) et pas plus saillants que la joue qui est légérement renflée; impressions entre les antennes plus courtes, se prolongeant sur les cdtés de l’épistome, dont la suture est fortement im- primée (dans mon individu). Corselet plus étroit, à peine plus large que la téte, aussi long que large, un peu plus échancré sur la partie méliane du bord antérieur, un peu arrondi vers le milieu des cotés, dont la partie postérieure est droite, et forme avec la base un angle un peu obtus, qui n'est guéres arrondi au sommet; le dessus un peu plus con- vexe, bordé et impressionné de méme. Elytres de 3/, de millim. seulement plus larges que le corselet, d’un peu moins du double plus longues que larges, en ovale étroit et long, tronqué asa base, avec une dent assez saillante a l’extrémité de l’ourlet basal, les còtés modérément arrondis, l’extrémité assez acuminée et assez sinute; le dessus bien moins convexe FERONIES DE L'AUSTRALIE 583 dans le sens de la longueur, strié de méme, l’ourlet basal plus large, coupé tout aussi droit & son bord postérieur; dex points imprimés sur la moitié postérieure du troisiéme inter- valle; ceux du neuviéme bien plus espacés vers le milieu; les deux intervalles externes encore plus étroits. Pattes pro- portionnellement plus courtes; articles des tarses moins al- longés, plus renflés a l’extrèmité. Entiérement d’un noir assez luisant; palpes ferrugineux; articles pubescents des antennes et tarses antérieurs un peu roussàtres. Bords de la Riv. Clyde, Nouvelle Galles du Sud. Elle fait le passage aux espéces voisines de l’australasiae. Fer. incrassata Chaudoir. Long. 14-15 mm. Colorée comme la miles, mais bien plus large. Téte un peu plus courte, im- pressions frontales aussi linéaires, mais plus prolongées en arriére, suture de l'épistome peu imprimé», yeux un peu plus convexes (Q). Corselet bien plus large sur une longueur égale, mais pas transversal, moins échaneré à son bord an- térieur, plus arrondi sur les còtés, qui ferment avec les còtés légérement arrondis de la base un angle un peu plus obtus, mais pas plus arrondi au sommet, qui semble méme former une trés faible saillie; le dessus au moins aussi convexe, bordé et impressionné de méme. Elytres plus courtes, plus larges, plus ovalaires, à peine plus larges que le corselet, de moitié 4 peine plus longues que larges, tout aussi dentées à l’épaule; plus convexes, quoique un peu aplanies sur la partie antérieure du disque, striées et ponctuées de méme, mais un peu plus rebordées sur la partie antérieure des còtés. Pattes semblables, antennes à articles externes plus courts. Cette espéce n'a pas été connue de M. de Castelnau; j’en poss¢de trois individus, et, par un hazard regrettable, tous trois sont des femelles. Je crois quils viennent de la Nou- velle Galles du Sud (environs de Sydney). Fer. australasiae Dejean, Species gén. des Col. HI, p. 277; Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose.- 1865, IL, p. 87. = Fer. (Omaseus) Mitcheli Castelnau, Lc. p. 130. Long. 15 /, mm. Laustralasiae Castelnau nest point le méme que celui de DSA4 DE CHAUDOIR Dejean, et se rapporte à ma /er. (Rhytisternus) liopleura. La téte de la vraie australasiae est d'un soupcon plus grosse que celle de l’ierassata, mais d’ailleurs parfaitement pareille; le corselet est encore plus large, sans étre plus court; il est plus carré, moins rétréci vers la base, dont les angles posté- rieurs sont arrondis au sommet; le dessus est moins convexe dans sa partie antérieure, qui descend moins vers les angles antérieurs, la ligne médiane est plus fortement imprimée, le rebord latéral est visiblement plus large et plus relevé, et la rigole latérale moins étroite. La partie antérieure des Glytres a une forme plus carrée; il n'y a guéres de dent a l’épaule, la première moitié du disque est plus plane, le rebord latéral visiblement plus large et pius relevé; les points du neuviéme intervalle, qui est un peu moins étroit, ne sont guéres plus espacés vers le milieu. Sud-est de l’Australie (Queensland, Nouvelle Galles du Sud, Victoria). Fer. marginata Castelnau (Pecilus), Hist. nat. des Ins. 1838, I, p. 105 = Fer. discodera Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 87 = Fer. (Plerostichus) Hunteriensis Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 128, Long. 13-16 mm. Bien que très-voisine de l’australasiae, je crois qu'elle s’en distingue spécifiquement par son corselet de forme plus ar- rondie, surtout aux angles postérieurs, et ses élytres plus ovalaires; mais le corselet est aussi plan et son rebord, ainsi que celui des élytres est aussi large que dans l’australastae , ce qui la distingue de l’inerassaza; le nom de marginata a été donné par M, de Castelnau peut-¢tre méme a ceux de ma collection, qui se trouvaient dans celle de Gory, et qui ont. les c6tés du corselet et des élytres d’un cuivreux éclatant. Fer. nitidicollis Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, Il, p. 88. = empressicollii Castelnau (Plerostichus), |. c. p. 126.= Mastersi Castelnau, I. c. p. 125. Ce dernier n’est qu’un petit individu de cette espèce; j'ai sous les yeux le type de Vauteur. Fer. viridilimbata Castelnau (Plerostichus), |. ce. p. 129. = F. viridimarginata , Castelnau |. c. p. 130. Long. 12 4/,- FERONIES DE L'AUSTRALIE 585 15 mm. La plus grande ressemblance avec la nutidicollis, dont elle différe par les angles postérieurs du corselet qui sont subobtus, nullement précédés d’une sinuosité, et ne forment point de saillie latérale. Elle habite les mémes localités (Queensland, Brisbane), et peut-étre trouvera t-on que ce n’en est qu’une variéte. Fer. opacicollis Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, Il, p. 88. = Orbitus purpuripennis Motschulsky, ibid. 1865, Il, p. 248 = purpureolimbata Castelnau, l.c. p. 128; Var. Fer. impressipennis Castelnau, Ll. c. p. 128. Long. 13-16 mm. Celle-ci ne différe du type que par les fovéoles plus nom- breuses sur la partie postérieure des intervalles des élytres. Elle habite les mémes localtés que le type. (Clarence- River). Fer. depressipennis Chaudoir. Long. 13!/, mm. Elle res- semble a l’opacicollis et le corselet est tout aussi opaque, mais la partie postérieure des intervalles n'est nullement fovéolée, et l’on ne voit que les deux petits points sur la moitié postérieure du troisieme. Téte un peu ridée près des yeux; corselet un peu plus étroit, moins arrondi sur les còtés qui sont assez longuement sinués dans leur partie postérieure, et forment avec la base, des angles bien droits; le dessus encore plus plan, pas visiblement strié longitudinalement entre les rides transversales; les impressions basales moins profondes, se bornant à une ligne étroite un peu imprimée, paralléle à la ligne médiane; le rebord latéral un peu plus relevé. Elytres plus étroites, plus paralléles, beaucoup plus planes sur la plus grande partie de la surface, mais descendant assez brus- quement vers les cétés et l’extrémité; stries moins profondes; le rudiment préscutellaire plus court; les six premiers inter- ralles assez plans, le septiéme plus convexe, les deux externes trés-étroits et convexes, les points du neuvième plus petits, le rebord latéral aussi large. En dessus d’un bronzé-olivatre terne partout, avee les bords du corselet et des élytres ver- dàtres; le reste comme dans l’opacico/lis. Jen posséde un in- divida 7 , qui m’a été envoyé par M. Schmeltz comme venant DSG DE CHAUDOIR du Cap York (nord de l’Australie). M. de Castelnau ne l’a pas connue. Fer. subopacus Chaudoir. Long. 13 mm. Bien plus étroite que la netdicollis, et de forme plus allongée. Téte 4 peu près semblable, yeux moins saillants; corselet plus étroit, à peu près aussi long que large, presque aussi rétréci vers la base, nullement sinué sur la partie postérieure des cétés qui forment avec la base un angle un peu obtus et quelque peu arrondi, & peu près comme dans la viridilimbata; les angles antérieurs plus arrondis, le dessus un peu plus convexe, les impressions basales plus profondes, ce qui les fait paraitre plus larges. Elytres en ovale plus étroit, moins tronquées a leur base, avee des épaules plus arrondies; moins planes sur le disque, striées de méme, mais avec un rebord latéral plus étroit. Tout le reste et la coloration comme dans la nitidicollis. La collection contenait sous ce nom inédit trois individus des deux sexes, trouvés sur les bords de la riv. Clarence. C’est de cette méme localité que provient l’espéce décrite par M. de Castelnau, |. c. p. 126, sous le nom de Wilcox, dont je n’ai pas retrouvé le type dans les boites de sa collection au Musée de Génes; j’avais d’abord cra que le nom de Wi cori avait été remplacé sur l’étiquette, par suite d’un lapsus calami, par celui de Wilsoni, que M. de Castelnau lui avait donné, mais que j'ai dù changer parce qu'il l’avait déjà em- ployé pour une espéce du groupe des Homalosoma, mais le corselet du Wélcoxi est décrit comme étant cordiforme, trés- rétréci postérieurement, avec les angles antérieurs avancés, ceux postérieurs plutot aigus (rather acute), ce qui ne con- vient pas du tout au subopacus. Fer. simulans Chaudoir. Long. 12 '/, mm. Elle ressemble beaucoup par la forme a la dyscoloides, mais elle est autre- ment colorée. D'un noir très-brillant comme vernissé; élytres cuivreuses, avec le rebord noir; yeux plus saillants; élytres un peu moins ovalaires, descendant davantage vers l’extrémité, plus fortement striées; les intervalles plus convexes, avec Woes ou quatre gros points sur le troisiéme. Australie méridionale. x FERONIES DE L’AUSTRALIE 587 Fer. dyscoloides Motschulsky (Newropates), Bull. des Nat. de Mosc. 1865, If, p. 264. = Vieloriae Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 124; = semiviolacea Castelnau, ibid. p. 126; = subvilis Castelnau, ibid. p. 127. Long. 11 */,-15 mm. On se demande pourquoi M. de Castelnau a établi trois especes sur les individus de sa collection, qui ne m’ont paru différer que par la taille. Comme j'ai pu étudier les types mémes qu'il a décrits, il ne saurait y avoir de doute a cet égard. Les yeux méme des males sont assez peu saillants; le cor- selet est presque aussi long que large, un peu cordiforme, peu arrondi sur le devant des còtés, légérement sinué dans leur partie postérieure; angles de la base droits, nullement arrondis; le dessus peu convexe, trés-lisse, la ligne mé- diane fine, presque entière, les impressions latérales posté- rieures assez enfoncées, sulciformes , le rebord latéral assez étroit. Elytres d’un cinquième plus larges que le corselet, un peu ovalaires, assez tronquées a leur base, dont les épaules forment des angles obtus, peu ou point arrondis au sommet, assez sinuées et subacuminées à l’extrèmité; plus ou moins aplanies sur la plus grande partie du disque, et descendant un peu plus vers les còtés que vers l’extrémité; les stries peu profondes, surtout les intermé liaires; les intervalles assez peu convexes, lisses, avec trois et quelquefois seulement deux points sur le troisiéme, et ceux de la série submargi- nale assez espacés vers le milieu. D’un noir brillant, avec les élytres @un beau violet plus ou moins pourpré. Commune dans les montagnes de Victoria. Fer. sphodroides Dejean, Spec. gén. des Col. II, p. 236. Long. 12'/,-14 mm. Javais confondu cette espéce avec la précédente, mais il me semble qu'elle en diffère spécifique- ment. Les yeux sont plus saillants dans la femelle, le cor- selet est plus arrondi sur le devant des còtés, qui ne sont guéres sinués en arriére, et tombent un peu obliquement sur la base, formant avec elle un angle obtus, dont le sommet est légérement arroudi; le dessus est plus convexe, et la région qui avoisine les angles postérieurs ne l’est pas & DSS DE CHAUDOIR et forme un plan incliné vers l’impression latérale. Les élytres sont bien plus ovalaires, à peine tronquées a la base, avec les épaules arrondies, ainsi que les còtés; le dessus est sen- siblement plus convexe, nullement aplani sur le disque, de sorte que la courbe de la convexité est réguliére dans les deux sens; les stries intermédiaires sont encore plus légére- ment marquées; on remarque une teinte un peu pourprée sur le corselet, et les élytres ne sont pas violettes, mais d’un bleu verdatre. Je possède le type de Dejean, qui vient, comme la plupart des espéces australiennes du Species , des environs de Sydney, et un second individu, femelle comme l’autre, provenant de la collection Gory, et probablement du méme pays. Fer. Peroni Castelnau (Plerostichus), Not. on Austr. Col. p. 123; Var. Cresus Castelnau, ibid; = Plutus Castel- nau, ibid. Long. 17-19 '/,mm. Je ne puis voir dans ces in- sectes que des variétés de coloration. Le dessus de la Peroni est bleuàtre ou verdàtre, et les cuisses ferrugineuses; dans la Cresus la téte et le corselet sont plus ou moins cuivreux, et les pattes sont d’un brun foncé; dans la Plutus la colora- tion de la téte et du corselet sont d’un cuivreux doré, avec les élytres d’un violet pourpré, plus foncé vers la suture, mais tous ces insectes viennent des montagnes de Victoria, et varient comme nos Péerostichus alpins. Ils ressemblent en grand au dyscoloides, mais la téte est sensiblement plus grande, les mandibules sont plus avancées, surtout dans les 7; le corselet est plus élargi antérieurement, ce qui le fait pa- raitre plus cordiforme, les angles postérieurs sont à peu près semblables; les élytres lui ressemblent aussi beaucoup, et elles sont tout aussi aplaties sur le disque, mais la base est un peu plus carrée; les stries ne sont pas plus profondes; il y a quatre points sur le troisiéme intervalle; les palpes sont ferrugineux, et les antennes d’un brun plus ou moins clair. Fer. pristonychoides Motschulsky (Newropates), Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 264. Long. 16-18 mm. Cette inté- ressante espèce ressemble en effet un peu au Sphodrus FÉRONIES DE L'AUSTRALIE D389 (Pristonychus) elongatus, mais ses élytres sont violettes. Téte plus allongée que dans le sphodroides, plus parallèle, yeux moins saillants, surtout dans la femelle. Corselet de moins de moitié plus large que la téte, un peu plus long que large, paraissant trés-allongé, très-cordiforme, bien plus rétréci a sa base qu'à son extrémité antérieure; angles antérieurs peu éloignés des cétés du col, bord antérieur faiblement échaneré, cotés assez fortement arrondis dans leur grande moitié anté- rieure, puis longuement et assez fortement sinués et formant avec la base, qui est trés-légérement arrondie (pas échancrée), des angles parfaitement droits; le dessus un peu plus con- vexe, les impressions basales assez enfoncées, longues, arquées, paralléles aux cotés, le rebord latéral relevé de méme en fin bourrelet. Elytres d’un cinquiéme seulement plus larges que le corselet, en ovale fort allongé, plus arrondi sur les còtés, plus rétréci vers les épaules, mais la rondeur de la base des cotés est moins brusque, plus insensible; la base est tronquée, et l’ourlet' basal se termine a l’épaule par une dent assez saillante; le dessus est au moins aussi convexe que dans la sphodroides; les stries sont plus profondes, les intervalles plus convexes; il n’y a que deux points sur le troisième intervalle, placés tous deux plus en avant que le premier et le dernier de la sphodroides; la: série submarginale est moins espacée vers le milieu; le rebord latéral plus large. Les antennes et surtout les pattes sont plus longues; les articles 2.° et 3.° des tarses antérieurs dilatés du male plus allongés. D'un noir luisant, avec les élytres violettes; labre bordé de ferrugineux; palpes de cette dernière couleur, antennes rousses, avec les quatre premiers articles plus ou moins rembrunis, pattes noires, aveg les tarses antérieurs surtout roussàtres. On la trouve près des sources de la rivière Clarence à une élévation de 1800 pieds au dessus du niveau de la mer. Elle ne figure pas dans le travail de M, de Castelnau, mais sa collection, ap- partenant au Musée de Génes, en contient plusieurs individus quil aura recus après la pubblication de son mémoire. J'ai acheté les miens chez M. S. Stevens. 590 DE CHAUDOIR Fer. mediosulcata Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, Il, p. 88. = Adetipa punctata Castelnau, Not. on Austr, Col pita Feronia occidentalis Castelnau (Omaseus), ibid, p. 134. J'ai attentivement comparé le type de mon espéce avec ceux de l’Adetipa punctata, et je me suis convaincu que c’était bien le méme insecte, et que M. de Castelnau s'était trompé en lui attribuant un menton dépourvu de dent dans le fond de son échancrure; je ne crois pas que ce genre puisse étre admis; quant a l’oceidentalis, ii m'a semblé que e’était encore le méme insecte, mais j'en suis moins certain, n’ayant pas dans ce moment l’inseete sous les yeux. M. Ste- vens m’a vendu mon individu comme venant du midi de l’Australie; l’Adeipa vient des bords de la riv. Clarence, mais M. de Castelnau assigne le détroit du Georges comme patrie de sa I’. occidentalis. Fer. molesta Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 89. = Ternox obsoletus Motschulsky, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 268. == Fer. (Percus) lacustris Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 136. Fer. chalybea Dejean, Spec. gén. des Col. III, p. 234, Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 90. = Fer. (Percus) bipunctata Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 135. Fer. gravis Chaudoir, Bull. des Nat. de Mosc. 1865, II, p. 90; = Fer. (Percus) montana Castelnau, Not. on Austr.” DIS Col. pb. 155. Elytra striis crenulatis. Fer. amabilis Castelnau (£terostichus), Not. on Austr. Col. p. 129. Long. 14 mm. L’espéce a laquelle elle ressemble le plus est Vopulenta, mais elle est moins étroite, moins al- longée et le fond des stries est finement et distinctement crénelé, ce qui n’est le cas que dans cette espèce et dans la suivante. Téte plus grosse, yeux un peu moins saillants; labre légérement imprimé vers le milieu, antennes beaucoup moins longues, s’amincissant vers l’extrémité, a articles, surtout les extérieurs, beaucoup plus courts. Corselet plus court, plus FERONIES DE L’AUSTRALIE 501 large antéricurement, plus rétréci vers la base, plus arrondi sur les cotés, qui tombent plus obliquement sur ceux de la base, qui sont légérement coupés. obliquement, et forment avec eux des angles plus obtus, légérement arrondis au som- met; convexité de la surface, ligne médiane, impressions basales et rebord latéral comme dans l’opulenta. Ely tres plus courtes, plus ovalaires, plus arrondies aux épaules et sur les còtés, plus convexes, striées tout aussi fortement, mais avec le fond des stries densément ciénelé, la neuvième strie assez ponctuée, et quatre points sur le troisiéme intervalle. D’une couleur pourprée en dessus, avec les cétés du corselet d'un beau vert doré. Je dois l’individu que je possède aux bontés de M. Dohrn; il vient de la Nouvelle Galles du Sud (Merim- bula, d’aprés M. de Castelnau). Cet auteur n’a pas remarqué la crénulation des stries, mais j'ai comparé son type. Fer. (Pierostichus) Darlingi Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 130. Long. 13 '/, mm. Elle ressemble beaucoup à la nét- _dicollis, mais comme dans l’amabilis le fond des stries est densément et distinetement erénelé. Téte sensiblement plus large; corselet un peu moins long, plus élargi antérieurement, plus arrondi sur les còtés, qui sont sinués de méme devant les angles postérieurs, ceux-ci tout aussi saillants; l'excava- tion dans laquelle est placé de chaque cdté de la base le sillon longitudinal est plus étendue; élytres plus larges, bien plus aplanies en dessus dans leur partie postérieure; stries tout aussi profondes, mais finement et densément crénelces, intervalles plus plans, le troisiéme ponctué de méme, le huitiéme moins étroit, le rebord latéral plus large. Téte d'un cuivreux obscur, corselet d'un violet métallique, élytres d'un violet obscur, avec les deux intervalles latéraux et la rigole d’un violet pourpré cuivreux luisant. Le reste comme dans la nitidicollis. Montagnes des Pins, dans le Queensland. M. W. Mac Leay (fils) a décrit encore (Trans. ent. soc. N. South Wal. 1871, p. 108-109), trois espéces de Notenomus que je ne puis rapporter, d’aprés les descriptions trop sue cinctes qu'il en donne, à aucune de celles que je connais. 592 DE CHAUDOIR Ù Fer. (Notonomus) cyanocinctus. Long. 6°’ = 13 mm. D'un noir brillant. Corselet plus long que large, à peine rétréci en arriére, légérement arrondi sur les cotés, avec la ligne médiane et les impressions de la base profondes; ces derniéres plus larges et plus courtes que dans le purpureipennis. Elytres profondément striées, avec les intervalles convexes, et deux points sur la moitié postérieure du troisiéme: le bord latéral est d’un bleu brillant, tournant au vert. Si c'est vraiment une espèce distincte, le nom devra étre changé. Fer. (Notonomus) viridicinctus. Long. 5 '/,''' = 12 mm. Téte et corselet d’un noir brillant à reflet pourpré, ce dernier plus long que large, arrondi antérieurement sur les còtés, un peu rétréci en arriére et échancré a sa base, avec la ligne mé- diane largement imprimée et les impressions basales longues et profondes. Elytres d’un pourpré obscur, avec une bordure d'un vert brillant, fortement stri¢es, avec les intervalles peu convexes et deux points sur la moitié postérieure du troisième. Fer. (Notonomus) angustipennis. Long. 5’ = 11 mm. Différe du précédent, parce qu'il est moins brillant, que le corselet est moins arrondi sur les cotés, que les élytres, qui seules ont un léger reflet pourpré, sont à peine plus larges que le corselet, et que le rudiment de strie préscutellaire est plus court et plus pointu, d’ailleurs exactement semblable. Ces trois espéces viennent de la ville de Gayndah, sur la riviére Burnett. Prosopogmus Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 92. Abax Castelnau. Fer. Boisduvali Castelnau, Not. on Austr. Col. 1867, p. 136. Long. 12//, mm. Il présente les mémes caractéres que le Pr. impressifrons, mais il est plus petit et surtout plus étroit. Téte comme dans cette espéce, les sillons frontaux arques de méme et tout aussi profonds; labre légérement FERONIES DE L'AUSTRALIE 593 échaneré; corselet bien plus étroit, presque aussi long que large, un peu rétréci en arriére moins arrondi sur les còtés, qui, après le milieu, deviennent droits et se dirigent un tant soit peu obliquement vers la base, et forment avec elle un angle presque droit, aigu au sommet; le sillon latéral posté- rieur interne moins profond et plus court, l’impression ex- terne plus oblitérée ; élytres bien plus étroites, surtout dans leur partie antérieure, paralléles, sinuées de méme près de Vextrémité; les intervalles moins convexes, finement cha- grinés, un peu ternes, le huitième aussi large que le septième, le neuviéme dilaté en arriére comme dans Vampressifrons ; trois ou quatre points sur le troisiéme. Noir un peu bronzé en dessus, élytres plus ternes que l’avant corps, surtout vers les bords et l’extrémité; antennes, palpes et pattes d’un brun assez foncé. Picton, Nouvelle Galles du Sud. Dans ce groupe les épisternes postérieurs sont courts, pas plus longs que larges; les trois derniers segments de l’ab- domen sillonnés en travers près du bord antérieur, comme dans les Pedius, les Orthomus et quelques autres Féroniens. Fer. Reichei Castelnau, ibid. p. 136. Long. 10!/,; mm. Ce n’est peut-étre qu'une varicté du Boisduvali; elle est plus petite; le corselet est moins long, moins rétréci en arricre, plus carré; les élytres sont un peu plus courtes, les trois points du troisiéme intervalle plus gros. Nouvelle Galles du Sud, Kiama. Dans celle-ci et dans la précédente, il y a entre la base des deux premières stries un vestige très-court _de strie sortant d’un point qu'on voit aussi a cette place dans Vimpressifrons. Fer. harpaloides Chaudoir. Long. 10 '/, mm. Elle ressemble au Harp. distinguendus. Voisine de la Reichei, mais les élytres sont presque aussi lisses et luisantes que le corselet, excepté le neuviéme intervalle qui est opaque et chagriné; il n’y a aucun vestige d’un rudiment de strie à la base entre les deux premieres stries ; les intervalles sont trés convexes, surtout vers l’extrèmité. Téte et corselet d’un vert doré brillant; élytres d’un pourpré cuivreux, devenant verdàtre vers les Ann. del Mus. Civ. di St. Nat. Vol. VI 38 DOA DE CHAUDOIR bords; dessous du corps d'un noir brunàtre; antennes, surtout vers la base, palpes, pattes et épipleures d’un brun roussatre. M. Putzeys m’en a envoyé un individu male qui vient, je crois, de la Nouvelle Galles du Sud. Pendant les trois jours que j'ai passés 4 Génes 4 examiner au Musée de la ville la collection de M. de Castelnau, qui n'est pas encore rangée, je n’ai pas pu retrouver les types des espéces suivantes. Fer. (Plerostichus) Wilcoxi Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 125. (Clarence River). Fer. (id.) striatocoilis Castelnau, ibid. pag. 128, (méme localité). Fer. (Omaseus) rufipalpis Castelnau, ibid. p. 130. Fer. (Pacilus) iridescens Castelnau, ibid. p. 132. Fer. (id.) interioris Castelnau, ibid. p. 132. Fer. (id.) funebris Castelnau, ibid. p. 133. L’auteur dit que cette jolie espéce ne se trouve que dans la collection du D.' Howitt, et qu'elle vient du Mont Gambier. Fer. Arnheimensis Castelnau, ibid. p. 134. Note. Les trois Argutor déscrits par M. W. Mac Leay (Trans. ent. soe. N. South Wal. 1871, p. 110-111), sous les noms de Soveipennis, nitidipennis et oodiformis appartiennent au groupe des Stmodontus, et sont probablement identiques à des espéces que j’ai décrites. Rhabdotus Chaudoir, Bull. des Nat. de Mosc. 1865, II, p. 94. Fer. reflexa Chaudoir, ibid. p. 94. = Fer. (Plerostichus) diemenensis Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 124. C'est par une fausse indication sur l’ériquette écrite par M. de Laferté, que javais dit que cet insecte habitait la Nouvelle Zélande; d’après M. de Castelnau, dont j'ai vu les types, il se trouve dans la Tasmanie. Ot FÉRONIES DE L’AUSTRALIE 59 Loxodactylus. Chaudoir, l. c. p. 95. Omalosoma Castelnau. Fer. carinulata Chaudoir, ibid. p. 96. = Fer. Dingo Cas- telnau, Not. on Austr. Col. p. 120; Var. Fer. Yarrae Castelnau, ibid. p. 120. Fer. amaeroptera Chaudoir, l. c. p. 97. Sarticus. Motschulsky, Bull. des Nat. de Mosc. 1865, II, p. 266. Steropi australici Chaudoir, Castelnau. Fer. saphyreomarginata Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 136. = cyaneocincta Chaudoir, Bull. des Nat. de Mosc. 1865, II, p. 97. Jai da adopter le nom donné par. M. de Castelnau; celui de cyaneocincla appartenant à une espéce du groupe Homalosoma. Fer. discopunctata Chaudoir, |. c. p. 98. = Fer. (Steropus) Germari Castelnau, l. c. p. 136. = Fer. Bonvouloiri Cas- telnau, ibid. p. 137, = Sarticus ovicolis Motschulsky, Bull. des Nat de Mosc. 1865, If, p. 266. Fer. obesula Chaudoir, l. c. p. 99. = Sarticus orbicollis Motschulsky, ibid. p. 266, = Fer. saphyripennis Castel nau, l. c. p. 137. = Fer. esmeraldipennis Castelnau, l. c. p 137. = Fer. Olivieri Castelnau, |. c. p. 137. = Fer. Rockhamptoniensis Castelnau, ibid. p. 137. D’aprés les types. mémes de M. de Castelnau, tous ces noms ne désignent qu'une seule et méme espéce. Fer. cyclodera Chaudoir, l. c. p. 100; = Fer. (Steropus) Waterhousei Castelnau, l.c. p. 138; = Fer. Mastersi Castel nau, l. c. p. 138; = Fer. Blagraver Castelnau, l. e. p. 138. Fer. Aubei Castelnau (Pterostiehus), Notes on Austr. Col. p. 129. Long. 20 mm. Jignore pourquoi M. de Castelnau l'a 596 DE CHAUDOIR placée parmi les Péerostichus, car c'est évidemment une espèce du groupe des Sartcus, dont les élytres sont remarquablement longues, mesurant à elles seules près de 12 mm.; les stries sont parfaitement lisses: mais c'est a tort que M. de Cas- telnau dit qu'il n'y a pas de points entre les stries, car il y en a trois assez petits, il est vrai, sur le troisième inter- valle près de la troisiéme strie, comme dans les autres espèces; la série submarginale est légérement espaccée vers le milieu; sur le milieu des cétés des trois derniers segments de l’ab- domen, il y a un espace couvert de petits points serrés. Des bords de la Riviere Hunter. Fer. azureomarginata Castelnau (Plerostichus), ibid. p. 129. De méme que la précédente, c'est un Sarticus, et il m’a semblé qu'à part une taille un peu plus grande, elle ne dif- férait pas de la Fer. saphyreomarginata. Episterna postica elongata. Fer. (Prerostichus) Lesueuri Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 124. Long. 16 mm. Présente tous les caractères des Noto- nomus, & l’exception de la forme des épisternes postérieurs qui sont plus longs que larges, un peu rétrécis en arrière, légèrement ponctués; les còtés de l’abdomen sont légérement granuleux; labre tronqué carrément, mandibules un peu avancées, palpes assez courts, mais minces, tronqués carré- ment, le dernier des labiaux trés-légérement élargi vers le bout; antennes peu allongées, n’atteignant pas les épaules, peu épaisses. Téte plus longue que large, subeylindrique, les impressions frontales trés-faibles, les joues et les yeux très-peu convexes. Corselet un peu plus large que la téte, un peu plus long que large, à peine échancré à son bord antérieur, avec les angles nullement avancés et largement arrondis; les eòtés, presque parallèles dans leur première . moitié, sont légérement arrondis vers le milieu, puis se di- rigent un peu obliquement vers la base, qui est un peu ré- trécie; les angles postérieurs sont obtus et bien arrondis au FÉRONIES DE L'AUSTRALIE 597 sommet; le dessus, qui est un peu convexe antérieurement, et descend assez vers le devant des cétés, l’est moins vers la base; il serait lisse, sans quelques rides transversales on- dulées, très-fines, qu'on ne voit guéres qu’avec une loupe, la ligne médiane est presque entière, mais trés-fine, les im- pressions basales sont peu profondes, linéaires, et entourées dune légére excavation; le bourrelet latéral est fin. Elytres à peine plus larges que le corselet, deux fois plus longues que larges, presque paralléles, mais bien arrondies aux épaules, dont le còté antérieur décrit une forte courbe, sans aucune dent au bout de l’ourlet basal, qui est large et dont le bord postérieur est tout a fait en ligne droite; fortement sinuces _~a l’extrémité, qui est obtusément acuminée; planes sur tout le disque, mais descendant fortement sur les còtés et vers Vextrémité; stries lisses, assez profondes; intervalles un peu convexes, lisses, avec deux gros points placés sur la moitié postérieure du troisiéme contre la troisiéme strie; la série submarginale nullement interrompue, ni méme plus espacée vers le milieu; le huitiéme intervalle trés-étroit, le rebord latéral en forme de bourrelet très-fin, la rigole laterale forme une dixiéme strie assez marquée postérieurement; le rudiment préscutellaire assez long. Pattes médiocrement allongées; tarses postérieus sillonnés en dehors seulement sur le premier article; ceux antérieurs assez dilatés, articles cordiformes, le 2.° et le 3.° moins longs que larges. Entièrement d’un noir assez brillant, sans le reflet bronzé (dans mon individu), dont parle M. de Castelnau; antennes d’un brun noiràtre, palpes d'un brun rougeàtre, ainsi que les tarses antérieurs; bout des palpes ferrugineux. Nouvelle Galles du Sud (Illawarra). Rhbytisternus. Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1365, II, p. 106. Amastus Motschulsky, ibid. 1865, IL, p. 246. Feronia (Omaseus) Castelnau. 598 DE CHAUDOIR Fer. liopleura Chaudoir, L c. p. 106; = Amastus nigricolor Motschulsky, ibid. If, p. 246. = Fer. australasiae Cast el- nau, Not. on Austr. Col. p. 133 (non Dejean). C'est l’espèce que M. de Castelnau a prise pour la Fer. australasiae de Dejean, qui, comme nous l’avons va, a recu de lui le nom d'Omaseus Mitchel. Fer. laevilatera Chaudoir, ibid. p. 107; = Fer. centralis Castelnau, l. c. p. 134. (bords de Ia Riv. Darling). Fer. cyathodera Chaudoir, ibid. p. 107. = Fer. lachlan- diensis Castelnau, l. c. p. 133. Fer. puella Chaudoir, ibid. p. 108. = Fer. clarenciensis Castelnau, l. c. p. 133. Fer. misera Chaudoir, ibid. p. 108. = Fer. subcarbonaria Castelnau, l. c. p. 134. Fer. plebeia Chaudoir. Long. 10 mm. Se rapproche de la misera, mais moins étroite. Corselet plus large, peu transversal, aussi large à sa base qu’a son extrémité, mais assez fortement sinué avant les angles postérieurs, qui sont aigus et assez ressortants; còtés modérément arrondis, angles antérieurs un peu avancés, peu arrondis; de chaque còté de la base un assez long sillon linéaire, assez fortement gravé, mais qui n’est pas dans une excavation, et près de l’angle une impression plus courie, moins profonde, arquée, avec sa convexité tournée vers l’angle. Elytres un peu plus larges que le corselet, de moitié plus longues que larges, largement tronquées a la base, un peu ovalaires; la base des còtés assez arquée vers l’épaule, fortement sinuées 4 l’extrémité, modérément con- vexes: les cinq premières stries peu profondes, avec leurs intervalles faiblement convexes ct pas plus vers l’extrémité qu’antérieurement, les deux suivantes moins effacées, méme antérieurement; la série de points sur le neuvième intervalle longuement interrompue au milieu, pas de points sur le troisicme ni de rudiment de strie a la base; le prosternam non rebordé. Deux males, pris par M. L. M. D'Albertis dans les monts Victoria (Nouv. Galles du Sud) m’ont été donnés par le Musée de Génes. FERONIES DE L’AUSTRALIE 599 M. W. Mac Leay, (Trans. of. the ent. soc. of N. South Wal. 1871, p. 109), décrit sous le nom de: Fer. (Omaseus) Mastersi, une espéce qui appartient évidem- ment a ce groupe et qui ne différe peut-étre pas de l’une de celles que j'énumére (/aevilatera ou cyathodera). Long. 6 !/y"' = 14mm. D’un noir trés-brillant. Téte lisse au milieu, avec deux petites impressions allongées de chaque cdié, dont l’externe est linéaire et s’étend des yeux a la base des man- dibules, l'autre est plutòt large. Corselet presque carré, ar- rondi après les angles antérieurs, trés-légérement rétréci aux angles postérieurs, tronqué à la base, la ligne médiane peu imprimée; de chaque coté de la base deux impressions pro- profondes, l’externe près de l’angle, très-courte, l’interne trés-large et modérément allongée. Elytres d’un noir irisé brillant, avec les quatre premiéres et les deux derniéres stries profondes, les autres effacées, excepté à l’extrémité; les quatre premiers intervalles convexes. Gayndah, sur la riv. Burnett. Si c’est une espèce distincte, elle devra changer de nom. Ceneus. Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 109. Feronia (Plerostichus) Erichson, Castelnau. Fer. chalybeipennis Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, Il, p. 109. == Plerostichus coracinus Erichson, Wiegm. Arch. 1842, 1, p. 128; = Fer. (Pterostichus) vilis Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 126. Chlaenioidius. Chaudoir, Bull. des Nat. de Mose. 1865, II, p. 110. Pecilus Castelnau. Fer. prolixa Erichson (Plerostichus), Tasmanie et Nouvelle Galles du Sud. 600 DE CHAUDOIR Fer. (Ch/acnioidcus) planipennis Mac Leay, Trans. ent. soc. N. South Wal. 1871, ;p; 109: Long. 804% = 48 4/0 D'après l’auteur, elle différerait de la prolica par la finesse des stries et les intervalles plus planes. Un des individus de ma collection me semble présenter ces caractères, mais je ne suis pas sur qu’il puisse constituer une espéce distincte. Si l’espéce est admise, elle devra changer de nom. Gayndah, riv. Burnett. Fer. herbacea Chaudoir, Bull. des Nat. de Mosc. 1865, II, p. 111. = Fer. (Pacilus) resplendens Castelnau, Not. on Austr. col. p. 131. Commun en Australie, aux bords des ri- viéres Lachlan, Darling, Paroo, a Adelaide, et sur la riviére des Cygnes d’aprés M. de Castelnau. Leptopodus Chaudoir (inédit). Feronia (Pweilus) Castelnau; Plerostichus ( Argutor ) Erichson; Germar. Fer. (Pwciius) iridipennis Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 131. Fer. subgagatina Castelnau p. 132. = Plerostichus solli- citus Erichson, Wiegm. Arch. 1842, I, 128. Fer. holomelana Germar, Linn. entom. HI, p. 167. Loxandrus. Lox. rufilabris Castelnau (Pectlus), Not. on Austr. Col. p. 133. Lox. gagatinus Castelnau (id.), ibid. p. 132 Lox. (Pecilus) subiridescens Mac Leay, Trans. ent. soc. N. South Wal. 1871, p. 110. Lox. (Pwelus) atronitens Mac Leay, ibid. FERONIES DE L’AUSTRALIE 601 Zeodera. Castelnau, Not. on Austr. Col. p. 114. Ce genre me parait pouvoir étre adopté à cause de la la longue dent pointue et simple de l’échancrure du menton, de la forme un peu dilatée du dernier article des palpes la- biaux, qui est tronqué a l’extrémité, de la forme courte et transversale des épisternes postérieurs, et de l’absence de strie rudimentaire près de l’écusson. Les articles 1-3 des tarses antérieurs des males, sont cordiformes, un peu plus longs que larges, et leur cété interne est plus long que l’externe. Son facies rappelle celui des Abax, mais il y a deux points sur la moitié postérieure du troisiéme intervalle, la série sur le neuvième n’est pas interrompue, le commencement du 7. intervalle est un peu relevé, et comme dans les Notonomus, la neuviéme strie est double postérieurement. Il n'y en a qu’une espéce connue; c'est lara Castelnau (les épisternes postérieurs, transversaux). Amélie les Bains, 15 Décembre 1874. INDICE P. Pavesi. — Contribuzione alla CL Naturale del genere Sali (MEN SAI) . Pag. 5-72 T. Satvapori. — Nuove specie ae uccelli delle Isole Aru e Kei raccolte da Odoardo Beccari . . . . » 73-80 » — Altre nuove specie di uccelli della Nuova Guinea e di Goram raccolte dal Signor L. M. IRA se Sa » 81-88 F. Baupi. — Catalogo dei Tenebrioniti della Fauna europea e circummediterranea appartenenti alle colle- zioni del Museo Civico di Genova . . . . » 89-4415 P. M. Ferrari. — Hemiptera agri Ligustici hucusque lecta . » 116-208 A. Weismann. — Uber den Saison-Dimorphismus der Schmet- terlinge (Tav. VII, IX). .... . » 209-302 W. Peters. — Diagnosi di tre nuovi Mammiferi della Nuova Guinea ed Isole Kei. . . » 303 R. Gestro. — Descrizione di tre nuove specie di Cicindelidi dell’ Isola di Borneo . . . » 304-307 T. SaLvaporI. — Altre nuove specie di accolti raccolte ale Nuova Guinea dal Signor L. M. D’ Albertis e nelie Isole Aru e Kei dal Dott. O Beccari . » 308-314 P. Pavesi. — Intorno ad una nuova forma di trachea di Ma- NUCORON (DAVE. 0) ae . » 345-394 G. Doria. — Enumerazione dei rettili raccolti dal Dott. 0.1 Bec- cari in Amboina, alle Isole Aru ed alle Isole Kei durante gli anni 1872-73. (Tav. XI, XI) » 325-357 G. Grisopo. — Diagnosi di alcune specie nuove del genere Chirjsis) è AVRETE En eo 8=360) P. Panceri. — Intorno alla speciale pio che presentano gli organi maschili del Clarias anguillaris (TAVIEXI I) ARE SERIA 300 A. Isset. — Molluschi Borneensi. Illustrazione delle specie terrestri e d’ acqua dolce raccolte nell’ Isola di Borneo dai Signori G. Doria e 0. Beccari (Tav. IV, V, VI, VII) BAS R. Gestro. — Enumerazione dei Cetonidi raccolti nell’ Arci- pelago Malese e nella Papuasia dai Signori G. Doria, O. Beccari e L. M. D’ Albertis. . » — Osservazioni sopra alcune specie italiane del genere Cychrus = Ne hae ase USP ERE » — Descrizione di tre specie nuove del genere Atractocerus appartenenti alle collezioni del Museo Civico di Genova . . ©. TappaRoNnE-CANEFRI. — Contribuzioni per una Fauna Mala- cologica delle Isole Papuane . . . ... M. pe Cnauporr. — Supplément a l’Essai sur les Féronies de l’Australie publié dans le Bulletin des Natu- ralistes de Moscou en 1865. T. II, p. 65, accompagné d’observations sur la synonymie Pag. 366-486 487-536 537-543 544-547 548-568 569-601 sa 10012