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WM, TATTI IN ROMA 1 IfpTER IELEZ. ZlONElD:

pEKDINAND-Ol

PAL REGNO DE’ ROMANI f§§ DAL .SERl^PRJN C . PERIZIO CARD.DI5AV WrWf descritti mIl^erT FRANO £S< |||ff STE DVCADIMODAN £jp DA B.LVIGI MANZ INI<^

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In Romei appresso Pietro Antonio picciotti con licenza de Inferiori. ifyp 1 Nicol, Tornici lue inu , Lucos Cintnbcrlcims VrbiimsT.

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SERENISSIMA

ALTEZZA-

CCO finalmente Ia Relazione delle fi fle, comodata dall’AV. detto comanda- ta ; perche, per ieruir bene allavolontà del Sig. Principe Cardi- nale, bifogna intendere per comanda- menti i gufti di V. A Subito , ch’io fòt- tradì da i dilcorfi del Signor Marchefi iVfailìmigliano Montecuccoli notizia.» del gufto di lei , inchinai la fortuna , co- me benefica, per hauer’occafionato al- la mia penna vn publico oflequio ai no- me del Sereniamo di Modana. La ge- nerosi benignità di V. A. gli occulti m- fiinti del mio cuore , e le palefi obbliga- zioni della mia Cala , mi refiro perfua-

A z io

fo nel medefimo punto, che mi chiama- rono^ queft’vfficio. E qual materia po- teua fperarfidame più cara a V.A.di quella, he abbraccia glorie dell’ A ugu- Aiflì ma Cafa d’ Aulir ia, tanto da lei pro- curate, e affetti del Sereniffimo Princi- pe Cardinale di Sauoia , tanto a lei con- giunto, epergenio, e per parentela, e per connelsione di magnanimi fini ? Io fùpplico l’A. V. afculare larozzezza_j della fcrittura , come sò, ch’ella gradirà il lo ggetto di ella : e le faccio humilifli- ma riuerenza . Di Roma li zó. Febraro 1637.

Di V. A.Seren.ma

Hurnil.mo, e obblig."10 Seruitore D. Luigi Manzini.

RE-

J

RELAZIONE

DE GLI APPLAVSI

FESTIVI.

I v n a deliberazione mai, o più affettata, o più necet fùria al bene vniuerfale del- la Chrillianità , dellelezio- ne del de’ Romani in, quello tempo . Importaua_> tanto lo flabilire il Succeffore a Celare in que- lli moti d’Europa, che ! differirlo era vn fomen?- tar le diffenlioni alla Germama,vn nutrir le in- ' quietudini all ltalia,e vn’occalìonare i moti al- la Francia . Ferdinando Secondo d’Aullria_> , dopo bauer nell’Oriente del luo Imperio , go- duto il meriggio della felicita, fe ne poteua loia- mente desiderare neli’Occafo llabilito vn Suc- celfore,che l’imitalfe nella pietà, e nella giulti- zia:e Iddio, che già gliele pareua promettere in quelfvnico Erede, ch'ei a da lui flato habilitato,

* e auui-

6 APPLAVSI

c auuicinato all’Imperio, col Regno della Boe- mia, e deH’Vngheria , finalmente l’additaua al Mondo anche per degno Succelfore d’vn Pa- dre, delle cui virtù elprimeua bene in le llefl- fo l’Imagine, come quella della natura .

E' nota a ogniuno la lunga, e tragica fèrie de* fuccefli , che hanno refa tanto pericolofamen- te fluttuante la Fortuna della Germania, lace- rata da’ Nazionali, inuafa da gli Stranieri, e di- uifa dagli Eretici . Sa ogni memoria la religio- ni intrepidezza , con che la Tempre Augullilsi- ma Cafa d Auftriahà, in quelle, come in tut- te 1 altre occorrenze, formato del proprio pet- to lo feudo alla ChriftianiGima Sede dell’Impe- rio Romano : e con quanto valore, lpefa,e pe- ricolo ha riparate le ruine di quel Clima , inlì- diato fin dalla propria polfanza , e tratto quali irreparabilmente all eflerminio. Il volerne qui riandare i fuccefli , farebbe ageuole , op- portuno ; perche non fi potrebbono i partico- lari delle paffate guerre , e riuoluzioni diftin- guere colla penna , fenza notabilmente folleti- care , o gli affetti, o gl’interefsi di chi leggereb- be quella fcrittura . Ond’io,che la publico non

per

FESTIVI. 7

per offefa di chi che lìa , ma per diletto , e per memoria di chi gode di vederli cuore del Se- reniamo mio Signore tanto bene animato, e l giudicio di lui tanto ben perfuafo del merito di quel gran Principe , le cui fortune s hanno da intendere per felicità de’migliorijnon deuo a bella polla insinuarmi fra le memorie odio- le, e incontrar male loddisfazioni , mentre in traccia del lèruizio , di tutti .

Diede motiuo all’allegrezze di S. A. il me- defìmo principio, onde guida il luo principio la mia Relazione ; cioè dal confenlo de Serenili lìmi Elettori delflmperio neilalTunzione di Ferdinando III. di Boemia, e d’Vngheria, al Regno de’ Romani. I repplicati Corrieri, che ne portarono gli auuilì, ne raddoppiarono la_> contentezza . Efàminato diftintamente il me- rito di quel valorolo Principe , era forza, che i più Dilcreti conchiudeirero,elfer da Dio rilèr- uato , e alsicurato quello fourano fcettro alla_» pijlsima delira di lui, che folleneua la vece del- la patema pietà , e fortezza , nelle più impor- tanti,e pericolole guerre della Germania. Egli haueua , in fatti d armi tanto importanti, rilli-

tuito

8 APPI AVSI

tuito il partito di Celare, e della Religione alla Vittoria, alla Sicurezza, e alla Maeftà . Era co- nofciuto per vn tanto l'aggio, prode, e for- tunato , che i bifogni dell’Imperio non ne po- telfero diliderare vn più opportuno . L’età di lui lo perlùadeua lungamente beliicofo,Iaviua- cità valorofo , la ftirpe Catolico . Egli haueua_» per lìmperio molte volte vinto, Ipelfo trionfa- tola Tempre faticato.Chi poteua con lui con- correre, o non era di quella Nazione, i cui vo- tijlènza fcoftarli dalla Pietà, non tradirebbono i fini della propria politica : o non era di quella forza di grandezza hereditaria , che fi potefle promettere accurata collarini diluidaque’ comuni Nemici del nome Catolico , che nonJ poffono effere lòftenuti dallòlo Imperio Ro- mano , debilitato più di quello , che i pericoli dell’Occidente , e del mezzo bramerebbo- no . Finalmente era forza a gli flefii Affezzio- nati alla diminuzione della Serenifiima Cafa_» d’Auftria,il temere quello, che giudicauano più ragioneuole,e meno euitabilo .

Nonmancauano contuttoché de’Rilbluti, che negauano quella certezza , e ne trafogna-

uano

FESTIVI. <>

uano difficoltà , e impedimenti ,* più tofto per non preuenirne il dilgufto, che per non preue- derlo . La Plebe, fazzionaria per foiba più, che per interefle,erarinuentrice di quelle nouelle; ancorché gl’Interelfati medefimi , con lèmma modeftia , le negaflero per fauole , col non ap- proviate. Anzi a gloria maggiore di quel buon Principe, è forza di non tacere , che gli Emuli llelsi della Reai Cala di lui, con incredìb le pru- denza , e rilpetto , incontrauano i difcorfi, che a fauore di effe, e della lua gloria , caminauano attorno ; inoltrando bene, che fe la lor na'cita non lafciaua difìderar quell’euento, la gitili zia pero, e la pietà non permetteua loro il tui bar- lène . quella forza la Virtù, che fà,fè non lodare , almeno intendere per lodeuole anche da’ Riuali .

Quando finalmente a^.di Gennaro 1637. giunlèinRoma lanouella, che! Serenilsirro Colleggio de’ Principi Elettori d i ^agro Im- perio haueua co’ luoi fuffl agi) ftabilita in capo a Ferdinando d’Auftria la Corona de’ Ro na- ni, fuanì con prod*g;ofo fìlenzio ogni fullurro, e ne con fentimento vnanime accomunata

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IO A P P L A V S I

la certezza . Niuna delle memorie più decre- pite di quefta Corte sa ritrouare efempio d’v- na contentezza tanto aperta , e publica, quan- to quella, che feco trafte in Roma quello gran fuccelTo . Ne gli Eccleliaftici , ne’ Secolari , ne* Principi, ne’ Priuati, ne’ Miniftri di Potentati, e ne’ loro Seruidori egualmente fi iparlè, e ac- quilo in poc’hore tanto di fondamento , che.» tutti i cógreisi furono riempiuti di quefta nar- razione, e tutti i volti di quello giubilo .

La Santità di N. S. in particolare , che con-» occhio fapientilsimo comprende, e con zelan- tiisimo cuore amagl’intereisi della Chriftiani- tà, applaufe con paterna allegrezza a quell an- nunzio ,* e ne relè a Dio grazie . Quello gran Pontefice, che non hebbe mai Superiore d’in- tendimento nella fua fede, e di cui è gloria lin- golare lettere fra’ particolari intercisi de Prin- cipi , coftantifsimo nell’indifferenza, e nelfa- mor paterno verfo ciafcuno; fatuamente ap- prouó quell elezzione , e fe ne dilettò , come-» di fana, e profifteuole alla Chriftiana Republi- ca . Ne ragguagliò in particolar Conciftoro il Sagro Colleggio de gli Eminentilsimi Cardi-

FESTIVI. ii

mali: e tenutane pofcia feftiua Cappellaio ren- dimento di grazie a Dio , fece all dminenzo loro intendere , che douefte fare ciafcun di lo- ro le lolite dimoftrazioni di fuochi. Sua Santi- tà diede e Ila fteffa principio alle comuni alle- grezze ; hauendo per due fere fatto vedere da Caftel Sant’Argelo i fuoi affetti correre infuo- cati a ringraziar*! Cielo di quefto gran benefi- cio della Religione . Fece il fomiglsante anche il rimanente del Sagro Collegg o ; argomen- tando colle priuate fefte, il pubhco intereffe di Santa Chiela .

Mal Sereniamo Principe Cardinale, cui non daua il cuore di ve der capito dalle dimo- ftrazioni ordinarie ilglub.lo dclfuo petto, e al- cuni altri Eminentilsimi Cai dmali affi zziona- ti , e Protettori d. Regni (oggetti alla Maeftà Catolica, con gli altri Ecccllentifsimi Signori Rapprefentanti di Sua Maeftà Cefarea , della_i Maeftà Catolxa,e di tutta la Serenifsima Ca^a d’Auftria, deliberarono di dare alla propria ofi fèruanza verio Sua Maeftà qualche tempo da raffinare , e nobilitare gli argomenti della lor diuozione verfo di lei . II perche , dato ipazio

B z a gli

IZ APPLAVSI

a gli apparati, onde voleuano feruire alla gloria de’ lor Signori , poi il tutto, con fommo ap- pi a ufo, e decoro da efsi effettuato . Ma perche faranno tutte le lor pompe da penne valorofe fedelmente descritte, io mi riftringo alla Rela- zione di quelle fole , onde il Serenissimo Prin- cipe Cardinale mio Signore autentico il con- cetto comune della fua inuiolabile diuoziono verfo la gloriola (sima Cafa d’Auffria .

Quefto Principe in tutti i fuoipenfìerifem- pre grande, come ne’ Natali, hauuta la felicifsi- ma nuoua,non intelè poterla (olennizzare con argomenti men, che proporzionati a vn’occa- lìone grande, in vna gran Corte, e finalmente a fe fteffo »

Quando S. A. confiderauainindiuiduo lo qualità del eletto , fi fentiua violentare do vn pijfsimo zelo della felicità della Religione Catolica,ariconofcere,e predicare in quel gran Principe riftrette quante doti poteflèro in vnJ capo coronato promettere prolperità a gl’in- terefii de’ Sudditi,e de’ Clienti. La varietà del- le fetenze , lalperienza della pietà , e della giu- ffizia, e le tanto diuerfe prattiche dell’infigno

valor

FESTIVI. 13

valor Militare di Sua Maeftàle facean giurare, ch’ella hauelTe più habilità alllmperio, di quel- lo , che ne hauelTe giammai hauuto , o fauio , o forte de gl’imperatori , o de gli antichi , o de’ prolsimi Secoli . L’efTer poi la medefìma nata di quell’ Auguftifiimo Celare, che haueua, con pietà tanto infigne , riformata in Germania la faccia dcllaReligione,ddacerataui dalle tumul- tuanti libidini di Caluino, e di Lutero, faceua- no Iperare la Maeftà Sua , anche per heredità. Principe Religiolb.Finalmentc l’efTere la Mae- fìà Sua nata di quella Cafa Tempre infaticabile, ed inefitufta nelle imprefè più malageuoli di pietà, non daua argomento a S. A. di douero jperimentarla , che per vn fìcuro ofiacolo alle violenze de’ fieri Nemici, i quali non hanno al- tro perfine , che la diftruzzione della Maeftà, e della poITanza Imperiale : che vuol dire , la_. deprefiione del nome CatoLco, e della Chiefa Chriftiana , di cui ella è la defil a armata , e tu- te! aro .

Accrefceua la grand zza di quefii motiui anche la Nobdtà d Ila Città, doae fi doueuana preparare gli Spettacoli . Si trattaua di ralle- gri

i4 APPLAVSI

grarli in faccia a Roma , delle confolazioni di Roma fteffa . Quella gran Reggia , che nata_» per e (Ter maGima delle Città , e habituara nel dominio d; ll’Vniuerfo , in ogni tempo cal- pallate, non che vedutele grandezze de’ Mon- di intieri , non può con proporzione rende- re Ipettatrice , che di cofe grandi . MaGime in tempo , ch’ella è co mandata da vn PonteSco tanto generofo , e habitata da tanto nobili Mi» mitri delle maggiori Corone d’Europa ; cia- fcun de’ quali hauédo operato Tempre da gran- debili che mai tale farebbe per moilrarfi nelle pompe, che per l’iftelTa cagione làrebbono per celebrarli .

Per vltimo daua momento a quelle ragioni anche l’iftefTa perfona di S. A. vfata a non ap- pagarli, che di mezzi fuor dei collume nobili , e genero!! . Quello Principe , che non diede-* mai Ipettacoli le non reali , non doueua in oc- cafìone reale dargli meno , che peregrini . Era S’.A.anche Protettore della Germania in que- lla Corte , maGime nuouo . Onde a’ primi ci- menti della Tua parzialiGima affezzione verlo quella Pronùncia, doueua fcoprirli tale, quale il

meri-

FESTIVI. 15 meritauano gli affetti tenerifsimi della CafL» d’Auftria verfb di lei .

Haueuano in oltre le fue contentezze per oggetto la profperità di vn , oltre a gli altri nodi ftrettifsimi, congiuntole anche come ma- rito della Regina Maria fùa Nipote. Della qua- le male fi farebbe portata S. A. in occafionc grande fi foffe moftrata, co’ fèntimenti ordi- nari), degenere dalla grandezza di Carlo Quin- to Imperadore , e di Filippo 1 1. di Spagna, fuoi Aui , e di tanti Regi , e Imperadori della.» Cafa d’Auftria, e di quella di S adoni a, fuoi An- tenati. Nè tralaiciaua S. A. di ripeter coll’ani- mo gli honori, e le grazie conferite alla fua_j Rea! Cafa da gllmperadori Promani , in varij tempi, e fpecialmente dalia Maeftà Cefarea_j dello ftefio Ferdinando 1 1. hora regn antepri- ma , che gli accidenti più frefchi dell’Italia tur- b afferò la totale vnione della fu a Cafa coll’Au- guftiùima d’Auftria. Finalmente più rispetti di quello, che fìa a me lecito rammemorare, inui- tauano S. A. a v guarii are, colle dimoftrazioni, la fuaibmrna olkruanza verfo le Corone della Cafa d’Auftria : le cui grandezze , e profperità

ella

APPLAVSI

ella non farà mai per intendere , che per felici- tà le più defiderabili da Tuoi voti .

Così ftabdito, diede ordine aTuoi Seruidori delle più ricche pompe , che l’angullie , o del tempo , o del fito , facelTero pofiibili alla diuo- zione di vn Principe verlo vn gran . Si di- chiarò , che per cinque giorni continui folfero preparate lingue di luce, cheti faccia anche al- le tenebre, faceffero vedere ardente al Mondo la vafììtà del contento preio da S.A.per quella felicifiima elezzione_> .

Comandò inoltre , che con varie figure , e machine , pur di fuoco , fi prefagiffero per tré fere a Sua Maellà le vittorie,e i trionfì,de’ Re- belli, de gli Eretici, e de Turchi . In conformi- tà di che ne diede ella (Iella l ordine a vari) Ser- uidori , da i quali poi follecitamente obbe- dita .

La mattina dunque prima di Febraro, gior- no di Domenica, cominciarono lallegrezze^ dalle fiacre lòlennità . Andò S. A. come Protet- tore della Germania , corteggiata da gran nu- mero di Carrozze , con varij Patriarchi , Ar- ciuefcoui , Vefcoui , Prelati , e Caualieri, alla_»

Chie-

FESTIVI. 17

Chiela dell’Anima, della Nazione Tedelca,coI- lìnteruento di quali tutto il Sagro Colleggio , e degli Eccellentissimi Signori Ambarciadori di Sua Mac Ili Cefarea, e di Sua Maellà Cato- lica, così Oi dinario , come Straordirarij, e di tutto il fiore della nobiltà Romana, e Foraftle- ra. Quiui Monfignor di Tarantafìa, per go- dere quell’Arciuelcouato titolo di Principe del Sagro Imperio, canto la lolenne MefTa, in ren- dimento di grazie . In fine di ella da vn loaue concerto di Mufica foggiunto il Te Deum ; emulato dall’armonia dinota di tutti i cuori prelenti ; con tanto lèntimento de’piàaffcz- zionati alla Cala d’Aulì;ria,cbe la comune con- tentezza fù nobilitata fino dalle lagrime di non pochi ; ben però da molti con ammirazione, e godimento o (Temati .

Terminate quelle patetiche cerimonie , e-» complitofi a vicenda ti à gli Eminentissimi Si- gnori Cardinali, gli Eccellécilsimi Signori Am- basci ado ri, e S.A ritornò ella col fuo Corteggio al Palazzo di Monte Giordano; in compagnia de gli Eccellentissimi Signori , il Signor Prin- cipe di Bozzolo , Ambalciadore di Sua Maeftà

C Cefa-

i8 APPLAVSI Celarea, rillultritsimo,e Reueréditsimo Mon- fìgnor Vefcouo diCordoua, Ambafciadore^ Straordinario Sua Maeltà Catolica , gli Ec- cellentìlsimi Signorili Signor Marchefe di Ca- lte! Rodrigo Ambafciadore Ordinario , e’1 Si- gnor D.Giouanni Chium azzera Ambafciado- re Straordinario di Sua Maeltà Catolica, e l'il- lultrilsimo, e Reueréditsimo Monlignor Mot- manno , Vditor di Ruota , e Rendente della-. Maeltà del de’ Romani in quelta Corte .

Quiui trattenuti quelti cinque Signori Rap- prefentanti diede loro S. A. vn conuito reale , di tanta ricchezza, ordine, e pregio, che molti de’ più prattici Caualieri della Corte confetta- rono la loro ammirazione, e predicarono con- fìantemente, non hauer giammai veduto più fontuofo apparato, più nobile diltribuzione di quelta, ‘che purgata dalla fuperbia, colla Mae- ltà di S. A. non poteua hauer pari, che forte fra le regie menfe della Perita , o quelle dell’Egit- to . lèruito tutte in argenteria dorata, per le mani de’ Caualieri di S. A. ed elaborato dal- 1 eccellente indultria del Signor Marc’ Antonio Spinola Scalco di elfa Altezza .

FESTIVI. i?

poi il concordo della Città alfhora del pranfo , come dopo fin notte , così numcrofo, che ageuolmente accusò la capacità de’contor- ni di Monte Giordano angulìa, per capire la_» marauiglia, che vi eccitaua in tutti gli animi quello Principe generoso. Si trattenne la mag- gior parte del Popolo nel godere gli apparati , che rendeuano aueulìamente vasja la Piazza dauanti al Palazzo di S. A. detta della Spada-. , come la contrada tutta , che la congiugne con elfo, e la facciata ftelfa del Palazzo: la cui noui- variamente ddettaua gli occhi , e tr atteneua gl’ingegni de’ Riguardanti .

Era laPiazza della Spada ridotta in vn gran Semicircolo formalo d’ Archi, e di Colon- ne , d’ordine , direi Rulìico , fe folle pofiibilo vnire inlìeme la rull cirà con tanta maellà . Continuando tuttauia coll’ordine IRlTo d’am- be le parti della via, che termina in Monto Giordano, accompagnauano l’occhio ad vra_» gran profpettiua , di che nuouamente fregia: o il frontifpicio del Palazzo di S. A. e per l’eccel- lenza dell’architettura, che l’ornaua,e per la in- duftria delle infcrizzionì,che l’animauano, de-

C z frau-

20

A P P L A V S I

fraudaua dolcemente di molto tempo gli Spet- tatori , occupati , o nel vagheggiare, o nel leg- gero .

La pro'pettiua della Contrada cominciaua da vn Arco fo (tenuto da quattro Pila(tri,\l qua- le, con piaceuole tradimento de gli occhi, gui- daua ad vna finta Loggia , che per molti patti infinuaua nelle concauità Sotterranee del Pa- lazzo;e fi(eruicaperpunto,e per termine d’v- na gentil Fontana, che da molte dorate bocche gettaua in due coppe d’argento limpidittimi (pinelL d’acque .

L’Arco maggiore , e più elpofto di quefta_j Loggia ne accompagnaua con proporziono due vicini : il contiguo de’ quali era eftremità d’vn gran Porticale , guidato dalla Porta mag- giore del Palazzo , fino alla cantonata di e fio , con quattro eguali arcate per parte , foftenute d’altrettanti pi ladri dipinti a chiaro, e (curo, pur d’ordine Ruftico , limile all’Arco reale della_» Porta maggiore del Palazzo . Seruiua a quella Loggia di profpettiua la (olita fontana, ma tras- formata in guifa, che del conlìieto non ritene- ua altro, che! fico . Erano le bah, che (ottengo- no

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FESTIVI. zi no i due Orli collaterali , veftite di due piedr^- ftalli ornati col Rouerfcio della Medaglia di Sua Maeftà , che più fotto dichiareralsi . Gli Orli erano trafmutati in Leoni , appartenenti all arme di Sua Maeftà , la quale porrauano fra le zampe. La parte di mezzo della fontana era trasformata in vn alta Piramide, nella cui cima fo geuavn Aquilone Imperiale , che di netto tempo tutto ricouerfo di lumi, e verfaua pere- grina luce,e (pargeua dimettici humori .

Gli otto Archi poi del Porticale li adoma- uano , e arricchiuano con altrettante antiche-? fìatue di marmo: le quali egualmente folleuate fbpra proporzionai pkds.ftall:,vantauano quel nuouo edifìcio per d gno, e proprio della mae- ftà d’ VnSerenilsimo Habitatore. Era in oltre la volta di quefto gran Portico diftinta con vari) sfondati d’architettura . vi mancauano fi- gure di chiaro, e fcuro,nè di colori : tra le quali in particolare nobilmente ipiccaua vn Marte > che vibrando la <pada ignuda, raftembraua il difenfore dell'entrata .

Dalla fommità del fregio efteriore , che tra le due Cornici della facciata fi ftendeua, vede-

uafi

zz APPLAVSI uafi eminente vna grand’Aquila Imperiale di rilieuo , mella a nero , argento , ed oro , che n petto portaua l’arme del nuo jo de’ Roma- ni , vagamente diffinta a oro , e colori .

Seguiua poi il terzo Arco del medefim’or- dine,vlrimo nella fteflfa Facciata , che vnendo il fuo t ftremo p.laftro col quarto Arco, che daua la facciata alla via detta Panico/ormaua col pi- laftro finiftro di effo , l’angolo, vltimo confine del Palazzo : e incontrando, col fuo foio, quel- la dell’Arco contiguo, formaua con efio vna va- ga crociera, nel cui mezzo (opra otto leggiadre colonne, d’ordine Corintho,$’alzaua vna gen- tile cuppoletta , dipinta a chiaro , e fcuro . Per punto poi d’ogni parte della crociera, feruiua_> vn’eccellente ìtatua, della maniera, che più vi- uamente riferifcono a gli occhi i feguenti dife- gni.

Con

FESTIVI. 23

Con quelli apparati d’ Architettura, che tut- ti furono parti del valore dal Signor’Horazio Turiani , infuperbiuano in certo modo le con- trade, e fi pauoneggiauano di vederli abbiglia- te , e habilitate a capire con più dignità la pre- lenza , e’1 vicinato di S. A. gloriandoli d’eifere da lei prefe per iftrumenti a gli applaufi,ch ella preftaua al Ferdinando .

IVI a perche la muta Architettura non man- caffe de’fuoi eloquenti fregi da telìilìcare a’Po- poli i fini di le ftefla , il tutto era auuiuato co’ {entimemi, che S. A. porta del valore, della for- tuna, e della grandezza di Sua Maeftà .

Sopra tutti i Colonnati, e gli Archi, che cin- geuano , e coronauanc la Piazza , come la_» Contrada , fpiegauafi vn gran Cornicione di- pinto a chiaro, e fcuro, fopra di cui, nel mezzo di ciafcun’Arco, ftendeualì Icritto a gran lette- re d’oro fìridente , intagliato l’antico motto della Serenifsima Cafa diSauoia, FE RT, al- zato per dimeftico trofeo dell’opportuno aiu- to portato da Amedeo il Grande, a gli Affedia- ti Caualieri Rodi; quando, fra gli vltimi ane- liti della loro già agonizzante pazienza , fi vi- dero

24 APPLAVSI

clero dal valore di quello gran Principe fedel- mente ioccoriy berati daU’alTedio,erefi trion- fanti nella fuga d 1 fìerilsimo Tiranno de’ Tur- chi. Che pero col FERT; FoRTITVDO ElVS RHODVM TenVIT volle efprimere. Ma S A per teftificare al Mondo la diuozione del fuo cuore, e la connefsione de’propri affet- ti, e de’ propri intercisi con Sua Maeftà, volle, che fi riduce fife il ienfo delle lettere del FERT ad applaufi, e auguri) a lei glori oli . Così Iparfo il F E RT lopra cialcuno de gli Archi , andaua accompagnato da vna cartella, che gli fopralla- ua, in cui nel campo azzurro corniciato a (car- tocci di chiaro , e (curo , ftaua Icritta la fua di- uerfa inlcrizione , corrilpondente a quella del- l’Arco oppofto . Il tutto in gran lettere d’oro lbridente;accioche a’ lumi d Ila notte ribatten- do lo fplerdore , brillaffe più viuamente a gli occhi de’ Riguardanti. E perche riufe irono gli Archi , a trenta per parte , appunto lèffant a_> , i motti, e le cartelle del FERT furono le tren- ta lèeuenti .

FER-

FESTIVI. 25

FERDINANDI ERNESTI RES TVTAE. FIDES ET RELIGIO TRIVMPHAT. FERDINANDVS ECCLESIAE ROBVR TVTISSIMVM. FOELICITER ET ROBVSTE TVEB1TVR. FERET EXERCITVS REFERET TRIVMPHOS. FATALE EXITiVM REBVS TVRCICIS.

FIDEM ET RELIGIONEM TVEB1TVR .

FVLMEN ERIT KEGIBVS THRACIAE. FERDINANDVS ERNESTVS REX TRIVMPHATOR. FRANGET ENSE REBELLIVM TVMORES . FOEL1CIBVS EXORNAT REGNA TRIVMPHIS. FAMA EIVS REPLENTVR TEATRA. FERDINAND.ERNESTVS ROM ANORVM TVTAMEN. FERDINANDVS EVROPAM REPLEBIT TRIVMPHIS. FFRD1NANDVS ERNESTVS REBELLIVM TERROR. FERDINANDVS ELECTVS ROMANOKVM THRONO FERDINANDVS ERNESTVS RELIGIONIS TELVM. FERDINANDVS EVERTET REGNA TVRCARVM. FERDINANDVS ERNESTVS REGNAT TERTIO. FERDINANDVS EXEMPLVM REGIBVS TERRAE . FERDINANDVS EXORNAT ROMANOS TITVLOS. FERET EGENTIBVS REMEDIA TVTA .

FER DIN. ERNESTVS REBELLIVM TORMENTVM. FORTIBVS EXEMPLIS REGNA TVEB1TVR.

FOELIX ERNESTVS REGNVM TRAHET. FERDINANDI ELOGIA REFERET TEMPVS. FERDINANDVS ERNESTVS RELIGIONIS TENAX FVLMEN ERIT REBELLIVM TECTIS.

FERDINANDI EXPERS REGNVM TERMINI. FOELICITAS EIVS REDDITA TRIPLEX.

D

Per

z6 APPLAVSI

Perla via, cui faceuano fpallieragli Archi in quefta forma infcritti, fi arriuaua al primo vol- tone della facciata principale , (òpra di cui , trà la Cornice più alta, ornata d’vn vago ordine di balauftri,e la inferiore;»! vna cartella Umile al- le fopradette,fuorche nell elTere di molto mag- giore;leggeuafì,fcritta a gran lettere doro ma- cinato , la Tegnente infcrizzione .

FERDINANDO III AVSTRIO POST REBELLES DOMITOS HAERESES TERRITAS INVIDIAM PROFLIGATAM BOHEMORVM HVNGARORVM ROMANORVM TER REGI DIV VICTORI SEMPER INVICTO MAVRIT. PRINC. CARDINALIS A SABAVDIA GR ATVLABVND VS TEATRA PLAVSVS IGNES EXCITAVIT.

E di fotto pendeua, dalla fommità dell’Arco, appefo vno feudo dorato, e dentroui lo feettro colla fpada,e la bilancia colla croce, col motto, FIRMAMENTA REGNOR VM, Rouerfcio proprio del giufto , pio , grande , e inuitto Ferdinando:e dalui publicato nelle nuouc Me- daglie Iparfe dopo la Tua elezzione al Regno de’ Romani .

Da

FESTIVI. 27

Da quello primo Arco , già che la lommità del fecondo reflaua occupata dal grand’Aqui- lone di rilieuo accennato, latto paffaggio al ter- zOjleggeuafi nella forma della precedete vn al- tra infcrizzione di quello tenore .

PIO IVSTO INVICTO FOELICI FERDINANDO III AVSTRIO AVITAS GLORIAS

NOVIS TITVL1S REGNIS TRIVMPHIS CVMVLANTI MAVRIT. PRINC. CARD. A SABAVDIA ASSVRGIT PLAVDIT OBSEQVITVR.

Di lotto poi alla inferizzione pendeua , nel mezzo de If Arco , vr.o feudo dorato , nel cui mezzo, per corpo d’imprefa,era vn’Aquila an- nidata sul giogo d vn alto monte , col motto , IN ARD VIS QVIES; Volendo inferire , chej la generofa magnanimità di Sua Maeflà, al- troue haurebbe ritrouata la fu a quiete, che nel- lo flato fublime,nè altroue il proprio godimen- to,che nelle colè più ardue, e malageuoli .

Da quella facciata paffando la cut iofìtà ver- fo Panico, feopriua la terza infcrizzione , pure a lettere d oro , che vfcì dalla penna eruditifsi- ma, e famofifsima del Padre Famiano Strada .

Di per-

28 APPLAVSI

FERDINANDO III FERDINANDI II IMPER. FILIO HVNGARORVM BOEMO RVMQ^REGl POST REBELLIVM EXERCITVS DEVICTOS VRBES VI CAPTAS

PROVINCIAS EXP V GNATIS ARCIBVS IN POTESTATEM REDACTAS MVNITIONES AD RHENVM DANVBIVM MOENVM ALBIM NICRVM ARMIS RECEPTAS

POST HAERESIM DEPRESSAM SACRORVM ANTISTITES SEDIBVS SVIS RESTITVTOS RELIGIONEM EXEMPLO PATRIS ET INSTINCTV PROPRIO VBIQVE PROCVRATAM SEPTEM VIRVM IMPERII SVFFRAGIIS MERITORVM CALCVLIS BONORVM OMNI V M VOTIS REGI ROMANORVM CREATO MAVRITIVS PRINCEPS CARDINALIS A SABAVDIA ET PVBL1CO MVNERE ET PRIVATO NEXV GRATVLATVR.

Pendeua, pare dalla fommità di quell: Arco, vn altro feudo, in cui fpìegauali per corpo dim- prefa vn Aquila, che col deliro piede vibraua_j vn fulmine, e col limllro vn ramo di alloro, col

motto,

FESTIVI. 2?

motto, A D VTRVMQVE. Eli voleua con que- lla inferire, che la grandezza, e la poffanza del- LAugullilsimo Ferdinando II Le di tutta la Se- renilsima fua Cafa, era tanto pronta a’ fulmini delle offefe, quanto a’ ripari delle difefe , e tan- to habile a farli temere inimica, quanto a farli diliderar protettrice .

Le inlcrizzioni, i motti, e l’Imprelè furono dal Serenilsimo Principe Cardinale commelfe ali Autore di quella Relazione : e furono vera- mente compatite con molta cortelia da Mi- gliori, che n effe riguardarono più labontà de* fini di S.A che la debolezza del Minilfro .

Sotto finalmente a tutti quelli oggettijper- ehe ne anche ilor fondarne ti rellaffero di pre- dicare le grandezze di Ferdinandofi Pieddlal- li Helsi de’ Pilaltri maggiori, che fofteneuano le quattro arcate del Palazzo, proflauano impre fi- li de’ trofei di Sua Maelli; vedendoli in ciafcu- na facciata di efsi dipìnta a chiaro, e leuro, vna delle Città ricuperate da Sua Maellà all’Impe- rio , con due parole, che n’accennauano la ma- niera-. .

Intorno dunque a quelli ornamenti lunga- mente

3o APPLAVSI

mente dimorauano le curiolìtàila cui attenzio- ne, quando non foflfe fiata fraftornafa dall’alle- gro flrepito poco lungi dalla più bafTa Plebe al- zalo al Cielo , non baurebbe potuto , per gran pezzo , fpiccarfène . Ma vna Fontana di Vino ddla liberalità di 5. A. efpofla pervnVtile alle- grezza del Vulgo Sordido , eccitaua vna feflofa gara ne’ lìtibondi.Onde a vicenda tumultuan- do , per vantaggiarli al tinger Vino , feriuano con liete , e flrepitofe g ida il Cielo , ch’egli era impossibile all iftefsa floll-dità il non ren- detene per qualche poco Spettatrice. Durd quello popular regalo tutte le giornate dello tré fere , dellinate da S. A. all arder Machine : e trattenne con piaceuole allegria mola de’ me- no lenlati . Ma la parte p‘ù intendente della.» Città , da gli ornamenti del Palazzo palfaua a vagheggiar le Machine , che già tutte verlo lo venti due bore llauano al lor luogo diipolle la Piazza vicina .

In tanto S. A. con gli Eccellentilsimi Tuoi Cornatati in Carrozza, e l’Eccellentilsimo Si- gnor Principe Langrauio,con molti de’ Caua- lieri di S. A.a Cauallo, vfeirono, girando per la

Città,

FESTIVI. 31 Città, a veder le Machine preparate perla me- defima fera dagli Eccellentilsimi Signori Am- bafeiadori, e Rendenti fudetti ; e tutte furono vedute vicendeuolmente da loro , e da tutta la Città , con gran piacere, concorfo , ed applau- fo ; quale veramente doueua loro ,* effendof! quelli Signori , per ogni rilpetto confermati al concetto di tutti per glorio!!, e degni Rappre- fentanti delle Maellà , a cui con fommo Iplen- dore,e fede rainillrano .

Ritornati polcia di conlèrua a Monte Gior- dano , quiui più efattamente li compiacquero di mirar quelle , che la Piazza della Spada-, llauano elpolle .

Era di effe la maggiore eretta nel mezzo del Te atro,fopravna gran baie rotoda di legno alta otto palmi, e coronata di balaullri,vnagran Montagna, alta palmi quaranta, e larga trenta, fomigliante al Monte Etna . Da vn canto del giogo di effafi fpiccaua a banda delira vnbrac- cio di Scoglio eleuato quind ci palmi, nel qua- le llaua coricata , lopra vn gran nido di trofei, vn’Aquila Imperiale . Appiè di quello Scoglio lìvedeua vn Cerbero quali da profonda Ca-

uerna

APPLAVSI

uerna sbucando, colle tré tefte erette, ftar adoc- chiando,e inlìdiando all’ Aquila annidata.D’in- torno poi a ogni parte della Montagna vicina- no Moftri infernali, di forma di Dragoni, Sfin- gi, Chimere, e limili, colle fauci aperte, alcuni intieri , alcuni col capo folo fuori del Monto > tutti pero in atto minacciofo , quali che atten- dendo il fegno dellalfalto .

Stendeuali finalmente nella più fublime par- te del Cielo,dal canto della Spada, vna gran nu- be : la quale fenza penetrarli a che fine, li rico- nofceua pero grauida di fulmini , e ordinata a_» propulfare , e a vendicare l’offefe dell Inferno , già dilpofto alla pugna .

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Inchi-

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FESTIVI. 33

Inchinato alle tenebre il giorno, S. Abolen- doli far prefente a gli Ipettacoli da’ Balconi, co* fùoi Eccellenti fsirni Corsuitati,e alcuni altri Si- gnori, diede ordine, che fiilunùnaflcro il Tea- tro,e le Contrade .

Era nel medefimo tempo di già compari dalla parte della Piazza l Eccellécilsima Signo- ra Donn’Anna Colonna Barberini, moglie del- lEccellentilsimo Principe Prefetto di Roma. Principefìa, la quale benché loia ballante,? per la grandezza della fua nafei' a , e per la maellà della fua prelènza, e per la gloria delle fue Vir- tù a nobilitare il Teatro di vn mondo intiero ; accrelceua nondimeno il decoro a quelle pom- pe col’arricchiile di vn gran lèguito di nobihf- lìme Dame di Roma , leruite da’ Signori loro Mariti, e Parenti ; tra i quali gli Ecctìlentilsimi Signori il Signor Principe Prefetto, e’1 Signor Contellabile Colonna .

Laonde difpolli a lor luoghi quelli cl iarif- fimi lumi, già ninna cola poreua impedire al Teatro il rimanerne accelo . Si diede l'ubi o fuoco a vna gran quantità , come qui chiama- no , di Padelle , di millura artificiata , che tan- fi go

34 APPLAVSI

go il Cornicione, il quale vniuagli Archi delle Contrade , e del Teatro , erano (lefe . Si acce- lero certi inuogli di carte colorate , qui detti , (cartocci, che di geminate candele (plédeuano a cialcun Balcone delle Calè conuicine . S’illu- minarono tutte le (indire del Palazzo di S. A. che oltre vn gran numero di (cartocci da can- dele,erano chiare di due grofleTorcie di bian- ca cera, per cialcuna.E ciò non (blamente feguì nelle fine(tre,che riefcono in (trada,ma in quel- le anco, che girano intorno al gran Cortile in- teriore del Palazzo. A tutti quelli lumi dauano il colmo della luce molti gabbioni di legno, alti palmi cinque, e lunghi (èi per ci alcuno : i quali nella parte interiore erano foderati d oro (tri- dente , per riflettere il lume : e d’ogn’intorno i vetri conimeli collo (lagno , a foggia di fine- (Ire , proteggeuano, e trafmetteuano da efsi la luce di tré grofle Torcie di bianca cera ; coiu tanta ingiuria delle tenebre, e diletto de gli oc- chi, che’! Sole non hauerebbe faputo, col rina- fcere, che aggiugnere di chiarezza all’aure illu- minate di quell bore .

Parue ad alcuno, poiché quello punto co-

min-

FESTIVI. 35

minciò a Icendere vnìmportuna pioggia , che l’aria adirata di vederli turbate le Tue vicende , con procellofa mano flagellale quel giorno ar- tificiofo , che con violenta luce occupaua , ed vfurpaua i fuoifpazij alla notte. Ma la parte più affezionata alla cagione di quelli llraordinari Iplendori, rife di veder l’aria piagnere nelle co- muni allegrezzeffnuidiola di mirarne fatto mi- ni Uro più tollo il fuo vicino fuoco , che non lei fletta. Forfè anche 1 Sole, pentito di hauer fura- te a’felleuoli tumori del Tebro fonde attratte, gliele rellituì in quel punto, perch’egli non ha- ll effe da far men ricca pompa d onde in grem- bo alla terra, di quello fotte per farla di fiamme il fuoco nel feno dell’aria . Comunque fi folle , rimale certo elùdente qualche ollacolo , cho sù’l principio patirono dalla nemica le faci il- luminato .

Ciò però non ottante approntato il tutto , hormai fi attendeua, che quelle fiamme , cho preparauano colla lor luce il Teatro, coll’arder- lo,ne formatterò anche lo Spettacolo. Ma per- che preuide S.A. che’l mifterio di etto, non be- ne intefo da’ Riguardanti , poteua i iufcir loro

E z men

3 6 APPLAVSI

men nobile , e men guftofo ; volle, che fofTero ciafcuna fera diftribuiti Cartelli , il contenuta de’ quali dichiarale a gli occhi l’artificio , e’1 fi- ne delle Machine lorpropofte .

La prima fera dunque intefe S. A. di figura- re , e prefagire a Sua Maeftà Vittorie contro i R brìi dcirirrperiOjfimboleggiati nel Cerbe- ro afialitor d.ll’Aquda, figura di Sua Maeftà * e della Serenifiima Cafa d’Auftria ; accennan- do, ch?,non oftante i Rebelli del Settentrione ventilerò ‘palleggiati da tutti i Demoni dell’In- ferno , accennati ne’ moftri , che vfeiuano dal Mont a,fia.bolo della lor folleuazione;con tut- to ciò, hauendo Sua Maeftà , e la fu a Cafa , per fine primario de’ fuoi interefsi,qudli della Re- I gione , e del Cielo , adombrato nella Nube : non poteua giammai non ifperarfi protetta da Dio : il quale, quando non altrimenti, co’ mira- col; ftefii baueua altre volte teftimoniato a’Se- col'i la protezzione , che tiene di quefta Cato- lichifsima Cafa.il tutto dunque fu preaccenna- to alle Dame, e alla Nobiltà, col feguente Car- tello di cui parae aS.A.di commettere lacom- poftzione all’Autore di quefta Relazione; for-

FESTIVI.

37

fe perche, come Inuentore delle Machine di quella, e dell’altre fere, poteua meglio po (lede- re i Ior fini , e i lignificati , che ne’ Cartelli do- ueuano accennarfi.T ale dunque era quello del- la prima (era.

T Ndarno, o Cerberi dell’Aquilone, auuenta- |_te fiamme di ribellione contro l’Aquila del- l’Auftria.FJla ripofa con lìcurezza in leno a’tro- fei ; che le lèruono infieme di nido, di pompa, e di mercede . Vfata a vincere per la Fede, non teme gli affalti di chi ha le mani armate dalla.» perfidia . Sono vani i vollri sforzi , bencho (palleggiati da tutti i molfri deU’abiiTo; perche pugnate contro vn valore cullodito da gl’inte- ,, refsi del Cielo . Quando {limerete , ch’ella, fa- ,, zia delle proprie glorie, dorma oziofa sul letto ,, di trofei , fabricat ole per mano della Vittoria , la ritrouerete vigilante alle gialle vendette , e famelica di cuori rubelli . Prouerete allhora-, , quanto più e fficaci fieno le fiamme , con che-? fulmina la Maeftà, di quelle, che vomita la FeF Ionia . In fine, dopo ergerai fopra i monti del- n la fuperbia, precipiterete in quell’inferno, le cui

faci

38 APPLAVSI

faci vi hauranno prima accett all’ira, per hauer- ui poi da Ipegnere nel tormento . Milita l’Etra a fauore della Pietà:e non battano le maraui- » glie,ne autentica le Vittorie co’ miracoli .

Parla (blamente il Cartello de’ Rubelli della Germania, nedhaurebbebifogno di altra di- chiarazione,che di quella porta lèco il ne ce (fa- ri o fenfo delle parole . Contuttocio per a (si cu- rarlo da’ Maligni, che dilettano di ettorcere, e ftirare i fenfi innocenti a’ fini odiofi , e mor- daci , io non potto di meno di farne quella di- chiarazione ; {limandola in ogni calo fufficien- te a rifoluere in vento la lor vanità , col prote- ftarmi, di non potere, douere, volere al- tro inferire , che’l dichiarato . Hd lèmpre per minor’incommodo il portar le mani auanti , che’l capo rotto .

Hora mi rendo alla narrazione, onde diuer- tei . Illuminati da quella fcrittura gl’intelletti , rauuilàrono fenza confittone il figurato nello Machine; le quali furono immediataméte con- fegnate all’arbitrio del fuoco .

Le

FESTIVI. 39

Le fiamme dunque difciplinate dall’arte de’ Fabri , fecero incontanente vedere dalla Spe- lonca aperta in mezzo al giogo d’Etna , falire , a villa di tutti , infocato Cerbero ; che dallo fauci , quali da tré intieri Mongibelii, con tan- t’impeto comincio a fcoccare ftrali di fuoco verlo il nido dell’Aquila, che pareua fi foibe tut- to l’Inferno riftretto fra le vilcere di quel Mo- fìro .

A quell’improuifo affalto, che minacciaca_» la generofa Alata, alzatali ella dal nido, con mi- rabile maellàjfece vederfi da gli artigli penden- te vn grande feudo dorato , oue l’arme di Sua_» Maeltà campeggiaua . Indi all’accefo Alfalito- re , che fenza defìftere vomitaua fiamme a of- fe fa di lei, comincio a rispondere d’ambe le boc- che,con tanta copia di fuochi , che già fembra- ua Cerbero timido ritirarli, inuerfò il Centro ; dubbiolò d’hauerritrouato vn nuouo Inferno nell’Aria. Ma nel medelimo tempo tutti i mo- liri , che circondauano i lati del Monte , quali recando opportuno aiuto di fiamme al lor ca- po, foffiarono vn’infinità di varij lucidi , e llre- pitoli fuochi : la maggior parte de’ quali afeela

prima

4o A P P L A V S I prima in aria, quindi, dopo vn grande fcoppio, difciolta in vn vezzofc nembo di fauille, preci- pitaua quali prezìolo diluuio d’oro, a róder più ricchi i trofei alle Vittorie dell’Aquila . Segui- rono con tutto ciò lungamente i Molli i a fol- gorare ,* accompagnando, o più tollo lùpplen- do , la pugna di Cerbero : il quale di già lopra- fattagh la copia dd fuoco da’ torrenti , che ne verfaua l’Aquila , confeflaua colle languidezze de’ Tuoi tiri, il proprio orgoglio agonizzante .

Ma finalmente dalla p'ù alta parte del Cie- lo illuminata la nube , fin’allhora olcura , eoo, horride parole di tuono, e infocate botte di fulmine, dichiaro, e fece abbattuto affatto l’ar- dire del trifauce Mollro : il quale rillituito al profondo della fua Cauerna , lafció di lui glo - riofaméte vittoriofa l’Aquila. Ed ella quali che fdegnofa di ceffare dalla pugna, ritirando iene tuttauia,métrefaliua ad alto, pur feguiua a Spa- rar qualche botta, più per vezzo, che per ofFefa; finche arriuata alla nube quiui fermo !si, e diede tempo a i Moliti della Montagna, che appoco appoco regolatamente alternando , colle loro fparate, cpieffero vn lugo fpazio difpettacolo.

Final-

. FESTIVI. 41

Finalmente dopo confumato d’ogn’intor- no il Monte , fpenfe colla Tua eftinzione la ma- rauiglia de gli Spettatori : ciafcun de’quali fti- la varietà, e la moltitudine di quelli fuo- chi, vno de’ più ricchi, e fupeibi giuochi di fìsi- me , che vedelfe giammai Roma; tratto no quello vno , che la crudeltà d’vn fuo Cefare , e funello, e dileggiò colle Tragedie .

Coloro, che meglio s intendono di cotali artifici), n’hebbero iòpra tutte lem arauiglio per applaufìbili due circollanze . La prima il tempo, che durò quello grand’incendio: il qua- le ville per più d’vn’hora, lènza confulìone mi- nima , di botte , di tempi di fuochi . La_i fecondala copia de’ capi di efsi fuochi : la quale trà codette, raggi matti, con botte , e fenza , fcatole , luminelle , trombe , pioggie, ed altri lcherzi,afcelè al numero di più di lei mila capi, de’ quali hebbe honore d eflere liato il Fabro , Michel’ Angelo Particeli .

La verità è , che tutto il tempo , che durò quello ftuper do artificio, tenne con fomma at- tenzione , e diletto rapiti gli occhi , e contenti gli animi; rauuifando ciafcuno in tati lumi ofeu-

F rata

4* APPLAVSI

rata la memoria de’ più famofi giuochi dell’an- tica Roma. Alcuni diceuano a piena bocca, douerfi tanta luce, e tanti lplendori,per render la fella eguale alla chiarezza di quel Principe, a cui cenni ardeua . Alcuni diceuano, ben conue- nire a S. A.già che tante volte haueua ne’bron- zi, ne’ marmi, nell’argento , e nell’oro, elpreffe l’Imagini della fua magnificenza , il mofìrarle-> anche vna volta effigiata nelle fiamme .

Alcuni altri riflettendo fopra il fine , a ch e- tano ordinate, diceuano fcorgere in effe augu- rata la rinouazione del Mondo, lòtto il felice.» Imperio di S. M. Darne fegno il concorlo di tutti gli elementi infieme, de’quali il fuoco ac- celb nella poluere , eh e pur terra , volar ad al- to , mentre l’acqua piouente occupaua farla-. perche quiui,con felice confufione rammelco- lati tutti quattro gli elementi, rapprelèntaffero vn lieto,e prodigiofo, ma regolato, chaos . Sta- bilire la verifimiglianza di quelli auguri) l'in- nocenza di tant’incendij; già che tante, e si va- riamente (parie, e dilatate fiamme, non fi era- no feoperte offenfiue,nèpure d’vn capellornon ollante il concorlo irreparabile del Popolo ,

FESTIVI. 43 che poco men che dentro a’ fuochi ftefsi inol- trato, come fuole, ad ogni modo, anche proffi- mo alle fiamme, godeuavn refrigerio ficuro per lacuriofità.

Così finalméte terminarono gli ardori del- le machine , ma non de’ lumi : i quali benché^ in parte haueffero ceduto il campo delle tene- bre all’oftinazione della pioggia, nondimeno la lor parte maggiore , che foprauiffe, mafsime della cera bianca , arfe fin ali vltime reliquie ,* fenza che l’altrui auarizia ne turbalfe giam- mai le viue fiamme, che adulando alla diuozio- ne del lor Signore verfo S.M.hauerebbono vo- luto effere eterne , per non ceffar giammai di additare il lor Profulòre per ardente,» .

Il giorno feguente, folennità della Verginea Purificata,pafsd S. A. con tutta la Corte a San- ta Maria in Via lata , fuo titolo : e quiui lunga- mente ord a Dio, in rendimento di grazie , e-> impetrazione d ogni più felice fuccelfo a Sua Maeftà. In tanto inuitato da fbauifsimi concer- ti di M*fica,fècondaua la Corte colle lue preci i voti di S. A. Di cui ordine serano anche di- ftribuite moltelemofine allepouere Zitelle, a*

F z mi-

44 APPLAVSI

mifèri carcerati , e ad altri mendichi ,* perche non refiafie parte, benché rilpofta, della Città, doue non penetraflfe la comune confolazione, e d onde non fi Ipremefiero ringraziamenti a DiOjpqr notabile beneficio còlerito al Mon- do Cbrifiiano . Difpenfatafrà quefti elercizij la Santità di quel giorno, piego verfo la notte : nella quale fu ce fiato da’ fuochi, ma non da’ lu- mache furono, come la {èra alianti, accefì, e fi- no all’vltimo confumati »

11 Martedì fi elpolero nella lolita Piazza lo machine proprie de’ fini intefì da S. A. in quella fera. Laonde il Popolo, e la Nobiltà, tratti dalla fama , refa più autoreuole dalle fperienze della precedete Domenica, accorfero in tanto mag- gior copia , che n’hebbero molte vite da diue- nir violento làgrificio della comune curiofità . Molti , che non haueuano veduti gli apparati permanenti , non tralafciarono di correggere quella voltala lor trafcuraggine. La Plebe rad- doppiò la fua auidità , el fuo tumulto, intorno alla FÓtana del Vino:e le Darne più, che altri, col numero lo corfo delle carrozze, refero mag giore , ma più nobile il pericolo del concorfo

Sor-

FESTIVI. 45»

Sorgeua nel mezzo del T eatro, la lolita^ bafe,vna Montagna, alta palmi cinquantadue,e grolTa trenta, tutt arborata, a guifadiSelua-» mezzanaméte folta, e le vedeua da tatti i lati verdeggiar d’arborlcelli il dorlb, per le cui co- cauitd dilpaziauano molte ^ e varie fiere di ri- lieuo ; ciafcuna delle quali portando artificio- famente armature parte ficoperte, parte nafco- ile , daua ben legno di non volere fra gl’incen- di del Monte riufcir meno dell’ altre fecondai di furori .

Dalla delira parte del Teatro forgeua inu aria vn’Aquila Imperiale , che coll’ali /piegate , due rollri vibrati, e poftain atto maellolb,qua- fi che di ferire , prometteua a riguardanti di le llelTa proue degne della fua Ipecie , e del valo- re , che figuraua .

Nella parte più lublime dell’aria , fopra il mezzo dellemicircolo, in profpettiua alla liran- da , vedeuafi vna grandifiima llatua della Reli- gione,alta palmi ventiquattro, che nella delira portaua vn Calice , e nella fìnillra vna Croce . Era quella figura relà più magnifica, e più maellofa , oltre alla viuacità de’ colori , e all’ec-

cel-

46 APPLAVSI

ccllenza dettarti , che la (ormauano , anche da vn gran giro di raggi d’oro , che tutta , quanta ella era, la circondauano. Pofaua gli (calzi piedi fopra vna (òttildsima nube , fotto di cui vno fmifurato Dragone , lungo palmi vent otto , e grotto dieci , (piraua horrore infìeme , e dilet- to , a chi! confìderaua . Era d.ftinto con tanta varietà , e proporzione di colori, che già la vi- uacità diiui, poiché fi vedeua minacciar la Cro- ce , faceua gelar di timore , chi venerandola^ , ingelofiua per zelo deilindemnità di e ffa. Lun- go fora , e forfè inut le, l’efprimere colla penna quello , che più diftmtamente narrerà a gli oc- chi l’allegato difegno .

Gion-

FESTIVI. 47

Gionta l’hora della fella, accelerata dalla-, moltitudine, e varietà dilettofilsima di tutti gli Ordini, concorlì a veder quell’apparato , che_> faporitamente delufe ogni tedio all’efpettazio- ne; furono accele prima de gli altri lumi, tutte le padelle ,* quella volta nobilitate , e afsicurate di nuoua , e più preziofa efca per la luce , che-’ doueua renderli incontrallabile alle violenze-» della pioggia . La quale però non lèguì, ancor- ché il Cielo turbido tutto quel giorno, fi celaf fe fotto vn folto velo di nubi: o per fottrarli effe dal concorrere co* lumi della terra,* ver- gognandoli, ch’ella hauelfe più llelle, ch’egli non haueua raggi : o per additare , che doue ’! Sereniamo Cardinale diSauoia diffonde Iplé- dori,è lùperfluo il raggio d’ogn altra luce. Sde- gnò forfè anco l’acqua, che li trincieraua den- tro le nubi , la pugna col fuoco in quel campo , nel quale altre volte haueua lèruito più toflo d’incentiuoper antiperillali, che d impedimé- to per violenza-. .

Furono appreffo illuminate tutte le faci lo- lite delle fìnellre,e de’gabbioni di vetro: e così refa l’aria degna di minilìrare alle chiarifsimo

glorie

48 A P P L A V S I glorie dii Sua Maefìà . Si aggiunterò a quella»» fera due grandi Aquiloni Imperiali , tutti tem- peftati di lumi, e polii vno per facciata del Pa- lazzo: di doue coll’ordine , e moltitudine de' loro ardori, Iufingauano gentilmente gli occhi, mafsime più lontani .

Così dilpofto il tutto, Ipartero i folitì Car- telli alle Dame, a’ Caualieri,e al Popolo, per di- chiararne il lignificato alle machine di quella.» fera . Era intento di quelle l’accennare, come in ogni tempo, qual volta ì’Herefia, fimboleg- giata nel Dragone, haurebbe ardire d’infeftare co’ Tuoi incendi la Croce, e la Religione Cato- !ica,rapprefentata nella fìatua di effa,Sua Mae- fìà , figurata nell’Aquila , fi vedrebbe pia- mente affrontarla, e valorofamente trionfarla; precipitandone le dilperate reliquie nell’Infer- no,lignificato nella Cauerna del Monte. Il che tutto dal medefimo Autore del primo Cartel- lo , accennato nel feguente :

» T Lumi più chiari, che illuftrino il Cielo d’Eu- 9> X ropa temo i raggi, che nella fronte adorata»* 9 p della Religione teintillano. Inficila nondimeuo

FESTIVI. 49

,, appiè di efla il Dragone dell’Erefia : e per de- bilitarle la mano, tenta difarmarla della Croce. Ma l’Aquila generofa dell’ Auftria, eletta dal Cielo per miniftrare i fulmini dell’armate ven- dette , fi accigne a rintuzzare l auuelenato ar- dimento del Moftro, colle fue forze . Quin- di vedrafii in brieue accrefcere di nuoui trionfi ,, la fua gloria ; e auualorata da Regi) {limoli vi- brar le fiamme vitrici contro il Nocente . Già prefago l’Inferno, {palanca le fue voragini, per ,, raccorre le ruine dell’ellinto : e ftabilir le vit- torie della Nemica , colle Catene del proprio « Duce . Il Cielo intanto, accelb di più facelle^, che {Ielle, applaude co’ Tuoi rimbombi ai car- mi della Fama, e arride co’fuoi lumi a gli auguri ,, della {peranza . Beata quella Maeftà , che s ’in- ginocchia appiè dellaCroce.Felice quegli Scet- tri , che per lei fi trasformano in Saette .

Opportunamente fi pafid da quella lettura allo fpettacolo . Già il Dragone , e dalla coda , e dalla bocca , cominciò a {parare, quali da due gran Cauerne , vna lunga , e ftrepitola falua di codette , con quant’empito , e rimbombo viu

G buon

5o A P P L A V S I buon numero di mofchetti baurebbe fatto.Era quella lalua del Dragone tutta indirizzata ver- lo la Croce, foftenuta dalla finiftra mano della Religione. Ma ella nel medefimo tempo, slon- tanandola dall’Alfalitore , folleuollainfieme-? col braccio .

Qui arie di repente illuminato tutto il Monte, e’ntorno ad elfo gli arbori , e le fiere tutte vomitarono gl’incendi cÓcetti; quali ap- plaudendo all’audacia del Drago afialitore del- la Croce . Poco dopo in vn momento fi vide- ro accefi tutti i raggi d’oro , che circondauano la Religione . fu la lor luce oziofa ; ma pu- gnace anch’efia, eflrepitofa: e per renderei maeftofa la llatua, non per quello refló di farla terribile al Moflro nemico . ma non hebb’ella appena palelàta la fùa luce , che l’Aquila Ip edi- tamente volando , dalla parte fìniflra drl Tea- tro alquanto ballatali alla fublime altezza, do- ue ftaua la Religione . Parue arder più di fde- gno che di fuoco. In vn momento approfiima- ta ai Dragone, aflfrontollo, e verfogli fopra vn intiero mare di fiamme;onde il Moflro d egni parte fommerfo , e diflrutto , dopo vna graiu

fai-

FESTIVI. 51

fàlua di fcoppij , non inferiori a quelli de’ Mor- taletti, ruitió precipitofo inuerfo l’Inferno, Tua propria danza . Quindi l’Aquila vittoriofa»,, quali inchinando la Religione, appiè di edafer- mofsi , {prezzando con lunga, e varia quantità di tempi , e di lumi , la vaga , e piena moltitu- dine de gl’incendi del Montenl quale per mol- to fpazio in tanta copia verso , oltre vna piena girandola , raggi , fbffioni , datole , girandoli- ni , raggi matti , il tutto con botte , e pioggia , ed altri arrificij;che fu dal confenfo di tutti giu- rata la feda, non folo auantaggiatamente fupe- riore alla prima , ma anche forfè a quante mai per l’auanti , o fodero date vide , o fodero in- quedo genere giudicate pofsibili . Duro o più todo auuampó lo fpazio di tré quarti d’hora_>; con lode {Ingoiare del Signor Giouanni An- drea Ghiberto, il quale per queda,come per tutte l adre fere, era dato l’Ingegniere,e S oura- intendente all’efècuzione di tutte le machine, ed inuenzioni difegnate , e’1 Direttore de' Ca- pimadri: tra i quali il Sergente Gregorio Cer- umi , e Tobia Arrighi Bombardiere , queda_» fecóda fera furono, con molta lor riputazione,

G z i Fa-

*2 A P P L A V S I

i Fabri di tutti i fuochi, alcefi al numero di più di fette mila capi .

I concerti delle Trombe, de’ Flauti, ede’ Tamburi , che haueuano continuatamente a_» vicenda confolata all’aure farfura di quegl’in- cendi,e nobilitatane loro l’armonia de regolati lumi,- applaufero più che mai fefiiui a gli vltimi sfauillamenti del Móte,cbe fi. eftingueuarquafi confeffando colle fue tenebre la chiarezza del trionfo della Religione, e per effa dell’Aquila . Con che haurebbono terminato gli Ipettacoli della feconda fera, la memoria de gli Spetta- tori , ad onta d’ogni età, non haueffe giurato di tenergli rauuiuati nel proprio feno per tutti i fecoli .

.

.11 giorno feguente di Mercordì; il quale era deftinato al preparamento degli vltimi fuochi, più d’ognaltra fera fplédidi,e marauigliofifi Si- gnori Paggi di S. A. co loro atti virtù ofi vollero pure anch’efsi teftificare al Serenifiimo Padro- ne , cheilor cuori erano da propri effetti trafi formati ne’ séfi del lor Signore. Supplicaronlo inafpettatamente a permetter loro di recitare l’ Aminta del Tallo, fregiata di nuoui intra- mezzi

FESTIVI.

55

mezzi d’Amor Fuggitiuo,fauoletta in Mulìca. li che hauendo ageuolmente impetrato dalla-* benignità di S. A. nello (pazio di poc’hore fe- cero (pargerne la voce, e gfinuiti, alle Dame, e a’ Caualieri, da buon concorfo de’ quali fù. loro; compollo l’vditorio. Riufcì la Fauola appun- to quale la difìdéraaano,la Nobiltà de gli Spet- tatori, e quella de gli Attori ,• i quali nella vi- uacità dell’azzione , come nella ricchezza de> gli habiti, e de gli apparati, (parfero per il Tea- tro altrettàta ammirazione, quàto diletto. So- pra tutte le cofe fecero applauderlì. tré vaghh- fìmi balletti, vno d’ Amorini, l’altro di Corfari, e’1 terzo di Eroi (àliti da’ Campi Elilì, ciafcuno de’quali Tuonando nel medelìmo tépo,che bah ìaua,o viola, o violino, coll’eccellenza deU’vno, e dell’altro di quelli e(ercizij,métre rapprelèn- taua vn fìnto, meritaua titolo d’vn vero Eroe.

In quello (pettacolo dunque arfero tutti i lumi, e fcorfero tutte l’hore di quella (èra, fen- za in altro hauer difpiacciuto, che nella celeri- tà del p aliare-- .

Il Giouedì leguente doueua preparar Ia_* Città alla piu illuminata fera , che l’allegrezza-»

hauef-

54 APPLAVSI

hauefle giammai infirmata fra l’ombre della.» notte . Ma l aria vedendoli minacciata di tan- t’incendij, tanto conflante mente fi munì di nembi, che refe imponibile ogn’effetto agli fla- biliti difegni : quali perciò fino alla profsima_> Domenica furono d.fferiti .

Rife in quello giorno il Cielo con tranquil- la ferenità , e’1 Sole parue più del folito fcintii- lante far pompa ftraordinaria della fua lucejac- cioche non hauelfe al paragone della notte fe- guente da riufcir difprezzabile . SuccelTe a vn turbido Aulirò vna lieue,e gétile Auretta Aqui- lonare, che forfè habituata nel fuo clima natiuo a riuerire Sua Maeflà , volle anche portare a_. Romal’efperienza deTuoi olfequij. Purgò ella velocemeiìte l’aria, rafoiugò le contrade , con- folò gli occhi , e rallegrò i cuori . Quindi fatto il concorlò della Nobiltà curiofo al folito, a_» gli apparati del contorno di Monte Giordano, flraordinariamente lieto, e copiofo, diuenno tanto folto, e difficile,che le diligenze degli V f- fìciali , eia forza delle Guardie riufoiua argine mal ficuro , per riparare dal Torrente del Po- polo il fito delle Machino .

Cre-

FESTIVI. SS

Crefceua in quello giorno la comune cu- riofità, oltre la vaghezza dtlfinuenzioni efpo- Ile nel folito luogo, pervnagran Fontana, eret- ta da S. A. in prò petto d dia Porta maggiore-» del Palagio Non poteua desiderar l’occhio co- fa più riccha , più vaga, più inaìpetta- ta . Haueua il Signor Principe Cardinale, iiu ogni fuo cocetto grande, fatto fabricar di nuo- uo vna fuperba Fontana, la quale fondata fopra vn gran nappo di puro argento , fi alzana con due altrettali , l’vltimo minor del fecondo , al- l’altezza di palmi Tedici ; di doue gettando per vari) cannelli acqua, veniua quella riceuuta da vn’ordine di conchiglie tutte d’argento, che la tramandauanol’vna all’altra, finche precipitan- do auidamente nell’infimo gran nappo , quiui racchetato ogni fulfurro , confeffaua col filen- zio di contentarli di ricco, e magnifico letto.

Era quello Gigante d’argento delimato da S. A. alle delizie delle Tue Ilanze, per quella Ra- gione, nella cui arfùra, non fi fuole intendere-» per dilettofo , fe non quanto humetta , e refri- gera l aure. Ma l’incontro delle correnti folen- nità fece penfarle,che de’fuoi erari, i quali tutti

fi fui-

56 APPLAVSI

fi fuifcerauano alla gloria del de’ Romani ; quello , meglio di tutti gli altri arredi preziofi fofterrebbe la Maellà de gli apparati , come vn Rèd’argéto delle Tue magnifiche guardarobbe.

Perch’egli dunque folle con decoro efpollo alla publica curiofità, péso di farlo vedere cor- teggiato davna parte delle fue argenterie do- rate ; ma con modo nuouo, e peregrino, che la materia dell’apparato riufcilfe l’oggetto men diletteuole deU’ammirazione . A quell’efFetto giaceuagli a’ piedi vna gran bafe di legno, tutta inargentata, alta palmi trenta, e lunga cinquan- ta , alla quale per tré gentili fcalinate , cinto pure di balauftri d’argento , fi faliua alla parto faperiore di ella baie. Si leggeuano poi ne’ due fregi, che fi ftendeuatio trai Cornicioni, da’ quali era diftinta con vaga architettura, del Si- gnor Marc’ Antonio Tofcanella, la parte fupe- riore dall’infima della baie, due Inlcrizzioni in lettere di legno dorato , che fopra il campo d’argento mirabilmente Ipiccauano . Vfcirono ambe per comandamento di S. A. dall Auto- re di quella Relazione : e la prima di ella, polla nel fregio fuperiore della bafe, era la feguente.

FER-

FESTIVI. 57

FERDINANDO III. ROMANORVM REGI MAVRITIVS A SABAVDIA INGENTIS LAETITIAE FONTES AVGVSTOS A P E R V I T.

E nel fregio inferiore, più commodo a’Leg- gitori,fi fìendeua il fegaente Difticomel quale alludendoli allo Itile de gli Antichi, di notar le giornate colle pietruccie ; le felici colle bian- che , l’infaufte colle nere ; fignificaua S. A. che ella non iftimando proporzionata la nota d’v-

lia vile pietra all#3 mpmnrlf rii nnp]]-s notule al-

legrezza , che n lei cagionaua la Coronazione di Sua Maeftà,haueua voluto con quella valhu» mole di Fontana efprimere il l'uo contento .

CANDIDA PROFVSO SIGNAMVS GAVDIA FONTE.

NON DECET OBSCVRVS GAVDIA MAGNA LAPIS.

Stendeuanfi pofcia proftrati alle fcale della machina diuerfi. de’ maggiori vali d’argento, allontanati forfè dalla Fontana, per non accular ftefsi colla vicinanza di lei, per minori.Sopra

H tutta

58 A P P L A V S I

tutta la fuperfìcie d’argento della bafe, Ipicca- uano affilsi in gran numero altri vali, ma tutti dorati, i quali biondeggiando su 1 campo inar- gentato , pareuano d vn fereno Cielo minuto Stelle. Nella parte fùperiore della baie, nel pia- no, oue era lituata la gran Fontana, forgeuano collaterali ad efla fei piramidi argentate , alto palmi quindici l’vna, (oprale quali trentafei co- chiglie di jfino argento, appofta fatte per orna- mento della Fontana, ftauano dilpofte in ma- niera, che la lor grandezza fminuiua dal fondo alla rima, come appunto fminuiua la figura^ delle piramidi .

E' incredibile ad ogni orecchia, no perlùalà dal verace teftimonio dell’occhio, quale riufeif- fe di maeftà , di ricchezza , e di nouità , quello Ipettacolo. 11 difegno annelfo leuerà il d-ffici- lifsimo carico del dilcriuerlo alla penna, la qua- le regolata da vn’ingegno , che anco fin’al pre- fente ne rimane attonito, malamente pud riu- fcirgli eguale .

\

FESTIVI. S9

Quello folo potrà ben ridire, che per rime- diare alla infaziabilità de Riguardaci , e alla fol- la del concorfo,fù neceffario difporre guardie, parte delle quali vietaffero l’vfcire dal Conile, per quella Porta, ondelìentraua:e parte violé- talfero chi era entrato , a cedere finalmente il luogo a chi auidaraente tentaua Recedergli nel piacere . La verità è , che gls occhi i eftauano quiui rapiti, e addormentati ne ila Rapidità, o nel diletto: rimaneua luogo n< Ita memoria, per ricordai fi del tempo , da che s’era comin- ciato a mirare . Nell’hora mafsime, cbel Solo parue accorto d’eflèr in quella mole riccamen- te emulato ; e però volle co* Tuoi raggi tutta in- dorarla,per ollentare,che i luoi lumi erano più che d’argento ; fopera ogni fede quant’ella riu- Icille mirabile. Io fuggo artificiofamente da_, quella narrazione ; perche mi ci lènto tentare da Ipergoli grandi, che fon certo verrebbono giudicate ne’ Paefi, che non la videro , fm ode- rate , ed io per effe , o Poeta intempelliuo , o Relatore inconlìderato .

Quindi volcaua il corfo delle carrozze ver- fo la Piazza della Spada, a efaminar gli appa- ri 2, rati

6o APPLAVSI

rati de’ fuochi elpofti perla lèra . E certo a ra- gione ; perche la lor varietà , moltitudine, bizzarria era ragguardeuole, anche a gli occhi, che partiuano dal vagheggiar la Fontana d’ar- gento. Le machine principali fi cominciauano a conliderare da vna Mótagna alquanto mag- giore , che nell’altre due lère . Era diuifa in fet- te gioghi, alludenti a’fette colli di Roma ; eia- feuno de’ quali era coronato da vn proporzio- nato diadema reale, faluo il più fublime,il qua- le infcperbiua d’vna corona Imperiale , mag- giore, e più preziolà dell’altre . Del rimanente verdeggiaua d egni intorno ammantata d’her- bette, e di fiori, frale cui vaghezze dilpazia- uar.o innumerabili vccelli di varie fpecie, maf- fime Cigni , Paperi, Aquile, e limili : i quali tutti a tempo debito prometteuano con gli ar- tifici) , che ricopriuano, garriti di fuoco , lenza voce armameli, a gli occhi de gli Spettatori.

Sopra la Mótagna in aria vedeuafi da vn esi- to vna cornuta Luna , che colle porpore fan- guigne della faccia , vibraua più fulmini , che^ raggi . Dalla parte oppolha lulingaua gli occhi vna grand’Aquila Imperiale . Portaua due te-

FESTIVI. 61

fte;forfe perche non le baftaua vna {ola,per ca- pir quelle tante Corone , che la Giuftizia , e la Pietà le desinarono. Colf ali (piegate, e i roltri aperti , Sana anch’ella in atto di ferire : e p arc- ua vantarli non meno atta a dilpreggiar’i lumi d’vna Luna , di quello , ch’ella Ila valeuole per folte ner quelli dogai Sole .

Ma (opra tutto allettaua nella più alta parte dell’aria prominete vn grand’Emisferio, in cui li vedeuano figurate delle quarant otto Ima- gini del Firmamento quelle vent’vne , che da- gli Aftronomi li trouano Settentrionali : e fo- no Cinolìira, Arturo, il Drago, Cefeo, Boote* Ercole , la Lira , il Cigno , Caf iopea , Perfeo, l’Auriga, Elculapio, il Sei pente di elio, la Saet- ta, l’Aquila, il Delfino, e finalmente la Corona d’Arianna : la quale lenza punto turbare il lor polio alle fue Stelle , pendeua dall’infima^ parte dell Emisferio , formata dirilieuo, a_* guifa di Corona Imperiale . Gli altri Afte- rifmi erano , con vaghi , e vari) colori diltin- ti , nelle lor forme laudale , e collocate le_> loro Stelle dorate , cialcuna ne 1 Uro adeguato loro dagli Àltronomi : e da cialcuna di eiTe ve- de ualì

dz APPLAVSI

deualì vfcire vna fpecie di fuoco artificiato , che qui chiamano luminella; della quale puro vn doppio giro attorniaua tutto l Emisferio . Laóde in quella Machina fola fi vedeuano pre- parati più di feicento lami .

Erano patimenti difpofti ne i tetti di tutto le cale, che formano la Piazza, diuerfi giuochi, oltre vna quantità di fcatole,foffioni, raggi, rag- gi matti con tempi, e con pioggie,cherano Co- pra il tetto della Spada- Stanano poi (porti io, aria da tutte le cafe del contorno ventiquattro Girandolmi in forma di Soli , & altri innume- rabili giuochi, e artifici) nuoui di fuoco* e Copra la parte finiftra del Teatro anche vna Giran- dola , che conteneua vna gran Calua di codette colie lor botte , e colle psoggie al numero di duemila. che chiunque a quelli grand ’inuiti aguzzo l afpettazione , Ce non hauelTe nel me- de fimo tempo, e pafciuta,e rifuegliata la curio- lìtà , difficilmente ne haurebbe Copportata la_» dilaziono .

Finalmente giunta l’hora Colita della fella , e dispolli a lor luogo le Dame,i Signori, Po- polo,fù opportunamente illuminato il Teatro,

e le

FESTIVI. 63

e le contrade, colle lolite Padelle , Lampadi, Candele, Torcie, e Gabbioni. E perche la par- te interiore del Cortile di S. A. come era ac- crelciuta di (plendore, rimaneflfe anche arric- chita di lumi, furono da i lati delia gran Fonta- na d’argento, di (polle due Montagne di nieue: nel mezzo della quale d’ogn intorno ardeuano artificiofamente le fiamme, con prodiglofà-. fofferenza del ghiaccio; che , quali obliando la naturai nemiftà delle fiamme , fembraua di a- marle, perche ardeuano alla gloria di Principe di tanta fama . Si vnilcono gli eftremi a fauore d vi merito , e la fortuna concilia i contrari a_> gloria della Virtù .

Nella facciata poi del Cortile oppofta alla_» Fontana furono moltiplicate in tanta copia-# le faci , ch’ella illuminata col fèmplice rifleffo delle luci oppofte , fembraua ardere lènza fuo- co, e sfauillaua d’vna intenfa luce, che gli oc- chi a viua forza ne rimaneuano abbagliati .

Intanto la Piazza il Teatro ftaua pronto allo fpecracolo. Furono perciò diftnbuiti al fo- lito ì Cartelli, per dichiarazione de’ fuochi. Era il lor fine di nutrire igloriofidifegni di Sua_»

Mae-

6 4 APPLAVSI

Maeftà , figurata nell’Aquila, alla guerra, e alla diftruzzione dellìmperio Ottomano, adóbra- to nella Luna; dopo Aggiogati ì Ribelli del- l’Imperio, e gli Eretici . D alche le fi promette- uano accrefcimenti di Regni, accennati nello Corone , alllmperio Romano, figurato nel la_^ Corona Imperiale, e ne’ fette collii quali quan- do non le folfero ballati per condegni premi de’ glorioli fudori, il Cielo flelfo d’eterne Co- rone l’hauerebbe proueduta in quel lupremo Regno, onde le Stelle riceuono,non danno, in- dulsi . Fui tutto preaccennato nel lèguento Cartello, com pollo dall’Autore Hello delle In- uenzioni, delle Machine, e de gli altri duo Car- telli .

F\ Ebellati , o Figlio generofo deli’Aquila_j LJ Augulla, i Cerberi della Ribellione, e i Dragoni ddi’Erelia ,* è tempo, che le fìam- me dtl Zelo infuochino la vollra Ipada contro il Pianeta maligno dell’Oriente . L’infaulla lu- ,, ce , ond’egli slamila minaccie , è compolla_» di tante faci , quante arfero già dauanti a gli al- 3, tari più fedeli dell’ Affrica, e dell’ Alia . Rolfeg-

gia

FESTIVI. 65

già egli horribilmente di fanguigno lame; e gli accefì vapori , onde fi vela , fono attratti da_» quelle porpore , che veftirono il decoro a’Ta- bernacoli più habitati dal vero Nume . Hora , già che la voftra pietà abborrifce tanfo l’mfa- mia di quegli (plendori , attende la Religione-» di vedergli da Voi (penti, col (angue delle vene ,, Ottomane . Il Cielo , che già inftillouui l’equi- di quelli (enfi al cuore, ve ne incarica al pre- (ente, co nuoui fcettri, la mano . Quando oc- caperete la felicità delle voftrarmi nell’abbat- tere quel Feroce, vedrete gli Annali diuenir teatri de’ voftri trionfi , e le veci deH’Vniuerfo trasformarfene in Trombe . E fe la terra noiu haurà materia degna della voftra inuitta frÓte, il Cielo impiegherà le proprie (Ielle nelcoro- narui. Nondeuono i premi della Vittoria efler ,, meno preziofi delle materie della pugna. Do- po foggìogato vn Aftro errante , molt’altri de-» gli (labili, e fifii ve ne formeranno eterna la_» mercede-.

Appena dato (pazio alla lettura del Cartel- lo, (piccarófi improuifi dalle fineftre otto Vc-

I cel-

66 APPLAVSI

celletti infocati; che fcendendo precipitofa- mente,ciafcuno {opra vno de’vafi, che adorna- vano il Monte, quiui comunicarono il loro ar- dore; onde accefero in vn momento, e circon- darono tutta la Machina di lumi . Quali nel medelimo tempo , partici vno de gli Vccelli , che ardeuano la ftelfa, e loruolato al vicino corno della Luna , vi attacco fuoco ; indi coiu gentile ritirata, ricalò fubito al fuo pollo .

Il prodigiofo Pianeta in vn punto concette le fiamme, che già vn pezzo pareua anliofò d’ottenere, fe ne valfe fubito con tanti llrepiti, lampi, e botte, ch’egli parue hauer ragunate in fe folo tutte le ruine d’vn’intero Vefuuio. E già fulminandole , con rinforzi fempre maggiori , fi auuanzò per alquanti palsi verfo l’Aquila-, , ma quella hormai , non l’attendeua più , ma_» coraggiofa moueuali ad incontrarlo : e già con tanta horrida quantità di fuochi vari], gli faceua rilpolla eguale , che’l diletto de’ riguardanti liana in forfè di degenerare in Ipauento . Az- zuffati quelli duo bellico!! nemici, il Firmamé- to giàtraheua tutti gli occhi alla fu a vaghezza ; poiché accefo di ben feicento luminelle, vaga- mente

FESTIVI. 67

mente diftinguendo le figure de gli Aflerifimi, non meno che i colori , fcopriua il più mae- ftofo, e pellegrino oggetto, che lalperanza.» d’ogn’auida Curiofità , poteffe richiedere. Chi ha maggior prattica di quella Ipecie di fpetta- coli , afferma collantemente , non iftimar- ne poffibile vn più nobile, ne vn più ricco di quello .

La Montagna nel medefimo tempo, anch’ ella tutta d’ognintorno accefa , e da gli Augel- letti , che l’habitauano , e da gli Arbo belli, che l’adomauano , e da Diademi, che la comnaua- no, màdaua copiofifsime varietà di vari) giuo- chi . Trà quelli molti girandolini , dopo hauer con vezzi gireuoli di fiamme coronate laure--, fpargeuano vna falua di codette in diuerlè par- ti del Cielo; dóde poi difciolte in vaga pioggia di fauille , fecondauano l’aria di luce , e i cuori di diletto . La Corona Imperiale, trà 1 altre, la quale arricchiua il giogo più lublime del Mon- te , a forza di fuoco, cominciò a volgerli velo- cifsimamente attorno; doue feco portado v- na moltitudine di luminelle, onderà ricca, ac- crefceua dinópicciola vaghezza la Machina .

I a Era

63 A P P L A V S I

Era intanto lèguita infiammatilsirnala zuf- fa tra l’Aquila, e la Luna j ni a quella già abban- donata dal proprio orgoglio , ofcurata , e an- nerita, daua légno della fua perdita coll eftin- zione . Si ritirò per tanto affatto confumata-. ; onde gloriola l’Àquila prefe il volo , e falendo tutta illuminata lotto il mezzo dellfimisferio, collocò le due ielle fuico l Alterilimo d’Arian- na, e rimale concilo maefìofamante coronata di corona Imperiale, compofta di lucide ftelle.

Si perdeuano tutti gli occhi , occupati nella nouità di quell’effetto , le la gran Girandolai , che sul tetto dritto ai T e atro, grauida di due- mila Codette , inpaziente di vederli deftinata per l’vltima,e preuenuta da gli altri artifici), nel feraire alla gloria di Sua Maeftà,improuifamé- te non prorompeua dalle fue Carceri . Seguì ciò con tant’impeto , e ftrepjto , che rapì tutti gli occhi del T e atro. Ne però, chi lène chia- ra affé offefo,* perche corrilpolè alla Curiofità di tutti , con peregrina vaghezza . Le codette, ond’ella era compofta erano di artificiofilsima qualità, che dopo falire foura l’ordinario altilsi- rao , tratte pofeia dal proprio pefo, ritornaua-

no

FESTIVI. 69

no ftrepitofe ; e nella metà del lucido preci- pizio , ritrouando la meta del lor tempo, daua- no vn grande Icoppio, quali tuono forriero di vn copiolo ncbo di fauille, nelle quali difcioke, celfauano più tollo effere, che morire;fdegna- do forfè di cader fepolte in terra , dopo haue- re in tanf altezza d’aria vagheggiato da vicino il Cielo . Fu di quelle ftgrandel numero, cho nel momento,che tutte infìeme giunte allòm- mo della lor lolita, piegauano alla dilcefa,- Ipar- tendoli, come in vn gran padiglione di fuoco, il quale lèmpre più li dilataua , che fcendeua_»,* diedero non pocaoccafione di edere temute_> più , che ammirate . Con tutto ciò celfando nell’aria, fecero colla innocenza, più applaud- itile la lor vaghezza .

Dopo quello fortunato dilordine , li fare b- bono rilìituite le ammirazioni all’Aquila co- ronata diStr:lle;maiSoli,che al numero di ven- tiquattro, pendeuano lo (peli attorno alle Calè della Piazza , fòrti to il tempo opportuno , co- minciarono a tre, e quattro per volta a volgerli in giro di fiamme , verfando fempre vezzofe_> pioggie di fauille ; finche giunto il tempo delle

botte

7o APPLAVSI

botte fp araro no d’ogni parte del Teatro dl- uerfi raggi , co’ quali ferendo lenza nuocere , a volta, a volta , doue meno erano allcttati, ca- gionarono vn allegro tumulto ne’ Riguardati .

Nell’ifteflo tempo s’era rilafciata di fopra_* al tetto d Ila Spada, e altronde, quantità di trÓ- be , e codette di vario ordine, ed artificio* e di fotto dalle vifeere della Montagna feguiua a_» prorompere tata quantità di loffio ni , e di Icat- tole, piene di raggi colle lor botte, ed altre biz- zarrie, che pareua imponibile, come in vna fo- la concauità potelfero rimanere , fenza confu- fione regolate per tanto tempo .

Finalmente confumate le marauiglie de gli Ipettacoli , il Popolo attonito non feppe come più propiamente lodargli, che ammirandogli . Niuno tralcurò la notizia del Caporale Pietro Bianco Anconitano , che n’era fiato il Fabro ; per potergli corri fpondere colla meritata mer- cede d’applaufi . Non vi ordine di p e rio ne-’, che non confefiafie a piena bocca , non hauer giammai Roma, per altro, quantunque felico {uccello, contate più liete marauiglie di quelle, che la gloria di Ferdinando III. d’Auftria le ha-

FESTIVI. 71

ueflfe accefe nel feno. A Sua Altezza a piena bocca acclamato , come ad vn’Eroe, la cui ge- nerolità d Animo meritaffe dalla fortuna più Telbri,che non fapeua deliderare l’ifteffa Aua- rizia 5 perche a proporzione dell’ Animo di lui, fe ne vedrebbeno felicitati tutti gli ordini e no- bilitati tutti i Teatri . da più faggi ben rau- uifato , che la vaftità di quelle Ipefe , oltre allo loftanza de gli apparati , era poi nella maniera di e Afa tanto profufà, e liberale, che trafpariua- no, anche nelle più minute colè, raggi di gran- dezza , che ne predicauano per magnanimo l’Autore . Non manco chi fi prefe in oltre bri- ga d’inuefligame la quantità de’ capi fiochi artificiatire furono ritrouati trapaliate di mol- te centinaia il numero di otto mila , e’n tutto le tré fere , più di ventidue mila .

Non era contuttocid foddisfatta S. A. di tan- te anellazioni di giubilo . Il cuore di quello Principe li douea palefar grande , anche negli affetti . Haueua efaulla tutta la vaglia de’ Fa- bri , manon tutta la voglia del fuo animo. In- uentaffero gli altri cofe difficili, ma pofsibili, per gloria Sua Maellà , egli era a tutto pronto ,

per-

7i APPLAVSI perche eli nulla era foddisfatto . Non fi poteua, diceua egli, pareggiar il merito di quel , la diuozione elei Tuo petto .

I Tuoi Caualieri , fecondando il defiderio di lui, (èguirono fino alla Quarefima cotidiani trattenimenti di Balli, Conuerfazioni, Caual- cate , Comedie , e Mafcherate alle Dame , e a* Caualieri . Si replicarono le Mufìche , i Con- uiti , le Caccie , e’n fomma quanto di fefti- uo poteua argomentare veracità di nobile alle-

grezza-. .

S. A. pervltima delle fue dimoftrazioni, co- mandò lafolita Accademia di lettere . Suole-» quello generofo Mecenate de’ noftri tempi , ragunar d’ordinario di quindici, in quindici giorni vna fceltà parte de’ Letterati di Roma , nella fala maggiore del fuo Palazzo: doue vn di loro, ad arbitrio, vna Lezzione,due in Con- tradittorio e laminano vn Problema, e due altri con Poefìe,l’vno Latina , l’altro Italiana , chiu- dono l’Accademia. Ne compongono per lo più il numerolo Teatro, gh Emine disimi Car- dinali, Prelati e Signori d’ogni Ordine ; fra* quali S. A. lèmpre benignamente interuiene .

A’ do-

FESTIVI. 75

A’ dodici di Febraro, giorno all’Accademia deftinato , toccando alSig. Agoftino Maleardi il giro dflla Lezzione , da S. A. comandato, che’n vece di elfa, il detto orafìe in lode di Sua Madia . Alla cui gloria pure, tracciato il Pro- blema folito , volle , che non quattro, ma lèdi- ci componimenti fra Latini, e Italiani , fodero recitati . Preparato dunque il tutto, comincia- rono a concorrere gli Vditori in tanta frequé- za , che’l Teatro rimale di gran lunga ineguale al bilògno. Oltre buon numero di Signori Pre- lati,interuennero dod-ci Eminentilsimi Cardi- nali, gli Eccellentilsimi Signori Ambalc, adori di Sua Madia Cefarea,e due di Sua Madia Ca- tolica.E perche appoco appoco fuccelsiuamen- te arriuauano; accioche la dimora dell’alpetta- re non aggraualfe la lorpaziéza, volle S. A. trat- tenergli in Camera, col far loro vdire il leguen- te Tnófo di Ferdinando de’ Romani; com- pollzione dell’Autore di quella R< lazione;po- llain Mulica dal Sig.D. Lorenzo Molai d ,Òr- ganilla,e Capellano di S. A. che per la varietà, e fquilltezza dellaMufica,e de’Cantori, incontrò nella benignità di que SS. cortefìa d’applauli .

K IL

74

APPLAVSI

I L TRI O N F Ov

Dialogo in Mufica

Di Don Luigi Mancini .

Si fìnge vno Straniere , che parte da Roma per Ratisbona j a vederui Ferdinando de Romani di nuouo Eletto, e Coronato . Ma in- imitato da’ Cittadini Romani, fi trattiene,e ve- de pattar la pompa trionfale del fudetto , rapprefentata in mufica .

INT ERLOCVTORL

Vn Choro di Cittadini Romani , vn Peregri- no, Secondo Choro di Plebei, Terzo Cho- ro di Soldati , Quarto Choro di Prigionie- ri , Primo Araldo , Secondo Araldo , el Trionfante.

Choro di Cittadini .

D Eh ferma, o Peregrino ,

Homai fudato , e fianco ,

Per-

75

FESTIVI.

Ferma i piè , pofa il fianco .

Non fia , che’l tuo camino Giamai altroue ottegna ,

Di quella, c’haurà qui , meta più degna .

'Peregrino .

In vano , o Cittadini ,

Tentate vn cor vogliofo ,

Che fol per gli occhi Tuoi cerca il ripofo . A’ rimoti confini ,

Benché fudato , e fianco ,

Generofo defio mi fprona il fianco .

Ch oro di Cittadini .

Hor che , del Tebro altero Su l’adorata iponda ,

Fefteggia ogni aura , e ogni onda .

fol dunque , fugace ,

Turberai , col partir, la noftra pace ?

Peregrino .

Io diletti più grandi auido affetto ,

K z E dal

76 A P P L A V S I E dal Tebro , al Danubio i paEi affretto . Se qui ridono l aure, e ridon Tonde ,

A quc Ile Regie Sponde ,

Con mille d’alta gioia augafti legni , Corrono a tributar liquidi i REGNI:

E al lieto folgorar de’ ferrei lampi , R.dono armati , e trionfanti i Campi ,

Choro di Cittadini .

A ragion ricerchi Spettacolo bello ;

Malo ricerchi in vano Fra le pruine algenti De le Noriche Genti .

Ben puoi , fe’l piè rattieni in quelle piagge Hofpite fortunato ,

Pur’hor render beato

Quel de fio , che ti guida a error giocondo

Di da tanto mondo .

'Peregrino*

Se vaneggiate , Amici ,

Deh

77

FESTIVI.

Deh la voftra follia Non tronchi a me la via .

doue il prode Regnator de gli Vnni Di noui fcettri adorno ,

Caro al Ciel,caro al luolo haue ilfoggiorno; Che per me fol giocondo , e lolo è giulto , Ch’io miri, e adori il Succeflor d’Augullo

C boro di Cittadini .

In quello luogo flelTo Pur’hor ti fìa permeilo .

Quell’Aquile guerrere ,

Che già del Franco Marte T ralportò la Pietà dal N E S S 0,al R H E N O, HoradaRHENO, alTEBRO,

In vn Mulìco Choio

Conduce a trionfar Nume Canoro .

Già , le punto ritardi ,

Ne contenti l’orecchio , e appaghi i guardi. Non odi , r.on alcolri ,

Non miri già de’ lieti Quanti i volti $

Choro

78 A P P L A V S I

Choro di Plebe Quante .

0,0, rifuonino Da i cor lietissimi Senfi purifiimi,

Che l’aria intuonino .

Nulla lice di mello ,

Oue guida trionfi il grande Entello .

Peregrino .

Forz’è credere a gli occhi . Ecco la pompa .

Choro Plebe .

Ghirlandette , pompe liete ,

Intefiete ,

Al Regnante Trionfante .

Ma cauti apprefio a lalciuetti fiori , Intrecciate trofei , palme , ed allori . Rotte Squadre , vinti Regi ,

Sono i pregi

Del

79

FESTIVI.

Del Regnante Trionfante .

Di guerrera armonia l’etra rimbombe , E lien dei canto altrui cetre le trombe .

Choro di Cittadini .

O de l’Idra Suedele

Augufto domator, Germano Alcide , Vienne , che deliro arride A le tue forti imprefe Il Ciel , del cui amor pegni finceri Sono i Regni , e gl’imperi .

E dubbio ancor , le di quello Trono Sia dal voler del Ciel donato , o dono . Forfè al Regno Latino egli ti dona , Duce , feudo , tefor , gloria , e corona .

Choro Soldati .

Ecco del gran Fernando I Vincitor lèguaci .

Noi , noi foli del Prode Imitatori , Emulatori audaci,

Pugnam-

8o APPLAVSI Pugnammo a le lue glorie a noftro merto : E nel periglio aperto

Moftramo agli occhi altrui, col noftro sague, Che non fiegue vn’Eroe Virtù, che langue . Ei del Campo feroce anima , e deftra ,

Noi del valor di lui armi , e ftrumenti , Scorremmo e Regni , e Genti ;

Onde al ferir de 1 Aquile guerrere Caddero vinti i , /pente le Schiere .

I concaui Oricalchi Teftimoni Canori

Narran ne’ canti loro i noftri honori .

Al gran Vincitor Di valor.

Ma di Ogni honor A noi fi .

Ei pugnò Forfè più Con valor ,

Se notò ,

Ch’in noi Chi l imitò .

Choro

FESTIVI. 8 1

Choro di 'Prigionieri,

Cedete alme Rubelle ,

Cedete volontarie 7 Correte tributarie ;

Ch’ogni valor’è imbelle ,

Oue ad vn Ior fedel pugnan le delle . Contumaci , apprendete Da le noftre Catene ,

Come obedir conuiene J Vedete alfin , vedete ,

Come contrada inuano

Al giufto , e a la pietate ardire humano .

Choro di Cittadini .

Confolateui ,

O Cattiui ,

Che liete priui Di libertà ;

Ma non già Di forte .

Chi è forte

L

Ama

Sz APPLAVSI

Ama le fae catene ,

Se da famofa man vinto le ottiene .

Trimo Araldo .

Quelli , cui l’oro , e l’oftro

Incoronano il crin , velano il tergo ?

E' 1 Vincitor Fernando >

Forte , pietofo ? e giufto ,

Che di Cefare nacque , e viue Auguflo . Dopo e/pugnate le impietà rubelle De la Reai Babelle ,

Che con cento di marmo archi immortali , Del grand’Iftro German l’onda faetta ,

La libertà Soggetta :

Stefo vendicator l’armato fdegno Di Vitembergo al Regno .

Riuocata la Sueuia a’ Tuoi douuti ,

Duci , leggi , tributi ;

Sorprefa Filisburgh : domata Hailbruna ; Conferuata Nerlinghen : mille infine Riparate ruine ;

Già de la vera Campione , e Scudo , Degno de gli Aui luoi preme il fenderò ,

E dal

»

FESTIVI. 83

E dal Regno Latin , corre a l’Impero .

Qui la Fama, e l’Honor , benché diftante , Miranlo Trionfante :

E del Trionfo imaginato , e fìnto ,

Sono Regni acquiftati , e auuinti Rei , Vere fpoglie , e trofei .

Cb oro di Plebe .

_

O famofo Vincitore,

Gloriofo Domatore D’ogni fello ,

Empio Rubello ,

Viua Terbi di tua gloria Fama eterna ogni memoria .

Choro di Cittadini .

O del Romano Gioue

Aquile Tempre fauft e , e Tempre liete j Qualhor Tdegnofb il Cielo Nembi di guerta pioue ,

L z Non

84 APPLAVSI

Non più col roftro a lai ftrali porgete , Ma de lo ftelfo Ciel fulmini liete ;

Che n affifar le voflre inuitte luci , Cadono ejftiiiti , o prigionieri i Duci »

Araldo Secondo

Frenate , o felici

Del magnanimo lènoi lieti affetti .

Fruir di quelli honori a voi non lice ;

Che fe non fono interi ,

Non fon per voi lìnceri .

Non balla a chi d’Augufto haue l’Impero , Del Mondo trionfar , fe non intero .

E d’AIelandro al core

Del vallo ardire vn Mondo anco è minore. Non fon degni di voi gli offri , e gli adori Di lieui fudori .

Se del Regno Latino Vi appaga in frefca etate il nouo Icettro , L’ardir del petto voftro ancor nalcente , Gode le glorie fue giunte a Occidente .

Ah che degni di voi fono i trofei Di Traci ? Siri, Egizzij , e Nabatei .

Colà

FESTIVI. 85

Colà gitene , o prode , e a que’ trionfi Rilerbate il contento ,

Choc qui fpargete al vento .

Choro di Soldati .

r>\ > '

Si si si Gir colà Benvorrà, Che non qui Sua pietà Tutta efaurì .

LAquilon ,

Chei domo, Già piegò A ragion ,

E ammendò Suo cor fellon .

Hora vuol Efpugnar Soggiogar, Doue il Suol Adorar La Luna Tuoi .

L 3

Choro

86

A P P L A V S I

Choro di Cittadini .

Tolto vedrem nel perfidOriente,

Al fulminar del Chriftiano Duce ,

De Tempia Luna impallidir la luce .

Choro di Plebe .

Ghirlandette ? pompe liete >

Inteffete Al Regnante Trionfante.

Ma cauti appretto a lafciuetti fiori ? Intrecciate trofei , palme , ed allori . Rotte Quadre , vinti Regi ,

Sono i pregi Del Regnante Trionfante.

Di guerrera armonia Tetra rimbombe f E fien del canto altrui cetre le trombe .

FESTIVI.

B/

Re 'Trionfante .

Sono l’opre del Suol tutte dal Cielo .

A lui pugno , a lui vinco , ed a lui viuo .

A lui s’erga feftiuo

Ogni affetto , ogni loda , ogni fperanza . Ch’egli quanto fece , e quanto auanza , Con amorofa cura ,

Saggio moderator , reffe , e procura.

'Peregrino»

O di cor generofo

Magnanima pietà 1 Duce ben degno ,

Cui cento Mondi il Ciel delfini in Regno . Viui , e vinci immortale :

E ouunque il Sol con la fua luce arriua , Eterno il nome tuo fi canti , e viua .

T ulti i Chori infume .

Ouunque il Sol con la fua luce arriua ,

Eterno il nome tuo fi canti , e viua .

E viua , e viua , e viua .

Così

88 APPLAVSI

Così trionfato la gloria di Sua IVI adda nella ìvlufìca, pafsó a trionfare anche nella Eloquen- za Era già preparato nel luogo proprio il Con- feflo de Signori Accademici, eleuato diceuol- mente (opra vn palco tapezzato di velluto rof- fo: e p arcua colla facondia del folo a (petto pro- mettere marauiglie della fua erudizione . Mal Teatro intanto ammirato , e fhipido , attenta- mente confideratia la reai prelenza di S. Mae- ftà , vn cui viuace ritratto trasformaua quella.* Sala in Reggia .

Mirauafi in vn gran Quadro di ventiduo palmi d’altezza , e quindici di larghezza , ab- bracciato da vna gran Cornice d oro , S. Mae- ftà , tanto al viuo ritratta , che non fapeuali , s ella più moueflè alla curiofìtà , o alIofTequio i Circolanti . Era il Ritratto tutto armato , dal Capo in fuori ; forfè perche quella regia Fron- te o non ha bifogno d’altr’armi , che di quello della fua maeftà , o (degna ogni altro incarico , fuor che quello delle Corone . Portaua al col- lo vn’ Aureo Tofone ; forfè perche l ornamen- to più nobile d’vn Principe Vittoriofo , è’1 far vedere, che da lui pendono le catene de’ Regi.

Appog-

FESTIVI. 8p

Appoggiatiafi eolia delira mano il Baffone^, proprio di chi comanda efèrciti, al fianco ; ma in guifa, ch’egli parte alla mano porgeua, parte da effa riceueua il foftegno; per accennare, che i Regi valorofi , quale fi. moftrò Tempre Fer- nando , fono nel medefimo tempo e Duci , Soldati degli eferciti : i quali Tono de’ Regi nel medefimo tempo e difefi , e difenTori . Era poi il bianco deftriere di lui in atto di sbalzar dal terreno;o perche i viaggi de’ Regi hanno fem- pre per mete imprefe folleuate: o perche a ge- nerofi non lice auanzarfi verfo la gloriale non a’ fatti . Finalmente gli giaceua a piedi la tèm- pre per Sua Maeftà fatalmente felice Ratisbo- na , dou’egli già trionfo fra le Vittorie , e poco dianzi fi è veduto rifplendere fra le Corone .

L’eccellente Artefice non potè dargli paro- le alla lingua, ‘ma forfè non l’haurebbe ne anche fatto potendo ; perche parlaua troppe cofo appiè di lui Pvatisbona;sì perche gli occhi di ei- fo , troppo eloquentemente, chiedeuano riue- renza. Forfè anche egli era quiui collocato per afcoltar le Tue glorie , e accogliere gli affetti di S.A.non per fauellare . Con tutto ciò ne vfciua

aviua

P2 A P P L A V S I a viua forza da tutte le parti vna loquace armo- nia , che ben’intefa, e confermata da tutti, pre- dicaua il Sig. Nicolo Torni oli Pittore di S. A. per vn’Apelle , alla cui (ola eccellenza folfe fla- to degnamente commeffo il ritrarre Alefan- dro . Chi confideraua quella flupenda tauola , era per beneficio del diletto efentato dal tor- mento dell’afpettazione .

Ma era finalmente il tempo di confidarla a chi ne penaua. Quindi gli Hminentifiimi Car- dinali,e gli Eccellentifiimi Ambafciadori furo- no da S. A. condotti dauanti al palco de’ Signo- ri Accademici.: i quali incontanente diedero principio a’ feguenti Componimenti , coll’or- dine qui ferbato nel riferirgli : trattone il pri- mo, cioè l’Orazione, che per effer già flata pu- blicata colle flape dall’Autore, non lafcia auan- zarmi da efporre , che i ledici virimi , vera- mente eccellenti , e ben degni d’effer ramme- morati , come vna delle più nobili , e fegnalate parti delle Felle di S. A.

AD

AD FERDINANDVM III

IN ROMANO R V M REGEM

NVPER ELECTVM.

Scipionis Sanftacruci; EPIGRAMMA.

A Spicis, Auflriac& nuper redimita volucris LX. Vt niteant fertis tempora facta nouis ?

I am triplici Fer nande tibi , Germania fceptro Occupat inuiclas ad fm vota manus .

Et qui f anguineis, Due e te, modo fluxit arenis , Exigit auratas vndique Rhenus aquas . Quis modo non (peret reducis folamina pacis , Du Mars Fernando a Principe vifius abit?

a

Dei

z

A P P L A V S I

Dei Sig. Don Fabio della Corgna SONETTO.

L'Idra crude l , che d'atro tofco afperge 3

T)' Arturo i regniy e ogni beltà lor guaf a : Vfa a non pauentar la fpada , o latta > Sotto gelato Ciel fbila , é s'erge .

E mentre lempia , ogni 'virtù fommerge ,

E 'umano J eh ermo , al fuo furor non li afa : *Dal (iel , che al mottro reo 3 folo contratta Regale Alcide , ad oppugnarlo emerge .

Ter C e su fìringe il ferro , e per la Fede .

<De la chioma di Dafne orna la chioma ;

E forgon palme , oue egli pofa il piede .

Già cade Udrà ; e dice opprejfa , e doma : S'hà l'Imperio Roman forte Erede f Ahi j che difende Iddio l'Imperio > e Roma .

Bar-

festivi.

3

Bartholomaei T ortoletti CARMEN.

VOs , b C cellcola magni , mortalia cura

Sunt quibus, & tuflo pedet examine laces. Quam bene facrilegos , fcedaq? libidine captes Atteritis bello populos 7fceleruf piando Bacchari morbos terris , ac dira iubetis ST empora}qua pingues doceat flerilefcere fulcos7 Frugibus Qj viduent agros , grauidiscf Ly&i Focula decutiant lapidofa grandine ramis j Alternos etiam Soles [i mittitis imbri ,

F cenarum % modum facitis , Nunc denife fulget lucundum tubar ex alto ; procul ira face [sit , Inuidiatf truces , fef duri Martis amores .

Ad Pacem7quacum<f animat lux aurea terras7 Omnia fe (linant , qua ramo infgnis Oliua Pratendit fe fe in foribus. Roma,inclyta Romat Vt magno defponfa Retro diuina celebrat (fonnubia , & ins fydereis cum Ciuibus aquat , Imperq gaudet titulos , apicemq \ fuperbum In capita Auftriaci generis longo ordine mitti lamdudum , Heroas bello ambire potentes .

a 2 Gaudet

4 APPLAVSI Candet clara fuis Latias Germania lauros Luxuriare comis . Fortuna e fi nominis j artes ingenio , 'virtute •valente famamcf per aureos

Aurora thalamos geji arum pondere rerum S uh Tfoma titulis vtttrix Germania fundit , Et Lunam , & crudas pridem copefcuit Arttos.

Ergo tu aufpicijSyF erndde Emette, Latinis, Pannonia dudum regno ,fceptrisf potitus , JF1.U teris Imperili in magnu,cui terminus afira . Ingens Ne flor eos Cj enitor pr&teruolet annos ,

F u tandem ,tu Cafar eris . micat Itala tellus , Vnde tibi R omani apicis manauit origo ,

L Mitia , jf er at f tuo fub nomine rebus sAffhfiis requiem . proh quantos paffa labores , Dum furit horribili Fellona per oppida ferro , Et peregrina lues fquallentia demetit arua . Non at as , non fexrn iners , non vitta refulgens Sacrificis U emp lorum adytis innoxia fato Eripuit capita , gf fceleratas abflulit iras .

Nec dum etiam cattns inflari clafsica cejfant Prorsus igniuomis crepitat incudibus enfes His tu pone modu . tibi laurus plaudit Auorum Vfque vires , P atrium f decus. Vix aurea nuper Pubes ambibat tenera lanugine malas ,

Cum generofa tuis Vittoria rfit in armis ; Gloria

FESTIVI. s

Gloria fuccendit flammas , & dpi cula rexit >

Et mixti populis cecidere rebellibus hofles . Oceano domitas Hier fubmiflt arenas , a Atque vflas bello fegetes pr at er luit Albis .

Ipfe caput gelida merftt formidine fundo Oceanus , fctjfo & pauidum fuper Amphitrites Nume Hyperborea gemuerut tegmine Nympha.

O qua fles animos è trifltbus alleuat vmbris > Ceu maini aufptcio gefstfli plurima P atris , Qua pulchros squent prifca 'virtutis honores , Sic fore , vt Imperio ,proprijs sf v iribus vfus Aiaxtma coficiasyveniat (arme lus Aemus , Aeflubus ille tepens Syrijs , hic fligor e durus , oAxes ante tuos 'vinclis captmus ahenis ; in<f triumphatum populi ludibria T* ygrtm c cumulet. Crafsi non flgna repofcere Parthos^ Promanai <sAcjUilas ^praflumf Ancile catenis , Ad ens tibi ; fed regnis Ut aberis Urbis auitis E) emere folli cita , pro libertate jT yrannos , Necnon (sfar e is repetita reponere fceptris . Redii tui tn primis 'Diuum Ut aberis aras ,

Et ritus Chridlt 'veteres , E ybermacf facra . Nec iam turpis Arabs Homini vedhgia noflri P olluet\aut facru -venerabimur are fepulchrum. Qualis agit spumas mordacibus ora lupatis Affliflus

6 APPLAVSI

tAffliflus fo rupes , neque calcaribus aquum Exhibet implacidis , donec parere rebellem Cogat eques . tali exilium fub trifle trahetur F rote Superfluo,^ fiygijs caput abdet in vnd.is ^Aeternum . Pietas populis dabit vnica leges . F ce lix b , liceat cui tanta euoluere falla ,

Et tua Alaonijs intexere nomina chartis .

Hac ego gauderem vitam pro laude pactfci .

E u modo made, Heros , innatas exere vires j Regales fif animos , Hirnulis regalibus vrge , ISluUa finum facies , gp nulla pericula vertant . Quod fi laurigeros nutris fsb Numine fa(ces ; Maiorumfi vias , pf amia exempla fecutus Cunffa refers Jiiperis, qui te fortuna relinquat ! Illa tua figet eri flatam in cafside fidem ,

Pella fi fecuras du abit in aflrra c at eruas .

NI agnam precipue cum V trgwitate Parentem , Qua Generis tutela tui , tibi crede futuram ^Auxilio, geminos (fi fimul \ quos Vrbis \pef Orbis Paedor es, cultus fi fui dedit effe magifiros (tympi) Numen Homo primos. Nihil e(l fine munere O- Quadoquide terra pulcherrima femine Matris Plena nouo ffecies , pf Cee li mafcula virtus fbnfenfere ttsa fupremum frontis in aurum , Etere forte tua . E ibi Vaticanus honori

zAffur-

F E S -T I V I. 7

(target collii , Capitoli vertice maior ; . Gloria man fura tibi condet imagine famam , (’um tranfmijfa tholo pendentem barbara f, lucro Alaumethem feclis ofendent fona futuris ;

Et veras fratto mendax Latonia cornu Finitimo fuperis lacrymas effundet ab axe .

r

Del

8

A P P L A V S I

Del Sig.Marchefe Oddo Sauelli Palombara SONETTO,

IL del , ò T{pma , a le tue glorie ini e/o ,

Già ne la pri/ca Età , /cudo guerr ero Pronto f offer fe , onde il fatale Impero Da barbaro furor ne gijfe illejb :

Ed hoggi pur , d'antico /degno accejo ,

Freme Aquilone , e ti minaccia altero ;

JVla fa , com'egli e reo , vano il penfero . Già caldo ogni tuo Voto al lo è afeefo . Ecco Fernando à Trono eccelfo eletto ,

Che di pietate armato efpofe ignudo A le /quadre mimiche il Regio petto .

T* rema al tuo Nome ogni Guerr ter piu crudo , (he' l (te/ per eternarti , in lieto affetto T i il fampion /e già ti die lo feudo .

ore-

FESTIVI.

9

Gregori) Porci ODE.

Am minax cefsìt Maris afluo fi T* urbo : iam crebris agitata rtxis Ira decefstt , -populata terras

Cefsit Enyo ,

Iam fugax errat domitus rebellis Albis , & fafiu pofito Sue cus Segnius tradat Jibi federata

Ille T" eRuris fagor ,

Ingnis ac c en fi , quatieris Cometes Regna , Diurna reus hojiis ira

Vanutt igne .

Ecce iam ViCtrix tibi , F e r d i n an de Roma Regales apices , Qf Orbis Ima largitur , meritis % mifcet

Sceptra Coronis .

Hinc Idumais tibi, fceta baccis Palma praludit , titulos tropbats Debitos nutrit , parat & triumphis

Gloria Lauros .

b Cae -

Arma phalangum . ille belli

IO APPLAVSI

C ab sa rv m proles , de chs inuidendum Stirpis /1 v gv st ab 5 S oboles 1 beri yiuUrij d{egis , gener ofa Ccelo

Orta propago ,

T* e 'volans circum glaciale fulmen Armiger geiìat Iouis , Volatum Qua tubar lT it an parit , & recondit ,

Explicat alis .

T* <? volunt fafces * venu fio

Ore Ttlaiefias probat , Secures

Fafcibus nexa trabeata ducunt

Agmina Regum .

TV j triumphatis Aquilonis Oris Corniger F^henus bifido meatu Gaudet , & blanda tua latus vndis

N omina voluit .

TV loquax Fumor colit , Quadrigis Vetius auratis juper asira , vires Semper acquirit , famulumcf Honorum

Frcuocat agmen .

//<? nunc Virga , V rabea Curuli Sede pendentes iterate Fafius >

Ite Virtutes , fronti

Ne tilt e ferta ,

Serta i

1 1

FESTIVI.

Serta , qua diti fabricata fumptu ,

Et gante am fuper afta molem nAllobrox Princeps pofuit S ab av d ab

Gloria Gentis .

Extulit cultu t geminum E heatrum Regio , mira <variauit artis E còla pitturi* , Pariof duxit

Al armare Vultus %

Struxit argento , rutilo^ Fontes Eiuites auro , pretiofa fluxit Inde tempeUas > radqsefl lufit

*Aura metallo

Haflt huic fufiu nitor , & Vefeui Alontis obi eclu micuit reflexis Clarior flammis , tremula fontis

aArflt in <vnda .

O nonis femper tibi , C aes a r , ignes Plaufibus miflos A n i mo s v s H e ro s Voluat , & femper tibi deflinatos

Excitet arcus .

Hic Hydaspeis cumulata gemmis Signa fulgebunt Crucis , ftf irtfulco Libra cum Sceptro , (gladio flabunt

Pondera Regni .

b 2

Del

A P P L A V S I

ii

Del Sig. Conte Andrea Barbazza SONETTO.

DUI magnanimo Augufto al Figlio altero Con triplicato fregio tl crm circondo > T* re Corone far, an pefo leggero A chi foHìen mille glorie il pondo :

CI rd le morti , c l’ horror firada a l'Impero S'afperje intatto il Vincitor del Alando , Strwfe il ferro fatai , Alarle Q uer r ero , Versò dtluuij d'or , Gioite fe condo :

Così cantò Colei , ch'eternar Ji itole

Chiaro il merlo de i , lieta volando

Oltre le vìe , dotte non giunge il Sole : Tofcia ai jT ebro riuolta t e tl pie fermando del V arpeo su la beata M ole ,

S onar fe i Colli , e rifonar Ferr ando*

FESTIVI.

*5

Gafparis de Simeonibus ODE.

A Rmorum fonitu iam fatis horruit JljL T aunus,pulfa gernunt Hercynia tuga $ Sat tam cade frequenti Ariloum incaluit gelu .

O tandem furqs parcite 1 luridam Vos ò , V tfrphonern trudite V maro ,

Qua mwc effera Marti

Praceps , Corda 3 vouet furor l JSion •vitra gelido fub Ioue ferueat Qua ghfctt populis tra rebellibus .•

Fallax mergitur Arbios Tandem fanguineo mari .

Iam Pax , gf Pietas , £$ Pudcr , & Fides Au gufo redeunt vindice , pf in graues Vertunt arma catenas »

Difcors queis Odium premant .

C effere implacida iam Superis mina ,

C effere mentis : Hat decus Imperi

Fernando ; addita qt Orbis Fortes fceptra regunt manus <*

VOS:

i4 APPLAVSÌ

Vos nunc , Auflriadum munere dextera Acuì qua fer te m ducttis auream ,

Sacra pramia fronti ,

(*,4 urum reddite , S acula . Addant fe capiti , quas aluit eruor , hauri ; flet gemino fidere (f&farum Axis fede perenni 3

Dmum quandoquidem oenus Fors non vna beat : fc Aquila biceps Signum 3 (ic famulans •vnda binominis Ifiri 3 Rhenus alueo Illi fc bifido fluit .

Orbis (ic geminus paret , ardua

Oras Regna vident non habitabiles , Extra lampada Solis ,

Extra E ethyos ambitus . Parnafsi en pariter tura bmerticis ( edunt , & gemina Laurus adorea , Illa & tefiera Vatum ,

Illa & gloria (afarum . Alternant Lycia clafsica barbiti 3 Flaufum carminibus i unger e ge fiunt Exui tanti a Signa ,

Euris affa loquacibus .

FESTIVI.

15

Del Sig. Berlingiero Gelsi SONETTO.

POìche , Ferrando , i giu fi i tuoi furori Apron di /angue hofiil vini torrenti ,

E monti alz^an d’ Eroi feriti , e [pentì ,

Onde fi demo a te reali honori ;

TO' Argento , e d'Or ricchifsimi tefori forrano tributari , e nuerenti De la tua fronte a circondar gli argenti ,

A coronar de la tua chioma gli ori .

E' l duro Ferro ancor , che l fianco ferra ,

Ala non arma il •valor , con noni fregi *T 1 cinga in pace il cnn , fe' l cinge in guerra. Ferrando , il Ferro ha dal tuo nome 1 pregi , Egli ne la tua man le fchiere atterra ,

Egli per te forma catene a t Regi .

Frati'

1 6

A P P L A V S I

Francifci Sacci

EPIGRAMMA»

QVi feria Ard'óam F er nande armauerat Vrfiam ,

Vrfam (anguineo vidit obire mari .

In te iam comuratum prope vidimai Orbem , Et conturato vilior ab Orbe redii .

Ergo } cjuam tecum vidrtx ttbi Roma coronam Deftmat , hac mandi , crede , corona tui efl. Elam ttbi in immejam mudai fife ipfie coronam Circinat , imperqs par jit vt ilia tuii .

Sic bene Romano cingit diademate cnnem , Qui vidor toto angitur Orbe cornai .

Orbie nec fatti eli ; Orbem , qui luce coronat , Sit fronti *T itan tpfi corona tua .

Islam J Ad am vinces tdefelìu vt pafia minorem Se putet a (peliti IT braci a Luna tuo .

T'uc vitior diadema petasxui Luna fiibaHa e fi Digititi htc e fi toto cingere Sole comas .

Del

FESTIVI.

17

Del Sig. Francefco Balducci SONETTO.

PRia , che vefir di piume Aquila altera II regio nido , empir dt Sole il ciglio ; Pofcia in quegli Angui e fer citar l'artiglio , Che fi fueife dal crm Pluto , b Megera ; Leuarf a volo a la più ardente Sfera ;

Leuar tra i nembi l pie , tinto , e vermiglio De le nemiche vene ; e col configito De gli Afri far de' Jiioi proua feuera : Cotai pregi Fernando , oltre il natale Fanti herede del fulmine pofente ,

Cui tu prefi le famme , e'mpenni l’ali Già ne' coutil fuoi gela il Serpente .

Già da l'Ifro guardar l'Aquila vale Con due tette e l'Occafo , e l’Oriente .

i

c

Fran-

i8

A P P L A V $ I

Francifci Carducij ODE.

NOn minor magno Genitore Proles Regios auro Aeneadum capillos Cingis , Auguflo capiti futurum

Pondus Amtum . Rege e Stirpis columen beata Sperat at er nos numerare foles ,

Impw quamuis fremitu rebellis

Ardeat holiis .

*T heutones faufium venerantur omen , Quos dolor trtjii madefecit imbre , Fronte tergentes lacrymas i fer ena

Luce (ruuntur. Qui modo exundans latices cruentos Hier ad Pontum tulerat , fluentum Voluit argento (ìnule , & canoro

AI ur mure plaudit . 7, manu fcelix , cape fceptra Regni ,

Id ares :

, & hafla .

Gentis Au gufisi celebratus Illa regali fuerunt lacerto

Fulmen

Thra*

FESTIVI.

T hracìus tandem , vìdeo , iacebit Anguis Augufis monens fagìttis j Solis in cunis fibi ponet Ales

Regia nidos .

Suece quas folues inimice poenas : Sanguinis circum fluuq tepebunt ; C&far vittis reprimet triumphans

Colla cathenis *

H arefis dira rediuiua f onte Hydra , regali laniata Roflro Frada Germanis Aquilis , cruore

Funera merget .

S edis Aletto foboles profunda ,

En venenatos ferit vngue crines , Ditis & nigri per opaca vulgat

Regna dolorem '*

/, manu felix , cape fceptra Regni ;

Iam f ibi plaudit pia Reorna Regi j Farta Vittori T ibi iam coronet

T empora laurus

c 2

Can-

Cantilena del T euere al Danubio

Del S ig. Antonio Abati .

Già domato il Rubello

S' rudt an liete intonar de Filtro Fonde I trionfi , e F impero

ISton captai cf ebro infra F amene {fronde ; Anz^i grani do piu , correa più fneilo ; Quandi ecco intorno muta là' Eolo la turba , e à F armonìa finora D'vn bel gorgo , teffiuta Al G erman P a ffaggier tela canora g JMuftco Pellegrino ,

Così dic e a F Irrigator Latino i.

Io fon quel T* ebro augufio s (Gelido mio (germano )

Al cui poder fiurano Vide ilfecol fvetuHo Baciar Forme fi* fife non Oceano ,

Anni al rotar del mio temuto ciglio

Del Regnator musilo E di fua piota altero

Gir

FESTIVI. zi

Gir tributario il Genitore al Figlio .

Ivi a cjual mole non cade ,

Qual vanto non fi perde Alarmi de I' et ade ?

Cadde tl mio fiore , e'I verde .

S pregi aro i non curanti Figli di quefio f mio ,

CT imidetti del volo y De l'antico Valor gli alati ammanti 9 Quafi I' herede a gogne Le fue nude vergogne ,

E tema il reo fi a le Romane voglie De' cadaueri altrui cinger le fpoglie .. Ma Virtù , che cela D empo in aprico fuela .

Ecco mia Roma armata Ne' tuoi campi è rinata ;

E da l' e flint a Jua Fera Lerne a Fa con Prout da cura

t

Di bell'arte Cadmea

(germogliar regio Fabro a le tue mura .

Ondilo conmen , rimbombe ,

Padre di marautglte ,

Che tue glorie , mie figlie ,

S an pullular di Fipma mia le tombe . Strin-

Zi APPLAVSI Strìnga homai l'inquieta *T urba il calibe fero ,

Scocchi pur Scita arderò ,

E fa l’Aufrìa la meta .

Contra Sueui , e Pannoni Da gelati T* rioni Scendano i Gerioni ,

Corra il fiafsino ha/ìato in man del Gela, E fa l’AuHria la meta .

Al valor dt Ferrando Cade arco , ha fi a , brando ;

Ecco biella pietofa A fue vittorie arride ;

E l' Her ernia fi ondo fa

Fafsi claua , e T* eatro al regio Alcide .

Piange (li , è ver , piange Hi T* noi giorni fuenturati ,

Vedefìi y è ver , vedejli Elei variar de gli anni tue Prouincie d danni Romiti alberghi , e populofi prati ;

Onde t al' hor fuperbe Vallt donate a le Cittadi han l’ herbe . Vedejli y è veder , vedebli Da tuoi nemici armati

Contra

FESTIVI. 23

Contra le moli altere Pfinouellar del fuperb’Ilio i fati ,

Onde tal’bor trabe fti Spettator di vergogna ,

Qual V roiana Cicogna ,

Sopra gli homert tuoi rmfere fichi ere.

Ptangejìi , e ver y piange fìi S anguino fo la fronte ,

Porgefh al fin , porgefìi

Quai tributar^ al tuo ceruleo fonte >

Co’ fianguigni torrenti

De le rume tuefmaltati argenti .

Vie piu l piacer fi fente Ne la Sorte feconda »

Se l’andato dolor tornaci a mente .

G fanar le tue piaghe ; homai verdeggia L’ inf anguinata Sponda ,

Aloni pur lieta l’onda .

Al rotar d’vna mano

Vedrai sluol ribellante al fuol conquifo ,

Vedrai Campton Romano ,

Che sa vincere afsifo ;

E s’auuerrà , eh’ e 1 reggia Nel pacifico rifo ,

Per atterrar di Cefare la Reggia ,

Pullu-

*4 APPLAVSI

Pullular l' ardimento al mofiro ancifo ,

Non fa Rupor ; mentr Aquila fen pofca ,

Ch' al rebelle Prometheo il cor rìnafea . u fra t barbari Daci Per fellonia fugaci

Nacque non {proni . ìmpatiente additi , Oue'l tuo Rege imperiofo arriue s Stranio fuol, frani liti ,

E non cangi voler >fe cangi riue . jT u di Cefare amante Moui a Ruolo inhumano L'efploratrìci piante ,

A precorrer le vie de la fua mano .

Pen fanno ancor fa i gelidi coftumi Con bell'arte d'amore ardere i fiumi . Ecco ne' lieti auspici De' tuoi corfi felici A fommerger le noie T raboccan le mìe gioie ;

Ma tra i liquor , che afperge , ì fulmini , che tuona ,

E ra le moli , che t'erge Nulla Roma ti dona .

A tue grandeXfe è poco Del N epo vrì efe a >e di van aure vn gioco Sol

FESTIVI. 25

Sol t’ aggradino i miei SERE Eli antri , e Licei ,

In cut Alìnerua a tuoi ripofr inuoco j

Sol da Minerua puoi

7“ rar pacifiche -vi tue a campi tuoi .

j Qm tacque il T ehro \ e' n su la 'valle , e' l monte Fiamme di fecchi dumi A ringratiar que' Lumi ,

Ond'huorn lentia impetra

Se ne r volar mute Oratrici a l'Etra ;

Quindi Cj tatto bifronte Con le canore Ad ufe

Apri l r varco al nuou anno > e al T epio il chiufe .

d

De

2 6

A P P L A V S I

Iacobi Accarifij EPIGRAMMA.

De Rege Romanorum eletto, ftatim ac Sereniflìmus Princeps Cardinalis à Sabaudia Germanis Patrocinium accepit.

CVr Romanorupeperit Germania Regem , Adauriti facra du Purpura Pr&Jes adepti Parturiebat adhuc Germania . T ut e lar is Mauriti accefstt dextera ; tunc peperit .

Del

FESTIVI. 27

Del Sig. Domenico Benigni

CANZONE.

Dite CaU alie Dee ,

Che non vince Vir turche fempre è della? Per le (piagge Lernee Sorge prole immortai Belua funelìa j Belua , ch' i lumi ardenti Empie di fiamma , e d'ira Scocca ne' danni altrui fiati nocenti j Belua , eh' ouunque gira T* orua le luci , incendio , e morte (pira ,

Spauentofo portento .

Sette di cieco horror liuide tefie ,

Stende orgogliofa al vento Da l'ampio fen , la veleno fa Pe(le :

S'vna auuien , che ne fuella Ardita man , con fette Strani germogli al Ciel fi rinouella 9 E par , ch'altrui faette Ne rampolli crefcentt alpre vendette .

d 2

‘Tanto

28

A P P L A V S I

T* anta ancor ne le fere

Tuo d’oltraggio offerto ira , che freme .

A fembianz^e fere

‘l'emon l’ onde , e deferto il lido geme j

Orma d’immane piante

Quiuì d mai non giunge

Per lontano fentier ,fe non errante .

Il Peregrm , cui punge

Freddo timor , l' addita , e fen va lunge .

ispida chi di palme armato

T* rafie da l’ ombre ofcure a rat del Sole Cerbero catenato

Non pauenta il fijchiar d’ horride gole .

Doue piu di veleno

Arde l’Angue vorace

Sicuro tnfa le morti auuenta il feno ,

P nota fanguigna face .

De fra , che pugna , ha fimi trionfi in pace .

Ma

FESTIVI.

29

osi* fa di qual Serpe ì fifchì

D urlan del mio Parnafo il fiton giocondo /

Cerafie , b B afe lift hi

Vnqua non hebbe piu feroci il Mondo .

D'atro tofco minifìro

Minaccia il Moflro infido

Con fi attento mortale il fRfieno , e llflro j

Qual più ripa fio lido

Sifcuote in guerra di fitta rabbia al grido

Cìnto di lucide armi

Contra Belua , che freme » e l'Alme uccìde ,

Sue la Pindo d miei carmi

Qual die ptetofo il Ciel nouello Alcide ?

Del Monarca Germano ,

Cui sugli empi tonando Folgore tripartita arma la mano ,

Ecco irato Fernando

Premere i campi , e fulminare il brando .

Dal

A P P L A V S I

Dal velenofo f angue ,

Ch' e fatando versò Sue co T* iranno ,

Sorga pe fi fero Angue ,

E crudo porti in fronte oltraggio , e danno . Valor , ch'oue Fortuna Pertinace contraile ,

Nel magnammo fen pojfanz^a aduna » Porta fuo cor fra l’ alle ,

E calpejìa col piè Draghi , e Cerali e .

U empio , che l' alla impugna ,

Perche fcuota crude l Ce fareo foglio »

Con fangumofa pugna

Su l'ifiro infra le mura alz.i l'orgoglio >

Contra affalto nemico

Guerriero ardir , la Iponda

Offra talhor d'tmmenfo fiume amico ,

E con forte feconda

Pugnino a fua difefk il ferro , e l'onda

Ma

FESTIVI.

3*

nSVfa che l lucido telo

(grani tua delira pur , Regio Campione , Scritto ha con fi elle il Cielo Se non pugna Virtù , non fi corone .

Ne le barbare Rocche

Fiamma diuoratrice

Vibrino a danni altrui fulminee bocche ,

Sparfo da mano aoltrice

Beua [angue infedel muro infelice .

(T emerario contrailo .

Dal giogo indegno , e dal mortai periglio , Che gt a turba tuo fa fio ,

A che non alzjt , fatis bona , il ciglio ?

Mira di palme onufo

T ra fpauenti di morte

Premer tue foglie il Cjiouanetto Augnilo ,

Già caduta e la forte ;

S'apran sii IPflro al tuo gran le porte .

Pren

3 z

APPLAVSI

Prenda il mondo gli auguri .

Ne trionfi de' Regi il Cui non erra .

Vinti / aprono i muri ,

Ala non cede il Superbo , e riede in guerra . D acciaro i campi ingombre ,

Che già di morte è reo O sfide l'Etra , ol del nubi adombre .

( D’ honor nobil trofeo )

Alan j ch’vri Hidra fieno , non teme Anteo .

Già canora la tromba

Ode N or Unga , che fue fquadre accende . S ceffo il fiuolo rimbomba ,

E firepttofo il Ciel fereno offende .

SE uonano ì bronzai , intorno

Far che fdegnofo auuampi

Di fiamma il Sole 3 e vinto ceda il giorno .

T ra lo fplendor de' lampi

Ecco giacer pieni di morte i campi .

Tra

FESTIVI.

33

jT le firagi , e le prede

Cede l'empio à la pugna , e fugge afcofo .

E doue , e doue il piede

Porti lunge da l'armi in vii ripofo /

Ai om [quadre nouelle ,

Che Al art e honori , e pregi .

E che puote furor contra le felle ?

Fi [fio hai Cielo , che fregi

*T no [angue infido al gran Fernando i pregi .

Ada doue fciolto hai l'ale

Bella Euterpe ! su l'vfcio adamantino De l' albergo immortale Segno vanti più belli alto Defilino . Già tra ferree catene Stanca l'inuidìa , ò doma Prepara al Vincitor glorie ferene ,

Et à la regia chioma

Porta fuoi fregi ofiìequtofa Roma .

e

Duro

34

A P P L A V S ì

Duro ferro guerriero

Si curui in giro , in corone il crine ,

Che glor i ojo , altero

Sparfe Augufo Camp ion d' horride brine .

A fanguigna Vittoria

fudorfgha , a Maro

l\on sa il Cielo negar pompa gloria ,

Fra ie nubi d' acciaro

S ol di regio Valor Jf lende piu chiaro .

Sacri Cigni Dìrceì ,

Cui verdeggia d' honor puro H elìcono.

Da gli alti colli aferei *F effete al nouo Augii fio ampia corona . L’Età , eh’ t nomi ftrugge Senta Frale cancro ,

E trafitta me alene il pie , che figge .

T tu che di ferro , e d'oro T e mori gli Anni , & il Ciel ferto d'alloro .

A

FESTIVI.

35

A si vaghi fulgori

Volgi tu gran M av rit io intento il volto ,

E tra patrij fylendori

Lieto vedrai tuo nobtl pregio accolto .

Prijco vanto a tuoi Duci Nutre ne giri fuoi

Superbo il Rheno , e chiaro altrui riluci >

tra Scettri ben puoi Le corone additar de gli Ani tuoi

e 2

Horati)

3*

A P P L A V S I

Horatij Nuti E L O G I V M.

FEr din andò T ertio , ad Romani fceptrìfa- Higium elato , (fer mania plaudit , ‘Roma gratulatur,vmuerfa Re publica felicitatem Vo- uet . Regalem ille purpuram fujo rebellium fan- giù ne c o loram t ip forum per Vulnera ad honoris apicem arduas fibi flrauit femitas',obj 'curis tan- dem bellorum nubibus [anguineam refolutis in pluuiam.pacifica Iris illuxit >qu a in regium dia- dema defluens , magni Trmcipis tempora coro- namt . Non capiebat Pannonia > non Rohemia Hercis tanti maieflatem , ideof in T errarum theatro, maiora flbi Regna qusfiuit.Si Regnum unum duos tutò non capit .docuit ipfe unico Re- gi triplici Regno firmius imperandum. S cepirnm hoc illi iampridem addiderat Virtus, quod For- tuna , virtuti mirus aqua,fl non ab /tulit, dtflu- lit tamen , vt longa forfan Opel mora vincendi celeritatem extorqueret, hac non modice gloria- tur dum procul Roma, Romam nominis hoflium ‘Triumphator ,prim Romanis imperat , quam adflt . Sed ml mirum , fi è medio armorum cu-

mis

FESTIVI. 37

mulo , regium ad culmen , emergat ; Romanum fiqttidem fceptrum fine forno, dfcrimine com- parare, Romanum e fi-, Vnde ture merito Roma- ni Ctues , fine modo Utantur , quando fine metu optatum nafìi funt f egem . At quamuis dt flans a pralijs Roma, Pq tamen pralia Regèsto libsn- ttor reflexit, quò fe curtor profi ratos refpexit re- bellionum C er ber os, Religionem triumphantem , prauarum opinionum profligatos Dracones, non eruetis armis exprejfiosfed fatidico pietatis igne coloratos , quo velut in speculo, regius animus , Romanorum Regi, effigiata jui amoris reprefen - tautt incedta. Quod fi ohm H terofolyma lujira- les Iordanis vndas, vt amphfimi Numinis po- tentia obfequerentur , femel vidit retrocedere , conspexit modo fpma Iardanum Montem , vt Romana fidei Defenforem i itu flr aret , faptus in flammas exihre Verum quia pef valde flertles , magis horridi fiunt montes , qui fiolum flam- mis abundant ad temperados flammarum afius , iucundiorem oculis medios in ignes argenteam Roma vidit fiintis instar molem , quam varijs auro calatis va fis , argenteis q, fimulacris orna- tam , profiifum munifica liberahtatis Oceanum credidit . fP ree tofo hu;c aquon propria non de -

3 8 APPLAVSI fuerunt con chi it a , (ed difpari forte . Etenim , fi conche filix maris, dum claufiz nutriunt , etiam condunt gemmas , hx Iordani Montis alumna , dum rejeratx magnos aperuere , fudere quoque thefauros . At tantas mter Utitias , vnum mul- tis for fan luctuofum tipetiaculum Vrbs Romulea ejt demirata, argenteas fciiicet pyramides , quas non ah re fepulchrales exitihmauit , dum argen- teo finte potius fibmerfam , quam naufragam gauifa eft , auaritiam intueri ffed verius argen- teofontis candire candida Regis fides fuit prx- monflrata\£ef dum fedato confìttiti-, contraria ele- menta eodem monte fluxere agnis (f aqua clarior , aqua igne fecundior reddit a, veram tuto Ro- ma eidem augurata e fi pacem . E of gratos aui- hus fontes , ipfam auium Reginam Solis aman- tem Luna tamen vidit minant em, quia proprias feritatis maculas indeficienti Solis lutihttA luce delere neglexerit , hancf meritorum pennis in Coelum euolantem.vt Romanorum in Regno non alio pr tangeretur lumine , quam Cael etili 5 cur enim lucido non decoretur ferto,qui lucis,hoc etit fidei armis dimicauit l E) e ceb at nanque , le t ha- lem illum puluerem , qui tanti Ducis minitilerio bellicis tormentis emijfus , barbaram impietatem

vndan-

FESTIVI. 39 'undantibus /spe flammis cbriier'at , regale ah- quando, eacj, Sacra manu ìncenfum pqfsimi Re- gis magnitudini innoxia plaudere luce . Felix o men , quando Ecclefi# Princeps, exanthlatos il- lius labores , non pto tantum fouent affiedu , fed ettam exprimunt igne charitatis ; dum enirn cir- ca regium Alitis Regia caput prodigio/#, 'volita- runt flamma, quis inde tilt, non fecus ac Darda- nio Afcanio , Romanum Imperium portendi non fenfìt ? Ai par eli , vt qui (ibi iam prius didice- rat imperare , Romanorum obtineat Imperium. Aquilam militaribus vexillis explicatam, Roma ohm imperantem , par e fi Romano Imperio nuf- quam violata ditione gaudere , cuius fub aufpi- cij nona Roma, vetujh decoris ornamenta reti- nens , perennes referat triumphos, certi refe- ret , fi namfj Regnum iqfdem artibus retinetur , quibtts paratur , hoc profedo, quod , Fide Duce partum eji , nunquam recedet k fide «,

Del

4o

A P P L A V S I

Del Sig. Caualier Pierfrancefco Paoli .

SONETTO.

OQual s' inalba il Gran Fernando d 'volo ! Fatto ha lo fcettro hor}ch‘ et lo fìnnge a pe Argine de la fede , e’I corfo affrena ( va,

D'onda , in cui beuon l' Alme eterno duolo . Curua in Falci le Spade ; ed ara il fuolo L’empia Baltica *3“ urba , e in dura pena > Sparfa di trillo humor la patria arena ,

Cj e lato ha il cor , più che gelato il Polo . Santa pietà nel Regio feno accenfa

Del Guerrero di Dio , che Dio ben cole , Delufò ha frodi afcofe , ed H offe immenfa . Xerfe auuentt pur lira li } e il nmuole ,

Getti catene in Aiar ; (ìolto s et penfa Legar Net t unno , e frettare il Sole .

S

Quelli

FESTIVI. 41

Q Velli Tedici componimenti dell’Accade- mia chilifero le Felle Reali di S. A. Io gli pongo in quello luogo , perche la verità , e la_j gloria di tanti Valoroh non polla rimaner’of- fufcata da veruna obliuione . Haurebbono le^ altre feguenti Poelie , e molt’altre ancora , e meritato , e ottenuto il luogo , anche fra lo Tedici qui allegate ; ma per TangulFa del tem- po , non poisibile ammetterle in tan- to numero . Godile nondimeno , ò lettore, ma non ricercare altr ordine , o prece- denza tra di lo- ro , che la

fèmplice,che dal calo Torti- rono .

Del

A P P L A V S I

42

Del Sig. Caualier Pierfrancefco Paoli SONETTO.

V Enite a defolar FAugufto Impero

'Barbare f quadre , e le [aerate foglie : Votate pur 3 per fatollar le 'voglie ,

Fin con magiche [odi Auerno intero :

Ecco per faticofo afro fentiero

Fernando è afeefo al V rono , ecco le foglie Romane et prende 3 e siila [onte accoglie A4 ìjìo a [erto Reai lauro guerreró .

Cefar , eh’ è Hello, in Cielo , ha le più ferme Luci abbagliate , e l'HoHe empia Germana A4oue a fuellerf il crin la de fra inerme ; Splender douea da la magion fourana Cefar propitio al Qran Ce fareo germe ,

E de’ Romani al , Hello Romana .

Del-

/

FESTIVI. 43

Deli’ifteffo . SONETTO.

VOlea fin 'valicar l'ampio Oceano Il Re di Pella , e non (limò tefori Cj li ac qui fi i hauer de la paterna mano , Vago d’ornar fi il crm de' propri Allori Fernando , e tu del Genitor fourano Fatto hai tuoi (proni i trionfali honori ,

E per gloria t rouar prejfo , e lontano ,

Viue faci guerrere i fuoi fplendon .

Quinci gioicfo in te gira il fembiante ,

Come m •vederfi à la ftellata fama Compagno Alcide , anch’ei gioifca Atlante ; E per crefcer di par le pompe a Roma ,

Regio Campion di Dio , tu pur coflante Sai fotto 'un’Elmo Incoronar la eh toma .

f *

Del-

A P P L A V S I

Dell’iflefTo .

SONETTO.

C""* E SA R E althor , che fi miro dauante A Fune fio il don di traditrice mano , Nel per» fiero maligno , e in vifta humano a Bagnò di fife lagrime il femb tante . Piangi CESARE e tu : ma vere t e fante Ver fa da i rat le filile il cor ben fano ,

Fior , ch'il tuo ri e de a te Germe furano La da le fìragi Artoe caldo , e fumante . Nafon fòrti da fòrti j et di armi cinto ,

Ala p:ìt di fede , a cenni tuoi ferì gio Ne campi ho filli , e nhd pugnato , e vinto , E Figlio genero f , e Cjuerrierpio

Vanta , e confacra , à nuoue pugne accinto » Dt te gli efempi , le Vittorie a Dio

Del

FESTI VL

45

Dellìfteffo. . SONETTO.

C^On mortifero piè fra l'Ifìro , e il Rero è U ti idra [corre a , che Jette catti ejìolle , /Voti fi dtfìende vn pian , non s’erge vn colle , Ch' a gli anheli ti [noi f irti il fereno .

1/ Auge l Cjuerrier , cha Regio core in [e no 9 E ioffefe del C tei [offrir non volle ,

Forte l'ancife } oue di let più bolle T ra l'incendio tnfirnal freddo il veleno c Il rimbombo di gioia , bombii' [rido

Fafi a chi vijfe in piu d'vn ermo chiojlro Inimico a FERNA/VDO , al Cielo infido . Confindet eui ò Rei ; gemino rofiro

D'vn filo Augel , doue ha più va fio il nido 9 fu f cerar de' fette capi il mojìro .

4 6 APPLAVSI

Dellìfteffo . SONETTO.

CHi mi chiama a le cucciagli occhi intenti Quali offrir fi veggio none Ut oggetti ? Chi fa dentro le vie , chi fuor da i petti Strider incendi , e r t fonar concent t i jT orna forfi Neron , che'n fiamme ardenti Con tirannica man firug^e miei tetti ,

E (piega a pale far giotofi affetti ,

Citartfia crudel , canon accentri No j no -, I’ Auge l veggio Nuntio di Ciotte Spiegar la su l arpeo l’ali diuote ,

Che de gli Augufìi miei porta le prone ;

F e Reggia il Cielo , e de l’ eterne Ruote Fa } che Roma in v dir glorie si nuoue ,

Sia rifiefio k gli ardori , Echo a le note .

Del

FESTIVI.

47

Del Sig. Giulio Cefare Raggioli SONETTO.

CArca di Regie Sfoglie ecco di [ferra

U Aquila i vanni , ogni rubello indegno Scioglie a la fuga il piè , cti a nuouo Regno S'erge Fernando , il fulmine di guerra ; Cangia Alcide Qerman , che i moftri atterra , La Claua in Scettro , e del Re gal fuo [degno Lafcia su iljìro , e l Tfn lacero fegno , L'Idra fuenata hombilmente atterra .

T rema de Ì ombre il H è , gelata , e bruna Di tante glorie al Sol , mi fero , vede Il T race infido impallidir la Luna . '

0 d’AumHo al Ciel caro inclito Herede ,

Fin non fan le Vittorie , e la Fortuna Fuori de torme tue fendere il piede .

Del

4b applavsi

Dell’iftefìo :

SONETTO.

SVifcerateui o monti , e n bei torrenti Ver fate dalle vene aurei t efori ,

Ter fommerger la fete auide genti ,

S en corran liete a i preti ofi humori ,

Apran tra l' ombre il di le faci ardenti .

Etna [panda fui E'eb* o alati ardori A [colorir del Ciel gli Altri lucenti .

Di Al auritio al defo pouerì honori .

Ben vede cpuel magnanimo penfiero ,

Ch' a tuoi merti, O Fernando è fegio angufìo Quanto racchiude in feno il Al ondo intero .• Ala de le glorie ond' e l tuo nome onufio ,

S'anco e fretto confin l’ampio Emi [pero ,

E' quell’ Alma Reai teatro augufo .

Di

festivi.

49

Di Don Angelo Maria Arcioni Monaco Cafinenfe

ODA.

A Rde fe Sìiuo il Latto , e mille al Cielo £\ C on auree lingue inula

o

Stelle del gaudio fiuo nuntie faconde. Suetia timida agghiaccia, oue quell’ onde , Che gonfie fur l pria ,

Con pigra mano ha imprigionato il gelo; Che ,Jè fiella s auuenta , o s erge ardore , Ch i fette colli honore ,

A t fette fuoi T rion fatta , ella mira , Ogni fiella, ogn ardor , cometa, e pira.

a

Girar,

A P P L A V S I

So

(fiìrar parue Boote intorno il plauHro A lei, d oc cafio ignaro ,

§(uafi i trionfi le guida ffe eterni ;

E fi e (fio i figli fiuoi di Borea a i 'verni

Fiorito il Crm mofiraro

D'allori mendicati in feno a l Auflro ;

Ma qual rota, ò qual lauro il moto, e il 'verde A i fulmini non perde ?

Fulminato è sul carro , e pur del Sole ,

Che degli allori è Dio , Fetonte è prole .

Uor dritto è ben , che più , ciò in Fiegra , in lei Remi la tema , doue

o

Ribelli al Cielo hoggi i T* itani han nido ,

Se dal Germano Ciel l è giunto il grido ,

Che tratta il nono Gioue

Più, che ficettri Latin , fulmini Etnei ;

Gioue , che de i Piton fiquammofio al collo Fan , che fiembri non Apollo JJ Aquile fine, di cui, come l’artiglio Fulmini porta , al Sol riuolto è il ciglio .

Ma

FESTIVI.

5i

Ma che difs io ? del portator del giorno Con le glorie , onde /plende Il gran F ernan do, è il paragone ofcuro ; Ch'i fulgori d Apollo inuolti furo *T al' bora in tetre bende Da l'argenteo di Cintia oppo/lo corno ,

Oue a quefo il DeFtin conceffo in fòrte , Ch'egli anco vn giorno apporto De le Lune Ottomane, accefe in campo , L'e/ìremo occafo in mar di f angue , al lampo .

E del T onante Dio la man, ch'ò ignara,

O facrilega atterra

A l' Appennin le Selue, a i Numi i T* empii. In rimirando i più Jublimi efempli Più , che in quei , che di/ferra Folgori ardenti, 1 fuoi rofjorì impara ;

'De l' A lem ano Eroe mentre , maefra In fulminar , la delira Preme fol chi rapir con empio in/ùlto Code profano a i facri T empii il culto .

& *

Fe-

A P P L A V $ I

5*.

"Beffeggia ò T ebro . e fa ch’erganf ancora fumanti al vero Dio l'H iperboree neui are Latine ;

E che lo Scita al vino Sol Zinchine Hor 3 che di pio

La chioma Augujla i tuoi diademi honora ; Che contro a l’H idre , onde la s 'oppugna Felice il ferro impugna Chi con famma di zjelo arde , ch'eterna il foco fol I' Herculea fama in Lerna.

Ed ecco, mentre de la notte a l'ombra Fan lumino fi oltraggi Da l’ Allo grobo Eroe machine accenfe ,

Lo Ci si così di mille glorie immenfe 1 futuri tuoi raggi

S our a il manto di lei prefago adombra ; Che fe t'affi fi in que cadenti rai.

Fra t ombre anco vedrai

Più , che ne carmi mìei , promefsi in loro ,

Gftaf in aurea procella , i giorni d’oro .

Del

FESTIVI.

SS

Del Sig. Bartolomeo Tortoletti - CANZONE.

DP.nfa mole , e pefante

Per legge Natura al centro pende :

£ cverfo il Cielo afcende Ratta per rìcourar ne la fua sfera Lteue fiamma 'volante .

Così , dotte /pera 7* rouar nido quieto >

Per i Plinto natio tende ogni coja .

Han le fatiche qui meta pietofa A' lor feruidi 'voti ; el fuo fin lieto Sin cn à trouar non i od , nulla r ipofa .

Con 'vagabonde penne Gran tempo errò II mp ertale Augello , Cercando il centro fuo ; in queJìo}ò in quello Lignaggio Ci contenne 3 che al quarto Nipote * vnqua non 'venne . Non

54 A P P L A V S I

on hebbe et f degno , ò a 'Vile Clima , condition , /angue , ò fortuna : A Ces ari ejfer cuna Ogni barbara patria ambi fouente , Di cor duro , e feruile

N afe ne l'Oriente Fra più Joaui odori Id Arabo ; e pur le Latine fonde Osò regnar ; e da le Libido onde ,

One arde il Sol , de T therini allori , chi peruenne a la fuperba fonde. Altri ftmofo crebbe Per imagini Auite ; altri bifolco ;

Chi col proprio •valor fattofi il fico cjT* utto a fe Ftejfo debbe ;

Chi fuor de •vitij faoi fama non hebbe .

FDa così reo cofume

Ahi, quanto afflitte far t Arme Romane ;

Mentre le •voghe infane

Aizzare al primo folio ognun potea ,

E'I fuo mirabil lume Varia nube opprimea .

Che fe h alta clemenzjt ,

Ro ma, del de la mondana mole Non

FESTIVI. 55

Non jbccorrea con la grand Austria Prole , Orma non rtmanea di tua -potenzia,

Nel già tarpato Augel •vede a piu il Sole. Cafo dolente , e fero

Se perian quegli artigli , e quel malore ,

Che domò l'Or fi ; e l Panico furore

Fuggttiuo fenderò

Imparò di calcar con timor mero .

O Stirpe Augufa , e grande

De la bella mirtu pompa , e te foro,

Cara a l'etereo Coro ;

T ù finalmente t Aquila bifronte ,

C he st grand ale fpande ,

V ieti , che non tramonte .

'Tù ( già trecento molte

Giano le fue gran porte aperfe , e chiufe )

TP ùl' accoglie FH , oue pietà t'mfufe S enfi de dubbij fitoi giri , e r molte ;

E del Tato pnmter tronchi taccufi .

Cesi per centro efiremo

Haueati il Ciei preforma al graue pondo

Del gouerno fatai del baffo Mondo ;

E per orbe fupremo

A quell'altezza , onde m abbaglio, e tremo .

$6 A P P L A V S I

£T* ù del globo Solare 3

Che la notte fuggò timida » e nera ,

Emulatrice altera

*T i mofìri a noi d’ inuftata tempra.

Sol , che le forme chiare Del fuo bel raggio infempra ,

E non intende vici .

Sangue a cui partorito hd i Ad ondi interi Grauido l'Oceano ; a cui feueri Cenni il furor s atterra , e l ire vitrici .

D' Offro , e di Borea i popoli guerrieri FDican le lor mine ;

E la Luna di IL rada il fuo mar tinto LI arri del f angue rio d'ilio , e Corinto ;

E ale flette Alpine

De t A vstriaco valor meffa Zinchine .

In tal fhfigìo , e tanto

Ernesto Ferdinando > hor tujùccedi; Fra C e s ari hor tu fedi ;

e riconofce già per fuo fofegno ^I)e IV muerfo franto in mille regni vn regno .

*7” e da l' vtero regio Vfcito al Sol non allenò il Diletto He-

57

FESTIVI.

Neghittofo ne luf si ; altro concetto di Gloria , e F irtù l'aureo Collegio ,

E in culla belhcofa il molle petto ,

INutriro entrambe . O ‘vana Grecia , di che ti ‘vanti* e chi ti arride? Fama , chin fhfce angui •vccideJSe Alcide, ^uant'e dal ‘ver lontana .

Ah, ch'eri tu quel fanciulla infuna.

Signor , fin da quegli anni

Ferocità dal ‘volto, e penfer ‘valli Lufinghiero Ff ir affi ;

Folgori vfcian da le pupille ardenti Nemico de T ir anni Con graditi tormenti Sferrano. Marte il feno,

E'I cor t'empia digloriofe brame .

Parue , che fin d' allor foffe tua fame A iOrife faretre imporre il freno ,

E del Regno Ottoman feder lo fame.

Quando l'età men fi'ale

Poi ti diptnfe , ò del ffT arpeo le glorie,

0' de grand' Aui tuoi i alte Fittone ,

G che honorato frale D'muidia ti piagò l'alma Reale .

h Penfer

5b applavsi

Penfter già non t' affiglia ,

Pancini Pelleo , che fa di te men dejìo A la fua gloria E en esto S'inuidiafii le Fittone al Padre .

E tù, che po’ in Farfaglia Fra le Ciudi fquadre Ponefti il Ari ondo in dubbio ;

Oue pende (Je > e tei donò la forte ;

^ Hi non è , non è di te men forte , Ch'emulo altrui piangerli ,e dite dubbio , Doue apre il M ar le Gaditane porte . Signor non anco efferto Stimolo tal fentifh al defir franco Sin eh' a fieri ni mici aprifh il fianco ,

E tt rende (li certo ,

Che puoi d'ogni maggior vincer il merto »

Sotto l'Orfe ineguali ,

, doue il Ai ondo in minacciofe [/foglie Più di rigor accoglie ,

Portan dal nafeer lor gli Augei di Gioue Bianche le piume , e l'ali .

'violenta muoue Per le perpetue neui La •vifia del candor le madri al nido .

E tù,

59

FESTIVI.

E tu, ch' in ogni età del nobil grido *T e de la gloria de paffuti imbeui ,

Se non approda il core ad altro lido , S 'altro penfier non nafce cjDa te , che cinto d'arme , e di trofei , Qual merauiglta riportar ne dei ? Couan le flejje feifce Alto defero , e la mammella il pafce . Proteggete , 'voi (f ir ti in Ciel beati ,

Il Eroe , ciò eletto hauete

Al rifeoro del Mondo , a la quieta «

& %

Dal

6o

A P P L A V S I Del Sig. Clemente Politi SONETTO.

DEI Latio al T ronoafcefo,ògra Fernando, Rafsebr't agli occhi Juoi N urna, e Quirino; Perche fpirto guerrier , fpirto diurno Fiammeggia nel tuo fen , regge il tuo brando . Porti la dejìra , e la Pietate armando Anco a ÌHoJle lontan terror 'vicino ;

Già con trepido piè dal tuo confino Prende lo Sueco , el T* race eterno bando . Adirar potea /prezzante ogni periglio Il fuo , Roma 'vetujìa , Augello altero Ouunque Ftefe il 'voi , fermar l’artiglio ; or per te fatto pio , come guerrero Promette a tei nel Sol fijando il ciglio Fin doue et porta i rai , portar t Impero .

Del-

FESTIVI.

Dell’iftefTo

SONETTO.

6 1

D'HaFte , e di feudi infranti ilT rono ereffe Fernando inuitto,in cui fublime hor fede, E fur gradi al falir del Regio piede cDi Barbari Guerrier ceruici opprejje . L'armi fofien di [angue hofile impreffe ,

E porpora Reai' altra non chiede ,

Per feettro il brando a la fua man concedei E l'Elmo al crin nobil corona intejje ,

In *vn Rege , e Guerrier , guerrera è l'arte.

Onde Roma di palme ornò la chioma , C'hoggi più gloriofre ei le comparte .

I lacci feioìti , ogni Prouincia doma ,

‘Rannoda al piede , hor che per nuouo M arie Più pojjente d fuoi danni armata è Roma .

D d-

6z APPLAVSI DelTifteflo SONETTO.

C'ìes are ali hor , che vide il Regio figlio > *T roncar col ferro, V incitor Guerrero DelHV nion Germana il nodo fero , f’hauea fretto l'Inferno a fuo periglio ;

E da la de fi r a Jua , dal fuo con figlio S tuoi , che correua a lacerar tlmpero Sfida fi difciolto indomito Defìriero Frenato al Sol del fuo paterno ciglio . roppo a te ( diffie ) è ia Germania angufia Di nuoui fcettri il gloriojò pondo Prepari il Cielo a la tua man robujìa ; Sfilando in fembiante placido, e giocondo Chiamollo Roma a la firn Reggia Augufla (fli cinfe il crin, e fuo Regno il Mondo.

Al-

FESTIVI.

*3

Allude a i fuochi fatti in Roma per l’allegrezza

Dellifteffo

SONETTO.

D' A [ia le fiamme , in cui l'antico Impero Olito fu /pento ,bor ne fan chiaro il vanto, , Perche ritolto a loro un pio Guerrero Spinfe i Regni a fondar su IT ehro il X auto . Aia qucfle ,ond'hoggi Roma arde cotanto Non portano a fuoi muri incendio fero ,

Che fon lingue di foco in ogni canto Sciolte a narrar de le fue glorie il vero . Fernando eleffe in fa i Guerrier più degni > Perche d'aureo Diadema il ertagli fegi >

E merti eccelfi a coronare infegne .*

*Ardct pur Roma, e de gli ardor fi pregi ;

N afono a lei da l altrui fiamme i Regni ; Portela le fue chiari trionfi a i Regi.

Dia-

64 APPLAVSI Diadema

FERDINANDO III-

Romanorum Regi contextum

Gregori) Porci) .

HErme , qui Lydo fpatiatus agro Aure *e •vetta* cumulos arente CT uque , qui mittas adamante gemmas Fundis Hydajfes s Effer è rìfis caput , fgf fuperbo Cinttus ornatu » rutilo que cultu Pronus Auguflo noua F e rd in andò Fredde tributa

Nette Romano Diadema Regit Nette gemmato ffeciofa nexu S erta t crinales nitida que nette Frontis honores

Hinc £<sf hinc multo reuolutus auro cTecT agus diues comitetur , ottro Stemma V ir tutes decorent , %) aris Gloria figat .

»58

Frali"

FESTIVI.

6s

Francifci Afcanij Rouidas I. V. D. CARMEN.

HVngaricis Romana V idet coniutta coronis Sceptra , triumphales Vrbs habitura dies . Omma C<ef areis ftupet applaudentia 'Votis , Regna, Duces, F rbes, Oppida, Caflra, Domos , £ emimus ut lata radient Capttolia Roma ,

Et loca, qua tumor Ca/ar amica fouet. lAt tua vulgares fugiunt fpett acula plaufus,

/ Regalefque animos Regia getia docent . Pitturata nouos compago fiicefsit in ignes ,

Et non mendaci luditur Aetna rogo.

Qua vetus exarfit , citharado Roma Nerone, Alitius ardenti Principis ignejlagrat. Cernimus innocuis incendia ferpere flammis , <tAtque errare tuas ipfa per A tira fhces i Nam nif participi mi/ceres gaudia Coelo ,

Non caperet ludos unica Roma tuos .

V rbs angufla tibi eti,Romanaq coptta. Mirum lnuemjfe capax tanta theatra forum . Luminibus , $ Sole,nouis ditatur Olympus ,

Et ft tieU feris T erra fuperba iugis .

66 A P P L A V S I

Jpfa laboratis nox ambitioja fauillis lnuidet elapfo clarior effe die.

Jfec contenta Jais , fieli 'as mendicat ab arte.

Et rotat artifìci fy der a parua manti.

PI epe minor Deus ejì,qui Regnis imperat Orbis» Arsq. minor Deitas a&ra minora creat .

Proh flupor»hibernis autumnat menfibtis annus , Bruma calet fluido prodigioft mero .

Scilicet Albanis exuberat Vnda fluentis»

Et bibit attonitus V ina profufa T yber .

Principis auratas dat Fcns argenteus ‘vndas » Vt fit Pafloli 'vilis arena fmus ;

indica fiq . 'vehunt argentum flumina » fontes Nouit ab argento ducere Roma fuo.

V rbs tua Vina bibit ; fed laudum fama tuarum Pellere centeno nefcit ab ore fitim.

Idam, nutu dominante tuo » dulce fere lymphas: Ferre merum fontes : nocle carere dies .

'Sint ahjs portenta ; tuse •vulgaria dextra

Sunt hac; qua reputat maxima, parua putas.

Aemula Magnanimos fuperat fflettacula fum- Authorique negant cedere Cesia fuo . (ptus,

O V tinam tanto gaudens Germania Regno Aeterna » l talia limma , pace beet .

Ia-

FESTIVI.

67

Iacobi Philippi Camolae. CARMEN.

L A etitta curfigna tub # procul #re canoro Ingeminant ? L#to cur excita Roma tumultu cDifiuht innumeris notturnas ignibus vmbras , Et late refonat flammis crepitantibus aeri S cilicet augufo genitus de Csefare Cocfar , Romani tubar Impertj , columenque , decufque , lam fubift magni regimen fittale parentis ,

Alter Auftriaco Alcides fuccurrit Atlanti. Clarus Auis,titulifque , antiquo è/anguine Regu A/ auritius, fkmulis quem Duria fufiicit ' vndis , ybere cui vena fundit fua gaudia Rhenus , 'Regia fefiiuis aperit fie&acula flammis , Etiubet innumeris effulgere lufibus ignes.

Ergo age 3 Romani fies 0 fidifstma Regni , Maxime Rex, dum bella tonat , affuefce paternis Fulminibus , telifque truces dum proteris hofies, Csefaris ad normam , Romano more memento Parcere Jubiefiis , & debellare fuperbos . Nempe tibi innumeros cecinerunt fitta triuphos, Parcarumq. meo referam tibi carmine carmen .

i 2 TV

6 8 APPLAVSI

T £ Patris AuguBi regimen fubeunte , Rebelles Intremuere metu concufsis moenibus Vrbes , Vltricemcjue necem fitto prefiore tre?nifcunt . Fas mihi veridicos Parcarum euoluere cantus . Arlloas parat Vrfia fugam glacialis ad oras , Et numen confiejfa tuum fua corrigit aufa , Nec modo T heutonicis meditatur cedere capis , Sed vetitis tremefatta cupit fie condere in vndis . Exiintli tremit Aula Gothi > luBuque remugit , V tque tuis valeat metas praebere trophoeis , Nequicqua extremo comurat in orbe Br it anus . Fas mthi veridicos Parcarum euoluere cantus . Helleffontiaco qua perfonat aequore Nereus , DefeHura fuae pallentia cornua Lunae , ( nus ,

Sceptraq.cogemuit Scythicus male tuta Tyran - Et fua Regna tuis iam iam cafura Jub armis. Obfiupuere animis, gelidoque ad pellor a vultu Pr efferum Geticae iam nunc fua pignora matres . Confiltjs Hier melioribus haeret, fi vitro Extulit ecce tuis famulantia figna triumphis. Fas mthi veridicos Parcarum euoluere cantus . T u Gothicas populatus opes , fi caede fuperbus T hreicia ,jfolijsq. feres decoratus opimis Captiuosq. Ùuces, captimq, fgna parenti ,

Ante catenatos palmis ad terga maniplos : Deficit

FESTIVI. 69

cDeficìt heu Chelys, & Parcas aquare canendo F 'as equidem nulli . Aonides fuccedite Fati,

F os modo , vos dignas J ditem fubtexite laudes ; Aujiriacu cecinejje decet vos Numina Numen .

Del

APPLAVSI Del Sig. Pietro Pennini . SONETTO.

Fernando, il cui gran nome impre/fo e fritto Col fangue de Nemici , e con le jpade Ne le colonne , oue la luce cade ,

E doue i raggi Eoi gode l' Egitto :

Per cut Mnuidta ergendo il ciglio afflitto ,

Con la mordace lima il cor fi rade :

^De cui trionfi a invilirne contrade Cantala fama il gloriofo editto ;

*7"* u /prona il tuo Defìrier con punte d’oro ,

E cada intanto dira , e difpauento A rfo lo Scita , f) agghiacciato il Adoro .

S’io nuoui fcettri a la tua delira imploro ,

CI~ ù /uda pure a bei trionfi intento ,

Che Roma inuitta homai nutre il tuo alloro .

FESTIVI. 71 Vi tacquero gli eruditi concenti delle-? Mufe,e l’Vditorio fece loro vn Eco fone- rà dapplaufi. Viua ilSerenifsimo FERDI- NANDO Terzo, Roma non ha forfè dal- la fua fondazione veduto più fplendidi appa- rati feftiui , per altra qualunque fua profferi- ta , delle varie , e magnifiche pompe , che per gloria di lui i hanno commoffa .

Quelle fono le più fegnalate di effe ; ma non tutte ; perche quelli Eccellentifiimi Si- gnori Rapprelentanti della Cafa d’ Aulirla-* hanno con nobil gara emulate lepiùfuperbe memorie degli Ipettacoli più celebrati da_» gli Annali.

Inuittilsimo , e Gloriofifsimo FERDI- NANDO, le mai quelle deboli note arri- ualfero a baciar il loglio della vollra Maellà, degnatele, per felicitarle d’vn folo giro de’ vo- flri generofi occhi . Tanto , e non più , ba- llerà per faruì argomentare da quefii humili tellimoni la gloria , che 1 Mondo prepara-* a trionfi de’ vollri magnanimi dilegui, e Ia_> ficurezza, che per tutto ne hanno llahilita_> i felici principi) delle vollre impréfe . Sei

Cielo

7i APPLAVSI FESTIVI.

Cielo vi profpererà dvna picciola parte delle vittorie, che vi brama il Sereniamo mio Si- gnore , hauerete colla volita chiarezza, ofcu- rata la memoria de* voftri Auijche vuol di- re de’ maggiori Eroi , che la Fede Catolica fi fcegliefie giammai per Campioni .

Io non so più che dire, dopo che l’intel- letto m e caduto appiè di quella grandezza . Lettore , ad ogni modo la mia Relazione è finita : pud mancarle altro , che la tua cora- jpalsione per le Tue mancanze . Sculàie , per- che a terger fili lungamente gli occhi in Soli di quella forte, ci vorrebbono dell’Aquilo, non de' Cigni .

IL FINE.

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