XA .T77 Ser. 2 Voi. 13 191.h ATTI DEIili ISTITUTO BOTANICO DELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA REDATTI DA GIOVANNI BRIOSI Professore di Botanica nell'Università e Dibettore della Stazione ni Botanica Crittobamica. II Serie Volume Tredicesimo Con 13 tavole litografate e. ìli! ritratto. Seguito deWArchivio Triennale del Laboratorio di Botanica Crittogamica. MILANO riPO-LIT. REBESCHINI DI TURATI E C. 1914. b^r, -i^ ATTI DELL ISTITUTO BOTANICO DELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA REDATTI DA GIOVANNI BRIOSI Professore ni Botanica nell'Università e Direttoke della Stazione DI Botanica Crittogamica. II Serie Volume Tredicesimo Coìt IS tftviile ìiloijriiftiit' e mi. ritratta. Seguito A&W Archivio Triennale del Laboratorio di Botanica Crittogamica. MILANO TIPO-LIT. REBESCHINI DI TURATI E C. 1914. ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI (la GIOVANNI BRIOSI C E N X O SOPRA FRANCESCO GINANNI (Con ritratto). Francesco Ginanni, patrizio ravennate, del quale qui riporto l'im- magine ad ornamento di questo tredicesimo volume degli Atti dell'Isti- tuto Botanico di Pavia, fu dai maggiori botanici del suo tempo tenuto in alta considerazione ', ma oggidì egli è pressoché a tutti ignoto e ben pochi lo ricordano. Eppure quello del Ginanni è nome che non va dimenticalo, almeno dai cultori della fitopatologia, poiché, non solo fu uomo coltissimo, conoscitore profondo di lingue straniere, e delle let- terature greca e latina, ma fu il primo che fece sperimenti in aperta campagna per riprodurre artificialmente alcune delle principali e piìi dannose malattie del grano, al fine di trovare modo di difendersene; come fu il primo ciie tentò in grande la disinfezione del grano che si destina alla semina. Va altresì al Ginanni il merito di avere, primo, distinto la ma- lattia cosidetta del grano ghiottone da quella del grano niellato. Le angiiillule, causa del grano ghiottone, erano per verità state descritte e figurate poco prima, cioè nel 1745, dal Needham, ^ ma questi le aveva ' Il Montagne nel 18iO e rEndlicher nel 1843 a lui dedicarono uu genere di Alghe; lo Scopoli nel 1777 ed il Necker nel 1790 un genere di Leguminose; il Dieter gli dedicò un genere di Araliacee ed il Romer un genere di Meliacee. Di questi generi solo il Ginannia del Montagne è rimasto, gli altri, per la legge di priorità, sono passati in sinonimia. ^ Needii.ìm, New microscopical d/scoveries. — IV attribuite al grano niellato, ove invece esse non si trovano. 11 Ginanni, che minutamente studiò il grano ghiottone, figura e desciive pure tali nemar.odi e molte cose rettifica ed aggiunge , confermando fra l'altro ciò che il Tiilet aveva affermato contro il Needham, non essere, cioè, i vermi (anguillule) propri del grano niellato. Fu altresì il Ginanni che tentò per primo (1749) la disinfezione del grano da semina col latte di calce, che le esperienze posteriori di Mathieu de Dombasle dimostrarono molto più eflScace della calce in polvere pi'oposta dal Tiilet; latte di calce che per molto tempo costituì il miglior disinfettante contro tali malattie, e tuttora si impiega su larga scala, nonostante si abbiano oggidì nel solfato di rame e nella for- maldeide mezzi di disinfezione più potenti. Del resto, anche le sperienze con calce in polvere e con calce e sai marino fatte dal Tiilet, ' sono posteriori a ijuelle del Ginanni, perchè (luesti le incominciò nel 1749, quegli nel 1751. Le malattie sulle quali il Ginanni fece i suoi esperimenti soneria, ruggine del grano, la fiìiggìne (carbone), il grano carbone, (cioè affetto da carie) ed il graìio ghiottone. Anche di altre malattie del grano: il giaìhime, il grano vuoto, il sec- carsi della spiga, la sterilità, ecc. egli si occupò, ma su esse non fece sperienze; si limitò ad osservazioni e considei'azioni. Delle sue ricerche il Ginanni dà conto in un grosso volume * in folio di 426 pagine, corredato di sette tavole. L'opera è divisa in quattro partì; nella prima egli fissa i nom ed i caratteri delle malattie e cerca, con larga erudizione, quale contezza ne avessero gli antichi; nella seconda riferisce sulle osservazioni ed esperienze da lui fatte intorno alle ma- lattie stesse; nella terza ne ricerca le cagioni; nella quarta infine si ' Il Tiilet, ooiitomporaueo del Ginanni, nella sua Dissertat/on sur la cause (]iti corrompt et. iioircit les graììia du bié daiis les épis et sur les moyeiìs de prevenir ces accidents, Bordeaux, 175.5, meritamente premiata e che gli valse l'onore di dare il proprio nome al genere Tilletia (al quale appartengono i miceti che pro- ducono la carie dei cereali), dimostrò l'azione della calce in polvere e del sai ma- rino contro lacarieedil carbone del grano ; inoltre dimostrò come alcune concima- zioni possono favorire lo sviluppo di dette malattie, ecc. ' Conte Francesco Ginanni, Delle malattie del grano in erba (Trattato sto- i-ico-tìsico) con. note perpetue ed altre osservazioni di storia naturale. Pesaro, 1759. — V — occupa dei rimedi clie egli stesso lui proviiH per buoni e per facili, non trascurando anche di riferire sn quelli che non gli sono riusciti alla prova. Egli fece le prime seminagioni sperimentali nell'aiitunno del 1749 e le continuò per ijiiattro anni consecutivi, cioè sino al 1753, notando il procedere di esse nelle diverse stagioni e le meteorologiche osservazioni che le hanno seguitate. A dare un'idea degli sperimenti del Ginanni riporto, alquanto in esteso, ciò che egli operò nella prima seminagione dell'anno 1749. Scelse in aperta cam[(agna un piccolo campo e lo divise in venti ca- selle che fece accuratamente lavorare. Nella prima seminò grano tratto da spighe ottime, prima che fossero battute; nella seconda seminò gl'ano tra- scelto da altre semenze e vi uni grano carbone (cioè affetto da carie); nella terza seminò grano trascelto e ben purgato con ranno ; nella quarta grano fatto stare al >tole per alquanti giorni; nella quinta grano tenuto in acqua di calce per qualche ora; nella sesta mise gl'Ano preparato (trattato) con acqua di sai comune; nella settima grano s 177 Terza contribuzione alla micologia della prov.di Bergamo (G. Rota-Rossi) » 195 Note di biologia dei semi (L. Montemartini ) ' -13 Su una graminacea nuova, infestante del riso (Panìctim erechim n. sp.) con una tavola litogr. (G. Pollacci) > 223 La spiga del grano in rapporto colla selezione. Osservazioni preliminari (L. Montemartini) • 231 Note critiche intorno a recenti ricerche sulla fotosintesi clorofilliana (E. Mameli e G. Pollacci) » 257 Contribuzione allo studio della Micologia Ligustica. Secondo contributo. (L. Maffei) » 273 Sulla moria dei ca.^tagni (Mal dell'inchiostro), con 1 tavola litografata (G. Briosi e R. Farneti) «• 291 Intorno all'esistenza delle sfere direttrici o centrosfere nelle cellule del sacco embrionale della Tulipa (Tulipa Gesneriana L., Tulipa Greigi Regel), con 3 tav. litogr. (P. E. Cattorini) » 299 Micologia della provincia di Mantova. Secondo contributo (G. Bianchi) > 309 Ancora sulla trasmissione degli stimoli nelle foglie delle leguminose, con 2 tavole litogr. (L. Montemartini) » 343 Ricerche sull'assimilazione dell'azoto atmosferico nei vegetali. Nota preliminare (E. Mameli e G. Pollacci) » 351 Intorno alla produzione del calore nelle piante ammalate, con 1 tavola litografata (L. Pavarino) » 355 Parte II. Rassegna crittogamica dell'anno 1908, con notizie sulle malattie del- l'erba medica causate da parassiti vegetali (G. Briosi) . . . .Pag. 387 La Stazione di Botanica crittogamica (Laboratorio Crittogamico Italiano) in Pavia dalla sua fondazione (1871) sino all'anno 1010. Rapporto chiesto per l'Esposizione di Bruxelles dell'anno 1910 da S. E. il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio (G. Briosi) . . » 412 ERRATA CORRIGE. Pag. 150, linea :. ili Atti [st. Bot. (li Pavia, voi. VII. 1809. — Intorno all'assimilazioue clorofiUiniia. Ultpriori ricerche. Memoria II, con tre tav. in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. Vili, 1902. ^ Iiifluensa dell'elettrieità svU'assmiktsione clorofilliana. Nota preliminare in Reiidic. Istìt. Lombardo di se. Milano, 1905 ed in Atti Istit. Bot. di Pavia, vo- Uime XI. 190.5. — 3 — CAPITOLO II. Bibliografia dell'argomento. 1. AiiLFVENGREN Fr. E. Olii i.iiditktioiis eliixtricltets inverkan pd fróns fjrouiiis- eiìerfjioch yrouigs-fonndrja E/'versifjt of Koiujl. Vetenslcaps-Akademieìis Fiir- handliiigar. Stokholm. 1898, n. 8, 1 lig. 2. Aloi a. 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Zeit., 1894, ])ag. 757. 282. — Elektrische Kulturversudie, in Fiihling's Landw. Zeit., 1895, pag. 11. 283. — Untersuclmngen iiber das Verhalten der atniosphàrischen Niederschlàge sur Pflanze und zum Boden, in Forsch. auf dem Gebiete d. Agrik. Phys. Heft. I, Band XX, 1897. 284. — Untersiichunyen iiber den Einfltiss der Wachstiimfactoren auf das Pro- ductionsvermogen der Kidturpflansen, in Forsch. deiu Gebiete d. Agrik. Phys., Band XX, Heft I, 1897. ■:285. Wyssery M. Vedi Solly in The Journal of the horticultural Society of London ed in Ann. Agric, t. VI, pag. 29. 14 CAPITOLO III. Storia dell'argomento. L'influenza dell'elettricità sopra la vegetazione incomincia ad es- sere studiata nella prima metà del secolo 18" e precisamente nell'ot- tobre del 1746 dallo scozzese Mambray ^ Egli pubblicò il risultato di una esperienza da lui fatta sopra due piante di Mirtics sottomesse al- l'influenza dell' elettricità ^ Tali piante ebbero uno sviluppo maggiore e più rapido delle altre vicine della stessa specie non elettrizzate, e notò che in autunno le piante influenzate avevano spuntato gemme e rami, mentre le altre non elettrizzate non avevano dato segno di risve- glio vegetativo. Questa esperienza destò molto interesse e dette luogo a varie di- scussioni in proposito. Eiporterò in altra parte della memoria le varie ipotesi emesse per spiegare siffatta influenza; ora mi limito solamente ad un elenco crono- logico delle ricerche e risultati ottenuti dai vari e principali sperimen- tatori e che vennei'O pubblicati dopo quelli del Manihraii. ^ Nell'ottobre del 1747 l'abate Nollef^ fece riempire due vasi di stagno con eguale terra, vi seminò, il giorno 11 ottobre, la stessa quan- tità di semi dì senape e dopo due giorni pose uno di questi vasi in una specie di "" gabbia „ (?) ed ivi fu sottoposto ad influenza elettrica per circa 10 ore, dalle sette della mattina al mezzogiorno e dalle tre di sera alle 8; l'altro vaso fu tenuto alla stessa temperatura e nella stessa stanza. Il dì dopo entrambi i vasi furono esposti al sole e l'autore osservò nel giorno seguente che nel vaso elettrizzato tre grani avevano germinato ed il pic- colo germoglio si era alzato per " tre linee „ sopra terra, mentre quelli del vaso non elettrizzato erano rimasti inattivi. ' Mambray. Uehcr Elektricitat., Edimburgo, 174(5. ^ Quale specie di elettricità abbia usato non mi risulta. ° Eiporto i principali autori, per gli altri rimanilo il lettore all'Elenco bi- bliografico che precede questo capitolo; elenco il quale non eviterà forse qual- clie involontaria omissione, ma che è però il più completo finora pubblicato su tale argomento. * NoLLET. Recherches sur l'électricité. Meni. Accad. Scienc. 1748. — Mem. Accad. Scienc. 1740. — Ricerche sopra le cause jxiriicolari dei fenomeni elettrici. Venezia, 1750. — 15 — Il vaso con i semi germogliati fu nuovamente alia sera elettrizzato per tre ore consecutive e la mattina successiva, esso aveva nove "" ger- mogli „ fuori della terra e ciascuno di essi era lungo " 7 od 8 linee „, mentre i semi dell'altro vaso non avevano ancora germogliato; soltanto verso sera spuntò un germoglio nel recipiente non elettrizzato. Dopo il mezzogiorno dello stesso di, il primo vaso fu elettrizzato ancora per 5 ore 1. Il Nollet fino al 19 ottobre continuò ad elettrizzare, e dopo 8 giorni di esperienze, vide che i grani elettrizzati erano tutti nati ed " avevano germogli eli 15 o 16 lince di altezza, mentre nel vaso non elet- trizzato erano apparse 2 o 3 piante, ed erano cresciute 3 o 4 linee al più sopra la terra „. Anche Jallabert di Ginevra -, nel 1748, elettrizzò dei grani di se- nape e di crescione, ottenendo risultati concordanti con quelli del Nollet; e nello stesso anno l'abate Menon d'Angers ^ operando sopra gemme di ranuncoli confermò 1 risultati ottenuti dal Mambray sopra i mirti. Nihnberg di Stuttgard* intraprende ugualmente delle esperienze suir influenza dell' elettricità sulla vegetazione. Egli pone in due reci- pienti cinque bulbi di cipolle eguali, uno dei recipienti fu elettrizzato ed ivi le piante vi crebbero più rapidamente che in quello non influen- zato da elettricità: il loro sviluppo rispettivo era nel rapporto di otto a cinque. A quest' epoca appartengono gli studi ■', che in massima sono fa- vorevoli alle precedenti esperienze. Questi esperimentatori avevano fino allora adoperato macchine elet- triche e quindi osservato solo l'influenza dell'elettricità prodotta arti- ficialmente; il Duhamel Dumonceau nel 1758" fu il primo ad osservare l'influenza che l'elettricità atmosferica esercitava sopra piante di vite, grano e segale; egli notò che in tempo burrascoso quelle piante si accre- scevano rapidamente in confronto di quando il tempo era quieto. Priestley'' ' Come vedremo in seguito questi particolari saranno utili per spiegare il buon esito delie esperienze di alcuni e le ragioni di insuccesso di altri. ^ Jallabeet. Experiences sur l'électricité avec quelgues conjectures sur la cause des ses effets. Genève, 1748. ^ Menon. Lettera scritta a Reamur nel 1748. Angers- * NumberCt M. Elettricità e vegetazione; opuscoli scelti. Milano, 1779. ^ Rose de Wittemberg. Memoires de l'Acad. d. Selene. 1745, pag. 119, 133. Id. id., 1748. — Recherches sur l'électricité. Pag. 842. 1749. — C'oinm. nov. de VElectr. 1747. •* Duhamel Dumonceau. Phijsique des arbres. 1758, 2° voi. ' Priestley. Histoire de l'électricité. 1768. — 16 — nel 1768; Sigaud de la Fonde \ Beccaria^, Mann\ si occupano del- l' argomento nelle loro pubblicazioni di indole generale, li commentano, ma non aggiungono alcuna osservazione sperimentale. Dopo quest'autore l'abate Bcrtholon* di Lione, nel 1774 ed in anni successivi, si occupò dell' influenza dell'elettricità sviluppata da macchine elettriclie e studiò pure dettagliatamente l'influenza dell'elet- tricità atmosferica sopra i vegetali. Per ciò clie liguarda l'elettricità delle meteore, egli sostiene che le pioggie durante gli uragani produ- cono effetti meravigliosi sulle piante e che queste vegetano meglio nelle annate nelle quali vi sono stati molti tuoni ; secondo lui la neve e la grandine essendo capaci di caricarsi di fluido elettrico, devono avere sui vegetali un'influenza utilissima, così pure egli crede avvenga per le nebbie, per i terremoti!?), le trombe e le aurore boreali. Secondo i dati del Bertholon le annate ricche di meteore elettriche sono le più fer- tili in ogni genere di produzione vegetale. Egli provò ad innaffiare delle colture con dell' acqua elettrizzata ed ottenne sensibilissimi van- taggi. Si occupò anche di trovare un metodo pratico per fornire ai ve- getali dell' elettricità atmosferica, e propose un istrumento al quale dette il nome di ElcUro-vegetometro. Esso consisteva in un palo sormontato da un manicotto di vetro nel quale era saldato con gomma lacca un palo verticale di rame. Una ca- tena rilegava il fusto ad un'aUio orizzontale ed egualmente isolato dal jjalo di legno. Questo fusto di rame orizzontale eia diviso a sua volta in due paiti scivolanti 1" una suH'altia, in modo che esso si allungava a volontà; quest'asta poi terminava ])er due pennacchi metallici rivolti verso il suolo, in cui si trovavano le colture in osservazione. Il Ber- tholon dice di avere avuto dei risultati favorevolissimi e cita la con- ferma di vari altri autori, fra le altre riporta una lettera dell' abate Toaldo nella quale gli si comunica che il senatore Quirini in una sua villa di Altichiero sulla riva del Brenta aveva fatto piantare dei filali di Jasminiim e venne notato come due di queste piante che si trova- vano contigue alla catena del conduttore di un grosso parafulmine, si erano elevate ad una altezza straordinaria in confronto delle altre e ' SiGADD DE LA FoNDE. Troifé de réledricité. 1771, pag. 374. 2 Beccaria. Elettricismo artificiale. 1772, pag. 283. " Mann. Memoires de l'Acad. de Bruxelles, toni. II, pag. 14G. — Id. id., toni. I, pag. 181. * Bertholon N. De l'électricité des nietcorrs. Academie de Bezicrs. 1773. — De Vi'lrctricité des rér/étaux iti Meni, de France, 1774, et chez Didot. Paris, 1783. — De l'électricité des mcfcores, chez Bernuset, 1787. — 17 — die in capo a due anni queste piante avevano sorpassato il tetto della casa, ed avevano ^'trenta piedi di altezza,,, menti'e gli altri gelsomini che erano coltivati colle stesse cure erano alti appena 4 piedi. I due arboscelli che si erano attortigliati all'albero del parafulmine ed alla catena del conduttore, oltre ad avere una grandezza tripla degli altri, davano fiori prima ed in maggiore quantità, e ciò dipendeva, secondo l'abate Toaldo, dalla sola azione dell'elettricità atmosferica la quale "passando per il parafulmine andava a scaricarsi nel terreno „. Contemporaneamente alla prima comparsa degli studi del Bertholon anche l'abate (VErerlanrje de Witr;/ ^ fa una comunicazione all'Accademia di Bruxelles riportando osservazioni sopra le meteore, le pioggie, ecc. in rapporto alla germinazione, molto simili a quelle del Bertholoìi. lioestlin- è il primo a fare delle esperienze sui vegetali, distin- guendo l'influenza della elettricità positiva da quella negativa. Egli conclude risultare dalle sue esperienze che l'elettricità negativa è no- civa alla vegetazione. Nel 1779 Lacèpede"' descrive delle ricerche che egli ha fatto sulla vegetazione, e conclude coli' affermare che tutte le volte che una pianta è elettrizzata essa si sviluppa più vigorosamente che quando non lo è. Marat ^ nel 1782 fa delle ricerche sopra la germinazione dei grani elettrizzati concludendo che ^' f elettricità ha un' in/hienza manifesta sulla fertilità del suolo,,. Gardini'' nel 1784 pubblica delle opinioni analoghe a quelle emesse dal Bertholon appoggiandole anche con qualche risultato sperimentale. Così egli dice, che avendo ricoperto di fìli(?) un giardino per studiare l'elettricità atmosferica, vide che la vegetazione sotto ai fili era ostacolata ed appena si levavano i fili allora la vegetazione ri- tornava ad essere normale, il Gardini attribuisce questo fatto, alla sot- trazione (?) della elettricità atmosferica, necessaria allo sviluppo delle piante, operata dai fili metallici. Il fisiologo IiHjenltoitsz insieme a Schirank/iardt '' si occupò anche esso, durante quest'epoca, dell'influenza dell'elettricità sui vegetali; essi osservarono che dei grani sottomessi all'azione dell'elettricità non " EvERiiANGK DE WiTRY. Slénioires de l'Aonilcmie de Bruxelles, toni. Il, pa- 181. ^ KOESTLIN C. II. iJisSrrtiltio pìnjsicd /'XSperillU-ll/illìS dr '■ffilfiljHS lìrrfrici- fdfis m qiuedam corpora or linee „; quelle elettrizzate positivamente: "34 pollici e 8 linee „, e quelle non elettrizzate " 22 pollici e 2 linee „. Pure risultati contrari alle ricerche deW Ingenhousz, in quest'epoca, sono pubblicati dall'abate D'Onuoi/ ", il quale dopo una lunga serie di esperienze afferma che grani di senape e di latlnca elettrizzati per di- A^ersi giorni in terra umida, germinarono molto rapidamente e secondo lui l'influenza dell'elettricità è tale che, vecchi grani alterati che non germinavano nelle condizioni ordinarie, hanno potuto germinare dopo che furono elettrizzati per qualche ora. Anche il prof. Ta.vs?'// ^ afferma la benefica influenza dell'elettricità sulla vegetazione. Al contrario Rouland'^ nel 1789 intraprende delle esperienze ana- loghe molto a quelle di Cannoy, ottenendone però dei risultati secondo ' Caemov. Joiiriiri! ih' Physiquc do l'abbé Rozier (lettera al Marchese di Vichij), toni. XXXIII, paj;. .S30. 1788. - D'Ormoy. Journal de Physiqui' de l'abbé Rozier. 1780, tona. XXXVI, pag. 16. ^ Vassili. Gionialc scientifico. Torino, 1788, tom. III. * RouLAND. Journal de Pliijsique de l'abbé Rozier. 1788 , toni. XXXIII, pag. 339. — 20 — i quali l'elettricità non avrebbe alcuna influenza. Bozieres^ nel 1795 circa, esperimenta l'elettricità sopra piante di canapa, fnmento, fagioli, piselli, laltuche, ecc. conclude clie quasi tutte le piante elettrizzate hanno delle foglie piii larghe e delle radici più lunghe delle altre. — Bilsborow - nel 1797 trova che la germinazione è decisamente favorita dall'elettricità positiva ed ancor più dalla negativa. Humboldt ^ e Sen- nebier ' in tale epoca, nei loro trattati, pai-lano di quest' argomento, ma non si decidono ne in favore né in contrario al presunta benefico effetto dell'elettricità sulla vegetazione. Qualche anno dopo il celebre Bavj ■' nel 1807 fece delle esperienze per studiare l'influenza della corrente continua elettrica sul germoglia- mento ed accrescimento delle piante, e nel volume I, a pag. 47 del suo Trattato di chimica agraria (1815) conclude: " che il grano germoglia pia presto nelVacqua elettrizzala positir amente con la colonna voltiana che nel- l'acqua elettrizzata negativamente „. Egli fa notare come una influenza era da prevedersi (?) essendo dimostrato dalle esperienze fatte colla batteria voltiana (composta di zinco, rame e panno umido) che "" i corpi composti in generale sono capaci di essere decomposti dalle forze elettriche „ , e così è naturale che i vari fenomeni elettrici che hanno luogo nel nostro si- stema debbono influire nel germogliamento dei semi e sul crescere delle piante. I risultati delle esperienze del Davi/ ebbero piena conferma da quelli di Dupìetit Thouars'^ nel 1809, e più tardi nel 1825 anche da Becquerel'' che pubblica delle osservazioni sopra l'influenza dell'elettri- cità a debole tensione sopra la germinazione e sull'azione dell'elettri- cità atmosferica sulle piante, ed egli attribuisce all'elettricità l'influenza sopra la vegetazione di " f aeditare o ritardare le azioni chimiche.,,. Amici ^ nel 1837 studia l'elettricità in riguardo al movimento del ' RoziERES. Quel est l'influence de l'électricité sur la germùiafion rt la vé;/é- lution des plantcs? 1795 (Solly, Ann. Agronom. tom. VI). -' Bilsborow (179T) in Solly, Annui, agronom., tom. VI, pag. 41. ^ Humboldt. Apliorismcn aus drr Chemischen Fhìjsiolofjie dcr Ffìanzen- anno 1794. •* Sennebiee. Pliysiologie vegetale. Genève, 1801. '' Davt Humphky. Etemcnle der Afjricultur CJiemie. Berlin, 1814. — Elementi di Chimica, af/raria. Firenze, 1815. — Phdosopliical transactions. 1807. " DuPETiT Thouars. Essai sur la régétation ISO 9. ' Becquerel. Annales des Chini, et de Phys., tom. II, pag. 260. — Traile de Phys- experimental. 1825, tom. IV. *. Amici. Osservazioni sopra la circolazione presso la Chara enhiuris in Me- morie Società scienze. Modena, 1837. — 21 — protoplasma nella Chara vulgaris e conclude che, secourlo lui, il movi- mento protoplasmatico è dovuto ad elettricità esistente nell'alga. Becquerel et Dutrocket ^ nel 1838 pubblicarono anch'essi sullo stesso argomento una nota nella quale concludono che se la corrente elettrica è troppo forte, il movimento protoplasmatico nella Chara si arresta. Nel 1843 Forster- fa una comunicazione dalla quale risulta che egli ha ottenuto vantaggi sorprendenti raccogliendo l'elettricità atmo- sferica ed impiegandola a favorire la vegetazione. Egli operò nel se- guente modo: campi di orzo furono rinchiusi da reti di tìlo di ferro infitte circa tre pollici al disotto della superficie del terreno e disposte in modo che la maggior dimensione fosse orientata da nord a sud; nel mezzo dei lati più corti furono collocate due pertiche di circa 11 piedi di altezza sui quali furono fissati dei fili metallici ben rilegati al pa- ralellogranima situato sotto terra. L'orzo nato e cresciuto sopra questo teireno crebbe assai rapidamente e prese un colore verde molto piii carico in confronto di quello cresciuto in terreno non influenzato dalla elettricità atmosferica. Il Boss' nel 1844 esperimentò sopra piante di patate coltivate in striscJe di terreno lunghe circa 60 metri, all'estremità delle quali erano immerse una lastra di zinco ed una di rame unite per mezzo di un conduttore esterno; si aveva cosi una pila elettrica che doveva dare una corrente di intensità molto debole, la quale, conclude il Ross, pro- dusse una azione favorevolissima sopra le piante sottoposte all' espe- rienza. Nel 1846 il Solli/ pubblicò una memoria' in cui descrive molte esperienze fatte per studiare l'azione dell'elettricità sulla vegetazione, fra le quali alcune riguardanti l'influenza che coi'renti molto deboli potevano avere sulla germinazione, e conclude che l'elettricità non ha una sensibile influenza, od almeno che gli eftetti prodotti mediante gli apparecchi da lui usati sono debolissimi. Hubeck-' nel 1847 circondando un campo seminato a grano sara- ceno con fili metallici elettrizzati, ottenne dei risultati favorevoli, cioè: ■ Becquiìkel et Dutrochet. Ann. Se. Nat., ser. 2, voi. 9. 183S. ^ Forster. Becit de Vexperience du Dori. Forster sur l'électririté et la ré- 'jétation donne à l'Assooiation agricole de Tring nel 1844 par M. Gordon. — Procede pour recuillir Vélectricilé atinospherique et Veniploìjer à faro- riser le ré'iéfation. Filidrassie, 1843. " Ross. Infliience de Véledricité voltaique sur le developpemeiit des 2'>l'''nies. Farmer's CUib de New York. 1844. * SoLLY. The Journal of the Jiorticulfurnl Society of London. 184G. — Annalcs ayronomique, toni. VI, pag. 29. '" HtJBECK. Vedi Thourenin. Rev. gen. do botan., pag. 433, 1896, voi. Vili. — 22 — una più rapida germinazione dei semi ed un aumento sul raccolto totale. Beclieinslener '^ nel 1859 non fa che confermare i risultati ottenuti dall'abate Bertholon e precedentemente descritti. Jin-gensen nel 1861 -, Heidenhain^ e Brilcke* nel 186.3 e Kiihne'^ nel 1864 studiarono invece rinfluenza della corrente elettrica sul movimento del protoplasma nelle foglie della ValUsneria e tutti vennero alle stesse conclusioni e cioè che la corrente di un piccolo elemento tirove non esercita azione alcuna. Che il movimento del protoplasma si rallenta a poco a poco servendosi di due 0 quattro elementi; esso però riprende la sua attività se si in- terrompe la corrente prima che il movimento cessi completamente. Una volta arrestato non si muove più. Infine una corrente di 30 elementi Gfove produce istantaneamente l'arresto del movimento del protoplasma. Blondeau '^ nel 1867 esperimenta sopra semi sui quali prima della semina fa agire delle correnti indotte e trova che non solo i semi elet- trizzati nascevano sempre prima di quelli che non lo erano stati, ma notò pure clie lo sviluppo delle piantine nate da essi eia più rapido e le foglie molto più verdi e vigorose. Nel 1877 tanto Gvandeau'' a Nancj', quanto Ledere^ a Mettray, istituirono delle esperienze condotte nell'egual modo. Questi autori po- sero piante della stessa specie in casse di ferro contenenti iilentica terra. Metà delle casse contenenti le piante erano sottratte all'azione dell'elettricità atmosferica mediante una rete metallica a grossa maglia che li copriva e come conclusione di queste esperienze, essi ottennero che le piante e specialmente quelle d'alto fusto, sottraggono all'atmo- sfera la sua elettricità ed isolano come una gabbia metallica le piante sottostanti. Secondo questi autoii il potere isolante di una pianta, spe- cialmente se questa è molto alta, si estende al di là della proiezione della sua chioma; il miglior modo quindi d'isolare una pianta consiste nel collocarla sotto un'albero o sotto una gabbia metallica. Una pianta sottratta all'azione dell'elettricità atmosferica litarda, oltreché nel suo ' Beckeinstener. Etudcs sur l'èìectrieité. Ballierè. Paris, 1850. ' JiiRGBNSKX. Slìidien des phijsiol. Institut zu Eresiali. 1861, Hef't. I. ^ Heidenhain. Studien des plnjsiol. Institut zu Breslau. 1863, lleft. II. ■* Brììoke. SUzungsbericht dei- Wiener Akademie. 1863, tom. 46. ' KuHNE. Untersuclmngen iiher das Protoplasma. 1864, pag. 95. " Blokdeau. Coinptes Rendus Acadeiii. Selene, de Paris, toni. LXV, pa;^-. 304 e 702. ' Grandract. Chimie et Pìiysiologie iippliquée ù ì'aijricìdtitre et à hi syìri- cuìture. 1. 1877. " Leci.eec. Xiilrition de la piante. Nans, 1871). — 23 — accrescimento, anclie nelle altre funzioni fisiologiche. Infatti in nna pianta isolata dall'elettricità è ostacolata la formazione del glucosio, amido ecc. I fiori ed i frutti si formano in assai minor quantità nelle piante isolate dall'elettricità che nelle altre, la differenza è del 40 al 50 per cento. Grandean dà le seguenti medie: 50"/,, al 70 °/o in più per le foglie e fusti; 50"/,, al 60 °/„ in più per i grani ed i frutti delle piante elet- trizzate in confronto delle altre non influenzate. Le piante isolate con- tengono una maggior percentuale di materia secca e di ceneri. Inoltre dice che duiante il tempo burrascoso e mediante " le pioggie che por- tano V ehttvicitìi sitile 2)i(t>ite „, queste crescono rapidamente' e ne risulta che la fioritura e fruttificazione è favorita. Le piante sottratte all'azione dell'elettricità contengono una mi- nore quantità d'azoto di quelle non isolate, ma coatengono invece una quantità molto maggiore di soda. Grandeau nota pure come l'elettricità favorisce in alto grado la nitrifìcazione delle materie azotate nel terreno. Un anno dopo queste esperienze e cioè nel 1878 il Celi ' tenta con successo di sperimentare l'elettricità atmosferica sulle piante, facendo uso del seguente apparecchio: mediante un aspiratore rinnovava del- l'aria da due Ciimpane di vetro a tenuta, entro le quali aveva seminato dei grani di Zea mais; le campane nella parte superiore portavano un cappelletto metallico di forma conica e dentro di esse passava un'asta metallica che terminava nell'interno della campana con una corona di punte disposta orizzontalmente ed a una certa distanza sopra un vaso contenente le piante in esperimento. Le piante di nna campana erano lasciate come paragone, mentre quelle dell'altra campana erano elettrizzate continuamente fino dalla semina con un'apparecchio nel quale l'elettricità si produceva in mi- nima quantità mediante la cosi detta vena liquida discendente (vedi Pal- mieri, Ann. Scienze di Napoli, 18.50). Il 30 luglio del 1878 il Celi seminò grani di Mais, tutti dello stesso peso, e mise in ogni vaso la stessa quantità di terra innaffiò colla stessa quantità d' acqua. i II l" agosto i semi incominciarono a germinare e durante due giorni l'accrescimento fu pressapoco lo stesso nelle due campane. Il terzo giorno le piante della campana, l'aria della quale era elettrizzata, cominciarono a svilupparsi più rapidamente delle altre e cosi continuarono. ' Celi. Appareil poiir experiiiienfr'r l'action d'eìecfricitc sitr Ics planfes vi- vanta!!. Aiinales de Cliiniie et do Pliysique, 5= serie, fotii. 15, pa;;'. 280 ed in Jahrcs- berieht. Af^riculf. Cheniic. 1878. — 24 — Il 10 agosto, per esemj>io, le piante avevano le seguenti dimen- sioni : Piante elettrizzate metri 0.17 Piante non elettrizzate „ 0.08. L'anno dopo, cioè nel 1879, N'andin'^ fece delle e.sperienze molto aiialogiie a quelle di Grandeau e pubblicò risultali diametralmente op- posti ; secondo il Naudin, le piante che si trovavano nelle casse circon- date dalla rete di ilio di ferro per essere isolate dall'elettricità presen- tavano uno sviluppo molto più considerevole di quello delle piante vicine non i.solate. Wariinann ^ nello stesso anno annuncia di avere ripetuto diversi anni prima (1849) le esperienze ora pubblicate dal Grandeau e dal Naudin e clie egli dovette constatare che l'elettricitcà non aveva avuto alcuna influenza sulle culture. I^laccagno ', quasi contemporaneamente, nei pressi di Palermo isti- tuiva delle licerche sopra delle viti servendosi del seguente semplicis- simo apparecchio. Egli infisse dei fili di rame con punta di platino entro l'estremità superiore dei tralci fruttiferi e faceva in modo clie la punta del filo si spingesse verticalmente nell'aria ad 80 cm. circa sopra l'altezza a cui arrivavano le foglie e le punte dei tralci della vite durante il loro svi- luppo. Questi fili eretti erano tenuti isolati con speciali sostegni. Ad ogni base dei tralci frutticosi nei quali era infisso il filo eretto, era pure innestato con punta di platino un'altro filo di rame che comunicava in- vece col suolo. Le viti quindi a cui erano applicati questi fili, si trovavano in con- dizione di ricevere piìi facilmente delle altre, I' influsso elettrico della atmosfera. Tali piccoli apparecchi furono lasciati in funzione dal 5 aprile al 20 settembre, ed a quest'epoca vennero dall'autore raccolti i tralci frutticosi tanto di queste, come di altre viti vicine lasciate in con- dizioni comuni per confronto e poi analizzate *. ' Naudin. Jìifhtfnre de Vélecli'icilv utniospìieriqìie sur Jii croisscnce. la fio- ruison et la frurii ficai ion des plaiitrs. Compt. Rend. Aciid. Seifiic. Tom. 89' pag. 535. 1879. - AVaiitmann. Journal de Genève, 27 ottobre 1879 (lettera). ' Maccagno. I/ìfluoua di'W elettricità atmosferica sulla regelaiionc della Cile. Le Stazioni sperimentali italiane. Voi. IX, fase. II, pag. 83-89. Torino 1880- ■' Delie e.sperieiize di questo autore ho creduto bene parlarne un po' diffu- samente perchè, come si vedrà in seguito, il risultato dello sue analisi sono in- teressanti per le conclusioni a cui portano le une ricerclie. 25 E le analisi dettero questo risultato: Quantità per 100 "N'iti ^cjizii apparecchio \ iti con apparecc Nel legno secco a 110": Materie minerali . . 3.684 3.115 Potassa .... 0.642 0.541 Calcio 1.184 1.192 Acido fosforico . . 0.182 0.128 13.415 14.415 1.221 1.261 5.211 5.321 0.428 0.665 3.180 3.491 2.480 2.515 12.760 11.911 2.051 3.221 9.730 10.415 3.444 3.528 Nelle foglie secche a 110°: Sostanze iiiorg:aiiiclio. Materie minerali . Potassa .... Calcio Acido fosforico . . Bitartrato potassico Acido malico . . „ tannico. . . „ tartarico libero Amido e destrina . Glucosio .... Negli acini freschi: Sostanze organiche. Mosto per 100 . . . Acqua Glucosio Acido tartarico libero Bitartrato di potassa. Acido tannico . . . Acido malico. . . . Questi risultati del Maccagno, oltre dimostrare che nelle foglie elet- trizzale è maggiore la quantità delle sostanze minerali, il che indica un accelerazione di forza vegetativa, quello che a me importa far rilevare è il fatto (dal Maccagno trovato, senza che da lui gli sia stata data spe- ciale importanza), che le viti influenzate maggiormente dall'elettricità, hanno prodotto maggior quantità di amido e glucosio delle altre e cioè l'assimilazione del carbonio risulta in questo caso avantaggiata non di poco. 78.21 79.84 75.80 74.23 16.86 18.41 0.112 traccie 0880 0.791 0.180 0.186 0 064 0.056 — 26 — Nello stesso anno Saikewicz ' combatte i risultati di Graiideau, e poco dopo WoUiiì/'' nel 1883, associandosi in gran parte al predetto au- tore, sostiene l'opinione che non si possa ammettere che l'elettrocnl- tura dia in pratica buon risultato, i limiti del minimum, optimum e ma- ximum deirinfluenza dell'elettricità, essendo cosi vicini fra loro che in molte esperienze questo limite è facilmente oltrepassato e clie re- golare l'elettricità atmosferica per darla alle piante è- cosa di estrema difficoltà. Provò oltre die l'elettricità atmosferica, anche le correnti gal- vaniche, ma con risultati poco convincenti. Lo stesso autore nell'anno 1884 ^ e successivi (Vedi Bibl.), istituì altre ricerche operando nel seguente modo: poneva del terreno in due casse di legno tappezzate di vetro all'interno e vi metteva a germinare semi di orzo, sega'e, colza, girasole, ecc. e faceva attraversare il terreno di una delle due casse da una corrente elettrica tolta da 10 elementi, e trovò che i semi elettrizati, non solo misero più tempo a germinare, ma mostrarono uno sviluppo più disuguale e più debole rispetto agli altri sviluppati in condizioni normali, onde egli conclude che sebbene l'influenza del- l'elettricità sulle piante non sia ancora ben determinata, pure i risul- tati clie finora egli aveva ottenuti, non autorizzavano ad un prognostico favorevole. Nella stessa epoca, altri autori si occuparono dello stesso argo- mento ottenendo risultati contrari affatto a quelli avuti dal Woìlnt/, Così BronohV ottiene dei risultati ottimi dalle sue culture sperimen- tali; da esse risulta che nell'eguale tempo ottenne per le piante ' Saikewicz. WiederkoìiitKi dcr Versuclie ron (rrumleaii iihcr ll'irkuìiu der atmospliurisclu'ìi Eleìdricitàt uuf die Fflaiizen. Rp(h>ii und Protoc. der VI Versammlung russiseli, natur St. Petersburg. D(^c. 18T'J. S. Petersburg 1880, pagg. 13-14. ^ WoLLNY. Ueher die Awrenduìì;/ diT Eìehirifiti'il iiher di-r l'flunzen culfure. Miinchen (W. Aclicrmann) 1883, ■' WoLiiNY. Eleklrische Kiiìturrersuche. Forschungeii ;iuf dem Gebiete der Agrikuiturphysik. Bd. Xf, Heft '/.,. 1889. — Eielirische KitlturKcrsurlie. Forschiingen Agrikuiturphysik. Bd. XVI, Heft IH, IV. 1893. — Untersiudiuìig/'n ilhcr di-ii Eiufìusa ili-r Wacstìiniiisfdctoi'cii tnifdas Pro- ductioìis rermwjen der Cidturpflaiurii. Agi'il;uiturpliysik. Bd. XX, Ilcfr. 1. 1897. — ElectrociiUiiri: Expefiment Station Massachusetts. LJull. IV", 23. 1893. — Eli-dili'irUiit und Fflanzen ffuclmlum. Juhlin^ Laiidw. Zeitung 1894, pag. 757. — Elidei rigeli e Kuliurrersuclie. Jiililiiig Land. Zeituiig. 1895, pag. 11. ■' Bbonold. Ueher elektrisclie rjlumkuìtuirersucìie. Zeitsclirif. d. Landw. Vereins in Bayorn 1884. Heft. 1, pngg. 16-18. — id- id. Biedei'mann's Cciitraibl. Agrikul. Pliysik XIV png. 142. 1885. — 27 — elettrizzate un' accrescimento due o tre volte superiore a quello delle piante non elettrizzate, e le prime producevano fiori, frutti e semi più grossi delie altre e senza perdita di profumo. L'.4/o/' nello stesso anno fece delle esperienze servendosi di gab- bie metalliche a larghe maglie delle quali una l'isolava completamente dal suolo a mezzo di 4 bottiglie di vetro verniciato che alla loro volta posavano su dischi di porcellana messi sul suolo, l'altra la metteva in diretta conuinicazione colla terra. Poi prendeva 4 vasi metallici perfet- tamente eguali ripieni dello stesso terreno; per ogni vaso metteva a ger- minare un seme, oppure una pianta. Dei 4 vasi uno era messo sotto la gab- bia isolata, uno sotto la gabbia che aveva la comnnicazioìie col suolo, il terzo veniva messo all'aria libera, ed il quarto nel perimetro di un gruppo di cipressi e dove non •' penetrava mai sole „. L'autore teneva cal- colo varie volte al giorno della temperatnra ed annaffiava tutti i vasi colla stessa quantità d'acqua. Dai suoi esperimenti durati vari anni 11884-1891) operando sopi-a piante varie quali la lactuca, zea, inticmn, fava, ecc. risultò che l'elettricità atmosferica esercita nn' influenza be- nefica sulla vegetazione delle piante e germinazione dei semi. Pure nel 1884 11 Giniili intraprende delle ricerche interessanti - sull'influenza dell'elettricità sulle fermentazioni, concludendo che l'elet- tricità esercita un'azione favorevolissima su di esse. Brauner e Marker^ nel 1885 hanno fatto esperienze servendosi di correnti galvaniche ottenute da 4 elementi Meidinger ed operando sopra piante di barbabietole sulle quali ricercavano poi lo zucchero, le espe- rienze durarono dal 3 giugno al 26 ottobre ottenendo, a quanto riferi- scono, un risultato pressoché nullo. Schloesing e Muntz ^ nello stesso anno operarono pressapoco come Grandeau, essi si servirono cioè di gabbie alte circa 2 metri, capaci di coprire diversi metri quadrati di terreno e queste gabbie venivano C(d- locate sopra campi di melica, e di altri cereali diversi, di barbabietole e di patate. Gli autori riferiscono che dalle loro esperienze non lisultano ' Ai.of. Dell' influenza dell' elettricità aliiwsferiea sulla ceijelazione delle inante Atti Accad. Gioeiiia Se. Nat. Catania, Serio 3, Voi. XVIII. 1884. — id. id. Malpighia, anno V. 1891. pag. IIC. ^ Giunti. Asione d eli' elett ridi à sulla fermeìitazionr. Rivista di ViticoHui-a- Enologia, Serie '2", anno YIII. Conegliano ISSI, pag. 525, ed Ann. Scuci. Por- tici 1888. ' Bradner unii Marker. Elektrisrhe Kultarcersuehe. Magdeburger Zeitung, n. 539. 1885. * ScHLOKSiSG und Muntz, in Coniptes Rendus .\cad. de France. Toni. C'IX, n. 9, pag. 345. — 28 — confermate le esperienze di Grandeau, percliè le piante cresciute sotto le gabbie, non avevano differenze con quelle cresciute senza gabbie; e pur ammettendo die le esperienze da loro fatte, non sono sufficienti per chiarire la questione, concludono col dire che l'influenza dell'elet- tricità sulla fissazione diretta dell'azoto nelle piante è ancora pro- blematica. Nel i8S8 Frccla'^ studia l'influenza dell'effluvio elettrico sullo svi- luppo dei vegetali aclorolìllici; egli opera sopra culture di PenkilUtnn fflaitcìtm, concludendo dai suoi esperimenti che se l'effluvio è debole non lia alcuna influenza sulla cultura, se è invece forte è pressoché letale. Berlìiclot ~ nel 1889 pubblica una nota intorno all'azione dell'elet- tricità sulla nitrificazione e dopo avere ricordato che secondo le espe- rienze da lui precedentemente eseguite, la maggior parte dei composti organici, sotto l'influenza dell'elettricità assorbono l'azoto libero a tem- peratura ordinaria, descrive sue ulteriori esperienze, nelle quali egli con della terra contenente i microbi propri del terreno riempi alcuni vasi e li mise sotto due campane di vetro a perfetta tenuta d'aria, indi elettrizzò i vasi contenuti sotto una campana e lasciò gli altri quali te- stimoni; il risnltato ottennio fu che nella terra dei vasi elettrizzati, vi fu aumento d'azoto, in confronto di quella che era nelle stesse condi- zioni ma non elettrizzata. Berthelot inoltre mantenendo le coudizioni delle esperienze precedenti fece alti'e ricerche servendosi di vegetali superiori ed anche in questo caso egli ebbe aumento d'azoto nei vasi elettrizzati, dovuto, secondo lui, in parte alle piante. Conclude l'autore col dire che l'aumento di azoto effettuatosi sotto l'influenza della vegetazione è stato costante- mente più grande nei "vasi elettrizzati che in quelli non elettrizzali e maggiore soito le campane che all'aria libera malgrado l'ineguaglianza d'illuminazione. La stessa conclusione ebbe con esperienze fatte sulla terra prov- vista dei suoi speciali microbi, ma mancante di vegetali superiori. E dall'insieme di questi fatti Berthelot conclude contrariamente a ' FiiEDA. SulV influenza del flusso ctctlrico netto sriliippo dei rer/rlati aito- rofittici. Staz. Agrarie 8perittientali ita). Voi. 14, pag. 32. Eoiria 18S8. ° Berthelot. Remarques xiir tes conditions oìt s'opere tu fixation ite Vazoic par tes teh-fs ari/itteiiscs. Coiiipt. Uoml. Se. Acad. Paris. Toni. CIX, n. 8. 1889, pag. 277. — Eecticvelies noiircttrs sur tu /i.ca/ion de t'azofc par ta terre ré'jétate. lìifliieiiee de réteciricilé id. id. pag. 281. — Sur ta flxation de t'azofe atmosplierigue id. n. 11, pag. 417. — id. id. n. 11, p.Tg. 419. — 29 — Scìtloesin;) col credere ad un'azione dell'elettricità propria ad attivare la fissazione dell'azoto nella terra e nei vegetali. Nello stesso anno A. Gantier ^ pubblica una nota nella quale comunica delle sue osservazioni fatte qualclie anno addietro sopra vegetali influenzati da una corrente elettrica. In alcuni vasi di fiori, situati sopra una veranda, egli aveva posto un certo numero di piante di melica, vecce, fagitioli ecc. Sulla terra di questi vasi alle due estre- mità dello stesso diametro, erano immersi i due poli di un circuito formato dalla riunione in serie di 1 a 3 elementi termo-elettrici Noe, d'intensità sensibilmente costante e la cui corrente è eguale all' in- circa a quella di una Bniisen. In altri vasi, simili ai precedenti egli, pose piante della stessa specie di quelle indicate e furono lasciati come testimoni; i vasi erano disposti nelle medesime condizioni esterne e cosi mantenuti durante mesi, continuando la corrente a passare giorno e notte. Le piante elettrizzate si sono sviluppate di più delle piante lasciate come testimonio. In capo a quattro o cinque settimane esse avevano una vegeta- zione molto vigorosa ed avevano un volume e peso quasi il doppio delle piante non elettrizzate. Pure nello stesso anno Bruttiiii- sottopone all'azione di effluvio elettrico diversi semi e piante e nulla ottenne di apprezzabile tanto sulla germinazione dei semi quanto sullo sviluppo ulteriore delle piante; aumentò l'intensità dell'effluvio, pose i semi e le piante, prima sotto campane ermeticamente chiuse, poi all'aria libera, ed anche questa volta non ottenne l'accrescimento accennato. Coltivò anche alcune iiiante sotto una gabbia isolante secondo il sistema Grcindcau, già da me de- scritto, e le confrontò con altre viventi in condizioni normali, ma anche in questo caso i risultati furono negativi. In conclusione, secondo l'au- tore, l'elettricità non accelera la germinazione, poiché quando l'efiSuvio elettrico non è molto forte, la sua azione non è apprezzabile; quando invece è intenso, le piante elettrizzate si sviluppano meno. L'elettricità atmosferica, secondo lui, non ha pure essa effetto sull'accrescimento delle piante sottoposte alla sua azione. Nello stesso anno Wan-en. " mise a germinare dei semi sopra due piatti di platino, uno elettrizzato positivamente, l'altro negativamente. ' A. Gautier. Bidiei'rìirA sur la fixation de l'azote. Iiifliieiice de Vel/'clriciie. Compt. Rt'nd. Acad. Sciencp. Tom, CIX, pag. 287. - Bruttini. Azione dell' eleU rie dà sui cef/efali; in Agricoltura Italiana, XV. Pisa 1889, pag. 441. =■ Warken H. W. The i-ff'cf of Volfaic EleeirieUy forards Germination. Cileni. News. Voi. 59, London 1889, pag. 174. — 30 — Egli notò clie dopo 24 ore incominciarono a germinare i semi posti nel piatto elettrizzato positivamente e dopo 3 giorni le piantine erano già alte, mentre quelle lìoste sopra il piatto elettrizzato negativamente erano appena nate. Speclinew^ l)Ubblica nel 1890 vari risultati dei suoi studi sull'in- fluenza dell'elettricità atmosferica ed artificiale sulla vegetazione. Egli ideò un'apparecchio molto simile s.\Y eletìrovegetometro del Bertholon, con- sistente in pali ben isolati, uniformemente ripartiti nel campo, sor- montati da corone metalliclie con punte dorate. Una rete di conduttori riuniva i diversi pali fra loro; in tal modo le colture si trovavano sor- montate da una rete caricata positivamente. Spechnew ottiene con tale metodo delle sovraproduzioni del 28 per 100 per la segala; .56 per 100 per il grano; 162 per 100 per Vace-ia; 55 per 100 per Vorzo; 25 per 100 per i piselli; 11 per 100 per le patate; 34 per 100 per il lino. Lo stesso autore inoltre esperimentò l'elettricità dinamica prodotta da placche di zinco e rame interrate in vario numero nelle colture ed esleriormente rilegate i)er dei conduttori, ed ottenne pure dei risultati favorevoli. Lemstròin - nello stesso anno intraprende delle espei'ienze sul me- desimo argomento, servendosi di macchine ad elettricità statica ed ot- tiene risultati favorevolissimi; ma delle ricerche del Lemsirom ne par- ki'ò diffusamente più innanzi, quando riporterò anche le esperienze fatte dallo stesso autore nell'anno 1902. Kronfeld nel 1891 pubblica una lettera" inedita di Alcvander von Humboldt scritta da questi nell'anno 1797-1798 e che tratta oltre che della respirazione vegetale, anche del comportamento della Mimosa pudica colTelettricità. Egli dice che le dne foglie della Mimosa die si trovano vicine ai poli elettrici divennero più sviluppate delle altre e ne dà un diseguo riprodotto dal Kromfeld. Da questo disegno risulta infatti una differenza di sviluppo assai grande. Il prof. Garolla^ pose dei vasi con eguale terra sotto cinque cam- ' Spechnew, in Lumière éloctrlque, 8 niars 1800, pag. 485 ed in LtiviNi G. Applicazione (hH't'lrttn'cità (ill'agfiroHiira. Accad. Agricol. Torino 1890 XXXIII, pag. 173. - Lemstroem. Olii eh'ktricitelrns iiìflytande pa vàxterna. Ilelsiiigf'ors, 1890, pag. 67. — E.rperiences sur ì'in/lucnfe do Véìectricilé sur le ré'jéieaux. Edit. Uni- versit. Helsiiigforsiensis 1890. " Kronfeld. Humboldt iibfr das '■Icltrisclie Verhaìten der Mimosa pudica tind iihcr Pflanzcn Athimna. Bot. Central B. 48, 1891, pag. 166, 1 fig. ' Garolla, in Pauliii, De l'infiuence de V électricilé sur la ré'jétation. Lyon 1892. — 31 — pane di vetro. Una campana fa lasciata come testimonio delle altre, nei vasi di due invece, immerse una lamina di zinco ed una lamina di rame riunite per un reoforo, in un'altra campana mise i vasi in comu- nicazione con due elementi Leclanché e fìurilmente i vasi dell'ultima in comunicazione con un solo elemento. Gai-olla constatò che nelle campane munite di lamine di zinco e rame riunite per un filo isolato vi passava una corrente sufficiente per essere " aensi'.ile alla lingua „ (!). Nei vasi di tutte le campane, furono seminati dei fyiselll ciie fiori- rono e fruttificarono. Diseccate le piante, dettero, secondo l'autore, le seguenti medie : Con pile Lcclanclié .... Semi gr. 7.40 Paglia 5.10 Elementi zinco, terra e rame . „ ,. 6.40 „ 5.00 Testimonio . „ ,. 7.25 „ 5.25 Dalle sue esperienze quindi risulterebbe che l'influenza dell'elet- tricità è stata inapprezzabile. Al contrario Lagrange nel 1S92 * fece i seguenti esperimenti otte- nendo risultati favorevolissimi: divise nn appezzamento di terreno in tre porzioni identiche per qualità di terreno, e per esposizione. Una fu coltivata a patate, ed in questa zona infisse delle placche di zinco e rame esternamente collegate con fili conduttori isolati con porcellana; un'altra porzione eguale di terreno la coltivò pure a patate senza in- fluire la piantagione con l'elettricità e la terza parte della terra la coltivò pure a patate, influenzandola però con elettricità atmosferica e servendosi per far ciò di tante piccole specie di parafulmini i quali sorpassavano la suiierficie del suolo soltanto di 50 centimetri. Essi erano formati da fili di ferro galvanizzati provvisti di punte. 11 raccolto del terzo appezzamento fu il più abbondante degli altri e maturò quin- dici giorni prima. Dal secondo appezzamento coltivato col metodo or- dinario vennero raccolti 80 chilogrammi di patate; il terzo ne dette 16.3 chilogrammi, ed il primo, col metodo dinamico, 60; in questo però i fiori e le foglie furono più precoci e più sviluppati. Nel 1892 Paidin - istituì numerose ed interessanti esperienze, sia elettrizzando semi, sia elettrizzando con elettricità atmosferica grandi estensioni di terreno per mezzo di un apparecchio che egli chiamò geomagnetifero molto simile aWeleftrovegelomefro del Bertholoii. ' Laorange. Ekcfro-Citllure in Gardeners Chroniele, voi. XI, p. 42, 1892, «d in Bull. Soc. bol^e d'Electriciens. 1892. ^ PauIìIN. De riiìfìui'Hce (Véledrkité sur la i-égélntion. Montbrison, 1892. — 32 — Per elettrizzare i semi egli si servi di recipienti di vetro ricoperti all'esterno di stagnola, nell'interno dei quali penetrava, attraverso un tappo di sughero, un grosso filo di rame che si poteva niettere in con- tatto con uno dei poli di una macchina Bcrtsch. Ponendo nelF interno del recipiente i semi da studiare, li elettrizzava di ora in ora, fa- cendo variare il tempo a seconda della natura dei semi stessi, Per esempio per quelli piccoli, (come i semi delle rape, spinaci, insalata), il Paulin elettrizzava i vasi 12 volte durante un giorno, per quelli dei cereali li elettrizzava 24 volte durante due giorni e per quelli degli alberi fruttiferi o da foresta, da tre ad 8 giorni. I semi erano inu- miditi e seminati appena era finita l'elettrizzazione; usando questo processo, il Paitlin asserisce di avere ottenuto il germogliamento di semi d'alberi raccolti da 20 anni e che seminati nelle condizioni or- dinarie non era stato possibile farli nascere. Egli inoltre prese dei semi di vari alberi raccolti da 20 anni e li divise iti tre serie; quelli delia prima li seminò senza elettrizzarli; quelli della seconda fu- rono assoggettati all'influenza dell'elettricità per due giorni prima di essere seminati; infine quelli della terza serie furono seminati senza preparazione, ma in seguito la terra di questo vaso fu elet- trizzata, durante 15 giorni, un'ora al giorno. I semi della prima e della seconda serie non nacquero, e dopo 5 mesi furono trovati marci, mentre quelli della terza germogliarono in capo a 15 giorni. Per le sue ricerche coU'elettricità atmosferica, il Pmdin si servì del cosidetto palo geomagnetifero che consiste in un antenna provvista all'apice di un fusto metallico terminato da un pennacchio di rame. Dei fili di ferro partono in seguito dal fusto e si ramificano nel suolo. Egli calcolò che bastano 4 geomagnettferi per ettaro. Le ricerche con questo apparato furono controllate e ripetute in varie regioni ottenendo risultati buoni. Così un campo di patate di 32 metri quadrati di estensione, provvisto di un geomagneiìfero. produsse 90 chilogrammi contro 61 chilogrammi prodotto in altri 33 metri qua- drati dello stesso terreno non elettrizzato. Delle vigne a Notag dettero delle uve ricchissime di zucchero e mo.sto, e la maturazione ne fu vantaggiata. Delle esperienze fatte sempre con pali Paulin a Vals sopra campi di spinaci, dettero una sovra pro- duzione di 24.400 chilogr. contro 19.700 chilogr., in una superficie di metri quadrati 5.40, e di 13.200 chilogr. contro 10.400 sopra un'altra zona della superfice di metri quadrati 2.2. Una cultura di barbabietole ad Orchies diede una sovra produzione del 9 per 100. Il signor Pnwt di Moirat testifica che dopo l'impiego del palo geomagiìeti/ero Paulin, le patate germogliarono prima e dettero delle — 33 — eccedenze di raccolto del 50 per 100. Le stesse sovraproduzioni si ebbero per le fave e piselli; così pure si attesta che i fichi e la vite hanno perfettamente maturato i loro frutti malgrado il clima freddo di CUfton. A Cristiania da Lii/ienscloss è stato constatato qualche tempo dopo (nel 1894) usando il geomagnctifero Pauliit un aumento di 11.25 per 100 in peso e 3 per 100 in fecola. Altri risultati poi favorevoli al metodo Paulin sono stati ottenuti a Brono in Norvegia. Infine ad Outre- mont presso Montreal al Canada, Wattiez collo stesso appareccliio, ot- tenne una maturità anticipata di 15 giorni in colture di pomidoro in confronto alle coltivazioni della stessa specie non influenzate dall'elet- tricità. Interessante per le conclusioni del mio lavoro è l' analisi ufiìciale fatta dal Laboratorio chimico municipale di Saint-Eiienne dei tuberi di patate influenzate coli' apparecchio Paulin, in confronto di quelli di pa- tate cresciute nello stesso terreno ma non elettrizzate. Il risultato fi- nale delle analisi è il seguente: Per 100 Tuberi di pian'te non Tuljcri dì piante elettrizzate filettrizzate Acqua 78.60 76.20 Ceneri C/,, sopra il residuo a 100) 5.01 5.30 Azoto , 1.08 1.06 Amido 15.34 17.80 Pure nel 1892 Cìiodat^ pubblica una memoria nella quale riporta delle osservazioni da lui fatte sul movimento delle foglie di Oxalis e di Mimosa pudica sotto l'influenza dell'elettricità ed anche dei risultati ottenuti influenzando con elettricità statica delle piante di pisello. Egli conclude che tale elettricità ha una influenza acceleratrice sulla germi- nazione, che i germogli e le foglie elettrizzate diventano più larghe di quelle cresciute in condizioni normali. Nello stesso anno Mae Leod - ottiene buon effetto sull'accrescimento, influenzando delle culture di piante con correnti elettriche. Leicester ^ sperimentò sopra piante fatte vegetare entro casse, il cui terreno era limitato da due lamiere, una di zinco e l'altra di rame ed ' Chodat. Quelques fffefs iIp Vélrctriritc siafiquc Sìcr hi réfféfation, in Ar- cliives des Sciences physiques et naturelles, toni. XXVIII. 1892. ^ Mao Leod. Tlir cffect of mirrcnt /■Jecfririlìj tipoii plant-tjrouth ; fiirtlier experimenls. Tr. N. Zeal. f. 1893. XXVI, 1894, pag. 463. ^ Leicester. Cliom. Centralbl. 1892, n. 11. Atti lìeU'Iat. Bot. dell' Università di Pavia — Serie II — Voi. XIII. 3 — 3-i — osservò che in tali casse semi e piante crescono più velocemente che nelle casse di controllo senza lastre di metallo. Inumidendo poi il terreno con dell'acido acetico diluitissimo, egli dice di avere avnto un aumento di accrescimento nella cassa con lastre di metallo, nessun aumento nelle casse di controllo. Egli crede che ciò avvenga pel passaggio di maggior corrente elettrica per la presenza dell' acido. Warner^ durante glijanni 1903-1905, alla stazione sperimentale di Massachusseits, esperimentò le correnti alternate sopra l'accrescimento delle leguminose, ma i suoi risultati non gli pei'misero di trarne una sicura conclusione. Pabst - nel 1895 in seguito ad esperienze fatte in collaborazione con Diiììiont conferma le ricerche dell'-l/o/ e constata a sua volta che l'elettricità atmosferica ha un'azione favorevole sull'accrescimento delle piante e che l'elettricità terrestre esercita un'azione principalmente favorevole sopra la germinazione. Alai ^ nel 1895 torna ad occuparsi dell' argomento e riporta in una seconda memoria il risultato di esperimenti da lui fatti in proposito, nei quali egli mise a vegetare un egual numero di semi di granoturco e fave in tre casse distinte riempite della stessa qualità e quantità di terra. La prima cassa venne isolata dal suolo per mezzo di grossi pezzi di zolfo e fu contornata da sei parafulmini alti 3 metri, uniti con filo, messi a distanza di un metro fra loro ed isolati dalla cassa. Il loro uf- ficio doveva essere quello di difendere dall'elettricità atmosferica le colture fatte in detto cassone. La seconda cassa era anch' essa mnnita di 6 parafulmini, però que- sti erano infìtti entro il terreno della cassa stessa ed erano in comu- nicazione fra loro ; in tal modo lo scambio elettrico avveniva fra l'at- mosfera ed il terreno nel quale vegetavano le piante, ma queste non prendevano parte a tale scambio. ' Warner. The rff'cH of clertrifili/ on veijetahles. Gardners' ChroniclG IT, III serie, 1895, pag. 14. — Elcrirk-iln in (i;/rtcii!furc. Haclit Experiui Stat. Massachusetts. 1892. ^ Pabst. Eh-dricité ai/rtcoìe. Nancy, 1894. — Elcrfrìcitut litui Pflamenicaclist Km. Bied. Cent. A^:rie. Cheui. 1895, XXIV, pag. 250. — New Electro-CHÌttiral E.r-pcriment. Garden. Chronicle. Maasachussets 30. 1895, pag. 897. — La coliiruzionc fh'tfn'ni, in Elettricità, ii. 24, febbraio 1895. " Aloi. DclVinflnema dell' elettricità atmosferica sulla vegetazione delle piante, in Bull. Soc. bot. italiana. 1895, pag. 188. — 35 — La terza cassa fu lasciata nelle condizioni ordinarie affinchè lo scambio elettrico fra l'atmosfera ed il terreno avvenisse a mezzo del- l'apparato vegetativo delle piante che in esso erano state seminate. Finite le esperienze risultò che lo sviluppo vegetativo e la fruttifica- zione raggiunsero il massimo grado nella terza cassa, il medio nella seconda ed il minimo nella prima. L'autore conclude che là dove lo scambio elettrico fra l'aria ed il terreno si compie, attraverso l'organismo vegetale, lo sviluppo delle piante si trova in condizioni migliori. Tolomei^ nel 189(3 pubblicò una memoria suU' azione dell'elettricità sulla germinazione. Egli ripete l'esperienze del .Bn(<^/«i e dello Spich- new, e per le sue osservazioni si serve soltanto dei semi situati nella parte centrale delle due lamine elettrizzate, cioè non tiene conto dei semi posti immediatamente in contatto colle lamine, e qnesto per es- sere certo che i semi non risentano l'azione dei ''prodotti polari del- l'elettrolisi „, e ne conclude che la corrente esercita un'azione favore- vole allo sviluppo de' semi, azione che si manifesta con nna diminuzione nella durata della germinazione. Trovò pure che se si oltrepassano certi limiti nelle costanti di tale corrente (limite proprio per ciascuna spe- cie), l'azione di essa diviene contraria allo sviluppo dei semi, e questo si luanifesta con una maggior durata nella germinazione ed anche colla distruzione della facoltà gei-miuativa. Dalle sue esperienze risulta pure che i semi della parte centrale nascono sempre prima di quelli posti in prossimità delle lastre. Il Tuloniei è stato il primo ad esperimentare le correnti ad alta frequenza sopra la germinazione dei semi; l'apparecchio da lui usato è analogo a quello che il D'Arsonval ha adoperato jìer i suoi studi sulle correnti ad alta frequenza. L'intensità della corrente era di circa 0,50 atmosfere e la frequenza era di 200,000 oscillazioni al secondo. I semi erano posti in nn tubo cilindrico di vetro e la corrente veniva fatta passare per mezzo di due laminette di platino poste in contatto di essi ed in comunicazione coi due fili che partivano dagli estremi del sole- noide. Risultò che le correnti ad alta frequenza esercitano un' azione molto nociva sulla vitalità dei semi e che tale azione ha una intensità variabile per le singole specie. ' ToLOMEi G. Azione dett' eirti rie Uà sulla r/erminazioiie. Nota I; Accad. Liii- ci-i, serie Y, voi. 7, pag. 177. — Azione deU'elMricità sulla jro}it;/s-foniìa{/(i, in Ofversigt af Kong!. Vetenskaps Akademieiis. Forhandlin- gar. Stokholni. 1898, n. 8. " Stone. The infliience of elertricilij iipon lìlaiits, in Botan. Gazetto Univer- sity. Chicago, 1899, pag. 123-XXVII. ■' NoEKEWiTSCH YoDDO, In Guarini. U Etat aciui-ìle di' réld-trocii/tiire. Revue scientifiquo. Paris, ag. 1903. — so- le iiiante da frutto, dove la produzione si è talvolta elevata da 312 a 525 chilogrammi. GkjlioU^ nel 1901 pubblica risultati di sue ricerche ed osserva- zioni durate 6 anni. Esperimentando l'elettricità atmosferica, si serve, per raccoglierla e distribuirla, di pali sistema FauUn (vedi pag. 31); le culture speri- mentali le fece sopra sette aiuole in ditferenti parti del campo, e sopra una superficie di mq. 303.50; tutte le aiuole furono egualmente conci- mate con stallatico cavallino nella proporzione usata per le aiuole con- cimate con solo stallatico, ma senza azione elettrica. Ed ottenne che, a parità di concimazione con stallatico, l'elettricità atmosferica induce un aumento di 65 chilogrammi di grano per ettaro, nel risultato com- plessivo. E nel caso massimo di una sola aiuola, questo aumento toccò i 280 chilogrammi di grano e 940 chilogrammi di i)aglia per ettaro. La produzione massima, con la sola concimazione di stallatico, si trova al disotto della produzione avuta coll'azioue dell'elettricità at- mosferica. Per esperimentare l'elettricità voltaica, il GiglioU si serve del me- todo di Spechnew (vedi pagina 30) ed opera sopra due aiuole state con- cimate, come le precedenti, con stallatico cavallino ed anche in questo caso ottiene risultati che dimostrano in modo evidente l'azione stinio- latrice della lieve corrente elettrica sopra lo sviluppo del frumento. Egli però nota che coll'elettricità atmosferica è giunto ad ottenere produzioni di 16-17 e persino 18-22 ettolitri per ettaro; produzioni tutte superiori a quelle ottenute colla coltura elettrica voltaica. Il GujlioU fa poi quest'altra esperienza che ha molto valore per le conclusioni delle mie ricerche. Egli, in un appezzamento di terreno che coltiva a grano, pone un palo Pauliu, che, come è noto, si carica di elettricità atmosferica e questa viene condotta e distribuita come nelle altre esperienze simili, in un reticolato metallico. Ma differentemente dalle altre prove, questo reticolato metallico, invece di trovarsi sopra terra, ad una quindicina di centimetri dal suolo, si trova sottoterra ad una profondità di circa 50 centimetri. I fili sotterranei sono disposti longitudinalmente nell'aiuola e l'azione elettrica ciie si anderà scari- cando dalla rete sotterranea dovrà agire sulla composizione del terreno, oppure potrà direttamente stimolare io sviluppo radicale delle piante in esperimento. Le aiuole furono concimate nello stesso modo con per- fosfato, solfato ammoniaco e nitrato di soda. ' GiGi.ioi.T. Cidtìira del friiuiciifo, ISO'.I; Cidixia clilirini. in Annali Scuola ajiricoltura di Portici, sfric II, voi. Il, lilOl. — iO — L'autore ottenne questi risultati: (ir;ino Pafrlia Pule Aiuola con elettricità. . Kg. 1202 2960 5157 senza elettricità. „ 1208 2845 5161 11 Giglioli quindi conclude che in questo caso l'elettricità non ha avuto un'azione stimolatrice sulla cultura. Nel 1902 Leiìisfront ' rende inibblico il risultato di numerose ed importantissime esperienze fatte da lui in Finlandia. Ricerche eseguite, sia in laboratorio, quanto su vaste estensioni di terreno e con svariate colture. Egli si serve di macchine ad influenza di Hollz e di un nuovo tiiio di macchina ad influenza die porta il suo nome e che avrebbe il van- taggio sulle altre di fornire, a basso prezzo, maggior quantità di elet- tricità. Con tali macchine elettrizza dei reticolati metallici isolati dal terreno sotto cui vegetano le piante. Egli ottiene subito dei risultati fa- vorevolissimi, per esempio, ecco qualche dato da lui pubblicato: Per 100 Barbabietole elettrizzate hanno prodotto in più il 107.2 Patate „ „ „ 76.2 Barbabietole rosse . „ „ „ 65.3 Eadicchio .... „ „ „ 59.1 Pastinaca .... „ „ „ 54.5 Secondo il Leiiistrom, il miniminii del vantaggio si può calcolare, nei terreni di qualità mediocre, non inferiore in media al 45 per cento. Conclude pure che la proporzione nella quale lo sviluppo si accresce è altrettanto più elevata quanto più il suolo è meglio lavorato e con- cimato. Alcune specie di piante non sopportano il trattamento dell'elettri- cità se non le si bagnano, ma se al contrario si irrorano, la loro so- vraproduzione raggiunge una proporzione molto elevata. Il Lemstròm trova pure che durante il " forte calore solare Velettri- ' cita è nociva alla massima parte delle piante; „ probabilmente a tutte. In modo che, per ottenere dei buoni risultati, bisogna " quaìido vi è del sole, interrompere il trattamento a mezzogiorno „. Candiolo e Biiccolini- nel 1903 rendono pubblici dei risultati di ' Lemstrì'iM. Eh'ldroli-utturf Erìdilmn'i der Ernte-Ertrùr/e atlcr Kiilfìjer^ ammettono che le piante opportunamente elet- trizzate crescono maggiormente delle altre, perchè in queste si produce un'ascensione più veloce della linfa. Bert/iolon -, cosi pure Panlin ^ ammettono identica azione dell'elet- tricità Sui vegetali e considerano tale energia necessarissima alle piante quanto l'acqua e l'aria. Nolte f^ occupandosi dell'influenza delTelettricità sulla velocità di scolo dei liquidi attraverso i tubi capillari e sopi'a il disseccamento di varie sostanze, ripete le esperienze di lìoze, sopra il passaggio del- l'acqua attraverso orifizi stretti e sopra modificazioni che subisce sotto l'influenza dell'elettricità, e crede vi debba essere qualche punto di contatto fra i movimenti dei liquidi nei tubi cai)illari e le espe- rienze di Mamhran ed intraprende anzi a tale scopo una serie di esperienze sulla disseccazione dei frutti, delle piante in accrescimento, di spugne metalliche, che dopo essere state pesate furono elettrizzate per 4 0 5 ore e poi ripesate di nuovo, ed egli trova costantemente che l'elettricità attiva l'evaporazione. Lemstroem ■' anch'esso crede che il benefico effetto della elettricità sia dovuto all'ascensione più rapida del succo, tale eccitamento elet- trico attivando l'osmosi, e facendo salire il succo con maggior forza nei vari tessuti. Questa sua opinione la comprova con una semplice esperienza : Egli prende un piccolo tubo capillare, lo immerge in un vaso pieno d'acqua e lo mette in comunicazione continua col suolo; al di sotto del tubo capillare attacca nna fine punta metallica legata al polo negativo di una macchina ad influenza, ed appena questa fun- ' Chodat e Le Royer. Action de l'clectricilé ftitr raccroissemenl des plantes. Arch. de Se. Phys. et Nat. — Genève, p. 27, 1892. ° Bkutholon (I. e, pag. 16). ' Paulin (1. e, pag. ;ì1). ■* NOLLET (1. e, paji'. 14). •'' Lemstroem S. JJeher das Verhalten dei- Fiiissigl'citen in capilhirrolu-en. ttntcr Einlìiifn eines d. Ln/'t.sfromes in Drudcs Ann. der Pliysik. 5 Bd. pag. T21I anno l'.JUl. — On flie Stale of liquids iti Ctip- tnbes under infuence of d. dir-ciir- rentes. in OiVersigt of Finska. Vet Soc. Folirn. Bd. XLIII, 1!)01. — 45 — zinna, si constata la formazione di goccioline d'acqua nella parte supe- riore del tubo. L'acqua dunque sale lungo le pareti del tubo capillare. Lo stesso fenomeno, secondo Lemstroem si deve ripetere nei vasi capillari della pianta quando è sottomessa alla corrente elettrica cioè deve produrre un aumento ili energia che facilita la circolazione del succo. Tolomei', studiando l'influenza dell'elettricità sul germogliamento dei semi, dimostra, colle sue esperienze, clie il passaggio della cor- rente elettrica rende più attivo l'assorbimento dei liquidi per parte dei semi e quindi diminuisce la durata del germogliamento e come conseguenza di questo più rapido assorbimento ne dovrebbe natural- mente venire, quella della trasformazione in più breve tempo delle .so- stanze che costituiscono il seme. BertJielot- invece, avendo colle sue celebri esperienze provato che stabilendo fra l'atmosfera ed il suolo nudo o ricoperto di vegetazione una differenza di potenziale qualunque, si attiva fortemente la assimi- lazione dell'azoto per opera dei microbi del suolo, ammette che l'elet- tricità favorisce l'accrescimento dei vegetali perchè resta favorita l'as- similazione dell'azoto e difatti fa notare che le piante elettrizzate presentano caratteri propri ai vegetali riccamente provvisti di nutri- mento azotato, cioè sviluppo abbondante, accentuamento della colorazione delle foglie e maturanza ritardata. Spechieir" crede che la scarica lenta di elettricità statica facilita alle piante l'assimilazione dell'azoto atmosferico. Asa S. Kimueìj '^ crede che il benefico effetto deirelettricità devesi attribuire a diverse cause, fra le quali cita la favorita trasformazione chi- mica degli albuminoidi, inoltre fa osservare che l'elettrizzazione dei tessuti è probabilmente accompagnata da fenomeni d'elettrolisi e quindi da decomposizione dell'acqua in ossigeno ed idrogeno, e l'ossigeno così prodotto favorirà la respirazione della piantina. Asa S. Kimney crede che la germinazione dei semi possa essere vantaggiata anche dal fatto che l'elettricità, per il passaggio attraverso una resistenza, deve svi- luppare un calore che è vantaggioso allo sviluppo del germe. ' ToLO.MEi (1. e. a pag. .85). - Beethelot. Sur les conditions de mise en acticité chimique de l'éhctricité silencieuse. Compt. Rend. Scieuc, voi. 131, p. 772; 1900. — Remarques sur ics conditions ou s'opère la fixation de l'azote par les terres arrjilleuses. Compt. Rend. Acad. Se, toni. CIX, 1889, pag. 277; toni. CIX, pag. 28 e toni. CIX, pag. 417-419. ^ Specknew (1. e. a pag. 30\ ■* Asa S. KI.TINET (1. e. a pag. 37). — 46 — GiglioU^, nel caso dell'applicazione dell'ettricità voltaica, crede che f|iiesl'energia, fatta agire mediante una coppia di zinco e rame, entro la quale trovasi contenuto il terreno in coltura, abbia un'azione di una lenta elettrolisi, mercè la quale vengono lievemente stimolati i processi di decomposizione nelle particelle minerali ed organiclie che costitui- scono il suolo. Questa elettrolisi dovrebbe, secondo lui, render più fa- cilmente disponibili per le piante, i fosfati, i sali potassici e gli altri alimenti minerali, agevolando il loro pronto assorbimento nelle radici, come pure potrebbe avere anche azione stimolatrice sullo sviluppo delle radici, specialmente sul rapido rigenerarsi dei peli assorbenti e della superficie assorbente presso le estremità radicali, le quali sempre cre- scendo, vanno esplorando successivamente nuove porzioni di terreno. Come pure egli crede che la corrente elettrica possa esercitare la sua azione stimolatrice anche sui microorganismi del terreno. In quanto all'elettricità atmosferica, il GiglioU crede che con tutta probabilità essa agisca in modo piii diretto sulle piante, stimolando in esse una più attiva alimentazione ed un più rapido accrescimento. Il detto Autore scrive in proposito: - " Non è improbabile che l'elettricità riunendo la sua azione a quella della luce, intensifichi il lavorìo chi- mico che ha luogo nelle foglie verdi, coll'indurre una più l'apida pro- duzione di composti aldeidici, acceleri non solo una più sollecita ridu- zione dei nitrati che attraverso le radici arrivano alle foglie, ma renda possibile anche la diretta combinazione dei composti aldeidici (tanto facili a trasportarsi e combinarsi) coll'azoto libero atmosferico „. Ora che ho riportato le varie principali ipotesi emesse su tale argomento, descriverò le esperier.ze da me fatte allo scopo di meglio dilucidare la questione dell'influenza esercitata dall'elettricità sulla ve- getazione in generale e più particolarmente in questa prima parte delle mie ricerche tratterò sulla sua azione in rapporto all'assimilazione clorofilliana. ' GiGLioLi I. Cultura del frumenlo, 1899 000. — Cidlura ehttrica in Ann. Scuola Sup. Portici, 1901. " Gigi, IOLI (1. e. a pag. 67). — 47 CAPITOLO V. Esperienze sull'influenza dell'eleUncità sulla fotosintesi clorofilliana. Il Thouvenin, come ho già detto precedentemente (v. Gap. Ili, pag. 36) lia fatto esperienze sull'influenza dell'elettricità sulla assimilazione del C, ed è l'unico Autore che finora si sia occa])ato direttamente e sperimen- talmente della questione. Egli però si è limitato a studiare l'azione dell'elettricità soltanto sulle piante acquaticiie ed ha studiato non i composti derivati da tali sintesi ma nnicamente il rapporto fra l'emissione di ossigeno delle piante opportunamente elettrizzate e quelle che non lo erano. Il metodo da lui usato lascia luogo, come l'Autore stesso fa osser- vare, a due gravi obbiezioni e cioè: die avendo fatto agire la corrente elettrica direttamente sul protoplasma delle piante immerse in acqua, lo sviluppo maggiore di ossigeno nelle piante elettrizzate, potrebbe es- sere causato da elettrolisi anziché da decomposizione di biossido di carbonio; iu secondo luogo la corrente elettrica potrebbe decomporre l'acido carbonico (CH^O"') che trovasi nelle cellule e dare sviluppo anche di ossigeno indipendentemente dall'assimilazione clorofilliana. C H- O' = C 0- + 0 + H-. È vero clie il Thouvenin per eliminare queste obbiezioni aggiunge del cloroformio all'acqua in cui stanno le piante elettrizzate esposte al sole e trova che l'emissione di ossigeno non avviene più, mentre la pioduzione ricompare quando non vi è più il cloroformio, ma tale espe- rienza a me pare non sia del tutto persuasiva, perchè l' aggiunta di nn tale energico agente chimico può avere non solo influenza ane- stetica sull'organismo del vegetale, ma anche impedire o disturbare il meccanismo delle combinazioni chimiche. E colla presenza del cloro- formio si aveva la stessa intensità di con ente ? Tutto farebbe supporre il contrario. Oltre a ciò poi il modo di disporre l'esperienza, com'è da lui de- scritta (v. fig. 1, pag. 36), non mi pare sia il più adatto per far passare attravei'so i lembi fogliari nna corrente elettrica. Per tali ragioni, in queste mie sottoriportate esperienze sull'influenza dell'elettricità sull'assimilazione clorofilliana, ho operato, oltre che su piante acquatiche, anche sopra vegetali non acquatici per poter gene- ralizzare le osservazioni su tutte le piante verdi, ed invece di analiz- — 48 — zare i gas emessi dai vegetali influenzati ila conente elettrica Iio preso in esame i primi composti derivati dall'assimilazione clorofilliana, ap- [ìunto perchè, fra l'altro, i gas potrebbero svolgersi per l'energia elet- trica indipendentemente dall'assimilazione del carbonio. Non lio preso in considerazione le sostanze aldeidiche perchè, a causa della loro instabilità, la determinazione comparativa sarebbe stata impossibile od incerta; ho invece studiato la formazione dell'amido la cui ricerca renderà molto facili e piìi sicuri i risultati delle esperienze. È evidente che se l'amido, prodotto indiscusso di assimilazione del car- bonio, si forma più abbondantemente negli organi assimilatori dei ve- getali elettrizzati, precedentemente privi d'amido, che non in organi simili della stessa specie di piante non elettrizzate, ne deriva che quelle hanno assimilato più carbonio di queste ultime. La determinazione quantitativa dell'amido contenuto negli organi as- similatori costituisce, secondo me, il metodo più esatto di misunizione della intensità di assimilazione clorofilliana. Molti autori hanno stabilito l'intensità basandosi sopra analisi di aria confinata, nella quale erano stati costretti a vegetare gli organi in esame. Ora esperienze fatte con tale metodo non possono avere che un valore relativo, poiché un organo vegetale vivo rinchiuso entro un re- cipiente, dopo poco ha cambiato in modo assai profondo la costituzione di codesta atmosfera e non si potrà più dire che egli alla fine dell'espe- rienza si trovava nelle condizioni d'ambiente in cui era all'inizio. Come pure non si potrà, operando in tali condizioni, confrontare l'assimilazione di due foglie, nel caso che una respiri od assimili più dell'altra, poiché nel recipiente dove è rinchiuso l'organo che assimila di più, esso avrà a sua disposizione molto meno biossido di carbonio che l'altro e quindi C 0" il rapporto risulta non conforme a quello che dovrebbe essere. Un altro metodo che jiure è stato usato da diversi autori e che con- siste nel misurare l'intensità d'assimilazione dalla quantità di bolle di gas sviluppate da un organo immerso in acqua, dà origine a tante cause d'errore e cosi evidenti che credo superfluo il discuterlo. Invece, se noi in codesti organi determiniamo quantitativamente l'amido in essi contenuto, potremo operare in condizioni normali, ed avremo risultati che ci permetteranno di dedurre conclusioni veramente attendibili. La massima parte dei vari metodi noti di determinazione quanti- tativa dell'amido, non sono applicabili alle ricerche ttt fisiologia vegetale; anzi, a mio avviso, uno solo è quello che veramente si dimostra pratico ed esatto. — 49 — L'osservazione diretta a mezzo del microscopio dei granuli d'amido colorati con jodio, contenuti negli oi'gani in esanìe, come ben si com- prende, è allatto soggettiva, può essere alterata da moltissime cause, ([uiiidi è inservibile. J. Snclis nelle sue ricerche sull'assimilazione ', per determinare quantitativamente l'amido formatosi durante tale fenomeno, tagliava dai lembi fogliari, porzioni determinate, che subito uccideva con vapore di acqua bollente ; seccava, polverizzava e dal peso comparativo della pol- vere di nota porzione di foglia tenuta all'oscuro, con quella di foglia tenuta alla luce, stabiliva la quantità d'amido formatosi nel giorno. A proposito di questo metodo, L. .lost " osserva che un tale processo non dà che il peso di una parte soltanto dell'assimilato, poiché la pianta durante l'assimilazione respira, e durante la respirazione dà luogo ad una sensibile perdita di sostanza organica. Questo appunto però a me non sembra giusto, poiché Jost non consi- dera che Saclis operava in confronto e che tanto le foglie tenute alla luce (}uanto quelle al buio, respiravano presumibilmente colla stessa intensità e quindi erano soggette alla stessa perdita in peso di sostanza organica. SacIis, per impedire che le sostanze assimilate appena formatesi emigrassero dalla foglia e sfuggissero alla sua determinazione, prese in esame foglie recise prive d'amido che immerse col picciuolo in acqua; ma anche così facendo, si cade nell'altra giusta obbiezione di Jost e cioè: che a cau.sa del ristagno della sostanza assimilata, la decomposi- zione del C 0- debba essere in parte anche ostacolata. Ma secondo me, la più grave causa d'errore é data dai ritagli del lembo di determinata superfìcie; infatti io ho provato a far ciò ripetutamente e la bilancia mi ha quasi sempre accusato differenze di peso secco, spesso con.siderevoli, le cui cause possono essere dovute a varie ragioni. L'altro metodo pure proposto dal Sachs che consiste nel decolorare la foglia e poi trattarla con tintura di jodio, e dalla maggiore o minore intensità di colorazione stabilire la maggiore o minore quantità d'amido in essa contenuto,, serve unicamente per ricerche grossolane e più che altro per vedere se la foglia ha assimilato od è rimasta inerte. In una mia nota preliminare {iwWiniiienza delfcletti-kità suirassimi- lazione clorofilliana' annunciavo, fra gli altri metodi, che mi proponevo ' J. Sachs. Gesamm. Ahliandlungen iiher Pfl(inzen-Ph>/swlooic, 1" Band-, pag. 372. - L. Jost. Vorles. Pflanzen-Physiolonie. Jena, 1004, pag. 13',). ' Bullettino Società Bot. Italiana, 1905 in Ronilic. Istituto Lomb. 190.5, ed in Atti Istituto Bot. di Pavia, 190.J, voi. XI. Alli (ìeirisl. Dot. dell' Università di Pavia — Serie II — Voi. XIII. ■» — so- di usare, per detenninare la quantità d'amido contenuto in una foglia e quindi l'intensità d'assimilazione, anche i due seguenti, che l'espe- rienza successiva ha dimostrato inesatti. Uno consisteva nel trattare le foglie con jodio secondo il metodo Sachs- porre i lembi così trattati fra due lastre di vetro trasparente, al disotto delle quali si distendeva un foglio di carta sensibile al ci- trato d'argento, rinchiudere il tutto in un torchietto usuale da positive, ed esporre le foglie in esso contenute al sole nelle medesime condi- zioni e per un tempo eguale. La differenza in quantità d'amido veniva determinata e dalla dif- ferenza di tono del colore e dalie varie parli più o meno intensamente colorate. Questo metodo a tuttaprima mi aveva dato risultati relativamente discreti, la pratica perù presto mi ha dimostrato che deve essere asso- lutamente abbandonato; sia perchè le differenze piccole non sono rese manifeste, sia perchè il colore azzurro del joduro d'amido non influisce adeguatamente sulla sensibilità della carta fotografica. L'altro da me annunciato consisteva nel colorare l'estratto conte- nente l'amido della foglia con jodio e poi determinarne la quantità col colorimetro Dubosq; alcuni risultati mi parvero buoni, ma l'esperienza successiva mi ha dimostrato che questo metodo non era esatto, perchè altre sostanze contenute nel succo agiscono sul jodio. Cosi pure dicasi per il metodo analogo proposto da Girard ^ e per quelli di Deunstadt e Voùjtlander - e di With- ^ basati tutti sopra colo- razione del liquido in esame con soluzione di jodio in K J al 2 % e relativo confronto con soluzioni conosciute di amido puro. Il metodo di Ashotli^ fondato sopra la precipitazione dell'amido colla barite e titolazione dell'eccesso di barite, come hanno dimostrato Liiìier-' e Sei/ferf' non è usabile per l'incostanza dei risultati e perchè non è necessaria la sola presenza dell'amido per ottenere detta pre- cipitazione. La pesata diretta, secondo il metodo di Lindet ', potrà forse essere usata praticamente a scopo industriale, ma per esperienze scientifiche non serve assolutamente, perchè attraverso la tela passano sostanze ' GiBARD. Coinpt. lleiid. Acad. Paris, toni. CIV, 1887, pag. 1629. - Deunstadt o Voigtlander. Jahresb. Agrik. Chem. 1885, pag. C27. " II. WiTTE. Chem. Centi-., 1903, Band. II, pag. 528. ■' AsBOTii. Jahresb. angew. Chem., 1888. ^ LiTNER. Zeitschr. angew. Chem. 1888, pag. 832. * Seyeeet. Zeitschr. angew. Chem. 1888, pag. 126. ' Lindet. Chem. Centr. lOol, Band. II, 1322. — 51 — estranee le cui dimensioni non sono maggiori di quelle dei granuli di amido e ciie vanno invece ad aumentare il peso della determinazione. Bandry propone di aggiungere dell'acido salicilico all'estratto acquoso contenente l'amido che si vuole determinare, di fare bollire, di filtrare e di polverizzare in un tubo di 40 cm.; secondo Baudnj il potere ro- tatorio dell'amido solubile è (2) D = 202°, 66 alla temp. 15»— 18°. Questo metodo, come pure quello di Guichard ', per pressione ^, quello di Eeinelce coli' acido lattico e tutti quelli che si servono della pola- lizzazione per il dosaggio dell'amido, sono soggetti a gravi errori, nes- suno dà risultati sicuri e sono inapplicabili a liquidi colorati e complessi, quali sono quelli costituiti da succhi verdi di vegetali. Le numerose determinazioni fatte per queste ricerche, mi hanno dimostrato che il miglior metodo è quello di saccarificare l'amido e ri- salire poi alla quantità di esso dal glucosio determinato con reattivo cuprn-alcalino. Ma anche in questo caso, tanto la saccarificazione del- l'amido, quanto il dosaggio del glucosio, devono essere circondati da numerose cautele insegnate dalla pratica, senza delle quali si va certo incontro ad errori non piccoli. Diversi modi si conoscono di saccarificazione dell'amido; qual'è per queste ricerche il più conveniente? L'inversione operata dalla diastasi' quando questa è preparata di fresco ed usata in quantità conveniente è preferibile al metodo di inversione operata cogli acidi; il processo è però assai più lungo e complesso. Non tutti gli acidi inoltre proposti dai v;.ri autori servono egual- mente bene, le esperienze fatte in proposito, mi hanno dimostrato che l'acido che meglio conviene per invertire è l'acido solforico diluitissimo. Lioltre, siccome una delle principali cause d'errore nella determi- nazione dell'amido sta nella difiìcoltà di trasformarlo completamente in prodotti solubili, (poiché i granuli d'amido sono incrostati spesso da materie proteiche che li proteggono in parte contro l'azione dell'amilasi e degli acidi) ho avuto molto vantaggio nell'impiego della pepsina quale solvente delle materie proteiche incrostanti dei grani. ' Il metodo Guichard consisto nel far scaldare la sostanza a bagno maria, in soluzione di acqua satura di acido ossalico, poi bollire cm. liiO c° di acqua con acido nitrico a IO"/»; la soluzione rafl'reddata è filtrata o polarizzata (Bull. Soe. Chim.), Paris, toni. VII, pag. 554 (1893). - Esso consiste nello scaldare la sostanza con acqua fino a formazione di salda d'amido, e l'amido è reso solubile scaldando per 4 ore nell'autoclave sotto pressione di 3 atmosfere e si polarizza la soluzione. 11 potere rotatorio dell'auiido solubile cosi preparato varierebbe da {(i) D = l'J6.5 a li)7°. ' Essa deve essere priva di sostanze riducenti. La diastasi Taka della Ditta Merle è quella che meglio ba dato risultati nelle numerosi.ssirae prove da me fatte. — 52 — Al metodo di saccarificazione si può fare questa gravissima obbie- zione e cioè clie col reattivo cupro alcalino si riducono non solo il glucosio derivato dall'inversione dell'amido, ma anche zuccheri che già trovavansi nel succo. Ma questa obbiezione giustissima, non ha più ra- gione di essere quando si tratti innanzi tutto la polvere con ripetuti lavaggi in acqua fredda, la quale scioglie saccarosio, glucosio, ecc , ecc. e non l'amido; e quando poi si tratti porzione nota della polvere col reattivo cupro alcalino e dato si ottenga una riduzione, si deduce la cifra di questa da quella ottenuta in ricerca successiva con polvere di egual peso, ma sottoposta alla saccarificazione. Potrebbe sospettarsi che parte della cellulosa si possa pure sacca- rificare, ma le numerose prove da me fatte colle foglie in completo sviluppo, adoperate nelle esperienze, escludono che la cellulosa si possa, almeno in esse, invertire per azione di acidi diluitissimi. In ogni modo le obbiezioni sopradette non hanno ragione di essere quando si consi- deri che le mie ricerche con tal metodo sono tutte comparative, cesi che non fa neppure bisogno di togliere dalla polvere in esame gli zuc- cheii esistenti prima della saccarificazione; basta calcolare la diversa quantità di idrati di carbonio trasformati in glucosio. Di reattivi cupro-alcalini atti alla riduzione del glucosio se ne conoscono numerosi, veramente buoni, che durante le mie espeilenze ho avuto agio a provare ripetutamente. Io consiglio tuttavia ad usare quello di Rodecker ^ modificato da.\VAllihn come quello che mi ha dato risultati più costanti. Il So.x'/ilet ha dimostrato che il titolo di questi reattivi cupro-alca- lini varia un poco a seconda delle condizioni dell'esperienza, ossia che il peso del rame ridotto da una stessa quantità di glucosio in presenza 0 no di un eccesso di reattivo, varia col grado di concentrazione dei liquidi, con la durata dell'ebollizione ed anche secondo il momento in cui aggiungesi lo zucchero. Quindi è bene titolare il liquido suddetto partendo da una cono- sciuta quantità precisa di amido puro, ed invertirlo successivamente in glucosio con lo stesso metodo seguito per le ricerche e stabilire così la ' Esso consiste in: liquido ^ / '°'''"'° '^' '■•■^""' Sr- 34.6 ^ acqua , ce. 500.0 / salo di Segnetto gr. 173.0 liquido B / potassa caustica ^ 12.0 ^ acqua ce. 500.0 da mescolarsi in parti esiliali al momento della ricerca. — 53 — quantità di amido capace di ridiure una determinala parte del liquido cupro-alcalino Rddecker-Alliliu. Dalle mie esperienze risulterebbe, per esempio, che centig'r. 18.9 di amido di riso puro, inveitilo, riducono 20 ce. del reattivo suddetto, e così dalla quantità di liquido ridotto, si ha con precisione la quantità non solo del glucosio contenuto nell'estratto, ma anche quella dell'amido che primieramente era contenuto nella foglia. Come ben si comprende, si può procedere inversamente ; cioè per via ponderale risalire al peso dello zucchero da quello del rame preci- pitatosi; questo mezzo però non è cosi semplice come quello volumetrico. La determinazione quantitativa del glucosio nel liquido invertito sr potrebbe pure ottenere per fermentazione e successivo dosaggio del C 0" sviluppatosi ' come pure col metodo della fenilidrazina e succes- siva determinazione in peso del fenilglucosazone; ma io in queste ricerche ho seguito il metodo dei liquidi cupro alcalini, tanto più che l'esame essendo comparativo non può dar luogo a nessuna causa d'errore. Riassumendo, secondo me, il miglior mezzo per determinare l'in- tensità d'assimilazione cloroiilliana, è quello di attenersi alla determi- nazione quantitativa degli idrati di carbonio formatisi durante tale fenomeno, e quindi il metodo di ricerca quantitativa dell'assimilato da me seguito nelle presenti ricerche è il seguente: Innanzi tutto essiccare con diligenza in stufetta a bassissima tem- peratura, fino a non ulteriore perdita di peso, le foglie e gli altri or- gani in esame; polverizzare tali tessuti, indi procedere alla pesatura della polvere. La polvere di ogni foglia deve essere lavata ripetutamente in acqua fredda, poi trattata con soluzione di pepsina, indi rilavata ed assoget- tata ad ebollizione in acqua distillata per due ore, poi trattata prima con acetato di piombo e filtrato, indi con carbonato di sodio, finalmente il liquido nuovamente filtrato, trattato con reattivo Bddecker-AlUhn. Dato si ottenga riduzione del reattivo, stabilire quanto liquido è stato necessario a riduri'e completamente - una determinata quantità di ' Secondo Pasteur e DragendorfF, loO parti di rO- equivarrebbero in inedia a parti 210 di glucosio. ■ Per essere sicuri cLe tutto il liquido cupro-alcalino è stato ridotto, giova sempre servirsi della prova col l'erricianuro di potassio. Come è noto questo re- attivo liovenionte acidulato con acido acetico, ancorché trovisi in presenza di te- nuissinie porzioni di rame, dà ben netta la caratteristica reazione rossastra. Buona precauzione è quella di prendere due piccoli pezzetti di carta da tiltro sovrap- posti e pressati l'uno sull'altro, indi portare una goccia del liquido in esame sulla superficie della striscia superiore, così parte del liquido passa filtrato nella striscia inferiore e su qucjta ricercare la reazione del fcrricianuro. — 54 — reattivo: indi, rilavats, messa entro matraccio, contenente acqua acidu- iata con acido solforico all'I "/o in peso (il matraccio deve essere mu- nito di refrigerante a riflusso allo scopo di non aumentare la concentra- zione del liquido), e sottoposta a leuta ebollizione per due ore. Se invece la saccarificazione si vuole operare con la diastasi anziché cogli acidi, si metterà entro i matracci della diastasi preferibilmente della Talea Merck, in quantità piuttosto forte (almeno 0.6 per gr. 3 di sostanza) e si terrà alla temperatura di 50° per circa 12 ore, cioè fino a tanto che non si avrà più amido, il che non è diiBcile verificare col jodio. Il liquido va poi filtrato (i filtri ed i matracci vanno, si capisce, sempre rilavati con acqua distillata e l'acqua delle lavature aggiunta al liquido). Fatto questo, si aggiunge ad esso un volume di acetato tribasico di piombo che, come è noto, ha l'ufficio di far precipitare diverse so- stanze riduttrici e non il glucosio; si filtra, ed il liquido ottenuto si tratta con soluto di carbonato di sodio, il quale precipiterà l'eccesso dell'acetato di piombo, indi si filtra nuovamente. Il liquido deve dare reazione leggermente alcalina o tutt'al piii neutra, mai acida. Portato a determinato volume, il liquido si lascia cadere a goccie entro matraccio contenente 20 ce. di reattivo Eodecl:er-Alli!in in ebol- lizione ' e si continua ad aggiungerlo al reattivo fino a che questo non è stato completamente ridotto, il che si potrà dimostrarlo con la notis- sima reazione del ferricianuro di potassio. Fatto ciò, si calcola facilmente la quantità di amido contenuto nell'organo in esame. * * * Le ricerche fatte finora per studiare l'influenza dell'elettricità sopra la vegetazione, come la storia dell'argomento sopra riportata rende palese, sono in massima parte empiriche e quelle poche di carattere scientifico, hanno per lo più, il difetto fondamentale di non aver evi- tato molteplici cause di errore. Basti dire che in quei lavori non si parla né di galvanometro né di altri istrnmenti di misurazione non solo, ma sono usati dei metodi di elettrizzazione che in gran parte non cor- rispondono alle più elementari leggi di fisica. E evidente invece che é assolutamente necessario in questa sorta ' L'ebullizione noti deve arrostarsi (kiriuite l'aiiulisi. — 55 — di ricerclie l'usare metodi rigorosamente precisi onde diminuire il più che ci è possibile le già numerose inevitabili cause d'errore. Per maggior controllo le serie delle mie ricerche sono state ini- ziate e parte fatte contemporaneamente all'Istituto di Fisica di questa Università diretto dal prof. Salvioni, al Laboratorio di Fisica dell'Isti- tuto Tecnico Bordoni diretto dal prof. Rosaiio Federico, e nell'Istituto Botanico diretto dal prof. Giovanni Briosi, dove colla massima genti- lezza e benevolenza dai rispettivi Direttori sono stati messi a mia di- sposizione il personale ed il materiale scientifico dei vari Istituti, onde io rivolgo a loro ed al dott. Sozzani, l" assistente presso l'Istituto di Fisica che jiur mi fu largo di aiuti, le mie sentite grazie. Come si vedrà in .seguito, io ho sperimentato la maggior parte delle volte con foglie distaccate da piante le quali erano state all'oscuro il tempo sufficiente per non contenere più amido nei loro lembi, (tutt'al più esso era limitato agli stomi) ed esperimeutavo sopra foglie distac- cate, perchè era più facile il constatare un accumulo di sostanza ami- lacea rendendone impossibile l'emigrazione (fig. 2). Fi" Fisr. 3. Le foglie venivano indi immerse col picciuolo in acqua contenuta in un bicchiere e due elettrodi erano infìssi uno nel gambo e l'altro alla punta della foglia e perchè il contatto fosse ben fatto, i tessuti nei quali penetravano le punte degli elettrodi venivano tenuti pressati con pinzette di legno. Il contatto tra i fili ed i lembi fogliari deve — 56 — essere fatto con diligenza peicliè si possono ottenere effetti ben di- versi se gli elettrodi invece di immergerli nei tessuti si tengono alla superficie, oppure se il contatto col lembo non è costante du- rante il periodo dell'esperienza. Anzi è bene gli elettrodi non appli- carli tutti e due nella nervatura mediana, ma uno nel picciuolo e l'altro nella punta del lembo fogliare a destra od a sinistra della nervatura, per costringere l'elettricità ad attraversare maggior parte del tessuto vegetale. Anzi in diverse esperienze iio usato elettrodi applicati alla foglia, come vedesi nella iìg. 3, cioè lungo i margini opposti della foglia e lungo la nervatura mediana, oppure lungo i margini opposti come nella flg. 4. Interessante risulta lo studio della differenza di resistenza della foglia a seconda delle varie parti del lembo attraversato dalla corrente. L'osservazione è piuttosto difficile; occorre usare un elettrometro a punte mobili in modo da jioterlo trasportare a pressione fissa soiira tutto il tessuto della foglia. Spero i risultati di tali ricer(;lie poterli in seguito i)ubblicare in altro lavoro ciie riguardi più di questo il detto argomento, ora dirò solo che le differente sono molto sensibili e variabili. Gli elettrodi primieramente da me usati consistevano iu laminette di platino che penetravano nei tessuti in esame, ma poi per eliminare possi- bili cause d'errore, ho adoperato elettrodi impolarizzabili (v. fig. 2), sia per facilitare la corrente rendendo più conduttrice l'epidermide, sia per neutralizzare i prodotti elettrolitici che si raccolgono agli elettrodi stessi, sia per impedire, per quanto è possibile, il deposito dei prodotti della elettrolisi alla supeificie del contatto. Gli elettrodi impolarizzati che meglio si sono mostrati pratici nelle esperienze da me fatte, sono quelli proposti da Du Dois Beijmond che, come è noto, sono formati da una lastrina o da un cilindretto di zinco amalgamato che pesca in una so- luzione concentrata di solfato di zinco. Questa soluzione viene messa in comunicazione coi tessuti della foglia per mezzo di una punta di argilla imbevuta di una soluzione acquosa di cloruro di sodio all'I "/^ che non attacca affatto i tessuti organici. Ho provato ad usare elettmdi impolarizzabili sistema lyArfoimd che sono costituiti da un filo o da una lamina d'argento ripiegati nel modo che più conviene e ricoperti di uno stiato di cloruro d'argento fuso. Questi fili pescano in tubetti di vetro pieni di soluzione di clo- ruro di sodio. I vantaggi che possono avere gli elettrodi TfArsoncal in confionto di quelli di Du Bois Rei/ìnond suddescritti sono lesi nulli per queste esperienze dal fatto che, mancando essi di punta, d'argilla, la soluzione del sale ò troppo presto consumata. \ Del principio però su cui si basano questi elettrodi me ne sono servito per costruirne dei speciali da applicarsi ai margini delle foglie, come è raffigurato nella fig. 4. Essi sono costituiti da listerelle di panno strette e lunghe in modo da potersi appoggiare sui margini delle foglie senza che venga tolto molto tessuto vegetale all'a- zione della luce e senza che la foglia venga dan- neggiata con ferita. Le foglie vanno bagnate fre- quentemente con soluzione di cloruro di sodio 1 " (,; e sopra i pannolini si adagia una listerella di ar- gento ricoperta da cloruro d'argento fuso e ad essa si attacca il filo che porterà la corrente elet- trica (vedi fig. 5). Tanto la laminetta d'argento, quanto quelle di panno umido vanno tenute adesi- al lembo fogliare per mezzo di pinze di legno. Se tornasse difficile il preparare lamine di argento ricoperte di cloruro d'argento fuso, si può con maggiore facilità ricoprire dei fili di argento con del cloruro, i quali l'oi. ripiegati due o tre volte su sé stessi, si mettono fra i due pannolini di stoffa invece della lamina. Durante le espei'ienze, le foglie tenute come testimonio è chiaro che devono essere nelle stesse condizioni di quelle elettrizzate, sia per la illuminazione, quanto per le condizioni di umi- dità e di temperatura. La misura dell'intensità della corrente e della resistenza delle varie foglie sottoposte all'esperienza veniva fatta con un galvanometro De Deprez D' Arsonval, le cui deviazioni venivano lette con cannocciiiale e scala. Per la forza elettro ■motrice mi sono servito talvolta di batteria di accumulatori Tudor e tal altra di pile Danieli. ^~i P'S- 4. Le prime esperienze furono più che altro esplorative e le inco- minciai nell'ottobre del 1904, operando sopra piante acquatiche, special- mente sopra piantine intiere di Stratiotes aloides, specie che per la forma del loro corpo vegetativo si prestano benissimo a queste ricerche. Le piante erano immerse in bacinelle di vetro con acqua ricca di biossido di carbonio e la corrente elettrica era portata da fili rivestiti da guttaperca; un elettrodo con punta di platino lo infiggevo nella parte radicale della pianta e l'altra all'apice di una foglia centrale. La — 58 — forza elettrica motrice della corrente usata, oscillava, durante queste esperienze, da un volt a due volt. Per questa sorta di ricerche iniziali, non misurai l'intensità della corrente che attraversava la foglia come invece ho fatto in seguito. Diverse piante erano sottoposte all'azione dell'elettricità, altre in- vece erano tenute come testimonio. La corrente elettrica generalmente l'applicavo alla mattina verso le otto e mezza e la facevo agire fino alle 12, poi riprendevo l'esperi- mento alle 14 V2 6 ^'^ continuavo fino alle 17. Facevo quindi sezioni delle foglie e le trattavo con soluzione jodata e le sottoponevo ad esame microscopico comparativo. Il risultato di queste prime osservazioni fu negativo perchè nessuna differenza potei notare. Intrapresi allora altre esperienze colle stesse piante, che però ])rima di sottoporre all'azione della corrente, tenevo per dei giorni all'oscuro. Quando le foglie di queste piante erano pressoché prive d'amido, portavo contemporaneamente alla luce tanto le piantine elettrizzate, quanto quelle che non lo erano. Operando in questo modo, l'esame quantitativo dell'amido nuova- mente formatosi, era di molto semplificato; di fatti, tranne poche incerte, la massima parte delle osservazioni mi permisero di stabilire con cer- tezza che nelle foglie debolmente elettrizzate di Strofiofes aloides, l'amido si formava prima ed in maggior quantità. Mi venne allora il dubbio che la corrente potesse ostacolare l'emi- grazione degli idrati di carbonio nelle foglie elettrizzate e che la mas- sima parte dell'amido che vedevo accumularsi in queste foglie di Siraliotes, fosse dovuto a tale causa. Per togliermi questi dubbi, presi delle piante molto vegete di Arisanim e le tenni all'oscuro finché dai lembi era scomparso l'amido, allora distaccai delle foglie con lungo picciuolo che immersi in acqua e le esposi alla luce. Alcuni di questi lembi fogliari li feci percorrere da una corrente nel modo usato per l'esperienza pre- cedente, altri li tenni come testimoni, ed i risultati di queste osserva- zioni al microscopio mi confermarono i precedenti. Oltre che su piante di Arìsarum, esperimentai collo stesso metodo e pure collo stesso successo, sopra foglie di EapliiolcpiA ovata, Anim ita- liciirn, ed Arum maciilatum, Hemerocallis caerulea, Elicum compactum. Tro- jmeolum majus e Phaseolus vulgaris. Durante questi esperimenti notai che aumentando la forza elettro- motrice della corrente, questa, anziché favorire, ostacolava la formazione dell'amido in modo evidente. Ma, ripeto, per queste prime ricerche non stabilii nessuna misuia — 59 — precisa dell'intensità della corrente usata e i)oi questo metodo compa- rativo fatto col microscopio è troppo soggettivo ed offre poca garanzia d'esattezza, lasciando spesso in dubbio sull'esito dell'esame; è neces- sario quindi, oltre misurare con esattezza la corrente elettrica che in- fluisce sulle foglie in esame, ricorrere ad altri metodi di ricerca del- l'amido quali sono quelli da me usati nelle esperienze successive. Serie d'esi)erieuze fol metodo Sachs. Il secondo metodo di ricerca quantitativa dell'amido da me usato, fu pressoché eguale a quello adoperato dal Sachs nelle sue classiche ricerche sopra la quantità d'amido che può formarsi in un metro qua- drato di superfìcie di foglia in una data unità di tempo ^, metodo già descritto da me precedentemente (pag. 49). Per rendere più marcate le differenze nelle sue esperienze, Sachs impediva che l'amido formatosi emigrasse dalla foglia, distaccando queste dal ramo e tenendole immerse col picciuolo entro vasi con acqua. Lo stesso ho fatto io; cioè ho distaccato le foglie dalle piante che volevo studiare, ed affinchè non avvizzissero ho immerso il loro gambo in acqua. Va notato che avevo l'avvertenza di mettere le piante da me scelte per le ricerche, due o tre giorni prima dell'esperienza, all'oscuro, e mi accertavo, con esame al microscopio, che le foglie che da esse distac- cavo non contenevano amido. Sottoponevo poi parte di queste foglie all'azione dell'elettricità ed V Fig altre no, e dai vari lembi fogliari ritagliavo dei quadrati di lembo che avevano un volume noto. A tale scopo mi è riuscito utilissimo per ta- gliare porzioni di foglie, servirmi di piccoli quadrati (vedi fig. 6) fatti con sottile (3 mm.) tavoletta di legno ed usandoli nello slesso modo ' SACHf? J. Gesaiiuìtelte Ahhandlt(ìigcii iiber Fflaìiseti-Physiologie. V Band., cap. XVII, pag. 372. Leipzig:, 1892. 60 — indicato da Sachs \ Appena tagliate le porzioni dei lembi che volevo studiare, li uccidevo e li essiccavo contemporaneamente mettendole en- tro stufa a calor secco moderato. Quando non avevo più perdita di peso, allora li polverizzavo con cura, li mettevo entro leggerissima sca- tola di vetro ben asciutta che ponevo en- tro essiccatoi e poi pesavo con bilancia di precisione. Nel tagliare i pezzi di lembo, ho a- vuto cura di sceglierli, per ogni foglia nella stessa posizione e che le foglie avessero eguale sviluppo. Come si vedrà dalle esperienze sotto riportate, per diminuire gli errori di que- sto metodo proposto da Sac/is, ho provato anche a sezionare longitudinalmente secondo la costola mediana, delle grosse foglie, elettrizzando mezzo lembo e tenendo come testimonio l'al- tra metà; come pure a togliere i pezzetti di lembo da studiare da ogni metà della stessa foglia; operando però cosi si ha lo svantaggio che i tessuti si avvizziscono troppo presto. Ho fatto poi anche delle esperienze operando sopra foglie intiere di volume noto, che dopo averle elettrizzate le polverizzavo, pesavo e confrontavo il peso ottenuto con quello della polvere di foglie di eguale volume esposte alla stessa luce e non elettrizzate. Ecco il risultato delle varie esperienze nelle quali dall'aumento di peso delle foglie, studiavo l'aumento dell'assimilazione della foglia: Fig. 6. JEsperienz'i A. 22 dicembre 190.5. Diverse piante in buon stato di sviUipi)0 di Calla aelhiopica sono poste in camera oscura. 28 dicembre, ore 10.30. Vengono tolte due foglie di circa egual volume da una delle piante di Calla. La prova coll'jodio mi dimostra che esse non contengono pres- soché amido. Le foglie staccate vengono poste col loro lungo gambo in un calice contenente acqua, ed esposte alla luce, alle stesse condizioni d'illuminazione. Una di queste foglie è tenuta come testimonio, l'altra viene fatta attravei'sare da una corrente elettrica che va dal gambo verso ' Sachs J., 1. e, pag. 373 — el- la punta della foglia. Per far ciò gli apparecchi erano disposti come l'indica la fig. 7. Cioè la con ente era data da due elementi Danieli. Il commutatore a pozzetto C disponeva i contatti in modo, clie il filo portava la corrente di segno positivo entro il gambo della foglia F ed il filo B quella negativa. Il commutatore C serviva ad escludere, oppure permettere il pas- saggio della corrente attraverso il galvanometro G. La resistenza della foglia essendo grandissima, quella del galva- nometro è affatto trascurabile. Le letture delle deviazioni de galvano- metro, fatte con apposito cannocchiale, dettero risultati che sono assai interessanti, anche pei cambiamenti di resistenza della foglia accusati dal galvanometro. I risultati per ogni esperienza sono rappresentati anche in curve. La linea punteggiata indica i gradi di temperatura durante l'espe- rienza; la linea intiera l'intensità della corrente che attraversa la forza in centesimi di microampere. I punti segnati sulle curve, indicano quando sono state fatte le letture. I dati meteorologici riguardanti lo stato del cielo, sono indicati con numeri i quali equivalgono ai decimi di cielo coperto.' Essendo state fatte le osservazioni alle ore 9-15-21 di ogni giornata, la media di esse ci può dare con molta approssimazione lo stato del cielo durante le esperienze. ' Questi dati mi furono gentilmente favoriti dal Ch.™" signor prof. Gamba, Direttore del R. Osservatorio Keotisico di Pavia. -- 62 — Esperienza A. ' Due pile Danieli (Volt 2,2). La corrente andava dal gauibo della foglia verso la punta del lembo. Foglie di Calla aethiojnca. Data 28 die. 1905 29 dicembre 30 dicembre il dicembre 10 10 10 10 9.5 9.35 10.10 10.30 11.15 11.30 12.5 14.10 15. 15.30 16.5 17.15 17.30 8.15 9. 10.10 11.5 11.30 12.10 14.15 15.5 17. 18.15 9.5 10.10 10.30 11.15 12.10 15.5 16.15 16.30 17. 8.5 10.10 12.15 15.5 18.10 Temperatura Gradi Eéaumur 13° IS- IS" 13° 13° 13° 13° 13° 13° 13° 13° 13° 13° 12°.5 12°. 5 12°. 5 ]3° 13° 13".5 14° 14° 14° 14° 12° 12° ]2° 12° 12° 13° 13°.5 13°.5 14° 13° 13° 13° 13° 13°.5 Intensità corrente (centesimi microampere) 290 252 245 240 234 230 228 212 206 202 200 191 188 123 126 128 131 117 116 109 106 102 99 68 66 65 64 62 58 61 54 53 33 32 32 31 28 ' Questa esperienza è stata fatta nel Laboratorio di Fisica dell'Università di Pavia. — 63 Fio-. ». Per ogni foglia vengono tagliati quadrilateri aventi una superficie totale di 225 cmq. — 64 — Nel far ciò devono essere usate tutte le precauzioni imlicate dal Sachs '. 225 cmq. di foglia di Calla aethiopica, peso secco : (28, 29, 30, 31 dicembre) Foglia elettrizzala gv. 2,2237 Foglia non elettrizzata „ 2,0096 Differenza gr. 0,2141 1 metro quadrato della foglia elettrizzata aveva quindi un peso secco di gì'. 98,8311 1 metro quadrato della foglia non elettrizzata aveva un peso secco di gì'- 89,3155 Differenza gr. 9,5156 Nella foglia elettrizzata per metro quadrato, un aumento di assi- milato durante i quattro giorni di gr. 9,5156. Esperienza B, - Giorno 14 dicembre 1905. — Una pianta di Calla aethiopica è posta in camera scura. Il giorno 18 dicembre vengono tolte due foglie di egual volume dalla pianta di Calla tenuta al buio dal giorno 14. Una foglia è fatta percorrere da corrente che entrava per il gamlio ed esciva dalla punta del lembo fogliare come nella esperienza prece- dente e seguendo lo stesso metodo. Invece di due pile Danieli, ho usato un accumulatore Tuclor. ' Sachs L, 1. e. a pag. 4!) e 59. ' Esperienza fatta nel Laboratorio di fisica dell'Istituto Tecnico di Pavia. — 65 ESPE IIENZA B (V. fig. 9). Data Cielo Ore Temperatura Gradi Kéauinur Intensità corrente (centesimi microaniperes) 18 dicembre 10 8.30 9°. 5 278 il — 9.5 9°. 5 260 15 . . — 10.10 10" 242 V 11.15 10°.5 227 ,, — 12.5 10°. 5 222 n — 14.10 11 ".5 210 ìì 10 15.5 11".5 206 n — 16.15 ir.5 202 ff — 17.5 11°.5 198 19 dicembre 10 9.10 12° 130 n — 10.5 12° 128 »? — 11. 12" 135 — 12.10 12" 124 »! ' — 14.5 12" 108 »j 10 15.15 12° 102 31 — 17.15 11°. 5 94 H — 18..30 H".5 86 20 dicembre 10 8.30 10°. 5 32 « — 10.5 11°.5 28 — 12.10 12° 24 f} * 10 15. 12" 20 Tolta la corrente alle ore 8.50. Dalla foglia elettrizzata sono espor- tati 225 cm^, così pure dalla foglia testimonio. Sempre con tutte le cautele già raccomandate e si ottenne: 225 cmq. di foglia (Calla aethiopica) peso secco. (18, 19, 20 dicembre): Foglia elettrizzata ......... gr. 2,0850 Foglia non elettrizzata „ 1,9000 Differenza gr. 0,1850 1 metro quadrato della foglia elettrizzata aveva quindi un peso secco di . . gr. 92,6666 1 metro quadrato della foglia non elettrizzata- aveva un peso . secco di . . gr. 84,4444 Differenza gr.' 8,2222 Nella foglia elettrizzata per metro quadrato un aumento di assi- milato di gr. 8,2222. Alti (lelVUt. Bot. dell' Univetsilà di Pavia — Serie li - Voi. XIU. a 66 — Fig. 9. 67 — Esperienza C. ' Giorno 22 dicembre. — Tolte due foglie prive d'amido da pianta di Calla aethiopica stata allo scuro diversi giorni. Come nella esperienza precedente, una foglia fu tenuta come testimonio e l'altra fa fatta per- correre dalla corrente usando la stessa disposizione degli apparecchi nsati nell'esperienza precedente, solo che la corrente invece di entrare dal gambo ed escire dalla punta, entrava da questa e sortiva dal gambo, ossia la corrente positiva entrava per la punta del lembo fogliare. Esperienza C. Un elemento Tudor (v. fig. 10). Data Cielo Ore Temperatura Gradi Réaumur Intensità corrente (centesimi microamperes) 22 dicembre .... 10 9.10 11°. 217 li — 9.15 11°. 192 5» — 10.5 11°. 188 » — 11.5 ir. 178 )1 — 12.10 ir.5 170 M — 14.5 ii-.s 156 « 10 15.15 ir.5 150 J) — 16.10 11°.5 144 » — 17.5 11°.5 136 23 dicembre 10 9. 10°. 90 » — 10.5 10°. 5 89 f> — 11.15 11°. 97 M — 12.10 11°. 96 « — 14.5 12°. 95 »5 10 15.15 12°. 94 ?» — 16.10 12°. 92 » — 16.30 12°. 90 24 dicembre IO 9.5 11°. 60 51 — 9.30 11°.5 60 ti — 10.10 12°. 59 » — 11.15 12°. 58 )> — 11.45 12°.5 56 ?> — 14.5 12°. 5 50 w 10 15.10 12°.5 46 n — 16.30 12°.5 44 25 dicembre IO 9.15 11°.5 19 Della foglia elettrizzata e della foglia testimonio vengono pesate per ognuna, colle solite precauzioni, 225 cmq. ' Esperienza fatta nel Laboratorio di fisica dell'Istituto Tecnico. — 68 Ki(?. lu. (22, 23, 24 dicembre). Foglia non elettrizzata, polvere peso secco gr. 2,1450 Foglia elettrizzata, polvere peso secco . . „ 1,9740 Differenza gr. 0,1710 Un metro quadrato di foglia non elettrizzata pesava (peso secco) gr. 95,3333 Un metro quadrato di foglia elettrizzata pesava (peso secco) „ 87,7333 Differenza gr. 7,6000 — 69 — Nella foglia non elettrizzata si è avuto in questa esperienza un aumento di peso per metro quadrato di gr. '7,6000. È bene notare che in questa ricerca era stato cambiato il senso della corrente. Esperienza JJ. ' Giorno 2 gennaio 1906. — Vengono staccate due foglie prive di amido da una pianta di Calla acthiopica. Per esperiraentare con forze elettromotrici minori di due volts, disposi i circuiti come è indicato nella lìg. 11, dove P è un accumulatore, -i e P due resistenze di 2000^2 ciascuna. In il/ ed .A'' furono attaccati i reofori che portavano la cor- rente alla foglia. Cosi è come se avessi inserito la foglia nel circuito l'is- 11. di una pila avente all' incirca la forza elettromotrice di 1 volta. La corrente andava dalla punta del lembo fogliare verso il picciuolo. Esperienza fatta al Laboratorio ili fisica dell'Istituto Tecnico di Pavia. — 70 — Esperienza D (v. fig, 12). Data 2 gennaio , 3 gennaio 4 gennaio . 10 10 10 10 Ore Temperatura Gradi Réaumur 8.5 9°. 5 8.10 9°.5 9.15 10°. 9 30 10°. 5 10 5 10".5 11.15 11°. 12.5 11°.5 14.10 12°. 15. 12°. 15.30 12°. 16.5 12°. 17.15 12°. 17.20 12°. 18.40 12°. 8.30 10°. 5 9. 10°. 5 9.45 10°. 5 10.30 ir.5 11.15 12°. 12.5 12°. 14.15 12°. 15.5 12°. 16.5 12°. 17.10 12°. 17.30 12°. 8. 12°. 9.10 12°. 10.10 12°. 11.5 12°. 12.15 12°. 14.10 12°. 15 5 12°. 18. 11°.5 Intensità corrente (centesimi microamperes) 108 96 90 87 84 79 76 72 69 68 67 64 63 62 46 45 44 43 42 40 36 35 33 31 30 12 11 10 10 9 8 8 8 Dalla foglia elettrizzata vengono tagliati 200 cmq. di lembo e così pure dalla foglia testimonio, sempre seguendo le norme precedentemente raccomandate, ed ottenni: 200 cmq. di foglia elettrizzata {Calla aethiopica) gr. 1,8690 200 cmq. di foglia non elettrizzata 1,9590 Differenza gr. 0,0900 — 71 — Nella foglia non elettrizzata si è avuto in questa esperienza un aumento di peso per metro quadrato di gr. 4,5000, perchè un metro quadrato di foglia elettrizzata pesava gr. 93,4500; un metro (juadrato di foglia non elettrizzata gr. 97,9500. ■«■■■■■■■■■■■■■■I ■■«■■■■■■■■■■■■■I *■' '— — i ■ x >V «^ -»)»- - IMI 1111 un IMI h^ iiiiiliiii ImJ III] 11)1 [ii+J LiJ4jJ Ore: 5 io li 20 i s io 15 20 i 6 10 ib io 2 6enn. s'senn. 4Senn. Fi?. 12. Esperienza E. ' Come nelle esperienze precedenti di due foglie di Calla aethiopica prive di amido con gambo immerso in acqua, una è percorsa da cor- rente che va dalla punta al gambo, l'altra non elettrizzata è tenuta come controllo. La forza elettromotrice è di '/^ volt (v. fig. 13). Al secondo giorno la foglia elettrizzata si è accartocciata, eviden- temente essa ha sofferto, mentre la foglia tenuta come testimonio è sempre vegeta e fresca. Dalla foglia elettrizzata vengono tagliati 200 cm'^ di lembo e cosi pure dalla foglia testimonio, sempre seguendo le norme precedentemente raccomandate, ottenendo : Peso secco 200 cmq. foglia elettrizzata gr. 1,9886 200 cmq. foglia non elettrizzata . . . „ 2,0319 Differenza gr, 0,0433 Esperienza fatta nel Laboratorio di fìsica dell'Università di Pavia. 72 — Un metro quadrato della foglia non elettrizzata. . Un metro quadrato di foglia elettrizzata peserebbe 101,5950 99,4300 Differenza gr. 2,1650 Esperienza E (v. fig. 13). Intensità corrente Data Cielo 10 Ore Temperatura Gradi Kéaumur (centesimi microamperes) 8 gennaio 8.30 9°. 96 — 9. 9°. 95 — 9.50 9°.5 93 - 10. 9°.5 92 11.10 10°. 88 — 12. 10^5 86 — 14. 11°.5 78 10 15.5 12°.5 76 — 16. 12°.5 72 — 17.10 12°. 5 68 — 18. 12°.5 60 — 20. 12°. 50 9 gennaio 0 8.30 10°.5 38 — 10.5 10°. 5 36 — 11. 11". 34 — 12.15 11°.5 33 — 14.10 12°.5 30 0 15 5 12°.5 28 — 16.10 12°.5 27 — 17. 12".5 26 n . . . , . — 18.5 12°.5 24 10 gennaio 0 9.5 11°. 12 10.10 12». 12 — 11.5 12°. 12 — 12.10 12°. 5 12 — 14. 12°. 5 12 7 15.5 12°.5 12 — ■ 16 10 12°. 5 12 — 185 12°. 5 11 1 1 gennaio 9 ]1°.5 8 In questo caso quindi la foglia non elettrizzata accuserebbe un au- mento di assimilato per metro quadrato di gr. 2,1650. Anche in questa esperienza, come nella precedente in cui la cor- rente attraversava la foglia dalla punta del lembo verso il gambo, tutto fa credere che l'assiniilazione evidentemente è stata ostacolata dalla — 73 — corrente, tantoché il peso della foglia elettrizzata è minore di quella non elettrizzata, al contrario di quanto avveniva nelle esperienze pre- cedenti in cui la direzione della corrente era inversa. SGenn. 9Genn. Cielo: 10 10 io 0 0 'lOGehn. llGenn. S 0 7 8 m 90 80 TO 60 bO AO 30 1 ■■■■ mam s ■ — n \. 1 ■ :a HI ■^s — = 20 10 * BKBH ■■■■ i "-- -^ a 1 a ■■■■ IMI lui limili 1 n xu-i- lll|llH| JLÌ14. lil^. .il+J. JJ41. JJ4J. JJ4J. .1141 ^u_ 14JJ. 5 10 15 20 1 5 10 16 20 15 10 15 20 1 a 10 SSenn. 9 6enn lOGenn. llSenn. Fig. Vò Quadro riassuntivo dell'Esperienze fatte col metodo Sachs. Espe- rienze Direzione della corrente Peso di 1 mq. foglia elettrizzata {Calla adioph.) Peso di 1 uiq. foglia non elettrizzata (Calla uetioph.) Differenza di peso Forza elettromotrice Volt: A dal gambo verso la punta del lembo gr. 98,8311 gr. 89,3155 + gr. 9,5156 2,2 B id. gr. 92,6666 gr. 84,4444 -f- gr. 8,2222 2,0 C dalla punta verso il gambo gr. 87,7333 gr. 95,3333 - gr. 7,6000 2,0 D id. gr. 93,4500 gr. 97,9500 - gr. 4,5000 1,0 E id. gr. 99,4300 gr. 101,5950 — gr. 2,1650 0,5 74 — Serie di esperienze con determinazione dell'intensitfl d'assimilazione seguendo il metodo della saccarificazione. JEsperiensa 1. ' Due foglie di Calla aeihiopica prive di amido. La corrente attraversa una delle foglie passando dal gambo ed uscendo dalla punta della foglia. Esperienza 1. Un elemento Tudor (v. fig. 14). Intensità corrente Data Cielo Ore Temperatura Gradi Kéaumur (centesimi microamperes) 15 dicembre 0 9. 9''.5 286 — 9.30 9°. 5 270 10. 10". 5 260 10.1.5 10°. 5 250 11. 10''.5 240 — 11.20 ir.5 228 — 12.5 11°.5 220 14. 12". 200 0 15.5 12°. 194 16.20 12°. 182 18. 12°. 172 16 dicembre _ 8.30 12°. 109 0 9. 9°.5 108 11.10 9°.5 120 11.30 11°. 119 12.5 12°. 118 14. 12". 114 0 15. 12°. 112 — 16.10 12°. 110 17. 12°. 107 17 dicembre 8 8.45 9".5 76 10. 10°. 78 11.10 11°. 5 77 12. 11°.5 76 14.10 ll°.5 76 0 15.5 11°.5 76 17. 11°.5 70 — 19. 11°.5 64 18 dicembre 10 8.45 12". 52 9. 12°. 52 — 11.10 12°. 50 lì 10 15 5 12°.5 42 Esperienza fatta nel Laboratorio di fisica dell'Istituto Tecnico di Pavia. 75 — 18Dic. 0 0 ' 10 10 ■liSIH ■■■■ ■BBB Ore; 5 10 15 20 1 5 10 15 20 1 5 10 15 20 1 5 15DÌC. 16Dlc. 17 Die. . iSDic. 10 15 20 Fio-. 1-1. — 76 - Tolta la correute alle ore 15,5. La larghezza massima della foglia era di mm. 160. Terminata l'esperienza, le due foglie vengono contem- poraneamente uccise entro stufetta ad aria calda e vengono lentamente essiccate, ridotte in polvere e questa polvere pesata e sottoposta ad i trattamenti da me proposti e descritti a pag. 53. In questo caso la saccarificazione è stata operata per mezzo di acido solforico diluitissimo all'uno per 100 ed i risultati sono stati i seguenti : Peso delle polveri secche . . gr. 0,9978. Portato il liquido a 250 cml 125 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto 10 cm^ di reattivo Baedeker Allihn. 107 cm'* di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto 10 cm^ di reattivo. Quindi, siccome 10 cm' del reattivo Roedeker da me preparato era completamente ridotto da gr. 0,095 di amido invertito, bisogna conclu- dere che nei 250 cm^ di liquido esaminato erano contenuti gr. 0,2219 di idrati invertiti, poicliè 250 X 0,095 107 0,2219 e dato il peso secco della polvere di gr. 0,9978 si può dire che la pol- vere della foglia elettrizzata conteneva grammi 22,2389 per 100 di idrati di carbonio. La polvere della foglia non elettrizzata per gli stessi calcoli in- vece conteneva gr. 0,1900 di idrati invertiti, poiché 250 X 0,095 „ „^ 125 = ''''^^- E per 100 si ha che la polvere della foglia non elettrizzata ne conteneva gr. 19,0418. Differenza quindi in meno del 3,1971 per cento. MspeHenza 2. ' Due foglie di Calla aethiopica prive d'amido esposte a luce diffusa. La corrente andava dalla punta al gambo della foglia elettrizzata. ' Esperienza fatta nel Laboratorio di fisica dell'Istituto Tecnico di Pavia. 77 — Esperienza 2. Un elemento Tudor (v. fig. 15). Data 28 dicembre 29 dicembre .30 dicembre Cielo Ore 8.30 10 9. — 9.30 — 11. . — 12.10 10 14..5 — 1.5. — 16.10 — 17.45 8 9. — 10.10 — 11.5 — 12.40 — 14.10 10 15.30 — 17.45 — 18. 10 9 — 10.15 — 11. — 12. — 14.10 — 15. — 17.30 — 18. Temperatura Gradi Eéaumur 9°.5 9°.5 9'\5 lO^.S 11°. 12°. 12°. 12°. 12°. 10°.5 11°.5 12°. 12°. 12°. 12°. 12°. 12°. 11°. 12°. 5 12°. 5 12°. 5 12°. 5 12°.5 12°.5 12°.5 Intensità corrente (centesimi microamperes) 250 224 206 194 188 178 174 170 160 100 98 95 90 86 83 79 78 51 54 52 50 45 43 35 33 Tolta la corrente ad ore 18. Larghezza massima della foglia mil- limetri 190. Sottoposta la polvere delle foglie alla saccarificazione, ed analiz- zato il liquido col reattivo sopradescritto ottenendo i seguenti risultati : Peso delle polveri secciie . . gr. 1,5200. Portato il liquido a 250 cm^. 87 cxfv- di liquido della polvere di foglia non elettrizzata linnno completamente ridotto 10 cm^ di reattivo Roedeker-AUihn. 90 cm" di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto 10 cm^ di reattivo. 250 X 0,095 87 0,2729. 78 — Fig. 15. Nei 250 cm^ di liquido esaminato era quindi contenuto gr. 0,2729 di glucosio e dato il peso secco delle polveri delle foglie di gr. 1,5200, i detti lembi fogliari secchi contenevano per 100, gr. 17,9539 di idrati invertiti. Nei 250 cm^ del liquido ricavato dalla polvere della foglia elet- trizzata invece ne erano contenuti gr. 0,2638 — 79 — 250 X 0,095 90 e per 100 di peso secco gr. 17,3552 0,-2638 X 100 1,5200 = 0,2638 = 17,3552 gr. 17,9539 „ 17,3552 Differenza gr, 00,5987 Differenza quindi in meno per 100 del 0,5987. lEsperienza 3. ^ Due foglie di Calla aethiopica prive d'amido esposte a luce diffusa. Un elemento Tudor. La corrente prima di arrivare alla foglia doveva attraversare due resistenze di 2000 -Q ciascuna (v. iìg. 16). La corrente andava dalla punta al gambo della foglia elettrizzata. Fi». 16. ' Esperienza eseguita nel Gabinetto di fisica dell'Istituto Tecnico di Pavia. — 80 Data Cielo Ore Temperatura Gradi Kéaumur Intensità corrente (centesimi microamperes) 10 gennaio 0 8.3Ó 9. 9'\5 9\5 88 80 — 9.50 10°.5 80 — 10.35 ]0°.5/ 79 — 11 5 ir. 78 — 12.10 11°.5 73 — 14.15 12". 67 7 15. 12". 63 — 16.20 12°. 61 — 17. 12°. 60 — 17 45 12". 58 11 gennaio 10 9.5 9". 34 — 10. 9°. 5 33 — 11.20 10°. 5 29 — 12. 11°.5 28 — 14.20 12°.5 23 10 15.5 12°. 5 21 — 17. 12".5 17 — 18.10 12°. 5 16 12 gennaio 10 9.5 10. 10"J 11°. 7 6 — 11.30 12". 6 10 15. 12° 5 ■ 6 n ~ 17.25 12°.5 0 Peso d elle poi veri secc he . . gr. 1,6300. Portato il liquido a 250 cm"-. 98 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto 10 cm^ del reattivo Roedeker-AlUhn. 96 cm^ di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto 10 cm^ del reattivo. 250 X 0,095 98 : 0,2423 Nei 250 cm= di liquido esaminato era quindi contenuto gr. 0,2423 di glucosio. La foglia non elettrizziata conteneva per 100, gr. 14,8650 di idrati invertiti. Nei 250 cni^ del liquido ricavato dalla polvere della foglia elet- ti'izzata invece erano contenuti gr. 0,2473 250 X 0,095 96 0,2473 — 81 — E per 100 di peso secco gr. 15,1717. Differenza quindi in meno per 100 del 0,3067 0,2423x100 1,6300 0,2473x100 1,6300 = 14,8650 = 15,1717 gv. 15,1717 „ 14,8650 g-r. 00,3067 Esperienza 4. * Due foglie di Calla aetJiiopica priva d'amido esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta della foglia. Un elemento Tndor (v. fig. 17). Data 13 gennaio 14 gennaio ] 5 gennaio Cielo 10 10 10 10 0 8.45 9.40 10. 10.30 11.10 12. 14.1(1 15.45 17. '20 18. 9. 10.10 11.5 12.30 15. 16.10 17.45 8.50 11.10 12. 15.10 17. Temperatura Gradi Réauinur Peso delle polveri secche Portato il liquido a 250 cm^'. 9°. 5 11". 12". 12''.5 13°. 13°. 13". 13°. 13°. 13°. ]0°.5 12". 12". 5 13°. 13". 13°. 13". 10". 12". 12°. 5 12° Intensità corrente (centesimi microamperes) gr. 1,5100. 238 230 220 210 205 200 183 177 173 170 77 76 73 70 59 52 43 13 12 12 11 10 ' Esperienza fatta nel Laboratorio di tisica dell'Istituto Tecnico di Pavia. Atti (ìell'Ist. Hot. dell' Vnlrersilà di Paiia - Serie II - Voi. Xlll. fi Fi;,'. IT. 91 cm^ di liquido della polvere di foglia uoii elettrizzata hanno completamente ridotto cm^ 10 del reattivo Baedeker- Allihn. 78 cm^ di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm^ 10 del reattivo. 250 X 0,095 91 = 0,2609 nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2609 di — S3 — glucosio. La foglia non elettrizzata conteneva per 100, gr. 17,2781 di idrati invertiti. Nei 250 cm^ di liquido ricavato dalla polvere della foglia elettrizzata invece erano contenuti gr. 0,3044 250 X 0,095 ^ = 0,3044 E per 100 di peso secco gr. 20,1589. Differenza quindi in meno per 100 di gr. 0,28808. 0,2609 X 100 1,5100 0,3044 X 100 = 17,2781 gr. 20,1589 „ 17,2781 1,5100 = 20,1589 gr. 02,8808 Esperienza 5. ' Due foglie di Calla aethiopica prive d'amido esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla {lunta fogliare. Due pile Danieli (v. fig. 18). Data Cielo Ore Temperatura Gradi Réaumur Intensità corrente (centesimi microamperes) 24 dicembre .... 10 9. 10°.5 300 11 — 9.15 12°. 299 7) ■ — 9.30 12°. 281 n — 10. 12'. 270 W — 11.10 13° 257 « — 12.20 14°. 244 M — 14.15 14". 230 5Ì 10 15.40 14°. 221 7) — 16 10 14°. 219 V) — 17. 14°. 215 25 dicembie 10 9.10 11".5 104 •n — - 10.20 12°. 95 fi — IL 12°.5 90 •>■> ?5 — 11.55 14. 13°. 14\ 96 88 V 10 15.30 14°. 79 w — 17. 14". 75 26 dicembre 10 9 10 11°.5 36 n — 9.50 12°.5 34 11 — 11.15 1.3°. 31 •n — 12. 13°, 5 28 V — 14.10 ]3''.5 27 V 10 15.15 1 3°.5 26 n — 17.50 13°. 5 24 ' Esperienza fatta nell'Istituto di fisica della Università di Pavia. — 84 Fis-- IS- Peso delle polveri secclie grammi 1,5823. Ridotto il liquido a 250 centimetri cubi. 80 cm^ di liquido della polvere di foglia elettrizzata liauiio com- pletamente ridotto CUI» 10 del reattivo Roedeher-AlUhn. 95 cm'- di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm-' 10 del reattivo.. 250 X 0,095 - = 0,2968, 80 nei 250 cm' di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2968 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100 gr. 18,7575 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm^ di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2500 250 X 0,095 %"- = 0'2'500- E per 100 di peso secco gr. 15,7997. Differenza quindi in meno per 100 di 2,9578. 0,2968 X 100 , ^ = 18,7575 gr. 18,7575 1,5823 0,2500 X 100 1,5823 = 15,7997 „ 15,7997 Differenza gr. 02,9578. Esperienza 0.^ Due foglie di Calla aethioyica prive d'amido ed esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta della foglia. Due pile Bankll (v. fig. 19). ' Esperienza fattea nel Laboratorio di fisica della R. Università di Pavia. — 86 Data cielo Ore Temperatura Gradi Réaumur Intensità corrente (centesimi microamperes) 1 gennaio 9 8.30 9.5 13". 13".5 311 300 — 10.15 14". 261 — 11.20 14". 236 . — 12.5 14°. 225 — 14.10 14°. 192 10 15.15 14". 164 — 17.20 14". 112 — 17.35 14°. 109 2 gennaio ...... 1 9.5 10. 13". 5 13".5 80 79 — 11.10 14°. . 82 — 11.55 14°. 82 2 15.10 14°. 71 — 16.45 14". 66 — 17. 14°. 65 3 gennaio 10 9.10 12°. 55 — 11.35 12°.5 51 — 12.15 13°. 50 — 14.25 14°. 46 10 15. 14°. 5 45 — 16.45 14". 5 42 » — 17.40 14". 5 42 Non si nota nelle foglie diversità di stato di turgescenza. Peso delle polveri secche gr. 1,4012. Portato il liquido a 250 cm*. 79 cm^. di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm^ 10 del reattivo Eoedeher-Allihn. 90 cm' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotti cm" 10 del reattivo 250 X 0,095 70 = 0,3006 nei 250 cm-' di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,3006 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 21,4530 di idratj in- vertiti. Nei 250 cm'' di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2638 250 X 0,095 90 = 0,2638. E per 100 di peso secco gr. 18,8267. il — Vig. 19. — 88 — Differenza quindi iu meno per ino, di gr. 2,6263. 0,3006 X 100 1,4012 0,2638 X 100 1.4012 = 21,4530 gr. = 18,8267 „ gr. 21,4530 „ 18,8267 Differenza gr. 02,6263. Esperienza 7. ' Due foglie, di Calla aefkiopica prive d'amido esposte a luce diffusa. La corrente andava dal garal)0 alla punta del lembo fogliare. Due pile Danieli (v. fig. 20). Data 5 gennaio 6 gennaio 7 gennaio Cielo 10 10 10 Ore 8.40 9. 9.10 10.5 11.10 12.20 14.30 14.45 15. 16.5 17. 17.50 8.30 10.5 10.10 11.20 12.15 14. 15.40 16. 18.5 9. 10.10 12. 15.5 17. Temperatura Gradi Réaumur ir.5 11° 5 12°. 12°. 13°. 13".5 15". 15°. 15°. 15". 15°. 15°. 12°.5 13°.5 13°.5 14°.5 15°. 5 15°.5 15°.5 15°. 5 1.5°.5 13°. 13°.5 15°. 1.5°. 15°. Intensità corrente (centesimi microaroperes) 308 290 280 272 258 242 220 200 190 170 150 131 78 80 78 78 78 76 71 70 64 58 58 57 56 54 ' Esperienza eseguita nel Laboratorio di fisica della R. Università di Pavia. — 89 — Fig-. iO. Peso delle polveri secche gr. 1,7230. Portato il liquido a 250 cm*. 75 cm'' di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm^ 10 del reattivo Eoedeker Allihn. — 90 — 88 cin'' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata iiauuo completamente ridotto cm' 10 del reattivo 250x0,095_ ^^^ 75 nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,3166 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 18,3749 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm' di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2698 2^0 ^«'°^^-= 0,2698 gr. 88 E per 100 di peso secco gr. 15,6587. Differenza quindi in meno per 100, di gr. 2,7162. 0,3166 X 100 loor-... = gr. 18,3749 1,7230 0,2698 X 100 1,7230 = „ 15,6587 Differenza gr. 2,7162. JEsperienfta 8. Due foglie di Calla aetlnopica prive d'amido esposte ad una luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo. — Tre pile Danieli (v. fig. 21). Esperienza eseguita nel Laboratorio di tisica dcH'Univprsit.à di Pavia. — 91 — Data 10 gennaio 11 gennaio 12 gennaio Cielo Ore 0 9.5 — 9.20 — 10. — 10.15 — 11. — 11.50 — 13.55 — 14.30 7 15. — 15.55 — 175 — 17.55 10 9 5 — 10. — 10.10 — 11.10 — 12. — 13.45 10 16.10 — 18.5 — 18.20 10 9.5 — 10.10 — 12.20 10 14.10 — 17.15 Temperatura Gradi Réauraur 15''.5 15°.5 1.5°.5 15°.5 15°.5 15°.5 1.5°. 5 15°. 5 1.5°. 5 15°.5 15°.5 1.5°. 5 15°. 5 15".5 150.5 15».5 150.5 150.5 150. 150. 150. 160. 160. 160. 160. 160. Intensità corrente (centesimi microamperes) 404 388 378 350 330 310 283 279 271 261 250 243 129 126 125 124 123 121 111 106 100 83 82 80 78 77 Peso delle polveri secche gr. 1,6891. Portato il liquido a 250 cm''. 78 cm^ di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm" 10 del reattivo RoedeJcer-Allihn. 90 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm' 10 del reattivo. 250 X 0,095 78 = 0,3044 nei 250 cm' di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,3044 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 18,0214 di idrati invertiti. Nei 250 cm' di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2638 250 X 0,095 90 E per 100 di peso secco gr. 15,6177. 0,2638. Fig. 21. — 93 — Differenza quindi in meno per 100, di gr. 2,4037 0,3044 >: 100 1,6891 0,2638 X 100 1,6891 = 18,0214 15,6177 gr. 18,0214 .,, 15,6177 Differenza gr. 2,4037. esperienza 9.^ Foglie di Arisarmn vuhjare prive d'amido esposte a luce diffusa. La corrente andava dalia punta del lembo al gambo. Tre pile Danieli (v. fig. 22). Data Cielo Ore Temperatura Gradi Réauiiiur Intensità corrente (centesimi microamperes) 13 gennaio 10 8.45 12". 401 — 9. 13". 391 11 — 10. 13". 5 376 r — 10.15 14", 5 370 — 11.5 14". 5 350 n — 12. 14".5 331 — 14.5 14". 5 298 10 15.10 14". 5 280 — 16.30 14'.5 250 •si — 17. 14". 5 241 — 18.5 14".5 230 14 gennaio 10 8.50 11".5 131 — 10.5 13". 132 — 11. 14". 5 132 — 11.20 15". 131 — 13.30 1.5". 118 9 15. 1.5". 117 — 17.10 15". 115 15 gennaio 10 9.5 11". 98 9.15 11".5 97 12. 15". 96 0 15.5 1.5".5 94 » — 17.10 1.5".5 94 La foglia elettrizzata non è più fresca, mentre quella non elet- trizzata si è mantenuta tale. Esperienza fatta nel Laboratorio di fisica della R- Università di Pavia. — 94 — Fig. 22. — 95 — Peso delle polveri secche gr. 1,6530. Portato il liquido a 250 cm^ 77 cm-^ di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm^ 10 del reattivo Eoedeker Alliìin. 89 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm^ 10 del reattivo 250x0,095 „„„„, ~ = 0,308-i 77 ' nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,3084 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100 gr. 18,6569 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm ' di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2668 ^■^0-0,09<^^ 0,2668. 89 E per 100 di peso secco, gr. 16,1403. Differenza quindi in meno per 100, di gr. 2,5166 0,3084 X 100 ^_ ^g^^^^g 1,6530 0,2668 X 100 = 16,1403 1,6530 gr. 18,6569 „ 16,1403 Differenza gr. 2,5166. Esperienza 10. ' Due foglie di Ansarum vulgare prive di amido esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo. Due elementi Danieli (v. fig. 23). Esperienza eseguita nel Laboratorio di fisica dell'Università di Pavia. — 96 — Data Cielo Ore Temperatura Gradi Eéaumur Intensità corrente (centesimi microamperes) 28 gennaio 0 8.40 11''5 298 — 9. 12"'.5 280 — 10.10 13''.5 268 — 10.20 14". 252 — 11. .5 14". 240 — 11.40 .14''.5 222 — 14.5 16".5 184 — 14.15 16".5 180 0 15.10 16".5 174 — 16.5 16".5 167 — 17.10 16".5 164 — 17.40 10".5 160 29 gennaio — 8.35 11". 82 10 9.20 12".5 84 — 10. 13". 85 — 10.15 13". 82 — 11 5 14". 82 12. 15".5 82 14.5 16" 5 76 1 15.15 16".5 74 — 17.35 16".5 68 30 gennaio 10 9. 12". 42 — _ 10.15 12".5 41 — 11.30 14". 40 — 15. 16". 38 lì — 17.45 16". 37 Non si nota nelle foglie alcuna apparente differenza di stato di fre- schezza. Anzi delle due foglie, quella percorsa dalla corrente appare più vegeta. Peso delle polveri secche gr. 1,8751. Portato il liquido a 250 cm'. 89 cm^ di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cni'' 10 del reattivo Boedeker-Allihn. 99 cm' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno, completamente ridotto cm^ 10 del reattivo 89 250 X 0,095 = gr. 0,2668 nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2668 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 14,2285 di idrati in- vertiti. — 97 — 28 6en. ,„„ Cielo: 0 0 , 29 6en. aoGen, 1 1 0 10 1 0 IO 10 90 80 70 60 1 i J i .1 ■! 1 1 1 i 1 1 50 40 30 20 IO 200 ; 1 — f 1 1 1 90 SO 70 60 4 - \ ■ •n 50 i 40 Q- i % 30i o fe 20 £ 100: CLP 90 ! i 1 \ 1 1 \ \ \ 1 1 i 1 A - 1 \ \ 80 1 i 1 19 A ; i 70 60 50 1 1 \ — i ! i 1 N s. i : 1 \ \ 1 — 1 1 i ' i BS V. ^^^^^»B ^9y H -M i \r' . li* |4« • - '^•^ 12- e 30 20 !0 m .-- 1 ■ \ i ■-- i [■■■' . i ' ■ ' ■ U 1 1 ■ lUJjill 1 il : 1 1 1 . 1 1 .111 B J_lU : j Ore:5 10 15 20 1 S 10 15 20 1 5 10 IS 20 28Gen. 29'6en. sÒGen. Fi;,'. 23. Alti dell'Ut. Bot (leir Uiiiversìtù ili Pavia — Serie II — Voi. Xlll. — 98 — Nei 250 cui' di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- tiizzata invece erano contenuti gr. 0,2398 250 X 0,095_ ^ ,^^^3gg 29 E per 100 di peso secco gr. 12,7886. Differenza quindi in meno per 100 di 1,4399 0,2668 ^ 100 ^ ^^^^2g^_ 1,8751 0,2398 X 100 1,8751 12,7886 gr. 14,2285 „ 12,7886 Differenza gr. 1,4399. Esperienza 11. ' Due foglie di Arum italicum prive di amido ed esposte a luce dif- fusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo. — Forza elet- tromotrice Volt 3 (v. fig. 24). Peso delle polveri secche gr. 1,4520. Portato il liquido a 250 cm'. 73 cm' di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm'' 10 del reattivo Baedeker AlUhn. 85 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm'^ 10 del reattivo 250xO,095_^^^3^^3 73 nei 250 cm' di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,1253 di glucosio. Esperienza eseguita nell'Istituto botanico dell'Università di Pavia. 99 — Fiff. L'i, — 100 Data 2 aprile 3 aprile 4 aprile Cielo 10 Ore Temperatura Gradi Eéaumur 9.5 17°. 10. ìT'. 10.10 17". 11.5 17".5 12. 17". 5 14.10 18^ 15.15 18". 16. 18". 17.5 18". 9. 17".5 10.35 17'.5 11.5 18". 12.10 18'.5 14.5 19". 15. 19". 16.10 19". 17.15 19". 18.5 19". 8.30 17".5 9.15 17".5 10.5 17".5 11.45 18". 14. 18".5 15.10 18".5 17.15 18". 5 Intensità corrente (contesimi raicroamperes) 356 343 331 322 310 286 275 269 264 178 170 169 167 164 160 154 150 142 76 76 76 75 70 69 60 La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 22,4035 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm- di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0, 2794 250 X 0,095 85 0,2794. E per 100 di pe.so secco gr. 19,2424. Differenza quindi in meno per 100 di 3,1611 0,3253 X 100 1,4520 0,2794' X 100 1,4520 = 22,4035 =:: 19,2424 22,4035 19,2424 Diiferenza gr. 3,1611 — 101 Jisjieì'iensn 12. ' Due foglie di Arum italkimi prive di amido ed esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo fogliare. Forza elettromotrice Volt 3.5 (v. fig. y.5). Data 5 aprile 6 aprile 7 aprile Cielo Ore 10 9. — 10.15 — 10.30 — 11.30 — 12.5 — 14.20 10 15. — 16.25 — 17.30 — 18. 10 8.30 — 9. — 10.5 — 11.10 — 11.50 1 15. 16 5 — 19.10 3 7.10 — 9. — 12.5 5 15. — 18.15 Temperatura Gradi Kéaumur 18'. 18'. 18". 18".5 18".5 18".5 18". 5 18". 18". 17'.5 17 '.5 17". 5 18". 18'. 18'.5 19". 1 9". 18". 5 17 '.5 18". 5 19". 19".5 19".5 Intensità corrente (centesimi mieroanippres) 458 454 451 437 427 407 400 397 373 366 213 212 210 207 202 184 182 174 127 124 120 115 112 Peso delle polveri secche gr. 1,4030. Portato il liquido a 250 cm"*. 80 cm^ di liquido della polvere di. foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm^ 10 del reattivo Roedeker Allihn. 89 cm' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm'' 10 del reattivo 250 X 0,095 80 0,2968 Esperienza eseguita nell'Istituto botanico dell'Università di Pavia. — 102 — F,g. io. — 103 — nei 250 cm'' di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2968 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100 gr. 21,1546 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm-^ di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2668 250 X 0,095 ^ „ ^ 89^- = 0'26««- E per 100 di peso secco gr. 19,0163. Differenza quindi in meno per 100 di 2,1383 0,2968x100 _ —5^^^^^—- 21,1546 0,2668 X 100 1,4030 = 19,0163 gr. 21,1546 „ 19,0163 Differenza gr. 2,1383 Esperienza 13. ^ Due foglie di Arimi italicum prive di amido ed esposte ad una luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta della foglia. Forza elet- tromotrice 4 Volt (v. fig. 26). ' Esperienza fatta nell'Istituto botanico di Pavia. 104 Data 10 aprile 1906 1 1 aprile 12 aprile Cielo Ore 7 8.30 — 9. — 10.5 — 11.10 — 12. — 14.25 — 15.5 4 15.50 — 16. — 16.15 — 16.35 — - 17. — 18.5 — 19.10 10 9.10 . — 10. — 11.10 — 12.5 — 14.10 4 15. — 16.15 — 17.5 — 18. — 19.5 3 8.5 — 9.15 — 10. — 11.10 — 12. 9 15.5 — 18.5 — 19. Temperatura Gradi liéaumur 17". 17". 17'.5 18". 18". 18". 5 18".5 18".5 18". 5 18".5 ]8".5 18". 5 18".5 18".5 19". 19". 19". 19". 19". 19". 19". 19". 19". 19". 18".5 18".5 19". 19". 19". 19". 19". 19". Intensità corrente (centesimi microainperes) 506 490 477 464 455 432 427 420 416 414 400 390 360 34u 266 262 258 252 248 245 242 239 236 232 192 192 190 186 182 166 152 146 Peso delle polveri secche gr. 1,3801. Portato il liquido a 250 cm^ 81 cnv'' di liquido della polvere di foglia elettrizzata liauno com- pletamente ridotto cm' 10 del reattivo lioedeker Ali Uni. 89 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cnv'' 10 del reattivo 250 X 0,095 81 = 0,2932 nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2932 di glucosio. 105 Fiff. 20. — 106 — La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 21,244:8 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm^ di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2ti68 250x0,095^ 89 E per 100 di peso secco gr. 19,3319. Differenza quindi in meno per 100 di 1,9129. 0,2932x100^^^^^^^^ 1,3801 0,2668 X 100 19,3319 J,3801 gr. 21,2448 „ 19,3319 Differenza gr. 1,9129 Esperienza 14. ' Due foglie di Anini italicum prive di amido ed esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta della foglia. Forza elet- tromotrice Volt 5 (v. fig. 27). Esperienza fatta iieiristituto botanico di Pavia 107 — Data Cielo Ore Temperatura Gradi lléaumur Intensità corrente (centesimi mieroamperes) 16 aprile 3 8.5 18". 619 17 • — 8.15 18°. 592 — 9.10 18". 5 586 — 10. 1B'\5 570 M ••*••• — 11.5 19». 550 )) — 12. 19°.5 540 — 14.30 19°.5 510 6 15. 19°.5 500 — 16.15 190.5 455 w ...... — 17. 19°.5 448 — 18.5 19°.5 430 17 aprile 10 9.30 19°. 5 344 — 11. 19°.5 346 yi ...... — 12.5 190.5 340 — 12.15 190.5 338 10 15. 190.5 322 17 • — 15.45 19°. 5 321 7) — 16. 190.5 320 — 16.45 190.5 318 7) — 17.10 19». 316 — 18. 19°. 314 18 aprile 10 8.35 18''.5 253 77 — 9.30" 180.5 251 — 12.5 190. 247 10 15. 19°. 244 ■>■> — 17.15 19°. 242 Peso delle polveri secche gr. 1,4289. Portato il liquido a 250 cm''. 88 cm= di liciuido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm'' 10 del reattivo Roedeker Allihn. 90 cm'' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm^ 10 del reattivo 250 X 0,095 88 0,2698 nei 250 cm' di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2698 di gluco.sio. La foglia elettrizzata conteneva per ] 00 gr., 18,8816 di idrati invertiti. Nei 250 cm" di liquido ricavato dalla polvere di foglia non elet- trizzata invece erano contenuti grammi ^^^^^ = 0,2638. E per 100 di peso secco gr. 18,4617. — 108 — — 109 — Differenza quindi in meno per 100 di 0,4199 0,2698 X 100 1,4289 = 18,8816 0,2638 :-; 100 1,4289 Differenza gr. = 18,4617 gr. 18,8816 „ 18,4617 0,4199 lisiieriensa lo. ' Due foglie di Armn italicum i)rive di amido, esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta della foglia. Forza elet- tromotrice Volt 6 (V. tig. 28). Data Cielo Ore Temperatura Gradi Réaumur Intensità corrente (centesimi microaniperes) 23 aprile 6 8.5 1 7''. 728 1) — 9. 17". 710 — 9.10 17". 706 — 9.25 17°. 691 — 10.5 ir.ò 680 n — 11. 18°. 660 — 12.5 18". 644 — 12.45 18". 632 n — 14.5 19''.5 620 10 15. 19".5 612 — 16.15 19".5 604 — 17. 19'.5 600 fi 18.5 19".5 590 24 aprile 6 9.10 19". 486 — 10.5 19".5 479 — 11.15 20". 467 — 12. 20". 5 462 2 15. 21". 446 rt 16.20 21". 439 17.10 21". 433 18.5 21". 426 25 aprile 10 8. 19". 355 — 9.5 19". 353 10.10 19". 350 11. 19".5 348 12.5 19".5 345 2 15. 20". 5 343 17.15 20".5 341 5) — 18. 20". 5 340 Esperienza fatta nell'Istituto botanico dell'Università di Pavia. 110 — — Ili — Peso delle polveri secche gv. 1,5210. Portato il liquido a 250 cm^ 93 cm'' di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm^ 10 del reattivo Roedeher Allihn. 88 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm'' 10 del reattivo. 250 :=< 0,095 _....„ - 0,2.3.30 93 nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2553 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 16,7850 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm^ di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2698. ^^«^'=«'°^-^- = 0,2698. 88 E per 100 di peso secco gr. 17,7383. Ditferenza quindi per 100 di 0,9533 0,2698 .< 100^ 1,5210 0,2553 >c 100 1,5210 = 16.7850 gr. 17,7383 „ 16,7850 Differenza gr. 0,9533. Espevien:a 10. ' Due foglie di Antìii italicum prive di amido ed esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo fogliare. — Forza elettromotrice Volt 7 (v. fìg. 29). 'Esperienza eseguita nell'Istituto botanico dell'Università di Pavia. — 112 Data 2 maggio 3 maggio 4 maggio Ore Temperatura Gradi Kéaumur 7.30 19». 7.45 19». 8.35 19«. 9.— 19". 10.5 19«.5 11.15 19».5 12.— 20». 14.10 21». 15.5 2l».5 16.— 2l».5 17.20 2l».5 19.5 2P.5 8.30 19».5 9.— 19».5 10.5 19».5 11.10 20°. 12.- 20».5 14.- 210.5 15.10 21». 5 16.15 21». 5 17.20 21». 5 18.5 21». 9.— 20».5 10.30 21». 12.— 21».5 15.5 21».5 18.— 210.5 19.5 21».5 Intensità corrente (contesimi niicroaniperes) 897 890 880 874 864 849 840 820 810 800 784 770 656 654 650 642 636 622 618 612 608 600 518 512 508 505 502 500 Peso delle polveri secciie gr. 1,4780. Portato il liquido a 250 cm^ 94 cm° di liquido della polvere di foglia elettrizzata liauiio com- pletamente ridotto cm'^ 10 del reattivo Roedeker Allihn. 86 cm'' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm'' 10 del reattivo 250 X 0,095 94 0,2526 nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quiudi contenuti gr. 0,2526 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 17,0906 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm-^ di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- — 113 — Fig. 29. — 114 — trizzata invece erano contemiti gr. 0,2761 250 X 0,09n 86 = 0,2761. E per 100 di peso secco gr. 18,6806. Differenza quindi per 100 di 1,5900 0,2761:^100 ,„,„„, 1,4780 - ''''''' 0,2526 X 100 1,4780 = 17,0906 gr. 18,6806 „ 17,0906 Differenza gr. 1,5900. Esperienza 17. ' Due foglie di Aram Halicum prive di amido ed esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo fogliare. — Forza elettromotrice Volt 2 (v. fig. 30). Data Cielo 5 Oi-e Temperatura Gradi Réauiiiur Intensità corrente (centesimi microamperes) 7 maggio 8.35 19'. 238 fi — 9. 19". 211 — • 9.25 19". 210 — 10. 19'". 5 204 T) — 11.30 19" 5 192 jj — 12.5 19''. 5 188 — 14.15 20". 182 7 15.5 20". 180 — 16. se. 178 — 18.10 19''. 5 174 — 19. 19". 5 170 8 maggio 10 9. 19".5 Ilo — 10.15 20". 105 !) — 11.20 20''.5 104 Esperienza eseguita nell'Istituto botanico dell'Università di Pavia. 115 Data Cielo Oro Temperatura Gradi Rea unni r Intensità corrente (^centesimi microaniperes) 8 maggio ...... 12. 21". 104 — 14.25 21". 103 10 15. 21". 102 — 16.15 2 1 ". 95 — 17.5 21". 87 — 18.20 21". 80 7T — 19.10 21". 76 9 maggio 8 9. 20". 30 — 10.5 20'. 5 29 — 11. 20".5 26 — 12 10 20'.5 25 — 14.5 21". 20 9 15. 21". 19 . — 17.10 21". 16 V — 18.5 21". 15 Peso delle polveri secclie gr. 1,4590. Portato il liquido a 250 cm^. 75 em^ di liquido delia polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm'' 10 del reattivo Boedeker Allihn. 87 cm' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm^ 10 del reattivo. 250 X 0,095 75 = 0,3166 nei 250 cm"' di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,3166 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 21,6997 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm'' di liquido ricavato dalla polvere della foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2729 250 :-< 0,095 87 = 0,2729. E per 100 di peso secco gr. 18,7045. — 116 — Differenza quindi per 100 di 3,9952 0,3166 X 100 1,4Ò90 0,2729 X 100 1,4590 = 21,6997 = 18,7045 gr. 21,6997 „ 18,7045 Differenza gr. 3,9952 Vìe. 30. 117 — ILsperienza 18. Due foglie di Armn italicum prive di amido ed esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo fogliare. — Forza elettromotrice 1 Volt (v. fig. 31). Data 11 giugno 12 giugno 13 giugno Cielo 10 Ora Temperatura Gradi Réaumur S.5 2P. 8.30 21°. 9.5 210.5 9.55 210.5 10.50 220. 11.5 220.5 12. 230. 12.15 230. 14 5 230. 15. 230. 17.5 230. 18.10 230. 9.5 230. 10. 230. 10.50 230.5 11.35 230.5 12.5 230.5 14.10 230.5 15.5 230.5 16.10 230.5 17.5 230.5 18. 230.5 18.15 230.5 8.35 230. 9. 230. 10.10 230. 11.15 2 3 0.5 12.5 230.5 16.55 , 230.5 Intensità corrente (centesimi microamperes) 113 100 91 88 84 82 79 77 70 68 62 59 38 38 39 40 40 40 39 38 36 34 33 16 15 15 14 13 12 Peso delle polveri secche gr. 1,5010. Portato il liquido a 250 cm'. 86 cm'' di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cm'' 10 del reattivo Baedeker AlUhn. ' Esperienza fatta nell'Istituto botanico di Pavia. — 118 — 88 cm^ di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm^ 10 del reattivo 250 X 0,095 86 = 0,2761 nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2761 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 18,3944 di idrati invertiti. Nei 250 cm'' di liquido ricavato dalla polvere di foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2698 250 X 0,095 = 0,2698. E per 100 di peso secco gr. 17,9746^ Il Giugno i2Giug. Cielo 4 4 4 6 '20 13 C 1 3 S iiug. 3 IO ^ i tu , (10 1 Ti 1 f 100 90 5 60 in ■ 1 ■ 1 — ' 1 ' — — - — °-70 7 60 X V 1 1 1 ■ .^ io! ^ \ 1 hi 23'- !,o i. N '^>«- i-*-H ^ B ; £ ! " 30 1 20 1 -.. .... ..- \ k -- ,-.. l 1 10 i --' ^^ ""^ -.^^ l_l_lJ_l_ ■ - 22° "S 21- ^ 20*0 0 _._ -I-LIJ. .,.,1.1 U.Ll_ 1 II 1 l> > 1 ■ III Ore:5 io i5 20 15 10 15 20 1 5 10 15 20 i"'g- 31. Differenza quindi in meno per 100 di 0,4198 0,2761 X 100 1,5010 = 18,3944 0,2698 X 100 1,5010 = 17,9746 gr. 18,3944 „ 17,9746 Differenza gr. 0,4198. 119 — Espei'ienza 19. ' Due foglie di Saxifraga Saxatiìis prive d'amido ed esposte a luce diffusa. La corrente andava dal gambo alla punta del lembo fogliare. — Forza elettromotrice 2,5 Volt (v. fig. 32). Data Cielo Ore Temperatura Gradi Réaumur Intensità corrente (centesimi raicroamperes) 14 giugno 2 8.40 21". 328 — 9. 21». 320 — 9.45 21». 291 — 10.5 21 ".5 " 290 — 11. ,55 22». 276 — 14.5 22 0. 261 0 1.5. 22". 257 — 16.30 220.5 250 — 17.45 22«.5 243 71 — 18.10 22».5 240 15 giugno 2 8.10 22». 176 — 0. 22». 5 174 — 10.15 22».5 172 — 11.5 22».5 168 JJ • — 12. 22».5 164 — 12..50 22».5 161 M 4 15. 22».5 161 lì — 1G.40 22».5 160 — 17.5 22».5 1.58 11 — 19.5 22». 136 16 giugno 0 9.10 22». 78 — 10.5 22». 5 76 fl — 11. 22. »5 72 f) — 12.15 23». 69 3 1.5. 23». 63 Vi — 10.20 23». 60 Peso delle polveri secche gr. 2,0100. Portato il liquido a 250 cm^. 91 cm'' di liquido della polvere di foglia elettrizzata hanno com- pletamente ridotto cnr^ 10 del reattivo Baedeker Allihn. 103 era' di liquido della polvere di foglia non elettrizzata hanno ' Esperienza fatta nell'Istituto botanico dell'Università di Pavia. — 120 — completamente ridotto cm^ 10 del reattivo 250 X 0,095 91 = 0,2609 14ClLI(J OelD. .m II 15' l 5 Giug. 2 4 16 ( 1 0 5iug . 0 3 ^90 l 25*o • 2.,a \ ■■ ' - 270 \ - 7W \ 2iO V— . 240 V . iJO ' \ 220 -T \ 2iO \ 200 \ \ 190 ' \ - 180 V \ 170 __ \ i K. a- a vjo r ir; o b i«o \ s^ 130 1 \ È m ■ 1 \ no ^ \ 100 s \ 90 \ .20 ,- \ 70 GO 50 un 1 lui t 1 .1 1 1 1 1 tilt ■ ■III ULl. III 1 1 1 IMI 1 II ~ 24- Oi 20'" Ore. 0 10 15 .'0 1 5 10 . 15 ?0 u'Giuq, is'Giug. 1 1 5 IO 15 20 16'Giug. nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2609 di glucosio. — 121 — La foglia elettrizzata conteneva jier 100 gr. 12,9800 di idrati in- vertiti. Nei 250 cm-' di liquido ricavato dalla polvere di foglia non elet- trizzata invece erano contenuti gr. 0,2305 250 >; 0,095 ^3 ='^'2305. E per 100 di peso secco gr. 11,4676. Differenza qnindi per 100 di 1,5124 0,2609 X 100 2,.0100 -=''''^'^ 0,2305 >: 100 2,0100 11,4676 gr. 12,9800 „ 11,4676 Differenza gr. 1.5124. Espevienzd 20. ' Due foglie di Lappa Maìor prive d'amido ed esposte ad una luce assai diifusa. La corrente entrava dal picciuolo ed esciva dall'apice del lembo fogliare. — Forza elettromotrice 2,5 Volt (v. fig. 33). ' Esperienza fatla nell'Istituto botanico ili Pavia. 122 Data Ciclo Oro Temperatura Gradi Iióauimii' Intensità corrente (coiitosinii niicroanipercs) 18 giugno 1 S.40 200.5 337 n..5 200.5 322 10. 210. 314 lO.l.") 210. 310 11. 210.5 300 1 1 ..^)0 210.5 290 14..5 220. 272 7 15. 220.5 260 15-10 220.5 202 10.10 22 0.5 200 — l7.:'.o 220. 252 — 1S.5 220. 240 19 giugno 10 S.45 210. 182 !).50 210. 181 i; 10..55 210.5 180 — 12. 220. 170 i:'..45 220. 177 14. 220.5 170 7 15.10 22" ,5 174 — 10. 230. 170 17. HO 230. 164 20 giugno 10 0.5 10. 210. 210.5 101 07 12. 220.5 92 7 15. 230. 84 )J — 18.25 230.5 60 Peso delle polveri secche gr. 1,9854. Portato il liijuido a 2.50 cni-''. 89 cm^ (li liquido della polvere di foglia elettrizzata banno com- ])letanieute ridotto cnr' 10 del reattivo Rocdeker A/li/in. 98 cm^ di liquido delia polvere di foglia non elettrizzata hanno completamente ridotto cm'' 10 del leattivo 2.50 X 0,095 89 = 0,2668 Nei 250 cm^ di liquido esaminato erano quindi contenuti gr. 0,2668 di glucosio. La foglia elettrizzata conteneva per 100, gr. 13,4380 di idiali invertiti. Nei 250 cni'' di ]i(iuido ricavato dalla polvere di foglia non elet- tiizzata invece erano contenuti gr. 0,2423 250 X 0,025 98 0,2423. E per 100 di peso secco, gr. 12,2040. — 123 g. 33. - 124 — Differenza quindi per 100 di gr. 1,2340 0,2668 X 100 1,9854 0,2423 X 100 1,9854 = 13,4380 = 12,2040 gr. 13,4380 „ 12,2040 Differenza gr. 1,2340. (Metodo della saccarificazione.) Specchietto riassuntivo dei risultati. o B 0^ = PIANTA Forza elettro- motrice Volt : Direzione della corrente Idrati di differenza p Carbonio Slz; dal gambo dalla punta er 100 in più tn verso la punta della fofrlia verso il gambo della t'oelin nella foglia elettrizzata nella foglia non elettrizzata 1." Calla aelhiopica 2 si 110 3,1971 2.<' 5j n 2 110 si 0,5987 ■à." » V 1 si no 0,3067 — 4_a W V 2 « 11 2,8808 — 5.^' )) n _ 2,2 « 11 2,9578 — 6/' » » 2,2 n n 2,6263 — 7." n V 2,2 n 11 2,7162 — 8." n r> 3,3 1) 11 2,4037 — 9.^' Arisarum vulgare 33 » w 2,5166 — 10.^' ■n <) 2,2 11 11 1,4399 — 11.'' Arum ìtalicum 3 11 11 3,1611 — 12.-' » 5) 3,5 n 11 2,1383 — 13.^' ■n Ti 4 11 !1 1,9129 — i4." n !i 5 11 11 0,4199 — 15.-' » Ti « 11 11 — 0,9533 16.'' V rt 7 n 11 — 1,5900 17.^' )) 7) 2 11 11 3,9952 — 18.'' H !) 1 11 11 0,4198 — 19.-' Saxifraga saxatilis 2,5 11 11 1,5124 — 20." Lappa Maior 2.5 11 11 1,2340 — 125 — CAPITOLO VI. Risultati delle Esperienze intorno all' influenza dell' elettricità sulla fotosintesi t-lorofilliana. Prendendo in considei-azione i varii risultati ottenuti nelle ricerche riportate nel capitolo precedente, notiamo diverse cose interessanti : La lettura del numero delle divisioni della scala del galvanometro ci dimostra come esse diminuiscano istantaneamente e questa diminu- zione è continua e rapida fino alla settima ora circa (in media) ; dopo tal tempo continua lo stesso fenomeno, ma lentamente. Nella tavola II che accompagna questo lavoro, per mezzo di curve è rappresentato gra- ficamente come si comporta iu condizioni normali la resistenza delle foglie nelle prime dieci ore dell'osservazione. Ho scelto 5 esperienze fatte iu condizioni diverse e che si possono considerare pressappoco come la media delle altre. Tali figure ci dimostrano la costanza del fenomeno e ci dimostrano altresì che l'aumento della forza elettromotrice fa cambiare di poco la curva. Basta infatti confrontare la curva f con quella «, in cui nella prima il galvanometro segnava 458 centesimi di microamperes al prin- cipio dell'esperienza, mentre ne segnava 108 nella seconda. Tuttalpiù si può notare una meno rapida diminuzione delle divisioni nelle prime ore dell'esperienza, quando la forza elettromotrice è maggioie : infatti questo appare manifesto per esempio nelle curve a e ò della stessa tavola in confronto delle curve a, p', }'; ma in complesso sono differenze di poco conto. Il senso della corrente influisce pure poco sulla resistenza della foglia; infatti nell'esperienze rappresentate dalle curve « e /5 la cor- rente entrava dall'apice del lembo ed esciva dal picciuolo, mentre nelle altre >-, ó, e, il senso della corrente era contrario, purtnttavia il feno- meno appare molto simile. Considerando invece il comportamento del galvanometro il secondo giorno, in molte esperienze appare uno strano e sensibile aumento delle deviazioni che presto scompare. Nella tavola III sono riportate diverse curve che rappresentano graficamente il suddetto fenomeno. Così la curva a (Esperienze 29 dicembre), indica che la resistenza diminuisce duraute circa due ore e 50 minuti rapidamente, tantoché il — 126 — galvauometro da 123 centesimi di mici-oamperes sale fino a 131 cente- simi, mentre dopo 25 minuti scende a 117 cent., e continua a scendere, cosi dopo 7 ore circa, clie tanto durò l'osservazione, discende a 106 cent, di microamperes. Comportamento molto simile lo si nota nell'esperienza b del 19 dicembre 1905 (vedi fig. h, tav. Ili), dove l'intensità discende fino a 128 cent, di microamperes, per salire poco dopo fino a 135 e poi subito ridiscendere. Con correnti piii forti (f. e. m. = 5 Volt), si ha pressappoco lo stesso comportamento: infatti nell'esperienza del 17 aprile 1906, il galvano- metro alle 9.30 segnava 344 centesim. alle 11 ne segnava 346, alle 12,5 era sceso già ai 340, alle 12,15 ai 338 ed alle 15 ai 322. La curva d della tavola III rappresenta graficamente tale diminuzione di resistenza nella foglia di Anim italicum. Pure con correnti debolissime si ha di frequente lo stesso fenomeno, benché meno sensibile, come per esempio nell'Esperienza 18.'' del 12 giugno 1906 (vedi curva e, tav. III), in cui vi è diminuzione di resistenza nella foglia, ma esso è molto meno marcato che nelle esperienze sopracitate; tutt'alpiìi si può no- tare una maggiore costanza di durata in tale diminuzione; infatti in questa esperienza notiamo che l'intensità sale da 38 cent, soltanto a 40, ma rimane così per circa 3 ore, indi diminuisce lentamente. In questa esperienza l'aumento dell'intensità coincide coll'aumento di temperatura, ma tale aumento e diminuzione della resistenza della foglia è indipendente dalla oscillazione di lemperatura in cui si face- vano l'esperienze; infatti la rappresentazior.e grafica della temperatura posta nella stessa tavola di fianco ad ogni curva clie ci rappresenta la resistenza del lembo fogliare, ce lo dimostra con evidenza. Cosi tutte le altre curve t delle figure a, l>, d, e (Tav. Ili), segnano una mag- giore temperatura od una temperatura costante, dove invece le curve i delle stes.se figure indicano nna maggiore diminuzione di deviazioni del galvanometro; mentre per es. la curva t della fig. 6 segna costante temperatura in confronto della diminuzione di deviazione della curva i, viceversa la curva t della fig. e, indica una temperatura che nelle pri- me ore aumenta mentre in tali ore cresce la resistenza della foglia. Gli elettrodi non venivano durante l'esperienza mai cambiati, quindi non si può dubitare che tale fenomeno dipenda da un cambiamento di contatto. La luce pare che abbia un'influenza sopra tali oscillazioni, in- fluenza che a mio credere sarebbe più indiretta che diretta, cioè un'azione favoievole a rapida ripresa del chimismo interno del tes- suto verde e quindi rapido cambiamento chimico dei soluti (di conse- guenza di conducibilità) attraverso i quali deve passare la corrente, — 127 — oppure influenza come forza eccitante di correnti eletlromotiici già esi- stenti nella foglia K Ma, pur credendo utile
  • ci indica che le piante elettrizzate con f. e. m. = 7 Volt (esp. 16"), gli idrati di carbonio prodottisi in esse sono diminuiti in ragione del l,.j per 100. Le altre figure della tavola IV ci dimostrano come sia vario il compartimento delle varie specie, ma ci dicono pure che il fenomeno è costante, poiché tutte le foglie elettrizzate convenientemente iianno as- similato molto più di quelle tenute per controllo. Del resto oltre alle esperienze mie, trovo nei risultati di molti altri autori di antica e recente data e da me a questo scopo precedentemente citati, diversi dati che ora non fanno che confermare le conclusioni del- l'esperienze sopra riportate. Basta citare, per esempio, oltre alle ricerche del Thonvenin già dif- — I2d — fusamente sunteggiate, le analisi delle viti elettrizzate fatte da Mac- cagno dove si trova una maggiore quantità di amido, destrina e glucosio in confronto di quelle non elettrizzate (vedi pag. 25 di questa memoria). Importanti sono anche le analisi fatte dal laboratorio chimico mu- nicipale di Saint-Etienne dei tuberi di patata tolti da piante state in- fluenzate elettricamente col sistema Paulin in confronto dell'analisi dei tuberi di piante coltivate nello stesso terreno e nelle stesse condizioni d'ambiente, ma che però non furono elettrizzate (vedi pag. 33) dalle quali analisi risnlta che 1 tuberi delle piante elettrizzate erano di molto più ricchi in amido degli altri e la stessa constatazione venne fatta a Cristiania ed a Liihesehloss, dissipando quindi ogni dubbio in proposito. La storia dell'argomento ci dice che delle vigne a Notay elettriz- zate col sistema Paulin dettero delle uve ricchissime di zucchero. Grandeau afferma che nella pianta isolata dall'elettricità è ostaco- lata la formazione del glucosio e dell'amido. Interessante per questo ordine di considerazioni è pure una delle conclusioni a cui è giunto il Lemstroem, quella cioè che se alcune specie di piante si irrorano con acqua durante l'elettrizzazione, la loro sovra- produzione aumenta raggiungendo una proporzione molto elevata (vedi pag. 40). E questo è consono alle mie conclusioni perchè si deve considerare che contemporaneamente all'assimilazione del carbonio deve avvenire anche quella dell'idrogeno. Il Giglioli elettrizzando le radici anziché gli organi aerei non ot- tiene buon effetto. Il Gassner \ a questo proposito conferma i risultati di Lemstroem e di più stabilisce che le piante elettrizzate consumano constautemente più acqua di quelle lasciate come controllo. E cosi di molto si potrebbe aumentare il numero di fatti risultanti da ricerche ed esperienze, le quali benché instituite per altri scopi, pur tuttavia portano un contributo di conferma tutt'altro che trascurabile a quanto credo di aver dimostrato e cioè che relettricità in determinate condizioni aumenta l'attività fotosintetica clorofilliana. ' Gassner G. Zar Frn'je. der Eìcldrokuliitr. Bericht. Deutscb. Botan. Gesell. Heft 1, 1907, pag. 26. Alti JelVIst. But. e ì'ìiìlìuencc des conrrtnts f/rdraniqucs faihlt'S sur l' lui- ildsiiìose rhr; Irs rcfietaux. Ravuo Qéii. 15otiiniquo ii° 223, 15 juillct 1907, ]). :ilT. ■' Velli infatti ;i tuie proposito, iVii gli nitri, i bivori di Thouvenin già ci- tiito 0 (lucili di Gassnkii, Boriclit. ISot. Dout. Gcsel., p:ig. 2G, Ilel't I, l'.MìT. — 147 — E pure probabile che l'elettricità abbia un'azione stimolatrice sullo sviluppo delle radici, specialmente sul rapido rigenerarsi dei peli assor- benti e della superficie assorbente presso le estremità radicali come sospetta Gifflioli. Da ultimo, come causa di benefica influenza da elencarsi fra le principali, è certamente quella che l'elettricità convenientemente som- ministrata alla pianta verde facilita ed aumenta uno dei processi più importanti della vita qual'è appunto la fotosintesi clorofilliana. Uno dei precipui scopi di questa parte del mio lavoro è stato precisamente quello di dimostrare scienliflcamente tale fatto il cui studio era stato già iniziato dal Tìiourenin. Per le diverse ragioni esposte nel lavoro, credetti opportuno di usare metodi di osservazione diversi da quelli adoprati dal Ch."'° pre- detto sperimentatore e precisamente di misurare l'intensità di assimi- lazione del carbonio, dalla quantità di amido formatosi durante l'espe- rienza negli organi assimilatori sottoposti all'esame, servendomi del metodo di Saclis e specialmente del metodo di saccarificazione diffusa- mente in precedenza descritto. Come risultato di tali esperienze ebbi che deboli correnti, elettriche, le quali attraversano foglie verdi, aumentano Vattività fotosintetica di tali organi. Tale fatto l'ho ottenuto costantemente sperimentando sopra di- verse specie di piante. La resistenza delle varie foglie al jyassaggio della corrente varia non di poco a seconda della specie a cui appartengono e dello stato di sviluppo e quindi non si può stabilire con precisione dei limiti esatti generali sull'intensità della forza elettromotrice da usarsi per ottenere il miglior effetto. Ebbi però con certa costanza i seguenti risultati : Che nelle piante da me studiate l'aumento della produzione di idrati di carbonio incomincia a verificarsi quando il galvanometro indica un'inten- sità attraverso la foglia di circa 100 centesimi di microamperes. L'aumento della fotosintesi cessa quando l'intensità raggiunge circa 700 centesimi di microamperes. L'assimilazione del carbonio è ostacolata se l'intensità oltrepassa i 700 centesimi di microamperes. Le esperienze suddette dimostrano pure la grande influenza che ita la direzione della corrente sulla turgescenza delle foglie e sulla formazione degli idrati di carbonio tantoché se l'elettrodo positivo è attaccalo alla punta della foglia ed il negativo alla base, il lembo fogliare ad una data inten- sità di corrente assimila meno di quello che faccia una foglia eguale tenuta come confronto e che sia percorsa in senso inverso da una corrente di eguale intensità. — 148 — In molte esperienze considerando il comportamento del galvano- metro, ho notato, nelle prime ore del secondo giorno di osservazione, mi sensibile alimento delle deviazioni che pretto scompariva per dar luogo poi al costante e regolare aumento di resistenza. Fatto questo interessante che è rimasto per me senza valida spiegazione. Per spiegare il quale sarebbero occorse speciali ricerche che mi riservo di fare in seguito. Inoltre dal riassunto dei molti lavori fatti sopra la elettricità esistente nelle piante, risulta accertato cite correnti elettriche accompa- gnano sempre rattività del vegetale, anzi si può aggiungere che gli atti chimici inerenti alla vita della pianta sono accompagnati da fenomeni ehi- trici che possono servire perfino a misurarli. Stabilito quindi tale fatto e considerato che le varie azioni elet- triche, luminose, calorifiche e chimiche si trasformano, com'è noto, le une nelle altre nel seno della materia, le trasformazioni avvenendo tanto più facilmente quanto è più labile e trasformabile la materia, come nel caso della materia vivente, io credo che all'elettricità delle piante sono riservate funzioni di primissima importanza. Innanzi tutto, considerando che l'elettricità e la luce sono feno- meni dello stesso ordine, io credo che una delle azioni bencftchc eserci- tale dalla energia elettrica sulla cellula del vegetale superiore è quella di eccitare ed intensificare razione della energia luminosa nei fenomeni foto- sintetici. Per meglio avvalorare questo asserto, mi riservo di fare in seguito delle esperienze, somministrando alle piante messe in osservazione del- l'elettricità sotto forma di onde hertziane. Le radiazioni elettro magnetiche essendo simili a quelle luminose differendo soltanto grandemente nella lunghezza di onda, probabilmente nell'azione fisiologica vi è analogia fra esse e la luce visibile ed è probabile che tali radiazioni abbiano azione fisiologica sulle piante ancora più sensibile di quella esercitata da correnti continue. Ora mi sono limitato a fare invece esperienze tendenti a ricercare quale influenza potevano avere deboli correnti elettriche di diversa intensità sopra l'assimilazione del carbonio in foglie sottratte all'azione della luce, basandomi sopratutto sulla scoperta di W. H. Fox Talbot, il quale fino dal 1841, come è noto, stabilì che azioni chimiche, eccitate ed iniziate dalla luce, possono venire continuate ed accresciute da altri agenti chimici o fisici, ed i risultati ottenuti sono i seguenti : che deboli correnti elettriche non riescono a sostituire completamente la energia luminosa nel fenomeno della fotosintesi clorofilliana, riescono però ad inten- sificare la sua azione tantoché con foglie elettrizzate poste in condizioni di — 149 — luce non sufficienti per compiere l'assimilazione del carbonio, si può avere formazione di amido, quando foglie non elettrizzate poste nelle medesime condizioni di luminosità non riescono a formarne '. / limiti dell'intensità della forza elettromotrice necessaria per ottenere siffatta intensificazione della luce concordano all'incirca con quelli stabiliti per ottenere l'aumento della produzione di idrati di carbonio. Anzi pare clie senza luce o con poca luce la pianta resista di più all'azione di correnti elettric/ie che non quando è esposta a piena luce- * * I modenii studi della dissociazione elettrolitica offrono un grande interesse per esperienze di tale natura e ci danno anche ragione di gran parte dei risaltati ottenuti, poiché quando si assoggetta un tessuto vegetale a corrente elettrica deve aumentare anche il coefficiente di dissociazione molecolare delle sostanze contenute nel citoplasma. Na- turalmente è più agli ioni che alle molecole intiere che si deve attri- buire la massima parte delle reazioni; gli ioni portatori di elettricità essendo attirati rispettivamente verso elettrodi di segno contrario ab- bandonano al loro contatto la loro carica e ripassano allo stato or- dinario di atomo dando luogo continuamente a reazioni secondarie. Gli sdoppiamenti idrolitici in genere che hanno luogo in pre- senza di acidi, sono in realtà proporzionali al numero degli ioni // liberati per la dissociazione degli acidi ^ Queste reazioni sono rea- zioni dell'ionio // ed in tesi generale si può pensare che tutti i feno- meni di sdoppiamento e di condensazione dove interviene la natura acida od alcalina dell'organismo, sono sotto la dipendenza stretta degli ioni H e OH. Ciò basta per dimostrare quali funzioni importantissime possa avere l'energia elettrica nel protoplasma e quale nuovo e vasto campo inesplo- rato spetti ancora alla fisiologia vegetale. ' Durante la revisione delle bozze di queste ultime pagine del mio lavoro, è comparsa una noia del sìg. I. H. Puiestlet intitolata The effcct electriciti/ upoii Plants (The Bristol Naturalists' Society's Proceeilings, voi. I, part. Ili, 1907) nella quale egli scrive: « / fiiid inijself tlicn, at presrnt, unalde fo acarpi Pollacri's con- rìiisioH thai stnrcìi can he foriiied hij a ijreen jdanf in the dark if an eìcctrif ciirrent of suitahte strenyth bc passed thromjh it »■ Evidentemente il detto Au- tore ha male interpretato quanto a tale proposito pubblicai nella mia nota pre- liminare ed ho ripetuto in questo lavoro più completo, giacché Egli non fa che conformare quanto hi) sopra riportato. (V'mIì anche pag. 141. Gap. IX). - La teoria della dissoci:izione elettrolitica aumenta l'interesse dei risultati pubblicati da me nel l'.J02 nella memoria: Intorno all' assimilazione clorofilliana. — Ulteriori ricerche di Fisiolofjia vecjetale (Memoria II) con 3 tavole in Atti Ist. Bot. Pavia, voi. VIII. — 150 — CAPITOLO XII. Spiegazione delle Tavole. Tavola I. Riproduzione fotografica dell' apparecchio clie lia servito per le sopra de- scritte esperienze. A = areostati. A' — Ainperonietro. V = Voltametro. G = Galvanonietro. e = Interruttori e commutatori. s := Shunt. e ^= Canocchiale e scala. E = Elettrodi impolarizzabili. T =■ Termometro. F = Sostegno in vetro con pinze alle quali stanno attaccato due foglie di Saxifrafia saxatiìi-s. — Una di esso è assoggettata a corrente elettrica, l'altra serve come testimonio. Tavola li. Figura «. — Curva che indica l'aumento di resistenza di una foglia di Ctiìla (ictìiiopiai durante lo prime dieci ore di esperienza. — Corrente avente la l'orza elettromotrice di 1 Volt che entrava dalla punta del lembo ed esciva dal picciuolo; Esperienza /) del 2 gennaio lOiitì (vedi descrizione Capitolo IV, pag. 69). , ,1 — Curva che indica l'aumento di resistenza di una foglia di Calla aclhiopica durante le prime dieci ore di esperienza. — Corrente avente la forza elettromotrice di 2 Volt che entrava dalla punta del lembo ed esciva dal gambo; Esperienza C del 22 dicembre liK)5 (vedi descrizione Capitolo IV, pag. GTj. „ y. — Curva che indica l'aumento di resistenza di una foglia di Calìa aetìiiopica durante lo prime dieci ore di esperienza. - Corrente avente la forza elettromotrice di 2,2 Volt, e che entrava dal gaml)0 della fofilia eil esciva dalla punta del lembo; Esperienza .1 del 2iS dicembre \Wh (vedi descrizione Capitolo IV, pag. GO). „ J. — Curva che indica l'aumento di resistenza di una foglia di Calla ai'lìiiopica durante le prime dieci ore di esperienza. — Corrente avente la forza elettromotrice di 3,3 Volt che entrava dal gambo '. — Curva che indica la diminuzione di resistenza di una foglia di Calla aelhio/ìica. Esperienza 5' del 25-dlc('mbre 1905 (vedi descrizione Capitolo IV, pag. 83) f. e. m. = 2,2 Volt; i--= curva dell' intensità della corrente che attraversa la foglia, < = curva della tempe- ratura durante l'esperienza. Tavola IV. Figura 1. — Curva che indica la differenza per 100 di peso secco in idrati di carbonio di foglie elettrizzate di Afum italicum in confronto a foglie della stessa pianta non influenzate. La linea intiera segna le differenze in più. La linea punteggiata le differenze in meno. Le lettere: «, ,i, ;■, 'f, f, A, indicano la quantità di idrati di car- bonio constatati in più per ogni singola esperienza in rapporto alla forza elettromotrice usata e corrispondono rispettivamente all'esperienze n." 18, 17, 11, 12, 13, 14. Le lettere: rT,(p indicano la quantità di idrati constatati in meno, e corrispondono rispet- tivamente all'esperienze n.° 15, 16. , 2. -- Curva che indica la differenza in più per 100 di peso secco in idrati di carbonio contenuti in foglie elettrizzate di Ariaarwn riiì- (jare in confronto con quelli contenuti in foglie non influenzate. Le lettere A B segnano la quantità di idrati in rapporto alla in- tensità della forza elettromotrice usata e corrispondono rispet- tivamente all'esperienze n." 9, 10. — 152 — Pin-ura 3. — Curva che indica la differenza in più per 100 di peso secco in idrati di carbonio contenuti in foglie elettrizzate di Calìa acthiopica in confronto con quelli contenuti in foglie non influenzate. — Le lettere ((, h, <■ corrispondono ai risultati ottenuti rispettiva- mente dall'esperienze n.° 4, 5, 8. Il segno k inilica la quantità in più di idrati di carbonio contenuti per 100, in foglie elettrizzate di Saxifraga saxalilis in confronto con quelli di foglie non elettrizzate, in rapporto all'intensiià della forza elettromotrice adoperata e corrisponde al risultalo dell'esperienza n." 19. 11 segno M indica la quantità in più per 100 di peso secco di idrati di carbonio contenuti in foglie elettrizzate di Lappa maior in confronto a quella di foglie non elettrizzate, in rapporto all'in- tensità (Iella forza elettromotrice usata; corrisponde al risultato dell'esperienza n." 20. Dall'Istituto Botanico di Pavia, agosto 1907. (Dala di consegna dil ninnosciillo alla Ti/ior/i-afia : dicembre 1906). ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ III PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI SULLA FLORA MICOLOGICA DELLA SARDEGNA PRIMA CONTRIBUZIONE EVA MAMELI. Mossa dal desiderio di portare un contributo alla conoscenza della micologia sarda, e specialmente a quella dei micromiceti, cosi scarsa- mente raccolti e studiati, della Sardegna, mi accinsi al loro studio, usufruendo di materiale in parte da me raccolto, in parte inviatomi da diverse località dell' isola ' ; materiale che mi diede ottimi risultati riguardo al numero dei generi e delle specie nuove per la Sardegna, come aveva previsto. Ed infatti la Sardegna ebbe, a confronto delle altre regioni ita- liane, pochissimi studiosi di Micologia, e nessun vero ricercatore di flora crittogamica regionale -. L'unico censimento complessivo che possediamo finora dei funghi sardi, e che è compreso nell'opera del Barbey: " Florae Sardoae Compendiìim „ data dal 1884, e comprende 220 fra specie e varietà, classificate in parte dal Baglietto e dal De Notaris di Genova, in parte dal Moris e dal Magnus. ' Colgo l'occasione per ringraziare sentitamente il prof. Francesco Falchi (Cliiarnmonti). il prof. Andrea Sanna (Tempio), il dott. Antonio Bellioni (Sassari), il dott. Amedeo Colombano (Cagliari), il dott. Antonio Deriu (Ghilarza) od il dott. Antonio Vaccari (isola della Maddalena) per il materiale gentilmente e pre- murosamente inviatomi. ^ Si ha solo notizia di una esplorazione crittogamica fatta in Sardegna nel 1866 dal Dott. Emilio Marcucci di Bibbiena, che raccolse una trentina di specie fungine. Numerosi essiccata di crittogame sarde, raccolte dal compianto prof. Patrìzio Gennari di Cagliari, sono compresi neW Erbario CrUfo(jannco Italiano. Genova, Milano, 1858-1882. Alti (leirist. Boi. dell' U>iivers!lù di Pavia — Serio U — Voi. XIII. Il — 154 — Dopo il Barbey il numero dei micromiceti sardi ha, negli ultimi anni, aumentato di poco. Infatti non si hanno memorie di micologia sarda fino al 1893, anno in cui il Voglino pubblicò i suoi " Appuntì alla flora micologica della Sardegna „ comprendenti 74 specie di Imenomiceti, nella quale memoria sono descritte alcune forme nuove, oltre ad una interessante comparazione delle specie raccolte in Sardegna, con quelle raccolte a Massa-Carrara ed a Pisa. Seguono (fino al 1903) altri pochi contributi sparsi in memorie e note che portano a circa 500 il numero delle specie fungine finora stu- diate per la Sardegna. Tra queste le più importanti sono: " Gli ipogei di Sardegna e di Sicilia „ del Mattirolo, che dà un elenco, con molte considerazioni tassonomiche, cenni geografici e osservazioni biologiche, di 20 specie. Fra queste, 7 specie ed una varietà sono nuove per la Sardegna; " Mi/cological Notes „ del Lloyd, dove è citata la specie Gyrophragmiwn Delilei, nuova per la Sardegna; una " Addenda ad floram sardoam „ del Belli, che comprende tre specie di funghi, delle quali il Boletus sardoiis Belli è nuova; e infine: una (.<. Contribuzione alla flora micologica della Sardegna,, di Saccardo e Traverso comprendente 167 specie quasi tutte di micromiceti, delle quali 10 nuove Evidentemente, di fronte al numero grandissimo di specie fungine finora note, e che, secondo la " Sylloge „ del Saccardo, ascende a circa 58000, appare veramente esiguo il numero di quelle note per la Sardegna. Credo quindi non inutile questo mio contributo, al quale mi propongo di farne seguire altri, a fine di rendere più numerose le conoscenze sulla Micologia di questa regione. Delle specie da me classificate e inserite in questa nota, una cen- turia è di nuove per la Sardegna; altre tuttavia vi sono comprese che furono già segnalate per questa regione e che io credetti opportuno notare, o pei- la diff"erenza della matrice su cui vennero trovate, o per la località. Mi è grato infine rendere i più vivi ringraziamenti al Direttore del nostro Laboratorio, prof. Giovanni Briosi, ed al prof. Rodolfo Farneti, che mi agevolarono gentilmente nel corso di questo lavoro con i loro autorevoli consigli, e favorendomi dei mezzi necessari al mio studio. Il materiale di studio ed i preparati riguardanti la presente nota sono depositati in questo Laboratorio, per qualsiasi ricerca a scopo di studio 0 di controllo. l'avia, (Ini Laboratorio l'rittoframico, marzo 1907. 155 BIBLIOGRAFIA Baiuìey \V. Flordv iSanlviie Cdmpi'iHliuni. Lausamie, 1884, Belli S. Addenda ad fioram H'anluani. Fireuze, 1903 (in Bull. Soc. Boi. Itul. 1903, pag. 225-226). Bbklese a. N. Fùngi moricolac. 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Leocosporae. *3. Fornes fomeutariiis (L.) Fr. s,/st. Mi/c. l, p. 374. — Sacc. Syll. VI, p. 179. — Sveriy. iitl. Svamp., t. 62, Boletus ungti- latKS. Bulliard Histoir. des Chaìnp. de la France. Paris, 1791-1798, t. 491. Ab. Sopra tiouchi di Olea, Qnercus e Persica a Paulilatino, marzo. OsSERV. Piieo largo 20 cm. ' Le specie nuove per la Sardegna sono segnate con *, i generi con — 158 — 4. Fomcs lucidus (Lys.) Fr. N. S., p. 61, S. M. I, p. 353. — Sacc. Si/U. VI, p. 157. — Boletus obliquatus Bull. t. 7, p. 459. Ab. Sopra tronchi di Quercus a Paulilatino, maggio. OssERV. Barbey: Florae Sardone Compendium, p. 208. (Poli/porits lucidus). *5. Dacdalea uuìcoIoimBuU ) Fr. var. zonata. — Tliiim Si/st. Mijc. I, pag. 33G. — Sacc. Sull. VI, pag. 377. — Boletus, BuUiard, t. 501, f. 3. Ab. Sopra tronchi di Ficus (?) a Paulilatino, marzo. Fam. 10. Thelephoraceae Pers. Sect. Leucosporae Sacc. *). .Sterciim hirsutiim (W.) Fr. Epicr., pag. 549 — Sacc. Sijll. VI, pag. 563. Ab. Sopra rami di Quercus suber a Paiililatiuo e a Cagliari, gennaio. OssERV. Barbey: FI. Sard. Comp., p. 208. 7. Poniopbora querciiiii (Fr.) Cooke, Grevillea VIII, p. 20, t. 125, f. 13. — Sacc. Si/ll. VI, p. 641. ~- Patouillard, Tab. n. 252. Ab. Sopra tronchi di Olea europaca a Paulilatino, gennaio. OssERV. Spore 11-13 «4 obovato piriformi, raramente curvale. Cistidi di forma varia, lisci o verrucosi, sempre però a pa- reti molto ispessite: 66-70*11-12. B) PROTO BASI DI AB. I. SCHIZOBASIDIAE. Fam. 11. Tremellaceae Vv. Sect. Leucu.sporak. 8. lliriieola Auriciila Jiulac (L.) Berk. (ht(l., p:ig. 289. — Sacc. Stdl. VI, p. 766 Ab. Sopra tronchi di Quercus a Paulilatino, nutggio. OssERV. Barbey: Fior: Sarà. Comp., p. 208. — Ecidia Anricula Judae. — 159 — II. PHRAGMOBASIDIAE. Fam. 12. Uredinaceae Bioiign. Sect. DiDYMOspoRAE Sacc. et De Toni. 9. Puccinia g:ramiuis Pers. Disp. Fung., p. 39, t. 3, f. 3. - Sacc. Syll. VII, 1). 622. — Corda le. fung. IV, tab. Ili, fig-. 27. — Sydow Monograph. Uredin. I, pag. 692. Ab. Sopra foglie di Bromus sp. nei dintorni di Sassari, maggio. OssERV. Uredo spore 18 * 32; teleutospore 46-51 y 15-18. — Mac- cliiati, Varietà Crittogam , in Giorn. del Laborat. di Crittog. ed Entoinol. di Sass., anno I, p. 26-35. •^10. Puccinia Smyriiii Olusatri (DC.) Link. {Aecidhim Smymii Bagli.). — Sacc. Syll. VII, p. 670. — Sydow Motwgrnphia UreiKneariim I, pag. 416. Ab. Sopì a foglie e piccinoli di Smyrnium OUisatnan a Cagliari (Piazza d'armi); marzo; nella forma aecidiosporica. il. Puccinia Umhilici Guep. in Dnby Bot. Gal., pag. 890. — Sacc. .%//., VII, pag. 700. - Sydow Mon. Ured I, pag. 45, tab. XXXIX, fig. 403. Ab. Sopra foglie e [liccinoli di CotUedon nmlnUnia a lìiisaciii, marzo. OssERV. Spore 22-24^ 31-36. Sect. Amerosporae Sacc. et De Toni. *!2. Aecidinm Clematidis DC. FI. frane. II, p. 243. — Sacc. Syll. VII, p. 774. — Tiiiim., Mgeoth. Univ., n. 1221. Ab. Sopra toglie e picciuoli di Clemafis sp a Paulilatino, gen- naio, di Clemati^ Vitallj<( a Diiliannova, niai'zo e di Clrmafis cirrJiosn all'isola di Caprera. — 160 — Cohors II: ISCOaiYCETAE. A) PYRENOASCAE (Pyrenomycetae Fr. em. De Not.)- Fani. 15. Sphaeriaceae Fr. Sect. Hyalodidymae Sacc. *13. Sphaerella tyrolensis var. moiitellica Sat e Midi. I, i>. 34. — Sacc. Syll. I, p. 533. Ab. Ih maccliie ros.sastve della pagina superioie delle foglie di Polypodhmi vulgare a Giave, aprile. Associata a Phoma aquilina Sacc. et Penz. OssERV. Spore 18-22 r 7-8. *14. Sphaerella implexae Passer. Diagìi. funghi nuovi T, n. 22. — Sacc. Si/IÌ. IX, 634. Ab. Sopra rami e foglie di Lonirera sp. nei dintorni di Sas.sari, maggio. OssERV. Siiore 20-22 .- 4-6. *15. Didymclla ailillepta (Acli.) Sacc. Arthopy venia analepta (Acli.) " Kiub. Pairrff. lich., p. 389. - Sacc. %//. I, 548. Ab. Sojira ramo decorticato di Sorbus sp. a Tempio, maggio. OssEKV. Spore 20-22 « 7-8. Sect. Hyalophragjiiae Sacc. *16. Massai'iua Myricae (Peck.) Beri. Metaspliarria Mijyicae Peck, in 38 Rep. St. Mas., p. 105, tal). 2, fig. 24-2*;. - Sacc. Syll. IX, p. 831 [Melaspìiaeria). — Berlese, Tcones funcjor. I, tav. CXXVI, fìg. 2. Ab. Sopra rami di Quei-cns siiber a Chiaramonti. OssERV. Ascili 82-84 » 15. — Spore 15-29 ^ 7-8. — Noto che nes- suna specie del genere Massarina fu finora trovata snl Qnercus. Sect. Phaeophragmiae Sacc. m. Leptosphacria eustoma (Friès) Sacc. Myc. Yen., pag. 210. — Sacc. Syll. TI, pag. 61. — Fungi italici, t. 497. — Berlese. Icones fungor. I, tal). XLl, fig. 3, p. 55. — 161 — Ab. Sopra culmi di Gì-amivaceae (Tritinnn?) a Ghilarza, gennaio. OssKRV. Spore 24 * 4-5. Sect. Phaeodictyar. 18. Ploospora vulfrarìs Niessl. var. disticha Sacc. s,///. II, p. -243, Fioiffi i/al., tal). 549. Ab. Sopra noiìi di sarmenti di rifis vinifera a Giave, marzo. As- sociata al P/ioma viticola Sacc. OssERV. Spore 19-22^11-13. 19. Pleospora Asperulae Passer. Belaz. botan. etc, n." 9. — Sacc. Si/ll. Il, pag. 243. — Berlese, Icones fmigorum II, tab. IX, fig. 3. Ab. Sopra aculei di Rosa sp. a Giave, e di Rosa canina a Paix- lilatino, marzo. OssERV. Spore ijiallo-miele, carattere che diifereuzia questa specie dalla P. ncìdeorum Beri, pure parassita degli aculei delle rose. — Socia a Clathì-ospora Passeriniana Beri. *2(». Pleospora Salsolae Fuck. var. Schoberiae Sacc. Midi. II, p. 61. — Sacc. S;ill. II, p. 248. — Berlese Icoiics fimgor. II, p. 23, tal). XXX, fig. 1 (P. Schoberiae Sacc ). Ab. Soi)ra foglie e cauli di Atriplex halimus e A. laciniata a Ca- gliari (Siepi del Castello di S. Michele), marzo. *21. Pleospora Clematidis Fuck. Sz/mb. Mi/c, p. 132. — Sacc. Si/ll. II, p. 255. - Berlese Icon. fwigoy. II, p. 13, tab. XVII. flg. 1 {P. Vitalhae). Ab. Sopra sarmenti di Clematis sp., a Giave, aprile. OssERV. Spore 20-22 » 6-9. *22. Pleospora Vitis Catt. Arch. Bot. Crift. II, p. 261, tav. XIX, fig. 5. — Sacc. S//11. II, p. 257. Ab. Sopra ramuli di Vitis vinifera a Giave, gennaio. OssERV. Aschi 200-223 » 24. — Spore 27-40 ^ 11-13. '23. Pleospora Fraiigulae Fuck. Si/mb. mi/c, p. 133. — Sacc. St/ll. II, p. 25». — Berlese le. fung. lì, tab. XXIV, f. 2. Ab. Sopra foglie di Rhamnus alaternus nei dintorni di Sassari. OssERv. Spore 30-33 » 14. *24 Pleospora microspoi'a Niessl. Nat. Krit. Pyr. p. 21, tab. IV, fig. 4. - Sacc. Syll. II, pag, 264. — Berlese le. Fung. II, tab. XII, fig. 3. Atti deirisl. Bnl. de/rUnirersilù fi! Pni'ia - Serie II - Voi. XIII. 12 — 162 — Ab. Sopra frustoli di culmi di Graminaceae, a Giiilarza, gennaio ; e. sopra foglie di Graminacea iudetemiinata a Giave, apiile. OssERV. Ascili 70* 13; spore 1.5-17 ^ 8. *2.5. Pleospora infectoria Fuck. Sijmb. M>/c. p. 132, tab. Ili, fìg. 23. — Sacc. Sifll II, 265. — Ftmgi ifaì. tab. .548. — Berlese, le. fuHf/or., p. 11, tab. XIII, flg. 3. Ab. Sopra cauli di Cheìranthns cheiri a Giave, marzo. OssERV. Spore 22-24^ 11. — Sacc. e Traverso, Contributi) alla li. mie. della Sarei., p. 430. *26. Phiospora jnglaiulina FeUg. Toc.?/«r/. F//?. Liixemh. Nachtr. Ili, 1903, p. 193. — Sacc. Syll. XVIII, 753. Ab. Sulla pagina inferiore delle foglie di Juglam regia, a Giave, marzo. OssERV. Spore 6-7 septato rauriformi, 33-37 ■= 14-18. *27. PUeospora lierbanim (Pers.) Rabli. var moricola Passai'. — Berlese, Fungi morie., II, tab. 2, fìg. 17. — Sacc. Siili. IX, 882 — Berlese, Iconcs fung,, p. 21. Ab. Sopra rametti di Ficus carica a Giave, aprile. Associata a Pììoma einereseens Sacc. *28. Clathrospora Passeriniana Beri. Monocjr. Pleosp. Clathr. et Pgr. p. 199, t. IX, f. 4. — Sacc. Sgll. IX, 894. — Berlese, le. fimgnr., II, p. 31, tab. XLVII, fig. 2. Ab. Sopra frutti di Rosa canina, a Paulilatino, marzo. Associata a Pleospora Asperulae Pass. *29. Teichospora megastega Eli. et Ev. Proe. Phil. 1890, p. 243. — Sacc. Siili. IX, 905. — Berlese, le. fung. II, p. 57, tab. LXXXIV, flg. 2. Ab. Sopra caule secco di Brassica sp. a Ghilarza, gennaio. OssERV. Nessuna specie del genere Teiclwspora venne trovata su Brassiehe. — Spore 31-38 * 15-19. Fam. 18. Valsaceae. Sect. Allantosporae Sacc. **30. Eutypella priinastri (Pers.) Sacc. Valsa prnnaslri (Pers.) Fr. Summ. Veg. Scarni, p. 411. — Sacc. Sì/U. I, 147. — Berlese, Icones funger. III, fase. III-IV, p. 69, tab. LXXXV, fig. I. — 163 — Ab. Sopra rami disseccati eli Prunns Cerasus a Biisachi, gennaio. Associata a Cytospora ceraskola Sacc, Fhoma FuckeliiSacc., Dendrophoma pleurospora Sacc, forma rosi/lornrum. OssERv. Spore 6-7 * 2. *.31. Eutypella juglaudiua (C. et Eli.) Sacc. Valsa juglandina C. et EU. New Jerscìj Fungi in Grevill., V, p. 92. — Sacc. Sylt. I, pag. 154. — Berlese, Icones fimgor. voi. Ili, fase. III-IV, tab. LXVI. Ab. Sopra ramo di Jnglans regia a Gliilarza, gennaio. OssEEv. Spore 11-13 » 2-4. B) HYMENOA8CAE. Fam. 46. Exoascaceae Sadeb. Sect. Hyalosporae. 32. Exoasciis deforraaus (Beik.) Eiick. Symb., pag. 252. — Sacc Syll. Vili, pag. 816. — Br. et Cav. Funghi parassiti ecc., n. 104. Ab. Sopra foglie di Persica vulgaris a Tempio, maggio. Associato a Clasterosporimn Amygilalearum (Pass.) Sacc. OssERV. Spore 4-6. Ascili 35-60 » 6-10. — Sacc. e Traverso. Contribuz. alla II. mie. della Sard., pag. 477. — 164 — Cohois V. DEUTEROMYCETAE. A) ANGIOCARPAB [Spliaerop-sidaceae (Lev) Sacc]. Fani. 67. Sphaerioidaceae Sacc. Sect. Hyalosporae Sacc. *33. Phyllosticta Lauri West. Exs., n. 650. — Sacc. .S/y//. Ili, 17. Ab. Sopra foglie di Latirus nobilis a Giave, gennaio. Associata a Phijllosficta laureila Sacc. *34. Phyllosticta laureila Sacc. Mieli. I, pag. 1.57. — Sacc. S)jìl. Ili, 18. Ab. Sopra foglie di Laurus nobilis a Giave, gennaio. Associata a Phyllosticta Lauri, West. OssERV. È probabile che la Ph>/lhisticfa Lauri West., altro non sia che lo stadio completo della P. laureila Sacc. Io trovai sulla stessa foglia di Laurus queste due specie, le cui dia- gnosi non differiscono che per le dimensioni delle spore (10 » 3 nella P. lauri, e 4 s 3 nella P. laureila) e per la guttulatura delle spore nella 1", caratteri evidentemente propri dello stadio di maturazione del peritecio e per con- seguenza anche delle spore. *35. Phyllosticta ìusulana Mont. PI. Celi. VII, Cent. n. 14. — Sacc. Syll. Ili, pag. 21. Ab. Sopra foglie di Olea sp., a Donius Novas, giugno. *36. Phyllosticta iliciua Sacc. Midi. I, pag. 573. — Sacc. Sijll. Ili, pag. 35. Ab. Sopra foglie di Quercus Ilex ai monti di Laconi, marzo. *37. Phyllosticta fragaricola Desm. et Rob. Plani. Crypiocj. Ili, n. 686. — Sacc. Syl'. Ili, 40. Ab. Sopra foglie di Fragaria vesca a Giave, marzo. ''38. Phyllosticta rosarum Pass. Erh. Critt. it. Il, n. 1092. - Sacc. Syll. X, 109. Ab. Sopra foglie di Rosa coltivata a Paulilatino, maggio. — 163 — *39. Pliyllosticta piiiictiformis Sacc. ÌSlolac mycoloyicae in Si/d Ann. mijcologici, 1903, ii. 1, pag. 26. — Sacc. Sijll. XVIH, 241. Ab. Sopra foglie di Castanea vesca a Giave, aprile. OssERV. Periteci immersi in macciiie giallo-ocracee; spore 4-6 . 1-1, 2. *40. Phoma coeuaiithicola Tiiiim. Pom., \^ 106. — Sacc. Siili III, p. 151. Ab. Sopra fusto decorticato di Ficus carica a Giave, gennaio. OssERv. Trovato finora sui frutti, non sui rami di Ficus. ='41. Phoma Fuckelii Sacc. Mi h. II, p. 52. — Sacc. Sylì. Ili, 69. Ab. Sopra rami secchi di Prunus Cerasus a Busaclii, gennaio. Associato a EutupeVa prunastri (Pers.) Sacc. Dendrop/ionia p'eùrospora forma rosi/loranmi, Cijtospoia cerasicola Sacc. *42. Phoma Persicae Sacc. Mich. I, p. 526. — Sacc. Syll. Ili, p. 74. Ab. Soi)ra un rametto secco di Amygdalus communis a Paulila- tino, gennaio. OssERV. Spore 2-5 guttate. *43 Phoma Mali «cliultz et Sacc. Micr. Slav. n. 42. — Scluiltz IH fung. 8ìat\, n. 783. — Sacc. Syll IH, 75. Ab. Sopra ramuli di Pirus sp. e di P/ms communio a Giave, gen- naio, aprile. *44. Phoma euteroleiica Sacc. Mieli. I, p. 358. - - Sacc. Si/H. HI, pag. 75. Ab. Sopra rametti secchi di l'irus communis a Paulilatino, gen- naio. Associato a Plioma dealbata Passar. Sopra rametti di Finis Malu^ a Busachi, gennaio; e di Persica vidgaris a Giave, aprile. OssERV. Spoi'e 1-2 » 3-4 " Basidiis nullis visis „ come in Saccardo. 45 Phoma Crataegi Sacc. Midi. I, p. 248. — Sacc. Syll. HI, 78. Ab. Sopra rametti secclii di l'irus sp. a Giave, aprile. Interpo- sto a Diplodia Pruni Fuck. OssERV. Sacc. e Traverso : Contrih. a'ia fi. mie. della Sardegna, pag. 438. *46. Phoma viticola Sacc. Mich. II, p. 92. Sacc. Syll HI, 79. Ab. Sopra sarmenti di Vitis vinifra a Giave, marzo. Associato alla Pleospora vidgaris Niessl., var distic/ia. — 166 — "47. Phoma ampeliiia B. et C. Norlh Amer. F., n. 380. Sacc. Si/ll. Ili, 79. Ab. Sopra sarmenti di Vitis vinifera a Busaclii, gennaio. Asso- ciato al Fusarium vitico'um Tliiini. e al Cori/neiiiìi micro^tictum B. et Br. Sopra sarmenti e. s. a Giave, associato alla Pe- slalozzia monochaeioidea, var affinis Sacc. OssERV. Spore bigitttulate 10-12 * 4. Peritecio allungato orizzon- talmente, papillulato. *4>^. Phoma macrostoma Mont. %W, n. 974 et Cent. VI, n. 42, in Ann. 3, XI, pag. 52. Sacc. .sy/. Ili, 87. Ab. Sopra rami di Hedera Helix, a Busaclii, marzo. ^'■*49. Phoma ciiicrescens Sacc. Mich. I, p. 521. — Sacc. Syll. Ili, p. 96. Ab. Sopra rametto decorticato di Fìcua carica a Giave, aprile; associato alla Pleospora herbarum, var. moricola Pass. OssEiiv. Sacc. e Traverso, Contribìiz. alla (l mie. della Sardegna, pag. 438. *50. Phoma juglaudina (Fuck.) Sacc. Mieli. I, p. 521. — Sacc. Sull. ni, pag. 96. Ab. Sopra piccinoli di Jnglans regia a Giave, marzo. *51. Maci'ophonia Malhraiichei Sacc. Mieli. I, pag. 521. - Saccardo S;iìl. Ili, 99. Ab. Sopra picciuoli e foglie di Castanea vesca a Giave, aprile. OssERV. Spore 13-15 = 4 dajìprima nubiloso-gianulose, poi 2-4 gattaie. Periteci qualche volta depressi. 52 Phoma herbarum West. Exs. 965; Saccardo Midi. Il, pag. 92; Sgll. Ili, 133. Ab. Sopra cauli e foglie di Silene sp. a Giave, aprile. OssERV. Saccardo e Traveiso, Contrib. alla fi. micol. della Sar- degna, pag. 438. *53. Phoma Euphorbiae Sacc. Mich. II, pag. 339. — Sacc. Sgll. Ili, p. 141. Ab. Sopra cauli di lùiphorhia sii. a (jiiave, aprile. *54. Phoma juii'Iaiulii'ola Bacc. Fungiti Avell., pag. 371. - Sacc. Syìl. Ili, p. 162. Ab. Sopra rami decorticati e non, di Jiiglann regia a Tempio, maggio. OssERV. Spore 6-7 » 4, bigiittulate. — 167 - *56. Phoma aquilina Sacc. et Penz. jWch. II, p. 615. — Sacc. S*///. Ili, p. 167. Ab. Sopra foglie di Pohjpodmm mh/nre a Giave, aprile. Associato a Sphaerella t>/rolensis Auersw., vai-, montellka Sacc. ='56. Phoma ramulicola Gel. Mk. Montj)., p. 14 — Sacc. Syll. X. p. 146. Ab. Sopra rametti intatti o decorticati e sugli aculei di Oha europaen var. Oleoster a Giave, aprile. OssERV. Basidii filiformi 6-8 * 2. '57. Phoma dealhata Passer. Dkii/n. F. N., IV, n 71. — Sacc. %/- logc X, p. 141. Ab. Sopra rametti secchi di Persica vulgaris a Giave, gennaio. Associato a Cytospora microspoin (Corda) Rabenli. e a Ben- drophoma pniinosu (f r.) Sacc. Sopra rametti secclii di Pirite communis a Pauliiatino, febbraio. OssERV. Sporule 4-5 s 1. %58 Phoma cytosporella Penz. et Sacc. Monog. Agr., pag. 361, t. XXXIII, f. 8. - Sacc. S:in. X, p. 151. Ab. Sopra rametti secchi di CUriis Umomnn con epidermide bian- cheggiante, a Gliilarza, gennaio. Associato sXV Apospìiaerki sepidfa (Penz.) Sacc. e ^W Ascochìjta Ilesperidearum Penz. *59. Phoma cicatricum Passer. Diagu. F. A'., IV, n. 75. ~ Sacc. Sylì. X, p. 159. Ab. Su cicatrici di frutti di Ficus carica a Pauliiatino, marzo. *60. Phoma petiolorum Desm. forma juj^lniidis, P. Binn. Sphaerops. Citar. 1889, p. 25. — Sacc. 6'////. XIV, p. 885. Ab. Sopra picciuoli di Juglaus regia a Giave, marzo. OssERV. Spore guttulate alle due estremità. =•61. Phoma Parietariae AUesch. Hedio 1897, p. 160. — Sacc. S////. XIV, p. 885. Ab. Sopra cauli secchi di Parietaria sp. a Giave, aprile. *62 Phoma amygdalina Sacc. et D. Sacc. Atti Ist. Ven. Se. Leti- ed Arti, tomo LXI, pag. 722. — Sacc. Sgll. XVIII, p. 247. Ab. Sopra rami di Amygdalus communis a Tempio, maggio. OssERV. Spore 11-13^4-5. — 168 — *63. Aposphacria sepulta Sacc. Phoma sepuìta Penzi^, in Fung. Affrum., II. 55, fi^. 1167. — Sacc. Sj/U. Ili, p. 172. - Sacc. Fungi Hai., il. 1167. — Penz. Monogr. Agr., pag. 362, tomo XXXIII, f. 4. Ah. Sopra rametti secchi di Citnis Umonnm, con epidermide bianco- sporca, a Ghilarza, gennaio. Associato nWAscochgta Hespeii- dearum. Penz. e al Phoma cytosporella Penz. e Sacc. *64. Apospliaeria freticola Speg. F. Patag. n. 167. — Sacc. Sgll. X, pag. 206. Ab. Sopra ramo decorticato di Ficus carica (?) a Giave, marzo. ''*65. Deiidrophoma pleiirospora Sacc. forma vitigena Sacc. Mirh. II, pag. 362; Syll. Ili, 178. Ab. Sopra sarmenti di Vitis vinifera, a Giave, marzo. *66. DeiHÌrophoma pleiirospora Sacc. forma rosifloranim Sacc. Midi. II, p. 362; Syll. Ili, 178. Ab. Sopra ramo di Pnmus Cerasiis a Busaclii, gennaio. Associato a Eutgpella pruiiastri (Pers.) Sacc, Phoma FuckeUi Sacc, Cy- fospora cerasicola Sacc. *67. Deildroplioma pruinosa (Fr.) Sacc, Sphaeria pruinosa Fr. S. M. II, p. 486. Cijtispora{ Phoma?) pruinosa Sacc Mich. I, p. 519. Sacc, Syll. HI, 179 — Fungi Hai. tab. 1452. Ab. Sopra rami giovani di Persica vulgaris, a Giave, gennaio. OssERV. Spore 6-8 i 0,5-1,5, qnalche volta triguttate. *68. Dendi'ophoma pulvis-pyrius Sacc F. V. N., Ser. IK. nnm. 18. Sacc Syll. III, 181. Ab. Sopra legno corticato e decorticato di nn grosso ramo di Pirus commiinis, a Gliilarza e a Busachi, gennaio. OssERV. Basidii distintamente veiticiliato-ramulosi. *^69. Pyreuochaeta graminis Eli. et Ev. Bull. Torr. Boi. Ci. 1897, p. 463 — Sacc. .Syll. XIV, 906. Ab. Sopra caule secco di Graminacea indeterminata a Giave, aprile. **70. Vcrmicularia dematiiim (Pers.) Fr. Summa V. S. p. 420. Sacc Syll. III, 225 — Sacc. Fungi ital., tab. 1446. Ab. Sopra cauli e foglie di Dianthus Caryophyllus a Giave, marzo. — 1G9 — "71 Vermiculai'ia Lìliacearum West. FI. Bot. Fumj. II, p 113. ~ Sacc. Syll. Ili, p. 233. Ab. .Sopra foglie secche di Iris llorentina, a Giave, marzo. OssERV. Spore 18-'20 = 4-5. *72. Vermiculai'ia relicina Fr. Siimma V. S., p. 420. — Sacc. Sijll. Ili, p. 234. Ab. Sopra glume di Graminacea indeterminata, a Giave, marzo. *73. Plilacosphaeria Piri Oud. Ned. Kruidk Ardi. 3, Ser. II, 4, 1903, p. 892. — Sacc. sSi/U. XVIII, p. 292. Ab. Sopra frutti di Piitis cnmmunis a Paulilatino, marzo. Asso- ciata a Cìjtospora leiicosticta Eli. et Bar tir. OssEEV. Spore 4-6 > 2-3. *'■ 74. Fusicocciim etimorphum Sacc. Mìch. II, p. 99. — Sacc. Si///. Ili, p. 249. Ab. Sopra rami di Ficus carica a Giave, mai'zo. OssERV. Loculi largiii 222-266. Spore 22-33 * 4-7. 7.5. Cytospora microspora (Corda) Rabenli. Deuiscìi. Cri/pf. FI.. pag. 147. — Sacc. SyU. Ili, 253. - Nemaspora microspora, Corda le. Ili, p. 26, fig. 69. Ab. Sopra rami giovani di Persica vulgaris, associata al Dendro- p/ioma pruinosa (Fr.) Sacc. a Giave, gennaio, e di Pirus communis e Pirus malus, a Busaclii, gennaio. OssERV. Saccardo e Traverso: Contri/), a/la fior, micologica dell a Sardegna, pag. 440. '76. Cytospora ccrasicola Sacc. Valsariae rubricosae spermogon. Fuck. Symb. mi/c, p. 227. - Sacc. Si/ll. Ili, p. 255. Ab. Sopra rami di Pirus communis e di Pruniis Cerasus a Bii- saclii, gennaio. Associata a Eutiipella prunastri (Pers.), Sacc, a Phoma Fuckelii, Sacc. e a Dendrophoma pleiirospora, Sacc. forma rosi/!orarum. *77. Cyptospora macularis Schulz et Sacc. Micr. Slav., n. 56. Sacc. Sì/Il. Ili, p. 256. Ab. Sopra rametti di Persica rnlgaris a Busaclii e a Tempio, maggio. OssERV. Spore 7-8 * 2-3. *78. Cytospora leiicosticta Eli. et Baitli. Erijthea 1897, p 48. - Sacc. Syll. XIV, 916. Ab. Sopra frutti secchi di Pirus communis a Paulilatino, marzo. Ali; 'hirisf. Dot. tìelVUiiirei-sità di Pavia — Serie II - Voi. XIII. !:'• — 170 Sect. Phaeosporae Sacc. *79. Sphaeropsis ribicola C. et Eli. Grev. V, pag. 55, t. 80, fig. 7. Sacc. Syll. X, p. 255. Ab. Sopra rami di Ribes sp. a Gliilarza, gennaio. OssERV. Sporule a contenuto granuloso. Basidi ialini brevi. Sect. Phaeodidymae Sacc. 80. Diplodia Pruni Fuck. S,/mb. p. 169. — Sacc. S,//l. Ili, 3.39. Ab. Sopra rametti secchi di Piriis sp. a Giave. aprile. OssERV. Saccardo e Ti'averso : Confrib. aìla //. micol. della ^ai- degna, p. 440. 81. Diplodia syciua Moni. var. syconophila Sacc. — Sacc. Si/U.lU, pag. 350. Ab. Sopra rami secchi di Fic/is carica, a Giave. — Associata a Fusarium roseum Link e a FHsan'um sphacrokleHm Passer. Osseev. Saccardo e Traverso: Contrib. alla Flora micol. della Sardec/na, p. 441. *82. Diplodia malorum Fuck. St/mb. myc, pag. 395. — Sacc. Syll. Ili, p. 363. Ab. Sopra frutti secchi di Pirite maliis a Paulilatino, maggio. Associata a Fusarium Mali. 83. Diplodia (Microdiplodia) perpusilla Desni. Ann. Se. Natiir., 1846, VI, p 68. — Sacc. Si/ll. Ili, pag. 365. .4b. Sopra cauli di Dianthus Caryophyllus, a Giave, marzo, e so- pi'a picciuoli di Frugarla eesca, a Giave, aprile. OssERv. Spore 8-9 « 4. *84. Diplodia Deai'uesii EH. et Ev. Pror. Acad. Pkil., 1891, p. 79. Sacc. Sijll. X, p. 279. Ab. Sopra rami giovani di Ribes sp. a Ghilarza, gennaio. **85. Dotriodiplodia Mali Pruii. Liste SphaeroiJS., p. 38. — Sacc. Syll. X, p. 294. Ab. Sopra rami secchi di Pirus cnmmunis a Giave, aprile. OssERV. Spore 20-22^8-10. Basidi ialini 10» 1,5-2. — 171 Sect. Hyalodidymae Sacc. •'86. Aseocliyta ampeliua Sacc. Mich. I, p. 158. — Sacc. .s'y//. Ili, pag. 389. Ab. Sopra foglie di Vitis vinifera, a Paulilatino, gennaio. *87. Ascocliyta borni» y ci iia Penzig et Sacc. F. Agrim. Contr. II, p. 17, tav. IV, fig. 8. — Sacc. .%//. Ili, pag. 389 — Annali di agricoltura, 1887, p. 377, tav. XXXVI, fig. 5. Ab, Sopra foglie di Citrus limonuni a Qiiartu, febbraio. Associata al Cladosporiitm herbariim (Pers.) Linli. *88. Ascocliyta Hesperideai'um Penz. in Sacc. Mich. II, p. 445. — Sacc. Siili. Ili, p. 39(1, Fnngi ital, n. 1184. Ab. Sopra rametti secchi di Citrus limonum, a Giiilarza, gen- naio. Associata &\WAposphaeria sepulta (Penz.) Sacc. *89. Ascoehyta scandeiis Sacc. Mich. I, pag. 530. — Sacc. Sijll. Ili, pag. 395. Ab. Sopra foglie di Mederà Helix nei dintoi'ni di Sassari, maggio. OssERV. Spore 9-10 * 3,5-4. *90. Ascoehyta Diplodiua Beri, et Bres. Micr. Trid. pag. 73, t. VI, tìg. 7. — Sacc. Syll. X, p. 295. Ab. Sopra foglie di Hedera Helix, a Busaclii, marzo. "91. Ascoehyta Oleae Seal. Funghi della Sicilia oriciit., p, 42 (1900) — Sacc. Sgll. XVI, p. 932. Ab. Su rami decorticati di Olea europaea, a Tempio, maggio. As- sociata a Teichospora fiorentina Beri. OssERV. Spore 8-11 * 4-5. '92. Ascoehyta Chenopodii Rostr. Mikol Meddel. IX, pag. 311 (Bot. Tiddskr. 1905). — Sacc Syll. XVIII, p. 345. Ab. Sopra foglie di Chenopodium sp. a Monserrato, aprile. OssERV. Spore 13-20 - 6-7, spessissimo asimmetriciie, qualche volta bisettate. ^93 Diplodiua Pruni Eli. et Barth. Ergthea, 1897, p. 50. — Sacc. Sgll, XIV, 950. Ab. Su rametto decorticato di Pirns eoìinniinis a Giave, niaizo. O.SSERV. Spore 7-10 » 4. — 172 — Sect. Hyalopiiragmiae Sacc. **94 Staffonospora cnrvula Boiiiin. Rouss. Sacc. Conti: Mijc. Belg. IV, p. 287. — Sacc. Syll. X, p. 337. Ab. Sopra foglie di Arum sp. a Giave, aprile. OssERV. Spore coiistrette nei setti, 12-18 * 2-3. Sect. Phaeophragmiae Sacc. *95. Heiulersouia siibcorticia Passei-. Diacjn. F. N., V, ii. 40. — Sacc. S,/IL X, p. 319. Ab. Su ramo decorticato di Pinis communis a Biisaclii, gennaio. OssEiiV. Spore 11-15^4. Sect. Phaeodictyae Sacc. '9(j t'amarosporium multiforme Karst. N/j/ì«o-o/js. Fcmi., p. 31. -~ Sacc. Si/U. X, p. 339. Ab. Sopra ramo decorticato di l'inis commniiis, a Busaclii, gen- naio. •97. Camai'osporium oleariae Me. Alp. Proc. Linn. Soc. N. S. Wa- les. 1903, p. 554. — Sacc. Si/lL xVlII, p. 373. Ad. Sopra i-ametti e foglie di 0/en nn-opnea a PaiililaliiKi, gen- naio. Sect. SCULECOSPORAE 98. Scptoria XJiUMloiiis Rob. et De.sm. 14. Nof. 1847, pag. 20. — Sacc. S;/ll. II r, p. 493. Ah. Sopra foglie secche o languenti di Arhutus Uiwdo a Pusaclii, maggio. OsSEBV. Barbey: Florae San/oae Compi-inUiim, p. 208. *99. Septoria Cerastii Rob. et Desm. A' 177. Not. pag. 21. — Sacc. Mich. l, p. 260. - Sacc. Sj/IL Ili, p. 518. Ab. Sopra foglie e cauli di Cera.^tium sp. a Giave, apiiJe. OssERV. Spore 30-50 ■. 1-2. *100. Septoria Petroseliiii Desm. Exs. n. 674. — Sacc. Sj/ll. Ili, p. 530. — Briosi e Cavara, 7 funffhi parassiti ecc. tav. 143. Ab. Sopra foglie vive o languenti di Petroseìinum sativum, a Giave, apiile. — 173 — "101. Septoria aecidicola Patouill. Bull. Soc. Mi/c. de France, 1903, fase. 3, p. 259. — Sacc. Syll. XVIII, p. 376. Ab Nella pagina superiore delle foglie di Clematis vitalba a Do- liamiova, marzo e di Clematis cirrhosa a Caprera. Associata i\\\' Aeciilium Clematidis DC. OssERV. Questa specie che si annida nelle zone aride delle foglie di Clematis, prodotte iVàW Aecidiìtm Cìemalidis DC, fu trovata per la prima volta or son pochi anni dal Patouillard, in Tu- nisia. Evidentemente, la vicinanza della Sardegna al con- tinente africano è la causa della diffusione di questa specie nelle due località indicate. Nel continente italiano essa non è stata ancora riscontrata. ''*102. Rhabdospora Jiiglaiidis Sacc. Septoria Juglandis Schw. B. et C. North. Amer. Fumji, pag. 76. — Sacc. Syll. Ili, .584. Ab Sopra rami di Juglans reyia, a Giave, aprile. OssKRV. Spore 50-52 ^ 4, due-tre - settate. '103. Khabdospora teiiuis Passer. Diagn. F. N. IV, p. 125. — Sacc. Si/U. X, p. 389. Ab. Sopra ramo disseccato di Ficus carica, a Giave, aprile. OssERV. Spore 19-26 =1-2 1(14 Khabdospora Lebretoniaua Sacc. et Koum. h'eliq. Lihcrt. Sei-. IV, n. 155 {Sijitoria). — Sacc. Si/ll. Ili, p. 579. Ab. Sopra corteccia di Qnercus suber, a Chiarauionti. * 105. t'ytosporiua lieteracautha Sacc. Mich. II, p. 344 (Cijtospom). — Sacc. Sijll. III, 603. Ab. In rami di Juglans regia, a Ghilarza, gennaio. B) HEMJANGIOCAUPAE. Fani. 71. Melanconiaceae Berk. Sect. Hyalosporae Sacc. *106. Gioeospoi'ium Hesperidearum Catt.; Sacc. F. it-, t. 1186. — Sacc. Syll. III, 702. — Penzig, Studi bolauici sugli agrumi, p. 381, tav. XXXVII, fig. 3. Ab. Sopra rami decorticati di Citrus sp. nei dintorni di Sas.sari, maggio. OssERV. Spore 1-5-17 » 4-5. — 174 — Sect. Phaeophbagmiae Sacc. *107. Coryueum mifrostiotum B. et Br. Noi. of Br. Fuikj., n. 451. — Sacc. Sì/ì/. Ili, \)Ag. 775; Func/i italici, tav. 1111. Ab. Sopra sarmenti di Vitis vinifera, a Busaclii, gennaio. Asso- ciato ai Fusarium viticolum Tliiim. e a! Phoma ampelina Sacc. M08. Pestalozzia inouoehaetoidea Sacc. var. at'iìnis Sacc. et Briard. liev.Mi/c. 1886. — Sacc. Sjll. X, p. 493. Ab. Sopra sarmenti di Vitis vinifera, a Giave, niai-zo. Associata al Phoma ampelina B. et C. C) G? riH 3"0 <7J KP^l^ (Hyphomycetae Martius). Fani. 72. Mucedìneae Linlv. emend. Sect. Hyalosporak Sacc. *'109. Mouilia cinerea Bon. Uandb., pag. 76, fìg. 78. Sacc. Syll IV, p. 34. F. Hai., t. 847. Ab. Sopra frutto putrescente di Prunus domestica, a Busaclii, marzo. IIU. Aspergillus glaucus (L ) Linls.. Sp. pi Fungi I, pag. 67. — Sacc. Siili. IV, p. G4. Fungi ital., tab. 702. Ab. Sopra picciuoli e foglie di Fragavia vesca e su foglie di Iris gennaiìica, a Giave, marzo. Sect. Hyalodidymae Sacc. ^■*111. Trichotliecium roseum (Pers.) Link. OI'scrv. mi/col. I, pag. 16, f. 27. — Sacc Si/U. IV, p. 178; Fimgi ital., t. 95G. Ab. Sopra ramo putrescente di Pinis commnnis a Paulilatiuo, gennaio. Associato a Penicillinm glaiicum. Fani. 73 Dematiaceae Fr. Sect. PuAEODicTYAE Sacc. ■'112. Macrosporium triclicllum Are. et Sacc. Fuik/ì ita!, t. 853. — Sacc S;/ll. IV, p. Ò2Ò. Eri), critt. ital, ser. II, n. 698. Ali. Sulla pagina superiore delle foglie di Kchevcria sp. a Ca- gliai'i, gennaio. Associato al Penicillinm glaucum. 175 Sect. Phaeopiiragmiae Sacc. '^113. Clasterosporiiim Amygdalearum (Pass) Sacc. Mkh. TI, pa- gina 557. Sacc. Siili. IV, p. 391. Ab. Sopra foglie di Persica vHhjayis, a Tempio, maggio. Asso- ciato a Exoascus deformnns (Beik.) Fiick. Sect. Fh.-ìeodidymae Sacc. 114. Cladosporiiim Clegraiis Peuz. Fuvci. Agrum. in Mkh. IT, pa- gina 471. — Sacc. Syll. IV, p. 358; Fnncii ital. t. 1201. — Penzig. Annaìi di Ar/ricoU. 1887, p. 406, tav. XLIII, fig 3. An. Sopia foglie di Citnis sp. a Paiililatino, gennaio. OssERv. Spore 14-18*4-6. Pavin, Ijrtborfttorio Crittotraniìcn; marzo 1007. ISTITUTO BOTANICO DELLA H. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. Sulla trasmissione degli stimoli nelle foglie e in modo par- ticolare nelle foglie delle leguminose. Dott. LUIGI MONTEMARTINI Libero docente di Botanica nella U. Università di Pavia. Si ritiene comunemente che uno stimolo esterno venga percepito da una (lata parte di una pianta quando esso provoclii o un movimento, se si tratta di un organo dotato di mobilità, o un cambiamento di forma 0 di direzione nell'accrescimento, se si ha a fare con organi che non abbiano ancora raggiunto il loro completo sviluppo. Ricchissima è in proposito la bibliografia che riguarda tanto i movimenti riflessi, a tutti noti, di certe foglie (come quelle della Sensitiva e di pai'ecchie piante insettivore) ed organi fiorali, quanto i diversi tropismi (geotropismo, fototropismo, idrotropismo, termotropismo, chemotropismo, aptotropismo, reotropismo, galvanotropismo, ecc.) dei vari organi delle piante, nonché il modo di agire dei singoli stimoli (gravità, luce, umidità, calore, ecc.), la zona e il tempo di percezione, di trasmissione o di reazione, ecc. ' ' La bibliografia completa dell'argomento, con una buona esposizione critica delle ricerche e delle conclusioni dei diversi autori, si trova nel recente lavoro di H. Pitting: Die lieizìclfiinfisvoì'iiihKic bei deii PPanzcn; I Theil, Dan ]'or- koiìiiHf'n vim R('izleiliini/si^orijà?i;;pn ìici (leti PfUiììzeìi iiiid die Metliodcn zìi iìireiii Naclnveise, u. II Theil, Der Ahlauf der KeizìriliiitiisrorgàiKic, Asher's u. Spiro's, Ergebn. d. Physiol., Wiesbaden, 1905, Jahr^. IV, pag. 684-763, e 1006, Jahrg. V, pag. 155-249. È importante anche il lavoro più recente dello stosso autore: T)ìk Lritiiiig tropistisrìier lifize in paraìUdotropoi Pfhinzrnitilen, Pringsheirn's Jahrb. f. w. liot., Bd. XLIV. 1907, pag. 177-2.53. Meritano speciale riguardo i molti lavori dello Czapek sul geotropismo, e particolarmente: Utitersuchunijen ilher Geotropismns, Pringsheim's Jahrb. f. w. Bot., Bd. XXVII, 1895, pag. 223, e Ueher deii Nachwcis der r/eofropisclieti sm- sibilitat der Wurzehpifze, ibidem, Bd. XXXV, 1900, pag. 313. Per l'eliotropismo è classico il lavoro di W. Rothert: Ueber HcliotropismH.i, Cohn's Beitr. z. Biol. d. Ptlanzen, Bd. VII, 1894, pag. 1. Àlli ileirUl. Boi. dell' Uiiiversilà di Pavia — Serie II - Voi. XIII. 14 — 178 — Per gli organi invece che hanno già raggiunto il loro comiileto sviluppo e non sono dotati di mobilità, ed in geneiale per tutti i casi nei quali un determinato stimolo esterno non provoca un cambiamento di forma o di posizione visibile ai nostri occhi, mentre dai profani si esclude ogni idea di percezione e meno ancora di trasmissione di sti- moli, ben poche sono le osservazioni dei botanici in argomento. Pure molti sono i fatti che inducono a credere che anche in tali casi si verifichi sì l'uno che l'altro fenomeno: certe manifestazioni che, come pensa l'Errerà', non sono spiegabili come semplici fenomeni di cor- relazione di sviluppo; l'azione, già rilevata da parecchi botanici e stu- diata recentemente dal Kretzschmar -, delie ferite sul movimento del protoplasma delle cellule anche ad una certa distanza dalle parti lese; la continuità dei protoplasmi delle varie cellule e le strutture plasmari speciali messe in luce in parecchi recenti ed interessanti lavori •'; le stesse osservazioni che tendono a dimostrare come anche negli organi dotati di mobilità la percezione e la trasmissione degli stimoli è dovuta all'attività dei protoplasmi cellulari *, che sono poi fondamentalmente identici ai protoplasmi degli altri tessuti non ritenuti sensibili, ed ana- loghi ai protoplasmi delle cellule animali, sono tutli ai-gomenti i quali spingono a studiare il problema. In una sua recente pubblicazione ° lo Czapek ha dimostrato che anche quando non si manifesta all'esterno alcun movimento, l'azione di certi stimoli (gravità, luce, ecc.) può esplicarsi, in alcuni organi vegetali, con determinate modificazioni dell'attività chimica speciale dei protoplasmi. Però se tale osservazione ha una grande importanza ' L. Errerà, Conflits de présraiice et excitations inìiibitoires rìies Ics rigé- Iniix, Bull. d. 1. Soc. roy. Bot. d. Bel-ique, 1905, T. XLII, pag. 27. VeKKasi in proposito anche: H. Pitting, Die Rtzh;ifini//sv(>r'jci>ì(/e, ecc., I Tli., pag. 732 o sej;acnti. ^ P. Kretzschmar, Ueher Eii1s1e1iiin 15 4,5 3 0,5 0,1 3 3 3 » » » » » » 3 ~ C,2 — 3 — 4 » » 10 » »17' 2,6 0,3 0,7 0,6 20 17 11 » .- 7 7,5 0,4 0,5 0,1 6 4 » 16 8 0,3 0,6 0,1 3 3 5 » » » » » 8 1 0,44 0,1 0,08 5 3 droloti pictuiii : 1 foglia giovane 30 marzo» 15 2,5 — 0,4 — 15 — 2 .. adulta » » » 10 0,9 02 0,5 0,2 6 10 3 ITagost. » 11 d,."! — 0,1 — 3 — 4 » » » » » — 0,3 - ",1 - 2 5 » » » » » 8 (1 ~ Il — 0 — » Il 1 - 0,05 — 2 — » 14 5 - 0,15 - 4 — » 17 6 - 0,2 3 — » 21 6 — 0,2 — 2 - 18 agost. » 8 0 — 0 — 0 — Ficus macrocarjKi : 1 foglia adulta 5 » » 9 15 — 0,12 — 4 — 2 ■> » » » » » ^ 4,5 — 0,1 — 3 111 uhi Jlelenium: 1 » » 29 inagg. » 17 9 2 0,5 0,1 15 4 llitiiiex nifi.rhniis : 1 » » 1 1 aprile » 8 -t,-t 0,8 0,5 11,1 13 4 » 17 1) 0,8 0,6 0,2 IO 3 2 » » » » » 9 -l,' 4 0,8 0,2 6 5 S(u-i fraga cras-t sifulia .... 1 1 foglia giovane 22 aprile-^ K, 7 — 1,9 - 19 — di un solo ramo j 2 » adulta » » » » 7 — l,"* — 7 — ! 3 » anno prec. » » » » 1,T — 0.3 — 5 — 4 » giovane » » » » 2 — 1 7 — 15 5 » » » » » » 0,6 — 0,8 — 13 6 » adulta » » » » — 0,5 0,2 — 13 7 » giovane 17 agost. » 9 4 — 0 2 — 3 — / 8 » di un solo ranno '.) ■■ adulta » » » » 2,6 2 0,2 0,1 10 4 » » » » 3,3 3,3 0,15 0,3 5 3 '■10 -. anno prec. » » » » 0 0 0 0 0 0 Vihaniiim Opidiis: 1 foglia meri- stematica 7 magg. '> 9 1,66 0,2 0,2 0.2 10 2 2 » più svil. » » » » 6,2 0,7 0,4 0,3 2 3 3 » » » » » » » 8,3 0,6 0,6 0,1 3 4 4 » adulta » » » » 1.5 0,2 0,1 0,1 2 2 ' Foclia aoDena colta, liouo una k limata fieilda, p poi tenuta al caldo in la ^oratorio per il siorno successivo. — 184 — Nei casi da me studiati tale velocità raggiunse un niassiiiio di 15 nini, per secondo verso il basso e 4,5 inni, verso l'alto nelle foglie di Ficus macrocarpa. Si ebbero poi velocità massime di mm. 9 verso il basso e 4 verso l'alto nel Rume.i' marimus, e di 9 e 2 iieir/«M/« Hele- 7iiuin, di 8 e 3 neìVAruìn Italicum, di 8,3 e 0,7 nel Vibumum Opuius, di 7 e 3,3 nella ^axifraga crassifolia, di 6 e 0,3 nel Croton pictìim^. Intensità e durata. — Come varia a seconda che è diretta verso l'alto 0 verso il basso la velocità di trasmissione, variano anclie l'in- tensità dello stimolo trasmesso e la durata dell'eccitazione. Dal quadro sopra rii)ortato risulta infatti che le coirenli elettriche generate nelle foglie (la uno stimolo esterno variano, per intensità e durata, a seconda delta specie e degli individui^ e nella stessa foglia sono pili intev.se e d'irano piti a lungo quelle generate e trasmesse verso il basso che quelle generate e tras- messe verso l'alto. La corrente più forte che io abbia ottenuto fu di 1,9 centesimi microamiière, in una foglia giovane e ancora in via di accrescimento di Saxifraga crassifolia, scottata 6 centimetri più in alto del tratto com- preso tra 1 due elettrodi. Negli altii casi si è trattato quasi sempre di pochi millesimi raicroampères verso il basso, e di pochi decimillesimi, raramente qualche millesimo verso l'alto. Quanto alla durata dell'eccitazione, da massimi di 15-20 minuti verso il basso e 10-15 verso l'alto, si scende a 2-3 minuti tanto in un senso che nell'altro. Distanza. — Anche la distanza alla quale può giungere nelle foglie Veffetto di uno stimolo esterno è maggiore verso il basso che verso l'alto ". ' Dai dati che si avevano fin'ora il Fitting {Die Rf-izlinfaìu/srorf/dtit/e, ecc., II Th., pag. 187 e seguenti) ha cjilcolato velocità molto minori. Nelle foglie di Dionaea, tenuto conto del tempo necessario perchè lo stimolo arrivi ila) punto nel quale è percepito alla zona motrice, si (luò calcolare su una velocità di tra- smissione di 3-5 min. per secondo; nei tentacoli di Drosera si avrebbe invece 0,1B inm. Lo stimolo fototropico si trasmette con una velocità di 0,8 min. per mi- nuto primo, quello geotropico mm. 0,2 pure per minuto primo. L'azione delle ferite sul moviuiento del plasma e sui movimenti delle parti mobili, si trasmette con maggiore rapidità: mm. 0,17 per secondo nelle foglie comuni, mm. 8-15 nelle foglie? di Mimosa. 3-6 nel fusto della stessa pianta e, seconilo Borzi, solo mm. 0,C() per secondo nelle radici. In tutti questi casi però insieme al tempo di trasmissione è compreso il tempo necessario perchè allo stimolo risponila un effetto esterno visibile, e cioè il tempo di reazione. - La maggiore trasunssibilità delle eccitazioni (misurata tanto d;illa velocità, che dalla intensità, durata e distanza cui arrivn) verso il basso che verso l'alto — 185 — Nella scorsa primavera, sperimentando con foglie di Inula Helenium, ho rilevato che scottandone la nervatura mediana verso l'apice, si pro- trova riscontro in fenomeni anatonio-fìsioiogici già noti, quali la maggiore vivacità ed estensione delle correnti plasniari intracellulari provocate verso il basso dalle ferite, come ha rilevato il Kretzsclimar Hoc. cit.), e le moditìcazioni nella struttura anatomica dello xilema delle nervature, più marcate sotto che sopra le ferite, come io descrissi in una nna nota precedente SiiHa relasioite tni lo srìluppo (Iella lamÙKi fo'jliare e quello dello xileìtia delle traccie e nm-atiire corrispon- denti, in Atti dell' Ist. Bot. di Pavia, ser. Il, voi. X, 1904. La stessa maggiore trasmissibilità verso il basso concorre certamente a spie- gare anche la differenza di resistenza che le foglie oppongono allo correnti elet- triche che le percorrono dall'alto verso il basso o viceversa, come lin rilevato il dott. Pollacci floc. cit.). Tale differenza infatti varia in una stessa foglia nei diversi periodi della giornata; così p. es. sperimentando con una foglia di Croton lasciata attaccata alla pianta e sottoposta di tre in tre ore, senza mai nulla va- riare nell'e-sperienza, alla corrente elettrica di intensità costante (un Volt) otte- nuta da una jiihi Leclanclié, passarono : a ore 8, dall'alto in basso 97 e.™' micrarap. ; dal basso in alto 80; nel rapp. 1,21 , , 11. , „ „ 100 , , ; , , „ , 80; , „ 1,25 „ „ U, , , „ l'aO , „;„,,, 115; , , 1,30 . . 1'- » „ , 125 „ „ ; „ , „ „ 75; „ , 1,66 - , 21', , , „ 110 „ , ; , „ , , 70; „ , 1,57 » •> 7, „ , . 75 , , ; , „ . , 65; „ ,1,15 Orbene, se si rappresentano graficamente (come si è fatto nella figura 1 della tavola annessa) queste variazioni, si vede che, mentre le due linee fla rossa a per la corrente dall'alto e la nera b per quella dal basso) della varia intensità della corrente che passava attraverso la foglia in un senso o nell'altro nei suc- cessivi periodi della giornata presentano una ascensione prima lenta e poi rapida fino a ore 14 (è forse la stessa ascensione osservata dal Pollacci nelle prime ore del secondo giorno delle sue esperienze, con ampiezza e durata minore perchè probabilmente sperimentando egli con foglie staccate la diminuzione progressiva di turgescenza e conseguente progressivo aumento di resistenza aveva presto il sopravento sopra il risveglio dell'eccitabilità e vitalità fogliare dovuto al succe- dere del giorno alla notte) e poi una discesa prima rapida e poi lenta fino al mattino successivo, quella dei loro rapporti (la tratteggiata nera r) va lentamente elevandosi fino alle ultime ore del giorno ed anche alle prime della notte, con un percorso analogo a quello della linea che, come è detto più avanti, rappre- senta graficamente le variazioni della sensibilità o meglio della trasmissibilità degli stiraoli nei periodi successivi di uno stesso giorno. Con molte altre esperienze che credo inutile qui riportare, io constatai pure che la differenza nella resistenza opposta dalle foglie alle correnti che le per- corrono verso il basso o verso l'alto, dipende anche, oltre che dalla specie stu- diata, dall'età delle foglie sperimentate, dalla temperatura, dalla luce, ed è pure sotto 1' azione degli anestetici, quasi sempre nello stesso modo che dipende da tali fattori la trasmissibilità degli stimoli. — 186 — vocava una corrente elettrica dall'alto al bassa che i nostri apparecchi segnalavano, con intensità decrescente, fino a 22-24 centimetri di di- stanza dal punto scottato; mentre con una scottatura verso la base della foglia, la corrente provocata da! basso verso l'alto era segnala- bile solamente fino a 12-14 cm. In foglie di Ficus macrocarpa l'ago del galvanometro dava oscillazioni distinte per una scottatura a 23 centi- metri sopra il ti'atto di nervatura mediana compreso tra i due elettrodi, mentre sotto segnalava solamente le scottature a meno di 18 centimetri di distanza. Nelle esperienze dalle quali si ebbero i dati esposti nel quadro precedente, si trattava di scottature fatte a distanze eguali tanto verso il basso che verso l'alto: 5-6 cm. per le foglie ài Anim, i-S per quelle di Croton, 4-6 per quelle di Saxifraga, e 1-2 per quelle di Viburnuni. Influenza delle condizioni esterne e interne. — Come ha già messo in rilievo anche il Bose^, l'azione degli stimoli esterni, misurata da tutte le manifestazioni sopra osservate, varia non solamente da specie a specie, ma anche, in una stessa specie, a seconda delle condizioni esteine o interne nelle quali si trova la foglia durante l'esperienza. Se p. e. si esaminano i dati raccolti nel quadro a pagina 183, si vede che tanto nel Croton che nella Snxifraga e nel Vibìirninn (colle quali specie ho potuto fare osservazioni su foglie giovani ancora in via di ac- crescimento e su foglie a completo sviluppo) le foglie ancora giovani conservano più a lungo la eccitazione e quando hanno i tessuti già dif- ferenziati la ricevono anche più intensa e la trasmettono più rapida- mente alle parti lontane. Lo si vede dalla figura 8 della tavola annessa, che dà l'intensità e la velocità di trasmissione in tre foglie di età crescente di Saxifraya, quali si possono dedurre anche dalla figura 7. Lo si vede pure dalla figura 6, dedotta dalla 5, che si riferisce a foglie successive su uno stesso ramo di Viburnum, di cui le superiori erano però non ancora differenziate e poco adatte a trasmettere lo stimolo. Dallo stesso quadro si deduce anche che la trasmissibilità degli stimoli varia pure da stagione a stagione e che p. e. nel Croton e nella Saxifraga t minore in estate che in primavera. Si deduce pure che la stessa varia nei diversi periodi della giornata, presentandosi p. e. mas- sima (fig. 1, linea tratteggiata rossa s) nel pomeriggio fino a tarda ora di notte, minima al mattino. Ija luce ed il calore favoriscono la trasmissione degli stimoli lungo le foglie ed in generale si può dire che hi facoltà di trasmissione di- ' Loc. cil. — 187 — 2)ende dall' atUrità fisiologica del fesstifo ed è più evidente quando le con- dizioni esterne ed interne sono favorevoli a tede attività. Azione degli anestetici. — Basta tenere una foglia di Croton o di Saxifraga per un'ora sotto l'azione del vapore d'etere in un recipiente chiuso, perchè essa non dia più le manifestazioni sopra descritte, nem- meno con scottatale praticate a breve distanza dagli elettrodi. Sot- traendola all'azione dell'etere, e lasciandola esposta mezz'ora all'aria, ri- prende invece tutte le sue funzioni, compresa la trasmissione degli stimoli. Azione degli eccitanti. — Un'osservazione che mi pare interes- sante ebbi occasione di fare nello scorso giugno su una foglia di Inida Helenimn, e ripetei poi su altre foglie della stessa specie e di Saxi- fraga, sempre col medesimo risultato. Distesa la foglia stessa su lastra di porcellana e applicati gli elet- trodi sulla nervatura mediana l'uno a 32 cm. dall'apice, l'altro a 30, scottai la nervatura in aito a cm. 24 dall'elettrodo superiore senza che l'ago del galvanometro segnasse alcuna deviazione. Feci alloia passare nel circuito una corrente di un Volt generata (\.a\\w& pila Leclanché prima, per 5 minuti dall'alto al basso della foglia (il galvanometro segnava 2.5 cent.™' microampères), poi per altrettanti minuti in senso opposto (24 cm. raicroamp.); indi, fatta cessare la corrente e lasciato che l'ago riprendesse la sua posizione a zero, ripetei la scottatura nello stesso posto della scottatura precedente, ed osservai sensibili oscillazioni del- l'ago segnalanti debole corrente interna dall'alto al basso. Lasciando la foglia in riposo per un certo tempo, tornava insensibile 0 meglio incapace a trasmettere lo stimolo alla distanza di 23-24 cen- timetri, mentre lo trasmetteva a distanze minori, e ritornava sensibile quando veniva ancora eccitata con deboli correnti elettriche. Le correnti elettriche deboli hanno dunque sul fenomeno da noi studiato lo stesso effetto di un aumento dell'attività fisiologica dei tes- suti e funzionano da eccitanti '. ' Il Pollacci noi lavoro i,rià più volte citato dimostra che le correnti elet- triche deboli favoriscono sensibilmente la assimilazione clorofilliana. Qucstn fatto concorda perfettamente con quanto io ho qui rilevato: l'elettricità, come gli eccitanti chimici, eccita ogni forma di attività fisiologica dei tessuti ed è dun- que probabile che intensifichi, come dice il Giglioli (Cultura elettrica, in Ann. Scuoi. Sup. Agr. di Portici, 1901), tutto il lavorio chimico che ha luogo nelle cel- lule. E r eifetto stesso che essa produce nei tessuti animali (veggasi: M. Tiiou- VENIN, De ì'iiifliience des courants ijalianiques faiìiìes sur l'endosiiìoxe c.Iiez les réf/éfaiix, in Rev. gén. d. Bot., 1907, pag. 397). — 188 — Azione analoga esercitano altri stimoli esterni, come ferite, scosse, scottature,- ecc. : una foglia dopo essere stata sottoposta parecchie volte di seguito ad esperienza, mostrasi infatti più sensibile che non appena è provata in condizioni normali \ La trasmissione degli stimoli ldngo le nervature laterali e sulla PAGINA INFERIORE. — Le esperienze fin (jui descritte furono tutte fatte, come è stato detto in principio, sulla nervatura mediana deiln foglie e nella pagina superiore. Le nervature laterali e la pagina inferiore tras- mettono gli stimoli meno facilmente. Cosi per esempio con una foglia di Bignonia grandiflora, sulla quale gli elettrodi erano stati applicati a 1.5 cni. di distanza dall'apice della foglietta terminale sopra la rachide principale, il galvanometro segnava una corrente dall'alto di 0,1 cm. di microampères scottando l'apice della foglietta terminale medesima, mentre non segnava nulla scottando fo- gliette laterali a distanze minori. Osservazioni simili feci su foglie giovani di Rosa e di parecchie Leguminose, ed ebbi gli stessi risultati pure sperimentando non su foglie composte, ma sulle nervature late- rali delle foglie intiere di Moms. Quanto alla pagina inferiore delle foglie, essa si presta meno alle esperienze sia perchè piìi difficile è contro di essa il contatto degli elettrodi, sia perchè il forte strato di collenchina che sporge di solito sopra le nervature copre forse i tessuti più sensibili. Dove ho potuto fare osservazioni, gli stimoli si trasmettono su di essa più lentamente e più debolmente, imprimendo all'ago del galvanometro una deviazione che comincia più tardi, è meno ampia e finisce prima: lo si vede nella figura 11 della tavola annessa, nella quale la linea intiera superiore rappresenta appunto la deviazione avuta sulla pagina superiore di una foglia di Suxifraga crassifolia per una scottatura a 6 cm. sopra gli elet- trodi ; la linea .sottostante punteggiata rappresenta invece la deviazione ottenuta sulla pagina inferiore in condizioni analoghe. Non è a esclu- ' Anche qui devo ricordare che le ferite esercitano azione eccitante pure su altre funzioni importanti delle cellule quali la respirazione, e che altri agenti patoi^eni eccitano, in certa misura, pure la assimilazione clorofilliana (veggasi la mia memoria: Note di Fisiopatologia Vegetale, in Atti dell' Ist. Bot. di Pavia^ ser. II, voi. IX, 1904). A provare poi la stretta relazione che passa tra trasmissibilità degli stimoli e resistenza alle correnti elettriche, di cui nella precedente nota a pag 185 sta il fatto che tale resistenza diminuisce, come aumenta la trasmissibilità, tanto coll'azione di ripetute e alternate correnti, quanto con quella di scosse, ferite, scottature, ecc.: ciò mi risulta da moltissime osservazioni che è inutile riportare. — 189 — (lersi però clie la difterenza sia unicamente dovuta alla presenza di tessuti poco conduttori o isolanti. 2. La trasmissione degli stimoli nelle foglie delle Leguminose Nelle foglie delle Leguminose la trasmissione degli stimoli, rilevata dalla produzione di correnti elettriche interne, avviene con manifesta- zioni tanto speciali che merita venga su di essa richiamata l'attenzione degli studiosi. I risultati più evidenti li ebbi colie foglie trifogliolate delle Pha- seoleae e specialmente con quelle di Phasedus (Ph. vulgaris, Ph. vvil- tifìonis) e di diverse R!i>/ncJiosia coltivate nel nostro Orto Botanico (R/i. densi/fora, RIi grami ilorn, Rh. pJiaseoìoidcs, ecc.^, scegliendo di preferenza foglie non troppo vecchie ma che avessero appena raggiunto 0 fossero per raggiungere le loro ilimensioni definitive: le foglie vecchie sono meno sensibili, e tanto esse che le foglie troppo giovani e non ancora internamente differenziate danno luogo a fenomeni lateiali che perturbano il principale e più inipoitante. Distendevo le foglie, appena colte, su una lastra pulita di por- cellana tenemlole colla pagina superiore in alto (la pagina inferiore dà le stesse manifestazioni, ma meno distinte), ed, appoggiando gli Pie- 1- elettrodi sulla nervatura mediana dell'una o dell'altra foglietta sulle posizioni segnate nell'annessa figura colle lettere greche a e /?, scot- tavo le altre fogliette o la foglietta stessa nelle posizioni a,ò,c,d, ecc. segnate colle linee punteggiate. — 190 - Ecco i risultati di alcune delle tante esperienze fatte con foglie di Pbaseolxs vulgaris : I. Elettrodi sulla foglietta terminale, in « e /?: scottando la foglietta destra in (/. coirentc da ji verso «; 0.15 cui', niicr. » » » » » e, » » » » »; 0,05 » » » » » sinistra » f » » a » fi; 0,t » » » » » » 0 ^ » ^> *^ *^ i 0,0r5 '> » » » » leiwiiinale » (t » » |9 » a; 0,4 » » » il picciuolo » e » » » » »; 0,1 » » la foglietta lermin. » b » » a » /3; 0,1 » » » » » » piò in alto, » » *■ » » ; 0,2 » » II. Elettrodi sulla foglietta destra in a" e §": scollando l.i l'oulictta terminale in ri. corrente da /S" verso «"; 0,.3ììcml'. mici-. » » » sinistra » » » » terminale » h, » » » » » ; 0,2 » » » il picciuolo » e, » » a" » /'; 0,1 » » » la foglietta destra » e, » » » » » ; 0,8 » » III. Elettrodi ancora sulla foglietta destra, in «" e /?": scottando la fofilietta fernnnale In ì). coiTcnle da fi" verso «"; 0,5 cm'. niicr. » il picciuolo » e, » » a" » f; 0,32 » » » la foglietta destr'a » lì, » » /S" » a"; 0,0 » » » il picciuolo » h. » » a" » /i"; 0,2 » » » la foglietta sinistra » /", » » jS" » «": 0,1 » » » » » destra » e, » » a" » f; 0,.'5 » » Le altre esperienze, se fatte con foglie in stadio di sviluppo op- portuno, diedero identici risultati. Più numerose sono le esperienze fatte con foglie di Rhynchosia grondi/torà : I. Elettrodi sulla foglietta terminale, in « e /?: scollando la fogliella sinistra in ;/, corrente da « verso jf; O.l-") <'ni'. mici » » destra » e. il picciuolo » II. ■' e, la roylicllii Iciinin. » h. -> » » » ((.. P » /3 » a; 0,2 » » » » » ; 0, 1 » » » » »; 0.15 » » « » ji; 0,15 » ■> i » «: 0,2 — 191 — II. Elettrodi ancora sulla foglietta terminale, in « e /5: scottando la foglietta destra in (/, correiito la ^ verso «; (»,I eiii'. miei-, » » » sinistra » /", » » « » ^; 0,1 » » » » » destra » e, » » fi » a; 0,05 » » » .' » » sinistra » ■ » » la foglietta sinistra » y. » » n" » fi'': 0..3 » V. Elettrodi sulla foglietta sinistra, in « e ^: scottando la foglietta terminale in ri. corrente da «' verso fi' : l).0.'ì em'. mici'. » » » » » &, » » » » » ; 0,0i2 » » » il picciuolo ■> e, » » fi' » a; 0.1 » » la foglietta destra » d, » » «' » fi': 0.().:J » » » » » e, nulla » » » sinistra » » la foglietta destra » dee nulla. VII. Elettrodi: prima sulla foglietta sinistra, in «' e jf: scottando la foglietta terminale in rt, corrente da «' verso fi': 0. l.")cm'. miei',: poi nella foglietta destra, in a" e /S": scottando ancora la foglietta terni, in a. corrente da fi" verso «'':0,1 cm". micr. — i9a — Dalle quali esperienze si \n\ò dedurre : 1) Le fogliette laterali, tanto dei Phaseolus che delle Rliyucliosia, sono antisimmetriche, e cioè sotto l'azione di uno stimolo esterno trasmet- tono alla foglietta terminale correnti elettriche in senso opposto tra loro, e rispondono pure con correnti contrarie (dirette in una dal basso alfallo e nell'altra dall'alto in basso, come nella VII esperienza colla Rhyiichosiaj agli stimoli che colpiscono la foglietta terminale. 2) TiU foglietta terminale mostra spesso la facoltà di ricevere e tra- smettere gli stimoli esterni in modo più accentuato delle fogliette laterali; l'apice di tutte e tre le fogliette è quasi sempre più sensibile della loro base. ■i) 1 cuscinetti motori hanno la proprietà di capovolgere, (/uniche volta rinforzandole, la direzione delle deboli correnti ehitriche che arrivano loro in seguito alt azione di stimoli esterni. Tale proprietà nei cuscinetti motori delle fogliette laterali dei Phaseolus si cotiserva solamente per ri- spetto alle correnti che vengono dalla rispettava foglietta e li attraversano dall'alto al basso, non per le correnti opposte dirette verso la periferia. Simili fatti osservai, benché meno evidenti e qualche volta incerti, anche in foglie di Dolichos sesquipedalis, Pachgrhizus Thunbergianus, Apios tuberosa, Astrayaltis e Glgcine. Né è a dubitare che si sia in presenza di semplici fenomeni di trasmissione termo-elettrica, sia perchè essi si ripetono anche per la azione di ferite o di schiacciamento di tessuti nei punti considerati nelle esperienze sopra descritte; sia perchè vengono sospesi per azione degli anestetici (vapori di etere o di cloroformio), come pure interrom- pendo con taglio di rasoio netto la continuità biologica dei tessuti senza interrompere la continuità fisica (lasciando le superfici del taglio in perfetto contatto tra loro); sia finalmente perchè non si potrebbero spiegai'e per sola trasmissione termo-elettrica gli elfetti opposti di due stimoli ap|)licati p. e. in e e in b, in posizioni simmetricamente eguali rispetto ai due elettrodi collocati in a e in (i. E nemmeno i fenomeni in [larola si possono spiegare colla ipotesi dell'llfiberlandt ^ che gli stimoli sieno trasmessi nelle foglie delle Mi- mosoidee in modo idrodinaraico, per mezzo del sistema dei tubi albu- minoso tannici: se le condizioni idrodinamiche delle diverse parti dei ' G. IIajìbrlandt, Die rcizleili-nde Gcwebcsi/stcìn dcr Siìinpflanze, Leipzig, 1890, !■ l'lii/sioli>'/is(-lie I'/I(ni;en 4-5 fx. Hab. In foliis Violae sp.; Parre, augusto 1907! 305. Cercospora dubia (Riess.) Wint. in Hedw. 1833. )), lo.— Sacc. Siili. IV. p. 456. — Funcj. Uni. t. 680. Su foglie (li Chenopodiiim aìlmm L ; Parre, agosto 1907! Fani. Tuberculariaceae Ehrb. Ser. Tuberculariaceae mucedineae Sacc. Sect. Hyalospoeae Sacc. 306. Tiibercularia nigricaiis (Bull.) Lk. *S);. pi. Fungi, II. p. 102. — Tremella nigricans Bull. FI. d. Fr. Champ. tab. 455. — Sacc. Syll. IV. p. 640. Su rami corticati secchi; Foppenico, novembre 1906! OssERv. Nell'esemplare da me studiato, come ebbi poi occasione di vedere anche in altro studiato dal Doit. Bianchi; Micol. d. l'rov. d. Mantova — 1" Contrib., n. 191 — gli sporodoehii passavano gradatamente da un bel color roseo al color fosco. Pertanto, as- sai probabilmente, come ammette pure, già prima di Berlese, F. Mor. VII-18, Tulasne — Selert. Fung. Carpai. III. p. 79 — questa forma è tutt'al più da ritenersi come una varietà della T. vnl- garis Tode — (Cfr. Rota-Rossi: Prima Contrib. n. 77), se pur non è ad essa identica. Ser. Tuberculariaceae dematieae Sacc. Sect. Amerosporae Sacc. 307. Epicoecum Diiriaeaiium Mont. Sgll. Crgpt. n. 1104 et in Ann. d. Se. Nat. 1849. p. 38. — Sacc. S'/ll. IV. p. 739. Su Ficus Carica L. ; La Serta, novembre 1906! — 200 — Ordo Melanconiales (Oda.) em. Sacc. Fani. Melanconiaceae (Oda.) em. Sacc. Seci. Hyalosporae Sacc. 308. Gloeosporium Tremulae (Lib.) Pass, in Rabeiih. F. E. n' 1880 ed in Hedw. 1874, p. 187. — Sacc. Syll. III. p. 712. Su foglie di Populus Tremula L. ; Groppino, agosto 1907! Sect. Phaeophragmiae Sacc. 309. Pestalozzia veneta Sacc Mich. I. p. 92. — Fung. Hai. t. 83. — Syll. III. p. 799. Su rametti corticati di Cornus sanguinea L. ; Parre, agosto 1907! Ordo Sphaeropsldales (Lèv.) Lindau \Sphacropsidaceae (Lèv.) Sacc] Fam. Sphaerioidaceae Sacc. Sect. Hyalosporae Sacc. 310. Phyllosticta aesculicola Sacc. Mich. I. p. 134. — Syll. III. p. 4. Su foglie di Aesculiis Hippocastanum L.; Foppenico, novem- bre 1906! 311. Phyllosticta helleborella Sacc. Fung. Ven. ser. V, p. 301. — Syll. III. p. 37. Su foglie di Hellehoms sp.; Parre, agosto 1907! 312. Phyllosticta Berberidis Rabh. Herh. myc. ii. 1865. — Sacc. Syll. III. p. 26. Su foglie di Berberis vulgaris L.; Parre, agosto 1907! 313. Phyllosticta Calycanthi Sacc. et Speg. Mich. I. p. 139. — Sacc. Syll. III. p. 9. Su foglie di Calycanthus praecox L.; La Serta, novembre 19061 OssERV. Sporule 6-8 » 3-4 //. 314. Phoma coeuanthicola Tiiiim. Poni. pag. 106. — Sacc. Syll. III. p. 151. Su cenanzio secco di Ficns Carica L.; La Serta, novembre 1906! 315. Phoma berberina Sacc. et Roum. Mich. II. p. 336. — Sacc. Syll. III. p. 72. Su rametti di Berberis vulgaris L. associata alla Diplodia Ber- beridis Rota-Rossi (vedi n. 326); Parre, agosto 1907! 316. Phoma Crataegi Sacc. Mich. I. p. 248. — Syll. III. p. 78. Su rametti di Crataegus Oxi/acantha L.; Parre, agosto 1907! — 201 — 317. Phoma stictica B. et Rr. Aiui. N. H n. 400. — Sacc. Sijll. p. 89. Su ramoscelli di lìuxus sempervirens L.; Pane, agosto 1907! 318. Phoma strobiligeua Desili, f. microspora Sacc. Belig. Lib. V, n. 69. — Sacc. Xy//. III. p 150. Su squame di strobilo di Abies excelsa Poir.; Pane, agosto 1907! OssERV. Sporule 3-1.5 non distintamente guttulate. — Associata al Coniotkij riunì gìomerulatum Sacc. (vedi n. 322), di cui altro non è forse elle uno stadio antecedente. 319. Phomopsis moricola (Sacc.) Rota- Rossi. — Phoma mmicola Sacc. Midi. I. p. 525. — Syll. III. p. 95. — Beri. Fung. Mor. Fase. VI, n. 12, tab. 48, fig. 4-7. Hab. In ramis Mori albae L. ; Foppenico, novembri 1906! Observ. Pycnidiis valde depressis. ostiolo, papilJato; siiurulis indi- stincte bi pluriguttulatis; basidiis 15-25 » 2,5-3. Valde probabiliter Phoma Morearum Brun. hic etiani pouenda. 320. Vevmicularia herbarum West. Exa. n. 393. — Sacc. Siili. Ili, p. 226. Su caule secco; La Serta, novembre 1906! 321. Cytospora punica Sacc. Midi l. p. 368. — Valsae punicae sper- mogonium, Cfr. Si/ll. I. p. 130. — Fung ital. tab. 403. — Syll. III. pag. 256. Su rametti di Punica Granatum L. ; Foppenico, novembre 1906! OssERV. La forma da me osservata differisce però alquanto per lo stroma che è veramente tipico da Ci/tospora (" et non peritlieciis laie congregatis „ vedi Sacc. Fung. ital. f. 403). Sect. Phaeosporae Sacc. 322. Couiothyriiim gìomerulatum Sacc. Midi. I. p. 209. — Sgll. III. p. 314. Su squame di strobilo di Abies excelsa Poir. associata alla Phoma strobiligena Desm. fn. 318); Parre, agosto 1907! 323. Couiotliyrium Diplodìclla (Speg.) Sacc. Syll. III. p. 310. Su bacche di Vitis vinifera L. JMisit: Dott. Luigi Gavazzeni; Bergamo, estate 1907. 324. Fairmauia singularis Sacc. Notae nnjcol. in Ann. Mycol. voi. IV, n. 3. 1906. p. 276. Su legno marcescente; Parre, agosto 1907! OssERV. Il genere Fairmania coli' unica specie che sinora v'è ascritta, la F. singularis trovata da Saccardo su legno putrescente di Fagus americana, proveniente da Lyndonville N. .J., è qui per la prima volta segnalato in Europa. — 202 — Sect. Hyalodidymae Sacc. 325. Ast'ochyta Asclepiadeanim Trav. in Ann. Myc. 1903, voi. I, p. 312 — cum icone — Sacc. Syll. XVIII, p. 342. Sn foglie di Vincefoxicum officinale 'R. lìr. ; Parre, agosto 1907! OssERV. Sporule 10-12* 5 f».. Sect. Phaeodidymae Sacc. 326. Diplodia Berberidis n. sp. Pycnidiis gregariis, epidermide tectis dein semi-erumpentibus, glohoso- depressis, minutis, 100 » 180/(. ; sporulis ohlougis, fiiscis, l-sepfaiis, vix constiictis, biguttulatis, 18-22 » 8-10 ;«. Hab. In ramulis corticatis Berberidis vulgaris L.; Parre (Ber- gamo), augusto 1907! Observ. a Diplodia brachi/spora Sacc. et a Diplodia microsporella Sacc, praecipue sporularum mensuris valde distincta. Questa nuova specie fu da me trovata sopra un rametto di Crespino raccolto nei dintorni di Parre (Valle Seriana). I picnidi di questa sferossidea sono minuti e densamente gregarii, dap- prima ricoperti dall'epidermide e di poi erompenti irregolarmente. Sono globoso-scliiacciati, cosi da misurare circa \00 fi secondo il diametro minore, e circa 180 /t secondo il diametro maggiore. Contengono numerose sporule oblunghe, fuligginee, unisettate con lievissimo restringimento in corrispondenza del setto. Tali spo- rule presentano due guttule, una per loculo, e misurano da 18 a 22 ;(i di lunghezza e da 8 a 10/t di larghezza. Questa nuova specie, principalmente per la misura delle sporule, differisce si- curamente sia dalla Diplodia hracìiyspora Sacc. che dalla Diplodia microsporella Sacc, ospiti anch'esse entiambe del Crespino. 327. Diplodia laurina Sacc M. V. n. 508. — Syll. III. p. 348. Su rami secchi di Lailrus nohilis L. ; Foppenico, novembre 1906! 328. Diplodia i-ainulicola Desm. in Ann. Se. Natur. 1850. p. 113. — Sacc. Syll. III. p. 333. Su foglie e rami corticati di EvonymìisjaponiciisL.; La Serta, novembre 1906! OssKRv. Non solo la D. Evomjmi Fui'k., ma anche la D. Evonymi West, parmi coincidano colla D. ramulicola, la quale, come ci consta, si estende pure alle foglie, così che la sua denominazione specifica riesce poco appropriata, — 203 — 329. Cliaetodiplodia velata n. sp. Pijcìiidiis (jregariis, peridermio fisso erumpenfiÒHS, nuijiisculis, 330- 400 II. diam., atn's, globoso-conoideis sed aìiquando piane tntncatis, shììplkibìis vel spurie pliirrociilaribiis, pilis primo praelongis nume- rosisque et quasi comam albididmn simiUantibus dein fuscidulis et famquam setuHs rigididis praeditis, coìtfextu distincte parcncliymatico; sporulis ellipnoideis, obUisis, fuligiìieis, medio-l-septatis, non vel pa- rnm constrictis, 18-24 7-9;^.; basidiis distincHs. baciUaribus 12- 16 /(. loni/ìs. Hab. In raiiiulis corticatis emortuis Mori ulbae L. : prope Gi- sano (Bergamo), septembii 1907! Observ. a Diplodia Mori West, et Diplodia atramentaria Cooke et EUis, species liaec valde dislincta. Nec ad Lasiodiplodiam genus adsciibenda mihi videtur. Trovai questa nuova ed interessante specie a Cisano (Bergamo) nel settembre dello scorso anno, sopra rametti morti di gelso, sui quali i t»ii'nidi addensati a gregge appaiono erompere dall' epi- deimide a guisa di grossi pnnti ueii prominenti, alquanto velati da una lieve chioma biancliiccia formata da lunghi peli flessuosi che di poi rompendosi lasciano solo il tratto basale fuscidulo e rigidetto a guisa di setola. Tali picnidi aventi un diametro di 330-400 /(., sono globoso conoidei, qualche volta però tronchi, ino- noloculari od indistintamente pluriloculari, a tessuto nettamente parenchimatico. Le spore, sopportate da basidi distintissimi, ba- cillari, lunghi 12-16, u, sono elissoidi, fuligginee, unisettate, non 0 solo lievemente ristrette in corrispondenza del setto, e misu- rano 18-24 .- 7-9 ,M. La specie da me descritta, per la presenza dei peli o setole, per la forma dei picnidi, per le dimensioni stesse delle spore, parmi ben distinta dalla Diplodia Mori West, e dalla Diplodia atramentaria Cooke et Ellis (Cfr. Berlese Fung. Mor., fase. VI. n. 21-22, tav. LIl). Né in alcun modo mi parve opportuno in- cluderla nell'incerto genere esotico Lasiodiplodia EH. et Ev. (Sacc. Siili. XIV p. 939). Sect. Phaeophragmiae Sacc. 330. Ilendersoilia Sarmeiitoriim West. Bull. d. Brux. XVIII. n» 60. f. 2. var. Bcrberidis Sacc. Syll.lll. p. 420. Su aculei di Berberis viilgaris L. : Parre, agosto 1 907 ! (Cfr. II-' Coìitrib. w 227). — 204 — Seet. ScoLECOspoRAE Sacc. 331. Scptoria Polygonorum Uesm. iu Ann. d. Se Nat. 1842. XVII. p. 108. — Sacc. Syll. ITI. p. 555. Su foglie di Polygoìium Persicariah.; Parre, agosto 1907! 332. Septoria Cannabis (Lasch.) Sacc. Si/U. Ili p. 557. Su foglie di Cannabis saliva L. ; Parre, agosto 1907! 333. Septoria Pliytenmatis Siegni. in Rabh. F. E. u° 1350. — Sacc. ,Stjll. III. p. 544. Su foglie languenti di Phyteuma orbiculare L. ; Pizzo Arerà, agosto 1907! {LegitG. B. Traverso.) 334 Septoria Citri Pass. Flora 1877, n. 13 et in Thiira. Mycoth. univ. n" 495. — Sacc. Syll. III. p. 477. Su Citrus Limonum Risso a Grumello del Monte, agosto 1889. — Cnboni G. Rass. Critt. in Boll. Not. Agr. 11. Roma 1889. 335. Septoria Petroselini Desm. Exs. n° 674. -- Sacc. Syll. III. p. 530. — Briosi et Cavr. lumy. Parass. n° 143. Su foglie di Petroselinum sativum L ; Foppenico, novembre 1906! 336. Septoria Tritici Desm. IX. Not. (1842) p. 17. — Sacc. Syll. III. p. 561. Su foglie di frumento, dal prof. Tamaro, Grumello del Monte. — Cuboni G. Rass. Critt. in Boll. Not. Agr. XI. p. 1522. Roma 1889. Fani. Nectrioidaceae Sacc. Sect. ScoLECospoRAE Sacc. 337. Polystigmina rnbra (Desm.) Sacc. Syll. III. p. 622. — Brios. et Cavr. Fimg. Parass. n° 12. Su foglie di Prunus spinosa L. ; Parre, agosto 1907! OssERV. Stadio spermogonico del PolysUgma ruhriim (Pers,) DC. — Vedi IP Gontrib. \\° 270. Fam. Leptostromaceae Sacc. 338. Leptolliyrium acerimim (Kunze) Cda. Icon. Fimg. II. p. 25, t. XII, f. 92. Sacc. Syll. III. p. 630. Su foglie di Acer campestrish.; Calolzio, novembre 1906! 339. Leptothyrinm carplnicolum Sacc. et Syd. Sacc. Syll. XIV. p. 993 et L. Curpini Rouni. et Fanti. X. p. 412. Su foglie di Carpinus Betulus L.; Foppenico, novembre 1906! — 205 — Sect. Hyalophragmiae Sacc. 3-40. Discosia strobiliiia Lib. Exs. ii" 346. — Sacc. Si/ll. III. p. 656. Su siniaiiie di strobili di Abies excelsa Poir.; Parre, agosto 1907! Classis iSCOMYCETAE (Fr.) eni. Sacc. Orde Discales (Fr.) em. Sacc. {Discomijceteae ¥r.) Fam. Pezizaceae Fr. Sect. Hyalosporae Sacc. 341. Humarìa merdaria Fr. Elench. II. p. 11 [Pcztza mcrdarla). (^ooke Mycogr. f. 231. Sacc. Syll VIII. p. 142. Su sterco inviano; La Serta, novembre 1906! Fam. Ascoholaceae T.oud. Sect. Hyalosporae Sacc. 342. Ascophanus carneiis (Pers.) lìoud. Ascob. p. 6u. t. XII. f. 38. — Sacc. Sijll. VIII. p. 534. Su fimo vaccino; La Serta, novembre 1906! Fam. Dermataceae Fi. Sect. Hyalosporae Sacc. 343. Cenangium Ugni Desm. in Ann. d. se. nat. III. t. 3. p. 364. — Kelim. Di/scom. in Rabiin. Krypt. Fior. I. Abth. III. p. 224. -- Pi/rcnopeziza Ugni Sacc. S)/ll. Vili. p. 366. Su legno marcescente; Parre, agosto 19U7! Ordo Pyreniales (Fr. ) em. Sacc. [Pyrenomyceteae (Fr.) em. De Not.] Fam. Perisporiaceae Fr. Sect. Hyalosporae Sacc. 344. Sphaerotheca fuligiiiea (Schleclit) Pollacci Monogr. ErysiiJi. Hai. p. 8. — Sphaerotheca Humuli var. fuliginea (Schleclit) Sai moti Mo- nogr. Erysiph. p. 49. — Sphaerotheca Castagnei Lèv. (p. p ) Sacc. Syll. I. p. 4. Su foglie di Taraxacurii officinale Weber; Parre, agosto 1907! — 206 — OssERV. L'Erysipke macularis Sclileclit die figura essicata nell'i/er- bariiim rivum ini/coìogicitm di Klotzscìi et Rabeiiliorst, raccolta presso Lìergamo da L. Rota, e che al ii» 51 della mia Prima Contribuz. è stata riportata come Sphuerothecn Castngnei Lèv. deve invece andare sotto il nome di Spaerotheca Humuli (DC.) Biirr. 345. Microsphaera Evoiiyini (DC ) Sacc. Sìjll. I. p. n. _ Salmon Moìiogr. Erysipìi. p. 125. Poliacci. Monugr. Eri/siph. ital. p. 14. Su foglie di Evonymus europaeus L ; Oueta, ago.sto 1907! Fani. Tiiberaceae (Vitt.) em. Sacc. 34G. Tuber meseiitericum Vittad. Monograph. Tub. pag. 40. tav. III. fig. XIX. - Sacc. SijU. Vili. p. 890. Nel Beigamasco. Vittadini, /. e. 347. Tuber melauosporum Vitt. Monograph. Tuli. p. 36. tav. II. fig. 3. - Sacc. Siili. VIII. p. 894. Nel Bergamasco. — Vittadini, /. e. Fani. Sphaeriaceae (Fr.)' em. Sacc. Sect. Hyalosporae Sacc. 348. fìiiig^iiardìa juniperiiia (Ellis) Rota-Rossi. Sphaerella juniperina Ellis in Amer. Nat. XVII. 1883. p. 917. Lae.stndia juniperina (Ellis) Sacc Syll. IX. p. 586. Su foglie di Juniperus communis L. ; Parre, agosto 1907! OsSERv. Spore continue 9-13 « 3-5 ^i. La specie è nuova per l'Italia. Nota. Per quanto alla denominazione generica di Gitignardia anzi- ché di Laestadia. vedi le ragioni addotte da G. lì. Traverso: Pi/ren. in FI. it. Crypt. voi. II. fase. 2". p. 375 in nota. La Sphaeria Juniperi Duby inserita al n" 1883 in Klotzsch Herb. Mgc,, e che venne da Saccardo — Sgll. IX. p. 585 - ri- ferita al genere Laestadia, almeno secondo l'esemplare conservato in questo Istituto Botanico e da me o.'iservato, parrebbe invece debba riferirsi alla Enchnosphaeria nigru (Hartig) Berlese, Ico7i. Fung. I. p. 105. tab. CHI. fig. 1. Sect. Phaeosporae Sacc. 349. Sordaria fimicola iRob.) Ces. et De Not. Scliem. Sfer. ital. p. 226. - {Hgpocopya fimicola) Sacc. Sijll. I. p. 240. — Trav. t'i/reu. in Fi. ital. crypt. jiars. I. voi. II. fase. 2. p. 421. Su fimo equino; Val Nossana, agosto 1907! — 207 — 350. Sordaria macrospora Auersw. in Eabenh. Funy. Eur. n° 954. lii/pocopra nuicrospora Sacc. Si/ll. I. p. 241. — Winter Pilz. in Eabenh. Krypt. FI. II. Abt. I Baiuì. p. 165. Su sterco canino; La Serta, novembre 1906! 351. Cliaetomìum globosum Kuuze in K. et Schm. Myc. Hefte I. p. 15 (1817). — Sacc. Syll. I. p. 222. — Trav. Pi/ren. in Fi. ita), crypt. pars. I. voi. IL fase. 2. p. 444. Su legno marcescente; Parre, agosto 1907! Sect. Hyalodidymae Sacc. 352. Sphaerella Bupleiiri n. sp. Petitheciis gregariis, enimpentibus, globosis, atris, 135-200 (i. diam.; mi/celio fusco, septato; ascis ovoideo-elHpsoideis, basi ventricosis, odo- sporis 50-70 5! 20-22 ii;sporìdìts poi i/stichis, oblongo-clavidatis, medio \- septatis et constrictis, A- guttulatis, hyalinis, 18-22 * 5-7 /e. Hab. In foliis siccis Bupleuri graminifolH Valli. ; Pizzo Arerà (2500 m.), augusto 1907! — Legit G. B. Traverso. Observ. a Sphaerella leptoasca Auersw. maxime recedit; Sphaerellae sciadophìlae Pass. afìSnis, sed praecipne sporidiorum forma (oblongo- clavulata medio ad septum constricta) et matrice dittert. Trovai questo nuovo fungillo su alcune foglie secche di Bu- pleurinn graminìfolium. Valli., raccolte ed a me date gentilmente dal collega G. 1j. Traverso, amico carissimo ed ottimo compagno in un'escursione botanica compiuta la scorsa estate al Pizzo Arerà (2500 m.) in Valle Seriana (Bergamo). Su ambedue le pagine fogliari, ma precipuamente sulla supe- riore, erompono i periteci, gregarii, globosi, neri, aventi un dia- metro da 135 a 200. ;tt. Tutt' attorno ai periteci, sopra ed entro il substrato striscia un micelio nerastro, settato, ramoso. Gli aschi, ovoideo-ellittici, ventricosi verso la base, lunghi 50-70 /(. e lar- ghi 20-22 jji., contengono otto spore, jaline, unisettate, e piìi o meno lievemente ristrette in corrispondenza del setto. — Esse presentano 4 guttule, due cioè per ogni loculo e misurano 18-22 * 5-7 /«. La specie da me descritta differisce grandemente dalla Sphae- velia leptoKsca Auersw., trovata sul Bupleurum stellatum L. e su altre ombrellifere; rassomiglierebbe alquanto alla Sphaerella scia- dophila Pass., ma ne la distinguono principalmente la diversa niatrice ("in radiis aridis umbellaruin ChaerophylU temidi L. „) — 208 — e la forma delle spore, le quali non sono punto oblongo-navi- culari, uè mancano di restringimento in corrispondenza del setto. 353. Sphaerella VuIuerariaeFuckS'/rni!', Myc. App. II. p 21. — Sacc. Si/ll. I. p. 5U3. Su foglie secche di AnthijlUs Vulneraria L. ; Pizzo Arerà, ago- sto 1907! 354. Didymella Cadubriae Sacc. Syll. I. p. 550. — Fmxj. ital. t. 207. Su rametti corticati di Beiberis vuUjaris L.; Parre, agosto 1907! Sect. Phaeophragmiae Sacc. 355. Leptosphaeria Silencs-acaulis De Not. Red. l'yr. pag. 485. — Sacc. SìjU. II. p 47. - Beri. Icon. Fiing. Pyr. I. p. 60, tab. XLVI, f. 4. Su foglie di Silenc acauUs L.; Pizzo Arerà, agosto 1907! 356. Leptosphaeria oreophila Sacc. Mkh. I. p. 120. — Sacc Syll. II, p. 68. Su foglie secclie di Topeldia calyculata Whlb.; Pizzo Arerà, ago- sto 1907! 357. Sporormia intei-media Auersw. in Jledw. 1868. VII, p. 67, t. 1, tìg. IV. — Sacc. Siili. II, p. 126. — ISerl. Icon. Fung. Voi. I. p. 42, tab. XXIX, n° 2.^ Su fimo caprino; Parre, agosto 1907 ■ I Sect. Phaeodictyae Sacc. 358. Pleospora infectoria Fuck. Symh. myc. p. 132, tab. Ili, f. 23. — Sacc. Syll. II. p. 265. — Beri. Icon. Fung. Voi. II, p. 11, tab. XIII, fig- 2. Su capsule di Aconitum Napellus L.; Parre, agosto 1907! 359. Pyreiiophora chrysospora (NMessl.) Sacc. Syll. II. p. 285. — Pleo- spora chrysospora Nie.^sl. in Hedw. 1880. p. 173. — Beri. Icon. Fmy. IL p. 39, tab. LVI, fig. 2. Su caule secco di Hieracimn murornm L. ; Pizzo Areia, agosto 1907! 360. Teicliospora obduceus (Fr.) Fuck. Symb. myc. p. 161. — Sacc. Syll. p. 295. Su rametti decorticati di Frcuinus sp.; Purre, agosto 1907! — 209 — Fani. Valsaceae Tiil. Sect. Allantosporae Sacc. 361. Valsa ceratopliora Tul. Select. Fung. Carp. II. p. 191, tab. XXII, fig. 1-11. — Sacc. Syll. I. p. 108. — Trav. Pi/renom. in Fior. ital. ciypt. Voi. II, fase. I. p. 83. Su rametti di Crataegus Oxgacantha L.; Parre, agosto 1907! Sect. Hyalosporae Sacc. 362. Mamiauia spiculosa (Batscli.) Trav. Pyren. in Fior. ital. crypt. Voi. II, fase. I, p. 167. — Gnomouiella fimbriata (Pers.) Sacc. Sijll. I. p. 419. — Brios. et Cavr. Fung. Parass. n" 176. Su foglie di Carpinus Betulnsli.; Groppino, agosto 1907! Fani. Hypocreaceae De Not. 363. Claviceps purpurea (Fr.) Tul. in Ami d. Se. Nat. 1853. voi. XX, tab. 3. — Sacc. .%//. IL p. 564. Stadio di Sclerothmi Clavus DC. su Triticum vidgare L.; da Ber- gamo, settembre 1907 (misit Dott. G. DeCobelli). Fam. Mycrothyriaceae Sacc. Sect. Hyalodidymae Sacc. 364. Microthyrium mieroscopicum f. raacrospora Desm. in Ami. Se. Nat. XV. p. 138, tab. 14, fig. 1. — Sacc. Stjll. II, p. 663. Su foglie secche di Buxtis sempervirens L. ; Parre, agosto 1907! Ordo Hysteriales (Cda.) em. Sacc. Fam. Hysteriaceae Cda. Sect. Phaeodictyae Sacc. 365. Hysterographium elougatum (Wahl ) Cda. Icon. Fmig. V. p. 77, tab. IX, f. 62. Sacc. Syll. II. p. 777; var. orobica n. v. Atgpo differì sporidiisrecte, demum leniter oblique, monostichis, ut Corda 1 e, non descì'ibit vero deUnejU. voi. VII, par. II, p. .590. - Wiiit. l'ihr. voi. I, p. 238. — Brios. et Cavr. " Fnng. Parass. „ u" 5. Su foglie di l'opuhis uigra L.; Foppenico, novembre 1906Ì Sect. Puragmosporae Sacc. 370. Clirysomyxa Ledi (Aib. et Schw.) De P.y. in Bot. Zclt. 1879, p. 809. t. X, iìg. 7-8. — Sacc. Si/ll. VII. p. 760. — H. Klebahn, Die irirl- sivechs. Eostp. p. 389. Su foglie di Abiessi).; Passo della Crocetta, agosto 1907! ■ I Fani. Coleosporiaceae Diet. Sect. Puragmosporae Sacc. 371. €oleospoi*iiim Eiiphrasiac (Scluim.) Wint. Die Pitze, pag. 246. — Coleosporiuni h'IiinaiUhiiceariim Lèv. Cfr. Tiil in Ann. d. Se. Nat. 1854, p. 190, t. VII, f. 11. - Sacc. Syll. VII, p. 754. Su foglie di Melampijram nemorosnm L.; Pizzo Arerà, ag. 1907! — 211 — Fam. Pucciniaceae Sclirut. Sect. Amerosporae Sacc. et De-Toni 372. Uromyces carioi)liyllimi8 (Schrank) Schrot. Die Brand, p. 10. — Sacc. Si/ll. VII, p. 545. Su Dianthus sp. ; a Grumello del Monte, agosto 1889. — Cii- boni G. Rass. Critt. in Boll. Not. Agr. XI Roma 1889. 373. Uromyces Hedysari (DC.) Fuck. Symb. myc. III. p. 15. — Sacc. Syll. p. 560. Stadio ecidiospoiico ed uredospoiico su foglie di Hedysarum obscumm \j.; Pizzo Arerà, agosto 1907! 374. Uromyces Polygoni (Pers.) Fuck. Symh. myc. p. 64. — Sacc. Syll. VII. p. II, p. 533. Su caule e foglie di Pohjgonum aviculare L. ; Parre, agosto, 1907! Sect. DiDYMOSPORAE Sacc. et De-Toni 375. Puceinia Polygoiii-amphibii Per.*;. Syn. p. 227. — Sacc. Syll. VII, p. 636. — Sydow ìlonogv. Ured. I, n. 569. Su foglie di PohjgoHum ConvoUidus L. ; Parre, agosto 1907! 376. Puceinia Cardiiorum .Jackyin Compos. Pucc. p. 58. — Sacc. Syll. XVI, p. 297. — Syd. Monogr. Ured. p. 33. Su foglie di Cardiciis sp.; Parre, agosto 1907! 377. Puceinia Hieracii (Scluim.) Mart. FI. Mosq. p. 226. — Sacc. Syll. VII, p. 663 (p. p.) — Syd. Monogr. Ured. I. p. 95. Su Hierachtm murorum L ; Pizzo Arerà, agosto 1907! Corrige. — L' uredinea già classificata nella mia Prima Contribuì. al n" 149 per la Puceinia Hieracii, è invece da ritenersi per la Puceinia Tara.raci Plowr. 378. Puceinia graminis Pers. Ih'sp. Mcth. p. 39 et Syn. p. 223. — Sacc. Syll. VII. p. 622. — Brios. et Cavr. " Fung. Parass. „ n» 59. — Syd. Monogr. Ured. I. p. 692. Stadio teleutosporico su culmi di Triticum vulgare L.; Parre, ago- sto 1907! (Cfr. Zi" Contrib. n° 277.) — 212 — Subcl. ISVBASIDIAE (Sclirot.) em. Sacc. (Hymenomycelae Fr.) Onlo Hymeniales (Fr.) em. Sacc. (Hymenomycetae Fr.) Fam. Agaricaceae Fr. Sect. Leucosporae Fr. 3 79. Armillaria mellea (Valil.) Fr. Sxmi. Veget. Se. pag. 274. — Sacc. Sìjll. V. p. 80. — Brios. et Cavr. Fung. Farass., n" 166. Su Moriis alba L.; Palazzago e Corte, autunno, 1906! 380. Marasmius oreades Fr. Epkr. p. 375. — Sacc. Si/ll. V. p. 510. A Calolzio ed a Corte, novembre 1906! 381. Lepiota iiauciiia Fr. Epicr. p. 16. — Sacc. Syll. V. p. 43. Corte, novembre 1906! Sect. Melanosporae GiU. et Britz. 382. Hj'pholoma faseieiilare Huds. Fi. Augi. p. 615. — Sacc. Syll. V. p. 1029. Palazzago, autunno 1904, e Corte, novembre 1906! 383. Copriiius atrameutarius ( Bull.) Fr. F2)ia-. p 243. — Sacc. Syll. V. p. 1081. Calolzio, novembre 1906! Fam. Polyporaceae Fr. 384. Polystictus hirsutus Fi-. Syst. Myc. I. p. 367. — Sacc. Syll. VI, p. 257. Su rami corticati di Prunus Cerasus L.; La Serta, novembre 1906! 585. Trametes cinnabariiia (.Tacq.) Fr. Hym. -Enr. p. 5S3. — Sacc. Syll. VI. p. 353. Su Fagus silvatica L. e su Prunus Cerasus L. ; ad Oltre Colle ed in Valle del Riso, agesto 1907! 386. Cyatus striatus (Huds.) Hoffm. Veget. Crypt. p. 33. t. Vili. f. 3.— Sacc. Syll. VII. p. 33. In un prato, Val Nossana, agosto 1907! ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETTI da GIOVANNI BRIOSI. NOTE DI BIOLOGIA DEI SEIVII. Dott. LUIGI MOXTEMARXmi. Azione della gravità sulla germinazione dei semi. Facendo due anni or sono alcune esperienze, per la scnola, col clinostato di Wiesner, mi sono accorto clie i semi di Catalpa s>jrinijae- folia Bunge, sottratti con tale appareccliio all'azione unilaterale della gravità, germinavano qualche tempo prima che quelli di controllo se- minati entro vasetti fissi. Per esempio, dal G al 12 febbraio 190G, su 36 semi di detta specie posti, insieme a fagiuoli, piselli e Acacia Jii- librissin Willd., in quattro vasetti giranti sul clinostato, ne sono germi- nati 18, mentre nei vasetti fissi di controllo non ne era germinato nessuno. Gli altri semi non hanno presentato alcuna differenza. In seguito a questa osservazione, per vedere se realmente si trat- tasse di un'azione della gravità sopra la germinazione dei semi di Catalpa, o di una casuale differenza di umidità o di germinabilità di semi provenienti da frutti diversi, scelsi accuratamente semi di aspetto e dimensioni eguali, presi da frutti pure eguali, e li arrotolai in modo conforme in strati dello stesso spessore di cotone inumidito in egual misura, avvolgendo poi i diversi rotoli, per impedire la dispersione dell'umidità, con carta stagnola, e disponendoli in seguito parte sul clinostato e parte fissi, vicini al medesimo, si da lasciarli sottoposti alla stessa temperatura ambiente. Le esperienze, fatte nel 1906 e ripetute nello scorso ed anche in quest'anno, confermarono sempre il risultato della prima osservazione, come rilevasi dai dati che qui riassumo : Atii cleiriil. But. dell' l'ìiiversiià di Pavia — Serie II — Voi. XIII. 16 — 214 - in clÌDOSt3to ' control o (fissi) dal 12 al l'Jfebbr. 1906: su 80 semi, ne erano germinati 59 su 80, ne erano germinati 2 „ 26 , 31 maggio 1907: , 52 „ , , , 41! ,52,,, „ „ 35" ,1,5 giugno , : , 90 . , . „ 70 „ 90, „ , ,30 , 3 „ 13 marzo 1908: , 45 , „ „ . 44 , 45,,, , ,33' , 13 , 19 . , : „ 40 , , , , 31 „ 40, . . , 5 , 26 marz. al 5 apr, „ : „ 45 , , , „ 30 , 45, , „ „ 3 Dai quali dati risulta evidente che la gravità esercita un'azione sulla germinazione dei semi della Catalpa syringaefoUa. nel senso che quando agisce successivamente su tutti i lati dell'embrione ', accelera il fenomeno. Anche sui semi della Catalpa Kaempferi Sieb. la gravità esercita un'azione simile, come rilevasi dalle seguenti esperienze: ili i;liuoslalu coDlroUo (fissi) dal 12 al 19 feijljr. 1906: su 40 semi, ne erano germinati 38 su 40, ne erano germinati 5 , 3 , 9 marzo 1908: , 75 . , „ , 74 , 75, „ , , 37' , 13 „ 17 „ , : „ 65 , , , , 29 , 65, „ „ „ 2 - 19 „26 , , : , 55 „ „ , , 47 , 55, „ , „ 41' Quanto ai semi delle altre piante, oltre i fngiuoli, i piselli e le Acuiià che, come già dissi, rimasero indifferenti al clinostato, non mo- strarono in modo sensibile una germinazione più pronta, sullo stesso appareccliio, nemmeno le fave, la veccia, il frumento, il ravizzone, l'acero, ecc. Tra tutte le piante da me sperimentate, solo la Giurine sinensis Lindi, presentò lo stesso fenomeno della Catalpa. Con essa infatti ottenni, in due esperienze, i seguenti risultati: dal 12 al 19 febbraio: „ 16 , 23 aprile: ' Nei casi nei quali anche i semi di controllo erano germinati in numero rilevante, il fatto era dovuto all'avere protratto di qualche giorno la durata del- l'esperienza; però, che sul clinostato i semi giranti fossero germinati, oltre che in maggior numero, anche prima, era dimostrato dalla evidente maggiore lun- ghezza raggiunta dalle giovani radici. - Un fenomeno analogo ha osservato AV. Kinzel {Ueher die Wiz-Jcun;/ tee- cìiselnder Waniiiieit aiif die KeiiiiKiii/ einzeluer Samen, in Landwiiiìiscii. Ver- suclìssfaf., Bd. Liv, 1900, pag. 131-139) per la temperatura: i semi di diverse Conifere, di Graminacee e di altre piante, germinano più regolarmente e rapi- damente se canihia continuamente la temperatura alla quale sono sottoposti. Però nel caso mio non trattasi di un cambiamento di intensità della forza sti- molante (la gravità), ma di un cambiamento di direzione. ÌD clinostato fùntrollu (lissi) SU 12 semi, ne erano germinati 12 » 28 , , , , 22 SU 12, ne erano germinati 8 , 28, „ „ ,18 — 215 — Siccome la differenza potrebbe essere dovuta, tanto per la Catalpa che per la Glicine, al fatto che g-irando continuamente su sé stessi i semi vengono più sovente a trovarsi in una posizione eventualmente favorevole alla germinazione ', ho provato anche a disporre parecchi semi delle stesse piante, scelti convenientemente come sopra, in terra e cotone umido nelle più diverse posizioni possibili, ma non trovai che in alcuna di queste la germinazione avesse luogo costantemente in tempo più breve. Dei resto nelle esperienze delle quali ho riportato qui i risultati, i semi di controllo erano tenuti fissi in posizioni tra loro assai diverse, così che se veramente si trattasse di una soia influenza della posizione, in certi casi avrebbero dovuto germinare prima dei semi posti su clinostato. Non si tratta dunque di un'azione unilaterale che la gravità eser- citi solamente quando gli embrioni si trovino orientati in un determinato modo, e quindi più sentitamente su semi giranti che si accostino perio- dicamente a tale favorevole orientazione, ma di una vera e propria azione stimolante che la gravità esei'cita quando possa successivamente influire sui diversi lati dell'organismo e che si esplica in una più rapida germina- zione ed in uno sviluppo pure più rapido dei giovani organi della piantina 2. Di quale natura sia tale azione stimolante, non è facile dire. Po- trebbe darsi che la gravità, come vuole il Biicher ', agisca come vero stimolo trofico provocando su tutti i lati del giovane organismo una maggiore attività trofica e, di conseguenza, un accrescimento più ra- pido; potrebbe anche darsi che, accettando le idee del Nèmec e del- l'Haberlandt sul geotiopismo, si trattasse di un puro fenomeno di ecci- tazione plasmare dovuto allo spostamento continuo di cistoliti contro il jaloplasma delle cellule. Comunque, è probabile che il fenomeno da me osservato nella Catalpa e nella Glicine, si;i, in misura più 0 meno sensibile, più comune di quanto si cieda. ' Che in certi casi la posizione dei semi possa avere una qualche influenza sulla durata della germinazione, risulta per esempio dalie osservazioni del Noli .{Zin- Keimum/s-Phì/.siolof'/ie der CiicKrhitaceen, in Laii/lir. Jarhrh., Bd. xxx, 1901, pag. 145-165) per le Cucurbitacee, e in quelle più recenti del Dott. Bruttini I Iiìfiiienza della posizione dei semi nel terreno sulla durata della r/eniiii/azione, in Le Staz. Sper. A>ir. If.. Voi. 38, 1905, pasr. 4f>6-469) per altre piante. - Noto ohe il Noli (loc. cit.) ha osservato che il tallone delle Cucurbitacee si sviluppa uniformemente intorno a tutto l'asse, facilitando cosi la germinazione, quando i semi germinati vengano rivoltati su sé stessi. ' H. Biicher, Anatomische Verander unteli bei f/ewaltsamer Kriiiiimuwj uiid r/eotropischer Iiidurtion, in Priìigsheiiii 's Jahrh. /'. u\ Hot-, 1906, Bd. xliii, pa-. 271-360. 11 Biicher ha visto che anche ingessamlo un organo in modo da impcilirne — 216 — Che esso possa anclie avere un valore biologico nel senso di facili- tare la germinazione di quei semi che alla primavera sono mossi conti- nuamente dal vento sulla terra umida, non credo. Mi induce ad escludere tale ipotesi anzitutto il fatto clie i semi di (elicine, che pur sono grossi e pesanti, si presentano in modo marcato sensibili a tale azione della gravità; in secondo luogo il fatto che, in germi iiatoio, non sono riescito ad. accelerare la germinazione dei semi di Catalpa nemmeno rivoltandoli su sé stessi tutti i giorni. II. Azione dei vapori di etere e di cloroformio sopra la germinazione dei semi. L'azione degli anestetici sopra i semi delle piante superiori fu già oggetto di parecchie ricerche. Fin dal 1879 il Giglioli ' lia osservato che i semi di erba medica possono germinare anche dopo molti giorni di immersione nel cloroformio e nell'etere e che resistono pure all'azione dei vapori dell'etere bol- lente (temp. 36°). Più tardi il Coupin - ha constatato che i semi di trifoglio e fru- mento, quando sieno ben secchi, possono rimanere fino 28 giorni nei vapori di etere e di cloroformio senza perdere il loro potere germinativo, il quale invece viene diminuito in presenza di umidità, vale a dire quando, coi fenomeni che precedono la germinazione, si risveglia la ogni curva, l'azione della gravità si esplica con fenomeni trofici (grossezza delle cellule ed ispessitnento delle membrane cellulari) i quali non lasciano dubbio che detta azione rappresenti anche uno stimolo trofico. Ciò del resto si accorila con quanto aveva già osservato P. Czapek (Siolfwfclisdprocesse in der (jeotropixrh (lereizieiì Wurzelspitze und in phofofropisch sensihìe Orrianen, in Ber. d- deiUs. hot. Ges. 1907, pag. 464-470, confermato poi in: Sli>ffwerlisfìproce.sse liei liì/drofi-o- pl.fc/ier iiiìd liei phatidropischer Reisiinii, il)idera, 1903, pag. '243-246) circa gli scaml>i chimici che possono avvoiure negli organi fiiovani per l' azione de^li stimoli gectroiiico, cliotropico, ecc. L'Haberlaniit (Veher deu Einfluss des Schuttelnsauf die Ferzeption des geo- tropischen Reizes, in Ber. d. deuts. hot. Ges., Bd. xxvi, 19C8, pag. 22) attribuisce ai cistoliti l'azione eccitante anche delle scosse sui fenomeni di geotropismo. ' Giglioli I. Sitila resistema di alcuni semi all'azioni' prolìiniiata di a'jeiiti chimiii ijas.sosi e liquidi {Gazzella Chimica Italiana, Voi. ix, 1879; pubblicato anche in Ainniariù d. Il- Scuola Sup. d'Agr. di Portici, Voi. ii, 1880). '' Coupin II. Action des vapeurs anesthésiques sur la ritalité des f/raittes sècìies et 'liiiniide.t {Compi. Rend. d- s. d. l'Ae. d. Se. d. Paris, 1899, T. cxxixi pag. .561). — 217 — vita. Ne concluse clie i vapori degli anestetici non esercitano alcuna azione sul protoplasma allo stato di vita latente. Invece lo Schmid ' vide che se si leva ai semi una parte dei tegu- menti e poi si sottopongono all'azione dei vapori del cloroformio, ne viene ridotto quasi a zero il potere germinativo; onde, in opposizione coi Coupin, egli venne alla conclusione che detti vapori uccidono il protoplasma anche allo stato di vita latente, e che la resistenza dimo- strata in misura diversa dai semi delle diverse specie ^ è dovuta uni- camente alla maggiore o minore permeabilità dei tegumenti seminali pei vapori in parola. Che la resistenza dei semi all'etere e al cloroformio, allo stato liquido 0 a quello gassoso, sia dovuta alla impermeabilità dei loro tegumenti per dette sostanze, venne ammesso anciie dal Kurzwelly ■' e dal Becquerel', il quale ultimo, dopo avere confermato le precedenti osservazioni del Giglioli sopra la germinabilità dei semi di erba medica (e l'autore francese osservò le medesime cose pure pel trifoglio, lupino, piselli, ecc.) anche dopo immersione per 360 giorni nei liquidi suddetti, rilevò che tale resistenza è condizionata alla incolumità e continuità dei tegumenti seminali, e cessa quando una rottura di questi permetta ai liquidi di penetiare in contatto coi tessuti interni e sciogliei'e com- pletamente, 0 in parte, i contenuti cellulari. È però, secondo me, da osservare che in questi casi l'etere ed il cloroformio non agiscono come anestetici, ma come solventi delle sostanze cellulari, onde rimane ancora a studiarsi se essi, in dose opportuna, abbiano qualche azione come anestetici. La questione si presenta legata a quella delia vita latente dei semi, ed a quella dell'azione degli anestetici sui vegetali in vita latente. ' Schmid B. Vehcr die Jù'iiirirkii//;/ raii ('hlorofoniidiiiiipfrn iinf nil/ende Sttinen {Ber. d. denis. hot. Ges., 1901, Bd. xix, pag. TI). - Secondo lo Schmid, per esempio, i semi del eresinone non risentono alcun danno dall'azione dei vapori di cloroformio |)roliingata anche per oltre due mesi, mentre quelli di frumento e piselli ne vengono danneggiati già dopo 24 ore. Però per quanto riguarda il frumento, io devo confermare le osservazioni del Coupin, in quanto i semi di questa pianta, nelle esperienze da me fatte, germi- narono normalmente anche dopo essere stati esposti per quattro giorni all'azione dei vapori di clorofoniiio e di etere. Lo stesso dicasi dei semi di f,Tanoturco, lupinella e trifoglio. ° Kurzwelly W. Ui-hrr die IVidei-sffiinIsfiihi'jkeit iroi-kener /if/a>ìib'cher Ori/anisiiieii gefjen ;iiffi{;e Stoffe \ Prinijslieiiii 's Jaìtrh. f. w. Bot., Bd. xxxviii, 1903, pag. 291).' ^ Becquerel P. Action de ì'élher et di( rhlorofonne sur les f/raines sécìies (Compt. lieiKÌ. d. s. d. r.lr. d. se- d. Paris, lyo.'), T. rxr,, pag. 104!»). Il Becquerel — 218 — Se, come risulta dalle ricerche più recenti del Bonnier e di altri ', nei semi in riposo la vita non è completamente sospesa, gli anestetici dovrebbero esercitare su di essi la stessa azione che esercitano sugli organi vegetali durante il loro periodo di riposo. Orbene, è noto, specialmente per le ricerche del Johannsen -, che sottoponendo un arbusto in riposo all'azione dei vapori di etere o di cloroformio per 24-48 ore, ne viene eccitata la germogliazione delle gemme, la quale, specialmente se l'esperienza è fatta durante l'iiltima fase del periodo di riposo, può cosi anticipare anche di qualche settimana. La ripetizione di una simile esperienza sui semi non è tanto facile ', sia per la presenza dei tegumenti seminali, la cui struttura e le cui aveva già visto che i tegumenti seminali possono riparare i tessuti interni anche quando i semi sieno immersi nell'aloool .issoluto (Nésistaìice de ceiiaines 'jraines à l'action de l'alcoìto! absolii, ibidem, 1004), e confermò gli stessi risultati, dando ancora la medesima importanza ai tegumenti, anche nel suo recente lavoro: Ret-herches sur la rie Udente dfS (iraiiics (Ann. d. Se. Nat., Botaniquc, Ser. ix, T. V, 1907, pag. 193). Del resto non si esclude nemmeno da altri autori che le diverse proprietà dei tegumenti possano spiegare il vario comportarsi dei semi anche di fronte ad altre sostanze che per alcune specie servono da eccitanti la germinazione, come per esempio, l'acqua marina (veggasi: S. Birger. Ueher den Einfiuss des Meer- wassers aiif die Keimfdlniikeit der Sa>iien,ìn Beiti: z. Bot. Centralbl., Bd. xxi, 1907, pag. 2()3). ' I più importanti lavori su questo argomento sono riassunti ed illustr-iti anche con osservazioni ed esperienze originali nella recente memoria di G. Albo: La rita dei .feiiii ulhi stato di riposo {Biolo;/ira, Torino. 1907, Voi. i, pag. 424). Veggasi anche: P. Becquerel, Recherches sur la rie, ecc. Il risultato delle mie esperienze, cui si riferisce la presente nota, viene a confermar.' l'analogia tra la vita latente dei se7ni e quella degli organi vegeta- tivi durante il periodo di riposo: il fenomeno appare più complicato per l'essic- camento. ^ Johannsen W. Das Aether-Verfaliren beiiii. Friihtreiben mit hfsnnderer Beriicksirhtinun;/ der Fliedr-rtreiberrt (Jena, 1900 e 1906). Veggasi anche: Maumené A. Nourelln méthode de i-uìture forrée des aròustes et des plantes souinis à furtion de l'éitier et dii cìiìorofoniie (Paris, 1903). Idem. L'Anesthésie des végétaux et .ves conséquences dans Viiidiistrie du forcarle {Reme Scientific/ue, 1903, T. xx, pag. 353). Howard W. L. Vnlcrsnchiing iiher die fVinteriieriode der Ffìanzen (Inaug. Diss., Halle, 1906). " Ecco come si esprimi? in proposito lo stesso Johannsen (toc rit., pag. 4.5l : ' Ich muss mich hier an das Verhalten der Knospen halten; Sanien bieten in " mehreren Beziohungen schvfierigere Verhilltnisse dar, besonders wegen der " Komplikation dureh das Eintrocknen,wodurch elien weitere Moraente hinzutreten. " Die Samen lasse ich also hier ausser Betraihtung ,. — 219 — proprietà, diverse da specie a specie, possono impedire, favorire o co- munque regolare in modo peculiare la penetrazione e l'azione dei gas ■esterni sui tessuti interni, si da rendere difficile stabilire le dosi oppor- tune; sia perchè l'essiccamento più o meno forte dei tessuti porta seco una complicazione dello stadio di riposo; sia finalmente perchè per molti semi non si può sapere con precisione se trovinsi veramente in stadio di riposo, 0 in semplice sosiiensione di vita (quella che il .Toliannsen chiama gezwungene Umwirksatnkeit) dovuta alle coudizioni esterne nelle quali si trovano. Bisogna dunque procedere per tentativi, diretti sia alla ricerca del soggetto adatto, sia alle condizioni nelle quali sottoporlo alla esperienza. Tra tanti semi da me sperimentati, per la massima parte rimasti indifferenti all'azione dei vapori di etere e di cloroformio, trovai che quelli di Catalpa syringaefolia Bunge e Cat. Kaempferi Sieb., presentano, dopo un trattamento per 3-5 gioini coi vapori suddetti, un fenomeno analogo a quello osservato dal .Joliannsen per gli oigani vegetativi in riposo, germinano cioè piii rapidamente. Le esperienze furono condotte nei testé decorsi mesi di marzo e- aprile. I semi da sottoporsi a cloroformio o etere erano posti sotto una campana di vetro insieme a una bacinella contenente sufficiente quan- tità dell'uno e dell'altro liquido; quelli di controllo erano messi sotto altra campana senza liquido. Tutti venivano presi da uno stesso frutto e scelti possibilmente di aspetto esterno e dimensioni eguali tra loro. Dopo 3-5 giorni di soggiorno nei vapori anestetici, i semi erano rego- larmente disposti in una bacinella di un germinatolo, mentre nella bacinella vicina si disponevano nello stesso modo i semi di controllo. Il germinatoio era tenuto in serra calda, alla temperatura di 18°-20° C. Ecco i risultati di alcune esperienze: VAPORI DI CLOROFORMIO. a) Catalpa syringaefolia Bunge. semi lialtiili semi di coiilrolio dopo trattamento di 4 giorni, in 5 giorni : su 10 semi, ne sono germinati 5 su 10, germinati 3 » » n 3 „ „ » : » 10 „ M n „ 0 » l"i )) 1 , „ „ 5 » » 8 „ : „ 15 „ „ „ „ 11 . 15, , 3 b) Catalpa Kaempferi Sieb. dopo trattamento di 4 giorni, in 3 giorni: sa 10 semi, ne sono germinati 3 su 10, germinati 0 — 220 — VAPORI DI ETERR. a) Catalpa si/ringaefolia Buiige. iJopo trattamento di 3 giorni, in 6 giorni: su IO semi, ne sono germinati G su IO, germinati l „ , 4 giorni, in 6 giorni: su 45 , 30 .,45 6 b) Catalpa Kaempferi Sieb. dopo trattamento di 1 giorni, in 3 giorni: su 10 semi, ne sono germinati 3 su 10, germinati 0 E probabile che, sperimeiitaiulo coi semi di molte altre specie, se ne trovino di quelli nei quali il fenomeno si presenti più accentuato. Occorrerà studiare in modo particolare i semi nei quali la germinazione è lunga, ossia si richiede un certo periodo di tempo tra il fenomeno dell'assorbimento dell'acqua e la rottura dei tegumenti coU'uscita della radichetta: in tali casi sarà piti facile rilevare una qualsiasi azione eccitante che affretti la germinazione. Dove la struttura dei tegumenti e le loro proprietà fisiche sieno tali da lasciare passare in certa misura i vapori degli anestetici, e dove le condizioni interne di essiccamento e di conseguente vita sospesa sieno tali da lasciare ai protoplasmi cellulari una certa sensibilità, regolando opportunamente l'azione degli agenti in parola, deve essere possibile accelerare in misura sensibile la germina- zione. Lo si può argomentare dal fatto che la germinazione di parecchi semi può essere facilitata non solo con agenti chimici, ma anche con mezzi fisici i quali non possono avere altra azione che quella di ecci- tare i plasmi cellulari '. Ricordo, peri-hè in relazione a quanto accenna il Joliannsen di analofria tra l'azione delle basse temperature e quella de«li anestetici su;'!! oi^ani ve^ie- tativi che vanno in riposo, che, secomio il Selby {Germination of the Sneds" of xome common ciiUirated plaiits, uftm- proìon;/ed immersion in liqiiid air, in Bull. Torreu Hot. Clnli, 11)01), dopo immersione per 48 ore in aria liquida ad una tem- peratura di - 190" C, i semi di girasole, frumento e secale presentano una ma^igiore rapidità di germinazione. Anche il Behrens {Celm- die Heeinflussuu'.l dn- Keimfahiqkeit r/eioisser Sa- men durch Xarcho.se und Verwundnn;/, in Ber. d. Grossi,. Bad. Landw.Versnchs- anstalt Aii(imtenber;i, 19061, in un lavoro del quale ebbi notizia solamente men- tre erano in corso di stampa queste note, conferma l'azione stimolante dei vapori di etere sopra la germinazione di certi semi, e sostiene che anche le ferite acce- lerano tale fenomeno perchè hanno un'azione stimolante, non perchè facilitino la penetrazione dell'acqua. — 221 — III. Casi di poliembrionia iu semi di Aiigiosperme. I casi di poliembrionia nei semi delle Angiosperme sono relativa- mente frequenti. Già fin dal lS7s, lo Strasbiirger \ distinguendo la poliembrionia apparente, dovuta alla fusione di due o più ovuli in un solo seme, da quella vera, caratterizzata dalla presenza di \nh embrioni in un seme proveniente normalmente da un solo ovulo, faceva un elenco e descri- veva parecchi casi (alcuni già illustrati da altri botanici) nei quali la presenza di due o più embrioni in un seme era dovuta a gemmazione delle cellule della nocella circostanti al sacco embrionale (Funkia ovata, Nothoscordum fragrans, Citrus Aurantium, Mangifera indira, Evoìii/miis latifolius, Caelebogipie ilici foUa). Simili casi di poliembrionia dovuta alla presenza dei cosi detti em- brioni avventizi - formatisi per gemmazione delle cellule della nocella che rivestono il sacco embrionale, furono di poi descritti anche per altre piante, quali VOpunf/a ndgaris "' e YEnphoì-bia dulds *. Oltre a questi, vennero anche descritti casi nei quali l'embrione in sopranumero era dovuto o a uno sdoppiamento della cellula ove {Enj- thronium americannm '", Tulipa Gesneriana. ''), o a fecondazione e snsse- ' Strasburger E. Ueher Poìì/nidirijoine {Jen. Zfsrhr. f. Xatunc, Bil. xii, 1878, pag. 647). Casi (li semi di Maiifiifera ìndica con due embrioni vennero presentati anche recentemente alla Società Botanica di BrandeburjiO dall'Etmler (l'oìì/eiii- hryonie bei Ma/i'/ifet-a indica, in Bo/. Munatnchr., Brandenburg-, l'JOO, Bd. xviii, pag. 95). - Schilberszky K. (Vjabb udatol: a io/fc.scrdjusd'j isnieretéhe::, riassunto nel Bot. Cenfralbl., 189.5, Bd. lxiv, pag. 229) propone opportunamente di chiamarli pseudoemlirioni perchè di origine puramente vegetativa e nocellare, riservando il nome di emlnioni solo a quelli che piovengono dalla cellula ovo o da uno dei nuclei con essa legati. ^ Montemartini L. Contributi) albi studio dell'anatomia del frntto e del seme delle Opunzie {Atti delibisi. Bot. di Paria, Ser. ii, Voi. v, 1896). Veggasi anche: Ganong W. P., Ujìoh Polycndti-t/onij and ils morpìiolo(l>/ in Opuntia vulgaris (Bo- .tanical Gaiette, 1898, Voi. xxv, pag. 221). * Hegelmaier F. l'eber einen neuen Fall ron habitueller Polyeinbnjonie {Ber. d. dents. bot. Ges.. 1901, Bd. xix, pag. 488), e Zur Kenntniss der Polìjcmbr'jonie ron Euphorl)ia dulcis Jaccj. (ibidem, 1903, Bd. xxi, pag. 6). ° Jeffrey E. C. Pohjembnjony in Erythronium americanum {Ann. of Bot., Voi. IX, 1895, pag. 537). '■ Ernst A. BcitrO'ie sur Kenntniss der Enliviclelung des Entbryosaekes und — 222 — giiente moltiplicazione di una delle sinnergidi {Iris sibin'ra ', Liliiim Martagon "), o a moltiplicazione di qualcuna delle antipodi {Mlium odorum '). E finalmente vennero descritti casi di poliembrionia in semi a com- pleto sviluppo, dai quali alla germinazione si avevano due piantine (Palme ', Poa prateusis ■', Mangifeni indicò, e Eugenia Jambos ''), la cui origine non fu possibile determinare, ma una delle quali probabilmente era dovuta a gemmazione del tessuto nocellare. Avendo avuto occasione di far germinare moltissimi semi di Catalpa si/rinqaefolia Bunge, ebbi occasione di osservare anche in questa specie, nella quale non era ancora stata rilevata, casi di poliembrionia, mani- festantisi coU'esistenza di due embrioni completi e capaci di germinare, in uno stesso seme. I casi da me incontrati furono quattro. In tre gli embrioni, bene individualizzati l'uno dall'altro, completi e solo un po' più piccoli del normale, avevano germinato e si erano sviluppati in due piantine auto- nome; nel quarto erano uno un po' più grosso dell'altro ed avevano ra- dichetta e cotiledoni ben distinti; però erano saldati insieme alla base del loro ipocotile: avevano germinato ambedue ma non potevano liberare dai tegumenti i loro assi. Dall'Istituto Botanico di Pavia, magg-io 1908. rfes Emhryo (Pidijemlryunic) voii Tulipa Gesneriana L. (Flora, 19(il, Bd. 88, pajj. 37). ' Dodel A. Beifriifie J»r Kenntnisa iler Befriirhtiat'jserscheiniiii^/eìi. bei Iris sibiriea (Ziirich, 1891. Vejjgasi anche: K. Scliilberszky, loc. cil.). - OTerton E. Beifra;/ :ur Kenntniss lìer Entirirl-ehiììf/ und ]'ereini •3 S-tL 0 97 107 160 180 179 184 180 18G 216 178 172 107 163 147 109 101 101 84 65 Densità delle cariossidi 1.» 2.' 3.= 4 1,35 1,35 1,35 1,33 1,33 1,33 1,33 1,.33 1..35 1,35 1,33 1,33 ? I..35 1,33 1^5 135 1^5 1,35 1,35 1,33 1.33 1,31 1,31 1,28 1,28 1,31 1,31 L33 1,33 1,33 1,33 1^5 1^5 1,33 1,35 1,35 1,35 1,35 1,31 1,31 1,31 L3Ì 1,28 Iv 1,33 1,33 1,35 133 1,35 Durata della germiEazione delle cariossidi 2.= 1,35 72 72 72 72 72 72 78 78 72 72 72 72 72 72 72 72 72 72 72 72 72 72 72 72 — 72 72 72 72 72 72 72 72 72 _72_ 72 72 72 240 Quadro II. Cologna veneta B. si 11 -a Lunghezza delle reste dei fiori Peso delle cariossidi «e Densità delle cariossidi Durata della germinazione delle cariossidi 1» 2.» 8.» 1.» 2.» a.» 1.» 2." 3.» !•" 2.a 8.» 1.' abort. 0 2." abort. 0 3." 2 3,5 53 49 ]02 133 1,33 72 70 4.» 5 4 56 56 112 1,28 1,28 120 72 5.» 5,5 7 59 62 121 1,31 1.28 72 70 6" 8 6,5 45 66 56 50 172 1,24 1,28 1,31 • 72 70 70 7.» 7 8,5 5 61 62 53 176 1,28 1,28 1,28 72 96 70 8» 6 5 1) 5 63 65 53 181 1,81 1,28 1,31 96 96 70 9." 8 9 5,5 61 63 56 180 1,28 1,28 1,31 72 70 70 10.» 9 7 5 66 58 53 177 1,28 1,18 1,18 72 120 70 11.» 9,5 9 5 67 62 56 185 1,28 1.28 1,31 72 72 72 12.» 9,5 10 5,5 64 68 55 187 1,31 1,28 1.33 120 96 72 13." 10 10,5 67 66 50 183 1,31 11,28 1,31 72 72 72 14." 9,5 10 4 60 65 46 171 1,28 1,28 1,28 96 96 72 15.» 10 5,5 62 62 124 1,31 1,28 72 72 16.» 9 9,5 61 55 116 1,31 1 31 70 72 ir 8 8 57 58 115 1.33 131 72 72 18." 7,5 9 47 53 100 1.33 1,31 72 72 19." 3 7 47 42 89 1,28 1,31 70 70 20.» 7,5 44 44 1,33 70 21.» 6,5 37 37 1,31 70 22,' 8 40 40 1,33 70 — 241 — Qua dro Ili R ieti A. T' te . « Lunghezza delle reste dei fiori Peso delle cariossidi Peso totale delle cariossidi l'ognl spighetta Densità delle cariossidi Spessore dello strato glutinifero delle cariossidi «il = = 2-2 1.» 2.0 8.» 1.» 2.» 3.» 1.» 2.» 8.» 1.» 2.» 3.» cm. cm. 0,5 cm. 42 1 - 1.35 1.» 1 60 j 103 1.28 51 51 1.^ 2." 0,5 2 61 65 126 1,35 1,31 55 49 2.» 3.=' 1.5 6 3 53 65 52 170 1,33 1,31 1,33 42 44 51 3." 4." 3 6 5 60 65 53 178 1,28 L24 1,33 51 47 47 3.^ 5» 5 7 5 63 72 58 193 1,28 1,27 1,33 53 53 53 2.» 6.^ 5,5 7,5 5 40 70 63 173 - 1,28 1,33 60 58 51 2.» 7.» 6 8 4 66 73 63 202 1,33 1,31 1,33 58 55 53 2.' 8.» 6,5 8,5 4,5 67 70 59 196 1,33 1,28 1,28 47 55 53 O a 9." 7 7,5 4,5 66 71 59 196 1,28 1,28 1,33 47 53 53 2 1 10.' 9 7,5 5 69 68 59 196 1,28 1.35 1,31 58 51 53 2." 11.» 8,5 9 4 64 '1 58 ! 193 1,24 1,31 1,35 51 53 49 2.» 12.^ 8 8,5 4,5 68 65 58 191 1,31 1,28 1,33 51 51 53 3." 13.» 9 8,5 4,5 67 72 46 185 1.35 1,31 ? 51 55 53 2.» 14.» 10 10,5 4,5 60 66 47 173 1,33 1,31 1,21 .53 55 51 2." 15.» ? 9 4 s 66 57 ? ? 1,35 1,35 — 49 49 2.» 16.» 6,5 9,5 4 66 64 48 ; 178 1,33 1,21 1,33 55 55 49 1.» 17.» 8,5 8 60 63 ' 123 1,24 1,35 58 53 1.» IS.'' 9,5 8,5 60 58 118 1,31 j 53 44 2.» 19.» 8 8,5 56 60 116 1,33 1,83 53 51 1.» 20.» — — 55 ? p 1,31 44 5 21.» — 6 55 32 87 1,33 — 51 42 1.» 22.» 7 3 51 50 101 1,35 1,35 53 47 1.» 23.» 5 — 47 47 1,35 40 La 1." cariosside della 6." spighetta e la 2." della 21.' il loro piccolo peso e la irregolarità nella progressione asceu' È a notarsi che calcolando i volumi delle cariossidi, quella della 7.". erano un po' raggrinzate da un lato, onde si spiega ideute e discendente del peso totale. pili grossa saretihe la 2." della .5.' spighetta, non — 242 — Q u a (1 r 0 I V, Rieti B. p'S, ^;= -a Lunghezza delle reste dei fiori Peso delle cariossidi Peso totale delle cariossidi di ogni spighetta Densità delle cariossidi Durata della germinazione delle cariossidi 1.» cni. 2.0 cm. 3.» CUI. 1.» 2 » 3.» l.'' 2.» 3.» 1." 2. a 3.» 1." 1,5 1 54 50 104 1,33 1,33 67 67 2.=' 2 1.5 51 55 lOG 1.33 1,31 67 87 3.^ - — 5 55 27 ? 9 1,31 1,28 - 87 48 4a 2 9 7 56 56 51 163 1.31 1,28 1,28 67 67 87 5.^ 3 8 8 59 66 56 181 1,33 L31 1,33 67 67 48 6.' 4 7 6 56 es 55 174 1,33 1,33 1,33 87 67 48 7.= 5 10 7 61 65 59 185 1.33 1.33 1.33 67 67 67 8.» 11 6 7 63 61 49 173 1,31 1,31 1,31 87 67 48 9.» 10 8 6 59 62 53 174 1,24 1,35 1,28 67 67 67 10." 9 8,5 — 63 62 ? ? 1,31 1,31 ? 67 87 11.^ 11,5 9,5 6,5 61 60 48 Kì'J 1,2S 1,27 1,29 67 67 48 12/ 9,5 11 6 53 li 52 168 1,31 1,28 1,33 67 67 48 13.» 11 10 5,5 63 60 45 168 1,31 1,31 1,31 67 87 67 14.' 1L5 10,5 4,5 60 59 48 167 1,31 1,31 1,35 87 87 48 15.» 10,5 11 4 55 62 43 160 1,33 1,83 1,33 67 48 48 16.» 10,5 10,5 - 48 63 ? 9 1,31 1.33 67 67 17.» 9 9,5 3 59 56 29 144 1,33 1,33 1.33 48 48 48 18.» 9 9.5 55 53 108 1,33 1,33 48 67 19.» 3 3 25 52 77 — 1.33 — 48 20.» 7,5 9 46 48 04 1.35 1,33 48 ii 21.» 5 6 35 37 72 1,33 1,33 48 48 ■ La 1." cariosside della 19.1' spighetta iM'a mi po' r.i!;;rlnzita, e per questo abbiamomi peso totale delle carios- sidi molto piccolo. È a notarsi che calcolando i volumi, la dilli-renza tra la -2.» cariosside della :>.'■ spighetta e (|uella della 7.", aumenta in vantaggio della prima. - - 243 — Quadro V. Gentile rosso. flj Peso --"H*^ Densità Dui'atii N. d'ordin delle spighe delle cariossidi 3§fL ci a: delle cariossidi della germinazioue delle cariossidi 1.» •) a 3.» 4.'' 1.» 2 ^ 3.» 4.» 1.» 2.» 3.» 4." 1." abor t. 0 2.» 51 55 106 1.35 1.85 67 67 3.» 56 61 54 171 1,35 1.35 1,35 67 67 67 4.^ 62 55 51 168 1,35 1,35 1,33 67 67 88 5.^ 62 69 60 191 1,33 1,85 1,83 67 67 67 6.^ 69 61 53 183 1.35 1,33 1,35 67 67 67 1/ 64 64 61 45 234 1,35 1,33 1,35 1,35 67 67 88 67 8» 70 67 55 192 1.35 1,33 1,33 88 67 67 9.^ 65 il 53 185 1,33 1,35 1,35 67 88 88 10.» 58 68^ 9 ? 1,33 1,33 88 67 li.» 64 71 57 192 1,33 1,33 1,35 67 67 67 12.» 66 64 53 183 1,35 1,33 1,33 67 67 67 13.» m_ 64 56 189 1,35 1.35 1,85 67 67 67 14» 66 64 .52 182 1,35 1.35 1,35 67 67 67 1.5.» 64 65 49 178 1,33 1,35 1,35 67 67 67 16.» 60 66 126 1,35 1,35 48 67 17.» 63 58 121 1.35 1.35 48 48 18.^ 58 62 120 1.35 1,35 48 67 19.» 56 59 115 1,35 1,33 48 67 20.» 58 56 114 1,85 1,35 ii 48 21.» 50 55 105 i 1.35 1,35 67 67 22.» 53 50 103 1,35 1,35 48 23.» 53 j 0 1,35 48 24.» 48 48 1,35 67 25.» 44 44 1,35 48 — ì;44 — Quadro VI. Quadrato di Sicilia A. o 'Zi ^1 Peso delle cariossidi Peso totale delle cariossidi di ogni spighetta Densità delle cariossidi Volume delle cariossidi Dm-ata della germinazione nelle cariossidi i 1.» 2.» 3.» 1.» 2.» 3.» 1.» 2." 3.» 1.» 2." 3.» 1." abort. 0 2.= 25 25 1,31 19 91 3.^ 37 40 77 1,31 1,31 28 30 100 91 4." 35 38 35 108 1,27 1,28 1,28 27 29 27 75 anorm. 67 5." 37 44 39 120 1,28 1,28 1,31 28 34 29 100 75 75 6/ 40 35 39 114 1,31 l,2s 1,31 30 27 29 75 75 67 7.= 41 41 39 121 1,33 1,31 1,30 30 31 30 100 100 67 8.= 41 46 36 123 1,31 l,2s 1,31 31 35 27 91 91 67 9.^ 42 50 17 109 1,28 1,28 0,90 32 39 17 110 91 10.^ 43 46 39 128 1,28 1-31 1,31 33 35 29 75 67 91 11." 40 50 40 130 1,30 1,31 1,28 30 ^ 31 100 75 110 12/' 3.S 43 36 112 1,28 1,28 1,28 25 33 27 100 75 75 13.» 39 50 41 130 1,31 1,33 1,28 29 37 32 75 75 110 14." 39 43 35 117 1,31 1,33 1,28 29 32 27 100 91 75 15.» 39 44 83 1,30 1.33 30 32 75' 67_ 1C.« 39 38 77 1,28 1,31 30 29 67 67 17.» 41 abort. 41 1,33 30 75 18.» 37 40 77 1,28 1,2S 28 31 67_ (17 19.» 38 •) ? 1,29 ? 29 67 20.» 37 32 69 1,31 1,28 28 25 75 21." 37 37 1,33 27 67 La 3." cariosside della 9." spiglietta era raggrinzita e non gcrminabilc. — 245 — Quadro VII. Quadrato di Sicilia B. Peso delle cnrioss idi Peso totale delle cariossidi di ogni spighetta Densità delle cai-iossidi Spessore dello strato glutinoso delle cariossidi 1.» 2.» 3." 1.» 2.» 3.» 1.» 2.» 3.» 1.» abort 0 2.» 22 22 1..33 60 3.^ 31 37 24 92 1,28 1,31 1,28 53 46 58 4/ 83 37 29 99 1,28 1,28 1,31 60 il 49 5.^ 37 37 36 110 1,31 1,28 1,31 55 60 66 '. 6.^ 31 39 34 10 i 1,31 1,30 1,28 60 51 53 7.^ 35 41 36 112 1,31 1,28 1,28 71 60 58 8.» 33 36 31 100 1,24 1,28 1,28 49 66 51 9." 34 38 36 108 1,28 1,28 1,28 42 62 00 10.=' 30 38 30 104 1,31 1,28 1,29 60 46 62 11.» 80 41 . 36 107 1,31 1,31 1,28 51 _6i 55 12.» 32 37 33 102 1,31 1,28 1,21 55 55 53 13.^ 38 32 31 101 1,31 1,28 1,33 60 58 53 14.» 32 37 23 92 1,28 1.21 1,18 60 • 60 48 15.» 34 3G 70 1,33 1,33 53 44 16.» 29 32 GÌ 1,28 1,28 58 51 17.» 34 35 69 1,28 1,28 55 55 18.» 26 26 52 1,30 1,31 66 60 19.» 32 25 57 1,31 1,24 44 62 20.^ 27 27 1,81 53 21.» 25 25 1,31 55 22.» 15 13 ì i 1 0,90 La cariosside deiriiltima spighetta era raggrinzita e non gerininaliilo. — 246 — Quadro Vili. Pétanielle nero di Nizza A. N. d'orditic dalle spighette Pesi} delle cai'iossidi 3 si lll Densità delle cariossidi Spessore dello strato glminil delle cariossidi ero 1.» 2." 3.» 4.» 1.» 2.» 3.' 4.» 1.» 2." 3.» 4." 1.' abo rt. 0 2.» 34 24 58 1,28 1,21 58 51 3.=" 40 60 48 108 1,33 1,28 1,28 51 53 60 4." 45 56 52 153 1,33 1,28 1,28 :62 64 53 5.» 53 50 59 45 207 1,28 1,31 1,31 1,33 62 60 62 58 G.^" 50 59 40 33 182 1,31 1,28 1,28 1,31 60 62 73 49 7.» 53 58 59 36 206 1,83 1,33 1,33 1,35 71 75 69 62 8." 56 54 53 40 203 1,31 1,28 1,28 1,33 53 60 60 60 9." 57 54 61 28 200 1,28 1,31 1,33 1,31 69 66 66 60 IO." 54 51 54 42 201 1,33 1,31 1,33 1,31 64 64 62 60 11." 56 51 58 37 202 1,33 1,28 1,28 1,35 55 64 62 58 12.» 52 59 55 50 216 1,28 1,28 1,28 1,31 66 73 60 62 13." 55 63 60 178 1,31 1,28 1.33 75 66 62 14.^ 56 .54 55 ? ? 1,28 1,28 1,28 ? 53 ,60 64 15." 58 63 39 38 198 1,28 1,28 1,28 1,31 78 64 60 64 1G.« 54 60 45 37 196 1,28 1,28 1,81 1,33 58 60 60 60 17." 55 56 55 37 203 1,33 1,31 1,28 1,28 62 62 69 60 18.^ 54 56 45 85 190 1,31 1,30 1,30 1,31 53 ;.6o 55 55 19.» 51 58 44 153 1,31 1,30 1,28 58 66 64 20.» 54 60 32 146 1,31 1,28 1,31 58 51 58 21.» 54 62 39 155 1,28 1,28 1,28 69 64 64 22.» 53 47 100 1,28 1,31 53 55 23.» 57 57 1,28 53 — 247 — Quadro IX. Pétanielle nero di Nizza B. 1 il— '^' " Z3 Peso delle cariossidi ' 1 Densità delle cariossidi 1 Volume delle cariossidi Duiata della germinazione delle cariossidi j 1." ; 2." 3.» 4." 1.» 2.» 3.» 4.» 1.» 2.» 3.» 4."' 1.» 2.» 3.» 4.» 1.» abort. 0 2. a 27 27 1.28 13 72 3.^ 40 48 S8 1,24 1,21 ,32 39 72 70 4:.» 35 52 45 132 1,24 1.21 1,24 2S 42 37 72 70 72 5.» 40 48 46 134 1.24 1.24 1,21 !, 32 38 38 96 72 70 6.' 40 49 51 140 1,2S 1.28 1,24 ^2 II 39 41 72 96 72 7.^1 47 41 30 118 1/24 1.24 121 1 37 33 24 70 96 48 S'' 45 49 40 31 1 165 1,24 1,24 1,24 1 24, 36 39 32 25 96 96 70 70 9." 40 47 35 29 101 1,21 1,'.!4 1,24 1.28j! 33 38 28 22 96 70 70 48 10.^ 48 54 53 28 183 1.28 1,28 1,24 1.31 29 42 42 21 70 70 70 72 IL» 42 42 38 29 131 1.28 1,24 1,24 1,24 32 33 30 23 70 70 48 48 12.» 53 29 49 29 160 L24 — L24 1,24 42 9 39 23 70 70 70 70 13.^ 47 50 32 26 155 1,24 1.24 1,24 1,21 37 40 25 21 70 70 70 48 14.» .52 58 40 37 187 1,24 1,24 1.24 1.24 41 46 32 29 70 70 70 70 1.5.» 48 45 44 29 266 128 1.28 1.21 1,21 37 35 36 23 70 70 48 48 16.» 47 59 33 29 163 1,24 1,21 1,18 1,24 37 48 28 23 70 70 70 48 17." 45 53 48 146 1,24 1.28 1,21 35 41 39 70 70 48 18.» 52 59 51 162 1,24 1,24 1,24 41 47 41 70 70 70 19.» 49 57 41 147 1,24 1,24 1,24 39 45 32 70 70 48 20.» 48 42 40 130 1,24 1,24 1,24 38 33 32 70 70 70 21.» 46 53 33 132 1,24 1,21 1,18 37 43 28 70 70 48 22." 48 50 29 127 1,24 1,24 1,24 38 40 22 70 70 I 70 23.» 48 54 39 141 1,28 1.28 1,24 37 42 31 70 70 70 24.» 51 50 101 1,24 i,2e 41 39 70 70 2.5» 46 24 70 1,24 1,24 37 19 70 70 . 26» Il 41 41 1,24 33 70 70 I La 1." cariosside della 4.» spighetta era un po' raggi'iiizita, onde per compenso si ebbo forse l'ingi-ossamento Le 2.» della 12." spighetta era stata quasi a metà Tuotata*da una larva, e analmente la 3." della 11.» e la I ' della 17.» erano un po' raggrinzite ciò che spiega, in parte, l'irregolarità nella progressione a-scendcnte e discen- fli'iiie del peso totale delle spighette. Atti deWIst. Bot. dell'Università di Pavia — Serie II — Voi. XIII. 19 — 248 — Q u a d r o X. N oè. o Peso = s Densità Durata a: e: delle cariossidi - 1 •= 3 o B S 'S £• o " .- delle cariossidi della germinazione delle cariossidi 1.» 2» 3.» 1» 2." 3.= 1 = 2 a S' 1.^ 31 43 74 128 1,28 70 48 2.» 31 49 SO 1,28 1.28 70 48 3.^ 42 55 97 1,81 1,35 70 70 4." 48 48 ve 1.35 1,35 70 70 5.» 45 54 44 143 1,31 1,33 1,23 70 70 48 6." 47 58 82 137 1,28 1,33 ? 70 70 48 T.* 57 55 41 153 1,31 1,33 1,31 72 70 48 8." 55 62 46 i63 1,31 1,33 1,33 72 48 48 9/ 56 52 40 148 1,28 1,28 128 72 48 48 10." 50 47 47 144 1,31 1,22 1,33 70 48 48 11.» cariata 62 4(i ]()S — 1,31 1,35 — 48 48 12.» 52 57 39 148 1,33 1,31 1,28 . 70 48 48 K-i." y 46 s ? 1,33 — 48 — U." 50 -59. 37 146 1,83 1,33 1,35 48 48 48 15.* 49 55 104 1,31 1,33 70 48 US." ? 48 ? 1,35 — 48 IT." 50 •? ? 1,35 72 — 18." 45 46 91 1,33 1,33 48 70 La S." cariosside della ti." spighetta eia nn po' intaccata da nna larva, e per questo pesava poco (onde ap- pare interrotta la progressione ascendente dal peso totale delle spiglictte) e aveva densità piccola. Perù, siccome la larva non aveva intaccato l'embrione, la germinazione aveva luogo nonnalmente ed anzi contemporaneamente a qnella delle cariossidi più facilmente germinabili, ciò che conferma quanto si e detto nell'introduzione circa la nessuna relazione tra una grande riserva e le proprietA ilell'embrioue. È a notarsi che calcolando i volumi, in queiSa spiga la cariosside plii grossa riesce la 2." della 11 ." spiglieli .i. una cariosside cioè di una spighetta ammalata! — 249 — Quadro XI. Ibrido Champlain. iJ Peso _^ Ti Densità Spessore N. d'ordine dello splgliet delle cariossidi Peso totale delle cariossi di ogni spighe delle cariossidi dello strato glutìnifero delle cariossidi 1." 2." 8.^ 4.' \.' 2.» 3.^ 4.' ,.. j - 3.* 4» 1.» 29 36 22 87 1,28 1,28 1,24 44 49 42 2." 40 48 36 124 1,21 1.24 1.28 49 47 51 ?.' 53 47 31 131 121 1,28 1,28 _M 40 47 4." 45 38 46 38 167 1.21 1,21 1,21 1,28 51 44 42 47 5." 48 53 42 22 165 1,21 1,18 1,24 1.18 47 49 4+ ■> 6.' 49 49 43 43 , 1S4 1,18 1,18 1,24 1,28 51 51 47 42 T.'' 53 53 49 41 196 1.18 1,18 1,18 1,24 51 49 51 49 8.' 54 54 44 34 186 1,18 1,18 1,28 1,18 53 55 47 51 9.» 5£ 56 40 20 170 1,21 1,18 1,21 9 53 49 47 10.'' 57 59 46 162 1,18 1,18 1,21 49 51 49 11.^ 46 52 40 138 1,21 1,18 1,21 53 47 51 12.» 51 53 40 144 1,18 1,18 1,21 53 60 51 13.» 42 51 41 134 1,18 1,18 1,21 51 47 47 u.» 48 44 42 134 1,18 1,18 1,21 42 44 47 1.5.» 51 49 43 143 1,18 1,18 1,21 62 51 55 16.» 48 51 » ? 1,18 1,18 V 55 53 •> 17.» 45 41 35 121 1,21 1,18 1.28 53 44 4(1 18.» 48 45 34 127 1,21 1,18 1,21 47 44 47 19.» 43 41 32 116 1,21 1,21 ? 44 51 ? 20.» 9 47 29 ? 9 1.21 1,21 ? 42 47 21.» 42 41 83 !,21 1,21 42 44 22.» 43 40 83 1,18 1.28 55 47 23.» 42 36 78 1/21 1,24 44 40 24.» 44 ■ìi 1,25 44 La 1.' cariosside della 11." spighetta era un rità nella progressione discendente del peso totale delle spighette. iin lato, onde si spiega la sensibile irregola- — 250 — Quadro XII. Rouge prolifique. a? P Lunghezza delle reste del «ore Peso delle caiiossidi >so totale e cai-ìossidl ni spighetta Deiisìtiì. delle cariossidi 1.° cm. 2.0 cni. 3.» fin. 1." 2." 31 3." 18 4." 5." 1." 2." 1,81 3" 4." 5." 1.» 1 2.5 29 78 1,28 1,28 2." 1 2 28 34 22 84 1,28 1,30 1.33 3.= 2 3 1,5 21 ? 24 17 ? 1,21 ? 1,21 1,21 4." 2,5 4 1,5 38 36 35 22 131 1,21 1,21 1,88 1,28 5." 3,5 3 3,5 81 29 30 17 107 1.18 1,18 1,21 1,24 6.» 3 4 3,5 86 40 33 25 134 1,21 1,23 1,28 1,31 7.» 4 6,5 3,5 32 34 30 28 12 136 1,18 1,18 1,21 1,27 1.21 8.=" 6 8,5 4 41 39 38 29 12 159 1,23 1,23 1,23 1,31 1,21 9.» 7 9 4,5 85 38 33 27 13 146 1,21 1,21 1,21 1,24 1,24 10.» 7,5 9,5 4,5 34 40 37 26 137 1,21 1,21 1,28 1.24 11.= 7,5 9,5 3 36 38 28 27 129 1.21 1,21 1,24 1,24 12." 9 8,5 4 44 42 24 26 130 1,28 1.23 1,21 ? 13." 9,5 7,5 4 41 41 37 26 145 1,24 1,24 1,24 1,28 U." 10 10 4,5 32 39 36 23 130 1,21 1,21 1,21 1,24 15." 10 10,5 4 40 35 23 9 s 1,18 1,21 1,23 ? 16." 10 10,5 4 40 39 85 21 135 1,21 1,21 1,28 1,28 17." 10 10 8,5 37 39 32 17 125 1,21 1,21 1,24 1,33 18." 10 9,5 3,5 35 87 25 97 1,27 1,23 1,27 19.» 10 8,5 3 32 35 f s 1,23 1,21 f 20." 9 5,5 3 31 31 16 78 1,24 1,18 1,21 21." 9,5 9 31 30 14 75 1,24 1,23 1,31 22." 8,5 7 21 24 51 1,21 1,23 23." 6 6 18 25 43 1,18 1,18 1 — 251 — CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI GENERALI. Dai quadri sopra riportati e dagli altri numerosi che, per brevità, ho ritenuto inutile qui allegare, risulta che in ogni spiga il peso com- plessivo di tutte le cariossidi delle singole spighette (come si rileva in ciascun quadro dalla colonna stampata in corsivo) cresce progressivamente dalla base verso l'alto fino ad una certa altezza, oltre la quale gradatamente diminuisce verso V apice '. Varia pure, in corrispondenza, il numero delle cariossidi mature por- tate dalle singole spighette, così che la spighetta che dà il massimo peso porta anche il maggior numero di grani. Ciò si vede distintamente nei quadri I e V, meno distintamente negli altri nei quali, oltre la più pesante, si hanno anche paiecciiie altre spighette col massimo numero di grani. E questa una manifestazione della legge generale della periodicità di capacità di sviluppo parziale dei singoli organi che si seguono su uno stesso asse vegetale, la legge cioè clie regola anche il diverso allungamento degli internodi e il vario sviluppo delle foglie corrispon- denti, che si seguono su uno stesso ramo vegetativo. La spighetta più fruttifera per numero di cariossidi e per peso complessivo delle mede- sime corrisponde dunque al punto di maggiore attività e di più alto vigore i-iproduttivo della spiga. Si deve ritenere che in essa si fissi anche il maggior potere ere- ditario per trasmettere nel modo più completo ai discendenti le qualità della pianta madre; o piuttosto che contenga la maggiore forza di variabilità ? ' Questa legge coincide con quella del Fruwirtli, riportata alla precedente pattina 286, unicamente per le varietà di frumento o per gli altri cereali che_ come l'orzo, hanno una sola cariosside per ogni spighetta. L'Autore tedesco ha infatti considerato non il peso complessivo di tutte le cariossidi di ciascuna spi- ghetta, ma il peso delle singole cariossidi (che non è sempre proporzionale, come risulta dalle mie ricerche, al primo), affermando che questo peso varia con una determinata progressione, ciò die non è sempre vero, o lo è solo approssima- tivamente. Si potrebbe chiedere se sia utile, dal punto di vista dell'agricoltura, che lo spighette abbiano un gran numero di gratn e che molte sieno le spighette, in ogni spiga, ricche di grani. Il Martinct (loc. cit.) trova che la presenza di molte cariossidi in una spighetta torna a danno del loro sviluppo; però è indiscutibile che le varietà a spighette ricche sono qn(dle a rnnggiore produzione: nei concorsi più importanti per miglioramento di varietà, banditi tanto dall'Accademia dei Georgofìli ili Firenze che da quella Agraria di Torino, si è sempre tenuto conto dell'aumento del numero medio di semi portati da ogni spighetta. — 252 — Certamente, se è vero che i singoli semi di una pianta hanno un valore biologico diverso a seconda del posto differente nel quale si for- mano \ questo deve dipendere sopratutto dalle differenze nell'attività riproduttrice che si esplica nei singoli posti; però in questo campo le nostre cognizioni sono così scarse ed incerte, che per dare una risposta qualsiasi alla domanda qui formulata, è, necessario fare, come mi pro- pongo, numerose ed accurate ricerche ^. Intanto si può constatare che la spighetta più robusta di cui qui si parla, si trova normalmente tra il terzo inferiore e la metà delle spighe, con tendenza in certe varietà (come per es. nella Cotogna Ve- neta) a localizzarsi verso la metà ^. Nelle varietà aristate, nelle quali anche la lunghezza delle reste va progressivamente crescendo dal basso verso l'alto fino ad una certa ' Il De Vries (/oc. cit., pag. 648', dopo avere citato in proposito \c osser- vazioni (li parecchi Autori, così si esprime: " Jedenfalls steht es ini Allegemeinen " fest, dass die einzelnon Sanen einef Pflanze, je nacli deni Orte ilirer Entsteliung " und je nach ihrer Grosse und ilirem Gewichte zu Exemplaren von sehr vers- " chiedener individueller Kraft werden konnen, und das bei starle variablen ' Sorten daniit nicht selten eine geringere oder voliere Entfaltung des Sorten- ' merkmales zusanimengeht „. ^ Le esperienze che io tiii propongo di fare per il frumento, vennero già fatte per i diversi semi di uno stesso glomerulo di barbabietola da H. Bkiem (Studieii alter Samenriiben, einem li iihenknàuel entstammend, in Oester. Unqar. Ztschr. f. Zuckerind. u. Landivirthsch., 1900), il quale ha visto che i semi apieali riproducono più rigogliosamente le qualità apprezzabili delia pianta madre. Però nel caso delle barbabietole si tratta di semi profondamente diversi tra loro, in quanto quelli apieali sono più grossi e meglio conformati dei laterali, che ap- paiono quasi ridotti; mentre nel frumento la spighetta più fruttifera porta semi eguali agli altri, spesso anzi più piccoli. Il Fruvvieth Hoc. cit.) ha confrontato tra loro, per le Leguminose, le piante nate da semi provenienti da frutti monospermi con quelle di semi ili frutti poli- spermi, e ne coiicluse che questi ultind semi non sono i più adatti alla riprodu- zione. Però siccome egli ha operato con specie normalmente monosperme, i semi dei frutti polispermi si dovevano considerare quasi come anormali e a tale anor- malità poteva essere attribuita la loro poca produttività. F. W. Card e L. P. Spragne (Intorno alla selezione del niii'is, riassunto nelle Staz. sper. Af/r. Italiane. Voi. XXXVII, IU04, pag. 541) osservarono una certa difteren:'.;i tra le piante ottenute da semi presi dalle spighe più basse e quelle provenienti da semi di spighe più in alto della stessa pianta: le prime erano un po' migliori. I semi poi delle piante con molte spighe sono, secondo gli stessi Autori, più fruttiferi di quelli delle piante a poclie spighe. ' Come si è già detto, il Feuvvirth trovò che il peso dei singoli semi va aumentando fin verso la metà del terzo inferiore e di rado fino alla metà della spiga. Nelle varietà di frumento da me studiate si andrebbe anche più in alto. — 253 — altezza, senza presentare poi sensibile diminuzione se non all'apice, la posizione di tale spjf^lietta conisponde press'a poco a quella nella quale le reste ra.^^iungono la loro huigliezza completa. Talora lo stesso peso massimo di produzione si presenta in un ;^ruppo di spigiiette vicine (come nel quadro VI), od anche si hanno due massimi posti ad una certa distanza l'uno dall'altro (come nel quadro Villi, così da segnare invece di un solo punto, una zona di massima attività. Tali irregolarità possono essere in alcuni casi dovute al fatto che, specialmente nelle varietà a spighette molto fitte, si sta- bilisce tra di esse una specie di concorrenza e per una che si sviluppi eccessivamente, si ha uno squilibrio che si ripercuote in una certa ri- duzione delle vicine: lo si vede, per esempio, nel quadro Vili, dove il folte sviUipi)!) della 12^^ si>ighetta ha portato una riduzione (anche nel numero dei semi) della 13^ e nel quadro IX, dove lo sviluppo della lA^ ha provocato una riduzione nelle vicine 13* e 15''. Per quanto riguarda al peso delle singole cai'iossidi, dalle mie os- servazioni è risultato che tion sempre i semi più pesanti si trovano nella spighetta più fruttifera. Sopra r)7 spighe esaminate, solamente in 11 la spighetta più red- ditiva conteneva anche la cariosside più pesante; in 11 questa si tro- vava in una spighetta più bassa; in 22 in una più alta; e in 13 si avevano due o più cariossidi dell'eguale peso massimo ed erano distri- buite irregolarmente nelle varie spighette. vSe poi si guarda anche come sono distribuite non la s da cariosside più pe-sante, ma le quattro o cinque che eccellono sopra le altre per lo stesso carattere (nei quadri sono segnate da una linea sotto il nu- mero che ne indica il peso), si vede che esse sono molto irregolarmente distribuite rispetto alla spighetta i)iù fruttifera, la quale anzi in certi casi ((luadri I, V, VIII, ed altri di quelli non riportati) non ne porta nessuna. Tanta irregolarità si spiega quando si pensi che lo sviluppo delle singole cariossidi, oltre essere in relazione diretta collo sviluppo totale di cui sono capaci (per la posizione che occupano nella spiga, a norma della legge sopra enunciata) le spighette sulle quali si formano, ed inversa col numero delle cariossidi sulle spighette medesime, dipende anche dalle reciproche azioni che possono esercitare l'una sull'altra le cariossidi di una stessa spighetta. Cosi, per esempio, si nota spesso, nella parte inferiore delle spighe, che passando da spighette con un minor numero di cariossidi ad altre con un numero maggiore, benché complessivamente queste ultime diano una produzione più forte, trovano delle cariossidi che ad una ad una — 254 — pesano meno in seguito ad una suddivisione dell'attività totale fra un maggior numero di fiori (p. es. nel quadro I tra la 9» e la 10-' spi- ghetta, nel V tra la 6» e la 7-% nel VI tra la 3* e la 4% nell'XI pure tra la 3'^ e la 4*). Un aumento dei singoli pesi si nota invece, per la stessa ragione, dove, nella parte superiore della spiga,, diminuisce il numero delle cariossidi portate da ciascuna spighetta, benché diminuisca contemporaneamente anche la produzione totale (p. es. nel quadro I tra la IS" e la 16'' spighetta, nel V tra la 7" e la 8^ e tra la 15* e la 16», nel VI tra la 14=^ e la 15", nel IX tra la O--^ e la 10^ e tra la 23" e la 24''). Cosi ancora dove le spighette, anche se con una produzione com- plessiva massima, hanno uno sviluppo regolare ed uniforme, nessuno dei loro semi presenta un peso che superi di molto la media, come si vede, per esempio, nella 10* spighetta del quadro I, nella 7* del V, nella 5»-12* dell'VIII, ecc. Laddove invece una cariosside resta piccola per una causa qualsiasi che potrebbe anche essere data da difetto di costituzione del fiore e della spighetta, o da malattia, ivi una o due delle altre possono per compenso prendere uno sviluppo anormale e superare in peso le cariossidi delle spighette complessivamente più forti ^ Ci forniscono esempi di tale comportarsi la 2" cariosside della 9» spighetta e la l* della 17'' nel quadro VI; la 2» della 4'^ nel quadro IX; la 2^ dell' 11»^ nel quadro X, ecc. Quanto alla distribuzione delle cariossidi più pesanti nelle singole spighette, si può dire che solo in molti casi, ma non sempre, si veri- fica quanto attenua il Wollny ^ che la più pesante si trovi al secondo posto. Poiché ordinariamente le cariossidi più pesanti sono anche le più grosse (salvo pochi casi, come p. es. quelli cui si riferiscono i quadri III, VI, IX, X, ecc.), pure per il volume vale quanto si è detto pel peso: non sempre i semi più grossi si trovano nella spif/hetta più fruttifera. I volumi possono variare irregolarmente per le stesse cause che i pesi. Circa la densità, se in molti casi si può rilevare un aumento di essa verso la base e l'apice delle spiglie, si danno però anch.e casi nei quali le cariossidi più dense si trovano nella parte mediana. Nelle spi- ghette a tre cariossidi, quella che si trova sola da un lato è moltissime ' Anche Martinet Qoc. cit., pag. 6) e Carluwe (he. cit. pag. 33-34) hanno rilevato il fatto che le spighe o spighette irregolari o comunque imperfetto pos- sono dar luogo a cariossidi anormali molto grosse. ^' E- WoLLNy, Saat nnd l'fht/e der landwùihsrh(iftliche>i KiiUi(rjiflrima Memoria e II'' della seconda Memoria, non venne da noi presa in considerazione, poiché le condi- zioni nelle quali le esperienze furono fatte, le sostanze che vennero adoperate, sono così differenti da quelle esistenti nell'organismo vege- tale vivente, da far si che le conclusioni ricavate, pure avendo una si- cura importanza biologica, non hanno, a nostro avviso, alcuna applica- zione pratica per il nostro problema. ' La prima serie di esperienze immaginata da Usher e Priestley è rivolta alla ricerca del modo con cui avviene lo sviluppo di ossigeno nel processo assimilatorio. A questo scopo essi immersero dei getti vivi di Elodea in una soluzione diluita di acqua ossigenata, ed ottennero la decomposizione immediata e rapida del liquido, con svolgimento di os- sigeno, tanto alla luce che al buio. Viceversa, questo svolgimento non si verificò quando la pianta venne immersa per 30" in acqua bollente, 0 quando venne trattata con soluzione diluita di iodio, o di cloruro mercurico, o di idrogeno solforato, o di aldeide formica. Se invece getti di Elodea venivano sottoposti all'azione di vapori di cloroformio, quando era cessata tale azione, gli Autori scorgevano ancora rapido sviluppo di ossigeno. Le nostre esperienze confermarono questi risultati, poiché noi ot- tenemmo da getti sani di Elodea canadensis tenuti per tre ore in acqua ossigenata al 2 7o) <""c- 32 di ossigeno alla luce, e cmc. 27,5 al buio, mentre se ne ottenne una quantità piccolissima, trascurabile, quando V Elodea era stata previamente immersa in acqua bollente, od in su- blimato corrosivo. Similmente, l'azione del cloroformio seguito dal ria- versi della pianta, dà luogo a svolgimento di ossigeno: cmc. 12,5 dopo 14 ore e 20'. ' Queste esperienze sono, secondo gli Autori inglesi, un primo in- dizio dell'esistenza di un enzima catalizzatore, che essi estraggono e con il quale scompongono l'acqua ossigenata. E inoltre, dall'esame mi- croscopico a forte ingrandimento di foglie di Elodea poste in soluzione molto diluita di acqua ossigenata, essi deducono " la stretta localizza- zione dell'enzima nei cloroplasti „, poiché solo da questi, essi dicono, e non dalle altre parti della cellula, si svolgono le bollicine di os- sigeno. Per quanto possa sembrare probabile tale fatto, noi non possiamo confermarlo, perchè non ci fu possibile, anche con i più potenti mezzi — 261 — di ingrandimento oggi conosciuti ', di osservare questa localizzazione. Le grosse bolle gasose che si svolgono dalle cellule al contatto con l'acqua ossigenata, vanno rapidamente formandosi senza che si possa scorgere il preciso punto di origine delle piccole bolle die ad esse danno luoo-o, e se qualche rara volta notammo attorno ai cloroplasti la com- parsa e il movimento di minutissimi punti oscuri, anch'essi in numero limitatissimo, pure il fenomeno è molto dubbio, poiché lo svolgersi di tali bolle dovrebbe avvenire, in modo più o meno regolare per un certo periodo di tempo, ed essere visibile in tutti, o nel maggior numero dei cloroplasti. Oltre che con Elodea ripetemmo l'osservazione con filamenti di Oedogonium e di Siìirogijra, ma con identico risultato negativo. Analogo sviluppo di ossigeno ottenemmo, per azione dell'acqua os- sigenata, da foglie eziolate di Calla etiopica e da tuberi di patate, ma non osservammo la localizzazione del fenomeno nei soli amiloplasti, come sembra vogliano conchiudere Usher e Priestley. E ciò è naturale perchè come è noto, enzimi si trovano diffusi in ogni parte del vegetale. Con una seconda serie di esperienze gli Autori si propongono la dimostrazione della presenza e della localizzazione della formaldeide nei tessuti vegetali, e la ricerca delle condizioni necessarie alla sua polimerizzazione. Essi escludono l'ipotesi che l'agente condensatore del- l'aldeide formica nelle piante possa essere un agente chimico (secondo il Loew-: ossidi metallici e solfiti acidi), sia perchè non è probabile che tali sostanze si producano nelle piante, sia percliè il processo di condensazione per mezzo di questi corpi sarebbe troppo lento ed inef- ficace quando venisse applicato ai bisogni della pianta. Infatti, se l'ipo- tesi fosse vera, " la condensazione dovrebbe aver luogo anche quando il protoplasma della foglia fosse distrutto e gli enzimi uccisi „. Per pro- var ciò essi immergono dei getti sani di Elodea prima in aciiua bollente per 30", allo scopo di uccidere il protoplasma e gli enzimi, poi in reci- pienti contenenti una soluzione satura di anidride carbonica, che vengono esposti al sole. Dopo qualche ora il color verde-oscuro è completamente scomparso, ed immergendo i getti sbiaditi in una soluzione di rosanilina decolorata con anidride solforosa, Usher e Priestley ottengono la colora- zione rossa caratteristica delle aldeidi. Noi confermiamo pienamente quest' esperienza, ma non possiamo convenire con gli Autori quando essi affermano che " il materiale verde in origine trattato in tal modo, non mostrò colorazione „. Già dal 1899 venne dimostrato da uno di noi " che mettendo un ramo con foglie verdi. ' L'obbiettivo immersione '/s Korisk., ocul. comp. 18 (3000 diainetri). - Bcrichte, 1888, pag. 271. ■' PoLLACci, Gr. Intorno all'assimilazione clorofilliana delle piante, Meni. 1.* Atti Istit. Bot., Pavia, 1899, voi. VII, pag. 8 e seg. — -262 — ancora attaccato alia pianta ed esposto alla luce solare, entro un vaso contenente un soluto acquoso di rosanilina decolorato dal gas solforoso, dopo un certo tempo le foglie assumono un colore rosso-violaceo, mentre il liquido resta incoloro. La stessa reazione avviene naturalmente, ed evidentissima, anche con 1' Elodea '. Non regge dunque la conclusione che Usher e Priestley traggono dalla loro esperienza, e cioè che ci fosse " nelle foglie uccise e sbiadite qualche sostanza di natura aldeidica che mancava in quelle vive „. ' Più tardi il Grafk {Ueber ein ne.ues spezifisches Fonnaldehi/dreagens. — Oesterreichisehen botanischen Zeitschrift, n." 8, 1906) ed il Kimpflin (Sur la pré- sence du niéllumal dans Ics véf/étaiix verts. — Compt. rend. Acad. Si;. Paris, 11)07) confermarono ancli'essi, con delle belle reazioni, la presenza dell'aldeide formica nelle pianto verdi, e già dal 1904: Mulliken, Brown e French pubblicarono una nuova reazione della forinaldeide elio è sensibilissima, come noi potemmo osser- vare applicandola a succhi vesetali, anche diluiti. E che questi quattro reattivi siano veramente caratteristici della formaldeide, dimostra il se',niente prospetto, che dà lo diverse colorazioni ottenute con il formolo e con le aldeidi aflini ad esso: AI.IIEIDI Cdfleina e acido solforico (l'oiliicci, 1898) Difcnilaiumina e nciilo solforico (Grafe, 1906) Metilpanimmidometa- crcsolo tliimpfliii, 1907) Acido gallico e acido solforico (Mulliken, ecc. 1904) aldeide formica anello violaceo- anello verde-sme- coloraz. rossa anello bleu-brill. » acetica propionica azzurro anello giallo » giailo-aranc. raldo anello rossobruno anello giallognolo verde » giallo. pallid. butirrica » valerica paraldeide aldeide furfuril. » salicilica » rosso-scuro. » friallo-aranc 'f » » rosso » rosso ■ giallo-aranc. ■ rossobruno ■> bruno -scuro ■• rosso vino > rosso-scura ► gìallo-verd. » giallo-aranc. » giallo-pallid. » lilla » arancio » cuniinii'H, » <'innam!ca » • rosso • giallo-aranc. » giallo-pali, arancio » rosso-sangue » giallo-aranc. benzoica » },'iallo-aranc. rosso-porpo- ra inferior- mente, venie >' giallo-pallid. parammidoben- zaldeide nictanitrobenzal- >' giallo-aranc. supcriorm. giallo-pallid. • come la ben- giallo-rossa » giallo-pallid. di'ido zoica. l)araossibenzal- deide aldeide vanilliiii- verde infe- giallo ■ giallo-verde " giallo-verd. » giallo e a ri 0 r m ente, rosso- bruno aldeide piperoni- Kuperiorm. » prima giallo. ■ giallo » giallo-pali. - giallo lica poi verde, eh(! va can- giandosi in bleu — 263 — Oltre a ciò, se noi eseguiamo un'esperienza di controllo, ossia im- mergiamo in acqua ricca di ossigeno anziché in soluzione satura di anidride carbonica, i getti di Elodea uccisi per immersione in acqua bollente, otteniamo ancora il tV.noineuo dell' imbiancamento non solo, ma in modo più rapido. Quest' è, a parer nostro, la dimostrazione più convincente clie l'imbiancamento osservato da Vsher e Priestley è dovuto a nient'altro che al comune processo di ossidazione che subisce la clo- rofilla quando venga esposta al sole in presenza di ossigeno. E che il fenomeno si verifichi anche in soluzione concentrata di anidride carbo- nica si spiega per la presenza di una certa quantità di ossigeno nel recipiente che contiene la soluzione, quando non si abbia Cura di scac- ciare l'ossigeno completamente, che, se si prende questa precauzione, l'imbiancamento non si verifica affatto, come numerose esperienze ci hanno dimostrato. Non è qui dunque neanche il caso di discutere le conclusioni che Uslier e Priestlcij traggono da quest'esperienza, e che si fondano su un principio del tutto errato; e meno che meno poi dedurre da essa la pre- senza dell'acqua ossigenata nei vegetali, fatto che, come abbiamo detto, è stato finora contestato, e non trova assolutamente nessun appoggio nel- l'esperienza su citata. La presen-za dell'aldeide formica nei vegetali viene dimostrata da- gli Autori, oltre che con le leazioni delle aldeidi nel distillato di Viva e di Enteromorfa ', anche provocando, per mezzo dell'acqua di anilina, la precipitazione della metilenanilina nell'interno della cellula (reazione di Triti nt). Ripetendo quest'elegante esperienza, ossia immergendo foglie di Elodea uccise ed imbiancate con soluzione di anidride carbonica, nel- l'acqua di anilina, ed esaminando dopo 12-15 ore al microscopio con forte ingrandimento, osservammo attorno ai cloroplasti imbiancati, dei cristallini romboedrici, il cui aspetto è del tutto simile a quello dei cri- stalli di metilenanilina preparati con acqua di anilina e formolo. Essi presentano inoltre le stesse proprietà di solubilità, e cioè sono solubili in acido solforico e acido cloridrico diluiti, e in alcool a caldo, dal quale a freddo cristallizzano. Quest'esperienza dunque, non solo conferma ancora una volta l'esi- stenza dell'aldeide formica nei vegetali, ma dimostra altresì, o almeno giustifica l'ipotesi, della localizzazione dell'aldeide formica nei cloroplasti. ' Anche in questo caso gli Autori non ailopurano le piante verdi, ma distil- lano l'Iva ed Enteromorfa i)reviaiiiente uccise ed imbiancate con soluzione di anidride carbonica. Le reazioni da essi ottenute sono invece evidentissime anche distillando piante in completa attività di assimilazione (Vedi Pollacci, 1. e). — 264 — Tale localizzazione venne pure osservata dal KimpfUn ' facendo uso del reattivo di Schiff. Infatti, come anche noi potemmo osservare, la colo- razione rosso-pavonazza die il bisolfito di rosanilina provoca in un tes- suto vegetale, sia verde che artificialmente imbiancato, non è diffusa in tutto il protoplasma della cellula, ma è localizzata ai soli cloroplasti. Di questi ultimi poi è notevolmente più scura la parte periferica della centrale, ciò che sarebbe in relazione con l'osservazione citata nella Memoria, pag. 319 di Usher e Priestleij, secondo la quale nei cloroplasti di Selaginella e di Chlorophytnm la clorofilla sarebbe limitata all'esterno del cloroplasto. Però l'interpretazione data da ì^sher e Prìestle// a questi risultati, non è, secondo noi, accettabile, poiché essi concludono che " foglie nelle quali protoplasma ed enzimi sono stati uccisi, poste in condizioni favo- revoli per l'assimilazione, sviluppano formaldeide fino a che il processo fotosintetico è ultimato per distruzione della clorofilla „. Ora, non è che foglie uccise e poste in condizioni favorevoli sviluppino formaldeide, ma la formaldeide esisteva già nei tessuti, e gli Autoii non iianno fatto altro che rintracciarla dopo averne resa impossibile l'ulteriore polime- rizzazione. Eiguardo al processo di condensazione della formaldeide, Usher e Priestley si propongono il quesito se tale condensazione sia dovuta ad un enzima secreto dal cloroplasto, o se venga effettuata dal protoplasma del granulo stesso. A questo scopo essi sospendono per due ore, dei getti di Elodea in aria carica di vapori di cloroformio, ottenendo così l'uc- cisione del protoplasma senza danneggiare gli enzimi. Espongono poi i getti alla luce solare in soluzione satura di anidride carbonica, e li trovano dopo qualche ora sbiancati e contenenti aldeide formica. Gli Autori ne concludono "che il protoplasma del cloroplasto è l'agente condensatore della formaldeide „ e, come nell'esperienza analoga, attri- buiscono l'imbiancamento deWElodea all'avvelenamento degli enzimi cau- sato dall' accumularsi della formaldeide. Ma noi domandiamo: Qual' è l'esperienza di controllo che ci permetta di provare l'esclusione di questi supposti enzimi dal processo di polimei'izzazione? E perchè non si ot- tiene più l'imbiancamento se noi sottraiamo del tutto dall'influenza del- l'ossigeno i getti di Elodea anestetizzati? ^. È ovvio poi anche in questa, ' G. KiMPFHN, Action du hisulfite de rosaniline sur les viije'taux verts [Soc. Linnéenne de Lyon, juin, 1907). ' Analogamente all'esperienza precedente noi inimergemnio i getti di Elodea anestetizzati con cloroformio, in acqua ricca d'ossigeno, ed ottenemmo il rapido imbiancamento, mentre, immergendoli in un recipiente completamente jneno ili soluzione di anidride carbonica ed in modo da impedire il contatto dell'ossigeno dell'aria con VElodea, il fenomeno non si verificò. — • 205 — come nella precedente esperienza, l'osservazione clie la formaldeide esi- steva nel tessuto verde daW Elodea anclie prima dell'imbiancamento. Un'ultima esperienza infine è quella tendente a dimostrare che una certa quantità d'acqua ossij^enata viene catalizzata quando il solo pro- toplasma è morto. E.ssi prendono tre quantità api)iossimativamente eguali di Elodea: A, che viene uccisa per immersione in acqua bollente; B, che viene sospesa per due ore in atmosfera satura di vapori di cloroformio per uccidere il protoplasma e non gli enzimi ; C, che serve di controllo. Tutte e tre vengono messe poi in soluzione di anidride carbonica ed esposte a luce aitificiale per dodici ore sotto tubi d'assaggio rove- sciati. Essi diedero, secondo gli Autori: ^4, nessuno sviluppo di ossigeno; B, 0,3 cmc. di ossigeno; C, 2,8 cmc. di ossigeno. " Nel caso di B, essi dicono, dopo esposizione alla luce, non fu os- servata azione catalitica sull'acqua ossigenata, mentre prima una forte decomposizione aveva avuto luogo,,. L'esperienza da noi ripetuta, esponendo le tre campanelle graduate alla luce solare anziché alla luce artificiale, diede invece notevole svi- luppo di gas in C, dove VElodea era viva, ma assolutamente nessuna traccia nelle altre due campanelle, h' Elodea di B poi, dopo esposizione alla luce, diede forte decomposizione con acqua ossigenata. L'influenza di un'attività enzimatica nel processo d'assimilazione è sostenuta anche da una recente Jlemoria del Ditbois ', con un'esperienza analoga a quella di Usher e i'i-iestley. Egli agita un'alga in acqua di mare in modo da aereare bene il tutto, e dopo totale scomparsa delle bolle gasose, ritenute meccanica- mente, espone l'alga al sole. Ottiene nuovo sviluppo gasoso. L'Autore esclude che esso sia dovuto: 1.'^ all'aria inti'odotta per agitazione perchè agitando in acqua delle alghe previamente uccise in acqua bollente, non si ha sviluppo di gas; 2." all'anidride carbonica trasportata dall'alga, perchè alghe riti- rate cautamente dall'acqua bollita fredda, e immerse lentamente nel- l'acqua di mare naturale, danno nuovo sviluppo gasoso ; ' R. Ddbois, Sur le mécanisiiie intime de la fonclion chlorophijllienne. (Conip. reiul. hébdom. de la Soc. de Biologie, lxii, 1.° febbraio 1907). — 266 — 3.» a fenomeni cellulari, perchè alghe tenute previamente in acqua contenente forinolo al 25 7o, danno aneli' esse nuovo sviluppo gasoso; 4.' alla cloiofilla. È necessario dunque, secondo l'Autore, ammettere l'intervento di un corpo attivo, e per eliminazione egli arriva alle zimasi. Una zimasi sarebbe stata infatti da lui isolata. Ora è bene notare che la prima esperienza di controllo eseguita con alghe morte, non ha alcun valore di prova; che non è egualmente provata l'esclusione della clorofilla dallo svolgersi del fenomeno, e in- fine che eseguendo la terza esperienza non si ottiene alcun sviluppo di ossigeno. A noi pare invece, che, poiché l'acqua di mare adoperata per l'esperienza contiene certamente dell'anidride carbonica in soluzione, l'emissione dell'ossigeno si rinnnovi " dopo totale sconipa)sa delle bolle gasose ritenute meccanicamente „ : l.** Per la presenza appunto di una certa quantità di anidride carbonica disciolta; 2." perchè si espone l'alga al sole, ciò che deve evidentemente rinnovare o almeno rendere più attivo il fenomeno. Che intervenga poi o no, in questo processo di emissione gasosa, un' attività enzimatica, noi non escludiamo, ma non riteniamo finora provato. In una seconda Memoria Valier e Priestleij raccolgono una serie di ardite ed originali espeiienze che purtroppo però offrono facile il campo alla critica, e si possono ascrivere, almeno per ora, fra i primi infrut- tuosi tentativi di riproduzione artificiale delia sintesi più mirabile: quella della cellula vegetale. Secondo Usher e Priestìei/, non diciamo la cellula, ma tutte le con- dizioni necessarie al compimento del processo di assimilazione, possono venir riprodotte artificialmente, e da una strana associazione di strati e di substrati artificiali, essi ottengono, senz' altra azione che quella della luce solare e di un'attività enzimatica, la scissione dell' aniilride carbonica con sviluppo di ossigeno e produzione di formaldeide. Purtroppo, ripetiamo, noi possiamo escludere completamente tali asserzioni, che, come dimostreremo, sono errate. La prima serie di esperimenti della seconda Memoria di Uslier e Priestley consiste nello spalmare delle lastre di vetro con una soluzione acquosa di gelatina, e nel far airivare sopra questa una soluzione di clorofilla in modo da ottenere una membrana sottile ed uniforme. Le lastre vengono poi messe in una campana contenente anidride carbo- — 267 — nica ed esposte alla luce: ecco, secondo gli Autori, una riproduzione della disposizione essenziale delle condizioni nella cellula vicente. Da questa " cellula „ essi ottengono uno dei prodotti dell'assimilazione, poiché la gelatina immersa nel reattivo di Scliiff, dà la reazione caratteristica delle aldeidi, e il distillato di essa dà con ac(|na di anilina, il precipi- tato di metilenaniliua. Evidentemente gli Autori non si sono domandati se il sistema im- piegato contenesse l'aldeide formica piima della loro esperienza, E in- fatti, se noi trattiamo un soluto alcoolico, etei'eo o benzenico ^ di clo- rofilla, col reattivo di Seliiff, otteniamo, tanto alla luce che al buio, la colorazione rosso-pavonazza, che avviene più rapidamente (in capo a pochi minuti), sbattendo i due liquidi perchè si emulsionino. Per conseguenza, il risultato dell'esperienza di Vsher e Prcistlei/ non prova che l'aldeide formica si formi col sistema adoperato, poiché essa vi era già contenuta. Il fatto poi che la reazione di Schiff avvenga nel soluto clorofilliano anche al buio, fa cadere la possibile obiezione che quando essa venga fatta alla luce, possa venir provocata da una istantanea formazione di aldeide formica per azione della luce e dell'anidride carbonica dell'at- mosfera. Una prova ancora più convincente della presenza dell'aldeide for- mica nel soluto benzenico od etereo di clorofilla, venne data dal reat- tivo: codeina e acido solforico (Pollacci), da quello di V. Grafe (dife- nilammina e acido solforico), e da quello di G. Kimpflin (metilparam- midometacresolo. Dopo questa prova era inutile quindi per noi la ripetizione di questa esperienza e della seguente, nella quale viene sostituito uno strato di acqua allo strato di gelatina, nonché della reazione sul distillato della gelatina in soluzione acquosa. Quanto mai interessante invece ci parve l'esperienza per mezzo della quale gli Autori tentano di ottenere da un sistema analogo lo sviluppo di ossigeno gasoso per decomposizione del biossido di carbonio. Basandosi su una delle conclusioni del lavoro precedente, e cioè che la decomposizione dell'acqua ossigenata nelle piante possa essere dovuta ad un enzima, essi costruiscono una nuova " cellula „ simile alla pre- cedente, ma che contiene in più un'enzima animale. La lastra viene posta entro un tubo di vetro chiuso ad un' estremità e terminante al- l'altra con un tubo capillare. In esso si fa passare anidride carbonica priva ' S'intende che l'alcool, l'etere ili petrolio e il benzene da noi adoperati per la reazione, vennero anch'essi previamente saggiati con il reattivo di Schiff. — 268 — (li ossigeno per sei volte, poi si cliiiide il tubo capillare e si espone il tutto alla luce solare. " Dopo un'ora la gelatina è rigonfiata da bolle di gas, e la membrana di clorofilla scomposta e lacerata. L'analisi del gas con- tenuto nel tubo svela quantità non indifferenti di ossigeno (0,6 cmc. una Volta, 2 cmc. un'altra) „. Il sistema artificiale avrebbe quindi assimilato. Noi ripetemmo rigorosamente l'esperienza pareccliie volte, con la- stre contenenti enzima e prive di enzima, ma non ottenemmo mai la formazione di ossigeno. Crediamo utile dare di quest'esperienza alcuni dettagli, die ren- deranno più facile il compito di altri sperimentatori e serviranno anche a prevenire qualche possibile obiezione alla nostra critica: La preparazione della catalasi da fegato di pecore ^ venne eseguita esattamente secondo le istruzioni date da Usher e Priestley nella loro seconda Memoria, e, prima di ciascuna esperienza venne constatata la sua attività, sia isolatamente, sia sulla lamina stessa, con tintura di guaiaco e acqua ossigenata. Per il soluto di clorofilla usammo alcool ed etere di petrolio in vo- lumi eguali, poi facemmo evaporare fino a piccolissimo volume la parte eterea, e con essa spalmammo la gelatina contenente l'enzima. Prima di far passare l'anidride carbonica priva di ossigeno nel tubo contenente la lastra, ci accertammo del perfetto funzionamento della nostra pompa a mercurio. La calce sodata, usata da Usher e Priestleij per trattenere tutto il biossido di carbonio, non venne da noi adoperata perchè tale metodo ci sembra non privo di cause di eri-ore. Usher e Priestlei/ non dicono preci- samente come abbiano agito per la ricerca qualitativa dell'ossigeno. Noi adoperammo dapprima una soluzione alcalina di pirogallolo, ma poi, so- stituimmo a questo metodo quello dell'analisi con l'eudiometro. Dopo ciascuna analisi, sempre a risultato negativo, ebbimo la precauzione di far scoccare nuovamente la scintilla in presenza di aria atmosferica, per accertarci delle buone condizioni dell'esperienza. La conferma mi- gliore poi della mancanza dell' ossigeno nei tubi ci venne data dalla reazione con il fosforo. Litroducendone un pezzetto nella campanella dell'eudiometro contenente il gas da analizzare, il suo volume rimaneva sempre lo stesso. Una terza esperienza è quella che ha per scopo di dimostrare la formazione di amido da una cellula vivente non clorofilliana, in base alla conclusione della Memoria precedente, dove era dimostrato che la Non si coinprencle perchè gli Autori ricorrano ad una cataia.si animalo. — 269 — condensazione della formaldeide in idrato di carbonio dipende dalle con- dizioni di integrità del protoplasma. A questo scopo dei petali bianchi di Saxifraga Walìacei vengono esposti alla luce in una soluzione di aldeide formica al 0,001 "/q: Usher e Priestley ottengono da essi la formazione di amido. Noi ripetemmo l'esperienza con petali e parti di petali bianchi di Galantìms nivali^, Leucojiim vcrnu7n, Elìeborus, Freesia, Sassi frar/a crassifolia, Jacinthns orien- talis, Camelin japoìiica, varie Orchis, ecc./ ma sempre con risultato ne- gativo, anche variando la concentrazione della soluzione di aldeide formica. Identico risultato gli Autori dicono di avere ottenuto da petali bianchi, esenti di amido, che venivano spalmati con soluzione di cloio- filla, e posti a galleggiare in acqua satura di biossido di carbonio, in un vaso esposto alla luce. Noi mettemmo anche degli interi rami di Azalea, di cui uno dei fiori era stato spalmato con una soluzione eterea di clorofilla, in una soluzione satura di biossido di carbonio, ed esponemmo al sole: non ottenemmo mai produzione di amido. Harvey Gibson ha fatto recentemente una comunicazione prelimi- nare - di una serie di riceiT.he, tendenti anch'esse a staldlire quali sieno i primi prodotti della fotosintesi clorofilliana e in qual modo esse si formino. Le ricerche compiute dall'Autore portano alle seguenti conclu- sioni che dilettamente più ci interessano. 1") L'aldeide formica è presente^ per quanto in picro/issima quan- tità, in tutti i tessuti assimilanti. Egli arriva a questa prima conclusione facendo agire il reattiv-orincia di To- rino ecc. in Annali della R. Accademia d'Agricoltura di Torino, 190(5, voi. 49. ' Saccardo P. a. e Traverso (>. B., Sulla disposizione e nomenclatura dei iiruppi micoloriici da sej/iiirsi nella Flora italica cri/ptotjaina. Builettino della Società botanica italiana. Febbraio 19117. — 275 — ELENCO DELLE SPECIE Classis B ASIDIOM YC ET AE. Orcio HYMENIALES. Fam. Polypoi-aceae. Sect. Ledcosporae. 1. Trametes ciiiuabariua (Jacq.) Fr.; Sacc. Syll. VI, p. 353. Sopra ciliegio a Loano (race. Pollacci). Ordo UREDINALES. Fani. Pucciuiaceae. Sect. Amerosporae. 2* Urorayces Gerani! (DC.) Ottli. et Wartm.; Sacc. Syll. VII, p. 535. Sopra Gernìiiiim nodosnm L. in Liguria. - Trotter, Vredinales in Fior. it. crypt., p. 38. 3.* Ui'omyces Betae (Pers.) Kiiini.; Sacc. Syll. VII, p. 536. Sopra Beta Cyda Pali, in Liguria (Passerini). — Trotter, Vre- dinales in Fior. it. crypt., p. 70. 4.* Caeoma Mercurialis (Martius) Link.; Sacc. Syll. VII, p. 868. Sopra foglie di Mercurialis a Nervi. — Briosi, Eass. Critt. Marzo-Giugno 19(11 in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. VII, p. 339. Sect. DlDYMOSPORAE. 5.* Gymuosporaiigium Sabinae(Dicks.) Wint.; Sacc. Syll. VII, p. 739. Sopra piante di pero a S. Ilario Ligure (Nervi). — Briosi, Rass. Critt. Ay osto- Dicembre l'JOO \\\Atti hi. Bot. di Pavia, voi. VII, p. 3 1 0. 6. Pucciilia Ari§tolochiae (DC.) Wint.; Sacc. SylL VII, p. 614; Syd. Monoyr. Ured., p. 582. Sopra foglie e fusto di Aristolochia Clematitis L. ; a Loano. }\B. Le specie segnate con asterisco sono quelle già pubblicate in altre opere. - 276 — 7. Piiccinia Cirsii Lascli.; Tvoitei Uredinales in Fior. ita), crypt., pa- gina lOy; Syd., Monogr. Ured., p. 65. Sopra foglie di Cirsium sp. ; Loano. 8. Piicciiiia Hieracii (Sciuim.) Maitius; Sacc. ■%//. VII, p. 633 ; Syd., MoHoiji: Ured., p. 95; Trotter Uredinales in Fior. it. cry^it., p. 119. Sopra Hieracinm sp.; Loano. 9. riicvinia Taraxaci (Rebent.) Plow. ; Sacc. S,///. IX, p. 30,-,; Syd. Monogr. Ured., [>. 164. — Briosi e Cavara, Fimi/, parass. n. 378. — Trotter Uredinales in Fior. it. crypt., [>. 140. Sopra foglie di Taraxacum; Loano. 10.* Pucciuia moiitaua Fuck. ; Sacc. ^yll. VII, p 619. Sopra CeHtofceasp. coltivata; Cornigliano Ligure. — Briosi, Eass. Critt. Aprile-Giugno 1896 in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. V, \\. 169. 11.* Pucciuia Pruni-spiiiosae Pers.; Syd. Monogr. Ured., p. 484. Sopra foglie di pesco; S. Ilario Ligure (Nervi). — Briosi, Rass. Critt. Agosto- Dicembre 1900 in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. VII, pag. 310. 12.* Pucciuia Carduorum Jacky.; Sacc. Sgll. XVI, p. 297; Syd. Monogr. Ured., p. 33. Sopra Cardims cephalanthus Viv.; Chiavari. — Trotter, Uredinales in Fior. ital. crypt., p. 94. Orde U8TILAGINALES. Fani. Tilletiaceae. Sect. Amerosporae. 13.* Tillctia Tritici (Bjerk.) Wint. ; Sacc. %//. VII, pag. 481; Briosi e ('av. Fuiig. parass. n. 155. Sopra spighe di frumento; Savona, Loano. Brio.si, Rass. Critt. 2" seni. 1902 e 2" seni. 1906 in Atti Istituto Bot. di Pavia, voi. Vili, p. 535 e voi. XI, p. 385. Fani. Ustilagiuaceae. Sect. Amerosporae. 14.* Ustilasfo Scorzoucrae ( Alb. et Sch.) Schr.; Sacc. Sgll. VII, p. 478. Sopra foglie di Scorzonera hispanica L.; Genova. — VogJino, I funghi parassiti delle piante ecc. in Annali della E. Accademia d'Agricoltura di Torino 1906, voi. 49, p. 183. — 277 — OssERv. Il Voglino avendo osservato che questa specie è molto si- mile all' Ustilar/o Trayopogonis (Pers.) Sdir., mette in dubbio la distinzione di una forma speciale sulla Scorzonera. Classis ASCOMYCETAE. Ordo PYRENIALES, Fani. Xylariaceae. SeCt. PlIAEOSPORAE. la.* Ustuliua maxima (Weber) Wettst.; Sacc. Bull. I, p. 351. Sopra tronchi di vecchie piante in Liguria (in herb. De Not.). — Traverso G-. B., Pìjrenomycetae in Fior. it. cr^pt., p. 36. 16.* Hypoxylon cohaerens (Pers.) Fr.; Sacc. Syll. I, p. 361. Sojira rami di Fagus ecc., in Liguria (in herb. De Not.) — Traverso G. B., Pi/renomi/cetae in Fior. it. crypt., 49. 17.* Hypoxylon uiiitiim (Fr.) Nits.; Sacc. Si/ìl. I, p. 384. Sopra Alìius, Castanea, ecc., in Liguria (in herb. De Not.) — Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. ciypt., p. .51. Fam. Valsaceae. Sect. Allantosporae. 18.* Diatrypella verruciformis (Ehrh.) Nits. var. major Trav. (1905). Sopra rami di Cor y In a in Liguria (in herb. De Not.) — Tra- verso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 76. 19. Valsa ambieus (Pers.) Fr.; Sacc. Syll. I, p. 131; Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 102. Sopra rami secchi di Popuhis sp. ; Loano. OssERV. Associata a Cytospora ambiens Sacc. 20.* Valsa tenella H. Fabre, var. Ericae-arboreae Pass.; Sacc. Syìl. IX, p. 456. Sopra rami secchi di Erica arborea L. presso Genova ( De Not.) — Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 96. 21.* Eutypa liidibunda Sacc. var. pseudospinosa Trav. (1905). Sopra rami di Ficus Carica L. a Genova (Cesati). — Tra- verso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 130. — 278 — Sect. Phaeosporae. 22.* Anthostoma culnculare (Fr.) Nits.; Sacc. Si/U. I, p. 299. Sopra legno marcescente di Pinus, Ulmua, ecc., a Cornigliano presso Genova (in lierb. De Not.). — Traverso G. B., Pyreuo- mycetae in Fior. it. crypt., p. 173. Sect. Hy.\lodidymae. 23.* Eiidothìa gyrosa (Schw.) Fuck.; Sacc. Syll. I, p. 601. Sopra corteccia di Aescuìus, Alnus, Carpinus, ecc., in Liguria (in lierb. De Not.). — Traverso G. B., Pyrenomìjcelae in Fior. it. crypt, p. 181. 24.* Choro8tate fibrosa (Pers.) Trav. (190.5); Sacc. Syii. I, p. 618. Sopra Bhamnus caihartica L., Prunus spinosa L. e Pr. cerasus L., in Liguria (in lierb. De Not ). — Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. ital. crypt., p 193. 25.* Diaportlie Desmaziei'i Niessl ; Sacc. Syll. I, p. 656. Sopra Brunella rulgaris L., Melampyrus, EtipJirasia. in Liguria (in lierb. De Not.). — Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 230. Sect. Phaeodidymae. 26.* Valsaria Notarisii (Jlont.) Sacc Syll. I, p. 742. Sopra rami di Prriploca presso Genova (De Not.). — Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 290. Fani. Ceratostomataceae. Sect. Hyalosporae. 27. Gnoinonìella ruMcola Pass. ; Sacc. Syll. IX, p. 756 ; Traverso G.B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 333. Sopra rami secchi di Rr^bus sp.; Loano. Fam. Sphaeriaeeae. Sect. Hyalosporae. 28. Guiguardia Cookeana (Auersw) Feltgen ; Traverso G. B., Pyre- nomycetae in Fior. it. crypt., pag. 390 ; Laestadia Cookeana Sacc. Syll. I, p. 42L Sopra foglie di Quercus sp.; dintorni di Ceriale (Albeuga). — 279 — 29. Gxiiguardia Rollaudi (Sacc. et Syd.) Trav. (1906) Pyrenomycetae in Fior. it. crypt , pag. 378; Laesladia Rollandi Sacc. et Syil. in Sacc. Syll XVI, p. 455. Sopra foglie ili Eitcalyptns glohidus L.; Loano. 30.* Pliysalospora citricola Penzig. ; Sacc. Syll. I, p. 438. Sopra foglie di Citnis Limonnm Risso in Liguria. — Traverso Gr. B., Pijrenomycetae in Fior. it. ci-ypt., p. 400. 31.* Ditopella ditopa (Fr.) Sdir.; Sacc Syll. I, p. 540. Sopra rami di Alnus glutinosa Gaert., in Liguria (in lierb. De Not.) — Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 406. 32.* Botryosphaei'ia Bereiigeriaiia De Not.; Sacc. Syll. I, p. 457. Sopra rami di Abies, Acer, Aesciilus, ecc., in Lignria. — Tra- verso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., p. 412. Sect. Phaeosporae. 33.* Aiithostomella Picconiana (De Not.); Sacc. Syll. II, Add. p. xiii, et IX, p. 506. Sopra rami di piante indeterminate in Liguria, al Capo Noli (Piccone). — Traverso G. B., Pyrenomycetae in Fior. it. crypt, pag. 479. 34. Authostomella foliicola (Sacc.) Trav. (1906) Pyrenomycetae in Fior. it. crypt., pag. 489; A. rostrispora var. foliicola Sacc. Syll. I, pag. 287. Sopra foglie di Cxstatiea vesca Gaert.; Loano. Sect. Hyalodidymae. 35. Sphaerella Peckii Sacc. Syll. IX, p. 649. Sopra strobilo di Piuus Pinea L.; Pegli (Villa Pallavicini). 36. Sphaerella scopulonim Sacc. et Cav.; Sacc. Syll. XVI, p. 470. Sopra rami secchi di Spartiwn jmiceum L. ; isola Gallinara e Loano (m. Carmo). OssERV. Associata a Macrophoma spartiicola Beri, et Vogl. e Conio- tliyrium olivaceum Bon. 37. Sphaerella Tini Arcang. ; Sacc. Syll. I, p. 479. Sopra foglie di Viburmim Tinns L. ; isola Gallinara. OssERV. Associata a Phyllosticta linea Sacc. 38. Sphaerella caulicola Karst.; Sacc. Syll. I, p. 521. Sopra cauli e guaine fogliari di Ferula communis L.; isola Gallinara . OssERV. Associata a Sphaerella Ferulae Maifei. — 280 — Sect. Phaeodidymae. 39. Didymosphaeria smara^dina (Ces.) Sacc. Si/ll. I, p. 707. Sopra foglie morte di Chamaerops ìnimilis L.; Pegli (Villa Doria). OssERV. Le spore' della specie da me osservata su Chamaerops mi- surano 16-17» 6-7 ;x e per lo più presentano due guttule per lo- culo. Sulle stesse foglie si trova pare V AnthoMomella pisana Pass, e sui picciuoli la Ceriospora bicalcarata (Ces.) Sacc. Sect. Hyalopiiragmiae. 40. Sphaerulina iutermixta (B. et Br.) Sacc. Syll. II, p. 187. Sopra rami secchi di Rosa; Loano. OsSERV. Associata a Cytospora Rosarum Grev. e a Diplodia Rosarnm Fr. 41. Metasphaeria sepineola (B. et Br.) Sacc. Si/Il. IX, p. 836. Sopra rami secchi di Rnbiis sp. ; Loano. Ordo DISCALES. Fani. Pezizaceae. Sect. Hyalosporae. 42.* Sclerotinia Lìbertiaiia Fuck. ; Sacc. Syll. Vili, ji. 196; Briosi e Cavara, Fnng. parass., n. 217. Sopra fusti, foglie, frutti di fagiuolia Bardineto Ligure. - Briosi, Rasf:. Grifi. Luglio-Novembre 1S9(> in .1//;' Ist. Boi. di Pavia, voi. V, pag. 188. Fam. Phacidiaceae. Sect. Hyalosporae. 43. Pseudopeziza Trifolii (Biv. Bernh.) Fuck ; Sacc. Syll. Vili, p. 723; Briosi e Cavara, Fiiug. parass., n. 68. Sopra foglie di TrifoUum; isola Gallinara. 44.* Pseudopeziza MedicafJ:iuis (Lib.) Sacc. Syll. Vili, p. 724. Sopra erba medica in medicai di Bardineto Ligure ; Briosi, Rass. Grill. 2" semeslre IDO'ì in Boll. Uff', del Ministero d' .igrirolfura, hi- dustria e Commercio 1904, voi. Ili, p. 663. 281 Classis PHYC03IYCETAE. Ordo ZYGOMYCALKS, Fam. Mxicoraeeae. Sect. Amerosporae. 45. Rliizopus iiigTicaiis Ehreiib. ; Sacc. ò'/y/Z. VII, p. 212. Sopi'a cauli marcescenti di Foenirnlum ; Loano. Ordo OOMYCALKS. Fani. Pei'Oiiosporaceae. Sect. Amerosporae. 4G. Phytophtora iiifestans (Mont.) De Bary; Sacc. Si/ìl. VII, \). 237; Briosi e Cavara, Fnny. parass., n. 26. Sopra foglie di Solanum tuberosum L. e S. Lijcopersicinn L ; a Bar- dineto Ligure (Briosi, Rass. CrUt. A/irile 18S6, Luglio Nov. 1896, 1" seni. 1902 in Alti Ist. Boi. di Pavia, voi I, p. xxxiv; voi. V, p. 185; voi. Vin, p. 530) a Begli (Maffei). Ordo SPHAEIIOPSIDALES. Fani. Sphaerioidaceae. Sect. Hyalosporae. 47. Phyllosticta Ilicis Oud. ; Sacc. Si/lL XVI, p. 832. Sopra foglie di Ilev Aquifolium L. ; isola Gallinara. 48 PhyUosticta iliciperda Oud.; Sacc. Sali. XVIII, p. 226. Sopra foglie di 7/c.f Aquifolium L.; isola Gallinara. OssERV. Le piccole differenze che giustificano per Oudeniaii.s la di- stinzione ili queste due specie, e cioè la differenza nelle macchie, nella posizione e dimensione dei picnidi e nella costituzione pro- toplasmare delle spore, qui non appaiono costanti, dimodoché con tutta probabilità questa forma rientra nella precedente. 49. Phyllosticta Terebinthi Pass.; Sacc. Sìjn. X, p. 106. Sopra foglie di Piatada Tcrebinthus L.; isola Gallinara. — 282 — . 50. Phyllosticta Gardeniae F. Tassi; Sacc. Sj/Iì. XVT. p. 840. Sopra foglie di Gardenia /ìorida L.; Pegli (Villa Doria). 51. Phyllosticta iusulana Mont. ; Sacc. S'(/W. Ili, p. 21. Sopra foglie di Olea europaea L.; Loano. ,52.* Phyllosticta maculiformis Sacc. %//. III. p. 35. Sopia foglie di Castanea a Baidinelo Ligure. — Briosi, Bass. Critt. 2" sem. 1903 in Boll. Uff. del M/nintero d' Agricoli nra, Indiislria e Commercio 1904, voi. HI, p. 66.3. 53.* Phyllosticta globiilosa Thiim.; Sacc. Sijll. III. p 34. Sopra foglie di Querciis Siiberh.: Loauo. — liriosi, Boss. Critt. Luglio- Novembre 1896 in Jiti Isl. Boi. di l'aria, voi. V, p. 185. 54. Phyllosticta Rhainiii West ; Sacc. Ili, p. 14 Sopra foglie di liliamuiis Alaternns L.; isola Gallinara. 55. Phyllosticta Evouymi Sacc. Sgll. Ili, p. 15. Sopra foglie di Evonymus japoniciis L. ; Loauo. 56. Phyllosticta C'eratoiiiae lìerk.; Succ. Si/Il. Ili, p. 11. Sopra foglie di Ccratonia Siliqua L. ; Genova. 57. Phyllosticta Quercus Sacc. et Speg. ; Sacc. Sgll. Ili, p. 34. Sopra foglie di Quercns sp.; Pegli. 58. Phoma Rosae- Sciuilz. et Sacc; Sacc. Siili. IH, p. 76. Sopra rami ed aculei secchi di Uosa; Loano. 59. Phoma Cieiiti,anae J. Kiìhn.; Sacc. Si/ll. Ili, p. 120. Sopra caule secco di Gentiana sp. ; monti di Loano. 60. Phoma spartiicola P. Brun.; Sacc. Siili. X, p. 139. Sopra rami secchi di Spartium juncexm L. ; i.sola Gallinara e ni. Cai'nio (Loano). OssERV. Associata a Macrophoma spartiicola Beri, et Vogl. 6 1 . Phomopsis Sophorae ( Sacc. ) Maffei ; Phoma Sophorae Sacc. Syll. IH, pag. 67. Hab. In raniis emortuis Sophorae japonicae L.; Loano. Observ. Pycnidiis gregariis, valde depressis. 62. Macrophoma Penzigii Ferraris; Sacc. Syll. XVIII, p. 273. Sopra ramo secco di Populus sp. ; Loano. 63. Macrophoma Oleae (D. C.) Beri, et Vogl.; Sacc. Syll. X, p. 204. Sopra foglie cadute di Olea europaea L. ; Loano. — 283 - (U. Dotliioi-ella pyrenopliora (Karst.) Sacc. var. Salicis Karst.; Sacc. Sijll. Ili, 1). 239. Sopra ramo secco di Salir; Ventimiglia. 65. Fiisicoei'um Schulzeri Sacc. Si/Il. Ili, p. 247. Sopra rami secclii di h'osa; Loano. 66. Cytosporella aculeonun Pass. ; Sacc. iSylJ. X, p. 242. Sopra rami seccia ed aculei di Bosa; Ventimiglia. 67. Cytospora nivea (Hoffm ) Sacc. Si/ll. Ili, p. 260. Sopra corteccia di Populus rauadenm Michx.; Savona (da ma- teriale inviato al Laboratorio Crittogamico dalla Cattedra ambu- lante d'agricoltura). 68. Cytospora eucalyptiua Speg. ; Sacc. Si/ll. XVI, p. 903. Sopra rami marcescenti di Eiicali/ptus glohulus L. ; Loauo. OssERV. Associata a Harknessia Eurali/pti Cooke. 69. Cytospora rliodocarpa Sacc. Si/U. XIV, p. 915. Sopra frutti di Rosa canina L.; Loano. 70. Cytospora Rosarum Grev. ; Sacc. Si/ll. Ili, p. 253. Sopra rami secchi di Rosa; Loano. OssERV. Associata a Diplopia Rosarum Fr. e SphaeniUna intermixla (B. et Br.) Sacc. Sect. Phaeosporae. 7L Couiothyrium Oleae Pollacci; Sacc. %«. XVIII, p. 305. Sopra foglie di Olea europnea L. ; Loano. 72.* Couiothyrium Diplodiella (Speg.) Sacc. %«. III, p. 310. Sopra tralci e grappoli d'uva a Framura (Genova), a Pietra Ligure. — Briosi, Rass. Critt. Agosto 1888 ; Luglio- Agosto 189:i ; 2" seni. 1904 in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. I, pag. lxvii; voi. Ili, p. XXXV ; voi. X, p. 325. 73. Harknessia Eucalypti Cooke; Sacc. Syll. Ili, p. 320. Sopra foglie e rami marcescenti di EurnU/ptus glofndus L. ; Loano. 74. Sphaei'opsis salicicola Pass. ; Sacc. Syll. X, p. 256. Sopra ramo secco di Salir sp. ; Ventimiglia. 75. Sphaeropsis fabaeformis (P. et T.) Sacc. Si/ll. Ili, p. 296. Sopra tralci morti di Vitis vinifera L.; Loano. - 284 — Sect. Phaeodidymae. 76. Diplodia Rosariim Fr. ; Sacc. Syll. IH, p- 338. Sopra rami secchi di Bosa; Loano. OssERV. Associata a Cytospora Rosarum Grev. e a Spliaendina in- termixta (B. et Br.) Sacc. 77. Diplodia Nerii Speg-.; Sacc. Syll. IIL p. 247. Sopra foglie di Nerium Oleander L. ; Loano. 78. Diplodia perpusilla Desni.; Sacc. SìjIL III, p. 365. Sopra cauli seeclii di Foeniculum; Loano. 79. Diplodia dellecteiis Karst. ; Sacc. Sylì. Ili, p. 345. Sopra rami morti di Lonicera; Loano. Sect. Hyalodidymae. 80. Ascocliyta caulicola Laub ; Sacc. Syll. XVIII. p. 336. Sopra caule di Melilotus italica Lani.; isola Gallinara. OssERV. Di questa specie ho trovato pociii picnidi sopra una sola piantina. 81. Ascochyta Orobi Sacc. Syll. Ili, p. 398. Sopra foglie e legumi di Lathi/nis sp.; Loano. 82. Ascochyta Asclepiadearum Trav.; Sacc. Si/ll. XVIII, p. 342. Sopra foglie di Vincetoxicum officinale Moencli. ; Loano. 83. Ascocliyta hortorum (Speg.) Smitli.; Voglino, Intorno ad un pa- rassita dannoso al Solanum Melongena in Malpiyhin, fase. VII- VIII, 1907, p. 353. Sopra foglie di Solanum Melongena L.; Pegli. 84. Ascochyta Diaiithi (A. S.) Berk.; Sacc. Syll. Ili, p. 398. Sopra foglie di garofano a Genova. — Briosi, Rass. Critt. Aprile- Giugno 1898 in Atti Ist. Boi. di Pavia, voi. VI, p. xvii. — Voglino, 1 fitnylii painss. delle piante ere. in Ann. R. Accad. d^ Agricoltura di Torino, 1906, voi. 49, pag. 190, in cui l'Autore dice che V Ascochyta Dianlhi è stata dalla Liguria importata in Piemonte. 85. Darluca Filiim (Biv.) Cast; Sacc. Syll. Ili, p. 410. SvAV Uromyces Fabae (Pers.) De Bary sopra I '/«a; Loano. Sect. PlIAROPHRAGMIAE. 86. Cryptostictis caudata (Prenss.) Sacc. Syll. Ili, p. 444. Sopra rami secchi di Rosa; Loano. - 285 — Sect. Hyalophragmiak. 87. Stagonospora Trifolii Fautrey; Saco. Siili. X, p. 333. Sopra foglie di Trifoliiim; Loano. Sect. SCOLECOSPORAE. 88. Septoria Aveiiae U. Frank.; Sacc. S>/ll. XI, p. 547. Sopia foglie (li Avena sativa L. ; Celiale (Albeiiga). 89. Septoria Picariae Desni.; Sacc. Siili III, p. 522. Sopra foglie di Rauuìiruliis Ficaiia L. ; Loano. 90. Septoria Clematidis-rectae Sacc. Stjìl. JII, p 524. Sopra foglie di Clemafis sp. (Maffei) e Clematis recta L. ; (Poi- lacci) Loano. — Briosi, i?as.s- Critt. Luglio- Novembre 1896 in Alti Ist. Boi. di l'aviti, voi. V, p. 186. 9L Septoria Clematidis Rob. et De.sm.; Sacc. Si/U. Ili, p. 524. Sopra foglie di Clematis Vitalba L.; Pieve di Teco. 92.* Septoria Lyeopersiei Speg. var. europaea Br. et Cavr.; Sacc. Syll. Ili, p. 535 ; Briosi e Cavr. Fung. parass., n. 93. Sopra foglie di Solannm Lìjcùpersicum L.; Pegli. — Briosi, llass. Critt. Luglio LS90 in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. II, p. xlvi. 93. Septoria montana Trav. ; Sacc. Sijll. XVIII, p. 389. Sopra foglie di Gentiana sp.; monti di Loano. 94. Septoria Smilacis E. et Ev.; Sacc. Siili. XVIII, p 393. Sopra foglie di Smilax aspcra L.; Loano. Fani. Leptostromataceae. Sect. Hyalosporae. 95* Leptothyrium aceriunm (Kunze) Corda; Sacc. ;SV/^. IH, p. 630. Sopra foglie di acero; Bardineto Lignre. — Briosi, Bass. Critt. Luglio- Novembre 1896 in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. V, p. 187. 96. Leptostroma Irtaei Ferraris; Sacc. S//// XVIII, p. 426. Sopra rami secchi di Elibus; Loano. Sect. HyALOPIIR.UIMlAE. 97. Discosia Artocreas (Tode) Fr.; Sacc. Siili. Ili, p. 653. Sopra foglie di Mespilus germanica L. ; Loano. — 286 — 98.* Discosia vagaiis De Not. ; Sacc. SìjU. XVIII, p. 654. Sopra toglie di Arbutm Uiiedo L. e Laurus nobilis L.; Genova. (De Not.). Fam. Excipulaceae. Sect. Hyalophuagmiae. 99. Dotliichiza populea Sacc. et Br.; Sacc. Syll. Ili, p. 672. Sopra corteccia di Populns cmiadensis Miclix; Savona (da ma- teriale inviato al Laboratorio Crittogamico dalla Cattedra ambu- lante d'agricoltura.). Ordo MELANCONIALES. Fani, Mei anco 11 iacea e. Sect. Hyalospurae. 100. Gloeosporinm nobile Sacc. Siili. Ili, p. 710; liriosi e Cav. Fung. imrass., n. 249. Sopra foglie di Laurus noìnUs L.; Loano. 101. (Jloeosporinm Elasticae Coolie et Mass.; Sa.Q,c. Si/ II. X, p. 456. Sopra foglie di Ficus elastica Roxb. in serra a Finaliiiariiia. 102.* Gloeosporinm Salicis West.; Sacc. Si/Jl. Ili, p. 711. Sopra foglie di salice a Porto Maurizio. — Briosi, Rass. Critt. 2" seni. 1903 in Boll. Uff. del Ministero d' Agricoltura, Industria e Commercio 1904, voi. Ili, p. 663. 103* Colletotricluim Lindemiitliiaunm (Sacc. et Magnus) Brio.si et Cavara, Gloeos[iorium Lindemutliiamim Saccardo et Magnus; Sacc. Syll. Ili, p. 717; Briosi et Cavara, Fung. farass., n. 50. Sopra fagioli provenienti dalla Liguria, da Bardineto. — Briosi, Rass. Critt. 1" e 2" seni. 1903 in BoUett. Uff. del Ministero cV Agri- coltura, Industria e Commercio 1904, voi. Ili, p. 663. Sect. Phaeosporae. 104. flielanconium ramulornm Corda; Sacc. Sj/ll. Ili, p. 754. Sopra corteccia di ciliegio a Nava. Sect. Hyalodidymae. 105.* Marsonia llosae (Bon.) Briosi et Cavara, Fung. parass., n. 97; Di- coccum Rosac Bon.;Sacc. Sgll. IV, p. 342. — 287 — Sopra piante di Rosa a S. Ilario Ligure (Nervi), Loano, Bar- (liiieto. — Briosi, liass. Cria. Marzo- Giurino 1901 in Atti hi. Bot. di Pavia, voi. VII, p. 338 e 1" seni. lOOì in voi. X, p. 321, ecc. Sect. Phaeophragmiae. 106. Coryiieiim foliicoliim Fuck.; Sacc. SyU.lll, p. 780. Sopra foglie di Mespilus (jermmUcu L.; Loano. 107. Pest^yU. XVI, p. 1100. Sopra piante di garofano a S. Remo. — Cuboni, Relazione sulle malattie delle piante per il l/icnnio l'J<)(l~7, p. 73. Fani. Deraatiaceae. Sect. Phaeospof{ae. IH.* Hormodeiidroii €itri Briosi e Farneti; Ruggine bianca dei Li- moni in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. X, p- 30. Sopra fratti di Citnis Limonum Risso, provenienti da Varazze. Sect. Phaeodidymae. 112. Cj'clocouium oleagiiium Cast.; Sacc. Syll. IV, p. 343; Briosi et Cav., Fifìig. parass., n. 223. Sopra foglie di Olea curopaea L. ; Pieve di Teco, Loano. 113.* Cladosporium elegaus Penz.; Sacc. Syll. IV, p. 358. Sopra foglie di Ciirus Limonum Risso, Loano. — Briosi, Russ. Critt. Luglio-Ottobre 1804 in .1/// hi. Bot. di Pavia, voi. IV, p. xiii. — 288 — 114* Cladosporiiim subcompactiim Sacc. Syil. IV, p. 361. Saliti foglie di Neriiim Oleander \i.\ Loano. — Briosi, Ross. Critt. Luglio-Ottobre 1894 in Atti Ist. Hot. di Pavia, voi. IV, p. xiii 115* Cladosporiiim €itri Briosi e Farneti. Raggine bianca dei Li- moni ili Atti Ist. Dot. di Pavia, voi. X, p. 30. Sopra frutti Hi Citrns Limoniim Risso provenienti dalla Liguria. 116. Fusicladium pii-inum (Lib.) Fuciv.; Sacc. Syll. IV, pag. 346; Briosi e Cav. Fung. parass. n. 43. Sopra frutti di pero ; Diano Marina. 117. Polytliriuciuin Trifolii Kuu/.e; Sacc. Syll. IV, p. 350; Briosi e Cav. Fnngi parass. u. 15. Sopra foglie di Trifoli/im; Loano. OssERV. Sulle stesse foglie si trova pure: Stagonospora Trifolii Fautrey. e Uromyces Trifolii (Ali. et Scliw.) Lèv. 118.* Pseudofiiinago Citri Briosi e Farneti Ruggine bianca dei Li- moni in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. X, p. 31. Sopi'a frutti di Citrus Limonuin Risso provenienti dalla Sicilia e dalla Liguiia. Sect. Phaeodicty.\e. 119. Speira toruloides Corda; Sace. Syll. IV, p. 514. Sopra legno marcescente di Popidus sp. ; Loano. 120. Macrosporium Medicagiiiis Cugini; Sacc. Syll. XVIII, p. 618. Sopra foglie di Medicago saliva L. ; Ceriale (Albenga). 121.- Alteruaria Solaui (Eli. et M.) .fon. et Grout. ; Sacc. Syll. XVIII, pag. 024. Sopra foglie di pouiodoro da Genova. — Briosi, h'ass. Critt. 2' sem. 1904 in Atti Ist. Bot. di Pavia, voi. X, i>. 327. Sect. ScOLECOSPORAE. 122.* €eiTo.spora Apii Fres.; Sacc. Syll. IV, p. 442. Sopra foglie di sellano; S. Ilario Ligure. — Briosi, Rass. Critt. Agosto- Dicembre 1900 in Alti Ist. Bot. di Pavia, voi. VII, p. 312. 123.* ('eiTospora Rescdae Fnck.; Sacc. Syll. IV, p. 435. Sopra piantine di 7iVsec/rt ot/orrt/:aL.; Loano. — Briosi, Rass. Critt. '2" sem. 1904 in Atti Ist. Boi. di Pavia, voi. X, p. 328. 124. Cercospora Violae Sacc. Syll. IV, p. 434. Sopra foglie di Viola odorata L. ; Loano. — 289 — 125. Cercospora beticola Sacc. Syii IV, p. 456; Briosi e Cav., Fune/, parass. i». 86. Sopra foglie di Beta vulgaris L. ; in orti di Loano. 126. Cercospora Myrti Eriks. ; Sacc. .%//. IV, p. 462. Sopra foglie di Myrtùs communis L.; isola Gallinara. 127. Cercospora Rubi Sacc. Syll. IV, p. 461. Sopra foglie di Bubufi; Loano. Fara. 3Iiicedinaceae. Sect, Hyalosporae. 128.* Oidium Tuckeri Berk.; Sacc. Syll. IV, p. 41. Sili vigneti di Loauo. — Briosi, Ra!riini stadii della divisione (profasi), questi nucleoli si portano ai poli interni del nucleo: in questi punti la membrana subisce un av- vallamento (ajfaissemeat) sul fondo del quale si produce un foro. Il nucleolo die in questo momento appare costituito da uno o due corpuscoli centrali contor'nati da una zona ialina, s'incammina nel canale formato.si per l'introflessione della membrana e va a porsi nel plasma in una posizione che sarà in seguito quella dei poli del fuso. Attorno ai nucleoli-centrosomi si osserva un aster che prende ori- gine, a spese del citoplasma, da una massa pastosa (fioiic) dalla quale le radiazioni si differenziano a poco a poco. La loro origine perciò è completamente diversa da quella dei filamenti del fuso. h'aster a divisione ultimata, si dissolve nel plasma e la sfera at- trattiva rientra nel nucleo figlio e vi costituisce i nucleoli. Così il Perriraz : ora, per VAllium, l'Iris, il Narcissus, ecc., non avendo io avuto tempo di istituire ricerche di controllo e non avendo perciò alcun dato sperimentale, non ho nulla da dire. Ho tutto invece — 301 — (la obbiettare alla parte che si riferisce alia Tu/ipa, peicliè, nei iiu- iiierosi preparati fissati col liquido di Flemmiug, dell'Hermann ed altri, e colorati coll'ematossilina ferrica dell'Heidenliain, colla saffranina-gen- ziana-oraiige e con la saffranina aniliniea, che io osservai ed osservo per lo studio della questione dei centrosomi e in quelli nuovamente ot- tenuti coi metodi del Perriraz, non ho potuto constatare fatti che con- cordino con ciò che l'autore dichiara di aver veduto. In Plinio luogo il Perriraz, consigliando dei nuovi fissatori, avrebbe fatto ottima cosa ad unire le relative nozioni tecniche, indicando, in ispecial modo, il tempo d'immersione necessario e sufficiente alla fis- sazione. A questo io ho supplito con prove rijietute: credo che, per i liquidi 3 ° e 4.°, l'azione possa variare dalle 5 alle 6 ore e non più, perchè una più lunga immersione è nociva agli elementi cellulari, per la forte causticità del sale d'argento. L'azione anche breve (2-3 ore) della soluzione di Ag NO., al .i »,,,, evidentemente troppo energica, è tale ila mutare comi)letamente la co- stituzione morfologica del plasma, che aiipare con un aspetto del tutto diverso da quello delle cellule dello stesso ovario, sulle quali abbiano agito le miscele del Flemming debole e forte, i liquidi dell'Hermann e del Merckel e la miscela Alcoolico-Acetica (alcool a 80", 2 p., ac. ace- tico glac. p. 1). Il plasma che in (jueste ultime è finamente gianuloso- tìbrillare, appare nelle prime come costituito da un ammasso di granuli, dovuti probabilmente alla precipitazione di alcune sostanze proteiche del plasma. I liquidi 3." e 4.", contenenti la soluzione all'I "j^ di acido osmico (io ho usato il tetrossido di osmio Griibler) mi hanno dato, come diedero al Perriraz, risultati se non ottimi, migliori degli altri. Ciò si comprende: il .sale d'argento entra in essi in quantità minore e la sua azione nociva è ostacolata dalla presenza dell'acido osmico, al quale è da attribuirsi la bontà relativa del fissativo. Ho provato a sostituire alla soluzione di Ag NO3 al 2°;o, una solu- zione all'I "j^ e i risultati furono migliori. Gli ovari recisi nel mese di aprile degli anni 1907 e 1908, dal fiore ancora in boccio di diverse specie di Tìtiipa (Gesneriana. Greigi), al- lorquando raggiungevano la lunghezza oscillante fra il centimetro e mezzo e i due centimetri e lo spessore di 4-5 millimetri, (sviluppo in cui è più probabile trovare gli embriosacchi in mitosi) al mattino, in pieno meriggio, nelle ore più calde della giornata e alla sera, li tagliavo trasversalmente, onde permettere una più facile e rapida penetrazione del fissativo, in pezzetti di 4-5 mm. di lunghezza, che immergevo im- mediatamente nel liquido fissatore. — 302 — La durata (lell'immersione variava per i liquidi 3' e 4° e per la miscela : Soluzione di Ag NO, all'I ",o . . , . ,,,, ,,, parti uguali, Acido osmico all'I "/„ y ^ ' dalle 4 alle 6 ore. Lavavo in seguito lungamente (2-3 ore) con acqua corrente e indurivo col solito mezzo del passaggio negli alcool. Le sezioni le ottenni a mano, senza l'aiuto di inclusioni. Le sezioni colorate coU'ematossilina fenica, colla triplice colora- zione del Flernming, colla saffranina sola o addizionata con verde-luce sino ad ottenerne un liquido rosso vinoso, mi diedero dei preparati che per quanto non uguaglino, per nitidezza di dettagli, quelli ottenuti cogli altri fissativi, pure presentano le figure nucleari e cariocineticlie del tutto simili a (jiielle osservate nelle preparazioni fatte preceden- temente. La mia attenzione fu specialmente rivolta ai primi stadii della mitosi, per vedere come, dove e quando avvenisse l'introflessione della membrana e quali corpi nucleari intraprendessero l'emigrazione dal nucleo nel citoplasma. Le mie osservazioni ebbero un risultato negativo, perchè, quan- tunque osservassi con attenta cura a fortissimi ingrandimenti (Oc. camp. 8. 1:.K 18; Obb. Iimn. Om. 1, 5. Konstka; Diam. 1:ì:ì4-2()0O-3O00) o a luce naturale o coll'aiuto della lampada ad arco, a luce resa monocromatica mediante il passaggio dei raggi luminosi attraverso un diaframma contenente una soluzione di ammoniuro di rame, io non vidi mai la membrana nucleare introflettersi, né uscire alcun corpo dal nucleo per fori formatisi nella membrana stessa. Come nelle pieitaiazioni ottenute cogli altri metodi, la membrana nucleare appare continua sotto forma di una sottilissima pellicola, per tutta la profasi (V. tav. VIIP, fig. 1, 2, 3, 4, .5) e sparisce gradualmente, dai poli verso l'equatore, quando la divisione entra nella metafasi. A metafasi inoltrata non se ne trova generalmente nessuna traccia. Nel nucleo che iia una forma quasi perfettamente rotonda (è raris- sime volte reniforme, ma non presenta in questo caso, nella parte con- cava, alcun foro); esiste una sola specie di nucleoli. Di solito è contenuto un unico nucleolo voluminoso : alcune volte se ne osservano da due a quattro. Il loro volume è in lagione inversa del numero: hanno l'aspetto di globuli omogenei, fra loro simili, privi di vacuole. Allorché il nucleo è in riposo o entra nei primi momenti profasici, essi si colorano fortemente, in grigio scuro coU'ematossilina ferrica, in rosso colla triplice colorazione del Flernming. Col progredire — 303 — dei fenomeni cariocinetici, perdono a poco a poco la loro proprietà cro- mofila e diminuiscono sensibilmente di volume, per scomparire total- mente, nella maggior parte dei casi, allorché si manifesta la metafasi. Altri nucleoli propriamente detti che abbiand un diverso compor- tamento e differente costituzione morfologica, non mi fu dato di os- servare. Se lungo il percorso del nastro cromatico si scorgono figure simili a nucleoli, queste, osservate con attenzione, risultano o da ripiegatnie del nastro o da ingrossamenti dello stesso o da grossi granuli croma- tinici in esso inclusi. Queste forme non sono più visibili (piando lo spirema s'è scisso in cromosomi. Nei nuclei in divisione avanzata, come in quelli in profasi, non osservai fatti confermanti le asserzioni del Perriraz. Gli apici del fuso nuu solo non fanno capo a centrosomi o a for- mazioni fisiologicamente consimili, ma sono acutamente appuntiti e si inseriscono, curvando leggermente le loro punte, allo strato corticale del plasma. Il loro aspetto ricorda quello dei fusi disegnati dallo Strasburger ' per le cellule madri del polline della Nyniphea. (Vedi tav. VI1I% fig. 6, 7, 8, tav. IX% fig. 13, 14). Nel plasma non è infrequente trovare dei corpiccioli che, i)er ca- ratteri morfologici e di posizione, facilmente si possono scambiare con centrosouii. In vicinanza del nucleo, nella zona circostante ai poli del fuso, fra le minutissime granulazioni plasmatiche, si osservano dei cor- puscoli tondeggianti, alcuni dei. quali sono sovente circondati da una aureola. Di questi elementi alcuni, sotto l'azione dell'acido osmico e dei fissatori che ne contengono, assumono una colorazione bruna, altri non presentano questa caratteristica reazione e si dimostrano jìei- la loro cromofilia, nucleoli extranucleari. Sono questi ultimi meno numerosi. Questi corpuscoli occupano talvolta il posto che dovrebbe occupare il nucleolo centrosoma del Perriraz, ma né gli uni né gli altri sono centrosomi o corpi aventi la loro funzione. I primi che talvolta raggiungono un volume notevole e sono quasi sempre contornati da una zona di plasma ialino, presentano un aspetto del tutto simile ai corpiccioli che il Koernicke ^ trattando la que- stione dei centrosomi, descrisse e figurò per il sacco embrionale del • Strasburger E. — Ueber Reduklionstheiliinri, Spindelbildunr/ , Centroso- men und Cilienbildner in Pflanzenreich. Jena 1900, ^ IvoKRNJCKE- — Zcntrosomen bei An;/iospenin'n ? (Flora 1906) — 304 - Lilium candidum e sono certamente, come li cousideiò questo autore, sostanze di riserva di natura grassa, differenziatesi in vacuole, che pos- sono essere riprese ed utilizzate dalla cellula per la sua nutrizione. I secondi sono senza dubbio granuli di sostanza nucleolare, ma non lianno l'origine dei nucleoli del Perriraz, non sono in nessun rapporto funzionale colla mitosi, né presentano gli speciali caiatteii descritti dal Perriraz. Essi sono probabili residui o frammenti di nucleoli endonucleari posti, per puro caso, in vicinanza dei poli senza avere perciò l'alta funzione di dirigere la divisione del nucleo. Né i primi, uè i secondi sono in relazione colle fibre del fuso e presentano radiazioni asteriformi intorno a loro. Anche il loro numero talvolta rilevante (vedi tav. IX^», fig. 15, tav. X*, fig. 16-18), e il fatto di trovare corpuscoli identici dispersi senza regola nel plasma, escludono la loro natura centrosomatica. Se in seguito i fenomeni procedessero come asserisce il Perriraz, cioè se i nucleoli-centiosorai rientrassero nel nucleo figlio a costituirvi i nucleoli, dato anche il caso che mi fossero sfuggiti all'osservazione o li avessi confusi cogli altri corpuscoli testé descritti, nella telofasi sa- rebbe stato impossibile ch'io non li avessi veduti perché, essendo lo spirema il solo elemento nucleare visibile, mancando i nucleoli nutritivi, non esistendo nella cavità nucleare corpuscoli coi quali confonderli, essi avrebbero dovuto distinguersi con tutta sicurezza. Ai poli del fuso non vidi mai delle radiazioni nette e caratteristiche, né masse speciali di plasma che dessero loro origine : notai invece, in parecchi casi, delle masse di plasma granuloso che nascondevano la inserzione del fuso. Raggi ialini appaiono invece distintissimi intorno al gruppo dei cromosomi alla metafasi e persistono durante la telofasi (vedi: tav. IX'', fig. 9-1U-12; tav. X*, fig. 16-17-17 bis). Quantunque con- corrano, come appare dalle figure 14 della tavola IX* e 11-11 bis della tavola X% ad un unico punto, dove, secondo il Perriraz avrebbe dovuto trovarsi il centrosoma-nucleolo, non sono in rapporto con nessun corpo di tale natura. Nel nucleo figlio i nucleoli non compaiono che tardi, sempre al- cun tempo dopo la formazione della membrana ed hanno i caratteri dei nucleoli osservati nella profasi (vedi: tav. IX^, fig. 12-15; tav. X% fig. 20). Da questa breve esposizione dei miei risultati, emerge che i feno- meni descritti dal Perriraz non sono per nulla osservabili nel sacco embrionale della Tulipa. Se avvengano nel sacco embrionale delle altre piante, dall'Autore sottoposte ad esame, io non lo so. — 305 — Per la Tidipa, duiuiiie, io sono j^iunto alle seguenti conclusioni : 1." Che la membrana nucleare non presenta, durante la profasi, nessuna introflessione, nò. alcuna discontinìiità che sia in relazione colia uscita di corpi speciali del nucleo, come vuole il Perriraz. 2.° Che neW interno del nucleo esiste una sola specie di nucleoli clic, nella maggior parte dei casi, si riassorhono completamente prima della me tafasi, e non due sorta di nucleoli come aiferma il Perriraz. 3.° Che nessun nucleolo o suo residuo ha proprietà centrosomatica, e subisce emigrazioni dal nucleo nel plasma prima della scomparsa della membrana, attraverso fori o canali, anche qui in disaccordo colle opinioni del suddetto autore. 4.'> 67;;' / poli del fuso non fanno capo a centrosomi propriamente detti 0 a corpi che ne abbiano la funzione; terminano invece acutamente appuntiti, inserendosi allo strato ruticolare del plasma 5." Che ai poli non si osservano radiazioni asteriformi ben nette e definite; esse compaiono, invece, intorno ai cromosomi negli ultimi momenti della metajasi e nei primi della telofasi, senza però essere in rapporto con centrosomi. 6." Che, se esistono granidazioni in vicinanza dei poli, esse sono, o granuli di sostanza di uofura grassa, o frammenti di nucleoli posti casual- mente in tale posizione. 7." Che nell'interno del nucleo figlio non sono osservabili, prima della comparsa dei veri nucleoli, considerati dal Perriraz come nutritivi, altri elementi fuorché lo spirema. Prima di finire, sento il dovere di esprimere al direttore dell'Istituto Botanico, prof. Giovanni Briosi, ciie mi fu largo d'aiuti e di consigli. i miei sentimenti di gratitudine e di riconoscenza. Dniristituto Botanico riell'rniversità di Pavia il 15 luglio 190^. 306 — SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Cellule del sacco embrionale della Tidipa Gesneriana Linn. >■ T. Greùji Regel. — Fissazione col liquido del Perriraz, colorazione coU'ematossilina ferrica del- l'Heidenhain. Figure disegnate alla camera lucida Abbe-Apatliy. Ingrandimento 133-1-2000-8000 diametri. Obb. 1,5. Imm. omogenea. Oc. comp. S. 12. 18. Tavoi-a VIII. Fig. 1. Tìdipa Grei(/i, Ingr. 1334 D. Cellula del sacco embrionale con nucleo preparantesi alla divisione. » 2-3. Tnlipa Gesnerianu. Ingr. 2000 D. Cellule del sacco embrionale con nucleo preparantesi alla divisione. Nel plasma si scorgono alcuni corpuscoli a reazione grassa. » 4-5. Tulipa Greigi. Ingr. 1334 D. Nuclei in profasi avanzata. Lo spirema si è scisso in cromosomi. Attorno ai nuclei si scorge un alone di plasma fibrillare. Nel plasma sono sparsi alcuni corpuscoli a reazione grassa. » 6-7-8. Tnlipa Gesneriana. Ingr. 2000 D. Nuclei in divisione (metafasi). Nelle fig. 6, 7 si scorge l'inserzione del fuso allo strato corticale; nella fig. 8 questa è nascosta dal plasma nel quale si vedono dei nucleoli extranucleari. » H bis. Tnlipa Gesneriana. Ingr. 3000 D. Alcuni corpuscoli a reazione grassa. Tavola IX. Fig. 9. Tulipa Gesneriana. Ingr. 2000 D. Metafasi della I* divisione. Si scorge in basso l'inserzione delle fibre acro- matiche. » 10. Tnlipa Gesneriana. Ingr. 2000 D. Principio della telofasi. Sono evidentissime le radiazioni, come nella figura precedente. » 11. Tulipa Grrigi. Ingr. 2000 D. Nuclei figli dell:! 1« divisione: filamenti connettivi ed accenno del Pìiragwo- plasto. Vicino al nucleo, in basso, si scorgono due corpuscoli simili a centrosomi: essi sono nucleoli extranucleari. — 307 — L'ig. 12. Tulipa GeKneriana. Ingr. 2000 D. I nuclei figli in completo riposo. Intorno ad essi sono visibili 'MU- ladia- zioni. » 13- TiiUpa Gesneriana. Ingr. 2000 D. Metafasi della 2' divisione. I fusi hanno una posizione quasi noini;ilo iil l'asse maggiore della cellula e si inseriscono allo strato citoi)lasni;i- tieo corticale. Intorno ai fusi si osserva un leggero strato di plasm;! granuloso e all'apice, presso l'inserzione, accenni di radiazioni. » 14. Tiilipa Gesneriana. Ingr. 2000 D. Lo stesso stadio del precedente. I due fusi sono posti uno nornialracnti! all'altro rispetto all'asse maggiore della cellula. Nel fuso inferiore si scorge l'inserzione di un apice, l'altra è nascosta dal plasma. [I fuso superiore, visto in proiezione, mostra il concorrere delle fibre ad un unico punto indipendentemente da centrosomi. » 15. Tidipa Greigi. Ingr. 3000 D. Nucleo figlio della prima divisione in cui appaiono i priini nucleoli. Nel plasma circostante si vedono numerosissimi corpuscoli colorati. Tavola X. Fig- 16. Tulipa Gesneriana- Ingr. 1334 D. Ascesa dei cromosomi ai poli : metafasi della 2» divisione. » 17. Tulipa Gesiipriana. Ingr. 2000 D. Un polo : i raggi concorrono ad un punto centrale senza far capo a cen- trosomi. » 17 his. Lo stesso visto a fortissimo ingrandimento 3000 D. » 18. Tulipa Gesneriana. Ingr. 2000 D. Sacco embrionale con quattro nuclei figli della 2» divisione. Nei nuclei non sono ancora comparsi i nucleoli. Si scorgono i residui dei filamenti connettivi, e numerose radiazioni intorno ai nuclei. Nel plasma sono molti corpuscoli colorati. » 18 a. Lo stesso preparato della figura precedente. I corpuscoli vicini alla membrana del nucleo N. 1 ; essi sono corpuscoli a reazione grassa. >» 18 h. Nucleo extranucleare posto tra il nucleo N. 1 e 2. » 18 e. Corpuscoli a reazione grassa adiacenti al nucleo N. 3. » 18 d. Corpuscoli a. reazione grassa immersi nel plasma, a destra in alto del nucleo N. 3. » 19. Tulipa Greigi. Ingr. 2000 D. Nuclei reniformi delle ultime divisioni. » 20. Tulipa Gesneriana. Ingr. 2000 D. Nucleo con quattro nucleoli fra loro simili per caratteri cromatici e mor- fologici. Atti dell'Ut. Boi. dell' Università di Pavia — Serie II — Voi. XIII. 23* I-^: ■'■■JV, Wn. '^Oy /.e- •Vo ^ÌOn '^/ì ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI l'AVIA E LABORATORIO CRITTOGAMICO ITALIANO DIRETl'I da GIOVANNI BRIOSI. MICOLOGIA DELLA PROVINCIA DI MANTOVA SECONDO CONTRIBUTO PER IL Dott. GIOVANNI BIANCHI. Eia mia intenzione di estendere, in quest'anno, le mie ricerche micologiche alle colline di Solferino, Cavriana, Castiglione delle Sti- viere ecc., ed a quella regione del mantovano che è situata alla destra del Po. Ma la grande estensione delle due plaghe, la ristrettezza del tempo, ed altre cause, mi hanno impedito di fare quanto mi ero pro- posto. Così ho dovuto limitare le mie osservazioni alle colline che da un lato, terminano la parte della provincia di Mantova che dal Po len- tamente vi si innalza a mo' di altipiano, e dall'altro iniziano l'ampio e maestoso anfiteatro morenico che fronteggia la conca del Benaco. L'altezza di questi colli oscilla intorno ai duecento metri sul livello del mare, e raggiunge un massimo di 206 m. (nel mantovano) colla vetta dello storico colle di Solferino su cui si erge, nera e carica di gloria, la " spia (ì' Italia „. I luoghi da me visitati per la raccolta micetica furono, principal- mente, i paesi di Solferino, Cavriana, Volta Mantovana, Castiglione delle Stiviere. Quivi il terreno, di natura morenico-caotica, è costituito da sabbie, ghiaie, ciottoli, rosseggiami per il ferretto. Frequenti, poi, sono i massi erratici, secolari vestigia dell'invasione glaciale quaternaria. La sterilità di questi terreni, dovuta alla loro natura ed all'estrema povertà di acqua, fu, in parte, vinta dall'opera industre dell'uomo, che ora vi coltiva la vite, il gelso, il granoturco ed, in minore quantità, il frumento. Tuttavia questa plaga ben si dilFerenzia dal rimanente ter- ritorio mantovano, tanto ubertoso. Le specie di funghi da me in tale regione raccolte, e finora non mai segnalate nella nostra provincia, ascendono ad una centuria. Nella Atti dell'Ut. Bot. dell'Università di Pavia — Serie II — Voi. XUI. 24 — 310 — nia|?gior parte aiipartengono al gruppo dei micromiceti parassiti di piante utili e coltivate; poiché buona parte dei maciomiceti di questi luoghi è già nota per gli studi del Bendiscioli, del Paglia, e per le ricerche del Magnaguti '. Con questo breve lavoro, e colia mia prima contribuzione micolo- gica, anclie il territorio mantovano, per quanto in modesta misura, verrà rappresentato nello studio della Flora cvittogamira lomharda; studio che tuttora si continua nell'Istituto Botanico di Pavia e nell'annesso La- boratorio Crittogamico. Innanzi di chiudere questo mio lavoro, sento il dovere di ringra- ziare l'Istituto Franchetti di Mantova che mi facilita la continuazione di queste ricerche ; il chiar. prof. Giovanni Briosi, che mi riaccolse nel- l'Istituto Botanico da lui diretto, e finalmente gli altri miei superiori ed amici clie, in questo studio, mi hanno consigliato ed aiutato. Il materiale da me studiato, si trova depositato, per olii lo volesse consultare, presso l'Istituto Botanico pavese. Dott. Giov.\NNi Bianchi. Pavi.T, R. Istituto Botanico, (ìiu;j:no 1908. ' Di questo botanico mantovano m' è caro qui pai-lare più ampiamente di quello cli'io non abbia potuto fare, per mancanza di dati, nella mia prima contri- Imzione micologica. E tali brevi cenni seguiranno, come appendice, aW Elenco delle specì/' da me classificato (vedi pagina 321). Sporo con ciò di fare cosa gradita a Mantova, die questo annovera fra i nomi die altamente l'onorano, od a quanti si occupano di discipline botaniche essendo l'opera del Magnaguti, in parte, poca conosciuta. — 311 i:lenco delle specie cohors BASIDIOMYCETA E. Fani. A CARICA CE AE. Sect. Leucosporae. 197. Craterellus t'oriiucopioides vai-, crispus Sacc. SiiU. VI, p. 516. Bosco della Fontana (Mantova). Su terreno umido coperto da detriti vegetali, autunno 1907. Fam. UREDINACEAE. Sect. Amerosporae. 198. Ui'omyces Pliaseoli (Pers.) Winter, Pil-e, voi. I, p. 157. — Uriosi e Cav. Fung. parass. n. 3. Su foglie di faginolo (varietà coltivata) Goito, autunno 1907. 199. Melampsora farinosa (Pers.) Schroet. — Sacc. Syll. VII, p. 587. — Briosi e Cav. Fung. parass. n. 32. Su foglie di i^allx alba L. Solferino, 14 novembre 1907. 200. Uromyces Trifolii (Alb. et Scliwein.) Wint. — Sacc. %//. VII, pa- gina 534. — Briosi e Cav. Fung. parass. n. 29. Su foglie di TrifoUum. Redondesco, 4 settembre 1907. Sect. Didymosporae. 201. Piicciiiia Preuauthis (Pers.) Fuck. — Sacc. Syll. VII, p. 606. Pnccinia Cickon'i (DO.) Bell. — Sidow Mon. TJred., p. 49, n. 75. Su foglie di Cichori/nn Iiifi/bus. Solferino, novembre 1907. 202. Piicciuia Violae (Scluim.) DC. — Sacc. Sgll. VII, pag. 609. — Sidow, Monogr. Ured., p. 439, n. 670. Su foglie ancora vive di Viola odorata. Cavriaua, autunno 1907. 203. Pnccinia Malvacearnm Montag. — Sacc. Syll. VII, pag. 686. — Briosi e Cav. Fiing. parass. n. 38. — Sidow Monogr. Ured., pag. 426. Su foglie di Althea rosea. Redondesco, 18 settembre 1907. — 312 — 204. Piiecinia Buxi DC. ~ Sacc. Syll. VII, pag. 688. - - Briosi e Cav. 1 Ftdiff. imrass., n. 37. Su foglie ancora vive di Buxns sempervirens. Solferino, novem- bie 1907. cohors ASCOMYCETAE. Fani. PERISPORIACEAE. Sect. Phaeophragmiae. 205. Meliola Camelliae (Catt.) Sacc. Sylì. I, p. 62. — Briosi e Cav. I Fung. jKcrass., n. 106. Su foglie ancora vive di CamelUa japonica (specie coltivata). Man- tova, 20 novembre 1907. Fam. SPHAERIACEAE. Sect. Hyalosporae. 206. Botryospliaeria Bérenjieriaua var. acutior Sacc. Syll. I, p. 457. Su rametto secco di Cali/cinthus. Redondesco, gennaio 1908. Sect. Hyalophragmiae. 207. Metaspliaeria liyalospora Sacc. Si/ìl. II, pag. 129. — Berlese, Irones Fung. I, p. 145, tav. 162." Presso Castiglione delle Stiviere, autunno 1907. Su culmo putrido di Zea Mays. Sect. Phaeophragmiae. 208. Leptospliaeria vagabimda Sacc. Sgll. II, p. 31. Su corteccia di Salix alba L. Solferino, 14 novembre 1907. 209. Leptospliaeria Rusci (Wall.) Sacc. Si/ll. II, p. 74. Su cladodi di Busnis aruleatus. Solferino, 14 novembre 1907. Sect. Phaeodictyae. 210. Pleospora herbarum (Pers.) Rabh. — Sacc. Syll. II, p. 247. Su silique di Lunaria biennis. Redondesco, 30 ottobre 1907. 211. Pleospora Bambnsae Pass. — Sacc. Syll. II, p. 222. Su foglie di Bambusa , associata ad uu Macrosporinm. Redon- desco, dicembre 1907. — 313 — Fara. VALSACEAE. Sect. Allantosporae. 212. Valsa amhiens (Peis ) Fr. — Sacc. S>jU. I, pag. 131. — Tra- verso, Pijren. in FI. If. Cnjpt., p. 102. Su ramo morto coi'tecciato di Alnus glutinom. Solferino, 1-1 no- vembre 1907. 213. Valsa popiiliua Fiick. — Sacc. Sijll. I, p. 131. Su rami secchi di Poijitlu-^ nigrn. Cavriana, 14 novembre 1907. 214. Diatr.vpella verrucitormis (Elirli.) Nits. — Sacc. Syll. I, p. 200. — Traverso FI. li. Cn/pt. Voi. II, fase. II, p. 75. Su rami secchi di Crataegiis Oxyarantha. Guidizzolo, 14 novem- bre 1907. 215. Diatrypella Populi E. et Hol. - Sacc. Syll. IX, p. 477. Su ramo secco di PopuÌKs nigra L. Presso Solferino, 14 novem- bre 1907. Sect. Hyalosporae. 216. Cryptosporella popiiliiia (Fnck.) Sacc. Syll. I, p. 467. Su ramo secco di Populus nigrn. Cavriana, 14 novembre 1907. Sect. Phaeodidymae. 217. Valsaria insitiva Ces. e De Net. — Sacc. Syll. I, p. 741. Su corteccia di Econtjmtcs japoiiica. Solferino, 14 novembre 1907. Fam. DOTHIDEACEAE. Sect. Hyalosporae. 218. Phyllachora Setariae Sacc. Sglì. II, p. 623. Su foglie di Setaria. Castiglione delle Stiviere, autunno 1907. Fam. HYPOCREACEAE. Sect. Hyalodidymae. 219. Neeti'ia coccinea (Pers.) Fr. — Sacc. Syll. II, p. 471. Su ramo morto di Carpinus. Cavriana, 14 novembre 1907. — 314 — Fani. PEZIZACEAE. Sect. Hyalosporae. 220. Helotiiim salieellum Fr. — Sacc. Si/Zl. Vili, p. 2.30. Su rami secchi di Saìix alba. Solferino, 14 novembre 1902. cohors DEUTEIIOMYCETAE. F;im. SPHAERIOIDACEAE. Sect. Hyalosporae. 221. Phjilostieta Rosae De.sm. — Sacc. Si/U. Ili, p. 9. Su foglie di Rosa (specie coltiv.) Redondesco, 10 settembre 1907. 222. Pliyllosticta hedericola Dur. e Monf, — Sacc. Si/lì. Ili, p, 20. Su foglie di Hedem Heli.r. Solferino, 14 novembre 1907. 223. Phyllosticta buxiiia Sacc. Si/ll. Ili, p. 24. Su foglie di Buxus sempervirens. Castiglione delle Stiviere, au- tunno 1907. 224. Phjilostieta Mahoniae Sacc. e Speg. — Sacc. Siili. Ili, p. 25. Su foglie di Mahonkt Aquifoliim. Mantova, autunno 1907. 225. Phyllosticta argyrea Speg. - Sacc. Si/ll. Ili, p. 29. Su foglie di Elaeagmts. Solferino, 14 novembre 1907. 226. Phyllosticta quernea Tliiim. — Sacc. S////. III. p. 35. Su foglie di Querais. Solferino, 14 novembre 1907. 227. Phyllosticta Roboris Oud. — Sacc. S,/ll. XVIII, p. 241. Su foglie di Quevcus. Bosco della Fontana (Mantova), aut. 1907. 228. Phoma Sophorae Sacc. Syll. Ili, p. G7. Su rametti secchi di Sopìiora japonica. Mantova (Giardino pub- blico Belfiore), novembre 1907. 229. Phoma Berheridis Sacc. Syll. Ili, p. 22. Su ramo secco di Berberts vulgaris. Solferino, 14 novembre 1907. Associato ad una foima ascofora immatura. 230. Phoma detrusa Sacc. Syll. Ili, p. 72. Su rametto morto di Berberis vidgaris. Solferino, 'l4 nov. 1907. 231. Phoma ambigua (Nits.) Sacc. ,S///;. Ili, p. 75. Su ramo morto di Pirus commmiis. Volta Mantovana, aut. 1907. — 315 — 232. Plioina scabra Sacc. SìjU. Ili, p. 94. Su ramo morto di Pìatamis. Solferino, 14 novembre 1907. 233. Phoma Aiu'ubae West. — Sacc. S,/II. Ili, p. 115. Su foglie di Aucuba jafonica. Mantova, gennaio 1908. Le spore, in questo mio esemplare, hanno lunghezza notevol- mente maggiore (8-10 /i) di quella designata dal chiar. prof. Sac- cardo (vedi loc. cil.). 234. Phoma aromatica Cooke — Sacc. ,Si/l/. Ili, \). 14:!. Su ramo morto di Caìi/cant/ius. Redondesco, gennaio 1908. 235. Phoma conorum Sacc. StjlL III, p. 150. Sulle squame di cono di Cupressus sempervirens. Solferino, 14 no- vembre 1907. 236. Phoma glyptica Cooke e Mass. — Sacc. Sijll. X, j). 158. Su ramo di Salix alba. Cavriana, autunno 1907. 237. Phoma Cugiuiana Traverso in Ann. Mije. 1903, voi. I, pag. 228. — Sacc. Syll. XVIII, p. 252. Presso Solferino. Su rametti morti di Paliunis aculeatun Lam., 14 novembre 1907. 238. Deudrophoma valsispora var. ramulicola Sacc. Syll. Ili, p. 129. Su legno denudato di Salix. Castiglione delle Stiviere, aut. 1907. 239. Deudrophoma teres Beri. — Sacc. Si/ll. X, p. 210. Su ramo di Morus. Cavriana, 14 novembre 1907. 240. Macrophoma salìcaria (Sacc.) Beri, e Vogl. Add. SijU., n. 4342. — Sacc. tSull. X, p. 190. Su ramo morto di Salix alba L. Solferino, 14 novembre 1907. 241. Pliomopsis oncostoma (Thiim.) Trav. — Sacc. S>ill. Ili, pag. 69 {Phoìna). Su ramo di Robinia Pseudo-Acacia L. Solferino, 14 novembre 1907. Questa specie è ritenuta quale stadio picnidico della Chorostale onrosfoma (Duby) Trav. Pijren. in Fi. ital. crupt., p. 197. 242. Vermicularia trichella Fr. — Sacc. Syll. Ili, p. 224. Su foglie di Mederà Helix L. Solferino, 14 novembre 1907. 243. Cytospora stenopora Sacc. Syll. Ili, p. 259. Su lanio morto cortecciato di Almis glutinosa Gaert. Solferino, 14 novembre 1907. 244. Cytospora Saliois (Corda) Eabenh. -~ Sacc. Siili. Ili, p. 261. — Naemospora Salicis Corda Ir. Ili, f. 20, p. 26. Su ramo di Salix alba L. Goito, autunno 1907. — 316 — . 24ó. Cytospora d ecorti caiis Sacc. S//I!. ITI, p. 266. — Valsae decorti- caìifis st. spermog. Nits. Su i-amo morto di Carpinus. Volta Mantovana, autunno 1907. 246. Cytospora mierospora (Corda) Rabenli. — Sacc. Si/U. Ili, p. 253. 8u ramo secco di Crataegns Ox//ac(mfka. Guidizzolo ( Mantova), 14 novembre 1907. 247. Cytosporella iusitiva Pegl. — Sacc. N///A XI. p. 507. Su lamo di Robinia Pseudo- Acacia. Goito, autunno 1907. 248. Dothiorella Mori Beri. — Sacc. .%//. X, p. 232. Su ramo secco di Moriis. Castiglione delle Stiviere, autunno 1907. Sect. Phaeosporae. 249. Sphaeropsis liiiearis Peck. — Sacc. Si/U. Ili, p. 300. Su ramo di Quercxs; associata alla specie Tricliotbeciiiìn crrudiJ/im. Wallr. Goito, autunno 1907. 250. Coniothyrium foedaiis Sacc. SyU. Ili, j). 308. Su ramo di Morus. Castiglione delle Stiviere, autunno 1907. 251. Couiothyriiim mixtxim Fuck. — Sacc Stili. Ili, p. 313. Su ramo morto di Plafaiuts. Solferino, 14 novembre 1907. 252. Haplosporella moricola Berlese — Sacc. Syll. X, p. 275. Su ramo morto, cortecciato di Morus alba. Castiglione delle Sti- viere, novembre 1907. Sect. Phaeodidymae. 253. Diplodia clandestina Dur. et Mont. -- Sacc. Syll. Ili, p. 333. Su lamo di Khamnus. Solferino, 14 novembre 1907. Le spore di questo esemplare differiscono notevolmente da quelle designate dal cliiar. prof. Saccardo (vedi loc. cit.). La loro lunghezza, infatti, varia fra i 22 ed i 25 ^t, anziché fra i 30-35 /(. 254. Diplodia Paliuri Becc. — Sacc. Syll. Ili, p. 334. Su lamo secco di Paliurus nciileatus. Solferino, 14 novembre 1907. 255. Diplodia Wistariae Paul Bruiuuid in Roum. — Sacc, Syll. Ili, pa- gina 335. Su rami secchi di Wistaria sinensis. Mantova, autunno 1907. 256. Diplodia Oledit&chiae Pass. — Sacc. Syll. Ili, p. 335. Su rami secchi di Gleditschia triacanthos. Goito, autunno 1907. 257. Diplodia Crataegi West. Sacc. Syll. Ili, p. 340. Su rametto di Crataegns Oxyacantha. Guidizzolo, 14 novembre 1907. — 317 — 258. Diplodia Pseiido-Diplodia Fiick. — Sacc N////. Ili, p. 341. Su ramo secco di Pims coniìnioiiti. Cavriaiia, novembre 1907. Stato giovanile: spore ancora jalime, non ancora, od appena, set- tate. Associata ad una lìkabdospora. 2.59. Diplodia Elaeagni Pass. — Sacc. SyU. III. p. 348. Su ramo di Elaeagnus. Solferino, 14 novembre 1907. 260. Diplodia t'oryli Fuck. - - Sacc. Sijll. Ili, p. 353. Su rametti morti di Corylus Avellana L. Castiglione delle Stiviere, novembre 1907. •261. Diplodia mutila Fr. e Mont. — Sacc. S/jll. III, p. 353. Su corteccia di Popiiliis nigra L. Solferino, 14 novembre 1907. 262. Diplodia popiilina Fuck. — Sacc. Si//L III, p. 353. Su ramo .secco di Populus nigra L. Cavriana, novembre 1907. 263. Diplodia Carpini Sacc. SyU. Ili, p. 353. Su ramo di (Jorirìnns. Solferino, novembre 1907. 264. Diplodia hedericola Sacc. SyU. Ili, p. 360. Su foglie morte di Hedera Helix L. Goito, autunno 1907. La lunghezza delle spore di questo esemplare si aggira intorno ai 20-22 ,((, senza mai laggiuiigere la lunghezza designata dal chia- rissimo prof. Saccardo (vedi loc. eit.). 265. Diplodia herbai'um (Corda) Lèv. — Sacc. Syll. Ili, p. 370. Su caule moito di Lappa. Solferino, novembre 1907. 266. Diplodia saliciua Lèv. — Sacc. SyU. X, p. 286. Su corteccia secca di Salix alba L. Solferino, novembre 1907. Sect. Hyalodidymae. 267. Ascocljyta biixiiia Sacc. SyU. Ili, p. 393. Su foglie di Biixtis sempervirens. Solferino, 14 novembre 1907. 268. Diplodina Ssilicis West. — Sacc. SyU. Ili, p. 411. Su ramo morto, scortecciato di Sa^/o;. Castiglione delle Stiviere, autunno 1907. Sect. Scolecosporae. 269. Septoria argyraca Sacc. SyU. Ili, p. 498. Su foglie di Elaeagn'us; colla specie Pestalozzia funerea Desm. Sol- ferino, 14 novembre 1907. 270. Sei)toria Petroseliiii Desm. ^ Apii Br. et Cav. 1 Fung. parass., n. 144. — Sacc. Syll. Ili, p. 530. Su foglie di Sedano (Apnan graveolens L.) Goito, autunno 1907. — 318 — 271. Septoria Lycopersici var. europaea Briosi e Cav. I fung.parass., 11. 93. — Sacc. Syll. Ili, p. 535 (Septoria Li/copersici Speg.). Su foglie di Solanum Lycopersirum L. Redondesco, autunno 1907. I caratteri delie foglie del Pomodoro, attaccate da questo micro- niicete, coincidono perfettamente con quelli dati nella nuova varietà proposta dai cliiar. prof. Briosi e Cavara. Le foglie ammalate, in- fatti, presentano numerose macchiettine che si rialzano sul punto annnalato, a mo'di pustula. — Per tale carattere, principalmente, la vaiietà europaea si differenzia dalla forma tipica dello Spegaz- zini; in quest'ultima, infatti, le macchie sono larghe e confluenti. 272. Cytosporiiia ludibuiida Sacc. Si/il. Ili, p. 601. Su ramo morto di Bobinia Pseinh- Acacia. Goito, autunno 1907. Fam. LEPTOSTROMACEAE. Sect. Hyalophragmiae. 273. Discolia Artocreas (Tode) Fi-. — Sacc Siili. Ili, p. 653. Su foglie di Quercus. Cavriana, autunno 1907; e su foglie di Fopiih's nigra L. Solferino, 14 novembre 1907. Fam. EXCIPULACEAE. Sect. Hyalosporae. 274. Diiiemasporiiim dei-ipiens (De Not.) Sacc. SijU. Ili, p. f585. Su legno putrido di VopHlus nigra L. Solferino, 14 novembre 1907. Fam. MELANCONIACEAE. Sect. Phaeosporae. 275. Melanconiiim sphaei'ospermum (Pers.) Link. — Sacc. SyU. Ili, pag. 759. Sul culmo di Bambusa. Solferino, 14 novembre 1907. 276. Thyrsidium hedericolnm var. Carpini (De Not.) Dur. e Mont. Sacc. SgU. Ili, p. 7(31. Su ramo morto, cortecciato di Carpinus. Solferino, 14 nov. 1907. Sect. Hyalophragmiae. 277. Septogloeum Mori (Lèv.) Briosi e Cav. 1 Funghi parass. Ji. 21. — Pleospora Mori (Lèv.) Sacc. Syll. Ili, p. 577. Su foglie di Morns. Castiglione delle Stiviere, autunno l'.)07. — 319 — Sect. Phaeophragmiae. 278. Coryiieum microstictiiiu B. e lir. — Sacc. S,/i/. HI, p. 775. Sulle squame di uno strobilo di Abies. Solferino, 14 uov. l'J07. 279. Coryneuin salicinum (Corda) Sacc. Syli. Ili, p. 777. — Didymo- spon'uiiì salir/ìiiim Corda Ir. Fiing. 1, p. 7, fig. 108. Su corteccia di Salix alba L. Solferino, autunno 1907. 280. Coryiieum Riiborum Oud. — Sacc. Syll. XI, p. .576. Su ramo di lìubus fniticosus. Cavriana, autunno 1907. 281. Pestalozzia neglecta Thuni. — Sacc. Syll. Ili, p. 788. Su foglie morte di Evonymus japonicalj. Solferino, 14 iiov. 19u7. 282. Pestalozzia fuuerea Desm. — Sacc. Syll. III, ii. 791. — Briosi e Cavarn, / Fungili parass. n. 200. Su foglie di ElarayiDis. Solferino, 14 novembre 1907. cohors TI T r TI 0 ìM y c e ^j^ a j^.. Fam. MUCEDINACEAE. Sect. Hyalosporae. 283. Peiiicilliiim glaiu'um Link. — Sacc. Syll. IV, p. 78. Su fratti di ca.stagno marcescente. Mantova, gennaio 190S. Sect. Hyalodidymae. 284. Trichothecium eaiidìdiim Wallr. — Sacc. Syll. IV, p. 179. Su ramo moi'to di Qucrcus. Goito, autunno 1907. Sect. Hyalophragmiae. 285. Ramularìa Parietariae Pass. — Sacc. Syll. IV. p. 216. Su foglie di Parirtaria officinalis. Volta Mantovana, autunno 1907 Fam. DEMATIACEAE. Sect. Staurosporae. 286. Hiriidiiiariii macrospora Ces. — Sacc. Syll. IV, p. 553. Su foglie di Crataegns Oxyacanlha. Solferino, 14 novembre 1907. Sect. Paeodictyae. 287. Macrosporium Mac-Alpiueaiuim Sacc. Syll. XIV, p. 1094. Su foglie ancor vive di Pelargonium zonale. Eedondesco, 19 set- tembre 1907; e su legno putrido di Fopulìis ntgra L. Sol- ferino, 14 novembre 1907. — 320 — - Sect. Phaeophragmiae. 288. Clasterospol'inm Hiriido Sacc. Syll. IV, p. 382. Su lamo putrido. Volta Mantovana, autunno 1907. Sect. Phaeodidymae. 289. tladosporiiim gramiimm Corda. — Sacc. s,iU. IV, \). 36.5. Su culmo già [intrido di Zea Mays. Solferino, novembre 1907. Sect. Phaeosporae. 290. Coniosporium phaeospermum (Corda) Sacc. Sijìl. IV, p. 240. Su l'amo morto di Gledi/schia triacantìios. Goito, ottobre 1907. 291. Coniospoiium Ariiudiiiis (Corda) Sacc. Midi. II, p. 124. Stili. IV, p. 243. — Pai>ularia Anindinis Sacc. Spec Mi/c. Yen., p. 179, t. XVI, fig. 49-51. Su culmo di Arunilo Donax. Redondesco, gennaio 1908. 292. Coniospoi'ium Bambusae (Tliiim. et Bolleì Sacc. Syll. IV, p. 144. Su culmi di Bambiim. Redondesco, 4 novembre 1906. Sect. Hyalosporae. 293. Helicotriclium ob.seurum (Coi-daj Sacc. Syll. IN, p. 313. Su foglie di Quercini e di Populus nigra L. Cavriana e Solferino, autunno 1907. Fam. TUBERCULARIACEAE. Sect. Hyalophragmiae. 294. Fusarium lateritium Nees. — Sacc. Syll. IV, p. 694. Su ramo morto di Moriis- Associato alla Gibberella moricola (De Not.) Sacc. Castiglione delle Stiviere, novembre 1907. 295. Fusarium Urtioearum (Corda) Sacc. Syll. IV, p. 698. Su ramo di Morus allnt. Solferino, novembre 1907. Sect. Phaeosporae. 296. Epicoccum ueglectum Desm. — Sacc. Syll. IV, p. 737. Su foglie di Morus alba L. Solferino, 14 novembre 1907. 321 — APPENDICE. Il conte Antonio Magnaguti-Rondinini nacque a Mantova il 18 marzo 18J0 e morì a Posillipo il 2 dicembre 1901. Egli è da annove- rarsi fra quei botanici che si dedicavano alla raccolta ed alla deter- minazione delle piante, delle quali faceva scambio con altri naturalisti. E tanto amore egli diede a cotesta sua prediletta occupazione, da riu- scire certamente tra i più conosciuti collezionisti botanici del sec. XIX. I lunghi viaggi " intesi alla riunione di quel maggior numero di tipi ve- getali die mi fosse dato racrogliere, a formazione di un erbario „ ' e le continue permute di specie vegetali tra il Magnaguti ed eminenti bo- tanici della sua epoca, fuiono i principali fattori della raccolta Magna- gutiana. — Quest'erbario fu, pochi anni or sono, offerto in dono, con nobile e liberale sentimento, dalla famiglia Magnaguti, al R. Istituto Tecnico di Mantova, ove attualmente si trova. Esso consta di due parti : di una raccolta, che è la principale, formata da sessaniaquattro grossi pacchi, nei quali il Magnaguti inseriva le variti piante die da lui o da altri botanici, suoi corrispondenti, ve- nivano determinate; e di una parte, si può dire, secondaria, formata da venticinque fascicoli che contengono esemplari di piante destinate, per la maggior parte, allo scambio. Le specie raccolte nella prima paite, sono circa diecimila, classi- ficate secondo il sistema di De CandoUe. Il maggior numero di esse è dato da fanerogame (circa novemila specie) italiane, e di varie re- gioni europee ed africane (Algeria). Il numero delle crittogame ascende a circa un migliaio; fra queste ultime, però, non mi fu dato di rinve- nire, per quante ricerche abbia compiuto, delle Alghe. — La collezione micetica, di cui mi sono principalmente occupato, consta di circa cinque- cento specie ; di queste, la maggior parte furono raccolte in Italia dallo stesso Magnaguti, nei dintorni di Mantova, di Sermide, di Faenza e di Posillipo, località dove piìi frequentemente egli dimorava. — In minor numero sono, invece, le specie fungine di altre contrade di Europa che al Magnaguti inviavano, dalla Germania, il dottor Oscar ' Da una lettera del Magnaguti ;il botanico Jlichele Sardagna di Trento. — 322 — . DieiKloniié e talvolta Rabeuhoist, dalla Francia, la Società Vogeso- Rliénane ed altri collezionisti, dalla Svizzera (Neucliàtel), il dott. Morthier. La provincia di Mantova, come quella \nh frequentata dal Magna- guti, offre alla sua raccolta il maggior contributo di specie (176) in essa non ancora segnalate - (solo poche s|)ecie sono citate nella Si/l- loge Fuììgorum e tra i Fungi italici del cliiar. prof. Saccardo). TI maggior numero di questi iiiiceti è stato determinato da emi- nenti micologi, tra i quali primeggia il nome di Pier Andrea Saccardo. — Il Magnaguti si occupava, particolarmente, della determinazione delle sole Fanerogame. Un'altra piccola collezione di Funghi, raccolti dal Magnaguti nei dintorni di Mantova e di Faenza, è conservata nel R. Istituto Tecnico di Napoli. — Essa fu studiata dal prof. Gufino, e l'elenco delle specie fu da lui pubblicato in Malpighia, voi. XVIII (1904) p. .5.53. 323 ELENCO DELLE SPECIE DKI FUNGIir MAGNAGUTIANI cohors BASIDIO M YCETA E. Fani. NIDULARI ACE AE. Sect. Amerosporae. 1.* Cyatlms striatiis (Huds.) Hoffm. — Sacc. Syll. VII, j,. 2(i. Sui detriti det^ii alberi. Bosco Fontana, Mantova, 24 febbr. 1872. 2/' Cyathus veriiieosus (Bull.) D. C. — Sacc. >'////. VII, \). 38. (Ci/at/ni'i Olla Pers.) Sulle sabbie degli argini lungo il Po, presso Serniide, 7 nov. 1865. — Dato anche da Gufino. Malpiyhia XVIII, p. 5.55. 3.* Crucihulum vulgare Tul. — Sacc. Siili. VII, p. 43. ( CijatìiHs Cniribiihim Pers.) Sugli argini lungo il Po, presso Ser- mide, 4 novembre 1869. Fani. LYCOPERDACEAE. Sect. Amerosporae. 4. Tylostoma mammosum (Mieli.) Fr. — Sacc. Sijll. VII, p. 60. Rialzi pietrosi presso il palazzo di Bosco Fontana, 6 aprile 1869. — Dato anche da E. Paglia {Tuhstoma hmmale Fers.) Nei prati (Mantova) Sagr/i di St. nat. n. 1521. 5. Bovista dernioxaiitha (Vitt.) De Ton. — Sacc. Syll. VII, p. 100. {Lycoperdon dermoxanthiim Vitt.) Sui tronchi imputriditi dei sa- lici. Presso Mantova, 5 febbraio 1868. NB. Le specie distinte con asterisco (*) furono da nie controllate. — 324 — . Fara. AGARICACEAE. Sect. Leucosporae, 6. Collybia fiisipes (Bull.) Sowerb. - - Sacc. Si/ll. V, p. 206. (Agariciis fasipè» Bull.) Su terrapieno sabbioso del Migliaretto, presso Mantova, 31 marzo 1875. 7. Myceiia hiemalis Osbeck. — Sacc. .%//. V, p. 302. (Agar/CHS corticola Fries). Su corteccia secca di Prunus Armc- niacali. Sermide 24 ottobre 1868. 8. Pleurotiis applicatus (Batsch.) Sow. — Sacc. Si/ll. V, p. 379. [Agarints applicatus Batsch.). Cavità imputridita di salici, lungo il Po. Sermide, 17 maggio 1873. 9. Pleurolus Eryngii Dee. FI. Frane. VI, p. 47. — Sacc. Siili. V, pa- gina 347. {Agaricus Eryngii DC). Su tronclii di IJlmiis campesfris L. Ser- mide, 26 novembre 1875. Dato anche da Bendiscioli Coli, di Fungiti eie., t. XXI. 10. Russula integra (Linn.) Fr. — Sacc. Syll. V, p. 475. (^Agaricus integcr Linn.). Su tronchi di pioppo. Sermide, 5 dicem- bre 1885. 11. Ru8$ula lutea (Huds.) Fr. — Sacc. Si/lL V, p. 480. (Agaricus hiteita Hudson.). Boschi lungo il Po, presso Capo di Sotto (Sermide), 30 novembre 1880. 12. Craterellus pusillus Fr. — Sacc. Sgll. V, p. .517. Su detriti vegetali umidi, in tronchi di alberi e sotto le foglie cadute. Bosco della Fontana, 17 febbr. 1872 e 13 aprile 1875. 13.='^ Marasmius epipliyllus Fr. — Sacc. Syll. V, p. 559. Su foglie putride. Bosco della Fontana, 17 febbraio 1872. 14.* Marasmius androsaceiis (L.) Fr. — Sacc. Syll. V, p. 543. {Agaricus androsaceus Bull.). Sulle glume di nn Agropyrum. Ser- mide, 13 maggio 1877. 15.* Marasmius Rotula (Scop.) Fr. — Sacc. Syll. V, p. 541. Su foglie cadute di pioppi. Lungo il Po, presso Sermide, 4 no- vembre 1869. Dato anche da E. Paglia (sub. noni. Agaricus Bohda Scop.) Sag. di si. nat. n. 1505. — 325 — 16. Lentinus tigrriiuis (Bull.) Fr. — Sacc. Syll. V, p. 58U. {Acjaricus tigrinus Bull). Su uu tronco di Sambucus niijra L. Ser- niide, 16 ottobre 1868. 17. Leuzìtes trabea (Pers.) Fr. — Sacc. ,Vy«. V, p. 638. Su corteccia di Morus alba L. Presso Mantova ( Migliaretto), 4 marzo 1870. 18. Leuzites sepiaria Fr. — Sacc. Syll. V, p. 639. Su un veccliio tronco di Morus alba L. nelle adiacenze di Ser- mide, 24 novembre 1868. 19.'-' Leuzites bctuliua (L.) Fr. — Sacc. Syll. V, p. 638. {Daedalea betulina Fr.) Ceppi umidi di alberi morti, liosco delia Fontana, 12 febbraio 1874. Dato pure da Gufino, in Malpiglna XVIll, p. .554; e da E. Paglia, Saggi di si. nat., n. 1482. 20.* Schizoplijilum coinmiiue Fr. — Sacc. Syll. V, p. 655. Su tronclii. Bo.sco della Fontana, 27 marzo 1876. Elencato anche dal Paglia, Sagg. di st. nat, n. 1489: e da me pure riscontrato al Bosco della Fontana nell'ottobre 1906. Sect. Rhodosporae. 21. Claudopus variabilis Fr. — Sacc. Syll. V, p. 733. {Agarivus variaMis Per.s.) Tronchi umidi di Qnercus. Bosco della Fontana, 12 febbraio 1874. Sect. Ochrosporae. 22. Pholiota praecox Pers. — Sacc. Syll. V, p. 738. (Agaricus praecox Fr.). Su terreno cretaceo. Valli di Sermide, 2 maggio 1873. 23. Pholiota destrueiis Brond. — Sacc. Syll. V, p. 746. [Agaricus desfruens Fr.). Su tronchi. Sermide, 6 marzo 1879. 24. Paxillus iuvohitus (Batsch.) Fr. — Sacc. Syll. V, p. 987. {Agaricus involutus P.). Sulle rive sabbiose del Po. Sermide, 10 maggio 1873. Sect. Melanosporae. 25. Hypholoina sublateritium Schaeff. — Sacc. Syll. V, p. 1028. {Agaricus lateritiiis Fr.). Sopra radici umide degli alberi al bosco della Fontana, 26 aprile 1877. Atti deU'Ist. Boi. dell' Uiuvetsilà ili Pavia — Serie II — Voi. XIII. 25 — 326 — Elencato anche da E. Paglia: {Agar, amarns Unii.). Sui tionclii morti (Mantova), Sagr/i di si. nat. n. 1497. 26.- Coprinus atramentarius (Bull.) Fr. -- Sacc. Si/ll. V, p. 1081. Su dighe erbose lungo il Po, presso Sermide, 10 ottobre 1876. 27. Psathyrella disseminata Fr. — Sacc. Syll. V, p. 1134. {Ar/aricits'////. VI, p. 420. Su pavimenti di legno, umidi. Mantova. 12 marzo 1883. 50. Solenia anomala (Pers ) Fi-. — Sacc. S>/ìì. VI, p. 427. (Tapesia anomala FiickeL). Snlla corteccia di Sorbus torminalis Ertz. Bosco della Fontana, 16 aprile 1872. Fam. HYDNACEAE. Sect. Leucosporae. 51. Sistoti'cma confluens Pers. — Sacc. Sylì. VI. p. 480. Su muschi lignicoli. Bosco della Fontana, 1 aprile 1876. 52. Irpex obliqiiiis (Sclirad.) Fr. — Sacc. .S////. VI. p. 490. Sui tronchi di Bohinia Pseud-acacia L. Presso Sermide, 31 ot- tobre 1865. Fam. CLAVARIACEAE. Sect. Leucosporae. 53. Clavaria argillacea Fr. — Sacc. Syll. VI, p. 719. {Clavaria ericetorum Per.s.) Fra i detriti di alberi. Bosco della Fontana, 12 febbraio 1872. 54. Typhula phacorrhiza (Reicb.) Fr. — Sacc. Stfll. VI, p. 744. Su detriti vegetali. Sermide, 29 ottobre 1868. Fam. THELEPHORAOEAE. Sect. Leucosporae. 55. Stereum hirsiitiim (W.) Fr. — Sacc. Si/ll. VI, p. 563. Su tronchi di alberi. Bosco della Fontana, 27 marzo 1876. Elencato anche da E. Paglia: {Thelephora hirsuta Pers.) Sui rami secclii (Mantova) Saggi di st. nat., n. 1471. — 329 — 56. Stereum saiig;uiuoleutum (Alb. et Scliw.) Fr. — Sacc. Syll. VI, pag. 564. Sui rami giovani di Populus nigra L. Isola Schiavi sul Po (presso Seriiii(ie), 19 novembre 1876. 57. Stereum purpiireum Pers. — Sacc. Syll. VI, p. 563. ( Thelephorn purpurea Fr. ) Su fusti morti di Prunus lauroce- rasit^ L. Sermide, 17 novembre 1880. 58. Hymeuocliaete rubiiiinosa (Sdir.) Lèv. — Sacc. Syll. VI, p. 589. {Stereum rubifjniosuìn Fr.) Su troiiciii, privi di corteccia, di Quercie. Bosco della Fontana, 17 marzo 1872. 59. Corticiniii calceum Fr. — Sacc. Syll. VT, p. 622. Su muscìii lignicoli. Bosco della Fontana, 1 aprile 1875. 60. Peniophora (lucreina (Fi-.) Cooke. — Sacc. Syll. VI, p. 641. (Thelepliora quercina Pei's.) Sulla corteccia di Populus alba L. Bosco della Fontana, 13 aprile 1876. 61. Cypliella villosa (Pers.) Knrst. — Sacc. Syll. VI, p. 678. iPeziza villosa Pers.) Su detriti vegetali. Bosco della Fontana, 19 ainile 1880. Fani. TREMELLACEAE. Sect. Loucosporae. 62. Aui'icularia meseiitlierica (Dicks.) Fr. — Sacc. Syll. VI, p. 762. Su legno imtrido, piesso Sermide, 16 novembre 1874. Elencato da Calino, in Malpiylria, XVIIT, p. 555. 63. ExIdia recisa Fr. — Sacc. Syli. VI. p. 772. Su corteccia umid.) di Ulmus canipestris L. Bosco della Fontana, 13 aprile 1875. 64. Exidia glaiidulosa (Unii.) Fr. — Sacc. Syll. VI, p. 773. Su fusti di Pirun eommuiìis L. Sermide, 30 aprile 1873. 65. Ulocolla foliacea (Pers.) Bret. — Sacc. Syll. VI. p. 778. \ Tremella foliacea Pers.) Su legno quasi marcescente di Salix alba L. Presso Sermide, 1 dicembre 1876. Fam. URKDINACEAE. •Sect. Amerosporae. 66.=^^^ Melampsora Helio.scopiae (Pers.) Cost. — Sacc. Syll. VII, p. 586. Su Eu/ihorb/a lieìiosropia L. Sermiile 6 maggio 1875. — 330 — 67.* Melampsora aecidioidcs (D. C.) Scliroet. — Sacc. Siili. VII. pa- gina 590. (Vrcdo aecidioides D. C.) Su foglie di Foptdiis nigra L. Seimide, 19 novembre 1873. Sect. Didymosporae. 68.* Puccinia coronata Corda. — Sacc. Syll. VII, i». 623. {Aeridiim n-asstnn Pers.) Su foglie di Pniniis Padiis (?) L. Ser- mide, 9 maggio 1S7.J. 69.* Puccinia suaveolens (Per.s.i Eostr. — Sacc. Si/ìl. VII, p. 633. — S'uìovf, Moììogr. t/Verf.. p. 53 {P. obtegens). (Puccinia obtegeìts lui.) Sulla pagina inferiore di foglie di Serm- tida nrvensis L. Serinide, 22 maggio 1885. 70.* Puccinia Tanaceti D. 0. — Sacc. Sgll. VII. p. 607. Sulla coitecela del Ftjrethnim Tanacelum D. C. a Sermide presso le rive del Po, 30 aprile 1874. Da me riscontrata a Redondesco (Mantova), su altra matrice (Artemisia vulgaris L.) — Elenc. anciie ////. I, p. 17. Su foglie di Lappa. Praterie della vallata di Sermide, 18 aprile 1866. Data anclie da Gufino, in Malpighia, XVIII, p. .5.56. Fam. SPHAERIACEAE. Sect. Hyalosporae. 79.* Laestadia Coukeaiia (Auersw.) Sacc. Si/Il. I, p. 421. Sa foglie secche di Quercia. Bosco della Fontana, 25 marzo 1876. Sect. Phaeosporae. 80.* Chaetomiiim comatiim iTode) Fr. — Sacc. Si/ll. I. p. 221. {Chaetoìiìiinn elatiiiii Kunz. et Selm.). Su paglia umida. Mantova, 4 aprile 1873. 81.* Chaetomiiim lageniforrae Corda — Sacc. Si/U. I, p. 221. Su calta bagnata. Mantova, 1 giugno 1879. 82. Rosellinia rhombispora Sacc. 5'//// I. p. 260. Sermide (ilaiitova), su tubercoli putrescenti di Cyperus escuìen- fus L., maggio 1877. — 332 — 83.* Roselliiiia liguaria (Grev.). Nits. — Sacc. St/ll. I, p. 269. Sn rami di Quercia, senza corteccia. Bosco della Foiil'ana, 28 marzo 1876. Sect. Hyalodidymae. 84. Dirtymella culmigeua Sacc. Si/U. I, p. 558. In filmine fogliari di graminacee. Serniide, autunno 1873-1877. Sect. Hyalophragmiae. 85.* Lasiosphaei'ia hirsnta (Fr.). Ces. et De Net. — Sacc. Si/ì/. U, pa- gina 191. Su vecchi pali di Salice. Sermide, '24 novembre 1878. Sect. Phaeophragmiae. 86.* Leptosphaeria maculaus (Desni.)Ces. et DeNot. — Sacc. Xy//. II, liag. 35. Su fusto .secco di l'iii/tolan'a derandraJj. Sevmide, 7 maggio 1877. 87.* Leptosphaeria acuta (Mong.). Karst. — Sacc. Si/ll. II, p. 41. (Sphaeria acuta Moug. et Neestl.). Su caule secco di Urtica dioica L. S. Giorgio (Mantova), 28 aprile 1881. 88.* Sporormia fimetaria De Net. --- Sacc. Si/IL II, p. 1 32. Su sterco di bue. Presso Mantova, 21 marzo 187(i. Sect. Phaeodictyae. 89.* Pleospora scirpicola (De Carni.) Karst. — Sacc. Sijll. II, p. 265. (Macrospoi-d Scirpi. Fuck.). Sui culmi di Scirpee. Mantova, 29 feb- bi'aio 1S72. 90.* Pleospora pliragmospora (Dar. et Mont.) Ces. — Sacc. Si/I/. II, p. 269 et IX, p. 892. Sull'epidermide secca di Zucca. Sermide, 22 novembre 1885. 91. Pyreuophora calvesceiis (Fr.) Sacc. Si/ì/. II, j). 279. {Pleo>'pora ctilvesceiis Tul). Mantova, in cauli erbacei, marzo 1864. 92. Teicliospora patellarioides Sacc. SijlL II, p. 5uu. Mantova, su legno di pioppo decorticato, aprile 1875. 93. Cucurbitaria Castaneae var. moricola Sacc Si/li. II, p. 316. — N. Berlese, Fungi moricolac, Fase. VI, 6. — Sacc, Fungi itnl. Su corteccia morta di Monis alba. Mantova. 333 Sect. Scolecosporae. 94. Liiiospora 3Iasiia?;utiaiia Sacc. Syll. II, p. 3.jG. Su foglie secche di Crataegìis tonninalis L. [Sorbiis tormin. Crtz.). Bosco della Fontana, 2(; aprile 1877. Specie dedicata al nome del M;itiniiguti, nel 1877, da Pier An- drea Saccardo, allora assistente alla cattedra di Botanica dell'Uni- versità di Padova. Fani. OERATOSTOMACEAE. Sect. Phaeosporae. 95. Ceratostoma Notarisii Succ. Sijìi. I, p. 21.5. Su tronco di Aìnitsi. Mantova. Fam. XYLARIACEAE. Sect. Phaeosporae. 96. ■■ Hypoxyloii eohaereus fP.) Fr. - Sacc. SijU. I. p. .361. Su corteccia di Popnlus iiif/ra L. Bo.sco della F^ontana, 13 aprile 187.5. Specie elencata da (Uifino, in Mnlpighia, XVIII, p. 556. Fani. VaLSA(;EAE. Sect. Allantosporae. 97." Diatrype discitormis (Hoti'm.) Fr. — Sacc. Sijll. I, p. 191. Sulla corteccia di rami caduti di Fopulus nicjra L. Bosco della Fontana. 98.* Diatrype Imllata iHoffni.) Fr. — Sacc. tiijlì. I, p. 192. Su vecchi pali. Sermiile, 7 novembre 1873. Specie elencata da Cufìno, in Malpi.ghia,^\~\\l, p. 556. 99. Diatrypella (iiierciua (Pers.) Nits. — Sacc. Sìjll. I, p. 206. Su corteccia di Populus nigra L. Bosco della Fontana, 12 feb- biaio 1874. Specie da me riscontrata nel ilaiitovano. ma sn differente ma- trice (Quercus). — 334 — Fani. HYPOCREACEAE. Sect. Hyalodidymae. lOi). Nectria Mantuana Sacc. Si/ll. II, p. 505. Migliaretto (Mantova), in legno decorticato di Populus, febbraio 1873 (A. M. Rondinini). Sect. Hyalophragmiae. 101. '^ Gibberella Saubinetii (Mont.) Sacc. S'///. II, p. 554. [Botryosphaeria San binetii ìiiess].). Su fusto di Phytolaccn decan-' (Ira L. Sermide, 7 ottobre 1878. Fani. LOPHIOSTOMACEAE. Sect. Hyalodidymae. 102. Lophiospliaera perpiisilla Sacc. Sijll II, p. 676. [Lophiostoma perpusUlum Sacc). Su foglie putrescenti di Carex. Bosco della Fontana. m;iiz(i 1876. — Sacc. Fungi Ital, w. 252. Sect. Hyalophragmiae. 103. Lophiotrema Nucula (Fr.) Sacc. Siili. II, p. 679. (^Lophiostoma Niicida De Not. ). Mantova, in corteccia di Alnus, marzo 1876. 1(14. Lophiotrema creuatum (Pers.) Sacc Si/ll. Il, p. 680. Cerlongo (Mantova), in legno decorticato putrescente, aprile 1875. 10"). Lophiotrema massarioides Sacc Si//l. II, p. 686. Sermiiie (Mantova), in rami di Aiìnntlms (/Ifindìilosn Desf., mag- gio 1877. Fam . H Y S T E R I A C E A E. Sect. Phaeophragmiae. 106.''^ Hysterium pulicare Pevs. — Shcc. Sijll. II, p. 743. Sulla corteccia di Quercie e di (Jlmus campestris L. Bosco della Fontana, 25 marzo 1876. 107.* Lophodermium pinastri (Sciirad.) Scliev. — Sacc. Syll II, pa- gina 794. {Hysterium pinastri Sclirad.). Su foglie di Pinns l'inea L. Cerlongo, 7 aprile 1873. — 335 — Fani. HELVELLACEAE. Sect. Hyalosporae. ]08.- Morchella esculenta (L.) Pers. — Sacc. SylL Vili, p. 8. Boschi dell'isola Magnaguti sul Po, di fronte a Melara (Mantova), 20 aprile 1865. Specie elencata anclie dal Paglia, Saggi di sL nat. n. 1473. Nei boschi e luoghi coltivati. — {Phallus esculentns Linn.). P.endiscioli. Oììl. (li Fitng. t. XVI. Fani. PEZIZACEAE. Sect. Hyalosporae. 109. Peziza aurantia Peis. — Sacc. Siill. Vili, p. 74. ( Peziza aìcrantiara Haiz.). In prati ricchi di humus. Borgoforte, 2 dicembre 1870. 110. Peziza vesiculosa liuU. — Sacc. N//H. Vili, p. 83. Su travi tarlate ed umide di una vecchia stalla. Sermide, 27 marzo 1870. 111. Humaria leueoloina (Hedw.) Fr. — Sacc. N////. Vili, p. 118. {Peziza leitcoloma Gonu.). Su terreno areuaceo-cretaceo, sugli ar- gini del Po, presso Sermide, 11 ottobre 1865. 112. Lacliiiea iimbrorum Fr. — Sacc. Sijll. Vili, p. 174. Rehni.. Discom., p. lOGO. (Peziza uiìibroniin Fr.). Terreno cretaceo-sabbioso sugli argini del Po, presso Sermide, 27 aprile 1872. 113. Lacluiea ambrata Fr. — Sacc. Syll. Vili, p. 124. — Eehni., Di- srom., p. 1051. (Peziza umbrosa Fr.). Su cuscinetti di muschi, alMigliaretto (presso Mantova), 7 marzo 1869. 114. Lachiiea theleboloides Alb. et Schw. — Sacc. Syll. Vili, p. 179. — Rehm., Discom., p. 1243- (Peziza theleboloides Fr.). Su detriti di foglie di Zea Maijsli. Valle di Sermide, 22 maggio 1876. 115.* Helotiura herbariim (Pers.) Fr. — Sacc. Siili. Vili, p. 217. Lungo il Po. Sermide, 6 maggio 1873. 116. Helotiura citrimim (Hedw.) Fr. — Sacc. Sgll. Vili, p. 224. Su ramoscelli secchi fra le sabbie degli argini del Po, jìresso Ser- mide, 2 dicembre 1876. — 336 — 117. PUialea virgultormn iValil.) Sacc. Sj/U. Vili, p. 266. — Relini., Discom., p. 782. {Helot/um virynltorum Kai-st.). Su ramoscelli secchi, fra le sabbie degli argini del Po, presso Sermide, 7 novembre 1865. 118. MoUisia melaleuca (Fr.) Sacc. Syll. Vili, p. 337. (Niptern mclaìeuca Fuck.). Sulla corteccia umida degli alberi. Bo- sco della Fontana, 6 apiile 1876. 119. Pyrenopeziza atrata (Pers.) Fuck. — Sacc. Sijll. Vili, p. 354. (Peziza airata Pers.). Su corteccia secca di Sa7nbm'us Ebuhis L., plesso il Frassine, nelle adiacenze di Mantova, it maggio 1882. 1 20. Laclmella flammea ( Alb. et Schw.) Fr. — Sacc. Syll. Vili, p. 392. Su ramoscelli putridi. Sermide, 28 novembre 1883. 121. Laclinella corticalis (Pers.) Fr. — Sacc. Syll. Vili, p. 393. Sulla corteccia di Mederà. Bosco della Fontana, 16 aprile 1873. 122. Trichopeziza sulplnirea (Pers.) Fuck. — Sacc. Syll. Vili, p. 401. (Peziza .mlphnrm Pers. |. Sul fusto di un'Ombrellifera, presso gli Angeli (Mantova), 4 aprile 1876. 123. Dasyseyplia virg;iiiea (Batscli.) Fuck. — Sacc. Syll. Vili, p. 432. - Lachniim riryiiieum (Batscli.) Relini., Dmom., p. 872. Sul caule morto ed umido di molte specie di erbe. Sermide, 6 marzo 1879. 124. Dasyscypha iiivea (Hedw.) Sacc. Syll. Vili, p. 437. — Lachmm niveum (Hedw.). Relim., D/sconi., p. .'^29. (Peziza nivea Fi.). Sulla corteccia di rami umidi, lungo il Po, presso Sermide, 30 ottobre 1873. 125. Dasyscypha bicolor (Bull.) Fuck.— Sacc. .sy/. Vili, p. 439. — Lachnmn bicolor (Bull.) Karst. — Relim., Discom., p. 870. (Peziza bicolor Bull.). Sulla corteccia di vecchi pali di salice. Ser- mide, 2 novembre 1873. 126. Dasyscypha pattila Sacc. Sull. Vili, p. 443. — Larhunn patìtlum (Pers.). Rhem. Discom., p. 875. Bosco della Fontana, 17 febbraio 1879. Fam. ASCOBOLACEAE. Sect. Hyalosporae. 127." Ascophauus carueus (Pers.) Boud. — Rhem., Discom., p. 1094. — Sacc. Syll. Vili, p. 534. (Ascoboliis carneus Pers.). Su sterco di vaccine. Bosco della Fon- tana, 6 apiile 1876. — 337 — Sect. Phaeosporae. 128.* AscoholHS fiirfiiraceus Pers. — Sacc. Sylì. Vili, p. 516. Asco- òohis sfcrcorurin.'i (Bull.) Scliroet. -^ Rt:\im., D/scom., p. 1126. Bosco (Iella Fontana, 6 ottobie 1876. 129.' Aseoboliis deniidatus Fr. - Sacc. Si/ìi. Vili, p. ,521. Su terreno creto-arenao.eo, presso Sermide, 16 luglio 1S69. Fani. STICTIT).\CEAE. Sect. Phragmosporae. 13U. Phragiuouaevia laetissima (Ces.) Relim., Discom., \ìa<ì,. 167. — Sacc. Sijll. Vili, p. 675. {Naevia laetissima Fuck.). Su caule di un JCqiiisf'tuiii. Presso Sei- inide, 27 aprile 1872. Sect. Scolecosporae. 131. Naemacyclus iiiveus (Pers.) Sacc. St/IL Vili. p. 7U1. (S/ictis uivea Pers. ). Su toglie di Finus Picea L. Cerloiigo (Man- tova), 7 aprile 187U. Fani. PHACIDIACEAE Sect. Hyalosporae. 132.* Trochila Craterium (D. C.i Fr. — Sacc. S>jU. Vili, p. 728. (Peziza Hederae hìh.). Su foglie nioite ed umide di Hedera Helixh. Bosco della Fontana, 2 marzo 1874. 133.* Trochila Laurocerasi (Desm.) Fr. — Sacc. Sì/Il. Vili, p. 729. Su foglie di Pninus Laitrocerasus h. Sermide, 25 novembre 1876. Specie elencata anche da Gufino, in Malpighia, XVIII, p. 557. Fam. PATELLARIACEAE. Sect. Hyalosporae. 134. Heterosphaeria Patella (Tode) Grev. — Sacc. Sijll. Vili, p. 775. Su caule morto di un Ombrellifera. Sermide, 13 maggio 1887. Sect. Phragmosporae. 135. Burella compressa (Pers.) Tul. — Sacc. Syll. Vili, p. 790. {Peziza compressa Pers.). Su piccoli rami caduti. Bosco della Fon- tana, 12 febbraio 1874. he — 338 — Fam. CALICIACEAE. Sect. Hyalosporae. 136/^ Roeslei'ia pallida (Pers.) Sacc. .S////. Vili, pag. 826. Coniocijh nivea (Hoffm.) — Relini., Discorri., p. 396. (Conioci/òe pallida Korb.). Sul fusto di Populns nigm L. Isola 5Ia- gnagnti sul Po, pres.so Sermide, 6 novembre 1868. Fam. G Y M N 0 A S C A C E A E. Sect. Hyalosporae. 137." Myxotriclmni chartai'iim Kunze. — Sacc. Sijll IV, p. 317. Su carta umilia. Mantova, 11 aprile 1865. Specie elencata auclie da Gufino, in Malpighin, XVIII, p. .557. (oho.sPHYCOMYCETAE. Fam. MUCORACEAE. Sect. Amerosporae. 138. Rhizopus uigi'icaus Ehrenberg. — Sacc. Siili. VII, p. 212. {Mwor stolonifer Erenberg). Sulla corteccia di Vite. Sermide, 19 aiirile 1878. cohors MIXOMYCETEAE. Fum. MIXOMYCETACEAE. Sect. Amaurosporae. 139." Pliysai'um ciuereum (Batscli.) Per.s. — Sacc. Sijll. VII, p. 344. {Didi/mium cinereutn Fr.). Boschi lungo il Po, presso Sermide, 5 ottobre 1875. Specie da me riscontrata presso Mantova (Bagno militare), su foglie ed altri detriti vegetali in decomposizione, autunno 1906. 140.* Physarum leucophaeum Fr. — Sacc. Si/ll. VII, p. 345. Su fuscelli e foglie di Querms, 24 ottobre 1868 (manca la cita- zione della località). — ;?:39 — 1-41/' Choudriodei'iua spiimarioides (Fr.) Rost. — Sacc. Sijll. VII, pa- gina 367. (Didcnna spumarioides Fr.). Su foglie secche ed umide di alberi. liosco delia Fontana, 1 maggio 1876. U2.* Choudrioderma difforme (Pers.) Rost. Sacc. Syll. VII, p. 371. {Diderma difforme Pers). Su foglie cadute di Robinia Pseud-aca- cia L.Mantova, 17 marzo 1876 (Migliaretto). 143. Lampi'oderraa colurabiiium (Per.s.) Rost. — Sacc. Sy//. VII, pa- gina 391. (Phi/saruin hrt/ophilnm Fries.). Sulla corteccia di Populus nigra L. Serniide, 15 febbraio 187."). Sect. Lamprosporae. 144. Lyeogala epidendrum Buxh. — Sacc. Sijlì. VII, p. 43.5. Sabbie del Po, presso Serniide, 17 ottobre 1867. 145. Hemiareyria rubiformis (Pers.) Rost. — Sacc. Siili. VII, p. 442. {Trirhia piriformis Hoft'm.). Nei tronchi d'albero. Bosco della Fon- tana, 12 febbraio 1872. Fam. GERATIOMYXACEAE. Sect. Hyalosporae. 146. Ceratiiim liydnoides (.Tacq.) Alb. et Schw. — Sacc. Sìjll. IV, pa- gina 596. Sui rizomi di Scirpee. Valli di Sermide, 31 ottobre 1867. Cohors BEUTE E 0 M Y 0 E T A E. Fam. SPHAERIOIDACEAE. Sect. Hyalosporae. 147. Phyllosticta Ebuli (Fuck.) Sacc. >'////. III, p. 57. {Ascochi/ta Ebuli Fuck.). Su foglie di ScuuIjkcus Ebulus L. Presso Mantova, 6 settembre 1878. 148.'^ Phoraa lierbarum Westd. — Sacc. Si/ll. III, p. 133. Su Urtica dioica L. Presso Mantova, 4 aprile 1881. Specie da me riscontrata su caule di Verbena, presso Redondesco (Mantova), aprile 1907. — 040 — 149." Vermicularia Dematium (Pers.) Fi-. — Sacc. Siili. Ili, p. 225. Sulle foglie di una Liliacea. Sennide, 22 novembre 1870. Sect. Phaeophragmiae. 150.'^ Hendersoilia Phragmitis Desm. — Sacc. Sfili. Ili, p. 437. Su toglie di Erianthua UuDennae Beauv. Isola Magnagiiti sul Po, 31 ottol)ie 1868. Sect. Scolecosporae. 151. Septoria macropoda Passer. — Sacc. %//. Ili, p. 561. Su foglie di Sclerochloa dura P. B. Valli di Serniide, 15 maggio 1885. Fam. L E P T 0 S T E 0 M A C E A E. Sect. Hyaiophragmiae. 152." Discosia clypeata De Not. — Sacc. Sijll. Ili, p. 654. Su foglie di Sorbus torminalis Crtz.Bo.sco della Font., 16 aprile 1873. 153.* Eutomosporium Mespili (DC.) Sacc. Siili. Ili, p. 657. (Morthiera Mespili Fuck.) Su foglie di Mespibis. Sermide, 5 otto- bre 1878. Fam. MELANCONIA CEAE. Sec. Hyalosporae. 154.* Gloeosporiura Populi albae Desm. — Sacc. Siili. Ili, p. 712. Su foglie di Populus alba L. Sermide. 4 ottobre 1878. 155.* Gloeosporhim phoraoides Sacc. Syll. Ili, p. 718. Seruiide (Mantova . in epicarpio di frutti di lAcopersicum (Magna- guti) novembre 1878. — Saccardo, Fungi itul. n. 1060. cohors HYPHOMYCETAE. Fam. MUCEDINACEAE. Sect. Hyalosporae. 156.* Coccospora aiiraiitiaca Wallr. — Sacc. Sjilì. IV, p. 9. (Prolomyces Magnagutianus Sacc). Cavità umida di Pioppi, presso Sermide, 1 maggio 1873. 157.* Sporotrichum roseum Link. Sacc. Syll. IV, p. 106. Su carta e cartone umidi, 10 maggio 1876. — 341 — 158. Botrjtis vulgaris Fr. — Sacc. SylL IV, p. 128. (Polijactis vulgnris Link.) Sulla corteccia di giovani piante di Ne- riiiin Oleander L. Serraide, 7 iiiHgyfio 1877. Sect. Hyalophragmiae. 159.* Ramularia Urticae Ces. — Sacc. Syll. IV, p. 216. Su foglia di Urtica dioica L. Sermide, 20 maggio 1884. Fani. DEM ATI A CE AE. Sect. Phaeodidymae. 160.* Cladosporiiim herbarum (Peis.) Link. Sacc. Syll IV, p. 350. Sull'epidermide di una Scirpea. Paludi dei dintorni di Mantova, 13 luglio 1878. Sect. Phaeodictyae, 161.* Alteriiaria tennis Nees. — Sacc. Syll. IV, p. 545. Su foglie morte di Nerium Oleander h Sermide, 11 aprile 1876. Sect Phaeosporae. 162.* Tornla aspernla Sacc. Syll. IV, p. 262. Su carta umida, maggio 1876. Specie da me riscdutrata su caule putrido di Solanum Lycoper- sicam L., a Redondesc() (Mantova), 24 novembre 1906. 163. Stachyhotrys alternans Bon. — Sacc. Syll. IV, p. 269. Su carta bagnata dall'acqua alluvionale invadente la casa Ma- gnaguti in Mantova nell'innondazione del 1° giugno 1879. 164. ('ampt(>um cnrvatnra (Kunze et Scimi.) Link. — Sacc. Syll. IV, pag. 276. (Arthrinitim curvatum K. et S.i. Su una Ciperacea. Sermide, 12 ot- tobre 1867. 165.* Uadrotrichnm Phraginitis Fuck. — Sacc. Syll IV, p. 301. Su foglie di Phragmiles communis Trin. Governolo, 25 aprile 1877. Fam. STILBACEAE. Sect.' Hyaiosporae. 166. Stilbnm ei-.vthroeephalnm Ditm. — Sacc. Syll IV, p. 567. Su sterco di pecora. Sermide, 2 dicembre 1876. 167* foliciopodlnm sangniuenm Corda. — Sacc. Syll IV, p. 577. Sermide (Mantova). Su cauli putridi di Phytolacca decandra L. ( Magna u;.) Sacc. Fionji itol n. 7.54. .-ita deirist. Boi. dell' Viiirersi/ù di Pavia — Serie li — Voi. XUl. 23* — 342 — 168.* Isaria clavata Ditm. — Sacc. %//. IV, p. 593. Serraide (Mantova). In corteccia putrida di Sa//j-, novembre 1876. — Sacc, Fungi ifalid, n. 846. Sect. Phaeosporae. 169. Sporocjbe byssoides {Per.s ) Bon. — Sacc. Stjll IV, p. 606. (Pericon/a bì/ssoiden Pers.). Su rami secchi, presso Mantova, 9 feb- braio 1865. Fam. TUBERCULARIACEAE. Sect. Hyalosporae. 170.^^ Tiiberciilaria granulata Pers. - Sacc. Sì/il. IV. p. 639. Su corteccia di Popuhis nigra L. Goveinolo, 26 novembre 1869. 171.^ Tubercularia confi iieiis Pers — Sacc. Syll. IV, p. 641. Su corteccia di Sophora Japonica L. Sermide, 14 novembre 1873. MYCELIA STKRILIA. Sacc. Syir xiv, p. iiss. Tuberculiformia. 172. Sderotium complaiiatnm Tode. — Sacc. Syll. XIV, p. 1140. Su foglie di pioppo. Bosco delia Fontana, 7 aprile 1869. 173. Sclerotiura truncornm (Tode) Fr. — Sacc. Syll. XIV, p. 1148. Su detrito vegetale umido. Bosco della Fontana, 24 febbraio 1872. 174. Sclei'otium varium Pers. - Sacc. Syll. XIV, p. 1166 Sulle foglie e sul fusto di Diplotnxiii tenuifolia DC. Lungo il Po, presso Sermide, 8 maggio 1878. 175. Sclerotiiim pustnla DC. — Sacc. Syll. XIV, p. 1168. Su foglie secche di Popiilus nigrd L. Mantova, 4 aprile 1876. Specie elencata anche da Gufino, in Malpighia, XVIII, p. 558. Byssiformia. 176. Rhocodium celiare Pers. — Sacc. Syll. XIV, p. 1189. Su vecchi cumuli di cartaccia umida. Mantova, 3 aprile 1876. Specie elencata anche da E. Paglia {Byssns celiar is Scop.). Nelle cantine (Mantova), Saggi di st. nat., n. 1463. ISTITUTO BOTANICO DELIA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA E LABORATORIO CRITTOfiAMICO ITALIANO nlRF.TTI da GIOVANNI BRIOSI Ancora sulla trasmissione degli stimoli nelle foglie delle Leguminose PER IL Dott. LUIGI MONTEMARTINI Libero Duii'uli- «li Hoi.iiiir.i iicllii lì. IJiiivcf.silà ili Pavia. In una mia nota sopra la trasmissione degli stiraoli nelle foglie ', confermando ed ampliando precedenti osservazioni del Bose -, ho di- mostrato clie se si eccita in un pnnto qnalsiasi una nervatura foij-liare, si provocano in essa delle correnti di azione simili a quelle provocate per mezzo degli stimoli più diversi nei muscoli degli animali ■': tali correnti si propagano lungo le nervature fino ad una certa distanza dal punto eccitato, e con velocità differente a seconda della natura dello stimolo, non che della specie cui appartiene la foglia studiata e dello stadio di sviluppo e stato fisiologico in cui questa si trova. Estendendo poi queste osservazioni alle foglie delle Leguminose, ho visto che le correnti d'azione in esse sviluppate per mezzo di sti- moli, quando arrivano ai cuscinetti motori, si propagano anche attra- verso di essi, ma, uscendone, si presentano con direzione contraria a quella colla quale sono arrivate. Inoltre nelle foglie trifogliate delle Faseolee si nota che gli apici fogliari sono, rispetto a questi fenomeni, ' L. MoNTEMAETiNi, Stilla tra^tìtissione (leali sfiinoli nelle foglie e in modo pali {colare nelle fonUc delle Leijumiiiose, Atti dell'Ist. Bot. di Pavia, Ser. ii, Voi. xiii, 1907. ' J. Oh. Boa-E, El-eciric resjmnse in ordinary pi ants under mechanical stìnriiliis, The JouriK of Linnean Socioty, Voi. xxxv, 1903; e liesponse in the ìiviiig and non livintj, London, 1902. La Kenprazione di coiTonti di azione per effetto di stiraoli venne notata anche da F. Buchanan! nelle foglie di Desmodi uni (lyruus (An rlectrical response lo excifatiou in Desmodium 'jyrans. Journal of Physiology, Voi. xxxiii, 1905/6). ' A. Battelli ed F. Battelli, Trattato pratico per le misure e ricerche elettriche, Roma, Soc. Ed. Dante Alighieri, pag. 872. Atti ileU'lsi. Boi. (leirUuioei-sità di Pavia — Serie II. — Voi. XIII 26 — 344 — più sensibili ad ogni sorta di stimoli che le basi, la foo-lietta terminale è più sensibile delle due laterali, e queste ultime sono tra loro anti- simmetriche, e cioè sotto l'azione di uno stimolo esterno inducono nella foglietta terminale correnti in senso opposto e rispondono pure con correnti contrarie (dirette in una dal basso all'alto, nell'altra dall'alto in basso) agli stimoli che colpiscono la foglietta terminale. Questi fatti che, come dimostrai, non si verificano sotto l'azione degli anestetici', non si possono spiegare coli' ipotesi di liaberliindt- che gli stimoli si trasmettano, nelle foglie di cui si tratta, in modo idrodinamico per mezzo dei tubi albuminoso-tannici '; e fanno ritenere più probabile l'ipotesi di Borzi ' che i fenomeni di sensibilità siano legati alla struttura e disposizione degli elementi vivi. Può lo studio anatomico delle foglie delle Leguminose confermarci in tale idea? È quanto mi sono proposto di vedere colle ricerche di cui presento qui i risultati. Conviene anzitutto constatare e premettere che ìa trasmissione delle correnti dJ azione ha luogo hoigo le nervature. Già nella mia nota sopra citata avevo a tal proposito rilevato ciie ' Sopra la trasmissibilità delle eccitazioni attraverso porzioni di tessuto morte o anestetizzate furono fatte parecchie osservazioni da diversi autori e con risultati contradditori (veggasi in proposito: U. Ricca, / morimeìitì d'irriiazione delle 7u'aM/«, Malpishia, anno xxil, 1908, Fase, iii-iv, pa;j,-. 359 e seguenti): Ilalierlandt, Mac Dougal, Cunningham, Pfeff'er ed altri avrebbero osservato movinicnti di ec- citazione provocati da stimoli anche al di là di tessuti morti o narcotizzati, il Pitting invece avrebbe avuto dallo sue esperienze risultati negativi. La questione è interessante perchè può decidere se la trasmissione dello stimolo dipende dal- l'attività o dalle proprietà del plasma vivo, o si riduce ad un semplice l'atto fisico indipendente dalla vita delle cellule attraverso le quali avviene. Per i fenomeni delicatissimi da me osservati mi è risultato che non solo essi sono sospesi dalla azione deuli anestetici, ma cessano di nianifestar.si anche quando si interrompa con taglio netto di rasoio la continuità biologica dei tessuti, senza interromperne la continuità fisica (lasciando cioè le superfici del taglio in perfetto contatto tra loro). ^G. Haberlandt, Die reìzleìtende Gewehesi/stem der Sinnpflaììze, Leipzig, 1S90. ' Anche H. Pitting {Die Eeizleifutiijsvor hei den P/l(im/'ii,'Wìeaha.dmì, 1907; con cenno dei precedenti lavori dello stesso Autore su questo argomento e con larghe e abbondanti notizie bibliografiche) esclude che la trasmissione degli stimoli abbia luogo per mezzo di movimenti di liquidi nei vasi o in tubi di qual- siasi natura. ■* A. BoRzì, L'apparato di molo delle Sensitive, Rivista di Scienze Biologiche, Milano, Anno i, 1899. — 345 — le nervature laterali conducono lo stimolo meno facilmente della prin- cipale. Le seguenti due esperienze varranno ora a dimostrare che il lembo fogliare non è adatto a dar luogo ai fenomeni in esame: I. Su una foglia di Phaseolus vulgaris, distesa, colla pagina superiore in alto, sopra lastra [>nlita di porcellana, i reofori vennero posti a metà circa della nervatura mediana della foglietta destra, a un centimetro di distanza l'uno dall'altro, poi: scottando la iierv. ineil. AMa foglietta terinin. a mota, s'aveva oorr. d'alto verso basso, di 0,15 c.micr. il lembo ^ ^ „ più liasso, non s'aveva oorrentc. la nerv. mod. „ „ sinistra a metà, s'aveva cori', d'alto verso , „ 0,1 c.micr. il lembo „ „ „ più basso, uon s'aveva corrente. II. Su una foglia di Desmodium peud/iHferum collocata nello stesso modo della precedente, i reofori furono posti (facilitando il contatto, a causa della cera, con leggeri tagli dell'epidermide) a metà circa della nervatura mediana della foglietta sinistra, ancora a un centimetro di distanza l'uno dall'altro, poi: scottando la nerv. med. della foglietta termin. vicino alla base, s'aveva corr.dal basso in a Ito, di 0,1 c.micr. il lembo ., ., destro in alto, non s'aveva corrente, la nerv med. ^ , „ a met.^, s'aveva corrente dal „ „ „ 0,1 c.micr. Tutto si accorda perfettamente con quanto è già stato da altri autori rilevato per la Mimosa *, ed La condotto il Fitting ^ a classificare queste piante tra quelle nelle quali la trasmissione degli stimoli è lo- calizzata ai fasci fihro-vascolari. Ciò premesso, tenuto presente anche il fatto, già ricordato sopra, che la sensibilità è distribuita in vario modo lungo la nervatura prin- cipale delle foglie studiate e che l'apice di queste è più sensibile della base, vediamo come varia dalla base all'apice la struttura delle ner- vature medesime. ' Il Ricca (Ioc. cil.) ricorda le osservazioni tic! Dutrochet, del Bert, dello Pfeffer e di altri, dallo quali risulta p. e. che i tagli praticati all' infuori dei cu- scinetti motori non provocano movimenti se non intaccano i fasci fibro-vascolari, e che l'impulso poi si propaga seguendo le vie dei fasci medesimi. ^ Lo€. cil., pag. S'A. 346 Tubi taiiuiferi. — Cóme è noto ', le foglie delle Leguminose sono molto ricche di tannino, il quale si localizza in due sistemi inincipali di elementi tanniferi: tubi più o meno lunghi che accompagnano i fasci, e idioblasti disseminati tra le cellule del niesolìllo. Questi ultimi non hanno per noi alcuna importanza. Se si fa una sezione trasversale alla base della nervatura me- diana di una foglietta di Rhym'hosia densillora (e quanto si dice delle Uhijncliosia si osserva anche negli altri generi del gruppo: Phaseolus, Abrus, ecc.), si vedono (Tav. xi, fig. 1) due o più grossi tubi tanniferi all'apice del triangolo xilemico, ed altrettanti se ne osservano nel floema. Questi tubi accompagnano la nervatura fin quasi alla metà del lembo, poi si spostano verso l'interno e gradatamente scompaiono (fig. 2 e 3). All'apice dunque, che è la parte più sensibile della foglia, tali tubi generalmente mancano, epperò resta ancora una volta escluso che la tras- missione degli stimoli ahbia luogo lungo di essi. Ciò è del resto confermato da quanto hanno già in diverse riprese osservato altri studiosi -, e specialmente dall'osservazione del Borzì ^ che anche le radici delle Mimose, benché, come è noto ', prive di tubi tanniferi, sono capaci di trasmettere impulso motore alle foglie. Anche il Pautauelli \ colla semplice osservazione della distribu- zione topografica degli elementi albumiuoso-tannici della foglia, pur non avendo rilevato i fatti da me sopra esposti, è giunto alla conclu- sione che tale distribuzione •< esclude sempre un raiiporto qualsiasi colle funzioni di mobilità dei pulvini». Libro. — Dall'esame delle figure sopra citate si rileva anche che mentre il libro delle nervature è, alla base, completamente coperto su- periormente da un grosso corpo di fibre e vasi legnosi e circondato ' Veggasi in proposito: P. Baccarini, Sul xintcìiia secrctore delle Pajiiliouaccf, Miilpighia, 1890; e Coulrilmio alia coiioscctiza dell' apparecch io ulhuminoso-laiiiiniro delle Lfii/iiiinnuse, Malpigliia, 1892; P. Vuillbmin, Sur la sirueture des feuilhs de Lotus, Bull. d. 1. Soc Hot. d. France, 1890; E. Pantanblli, Sludi d'anatomia e fisiologia sui pulvini motori di Rohiuia jiscudoacacia L. e Portiera hyijrometrica R. et Pai)., Atti d. Soc. d. Naturalisti e Matem. di Modena, Anno xxxiii, 1900. ' Veggasi: Ricca, toc. cit. ' Loc. cit., pag. 3. ' A. De Baby, Vergleicìicnde Anatomie der Vegetationsorganc der Pflanzen, Leipzig, 1877. ^ Loc. cit; pag. 199 e 200. — 347 — da tutti i lati da collenchima assai sviluppato, verso l'apice, [)ei- la ra- pida e progressiva riduzione dello xilema, viene quasi a trovarsi sco- perto, 0 almeno molto più esposto a sentire le azioni che agiscono su di esso all'esterno. Questo fatto si vede ancor meglio nelle due figure 4 e 5 che rappresentano, a maggiore ingrandimento, un gruppo di cellule li- brose alla base (figura 4) e all'apice (figura h) della nervatura me- diana. Da esse si vede che non solo queste cellule sono, alla base, ricoperte da grosse cellule legnose le quali mancano invece all'apice; ma, contrariamente a quanto si verifica in molte altre foglie ', il loro diametro si mantiene in alto press'a poco eguale a quello che hanno in basso. (Jo.'is preratorÌHS. La rachide è percorsa nella sua parte inferiore (flg. 1) da 7 fasci libro-legnosi disposti a formare un cilindro centrale e da due cilindretti (r) localizzati nelle due costole superiori. Salendo verso l'inserzione delle fogliette, mentre i due cilindretti delle costole si piegano l'nno verso destra e l'altro verso sinistra (fig. 2) per poi entrare ognuno nella fo- glietta corrispondente, i due fasci superiori (.s) si accostano tia di loro girando contemporaneamente su sé stessi l'uno (quello di destra) da sinistra verso destra, l'altro (quello di sinistra) da destra verso sinisti'a, sì da rivolgere l'un verso l'altro il loro xilema e da disporre il floema, in sezione, tangenzialmente alla periferia del primitivo cilindro. Appena più in alto, i fasci stessi, mentre vengono tra loro in contatto ad uno dei lati, si piegano, in sezione, ad arco colla concavità verso l'esterno: le estremità libere di questi archi mandano poi, da una parte e dall'altra, una grossa diramazione alla rispettiva foglietta, mentre le estremità che si toccano si accavallano e si estroflettono in parte, intrecciandosi in un nodo libro-legnoso assai complesso, nel quale non è possibile seguire i vari elementi. Se però si fanno sezioni su una foglia giovane nella quale non sieno ancora differenziati tutti gli elementi, si riesce a vedere (Tav. xii, fig. 7) che da ogni fascio partono elementi tanto legnosi che librosi, che passano all'esterno dell'altro fascio, sovrapponendosi ed intreccian- dosi agli elementi di questo, e vanno a finire nella foglietta corrispon- dente. I due fasci in esame ad una certa altezza si presentano cosi a struttura perfettamente centrica, con una specie di collenchima libroso (nel quale si sono trasformate le fibre accavallantesi tra di loro) nello interno, e tutto intorno prima il libro e poi il legno i cui elementi decorrono orizzontalmente per rendersi alla foglietta corrispondente. Esternamente, addossati a questi fasci centrici, corrono trasver.salmente a destra le traccie provenienti dal fascio sinistro, e a sinistra quelle provenienti dal fascio destro. È da queste traccie che si staccano, verso l'alto e in direzione longitudinale, gli elementi che, girando poi su sé stessi di 18U" gradi, vanno a costituire (fig. .5 e 6 e) i cilindretti che innervano le costole superiori della paite superiore della rachide. — 350 - Alle fogliette laterali, oltre i due fasci delle costole (e) e le com- plesse diramazioni dei due fasci superiori (s), arrivano anche, rispet- tivamente da ogni parte, diramazioni dei fasci sottostanti (l), come si può vedere dalle figure sopra citate, e del fascio inferiore (/): queste ultime, che sono le piìi piccole, passano esternamente ai fasci laterali {l). Però la antisimmetria' da me osservata nelle manifestazioni della sen- sibilità nelle fogliette medesime, non può dipendere clie dall'intreccio sopra descritto degli elementi fascicolari e dall' incrociarsi di ramifi- cazioni dal fascio di destra alla foglietta e alla costola di sinistra e dal fascio di sinistra alla foglietta e alla costola di destra. A tale scambio rimangono estranei i tubi albuminoso-tannici; è dunque negli elementi vici del libro che bisogna cercare le vir conduttrici degli stimoli nelle foglie studiate. DiiU'hIiiìito BotiDìini ti! Parili. 28 higìio 1909. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA XI. Fifj-. 1. Soz. trasv. della nervatura me^ 2. Idem, verso la metà. 135/1. » 3. Idem, all'apice. 135/1. >' 4. Gruppo di cellule librose alla base della nervatura. 780/ 1. » 5. Idem, all'apice, 780/1. » 6. Sez. trasv. del cordone tìbro-vaseolare assile di un cnscinetto motore. 190/1. TAVOLA XI L Fig. 1. Sez. trasv. honlciin. Ir xapiii rt le pin (Ardi, des se. pli3's. et natur. GenèVM. i. ;»-.33. 1S9G). Vedi inoltre Prin:. in Na- ture, .Jan. 18. 1894. ' G. Aecvngei.i. Siilln sril/ipjio /li ralnrr ilnnifo alla l'rspii-aiioiir uri ricrttarnli dri funghi (Nuovo Giorn. bot. ital., V. xxi, 4fó. Firenze. 1889). ' Vedi le osservazioni di Srigneffn riportate anehe wWAnniinrin se. iiid., xxvii, 1890. p. 267. " G. Bo.NNiER, Sur la 2 s -."^ ^«s Esperienze Peso foglie Peso foglie secci a 100» Durata esperieuz Cfl O « o w a o so p o ^ s e» ce CO2 0 . co, per grammo peso secco per ora in C 0 per grammo peso secco per ora in 0 1\ Sane . . 2,776 6 ore 0,030 0,052 0.57 0,0016 0,0031 Prima i :/ Ammalate. 2,223 n » 0,040 0,089 0,44 0,0028 0,0066 i\ Sane . . 2,326 5 ore 0,010 0,007 1,42 i 0,0084j 0,0006 Seconda g ! zj Ammalate. 1,800 „ « 0,015 0,027 0,55 0,0160j 0,0030 i ■E ' i\ Sane . . 2,320 12 ore 0,055 0,077 0,71 0,0019 0,0027 Terza Z ' Hmmalate. 1,872 V) f) 0,080 0,118 0,67 0,0035 0,0052 S ''. ■ George J. Pierce, A uew vespiratioii ralnriiiirter. (Bot. Gazette, voi. 46, pagg. 193- 202, 1908). - Dott. Gino ?oh\.xcc\, Nuovo appnrccchio per iaiinlisi dei gas emessi ilulli' pianle {k\.\.\ deirist. Bot. fU'iriTniv. di Pavia. S. ii, voi. i.x). — 360 - Dalla Tabella A risulta non sulo la più attiva respirazione, ma CO, , . . , . altresì l'abbassamauto del quoziente — —^ e la maggior ossidazione nelle foglie ammalate, riferita all'unità di peso secco e di tempo. Da queste ultime esperienze risultò che — a parità di peso fresco le foglie ammalate contengono un peso minore di sostanza secca: assumendo come unità la sostanza secca delle foglie sane, quella delle foglie ammalate — a parità di peso fresco - diventa 0,800 0,773 (1,806 e rispettivamente per la respirazione — assumendo come unità le quan- tità di CO., emesse dalle foglie sane — quella delle foglie ammalate sarà: 1,75 1,90 1,84. Cosicché nelle ultime l'iw^ewsjVà respiratoria è inversaììieii/e propoì-zioiiaìe al peso secco ' . Determinando invece il rapporto fra i quozienti respiratori ed i ri- spettivi pesi secchi — ne risulta che i rapporti fra i pesi di sostanza secca sono direttamente proporzionali a quelli fra i quozienti respira- tori stessi. Essendo cioè i rapporti fra i pesi secchi 0,800 0,773 0,806 quelli fra i quozienti sono: 0,79 0,37 0.85 s V o Metodo e apparecchio. Nello studio della termogenesi delle foglie ammalate in confronto delle sane, mi sono proposto di segnare, non solo le differenze di tem- peratura, ma (ciò che più importa dal punto di vista fisiopatologico) le quantità di calore sviluppato in relazione al quoziente respiratorio del rispettivo materiale in esame. Per raggiungere lo scopo, ho costruito una specie di calorimetro che risulta composto di un cilindro di rame a doppia parete con co- ' Lo stesso era risultato dalle esperienze fatte cou le foglie di vite attaci-ate dalla peronospora (L. Pavabino Op. cit., pan;. 8, Tabella B). Assumendo eorae esempio le esperienze V VI VII si lianuii i ]iesi st'ci-|ii: i:m i.u !.:«; e rispettivamente pei- la respirazione: 1.05 1.42 0,7b. - Analoffimente. i rajìporti fra pesi secchi e (juozieuti respiriitori sono: 0.7.3 0,.')li 0.71. 361 — percliio miiuito di fori per il passaggio dei termometri e di un reci- piente Dewar argentato, introdotto nel cilindro, e chiuso da un tappo attiaversato dal termometro Beekmann. Lo spazio fra le pareti del cilindro ed il recipiente interno è riem- pito di lana e crusca, sostanze clie servono a chiudere perfettamente l'apertura del Dewar, nonché i fori del coperchio per i quali passano il Meekmann ed un altro termometro ordinario che segna la tempera- tura interna del cilindro. Per maggior precauzione, ho fatto le esperienze in cantina, dove la temperatura si mantiene indipendente dalle variazioni di quella esterna. Ma prima di piocpdere ad esse, introducevo il Beekmann nel Dewar, lasciandovelo finché la colonna del mercurio fosse rimasta ferma ad una data divisione del termometro. Allora levavo il termometro, intro- ducevo rapiilamente delle foglie ' e dopo un quarto d'ora facevo le let- ture, come lisulta dalle tabelle seguenti. Per la trasformazione delle tem- perature nelle corrispondenti quantità di calore, bisognò dopo procedere alla taratuiH del Dewar, come dirò in seguito. Una cura speciale era lichiesta nella scelta delle foglie ammalate - e sane le quali dovevano essere della stessa età e raccolte possibilmente da uno stesso ramo, o da rami vicini e ila piante prossime fra loro. Le foglie adoperate per le esperienze di confronto venivano pesate prima allo stato fresco e poi seccate a llO'C., per determinarne la sostanza secca. Prima serie di esperienze. Per rendermi conto della termogenesi comparativamente nelle foglie sane ed ammalate, ho iniziato tìn dal 190/ une serie di esperienze, disponendo il calorimetro col Dewar nella cantina del R. Istituto Tecnico Antonio Bordoni. Queste esperienze ho continuato nel 1908 e 1909, du- rante i brevi periodi della malattia del pesco e ne ho raccolto i risul- tati nelle tabelle seguenti. Faccio notare che, data la concordanza dei risultati, ho creduto inutile riportare tutti i dati di tutte le singole espe- rienze, e mi sono quindi limitato a scegliere degli esempi che valgano a chiarire il metodo e l'andamento delle ricerche. ' Auclie le foglif trauo tenute iu cautina iiercliè assumessero la temperatura del- l'apparecchio, come pure le piuzette che servivano a introiiurle nel Dewar. E durante l'introduzione delle foglie, il Bfel,iiiaiin era tenuto nelTaria fra le |)a- reti del cilindro di rame, dove la colonna generalmente si abbassava di (|ualclie divisione in confronto della temperatura segnata nel recipiente Dewar. ^ Fra le foglie ammalate bisognava scegliere quelle in cui il lembo fogliare si con- -servava verde in modo che nt'ssuna parte di esso avesse subito fenomeni di necrotizzazione. — 362 — Esperienza 13 Maggio 1907, con 26 gr. di foglie ammalate in recip. Dewar di un litro. Durata dell'esperienza Temp. Beekmann nel Dewar con foglie Temp. Calorimetro Temp. Ambiente 1 Differenze di temperat\ira Differenze di temperat. per ora 16, 15 335 14, 3 14,1 — — 16,30 355 14, 14, 3 20 — 17,- 366 ^ì 14, 11 — 17,30 ■ 376 11 H 10 32 18,- 384 11 5) 8 — 18,30 b84,5 11 13,6 0,5 15,8 19,— 391 11 M 7 — 19,30 392,5 11 n 2,5 9,3 20,- 393 11 11 0,5 — 20,30 394 11 14 1 3,1 21,30 393 11 ji — — 22, - 392 11 « — — Ore 5,45 con escursione termica di 60.5 div. Beek. Il peso delle foglie seccate in stufa a 110" C. era di gr. 5,780. Esperienza 14 Maggio 1907, con 26 gr. di foglie sane in recip. Dewar di un litro. Durata dell'esperienza Temp. Beekmann nel Dewar con foglie Temp. Calorim. Triiip. Ambiente . Differenze di temperatura Differenze di temperat. per ora 16, 15 330 14,3 14,9 — — .16, 30 342 14,2 14,3 12 — 17,- 355 14, 15,2 13 — 17,30 362 11 ■>ì 7 25,6 18,- 362 V) '1 — 18,30 364 « 15, 1 2 8 19,- 371 M 11 7 6 19,30 371 15, — — 20,- 371 11 )i — — 21,30 370 1) 11 - — Ore 5,15 con escur. termica di 41 div. ISeek. Il peso delle foglie seccate in stufa a 110» C era di gr. 7,225. — 363 — Esperienza 18 Maggio 1907, con 26 gr. di foglie ammalate in recip. Dewar di un litro. Durata dell'e'^pei'ienza Temp. Beelimann nel Dewar con foa;lie Temp. Calorim. Temp. Ambiento Differenze di temperatura Differenze di temperat. per ora 16. 10 297 14,8 15, — 16,25 310 14,3 14,9 13 — 16, 55 329 '■) 14,7 19 17,25 341 »1 14 12 35,2 17, 55 348 J) H 7 — 18, 25 351 n )1 3 16,8 1 8, 55 352 n « 1 — 19, 25 353 V V 1 3,6 20, 25 349 •!^ 5. — — Ore 4 74 con escursione termica di 56 div. Beek. Il peso delle foglie seccate in stufa a 110° C. era di gr. 4,680. Esperienza 19 Maggio, con 26 gr. di foglie sane in recip. Dewar di un litro. Durata dell'esperienza Temp. B e e k m a n n nel Dewar con fo ol ie Temp. C'olorim. Temp. Ambiente Differenze di temperatui'a Differenze di temperat. per ora 15,23 153 13,3 13,6 — — 15, 38 162 il 13,5 9 — 16,8 175 T7 13,4 13 — 16,38 184 13 ») 9 24,8 17,8 191 H » 7 — 17,38 195 rt ff 4 15,0 18.8 198 n 13,3 3 — 18, 38 201 n n 3 7,0 19,38 201 fi fl — — 20, 38 200 li j) — — Ore 5 ^4 con escur. termica di 48 div. Beek. Il peso delle foglie seccate in stufa a 110° C. era di gr. 6,051. 364 — Seconda serie di esperienze. Esperienza 17 Maggio 1908, con 25 gr. di foglie ammalate in reciii. Dewar di cml 9207. Durata dell'esperienza Temp. _ B e e k ra a il n uel Dewar con foglie Temp. Caloriui. Temp. Ambiente Differenze di temperatura Differenze di temperat. per ora 15,- 184 15,2 15, 5 15,15 205 )^ n 21 — 15,30 221 15,— y 16 — 15,45 244 11 ?5 23 — 16,- 261 « « 17 77 16,15 276 H 15,4 15 — 16,30 291 n r. 15 — 16,45 302 " 11 15 — 17,- 313 V 15.— 1 1 56 17, 15 324 „ M 11 — 17,30 333 •n T. 9 — 17,45 342 n n 9 — 18,- 351 « « 9 38 18,15 358 H 11 7 — 18,30 366 V w 8 — 18,45 373 11 w 7 — 19,- 379 V VI 6 28 19,15 385 11 » 6 — 19,30 390 H )1 5 — 19,45 395 ^, n 5 — 20,- 400 " „ 5 21 20, 15 404 » •n 4 20,30 408 75 n 4 — 20,45 412 » T) 4 — 21,- 415 » 1' 3 15 21,15 418 J1 )i 3 — 21,30 421 « n 3 — 21,45 423 ì) « 2 — 22,- 425 IT 71 2 10 22,15 426 11 « 1 — 22,30 426 )5 11 — — Ore 7,30 con escur. term. di 241 div. Beek. Il peso delle foglie seccate in stufa a 110" era di gr. 3,65. — 365 Esperienza 18 Maggio 1908, con 25 gr. di toglie sane in recip. Dewar di cni.^ 9207. Durata dell'esperienza Temp. Beekmanu ■ nel Dewar con foglio Temp. Calorim. Temp. Ambit-'ute DitYerenze di temperatura Differenze di temperat. per ora Hi, 15 236 16,4 15,5 Ki, 30 259 r » 23 — 16,45 278 n V 19 — 17,— 294 n ìì 16 — 17, lo 308 n n 14 72 17,30 322 15,3 ■n 14 — 17,45 333 T 17 11 — 18,- 344 ìì « 11 18,15 353 r T) 9 45 18, 30 363 w r> 10 — 18,45 370 r 15,4 7 — 19, — 378 )• V 8 — 19,15 385 H n 7 32 19,30 390 )i H 5 — 19,45 395 15,2 n 5 — 20,- 400 fi n 5 — 20,15 404 » )i 4 19 20,30 408 » )i 4 — 20,45 411 ,. « 3 — 21,- 414 n )) 3 — 21,15 416 n n 2 12 21,30 418 « n 2 - 21,45 419 il V 1 — 22,- 419 y n — — 22, 15 418 il " — — Ore 6 con escur. teiui. di 183 div. Beek. Il peso delle foglie seccate in stufa a 110" C. era di gr. 5,51. Questa seconda serie di esperimenti fu preparata, adoperando un altro Dewar, ed eseguita in condizioni migliori di ambiente, cioè nei sotterranei dell'Orto Botanico, dove le esperienze furono continuate anciie nel 1909, cercando di eliminare sempre piii le cause di errore. Per cui ho potuto constatare un maggior sviluppo nel fenomeno della termo- genesi con un innalzamento di 0,58 centesimi di grado nelle foglie am- malate in confronto delle sane. 366 Esperienza, 20 Maggio 1908 con 25 gr. di foglie ammalate in Dewar di cm.' 9207. Durata dell'esperienza Temp. Beekmann nel DeMar con foglie Temp. Calorini. Temp. Ambiente Differenze di temperatura Differenze di temperai. per ora 10, 10 222 15,— 15,4 — — 10, 25 249 14,9 n 2 7 — 10,40 272 11 11 23 — 11, 10 313 » n 32 82 11,40 348 ;t 15,2 35 — 12, 10 378 t) n 30 65 12,40 407 n 29 — 13, 10 429 15,- ;) 12 51 13,40 449 H I» 20 — 14,10 467 U n 18 38 14,40 481 1? H 14 — 15,10 493 « ;l 12 26 15,40 505 n I) 12 — 16. 10 511 » Ti 6 18 16,40 518 H n 7 — 17,10 523 n V 5 12 17,40 526 )» 11 3 — 18, 10 529 y} 11 3 6 18,40 531 n II 2 — 19, lo 532 n 1) 1 3 Ore 9 con escur. term. di 301 div. Beek. Il peso delle foglie seccate a 110° C. era di gr. 3,70. — 367 — Esperienza 21 Maggio 1908 con 25 gr. di foglie sane in Dewar di cm.'* 9207. Durata dell'esperienza Temp. B e e k m a 11 II nel Dewar con foglie Temp. Calorim. Temp. Ambieute Differenze di temperatura Differenze di temperai. per ora 9,15 195 15,— 15,- — — 9,30 219 » n 24 — 9,45 ■ 241 n ìt 22 — 10, 15 270 n » 25 71 10, 45 295 14,8 « 20 — 11,15 320 }} n 24 44 11,45 344 11 n 24 — 12,15 266 « n 22 46 12, 45 385 )) n 19 — 13, 15 402 » n 17 36 13,45 417 n r 15 — 14,15 429 ?) V 12 27 14,45 439 H r ' 10 — 15, 15 446 1? V 7 17 15,45 449 V 1' 3 — 16,15 450 » ]) 1 4 Ore 7 con escur. terni, di 245 div. Beek. Il peso delle foglie seccate a 110' C. era di gr. 6,02. Anche in questa esperienza comparativa, la temp. delle foglie am- malate supera quella delle sane di 0,56 div. Beek. 36S Terza serie di esperienze. Esperienza 3-4 Maggio 1909 con 25 gr. di foglie completamente amma- late in Dewar di cm.' 9300. Durata rlflll'esperienza Terap. Beekmann nel Dewar con fogl ie THllip. Calorim. Temp. Ambiente Differenze di ti'inpe Ili tu 1' a 8,5 0,49 12,- 12, 2 — 9,5 115 1 •>. 3 M 66 10,5 174 )1 » 59 11,5 221 11 •>•> 47 12,5 260 )1 W 39 13,5 292 12,- „ 32 14,5 317 )9 » 25 15, 5 338 11 12,- 21 16,5 356 li rt 18 17,5 371 )1 11 15 18, 5 385 11 » 14 19, 5 394 H n 9 20,5 402 1) « 8 21,5 405 >7 H 3 22,5 407 » 11 2 23,5 408 )) ti 1 4 Maggio, ore 15 con escur. terni, di 359 liiv. Beek. 7,30 9. 30 11.30 1 3, 30 15.30 363 347 229 214 204 12,- 12.— 45 16 18 15 10 Il peso delle foglie seccate in stufa a 110" era di gr. 5,34. Vedasi Tavola. 369 Esperienza 4-5 Mag-gio 1909 con 25 gr. di foglie sane in Dewar di cm.3 9300. Durata ilell'esperionza Temp. B e e k m a n n nel Dewar con foglie Temp. Calorim. Temp. Ambìi'iit-' Differenze di temperatura 9, 15 175 12,- 12,4 — 10,15 222 T) 35 47 11,15 258 M 11 36 12, 15 288 » n 30 13. 15 307 1) 12,— 19 1 4, 1 5 324 r j) 17 1 5, 1 5 340 •y 16 IH, 15 354 « )i 14 17, 15 366 :^ 1^ 12 18, 15 37(i n •■ 10 l'.t, 15 38:^ n 3) 6 2(1, 15 384 *t n 2 iM,15 385 n )i 1 5 Maggio, ore 12 con escur. terni, di 210 div. Beek. La 16111)1. delle foglie aram., supera qnella delle sane di gradi C° 1,49. 45 16 16 14 9 Il peso delle foglie seccate in stufa a 110° C. era di gr. 6,54. Vedasi Tavola. 7, 30 340 9,30 324 il, 30 308 1 3, 30 294 15,30 285 — 370 Esperienza 6-7 Maggio 1909 con 25 gr. di foglie ammalate in Dewar di cm.=' 9300. Durata (lell'esperienza Teinp. Beekmanu nel Dewar con foglie Temp. Oalorim. Temp. Ambiente Differenze di temperatura 8,20 0, 92 ■ 12,1 12,2 — 9,20 138 JJ B 46 10, 20 225 » r. 87 11,20 276 r r 51 12,20 321 V « 45 13,20 354 » n 33 14,20 38G 12,- n 32 15,20 414 )1 » 28 16,20 437 n ìì 23 17, 20 456 H TI 19 18,20 479 Yl n 23 19, 20 495 n n 16 2a, 20 506 n y^ 11 21,20 513 )i « 7 22, 20 517 T) )i 4 22,20 519 ■J, « 2 23,50 520 « » 1 7 Maggio, ore 15,30 con escur. terni, di 428 div. Beelv. 58 20 22 18 12 Il peso delle foglie ammalate seccate in stufa a 110" C. era di gr. 5,07. Vedasi Tavola. 8,- 462 10,— 442 12,- 420 14,- 402 16,- 390 — 371 Esperienza 8-9 Mag-gio 1909 con 25 gr. di foglie sane in Dewar di cm-'. 9300. Durata dell'esperienza Temp. Beekmann nel Dewar con foglie Temp. Calni-im. Temp. .ambiento Differenze di temperatala 8,15 0,72 12,— 12,3 — 9, 15 120 n « 48 10, 15 178 V 12.— 58 11, 15 216 1t r 38 12, 15 250 lì ^1 34 13, 15 279 n 1* 29 M, 15 306 r " 27 15, 15 323 n :: 17 16, 15 347 TI n 24 17, 15 364 H n 17 18, 15 379 J5 r 15 19,15 388 •1 )• 9 20, 15 391 » « 3 21, 15 392 11 r 1 9 Maggio, ore 13 con esciu-. terni, di 320 div. L'eek. La temp. delle foglie amm. supera quella delle sane di gradi C 1,08. 12,— 12,— 32 12 12 10 7 Il peso delle foglie seccate in stufa a 1 IO» C. era di gr. 6,48. Vedasi Tavola. Atti dell'Ut. Boi. dell' Uuìversilà di Pavia — Serie II — Voi. XIII. -I' 8, - 360 10,- 348 12,- 336 14. 326 16, - 319 — 372 — Esperienza 15-16-17 Maggio 1909 con 2ò gr. ili foglie ammalate in Dewar di cm.' 9300. Durata dell'esperienza Temp. B e e k m a n n nel Dewar con foglie Temp. Calorim. Temp. Ambiente Differenze di temperatura 8, 30 zero 13,3 13,3 — 9, 30 64 » )7 64 10,30 117 » 51 Ò3 11,30 163 13,- » 46 12,30 200 1^ 1) 37 13,30 234 )J n 34 14,30 258 H n 24 15,30 278 » n 20 16,30 295 ì, n 17 17,30 307 11 )i 12- 18,30 316 11 IT 9 19,30 322 n » 6 20,30 326 1? »» 4 Ore 12 con esciir. term. di 326 div. Beek. 16 Maggio. 8,- 9,- 10,- 11 - 19,— 17 Maggio. H,- 11,- 17,— 294 289 285 282 260 275 282 220 13,- 13,^- 13,3 13,3 32 5 4 3 '2-2 62 Il peso delle foglie seccate in stufa a 110" C. era di gr. 4,69. — 373 Esperienza 18-19-20 Maggio 1909 con 25 gr. di foglie sane in Dewar di cm.^ 9300. Durata (lell'esperienzii Temp. B e e k m a II 11 nel Dewar ron foglie Temp. Calori ni. Temp. .Vmbiente Differenze di tempoi-ature 8,20 0,82 13, ti 14,- , 9,20 136 W '■•> 54 10, 20 181 )"> ., 45 11,20 219 13,2 •^ 38 12,20 247 !) ■>■) 28 13,20 274 ■) 11 27 14,20 299 n 11 25 15,20 318 ;i 11 19 16,20 334 H •n 16 17,20 347 » .. 13 18,20 360 H r 13 19,20 367 « „ 7 20,20 370 •n „ 3 Ore 12 escur. terni, di 288 div. Beek. La temp. delle foglie anim. supera quella delle sane di gradi C° 0,38, durante 12 ore di osservazione. 19 Maggio. 13,2 8,- 349 9, - 344 10,- 341 11,— 339 19,— 325 20 Maggio. 8, — 162 11,— 152 17,- 137 21 Maggio. 17,30 125 22 Maggio. 17,— 120 23 Maggio. 17,- 185 23,- 170 24 Maggio. 8,— 90 14,- 21 5 3 2 14 163 10 15 12 Il peso delle foglie seccate in stufa a HO" C. era di gr. 5,12. — 374 — In queste ultime esperienze il materiale fu tenuto ancora in osser- vazione per vedere se nella discesa delia temperatura non fossero in- tervenute variazioni notevoli. Come risulta dall'esperienza con le foglie ammalate, vi fu al 3" giorno (17 Maggio) un rialzo di temperatura, ciò che è evidentemente dovuto alla respirazione intramolecolare la quale anticipa su quella delle 'foglie sane (23 Maggio) [come già ebbi a con- statare nella respirazione patologica delle foglie di vite, (G. L. Pava- KiNO, Op. cii-, pag. 11, tab. D)], avendo trovato tutto il materiale adope- rato in buone condizioni di conservazione. Esaminando le tabelle precedenti si vede che in tutte era costante l'aumento di temperatura nelle foglie ammalate per cui restava a ve- dersi se il fenomeno era dovuto soltanto airaccresciuta intensità respi- ratoria od al maggior assorbimento dell'ossigeno. Secondo il Bonnier ' sono tre le sorgenti di sviluppo del calore: 1° la formazione di C Oj emesso; 2° l'ossidazione di certe sostanze, ossidazione dovuta all'eccesso di ossigeno assorbito su l'acido carbonico emesso; 3" lo sdoppiamento o le idratazioni, indipendentemente dalle os- sidazioni. Ed a proposito della 2=^ sorgente di calore, il Berthelot ^ osserva che l'ossigeno assorbito non è impiegato — come si supponeva negli antichi calcoli — a bruciare semplicemente del carbonio, uè a formare esclusivamente della CO^, per cui il calcolo del calore sviluppato non può stabilirsi con la sola conoscenza dell'ossigeno assorbito, anche se unito a quello dell'anid. carbonica espirata ''. Cosicché, potendo essere diverse, anche negli oi'gani ammalati, le sorgenti di calore, bisognava anzitutto procedere alla misura quantitativa del fenomeno, ciò che rese necessaria la taratura del Dewar. ' BoNNiEs. Op. cit., pag. 33. Secoudo lA.. il calore sviluppato durante la góiiuina- zione e la fioritura è .superiore a quello dovuto all'emissione di CO, e la maggior quau- tità di calore emesso corrisponde assai .sensibilmente al maximum di ossidazione, vale a dire al minimo quoziente respiratorio. * Bebthelot. Essai de mécaniqur rliiiiiiqiir. T. i, 1879, Paris. ' W. Palladin, Rpclierches sur la corriHatioii rutre la respiratioii (Ics plaiitrs rt Ics siibstanccs asotées actives (Rev. Gén. d. Bot.. T. viii, 1896, pagg. 22.5-248 ). L'A., nei determinare la quantità di acido carbonico sviluppato nelle piante propoi'zionatameute alle sostanze proteiche attive, ossia non digeribili, non prende in esame la quantità di os- sigeno assorbito, perchè quest'ultima può variare colla natura chimica delle sostanze com- bustibili, come per es., nei semi oleoginosi i quali assorbono più ossigeno a causa della trasformazione degli oli in idrati di carbonio. 37.1 Taratura del Dewar. Si introdusse nel Dewar una lunga spiralina formata da filo di ar- gentana di mm. 0,3 di diametro, ricoperto di seta. Di essa fu misurata con cura la resistenza, che risultò di 89,458 Ohm. Sotto alla spiralina, nel Dewar, fu anche posta della carta in modo da occupare all' incirca tanto volume quanto ne occupavano le foglie durante le esperienze. Fu chiuso con cura il Dewar, col suo tappo, attraverso cui passava il me- desimo termometro IJeekmann che serviva nelle esperienze con le foglie; indi si faceva passare per molte ore nella spiralina una corrente pro- dotta da un accumulatore, condotta ad un'intensità voluta per mezzo di una cassetta di resistenza e di cui si misurava l' intensità per mezzo di un milliamperometro Siemens di precisione. Durante tutta un'espe- rienza la corrente si è mantenuta del tutto costante, entro i limiti di sensibilità del milliamperometro. Si notavano per ogni esperienza ad ogni mezz'ora le indicazioni del termometro, e di ogni esperienza si costruì una curva prendendo come ascisse i tempi e come ordinate i centesimi di grado. Le esperienze furono parecchie, eseguite con inten- sità di corrente tali da ottenere variazioni di temperatura confrontabili con quelle ottenute durante le esperienze con le foglie. Dalle osserva- zioni di temperatura furono dedotte le corrispondenti quantità di calore, calcolando per ogni esperienza in base alla nota legge di .Joule (q = 0,24 r . r . jf), le piccole calorie svolte ad ogni ora. Indi dalle curve delle tempera- ture, si dedusse quale era la variazione di temjieratura corrispondente a tale quantità di calore, durante la prima e successivamente la seconda, la terza .... ora. Infine si costruì una prima curva, prendendo come ascisse le va- riazioni di temperatura, durante la prima ora nelle varie esperienze, in centesimi di grado e come ordinate le piccole calorie corrispondenti. Curve analoghe si costruirono per le ore successive. Ciò posto, ritornando alle esperienze con le foglie, si computava la variazione di temperatura durante la prima, la seconda ora e le successive ed in base alle curve precedenti si trovava la quantità di calore corrispondente '. Questo metodo semplice e sufficientemente esatto, permette di evitare le lunghissime correzioni dovute al calore disperso dal calorimetro. Vedi Tabelle /,' e V. - 376 — Per dare un'idea complessiva del fenomeno, ho costruito anche i diagrammi riferentesi alle esperienze 3-4, 4-5; 6-7 e 8-9 maggio 1909 (Vedi Tavola XIII) e si comprende come alle curve termometriche corri- spondano le calorimetriche simili e proporzionali. Io però mi sono limitato a trasformare le temperature nelle corrispondenti quantità di calore per le prime 5 ore delle corrispondenti esperienze, perchè dopo * le piante vengono a trovarsi in condizioni diverse di atmosfera come lo dimostra il fatto dell'anticipo, nelle foglie ammalate, della respirazione intramo- lecolare dovuta all'opera degli enzimi e regolata dalla quantità dell'os- sigeno rimanente. ' Dovendo sperimentare sovente su organi staccati dalla pianta, parecchi autori si sono preoccupati del fatto che detti organi non sono più in condizioni naturali. Per ciò che riguarda l'emissione di CO2 Gabreau, fin dal 1851 {De la respirnfinii diez les plaiifrs. Ann. Se. nat. Bot., 3'' sér., t. xv), ha constatato l'identità di comportamento fra le foglie staccate e quelle rimaste sulla pianta. Anche Bonnier e M.^ngk ammettono che la respi- i-azione delle foglie e dei rami non viene alterata durante le prime ore che seguono il distacco [Eechcrches sur la réspiratioii (Ics fenilles à l'olìscìirifé. C. R. Ac. Se. t. xcvjii; Id., Ann. Se. nat. Bot.. (>'' sér.. t. xix, 1884). — .-57 7 Tabella B. Foglie oramnil 2.") Peso secco ili grammi CO, 0 (ire Temperatura in centesimi di grado Piccole calorie ora Piccole calorie per ora e per giammo di peso secco Ammalate 5,07 0,44 la 72 26,3 5,18 Esperienza n 77 2» 59 32,6 6,42 « V 77 3* 52 41,5 8,18 (;)-7 maggio V 77 4a 42 43,5 8,57 1909 77 5* 32 46,4 9,15 190,3 Sane 6,48 0,57 ta 58 18,6 2,87 Esperienza ,1 ^1 2* 49 25,6 3,95 /? n V 3» 39 28,3 4,36 x-9 maggio n 77 4a 35 34,8 5,37 1909 V 7) 5» 27 38,6 5,95 145,9 Ammalate 5,34 0,55 1* 65 32,2 6,02 Esperienza r) 77 2a 59 32,8 6,14 / 77 17 3» 47 35,6 6,66 0-4 maggio ■ 77 77 4a 39 3S,6 7,41 1909 71 ••7 5* 32 46,8 8,76 178,0 Sane 6,54 1,42 1» 47 15,4 2,35 Esperienza 77 „ 2» 36 15,6 2,38 ò 77 71 3» 32 20,4 3,11 4-5 maggio 77 17 4a 25 22,6 3,45 1909 77 77 5^^ 15 19,6 2,99 93,6 — 37S — Tabella C. In questa tabella souo riassunti i dati definitivi per le altre espe- l'ienze, iu forma di piccole calorie per grammo di peso secco e per ora. Ore Esperienza I Esperiecza II Esperienza I Esperienza II 1907 11107 1908 1908 Foglie Foglie Foolie Foglie Aiiiniiilato Sitile Ammalate Sane Ammalate Siine Ammalate Sane ]» 1,66 0,99 2,35 1,12 7,94 4,75 8,86 4,25 oa 0,86 0,27 1,15 U,76 8,27 3,99 10,2 3,48 3'- ' 0,65 0,27 0,21 0,42 7,23 3,70 10,9 5,71 4a 0,17 7.17 2,86 10,3 5,98 5^ 7,94 2,72 10 6,41 Media 0,83 0,51 1,23 0,76 7,71 3,60 10,05 5,16 La differenza fra le quantità di calore sviluppate nelle esperienze del 1908 e 1909 (Vedi Tabella B) e quelle iniziate nel 1907, si spiega colla diminuita dispersione di calore da parte del calorimetro usato nella seconda e terza serie di esperienze. La differenza fra le medie delle piccole calorie sviluppate dalle foglie ammalate e sane è di una cifra che varia da 4,11 a 4,89, nelle esperienze del 1908. CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI GENERALL Da queste esperienze si possono dedurre le seguenti conclusioni: 1. Nelle foglie attaccate dal parassita si ha un sensibile innal- zamento di temperatura in confronto delie sane, mentie diminuisce, a parità di peso fresco, il peso della sostanza secca ; 2. All'aumento di temperatura corrisponde nelle foglie ammalate uno sviluppo di calore in quantità (riferito all'unità di peso secco e di tempo) superiore a quello sviluppato normalmente dalle foglie sane. La differenza fra le quantità di calore sviluppate rispettivamente (sempre a parità di peso secco e di tempo) dalle foglie sane e dalle ammalate non è proporzionale all'anidride carbonica emessa dalle foglie stesse, ma varia in relazione all'abbassamento del quoziente respiratorio. — 379 — L'aumento di energia termica nelle piante ammalate, con distru- zione di sostanza organica ' è paragonabile alio stato febbrile degli animali ? Secondo l'Arcangeli, lo stato febbrile nelle piante sarebbe parago- nabile alla piresi locale che si osserva pure negli animali, determinata da ferite ó da altre cause. G. Hunter ritenne come dimostrato l'au- mento di calore nelle parti del corpo affette da infiammazione, ciò che fu poi avvalorato dalle osservazioni di Billroth., di .T. Simon e di Weber ". Lo stesso fatto viene pure ad essere dimostralo per le piante, co- sicché FA. sopra citato afferma che, in seguito alla potatura, si ha un vero e proprio stato febbrile locale, analogo a quello che si riscontra negli organi animali, in condizioni simili. M. Richard' ha qualificato come febbre l'innalzamento di tempe- ratura negli organi tagliati. Invece il Berlese * spiegò l'aumento della temperatura come conseguenza di una più energica attività respiratoria, la quale alla sua volta è provocata dall'afflusso di materiale nutritizio in quantità maggiore, dove si formano tessuti di cicatrizzazione o di riparazione. Secondo l'A., sarebbe semplicemente l'effetto di una più energica respirazione, senza che, come nella febbre degli animali, si sviluppino prodotti anormali messi in circolazione. Oggi però è noto che 1 funghi esercitano sulle cellule delle piante ospiti un'azione chimica a distanza mediante i loro prodotti tossici. E lo Smith ' per es., distingue fra i prodotti quelli che — come l'acido ossalico — servono prima ad avvelenare ed uccidere le cellule del- l'ospite, dai fermenti che digeriscono i vari costituenti del tessuto. ' RiCHET, Dktioiiitaivf de Plii/siolnfiie, T. vi, pag. 443. Parecchi aiUoii suiui d ac- cordo nel dimostrare che la perdita di peso negli animali febbricitanti è maggiore che non durante l'inazione. Ed <• anche notevole il fatto dell'idratazione dei tessuti, segnalato da Leyden e da Botrin, che corrisponde allo stadio acuto febbrile, mentre la perdita di peso si accentua dopo — durante la défervescence. Che le foglie ammalate contengano più acqua delle sane e che sia minore nelle prime il peso della sostanza secca, fu tro- vato anche dal Montemartini {Kote di Fisiopatologia citate) e da me anche in queste ul- time ricerclie. - Weber nel 1864, dimostrando che la febbre consecutiva a cause traumatiche è dovuta all'assorbimento delle sostanze putride piretogene formatesi nel focolaio, ha gettato la prima base della teoria piretogena attuale. " H. M. Richard, Op. cit. * A. N. Beelesb, La felibri' nelle piante (Boll, di Entomol. Agr. e Patol. Veget. pagg. 21-25, Padova, 1898). ' K. E. Smith, The para^itism of Botriilis cinerea (The Botanica! Gazette, V. xxxiii, Chicago, 1902, pagg. 421-43G). — 380 — Cosi pui-e il Noi'dliausen ' lia osservato che sugli organi attaccati dalla Bofì-ì/tis cinerea, si forma im'areola necrosata in corrispondenza della quale il protoplasma delle cellule muore prima che il micelio sia penetrato nei tessuti; ciò che significa che durante il processo di ger- minazione si rende libera una sostanza venefica la quale attraversa le membrane, uccide il plasma, cosiccliè dopo Tifa del fungo e attirata nell'interno delle cellule. Altri funghi del gruppo delle Sderotìnie ~, segregano prodotti con- tenenti citasi e ossalato acido di potassio ', destinato a vincere l'azione neutralizzante del contenuto cellulare della pianta superiore. Anche nella moria dei castagni, il fungo parassita segrega a distanza un veleno che forma le striseie livide caratteristiche, talora lunghissime. che dai rami discendono alle radici '. Inoltre, ai veleni segregati dai funghi, corrispondono i prodotti di ricambio che agiscono sugli organismi sia animali che vegetali. Ed è noto che colle colture sterilizzate si pos- sono in parte riprodurre i sintomi delle malattie provocate dai rispettivi parassiti. Su questi fatti si basa appunto la teoria medica italiana sulla febbre, la quale non sarebbe l'effetto di una ritenzione di calore, ma dell'aumento nella termogenesi dovuto all'azione termica diretta della ' M. NoRDHAUSEN, BcUmgK zur Biolo^ii [luraaitnre.r Pihe (Pringsheim's Jalu-b. f. w. Bot., Bd. .x.xxiii, 1899). Veg-gasi in proposito anche : M. Busgex, Vehcy riiiigc Eigcn- schaftcn rìcr Eeimìiiigc imrasitischer Piìsr (Bot. Ztg. 1893. i Abtli., pag. 5.3): E. Bour- QUELOT, Lrs fermi' lite s soluhlcs de /'Aspergiihis niger ( B. S. Myc, ix, 1893. 230). — Presens timi fermenl (innlognc n l'riiiniKiiie dcnis /cs cìiampìgnoiis (Compt.-Rend. (ì. s. de l'Ac. d. se. de Paris, T. xcvii); L. JIiyoshi, Die Dincìiììolining tori Meiiiliraiieii iliirrli Pitsfaden (Pringsheim^s Jalirb. f. Bot. Dd. xxviii, 189.'x pag. 2691 ' De Baby ( Ueber einige Scler.otinien iind Sclerotienl,-raiil,-eitcn. Bot. Z., 1886, n. 22-27) e Marshall Waed {A lihj disease, Ann. of Botany. ii, 2, 219, 1888) hanno po- tuto stabilire clie certi funghi del gruppo della Seìero/i/iiti e una specie di Bofri/fis elaborano fermenti capaci di sciogliere la cellulosa, cioè fermenti cyto-hydrolytici o cytasi. Vedi inoltre: L. Petri, Un'espericnsa sopra il latore del cìienwtropisiiin neira-ione parassitaria dei funghi (Rend. d. R. Accad. H. Lincei, Voi. xvin, Ser. ó", i sem., fase. 10, 1909). E ancora: Pn. Kohnstamm. AMiyloltjtisc/ie. gli/cosidsplalteìide, proteolgtise/ie iiiid Celliilnseliìseitde Feriiinil in Hfìtshenntinnideii Pit-.e ( Beili, z. Bot. Gentralbl.. Bd. x. 1901, pag. 90). • L'acido ossalico esiste in un gran numero di funghi talvolta sotto la forum di sale acido di potassio, come per es. nella Clavaria flava analizzata da Bolley; ma spesso anche sotto forma di cristalli di ossalato di calcio come nei frutti di Peiiieitliiiiii (Bre feld), nei Ciia'tow iinit (Zopf) e anche nei Miicor. Secondo ScmiiEDEH {Ueber Bestandtfieile dea Polyporus- oftìcinalis. Er. Arch. Pharm. xxiv, 1886, 641) detto acido esisterebbe sotto forma di sale di ferro nel Polt/poriis. Vedasi inoltre: Wehmer C. Die Bitdniig vnii freier Oxatsìiiire diircìi Aspergillus niger (Ber. D. Bot. Ges.. xxiv, pagg. 381-384. 1906). * G. Briosi ed R. Farneti, Intorno alla causa della morìa dei cnslagiii ed ai Jiie.tsi per combatterla (Att. Ist. Bot. Univ. di Pavia, Serie ii. Voi. xivì. — 381 — sostanza pirogenetica sulle cellule dell'organismo, indipendentemente dal sistema nervoso *. Le sostanze bactericlie sono gli agenti diretti della piresi, oi)pure agiscono mediatamente provocando nell'organismo una reazione, causa di accesso febbrile? Il fatto che una stessa coltura iniettata in animali di specie differenti, produce degli effetti diversi sembra dimostrare che i prodotti di ricambio dei microrganismi non sarebbero dii'ettamente piretogeni, ma agirebbero provocando nell'organismo infetto una reazione, causa della piresi'. Questa reazione protoplasmatica contro i veleni sarebbe dovuta, secondo certi autori, alla presenza di enzimi ossidanti cheinduconoeaccelerano l'ossida- zione di varie sostanze, con processo esotermico. Bohmann et Spitzev e Rey-Pailhade hanno provato 1' esistenza, nel regno vegetale ed animale di detti fermenti, e Jaquet lia dimostrato che il sangue da solo non determina che una debolissima azione ossidante, mentre certi organi, come i reni e sopratutto i polmoni godono di una proprietà manifesta- mente ossidante per le diastasi contenute nei loro tessuti '. G. Bertrand ed E. Bonrquelot hanno dimostrato che nei tessuti vegetali si generano delle ossidasi che agiscono come catalizzatori ossidanti. ^ E le ricerche di Krasnosselsky \ di Maximow '' e di Kostytschew " hanno constatato nelle piante ferite una maggiore formazione di enzimi ossidanti, ciò che avrebbe per effetto un aumento nel chimismo respiratorio. Anche nelle foglie di vite attaccate dalla peronospora ' io pure ho trovato una mag- * LusTiG, Patologia generale. (Voi. ii, pag. 361 1. Per la febbre infettiva negli ani- mali prevale l'opinione che i parassiti — specialmente i bacteri patogeni — producano la febbre per opera di quelle sostanze o veleni chimici (pirogenina, pìrotossina, sepsina, al- buminose bacteriche, ecc.) che vengono da essi stessi elaborati. ' RiCHET, Op. cit., pag. 381. '' RiCHET, Dirtìoìiiiaire (Ir Phijsmioyie. T. vi. pag. 46(i. - Ce n'est pas la substance bacterienne qui serait pyrétogéne. mais la réaction méme de l'organisme vis-à-vis d" r.>rt>' substance. ^ GiGLioLi, Dal protoplasma vivente queste ossidasi ricevono la loro speciale struttura ed attività {C/iì'iiì. agi-aria. pag. 666). Vedansi in proposito i recenti lavori di B.\cii e Chodat; Chodat R. Sur Ir mode d'action de l' o.^i/daKe (Bull. Herb. Boiss., 2 Ser., v, 1905, pag. 413-4:16): Enrico Paxtanelli. MeccaiiiKwo di Kirrr:i 20 Uncinula Aceeis (D. C.) Sacc. Su foglie di acero a Montubeccaria (L. Montemartini) ' ^^ 1 Aspergillds gladods Link, e Oospora spec? Sopra piante di ta- bacco provenienti da Firenze (R. Stazione di Entomologia Agraria) » 1 Vulvaria volvacea Bull. Sopra il tronco di gelsi presso Casatisma e nella Valle della Versa „ 4 Mal del falchetto {Armillaria meìlea Valli.). Assai diffuso nella nostra provincia (ed altre della Lombardia) sulle radici dei gelsi di cui causa la morte „ 30 Pholiota Aegerita Ih'ig. Sopra tronchi di pioppi presso Santa Maria della Versa e Orto botanico di Pavia „ 5 Fomes ignarius (L.) Fr. Sopra tronchi di salice a S. Martino Sic- comario ed in altre località dei dintorni di Pavia . . . „ 12 Cuscuta {Cuscuta Epilinum, Weitch.). Ha invaso i campi di lino nel comune di Gerenzago „ 3 DiASPis PENTAGONA Targ. Sopra gelsi fortemente attaccati nei co- muni di Fossarmato, Albaredo Arnaboldi, S. Leonardo, Ca- stello (l'Agogna, Corteolona, Santa Cristina, Monteleone, Bar- biauello, S. Giulietta, Dongo, Gravedona e molte altre loca- lità lombarde i, 40 Leucospis Pini Hartig. Sopra pini fortemente attaccati a Loaiio (prof. Egidio Pollacci) „ 2 Crisomela del Salice. Sopra foglie di salice provenienti da Genova (Consorzio Agrario) „ 1 Totale esarai N. 230 407 Malattie di i)iaiite diverse. Peronospora effusa (Grev.). Rbli. Sopra Chenopodium album a S. Giuseppe (Pavia), Torretta, ecc Esami N. 6 Spuacelotheoa Hydropiperis (Sclium.) De Bary. Sopra fiori di Per- siearia da Mortara (Cattedra ambulante d'agricoltura) . . „ 2 PucciNiA Malvaceardm Jlout. Sopra piante di Malva a S. Giu- seppe (comune di Pavia) in giardini della città e nell'Orto botanico „ 8 CoLEOSPORiUM SoNCHi (Pers.) Lev. Su foglie di Tnsslìago farfara a irontubeccaria e nei dintorni di Pavia „ 6 AscocHYTA Pisi Lib. ; Cladosporium sp.? e Macrospormin sp.? Sopra foglie di Vicia inviate dal prof. De Caroli.^, Direttore della Cattedra ambulante d'agricoltura di Langhirano (Parma) . „ 4 Septoeia Phytolaccae Cavr. Su foglie di Fhìjtolacca decandra da Gravedona e dintorni di Pavia » 15 Ascochyta Pisi Lib. Su foglie e frutti di Pisiim a S. Giuseppe, S. Paolo ed in altre località dei dintorni di Pavia . . . „ 15 OvoLARiA obliqua (Cook.) Aud. Sopra foglie di h'umex raccolte a S. Giuseppe e diverse altre località dei dintoini di Pavia „ 12 OvuLARiA OVATA (Fiicli.) Sacc. Sopra foglie di Salvia pratensk a Travacò Siccomario e Argine del Ticino „ 8 OiDiUM erysiphoides cou Cicinnobolus. Sopra piante di Spiraea ulmaria da Gravedona .i 2 OiDiuM HoRMYNi Fariieti. Su foglie di Salvia a Travacò Sicco- mario, ecc ,10 FusicLADiUM Sorghi Pass. Sopra Sorghum halepense nei dintorni di Pavia » 8 Foglie di Crataegns alterate per l'attacco di insetti e di Clado- aporium spec? a Verretto Pavese « 4 Prezzemolo con alterazioni d'indole climatologica e fisiologica pro- veniente da Savona (Cattedra ambulante d'agricoltura) . . „ 3 Totale esami N. 103 luformazioui varie. SnW AmpelUe antifillosserica del prof, e Feis chieste dal sig. Ra- fael -Tannini di Valencia (Spagna); sulla Sepioria Petrosilini-Apii, Briosi e Cavara chieste dal prof. H. Klebalin di Amburgo (Germania); sul — 408 — Roncet e intorno alla cansale caduta dei germogli di vite richieste dalla Cattedra ambulante d'agricoltura di Casalmaggiore; sul The e sulla sua cultura dal sig. ing. Carlo Frova, Barberino Mugello (Firenze); sul modo di curare le punture causate dalle Euphorbie dal sig. Italo Magni di Spezia, ecc. Esami di zafferano in polvere sofisticato, di Tripoli, di campioni di panno, di tela, ecc. Detenninazioni di piante fanerogame inviate al Laboratoiio, o rac- colte dal personale in escursioni. Ricerche scientifiche. Oltre all'esame del materiale inviato da enti morali e da privati l'attività dell'Istituto fu pure rivolta a ricerche scientifiche che inte- ressano la patologia vegetale, la fisiologia, l'anatomia, la biologia, ecc., come viene qui sotto in succinto accennato. Ricerclie di crittogamia e patologia vegetale. Lo scrivente insieme coll'aiuto Rodolfo Farneti studiò e descrisse una nuova specie di micromicete parassita del castagno, sul quale pro- duce la tanto dannosa e temuta malattia nota col nome di Mai del- l'inchiostro o Moria del Castagno. Continuò pure le ricerche snWavvizzi- mento dei germogli del gelso. In collaborazione col prof. F. Cavara pubblicò il fascicolo xvii del- l'opera: I funghi parassiti delle piante coltivate od utili, in cui sono de- scritti e figurati 2.5 diversi parassiti di piante coltivate od utili, per ognuno dei quali è dato anche un esemplare patologico e suggerito il possibile metodo di cura. L'aiuto Rodolfo Farneti poi continuò le sue ricerche sul brusone del riso che vedranno presto la luce. L'assistente Malusio Turconi completò una prima memoria sulla micologia lombarda parlando in essa dei funghi finora trovati e studiati nella nostra regione, il cui numero supera ormai i 2000. Ha inoltre iniziato studi sul mal vinaio dell'erba medica e sij alti i funghi parassiti. Il dott. Luig-i Mafifei ha continuato lo studio della micologia ligu- stica pubblicandone un secondo contributo; il dott. Giovanni liiauchi diede alla luce una seconda memoria sulla micologia della provincia di - 409 — Mantova, e la signorina dott. Eva Mameli pubblicò una seconda con- tiibuzione sulla flora micologica della Sardegna. Il doU. Gino Poliacci studiò e descrisse una nuova specie di gra- minacea infestante le risaie {Panicum erectmn). Ricerche di fisiologi.!, istologia, ecc. La signorina Eva Mameli pubblicò i risultati di suoi studi sulla con- ducibilità elettrica dei succhi e dei tessuti vegetali e, in collaborazione col dott. Gino Poliacci, quelli di ricerche sulla fotosintesi clorofilliana. L'on. prof. Luigi Monteniartini pubblicò i risaltati di esperienze e studi sulla biologia dei semi, sulla spiga del grano in rapporto alla selezione, e sulla sensibilità geotropica delle radici. Il prof. Luigi Pavarino ba continuato le ricerche sulla flora fane- rogamica dell'Appennino bobbiese in rapporto al substrato su cui ve- geta, pubblicando un secondo contributo. Il sig. Pier Emilio Cattorini, infine, compì ricerche istologiche sulla struttura e presenza dei centrosomi nella cellula vegetale. Nell'anno prossimo, oltre alle ricerche in corso su diversi problemi di patologia vegetale, ci proponiamo di proseguire gli studi sulla flora crittogamica (specialmente micologica) delle regioni lombarda e ligure e di imprendere studi sull'accrescimento dei frutti, sull'assimilazione e fissazione dell'azoto, specialmente di quello atmosferico, operata dalle piante; sulla struttura delle foglie delle leguminose, sulla selezione del frumento e sulla azione di alcune speciali sostanze sopra la fioiitura delle piante culturali. Riassunto generale delle ricerche fatte nell'anno 1908. Malattie della vite Esami N. 387 „ dei cereali „ „ 122 „ di piante da frutto „ „ 242 „ „ « oi't" " » •'^6 „ foraggio „ „ 111 „ ,, ornamentali „ „ 112 „ „ industriali e forestali .... r » 230 „ „ diverse n ^ 103 Ricerche ed informazioni varie n r 107 Determinazione di fanerogame « „ 270 „ di miceti della Lombardia, Liguria e Sardegna „ „ 425 Totale esami N. 2195 — 410 — Personale del Laboratorio al 31 dicembre 19U8. Prof. Giovanni Briosi, diretto>e; Prof. Rodolfo Farneti, aiiUo; Malusio Turconi, assistente straordiiiario; Mario Palazzi, inserviente straordinario. Prestarono l'opera loro i signori: Dott. Gino PoUacci, conservatore dell'Istituto botanico e libero docente all'Università; Dott. Gnido Rota-Rossi, 1° assistente all'Istituto botanico; Dott. Luigi Maffei, 2" assistente all'Istituto botanico. Frequentarono durante l'anno 1908 il Laboratorio crittogamico per ragioni di studio i signoii: Dott. Luigi Montemartini, libero docente di botanica all'Università e deputato al Parlamento; Dott. Luigi Pavarino, professore alla R. Scuola normale di Pavia e assistente onorario dell'Istituto botanico; Dott. G. B. Tiaverso, assistente all'Istituto botanico di Padova e libero docente presso quella Università; Dott. Giovanni Bianchi, assistente volontario; Signorina Eva Mameli, assistente onoraria; Sig. Giuseppe Bruno Marignoni, laureato in scienze naturali. Sig. Pier Emilio Cattorini, laureando in scienze naturali. Sig. Luigi Moretti, studente allievo del Collegio Ghislieri. PMbblicazioni del personale dell'Istituto durante l'anno 1908. Giovanni Briosi, Rassec/na crittogamica delle principali malattie delle piaìUe sviluppatesi in Italia nel 1" semestre 1907, con notizie sul carbone e la carie dei cereali (in Bollettino Ufficiale del Ministeri; d' A ij rie ot- tura, Industria e Commercio). — Rassegna crittogamica pel 2" semestre 1907 (in Atti Istituto Botanico di Pavia. Serie II, voi. XII). — Operosità della stazione di botanica crittogamica di Pavia nell'anno 1907 (in Atti Istituto Botanico di Pavia. Serie II, voi. XII). — Cenno biografico di Giov. Batt. Amici, con ritratto (in Atti Istituto Bo- tanico di Pavia. Serie II, voi. XI). — 411 — Giovanni Briosi, frulla Moria dei castagni {Mal dell'inchiostro), prima nota con una tavola litografica (in collaborazione col prof. R. Farneti) (iLid., voi. XIII). — I funghi parassiti delle -piante coltivate od utili, essiccati, delineati e de- scritti. Fase. XVII. Pavia, 1908 (in collaborazione col prof. F. Cavara). Gino Poll.\cci, Su una graminacea nuova infestante del riso {Panicum erectum), con mia tavola litografica (in Atti Istituto Botanico di Pavia. Serie II, voi. XIII). — Note critiche intorno a recenti ricerche sulla fotosintesi clorofilliana liii collaborazione con la signorina dott. Eva Mameli) {ibid.). — Articoli diversi in giornali agrari. — Articoli diversi di patologia vegetale (in Alba Agricola, 1908). Rodolfo Farneti, Sulla Moria dei castagni (Mal dell' inchiostro), prima nota (in collaborazione col prof. G. Briosi). Malusio Torconi, Intorno alla micologia lombarda. Memoria I (in Atti Istituto Botanico di Pavia. Serie II, voi. XII, pag. 57-284). Luigi Maffei, Contribuzione allo studio della micologia ligustica (seconda centuria) {ibid., voi. XIII). Luigi Montemartini, Note di biologia dei semi {ibid.). — La spiga del grano in rapporto colla selezione {ibid.) — Contributo allo studio della sensibilità geotropica delle radici {ibid., voi. XIV). — Rivista di patologia vegetale. Anno III, Pavia, 1908. Luigi Pavarino, Intorno alla flora del calcare e del serpentino nell'Ap- lìennino bobbiese (in Atti Istituto Botanico di Pavia. Serie II, voi. XIV). Giovanni Bianchi, Micologia della provincia di Mantova. Secondo con- tributo {ibid., voi. XIII). Eva Mameli, Sulla jlora micologica della Sardegna. Seconda contribu- zione {ibid., voi. XIV). — Sulla conducibilità elettrica dei succhi e dei tessuti vegetali {ibid., vo- lume XII). — Note criliche intorno a recenti ricerche sidla fotosintesi clorofilliana (in collaborazione col dott. Gino Pallacci) {ibid., voi. XIII). Pier Emilio Cattorini, Intorno all'esistenza delle sfere direttrici o centro- sfere nelle cellule del sacco embrionale della " Tulipa „ {ibid., vo- lume XIII). — 412 — La Stazione di Botanica Crittogamica (Laboratorio Crittoga- mico Italiano) in Pavia dalla sua fondazione (1871) sino al- l'anno 1910. - Raiiporto chiesto per l'esposizione di Bruxelles 1910 da S. E. il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio. Il Laboratorio Crittogamico venne fondato presso l'Istituto Bota- nico della E. Università di Pavia con decreto 16 marzo 1871. Alle spese di fondazione concorsero il Ministero d'Agricoltuia, In- dustria e Commercio e quello dell'istruzione nonché la Provincia, il Comune, il (Collegio Ghislieri ed il Comizio Agrario di Pavia ed altresì privati donatori (conte Carlo Ainaboldi Gazzaniga, cav. Giovanni No- seda, conte Vitaliano Borromeo, ecc.). Al suo mantenimento provvidero il nostro Ministero insieme alla Provincia, al Comune ed al Collegio Ghislieri di Pavia. La sede del Laboratorio è l'Istituto Botanico dell'Ateneo pavese che gli fornisce i locali. * * Il materiale scientifico del quale dispone consta di varii microscopi, di molti apparecchi di chimica, di fisica, di biologia, ecc. per le ri- cerche; e di una biblioteca fornita di molti dei più importanti perio- dici scientifici italiani e stranieii, e di gian numero di opere di agri- coltura, di patologia vegetale, di micologia e di crittogamia generale ed applicata. Possiede pure una ricca e rara collezione di essiccati micologici ed un erbario patologico che, iniziato nell'ultimo decennio, conta ora qualche migliaia di specie. Nel Laboratorio Crittogamico furono allievi, o più o meno a lungo vi lavorarono, giovani di alto valore che poi raggiunsero posizione co- spicua nella scienza, quali i professori G. Gibelli (ex professore al- l'Università di Torino), senatore C. Golgi (professore all'Università di Pavia), E. Pirotta (professore all'Università di Eoma), P. Baccarini (pro- fessore all'Istitnto Superiore degli studi a Firenze), F. Cavara (pro- fessore all'Università di Napoli), e molti altri, alcuni .stianieri, fra i quali citiamo il prof. Loverdo Jean di Grecia, il dott. E. Andreae (Svizzero), ed ultimamente il prof. Hikotaro Nomura di Tokyo, che il Governo Imperiale del Giappone qui inviò e mantenne durante tre anni per studi di perfezionamento, ecc. 413 — Scopo principale della Stazione Crittogamica è lo studio delle ma- lattie (Ielle piante coltivate od uiili prodotte da parassiti di natura vegetale, dei rimedi più adatti e pratici per combatterle e dei mezzi atti a prevenirle. Tale studio si fa sopia materiale clie viene continuamente inviato per esame e studio da privati e da enti morali, e sopra piante raccolte dal personale nelle diverse ispezioni e nei sopraiuoglii fatti a tale uopo. L'elenco delle malattie che si studiano e le ricerche ed osserva- zioni che sopra di esse si fanno nell' interesse degli agricoltori e degli studiosi, furono in ogni anno, e lo sono tuttora, raccolte in apposite Rassegne Criltogamkhe che si mandano di volta in volta al Ministero d'Agricoltura il quale le pubblica nel suo Bollettino. In tali liasseyiie allo scopo anche di soddisfare alle richieste che da varie parti ci ven- gono fatte, si usa da qualche anno di raggruppare e riassumere in ap- positi articoli, dettati in foinia piana per quanto è possibile, le cogni- zioni che si hanno intorno alle principali malattie che affettano le piante colturali, ed ai rispettivi metodi di cura; cognizioni che per ti'ovarsi sparse in pubblicazioni d'ogni genere tanto italiane che stra- niere e per essere dettate in lingue diverse riescono di difficile accesso non solo per gli agricoltoii, ma talora anche per gli studiosi. Così si fece per le malattie delle barbabietole, per quelle della ea- napa, del riso, del gelso, delle poìnaree, per la ruggine ed il carbone dei cereali, per le malattie àeWcrba medica, ecc. A dare un'idea dell'operosità ognora crescente della nostra Stazione Crittogamica valga lo specchietto a pagina seguente, dedotto dai rap- porti mandati ogni anno al Ministero e già pubblicali, il quale dimo- stra il numero delle osservazioni e delle ricerche fatte. A più di venticinquemila, come vedesi, ammontano le ricerche fatte nel nostro Laboratorio, in massima parte sopra malattie di piante coltu- rali, per rispondere a quesiti proposti. Delle Rassegne Crittogamiche rese di imbblica ragione nel Bollettino del Ministero, si distribuirono coi>ie a coloro che avevano mandato ma- teriale di studio ed altresì ai Sindaci dei Comuni interessati, alle Cat- tedre ambulanti d'agricoltura, alle Scuole pratiche d'agraria, ecc. Più di sedicimila di dette ricerche furono fatte nell' ultimo de- cennio, onde il loro continuo aumento vale per sé stesso a dimostrare quanto sia apprezzata e richiesta dagli agricoltori l'opera del I-ahora- torio Crittogamico al quale si ricorre per ricerche e consiglio anche dall'estero. — 414 — OSSERVAZIONI E RICERCHE FATTE ALLA STAZIONE CRITTOGAMICA DI PAVIA. dì Pavia, Voi. I, pag- XV Rsami tutti nel l 1871 N." 4. Atti Istit. Tìot: » » » 1^^7L' » 13 » » » » » » 1873 » 52 » » » » 1.S74 » 53 >■> > » » 1K75 » 08 >> » " y* » 1H7(! » (SO » » >■* » » » 1877 >^ 15 » >> » » » 1878 » 47 .. » » y> » » 1879 » 51 » » >> » » » 1880 » 1-23 » » » » » » 1881 » 182 » » » » » » 188-2 » (13 » » » » » » 188.T » 50 » » » » » » 1884 » •251 » » » » » » 1835 » 254 » » » » » 1880 » 327 >■■ » » » » , 1887 » 190 » » » » » >> 18H8 ;> 441 » i> » » >> » 1889 » 503 » » » » » 18i)0 » '283 » » » » » » 1801 » 472 » » » » » » 1892 » 4f!9 » » » » » » 1898 » 231 » >> » » » » 1891 » 420 » » » > >^ » 1895 » iii<; >> ,. >> » » 189G » i;89 >> » » » » » 1897 >* 75(; » >> » » » » 1898 » 882 » » >^ » >v » 1S99 » 899 » >v » » » >> loro » 1095 » » » » » » U'Ol » 721 » » >; » >^ » 1902 » 2043 » » 1903 » 2191 Jioll. un. Min.. \. J.( 1904 » ir)37 .Mti Islil. Botali, (li Pavia. Vcjl 190.'i » I32-! » » » HOo » 1517 » » » 1907 » 1S71 » » liMiK » 2195 Boll. ITIÌ. :\lin. A. I. ( 191 li) >, 1872 » » I » XV » I » XVII » I » XVII » 1 » XVIII » 1 » XIX » I » XIX » I » XX I » XXI » I I I 1 >■> XXI XXII XXIII XXIII » I » XXV » I » XXVI 1 » XLVIII » I » LIX » l >> LXXV » II » XXXV II » LVII II » LXXXIII » 111 » XXVIII » TU » XLIII » IV XXII » l\' XI. lì » \ \" » V » xi\- » VI >v XXXV » VI » LX » VII » 351 \II >■ ;i.-4 \ III 5! 1 1904 » IV via. V..1. X » 331 ;> X » 359 ■ » XI » 392 >> XII » 325 .\iiiio IX. Voi . T, S LT. <•. » IX. „ I. >. C. — 415 — Materiale per studio ci venne infatti inviato a [nix riprese dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Germania, dalla Svezia, dall'Austria, dalla iJulgaria, dalla Russia, dalla Turchia, dalla Grecia, dalla Spagna, dal Portogallo, dall'Algeria, dall'America (Messico, Stati Uniti, Repub- blica Argentina), dal Giapiìone, ecc., come venne in parte riferito nelle Rassegne Cntiogamiche ed in lavori speciali pure pubblicati. Talora il nostro avviso valse anche a risolvere questioni scienti- fiche controverse per le quali, come per esempio per una nuova malattia delle viti del Caucaso (vedi Atti Istituto Botanico, Serie 2.'', voi. VII), si eia ricorso ai principali Istituti di Europa. Oltre a ricerche di pura patologia vegetale la nostra Stazione Crit- togamica rivolge i proprii studi anche ai problemi che interessano la sistematica e la distribuzione geografica delle crittogame, l'Anatomia e la Fisiologia vegetale e le altre branche della Botanica tanto pura che applicata le quali costituiscono il fondamento dell'agricoltura. I risultati di tali studi formarono l'oggetto di pubblicazioni che trovansi riunite negli Atti del nostro Istituto, dei quali sono di già usciti dieci grossi volumi illustrati da duecentosci tavole e nove ritratti e contenenti più di un centinaio di memorie tutte su esperienze oi igi- nali qui eseguite oltre alle Rassegne crittogamiche ed a numerose rela- zioni sopra studi ed esperienze fatte per incarico del Ministero. Dopo questi dieci volami furono ancora pubblicate altre quarantasei memorie che forniranno, insieme a quelle dei lavori in corso, materia per tre nuovi volumi. In cambio di tali pubblicazioni il Laboratorio molte altre ne riceve da diversi Istituti, Società ed Accademie dei pili importanti centri scien- tifici tanto d'Europa che di America ed altresì dell'Africa, dell'Australia e del Giappone. Frutto del personale del nostro Istituto è pure l'opera: Buiosi e G.^VAEA, I funghi parassiti delle piante coltivate od utili, della quale fu- rono già pubblicati diciassette fascicoli che illustrano 42.5 malattie, cau- sate da parassiti vegetali, delle quali si dà la descrizione, le figure e per ciascuna anche i pezzi patologici, indicando, per quanto è possibile, i rimedi ed i mezzi per combatterle, opera cosi accetta in Italia e fuori che è già esaurita non ostante il prezzo elevato. — 416 — ELENCO DEL PERSONALE SCIENTIFICO DEL LABORATORIO DALLA SUA FONDAZIONE A TUTT'OGGI. Direttori. Garovaglio coiiim. Santo, dal L^G marzo 1S71 al 18 marzo 1882; defunto. Ne fn il fondatore. Cattaneo dott. Achille, tf. di Direttore, dal 20 marzo 1882 all'agosto 1883. Briosi prof. Giovanni, dall'agosto 1883, attuale Direttore. Assistenti. Gibelli prof. Giuseppe, ex professore di Botanica all' Università di Torino. Cattaneo dott. Achille. Lodi dott. Achille, dal marzo 1884 al 30 settembre 1884. Solla dott prof. Ruggero, dal P giugno 1885 al 10 aprile 1886; ora professore alla " Marine Unterrealsclinle „ di Pola (Austria). Farneti Rodolfo, dal 12 febbraio 1887; attuale aiuto. Turconi Jlalusio, attuale assistente. Allievi praticanti gratuiti. Sartorio dott. Achille, dal 31 gennaio 1871 al 1875; ora professore di storia naturale nei Licei del Reguo. Bonasegla dott. Ambrogio, dal 31 gennaio 1872 al 1876. Sacchi Maria, dal gennaio 1884 al 1888, insegnante di scienze natu- rali nelle scuole normali di Genova. Mariani Ernesto, nel 1884; ora professore al Museo Civico di IMilano. Gaffuri dott. Don Cesare; ora professore nel Seminario di Milano. Zoncada Vincenzo, dal 1884 al 1886. Sacchi dott. Carlo, nel 1884. Toller dott. N., nel 1885. De Maria Giovanni, nel 1885. Pollacci dott. Gino, dal 1889 al 1896; ora conservatore all'Istituto Bo- tanico di Pavia. Traverso Gio. Batt., dal 1897 al 1900. — 417 — Allievi praticanti stipendiati. Zaverthal Vladimiro, dal 29 luglio 1S71 al 31 dicembie 1871. Frigeiio Luigi, dal 5 dicembre 1871 al 3 marzo 1872. Golgi dott. Camillo, dal 6 geunaio 1872 al luglio 1872; ora professore di patologia generale all'Università di Pavia. Bianconi dott. Silvio, dal 29 maggio 1872 al 1874. Cattaneo dott. Achille, dal 21 gennaio 1871 al marzo 1882. Griffini Luigi, dal 14 agosto 1862 al 31 ottobre 187;;; ora professore di Patologia all'Università di Genova. Crosio dott. E., dal 30 marzo 1874 al marzo 1876; ora medico-chirurgo. Pirotta dott. Romualdo, dal 1 dicembre 1873 al 30 settembre 1876; ora professore di botanica all'Università di Roma. Cornelli dott Emilio, dal 3 marzo 1876 al 1878. Riboni dott. Gaetano, dal 1 novembre 1877 al 30 ottobre 1879; ora professore di fisica negli Istituti tecnici. Perego Eugenio, dal novembre 1874 al 1876. Penzig dott. Otto, dal giugno 1878 al 1879; ora professore di botanica all'Università di Genova. Bergonzi dott. Cesare, dal 1 novembre 1879 al 30 ottobre 1880. Bozzi dott. Luigi, dal 1 novembre 1880 al novembre 1882; ora pro- fessore e medico-cliiruigo in Pavia. Bertolini dott. Annibale, nel 1880 e nel 1886; ora professore di scienze naturali nei Licei del Regno. De Carlini dott. Angelo, dal 15 marzo 1883 al 15 maggio 1885; ora professore al R. Liceo Ugo Foscolo di Pavia. Kruch dott. Osvaldo, dal 15 marzo 1883 al 27 ottobre 1886; ora pro- fessore all'Istituto sperimentale superiore d'agraria in Perugia. Tognini dott. Filippo, nel 1886. Pollini dott. Carlo, nel 1888. Montemartini Luigi, dal 1889 al 1891; ora libero docente di botanica nella R. Università di Pavia e deputato al Parlamento. Assistenti e studiosi che frequentarono il Laboratorio Crittogamico. Sacchi dott. Carlo (1884). Toller dott. N. (1885). Bertolini dott. Annibale (1885). Atti dell' Ist. Boi. dell' Uni oeisilà di Pavid — Serio II - Voi. XIII. — 418 — De Maria Giovanni (1885). Baccarini dott. Pasquale (1885-1886); ora professore ordinario di bota- nica al R. Istituto di studi superioii di Firenze. Gigli dott. Torquato (1885-1887-1889); ora professore all'Università di Pisa. Cavara dott. Fridiano (1885-1895); ora professore ordinario di botanica alla R. Università di Napoli. Tognini dott. Filippo (1888-1896; defunto. Massa Camillo (1889). Loverdo mg. Jean di Cefalonia (Grecia) (1890-91). Salvetti Olito, studente in medicina (1890). Lopriore dott Vittorio (1890); attualmente direttore della R. Stazione agraria sperimentale di Modena. Marezzi dott. A. (1891). Peglion dott. Vittorio (1891); ora direttore della Cattedra ambulante d'agricoltura di Ferrara e professore all'Università di Bologna. Montemartini prof. dott. Luigi (1892-1908); deputato al Parlamento, che frequenta tuttora il Laboratorio. PoUacci dott. Gino (1892-1908), conservatore dell'Istituto botanico di Pavia. Marchesini dott. Luigi (1892-1893). Chiapponi Ernesto (1894-1897). Mach Paolo (1894-1895). Savio dott. Massimiliano (1895-1897). Traverso dott. Giovanni Battista (1896-1908); libero docente di bota- nica all'Università ed assistente all'Istituto botanico di Padova. Vigo dott. Giuseppe (1896-1898). Cantone dott. G. (1898-1899). Magnaghi dott. Angelo (1899-1900); professore di scienze naturali al Collegio di Celaua. Cazzani dott. Emilio (1899-1905); professore alla Scuola agraria di Guastalla. Mauri dott. Ermelinda (1900-1901). Mariani dott. Giuditta (1901-1902); ora professoressa di scienze fisiche e naturali nella R. scuola normale di Aosta. Buscalioni dott. Luigi (1901-1902); ora professore ordinario di botanica all'Università di Catania. Maflfei Siro dott. Luigi (1902-1908); attuale primo assistente all'Isti- tuto botanico di Pavia. Scotti dott. Luigi (1902); professoie alla R. Scuola tecnica di Casal- maggiore. — 419 — Lambertenglii dott. Ada (1902). Nomina prof. Hikotaro (1903-1906); professore all'Imperiale stazione sperimentale di Tokio (Giappone). Gorini dott. Costantino (1903-1908); professore alla Scuola superiore d'agricoltura di Milano e libero docente all'Università di Pavia. Pavarino dott. Luigi (1903-1909); professore di scienze naturali alla E. Scuola normale di Pavia. Bianchi dott. Giovanni (1903-1908); assistente volontario all'Istituto botanico di Pavia. Rota-Rossi dott. Guido (1903-1908); ora professore di scienze naturali al Collegio di Celana. Andreae dott Eugenio di Basilea (Svizzera) (1904). Pavesi dott. Vittorio (1904); ora direttore del Laboratorio cliimico- mnnicipale di Piacenza. Salvoni dott. Maurilio (1904-1905). Rusconi dott. Arnaldo (1904); assistente all'Istituto d'igiene dell'Uni- versità di Pavia. Gozo dott. Angela (1904). Marignoni dott. Giuseppe Bruno (1904-1908); ora professore di scienze nella Ssuola tecnica di Schio. Carbone dott. Giuseppe (1905); ora assistente all'Istituto d'igiene del- l'Università di Pavia. Cattorini Pier Emilio (1906-1909); attuale secondo assistente all'Isti- tuto botanico di Pavia. Mameli dott. Eva (1906-1909); assistente onoraria all'Istituto botanico di Pavia. ELENCO DELLE PUBBLICAZIONL 1873 — Prospetto degli esami fatti in servizio dei privati ecc. nel Laboratorio crittogamico negli anni 1871-1872 e 1873 (S. Ga- rovaglio); vedi Archivio triennale del Laboratorio di botanica criltocjamica di Pavia, voi. I, pag. liii-lxviii. „ Sili microfìti della ruggine del grano, con una tavola (S. Ga- vovaglio) ; ibid., pag. 1. „ Sullo Sporotrichum maydis, con una tavola (S. Garovaglio) ; ibid., pag. 31. „ Sul Protomyces violaceus Ces., con due tavole (G. Gibelli); ibid., pag. 41. — 420 — 1873 — Sul polimorfismo della Pleoapora lierharum Tnl.. con cinque ta- vole (G. Gibelii e L Gi'iffini); ihid., jiag. 53. „ Sulla propiigazioiie artificiale dei corpuscoli del Cornalia (G. Gi- belii, A. Maestri e G. Colombo); ibid., pag. 93. 1874 — Di Hua cameretta umida per la coltivazione dei micromiceti (G. Griffini); ibhl., pag. 103. „ Sulla scoperta di un discomicete trovato nel cerume dell'orec- chio umano (S. Garovaglio); iUd., pag. 113. „ Intorno ad alcuni grani di Zea mays anneriti (S. Garovaglio); ibid., pag. 115. Studi sul parassita delle olive (S. Garovaglio e A. Cattaneo); ibid., pag. 116. „ Sulla causa deiralletfaniénto del frumento (S Garovaglio); ibid., pag. 119. „ Relazione sui parassiti delle foglie e dei rami di gelso (S. Ga- rovaglio); ibid; pag. 126. „ Relazione sulla natura del male di alcune spighe di frumento (S. Garovaglio); ibid., pag. 132. „ Due relazioni, Tana sulla malattia dei capperi detta il bianco, l'altra su quella d'alcuni vitigni (S. Garovaglio); ibid., pa- gina 134. „ Notizie bibliografiche sul Ci/stoptts nipparidis (S. Garovaglio); ibid., pag. 137. „ Sulla causa dell'alterazione di un grappolo d'uva (A. Maestri); ibid., pag. 142. „ Esperienze ed osservazioni sulla rugiada (L. GrifSni); ibid., pag. 148. „ Osservazioni sui corpuscoli dei bachi da seta, con una tavola (A. Maestri); ibid., pag. 159. „ Sul carolo o brusone del riso, con due tavole (S. Garovaglio); ibid., pag. 173. „ Bibliografia del brusone (S. Garovaglio); «è/rf., pag. 200. „ Ricerche microscopiche sul sangue carboncbioso dei bovini (L. Griffini); ibid., pag. 203. „ Di alcuni uccelli raccolti nel territorio pavese (A. Maestri); ibid., pag. 209. „ ^nWUredo betae Pers. (S. Garovaglio); ibid., pag. 213. 1875 — Sulle principali malattie degli agrumi, con una tavola (S. Ga- rovaglio e A. Cattaneo); ibid., voi. II-III, pag. 3. „ Nuove ricerche sul brusone dei riso (S. Garovaglio e A. Cat- taneo); ibid., pag. 15. — 421 — 1875 - Sulla Erì/sìphe graìniìih e sulla Seploria tritici, con una tavola (S. Garo vaglio e A. Cattaneo); ihib., pag. 21. „ Sulla ruggine del grano turco Puccinia mai/dis, con una tavola (S. Garovaglio e R. Pirotta); ibid., pag. 39. 1876 — Sulla ruggine dell'abete rosso Peridermium abietinum, con una tavola (S. Garovaglio e A. Cattaneo); ibid., pag. 47. „ SiiW Acrimonitmi vitis, nuovo fungo parassita dei vitigni (A. Cat- taneo); ibid.. pag. 57. „ Sulla ruggine delle malve, con una tavola (R. Pirotta); ibid., pag. 63. „ Sullo Scleroiium onjzae, nuovo parassita vegetale del riso, con una tavola (A. Cattaneo); ibid., pag. 75. 1877 — SuW Belminthosporium vitis, parassita delle foglie delia vite, con una tavola (R. Pirotta); ibid., pag. 85. „ Esperienze sulla propagazione dei corpuscoli del Cornalia nel baco da seta, con una tavola (A. Cattaneo); ibid., pag. 93. „ SuU'epifitia delle viti di Rocca de' Giorgi (A. Cattaneo); ibid., pag. 97. „ Di quella malattia del riso che i Lombardi cliiamano r/entil- nonio 0 spica falsa (A. Cattaneo); ibid., p. 103, „ Due nuovi miceti parassiti delle viti, con una tavola (A. Cat- taneo); ibid., pag. 109. „ Contributo allo studio dei miceti che nascono sulle pianticelle di riso, con due tavole (A. Cattaneo); ibid., pag. 115. „ I funghi parassiti dei vitigni, con quattro tavole (R. Pirotta); ibid., pag. 129. Sui microfìti che producono nelle piante la malattia del nero Fumacjo o Morfea, con una tavola (A. Cattaneo); ibid., pa- gina 227. 1878 — Sull'annebbiamento del grano, con due tavole (R. Pirotta); ibid., pag. 237. „ Sulle dominanti malattie dei vitigni (S. Garovaglio e A. Cat- taneo) ; ibid., pag. 245. Studi sul latte, con quattro tavole (R. Pirotta e G. Riboni); ibid., pag. 289. 1879 — Nuove ricerche sul vajolo della vite (S. Garovaglio); ibid., pa- gina 347. „ I miceti degli agrumi, con due tavole (A. Cattaneo); ibid., pa- gina 357. La nebbia degli Espeiidi, con una tavola (A. Cattaneo); «i/rf., voi. IV, pag. 3. - 422 -- 1880 — Elenco delle alghe della provincia di Pavia (A. Cattaneo); ìbid., pag. 9. „ La Peronospora viticola ed il Laboratorio crittogamico (S. Ga- rovaglio); ibid., pag. 23. „ Sulla comparsa del Mildew o falso Oidio degli Americani (E. Pirotta); ibid., pag. 35. „ Ancora il Mildew o falso Oidio delle viti (R. Pirotta); jètó., pag. 39. „ Tentativi di cura sopra diverse varietà di viti esotiche infette dalla peronospora (S. Garovaglio); ibid., pag. 42. 1881 — La Peronospora viticola nella provincia di Pavia (E. Pirotta); ibid., pag. 48. „ Sulla Peronospora viticola, con una tavola (S. Garovaglio); ibid., pag. 55. „ Tavola dei risultati ottenuti dalla semina e coltivazione di quindici specie e varietà di viti asiatiche e americane (S. Garovaglio); ibid., pag. 63. 1882 — L'invasione della Peronospora vitic(da in Italia (S. Garova- glio) ; ibid,, pag. 67. „ Sul modo di scoprire col microscopio le falsiiìcazioni delle fa- rine, con due tavole (A. Cattaneo); /étU, pag. 85. „ La nebbia dei fagiuoli (A. Cattaneo) ; t7;/o?., pag. 99. „ Mezzi usati nel 1881 per salvare dalla peronospora le viti dell'Orto botanico (S. Garovaglio); ibid., pag. 105. „ Della gangrena secca ed umida dei pomi di terra, con due tavole (A. Cattaneo); ibid., pag. 119. „ Anatomia e morfologia della vite Vitis vinifera, con cinque ta- vole (0. Penzig.); ibid., pag. 141. „ L'epidemia della Peronoiìpora viticola nel 1881 (S. Garovaglio); ibid., pag. 177. ,, La vite e i suoi nemici nel 1881, con tavole (S. Garovaglio); ibid., pag. 183. 1883 — Esame di farina adulterata (A. Cattaneo); ibid., pag. 205. 1884 — Sul male del caffè, con una tavola (A. Cattaneo); ibid., voi. V, pag. 1. „ Muschi della provincia di Pavia, prima centuria (L. Bozzi); ibid., pag. 17. 1885 — Dei miceti trovati sul corpo umano, con cinque tavole (A. Cat- taneo e L. Oliva); ibid., pag. 48. „ Eapporto a S. E. il ministro d'agricoltura, industria e com- mercio fatto dal direttore pel biennio 18841885 (G. Hriosij; in Atti dell'lst. Bot. di Pavia, voi. 1, serie 2=^, pag. xxiv-xxvii. — 423 — 1885 — Ispezione ai vigneti di Monteleone nel giugno 1885. Relazione al Comizio agrario di Pavia (G. Briosi) ; ibid., p. xxviii-xxix. „ Esperienze per combattere la peronospora della vite eseguite nell'anno 1885. Relazione a S. E. il Ministro d'agricoltura, industria e commercio (G. Briosi); ibid., pag. 1-180. 1886 — Rassegne crittogamiche per l'anno 1886 (G. Briosi); ibid., pa- gina XXIX-XLV. „ Intorno ad una malattia dei grappoli dell'uva (P. Baccarini); ibid-, pag. 181-188, con una tavola litografata. „ Esperienze per combattere la Peronospora della vite. Seconda serie. Relazione a S. E. il Ministro d'agricoltura, industria e commercio (G. Briosi); ibid., pag. 189-246. „ Rassegna dei lavori fatti al Laboratorio crittogamico nel- l'anno 1886, inviata a S. E. il Ministro d'agricoltura, industria e commercio (G. Briosi); ibid., pag. xi.v-xlix. „ Atlante botanico, con 85 tavole colorate (G. Briosi); ibid., Mi- lano 1886. 1887 — Rassegne crittogamiche per l'anno 1887 (G. Briosi); ibid., pa- gina L-LX. „ Sulla vera causa della malattia sviluppatasi iu alcuni vigneti di Ovada (F. Cavara); ibid., pag. 247-250. „ Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nell'anno 1887. Terza serie. Relazione a S. E. il Ministro d'agricoltura, industria e commercio (G. Briosi); ibid., pa- gina 251-287. 1888 — Rassegna delle principali malattie sviluppatesi sulle piante culturali nell'anno 1887 delle quali si è occupato il Labo- ratorio crittogamico (G. Briosi); ibid., pag. 289-292. „ Intorno al disseccamento dei grappoli della vite (F. Cavara); ibid., pag. 293-324, con tre tavole litografate. „ Muschi della provincia di Pavia. Seconda centuria (R. Far- neti); ibid., pag. 325-357. „ Sul fungo che è causa del Bitter Rot degli Americani (F. Ca- vara); ibid., pag. 359-362. „ Intorno alle sostanze minerali nelle foglie delle piante sem- preverdi (G. Briosi); ibid., pag. 363-423. „ Appunti di patologia vegetale. Alcuni funghi parassiti di piante coltivate (F. Cavara); fi/(/., pag. 425-436, con una tavola litografata. „ Esperienze per combattere la peronospora della vite eseguite nell'anno 1888. Quarta serie. Relazione a S. E. il Ministro d'agr., ind. e comra. (G. Briosi); /è;rf., pag. 437-443. — 424 — 1888 — Rassegne crittogamiclie per l'anno 1888 (G. Briosi); ihid., pa- gina LX-LXXVI. „ I fungili parassiti delle piante coltivate od utili, essiccati, de- lineati e descritti. Fascicolo primo. Pavia 1888 (G. Briosi e F. Cavala). „ Clianipignons parasites nouveaux des plantes cultivées (F. Ca- vara), in Revne Mycolog. 1888, n. 40. Toulouse 1888. „ Les nouveaux cliampignons de la vigne (F. Cavara) ; ibid., pa- gina 208. Toulouse 1S88. 1889 — La perouospora ed altri parassiti della vite nell'Alta Italia (F. Cavara), in Italia Agi-icoJa. Piacenza 1889. „ Matériaux de Mycologie lombarde (F. Cavara), in Rcvue Mij- colog. 1889, pag. 173-193, con due tavole. Toulouse 1889. „ Intorno alla struttura anatomica e alla composizione chimica nel frutto del pomodoro. Nota preliminare (G. Briosi e T. Gigli), in Rendiconti dell' Accademia delle scienze di Bologna, 20 febbraio 1889. „ Enumerazione dei muschi del Bolognese. Prima centuria (R. Farneti), in Nuovo Giornale Botanico Italiano, voi. XXI, pa- gina 381-391. Firenze 1889. „ I funghi parassiti delle piante coltivate od utili, fase. II, III e IV. Pavia 1889 (G. Briosi e F. Cavara). „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1889 (G. Briosi), in Atti dell' Istituto Botanico di Pavia, serie 2"-, voi. II, pag. ix-xxxv. „ Contributo allo studio dell' anatomia comparata delle Canna- bineae. Nota preliminare (G. Brio.si e F. Tognini); ibid., p. 13. „ Sulla composizione chimica e la struttura anatomica del frutto del pomodoro Lycopersicum esculenlum Mill. (G. Briosi e T. Gigli); ibid., pag. 5-27. 1890 — Contributo alla conoscenza dei funghi pomicoli (F. Cavara), in Agricoltura Italiana, anno XVI. Firenze 1890. „ Macrofporium sarcinaefonne Cav., nuovo parassita del trifoglio (F. Cavara), in La difesa dei parassiti, anno 1890, n. 4. Mi- lano 1890. „ Di una rara specie di Brassica dell'Appennino Emiliano, con una tavola (F. Cavara), in Malpighia, anno IV, pag. 124. Genova 1890. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1890 (G. Briosi), in Atti dell'Istituto Botanico di Pavia, serie 2''', voi. II, p. xxxv-lix. „ Per difendersi dalia Perouospora della vite. Relazione letta nella seduta del 24 settembre del Congresso agrario di Pavia (G. Briosi); ibid., pag. 29-36. - 425 — 1890 — Ancora sul come difendersi dalla Perouospora (G. Briosi); ibid., pag. 37-40. „ Alcune erborizzazioni nella valle di Gresoney (G. Briosi); ibid., \mg. 41-55. „ Intorno all'anatomia delle foglie iMV Eitcali/ptits globulus Lab. (G. Briosi); ibid., pag. 57-151, con 23 tavole litografate. „ Sopra il percorso dei fasci libro-legnosi primari negli organi vegetativi del lino, Linum usitatissimmiL. (F. Tognini): ibid.. pag. 153-173, con tre tavole litografate. „ I fungili parassiti delle piante coltivate od utili. Fase. V. Pavia 1890 (G. Briosi e F. Cavara). 1891 — Eassegne crittogamiche per l'anno 1891 (G. Briosi), in Alti dell'Istituto Botanico di Pavia, serie 2", voi. II, pag. lix-xcii. „ Muscbi della provincia di Pavia. Terza centuria (lì. Farneti); ibid., pag. 175-206, con una tavola litografata. , Note sur le parasitisme de qiielques champignons (F. Cavara), in Eevuf Mi/coloij. IS'Jl, n. 52. Toulouse 1891. „ Fungi pomicoli. Contribuzione seconda (F. Cavara), in Agri- coltura Italiana. Firenze 1891. „ Un altro parassita del frumento, GibelHna cerealis Pass. (F. Ca- vara), in Italia Agricola, anno XXVIII, pag. 399-402, con una tavola colorata. Piacenza 1891. „ 1 funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fase. IV. Pa- via 1891 (G. Briosi e F. Cavara). 1892 — Ueber einige parasitische Pilze auf dem Getreide (F. Cavara), in Zeitschrift filr Pjlanzenkrankh., Ili, pag. 16-26, con una tavola. Stuttgart 1892. „ Cenno sopra Santo Garovaglio, con ritratto (G. Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2% voi. Il, pag. 3. „ Contribuzione alla micologia lombarda (F. Cavara); zè/rf, pa- gina 207-292, con tie tavole litografate. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1892 (G. Briosi); ibid., se- rie 2*, voi. Ili, pag. vii-xxvm. „ Ricerche di morfologia ed anatomia sul fiore femminile e sul frutto del castagno, Castauea vesca Gaertn. (F. Tognini); ibid., pag. 1-35, con tre tavole litografate. „ Una malattia dei limoni, Trichoseptoria Alpei Cav. (F. Cavara); ibid., pag. 37-44, con tavola litografata. „ Contribuzione alla micologia toscana (F. Tognini); ibid., pa- gina 46-62. Fungi Langobardiae exsiccati Pugillus I e II. Pavia 1892 {F. Cavara). — 426 — 1892 — I funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fase. VII- Vili. Pavia 1892 (G. Biiosi e F. Cavara). „ Frutti freschi e secchi, ortaggi (R. Farneti). Milano 1892. 1893 — Funghi mangerecci e velenosi (R. Farneti). Milano 1893. Muschi della provincia di Pavia. Quarta centuria (R. Farneti). in Affi Istituto Botanico di Pania, serie 2% voi. IH. p. 63-81, con una tavola litografata. „ Studio dei metodi intesi a combattere il brusone del riso, Oryza saliva L. Prima, seconda e terza relazione della Commissione governativa (G. Briosi, A. Menozzi e V. Alpe); ibid., serie 2% voi. IV, pag. XLIV-LXXX. „ Sopra un microrganismo zimogeno della Durra iF. Cavara), in Agricoltura Italiana, anno XIX. Firenze 1893. „ Il corpo centrale dei fiori maschili dei Buxus (F. Cavara), iu Malpicjlda, anno VIII, pag. 27-40, con una tavola. „ Une maladie des citrons (F. Cavara), in Beone Mycolog., a. XV. Toulouse 1893. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1893 (G. Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2-'', voi. Ili, pag. xxix-xliv. „ Sull'influenza di atmosfere ricche di biossido di carbonio sopra lo sviluppo e la struttura delle foglie (L. Montemartini); ibid., pag. 83-90. „ Intorno all'anatomia della canapa. Cannabis sativa L. Parte prima. Organi sessuali ( G. Briosi e F. Togniiii); ibid., pa- gina 91-209, con 19 tavole litografate. „ lutoruo alla morfologia e biologia di una nuova specie di Hi- menogaster (F. Cavara); ibid., pag. 211-229, con una tavola litografata. „ I funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fase. IX. Pavia 1893 (G. Briosi e F. Cavara). 1894 — Cenno sopra Guglielmo Gasparini, con ritratto (G. Briosi), iu Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2'', voi. Ili, pag. in. „ Epaticologia insubrica (R. Farneti); ibid., pag. 231-311. „ Ulteriore contribuzione alla micologia lombarda (F. Cavara); ibid., pag. 313-350, con una tavola litografata. „ Rassegne crittogamiche per Tanno 1894 (G. Biiosi) ; iòid., se- rie 2*^, voi. IV, pag. vxxiii, „ Relazione al Ministero d'agricoltura sulla malattia dei gelsi nella primavera del 1894 (G. Briosi); ibid., pag. xxiii-xxiv. „ Relazione al Ministero d'agricoltura intorno agli esperimenti eseguiti coll'acetato di rame per combattere la peronospora nell'anno 1894 (G. Briosi) ; pag. xxiv-xxvi. — 427 — 1894 — Contribuzione allo studio della organogenia comparata degli stomi (F. Tognini); ibid., pag. 1-42, con tre tavole litogr. Contributo alla ficologia insubrica (L. Montemartini); /Wd, pa- gina 43-60. „ Parassitismo vegetale (F. Cavara), in Duionario et agricoHura. Milano 1894. „ . La brunissure de la vigne en Italie (F. Cavara), in Revue internai, de Vitic. et d'Oeìiolof/. Macon 1894. „ Nuova stazione della Solidago serotina Ait. (F. Cavara), in Mal- pigJìia, anno Vili. Genova 1894. „ Sulla distribuzione del fosforo nei tessuti vegetali. Ricerche microchimiche (G. Pollacci), in Malpìghia. Genova 1894. „ Fungi Langobardiae essiccati. Pugillus 17. Pavia 1894 (F. Cavara). „ I funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fase. X. Pa- via 1894 (G. Briosi e F. Cavaia). 1895 — AperQU sommaire de quelques maladies de la vigne parues en Italie eu 1894 (F. Cavara), in lìeviie Internai, de Viticnlt. et d'Oenolog. Macon 189.5. „ Le recenti ricerche di Janczewski sul Cladosporium herbarum ed il nero dei cereali. Milano 1895 (F. Cavara). „ Sulla ricerca microciiimica del fosforo per mezzo del reattivo molibdico e cloruro stannoso nelle cellule tanniche (G. Poi- lacci), in Maipighia, anno IX. Genova 1895. „ Caso teratologico sulla germinazione di una castagna (F. To- gnini), in Maipighia. Anno X. Genova 1895. „ Contributo alla morfologia ed allo sviluppo degli idioblasti delle Camelliee (F. Cavara), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2-', voi. IV, pag. 61-87, con due tavole litografale. Intorno all'anatomia e fisiologia del tessuto assimilatore delle piante (L. Montemartini); ibid., pag. 89-128, con una tavola litografata. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1895 (G. Briosi); ibid., pa- gina xxvn-XLiii. „ Briologia insubrica. Prima contribuzione. Muschi della pro- vincia di Brescia (R. Farneti); ihid., pag. 129-144. „ La infezione peronosporica nell'anno 1895. Relazione a S. E. il Ministro d'agricoltura, industria e commercio (G. Briosi); ibid., pag. 145-148. „ Esperienze per combattere la Peronospora delia vite coll'ace- tato di rame eseguite nel 1895. Relazione a S. E. il Ministro d'agric, industria e comm. (G. Briosi); ihid., pag. 149-154. — 428 — I8'J.5 — Intorno alla anatomia della canapa. Parte seconda: Organi ve- getativi (G. Briosi e F. Tognini); ibid., pag 157-330, con 26 tavole litografate. Ueber die von Heterodem radicìcoìa (Graf) Mill. veriir.sa elite n Wurzelknolen au Tomaten (F. Cavara), in Zeitsrhrift f. Pflav- zenl-rankh., Band V, pag. 66-69, con una tav. Stuttgart 1895. „ Scliaden von Wannhauspflanzen durch Protococcus caìdanorinn (Mngnus) verHrsaclit(L. Monteniiirtini), \\\ Zeitschrift f. PfJan- zenkniiikh. Band V, pag. 277. Stuttgart 1895. „ Seconda contribuzione alla micologia toscana (F. Tognini), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2% voi. V, pag. 1-21, con una tavola litografata. „ I funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fase. XI. Pavia 1895 (G. Briosi e F. Cavara). „ Fungi Langobardiae essiccati. Pugillus V. Pavia 1895 (F. Cavara). 1896 — Ipertrofie ed anomalie nucleaii in seguito a parassitismo ve- getale, con una tavola litografata (F. Cavara). Pavia 1896. „ Di una Ciperacea nuova per la flora europea Cy/jeras aristalus Rottb. var. Bockcleii Cav., con una tavola litografata (F. Ca- vara), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2 ', voi. V, pa- gina 23-28. „ Contribuzione alla micologia ligustica. Prima centuria, con una tavola litografata (G. Pollacci); ibid., pag. 29-46. „ liicerclie di Briologia paleontologica nelle toibe del sottosuolo pavese appartenenti al periodo glaciale, con una tavola lito- grafata (R. Farneti); ibid., pag. 47-58. „ Contributo allo studio dell'anatomia del flutto e del seme delle opunzie, con una tavola litografata (L. Montemartini); ibid., pag. 58-68. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1896 (G. Briosi); ibid., pa- gina 159-190. „ I funghi parassiti delle piante coltivate od utili. Fase. XII. Pavia 1896 (G. Brio.si e F. Cavara). „ Sopra un micioniicete nuovo, probabile causa di malattia nel frumento (F. Tognini), in Rendiconti Istituto Lombardo, se- rie 2", voi. XXIX, pag. 862865. Milano 1896. 1897 — Cenno sopra Antonio Scopoli, con ritratto (G. Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, voi. IV, pag. 1. „ Manuale di anatomia vegetale. Milano 1897 (F. Tognini). „ Micologia ligustica (G. Pollacci), in Atti della Società lif/nstica di scienze naturali, voi. VII e Vili. — 429 — 1897 — Uu nuovo miciomicete della vite, Aureobasidiiim Vitis var. Album, con una tavola litografata (L. Montemartini), in Atti dell' Is/i- tuto Botanico di Pavia, voi. V, serie 2", pag. ()7-73. „ Ricerclie intorno all'accrescimento delle piante (L. Montemar- tini); ibid., pag. 75-143. „ Esperienze per combattere la peronospora della vite coH'ace- tato di rame eseguite nell'anno 189G. Relazione a S. E. il ministro d'agricoltura, industria e commercio (G. Briosi); ibid., [lag. 145-157. ,, Appunti di patologia vegetale, con una tavola litografata (G. Pollacci); ibid., pag. 191-198. „ Intorno ad alcune strutture nucleari, con due tavole litogra- fale (F. Cavara); ibid., pag. 199-247. „ Studi sul The. Ricerche intorno allo sviluppo del frutto della Thea l'hineiisis Sism., coltivata nel R. Orto botanico di Pavia, con sei tavole litografate (F. Cavara) ; ibid., pag. 265-326. „ Rassegne ciittogamiche per l'anno 1897 (G. Briosi): ibid., pa- gina 327-352. „ Sopra il parassiti.-iiiio à&W Aureohasidium Vitis (L. Montemar- tini), in Uivista di Patoìog. veyet., anno VI. Firenze 1898. „ Sulla comparsa in Italia di una rara malattia del pomodoro, CTa- dosporium fuìvum Clcc. (G. B. Traverso), in Italia Aijrìrohi. anno 34, pag. 437-440, con figure. Piacenza 1897. „ Cloroficee di Valtellina. Secondo contributo alla ficologia insu- brica (L. Montemartini), in Atti Istituto Botanico di Pavia, voi. V, serie 2% pag. 249-2G3. 1898 — Cenno sopra Carlo Vittadini, con ritratto (G. Briosi); ibid., pa- gina III. ,. Contribuzione allo studio del passaggio dalla radice al fusto, con due tav. litogr. (L. Montemartini); ibid., voi. VI, p. 1-13. „ Intorno ai metodi di ricerca microchimica del fosforo nei tes- suti vegetali (G. Pollacci); ihid., pag. 15-22, con una tavola litografata. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1898 (G. Briosi); ibid., pag. ix-xxxvi. Manuale di fisiologia vegetale. Milano 1898 (L. Montemartini). „ La stazione di botanica crittogamica in Pavia. Rapporto a S. E. il Ministro d'agricoltura, industria e commercio per la Esposizione di Torino (G. Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2*, voi. V, pag. xv-xxvi. „ Atlante botanico. Seconda edizione, con 80 tavole colorate e 426 incisioni intercalate nel testo (G. Briosi). Milano 1898. — 430 — 1898 — Sopra la struttura del sistema assiniilatore nel fusto di Poli/- (jomim Sieholdi Reim,, con una tavola (L. Montemartini). Ge- nova 1898. „ Flora urbica pavese. Seconda centuria (G. B. Traverso), in Nuovo Giornale Botanico Italiano, nuova serie, voi. V, pa- gina .57-75. Firenze 1898. 1899 — Flora urbica pavese. Seconda centuria (G. B. Traverso); ibid., voi. VI, pag. 241-253. Firenze 1899. „ La Moìiilia frnetigena Pers. e la malattia dei frutti da essa prodotta (L. Montemartini) in lìivista di Patologia vegetale, anno Vili, pag. 210. Firenze 1900. „ Seconda contribuzione allo studio del passaggio dalla radice al fusto (L. Montemartini), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2*^, voi. VI, pag. 23-44, con quattro tavole litografate. „ Intorno alla presenza dell'aldeide formica nei vegetali (G. Pol- lacci); ibid-, pag. 45-48. „ Ricerche sopra la struttura delle Melanconiee ed i loro rapporti cogli Ifomiceti e colle Sferossidcc (L. Montemartini); ibid., pag. 49-93, con due tavole litografate. „ Nuovi materiali per la micologia lombarda. Funghi della pro- vincia di Cremona (R. Farneti) ; ibid., pag. 95-108. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1899 (G. Briosi); ibid., ym- gina xxxvii-Lxi. „ Intorno all' assimilazione clorofilliana delle piante. Memoria prima (G. Pollacci); /i/rf., voi. VII, serie 2% pag. 1-21. 1900 — Cenno biografico sopra Giuseppe Gibelli, con un ritratto (G. Briosi) ; ibid., voi. VI, pag. m. ., Aggiunte alla flora pavese e ricerche sulla sua origine (R. Far- neti) ; ibid., pag. 123-164. „ Il biossido di zolfo come mezzo conservatore di organi vege- tali (G. Pollacci); «Y^/fZ, pag. 16.5-170. „ Intorno ad una nuova malattia delle albicocche, Eczema empe- tiginoso, causata dalla S/igmina Briosiana nuova sp, (R. Far- neti); ibid., voi VII, serie 2'', pag. 23-31, con una tavola litografata. „ Intorno alle malattie della vite nel Caucaso, Plu/salospora Wo- roninii (L. Montemartini e R, Farneti); ibid., pag. 33-47, con una tavola litografata. „ Sopra una nuova malattia dell'erba medica, Pleosphaeniìina Briosiana (G. Pollacci); ibid., pag. 49-54, con una tav. litogr. „ Intorno all'influenza della luce sullo sviluppo degli stomi nei cotiledoni (G. B. Traverso); ibid., pag. 55-64. — 431 — 1900 — Intorno al Boletus Bìiosianus Farn. Nuova ed interessante specie d'imenomicete con cripte acquifere e clamidospore (R. Far- neti); ibid., pag. 45-82, con tre tavole litografate. „ A proposito di una recensione del sig. Csapek del mio lavoro: Intorno all'assimilazione clorofilliana. Menioiia prima (G. Pollacci); ibiil, pag. 101-103. ,, Ras.segne ciittogamiclie per l'anno 1900 (G. Briosi); ibkl., pa- gina 295-320. ,, La Stazione di botanica crittogamica in Pavia (Laboratorio crittogamico italiano). Rapporto chiesto da S. E. il ministro d'agricoltura, industria e commercio per l'Esposizione di Pa- rigi 1900 (G. Bricsi); «6/rf., pag. 321-332. „ Soiìra i nodi delle graminacee (L. Montemartini) in Malpìghiu, anno XIV, pag. 271. Genova 1900. „ I funghi parassiti delle piante coltivate od utili, fase. XIII-XIV. Pavia 1900 (G. Briosi e F. Cavaral. 1901 — Del miglior modo di ordinare le cattedre ambulanti d'agricol- tura (G. Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2-'', voi. VII, pag. 171-179. „ L'applicazione delle pellicole di collodio alio studio di alcuni processi fisiologici nelle piante ed in particolar modo alla traspirazione (L Buscalioni e G. Pollacci); ibid., pag. 83-100, con una tavola litografata. „ Micologia della Lomellina. Primo contributo (A. Magnaghi); ibid., pag. 10.5-122. „ Intorno all'avvizzimento dei germogli dei gelsi. Nota prelimi- nare (G. Briosi e R. Farneti) ; ibid., pag. 123-126. „ Ulteriori ricerche sull'applicazione delle pellicole di collodio allo studio di alcuni processi fisiologici delle piante ed in particolar modo della traspirazione vegetale (L. Buscalioni e G. Pollacci); pag. 127-170; con due tavole litografate. „ Intorno alla malattia designata col nome di " Roncet „ svilup- patasi in Sicilia sulle viti ameiicane. Rapporto a S. E. Guido Baccelli, Ministro d'agricoltura, industria e commercio (G. Briosi); ibid , pag. 181-194. „ Ricerche di botanica applicata. Sulle modificazioni provocate dai processi di mercerizzazione nei filati di cotone (L. Bu- scalioni) ; ibid., pag. 195-227, con due tavole litografate. „ Intorno allo sviluppo ed al polimorfismo di un nuovo micro- micete parassita (R. Farneti) ; ibid., pag. 251-292, con quattro tavole litografate. -_. 432 — 1901 Rassegne crittogamiclie per l'anno 1901, con notizie sulle ma- lattie della barbabietola (G. Briosi); ibid., pag. 332-35G. „ Appunti (li ficobiologia (L. Montemartini), in Nuova Notarisia. Padova 1901. 1902 — Contributo allo studio dell'anatomia comparata delle Aristo- loccìnaceae{\i. Montemartini), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2% voi. VII, pag. 229-250, con cinque tavole litograf. „ Cenno biografico sopra Gius. Moretti, con ritratto (G. Briosi); ibid., pag. HI. „ Intorno all'assimilazione clorofilliana. Ulteriori ricerche di fisio- logia vegetale. Memoria seconda (G. Pollacci) ; ibid., voi. Vili, serie 2-', pag. 1-66, con tre tavole litografate. „ Intorno all'influenza dell'umidità sulla formazione e sullo svi- luppo degli stomi nei cotiledoni (G. Mariani); iìiid., p. 67-98. „ Nuova uredinea parassita delle orchidee, Vredo aurantiaca (L. Montemartini); i/rid., pag. 99-101, con una tav. litografata. „ Intorno ad un nuovo tipo di licheni a tallo conidifero che vi- vono sulla vite sinora ritenuti per funghi (G . Briosi e R. Faineti); ibid., pag. 103-119, con due tavole litografate. „ Contribuzione allo studio della micologia ligustica (A. Ma- gnaghi); ibid., pag. 121-133. „ Rassegne crittogamiche per l'anno 1902, con notizie sulle ma- lattie della canapa (G. Briosi); ibid., pag. 521-,546. „ Sopra una grave malattia che disturba i frutti del limone in Sicilia. Nota preliminare (G. Briosi e R. Farneti); ibid., vo- lume IX, seiie 2^^. „ Studi sulla dissociazione e diffusione degli Joni (L. Buscalioni A. Pnrgotti); ildd., p. 1-11, ed una tavola litografata. „ Recensione critica al lavoro del prof. L. Macchiati: "Sulla fotosintesi operata fuori dell'organismo vivente „ (G. Pollacci), in Nuovo Giornale Botanico Italiano. Firenze 1902. „ Sul valore morfologico dell'ovario e dell'ovulo della canapa (L. Montemartini); ibid., pag. 15.5-164, con figure. „ Ricerche anatomo-fisiologiche intorno alle autocianine (L. Bu- scalioni e G. Pollacci), in Rendiconti Congresso Botanico di Palermo, 1903, pag. 84-91. „ Sopra la dissociazione degli Joni (L. Buscalioni e A. Pnrgotti); ibid., pag. 77-84. 1903 - Risposta al prof. Macchiati a proposito delle sue esperienze intorno alla fotosintesi fuori dell'organismo e sul suo primo prodotto ((jT. Pollacci), iu Bidlettino Società Botanica Italiana, anno 1903, pag. 172. Firenze 1903. — 433 — 1903 - Rispo.sta alla nota del prof. Fiori intitolata: "Intorno aer- gamo (G. Rota-Rossi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, se- rie 2.% voi. X, pag. 265-292. Sulla scoperta dell'aldeide formica nelle piante (G Pollacci); ibid., pag. 293-302. „ Rassegna crittogamica pel secondo trimestre 1906 (G. Briosi); ibid., voi. XI, pag. 379-389 e in Bollettino Ufficiale del Ministero d'agricoltura , industria e commercio, anno VI, voi. Ili, pa- gina 510 524. Sui tubercoli radicali della Datisca cannabina L. (L. Jlonte- martini), in Atti R. Accademia dei Lincei, serie 5^, voi. XV, l>rimo semestre, pag. 144 146. Roma 1906. La iìssazione dell'azoto atmosferico durante la decomposizione delle foglie cadute dagli alberi (L. Montemartini), in Stazioni Sperimentali Agrarie Italiane, voi. XXXVIII, pag. 1060 1065. Modena 1906. Fioritura autunnale della Siringa vulgaris dovuta ad un fungo parassita (L. Montemartini), in Rivista di Patolog. vegetale, anno I, pag. 226. Pavia 1906. Il brusone del riso. Relazione fatta al terzo Congresso inter- nazionale di risicoltura. Pavia, ottobre 1906 (R. Farneti), in Atti del terzo Congresso risicolo internazionale, pag. 79-97 e in Rivista di Patologia vegetale, anno li, pag. 17-43. ISriologia della provincia di Mantova. Pi imo contributo (Gio- vanni Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2", vo- lume IX, p. 267-287. Ricerche sperimentali ed anatomo-fisiologiclie intorno all'iu- fluenza dell'ambiente e dell'abbondante concimazione sulla diminuita o perduta resistenza al Brusone del riso " bertone „ e di altre varietà introdotte dall'estero (R. Farneti), in Ri- vista-di Pedologia vegetale, anno II, pag. 1-11. Pavia 1906 e in Atti del terzo Congresso risicolo internazionale, pag. 149 157. — 438 — 1907 — Operosità della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia iieiraniio 190G (G. Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, serie 2'\ voi. XI, pag. 390-393 e in Bollettino Uffiriale del Ministero d'agricoltura, industria e commercio, anno 1907, vo- lume III, pag. 740-743. „ Cenno in ricordo di Federico Delpino, con ritratto (G. Briosi), in Atti Istituto Botanico di Pavia, voi. X, serie 2% pag. iii-xxi. „ Sulla scoperta dell'aldeide formica nelle piante (G. Pollacci); ibid., pag. 293-302. „ Micologia della provincia di Mantova. Primo contributo (Gio- vanni Bianchi); ibid., voi. IX, serie 2'% pag. 289-319. „ Contribuzione allo studio della micologia ligustica. Piima cen- turia (L. I\Iaifei); ibid., voi, XII, serie a», pag. 1-16, con una tavola litografata. „ Critica alla pubblicazione del dott. S. Nizza intitolata: " Il pro- blema dell'aldeide formica nelle piante „ (G. Pollacci); ilid., pag. 17-19. „ Intorno alla- flora del calcare e del serpentino nell'Appennino bobbiese. Contribuzione prima (L. Pavarino); ibid., p. 21-56. „ Concimazione con stimolanti? (L. Montemartini), in Italia Agri- cola, anno XLIV, pag. 12. Piacenza 1907. „ La cuscuta (L. Montemartini); ibid., pag. 572. „ Ustioni prodotte dal fumo delle locomotive sopra le foglie delle piante (R. Farneti), in B/pisla di Patologia vegetale, anno II, pag. 113-128. „ L'avvizzimento dei coccomeri in Italia (R. Farneti j; ibid., anno II, pag. 241. Pavia 1907. „ Rivista di patologia vegetale, anno II. Pavia 1907 (L. Monte- martini). „ Risultati di esperienze sull'azione del manganese come elemento fertilizzante del terreno (G. Pollacci), in Alba Agricola. Pa- via 1907. „ Recensioni di lavori di F. Uslier e J. H. Piiestle}-, Grate, G. Klincflin, Ritter v. Portlieim riguardanti la presenza dell'al- deide formica nelle piante (G. Pollacci), Ma'pigìiia, voi. XX. Genova 1907. „ Nuovo concime complesso preparato coli' azoto atmosferico mancante dei difetti della calciociauamide (G. Pollacci e E. Pollacci), in ■'Stazioni Agrarie Sperimentali Ital., anno 1907. „ Kostylschen S. Zur Frage iiber die Wasserstoi'fausscli(;idung bei dei' Atmung der Samenpflanzen (G. Pollacci), in Botan, Zeituìig,vo]. LXV, pag. 310. Leipzig 1907. — 439 — 1907 ^ Elettricità e vegetazione. Parte prima. Influenza dell'elettri- cità sulla foto.'^intesi clorofilliana (G. Pollacci), in Alti TsU- fnto Botanico di Pavia, voi. XIII, serie 2*, \)ng. 1-1.52, con quattro tavole litografate. Sulla flora micologica della Sardegna. Prima contribuzione (Eva Mameli); ihid., pag. 1.53-17.5. „ Sulla trasmissione degli stimoli nelle foglie delle leguminose (L. Montemaitini); ibid., pag. 177-194, con una tav. litogi-. „ Terza contribuzione alla micologia della provincia di Bergamo (G. Rota-Rossi); ibid., pag. 195-212. 1908 — Cenno biografico di Giov. Batt. Amici, con ritratto (G. Briosi); ibid., voi. XI, pag. m-xxxvi. ,, Rassegna ciittogamica delle pi'incipali malattie delle piante sviluppatesi in Italia nel 1907, con notizie sul carbone e la carie dei cereali (G. Briosi); ibid , voi. XII, serie 2", pagi- na 299-322. „ Operosità della Stazione di botanica crittogamica di Pavia nel- l'anno 1907 (G. Briosi); ibid., pag. 32.3-327. „ Intorno alla micologia lombarda. Memoria prima (M. Tnrconi); ibid., pag. .57-284. ,. Sulla conducibilità elettrica dei succili e dei tessuti vegetali. Nota prima (Eva Mameli); ibid., pag. 285-297. „ Note di biologia dei semi (L. Montemartini); ibid., voi. XIII, pag. 213-222. „ Su una graminacea nuova infestante del riso, Panicum erecUim nuova sp. (G. Pollacci); Und., pag. 223-230. con una tavola litografata. „ La spiga del grano in rapporto colla selezione (L. Montemar- tini) ; ibid., pag. 231-255. „ Note critiche intorno a recenti ricerche sulla fotosintesi cloro- filliana (G. Pollacci e Eva Mameli); ibid., pag. 257-272. „ Contribuzione allo studio della micologia ligustica. Seconda centuria (L. Jlaffei); pag. 273-289. „ .Sulla moria dei castagni {Mal delt inchiostro). Prima nota (G. Briosi e R. Farneti); ibid., pag. 291-298, con una tavola li- tografata. „ Intorno all'esistenza delle sfere direttrici o centrosfere nelle cellule del sacco embrionale della Tulipa (Pier E. Cattorini); ibid., pag. 299-307, con tre tav. litografate. „ Micologia della provincia di Mantova. Secondo contributo (G. Bianchi); ihid., pag. 309-342. — 440 — 1908 Intorno alla flora del calcare e del serpentino nell'Appennino bobbiese (G. L. Pavarino); ibid., voi. XIV, serie 2% p. 19-42. „ Sulla flora micologica della Sardeg-na. Seconda contribuzione (Eva Mameli) ; ibid.^ pag. 1-18. „ Contributo allo studio della sensibilità geotropica delle radici (L. Montemartini); ibid-, pag. 43-4.5. ., I fuoghi parassiti delle piante coltivate od utili, fase. XVII. Pavia 1908 (G. Briosi e F. Cavara). 1909 Rivista di patologia vegetale, anno III. Pavia 1909 (L. Mon- temartini). „ Intorno alla causa della moria dei castagni {Mai dell'inchiostro) ed ai mezzi per combatterla. Seconda nota preliminaie (G. Briosi e R. Farneti), in Alti Istituto Botanico di Pavia, se- rie II, voi. XIV, pag. 47-51. „ Ancora sulla trasmissione degli stimoli nelle foglie delle legu- minose (L. Montemartini) ; ibid., voi. XIII, serie 2% p. 343-350. Micologia della provincia di Mantova. Terzo contributo (Gio- vanni Bianchi); ibid., serie 2*, voi. XIV, pag. 53 63. „ Ricerche sull'assimilazione dell'azoto atmosferico nei vegetali. Nota preliminare (Eva Mameli e G. Pollarci); ibid., vo- lume XIII, serie 2'^, pag. 351-354. „ Intorno alla produzione del calore nelle piante ammalate (L. Pavarino); ibid., pag. 355-384, con una tavola. „ Sulla nutrizione e riproduzione nelle piante. Parte prima e se- conda (L. Montemartini); ibid., voi. XIV, serie 2", p. 65-128, con otto tavole. „ Rassegna crittogamica dell'anno 1908, con notizie sulle ma- lattie deWerba medica causate da parassiti vegetali ( Gio- vanni Briosi), in Bollettino Ufficiale del Ministero d'agricol- tura, industria e commercio. Anno IX, voi. I, ser. C, fase. 2. Roma, febbraio 1910. Istituto Botanico di Pavia, IG marzo 1010. // Direttore, Giovanni Briosi. Atti deiristit. Botanico Univ. di Pavia Voi. XIII. lav.i. TSucoTt^yra/^ FutettC, JfiSwi* G. Pollacci - Elettricità e Vegetaziont AUi deirisl!l5oltìnico Univ. di Pavia Voi XI V. 130 410 t Tav. II A ruiTi 330 320 J10 300 290. •i ». ^ 270 e- <\ i^ 860 v: 250 s; 1? i^ 230 è 220 \ \ \ \ \ \ .,.^__^ Calla ""■——- f.e.m.= 3.3VoU Calla f.e.ra.. 2.2 Volt Calla 100 \ Calla ^— • a f . 8 . m- . E Vo 1 ; Calla f.e.m..lVolt 60 ■ 20' *0* 60' 20' 40 2e te to io' GPollacci dis. Lil.Tacclimaràl e Ferran-Pavia j.PolIacci'Elettricità e Vegetazione Atti deirisK Botanico Univ. di Pavia Voi. XIII Ttìv. Ili i. .»i- , 1 l 20' Aruni Calla b. Cdìla 1.5 ■ 30' *3 ' 60' ^S ' J^' *5 60 li' 30' '•S' 60' 15' 30' ♦5' 60 60 IJ' 00" kJ 60- JO- 4.S' 60' G.Pollacci dis. Lil.Tdcchmardi eFerrari-Pavia Gt.PolIacci-Elettricitd eVegetazione. Atti delI'Ist?Boltìnico Univ. di Pavia Voi. XIII Tav. IV For7a flf/fromairiee . 1 Fig.l 1 Volt: G.PoUacci dis. ArutTl Arisarum ^ Saxjfrdga Lappd 4, h \ \ \ \ / n \ ^ -{ Lil.TacchmardieFerran-Pavia Q.PollaccLElettricitd eVegetdiione 5 AHI (K-irisl-; l)()lnni((. Tinv. di l'avui \'ol.Xlll TnN V 23456789 10 fn. 13 !• !• 3- +" / '■•.. \ 1 2 3 » 8 a vb min. primi 1 2 j 4- s 6 7 a 9 io ,2 13 U 16 16 r 1 2 3 4 5 t ' 2 3 * i min. primi 12 3 4- L.Montemartini dis 5 6 7 8 9 10 11 li 13 Lit Tacchmardi e Ferrari Pavia L.Monlemararu - Irasmissione àhmoli \\Y\ deirisK' rxjhiuico l mv. di 1 a\'ill'l m-. (Il J^, V J, ■-^^k/^ t ^ ^ (At ^ft»'^' ^J^l •• J ÌÌK M •s^ «^ >.''" "^'P ^ ^ ^ it> 3^, ^R Ù Mi ! ' 1. il Isr. I )()lvii lieo 7\ y ^>r -f ;m I <: ^. y i. rs^ :''<'^v N V^ vr^vN • % AHi (loirislrl)..lY,ni.(. Tiuv.
  • (>h.rnro Tniv. di Pavia \nl Xlll nvXll \Hi (i.-iri ■^V.' 1 )<)h'iiii(() ' m\-. (li 1 •i,-i \ )i;/iii. InN-, /111. •, , ," ,' r ; uc / /' ; l •t \^ \ *\ \ ^\ •,_ ^s '* "-., -,_ "' i ,' e o : j '"-, ^■• SftO ?S 50 ?i 40O ?i so 2i 30U 7i SO ìi 200 1^ SO 2S 100 7j SO Si • 375 50 V> MO 75 SO 34 700 Jl SO )S 108 'i 5» ^ ""*--, TempiTatura in cejileìimai-di-ifraiU- D'J.RATA DELLESP&RIEnZfi: a= esc^rj'anjo. e ,7' ilag^io iSPS con Foglie ammalala « ^ SS" . t. « sant ■f - 2 ^t » . ,<, ammalila S ^ *,J . . ' « ■'<^r.! n n 17 il ij ?i jj tt 71 ?0 19 :i 17 ;e is I !♦ 13 r! Il It i I PAVARINO - Calore Bianle ammaJabe ATTI DELL'ISTITUTO BOTANICO DELL' UNIVLIiSriA DI PAVIA Redatti da Gtovanni Briosi. Serie II. Volli ine I. Seguito dell' Archino Triennale ecc. I. Rapporti, rassegne e lettere di maggiore importanza (Briosi). . Pag. i-i.xxvi n. Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nel- l'anno 1885. Relazione a S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi) „ 1 IH. Intorno ad una malattia dei grappoli dell'uva; con 1 tav.lit.(Baccariui) „ 181 IV. Esperienze per coml)attere la Peronosiìora della vite, eseguite nel- l'anno 1886 (Seconda serie). Relazione a S. E. il Sig. llinistro di Agricoltura, Imlustria e Commercio (Briosi) „ 189 V. Sulla vera causa della malattia dei grappoli dell'uva, ecc. (Cavara). „ 247 VI. Esperienze per combattere la Perono.spora della vite, eseguite nel- l'anno 1887 (Terza serie). Relazione a S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi) „ 251 VII. Rassegna delle principali malattie .sviluppatesi sulle piante culturali nell'anno 1887 delle quali si è occupato il Laborat. Crittog. (Briosi). „ 289 Vili. Intorno al disseccamento dei grappoli della vite, l'eronospora ruticola, Coniothyrium Dipìodiella e nuovi ampelomiceti italici; con 3 ta- vole, lit. (Cavara) „ 293 IX. Muschi della provincia di Pavia. Seconda centuria (Farneti) . . . „ 325 X. Sul fungo che è causa del Bitter-Rot degli americani (Cavara) . . „ 359 XI. Intorno alle sostanze min. nelle foglie delle piante sempreverdi (Briosi). „ 363 XII. Appunti di patologia vegetale. Alcuni funghi parassiti di piante coltivate: con 1 tav. lit. (Cavara) „ 425 XIII. Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nel- l'anno 1888 (Quarta serie). Relazione a S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi) „ 487 Serie II. Volume II. I. Cenno sopra Santo Garovaglio, con ritratto (Briosi) Pag. ni II Rapporti, rassegne e lettere di maggiore importanza (Briosi). . . , ix-xcii III. Contributo allo studio dell'anatomia comparata delle Cannabinee (Briosi e Tognini) „ 1 IV. Su la composizione chimica e la struttura anatomica del frutto del Pomodoro, Lijcopersicutii esculentum Mill. (Briosi e Gigli). . ■ „ ^ V. Per difendersi dalla Peronospora della vite (Briosi) , 29 \I. Ancora sul come difendersi dalla Perono.spora (Briosi) , 37 VII. Alcune erborizzazioni nella valle di (iressoney (Briosi) „ 41 Vili. Intorno alla anatomia delle foglie ileìV I^ucaly/itus globulus Labil., con 23 tavole litogr. (Briosi) : " "''' IX. Sopra il percorso dei fasci libro-legnosi primari negli organi vegetativi A&ìlAìU) (Linum t(iiitatissiìnum\..]; con 3 tav. litogr. (Tognini). „ \WA X. Muschi della prov. di Pavia. Terza centuria ; con 1 tav. litogr. (Farneti). „ 1 7ó XI. Contribuzione alla Micologia Lombarda: con -' tav. litogr. (Cavara). „ 207 Serie II. Volume III. r. Cenno sopra Guglielmo Gasparrini, con ritratto (Briosi) . . . . Pag. m II. Rapporti, rassegne e lettere di maggiore importanza (Briosi). . . „ vu-xi.it II r. Ricerche di morfologia ed anatomia sni fiore femminile e sul frutto del Castagno (Ca.iteMca i-esca Gaertu.); con 3 tav. lit. (Tognini) „ 1 IV. Una malattia dei limoni ( Trichose/ìioria Alpei Cav.); con 1 tav. lit. (Cavara) n 37 V. Contribuzione alla micologia toscana (Tognini) , 45 vi. Muschi della provincia di Pavia. Quarta centuria; con 1 tav. litogr. (Farneti) :•••,■" "^ VII. Snll'influenza .di atmosfere ricche di biossido di carbonio sopra lo sviluppo e la struttura delle foglie (Montemartini) „ 83 - b — vili. Intorno alla anatomia della canapa {Cannabis sativa L.) (Briosi e Tognini) — l'arte prima, Organi sessuali — con 19 tav. litogr. Pag 91 IX. Intorno alla morfologia e biologia di una nuova specie di " Hi/me- nogaster,,: con 1 tav. lit. (Cavara) „ 211 X. Epaticologia insubrica (Farneti) „ 231 XI. Ulteriore contribuzione alla micologia lombarda; con 1 tav. lit. (Cavaraj „ 313 Serie II. V<»luine IV. I. Cenno sopra Antonio Scopoli, con litratto (Briosi) Pag. i II. Rassegne ci'ittogamiclie (Briosi) „ v III. Relazione sulle esperienze con acetato di rame contro la Peronospora (Briosi) „ XXIV IV. Relazione sulle esperienze per combattere il Brusone del riso (Ori/za sativa L.) (Briosi, Alpe. Menozzi) „ xi.iv V. Contribuzione allo studio della organogenia comparata degli stomi — con 3 tav. litografate (Togninij „ 1 VI. Contributo alla tìcologia insubrica (Montemartiuii „ 43 VII. Contributo alla morfologia ed allo .sviluppo degli idioblasti delle Camelliee — con 2 tav. litografate (Òavara) . • „ 61 Vili. Intorno alla anatomia e tisiologia del tessuto assiniilatore delle piante — con una tav. litografata (Moutemartini) „ 89 IX. Briologia insubrica, 1." contrib. Muschi della prov. di Brescia (Farneti). „ 129 X. La infezione peronosporica nell'anno 1895. — Relazione a S. K. il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (Briosi). . . „ 14.') XI. Esperienze per combattere la Peronospora della vite coli' acetato di rame eseguite nel 189,5. — Relazione a S. E. il Ministro di Agricoltura. Industria e Commercio (Briosi) „ 149 XII. Intorno alla anatomia della canapa (Cannabis sativa L.) — Parte seconda. — Organi vegetativi — con 26 tav. lit. (Briosi e Tognini). „ 1 55 Sei'ie il. Volume V. I. Cenno su Carlo Vittadini, con ritratto (Briosi) Pag. vi II. Rassegne e rapporti (Briosi i , ix-xxiii III. Seconda contribuzione alla Jlicologia Toscana: con 1 tav. lit. (Tognini). „ 1 IV. Di una Ciperacea nuova per la Flora europea ( Ci/perns aristatiis Rottb. var. Bóckeleri Cav.) ; con 1 tav. litografata (Cavara) . . „ 23 V. Contribuzione alla Micologia ligustica; con I tav. litogr. (Pollacci). „ 29 VI. Ricerche di Briologia paleontologica nelle torbe del sottosuolo Pavese appartenenti al periodo glaciale; con 1 tav. litogr. (Farneti). . , 47 VII. Contributo allo studio dell' anatomia del frutto e del seme ilelle Opunzie; con 1 tav. litogr. (Montemartiiii) „ .'9 VIII. Un nuovo micromicete della vite (Aureobasidium vitis Viala et Boyer var. album); con 1 tav. litogr. (Moutemartini) „ fi9 IX. Ricerche intorno all'accrescimento delle piante (Moutemartini) . . „ 7r> X. Esperienze per combattere la Peronospora della vite coH'acetato di rame eseguite nell'anno 189B (Briosi) , 145 XI. Rassegna crittogaffi. pei Hjesi (l'Aprile, Maggio e Giugno 1896 (Briosi). „ 159 Xlf. Rassegna crittogamica pei mesi di Luglio a Novembre 1896 (Briosi). „ 17.'i XIII. Appunti di Patologia vegetale. (Funghi nuovi, parassiti di piante coltivate); con 1 tnv. litogr. (Pollacci) , 191 XIV. Intorno ad alcune strutture nucleari; con 2 tavole litogr. (Cavara). „ 199 XV. Cloroflcee di Valtellina. .Secondo contiibuto alla tìcologia insubrica (Moutemartini) „ 249 XVI. Studi sul The. Ricerche intorno allo sviluppo del frutto della Thea cìiinensis Sims. coltivata nel R. Orto Botanico di Pavia; con 6 tavole litogr. (Cavara) . . . „ 2fi5 XVII. Rassegna crittogamica pei mesi d'Aprile, Maggio e Giugno 1897 (Briosi). „ 327 XVIII. Rassegna crittogamica pei mesi di Luglio a Novembre 1897 (Briosi). „ 341 Scric II. V'itliiiiic VI. I. Cenno biografico sopra Giuseppe Qihelli, con litiiitto (Briosi) . . Pag. m II. Rassegna crittogamica per l'anno 18!I8 (Briosi) , ix ni. Relazione generale suU'opero.sità della R. Stazione di botanica crit- togamica di Pavia durante l'anno 1H!),H (Briosi) „ xxxiv IV. Rassegna crittogamica per l'anno ItiSH) (Briosi) „ ixxvii V. Relazione generale al Ministero di Agricoltura, Industria e Com- mercio sull'operositìl della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia durante l'anno 189ii (Briosi) , i rni VI. Contriliuzione allo studio del passaggio dalla radice al fusto; con 2 tavole litografate (Montemartini) , I VII. Intorno ai metodi di ricerca microihimica del fosforo nei tessuti ve- getali; con 1 tavola colorata (Pollacci) „ 15 VIII. Seconda contribuzione allo studio del passaggio dalla radice al fusto ; con 4 tavole litoi;rafate (Montemartini) , 2.3 IX. Intorno alla presenza dell'aldeide formica nei vegetali (Pollacci) . „ 4r> X. Ricerche sopra la struttura delle Melanconìee e i loro rapporti cogli Ifomiceti e colle Sferossidee; con 2 tav. lit. (Montemartini). . . „ 4H Xt. Nuovi materiali per la micologia lombarda (Farneti) „ 95 MI. Sull'embriogenià di alcune Solanacee; con 3 tavole litografate (da appunti lasciati dal Dott. P. Tognini) „ 109 Xnr. Aggiunte alla flora pavese e ricerche sulla sua origine (Farneti) . , \23 XIV. Il biossido di zolfo come mezzo conservatore di organi vegetali (Pollacci) „ 105 Serie II. Volume VII. I. Cenno biografico di Giuseppe Moretti, con ritratto (Briosi) Pag. iii II. Prefazione „ v III. Intorno all'assimilazione clorofilliana. Memoria con G figure (Pollacci). . . „ 1 IV. Intorno ad una nuova malattia delle albicocche — Eczema empetiginoso causato dalla Stigmiiia Briosiana n. sp., con 1 tav. litog. (Farneti). . . ,, 2.3 V. Intorno alla malattia della vite nel Caucaso (Physalospora IVoroninii n. sp.), con 1 tav. litog. (Montemartini e Farneti) „ 33 VI. Sopra una nuova malattia dell'erba medica (Pleosphaeruìina Bi-iosiaiia Poi- lacci), con 1 tavola litografata (Pollacci) „ *9 VII. Intorno all'influenza della luce sullo sviluppo degli stomi nei cotiledoni (G. B. Traverso) ,. 55 Vili. Intorno al Boletus Briosiuims Farn. Nuova ed interessante specie d' Ime- nomicete con cripte acquifere e clamidospore, con 3 tav. lit. (Farneti) . „ (i5 IX. L'applicazione delle pellicole di collodio allo studio di alcuni processi fisio- logici nelle piante ed in particolar modo alla traspirazione, con 1 tavola litografata (Buscalioni e Pollacci) .. ^- X. Intorno all'emissione di idrogeno libero e di idrogeno carbonato dalle parti verdi delle piante. Nota preliminare (Pollacci) „ 97 XI. A proposito di una recensione del Sig. Czapek del mio lavoro: "Intorno al- l'assimilazione clorofilliana,, (Pollacci) 1'" XII. Micologia della Lomellina. Primo contributo (Mognaghi) . „ 1. 181 XVII. Ricerche di botanica applicata — Sulle modificazioni provocate dai proces«i di mercerizzazione nei filati di cotone, con 2 tav. litog. (Buscalioni). . . „ 196 — ,/ — XVIII. Contiiljiito kHo studio deirauatomia comiiarata delle insti. lochiaceae, con 5 tavole (Montemartini) Paf;. 2i9 XIX. Intorno allo sviluppo ed al polimorfismo di un nuovo micromicete parassita, con 4 tavole (Farneti) ,, 251 XX. Rassegna crittogamica per l'anno 1900 (marzo-luglio) (Briosi) „ 295 XXI. Rassegna crittogamica per l'anno 1900 (agosto-dicembre) (Briosi) „ 305 XXII. Relazione generale sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia durante l'anno 1900 (Briosi) ,, 317 XXIII. La Staziiine di botanica crittogamica in Italia. Rapporto a S. E. il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio per l'Esposizione di Parigi (Briosi) ,, 'SU XXIV. Rassegna crittogamica per l'anno 1901 (marzo-giugno). (Briosi) „ 'A'M XXV. Rassegna crittogamica per l'anno 1901 (luglio-dicembre). (Briosi) „ 34;! XXVI. Relazione generale sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica durante il biennio 1900 e 1901 (Briosi) „ 35i Serie li. Volume Vili. I. Cenno biografico di Agostino Bassi, con ritratto (G. Briosi) P»g. ili II. Prefazione ,, XI III. Intorno all'assimilazione clorofilliana — Ulteriori ricerche di Fisiologia vege- tale — Memoria li — con 3 tavole (Gino Pollacci) , ' IV. Intorno all'influenza dell'umidità sulla formazione e sullo sviluppo degli stomi nei cotiledoni (Giuditta Mariani) ,, liT V. Nuova uredinea parassita delle orchidee [Uredo aiti aittinca n. sp.) con 1 ta- vola (Luigi Montemartinil i, 99 VI. Intorno ad un nuovo tipo di licheni a tallo conidifero, che vivono sulla vite, finora ritenuti per funghi, con 2 tavole (G. Briosi e R. Farneti). ... „ 10.'! VII. Contribuzione allo studio della micologia ligustica (Angelo Magnaghi). . . „ l-l VIII. Le antocianine e il loro significato biologico nelle piante, con 9 tav. (Luigi Buscalioui e Gino Pollacci) ,135 IX. Le volatiche e l'atrofia dei frutti del fico, con 1 tavola (Rodolfo Farneti) . „ 5li X. Rassegna crittogamica per il primo semestre dell'anno 190-2 |G. Briosi). . . ., 5i3 XI. Rassegna crittogamica per il secondo semestre dell'anno 190-2 (G. Briosi). . „ 533 XU. Relazione generale e riassuntiva sull'operosità della Stazione di botanica crittogamica di Pavia nell' anno 1902 (G. Briosi) , 5i3 Serie II. Volume IX. I. Cenno sopra l'abate Bonaventura Corti, con ritratto (Giov. Briosi) Pag iii ir. Prefazione _ •. • • " ^''^ III. iStudi sulla dissociazione e diffusione degli Joni. Nota preliminare con una tavola (Luigi Buscalioni ed Attilio Purgotti) .... » l IV. Intorno all'influenza dei raggi ultravioletti sullo sviluppo degli organi di riproduzione delle pianto (Luigi Munteniartiiii) . . » 13 V. Di una varietà tardiva di Pioppo {I'o/iìiì/is tiifim L.) finora non avvertita. Nota preliminare (G. Briosi e K. I^arneti) .... » 2.') VI. Sulla malattia dell'olivo detta Brusca (Gino Pollacci) » 26 VII. Sopra una nuova specie di Ci/liiìdrosporium, parassita dell' //ea; fiii-catii Lindi. (Malusio Turconi) _• » 28 Vili. Sulla coMipnrsa della Peronospora Ciihensis Berk. et Curt. in Italia (Emilio Cazzani) » 30 IX. Di una nuova specie di Giarime che da alcuni anni lia invaso le risaie della Lombardia e ilei l'iemonto (llodolfo Farneti) . » 33 X. Intorno alla malattia de! Caffè sviluppatasi nelle piantagioni di Cuicatlan (Stato di Oaxaca) nel Messico (Rodolfo Farneti) . . » 'M> XI. Intorno alla ruggine del Hengesò {Asfrar/ahiti siiikus L.) ed a due nuovi microiniceti patogeni del gelso. Nota preliminare (Hikotaro Noniura) » 37 XII. Note di Fisiopatologia vegetale (Luigi Montemartini) ...... » 39 XIII. Nuovo apparecchio per l'analisi dei gas emessi dalle piante, con figura (Gino Pollacci) » ''9 — e — XIV. L'Isola Gallinaria e la sua Flora (Gino Pollacci) l'ag.lUT XV. Prima contribuzione alla micologia della provincia di Bergamo (Guido RoU-Uos-ii) •■ 127 XVr. MoDOsrafia delle Knjsiphuceae italiano, con una tavola (Gino Pollacci) » 151 XVII. Sludi coniparativi .su tre .specie di papaveri nostrali, con una tavola (V'ittorio Pavesi) » 1S3 XVI II. Ulteriori ricerclic speriiMonlali .sulla eziologia della malattia del baoo 2(il XXI. Briologia della provincia di Mantova (Giovanni Bianchii ... » 2(>7 XXII. Micologia della provincia di Mantova (Giovanni Bianchii ... » 28'J XXIII. Rassegna crittogamica pel |)riiM0 semestre 1903, con notizie sulle principali malattie del riso (Giovanni Briosi) " 323 XXIV. Rassegna crittogamica ]>v\ secondo semestre 1903 (Giov. Briosi) » 340 XXV. Sull'operosità della U. Stazione di botanica crittogamica di Pavia durante l'anno 1903 (Giovanni Briosi) » 348 !!4«?i'ie II. Voluitie X. I. Prefazione l'ag. in li. Cenno sopra Federico Delpino, con ritratto (G. Briosi) . . . . „ v HI. Intorno alla Ruggine bianca dei Wmauì (C'itriig LììiioììuiiiIUsso), grave malattia manifestatisi in Sicilia. Parte I.: Frutti. Con Il tavole litografate (G Briosi e K. Farneti) , ' IV. Sulla relazione tra In sviluppo della lamina fogliare e quello dello xilema delle traccie e nervature corrispondenti, con una tavola litograf. (L. Monteniartini) .••■,■ " '"' V. Sull'avvizzimento dei germogli del gelso. Suoi rapporti col Fu- mrium ìaferiiiiiin Nees e colla (iiliherella iiiortcola' De Not.) Sacc. — Sec. nota prevent. (0. Briosi e R. Farneti). .... , 05 VI. Osservazioni critiche sopra alcune ricerche microchimiche del- l'esculina (E. Cazzani) ■' ' \ " ^'^ VII. Intorno ad alcune malattie ilella vite non ancora descritte od ^ avvertite in Italia (R. Farneti) ," ' ' * '" Vili. Il marciume dei bocciuoli e dei fiori delle rose causato da una forma patogena della Botri/tis vulgaris (Pera.) Fr. (R. Farneti) •• "^ •;.■•■ " " IX Sull'origine degli ascidi anomali nelle foglie di Suxifrafja cras- si foìia L. (L. Uontetuartìm) ;,-r."r' ■ •■ " X Intorno al miglior modo di ricerca microchimica del fosforo nei tessuti vegetali (G. Pollacci) .•••,-.■ * *'' XI. Alcune considerazioni suH' ontogenia delle cormohte vascolari, con 1 tavola litogr. (G. Rota-Rossi) ......... • «» XII Un nuovo fungo parassita sulla Cliaquirilla, pianta messicana (M. Turconi) • • ■■ ' *" XIII Di un nuovo mezzo di diffusione della Fillossera per opera di larve ibernanti, con I tavola litograf. ( R. Farneti e G. Pollacci) ;,••,■■•■'' XIV L'evoluzione morfologica del fiore in rapporto colla evoluzione cromatica del perianzio, con 13 tavole litogr. (L. Busca- lioni e G. B. Traverso) . . • •..,.• :•,.•••• ,; * XV Intorno al brusone -lei riso ed ai possibili rimedi per combat- terlo. Nota preliminare (II. Farneti) . ... . • • ■ • * -"^ XVI. Azione della luce solare sulla emissione di idrogeno dalle ^ ^^^ piante (G. Pollacci) ■■■■:•''■',''„' \ ' 7Ìone ad alcuni vivai di viti americane malate di «Koncet» XVII. Ispezione ad alcuni vivai in Sicilia (G. Briosi) . 225 XVIII. Contributo alla biologia fogliare del Bu.nis sempi ivirens h. con 1 tiiv. litogr. (L. Monteinartini) Pag. 239 XIX. Primi studi sulla formazione delle sostanze albuniinoidi nelle piante (L. Monteraartini) 245 XX. Seconda contribuzione alla micologia della provincia di Ber- gamo (G. Rota-Rossi) » 2fió XX[. Sulla scoperta dell'aldeide formica nelle piante (G. Pollacci) . » 21)3 XXII. llasspgna crittogamica per il primo semestre 190-t (G. Briosi) » HOó XXIII. Rassegna crltto^namica per il secondo semi^stre IKO-i (G. Briosi) » 323 XXIV. Sull'operosità della U. Stazione di botanica crittogamica di Pavia durante l'anno 11*01 (G. Briosi) » 381 XXV. Rassegna crittogairiica per il primo semestre 1905 (G. Briosi) » 337 XXVI. Rassegna crittogamica per il secondo semestre 1905 {Q. Briosi) •• 344 XXVII. Sull'operosità della R. Stazione di botanica crittogamica di Pavia nell'anno 1905 (G. Briosi) » 357 Sei'ie II. Volume XI. I. Giovanni Amici. Cenno sull'opera sua, con ritratto (G. Briosi) Pag. v II. Prefazione ...» »xxxvii III. Sulla diffusione e sulla dissociazione degli .Toni, con 20 tavole litografate (L. Òuscalioni ed .\. Purgotti) » 1 IV. Una malattia delle Tuberose i Poli'aiithes tuberosa L.) dovuta alla Botn/tis vithidris Fr. ( L. Montemartini) ■! 297 V. Ontogenia e dignità sistematica delle piante vascolari (L. Ni- cotra) » 299 VI. Influenza dell'elettricità sull'assimilazione clorofilliana (G. Pol- lacci) » 303 VII. Due nuove specie di micromiceti parassite (G. Rota-Rossi) . . » 307 VIII. Nuovo metodo per la conservazione di organi vegetali (Gino Pollacci) . » 308 IX. Influenza della Pldsiiiopurit riticnla sull'assorbimento delle so- stanze ndnerali nelle foglie (L. Pavarino) » 310 X. Nuovi micromiceti parassiti, con una tavola litografata (Ma- lusio Turconi) » 31t XI. Sul significato fisiologico della trasformazione autunnale degli idrati di carbonio in prassi (^M. Salvonil » 319 XII. Sopra una nuova specie di Aseomicete, con una tavola lito- grafata (L. Maffeì) >. 325 XIII. Intorno alla comparsa della Oùispis priittiiioiui Targ. in Italia e alla sua origine (R. Farnetil » 326 XIV. La respirazione patologica nelle foglie di vite attaccate dalla peronospora (L. Pavarino) * 335 XV. Sopra i metodi di ricerca quantitativa dell'amido contenuto nei tessuti vegetali (G. Pollacci) » 351 XVI. Rassegna crittogamica per il primo semes're dell'anno 1900 con notizie sulle principali malattie di alcune pomacee (G. Briosi) . >. 361 XVII. Rassegna crittogamica por il secondo semestre dell'anno 1906 (G. Briosi) » 379 XVIII. Operosità della Staziono ili botanica crittogamica di Pavia nel- l'anno 1906 (G. Briosi) » 390 I FUNGHI PARASSITI DELLE PIANTE COLTIVATE OD UTILI ESSICCATI, DELINEATI E DESCRITTI per Giovanni BRIOSI e Fridiano CAVARA Sono finora usciti 17 fascicoli eil un altro è d'imminente pubblicazione. Per l'acquisto rivolgersi al prof. Oio-v-eini-ii I^i-ìos^ì^ Direttore deW Isftfiifo botanico di Pavia. ATTI DELL'ISTITUTO BOTANICO DELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA REDATTI DA GIOVANNI BRIOSI Volume 1° con 6 tavole litoaraf'ate Serih ir. 20 » 29 3» » 26 4» .. 32 5» » 15 (i« » 12 7° » 20 8" » 16 90 » 6 10» » 28 Ilo >> 22 13° » 13 . 1888. — L. 20 - p(l un ritratto 1892. » 40 - » 1894. >■• 40 - » 1897. - » 45 - » 1898. - » 35 - .. 1900. — » 35 - .. 1902. — .. 40 - .. 1904. - » 40 - » 1911.- » 80 - '- 1907.— » 40 - » 1908. - >. 40 - .. 1914.- .> 40 - Fanno seguito aWArcliivio Trieìinale del Laboratorio Crittogamico di l'avia l'cr l'acquisto rivolgersi alla Direzione dell'Istituto Botanico di Pavia. ARCHIVIO DEL LABORATORIO CRITTOGAMICO DI PAVIA CON IvrOLXE XA.VOI.E Contiene numerose note e memorie specialmente di patologia vegetale e di crittogamia del Garovaglio, del Gibelli, del Cattaneo, ecc. Volume I L. 30 - , Volume IV L. 25 - Volume II e III 30 - | Volume V , 10 — 3 51 85 00258 9248