v^^ ■4<» "^ ^ >j; liJ M'W^I' ^m^ ■• <.i^ ' ..-w^, M^'S'''^^ ^^ti^ ^^u ?i^v,vVV\ m^\j^ ■€) ^:^- ^ \i ^ '^' i^i^^^U ^v^j^*"r; '^^^'l^',::J'' ■l^i^-'Ty , y, y y iJ^#v. \. ce. -y ,i&i^ Ì.;VV^'>>J^ LM ^«*^VH^^^^^' wWW' iUvV ,J^^ 'Wìi. Kv!»«R/->'.j» HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. Vy^-vm^x's.a^c^^ ]UN 12 t»03 ^ù^^ ATTI DELLA ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IlV CATAIVIA ANNO LXXIX 19 0 2 SEIEIE Q-U"^^I^T^f^ VOLUMP] XV. ^ CATANIA e. GALÀTOLA , EDITORP] 1902 \. rot'. Kniilio Macaluso ('0111111. prof. J)aniiauo Cannìzzaro j;r. uff. prof. Stiini.slao Mosso colimi. |>rof. Pietro Blaserna coimn. prof. Pietro Villari coiiiiii. prof. Kuiilio Naccari uff. piof. Andrea Striiver connu. prof. (Tiovaimi Ròìti uff. prof. Antonio Cerniti coimn. prof. Valentino Berthelot prof. Marcellino Grassi cav. ]>rof. itattista Schiaparelli coinm. prof. Giovanni Wiedemann prof. lOilliard Capellini connn. prof. Cxiovaniii Righi cav. prof. Angusto Volterra prof. V^ito Delpino prof. Federico SOCI EFFETTIVI 1. Cafici rev. [). d. Giovanni li. Berretta uff', prof. Paolo 3. Tomaselli fj;r. ufi. iirof. Salvatore 4. Clementi coinin. prof. Gesualdo ~). Orsini Faraone prof. Angelo . 20. 24. 25. 2(1. l'7. 2S. 2!>. 30. Petrone uff'. i>rof. Angelo Ricco ca\'. inof. Annibale Curci cav. prof. Antonio Bucca prof. Lorenzo Grimaldi cav. [irof. Giov. Pietro Grassi cav. jirof. Giuseppe Di Mattei uff', prof. Eugenio D'Abundo prof. Giuseppe Lauricella i>rof. Giuseppe Zanetti prof. Carlo tJuiberto Pieri prof. Marit» Staderini prof. Kutilio Cavara inof. Fridiauo Russo i>rof. Achille SOCI EFFETTIVI DIVENUTI CORRISPONDENTI PER ALLONTANAMENTO DI RESIDENZA Speciale prof. Sebastiano Stracciati prof. Eiirit;r) Peratoner |)rof. Alberto Chiarleoni cav. prof. Giuseiìpe Leonardi «r- "f- stvv. (Tiovaiini * Ricciardi uff. prof. Leonardo Chizzoni in;;-. ])rof. Francesco Baccarini prof. Pasiiuale Mingazzini (;av. pi-of. l'io SOCI CORRISPONDENTI NOMINATI DOTO I.' APPROVAZIONE J)KL NinVn srATT'TO Pellizzari prof. (ìuiilo Maggi •■av. prof. <4iovaiini Antonio Martinetti prof. Vittorio Meli i>r()f. l\*iiniolo Papasogli prof, (rioi-^io Condorelli Francaviglia Gaglio cav. iirof. (ijictano Moscato «loft. l'as(jiiale Guzzardi «lott. Mi«;li(>lc Alonzo ilott. (Giovanni Distefano dott. (ìiovanni Cozzolino iilV. prof. X'Ini'cnzo Magnanini prof. Caftanc» Sella prof. Alfonso Pagliani c lioris Battelli cav. i)r(>f. Angelo Guglielmo inof. (Giovanni Cardani cav. i)rof. Pietro Garbieri ca\'. prof. (Giovanni Giannetti cav. jnof. Paolo Cervello conini. prof. Vincenzo Albertoni cav. prof. Pietro La Monaca dott. Silvestro Luciani conun. jn'of. Ijnijjfi Zona cav. prof. Temistocle Bazzi prof. Eu^ienio Chirone cav. pr()f. Vincenzo Marselli prof. Enrico RaflFo 'lott. (riiido Materazzo dott. (iinsep|)e Borzi cav. prof. .Vntonio Falco dott. l'^rancesco Del Lungo prof. dott. (Jarlo Giovannozzi prof. (Ìiovanni Kohlrausch prof, (iiovanni Zambacco dott. N. Donati prof. Iini;;i De Heen |)rof. Pietro Pernice prof. Biagio Caldarera dott. Gaetano Salomone Marino prof. Salvatore Pandolfi dott. IMiiarilo Lo Bianco dott. Salvatore Guzzanti cav. Corrado Valenti prof, (linlio Majorana dott. (^)uirino Boggio-Ler;i prof. Enrico Lo Priore prof. Giuseppe Pinto iirof. Luifji * Divenuto socio corrispondente per iliniissione ilei giudo di ett'ettivo. Heiiioria I. Istituto Anatomico dell' Università di Catania ( Direttore Prof. R. STADERINI ) Lo scheletro di un feto umano acranico Studio del dott. GAETANO CDTORE settore-aiuto (due figure nel testo) Nel Museo di questo Istituto aiiatoiuico trovasi un antico scheletrino umano acranico, di cui manca qualsiasi notizia storica. Ho voluto studiarlo non tanto per le alterazioni craniche che esso presenta, assai somiglianti a quelle descritte da altri, quan- to per la notevole sproporzione fra le varie parti dello scheletro. La letteratura sull'argomento è invero cosi estesa da riuscire pressoché impossibile il procurarsela per intiero; i miei riscontri si limitano pertanto ad una parte di essa. Ciò non ostante è degna di nota la mancanza assoluta nei lavori riscontrati , di qualsiasi accenno a quella sproporzione fra i varii segmenti sche- letrici che caratterizza lo scheletro che ho preso in esame e che passo ora a descrivere. ]>e!«ci*ixioiie «lelh» «««lieletro Lo scheletro della testa è rappresentato quasi esclusivamen- te dalle ossa della base del cranio e della faccia. La base, guardata dall'alto ha forma di superficie irregolar- Atti Aco. Serie 4" Voi.. XV, — Mem. I. 1 Doti. Gaetano Vittore [Memoria I.] mente convessa, il cui diametro antero-posteriore misura cm. 2,6 ed il trasverso massimo cm. 4,8. La parte più sporgente corri- sponde alla rocca del temporale, alla quale fanno seguito ante- riormente una superficie molto inclinata in avanti ed in basso, la quale si continua con lo scheletro della faccia e posteriormente una superficie piuttosto pianeggiante, rappresentata dall' occipi- tale. Quest'osso manca della porzione squamosa ed è rappresen- tato da una laminetta ossea pressoché triangolare, i cui lati sono inclinati lievemente in basso e la cui base , concava , è rivolta verso la superficie doi'sale dello scheletro. Nella laminetta ossea così conformata, sono da notare : una porzione mediana o basi- lare ( basioccipitale ) e due metà lateiuli o condiloidee ( exocci- pitali ). La porzione mediana, in cui è un accenno di gronda basi- lare, dorsalmente si mette in rapporto con 1' arco anteriore della prima vertebra cervicale, e col suo estremo anteriore acuminato si insinua fra le rocche del temporale fino a raggiungere il mar- gine posteriore dello sfenoide. Le metà laterali sono anch'esse triangolari; hanno la base in rapporto con i margini laterali della porzione basilare ; il corpo, rivolto lateralmente indieti'o ed in basso, termina con un estre- mo acuminato che viene a contatto con un altro osso che, per i suoi rapporti , a tutta prima sembra rappresenti il parietale deformato ed arrestate^ nello sviluppo; ma su ciò dirò meglio in seguito. I margini posteriori delle metà laterali o condiloidee com- pletano ai lati il margine a concavità posteriore che descrive dorsalmente l'occipitale nel suo insieme; i margini anteriori con quelli corrispondenti delle rocche delimitano delle fessure lineali, che corrispondono ai forami laceri posteriori. In ciascuna delle metà condiloidee dell' occipitale, verso la base, si nota un forellino che sta a rappresentare, con molta probabilità, il forame condiloidee anteriore. Il temporale è molto sviluppato relativamente alle altre ossa Lo scheletro di un feto umano acranico della base del cranio, della quale viene a costituire circa la ter- za parte ; manca della porzione squamosa e la l'occa petrosa invece di dirigersi in avanti verso lo sfenoide, è diretta trasver- salmente, come nei casi descritti dal Misco ( 33 ) e dal Tarupfi (47 ) e raggiunge col suo apice la sutura sféno-occipitale. L'as- se principale della rocca descrive una curva a concavità in bas- so ed in dentro ; ne consegue che le superfici di essa che nello stato normale guardano 1' interno del cranio sono convesse e quelle normalmente extracraniche sono concave. Inoltre per tale incurvatura, 1' anello timpanico di ciascun lato corrisponde alla superficie inferiore della base cranica e guarda la faccia an- teriore dei corpi delle ultime quattro verte- bi'c cervicali. Le superfici della rocca che guardano in alto sono rese assai irregolari da solchi e rilevatezze in cui dif- ficilmente si possono riconoscere i solchi e le rilevatezze che si riscontrano nelle me- desime parti del tem- porale normale. È da notare, in prossimità dell' apice di ciascuna rocca, una escavazione cilindrica, profonda circa 4 mm., che guarda direttamente in alto. Essa ha la parete anteriore inter- rotta da un'incisura che va dall'alto in basso in modo da rag-g-iun- gere quasi il tondo, il quale ò attraversato da numerosi forellìni. Fig. 1. — HaHc del riaiiiu guardata (lall'alto. b. o. — basioccjpitale; e. o. — exoccipitalo; 1* u.— 1* vertebra: r. — rocca del temporale; /'. — osso frontale; o. ». — osso nasale; m. — man- dibola; .!■— listerella ossea d'incerto significato. Dott. Qaftano Vutore [Memoria I. Quest' escavazione, con ogni probabilità, rappresenta il con- dotto uditivo interno. Lo sfenoide è l'idotto in tutte le sue parti. Le ali orbitarie si possono paragonare tanto per forma quan- to per dimensioni ad uno degli ossicini dell'udito, cioè ad una incudine e questa rassomiglianza si deve al fatto che dalla base dell' ala orbitaria si diparte, quasi ad angolo retto, una listerella ossea, a concavità in basso, che si porta indietro e forma la pa- rete superiore del forame ottico. Questo non guarda perciò da dietro in avanti, in alto ed in fuori come nella disposizione normale, ma ha direzione pressoché trasversale. Si aggiunga che è quasi scomparso lo spazio corri- spondente al solco ottico, in modo che i due forami ottici sono assai vicini l'uno all'altro, e si intenderà come uno specillo di- retto dalla metà destra del cranio verso la sinistra o viceversa possa attraversarli entrambi facilmente. Le ali temporali, anch' esse molto piccole, sono in forma di laminette spianate e dirette lateralmente in basso ed in dietro, le quali presentano verso la base, a sinistra due ed a destra tre forami, che corrispondono ai forami ovale, grande e piccolo ro- tondo. L' incompleto sviluppo delle ali orbitarie e temporali rende rotondeggiante lo spazio da esse delimitato, al quale perciò , in questo caso, mal si conviene il nome di fessura sfeuoidale. La superficie superiore del corpo dello sfenoide presenta un accenno di fossa pituitaria, nella cui parte mediana si nota un foro cieco che , per l'ubicazione e per la direzione , credo rap- presenti r orificio endocranico del canale cranio-faringeo. Su que- sta superficie sfenoidale non si notano apofìsi clinoidee, né vi sono traccie di doccie cavernose. Le apofisi pterigoidi, nella loro piccolezza , lasciano distin- guere le varie parti delle quali risultano normalmente. La lamina orizzontale dell' etmoide manca dell' apofisi cri- sta-galli e rimane coperta da due listerelle ossee che rappreson- Lo scheletro di un feto umano acranico tano le arcate sopraciliari del frontale tanto inclinate all'indietro da mutare la fossa cerebrale anteriore in un infundibolo osseo , aperto posteriormente e diretto in basso ed in avanti. La parete inferiore di quest' infundibolo è formata preva- lentemente dalla lamina orizzontale dell' etmoide e la superiore dalle arcate sopraciliari del frontale, che raggiungono verso la linea mediana un' estensione di circa 8 millimetri. Del frontale ho da notare ancora che 1' apotìsi orbitaria in- terna è molto più sviluppata e si porta molto più in basso di quella esterna, in modo che a formare lo scheletro del naso con- tribuiscono in parti uguali 1' apofisi orbitaria interna del fron- tale e le ossa nasali, poco sviluppate in lunghezza. La base del cranio è limitata ai lati da una listerella ossea inclinata da dietro in avanti ed in basso, di forma arcuata, con la concavità rivolta verso la linea mediana. Il suo estremo an- teriore , assai sottile , si mette in rapporto con il margine cor- rispondente del frontale e con 1' ala temporale dello sfénoide ; la porzione mediana, anch' essa sottile, accoglie nella sua concavità la base della rocca ed è separata dal rimanente margine esterno del temporale da una membi-ana connettivale che si conserva tuttavia integra; l'estremo posteriore, in forma di piccola espan- sione ossea appiattita dall'alto in basso, si mette in rapporto con r estremo acuminato degli exoccipitali, come ho detto preceden- temente. Sul significato di questa listerella ossea mi riserbo di fare qualche considerazione in seguito. Lo scheletro della faccia si presenta come se avesse subito una compi'essione dall' alto in basso e dall' avanti all' indietro , cioè molto sporgente in basso ed in avanti (iper prognatismo) e rivolto a sinistra in modo che l'angolo destro della mandibola poggia suir articolazione sterno-clavicolare destra ed il sinistro sulla clavicola sinistra , a metà circa del suo corpo ; la sinfisi mentoniera raggiunge il secondo spazio intercostale. Lo scheletro della faccia perciò nasconde le vertebre cervi- cali in modo che, guardato dalla superficie ventrale, questo sche- Dott. Gaetano Gutore [Memoria I.] leti'ino sembra senza collo e con la testa impiantata sulle spalle. Dei diametri trasversali della faccia, il bizigomatico è il pili piccolo e il bimalare il più grande. Ciò è dovuto al grande sviluppo del contorno orbitario relativamente alla faccia, in modo che i bordi supero-anteriori dei malari sono in questo soggetto i punti più sporgenti ai lati della faccia e sopravanzano e na- scondono le arcate zigomatiche a chi guai'da il cranio di fronte. Lo sviluppo del contorno orbitario appare enorme anche quando si considera in l'apporto al diametro antero-posteriore dell'orbita. Si ha in questo caso che il rapporto normale fra il diametro antero-posteriore, 1' altezza e la larghezza dell'orbita è invertito : le orbite sono molto ampie e poco profonde. E da no- tare ancora che il margine orbitale superiore non è lungo lo stesso piano verticale del margine orbitale inferiore, ma è in un piano posteriore, per cui gli occhi dovevano necessariamente stare rivolti in alto in quest' acranico, come spesso in simili casi, onde il nome di uranoscopi dato agli acranici, in cui gli occhi sono grossi e sporgenti, in relazione con la grande larghezza dell'orlo orbitale, con la rilevatezza del margine inferiore o zigomatico e con la minore profondità delle orbite. Il Bauer [ cit. dal Takuf- Fi (47) ] spiega questo fatto ammettendo che gli occhi non subi- scano arresto di sviluppo come le ossa del cranio. Ho da notare ancora che le superfìci orbitarie del malare e del mascellare superiore, molto inclinate dall' indietro in avanti e dall' alto in basso, vengono a formare quasi tutto il fondo del- l' orbita, nella cui metà superiore corrisponde la tèssura sfeno-ma- scellare , molto ampia. La fessura sfenoidale ed il foi'ame ottico si riscontrano nella volta orbitaria, dove è pochissimo sviluppata la porzione corrispondente del frontale. Per brevità non descrivo le altre ossa della fàccia, della cui conformazione si può prendere idea osservando la fig. II*. Mi limito soltanto a notare il notevole sviluppo delia mandibola , di cui il margine alveolare oltrepassa quello corrispondente del mascellare supei'iore. Lo scheletro di un feto umano acranico Nel seguente quadro riporto i diametri tanto della base del cranio , quanto della faccia e gì' indici relativi che ho potuto calcolare, con i punti craniometrici esistenti. MISUKB DELLA BASE DEL CRANIO E DELLA FACCIA ^ tliil hasi-occipitale alla glabella. . . cui. Diametri aiitero-nosterioii , ,,..•..• ( » » alla siiinsi iiieiitoniera » Diametro trasverso massimo » Circoufereuza » Altezza totale della faccia » » spino-alveolare » Larghezza bi-orbitaria esterna » » bi-malare » » bi-zigomatica » Orbite larghezza ! profondità Distanza interorbitaria Ossa nasali • altezza, media delle ilue Naso Apertura piriforme Palato ^ lunghezza, media delle due . > largliezza » ^ altezza ' hirghezza Mandibola ^ lunghezza ( largliezza [■ altezza alia sinfisi mentoniera . I » ilella branca ascendente ( distanza fra gli angoli. . . . Indice orbitario niedio. » nasale . . . . •> palatino . 4. 2. (I. ;5. ;5. •i. 1. 1. (I. 0. (I, II. 1, (I. 1. i. 0. 0. 1. •> 4 tì s 0 8 7 ."» ti (I » 88. li » 5(>. li » 44. 0 Colonna vertebrale — Le piume quattro vertebre dorsali non chiudono in dietro lo speco vertebrale : esse risultano costituite da un pezzo osseo mediano anteriore (corpo) e da due archi laterali, di cui gli estremi posteriori non si congiungono sulla linea mediana, ma rimangono distanti poco più di un centimetro l'uno dall'altro. Dott. Gaetano Cutore [Memoria I.] Questi tre pezzi ossei corrispondono evidentemente ai punti primitivi di ossificazione delle vertebre, non ancora saldatisi. Il dente, tuttavia distinto dal corpo dell' epistrofeo, è bene sviluppato e risulta da unico pezzo osseo , cioè i due centri di ossiiicazione che lo formano si sono già saldati. Delle altre vertebre non è necessario che io faccia menzione. Ricordo soltanto che lateralmente al corpo dello prima ver- tebra sacrale si notano , non più grossi di grani di canape , i punti di ossificazione delle ali del sacro. Torace — Le coste possono considerarsi normali. La gabbia toracica nel suo insieme è molto sviluppata e campaniforme, come normalmente si rinviene nel periodo fetale. Lo sterno presenta tre punti di ossificazione : uno in alto , dove si formerà il manubrio , e due più piccoli nella parte alta del corpo , a livello dell' estremo sternale della 2* e 3* cartila- gine costale. Cinto pelvico — L' ileo , 1' ischio ed il pube sono piccoli e separati da listerelle cartilaginee che convergono in forma di Y, il cui centro corrisponde alla cavità cotiloide. Sono rappresentati da cartilagine : la cresta iliaca , il ramo ascendente dell' ischio ed il discendente del pube. La linea inno- minata ed il promontorio sono appena accennati, in modo che il bacino nel suo insieme è piccolo, imbutiforme, con la svasatura, poco accentuata , rivolta in alto ed in avanti e leggermente compresso sui lati. Cinto scapolare — Niente di notevole , se togli 1' eccessivo sviluppo tanto delle clavicole quanto delle scapole, le cui dimen- sioni contrastano evidentemente con la piccolezza delle ossa del bacino. Arti inferiori — In relazione al periodo di sviluppo rag- giunto da questo feto acranico, le ossa degli arti si trovano rap- presentati dalla sola diafisi, più o meno cilindrica , a superficie quasi del tutto levigata e con le epifisi cartilaginee. I femori presentano un accenno di linea aspra. Lo xcheletro di un feto mnano acranico Inoltre la massa cartilaginea che trovasi in corrispondenza all' articolazione del ginocchio , disseccata da tanto temjDO, rac- chiude un nucleo osseo che rappresenta il nucleo epitisario distale del fe- more. Nel tarso sono evi- denti i nuclei ossei del calcagno, dell'astragalo e del cuboidc. Le sole falangi pros- simali si trovano ossifica- te ed ho potuto perciò misurarle, le altre, quasi del tutto cartilaginee, so- no molto retratte. Arti superiori — Sono molto sviluppati, special- mente in lunghezza, in modo che nella posizione eretta, in cui trovasi lo scheletro in esame, le e- stremità delle mani scen- dono molto in basso fino ad oltrepassare l'articola- zione del ginocchio. L'ec- cesso di sviluppo si rende gradatamente più eviden- te dai segmenti prossi- mali ai distali di ciascun arto. Cosichè il massimo sviluppo, veramente stra- ordinario , raggiungono Atti Acc. Sehik 4" Vol. XV^, — Mem. I. Fi^. 2. 10 Dott. Gaetano Cutort [Memoria I.J le falangi, le quali hanno forma di cilindretti ossei, tozzi, grossi quasi il doppio dei metacarpali e con una superficie piana lungo tutto il loro lato palmare. Il dito indice ed il medio della mano sinistra sono riuniti in tutta la loro lungliezza da una membrana connettivale, tut- tavia ben conservata. Nella tabella che segue ho segnato le misure dello scheletro acranico in confronto, quando è stato possibile, con quelle corri- spondenti di un feto normale conservato in alcool e con quelle date dal Feoriep (16) per il neonato. Quantunque non sia rigoro- samente esatto confrontare misure scheletriche con quelle di ossa rivestite da tessuti molli, pure credo che questo confronto si possa stabilire quando si vogliano soltanto far risaltare i rapporti priu- cipali delle varie parti del corpo. ». 1 ,1 Feto normale Neonato MISURE DEL TRONCO E DEGLI ARTI ,.117 ""'^''"'° ""''""'' ^"'"''° in alcool (Frorlep) Altezza cm. 26. 9 34. 50 Grande apertura delle braccia , > 38. 8 34:. 5 50 Altezza della colonna vertebrale > 12. 8 14. 5 — » dello sterno > 3. 3 4 7 Distanza tra l'apofìsi ensiforme e la sinfisi pubica » 7. 2 7 10 diametro antero-posteriore. . . » 5 Torace . . » trasversale a livello della f 7" costola » 5. 5 CINTURA SCAPOLARE Lunghezza media delle clavicoli' » 3. 7 1 lunghezza media » 3. 2 Scapole . . ., ' larghezza » » 2. 7 Distanza bi-acromiale » 6. 2 8 10 CINTURA PELVICA Lunghezza | a livello delle spine iliache ant. sup. » 4. 1 5. 2 del bacino ' fra le creste iliache » 3. 9 Stretto ^ diametro antero posteriore . . » 2. superiore ì » trasverso » 1. I Lo scheletro di un feto umano acranico 11 Scheletrlno acranico Altezza del bacino » 4 Distanza fra le tuberosità ischiatiche ... » 0. 7 ARTO TOEACICO Omero lunghezza media » .">. 3 1 cubito » .5. 1 ) Avambraccio ; , r radio » 4. 7 < Mano » 4. fi Metacarpali » 1. 2 prossimali » 0. It \ Falans'i . . medie » 0. (j / distali » 0. 5 Lunghezza di tutto l'arto (comprese le parti car- tilaginee) » i(». ;i ARTO PELVICO Femore, lunghezza media » 5. 7 i tibia » ."). 1 ) Gamba ; ' I>erone » n. 1 i Dai malleoli alla pianta «lei piede .... » 1.1 Piede, lungiiezza media » l. 1 Metatarsali » » » 1 Falangi prossimali (1) » 0. 5 Lunghezza di tutto l'arto (comprese le parti car- tilaginee) » l.'i. L' Indice toracico , » l(t() » scapolare > 84. 3 » generale del bacino » 97. 5 » autero-posteriore dello stretto superiore » 69. 2 » omero-radiale » 88. (5 » tibio-femorale » 89. 4 » omero-radio: femore tibia » 92. 5 » clavi-omerale » <>9. 8 feto normaie conservato In alcool neonato normale (Troriep)- ì). 1 4. 9 3. 8 1. - 1 0. 0 0. 4 13. S .f>. 8 9 Ti, 8 » 1. 5 •> 4. 5 13. 1 20 (1) Le falauiri medie e distali sono quasi del tutto cartilaginee. 12 Doti. Gaetano Cutore [Memoria I.] CoiiKiderazìolii Ho detti.) precedentemente che manca qualsiasi notizia storica dello scheletro in esame. Ma non abbiamo dei dati per indagare r età dell' individuo cui appartenne questo scheletro ? Sembra, a tutta prima , che questa si possa facilmente de- termi:iare dal grado di ossificazione, specialmente di alcune ossa. È da considerare, a questo riguardo, che se tale giudizio è diffi- cile e spesso approssimativo negli organismi a sviluppo normale, diventa difficilissimo e talvolta a dirittura impossibile nei casi in cui lo sviluppo ha subito dei gravi disturbi. Considerando il sog- getto in esame, io lùtengo, come dirò meglio in seguito, che la causa prima teratologica abbia agito sul sistema nervoso centrale e che conseguentemente si siano stabiliti dei distui-bi trofici ne- gli altri apparecchi. In quello scheletrico è evidente, come nei casi di acrania da altri descritti, un certo grado di iperplasia delle ossa della tàccia e della base del cranio, specialmente del temporale, dello sfenoide e del basiocci pitale. Queste ossa risaltano di tessuto osseo molto spesso e non serbano più alcuna traccia delle suture fra le varie parti che primitivamente contribuirono alla formazione di cia- scuno di essi. In conseguenza di tali disturbi trofici, i quali, come è stato detto nella descrizione , sono apprezzabili anche in altre parti dello scheletro , non si può in questo caso tener conto dei rap- porti, generalmente stnltiliti in embriologia, fra il grado di ossifi- cazione raggiunto da un dato osso e 1' età dell' individuo. Comunque sia, la costatazione dei tre punti di ossificazione dello sterno , del nucleo dell' astragalo , del nucleo epifisario di- stale del femore e la fusione già avvenuta dei due centri del dente dell' epistrofèo, stando a quanto relativamente alla ossifi- cazione ritengono gli Anatomici [ Romiti (42) , Laghi (25) ] , mi fanno ritenere, sia pure con probabilità, che quest'acranico abbia raggiunto |)ressochè il ternjine della vita fetale. Lo scheletro di u» feto umano acranico 13 Se non si può determinare con sicurezza 1' età dell' individuo in esame, molto meno si può giudicare dello stato dell'asse cere- bro-spinale. È noto che in questa categoria di mostri può rinvenirsi la superficie della base del cranio rivestita da connettivo spoii- gioso vascolarizzato (area cerebro-vasculosa) e mancare affatto il cervello (anencefalia) , o rinvenirsi soltanto tracce di sostanza ce- rebrale (pseudoencefalia) , o il cervello esistere mal conformato , più o meno incompleto e posto fuori la cavità cranica (exence- falia). Non potendo determinare in quale categoria si dovesse far rientrare il caso in esame, ho preferito tener conto soltanto delle caratteristiche presentate dallo scheletro e comprenderlo perciò nella categoria della olo-acrania del Taruffi ( Hemicephalia del Gurlt; cranio-rachischisi del Forster ), caratterizzata dalla man- canza di tutta la volta cranica e dalla apertura di tutta o di una parte della colonna vertebrale. Questa forma di acrania è invero fra le più frequenti [Ta- ruffi (47 — Pi. T. vi.) | ; tialascio pertanto di soffermarmi su tutte le particolarità presentate dalle ossa della base del cranio, di cui gli altri scrittori si sono principalmente occupati , riferendomi a quanto ne ho detto precedentemente nella descrizione delle singole ossa. Devo notare soltanto, a proposito della permanenza dell'ori- fizio endocranico del canale cranio-faringeo , che identica con- formazione riscontrarono il Misco (33) 1' Otto (34), il Taruffi (47) , il FusARi (18) in casi di acrania. Inoltre il Fridolin (15), in uno dei crani infantili deformi che ha studiati, rinvenne il canale cranio-faringeo notevolmente am- pio. Sembra pertanto che la persistenza di questo canale, che è destinato a scomparii'e al di là dei primi stadi della vita fetale e che raramente si rinvenne in cranii di adulti, si colleghi con una certa frequenza ad altri disturbi di sviluppo , specialmente dei centri nervosi. L' opinione nello stesso senso emessa dal Ctia- coMiNi (21) , che trovò la persistenza del canale cranio-faringeo 14: Dott. Gaetano Cntore [IMemoria 1.] collegata al cretinismo, e dal Caselli (10), che potè dimostrarla come frequente negli alienati, viene dunque riconfermata dai casi di acrania e di altre gravi defoi'mità craniche in cui si è rin- venuta , insieme con le alterazioni dei centri nervosi , la persi- stenza più o meno completa del sudetto canale. Credo opportuno soffermarmi ancora sul significato di quella listerella ossea che si trova simmetricamente ai lati della base del cranio e che ho descritto precedentemente. Il FusARi (18) in uno studio di alcuni mostri anencefalici esi- stenti nel Museo anatomico dell' Università di Ferrara, dice che in essi mancano i parietali, meno in uno nel quale manca il parietale sinistro e quello di destra è ridotto ad una lami) ietta ossea posta dietro il frontale. Ora mentre la figura relativa (fig. 1) non lascia vedere chiaramente come stanno queste parti, tanto essa quanto le figure 2 e 3 dimostrano in quei casi , ai lati della base cra- nica, r esistenza di formazioni ossee corrispondenti perfettamente a quelle rinvenute nel caso che abbiamo in esame. Benché non descritte dal Fusari in tutte le particolarità , pure le ossa rap- presentate nelle sue figure hanno 1' estremo posteriore allai'gato, appiattito dall' alto in basso ed in rapporto con gli exoccipitali. Da questa porzione si diparte una listerella ossea, che si dirige in avanti ed in dentro, di cui 1' esti-emo anteriore assottigliato, raggiunge il margine corrispondente del frontale. A queste ossa il Fusari attribuisce il significato di occipitali posteriori. Veramente in deformità tanto gravi quali sono le acranie riesce spesso molto difficile riconoscere alcune ossa ed a ricono- scei'le giovano di più i rapporti di essi anziché la loro confor- mazione. È appunto per i rapporti che queste due ossa pren- dono con le altre della base del cranio, che non so consideraj'li quali occipitali posteriori. Nella figura 2 della memoria del Fusari (18) sembra che una sutura divida il sinistro di queste ossa in una parte posterioi'e (la porzione più slargata ed appiattita dall' alto in basso) ed Lo scheletro di un feto umano acranico 1-5 in una anteriore (la più sottile , che si porta fino al frontale). Nello scheletrino acranico di questo Museo non troviamo al- cuna traccia di tale sutura. La presenza di essa avrebbe potuto farmi attribuire il signi- ficato di occipitale posteriore alla sola porzione slargata, appiattita che sta in rapporto con gli exoccipitali, e resterebbe sempre da interpretare il significato della rimanente parte anteriore. Oltre le ossa in parte deformate , ma tuttavia riconoscibili, enumerate nella descrizione dello scheletro acranico, contribui- scono a chiudei'e lateralmente il cranio normale, la squama del temporale ed il parietale. Quale di queste due ossa potrebbe rap- presentare la listerella ossea in parola ? Forse la squama del tem- porale, ancora non saldata alla porzione petrosa e ti-asfòrmata in siffatta guisa ? Contro a questa interpretazione sta il fatto che la squama del temporale normalmente non prende rapporto col frontale, benché , come varietà , si possa rinvenire una sutui-a anomala , ora ai due lati ed ora ad un sol lato del cranio , fra la porzione squamosa del temporale e 1' osso frontale, come in casi descritti dal Fusari (17 e 19). Stando ai rapporti , rimane pertanto ad ammettere che la parte anteriore della listerella ossea in parola rappresenti il parietale deformato ed arrestato nel suo sviluppo. Ma poiché trattasi di ossa craniche cosi gravemente defor- mate , io non intendo emettere alcun giudizio da un sol caso. Dico soltanto che non é tacile ammettere che una parte dell' oc- cipitale possa prendere rapporti col frontale e che solo dall' esame di un certo numero di mostri somiglianti , potendo ciascuno di essi presentare modalità diverse, si potrebbe forse riuscire a de- terminare il significato di tali listerelle ossee. Dello scheletro della fàccia , mi limito a ricoi'dare che , in conseguenza della deformità che ha colpito lo scheletro cefàlico, tutti gli indici si riscontrano alterati. In minor grado quello or- bitario (88, 2) che rientra nel gruppo degli indici medii [Beo- CA (5) ] , ancora di più quello nasale (56,2), che fa considerare il 16 Dott. Gaetano Gutore [Memoria I.] soggetto come platirrino ed in soiumo grado quello palatino il quale , considerato dal Topinaed (49) come carattere indiffe- rente che non obbedisce ad alcuna direzione speciale, si allonta- na di molto in questo caso dai limiti ordinarli. In quanto alle vertebre cervicali, le quali nei casi di acra- nia sogliono essere o affette da lordosi o da cifosi, o difettose di numero , o calcificate, o fuse fra loro , in quest'acranico presen- tano di notevole soltanto la mancanza, limitatamente alle prime quattro, dell' arco posteriore. Abbiamo cioè quell' anomalia di conformazione che piglia il nome di rachischisi superiore o cervicale, e che si riscontra quasi costantemente nell' olo-acrania. Se passiamo a considerare la cintura scapolare , ci sorpren- dono a tutta prima le notevoli dimensioni delle ossa che la for- mano, dimensioni che contrastano spiccatamente con quelle della testa e della pelvi, come dimostrano la misui'e che seguono : / della base del cranio cm. 4,8 Diametro trasverso massimo ' della cintura scapolare » 6,2 della cintura pelvica » 4,1 Normalmente invece, nel feto umano a termine , lungo 50 centimetri, i diametri trasversi della testa, delle spalle e del ba- cino raggiungono la dimensione di circa 10 centim. [Peoeiep (*)]. Le spalle notevolmente larghe devono essere state riscon- trate con una certa frequenza negli acranici per trovarne men- zione nei comuni trattati di ostetricia [Schroedek (44) J , dove è richiamata V attenzione su tale sproporzione delle spalle che può costituire una difficoltà grave per il parto, perchè la testa non (*) Per i rapporti fra le varie parti del ueouato normale, mi 80110 jjiovato Aeù' Antitomie fiir Eilnstler del Frokiep (17) , per quelli dell'uomo adulto delle varie razze e degli autro- poidi ho trovato i dati neeessarii nell' Aniropolngiu (umerale del ToriNARD (49) e nell' Uomo del Rankb (38). La pregevole monografia del Pfitznbr : Bcitragc ztir Kenninis dea menschli- chen Extremitatenskelets. Jena 18SI1, non potè essermi utile perchè 1' A. in quello studio si riferisce solo a misure praticate su scheletri di individui adulti normali dei due sessi. Lo scheletro di un feto umano acranico 17 riesce a provocare una dilatazione suflBciente per il passaggio di esse. Bisogna considerare che la testa è piccola non soltanto re- lativamente alle spalle, molto larghe , ma anche relativamente alla lunghezza totale dello scheletro. Difatti, secondo i rappoi'ti normali, in questo scheletro alto centim. 26, 9 avremmo dovuto trovare, tanto per la larghezza delle spalle, quanto per il diame- tro trasverso della testa, una dimensione comune pressoché uguale a centimetri 6, 3 ; invece le prime sono larghe cm. 6,2 e la te- sta ha il diametro trasverso di cm. 4,8. E così, sempre relativa- mente alla lunghezza dello scheletro, la circonferenza della testa dovrebbe essere di circa cm. 19,3 e la troviamo invece di cen- timetri 15, 5. Esageratamente sviluppato è anche il torace , la cui torma molto slargata verso la base può in parte mettersi in rapporto con l'età del soggetto. L' indice toracico è di 110, mentre se- condo il Weisgerber [citato dal Testut f48)] esso nel feto sarebbe inferiore o uguale a 100. L' indice scapolare è di 84, 3 , superiore perciò di molto a quello degli individui più sviluppati [nel gigante descritto dal Giuliani (22) era di 56, 5J. Assai sviluppate, specialmente in lunghezza, sono anche le clavicole e se guardiamo al rapporto tra la lunghezza di esse e quella dell' omero, i-appresentato uguale a 100, rapporto che dal Pasteau [citato dal Eomiti (42)] è stato trovato di 44, 32 nel- r uomo, di 45, 04 nella donna e di 46, 38 nel Negro, in questo scheletro lo troviamo alterato perchè rappresentato da 69, 8 (v. tabella a p. 11). Al torace così ampio, alla cintura scapolare così sviluppata corrispondono arti superiori straordinariamente lunghi , come a tutta prima si può scorgei"e dalla figura II. Se vogliamo ricorrere a dati numerici che ci dimostrino con esattezza quanto siano esagerate le dimensioni degli arti to- racici, dobbiamo cominciare dal mettere in rapporto l' altezza Atti Acc. Sbrik 4* Vol. XV, — Mera. I. 3 18 Doti. Gaetano Cutore [Memoria I.J totale de] corpo con la grande apertura delle braccia. Troviamo : Altezza totale del corpo = cm. 26, 9. Grande apertura delle braccia ^38, 8. Il Feoriep (16), conformemente al canone artistico general- mente ammesso, rappi'esenta, anche nel neonato, la grande apertura delle braccia uguale in lunghezza alla statura dell' individuo. D'altro canto il Biocaedi (40), con ricerche proprie e con le misure praticate da altri in popoli diversi, ha dimostrato che se sta di fatto che in molti casi il corpo umano è tanto alto quanta è la distanza orizzontale delle braccia tese, tuttavia que- sti non formano che una eccezione ed è invece fuori di dubbio che nella grande maggioi'anza 1' apertura delle braccia è supe- riore air altezza. In rappoito all'età, ha constatato nei Bolognesi che la grande apertura delle braccia è sino a 10 anni di età inferiore alla statura e che da 3 a 5 anni la differenza in fa- vore della statura è elevata. Ora noi ci troviamo di fronte ad una prevalenza veramente straordinaria della grande apei'tura delle braccia, la quale rimane sempre notevole quaud' anche si volesse tener conto di quanto Dìanca all'altezza totale per il difetto della volta cranica. A questo punto mi parve utile indagare se la prevalenza della grande apertura fosse dovuta a difettoso sviluppo o degli arti pelvici, o del tronco, o di entrambi questi segmenti schele- trici, e ciò per potere o meno stabilire un confronto completo fra r organizzazione dell' acranico e quella degli antropoidi. A meglio rendere evidenti i rapporti fra la statura, il tronco e gli arti, ne trascrivo le misure accanto a quelli corrispondenti del neonato normale : LUNGHEZZA statura . . Troni'o . Arto toracico Arto pelvico SCHFXETRO ACRANICO cm. 26. 9 » 12. 8 r. 16. 3 .. 13. 2 XBONATO NORMALE cm. .50 . 30 > 22 » 20 Lo scheletro di vn feto iimunn acranico 19 Da queste misure risalta subito che il tronco è più corto e gli arti sono più lunghi dell' ordinario, compresi quelli pelvici , benché in proporzione minore di quelli toracici. In conseguenza non sussiste, in quanto a questi rapporti, al- cuna corrispondenza fra lo scheletro acranico e quello degli an- tropoidi , essendo questi per 1' appunto caratterizzati , oltreché dalle enormi braccia, dall' esagerata lunghezza del tronco e dalle gambe relativamente corte. Nello scheletro acranico il tronco é più corto dell' arto pel- vico. Si ha perciò quel rapporto che è proprio dell' uomo adulto [ Ranke (37) ] , mentre nel bambino alla nascita é normale il rap- porto proprio degli antropoidi , cioè prevale la lunghezza della colonna vertebrale. Dobbiamo ora studiare i rapporti fra i varii segmenti di un medesimo arto ed inoltre i segmenti dell' arto toracico in rap- porto agli omologhi dell' arto pelvico ed in rapporto alla statura. Per queste dimostrazioni , credo opportuno giovarmi di tabelle nelle quali vengono riportati i rapporti dello scheletro acranico accanto a quelli medii determinati dal Ranke (37) pei- 1' uomo normale e per gli antropoidi. RAPPORTO FRA IL HRACCIO E L' AVAMBRACCIO nkll' uomo, negli antropoidi e nello schklktro ackasico Uomo adulto "5. 3 Gorilla X2. 0 Scheletro acranico 88. 6 Chimpanzè 92. 4 Orango 99. 0 Secondo tale rapporto, o indice omero-radiale, che da Broca e ToPiNARD (49) é stato trovato di 72.6 nell' Europeo, di 79 nel Negro d' Africa e di 100 nell' orango, e che calcolato nel neo- nato coi dati del Froriep (16) é uguale a 77.7, lo scheletro aera- 20 Doti. Gaetano Vutore [Memoria I.] nico si allontana molto dalle condizioni dell' uomo adulto e del neonato normale. EAPPORTO FRA LA COSCIA E LA GAMBA nbll' uomo, negli antropoidi e nullo schblktho acranico Uomo adulto 82. 2 Gorilla 82. 9 Chimpauzè 82. 9 Orango 85. 6 Scheletro acranico 89. 4 Il TopiNAED (49) ha calcolato questo rapporto, o indice tibio- femorale, nell'Europeo (81.1) e nel Negro d'Africa (82.9). Nel- r acranico lo troviamo più elevato di quanto non abbiano cal- colato il TopiNARD nel Negro ed il Ranke nell' orango. Passiamo ora ai rapporti fra i varii segmenti dell' arto to- racico e quelli dell'aito pelvico per constatare se la straordinaria lunghezza dell' arto toracico si debba attribuire a tutti o ad alcuni dei segmenti ossei che lo costituiscono. Un primo fattore che contribuisce a rendere veramente enor- me la grande apertura delle braccia è rappresentato dalla di- stanza biacromiale, anch' essa di straordinarie dimensioni. Difatti nel neonato normale essa corrisponde ad ^ 5 della statura (Froriep); nello scheletro in esame, alto cm. 26.9, essa misura cm. 6.2. Procedendo all' esame dei vari segmenti dell' arto toracico, andando dai prossimali ai distali, dobbiamo ricordare che l'omero nell'uomo adulto è più corto, nel neonato è uguale e negli an- tropoidi è più lungo del femore. Neil' acranico si ripete il rapporto dell' uomo adulto : l'omero misura cm. 5.3 ed il femore cm. 5.7. Secondo i rapporti normali, tanto l' uno quanto l'altro avreb- bero dovuto misurare circa cm. 4.8. Sono dunque l' omero ed il Lo scheletro di un feto nmnno acranico 21 femore esageratamente sviluppati , ma quest' ultimo più che il primo. Consideriamo il segmento mediale dei due arti. Normal- mente , nel neonato , la gamba è più lunga dell' avambraccio. Neil' acranico sono ugualmente lunghi centim. 5.1, mentre dovrebbero misurare, in rapporto all' altezza : la gamba cm. 4.8 e r avambraccio cm. 3.7 circa. Sono perciò entrambi molto svi- luppati, ma più l'avambraccio che la gamba. La mano è il segmento che più degli altri contribuisce a rendere eccessiva la lunghezza della grande apertura delle braccia. Consideriamola in rapporto alla statura. Nel neonato nor- male, lungo 50 cm. , la mano misura 6 centimetri ; nello sche- letro acranico, secondo tale proporzione dovrebbe misurare presso a poco cm. 3, 2 ed invece raggiunge la lunghezza di cm. 4, 6. Di questo sviluppo eccessivo, si potrà prendere meglio idea dalla seguente tabella in cui sono riportati anche le misure del piede. MANO E PIEDE IN RAPPORTO COLLA LUNGHEZZA DEL CORPO SCHELETRI 70 Si^lu'letri iiiiiaui di diverse razze e di am- biduo i sessi 3 Gorilla adulti .... 5 Oranghi 3 Ohimpauzò adulti . Sheletro umano aeranico LUNGHEZZA | DELLA MANO 11 ti 17 4 22 « 23 0 17 1 LUNGHEZZA LUNGHEZZA DEL PIEDE U. 5 20. i 25. 5 20. T) 15. 2 DEL CORPO 100. 0 100. 0 100. 0 100. 0 100. 0 Cioè mentre nell' uomo ed in alcuni antropoidi il piede è più lungo della mano, nell' acranico tale rapporto ù invertito a somiglianza di quanto il Ranke ha riscontrato in tre chimpanzè. Dall' insieme delle misure precedentemente riportate appare inoltre che tanto gli arti toracici quanto quelli pelvici eccedono in lunghezza, relativamente alla statura; ma mentre nei primi Tee- 22 Bott. Gaetano Gntore [Memoria I.] cesso di lunghezza si rende gradatamente più manifesto dal segmento prossimale al distale , in modo che dall'oDiero appena più lungo del normale si va alla mano veramente enorme , nei secondi questa pi-ogressione si compie in senso inverso , in modo che dal piede di dimensioni pressocchè normali si giunge al fe- more straordinariamente lungo. Vi ha dunque , oltre alla grave deformità della testa , un vero disordine fra i rapporti volumetrici del tronco e degli arti in modo da non poter paragonare lo scheletro in esame con qualsiasi tipo di vertebi-ato superiore. A tutta prima sembra invero di riscontrarvi le caratteristi- che dell'organizzazione degli antropoidi. La testa piccola , pen- dente anteriormente alla colonna vertebrale, la faccia prominente in modo che il muso va a toccare lo sterno, le spalle di consi- derevole larghezza, le scapole elevate a livello della mandibola , la cavità toracica molto ampia, la prevalenza notevole della gran- de apertura delle braccia sulla statura, la mano più grande del piede, la quale, nella posizione eretta , raggiunge ed oltrepassa il ginocchio, il bacino piccolo, corrispondono ai rapporti di que- ste medesime parti negli antropoidi. D' altro canto, il tronco più corto dell' arto pelvico, 1' omero più corto del femore, il disordine di rapporti fra i vari segmenti degli arti escludono che 1' orga- nizzazione dell' acranio rappresenti un esempio di reversione ata- vica. Non diminuisce per ciò 1' importanza del caso, che serve anzi a meglio dimostrare la genesi delle anomalie degli arti, le quali non potendo attribuirsi semplicemente al ripetersi di un tipo di organizzazione inferiore a quella dell' uomo, devono col- legarsi ad altra causa teratologica. Ho potuto vedere che parecchi scrittori di mostruosità cefali- che tacciono in quanto agli arti degli individui da loro osservati o perchè non hanno avuto opportunità di studiarli o forse perchè li hanno trovato normali. Ricordo il Coldcci (11) che descrisse lo scheletro di un vitello anencefalo, del quale furono conservati la testa, il collo e la cassa toracica; nulla però è detto degli arti. Lo scheletro di un feto umano acranico 23 Con la cranio-rachiscliisi , lo Schmid (43) descrive deforma- zioni della colonna vertebrale, insieme ad anomalie muscolari e ad atresia vaginale, ma non parla degli arti , almeno a quanto sembra da un riassunto del suo lavoro [lahresberichte Anat. und Enhvcklv/ìigsgschichte. Nuova Serie voi. 4", fase, 2). Ne il Lèo- NOVA (28 e 29), né il Ribbeet (39) nelle loro pubblicazioni sul- r anencefalia parlano degli arti. L'AcKERMANN (1) SÌ ferma a differenziare l'encefalocele sem- plice dall' idroencefalocele e non estende perciò le sue conside- razioni ad altre ossa che non siano quelle del cranio. Con le deformità craniche , 1' Hughes (26) si limita a de- scrivere r impei'fetto sviluppo di tutta la colonna vertebrale del feto anencefalo che ha studiato. Ed infine degli acefali descritti dal Keee (27) e dal Mahon (30) , nulla conosciamo riguardo agli arti. Altri hanno descritto gli arti come normali. Fra essi ricordo Reina e Galvagni (38) , Caldei (6) , Gal- VAGNi (20), Meloni-Satta (32) e Ballantyne (3). Altre volte sono state registrate malformazioni degli arti in individui con deformità craniche. Secondo il Tardffi (47) ed il Forster (14), sono frequenti la mancanza di alcuno falangi od i piedi torti. Nel caso di mero-acrania descritto dal Pézèeat (citato dal Taruffi (47) ] mancava il braccio destro ed erano defòrmi le dita. Un teto umano descritto dal Taruffi (46) , privo in gian parte della volta cranica e del cervello , aveva i due arti infe- riori fusi insieme. L'anencefalo descritto dal Parsons (35) aveva arti piccoli e deformi, alcuni risultanti dalla fusione di arti ap- partenenti ad un feto parassita. Il Calori osservò un proencefalo umano (9) con i piedi vari, ed inoltre un paracefalo (7) senz'arti toracici e con le estremità addominali corte , piegate ed i piedi torti. In un altro paracefalo (8), lo stesso autore rinvenne con gli arti pelvici corti e grossi, i piedi torti indentro, con sole 4 dita in ciascuno di essi ; gli arti toracici mancavano. 24 -Oott. Gaetano Vittore [Memoria I.] Finalmente 1' acefalo del Coulthakd (12) , oltre alla spina- bifida, presentava a destra il piede equino-varo. Sono state ricordate dunque svariate anomalie degli arti e specialmente anomalie per difetto di sviluppo. Nessuno , fra gli autori riscontrati, parla di macrosomia delle esti-emità. Trovo soltanto che il Reina e Galvagni (38), il Calori (6), il Taeuffi (47) ed inoltre Sandifort , Soemmering, Prokaska , Schlegel (citati dal Tardffi) fanno cenno di un' insolita obesità nel corpo degli acranici e di un' accelerata ossificazione di tutto lo scheletro , segnatamente della mandibola e delle ossa della base del cranio. Non parlano però di quella macrosomia che ho riscontrato in questo caso specialmente nella mano e che costi- tuisce la vera ipertrofìa congenita della mano, a differenza della falsa ipertrofia in cui 1' aumento di volume è dovuto a sviluppo esagerato del tessuto cellulare sottocutaneo , come nel caso pre- sentato dal RiCHARDiÈRE (41) alla Società francese di dermatolo- gia nella tornata del 2 aprile 1891. Straordinariamente ipertrofiche, nel caso in esame, sono le falangi; si ha dunque una macrodattilia , non limitata ad uno 0 più dita come nei casi di individui per altro normali, descritti dal Gectbee (23) e dall' Ewald (13) , ma estesa a tutte le dita della mano. La macrodattilia di tutte le dita è fatto raro ; il Taruffi (47) difatti, parlando della macrodattilia in genere , af- ferma che V ipertrofia avvenne sempre in due dita vicine, di rado in tre ed inoltre che il dito piccolo né da solo, ne in compagnia si mostrò gitasi mai ipertrofico. Non conosciamo , soggiunge , che il caso di Wagner (51) in cui l'ipertrofia del ò° dito era in ambedue le mani di mi ragazzo di 14 anni. Coincidenza singo- lare, tanto nel caso di Wagner quanto in quello in esame, vi ha nella mano sinistra sindactilia fra il 2'' ed il 3° dito. Da quanto ho fin qui esposto si può concludere che lo sche- letro acranico in esame differisce da qualsiasi tipo di organizza- zione di vertebrati inferiori all' uomo ; non rappresenta quindi un fenomeno di reversione atavica. Credo invece, come ho detto Lo scheletro di un feto limano acranico 25 precedentemente, che gli alterati rapporti di sviluppo , special- mente delle estremità, si debbano mettere in rapporto e ritenere consecutive all' anomalia che ha colpito primitivamente il siste- ma nervoso centrale. La perfetta simmetria con cui si riscontra- no tali alterazioni negli arti omonimi corrisponde a tal modo di vedere. Devo aggiungere che somiglianti anomalie delle estremità, mentre non ho trovato descritte nei casi di vere mostruosità della testa, sono relativamente frequenti in individui con alte- lazioni del sistema nervoso centrale di altra natui'a , cioè non cosi evidenti come nelle acranie , ma o molto limitate , o rile- vabili soltanto con 1' esame istologico o manifeste por disturbi funzionali. Mi riferisco a quelle svariate forme morbose che rien- trano nel campo delle malattie mentali, in cui, oltre ad arresti di sviluppo degli arti in casi di imbecillismo [ Angiolella (2) ], di poroencefalia [ Bianchi (4) ] , di lesioni della zona motrice cor- ticale o dei nuclei grigi centrali [Tambukrini (45)] , oltre a mag- gior frequenza di anomalie nel piede [Venturi e Pellegrini (50)] e negli arti superiori [Guerra (24) ] dei delinquenti e dei pazzi che non negli individui normali , è stata riscontrata la macro- dattilia, tanto nell'acromegalia insieme con ingrossamento della mandibola e dei piedi, quanto in individui frenastenici, associata alla sindactilia [Pianetta (36)]. Apparirebbe, da quanto ho detto, che anche per quest'acra- nico fosse ragionevole ammettere un certo rapporto terato-gene- tico fra le anomalie degli arti e la malformazione dei centri ner- vosi. Atti Acc. Sbrik 4° Vol. XV, — Mem. I. 26 Bott. Gaetano Cutore [Memoria I.] BIBLIOGRAFIA 1. 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Erèi erano coperti dal mare, come le an- zidette depressioni. Qui un' antica tradizione pone la sede di Ibla , una città rinomata per la bontà dei pi'odotti agricoli del suo territorio e per r abbondanza e la squisitezza del miele, e qui vari paesi si disputano ancora 1' onore di essere fabbricati nel territorio della mitica città. Gli storici non sono tuttora di accordo nel designare il posto dove sorgeva la felice Ibla; ma i geografi hanno risoluto a modo loro la questione, dando a tutta la regione 1' appellativo di Iblea, e chiamando monti Iblei i rilievi che ne costituiscono la parte principale. Atti Acc. Skrik 4" Vol. XV, — Mera. II. 1 Bott. Ernesto Rmjma [Memoria II] Il nome di monti è però impropriamente attribuito a que- sti rilievi. Essi non sono che un tavoliere a strati orizzontali , che alcune valli maggiori (quelle dell' Erminio, del Tellaro e del- l' Anapo) dividono in quattro altipiani , alla loro volta frasta- gliati da numerose valli minori, in zolle , che talora assumono r aspetto di imponenti montagne. Il Tavoliere del Siracusano consta di una potente forma- zione di calcari marini, che noi, seguendo l'esempio del prof. C. Gemmellaro, chiameremo calcari iblei. Questi appartengono alle diverse divisioni del Miocene : quelli degli altipiani ad oriente del Tellaro sono più recenti di quelli degli altipiani ad occidente. Nella parte settentrionale le rocce sedimentarie si trovano asso- ciate con una potente formazione vulcanica di basalti e di tufi basaltici. Nel presente lavoro ci proponiamo di studiare sotto l' aspetto stratigrafico, litologico e paleontologico i calcari degli altipiani Iblei. Percorsi diverse volte la regione in tutte le direzioni e, guidato dai consigli del mio insigne maestro Prof. L. Bucca, ho visitato i luoghi più interessanti e raccolto abbondante mate- riale litologico e paleontologico. Nello stesso tempo, grazie agli aiuti di cui mi fu largo il detto professore, ho potuto studiare nel Gabinetto di Mineralogia e Geologia dell' Università di Catania il materiale raccolto. Il Tavoliere del Siracusano occupa, quasi per intiero, un tra- pezio le cui basi sono dirette da N-E a S-0 , e vanno una da Agnone a Comiso, 1' altra da Siracusa a Pozzallo. Queste linee sono i margini di frattura del Tavoliere : il margine interno è rivolto a N-0 verso la depressione che è segnata dalle pianure di Catania e di Vittoria , il margine esterno è i-ivolto a S-E verso il mare (1). (1) Nella 2" parte di questo lavoro sar;i trattata più ampiamente la tettonica del Tavo- liere del Siraciisttiio. Studi geologici sui calcari Iblei. Lungo le fratture del margine interno ebbero luogo le eru- zioni basaltiche che sopra accennammo. Un prolungamento dei calcari iblei si spinge fuori dei limiti del Tavoliere sino ai paesi di Vizzini e di Licodia Eubea, e in questa piccola penisola miocenica appaiono , messi allo scoperto da profondi valloni , e sollevati da potenti tàglie, i terreni più antichi sui quali riposa la formazione. In qualche punto il mare attuale lambisce i calcari iblei, ma, nel complesso, sono cinti da una fascia, quasi continua, di terreni recenti, tra i quali predomina il Pliocene, sebbene non vi manchino il Miocene superiore e il Quaternario. Il primo a studiare geologicamente la regione fu il prof. Carlo Gemmellaro (Ij. Sin dal i82t3 egli riconobbe in Val di Noto due epoche di formazioni calcaree : una del calcare antico, che co- stituisce il terreno montagnoso, e che nel feudo Boschetello, presso Licodia, poggia sopra i terreni cretacei; ed una del calcare re- cente che costituisce il basso terreno. Sette anni dopo, presentando un catalogo di rocce e di fossili di Val di Noto, precisò più par- ticolarmente, i confini delle due formazioni ed in fine, applican- do la classificazione data dal Lyell dei terreni terziari, ascrisse al Miocene il calcare antico e al Pliocene il calcare recente. Cosi era stabilita nelle sue linee fondamentali la classificazione dei terreni sedimentari del Siracusano. L' Hoffmann (2) , noi suoi viaggi attraverso la Sicilia (1831- 1832) , riconobbe pel primo il sincronismo dei calcari del Sira- cusano con gli altri depositi terziari dell' isola. Egli distinse, in Sicilia , una formazione appenninica o secondaria (secondo lui , più specialmente cretacea) ed una formazione subappenninica o (1) e. Gkmmki.i.aro — Viili-iiiii mlUili di ral di Xoto. Moni. 1" e Mcin. L"> atti ilei-. Gioe- nia. Catania l.S2(j e ISXi. yota sui viikani eslinii di fai di Noto. Atti ibid. 1853. (2) F. Hoffmann — Gconiiotische Beobachtungeii gesammelt auf eiiier Reise diirch Ilalien imd SioUien in dei- .lahrai 1830 bis 1832 — U Abtheìluiig — Berlin 1SH9. Doti. Ernesto Ruyusa [Memoria II.] terziaria. A questa ascrisse anche tutti i calcari di Val di Noto, sen- za per altro riconoscere l'età più recente dei calcari tufacei, che al N e a all' E si stendono ai piedi degli altipiani formati dai calcari compatti più antichi. Egli stesso poi sospettò che nelle l'egioni più alte, come presso Feria, fossero dei terreni cretacei, fondan- dosi sul fatto, che Eherenberg aveva scoperto foraminiferi, sino allora ritenuti cretacei, nei calcari del Siracusano. Il Waltershausen (1) riteneva pure, che i calcari delle re- gioni più alte, quelli di Buccheri, di Licodia, di Chiaramente, fossero i più antichi, e lo deduceva dalla giacitura topografica , dalla compattezza della roccia e dallo stato di conservazione dei fossili. Tali rocce egli considerava appartenenti al Terziario in- feriore. Come appare, questi autori, dominati dalle idee del loro tempo, si preoccupavano di cercare nella struttura geologica del Siracusano uu asse montagnoso antico. Il Lyell (2) , per contrario , non vi vide che una serie di terreni, sovrapposti l'uno all'altro, in modo che i più bassi fossero sempie i più antichi e i più alti i più recenti ; e così ritenne i calcari iblei sovrapposti alle sabbie plioceniche di Vittoria e ai tufi calcarei, pure pliocenici, di Floridia, e li ascrisse al Quater- nario (Nuovo Pliocene) , ragguagliandoli al Crag di Norivich. Lo Stoppani (3) riporta 1' opinione del Lyell , senza tener conto delle memorie in proposito di insigni naturalisti siciliani, quali il prof. C. Gemmellaro , G. G. Gemmellaro , Seguenza , Aradas ed altri. A queste si aggiunsero in seguito i lavori del Cafici, del Travaglia, del Meli, del Di Gregorio, tutti confermanti la miocenicità dei calcari iblei. Dopo gli studi fatti dagli ingegneri del Corpo delle Miniere pel rilevamento della carta geologica della Sicilia, e nello stesso fi) W. S. V. Waltershausen — Ueher die nuhmaHnen Vulkanischen Ausbriicke in der tertidr Formation dea Val di Noto — Gottingeu, 1846. C2) C. LVELL — Elementi of Geologi/ (Tradiiz. francese — Parigi 1867). (3) A. Stoppan"! — Como di (ieoloyia — Milano 1867. Studi geologici sui calcari Iblei. tempo dal barone Cafici, che si occupò di varie questioni della geologia del Siracusano, tu ritenuta definitivamente la mioceni- cita dei calcari formanti gli altipiani della regione e furono sta- bilite le prime divisioni stratigrafiche (1). Il Baldacci osserva che questi altipiani si compongono di parti sempre più recenti, procedendo da occidente ad oi'iente, e vi distingue quattro serie od orizzonti che, secondo lui, sono in ordine ascendente : 1. Serie di Ciiianniioute (calcare compatto con .straterclli marnosi e rognoni
  • i*ana ilei Calcari Iblei. 1". Serie di Chiakamonte. Costituisce la parte più bassa della formazione, non compare alla superficie in nessun punto degli altipiani, e se ne vedono gli affioramenti alle falde delle pendici di Comiso e di Chiaramonte, Dott. Ernesto Ragusa [Memoria II.] nelle valli del Difillo e dell' Erminio e nelle parti più basse delle valli di Modica. Il Baldacci lo definisce : un calcare compatto, in grossi ban- chi, con straterelli marnosi e con rognoni e lenti di selce. La regolare divisione in banchi di considerevole ed unifor- me spessore, ben delinca questi strati nei pressi di Chiaramonte e di Comiso, ma questo carattere si fa meno distinto nella valle dell' Erminio e a Modica. Nelle vicinanze di Comiso (1) questi strati danno un ottimo materiale da costruzione, cioè un calcare compatto, facile ad estrarre, che s'indurisce dopo lavorato ed è suscettibile di una buo- na pulitura. Presso Chiaramonte invece risultano di un calcare marnoso, poco compatto con piani di sfaldatura che facilmente si manifestano per effetto del gelo. Dove questo carattere è meno accentuato, il calcare viene estratto per servire nella costruzione dei muretti di tabione ed altri lavori simih nell' interno degli edifizi. Quasi dappertutto s' incontrano lenti e rognoni di selce. I rognoni hanno varia forma, che non è possibile riportare a qual- siasi avanzo organico, e appaiono nettamente staccati dal cal- care. Le lenti invece solo superiormente sono separate nettamente dalla roccia attigua; inferiormente invece pn ssano a grado a grado in un calcare duro probabilmente siliceo. Raggiungono lo spessore di 25 o 30 cm. e si estendono talvolta per molti metri. Presso Chiaramonte ho visto lenti di selce con inclusioni di numerosi stratarelli di calcare dello spessore di 1 mm. La colorazione della selce unica in uno stesso posto, varia nelle differenti località, e può essere nera, gialla, rossastra. La selce nera del monte Strepi- nosa, nelle vicinanze di Modica e della valle della Misericordia (1) Ascriviamo alla Serie di Chiaramonte i calcari delle cave di Coiniso , avuto riguardo alla loro posizione stratigrafica e al modo di stratiticazioue. Tuttavia non vi abbiamo trovato i noduli e le leuti di selce: ma uon crediamo che (jnesta possa essere uua ragione per asse- gnarli ad un altro orizzonte — Nella carta geologica sono ascritti alla successiva Serie di Baijiisa. Studi geologici gu> cak-ari Iblei. (Ragusa) è contenuta in un calcale che ha forte odore bitumi- noso, ed anzi nell' ultimo sito per un tenue spessore il calcare è bituminoso. E notevole il fatto che nelle stesse regioni più in alto si trovano, in grande abbondanza, i veri calcari bituminosi. Un campione di calcare tenero e uno di calcale duro, rac- colti negli strati a lenti di selce dei dintorni di Modica , ana- lizzati chimicamente , diedero i seguenti risultati : il calcare te- nero si sciolse quasi del tutto nell' acido nitrico , sviluppando odore bituminoso e lasciando un tenue residuo insolubile conte- nente ferro. La parte solubile risultò formata , quasi esclusiva- mente , di carbonato di calcio con tracce di magnesio , acido cloridrico ed anidride fosfòrica. Il calcare duro, sciolto nell'acido nitrico diede un precipitato un poco più abbondante contenente quarzo, argilla e sali di fen-o. 2" Serie di Ragusa. Forma gli altipiani di Modica e di Ragusa, cioè tutta la regione compresa tra il Tellaro e la pianura di Vittoria, e inol- tre manda un prolungamento a N-0 che si spinge sino alla sinistra del Birillo, di fronte ai paesi di Licodia e di Vizzini. Generalmente è formata di strati alternanti di calcare forte e franco. Il calcare denominato foi'te è compatto e perciò tenace alla lavorazione e si rompe a superficie più o meno scheggiose ; è bianco, ma sempre un poco tendente al grigio. Quello denominato franco è friabile, facile alla lavorazione, e si spezza a superfìcie regolare. Alla frattura fresca appare più bianco del forte ; ma, esposto all' aria , suole ingiallire al- quanto. Quando è sottoposto al terriccio vegetale o ad uno strato di noduli fosfatici , ha un colore rossastro o gialliccio dovuto alla compenetrazione di sostanze diverse. Lo spessore dei banchi è variabile, come anche il rapporto tra lo spessore dei banchi di forte e di quelli di franco. Qual- Atti Acc. Serie 4" Vol. XV, — Mom. II. 2 10 Ihtt. Ernesto Ragusa [Memoria II.J che volta si può osservare chiaramente una massa uniforme , senza stratificazione apparente , di calcare tenero , nella quale sono intercalati banchi di forma lenticolare, più o meno estesi, di calcare forte. I risultati dell'analisi chimica, che esporremo più innanzi, ci fanno vedei-e che il calcare forte è quasi puro , mentre il calcare tenero contiene una maggiore proporzione di sostanze estranee. Questo fatto fa apparire probabile 1' ipotesi che i ban- chi di forte siano colonie o associazioni di organismi eminente- mente calcarogeni, che vissero nel fondo del mare. Nelle rocce dei dintorni di Modica si possono distinguere , da sotto in su, tre regioni differenti per carattere litologico. La parte più bassa appartiene alla Serie di Chiaramonte e se ne è già discorso. La parte media, più sviluppata delle altre, è costituita pre- valentemente di franco , poiché il forte vi forma solo banchi dello spessore di 30 - 35 cni., distanti tra loro un metro , un metro e mezzo, fino a due metri. Però negli strati inferiori an- coi'a prevale il forte , formando così un passaggio con i calcari sottostanti della Serie di Chiaramonte. Vi sono diverse vai'ietà di franco. Possiamo considerare come tipici : uno a struttura terrosa , ed uno a struttura gra- nulare; entrambi bianchi ed associati con banchi di forte , nel primo caso compatto, nel secondo caso granulare. Un esemplare della varietà di franco teri'oso, trattato con acido nitrico, vi si sciolse quasi pei' intiero , lasciando sospeso nella soluzione un poco di l'esiduo contenente ferro. La porzione solubile risultò formata principalmente di carbonato di calcio con una piccola quantità di carbonato di magnesio. L' analisi quan- titativa diede il risultato seguente : Ossido (li calcio 4;3, 2 °\„ Anidride carbonica 41, 8 °/„ (1) (Ij I>ol)bianio alla cortesia dtl l).r Francesco LcMii del K. Istituto tecnico di Modica i saggi chimici e le analisi riportate in questo lavoro. iStiKÌi r/eologici sui caìcari Iblei. 11 C è poi una terza varietà di franco di colore gialliccio, che s' indurisce rapidamente all' aria. L'analisi centesimale di un esemplare preso nella contrada S. Giuliano , al disotto di uno strato di noduli fosfatici, è la seguente : Ossido (li cali-io .")0. 41.' » » magnesio 2, 40 Aiiiilridt; carbouica 42. (ili » fosforica ! Ses(|iii()ssi(lo fli ffiTo f Residuo iiisoliil)ik' -'J, CU Acqua a ■+- 120" 0. (iO Un campione di calcare forte della cava Vaccalina risultò formato, quasi esclusivamente, di carbonato di calcio. Ossido di calcio 55. 44 "!„ ATiidridf carbonica 43, àJ! "'/„ Negli strati della parte superiore prevale in spessore di cal- care forte, e per questo essi formano delle rupi tagliato a picco, che in molti luoghi coronano le pareti delle valli. Appartiene a questi strati la fauna elveziana di spatangidi ed altri echinidi. Anche qu'i si osservano diverse varietà di franco, oltre a due varietà di forte : una bianchissima, granulare, a frattura sacca- roide, che ha la proprietà di rompersi a superfici piane, quando è convenientemente battuta col martello, è conosciuta col nome di pietra latina (nel linguaggio volgare, cioè schietta, sincera); l'altra con una tinta leggermente gialla o grigia , che si spezza a su- perficie più 0 meno scheggiosa e liscia, ed è detta pietra car- ruvara. Sia 1' una che l'altra, esposte all'aria ctìnsumano la loro superficie con sporgenze di granulazioni costituite in massima- parte da frammenti di gusci e di aculei di echinedi. AH' ana- lisi si mostrano identiche, servono entrambe pei- la calcinazione, X2 Bott. Ernesto Ragusa [Memoria II] ma è preferibile la pietra latina. Un esemplare di questa ha la seguente composizione centesimale : Ossido di calcio 55, 44 Anidride carbonica 43, 50 Cloro tracce Residuo insolubile 0, 40 Acqua a -+ 120° 0, 30 Nella parte media e alta della serie calcarea descritta , si trovano strati di noduli fosfatici identici ai nodide beds del cal- care a globigerine di Malta. I noduli hanno un elevato tenore di anidride fosforica (20 e 25 ",0 in due esemplari esaminati), ma il tenue spessore degli strati conferisce ad essi ben poca importanza economica. Lo strato più alto, collo spessore di una decina di centimetri , è il più considerevole (Ij. Esso si trova in molte contrade dell' alti- piano di Modica alla profondità di pochi metri, e, con opportu- ne trivellazioni, se ne potrebbe determinare la distribuzione. An- che osservando i materiali che si estraggono , quando si scava- no le cisterne, si raggiungerebbe lo stesso scopo. I ìioduli fosfatici si rinvengono associati con molti avanzi organici, cioè coralli isolati, squalodonti, terebratule , vaginelle , frammenti di ossa ecc. Molti di tali residui, e specialmente i coralli, sono allo stato di modelli fosfatici. Le stesse condizioni, che si riscontrano egualmente nei nodule beds di Malta, indussero il Murray a ritenere i noduli fosfatici concrezioni formate nel fondo del mare col concorso della decomposizione di sostanze organi- che animali (2). (1) I noduli costituiscono circa la metta di iiuo strato , essendo il resto cemeuto inte- stiziale calcareo. (2) FucHS. V età geologica degli strati terziari di Malta (Traduz. di Appelius). Boll. Cora. Geol. Ital. anno 1874. .1. Murray. The MaUeese Islauds u-illi special refereiwe to the geologicuì striictiir — Lon- don 1892. .1. H. CooKE — JVo/e» OH the Glohigeriiia Limestnne of the Maìteese Islands — (The Geo- logica! Magaziue. New Serie. Dee. IV, voi. III). Dott. E. Ragusa — Ritrovamento di fosforiti a Modica. (Boll. Acc. Gioenia) — Ca- tania 1901. Sturli geologici sui calcari Iblei. 13 Negli orizzonti più alti della serie di Ragusa si trova un calcare bianchissimo, molto simile, per aspetto, al calcare latino sopradescritto, costitnito quasi per intiero, da frammenti di con- chiglie, e da far amini feri, appartenenti a generi delle famiglie Miliolidae, Lagenidae, Rofalidae. Vi si osservano pure delle Orbi- toides e dei frammenti di briozoari. Neir altipiano che si stende tra Ragusa e Chiaramonte, que- sto calcare foi-ma lo strato superficiale, certo per la sua durezza che r ha preservato dall' erosione. In questo tratto la pendenza del terreno coincide con 1' inclinazione degli strati. La stessa roccia si osserva anche sulle pendici di Comiso e di Chiaramonte e nelle vicinanze di Modica. Essa occupa localmente una posi- zione ben determinata e costituisce uno dei pochi orizzonti facil- mente riconoscibili per il carattere litologico. Sin qui abbiamo discorso principalmente dei calcari nei din- torni di Modica e si è visto che essi posseggono una considerevole purezza e una elevata percentuale di carbonato di calcio. Identico carattere presentano i calcari dei vicijii paesi di liagusa, Comi- so, Scicli. Spaccafòi'no, dov' è frequente la grande compattezza della roccia, che si appalesa nell' aspetto paesistico , con un al- tipiano ondulato , solcato da valli anguste, incassate tra erte pareti. Spostandoci a N. verso Chiaramonte e Monterosso, ad E. verso il fiume Tellaro, i calcari puri e compatti cedono il posto ad altri marnosi e poco compatti, e nello stesso tempo si arro- tondano le linee del paesaggio, i pendii si raddolciscono, le valli si allargano. Modica è centro di calcari puri : intorno al Tellaro dominano le marne : poi, ancora più ad oriente, tra i paesi di Avola, Palazzolo. Sortine, Melilli, ricompaiono i calcari schietti e compatti con le accidentalità topografiche loro proprie. E notevole che i caratteri litologici, anziché variare in senso verticale, mutano di più in senso orizzontale, mostrando che le condizioni di sedimentazione non cambiarono simultaneamente su tutto il territorio, ma in determinate zone si mantennero im- mutate per lungo tempo. li Doti. Ernesto Ragusa [Memoria II. I fossili più noti di questi terreni sono gli squalodonti : Carcharodon megalodon Agas » prodiictus » » siilcidens » Hemipristis serra » Laiuua crassideus » Oxyrbina hastalis » » Desori ■» Questi fòssili hanno una estesa distribuzione verticale, si trovano senza eccezione in tutti gli orizzonti di questa serie ed anche di quella successiva e sono comuni a tutte le divisioni del Terziario. Essi possono dare poca luce intorno alla classificazione dei terreni. Più importanti sono gli avanzi di echinidi e di molluschi. Tra quelli che ho raccolto nei dintorni di Modica posso citare per ora le seguenti specie determinate dal Dott. G. Di Stefano, paleontologo dell' Ufficio Geologico Italiano. a) Nei calcari marnosi (detti comunemente pietra sapo- nara) tra Modica e il Tellaro : Soleuomya Doderleiiii Mayer. Pholadomya cfr. Paschi Goldf. b) Neil' altipiano di Modica , negli strati più alti della sene : Coiioclypeus plagiasomiis Ag. Spatangus cf. ocellatns Defr. Schizaster Desori Wiiulit Insieme colla Solenomya Doderleini e con la Pholadomya si raccolgono dei modelli di grosse lucine, che per la forma sem- brano corrispondere alla Lucina Dicomani, Meneghini apud Gioii, la quale può essere una varietà, della Lucina globulosa. Desh. , però non è possibile per ora un esatto giudizio della loro ap- studi geologici sui calcari Iblei. 15 pai-tenenza specifica, perchè manca la conoscenza dei caratteri del cardine. Essi si rinvengono pure in tutte le varietà marnose del calcare di Ragusa e neyli strati sottoposti della serie di Chiaramonte, ma non si trovano negli strati più alti, dove pre- dominano gli echi nidi. La Soleiiomya Z)or/erfe«w' è certamente miocenica. Essa indica il Miocene di mare pi'otondo. Gli echinidi denotano piuttosto V El- veziano , c:io»; la facies di mare poco piofondo dello stesso Miocene. Il Conoclypeas plagiosomiis è una specie miocenica delle colline di Bologna, del Modenese, della Francia ecc. ; lo Spatangus ocel- latus di Malta, della Fran(;ia ecc ; lo Schizaster Desori di IVIalta, della Corsica, del Bolognese ecc. Nel complesso abbiamo depositi del Miocene di un tondo marino in via d' emersione, analogamente a quanto è stato osser- vato per il calcare a globigerine di Malta (1). Il barone Cafici dà il seguente elenco di fossili trovati nelle colline di Caiaforno e di Donna Scala e in altri luoghi del Si- racusano chi' min spccilica. (2j (Jnrclinrodon in(!j;'iìlodoii Ag. Liiiniiii i^p. Aturia Atui'i l'>:ist. Xeii(>|>liora s|i. Caiicellaiia art', ainoeiia Pli. Cassidaria fasciata Borson » art. mutica Micb. (Jassis Neuinayri Hiiincs » sp. Fidila art', geometra P>orson Ostrea coehlcar l'oli » imitabilis ì Desh. » tenuii)licata Seg. (1) .1. H. CooKS : op. eit. .1. Muiìray : op. cit. (2) I. C'afk 1 Meni. i-it. (V. spi>i-ialiiieiite : il .Uiocent- di Licodiu atti Aec. Lincei, SitÌ(i 3", voi. XIV). 16 Bott. Ernesto Ragusa [Memoria II. Pecten anconitanum Foresti » duodeciinlamellatiiis Goldf Lima miocenica Sism. Pinna sp. Modiola ? Leda aft. pellucidiformis Hòrues Liraopsis anomala Eicbw. Lucina atit'. Wolfl Hoines » globulosa Desìi. » spinifera Moutg. » Browni Mayer Astarte Neumayri Hòrnes Yeuus Brogniarti Mayer Cytbeiea erycina Linn. Tellina (varie specie indeterminate) Solenomya Doderleini Mayer Pboladomya alpina Matberon Teredo norvegica L. Spatangus pustulosus Wrigbt Cidaris Adamsi » Hemiaster att'. Cotteaui > Brissopsis Grateloupi Sism. Scbizaster Desori Wrigbt. Couoclypeus sp. Flabellum extensus Micbt. Questa fauna , descritta dal Cafici , presenta elementi del Langhiano e dell' Elveziano che , secondo 1" autore , si trovano confusi insieme negli stessi strati. Varie forme caratteristiche dello Schlier , la natura litologica e la ricchezza di globigerine fanno pensare trattarsi di un deposito di mare profondo del Mio- cene medio ossia del 1° Piano Mediterraneo. Nei calcari di Modica le grosse lucine sono associate con la Solenomya Doderleini, specie senza dubbio miocenica e caratteri- stica del Miocene medio, o meglio delle zone fangose del Miocene o 1° Piano mediterraneo. Questo fatto ci conduce alla controver- sia da parecchio tempo accesa tra i geologi italiani intorno al- Stndi (leologici sui calcari Iblei. 17 l'età da attribuire agli stati a grosse lucine dell' Appennino set- tentrionale. Sin verso il 1880, il Macigno dell'Appennino toscano ed emi- iiano, che in vari luoghi si vede poggiare sopra calcari nummuli- tici, fu ritenuto indiscussamente eocenico, e perciò anche le grosse lucine che vi si rinvengono furono ascritte alla medesima epoca. Il Bianconi fin dal 1875 aveva, prima di ogni altro, avanzata l'ipotesi che il Macigno fosse una cosa sola col Miocene delle colline bolognesi , senza per altro dare prove paleontologiche della sua asserzione. Alcuni fatti conosciiiti nel 1880 richiamarono l' at- tenzione dei geologi sopra le condizioni paleontologiche e strati- grafiche del Macigno. Il Lorenzini .scoperse, al disotto del Maci- gno della Porretta , un calcare fetido con una grossa Lucina e V Aturia Aturi dello Schlier ; più tardi il De Bosniaski trovò lo Spatangus ocellatus nel Macigno stesso e il Manzoni nel noto Schlier d\ Ikilogna rinvenne le lucine e il Taunurus flabelliformis del Macigno e potè constatare l'identità dei modelli di Cassida- ria echinophora rinvenuti nelle due formazioni. Così il Manzoni accettò l'idea del prof. Bianconi di considerare miocenico il Ma- cigno dell'Appennino bolognese (1) e il Cappellini sostenne lo stesso riguardo al Macigno della Porretta (2). Nello stesso tempo il Ca- fici descriveva i calcari di Calaforno e Donna Scala, presso Giar- ratana, dove le grosse lucine sono associate con fossili langhiani ed elveziani (B), ciò che del tutto concorda con quanto abbiamo osservato a Modica. Troppo lungo ed inopportuno sarebbe esporre qui le varie fasi della controversia che ancora esiste tra i geologi che conti- nuano a considerare eocenici gli strati a grosse lucine dell' Ap- pennino e quelli che li ascrivono al Miocene. Dirò solo che tra (1) Manzoni — ilioeoiirìtà Ari macigun e iinilà dri Irrreiii miocenici rfW Bolognese — (Holl. Coni. Geol. Ital.) 18S1. (2) Cappkllini — Il Macigno della l'atrrelta e la roccia a glohifierine dell' Appennino bolo- gnese— (Atti Acc. Se. di Hologiia). Keceiisione uel Boll. Coiu. Uool. Ital. — 1881. (3). I. C'afici — Miocene di Licodia. Atti Acc. dui Liucei — Serie 3» voi. XIV. Atti Acc. Skrik 4" Vol. XV, — Mera. 11. 3 IS I)ott. Ernesto Rayma [Memoria II.] i primi sono il Lotti, il Sacco, il Bonarelli , il De Alessandri , r Oppenheim, dei secondi il Manzoni, il Capellini, lo Scarabelli, il Cafici, il Verri, il De Angelis. Per quanto riguarda i calcari di Modica e di Giarratana, le osservazioni del Cafici e le nostre ci permettono di ascriverli, senza esitare, al Miocene. 3° Serie di Giarratana. Il Baldacci ritiene le marne di Giarratana sovrapposte ai calcari di Eagusa. Superiormente a questi strati— egli dice — si incontra una formazione abbastanza potente di marne e di ar- gille che passano in alto a calcari marnosi bianco-giallastri; la potenza complessiva di questi strati è di circa 150 metri, ed essi sono sviluppati tra Giarratana, Palazzolo e Noto nella Valle del Tellaro. Noi invece sosteniamo che le mai-ne di Giarratana sono la continuazione, in senso orizzontale, dei calcari di Ragusa. Nei pressi di Giarratana e nella valle del Tellai-o il paesaggio è molto differente da quello del resto della provincia. Mancano le pareti rocciose a forte pendenza, le valli si presentano ampie, le colline sembrano immense gradinate per lo sporgere dei ban- chi di calcare sopra gli strati di marna facilmente disgregabile. Alle falde dei pendii si accumulano i detriti argillosi di queste rocce, formando un terreno vegetale, abbondante ed umido, che contrasta con lo scarso terriccio che ricopre per solito i calcari iblei. L' inclinazione degli strati verso le valli maggiori è inso- litamente accentuata e ciò, più che ad altro, va attribuito alla cedevolezza delle argille e delle marne. Il Baldacci dà un profilo da Chiara monte a Palazzolo, nel quale è esagerata di molto la pendenza degli strati delle colli- ne di Colaforno sulla riva destra dell'Erminio e quindi anche la potenza di essi (1). (1) Ing. Baldacci (»x.— Carta geologica della Sicilia alla sculinh 1 : 100000 Tiiv. V delle sezioni. Descrizione geologica dell' isola di .Sicilia — pag. 93. studi geologici sui calcari Iblei. 19 Secondo tale profilo parrebbe che essi da una parte s'- im- mergano sotto le marne della riva destra dell' Erminio e dal- l'altra si sovrappongano ai calcari di Serra Muraglia. La pendenza degli strati nella contrada Calaforno , non su- pera i 10°-12° , come abbiamo misurato in vari punti , ed essi non fanno che congiungere i calcari di Ragusa con le marne di Giarratana , secondo risulta dal profilo che diamo accanto a quello del Baldacci e del Travaglia fFig. l» e 2a). Pertanto a noi pare ad evidenza dimostrato che i calcari di Ragusa e le marne di Giarratana giacciano in uno stesso orizzonte. 4° Serie di Noto. Ad oriente del Tellaro, superiormente alla seì'ie precedente, sono sviluppati altri strati calcarei raggruppati dal Baldacci sotto il nome di calcare di Noto. Secondo questo autore sono costituiti da un calcare bianco, tenero, a grana fina ; che contiene nullipare e briozoi, ha una fauna caratteristica di grandi Cly- peaster ed è identico al calcare corallino superiore di Malta . che il Fuchs riferì al calcare del Leitha del bacino di Vienna. Entro i limiti di questo gm/;jopo bisogna distinguere due dif- ferenti membri sovrapposti. Chiameremo l' inferiore di essi calcare di Palazzolo quello superiore calcare di Siracusa. (1) Il primo è costituito da un calcare compatto a grana fina, d'aspetto uniforme in tutta la sua estensione, differendo pochis- simo per il colore , che è bianco o leggermente giallastro. E diviso in banchi molto potenti in modo che talora appare non stratificato. Nella parte occidentale è sviluppato in superficie e sulla sinistra del Tellaro sporge con erte rupi sopra le marne (1) Il 'l'rav.aglia aveva fatto nettamente tale distiuzioue (v. la 2» monioria da lui pub- blicata nel HoU. Coni. (tooI. Ital. — 1880) ; però non ne fu tenuto conto iiì> nella desirizlone Geologica della Sicilia. n& nella carta geologica. 20 I>ott. Ernesto Ragum [Memoria II.J di Giarratana, formando 1' orlo dell'altipiano acreide; nella re- gione oi'ientale invece è sviluppato al disotto del calcare di Si- racusa. Appare poi presso Cassibile ai piedi delle falaises di Avola. Il calcare di Siracusa si distingue dal precedente per la grande variabilità litologica, ed è ora compattissimo, semicri- stallino, ora pulverolento , ora tufàceo ; risulta formato qua da coralli e briozoi, là da litotamni ed Eeterostegine, ovvero appare come una breccia o un tufo conchiliare. Ad Avola Vecchia, ad un'altitudine di 460", si rinviene il calcare di Siracusa con una varietà bianchissima e compatta, quasi cristallina, dove trovansi grandi Pecten. Scendendo la stra- da che mette ad Avola , dai 420 ai 300™, s' incontra il solito calcare di Palazzolo e , poi altri strati riferibili alla serie di Ragusa. Nel colle Spineta , sopra Cassibile , sulla cima si os- serva il calcare di Siracusa, con una varietà tufacea conteuente grandi Clypea.ster e al disotto si trova il calcare di Palazzolo. Nella valle del Fiume Cassibile si veggono dinuovo tutti e tre gli elementi. Anche nella catena Iblea, che corre da Melilli a Si- racusa, il calcare di Siracusa sovrasta al calcare di Palazzolo, e si presenta a S. con una varietà arenacea molto dura , a N. (presso Melilli) con una breccia conchiliare contenente grandi Clypeaster e grandi Pecten. Un lembo isolato dei calcari di Sira- cusa si trova alla penisola S. Croce (a N. di Augusta) e anche qui si rinvengono varie specie di Clypeaster. La pianura tra Avola e Siracusa è occupata da depositi quaternari : ma presso Cassibile, questi si presentano interrotti e vi appaiono scoperti i calcari di Palazzolo. Il profilo dato nella figura 4*, spiega la posizione di questo terreno. Per Cassi- bile passa una sinclinale e la presenza di essa rende necessaria r ipotesi di una faglia per spiegare la compai'sa del calcare di Palazzolo in quel punto. I calcari di Palazzolo sono stati studiati dal Philippi nei dintorni di Buccheri , dal Seguenza nei dintorni di Cassibile , studi geolof/id sui calcari Iblei. 21 dal Coppa nei diiitonii di Noto antica, Noto, Avola vecchia e Cassibile. Il Philippi ha determinato le seguenti specie trovate nei din- torni di Buccheri e di Feria. (1) Solen coarctatus Lui. » strigi Uit US L. sa (Tiateloup. Turbo rugosus Mieli. Conus Mercati Br. » Fuselli Mieh. Tritoli erassus flrat. (Jassis ali', iiiteriiie.flia Broeclii (Jassidaria ecliiiLophora Lain. v tauro pyrulata Sacco Xeuophora Deshayesi Micb. Verticonlia argentea Mieli, l'iioladomya et', luargaritacea 8o\v. Isocardia cor Lin. Amusiura cristatus Browii. Scutella subrotiiiida Lui. » truiieata Valeneiemie. S(;liiza.ster caiialiferus Liu. Isis nieliteusis Goldf. Deltocyatus italieus Edw. e II. Abbiamo osservato questi calcari al monto S. Venere, nelle vicinanze di Palazzolo, al M. Rotondo nella conca di Giarratana, dove se ne vede un lembo isolato formante la cima di una col- lina tronco conica , ad Avola vecchia e alle Fontane Bianche presso Cassibilo. Dappertutto abbiamo riscontrato la stessa varietà di calcare, contenente in abbondanza la Cassidaria echinophora, la Xenophora Deshayesi, il Turbo rugosus, alcune Venus allo stato di modello interno, 1' Arca diluvu ed altre arche indeterminate, il Pecten cristatus, e in qualche punto 1' Ostrea cochlear. L'elenco del Philippi parrebbe indicare una fauna più re- cente del Miocene, ma ciò dipende in parte da errori di deter- minazione, in parte da ciò che in esso sono compresi forse fos- (1) A. CoPl'A. — Il miocr.ne dd SiraciMano. Atti Acc. Zelauti, Acireale, 189!). 24 Doti. Ernesto Ragusa [Memoeta li] sili di altre provenienze. Le specie riportate dal Seguenza e dal Coppa si rinvengono nel bacino di Vienna, e cioè tanto nelle viarne di Baden, quanto nel calcare del Leilha e nelle sabbie ad esso associate e sovrapposte (1) e in altri depositi miocenici. Esse ci indicano il Tortoniano o 2" Piano mediterraìieo o Miocene superiore. L' uniformità litologica mostra che si tratta di un deposito di mare libero, alquanto profondo, mentre che i caratteri litologici del calcare di Siracusa e la sua ricchezza in coralli, nullipore, grandi Pecten e grandi Clypeaster, indicano un deposito di mare di costiera ed offrono la facies elveziana del Miocene (2). Gli strati di Malta, che, pei- la loro fauna più si avvicina- no ai calcari di Palazzolo, sono i calcari ad Heterostegine con le sabbie verdi, che sottostanno al ca/care corallino superiore; que- st' ultimo corrisponde al calcare di Siracusa. RIASSUNTO Secondo quanto abbiamo detto, nei calcari Iblei distinguia- mo tre serie dall' alto in basso : 1" Serie di Noto 2" » » Ragusa 3° » » Cliiaramonte (1; HoRNKS — Die fossileii Mollmkeìi der tniiar ll'iener Becken. (Abliaiidluugeu il. K. K. geologisch. Reichsanstaltj . Voi. IV e V). (2) I Ci,YPEA8TER che si riscontrano nel calcare di Siracusa souo : C. piramidalis , C. iiitermetlius C. gibbosus citati dal Baldacci, e poi : C. marginatas Ln. C. ambigcun8 Lm. C. turritus Ag. C Gemiiiellari Aiadas dei dintorni di Augusta, esistenti nel Gabinetto di Geologia della r. Università di Catania. studi geologici sui calcari Iblei. 25 La Seeie di Noto appartiene al 2° Piano mediterraneo , o Miocene superiore ; è sviluppata ad oriente del Tellaro e com- prende, in basso, una facies di mare libero (calcare di Palazzolo), in alto, una facies di mare di costiera (calcale di Siracusa). La Serie di Ragusa appartiene al 1° Piano mediterraneo o Miocene medio ; è sviluppato ad occidente del Tellaro e presenta una facies di mare profondo (marne di Giarratana e calcari a lucine e a Solenomya Doderleini di Modica) ed una facies di mare sottile (calcare ad echinidi e calcare a miliolidi di Modica e di Ragusa). La Serie di Chiaramonte è sviluppata in concordanza al disot- to del precedente e affiora nelle pendici tra Comiso e Chiaramonte, nella Valle dell' Erminio e a Modica inferiore. Non può essere se- parato geologicamente dal Piano precedente, e si può ascrivere, come questo, al Miocene medio o tutto al più al Miocene inferiore. Sotto questa serie miocenica si conosce presso Licodia il Cretaceo inferiore ; ma tra questi terreni ben determinati si trovano altri la cui età geologica è ignòta o controversa , nota comune col Miocene dell' Appennino. La serie dei terreni di Malta offre molta analogia con la serie dei calcari Iblei, e per quanto è stato detto a proposito dei vari piani, possiamo stabilire il seguente specchietto compa- rativo : Siracusano Malta „ . ,. ^r ^ \ Vnh:. (li Siracusa Cale, corallino superiore Sene di Xoto ^ ^^ ^^ I>;da/./olo « a Heterostef,nue „ . ,. „ \ Calcare di Ragusa / ^ Marne azzurre Sene di Ragusa , ^^^^,^^^ ^j. (ìi,,„,,t.u.a \ > Cale, a Globif;erine Serie di Cliiaramonte Cale, corallino inferiore. Non abbiamo adottato pel Miocene le numerose divisioni cronologiche introdotte dal Pareto, dal Mayer e da altri, e che furono in uso nei passati decenni ; ma dall' altra parte , ci sia- mo contentati della semplificazione introdotta dal Suess, che di- vise il Miocene in 1° e 2» Piano mediterraneo, corrispondenti Atti Acc. Skrik 4° Vol. XV, — Mem. II. * 26 I>ott. Ernesto Ragusa [Memoeia II.J al Miocene medio e superiore dei geologi francesi , senza se- guire le idee del De Stefani che vorrebbe abolita anche questa ultima divisione e considerare sinonimi Langhiano , Elveziano , Tortoniano , Messiniano, Sarmatiano , come pure 1° e 2° Piano Mediterraneo (1). Noi abbiamo trovato che la classificazione in- trodotta dal Suess si adatta alla nostra regione. Dal Gabinetto di Geologia della R. Università di Catania— Luglio 1901. (1) C. De Stefani — Lea terrains tertiairen stipérieurs dans le bussiti de la Alédiiei-ranée — Ann. Soc. Geol. de Belgique) — Liège 1891. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Fig. 1'^ — Parte ilei inolilo dii Chiaramente a Palazzolo secondo Travaglia e Baldacci. Scala per le distanze orizzontali :=^ 1 : 50000 » » » » verticali = 1 : 25000 Fig. 2" — 11 Precedente profilo, secondo noi. Beale come sopra. Fig. 3^ — Veduta panoramica delle falaisen di Avola, presa del mare, a 3 km. dal Capo Negro. Fig. 4" — Profilo fatto attraverso le falaises di Avola. Scale come la Fig. 1''. Fig. 5" — Profilo generale degli altipiani Iblei da Oomiso a Priolo. Scala per le distanze orizzontali = 1 : liOOOOO » » » verticali = 1 : 100000 Fig. 6* — Profilo generale da Chiaramoute a Oassibile. Scale come sopra. Fig. 7" — Profilo generale da Oomiso a Spaccaforno. Scale come sopra. Foto In tutte le figure i numeri servono ad indicare i seguenti terreni : 1. Calcare di Ragusa ( o serie di Ragusa ). 2. » » Palazzolo ) . Serie di Noto. .'{. » » Siracusa ' 4. Pliocene e Quaternario. D?. K RAGV.SA - .Stadil cfeolrtc/lci sui Calcari Ihlt- Alìi dpìi A<:< Oiaenlù - .•^em IV voi XV mtm 11 Fm.I I \x/aJ^' [ ~-\ Cale ULoio Fi e,. VI ~^ FAtttxfM M I w dtL -matt imni^o Flg VII Piano dt Molliti ^ "'^'■' ~^__, r. n . o^ ^fUc. CJlt [^ .n,s^ wm . . "iXsiituja- tnfUufì^ GM . cJiiaAafnoii/« &o< <•„. 9 ^ . . m^/^ Memoria III. Dr. S. DI FRANCO L' Herschelite dei basalti Siciliani. ( cou uua tavola ) Lo studio di questo minerale siciliano è di grandissima im- portanza, perchè fatto sinora in modo incompleto, correndo in- torno al medesimo delle incertezze ed inesattezze nelle collezioni, nei ti-attati di Mineralogia e nelle memorie speciali : perchè in fine è uno dei minerali più importanti ed eleganti che si trovino sui basalti. Non lio qui voluto ripetere quanto in altro mio lavoro sulle Zeoliti di Palagcjnia (1) ho detto circa le generalità, la com- posizione ed altro dell' HerscheHte ; però ho creduto necessario accompagnare il presente lavoro di una tavola di forme cristal- line, colla quale riesca facile la distinzione del tipo caratteristico dell' Herschelite di Aci Castello da quello di Palagonia, in modo da potere servire a distinguere anche le provenienze dei cam- pioni di questi cristalli. Mi riserbo di estendere in seguito lo studio ad altre zeoliti e ad altri minerali dei basalti siciliani, e portare il mio modesto contributo alla Storia Naturale del nostro Paese. Sento il dovere di ringraziare 1' esimio Prof. L. Bucca, per essermi stato largo di consigli e per aver messo a mia disposi- zione il materiale scientifico e gli strumenti del Museo di Mine- ralogia e Vulcanologia dell'Università di Catania da Lui diretto. (1) Di Franco S. — Le Zeoliti di l'alagouia — Catania, Stab. Tip. (ialàtola, IHOl. Atti Acc. Skrie 4° Voi.. XV, — Mem. III. 1 Doti. »S'. Di Franco [Memoria III.] * * * Ad un minerale portato a Londra nel 1824 dalla Sicilia, e precisamente dai basalti di Aci Castello, dall'astronomo Herschel figlio, dopo un assaggio del Wollaston, il Lévy (1), dedicandolo allo scopritore, appose il nome di Herschelite. Questa specie, sino all' esame fisico - chimico fatto dal Da- mour (2) fu posta in dubbio, però ulteriori studii confermarono trattarsi d' un minerale nuovo. Il Breithaupt (3) aveva dato il nome di Phakolite ad una specie del genere Chabasite trovata a Leipa (Boemia) i cui cristallini risultavano costituiti dalla penetrazione di due rom- boedri, diretto ed inverso e assumevano lo aspetto esagonale. Anche la Gmelinite e la Levyna furono da Breithaupt con- siderate come specie del genere Chabasite, e da Hausmann (4) riunite ad essa. Mentre Tamnau (5) avea considerato Phakolite, Gmelinite e Levyna come diverse geminazioni della Chabasite, G. Rose (6) riunì la Chabasite e la Phakolite, ritenne come dubbia la posi- zione dell' Herschelite e ne separò, per la diversa sfaldatura, la Gmelinite e la Levyna: convenne, però, che per la forma cri- stallina ci fosse uno stretto legame tra Phakolite, Herschelite e Chabasite. V. V. Lang (7) l'iunendo 1' Herschelite alla Phakolite, la considerò come formata d' associazioni di tre individui apparte- nenti al tri metrico, geminati secondo la stessa legge dell' Arago- (1) LÉVY M. — Ann. Phil. Tomo X, 1825 p. 361. (2) Damour — Ann. de chira. et de phys. 3" S. Tomo XIV, Paris 1845 p. 97. (3) Brkithaupt — Briefi. Mitth. an Tamnau, N. Jahrb. 1836, p. 653. 657. (4) Hausmann — Min. 1847, p. 780. 1600. (5) Tamnau — N. .lahrb. 1836 p. 658. (6) Rose G. — Krystalloehem. Syst. 1852, p. 97. 99. 102. (7) V. Lang — Phil. Mag. 1864, 28, p. 506. L' Herschelite dei basalti Siciliani. BÌte o della Witherite ; ma gli angoli riportati da v. Lang come corrispondenti alla piramide cioè : (001). (110)= 139° 23' (001). (120)= 120« 15' • (001). (250; = 114" 58' non corrispondono per nulla all' angolo che la piramide fa con la base neir Herschelite ; e però le sue deduzioni sai'anno state ba- sate su cristalli di Phakolite. Nella Phakolite è frequente la piramide esagonale e la base, oltre ad altre faccette d' importanza secondaria, nell' Herschelite invece predomina quasi sempre il prisma esagonale e la base. Molti autorevoli mineralisti come : Naumann, Zirkel, Wal- tershausen, Lasaulx, Landgrebe, Michel Lévy, Lacroix ed altri mantennero 1' Herschelite non come una varietà, ma come una specie separata dalla Chabasite. In un nostro precedente studio sulle Zeoliti di Palagonia (1) abbiamo detto di non avere potuto osservare la Chabasite nei numerosi campioni di zeoliti di quella località; però ulteriori ri- cerche sullo stesso materiale e su altro proveniente dai basalti di Palagonia , ci posero nella favorevole condizione di potere fermamente stabilire la presenza della Chabasite nei campioni contenenti anche 1' Herschelite. Questo fatto avvalora la distinzione da noi fatta dell' Hersche- lite e della Chabasite come due specie diverse, che ad ogni modo per un cei'to numero di caratteri, e per analogia di composizione chimica , stanno assai vicine. Del resto i due minei'ali hanno aspetto cristallografico diverso , e pur comparendo negli stessi campioni, non sono mai rilegati da graduali passaggi che giu- stifichino la loro riunione in unica specie. Le misure angolari fatte suU' Herschelite sono tuttora assai (1) Di Franco S. — Le Zeoliti tìi l'idagniiia — Catauia, Stab. (Salatola 1901. Doit. S. Di Franco [Memoria III. incerte e problematiche ; quelle riportate dal v. Lang si rife- riscono anche alla Phakolite, considerata come unica cosa col- r Herschelite, è però di grande importanza conoscere questo dato cristallografico, specialmente per jioi che sosteniamo essere l'Her- schelite un minerale diverso dalla Chabasite in genere (com- presa la varietà Phakolitej. Nel capitolo riguardante 1' Herschelite di Palagonia diamo i valori angolari ottenuti dalla misura dei cristalli provenienti da detta località. In Sicilia r Herschelite si è rinvenuta solamente nei ba- salti di Aci Castello ed in quelli di Palagonia. La differenza d' aspetto dei cristallini di questo minerale delle due località è sufficiente per potere determinare la loro provenienza. Devesi al Damour, che avendo assegnato all' Herschelite la provenienza di Aci Reale, invece di Aci Castello, il ripetersi di questa eri'onea citazione, che troviamo in parecchi trattati di Mineralogia : come quello di Pendant, Dufrénoy ed altri, nonché in lavori speciali ; errore tacile a comprendersi in persone che mai erano state sui luoghi. Non vi può essere dubbio di non trattarsi di altra località che Aci Castello, perchè sino allora questa soltanto torniva tutti i cristalli di Herschelite; d'altro canto ad Aci Reale non se ne è trovata mai. L' Herschelite di Palagonia allora non era conosciuta. Herschelite di Aci Castello Il Maravigna (I) si occupò di questo minerale come esi- stente nei basalti di Aci Castello, indicandolo però per Nefelina. Egli attribuisce a Wollaston la creazione della nuova spe- (1) Maravigna — Àlatiriali per la compilazione della Orittognosia Etnea — Atti dell' Acc. Gioeuia, Ser. I, Voi. IX, 1X3.5 , p. 288 — Memorie di Orittognosia Etnea e dei vulcani estinti della Sicilia — Paris 1838, p. 86. V Hersehelite dei basalti Siciliani eie e dichiara di non averne inteso parlare più dal tempo che r Herschel portò a Londra il minei-ale , né la vide rapportata nei nuovi trattati della scienza . né descritta in particolari me- morie. Solamente notò che sotto il nome di Gismondina i Profes- sori G. De Cristofori e (x. Jan (Ij comprendevanj;niplii.- 1894. S. 378. (2) .lalirlmcli tur rii(>fconrii|)liii' 1894. S. 378. (3) .hiUihiicli liìr l'lli>t.(^JJnl|)lli^^ limi Kopnuluctìoiisti'cluiik pa^- li>-- 1X9(). (4) i(l. i(l. ili. pij,'. 4150 l>56'"— 2,42'»— 2,HQ'^—'à,^17'^ — 3,''43'"-- 4,^01 m _ 4^h^|m _ 4_h57m._ 6,''53'" — 7,'^07-"— 8,^37'" — 9, MS""— 9,^53"' - 10,''34'"— 11,''34'" pom. del giorno 20 e a 0,''25-" — 1,'^50'" — 2,i'64°'— 3,''14""-4,''06"— 6,''04'"-8,'^21~— 11,07 ant. e a 12,'^27'" 2,^07"— 2,''38'"— 3,^6°— 4,''26'" — 5,'>26'"— 5,M7'"— 6, 15"^ - 6,^19"» — 7,i'20'" — 9, '^30'" — 11'' pom. del 21; e ancora a 0,M5'° e Ij'^lS"' ant. del 22 marzo, ebbero luogo delle scosse di terre- moto abbastanza tòrti , che spesso raggiunsero il grado V della scala convenzionale De-Rossi-Forel nella bassa zona circumetnea, il grado IX a Nicolosi , ove rovinarono molte case rurali e do- vettero essere puntellati moltissimi edifizii sconquassati, il grado X, massimo, a 6 chilometri a nord del predetto centro abitato, ove il suolo fu squarciato e sconvolto, atterrate le poche casipole ivi esistenti, fesse le pareti di una cisterna, le acque della quale si perdettero nel suolo — Quasi tutti gli abitanti dei numerosi paesi e villaggi che giacciono sul dorso del grande vulcano, per paura di gravi disastri, abbandonarono le loro case e si accam- parono, malgrado 1' inclemenza della stagione, in aperta campa- gna e nelle piazze, o in tende o in barracche improvvisate: le chiese, le scuole, ed altri istituti, furono chiusi, sospesi gli affari. I fenomeni geodinamici incalzavano , e con un crescendo straordinario nella intensità, assunsero ben presto i caratteri di un vero parossismo, così bene paragonato dal Poulett Scrope al periodo spasmodico che precede il parto negli animali : parossi- smo, che suole preludere ad una grande conflagrazione etnea. Difàtto, alle 0,M5 ant. del 22 marzo , sul versante meridionale dell' Etna , a partire da 1200 metri di elevazione sul livello del mare, e scendendo giù sino a 950 metri , in una valle pia- neggiante, fiancheggiata a destra e a sinistra da molti coni av- L' eruzione dell' Etna del 1892. ventizii, anch' essi una volta sede di formidabili eruzioni, il suolo, per una lunghezza di quasi tre chilometri, con la direzione princi- pale NNE-SSW, fu squarciato per impetuosa esplosione, e lungo questo adito aperto, cominciò in varii punti una eruzione. Nella parte più elevata della squarciatura si formarono tre centri di- stinti di eruzione con varie bocche, complessivamente 13, che dopo di avere dato, nel primo impeto, molte proiezioni di scorie, si ridussero in breve tempo a semplici sfiatatoi di vapoii. Invece la maggiore forza eruttiva si concentrò nella parte media della predetta squai'ciatura, fiancheggiante la base orientale di monte Hinazzi. Ivi si costituirono quattro centri eruttivi energici, che lanciavano in aria con molta violenza , sabbia scorie roventi . bombe e frantumi di vecchie lave, fra straordinarie convulsioni del suolo ed un assordante rumore di massi rotolanti in fondo ai luoghi depressi. In corrispondenza dei predetti quattro centri eruttivi , ben presto si formarono con lo accumularsi del materiale frammen- tario proiettato, altrettanti rilievi, simulacri di coni, dei quali , dopo circa 8 ore dalla loro comparsa , i due estremi più bassi , rimasero quasi inerti , mostrando però nel loro interno il fuoco vivo, e soffiando con sibilo forte, come se fossero due fucine ar- denti ; negli altri due centri più alti, era concentrata la residua energia eruttiva, ed in essi si formarono due colline riunite per la loro base : una dell' altezza di circa m. 30 sul terreno circo- stante e r altra di circa la metà della sua gemella. Dopo 3 giorni, dopo un imponente corteo di fenomeni geo- dinamici precursori e dopo l' impianto, ad un livello relativamente basso , di un esteso e formidabile apparato eruttivo, 1' eruzione, contrariamente ad ogni aspettativa, aborti, rimanendo alla super- ficie del suolo sconquassato e sconvolto alcune basse eminenze , tre piccole correnti di lava e le traccie di una lunga squarcia- tura radiale che partendo dal sommo cratere etneo e passando a circa m. 50 dalla cantonata di NW dell' Osservatorio Etneo , per la base orientale di monte Frumento meridionale , per la 4 A. Bieco e S. Arcidiacono [Memoria V.] Timpa del Barile, per la Tacca della Bena, per la base orientale di monte Nero, per il fianco orientale di monte Grosso e la re- gione adiacente ad est ai monti Concilio, Rinazzi e S. Leo, an- dava a perdersi nel piano della Renatura, al di sopra del mon- ticello Segreta. (1) La comparsa di questa eruzione eccentrica ebbe per imme- diata conseguenza la cessazione dei forti e frequenti terremoti di carattere generale per tutto il vasto imbasamento dell' Etna : il movimento del suolo rimase invece assai energico solamente sul teatro eruttivo e sue adiacenze. Cessata 1' eruzione eccentrica, ri- cominciò r attività geodinamica ed eruttiva centrale del nostro grande vulcano : al soaimo cratere si riaffacciarono le eruzioni forti di vapori or bianchi or grigi; alle 9, Va ant. del giorno 25 marzo, ebbe luogo un' imponente eruzione di fumo nero, denso, misto a cenere, che venne spinto alla smisurata altezza di quasi 7000 metri al di sopra della cima del monte ; d' altra parte ri- comparvero i terremoti, i quali, sebbene meno frequenti di quelli precursori, pur tutta via presentavano una maggiore durata ed intensità : Adernò, Biancavilla , S. Maria di Licodia , Paterno , Ragalna sul versante di SW; Giarre, Riposto e qualche borgata della bassa valle del Bove , sul versante orientale ; Nicolosi sul versante meridionale , furono le località maggiormente battute ; a Biancavilla, poi, a S. Maria di Licodia, Ragalna e Paterno (2) (1) Vedi : SaW Eruzione Eccentrica dell' Etna, avuenida il 22 marzo 1883 e snl contempo- raneo parossismo geodinamico-ertittivo del Prof. O. Silvestri— Atti doli' Accademia Giocnia di Scienze Naturali in Catania — Serie 3» , voi. XVII. Inoltre la pianta topogratica del cratere centrale e parte del fianco sud dell' Etna, col teatro eruttivo eccentrico del 1886 e la estesa squarciatura radi.ale che lo connette a quello del 1883, disegnata dall' iug. S. Arcidiacono , secondo gli studi del Prof. O. Silvestri— Atti della predetta Accademia, Serie 4» , voi. VI. (2) Questi quattro centri abitati giacciono sopra un focolare sismico speciale, di cui il centro pare di essere S. Maria di Licodia— Ulteriori studii hanno confermato questa ipotesi— Vedi a tal proposito : A. Ricco , Terremoto del 14 maggio 1898 noi Bollettino dell' Accade- mia Gioeuia di Scienze Naturali in Catania, fascicolo LUI e LIV , Maggio-Giugno 1898 e Bollettino della Societ.à Sismologica Italiana , voi. V. Come pure : S. Arcidiacono. Sui terre- moti del 3 Maggio 1899 nel predetto Bollettino deU' Accademia Gioeuia , fascicolo LX Giu- gno 1899. L' eruzione dell' Etna del 1892. furono accompagnati da forti e cupe rombe che incutevano spa- vento nella popolazione. Continuarono le cose in tale stato per tutto il successivo mese di Aprile, indi nel maggio l'attività geodinamica cominciò a declinar sensibilmente e rimase, non solo, ma crebbe considere- volmente r attività eruttiva del cratere centrale etneo, il quale dava bellissimi spettacoli di sé facendo delle frequenti ed impo- nenti eruzioni di considerevoli masse di vapori misti a cenere. Così sì arrivò sino alla fine del 1883. Prima di lasciare quest' anno, memorabile nella storia degli incendii etnei, gioverà moltissimo di riportare testualmente alcu- ne concetture esposte dal Prof. O. Silvestri nella precitata me- moria suir eruzione eccentrica di quell' anno, a pagina 68 e 69. Egli, dopo di avere esaminato e minutamente descritto 1' appa- rato eruttivo allora comparso, esclama: Che sia tutto ciò un pre- parativo per una violenta futura eruzione in questo basso fianco meridionale dell' Etna rimasto aperto ? Non interroghiamo la sto- ria moderna dei fenomeni Etnei, per tenerci lontani da qualun- que pì^evisione di danni incalcolabili, di una immensa sciagura. I fatti di poi accaduti, pur tiopp'j, diedero pienamente ragione alle sinistre previsioni dell'illustre vulcanologo; anzi r Etna col grandioso parossismo geodinamico eruttivo del marzo 1883, si preparò la via non pei' una sola, ma per due formida- bili eruzioni : quella del 1886 e l'altra del 1892, la quale ulti- ma può considerarsi come la più grandiosa del secolo XIX. Nel 1884 r Etna presentò una serie di fenomeni geodina- mico - ei'uttivi da dimostrare chiaramente di non essersi rimesso in calma : da una parte il cratere centrale faceva frequenti e piccole eruzioni di vapori misti a sabbia e cenere , dall' altra si ebbero terremoti più o meno sensibili che battevano or 1' uno or l'altro fianco del grande vulcano, propagandosi talvolta sino in Val di Noto, nell'antica regione flegrea della Sicilia meri- dionale. A. Bieco e S. Arcidiacono [Memoria Y Nel 1885 i fenomeni eruttivi presentati dal cratere centrale etneo passarono in seconda linea, ed invece si fece notare una considerevole attività geodinamica del nostro Etna. Si ebbero terremoti piuttosto forti or ad Acireale, or a Giarre e Riposto, or a Linguaglossa, or a Randazzo, or a Brente, or ad Adernò e Biancavilla, or a Paterno ; insomma tutti i fianchi del gran- dioso vulcano venivano ripetutamente urtati e talvolta con tanta violenza, da destare lo spavento nella popolazione di quei centri abitati; ma la massima agitazione del suolo si ebbe a Nicolosi, nei mesi di Settembre e Ottobre. Questo disgraziato paese posto alle falde di S E dei monti Rossi, ad un' altitudine di m. 700 sul inare, aveva sofferto danni gravissimi col parossismo geodi- namico che precedette 1' eruzione abortita del marzo 1883 ; le due forti scosse sopravvenute in questi due mesi, cioè quella delle 8^ 5^" ant. del 25 settembre e quella delle 3^ 30"" ant. del 2 ottobre, finirono per isconquassarlo e renderlo quasi inabita- bile. (1) Al principio del 1886 1' attività eruttiva del cratere centrale etneo rimase presso a poco nelle medesime condizioni degli ul- timi giorni del 1885, cioè in uno stato di continua eccitazione tuanifestantesi con emissioni più o meno abbondanti di vapori misti a cenere e sabbia, che talvolta assumevano 1' aspetto e la importanza di vere eruzioni. L' attività geodinamica invece, sia in rapporto ai movimenti microscopici, come in rapporto ai ter- remoti sensibili, specialmente per la regione compresa dentro lo ambito dell' Etna, andò mano mano declinando sino a pochi mo- menti prima dello scoppio della grande conflagrazione del 18-19 maggio. Fatte le medie mensili delle osservazioni tromometriche (1) Vedi : Sulla ermiotie centrale ed eccentrica dell' Etna scoppiata il dì i8 e 19 maggio 1886 — 1" rapporto at R. Governo di O. Silvestri — Catania, GaUltola 1886. — Come pure : V Etna nel 1885 dello stesso autore nello Annuario Meteorologico Italiano, pubblicato per cura del Comitato Direttivo della Società Meteorologica Italiana. — Anno I, 1886— Toriuo, Loescher, 1886. L' eruzione dell' Etna del 1892. che allora si eseguivano nei Gabinetto di Mineralogia, Geologia e Chimico-fisica Terrestre della R. Università di Catania, diretto dal Prof. Orazio Silvestri, ci diedero : Mesi : Gennaio — Febbraio — Marzo— Aprile — Maggio. Parti della scala .1/1 ì iì IO IO 11 ( 1 ") Dal superiore specchietto risulta in modo evidente che, non solo nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile e parte di mag- gio la media microsismica si mantenne relativamente assai bas- sa, ma anche, mano mano che ci avvicinavamo al giormj 18 in cui avvenne alle 11^ ant. la formidabile esplosione del cratere centrale, le condizioni di calma nel suolo andavano ancora più accentuandosi, sino al punto che alle S^ e alle 10'' del predetto giorno, il tromometro normale segnava rispettivamente 0,5, e 0,4 parti della scala; osservato poi allo 11'' 'òO"', cioè mezz' ora dopo dell' esplosione centi-ale, era fuori scala non solo, ma i suoi movimenti erano così ampii e disordinati da non vedersi nulla dentro il campo del microscopio. Anche in rapporto ai terremoti sensibili, come abbiamo det- to, si ebbe una straordinaria ed insolita calma nella regione circumetnea, se si toglie una leggerissima scossa di terremoto ondulatorio E-W avvenuta a Biancavilla il 4 marzo , a 12'' 3"" pom. Come si vede, siamo ben lontani dall' imponente parossi- smo geodinamico che precedette la minuscola, e sin dal suo na- scere, abortita eruzione del marzo 18813. Possiamo dire adunque, come abbiamo concluso in un al- tro nostro lavoro (2), che sotto il punto di vista geodinamico, ed in rapporto ai fenomeni precursori, 1' eruzione etnea del 1886 scoppiò all' improvviso. Ed a tal proposito mi piace di riportare (1) l,;i Mi«(li:i iiuiiisilf ili magi;i<) fu l'atta sino a tutto il 17. (2) S. Arcidiacono Fihohkhì ytoduiamici che precedcUitro, avcompagnarono e seguirono V eruzione eitiea del ISò'O. Atti Accadciiiia (Jioonia di Scienze Naturali in Catania, voi. XI, serio 4*. A. Bieco e IS. Arcidiacono [Memoria V. qui ancora una volta ciò che ebbe a scrivere il prelodato. Prof. Silvestri nella sua pregevole memoria sull' esplosione eccentrica dell' Etna del 1883. Egli così si espresse : V Etna mi ha insegnato che quando avviene una violenta esplosione su qualche punto di questo e si determina una estesa fenditura ra- diale che dia ampio sfogo alle masse vaporose ed elastiche, la intensità e durata dello sfogo eruttivo che successivamente ap- pare è sempre sproporzioìiato allo sforzo dinamico esplosivo., per- ciò che si riferisce alla eruzione del materiale lavico: la eruzione quindi abortisce quasi sid principio e la nuova lava non resta, 0 resta solo parzicdmente iniettata per riemjjire i vuoti lineari, o cavernosi interni lasciati attraverso gli strati sconnessi dalla esplosione. Tale condizione d' interruzione e sconvolgimento delle volte so- lide, senza posteriore e sufficiente nuovo consolidamento, lascia quindi un pericolo permanente nel facilitare V adito ad un suc- cessivo sfogo eruttivo, il quale anche può compariee come im- provviso E SENZA LUNGO APPARATO DI FENOMENI DINAMICI. Questa congettura del Silvestri non solo si verificò piena- mente riguardo alla mancanza quasi assoluta dei fenomeni geo- dinamici precursori dell'eruzione del 1886, ma anche in rapporto alla sede dell' eruzione medesima, giacché questa stabilì il suo apparecchio eruttivo sul prolungamento superiore della squarcia- tura che con un imponente parossismo geodinamico V Etna si ave- va aperto sid basso fianco meridionale sin dal marzo del 1883. Difatto, un giorno dopo della formidabile esplosione del cratere centrale, avvenuta alle 11*" ant. del 18 maggio, cioè il 19, a 0,'' 35" ant. si squarciò il basso fianco meridionale dell' Etna in una località posta fra monte Nero a nord, monte Capriolo ad ovest, monte Grosso a sud-sud-ovest, e monte Pinitello ad est, ad un' altitudine di m. 1400 sul livello del mare; contempora- neamente cominciarono a manifestarsi i movimenti del suolo rappresentati da tremiti legerissimi estesi su tutta la massa mon- tuosa dell' Etna, impercettibili all' uomo, ma capaci d' influen- L' eruzione dell' Etna del 1892. zare e mettere in estrema agitazione strumenti assai sensibili, quali sono i tromometri, interrotti a brevi intervalli di tempo, da più o meno forti teri'emoti che senza tregua battevano or questo 01' quel fianco del grande vulcano. La intensità massima di questi movimenti, allo scoppiare dell' eruzione, non arrivò che al grado V della scala De-Rossi-Forel, poi, durante la fase di deiezione lavica, si ebbero delle scosse isolate, circoscritte entro limiti ristretti che raggiunsero il grado VI: in generale però, tale intensità rimase compresa fra i gradi II e HI, con i quali si classificano le scosse avvertite più o meno dall' uomo e registrate da sismografi di sistema diverso. (1) L'eruzione etnea del 1886 durò fortunatamente 20 giorni: dal 18 maggio al 7 giugno; rimasero di essa un cono avventizio dell' altezza di un centinaio di metri, a cui si diede il nome dell' insigne nostro vulcanologo, Carlo Gemmellaro, ed una este- sa corrente di lava della superficie di K.m.q. 5, 5, della po- tenza media di ai. 12 e del volume approssimato di 66 milioni di metri cubi, la quale, impietrita, si arrestò minacciosa a m. 327 dalle prime case di Nicolosi. Questa eruzione resterà certa- mente memorabile nella storia del nostro grande vulcano per i commoventi episodii cui diede luogo, specialmente quando, di- venuto imminente il pericolo di una totale distruzione del pae- se, fu intimato a suon di ti-ombc dalle autorità ai poveri abi- (1) A proposito (loir cnizioiii del ISSli. il Prof. Ricco, allora primo .astronomo (loU'Osser- v.atovio (li Paloriiio, elibe occasione di l'aria interessanti osservazioni sullo notevoli masse di fìmio che si .sollevavano uell' atmosfera dall' api>areccliio eruttivo e dal cratere centrale dell' Etu.a: al 21 maggio l'altezza a cui arrivò il fumo a 11'', misurata col teodolite, fu di m. 8000; il 24 dolio stesso mese il fumo in forma di pino raggiunse 1' enorme altezza di m. MOOO : il 27 si ebbe anche a Palermo, distanto dall' Ktna Km. 1.50, uua tennissima pioggia di ceuoro nella quale furono trovati tanto dal Prof. Ricco quanto dal Prof. Gemmellaro dei piccoli cristalli laminari, spesso di forma irregolarmente esagonale e geminati, di feldispato labradorite, ca- ratteristico dei materi.all orutt.itì dall' Etna ; ebbe aucho occasione di fare stuili sulla colora- zioni' della luce crepuscolare mettendola in paragone con quella avuta in occasione delle eruzioni dell'isola (iinlia nel mare di Sciacca e del Krakiitoa uell'.\rcipeIago della Sonda.— Comptes ff(H(f«.s — Tom. 103. N.o 7-lfi aoftt- 1886. Atti Acc. Srrik 4" Vol. XV, — Mem. V. 2 10 A. Ricco e iS. Arcidiacono [Memoria V.J tanti, lo sgombro delle case, cingendo 1' abitato di un rigoroso cordone militare; e ciò allo scopo di evitare maggiori disastri a causa delle esplosioni che per avventui'a avi-ebbero potuto veri- ficarsi per la energica azione calorifica delle lave infuocate sulle numerose cisterne piene di acqua ivi esistenti. (1) Nel resto del mese di giugno si ebbero deboli emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni 8, 20 e 22, forti il 19, forti e quasi eruttivi il 25 ; poi deboli eruzioni di fumo misto a cenere nei giorni 9, 18, 21, 27, e 30; forti nei giorni 10, 24, 26, 28 e 29, specialmente nei giorni 10 e 24, nei quali, oltre alla cenere, si ebbero anche delle proiezioni di sabbia. Nei giorni 11, 12, 13, 14, 16, 16, 17 e 25 l'Etna rimase occultato dalle nubi. In quanto a fenomeni geodinamici, si ebbe una forte scossa di terremoto alle 8^ 10"° pom. del giorno 10 ad Adernò , Bian- cavilla ed Acireale: sussultoria di grado IV nella prima località, sussultoria ondulatoria SW-NE di grado V nella seconda, ondu- latoria S-N legerissima, registrata dai soli strumenti, nella terza. Altre due scosse si ebbero la dimane, 11, nei medesimi centri abitati e cioè : una ad Acireale, come quella del giorno prece- dente a 4,^* 54" ant. ; un' altra sussultoria ad Adernò e Bianca- villa a IO,'' 30" pom. di grado II nella prima città di grado IV nella seconda. Nei giorjii 14, 16 e 17 si ebbero nella stessa Acireale e rispettivamente alle 6,'' 46"— 6,'' 32" — 11,'' 45" ant. altre tre scossette di gradò II, tutte ondulatorie in direzione N-S o E-W. Il giorno 22 a 6,'' 16" pom. fu urtato, piuttosto fortemente, il fianco orientale dell' Etna, e per consenso si mosse anche quello (1) E noto come iielP eruzione etnea del 1843, scoppiata snl versante di N-W del monte all'altezza di m. 2000 sul mare, in nna località denominuta Quadurazzi (dispreggiativo di cal- daie) accadde il caso della esplosione di una cisterna piena d' acqua, poco prima coperta dal- la corrente delle lave iucandescenti: tale esplosione fu cos'i forte, che alla distanza di piti che 60 metri, restarono colpiti circa un centinaio di curiosi, molti dei quali o morirono sul colpo, o rimasero gravemente feriti. L'eruzione dell'Etna del 1882. 11 settentrionale ; il terremoto fu sussultorio - ondulatorio di grado VI a Giarre e Riposto, ondulatorio E-W di grado V ad Acireale, ondulatorio SW-NE di grado III a Linguaglossa e sussultorio di grado I a Randazzo ; una lieve replica si ebbe il giorno succes- sivo, 23, a 0,^ 28 pora. nelle predette località di Riposto, Giarre ed Acireale con una scossa sussultoria ondulatoria SE-NW, di grado III nella prirtia località, sussultoria di grado IV nella se- conda e ondulatoria E-W di grado II nella terza. Altre scossette furono notate nei successivi giorni 24, 26 e 27 e sempre nei predetti centri abitati del versante orientale etneo ; tutte di gra- do II, tranne una avvenuta a Giarre e Riposto il giorno 24 a 1'', 30"" pom. la quale raggiunse il grado IV nella prima di que- ste due città. Luglio — Nel mese di luglio si ebbe una sensibile diminuzione nell'attività eruttiva del cratei'e centrale: di fatto furono notate deboli emanazioni di vapoii bianchi nei giorni 8, G, 7, 9, 10, 18, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26 e 29; poi deboli eruzioni di vapori erut- tivi (misti a cenere) nei giorni 1, 8, 13, 14, 15, 17, 27, 28, 30 e 31, forti nei giorni 2, 4, 11, 12. 16; il vulcano rimase coperto dalle nubi, opperò inosservabile, il 5 ed il 19. Invece l'attività geodinamica nelle regioni circumetnee si mostrò alquanto più intensa, se non nel numei'o delle scosse, nella forza. Il 1 luglio, a 10'' ant. fu notata una scossetta ondulatoria N-S ad Acireale; il 2 una seconda un po' più forte a 11'' 13"" ant. a Riposto, Giarre e Linguaglossa, la quale fu sussultoria ondula- toria di grado III nella prima località, ondulatoria N-S di grado IV nella seconda , ondulatoria N-S di grado III nell' ultima. Il giorno 4 si ebbe una replica a Giarre con una scossa sussulto- ria di grado IV; il 6 altro terremoto piuttosto sensibile si ebbe a 8*^, 40"" ant. il quale commosse tanto il versante orientale quanto quello di sud-ovest del monte, battendo Acireale , Bei- passo, Biancavilla e Adernò; nello stesso giorno a O'', 35"" e 2'', 32°' 12 A. Bieco e ortante risvoglio erutti- yo di Vulcano, il quale, e per la sua lunga durata o per i uocovoli feuoincni cui diede luogo, ricUiainò 1' attenzione del mondo soieutitico e del K. (Joverno. Uua Commissione scieutitìca governativa, costituita dal l'rot'. Orazio Silvestri, come pre- sidente, e dai Professori G. Mercalli, G. Grablovitz e dall' ing. Clerici, si recò diverse volte sui luoghi, dimorandovi molto tempo, per istudiare queir interessante periodo eruttivo. Aucbe il prof. A. Ricco, allora funzionante da Direttore dell' Osservatorio di Palermo, fece alcuni studi sul fumo eruttato da Vidcano e da diverse misure fatte col teodolite risultò che le colonne di vapori e cenere laiK'iati da quel monto superarono la enorme altezza di 10 Km. sul livello del mare— Vedi a tal proposito : Le eruzioni dell'isola di Vulcano incominciate il 3 Agosto 1888 e terminate il 22 Marzo 1890— Annali dell' Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano— serie II-vol, X— Parte 1—1888— E il funu) di Vulcano— Annali predetti serie II— Parte III— voi. XI, 1889. 32 A. Ricco e 8. Arcidiacono [Memoria V.] za avvenuto il 26 a 2^ 50 ant. e che mise in movimento il versante di nord-est, est, sud-est e sud dell' Etna, esso fu avver- tito sussultorio ondulatorio NW-SE, di grado III a Zafferana-Et- nea ; ondulatorio SW-NE di grado III a Linguaglossa; sussulto- rio pure di grado III a Giarre; ondulatorio SE-N'^V di grado III a Riposto; non si sa di qual genere, ma di grado III a Viagi'an- de e di grado II a S. Giovanni La Punta. Nella notte fra il 29 e 30 (con Vulcano in eruzione) avven- ne una leggera scossa a Lipari, avvertita da parecchie persone. Settembre — Ti furono deboli emanazioni vaporose nei giorni 1, 3, 5, 8, 11 e 14: di mediocre forza nei giorni 17, 23 e 25; il dì 30, durante il giorno, si manifestò, in modo improvviso, un' imponente eruzione, come quelle di maggio e giugno , che diede origine ad un grandioso pino eruttivo, il quale lasciò ca- dere una pioggia di cenere sulla plaga orientale dell' Etna. Anche in questo mese abbiamo avuto numerose indicazioni sismoscopiche ed anch' esse quasi tutte a Mineo e Palagonia : poi una scossetta sussultoi'ia ondulatoria NW-SE, di grado I, avvenuta a Zafferana-Etnea il giorno 11, a 4'' 38" pom. ; un sensibile terremoto sussultorio a Stromboli, avvenuto il 15 a Qhj^j^m pQi^ ■ jjicji ^^Yi alti'o terremoto, il 26, a 4'' 30"" ant. assai forte, a Gangi, sul versante settentrionale delle Madonie, di gra- do VII che fece cadere molti oggetti e produsse delle lesioni ai fabbricati ari-ecando spavento generale nella popolazione ; e nello stesso giorno 26 poi un altro leggerissimo terremoto acca- duto a 0'' 36" pom. a Biancavilla e Paterno, sussultorio di gra- do I in questa località, di grado II in quella ; ed un' ultima scossetta ondulatoria N-S di grado I notata il 29, a 11'' 27" ant. a Pachino. Ottobre — Calma relativa, presso a poco come nel mese pre- cedente al cratere centrale etneo ; furono solamente notate de- bolissime manifestazioni eruttive nei giorni 1, 2 e 14. L'ervzione dell' Etna del 1892. 33 Il giorno 8 comparve sulla cima dell' Etna, nelle ore diurne, un'eruzione piuttosto forte con nubi di vapori e cenere che piovve sottile e rara sul fianco orientale dell'Etna fino alla costa marit- tima di Riposto. — Riguardo ai fenomeni geodinamici, pochis- sime indicazioni sismoscopiche si ebbero nel mese; come pure po- chissimi terremoti sensibili alle persone e cioè una scossetta il giorno 7 a 3'' 37°' pom. a Mineo ed un' altra sussultoria di gra- do I il 30, a 7'' 44"" ant. a Pachino. Novembre — Mese poco propizio alle osservazioni vulcano- logiche suir Etna pei lo stato del cielo che spesso fu nuvoloso. Si potè solamente notare che nei giorni 4, 6 e 19 vi fui-ono al cratere centrale deboli emissioni di vapori bianchi , ed il gior- no 26 ebbe luogo una debole eruzione di fumo nerastro (vapori misti a cenere) per la quale fu imbrattato lo strato di neve su tutto il lato di ponente del cono terminale. In questo mese non si ebbe che una leggera scossa ondulato- ria NW-SE di grado III il dì 8, a 1'' 30"" ant. a Zaflferana Etnea, registrata anche dal sismografo dell'Osservatorio Pennisi di Aci- reale e qualche indicazione sismoscopica a Catania, Mineo e Lipaii. Dicembre — Anche questo mese , per le cattive condizioni meteorologiche, fu poco propizio alle osservazioni vulcanologiche dell'Etna: per soli 12 giorni si potè osservare sgombra la cima del vulcano. Il giorno 2 si ebbero eruzioni di vapori densi bian- chi ; r 8 ebbe luogo il medesimo fenomeno, ma fu vista la neve ricoperta di uno strato di cenere caduta per una eruzione av- venuta dal 3 al 6 , nel quale periodo di tempo 1' Etna fu co- stantemente coperto da nubi. Il dì 10 comparve un" altra eru- zione di abbondanti vapori misti a cenere, i quali costituirono un lungo strato che si estendeva verso levante; il 21 e 22 vi furono emanazioni piuttosto forti di vapori bianchi ; il 26 , in- fine , il candido manto di neve del cono terminale si mostrò nuovamente coperto di cenere per un' altra eruzione avvenuta Atti Acc. Skrie i'^ Vol. XV, — Mera. V. 5 34 A. Ricco e S. Arcidiacono [Memoria Y.I nel giorno precedente , durante il quale 1' Etna rimase avvolto in dense nubi. In questo mese si ebbe mediocre attività sismica del suolo. Il 6, a Lipari , con 1' eruzione di Vulcano in corso , a 6'" 50"" ant. si ebbe una leggerissima scossetta di I grado ; un' altra se ne ebbe a Catania nella notte successiva ; un' altra ancora 1' 8, a 4'' 45"" ant. a Zafferana-Etnea , ondulatoria NW-SE ; altra scossetta di I grado fu notata a Lipari il 10 a 7^ c52'" ant.; 1' 11, circa le 8'' 30"" pom. fu avvertito un terremoto a Giarre e Lin- guaglossa : nella prima località fu sussultorio di grado III, nella seconda ondulatorio NE-SW di grado II ; il giorno 12 , a 6^ ant. fu notata un' altra scassetta ondulatoria SE-NW di gra- do II a Riposto, a 6'' 20°" ant. dello stesso giorno altra scossetta ancora a Giarre, Riposto e Linguaglossa , quale scossetta fu sus- sultoria di grado I nella prima località , ondulatoria SE-NW di grado III nella seconda , sussultoria di grado III nella terza; ancora nel giorno 12 si ebbero altre due indicazioni di scossette a Lipari e Catania , rispettivamente a 2^ 40" e 3^ 48" pom. ; altre due scossette di I grado si ebbero pure a Catania il 13 e 14 l'ispettivamente a 2^ 37™ ant. e 3'' 34"" pom.; come pure a Palagonia il 20 e 24, rispettivamente a J 1'' 47°" pom. e 1'' 32°' ant. ; nel giorno 26 si ebbe il massimo dell' attività geodinami- ca del mese : con un forte terremoto nel Messinese, avvenuto a 11*" circa, che battè mediocremente Messina e fortemente Bar- cellona Pozzo di Gotto ; Castroreale e Spadafòra ove la popola- zione ne fu spaventata, e gli edifizii ebbero a soffrire qualche lesione; alle 11'' 45" ant. un'altra scossetta di I grado a Lipari che si ripetè a 2'' 14° pom. ; a 8^, 43"" pom. altra leggera scossa ondulatoria fu avvertita a Messina; il 31 finalmente a Palagonia, a 11,21 pom. fu registrata un'altra scossetta di I grado. (1) (1) Sullo stato eruttivo ddl'Etiia nel 1888 vedi : Eiiia Sicilia ed isole vulcaniche adiacenti, sotto il punto di cista dei fenomeni eruttivi e geodinamici avvenuti durante V anno 188S del Prof. O. Silvestri — Atti dell' Accademia Gioeuia di Scienze Naturali iu Catania — serie IV, voi. I, e Annuario Meteorologico Italiano — anno IV, 1889. L'eruzione dell' Etna del 1892. 35 1889. Gennaio — Mese generalmente burrascoso, epperò l'Etna rimase per moltissimi giorni coperto dalle nubi , cioè, nei gior- ni 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, 13, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 28 ; per il resto del mese, vale a dire nei giorni : 4, 9, 10, 11, 12, 14, 27, 29, 30 e 31 il cratere centrale etneo non diede altro segno di vita che semplici emanazicuii più o meno forti di vapori bianchi, specialmente 1' 11. In quanto all' attività sismica del suolo, furono notate : una indicazione sismoscopica a Lipari , il giorno 7 , a Q"" 20"' ant con l'eruzione di Vulcano in corso; una scossa ondulatoria E-W di grado II a Stromboli il 10, a 8^ 19" pom.; un'altra indica- zione sismoscopica a Lipai'i il 14, a 8'' 43"" ant. Il giorno 21, a IO'' 10"" pom. si ebbe una scossa di terremoto sensibile che agitò leggermente i fianchi di sud-ovest, sud e sud-est dell'Etna: tale scossa fu sussultoria ondulatoria N-S di grado III a Belpasso, sussultoria di grado III a Paterno e Biancavilla, ondulatoria di grado II a Nicolosi , ondulatoria di direzione e gi'ado incerti a Zafferana Etnea ed avvertita da qualche persona a Catania ed Acireale ; il 22 a Mineo e Catania, rispettivamente a 0'' 30" e 4'' pom. , si ebbero due altre scossette di I grado ; inoltre accaddero altre indicazioni sismoscopiche , al solito , a Mineo e Palagonia, delle quali terremo conto nello specchio dei fenomeni geodinamici. Febbraio — L' Etna nei giorni 4 , 12 , 13 , 15 , 16 , 21, 23 e 27 rimase coperto da nubi, epperò non si poterono fare osser- vazioni sul suo stato eruttivo ; invece nei giorni l , 2, 3, 5, 6. 7, 9, 10, 11, 14, 17, 18, 19, 20, 22, 24, 25, 26 e 28 si mo- strò completamente sgombro con semplici e tranquille emana- zioni di vapori bianchi dai fumaiuoli del cratere centrale ; il giorno 8 , con eruzioni energiche di vapori eruttivi , comparve 36 A. Ricco e S. Arcidiacono [Memoria V.] sulla candida neve delle alte pendici del cratere centrale , una striscia scura che, a partire dall' orlo orientale, scendeva giù ad est verso la valle del Bove. Tale fatto era dovuto alla caduta di una pioggia di cenere nella notte precedente. In questo mese si ebbe una mediocre attività geodinamica. Il giorno 2, a 7'' 4S"" ant. fu avvertita una leggera scossa on- dulatoria N-S ad Acireale ; 1' 8, a 2^ 30™ ant. , a Messina , fu avvertita ancoi'a dalla maggior parte della popolazione, ma non accusata dagli strumenti, un' alti'a scossa di terremoto ; il 19 Belpasso , Paterno e Biancavilla furono agitate leggermente da una terza scossa mista, E-W di grado III; il 20 a Palagonia e il 21 a Mineo, i-ispettivamente a 0'> 16"" e 9'^ 37"" ant. furono notate due altre scossette di I grado ; il 24 , a 0*^ 22"" pom. , si ebbe la stessa cosa a Messina ; nello stesso giorno 24 fu av- vertito da qualche persona di Biancavilla , un leggero sussulto a 6'^ 32'" pom. che si ripetè un po' più forte a 9'' 20°", e que- sta volta anche avvertito nella vicina Adernò ; altra scossetta sussultoria di grado II fu intesa la dimane 25 nella predetta Biancavilla a 6'' 48"" pom. ; il 27 Palermo e Trapani furono assai leggermente agitate da un terremoto ondulatorio, avvertito da qualche persona a 5'' 7™ pom. ; infine, il 28. a 4*^ 24'" ant. a Palagonia a 9'' 50 ant. a Trapani fui'ono notate due ultime leggerissime scossette di I grado. Marzo — Nei giorni 12, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 21 e 22 si ebbero al cratere centrale etneo deboli emanazioni di vapori bianchi , le quali si fecero piuttosto animate nei giorni 2, 3, 4 e 31 ; nel giorno 5 si notò un certo risveglio con la comparsa di vapori eruttivi che crebbero a poco a poco, fino a diventare, nelle prime ore del G, delle vere eruzioni vaporose, accompagnate con cenere, che cadendo, ricoprì lo strato di neve steso allo ester- no del cono centrale; tali eruzioni cessarono il 7, ma si riaffac- ciarono r 8 e continuarono il 9. e sebbene un po' più deboli, proseguirono il 10 e 1' 11. Un'altra piccola eruzione, e di breve L'eruzione dell' Etna del 1892. durata, ebbe luogo il giorno 23. Nei giorni 1, 16, 24, 25, 26, 27, 28, 29 e 30 1' Etna rimase coperto da nubi. Nei giorni 14 e 17 il cielo per lunga distesa da nord a sud si presentò coperto da fitta caligine cinerea; nello stesso tempo a Catania ed in altre località si ebbe uua tenuissima pioggia di minuta ed impalpabile cenere die dallo esame fatto al microsco- pio dal Prof. O. Silvestri, risultò proveniente dalla eruzione di Vulcano. In questo mese, tranne di una scossa di terremoto ondula- latorio N-S di grado I avvenuta a Trapani il giorno ] a 6'' 56" pom. ed un' altra pure ondulatoria NW-SE di grado IH avvertita il 5 a 11'' 47" ant. a Zafferana-Etnea , del resto non si ebbero che poche e semplici indicazioni sismoscopiche a Lipari, Catania, Palagonia e Siracusa. *o^ Aprile — Durante il mese nessun indizio di attività eruttiva si riscontrò all' Etna ; solo si vedevano le solite emanazioni tran- quille di bianchi vapori esalanti dai fumaiuoli dell' interno del suo cratere centrale. Negli ultimi due gioini. però, cioè il 29 e 30 si ebbero delle eruzioni piuttosto forti di vapori eruttivi , e quelle del 29 accompagnate anche con cenere. L' Etna poi ri- mase coperto dalle nubi nei giorni 2, 6, 8, 18 e 19. Il 24 si ebbe il cielo caliginoso, come nel mese precedente, per la solita causa del fumo misto a cenere proveniente da Vul- cano. In questo mese si ebbero numerose indicazioni sismoscopiche, per la maggior parte a Catania e Mineo, di scosse sensibili , se ne ebbero solamente due : la prima a Messina, il giorno 2, a Qh jym ^j-j^ sussultoria di grado II ; la seconda a Mineo, il 4, a 2*" 23 ant. anch' essa sussultoria, accompagnata da rombo ed avvertita quasi genei'al mente. i/flór(/?'o — Nei giorni 9, 12. 17. 18, 21, 22, 23, 24,25 e 26 r Etna rimase copeito dalle nubi ; invece nei giorni 3, 8, 10, 13, 38 A. Bieco e -S'. Arridi ìik'oho [Memoria V. 14, 16, 19, 20, 27 e 28 si manifestarono deboli a debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale, le quali si fe- cero forti nei dì 1, 2, 4, 7, 11, 15 e 29 ; il 6 e 6 si ebbero delle mediocri eruzioni di vapori quasi eruttivi , che si fecero abba- stanza forti il 30 e 31. Nei giorni 15 e 29 il cielo si mostrò nuovamente offuscato dalla diffusione del fumo eruttivo di Vulcano per cui si ebbe una tenuissima pioggia di cenere a Catania ed in altre località più a sud della Sicilia e fuori. Anche in questo mese furono notate numerose indicazioni sismoscopiche a Lipari, Mineo, Palagonia e Catania; inoltre si ebbero due terremoti di grado III a Messina nei giorni 9 e 14: il primo ondulatorio N-S, il secondo sussultorio; ed una scossetta di II grado a Stromboli il 15 a 7'' 53" ant. in concomitanza ad un risveglio eruttivo di quel vulcano ; e finalmente dei leggeri movimenti ondulatorii più o meno sensibili ad Acireale il 26 a 8^ 55"' e 9'' 20"" pam. ed il 28 e 29 rispettivamente a 0*" 51 ant. e 4'^ 24" pom. Giugno — Dall' 1 all' 8 continuò al cratere centrale etneo il risveglio eruttivo cominciato al 30 e 31 di maggio, rappresen- tato da quotidiane eruzioni di vapori che cominciavano tra le 7'' e le 8"' ant. per fìnii-e vei'so sera ; le eruzioni del giorno 2 furono anche accompagnate con cenere, che in tenue pioggia giunse anche fino a Catania; nei giorni 13, 14 e 17 si ripete- rono presso a poco i medesimi fenomeni. Nel rimanente del mese il cratere centrale rimase in una inerzia quasi assoluta , esalando tranquillamente dai suoi fu- maiuoli piccolissime quantità di bianchi vapori. Nei giorni 23, 24, 27, 28, 29 e 30 le regioni etnee furono offuscate da fitta caligine cinerea proveniente da Vulcano in eru- zione, che, come nei mesi precedenti, diede luogo ad invisibile pioggia di cenere a Catania ed in altre località più lontane ver- so sud. U eruzione delP Etna del 1892 39 Nessun movimento di suolo notevole si ebbe in questo me- se: furono solamente osservate tre leggerissime scosse di terremoto ondulatorio di grado I : una, cioè, a Zafferana Etnea il giorno 4, a 4'' 58"" ant. in direzione SW-NE, la seconda a Lipari, il giorno 21, a a"" 45™ ant. in direzione N-S, la terza di nuovo a Zafferana-Etnea, il 29, a 4'' 10"" ant. ; in direzione NW-SE ; inoltre ebbero luogo le solite indicazioni sismoscopiche a Pala- gonia e Catania. Luglio — Deboli a debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale per quasi tutto il mese; furono solamente notate deboli eruzioni di vapori eruttivi il 5, 12, 15 e 22; un po' forti il 15 e Itì: il 15 furono tinche accompagnate con cenere. Nei giorni 1, 2, 5, tì, 7, 8 e 9 l'Etna si mostrò avvolto da vapori cinerei di aspetto eruttivo, proveniente al solito da Vul- cano, ancora in eruzione; qualche corrispondente di giornali dif- fuse la falsa notizia di un'eruzione dell'Etna. Numerose indicazioni sismoscopiche nel mese, per la maggior parte notate a Catania, Mineo, Palagonia u Lipari; in quanto a scosse di terremoto, più o meno sensibili, si ebbe : una scos- setta ondulatoria NW-SE di I grado a Zafferana Etnea il 12, a S"" 6™ pom. ; un terremoto piuttosto iòrte sul fianco ovest e sud-ovest dell'Etna il giorno 16, a &" 7"" ant. che tu di grado V misto NW-SE e accompagnato da rombo a Bronte, sussulto- rio di grado II ad Adernò; del medesimo genere di grado I a Biancavilla ; un altro terremoto dopo 6 giorni, cioè il 21 nelle medesime località di Bi'onte ed Adernò, ma questa volta più leggero, tanto che non arrivò a mettere in azione gli strumen- ti sismici di Biancavilla : esso fu misto N-S di grado III a Bronte, e semplicemente ondulatorio N-S di grado I ad Adernò ; final- mente un' ultima scossetta ondulatoria anch' essa N-S di grado I a Modica il 27 a 10'^ 18"" ant. 40 A. Ricco e »S'. Arcidiacono [Memoria Y. Agosto — Anche iii questo mese il cratere centrale etneo si mantenne in una inerzia quasi assoluta; tranne dei giorni 3, 4, 6 e 19, nei quali si manifestò qualche debole eruzione di vapori misti a cenere, del resto, non si ebbe che calma com- pleta o deboli a debolissime emanazioni di semplici vapori bian- chi ; per soli due giorni l'Etna rimase coperto da nubi, cioè il 26 e 28. Dall' 8 al 16 e dal 19 al 24 il monte, al solito, fu avvolto da caligine cinerea proveniente da Vulcano in eruzione ; nei giorni 8 e 9 fu così densa, da occultare completamente il piotilo dell' Etna. Anche in questo mese furono notate numerose indicazioni sismoscopiche, per lo più in Catania, Lipari, Palagonia e Mineo; poi ebbe luogo una scossetta sussultoria a Giarre di grado II il 3, a 1'' 40"^ pom. ; un'altra ondulatoria E-W di grado I a Si- racusa, il 17, a 5^' 43"^ pom.; indi una terza di grado II intor- no alle 8,30 pom. avvertita a Messina, Mineo e Siracusa il 25; in fine un leggero movimento ondulatorio N-S ad Acireale il 26 a S^ 8" ant. Settembre— l^' Etna rimase coperto dalle nubi nei giorni: 9, 10, 11, 12, 17 e 28; nel resto del mese il cratere centrale si mostrò in calma, tranne dei giorni 1, 6, 14, nei quali si ebbero delle mediocri eruzioni di vapori quasi eruttivi. Nessun fenomeno geodinamico di importanza nel mese ; so- lo si ebbe, verso le 3'' pom. del giorno 21, una lievissima scos- sa ondulatoria NW-SE, appena strumentale, a Zafferana Etnea, la quale fu piuttosto sensibile ad Acireale; del resto furono no- tate le solite numerose indicazioni sismoscopiche a Catania prin- cipalmente, e poi a Mineo. Ottobre — Continua la calma al cratere centi'ale anzi pos- siamo dire con una certa tendenza ad aumentare : di fatto in L' Eritsione delV FAìw del JSfrj. 41 tutto il mese non si ebbero che indizii di leggere o leggerissime emanazioni di vapori bianchi — L' Etna rimase coperto dalle nubi nei giorni 1, 2, 4, 5, 6, 13, 14, 15 e 20. In rapporto all' attività geodinamica in questo mese si eb- bej'o : due scossette di terremoto a Stromboli il 3 ed il 5, rispet- tivamente a 2^ 8™ ant. e 2^ 49"" pom. contemporaneamente a due forti eruzioni di quel vulcano, accusate solamente dal sismo- scopio; nello stesso giorno 5, a Messina, a 2'' 50" e 2'' óB" pom. furono registrate due altre scosse ondulatorie N-S : la prima leggerissima di I grado, la seconda sensibile di grado III ; ed una tei'za scossa , anch' essa sensibile, ondulatoria SE-NW ad Acireale a 3'' 40"" pom. ; il 7 a Trapani, a G'' 26" poin. accad- de im' altro leggerissimo terremoto sussultorio di grado II ; il 15, a Siracusa, 5'' 48"" pom. altra leggerissima scossetta ondula- toria SW-NE di grado I, che si ripetè poco dopo a 5*" 54'" ; il 19 a Lipari, si ebbe un'altra leggerissima scossetta ondulatoria N-S, di grado I, a 6"^ 58" ant.; il 24 a Alinco, a IO*» 30" pom. fu avvertito come un urto brusco d' intensità 2 ; il 26, altra lie- vissima scossetta ondulatoria NW-SE, di arado I a Siracusa, a 9'' 22" ant. ; e finalmente, la dimane, 27, un' ultiuia leggerissi- ma scossetta ondulatoria N-S di gi-ado I a Lipari, avvenuta a 3*" 7" ant. — Del resto si ebbero altre jwchissime indicazioni sismoscopiche ora a Catania, ora a Mineo, ora a Lipari. Novembre - Si determina ancora di più la calma eruttiva al cratere centrale etneo : esso nei giorni in cui rimase scoperto non mostrò che deboli o debolissime emanazioni di vapori bian- chi, che tranquillamente si elevavano dai suoi fumaiuoli; il vul- cano rimase coperto dalle nubi nei giorni : 1, 2. 4, 5, 6, 20, 28, 29 e 30. Il giorno 4 ebbe luogo a Mineo una scossetta di terremoto leggerissima di I grado, a 7'' 52" ant.; il 5 ne avvenne un'altra un po' più forte di grado II sussultoria a Palermo, a 0'" 3" ant. ; nella notte tra il 9 e 10 se ne ebbe una terza di grado I a Atti Acc. Skrik 4* Vol. XV, — Mem. V. (j 42 A. Ricco e S. Arcidiacono [ÌFemoria V.] Siracusa, ondulatoria SW-NE ; il 13, a 8^ 45"^ ant. fu notata una quarta scossetta a Modica, ondulatoria N-S, di grado II, che si ripetè ancora più leggera un po' più tardi, alle 10*" ant. ; fi- nalmente il 23, a 2'' 34°' ant. si ebbe una sensibile scossa di grado III a Lipari, contempoi-aneamente ad una fortissima eru- zione di Vulcano. Dicembre — Le condizioni meteoriche del mese non pei-mi- sero di fare regolarmente tutti i giorni le osservazioni sullo sta- to eruttivo dell' Etna ; però anche in questo mese il nostro vul- cano non diede segno alcuno di attività : nei giorni in cui esso rimase sgombro dalle nubi, furono notate al sommo cratere de- boli a debolissime emanazioni di bianchi vapori ; solo nei gior- ni 6 ed 8 tali emanazioni si mostrarono un po' animate. L' anno si chiuse con un notevole risveglio nell' attività geo- dinamica, il quale fa un sensibile contrasto con la inerzia quasi assoluta mantenuta dall' Etna in questi ultimi mesi. — Apre la serie dei movimenti del suolo una scossa di terremoto ondu- latoria NW-SE, di gl'ade III, avvenuta a Zafferana Etnea nel 1° del mese, a 1'' 7"" ant. ; poi viene una seconda scossetta di grado I, notata a Lipari, con Vulcano ancora in piena eruzio- zione, il giorno 16 a 4'' 57"" pom. ; la quale fu seguita da una terza avvenuta a Zafferana Etnea, pure di grado I, ondulatoria NW-SE a 6'' 3t) pom.; la dimane, 17, a 3'' 20"^ ant. si ripetè un po' più forte, di grado III nella stessa Zafferana Etnea ; il 21 si ebbe un'altra scossetta, pure di I grado, notata a Lipari, a 2^ 26"" ant.; il 25 a 6'' 23'" pom. scoppiò uu forte terremoto sul fianco orientale dell' Etna, che commosse in vario grado Catania, Zafferana Etnea, (TÌarre. Riposto, Viagrande, Acireale, e molti borghi e villaggi che si trovano nella bassa valle del Bove. — Produsse molti danni nelle campagne fra Acireale e Zafferana Etnea, specialmente nei piccoli centri abitati di S. Tecla, Carico, Ammalati, ove si deplorarono anche dei feriti; la dimane, 26, a L'eruzione (Mi ' Etna del 1892. 43 3'' IS"", poni, fu avvertita ad Acireale un'altra scossa leggera ondulatoria, in direzione N-S (1). Gennaio. — L' Etna per un terzo del mese, in causa delle cattive condizi(,>ni meteorologiche, rimase coperto dalle nubi, cioè, nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 10, 12, 20 e 31 ; per il resto fu sgombro e nei giorni 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 17, 10, 21 e 30 mostrò deboli emanazioni di bianclii vapori al cratere centrale, che si fecei-o forti il 16 e 18; dal 22 al 29 ebbe luogo un lieve risveglio eruttivo al cratere centrale, rappresentato da deboli eruzioni di vapori un po' cenerognoli. In quanto a fenomeni geodinamici di qualche rilievo, si eb- be : un leggero movimento ondulatorio E-W ad Acireale il gior- no 7 a 0'' oG"^ pom. e due scosse ondulatorie di grado III a Ni- colosi e Zafferana Etnea, rispettivamente il 18 a 11'' 30" ant. in direzione NE-SW, ed il 25 a IO*" pom. in direzione NW-SE; inoltre furono notate le solite indicazioni sismoscopiche a Catania, Mineo, Palagonia, e qualcuna a Lipari e Stromboli con Vulcano in piena attività. Febbraio — Mese cattivo in rapporto alle condizioni meteo- riche, così che per quasi tutto il mese 1' Etna rimase occultato dalle nubi ; solo nei giorni G, 8, 10, e 15 il vulcano rimase sgombi-o e mostrò deboli emanazioni di vapori bianchi al crate- re centrale. In fatto di fenomeni geodinamici si ebbe : il giorno 11, a Li- pari, a 7'' 38'" ant. una scossa sensibile di III grado, alle 8'' 53"° (\) Sullo stato eruttivo dell' Etna e s, 18, 19, 20, 22, 24, 25, 26, 27 e 29. si ebbero deboli a debolissime emanazioni di vapori bianchi al cratere centrale nei giorni : 5, 6, 10, 12, 13, 14, 15, 17 e 28 , deboli eruzioni di cenere nel pomerigio del 13; emanazioni un po' forti con proiezione di cenere il 16; si manifestarono eru- zioni vaporose il 21 e 23 ; eruzioni vaporose di aspetto eruttivo il 3 , 7 , 8 , 11 , 30 e 31 ; con caduta di cenere il 30. Il gior- no 10 furono anche notate deboli eruzioni di vapori bianchi dal nuovo cratere, monte Gemmellaro (eruzione del 1886). Il mese di Dicembre fu alquanto agitato in rapporto ai mo- vimenti del suolo : si cominciò con una scossa di terremoto sus- sultorio-ondulatorio NW-SE di grado III a Corleone, il giorno 3 a 3'' 30™ ant.; poi si ebbero due forti scosse di gi-ado IV , a Lipari, il giorno 9, a 12'' 19"' e 12'' 49-" ant. seguite da due indicazioni sismoscapiche il 13 e lo rispettivamente a 7'' 47°" ant. e 4'' 56"" ant. ; il 16 fu avvertito un altro terremoto a Catania, piuttosto folte, di grado IV , sussultorio-ondulatorio E-W, avvertito anche meno forte ad Acireale, in dii-ezione N-S ed a Mineo da poche persone; altra scossetta di grado II ondulatorio Atti Acc. Skkik 4" Vol. XV, — Mem. V. 8 58 A. Ricco e *\ Arcidiacono [:Memokia V.] N-S si ebbe il 18 a Corleone, a 7»^ 29"" ant. ; finalmente il 24, si ebbe un forte terremoto di grado V a Zafferana Etnea e ad Acireale , a P 55" aut. ed un' ultima indicazione sismoscopica a Lipari a S*^ 18"" pom. 189S. Gennaio — L' Etna rimase in calma quasi assoluta nei gior- ni 1, 2, 3, 4, 8, 10, 12, 13, 17, 24, 26, 28, e 31 ; mostrò de- boli eruzioni di fumo bianco 1' 11 , forti nei giorni 7, 14, 19 , 21, 23, 29 e 30 con massimi relativi nei giorni 29 e 30. Il vul- cano poi lùmase coperto dalle nubi nei giorni 5, 6, 9, 15, 16, 18, 20, 22, 25 e 27. Il o-iorno 12 si ebbe una sensibile scossa di terremoto on- dulatorio N-S ad Acireale , a 0'^ 47'" ant, ; il 21 , intorno ad un' ora ant. un' altra scossetta ebbe luogo a Palagonia. Il 23 scoppiò un forte terremoto, che dalle notizie ricevute, pare abbia avuto il suo centro nella regione dei vulcani spenti di Val di Noto. Infatti fu ondulatorio di non determinata direzione, di grado VI a Licodia Eubea; di grado V sussultorio a Mineo; on- dulatorio E-W a Militello e non si sa di qual genere a Palagonia; di grado III ondulatorio NE-SW a Catania, SW-NE a Zafferana Etnea, sussultorio a Biancavilla ; non si sa di qual genere a Si- racusa ; di II grado , non si sa pure di qual genere a Messina. Poco dopo, cioè a 1'' 15" si ebbe un'altra scossa ondulatoria a Mo- dica di grado III , in direzione SE-NW e nel pomeriggio, a 7'' 47" un leggerissimo movimento sussultorio di I grado a Giarre, mo- vimento che si ripetè la dimane , 24 , a 8^, e 8'^ 35" ant. ; si ebbero inoltre diverse indicazioni sismoscopiche a Lipari , Sira- cusa e Palagonia. Febbraio — In questo mese si ebbe calma al cratere cen- trale etneo nei giorni 1, 2, 3, 6, 7, 8, 14, 15, 16, 18, e 29; si manifestarono delle deboli eruzioni di vapori bianchi il 9, piuttosto L' eruzione dell'Etna del ls92. 59 energiche, e tali da formare dei folti pennacchi, nei giorni 11, 12, 13, 20, 25, 26 e 27, con massimo relativo l'il ; il vulcano rimase coperto dalle nubi nei giorni 4, 5, 10, 17, 19, 21, 22 , 23, 24 e 28. Il giorno 18, con il cratere centrale etneo in cal- ma, furono osservate, anche ad occhio nudo, da Catania , note- voli emanazioni vaporose bianche da Vulcarolo. In questo mese si ebbe di notevole , in fatto di terremoti due scosse a Zafiferana Etnea : una avvenuta il 16 , a 4'' 25" ant. ; ondulatoria N-S di grado VP, 1' altra il 25, a 5"^ 45" ant., anch' essa ondulatoria, NE-SW, di grado II ; del resto si ebbei-o alcune indicazioni sismoscopiche a Mineo e Lipari. Marzo — Calma al cratere centrale etneo nei giorni 5, 6, 15, 16, 30, e 31 ; si ebbero deboli emanazioni di fumo eruttivo nei giorni 23, 24, 25, e 26 ; eruzioni vaporose bianche il 4 e 27; di fumo eruttivo il 2, 8, 11, 12, 13, 14 e 19; il vulcano ri- mase occultato dalle nubi noi giorni 1, 3, 7, 9, 10, 17, 18, 20, 21, 22, 28, e 29. Il giorno 5, a Zafferana Etnea, a 4'' 20" pom. , ebbe luogo una sensibile scossa di terremoto ondulatorio N-S di IV" grado; due giorni dopo , cioè il 7 , ne avvenne un' altra , ad 1'' circa pom., anch' essa ondulatoria, SW-NE, avvertita pure ad Acireale e Randazzo, ove fu sussultoria di grado IV, a Mineo, ove fu di grado II" e a Messina, ove fu sussultoria di grado III. Il giorncj 16 ebbe luogo un altro terremoto, esteso a quasi tutta la Sicilia , a 1'' 45" pom. , il quale fu ondulatorio d' in- certa direzione e di grado V a Milazzo, ondulatorio N-S di gra- do III a Randazzo, ondulatorio E-^V di grado III a Bronte, Mi- neo, Lipari e Palermo; ondulatorio, d' incerta direzione, di grado III a Cefalù; ondulatorio N-S a Stromboli ; sussultorio a Giarre , Messina, Biancavilla e di grado 1° ; ondulatorio N-S in Adernò, E-W e N-S a Catania e pure di grado I ; ondulatorio N-S di grado 1° ad Acireale. Nella notte fra il 18 e il 19 ebbero luogo due forti scosse di 60 A. Ricco e *S'. Arcidiacoìio [Memoria Y.) teiTemoto a Filicnri , ove la popolazione spaventata abbandonò le case ed uscì all' a porto ; altre scosse di terremoto furono av- vertite nella giornata del 22 , nella medesima isola ; del resto furono notate due o tre indicazioni sismoscopiche a Sciacca e Palagonia. Aprile — In questo mese si ebbe calma al cratere centrale etneo nei giorni 4, 14, 16, 19, 20, 21, 24, 25, 28 e 29 ; si eb- bero mediocri eruzioni di fumo bianco il 9 , 22 e 23 ; di fumo eruttivo il 1°, 3, 15, 17, 18, 26 e 27; il vulcano rimase occul- tato dalle nubi nei giorni 2, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13 e 30. Il giorno 8 furono notate delle emanazioni di vapori bian- chi dal nuovo cratere monte Gemmellaro. In Aprile di notevole, in fatto di fenomeni geodinamici, si ebbero solamente due sensibili scosse di terremoto a Reggio Ca- labria, il giorno 7, a 4'' 50"" ant. e 5^" 54" pom. , entrambi on- dulatorie, di grado IV : la prima in direzione SE-NW, la seconda in direzione N-S , avvertita quest' ultima anche a Messina come ondulatoria SE-NW, e di IV grado ; furono anche notate diverse indicazioni sismoscopiche a Palagonia e Mineo. Maggio — Si ebbe calma al cratere centrale etneo nei giorni 2, 3, 4, 7, 9, 10, 19, 20, 21, 22, 23, 28, 29 e 31 ; si notarono mediocri eruzioni di fumo bianco nei giorni 8 11 e 27 e di fumo eruttivo il 5 e 18 ; eruzioni energiche ebbero luogo, e tali da formare dei grandiosi cumuli di aspetto teojporalesco al di sopra della cima del monte, nei giorni 14, 15, 24, 25, 26 e 30; il vulcano rimase coperto dalle nubi nei giorni 1, 6, 12, 13, 16 e 17. Nei giorni 7 e 12 furono anche osservate delle emanazioni di vapori bianchi da monte Gemmellaro. Maggio fu quasi esente di fenomeni geodinamici, se toglia- mo una leggerissima scossetta ondulatoria NE-SW, di grado II avvenuta a Palagonia il giorno 4 a 5'' 29"" ant. ed un lievissi- L'eruzione dell'Etna del 1892. 61 mo movimento sussultorio di 1° grado a Linguaglossa, avvenuto il giorno 28. a P 40"° pom. Giugno — Cratere centrale etneo in calma nei giorni : 1, 3, 6, 6, 12, 13, 14, 16, 17 e 29 ; con deboli eruzioni di vapori bianchi il 16 e 27; mediocri il 2, 11, 19, 22, 23, 24, 25, 26, e 30 ; mediocri e di fumo eruttivo il 4 e 28 e con proiezione di cenere il 18 ; con eruzioni piuttosto forti di vapori bianchi il 9 e 10. Nei giorni 20 e 21 si ebbe un vero periodo eruttivo di qual- che impoi'tanza , giacché si manifestarono delle imponenti eru- zioni di fumo grigio misto a cenere e scorie e tali da costituire dei folti e lunghi pennacchi. Il giorno 20 le eruzioni ebbero principio fra le ore 4, 30 e le 5 del mattino ; si formò una lun- ghissima striscia di fumo grigio che si protendeva considerevol- mente verso levante, lasciando cadere un' abbondante pioggia di cenere sul fianco orientale dell'Etna — La dimane, 21, ricomin- ciarono le eruzioni di fumo eruttivo al sommo cratere etneo alle 7*' ant. circa; un leggero vento di nord spingeva verso sud la massa vaporosa , così che il cono terminale ne era completamente co- perto, indi si diffondeva nelle alte regioni dell' atmosfera in istrati di forma irregolare ; alle 8'' 30" il fumo costituiva una lunghis- sima striscia che si estendeva sino a grande distanza verso Sci- rocco — Alle 9"' 30"" r imponente pennacchio eruttivo era quasi scomparso , rimanendo sul cratere centrale delle deboli emana- zioni vaporose. Anche in questa occasione si ebbe una pioggia di cenere specialmente sul pendio di SE del cratere centrale. Riguardo a questo breve periodo eruttivo dell' Etna , sono degne di nota le informazioni dateci dal signor C. Montesanto, Capo delle Guide Etnee. Egli ci fece conoscere che nei due giorni 20 e 21 giugno si verificò nel fondo del cratere centrale dell' Etna un conside- revole sprofondamento per il quale si aprì un' ampia voragine da cui venivano lanciate sino ad una certa altezza delle sco- 62 A. Ricco S. e Arcidiacono [JIemokia Y rie infuocate che ricadevano entro ed attorno alla voi'agine me- desima. In questo mese, di fronte ad una straordinaria attività del cratere centrale etneo fa riscontro una calma assoluta del suolo, giacché non si ebbe che una indicazione sismoscopica a Siracusa il ffiorno 16, a 3'' 37"" ant. ed un' altra a Palagonia il 20, a Luglio, sino a tutto il giorno 8 — Dal l" al 5 si ebbe calma quasi assoluta al cratere centrale etneo; il 6 ad intervalli ebbero luoffo delle mediocri eruzioni di fumo bianco e tali da costituire dei discreti pennacchi; il 7 ritornò la calma che si protrasse per tutto il successivo giorno 8, sino alle 10 pom. A quest' ora av- venne una formidabile esplosione al cratere centrale, per cui s'in- nalzò a smisurata altezza una gigantesca colonna di fumo grigio misto a lapilli, sabbia e cenere, che ben presto prese la carat- teristica forma del pino eruttivo entro cui guizzavano i lampi e rumoreggiavano i tuoni — Questa esplosione del cratere centrale etneo ci rappresenta F inizio della lunga e grandiosa eruzione di cui ci stiamo occupando. Dal 1° all' 8 luglio, riguardo a fenomeni geodinamici, si ebbe solamente una forte scossa di terremoto sussultorio in due riprese a Stromboli alle 9 pom. del gioi-no 4. IVIeiiiorla VI. Risultati delle osservazioni meteorologiche del 1901 fatte nel R. Osservatorio di Catania Nota di A. RICCO e L. MENDOLA 551.56 (458) Il luogo, gli strumenti meteorici, le ore di osservazione e il modo di fare le medie degli elementi osservati, sono quelli stessi adoperati ne' nove anni precedenti , e se ne trova la descrizio- ne nella nota de' proff. Ricco e Saija pubblicata nel 1898 *) : rammentiamo qui soltanto che il pozzetto del barometro è ele- vato 64,9 m. sul livello del mare, e gli altri strumenti meteorici circa altrettanto. I Quadri N. 1, 2 e 3 contengono i risultati delle osservazio- ni dell'anno meteorico 1901 (dicembre 1900 a novembre 1901): come ne' precedenti riassunti le pressioni barometriche non sono ridotte né al livello del mare né al valore normale della gravità. Si è creduto utile inoltre di ricalcolare il Quadro N. 4 pub- blicato nello scorso anno, per assegnare de' singoli elementi i va- lori medi dedotti dal decennio di osservazioni dicembre 1891 — novembre 1901, valori che consideriamo provvisoriamente come normali. La temperatura dell' aria è estesa, col metodo delle differenze con Biposto, al ventiseennio 1876 — 1901: di essa si riportano nella seconda colonna i valori ridotti col calcolo al livello medio del mare : cosi ancora la quarta colonna contiene i valori ') Atti dell' Acc. Gioeuia ili scienze uaturali. Serie 4* Voi. XI. Catauia. 1898. Atti Acc. Serie 4° Vol. XV, — Mem. VI. 2 Prof. A. Bieco e L. Mendola [Memobia V1| della pressione atmosferica lidotta al livello del naare e al valore ^45 della gravità a la latitudine di 45". Per r anno in esame si perviene a le seguenti conclusioni : 1. Temperatura dell aria : Rispetto a 1' anno precedente si nota una diminuzione di 0°,8 nell'inverno e nell'autunno, l'au- mento di 1",0 nella primavera, di 1°,3 nell'estate e di 0°,2 nel- l'anno. Questi valori poi si scostano poco (non più di 0°,5) dai normali ; 2. Pressione atmosferica: Elevata in inverno, sia rispetto al 1900 che a la normale, al contrario in estate e autunno ; poco diversa in primavera ; 3. Tensione del vapore acqueo: Valori poco differenti da' nor- mali ; 4. Umidità relativa: Inferiore a quella dell' anno precedente fuorché in autunno , ma poco discosta da la normale ; 5. Evaporazione : Minore di quella dell' anno precedente e della normale ; 6. Pioggia: Neil' anno più di una volta e mezzo la normale molto abbondante nell'inverno e nell'autunno (superiore a quella dell'anno precedente e a la normale), poco discosta da questa nelle altre due stagioni. In particolare sono degni di nota per abbondanza grandissima l'ottobre, grande il febbrajo, il novembre e il gennajo, e per deficienza quasi assoluta il dicembre 1900 e r aprile 1901 ; 7. Nebulosità: inferiore a quella dell'anno precedente; su- periore a la normale nell' inverno, quasi normale nelle altre sta- gioni ; 8. Insolazione: poco inferiore a quella dell'anno precedente e a la normale. Catania, gennajo 1902. Eiaultati delle osservazioni meteoroloyiche del 1901, ecc. Quadro N. 1 — 1901. Dirmibre. Geuuajo . Febhrajo. Marzo . . Aprile . . Maggio . (iiugiio. . Luglio . . Agosto. . Settembre Ottobre . Novembre Inverno . . Primavera . Estate . . . Autunno. . Anno . . . S - 3 12, 4 9, 5 11). !) 13, 3 16, 2 17, 6 23, 3 26, C 2(i, .j 24, 4 li», 9 1.5, 0 10, 1) U>, G 20, ó 19, S 18, 0 Medie dei massimi diurni di temperatura, dei minimi e delle escurs. M Ifi, 3 13, .5 13, 5 17, 1 20, 3 21, 1 27, 2 30, « 30, 3 28,4 23, 7 \X, 7 14, 5 19, 5 29, 4 23, 6 21, 8 m o 8, 7 6, 3 7, 0 n, 8 13, 4 18, () 22 0 ''2 1 20, 4 1«, 6 11, 8 ", 4 11, 6 20, 9 16, 3 14. 1 ì: h 7, 6 7, 2 6, 5 8, .5 ", " 8,6 8,6 8,2 8, 0 7, 1 6, 9 ■*, 1 7,9 8, 5 7,3 ', 7 Medie delle ore dei minimi e «lei massimi diurni di temper. M b h 7, 3 I 14, 0 I I 7, 3 i 13, 9 6, li 14, 2 6, 1 5, 8 .5,3 4, .5 4, 8 .5, 1 5, 4 (5. 0 G, 5 13, 9 7, 1 5, 7 4,8 6, 0 5,9 13, 9 13, 8 14, 0 14, 8 1,5, 1 11,2 13, 5 13. 8 14, 0 13, 9 14, 7 13. 7 14. 1 Temperature medie del suolo Profondità 0'", 20 0"', 40 0 11, 7 o 12. 8 9,1 10,0 9,6 10, 2 12, 4 12, 7 IG, 0 16, 3 17, 9 18, 5 23, .5 23, 8 27,4 27, 9 28,0 28,5 26, 1 26, 8 20, 1 21, 0 14, ,5 1.5, 3 10, 1 11, 0 15, 6 16,0 26, 3 26, 9 20, 5 21, 3 18, 0 18, 6 0"', 60 13,7 10, 9 10, 7 12. 7 16, 2 18, 9 23, 0 27,0 28,2 26, 9 21,7 16, 2 11, 8 16, 1 26, 1 21, 8 18, 8 Prof. A. Ricco e L. Mendola [Memoria VI] Quadro X. 2 — 1901. .2 £ '5 ai s g fs 1 Tensione del vapore acqueo '-g t '■5 'Z o S ■s -e O =i 'ti M O mm 7,9 '5 INSOLAZIONE A B II A B Dicembre. . ram 768,6 mm 7, 17 63, 9 mm 2, 15 40, 5 h 139, 5 h 296, 5 0, 47 Genuajo . . 758, 0 6, 32 57, 7 1, 80 129, 7 57, 7 115, 2 305, 1 0, 38 Febbrajo. . 755, 0 6, 66 68,6 1, 66 199, 7 65,3 108, 7 301, 0 0, 34 Marzo . . . 754, 3 7, 73 63, 9 2, 66 17, 6 50, 5 160, 8 370, 4 0, 43 Aprile . . . 757, 6 8, 22 57, 8 3, 15 5, 3 41, 6 189, 8 394, 4 0, 48 Maggio . . 755, 4 9, 67 62, 1 2, 73 43, 4 45, 0 184, 5 438, 4 0, 42 Giugno. . . 755, 9 11, 75 52, 9 4, 40 4,9 24, 6 248, 4 439, 9 0, 56 Luglio . . . 755, 7 13, 94 51, 6 5,02 10, 5 J2, 6 296, 1 446,6 0,66 Agosto. . . 755, 8 14, 78 55, 3 4, 73 5,2 22, 0 271, 6 419, 0 0, 65 Settembre . 755, 6 14, 51 61, 6 3, 95 26, 3 34, 1 202, 2 370, 8 0, 55 Ottobre . . 755, 7 11, 96 66, 8 2, 97 3(ti', 1 47,2 156, 4 345, 8 0, 45 Novembre . 757, 0 8, 72 65, 9 2, 17 216, 1 47, 2 139, 3 303, 1 0, 46 Inverno . . 757, 2 6, 72 63, 2 1, 88 337, 3 54, 1 358, 4 902, 6 0, 40 Primavera . 755, 7 8, 55 61, 3 2, 84 66, 3 45, 7 535, 1 1203, 2 0, 44 Estate . . . 755, 8 13. 51 53, 3 4, 72 20, 6 19, 7 816, 1 1305, 5 0, 63 Autunno . . 756, 1 11, 73 64, 8 3, 03 544, 5 42, 9 497, 9 1019, 7 0, 49 Anno. . . . 750, 2 10. 14 60, 6 3, 12 968, 7 40, 5 2207, 5 4431, 0 0, 50 Risultati dille osaervazioni meteorologiche del 1901, ecc. Quadro X. 3 — 1901. , e =£ I N •S NE ■o 1 u I rt E B I u SE ce j ^ i S ■o I " =< I e SW V I £ w 1 NW „ sereni .... £ o ■^ misti 'S 1 "^ I coperti .... e I ^ 1 I 1 con pioggia . cs / ' 1 con grandine. ^ I 5" ( con nol)l(ia. . « I ^ con brina . . «> I i « 1 con temporale 0 )— 1 g P s 0 ce 1 36 29 .31 11 6 9 12 16 21 9 20 21 1 0 1 1 1 2 6 2 10 20 5 2 1 1 0 31 9 127 3.5 13 62 11 0 3 18 6 0 20 32 63 36 33 39 2« 39 27 21 1 16 39 23 10 27 0 1 0 2 3 3 0 1 1 0 0 0 1 8 6 2 61 2 7 36 33 2 151 139 65 99 3 7 1 17 ESTREMI METEOROLOGICI ANNUI OSSERVATI Temperatnra dell' aria 0,'" 20 g ' 0,'" 40 ' 0,'" 60 , nimiino Pl'(!»HÌ0lie \ atmosferica j \ mnnmo Tensione \ vajiore aci|Hoo / Umidità \ relativa f Evaporazione \ all'ombra ) \ nummo Massima velocità oraria del vento 37, 6 26 luglio + 1,1 6 gennajo 30, 2 3 agosto i gi-nnajo 30, 6 2 agosto 8, 6 20 fcbbi-ajo 29. 7 28 Inglio 9, 5 20 fl•llbr^jo 769, 7 24 gennajo 9'' 739, 8 20 marzo 9'< 20, 99 2 agoHto lò'i 1, 95 14 febbrajo 15'> 16 26 luglio 911 99 21 ottobre 21'' 10, 45 26 luglio 0, 30 3 gennajo 39 km W 21 marzo 13 " Prof. A. Ricco e L. Mendola [Memoria VI] Quadro If. 4 — Medie. 1876-1901 1 1892- 1901 Tempei dell' airOsser- vatorii) ■atura aria ridotta al mare Presf atmos all'Osser- vatorio ione l'erica rid. al ma- r. e a gj- Teusione del vapore acqueo TTmidità rei ativa § 2 1 1 t -a -S o -•a o "3 .e 3 .2 'n Gennajo . . 0 JlK 1 0 10, ò mm 756, 4 mm 761, 9 mm 6\ 49 66, 1 mm 1, 80 mm 67, 1 45, 7 0, 46 Febbraio. . 10, 9 11, 2 756, 0 761, 5 6, 80 66, 6 2, 00 68, 9 49, 5 0, 46 Marzo. . . . 12, 3 12,7 755, 1 760,5 7,24 63, 8 2, 32 47, 6 48, 3 0, 49 Aprile. . . . 1.^, 0 15, 4 755, 4 760, 7 8,21 62, 4 2, 62 34, 9 46, 7 0, 46 Maggio. . . 18, 3 18, 7 7.55, 5 760, 7 9, 56 58, 6 3, 33 23, 4 38, 6 0, 53 Giuguo . . . 22 7 23, 0 756, 3 761, 5 11, 50 52, 6 4, 57 6, 6 26, 6 0, 63 Luglio. . . . 26, 1 26, 4 755, 8 760, 9 13, 03 49, 7 5, 57 •2, 0 12,1 0, 71 Agosto . . . 20,3 26,6 756, 5 761, 6 14,14 55, 1 4, 96 15, 9 19, 5 0, 68 Settembre . 23, 6 24, 0 757, 0 662, 2 13, 14 .58, 0 4, 63 21, 4 28, 7 0, 59 Ottobre. . . 19, 5 19, 9 757, 2 762, 5 12, 34 66, 4 3, 03 77, 8 48, 1 0, 48 Novembre . 14, 9 15, 3 767,7 763,0 9, 85 71,4 2, 07 123,5 52,6 0, 44 Dicembre. . 11, 4 11, 7 756, 9 762, 3 7, 56 70, 0 1, 84 108, 6 51, 6 0, 40 luverno. . . 10, 8 11, 1 756, 4 761, 8 6, 95 67, 8 1, 88 244, 5 48, 9 0, 45 Primavera . 15, 2 15, 6 755, 3 760, 6 8, 34 61, 6 2, 76 105, 9 44, 5 0, 50 Estate. . . . 2.5, 1 25, 4 756, 2 761, 3 12, 89 52,5 5, 03 24, 5 19, 4 0, 67 Autunno . . 19, 3 19, 7 757, 3 762, 5 11, 78 65, 3 3, 24 222, 7 43, 1 0, 50 Anno 17, 5 17,9 756, 3 761, 5 9, 99 61, 8 3, 23 597, 6 39, 0 0, 53 Memoria VII. Studii su gli Echinodermi di ACHILLE RUSSO Professore di /oologia alla K. Università di Catania. (con H Tavole e 5 Figure nel testo). INDICE DEI CAPITOLI Prefazione. Capitolo I. Orinine (lesi' elenii'Uti sessuali, loro ulteriore sviluppo, orfjani poruianenti e triinsitorii a cui danno origino nello diverse Classi di Kchiuodenui. » II. Origine ed ulteriore sviluppo del seuo aboralo e della lacuna aborale, loro rap- porti <^oii gli organi vicini nelle diverse ('lassi
  • IV. Il canale petroso, il s(iiio parietale . 1' ani|i(illa , il seno assiale, la glandola ovoide e l'organo canicrato. » V. Quadro riassuntivo didle ricerche. Formazioni omologhe o couogeuetiche nella serie dogli F.chinodcrini. ^ VI. Hrevi notizie intorno ad alcune più recenti dassilicazioni degli Kchinoderuii. » VII. C'onsidorazioni o ])roposto per un nuovo ordinamento degli Echinodermi. APPMNDICB. Note di (eciiica [lur lo studio degli Ecliinodernii e ]»■<■ la raccolta del niatcrialo. Indice bibliografico. Spiegazione delle fignrc. P R E FAZIONE Studiando da alcuni anni 1' anatomia e lo sviluppo degli Echinodermi, mi sono sempre più convinto che nella varia e ca- ratteristica organizzazione di questo tipo animale, mentre alcu- ni appai-ati seguono un piano di struttura comune, altri invece presentano in ciascuna classo peculiari modificazioni. Questi apparati, mentre in origine sono tutti simili, nel corso dello sviluppo specialmente , presentano tali mutamenti da fornire criteri abbastanza esatti per potere stabilire i gradi di parentela che esistono fra le varie classi di Echinodermi, o per lo meno Atti Acc. Serie 4' Vol. XV, — Mem. VII. , 1 AcMUe Busso [Memoria VII.] sono tali da fornirne migliori di quelli che finora i Zoologi non abbiano adoperiate a tale scopo. Difatti, i criteri di cui i Zoolo- gi si sono serviti finoggi, essendo fondati principalmente sulla forma delle larve e sulle modificazioni che subiscono alcuni or- gani larvali, se per un verso possono avere una qualche impor- tanza, per tutt' altro sono fallaci ed in tutti i casi essi non pos- sono essere decisivi. Ricordo p. es. i Pluteus delle Ofiure e degli Echini, che, secondo alcuni, per la loro rassomiglianza dovreb- bero chiaramente definire le affinità delle due classi; se non che, secondo altri, gli Echini molto si discosterebbero dalle Ofiure, essendo quelli per alcune loro particolarità anatomiche molto più affini alle Oloturie. Al contrario, secondo alcuni Zoologi, le Ofiu- re sarebbero da collocarsi vicino ai Crinoidi ~ e tale ipotesi recen- temente è stata avvalorata dal Caswel Grave [15] il quale ha descritto e raffigurato le larve di un Ophiuride {Ophiura brevi- spina), le quaH sono molto simili alle larve libere di Antedon. Quest' osservatoi-e, fondandosi su tale carattere, ha fatto di tutto per comprovare tale affinità mediante i caratteri anatomici de- gli animali adulti ; ma, evidentemente, egli è caduto in un ar- tifizio. Il fatto che esistono forme larvali simili o quasi simili fra gruppi, che, per 1' anatomia e per lo sviluppo degli organi, sono invece molto diversi, mi pare che chiaramente attesti che a que- ste forme larvali bisogna dare un valore molto relativo. Ritornando al concetto da me sopra espresso, ripeto che lo studio sullo sviluppo degli organi definitivi, quando è fatto com- parativamente nelle diverse classi di un medesimo tipo animale, possa fornire dati più sicuri per le affinità dei varii gruppi. Al- cuni organi si prestano a tale scopo meglio di alcuni altri e la ragione si è che in ogni tipo animale mentre alcuni di essi, durante 1' evoluzione, rimangono indifferenti o per lo meno non subiscono mutamenti apprezzabili o percepibili, altri invece, per gli speciali adattamenti che subisce la specie, seguono meglio la medesima sorte ; cosicché essi ci rappresentano l' indice delle va- t'^tudii su gli Echinodermi riazioni avvenute nel tempo e della direzione presa da ciascuna di esse. Considerando, difatti, sulla base delle indagini fatte da me e da altri ricercatori, la conformazione di alcuni apparati, come r acquifero, il nervoso, lo scheletrico etc, si osserva che in tut- te le Classi di Echinodermi essa segue un medesimo piano di struttura, salvo alcune poche modificazioni, secondo me, non degne di essere riguardate come caratteri essenziali per una na- turale classificazione, ovvero che ci troviamo di fronte ad or- gani fra cui non è possibile stabilire alcuna omologia. A tale proposito ricordo p. es. che 1' ordinamento degli Eclii- nodermi proposto da Hamann [23] e fondato essenzialmente sul sistema nervoso, è stato facilmente riconosciuto artificiale. Alla stessa stregua debbono essere riguardate le affinità, ammesse da Loven [34], Sladen [66], Carpenter [11] ed altri, trai Crinoidi, gli Echini e le Asterie, essendo esse fondate sulle omologie dello scheletro {'Teoria calicinale). Difatti, oggi è anche ammesso dai Paleontologi che 1' apparato scheletrico apicale degli Echini non può essere omologato ai pezzi calicinali dei Crinoidi. Ciò che importa maggiormente si è che tale confronto si rende quasi impossibile tra gli Echini 2)al<^ozoici, in cui tutto 1' appaiuto è formato di 10 piastre e qualche volta di pivi ed i Paleocr inoidi in cui il calice è chiaramente a tipo diciclico (Neumayr). Nel corso delle mie ricerche invece, altri apparati organici, come il genitale, il madreporico, il lacunare, mi hanno rivelato alcuni caratteri notevolissimi, i quali, essendo in piena armonia con i risultati paleontologici ed anatomici, si presentano mira- bilmente per fondare su di essi un ordinamento degli Echinoder- mi, che sia più conforme alla verità. A tale riguardo però debbo dire che Ei-nesto Haeckel [27] or sono 6 anni, basandosi sulle conoscenze puramente anatomi- che e paleontologiche dell' organo genitale, fondò su esse la clas- sificazione di tutti gli Echinodermi. Queste mie ricerche mentre da una parte confermano la bontà del criterio intraveduto dal Achille Busso [Memoria VII.] genio di Haeckel, dall' altra dimostrano che i caratteri embrio- nali degli organi, da lui trascurati, lo hanno condotto ad errori ed a raggruppamenti artificiali. A conferma di quello che ho detto precedentemente, preve- nendo i risultati delle mie ricerche, dico che le Ofiure, le Aste- rie e gli Echini costituiscono un gruppo di Echinodermi ben delimitato ed indipendente, perchè in essi si sviluppa un cordo- ne genitale circolare che abbraccia tutti i radii e gì' interradii — che gli Echini formano una Classe più evoluta di quella delle Ofiure ed Asterie, o per lo meno che essi, dipartendosi dallo stipite comune, si sono specializzati, perchè il medesimo cordone genitale, che persiste nelle Ofiure ed Asterie adulte, ben presto si oblitera, apportando notevoli mutamenti negli organi vicini. Partendo dal medesimo criterio si può affermare che le Oloturie ed i Crinoidi formano un gruppo primitivo per avere una sola gonade, situata in quel posto in cui originariamente appare r inizio del cordone genitale delle classi sopra menzionate. Que- st' unica gonade permane e si evolve ulteriormente nelle Oloturie, mentre si oblitera nei Crinoidi. In base a ricerche di tal natura, come megHo si vedrà nel corso del lavoro, possiamo dire, non ostante i resti fossili delle Oloturie, si siano sicuramente rinvenuti nell' èra secondaria e pro- priamente nel Giurassico medio, che esse dovevano vivere molto tempo prima, nel Siluriano e forse anche nel Cambriano unita- mente ai Cystoidea. Gli avanzi delle Oloturie sono andati perduti in quei primi terreni fossiliferi per la esiguità delle spiccie e per speciali metamorfismi. Queste ricerche quindi riempiono una la- cuna che i paleontologi e gli anatomici puri non potrebbero mai coprire, a meno che non si volesse persistere nel campo delle ipo- tesi. D' altra parte, a tale proposito, bisogna dire che le ricerche sulle forme abissali hanno dato risultati poco notevoli. L' ordine delle Oloturie elasipode ed altre specie caratteristiche fra le 0. den- drochirote, p. es.: Psolus ephippifer, Theelia ambidatrix, non han- no dato, come si sperava, tali particolari per potere assegnare Stndii su gli Echinodermi alle Oloturie il posto nell'oi-dinamento degli Echinodermi. Quelle forme, come è facile comprendere, sono iu gran parte il j-isul- tato di un adattamento alla vita abissale ! — Con quel poco che ho esposto credo di aver dato un" idea della natura delle mie ricerche, dello scopo che precipuamente esse si prefiggono e dei risultati che si sono avuti. L' aver po- tuto estendere i miei studii personali a tutte le Classi di Echi- nodermi, mi mette in grado di leggere abbastanza bene in strut- ture spesso complicate a tal segno da non essere più, nelle tor- me adulte, riconosciute od apprezzate nel loro giusto valore. Mol- te formazioni, ditàtti, studiate in una sola Classe, mentre sono rimaste per lungo tempo enigmatiche, han condotto i zoologi ad isolamenti ovvero ad aggruppamenti inaccettabili. Per fare qual- che esempio, ricordo che Edmondo Perrier nella sua grande mono- grafia sullo sviluppo della Comatula mediterranea, aveva desci-itto nelle larve una gemma lacunare in prossimità del canale petroso, che andava ad inserirsi sull'intestino. Egli si è domandato se tale formazione lacunare sia un tratto iniziale ovvero terminale del canale lacunare periesofageo, senza poterle dare alcuna sicura significazione. In base a questi miei studii comparativi invece, apparisce chiaramente che il vase lacunare descritto da E. Per- rier, essendo in rapporto con una lacuna aborale , rappresenta morfologicamente un assorbente intestinale, omologo a quello delle Oloturie. In tal modo viene ad aggiungersi un nuovo ar- gomento per leafiìnità, sopra accennate, di questi animali. Allo stesso modo debbono riguardarsi alcune formazioni , la prima volta da me messe in luce, come il seno aborale e la lacuna aborale di Antedon, il canale problematico delle Oloturie, V appen- dice glandulare ed il seno corrispondente degli Echini etc, co- me si vedrà nel corso di questo lavoro. In questo lavoro ho tralasciato di descrivere alcune dispo- sizioni degli organi ovvero alcune nuove formazioni che mi sono sembrate di poco valore o che facilmente sono riferibili. Forse, lavorando ancora su di esse con il nuovo indirizzo da me tenu- Achille liusso [Memoria VII. to, altri fatti si scopriranno a comprova dei risultati delle mie ricerche. Con questi studii chiudo un ciclo di ricerche, le quali, spero contribuiranno alla intima conoscenza degli Echinodermi. Se ciò sarà, di che potrà giudicare il lettore benigno ed imparziale , mi reputerò pago abbastanza delle pazienti ricerche a cui at- tendo da circa un decennio. Avverto che i risultati da me ottenuti, circa l' apparato o-enitale, lacunare e madreporico degli Stelleridi ed Echinidi sono contenuti in precedenti pubblicazioni, perciò ad esse rimando il lettore per maggiori particolari. Ho creduto necessario riferirli qui succintamente per la maggiore intelligenza dei risultati ri- guardanti le Oloturie ed i Crinoidi e perchè questo lavoro ac- quisti una certa unità. Per r indirizzo di queste ricerche è stato impossibile fare una storia complessiva degli argomenti trattati. Le varie qui- stioni e le controversie fra i varii ricercatori saranno svolte a misura che ve ne sarà bisogno. Alcune figure di precedenti mie pubblicazioni preliminari non sono state qui riprodotte, perciò rimando ad esse il lettore. I numeri dell' elenco bibliografico corrispondono a quelli che nel testo sono vicino ai nomi degli autori. Capitolo I. Origine degli elementi sessuali, loro ulteriore sviluppo, organi permanenti e transitori a cui danno origine nelle diverse classi di Echinodermi. Gli elementi sessuali hanno un' origine comune in tutte le Classi di Echinodermi. Essi si differenziano dall'epitelio celomico e da per tutto appariscono nel medesimo punto rispetto agli Stxdii su gli Echinodermi altri organi dell' animale, cioè, su di una formazione mesenteriale o sulla parete peritoneale dell' integumento, corrispondenti al- l' interradio C D o piano holothuriano, detto anche interambu- lucro mediano del Bivium. In questo interradio è posto il canale petroso del sistema acquifero, il quale è incluso fra le due la- mine peritoneali della vescicola enterocelica posteriore sinistra. Holothurioidea. — Intorno 1' origine degli elementi sessuali nelle Oloturie nulla si sapeva di preciso fino a che io nel 1895 [55] non pubblicai una nota preliminare sull' argomento. I Zoo- logi, che prima di me si erano occupati della quistione, avendo • studiato stadi di sviluppo molto avanzati, erano stati tratti in errore nell' osservare gli elementi sessuali già immersi nella spes- sezza della lamina mesenterica dorsale. Difatti, Seleuka [62] per il primo fu di avviso che quegli elementi fossero oi'iginati da alcune cellule del mesenchima. Semon [52] descrisse in seguito negli stadi più giovani avuti di Synapta, gli organi genitali come diverticoli della parete celomica, nell' interno dei quali si accumulano le cellule del mesoderma (mesenchima?) che più tardi formeranno le cellule sessuali. Anche, secondo Hamann [23] negli stadi più giovani da lui osservati, gli organi genitali sono già rappresentati da ciechi tappezzati internamente da un solo strato di cellule (Urkeimzellen). Herouard [26] osservò invece che da principio 1' organo genitale è formato da un cumuli) di cel- lule sferiche poste nel connettivo del mesentere dorsale. Queste cellule in seguito, spingendo in avanti le pareti mesenteriali , danno origine ai ciechi genitali. Anche il Cuènot [16] osservò stadi molto avanti nello sviluppo di Holothuria impatiens. Egli, quantunque non abbia osservato 1' origine delle cellule sessuali, pure crede che debbano svilupparsi nell' interno della lacuna ge- nitale (?), provenendo così dal mesenchima. Il Mortensen [44] infine conferma quello che aveva osservato Herouard, cioè che le cellule sessuali si sviluppano nell'interno della lacuna dorsale. Il Mortensen crede inoltre nelle Olutorie vi sia un organo omo- Achille Russo [Memokia Yll.] logo alla glandola ovoide e che da essa si originino le prime cellule sessuali. Le vedute di Mortensen, come si vedrà nel corso di questo lavoro, hanno contribuito a mettere i zoologi su di una falsa via nelle loro investigazioni. Le mie ricerche originariamente furono eseguite su piccoli individui di Holothuria Forskali Delle Ghiaie, H. Helleri Maren- zeller ed H. Polii Delle Ghiaie della lunghezza di 3 mm. fino a 7 e più; in seguito però ho avuto 1' opportunità di estenderle su materiale embriologico di Phyllophorus urna Grube. Le se- zioni, specialmente dei più piccoli individui, furono sempre fatte "trasversalmente all'asse maggiore, potendosi cosi più facilmente osservare il primo apparire delle cellule sessuali. Nella regione anteriore od orale del corpo delle Oloturie esa- minate, nel centro dell'interradio CD, si trova già formata una lamina verticale che dalla parete del tegumento va ad insei'irsi sul primo tratto del tubo digerente, avvolgendo fra le due mem- brane, di cui è costituita, il canale petroso. Questa lamina, che neir adulto è conosciuta col nome di mesentere dorsale, nei pic- coli è costituita da due sottili pareti fatte da cellule peritoneali molto allungate con nucleo appiattito. Essa si forma per 1' ad- dossarsi delle due esti'emità della vescicola peritoneale posteriore sinistra della larva e pei'ciò contiene fra le sue due pareti degli elementi ameboidi di origine mesenchimatica. Tale lamina me- senteriale e semplicemente un organo di sostegno per le parti su cui s' insei'isce e per quelle formazioni a cui darà origine : essa nel suo insieme non costituisce la lacuna genitale , come molti hanno creduto, la quale, come in seguito meglio si vedrà, si diiferenzia da una porzione della lamina in parola. Gome chiaramente si osserva nelle figure pubblicate nel '95 le cellule peritoneali, che costituiscono la parete mesenteriale di destra, verso i % inferiori, cioè in prossimità dell'intestino, in un primo momento, aumentano molto di volume, addossandosi fra loro. In uno stadio successivo tali cellule, aumentando anche di numero, formano un piccolo cumulo che si approfonda nel Stttdii su (jli Echinodermi mesentere, il quale lo avvolge in parte. (Ij In un' ultima fase, gli elementi sessuali si trovano inclusi nella spessezza dei tessuti della formazione mesenteriale, per la fusione dei due lembi del mesentere, che nella fase precedente avvolgevano in parte il cu- mulo cellulare foj'mante la gonade. Gli osservatori, avanti men- zionati, avevano solo osservata quest'ultima fase, in cui, ditàtti, pare che gli elementi sessuali della gonade siano originati dalie cellule del mcsenchima. Tali osservazioni vennero comprovati dallo sviluppo della gonade in FhyUojjhorus. Quando gli embrioni di questa Oloturia hanno raggiunto 2 mm. di lunghezza, le cellule peritont-ali, che tappezzano il mesentere dorsale in prossimità dell' intestino, aumentano molto di volume, acquistando una tórma rotondeg- giante caratteristica, con un grosso nucleo e con protoplasma abbondante e granuloso. Come si vede nella figura 44, gli ele- menti sessuali hanno indubiamente oiigine peritoneale, ben di- versa da quella sostenuta dal Mortensen. Negli stadi successivi, fino a quando la piccola (Jlotuna ha quasi raggiunto la lunghi.'zza di 2 cm., le cellule sessuali, au- mentano sempre di numero, si dirigono, sempre nell' interno della lamina mesenterica, verso la regione orale, foi-mando cosi un cordone cellulare, quasi parallelo all' asse dell' animale. Que- st' unico cordone cellulare, nell' ulteriore sviluppo, si modifica, perchè dal suo lato dorsale ixl esterno emette dei piccoli diver- ticoli, che gli danno 1' aspetto di una sega, come si vede nella fig. 47. Tali diveiticoli in seguito, aumentando in lunghezza, co- stituiranno i tubi ciechi dell' organo genitale adulto. Prima però che essi appariscano, nel centro del cumolo cellulare pri- mitivo si forma una cavità, similmente a quanto avviene nelle piccole gonadi delle altre classi di Echinodermi. Tale cavità, come si vede nella stessa fig. 47, si estende nei ciechi genitali (1) Vedi figure iii'Ua Nota 55. Atti Acc. Serib 4" Vol. XV, — Mem. VII. 10 Achille Musso [Memoria VII.] poco dopo la loi'o formazione ; cosicché il cordone cellulare pri- mitivo cavo ed i ciechi comunicano fra loro. Quando queste parti dell' organo si sono differenziate, couain- cia a formarsi il condotto genitale. Lo sviluppo di esso ha potu- to seguire nelle sue diverse fasi in Holothura Helleri, di cui ho avuto tutti gli stadi. Il condotto genitale si difierenzia dal trat- to ventrale del tubo cellulare formante la gonade, cioè, nel pun- to opposto a quello in cui si sono formati i ciechi genitali. Qui- vi le cellule, come si vede nella fig. 53, aumentano di numero e diventano molto piccole rispetto a quelle della parte dorsale, le quali seguono la loro evoluzione, trasformandosi in oogoni o spermatogoni. La parete ventrale del tubo genitale diventa sottile ed a poco a poco essa forma una estroflessione in modo da determinare un solco, il ejuale in seguito si trasforma in un canale, come si vede nella stessa fig. 53. Questa nuova formazione canaliforme per un certo tratto rimane in comunicazione con la cavità della gonade, mentre in tutto il resto se ne stacca completamente, formando cosi un canale {gonodutto). Questo si avanza, sempre nella spessezza del mesentere, verso la regione orale dell' animale, dove si apre al- l' esterno con un poro genitale, posto in prossimità della bocca. Queste diverse parti, che compongono l'organo genitale, su- biscono neir adulto ben poche modificazioni : esse, in ogni caso non avrebbero che poco valore per lo scopo di queste ricerche. Crinoidea. — - Ho studiato 1' origine dei primi elementi ses- suali e lo sviluppo delle gonadi in piccoli stadi larvali di Ante- don rosacea Linck., che ho raccolto sia nel materiale che si ricava direttamente dal mare, sia dalle deposizioni che ho pro- curato artificialmente in acqua contenuta in grandi bicchieri, che tenevo in circolazione. Le prime cellule sessuali appariscono relativamente presto, negli embrioni che si sono fissati da pochi giorni (5 — 6) e che hanno già un lungo peduncolo. Esse, come nelle Oloturie, si ÌStudii -sn (/li Echinodermi 11 differenziano su di una formazione mesenteriale posta anche nel centro dell' interradio CD e che, dalla parete celomica del tegu- mento va ad inserirsi sul primo tratto del tnbo digerente (faringe), in corrispondenza del punto ove si diparte il callaie petroso. Tale lamina che fu descritta e figurata da molti ricerca- tori, come LudAvig [36] [8] [63] ed altri, si forma, come nelle Olo- turie per il contatto delle due estremità della vescicola perito- neale posteriore sinistra della larva. Sn quella lamina appariscono i primi elementi sessuali con un pi'ocesso identico a quello osservato nelle Oloturie. Sul piin- cipio alcune cellule celomiche, che formano una delle due pareti del mesentei'e, e propriamente quelle poste presso il tegumento, s' ingrandiscono molto , aumentando anche di numero , come si vede in g delle figure 15 , 23 , 36 , 42. In tal modo si torma un cumulo di cellule , caratteristiche per le dimensioni molto grandi e per il loro nucleo grosso e rotondo, che fo)-mano il pri- mo accenno della gonade. Negli stadi i ulteriori, questo gruppo di cellule sessuali si osserva immerso nella spessezza del mesen- tere, come si vede nelle figure 36 e 42. Forse pei- la piccolezza degli embrioni e dei loro elementi non mi è stato possibile se- guire il processo con cui avviene 1' inclusione degli elementi ses- suali, differenziatisi dalle cellule del celoma, ma credo esso non debba essere diverso da quello osservato precedentemente nelle Oloturie. Quasi contemporaneamente alla formazione del gruppo di cellule sessuali sopra descritto , in altri punti della parete celo- mica della larva si differenziano alcuni altri elementi , i quali daranno origine ad altre gonadi di forma e di costituzione di- versa. Come è stato descritto e figurato in molti suoi particolari dal Seeliger (63), un primo gruppo di elementi si differenzia per un ispessimento della parete celomica di sinistra del mesentere longitudinale accessorio, in prossimità dell' organo camerato. Tale ispessimento, che si estende dalla sommità del peduncolo fino al- l' esofago, in una tase ulteriore forma un cordone cellulare con- 12 Achille Busso [Memoria VII.J tinuo ricoperto da una sottile membrana. Esso ha la forma quasi di un fuso con le due estremità assottigliate ed è quasi parallelo all'asse dell'animale. Tale formazione, che dà origine a\V organo assile, è legato al tratto medio (stomaco) del tubo digerente della larva, come si vede nelle tìg. 17, 33, da un prolungaménto , o lembo della parete celomica intestinale. Tale prolungamento che all' estremità porta inclusi gli elementi dell' organo aséfile, è libero in alto, cioè verso 1' esofago, mentre in basso vien tenuto in sito da una briglia mesenterica (fig. 31) che lo lega al tegumento. Le cellule, che costituiscono V organo assile, hanno i medesimi caratteri di quelle sopra descritte e che formano la gonade, posta sul mesentere dell' interradio CD. Esse sono cioè molto grosse , con nucleo vistoso e tondeggiante , caratteristico degli elementi delle gonadi degli Echinodermi. Il cordone cellulare assile, men- tre sul principio è pieno, in seguito diventa cavo, similmente a quanto avviene nelle gonadi in gerierale, e nell' ulteriore sviluppo si l'ipiega in più punti , formando tante anfrattuosita canalicu- late (fig. 37) Neil' animale adulto 1' estremità di quest' organo , corrispondente alla sommità apicale , cioè dove s' inseriva il pe- duncolo della larva , trovasi immersa nella spessezza del tessuto nervoso apicale ; quivi però gli elementi genitali sono molto pic- coli e quasi in istato atrofico. Nel punto opposto invece , dove r organo s' inserisce sulla parete dell' esofago, gli elementi ses- suali sono noi'mali e V organo conserva la sua struttura canali- culata caratteristica. In corrispondenza dell' esofago però, ben presto nella larva alquanto avanzata nello sviluppo, dopo che 1' organo assile si è costituito, si differenzia dalle cellule peritoneali un nuovo gruppo di elementi sessuali. Il processo con cui questi si formano è chia- ramente visibile nella fig. 25, dove alcune cellule celomiche sono molto ingrossate e sporgenti nella cavità generale , in modo da formare una gemma. Esse, proliferando, si mettono in rapporto con r organo assile, mentre in seguito formano attorno 1' esofago una serie di cordoni genitali cavi, aventi diverse dimensioni, co- Stiidii sa (/li Echinodermi 13 me si vede nella fig. 43 , tratta da sezione verticale di un pic- colo Antedoii da poco staccatosi dal peduncolo. Queste foi-ma- zioni genitali, che possiamo chiamare assile e periesofagea, per- sistono neir adulto. Dai cordoni periesofagei emanano però molti cordoni cellulari pieni, i quali si anastomizzano fra di loro, for- mando un intreccio, come si vede nella tìg. 40, ricavata da una sezione orizzontale di grosso Antedon. In corrispondenza delle braccia, vi s'insinua uno di questi rami o cordoni genitali, per- correndole al di sopra della lacuna radiale, in ciascuna pninula penetra una ramificazione laterale del cordone genitale princi- pale e dentro di quella gli elementi (Urkeimzellen) giungono a maturazione. Dopo queste mie osservazioni, che si basano su moltissime sezioni con ogni diligenza disegnate, con 1' aiuto anche di mol- te riproduzioni microfòtograficlie, non si può più sostenere quan- to asseriva Perrinr, cioè, che, in corrispondenza dell' esofago, lo stolone genitale si divide in B o 5 lami che si portano dii-etta- mente nelle braccia. Tralascio qui di discutere molte altre atfer- mazioni di cotesto genere, che si leggono in un capitolo (Deve- loppement du stolon gènital) della Monografia del Perrier, essen- do esse in grande disaccordo con le mie osservazioni. Del resto, dato le grandi difficoltà dell' argomento, e considerando che an- che prima di lui, zoologi non meno conosciuti, come Ludwig H. Carpenter, Greef, Teuscher etc, avevano emesso delle ipotesi al riguardo, fondate su osservazioni poco esatte, non bisogna im- putargli alcuna colpa. Al Perrier anzi tocca il merito di avere assegnato all' organo assile dei Crinoidi una funzione genitale, mentre prima si era creduto una dipendenza dell' apparecchio vascolare (Grreef, Teuscher, Ludwig), ovveio un organo rudimen- tale (H. Carpenter), L' errore fondamentale del Perrier consiste nell'avere omologato V organo assile (stolone genitale) d\ Antedon con la glandola ovoide degli altri Ecliinodermi. Il gruppo di cellule sessuali, che, come si è detto in prin- cipio , forma una gonade sul mesentere situato nell' inten^adio 14 Achille Rìisxo [Memoria VII. CD, rimane isolato, non accquistando alcun rapporto con le for- mazioni genitali assile e perisofagea. Esso permane immutato qualche tempo nella larva fitocriìioide ; quando in questa però incominciano ad apparire le braccia tale gonade trovasi già in via di riduzione, mentre di essa non si trova più alcuna traccia in quelle larve che, come nella fìg. 7, hanno le braccia biforca- te e di una notevole lunghezza. Il processo con cui questi ele- menti sessuali scompariscono, non mi è stato possibile osservarlo. La formazione di una gonade sul mesentere dell' interradio CD, alla stessa guisa di ciò che avviene nelle Oloturie, e la sua scomparsa consecutiva in rapporto alle modificazioni che subi- scono altri organi , come in seguito meglio si vedrà, ha grande importanza per i rapporti di affinità fra le diverse Classi di Echinodermi. Le considerazioni intorno a tale argomento furono già da me esposte in una nota preliminare. I risultati di queste mie ricerche, mettono in chiaro alcune quistioni, le quali dibattute per lungo tempo dai Zoologi, in se- guito alle osservazioni di Edmondo Perrier [47 J, non erano state ancora risolute. A tale riguardo si legga quanto ho detto in precedenti pubblicazioni e quanto sarà accennato nel seguente paragratò. Ophmridea. — La sti-uttura degli organi genitali di questo gruppo di Echinodermi è stata principalmente studiata da Lud- wig [B8] e da Hamann [25]. Per le ricerche del primo special- mente, da molto tempo si conosce che essi sono costituiti da un cordone o tubo (Grenitalrohre) cellulare (cordone genitale) , il quale percorre tutta la periferia del disco dell' animale , e che da questo, in corrispondenza delle borse, si sviluppano, per pro- liferazione delle cellule sessuali del cordone (Urkeimzellen) , le glandule genitali. Circa r origine delle prime cellule sessuali però poco erasi ricercato fino a che io nel 1893 [5^] non pubblicai un lavoro su tale argomento. Fino a quell' epoca si riteneva con il Cuè- iStidlii xH ijli Echinodermi 15 not [16] che le prime cellule sessuali avessero origine da una proliferazione dell' estremità adorale delle ^/owfZoZ« ovoide (organo Fig. 1». — Rapprosiiiitazioue schematica «lei sistemi frenitale, l:Mmimr«' e peripiiialc «li un Ofiuride. Le lettere A, B, C, D, E corrispondono ai radii. o»; assorbente intestinale, che parte dalla lacuna dorso-ventrale : i rf i', e si connette allo stomaco : «( ; cq : cordone genitale; cp : canale petroso; i/g : s'iindnle genitali ; gu : glandola ovoide : mi .■ seno as- sile ; spe: spazio periemale. assile). Anche il Mac-Bride [42] confermò in seguito tale osser- vazione nel suo studio su Amphiura squamata. Tali risaltati furono ritenuti molto scrii ed ancora sono riportati nei Trattati più i-ecenti d'Anatomia comparata, come in quello del Lang [32], imperocché, l'avere E. Perrier [37] sostenuto che /' organo assile (stolone genitale) dei Cr inoidi era un' omologa formazione della glandola ovoide e che entrambi questi organi erano destinati a produrre i primi elementi sessuali , rendeva tali nozioni per lo meno molto verosimili. Riferendomi alle mie precitate ricerche, io posso ora di nuo- vo affermare in modo assoluto che anche nelle Oflure le prime cellule sessuali si differenziano dagli elementi che tappezzano la 16 Achille Bi(sso [Memoria VU.J cavità celomatica, indipendentemente dalla gì. ovoide. Esse si sviluppano propriamente a ridosso del canale petroso, cioè dalle cellule peritoneali che costituiscono la parete del seno assiale entro cui si sviluppa la glandola ovoide. Noi così assistiamo an- che in questo gruppo al medesimo processo di differenziazione osservato precedentemente nelle Oloturie e nei Crinoidi. Le cel- lule sessuali formano sul principio una gonade nell' interradio CD; in seguito però, le cellule che la compongono, proliferando, si estendono dai due lati e formano un cordone cellulare conti- nuo, il quale percorre tutta la periferia del disco. Questo è il cordone genitale, che permane nell' adulto, e dal quale si svilup- pano negli interradi, in corrispondenza delle borse, le glandule genitali. Gli organi genitali delle Ophiur-e, come si osserva nella figu- ra 1" inserita nel testo, essendo costituiti da dieci cu moli glan- dulari interradiali, sospesi ad un cordone cellulare continuo, pre- sentano un tipo di struttura che, in rapporto al resto dell' orga- nizzazione, è molto diverso del tipo precedentemente osservato nelle Oloturie e nei Crinoidi. Asteroidea. — Anche per le Asterie si è ripetuto per più tempo r errore di ritenere che i primi elementi sessuali siano un derivato del tessuto della gì. ovoide. Tale opinione, sostenuta come per le Ophiure, anche dal Cuènot [16], fu da prima segui- ta da Mac-Bride in una nota preliminare intorno lo sviluppo di Asterina gibbosa. Nel lavoro completo [43] però lo stesso au- tore ha corretto quando aveva asserito prima, ammettendo che le cellule sessuali si differenziino direttamente dal peritoneo. Ad onor del vero però, debbo dire che io già due anni prima che vedesse la luce il lavoro di Mac-Bride, avevo pubblicato una Me- moria in cui dimostravo che in Asterina gibbosa le prime cellule sessuali non hanno alcun rapporto con la gì. ovoide od organo assile, differenziandosi dalle cellule peritoneali che tapezzano il seno assiale. Studii su gli Echinodermi 17 Le prime cellule sessuali, anche nelle Asterie , appariscono in coi-rispondenza del canale petroso {interradio CD). Esse si differenziano da una estroflesaione (Asterina) della parete del seno assile, le cui cellule in quel punto diventano molto volu- minose. Tali elementi in seguito, proliferando, si prolungano per formare un cordone cellulare (cordone^ genitale), il quale , come nelle Ophiure , percorre la periferia del disco. Questo cordone , come nelle Ophiure, poggia sulla parete ventrale negli interradi, mentre in corrispondenza delle braccia si porta in alto , pog- giando sui grossi e prominenti pezzi calcarei dello scheletro. Per tale sua posizione esso ha un percorso dorso-ventrale. Dorso-ventrali si son chiamate anche lo lacune che avvolgono il cordone genitale, sia nelle Ophiure, sia nelle Asterie. Come ho potuto os.servare in sezioni di Asterina gibhom e di Palmipes memhranaceus, che avevano raggiunto un centimetro e più di diuinctiti , il cordono genitale dà origine alle glandule genitali, le quali si foiniano per proliferazione ai due lati di ciascun interradio. L'apparato genitale delle Asterie dunque, salvo modificazioni secondarie che si riscontrano negli animali adulti, è fondamentalmente simile a quello dello Ophiure. Echinoidea. — L' origine degli elementi .sessuali negli Echi- nidi fu studiata dal Proulu» [48] in Strongilocentrotus lividus. Egli per pii nu) osservò che tali elementi si diffei-enziano dalle cellule peritoneali che rivestono il seno assiale. Le osservazioni esatte del Proulio furono però tenute in poco conto ed aspra- mente criticate dal Perrier |47J e dai suoi scolari, i quali anche per gli Echinidi ritennero che le prime cellule sessuali doves- sero originarsi per proliferazione della gì. ovoide. Io però, in un lavoro del 94 [55] avendo studiato tale argomento in piccoli Eclmms microtuberculatus di un millimetro e più , ho potuto confermare le osservazioni di Prouho, riconoscendo fin d' allora che gli elementi sessuali dovessero formarsi direttamente dal peritoneo in tutte le Classi di Echinodermi. Atti Acc. Serie 4" Vol. XV, — Mem. VII. 3 18 AcìMle Rmso [Memoria VII.] Neo-li Echinidi le prime celiale sessuali, differenziatesi sulla parete del seno assiale in un punto molto alto, cioè quasi al di sotto della pai-ete del tegumento dorsale o periproctale, ben presto si staccano, formando un cumulo cellulare indipendente che solo vien legato da esili tratti connettivali alla parete del seno ed alla parete dell' opposto tegumento. Da questa gonade primitiva, posta in corrispondenza al canale petroso, per proliferazione delle prime cellule sessuali si forma, come nelle Ophiure ed Asterie , un cordone genitale, il quale si dispone circolarmente nella re- gione del periprocto. Il cordone genitale così costituito , rimane sospeso alla parete celomica dell' integumento da due sottili la- melle, le quali con il cordone medesimo limitano al di sopra di essi una cavità circolare. Il cordone genitale, costituito in ori- gine da cellule grandi a grosso nucleo e da un rivestimento fatto da sottile membrana, quando l'animale ha raggiunto un diametro di 3 mm., incomincia ad atrofizzarsi. Gli elementi ses- suali di cui prima era formato, a poco a poco scompariscono af- fatto e della primitiva formazione genitale permane soltanto la parete limitante esterna. Nel lavoro in esteso ho seguito le varie fasi che subiscono gli elementi sessuali del cordone. Prima però che questo si atrofizzi, nel centro di ciascun interradio il cor- done stesso si gonfia per proliferazione delle cellule sessuali, ed in tal modo si formano ò gonadi interradiali, riunite tra loro da 5 lamine radiali, residuo del primitivo cordone genitale. Queste lamine, come meglio si vedrà, si trasformano in seguito in una lacuna sanguigna, la quale provvede di liquido nutritizio le 5 glandule genitali. Avendo seguito Io sviluppo del condotto genitale, riferisco bre- vemente che esso si differenzia dalle cellule che costituiscono la pa- rete superiore della vescicola genitale costituente ciascuna gonade, come si può osservare nelle figure della mia Memoria. Per altri dettagli rimando al mio lavoro del 94; faccio notare soltanto che il processo con cui si forma il condotto genitale negli Echinidi è fondamentalmente uguale a quello osservato nelle Oloturie. tStudii SII I/li Echinodermi 19 Capitolo II. Origine ed ulteriore sviluppo del seno aborale e della lacuna aborale; loro rapporti con gli organi vicini nelle diverse classi di Echinodermi. Il 86710 aborale e la lacuna sanguigna aborale si sviluppano, seguendo lo stesso processo in tutte le Classi di Echinodermi. Tali formazioni, la prima periemale, V altra emale, appariscono molto per tempo, qnasi contemporaneamente all' apparire degli elementi sessuali. Esse sono in intimo rapporto con le gonadi e ne seguono il loro destino, atrofizzandosi ovvero differenziandosi maggiormente, secondo i casi, come si vedrà. Il seno e la lacuna aborale si sviluppano perciò sulla formazione mesenteriale, prece- dentemente menzionata, situata nell'interradio CD, ovvero, dove questa è stata riassoi'bita, sulla parete celomica corrispondente dell' integumento. Questi organi sono di origine mesodermica, differenziandosi dalla membrana peritoneale che riveste la cavità generale. L'avere io per il primo richiamata 1' attenzione su questi organi ed avendoli potuto studiare in tutta la serie degli Echi- nodermi rende questo capitolo di un certo interesse, anche perchè essi potrebbero essere riferiti in avvenire a formazioni identiche di Hltri tipi animali. Holothurioidea. — Nelle Oloturie a completo sviluppo, in corrispondenza dell' organo genitale e propriamente in quel punto dove convergono tutti i ciechi genitali, dal lato destro, si trova una cavità limitata da una membrana, la quale nelle sezioni si presenta qua e là ispessita, in modo da presentare nell' insieme l'aspetto di un l'osario (1) Questa uiembrana contiene una lacuna sanguigna, la quale è in rapporto con le lacune periesofagee e con la rete lacunare intestinale, mentre 1' organo genitale riceve da essa le sostanze nutritizie. Lo spazio limitato dalla parete (1) Vedi la tiy. 1" nella nota 57. 20 Achille Busso [Memoria VII.] lacunare è molto ampio ed ha una forma allungata, dirigendosi dall' alto in basso, lungo la lamina mesenterica dorsale. Esso è conosciuto col nome di canale genitale o canale problematico per la funzione e l'origine non bene accertate finora e quindi cre- dute enigmatiche da tutti gli osservatori che mi precedettero in questi studi. La formazione ora descritta è del tutto indipen- dente dal mesentere dorsale. Questo, non avendo alcun carattere di lacuna sanguigna, non può rappresentare la lacuna genitale. Tal nome spetta alla formazione lacunare, posta nelle pareti del canale problematico o genitale. Gli organi ora mezionati furono descritti e figurati nell'adul- to dal Semper [65], senza però averne visto bene i rapporti. Herouard [26] li ha studiati in Cucumaria planci, descrivendo il canale poblematico come uno spazio situato sul mesentere dorsale, che si dirige dell'alto in basso e d'avanti in dietro, e che passa per il centro dell' organo genitale. Tale spazio fu da lui considerato come il i^appresentante di quel canale che in Dorocidaris è formato dalla rete sanguigna della glandola ovoide. Mancando nelle Oloturie la glandola ovoide, egli crede che in questi animali le due lamine del mesentere dorsale si fondano fi'a di loro, mentre nelle Asterie e negli Echini si allontanino (?) per dar posto all' organo glandulare. Da tale errore fondamentale egli giunse a conclusioni interamente inacettabili. Il Cuènot [16] però in seguito fece notare l'errore in cui era caduto Herouard nel conside- rare come glandola ovoide il differenziamento lacunare della la- mina mesenterica che tiene in sito il canale petroso e 1' organo genitale. Questo zoologo però non ha approfondito gli studi al ri- guardo ed io perciò alcuni anni or sono, trovandomi nella Sta- zione Zoologica di Napoli, ho voluto riprendere la quistione, allo scopo principalmente di stabilire il valore aiorfologico del cana- le problematico. A tale scopo mi proposi studiarne lo sviluppo per vedere se, durante la sua evoluzione, esso rivelasse tali caratteri da poterlo omologare a formazioni lacunari consimili di altri gruppi di Echinodermi. Ho esteso in seguito tali ricerche su molte specie di Studii su (jli Echinodermi 21 Oloturie anche perchè osservatori più recenti non tengono conto di tale formazione nei loro studi, come p. es. ; il Gerould [19]. Questi conferma anzi le osservazioni di Herouard e di Hamann. Ho studiato lo sviluppo del canale problematico in piccoli individui di Holothuria Helleri, Polii e Forskali della lunghezza di 3 mm. fi nu a 7 e più. Nei più piccoli esemplari esaminati, mediante sezioni fatte trasversalmente all' asse maggiore, in cor- rispondenza della formazione genitale, avanti descritta, poco dopo r apparire dei primi elementi sessuali, 1' oi-gano in quistione in- comincia a formarsi, differenziandosi dalla lamina mesenterica dorsale. In quel punto in cui essa si attacca al tubo digerente apparisce sul principio una piccola gemma o diverticolo della parete mesenteriale. Questo ben presto è seguito dall' apparire di un altro, il quale si forma immediatamente al di sotto del cu- mulo di elementi sessuali. In tal modo, si è formata una doccia, la quale comunica con la cavità generale del corpo, come si vede nella figura 51. (1) La gemma, che si è formata vicino l'intestino, per un' attiva proliferazione degli elementi ameboidi del mesen- chima che vi sono rimasti inclusi, si rigonfia ed a poco a poco, aumentando sempre di volume, va a raggiungere quella gemma formatasi presso la gonade. Griunte a contatto le due gemme si fondono ; cosichè la doccia si trasforma in canale, che è il ca- nale problematico o genitale (fig. 50). Questa formazione io pro- pongo fin d' ora di chiamarla seno aborale. Quando_,questo seno si è costituito, sulla sua parete interna e propriamente su di un punto posto in prossimità dell' intestino, sporge un' appendice piena di coaguli albuminoidei con cellule ameboidi sparse. Nel- l'ulteriore sviluppo, tutta la parete del seno aborale diventa la- cunare e si mostra qua e là rigonfiata e frastagliata da insena- ture. Queste lacune, che, come si vedrà, meritano il nome di lacune aborali, si estendono e raggiungono 1' organo genitale. Avendo studiato queste formazioni lacunari in grossi indi- (1) V^eili anello lo lifiun^ tlella nota 5(). 22 Achille i2«8«o [Memoria VII.] vidui di Holothuria tubulosa, Poli e Forskali, ho osservato che nelle sezioni traverse il seno si presenta come un largo spazio che accompagna lateralmente quel tratto dell' organo genitale in cui convergono tutti i tubi genitali. Questo seno con le ri- spettive lacune, come si vede anche nella fig. Il, a misura che si allontana dall'organo genitale diventa sempre piìi piccolo ed in ultimo è ridotto alla sola parte lacunare, che sul vivo appa- risce come un tìlamento di colore rossobruno, connesso intima- mente alla lamina mesenterica. Questo prolungamento della la- cuna aboì^ale, dal lato orale si unisce con l' anello lacunare pe- riorale, mentre dal lato opposto od aborale si continua con la rete sanguigna intestinale. Credo necessario fare qui osservare che il Cuènot [16] vide in prossimità dell'organo genitale delle Oloturie la lacuna geni- tale (aborale) formare alcuni spazii, mentre ei-a compatta vici- no il bulbo faringeo. A tali formazioni però egli non ha dato alcuna importanza morfologica. Crinoidea.^ Anche nei Crinoidi {Antedon rosacea) il seno aborale si differenzia in prossimità della lamina mesenterica e propriamente vicino il luogo di origine del primo gruppo di elementi sessuali, avanti descritto nel piano holoturiano. Questo seno si sviluppa con il medesimo processo testé osservato nelle Oloturie e similmente a quanto avviene nelle altre classi di E- chinodei-mi {Stelleridi, Echinidi), cioè, mediante due sollevamen- ti della parete celomica. Tali sollevamenti o creste si formano in quel punto in cui la lamina o bliglia mesenterica s' inserisce sul tegumento. In origine , come si vede nella figura 24 , si ha una doccia, la quale, in seguito, per l'avvicinarsi delle sommità dei due margini, si trasforma in uno spazio o canale. Questo, in embrioni più tosto avanti nello sviluppo, si ti'ova quasi incluso nel tegumento , a lato del canale parietale, che è una dipendenza del canale petroso, come si osserva nelle fig. 38, 41 e 42. Il cumolo di elementi sessuali sta in immediato contatto con tale formazione. Studii su gli Echinodermi 23 Non appena il seno odorale si è costituito, le cellule pei-ito- neali che lo rivestono internamente, incominciano a subire alcune trasformazioni : esse, cioè, ben presto aumentano di volume ed anche di numero (fig. 42j, formando su tutta la parete inferiore, corrispondente alle gonade, un'appendice, che, per i coaguli e per gli elementi amedoidi che contiene, può ritenersi cou sicurezza una formazione lacunare (fig. 38 e 41). Questa rappresenta la lacuna aborale, che per i suoi rapporti con gli elementi sessuali possiamo chiamare anche genitale , come per le Olotìirie e per "■li altri Echinodermi. Fig:. 2". — Ivjippri-si'iit.'izioiic stliematica desi' orftaiii posli lu'ir iiitcrriiilio <'l) «li mia larva pnduiKioliita (ii A»ti'(lon e etroso priniiiri», . 50. RiiMEK F., Mi.>nogTaphie der tbssilen Crinoidrenlaniilie der Hlastoideen. Ardi, fiir Naturg. 1851. 51. Russo A., Sulla connessione dello stomaco ed il circolo delle lacune sanguigne aborali nelle Ophiothyichidae. Zoologischer Anzeiger. 189.3. 52. _ (Joiitrihuzioìie alla yeiusi degli oniani negli Utelkridi (sviluppo del seno assiale ed aborale, della glandola ovoide, del sistema lacunare e degli elementi genitali etc). R. Accad. Se. tis. mat. Napoli. 1894. 5;{. _ Sai sistema genitale e madre)iorico degli Ecliinidi regolari. Bollet- tino Soe. naturalisti Naiioli. 1094. 54. _ studii anatomici sulla liiiniglia Opìiiothrichidae del (iolfo di Napoli. Ricerche I^ab. Anotomia normale. Homa 1 S'.t4. 55. _ Nuovo contributo all'embriologia ilegli Ecliinotlermi. Bollettino Soc. Naturalisti. Nai)oli lS9(i. 5(i. _ Sul cosidetto canale problematico delle Oloturie. 1897. Ibidem. 57. _ Nuove osservazioni sulla morfologia degli Echinodermi. Monitore Zool. italiano. 1898. 58. _ Sulla (unologia dell' (n-gauo assile dei Crinoidi e su altre quistioni riguardanti la morfologia degli Echinodermi. Zoolog. Anzeiger. 1899. 88 Achille Husso [Memoria VII.] 59. — SuiraggTuppauieiito dei primi elementi sessuali nelle larve di Antedon rosaoea Liiick. e sul valore che ne deriva per i rapporti di affinità tra Grinoidea , HolotJmrioidea e Cystoiden. Rendiconto E. Accad. Lincei. Eoma 1900. 60. — Sullo sviluppo dell'apparato madre[)Orico di Antedon (a proposito di alcune ricerche paleontologiche di Otto Jaekel). Zoolog. Auz. 1901. Gì. ìSakasin, P. e J., Ueber die Anatomie der Bchinothuriden mid die Pbylogenie der Ecbinodermen. Ergebuisse naturwiss. Forschungeu auf Ceylon. 1888. Bd. I. Heft 3. 62. Selenka, e., Zur Entwickelung der Holothurieu. Zeitsclir. f. wiss. Zoologie. 187«. Bd. XXVII. 63. Seeliger, O., Studien zur Bntwickeluugsgeschichte der Crinoiden. (Antedon roHucea). Zool. Jalirbuch v. Spengel. 1892. 64. Semon, Die Entwickelung der ISynnpta digitata und ihre Bedeutung fiir die Phylogeuie der Ecbinodermen. Jenaische Zeitscbr. f. Naturwiss. 1888. Bd. XXII. 65. Sempee, Reisen in Archipel der Pbilippineu. Holothurieu. Wiesbaden 18C8. 66. Sladen, On the omology of tbe primary larvai plates in tbe test of bracbiate Ecbinoderms. Quarterly Journal Micr. se. 1881. 67. SOLLAS, Fossil in tbe University Museum. Oxford 1899, I, On Siluriau EcUnoidea and Ophiuroidea. Quarterly Journ. Geol. Soc. 1889. 68. ToMPSON, W., On tbe Enibryogeny of Antedon rosaceus. Philos. Transact. 186.5, Yol. 1.Ì5. 69. VoGT et JouNG, Traité d'anatomie comparée pratique. 1888, T. 1'^''. 70. Wachsmuth e Spkinger, Eevision of tbe Paleocrinoidea. Philadelpbia 188.5—86. 71. ZiTTEL, Traité de Paleontologie. 1883. i i tStudii su gli EcMìwdermi Sì» SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Lettere comuni a tutte le figure II — apertura anale Id ai — assorbenti! intestiualt' li CHI — anello nervoso periliboccale Imd b — apertura l>occale Ima bi- — braccia Ipe ca — cerchio aciiuitVro Iv Cd — vescicola enterocelica destra ma cge — corrione genitale periesofa^eo mr ci — cirri nr "U — cordoni genitali oc ci — cloa<'a org cp — canale petroso primario og epa — canale ])etroso atrofico P cpx — canale i)etro.Ho secondario pe c« — ves(Meola onttM'oeeliea sinistra pi es — esofafto /«li — sviluppo della niadreporito interna ri fsa — sviln]>]ìo tiel seno aboraU^ ria — gemma lacunare intestinale Ka gd — gonodntto '9 già — gemma proveniente dalla lacuna sgd aborale sp f — origine gonade periesot'agoa ss i — idroporo st idr — idrocele svd i'J — inizio della gonade te hit — tubo intestinale ip ìp - idroporo primario ts it — intestino terminale ve ioc — svilup|)o dell' organo canicrato vea il- — invaginazione vestibolare vo 1 — lacuna vP hi -_ lacuna aborale — lacuna intestinale dorsale — lacune intestinali — lamina mesenterica dorsale — lamina m<-sentcrica accessoria — lacune pcriesofageo — lacuna intestinale ventrale — niadreporite interna — muscoli radiali — nervo radiale — organo canierato — origine della gonade — organo genitale — peduncolo — pedicelli ambulacrali — papilla dello sbocco del canale pe- troso atrolico — resto dell' idroporo — rete lacunare assito — reto lacunare intestinale — seno aborale — ■ stolone genitale — sviluppo del gonodutto — seno parietale — spazii schizocolici — stomaco — sviluppo del gonodutto — tentacoli — tentacoli primarii — tentacoli secoudarìi — vestibolo — vescicola ontorocelica anteriore — valve orali — vescicola di l'oli Atti Acc. Serik i" Vf>L. XIII. — Mem. VII. 90 Achille Russo [Memoria YII.J Tavola I. Tutte le figure furono ritratte con la camera lucida Nacliet e teuendo presenti molte microfotografle ottenute con apparato microfotograttco Euftìni. Il microscopio usato è stato sempre un Zeiss grande modello. Fig. 1 e 2. Due pupe di cui la prima è libera , la seconda da poco Hs- oc. 4 sata. , . „ ebb. C. Fig. 3. Larva peduncolata, fissatasi da 1 giorno. Il vestibolo si è chiuso e si è portato in alto. L' idrocele ed il canale parietale comunicano o< • . 4 tra loro e sboccano all' esterno con un poro. -- — -- ^ obb. C. Fig. 4. Larva peduncolata di i giorni. Si sono formati i tentacoli peri- boccali, il canale petroso primario. Il canale parietale comunica con questo, ma l' idroporo primitivo si è obbliterato. ' Fig. 5 e (i. Stadii più avanzati di larve peduncolate. In 5 il caimle parie- tale comunica con la cavità generale, meutre comincia a formarsi il canale petroso secondario ed il seno aborale in prossimità del primo gruppo di elementi sessuali , posto sul meseutere che lega il tratto esofageo con la parete del corpo della larva. In 6 si osservano le medesime formazioni piìi sviluppate e le braccia all' inizio del loro ., oc. 4 Fig. 7. Larva molto inoltrata nello sviluppo , con braccia biforcate ed in- testino terminale che sbocca con una protuberanza in jirossimità oc. 1 dell' interradio CB. obb. A. Fig. 8. Larva, come nella fig. precedente, ingrandita per mostrare i dettagli. Fig. 9. Piccolo Antednn, prossimo a staccarsi dal peduncolo, con cirri da poco sviluppati e valve orali ancora persistenti. 20/1. Fig. 10. Figura diagrammatica di Eolothuria non ancora al completo svi- luppo, per mostrare i rapporti dell' apparato madreporico, lacunare e genitale. Fig. 11. Primo tratto del tubo digerente di Holotliuria tuhulosa , legato al- l' integumento con il mesentere dorsale. Su questa lamina, prendono appoggio l'organo genitale e le diverse formazioni lacunari. Gran- dezza naturale. IStudii su gli Echinodermi 91 Tavola IL Fig. 12. Sezione longitudinale di larva libera di Autedon prossima a fissarsi, per mostrare i rai)porti del canale parietale con 1' idrocele e con l' idroporo. , , ' obb. C. Fig. 13. Sezione longitudinale di larva peduncolata da poco fissata , per mosti'are i rapporti del canale parietale con V idrocele e con V idro- oc. 4 Fig. 14, 15, 16, 17 e l.S. Sezioni successive di larva peduncolata, allo stadio della fig. 5. Si osservano i rapporti tra il canale petroso |)rimario i-on la gonade vicina ed il seno aborale, [)()sti nell' interradio CD. Inoltre 1' origine e la posizione dcH" organo assiale ^stolone genitale). — '- — olib. A. (La tig. 18 doveva essere intercalata tra la fig. 15 e la fig. 16). ft'ig. l'.t. Sezione trasversa di larva, come nella tig. ti, a livello del cerchio .... , ,. oc. 4 a(!(juitero per mostrare come s iniziano le lacune intestinali. obb. A. Fig. 20 Sezione di larva, quasi trasver.sale, allo stadio fra la fig. 5 e la (ì, per mostrare i rai)[iorti del canale [letro.so [ìrimario e secondario con ■ oc. 4 il seno iiarietale. obb. A. Fig. 21. Sezione verticale di larva, come sopra, dove .si osservano le gemme oc. 4 peritoneali, che l'ormeranno la lacuna periesotagea. -— — — Fig. 22. Sezione verticale di larva, allo stadio della fig. 5. Fig. 23. Sezione di larva i)0(;o meno avanzata della tig. 5. Fig. 24. Sezione trasversa di larva, come nella lig. .j. Si osserva l'origine del seno aborale. obb. E. Fig. 25. Sezione tras versa , come nella fig. 16, per os.servare il difleren- ziaiuento dello cellule peritoneali, poste attorno 1' e.sotago, in cellule oc. 4 sessuali. -— — r obb. I',. oc. 4 Fig. 26. Sezione verticale, come sopra, in uno stadio pai avanzato. — — — Fig. 27. Sezione trasversa di larva con breve peduncolo, intermedia tra le fig. 3 e 4, i)er osservane il ditl'erenziamento del canale petroso jiri- oc. 4 mano. obb. E. I''ig. 28 e 2!». Sezioni trasverse di una stessa serio di larva, poco più avanti della fig. 4. Si osserva il canale petroso primario ed il seno aborale , . , oc. 4 in connessione con la cavita generale. -— — — obb. E. Fig. 3(», 31, 32 e 33. Sezioni trasverse di una stessa serie, di larva allo stadio rappresentato nella fig. 7. Si ossei'va lo sviluppo delle lacune intestinali, ed i loro rapporti con 1' organo assile. ' ili' Achille Russo . [Memoria VII. Fig. 34. Sezione trasversa di larva allo stadio della fig. 5 per osservare lo oc. 4 sviluppo del canale petroso secondario. — - — - Fig. 35. Sezione di sbieco di larva, come nella figura 4. Si osserva la con- oc. 4 tinnita del canale petroso primario col seno parietale. -— — - Fig. 36. Sezione longitudinale di larva, allo stadio rappresentato nella fig. 5. Si osserva il canale petroso ])riniario e secondiirio e la gonade sotto- oc. 4 stante. ol.b. K. Fig. 37. Sezione longitudinale dell' organo assile e dell' o. cainerato, allo oc. 4 Stadio della fig. 9. —- — - obb. C. Fig. 3S. Sezione trasversa, come nella fig. 33, per mostrare a più forte in- grandimento il seno aborale, la lacuna aborale e 1' appendice clie da essa emana e che va all' esofago, formando 1' assorbente intestinale. obb. E. Fig. 39. Sezione trasversa di Antedon adulto, a livello dell' esofago. Si os- serva il cordone genitale periesofageo ed i cordoni ramificati che da esso emanano e che vanno nelle braccia. Questa figura ritratta prima con la camera lucida, fu dopo rimpiccolita. Gli elementi sessuali nei cordoni genitali, furono disegnati un po' piìr grandi, in proporzione degli altri organi. Fig. 40. Sezione quasi trasversa di piccolo Antedon, appena staccato dal peduncolo, per mostrare la lacuna periesofagea, il canale petroso pri- mario, il canale parietale ed i can. petrosi secondarii iuterradi- oc. 4 obb. A. Fig. 41. Sezione trasversa di larva (stadio tra 5 e 0). Si osservano i rap- porti della gonade primitiva col seno e con la lacuna al)orale, con oc. 4 il cai), petroso primario ed il canale parietale. — - — — Fig. 42. Sezione trasversa, si osservano i medesimi rapporti. La lacuna abo- oc. 4 rale non è ancora formata. — - — — - obb. E. Fig. 43. Sezione longitudinale del tratto orale di giovane Antedon, appena staccato dal peduncolo. Si osservano i cordoni geuitali e le lacune 111 °'^- * che lo involgono. -— — -- obb. C. Fig. 44. Sezione trasversa di Phylloplwrus urna, embrione lungo 2 mm. Sul mesentere dorsale si osservano le prime cellule sessuali della gonade. oc. 4 obb. E. oc. 4 Fig. 45. Sezione della madreporite interna di H. Hellcri. lunga 4 cm. ^^^^^ ^ Stuflii KV (ili EcMnofìermi 93 Fift-. 46. Sezione trasversa di embrione
  • . E. Fig. 4!t. Sezione, come nella lig. prece.'?. Sezione trasver.sa del tratto libero, connesso al mesentere dor.sale, in cui è l'organo genitale. //. Ilrlln-i lunga 1 cm. Si osserva il dif- ferenziarsi del gonodntto degli stessi elementi della gonade. oc-. 4 obb. K. Flg. .)4. Sezione trasversale di HoìothurUi Heìleri. lunga 7 i Si osserva la parte atrofica del canale petro.so e la formazione della madr»-porite . , oc. 4 interna. ■ olib. C. Fig. ,'"»,■» e .-)f). Sezioni trasvi'isc di jiiccolo //. tnlnilosd lungo ."1 min. per mostrare i rapporti delle laeiine ni via di sviluppo cui le lamine me- ... oc. 4 senteriali. ol)b. A. i Atti dell'Accad. Gioenia - Voi XlI.J^ew. VJl. --St ir-d te^ ..-«"f^- ì IV cd- A-Russo dis. Tav. I. ma I Itnd ---rh E.Battisti lib.- I^oma Mi. Iti a-. (hOCnh ■Voi x/i ^ic,„ \n. Tav. Il ■f X' .•'"' •^ X Aiti ( Ivi ì'Acnui Gii>CH'a-\ol Xfl. ^h>n;. Vii Tav 111. 48 51 l 111 n 51 r.a 52 55 /*? es » vi: ■ cp*- ] \ .é .'È *&g^ \ ^■>' ■ ■ «1 * i . ••^ / ?x ^\fx5^,....^, : 4/ ,)^-",- m *'i»^ 56 I rn.T Ima-, 55 ^^^ y. ^^ ala— f \. ■ — -( s> ^' ,,->i 0^. ^. f iXìr A.Russo dis. EBo. ]9Ieiiiorìa TIXI. Sugi' integrali comuni a più problemi del moto d'un punto materiale sopra una superficie. Nota del prof. GIO. PENNACCHIETTI. Sia data una superficie di rivoluzione o applicabile sopra una superficie di rivoluzione, sulla quale un punto materiale, la cui massa supporremo eguale dell'unità, sia obbligato a rimanere durante il movimento, sotto l'azione d'una forza dipendente dalla posizione del punto. Si sa che le superficie di rivoluzione o le superficie applicabili su esse sono le sole, sulle quali movendosi un punto nella detta ipotesi sulla forza , più problemi possano ammettere un integrale primo comune indipendente dal tempo. * Preso sulla data superficie uno speciale sistema di geodetiche D = cost. e delle loro traiettorie ortogonali if ^ cost., e data al quadrato dell' elemento lineare la forma : (Ih- ^= du- -+- — ./■(«) la condizione necessaria e sufficiente a cui deve soddisfare la forza per 1' esistenza dell' integrale comune, è : Q, = f («) cp' (V) ove : ^' dv 5v dr . , , ui6s relatifs au niouvemeut d'uu poiut sur uue surface (ivi, II S. t. III). Atti Acc. Skrik -4" Voi.. XV, — MtMu. Vili. 1 Prof. Gio. Pennacchietti [Memoria Vili.] essendo .Y, Y, Z le componenti della forza secondo un sistema di tre assi ortogonali. Quando la condizione (1) sia soddisfatta, un integrale primo del problema è : (2) ^. - 2. (.) = «. Affinchè, nelle ipotesi fatte sulla forza, sussista anche l' in- tegrale delle forze vive, è necessario e sufficiente che l'espressione del potenziale JJ sia (*) : U=/(«) '^yv) + (].(«). Soddisfatta tale condizione, si ha : ^' a« 3m a« sm L' integrale delle forze vive è allora : (3) \ [ xr- +- ^J = /(„) tp (,) + -> («) + L E manifesto, come conseguenza del teorema dell'ultimo mol- tiplicatore di Jacohi, e come osservai in fine della nota citata , che, il problema del moto del punto sulla superficie si riduce allora alle quadratui'e. Rispetto a tali quadrature e in immediata continuazione di detta nota, aggiungo le seguenti semplicissime osservazioni, le quali non sono del resto, anche per il metodo , che r estensione delle più facili pi-oposizioni relative al pendolo sferico (**). Tali osservazioni, per quanto ovvie, gioveranno almeno a richiamare 1' attenzione degli studiosi sopra quella estesa classe (*) Sopra una generalizzazione della formula di Binbt sulle forze centrali, mia Notii inserita negli Atti dell'Accad. Gioeuia di Catania, S. IV. Voi. XIV. (**) Appbll V Traité de Mec. Rat. » T. I. 1893. pag. 478 e seguenti. Sugi' integrai i cornimi a piit problemi del moto d'un punto materiale di problemi clie, sul moto sopra una superficie, indicò il Bertkaxd nella sua importantissima sopra citata Memoria. Se 'f (v) è una costante C, questa si può suppori'e nulla senza togliere niente alla generalità, l'integrale primo (2) diviene allora lineare rispetto alle componenti della velocità e il poten- ziale è una funzione della sola ìi. In questo caso più semplice, sul quale però non ci soffermiamo, si presenta il problema del moto d' un punto sopra una superficie di rivoluzione sotto 1' a- zione d'una forza proveniente da un potenziale e la cui linea d' azione incontra costantemente un asse fisso. Il caso, ancor più particolare, del moto di un punto pesante sopra una super- ficie di rotazione è stato ampiamente svolto dallo Staiide (Acta Mathematica, T. XI). Dai due integrali primi (2), (3) si trae : (4) | = -lF(^. (5) f _ f„ _, :t Jf" ^" V F («) «0 (6) ± ^^ =f(u)dt, V l (u) dove : F{n) = 2 [^(u) + H - if (II) ). (t>) = a -I- 2 •> [v) Le funzioni •> (?<) , f (m), ? (wj, e per conseguenza F (w), X (w), insieme con quelle derivate che ci occorrerà di considerare, si supporranno qui finite, continue e a un sol valore in tutta quella parte di superficie nella quale considereremo il movimento e inoltre si dovrà supporre f (u) positiva e diversa da zero. Le due costanti h, « che figurano negli integrali (2), (3), Prof. (t. Pennacchietti [Memoria VIII.J idu \ I f?i' , dìi dv espresse mediante i valori dati Uq, Vq, i-^] . (17)0 ^i ^^> ^' 17' lz7 per t = io, corrispondenti alla posizione iniziale Mq del mobile, sono : Perciò IduV 1 idvV ,.,,,, , , , 1 idvY \(Ziìi problemi del moto (Vim punto materiale Generalmente si ha dalle (7), (8), anche se non si fa 1' ipo- tesi (9) : F' (u) = '^^^ = 2 y («) + I 2 0, la funzione F {u) da zero diviene positiva o negativa secondochè u cresce o diminuisce : ma tal funzione non può in niuna posi- zione del mobile essere negativa, perciò u crescerà con t a par- tire dall' istante ^ e si prenderà nelle (4), (5) il segno superiore fino ad un certo valore di u nel quale sia di nuovo F {u) = 0. Se al contrario : F' («„) 0 ; Prof. Gio. Pennacchietti [Memoria Vili. F (u) sarà minimo in Uq e tal minimo è lo zero ; F (u) diviene positivo, sia per incrementi sia per decrementi sufficientemente piccoli di u ; ma la funzione sotto il segno integrale nel secondo membro della (5) diviene infinita di prim' ordine al limite infe- riore dell' integrale, perchè, ammesso lo sviluppo secondo la serie di Mac-Laurin, si ha : F(u) = ^ F" {><„) + -j-^ r"(«„) + . . . Dunque anche uell' ipotesi (9), (11) il mobile resta nella linea Uq. È del pari evidente che il mobile non uscirà dalla linea iIq se sono verificate le due condizioni : F' («o) = 0, F" («„) = 0. Da quanto precede risulta che il mobile resterà nella linea Uq per tutta la durata del movimento, nel solo caso in cui, oltre la (9), sia soddisfatta la condizione : F'(v,) = 0, la quale, sviluppata mediante la (8), offre: ,dv^ _ / 2 [f K) + cpK)J/(Mo) (12) [rf7|„ -- y f'(n„) Siccome, in ciò che precede, è supposto f{u) > 0 , cosi una condizione perchè sia descritta la linea Uq , è : -y("o) -^ cp(ì^o) f (Mo) ■ Soddisfatta questa condizione e la (9), il valore iniziale dato di 1^1 , affinchè il mobile resti nella linea u^, è quello espresso dal secondo membro della (12) e la legge del movimento sulla Sugl'integrali comuni a più problemi del moto (Vun puìito materiale 7 linea u^ è definita dalle equazioni (6) , (8j , (12j unitamente al- l' equazione u ■-= u^ . Quest' ultimo problema che dipende da una quadratura, è la estensione di notissima proprietà del moto di un punto pe- sante sopra una superficie di rivoluzione (*j. Essendo f{u)~>0, si conclude dalla (6j che v cresce o di- minuisce con t , a partire da ^o < secondochè : e si ha così la norma per scegliere il segno superiore o inferiore nella (6). Supponiamo : a = "' onde sarà : liv,) = 0; se ne conclude, giacché

    0 0, X'(v,) >0, F'(u,) <(t, -K'{v,) <0, i(hi\ idv\ inoltre le funzioni F (u), l(u) non si annullino per valori rispet- tivamente compresi fi-a iti e "2 > ^1 e v.^ che non sieno i valori estremi, e sieno sempre finite continue e a un sol valore entro tali limiti. I due pai'ametri u , v , partendo dai valori Uq , Vq , andranno ambedue crescendo fino a che u non raggiunga il valore ^2 , ovvero v non raggiunga il valore V2- Per fissare le idee, sup- pongasi che i( nel punto B^ raggiunga il valore 9(2 prima ancora che V raggiunga il valore u.^. In Bi la componente della velo- cità, secondo la linea v ■= cost. che passa per esso, è nulla, sicché la traiettoria è tangente alla linea U2 in questo punto, oltrepas- sato il quale, u diminuisce e nella (4) bisognerà prendere il segno negativo, mentre v continuerà a crescere. La traiettoria potrà toccare anche in più punti Bi , Ai , B2, A2 , ■ ■ ■ alternativamente nello stesso senso, le linee Ui, U2 sino a che v, continuando a crescere, non raggiunga il valore t»2 in un punto P^. In questo punto la traiettoria è tangente alla linea V2 , perchè è nulla in fi, la componente della velocità secondo la linea u = cost. che passa per esso. A partire dal punto fi, la variabile v diminuisce, allora si prenderà nella (6) il segno negativo e la traiettoria andrà a toccare la linea u^ od U2 , secondo i casi , o anche alternativa- mente più volte , in senso inverso al precedente , ambedue le Sugl'integrali comuni a più problemi del moto d'un punto materiale linee u^ , u^ , fino a che v, diminuendo, non raggiunga il valore Vi in un punto «, nel quale la traiettoria è , per conseguenza , tangente alla linea ^i . Poi il mobile raggiungerà l'una o l'altra delle linee u^ , u^ , secondo i casi , o anche alternativamente ambedue più volte, nello stesso senso che iu principio, fino a che la traiettoria toccherà di nuovo la linea v., in un punto % e cosi via indefinitamente. Più brevemente potremo dire che la traiettoria toccherà al- ternativamente le due linee coordinate v^ , V2, e toccherà alter- nativamente eziandio le due linee coordinate u^ , ito. La traiet- toria, dopo avere toccato uua delle linee iii, U2 ■ può prima di toccare 1' altra, toccare, anche più volte, alternativamente e in uno stesso senso le linee v^ , ^2 ; e similmente tra due successivi contatti colle linee y, , v^ si possono avere più contatti alternati colle linee Wj , U2 , in un medesimo senso. Per tutta la durata del moto si avrà : È poi evidente che il tempo impiegato nel passaggio con- secutivo da una delle linee Ui , u^ all' altra è sempre lo stesso. Il tempo iuapiegato tra due passaggi consecutivi sopra una stessa delle linee coordinate u^ , M^ > costituisce il periodo del parametro u, quando questo parametro si considera come funzione del tempo. Catania, febbraio 1902. TIeiuorìa IX. La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. Memoria del Doti LUIGI MENDOLA (con una Tavola) 551.677 (458) Senza stare qui a riferire la storia dell' Osservatorio meteo- rologico annesso a l'Istituto fisico della R. Università, dirò sol- tanto ciò elle è particolare delle osservazioni pluviometriche, ri- mandando il lettore per la parte storica generale a quanto ho esposto in un lavoro testé pubblicato ^), In coiTelazione a quanto quivi è detto si noti che nelle osservazioni eseguite dal Gem- MELLARO nel decennio 1817-'26 , in difetto di un qualsivoglia pluviometro , si trova annotato solo il numero de' giorni con pioggia '■"). Con r instituzione dell' Osservatorio meteorologico nell' edi- fizio universitario (aprile 1832) lo stesso Gemmellaeo provvide a la costruzione di un tale apparecchio: venne esso costituito da un bacino di latta quadrato, avente 1 piede di lato (super- fìcie 1055 cm^), verniciato con asfalto, posto sul tetto dell' Os- servatorio, donde la pioggia, mediante un tubo anch' esso di ') Mkndola L. ed Krkdia 1'\, La temperatura atmnsferU-a in Catania dal 1817 ni 1900 — Atti dell' Acc. Giocnia, Ser. 4^" Voi. XIV Moni. XV. Catania, 1901. 2) Gkmmkllaro 0. , Saggio aopra il clima di Catania, abbozzato dietro un decennio di os- fervazioni meteoroloijichc — Atti doU'Acc. Gioonia di scienze naturali, Tom. VI. Catania, 1831.'. Atti Acc. Sk.rik 4^ Voi.. XV, — Meni. IX. 1 Doti. Lidgi Mendola [Memoria IX] latta, passava per la misurazione in un cilindro di 2 piedi di altezza (65 cni.) e 8 pollici di diametro (superficie 369 cm^), nel quale era collocato un galleggiante di sughero clie sosteneva una verghetta prismatica di mogano : una scala in pollici e linee incisa su questa serviva a segnare la quantità di pioggia rac- colta ^). Ma sia per le frequenti e grandi lacune che si riscontrano nelle osservazioni eseguite fino al 1860 con l'uso di tale udometro, del quale non è a mia conoscenza la precisione ^), e sia più ancora perchè di esse si hanno soltanto de' riassunti mensili ^), ho creduto partito migliore non tenerne conto affatto. Ciò non pertanto nella seguente Tab. I ho trascritto i valori che si hanno della quantità mensile di pioggia caduta anterior- mente al 1865, dopo di averli ridotti da pollici in millimetri. La lineetta ( — ) serve a indicare che la corrispondente osserva- zione non fu eseguita, mentre i punti interrogativi (?) sono al posto de' valori che non mi è stato possibile di trovare. Emerge evidente l'enorme discordanza fra le cifre contenute in questa Tabella, specialmente per quelle degli ultimi tre anni in rapporto tanto a le precedenti che a quelle che seguiranno : esse fanno vedere a chiare note come debba essere stato com- messo un errore molto probabilmente sistematico in tutti i mesi, o nella maggior parte di essi ; così che tali valori sono da re- spingersi senz' altro. ') Gkmmellaro e, Risposta a una lettera del prof . Ferdinando Elice da Genova all'Ave. Gioenia di Catania intorno ad un nuovo pluviometro — Giornale del fìab. letterario dell' Acc. Gioe- uia, Tom. I pag. 54. Catania, 1^34. -) Si noti ohe le piccole (juautità di pioggia, non potendo fornire la spinta necessaria al sollevamento del galleggiante, veuisano valutate per diflereuza dopo di avere introdotto nello apparecchio una determinata qnautità di acqua, attraverso un oritizio appositamente prati- catovi (Ibid. pag. 57). ^) Gemmkllaro C, Sunto delle osservazioni meteorologiche fatte nelV Osservatorio della R. Università degli Studi in Catania nel 1832 — Atti dell'Ace. Gioenia di scienze naturali. Toni. IX. Catania, 1835 — E ancora Tom. X, XI, XII, XIII e XIV e Giorn. del Gab. lett. dell' Acc. Gioenia, Tom. IV e V. La pioggia in Catania dal ISSfi al 1900. TTatoolla I. Pioggia in mm. caduta prima del 1865. Auiio Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settemb. Ottobre Novembre 150,0 Dicembre 172,6 Totale 1832 _ _ _ 118,7 0,0 2,3 0,0 1,1 2,3 276,3 1833 1()2, 4 25,0 63,7 27,8 12,4 22,6 3,0 0,0 67,1 365,4 145, 5 33,8 928,7 1834 16,9 256, 0 20,3 58,7 4,5 0,0 0,0 0,0 121,8 79,0 142,5 1. I 700,8 ISS.'i 1X9, 5 67,7 24,8 196,3 2,3 4,5 9,0 0,0 1,1 22,6 33,8 22,6 574,2 1836 94,7 49, 6 24,2 4,5 33,8 0,0 0,0 0,0 11,3 68,8 20,3 76,7 383,9 1837 11,8 38,3 136, 5 23,7 11,3 0,0 0,6 1,1 40,6 29,3 37,8 54,1 385. 1 1838 ^ ? ? f ? ? 1 ? ì 33,8 68,8 89,7 » 1839 i:ì5,4 58,7 81,2 13,5 6,8 2,3 0,0 5,6 9,0 — 57, 5 148,9 ? 1840 124,1 99, 3 119,6 144,4 121,8 9,0 0,0 0,0 0,0 r ? * f 1845 ? 110,5 45,1 92,5 19,2 0,0 0,0 0,0 76,7 f ì r f 1846 297,8 81,2 38,3 30,3 0,0 0,0 0,0 0,0 92,5 130, 8 234,6 31,6 937, 1 1847 66,5 69,9 76,7 4,5 27,1 76.7 0,0 0,0 63,2 248,1 293,3 f f 1857 207, 5 205, 3 27,1 130,8 0,0 0,0 0,0 20,3 42,9 419,6 0,0 539,1 1592, 6 1858 1195,6 476, 0 0,0 1 2, 4 23,8 9,0 9,0 30,3 45,1 88,0 279,7 251,0 2419, 9 185!) 191,0 225, 6 279, 7 0, 0 30, 5 0,0 0.0 0.0 30,3 0,0 444.4 21 , 8 1229,3 Sebbene la pioggia sia, dopo il vento, 1' elemento meteoro- logico pili incostante, e si stimino perciò necessarie lo osserva- zioni di un quarantennio almeno, credo che il periodo di 35 anni possa essere sufficiente per assegnare i valori normali di pioggia in Catania, perchè — com' è noto — nell' Italia meridionale e qui da noi in particolare, 1' andamento annuo della pioggia ha un carattere più marcato e costante di quel che non sia nel- r Italia settentrionale. Per questo studio adunque mi sono giovato delle osservazioni che furono cominciate in modo del tutto regolare nella primavera del 1865, e tali sono state e vengono condotte finora. Il pluviometro che è servito per le osservazioni dal 1865 al 1900 è stato sempre lo stesso : non è un pluviometro a litro Boti. Luigi Mendola [Memoria IX] così diffusi oggidì nelle stazioni termo-udometriche d' Italia per opera dell' Uflficio Centrale di Meteorologia di Roma; esso è stato costruito dal Secretan a Parigi ed è del tipo che va sotto il nome di pluviometro totalizzatore di Hervé-Mangon, cioè un declupatore costituito da un collettore imbutiforme ad orlo cilindrico tagliente, e da un serbatojo cilindrico avente una se- zione 10 volte più piccola del collettore, e munito di un tubo di livello e di una scala graduata con 200 tratti equidistanti, incisi sopi-a una striscia di ottone argentato. Al di sotto di questo serbatojo è un secondo serbatojo cilindrico a basi coniche molto ampio, completamente chiuso e che può comunicare col soprastante per mezzo di una chiavetta. Esso serve a raccogliere il liquido risultante da parecchie osservazioni e permettere così un controllo a le singole letture. L'altezza dell'acqua caduta si ottei'rebbe, come in generale, dividendone il suo volume per la superficie del collettore ; ma questo nel caso nostro ha un diametro di 22G mm., così che ne risulta una superficie di 4 dm^ esattamente. Per tal modo ba- sterà dividere per 40 il numero de' cm^ di acqua raccolta per averne il valore in mm. di altezza. In particolai-e, ogni gradua- zione della scala incisa corrisponde a un volume dei serbatojo equivalente a 10 cm^ e però basterà semplicemente dividere per 4 il numero delle divisioni lette su la sua scala per otte- nere r altezza in millimetri dell' acqua caduta. Si sa poi che tale cifra esprimerà anche il volume di acqua ili litri per ogni m^ di superficie orizzontale, o anche il volume in m^ per ogni 10 are. * * * Ho voluto qui riferire tutto ciò per spiegare in qual modo fu commesso un grave errore da 1' aprile 18tì5 al febbraio 1876 nelle registrazioni udometriche. Di tatto, impiantato l'apparecchio, si credette erroneamente dal personale destinato a le quotidiane La piogg'ui in Catania dal 1865 al 1900. osservazioni che la scala fosse graduata in modo da dare 1' al- tezza della pioggia in mm. mediante la semplice lettura. Ne risultava perciò una piovosità quadrupla della effettiva, per nulla concordante con quella delle stazioni più vicine, errore che potè venir eliminato da le facili misurazioni che, forse in seguito a una Nota del Denza M e per invito dell' Ufficio Centrale di Meteoro- logia di Moncalieri, furono eseguite dal prof. A. Boltshauser che allora teneva la direzione di quest' Osservatorio. Rimangono pertanto pubblicati parecchi lavori ^) ne' quali tale errore non è corretto, e che potrebbero trarre in inganno chiunque volesse occuparsi della jetologia di Catania^). Ne sono corrette invece le cifre pubblicate dal Millosevich per gli anni l866-'79 *) e ]880-'82 % In quanto a la collocazione dell' apparecchio è bene notare che questo ha occupato due posti ne' locali di'll' Istituto fisico, ma tutte le coiidizit)ni sono rimaste invariate, dappoiché 1' im- buto collettore in ambo i casi è stato posto sul comignolo del tetto, ad un' altezza di quasi un metro da questo, ed esposto ') Dbnza F., .Sulla dìKtrihiizioiii: tifila pioijijiu in Italia ndl'aixui meliorico Iti! 1-72, pa^;. 44. Komn, 1876. -) Quelli di mia conosi^cnza sono : HoLTsiiAUSitu G. A., Nola aiillr omervazioni meimrologichr falli- mila II. riiircriiilà di Ca- laiiia utIV unno 18(j7 — Atti (1(01' Aci;. (iiooiiia tli seieuz(! naturali, Sor. 3" l'oiii. III. Catania, I8(i9. Idem, Idem nell'anno /86"<'^ — Ibid. 'l'oni. IV, 1X70. Idem, Idt^ni nvU'anno lt<69 — Ibid. Toni. V. 1871. La Porta V. l'., Idoin nell'anno 1870 —Ihid. Toni. VII, 187J. HoLTSiiAUSBit (J. A., Idi'Hi nell'anno 1871 — Ibid. Tom. VIII, 1873. Fischer T., Be.iirage zar ;)fti/«»so/i(iw Geotirapkir dei- Mitlelmeerlander hesondern Sieiliens. H. (i7 u. 171. Leipzig, 1K77. '•) Così per es. <> avvenuto che i valori dati dal Fischer ( U!:ì>ì, 1 mm. annui md periodo l.X(ifi-'72) insieme con i relativi diagrammi sono stati riportati in una imlililicaziono testé ap- parsa {En Sicile, guide du savant et du touriste, ouvrage publi*- sou.s la direction do Louis Olivier. Chap. I Introdnriion in'oijraphiqne à V elude de la Sicile par M. I. Machat. Paris, Ernest Flaiumarion, éditenr). ') MiLLOSuvu^ii E., 8nlla distriliuzione della piogtjia in 7(aJiu— Annali dell' micio centrale di Meteorologia italiana, Ser. 2" Voi. Ili 1 pag. 125. Roma, 1882. ■V Idem, Apiìeudiec alla Mem. prec. — Ibid. Voi. V 1 pag. 72. Konia, 188.5. Doti. Lìdgi Mendola [Memoria IX] affatto liberamente a le azioni di tutti i venti. Un tubo di ot- tone di circa 3 cm. di diametro e 4 m. di lunghezza, attraver- sando il tetto e la vòlta della stanza dell' Osservatoi'io è servito a metterlo in comunicazione con le altre sue parti, infisse in un muro della stanza delle osservazioni. Non credo infine fuor di luogo notare che sebbene le cifre date dal Millosevich siano corrette dall' errore diciamo così del quadruplo, parecchie di esse non sono in accordo con quelle qui appresso riportate : ciò deve attribuirsi a due cause : una prima , piuttosto rara, dell'errore commesso nell' eseguire sul registro delle osservazioni le somme della pioggia misurata nelle singole osservazioni diurne o mensili; 1' altra, e più frequente, consistente nel segnare come pioggia dello stesso giorno quella che si tro- vava nel pluviometro all' osservazione delle 9^ del mattino. Or siccome per un certo periodo di tempo 1' ultima osservazione giornaliera si faceva a 12'\ così risulta evidente che la pioggia registrata alle 9^ era quella caduta nelle 21 ore precedenti, e in molti casi apparteneva tutta al giorno avanti. Per la qual cosa ho creduto mio dovere esaminare accuramente le annotazio- ni giornaliere, da le quali si rileva quasi sempre l'ora della fine, e nelle trascrizioni che ho compilate per mio conto ho assegnato al giorno precedente la pioggia registrata alle Q*" del mattino, in tutti, que' casi ne' quali era detto esser cessata prima della mezzanotte Da ciò risulta una evidente diminuzione de' giorni con pioggia ; di vero, una pioggia cominciata prima delle 12'' e ter- minata anche poco dopo, dava origine per questo fatto a due giorni con pioggia, e spesse volte si cadeva nell' assurdo di leg- gere che tutta la giornata (seguente una piovosa) era stata completamente serena, mentre vi si trovava registrata una consi- derevole quantità di pioggia. * * Ciò premesso, ho creduto non privo d' interesse uno studio esatto su questo elemento meteorologico, che dopo la tempera- La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. tura atmosferica è senza dubbio il più impoitante per la clima- tologia di una contrada, sia che questa si consideri nella pratica dal punto di vista delle condizioni igieniche, che da quelle agri- colo-industriali ^J : nel primo caso avrà forse maggiore importanza la conoscenza del numero de' giorni con pioggia o della distri- buzione di questi nell' anno, nel secondo ne assumerà una mag- giore la quantità di pioggia, la sua diversa repartizione, le epoche de' massimi e de' minimi ecc. Oltre a ciò molti lavori tecnici e di utilità pubblica di una data regione — principali fra tutti le ii-rigazioiii e i pi'osciuga- menti — - hanno come base principale 1' esatta conoscenza del regime di questo elemento cui sono intimamente collegati -). Come per il lavoro della temperatura, sopra citato, sono stato anche indotto a far questo perchè mi é sembrato strano che ne' lavori di Climatologia e di Meteorologia riguardanti la Sicilia, non si trovi accenno alcuno, o scarsamente, a' valori di Catania, mentre se ne trovano citati per altre città che dispon- gono di serie molto più corte e meno continue di osservazioni. Invero, — anche a non voler tenere conto delle osservazioni che vanno dal 1817 al 1865, perchè spesso interrotte e non molte unifox'mi — dopo quelle di Palermo la serie di osservazioni pluvio- metriche di Catania è la più lunga che si abbia per la Sicilia ^), ') Lo stiulio (Iella iilrolo};ia dui tratto di terreno che abitiamo olire un j^raiide interesse siccome ciuello clic ha molti'iilicc o s|><>oialissimo inllusso sui duo più potenti fattori della prosperità del nostro paese, 1' a^rii'oltura e 1' industria, e su tutta la vita sociale (Dknza). -) Così p. es. il R. Uliicio del (ieuio Civile di Siracusa, dovendo esoiiuire un pro-fetto di bouilicazioue del lago e al 1900. 11 che il j^rimo è l' unico che dia luogo a gruppi uguali de' giorni di un anno comune e permette un esame minuzioso degli ele- menti ; il secondo mi è stato consigliato da la pratica applicazione cvu potranno esser destinati i resultati. * * Da' 35 quadri annuali sopra cennati ho formato la Tab. Il, che contiene la quantità totale di pioggia per ogni pentade del- l'intero periodo, cioè 1' altezza in millimetri dello strato liquido che l'acqua caduta avrebbe formato a ogni cinque giorni se ogni sua goccia si fòsse fermata sul suolo nel punto in cui è caduta, senza infiltrarvisi e senza evaporarsi. Analoga a la precedente è la Tab. Ili relativa a la frequenza pentadica della pioggia, cioè al numero de' giorni di ciascheduna pentade nella quale si ebbero delle precipitazioni. E qui eiedo opportuno tiare una dicliiarazione : Alcuni meteorologisti defini- scono giorno con pioggia quello nel quale è avvenuta una pre- cipitazione qualsiasi (pioggia, grandine, neve , nevischio, nebbia condensata) , anche se sia stata raccolta in quantità di poche gocce nel pluviometro ; altri invece limitano tale denominazione a que' giorni ne' quali si è ottenuta una quantità di acqua mi- surabile, cioè non minoro di mm. 0,1; altri infine ritengono che sia necessaria per ciò la registrazione di almeno 1 mm. di preci- pitazione osservata al pluviometro. La mia debole opinione è che tanto ne' primi quanto negli ultimi sia del rigorismo eccessivo ; per la qual cosa nel presente lavoro ho considerato giorni con pioggia quelli ne' quali questa è stata misurabile (mm. 0,1 almeno). Ciò non pertanto anche io sono d' avviso che sarebbe stato proficua la conoscenza del nu- mero de' gioi'ni con precipitazione non naisui'abile, cioè inferiore a ram. 0, 1, e però avrei voluto tenerne conto a parte, ma ciò non mi è stato possibile perchè di essi non esistono ne' registri delle annotazioni molto l'egolari. Dott. Luigi Mcndola I Memoria IXJ TtiOe-iiii ir. Quantità totale della pioggia caduta in ciascheduna pentade del trentacinquennio 1866-'900. Anni 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1865 ? ? J ; * ^ f ? ? ? ^ ? 66 0, 5 0, 0 0, 0 0,0 4,7 0, 0 0,0 10,6 0,0 0,0 7,7 0,0 67 2,8 7,2 0, 0 6, 0 0,0 0,0 0,0 5, 0 3,8 4,5 5, 0 8,7 68 i,9 54,0 0, 0 1,2 1,6 0,7 0, 0 0,0 11. 1 0,0 2,7 0,0 69 0,0 2,3 13,0 27 2 43,5 1,0 0, 0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 5. 0 1870 0,0 0,0 0, 0 0, 5 4,7 52,5 0,0 28,3 3,5 0,0 0,0 0.0 71 88,2 29,0 6,3 0,0 0,0 12, 6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 72 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0,5 51,7 45, 5 0,0 36,3 0, 0 8, 2 40,0 73 5,0 0,0 0, 0 0,0 1,5 13,8 0,7 10,0 1,5 0,0 0,0 1,3 74 72,3 54,2 7,5 59,8 0,0 8, 2 9,0 0.0 0.0 0,0 10,8 18. 5 1875 7, 5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 5,0 10.0 0,0 8, 8 13,3 76 0,0 12,6 18,7 0,0 0,4 0, 0 8,8 0,0 10, 3 0,3 0,0 0,0 77 0,0 15,0 0, 0 5, 0 0,8 55,0 7,2 10,5 0,0 0,0 16,0 2,0 78 27,0 3,5 34,7 9,8 0,0 30,5 38,5 1,0 0,0 4,0 22, 5 6,0 70 0. 0 11,0 31, 5 18,2 6,0 28, 0 0,0 4,0 3,5 11,0 0,0 3,0 1880 0,0 1,5 14, 0 7,0 133, 5 112. 5 179,0 0,0 15, 5 0, 0 0,0 3,0 81 34,0 11,5 0,0 13,0 12,2 1,3 22,5 12, 0 0,0 30, 5 17,2 12, 3 82 18,0 29,0 0, 0 0, 0 0,0 0, 0 1,0 2,0 18,0 7,0 2,0 2,5 83 0,0 0,5 10,0 22,0 35,0 0, 5 5,7 24,0 29, 0 0,0 10, 0 0,0 84 9,0 39,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 66,0 0,0 13,0 1885 12,0 0,0 9,0 42,5 57, 0 0, 5 0,0 8, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 86 26,0 0,0 5, 0 111, 3 16,5 34, 0 1,7 52, y 6, 0 40,0 «, 0 9,0 87 17,3 9,0 13, 0 43,0 0,0 28,0 lo, 0 3,0 116,0 27,0 5, 5 29, 8 SS 31,0 16,5 13, 0 0,0 3,0 0, 0 1,0 26,5 3,0 21,0 2,0 34, 0 89 29,0 55, 0 13,0 63,0 62.0 5.0 0,0 0.0 0, 0 18,0 2,0 11,0 1890 29, 0 7,0 8, 0 0,0 0,0 1,0 42,0 0,0 18,0 14,5 21,5 93,5 91 5,0 3,0 49,5 21,0 12,0 8,0 7,0 76,0 18,0 10,5 0,0 0,0 92 0,0 0,0 0,7 0,0 22,0 66,5 4,0 0,0 15, 5 4,0 10,0 20, 3 93 0, 0 0,0 11,0 25, 0 4.0 1,5 1,0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0, 0 94 0,0 0.0 16, 0 0,0 0,0 60,0 4,0 10, 0 0,0 73,0 90, 0 0,0 1895 17,0 3,0 0,0 0,0 0, 0 8,0 0,0 0,0 0, 0 11,0 6.0 2,0 96 22,0 0, 0 0,0 8,0 74,5 27,9 0, 0 32,0 0,0 15,2 6, 0 19,0 97 1,9 0,6 7,2 2,6 8,9 0,0 3, 3 0, 0 1,8 0,0 11,5 0,0 98 8,5 0,0 0, 0 1,4 68, 5 6,3 2,8 3, 2 3,4 2,9 6,4 4, 5 99 12,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0, 5 0,1 3,7 0,0 0,0 37,0 35, 5 1900 0,0 7,8 3, 3 24, 0 0,0 0,7 18,5 1,8 0,8 7,8 0, 1 0,0 fjtt 2)Ì0(/iji, 0 2, 0 0,0 0, 0 2,5 46, 5 3,5 24,0 0, 0 9 0 1,0 0,7 83 29, 0 5, 5 46, 0 9, 0 0,0 0,0 2.0 39,0 6, 0 4 0 8,0 1.0 84 25,0 HI , 0 0,0 ti, 0 11, 0 9,0 0, 0 0,0 0,0 0 0 0,0 15,0 1885 2,0 0,0 61, 0 20, 5 0,0 0, 0 2,5,0 0,0 10, 0 7 0 0, 0 2,0 SO 2(1. 0 0,0 4,5 4. 0 0,0 0,0 0, 0 0,0 13,0 1 0 36,0 5,0 87 (1, (1 0,0 7,0 0,0 42,2 4,0 2,0 1, 5 21,0 12 3 .52, 2 0. 0 88 9. Il 0,0 0, 0 1,0 0, 0 0,0 14, 0 0,0 1,0 2 0 0, 0 0, 0 8!» 11, 0 0, 0 0,0 2,0 18, 0 11,5 0, 0 .5,0 1,0 0 0 0,0 0,0 1800 lo, n 37,0 15, 0 4, 0 0,0 0, 0 0,0 9,5 4,0 8 0 10,0 6,5 !»1 0,0 II, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 1,0 0,0 6,0 1 3 45, 5 4,5 92 0,0 2, 5 0,0 8,0 0,0 4,5 49, 2 35, 0 10,0 0 0 0,0 0,0 93 78, 6 0, 0 0,0 0,0 6, 0 0, 0 0, 0 0, 0 10,0 0 0 0,0 0,0 94 1,0 0,0 12,0 16,0 10,0 45, 0 11, 0 0,0 0,0 6 5 8,0 4,0 1896 8,0 0,0 10,0 3,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0.0 12 0 0,0 0,0 96 II, Il 2,5 0.0 14,0 0,0 6,0 7, 5 30, 5 9,0 6 2 0,0 5, 5 97 0, 0 0,5 102, 8 2,3 0, 0 0,8 0, 7 2, 4 0,4 21 9 0,0 0,0 98 22, 8 30,8 37,2 6,0 18,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0 0 0,0 23,3 99 0,0 0,0 1,8 0,0 9, 5 0,0 0, 0 5,1 0,1 0 0 0,0 0, 0 1900 9, 0 0,0 0, 0 0,4 5, 6 1,2 0,4 14, 0 5, 5 12 4 0,8 0,0 14 Boti. Luigi Mendola [Memokia 1X1 Tatoellt» II. {coti tinuazioìie) Auni 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 36 36 1865 0, u 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 3,4 0,7 0,0 66 0,0 0,0 2,5 0,0 3,8 0,0 17,7 3,3 1.5 0,0 0,0 0,0 67 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 14.1 0,0 0,0 0,0 68 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2, 0 0,0 0,0 26, 7 0,0 0,0 69 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 5,2 2,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1870 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 1,5 0,0 0,0 1,5 0,0 0,0 0,0 71 0, 0 0,0 4, 2 5,5 15, 5 0,0 0,0 0,0 0.0 0,0 0,0 0, 0 72 0, 0 0,5 6,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 73 2,8 0,0 0,0 0,0 2,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 74 19,8 0,0 38,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1876 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,7 76 0,0 24,0 0,0 0,0 0,0 0,5 7,5 7,8 8,0 0,0 0,0 0,0 77 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0, 0 1,3 0,0 0,0 78 0,0 0,0 6,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 79 3,0 2, 3 0,0 0,7 11, 3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 1880 4,0 20, 5 11,5 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0.0 0,0 0,0 0,0 81 4,0 33,0 6, 0 2,0 0,0 8,0 13, 5 0,0 0, 0 0.0 0,0 0,0 82 0,0 0,0 0, 0 7,4 0,0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 83 0. 0 1,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 1,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 81 4,0 24,0 0,0 0, 0 0,0 1, 5 0,0 6,0 0,0 0,0 0,0 6,0 1885 2, o 0,0 0,7 0,0 1,3 0,0 15,7 1,5 0,0 0,0 0,0 0,0 86 11,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 6,0 0,0 0,0 0,0 87 0,0 2,0 0,0 1,0 14,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 88 0,0 0,0 16,0 7,0 0, 0 9,0 0,0 0,0 27, 0 0,0 0,0 0,0 89 4,0 0,0 0,0 1,0 7,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 1890 5,5 0,0 0,0 0,0 0,0 6,0 0,0 4,0 0,0 1,0 0,0 0,0 91 0, u 18,0 8,0 13,5 0,0 5, 0 0,0 0,0 0,0 1,0 0,0 0,0 92 0,0 20,5 13,5 2,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 93 0,0 12,0 13,0 0,0 4,0 2,0 0,0 0,0 2, 0 0,0 2,0 0,0 94 0,0 20,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 1895 0. 0 55, 0 0,0 12,5 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 96 0, 5 0,0 0,0 0,0 4,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 97 (1. 0 0.8 0,0 2,9 4,6 1,2 0,0 0,7 7,4 0,0 0,3 0,0 98 0. 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 99 (1, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1900 0,7 0,0 0, 0 0, 0 0,0 11,7 23, 5 4,3 0,0 0,0 0,0 0,0 La pioggia in Catania dal 1S65 al 1900. 15 (contiìiiiaziont) Auui 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 18(55 0, 0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 66 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 «7 1), 1) 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 68 0,0 0,0 0,0 0,0 II, 0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 69 0,0 0,0 0,0 0,0 2, 8 1,5 0, 0 0,0 0,0 0,0 1, 3 1.5,2 1870 0,0 0,0 0, 0 0,0 17, 5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 71 0, 0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 1,3 0,0 0,0 0,0 72 0,0 3,7 0,0 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0, 8 0, 0 0,0 73 0, 0 7,5 II, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,8 0,0 74 (1, 1) 0,0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,5 0,0 1875 0, 0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 76 0, 0 0,0 0, 0 0, 2 0,0 1,4 0, 0 1,8 32,0 0,0 0, 0 0,0 77 0,0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 78 1,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0.0 0,0 0,0 0,0 0, Il 79 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0.0 0,0 0,0 0, 0 0,0 188« 0, Il 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 1, 2 2,0 0,0 0,0 0,0 81 (1. 0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 11,0 0, 0 0,0 0,0 0, 0 82 0, 0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,0 0,0 8!t 2(i, 0 0, 0 11, Il 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 2,0 1,0 0,0 8* 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1885 0, 0 1,0 0,0 0,0 7, 5 0,0 0, 0 0,0 0,0 39,0 0,0 0, 0 86 0, 2 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 9,0 0,0 0,11 87 0, 0 11,0 0. 0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0 0,0 0, 0 0,0 0, 0 88 II, Il 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 10,0 89 7,5 6,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 1890 1). 0 0, 0 II, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 91 0, 0 0,0 0,0 0, 0 0,0 1,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0.0 0, 0 92 II, 0 0, 0 0, 0 0, 0 1, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 29, 0 93 (1, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 3, 0 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0, 0 94 0,1) 0, 0 0,0 0, 0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0.0 0,0 1896 0, 0 0, 0 0.0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 96 0, 0 1), 0 0, Il 0, 0 0,0 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 1,0 97 0, 0 :ì, 2 0. 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 98 0, (» 0, 0 0,0 0, 0 0, 0 0,0 0, 0 0,0 0,0 22, 0 0,0 18, 8 99 0,0 0, 0 0, 0 0. 0 0,0 0,0 0, 0 34, 3 0, 0 0,0 0,0 0, 0 1900 0, 0 0,0 0, 7 0. 7 II, 0 0.0 0,0 fi, 5 40, 8 0,0 0, 0 0,0 16 Boti. Lìiifii Mendohi [Memoria IX] Tatot^lla II. (coìiliiiiiazione) A\ini 1865 66 67 68 69 1870 71 72 73 74 1875 76 77 78 79 1880 81 82 83 84 1.S85 S(! 87 88 89 1890 91 92 63 94 1895 9fi 97 9S 9» 19011 49 0,0 0, 0 0,0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0, 0 II. 0 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 1, 6 (j, 0 6,0 0. 0 1,0 5, 0 0, 0 0,0 (I, 0 0, 0 0. 0 0, 0 0, 0 0, 0 2, 0 (I, 0 •s, 1 0, 0 I), 0 50 0,0 0,0 5, 3 0,0 2,3 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 19, 5 0,0 0,0 88, 2 5, 5 0, 0 0,0 9.0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 1,0 0,0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 2,0 0, 0 0, 5 0, 0 0,0 4,5 0,0 0,0 51 52 0, 0 52, 5 0,0 0,0 0,0 0,0 7, 5 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0, 0 0,0 9, 3 8,2 2,0 5, 5 0,0 3, 5 29,3 0,7 30,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,0 45, 3 23,0 17,0 0,0 40,0 4,5 0,0 0,0 7,3 6,0 2,0 0,0 3,0 58,0 0,0 0,0 25,0 0,0 10,5 9,0 15,0 0,0 0,0 0, 0 0, 0 0, 0 38, 5 0, 0 0,0 0,0 0,0 0, 0 12,2 3,9 0,0 3,2 7, 0 53 54 0, 0 0,0 0, 0 0,0 3,5 12,5 6,2 8, 0 0.0 0,0 0. 0 0,0 34, 8 0,0 0. 0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 0,0 0,0 0,0 9. 5 .5,0 5,0 19,0 13,5 15, 0 0, 0 0,0 9,2 0, 0 0,0 0.0 0,0 3,8 23,0 0, 0 0, 5 0, 0 0, 0 7. 7 0. 0 0, 0 0. 0 0,0 0,0 0. 2 0, 0 5, 5 0,0 47.0 7, 0 0, 0 6,0 0,0 0,0 11,9 9.0 0,0 0,7 0, 0 8,0 4,0 0,0 0,0 0,0 5, 7 12, 5 33, 0 0,5 0, 0 56 16, 9 0, 0 3, 7 0, 0 0,0 34, 0 0,0 6,3 0, 2 0,0 0, 0 0,0 75,1 0, 0 71,0 23,0 22, 2 0, 0 4,0 0, 0 0,0 2,4 1,0 1,0 4,0 0,0 0,0 0,0 0,0 18,0 0, 5 14,4 34,4 8,2 0,0 0,0 56 57 77,2 0. 0 0,0 11, 5 3,7 0, 0 68,2 50, 0 0,0 12,5 0. 0 0,0 0,0 0. 0 0, 0 11,2 0,0 0,0 16, 7 0,0 38, 8 28,5 0,0 0,0 i,' 3, 5 0,0 6,0 0,0 0, 0 0,0 0,0 66,0 18,0 4,5 0,0 43,0 23,5 16,0 19,0 7,0 8,0 0,0 40,5 21,3 32,0 0,0 6,5 4,0 0,0 0, 0 0,0 32,5 7,5 0, 0 7,0 0,0 0,0 17,0 15, 5 4,0 0,0 56,5 0,0 19,6 0,0 10,1 54, 5 0,0 0,1 0, 0 48,0 58 1 9 112, 0, 12 0 18 0 0 19 11 0 2 1 57 3 17, 16^ 15 0 34 0 19 2 0 1 0 59 «0 0,0 0,0 7,0 4,5 5,4 2, 5 21,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 9,0 13,0 0,0 11,3 8,2 0,0 20,0 4,0 0,0 0,0 49, 3 25,8 91,3 0,0 0,0 1,0 0, 0 2,0 25,0 20,0 0,0 4,0 12,5 0,0 1,0 0, 0 63,0 34, 0 0,5 16,3 0,0 0,0 3,3 13,5 1,0 0,0 1,0 0,0 21, 3 50, 5 11,0 0,0 28,5 0,8 0,0 0,0 0,0 0,0 74,9 0,0 0,0 10,5 4,4 0,3 0,0 35, 3 0,0 0,0 0,0 0, 0 La pioggia in Catania dal L'^65 al 1900. Tfit^ellei II. (continv azione) Auui 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 1S65 0,0 57, 5 7,3 3,4 0,0 0,0 0,0 5,6 43, 1 78, 2 115, 5 23,9 0,0 66 0, 0 11,4 21,7 0,0 0,0 0,0 13,5 0,0 0,0 0,0 22,5 0,0 0,0 67 0, 0 51, 9 0,3 0,0 0,0 20,1 0,0 6,7 19,3 13,7 2,5 0,0 0,0 68 0,0 0,0 11,8 1,2 9,0 18,7 0,0 9,5 0,0 0,8 0,0 0,0 4,5 69 66,0 27,0 2, 5 0,0 0,0 34,3 0,0 7,0 72,0 155, 5 0,0 0,0 0,0 1870 0, 0 0,0 57, 0 1,3 20,0 0,0 0,0 28,0 15,0 0,0 0,0 4,5 0,0 71 37,0 11,6 0, 0 2, 7 0,5 4,3 0,0 11,2 19,8 12, 5 3,8 67,5 17, 5 72 0,0 0,0 0,0 44,5 0,0 25, 5 3,2 0,0 6,3 50,0 0,0 2,0 5,0 73 0,0 45,3 26, 7 81,5 24,0 7,0 3,8 119,5 73,7 54,3 0,0 48,5 0,0 74 33,5 7, 5 54,0 8,7 1,5 0,0 12,8 7,2 0,0 6,8 0,0 2,5 6,2 1875 2,5 5,0 0,0 0, 0 7,5 3,0 10,0 0,0 7, 5 0,0 8,7 0,0 5,4 76 5,0 4,0 0, 0 0,0 12,0 0,0 0,0 0,0 7,2 56, 5 0,0 0,0 0,0 77 0,0 3,0 0,0 143,2 62,8 1,7 3,8 11, 5 0,0 25, 5 19,0 20,5 0,0 78 3, 0 5, 5 0,0 38,0 7,0 0,0 0,0 0,0 1,0 9, 5 0,0 0,3 1,0 79 0,0 0,0 115, 5 0,0 16,0 0,0 1,0 0,0 0,0 115, 5 9,0 0,0 0,0 188» 67,0 0,0 0,0 4,0 0,0 0,0 0,0 10.0 0,0 0,0 13.0 0,0 0,0 81 20, 5 0,5 12,0 48,5 0,0 0,0 0,0 69,0 66,5 65,0 0,0 13,0 0,3 82 0,8 0,0 0,0 0,0 4,5 0,0 4,0 0,0 11,5 23,0 24,0 5,0 0,0 83 49,0 54, 0 2, 0 0,0 25,0 0,0 26,0 6,0 5,0 6,0 7,0 3,0 0,0 84 0, 0 31,0 0,0 40,0 36. 5 8,0 31,5 2,0 0,0 11,0 4,0 4,0 17.0 1885 56, 0 10,7 3,3 59,7 17,5 6,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 22,2 8,5 86 6,7 0,0 7,0 0,0 37,0 2,0 31,0 19, 0 1,0 0,0 0,0 0,0 11. 7 87 2,0 1,0 0,0 0,0 11,5 0,0 40,5 2,0 0,0 1.5,0 0,0 0,0 1,0 SS 0,0 0,0 8,0 2,0 59,0 0,0 0,0 2. 0 0,0 29, 5 1 30,0 0,0 2,0 89 10, 0 0,0 61,0 0. 0 4,0 0,0 10, 0 12,0 6,0 67.0 ' 16.0 14,0 24,0 ISiKI 1, 0 2 2 2.0 0,0 0.0 0,0 18,0 36. 0 1 5, 0 14. 5 , ^-^ 37,0 38,0 91 13, 0 00, 5 50, 3 0, 0 0,0 0,0 19,5 2, 0 0,0 0,0 0,5 0,0 0.0 92 0,0 2,0 15, 5 0, 0 6, 5 1, •> 30, 0 1,0 1,0 30.0 5,0 10,0 41,5 93 0, 0 16,0 0,0 75, 0 8,0 0,0 28, 0 7, 0 15,5 0.0 9,0 46,0 3.0 94 10, 0 0,0 23,5 59,0 24,0 0,0 8,0 46,0 28,0 22.0 0,0 10,5 2:., 1 1S95 0,0 0,0 0,0 6, 0 0,0 12. 7 43,5 12,9 0,0 62,1 4,0 0,0 4,0 96 0, 0 0, 0 0,0 4,5 6, 0 153, 1 34,0 5,4 0,0 0,0 21,0 17,0 4,8 97 0,3 22, 5 32, 8 3, 3 15, 5 9, 1 76, 9 44,5 6,3 0,0 34, 6 2,3 28,1 98 0,0 11,0 13,0 40, 3 91, 4 3,5 19,7 221,9 17,1 5.2 0,"0 3,3 2,8 99 18,0 14,9 0,0 1,6 57,6 16. 3 29,7 15, 1 15,4 17,2 63.9 13,0 2,5 1900 0, 2 20, 7 38, 9 14,2 1,9 1.5 8,1 1,4 1,2 0,0 1. 5 0.0 0.5 Al rxi Acc Serie 4" VoL . XV, - - Mem. IX. 3 18 Dott. Luigi Mendola [Memoria IXJ Ttitoe-llEfc III. Numero de' giorni con pioggia ( ^ 0, 1 ) in ciascheduna pentade del trentacinquennio 1866-'900. Anni 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 1865 ? ? -? ? ? f ? ? J> ? ? ? ? ? ? t ? ? 0 0 0 0 0 0 66 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 67 1 1 0 1 0 0 0 1 1 2 1 1 1 1) 1 0 0 0 1 0 0 0 1 0 68 1 2 0 1 1 1 0 0 2 0 2 0 1 0 2 1 2 1 0 4 1 1 0 0 69 0 1 1 3 2 1 0 0 0 0 0 1 1 1 1 2 1 0 1 1 0 1 0 0 1870 0 0 0 1 1 1 0 4 1 0 0 0 0 0 2 2 1 3 0 0 1 1 0 0 71 3 2 1 0 0 2 0 0 0 0 0 0 0 0 U 1 0 1 0 3 0 0 0 0 72 0 0 0 0 1 3 2 0 2 0 2 1 1 3 2 0 2 1 1 0 0 0 0 1 73 2 0 0 0 1 1 1 2 1 0 0 1 '■> 1 0 0 0 1 2 0 1 1 0 1 74 1 2 1 2 (1 1 2 0 0 0 3 1 3 1 1 0 ' 1 0 0 1 1 0 0 0 1876 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 1 1 1 0 1 4 1 3 l 2 2 0 1 0 76 0 3 2 0 1 0 1 0 2 1 0 0 1 0 0 1 0 0 0 1 0 1 0 0 77 0 1 0 2 1 1 2 1 0 0 2 1 i 3 1 1 0 0 0 0 0 3 1 1 78 3 2 2 1 0 3 3 3 0 1 1 1 0 1 u 1 1 0 0 0 1 0 0 0 79 0 2 3 2 1 2 0 1 1 1 0 1 3 0 1 2 2 0 3 1 0 1 4 0 1880 0 1 2 1 2 4 5 0 2 0 0 1 1 0 0 1 2 0 0 1 0 1 1 0 81 2 2 0 2 3 1 o 2 0 2 5 2 0 0 1 1 0 0 0 2 2 2 0 2 82 2 3 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 1 2 3 1 0 2 1 1 83 0 1 2 4 1 1 2 1 2 0 2 0 2 2 2 1 0 0 1 3 2 1 1 1 81 1 2 0 0 0 0 0 0 0 3 0 2 2 1 0 2 0 2 0 0 0 0 0 1 1885 3 0 2 4 3 1 0 2 0 0 0 0 2 0 2 2 0 0 1 0 2 3 0 1 86 2 0 1 2 1 1 1 3 1 2 1 1 3 0 1 1 0 0 0 0 2 1 4 1 87 2 1 2 3 0 1 1 1 4 3 2 3 0 0 1 0 3 1 2 2 3 1 3 0 88 4 3 1 0 1 0 1 2 1 2 1 2 1 0 0 1 0 0 1 0 1 1 0 0 89 4 3 2 5 4 1 0 0 0 1 1 2 0 0 0 1 2 1 0 2 1 0 0 0 1890 4 1 1 0 0 1 5 0 2 1 2 4 1 2 2 1 0 0 0 4 1 1 3 1 91 2 1 3 2 1 1 2 3 3 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 1 3 1 92 0 0 1 0 2 2 1 0 2 1 1 2 0 1 0 1 0 1 3 4 2 0 0 0 93 0 0 1 4 1 1 1 0 0 0 0 0 4 0 0 0 2 0 0 0 4 0 0 0 94 0 0 2 0 0 2 1 1 0 3 4 0 1 0 1 2 3 1 1 0 0 1 1 1 1895 3 2 0 0 0 1 0 0 0 2 1 1 1 0 1 1 0 II 0 0 0 3 0 0 96 2 0 0 1 o 2 0 2 0 2 3 2 0 1 0 o U 1 2 1 2 4 0 1 97 1 1 3 3 3 0 2 0 1 0 1 0 3 1 1 1 0 1 1 2 1 '> 0 0 98 2 0 0 2 3 2 1 2 2 1 1 2 2 2 4 2 4 0 0 0 0 0 0 2 99 2 0 0 0 0 1 1 1 0 0 4 3 0 0 1 0 1 0 0 2 1 0 0 0 1900 0 3 1 2 0 1 2 1 1 2 1 0 3 0 0 1 2 2 1 2 1 2 1 0 La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. 19 TPatoella III. (continuasione) Anni 25 26 27 28 29 80 31 ! 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 1865 0 0 (J 0 (1 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 66 0 0 1 0 1 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 67 Ó 0 0 1) 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 68 0 0 0 0 0 0 2 0 0 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 69 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 1 3 1870 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 71 0 0 1 1 1 0 0 1) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 72 0 1 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 73 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 74 1 0 3 0 0 0 0 0 (1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1875 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 76 0 1 0 1) 0 1 1 3 1 0 0 0 0 0 0 1 0 2 0 1 1 0 0 0 77 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 " 0 0 0 0 0 78 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 7J) 2 2 0 1 1 0 0 0 II 0 II 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 188(1 2 o 2 0 0 0 (1 0 II 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 81 1 2 2 1 0 2 s 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0 0 0 82 " 0 0 1 0 II 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 83 0 1 0 0 0 0 1 0 1) 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 84 1 13 0 (1 0 2 0 1 0 II 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1885 1 0 1 0 1 0 2 l II 0 11 0 0 1 0 0 2 0 0 0 0 4 0 0 86 2 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 87 Ó 1 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 88 0 0 1 1 0 1 1) 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2 8i» 1 0 0 1 2 0 0 1) (1 0 0 0 1 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 18»0 ;{ 0 0 0 0 1 0 1 11 1 II 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 i>l 1) 2 2 1 0 1 0 0 II 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 5(2 (1 1 8 1 1) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 2 1 1 0 0 0 2 0 0 0 1 ' 3 3 1 1 3 1 1 0 1 0 1 La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. 21 Nella Tab. IV si trova per ogni pentade la quantità totale di pioggia caduta in ciascuno de' 7 quinquenni 1866-'70, '71-'75, '76-'80, '81-'85 , '86-'90, '91-'95 , '96-'900 e nell'intero periodo 1865-'900 : da quest'ultimo valore ho ricavato i vaioli 0 (medi aritmetici) della quantità totale di pioggia che cade in cia- scuna delle 73 pentadi dell'anno. E analogamente nella Tab. V sono disposti , come nella precedente, i valori che si riferiscono al numero de' giorni con pioggia. Eseguendo il rappoito de' valori 0 della quantità totale pentadica ( Tab. IV j a quelli analoghi del numero de' giorni con pioggia ( Tab. V ) ho i-icavato i valori pentadici medi osser- vati della intensità della pioggia ( Tab. VI ). Com' era da aspettarsi, atteso il non lungo periodo di osser- vazit)ni, la nota incostanza dell'elemento in discorso e i piccoli aggruppamenti scelti , le cifre così ottenute non sono risultate abbastanza regolai-i, tali cioè da dar luogo a buone rappresen- tazioni grafiche. Una regolarizzazione de' valori era per ciò ne- cessaria. Da qualcuno in questi casi si è usata quuUa che si ottiene col metodo dello Schiapaeelli, detto de' valori perequati ; da altri invece si sono cercati i coefficienti o parametri di una formola periodica necessari per poter rappresentare con questa il feno- nomeno (quantità o frequenza) ; idea scartata da' primi perchè non operano in modo periodico lo causo che producono la pioggia. Ora io domando : Forse che nell' assegnare delle formole pe- riodiche per l'umidità relativa non esistono all' incirca uguali incertezze che per la pioggia ? E questo pei' citare due fenomeni che siano molto intimamente collegati Tun l'altro. Che dire poi del vento che presenta variabilità ancor maggiori ? E per tutti Dott. Luigi olendola [MEMORIA IX] gii altri elementi meteorologici non sono forse svariate le cause che ne determinano il valore? Eppure in tutti questi casi è ac- cettato da tutti il metodo delle formole Besseliane! È chiaro intanto che il primo metodo può servire solo a di- minuire a piacere, o anche a eliminare, 1' influenza degli errori accidentali o delle altre cause concomitanti con quella della pe- riodica variazione annua, o anche a permettere una rappresen- tazione grafica dell' andamento del fenomeno ; mentre il secondo unisce a questi vantaggi 1' alti'o, niente affatto trascurabile , di darne l'espressione analitica, ossia di assegnare 1' espressione della legge secondo la quale varia quell'elemento nell' anno. Del resto ho cercato di applicare anche il primo metodo : operando la perequazione di tre in tre, e di cinque in cinque , ho ottenuto de' risultati poco soddisfacenti , e d' altro canto ho creduto che una perequazione di ordine superiore avrebbe finito col falsare i caratteri principali dell' andamento del fenomeno, in ispecial modo considerato quantitativamente. Per tali ragioni ho preferito a questo metodo semplice e di abbastanza facile applicazione il metodo di Bessel quantun- que fosse di gran lunga piì^ faticoso. E nel fare ciò , che ad alcuni potrebbe sembrare non adatto , ho trovato una valida conferma a la mia idea ne' lavori del Tacchini ^) , del Ragona '^) e del MiLLOSEViCH ^) , i quali assegnano delle formole periodiche per la quantità e per la frequenza della pioggia rispettivamente in Palermo, Modena e nelle diverse zone jetografiche d' Italia. Tale regolarizzazione ho esteso poi anche a l' intensità della pioggia, cioè al rapporto fra la quantità e la frequenza. Con tal metodo ho ottenuto che i valori totali pentadici della quantità (Q), della frequenza (F) e dell' intensità (I) della piog- '■) Tacchini P. , Siillu pivygia raccolta all' Omervaiorio dd Collegio Nautico di Palermo — Giorn. (li se. iiiit. etl ecou. Voi. IV. Palermo, 1868. -) Ragona D. , Andamento annuale e diurno delle precipitazioni — Annali dell' Uff. cen- trale (li Meteorol. ital. Ser. 2" Voi. II 1. Roma, 1882. ■■') MiLLCSEViCH E. , Sulla distribuzione ecc. Loc. cit. pagg. 137-'8. La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. 23 già vengono espressi rispettivamente da le formole periodiche se- guenti, limitate a' termini del quarto ordine : Q z= T^'^SO? -f- 0, 89 cos M — 0, 89 seu .1/ — 0, 51 cos 2M — 1, 36 seii 2M — 0, 69 cos 3.U -H 0, 02 sen 3J/ — 0, 23 cos 4.1/ -(- 0, 30 sen Ut F = 0", 718 -f- 0, 52 cos .1/ 4- 0, 05 sen .1/ — 0, 10 cos 2J/ — 0, 08 sen 2M 4- 0, 01 cos 3.1/ + 0, 02 seu 3.1/ + 0, 02 cos 4.1/ + 0, 01 sen 4.1/ 1 — 8, 692 4- 3, 74 cos .1/ — 1, 31 sen .1/ — 0, 96 cos 2.1/ — 0. 52 sen 2.1/ — 0, 30 cos .3.1/ 4- 0, 01 sen ZM — 0, 63 cos 4.1/ 4- 0, 09 sen 4.1/ nelle quali M è il valore angolare corrispondente al punto di mezzo di ciascheduna pentade dell'anno, prendendo per origine di questo il primo giorno di gennajo. Queste formole ho poi trasformato facilmente nelle seguenti altre equivalenti, che, com' è noto, si prestano meglio a la cal- colazione de' valori normali: Q _ 7mm^307 4- 6, 95 sen (172», 65871 4- -1/) 4- 1, 45 sen (200», 50601 4- 2.1/) 4- 0, 69 sen (268", 50448 + ."5.1/) -f- 0, 38 sen (308», 27106 4- iM) F = Qs, 718 -f 0, 53 sen ( 83°, 53840 4- 21) 4- 0, 13 sen (229», 54319 4- 2.1/) 4- 0, 02 sen ( 30», 71801 4- 3.1/) 4- 0, 03 sen ( 56», 97614 4- 4.1/) J = 8, 692 4- 3, 96 sen (160», 76872 4- .1/) 4 1, 10 sen (241», 37699 4- 2.1/) -4- 0, 38 sen (358», 07621 4- 3M) 4- 0, 44 sen (351», 95243 4- 4J/) Doti. Lìii(ji Mendola [Memoria IX] Tal:»e-lla IV. Quantità totale della pioggia caduta ne' singoli quinquenni ; totale e media del trentacinquennio 1866-'900. TOTALI PER PENTADI ■a 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 36 36 «a 8, 2 63, 5 13, 0 34, 9 54, 5 54, 2 0, 0 43, 9 18, 4 4, 5 15, 4 13, 7 28, 0 1, 5 92, 5 38, 5 51, 8 61, 8 6, 3 30, 9 82, 2 13, 3 8,2 n, 0 0. 0 0, 0 2, 5 0, 0 3, 8 1, 5 24, 9 5, 3 17, 1 26, 7 0, 0 0, 0 o oc 173, 0 83, 2 13, 8 59, 8 2,0 86, 3 55, 2 15, 0 47, 8 0, 0 27, 8 73, 1 75, 4 13, 9 21,2 60, 4 26, 7 115, 4 58, 3 42, 1 47, 5 7, 5 6, 3 23, 9 22, 6 0, 5 49, 0 5, 5 18, 2 0, 0 0, 5 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0, 7 27, 0 43, 6 98, 9 40, 0 140, 7 226, 0 233, 5 15, 5 29, 3 15, 3 38, 5 14, 0 35, 3 15, 5 7, 0 40, 7 26, 0 0, 0 9, 0 6, 0 42, 0 34, 7 24, 0 0, 5 7, 0 46, 8 17, 5 0,7 11, 3 0, 5 7, 5 7, 8 8, 0 1, 3 0, 0 0, 0 73, 0 80, 0 19, 0 77, 5 104, 2 2,3 29, 2 46, 0 47, 0 103, 5 29, 2 27, 8 59, 0 41, 5 IH, 0 37, 5 2, 5 55, 5 30, 5 86, 5 22, 0 28, 2 9, 0 22 5 10, 3 58, 0 6, 7 9, 4 1, 3 9, 5 30, 2 7, 5 0, 0 0, 0 0. 0 6, 0 oc 132, 3 87, 5 52, 0 217, 3 81, 5 68, 0 54. 7 82, 4 143, 0 120, 5 39, 0 177, 3 42, 0 37, 0 26. 5 11, 0 60, 2 15, 5 16, 0 16, 0 40, 0 23, 3 98, 2 11, 5 20, 5 2, 0 16, 0 9, 0 21, 0 15, 0 0, 0 4, 0 33, 0 1, 0 0. 0 0. 0 22, 0 6, 0 77,2 46, 0 38, 0 144, 0 16, 0 86, 0 33, 5 98, 5 106, 0 22, 3 87, 6 2, 5 22, 0 27, 0 16, 0 49, 5 61, 2 35, 0 26, 0 19, 8 53, 5 8, 5 0, 0 125, 7 34, 5 28, 5 4,0 7, 0 0, 0 0, 0 2, 0 1, 0 2, 0 0, 0 44,4 8,4 10. 5 36, 0 151, 9 35, 4 24, 7 40, 7 6, 0 25, 9 61, 0 59, 0 37, 8 33. 8 141, 8 22, 7 33; 9 8,0 8, 6 .52, 0 15, 0 40, 5 0, 8 28, 8 1, 2 0, 8 0, 0 2, 9 9, 3 14, 0 23, 5 5, 0 7, 4 0, 0 0, 3 0. 0 479, 9 372, 2 284, 4 511, 5 572, 8 616, 2 413, 3 329, 5 325, 0 368, 2 316, 9 387, 2 365, 1 145, 7 422, 0 237, 8 217, 1 305, 7 189, 9 268, 5 274, 7 167, 3 200, 0 95, 7 61, 6 233, 8 126, 2 56, 0 68, 9 47, 5 86, 6 29, 6 67, 5 30. 0 2, 3 6. 7 MEDI PER PENTADI 13, 71 10, 63 8, 13 14, 61 16, 37 17, 61 11, 81 9, 41 9, 29 10, 52 9, 05 11, 06 10, 43 4, 16 12, 06 6, 79 6, 20 8, 73 5, 43 7, 67 7, 85 4, 78 5, 71 2. 73 1, 76 6, 68 3, 61 1, 60 1, 97 1, 36 2, 47 0, 85 1, 93 0, 86 0, 07 0. 19 C— 0 12, 65 12, 49 12, 34 12, 20 12, 04 11, 86 11, 67 11, 41 11, 12 10, 78 10, 35 9, 92 9, 44 8, 97 8, 48 7, 78 7, 51 7, 04 6, 62 6, 20 5, 78 5, 37 4, 98 4, 54 4,14 3, 71 3, 38 2, 86 2,41 2, 01 1, 63 1, 28 0, 99 0, 75 0, 57 0, 45 — 1, 06 +1,86 +4,21 -2, 41 —4, 33 —5, 75 -0, 14 +2,00 + 1, 83 +0,26 +1, 30 1,14 0, 99 4, 81 —3, 58 +0, 99 +1,31 —1, 69 +1, 19 -1,47 —2, 07 +0, 59 —0, 73 +1,81 4-2, 38 —2, 97 —0, 23 1, 26 +0, 44 +0, 65 —0, 84 +0,43 —0, 94 —0, 11 -1-0, 50 +0, 26 Jai pioggia in L'idania dal lSii.'> al 1900. Tatoe-lla I\r. (continuazione) « Ph s: TOTALI PER PENTADI MEDI PER PENTADI o IO r» OC 1-N t l'- oc 1 i ^1 li. i 0, 0 0 C C—O 0, 0 0, 0 1, 0 26. 0 7,7 0, 0 34, 7 0, 99 0, 37 — 0, 62 38 0, 0 11, 2 0, 0 1, 0 17, 0 0, 0 3. 2 32, 4 0, 93 0,'35 — 0, .58 39 0, 0 0, 0 0, 0 0, 0 0,0 0, 0 0, 7 0. 7 0, 02 0, 35 + 0, 33 40 0, 0 0, 0 0, 2 0. 0 0, 0 0, 0 0, 7 0. 9 0, 03 0, 41 + 0, 38 41 20, 3 0, 0 0, 0 7. ~> 0, 0 4,0 0, 0 31,8 0, 91 0, 51 — 0, 40 42 1, 5 0, 0 2, 1 0, 0 0. 0 4, 0 0, 0 7, 6 0,22 0, 60 + 0, 38 43 0, 0 0, (1 0. 0 0, 0 0,0 0, 0 0, 0 0, Il 0, 00 0, 75 + 0, 75 44 0, 0 0, 0 3,0 11. 0 2, 0 0, 0 40, 8 56. 8 1, 62 0, 91 — 0, 71 46 0, 0 1, 3 34, 0 0, 0 0, 0 0. 0 40, 8 7l>. 1 2, 17 1, 13 — 1, 01 46 0, 0 0, 8 0, 0 41, 0 9,0 0, 0 22, 9 73, 7 2. 11 1, 42 — 0, 69 47 1,3 3, 3 0, 0 2, 0 0. 0 0, 0 0, 0 11. 6 0. 19 1, 88 4- 1, 69 48 15,2 0, (1 (1, 0 0. 0 10. 0 29, 0 19, 8 71. 0 2, 11 2. 21 4-0,10 49 0, 0 0, 0 0, 0 13, al 1900. (continuasione) S « BL4 TOTALI PER PENTADI MEDI PER PENTADI te 9 oc 1-H oc ce 1-1 e e: 1 1^ f^ iM o C C— 0 37 () 0 1 1 2 0 (1 1 0,11 0, 11 0, 00 3S 0 2 0 1 3 0 1 7 0,20 0,09 — 0,11 39 1) n 0 0 0 0 1 1 0,03 0,08 + 0,05 40 0 0 1 0 0 0 1 2 0,0fi 0,06 0,00 41 2 0 0 •> 1) 1 0 5 0,14 0,0fi — 0,08 42 1 0 3 0 0 2 0 fi 0,17 0,09 — 0,08 43 0 0 0 0 0 0 (1 (1 0, 00 0, 09 + 0,09 44 0 0 2 2 l 0 2 7 0, 20 0, Il — 0,09 46 0 1 2 0 0 0 1 1 0,11 0,13 -4- 0,02 4 :ì t 1 1 2 1 11 0, 40 0.43 + 0,03 51 •j 1 r. 3 3 2 4 2(1 0,57 0,49 — 0,08 62 1 1 3 7 5 4 ;!, L'I 0,69 0, .58 — 0. 11 63 3 2 3 0 8 4 1 21 0, fio 0,66 + 0,06 64 2 0 5 2 r» 3 7 21 0, fi9 0,67 — 0,02 66 3 2 U 2 5 3 fi 32 0,91 0, 79 — 0,12 66 3 •4 1 « 3 8 7 34 0, 97 0,84 — 0, 13 57 3 1 2 8 r> 3 6 31 0, 89 0,90 + 0,01 68 3 10 4 3 G 5 5 35 1,00 0,93 — 0,07 69 5 3 5 <; 5 5 3 32 0,91 0. 98 + 0,07 (iO 2 i 5 1 (i 1 6 2S 0, XÙ 1.02 + 0, 22 01 3 3 3 9 4 3 -, 39 II, Sfi 1,03 + 0,17 «2 1 () 4 9 2 7 8 III 1, 11 1.07 — 0,09 63 t; 2 3 3 7 8 7 3fi 1.03 1,09 + 0,06 64 2 il 4 5 3 fi 11 III 1. Il 1 , 09 — 0,05 66 2 r. 8 9 8 fi 11 19 1. 10 1. 10 - 0,30 66 (i 4 1 2 1 4 10 28 0, 80 1,11 + 0,31 67 1 4 2 4 8 10 12 41 1.17 1. 13 — 0,04 6S 0 5 3 7 (i 8 11 Jfi 1,31 1, 13 -, 0,18 69 5 5 2 7 4 7 9 39 1, 11 1. 15 + 0,04 70 4 5 9 8 10 7 4 47 1,34 1,16 — 0,18 71 2 2 0 8 7 4 fi 35 1,00 1,17 + 0,17 72 1 5 3 11 1 4 4 8 3tì 1,03 1,17 + 0,14 73 1 5 1 4 ■' 10 10 fi 37 1 , 06 1,18 + 0,12 28 Dott. Lnuji Mendola [Memoria IX I 'Tf itoti- liti X^I. Valori medi pentadici dell' intensità della pioggia. 1 0 C C — (> ce e- 0 C C—O C3 0 C a- 0 1 9.79 10.39 +0,60 26 3, 62 6,62 +3,00 49 3,09 7,80 +4,71 2 9,30 10,31 +1,01 26 9,35 6,45 —2, 90 60 9,84 8,14 —1,70 3 8,36 10,32 +1,96 27 6,31 6, 25 —0,06 51 9,34 8,46 —0, 88 4 10,66 10,41 —0,25 28 5,09 5,99 +0, 90 52 10,11 8,83 — 1,28 : 5 15,48 10,55 —4,93 29 .5,74 5,69 —5, 05 53 6.90 9,23 +2, 33 ■ 6 15,41 10,67 —4,74 30 2,97 5,35 +2,38 64 6.72 9,69 +2,97 4 10,33 10. 79 + 0.46 31 6.19 5,06 —1,13 56 10,17 10,24 +0,07 S 9,15 10,84 +1,69 32 2,69 4,64 +1,95 66 12,76 10,75 —2,01 9 H. 85 lO.Sfi + 1.01 33 8,44 4,31 -4,13 57 13,01 11,36 —1,65 JO 11,51 10, 75 — 0, 76 34 6,00 4,03 —1.97 68 13,84 11,90 —1,94 11 7. 20 10,58 + 3, .38 35 1,15 3,85 +2, 70 69 14, 37 12,41 — 1,96 12 10,46 10,28 -0,18 36 3, .35 3,72 +0.37 60 9,05 12,89 +3,84 13 8,69 9,95 + 1,26 37 8,67 3,74 —4,93 61 13,05 13,29 +0,24 14 6,94 9,57 +2, 63 38 4.63 3,82 —0,81 62 10,48 13,56 +3,08 16 14, 07 9,09 -4,98 89 0,70 4,03 + 3,33 63 15,52 13,71 — 1,81 16 6,61 8,68 +2,07 40 0,45 4,31 +3,86 64 17,13 13,71 —3,42 17 7,00 8,34 + 1,34 41 6,36 4,69 -1,67 65 11,15 13,58 +2,43 18 13, 29 7,95 —5,34 42 1,27 5, 10 +3, 83 66 11,75 13,32 + 1,57 19 7,30 7,66 +0,36 43 0,00 5,58 +5,58 67 12, 35 12,95 +0,60 20 6,88 7,37 +0,49 44 8,11 5,95 -2,16 68 15, 56 12,53 - 3,03 21 8,32 7,17 —1,15 45 19,02 6,35 -12,67 69 10,37 12,07 +1,70 22 4,78 7,04 +2,26 46 9,21 6,73 —2,48 70 18,47 'il, 41 —7,06 23 8,00 6,88 -1,12 47 1,32 7,11 +5,79 71 8,78 11,17 +2,39 24 5,98 6,77 +0,79 4S 8,22 7,46 —0, 76 72 73 9,61 6,88 10,83 10, .57 +1,22 +3,69 1 valori calcolati C resultanti da le tre forinole precedente- mente esposte (pag. 23) sono trascritti nelle Tab. IV, V e VI accanto al medio aritmetico 0 delle osservazioni. Ivi si trova ancora la differenza C— 0 fra i valori calcolati e gli osservati : r alternativa de' segni conferma la bontà del metodo adoperato, e autorizza perciò a ricavare le deduzioni che possono trarsi da la considerazione de' valori calcolati. I quali costituiscono poi le La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. 29 ordinate equidistanti delle tre curve (Tav. fuori testo, Fig. 1 ) che servono a manifestare rapidamente l'andamento della quan- tità , della frequenza e dell' intensità della pioggia durante il ciclo annuale. Sul!' asse delle ascisse si ha la successione delle 73 pentadi dell' anno, segnate per chiarezza di due in due, ed estese per maggior comodo ad altre otto dopo la 73* : i valori 0, 1, 2, 3, 15 contati suU" asse delle ordinate devono inten- dersi poi come mni. di pioggia totale pentadica per la curva continua ( ), come numero totale di giorni con pioggia in una pentade per la curva a trattini ( ), e come valori medi pentadici dell' intensità della pioggia per la curva a pun- ti ( ). I due piccoli tratti orizzontali su ciascuna di esse vi indicano i punti di ordinata media '). Da un esame de' valori c;dcolati C. o anche da un semplice esame visuale delle tre curve rappresentative si deducono le se- guenti principali conclusioni : 1. La quantità, hi frequenza e V intensità della pioggia se- o-uono a un di i)r(!SS(^ il medesimo andamento annuale ; le due curve rappresentative presentano un solo massimo e un solo mini- mo, entrambi molto ben distinti '^); ') Por 111 iiii;iiititii r |i 46 11 - 58 1.-) 70 11 10 17 22 18 ^^ 34 17 * 46 16 59 2(1 71 19 11 22 23 23 » 35 22 47 21 > 60 25 72 24 12 27 24 28 » 36 27 48 26 49 31 61 30 78 29 -) A dir vero 1' intensità pres(Mita nid gennaio un secondo minimo, ma esso e di poca, entità, e ere10 Auui 2 3 4 6 6 7 8 9 10 >10 1865 66 67 68 69 1870 71 72 73 74 1876 76 77 78 79 1880 81 82 83 84 1886 86 87 88 89 1890 91 92 93 94 1896 96 97 98 99 1900 Totale .. 2 .. 1 1 1 3 1 1 2 2 2 5 2.. 4 1 2 .. 3 .. 4 3.. 4 1 .. 3 1 1 2 2 2 4 .. 1 1 3 .. 5 4 1 6 2 2 5 1 1 3 3 1 .. 1 4 2 1 1 12.. 5 1 1 3 .. .. 3 . .. 4 2 1 4 1 4 2 13 2 1 3 3 3 2.. 1 3 2 4 12 4 2 .. 1 2 2 .. 2 1 5 .. .. 1 .. .. 1866 66 67 68 69 1870 71 72 73 74 1875 76 77 78 79 1880 81 82 83 84 1885 86 87 88 89 1890 91 92 93 94 1896 96 97 98 99 1900 Totale 2 1-16,1-16 4 4.. 1 .. 1 di 23 .. 1 di 16 .. 1 di 16 1 .. 1 di 16 1 .. 1 di 19 .. 1 di 13 1 .. 1 di 20 .. 1 di 16 .. 1 di 16 . 1 di 18 .. 1 di 12 .. 1 .. 3 4.. 1 3 1 1 3 1 1 3 3.. 1 .. 1 ..12 3 3.. 1 2 .. .. .. 1 .. 2 13.... 1 1 .. 1 11.... ..12.. .. .. 1 .. 1 1 .. 1 1 .. 1 1 .. .. 1 .. .. 1 1 .. 3 .. 1 3 .T 1 2 1 2 .. 2 2.. 7 1.. 11.... 1 .. 1 .. 2 1 1 2 1.. 1 3 .. .. 5 2.. 1 .. 3 .. 3 1 .. 1 .. 2 3 1 2 .. 1 1 3 .. 2 .. 4 3 2 1 4 .. 1 4 2 1 2 3 .. 1 2 2 1 2 .. 2 .. 2 2 2 1 4 . .. .. 1 .. .. 1 .. .. 1 .. 1 1 .. 2 .. .. 1 .. .. 2 2 1 .. 1 .. .. 1 di 11 .. 1 di 14 1 di 17 .... 1 1 .. .. 1 .. 1 di 14 .. 1 .. .. .. 1 di 12 1 di 17 ..Ili 1 11.... .. 1 di 12 .. 1 di 12 1 di 28 1 .. .. .. 1 .. 1 3 1 2 2.. 1 1 .. .. 1 di 21 .. 1 di 18 1 di 15 2 1 .. .. 1 .. .. 1 di 12 .. 1 di 14 1 2 5 .. 1 1 3 1 1 1 1 .. 1 di 16 .. 1 di 22 2 3.. .. 1 .. 1 1 98 61 38 20 13 7 7 5 1 5 86 61 24 16 10 12 12 8 3 24 La pioggia tu Catania dal tS6ò al 1900. 35 Come si vecle da le cifre totali poste in fondo a le prece- denti Tab. X e XI, piccola è la differenza fra i valori corrispon- denti delle due serie paragonate insieme ; ma credo degno di nota che discorda grandemente il numero de' gruppi con più di 10 pentadi, e mentre si sono avute fino a 28 pentadi consecu- tive senza un giorno con pioggia, quelle con pioggia hanno rag- giunto il massimo di 17, cioè poco più della metà. Vedremo ancora meglio in seguito come sia di gran lunga più facile che nelle nosti-e regioni si presentino de'. lunghi periodi senza pioggia anzi che con pioggia. * * Per completare questa prima parte, dirò qualche parola su i valori pentadici massimi e minimi assoluti. Per i massimi della quantità ho formato la seguente Tabella, Massima quantità totale pentadica della pioggia in mm. 1 0 1 2 "3 > o 1871 ■S 16 1 "3 > o a a < 1875 "5 ci 31 1 o a a < 1900 ■5 a s a. 46 £ "a > 2 < o 61 9 > o a a -< 1880 88,2 53, 7 23,5 39,0 1885 67,0 2 55, 0 1889 17 42, 2 1887 32 7,8 1876 47 2,5 1874 62 60,5 1891 49,5 1891 18 76,7 1873 33 27,0 1888 48 29,0 1892 63 115,5 1879 i 111,3 1886 19 55, 5 1873 34 26,7 1868 4» 6,0 'Ufii. 64 143,2 1877 5 133, 5 1880 2(1 39,0 1883 33 2,0 1893 50 88,2 1878 65 91,4 1898 6 112,5 1880 21 42,7 1870 36 6,0 1884 51 58,0 1889 66 1.53, 1 1896 7 179,0 1880 22 25,2 1876 37 26,0 1883 52 52,5 1865 67 76,9 1897 8 76,0 1891 23 .52, 2 1887 38 11,0 1887 53 34,8 1877 68 221,9 1898 9 116,0 1887 24 23,3 1898 39 0,7 1900 54 47,8 1880 69 73,7 1873 10 73,0 1894 25 19,8 1874 40 0.7 1900 55 7.5,1 1877 70 155, 5 1869 11 90,0 1895 26 55,0 1895 41 17,5 1870 56 77,2 1865 71 115,5 1865 12 93,5 1890 27 38,5 1874 42 3,0 1893 5< 54, 5 1898 72 67,5 1871 18 78,6 1893 28 16.0 1888 43 0,0 — 58 112,0 1876 73 41,5 1892 14 37,0 1890 29 15,5 1871 44 34,3 1899 59 91,3 1877 16 102,8 1897 3U 11,7 1900 45 40.8 1900 60 50,5 1890 36 Doti. Luigi Mendola [Memoria IX] nella quale accanto al valore in mm. della quantità massima segnata in ciascuna delle 73 pentadi annuali è posto l'anno nel quale si è osservata : il massimo de' massimi è avvenuto nel- la 68* pentade (2 a 6 dicembre) del 1898, essendosi avuti in tal periodo 221,9 mm. di pioggia; cioè a dire in cinque giorni ne è caduta una quantità equivalente, come vedremo, a più di % della media totale annua. Il valore minimo s' intende che per tutte le pentadi è uguale a zero. Riguardo a la massima e a la minima frequenza pentadica non credo necessario prenderle in speciale considerazione, perchè a me sembra che nulla d' importante potrebbe ricavarsi all' in- fuori di constatare il fatto che ne' 35 anni si sono avute solo 8 pentadi costituite da cinque giorni tatti con pioggia, e che per tutte il minimo valore della frequenza è zero. Infine la seguente Tab. XIII, analoga a la precedente, con- U^a bella x;ill. Massima intensità pentadica della pioggia. 1 1 O > 1 < -a a 1 > 2 1 1878 1 1 31 1 17,7 e < 1866 a 46 g > o a < -3 a 61 £ > o a a < 1880 72,3 1874 16,0 22,9 1898 67,0 2 27,1 1874 17 20,3 1868 32 6,0 1884 47 2,5 1874 62 31,0 1884 •ò 17,4 1878 18 76,7 1873 33 27,0 1888 48 29,0 1892 63 57,0 1870 i 55,7 1886 19 27,8 1873 34 13,4 1868 49 6,0 '83 e -84 64 71,6 1877 6 66,8 1880 20 30,5 1896 35 2,0 1893 50 29,4 1878 65 37,0 1886 6 5.5,0 1877 21 42,7 1870 36 6,0 1884 51 30,0 1879 66 30,6 1896 7 35,8 1880 22 25,2 1876 37 26,0 1883 52 •52,5 1865 67 76,9 1897 8 25,3 1891 23 17,4 1887 38 11,0 1887 53 15,0 1892 68 59,8 1873 9 29,0 1897 24 17,7 1872 39 0. 7 1900 54 1.5, 7 1880 69 36,9 1873 10 24,3 1894 25 19,8 1874 40 0,7 1900 55 37,6 1877 70 77,8 1869 11 22,5 •78 e' 94 26 24,0 1876 41 0,7 1870 56 66,0 1881 71 32,0 1899 12 40,0 1872 27 16,0 1888 42 3,0 1893 57 50,0 1868 72 48,5 1873 13 22,9 1874 28 13,5 1891 43 0,0 — 58 57,5 1888 73 13,8 1892 14 34,0 1884 29 15,5 1871 44 34,3 1899 59 49,5 1876 15 102,8 1897 30 9,0 1888 45 40,8 1900 60 34,0 1884 La pioggia in Vatania dal Is6ò al 1900. tiene i valori massimi dell' intensità pentadica della pioggia, cioè i 73 valori massimi de' grnppi da 35 rapporti della quantità to- tale pentadica al numero de' giorni con pioggia. Si scorge da essa che il massimo de' massimi è 102, 8 mm. , appartenente a la ìb^ pentade (12 a 16 marzo) del 1897 , che vai quanto dire che ne' giorni con pioggia di quella pentade l'intensità media è stata tale da poter cadere in cinque giorni circa la quantità to- tale di pioggia che cade in un anno. È superfluo aggiungere che per tutte le pentadi il valore minimo dell' intensità è zero, essendo tale quello della quantità. Tutto il lavon) tìn qui esposto (divisione per pentadi) è chiaro che serve a un esame minuzioso della distribuzione della pioggia e del numero de' giorni piovosi nel ciclo annuale, ma la piccolezza degli aggruppamenti considerati , e più ancora il fatto che nessuno di questi coincide con la suddivisione per mesi dell'anno civile e meteorico, rendono manifesta la necessità, per giungere a risultati più pratici e maggiormente utili, di consi- derare r elemento pioggia (sia quantità che frequenza) per ag- gi'uppamenti mensili. Nella Tab. XIV ho liportatu per ciò la quantità di piog- gia caduta in ognuno de' 420 mesi ^) contenuti nel periodo in esame: analogamente la Tab. XV contiene i valori che si ri- feriscono al nunieio de" giorni con pioggia : in entrambe su cia- scuna verticale è segnato con carattere grassetto il \alore mas- simo, la qual cosa ci dispensa dal compilare un'apposita tabella di tali valori. ') Non trattandosi ili valori accadici , ma di iiimimli si è lasciato a ogni mese quel uu- niero di giorni che gli assegna il calendario civile, cioè non si è ridotto il febbrajo a 30 giorni con 1' aggiunta d«l 31 gennaio e del 1° marzo. 38 Jìott. Luigi Mendola [Memoria IX] 'r a bella XilV. Quantità totale in mm. della pioggia caduta in ciaschedun mese del trentacinquennio 1866-'900. Anni Gennajo 1865 ? 66 5. 2 67 16.0 68 62,4 69 87,0 1870 57, 7 71 13H, 1 72 53,7 73 20,3 71 202,0 1875 7,5 76 31,7 77 75,8 78 10,5, 5 79 94,7 Febbrajo 188(» 81 82 83 84 1885 86 87 88 89 1890 91 92 93 94 1895 96 97 98 99 1900 .121,5 72,0 47,0 68,7 48,0 121,0 192,8 110,3 63,5 227,0 19, 0 98, 5 89, 2 41,5 76,0 28,0 132, 4 23,4 84,7 12,6 35, 8 Marzo ? 18,3 18,3 13,8 0 31,8 0 128,5 13,5 19,8 23,8 19,4 33,7 72,0 21,5 144, 5 94,5 32,5 68,0 67,0 8,0 117,6 190, 3 87,5 30, 0 179, 5 111,5 36,0 1.0 177,0 19,0 72,2 14,4 23,2 72,2 29,0 Aprile I Maggio Giugno f 13,3 13,2 91,4 98,0 71,9 5, 1 24,0 85,0 106,7 124,0 11,0 22,5 26, 0 35, 5 31,5 6,0 54,0 89,5 86,0 83, 5 28,5 54,2 10,0 32,5 75,0 0 32,8 84,6 84,0 21,0 22,5 112,4 115,6 11,3 16,2 0 0 11,0 70, 9 11,3 47,7 14,3 18,0 110,5 18,0 24,8 28,2 8,0 42, 0 30,5 7.5 41,5 38,2 60,0 15,0 44,0 55,0 89. 0 17,0 6,0 38,0 58,3 94,2 10,0 29,5 12,0 58,7 25,4 23,3 5,2 33, 1 0 24,0 0 0 0 1.5 25,2 6,8 5, 5 58,3 0 24,5 0 6,0 17,3 36,0 53.0 7,4 1,0 29,5 4,3 11,0 17,0 32,0 12,0 11, 5 44,5 36,5 31, 0 20,2 67,5 5,2 9,5 1,1 0 12,4 4,1 4,8 14,1 28,7 7,2 1,5 0 0 0 0 1,2 23,3 1,3 1,0 0 0 13,5 0 27,0 12,0 17,2 6,0 0 27,0 0 5,0 1,0 0 4,0 0 0 0 8,4 0 0 27,8 Luglio 0 0 0 0 4,3 17,5 0 3,7 7, 5 0 0 1,6 0,7 0 0 0 0 0 0 0 8,5 0,2 11,0 0 13, ;> 0 1,0 4,0 3,0 0 0 0 3,2 0 0 1.4 Settemb. 0 0 0 0 16,5 0 1,3 0,8 0,8 2,5 0 33,8 0 0 0 3,2 11,0 1,0 3,0 0 39,0 10,0 7,0 10,0 0 0 0 29,0 0 0 0 3,0 0 44,0 34,3 47,3 Ottcbre 92,4 0 11,5 7,5 5,8 56,2 6,2 8,0 0,2 0 37,0 7,7 42, 5 123, 7 102,0 56,0 29,2 56, 9 56,0 46,0 4,5 21,6 27,5 9,0 66,7 44,0 32,0 43,0 2,0 6,0 48,2 5,7 46,9 58,6 4,4 14,0 Novembre Dicembre 107,0 25, 5 11,6 140,0 24,3 0 53, 8 80,8 80,7 75, 5 76,8 192, 3 170,4 22,0 6,5 77,0 94,8 17,8 118,5 143,5 35, 8 49,7 77,0 65,0 9,0 89,8 80,2 51,8 0 79,0 79.4 100,4 26,7 102,0 15, 5 48,2 68,2 46,6 72,3 40,7 119,5 58,3 19,1 70,0 188,3 84,5 28,0 16,0 214,6 50, 5 132,5 71,0 75,5 8, 5 124,0 117,5 1.50, 0 74,0 53,0 69,0 85,0 22,2 110,8 55, 5 99,0 116,5 42,7 197,6 160,1 178,3 119,8 84,0 266,3 22,5 42,8 14,8 234,5 47, 5 132, 3 66,5 296,0 22,7 21,6 63,7 76, 5 11,8 424,5 23,0 213,8 63,5 27,0 67,5 30,7 40,7 18,0 63,5 139,0 138,5 22,0 91,5 108, 8 139,6 102,5 48,4 115,8 250,9 131, 1 5,9 La pioggia in Catania dal 1S65 al 1900. 39 Isabella X:X''. Numero de' giorni con pioggia ( ^ 0, 1 ) in ciaschedun mese del trentacinquennio 1866-'900. Auiii Gennajo Febbrajo Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settemb. 1 Ottobre Novembre Dicembre 1865 4 ? ? 0 0 2 0 0 5 5 4 14 66 2 2 2 0 3 2 0 0 0 5 4 1 67 3 ■ 5 3 2 0 1 0 0 3 3 5 5 68 6 4 7 6 0 4 0 0 2 5 5 3 69 8 0 7 3 0 2 2 4 2 4 6 6 1870 3 5 8 2 1 1 1 0 6 0 2 4 71 8 0 2 3 À 0 0 1 1 6 5 9 T3 5 fi 9 2 3 0 1 1 1 ti 3 5 n 4 5 4 5 2 0 1 1 1 3 9 7 74 7 5 7 2 4 0 0 1 0 6 7 4 1875 1 3 11 6 0 2 0 0 » 7 6 3 76 fi 4 2 2 2 6 3 2 3 fi 5 2 5 ó 7 5 0 1 1 0 5 fi 8 8 78 11 9 3 1 1 1 0 0 8 4 3 5 79 10 4 8 9 fi 0 0 0 5 2 5 6 1880 11 7 4 3 7 0 0 2 fi 5 2 3 81 10 13 2 8 8 3 0 2 2 6 4 14 82 5 fi 5 8 1 0 0 1 fi fi 3 10 83 10 fi 7 9 1 2 0 2 6 8 9 9 84 H 4 8 1 ó 2 0 0 3 8 7 9 18K6 VA 2 fi 7 3 3 8 4 1 7 11 4 86 7 9 5 8 2 1 1 2 5 4 7 6 87 9 13 fi 11 3 0 1 2 8 11 7 4 8.S 9 9 2 3 3 1 0 2 4 4 4 7 89 19 3 5 3 4 0 3 0 ó 5 7 1» 1890 8 12 7 10 4 2 0 0 3 6 4 12 91 10 9 0 7 fi 1 1 0 4 10 7 3 92 5 6 4 9 5 0 1 1 6 5 9 10 93 7 1 6 4 5 2 1 0 0 6 9 94 4 9 8 4 2 0 0 0 7 9 13 1895 ti 4 3 3 4 0 0 0 4 7 9 96 7 9 4 10 3 0 0 2 6 9 7 97 12 3 7 6 5 3 1 0 3 11 10 10 98 9 9 14 2 1 0 0 4 9 9 15 13 99 -t 8 2 3 0 0 0 1 3 4 12 12 1900 7 7 8 7 5 4 2 2 4 3 11 5 40 Doti. T/uigi Mendola [Memoria IXJ Da le due precedenti ho ricavato poi la seguente Tab. XVI, nella quale si trovano i valori delia quantità e del numero dei giorni con pioggia totali mensili per ciascano de' 7 quinquenni e per il trentacinquennio in esame. Quantità totale in mm. e numero de' giorni con pioggia ne' singoli quinquenni e nel trentacinquennio 1866'-900. Mesi 186«.'70 1871-'75 1876-'8(t 1881- '85 1886-'9(t 1891.'95 189(S.'900 i8ee.'90o y- F. Q. F. y. F. Q. F. Q- F. Q. F. Q. F. Q. F. Gtnnaja ■J2X, i 22 419,6 25 629,2 43 356, 7 41 642,6 52 333,2 32 288,9 39 2898, 5 254 Febbrajo 82,2 16 185,6 19 291,1 29 270,0 31 604,9 46 344,5 29 215,0 36 1993, 3 206 Mario 2X7,8 27 344,8 33 126,5 24 319,0 28 200,2 25 222,4 21 278,0 35 1778, 7 193 Aprile 140,9 13 185, 6 18 116,2 20 198,7 33 205,0 35 204,0 27 145,7 28 1196,1 174 Maggio 25, 5 1 95,8 12 83,8 16 95,2 18 83,5 16 199,7 22 28,2 14 611,7 102 Giugno 56,3 10 1,^ 2 25.6 7 69,7 10 38,0 4 .5,0 3 36,2 7 232,0 43 Luglio 21,8 3 11, 2 2 2,3 4 8,5 3 24,7 ,5 8,0 3 4,6 3 81,1 23 Agosto Itj, 5 4 5,4 4 37,0 4 54,0 9 27,0 6 29,0 1 128, 6 9 297,5' 37 Settembre 81,0 13 51, 4 8 331,9 27 192,6 18 168,8 25 131,2 16 129,6 21 1086, 5 128 Ottobre 201, 4 17 367,6 28 468,2 23 409,6 35 290,5 30 290,4 26 292,8 33 2320,5 192 Novembre :ì:ì7, 4 22 389, 9 30 484, 5 23 475,5 34 303,2 29 424,4 38 739, 8 57 3154,7 233 Dicembre ■.un, 5 19 539, 1 28 299,5 24 402,5 46 399,7 42 464,1 44 552, 1 47 3018, 5 2.50 Mediante una semplice divisione per B5 delle cifre contenute nella penultima verticale della precedente Tabella ho ottenuto i valori della quantità media di acqua che cade in ciaschedun mese dell'anno (Tab. XVII, 1" verticale). Si trova che la pioggia mensile varia da un massimo di mm. 90,12 in novembre a un minimo di mm. 2,60 in luglio con una media di mm. 44,45. Offrono una registrazione superiore a la media i mesi di otto- bre, novembre, dicembre, gennajo, febbrajo e marzo ; inferiore quelli di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre. E però, dividendo l' anno in due semestri , uno che chiameremo umido (costituito da mesi tutti con quantità di pioggia superiore La jnoggia in Catania dal ISUn al 1900. 41 Valori medi del trentacinquennio 1866 - '900. Quantità Frequenza Pioiosità Prcbabilltà Intensità Frazione Coefficiente In mm. 1 in giorni In mm. in giorni i in mm. .1 pluniometrica plutiometrico Geunajo . «■J, XI 7,26 2,67 23,4 11,49 0, 155 1,828 Febbrajo . 5(j, d:> 5, «6 2. 02 20,8 9.68 0,107 1,392 Marzo . . . ."^0, «2 .5, .^1 1,64 17, s 9,22 0, 095 1, 119 Aprile . 34, 17 4,97 1,14 16,6 6,87 0,064 0,779 Maggio 17, 4S 2,91 0,56 •', 1 6,00 0,033 0,384 Giugno. . . li, 1)3 1 . 23 0,22 4,9 5,40 0,012 0,151 Luglio . 2, 32 0, 66 0,07 2. 1 3, 53 0,004 0,051 Agosto. 8,50 1,06 0,27 3,4 8,04 0,016 0, 188 Settembre. 31,04 3,66 1,35 12.2 8,49 0,058 0,708 Ottobre . . 66, 30 5,49 2, 14 17,7 12,09 0,124 1,463 Novembre. 90, 12 6.66 3,00 22. 2 13,54 0, 169 2,056 Dicembro . fott. Lnìiii Mendoìa [Memoria IX] mensile ( Tab. XVII 2 ). Si ricava che il massimo numero de' giorni con pioggia si presenta in gennajo e il minimo in luglio. Dividendo ora la quantità totale mensile e annua di pioggia per il numero effettivo de' giorni di osservazione contenuti in ciaschedun mese, ho ottenuto la piovosità inedia di ogni mese, ossia la quantità di acqua che cade in media in un giorno di quel mese (Tab. XVII s). Facendo lo stesso per la frequenza e moltiplicando tale rap- porto per 100 si ixvrk \-A probabilità media su 100 che quel mese presenti un giorno con pioggia (Tab. XVII i). Eseguendo poi il rapporto della quantità totale mensile di pioggia al numero totale de' giorni con pioggia dello stesso pe- riodo ho ricavato la intensità media della pioggia per ogni mese, cioè la quantità di acqua che cade in media in un giorno con pioggia (Tab. XVII 5). Come si vede, al mese di luglio competono i valori minimi della piovosità , della probabilità e dell' intensità ; al novembre la massima piovosità e intensità; al gennajjo la massima proba- bilità; cioè a dire: sono frequenti nel novem.br e le piogge copiose, nel gennajo i giorni con pioggia. Ora — com' è noto — affinchè il regime delle piogge di una data stazione possa facilmente paragonarsi con quello di altre , non è comodo affatto servirsi de' valori medi mensili della quan- tità, perchè questa subisce molte variazioni nel proprio andamen- to, anche tra piccole distanze, e ciò perchè molteplici sono le cause che inliuiscono su la caduta della pioggia. Per fare ciò agevol- mente e in modo esatto è preferibile servirsi di due altri elementi che si deducono da' precedenti : essi sono quelli che Angot chiama frazione pluviometrica e coefficiente pluviometrico ^). I valori di questi due elementi si trovano nella stessa Tab. XVII, 6 e 7 . Co- ') Angot A., Regime des pluies de V Europe occidentale — Aunales iln Bureau centrai météorologique, Ann. 1895 t. I pag. B 183. Paris, 1897. — E Regime des pluies de la pénin- sitle ibérique — Ibiil., Ann. 1893 t. I pag. B 170. Paris, 1895. Frazione pluviomelrica per ciascun mese (o stagione) è il rapporto fra la quantità di La pioggia in Catania, dal 1865 al 1900. 43 me degli altri elementi, anche di questi i valori minimi si hanno nel luglio; i massimi si hanno nel novembre come per la quan- tità, piovosità e intensità. Assumendo ora come valori normali mensili della quantità di pioggia quelli resultanti da la media precedentemente esposta nella Tab. XVII, e chiamando convenzionalmente asciutti quei mesi ne' quali la pioggia caduta è stata in quantità minore della corrispondente normale, e umidi quelli con quantità supe- riore ^), ho notato nella Tab. XVIII le differenze fra il valore osservato in ciascun mese dell' intero periodo e il corrispondente normale : il segno si riferisce a la differenza 0-M (osservato meno medio), cioè il segno + a mesi umidi e il — a mesi asciutti. pioggia che cade iu ((iiel dato mese (o stagione) 0 quella che cade in un aiiuo ; ossia la tra- zione della pioggia totale auuua corrispoudeute al periodo cousiderato. So G ò la qjiaiitità (totale o media) di pioggia caduta nel geuiiajo di uno o piti auui, e A la corrispoudeute au- uua, la frazioue pluviometrica sarà A Coefficicìite phiviomclrico per ciascun iu_es(! (o stagione ) ft il rapporto Ira la quantità di pioggia che cade in un dato mese (o stagione) e quella che cadrebbe se essa fosso distri- buita uniformemente nel corso dell' anno. V. evidente che iu questo caso si tien conto del numero ditì'crcnte di giorni che compongono ([Uel mese, .'^o la distribuzione fosse nniformo, in genuajo (e in tutti i mesi di M giorni) dovrel)be cadérne ogg -^ • ""' alibiamo ammesso che ne cada (1, perciò il coelliciente iduviometrico sarà 365 A 31 o anche, per la forniola precedente : 31 2) Nelle pagine che seguono, estendendo 1' uso di questi due .appellativi a le stagioni e a gli anni, a' intenderà sempre applicarli, come qui, iu senso relativo ; cosi che sarà neces- sariamente considerato come asciutto un anno che abbia fornito una quantità di pioggia an- che di solo 0,1 mni. inferiore a la media, e analogamente come umido quello cou 0,1 mm. di più, per quanto la differenza fra questi duo casi sarebbe di soli 0, 2 lum. Tutte le classifi- cazioni che si adottano per comodità di studio presentauo di tali incoerenze, e certo volte anche delle peggiori ! 44 Dott. Luigi Mendola [Memoria IX] Differenze mensili fra le quantità di pioggia osservate e i valori normali. Anni fiennajo Febbraio Marzo ! Aprile Maggio 1 Giugno Luglio Agosto Settemb. | Ottobre Novembre Dicembre 1865 ? t j —34,2 —17.5 — 2,5 -2,3 — 8,5 +61,4 + 40,7 — 21.9 +180, 1 66 — 77,6 — 38,7 —37, 5 —34,2 — 6,5 - 1,8 - 2,3 — 8,5 -31,0 — 40,8 — 43,5 — 63,7 67 — 66,8 - 38.7 —37,6 —23,2 —17, 5 -r- 7.5 — 2,3 — 8,5 — 19,5 — 54,7 — 17,8 — 44,0 68 — 2(1, 4: — 43,2 +40,6 +36, 7 —17.5 +22. 1 1 "■ ' 1 — 8,5 —23,5 + 73,7 — 49,4 - 71,4 69 — 4.2 - 57.0 +47,2 —22,9 — 17,5 + 0.6Ì+ 2,0 + 8,0 —25,2 — 42,0 + 29,4 +148, 3 187(> — 25,1 — 25,2 +21,1 +13,5 —16,0 — 5,1 +15,2 — 8,5 +25,2 — 66,3 — 31,8 — 38,7 71 -+- 53.3 — 57,0 —45. 7 —19,9 + 7,7 — 6,6 - 2,3 -7,2 —24,8 — 12,5 — 71,0 + 46,1 72 — 29,1 + 71,5 —26,8 —16,2 -10,7 — 6,6 + 1,4 — ■',7 —23,0 + 14,5 — 20.1 — 19,7 73 — 62.5 — 43.5 ^34.2 +76,8 —12,0 — 6,6 + 5,2 — 7,7 —30,8 + 14,4 + 98,2 +209,8 74 -ì-llil.2 — 37.2 +55,9 -16,2 +40,8 — 6,6 - 2,3 — 6,0 —31,0 + 9,2 — 5,6 — 63,5 1876 — 75.3 — 33,2 +73.2 -9,4 — 17,5 — 5.4 -2,3 — 8,5 + 6,0 + 10,5 — 62,1 — 64,6 76 — 51,1 — 37,6 —39,8 — 6,0 + 7,0 +16,7 - 0,7 +25,3 -23,3 +126,0 - 74,1 ■r- 22,5 77 — 7.0 — 23,3 —28,3 —26,2 -17,5 - 5,3 - 1,6 — 8.5 +11,5 +104, 1 +124,4 — 9,7 78 + 22.7 + 15.0 — 24,8 + 7,8 — 11,5 - 5,6 - 2,3 — 8,5 +92,7 — 44,3 — 39,6 — 74,4 7» ^ 11,9 — 35.5 —15,3 - 3,7 — 0,2 — 6.6 — 2,3 — 8,5 +71,0 — .59,8 + 42,4 + 38,3 1880 ^238.7 + 87, 5 —19,3 —26,7 +18,5 — 6,6 — 2,3 — 5,3 +25,0 + 10,7 — 19,1 — 63,2 81 — 10.8 —- 37,5 —44, 8 + 7,3 +35,5 + 6.9 - 2,3 + 2,5 — 1,8 + 27,7 — 14,6 +127,6 82 — 35.8 — 24,5 + 3,2 + 4,0 —10,1 — 6, 6 - 2,3 - 7,5 +25,9 — 48,5 — 81,6 — 22,7 83 - 14,1 + 11,0 —38,7 +25,8 — 16,5 +20,4 - 2,3 — 5, 5 +25,0 + 52,2 + 33,9 — 59,2 84 — 34,8 + 10,0 +35,2 —19,2 +12,0 + 5,4 - 2,3 - 8,5 +15,0 + 77,2 + 27,4 — 18,7 1885 ^ 38.2 — 49.0 +32,5 + 9,8 —13,2 +10,6 + 6,2 +30,5 —26.0 — 30,5 + .59.9 — 55, 5 86 -T-llO. 0 -^ 60.6 -22,3 +20,8 — 6, 5 — 0.6 — 2,1 + 1,5 — 9,4 — 16,6 — 16,1 — 45,5 87 + 27.5 +133, S + 3,4 + 54,8 - 0,5 — 6,6 + 8,7 — 1,5 — 3,5 + 10,7 — 37,1 — 68,2 88 — 19, 3 — 30,5 —40,8 -17,2 +U,5 +20,4 - 2,3 + 1,5 —22,0 - 1,3 — 21,1 — 22,7 89 ^144,2 — 27,0 —18,3 -28,2 ■ - 5, 5 — 6,6 +11,2 — 8,5 +35,7 — 57,3 - .5,1 + 52,8 1891» — 33,8 +122,5 + 24,2 + 3,8 — 6,0 — 1,6 - 2,3 — 8,5 +13,0 + 23,5 — 67,9 + 52,3 91 4- 15,7 + 54,5 —50,8 +24,1 +27,0 — 5.6 — 1,3 — 8,5 + 1,0 + 13,9 + 20,7 — 64,2 1 92 + 6,4 - 21,0 —18,0 —60,0 +19,0 — 6.6 + 1,7 +20,5 +12,0 — 14, 5 — 34,6 + 5,3 98 — 41.3 — 56,0 +33, 8 -24,2 +13,5 — 2,6 + 0,7 — 8,5 —29, 0 — 66,3 + 8,9 + 22,3 94 — 6.8 +120.0 +33,2 — 4,7 + 2,7 — 6,6 - 2,3 — 8,5 —25. 0 + 12,7 + 26,4 + 53,4 1895 — 54,8 — .38,0 —29,8 —22,2 +60,0 — 6,6 — 2.3 -8,5 +17.2 + 13,1 — 47,4 + 16,3 96 ^ 49,6 -r 15,2 —28,3 +24,5 —12,3 — 6,6 — 2,3 — 5, 5 —25, 3 + 34,1 +107, 5 — 37,8 97 — 59,4 — 42,6 +61,6 - 8,8 — 8,0 + 1,8 + 0,9 -8,5 +15,9 — 39,6 + 70,0 + 29,6 98 — 1.9 — 33,8 +64,8 —10,9 —16,4 — 6,6 -2,3 +35,5 +27,6 + 35, 7 + 88,2 +164,7 99 — 70.2 + 19,2 —39, 5 -29,0 -17,5 — 6,6 — 2,3 +25,8 —26,6 —'50,8 + 29,7 + 44,9 1900 — 47,0 — 28, C —34.6 - 1,1 — 5,1 +21,2 — 0,9 +38,8 —17,0 — 18,1 — 6,1 — 80,3 Im pioggia in Catania dal 1865 ai 1900. 45 Le deduzioni che possono trarsi da la precedente tabella — analogamente a quanto ha tatto il Ragona per la pioggia in Modena — sono di non dubbia importanza. Un semplice esame visuale ci fa subito conoscere che fra i 35 anni in discorso neppui- uno ha tutti i suoi mesi con una quantità di pioggia costantemente maggiore o costantemente mi- nore della normale, ma ad uno o più mesi asciutti segue uno o più mesi umidi, e viceversa. Se da la precedente tabella si forma la Tab. XIX, per la quale credo sia superfluo qualunque schiarimento, ricaviamo che Tfiiae-iia :x:ix:. Numero delle permanenze e delle variazioni. T + + -h H H r H 1- -i- i — — -!- • Cienuajo. a * c d e / y h 2 4 6 3 6 4 7 Febbraio 5 4 4 4 4 7 6 Marzo . 2 .5 4 5 6 1 9 Aprile . K 4 4 3 3 6 7 Maggio . 2 3 8 3 7 4 7 Giugno . ■S 2 7 3 4 5 10 Luglio . 1 4 4 1 6 3 14 Agosto . 2 3 4 1 '■ U 7 Settembre 1 2 ti 8 6 7 4 ottobre . 3 2 5 3 7 * 6 Novembre 5 3 7 5 1 3 8 1 Dieembre 5 4 2 2 4 6 9 ■PotaU , 23 40 40 61 41 60 • 61 94 Juveruo. 6 tì 4 5 3 5 5 Primavera 4 1 8 fi .5 5 4 Estate . ■1 5 4 2 3 5 8 Autunno 3 3 3 4 3 7 6 6 Total 5 10 17 15 20 16 18 21 23 Anno 7 6 5 2 5 3 3 2 46 Doti. Luigi Mendola [Memoria IX] de' 420 mesi in esame soltanto 100 non fanno paite di una permanenza, de' quali 60 positivi ( -i- fra due - ), e 40 negativi ( — tra due -r ) ; cioè a dire le permanenze di segno sono più che triple delle variazioni , o ciò che fa lo stesso : esiste ima probabilità più che tripla che segua un mese dello stesso segno a uno qualunque, anzi che uno segno di contrario, appunto perchè il terreno asciutto ostacola la condensazione del vapore acqueo dell' atmosfera, mentre il suolo bagnato favorisce la formazione delle nubi e la caduta della pioggia (Lamont). I totali de' valori mensili delle stesse verticali e ed /"ci in- segnano che qui da noi — come del resto anche in condizioni climatologiche differenti — ne' casi di alternative si riscontra piti facilmente un mese umido tra due asciutti (60) , anzi che uno asciutto ti-a due umidi (40), e questo stesso rapporto (3 : 2) sus- siste anche tra il numero de' mesi asciutti compresi fra due di segno cliveiso {d o g) e quello degli umidi analoghi (b o e), o anche tra il numero totale de' mesi asciutti e quello degli umidi, contandosene 256 de' primi e 164 de' secondi : da quest'ultimo fatto si deduce che la maggiore quantità di pioggia che può cadere in un mese viene a essere compensata da piti altri. Si deduce ancora da le finche a e h che i casi di tre mesi asciutti consecutivi sono più che quadrupli di quelli di tre mesi umidi consecutivi ( : : 94 : 23 ). Fra le 419 successioni di segni de' 420 mesi si hanno 100 variazioni dal + al — , e di conseguenza altrettante dal — al -t- , e 219 permanenze, le quali risultano così distribuite : HI aueuze di 2 mesi 23 23 » 3 » 14 12 » 4 » 3 15 » 5 » 1 5 » 6 » — 2 » 7 » — 1 > 8 » — 1 » 10 » — 1 » 12 » — 1 La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. 47 I massimi sono costituiti, quello m — dall'agosto-dicembre 1898 e quello in — dal giugno '66 -maggio '67. Ancora da la Tab. XVIII si x'icava per quanti anni conse- cutivi un dato mese si è presentato piovoso o asciutto. I valori delle massime permanenze sono : Geunajo umido per 3 anui cousec. ; asciutto per 4 auni consec. Febbrajo » 3 » Marzo » 4 » Aprile » 3 » Maggio » 5 » Giugno » 3 » o » G » » « » » 4 » » 5 » » 8 » » 11 » » 6 » » 4 » » 3 » » 3 » 2 7 » Luglio » Agosto » 3 Settembre » 4 Ottobre » 6 Novembre » 4 Dicembre » 4 Somma . 44 69 Da questo quadro si rileva che la massima permanenza è costituita da 11 mesi di luglio (dal 1874 al 1884) tutti con pioggia inferiore a la normale. Ricaviamo da ciò un criterio di grande importanza sul numero minimo degli anni che sono ne- cessari per assegnare la quantità media di pioggia che cade in un dato mese, giacché è chiaro che se si volesse dedurre la me- dia pioggia del luglio da 11 anni consecutivi di osservazione , si potrebbe cadere in grande errore , essendosi già verificato il caso di un undicennio con pioggia nel luglio costantemente in- feriore a la normale , e che fornirebbe perciò una media che si scosta moltissimo da 1' effettiva. Si rileva ancora dal quadro precedente che la serie degli anni ne' quali la quantità di pioggia si mantiene costantemente superiore a la normale è per quasi tutti i mesi più piccola della corrispondente serie con quantità inferiore, la qual cosa è resa manifesta anche dal rapporto tra le somme ( : : 44 : 69 ). 48 Dott. Luigi Mendola [Memoria IX] Passiamo ora ad esaminare i valori estremi mensili della quantità di pioggia. Da le cifre della Tab. XVI si scorge che i valori massimi per ognuno de' 35 anni in esame si sono avuti : 5 volte in gennajo 0 volte iu luglio 6 » • febbraio 0 » » agosto 2 » » marzo 1 »• » settembre 1 » * aprile 3 » » ottobre 0 » » maggio 9 » » novembre 0 » » giuguo 8 » » diceml>re cioè ordinariamente in novembre e dicembre, meno frequente- mente in febbrajo e gennajo, raramente in marzo (1870 e '75), rarissimamente in settembre (1878) e aprile (1892) e mai nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto. In riguardo al valore minimo in generale si ha in un anno almeno un mese con pioggia nulla (o inferiore a 0,1 mm.) Nella nostra serie trentacinquennale se ne contano 3 1 così fatti , gli altri quattro sono: il 1886 con 0,6, il 1900 con 1,4, il 1876 con 1,6 e il 1885 con 4,3. Se ricaviamo da la Tab. XVI la variabilità assoluta mensile, cioè la differenza tra il valore massimo e il minimo che nella serie presentano i singoli mesi, e da la Tab. XVIII gli scarti ■ massimi assoluti mensili e il numero delle differenze di ambo i segui, avremo il quadro qui appresso : Numero delle dift'ereiize Variabilità Scarto massimo assoluta assoluto Gennaio .316,3 -t- 238,7 Febbrajo 190,3 -1- 133,3 Marzo 124,0 ■+- 73,2 Aprile 110,5 -f- 76,3 Maggio 67,5 + 50,0 Giuguo 28,7 -t- 22,1 Luglio 17,5 -+- 15,2 Agosto 47,3 ■+- 38,8 Settembre 123,7 -+- Ottobre 192,3 -h 126,0 Novembre 206,0 + 124,4 Dicembre 290,1 + 209,8 iu + lu — 14 21 14 21 16 19 14 21 13 20 12 24 10 25 10 25 16 19 18 17 14 21 14 21 L(i j)io(igia hi Catania dal /.S'6'ó al 1900. 49 Da qui si vede che gli scarti massimi sono tutti positivi, e ciascuno di essi supera di molto la corrispondente quantità media di pioggia : non potendo ciò avvenire nel senso opposto — che si giungerebbe a valori della pioggia negativi, e perciò impossibili — torna evidente che tali eccedenze debbano esercitare la loro in- fluenza sul numero de' mesi con pioggia inferiore a la normale. Ciò è confermato da le cifre delle due ultime verticali del qua- dro precedente: 11 mesi presentano forti eccedenze nel numero deffli asciutti; solo l'ottobre è in lievissimo difetto, e nel totale si ha che i mesi piovosi stanno a gli asciutti nel rapporto o : 8. * * * Il numero de' giorni con pioggia poi dà luogo ad altre im- portanti considerazioni. Già risulta evidente che nel corso di un mese la successione de' giorni con pioggia e senza — molteplici essendo le cause che li determinano — non può avvenire in modo regolare, come sa- rebbe se p. es. i giorni con pioggia in quell' intervallo fossei'O in- tercalati fra gruppi uguali di giorni senza pioggia. Esiste invece una tendenza a la successione di un giorno con pioggia a uno analogo, o al prolungarsi di un periodo senza pioggia, cioè a la persistenza di giorni aventi uguale carattere pluviometrico ^). Indicando con p il numero de' periodi di pioggia di un dato intervallo, cioè de' gruppi di giorni consecutivi con pioggia , e con n il numero de' giorni che compongono i gruppi p, sarà p la durata media di un periodo piovoso in quell' intervallo. ') È stato detto feliceiiieiite che « egli è come se i giorni con pioggia e senza, messi in iiu sacco come altrettante pallottole bianche e nere, avessero tendenza ad iippicoioarsi le nere con le nere e le bianche con le bianche o che estraendole con la mano tendano a uscirne nuite a due, tre, quattro della stessa specie, anziché l'mia o l'altra isolata > (da Schio A., Tavole della pioggia per il quarantennio 1858-1897 — Memorie dil K". T«titnto veneto di scien- ze, lettere ed arti, Voi. XXVI N. 4. Venezia, 1899). Atti Acc. Sf:KiK 4" Voi.. XV. — Meni. IX. 7 50 Dott. lAiigi Meìidola [Memoeia IX] Il valore reciproco di d, 1 \ P che costituisce la variabilità osservata, esprimerà la probabilità che a un giorno piovoso succeda un giorno senza pioggia. Ma si noti che in generale, se ^ è il numero de' giorni che compongono un dato intervallo e n quello de' suoi giorni con pioggia, la probabilità che si abbia un giorno senza pioggia è dato dal i-apporto fra il numero N --- n de' giorni senza pioggia in queir intervallo e quello totale N. Il valore di tale rapporto .V — n costituisce dunque quella variabilità che per esser distinta da la precedente dicesi variabilità calcolata. È noto che quest'ultima risulta sempre maggiore della prima: entrambe servono per ricavare il valoi-e dell' indice di persistenza (Index der Erhaltungstendenz del Koppen) dato da la formola È facile verificare che si otteri-ebbe lo stesso valore i con analoghe considerazioni su i periodi senza pioggia e il numero de' giorni che li compongono. E però esso è misura di quella tendenza che il tempo ha di persistere con lo stesso carattere, perchè durano piìi di 24 ore le cause che lo determinano; e sic- come queste non rimangono costanti per tutti i mesi dell'anno, così è evidente che 1' indice di persistenza — come la variabili- tà— debba avere differente misura ne' singoli mesi. Nella Tab. XX si trova il numero de' peiiodi di pioggia distinti secondo il numero de' giorni che li compongono, la du- rata media in giorni che ha un periodo ne' singoli mesi e i valori della variabilità e dell' indice di persistenza. E da notare che mentre la durata presenta nel ciclo annuale , come per gli altin elementi esaminati, un solo massimo (in gennajo) e un solo minimo (in luglio), e conseguentemente la variabilità un solo La piaggia in (Jatanin dal 1865 al 1900. 51 Periodi di pioggia, loro durata, variabilità e indice di persistenza. Numero dk' periodi da giorni Sum. totale Variabilità N «1 '5 "» '^ .- Geuuaju . . 1 2 8 4 5 6 7 8 9 10 11 'Sio Q g •3 > oc a 1 Zi = 2 85 37 1 13 7 2 1 1 1 0 0 0 147 257 2,75 0,57 0,76 0,25 Felibrajo. . 94 28 4 O 0 3 1 0 0 0 0 133 199 1,50 0,67 0,80 0,16 Marzo . . . 100 29 _ 3 2 0 0 0 0 0 0 139 195 1,40 0,71 0,82 0,13 Aprile . . . 86 14 12 6 1 0 0 0 0 0 0 119 179 1,50 0,66 0,84 0,21 Maggio . . 62 16 l 1 0 0 0 0 0 0 0 80 101 1,26 0,79 0,91 0,13 Giugno. . . 32 3 1 1 0 0 0 0 0 0 0 37 45 1,22 0,82 0,96 0,14 Luglio . . . 15 4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 19 23 1,21 0,83 0,98 0,16 Agosto . . . 24 3 2 1 0 0 0 0 0 0 0 30 40 1,33 0,75 0,96 0,22 Settembre . 66 15 4 2 0 0 0 0 0 0 0 87 116 1,33 0,75 0,89 0,16 Ottobre . . yi 32 6 4 0 0 0 1 0 0 0 134 197 1, 47 0,68 0,82 0, 17 Novembre . 105 33 6 4 2 0 2 0 0 0 0 1.52 229 ! 1, 51 0,66 0,78 0,15 Dicembre . 105 37 6 4 2 2 0 1 0 0 1 1.58 2.54 1,61 0,62 0,77 0,19 Anno civile 865 251 60 36 9 6 4 3 0 0 I 1235 1835 1,49 0,67 0,86 0,21 Inverno . . 285 102 23 13 4 6 2 2 0 0 1 439 717 1,63 0,61 0,77 0,21 Primavera . 248 59 18 10 3 0 0 0 0 0 0 338 475 1,41 0,71 0,85 0,16 Estate . . . 71 10 3 2 0 0 0 0 0 0 0 86 108 1,26 0,80 0.97 0,18 Autunno. . 262 81 16 10 2 0 2 1 0 0 0 374 544 1,45 0,69 0, 83 0,17 Anno nieteor 866 252 60 35 9 6 4 3 0 1 1 1237 1844 1,49 0,67 0, 86 0,22 minimo (in gennajo) e un solo massimo (in luglio), l' indice di persistenza ha bensì un valore massimo nel gennajo, ma ne' ri- manenti mesi subisce delle frequenti oscillazioni, così che a nes- suna conclusione credo si possa pervenire: tòrse esaminando una serie di anni di non poco più lunga sarà possibile ricavare qual- che più evidente e deciso resultato. * * Jn riguardo a 1' intensità diurna della pioggia , cioè a la quantità che può cadere in 24 ore , nella seguente Tab. XXI Doti. Lnifii Mendoln [Memoria IX I Numero de' giorni con pioggia classificati secondo l' intensità diurna. < mio da 0,1 a 0,9 da 1,0 a 4,9 da 5,0 a 9,9 £ So p •|to 0.2 § oo|||| 3ó« =,«.2 s mSSo.2 fio ».2 §.23 a| a| gg 1^ Itigli g 1 "ce p ? ? ? ? 0 0 1 0 0 1 0 0 1 ? ? ? 0 0 1 0 0 1 1 1 3 »? ? 0 0 0 0 0 0 112 6(i 1 0 1) 0 0 1) 0 0 1) 0 0 0 1 10 10 2 2 0 0 0 3 10 10 0 10 0 0 0 0 0 0 10 0 2 67 0 0 0 n 1) 0 (10 1 1) 1 0 2 13 2 10 0 0 0 0 2 2 3 14 22110000210 0 9 68 2 0 0 10 10 1) 0 0 0 1 5 3 3 3 2 0 2 0 0 112 1 18 0 10 10 0 0 0 10 11 5 69 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 3042 0 12 3 2211 21 2 0 110 10 10 112 10 1870 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 (» 1 14 5 0 110 0 3 0 12 18 00210 0 0 02 0 00 5 71 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 2 0 3 202210 0 10121 12 2 0 0 110 0 0 12 0 3 10 72 10 1110 0 10 0 0 0 5 236020100102 17 0 0 2 0 0 0 0 0 12 0 2 7 73 Olio 0 0011 0 0 0 4 3 3 112 0 000010 11 0 112 0 0 10 0 12 0 8 74 0 10 0 10 0 0 0 0 10 3 113 110 0 10 3 2 1 14 230000 0 00023 10 1875 0 0 0 2 0 2 0 0 0 0 0 0 4 0 0 3 2 0 0 0 0 113 0 10 12 3 100004223 18 76 2 10 0 118 0 10 0 0 9 2 1110 2 0 1114 0 14 0 2 1002001111 9 77 10 12 0 0 10 0 0 0 0 5 2 14 3 0 10 0 2 2 3 3 21 0320 0 0 002 0 12 10 78 U S 0 0 0 0 0 0 2 0 0 1 6 43100100220 3 16 3 110 10001121 11 79 0 0 0 0 3 0 0 0 0 0 0 1 4 335620000211 23 402300002000 11 1880 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 13 13 4 0 0 2 3 111 20 4 0 10 0 0 0 0 10 0 0 6 SI 0 2 0 1 II 1 0 0 0 0 1 1 6 742 5 61010 205 33 130110 0 113 02 13 82 0 0 0 2 0 0 0 0 0 3 0 0 5 14 3 4 0 0 0 13 2 3 5 26 2 10 110 0 0 110 4 11 83 4 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 5 2 13 5 10 0 2 2 4 3 6 29 2 3 12 0 0 0 0 2 0 13 14 84 0 0 0 0 10 0 0 0 11 0 3 12 4 0 2 0 0 0 0 0 15 15 1010 12 0 01122 11 1886 10 0 0 10 10 0 10 0 4 5 13 5 2 2 1113 5 1 30 410 100120322 16 86 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 13 3 10 0 14 13 2 19 1413110 11223 20 87 0 10 10 0 0 0 112 0 6 2 3 2 5 2 0 0 14 5 3 3 30 242100 0 13310 17 88 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 34120 0 0 14313 22 511020010020 12 89 0 0 0 0 0 0 0 0 10 0 0 1 713340202 5 25 34 3 00 000101023 10 1890 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 3 22832 0 01234 30 4 2 12 10 0 0 0 10 3 14 91 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 1 3 520 3 3110 0421 22 23021000110 0 10 92 10 0 0 0 0 0 0 0 10 1 3 142430102164 28 001200002112 9 !»3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 413 42210 1032 23 10 0 020 0 000 0 2 5 94 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0231000 0 0 214 13 112210001225 17 1895 0 0 0 0 0 0 0 0 110 1 3 32120 0 001124 16 321110001042 15 96 0 0 0210000010 4 05242 0 022014 22 30130000 0 212 12 97 503 3 2200 0 522 24 6 23130100513 25 10010 1001030 7 9S 1130 0 00 0 1134 14 4 7 5 0 10 0 2 5 4 4 4 36 111000001001 5 99 2 0 0 2 0 0 0 0 12 2 0 9 141100002126 18 ■111000000131 8 1990 324221201111 20 3242210 02064 26 ìO 2 0 111011010 8 L(( piouffia in Catania dui Jsij:, al 1900. 53 (coiiliìiiiuzioni') (la 10,0 a 24,9 1S65 66 «7 68 69 1870 71 72 7» 74 1875 76 77 78 79 1880 81 82 83 84 1885 86 87 88 89 1890 91 92 93 94 1895 96 97 98 99 1900 - '£■ o « -2 g 2 S S I H I ■2 1 1 -' 0 4 0 1 1 0 0 2 1 1 0 (I I) (» 0 (I 2 1 l 4 (1 1 0 0 0 0 1 a 0 Il (I 0 0 (I (I (1 1 2 I (I II II O II 2 2 0 II II II o 0 (1 1 2 0 Il II 0 1 II II II (I 2 0 1 (I (I II 11 1 14 1 0 II II 0 0 2 2 0 Il II II 0 II (I 0 S 1 I 1 0 0 0 II 2 1 0 I II II II 0 II 4 1 0 0 I II 0 II 0 2 (I 0 II 11 II II 0 1 1 2 'i 0 11 0 noli O 0 0 1 II 0 0 0 0 2 2 0 2 0 II 0 1 H 0 2 1 II I 0 II 1 0 2 2 1 o II 0 11 1 0 II 1 2 II 0 II 0 2 2 3 0 1 1 0 0 II 2 1 (t 1 0 II 1 II 1 0 0 2 1 2 0 0 0 0 II 0 1 1 S 1 0 l 0 0 1 II 1 1 1 0 II II II 0 II 4 0 0 0 0 0 0 0 2 3 0 0 (1 0 0 12 13 2 2 0 0 0 2 .1 2 1 2 2 0 0 II 2 2 1 2 0 1 0 0 II II 0 1 3 lino 0 0 2 4 3 0 2 0 (I 0 II 1 1 1 0 0 0 0 0 0 3 11 1 0 II 0 0 2 1 3 3 2 0 li 0 2 2 3 5 1 0 0 II 0 0 0 0 4 3 2 II l 0 (I 0 l 2 0 da 25,0 a 49,9 ? £' = i; 1, = .2 £ "S I S e 11 5 9 8 9 13 12 7 13 11 9 U 15 10 15 IX 18 15 9 17 lì 12 11 20 9 II X f ? ? 0 0 0 0 0 0 1 12 0 0 0 0 0 II 0 0 (10 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 II 0 1 (I 0 0 2 1 II 1 0 o II I) 0 0 1 0 2 0 0 II II o II II 1 0 0 0 11 0 II 0 II 1 II II II 1 0 0 O 0 II O II 0 1 o o 1 3 0 II 0 II II 0 II 1 1 II 0 II 11 1 0 II II 0 11 2 2 ò 2 0 2 O 1 11 o 0 II 1 0 0 (I 0 1 II 0 II II II II II II II 0 II II 1 II II 0 1 II 1 0 0 0 II 0 II 0 II II 0 II 2 1 0 0 1 II 1 0 0 II II 1 II 1 0 1 II 0 0 II II 0 II 3 0 12 1 1 0 0 0 0 0 II 1 1 II o 10 0 0 10 0 0 0 0 1 1 0 II 1 0 II II 0 0 1 0 O 0 1 II 2 0 II 1 0 0 0 2 2 0 12 10 II II II II II 2 3 1 1 0 0 1 0 0 11 II II 0 1 II l 1 0 II 0 0 II 0 0 1 1 11 12 0 1 11 0 II II II 1 1 II 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 II 0 3 0 0 0 0 0 0 0 11 II 1 2 0 1 1 0 II II 11 II 1 1 II 2 1 2 I) Il II II 0 0 o 0 2 0 2 II 0 1 0 0 0 10 0 1 1 0 11 1 0 0 O 0 0 II II 2 I 1 1 10 0 0 0 0 0 1 11 0 II 0 II 1 0 0 0 1 0 11 II 2 0 II 1 II II 0 0 II 1 5 II 0 0 II 0 II 11 0 0 0 0 0 2 2 II 1 II o II 11 0 11 1 2 1 0 1 0 O 0 II 0 10 0 1 2 0 (I 0 II II II 0 1 0 1 1 0 ? 1 2 4 4 3 2 6 10 6 1 3 3 4 7 4 7 2 s 10 3 4 6 2 6 (i 5 fi 4 9 2 9 da 50, 0 ili più o .£, = £ si' f ? f 0 0 0 O 0 1 1 0 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 (I 0 0 0 0 n 0 0 0 0 0 10 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0 0 0 0 0 (I 0 0 0 0 0 1 3 10 0 0 0 0 0 0 0 0 10 1 0 0 0 0 0 0 0 0 O 0 1 0 0 0 II 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 11 0 0 0 0 0 0 1 1 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 10 1 10 0 0 0 0 0 0 0 110 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 10 4 l 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 10 0 00 0 000000000 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 (1 O O 0 (I 0 0 0 0 10 0 0 0 0 0 II 1 0 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 I) 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 10 0 0 0 0 0 0 0 0 10 0 0 0 0 II 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 O 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 II 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 O 0 0 0 I) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 10 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 10 0 0 0 0 II II 1 0 0 0 0 0 0 II 0 I) 0 0 I 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 II 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 3 4 2 2 1 4 3 0 2 3 1 1 6 1 0 0 0 2 2 1 2 1 0 0 0 0 0 2 0 2 3 0 0 r,4 l>:iii. Giorni con quantità di pioggia non inferiore a 50 mm. Data 1X65 setteiu. 14 oltoliri- 4 ilii:iMM. 17 20 186«geiiiia,jol0 ^ ottolirti 7 ■> , S IMiit lllIVCMIl. 1 > dicmii. Il 12 13 1X70 <;<'iHiii,jo2t> iiiivi'iii. S Valore ry2, .5 51,:? 52, 0 .■>7, 5 53, 5 M, 0 .")0, 0 .">.">, 7 i;2, 5 102,0 .53, 5 52, 5 :>7.o Data 1871 J4cuii!'.i'> - ilict'iii. 2H 1«72 13 1X73 inalzo 27 a))rile 3 1H)\'LMI1. 10 > <1ÌC<'II1. li 1 iiovem. 0 187K ()ttobr« 17 » iliceiii. 16 1X77 i;i'ini!iii)2X Valore ' Data Valore Data Valore 51,2 1X77 (ittobrt) 1 70,9 18X6k''"IiìM<' 16 50,0 55, 0 novelli. 15 127,7 17 61,3 50, 0 lX7Xsettc-iii. 7 76, 5- 1887 li-bbra.|oI4 70,0 7t),7 1X7!) novelli. 11 60, 5! 1X8X ottobre 17 57, 5 52,5 1880 gennujo 24 81,5 • noviMii. 17 .53, 0 54,7 ^ » 25 52, 0 18X9 setteni. 1 1 57, 0 70,0 29 .52, Oj 1895 ottobre 20 58,2 72, 3 31 53, 0| » (licoiii. 12 55,2 51,2 » telibrajo 2 58, 0 1897 marzo 16 102,8 i)4.0 iiovoni. 1 67, 0 • novelli. 11 76,9 X», 2 IXXl ottobre 6 iW, 0 1X98 novelli. 18 67,1 56, 5 1885 marzo 14 60, 0 > ilieeiiibro2 110,5 55, 0 > novelli. 1 52,0 4 68, 3 La frequenza di questi giorni ne' diversi mesi del trenta- cinquennio 1866-'900 è determinata da la successione seguente: 5(> Dott. Lidf)i Mendola fì\lEMORIA IXl gennajo (12), novembre (11), dicembre (10), ottobre (7), marzo (3), febbraio e settembre (2), aprile (1) e dal maggio a l'agosto nes- suno. Superiori a 100 mm. se ne sono avuti soltanto 4, de' quali 1 nel novembre, 2 nel dicembre e l nel marzo. Passando ora a l' aggruppamento per stagioni meteoriche (aventi cioè l' inizio col 1° de' mesi di dicembre, marzo, giugno e settembre) ho tòrmato per la quantità e per la frequenza le seguenti Tab. XXIV e XXV analoghe rispettivamente a le precedenti XIV e XV. 'i"fii>e'iiìi x;x:iv^. Quantità totale in mm. della pioggia caduta in ciascheduna stagione del trentacinquennio 1866-'900. < Inierno Primavera Estate Autunno .,- Inverno Primavera Estate 1 Autunno 1 j 1865 ■ì f 4.1 267,6 1883 200, 2 150,5 30.0 298,5 1866 2s;i, ìs 37,3 4,s 72,1 1884 142,0 130, 5 12,0 307, 0 1867 .■)6, 8 24,2 14, 1 95,4 j 1885 196, 5 131,8 64,7 190, 3 1868 118,4 162,3 28,7 188,2 1 1886 341, 1 94.5 16,2 145, 3 1869 101,8 109, 3 28,0 149,6 ^ 1887 341,3 160, 2 18,0 157, 5 1870 324,0 121,1 19,0 114,5 1888 169, 0 59, 0 37,0 143,0 1871 183,6 44,6 1,3 79,1 1889 320, 5 50, 5 13,5 160, 7 1S72 314, 5 48. 8 4,;^ li>8, 8 1890 367, 5 124,5 5, 0 156,0 1873 100, 3 201,0 8,3 269,2 1891 348, 5 102,8 2,0 223, 0 1874 517, N 183, 0 2,5 160, 0 1892 147, 2 163, 5 33,0 150, 3 1875 54,0 148,8 1,2 141,8 1893 134,0 125,6 7,0 101,0 1876 7l', 7 63,7 58,7 216,0 1894 361,5 133,7 0,0 201,5 1877 173,2 30,5 2,0 427,4 1895 186,6 .. 100, ó 0.0 170, 3 1878 254,0 74,0 1,0 196, 2 1896 307, 1 86,4 3,0 303, 7 1879 12N,0 83,3 0,0 241,0 1897 86, 2 147,3 11,6 233,7 1880 690,6 75,0 3,2 204, 0 1898 223,7 140,0 44,0 338, 9 1881 189, 5 100, 5 24,5 198,7 1899 339,7 16,5 34,3 139,7 1882 293,3 99,6 1,0 83, 2 1900 1 195, 9 61.7 76.5 146,2 La pio(/!iiii ili Catania dal 1865 al IffOO. Numero de' giorni con pioggia ( ^ 0. 1 ) in ciascheduna stagione del trentacinquennio 1866 -'900. < 1865 Inverno Primav. Estate Autunno 14 ■5 1877 Inverno 12 Primav. 12 Estate Autunno 19 < 1889 Inverno 29 Primav. 12 Estate 3 Autunno 1 2 2 17 1S66 lìS Ó V 9 1878 2S 5 1 15 1890 33 21 2 13 1IS67 9 r» 1 11 1879 19 2S5 0 12 1891 31 13 2 21 18«8 15 13 4 12 1880 24 11 2 13 1892 14 18 2 20 1869 11 1(1 X 12 1881 2 ti 18 5 12 1893 18 15 3 7 1870 U 11 2 8 1882 2ó 14 1 15 1894 22 14 0 17 1871 12 8 1 12 1883 21) 17 4 23 1895 23 10 0 15 1872 20 14 2 10 1884 Ifi 14 2 18 1896 25 17 2 17 1873 M 11 2 13 1885 24 16 10 19 1897 22 18 4 24 1874 Ut 13 1 13 1886 20 15 4 16 1898 28 17 4 33 1875 « 17 2 18 1887 2S 2(1 3 26 1899 25 5 1 19 |1876 18 (i 10 14 1888 22 « 3 12 1900 26 2U 8 18 Da queste tabelle si ricavano per i singoli elementi i valori medi già esposti in piedi ilella Tal), XVII (pag. 41). L' esame di tali cifre fornisce le seguenti successioni per valori decrescenti : quantità : inverno, autunno, primavera, estate ; frequenza : inverno, autunno, primavera, estate ; piovosità : inverno, autunno, primavera, estate ; probabilità: inverno, autunno, primavera, estate; intensità: autunno, inverno, primavera, estate; f'raz. pluviom : inverno, autunno, primavera, estate ; coe/f. pluviom: inverno, autunno, primavera, estate; cioè a dire : per tutti gli elementi da un valore massimo in inverno si va ad un minimo in estate passando per 1' autunno e la primavera : fa eccezione l' intensità che è massima in au- tunno, periodo nel quale facilmente avvengono le piogge copiose e di breve durata, accompagnate in generale da forte vento di S^V , le quali segnano quasi ogni anno qui da noi 1' inizio del periodo delle piogge. Atti Acc. Sf.rik 4° Voi,. XV. — Mem. IX. 8 58 T)ott. Luigi Mendola (Memoria IXJ Operando come è stato detto a pag. 43 per i mesi, si fornii la Tab. XXVI (analoga a la XVIII) relativa a le differenze fra i valori della quantità di pioggia osservata e i corrispondenti medi : il segno è quello delle differenze 0-M, cioè il + per le stagioni umide, il — per le asciutte. Tei bella x;x:V^I. Differenze per stagioni fra le quantità di pioggia osservate e la media < Inverno Primavera Estate Autunno ^ Inverno Primavera Estate Autunno 1S65 } -j _ 13,3 + 80,1 1883 -33,5 + 48,2 + 12,6 +111,0 1866 + 56, 1 — 65,0 — 12,6 —115,4 18S4 — 91,7 + 28,2 — 5,4 +119,5 1867 -176,9 — 78,1 — 3,3 — 92,1 1885 — 37,2 + 29,5 +■ 47,3 + 2,8 1868 — 115,3 + 60, 0 + 11,3 + 0,7 1886 + 107,4 - 7,8 — 0,8 — 42,2 1869 —131,9 + 7,0 + 10,6 - 37,9 1887 +107,6 + 57,9 + 0,6 — 30,0 1870 + 90,3 + 18,8 + 1,6 — 73,0 1888 — 64,7 — 43,3 + 19,6 — 44,5 1871 — 50,1 — 57,7 — 16,1 -8,4 1889 + 86,8 - 51,8 — 3,9 - 26,8 1872 + 80,8 — 53, 5 12,9 - 28,7 1890 +133,8 + 22,2 - 12,4 — 31,5 1873 —133,4 + 98,7 — 9,1 + 81,7 1891 +114,8 + 0,5 — 15,4 + 35,5 1874 +284,1 + 80,7 — 14,9 — 27,5 1892 — 86,5 + 61,2 + 15,6 — 37,2 1875 —179,7 + 46,5 — 16,2 — 45,7 1893 — 99,7 -1- 23, 3 — 10,4 — 86,5 1876 —161,0 — 38,6 + 41,3 + 28, 5 1894 4-127,8 + 31,4 — 17,4 + 14,0 1877 — 60,5 — 71,8 — 15,4 +239,9 1895 - 47,1 — 1,8 — 17,4 - 17, 2 1878 + 20,3 — 28,3 — 16,4 + 8,7 1896 + 73,4 — 15,9 — 14,4 +116,2 1879 —105, 7 — 19,0 — 17,4 + 53,5 1897 —147,5 + 45,0 — 5,8 + 46,2 18S(» +356, 8 - 27,3 — 14,2 + 16,5 1898 — 10,0 + 37,7 + 26,6 +151,4 1881 — 44,2 - 1,8 + 7,1 + 11,2 1899 +106, 0 — 85,8 -1- 16,9 - 47,8 1882 -f 59,6 - 2,7 16,4 —104, 3 1900 — 37,8 — 40,6 + 59,1 — 41,3 Ricavando di qui i valori contenuti in basso della Tab. XIX (pag. 45) si deduce, analogamente a quanto ho detto avanti per i mesi, che delle 140 stagioni in esame, soltanto 33 non fanno parte di una permanenza, delle quali 18 umide (+ fra due — e 15 asciutte (- fra due +) , che vai quanto dire che le per- manenze di segno sono più che quadruple delle variazioni La pioggia in Catania dal 1865 al 1900. 59 Anche qui ne' casi di alternative si riscontra più facilmente una stagione umida fra due asciutte (18) , che una asciutta fra due umide (15), e questo rapporto (6:5) è all' incirca uguale a quello fra le stagioni asciutte e le umide, giacché sono 78 le prime e 62 le altre. La distribuzione delle permanenze è la seguente : Peviiiaiifi IZC (li *> .stagitmi s 7 » :ì » ti 1 » 4 » »> 4 » 5 » — 1 » S > — 1 essendo rappresentate le massime in -i- da le stagioni primave- ra '86 - inverno '86 e primavera '98 - inverno '99, e quella in — da le stagioni primavera '66 - inverno '68. Da la Tab. XXVI si ricavano ancora i valori delle massime permanenze di segno per una data stagione ; essi sono : luveriio umido i>ei- ;5 anni consci^utivi ; asciutto per ;{ anni conser. Primavera » 5 » » 7 ■> Estate » 3 » » •"> • Autunno » (i » » ~t » La permanenza massima è di 7 [)rimavere consecutive asciut- te (1876 al 1882). E passando a la variabilità assoluta, a gli scarti massimi assoluti per stagione e al numero delle differenze di ambo i se- gni si ha : Viiriabilit;i Scarto massimii Numero delle ilirtVreiize iissolutii assoluto in -!- in — luveruo 536,5 -H 35(!,8 15 l'O Priniaveia l.S4,5 -h '.»>s,7 18 17 Estate 7 (),.") -1- 5!t,l 13 '2'J Autunno 3.55,3 •+- 239,9 l(i 1!» ossia risultati analoghi a quelli già ottenuti per i mesi (pag. 49). m Don. Lni(ji Mcndola I Memoria IX I Infine, per esaui'ii-e questa parte riguardante la pioggia per stagioni credo utile — come ha fatto il Ragona per Modena — la ricerca delle influenze che le peculiari circostanze di una data stagione producono su le stagioni successive. Nella Tab. XXVII per ogni stagione, considerata con am- bo i segni, è segnato il numero delle volte in cui ciascuna delle quattro stagioni seguenti si è presentata asciutta o umida, non che il totale delle singole stagioni asciutte e umide. Questi to- tali ci dicono che per tutte e quattro le specie si ha notevole maggioranza delle stagioni asciutte rispetto a le umide. Valori totali della successione delle stagioni. Inverno asciutto seguito ila . Pa Pu Ea Eu Aa 9 Au la 8 lu Totale 9 11 10 10 11 12 80 :> umido ' 9 tì 12 3 10 5 12 o 60 Somme ^8" 17 22 13 19 16 20 15 140 Primavera asciutta seguita «la Ea En A a Au la lu Pa 12 Pu Totale 13 5 11 7 9 9 6 72 umida H S 8 9 11 6 6 11 68 Somme 22 13 19 16 20 15 18 17 140 Estate as(-iutta seguita da. . Aa Au la 13 In Pa 10 Pu Ea Eu 8 Totale 12 11 10 13 15 92 > umida > . . 6 6 7 5 8 4 7 5 48 Somme 18 17 20 15- 18 17 22 13 140 la lu Pa Pu Ea Eu Aa Au Totale Autunno asciutto seguito da . 10 x 8 10 11 7 11 7 72 » umido > 10 7 10 7 11 6 8 9 68 Somme 20 15 18 17 22 13 19 16 140 La pioggia in Catania dal IStìò al 1900. «1 Imuiaginanclo poi uguali a 400 il numero delle stagioni (cioè 100 di ognuna), ho dedotto da la precedente la Tab. XXVIII la quale serve a far vedere ancora più chiaramente qual' è la probabilità del carattere di una stagione che segua ad una de- terminata. Percentuale della successione delle stagioni. Inverno aseintto segnilo eia . > umido r> , SoiIlHK' .... Pa l'n Ka Eli Aa Au la In 60,0 1 20,0 1 45, 0 60,0 .55, 0 40, 0 50,0 80,0 .50,0 20,0 43,0 66,7 55,0 33,3 40,0 80,0 105, 0 95,0 130,0 70,0 111,7 88,3 120,0 80,0 Primavera asciutta segiiita ila » nniiilii Somme .... Ea Eli Aa 61, 1 47,1 An la In Pa 66, 7 35,3 Pu 7L',2 .52,9 27, S 47,1 38,9 52,9 .50, 0 64,7 50, 0 35,3 33, 3 64,7 125, 1 74,9 108,2 91,8 1U,7 85, 3 102,0 98,0 Estate aseiutta seguita da . > umida > Somme .... Aa Ali la in Pa Pn 56, 5 33,3 Ea Eu .52, 2 .50, 0 47,8 .50,0 .56, 5 58,3 43, 5 41,7 43,5 66,7 65,2 .58, 3 34,8 41,7 102,2 97,8 114,8 83,2 110,2 89,8 '123, 5 76,5 Autunno asciutto seguito da. * umido Somme .... I» In Pa 44,4 58,8 Pn Ea Eu Aa Ali 55, (i 58,8 44,4 41,2 55, 6 41,2 61,1 64, 7 38,9 35,3 61, 1 47,1 38,9 32,9 114,4 85,6 103, 2 96,8 125, 8 74,2 108,2 91,8 Si ricavano per tal modo i seguenti risultati d' indole af- fatto generale : Inverno asciutto è seguito da primavera umida , estate ? , autunno e inverno umidi ; (jj Don. Luigi Mendola [Memoria IX] Inverno umido è seguito da primavera , estate , autunno e inverno asciutti ; Primavera asciutta è seguita da estate e autunno asciutti, inverno ? , primavera asciutta ; Primavera umida è seguita da estate asciutta, autunno umi- do, inverno asciutto, primavera umida ; Estate asciutta è seguita da autunno e inverno asciutti , primavera umida, estate asciutta ; Estate umida è seguita da autunno ? , inverno , primavera ed estate asciutti ; Autunno asciutto è seguito da inverno asciutto, primavera umida, estate e autunno asciutti ; Autunno umido è seguito da inverno , primavera ed estate asciutti e autunno umido. Degno di nota è sovra tutto il fatto che a una stagione media (primavera o autunno) segue più facilmente una stagione omonima con lo stesso carattere: per le stagioni estreme (inver- no ed estate) si ha invece il risultato contrario, cioè una di esse è seguita da una stagione omonima con carattere opposto : si ha solo eccezione per le estati umide, seguite facilmente da estate asciutta anzi che umida , la qual cosa è facilmente spiegabile qualora si consideri la grande scarsezza delle estati umide, tanto che il rapporto di queste a le asciutte (48 : 92) è inferiore a quelli analoghi per le altre stagioni. Veniamo infine ad aggruppamenti più estesi, cioè a quelli per anno. Intendendo questo come derivante da un insieme di dodici mesi, ne distinguo tre diversi : r anno civile, cioè quello costituito da un gennajo al di- cembre successivo, r anno meteorico formato da 1' insieme di quattro stagioni La pio Come lio notato a pag. 7, la conoscenza di questo fattoi-e è di non dubbia importanza nello stabilire le condizioni igieniche di una città: a parte che l'organismo umano riceve minori cat- tive influenze da un tòlte acquazzone che da un prolungato nu- mero di giorni piovigginosi, questi tolgono evidentemente gl'im- mensi vantaggi che a la salute apportano 1' azione dell' aria aperta e della luce solare, in ispecial modo sotto il nostro cielo che la Natura ci iia prodigato superbamente bello. E se al pre- cedente risultato dell' esiguità del numero de' giorni con pioggia- aggiungiamo quello della mitezza della temperatura atmosferica ^) e gli altii più o meno noti di una umidità relativa conveniente al buon andamento delle funzioni t)rganiche e di un regime de' venti propizio a mitigare i calori estivi e ad eliminare i rigori invernali, si ha la conferma che Catania costituisce una stazic'ne climatica di [)rim' ordine, superiore senza dubbio a molte altre fra le più rinomate e tanto decantate ne' trattati di Climatolo- gia medica, primissima fra i soggiorni d' inverno del Mediter- raneo. Senza molto dilungarmi cercherò ora di fissare qualche idea su r elemento più importante : la quantità. La pioggia totale osservata dal )° gennajo 1866 al 151 di- cembre 1900 è stata 18669,2 mm., che vai quanto dire (Tab. XVII, pag. 41) d^e?«? mm. circa per annc) -). ') MuMnil.A-KlilililA, .Meni. cit. -) A parte le l'ifre errate, come si è dettu avanti (pa^;. 5), per la qiumtitìi totale annua

  • G7, (K) nnii. (tJKMMKLLAKO C. , Safjgio di storia fisica <4)S: e Sciuio-l'ATri ('.. lielazione geofiiioalicu delle lolliiie delle Terre/urli o/ic «i estendono ad occidente di Calania. Diiil. Toni. XH pag. 135, 1856): 45s, 20 (Scir io-Patti C. , (urta idroiiiujicu della città di Caluiiio e dei diiiloini imniediuli di (isu. Iliid. Ser. li" Tom. XI paj;. 287, 1877) : 527, 7.'> (l'cHK.rii i;. M.. // l'Uma di Colonia, l'alermo. lH7it). 453, 27 (^!ll.I.osK^ RH K. , Sullo dintribmioiie ecc. pan- 126): 474, 7 (li)i;.M. Aiìpendiee uve. pa». 12(1). Am Acc. Skkik 4" Voi,. .\V. — Mem. IX. « 60 J)ott. Luif/i Mendola [Memoria IXJ Questa quantità non è certamente molto grande (è tra le più piccole della Sicilia), né la sua distribuzione nel corso del- l' anno, già esaminata, sarebbe fra le migliori per ottenere delle buone condizioni agricole, se il complesso degli altri elementi da nn cauto e la razionale cultura — invero non molto progre- dita — da r altro non tacessero smentire tale deduzione atfer- mando la tanto celebrata ubertosità delle nostre contrade. Nella stessa Tab. XXIX, accanto a' vaLn-i della quantità os- servata si ti'ovano gli scarti pluviometrici distinti in due cate- gorie a seconda del segno delle differenze 0-M fra il valore to- tale annuo osservato e il medio dell' intero periodo. Prendendo in esame i singoli valori della quantità per an- no civile, si vede subito che nel periodo 1866-'900 si sono avute 20 amiate umide e 15 asciutte, disposte in modo da presentare 6 permanenze di segno + , 12 di segno — , 8 vaiiazioni dal + al — , e conseguentemente altrettante dal — al ^ . Rispetto a la quantità di pioggia possiamo distinguere il numero degli anni esaminati come appresso : 2 ceces.sivameute asciutti (tino ii 0,50 «lei normale, cioè tino a 2t>. 4 )* » relativo it 0. L'i:! E analogamente, per gli anni di pioggia : \ ± 4:{."., 4 cioè so "/„ scarti inassiiiii assoluti / — ;'.7.-.. 7 ■• r.'.t "/., scarto medio a.s.soluto ± l-'L'. I » » relativo ± 0, L'-'."> Ora è evidente che gli scaiti minimi e mas.simi assoluti som- dovuti a degli anni che si sono trovati in speciali circostanze, mentre gli scarti medi assoluti, o anche i relativi — essendo que- sti il rapportd de" primi a xuva ([uantità prossimamente uguale per tutti e tre •-- sono 1" intlice che ci guida a la conoscenza della maggiore o minore regolarità con la quale è distribuita la pioggia nel periodo in esame. E da (pinitto è sopra esposto si peivieni! a la conclusione seguente : L" andamento della pioggia è abbastanza irregolare perchè di essa si possano avere facilmente de' valori prossimi a' normali : tali valori della quantità si presentano più regolari quando siano 68 Bon. LnUjl .Vendola [Memoria IXJ aggruppati pei' anno meteorico, naeno per anno di pioggia, e meno ancora per anno civile, mentre le più grandi e le piìi pic- cole anomalie accidentali ( o scarti massimi e minimi assoluti ) sono offerte da gli anni di pioggia. * * * Molto interessante sarebbe certamente per non pochi lavori tecnici uno studio particolareggiato su i valori massimi della pioggia, tanto in riguardo a 1' intensità che a la durata e a la frequenza. A parte i ténomeni che accompagnano le piogge di- i-otte e di breve durata, il poter conoscere con esattezza tutti i dati di queste, comunemente dette sci^osci o rovesci di pioggia, sarebbe senza dubbio non privo di utili applicazioni. D' altro canto è evidente che 1' unica fonte cui potrebbe attingersi per fare ciò esattamente è quella della registrazione fornita da un pluviografo : in mancanza di questo , come nel caso nostro , sa- rebbe necessario poter disporre di annotazioni eseguite a tal pro- posito con molta assiduità e scrupolo. Non è intanto chi non veda che ciò confina più con 1' impossibile che col diffìcile, in special modo quando a 1' Osservatorio non è annessa abitazione alcuna per il personale addetto a le osservazioni, e d'altro canto si ri- leva da' registri originali esistenti che nel corso del ti'entacin- quennio non si è pensato di proposito — per quanto incompleta- mente— a far ciò ; e però mi trovo costretto a mettere soltanto in rilievo per ogni anno la quantità massima di pioggia caduta in 24 ore consecutive. Per i valori massimi, adunque, oltre quelli che, essendo se- gnati in grassetto si rilevano facilmente da le tabelle precedenti, ho formato la Tab. XXX contenente per ciascun anno civile la quantità massima di pioggia caduta in 24 ore, e inoltre i pe- riodi massimi di giorni consecutivi con pioggia e senza. Nel trentacinquennio 18tì6-'900 si sono notati 14 anni aventi tutti i giorni con pioggia inferioi-e a 50 mm. , 13 con pioggia Ia( piofifiia in Vataìiia dal If^fìò ai 1900. 6a Valori massimi ne' singoli anni del trentacinquennio 1866-'900. -1< tonali tità massima PERIODI MASSIMI IH (ilORNI CONSECITIVI a |M9 1870 71 72 73 74 1875 76 77 78 7!» 1880 81 82 83 84 1885 86 87 .57, 5 22, .5 49,9 .58,0 102.0 57,0 55, 0 50,0 76, 7 72.3 2X, 0 XK, 2 127, 7 76, 5 60,5 XI , ;5 W, 0 26, 0 1 1 , 0 40,0 60, 0 61,3 70, 0 57 , 5 .57, 0 11,5 37, 0 IO. i> 3X. Il 11,0 5N, 2 15, K 102. S 110,5 36,4 10,8 20 XII . . IS XII . . 4 XI . . . 7 X . . . 12 XII . . X XI . . . 26 XII . . 13 Xll . . 27 III . . 5 1... IX III . . 17 X . . . 15 XI . . 7 IX . . . 11 XI. . . 24 1 . . . 6 X . . . 2XIII, 13 IX 4X . . . 22 X . . . 14 III . . 17 1 . . . IMI. . . 17 X . . . 11 IX. . . 27 1 1 . . . 11 I, li XI . 5 IV . . . 11 XI. . . 2011. . . 20 X . . . 23 XI. . . 16 III . . 2 XII. . . 21 XII . . 12 Vili . . 13-22 XII 25 Vl-13 IX tutti isolati .... 14-16 II 11 VI-IOX 11 VI-5 IX fi-K IV, 6-X X . . . IX VI-7 IX 20IV-I VI 9-13 Xll 5 M 11 21VII-1ÓIX 25 V-12 Vili 14V-SVII . . . 1-3 1, 7-9 IV . . . v;X-31 I XO 56 3-1 IH, 13-11 X. 13-14X11 . 5-61, 19-20 1, 1-211, 1-2 111,4-5 17-20 III ["M'-l-'V,-'7-2xX 45 96 66 34 49 66 102 X3 25V-XVII 15V-1XVIII 29 VI-2 IX 6-9 I lX-21 IV, 17-20 IX . . . . 2-5 II, .5-« IX 12VI-15VII 1 V-IX VI, 30 Vll-lii IX. . . 1 VII 4 IX 22-23 IV, 2X1X-1X, 13-16X11 2X 1-4 11, 25IX-2X . . . . 18-24 II . 26 V-4 IX 16 V-6 Vili 4 VI-5VIII 1.5-22 XII .30X-5XI 17-19 11, 21-23 X, 20-22 XI . 16-19 1, iri-lX VIII . . . . 22-26 IV 11-11 II, 2.5-2X X. IX-21 XI . 2-5 1 16-22 I 30 I-I II 90 4X 65 29 43 42 7.5 65 X9 21V-1XVIII 1 VII-17 Vili 29 VI-1 IX XVl-6 VII. 23X1-21 XII . . 5V1I-16VIII 26 V-6 VII 88 8!» 12VI-25V1I1 9 VII-IO I\ 1800 17VI-13IX •'6\'1I-16I\ i)l 6-10 XI 92 4-7 IV 65 17 V 20 VII i« 2-5 III, 12-15 IV 17-22 11, 26-31 XII ... . 29 XI-3 XII 22-26 XI 16-lX I, 22-24 1 29X1-9 XII 22-27 II 61 144 113 93 X5 79 i 122 ! 37 51X-4X1 94 9 V-29 IX ISO.^ 17 V-6 IX 9(i «7 98 23 V-23 VITI 6VII-2XIX 30V-16VIII 14 IV-3 Vili 7VI-13VII 1900 26-29 V, 3-6 VI, 10-13 X I . . Dott. Luigi Mendnìa | Memoria IX | compresa tra 50 e 75 mm., 4 fra 75 e 100 mm. u 4 con piog- gia superiore a 100 mm. Fra tutti soltanto 12 ne registrano una quantità superiore a la corrispondente media mensile. Il massi- mo di questi massimi è 127, 7 mm. di pioggia caduta il 15 novembre 1877. Riguardo a' massimi periodi di giorni con pioggia aggiun- gasi a quanto è stato detto a pag. 49 e segg. che nel 1866 i o-iorni con pioggia sono stati tutti isolati, nel 187B e '74 mai si sono avuti più di 2 giorni consecutivi con pioggia, e così via fino a 8 giorni; solo il 1865 ha avuto un periodo di 10 giorni (Ib a 22 dicembre), e il 1898 uno da 11 giorni (29 novembre a 9 dicembre). I periodi senza pioggia invece sono costituiti da meno di 50 giorni in 9 anni soltanto, 21 sono composti da 60 a 100 giorni e 5 sono formati da più di 100 giorni : memorabile fra tutti è quello di 144 giorni (9 maggio a 29 settembre 1894) senza pioggia. * * * E ora parmi sorga spontanea la domanda : Questo elemento cosi incostante quale ci si presenta segue o accenna a seguire ne' diversi anni un determinato ciclo di va- riabilità V o in altri termini: la quantità totale annua di pioggia presenta de' valori massimi e minimi a determinati intervalli ? Limitandomi a constatare i fatti spoglio da ogni idea pre- concetta, pervengo senz' altro a la conclusione che nelle varia- zioni annuali della pioggia non si riscontra una periodicità net- tamente visibile, a meno che tali variazioni non abbiano — come vuole il Briìckner ^j -- il periodo di 55 anni, nel quale caso non 1) È noto che il Hkììcknei; ha trovato [ler la tciiiiieratura e i)er la |iiogj;i:i in Russia lina periodicità, seblieue non rigorosa, in analogia con quella della variazione di livello del Mar Caspio, speeialmente quando vengono prese in esiime le medie generali di tutte le sta- zioni, le c[uali (considerate isolatamente non danno alcun accenno a periodicitii. La pioiigiii in Cataiiui 'lai 1865 ni 1900. mi è dato poterne dare la conferma in causa della lunghezza stessa del periodo in esame. Recentemente 1' Hann, discutendo i valori della pioggia di Padova (172r>'900), Milano (17tì4-'900) e Klagenfiu-t (1813-'900) ha conchiuso in favore di tale peridiocità treiitacinquennale : ma è da notare che in questo caso risulterebbe un massimo nel 1878 e un minimo nel 189B, il primo de' quali non è tale fi'a i nostri in esame, e 1' altro non è de' più caratteristici. Di altri periodi più corti n(jn mi è dato averne potuto rin- tracciare, quantunque li abbia ricercato in diversi modi : A) con i valori osservati, B) con i valori perequati a tic, C) con i valori perequati a cinque, D) con i valori perequriti a sette, E) con 1 valori della forma ' ^ (a -t- 2ò -t- e), F) con i valori della foi'ma ' ',„ (a + 26 + 4c -i- 2rf + e), G) con i valori della torma ',, (a + 26 + 6c + 2rf + e). I valori li, C, D sono quali li propone lo 8chiapakelli ; quelli E, F, G sono dati da formole che in diverse occasioni mi hanno reso degli utili servigi *) , e come si vede sono tali da dare peso maggiore a quel termine osservato che corrisponde a quello che si calcola '^). Forse con un poco di buona intenzione si poti'ebbe scorgere un periodo di 4 anni, che del resto non si conserva in tutta la serie trentacinquennale, là dove c'è è dovuto molto probabilmente al caso, come le oscillazioni triennali che presso a poco si scor- gono nella quantità di pioggia della vicina Riposto '^). Oltre a ciò è noto che fra i principali elementi meteorologici rande numero di tenomeni cosmici soggetti a periodiche ') CtV. la citata Momoria su la tniiiieratuia atiiiost ho usato lina «li tali 1'oniiol<<. daiidoiK' la spiegazione. ■-) È superfluo a-isiungere che «, h, e, rf .... vi indicano valori annuali comecutivi. ') C/M^'iKKii V. , >iid clima di liijioslo. Biposto, 1896. Doti. Luigi Mendola [Memokia IXJ variazioni isi sion volute scorgere delle corrispondenze. Fra tutte queste passo ad esaaiinare la più importante, quella cioè che esi- sterebbe tra la quantità della pioggia e la frequenza ed esten- sione delle macchie solari ^). Per quanto possa sembrare superfluo , non credo inutile il premettere che si debba essere ben lungi dal pensare che possa decidere io sopra una questione da moltissimi anni dibattuta fra elette schiere d' illustri fisici e d' insigni meteorologisti : solo pu- tj-ò pervenire a quella qualsiasi conclusione che un esame spas- sionato delle nosti-e cifre potrà suggerirmi. A tal uopo nella finca ^ della Tab. XXXI accanto a' valori Q della quantità di pioggia sono trasciitti quelli M delle mac- chie solari, cioè del numero i-elativo medio annuale r che per cura del Wolf prima e del Wolfer dopo viene ottenuto esami- nando i valori forniti da quasi tutti gh Osservatori astrofisici '). Le finche B a. G che seguono contengono i valori di Q e di M ricavati sottoponendo quelli della A al trattamento prece- dentemente esposto , uguale per ambo i fenomeni a fine di po- terli rendere sempre paragonabili. Ciò non pertanto un esame di tali valori o più comodamente e più rapidamente uno sguar- do a' diagrammi cui quelle cifre danno luogo e de' quali credo inutile la riproduzione, ci manifesta che al ciclo nettamente un- decennale delle macchie solari non fa riscontro alcun periodo nella quantità di pioggia ^). ') Il Symons |iei' il iiriiiio lui iiitiavvediito tale coirelazioue csauiinautlo le osservazioui ineteorologieho inglesi in seguito a (|ueir altra tra k* macchie solari e la temperatura media annua di un dato luogo, dimostrata da Stonk che la. dedusse da lo studio delle osservazioui eseguite all' Osservatorio del Capo di Buoua Speranza. -) Ct'r. le Note di statistica delle macchie solari pubblicate e quelle di A. Wolker ne' N. «4, XH a 92 dello stesso periodico. ^) Si uoti i|ui che la correlazione che si è ammessa tra la i|uaiitita di pioggia e (|nella delle macchie solari sarebbe di uu massiuio della prima in un uiinimo di queste, e vicever- sa; e però dovrebbero resultare anni di massima il 1X7S e 1' 89, e di minima il 1870, 1' N3 e il '93. Il massimo del '78 e il minimo del '9;i coincidono con (pielli del periodo ili Hkììck NKR, uia i nostri valori non sono d' accordo. La pioyijia in Vota ii io dal JSf).'> al 1900. Tfihti-iit* x:> :i. Valori della quantità di pioggia e della frequenza delle macchie solari ne' singoli anni del trentacinquennio 1866 - '900. A B c n E r G p M p M ì p u p 1 M p il P M P M 1865 ? 30, 5 'i '/ ì 1 ■; f ? 4 4 * 6(; IfiO, 2 16,3 f ■! 'f 1 ì 1 ? 4 4 ■f * *. fi- 21(t, 2 7,3 280, 2 20,3 f 1 ì i 262, 7 17,1 1 •f 4 f fiS 470, 2 37, 3 429,6 39,5 368,1 54,7 ? t 439,8 38,9 407,0 46.7 501, 0 45,1 6» fi08, 4 73,9 490,1 83,4 414,7 73,7 384, 9 69,5 519,6 81,1 476,1 76.7 .598, 1 76.2 1870 391,6 139,1 464, 5 108,1 464,9 92,6 477,6 76,7 448, 3 115,6 4.50, 1 106,6 440,0 112,0 71 :ì93, 4 111,2 415,3 117,3 532,5 98,4 .531, 8 X2,0 4(i9, 8 115, 5 469, 5 106,7 4.56, 8 107,4 72 460,8 101,7 554, 2 93,1 528,8 92,5 513, 9 79. 1 530, 8 95.2 522, 8 94.5 512, 5 95,7 73 X08,3 66, 3 619, 7 70, 9 519,4 68,2 491,8 70,2 666,8 69,7 607,3 68,6 640, 1 68,2 74 590,0 41 , 6 .".81,(1 42, 7 531,4 48,2 528, 0 .52,1 .584, 3 43,2 .558, 0 45,8 563, 3 45,6 1876 344,7 17, 1 462, 6 24,3 .568, 4 30,3 537, 6 36, 7 433.1 22.5 491,9 25, 9 467, 4 24,4 76 453, 2 11,3 481,3 13.6 498, 9 17,7 552, 5 23,0 474, 3 13,0 484,4 15.2 479, 2 14,6 77 645, 9 12,3 519,9 9.0 493, 9 10,0 .547,2 IX, l 551,1 9,8 532,1 10,2 551,0 10,5 78 460, 5 3,4 557, 1 7,2 579, 1 13,1 563, 5 19, 5 533, 0 6,3 548,8 9,4 534,1 8,4 70 565, 0 6,0 598,8 13,9 629, 3 2 1 , 6 560, 9 25,6 .590, 4 11,9 607,3 16,2 600, 2 14,5 1880 771,0 32. 3 6S0. 0 30. H 565, 5 31,1 588, 0 33, 1 702, 2 31,2 640,9 31.3 662, 6 31,4 81 704,0 51 . 2 (iOli, 6 l.s, 7 601, 9 43.2 .5S6, 0 40,4 626, 5 50,1 621,9 47,0 635, 6 48,2 82 326, 8 59.6 557, 8 59, 2 615,3 .54,6 59X, 3 .7,3 400, 1 .59, 3 .".40, 4 57.0 504,8 .57, 4 83 642, 7 63,7 533, 8 62,2 570, 4 58, 6 604,3 .50, 1 561,0 62,6 573, 9 60, 7 585, 4 61,2 81 632, 0 63, 1 607, 1 .59,8 551,0 ,52, 9 .587, 6 17.4 613,3 60,7 .584,0 57, 0 592, 0 58,1 1886 546, 5 .52, 2 595, 2 47. 0 616, 5 43,6 5.51,8 10.6 .-..S3, 0 48,3 596,1 46.3 .5X7, 8 47,3 8(i ti()7, 1 25. 4 602, fi 30, 2 578.7 32,2 593. X 33. 0 603, 8 38,5 591,5 30, 2 594, 1 29,4 87 654,3 13,1 .571,6 15.1 .576, 4 20,7 595, 2 24.9 592. 3 14,6 .590, 6 17. 5 601.2 16,8 88 453, 5 6,7 576, 2 8,7 .597, fi 11,7 .5S4,9 20,9 565, 5 8,2 562, 4 9. X 544,2 9,3 89 620.7 6,3 575, 6 6.7 588,2 13,8 .587,. 8 23, 9 586. X 6,6 590, 9 10. 1 595, 9 9,5 I8i)0 652, 5 7, 1 611,0 16,3 570, 0 25,7 555, 6 32,4 621,4 14,0 .598, 8 19, 2 607,8 17,2 !)1 559, 8 35,6 591,9 38, 5 556, 2 41,4 566, 1 41,7 583, 9 37,8 567, 6 39,4 566, 3 38,7 92 563, 5 73,0 ,502. 6 64,0 577, 6 55,7 561,3 49,8 517,9 66,6 552,3 61,8 .554, 2 63.7 93 384, 5 84,9 558, 6 7S, 6 531,2 67,1 564,9 54,9 515, 1 80,2 510,1 74,1 489,2 75,9 94 727,8 78.0 510.9 75, 6 548, 5 68,3 549, 8 57, 6 565, 1 76,2 573,1 72,5 598,8 73,4 1895 420,3 64,0 .->98, 1 61,3 545, 0 59.0 595, 7 56,4 553, 6 61,9 536,0 60,7 516,7 61,2 96 646. 1 41,8 537, 5 44.0 644, 4 47,3 573, 9 47, 7 564 , 7 43,5 612, 7 45,2 618,3 44,7 97 546, 2 26,2 691,0 31.6 .580, 9 34, 2 569, 6 36.9 655. 0 30,2 607. 1 31,8 597, 0 30.9 9S X81,7 26,7 612,8 21,7 .567,9 23, 3 f •t 6X0, 0 17,9 644, 1 23, 5 683, 7 24,0 99 410,4 12,1 549, 1 16,1 i ■i ■f ■f 514.9 15. 1 4 9 1900 355, 1 9,5 4 f 'f 4 ? .' * •> n Atti Acc. Skrif. 4" Voi.. XV. — Meni. IX. 10 74 JJott. Luiffi Mendola [Memoria IX j A questo stesso resultato sono pervenuti, esaminando i va- lori della pioggia in Milano, Modena e Torino, il Celobia ^), il Ragona ^), il Rizzo ^j, il Cantoni *j , mentre sono stati dati re- sultati abbastanza discutibili (sempre per le pioggie in Italia) da tutti quegli altri che di questo argomento si sono occupati col partito preso di trovarvi la correlazione in discorso. Dopo tutto quanto ho esposto sopra, non è certamente nella mia intenzione di escludere 1' esistenza di una qualsiasi periodi- cità nelle variazioni della pioggia annuale ; ho voluto soltanto constatare che essa non ci si manifesta nettamente; cioè a dire che, se esiste, è mascherata da le complicazioni prodotte da la diversità d' origine della maggior parte de' fenomeni meteorolo- gici. Così p. es. se distinguiamo le piogge in quelle prodotte da le speciali condizioni del luogo e in quelle prodotte da fenomeni d' indole generale, quali le depressioni, è evidente che se esistes- sero delle leggi di periodicità diverse per i due tipi, sarebbbe dif- ficile ricavarle dal complesso de' fenomeni, senza che sia possibile classificare le piogge osservate, distinguendole a seconda della loro origine. Che dire poi se le cause determinanti le piogge si collega- no con r insieme di altri periodi di differente durata o con le svariate azioni prodotte dal differente aggruppamento de' singoli elementi meteorologici ? In tal caso le difficoltà della soluzione aumentano a dismisura e la rendono quasi impossibile ! E credo bene conchiudere col Cantoni che le nostre cogni- zioni scientifiche non sono giunte a tal punto da potere decidere ') Cei.oria (t. , discesa a 0" in ciniiuo sioriii soltanto, e nna sola volta (4 febbrajo IK74) è discesa ancora più Riti col Yfilore — 0", .5. (Gir. la citata memoria sn la temperatura). ■-) K stato siil scritto che « la neve, la ■•■raniliiio, la nebbia sono rarissime e .piasi sco- noscinte, e quando si mauifestano sono di lirevissima durata > (Scidto Patti ('., lìiìazione ijvoynoslica nulle colline ecc., pag. 135). — K ancora •'.... a Catania non si ba mai n^ neve ni^ nebbia. Aiipena appena qnalcdie mattina si vede sul nutre 1' .aria velata da nna leg- gierissima nebbia, clie, sorto il solo, rapidamente si dissolve " (Ughbtti fi. 15., L' iineriio a Catania: osnercazioni e «(«rf/ di Climatologia medica. C.atauia, 1881). 70 Doit. lAiifii Mmcìola [Memoria IXj porali , per quanto né Tuna uè gii altri siano frequenti; ma il registro delle osservazioni meteoriche e un altio speciale che fim- zionò per un certo tempo, non contengono, a mio credere, dati così certi per tutto il periodo da poter giungere a risultati che abbiano il pregio di essere fondati su sicura base. Ciò credo sarà possibile di farlo quando avrà un' estensione maggiore la serie delle osservazioni che sotto la direzione del chiarissimo prof. A. Ricco furono iniziate col dicembre 1891 nell' Osservatorio a' Be- nedettini. Finisco col porgere sentite grazie al prof. (r. P. Grimaldi, direttore di questo Istituto, per avermi permesso di disporre dei registri contenenti i dati necessari per il presente lavoro. htiiiito fisico della E. Uiiircrsitò. Catania, luglio 1901. INDK^E DELLE TABELLE I — - PioKgiii ili iMiii. l'ailiita prima ilei ]^>i35 ...... l'aj;- '^ II — Quantità totale (Iella piojjgia in ciascheduna )icntail(> ilei ticntacini|ncii- nio 18tì6-'900 ■> 12 a 17 in — Numero eie' giorni con pioggia (^0,1) in ciascheduna pentade del trentacin(|uennio l«rirt-'!)00 » 18 a 20 IV — Quantità totale della pioggia caduta ne' singoli i|ninf|uenni : totale e media .lei trentacinquennio 18tì6-'90O - 24 e 2.5 V — Numero ile' giorni con pioggia ( ^ •), 1) ne' singoli i|uiui)ueuui, totale e medio del trentaciu 2« e 27 VI — Valori medi iientadici dell' intensità della pioggia .... » 28 VII — Prolialiilità pentadica di un giorno con pioggia ( ^g II, "1 ) . . » 31 Vili — (ini])))! di pentadi consecutive con pioggia ...... 32 IX — (jruppi di pentadi consecutive senza pioggia ..... s 33 X — Numero de' grnpjji di pentadi consecutive con pioggia ... - 34 XI — Numero de' gruppi di pentadi congecntive senza pioggia. . . » 34 XII — Massima i|uautità totale pentadica della pioggia in mm. . . » 3.5 XIII —[Massima intensità pentadica della pioggia ..... s 36 XIV — Quantità totale in mm. della i)ii)ggi.T caduta in ciaschednn mese del trentaciiii|nennio IKUli-'OOO ........> 38 KV — Numero de' giorni con pioggia ( ^^ 0, I ) in ciasclicdun mese del treii- tacMnquenuio 18(5H-'900 -.39 XVI — Quantità totale in mm. e numero de' giorni con pioggia ne' singoli <|ninr|ueniii e nel trentaeiniiuennio IXfi6-'90ll. .... » 40 XVII — Valori medi del treiitacini|uenìiio IXOK-'OOO ..... ^ 41 XVIII — DiH'erenze mensili tra le ipnintità di pioggia osservate e i valori normali > 14 XIX — Numero delle iiermanenze e delle variazioni ..... 2 4.5 XX — l'criodi (li |iioggia, loro durata, varialiilità e indice di persistenza . > 51 XXI — Numero de' giorni con pioggia classiticati secondo l'intensità diurna » 52 e .53 XXII — Valori totali e percentuale de' giorni con pioggia secondo 1' intensità > 54 XXIII — (Jiorni con ipiautità di iiioggi:i non interiore a .10 mm. ... 55 XXIV — Quantità totale in mm. della pioggia caduta in ciascheduna stagione del trentacinquennio Isiifì-'IHIO ........ 5H XXV — Numero de' giorni con pioggia ( ^ 0, 1 ) in ciascheduna stagione del trentacinquennio IStìti-'dOO ........' 57 XXVI — Dirtercnze per stagioni Ira li- ipiantità di pioggia osservate e la media » 58 XXVII — Valori totali della successione delle stagioni .....: lìO XXVIII — rercentuale della successione delle stagioni ...... t>l XXIX — Valori annuali della frequenza e della ipiautità osservate, e ditt'ereuza di questa col valore medio ......... 1)4 XXX — Valori massimi ne' singoli anni del trentacinquennio 1866-'900 . -^ tifi XXXI — Valori della <[uantità di pioggia e didla frequenza delle m.acchie solari ne' singoli anni del trentacinqueTiniii lX(ili-'900 ....■> 73 MkNDOIJV - J^jìio^cfia. in- CaUmc. Oal lt<6ù a.1 1900 (att<.3eFe^cA^";«e,v.«„.Wl.'' -vlrXT.3l(eiii IX rial £ii\dX'1t co^i -f"ogc'to^t\^'-,<• La., 2 100000 3600 3, 3 3900 3, 9 0,3 — 7200 «) a,b,c 14000 2600 19 2800 20 1 — 4400 X a,b,c 5000 1200 22 1900 38 16 — 2900 X a,b,u 510 380 74 790 155 81 — 1300 w a,b,c Bott. Ernesto Drago [Memoria X.] Dai valori riportati nelle su esposte tabelle si può vedere che vengono confermati non solo i risultati trovati da Auer- bach, (1) nelle ricerche sui coherer a sferette metalliche e su quello a viti di ferro, ma anche tutti quelli trovati da me (2) con la polvere di carbone. Possiamo quindi concludere che il PbO'^ ed il CuS , dimi- nuiscono di resistenza sotto V influenza delle onde acustiche , e posti su di una lastra di Chladni manifestano gli stessi feno- meni presentati dalla polvere di carbone. È naturale che tutte le cui'e adoperate nelle mie prece- denti ricerche per la Imona riuscita delle esperienze anche qui venivano messe in pratica, e tutti i fenomeni osservati con la polvere di carbone anche qui venivano in generale confermati, la qual cosa ci mostra l' analogia di comportamento rispetto alle onde acustiche di tre sostanze, le quali si comportano diver- samente rispetto alle onde elettriche. 2. Se si esaminano le misure eseguite col ponte di Wheat- stone e riportate nelle tab. P e 2" si può osservare che la re- sistenza del coherer dipende dall' intensità della corrente di mi- suiu. Quando si adoperavano quattro Raoult in serie si avevano per le stesse resistenze del coherer valori molto più piccoli di quelli che si ottenevano adoperando la corrente delle Eaoult con una derivazione. La resistenza misurata diminuiva dunque con r aumentare dell' intensità di corrente. Per escludere che si trattasse di cause d' errore dovute alla disposizione sperimentale, misi al posto del coherer delle resi- stenze solide conosciute, e facendo poi le misure ottenni identici valori qualunque fosse 1' intensità di corrente adoperata. La stessa dipendenza della resistenza dall' intensità della corrente di misura fu da me trovata adoperando sulla lastra di Chladni polvere di carbone ed eseguendo delle misure con co- herer ordinari. (1) Wied. Aun. Baud. 64. 1898 s. 611. (2; E. Drago 1. e. ISul comportamento dei coherer a Pbt)" ed a OuS ecc. 7 Nella tabella seguente riporto i risultati di alcune misure fatte con coherer di forma consueta. Nella V colonna sono disposte le sostanze S che empivano il coherer, nella 2'' la resistenza trovata Rs adopei-ando come corrente di misura quella fornita da quattro Raoult in serie, nella 3^ la resistenza Ed trovata adoperando le quattro Raoult con una derivazione di 5 ohm fra i morsetti dalla pila così for- mata, e nella 4' la resistenza L's ottenuta togliendo la deriva- zione suddetta. Tabella V. s H, i;,. Ri PliO- i.")niiii ."iiìnno 15000 CuS uoou 21001) l-'OOO c 2(>080 .■.0000 27000 È utile notare che il coherer e le altre parti dell' apparec- chio di ricerca venivano accuratamente isolati dal suolo. 10 non ho avuto tempo per ora di istituire delle misure so- pra coherer contenenti limature metalliche ed altre sostanze per vedere se i fatti che ho trovato costituiscono un fenomeno ge- nerale o riserbato soltanto ad alcune sostanze ; piuttosto ho cer- cato di darmene spiegazione eseguendo qualche esperienza. 11 fatto che la resistenza di tali polveri dipende dall' inten- sità di cori-ente mi ha condotto subito a pensare che qui si ha da fare con resistenze elettrolitiche. Quale potrebbe essere la causa del comportamento elettrolitico ? Ho pensato alla piccola quantità d' umidità che può depo- sitarsi sul vetro della lastra di Chladni , sul tubo del coherer e può essere assorbita dalle polveri. Difatti in diversi giorni umidi ho avuto occasione di tro- vare che in certi casi la sola fenditura di 3 mm. sulla lastra di Chladni conduceva la cori'ente. In una esperienza la fenditura J)ott. Ernesto Brago [Memoria X. mostrava la sua conduttività con una deviazione di 0.5 svelata col chiudere il solo circuito del galvanometro e lasciando aperto quello della pila nel ponte di Wheatstone. Tale deviazione si annullò lavando con etere e riscaldando quindi la suddetta fen- ditura , ma poco tempo dopo ricomparve e la resistenza della fenditura si mostrò di 400000°*"" quando le misure venivano fatte con la corrente delle 4 Raoult in serie , mentre invece adope- rando le 4 Raoult con la solita derivazione di 6 ohm si trovò una resistenza praticamente oo , ed esperimentando nelle condi- zioni di prima si ottenne di nuovo il valore di 400000.°""" Facendo produiTe davanti alla fenditura delle scariche elet- triche con la macchina Wimshurst provvista di condensatori , la resistenza fu portata ad oc permanentemente. Questi fatti del resto sono da aspettarsi quando si pensa che V anticoherer di Neugschwender (1) è fondato su questo pi'incipio. Per vedei-e se in realtà si aveva da fare con resistenze elet- trolitiche allora io mettevo sulla lastra di Chladni alquanta pol- vere di PbO^ o di CuS o di C, caricavo poi il coherer così for- mato per parecchio tempo come un accumulatore , osservando dopo la corrente di polarizzazione al galvanometro. Nel seguente quadro porto i risultati ottenuti sperimentando in questo modo col PbO^. La prima colonna contiene il nu- mero d' ordine delle esperienze , la 2» la deviazione ottenuta mettendo il PbO^ sulla lastra e chiudendo il coherer così for- mato col galvanometro escludendo la pila, la S^» la durata della carica escludendo il galvanometro ed intercalando un milliam- perometro che dava i valori medi dell' intensità di corrente ri- portati nella 4^ colonna, la 5=i poi contiene i valori della devia- zione definitiva dovuti alla corrente di polarizzazione. (1) A. Mkugschwendbr. Wied. Aim. 67, 1899, 430 e Wied. Auu. 68 1899, s 92. Sul comportamento dei coherer a PbO' ed a (JuS ecc. Tabella VI. D T I P (')0,3) 50'ls 5ds 40m 5 (••) ITds 12" 30'» 5 (0) 37ds Osserrazioiii (') Facendo attraversare il coherer dalla corrente si aveva deviazione a sinistra. (-) Riscaldando la fenditura da iS'* la deviazione scen- deva a 0, 4"* . (■') Tendeva a diminnire, ad invertirsi e dopo due ore diveuiva 12* . (') Questa deviazione di 50'* ai era ottenuta ad ore 11, 25, lasciando il circuito clii\iso a 14'' si tro- varono 27'^, a IT'' 2''-^ a 18'' 0, 5''». (5) Questa deviazione di 17'i* si era ottenuta ad ore 10, 20 ad ore 11 si trovarono 13''^. (") Tendeva a diminuire, ad invertirsi e dopo due ore si trovarono 12" . Facendo delle esperienze analoghe con CuS e C si ottene- vano dei risultati incerti. Come ho già detto, avendo dovuto interrompere questi lavori non mi è stato possibile studiare coherer formati' da limature metalliche ed altre sostanze , ma che i fenomeni elettrolitici siano messi in giuoco nei coherer metallici viene detto da K. E. Guthe (1), il quale almeno per coherer formati da rame e ferro, dà la forinola : 2) = nP [1 — e-"') dove p è la differenza di potenziale critica , ii il numei'o dei contatti, F la differenza di potenziale critica di un contatto , i r intensità di corrente e k una costante. Egli ha trovato vali- da questa formola per la polarizzazione del rame nel solfato di rame. E mia intenzione di insistere in queste ricerche appena mi sarà possibile, per vedere più da vicino se i su esposti fenomeni possono dare pienamente ragione della vera azione del coherer. 3. Col nome « negative coharerivirkung » si denota 1' au- mento di resistenza frequentemente osservato , che si presenta (1) Pbvs. Uev. 7 p. 193, 1S9H e Wied. Anu. Band. 4, 1901 paR. 762. Atti Acc. Skrib 4^ Vol. XV. — Meiu. X. 10 ])ott. Ernesto Brago [Memoria X.J talvolta iuvece dell' ordinaria diminuzione esponendo un coherer all' azione delle onde elettriche. — K. E. Guthe (1) adoperando coherer ad un solo contatto stabilito fra due calotte di vari me- talli ha trovato in particolare la « negative coharerwirkung » con metalli teneri. — Essa appariva se le calotte erano state pu- lite poco prima con carta smerigliata, però spariva quando erano state strofinate con pelle di gatto. — Anche I. Boulanger (2) e G. Ferrié hanno trovato per il contatto rame-zinco , quando questi due metalli erano leggermente ossidati , che mentre la corrente era inferiore a 0,001 ampere allo stato iniziale si po- teva avere 1' azione positiva, mentre regolato il contatto in modo che la corrente raggiungesse 6 o 7 milliampere si aveva la « ne- gative coharenvirkung » . Tutti questi fatti tendono a far credere che la « negative coharerwirkung » non sia esclusiva di alcune sostanze , e per ciò io ho argomentato che in certe condizioni anche PbO^ e CuS debbano manifestare l'azione positiva. Ho quindi messo sulla lastra di Chladni, inserita nel solito circuito di un galvanometro Magnus a forte resistenza , quasi completamente astatizzato , e di quattro elementi Eaoult , del CuS ed ho ottenuto una deviazione iniziale di BS*^" chiudendo il circuito. Con le onde elettriche prodotte da una macchina Wim- shurst la deviazione è uscita fuori dal campo del cannocchiale permanentemente. — Mettendo sulla stessa lastra invece del PbO^, si è primo avuta una deviazione di GO''* che sotto 1' influenza delle onde elettriche è andata sino a 140'^* permanentemente. In altri casi ottenevo che la deviazione uscisse fuori del campo del cannocchiale sotto 1' influenza elettrica. Facendo delle esperienze coi coherer ordinali ho trovato che per CuS la deviazione aumentava da 0 a 50'^' sotto 1' in- fluenza elettrica e poi andava fuori del campo del cannocchiale. (1) 1. e. (2) La tclégraphie sans lìl et les oudes électriques Berger-Lovrault et C'^ , cditeur Paris 1902 pag. 109. Sul comportamento dei coherer a PbC ed a OuS ecc. 11 In tutte queste osservazioni sembrava chiaro che le scintille della macchina senza condensatori facessero diminuire la resi- stenza del coherer, mentre le scintille coi condensatori la face- vano aumentare. Pare quindi che la natura della scarica abbia un' influenza notevole sulla manifestazione dei diversi fenomeni. Coi coherer ordinari a PbO^ io non ho potuto trovare la diminuzione di resistenza almeno nei limiti delle mie ricerche. Questi fatti da me trovati dimostrano insieme a quelli co- nosciuti come in quasi tutte le sostanze si può avere tanto l'a- zione positiva , quanto 1' azione negativa. — Le cause però che influiscono sull' azione del coherer pare che siano moltissime , ma il fatto che anche PbO^ e CuS possono in taluni casi pre- sentare delle diminuzioni di resistenza sotto 1' azione delle onde elettriche , come risulta da queste mie esperienze , tende a di- sti-uggere 1' obbiezione grave che viene mossa alla teoria mec- canica del coherer. Dall' insieme delle mie ricerche si possono trarre le seguenti conclusioni : 1. / coherer a PbO^ ed a CuS in generale diminuiscono di resistenza sotto V influenza delle onde acustiche , comportandosi così come quelli formati da tutte le altre sostanze. 2. Almeno per i coherer formati da PbO^, CuS e C la re- sistenza diminuisce con V aumentare dell' intensità della corrente di misura. 3. Caricando tali coherer come accumulatori si ottiene alla scarica una corrente di polarizzazione. — Questi risultati sono evidenti nel PbO^ incerti nel CuS e C. 4. Anche i coherer a PbO^ ed a CuS manifestano in certi casi delle diminuzioni di resistenze sotto V influenza delle onde elettriche. Dal Laboratorio di Fisica della R. Università di Catania, Dicembre 1901. Memoria XI. Sul complesso cubico di rette, che contiene una stella di raggi e un piano rigato. Nota di M. PIERI. § 1. — Entro uno spazio lineare da cinque dimensioni S^ — che si ritiene in qualità di ambiente proiettivo delle figure — tolgasi una forma quadrica n. . dovrà tagliare la forma Q lungo un cono quadrico (da tre dimensioni) ; e quindi toccar la Q in certo punto A di l , vertice di esso cono. Ora, se il punto A descrive una retta generica in a. , gì' iperpiani tangenti a- Q (1) Beu poco si sa circa il complesso cubico piìi generale , che uou sia noto altresì per complessi di u°. grado : e «jiiel poco si aggira raassinianieute intorno al sistema x ' dei t'a- sci di raggi e alle altre rigate d' ordine minimo spettanti al complesso. Vedi per es. Voss , Math. Anual. , voi. IS ; H. Schubert, ibidem , voi. XII ; E. Vbnbroni, Reud. d. Ist. Lomb., voi. XXXI,. . I complessi cubici, che son luogo geometrico di oo^ lasci di rette, furou tutti assegnati da E. Veneroni , nei Reudic. d. Ist. Lomb. , voi. XXXII» , 1899. Ma di alcuni complessi cubici generabili mediante una semplice infinità di congruenze lineari trattano in jirecedeuza A. Wbilkr , Dh Involution aiif einer Saumcuive dritter Ordnutig >, in Zeitsehr. i'iir Math.. voi. XXIV. 1879, e F. Aschieri nei Rend. d. Ist. Lomb., a. 1880. — II com- plesso descritto dalle rigate «juadriche di mia medesima rete fu sviscerato in parecchi la- vori di R. Sturm ("Crelle's .Toiirnal, voi. LXX e Math. Annal. voi. VI), Th. Rkye (Geome- trie der Lage, 3^ ediz. , voi. Ili) , D. Montesano (Memorie dell' Istituto dì Bologna, volu- me Vj , 1892), Kluwer (Nieuw Archiv voor wiskunde, voi. XIX, 1892). È questo il com- plesso generato da tre reti proiettive di complessi lineari; ma si può concepire al- tresì come intersezione della forma Q^^ con la forma ìP^ , luogo dei piani tangenti e dei piani seganti lungo coniche una data superticie del Veronese. — Un complesso razionale del terzo grado, con tredici rette doppie, s'incontra nello studio di E. Veneroni ~; Sui couìiessi bilimari ctc. - (Memorie d. Acc. d. Se. di Torino , t. LI.^ , 1901) ; e parecchi altri complessi cubici — con diciotto raggi doppi almeno, e nove congruenze lineari — si tro- van descritti nella Nota di U. Pbrazzo » Sopra una forma ciibiea con nove rette doppie etc. » (Atti d. Acc. d. Se. di Torino, vo XXXVI, 1901). (2) C. Segrb « Sulle varietà cubiche delio spasi» a quattro dimeitsioni, etc. > nelle Mem. Sul complesso cubico di rette, ecc. nei punti di questa formano fascio intorno allo spazio ordinario [a.-] , che resta individuato da X e da un certo piano t di Q pas- sante eziandio per la retta e diverso da /^ ; il detto spazio [Xt] sega F, da >. in fuori, secondo una quadrica incidente il piano >. lungo una conica : ed è questa conica il luogo dei punti nel pia- no >- , per ciascuno dai quali accade che un iperpiano di quel fascio sia tangente ad F. Laonde, in virtù di un noto principio di corrispondenza (1) si deduce, che le due forme i^ e Q si toc- cheranno in sette punti di >- ; vaie a dire che sette punti, in ciascuno dei piani >. e [j. , sono doppi per la varietà zi^. Insomma: // complesso cubico (Z) ha sette raggi doppt entro la stella di raggi (k) e sette nel piano rigato (\>.). s? 3. — Dati un punto 0 di Ql ed un iperpiano generico S\, le projezioni (stereografiche) degli enti di Q dal centro O sullo spazio (da quattro dimensioni) S' verranno contrassegnate dal- l'apice : cosicché, per es., in S'g, V e n' si leggeranno senz'altro le projezioni di ilg, >. e ii; ecc. — All'univocità di codesta proiezione della forma quadratica Q — sul!' iperpiano -S'' dal punto 0 — fanno eccezione, come si sa, da una parte il punto O, 1' intorno del quale si rappresenta nei punti dclKi spazio ov'è immersa la quadrica ordinaria m'I di ,S", traccia del cono descritto dalle oo^ rette di Q che passa n per 0\ e dall'altra i punti di detta qua- drica 0)', in ciascuno dei quali — sia per es. P' -- si riducon le immagini di tutti i punti della retta OP' . Supponendo — come faremo costantemente fino a tutto il § IO — che il centro di projezione O sia scelto in uno dei sette punti doppi di ^"^^ che giacciono in k (§ 2), la projezione -' di il sarà dunque itìta va- rietà del quart' ordine Z'\ contenente una certa ietta /' — traccia del piano X sopra .'. È chiaro che, viceversa, ciascun punto dello spazio rap- presentativo II" sarà generalmente immagine di un sol punto di ^'■, stante che le x^ rette incidenti /' e ;jl' compongono, den- tro iV'i, un certo sistema r' del prim' ordine: onde sussiste ef- fettivamente corrispondenza univoca tra le co ^ rette (e) di C^) e i punti E" dello spazio ordinario H". È dunque razionale ogni complesso cubico (2) di raggi, il quale contenga una stella di rette e un piano rigato senza elementi comuni. (1) (1 ) Una touilotta analoga si presterebbe allo studio di parecchie altre specie di complessi cubici razionali di rette. Citeremo ad es. il complesso cubico che ammette una, stella— ov- vero UH piano Hiiato — ed nna congruenza lineare aventi a comune un sol raggio: e il com- plesso di terso grado con due congruenze lineari aventi a comune un fascio ài raggi : complessi, di Olii si può dimostrar l'esistenza a priori (confermando, cioè, l'esistenza di qualche forma iP^ passante per certi piani, o quadriche, di Q^i); ma questa si prova eziandio a posteriori, sul fondamento della riippresentazione univoca in II", argomentando per es. in conformità liei «6 8 e 9 della presente Nota. Osservate qualmente le razionalità di questi complessi cubici è da ascrivere alla presenza in Q-^ di certi sistemi di rette triplamente iutìuiti e del prinr' ordine: sistemi che dalla projezioue stereogratìea di (J'j sou riprodotti in qualità di complessi del prim' ordine appartenenti allo spazio S\ e dotati di una quadri- (■« focale oi'. — Fra tutti i complessi di rette, che occupano semplicemente uuo spazio da (|uattro dimensioni, si segnalano quelli dalla cui superficie focale si stacca una quadrica; a motivo della elegante interpretazione di cui sou capaci noli' ordin.aria geometria delle rette. Invero, trasportati alla forma Q'-^ mediante una proiezione stereografica inversa, ci forniscono tutti i sistemi triplamente infiniti di fasci di raggi, per ognuno dei quali succede, che una retta data a piacere stia in un sol fascio del sistema. Sul complesuo cubico di i-ette, ecc. § 4:. — Le due rette comuni alla quadrica e al piano, se- condo il quale lo spazio projettante il piano \i. dal punto 0 sega, fuor di ]j., le forme i^ e Qf, hanno per tracce in iS\ due punti n\, H'i, spettanti alla retta m (§ 3) e doppi per la vai'ietà I'. Doppi eziandio per questa varietà le immagini M'u-^, M'^^p--- ^^o) che dei sette punti doppi di T giacenti sul piano |j. (§ 2); e nove pertanto i punti doppi che -' ha nel piano ;).'. Sono questi nove punti la base del fascio di cubiche descritta sul piano >y dal fn- scio di supertìcie del terz'ordiue, che gli spazi ordinari conte- nenti 1).' (dentro lo spazio iS\) staccano dalla varietà S 3. Codeste superficie cubiche saranno monoidi col punto doppio sulla retta l; e ciascuna, per tanto, contiene sei rette uscenti dai punto doppio, una delle quali è generatrice di o)|: le altre cinque son generatrici di una certa l'igata ;/. desci-itta dalle altre rette di S' che si appoggiano tanto alla retta t, quanto al piano ji'. Ora uno spazio ordinario condotto a piacere per t taglierà S' lungo una superficie del quart' ordine, con una retta doppia Z' ed una retta semplice non incidente /'; retta incontarta (per conseguen- za) da altre otto l'ette di quella superficie, una delle quali sta sulla quadrica i»'. Dunque la rigata «-' — luogo delle rette di V (§ 3) che giacciono in 1' senza stare in o' — è del 12" ordine e genere p ^= 8, con la retta 1' per direttrice 6-pla; e taglia il pia- no |).' lungo una curva direttrice del 7" oi'dine, per cui sono doppi i punti J/'(i), i¥'(2),... i/'(7) — e semplici i punti H\i^, H\^. Dunque: Nella varietà i]|-* giacciono x ' rette incidenti ambo i piani '/'■ e [>■ ; e son le generatrici d' una rigata '< del 14'' ordine e ge- nere p = 8 ; la quale sega i due piani lungo curve direttrici del 7° ordine, ron sette nodi nei punti L(i) , L,.2) .... L;,) ed M(,), >l(.2i , • . . M^7,. — L" iperpiano tangente in 0 alla forma Q\ con- terrà cinque generatrici della rigata \j , in più delle due che si spiccano dal punto 0 : e perciò la rigata (>' conterrà cinque generatrici della quadrica io', tutte e cinque incidenti le rette l ed m. M. Pieri tMemokia XI.] Se projettiamo stereograficamente la forma quadratica Ql da un suo punto genenco 0^ , l'immagine p'^ di (> dovrà tagliar la quadrica oj',j, — immagine del punto O^ -- lungo una curva del 14" ordine e genere p=:8; la quale, per projezione stereo- grafica da un punto generico di <»'^, si trasforma in una curva piana con due punti settupli nei due punti fondamentali di detta proiezione : cui'va dotata . per conseguenza . di altri ventotto nodi. Pertanto la traccia di o' sopra <->\, dovrà tagliar sé mede- sima in punti ventotto : vale a dire da vn punto generico O^ di Ql passano ventotto corde della rigata p. Questi fiatti si potrebber tosto enunciar sotto veste di pro- posizioni relative al complesso cubico (Sj. Noi rileviamo soltanto che Al complesso cubico (S) spettano oo ^ fasci dirette, ciascuno avente con la stella di raggi ( >^ ) e col piano rigato ( ij^ ) uìi rag- gio a comune : il loro sistema (?) è del genere p = 8 , ed oc- cupa una. congruenza del 7" grado (stellare e planare). I *^?" '.' ^ di questi cr.^ fasci di raesri descrivono piani ^ ^ "'^ ^^^j piano di (,) una curva , ^. ^„ ordine , _ ^j _^,. ^^^^^ , punti punto di (X) un inviluppo '' classe ' ' piani doppi rispettivamente le tracce dei raggi doppi di fi]), che giac- ciono in O-), sul piano di (ìa), e i piani projettanti dal centro di (K) i raggi doppi di (S), che giacciono in (n), (§ 2). § 5. — In ciò che segue chiameremo per brevità /.•" la conica H"oj' ; U" il punto ri"/' (che giace in k"); v" la i-etta ll'y (che si appoggia a k" in un certo punto V") ; ed r" la curva n 'p' — che sarà del 12° ordine e genere ^ = 8, avrà in U" un punto 6-plo^ e si appoggerà in sette punti alla retta v", in cinque punti (diversi da U") alla conica k" . Vedi i §§ 8, 4. Un generico spazio da tre dimensioni ne incontra la varietà 2|* lungo una curva c'^'^, la cui projezione da 0 sopra S\ è, come quella, una sestica c"^-^ del genere p ^ 4, che fuor dalla retta/' si appoggia alla quadrica w' in cinque punti variabili, e tSul complesHO cubico di rette, ecc. in un sol puntu sì alla retta l che al piano !J-'- E siccome la curva e e la l'igata f> si tagliano in quattordici punti, la stessa cosa avverrà delle e' e p'. Or le rette del sistema F' (§ 3) che si di- parton dai vari punti di una si fatta curva e' si stenderanno in una ligata del 10" ordine, contenente /' in qualità di retta direttrice ó-pla, e incidente il piano \>.' lungo una curva direttrice del 5° ordine (1). Detta rigata passeià inoltre per le cinque rette di (-)' che parton dai punti , ove la curva e' si appoggia tuor di t alla quadrica stessa , ed incontran la i-etta /' : poi che questi sono raggi di I": e taglierà inoltre la ligata «-' lungo quattor- dici generatrici variabili. Considerando la traccia di essa rigata sullo spazio II" si deduce che: Per via della corrispondenza intercedente fra i raggi del complesso cubico (Sj e i punti dello spazio H" — in virtù della costruzione assegnata al § B — /e rigate del 6" grado, che le (X)'^ congruenze lineari di raggi staccan da (S) , si rappresentano in curve e" del 10° ordine e genere p=4, dotate di un punto 5-plo fìsso (dalle tangenti variabili) nel punto U" di k" e ulteriormente appoggiata alla conica k" in cinque punti variabili — oltre che cinque volte incidenti la retta v" e quattordici volte la curva r" (2). Similmente la traccia ^^* di un iperpiano generico (da quattro dimensioni) sopra la nostra ^f*, per proiezione da 0 in «V'' darà una superficie del 6° ordine S'I'^ (comune a due varietà del 2" e 30 ordine) la quale passa per la retta /': taglia il piano |i' lungo una retta variabile, oltre che nei due punti fissi H\i), H\i^ di (1) K da sapere : 1") che le -»•' rotte di V, le .luali si spiccano dai siugoli punti di un piano dato sei'wieanieute in S\, occupano una varietà qnadrica contenente l' e \x.' ; 2") che -ili x' rafifil di V uscenti dai vari punti d'una retta generica si stendono in una ri- gata ([uailrica p.assante per /' e incidente u' lungo una retta: 3» che gli x. * raggi di T', i qu-ali parton da tutti i punti il' una retta giacente in n', fauno congruenza lineare , occu- pando lo spazio cougiuugcute la retta stessa cou / ecc. (2) lì sistema (lineare ) di codeste curve e" è dunque so vraliliondan te per due unità, visto che la sna dimensione effettiva (otto) supera per due unità la dimensione virtuale (sei) dovuta alle condizioni speciticate or ora (dalle quali esso è pienameute determinato). ,1/. Pieri [Memoria XI. ni; incontra la quadriea <•)' lungo una quiiitica varialiile -di cai son trisecanti le generatrici della luedesinaa schiera di /', e bise- canti quelle dell' al ti-a schiera - e la rigata o' lungo una curva direttrice del 14° ordine. 8i vedrà facilmente che le cc^ rette del sistemar', le quali parton dai punti di una tal superficie?', oc- cupano una varietà del 6° ordine (1), contenente la retta I' come linea 4-pla, il piano ;).' e la quadriea o/ in qualità di superficie doppie; varietà passante altresì per la rigata p' e per li due fa- sci di raggi, che projett^n la punteggiata /' dai punti H\^), H\iy Dunque, tagliando questa varietà con lo spazio 11", avremo sen- z'altro che : Le oo^ congruenze cubiche di (S) che stanno in complessi lineari vengono rappresentate sullo spazio W" da superfìcie -5" del 6° ordi- ne, le quali hanno un punto 4-plo in U". una retta doppia in v", una conica iloppia in k": e passano semplicemente per la curva r" e per le due rette \\\^^, h",.2) , che dal punto U" proiettano i punti dove il piano di k" è incontrato, fuor di essa conica, dalla curva r". — Queste congruenze di raggi non sono altrimenti ra- zionali ; però che l'esistenza di una quadriea spezzata nel piano di k" e nel piano U"v" ne avverte, che il genere geometrico (Flachengeschlecht) di dette superficie ì" è uguale all'unità. § G. - Nella forma Q^ si consideri un piano incidente il piano"/, in un punto: o, voglian dire, un piano della medesima schiera di l. La traccia di questo piano sulla forma F\ sarà una cubica a che, per proiezione da 0, darà in 8' una cubica piana a' incidente /' in un punto. Le co ^ rette di 1" che si appog- giano a detta cubica «', saranno generatrici di una rigata el- littica a del 5° ordine (entro lo spazio ordinario tà) sulla quale è direttrice 3-pla la retta /'. D'altra parte le rette che, staccan- dosi dalla cubica a , incontrano i piani a. e ij. — rette genera- trici della rigata « — giacciono tutte nell' iperpiano contenente (1) Lo spazio, iu cui giace immersa ìa rigata iniadrica di T' avente per direttrice ima retta generica, sega ò' hiugo uua quiutica, la quale si appoggia tre volte ad /', iueou- traudo poscia ;)/ in uu puuto di e.xsa rigata: ecc., ecc. Hill complesso cvirìvo di rette, ecc. a e k; dunque si appoggiano tutte a ,, in due punti la cubica a : pei- la qual cosa è chiaro, che le due generatrici di a uscenti dal punto M son proiettate da O in una medesima generatrice doppia della l'igata «■ — generatrice contenuta (eziandio dalla quadrica 0'. Inoltre, poi che la curva a taglierà in sette punti esterni ad /" la l'igata [>' — e per cons/' a cont<'rrà sette generatrici variabili di essa p', si conclude che : Nello spazio 11", le immagini degli co* coni cubici di (i!) son quintiche piane ellittiche dotate di un punto trijìlo fisso nel punto U" e di due nodi variabili, uno lungo la conica k" e l' altro lungo la retta v" : esse incontrano poi sette volte la curva r" (di guisa che ogni piano, il quale passi dal punto U . ne contiene un t'ascio). Poscia in Q\ si consideri un piano della medesima schiera di [j.. La sua traccia in Fi sai'à una cubica piana /) ,• la quale, per projezione da 0 , si riproduce in una cubica piana b' incidente |).' in un punto. Or le rette di I""' , che procedon dai singoli punti di questa b' . hanno per luogo una rigata V del 5" ordine , su cui la retta /' è direttrice doppia ; rigata, che taglia il piano ji.' lungo una cubica, e le rigate 0/ e p' rispettivamente secondo tre e sette generatrici variabili. Pertanto : Gli Go'^ inviluppi di fi]) vengono rappresentati nello spazio |j." da quintiche ellittiche sghembe, aventi un nodo nel punto U": queste curve h" si appoggiano ancora in tre punti variabili alla conica k". i)i tre punti del pari alla retta v", in sette punti alla curva r" (Condizioni, che detiniscono appunto un sistema tripla- mente infinito di quintiche ellittiche). Atti Acc. Skkib i' Voi.. XV. — Meni. XI. 2 10 .1/. Pieri [Memoria XI. J § 7. In ciascun punto della retta doppia t la varietà S'g è toccata da una semplice infinità di rette 8pettanti al sistema P' : esse son le generatrici di un ordinario cono quadrico; cono che, al variar di quel punto, descrive una certa varietà A' da tre dimensioni. Osservando che ogni piano, il quale contenga t , è tangente in due punti a S' , si deduce che la varità A' è di 4° ordine, e contiene t come retta doppia , [).' come piano sem- plice. È poi chiaro, che tanto le generatrici della rigata p' , quanto le 00^ rette della quadrica io' che incontran la retta l' , dovranno giacere in A' , come appartenenti del pari a P' che a S'. Di qui — passando alla traccia di A' sullo spazio IP' — nasce che : La stella di raggi (X) ha per immagine, sullo spazio rappre- sentativo di (!]) , ima superficie k" del 4° ordine; rispetto alla quale U " è punto doppio, v" è retta doppia, e le k " , i" son linee semplici. Per ciascun punto di l! passa un cono cubico di rette spet- tanti al sistema P' e tangenti la varietà ^' in punti del piano li': mentre una sola di queste irraggia da un punto dato a pia- cere in n'. Dunque la varietà M' , da esse rette (occupata e de- sci'itta, sarà del 4° ordine, con l tripla, \>.', p' ed o/ semplici; e contenù inoltre i due piani H[i)l', H[2)l' • Per conseguenza : L' immagine del piano rigato |i' è ima superficie [a" del 4° ordine, che ha un punto 3-plo in U" , e passa per le linee k" , V , 1- , h (1) , h (O) (4? o). Le sette corde di r" uscenti dal punto U" giacciono sulla su- perficie li." e sono immagini dei sette raggi doppi (»i{i)) , (W(2)) ,.•• (wi,7)) di (S) , che spettano al piano rigato {\>.). Similmente le sei corde di r", che si appoggiano a k" e v" — giacendo pertanto sulla superficie X'' —rappresentano i sei punti doppi della varietà S|-^ giacenti sul piano k e diversi dal punto doppio 0 (§ 3). L'intorno del punto O in S ha per immagine tutto il piano '/" di k": mentre l'intorno del medesimo punto considerato in À. si rap- presenta sopra una conica ; la quale forma, insieme con k'', l'in- tersezione totale di Z" e X" — conica passante per U", V", H'\i), Hill complexKo cnbieo di rette, ecc. 11 H'\2) e tangente in U" la retta, dove il piano 7.' taglia ulterior- mente il cono quadrico, cui appartengono le cinque tangenti di r" e la tangente a k" in U". § 8. Resta ancor da vedere come saranno da prendere gli elementi fondamentali U", k", v", r", h'\i^, h'\2, nello spazio II" acciò che resti per essi determinato (proiettivamente) un com- plesso cubico (Sj della specie considerata tìn qui. Per questo sarà sufficiente assegnare i detti elementi in maniera, che le superficie del 6" ordine aventi un punto 4-plo in U", contenenti le k'' e v" in qualità di linee doppie, e passanti semplicemente per le r", /i'\^, h'\2), tòrmino un sistema (lineare) cinque volte infinito, capace di rappresentare punto per punto (sull(> spazio ordinario) l'intersezione di due forme, quadratica e cubica dello spazio a cinque dimensioni, aventi a comune due piani che non s' incontrano. In un piano scelto a piacere si pi-endano dodici punti 1, 2. 3, ... 12 sotto condizione, che tutti giacciano sopra una curva del B" ordine C?,2,b, ... 12 j ^ t'he i puliti è) , 4 e 5 stiano sopra una retta F?i,4,5 . Saranno questi i punti fondamentali d" un si- stema lineare e» '^ di quartiche 6i,-2,b, ... 12 , atto a rappresentarci una superficie irreduttibile — che chiamerò n" — del 4° ordine e dotata di un punto triplo [/"'= ?7i,2.3, . . . 12 , la quale dovrà per necessità contenere una certa retta u"= ^"^,4,5, non pas.sante dal punto triplo U". una certa conica A'"= A7.2 che passi dal punto U" e incontri la retta v'\ e due rette A",,,, ^".21 uscenti dal pujito JJ" e giacenti nel piano di k" — rette di cui sono immagini i punti fondamentali 1 e 2. Vj per mezzo di un tal sistema lineare di cui've piane, quella superficie [j." resterà projettivamente as- segnata. Nel piano di detto sistema lineare tolgasi ancora una curva ■"i. 2: 6-, 7-, s3.... 12- che sarà dunque , 1' immagine di certa curva — che chiamerò senz'altro r" — del 12° ordine e genere p^8 giacente nella superficie |i". Questa r" passa con cinque rami dal punte» V" . si 12 M. Pieri [Memoria XI.] appoggia ulteriormente alla conica k" (testé considerata) in cinque punti, in un punto a ciascuna delle rette h'I^^, h'[2) (dianzi pro- dotte) e incontra sette volte la retta v" . Si osservi qualmente la cubica Vi 2, 3,....i2 e la retta Vi 4 5 contate due volte ciascuna, e associate alla retta K\., e alla curva R\,2; tì-',v, x-,....v2- ff^t-ciano tutte insieme una linea del tipo Tltì S' 12' Queir aggregato di curve è dunque immagine dell' interse- zione totale fra la superficie \>." ed una certa superficie del 4» ordine — sia per es. k" —contenente U" e v" in qualità di punto doppio e retta doppia, e passante ad un tempo per k" e per r" C^). Da una tal superficie le co^ quadriche passanti per k" e v" staccheranno una rete di quartiche razionali (**). Chiameremo ad es. x" la curva generica di questa rete, ed a la quadrica che la contiene. Sulla superficie \>." esiste del pari una rete di quartiche razionali y", staccate dagU co"^ piani della stella che ha per centro il punto U" : sia per es. ';i il piano d' una di queste curve; e il piano della conica k" sia per es. /. Considerate le due superficie del 6° ordine, composte 1' una mediante X", -i e "/, e 1' altra mediante ia" ed a : il fascio deter- minato da queste abbraccia tutte le superficie del 6° ordine, per cui son doppie le linee k" e v" , semplici le linee h'ii^, h'^2), '''"■, ^"1 (*) Di mia tal supertìcie k" la rappinsfiitazioiie piana d' ordine minimo (• data, come si sa. per mezzo di un sistema lineare normale di curve t' ,. i 2 3 S ''*'" "" P""'" doppio e otto punti semplici tissi : dove però si supponga, clic due degli otto punti fondamentali semplici — per esempio 1 ti 2 — giacciano allineati sul punto doppio O. La retta Pg j g, e la cubica fn 1 2 8"" Porgon 1' immagine del punto T" e della retta e" (dopiti l'uno e l'altra sulla supertìcie) ; mentr(i le linee semplici k" ed r" si rappresentano in curve K^^ 3 4 5 6 7 8 ed Kno .5> I) -1 Li" r-ì ù2 Superfluo il dire, che questi punti t'ondameutali india hanno a che fare coi punti 1, 2,....8 della rappresentazione piana di i/'. Si osservi, che non più d'una su- perficie A." o u." potrà contener gli elementi V" k" r" r" k" nella maniera, onde questi appartengono a X" e ;i". (•') Che in virtù della rappresentazione suddetta si specchiano sulle x ■ rette del piano. Sul complesso vnhico di rette., ecc. VA y", a ,'i, e 4-plo il punto U" . D'altra parte ogni superficie del 6" ordine, la quale contenga le linee A"," t\" ^,"r,"a', "?/" e il punto ZJ" nel modo che abbiamo detto or ora, dovrà eziandio conte- nere la conica a ,^ ; poi che avrà certamente a comune con questa più di dodici punti. Dunque le superficie del 6° oi'dine passanti come sopra per le linee k" v" r," h," x,' y" e per il [)unto U" sa- ranno precisamente un t'ascio. Ora, poiché ogni superficie del 6" ordine, la quale passi come sopra per le linee k," v," r," lì" e pel punto TJ" — ma non si spezzi così , da contener pei' intero l'una o l'altra delle due superficie X"e;)." — è obbligata a tagliare queste superficie X" e n" lungo due quarti che x" e y" spettanti a quelle due reti (come ognun può vedere, sol che si appelli per es. alle rappresentazioni piane di >." e \i" testé richiamate) si con- clude , che le superficie del (J" ordine contenenti il punto U" come 4-plo, le linee k" e v" come doppie e passanti semplicemente per le h|'i), hj'^^,, r" sono cinque volte infinite. Ma, quando pui- si volesse da ciò che abbiam detto inferir solamente, che quelle superficie del <> ordine sian pei- lo meno co'' (e non altro), la conclusione, a <'ui pervenimmo testé ,si potrebbe assodare mercè 1' argomentazione seguente. Non può darsi che le superficie in quistione — che ormai chiameiemo ò' — passino tutte per qualche alti-a linea determinata; né che, fra tutte, siano più che O)^. Infatti un piano, che non contenga il punto U" , non può staccarsi da ninna superficie ò"; giacché il contrario implicherebbe 1' esistenza ili una superficie del 3" or- dine passante per k", v" eà r" (laddove sappiamo, che le superficie k" Q tj." son certamente irreduttibili) : dunque il sistema lineare [r/**|, ch(! le 00'"''+"* superficie ò" descrivono sopra un ]Mano gene- rico, avrà la stessa dimensione .') -h t, che spetta al sistema li- neare p/'l — essendo / un numero intero, positivo o nullo. Ora poniamo che quelle superficie 5" abbiano tutte a comune un'alti'a linea semplice d'ordine z. La serie lineare, d'ordine IO— z e dimensione 4 + /, che é descritta sulla curva generica del si- stema [(f ] — curva del genere p^=i — dalle altre curve di questo 14 M. Vieri [Memoria XL] sarà certamente speciale, dal momento che la sua dimensione 4+^ supera la differenza 10-2-7 ; e però dovrà esser prodotta sulla curva stessa da cubiche passanti per i tre punti doppi di quella e per altri 2 4-2 punti semplici (di guisa che ne risulti 6. 3 — 2. 3 — 2 — 2=10 — z): dunque la sua dimensione non potrà esser maggiore di 9 — 3—2 — 2; vale a dire 4 + / < 4 - 2, e pei' conseguenza / = 2 = o. Ecc. (*). In più modi si esclude la possibilità, che i passaggi per le linee k" v" r" h" e per il punto U' tacciano acquistare (di conseguenza) una linea doppia o tripla comune a tutte quante le superticie l" (o un punto mul- tiplo comune, ecc.): ma queste son riflessioni da lasciarsi op- portunamente al Lettore. §. 9. Si dimostra che la varietà da tre dimensioni immersa nello spazio S-^ e rappresentata punto per punto sullo spazio or- dinario dal sistema lineare |^"J testé considerato, è del 6" ordine, contiene due piani rappresentati nelle due superficie >."ei).' , ed è contenuta in una forma quadratica Q^ dello spazio 65 : dopo di che, richiamandoci ad un teorema ben noto di F. Klein (**) si potrà senza più ritenere, che essa sia 1' intersezione totale di due forme QieF't; vale dire, insomma, un complesso cubico di rette. Osservate, che la parte variabile nell' interserzione di due superfìcie ^>" è una curva e" del 10° ordine, che ha un punto 5-plo in U' , si appoggia in cinque punti variabili alla retta v" (come si vede, ad es., tagliando le due superficie con un me- desimo piano per questa retta), in cinque punti, diversi dal punto U" , alla conica A" (come ci avverte la sezione di quelle due superficie con una quadrica contenente k" e v") e in quat- tordici punti alla curva r" (come risulta dall' osservare ad es. la traccia di quelle due superficie in "/." o ]>.'' per mezzo della (•) Ved. Hrill e Nokther, Uch. nUj. Fiinct. eto, Matli. Aiiu., VH, pag. 27M. (**) Veh.eiiieiì Ihlieìifffometriitchtn ^aiz, (liott. Nadir., 1X72— o Math. Ann., XXII, piig. 2M. Sul complenfio cuhieo di ritte, ève. 15 rappresentazione piana di queste: veci, i; 8). Da ciò segue in- tanto, che il numero dei punti non fondamentali comuni a tre superfìcie ò" del nostro sistema è 6 ; e che la varietà razionale del 6" ordine rappresentata per detto sistema lineare — varietà che fin d'ora ci permettiamo di chiamare ^^ — contiene due piani "A. e |i, che non hanno nessun punto a comune. Che p = A sia precisamente il genei'e delle anzidette cni've e", può inferirsi da ciò, che le superfìcie aggiunte ad una curva e" generica (rite- nuta come intersezione parziale di due superficie ò" ) le quali staccan sovr' essa la serie lineare canonica d'ordine 2p— 2, sono del 6° oi-dine fdeti'atta una parte fissa costituita nel piano di k" e nel piano TT"v") e si comportano esattamente come le superficie 5" quaaito ai passaggi dagli enti fbnxlamcntali TJ'\ u'", ¥\ r" : per la qual cosa 2/j — 2 = G, onde p = 4 (*). Qualunque sezione della nostra varietà ^3 con uno spazio ordinario è dunque una sestica <•■ del massimo genere /? = 4 ; contenuta pertanto in una certa superficie quadrica (**). Ora se per es. H\ è un iperpiano generico dello spazio -Sg, dov' è im- mersa la varietà S3, e 5 è la sua intersezione con questa varietà; sulla superficie 3 giaceranno co^ curve e, «lue delle quali a pia- cere s' incontreranno (per quanto abbiam visto) in sei jiunti : e per conseguenza le due quadriche ad esse inerenti, avendo più di quattro punti a comune, saranno obbligate a tagliarsi lungo tutta una curva piana — e precisamente lungo la conica, dove ciascuna delle due quadi-iche è segata dallo spazio ordinario, cui r altra appartiene. Ne viene che le superficie del 2° ordine — in numero quadruplamente infinito — ciascuna delle quali contiene una sestica e di ^> , non potranno occupare tutto lo spazio //^ ; bensì formeranno in questo una certa varietà da tre dimen- sioni A,, la quale — per avere una supei'ficie quadrica (e nessun (*) Ved. M. NoKTHKR, /Air Theor'u liex lindmititjiii Entuprechens etc. Zwoiter Aiit's.atz — ili Math. Ann. VUl (1875). ('*) Hai.phkn, Coiiipt. Keud. «lo 1" Af. .Ie8 Se. LXX (1870). 10 .1/. /')(■(•/ [Memoria XI.] altro punto) a comune c(jn ogni spazio ordinario di H^ — bisogna che sia del 2^ ordine. Infine, variando liberamente H^ in 65, la classe cinque volte infinita di codeste varietà quadriche Af, oc- cupeià similmente una certa forma quadratica Q4 : visto che due qualunque di esse avranno sempre a comune una superficie del 2° ordine (inei-ente a quella curva e, che sta nello spazio comune ai loro iperpiani) ; e che ogni qualunque iperpiano Hi avrà solamente a comune con detta Q4 i punti d' una varietà A.,. Ecc., ecc. Si osserverà di passaggio come, una volta risoluto il {)rc'- blema inverso che e' intratteniie per gli ultimi due §§. uon può più cader dubbio sull'esistenza di complessi cubici (Sj della specie considerata nei §§ antecedenti. § 10. I fatti ormai stabiliti apron l'adito a molte deduzioni circa il complesso cubico (2). Noi qui toccheremo di volo alcune proprietà, che trovan riscontro e conferma nella sua rappresen- tazione spaziale (§§ 3-7 j. Parecchie proposizioni si enunceranno come spettanti alla varietà 21^ di Ql; lasciando al Lettore ogni cura di interpretarle secondo il comune linguaggio della geo- metria delle rette. I fasci di raggi del complesso (S) si distribuiscono in quattro sistemi semplicemente infiniti. Invero, dopo i fasci ("a,iì-) che hanno ciascuno uu raggio in (X) ed uno in (|j.) — e sono rappresentati in n" dai singoli punti della curva r" (§ 4) — abbiamo ancora la classe i)^-^) dei fasci che hanno un raggio in ('-) e nessun raggio in (ji) — fasci rappresentati nello spazio 41" dalle genera- trici del cono U"r" , progettante la curva r" dal punto V ; poscia il sistema (x, |)-) dei fasci, che hanno un raggio in (\i.) e nessun raggio in (l) — fasci rappresentati in n" dalle lette in- cidenti tutte e tre le curve k'\ v" ed r" ; e infine un sistema f> , ~-) e ("a, h). Circa i fasci di raggi delle classi (^'k, [ji) e (x, n) si può tosto inferire, che essi formano in (S) dice sistemi semplicemente infiniti del genere p=8: tale essendo il genere p del cono U"r" e della rigata, di cui son direttrici le linee k", v", r" — rigata del 12° grado, sulla quale r" è semplice, u" è 7-pla e A;" è 5-pla. I gradi, stellare e planare, delle due congruenze (^) e (r,) — del genere sezionale p=8— sojjo rispettivamente 7 e là, 14: e 7. Ciascun fascio del sistema (X, n) ha una retta in ciascuna delle due congruenze (^) e (rj); e viceversa ogni singolo fascio del sistema (X, jT) o (x,|i) ha un sol raggio a comune con la congruenza (p). Ciascuno dei fasci (X ,ii) contiene sei raggi della congruenza (r,). La super- ficie rigata e., del 21° ordine, ha un punto doppio in pros- simità di ciascuno dei sette punti M/^j di 11.: dico un punto doppio infinitamente vicino ad M^/j , ma esterno al piano n : e la sua traccia sul piano X è una curva del 14° ordine (direttrice di essa rigata) con un punto 5- pio in ciascuno dei sette punti L^,y, ecc. Sicché i raggi della congruenza {^) spettanti alla stella (X) formano un cono del 14° ordine e genere p=8, per cui sono ge- neratrici h-ple i raggi doppt ì^^, ì^2),---- \t, di (S) che giacciono in (X). Un quid simile è da dire circa la superficie rigata r^ài S|;^ Il cono U"r" e la rigata [k" , v", r") si tagliano, fuor di r" , lungo una curva del 72° ordine , sulla quale il punto U" è multiplo secondo 30 : questa curva passerà con sei rami per ognuno dei Atti Acc. Skrik 4' Vol. XV. — Mem. XI. 3 18 M. Pieri [Memoria XI. sette punti, in cui la retta v" si appoggia ad r"; con cinque rami per ognuno dei due punti esterni ad r", nei quali la conica k" ta- glia il cono U"r" fuor di U"; con quattro rami pei cinque punti semplici di r" che giacciono in k" ; e incontrerà poscia in un punto ciascuna delle due rette h'^^^, /j^g) — però che queste gene- ratrici del cono tagliano ancor la rigata in un punto fuor delle linee k", r". D'altra parte si sa, che la prima polare del punto U" rispetto alla superficie rigata ne incontra la curva r", fuor di U", k" e v", in punti 12. Il — (5. 5 + 6) — 4. 5 — 6. 7; vale a dire in punti 40, dove la detta rigata e il cono JJ"r" si toccheranno a vicenda — i quali pertanto saranno comuni ad r" e all' ulte- riore intersezione del cono con la rigata. Altri 14 punti comuni a queste due curve saranno quelli, dove le sette generatrici doppie del cono si appoggiano ad r". Ora contando i punti non fonda- mentali, dove quel!' ulteriore intersezione è tagliata da un'arbi- traria superficie S", si conclude che sulla varietà S|^ le due superfìcie Z e -q s'intersecano lungo una curva del 112° ordine; curva in- contrata sei volte dalle generatrici di ambedue le rigate. — Più speditamente : i cinque punti, dove il cono ^" è tagliato, fuor di r", da una corda di r" incidente k" e v" (§ 7) , son nodi per la curva c."r": sicché la curva ^ r, dovrà passar dieci volte da ognuno dei sette punti L^,y Ora qualunque iperpiano il quale contenga l taglierà detta curva e, -q in 6. 7 punti spettanti alle sette gene- ratrici di ^ che giacciano in quello; poscia in 7.10 punti cu- mulati in L(i), L(2),... L(ì): dunque, fra tutto, in 112 punti.— Detta curva ^ -q avrà eziandio un punto 10-plo in ciascuno dei punti ilf(i), il/(2), J/(7): ecc. Ved. ancora il § 14. § 11. La proiezione di S|-^ da un punto generico 0^ della forma Ql (seguita da operazioni molto simili a quelle descritte al § 3) fornisce una rappresentazione spaziale di (S), che per molte quistioni — come le attinenti ai fasci (x, |i) — si chiarisce più semplice e più maneggevole di quella, che abbia- mo proposta e adoperata nei precedenti §§. Enunceremo sen- z' altro i caratteri principali di codesta nuova corrispondenza Sul complesso cubico di rette, ecc. 19 univoca, designando coi simboli X^' , i^ , c^ , ?^' ,... gli enti che ur fanno le veci dei X", |jl" , e", 5",... Elementi fondamentali nello spazio rappresentativo II" sono al presente una conica k " , due rette sghembe \\ e v, che si appoggiano a quella in due punti \]'l e N'[, e una curva x[ del 14° ordine e genere p=^8 segante quattordici volte k^' e sette volte ognuna delle u^' e \\ . Le su- perficie k^ e \>" sono del 6" ordine ; per ambedue k'^ è conica tripla, r^' è linea semplice: ma rispetto a V' è semplice la retta ^//' , doppia la retta v'^ — laddove rispetto a i^' è doppia ul, semplice v'^ (*). Le superficie ^l sono qui dell'ordine 8° con una conica 4-pla F, due rette doppie tf e v, e pas- sano per la curva r\ Le curve c[' sono ancora del 10° oi-dine e genere p=4, si appoggiano a k'' in dieci . a ciascuna delle ?/'^e v'^ in cinque, alla /' in quattordici punti variabili. Infine le curve a'^ sono quintiche ellittiche dotate di un punto doppio variabile lungo la retta v'^ ; esse tagliano u" in tre, k" in cinque, r" in sette punti variabili: e lo stesso è da dire circa le curve b" , premesso lo scambio delle due rette u" e v" . Nelle sette corde /*i), 1'2),---1't, di /' incidenti A'" e v" si ravvi- sano i sette raggi doppi di (2) che giacciono in (X); ecc. Cfr. i §§ 5, G, 7. Osservate in primo luogo, che le generatrici della rigata Z — dunque i fasci di raggi pertinenti al sistema (X, ^1) di (S) (§ 10) — si rappresentano qui nelle t» ^ coniche appoggiate in due punti alla conica k" , in un punto a ciascuna delle rette u" e v" , in tre punti alla curva r" : e che ventuno di queste coniche (*) La suporlioie foiiiliiineutale \'^ si rappresoiitii imiit» per puuto sul piano iiiodianto un sistema linealo di quartiehe r* g^ 3 ....m •^^'"' "1'""' 1'""^' ''s^'' obbligati a gi.^cer tutti iusieine sopra uua eubica Fj g^ g ^^ — immagine della rotta doppia t'^' — e tre di essi sopra uua retta Tj^ 2, 3. l'uà certa Kj^ ^ a ...10 "' ii'>"iag'"e della conica tripla k ; uua r',^ .., ,„ ., sta per la curva r'^ ; i sette punti 4, 5. (5, ...10 sono immagini di rette semplici della su- perficie - e cioè delle corde di r^' , die si appoggiano ad amljo le liueo V^ e v" . La corri- spondenza fra il piano rappresentativo di X" e il piano X di S- • ^ è lineare ; le ventuno rette cougiuugeuti i sette punti 4, 5,....10 corrispondono allo ventuno rette, che iiniscon tra loro i sotte punti X(l) , Z,(2),... L(i): ecc., ecc. M. Pieri [Memoria XI. giacciono nella superticie X" , e altrettante nella supes'ficie |j/' — come ci avverte subito la rappresentazione piana di codeste due superficie. Anzi ciascuna delle ventun coniche spettanti a "/.'' si appoggia a due delle rette l[i^ , II2) >••■ ^Iv Pertanto fó 21 rette, che uniscon fra loro i sette punti doppi di S"^ giacenti sul pia- no 'k, son generatrici della rigata Z; e così ancora le 21 rette, che uniscon fra loro i punti doppi di S che giacciono in \>.. In queste rette consiste la traccia di Z, sopra i due piani '/, e [x. — Si può dunque conceder fin d' oia , che ogni generatrice della rigata 'C, debba tagliare altre venti generatrici di questa rigata. Un punto generico R'^ della curva r" insieme con le due linee k'^ ed ii" giace in un fascio di quadriche : e similmente determina un fascio di quadriche insieme con le k" e v" Cia- scuno di questi fàsci descrive sopra la curva r" una serie li- neare gì di gruppi di punti: e queste due serie lineari — giu- sta un teorema del Riemann (*) — avranno a comune 5.5-8, ossia 17 coppie di punti. Ognuna di queste coppie — in quanto ap- partiene a due quadriche distinte dei sopra detti fasci — starà in una conica generatrice di !;" : e viceversa ogni conica ge- neratrice di Z" , la quale contenga il punto i?" , sai-à sempre intersezione di due quadriche come sopra. Pertanto qucd si vo- glia generatrice della rigata p è incontrata da 1 7 generatrici della rigata Z — laddove ogni generatrice di questa ne taglia S di quella. § IS. Sia z una retta di S'^-^ , che non incontri X, né |i. Lo spazio a tre dimensioni condotto pe,r 2 a tagliar lungo rette i piani k e |i dovrà staccar dalle forme Q\ ed Fi due superficie del 2° e 3° ordine ; le quali, avendo tre rette sghembe a comu- ne, si taglieranno ulteriormente in tre rette sghembe incidenti ad un tempo z, a. e n. Viceversa ogni terna di generatrici della rigata p , le quali si appoggino ai piani "^ e |j. in terne di punti (*) Ved. Theorie der AbeV achen Functioneìi, ^ 7 — in Creile' s Journal, LIV — e G. Ca- 8TBLNUOVO, Ricerche di geometria sulle curve alg. , u. 4 — negli Atti il. R. Acc. d. se. d. To- rino, X.XIV. I Svi complesso cubico di rette, ecc. allineati, giacerà in uno spazio segante la varietà S|' — fuor dai piani k e \>- e dalle dette generatrici di p — lungo una retta z, generatrice di !;. Un tale spazio non può dunque incontrarne la superficie Z altrove che 1°) nella retta z ; 2°) nei 20 punti, ove questa è tagliata da generatrici di Z (§ 11) — punti, che sono doppi per Z, ; 3°) iiei 8.1G ossia 48 punti, ove le tre genei-atrici di p che si appoggiano a z son tagliate da generatrici di Z di- verse da z ; 4°) nei 2.21 ossia 42 punti , dove quello spazio in- contra le. generatrici di Z che giacciono in >. ovvero in n. Se ora consideriamo che la retta z — in quanto è comune alla supei'- ficie Z e allo spazio predetto — conta per due unità nel gruppo dei punti comuni a queste due varietà (si guardi, ad es. , 1' in- tersezione di s; e di un iperpiano passante per detto spazio oi- dinario) potremo senz' altro inferire , che la superficie Z è del 112" ordine (2 + 20 -+ 48 -h 42 = 112). Argomentando come dianzi sugli enti di 2|-^, senza inter- vento di alcuna rappresentazione spaziale , si può tosto avere anche il genere p della rigata Z [e poscia 1' ordine della sua curva nodale). Da un' osservazione che abbiam fatto testò si rileva, che la rigata Z (come classe di raggi) è riferita biunivo- camente all' inviluppo generato da tutte le rette del piano X , ognuna delle quali contenga tre punti della curva pX (§ 4) tali, che i tre punti dove le generatrici di p che passan per quelli si appoggiano al piano |i. siano eziandio allineati. Ora si chia- mino corrispondenti le traccie di ogni qualunque generatrice di p sopra i piani X e i>.. Le co^ rette del piano |t descrivono sulla curva pix celta serie lineare g^, d' ordine 7 e dimensione 2: la quale, in vn'tù della corrispondenza predetta, si specchia in un' altra serie lineare consimile sopra la curva pX. Alla sua volta un fascio di rette dato genericamente in X descriverà sulla me- desima curva pX una serie lineare g]: per la qual cosa è chiaro, che l'indice, o classe, dell'inviluppo in parola eguaglia pre- cisamente il numero delle terne di punti che spettano in pari tempo ad un gruppo dell' una e ad un gruppo dell' altra serie. M. Pieri [Memoria XI. Or questo numero — giusta una formula del pr. G. Castelnuo- vo (*) — sarà qui 36. Ma osservate, che uno qualunque fra i sette punti doppi della curva p|i — sia per es. i¥(;) — si specchia in due punti distinti P^,-) e Q(,-) dalla curva pX; la congiungente dei quali è retta 5-pla dell' inviluppo. Invero essa taglia in cin- que punti la curva pi. dopo P;,-, e Q^,-) : onde — chiamando per es. R uno di questi a piacere ed R' il suo corrispondente sull'altra curva — ai tre punti allineati R P(,-)Q(,^ dell'una cor- rispondon tre punti allineati dell' altra ; vale a dire il punto R' e ì due punti piJ^ , che sono infinitamente vicini ad ilf^,-, sulla retta M(i)R'. Tangenti multiple di qualche altra specie non pos- sono aversi: perchè l'esistenza di più che tre punti allineati sulla curva pX e tali, che due o più terne di loro punti omologhi giaccian del pari allineati su due o più rette (distinte o conci- denti) richiede o che due di questi ultimi punti si confondano sul piano 1^, come dianzi ; o che le due forme Q, F abbiano ul- teriormente a comune una quadrica (la quale si staccherebbe da entrambe le supei'fìcie p e ?;). Si conclude che (l' inviluppo in quistione e per conseguenza) la rigata 'C, è del genere p = 49i. (?i?? — 7. ^ = 491). Le cinque rette di ?; che debbon giacere nei cinque spazi determinati dalle coppie di rette, quali PQ ed M^)R' — restando fermi i punti R, P^,-^, Q^,-, — saranno costrette a passare da un punto infinitamente vicino ad M^,-^, non però situato in [j. (si guardi la traccia dello spazio ordinario P^^ Q(,) M^f) R' sulle due forme Ql, Ff) : per la qual cosa è chiaro, che la superficie ri- gata ^ possiede nel punto il/(,^ un punto 6-plo e un pulito ó-plo infinitamente vicini tra loro, per modo che le sei generatrici che parton dal primo giacciono in i^-; dove le cinque che parton dall' altro non incontran >^, né |j.. Ecc. (*) «Sopra mia curva del gemere p vi sono I _ 1 In — ri — I , 1)1' gr'ippi '!• »' + 1 puuti comuni a fine date serie lineari S,„, Sn'- Castelnuovo loc. cit., u. 8. Stil complesso cubico di rette, ecc. 23 Molti fatti asseriti della superficie Z negli ultimi due §§ sa- ranno confermati tra poco dalla rappresentazione spaziale di Hg^. Frattanto, ricapitolando in breve quanto abbiamo ottenuto sin qui : Ciascuno degli co' fasci di (S) non aventi alcun raggio in (a.) né in (i^-) sarà incidente a tre fasci del sistema ("/. , ij.) : que- sti tre fasci hanno i centri sopra una retta di {v), mentre i piani si tagliano lungo una retta di (X). Ciascuno dei fasci ()., \ì.) è incidente a 17 fasci (I, [7). // sistema dei fasci (x, [T) è del ge- nere p ^ 49 1 , ed occupa una congruenza del 56" grado {stellare e planare). — I sei fasci di raggi che uniscono un raggio dop- pio di (S) scelto a piacere con gli altri sei raggi doppi, che stanno con quello in (/v) o in (n), spettano a (iC, jjl) : ma cinque altri fasci di (x, -^j hanno a comune un raggio determinato nel- r intorno di quel laggio doppio. Ecc. § 13. Lo spazio punteggiato U" con la conica fondamentale k[ (§ llj si può concepire come projezione stereografica di una varietà quadrica ^ da tre dimensioni: in maniera che le co® sezioni piane di questa si rappresentino nelle oo*^ coniche di n" appoggiate due volte alla conica Ic'^ . Da un tal punto di vista le rette u'^ e v'^ appariscono come proiezioni di due rette sghem- be ?« e t; di 1^' ; la curva r'^ come projezione d'una curva r— del medesimo ordine e genere di /' — la quale incontra sette volte ognuna delle due rette : infine le coniche z" di C si offrono come proiezioni di quelle, che sulla varietà J^" son segate dagli co' pia- ni trisecanti la curva r e secanti le rette ii e v. Se ora indi- chiamo con t V ordine della varietà di punti occupata da co- desti od' piani (nello spazio da quattro dimensioni che abbrac- cia la quadrica ^" ) vediamo senz'altro, che 2t sarà l'ordine della superficie Z" in II" , e che la conica k'I sarà multipla secondo t per questa superficie. Considerando le projezioni delle r, u, v, so- pra uno spazio ordinario II' da un punto giacente in r, si trova per noti metodi che son 17 le corde di r''^ (projezione della 24 M. Fieri [Memoria XI.J curva r" ) le quali incontran le rette u' e v (projezioni delle ii, v) in punti non situati sulla r': e però si conferma un fatto già dimostrato altrove (§ 11). Se projettiamo invece da un punto ge- nerico della retta li, cercando poi quante siano le rette trise- canti la curva r e appoggiate alla retta v. troveremo la molti- plicità della retta «^ rispetto alla superficie C' . Qui la curva r' , oltre che si appoggia in sette punti alla retta u, ha un punto 7-plo nella traccia di u sullo spazio di projezione. Da un punto generico della retta v {*) passan 28 corde della curva r di- verse da v ; e da ognuno dei due punti d'appoggio d' una qua- lunque di esse partono 5 altre corde incidenti v : onde in to- tale, 280 punti corrispondenti a quello. L'altro indice della corrispondenza è similmente 280. Delle 560 coincidenze fra punti omologhi, 6 cadono in ciascuno degli h punti, onde partono tri- secanti di r diverse da v ; 30 in ciascuno dei 7 punti comuni ad r e v (imperocché, se un punto mobile in r tende a coincidere con uno dei sette punti — sia questo per es. A — bisognerà che C delle 28 corde uscenti da quello abbian per limiti le 6 corde uscenti da questo e giacenti sul piano, che unisce la tangente ili A con la retta v : ma, per ognuna di queste sei corde, A è un punto d'appoggio da cui si dipartono 5 altre corde giacenti in quel piano). Da ultimo, una coincidenza semplice verrà in ciascun punto dove la retta v sia incontrata dalla congiungente il punto di contatto di un piano tangente condotto per essa alla curva, con un punto d' intersezione fra il detto piano e la curva : ora il numero dei piani tangenti è 28 (42 essendo il gra- do della sviluppabile osculatrice): dunque 28.5, ossia 140 coin- cidenze. Dovrà essere insomma : 560 = 6/i + 30. 7 + 140, e per conseguenza h = 35 ; sicché la superficie C conterrà le u" e v" in qualità di rette multiple secondo 35. C) Imitiiiido un ragionaiiiouto di H. G. Zkuthkn « Sìir les sing. ordin . d' une courhc gauche alg. » — Ami. di Mateui. iSiil romplexso cìihico di rette, ecc. 25 Della superficie C taiiiiu parte eziandio le sette coi'de di »■" appoggiate a k'I e f" (§ 11), e ciascuna in qualità di retta S-pla : però che ognuna di esse incontra cinque rette incidenti k" , w" ed r" — t'ormando, insieme con queste, altrettante coniche gene- ratrici di ?;" . Siamo pertanto in grado di enumerare le parti , onde risulta l'intersezione delle due superficie "'■'' e C ; specifican- do — in funzione del numero incognito / — la valenza di ognuna rispetto al pi'odotto degli ordini 6. 2t. Il che produce la seguente equazione in t : a. 2t = 2. :it -+- 2. 35 -f- 85 - 1 4. 1 7 - 7. 5 -f- 21. 2 . da cui si rileva che t = 70, 'Jt = 140; vale a dire che la superfìcie Z'' è del 140" ordine, e su di essa la conica k" è linea multipla secondo il numero 70. — Di qui nasce ad es., che una curva e" in- contra la superfìcie ?:'' in 140. 10 - 35. 5 - 35. 5 — 70. 10—17. 14, vale a dire in 112 punti esterni alle linee fondamentali dello spazio n" rappresentativo di S. Si ritrova in somma (per tutt'altra via) che 112 é l' ordine della su per fidi' rifiata '^ di "^ . come già sapevamo (§ 12). Le Go''^ superficie quadriche passanti al medesimo tempo per F ed ir sono le immagini di ce'' superfìcie (del 5° ordine) che gli iperpiani uscenti dal piano l staccano dalla varietà Sl'^ Ora la traccia di una quadrica dell'anzidetta rete sulla superfìcie Z" — spogliata delle due linee fondamentali k" e u" — t- una curva del 106'' ordine, che ha un punto 35-plo su v'^ , 7 punti 17-pli sopra r" , un punto 5-plo su ciascuna delle rette Z[i) , /Jg).--- ^^) ; si appoggia in 105 punti a F , in 70 punti ad u" , e in un punto (non fondamentale) a ciascuna delle 21 coniche di '-'J che rappresentan le rette L^,, L^j^ di /. : essa incontra pertanto le superfìcie "ì" in HI punti variabili non fondamentali (atteso che 105. 8 -- 35. 2 — 7. 17 - 105. 4 — 70. 2 = 91). Per conseguenza ogni iperpiano, il quale contenga i. , taglierà fuor di esso piano la superficie rigata e. lungo una curva direttrice del 91° ordine, che avrà un punto 5-plo in ciascuno dei punti h^^^, L(0),... L;;, e Atti Acc. Skrik i" Vot.. XV. — Meni. XI. 4 Utì M. Pieri [Memoria XI. | òi appoggerà ulteriormente in un punto variabile a ciascuna delle ventuìi rette L^^^L^jy — Le cinque rette tangenti nel punto L,,-, stai^anno sul piano tangente la superficie, dove Sg^ s'incontra con r iperpiano in parola (da X in fuori). Emerge altresì, che 21 ge- nei-atrici della rigata ''^. (ossia 112 — 91) spettano al piano k (cosa già )iota); e che ciascuno dei punti doppi L, M di S|-^ deve esser multiplo secondo 11 per la rigata, '''-.. Quest'ultimo tatto potrebbe anche ritrarsi da ciò, che l'intersezione variabile della superficie X'' con una delle co* supei'tìcie ò" contenenti la retta /(,) si appoggia con 1 1 punti variabili su questa retta — come ognun può vedere. Se queir iperpiano contenga, oltre X, una generatrice z di il — e per conseguenza la quadrica corrispondente passi per una conica z[ di ?:" , questa conica si staccherà dalla predetta curva d'ordine 105, e sarà tagliata in 103 punti dalla paite che resta. Da questo numero togliendo le 134 intersezioni cumvdate nel punto comune alle z[ e u" , indi le 3. 16 che cadono nei tre punti co- muni alle z[ ed /' , ne restan 21. Ora il detto iperpiano, in quanto passa per 2, è tangente alla rigata 'C. in un punto di z: gli altri 20 punti comuni a z e all'ulteriore intersezione di esso iperpiano con 'C saranno dunque punti doppi per '1.. Quindi è confermato il fatto, che ciascuna generatrice di 'C ne taglia altre 20 (§ 11). Ecc. § 14. La superficie 'C, ammette pertanto una curva nodale; e la congruenza {C) una rigata di raggi doppi— ognuno dei quali è comune a, due làsci (X, |T). In ogni fascio di questo, sistema giacciono 20 raggi doppi di (?:) : ecc. Considerando ancora una quadrica della rete ( k" , u'^ ) e la sua intersezione variabile con la superficie Z" — alla qual curva, d'ordine 105, compete il medesimo genere p^49l della rigata C (§ 12) — e proiettando la quadrica stereograficamente in un piano ; si deduce che quella curva dovrà possedere 238 punti 1 ' ii? xi.- • / • i 1 104.103 35.34 „ 17. IH „ .5.4 70. (39 doppi etrettivi (visto che — 5 r, 7. — ^ 7 . — ^— — '-^^^ — 491=238). Sarà questo il numero dei nodi (estranei .Sul vompU'.sxo rubini ili rette, ecc. 27 al yjiano 'l) che presenta la curva del 91" ordine, traccia variabile di un iperpiano condotto per X sulla superfìcie 'C. (§ 13): vale a dire il nuuaei-o dei punti, uve il detto iperpiano incontra , fuori di k , la curva nodale di 1.. D'alti'a parte sappiamo (§ 12) che in ciascuno dei sette punti L^,■•^ concorrono 6 generatrici di 1. gia- centi sul piano X, e che per un punto infinitamente vicino ad L(,-, passano 5 generati-ici di 1. , che non incontran quel piano: dunque la curva nodale di 'C, ])asserà dal punto L^^^ con -^ + -ir (ossia 26) rami. Il piano k è poscia incontrato da questa curva nodale nei ^^^ (ossia 105) punti, dove le 21 rette determinate dai punti L s'incrociano fuor di essi punti L. Per conseguenza 238+ 7.25+105, ossia -518 sarà Vordine della cìtrva lìodalc di Z ('' il grado della rigata dop/)ia di ('C). Resta tuttavia da veder qualche cosa circa le intersezioni fra p e ?;, p e ^ (o r.) , ?; e = (o r,) (§ 10). La curva pC avrà per immagine la classe dei punti di ^" , che sono infinitamente prossimi alla curva r"(§4j: per la qual cosa è chiaro che l'ordine suo ci vien dato dal numero dei punti, in ciascuno dei quali una generica superficie '5" è tangente a £l" lungo /•'' : o, vogliara dire, dai punti variabili, in cui la parte non fondamentale dell'intersezione fra '^' e ;;'' si appoggia alla curva r" . Or questa pai'tc e una (;urva d'ordine 182; la quale, incontrando in 182 [)unti la conica k\ e in 91 punti ciascuna delle due rette u" e t\ , i' dovendo essere immagine d' una se- zione iperplanare di 'C — cioè d'una curva del 112" ordine (§§ 12, 13) — ne incontrerà la curva /•' In un numero t di punti, pei- cui 182. 8 — 182. 4 — yi. 2 — 91. 2 — ^ = 112 : onde ^=252. — Detta curva p? presenta un punto 10-plo in ciascuno dei 14 punti L^,■), i/;,,: anzi un punto sì fatto che, nella rappresentazione univoca di <; sopra Z,'^ , si scinde in due punti 6-pli : e cioè nei due punti , ove la retta /J,, , od m|,) , si appoggia alla curva i\ — Il tutto ha conferma nel fatto , che l'S M. l'ieri | Memoria XI. | un iperpiano condotto a piacere per >. incontra la curva p^ tuor di esso piano in 7. 17 punti (sulle 7 generatrici di p che giac- ciono in quello); poscia la incontra nei 21.3 punti di l, dove le generatrici di Z, che giacciono in l taglian p fuor dei punti L(i) (§§ 4,11); e infine in 7. lU punti condensati intorno ai punti L(„ (7. 17^21.3 + 7. 10 = 252). Pertanto : Le congruenze fp) e (<;), generate dai fasci (>., i^), e il, ^) hanno in comune una rigata del 252» grado, con una generatrice ìO-pla (nascente dal cumulo di due generatrici 5-ple infinitamente vicine) in ciascuna delle 14 rette 6-ple di ( ? ) , che sono inftnita- mente vicine alle rette (l^,-,) , (m(,-,) (§ 12). Argomentando per egual modo sopra le superficie p e ; — l'immagine di ^ essendo qui la rigata ^" , di cui sono direttrici le linee k'' , u" ed r" — si deduce che la curva p ^ è del 49» ordine, con un nodo in ciascuno dei sette punti L(„: ecc. Quanto alla curva ^ ? si osserverà in primo luogo, che ogni generatrice di ^ ne incontra 18 di Z, • mentre wui qualunque generatrice di t, n^ incontra 4 di \ (*). Poscia considerando che un iperpiano, il quale contenga '/., conterrà in conseguenza 7 ge- neratrici di "z, (§ 10) ; vediamo che 7. 18 sarà il numero dei punti variabili , dove il detto iperpiano ne incontra la curva ; X,. Ma questa curva passerà inoltre dai 21.4 punti, in cui le 21 gene- i-atrici di X, che giacciono in /. tagliano la superficie ^ tuor dai punti L(,). Infine dal fatto che ognuna delle rette T è 5-pla sulla superficie X', . ^^ incontra la superficie ?" in 5 punti non fonda- mentali, si deduce che la curva Z Z. passa con 25 rami per ognuno dei 7 punti 5-pli di X, che sono infinitamente vicini ai punti L,,^ (§ 12): e — per conseguenza — che 7. 18 + 21. 4^7. 25, ossia 385, sarà l'ordine di questa curva. § 15. Dopo i fasci di raggi, si fa innanzi naturalmente il problema delle schiere di raggi spettanti al complesso. Esistono (*) Pertanto mia generatrice di C taglia ol rette di S — cioè 8 di f, , 4 di ? , 4 di r; e L'O di 'C — d'accordo col fatto (cfr. Ven'EKONi, loc. cit.) che nel complesso generale di 3° gr.ado eiascun fascio di rette ha 31 ra.i;,a;i che gi.aociouo risjiettiv. in 31 altri fasci del complesso. *S*!.), e insieme con un or- dinario fascio di raggi di questa medesima stella forma 1" invi- luppo di 3" classe spettante a quel piano. Ognuno di codesti in- viluppi di 2» classe ha un raggio sul piano (ji) e due raggi en- tro (X) — i quali, variando insieme col piano che li contiene, si corrispondon fra loro secondo una involuzione razionale. Un ar- bitrario raggio di (i]) appartiene sempre ad uno, e generalmente ad un solo inviluppo di 2» classe del predetto sistema : e la cop- pia di punti, ove esso l'aggio incontra le due rette dell'inviluppo che spettano a (X), descrive una involuzione razionale , che ha per sostegno il complesso. Detti inviluppi di 2^ classe generatori di {^) hanno per immagini sullo spazio II" le x" rette che in- contrano k' ed u[ ; e interpetrati sulla varietà i^l'^ ci danno le coniche di questa, che incontran due volte il j)iano u e una volta il piano |i. 2") Il simile — cambiato (X) in (\>.), e il resto a tener del principio di dualità — si può dire circa il sistema di coni qua- drici , rappresentatato in 11" dalle oo'^ rette incidenti k'I e v" . 3") Poscia un sistema cc'^ di rigate quadriche, aventi cia- scuna un sol raggio in (X) ed in (|i) (coniche di S'^-^ che incontrano t^ e \>-) : sistema lappresentato in 11" dalle co- coniche appoggiate in due punti a ciascuna delle linee k'I ed /' e in un punto a cia- scuna delle u" , v" . (') Come ili altri complessi cubici noti : cfr. per cs. i lavori di D. Mostksaso e U. Pk- RAZZo citati al ^ I. 30 M- l'ieri [Memoria XI. 4") e 5") I due sistemi doppiamente infiniti di rigate qua- driche aventi una sola generatrice in ("/.), ovvero in (ii). Si rappre- sentano per le cc"^ cubiche sghembe, le quali si appoggian tre volte a F , quattro volte ad r" , due volte ad v/" ed una vf)lta a v' — ovvero due volte ad v'I ed una volta ad u'I . 6") Infine un sistema di co- rigati- quadriche non aventi al- cun raggio in {'k), né in ((i); sistema rappresentato dalle od- quar- tiche sghembe di 2^ specie, che si appoggiano quattro volte a k" , sei volte ad r" e due volte a ciascuna delle u' e v'^ . Catania, marzo del 1902. ]fIeinorìa XII. E. ROGGIO LERA Un utile modificazione del coherer per gli apparecchi segnalatori e registratori dei temporali. Nel dispositivi! finora usato sia ne^li apparecchi di telegra- fia senza fili , sia in quelli per la segnalazione o registrazione dei temporali , il ramo del circuito che comprende 1' elemento voltaico ed il relais, essendo collegato in deri- ! vazione alle estremità del coherer, e trovandosi perciò come il coherer medesimo in comunica- zione da un lato con l'antenna e dall'altro con la terra, può come il coherer venir percorso dalle onde elettriche le quali si propagano dal- l' antenna alla terra, con evidente diminuzione dell'effetto utile sul coherer; ed è appunto per f^ ' impedire ciò che il Marconi saggiamente ideò di collocare ai lati del ramo derivato in cui trovansi 1' elemento voltaico L ed il relais R, delle fòrti resistenze autoinduttive i ed i le quali si oppongono al passaggio delle onde elettriche. Si ammette gene- ralmente che queste resistenze siano sufficienti a fòizare l'ener- gia elettrica incanalata dall' antenna , a passare nella terra so- lamente per la via del coherer. Ma se ciò accade per la telegrafia senza fili, vale a dire per il caso in cui Y autoinduzione di dette resistenze è accompa- gnata da una grandissima frequenza delle oscillazioni elettriche impiegate , le quali sono in numero dell' ordine del milione al minuto secondo, cosicché ne risulta per le resistenze stesse una Atti Acc. Skrir 4° Vol. XV. — Mera. XH. 1 K Boggio-Lera [Memoria XII.] grandissima impedenza ; non si può dire che debba accadere al- trettanto nel caso delle oscillazioni elettriche prodotte nell' at- tuost'era dalle scariche elettriche dei temporali, inquantochè que- ste oscillazioni a causa sia della grandissima capacità elettrosta- tica delle nubi elettrizzate, sia della enorme resistenza dell'aria nel lungo tratto percorso dal lampo o dal fulmine debbono avere un periodo di gran lunga maggiore, e quindi ]' impedenza delle resistenze autoinduttive potrà risultare di gran lunga minore. Io notai per la prima volta 1' imperfetta efficacia delle re- sistenze autoinduttive ad opporsi al passaggio delle onde elet- triche nel ramo derivato in cui si trova il relais , quando nel- r Osservatorio della R. Scuola di Viticoltura ed Enologia facevo i miei esperimenti per ottenere dall' apparecchio registratore dei temporali, una indicazione sia pure grossolana di due gradi di- versi d' intensità delle oscillazioni elettriche pervenienti all' an- tenna e quindi al coherer, facendo uso di due relais regolati a gradi diversi di sensibilità. Avevo a tal uopo adottato dapprima la disposizione indicata schematicamente dalla fig. 2, nella quale due relais R ed R' insieme a due elementi L ed L' erano posti in derivazione ai punti A e B alle estremità del coherer , di guisa che 1' uno di essi relais , per es. R azionava un gruppo di elementi atto a far funzionare il registratore quando la resistenza, del coherer veniva ridotta dalle onde elettriche intorno ai 1000 ohm . mentre il relais R' met- teva in azione un altro gi-uppo elettromotore che produceva una registrazione differente , allor- J''s ^ quando le onde elettriche riducevano la resistenza del coherer a soli 10 ohm all' incirca. Orbene quantunque ciascuno dei relais che erano del tipo Hipp presentasse una grandissima autoinduzione, essendo le bo- bine di ciascuno costruite con filo di rame di ^/jo di mm. , ed avendo ciascuno la resistenza di 600 ohm , io notai subito che r apparato con la duplice derivazione alle estremità del coherer 0+ 0f Un utile modificmione del coherer per fili apparecchi ecc. era assai meiao sensibile che quando una di queste derivazioni veniva soppressa : tantoché mentre con un solo relais e quindi con una scjla derivazione agli estremi del coherer, 1' apparecchio era atto a segnalare le scintille prodotte da un' elettrofòro ad una distanza di quattro o cinque metri dall'antenna, conveniva portare 1' elettroforo e meno di un metro dall' antenna per ot- tenere la segnalazione delle scintille , allorquando esistevano le due derivazioni coi due relais , anche facendo grandissime le sensibilità di questi ultimi. Da ciò argomentavo che la derivazione doppia diminuiva r azione delle onde sul coherer, e che in conseguenza ciascuno dei circuiti derivati doveva assorbire una parte dell'energia elet- trica delle onde lasciando passare una parte delle onde elettriche stesse. E fu dopo di avei- notato ciò, che io adottai la disposi- zione della flg. 3 nella quale i due relais R ed R' sono disposti in serie con 1' elemento L in un medesimo ramo derivato. (1) Recentemente avendo avuto occasione di rammentare l' importanza del modo di disporre i relais per la indicazione di gradi diversi di intensità delle oscillazioni elettiiche giungente nelle stazioni per la registrazione d(3Ì temporali, '''■'' ^ pensai di fare un esperimento cli(> provasse in modo ancora più evidente la poca efficacia dell'autoinduzione ad impedire la propagazione delle onde nel ramo derivato in cui si trovano ^ r elemento voltaico ed il relais. V , _ I Disposi come nella fìg. 4 un secondo co- herer C lungo il detto ramo derivato, e risultò che anche questo coherer veniva impressionato, il che dimostra in modo indubbio che una ^^ L /•■e* (1) VefiS'is' '"■ "li'* Memoria — Sopra un ujyjmmihio iiglsl rotore thllc scariche elettriche dvll'utmosfera — Atti doli' Accailemia (iioeiiia, (ieiinaio IStOO. E. Bofifiio-Lera [Memoria XII. parte dell' energia delle onde elettriche percuire U litcuito del relais, malgrado la sua forte ftntoiuduzione. Pur lasciando nel circuito un solo elemento Leclanchè, e quantunque il circuito comprendesse ambedue i coherer 1' apparecchio disposto come nella fig. 4 segnalava benissimo le onde elettriche prodotte dalle scintilline di estracoi lente d' un ordinario campanello elettrico alla distanza di cinque o sei metri. In vista di ciò volendo) «iti un canto utilizzare tutta l'energia elettrica dell" antenna come col dispositivo della fig. 4, e dal- l' altro eliminare 1' inconveniente dei due coherer coi rispettivi martellini elettrici pei' farli discoerii'e, pensai di modificai-e il co- herer, in maniera tale da avere lo stesso beneficio che si ha con il predetto dispositivo, senza gli svantaggi, e vi riuscii nel modo seguente : In luogo di une» dei due cilindretti od elettrodi del coherer sostituii due mezzi cilindietti i ed / isolati 1' uno dall' altro con un pezzetto di carta paratfinata, ovvero due cilindretti un mas- siccio e r altro cavo, il primo dentro al secondo e separato da esso mediante un sottile tubo di vetro. Quindi misi uno di questi semicilindri in comunicazione diretta con la terra, e 1' altro col- I legai parimenti alla terra ma con il tramite dell' elemento voltaico e del relais come è indicato schematicamente dalla fig. 5. L' antenna essendo in comunicazione coir elettrodo ni restava isolata dal circuito del relais. Con questa disposizione debbono formarsi per 1' azione delle onde elettriche nel cohei-er, delle catene conduttrici fra il cilindro m ed il semicilindro i come fra il cilindro m ed il semicilindro / ; e quindi la comunicazione fi'a i ed l e conseguentemente la chiusura del circuito si fa proba- bilmente per mezzo di m. Ma trovai migliore la disposizione della fig, 6. In questa 1' antenna a comunica con il cilindretto i conte- l'v utile moàificnsioue del coherer per fili apparecchi ecc. nnto noli' interno del cilindro cavo / da cui ; è separato mediante nn sottile tubo di vetro. a TI cilindri^ cavo / comunica con il i^elais R, l'elemento Leclanchè L e quindi con la ter- ra; il cilindro m comunica invece diretta- mente con la teri-a. Con questa disposizione le onde elettriche danno luogo probabilmente alla formazione di catene conduttrici fra / ed /, fra i aà m e Forse anche per induzione fra / ed m ; e la c.liinsura del circuito fra / ed m avvitme pi-obabilmente sia |)(>i- mezzo di i come direttamente. Risei'bandomi di fai'e uuo studio più completo dei fatti da me nsseivati, credo bene per intanto di segnalai'c questa modi- (icaziono del coherer e questo dispositivo che ho trovato assai v;iiitat>i4Ìoso negli apparecchi pei' la segnalazione e registrazione ilei temporali. ^leiiioria !Sl£H. I Funghi della Sicilia Orientale e principalmente della regione Etnea ( Terza serie ) D.r G. SCALIA La presente contribuzione , che ta seguito alle due prece- denti pubblicate negli atti di questa Accademia fi), comprende circa una centurie di specie raccolte juiiicipalmente suH' Etna dal luglio 1901 al giugno 1902. Di queste specie alcune sono nuove per la scienza : Phoma socia Scalia , Macrophoma Borziana Scalia, M. Gi- heUinna Scalia, M. Mantegazziana Penzig var. Limonum Scalia, Dothioreìla fructicola Scalia, Fusicoccnm samhucicolum Scalia, Sphaeropsis Calycanthi Scalia , Botryodiplodia aterrimu Scalia, Ascochytd cycadina Scalia nov. sp. , Septoria Ccivarae Scalia, Oidiìim gigasporum Scalia. Oidiopsis Sicilia Scalia, Cercospora Heliotropu- Bocconi Scalia . Soltanto quattro sono nuove per la Flora italiana : Arcyria ferruginea Saut., Peronosporu Urticae (Libert) De Barv, Pncci- nia Sedi Kòrn., Phyllosticta cicerina Prill. et Delaci-. Diverse specie sono state poi raccolte su matrici nuove. Per la determinazione, oltre che delle opere già menzionate nell'introduzione alla prima serie, mi sono giovato del « Sup- plemento micologico alla Floia crittogamica veneta » (1) I. Skiìik in .\tti Aii;iiliini:i (iioi-iiia. Ser. 1\'. \(il. XIII. IMOO: II. j^khik. I!ii(l.-iii, Voi. XIV, 1901. Atti Acc. Serik 4* Voi.. XV. — Meni. XIII. 1 Dott. G. Scalia. (Memoria XIII. del D.i- D. Saccardo , al quale rendo vive grazie per avermi determinato alcuni Mixomiceti. Di essiccati poi, oltre quelli di Briosi e Cavara « Funghi parassiti delle piante utili o coltivate » e Cavara « Fun- gi Longobardiae », ho potuto consultare la « Mycotheca italica » del D.r D. Saccardo. I. MYXOMYCETES r>.")t;. Physarum cinereum (Batsch) Peis. — 8acc. Syll. VII, p. 344; Bizzoz. Flirni veli, critt. I, i». 9. — Li/cvpcidon cinereum Batsch., DUhjmium cinereum Fr., Fhysaruni plumheum Fr., /'/(. aìbiim Fiick. Su rami corticati putrescenti a (Jatania, inverno 1!)01-1902 (Det. Dr. D. Saccardo). 557. Fuligo septica (Link) Giuel. — Sacc. Syll. VII, p. 35o ; sub Fuligo caridHs Sommf., Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 8; Patouill. Tab. aual. Fung. n. 181; Aethalium violaceum Sprengel Syst. IV, p. 533; Ae- thalimn cundidum Schlecbt. in Sprengel Syst. IV, p. òò'ò.—Mucor HepticuH Link, Reticularia hortensin Bull., K. lutea Bull., Aethalium fìavum Link. Tra le foslie i)utrescenti nel R. Orto botanico di Catania, l'JOl. 558. Didymium nigripes Fr. f. eximium D. Saccardo in Ut., Supplemento micologico alla Flora veneta crittogamica di Bizzozero, p. 9. Su tronchi putridi nel E. Orto botanico di Catania, 1901-1902. 559. Spumaria alba (Bull.) DC. Flore Frany. II, p. 2iil ; Sacc. Syll. VII, p. 388 ; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 11 ; Patouill. Tab. anal. Fung. n. 180. — Reticularia (Ma lUill., Spumaria alba, a lamiuona, p cornuta Fr., Didi/mium spumarioides Fr. Su rametti putridi a Catania, ottobre 1901 ( Dr. D. Saccardo ); sopra graminacee jìutrescenti, Etna, maggio 1902. 500. * Arcyria ferruginea Sant. — Sacc. Syll. VII, p. 131. — Arcyria la- teritia De Bary, A. ferruginea Fuck., .1. intricata Rtfki. Sopra legno putrido a Catania nell' inverno 1901-1902 ( Dr. D. Saccardo). T t'inif/hi (Icìlfi Sivìlid (hicìitale II. PHYCOMYCETES 561. Sclerospora graminicola (Sac-c.) Schroet. — Sacc. Syll. VII, p. 238; Fisclier Die Pilze IV, p. 4.'i7 ; D. Saccaiilo, Siippl. Flora veii. critt. |). 4."> ; ['votovi iicf>i graminicola Sacc. iu Nuovo Gioiii. bot. ital. 1.S7(>, !>. 172; PeronoHpora 8act;. ificli. Il, p. 58(i. — l'eronospora ISeta- ria<; Fass., Ustilaf/o Urbaìii Mafjiiiis. In una spi^a «li Tritinim i-iilary in Ann. Se. uat. IV Sér., XX, p. 121; Sacc. Syll. VII. p. 254; Fischer Die Pilze IV. p. 455 ; D. Saccardo Snppl. Flora vcn. critt. p. 42. Sulle fojulic (li Matrivaria ChamomiUa L. . nel R. Orto botanico (li Catania, a Ma.scalucia e altrove sull'Etna, in j^ennaio 1!)02. 563. * P. Urticae (Liberi) De Bary in Ann. Se. nat. IV S(5r.. XX, p. 116; Sacc. Syll. VII. p. 257; Fisclicr Die Filze IV. |). 47.!. — liotri/tis Urtivav Libert inserì».. Pcronos^wra l'rticat Cooke. Sulle toglie (li l'nica iirnis L. a Catania nel 1*. Orto itotanico, {•ennaio l'.Mti;. III. BA.SIDIUMYCETES 561. Entyloma serotinum Schroet. — Sacc. Syll. \'II. i>. 1S7 ; Winter Die Filze I, !.. li;i.. Sti Ib.ulie (li l!oìa. r,y^; F>i/,zoz. Flora ven. critt. I. p. 1.S2; Uromyces tubercìUattiH (Fuck p. p.) Winter Die Filze I, p. 145. — l'rido iiroiminens Duby, l'redo tu- hervulata Fuck.. Cromi/ccs Chamaesycix Sacc. Su Hnphoìhia Cliamacsiice L., nel li. Orto botanico di Catania, 1!M»1. 567. U. (micro-) Scillarum (Crev.) Winter Die Filze I, p. 142; Sacc. Syll. VII, p. 567; F.izzoz. Flora ven. critt. I, p. 132.— l'rcdo Scillarinii (Irev., l"resceuze di Mn.srari moìinfrìiosKin Mill., a Mascalucia in aprile lOdL'. JMt. G. Scali(( [Memokia XIII. | 56S. Puccinia (hemi-) Tanaceti 1)(J. Flore Fiìuk;. II, p. 223; Sacc. Syll. VII, ]). (i;>7 ; Wiiiter Die Filze I, p. 209. — Puccinia AbsintMi DC, Caeonxr ArtemiKiac Tjink, P>iccinia Artenmiac Fnck., Urcdo Rabenh. II-III su Artemisia camphorata Vili., sull'Etna in ottobre 1901, il Cibali presso Catania, novembre 1!)02 (con Barluca Filum). 5t)9. P. (hemi-) Chrysanthemi Roze in Bull. 8oc. Mycol. de Frauce, XVII, p. TO-SO : Jacky in Zeitsclir. f. Ftlanzeukraukli. 1900, p. 132. Bxsice. : ì). Saceardo, Mycotheca italica, n. 696. II sulle foglie di (Jhrysanthemum indicum DC. var. pei giardini a (J:itania e nel R. Orto botanico, luglio 1901. .")7fl. * P. (micro-) Sedi Kiirn. in Winter Die Filze I, ]>. 17."); Sacc. Syll. VII, p. (581. iSu foglie di * tSe.dmii iihinduUfcnoii (luss. a Mascaliicia presso il Cavolo, novembre 1901. .571. Inocybe scabella Fr. Hym. Eur. p. 23.5; Sacc. Syll. V, p. 787; Winter Die Filze 1, p. 688 ; l'atouill. Tab. anal. Fung. n. 229 ; D. Sac- eardo, Suppl. Flora yen. critt. p. 26. Alla Plaja nei locali deiriinboscliiinento, novemlne 1901 (Coiiiiniui. Prof. F. (Javara). .572. Hebeloma crustuliniforme Bull. ;A(juricaKj — Sacc. Syll. V, p. 799; Winter Die Filze I, p. 085 ; Fr. Hym. Eur. p. 241 ; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 75 ; l'icromyces pessundatus Battarra Fung. Arimiii. liist. tab. 47. — Afjaricus circinans Pers., Agarieus fastibilis Fers. Alla Pla.ia nei locali dell' imboscliimento, 1901. (Coinmun. Prof. F. Cavara). 573. Coprinus micaceus (Bull.) Fr. Hym. Eur. p. 325; Sacc. Syll. V, p. 1090; Patouill. Tab. aual. Fung. n. 438; Bizzoz. Flora ven. critt. I, ]). 83; sub Coprinus micaceus (Bull.) Winter Die Filze I, ]>. 629. — Afia- ricus micaceus Bull., .4. lignornm Scliaelì'. Sopra, un tronco cariato di fìroussonetia papyrifera Veut. a (Ja- taniai nel Giardino Bellini, novembre 1901. 574. Polystictus perennis (L.) Fries Syst. Mycol. I, p. 350 ; Hymeu. Eur. p. 531 ; Sacc. Syll. VI, \>. 210; Bizzoz. Floi'a ven. critt. I, p. 90; Fohiporus perennis (L.) W^inter Die Filze I, p. 44<>. — Boletus L., Trnmetes Fr. Sopra frammenti di legno imputridito sull' J3tna al Monte Cìer- vasi, ottobre 1901. 675. Stereum hirsutum (Willd.) Fr. Ilymen. Eur. p. 639; Sacc. Syll. VI, p. 563 ; Winter Die Filze I, )). 345; Stereum liirsutum Pers., Bizzoz. I fuiKjìii della Sk'Uiii Orientale Flora veii. ciitt. 1, p. 111. — Tlielepliora hiri^xtd Willd. Ex.sicc. : Cavara, Fnrigi Loiigobartliae, ii. (il. Sojn-a lesilo ])ntri(lo a Mascalucia, jìresso il Cavolo, 1 !)(»!. 57ti. Coniophora puteana (Hcliiiin.) Fr. Hym. Fur. p. liòT ; Sacc. Syll. VI, p. (i47 ; Bizzoz. Flora veii. critt. I, p. 11.5; Corticium puteaiiuni (Siihiim.) Winter Die Pilze 1, p. 3.30. — Thelepìwra Schiiniach. Ex.sicc: (Javara, l'^migi Loiigobaidiae, u. 14. Solila ve('(!lii ])ali ]nitridi al Cavolo presso Mascalucia, 19(11. r)77. Hypochnus Sambuci ( Peis. ) Fr. Hym. Fiir. i). (Jdo : Sacc. Syll. VI, ]). (;.")« ; J'atoiiill. Tal), anal. Fuiig. ii. 22. — Thelephora Hors. Exsicc. : Cavara, Fungi Longobardiae, ii. 213. Su vecchie ceppaie i)iitresceiiti «li Samhnrus ni. ^^".I2. — Li/eoperdon pe- . Saccardo Siipiil. Flora veu. critt. i». Gì; sub iJroasciis Sadebeek, Wiuter Die Filze II, p. 10; Ascoìiiyces coerulescens Desio, et Moiit. in Ami. Se. iiat. III Sèi'., X, p. 345. — Ascomyces Ahitnceus Tliiiin. Exsiec. : Cavara, Fiinfji Loiigobarfliae. n. 7.'ì ; Hiio.si e Cavara, F mi. Siili parassiti, ii. (i7. Sopra foglie di (^uercus '! piibcscciis Wilid . nel Imseo di (Jastel- liuono. settembre 11M)1 (J^egit Sptileti). 583. Karschkia nigerrima Saee. Fung. Ven. IV, p. l'it ; Syll. Vili, p. 780; Bizzoz. Flora ven. critt. I, )). .">.")(l ; llehni Die Filze III, p. 347.— rateìhtria ìifini/ota Kalienli. Exsiec.: Cavara, Fungi Longobardiae n. lUi. Sopra legno disseccato di Olea europaea L. a Oataiiia. nel li. Or- to botanico, e a Mascalucia, dicembre 1001. 584. Lasiobolus pulcherrimus ((Jrouan) Rehm Die Filze III. p. 1008; Lachnea piilcherriuKi (Orouau; (Jooke, Sacc. Syll. Vili, p. 181; Bizzoz. Flora ven. critt. I, i». 324 ; Ascobolus pulcherrimus (Jrouan in Ann. Se. nat. IV Sér., X, p. l'.Ki : Humarui Speg. in Miclielia I, p. 237. Sopra .sterco equino a Mascalucia. gennaio 1002. 585. Hypocopra limicola (Rol«.) Sacc. Syll. I, p. 240 : Bizzoz. Flora ven. critt. 1, \). 190: Sorda ria fi micoìa (Rob.) Wiuter Die Filze II, p. l(i(>; Sordaria fimicola Oes. et De Net. Schema di Olassif. p. 52. — ISpliae- ria Kob. Su fimo vaccino alla Pla.ia nei locali dell' imboscliimeuto, 10(12. 580. H. humana Fuck. — Sacc. Syll. I, p. 240 ; Bizzoz. Flora ven. critt. I. p. 100 ; ISordaria humana (Fuck.) Winter Die Filze II, p. lOii. — l!>2)haeria Fuck. Exsiec. : Gavara, Fungi Longobardiae, n. 227. Su sterco umano ijresso Catania, marzo 1902. 587. Sphaerella punctiformis (Fers.) Kabenh.— Sacc. Syll. 1, p. 47(i; Bizzoz. Flora veu. critt. I, p. 208 ; Sphaerella punctiformis (Fers.) Winter Die Filze I, p. 382. — Sphaeria Fers. Exsiec: Cavara, Fungi Longobardiae, u. 79; 1). Saccardo, My- cotheca italica, u. 032. I jKiKihi della Sicilia Orientale Sopra foglie secche e putrescenti di (Jnei-eus pedunculata Ehrh., suir Etna a Monte Gervasi in ottobre 1901. 588. Sph. maculiformis ( Pers. ) Auersw. ~ Sacc. Syll. I, p. 177 ; Bizzoz. Fior. ven. (;ritt. 1, [». 208 ; Hphaerella maeidifornm (Pers.) Winter Die Pilze II, i». .JS.i. — Si>hacria Pers. Su toglie putrescenti di (Jastanea vesca Gaerthn. sull'Etna (Mon- ti (lervasi, S. Nicolò, Serra Pizzuta) in ottobre 1901 (soc. rhiiUo- stirtd iiKuuiliformis .Sac(;.) ryS'.i. tìph. Gibelliana Pass, in Arcliiv. (Jritt. p. ;;S2 ; Sacc. Syll. I, p. 4SI; Bizzoz. Flora ven. critt. I, i). L'O!) : Winter Die Pilze II, p. .■^92. Feritheeiin exigim, \i. 100-140 diam., siiarxi,^ vel itHhconJluentibHii in mnrulis exaridis velatis ; ascis oliloHfio-vlarntis (jiiam in tt/po panilo majoribus, usque nO » 10 ;i- ; nporidii^i ì Questa specie è ili iii<;erta determinazione a causa ilcgli ascili immaturi, però coriisponde |)er i caratteri apprezzabili alla specie del l'asserini. Su toglie di Citnis l.iiiionnin K'isso a Mascahicia, ottobri; l'.toi. 5'.ti). Leptosphaeria heterospora ( De Not. ) Xiessl — Sacc. Syll. II. p. "m; Bizzoz. Flora ven. critt. I. |i. l'M; Tremntosi)hacria ìieter. {De "Sot.) Winter Die Pilze 11, j). 277 ; 'Sphaeria De Not. Sfer. ital. p. (i.">. lO.xsicc. : Cavara, Fungi Ijoiigobardiae, n. 173. Su rizomi di Irin f/ermnnica L. a 47. So|)ra noccioli putrescenti di l'ersica rnlgarix Mili. nel It. Orto botanico di (Jatania, gennaio 1902. 592. Sporormia ambigua Nicssl — Sacc. Syll. Il, \>. 12."); Winter Die Pilze II, p. 182; Bizzoz. Flora ven. critt. 1, p. 2'>('>. Sopra sterco equino a Mascahicia in contrada Surviddi, 1901. 593. Dothidella fallax Sacc. Syll. II, p. 028 ; Winter Die Pilze II, p. 905; r.izzoz. Fiora veu. critt. I, p. 293; Pltyllachora fallax Sacc. Fungi Ven., V Ser., p. 181. — Ph. didtima Niessl. Exsicc: Briosi e Cavara, Funghi parassiti, n. 310. Sopra toglie languide di Andropoijon Iscìiaemnm L., Leucatia 1902. n„n. a. Smìin [Memoria XIIL] V. FUNGI IMPERFECTI A. SPHAEKUPSIDKAE 594. Phyllosticta Siliquastri Sacc. et Speji. Mieli. I. [). 148; Sjil. Ili, p. 9; Kizzoz. Flora veii. critt. I. [i. 371 ; Allesclier Die Filze VI, p. 30. .Su toglie di Cercis iSiliqìiaxtnim L., ad Avola in agosto 1901 (soc. Septoria cercidis). 595. * Ph. cicerina Prill. et Del. in Bull. Soc. Mycol., 1.S93. p. 273. tal). XIII, fig. 4: Sacc. Syll. XI, p. 47S ; Allesclier Die Filze VI, p. 112. Su foglie e rametti ili Cicer ariefhium L ad Avola, maggio 1902 (soc. Ascochyta Pisi). La presente specie è torse da considerare come uno stato gio- vanile dell' Ascocìii/ta l'isì. .596. Ph. maculiformis Sacc. Mieli. II, i). .538; Syll. Ili, p. 35; Allesclier Die Filze VI, p. 29. — Splmeria maculiformis Fers. Exsicc. : Briosi e (Javara, Funghi ]iarassiti, n. 18. vSu foglie languide di Vastanen vesca Gaertn. sull' Etna al bosco di Ferrandina. ]Moiite Gervasi, ecc.. ottobre 1901 (soc. Septoria ca- xtanicola Uesui.). .".97. Ph. Teucrii Sacc. et Speg. in Midi. 1. |.. 144 : Sacc. Syll. Ili, p. 49; Bizzoz. Flora ven. critt. I. [). 3()9 ; Allesclier Die Filze VI, p. 151. Su foglie di Tevvriinn fruticann L. affette da Piiccinia Teìwrii Biv., nel R. Orto botanico di Catania, febbraio 1902. 598. Ph. Terebinthi Pass. Diagli. Fung. nov. III. n. 5.S : Sacc. Syll. X, p. lOG; Allesclier Die Filze VI, p. (iO. Su foglie languide di l'istacia TereMntìma L. al (Javòlo iiresso Masealucia. ottobre 1901. 599. Ph. cycadina Pass. Biagn. Fung. nov. III. n. 64; Sacc. Syll. X, p. 124; Allesclier Die Filze VI, p. 35. Su foglie di Vìican revoluta Thuiibg. a Catania nel Giardino Belli- ni, marzo 1902. 600. Phoma Citri Sacc. Fungi novi v. critici, V Ser., p. 294 ; :Mìc1i. Il, p. 427; Syll. Ili, p. 84; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 384 ; Alle- sclier Die Filze VI, p. 191. f. foliicola ; amphigena; peritheciis atri-s. tectis, vi.r pa2>illnti.s; spo- riiiis ut iu ti/po; hasidiis hreriorihus. Su foglie putrescenti di Citrus lAmomou Eisso a Masealucia, 1901. I funghì (Iella Cicilia Orientale . 7.5 — 9 » 2 — 2.5, hi/alinis i-el dihitissime chlorinis, ec/nt- tnlatis , planmate inihiloso farctis ; Ixisidiis nnmerosis, filiformibus, sinqyKcibns, p. 20 — 2i> » 1 — IJy siip'ultis. So])ra foglie in |>aite disseccate tli ('nlì/cantlnis sp. nel lì. Orto l>()t;niico di Catania, dicembre 1!»01. G02. Ph. Asparagi Sacc. Mieli. I, i». 2r>l : Syll. 111. p. 102 : Bizzoz. Klora ven. ciitt. I, p. r>8C; Allescher Die l'ilze VI. p. .'{;;3. Su cauli putriili di Asparaf/nn opicinalin L. a Mascalucia, l'.l02. 00.!. Ph. lophiostomoides Sacc. Midi. II, p. .">.'iS: Syll. HI. [>. 107 : (Javaia, l'eli, fin. i>aias. IMlz. d. Getreid. in Zeitschr. f. Ptlanzenkrankli. III. p. 23. Exsicc. : Briosi e Oavara, Funghi parassiti, n. 21!>. Sulle guaine di Srealr rcrralr L. sali' Etna (Monte S. Leo) l'.tOl. (i04. Macrophoma (Cylindrophoma) Borziana Scalia, Microm. aliquot .siculi novi, in Atti Cruigr. hot. l'alnuio. I'.t02. l'eritheciis f/lobosis rei (jloboxo-depressiii, 200-260 \i diam. , in piir- tibiis folioruiii Cdsiccatis sinirsis rei confuintibnii. atris. punetiformi- bi(K, epidermide non atrata primum teetis deniqnc crumpentibns ; con- textu parenehymutieo. fasco-fuligineo e eellnlis polyeionalibuH , minntis constitnta; sjiornlis ohionfio-fusoideis, eoìitinuis, er hi/aiino dilutisxime ehloriirin, jdasmate (iranuloso, minute j/uttulato farctis, rectis rei, ned non rare, inae. !■'■< — 27 » 6.5 — 8, ^ìlasmate granuloso fareti-s. hi/a- linis, eguttulatis rei minute guttulatis, basidiis teretibus. sulxieiiuilou- gix svjf'ultis. Atti Acc. Serie 4" Vói.. XV. — Meni. XIII. 2 10 lìott. G. Scalia [Memokia XIII.] Su foglie (li Cluniiaedoren elastica nella serra del K. (Irto bota- nico (li Cataiii;!. (li('einl)re 1901 (prof. F. ('avara). (506. M. (eu-M.) Mantegazziana Peiizig var. Limonum Scalia, Microm. ali- qnot siculi uovi, Atti Cougr. bot. Palermo, 1902. I'tritheeii)i imbsparsiii, circ. 250 \>. diam.; sporulis ohlongis, utrinque late rotundatis, 17 — 19 » 7- s, plasmate granuloso non rare minute ijuttitlato farcti.s; hasidiis teretihux, quaiii xporulas panilo hrepioribtts; Su tVjglie disseccate e putrescenti di Citrns Limonum Risso, Ma- scalucia 19(11. 607. M. (eu-M.) CandoUei ( Herk. et Br. ) Beri, et Vogl. — Sacc. Syll. X. p. 194 ; AUescher Die Filze VI, p. .358 ; Fhoma CandoUei (Berk, et Br.) Sacc. Syll. Ili, p. 10.5; Sphaeria Bitxi DO. Flore Fraag. VI, ]). 14(). — Sphaeropsis (Jandollei Berk. et Br. Exsicc. : Oavara, Fungi Longobardiae, u. 92. Su foglie secche e ])utreseenti di Buxus semperrircun L. a (Jata- nia nel (riardino Bellini, maggio 1902. tìdS. M. (eu-M.) Cocos Pass. Diagn. F. X. IV, n. 95; Sacc. Syll. X, p. 199. AUescher Die Pilze VI, p. 361. Su foglie di Cocos sp. nel E. Orto botanico di Catania, aprile 1902. 609. Aposphaeria labens Sacc. Syll. III, p. 173 ; AUescher Die Filze VI, p. 393 ; Bizzoz. Flora veu. critt. I, p. 387; Phoma labens Sacc. Mich. 1, p. 12.5. Soi)ra vecchi pali di (/itercns a Mascalucia in contrada Torre, ot- tobre 19(»1 (soc. Hi/sterinm pulicare). 619. Vermicularia trichella Fr. — Sacc. Syll. Ili, j). 224 ; AUescher Die Filze VI, p. 196 ; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 391. — Sphaeria trichella Fr. Exsicc. : Briosi e Gavara, Funghi parassiti, u. 340; (Javara, Fungi Longobardiae, u. 93. Su foglie languide di Mederà Heli.r L. a (Catania nel (xiardiuo Bellini, maggio 1901. 611. V. Dematium (Pers.) Fr. — Sacc. Syll. Ili, p. 225; AUescher Die Fil- ze \'l, p. 495 ; Bizzoz. Floi'a ven. critt. I , p. 391. — iSphaeria Dematium Fers. Siifìra una scopa iiiii>utri(lita nel [todere della R. Scuola Enolo- gica di Catania, dicembre 1901. 612. Dothiorella fructicola Scalia, Microm. ali(|U()t siculi novi in Atti (Jongr. bot. Palermo. 1902. Stromatihits innato crunipentihiis^ i/lohosis rei ohlonf/is, apice verni- / f'iiiitilii (IvlUi tSiciliu Oriiiitdle 11 vuloMìH, crtìis otris iiitiis (/lìseiK, 5 — lO-locidurihiis: IochIìx ci/li itdnweis rei nroìdeis , siihrfrtii'aUhiis; nitonilis ilijfformihìis , nliis ocnliì>i(s |x 25 — 30 » 12 — 14, alm oblotir/is cel cìiHiidraceis, iitrinque hitv ro- timddtis, basi mepeque imuUmn ungii statiti, rectis, ned non rure mio Intere cnrratis ji 34.5 — 40 » 10 — 13, hi/alinis, ejiisporio (aeri, pia- swatt minute [iranuloso forctis, eguttuìatis; hu-sidiis hyalinis, cì/lindra- ceis, e stiatii proligero subparenchymativo hortis, n 15 — /.*< » 3 — 3.5. Sii uliiiiiid)' di <^>nrn-us :i (Jaltafjiroiie w\ l)osco S. Pietro. H13. Fusicoccum sambucicolum Scalia. Miciom. alitiiiot. sic. ni>vi in Atti Vimav. hot. Palermo, llKll'. iStromatibus effnso-pulrinntis , tiblougis , atris, peridermio primum tectis dtnique eriniipeiitihiis. apice i/raiiidatis, loììgitiidiìiiiliter siiliseria- tim dispositis ; lorulis sìihmonosticliis ; sporulis fusi/ormibun ellipticis rei oboratis, basi snepeiiiw trmivatis, apice rotiindutis, rectis sed non rare iiiaeqìialibiis, \t. 20 — 2<) » ')' — li. 5, lijpilinis, plasmate tjrauìiloso, minute tjuttulato faretis; basidiis subaetiuilonijis, ti-retibus sujfultis. Su rametti dis.seccati di Snmbueus nif/ra L. nel li. Orto hotaiiico (li Catania e a Mascalucia, <;eniiaio-tel»l>raio 1902. (il4. Sphaeropsis Calycanthi Scalia, Jlicrom. aliiiuot siculi novi in .\tti Gongr. l)ot. Palermo, J!KI2. l'eritheeiis (/loboso-dcjiressis , utrin1U. Botryodiplodìa aterrima Scalia . Microm. aliipiot siculi novi in Atti Con^r. bot. l'alenilo. l'.MiL'. IStromatibus apphiiiatis. perideriuio primum tectis. postea denitdatis et mntrieem atro-iuiiuiiiantibus. •>'-. pluriloeularibus ; loculis globoso-an- gulatis, <'ouico-ostiolatis: sporulis oblougis. primum conti iiuis, ehiorinis. 12 iMt. G. Scaliu [Memoria XIII. | denique 1-septatis, caMaiieu-fiimosis, [t. 20 — '24 » 10 — 10. ò, ad septum paullmn vel nec constnctis, utrinque rotumlatis basì saepeque subacu- tis tnincatisque, ìoculift nhscurc l-f/uttulatis; basidiis hiialinis, hrevibus, impiUaeformibuii. Su rametti disseccati putrescenti di Veratouia tSiliqiui L. uel R. ()it() botanico di Catania, dicembre 1901 (prof. F. Cavara). til7. Ascochyta cycadina Scalia nov. sp. l'tritìieciis cpiplii/llis, ntrin, piiìtctiformibiis, in iiiacitUs irrcqulari- bm dealbatis, piDp ureo- ina rginntis .ywv.^i.v rvl confi ueiitibus, ijioboso- dejìressis, usque oOO jj. diitm., ostiolo orbicuìmi pertusis , diti reiatis; contextu parencliymatico olioaceo-fuscidulo, e celluiis mimitissimis po- Ij/floHitiìbufi coitstitiito ; spontiis ol>lo)igis utrinqm rotnndatis, ixtsi mc- piqtw nubacutis, l-stptatis, niedio pariun vel non conutrietis, diiìtte ci- trino-stramineis, \). 10 — IH ìonj/., o — 4 |x crassis, imsidUs subaequilon- (jìk, fdiformibus siif^'uitix. Su foglie in parte disseccate di Cyeiix reroluta Tliunbg., a Cata- nia nel Giardino Bellini, marzo 1902. ì;18. Darluca Filum (Biv.) Cast. — Sacc. SylI. Ili, p. 110 ; Allesclier Die Filze VI, p. 701; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 116 ; Sphaeria Fi- lum Biv. Bernb. Stirp. rar. Sic. Manip. III, p. 12, tav. III. — Dnr- iìiea raf/ans (!ast., Dipiodia iiredinicola Desm. Sugli acervuli uredosporiferi di * rtiecinia Tanaceti su Artemisia camphorata Vili, a Cibali, di P. rnbiyo-vera su Tritìciim vulgare L. di r. Phraymitis su Fhraymites coìnvinnis Trin. a Catania, verso la Piana, febbraio-marzo 1902. t)19. Septoria Rubi West. — Sacc. Syll. Ili, p. 186 ; Allescher Die Filze VI, p. 817 ; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 121. Exsicc. : Briosi e Cavara, Funghi parassiti, n. 271. Su foglie di Elibus fruticosus L. a Catania (Leucatia), 1902. 620. S. Calycanthi Sacc. et Speg. , Mieli. I, p. 176; Sacc. Syll. Ili, p. 189; Allescher Die Filze VI, p. 717 ; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 125. Su foglie languide di Calycanthus nel E. Orto botanico di Cata- nia, gennaio 1902. 621. S. Hederae Desm. in Ann. Se. nat. 1813, XIX, p. 310 ; Sacc. Mich. I, p. 172; Syll. Ili, p. 190; Bizzoz. Flora ven. critt. p. 421; Alle- scher Die Filze VI, p. 790. Su foglie di Sederà Helix L. a Catania nel Giardino Bellini, 1902. 622. S. oleandrina Sacc. Fungi veneti, Ser. V, p. 20.ì : Syll. Ili , p. 197; Allescher Die Filze VI. p. 819. 7 fntKjìii 'iella !Siciliii Orientale lo Su foglie l.iiiKniile
  • 7i! ; Alleselier Die Pilze VI, )). .S2."i.— ISeptoria A2ni Chester. Su foglie languidi^ «li Apinin tirnceolens ]j. , Catania al mercato in inagsio, 1902. . Exsice. : Briosi e Cavara, l>'unglii jìarassiti, n. 4(i. Su foglie languide di l'ojiiihis uigra L., a Xesiina, ottobre J'.Mll. 627. S. castanaecola Desm. XI Not. in Ann. Se. nat. Ili Sér., Vili, p. 26; Saie. Syll. Ili, p. 504; Alleseli.M Die Pilze VI, ]). 752: P.izzoz. Flora veu. critt. I, p. 425. Exsice. : Briosi e Cavara, Fungili parassiti, n. 47. Su foglici languide di (.'astanen inesca Gaertn. sul!' l'Itna, 1901. 62S. S. Dianthi Desm. XVII Not. 6, p. 20; Sacc. Syll. Ili, p. 516; Alle- selier Die Pilze VI, p. 772; Bizzoz. Flora veu. critt. 1, p. 432. Su foglie di IHuntlins Caryopliyllun L. nel podere della lì. Scuola Filologica di (Jataiiia, marzo 1902. 629. S. Cucurbitacearum Saise. l'ungi veneti , V Ser. p. 205 ; Syll. III , p. 52 7 : Alleselier Die Pijze VI, p. 767 ; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 429. 14 Itott. G. Scalia [Memoria XIII. J Su foglie liiiisjuide (li Viiciolnta l\po L. a IMa.scahu'ia, 1!KI2. (530. Polystigmina rubra ( Desm. ) Bacc. iSylI. Ili . p. (il-'2 : Allesclier Die Filze VII. p. .S1.5 ; Bizzoz. Flora veu. critt. 1, i). 441. [i Amygdali Desm. in Ann. Se. nat. II Sér. , XIX, p. 342 sub jj'eu. ÌSeptoria. Exsicc. : Briosi e (Javara, FuuuUi parassiti, n. 145. Su foglie (li Ami/(i<ì((lvs (■(inniniiiis L. a Masealucia , in eontrada S. Sfera, ottolne 11)(»1. B. MELANCONIEAE 631. Gloeosporium nervisequum (Fuek.) Saec. Mieli. II, p. MSl ; Syll. Ili , p. 711; IJizzoz. Flora ven. eritt. I, p. 451. — Funarhim Fuck. , Hy- meinila Platani Lèv. Exsicc. : Briosi e Cavara, FiingLi parassiti, n. 124. Su foglie putrescenti di Flataìiiis orientaiis L., Catania, 11*02. (i.S2. GÌ. Platani (Mont.) Oud. — Sacc. Mieli. I, p. 218; Syll. Ili, p. 711 i Bizzoz. Flora ven. eritt. I, p. 451 ; Fiimrium Platani Mont. in Ann. Se. nat. Ili Sér. . XI, p. 55. Su foglie disseccate e putrescenti di l'iatanus orientaiis L., a Ca- tania, febbraio 1!»()2. (j33. GÌ. fructigenum Berk. — Sacc. Syll. Ili, p. 71f> ; Bizzoz. Flora ven. critt. I, i>. 452. Su frutti disseccati di Ficim Carica L. a Mascalueia in eontrada Torre, settembre 1901. (>o4. Colletotrichum Lindemuthianum (Sacc. et Magnus) Briosi e ('avara, Fungili parassiti, ii. 50 ; dhtcoitporium Sacc. et Magn. Mieli. I, p. 129; Syll. Ili, p. 717 : Bizzoz. Flora ven. critt. I. p. 452. Su legumi di l'Iiascolii.s ndgaris L., Aci S. Filippo, giugno 1901. 035. C. Montemartinii Tognini, Contrib. oncologia Toscana in .Atti Ist. bot, l'avia. Nuova sene, 111, n. 83; Sacc. Syll. XI, p. 570; I). Saecardo. Suppl. Flora ven. eritt. [>. 85. Su foglie di Arum italicum Milk a. Catania, febbraio 1902. 636. Microstroma Juglandis (Béreng.) Sacc. Syll. IV, p. 9. — Fvsidinm Ju- fllamlis Béreng. , F^ pallulnm Niessl, F. candidum Rabenli. , Gi/mno- nporiiim leticosporum Mont. , Microstroma pallidum Niessl. Exsicc. : Briosi e Cavara, Funghi parassiti, n. 300 ; D. Saecardo, Myeotlieca italica, ii. 772. Su foglie di 'hx/lans- rcf/iu L. a Masealucia in luglio 1901. / t'uiKiki rlillii SU'ilid OrUlltiiIi' 15 657. Coryneum foliicolum Fuck. — Saoo. Syll. HI. |>. 780 : Bizzoz. Flora veii. critt. I, )). -457. Exsicc. : Briosi e (Javara, Fungili parassiti, ii. l!)!t. Sulla pagina inferiore di foglie morte di Quercus llex L. sull'Etna, ottobre IODI. C. HYPHOMYCETEAE t(i lujw.stiin a (Jataiiia , tcbltiMio-iiiarzo 1002. 040. 0. Ceratoniae ('omcs. Crittogamia Agraria p. ^Mi. l>xsi(!c. : Briosi r. ('avara, h'uiiglii parassiti, ii. 23iS, .Su iViiIti immaturi di Ccrtitotiid ISiliijiia \j. ad Avola f a Ma.sca- lucia in (jontrada Soccorso, luglio-agosto litOl. Oidiopsis Scalia, Micron). ali(pu)t siculi novi in Atti Oongr. hot. Paler- mo, 1902. Mt/velium endogcìiiiiu , sciitaiiiiu ; rnnidiophon Kimplices , ccl parce riiniiisi. e stoiiNitihun c.veiiiitcn ; collìditi, ciift'nidata, rf.Undriicni ; coiiidio (ipiviili siirsiuii m-iitiito, coctcris utriiitiiii' i-otiindiito-tnincdtiili.s. Ah Oospoiii liyphi.s distinetis dirtert. Oidio omuino siniillinia sed endoi)liyta. 041. 0. sicula Scalia, 1. e. Miifiilis i-jyijìhfillis, pnrjutiris, inrf/iildrìhuii, e nerris limitati.s ; coiii- dioplìoiis lii/popln/llis e stnmiitibus e.veiriitihus, mlitHriÌK velfascicìilittis, .simplicibiis scd non nire paire rninosis, cin: 7 |x crassis, sepUttis, to- mentiim aìbo-furinosum ut l'fronosponi fonnantibiis: conidiis, catenu- ìatis, fiicilliiiic tieeedeiitihiiK , intiiini.s , |i 40 — 70 » 13.5 — 20 ; conidio (ipicdìi siirsiim aciitutii, hani tnnicido-votunddto. medio saepeqHe puidlnm 16 IMt. G. Sc(ilit( [Memoria XIII.] constricfo. coeUrh ci/lindranis ìdrinqve rotwndato tmncatulis, hyalinis, ('(/Httiilatis, lAanmate (irannlom fiartis, epispono larri praeditis. Su foglie di Ascic2>ws VKraxmrim L. a Catania nel Gianlino Bel- lini, dicembre 1901 a febbraio liiOl'. (il-!. Sporotrichum Araneorum Oavara, Fungi Lougobardiue, n. L'K». Hupra ragni morti nei locali del li. Orto botauico di (Jatania, IttOL'. (ilo. Acrostalagmus cinnabarinus (Fr.) Corda — Sacc. Syll. IV , p. IQ'à ; liizzoz. Flora ven. critt. I. p. 4S2 ; lierlese, Fungi Moricolae fase. II, n. il. — Botn/tis Fr. Su rametti putridi nel E. Orto botanico di Catania, gennaio 1!»02. fili. Ramularia Tulasnei Sacc. Syll. IV. i). 203. — (hiìiudvMporivm Greviì- kanam Tul. Exsicc. : Briosi »■ Cavara, Fungi ])arassiti, n. 11. Su foglie di Fragaria vesca L. a Mascalucia, giugno 1901. (Ì45. Ramularia Ajugae (Xiessl) Sacc. Syll. IV, p. 212: P.izzoz. Flora ven. critt. 1, p. 1S8. — Fìtsidium Nies.sl. Sulle foglie di Ajìtfia f pyramidalis L. nel II. Orto l)Otanico di Catania, febbraio 1902. (ilG. Septocylindriiim virens Sacc. Fungi Veneti. V Ser. . p. 180 ; Syll. TV, p. 220 : Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. 470. Su rami putridi di Vicio Faba L. alla Torre, ottobre 1901. 047. Scolecotrichum Fraxini Pass, in Frb. Critt. Ital. II Ser., n. 1395; Sacc. Syll. IV, p. 348 ; I). Saccardo, Suppl. Flora ven. critt. p. O."). Exsicc. : Briosi e Cavara, Funghi parassiti, n. 297. Sulle foglie di Fmiinns Ornns L. a Castelbuono. agosto 1901. 64.S. Cercospora beticola Sacc. Fungi ven. V Ser. , ]». 1S9 : Syll. IV, p. 45<>; Bizzoz. Flora ven. critt. I, p. ■")19. Exsicc. : Briosi e Cavara, Funghi parassiti, n. 80. Su foglie di Beta rnUjaris L. a Catania nel podere della E. Scuola Enologica, aprile 1902. 049. C. Heliotropii-Bocconi Scalia. :\Iicrom. aliquot siculi novi in Atti Cougr. bot. Palermo, 1902. MdCìtìis amplngcìds, primitus siìorsis .Hiiborbiciilaribnn, denùpte con- Jiiwntibun irre(juluribu>i(nu\, in epiphnllu primmn sordide ilavidis, postea griseo-murinis, iìi hypophyllo dihtte (/riseolis ; eaespitulis ampM. erassis, Jìe.ruosis. dìlute fitlif/ineis, sursum paUidioribus uè mepim subgenieiilatis, septulotis, ad scpta non constrietis : eonidiis ìongisHime obelavatis rei fere cylmdra- 1 f'inijilii iltUn Sicilia OfienUdc iris, .sitrxiiiii iitti'iiiKiti.s, liiixii[Hi- fnuiriitin. pliiii-stpùiti-s non niiixtrictis. Iii/alinix, ;j. so — IHO loiif/ix, :> — li.'ì \i. ryas.sis flmxij , iipicr li.siiiii- I |i rrtisx., rectis i-nmilisrc. Su fojilif vive ti lilliguide «li Iliiiotntpiitm Bocconi (Jiiss. . nel podcii' (l(;ll;i II. Sciiohi lOnoloyicii e a ^Muscaluciii. in iittol)]'»- l'.MK). <>."!((. Fusarium sarcochroum iDesm.) Sacc. .Midi. II, p. 487 : Syll. IV. p. il'.U: Hizzoz. I"'i()ia veli, critt. 1. p. .").'!(>; Soicnosperiìiin snrcoclironni l)i-siii. in .Villi. Se. iiat. IS.'iO. X \'l. p. 111. Sui pi(u;inoli di t(i;;lie putresceiil i di f'itrns Linionitm Kisso a M.i- .scalucia, iioveinhre l'.KH. {iii<;nii 1SIII2. Memoria XIV Istituto zoologico della R. Università di Catania diretttì dal prof. A. Russo. D.r UMBERTO DRAGO Sull'attacco e sul parassitismo del Distomura contortum. Le osservaiiioiii del Mingazzini (1) e del Rizzo (2) sul modo con cui i Cestodi e Nematodi si attaccano alla mucosa intestinale, mi hanno indotto a studiare 1' argomento relativamente ai Tre- matodi, intorno ai quali esiste soltanto qualche notizia, inciden- talmente accennata da qualche autore e un contributo dello stesso MiNGAzziNi (3) a propositi) dell' Amphistomvin conicum. Avendo avuto r opportunità di studiare una specie, il JJistomum contor- tum s. Podocotijle contortum, che, per lo sviluppo delle ventose e per il peduncolo di cui è munita la ventosa ventrale, lasciava presupporre una maniera particolare di attacco ai tessuti del- l' oste, ho voluto cominciare da esso questo esame. Il parassita di cui è parola, vive attaccato, coni' è noto, alle branchie dell' Ortagoriscus mola , e sarebbe relativamente diffi- cile, data la struttura e la consistenza del tessuto di quest' or- gano, di conservarlo in sito per studiarlo sui pieparati. Il Monti- celli (4) il quale , come gli altri autori , lo ha i-iscontrato sulle branchie dell' Ortagoriscus, descrive infatti le apparenze maci'o- scopiche delle alterazioni che il parassita induce sulle lamine (1) MINGAZZINI Pio — Sul modo col (/l/«^■ le Tenie nderhroiio alla miicoHa iiiUMinah — Bollett. Acc. Gioeuia — Catauia l^ys. MlNGAZZlNl — OsKcrvazioiii generali uni modo di adenioiie dei t 'eptodi alla puiele intestinale — Renilic. Accad. d. Lincei — Voi. 8. I .som. Ruma 189!». (2) U.r A. Rizzo — Ricerche unii' attacco di alcune Vncinuric — Bollett. Xcv. i\. Lin- cei — 19011. (3) MlNGAZZlNl Pio — Osservazioni snl jjarassilii>mo dell' A.mi>histomnm conicum — Atti della Acc. Gioeuia — C'atauia 1899. (4) F. S. Monticelli — Studi sui Trematodi. Atti Acc. Serie 4" Vol. X\'. — Meni. XIV. 1 Umberto Dntyo [Memoria XIV.] branchiali, però avendolo io riscontrato aderente, oltre che sulle branchie , anche sul palato e sulla faringe di questo pesce , ho potuto fissarlo sul posto , per studiarne 1' attacco , e sezionarlo insieme alla mucosa di questa parte del tubo digerente appre- standone dei preparati microscopici. Il metodo di fissazione da me adoperato è stato quello ra- pido ottenuto col liquido del Mingazzini ; ho quindi usato la doppia colorazione con ematossilina Erhlich e carminio litico e sezionato secondo le consuete norme della tecnica. Operando così, ero sicuro che i rapporti fra parassita e tessuti dell' oste , come ancora la struttura di questi, non venivano alterati. Il Podocotyle contortum presenta la caratteristica di posse- dere la ventosa ventrale — situata al terzo anteriore del corpo — fornita di un peduncolo i-elativamente lungo, e grosso quasi quanto il diametro della pai'te anteriore del corpo , così che ad occhio nudo dà r impressione di avere l'estremità anteriore bipartita in due appendici di lunghezza disuguale, essendo quella che porta la ventosa ventrale più corta dell' altra che rappresenta l' estre- mità cefalica e che è fornita della ventosa boccale. Questo pe- duncolo che si inserisce sulla parte anteriore del corpo ad angolo più o meno acuto, dando all' animale la forma di un' Y con un ramo più breve, assicura al pai-assita una presa così tenace sui tessuti dell' oste, da riuscire poco agevole il distacco, poiché esso incui'vando 1' estremità anteriore, munita della ventosa boccale, costringe i tessuti come in una morsa. La funzione di adesione più tenace e più permanente viene però disimpegnata dalla ventosa ventrale la quale non solo per la sua robustezza esei'cita una considerevole aspirazione, ma per il peduncolo di cui è munita , riesce a penetrare collo stesso pe- duncolo nel tessuto mucoso poco resistente che tappezza la cavità boccale e faringea dell' Ortagoriscus. Infatti, mentre, come è stato superiormente notato, gli individui attaccati alle branchie del- l'oste si staccano facilmente, quelli che si riscontrano aderenti alla muco.sa del palato o della faringe non solo non si distaccano SìM' attaciH) e sul jxtrKuxitixmv del Diitoittuni contortum 3 quando vengono trattati col liquido fissatore, ma oppongono una celta resistenza quando si cerca di rimuoverli colle pinzette. Nei preparati microscopici, intatti, apprestati con pezzi di tes- suto ai quali è aderente il Podocotyle contortum, si nota come il pe- duncolo munito della ventosa ventrale si addentri nella mucosa, scontinuandola lungo il ti-agitto lateralmente , mentre la parte centrale di essa, più o meno alterata, si osserva dentro la ven- tosa conformata come un' a])pendice bottonitòrme che traduce appunto la cont'ormazioue della ventosa (v. Fig. A,) e la tòrza aspiratrice da questa esercitata. Che la fòrza di penetrazione del- l' appendice ventrale, che porta la ventosa, debba essere notevole, si deduce anche dalle preparazioni microscopiche dove si nota infisso nella mucosa non soln il peduncolo ma ancora una ]iarte del crorpo , e si o.sserva anche la mucosa adattata in forma di prolungamento nell'insenatura fòimata dall'impianto del pedun- colo ventrale sul eorpo del Podocotyle (v. Fig. B). B Fodoiol;ilc coMlviiiuit iittiicrato allii iiimosa fariiigea dell' Oitagniiscii'i mola. A piotnbe- rauza bottouiforiiie «Iella mucosa jnoilotta ilalla aspirazione ilella ventosa ventrale del paras- sita — B. Confoniiazione della imieosa in «■orrispondeui',» all' angolo di inserzione del pednii- <'olo ventrale del parassita, dovnta .alla penetrazione di questo. Umberto Bnujo [Memoria X.IV. Infine va notatu il fatto che gli individui parassiti della ca- vità orale dell' Ortagoriscus, si attaccano preferibilmente in cor- rispondenza alle protuberanze palatine tanto accentuate in questo animale, e quindi in prossimità ai denti palatini. La predilezione di questa sede si spiega , secondo me , colla considerazione che quivi il tessuto è più spesso e permette una migliore presa e una maggiore penetrazione al parassita, mentre d' altro canto i denti palatini lo proteggono contro gli agenti che tendono a rimuo- verlo dal posto (grossi boli). In questa sede che dagli autori non viene accennata, io l'ho trovato costantemente nei tre individui di Ortagoriscus esaminati. Il descritto meccanismo di attacco di questo trematode ap- parirà sostanzialmente analogo a quello dell' Amphistomum coni- cum poiché entrambi aderiscono ai tessuti colla ventosa poste- riore, la quale colla sua aspirazione determina sui punti dove si attacca delle formazioni a clava che rivelano la forma e la ca- pacità della ventosa. Però nel caso del Distoma contortimi, come si può desumere dalla precedente descrizione, i danni apportati all' oste sono abbastanza significanti, mentre quelli prodotti dal- l' Amphistomum sono trascurabili. La penetrazione del peduncolo munito della ventosa ventrale , non può infatti riuscire indiffe- rente per la salute dell'oste, tanto più che essa viene aggravata dal fatto che in uno stesso sito del palato e della laringe, si ag- gruppano parecchi individui , cosi come è stato accennato dal Monticelli per quelli che risiedono sulle branchie. Ne seguono quindi degli infossamenti relativamente grandi nei quali si an- nidano quasi interamente i vari individui. Da tali lesioni anatomiche si possono facilmente intuire i disturbi funzionali che devono derivarne per gli individui di Or- tagoriscus che ospitano questo parassita. MEMORIE BIOGRAFICHE GIUSEPPE ZURRIA Parliamo de' vivi con riguardo, de' morti cou veritìl. Beato 1' uomo al cui nascere tutti sorridono , alla cui morte tatti piangono. Voi, diceva Caronda, il grande tesmotbro cata- nese, non dovete onorare i morti con lacrime e con dolore eccessivo, ma col ricordare le loro virtù, e cou le ott'crto che porterete ogni anno sulle loro tomlie. I. Il giorno 14 di settembre dell'anno 1896, mancando a' vivi Giuseppe Zureia, Catania perdeva il suo Lagrangia, vedeva tra- montare una sua bella e vivida stella, spegnersi una fiaccola che avea splendidamente irradiato le più difficili fra le umane specula- zioni. Al mancare d' uomini di sì alta mente e di tal cuore, che lasciano tanta eredità di memorie e di affetti, l'animo sgomento prova un senso arcano di triste solitudine, e, vedendo quasi mancarsi la speranza di nuovi singolari esempi, si ribella alla rassegnazione. Oggi, nel giorno degli onori parentali di Vincenzo Bellini, mi è sommamente caro ricordare alla nuova generazione il nome d'un altro insigne concittadino, che seppe col frutto de' suoi studj accrescere decoro e gloria non poca al paese natale, sì fecondo di nobili e forti insegni. Convertiamo oggi il lauro funereo, che posammo, ora che è poco, sulla tomba di lui con l'amara angoscia che ci serrava il Atti Acc. Sbrie 4" Vol. XV. 1 Francesco Eapisardi cuore, in lauro d'apoteosi sull'altare delle patrie gloriose memorie. Mutiamo in festa il lutto. Non ci attristiamo perchè Iddio ce r ha tolto, ma rendiamogli in vece le più vive grazie per aver- celo donato. La morte di GtIUseppe Zdrria, è or ora quasi mi lustro, fu cordoglio comune alla scienza e alla patria. Sia in questo giorno comune loro santo orgoglio il ricordare le virtù d' un uomo di si alto ingegno, perchè, in tempi di apoteosi di nullità spavalde e di scioli, che, spacciando con petulanza la loro apparente dottri- na, vogliono parer sapienti, si stampi fortemente ne' cuori di tutti r immagine di lui ed esempj fruttifichi grandi e generosi. Non sarà questo un elogio accademico. Il mio intendimento è stato solo quello di raccogliere, con reverente affetto di disce- polo, alcune memorie della vita dell'insigne geometra, perchè un giorno altri, più addentro nelle alte discipline e più padrone delle grazie di stile, potesse convenientemente e a lungo discorrere di lui e de' suoi scritti ; ed ho tentato di custodire l' animo mio dagli affetti cpntraij al vero, che in un discepolo il biasimo di- viene ingrato, la lode sospetta. Sono pochi fiori olezzanti di rico- noscenza che depongo sull'urna, in cui sono i-acchiuse le spoglie mortali dell' amato maestro, che tanto bene mi volle. La nobile figura plutarchiana di questo illustre matematico catanese d'antica stampa, laborioso, dolce e pieno di rettitudine, quasi nuovo Euclide ; alta personificazione della lealtà e della schiettezza ; accordo meraviglioso del potente ingegno con la grande modestia che non vuol rumori, né cerca gli encomj del volgo, lascia una bellissima pagina nel libro de' documenti sacri alla storia scientifica e al culto della patria ; ma traccia una dolorosa ricordanza nelle memorie de' sapienti, che, di merito su- periore di gran lunga alla fama, ebbero onori assai inferiori al sapere. Pur troppo al mondo ben raramente si concedono all'uomo gli onori che merita; e i più, non usi a riporre la nobiltà nella virtù, con abietti raggiri e umilianti prostrazioni li usurpano. Memorie biografiche di Giuseppe Zurria Le nature nobili e delicate, altere del proprio merito, che sde- gnano qualunque rumore intorno a loro, sono assai spesso tra- scurate e neglette. Chi borioso si sforza di parere , specie in tempi di torbe fiamme e di freddi bagliori, è più fortunato assai di chi modesto si occupa di essere, perchè chi si sfòrza di parere ha tant' arte ciarlatanesca, che riesce agevolmente a trovare molti imbecilli proclivi a ripetere con lui i suoi meriti. • Giuseppe Zurria, di cui il volto, la voce, i moti spiravano franchezza e bontà, visse quasi sempre appartato dal mondo come un filosofo antico, non isdegnando d'imparare sino all'uscir della vita. Non ebbe che un" ambizione: fare il bene ; una spe- ranza : rendersi utile; un unico amore: la scienza de' numeri; un' unica cura : renderla tacile, perchè potesse agevolmente in- segnarsi a' più. E addirittura si può dire di lui ciò che Voltaire disse di Fontenelle : L' ignorante lo compitene ; il sapiente /' am- mirò. Egli, di cuore puro e di saldo vuloru, ignorò che sia odio, invidia, vanità, ozio e menzogna. Egli fu onesto , scrupoloso e corretto in ogni sua azione, quanto affabile, semplice, schietto e gioviale ne' modi; buono e gentile d" animo, quanto elevato e vigoroso d'ingegno; protondo geometra e sagace analista, quan- to scienziato oltre ogni dire modesto e a pochissimi eguale nel non menare burbanzoso alcun vanto della sua vasta dottrina. Egli, alieno d'ogni puerile vanità, uè vago degli altrui suffragi, fuggi le onorificenze di qualsiasi maniei'a con ostinatezza pari a quella con cui le cercano i moderni imbelli filosofi e vacui dottori, archivi viventi di vanterie millantatrici, non scarsi di numero, né poveri di tracotanza. E il giorno 7 di aprile del 1891 fu talmente la delicatezza dell'aiiiiiKi suo mortificata ( pur gra- tissimo e commosso sino alle lacrime ) della solenne festa del suo giubileo d' insegnamento, che non gli die 1' animo di i-ivolgere a' suoi cari concittadini, a' discepoli, a' eolleghi, agli scienziati tutti plaudenti una sola parola, benché preparato. Egli mite, Francesco Rapisardi timido, direi quasi pauroso, assuefatto a vivere nella solitudine del suo cheto studio, dedito sempre alle quotidiane, lunghe ed ardue analitiche ricerche, sollecito serapi-e ad occultarsi, era quasi oppresso dal clamore delle feste che pubblicamente si facevano alle sue virtù, delle solenni onoranze che si rendevano al suo in- gegno, alla sua modestia, al suo patriottismo. E, per quanto fu in lui, tentò reiterate volte, ma invano, di non farle avverare. Ed esclamò pur come Howard : Ma non c'è un amico, per Dio, che mi aiuti a contrariarle f Riuscì soltanto, solo perchè da, sé stesso poteva, a impedire che in quell' anno medesimo fosse posto il suo ritratto nel volume degli Atti delV Accademia Gioenia. Di complessione debolissima, ma d' animo forte e generoso, nel luglio del 1837, mettendo a rischio la vita, ospitò per alcu- ni giorni col coraggio d' un eroe e col vivo amor d' un fratello, r amico suo Salvatore Barbagallo Pitta, (direttore del giornale Lo Stesicoro), giovane di 2.5 anni, d' affabili modi e d' angelici costumi, per antica usanza e provata fede a lui carissimo, il quale, come uno de' più fervidi e arditi cittadini che cospiravano a liberare 1' Italia dal servaggio straniero, era perseguitato dagli sgherri del Ciofft, perfido commissario della polizia borbonica. Ma a nulla valse tanto generoso aiuto, che tornato il Bar- bagallo Pitta incautamente a casa, per amore della consorte e de' quattro suoi cari figliuoletti, fu sorpreso e fatto prigione. Fucilato alla schiena in piazza de' martiri, mori (gridando : Viva r Italia), 'dCGSinto ad Angiolo Sgroi, che, animosamente lot- tando con la disperazione nel cuore, afferrati varj pezzi di car- bone accesi, pur d' affrontare con un ultimo colpo di cannone i nemici, aveva lasciato consumare dal fuoco le carni, anziché buttar via i tizzoni ardenti, avanti che fosse sopraffatto dalle orde borboniche. Caddero con loro Pinnetta, Caudullo, Pensabene, Mazzaglia, Gulli ed altri generosi cittadini. E la sera di quel giorno nefando 1' iniquo Delcaretto, con crudeltà neroniana, osò dare una festa da ballo nella gran sala del nostro palazzo mu- nicipale. Memorie biografiche di Giuseppe Zurria Fi'a i dotti operosi cultori delle scienze esatte, Zueeia fu in- stancabile, profondo ed originale ricercatore di nuove formole semplici ed eleganti nelle più difficili teorie di analisi infinite- simale e di astronomia teoretica. Fu professore di meravigliosa chiarezza e precisione di dire, d' inappuntabile vigoria di razio- cinio nelle discussioni e di pazienza sti'aordinaria nelle più ardue ricerche e nelle più intrigate calcolazioni. Egli ebbe il sorprendente segreto, che Arago mostrò in a- stronomia, di rendere facili per tutte le menti i più alti veri de' diversi rami delle matematiche pure ed applicate. Ricco di operosa bontà, pel nobile desiderio di spendere a beneficio degli altri 1' opera sua, illuminò pazientemente, e a volte con proprio disagio, in qualunque ora e in qualunque tempo, quanti a lui con amor di discepoli ricorressero per aiuto e consiglio. E rinnovava 1' esempio dell' eloquente e acuto filo- sofo milanese Anton Federico Ozanam , il quale (buono quanto il pio suo antenato, il profondo matematico Giacomo), per cin- que volte la settimana, teneva aperta a' giovani la propria casa dalle otto alle dieci della mattina, e, pazientemente con loro trat- tenendosi, in molte e molte riposte cose li ammaestrava. E ninno potè mai scorgere in lui alcun segno d' impazien- za o di rammarico per 1' interrotto lavoro. Ecco in qual modo sapeva rendere amata e amabile la gloria. II. Da Benedetto Zurria, negoziante di tessuti di seta, e da Cal- cedonia Bonfiglio, donna d' indole dolcissima, se altra fu mai, nacque il nostro illustre matematico qui in Catania, a' 26 di febbraio dell'anno 1810, nella casa paterna (via Giuseppe Zubbia N. 58, ove con dolore ancora non vedo alcun ricordo marmoreo), ed al sacro fonte ebbe nome Giuseppe. Ed anche qui, e nella medesima camera, dove aprì gli occhi alla luce, vide serenamen- te^ nel diciottesimo lustro, 1' ultimo giorno del viver suo, lascian- Francesco Rapisardi do in gravissimo lutto i fratelli e le loro tamiglie, di cui era la granitica colonna, non avendo mai pensato a cercare le do- mestiche dolcezze di padre. Egli spirò fra il compianto generale : de' nipoti che con animo paterno amorevolmente dilesse, de' discepoli che con re- ligioso rispetto gli vollero tutti e sempre un gran bene dell'ani- ma, degli amici che ebbe tanti, quanti per avventura trovaro- no r occasione di sapere apprezzai-e 1' uomo veramente buono, modesto, dotto, laborioso, e degli uomini che ebbero cuore per la gloria del proprio paese, ammirazione pe' sapienti di grande ingegno. Non fo pompa di vane frasi; è storica narrazione; fum- mo tutti testimonj; uguale e grande fu in tutti il dolore. Di lui prima abbiamo veduto dissolvere il corpo, che man- care il pensiero. Fortunatamente per la gioventù studiosa e per la scienza, conservò sino a tarda ora tutta 1' alacrità, l'operosità e la lucidezza giovanile del suo vigoroso intelletto, tutta la for- za di attendere con grandissimo zelo a' proprj doveri. Conservò sempre fresco il facile, ingenuo e abituale lepore, che rendeva tanto mai piacevole il suo conversare, ricco di mot- ti spiritosi, di saporiti e urbani sali, di fini arguzie. Pur di gracile costituzione com' era e pur grave d' anni e di fatiche, nevigasse o fosse sole, infuriasse turbinoso il vento bruma,le o saettasse ostinata la canicola, egli era là immancabil- mente al suo posto tra i cari discepoli, per la santa missione di sminuzzare loro, con paterna assidua cura e facile metodo, il pane delle alte analitiche dottrine, eh' egli avea con tanta fa- tica imparato. E non fu visto alcuna volta macchiato da accidiosa, inerte apatia, vizio pur ti-oppo tanto comune degl' insegnanti, che tra- sformano il nobile, delicato e sacrosanto ministero di precetto- re in opera mercenaria di lavorante. Nel 1861, ben lo ricordo, pochi giorni avanti quelli fissati per gli esami finali, egli si ammalò, e, scorsa una settimana, mal soffrendo che i giovani studenti non potessero compire il Memorie biografiche di Giusejìpe Znrria corso degli studj, volle che tutti andassero da lui ogni [giorno, e, seduto sul letto, continuò con fatica non lieve, a dettare le sue lezioni. E per eccesso di vero zelo avrebbe pur fatto come Ozanam, che dianzi ho rammentato, e a cui mi pare che per acutezza d'in- gegno e bontà d' animo fosse tanto somigliante, il quale (come narra il celebre oratore sacro francese Enrico Domenico Lacor- daire) trovandosi in letto con la fèbbre e venuto a conoscenza che una fervida e irrequieta gioventù, senza pensare per qual ragione mancasse il suo professore, lo chiede ostinatamente con altissime grida, si leva, nonostante le preghiei-e degli amici, le lacrime del- la sposa e gli ordini rigorosi del medico, e corre alla cattedra. Come fu visto entrare nella sala della Sorbona pallido ed estenuato, gli studenti, sentendo rimorso e meraviglia, prorup- pero in fragorosi applausi, che , ripeteronsi più volte nel corso della lezione, e rianimarono, in qualche maniera, le forze del- l' abbattuto. Poi si fecei'o veementi allora che il professore pose fine in questa guisa al suo [)arlare : Signori, si rimprovera^ al nostro secolo di essere il secolo dell' egoismo, e si dice che i pro- fessori sono attaccati dal mal comune. Eppure noi qui guastia- mo la nostra sanità, qui consumiamo le nostre forze ; né io me ne dolgo, perchè so bene che la nostra vita è vostra, e che ve la dobbiamo fino all' estremo respiro. E voi V avrete. Se io morrò, o signori, morrò per avervi servito ! Dando Zcrria per tempo (con rincrescimento del padre, che teneva ad avere in lui un successorej manifeste prove di nessuna tendenza a' negoz;] della mercatura, e ottimi segni di mente adatta a' severi studj , di amore grandissimo alla scienza del calcolo (che chiede una tempra d'ingegno speciale), e di non esser nato per far numero ed ombra, compiuta la sua istruzione ele- mentare, si diede tutto alle matematiche discipline. E , studiati gii elementi d' algebra e di geometria sotto la direzione del ma- ravigiioso filosofo catanese Vincenzo Tedeschi Paterno Castello, ( il quale, pur cieco, come ognun sa, diede portentosa mostra e Francesco Eairìsardi della sua singolare dottrina in filosofia e in matematica, e della somma maestria nell' insegnare ), potè presto, con quella mira- bile prontezza che avea a padroneggiare la materia diflìcile , spingersi assai avanti negli studj superiori, ed ascoltare le lezioni di calcolo infinitesimale del professore Agatino Pardo di Sam- mai'tino, nostro eminente geometra, le cui opere, lodate in Fran- cia, erano in quel tempo assai apprezzate in tutta 1' Italia , e ovunque studiate con frutto. E mi piace qui citare ( mi si faccia lecita la ricordanza ) che il dottissimo matematico padovano, se- natore Giusto Bellavitis ( morto or non è guari ), nella Terza parte della duodecima rivista di giornali presentata al B. Istituto ve- neto nel marzo del 1874, dando un cenno bibliografico de' miei Elementi di geojnetria, scriveva : È grato vedere come an- che nella nobile Catania si coltivino le scienze matematiche, e si pubblichino pregevoli opere originali: ricordo di avere nella mia gioventù studiato utilmente alcune opere del Sammartino. Di tredici anni non ancora finiti il nostro matematico diede prova di operosità precoce. Per esercizio mnemonico insegnò la aritmetica e i primi elementi d' algebra ad un tale Aloisio, suo compagno indivisibile, che morì di 22 anni appena compiti, quando il piccolo matematico, non ancora trilustre, lo istradava nello studio della geometria analitica, e 1' educava , con non volgare perizia, a penetrare senza grande malagevolezza nelle più intri- cate e recondite teorie. E fu meraviglia generale che in sì gio- vane età tanto sapere e tanta abilità si i-itrovasse. Così nell'alba della sua vita si avviò da sé stesso, per diletto e per esercizio , nella carriera che poi esemplarmente seguì per la necessità di provvedere alla vita. Fattosi esperto nel calcolo sublime con una scorta tanto sapiente, che con grande agevolezza lo guidava nelle più riposte verità, da sé solo apprese, meravigliosa cosa in vero , dapprima la lingua francese, per potere studiare i libri più recenti che non poteva trovare tradotti, ed eran di molti, e di poi 1' astronomia teoretica, la fìsica matematica, la meccanica razionale, e tanto Memorie biografiche di Giuseppe Ztirria si spinse avanti in coteste scienze, e diede tanta prova di ben conoscerle, insegnandole privatamente, che a venticinque anni appena, dopo la morte del professore Francesco Gambini (valente discepolo dello scopritore di Cerere Ferdinandea), fu chiamato a dettare lezioni di astronomia teoretica nel nostro Ateneo, con r incarico di sovrintendere alla costruzione d' un osservatorio astronomico. Ma non approvando il iSant' Angelo , ministi'o del tempo , la costruzione di cotesto osservatorio, andò a monte la delegazione dell'insegnamento, e gli venne affidato in vece l'in- carico di dettare lezioni d' algebra in sostituzione del professore Carlo Gagliani, incarico che gli venne confermato dal 1835 sino al 1840. E lesse anche geometria in vece del professore Ignazio di Napoli. Ansioso di perfezionarsi negli studj pratici di astronomia , abbandonato il nostro Ateneo, recossi in Napoli, ove fece cono- scenza, e subito strin.se cordiale amicizia , col dotto matematico Fedele Amante, direttore dell'osservatorio astronomico di quella città. Un gioinu all'amico, trovandolo occupato a compilare alcu- ne tavole astronomiche, offrì la propria collaborazione; anzi gli disse di volergli togliere addirittura quella lunga e penosissima fatica, e far le tavole tutte da sé. L' Amante accettò ben vo- lentieri l'offerta gentile, ed ebbe dopo due soli giorni le tavole belle e complete. Nel riceverle restò meravigliato non poco, sia per la straordinaria celerità con cui erano state fatte, e sì anche perchè si risovvenne di avere dimenticato di dire il metodo che egli avea adottato per lo schiacciamento terrestre , sicché con molta curiosità gli domandò in qual modo avesse fatto per por- tare a termine il lavorcj. E Zueria risposo che, avendo trovato due calcolazioni già fatte , volse a rovescio la questione , e per- venne a ottenere il sistema adottato. Nel dare alla luce quelle tavole 1' Amante volle pubblica- mente esternare al valente giovane matematico catanese i sensi della sua più viva gratitudine. Atti Acc. Serie 4" Vol. XV. 2 IQ Francesco Bapisardi Nel gennaio del 1841 moriva in Palermo l'insigne mate- matico di Casteltermini Niccolò Cacciatore, astronomo corrispon- dente dell'osservatorio partenopeo. Allora il professore Amante, che apprezzava altamente le elette doti morali, 1' alto ingegno, la sagacia nelle osservazioni, la pazienza nelle ricerche, per astruse che fossero, e la vasta coltura scientifica del modestissnuo geometra catanese, non diede tempo al tempo, e lì per li pro- pose ZuEBiA come astronomo assistente, con un onorario pari a quello che si dava al Cacciatore. Benché contento dell' incarico ricevuto, e lieto della fiducia che metteva in lui l'Amante, lontano dalla famiglia e dagli amici non sapeva prendere volentieri alcuna risoluzione, onde, avanti di decidersi, risolse di chiedere consiglio al padre , tanto piò. che, trovandosi in quel tempo il Re delle due Sicilie in Palermo, il decreto di elezione non poteva esser presto firmato e promul- gato. Mentre 1' animo suo era così agitato da tanta irresoluzione e perplessità, riceveva dalla segreteria della R. Università di Catania l'annunzio di essere stato eletto professore supplente di calcolo diffei-enziale ed integrale, in conseguenza della giubila- zione dell' illustre Agatino Sammartino. Il desiderio che in tal modo gli esternavano i suoi concittadini di volerlo con loro, e la grande stima che gli dimostravano, diradarono subito i neb- bioni della perplessità, e si decise ad accettare 1' invito della patria. Nel dicembre dello stesso anno fece quindi ritorno in Catania, e diede principio alle sue lezioni. L'anno dopo, e segnatamente nell' ottobre, fu nominato pro- fessore ordinario di calcolo sublime nella nostra Università in seguito a concorso per titoli e per esame, fatto nel luglio, svol- gendo estemporaneamente la tesi : SuW integrazione dell' equazio- ni differenziali totali nmltovariabili di primo ordine. Dall'anno 1842 al 1844 professò anche nel nostro Ateneo astro- nomia teoretica, al quale insegnamento fu chiamato pure di poi nel 1848, nel quaFanno rinunziò al portafoglio delle finanze, che Memorie biografiche di Giuseppe Zurria 11 ebbe insistentemente offerto, appena venne costituito in Palermo il governo provvisorio. Occupò la stessa cattedra di astronomia teoretica nell'anno scolastico 1860-'61. Lavoratore infaticabile, a cominciare dal 1850 (anno in cui ebbe in omaggio alla sua dottrina, senza alcuno esame, l'onore della laurea in scienze fisico-matematiche ), accettò per nove anni la cura dell' insegnamento di algebra, geometria e trigonometria nel nostro Collegio Cutelli , la quale di poi per poco tempo fu affidata al professore Carmelo Scinto Patti e poscia, per diciotto anni, a me. Nel 1859, tosto che l'egregio astronomo Gaetano Cacciatore (figlio dell' insigne Niccolò, che tanti accurati studj fece sulla co- meta del 1807) fu destituito, per ragioni politiche , da direttore della specola di Palermo , egli venne chiamato ad assumere la direzione di quell' importante osservatorio astronomico; ma, pur pregato e ripregato più volte, non volle a nessun patto allonta- narsi dalla sua Catania. Presiedè, quasi sempre , la facoltà di scienze fisiche , mate- matiche e naturali della nostra R. Università; e fu por molti anni rettore : dall' anno scolastico 1862-'63 all' anno scolastico 1868-'69, e più tardi dal 1880-'81 al 1886-'87. Per oltre quindici anni ebbe la dii-ezione della nostra Acca- demia Gioenia, dopo la morte del valentissimo professore Andrea Aradas, che può ben chiamarsi il fondatore dell'insegnamento di zoologia nel nostro ateneo. Singolare esempio, in vero, di forte ingegno, che da sé solo seppe assurgere a non comune altezza , e che, con amore e operosità mirabili, dettava ogni giorno la sua lezione, curava gli ammalati, illustrava le patrie memorie, faceva splendide raccolte di nicchi nostrali, di ambre bellissime e d' in- cisioni pregevoli, compilava il catalogo de' molluschi viventi e fossili della Sicilia, arricchendolo di nuove specie, e, preparando studj di biotassia, scriveva la sua Malacologia Etnea. Ora, presie- duta dall'astronomo modenese Annibale Ricco, scienziato erudito 12 Francesco Rapisardi e modesto quanto il suo predecessore, l'Accademia, che porta il nome del celebre autore della Litologia Vesuviana, vivrà ancora di certo una vita operosa, e i suoi volumi avranno nuovo lustro dagli studj di astrofisica e di ottica fisiologica, a' quali il chiaris- simo pi'ofessore dedica tutta la sua infaticabile attività. Da rettore dell'ateneo Zueria non si stancò mai di doman- dare al Governo l'insti tuzione di nuovi insegnamenti, l' impianto di nuovi gabinetti scientifici e il miglioramento degli antichi, ar- dentemente desiderando, pel progresso del suo paese, quanto di nuovo richiede il sapere che cresce. Da primo direttore dell' accademia Gioenia aperse nuovo campo tra noi agli studj, avendo sempre in animo di mettere la dotta assemblea in corrispondenza con un maggior numero di istituti scientifici europei e americani, perchè l' antica Atene della Sicilia non fosse seconda a nessun altra delle più colte città nel- l'odierno movimento scientifico. Fu socio di molte accademie italiane e straniere, e nel 1882 ebbe da Napoli 1' alto onore, meritato compenso alla sua dottri- na, di essere chiamato a far parte della celebre R. Società Ita- liana di scienze fisiche e matematiche ( detta de' XL) . Non dirò che venne nominato cavaliere e utììziale dell' or- dine Mauriziano e cavaliere e commendatore della Corona d'Ita- lia, onori a cui non teneva, senza ostentarne però superbo di- sprezzo, perchè amò meglio meritarli, che averli. Non dirò delle cariche d' alta importanza, alle quali fu eletto, e a cui un cittadino di merito non può rifiutarsi senza colpa , né come con grande onore ne uscisse, né come diligentemente e con iscrupolosità vi attendesse. Egli, che in tutto portava alto il labaro dell' onestà , non aveva altre guide, in ogni pubblico o privato ufiizio, che 1' in- corruttibilità da una parte, e il rigido dovere dall' altra. Nobi- lissime guide, che chiedono immensi sacrifizj, a cui non ricusano di piegare il collo i magnanimi, ricchi di disinteresse e di pa- triottismo. Memorie biografiche di Giuseppe Zurria 13 Egli camminò sempre in nna sola via, in quella dove tre luminosissimi astri non gii vennero mai a sera : 1' integrità, l'o- perosità, la giustizia. Ogni utile cosa, che avesse potuto tornare di lustro e di de- coro al suo paese natale, era da lui con vivo zelo ricercata, pro- mulgata, protetta, per V affetto che portò sempre vivissimo al miglioramento morale e materiale della sua diletta Catania. III. I lavori scientifici pubblicati da Giuseppe Zurria sono po- chi e di piccolo volume, ma tutti però di somma importanza e su' più difficili argomenti di analisi infinitesimale e di meccanica celeste. Non è la mole, di certo, né il numero de' volumi dato alle stampe che creano gloria e fama a un sapiente. Un volumetto di poche pagine Su' delitti e sulle pene, chiama il plauso gene- rale, è tradotto in tutte le lingue, e rende celebre il suo autore Cesare Beccaria. Il dotto monaco camaldolese Guido Grandi non ebbe fama dallo straordinaricì numero delle opere che pubblicò, ma dalla più piccola di esse, dall' elegante trattato delle Sezioni coniche. II dotto e ingegnoso ricercatore del vero in sole poche pa- gine sa, dirò così, condensare con somma maestria grandi trovati e fecondi semi di nuove scoperte. Zurria stimava, e parecchie volte lo disse a me , che tanti e tanti anni usai familiarmente con lui, che s' ha da scrivere, quando si hanno a dir cose o nuo- ve, o di non lieve inaportanza. E , quando lo instigai a dettare un trattato di calcolo differenziale ed integrale, così mi rispose : Di cotesti trattati elementari ce ne sono molti e parecchi buonis- simi. Questa è la verità. E mi pare inutile, per ora, che alcuno se ne occupi. Ed in quel per ora era chiuso un savio consiglio, quello cioè, che sarà il tempo di compilare un nuovo trattato di calcolo infinitesimale, quando si sentii'à il bisogno di riunire in- 14 Francesco Rapisardi sieme i varj teoremi (su cui oggi molti dottisi affaticano) per rendere più feconde, più generali, più tacili le vecchie teorie, o per formarne nuove da fare unico corpo con le altre, già antico patrimonio della scienza. A causa della debolezza de" miei poveri occhi, che mi ob- bhga, mio malgrado, a lavorare piuttosto niente, che pochissimo, non potendo fare, come vorrei , un lungo ed accurato studio su tutte le monografìe da lui pubblicate, ne toccherò appena, limi- tandomi a dare soltanto, così di memoria , qualche cenno sulle importanti ricerche , contenute in quelle date alle stampe dal 1840 in qua, le quali fecero noto il nostro insigne matematico al vecchio secolo che 1' ebbe , al nuovo che sorse presto dopo la sua morte, e che lo ricorderanno di certo all' età future. Negli esercizj d'analisi sublime, dati alla luce nel 1840 con questo titolo : Sullo sviluppo in serie delle potenze del radicale esprimente la distanza mutna di due pianeti, egli studia la for- mola data dal celebre Pietro Simone Laplace nella Meccanica ceZesfe ( famoso libro, in cui il gran geometra di Beaumont riunì tutte le scoperte fatte in astronomia da Newton sino a' suoi tempi ), e vi trova una scorrezione, della quale nessuno si era prima ac- corto ne' 67 anni circa da che era nota l' opera ammirabile. Quasi contemporaneamente però se ne accorgeva, e 1' annunziava agli scienziati, il profondo analista dell'osservatorio astronomico di Torino Giovanni Antonio Plana. Nel 1843, sempre sotto il titolo di esercizj di analisi sublime, pubblica due memorie. Neil' una considera gli integrali definiti di talune trascendenti, e trova una formola elegante e relativa- mente semplice , mercè la quale si hanno sotto forma tìnita gli integrali definiti d' un gran numero di trascendenti, non studia- te, eh' io mi ricordi, da alcun altro matematico prima di lui. Cotesta memoria fu chiamata dottissima dal dotto geometra napolitano Ferdinando de Luca , sulla quale , egli disse , si do- vrebbe scrivere ciò che Newton scrisse sulle Sezioni coniche del Grandi : Liber mole parvus, sed ubertate rerum magnus. Nell'ai- Memorie biografiche di Giuseppe Zurria 15 tra si occupa deW espressione definita del teorema di Taylor e di Maclaurin, ed ivi trova , con un suo metodo generale, 1' espres- sione definita del famoso teorema scoperto dal musicista, dal pit- tore e dal matematico celebre della contea di Middlessex ; toore- ma che, com' è ben noto, diede poi occasione al sommo Giuseppe Lagrangia di creare la teoria delle funzioni analitiche. Nel 1846 pubblica la Memoria sullo sviluppo dell' equazione del centro, del raggio vettore e suo logaritmo, nella quale dimo- stra elegantemente due formole comunicate senza dimostrazioni al congresso scientifico di Napoli dal chiarissimo senatore Otta- viano Fabrizio Mossotti dell' università di Pisa. Anche questa volta, ed anche quasi contemporaneamente, le dimostrazioni delle medesime formole , e con non minore eleganza , furono date in Francia dal geometra Lefort, e pubblicate nel giornale di mate- matiche del Lionville. Nella stessa monografia egli insegna una bella proprietà de' coefficienti della terza serie che esprime il loga- ritmo del raggio vettore : coefficienti che si deducono da quelli dell'equazione del centro con una semplice differenziazione. Verso il 1854 scrive la Memoria sulla determinazione de" coefficienti nelle formole a differenze-differenziali e sidV applica- zione di esse alla valutazione degV integrali euleriani, stampata nel 1855. Nella quale per lo sviluppo delle differenze in funzione delle derivate differenziali e delle derivate differenziali in funzione delle differenze espone delle formole, come sempre, non compli- cate, veramente notevoli ed eleganti, che danno con facilità il tei-mine generale dell' una e dell' altra serie, e quindi trova il valore d' un coefficiente qualsiasi senza il bisogno di conoscere i valori de' coefficienti che lo precedono. Il suo capolavoro , che è la Memoria sulla diffrazione della luce, fu dato alle stampe il 1857 negli Atti della nostra Accade- mia Gioenia. In questa monografia , magistrevolmente scx'itta , nella quale si ammira l'originalità e l'acutezza del suo ingegno nel cercare, per i fenomeni più delicati de' raggi luminosi, formole semplici ed eleganti, espone la teoria della diffrazione della luce 16 Francesco Rapisardi nel suo massimo grado di perfezione. La pregevolissima memoria chiamò 1' attenzione e il plauso d' uno de' più dotti membri del- l' istituto di Francia, di Claudio Gervasio Maria Pouillet, dell'il- lustre fisico di Cuzance, a cui la scienza va debitrice della dimo- strazione esperimentale delle leggi che seguono le correnti elet- triche, e dell' apparecchio che assoggetta i gaz a grandi pressioni, sino a 100 atmosfere. Egli , dopo aver detto della chiarezza e pi-ecisione de' ragionamenti e dell' eleganza delle forraole , così scrisse all' autore : Fresnel pose le solide basi di questo ediflzio , Cauchy continuò ad erigerlo, e voi, o signore, lo completate nella più bella maniera. Giudizio esattissimo, confermato da altri dotti fisici, senz' ombra di adulazione alcuna. Gli stranieri, ben diceva Champford, sono la posterità conteinporanea. Questo libro, frutto di accurate fatiche, pieno di profonde e sottili osservazioni, come disse il professore Zantedeschi di Pa- dova, è queir elaboratissimo lavoro che ha avuto le lodi de' piìi celebri cultori della fisica matematica, perchè ha così splendida- mente perfezionato i lavori di Giovanni Fresnel e di Agostino Luigi Cauchy, che formarono la bella teoria raggranellando con alcune verità da loro scoperte, tutte quelle altre trovate dal ge- suita bolognese p.""^ Francesco Maria Grimaldi (che fu il primo a scoprire 1' inflessione de' raggi solari in prossimità di certi corpi) , dal grande matematico di Woolstropp (a cui si deve la differente rifrangibilità de' raggi solari), da Cristiano Huygens (famoso autore del Trattato della luce) , da Descartes, da Arago, da Hookr, da Young. Spetta a Zubria 1' onore di aver trovato il modo di studiare direttamente e con molta facilità ed esattezza 1' espressione ana- litica dell' intensità della luce. A lui che agevolmente, e col solo soccorso del calcolo, ha saputo determinare, ne' tre casi di dif- frazione, la posizione e le intensità relative delle frange prodotte dalla luce che traversa un piccolo foro. Posizione e intensità tro- vate approssimativamente da Giovanni Fresnel con metodo lungo e penoso. Memorie hiografiche di Giuseppe Zurria 17 ZuBRiA ci ha fatto conoscere con semplicità singolai-e che le suddette frange sono equidistanti e poste con simmetria dal- l' uno e dair altro lato dell' asse del forellino. Egli per mezzo di due progressioni aritmetiche infinite ha scoperto un gran numero di belle propiietà, tia cui : che le trajettorie, secondo le quali si propagano le frange oscure esterne, generate da una piccola fen- ditura, e le frange luminose interne, prodotte da un piccolo corpo opaco, sono linee rette ; che la luce , prodotta dall' inflessione de" raggi luminosi nelV interno delV ombra geometrica , va gradata- mente diminuendo d' intensità a misura che i raggi, internandosi in essa, si discostano dal suo confine. Nel 1870 pubblica un altro stupendo studio : Sulla superfì- cie dell' ellissoide a tre assi ineguali , nel quale espone un suo metodo assai facile, breve ed ingegnoso per la riduzione diretta e immediata doli' integrale doppio, che esprime la superficie del- l'ellissoide a integrali ellittici. Sino al giorno della pubblica- zione di cotesto lavoro per ottenere la superficie dell'ellissoide non si conosceva un metodo che non poggiasse sopra conside- razioni geometriche. Nel 1881 dà alla luce una nuova memoi'ia con lungo amore condotta, giudicata , dal chiarissimo geometra napolitano Ema- nuele Feigola, lavoro di lunga lena sopra questioni difficilissime e di alto interesse scientifico , la quale ha per titolo : Stdlo svi- luppo della funzione perturbatrice nella teoria de" pianeti. Studio dotto e profondo di meccanica celeste, colmo di tante ardue indagini e di tanta gravità di analitici espedienti, che fece dire all' illustre matematico Giuseppe Battaglini dell' università di Napoli : Non posso non riconoscere V importanza degli sviluppi da lei ottenuti, con metodo così naturale, in una teoria tanto dif- ficile e complicata, quanto quella delle perturbazioni planetarie. Nel 1890 pubblica, negli Atti della Società Italiana delle scienze fìsiche e matematiche di Napoli, la memoria intitolata : SidV espressione degV integrali ellittici in integrali definiti {con diverse applicazioni). In essa, con artifizj veramente ingegnosi, Atti Acc. Sbrib 4° Voi,. XV. 3 18 Francesco Rapisardi Ottiene dall' espressione relativa all' integrale ellittico di prima specie una serie della quale scopre il termine generale e l'espres- sione generale de' coefficienti, e riduce, con metodo breve e pu- ramente analitico , a integrale semplice V integrale doppio, rap- presentante la superficie dell' ellissoide. L' eleganza delle formole ch'egli ottiene non è vinta da quella delle formole avute sullo stesso argomento e da Lobatto e da Eugenio Catalan, professore d' analisi all'università di Liegi, dotto geometra belga, irrequieto rivoluzionario in geometria, non meno ardito del Lobattscheschy. L' ultimo lavoro dato alle stampe è quello che tratta della Risoluzione delle equazioni di terzo grado, dedotta dall' integrale di una equazione a differenze di terzo ordine, il quale comparve il 1895 negli Atti dell' Accademia Gioenia. In esso, con le sue solite originali trovate, giunge con facili calcolazioni alla riso- luzione delle equazioni di terzo grado. Risoluzione che con me- todo elementare, come si sa, dopo un primo tentativo del bolo- gnese Scipione del Ferro per un caso particolare (che confidò prima di morire al suo discepolo veneziano Maria Antonio del Fiorej, fu data la prima volta da Niccolò Tartaglia, che la scrisse in versi, al quale tentò di rubare V onore dell' invenzione Girolamo Cardano, il matematico pieno d'ingegno e stranissimo di costumi, che aveva da lui ricevuto il segreto. IV. Benché additati rapidamente i pregi de' lavori scientifici del nostro illustre concittadino, pure è agevol cosa, io credo, osservare come in ogni sua monografia sieno esposte nuove osservazioni, nuove semplificazioni di formole, nuovi espedienti per generaliz- zare i metodi e renderli fecondi di grandi verità ; e come ogni frutto delle sue fatiche sia un' importante contribuzione al pro- gresso della scienza del calcolo in complicate e difficili teorie di analisi infinitesimale e di meccanica celeste. E questa ostinata, costante, precipua occupazione, che era in Memorie biografiche di Giuseppe Ziirria 19 cima de' snoi pensieri, di cercare vie nuove e semplici in intri- cate ed ai-due teorie, ci fa chiaramente, conoscere eh' egli di certo opinava che ogni scienza immobile è morta, e che i metodi, i quali ci guidano alle varie scoperte, si possono, a volte, esaurire in tal maniera da forzare la scienza a soffermarsi, qualora nuovi metodi non sorgano ad apprestare al genio nuovi strumenti di ricerche, per andare innanzi con passo sempre sicuro nell' investi- gamento delle verità. Sicché, non perdendo mai di vista la sua grande aspirazione, ora rendeva una formola più semplice o più elegante, che l'ele- ganza è facilità ; ora dimostrava un teorema di geometria a tre coordinate, senza 1' aiuto d' alcuna costruzione geometrica, per superare agevolmente difficoltà che in altro modo non si potreb- bero ; ora portava la semplicità e 1' esattezza nelle delicate ri- cerche delle leggi delle fi'ange, che determina la luce passando a traverso un piccolo f )ro ; ora faceva ingegnose osservazioni sullo sviluppo della funzione perturbatrice nel sistema planetario, per rendere meno complicata la scabrosa teoria, e guidare la scienza a nuove preziose conquiste ; poi insegnava con mezzi semplici varie belle proprietà de' coefficienti della serie che esprime il logaritmo del raggio vettore ; quindi, o rendeva più generale una formola, o studiava gì' integrali definiti d' un buon numero di nuove trascendenti, o trovava una nuova risoluzione dell' equa- zioni di terzo grado. Così, come il grande Eulero e il sommo Lagrangia, ado- però sempre l' ingegno sagacissimo, originale ed eminentemente inventivo, al perfezionamento del calcolo, procurando con pro- fondo studio di renderlo facile e indipendente dalle costruzioni geometriche, dalle quali non tentarono di svincolarlo Newton e i suoi discepoli. Catania, a' 3 di novembre del 1901. Francesco Rapisardi 1 N D 1 C E Memoria €utorH l).r tìactailO — /,« nfkdilro di. un fulu umano acraiiico (con "<;/■ iiil<ndolH — /.« Iiioilijio in ralimin dui I.S(ìr> ni /.400 (r,,n una tavola) . I .\ Dott. E. Drau'O - N"' 'nmimrliimrnlo dei •■oherer n l»I.O- ed il CiiS riipello alle onde aeintlinhe e xitlla dimiinizioue di nsinleiizu dei medesimi «nlln 1' influenza delle onde lietlricke ........... \ -M. Fieri SnI rnmiilenm enliien ili n Ile, elle eonliene nna 'Iella di raiiiji e nn piano Ittiolo \| Prof. E. Bosra'io-Lt^ra — Vn'nlile modifieazione del coherer per qli appareeehi Heipia- Ittliiri I riiiìsirittori dei linipornli (con sei ligure nel testo) . . . . .\ll Dott. (i. Scalia — / fnnfihi iliUu Sieilia orientale i; prineiiiitImeHte della rei/ione Etnea (Terza .serie) . . . . . . . . . _ . .\ II I Dott. Umberto Dra^o — SulV utlneeo e «ni parussitismu del Distoiniiin contortuni («Oli una figura nel testo) . . . . . . . . . . .\I\' lllS'. F. Ka|>i!»ardi — Memorie hiograliehe di (ituwppe Znrria (con'^ritratto). 3 2044 093 259 27G ^iOf^r^r ■^h'^^; nr^n^ >AR4nfil I ^ A „ /^(5A r' M fN,^ ^^^^^^ '^■. rs >^ /^ ^:'r'VrN V/^ISi&B^ :.r/^^^^^— 1?ilWT UBSraHll^ m^A/^^^nn « n^ iVv'-- 1 ' / 1 hk-' ■'''•Kv^^ Ili fA.A^f^': •■^.K^'^'-^VV^"* /^^r^^ff ,j^^^f\K ^t^^U^ \p^33^ ^- 3*^ Js^ h^l:5 li£m^^^^^ aol^&U '■W^M I^TSla >A,Q^C^ m.Kà^^/- '/m 7 yf/4^/'^>-^