HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOÒLOGY. 502.^ ATTI ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI ANNO LXXXII 19 0 5 SEISIE Q-U--A.3reT-^ VOLI ■ AI K x\\\r. CATANIA e. a ALATOLA, EDITORE 1905. S£r '■' .'♦*i ATTI ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI ANNO LXXXII 19 0 5 EI^IE QXT^^ieT^^ VOLl'.MK X^■II1 ^ CATANIA e. GALÀTOLA. EDITORP: 1905. Stabii.imknto TiP()(iiiAFi<'(i e. Gat.àtola Accat)e:\iia (tioema di Scienze Naturali IN CATANIA — ^>S-^ Cariche Accademiche per l'anno 1904-'905 UFFICIO DI PRESIDENZA RICCO rrt. l'ini, annii Al.i; — Prrsiilnifr CLEMENTI CuiiiMi. I'k 1 . ( i i:s 1 A i . 1 )() — Vice-Presidente GRIMALDI C.iv. l'I < il. ii()\ \N l'iCTiU) — Senretario PENNACCHIETTI Cav Pml. lliovANNi — Vice-Segrefario per la sezione di Scienze fìsiche e matematiche FELETTI Cav. I',.,r. lì MMoMKi - Virr-Srrirotario per la sezione di Scienze iiulinali CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE ZANETTI l'ini. ('.AULO Umiìkiito STADERINI l'rol. Uitii.k. PIERI l'ini. .Maiuo GRASSI (.n\. l'i-of. (ìusEiM'E — Cassiere LAURICELLA Piof. Ghskppe — Bibliotecario Elenco nominativo dei Soci Onorari, Effettivi e Corrispondenti SOCI Onorari oro 1/ Al'l'KOVAZIOXE DEL NUOVO STATUTO S. A. R. IL DUCA DEGLI ABBRUZZI Todaro scn. comiii. piot. Fiancesed Chaix |n(if. Kmilin Macaluso coinni. inof. Damiano Cannizzaro seii. gr. uff. prof. Stanislao Mosso sen. coniiii. prof. Angelo Blaserna sen. cornai, prof. Pietro Naccari uff. prof. Andrea Striiver comm. prof. Gicf^anni Ròiti uff. prof. Antonio Cerruti sen. comm. prof. Valentino Berthelot prof. Marcellino Grassi cav. prof. Battista Schiaparelli sen. comm. prof. Giovanni Wiedemann prof. Eilliard Capellini sen. comm. prof. Giovanni Righi sen. prof. Augusto Volterra sen. prof. Vito Dini sen. comm. pi'of. Ulisse Ciamician comm. prof. Giacomo Dohrn comm. [irof. Antonio Briosi comm. prof. Giovanni SOCI EFFETTIVI 1. Tomaselli gr. ntl'. prof. Salvatore -2. Clementi comm. i)rof. Gesualdo ;5. Orsini Faraone prof. Angelo 4. Basile prof. Gioachino ó. Capparelli uff. prof. Andrea »). Mollame ca\. prof. Vincenzo 7. Aradas ca\. jiiof. Salvatore M. Di Sangiuliano march, gr. uff. Ant, '.». Ughetti ca\-. prof. Giambattista t((. Fichera uff. prof. Filadelfo 11. Feletti . Pieri prof. Mario 24. Staderini prof. Rutilio "25. Cavara prof. Fridiano "H). Russo piof. Achille Perrando prof. Gian Giacomo Fubini prof. Guido SOCI EFFETTIVI DIVKXIITI CORKISPONDENTI PER CAMHIAMENTO DI RESIDENZA Speciale piot. Seluisliano Stracciati |>ir. (iuido Maggi iMV. [iiof. (liovanni Anloiiio Martinetti piof. \ illoiio Meli |.iMl. HoiiK.lo Papasogli |iiot. (iimiiio Condorelli Francaviglia «Ioli. Maiio Pisani iloll. linceo Bassani lav. |iiof. Pianccsfo Gaglio lav. prof, (iaclauo Moscato (loti. I'as(piai(' Guzzardi iloli. AiitiifU' Alonzo tioll. (iiovaimi DiStefano doli, (novaiiiii Gozzolino uff. prof. \'iiict'ii/.o Magnanini prof, (ladano Sella |.rof. .Mfoiis.. Pagliani eav. prof. SI. ■fallo Chistoni fax. pmf. <;ii«> Galitzine l'riiifipf hoiis Battelli cav. prof. .Viifielo Guglielmo piol. (iiovaniii Cardani cav. prof. Tiri io Garbieri cav. prof, (iiovaniii Giannetti cav. prof. Paolo Cervello comin. prof. Vincenzo Albertoni cav. prof. Piglio La Monaca «ioti. Silvestro Luciani conim. prof. Liiiij- Zona cav. prof, 'rcmistocl Bazzi prof. Kuijviiio Chironi cav. prof. \ iuccii; Morselli prof. Kmico Raffo (Ioli. (Iiiido Materazzo doli. (Jiuscpiic Borzì cav. prof. Aiilonio Falco doli. Francesco Del Lungo !)rof. doli. Cai Giovannozzi prof, (liovaiii Kohlrausch prof, (iiovaim Zambacco doli. \. Donati prof. \An'/\ De Heen prof, l'ielro Pernice piof. liiaKi" Caldarera dott. (Jaelano Salomone Marino prof. Si Pandolfi doli. Kduardo Lo Bianco doli. Salvatore Guzzanti cav. Corrado Valenti prof, (liuiio Majorana doti. (^)uiriiio Boggio-Lera prof. Kiirico Lo Priore prof. Uiuseppe Finto prof. Luisi Romiti Prof. GuK'lielnio ifinito Socio corrispodente per iliinissioii.; ilal grado di i^tlettivo. memoria I. La fina struttura delle fibre nervose a doppio contorno Prof. A. CAPPARELLI Mentre gli studi sul sistema nervoso centrale sono progre- diti enoruieniente, per opera dei recenti perfezionamenti della tecnica, introdotti principalmente dal prof. Golgi ; regnano an- cora dubbi ed incertezze sulla Tera struttura delle fìbi-e elemen- tari nervose midollari : dimodoché il progresso nello studio del sistema nervoso è avvenuto solo unilateralmente. Effettivamente , noi , oggi non sappiamo se i particolari di struttura segnalati da EwALD e KiiXE (1876) RrMPF (1878) Rax- DANAAV8KY (1865-1875) Klkbs (1863) ToDARO (1872 Tamaxs- CHEF e quelli più recenti di GoIìGI, raccolti in un lavoro magi- strale , sulla struttura delle iilire nervose^ e pubblicato nell' Ar- chivio per le scienze mediche nel v. 1 \' ii. 10, 1881; rispondono effettivamente al vero ; o dobbiamo 'TKOw (1891) Rassolixo e Atti Acc. Skkie 4", Voi.. XVIIl — Mem. I. 1 Prof. A. Cap2)arelU [Memoria I.) Mfratieff (1897) ed infine Eamon t Oajal : e nuovi dubbi vengono accumulati sulla entità del reticolo neuroclieratinico e sulla preesistenza delle incisure del Lanteemank, in un recente lavoro pubblicato negli Atti della E. Accademia delle scienze di Torino nel 1904. Y. XXXIX. disp. 7°, da Mario Cliiò. Ho voluto, di fronte a tanta incertezza, ripigliare lo studio istologico delle fibre nervose, servendomi di un metodo proprio; comunicato alcuni anni fa all' Accademia Gioenia di Catania, Ho pensato che la cosa migliore, nello stato attuale della questione, è quella di cambiare indirizzo ; difatti le numerose controversie sono ingenerate dalla certezza che i reagenti, le ma- terie coloranti , alterano ed intorbidano lo strato mielini(;o , il quale assume, con i ditferenti reattivi, aspetto e forme svariate : dando apparenze erronee e determinando anche dettagli inesi- stenti; ed impedendo, intorbidandosi, la esatta visione degli ele- menti situati al di sotto di questo strato. Ricerche giustificate e pazienti sono state demolite di un tratto; e non sempre pon- deratamente , dall' accusa che la mieli na si deforma con i rea- genti impiegati. Il metodo che io ho adottato, per lo studio del sistema ner- voso, è unicamente fisico e consiste essenzialmente nel privare la fibra nervosa dello strato mielinico senza impiego di solventi. Etfettivamente la fibra nervosa, privata di mielina, diventa trasparentissima ed è facile vedere in tal caso l'interna struttura della fibra nervosa stessa. I lavori di RAMOJf y Oajal, di Apathy, di Bethe, di But- 8CHLI e di altri eminentissimi e competentissimi istologi, condu- centi, alcuni, ad opposte conclusioni, non mi lianno distolto dalle mie convinzioni; perchè in buona parte, i particolari da essi de- scritti, appartengono a quell' involucro mielinico e cilindrassico, che con i metodi da loro adoperati, non lasciano vedere quello che c'è allo interno; senza distruggere questi involucri o in tutto o in parte, non è possibile vedere quello che essi contengono allo interno, cioè, quello che io ho osservato e anche fotografato. La fina struttura delle fibre nervose a doppio contorno 3 La principale preoccupazione e ricerca è stata quella di vedere se il metodo alterasse notevolmente le libre nervose, se distrugges- se i minuti particolari di struttura o ne determinasse dei nuovi. La fibra nervosa, fissata prima e trattata col mio metodo, con- serva i diametri normali, ha tutto 1' aspetto ed i particolari cbe si osservano in quelle fissate con i metodi attualmente in uso in istologia , conserva la forma, la dimensione, la direzione e la disposizione dei minuti particolari segnalati dal Laxtkkmaxx; e qui alludo alle contrastate incisure e a tutti i particolari descritti dal Ranvier negli strozzamenti, dove anche il rigonfiauìcnto bi- conico e la saldatura esistente in esso, è visibilissima: argomenti tutti (^he mi autorizzano a credere, che il nuovo indirizzo merita fede ed ha valore di metodo di ricerca. Col mio metodo, eliminata la mielina, ho potuto accertare e determinare dei ])articolari di struttuni in modo da escludere ogni dubbio; e perchè fosse tolta ogni incertezza, ho voluto loto- grafare quello che il metodo rivela intorno alla struttura delle fibre nervose. Le fotografie, che io attraverso a grandi difficoltà, ho potuto ottenere; non rappresentano e non rendono completamente quello (■he i preparati in modo più evidente e dimostrativo fanno ve- dere ; l>asta per tanto riflettere ; come gli ordinari apparati mi- crofotografici sono ancora lontani di avere raggiunto la deside- rabile jH'rfezione e come spostamenti incalcolabili, fanno sì che i preparati non vengono fotografiiti al fuoco giusto ; e tale difetto appunto presentano alcune delle fotografie che io riproduco a giustificazione di (juanto nel mio lavoro asserisco. Le fotozinco- tipie, poi fanno vedere ancora meno delle fotografie ottenute. Credo, però, che ])er t|uaiito imperfette esse siano, sono sempre preferibili ai disegui, ai (|uali si fa dire spesso, quello che di ]ìrestabilito si ha nell.i mente. Le controversie attualmente si riferiscono prici]>almente in- torno ai seii'uenti ariiomenti : Frof. A. CapparelU [Memoria I.] 1. Sulla esistenza di un vero reticolo, elemento di sostegno dello strato uiielinico. 2. Suir esistenza di una guaina situata al disotto del ne- vrilema o guaina di Schwann ; e di un' altra guaina che limi- tasse al lato interno la mielina. 3. Sulla esistenza delle incisure di Lantermaxn. J:. Sulla struttura del cilindrasse o neurite. Intorno alla prima questione, molti osservatori si accordano neir ammettere V esistenza di un vero reticolo, anche per il bi- sogno che si ha di pensare, che la mielina non può essere te- nuta in sito, di natura semifluida com' è, senza un apparato di sostegno. Non e' è però concordia sulla forma e distribuzione o topografia del suddetto elemento. Ed andiamo pertanto, dalla descrizione di una vera reticella regolarissima, illustrata dal Laìttermanx, ad una geometrica for- mazioue di imbuti tessuti con filamenti avvolti a spira , come in una notevole monografia ha segnalato il prof. C. GtOlgi: stu- di avvalorati dalle ricerche dei suoi discepoli. Nei miei preparati si rinvengono tracce di forme reticolari, ma se la mielina è stata completamente eliminata, non è possi- bile riscontrare residui dell' accennato reticolo; il che fa inclina- re e decidere, per quelli che opinano che il reticolo è una forma apparente ; dovuta all' azione dei reagenti sulla mielina e che esso non esista preformato nelle fibre nervose, nel modo descritto. Quanto alla seconda questione, dell' esistenza di due guaine che <;omprendono la mielina, il Ranvier opina : che al disotto del nevrilema esiste uno strato protoplasmatico, che in corri- spondenza dello strozzamento anulare si ripieghi in alto, abbrac- ciando la mielina, (guaina periassile di Mauthner, quest'ultimo). Nei miei preparati si ossero a effettivamente un limite ester- no ed un limite interno della mielina, due straterelli : più spes- so è percettibile il primo, (vedi tav. I^ fig. l"" ab-a'b) strato che nella figura su detta viene immediatamente dopo la guaina esterna o nevrilema, più sottile e meno netto il secondo. Questo strato La fina struttura delle fibre nervose a doppio contorno 5 esterno si vede nella fig. 2'^ a — della stessa tavola I" ; lo strato interno per la sua grande sottigliezza e la vicinanza con la por- zione centrale, non lio potuto fotografarlo. La tigura 1» tav. V rappresenta una libra nervosa di rana esculenta, dove la parte grassa della mielina è stata distrutta e rimane lo stroma albuminoideo e dove il limite esterno è per- cettibile. La tigura 3" della stessa tavola P è una fibra nervosa di gatto, dove pure la parte grassa è stata eliminata e rimane la parte album inoidea, col limite esterno. I preparati fanno credere, cbe la mielina sarebbe fornita nella sua porzione [)eriferica di uno stratcrello più denso e tale da dare 1' impressione di vera membrana. Mentre si ha dall'os- servazione diretta dei preparati, la sensazione che i due limiti esterno ed interno della mielina non siano di natura differente, ma di densità dift'erenti : cioè, l' intera uiassa mielinica, come il protoplasma dei corpuscoli rossi, si addenserebbe alla periferia : e ciò pare aiulie evidente nella ligura 2% dove nella porzione centrale del preparato, la massa mielinica in alcuni punti si è staccata dalla periferia e addensata in modo da rendere evidente il limite esterno. (guanto al fatto che lo strato esterno si arresta in corrispon- denza dello strozzamento e si riflette in alto, abbracciando la mielina, i miei preparati dimostrano il contrario : cioè, nessuna continuità esiste tra lo strato esterno perimiclinico e lo strato interno; anzi lo strato o limite esterno della mielina, che è il più considerevole, si vede in modo non interrotto attraversare lo stroz- zamento anulare e continuarsi in basso nella porzione inferiore della libra nervosa, vedi tav. P fìg. 1* a-a. h-b' . A me i)are che si possa conchiudere: che la mielina abbia un limite esterno ed uno interno, rappresentati da addensamenti dei componenti della mielina ; e siccome essa nella sua compo- sizione contiene sostanze albuminoidee, oltre i grassi, nei miei preparati »iuesti sono stati eliminati, mentre le prime, cioè le Prof. A. CapfarelU [Memoria I. albuininoidee, rimangono e danno il limite esterno segnalato nella fig. l^ tay. l.'' Si desume 1' addensamento anche dal fatto, che in alcuni dei miei preparati, si ha la medesima apparenza di colorito, di struttura dei due strati periferici e di tutta la massa mielinica, quando essa è semplicemente precipitata o incompletamente di- strutta. Si vede, poi, come questa stessa sostanza periferica della mielina, sia diffusa gradatamente in tutta la massa centrale e si addensi a strato nelle due porzioni estreme (vedi fig. 2'' e fig. 3* della tav. I*) ; ed è perciò molto probabile che le apparenze reti- colari variabili, con i differenti procedimenti e i differenti reattivi, siano devoluti, ai coaguli di questa sostanza albuminoidea, disse- minata nella massa mielinica, formante con essa una miscela. Credo pure che sia argomento a favore di questa ipotesi, anche il fatto, che si incontra una vera difficoltà ad estrarre, con gii ordinari solventi tutti i grassi contenuti nello strato mielinico: per la loro mescolanza con sostanze proteiche, esse tiniscono per avvolgere i grassi e proteggerli, con un vero strato insolubile e poco penetrabile ai solventi. Fatto che noi possiamo verificare quando si mescola un adipe neutro con una soluzione albumi- noidea, nei punti di contatto , si forma uno strato di precipita- zione che ha l'apparenza di una vera membrana: tale meccanismo probabilmente è la causa dell' apparenza di membrane, nei due strati periferici esterno ed interno della mielina. Ohe la mielina sia poi una miscela di albuminoidi e di grassi, oltre all'essere so- spettato dal Eakvier, è anche dimostrato dalle ricerche chimiche. L' apparenza di una riflessione in alto, nello strozzamento anulare segnalato da Raistvier, vedremo, in seguito, da che cosa dipende e come deve interpretarsi. Quanto alla terza qtiistione; se esistono preformate le incisure del Lantermakk o sono effetto di artefizi di preparazione, io credo che i miei preparati, in modo netto, risolvano la quistione. !N"ei miei preparati si osserva (vedi tav. I* fig. 4* a-h-e — fig. 5^ a-b-c-c-c" fig. 6* a.) che la porzioikO centrale della fibra La lina struttura delle- fibre nervose a doppio contorno 7 nervosa, il preteso cilindrasse o neurite, è saldamente fissato nella porzione centrale della fibra stessa, da un tramezzo membranoso che cingendo ad anello V elemento centrale si dirige obliqua- mente alla guaina periferica, ora in un senso ed ora insenso op- posto; e raggiunge così il lato interno della guaina di ScHWAx:jf : operando una vera sospensione della porzione centrale della fibra nervosa ed interrompendo lo strato mielinico , sospende cioè il preteso neurite, che per questi tramezzi, nei miei preparati, as- sume spesso r aspetto di una canna di bambù. Questo elemento sospensore, pare della stessa natura connet- tivale della guaina ; e ciò si desume dall' intimo rapporto di continuità che ha con il nevrilemma e dall'identico colorito che assume sottoposto al medesimo trattamento. L'ufficio di questo sepimento è evidente, oltre a tenere ferma la guaina cilindrassica ed in modo invariabile, nel centro della fibra nei-vosa e ad impedire gli spostamenti laterali, principalmente, nello strozzamento anulare di llA^fViHK, sostiene e limita la mieliiia. N^ei miei pi-eparati, eliminata bi inieliua, si vedono nettamente questi elementi di sostegno colorati in nero-giallastro ; sono ordi- nariamente questi tramezzi, che nello strozzamento anulare, par- tendosi dal limite esterno del così detto cilindrasse e dirigen- dosi molto obliquamente al ncvrilema , danno queUo aspetto segnalato dal Ra2»viek, come una riflessione in alto della guaina situata sotto il nevrilema. Sono appunto questi tramezzi obliqui, che confinando e trattenendo la mielina , impediscono che essa formi uno strato continuo nello strozzamento anulare, il quale, perciò, ne rimane sprovvisto, perchè da essi è trattenuta ad una certa distanza dallo strozzamento. Nei miei preparati la disposizione è obliqua; qualche volta anche nella stessa fibra, la direzione è in senso opposto, come è descritta dal Laxtermaxn: nelle fotografie che di alcuni miei prei)arati ho qui riprodotto, questa disposizione obli(|ua non si osserva, percliè per renderli evidenti ho dovuto ac('entuaro il me- Prof. A. CapparelH [Memoria I.J todo di preparazione ed ho dovuto alterare per tanto, la vera disposizione topogratica. Le scissure del Lantermanx considerate come spazi vuoti, non esistono ; noi dobbiamo, in base alla evidenza dei preparati, considerarli come diaframmi obliquamente disposti nel senso tra- sversale della iibra nervosa. Ci possiamo rendere anche conto delle ditferenti osservazioni fatte dai vari osservatori ; nei nervi freschi sono state segnalate come linee splendenti : e tali devono apparire, in quantochè es- sendo di natura albuminoidea e di struttura connettivale, hanno un indice di trasparenza difterente delle mielina ; e quindi si mostrano come linee splendenti. Nei preparati di nervi con acido osmico, mentre la mielina si colora in nero, questi tramezzi sospensori, essendo di natura albuminoidea e non grassa, non si possono colorare in nero ; e perciò sembrano spazi chiari , perchè etfettivamente non sono coloriti in nero ; se a questo si aggiunge la contrazione, per il reattivo impiegati, subita dallo strato mielinico, si ha la ragione completa, della apparenza delle incisure di La^termann come spazi vuoti. Come si vede la mielina presenta delle interruzioni prodotte da questi tramezzi , che vanno dal centro alla periferia e che attraversano obliquamente tutto lo strato mielinico. Questi diaframmi io li ho potuto osservare negli animali superiori e nelle rane : nella rana viridis, poi, sono di una evi- denza straordinaria. Ho pensato che questi tramezzi potessero essere 1' origine di quegli imbuti descritti dal prof. CtOLCtI e dai suoi allievi , ma topograficamente non sono paragonabili ; essi hanno la di- sposizione delle strie o incisure del LAìfTEE:MA:N"x. Questi tramezzi infatti cingono direttamente come un ma- nicotto , la porzione centrale della fibra nervosa e aderiscono strettamente al preteso cilindro dell'asse. Sono dei tramezzi ro- bustissimi e di struttura omogenea. Il loro uificio di sostegno è La fina stnittvra delle fibre nerrose a (loppio contorno 9 controsegiiato dalla loro distribuzione e topografìa e (|ucsto ufficio si rivela inaggioniiente in corrisjHnidenza degli stroz/ainenti , dove il diaframma è doppio e serve evidentemente a tenero saldo nel centro il rigontìamento biconico. Quanto al cilindro dell'asse, clic occnjta approssimativamente un terzo dell' intero spazio di una fibra nervosa a dopjìio con- torno, oggi si crede tonnato lasma. (ìli studi die attri- buivano al cilindrasse o lUMirite, una struttura tubulare e c interno della mielina, ((dia vera guaina periassile. Nei miei |)reparati. ciuella che io credo vera guaina ]>eriaKsile, non ha alcune di (pn-ste proprietà. .Ala la vera guaina periassile è un cilindro robustissimo, spesso e rigido, di struttura unif(M-nie. continua, omogenea, che presenta nello stroz- zamenti» anulare il rigontiamento biconico , che rajtpn'senta il punto di saldatura con l'elemento identico inferiore ed ha tutta r apjìarenza di un tessuto cheratinico. JNIi è parso vedere su questa guaina dei nuclei ovali : ma non si può escludere il dubbio, che ciò sia un' illusione e che invece essi appartengono alla guaina di ìSchwaxx; sebbene contro questa ipotesi ci sta il fatto che (juesti nuclei si presentano meno VroJ. A. r<(pp<(n'ìU [Memouia I.J grandi e meno ovali ed allun.i>ati di quelli della gnaina di ScHWANX e non si ('(dorano in nero, come questi, (-(d mio metodo. Questa, elie io, credo guaina jieriassile e non cilindro dello asse, che non lia nulla di comune con la guaina periassile di Mauthxer; che è rappn^sentata dal limite interno della inielina; contiene molto probabilmente un liiiuido nel (piale ('> immerso e beante il vero ]>rolungamento nervoso, come tenten'» di dimo- strare. Xei miei preparati il tilaniento n(irvoso. non ("' tenuto in sito in una posizione invarial)ile, centrale , come la guaina pe- riassile, ma ora tocca da un lato (|uesta guaina, oi-a va al lato opposto. Pure le osservazioni recenti, contrariamente alle mie , mo- strano nel cilindrasse; e in quella porzione che io credo guaina periassile, delle striature longitudinali, mentre nei miei preparati la struttura ivi è omogenea : ed ha il carattere della struttura dei tessuti cheratinici ; ma io penso, che una v(dta coi reagenti impiegati, invece si ottenevano striature trasversali, e che come allora, coi nuovi reattivi ed a forte ingrandimento, si possa ve- dere quello che non esiste, mentre ad ingrandimento ist(dogico, la struttura (■■ veramente omogenea. Ad illustra/ione di (|uanto ho detto, io riproduco delle tb- togratìe non perfettamente riuscite , ottenute fuori foco e con posa superiore al bisogno, ma dimostrative. Infatti in una di esse (vedi tav. 1" tig. 7 n-b , />'-//') durante le manovre per la pre- parazione, si è staccata la guaina periassile, là dove essa è saldata con la i»(n-zione inferiore, cioè nello strozzamento del Raxvier; ed ivi si ossei-va il sottile cilindrasse fuoruscire dalla guaina stessa. Presento un' altra uìicrofotogratia (tav. 1* lìg. 8 a h) dove il cilindrasse , sprovvisto di guaina, attraversa ininterrotto lo strozzamento anulare a. Presento anche delle fotografìe, dove come un cordone ner(ì e sottile il neurite si addossa alla guaina periassile (tig. 3" 1/ h). Yn' altra, infine, dove distrutta durante la preparazione la La fina xtnittura delle fibre ìierrone a doppio eontorno 11 guaina peiiassile , il iiciirite si osserva libero dentro la fibra e fuori della medesima isolato (vedi tav. l^tiji. 9) ecc. in essa figura si osserva il neurite die all'estremo terminale conserva un fram- mento della guaina periassile; accanto si osserva una fibra ner- vosa colia guaina i)eria8sile integra r <1. Nella fig. 10 tav. l'si osserva in gran parte distrutta la guaina pcriassile e libero il neurite e. <ì. In (t, e quando giudicai che i capillari ed i linfatici si fossero trombosati , ripulii di nuovo le due se- zioni del nervo reciso : ma dopo poco tempo le due sezioni si mostrarono rigonfiate e coperte di lii|uido scliiun»oso : e del liquido si era raccolto sulla superHeie del vetrino. Ripetei i»a- recchie volle la osservazione con lo stesso risultato. Ora nel mio 12 Prof. A. Cappan'Ui [Memoria 1.] caso iì litiiiido non era rai)presentato da mielina, perchè tntto al più poteva vuotarsi quella contenuta tino al prossimo stroz- zamento del Ranvier ed era stata eliminata. Credo che si possa escludere essere della linfa o del siero sanguigno, perchè faceva le osservazioni dopo che era avvenuta la coagulazione del plasma: con molta probabilità dunque, il liquido che si versava sulla super- ficie dei nervi recisi, doveva provenire dalla guaina periassile, li- (|ui(l() forse incoagulabile, tenue come quelh) dello speco vertebrale. 10 credo che questa esperienza non sia decisiva e che delle obbiezioni si possono sollevare, ma secondo me, serve ad avvalo- rare 1' osservazione diretta. 11 IvLEBS fu un osservatore clic i)arlò di un li(iuido periassile, ma la sua osservazione è stata completamente dimenticata ; uè topograticamente esso corrisponderebbe a quello da me descritto. La struttura della til)ra lUM'vosa così concepita ci chiarisce meglio la funzione. Si deve abbandonare 1' idea che lo strato mielinico abbia ruttìcio di strato isidain(!nt(' in proporzione della sua gran- de attività. ]Meuti'(' facilmente si intende la nutrizione del delicato ele- mento nervoso, considerandolo, jicr tutta la sua lungliczza immer- so in un liquido nutritizio. Il nuovo concetto strutturale, ci dà la misura giusta della protezione alla quale è sottoposto il delicato elemento nervoso; ])er la guaina ])eriassile roltiista clic lo circonda e la immobilità protettiva, alla (piale è obl)ligato per il forte elemeiit(t sos]tensore. COXCUSIONE l'uà libi'a nervosa a do]»pio contorno, secondo i itre])arati da me ottenuti, si presenta costituita : 1. Dal nevrilemma. 2. Da una massa mielinica. fornita di uno strato esterno più appariscente e situato al disotto »U'I nevrilemma e di un limite interno addossato alla porzione centrale : i due limiti hanno la identica com])osizione di tutta la massa mielinica, differiscono solo per densità. 3. Da una robusta guaina, periassile che ])resenta delle sal- dature con la porzione inferiore, saldature che sono situate nella i'rof. A. VoppareUì | Memoria I.J porzione inediaiia del ii.u<»iitiaiiieiito biconico del Kakviek nello strozzamento anulare ; essa iiuaina contiene, molte» probabilmente, un liquido dentro il (juale è ininiersct il neurite. 4. Da un lìroluniiamento nervoso, conservante lungo tutt<» il decorso, i caratteri del neurite esistente nei centri nervosi, ele- mento die attraversa in modo continuo lo strozzamento del Kan- VIEK e senza alcuna interruzione. 5. La guaina periassile è tenuta in sito, cioè nella porzione centrale della libra nervosa, da un robusto tramezzo membranoso; che circondando ad anello la guaina periassile , va ad inserirsi al lato interno della guaina di Schwank, raggiunge cioè, il li- mite esterno dello strato mielinico. Questo legamento oltre al sospendere la guaina periassile e tenerla nel centro, in una posi- zione invariabile, serve a sostenm-e la mielina. I — halM.iatorio
  • ili Ifjiiivier (iiiaiiiii (li Scliwaiiii <■■<■ — Limito esterno dello strato iiiielinico !'.<' — Limite interno dello strato niielinico o }juiii"ii «li Mautliner /'./' — [({iiaina periassile /./ — Kisoiitianiento biconico III — Disco nello strozzamento di llanvier /( — Liquido periassil ti.o — Cilindrasse o iieurite p.ji.p — Sostegno «Iella guaina periassile Figr. 2" Schema di una fihra nervona aecondu il risultato delle mie ricerche. Memoria II. Doti F. NICOLOSI RONCATI Sviluppo dell'ovulo e del seme nella « Anona Cherimolia Mill. » EPILAZIONE DEiJ-A Commissione di Revisione composta dai soci effettivi PROFF. RUSSO E CAVARA (relatore) Lii memoria, dal titolo « Svilu|)i)o dell' ovulo e del seme neir Anona Cherimolia Mill. », elio il Dr. Francesco Nicolosi Roncati ha presentato all' Accademia (iioenia, riflette uno stu- dio di anatomia ed emhrioii'enia fatto sopra una pianta di re- gioni tropicali, felicemente ac(tlimatata in Sicilia, ove potrelibe essere oggetto di una più larga e rimuneratrice cultura. Gli è solo in una regione dotata di mitissimo dima inver- nale, (juale è la Sicilia nostra, che uno studio di tale natura ])oteva essere intra])reso e condotto a termine, in (juanto che lo sviluppo degli organi florali delle ^1»«h« e la maturazione dei frutti e (lei stilli si ixissono, qui, com])ier(! regolarmente e fornire tutte le fasi necessarie alle difficili ricerclu^ emhriogeniche. Uno studio completo su tale argomento non era sin (pii stato fatto, onde l'interesse grande che piM* (piesta stessa ragione si an- nette alla presente memoria. L'Autore, il (piale ha dimostrato di conoscere bene la tecnica microscopica, con grande accuratezza e pazienti indagini si è dato ragione di tutti i processi che co- stituiscono la evoluzione dell'ovulo e del seme \ie\V Auonn Chc- rimoìia ]Mill. Egli è stato abbastanza fortunato da mettere in luce fatti nuovi (the svelano (jualche errore consegnato nei trattati generali di botanica. Così, la scojicrta fatta dal Xicolosi di un vero, per (|uanto fugace, (Midosperma toglie ogni valore all' am- missione del così detto <• endosperma ruminato » quale era descritto per queste piante dai trattatisti e moimgrafì. La formazione di quell'organo segue fasi speciali deirev(duzione del sacco embrio- nale, chiaramente dall' Autore messe in rilievo. Il processo di digestione dell' endosperma dell' Anona Cherimolia ]Mill., come Atti Acc. Seuik 4», Voi.. XVIIl - Meni. II. 1 Relazione della Commissionf di Revisione altresì la foruiazione di un detìnitivo tessuto di nutrizione del- l' embrione (perisperma ruminato), è pur stato seguito nei minimi particolari dal Nicolosi, la (5ui attenzione fu richiamata da elementi speciali, da lui denominati « idioblasti di nutrizione », a precoce iitilizzazione. Le analogie, stabilite sulla scorta delle ricerche, hanno permesso all' Autore considerazioni di ordine generale circa la sistematica delle Anonacee, le quali, mostrando pel modo di formazione dell'endosperma piìi affinità con le Gramopetale, sa- rebbero da considerarsi, nella loro semplicità di organizzazione fiorale, come tipi di fanerogame ridotti piuttosto che primitivi. La copia di fatti interessanti osservati e le conclusioni, di non dubbio valore , cui è giunto l'Autore, fanno assegnare alla di lui Memoria grande considerazione , onde se ne propone la pubblicazione negli Affi dell' Accademia. Ina faniiglia di piante, clic dal lato embrioyenetico presenta assai scarso ed inooniplete notizie, è (luella delle Anonacee, delle quali un rai)i)resentante, 1' Aiioiia Cìivrimolia , quantunque delle regioni tropicali, cresce rigoglioso all' aperto in <|uesto nostro Orto botanico, vi tioriscc^ regolarmente ogni anno e ])orta a ma- turità i suoi frutti preliV)ati. (1) K suir Aiiiinn Cfurimofia ho portato aj)punt(t le mie ricer- ciie a iìn di dare un contril)Uto alla conoscen/a dello svilu|)po dell' ovulo e del seme. Il materiale di studio. raec(.lto, liii dal 1!M>2. regolarmente in lutti i gradi di svilupi»). veniva fissato con alcool assoluto ov- vero con sul)liiiiato aleoolico a<-etico. Ad<»perando (piest' ultimo (iss.ilore. è ov\ io il dirlo, il matei-iale veniva in appresso lasciato per 24 ore nella tintiiia alcoolii<- cole linguette o squame. A cpiest' ultima sezione appartiene quindi r Anona Cìierii)ìoIin, alla (|uale per siffatto carattere è stato dato da ]»arecchi autori (2) il nome di .1. tri/xfidti. Sulla pagina inferiore dei tre |)etali esterni notansi, al pari che nel calice, numerosi peli plui-icellnlari die danno lon» un aspetto serico: la superficie interna invece è rivestita da un litto feltro di peli glandulari che , secondo il Baillon (3), servono a trattenere i granuli di polline caduti nella concavità della co- rolla. E sembra in realtà così : aderenti infatti a tali i)eli ho potuto notare non di rado dei granuli pollinici. L' androceo è spiccatamente polistemone e risulta di un nu- mero grande di stami disposti a spirale, strettamente fra loro addossati, ma del tutto liberi. Essi non contraggono aderenza (1) Maktius — Flora hrasil. — Aiionac. 3,46. (2) AiTON H. —Kew, 2, p. 252. — SiMS. Boi. mag. t. 2011. (3) Baillojj — Sur les pétaUs à utrttcture anormalf (Ailansonia VI, 253). Ihtt. F. Xicolofii L'oncati [Memoria II. alcuna né coi petali ne fra di loro, e sono inseriti (|nasi nornial- iTiente sulla suj)erticic di un ricettacolo emisferico. 11 loro fila- mento è cortissimo, le antere Itasitisse «-d estrorse, con quattn» sacchi pollinici che dec(»rrono Inntio il <-onnettivo e si aprono per due fenditure lonuitudinali. Nella loro parte apicale yli stami sono sormontati da una produzione conuettivale. peltata. a mo' di disco, accennata appena negli stami inferiori (più esterni). Ciò forse non è che una tendenza alla trasformazione di (|uesti ul- timi in linguette petaloidee come si osserva in generi assai vicini nìWiiKiiia (es. Aberemoa, Xi/Iopia, etc.) I granuli i)ollinici, (jnando sono isolati, si presentano di fonna globulare con esina fortemente ispessita, alquanto appiccicaticela e di color giallo-bruno. Essi stanno pem lungamente riuniti in tetradi ed in tetradi, così come si formano, vengono spesso espulsi dalle logge dell'antera. 11 numero delle tetradi per ogni loggia è assai limitato : in una sezione longitudinale di un" antera se ne osserva una serie sol- tanto. Colorati i granuli pollinici eoi metcxlo Fleuiming. lasciano vedere assai distintamente due nuclei a eoutf)ruo circolare , di cui uno più grande con un grosso niudeolo intensamente colo- rato in violetto (nucleo vegetativo) , ed un altro ])oeo discosto, più piccolo, col suo reticolo cronnitico assai più senato ma sfor- nito, come già fece notare il Guignaid (1) per altre piante, di nucleolo (nucleo generatore). Le cellule madri del polline si dif- ferenziano assai per tempo, prima ancora che nella nocella si sia differenziata la cellula nuidre del sacco embrionale. La forma- zione quindi degli elementi sc^ssuali maschili precede al(|uanto quella dei femminili. Questa precedenza di svilujìpo si nota fin da ([uando la gemma fiorale comincia ad abbozzarsi. ÌMentre infatti sul giova- ne ricettacolo fiorale sono già accennati i mammelloni staminali e i relativi inizi dei fasci fìbro-vascolari , non notasi ditteren- XVI. Sviluppo dell'ovulo e del seme nella Anona CheriinoUa Mill. 7 ziazioue alcuna non soltanto degli ovuli ma anche delle foglie carpellari. Condizione questa che ci fa intravedere la necessità della staurogainia per le AnniKt. Il gineceo risulta di un uran nunien» di carpelli concrescenti alla base, disposti, essi pure, in ordine spirale e terminati da un grosso stimma papilloso, (piasi sessile. Ogni carpello racchiude d'ordinario un ovulo soltanto. Però mi è stato dato talv(dta di osservare due ovuli in un'unica loggia ovarica: fatto questo che si riscontra, del resto, costaiitc in generi affini (es. Artahot rii-s) e che certamente ci parla di una condizione di carattere primi- tivo venutasi perdendo \n\\' Aikuki. Il riccltacolo fiorale, conico da principio, va via via sviluppandosi in lunghezza, assumendo infine una l'orma emisferica. (^>uando il tiott. F. Nicoìosi Roncati 1 Memoria IL] più ispessite e fnii/ioiiano da cellule epicleviniolie. Frattanto nel corpo nocellare ed in corrispondenza del suo asse maggiore , svelasi un' orientazione di alcuni elementi centrali, clie prelude alla formazione del sacco embrionale. Formazione del sacco emisricxale.— Fra le cellule, che hanno assunto una orientazione ]>articolare nella parte centrale del- la nocella, una ])rende ben tosto un notev p(diedriclie ((uali erano, si allniigaiio ali|iiaiito nel tessuto nocel- lare, disponendosi nel contem]to in serie longitudinali ed in modo che i loro setti si corrispondono come in certi tessuti meriste- matici. UtHcio di questo speciah- apparato sarehhe foisi' (niello di facilitare la migrazione delle sostanze di nutrizione dai te- gumenti al sacco emlirionale. Koumaziom; i»k(;i,i ait ai; ai i (i\ akico i:i> anii rnhico — La limitata graiidi-zza del sacco, da un lato, la notevole .|iiaiitit:i di granuli di amido, di cui è ripieni., dairaltro. mi hanno imiieilito di sorprendere con continuità le tasi che conducono, in seguito alle successive divisioni del nucleo primario did sa<'co emlirio- nale, alla costituzione degli appaiati ovarico ed antipodico. L' apparato ovarico o iiiicropilan- non ditFerisce gran che dal tipo generale : esso risulta di due siiieigidi assai ravvicinate e spesso in mutuo contatto, le i|nali itreseiitano un nucleo |ier lo più di forma elissoidale e al di sotto di (jiiesto. in seno al loie protoplasma, un vacuolo assai vistoso. L' oosfera sta inferiormente e più o meno discosta dalle si- nergidi sovrastanti, con nucleo relativamente cospicuo e di for- JMt. F. yicoloHl Roncati | MEMORIA II.] ma sferica : al -di sopra di questo notasi nella massa protopla- smatiea assai frequentemente un vacuolo (lìg. IT). L' apparato antipodico o calaziale si presenta anch' esso co- stituito secondo il tipo generale , cioè di tre antipodi a nuclei ])en distinti, e di cui una trovasi un po' discosta dalle altre due che stanno quasi in contatto con hi volta inferiore del sacco em- brionale (tìg. III). Avvenuta la fecondazione, delle sinergidi non restano che residui informi , localizzati nella volta superiore del sacco em- brionale e a cui sta attaccata 1' oosfera fecondata. Esse proba- bilmente hanno servito di materiale di nutrizione alla cellula- ovo nel suo progressivo sviluppo. Anche le antipodi dissolvonsi non appena la fecondazione si è compiuta. Nella i)arte mediana del sacco embrionale, e non di rado anche pifi in alto poco discosto dall' oosfera, notansi i due nuclei ])olari a contorno circolare che, fondendosi insieme, daranno luo- go al nucleo secondario del sacco embrionale. Essi , staccatisi dalle due tetradi, vanno via via avvicinandosi tra loro, tinche vengonsi a toccare; e, (juando in uno'stadio ulteriore la loro fu- sione comjdeta è avvenuta , si ha la formazione di un gr«»S80 nucleo, circoiulato da grandi cumuli di granuli di amido, con due nucleoli assai distinti che spesso, in uno stadio più inoltrato, si fondono in un solo. Fecondazione. — La fusione dei due nuclei polari e la conseguente formazione del nucleo secondario sono sufficienti indizi dell' avvenuta fecondazione , in quanto , come sembra, 1' A nona C/ierimolia si comporta come la maggior i)arte delle ]»iante a tal riguardo studiate (1). E pare che in realtà così avvenga, poiché in alcuni pre- parati mi venne fatto di osservare un piccolo nucleo (probabil- nìente il maschile) accanto al nucleo dell'oosfera. E ciò quando (1) GuiiiNAiti) — Neuiflltii éliiden tur la féionilalion.— Ann. Se. nat. VII. Sèrie, T. XIV. Sriliippo (leU'orido e del Kfine nelìii A nona Cheriiiioliii Mill. 13 i »l\ic nuclei polari erano ancora disjii'niti. Il clie avvalora l'o- piiiioiic che l'unione di (|uesti ultimi non si verificili clic dopo r atto fecondativo. Data r esiiKuità dciili clementi sessuali, non mi è stato pos- sibile seguire r intima fusione dei due nuclei sessuali. Le osser- vazioni poi a tal riti-nardo erano rese assai ]nh malagevoli dalla jn-esenza di grandi accumuli di granuli di amido, clie masche- ravano gli elementi sessuali stessi del tutto od in huona parte. Forma/Jone dell' «*ini«.s|M'rma. Le mie riccrclic cnil)rioloi:iciic siili" Aiidiki ClicrimoHa lian- iio svcl.-ito mi vero e proprio endosperma nel seme di (picsta pianti! : ciidospenna. clic nessmio dculi autori, per «|uaiito mi consta. Ila messo mai in evidenza. In 1111 primo stadio nucleo il secondario del sacco cmltrio- nale .'" assai manifesto per la sua relativa grandezza e per la sua completa struttura, fornito coni' (• di disfinta memlMaiia , di reticolo con granuli cromatici e di un grosso nucleolo. X (|uest() stadio tengon dietro, nel sacco emlirionale. altri caratterizzati dalla presenza di due o più grossi nuclei in luogo dell" unico nucleo secondario suddetto. Evidentemente (|uesti nu- clei sono il prodotto della divisione di ipiest' ultimo, e ciò (■ avvalorato dal fatto cln^ i nuclei appartenenti all' apparato an- tipodico e alle sinergidi sono, coirne già si disse, andati in de- generazione, e dall' altro clic Ira i grossi nuclei si vengono a formare dei veri setti normali ali" asst^ del sacco embrionale (ov- vero, ma l)(Mi più raramente, altiuauto jiiù inclinati su di esse) e elle si congiungono da ogni parte colla parete del sacco stesso. Questi nuclei, frattanto, aumentano per successive divisioni gradatamente di numero, e per la loro grandezza e per la loro struttura spiccano assai bene sopra (pielli delle cellule della no- cella. Sicché, in tale stadio di sviluppo, il sacco embrionale ri- sulta diviso in un certo numero di grandi cellule, sovrapposte iMt. F. XÌC0I0.SÌ h-oiicati [Mkmohia IIJ a i)ila, coinè avviene in molte (lamopetale (tìg. EY e V) (1). In iirogresso di temjx» i-eiulendosi la divisione dei nnclei endos[)ei'!nici sempre pifi attiva , si moltiplicano di numero anclie i setti trasversali, ai ipiali fanno indi Si'uuito dei setti lonuitudinali. normali ed ol)l)li(|ni (fii;-. A'J). Si ])erviene così alla formazione
  • eriiia, vieelie di un aliboudiiute uiateriaic di nutrizione. Cosiecliè, durante 1' ev(duzi«ine dei senn-, y'i vcuììoik» a dif- ferenziare due tessuti di nutrizione : un ciKliiMpri-iiia, di dnrata assai j)reearia e eiie viene ad esaui'irsi con l'accrescersi deireinltrione, ed un iin-isjxriiKi. di natura lìcrsisteute e tornito dalla nocella grandemente accresciuta in sciiuito ad un" attiva nudtiplicazione delle sue cellule. E qui è d' uopo sott'ei-niai'nii alquanto intorno ad un errore di interpretazione, in cui sono incorsi ((nauti si sono occui)ati del seme delT Ahoìki. — Nei trattati generali e nelle monogratie è detto che i semi delle Anonacee, e più particolarmente del genere Aiioiia, sono provvisti di un endosperma fìntiiitaio, inten- dendo, con tale denominazione, esprimere il fatto che il tegu- mento seminale forma delle introflessioni a cui corrispondono delle sinuosità talvolta profonde del tessuto di uutriziiuie del seme. Ora questo tessuto alcuni autori limitansi a chiamarlo, come Franti (1), temvti» nìifrilizio {X/ilii-f/circhc}, owvyo tt/hiniK come Kndliclier (2), A. De Candcdle (;5), Haillon (4), IMauchon (5) senza specitican^ di (|ual natura ed origine esso sia. Così i)ure il Dnchartre ((i) ed il ^'an Tieghem (~ ) lo designano ])er albume, indicando ceni tal nome il tessuto che si forma nel sacco embrionale dopo la fecondazione, cioc (|uello che dagli altri autori è chiannito cìKÌo.spcniid, nome che il \an Tieghem riserva invece^ per il tessuto proveniente dalla segmentazione della macrospora delle ( Jininosperme. Altri come il >\'iesner (S), (1) Exiii.Eii l'Nii l'iiANir. - Dir Hill iiilicluii I-JI,iii :,„/,iwili(ii — l,i'i)i/.ii;. IX'.n. (•2) Endliciiku — (iciirrii riiiiilKniui — XìikIoIm.i IS.-.d. (;H) a. De (.'AXliOLI.K — l„fm,h,rli,n, ,, l-ihulr ,1, l„ lialiuiHin, — Hnix.'l l.-s IXST. - rrodrumiix i^yittem. iiutiirnli^ i-njni rri/rlahilis l';irisis 1S21. (4) Baii.lon — Higlviir (li:« l'Iantc» — Toni. 1. l^nis lf7-0!l. (5) Planchon et Coi.LIN — Leu drogium ximpleu d'orUjiiic n'i/rlK Ir— Vinn. 11. l'niis. 1S9I>, (6) DrcilAUTliH — ÈlémciilH ile liolanUiite — Paris 1^85. (7) Van Tikchem — Ti-tiiir ih- lìoliiniiiin- -^ Paris WWÌ. («) WiEs.sKIi — EIcninili
  • rìoiic Avvenuta che sia la t'ccondazione (ci»"» che si desume anelu' dalhi siacelo in cui cadono le sinerriii.i'i:i. lUM lu.ii iii^nii-i in :iltiv pniti il.l >n,> Nimuu ili rlii;iiiiaii' il li'>Miti. ili luiln/.i.mo in i|iii'siii,iìi' inilini-rrnli'iiii'iitr n.l iii.iiii' ili ^iH.iniii- ni :iiii'lir ili pi'ri^|.rniia. sri;ii.'ii cvideii- li- iiii' 11.11 i|iiisriiltiiii:i iliiiuiiiiiiM/uiiii- Mlrniii iti.li.j;i (iiiiMi- A. Di- Saint-Hilaire. .Iiissieii, (;;) Mi!AMillii,KI!-\i.l.I. -SiiiKNrk - Si II IM l'Ki; — /.Wd'/.-iW, ,/,.• Ii,tla Ili k Hi f HixìiHrliMlrn .Ini.i liilMi. (4) A. i;u iiAiM. - /'ivVm ,i, ll„l,n,i,i,i, ,t di- /Vi.V'"'".'/''' viyrIitU-.— l'uria l«r.L'. (.-.I Niii.iosi 1,11 toÉiiiii-'i ■ iliir .•iia..»pi;i-iii:i iirir .-liK.HO Cheiimolia . Biillrttiiio ■ li-llii Siiiiil.i lìi.tiiiiiiM lt:ili:iii;i : AiliMi:ni/:i il.llii SimU- di Kireiizf «lei li» Aprilo 1903. Atti Acc. Skimk. 4". Voi,. XVJIl - M.-in. II. 3 Dott. F. Mcolo-si KoHcatt |:MkmoK7A II-l Ora, inoiitre che il nucleo secoiulario del sacco eiiibvionale entra in divisione, dando luogo, come abbiani visto, alle prime fasi della formazione dell' endosperma, neir oosfera fecondata nes- sun fenomeno notasi che accenni alla formazione dell'embrione. Neil' Anona avverrebbe (]nindi alcun die di analogo a quello che si veritica uella l'Jiea cJii>irit.si.s (1) , ove si ha una sosta fra la fecondazione della cellula-ovo e le sue prime divisioni che c(m- ducono alla formazione dell'embrione. È da notare però che nel- r Anona tale sosta è breve assai, e 1' ovulo e 1' ovario continuano nel loro accrescimento ; nella 'Tina cliinen.sifi invece la sosta si potrae per qualche mese e, con la quiescienza dell'oosfera, si ar- restano nello svilu])po tutte le parti costitutive dell'ovario. Nel- V Anona, quando la formazione dell' endosperma è alquanto inol- trata, quando qiresto comincia ad assumere la forma di un corpo cellulare, 1' oosfera, eh' è rimasta indivisa e aderente quasi alla volta superiore del sacco embrionale, entra in segmentazione. Essa si divide anzitutto in due con un setto equatoriale, normale all' asse principale del sacco (tìg. VI), e indi, per ulteriori divi- sioni, dà luogo (senza formazione alcuna di sospensore) ad un piccolo cor])!) cellulare, o emh>iosfei-a, ch'è da considerarsi come r inizio dell'enibrione. Accrescendosi, infatti, sempre i)iù per con- tinue e successive divisioni delle sue cellule, prende una forma alquanto allungata e arrotondata in basso e si presenta comple- tamente avvolto dalle cellule del corpo endospermatico, che già è pervenuto al suo massimo sviluppo (tìg. YIII e IX). Quando, in progresso di sviluppo, cominciano nell' eml)rione a formarsi i primi abbozzi dei mammelloni cotiledoiuili, 1' endo- sperma va via via riasscn-bendosi , gradatamente digerito dalle cellule dell'evolventesi embrione. P]m))rione ed endosperma, quin- di, sono intimamente conipenetrati, e lo sviluppo progressivo del- l' uno è strettamente connesso allo sviluppo regressivo dell'altro. (1) F. Cavaka. — Ricerche intorno allo sviluppo del frutta delia Thea chi. Atti dell'Istituto Imtanico dell'Università di Pavi.i, 1899. Srilìi]!})!) tlell'ofìilo e del seme nella Anonn CherimoVw Mill. If» Kpermofleriiia. 11 seme dell' Aiioiin Chcrimoìin, aiìpicin) evoluto , presentasi oblungo, molto eompresso, colorato in «iiallo-ltruniceio. e raggiunge la lunghezza di due eentimetri o i^.co più e la larghezza mas- sima di un (^entimetnt e mezzo. Il suo t«'guinento esterno, elie deriva direttamente dal tegumento esterno dell' ovulo, consta di tre strati ben distinti. Lo strato esterno risulta di un tessuto epidermico costituito di una serie di cellule (luadraticlie in se- zione trasversale, con le membrane radiali abpianto i»in Imvi. La membrana esterna ('• nicdiocnnieiilc cutinizzata. In sezione tangt^nziale ([ueste celhUc si prcsenlano |)oligonali a cinque, sei, tino ad otto facce. Sono poi fornite di un piiiineiito giallo-brunic- eio. Ailorcliè il seme è niatnio e disseccato, questo strato esterno distaccasi facilmente. Segue ad «-sso lo strato mediano elle c(Ui- sta di c<-llule allungate, filtrifomii. a decorso midulato. provviste di ])oi-o-canali . estendeiilisi in dilezione tangenziale o varia- mtMite iiitersecaiitisi. Nella parte niicroitilare del s<'Uie (|Uesto strato assume un maggiore sviluppo. Ciò evideiiti-nieiite è in lappoito con la po.sizione dell' embrione, il (juale viene ad esser protetto nella sua parte radicolare da (jue.sta speciale produzi(me arilloidare. liC cellule costituenti i|iiesto strato uiediano dello si)ennod(Miiia . clic possiamo cliiaiiiarc sfrato fihriììarc , nei pri- mordi del l(n<> svihippo si presentano di torma p(diedriea, tor- nite di un grosso nucleo e di una membrana assai sottile e cel- lulosica. In seguito, pen». (|nesle cellule si allunuaiio riunendosi a fascetti.in direzioni svariate. ispessis<'oiio le loro pareti e le ligniticano in gran parte. Nel contemiio elal>orauo una notevole (luantità di granuli
  • uirle il Le Mounier (1), ma acqui- sta, anzi, una notevole iniitortanza nel ])roccsso di ruminazione del seme. l'na caratteristica assai importante del seme dell' Anona è la c(»si detta yiimiiiazioite deiralbume, che ha fatto dare dal Ven- tenat alla famiglia delle Anonacee il nome di (ili/j)tii.sjH'niK((' : ruminazione, che è unicamente determinata dalla introtlessione dei tegumenti seminali nel corpo del tessuto perisperinatico. Il processo di introflessioue si può assai agevolmente seguire, per- chè le cellule dei tegumenti, che vi prendon parte , lianno le membrane colorate in giallo bruno, mide il loro insinuarsi fra le cellule del perisperma, che hanno membrane incolori, riesce molto evidente. Le introflessioni i)rocedono in direzione quasi normale nel corpo del tessuto nocellare, divenuto già perisper- ma, estendendosi sempre più profondamente in esso fino a per- venire in contatto della parete del sacco embrionale che in- tanto si è trasformato in quel corpo endosperinatico jiarticolare, di cui abbiamo seguita la formazione. Le cellule del perisperma sono ordinate in serie regolari intorno alle introflessioni , che estendonsi in tutti i punti del perisperma stesso : ne va esente soltanto la porzione circostante alla regione uiicropilare. Alla formazione delle introflessioni in discorso, oltre che la secondina, pieiide parte una porzione del tegumento seminale esterno, cioè lo strato più interno di questo ed una parte dello strato fibrillare mediano. Quindi non è la sola secondina, come vorrebbero De Gan- ci KR—TJccAf/cA.i. *«/• la ntn-alioii <1r la yraint iu Ann. d. Se. Nat. Scr. V. T. XIA'. Sriluppo dell'Oddo e del seme nelht Anona i'herimvlia Miti. lil (lolle fi) 0 Lnltbock (2) Hie detei-miiiu la niiiiiiiazioiie tìel seme dello AnoiKi. Idioblawti (lì iiutrixioiie. Locali/Ziiti nella parte periferica del perisperma «• i.reeisa- meiite Iiiiiiio il decorso delle introflessioni teiiiimentali e inoltre snlla snperlieie interna di ijnella formazi«me arilloid»- . enpuli- n.rme , che sormonta la rej-ione mieropilare del seme , liavvi elementi istcdot-iei i)artie(dari elie . diflerendo •irandemonte per le dimensioni loi'o. per la forma e per 1" isix'ssimento d.dla niem- hrana dalle cellnl.' peris|M'rmaticiie circostanti . si possono ci. ia- mare, se-riiendo il criterio adottalo dal Saclis. Uìiobìnuti. «' elie io s|ienesti (dementi par- ticolari si presentano, a |trima vista, nella sezione lon-itudinale d(d seme die si avvia alla matnrilà. a iznisa di formazioni .ii'lo- I.nlari. piò sp.'sso ancora clissoidali . contenenti . ad rvolnzione compinta, fra i residui assai scarsi di materiali j. roteici un" al>- bondante (piantità di -(.cciole olc.se dalle dimensioni più svariate. (^uale (• la loro ori-ine.' Tareciliio tem|.o dopo avvenuta la feeondazione (un mese o jiocu lìii'n. «piando 1" endosperma non (■■ ancora clic ai primi stadi di sua f.u'mazione e il seme ha ra.ii-.iiiunto tutt' al jiin il diametro di ó nini, cina . si dif- iereiiziano fra le cellule . che stanno immediatamente al di sotto dello strato limitante il perisperma di ^ià ruminato, sjie- ciali elementi ist(dogiei che cessano dal moltiplicarsi per assumere caratteri partic(dari. St. ital.. 11 otf.il.io ISIOH. 22 Dott. F. Nicolosi Roncati [Memoria IL] tesi a cuneo verso V interno ove presenta una base larya e cur- vilinea, (lata dalla taccia die si trova a contatto dello strato li- iiiitante del perisperma (liu. X). La membrana si mostra ben jiresto al(|uanto jiii'i ispessita di (luella delle cellule circostanti, ma risponde sempre alle reazio- ni della cellulosa. È omoiicnea, cioè di eiruale spessore luuiio tutto il perimetro dell' idioblasta , senza punte^iiiature o j)articolarit:i notevoli di struttura. Due caratteri poi in special modo individualizzano (piesti , come del resto tutti gli altri idioblasti, e cioè la natura del [)ro- toplasma e le dimensioni assai cosj)icue che assume il nucl(M). Il contenuto proto])lasmatico degli idioblasti, in discorso è assai più abbondante di ([nello delle cellule contigue ; è inol- tre molto denso e nettamente granulare. Esso resiste abjuanto air azione anche prolungata dell' ac(jua di .1 avelie, ma risjionde bene alle note reazioni degli albuminoidi. In seno a (]uesto proto|)Iasnia si trova un grossissimo nucleo, le cui dimensioni superano del do[)pio, circa, <|uelle del nucleo delle cellule vicine. È per lo piiì centrale, ma non di rado pre- sentasi aderente alla parete dell' idioblasta : è fornito inoltre di un distinto e grosso nucleolo e di una impalcatura cromatica manifesta. Ben presto nel [)rotoplasma vengonsi a ditferenziare numerosi granuli d'amido, piccoli, glo1)ulari: amido che. doi)o un certo periodo di attività dell' idioblasta, viene a scomparire. In sua vece appaiono gocciole assai piccole e rifrangenti, che vengonsi in si)ecial modo a localizzare nei vacnoli che. intanto, si sono for- mati nella massa protoplasmatica in numero considereAole. Trat- tate con acido osmico. (jueste goccioh^ jx'rdono la loro partico- lare rifrangenza ed assumono un colorito ì)runiccio ; 1' iodio inoltre le colora in giallo, e il sudan iii in giallo-arancio. La natura oleica quindi di queste gocciole, come rilevasi da (jueste reazioni, è assai evidente. La loro insolubilità poi nell'alcool anche a caldo, escludendo che si tratti di oli eterei, ne attesta la natura grassa. iSrih(p2^f> (ìeìVoritìo e del seme nella Anona Cherimolut Mill. 23 Ei'ii ]M-o>4t() i)ar('fc1ii(' (k'ilo oDcciole oleose confluiscono in- sieuic. ed nlloiii il lunie dciili elementi cellubiri in discorso vie- ne, in uno stadio successivo, occupato da due o più grandi goc- ciole die posscnio raggi un gè re il diametro di 30 i^ circa. Del pro- toplasma intanto, clic in così gran copia riempiva V idioblasta nei [)rimi stadi del suo sviluppo, non restano che scarsi residui; soltanto si nota la presenza, fra nie/zo alle gocciole oleose , di minute granulazioni die rispondono ancora alle reazioni degli albnminoidi. Nel ccnitempo anche il nucleo diminuisce gradata- mente fin*» a non essere più iieicttf ihile negli idiohlasti a com- ph'to svilupii.» (tìg. XJ). Durante (jueste trastorma/ioiii dd contenuto, hanno questi denienti iiiodilicato mikIic hi loro t'orma : da poliedrici sono pas- sati alla loniia oviilarc ed hanno ragi:iuuto imdtre considerevoli dimensicmi. Vn hiioii numero di misurazioni mi fornì i seguenti risultati : LuTij;lie/ Diniensione prevalenti' (Ielle iiiisiu-e. Larghezza iiiiiiinia . . . . Diniensione iirevaleiite «Ielle Avviandosi, jierò. il seme a maturità, «luesti speciali elementi smaltÌ8C»nio gradatamente il loro contenuto, cosicché, quando il seme è completamente maturo , essi presentansi in gran parte vuoti, ovvero con residui di gocciole olef)se. Assai ricche invece di materiali di nutrizione (oli grassi »■ granuli di alenrone) sono, in questo stadio, le cellule circostanti del perisperma. Ora la genesi, il uìodo di svilupi»» e la sorte di questi par- ticolari elementi inducono a ritenere che essi altro non siano che idioblasti di riserva ad utilizzazione assai precoce , i cui materiali di nutrizione verrebbero esauriti dall' embrione in via 24 l'ott. F. Nicolosi Bomati [Memoria ll.j (li sviluppo , (|U:uh1o uià V (Midospcriiia ò in uvaii l)arto o del tutto consumato, e il perisperma non coiiticiie ancora die ben scarsa <|uantità di materiali nutritivi. La costituzione poi del loro contenuto, dato principalmc^nte da oli tirassi , e la nessuna fragranza del seme escludono che (juesti elementi possano servire all' elaborazione di principi aro- matici a funzione biolouica. È. invero, sinuolare la ditt'erenziazione di elementi sitt'atti elle, pur avendo V utticio di immatiazzinare sostanze di riserva, hanno vicende di sviluppo e di utilizzazione così diverse da (jnelle deuli altri costituenti il tessuto di nutrizione del seme. (1) coxcLT sioxr. I>a (fuestc mie ricsi nella porzione assile e centrale della nocella. 2. La forma assunta dal sacco embrionale è allunuata e ri- strotta come nella grande maggioranza delle (iamoiietale. (1) Quanto Jil loiiteiinto nk-oso ili questi idH.liliisti di iiiitiizioiii . .Im- il I,i.(.i„.li lo^. cit.) oliiama relhtlc t}>eciali e ohe eoiisicleni .soltanti" dal latn inieidcliiiiiiii. . i|iii^ti ritini,- eli' essi) sìa alquanto diversd delle sostanze jirasse oontenute nelle eclluli' drll' alliinni-. Kil egli peivieiie a (|Ue.-.ta eonelnsione in liasi- allr segneiiti es|iei ien/.i- : trattatte Ir ^oeciide vertoiui in gallozzide oleose. K questa eonveisi. ih.iumIc dal c-.-iitro di ciascuna massa, anziché da qualsivoglia parte, mentre nelle cillulc |.i iis|jcriiiiclH . l'aii^i uiPipaiucnto dei cor- puscoli puntiloruii e la loro «uiditieazioue si cflcniian.. in tutt.. 1' aniliitn d.lla eavità ecllularc. Allorcln j.oi V acido s.dforico pciulia nelle cellule perispeiniiche HiiidiMca iniu.an- tinente tutti i cipuscoli (densi e ne detcìiuina la formazione di -allozzide limpidissime che, poco dopo, eoloransi d' un bel roseo eliermisino. Vn tal fatt si ripete nelle e(dlule speciali, ove le g.allozzole, pur producendosi doiio l'azione dell'aciilo suddetto, pigliano una debole tinta gijillognola anziché rosea cherniLsina. iSvilupjw dell'ovulo e del seme nella Anona Clierhnolia Mill. 25 3. Fecondata che sia, la cellula-ovo si porta verso la ca- lotta iiiicropilare del sacco euibrionale, fino ad aderire ai resi- dui schiacciati ed informi delle sinertiidi, e quivi resta per qual- che tempo allo stato di riposo. i. Quale prodotto della divisione del nucleo secondario, ri- sultante dall' avvenuta fusione dei due nuclei polari , il sacco embrionale viene a dividersi, per mezzo di setti trasversali d'or- dinario normali all' asse j)rincipale di esso, in un certo numero di jirandi cellule disposte in pila. In sejt>iiito alla molti])licazio- ne dei setti trasversali ed alla formazione di altri lonuitudinali ed obliqui si ])erviene alla costituzione di un vero e proprio eiKÌo-spcnna che ha la forma di un corpo cellulare . die si mo- della sulla forma del sacco , facendo pressione sulla parete di questo , spostandola e sospiiii^endo con essa in pari tem|)o yli strati contigui della nocella. Alla estremità superiore (regione micropilai-e) di questo corpo saccato sta l'embrione. Col ])rocedere dello sviluppo di questo, l'endosperma viene via via riassorl)ito lino a scomparire interamente. 5. Contemporaneamente alla foniiazioiie dell" endosperma ha luogo, per [)arte della nocella (che frattanto in seguito ad un' attiva molti[)licazione delle sue cellule s' è notevolmente ac- cresciuta), la costituzione di un perisperma che per introtlcssione dei tegumenti seminali diviene ruminato. ti. Il processo di ruminazione del perisperma si compie per opera principalmente della secondina, ma vi prendon anche parte alcuni strati del tegumento esterno. 7. Pra gli elementi del tessuto di nutrizione e localizzati in gran copia lungo il decorso delle introflessioni , havvi spe- ciali idiohlasti di riserva ad utilizzazione assai precoce , i cui nuiteriali di nutrizione verrebbero esauriti dall' embrione in via di sviluppo , quando già l' endosperma è in gran parte o del tiitto digerito e il perisperma non contiene ancora che ben scarsa quantità di sostanze nutritizie. 8. Se dai caratteri desunti dalla struttura e dallo svilujìpo Dott. F. Mcolosi Roncati [Memoria II.] dell' ovulo e del seme dell' Aitoiia si lia da trarre qualche de- duzione di ordine sistematico, possiamo dire che le Anonacee si avvicinano più alle Gamopetale che alle Dialipetale , quantun- que la loro semplice organizzazione fiorale le faccia ritenere fra i tipi più semplici di Dialipetale ed assai atìfìni per la loro trimeria alle Monocotiledoni. Onde non è fuor di proposito il sui)porre che, anziché di un tipo semplice o primitivo, si tratti di un ti})o ridotto, ossia semplificato: supposizione questa che è stata ventilata anche per le stesse Monocotiledoni. Dal Laboratorio di liolauica della li. Uiìiver^ifà di Catania— Giiiquo 1904. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA FiG. I — Sezione di ovulo di Anona Vherimolia : pr. priuiiiia, se. secoiidiua, n. nocella, cm. cellula madre del sacco embrionale. Koristka oc. 4, ob. 9. » II. — Parte superiore del sacco embrionale: .sv/. sinergidi, o. cellula uovo ; np. nuclei polari, oc. 4, olj. 0. » III. — Parte inferiore del sacco eiiibrioiiale : a. aiiti[(ode, oc. 3, ob. 7. » IV. e V. — Sacco embrionale dopo la fecondazione e coi primi setti trasversali preludianti alla formazione dell'endosperma : o. cel- lula uovo ; s. setti trasveisali. Fig. IV, oc. 4, ob. 9 ; Fig. V, oc. 3, ob. 7. » VI. e VII. — Porzione del corpo endosi)erniatico in diverso grado di svilupi)o. In VI calotta micropilare con la oosfera di già seg- mentata. Fig. VI oc. 1, ob. 7; Fig. VII oc. 4, ob. 9. « VII! e IX. — Embrione (e) in vari stadi di svihii)i)o. In IX cir- condato dall' endosperma end, oc. 2, ob. 9. « X. e XI. — Idioblasti di nutrizione (i) del perisperma in vario grado di sviluppo, oc. 3, ob. 9. Memoria III. Osservazioni raorfologiclie sulla «Peziza ammophila» D. et Memoria del D.r GIUSEPPE MOSCATELLO KELAZIONP: DELLA Commissione di Revisione composta dei membri effettivi I^ROFF. A. RUSSO E F. CAVARA (relatore) Lh memoriii dal titolo: Ositerrmioni morfologiche sulla Peziza AMMO- PHiLA Dur. et Moiit., presentata dal Dottor Giuseppe Muscatello all' Ac- cademia Gioeiiia porta un notevole contributo alla conoscenza di un raro Discouiicete crescente alla l'iaia di Catania. Dopo avere, in seguito ad oppoitunc indagini, escluso che inti'rcedano rapporti simbiotici fra la Veziza ammophUa e certe graminacee in vicinanza delle «inali essa si sviluppa, l'Autore dà una particolareggiata descrizione del corpo fruttifero di essa e mette in luce nuove mirabili disposizioui di struttura, in relazione coi processi di nutrizione e di accrescimento da un lato e colla natura tutta speciale del substrato dall' altro. La dittereiiziazione nel corjìo fruttifero di elementi particolarmente adi- biti all' assorbimento, alla conduzione ed alla messa in disparte dell' acqua con i materiali in essa disciolti, non ha riscontro, secondo le ricerche fatte, con quanto si conosce di altre si)ecie del vastissimo genere Peziza, e sta certo ad indicare un peculiare adattamento alle condizioni di vita otferte dalla stazione arenicola, propria della /'. ammophila. Con molta accuratezza ha seguito 1' Autore i fenomeni che si svolgono nella parte fruttifera del concettacolo ; e 1' uso di ottimi mezzi di fissazione e di colorazione gli ha permesso di darsi ragione del modo, tanto discusso, di prendere origine degli ascbi, considerato in varia guisa come un atto sessuale e risultante, qui, quale una fusione di nuclei appartenenti a due elementi contigui, ed assai differenziati rispetto ai circostanti. La chiarezza Atti Acc. Skiuk 4", Voi.. XVIIl - Meni. III. 1 Belazione della Commissione di Revisione (Ielle tìgiire riterentesi a tale processo non lascia, dubbio sulla interitreta- zioiie dell' Autore. Anche la formazione delle ascospore è seguita nei suoi più minuti par- ticolari e le tìgure delle corrispondenti fasi cariocineticUe dàuno una buona conferma di fatti analoghi osservati in specie affini. Restano, è vero, non troppo chiarite alcune questioni, ad es. il numero e la riduzione dei cromo- somi, la presenza o meno dei centrosomi. Bisogna, per altro, ammettere che su tali quistioni vi è ancora troppa incertezza e troppo disaccordo. Dove ci sembra che 1' Autore abbia, con sicurezza di dati, portato va- lido contributo, gli è al riguardo di quelle granulazioni metacromatiche che in gran numero si formano durante la maturazione degli aschi, le quali secondo l' A. avrebbero un impiego di significato morfo-bioh)gico, e cioè nel completamento d«'gli orgaui riproduttori. In considerazione dei nuovi fatti messi iu luce in questa illustrazione di iiua specie cosi rara, la Commissione di Revisione è d' avviso che la memoria del D.r Muscatello possa essere inserita negli atti dell' Accademia (ìioenia. Neir aprile del 1903 il Prof. Cavara (I) rieliiaiiiava 1" at- teii/ione sulla Pesisa ammopMla D. et M. che aveva trovato in gran copia nelle clune della Plaia di Catania. La presenza di questo uiicete lungo i filari di Sncrhanim aegij2^tMCum, piantato alla Plaia per frangivento e per rassodare quel terreno mobilissimo a scopo di rimboschimento, ed inoltre il fatto cIk; esso si trovava (luasi sempre ad eguale distanza dai filari di taU^ graminacea, aveva fatto sospettare al prof. Cavara che vi potessero intercedere dei rapporti simbiotici fra la Pczixa e le radici del Sacchanvm ; e rammentava a tal uopo clic anche il Cooke (III) aveva notato come tale si)ecie, nelle coste sab- biose dell' Inghilterra, crescesse insieme alla Fsamma arenaria. Essendo note consimili relazioni fra miceli fungini e radici di piante diverse, mi indussi di fare delle osservazioni in propo- sito, recandomi parecchie volte sul luogo e facendo copiosa messe di esemplari. Per la debole consistenza del piede di iiuesto fungo trovai molte difficoltà nello stabilire se effetti vani ento ci fosse il sup- posto rapi»ort() ; ma però vinsi queste diftìcoltà col giungere ad isolare t;(uupletamente il piede di parecchi esemplari con un mezzo abbastanza semplice, e cioè proiettando dell' acqua in filo sottile con una grossa pera di caoutchouc, dopo aver praticato una fossa laterale, nel terreno sabbioso, in vicinanza del fungo. Dopo aver anche isolato quelle fra le radici del Sacchartim che erano in contiguità del fungo, potei stabilire che nessun rapporto iJdit. Giuseijpe Muscatello [Memoria IIJ.] diretto veraiiiente intercedeva fra le radici della graminacea e la parte ipogea della peziza. Non fu raro il caso di trovare, con- tiinnta a qualche parte del })iede, qualche estremità di radice viva o morta, sia della graminacea suddetta che di altre piante erbacee ; ma pel fatto che tali radici si distaccavano molto fa- cilmente dal micelio, ed anche per non aver riscontrato, all' e- same microscopico, nessuna traccia di ife alla supertìcie di esse, dovetti convincermi che la coesistenza del fungo con le sopra- dette radici non offriva carattere di simbiosi ed era addirittura casuale. La contingenza che i concettacoli di questa Peziza si tro- vano assai spesso in vicinanza del Saccharnm può spiegarsi forse perchè i filari stessi della graminacea trattengono il maggior numero degli organi riproduttori della Peziza portativi dal vento, per cui questi, cadendo al suolo, danno luogo ai miceli che si diffondono nelle vicinanze della detta graminacea ; ed anche pro- babilmente i)el fatto che il copioso sistema radicale del iSac- eliarum, attingendo acqua dagli strati profondi del terreno e uian- tenendo una certa umidità agli strati soprastanti, offre forse per ciò stesso condizioni favorevoli aUo sviluj)po del micelio della Peziza. Messa in chiaro così la natura dei rapporti fra la Peziza ammophUa ed il Snceharum <(ef///ptiaeiim, trovandomi in possesso di un cospicuo materiale, parte del quale era già stato fissato dal l'rof Cavara, mi accinsi a fare uno studio morfologico di questo interessante discomicete. E qui sento il dovere di ringraziare vivamente il mio ]\lae- stro, Prof. Fridiano Cavara, che amorevolmente mi guidò e con- sigliò in queste mie ricerche. METODO Il materiale fu fissato in due modi diversi, cioè in soluzione alcoolica acetica di sublimato corrosivo ed in cloruro di platino L'apotecio veniva tagliato in pezzetti quadrati di circa 2 mm. Osservazioni morfoloniche kiiUk « l'fziza (immophUa » I). et. M. b di lato, e tali pezzetti, debitamente iniparaffiiiati, erano poi tagliati al microtonio in sezioni dello spessore di .") |i (^irca. Furono adottati i seguenti metodi- di colorazione : 1.) Safranina, violetto di genziana, orange (metodo Eleni- ming.) 2.) Kniato.ssilina ferrica (metodo Heidenliaiu). ;}.) Eiiiiitossilina Delafield. Jja J'ezizn tiiiniiojt/iiìii lia il suo cuiiccttiicolo a lìor di teri'a; esso si niiintiene sepolto tino a tanto die non cuniinci ad aprirsi. Ancor coperto dalla sabbia è facile )iitt:ivi:i jiotcrlo avvertire d;i certi partici>liUn (Inujee o varicose, ad articoli più o meno luuglii, <:ontorfe ed atrsiTovigliate fra loro in unisa da inulobare moltissimi granelli di sabbia. Questi granelli sono strettamente avviluppati dalle ife e spesso anche trattenuti da ijneste con processi rassomi- glianti quasi ad austori , e ciò evidentemente in relazione ad una funzione di assorl)imento. Le ile. ramitieandosi, si anasto- niizzano fre(|uenteniente ed in vario modo fra loro. |.iù spesso a mo' di H (Fig. :} a (I). Jjc ultime diramazicmi delle ife verso Testerno sono libere, nniggiormente contorte a mo' di cirro o a pastorale, spesso con termiii;i/ioiii un ]io' capitate (Fig. 7, S, !)). Ciò elle vi è poi di particcdarc in tutta la trama del |(icde «■ la presenza di spe(;iali noduli o gangli micelici (Fig. 10-11), formatisi dal convergere, in determinati jinuti, di numerose ife le (|ii!iiì si aggrovigliano \)\h strettamente , in guisa da costi- tuire un pseiulo-tessuto non interrotto da vani o s])azi. Queste ife sono aHai<>no di nuovo (Fig. 2(5). I fatti da me osservati danno in fondo una conferma alle vedute di Dangeard circa il modo di prendere origine dell'asco. \a\ cellula iiiiinucleata risultante per tal modo dalla fusione dei due gameti diventa, colT ulteriore suo sviluppo, l'asco. Essa si allunga in dire/ione normale alla superfìcie dello strato su- bimeniale assumendo hi forma ellissoidale, da prima, i)oi quella cilindrica. (ili ascili non si formano tutti simultaneamente, ma in modo contimiativo. (nidc si presentano sempre aschi giovani, nei quali r unico nucleo iniziale non si è ancora diviso. Quando T asco è ancora giovane, il suo nucleo si trova ntdla parte mediana e si mantiene per qualche temim allo stato di riposo, presentando un nucleolo ben distinto, un reticolo, e molti granuli di cnmiatina sparsi irregolarmente fra le maglie del reticolo. Tutto il resto dell' asco è occupato da protoplasma a struttura tìbrillare-reticolata, a maglie oblunghe nel senso del- l' asse dell' asco, struttura che divieni; pen'» granulare in pros- simits» del nucleo (Fig. 27, 28). Durante la profasi della prima divisione, la cromatina si organizza in bastoncelli o segmenti di, numero non sempre bene definibile, che si portano verso la periferia del nucleo e si può dire che si addossino alla membrana nucleare. Aiti Acc. Skrik 4', Voi.. XVIII — Mem. III. 2 10 Doti. Giuseppe Muscatdlo | Memoria III.J Indi ha luogo, all' interno del nucleo, e perciò di natura prettamente nucleare, la formazione del fuso, costituito di un numero ristretto di libre. Ai poli di esso si formano due coni di radiazione rivolti con 1' apice Terso il nucleo e con la base rispettivamente verso le estremità dell' asco. In altre parole, si vengono a determinare due figure ad imbuto con una orienta- zione contraria di quella che si verifica per i nuclei delle piante superiori. I due vertici dei coni di radiazione ri[)osano qui sulla membrana del nucleo ed in corrispondenza dei poli del fuso. (Fig. 29 a 31 e 35). I cromosomi, portatisi all'etiuatore del fuso (Eig. 30), si pre- sentano orientati nella stessa direzione delle fibre di questo : sono cilindracei od obhinghi, ed il loro numero non potè da me essere ben definito, ma credo che oscilli intorno ad 8. Se ridu- zione vi sia stata, io non ]>otei stabilire. Certo è ])ei'ò che av- viene una divisione di (|uesti sogmenti le cui singole metà si portano lungo le fibre del fuso ai poli di questo. Durante tale migrazione la meuìbrana è scomparsa ed il nucleolo, fuoruscito dal nucleo, si presenta in via di degenerazione, mentre all' apice ed alla base dell' asco appaiono numerose granulazioni cromofìle. Portatesi le singole metà dei segmenti cromatici verso i due poli del fuso, ivi si avvicinano e si confondono fra loro in tal modo da simulare due masse, una per polo, che, venendo a si- tuarsi ai vertici dei coni di radiazione sopradescritti, si scam- bierebbero facilmente con centrosomi. Da ciò forse la confusione che alcimi hanno fiitto c(»n queste formazioni, le quali, anche prima che i crcmiosoni si portassero ai poli, non mi fu dato di osservare. Intorno alle suddette masse di cromatina si forma poi una areola incolore che va ingrandendosi e viene ad ispessirsi alla periferia, costituendo la membrana di ciascun nucleo figlio (Pig. 33, 34), le cui dimensioni, come già è stato avvertito da altri ricercatori, sono alquanto minori di quelle del nucleo pri- mitivo dell' asco. Osservazioni morfologidie sulla « Feziza ammophila » J>. ri. M. 11 I due nuclei tìgli, dopo un brevissimo periodo di riposo, durante il quale si organizzano, si accingono alla loro volta a dividersi, e si ripetono gli stessi fatti sino alla formazione di quattro nuclei ancora più piccoli, disposti secondo una linea cor- rispondente più o meno all' asse dell' asco. Questi quattro nuclei coi relativi nucleoli e circondati di denso protoplasma vengono pure a dividersi, ed in questa terza divisione ha luogo, come è stato anche da altri notato, lo spostamento dell' asse dei sin- goli fusi, il quale viene a disporsi con un angolo di 45° circa coir asse dell' asco, e non normale con questo, come hanno as- serito Cxiurasin e Harper. Cosicché gli otto nuclei tìgli che si formano, col stdito processo, sono disposti in due serie jjarallele all' asse dell' asco e fra di loro alternati (Eig. 38). Attorno a questi otto nuclei viene ad addensarsi della sostanza granulare formata evidentemente per massima parte dal protoplasma del- l' asco e forse anche dalla sostanza che costituiva le radiazioni polari. È vero che Strasburger ed Harper ritengono che la so- stanza cinoplasmatica venga devoluta alla formazione della mem- brana della spora, ma d' altronde bisogna pure ammettere che, durante le due prime divisioni, le radiaziimi polari erano scom- jiarse in seno al citoplasma senza contribuire alla costituzione di alcuna membrana, non essendosi lin allora formate delle spore. Ciò che va rilevato è la ricomparsa , in seno a ciascuno degli otto nuclei, di un singolo nucleolo, come anche della nuova membrana dei nuclei, e ciò forse in relazione alla scom])arsa della sostanza cinoplasmatica. Quanto alla membrana delle spore si può ammettere che r endosporio possa essere considerato come una elaborazione del citoplasma e forse anche in parte del cinoplasma, poiché è fa- cile cosa constatare la formazione di essa per gradi da granu- lazioni di natura citoplasmatica che vengono a disporsi regolar- mente attorno alla massa densamente granulare che da principio circoiuhi il nucleo ; mentre più difficile sembra il determinare l'origine e la natura dell' esosporio. Tuttavia i processi di colo- Don. GiuKepix' MmcnMìo [Memoria IIl.l razione, e sopratutto la triplice colorazione, permettono anche di risolvere questa questione. Quando si sono individualizzate le spore, e già si accenna la formazione del loro netto contorno , ossia dell' endosporio, e spesso anche prima, appaiono, come si disse, specialmente alle due estremità di ogni asco ed anche ai lati nello spazio fra una giovane spora e 1' altra, i granuli me- tacroniatici sui quali fu richiamata F attenzione prima da Har- per (IX) e poi sopratutto da (Tuilliermond (VII) che ne ha fatto uno studio speciale. Tali granulazioni sono abbastanza manifeste e molto più grosse dei comuni granuli citoplasmatici ; hanno forma talora globulare, più spesso irregolare, angolosa e aneli e di bacilli tortuosi. Colla triplice colorazione esse si colorano in bleu-violaceo con ritiessi rossastri, colorazione afifiiie a quella dei nucleoli, mentre coll'ematossilina ferrica si colorano in violetto del pari che i nucleoli. Sulla origine di queste granulazioni si hanno idee incerte : il CTuilliermond inclina a credere che siano di natura nucleare come un prodotto di secrezione del nucleo. Collimando la loro comparsa presso a poco col disfarai e scom- parire dei nucleoli, potrebbe ritenersi che si tratti di una trasforma- zione della sostanza nucleolare, essendoché non emerge che durante il processo cariocinetico questa abbia avuto un im])iego nella for- mazione dei nuclei tigli, nei quali i rispettivi nucleoli riajtpaiono come una neoformazione indipendente dai nucleoli preesistenti. Peraltro tale supposizione non sta in relazione con la quan- tità delle granulazioni metacr()mati<-lie che supera di gran lunga quella della sostanza nucleolare e va semi)rc annientando con la maturazione delFasco. Riguardo poi alla funzione di tali granuli metacromatici, il Guilliermond (VII) ritiene che si tratti ]»er essi di una so- stanza di riserva che verrebbe utilizzata nel processo di matu- razione delle spore. Ma tale ipotesi non precisa bene la natura della utilizzazione. Se le granulazioni suddette, come pensa lo stesso Guilliermond, sono analoghe a quelle osservate da Dittrich (XIII) neir epiplasma delle Elvellinee, sarebbe più accettabile Onnervuztoni morfologiche mila « Peziza ammophila » />. et. M. 13 r opinione di quest'ultimo secondo la quale esse sei-TÌrebbevo al completamento della membrana delle spore. Anzi le mie ri- cerche avvalorano questa interpretazione, e per due circostanze di fatto : 1. die i corpuscoli metacromatici vanno scomparendo od eliminandosi via via die le sporo si completano ; 2. Che lo esosporio, col processo di triplice colorazione (sattranina, violetto di genziana e orange), va decisamente ad assumere la coh)razione bleu-violacea dei corpuscoli metacromatici scompai-si. Sarebbe perciò una ben detinita utilizzazione (|uella di cotesti corpuscoli e di grande valore n)orfo-l)iologico in (|uanto che essi fornirel)- bero il materiale necessario ]»(m- (india struttura di difesa che è data dall' esosporio. CONCLUSIONI. 1. — La J'(ziz(( )iiiiiiio/>/nhi J). et M. pui- cifscfiido iidlc stazioni littorali in prossimità di graminacee non (•outriic «oii le radici di queste rapi)orti di natura simbiotica. 2. — Lo sviluppo cospicuo del jiicde di (|ucsta specie e la sua struttura sono in relazione < — Ite ad ampolla della base del concettacelo. » 1(5-26 — Stadi successivi della fusione dei due nuclei, nel processo fecondativo, e conseguente costituzione della cellula madre dell' asco. > 27-2S — Ascili giovani. In fig. 27 il nucleo è allo stato di riposo; in fig. 28 il nucleo si prepara alla prima divisione. » 29 — Il nucleo è in via di divisione. I corpuscoli metacromatici sono sparsi nella parte basilare ed apicale dell' asco. » 30-.'U — Stadi successivi della prima divisione nucleare nell' asco ; spa- risce la membrana nucleare. In fig. 31 il nucleolo si trova immerso nel citoplasma dell' asco. » 32 — 1 due nuclei provenienti dalla prima divisione. » 33-34 — Come sopra, ma allo stato di riposo. , 35-37 — Stadi successivi della seconda divisione nucleare. > .'58 — Stadio i)osteriore alla terza divisione. > 39 — Sjmra in via di maturazione ; formazione dell* esosporio. w- y.:. ■:^ f?¥S> I^ ,..;.- Memoria IT Laboratorio di Zoologia della R. Università dì Catania. ACHILLE RUSSO e GIOVANNI POLARA Sulla secrezione interna delle cellule peritoneali della gonade del S*^yUopAorus urna (Grube) ' I processi di secrezione interna, per oj)era di varii ric(M-ca- tori, sono già da più tempo conoscinti in molti loro jìarticolari. I fatti da noi messi in luce però, che non trovano riscontro in altre precedenti osservazioni, oltre alT inìportanza speciale per la funzione di secrezione, assumono un' importanza più ge- nerale per ciò che riguarda specialmente il significato mortolo- logico e funzioiuile degli eh'inenti che compongono le f/oiintìi. Tralasciando per ora le varie (|uestioni, che si connettono alle nostre osservazioni, ad alcuna delle i|uali accenneremo in fine, premettiamo che le cellule peritoneali, che rivestono i ciechi genitali del Phi/Uophoni.s, per la loro peculiare struttura, richia- marono r attenzione dei pochi osservatori, che si occuparoin) di questa Oloturia. Nessuno però ha dato a tali elementi il loro giusto valore sia morfologico che funzionale. Difatti, .lourdan (2), che descrisse nel 1S8;3 gli organi genitali del J'Iii/ÌItiji/ionis , nel rilevare la struttura istologica dei ciechi, dice che le cellule jh- ritoneali sono cilindriformi, con contorni ditHcilmente distingui- bili e contenenti globuli ialini lìiuiii. (1) Affiiiehò il lavoro resti diviso si .lirliiMm rli,. il li qvieste ricerche, atteudeiido s]ieci:ilnii'iiti- :ill:i imiiiiìiioIm/ìh una parte della Bibliogrjiliii. (2) .loURDAN — nrihfnIiiK tur I' hixlnlmfu' dix Hnlotliii iiat. de Marseille 1883. Atti Acc. Seuik 4% Voi.. XVIII - Mein. IV. Achiìle Bum) e Giovuiuii Polnra [Memoria ITJ Egli non dette alcuna importanza a tali elementi per la funzionalità della gonade, anzi ha erroneamente interpretate» i globuli, che credette del pigmento. (Ces (/lohulcs- pif/mentaires con- tribuenf mnft doiite à donner mix tuhes testìcuìnire.s de Plìiillopho- rus la eolorafion brune, qui ìes en yneteri.se J. Secondo lo stesso Jourdan, anche in Cueiimaria ferf/estiua le cellule peritoneali dei ciechi genitali sono allungate e contenenti globuli ialini. A diiìerenza del PhiiUophorns egli crede però che qui si tratti di cellule mucose, ammettendo anche che esista una differenza di struttura tra le cellule peritoneali dei ciechi fem- minili in confronto di quelli maschili. Tale sviluppo degli elementi peritoneali dei ciechi genitali fu osservato da altri ricercatovi in altre Oloturie : Hérouard (1) nel Colochirm Laeasii osservò, infatti, che l'epitelio peritoneale dei ciechi ovarici è molto alto, frastagliato e contenente dei glo- buli, sulla cui natura non si è pronunziato. Hamann (2) osservò inoltre che nelle Cueumarin in generale tali elementi del peritoneo siano cilindrici, anziché piatti come nelle altre Oloturie, però neanche questo osservatore, d' oi-dina- rio molto accurato nelle sue ricerche, ci ha lasciato dei dettagli molto notevoli. Nel PhyUophoruit, da noi preso in esame, le cellule perito- neali dei ciechi si modificano bruscamente a misura che dal punto di sbocco nel gonodutto si va verso V estremo opposto. Mentre in origine esso è pianeggiante e disposto in un solo strato, sulla superficie libera dei ciechi, sia maschili che femminili, diventa stratificato e con cellule molto grosse, più o meno cilindriche. I limiti di tali cellule sono molto diftìcili ad osservarsi, però. (1) E. Hkrouard— i?toAe)t/iPS «io- Ice Holulhuriex de cótes de trance— Xvvh. de Zoolo};i( exp. 1889. (2) O. Hamaxx— jBe(()-«V/<' zar Histoloyic der Eehiiiodeniuìi. — Hetì. 1. Die Holotlmrieu— Vena 1884. iSiilla secrezione internn (ielle cellule peritoneali della i/onade ecc. 3 con dopijie colorazioni molto intense di Ematossilina ed Eosina, 8i possono scoprire molte particolarità. Quando le sezioni sono praticate perfettamente trasversali all' asse longitudinale del cie- co, si possono distinguere due elementi, come si vede nella tig. 2», e cioè le cellule di sostefino e le eelhtle (ilnndidnri. Le prime sono allungate, sottilissime, a foruia (juasi di tila- meuto, che attraversa tutta la s|»essezza della lamina peritonea- le, che è molto grossa, a causa delle cellule glandulari e del se- creto da esse prodotto. I nuclei delle cellule di sostegno sono anche allungati, hanno c(»ntenuto reticolato e granuloso e sono per lo i)iù situati verso V esterno , come si ])uò osservare nella tig. 4" , dove furono rappresentati tre elementi isolati , o nella tìg. 2" e nella lig. 1\ in cui furono scheuiaticamente disegnate le cellule stesse in tutta la estensione del cieco. Le cellule glandulari si trovano interposte fra le precedenti e disposte in ])iù strati. (^)uelle i)iù interne, come si vede nella tig. 2" e nella tig. 5» a. hanno foruìa allungata, quasi piriforme, con un peduncolo, che jxìggia su di uno strato esilissimi» di con- nettivo, sotto del quale è uno strato di fibre muscolari cin olare. Al di sopra delle cellule allungate sono cellule più piccole, di forma irregolare, quasi rotondeggiante, interposte semi)re fra le cellule di sostegno, come si veile nella Iììì. 1'' e nella tìg. .")* h. Tutte le cellule glandulari ehil.oraiio nel pr<»toplasma delle so- stanze, che, sotto forma di glo)>uli di difterente grandezza, ne co- stituisccmo (piasi tutto il c\:si/iii(i o il Ciiniuìiio ; alcuni di essi però presentano delle punteggiature nerastre o dei piccene non si jtossa di- rettamente valutarne la portata. In tutti i ciechi abbiamo notato però che nello s|)azio in- terno, a differenza delle altre Oloturie, erano un grande numero di clementi linfoidi. destinati certamente al trasporto delle so- stanzt; nutritizie, di l P/iì/ÌIapIianis. Tali cellule di forma globosa circon- dano le ova, formando su di esso diversi strati , mentre sul te- sticolo sono piriformi e disposte a {ìalizzata, come si vede nella qui annessa figura , limitando delle aree , in cui evolvono gli Sezione di testicolo maturo dì Sttongylocenttotus ìividus cgì cellule glandulari, s) spermatozoi, ag) (1) Come si sa, il tlilterenziauienti) dello soniuli avvioiK^ spesso molto precocoiiiciitc iiel- 1' embrione, come ad ea. neìV Ascaris, secondo il Bovoli, nella Moina, secondo Grobbon, nei Sclacei, secondo Beard. (riovauni ì'ol<(ra [ÌMemoria IV. sperniatogoni. Grli elementi secretori sono più evidenti nella gonade poco sviluppata, quando ancora il prodotto elaborato non è stato impiegato per la nutrizione degli elementi sessuali. Ciò osservasi specialmente nei testicoli, nei quali, allo stato adulto, per l'enorme massa degli spermatozoi, le cellule glandulari sono visibili soltanto impiegando speciali tissatori. (1) (1) Il fissatore impiegato, che ha messo in erideuza meglio di tanti altri, gli elementi glandnlari è il seguente : Cloroplatinato di sodio 1 " \, — ciu'' l."i Acido oamico sol. acquosa 1 "/„ — » 5 Acido formico : una o due gocce Catania. Dicembre 1904. ISìilln secrezione interna delle cellule jicritoneali (Mia gonade ecc. 9 SPIEGAZIONE DELLE FIGUKE DELLA TAVOLA Lettere comuni a tutte le figure a) amebociti e) strato conuettivale su cui poggiano le cellule sessuali e g s) cellule glaudulari superficiali cgb) cellule glaudulari piriformi e s) cellule di sostegno cgm) cellule sessuali mascliili e p) cellule i)eritoneali g) globuli elaborati dalle cellule glaudulari m e) strato muscolare a fibre circolari Il e) nuclei coiiiiettivali il f) nuclei del follicolo ovarico o) oocite o') ova neoforniate 0 p) giovani oociti V e) vitello comiiatto e v) vitello vacuolizzati) V g) vescicola germinativa s .s) spazio schizocelico contenente coaguli ed amebociti. ■pig. 1. — Sezione trasversa
  • di alcuni |)riini risul- tati di queste ricerche; pifi precisamente mi occuperò di quilhi equazioni lineari alle derivate parziali /''(») = (I, in cui l'insieme (1) Teorie tles snrfaces, '['. 11. CIimii. I\'. (2) Rendiconti dei Lincei l.S!):>. (3) Rendiconti Lincei 1895 — Atti della K. A(«adenii:i del (4) Annales de 1' Ecole Normale Supérieuro 189.') (SnppléiiM (5) Stokholni; Aikiv fiir Matem. Astron. oeli Fysik 1901. (6) Ann. de l'Kcole Xoiiii. Sm])Ói'. ISil.". : .Iminial des M:itli (7) Acta MiithciiKiti.M H<\ IS (.>,u- les vihiMtioMs .-rei Arn Acc. Seiiik i\ Voi.. XVIII - Mem. V. Guido Fubiìii [Memoria V.[ dei termini di ordine uiassinio in F (ii) si può considerare come risultato del prodotto simbolico di più trasformazioni infinitesime. Troveremo che ad ampie classi di cotali equazioni i metodi di Riemann e Picard sono ancora applicabili. Naturalmente non mi occuperò di tutti i particolari del metodo , accontentandomi soltanto di porre bene in rilievo i fatti nuovi che si presentano; e supporrò perciò nota al lettore almeno la citata Memoria del Prof. Piccoletti. Mi restringerò al caso di tre variabili, sia per ragioni di semplicità, sia per ragioni tipografiche. § 1. Le equazioni, di cui noi ci occuperemo, saranno del tipo -l Ini F {u)=^ S &. . , A>i Xr, X>;n («) = 0) (1) r^=0 )-„,=0 '' '^ '"' ' '^ dove 6x1 -2 -,„ = 1, le altre h sono funzioni regolari delle variabili indipendenti x^, x.^, x^, insieme a tutte quelle loro de- rivate, che occorrerà considerare. Le A"", , A'^ , .... ^m sono tra- sformazioni infinitesime ; e precisamente porremo ^' = "- 3^ + «- 3i^ + «- 3-F3 (*' = '• - •••• ^") dove le a sono funzioni regolari delle x, insieme a tutte quelle loro derivate, che occorrerà considerare. Infine x, , x^ , x^ sono numeri intieri positivi, difl'erenti da zero, la cui somma indicherò con x. Parleremo prima di un caso specialmente semplice, riser- vandoci di esaminare in seguito in quali altri casi pili generali i nostri procedimenti continuano ad essere applicabili. Suppor- remo cioè che le X^ siano a due a due permutabili, e a tre a tre linearmente indipendenti. In questo caso, con un cambiamento di variabili indipendenti, potremo immaginare che le A", sieno del tipo Sì( alcìow nuove appUrnzioni dei metodi di Picard e Biemaìììi dove le «,7,. sono costanti e dove a,^ = a,, = «33 = 1, ((,, = rt,3 = a.3 = «31 = «23 = «:<^ ~ ^*- Xessuna delle «,7, (i > 3) può essere nulla ; che, se p. es. «^,=0, allora le A'^ , X^ , A'^ , sarebbero linearmente dipendenti. Xon si diminuisce la generalità dei risultati, supponendo che le «ifc (*>3) siano positive. Qualche volta poi, per semplicità di notazione scriverò : W: ~" "" dx: ^ " dx, ^ " Sx, Non ci occuperemo dapprima dei teoremi di « esistenza », e ci volgeremo senz' altro al metodo di Riemann : esso ci dirà quali sono i teoremi di esistenza, che noi dobbiamo dimostrare. Troveremo che il metodo di Riemann è sempre applicabile alle equazioni del tipo precedente, purché le />,,.....„, sieno legate da certe equa/ioni, che determineremo in seguito, e che chiameremo condizioni di lUemann. Indicheremo con * {v) il polinomio ag- giunto a F (») : quel polinomio cioè, che contiene linearmente una funzione v e le sue derivate, e che gode della itroprietà che •sia identicamente (3) V F(u)-n , A>2 Xr,,, (r) dove le e sono funzioni regolari nelle .r (Cfr. Xiccoletti loc. cit.). Indicheremo con $J^i^''|'^i queir espressione, che si ottiene, sei»a- Guido Fubini [Memoria V.] raiido da $ (r) tutti i termini che contengono la derivata , e le sne derivate, e sostituendo v al posto di quella dx[^ dx'^'' 3a'g'' derivata (Bianchi e Xiccoletti loc. cit.). Scriveremo poi ^'i (|>[^'s ecc. al posto di «D^^i^ù ^^v^»^ ecc. Avrenìo ^^. - ^> + 4- -t ^- + 4 a^, ^.3 + 4 "a^^^aK e analoghe, dove si è posto Ì: (-l)r .=1 (-!)'■ ?a'i'''~^ a.r (D;y-.3 (t,) ^103= S i S (-l)'-i+'-.+ '-3 — — j— -;— T—T^i *i^''''(*') ecc. Sia ora 2 una superticie qualuncjue ; e sia Zi" una regione tale che le vette uscenti da un (jualunque punto A di B, coi coseni di direzione proporzionali ad a^, «^5 ff/s incontrano S in un punto e in un punto soltanto. Sia dS V elemento di volume del tetraedro a base curvilinea che ha un vertice in A, le faccie parallele ai piani coordinati e la base su S; ne siano .1^, A.^, A^ gli altri tre vertici, intersezione di S con le rette uscenti da ^-1 parallelamente alle rette coordinate. Per le ipotesi fatte le rette uscenti da A coi coseni direttori proporzionali ad a^, a,^, a,^, (t' = 4, 5 ) incontrano S in punti Ai interni al triangolo cur- vilineo A^ A.^ Ay Supponiamo che », v siano funzioni integrali delle equazioni F (») = 0, $ (v) = 0. 11 primo membro di (2) Un alcune nuoce apjììieazioni dei metodi di Pieard e di Kiemann sarà nullo ; tale Harà qiiintìi anche il secondo, e in particola ! >3.'r, ' 3x.. ' 3x1 Supporremo ora lecito integrare per parti ; potremo ([uindi c(m ])oche moditìcazioni applicare il metodo di Kiemann al modo di Bianchi-Xiccoletti. Snppoiremo die la /• sul ]»iano .;-,=:() sod- disfi alle equazioni $;■' (V) z= 0 (»•, < T -f -, — T_, — T^ — T,) i)e.r .1-, = 0 (i = l. 2, 3) (A) e sugli assi .ì\ = .i\.:^() soddisfi alle (S>2'''' (»') = 0 (r, < X -f T, _ t, - T, - -.,) (r, < T -[- T, — X, --, - t., ; per e, = .r, _- 0 (i, k = 1, 2, .5) {A') cosicché si abbia Z, = 0 per .r, =^ 0 e si abbia pure Z,^=zO per .l'i = d\. = 0. Più avanti studieremo la portata di queste condizioni, e le conseguenze, che se m^ ])08sono ricavare per la V. Per il momento sup])oniamo la r nota in tutto S. Indi- chiamo con a„ Oj, 0.J le aree dei triangoli a base curva AA^A^, AA^A^, AA^A2 e con ' la direzione normale a :^. La (3) per le ipotesi fatte diventa -f / (//, cos V .1-, 4- A, cos V X, -f- L^ cos V .r,) rf. £ = 0 Studieremo successivamente i termini del secondo membro. Osserviamo intanto che 1' ultimo termine si può considerare come noto, se noi sulla Z supponiamo conosciuta la u e le sue derivate di ordine 1, '1 t — 1. Studiamo perciò soltanto uno dei primi tre termini, p. es. studiamo il termine //>, (ìz^. Ciò che diremo per esso si i)otrà ripetere per gli altri due Oìiido Fvbini [Memoria /T/j do,,, JL.^ (Iq^. Intanto, essendo Z,=0 sul piano a,, avremo che / ^. ''^^ = \\ lè<^- + T è ^-) + à ^'- + ^k ^-^^'^ '^^ E con una nuova integrazione per parti noi potremo trasfor- mare il secondo nieniliro di questa uguaglianza in un integrale esteso al contorno di AA^ A.^, ossia lo potremo trasformare nella somma di tre integrali : l'uno è (a meno di un fattore numerico) uguale a \j (^,3 + ~§" 3^ ^ììz]^^.. ; l'altro è un integrale analogo esteso al segmento AA^, il terzo è un integrale esteso al lato curvo A., A.^. Quest'ultimo integrale si può considerare come noto, poi- ché noi supponiamo noti i valori della u e delle sue derivate di ordine 1, 2,...,^— 1 su ^\ il primo integrale (essendo Z,,j = 0 sul segmento AA.^) è uguale alla differenza dei valori di '/g ■^,23 nei punti A, A.^', il secondo integrale è uguale analogamente alla differenza dei valori di -y Z^^ nei punti A, A.^. Per la solita ragione, la quantità Z^^.^ si può considerare come nota nei punti A.^, A.^, e quindi, concludendo, l' integrale //y, d o^ è la somma di due quantità : l' una, che si può con- siderare come conosciiTta; l' altra, che è uguale al valore di Ripetendo analoghi ragi(niamenti per gli integrali \ L.^ d a.^, I L^ d a.^ avremo die l'equazione (4) si può scrivere: (5) 0 = Z,,^ (A) + H dove con Z^.-,.^ (A) indico il valore di Z^.,^ nel punto .A, e con B indico una quantità nota, in virtii dei valori noti per la k e le sue derivate di ordine 1, 2,....,-— 1 su ^. Questa equazione (5) è la e(iuazione fondamentale della teoria. Su alcune nuove aiìpUcnzioni dei metodi di Picard e Riemann § 2. Prima di pi-ocetlere oltre nell'espovre il metodo di Rie- mann, è opportuno soffermarci su quanto dicemmo nel § 1, com- pletando e precisando le nostre asserzioni per mezzo del metodo delle approssimazioiii successive di Picard. Anzitutto noi comiiicieremo dall' osservare che noi suppo- nemmo note su Z la ii e le sue derivate di ordine 1, 2,...., t-i Ma ora noi ci chiediamo : Si possono scegliere a piacere su S i valori della u e di queste sue derivate f Si può dimostrare ap- punto che questi valori si possono dare ad arbitrio (purché na- turalmente siano scelti in modo compafihile) (*) e che sempre esiste in R un integrale n della equazione F (n) =: 0, tìnito e continuo insieme a tutte le derivate die occorre considerare, in guisa che su S esso e le sue derivate di ordine 1,2,...., t-i assumano i valori pretìssati. La dimostrazione si ottiene col solito metodo delle ait])rossimazioiii successive. Posto F (M) = -F, {«) - F, (».) dove è i\ (») = XC -V,,;'" (»)i scriveremo u = «„ + '*i + "2 + dove i\ ("0)=^' ^'1 ("') = ^'i ("'-•) ('— ^) '" ^' *^ ^^^^^ ^" ^ ^'^ Hq e le sue derivate di ordine 1, 2,...., t— 1 assumono i valori pre- fìssati, mentre le ». («>1) e le loro derivate di ordine 1, 2,...., -1 si annullano su Z. Costruiamo in R una funzione 9 ; questa funzione, e le sue derivate di ordine 1, 2,...., -_i prendano su S i valori prefìssati; poniamo poi »g^ ^- a,, tf\ 4' ^~ «^ ^'ì sieno Uiiuali alle coordinate x^ , .n, , .rg del punto A. Se si vuole poi trovare la A';. A"^-^ A';;^- (X) (/•, < -,-) l»asterà sopprimere nella (7) i\ seyiii d' integrazione rispetto f^, r., segni di integra- zione rispetto a /^, ecc. Posto (juesto, la determinazione delle successive »,. e la di- mostrazione della convergenza uniforme della S?(, jìrocede in modo atfatto analogo a (|uello che si .seguirebbe, quaiub) si vo- lesse applicare il metodo delle approssimazioni successive allMn- tegrazione delF e(iuazi(nie - "■■ ••- ^'zìiT^ = " "■' ^ '■' dove le f f<»ssero considerate come variabili indipendenti, e dove la II e le 2<,'-'....3C isti alcune nuore appUcazioni dei metodi di Picard e di Riemann '.♦ (»•, < -„ ''a < -o , 'fc-l < -k-A ; 'fc < T^ ; '-fc+l < ^t+t ''m < -m) dovessero annullarsi per /j. :^ 0 (A- = 1, 2, ....; ?»), È così senz' altro dimostrato il teorema di e-sixtenzd : Scelti SII S, ì)i modo compatibile, i valori della u e delle .sue, derivate di ordine 1, 2,...., - — 1, esiste in R un intef/rale n della !P (u) = 0, die Sii S soddisfa alle condizioni imposte. Posto questo, passiamo alla funzione v ; la funzione v sui piani e sugli spigoli del triedro A (J, , .1^, ^-Ij,) deve soddisfare alle condizioni (A), (A') e neir interno del triedro deve essere un integrale dell'equazione (r) = 0; infine essa deve essere tale die si possa ai)plicare l' integrazione ])er parti all' integrale /( 3L, , dL. , 2 LA ,^, Noi dovremo esaminare a una a una le precedenti «-ondizioni che sono imposte alla ?% e comincieremo anzitutto dallo studiare le equazioni (.1), {A') cui essa deve soddisfare sulle faccie piane e sugli spigoli rettilinei del tetraedro ^Ll, A., A.^. Queste e(|ua- zioni sono in generale incompatibili : non può cioè in generale esistere nel tetraedro AA^ A., A.^ una funzione -^ non nulla, fi- nita e continua insieme alle derivati; clic occorre considerare, la quale soddisfi alle equazioni predette. Xoi supporremo d' ora in poi clic ciò non avvenga ])ci- le equazioni F (ii) = 0, clie noi considereremo. Noi supporremo cioè che esista una funzione -, finita e con- tinua (con le sue derivate) che sulle faccie e sugli sjtigoli del tetraedro soddisfi alle volute condizioni senza essere nulla nel punto A. Ciò porta a delle equazioni, tra i coetficienfi e,,. ...,,„ di 4) (r), o, ciò che è lo stesso, tra i coetìicienti />,, ,,„ di F {ii) ; noi supi)orrenio d'ora in avanti soddisfatte queste equazioni. A esse daremo il n<)nu> di ^< condizioni di Kiemann ». Per mag- giore chiarezza studiereino due esempii : V) Sia m = 4, t; =: 1 (/ < 4); potremo evidentemente siip- Atti Acc. Skkik 4^ \', # sono funzioni regolari delle variabili indipendenti .r, //, ^ e dove e Yt ~ ^^ ~ d^ '^ hj '^ Tz 8xil piano .r = 0, la ( dovrebbe soddisfare alle condizioni : i'2 = l2 = 0- Queste due ultime equazioni danno concordemente (suir asse delle z). Analoghe equazioni valgono sugli assi delle x, >/, La (8) ci determina il valore di ■{ su tutti i punti del ISu alcune nuove appUcnzioni dei metodi di Picard e Biemann 11 segmento AA^, quando sia noto il valore di ^ "el punto A. L' equazione (f) diventa |. + (v+s) 1 + 0 T = 0 (s) quando al posto di j^, ^^^ si sostituiscano i valori, che ven- gono dati dalle equazioni $5 = $5 = 0; le quali equazioni, valendo rispettivamente nei piani x=^0, y=0 continuano a valere anche sull'asse delle ::. La fa) poi in virtii della (5) diventa 1^1 Y = 0 (X) (sull'asse delle z) cz j Ora, poiché in virtù della (ò) e delle eiiuazioni analoghe si sanno determinare i valori di f sui segmenti AA^, AA.^^ AA^, le equazioni (p) permetteranno di determinare la y entro le aree piane AA^A^, AA^Ay .1.1., .1,. Xq verranno così in particolare determinati i valori della ,^ sugli assi delle x e della //. àx La equazione (a), che si può scrivere sotto la forma : ^,m+'^im+^im+^T.+ li + |t.+<^+"+' + ^>lk + .'&+•! + + (A + B+c) ^+U + C+Ù) 1^ -1- ;, , = 0 ci permetterà quindi di determinare ^ sulla taccia AA., A.^ del nostro tetraedro. Considerazioni analoghe valgono per le altre faccie. In conclusione perciò le nostre ennto yenerico di R, avremo che dovrà essere identicamente aiial<»uamente + I (10) «=3X + | (10') (t)neste sono, (per le eqnazioni ditt'erenziali considerate in <|nesto esempio) le condizioni, cni io ho dato nome di condizioni di Rienniiin : (incile condizioni cioè, che esprimono non essere contraddittorie le (,1), (.!'). In caso notevole, in cni esse sono soddisfatte è quello, in cui X = |x = v ^ ^f ^ h =z r =z 0. II.) Tratterò ora un altro esempio. Sia F in) = X, A-, A'„, («) 4- Mu = 0 dove le A' sono le solite trasformazioni intìnitesime, ed 31 è una funzione di x, //, ;:•, reg(dare nel campo, che si considera. Se noi consideriamo le etinazioni ''' (.i,) = fv) = 0, che .sulle /accie e .sìiffli s/Hf/i)li del triedro A (A, A., A.J .soddisfa alle equazioni (A), (A) r elle urli' inferno del tetraedro .si eoniportu in (fuisa tale elle ralf/a la uf/uaf/liauza {i) del .^ 1. Comincieremo dallo stabilire un lemma ; sia k (.r,, .r.,, .r.J una hiiizioiic (|ualun(|U(' data entro il tetraedro ,1.1, .t, .1., ; e sia B un punto i;eneiico di ijnesto tetraedro. Supponiamo (ciò che non diminuisce la generalità) che .1 sia 1" origine degli assi (coordi- nati. Tiriamo dal punto li la retta (;lie iia i coseni direttori prò porzionali ad «,,, a,.,, a,,^; (|uesta retta o incontrerà (per le ipo- tesi fatte sulle «,;.) uno dei segmenti .1.1,. .1 .L,. .Uj oppure in- contrerà uno dei triangoli .l.l,.l,. J.I.J,. .LI, J, in un punto interno al triangolo stesso. Noi chiameremo J>, (piesto punto di intersezione, e indicherenu) con .jf, ,r^'\ .rìp le sue coordinate. Al- meno una delle tre (piantità .>f'. .r^'. ./•!/', è per ipotesi nulla. E precisamente la ./f è nulla, se il punto />' cade nella reiiione R^ limitata dai piani ,LL .1 ,. .Ll,.l.,. J,l,.l,; la .rj,'^ è nulla, se />' cade nella regione lì.,, limitata dai piani JJjJ,, .Ll^.-l,, ^Lijvl,; inlìne è nulla la .r/^ se il punto />' <'ade nella regione Ji.^, limitata dai piani .lA.,A^,^i.A.^AiAA^Ai. Indicheremo poi con 4" + rt,-, tf\ Jf + «,-2 tf\ 4'' + «.:ì ff^ 1« coordinate j-„ x._., x^ del punto B, ossia porremo : Ti, — 4" =ai„ (? (A- = 1, 2, 3). Torremo intine : L = l^ 'k (j^,, ,f,, X.,) dti:=j^i K (x'i" -j- «'1 ^> -4" + «■' cade su uno dei piani coordinati AA.^A.^, AA.^A^, AA^A,. Troviamo le derivate prime di L rispetto a .r,, x.,. ,r.,. Posto avi emo evidentemente che nella reyione 7?, è (11) ^.=Ìb,'-'''^^,=Ib. '-'''' Ora, jìoicliè evidentemente dL , dL , dL . " dx, ' '- dx2 ' " dx. avremo che in Ii^ è : , 2L __ >. (x„ x„ X.) 1 ,B r -' , 'Q dt, ^^^^ ao;, - an anJj'' ' "^ ^ ^^ '■■' Xella regione 7?., avremo analogamente (12) ^ = ÌBr'^^'^^'^'à=-il'-''- dL ^ . ix,, X.,, X,) _ J_ ,B -,,^ j- ^ Osserviamo che cosa accade di queste derivate prime, quando il punto B passa dalla regione E^ alla regione I\.^^ attraversando il piano A Ai A^ Se noi supponiamo che le x;, >.;, "/J. siano con- tinue, è ben evidente che ~ varia con continuità; di pili sarà evidentemente (l3) k (j-j, x,, a;,,) — K (a?S", 4", xlP) = / * (a„ X; -f «,, A.; -)- «,3 )4) rfi, Imnìaginiamo ora che E sia un punto del piano AAi J.3, posto in quella regione di questo piano, che serve di confine iSu alcune nuoce applicazioni dei metodi di Picard e Riemann lo tra le due regioni E^, R., ; il punto B, cadrà sul segmento AA^ e avrà quindi nulle le coordinate x'^'^, .4'^. Noi potremo calcolare in due modi distinti la ^ nel pun- to B, secondo che consideriamo il punto B come appartenente alla regione ^,, o alla regione 7»'^ ; la differenza dei due valori così ottenuti è per le (11), (12), (13) data da: — f X (*•„ x„, x.^) — j^, («„ X; -f a„ '4 -f- «,-3 X;) dt,] =z — J_ X (4'\ xi", 4'')= — >^ (0, 0, X-:','^) Analoga forniola vale per "^ . Otteniamo «juindi : Il nostro iiifefiniìc L <■ miti funzione Jinifa e continua in tutto il tctraetro .ViV^ A„ A^ : esso (unnictte derivate prime Jinite e eon- tiiiiie (ì((i>j)ertntto, eccetto elie sui trianf/ofi AAìA,, AAjA,. AAìA^. (Queste lìerirate saranno però continue anelie su i/uesti triangoli, se la funxioue X è nulla sui se(/uienli A A,. A A.,. AA.^. /;/ f/euerale jxifrrnio ia che X è una funzione continua. Consideriamo ora 1' espressione ^/ = j^ di, J^ dt, jl dt, j^ iti ■sui trianf/oli AAìA^, AAìA^, AAjA^; ma, 2)oichè [j. si annulla sui lati A A,, AA^, AA3, la quantità M e le sue dei-irate di ordine 1, 2. 3 (x, — 1) -\- (t, — 1) -{-(-.. — l)-\- _|_ x -1- -\- -„, = T — 3 -sono confi n uè anche su detti trianf/oli e si annullano sui segmenti AA,, AA^, AA3. Premesse queste osservazioni, applicheremo al solito il me- todo delle approssimazioni successive. Scriviamo (- 1)' $ {V) = $j (V) - $, (*') ISu alcune nuove applicazioni dei metodi di Picard e Riemann 17 dove è , (r,.,) dt„, (i > 1) r, La t'g è poi la soinina di due funzioni ^, ■/ ; la è una qua- lunque funzione finita e continua con tutte le sue derivate entro il tetraedro AA^ A^ A^, che sul piano a,, e sui segmenti AA^, AA^, AA^ soddisfa alle (A), (A') ; x è la funzione data da X = -K<^^r-j"/lt.l^,i'!,) di„, (•) Con un artificio analogo a quello usato per dimostrare la esi- stenza della funzione », si dimostra che la serie r=£t7, converge, e che rappresenta un integrale dell' equazione $ (u) = 0. La v e le sue derivate sono poi continue in tutto il tetraedro, eccetto al più sui triangoli AAiA^ AA^Aj, AA^Af-, però, per quanto abbiamo detto, possiamo affermare che su questi triangoli la v e le sue derivate di ordine 1, 2, x — 3 sono continue. Io dico che queste proprietà della r sonc» sufficienti, affinchè all'integrale /=/ 1— ' + V" + y-lfl ^S si possa api»licare 1' inte- grazione per parti, ossia affinchè valga la (4). Per dimostrare questo, osserviamo che uniche su))orHcie di discontinuità possono essere i triangoli AAj A^, AAi A^, AAì A.^ {i > 4) ; faffUamo perciò il nostro tetraedro in tante porzioni JS^, /S'j,...., Sh in guisa che una di queste porzioni sia limitata o da parti del contorno del tetraedro iniziale, oppure da pezzi di questi triangoli. In ciascuna di queste porzioni S^ del te- traedro AA^A^A^ potremo evidentemente applicare il solito pro- cedimento di integrazioni per parti, trasformando così l'integrale (*■) Come precedontemente, il segno /_ dt/ deve essere ripetuto -, volte (i =: 1, 2,..., m). Atti Acc. Serie 4", VoL. XVIII - Meni. V. S 18 Guido Fiibini [MEMORIA V.| r —l z ih - diSk esteso al volume /S^ (A'^l, 2,..., h) nell'integrale — I S Lj 008 (V, Xj) (U'k esteso al contorno -Vj. di /^^ ; con v^ indi- chiamo la normale a Sj^ nel punto generico volta verso l'interno di S^. Sarà quindi evidentemente : S I,, = - S / S S L, eoa (v^ Xj) ds^. Ora se un pezzo o di uno dei triangoli AAiA^, AA^A.^ AA^A^, p. es. del triangolo AA^A^.^ fa parte del contorno di una delle regioni 8^^ S.^,...., S^, p. es. della regione xS',, esso farà parte anche del contorno di un' altra di queste regioni, p. es. della regione (Sg. E su questo pezzo a le direzioni v,, v, sono direzioni di una stessa retta volte però in verso opposto, cosicché sarà COS (Vj Xj) z= — COS (v, Xj) Notiamo ora che sul piano di a è contenuta la direzione AA^ sarà dunque COS (Vj a;,) = — COS (v^ x^) =i 0. Avremo perciò che il contributo portato da o al calcolo dell' in- tegrale lì S / S Lj COS (v^ Xj) ds^ è dato da j fA„ COS (v,a;,) -\- A.^ cos (Vi^ij)] da punti infinitamente vicini, posti rispettivamente dall' una e dal- l' altra parte di a. Se noi vogliamo che il contributo portato da a sia nullo, basterà che dimostriamo che L^, L^ sono continui su a o anche Su alcune nuove aitplicazioni dei metodi di Picard e di Riemaun 19 più in generale che L^, L^ sono continui nei punti del triangolo AA^ A^. Xoi dimostrenio questo fatto per L.^ : considerazioni analoghe varranno per Ly Sarà così reso palese che i pezzi dei triangoli AAìA^., AAìA.^ AAiA^, che fanno parte del contorno di una delle regioni S, por- tano un contributo nullo all' integrale 1 ; e resterà quindi di- mostrata con pieno rigore la forinola (4) del § 1. Dimostriamo dunque che L.^ è continuo nei punti del piano AA^ A^. Ricordiamo anzitutto che L^, è uguale alla somma di parecchi termini, ciascuno dei (inali è prodotto di due ftittori: r uno dipendente soltanto dalla », e dalle sue derivate, T altro dipendente dalla v e dalle sue derivate. I fattori dipendenti dalla v sono di une» dei tipi seguenti : (14) $^. (r), <^^ {V), A <ì>lf^, >^':, ^ sono continui, insieme a tutte le derivate, che occorre conside- rare, in tutto il tetraedro AA^ A^ Ay e che altrettanto accade della V e delle sue derivate di ordine 1, 2,...., r — 3, basterà di- mostrare che, se una delle (14) contiene qualche derivata della V di ordine t — 2, oppure t — 1, essa continua ciononostante a essere continua p. es. su AA,^ A^. Ora la l'a' (^0 contiene derivate della v di ordine non su- periore ai — J'a ; potremo dunque senz' altro supporre ì\ = 1, oppure J'a = 2. Ma in 'l'i i termini che contengono derivate di ordine i — 2 si ricavano dal terniine di ordine massimo x di $ (r), ossia dal termino (15) ,-^- M^ "^ sviluppandt> il prodotto siml)olico I n -^ Ir, e separando dallo Guido Fìibini [Memoria V. sviluppo così ottenuto i termini che contengono la ^2 e le sue derivate, e sostituendovi quindi v al posto di quella derivata. L' espressione che così si ottiene è somma di parecchi termini, ciascuno dei quali contiene una derivata ,«1 + 824- »3 / 382-^83 \ (16) !^=^ ^— K + ^ + S3=T-L'), dove .Vj > ti > 1. Sarà perciò .s, + 4-3 < t — 3 ; e quindi la 3)«2+S;) " sarà una funzione continua e a un solo valore sul piano AA^ A^ ; poiché poi -^ è un simbolo di derivazione rispetto a .tj, e la direzione x^ è una direzione contenuta nel piano AA^A^, ne verrà che anche - — sarà una funzione continua e a un solo 3x^1 dx^/ dx^^ valore nel piano AA^A^. Altrettanto avverrà quindi della Ij basterà, per ottenere tutti questi termini, sostituire nel precedente prodotto simbolico t, — 1 a -,. L' espressione che ne risulta, é 5"' 3^' 3j;;i 3^7' dx^^ -=. 3f]' Ora r espressione tra [ ] contiene derivate della v, di ordine T- _ 1 _ X — t^ < T — 3 (poiché T, > 1, t, > 1). Quindi tale 8u alcune nuove uppUcazioni dei metodi di Picard e RiemanH 21 espressione è continua su AA^A^ ; poiché poi tanto ^^ , quanto •^ rappresentano derivate prese in una direzione posta sullo stesso piano AA^A^, ne verrà, come sopra, dimostrata la conti- nuità di i iy) su questo piano. Occupiamoci ora dei termini di Oi, clie contengono derivate della V di ordine r — 2 ; si riconosce tosto, in modo analogo al precedente, che essi sono di uno dei seguenti due tipi dxi et, dove J/ contiene derivate della i' di ordine non superiore a t — 3 ed è quindi continuo su AA^A^. Altrettanto avverrà, per le so- lile ragioni, di $0. Delle O^'s soltanto la 1, t,>1, avremo che i termini in discorso si ottengono tutti dallo svi- luppo del prodotto sintbolico E, poiché X, > 1 e ^ rappresenta una derivata presa in una di- rezione posta sul piano AA^A^, otteniamo, al solito, che anche (p\l è continua su AA^A^. A ~ , che rappresenta una derivata presa secondo una direzione, posta nel piano AA^A^ ; e poiché, come vedemmo, le ^'i/' sono tutte continue su AA^A^, altrettanto avverrà delle ^^ $;/=. Guido Fubini [Memoria V. Studiamo ora le espressioni 5— «J^f ' : di esse soltanto le óx, dx^ àx, ' contengono derivate della v di ordine superiore a t — 3, e po- trebbero perciò essere discontinue sul piano AA^A^. Noi dimo- streremo però che ciò non avviene; e infatti i termini che con- tengono derivate della v di ordine superiore a x — 3, in dx, dx, provengono tutti da quel termine di $ (v), che contiene le derivate delle v di ordine massimo (t). Essi contengono quindi tutti il fattore simbolico — — (fi>l) dxl'^ e, coi soliti ragionamenti, si riconoscono perciò continui sul piano AA^Ai. In ;^ Oò', i termini che contengono derivate della V di ordine t — 1, contengono tutti il fattore simbolico ^J'^^' (x, + X, > 2, i.erchè x, > 1, x, > 1) 9a;j' 9<^' e sono perciò continui sul piano AA^A^ ; i termini, che conten- tengono derivate della v di ordine x — 2, contengono tutti o 9'i 9"-' il fattore simbolico — o il fiittore — - (x > 1, x > 1) e sono dxl^ dtl^ ' ' - - ^ perciò continui sul piano AAiA^. Le '^ì^a"' ' contengono soltanto derivate della v di ordine uguale a T — 3, e sono perciò continue sul piano AA^Ai, i termini di ordine T — 2 in 5— $i.^2''3 contengono il tattore simbolico g- e sono per- ciò continui su detto piano. Delle ^ "^'ilg^''^ soltanto la ^ ^\l^ Su alcune nuove applicazioni dei metodi di Picard e Riemann 23 contiene derivate della v di ordine superiore a t — 3, e preci- samente contiene il termine 3"' il quale però, contenendo il fattore simbolico — (x^ > 1), è an- cora continuo sul i)iano AA^A^. Quindi le ,— %^^''' sono conti- tinue sul piano AA^ A,^; e altrettauto avverrà perei»") delle ,.rr.,, ^ che se ne ottengono, derivando Iuuììo una direzione dx, dx, del piano AA^A^. È dimostrato così clic L^ è continuo sul piano AA^A^; per le osservazioni già es])ostc ne risulta che 1' integrazione per parti nel tetraedro AA^ A.^ J.„ applicata all' integrale (3), è legittima, e ne viene così dimostrata la formola 4 del § 1. Concludendo, noi ahhiamo in (jncsto paraf/mfo dimostrati le- gittimi i i^rocedimenti del § 1 per lo .studio di quelle equazioni 'E (u) =.Q, i cui coefficienti soddisfano alle condizioni, cui demmo il nome di condizioni di Riemann. Ahhiamo di jm) dimostrato la esistenza di un integrale u della E (u)=0, il quale su una superficie S prende valori, scelti ad arhitrio in modo compatibile, insieme alle sue derivate di ordine 1, 2,..., t — 1, ossi(( che su i] prende in- sieme alle derivate normali di ordine 1, 2,...., t — 1 valori pre- fissati in modo completamente arbitrario. Infine ahhiamo dimostrato esistere un certo integrale v della equazione $ (v) z= 0, die gode di certe particolari proprietà, che è qui inutile ripetere. § 3. Sarà opportuno 1' esaminare ora rapidamente a quali equazioni più generali si possono estendere i nostri procedimenti. Anzitutto è ben chiaro che la condizione da noi ammessa fin qui per brevità di trattazione, che le A' sono a tre a tre li- nearmente indipendenti non è una condizione essenziale, come il lettore può facilmente verificare. Guido Fubini [Memoria V. È invece una condizione essenziale quella che le X siano a due a due permutabili, ossia che si abbia (X, A't)=0 (/, Z-=l,2, ,m). In taluni casi però a questa condizione si può sostituire l'altra più generale, che valgano equazioni del tipo (17) {X, X^) = li, X, — >.„ A',, (i, A- = l, 2,...., m) dove le X sono funzioni regolari delle x\, .r,, .i\ nel campo che si considera. Supponianui che tre delle X, p. es. A'^, A'^, A'g, siano linear- mente indipendenti. Noi potremo moltiplicarle per un conveniente fattore, in guisa da renderle a due a due permutabili. Scegliere- mo poi le variabili indipendenti, in guisa che sia X,:=^ (j=l,2,3). Allora le X^., a meno di fiittori trascurabili, si potranno sup- porre del tipo d d d X, = (p,i (a-J ^^ + non sono fnuzioni analitiche, si può ancora in qualche caso particolare riconoscere le legittimità dell' applicazione del metodo delle approssimazioni successive. Ecco qui un semplice esempio, che basta a mettere in luco il modo, con cui si possono modificare in tali casi i ragionamenti del ^ 2. Sia data 1' equazione Xj Xi....Xm-\ Xm w — a A'm-l i» — *io = 0 dove a, b sono funzioni regolari delle x„ x^, x, e dove è p. es. (A'm-i A"„,) = X A'n,. Si tratti p. es. di determinare quell'integrale te, che sulla superficie 1 (cfr. ^ 2) assume valori prefissati, insieme alle sue derivate di ordine 1, 2,..., m — 1. Al solito si pone i" =: w„ + w, + ii'j + tl"vo il termine io, (i>0) fe determinato dalla condizione di annullarsi insieme alle derivate di ordine 1, 2,..., - — 1 su 2 e di sod- disfare in R alla condizione A-, A-., ... A'^_i A'„, (Wi) — a Xm-ì (m-ù + lifi-i- R è quella regione tale che la traiettoria della Xn (k z= 1, 2,... m) uscente da mi suo pnnto generico A incontra 2 in un punto .1^ e in un punto soltanto. Posto lungo ([uesta traiettoria ilità , ma di rego- lazione ditficilissima. Un' altra modificazione al metodo di Kolilrausch e (niella di Federico (2), la <|uale consiste nell' impiego di un telefono differenziale ; questo apparecchio è di una certa utilità pratica nella misura delle resistenze litjuide. ma non ]Kinictl(> di rag- giungere che uiui precisione corrente. Il migliore dei metodi sinora escogitati sembra a mio cre- dere quello di l'itzpatrick (3), adoperato da diversi sperimenta- tori tra i quali Bryan (4) e Whetham (5). Esso consiste essen- zialmente nel limitare ai quattro lati del ponte la corrente al- ternata ottenuta da una pila per mezzo di uno speculale commu- tatore girante, e far passare nel galvanometro, mercè lo stesso apparecchio, le correnti di un certo senso, le (|uali, data la loro frequenza, si comportano (|uasi come una corrente continua. II. Nelle esperienze che sono oggetto del i)resente lavoro mi son servito del metodo di Fitzpatrìck, però il commutatore girante (1) WÌlmI. Ami. H. 42. s. .^i93 : 1«»1. (2) N. C. T. VI, 1). 101; 1897. (S) Brit. Assoc. Rep. p. o28; 1886. (4) Phil. Mag. Ser. V, Voi. 45, p. 253 ; 189.?. (5) Pliil. Traus. Voi. 193, p. 321; 1900. Doti. G. Accolla ■Memoria VI.] da me usato è nei suoi particolari diverso da quelli adottati dai precedenti sperimentatori, per cui mi sembra necessario spendere qualche parola per mostrarne la piratica disposizione. L' apparecchio (fig. I) consta essenzialmente di tre dischi D, D\ E isolati su ebanite, torniti accuratamente e calettati sull' asse d' acciaio CC\ il quale può esser messo in rotazione, per mezzo della rotella jB e d' una correggia di trasmissione, da un motorino elettrico attivato da una batteria di 12 accumula- tori. TI disco E, avente 3 cm. di raggio, porta un' esi)ansione cilindrica e di raggio più piccolo ed è formato da un unico pezzo di ottone. Sulla sua supertìcie cilindrica sono incastrati 6 settori di ebanite, che nella tigura compariscono tratteggiati e che s' alternano con i settori conduttori lasciati in bianco ; ciascuno di questi si estende per un arco di 24°, mentre ciascuno di quelli occupa un arco di 3(}°. Ognuno dei due dischi 7) e // è formato da un disco iden- (S'it un metodo per la misura delle piccole variazioni di resistenza ecc. 5 tico -dà E e da mi altro disco di egual diametro fornito dei so- liti settori isolauti e conduttori ; i due pezzi che li costituiscono sono poi, in perfetto contatto elettrico, uniti per mezzo di tre viti e situati in modo che un qualunque settore d' ottone dista egualmente dai due settori d'ottone tra i quali trovasi incastrato neir altro pezzo il settore isolante che gli sta di fronte. Le spazzole q e q' comunicano rispettivamente col polo po- sitivo e negativo della pila P e portano la corrente ai dischi D e // dai quali essa è portata, quando 1' apparecchio è in ro- tazione, ai vertici opposti A e A' del ponte AB AB' per mezzo delle spazzole m, m' ed h, h' alternativamente; di (pieste la m comunica eh^ttricamente con la n' e la u con la di'. Le s]iazzole -v, v' comunicano con i vertici B e B' del ]tonte, tra i ([uali è inserito il galvanometro (ì. La rotazione dell' apparecchio si compie in maniera che essa appaia in senso opposto a quello delle hincette dell' orologio per eli! U> guarda dal hito dell' estremo (J del suo asse ; riesce ]»oi cliiaro come i due disc Ili /> e // trasformino in alternata la cor- rente continua clie foniirchUe la pila /' (|ual è inlonio a 1000 ohm e la f. e. m. impiegata ò tiuella di quattro accu- mulatori in serie, ossia S volta, si può constatare la variazione di resistenza di rj^^ , corrispondente alla deviazione di mm. (M della scala, che in certi casi si può apprezzare con estrema net- tezza. Con r impiego di una f. e. m. maggiore si può raggiunge- Am Acc. Seiuk 4", Voi,. XVIU - Meni. VI. 2 Doti. G. Accolla (Memoria VI.] re una sensibilità jiiù che doppia, a scapito, i)evò, della costanza dei risultati. Per constatare se la variazione di resistenza d' un ramo del jìoute è proporzionale alla corrispondente deviazione del galva- nonietro, ossia se vale, come nel caso della corrente continua, la relazione lineare (1) , ho costruito 7 piccole resistenze di man- .yaniiut che chiamo con i primi 7 numeri romani, e i cui valori, determinati col ponte decadico e alla temperatura di 10°, 6 sono scritti accanto a ciascuna di esse. Resisi eiiza I ohm 0,168 » II » 0.256 » III * 0,440 * IV >> 0,5i)ò » V » 0.794 » VI * 1,046 » VII » 1,25.) Al [H).sto della spirali iia iut()iio (li Fisica .lolla II. Uiiiveisit;\ .li Catania, Maiv... 1905. Memoria VH. Intorno a problemi di meccanica riducibili a quadrature Memoria del Prof. G, PENNACCHIETTI 1. Siiino : (1) -df - -^^ df^ - ^' dT' - ^' le equazioni (littVM-eiiziali del simoikI" ordine pei moto d" nn pnnto materiale, di massa eguale all' unità, libero nello spazio. In un precedente lavoro (*) ho 8upj)osto che i nionienti della forza, rispetto a due assi coordinati, siano funzioni omogenee di grado negativo — 2 delle coordinate del punto mobile, in guisa che si abbia : X Y — M A' = — :r 9 (1^1 1 O, X Z - z X — \ ^ {f^, Z,u sotto la (inai loiniii. come nclbi tesi di abilit.izione .limostrai (**). possono sempre immaginarsi poste le condizioni necessarie e sufficienti, atfiiicli»' pin prol>lemi del moto di un ]tnnto 1ì1)(m*o nello spazio, sotto T azione di Coi-ze dipendenti (lallc sole coordi- (*) Sopra una cUikkc di problemi di meccaniia riihicihili a iinadratiirr. Atti di'lT ArcailiMiiia Gioenia di Scienze Niituiali in Catania, Serie IV. vnl, XVll. ann.. 1904. (•*) Sugi' integrali comuni a piit prohlnni di Diiuiniirti. Annali il.'ila K. Siui.la .\oiinale Superiore di Pisa, voi. IV. Atti Acc. Seuie 4", Voi.. XVIII - Meni. VII. 1 Prof. G. Pennacchietti [Memoria VII. nate del punto, ammettano tre integrali primi comuni distinti non dipendenti esplicitamente dal tempo, né ammettano un quar- to integrale primo comune. Quando sono soddisfiitte tali condi- zioni il mobile si trova sopra una stessa superficie conica per tutta la durata del 'movimento. Nel citato lavoro che porta titolo analogo a quello del pre- sente, ho supposto inoltre che la forza di componenti X, T, Zy provenga da una funzione di forza u (x, .y, z) e che nelle due snperiori relazioni si abbia di piìi : 3r , dv e ho dedotto da queste condizioni che i problemi {X, T, Z) soddisfacenti alle stesse sono tutti e soli quelli pei quali sussiste la funzione di forza : (7) + ^. (^' + f+^% ove /', /\, F^ sono tre funzioni arbitrarie degli argomenti posti in evidenza. In quello stesso lavoro ho dimostrato infine che tutti (jaesti problemi sono l'idiicibili a quadrature. II. In ciò che segue un' altra classe di problemi riducibili a quadratui'e sarà invece dedotta dalle condizioni necessarie e sufficienti, a cui devono soddisfare le forze X, Y, Z, affinchè più sistemi (1), sempre nelF ipotesi che X, Y, Z, dipendano dalle sole coordinate, ammettano quattro integrali primi comuni distinti, in uno dei quali il tempo liguri esplicitamente unito alla costante arbitraria per via d' addizione. Quando queste condizioni sono soddisfatte, il punto mobile si trova sopra una stessa supertìcie cilindrica per l'intera durata del movimento. Sebbene la classe di problemi, che, fra le altre che potrebbero pure aversi, è ottenuta nel presente scritto , sia meno estesa della prima e richieda svolgimenti molto più seni- Intorno a problemi di meccanica riducibili a quadrature 3 plici, tuttavia non sembra totalmente superfluo che quest' altra classe di problemi sia qui ancor essa indicata per ragione di analogia e come complemento in certo qual modo della prece- dente Xota. III. Le condizioni necessarie e suflicienti per V esistenza di quattro integrali comuni distinti, sempre nelT ipotesi che A'. T, Z dipendano dalle sole coordinate del punto, sono, come risulta dalla citata tesi di abilitazione : (2) a A- -L. 6 r = ? (r„ Q , a X ^ e Z = ■], {r, , r.) , ove adesso è posto : .(3) r^ ^z a X -\- b y , Z ^ a x — e z. Quattro integrali primi distinti del sistema (1) saranno in tal caso i <|uattro integrali primi distinti del seguente sistema : (4) ^ = 9 (r„ 'J, -,,, = ']> (r., C). Queste due equazioni ditìerenziali ordinari»- del sccond'online si possono considerare appartenenti al moto d'un punto, di massa unitaria, in un piano sotto l'azione delle forze cp (r„ ?), 4» (r,, s;), essendo /,, ?; le coordinate rettangolari del ]mnto stesso nel piano. p:iiminando ^ , '^ dal sistema dei tre integrali primi, non dt dt dipendenti es])licitamentc dal tcmjio. del sistema dellf due « tnia- zioni differenziali (4). è manifesto clic si otterrà un' c(|uazione, contenente tre costanti arbitrarie, la quale rappresenta ••' <■- ■ Prof. G. Pennacchietti [Memoria VII. ovvero, prendendo, secondo le (3), per variabili x, rj, s; invece di X, 1/, z : 3« I / 2 , 1,2, 5W I 2 3« , „, Supponendo, per rendere omogenee queste due equazioni differenziali parziali di prini' ordine, che si abbia: F (.r, r, , ^, «.) = 0, si otterranno le due equazioni : i cui membri denoteremo con A (F), B (F) rispettivamente. Dai noti criteri di integrabilità delle equazioni differenziali lineari omogenee si deduce subito, poiché F per ipotesi dipende necessariamente da h, che la condizione necessaria e sufficiente, perchè le equazioni (5) coesistano, è: A {'^) — B ( |^ = 0. Le tre soluzioni della (10), in virtù delle (6), (7), (S), sono : (12) a X + [a^ — M («2 -|- i^) ] j- = p , (13) a |JL — \n' — w, ((r -)- ft') J x = o , Prof. G. Pennacchietti [Memoria VII.] Se, invece delle variabili x, l, \>., u, prendiamo nella (11) le variabili x, P, °, n-, 8Ì verificherà agevolmente che la variabile X sparisce nel risultato. Basta a tale uopo osservare che il coef- ficiente di — nella eci nazione trasformata è la somma delle dw ' due funzioni /' (k), fi (i^), ciascuna con un coetficiente costante che si trova essere nullo pel solo fatto che m, m^ sono le due radici della equazione quadratica (9). La (11) si riduce in tal modo alla equazione semplicissima seguente : (m 6- 4- e') -^ r (w. b- -j- C-) — = 0, ' cip co la quale definisce F come funzione delle tre variabili p, 3, iv ed ha per soluzione : (15) (w, b^ + e') p — {m b- -f e') a = t:, ir = cost oltre la soluzione evidente : F = cost. La equazione che serve a determinare », è adunque della forma; t\ {w, X) = 0. La equazione che si ottiene risolvendo quest' ultima rispetto a IV, sia : ic = F (t). Da questa e dalla (11) si ottiene la seguente espressione della funzione di forza ii : (1<^) " = ^ (^) + >n(«- +!-)-«- ■'' '"'^^ + .M.r+^-)-.- •^' <'^^ ' nella quale devono intendersi fatte le posizioni (15), (12), (13), (S), (3). Intorno a prohlemi di mecrnnica riducibili a quadrature Dalle (6), (7), (8) 8Ì deduce facilmente : ^ — m (p = (1 + m'} f (Z — m da cui, per le (4) e per la prima delle (8) : ^ = (1 + m^, f (l). Questa integrata oflf're immediatamente W (B) h — 2 Un' -\- \> f (M dX II sistema (4) ammette V iiiteiiralc primo : (5)'- ( ove V è la funzione (7). Questo è l'integrale delle forze vive nel moto del punto del piano ed è pure un integrale del problema del moto libero nello spazio, quando per r„ Z si pongano le espressioni (13). Le equazioni (A), {B), {C), nelle quali X è dato dalla prima delle (S), sono tre integrali del sistema (4). La quarta equazione integrale dello stesso sistema (4), sem- pre nella ipotesi (C), (7), (8), (9), si ricava mediante quadrature dalle equazioni {A)^ (BJ, (C), e sia : Quest' equazione è anche un integrale dei pr<ìblemi del moto libero nello spazio definiti dalla funzione di forza (16). Prof. G. Pennucchietti [Memoria VII. Una quinta equazione integrale pel moto del punto nello spazio è quella delle forze vive : (J5?) 4 (S)V (!)'+ (S essendo la funzione ii data sempre dalla (16). Dalle cinque equazioni integrali {AJ, (BJ, {Cj, {DJ, (E) si dedurrà finalmente con quadrature il sesto ed ultimo integrale del problema caratterizzato dalla espressione (16) della funzione di forza ». Osserviamo in ultimo die, eliminando dalle equazioni (A), (CJ, (/>;, con riguardo alla prima delle (8), le quantità -^ ■, -^ i si otterrà un' equazi(»ne della forma : F, (r, , e;, e, A-, r,) = o, contenente tre costanti arbitrarie C, h, 0,, la quale rappresenta la traiettoria nel problema del moto del punto nel piano, mentre pel problema del moto del punto nello spazio, rappresenta una superficie cilindrica sulla quale si troverà il mobile per tutta la durata del movimento. Catania, R. Università, 10 luglio 1905. neiuoria Vili. Risultati delle osservazioni meteorologiclie del 1904 fatte nel R. Osservatorio di Catania Nota di A. RICCO e L. MENDOLA 551. 56 ( 458 ) Il luogo , gli strumenti meteorici , le ove di osservazione e il modo di fare le medie degli elementi osservati , sono quelli stessi adoperati nei dodici anni precedenti , e se ne trova la descrizione nella nota i)ubblicata nel 1898 ') : rammentiamo (|ui soltanto che le coordinate geografiche dell' Osservatorio sono: Latitudine boiealo 37° 30' 13", 21 Longitudine E.st da (ireenwicli . V' 0™ IS'*, !» e che il pozzetto del barometro è elevato (il, 9 m. sul livello medio del mare, e 19 n). sul suolo: gli altri strumenti meteo- rici circa altrettanto. I quadri N. 1, 2 e 3 contengono i risultati delle osservazioni dell' anno meteorico 190-1 (dicembre 1903 a novembre 1904) : nei primi due si aggiungono da quest' anno anche i valori del dicembre successivo, allo scopo di trovare nello stesso quadro i dati di tutto r anno civile , e si riportano in fondo anche le medie relative a questo intervallo: come ne' precedenti riassunti le temperature e pressioni barometriche non sono ridotte al li- Tello del mare, né queste ultime al valore normale della gravità. Non essendo state eseguite più dal dicembre 1903 le osser- vazioni di temperatura del suolo per la mancanza dei geoter- ') ElCCÒ A. e Saija G., RimiUati delle umenaziuiii mcteorotuyichc fatte nel qiihuiueniiio 1892-96 all'Osservatorio di Catania — Atti dell'Acc. (iioeiiia «li scienze u.atiirali , Serie 4» Voi. XI. Catania, 1898. Atti Acc. Skiuk 4', Vol. XVIIl — Meiu. Vili. 1 A. Bicvò e L. Memlola []Memoria VIJl.J niometri che aceiaeiitalmente furono rotti e che non si è creduto necessario rimpiazzare '), abbiamo soppresso nel quadro N. 1 le tre colonne relative, sostituendovi la pressione, la tensione del vapore acqueo e 1' umidità relativa che facevano parte del qua- dro N. 2. In questo aggiungiamo una colonna per la direzione dominante del vento, cioè quella che, escludendo le calme, si è presentata il più grande numero di volte nelle osservazioni delle ore 9, 15 e 21. E poiché hanno destato abbastanza interesse gli studj sulla trasparenza relativa dell' atmosfera terrestre, ed os- servazioni in proposito sono state istituite nel nostro Osservato- rio sin dal geunajo 1901 per lo strato di aria compreso fra TOs- servatorio di Catania e la cima dell'Etna ^), riportiamo nello stesso quadro N. 2 i valori della trasparenza media e della frequenza della massima, riferite alla scala seguente : 0. Etna aftatto invisibile, 1. Visil>ile appena il solo contorno dell' Etna, 2. » il contorno e qualche particolare, 3. » » » » molti particolari, 4. » » » » tutti i particolari, 5. Visibilità e trasparenza straordinarie. Xel Quadro X. i si trovano de' singoli elementi i valori medi dedotti dal tredicennio di osservazioni dicembre 1901 a novembre 1904, valori che consideriaiuo provvisoriamente come normali. Della temperatura si riportano nella seconda colonna i valori ridotti col calcolo al livello medio del mare: così ancora la quarta colonna contiene i valori della pressione atmosferica ri- dotta al livello del mare e al valore r/i-, della gravità alla lati- tudine di 45". Confrontando i valori delle stauioni e dell' anno meteorico 1) Sul dodicennio di osservazioni già eseguite sarà prossimamente ijnbblicato uno studio. 2) Ricco A. e Mendola L., Variazioni della trasparenza dell' aimouf era terrestre nel trien- nio 1901-'02-'0S— Boll, dell' Acc. Gioenia di scienze naturali, N. S. Fase. LXXXII. Cata^ nia, luglio 1904. E Trasparenza relativa d-dV aria atmosferica nel triennio 1901-'02-'O3 Meni, della Soc. degli Spettroscop. italiani, Voi. XXXIII. Catania, 1904. Risultati delle osservazioni meteorologiche del 1904 in esame con i corrispondenti delF anno precedente , abbiamo ottenuto il seguente specchietto : li .il II ^.t Ij 1 1 5 1 1 Inverno . . . + o.'g — 5,'ì + ó'.'e'o ■>- 2,8 - 0,"07 +306T5 -^ 8,0 — 0, 12 Primavera . . + 0,7 + 0,3 + 0,84 + 4,0 -0,75 + 128,1 — 10,2 + 0,08 Estate . . . + 1>* + 0.5 + 0,51 + 1,7 -t-0,15 + 25,4 ^ 5,2, - 0,03 Autunuo . . . — 0.9 ~ 1,4 -4-3.68 + 3,9 -0,50 + 190,8 + 16,5 + 0,06 Auuo. . . . + 0,5 — l,''» + 1, 65 + 3,2 — 0, 30 -J-650, 8 + 4,9 0,00 Degni di nota sono i fino all' estate ; quelli più valori della temperatura, più elevati bassi della pressione nell' inverno e neir autunno e dell'evaporazione in quasi tutte le stagioni, non che (juelli più elevati in tutto 1' anno della tensione del vapore, dell' umidità relativa e della (luautità di pioggia. Riguardo a quest' ultima si può fare la considerazione op|)Osta a quella fatta' nel precedente riassunto, cioè che le divergenze — tutte grandi — sono dovute tanto alla eccessiva scarsità dell' anno precedente, quanto alla grande abbondanza di quest' anno. Passando poi a paragonare gli stessi valori con quelli me- di del tredicennio si ha quest' altro specchietto : il 2.1 II II c3 lì £ il i io 1" 2 1 0 0 1 i Inverno . . . + o^e — l','9 + ó'.'si + 1,2 + 0,01 +204"'o + 9,3 - 0,13 Primavera . . + 0,6 + 0,3 + 0,52 + 1,6 -0,09 -t- 68,8 -4,6 + 0,02 Estate . . . + 0,7 + 0,3 + 0,51 + 0,3 + 0,18 + 18,1 + 1,1 — 0,09 Antuuuo . . . - 1,8 — 0,7 -0,86 + .,2 — 0,46 + 46,6 + 7,3 0,0C Anno .... 0,0 — 0,5 + 0, 12 + 0,8 — 0,08 -r337,4 + 3,2 — 0,04 A. Ricco e L. Mendola [Memoria Vili. Le conclusioni che da questo si ricavano sono del tutto analoghe a quelle di sopra. Ma anche quest' anno — come nei due precedenti — inerita speciale attenzione la quantità di piog- gia caduta. Di fatto quest' ultimo triennio presenta dei valori eccezionali : paragonati con quelli di tutto il trentanovennio 1865-1904 '), si è visto come quello del 1902 (1013, 4) ra))pre- senti il massimo assoluto, e quello del 1903 (326, 9) sia il ter- zo dei più piccoli (essendosi avuto 190,5 nel 1867 e 308,6 nel 1871) : ora si vede che il valore del 1904 (977,7) tien dietro immediatamente a quello del 1902, mandando al 3° posto quello del 1880 (882,7). Xel 1904 abbiamo osservato dei cyepmcoU rosei di medio- cre intensità (3, essendo 10 i massimi del 1883-'4) alle seguenti date : febbraio 11 e 12 , maggio 16 a 19. Dal 10 agosto al 7 novembre non si son fatte osservazioni apposite dei crepuscoli , ma non risulta che ve ne siano stati dei così notevoli da ri- chiamare 1' attenzione del personale di quest' Osservatorio. Ne mai si è visto attorno al sole nel 1904 traccia del cerchio di diffrazione detto di Bisltop ; neppure nella forma di arco o pon- te sopra il sole tramontato da poco. Catania, marzo 190Ò. ij Mexdola L., La pioggia in Catania dal 1865 al 1900 — Atti dell' acc. Gioenia di scieuze naturali, Ser. 4* Voi. XV, Catania, 1902. RisulUiti delle osnirvazioiii meteorologiche del 1904 Quadro u. 1 — 1904. -.5 Medie dei massimi diurni di temperatura, dei minimi e delle escurs. 2 1 = t n il il l'i a l5 il m E Dicem. 1903 12? 3 15% 9? 5 6,1 14^1 16? 1 753, 6 nini 7, 76 70, 0 Gennajo '904 10, 5 13,4 8, 0 5, 4 12, 7 16, 0 757, 1 7, 3) 74, B II Febbrajo. . 12, 5 16, 4 9, 2 7, 2 12, 5 15, 9 753,5 6,80 59,9 Marzo . . . 12, 4 15, 2 9, 3 5, 9 13, 0 16, 1 754, 0 8, 16 71, 0 Aprile . . . 15, 6 19, 5 11, 7 7,9 14, 0 16,1 755,3 9,02 65,3 Maggio . . 20,0 24,5 15, 2 9,3 15, 8 16,2 757, 7 9, .53 53,6 Giugno . . 24, 1 27, 9 19, 5 8,4 18,9 16, 3 756, 8 12,90 55, 6 Luglio. . . •27,0 31,2 22, 3 8,9 21. 2 10, 3 755, 8 18, 90 51, 0 Agosto. . . 26, 2 30, 4 21, 5 8, 9 22,3 16.4 757,0 13, 40 50,8 Settembre . 22, 9 26, 7 19, 0 7, 8 21, 7 16, 3 756, 4 13, 11 61,5 Ottobre . . 18, 4 22, 1 15,0 7, 1 19, 4 16, 3 756, 0 11, 35 68, 7 Novembre . 13,2 16, 8 10, 0 6, 8 15, 6 16,2 757, 1 7,96 67, 2 Dicembre . 11, 0 14, 7 7, 8 6, 9 12,9 16, 1 757,6 6,91 66, 7 Inverno . . 11, 7 15, 1 8, 9 6, 2 13, 1 16,0 754, 8 7, 30 68, 3 Primavera . 16, 0 19, 7 12, 1 7, 7 14,3 16, 1 755, 7 8, 90 63,3 Estate. . . 2.5, 8 29, 8 21, 1 8, 7 20, 9 16, 3 756, 5 13,41 52, 4 Autunno. . 18,2 21, 9 14, 6 7, 2 18, 9 16, 3 756,5 10,81 65, 5 Anno meteor. 17, 9 21, 7 14, 2 7, 5 16,8 16, 2 755, 9 10,11 62, 4 » civile. 17, 8 21, 6 14,0 7, 5 16, 8 16, 2 756, 2 10,04 62, 1 A. Bieco e L. Mendola [Memoria Vili.] Quadro iV. 1904. II li i -2 i 5-= 'à INSOLAZIONE Trasparenza atmosferica A B A ~b" Valore medio Frequenza della massima Dicem. 1903 1:72 I17,"9 S\V 65,8 62: S 296, 5 ».., 3, 4 0,15 Genuajo '904 1,26 317, 6 N 62, 5 82, 0 305, 1 0, 27 3,9 0,60 Feblirajo. . 2, 83 14, 0 NW 45, 2 133, 2 312, 3 0, 43 3, 6 0, 13 Marzo . . . 1, 77 142, 6 NE 51, 5 156, 3 370, 4 0, 42 3, 5 0, 17 Aprile . . . 2,40 23, 1 NE 45, 4 190, 6 394, 4 0, 48 3,2 0, 15 Maggio . . 3, 96 14, 7 NE, SE 20, 8 266, 8 4^8,4 0, 61 3, 5 0, 10 Giugno . . 4, 36 9, 7 E 27,3 226, 1 439, 9 0, 51 2, 9 0, 06 Luglio. . . 5, 45 9,4 E 20, 4 228, 2 446,6 0, 51 3.0 0, 04 Agosto . . 5, 90 22, 2 E 10, 2 296,0 419, 0 0,70 3,4 0, 02 Settembre . 3, 75 40, 5 NE 46,1 203, 2 370, 8 0, 55 3, 0 0,00 Ottobre . . 2,38 142, 5 W 51, 4 178, 2 345, 8 0, 52 3,3 0, 16 Novembre . 1,98 123, 6 sw 55, 1 122,4 303, 1 0, 40 3, 4 0, 12 Dicembre . 1, 68 57, 1 \r 42, 7 296, 5 0,43 2, 6 0, 12 Inverno . . 1,92 449, 4 NW 58, 1 'J77, 5 913, 9 0, 30 3, 6 0, 25 Primavera . 2, 71 180, 4 NE 39,2 613, 7 1203, 2 0, 51 3, 4 0, 14 Estate. . . 5, 25 41, 3 E 19, 2 749, 3 1305, 5 0, 57 3, 1 0, 04 Autunno. . 2, 70 306, 6 NE 50, 8 503, 8 1019, 7 0,49 3, 3 0, 10 Anno nieteor. 3, 15 977, 7 NE 41, 8 2144, 3 4442, 3 0, 48 3, 3 0, 12 . civile 3,15 916, 9 NE 39, 8 2209, 1 4442, 3 0, 50 3,2 0, 12 EisìiUati delle osserrasioni meteorologiche del 1904 Quadro ^. 3 - 1904. 2 3 1 .2 J 1 1 1 ESTREMI METEOROLOGICI ANNUI OSSERVATI e 21 19 26 34 100 Massimo Minimo 1 " 13 3 1 2 19 Temperatura dell' aria 36,2 26 luglio 4, 3 19 genuajo •S NE 9 26 14 15 64 1 ■= li SE 2 0 7 11 20 14 9 5 38 30 Temperatura del sotterraneo 24, 9 23 agosto 10, 5 26 febbraio CS ■o S 5 2 1 1 9 Temperatura 16, 4 15,8 1 a sw 19 7 6 lu 42 acqua del pozzo 26 agosto 24 febbrajo , r w 1 12 6 10 29 Pressione 766, 4 740, 8 NW 21 5 4 5 35 atmosferica 13 febbr. 9" 1 marzo 8" sereni 18 36 68 26 148 Tensione vapore acciueo 19, 08 21 luglio 9'> 2, 41 1 febbr. 15" S misti 44 40 22 41 147 1 -^<'-' • • ■ • 2 con l>iogKÌa . 29 48 16 28 2 12 24 34 122 Umiditi^ relativa 100 7 geun. 9" 14 21 luglio 15'' a con grandine. s con nebbia . . 3 3 8 4 4 8 27 Evaporazione all' ombra 17, 98 23 agosto 0, 32 16 dicembre l ,o„ ., ® cou temporale 0 9 0 9 0 17 0 21 0 56 Pioggia in 24" 105, 9 28 marzo - con scarìtlie elettriclii 32 26 37 25 120 Velocità oraria del yeuto 55 km N 22 die. 211' - A. Ricco e L. Mendola [Memoria Vili.] Quadro N. 4 - Medie 1892-1904. Gennajo Febbrajo Marzo . Aprile . Maggio Giugno Luglio . Agosto. Settembre Ottobre . Novembre Dicembre Primavera . Estate. . . Autuuuo . . Temperatura dell' aria 10, 2 22, 9 26, 3 24, 0 20, 5 15, 4 11, 8 10, 6 11, 5 13, 0 15, 5 23, 2 26,6 26, 5 24, 4 20, 9 Pressione atmosferica I 762, ■ 25, 4 20, 4 756, 7 755, 4 756, 2 , 3 756, 4 762, 1 760, 7 761, 4 6, 56 66, 5 65, 9 7, 34 8, 32 9, 47 11, 73 13, 01 13,97 13, 28 12, 19 9, 55 7, 56 53, 0 49, 5 53, 8 58, 9 66, 5 70, 5 69, 6 61, 7 52, 1 1, 79 2, 05 2, 27 2, 66 3, 47 4, 49 5,54 5, 17 4, 44 3, 00 2, 04 1, 87 761, 7 9, 99 61, 6 3, 23 640, 3 38, 6 0, 52 53, 9 37, 2 20, 5 6, 7 'J, 6 14, 0 52, 9 91, 5 115, 6 101, 5 245, 4 111, 6 48, 4 47, 1 46, 1 26, 0 11, 9 16, 3 30, 2 47, 8 52,5 50, l 0, 45 0, 46 0, 48 0, 46 0, 53 0, 60 0,69 0, 68 0, 56 0, 48 0, 43 0,39 0, 43 0, 49 0, 66 0, 49 ]ISeiiioria IX. Laboratorio di Zoologia della R. Uuiversità di Catania Sull'organo genitale e sulle lacune aborali del S*Miopnorus urna (Grube) Memoria del Dottor GIOVANNI POLARA RELAZIONE DELLA Commissione di Revisione composta dei membri effettivi Phoff. F. CAVARA ed A. RUSSO (relatore) Le difficoltà di tecnica , die fanno degli Echinodermi uno dei gruiìpi più ditificiii, felicemente superate, i risultati nuovi ed interessanti, sia per la conoscenza s|)eciale degli organi presi in esame , sia per le considerazioni generali, riguardanti le affinità del Vhylloiìhorus ed il posto che ad esso debba assegnarsi nel Sistema, rendono la Memoria ilei i)ott. Polara degna di molta considerazione e perciò i)roponianio che venga inserita negli Atti della no- stra Accademia. Xe.ssuiKi degli osservatori , elie si sono oeciipati dell' anato- mia delle Oloturie, ha descritto con ])recÌ8Ìoiie ror<»aiio genitale del Pìiìilh)i)h(>rì(.s ìinui, il (jiiale per l.i sua ])eeuliare funzione e struttura avrebbe meritato uno studio \nh attento e ])artieola- reggiato. Jourdan (1) lo i)aragonò ad un ÌKtìttjixf di tubi cieelii attac- cati sul lato destro della i)arte anteriore del mesentere dorsale. Egli, avendo rilevata la ])articolare costituzione istologica dei ciechi genitali, nota principalmente clic mentre le cellule peri- (IJ JouuDAN. Kccìierchts «iir l'istologie de» Holothn Marseille. Zoologie T. I, N. 6 Marseille 1883. Atti Acc. Skrie 4', Vol. XVIIl - Meni. IX. Dottor Giovanili Polara [Memoria IX.] toneali, che rivestono i ciechi, nella niaggiov parte delle Oloturie, sono piatte , nel Phi/llopJiorm sono cilindrifornii , con contorni diflficilniente distinguibili e contenenti f/lohuìi ialini bruni. Ma, Jounlan non ha dato alcuna importanza a tali elementi e non ha giustamente apprezzato la funzione dei globuli ialini bruni, aven- doli paragonato ai granuli di pigmento, mentre, come si è dimo- strato in un precedente lavoro (1), essi sono di tutt'altra natura. Analogamente Otto Hamann (2) in Cucumaria eucumis ed Hé- rouard (3) in Cucumaria tcrgestina descrissero le cellule perito- neali dei ciechi genitali come disposte a palizzata o cilindriformi, senza attribuire loro alcun significato. Oltre alle questioni istologiche però, molte altre si riferi- scono alla costituzione generale dell'organo, ai rapporti dei ciechi col gonodutto ed alle lacune che lo accompagnano ; questicmi sulle quali finora non si ha alcuna osservazione e intorno a cui il mio contril)uto è quasi del tutto nuovo. Ciechi genitali e loro rapporti con il gonodutto L'organo genitale del Phi/llophorm »>•«« è costituito da tubi ciechi posti neir interrndio CD, ai due lati del mesentere dorsale. Esso occupa tutto il terzo medio del corpo e precisamente quello spazio lasciato libero dal tubo digerente, il quale, dopo un de- corso rettilineo , si tira alquanto indietro , descrivendo presso a poco un semicerchio, il cui diametro è appunto rappresentato dal terzo medio del corpo, in cui è situato l'organo genitale. 1 ciechi genitali sono disposti in due serie longitudinali ai due lati del mesentere dorsale. Ognuna delle due serie risulta di (11 Russo e Polara — Sulla necrezione interna ih-llc cvtlnìc ptiitoncaìi tifila Gonade del Phyllojìhorus urna (Grube). (Questo stesso Volume). (2) Hamann. Beitrdge zar mitologie der EcMnodcrmcn. Die Holotìnirien. Jena. p. 100. 6 taf. 1884-85. (3) Herouakd. Rechereke» nur les Holothnries des cóten de Franee. Ardi. Zo. Exper. (2) T. 7. 1889. ISuir organo (/eìiititle e sulle lacune ahorali del Pliillophoni.s unia 3 due o più strati di cieclii (juasi tutti di uguale hiughezza e diametro, couu' si ]>uò osservare nella qui annessa tigura. OrgniKi Infintale di rìiythphoniK urna, adulto, in cui si , i tul)i iicuitali disposti ((uasi come le due metà delle ])ai'ine di un libro, tenuto Ujìcrto e separati dal tratto niesenteriale, come si vede meglio nella fig. 1 della Tav. Questa disposi/ione dei ciechi è caratteristica del J'hi/Uopìio- rus, essendo essi nelle altre Oloturie per lo più disposti su di un solo lato del mesentere. Inoltre, mentre nelle altre Oloturie e nelle S>/>K(pf<( i ciechi si dirigono sem])re dalF intestino verso la parete dorsale, nel Phì/llophoriis la loro direzione è invertita, cioè dalla parete dorsale discendono verso il tubo digerente. I ciechi del rhyllophorm non presentano quasi mai raniiti- cazioni, sono di lunghezza relativamente piccola e costante, solo di tanto in tanto se ne riscontra qualcuno , che si biforca alla sua estremità. Ciascuno di essi sbocca per conto proprio nel //<>- noditfto, mentre nelle Oloturie in genere i ciechi si riuniscono fra di loro prima di convergere nel canale escretore comune. Xe consegue che nell'//. fiihofosa, Poli ed in altre il punto di conver- genza dei ciechi è rai)pre8entato da uno slargamento ad ampolla, mentre nel Phi/Uophonis- tale formazione non esiste e si osservano solo per lungo tratto del (p>ìio(ìiiff<> i ciechi stessi che comuni- cano indi])endenti con esso. I ciechi nei vari individui esaminati, pur essendo semi)re Dottor Giovanni Poìnru [Memoria IX.] brevi, hanno lunghezza variabile, però nessuna relazione si può stabilire fra la loro lunghezza e quella dell'animale. Infatti, mentre ho trovato ciechi lunghi min. 11-12 in un individuo di cni. 9, ne ho trovato anche di cm. 1-2, 2 in individui di cm. 3-10. I ciechi presentano in ogni caso una colorazione particolai'e, non ])erò simile per tutti gi' individui , essendo alcuni colorati in giallo, altri in rosso chiaro, altri, i piiì, in rosso bruno. A tale proposito bisogna avvertire che non si è potuto stabilire una relazione fra il colore dell' organo ed il sesso deiranimale, come si osserva nelle altre Oloturie. II condotto genitale o gonodutto è rappresentato da una ca- vità a sezione circolare ed è compreso fra le due pareti perito- neali del mesentere dorsale. Esso è situato ad 7-, circa dell'altezza del mesentere stesso, quasi a ridosso della parete dorsale del cor- po, parallelamente alla quale decorre. Il gonodutto , slargato al- ([uanto per il lungo tratto in cui sboccano i ciechi , è invece molto stretto per il resto del suo tragitto. In basso esso termina dove finisce 1' inserzione dei ciechi, in alto si continua, attraver- sando tutto il terzo anteriore del corpo, per sboccare all'esterno nell' interradio CD, mediante una papilla, a forma di ^^e/t^', ter- minata ad uncino leggermente incurvatcì verso il basso e posto (juasi alla metà del colletto, che porta 1 tentacoli. Xelle sezioni di un cieco si osservano a partire dall' esterno i seguenti strati : L' epitelio peritoneale, formato da cellule allungate, con nu- cleo spostato verso la parete, e contenenti numerosi globuli ro- tondeggianti, facilmente colorabili con 1' Emallume, l' Ematossi- lina Erlick e coi colori di Carminio. Era tali cellule ne sono in- tercalate alti'e sottilissime che funzionano da cellule di sosteguo, come sì è detto in un precedente lavoro (1). I globuli sono in così gran numero da occupare 1' intera cellula e da impedire che di essa si possano bene osservare i li- ei) Russo e PoLARA — Cfr. snp. Suiroryano yenitaìe e sulle lacune ahot-dli del Pliillophonis urna 5 miti. Bisogna ricorrere a sezioni molto sottili e a colorazioni molto intense per poterne distinguere il contorno. La forma allungata e (juasi cilindrica di queste cellule , il loro nucleo addossato alla ])arete e più di tutto il grande am- masso di globuli di varia grandezza mostrano che sono di natura diversa di quelle descritte nelle altre Oloturie. Come si è dimo- strato nel lavoro precedentemente citato, tali elementi sono dif- ferenziati in cellule secretrici, che, per un' attività s])ecitìca del ])rotoplasma, producono sostanze albuminoidee che v(*^"8ano nel- r interno della gonade per nutrire gli elementi sessuali, ovvero per rendere ])ossibile lo svilupix» dcH' ciiilirione , clu" si (•(iiii]ii(' nell' interno dell' organismo. Nel punto in cui i cicchi convergono nel f/iuuxìiiffo Tepitelio celomico è molto basso e quasi |)iatto. come si vede nella (ig. ^^ liC cellule peritoneali poggiano su di uno strato couuetti- vale esilissinio che forma una niciiilnaiia basale, al di sotto della quale si trova uno strato di libre muscolari circolari assai pro- nunziato negl' individui molto avanti nello svilupi)o, la cui pre- senza pare abbia im])ortanza per la espulsione degli embiioiii. Al di sotto di questo strato ve n" è uno di connettivo a fasci longitudinali , i quali formano spazi molto larghi . pieni di ab- bondante coagulo filiforme od omogeneo, in cui sono sparsi degli amebociti isolati od aggruppati in sincizi. Tale connettivo è una continuazione di quello formante la membrana basale soprade- scritta. Esso si continua nella parte più interna con le fibre con- nettivali, clu^ costituiscono un" altra membranella basale, su cui si adagia 1' epitelio germinativo, il «luarto ed ultimo strato. Nei ciechi femminili si osserva che le uova sono circondate da un follicolo costituito da cellule esilissime C(M1 un nucleo ap- jtiattito, //or/^s• itriut ])resenta una di- sposizione morfologica , che molto si allontana da (|uanto si è osservato nelle altre Oloturie iinora studiate da (juesto ])unto di vista (Hol. tubulosa e H. Punto di convergenza dei ciechi nel gonodutto. Poco prima però che la lacuna sudetta venga in contatto con 1' organo genitale si conforma a doccia con la convessità rivolta verso il mesentere e con la parte opposta concava in co- Siiìroiy/iiiio (lenitale e sulle lacinie nbortili del Philloplioriis urna 7 municazioiio con la caTÌtà «iciierale del corpo , come si osserva nella fig. III. Xel punto di convenienza dei ciechi i lembi della doccia 8i fondono, formando un canalicolo, con parete ispessita e lacu- nare. Essa costituisce la formazione emale della lacuna genitale o aborale propriamente detta, mentre il neno aborale è rappre- sentato dallo spazio interno e dalla doccia sopra descritta. Tale percorso e tale conformazione dalla lacuna, che irriga Porgano genitale, è evidente nelle sezioni seriali. Difatti, in (pielle praticate poco più in alto dell" organo genitale vedesi la lacuna marginale, cilindrica e piccola, sporgere nella cavit:ì generale come una gemma d(^l mesentere , mentre in (juellc fatte in jìrossiniità dei punto di convergenza dei ciechi essa, già ahiuanto ingrandita, si trova in |)rossimità del gonodutto e con margine irregolare. Nelle sezioni a livelli poco più bassi la lacuna stessa presentasi corformata a doccia , come si vede nella lig. Ili, similmente a (pianto ho osservato in ^Si/nnjt/a (1) e a (juanto si osserva in altre Oloturie, durante lo svilujìpo (2). La doccia però in i)rossimità dell' organo genitale si chiu- de e si trasforma in un canale a sezione circolai-e e a pareti lacunari, come si può osservare nella Hg. IV. Per il resto essa è addossata al gonodutto ed ha la forma di una grossa gemma del mesentere, che avvolge il gonodutto stesso. In individui più sviluppati la lacuna è molto ampia e nel suo interno sono numerosi spazi conm-ttivali, mentre molto più ridotto si presenta il seno aborale. La lacuna marginale dell' intestino segue il tubo digerente tino a (jiuisi la metà dell' organo genitale ; quindi si piega ad angolo retto e risale lungo la branca ascendente dell'intestino, che segue in tutte le sue anse. Mediante tale disposizione i prodotti della digestione inte- (1) POLAUA : Sitll' Organo genitale e »«//(■ Uiennc ahorali delia Sì/napla inlinerenii. Ardi. Zoolog. Voi. 1 fas. 3 e 4. Napoli 1903. (2) Russo : Studi su gli Echinodermi. Atti Acc. Gioeiiia di Se. Nat. Catania 1902. Dottor Gioraiini L'olara |Memoeia IX.] stinaie, passando nella lacuuia dorsale e da questa nella lacuna genitale, si riversano nel connettivo mesenteriale prima e susse- guentenieute in quello dei ciechi. La lacuna genitale del Pln/llo- pliorns ha costituzione istologica identica a quella di tutte le altre Oloturie. È limitata, infatti, da una parete connettivale a fasci circolari, su cui poggia estei'naniente 1' epitelio ])eritoneale, e lo spazio interno è intersecato da libre, fra le cui maglie si trova un abbondante coagulo con numerosi amebociti per lo più solitari. Le suesposte ricerche si possono così riassumere : 1. I ciechi genitali di Pìii/Jìt>i)Ji(>ni.>< Urtut sono tubnlari. sem- plici e simmetricamente ripartiti ai due lati del mesentere dor- sale. 2. Procedendo dall' esterno i ciechi risultano : a) Di uno strato molto spesso di cellule peritoneali cilin- driformi con funzione di secrezione. jil) Di uno strato circolare di libre muscolari. f) Di uno strato connettivale a larghe maglie, spesso for- mante un notevole spazio schizocelico occupato da coaguli e da amebociti. ?) Deir epitelio germinativo. 3. La lacuna genitale del Pltt/lloplionis, come quella della Synapta inliuereux, presenta il seno aborale aperto nella cavità generale, conformato cioè a guisa di una doccia, similmente a quanto si osserva durante lo svilui)po in Hol. tirhulom , Foli e For-shili. Nel punto di convergenza dei ciechi però esso si chiude , formando un canale, seno aborale, le cui i»areti lacunari costitui- scono la form((~ione emaìe. 4. Tale disposizione , che riproduce uno stadio di svilui)po del seno aborale di forme, die crediamo più diifereuziate, atte- sta che il Phìfìlophorm è un' Oloturia meno evoluta. Xon credo però che essa sia una forma primitiva con accenno a simmetria bilaterale, non ostante la disposizione bilaterale dei ciechi, come Suìl'orfidìiti (lenitale e sìdlc lacune ahorali del l'liillo[)liorus urna II ho dimostrato per Synapta, iierchè, mentre in questa la simme- tria bilaterale dei ciechi genitali è seguita dalla lacuna corri- spondente, in PhìjUophorm ciò non avviene. Catania — Gennaio 1905. SPIEGAZIONE DELLE EIGUKE Fig. 1" Sezione trasversa in corris|)on(leiiza del jiunto di convergenza dei ciechi genitali nel goiiodiitto di un piccolo Phyllophoriis — L'oi)itelio del gonodutto sporge formando dei villi. » 2** Sezione trasversa in cui si osserva la lacuna genitale vicina all' in- testino. » 3^ Sezione come soi)ra, per mostrare il seno aborale comunicante con la cavità generale. » 4'' Sezione trasversa del seno adorale di l'ht/lUrphonis, che ha la forma di canale chiuso. » 5'' Lacuna genitale che avvolge il gonodutto nel punto di convergenza dei ciechi genitali. » 0" Lacuna genitale di un grosso Phyllophorus, con spazi schizocelici. » 7'' Lacuna genitale vicino alla gemma lacunare del gonodutto. Le figure 2, 3, 4, 5, rappresentano sezioni a livelli progressivamente l)iù bassi, per mostrare 1' andamento della lacuna genitale e aborale. am = amebociti. cg ^= cieco genitale. f/d := gonodutto. f/lci = lacuna genitale, che avvolge il gonodutto. la = lacuna al)orale. vid = mesentere dorsale. rld = ramo della lacuna dorsale, ossia lacuna genitale presso l' intestino. sa ^ seno aborale. K]). neh. = s]ìa/,i scjiizocelici. r :ms:'^-^^ ,^^ ^ ^^JI\j^^ s'^ Vi.^è? ih: ,.9^ y(^ U~ rU.^.^fK:. i-^' '?kJ 4 ^ \ /.--r^ , o^ é >Z.rn..Q> Memoria X. Meccanismo della termogenesi animale e natura della febbre per il Prof. ANTONIO CDRCl Stando air etimologia della parola o meglio ad un vocabo- lario (jualunque, il vocabolo febbre, che deriva dal latino fervere, significa bollire, essere ardente, essere in caldezza o ardore essere agitato. (In dialetto pugliese invece di dire bolle, si dice, ferve). Infatti tutte le volte che in noi aumenta un poco la tempera- tura generale opjìure quella cutanea ci sentiamo agitati, soffocati, smaniosi e se un medico ci osserva , trova alterati i polsi e la respirazione, non che disordinate in qualche modo altre funzioni. In tutti i casi con o senza agitazione, noi consideriamo es- sere febbre tutte le volte che vi è aumento di temperatura, al di sopra del normale, non importa (juali sieno i disturbi delle altre funzioni, qualora vi sieno. Ogni ipertermia da qualunque causa è febbre ; come ogni indisjìosizione senza ipertermia è malattia senza febl)re. Noi vogliamo sapere in che modo si produce la febbre, fe- nomeno così frel calore. Così il ricambio materiale resta estraneo ed apparisce che non è in lui la sorgente del calore. Ma se non produce calore, è però sorgente di energia elet- Atti Acc. Skrik 4% Voi.. XVIIl - Meni. X. 2 Prof. Antonio Curci [Memoria X.] trìca, ragione per cui T alimento è necessario, non come combu- stibile termogenico, ma bensì per fornire al sistema nervoso quel potenziale, che accumula, e che impiega a compiere le funzioni ed a produrre il calore necessario alla vitalità. Intanto se 1' ossidazione dell' alimento è sorgente di energia così importante alla vita, questo processo chimico alla sua volta è provocato dall' energia nervosa, come è dimostrato dal fatto che in seguito alle resezioni o paralisi di un nervo si osserva l'atrotìa e V ipotermia della parte dipendente. È noto altresì che per la soppressione degli organi di senso, quale la vista , la produzione dell' acido carbonico diminuisce (Moleschott), lo stesso all' oscurità ; lo stesso nell' anestesia , lo stesso nel raffreddamento della pelle ; vale a dire che dall' aria e dagli agenti esterni è prodotta una energia, la quale va ai centri e di là riflessa , faccia aumentare i processi chimici ; in modo che quando è soppressa la sorgente viene a mancare que- sta energia riflessa. Così nella recisione o paralisi di un nervo motore, intercettate le correnti interne, si ha diminuzione nella parte di processi chimici e quindi di trofismo e termogenesi. Dunque l' ossidazione si compie mediante correnti riflesse emanate dal sistema nervoso. Cosa possono essere qiieste correnti se non di elettricità interrotta ? E allora visto questo e i risultamenti delle esperienze, è giia- sto ammettere che il ricambio materiale è sotto la dipendenza del sistema nervoso, e si compie per semplice fatto di elettrolisi ; cioè tali correnti determinano la scissione delle sostanze alimen- tari coujbinate ad alcali o a sali minerali attraverso cui passano, i gruppi atomici risultanti vengono ad avere nel carbonio valenze libere, e così sono molto facilmente attaccabili dall'ossigeno e dagli elementi dell' acqua, per cui ad un tempo si ossidano e s' idra- tano fino ai noti prodotti finali. Perciò nel ricambio organico vi è una fase di scissione per elettrolisi, con assorbimento di ener- gia, in cui le valenze libere dei gruppi atomici che si separano sono soddisfatte dall' elettricità che ricevono dal sistema nervoso; Meccanismo della termogenesi animale e natura della febbre 11 e poi una fase di ossidazione e d' idratazione in cui 1" energia viene fatta svolgere di nuovo. Ed ecco come il sistema nervoso fornisce energia e promuo- ve il ricambio materiale, dal quale riceve moltiplicata l'energia data, ma sempre come elettricità e mai come calore. Gli altri fatti che dimostrano che la sorgente del calore non è nel ricambio materiale periferico, ma noi centri nervosi sono che quanto si irrita meccanicamente o chimicamente la corteccia cerebrale, o i corpi striati, o i talami ottici, o la protuberanza o altra parte dell'encefalo si ha una notevole ipertermia, nella quale i processi chimici, tanto decantati, non sono minimamente alterati. Anche le irritazioni sui nervi sensitivi delle estremità, per azione centripeta, eccitano i centri detti termogeni e le stesse irri- tazioni del midollo spinale hanno gli stessi ottetti. Questa ipertermia per aziono diretta sul sistema nervoso dà il crollo coin])leto alla teoria termochimica e dimostra, che l'irri- tazione proj)rio là nella sede fa svolgere le abbondanti correnti di azione centrifughe, le quali, svolgendosi senza scopo di com- piere un lavoro, si trasformano in calonv Quello che pareva inesplicabile e meraviglioso che anche la stessa energia, che il sistema nervoso è cajìace di produrre ad ogni eccitazione e che costituisce la sua complicata funzione, cioè quella prodotta dagli agenti morali e psichici, quando sono intensi e anormali, produco ipertermia. 1 numerosi e strani casi di febbre nervosa lo attestano: di questi ne riparliamo appresso. La teoria chimica in questi fatti non ha ingerenza alcuna, e si deve riconoscere che il meccanismo è tutto fisico : sono fisici gli agenti morali che eccitano e disordinano la elettrogenesi, come fisica è la produzione del calore. Non sono meno meravigliosi i fenomeni d'ipertermia per eccitazione dei centri nervosi data da diverse sostanze : i sali di ammonio e i sali di sodio, di litio, la veratrina , la midaleina, la cocaina, la giusquiamina, l'atropina, la stricnina e molti altri convulsivanti, talvolta la chinina, l'urea, la canfora e tante altre. Frof. Antonio (Jurci [Memoria X. Questi agenti ipertermizziuiti, quando sono a dose piccola eccitante, ma ipoterniiz/anti quando sono a grandi dosi tossiche paralizzanti, vi producono nei centri encefalici un intenso ecci- tamento cioè lo svolgimento di intense correnti di azione cen- trifughe le quali, anche quando non producano le convulsioni per forti contrazioni muscolari, danno ipertermie notevoli. Con la curarizzazione o paralisi per altro agente non si ha più l'i- pertermia e la convulsione, perchè viene soppressa la produzione centrale e la irradiazione delle correnti. Nel caso dei convulsivanti si è creduto clie le convulsioni fossero la causa dell' ipertermia; n cliiniica, ma- nifesta al galvanometro una corrente di azione in proporzione della intensità dello stimolo, la quale corrente produce il pro- cesso di eccitamento e finisce per produrre anche del calore, quando non può tutta essere impiegata in un lavoro meccanico Atti Acc. Skrik 4», Vol. XVIII - Mein. X. 3 Prof. Antonio Vurci [Memoria X. o chimico. Questo appunto fanno iieir interno dei tessuti e de- gli organi i microbi, i corpuscoli del sangue, le polveri inerti ed altri corpi estranei, penetrati dall'esterno o formatisi nel san- gue. Strisciando nei capillari, vi destano anormali correnti di azione centripete dalla periferia e centrifughe dai centri , che pei nervi motori si irradiano trasformandosi in calore. Si capi- sce da ciò perchè la paralisi curarica impedisce la ipertermia , perchè interrompe la conduzione e quindi 1' irradiazione. Stabilito ciò, resta in ultimo a vedere in generale se nelle ipertermie da microbi o da fermenti e altro vi siano aumentati i pretesi processi chimici termogeni. Premettiamo nel far ciò alcuni dati sul ricambio materiale organico, il quale consiste: 1° nell'assorbimento di sostanze nu- tritive per attrazione trofica (Pfluger) o tropismo trofico posi- tivo e non per supposta combinazione, in cui può esercitarsi azione eccitante dalle dette sostanze, che porta a produzione di energia (elettrica e non termica); 2° scissione elettrolitica di dette sostanze in cui vi è assorbimento di energia, in quantoc- chè le valenze libere del carbonio e dell'idrogeno acquistano la carica elettrica corrispondente e così sono avide di ossigeno , presente sempre nel sangue in data misura ; 3." ossidazione e idratazione, in cui vi è produzione di energia (elettrica e non termica) (1). Per la ragione che l'energia, che si svolge da questi processi chimici, come da ogni altro processo, è elettrica e non termica, è necessaria per la termogenesi l'esistenza del sistema nervoso con- duttore ; giacché se fosse primitivamente energia termica, questa si manifesterebbe subito senza bisogno del sistema nervoso anche quando fosse paralizzato, il quale come abbiamo visto interviene (1) È degno di nota il fatto osservato nella Clinica del Prof. De Renzi a Napoli che sotto l'influenza di forti correnti galvaniche, si aumenta la eliminazione dell'azoto sotto forma di urea, rimanendo invariata la fiuantità totale dell'azoto, e si aumenta in generale l'ossi- dazione organica (Reale e VeKardi) : ciò che dà un appoggio alla nostra teoria . che am- mette correnti elettrolitiche. Meccanismo della termogenesi animale e natura della febbre 19 sempre in tutte le circostanze normali e patologiche , e anche perchè la elettricità e non il calore ha la proprietà di propa- garsi con quella grande velocità necessaria, per mezzo di buoni' conduttori quali sono i nervi. Le molteplici ricerche, fatte sul ricambio materiale nella ipertermia sperimentale o in quella febl)rile per diverse malat- tie, danno in generale che l'ossigeno assorbito e l'acido carbonico eliminato aumentano lino ad un certo punto: ma però non sem- pre, anzi mcdti autorevoli osservatori l'hanno trovato diminuito o inalterato in molti altri casi più o meno simili. Non si è trovato un rapport<) costante tra il grado d'iperter- mia e lo scambio gassoso pulmonale : talvolta tale scambio è. appena superiore a quello della convalescenza, malgrado una ipertermia molto marcata. Altre volte il detto scambio aumentato nelle lel>bri non molto intense e nei primi giorni, è diminuito in (jiielle gravi o nei giorni consecutivi, in modo clic è in ragione inversa della gravità del male e non in ragione diretta dell' ipertermia. È noto poi che nelle ipertermie puramente nervose. (|uelle da emozione morale, da isterismo, ascetismo ecc:, lo 8caml)io gassoso, come altri fatti del ricambio materiale, resta inalterato, o anzi diminuito. Qui, se la febbre derivasse primieramente dalla ossidazione, questa dovrebbe esserci aumentata sempre in proporzione della produzione termica. Se la causa ipertermizzante pnmiuovesse lo aumento della ossidazione e con ciò la maggiore pnuluzione del calore, non dovrebbe mancare mai, anche «juando si jìaralizzasse r animale con curaro o altio agente paralizzante od anestesico, e la temperatura normale non dovreblx^ conservarsi nei lunghi digiuni. Quante persone di spirito, nervose e piene di fervore in una fede od in un ideale sopjtortano scarsa alimentazione o man- canza completa, lavorando e sotlVendo senza raffreddarsi .' Anzi ! L' errore sta nel volere considerare 1' aumento dell' ossida- zione, qualora vi sia, (juale eausa della ipertermia e non vice- 20 Prof. Antonio Curci [Memoria X]. versa come eflfetto della stessa e della causa febbrigena; giacché è stato oss(M"vato che 1" amiieiito dello scambio gassoso si pro- duce e si mantieiu' anche quando si eleva la temperatura del- l' animali^ con bagno caldo avanti la febbre. Per liberarsi da ([uesto errom^o preconcetto basta riconoscere il tatto fondamentale . che abbiamo visto e stabilito , cioè che TaunuMito dello scambio gassoso e di tutto il ricambio materiale dipende dalT energia del sistema nervoso , ec(;itato dall' agente febbrigeno meccanico, tisico o chini i(!o e non da questo diretta- mente; onde è chiaro che quando il sistema nervoso si trova in grado di eccitarsi (atto a svolgcn-e correnti di azione) si ha pro- duzione di calore , e se ciò non è , come nei casi gravi , si ha r algidismo, sebbene 1' agente agisca con \)\ù vigore. Se non fosse così, nei casi gravi, in cui però il sistema ner- voso lotta, neg-r individui dcMiutriti ed esauriti non si avrebbe nello st<>sso tempo alta ipertermia e basso scambio gassoso. Jl consumo organico e la termogenesi dipendono «hil siste- ma nervoso anche per il fatto comune <»rdinario che aumentano nel lavoro, diminuiscono nel riposo; giacché in (|U(>sto cessano le correnti di azione centrifughe ilei sistema neivoso animale (quelle che determinano la scissione elettrolitica (^ cioè il consu- mo organico e che si trasformano in calore) , d' onde la neces- sità per ogni animale di dilV^ndersi dal ratfreddamento durante il sonno, ad onta che proseguino a svolgersi le correnti nel si- stema vegetativo necessarie per la respirazione, circolazione e ter- mogenesi locale. In (jucsto frattempo si compie la ristorazione organica e non pertanto la tt^rmogenesi si abbassa, invece* nel- r attività vi sono le correnti di azione centrifughe , |)er cui si aumenta il consumo e la termogenesi, i (juali dui^ fenomeni sono concomitanti e indipendenti tra loro, ma V un 1' altro s" intluen- zano sempre mediante il sistema nervoso a cui sono direttamente sottoposti. Oltre di ciò, del ricambio organico, solamente V ossidazione del carbonio e dell' idrogeno potrebbero produrre calore, mentre Meccanismo della termogeneni animale e natura della febbre 21 la previa scissione elettrolitica assorbe energia (legge capitale della Fisico-chimica;; e secondo è stato dimostrato da Berthclot e Petit, all' opposto di quanto si crede, le sostanze azotate nel- r organismo nel trasformarsi sino alle finali forme di estrattivo ed urea non sviluppano calore, perchè l'azoto non si ossida ma foruiii aiiinioiiio (ion(^ a 4 cariche elettropositive dell' idrogeno) prima di jcissitre ad urea, in cui vi è eliminaziotic di due mo- lecole di ac(|ua dal rispctiivo (•arl)onato. Nell(! ipertermie si è osservato si»esso, ma non sempre, au- mento dell' urea , delle sostanze uriche , di sostanze estrattive incompUitamente ossidate e acide , di pignuMiti ecc. . ma non costantemente, variabili, più evidenti nei [ìrimi giorni , in se- guito poco o non rilevanti e mai in proporzione della curva termi(^a. rerciò lu'iinclie da <|iu'sto lato e p(.ssil)ilc ammettere l'origine chimica della ijiertermia. D'altra parte, le ujodilicazioni del sangue nelle fflil)ri, i|iiali la diminuzione degli ematoblasti e dei corpuscoli rossi neiraciiK! della febbre (Hayem); viceversa 1' aumento dei corpuscoli i»ian- chi; la diminuzione della capacità respiratoria del sangue e del- l'attività ossidante dell'emoglobina o consumo di ossigeno del sangue nei tessuti, in ragione diretta dell' (devazione della tem- peratura (Henocque) ; la diminuzione dell' acido carbonict» con- tenuto, osservata in malati febbricitanti come in animali in(iui- nati con colture virulenti ; infine la diminuzione deir alcalinità del sangue, mentre talvolta spesso sono aumeutati i prodotti di consumo, i suddetti fatti di(;o, mai in proporzione della iperter- mia, depongono a sfavore della termogenesi chimica, e dimo- strano che l'ossidaziom; m)n è proporzionata alla decomi)osizione, più o meno anormale , causata dalla ipertermia e dall' agente patogeno per mezzo del sistenui nervoso o anche direttamente. E qui è importante notare, che (jiuindo 1' agente patogeno non agisce in nessun modo sul sistema nervoso non produce febbre, ma solamente i)roduce una inlìammazione o altra lesione locale senza ipertermia generale. Ter tale ragione si hanno ma- l'ìof. Antonio Olirci [Memoria X. lattie con o senza febbre; anche si hanno gli stessi processi mor- bosi, differenti solamente per forma , intensità e sede , talvolta con fe])bre e tal'altra senza; si hanno importanti alterazioni del ricambio materiale , che decorrono senza ipertermia giusto ap- punto (juando e dove dovrebbe esserci, se fosse vero che la ter- mogenesi avesse origine da esso. Questo è il cohno dell' ironia. Per me basta. Una volta che la termogenesi è un atto ritiesso, che si pro- duce in seguito ad uno stimolo esterno ed interno, l'alimento è necessario solamente perchè da esso il sistema nervoso, ossidandolo, attinge una gran parte di energia di cui abbisogna per le fun- zioni e per la termogenesi, e non serve direttamente a produrre calore come pare di essere e vi si crede (1). E siccome l'alimen- tazione non è che una delle molteplici sorgenti di energia, di cui l'organismo dispone, così talvolta può per qualche tempo farne a meno di essa, a parte il consumo del materiale iuimagazzinato. Quindi concludiamo che la termogenesi è una funzione ri- Hessa del sistema nervoso, il quale trasforma in energia termica l'energia elettrica che attinge dall' ambiente esterno ed interno. Intanto siccome varia l'ambiente esterno specialmente per la temperatura, così è necessario che la funzione riflessa termogene- tica debba variare a se(!onda la temperatura esterna. Da ciò due ordini di animali : quelli che hanno temperatura variabile con- forme a quella esterna (eterotermi), e quelli che l'hanno costante ad onta che quella esterna varii in più od in meno (omeotermi). 1 primi all'abbassamento della temperatura esterna non su- biscono eccitamento per il freddo, e i)erciò non producono calore, onde si raffreddano in proporzione e cascano in torpore e letargo invernale (ibernazione). La loro termogenesi è limitata, s' indebo- lisce sempre più al raffreddamento, e perciò non può compensare le perdite del calore; essi quindi si assiderano nello inverno. (1) Questa teoria ha il pregio che nuli iuta eolie leggi termoehiiuiehe stahilite, le quali sebbene esatte, ealcolauo il priiiciiiio e la fine e laseiaiio oscuro l'iiit.iiii.Miio. che vieue ri- schiarato da essa. Meccanismo della termogenesi animale e natura della febbre Al ritorno del calore primaverile e88Ì si riscaldano come in una stuta, allora il sisteaia nervoso si eccita ed alla sua volta eccita il ricambio materiale e 1' o8SÌda>5Ì])ata dal focolaio infiammatorio , la quale agisce per via riflessa ; come p. e. quando si fa 1' iniezione ste- rilizzata di nitrato di argento sotto la cute o di tintura d' iodio nella tunica vaginale, si ha una ipertermia sino a oltre 40* e. (Haack), e come egualmente succede determinando spandi menti sanguigni asettici nel peritoneo o nelle articolazioni (Pillon). In modo analogo si producono le febbri da jtatereccio o flemmone, la febbre della dentizione ecc. Nelle grandi infiammazioni di organi viscerali, o di sierose, la febbre può originarsi dal processo flogistico, quando questo è asettico, come nel reumatismo articolare, ma ha anche origine dal raftreddamento cutaneo e da infezione quando vi esiste. Vi sono casi di febbre da riscaldamento , come quando in clima caldo afoso in cui è ostacolata la dispersione cutanea del calore si esegue un forte lavoro sotto la sferza del sole, in cui vi è intensa produzione interna; per V uno e per 1' altro motivo si ha accumulo di calore nell' interno, jier cui la cute si sopra- riscalda, s' infiamma quasi e diventa enormemente termoestesica e, in modo contrario all' ordinario a moderato caldo ed in ri- poso, dalla cute parte una forte irritazione, la quale nei centri Prof. Antonio Curci [Memoria X.] fti svolgere altre correnti, aggravando lo stato generale e produ- cendo una pericolosa ipertermia da insolazione o da strapazzo. Appoggia questa teoria il fatto che 1' applicazione di acqua fredda ghiaccia scongiura il pericolo , perchè abolisce il riscaldamento della cute e sottrae calore dall' interno. Anche le febbri reumatiche o da raffreddamento cutaneo sono di origine fìsica. È frequente e noto al mondo intero il fatto, che quando un animale, specialmente nel momento in cui è riscaldato per lavoro o per altro, se viene colto da improvviso raffreddamento cutaneo, è preso da reumatismo con o senza feb- bre, oppure da una febbre reumatica senza alcuna localizzazione flogistica apparente, dove invece vi può essere una endoarterite non sospettata e non diagnosticabile. È notcì pure clic in tali casi dopo una sudata o la provocazione di una diaforesi a letto, la febbre scompare e tutto rientra nel normale come per incanto. Come avviene ciò ? Per intenderci premettiamo il ftvtto che nello stato normale la cute a temperatura di 37°c. ed asciutta, possiede la proprietà di elettrizzarsi sotto la impressione delle variazioni rapide della temperatura dell' aria, specialmente di quelle fredde come sotto ogni altra impressione di azioni meccaniche, fisiche o chimiche, per la qual cosa essa acquista un potenziale E. M. Per questo potenziale, come ogni cellula e tessuto, la cute attira sangue (tro- pismo trofico positivo) il quale mentre dilata i vasi vi porta ca- lore dall' interno. In tal modo la pelle sebbene colpita da aria fredda, è iperemica e rossa e conserva la sua temperatura nor- male necessaria a conservare le sue proprietà elettrogeniche o vi- tali, che se sono massime nella gioventù e diminuiscono nella vecchiaia, si aboliscono più o meno quando la cute subisce un raffreddamento sia pur superficiale per prolungata sottrazione di calore. Le impressioni fredde elettrizzano e riscaldano a condizione che siano variabili e di breve durata, e che la cute sia asciutta. Perciò questo raffreddamento si ha specialmente quando la Meccanismo della termogenesi animale e natura della febbre 29 cute è bagnata di sudore o di acqua ed è sotto una corrente di aria, la quale raffredda in due modi ; in uno favorendo 1' eva- porazione, determina una intensa e rapida sottrazione di caloi-e non possibile ad essere nell'istante compensato da altro irradiato dall'interno ; nell' altro per il ftitto che la presenza dell' acqua sulla cute fa neutralizzare le due elettricità che vi si svolgono normalmente di continuo sotto la pressione, il movimento, ed i cambiamenti termici dell'aria (1), in cui l'aria prende la elettri- cità negativa e la pelle quella positiva, per cui non si ha elet- trizzaniento e non si ac(iuista potenziale E. M. E con ciò si abolisce il tropismo trofì(!o, non si attira sangue e si ubidiscono le correnti centripete di azione, quelle cìie eccitano il sistema nervoso a svolgere altre correnti ceiitrifugh(> termogoniche e aumentare la produzione del calore , si contraggono i vasi cu- tanei, si arresta hi dispersione d(;l cah)n> . che si acctiniuhi iicl- 1' interno. Con la pelle raffreddata gli animali onicoteinii diventano pres8apo(M) eterotermi, perchè allora nell' ambiente freddo non si eccitano uè il ricambio materiale né la termogenesi. 1 (jiiali piut- tosto diminuiscono, e in (|ueIlo caldo tendono ad aumentane in- vece che moderarsi ; insomma il rovescio del normale (piando la cute ha 37 gradi di temperatura. Ciò che ho detto, essendo nuovo, può semltrare fantastico ; ma è invece positiva verità, basata sulle leggi della Fisica spe- rintentale e sulle osservazioni galvanometriche seguenti. Du Bois lleyniond osservò una corrente derivata molto in- tensa tra la superlìcie cutanea esterna e quella interna, dalla ]»ri- ma alla seconda cioè penetrante, la quale proviene dalla carica di riposo di quella elettricità prodotta dall' azione dell' aria sulla epidermide. ]Ma ciò nello stato di riposo, mentre nel lavoro con consecutivo riscaldamento della cute, si hanno correnti di azione (1) Questo fatto è generale a tutti i corpi in niitnra vivi o non ; nessun trizza ed acquista un potenziale quando è bagnato. Prof. Antonio C'urci [Memoria X.] provenienti dall' interno pei nervi centrifughi , cioè uscenti , le quali eccitano le glandole, trasportano liquido , umori e sangue alla pelle, e s'irradiano sotto forma di calore in massima parte, oltre qnelle come ondulazioni elettromagnetiche. Secondo le ricerche di Meissner e di Stein, la supertìcie cu- tanea dell' uomo presenta una tensione elettrica positiva, la quale può raggiungere in taluni casi una intensità considerevolissima, da ciò le persone elettriche. Mediante il galvanometro si è os- servato, che r intensità delle correnti cutanee varia secondo la temperatura e l'umidità della pelle e cioè sono più intense quando la cute è più calda sia pur sudante e traspirante ; così pure l'os- sigeno le favorisce , mentre 1' acido carbonico , gli anestesici ed il rafreddamento aboliscono dette correnti, perchè aboliscono la elettrogenesi. Visto ciò, si capisce perchè quando l'organismo per mag- gier azione chi- mica jìroducono la febbre si dividono in due serie e sono in una i fermenti o zimasi o enzimi, e nclT altra (incile sostanze che eccitano 1' asse cerebro-spinale. E noto essersi conosciute delle sostanze speciali albuminoidi nei vegetali e negli animali, le quali scindono idratando, e tal- volta anche ossidando, gli idrati di carbonio, i grassi, i glucosidi, gli albuminoidi ed i tessuti viventi, non che sostanze organiche diverse per azione chimica catalitica. Da quest' azione nell' or- Atti Acc. Seiuk 4», VoL. XVIII - Meni. X. 5 34 Prof. Antoììio Curcì [Memoria X.J gallismo vi è svolgimento di energia elettrica e termica e se si esercita sugli elementi anatomici , vi è irrita/ione dei tessuti e specialmente di quello nervoso e perciò aumento della termoge- nesi e quindi ipertermia. I fermenti sono corpi albuminoidi solubili , coml)inati ad alcali o sali minerali, amortl, non organizzati ma viventi, i quali, tìncbè raccbiusi nel protoplasma sebbene accanto alla sostanza fermentescibile, sono inattivi e non agiscono die quando sono liberi e disciolti. La diastasi delT orzo germogliato e specialniente 1' invertina, r emulsina, la mirosina, la papaiotina, la nei na, T abrina, il fer- mento dell' uva e della birra, quello delle euforbiacee, del tìco, del Rhus radicans e molti altri fermenti delle piante noti ed ignoti , iniettati nel sangue o sotto la cute di un animale , vi producono una intensa ipertermia. L' invertina p. e. eleva rapi- damente di parecclii gradi la temperatura degli animali ai quali s' inietta ; alcuni decimi di milligr. per cbg. determinano tosto un accesso di febbre (Roussy). II tìbrin-fermento, le albumosi (Bergraann, Angerer, Edel- berg) , le albumosi della digestione (Mathes) , di una coltura di Bacterium coli (Krelil), la pepsina (Hildebrandt) , una solu- zione di caseina di glutine (Buchner), la pancreatina (Isaac Ott), la tubei'colina di Kock , la tossina della difterite e di altri microbi patogeni ecc. : sono dei fermenti , i quali iniettati nel sangue o assorbiti da una mucosa o soluzione di continuità pro- vocano una intensa felìlu'e , insieme ad una pericolosa azione tossica. I liquidi delle colture, sterilizzati e tìltrati, contengono fer- menti e producono la febbre ; anche 1' estratto acquoso dei te- sticoli necrobiosati , di altri organi malati ed anche di alcuni sani (fegato, milza, capsule surrenali) ; i globuli bianchi del san- gue, il pus, estratti di sostanze in putrefazione (carne, urina ecc.), i pigmenti delle urine (Mairet e Bose), le sostanze dializzabili delle urine, (le non dializzabili Simo ipotermizzanti), producono Meccanismo della termogenesi animale e natura della febbre 35 febbre per ignote sostanze fermentative o per azione irritante snl tessuto nervoso. I fermenti proteolitici possono attaccare i globuli del san- gue, o le cellule dei tessuti, fra cui anche quelle dei centri ner- vosi. Anche 1" emoglobina e 1' ematina diffusa possono ]>rodurre iperteniia. Comunque sia, tutti producono ipertermia, la quale non si manifesta (piando il sistema nervoso è paralizzato in qualunque sezione dell' arco diastaltico o neurone, cioè : nei nervi sensitivi, nei centri o nelle estremità motrici, mediante i noti mezzi della vivosezioiK? o di un agente paralizzante, ad onta che il fermento continui la sua azione catalitica nei tessuti. Abbiamo veduto che ciò avviene, perchè da (piest' azione chimica non si svolge direttamente calore , come erroneamente si crede, ma un' altra energia, la quale riflessa dal sistema ner- voso alla periferia si trasforma ivi in calore. In queste febbri vi è mancanza di eccitamento muscolare, dal quale potevasi fare dijiendere la maggiore produzione ter- mica ; anzi vi è senso di malessere, prostrazione, incapacità al lavoro, perchè il sistema nervoso perde anche il potenziale che teneva accumulato , il quale costituiva la forza deUa tonicità , di potenza ed attitudine al lavoro, e il senso di benessere. L'insonnia, il delirio e poi il torpore, il coma, e talvolta i fenomeni di manìa e (incili [uù rari convulsivi , sono sintomi indicanti che V agente ])atogeno (microbo o tossina) si è intro- dotto nei centri encefalici e s])inali. Con r alta ipertermia 1' organismo cerca di combattere e distruggere il microbo e il suo fermento e perciò, siccome gli antipiretici indeboliscono il sistema nervoso , così ostac(dano la vittoria dell' organismo. 11 bagno jìiù (» meno tiepido o poco fresco è il rimedio i)er eccellenza che sottrae calore e rinvigo- risce l' organismi» ed eccita il sistema nervoso a produrre più energia colla (juale possa liberarsi del suo micidiale fagozoa. In ultimo resterebbe a parlare di quelle febbri prodotte da Prof. Antonio Curci [Memoria X.] veleni , i quali eccitano i centri cerebrali ed in c(»n8eguenza di ciò determinano 1' ipertermia , sino ad una data dose , oltre la quale paralizzando per alterazione tìsica o chimica gli stessi cen- ti-i, determinano intine ipotermia : si capisce che la dose è molto relativa. Ne abbiamo già parlato nello studio della termogenesi e del modo come tali agenti producono 1' ipertermia ; ci resta di ag- giungere qualche cosa riguardo alla natura della loro intima azione. Abbiamo veduto che le convulsioni da essi provocate non sono generatrici di calore , e che tanto le forti contrazioni mu- scolari convulsive, quanto la ipertermia sono fenomeni concomi- tanti, indipendenti tra loro ed ambedue generati dalla energia intensa, che viene sviluppata dai centri sotto 1' azione di tali agenti. La tetanina, la midaleina, la cocaina, la giusquiamina, l'a- tro])ina, la veretrina , la stricnina , la chinina (1) e analoghi , la canfora ecc. , i sali di ammonio, di sodio e di litio oltre le convulsioni producono ipertermia, per azione eccitante sulla cor- teccia cerebrale o su altre parti del cervello , del bulbo e del midollo spinale (2). Ognuno di questi composti agisce come tutto un ione com- plesso elettropositivo per l' idrogeno ammonico o ammidico, imi- dico, ossimico , fenolico , alcoolico ; per cui elettrizza per indu- zione la cellula nervosa, colla quale viene in contatto, cioè rende manifesto il potenziale latente o carica di riposo della cellula sotto forma di energia attiva o corrente di azione , e come stimolo anormale straoi'dina riamente superiore a quei normali portati dal sangue, determina la scarica violenta di intense correnti centri- fughe, le quali producono le forti contrazioni muscolari ed il (1) La febbre ohmica del Prof. Toniaselli (Upenderebbe dall' azione della chiuiiia e da quella dell' ematina diffusa uel ]ilasma. (2) Circi — Azione fisiologica del sodio, idem dei litio, iu corso di pubblicazione. Meccanismo della termogenesi animale e natura della febbre 37 calore. Quando il potenziale si esaurisce e le sue sorgenti sono del pari esaurite , ne segue la paralisi per esaurimento oppure senza di eiò per azione dell' idrocarburo fondamentale, il quale sopprime ogni dinamogenesi e abolisce ogni conduzione (1). Le couTulsioni le quali sono ad accessi, a scosse e a scari- che intermittenti, significano che 1' elettrizzamento fa aumentare la carica latente di ogni cellula, e quando la detta carica rag- giunge una elevata tensione scoppia violentemente, dando luogo ai noti fenomeni convulsivi ed ipertermici, come pure indicano che la corrente derivata da quelle scariciie è corrente interrotta, alternativa, come quella data da un rocchetto Eumkoff. Perciò l'azione di questi agenti è in sostanza di natura fi- sica, cioè elettrica, ma (-he viene considerata ajìpartencnle alla misteriosa ed ignota azione chimica (2). Qui facciamo punto al nostro studio , che io ho cercato di esporre in modo pili breve |)ossibil(>, ma che meritava maggiore svolgimento , specialmente nei punti riguardanti la P^lettrofisio- logia e la Fisica biologica ; ciò in altro scritto. Possiamo concludere che la febbre è di natura nervosa, co- me nerveo-elettrica riflessa è la termogenesi, e che il chimismo organico non produce direttamente calore come si è creduto da Lavoisier a noi, ma bensì energia elettrica, che si accumula nel sistema nervoso, dal quale è trasformata nelle diverse funzioni, tra cui la termogenesi (li). La j)ila congiunta ad un accumulatore rappresenta lo sche- ma dell'organismo; in quantocchè, in questo le cellule sono le pile per cui i tessuti e gli organi costituiscono delle immense batterie di ])ile, ed il sistema nervoso ne è il potente e nieravi- (1) In un pniNsinio lavoro sviliiiii>ciò la teoria dell' azioue biologica dei farmaci. (2) La prutosa azione cUiniica è azione fisica effetto dell' attrazione della materia , e la così dotta energia chimica per me non esisto. (3) A somiglianza del radio, il quale da una parte riceve l'energia dall' ambiente ester- no e dall' altra la emette sotto forma di raggi elettroniaguctici. di raggi luminosi, di raggi termici e di altra natura. Frof. Antonio Curci [Memoria X. glioso accumulatore, per cui opera le diverse funzioni ed anche i fenomeni straordinarii mii'acolosi, ma sempre tìsici e naturali. Dal nostro studio risulta che vi sono febbri infettive e febbri asettiche, ma sempre col mezzo del sistema nervoso, e non im- porta che la mania del microbismo e chimismo, attraverso il mi- croscopio della fantasia suggestionata, voglia vedere da pertutto non altro che microbi e fermenti coi relativi antisettici posticci, e faccia mettere ostacolo al riconoscimento della verità e dello errore in cui si è caduto. È tempo di persuadersi che era una chimera quella di vo- lere ostinarsi a cercare la causa e la natura della febln-e in un alterato chimismo, come 1' origine del calore animale nella com- bustione organica. Ed io posso dire altamente che il chimismo per i Fisiologi e Patologi moderni, come causa e ragiime della vita normale e patologica, equivale alla ttunosa pietra tìlosofale degli Alchimisti, che non è mai esistita. La Fisica e la Fisico-chimica saranno la base della nuova Fisiologia che sorge. !Nel mio lavoro «L'Organismo vivente e la sua anima » (1) si dimostra ciò che è la vita, quale V energia, la quale crea 1' organismo e promuove le funzioni vitali, fra cui la termogenesi ed il fenomeno febbre, il cui studio abbiamo gros- solanamente abbozzato. Dal Laboratorio di Farmacologia Sperimeutale della R. Università Catania Dicembre 1904. (1) Per meglio comprendere la nostra teoria confrontare questo mio libro edito da Al- berto Eeber. Palermo— Corso V. E. Memoria XI. Dott. FRANCESCO D' AMICO Sulla varietà quanlca con tre piani sempli delio spazio a quattro dimensioni RELAZIONE DELLA Commissione di Revisione composta dai Soci effettivi Proff. Giuseppe Lauricella e Mario Pieri (relatore) In questo Safrjjio si studiano, sotto 1' as[»L-tto proiettivo, certe iper- superficie (luartiche dell' iS',, notevoli per ])ossedere tre piani semplici sjfheinbi e un numero finito di punti doiti)ì. Il principale strumento di ricerca è fornito da una ele;iante rai»preseu- tazione birazionale della varietà sullo spazio ordinario, attraverso il complesso del 1° ordine di tutte le rette dellVS'j che incontrano i tre piani dati. L' a. risolve altresì con lodevole diligenza il problema inverso, di asse- gnare a priori nello spazio ordinario un sistema lineare oo' di sui)erficie, atto a defluire prqjettivamente una varietà razionale della specie suddetta. Ogni ii)ersuperficie del 4' ordine (nell' SJ contiene almeno >o' rette , queste, nel caso qui tolto a studiare, si distribuiscono in otto superficie rigate: di cui l' a. (tra molte altre cose) determina i princii)ali caratteri geometrici e le mutue relazioni — superando ingegnosamente alcune difficoltà non comuni. La (Joinniissione è di parere, clie cpiesto lavoro — sebbene d'indole speciale e monografica — offra un sufficiente interesse, sia per la (jualità ilei soggetto (dove ben pochi sono i fatti generali che si conoscono) sia per la serietà ed importanza delle quistioni trattate: e perciò ne propone la stampa negli Atti dell' Accademia. § 1. — L' e(iuazioiu! licncniU' di una ipefsuperHcie quartica $', nell'aiiibiento i)r<)jcttivo a (|uattro dinionsioni [SJ, contiene ^^ + ^) = 70 teriuini ; e però si potrà sottoporre a 60 condizioni lineari. Ora, aftinché mia tal varietà contenii'a tre piani generici. Atti Acc. Skkie 4», Vol. XVIII - Mem. XI. 1 Boti. Francesco D' Amico [Memoria XI.] basta sottoporla a passare per quindici punti indipendenti del primo, quattordici del secondo e tredici del terzo ; onde : « Nell'/S'^ esistono sempre varietà del quarto ordine a tre dimensioni, $*, pas santi per tre piani dati ad arbitrio x„„ Hj,, 71,3, ; e l' equazione nerale di una tal varietà contiene ancora ventisette j)aramefri ( omogenei) ». ge- § 2. — Se i piani z,,,, x,^„ x,^, sono ad es. : 11,1, = (x^ = 0, j;,, = 0), x,.,, = {x^ = 0, x.^ = 0), x,3, = (x^ = «3 = -«4) ; e se Ai, B/,.... sono funzioni onioiienee delle .r^, .r_ di grado uguale ad /, vale a dire : Ai^a'a" Xi-\-a\'' *i"' jjj -(-....-}- «'" ^5! i?,- = ft^'' iPj -|- Òj'^ XÌ~^ J?. -f- — • + b'i'^ '^5 7 ! 1' equazione generale di una $^ come sopra prende la forma : B^ xi ,To + (7, ic? a;3 + i>, x, xi^ E^ x^ x, x, + F^ x, a|+(3^ x\ + W, j,'^ x^-\-K^ x, o-^-f (1)' + A, a^;^ + B, X, x^ + 6\ x, x.^ J^ D, x',-\- ^, .r^ ,^3 + ' 4- ^3 X, + B3 ar, = 0 ; dove i coefficienti sono legati fra loro dalle relazioni : K + c« + "0 = 0, ^i + ci + «;■ = 0, «2 = 0 (2)1 d; + e; + /;, + io +co + «;"= o, rf', + e; + /,i + &'; + e; + «.;"= o, &;'+ 4'+ «;"= 0, «3=0 ^; _!_/,;_)_ Zi-; -^d;j' + e;'-{-i', + «3 6\ + a;) 4- (a;^ i), + X, X, F^ + xi F^^x, B„ + a^g C, +^3 y := a| (t\ + X, (,7-3 i7, -{- D,) + .rs A'^ + x.. E, J- i^3 , r eciuazione assegnata per 0 diviene X, ?t + ,X, « := 0 ; ISulla varietà quarticn con tre piani semplici ecc. 3 dunque: «la varietà 0 è generahile mediante i due fasci projettivi (3) X, + A. .r, =r 0, (4) « — ). V z= 0, /' nno di iperpiani pafimnH per -,,, , /' altro di ipersuperficie cubiche contenenti tutte (come è facile scorgere dalle (2) ) i piani t.,.^, e r.<,, ed una certa superficie del settimo ordina, che indicheremo con [i^ », 1^ 3. — Un iperpiano variahile nel fascio, die ha per sostegno ^^^ (j = 1, 2, 3), sega ulteriormente la varietà secondo una su- perficie cubica, la quale incontra alla sua volta -j, lungo una cubica piana, contenente i due punti ove -,„ si appoggia agli altri due piani r.. Al variare di quel!' iperpiano questa cubica de- scrive un lascio, i nore jtunti l)ase del (juale saranno i W/ ;>»«er ciascun punto Hi,, passano sempre due rette della varietà, le quali incontrano tutti e tre i piani -, mentre per ciascun punto O^i) ne pasnouo (|uattro». ^S 4. — |Xrf varietà ad uno spazio onlinario 2 scelto gene- ricamente in [iSJ. Siano p\iy /(2), //(3) le rette, lungo le (inalile incontrato dai piani r(.), ,!(,), X(3,; S = O^,, O,,, O^,, sia, il piano incidente allo stesso tempo i tre piani x; d' la retta di 8 in il. Saranno allora '^'>\i)-^p\i) d', '"'2^/(2) ^''» '^'a^P'o) f^' ^^ intersezioni di v: con gli iperpiani 2(i)> 2(2)1 2(3), projettanti dai punti 0(,), O,,,, 0(3, rispettivamente i Bott. Francesco I>' Amico [Memoria XI.J piani 7t(,), Tr(2), X(3). Si osservi inoltre che la rigata quadrica x^ e la superfìcie quartica Vd)"! P'{3)^ secondo una curva e" del quinto ordine, direttrice della rigata 7.^ e per conseguenza razionale : sicché questa curva si appoggerà in quattro punti a ciascuna delle 2^\t)- iSono elementi fondamentali 0 eccezionali di 0, rispetto alla corrispondenza suddetta : tutti i suoi punti doppii ; la inetta d, Itm- go la quale il piano 8 sega la varietà fuori dei piani x, e la curva & anzidetta. Ad un punto doppio Hn (i = 1, 2, 3; 1 = 1, 2,. ..7) di iS) corrisponde in E la retta h'n , traccia del piano passante per H,i ed incidente gli altri due piani x che non contengono quel punto ; ad un punto O^,) la conica «'(,), contenuta nel jìia- no u)'(,) e traccia del cono tangente in ()(,, a $ (questa conica incontra due volte la retta //(,, e passa per i punti in cui la retta d si appoggia alle altre due rette j>' ) ; ad un punto della retta d tutti i punti di d', e ad un punto di c^ la retta di r pas- sante per esso. Sono elementi f'ond<(ment((li in S : le rette p'(,), p'(.,), p',^), d' e la traccia v di il sulla rifiata p luogo delle rette di $ appartenenti al comjdesso V ( § in E. Da ciò segue che : la n,,, è una va- rietà del quinto ordine, la quale (passando la rigata quartica di cui sopra costantemente per la retta 0^^^ 0,3,) contiene — oltre al 2)iano semplice t^^^ ed ai piani doppii tt^^) e x^j^ — la retta O^g) Ofg, pure come doppia, e come sempliei ancora il piano ò ed i piani, che possono roitdiirsi dai punti Hu a /(iffliar lunffo rette i piani IT ,2, e -(3). Ciò ])reinesso è facile vedere, che nella corrispondenza fra <]> e ^ i punti di it^, corrispondono ai punti della superfìcie del (plinto ordine t:'^, ottenuta scciiiido con ^ la varietà n,,,. Questa supertìcie, oltre le due rette dopi)ie y>\,„ //(g, e la retta semplice /(i), contiene il punto 0^2)0^sy '^ = d'.p\i^ come dopi)io, e c(mie semplici le rette h\^i corrispondenti ai pnnti Z/^,,, , la retta d' cor- rispondente al punto D^^^ = dT.^l^, le ([uattro rette h\^i (/=1,2,3,4) di r corrispondenti ai i)anti Ai,, che la e' ha in comune con j}\i^, ed intìne le due coniche «',.) e (/(:,) corrispondenti ai punti 0(2) e 0^3). Cose analoghe si p(»ss(Hi<) ripetere in online ai |>iani -.., e -(3). § (i. — Un piano generico o di S sega la superlìcie 5c"('i) se- condo una certa curva q'^ del quinto ordine, la (|uale avrà per immagine su -(,) una certa curva q passante con due rami per ciascuno dei punti 0(2,, O^g, e con un sol ramo per ciascuno degli altri punti //, , , A\i. Ter averne V ordine sì osservi che il pia- no ' iiicontr:i in un certo ])nnto A' la retta //(^ : ([uesto è I' uni- co ]Uint<) variabile — dun(|ue diverso dai punti A'u — «'lie giac- cia in 2'\i) « <5l««i riguardato come appartenente a -(„, abl)ìa per corrispondente in x'^^, un punto della sezione piana q'\ Condu- diauu) : La curva q di "d) , corrispondcnfc ad una se::ione piana (*) G. Sai.mon : . Géomtli-ie anaìitiqKc ,i Iroin (Umcnsionx ♦ (Tnul. i>iir <). Cheuiiu. 1891) §§ 467 0 segg. Doti. Francesco i)' Amico [Memoria Xl.J di Tt'^i) è ancora del quinte^ ordine e si pnh indicare sclicmatica- mentc con q^^,,^^ ^ ^.^^ ^ ^^ ^ ,- » Viceversa : « Ad ogni curva q^ come soj)ra — tuttocchè data ad arhifrio — corrisponde in x'^,, un' altra curva ancora del quinto ordine, la quale (dovendo essere del genere quattro) è certamente 2)iana. » Si tnna così por la snperticie x'^,, una rappresenta/ione \n.ì- na, inediaute uu sisteuia lineare r z* di (/uintielie con (/iiattardiei punti base. § 7. — Si è dett(t che a un punto di p\i-^ — considerato in il — deve corrispondere in la conica, ulteriore intersezione di $ col piano passante per esso punto ed incidente gli altri due piajii ti (§ 4). Al variar di quel punto su 7/(1) , questo piano descrive una varietà quadrica, generabile mediante i due fasci prospettivi di iperpiani che projettano da -^.^) e -(3, i i)unti di j>\iy L' intersezione di una tal varietà con , tolti i piani ~^.2) e X(3), sarà una siipertìcie 6j del sesto ordine, luogo delle coniche corrispondenti ai jìunti di y/d,. Questa superfìcie, oltre a conte- nere il i)unto 0,1) come doppio ed i punti 0,^) , 0,3, come sem- plici, passa ancora per gli altri punti di -(2) e r.^^) che sono fon- damentali per la c che incontrano i piani tz^i-^, Zjg,, n^s). Essa è data come interse/.ione di e n,,^ (§ 5) sceverata dai piani X(,), x,,„ -(,). Ora — visto clic le varietà II,, e (I) si toccano in tutti i jtunti del piano -(,,, e sono sciate da un i|)(rpiano passante jx-r -^{^ , fuor di X(,-) , secondo due supcrlicic. 1" una quartica V altra cu- bica, aventi a coninnc cimiiic generatrici di 11,,^ — si conclude : « La rif/dfa p, (/eiierofa dnìlf rette (hi e(nnjtfe.s.s<> V e/ie appar- feuf/ono a , è del quattordicesimo ordine, e .\-e(/o i piani - liinf/o curve del ìunuì ordine ». Essa inoltn; (Mniticnc i |>unti 0(,), ()(.,,, Ojj) come quadrupli e tutti gli altri punti doppii di (1) come doppii (§ 3). Sellando (jucsta riuata con V ipcrpiano il. si ottiene una curva /•'" {fondamentale per la corrispondenza (§ 4) ), la quale — ris])ccc]iiando ])nnto per punto le tre direttrici di p sui piani x;,) — è comune alle tre superficie ::'(^-), è del genere nove ed lia nove punti su ciascuna delle y/(,^, uno sulla d'. § 0. — La rigata cubica, luogo dtdle rette del complesso r che si appoggiano ad una retta generica di v, sega, fuori dei piani X, una sezione iperplanare x' di (I) in .sei punti : quindi : « Alle se::ioni iperplanari di (!> eorri-spondono in "£. delle ex ree X'*" del m'ito ordine, le quali (come risulta da facili argomentazicnii) contengono le rette y)\^ come doppie la d' e la r'^^ come senqìlici » . Similmente : La varietà cubica, luogo delle rette di r che si appoggiano ad un piano o di v, sega, fuori dei piani x, una Doti. Francesco D' Amico [Memoria XIJ. sezione piana P di 0 in nove punti; dunque: «Alle .sezioni jna- ne 1' (li $ corrisiìondoìw in S delle curve 1'^ del nono ordine ; le quali (come si scorge faciln^ienle) d appof/ffiano in sei jìunti a ciascuna delle p'(i) ed in quattordici alla r'*'». Segue ancora che tre superficie X'" hanno a comune, fuori delle /(,), d', r'", altri qvattro punti ; per la qual cosa : il siste- ma ('-') n^n può avere — fuor delle linee (p\i), d', r'*^) — altri punti fondamentali. § 10. — Le superficie aggiunte ad una P e che staccano su di essa la serie canonica di ordine 2 ]) — 2, sono dell' ottavo or- dine e contengono le rette 2>\i) aome triple la d' e la >•'** come semplici (*). Detratta la quadrica /S che si stacca da tutte le su- perficie aggiunte, queste si riducono al sesto ordine con le 2^\i) doppie e la r"* semplice, e tagliano per conseguenza la nostra curva r, in quattro punti rariabili : sarà per conseguenza p=^% e però .v» $ non esiste alcuna linea multipla. ^ 11. — Ci proponiamo ora il problema inverso ; cioè dimo- streremo che : « date in S tre rette sffhembe p,',, pj^) \\) ed una quarta retta d' ad e.s.se ineidente, data inoltre una curva r''* del quattordicesimo ordine e f/enere nove — la quale si appofigi in nove jmnti a ciascuna delle p'^,-, e in un sol jmnto alla d' — rimane de- terminato un sistema lineare oo*, (/;), di superficie del sesto ordine, contenenti quelle linee ha,si con le .stesse moltiplicità che esse hanno rispetto alle X'® (§ 9) ; e un tal sistema si può sentire assumere come rappresentatilo di una certa varietà 0 del quarto ordine — dello .spazio a quattro dimensioni — contenente tre piani indipendenti ». § 12. — Premettiamo alcune osservazioni ; e prima di tutto è da vedere come si possa definire e assegnare la curva ;■''' : Date le tre rette sghembe p\^-^ p\.^) 2^3) ^ <^^'" ^*^^*^ ^''^ ^^"'^' sversale comune d\ si fissi nel piano <»\.^) = p>\^-^ d' una conica (") M. NoETHER . — «Zu»' Theorie des eindentigeii Eutsprechens etc. > Math. Auu. Vili. iSulla varietà quartica con tre piani semplici ecc. o'I), la quale incontri la d' nei punti ove questa sì appoggia a P\i) ® P(2)- ^^ potrà sempre assegnare in infiniti modi una super- ficie Tc'(,) del quinto ordine, contenente doppiamente le p'ì^yP^^) e semplicemente le ;/(,„ d', o'J, (*); ed insieme a questa un' altra superficie %\^), ancora del quinto ordine, contenente le p\^) e ^(3, come rette do])pie, le p[^, d', 0(1, come linee semplici ; e tali con- dizioni non |)otranno generalmente influire sulla loro irriducibi- lità. Come ulteriore intersezione di queste due superficie rimane assegnata una curva r''* del quaftordic(;.simo ordine , la quale ha gli stessi caratteri della curva fondamentale che noi vogliamo assegnare in S. Infatti (i)er essere i i)unti ove la d' si appoggia alle jo'(,), })\.,) rispettivamente doppii [)er le i:'(i), Tz\.-,f) la r'^\ così definita, ha nove punti su ciascuna delle //(,^ ed uno sulla d'. D' altra i)arte, considerando il sistema delle superficie — aggiun- te alla r" — che staccano su di essa la serie canonica di ordine 2p — 2 (**), si scorge che la curva in (|uestione è, come deve essere, del genere nove. È bene in ultimo osservare che esistono .sette corde di r'", incidenti due qualun(jue delle rette p\,-^ in punti distinti da (luelli comuni a queste rette ed alla r''\ Infatti, ai)plicando il teorema di Halphen (***). si scorge facàlmente che le due congruenze, formate : V una dalle rette incidenti U^ due ;/(,., prese in consi- derazione, r altra dalle corde di r"\ hanno IfiO rette comuni. Se da queste preleviamo le 153 rette che, pur essendo comuni alle due congruenze, non incontrano le due rette p'(,^ e la curva /•'" in punti distinti, rimangono .sette corde, c<»me sopra, della r''* ; e. d. d. (*) Per miii Biipt-rlìcie d' oriliiio ™ il ooiiteiiere unii data retta come r-pla (Mjiiivalo, iv generale, ad ,, ^ (3 m — 2r + 5 ) condizioni. M. NoKTllKR i Uebev Flaohen, walche Schatrn ratioiialcr Ciirveii besitzen > Math. Aiinal, Bd. III. (**) M. NoKTiiEU — «Zttr Theoric des eindentigen Entsprecheng etc.t Math. Ann. Vili. (*•*) « Comptes Kendus de l'accadèmie de Sciences» anno 1872— pag. 41. Atti Acc. Sickib 4», Vol. XVIII - Mera. XI. 2 Doti. Francesco D^ Amico I Memoria XI. § 13. — Assegnata così la r'" si dimostra che « per il si- .stema di curve (p'jj, , d', r''*) passano sempre tre superfivie — e tre sole — come le Tt'^j, , x'^gj , ^'^gj » ; cioè : la dimensione ì/ del si- stema delle x'(,^ (/^1,2,3) è uguale a zero. Infetti il sistema oo'" (*) di superficie, contenenti le 2^\i) e la d con le stesse molteplicità che la x',,^ (§ 5), stacca sulla r'" una serie lineare di ordine n = 24. Se r è la diìnensione di que- sta serie, sarà evidentemente y/ = 10 — (r -\- 1). Intanto, essendo la r'" del genere p = 9, risulta n (= 24) > 2 p — 2 ; cosicché la serie lineare in discorso è certamente non sjìeciale, e si avrà : n — r >_p, da cui r < 15, onde // [= 10 — (>• -^ 1)] > 0. D' altra parte si osservi che la d', come pure le sette corde (§ 12) di r'* — incidenti le due rette p\,-^ , doppie per le Tz\f^ prese a considerare — appartengono certamente a tutte queste superfi- cie it'(,y Ma per queste linee basi non può passare più d'una su- perficie irreduttibile x'^,., con i caratteri detti sopra; dunque : « Da- ta come sopra la r''*, esistono sempre tre superficie irreduttihiU del quinto ordine^ e tre sole^ passanti per le linee r'", p'^.-j e d' con le stesse molteplicità die le tre superficie ic'^,) ». Si esclude poi facil- mente che per quelle linee passino delle superficie riduttihili co- me sopra. Le T^% e Tt'^^ individuano un fascio !^y ,^,/,, . (p',3,)% d', (>',3„r' ' ^^ superficie del quale non incontrano il piano ^,3, d' fuor delle li- nee basi (^/js), d' , 0^8)): dunque tal piano si stacca da una certa superficie del fascio , e ciò che rimane è una superficie tp"* del (fuarto ordine contenente semplicemente le p\;^ e la r' . Due di queste superficie, se esistessero, avrebbero a comune una curva complessiva del 17" ordine; epperò: « esiste sem2)re una superficie irriduttibile del quarto ordine, ed una sola, contenente la r"* e le p'ji, semplicemente ». Anche qui si esclude che ne pos- sano esistere di riduttihili. (*) M. NoETHER « Ueher Flachen, welche Seharen rafionaler iSitlla varietà quartica con tre piani semplici ecc. § 14. — Ci*') premesso passiamo alla determinazione del si- stema (X'). Con un procedimento del tutto identico a quello tenuto nel § antecedente, si ottiene che la dimensione .?/ di tal sistema non è inferiore a quattro ; e però si può porre // = 4 + t, dove t è un numero intero positivo o nullo. D'altra parte si dimostra come non possa avvenire che le su- perfìcie X' , in conseguenza del passaggio per le linee |)L„-|, d', r''*, passino tutte per qualche altra linea determinata da quelle; né che fra tutte siano più che ex.". Difatti un piano a generico, non si può staccare da alcuna di quelle superficie X' ; dunque il si- stema (Z"), che le oo* * superfìcie X' descrivono sopra un tal pia- no, avrà la stessa dimensione 4 -f < che spetta al sistema (X'). Poniamo ora che questo superfìcie X' abbiano tutte a comune un' altra linea semplice di ordine z; e consideriamo la serie li- neare caratteristica, di ordine «=9 — z e dimensione r=3-f «, che è descritta sulla curva generica del sistema (/'') dalle altre cur- ve di questo. Essendo la P del genere j) = 7, la serie caratte- ristica in discorso è certamente speciale (visto che è r>»— 2>) , e come tale dovrà essere prodotta da cubiche, passanti per i tre punti doppii della P e per altri (8.6 -2.3-9+;?=) 3+;- punti semplici della medesima (*). Dovrà (piindi essere r^(9 — 3— 3 — ^=) 3 — «; uia , poiché in questo sistema lineare di cubiche la di- mensione »-(=3+0 è certamente maggiore del genere i>(=l), la serie caratteristica (di dimensione r— l>j9 -1) relativa a tal si- stema è certamente non speciale, oiule il sistema stesso non po- trà essere sovrabbondante (**j , e però fy=) 3-Lf=:3— ;r, da cui t=z=o. e. V. d. (***). (•) Brill e NdETHER . Ufbfr alg. fnnvtionm cU: . Math. Auual VII, pa;;. 278. (**) C. SÈGBB. — < Sui aielemi lineari di curve piane... » nei Reud. dol Circ. Matema- tico di Palermo t. 1". ("*) Questo procedimento mi fu gentilmente indicato dal chiarissimo prof. M. Pikki, che se ne è servito in una ricerca analoga nel suo lavoro : « Le irasforma.-ioni razionali dello ipazio inerenti ad una canica . Eend. del Circ. Mat. di Palermo t. VII. Doti. Francesco D' Amico [Memoria XI J. ^ 15. - Lii intersezione variabile di due supertìcie X'* e una curva sghemba /''' del nono ordine, la quale ha sei punti su cia- scuna delle rette //(,, , nessun punto sulla (Trail. par O. Clu'iiiiii— 1891) % 41)7-471'. (*') Il metodo (ini adoperato per la ricerca dogli ordini ' Amico [Memdria XI. un iperpiano S' sega il ftiscio (4) in un fascio di superficie cu- biche (8') ; le rette, contenute in queste superfìcie ed incidenti i piani X(.2) e r.f^n), danno luogo ad una rigata del ,sesto ordine con- tenente le rette t'^^) = '^' ~^2), /',3) = S'x(3) (e però i punti 0,3, ed 0(j,j) come triple e la curva w'' = S'. |i' ( e quindi i punti fii^i) come semplice ( § 16, form. (5) ) Pertanto il' contiene sei rette, incidenti la r, che si appoggiano ai piani X(2; e ^s) ^ che appar- tengono ad altrettante varietà A; cosichè a quell' iperpiano 2' corrispondono sei iperpiaui il. Saranno adunque (3,6) gli indici della corrispondenza in parola ; e però 3 -|- 6 =:: 9 è Vordine della curva direttrice della ridata p in -(i,. Se la r si conduce per uno dei punti H^, ojipure j)er 0(2) o Ojg,, si vede in modo analogo che per ciascuno dei punti H^i la curva direttrice di cui sopra vi passa con due rami, mentre per ciascuno degli altri due punti, 0(2) ed 0(3), vi passa con quattro rami. Rilevando poi che un iperpiano 2 per X(i) sega fuori di ^^ la p secondo cinque rette, si conclude : « La rigata p è del quattordicesimo ordine e del genere nove, ed ha, su ciascuno dei ^^irf?tr it, una curva direttrice del nono or- dine con due inmti quadrupli e sette punti doppii » (Cfr. § 8). Con procedimenti perfettamente identici ai precedenti si dimostra: « La rigata -q^,-^ (/=1, 2, 3) è del sediceninuì ordine e del ge- nere nove ; essa sega il jnano ^(i^ in una retta (la congiungente i due punti di incidenza di questo piano con gli altri due piani -) e ciascuno degli altri due jjiani 7t lungo una curva direttrice dell' undecimo ordine con un 2)unto sestuplo (il punto 0(,^) e sette 2)unti tripli (i plinti H^ i^ » . « La rigata |(,) (i = 1, 2, 3J è del trentanovesimo ordine e del genere ottantaquattro ; essa Ita sid piano X(,-) una cttrva diret- trice del ventinovesimo ordine dotata di sette jnmti nonupli (i punti Hi^ i) e due inmti muUipli secondo il mimerò sette (i. punti 0(^)) ; ha invece su ciascuno degli altri due piani r. sette genera- iSidla varietà quartica con tre piani semplici ecc. trid le quali conghmgono i punti H^ i giacenti in esso piano col punto di incidenza di questo col piano ^(,^ » Questo fatto si può accertare facendo osservare che nella rappresenta/ione spaziale di 0, studiata innanzi, l'immagine di una retta sì fatta si spezza in piìi curve, il cui insieme costi- tuisce una curva atta a rappresentare una retta di $ incidente il solo piano ^:^,y § 18. — I procedimenti applicati al paragrafo antecedente, per la determinazione degli ordini delle rigate p. r,(,-) e ^^,^, non sono applicabili al caso della rigata v. Seguiremo pertanto in tale determinazione un' altra via, in- cominciando dal premettere le seguenti osservazioni : Siano S(,), 2(2), 2(3), 2(^) quattro iperpiani, dei quali i primi tre contengano rispettivamente i piani r,,), -(,), -(g, ed il quarto sia completamente arbitrario ; indiciiiamo inoltre con ^„^ (j=:l, 2, 3) la supertìcie cubica, che assieme al |)iano -^,■) ci dà la com- pleta intersezione di 0 con 2,,^, e con ■^^^■^ invece la superficie quartica di (D in 2,^,. J)etta o la varietà rigata, le cui genera- trici si appoggiano — in punti tutti distinti — alle superficie, ^M^ ^i2ii ^i3)^ ?(4)' '^'"''* evidentemente v la intersezione di 0 con la Q, sceverata dalle superficie -!)(,), <\n^-,, (j^jj), »(,), -^^), X(2), ^:^.^y Per avere le molteplicità di queste superficie rispetto alla varietà Q, si osservi che il cono ■^^^) (luogo delle rette che si ap- poggiano in punti distinti alle ])(,) e '^^^, e che passano per un punto fisso di (p(^)) è del settimo ordine e, come tale, incontra ^^l^ in 21 punti. Di questi però cinque stanno in '\,^.,-^ ed altrettanti in tj)(3) ; cosicché la molteplicità della tp,,, per la varietà Q. sarà Similmente si troverebbe per le molteplicità delle t}»(,), ^^^^ ^^^/. m, =: »«, =: H)„ = 14. Bott. Francesco D' Amico [Memoria XI. Air esame poi della sezione di Q con S,^, si scorge subito cLe la 12 è dell' ordine »« = 11.4 + 36 =z80. Per avere poi la molteplicità «(,, del piano z^i,, si osservi che la sezione della varietà Q coiri]»erpiano ^(^ si compone, ol- tre che del piano ^c,,, : 1" della '^,1, contuta quattordici volte ; 2" della rigata del decimo ordine, le cui generatrici si ap- poggiano alla retta di j^f^, in t:(„ alla conica di (j;,^^ in ll^, ed alla cubica di cp^, pure in '^^^^) ; 3° della rigata, pure del decimo ordine, le cui generatrici si appoggiano alla retta di i^^^^ in t^) alla conica di 4.(2) ed alla cubica di !p(^) in Sj^, ; 4° della rigata del settimo ordine, le cui generatrici si ap- poggiano alla retta di -^j,, in -,,) ed alle coniche di j^fj, e t]>(3) in S(,). Adunque il piano tt,,, sarà contenuto nella Q col grado di molteplicità : n^ = 80 — 14.3 — K» — 10 — 7 = 11. Similmente sì trovere\)be in ordine ai piani -^.,) e ir^g, : «2 = "3 = 11- Da tutto ciò, per le cose premesse, si ricava che V ordine della rigata v è dato da : X = m. 4 — 3. »i, — 3 wij — 3 m.^ — 4 m^ — n^ — n, — n.^ = 117. Questo stesso procedimento può pure applicarsi alla ricerca degli ordini delle altre rigate p, r,(,), ^(i,. ^ 19. — Dai paragrafi antecedenti, riassumendo, si deduce : « /Sulla varietà $ esistono otto superficie rigate, delle quali una — le cui generatrici si appoggiano a tutti e tre i piani Tt(,^ — è del Sulla varietà quartica con tre piani semplici ecc. 14° ordine, tre — formate ciascuna da rette incidenti due soli di quei piani — sono del 16° ordine, altre tre — formate da rette che si aiipoggiano ad un solo dei medesimi piani — del 39" or- dine, ed infine un' altra — le cui generatrici non incontrano al- cuno dei soliti piani — del 117° ordine » . Se poi si considerano soltanto quelle rigate formate da rette incidenti il piano t:;!, (e che possono incontrare anche gli altri due piani x) si trova come ordine complessivo di queste il nu- ìnero 85 ; e siccome, oltre di tali rigate, esistono anche in i due sistemi co* di rette incidenti il piano -(d e giacenti 1' uno in -|2| r altro in -(3,, avremo che queir ordine deve considerarsi come uguale a 87. Cioè : « L' ordine della superficie rigata, costituita dalle rette di una varietà — dello spazio a quattro dimensioni, del quarto ordine e con un piano semplice — incidenti questo piano medesimo, è uguale a 87. (*). (*) Cfr. G. Maulktta , Sulla varietà delle rette contenute in una o piii forme algetriche' Capo IV — <5i 2 2 ( Rendic. ileirAcciidcinia Gioonia di Catania. Serie IV, voi. XVI). memoria XII. Azione fisiologica del Sodio e del Litio per il Prof. ANTONIO CDRCI Intendiaino per azione fisiologica di un elemento , non al- Fordinario «tato atomico e molecolare, ma bensì combinato, in modo che in soluzione nel sangue come atomo-ione scisso o non, possa agire, mediante la nua carica elettrica positiva o negativa, sul sistema nervoso o su altro ordine di cellule (ognuna delle quali è un protozoa o archi/oa, costituito a sistema elettrogenico tra protoplasma e nucleo). Quando si tratta di sali minerali, 1' elemento basico o ione positivo è quello che manifesta l'a/ione ; mentre quello acido o ione negativo ossidato e scmiz' azione (1) tranne quando possa nell' organismo disossidarsi e rendersi ione libero e semplice (come r arsenico, il selenio, il tellurio. Oud' è che studiando 1' azicme dei sali, si osserva semiìre la stessa azione (juaiido resta lo stesso ione basico, variando 1' acido; mentre V aziono varia col variare la base , restando lo stesso acido. Ecco perchè nella intitolazione di «[uesto scritto e di altri dello stesso genere indichiamo rdeinento attivo, invece dei suoi sali. È da 25 anni che mi occupo dell' a/ione degli alcalini ed alcalino-terrosi, sia perchè essi facienti parte degli organismi vi- venti debbono certamente esercitare una funzione imjtortantis- sima nella vita, sia perchè questa funzione, appena intraveduta, si potrà conoscere più o meno dall' azione tisiologica. (1) V. CvRCi. — Funzione dell' oxMgeno nei composti. —Il Progresso Medico, Napoli, 1891. Atti Acc. Serie 4», Vol. XVIII - Mem. XII. 1 Vrof. Antonio Curci [Memoria XII.] La funzione di tali elementi non è distinguibile ai nostri sensi, durante l'esplicazione normale dei fenomeni vitali, onde è necessario usare 1' artificio di esagerare la loro azione , per renderla più rilevante e distinguerla dagli altri fenomeni, e così poterla conoscere nella sua sede e meccanismo. A fare ciò si fa arrivare nel sangne una dose dapprima minima e poi crescente fino a produrre la morte, onde aver tutto il quadro completo dell'azione e dei fenomeni esagerati, resi più manifesti. Da ciò poi si possono detrarre dei dati per conoscere la fun- zione e la importanza fisiologica di un elemento. Ho già studiato l'azione fisiologica del potassio (Atti dell'Ac- cademia Grioenia ecc. Serie 4» voi. XYII , Catania, 1904). Pre- sento adesso le ricerche fatte sulF Azione fisioloffiat del Socìio e del Litio. I. Azione del ^odio. Di questo elemento ho usato diversi sali, bicarbonato, fo- sfato, solfato, nitrato, cloruro, solfato e solfito e quelli della serie dell' acido solfovinico. Le numerosissime esperienze sono oggetto di una lunga memoria in corso di pubblicazione sul giornale In- ternasiomile di /Scienze Mediche di Xapoli, per cui io qui riporto un sunto , per non lasciare una interruzione e perchè 1' azione del sodio deve essere messa in confronto di quella degli altri elementi alcalini ed alcalino-terrosi. L' azione del sodio è stata in precedenza stndiata da altri sperimentatori, tra cui, come più notevoli, sono da menzionarsi Kunde, Chirone, Eichet ecc: col cloruro. Falck col fosfato; ma da essi non risulta la conoscenza completa dell'azione riferibile all'elemento sodio ; gli autori hanno \h-v obbiettivo principale l'azione del sale e da questo punto di vista il più importante è quello di Chirone fatto con la collaborazione di Testa, mentre il più che si aUontana è quello di Eichet, il quale studia la tos- sicità relativa dei diversi alcalini e non mira ad altro. Azione fisiologica del Sodio e del Litio Kiporto integralmente quanto scrissi a proposito del sodio nel mio lavoro « La Farmacolof/ia secondo la ìegfje periodica del- la Chimica « (La Terapia Moderna, Napoli 1888). Le antiche esperienze di Gruttniann avevano fatto credere come tuttora si crede ad onta dei lavori succitati, che mentre i sali di potassio fanno paralizzare il cuore , i sali di sodio non avrebbero alcuna azione nò sul cuore, né sul sistema nervoso, e che s(dtanto a gran dose produrrebbero la morte per paralisi generale ! Questo è completamente inesatto so non erroneo del tutto, come si vedrà da quanto passo a dire, secondo risulta dalle mie lunghe ricerche sperimentali. Nelle rane con 10 a 20 cg. di carbonato o altro sale sodi- co, si ha subito una contrattura dei nìuscoli bagnati dalla solu- zione, la quale si manifesta come un forte spasmo , che si dis- sipa dopo un po' di tempo. Analoga all' azione locale si svilup- pa un' azione generale dopo 1' assorbimento, e perciò pei sali di sodio, le due azioni sono della stessa natura. Nel princijjio V animale è eccitato e si agita molto, la sen- sibilità e r eccital)ilità in generale è aumentata. Lasciandolo in riposo senza molestie, a capo di una o due ore, l'animale nel dare un salto spontaneo o provocato è preso da una convulsione perfettamente tonica , onde vi resta per qualche minuto rigido e stecchito come pezzo di legno. Questi accessi convulsivi possono ripetersi parcccliic volte e ftirsi pili frequenti e ])iù intensi. Negl' intervalli vi è un conti- nuo movimento librillarc dei muscoli. La contrazione muscola- re, eccitata in qualuninie modo, anche con la pinzetta, ha una durata più lunga della normale, è quindi più tonica. Nello stesso giorno o in quello seguente, l'animale muore per un forte stato tetanico, restando disteso e rigido. Dopo la morte si conserva per lungo tempo 1' eccitabilità nerveo-mus(!olare, la quale in vita ed anche dopo morte pare molto aumentata. Prof. Antonio Gurci [Memoria XllJ. Il cuore si trova arrestato contratto e vuoto di sangue. Intercettando con apposita legatura l'afflusso del sangue ad uno o ai due arti posteriori di una rana, fatta l'iniezione nel- le parti anteriori alla legatura e poi lasciato l'animale indistur- bato, a tempo opportuno si osserverà una o due convulsioni ge- nerali a tutto il corpo e la rana morendo per tetano resta tutta distesa e rigida , compresi gli arti posteriori , che non ricevono sangue e quindi neanche il sale iniettato. Ciò indica che il sodio agisce nei centri cerebrali e spinali, che eccita intensamente sino a produrre fortissime convulsioni toniche. In tale esperimento, bisogna notare, che i muscoli privi della circolazione sanguigna non mostrano aumentata la tonicità e la contrattilità come gli altri, e cioè non sono capaci di fare una contrazione di durata di maggiore del normale. Ciò dimo- stra che oltre 1' azione centrale, vi è anche una periferica. Recidendo un nervo sciatico o del plesso sacrale, dopo l' i- niezione del sale sodico o prima, si avrà la convulsione generale, meno nell'arto paralizzato per il taglio dei nervi ; ma i muscoli di questo arto sono sempre piìi irritabili del normale, nello stesso modo come gli altri. Del pari, ad una rana già nello stato convulsivo, recidendo il midollo spinale al livello del ri- gontìamento brachiale, si aboliscono gli accessi convulsivi, ma l'eccitabilità dei nervi e dei muscoli è sempre notevolmente au- mentata. Con l'atropina si ottiene la soppressione completa dei feno- meni convulsivi e dell'aumento dell'eccitabilità nerveo-muscolare. Col curaro, iniettato ad una rana nello stato convulsivo, si ot- tiene momentaneamente la soppressione dell'aumentata irritabi- lità muscolare e definitivamente 1' abolizione delle convulsioni generali. Tutto ciò ci conduce a concludere che il sodio ha azione eccitante e convulsivante non solamente sui centri nervosi cere- brali e spinali, ma anche sui nervi periferici sino alle placche Azione fisiologica del Sodio e del Litio motrici. Sui muscoli agisce aumentando la irritabilità, la capa- cità contrattile e la durata della contrazione ; ma è dubbio se ciò lo faccia direttamente sulla sostanza muscolare o solamente per mezzo delle placche motrici intramuscolari : forse nelT uno o neir altro modo. Nei mammiferi, V iniezione intravenosa di gnu. 1 V/g a 2 per ogni clig. di animale, produce i primi accessi convulsivi, alcuni epilettiformi, ma ordinariamente tonici ed intensi. La con- vulsione sodica somiglia alla convulsione stricnica e ammonica. I fenomeni convulsivi incominciano dai muscoli della faccia, della testa e del collo, e di là in giù per cui si ha trisma, con- trattura della nuca, poi dei muscoli scapolari e toracici, per cui gli arti respiratorii divengono più rari e più profondi lino a che si arrestano nella fase inspiratoria forzata. È necessario da questo momento fare la respirazione artificiale, senza la quale l'animale ne muore asfissiato, senza manifestare alcun fenomeno. Questo fatto ha tratto in inganno gli antichi sperimentatori, i quali, non accorgendosi di questo tetano respiratorio, vedevano morire gli animali senza saperne la ragione e attribuivano erroneamenle la morte a paralisi generale. Evitato questo pericolo, sorgono poi tremori e scosse generali. I muscoli sono notevolmente (H-cital»ili, perchè facilmente si contrag- gono tonicamente col solo stropicciamento della cute soprastante. Continuando T iniezione (^ giungendo a grammi ."i o 4 per chg. d'animale, si svolgono convulsioni generali toniche, violenti, fortissime : opistotono permanente , accessi tetanici fVcciuiMiti, contrazione dell' orl)icolare delle palpeltre, globi oculari fissi, midriasi, immobilità dell' iride nlle variazi(tni della luce. La pupilla si restringe negl" intervalli degli accessi. Queste lunghe ed intense convulsioni tetaniformi. con brevi momenti di leggiera remissione, durano ])er molto tempo, e 1' animale anche non moreiulo rimane affetto da una grande eccitabilità generale, in modo che in ogni suo atto, anche se si atteggia a bere, è preso da forti scosse e spasmi quale idrofobo. Prof. Antonio Curvi [Memoria XII. Ma a 5 o 6 gram : di sale sodico per olig. di animale, gii accessi tonici fortissimi cominciano a indebolirsi, diventano clo- nici, quasi epilettiformi, leggieri, fugaci, finché cessano del tutto e sono seguiti da paralisi generale, per esaurimento. Il rilasciamento c(miincia dall'estremo cefalico, dove ebbero inizio le convulsioni, cessa il trisma e cade la mascella, che prima era fortemente serrata, il capo casca per proprio peso, vi è inerzia dei muscoli della fticcia ; la terza palpebra spor- gentissima quasi tino a metà della rima palpebrale ; miosi in- tensa, ritiessi palpebrali diminuiti e poi spenti, perdita di co- scienza. Tutto ciò mentre continuano ancora i fenomeni convul- sivi nel tronco e negli arti. Indi si rilasciano i muscoli toracici, (seguitando la respirazione artificiale) quelli degli arti anteriori, poi quelli del tronco, ed in ultimo quelli degli arti posteriori. A (juesto i>nnt(> l'animale, privo di ogni nmto e senso, è un corpo morto, di cui solo vivente e superstite è il cuore, il quale in seguito pure si arresta senza manifestarsi alcun feno- meno. Dopo poco segue una forte rigidità muscolare. All' autopsia si nota un po' di congestione degli organi in- terni per etfetto delle convulsiimi; edema del pulmone; cuore ineccitabile in sistole ; i muscoli striati eccitabilissimi ed anche spontaneamente dopo scojjerti e messi in contatto dell'aria fanno delle contrazioni tìbrillari ; la contrazione idio-muscolare è note- volissima, in quantocchè strisciando la punta del bistori, si forma un cordone rilevato, che persiste molto tempo. In (pianto all'azione sulla circolazione sanguigna, cioè cuore e vasi io ho osservato quanto segue. Nei batraci con gram ; 0,10 a 0,20 di sale sodico si ha una riduzione numerica dei battiti del cuore, previamente messo allo scoperto; la sistole e la diastole sono più ampie e più energiche, molto notevoli e di maggiore durata, infine la diastole diviene prevalente ; il cuore grosso e pieno di sangue nella diastole, si vuota completamente nella sistole. Molto tempo dopo morto l'a- nimale, il cuore cessa di funzionare, e allora si arresta in dia- Aziotie fisiologica del Sodio e del Litio stole, vuoto di sangue, ma poi in ultimo insensibilmente si con- trae forse per rigidità cadaverica. Col cuore isolato, staccato dall' animale, immerso in una soluzione sodica al 5 e 10 7o, dapprima e per breve tempo, i battiti si accelerano, poi sono intermittenti, indi ritornano re- golari, in ultimo si rallentano tino all' arresto completo. Nei mammiferi coli' iniezione intravenosa di gran». 0,40 a 1 circa per clig. di animale, si ha un forte aumento della pres- sione arteriosa da 160 millim. Hg n<»rmalc a oltre 250 insieme con un notevole aumento della pressione cardiaca ; con ciò il polso è pili lento ma assai più torte, i tracciati slìgmogratici pre- sentano curve di una straordinaria altezza ed ampiezza con ca- ratteristici prolungamenti diastolici. Se si curarizza un cane sino ali" abolizione comi)leta dei ritiessi vasom((torii, il sodio non produci' i»iii i descritti fenomeni di eccitamento ; ciò die indiclierebbc che il sodio agisce ecci- tando il sistema nervoso vasomotore non die quello eccitomotore cardiaco centrale e periferico, mentre non pare clu; abbia azione sui muscoli, cioè agisce ])er mezzo dei nervi. lutine il sodio produce una intensa ii)ertermia, p. e. da '.ÌS°,2 temperatura iniziale di un cane è salita -l^oS ; ad un altro da 39 a 43°,2 ; ad un altro da :{!» a 41. (,)uesta ipertermia ò ac- compagnata dalle ronvulsioni e siccome con previa ciirarizza- zione non si lia i)iù ne ipertermia nò convulsioni, cosi i)ar(> die queste sieno causa di cpudla. ]Ma in un altro nostro lavoro pre- cedente sulla termogenesi aiiiiiial.' e natura della fd)l)re. pub- blicato in (|uesti Atti, abbiamo dimostrato che rii.erterniia ò con- comitante colle convulsiiuii, non è dipl)lifazi<)iie sulla ilora marina si- cula (1) presentai un quadro di Alghe raccolte lungo la costa orientale, alcune delle quali abbastanza importanti, perchè nuove per la Sicilia : accennai in queir occasione ai principali lavori d' indole sistematica, tendenti ad illustrare la nostra flora marina, la quale è ancora ben lungi dall'essere perfettamente conosciuta, come lo dimostrano le continue scoperte di specie nuove. Credo utile rifare la storia della letteratura algologica Si- cilia, tanto più che nel « Primo contributo » m' era sfuggito il titolo di qualche lavoro importante, che non avevo avuto occa- sione di conoscere e di procurarmi. Il maggior contributo all' algologia della Sicilia fu fornito nel 1801 dal cliiar. Prof. Ardissone, il quale nell' « Enumerazione delle Alghe di Sicilia » e nella prima e seconda « Appendice alla Enumerazione delle Alghe di Sicilia » presentò un quadro ricco per numero di specie raccolte saltuariamente nelT Isola o fornitegli da corrispondenti : questo elenco subì una certa ridu- zione, poiché alcune specie, ritenute autonome, furono nella Phyeoìogia mediterranea radiate nel numei'o dei sinonimi dallo stesso Autore. Fu sempre però importante percliè quelle prime orme calcate da un einini'nte algologo diedero indirizzo ed im- pulso ad uno studio tanto prolì(Uio. Dodici .inni dojx) il Dott. Langenbach (2) pubblicò un catalogt) di Alghe vegetanti in Sicilia e a Pantelleria, nel quale (1) V. Spinelli — Prinw Contrìbulo all' Aliiologia della Sicilia —Acireale 1902. (2) G. LANGKNiiAtH — Die Meenalgen der Inneln Sizilieii u'nd Pantelleria — Berlii 4 Boti. Venturino t^irinelli [Memoria XIII furono indicate alcune specie non trovate dall' Ardissone : le ricerche del Langenbach si limitarono ad un tratto brevissimo della Sicilia settentrionale ed all' isola di Pantelleria. Nel 1886 r illustre Prof. Borzì portò alla conoscenza degli Algologi un numero rilevante di specie nuove per la Sicilia, descritte ed illustrate in un fascicolo di Nuova Notarisia (1), le qnali vennero ad annientare il numero delle specie, che vanno ascritte alla flora marina siciliana ed accrebbero la conoscenza della ticologia .mediterranea, in riguardo alla distribuzione geo- grafica di specie rare. Né solamente per il rinvenimento e la descrizi(me di queste specie si rese benemerito della Scienza algologica il chiar. Borzì : a lui si deve la scoperta di una nuova Palmellacea, (Jlorothecium Pirottae, rinvenuto in varie piante acquatiche e primieramente nel Potamof/efon ed in qualche Chaelomorpha lungo le rive del Ciane, a Siracusa. Anche di scarso materiale fecero tesoro gli Algologi, pur di accrescere le cognizioni ficologiche, specialmente per quanto riguarda la distribuzione batimetrica delle specie : infatti il chiar.nio Prof. Piccone, la cui immatura dipartita è stata grave perdita per la Scienza, nel 1888 pubblicava un « Pngillo di alghe sicule ». (2) « Son poche, è vero, » egli scriveva, « ma offrono un tal quale interesse : 1" Per essere state colte a di- screta e sopratutto ben accertata profondità, per cui sommini- strano un dato importante nello studio della loro distribuzione batimetrica ; — 2.° Perchè Pej/ssontìcìia rubra J. A(/., Delesseria lomentacea Zanard., LUophi/lliim expansnm Pliil. sono specie non registrate nei lavori riguardanti le alghe della Sicilia ». Le sei specie determinate dal Piccone erano state dragate dal R. Av- viso « Ischia » il 1 luglio 1887, alla profondità di 100 metri, alla Secca di Barro, nel Golfo di Palermo. Per opera del Piccone all' unica Laminaria conosciuta nel (1) N. Borzì — Xnore Floridee Mediterranee. — (Notarisia I, 1886). (2) A. Piccone— JN'ofereHe Ficologiche — Genova 10 dicembre 1888 in Notarisia IV p. 666. Le Alqhe marine della Sicilia OrienUtle Mediterraneo, raccolta dal Sig. Vicari a Siracusa, riferita dal chiar.mo Prof. Ardissoiie a Lam. Saccarina (L.) (1), s' aggiunse la Laminana digitata estratta dall'anoora della R. Nave Dandolo nel canale di Messina, alla profondità di m. 60. A questo stato era, per quanto io ne sappia, la letteratura algologica sicula quando venne pubblicato il mio « Primo con- tributo all'Algologia della Sicilia », al quale seguì un lavoro del Sig. Angelo Mazza (2), intelligente e distinto cultore di Al- gologia. Nel « Manipolo d' alghe della Sicilia » furono ripor- tate i nomi di specie rare ed interessanti, in parte raccolte dallo stesso autore, in parte fornitegli da corrispondenti : lo scrivente credette bene di comunicare all'amico Mazza qualche specie nuova per la Sicilia, come Halymenia fastigiata J. Ag. e Cal- lymenia (hmissa J. Ag., perchè la iscrivesse fra le sjìecie sici- liane, non potendo sperare, per varie ragioni, che il presente lavoro si desse presto alle stampe. Ricca di specie importanti, la pubblicazione del Mazza è anche interessante per 1' aggiunta di un nuovo NitopliiiUmìu il N. triatvomnticiim Rodrig. alla flora marina italiana. Lo studio accurato del materiale, che mi servì per la com- pilazione del « Primo contributo», le indagini opportune e mi- nuziose sulla itresenza di alcune specie rare ed interessanti ri- portate in (luel primo lavoro, mi hanno indotto a presentare un nuovo elenco di Alghe siciliane, col quale, scartando quelle che, per mancanza di materiale di confronto, furono erroneamente determinate, sono in grado di i)oter aflFermare con dati certi la esistenza di six'cie non riscontrate ancora lungo la costa orien- tale dell' Isola e di altre non meno importanti perchè rare. Ho escluso quelle che presentavano (lualchc dnl)l)io sulla loro esatta determinazione, sia perchè in istato imperfetto, sia perchè prive (1) F. AUDISSOXE — rhìIcoUxjiu Mediti rmnca — 11. )>. 112. (2) A. Mazza - Un maniimU, ,ìi AUjUe marine ,ìell„ Sieilia. - - Nuovi i Notai Geiiuaio-ApriK' 1904. Dott. VenUirino liinneUi [Memoria XIII. | di organi di fruttitìcazione e quelle inoltre che, notate nel « Primo contributo »in ba8e ad unico esemplare, potrebbero dar luogo a tante supposi/ioni relativamente alla loro presenza fra le deiezioni del mare. Malgrado il proponimento di non tener conto di specie non rappresentate da più di un esemplare, ho notato nel presente elenco Hahjmenia ligulata Zanard., sia perchè, come si vedrà leggendone la diagnosi, non dovrei avere dubbio sulla sua determinazione, sia perchè, trattandosi di specie nuova per il Mediterraneo, il suo rinvenimento sulle coste siciliane potrebbe indurre coloro, che possono disporre di più tempo ed hanno più opportunità dello scrivente, a ripetere le ricerche nella località in cui fu trovata la prima volta, con mezzi adatti, coi quali si potrebbe far luce sull' area di vegetazione e sulla po- sizione batimetrica della importante Crittonemiacea. Nello spoglio del materiale distribuito in due pacchi nel- r Erbario mediterraneo del Gabinetto di botanica di Catania, trovai esemplari con indicazioni scritte dal Prof. Tornabene, le quali sono di grande importanza ; esse tolgono infatti ogni dubbio sulla vera stazione di quelle specie, che riferii generi- camente al « lido di Catania », non trovando frase più esatta per indicare 1' Habitat di quelle che trovai nelF Erbario del Prof. Cosentini, senza indicazione di località. Ora invece viene ad esser conosciuto il punto in cui fu raccolta Callymenia de- missa I. Ag., che dal Mazza si era, giustamente, riferita a lo- calità imprecisata, e ciò non è di lieve importanza se si pensa che neir Ionio si è rinvenuta una forma trovata tìnora sola- mente presso Marsiglia. (ili esemplari che compongono i due pacchi furon raccolti in parte dal Prof. Cosentini, in parte dal Tornabene, come si rileva dall' esame delle due diversità di carattere con cui sono scritte le indicazicmi di località dal Tornabene e qualche osser- vazione del Cosentini. Le località visitate dal Cosentini o dai suoi corrispondenti sono le seguenti : Capo Passero, Pachino, Pozzallo, Avola, Siracusa, Augusta, Catania, Acicastello, Aci- Le Aìf/he marine della Sicilia Orientale trezza, Acireale, Ali, Messina. Alcuni esemplari provengono da S. Croce Camerina, da Licata, da Porto Ilnipedocle, da Girgenti, da S. Stefano Caniastra, le quali località non 8«nio indicate nel presente catalogo, che s' occupa solo delle Alghe della Sicilia orientale. Del materiale comunicatomi dall'amico Mazza mi son valso in parte, poiché mi sono attenuto solo a quello raccolto sulla costa orientale, per aggiungere alle mie anche le sue indicazioni di località. Al chiar.mo I^ott. A. Forti, al carissimo amico A. Mazza, al primo dei (juali del)l»o la determinazione delle Diatoinee, al secondo comunicazioni e consigli, rendo vivi ringraziamenti. All' Illustre Prof. Fridiano Cavara, che affettuosamente m' ac- colse nel suo Istituto, fornendomi i mezzi per rivedere il ma- teriale precedentemente determinato e studiare quello che man mano andavo procurandomi, che mise a mia dis]>osizione V Er- bario del Tornaliene e che provvide con tanta premura cortese alla stampa d(d presente lavoro, esprimo il sentimento del più profondi» rispetto e della mia perenne, aiìettuosa gratitudine. Ringrazio pure cordialmente il chiar.mo Sig. I. I. Rodriguez, che mi fu prodigo dei suoi consigli e del suo valido aiuto. OPERE E MEMORIE CONSULTATE Agardh. I. — Ah/ae maris Mediterranei et Adriatici - Parisii.s 18-12. Ardissone F. — Enumerazioite delle AUjhe di Sicilia — Genova 18(il. » » — Appendice alla Knnnierazione delle Alghe di Sicilia — Ge- nova ISOf). » » — Appendice 2° all' lùin me razione delle Ah/he di Sicilia — Ge- nova 1807. Pott. Veìiitiriìio iSjmielìi [Memoria XIII. Ardissone F. — Prospetto lìelìe Veramice italiche con tre tavole colorate. — Pe- saro 1867. » — Le Floridee italiche descritte e illustrate — Voi. I e II Mi- lano e Firenze 1868-78. » » — Phycologia mediterranea — Voi. 1 e II. Varese 1883-1887. » » — Note alla L'hycologia Mediterranea — Estratto dei « Rendi- conti » del E. Ist. Lomb. di se. e lett. Ser. II. Vo- lume XXXIII. 1900. » » — Kote alla Fhyc. Mediterranea — 1. e. Voi. XXXIV, 1901. » » — Rivista delle Alghe mediterranee. Parte T'. Rodophyceae — 1. e. Voi. XXXIV, 1901. Ardissone F. e Strafforello I. — Enumerazione delle Alghe di Liguria — Mi- lano 1877. Borzi A. — Nuove Floridee meditarranee — (Notarisia I, 1886). De Toni G. B. — Sylloge algarnm omnium hucusque cognitorum — Voi. I. Sectio I. (Jhlorophyceae. Patavii 1889. Voi. III. Fucoi- deae. Patavii 189,5. Voi. IV Florideae. Sect. I, II, III. Patavii 1897-1903. Hauck F. — Meersalgen {in Rahenh. Kript. von Deutschland, Oesterreich und der Schu-eiz) — Leipzig, 1883-85. Kutzing F. T. — Talmlae phycologicae ;— XIX— Nordhausen 1849-69. >> — tipecies Algarum — Lipsiae 1849. Langenbach G. — IHe Meersalgen der Inscn tSizilien und Pantelleria — Berlin 1873. Mazza A. — Un manipolo di Alghe inorine della. iSicilia — Parte I. Flori- deae (Estratto della Nuova Notarisia, Serie XV, Geu- naio-Ai)rile 1904). Parte II. Fucoideae, Chloropbyceae, Oyauophyceae (Estratto dalla N. Notarisia, Serie XV, Luglio 1904). Meneghini G. — Alghe italiane e dalmatiche — Padova 1843-43. Naccari F. L. — Algologia adriatica — Bologna 1828. Piccone A. — Noterelle Jicologiche — I. Il Fucus vesiculosus L. vive spon- taneo in Liguria ; IL Pugillo di Alghe sicule ; IH. Se la costituzione chimica del corpo sul quale le alghe sono affisse possa influire sulla loro distribuzione geografica. (Notarisia auuo IV, 1889, n. 13, p. 664-671). Rodriguez I. I. — Algas de las Baleares — (Auales de la Societad espauóla de historia naturai tomo XVII, 1888.) Le Alqhe marine della Sicilia Orientale Spinelli V. — Primo contributo all' Algologia della Sicilia — Estratto dalle Mem. della li. Accad. degli Zelanti. Acireale 3* Serie. Voi. 1° 1901-1902 p. 1-06. Valiante R. — Monographie die Cystoseiren, in Fauna und Flora des Golfs von Neapel — Leipzig 1883. FLORIDEAE Lamx. CEEAMIACEAE Echb, Naeg. emend. Callithamnieae Kg. ex j>., J. Aff. Callithamniok, Lyngb. I. EUCALLITHAMNION. 1. Callithamnion Borreri (Sm.) Harv. Cali. Borreri, Ardiss. Pliyc. iiiodit. 1, p. 59 — Kg. Spec. Alg. p. 643. Tab. Phyc. XI, 71-Ardiss. Knuin. Alg. Sicil. N. lU— Aidiss. e Straff. Enum, Alg. Lig. p. 170. Cali, semimidum, I. Ag. Alg. inedit. p. 72. Cali, sicuhtm, Ardiss. Enum. Alg. Sicil. N. 112. Pleonosporivm Borreri, De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. III. p. 1303— Hanck Meersalgen p. 88, f. 32. Abit. Siracusa a S. lancia. 2. ^Callithamnion grannlatum (l)ucluz) Ag. Culi, granvlatum. Aidiss. Phyc. inedit. I, p. 73 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. ni, p. 1331 — 1. Ag. Alg. inedit. p. 61 — Aidiss. e Straft'. Enum. Alg. Lig. p. 171— Hauck Meersalgen p. 87. Phlebothamnion gramilatum, Kg. Spec.. Alg. p. 658.: Tab. Phyc. XII, f. 11, c-e. — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. N. 117. Phleh. s2wngiosmn, Kg. Spec. Alg. p. 658.: Tab. PLyc. XII, 13, e-g. Abit. Porto di Siracusa, in dicembre. II. Seirosi'oua. 3. Callithamnion .snòtiliitsimum De Not. Cali, subtilissimum, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 67 — Ardiss. Prosp. Cerani. ital. p. 27, t. II, f. 6-10— Hauck Meersalgen p. SI. Atti Acc. Serie 4», Vol. XVIII - Mcm. XIII. 2 10 J)ott. Venturino ISpinelU [^Memoria XIIl.J Cali, vermilare, Ardiss. Bduiu. Alg. Sicil. X. 111. Seirospora interrupta, (Sin.) var ! subtilissim.i. De Toni Syll. Alg. Voi. IV. Sect. UT, p. 1347. Abit. Porto (li Siracusa, Catania, ad Ognina ed alla Plaia, in luglio con tetraspore (Spiuelli) : Catania, a Capo Muliui (Tornabene). III. Antithamnion. 4. CaUithamìikm cruclntum Ag. Cali, cruciatum, Ardiss. Pbyc. medit. I. p. 7tì— De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 1408—1. Ag. Alg. luedit. p. 70 — Kg. Spec. Alg. p. 649 : Tab. Pbyc. XI, t. 87, f. a-c. — Ardiss. Euuin. Alg. Sicil. p. 29 — Hauck Meersa.lgeu p. 71, f. 24 C. Cali, fragilisgimum, Ardiss. Buum. Alg. Sicil. X. 116. Cali. decipienH, I. Ag. Alg. medit. p. 70. Abit. Sugli scogli poco profondi, nel porto di Siracusa; Mes- sina (Mazza). 5. ValUthnmnìon Plumula (Ellis) Ag. Gali. Plumula, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 78 — I. Ag. Alg. medit. p. 71 — Kg. Spec. Alg. p. 047.: Tab. Pbyc. XI, 83, I — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 172. Cali, refractum, Kg. Spec. Alg. p. 6.50; Tab. Phyc. XI, t. 84, f. a-c. Cali, polyacanthum, Kg. Spec. Alg. p. 648: Tab. Phyc. XI, t. 83, f. d-c. Abit. Porto di Siracusa, sotto le carene delle barcaccie, iu maggio, con tetraspore. Catania, sotto la carena di un bastimento in disarmo ; Acicastello, Messina e Catania (Mazza). A questa specie deve riferirsi il Cali, polyspermum indicato da me nel « Primo Contributo all' Algologia della Sicilia ». ClilFFTTHSIA, Ag. I. Sphondylocladia. 6. Gripthuia phyllamphora. I. Ag. Griff. pkijllampììora, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 83 — De Toni, Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 1281—1. Ag. Alg. medit. p. 77— Kg. Spec. Alg. p. 661— Hauck Meersalgen p. 92. —Ardiss. e Strali". Enum. Alg. Lig. p. 173. Abit. Fra altre alghe a Catania , (S. Giovanni dei Cuti) , iu agosto. Le Alghe marine della ÌSicilia Orientale II. ACROCLADIA. 7. GriffitìiHia opuiìtioides I. Ag. Griff. opuntioides, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 85 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. III. p. 1272— Hauck Meersalgeu p. 94— Kg. Spec. Alg. p. 664— I Ag. Alg. medit. p. 76 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 174. Abit. Catania, alla Plaia, in maggio. L' unico esemplare che possiedo presenta un color giallastro, invece del roseo, dovuto alla decomposizione dell' endocroma. Cernimene, Bonnem e.r. /).. J. A(/. CEitAMir.M. Lyiiiili. I. HOKMORCEKAS. S. Ceramiitw diaphanum Rotli. Cer. diaphanvm, Ardiss. Pliyc. medit. I, p. 98 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV. Sect. Ili, p. 148. Oongroceras pellucidum, Kg. Spec. Alg. p. 678. Hormoceras diaplianum, Kg. Spec. Alg. p. 675 : Tab. Phyc. XII, <>S, a-f. Abit. Porto di Siracusa; Catania, alla Plaia ed a S. Giovanni dei Cuti. Si rinviene frequentemente sulle foglie di Zostera. Boti. Venturino S2)inelli [Memoria XIII. ] II. Phleoceras 11. (Jeram'mm rubrum (Huds). Ag. Ger. rubrum, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 113. — De Toni Syll. Alg. Voi. IV. Sect. Ili, p. 1476 — I. Ag. Alg. medit. p. 81 - Kg. Spec. Alg. p. 685: Tab. Phyc. XII, 4 - Ardiss. Enum. Alg. Sicil. N. 132 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. N. 440. Abit. Abbastanza frequente ovunque : Messina, Acireale, Ri- posto, Catania (Mazza). b proliferum Li/ngb. Messina : giugno 1901. e secundatum Catania, a S. Giovanni dei Cuti; giugno 1901, con favelle. III. ECHINOCERAS. 12. Ceramium ciliatum (Ellisj Ducluz. Ger. ciliatum, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 117— De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 1472 — I. Ag. Alg. medit. p. 81 - Ardiss. e Straff. Ennm. Alg. Lig. N. 438. EcMnoceras ciliatum, Kg. Spec. Alg. p. 080 : Tab. Pliyc. XII. 80, a-c— Ardiss. Enum. Alg. Sicil. N. 129. Echin. hirsutum, julaceum, imbricatum, diaplianum, Hi/strix, horridum, tenellum, gpinulosum, distans, secundatum, patens,. pellucidum, puberulum, ra- miilosum, nudiusculum, hamulatum, giganteum, Kg. Spec. Alg. et Tal). Phyc. Abit. Acireale (Mazza) : Catania, a Capo Mulini (Tornabene), S. Giovanni dei Cuti, (Spinelli). Ne raccolsi in discreta quantità a Siracusa. Priolo, Angusta, Taormina e Messina. Cektroceras Kg. 13. Centroceras clavulatum (Ag.) Montg. Gentr. clavulatum, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 121 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 178. Gentr. Gasparinii, Kg. Spec. Alg. p. 689. Gentr. Leptacanthum, Kg. Spec. Alg. p. 689: Tab. Phyc. XIII, t. 18, e-g— Ardiss. Enum. Alg. Sicil. K 134. — Langenbach Meersalg. Inseln Siz. und Pant. p. 16. Le Ah/he Dinriìie dellu Sicilia. Orientale 13 Ceramium clamilatum, De Toni Syll. Alg. Voi. IV, .Sect. Ili, p. 14'Jl— Hauck Meersalgen p. 113. Spyridia clavulata, 1. Ag. Alg. iiiedit. p. 80. Abit. Porto (li Siracusa e di Augusta. 14. Ventrocenis cinnabarinum (Grat.) I. Ag. Venti- . cinnabarinum, Ardi.ss. Phyc. medit. I, p. 123— Ardiss. e Stratìf. Enuru Alg. Lig. p. 178. Ceramium cinnabarinum, De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. III. p. 1493 — Hauck M«5rsalgen p. Ili'. Ver. ordinatiim, Kg. 8pec. Alg. p. «so : Tab. Pliyi-. XIII, t. 7. f. a-c. Abit. Catania: è stato rinvenuto da Mazza a Messina, oltre che nella stessa località ove lo trovai. CRYPTONEMIACEAE J. Ag. Nb>ia8Toma J. Ag. I. Gymnopulaea. ' 15. NemasPniKi dichotoma J. Ag. Nem. dichotoma, Ardiss. Pbyc. medit. I, \>. l.'.O— I. Ag. Alg. medit. p. 91.— Hauck Meersalgen p. 117. GymnoiMaea dichotoma. Kg. Spec. Alg. (i. 711: Tab. Phyc. XVI, t. 58, g-k— Ardiss. Enum. Alg. Sicil. p. 3tì— Langenbach Meersalg. Inseln Siz. und Pant. p. 16. Ginannia irregularis, Kg. Tab. Phyc. XVI, t. 69. Abit. A Siracusa, Catania e Messina; parecchi esemplari rac- colti nel mese di giugno son provvisti di cistocari>i. Messina, Ca- tania, Acireale (Mazza). II. Platoma. 10. Nemastoma cerricornis .1. Ag. Nem. ccrvicornig, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 131. GymnophUiea cervicornis, Ardiss. Enum. Alg. Sicil. \ì. 37 — Langenbach Meer- salg. Inselu Siz. und Pant. p. 10. Gymn. furceUata, Kg. Spec. Alg. p. 712: Tab. Phyc. XVI, t. 60, b-e. Halymenia cervieornis, I. Ag. Alg. medit. p. 97 — Kg. Spec. Alg. p. 716. Hai. cìjclocolpa. Kg. Tab. Phyc. XVI, t. 94, a-b— Hauck Meersalgen p. 117. Abit. Di questa specie abbastanza rara, raccolsi alcuni esem- plari a Catania e ad Acicastello. fra i rifiuti, che il mare aveva l>ott. Veutìirìvn Sinnelli (Memoria XIII. | (lei>osto sulla spia^jgia dopo una forte libecciatta ; in qualcuno di questi esemplari le ramitìcazioui alla base sou poche, anzi possono mancare affatto e in questo caso, la fronda sorge dal dischetto radicale intero, di forma quasi orbicolare. e i)orta solo all' apice alcuni rametti. SOHIZYMEKIA J. Ag. 17. Schi^fjvifiiia niaigiìiatu (Eoussel) I. Ag. »Sc/i. marginaUi, Ardiss. Pliyc. medit. 1, p. 141— Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 181. Nemastoma marginata, I. Ag. Alg. medit. p. 91. Ealymeuia marfiinata, Kg. Spec. Alg. p. 717. Abit. Siracusa, ai (Cappuccini, in luglio ; Catania, alla Piala. 18. ISchiziimeiiia Duhi/i (Chauv.) I. Ag. Sch. Duhyi, Ardiss. Pbyc. medit I, )>. 142 — Langenbacb Meersalg. Inselli Siz. uud Pant. [>. 10. ìSch. minor, Ardiss. Enum. Alg. 8icil. N. 100. Iridaea elliptica. Kg. Spec. Alg. p. 725: Tab. Phyc. XVII, 4. Euhymenia Duhiji, Kg. Spec. Alg. p. 74,3 : Tab. Phyc. XVII, 80. Abit. (Jomunissima ovunque ; in aprile coi cistocarpi. Il colore della fronda facilmente volge al giallo, per decomposizione ; spesso è coperta da un pulviscolo verdastro, formato da gusci di Diatomee. Assume forme diverse : in alcuni esemplari la fronda sorge dal callo radicale allargandosi in una larga lamina intera, la quale alla cima si divide una o due volte, e simula una ramificazione. Altre frondi si dividono fin dalla base, assumendo .1' aspetto cor- diforme. Halymenia Ag. (iiiut. clianict.) I. Halophvllum. 19. Halymenia Floresia (Clem.) Ag. Mal. Floresia, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 145 — 1. Ag. Alg. medit. ]^. 90 — Kg. Spec. Alg. p. 710 : Tab. Phyc. XVI, 88-89— Ardiss. e Straff. Enum, Alg. Lig, p. 179. Le Al(ihe murine della ISieUia Orientale Abit. Catania, alla Plaia, ad Ogiiiua e a S. Giovauui dei Cuti: iu quest' ultiiiia località riiivenui esetuplari in rilevante quantità dopo una forte mareggiata, in ai)ri]e. Le frondi ora umili, ora ro- buste ed alte, sorgono da un callo radicale ben ditiuto : qualche volta si presentano coli' apice troncato per gli urti subiti contro le rocce durante 1" imperversare del libeccio e spesso si scorgono frammenti di i)ianta, le quali attestano la fragilità della fronda, di consistenza gelatinosa. Generalmente negli esemplari coli' apice tron- cato, le ramificazioni laterali assumono dimensioni molto maggiori che nelle forme intatte, fenomeno questo che si riscontra nella massima parte degli organismi vegetali. È degno di nota anche il fatto che la fronda si presenta qua e là bucherellata : esaminando questi fori, nou vi si scorge la me- noma traccia di ((uelle dentellature, che sogliono presentare le fe- rite prodotte da azioni trauiuatitdie. La regolarità del contorno fa pensare ad un i)rocesso di rigenerazione. Nelle condizioni normali, si inizia iu tutte le piante un pro- cesso di risanamento, di neo formazione, per cui uu tessuto viene a sostituirsi al posto di un altro perduto in conseguenza di una ferita : una sezione microscopica di Ilalym. Floresia praticata sulla superficie limitante il foro dimostra che le cellule dello strato cor- ticale si sono ahjuanto allungate, per accrescimento apicale. Questo allungamento delle cellule corticali è poco evidente e la cicatriz- zioue non si compie, come il più delle volte nelle piante terrestri, sia perchè il tessuto che si trova in iirossimità della ferita non è capace di proliferare, sia per la difficoltà opposta alla cicatrizza- zione da parte dell' ambiente in cui vegeta 1' alga. Il processo di rimarginazione del resto non è nuovo fra le Alghe : lo si è riscontrato anche nei fili di Vaucheria, i quali, quando son colpiti da azione meccanica, si rigenerano. Al limite della ferita il protoplasma s' addensa, barricandosi, per così dire, dietro gli avanzi del protoplasma già compromesso, ojìponendo con questo mezzo, resistenza agli insulti successivi degli agenti esterni. Anche i granuli di clorofilla assumono una posizione lien diversa da quella normale, alla quale non ritornano se non dopo un tempo l)iù o meno lungo, quando, cioè, il protoplasma al limite della fe- rita non abbia formato uu margine tale da supplir quasi la parete manomessa, come succede anche nelle foglie dei Muschi. 16 Bott. yeiitiirino SpimUi [Memoria XIII.] II. Halarachnion. 2(1. Hali/mevid ìiijuìntn I. Ag'. Halarachnion ligxilaUim, Kg. La fronda sorge da uu minuto callo radicale e si innalza fino a 12 cm : sin dalla base si divide, dando origine a 4 rametti, ri- stretti alla base, i quali vanno i)Oco sensibilmente allargandosi, mostrando 1' apice rotondato. Solo la fronda più adulta porta pro- liferazioni marginali, in forma di ligule, irregolarmente alterne ; una di queste ligule si dimostra leggermente forcii)ata, carattere questo che ho anche riscontrato negli esemplari gentilmente comu- nicatomi dal chiar. Sig. Rodriguez, al quale rendo qui vivi e sen- titi ringraziamenti. \J esemplare catauese è relativamente piccolo in confronto alle forme oceaniche, ma l'aspetto esterno e, come si vedrà in seguito, la struttura intima, non lasciano dubbio, a mio parere, sulla de- terminazione. Si sa che senza materiale di confronto maturo e per- fetto non è possibile pronunziarsi su alcuna specie di Halymenia, poiché i caratteri intimi possono talvolta essere gli stessi, o quasi, in diverse si)ecie : quando rinvenni il mio esemplare, parecchi anni addietro, praticai qualche sezione , che ])resentava 1 caratteri del genere Halymenia e ravvisai subito la perfetta somiglianza della struttura dell'esemplare in esame con quella rappresentata dal dise- gno dato dall'Hauck »u[V Halymenia Hgulata I. Ag. Anche morfologi- camente 1' esemplare presenta perfetta somiglianza colla descrizione che ne fa il suddetto autore: tallo ciliudraceo compresso, assotti- gliato alla base in stipite , proliferante dal margine. All' esame microscopico avevo osservato : V uno strato corticale formato da una assisa di cellule mediocri, tonde, intensamente pori)orine : 2" uno strato sotto corticale costituito da due ranghi di cellule piti granài : 3" uno strato midollare formato di filamenti articolati, che si auastomizzauo collo strato inferiore delle cellule sottocorticali e avvolgono inferiormente e lateralmente i cistocarpi, i quali, dalla parte apicale, sono circondati dallo strato corticale. I cistocarpi sono globosi, sporgenti e sparsi su tutta la superfìcie della fronda. Consistenza gelatinosa membranacea ; colore purj)ureo, che sbiadisce colla disseccazione. Comunicai il mio esemplare al chiar. Rodriguez, il quale mi assicurò che, dall'aspetto esterno, non si può separare da Halara- Lt Ah/he marine della ISiciliu Orientale chnion ligulatum {Kg.), Halywenia ligulata, (Ag.): all'esame mi- croscopico però manifestava qualche dubbio sulla forma e grandezza delle cellule corticali, le quali son più piccole che uell' Hai. ligu- latum, rotondato-obluughe, invece che angolose. (1) Si badi però che l' esemplare fu trovato, quasi cinque anni addietro, fra i mucchi d'alghe reiette e che la pressione, alla quale fu assoggettata la piantina, durante la preparazione, fece perdere la forma primitiva alle cellule dei varii strati, mentre la disidratazione, 1' aridità dell' esemplare, affatto avido d' acqua, im- pediscono che le sezioni riescano chiare e che le cellule ritornino turgide e riprendano, gonfiandosi, la forma e le dimensioni primitive. Per questa ragione le cellule corticali sembrano più piccole di quanto sogliono essere nell' Ilalarachnion e i tìlanienti, che compongono lo strato midollare, si dimostrano esili, radi, alcuni anche rizoidei. Malgrado ciò, basandomi sul disegno di una sezione fotta sulla fronda allo stato fresco, perfettamente uguale a quello dato da Hauck, son convinto che le minime differenze che i tessuti intimi dell' esemi)lare dimostrano ora colle forme tipiche sono acquisite e non originali e che quindi si sia di froute ad una forma di Haly- menia ligttlata Ag. la presenza deUa quale non è stata ancor notata nel Mediterraneo. Si potrà obbiettare clie 1' Alga, perchè trovata fra i ritinti del mare, possa essere stata trasi)ortata da altre regioni sulla spiaggia catanese : ma questo dubbio cade da se, quando si rifletta che la freschezza della piantiiui, al momento in cui fu raccolta, era tale da non far nemmeno pensare a.l nw.i lunga i)ernianenza in mare, condizione questa necessaria perchè avesse potuto esser portata a Catania da lontane regioni. La fronda era intatta, senza lacerazione alcuna, contrariamente a quanto suole avvenire in quelle Alghe, che, dimorando lungamente nell' acciua, sbattute dalle onde, afflo- sciate in seguito ad incii)iente decomposizione, sogliono mostrarsi troncate in (lualclic punto, lacerate in seguito ad urti con corpi estranci. III. Nemaliopsis. 21. Halì/ìurnin fastiyiata. 1. Ag. Hai. faxHniata, Anliss. Phyc. inedit. I, p. 1.52— Ardiss. e Strati'. Enum. Alg. Lig. p. 180. (1) Lettera di I. l. Roilrigiiez allo serireute : 16 novembre 1904. Atti acc. Skuik 4", Voi,. XVIII — Meni. XIII. Dott. Veuturiuo Spinelli [Memoria XUl.] Abit. Faro di Messina ; dicembre 1899. L' esemplare misura un decimetro d' altezza : la frouda è ar- rotondata e, sin dalla base, regolarmente dicotoma, coi segmenti dilatati alle ascelle. Come dall' aspetto, così anche per la struttura intima concorda perfettamente colla descrizione fatta dal Chiar. Ardissone. SCHIMMELMANNIA Schousb 22. Schimmelmannia ornata Schousb. Sehimm. ornata, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 157 — Kg. Spec. Alg. p. 722 ; Tab. Phyc. XVI, 84, a-c. Naccaria Schousboei, I. Ag. Alg. medit. p. 86. Carpoblepharis ^ mediUrranea, Ardiss. Enum. Alg. Sicil. p. 33. Abit. Acireale, alla Scalazza. S. Maria la Scala e S. Tecla (Mazza) Grateloupia Ag. 23. Grateloupia dichotoma I. Ag. Gr. dichotoma, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 137— I Ag. Alg. medit. p. 1(»3— Kg. Spec. Alg. p. 732: Tab. Phyc. XII, 28, c-e.— Ardiss. e Strafl'. Enum. Alg. Lig. p. 179 — Langenbach Meersalg. Inseln Siz. und Pant. p. 18. Abit. Abbastanza comune lungo tutta la costa orientale : nelle forme repens, nana e proteun. 2-i. Grateìottpia filicina (Wulf.) Ag. Gr. filicina, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 138—1. Ag. Alg. meilit. p. 103— Kg. Spec. Alg. p. 730 : Tab. Phyc. XVII, 22— Ardiss. e Strafl. Enum. Alg. Lig. p. 178 — Langenbach Meersalg. Inseln. Siz. und Pant. p. 18. Gr. dichotoma var. speciosa, Aidiss. Enum. Alg. Sicil. N. 164. Gì: porracea, Kg. Spec. Alg. p. 730 : Tab. Phyc. XVII, 2.5 a-c. Gr. concatenata. Kg. Spec. Alg. p. 731: Tab. Phyc. XVII, 24, c-e. Gr. horrida. Kg. Spec. Alg. p. 731. Tab. Phyc. XVII, 26, b-d. Gr. filiformis, Kg. Spec. Alg. 1. e. : Tab. Phyc. XVII, 25, d-e. Gr. penmilata. Kg. Spec. Alg. 1. e. : Tab. Phyc. XVII, 27, a-b. Abit. Comune ovunque. Messina, Riposto, Catania, Siracusa (Mazza). Le Alf/he marine della Sicilia Orientale Cyptoxemia I. Ag-. I. EUCRYPTONEMIA I. Ag. 25. Cryptonemia Lomation (Bertol.) I. Ag. Cr. Lomation, Ardiss. Phyc. raedit. I. p. 159 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 183 — Langenbach Meersalg. Inseln. Siz. und Paut. p. 19. Euhymenia lactuca, Kg. Spec. Alg. p. 741 : Tab. Phyc. XVII, 71, a-b. Cryptonemia lactuca, I. Ag. Alg. medit. p. 100. Abit. Siracusa, ai Cappuccini ; porto di Catania (Tornabene) ; Catania, alla Plaia (Spinelli). II. ACRODISCUS. 26. Cryptonemia Vidorichii (Menegh.) Zanard. Cr. Vidovichii, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 162. Cr. dichotoma, 1. Ag. Alg. medit. p. 100. Acrodiscus Vidovicìiii, Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 183. Euhymenia dichotoma, Kg. Spec. Alg. p. 742; Tab. Phyc. XVII, 72. Abit. Acireale (Tornabene) ; S. Tecla, presso Acireale (Mazza) Siracusa, sui tofuli di Cystoseira (Spinelli). Neubocaulox Zanard. 27. Neurocaulon reniforme Post, et Roupr. Costantinea reniformis, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 174 — Hauk Meersalgen p. 146, f. 60. Neurocaulon foUosum, Kg. Spec. Alg. p. 744 ; Tab. Phyc. XVII, 83. a-c. Kallymenia reniformis, I. Ag. Alg. medit. p. 99. Abit. Gli esemplari mi furon comunicati dall' amico Nicolosi, che qui ringrazio ; egli li raccolse a S. Giovanni dei Cuti e li con- servò in Formalina, ove il colore purpureo, dopo parecchi anni, si mantiene inalterato. RHIZOPHYLLIDACEAE Scliiu. KllIZOPHYLLIS Kg. 28. BhiMphyUis Squamariae (Menegh.) Kg. Rh. Squamariae, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 224 — Kg. Spec. Alg. p. 877: Tab, Phyc. XVI, 8— Ardiss. Euuni. Alg. Sicil. X. 208. Dott. Venturino Sjìinelìi [Memoria XIII. Eh. dentata, Ardiss. e Strali'. Euura. Alg. Lig. N. 510. Abit. Sulla Peyssonellia Squamarla, a Siracusn. Catania e Messina. SQUAIMARIACEAE Ardiss. e Straff. Peyssonellia Decne. 29. PeysfionelUa Squamaria (Gm.) Decne. P. Squamaria, Ardiss. Pliyc. medit. I, p. Ii27— I. Ag. Alg. medit. p. 92 — Kg. Tab. Phyc. XIX, 87, a-b — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 19S — Hauck Meersalgen p. 34. Abit. Comune ovunque. 30. Peyssonellia rubra I. Ag. P. rubra, Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 228 — Ardiss. e Straff'. Enum. Alg. Lig. p. 198. Abit. Siracusa, Catania, Acicastello, Taormina, Messina, in luglio. Messina, S. Tecla, presso Acireale, spiaggia « S. Lucia » a Siracusa (Mazza). 31. Peyssonellia Ilarrei/ana Crouan P. Earreyana, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 229 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 198. P. orbicularis, Kg. Spec. Alg. p. 694. P. polymorpha, Hauck Meersalgen p. 35. Abit. Siracusa ed Acicastello, sulle Cistoseire. Specie i)olimorfa, dalla fronda orbicolare, incrostata, espansa in senso orizzontale, intera o sinuosa, dapprima adnata al sustrato su cui vegeta e poi libera. Aderisce tenacemente alla parte basale del tallo delle Cistoseire mediante fibre radicali nerastre. Decalci- ficata con Acido acetico diluito, e sezionata, lascia distinguere i caratteri intimi del genere. Il colore varia dal purpureo al roseo. COKALLIXACEAE Haiv. Melobesia Lanix. I. Melobesieae. Aresch. 1. Eumelobesia 32. Melobesia membranacea Lamx. M. membranacea, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 443 : Enum. Alg. Sicil. N. 123. Le Ah/he marine della 8icilia Orientale Ardiss. e Strali'. Eiiuin. Alg. Lig. N. 585— Laiigenbach Meersalg. luseln Siz. uiid Pant. p. 20 - Hauck Meersalgen p. 265. Abit. Sulla Zostera e su qualche Cystoseira, a Siracusa : iu questa stessa località Mazza 1' ha trovato sulle foglie di Posidonia catiUni. 33. Melohesia lìuntnlata. Laiux. M. pustulata, Ardiss. Phyc. medit. I, i). 44(5— Kg. Spec. Alg. p. 696— Ardiss. Eiiuin. Alg. Sicil. N. 144— Ardiss. e Strafi. Enum. Alg. Lig. N. 588. Abit. Sulla Taoiiia. atomaria e sulla Halimeda Tinia, a Catania e a Messiua. II. GOKALLINEAE. Arescli. A.MI'IIIUOA Laiiix. 34. Amiihiroa cdilis Ilarv. A. exilis, Ardiss. Phyc. iiieilit. I. p. 4.'»5. A. pustulata, Kg. Spec. Alg. p. 70(l : Tab. Pliyc. Vili, 42, I. A. complanata, Kg. Spec. Alg. p. 7(t2 : Tab. Phyc. Vili, 43, II. A. aUjeriensi», Kg. Tab. Phyc. VIII, 44, Il — Anliss. Enum. Alg. Sicil. X. 146 — Laugeubach Meersalg. Inselli Siz. und Pant. [t. 20. Abit. Abbastanza comune. 35. Antphiroa rifjida Lamx. A. rigida, Ardiss. Pliyc. niedit. 1. p. 456— Kg. Sl)ec. Alg. p. 701 — Ardiss. e Sirail'. Euuni. Alg. Lig. N. 5116. A. spina. Kg. Spec. Alg. p. 700: Tab. Phyc. Vili, 41, IL A. irregularis, Kg. Spec. Alg. p. 700 : Tab. Phyc. Vili, 41, III. Abit. Siracusa, Catania, Acicastello, fra i ritìnti del mare, in luglio. Messiua (Mazza). .Tania Lainx. 36. htni<( riihens (L.) Lamx. j. ruhens, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 459 — Kg. Spec. Alg. p. 709 : Tab. Phyc. VIII, 84, II-IV — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. N. 151— Ardiss. e Strafi". Enum. Alg. Lig. N. 597 — Langenbach Meersalg. Inseln Siz. und Pant. p. 20. Abit. Abbastanza comuue ovunque. Doti. Venturiìio iS2>ineìli [Memoria XIII. Corallina Lauix. 37. VorolHna officinalis L. C. officinali^, Ardiss. Pliyc. luedit. I, p. 462 : Eiium. Alg. Sicil. N. 147 — Ardiss. e Strali'. Eiiuiii. Alg. Lig. N. 601 — Langenbach Meersalg. Inselli Siz. uud Pant. p. 21. Abit. Coimmissima nella 1* zona di profondità. GIGAKTIÌ^ACEAE Ardiss. e Straff. CtIGArtixa Stack. 38. OUjartìna acicularis (^Yulf.) Lainx. Q. acicularis, Ardiss. Phyc. medit. p. 167 — De Toni Syll. Alg. Voi, IV, Sect. I, p. 19S— I. Ag. Alg. medit. p. 105— Kg. Spec. Alg. p. 749: Tab. Phyc. XVIII, I, c-e — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. N. 166 — Ardiss. e Strati'. Enum. Alg. Lig. p. 184. O. compressa Kg. Spec. Alg. p. 750 : Tab. Phyc. XVIII, 2. Abit. Comune su tutto il litorale. 39. Gigartina Teedii (Roth.) Lamx. G. Teedii, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 168— De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I. p. 202 — Hanck Meersalgen p. 136, f. 54. Abit. Siracusa, Augusta, Catania, Messina (anche Mazza), in maggio coi cistocarpi. Callymenia J. Ag. 40. Callymenia demissa I. Ag. C. demissa, De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I, p. 302. Da un minuto callo radicale sorge la fronda, la quale s'allarga subito, assumendo circoscrizione reniforme, coi margini interi o den- tellati e ondulati : in certi esemplari dal callo radicale s' innalzano più frondi, le quali, avendo età diversa, presentano differenti forme. Infatti le più piccole hanno la forma di flabello, mentre le adulte non conservano uè questa, uè la reniforme, ma tendono alla cunei- forme. È nelle frondi adulte che si scorgono marcatamente i lobi, i quali si avanzano dalla parte superiore ed inferiore della fronda, in modo da formare una strozzatura, finché forse la fronda primitiva e"l' altra formatasi in seguito alla divisione vengono, forsrt» e,r/'ogo>'(;kUvS Alart. 12. (lìjmnogongruH Griffitìmae (Turn.) Mart. Q. Griffitìmae, Anliss. Phyc. m.'.lit. 1, p. 1 7(i — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. l, I). 242 — Kg. Spec. Al.-, p. 7SS : Tab. Phyc. XIX, t. 6.5, e-g — Ardiss. e Strati'. Ennm. Alg. I-ig. p. 18.">. 0. teutaculatus, Kg. Spec. Alg. p. 7S8 : Tab. Phyc. XIX, 65, c-d. tì. fìtrvellatus, Kg. Spec. Alg. p. 7SS — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. X. 174 — Langenbach Meersalg. Inseln 8iz. nnd Pant. p. 19. G. parthenopaens, Kg. S|)ec. Alg., 1. e: Tab. Phyc. XIX. fl(i. a-1). Vhondrus griffithsiae, l. .\g. Alg. medit. p. 95. Abit. Comune ovniKiiie. 43. Gymnogongrus palmettoides Ardiss. 0. nicaeensis, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 179 — Ardiss. e Strali'. Enum. Alg. Lig. p. 180. Abit. Messina (Mazza) : Catania ed Acicastello (Spiuf li). 24 Doti. Veniuriìw Sjmu'Ui [Memoria XIII. ] Phyllophora Cxi-ev. 44. Plnillophora verrom (De Caud.) Grev. Fh. nervosa, Ardiss. Pliyc. medit. I. p. 182 — De Toni Syll. Alg-. Voi. lY, Sect. I, p. 234 — 1. Ag. Al.ti. medit. p. 94— Kg. Spec. Alg. p. 791, Tab. Phyc. XIX, t. 76, f. II - Ardiss. Eimm. Alg. Sicil. N. 176 — Ardiss. e Straff. Eiium. Alg. Lig. i». 187. Abit. Messina (Mazza e Spinelli) : Catania, Acicastello. Sira- cusa, Pachino, abbastanza frequente. EHODYMENIAOEAE Neg. (iiiut. liniit.) J. Ag. CiASTROCLONirM Kg. 45. Gostroi-ìoiiiìim kaliforme {G. et W.) 0. haliforme, Ardiss. Pliyc. medit. I, [>. 319 : Fior. it. II, fase. 2% p. 2.5— De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II. p. 567 - Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. N. 520. Lomentaria patens, Kg. Spec. Alg. i>. S63 : Tab. Pliyc. XV, t. 89, f. c-d. L. dasyclada, Kg. Tab. Phyc. XV, t. 93. L. laliformis, Kg. Si)ec. Alg. p. 863 : Tab. Phyc. XV, t. 86, f. a-c. -Hauck Meersalgeu p. 200, f. 87. Abit. Messina, Riposto, Acireale (Mazza) : Siracusa (Spinelli) LOMEKTARIA Lvilgl). 1. EULOMENTARIA. 46. Lovitììtaria articiilata (Hnds.) Lyngb. L. articulata, Ardiss. Phyc. medit. I, ]). 202 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II, |). 553 — Kg. Spec. Alg. p. 863 : Tab. Phyc. XV, t. 85, f. e-h. Chyloclodia articuìota, Hauk Meersalgen p. 157. Abit. Siracusa. 47. Lomentaria parrula Ag. (Gaill.) Lomentaria parvula, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 203 — Kg. Spec. Alg. p. S64: Tab. Phyc. XV, 87. a-b — Ardiss. e Straff. Euum. Alg. Lig. p. 189. (Jhylocladia parvula, I. Ag. Alg. medit. p. 111. Abit. Acireale (Mazza): Siracusa e Catania (Spinelli^: iu maggio. Le Ah/he marine della Sicilia Orientale Chkysymenia J. Ag. 48. Chrysymenia ventricosa (Lanix.) I. Ag. Chr. ventricom, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 209 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II. p. 541 — Iliiuck Meersalgeu p. 159 — 1. Ag. Alg. medit. p. 106. Halymenia ventricosa, Kg. Spec. Alg. p. 212 : Tiib. Phyc. XVI, t. 86, f. a-b. Halarachnion ventricosum, Kg. S[)e<;. Alg. p. 721. Hai. pinnulatnm, Kg. Spec. Alg. p. 721. Abit. Messina, Ali, Biposto (Spinelli) : Acireale (Mazza) : Ca- tania, ad Ognina ed alla Plaia (Spinelli). 49. Vhrysi/menia uearia Menegh. Chr. itvaria, Ardiss. Phycli. medit. I, p. 210 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II, p. 543 — I. Ag. Alg. medit. p. 106 — Hauck Meersalgeu p. IfiO, f. 66 — Ardis.s. e Strali". Enum. Alg. Lig. N. 456. Gastroclonium uvaria, Kg. Spec. Alg. p. 865 : Tab. Phyc. XV, t. 97 — .\rdiss. Enum. Alg. Sicil. N. 204. Abit. Frequente ovunque, insieme alla Dictyota lUchotoma e alla Padina pavonia. Sebdenia Beitli. 50. ISebdenia monardiniana (Montg.) Berthold. . 774 : Tab. Phyc. XVIII, t. 78. Sph. vagus, Kg. Tab. Phyc. XVIII, t. 76. Abit. Porto di Siracusa e di Catania 61. GracUaria armata (Ag.) Grev. Gr. armata, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 242 — Ardiss. e Straff. Buum. Alg. Lig. X. 496 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II, p. 433--Hauck Meersalgeu p. 182. S])1ìaerococcns armatus, Kg. Spec. Alg. \). 774: Tab. Phyc. XVIII, t. 77. Hypnea armata, I. Ag. Alg. medit. p. 149. Abit. Porto di Siracusa e di Catania; Messina (IMazza). IL Sphaerococceae Dum. (miit. char.) I. Ag. Sphaerococcus Stadi, (innt. cliav.) (rrev. 62. Sphaerococcus coronopifoUus (Good. et Wood.) Ag. Sph. coronopifoUus, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 247 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II, p. 395 - Ardiss. e Strali'. Enum. Alg. Lig. N. 498 — I. Ag. Alg. medit. )). 154 — Langenbach Meersalg. Siz. und Pant. p. 21. Ehì/iécococcns coronofoUus, Kg. Spec. Alg. p. 754 : Tab. Phyc. XVIII, t. 10, f. e-h — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. X. 167. Abit. Comunissimo ovunque. Le Alghe marine della ISicilia Orientale 29 DELESSERIAOEAE Xaeg. (excl. p.) Ardiss. NiTOPHYLLUM Grev. (mnt. liiiiit.) I. Ag. «3. yitojihyllum piinctatum var. ocellatum I. Ag. N. punc. var. ocellatum, Ardiss. Phyc. meilit. I. p. 253 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II, p. 627— Hauck Meersalgeu p. 169, f. 71 — Ardiss. e Straff. Eiium. Alg. Lig. N. 4!>y. Aglaophyllum punctatum, Kg. Spec. Alg. p. S6S. Agi. ocellatum, Kg. Spec. Alg, p. 867: Tab. Pbyc. XVI, t. 35, f. a-d — Ardiss. Eiiuni. Alg. Sicil. N. 206. Agi. delicatum, Kg. Tab. Phyc. XVI, t. 35, f. e-f. Nitophìjllum ocellatum, 1. Ag. Alg. inedit. p. 15(ì. Abit. (Jouiune oviiii. Abit. Siracusa e Catania, piuttosto rara; Giardini ed Acireale (Mazza). 09. Liagora distenta (Mert.) Ag. L. distenta, Ardiss. Phyc. luedit. I, p. 272 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I, p. 92 — Kg. Spec. Alg. p. 538 : Tab. Phyc. VIII, t. 88— Hauck Meersalgeu p. 65. L. ramellosa. Kg. Tab. Phyc. VIII, t. 90. Abit. Porto di Siracusa, Priolo. Acireale Scalazza (det. Pic- cone). Pachino, Siracusa, Catania : esemplari dell' Erb. Tornabeue. OH AETAXGI AOB AE Schmitt!. SciNAJA Bivoua. 70. 8cinaja furcellata (Turn.) Bivona Se. furcellata, Ardiss. Phyc. luedit. I, p. 209 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I, p. 104. Le AUjhe marine della Sicilia Orientale Ginannia furcellata, Kg. Spec. Alg. p. 715: Tab. Phyc. X.V1, t. 6S, f. II. Ralymenia furcellata-, I. Ag. Alg. medit. p. 98 — Ardiss. Eiiura. Alg. Sicil. N. 158 — Ardiss. e Straft'. Eiium. Alg. Lig. N. 395. Abit. (Jomuiie ovunque. SPERMOTHAMNIACEAE Spermothamnion Aresch. 71. Spermothamnion irregnlare (I. Ag.) Ardiss. tip. irregulare, Ardiss. Pliyu. medit. I, p. 304— De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. III, p. 1-2G-1. Callithamnion irregulare, I. Ag. Alg. medit. p. 70. Spermothanmion torulosum, flauck Meersalgen p. 45. Griffithsiaf torulosa, Ardiss. e Straff. Euum. Alg. Lig. N. 126. Abit. Siracusa, alla Lanterna. lioitXETIA Tliiir. 72. lioniitia seci(n(Uf1ora (I. Ag.) Tliur. B. secundifora, Ardiss. l'iiyc. medit. I, p. 308 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 1295 — Ilanck Maersalgen p. 49, 1". 13. Oriffitlma necundiflora, I. Ag. Alg. medit. p. 75 — Ivg. Spec. Alg. p. (>r>0 : Tab. Phyc. XII, t. 22, f. a-b. Or. cymiflora, Kg. Tab. Phyc. XII, t. 22, f. c-d. Abit. Siracusa e Messina. (iELIl)IA('KAE IIiuv. (.-xcl. p.) (tKI.idh M Ijitnix. 73. Gelidinm corneiim (lluds) Lamx. (t. corneum, Ardiss. Pliye. medit. I, p. 285 — 1 Ag. Alg. nie.lit. p. 102. Al)it. comune ovuiniue. 74. Gelidinm crinale (Turn.) Lamx. G. crinale, Ardiss. l'Iiyc. nu^dit. I, p. 29(» — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I, p. 140. Acrocarpiis crinalis, Kg. Spec. Alg. p. 701: Tab. Phyc. XVIII, t. 33, a-c. Acr. lubricus, Kg. Spec. Alg. p. 762. Acr. spinescens, corymbosns, spathulatufi, Kg. 1. e. Abit. Catania, alla Plaia. Dott. Venturino iSpineìli [^Memoria XIII.] Pteeocladia J. Ag. 75. rterocìadia aqiiUacea (Giii.) Boriiet. Pier, capillacea, De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. 1, |). 162. Gelidium capiUaceum, Kg. Tab. Phyc. XVIII, j). IS, t. 53 — Hauk Meer- salgeu p. 190, f. 82, a-c. Gel. cornenm var. pinnntum, Kg. Spec. Alg. p. Di-t : Tab. Phyc. XVIII, t. 50, f. d-f. — Ardiss. Phyc. uicdit. I, p. 285. Abit. Siracusa e Catania. Messina, Biposto, Acireale, Catania, Siracusa (Mazza). C AUL AC AXTH US Kli . 7t). Vaulacanthus ustuUitus (Mert.) Kg. C. tistulatns, Ardiss. Pliyc. medit. I, p. 293 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I, p. 141 — Hauck Meersalgeu p. 197, f. 85. Gelidium ustulatum, I. Ag. Alg. medit. p. 102. Caulacantlms fastigiatus, Kg. Spec. Alg. p. 753: Tab. Phyc. XVIII, t. 8, f. 3. Abit. Porto di Siracusa ; Catania, a S. Giovanni dei Cuti in maggio. WEAXGELIACEAE Harv. Wraxgelia Ag. 77. Wranf/elia peììiciUnUt Ag. ir. peniviUata, Ardiss. Phyc. med. I, [>. 312 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I, p. 135 — Kg. Spec. Alg. p. 6G4 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. N. 511. W. verticillata, Kg. Si)ec. Alg. p. 664 — Ardiss. e Strati. 1. e. X. 512 — Langeubach Meersalg. luselu Siz. und Pant. 22. Abit. Porto di Siracusa : Catania, alla Plaia HYPXEAOEAE I. Ag. Hynea Lanix. Hypnea musciformis (Wulf.) Lamx. E. musciformin, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 281— De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. II, p. 472 — Kg. Spec. Alg. p. 758 : Tab. Phyc. XVIII, 1. 19, Le Alghe murine della ISiciliu OrienUde f. a-c. — Hauck Meersalgeii p. 188, f. 81 — I. Ag. Alg. Medit. p. 150 — Ardiss. e Strali'. Enuin. Alg. Lif;. ^^ 489 — Laiigeiibach Meersalg. Iiiselw Siz. uiid Paut. p. 20. E. Bissoana — I. Ag. Alg. medit. p. 150 — Kg. Spec. Alg. p. 758 : Tab. Phyc. XVIII, t. 19, f. f-i. E. denudata. Kg. Tab. Pbyc. XVIII, p. 9, t. 21. f. II. A bit. Comune ovunque. LAUKP:NCIACP:AE Haw. (excl. p.) Laurexcia Laiiix. 79. Laurencia obtusa Lamx. L. obtusa, Ardiss. Pbyc. medit. I, p. 326 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV Sect. Ili, p. 791 — Kg. S|)ec. Alg. p. 854: Tab. Pbyc. XV. t. 54-55. Abit. Capo Passero (Tornabene), Siracusa, Catania, Taormina (Spinelli); Ali, Messina (Tornabene). 80. Liiurcncia panieuluta I. Ag. L. paniculata, Ardiss. Phyc. medit. I, p. "328 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 7.s,s — Hauck Meersalgen p. 20G. L. glandulifera, Kg. Spec. Alg. p. 855: Tab. Phyc. XV, t. 59, f. c-d. L. patentiramea, Kg. Spec. Alg. p. 854 : Tab. Phyc. XV, t. 59, f. a-b. L. thiiyoides. Kg. Tab. Phyc. XV, t. 74, f. a-b. Abit. Porto di Siracusa e di Catania, in luglio. Messina (Mazza). 81. Lnnroìvia papillosa, Grev. L. papillos,!, Ardiss. Piiyc. medit. I, )). 330 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. IH. p. 789 — Iliiiick Meersalgen p. 207 — Kg, Spec. Alg. ]). ((55: Tab. Phyc. XV, t. 62 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. N. 525. L. cyanoHpermn, Kg. Si)ec. Alg. p. 855. L. tyrsoides. Kg. Spec. Alg. p. 855. Abit. Frequente ovuncpie. 82. Laureneia pinnalitìda (Cm.) Lamx. L. pinnatifida, Ardiss. Phyc. medit. 1, p. 331 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 798 — Kg. Spec. Alg. p. 856 : Tab. Phyc. XV, t. 66, f. a-c — Ardiss. e Strati". Enum. Alg. Lig. N. 527. Abit. Porto di Siracusa. Messina (Mazza). Atti acc. Skiuk 4", Vol. XVIII — Mem. XIII. 5 Doti. Venttirino ISpinelli [Memoria XJIl.J L. pinn. var. Osmitnda I. Ag. L. pinn. var. Osmunda, De Toni Syll. Alg. Voi. IV. Sect. Ili, p. 799 — Ardiss. Phyc. medit. I, p. 332— Kg. Spec. Alg. p. 85«: Tab. Phyc. XV, t. 66, f. f. Abit. Porto di Siracusa. Messina, Biposto, Acireale (Mazza). KHODOMELAOEAE Havv. I. Ohondriopsideae I. Ag. Ohondriopsis I. Ag. 83. Chondriopsis coerulescens (Crouan) I. A.g. Gh. coerulescens, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 345 — Laugeubach Meeisalg. In- sci Siz. und Pant. p. 20. Chondria coerulescens, De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 843. Laurencia dasyphylla, Ardiss. Bnuin. Alg. Sicil. N. 196. Abit. Porto di Siracusa. Catania, Acireale, Messina (Mazza). AcANTOPHORA Lauix. 84. Acanthopliora Delilei Lamx. A. Delilei, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 351 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 819 — Kg. Spec. Alg. p. S5S : Tab. Phyc. XV, t. 75, f. a-c — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. N. 201. Abit. Siracusa, Catania e Messina, in luglio. II. Alsidieae I. Ag. Alsidium Ag. 85. Alsidium coraUinnm Ag. Al. corallinum, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 353— De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 860 — Kg. Spec. Alg. p. 843 : Tab. Phyc. XV, t. 33, f. a-b — Hauck Meersalgeu |). 213, f. 92. Abit. Catania, Siracusa, Messina. Dige:nea Ag. 86. Digenea simplex (Wulf.) Ag. D. simplex-, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 356 — De Toni Syll. Alg. Voi. IV, Sect. Ili, p. 963 — I. Ag. Alg. medit. p. 147 — Hauck Meersalgen p. 215, f. 93. Le Alghe marine della Sicilia Orientale D. Wulfeni, Kg. Spec. Alg. p. 841 : Tab. Phyc. XV, t. 28, f. a-e. D. Vieillar. 90. 8. Unifolium var. Donati, Menegli. Alg. ital. e daini, p. 27. Abit. tliitiinia, ad Ogiiinii; Aciroalc, in giugno. Cystoskira Ag. 1((3. Ci/stoscini ojììintioides, Bory V. opuntioides, Ardiss. l'iiyc. iiitMlit. Il, [). 40— Valiante Monograpli. die (Jystos. p. 23, t. XIV — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 162. Phi/lì<(cai)tlia opuntioides, Kg. Spec;. .\lg. i>. òOS. Car]iodcsmia opuntioides, Kg. Tab. Pliyc. X, t. 3,"), f. I. Abit. l'orto di Siracusa e di Catania., in maggio ; Taormina e Messina, in luglio. l(t."i. Cìjstoscin,. sctaniiioid'.s (Wnlf.) Xacc. C. selafiinoidcs, Ardiss. l'iiyc. medit. II, p. 3.S — De Toni Syll. Alg. Voi. III, p. 104 — Valiante, Monograt'. die (Jystos. |). 19, t. 10-11. Halerica selaginoidcs, Kg. Spee. Alg. p. 59.5 : Tab. Pliyc. X, t. 42, f. I. Bai. VHlpina, — Kg. Spec. Alg. p. 595 ; Tab. Phyc. X, t. 42, f. II. Hai. tennis, Kg. Spec. Alg. p. 595: Tab. Pliyc. X, t. 43, f. II. Hai. sedoides, Kg. Spec. Alg. p. 595: Tab. Phyc. X, t. 41, f. II. Treptacantha Titrncri, Kg. Spec. Alg. p. 594 : Tab. Phyc. X, t. 2S, f. I. Abit. Porto di Siracusa e di Catania, in aprile : Taormina, in 40 l>ott. Venturino Spinelli [Memoria XIIIJ. luglio. Porto d' Aujiusta (esemplavi raccolti dal Prof. Baccariui, detcrminati dal Prof. Piccone). 105. Cystuseira amentacea, Bory. a amentacea, Ardiss. Pbyc. medit. II, p. 35 — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 166— Menegii. Alg. ital. e dalm. p. 47, t. 2, f. 2 — Valiaute Moiiograph. die (Jystos. p. 20, t. 9 — Hauck Meersalgeu p. 295. Halerica ameutacea, Kg. Spec. Alg. p. 594 : Tab. Phyc. X, t. 40. Hai. hrpuUna, Kg. Spec. Alg. p. 595: Tab. Phyc. X, t. 41, f. I. Abit. Frequente luugo tutta la cesta orientale. 106. Vystoseira crinita, (Desf.) Duby V. crinita, Ardiss. Pbyc. uiedit. II, p. 32 -- De Toni Syll. Alg. Voi. Ili p. 168 — Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. p. 158— Kg. Spec. Alg. p. 601: Tab. Pbyc. X, t. 53, f. I— Hauck Meersalgen p. 296— Valiaute Mouograph. die Cystos. p. 18. t. 8. a flaccida, Kg. Spec. Alg. p. 601 : Tab. Pbyc. X, t. 53, f. II. C. squarrosa, Kg. Spec. Alg. p. 601 : Tab. Phyc. X, t. 54. C. robusta, Kg. Spec. Alg. j). (ÌOl. Abit. Comune ovunque. 107. Cysto.nira abrotanofolia, Ag. C. abrotanifolia, De Toni Syll. Alg. Voi. HI, p. 172— Kg. Spec. Alg. p. 600: Tab. Phyc. X, t. 47, f. I -- Menegli. Alg. ital. e dalm. p. 92 — Hauck Meersalgeu |). 298 — Valiaute Monograph. die Cystos. p. 14,t. 4. C. fimbriata, Ardiss. Phyc. medit. ÌI, p. 23 — Kg. Si)ec. Alg. p. 601. a elata, Kg. Spec. Alg. j). 600 : Tab. Pbyc. X, t. 47, f. II. C. divaricata, Kg. Spec. Alg. p. 600: Tab. Pbyc. X, t. 49, f. e-f. 6'. patentissima. Kg. Spec. Alg. p. 600. C fllivina, Kg. Spec. Alg. [>. 601. C. glomerata. Kg. Spec. Alg. p. 601 : Tab. Phyc. X, t. 49, f. I. C. squarrosa. Kg. Tab. Pbyc. X, t. 48, f. 1. a leptocarpa. Kg. Si)ec. Alg. p. 559: Tab. Pbyc. X, t. 46, f. II. Abit. Porto di Siracusa, in maggio. DICTYOTAOEAB (Laiuour.) Zanard. ZoTSKKiA (Droparn. 1801) I. Ag. 108. Zonaria flava (Cleni.) Ag. Z. flava, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 490 — De Toni Sjil. Alg. Voi. III, p. 230 — Menegb. Alg. ital. e dalm. p. 235, t. IV, f. 4. Le Al(/he marine della ISicilia Orientule iStypopodium favum, Kg. Spec. Alg. p. 563. Phycopteris Tournefortii, Kg. Tab. Phyc. IX, t. 65, f. I. Ph. cornea, Kg. Tab. Phyc. IX, t. 66, f. HIT Ph. dentata, Kg. Tab. Phyc. IX, t. 65 f. II. Abit. Catania, alla Plaia ; Acicastello, in luglio. Capo Passero, Augusta, Catania, Acitrezza, Acireale, Messina (Tornabene): Riposto (Mazza). Taonia I. Ag. 109. Taonia Atomaria (Gooil. et Woodw) I. Ag. T. Atomaria, Anliss. Pliyc;. luedit. I, p. 483— De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 241 — Langenbacli Meersalg. Inseln Siz. unti Pant. [). 14. JMctijota Atomaria, Menegh. Alg. Ital. e daini, p. 229. Stypopodititn Atomaria, Kg. Spec. Alg. p. 563: Tab. Phyc. IX, t. 61. m. flavum. Kg. Tab. Phyc. IX, t. 62. St. attenuatum, Kg. Tab. Phyc. IX, t. 63. Diotyota dentivulata, Kg. Tab. Phyc. IX, t. 28. Abit. Comune nel ])oito di Siracusa, di Catania, ad Acitrezza Acireale e a Messina, in luglio. Padina AdaiiH. 110. l'atìina pavonia (L.) Lauionr. Pad. P«yoHÌrt,Ardiss. Phyc. niedit. I, p. 490 — De Toni Syll. Alg. Voi. ITI, p. 243 — Hauck Meersalgen i». 309 — Langenbacli Meersalg. Inseln Siz. uiid Pant. p. 14. Zonnria Paronia, Kg. Spec. Alg. p. 565: Tal). l'hyc. IX. t. 70— Aidiss. Eiuim. Alg. Sicil. N. 100. Padina neapolitana, Pad. (lìu/lira, Kg. Tal). Phyc. IX, t. 70. Abit. ( 'Oniuiiissima ovuiKiue. Halvseris Targ. Tozz. 111. Ildli/xeris polypodioidcs, (Desf.) Ag. H. poli/podioides, Ardiss. Phyc. inedit. I, )). 448— De Toni Syll. Alg. Voi. IH, p. 254 — Menegh. Alg. Ital. e dalm. p. 252— Ardiss. Enuni. Alg. Sicil. N. 98— Kg. Spec. Alg. p. 261: Tab. Phyc. IX, t. 53, f. I. Abit. Abbastanza frequente uel porto di Siracusa, a Catania, (Ognina e Capo Mulini), ad Acicastello, Acitrezza, Acireale, Taor- mina, Riposto e Messina. Atti acc. ì^kuik 4% Voi.. XVIIl — Mem. XIII. 6 42 Bott. Venturino Spinelli [Memoria XIU]. DiCTYOTA Lamour. 112. Dictjiota dichotoma (Huds.) Lamour. D. dichotoma, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 478— De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 263 — Kg. Spec. Alg. p. 554 : Tab. Phyc. IX, t. 10, f. I— Ardiss. Euum. Alg. Sicil. X. 94— Ardiss. e Straff. Enum. Alg. Lig. N. 389. D. vìdgaris, Kg. Spec. Alg. p. 553 : Tab. Phyc. IX, t. 10, f. II. D. latifolia, Kg. Tab. Phyc. IX, p. 6, t. 12, f. 1. D. voluUUs, Kg. Spec. Alg. p. 554: Tab. Phyc. IX, t. 13. D. elongata, Kg. Tab. Phyc. IX, p. 6, t. 11, f. II. D. attenuata, Kg. Tab. Phyc. IX, p. 6, t. 11, f. I. D. acuta, Kg. Spec. Alg. p. 555 : Tab. Phyc. IX, t. 13. Abit. Abbastanza frequente ovunque; non tanto comune è la forma latifolia (Kg.) 113. Dictyota ligulata. Kg. D. ligulata. De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 271 — Kg. Spec. Alg. p. 554 : Tab. Phyc. IX, t. 18. Abit. Catania alla Plaia (esemplare raccolto dal Prof. Bacca- rini, determinato dal Prof. Piccone). 114. Dictyota linearis (Ag.) Grev. D. linearis, Ardiss. Phyc. medit. I, p. 4SI — De Toni Syll. Alg. Voi. III, p. 275 — Kg. Tab. Phyc. IX, t. 21— Langenbach Meersalg. luseln Siz. und Pant. p. 14. J). angustissima. Kg. Tab. Phyc. IX, t. 21, t. 4. £>. divaricata. Kg. Tab. Phyc. IX, t. 23, f. I. Abit. Porto di Catania (esemplare raccolto dal Prof. Baccariui determinato dal Prof. Piccone). Messina (Spinelli). 115. Dictyota Fasciola (Eoth.) Lamx. i). Fasciola, Ardiss. Pliyc. medit. I, p. 480 — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 277 — Kg. Spec. Alg. p. 555: Tab. Phyc. IX, t. 22. B. abyssinica. Kg. Tab. Phyc. IX, t. 21, f. III. i). affinis, Kg. Spec. Alg. p. 554. D, dentietUata, Kg. Tab. Phyc. IX, t. 2S, f. I. D. spinigera. Kg. Tab. Phyc. IX, t. 22, f. II. Abit. Porto di Siracusa e di Catania. Acireale (esemplari rac- colti dal Prof. Baccarini, determinati dal Prof. Piccone). Le Alghe marine della iUcilia Orientale 43 CUTLERIAOEAE Zanaid. Zanardiuia Nardo 116. Zanardinia collari» (Ag.) Crouan. Z. collaris, Ardiss. Pliyc. niedit. II, p. 56 — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 305 — Hauck Meersalgeii |). 40S. Zonaria collaris, Kg. Spec. Alg. p. 565. Z. umbilicalis, Kg. Tab. Phyc. IX, p. 31, t. 77, f. I. Z. Squamaria var. lacerata, Nacc. Algol. a. 363. M. vermicularis var. septentrionalis, Kg. Spec. Alg. p. 545. Abit. Acireale (esemplari raccolti dal Prof. Baccarini, deter- minati dal Prof. Piccone). Messina, in luglio. (Spinelli). ENCOELIACEAE (Kg.) Kjullin. PuscTARiA Grev. 118. PtDictaria latifoUa Grev. P. latifolia, Ardiss. Phyc. mcdil. 11, \>. 115 — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 474 — Hauck Meersalgen p. 371 F. debilis, Kg. Tab. Phyc. VI, t. 46, 47, f. I. Abit. Porto di Siracusa, sugli scogli poco sommersi, in aprile: Messina ed Acireale (Mazza). 44 Bott. Venturino Spinelli [Memoria XIII.] SCYTOSIPHOJf 119. Scytosiphon lomentarius (Lyngb.) I. Ag. Se. lomentaritis, Ardiss. Pbyc. med. II, p. 117 — De. Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 485 — Hauck Meersalgeii p. 396. Chorda Filum var. lomentaria, Kg. Spec. Alg. p. 548 : Tab. Phyc. Vili, t. 14, f. e e'. Ch. Filum var. fistulosa, Kg. Spec. Alg. p. 548 : Tab. Pliyc. Vili, t. 14, d-e, e t. 15 d-e. A bit. Abbastanza comune ovunque. Phyllitis Kg. 130. Phyllitis Fascia, Kg. Ph. Fascia, De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 487 — Hauck Meersalgen p. 391. Ph. Fascia f. coespitosa, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 120. Phycolapathum cuneatum. Kg. Spec. Alg. p. 483 : Tab. Phyc. VI, t. 49. Abit. Porto di Siracusa: Catania (Cosentini). OoLPOMENiA Derl). et kSol. 121. Colpomenia sinuosa (Roth.) Derb. et Sol. C. sinuosa, De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 489. Eydroclathrus sinuosus, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 123— Hauck Meersalgen p. 393. Asperocoeeus sinuosus, Menegh. Alg. ital. e dalm. p. 168. Encoelium sinuosum. Kg. Spec. Alg. p. 552 : Tab. Phyc. IX, t. 8. Enc. vesicatum, Kg. Spec. Alg. p. 552. Abit. Siracusa, Uataiiia, Acicastello, Acitrezza. Acireale, Mes- sina (Mazza). AsPEROCCCUS Laiiimiv. 122. Asperocoeeus bullosiis, Lamour. A. hullosus, Ardiss. Phych. medit. II, p. 134 — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 493 — Hauck Meersalgen p. 338. Encoelium bullosum. Kg. Spec. Alg. p. 552: Tab. Phyc. IX, t. 7, f. I. Enc. tenue. Kg. Spec. Alg. p. 552. Enc. utriculare, Kg. Spec. Alg. p. 552. Abit. Porto di Siracusa. Le Alyhe marine della ISicilia Orientale 123. Asperococcus compressus Griff. A. compressus, Ardiss. Phyc. iiiedit. II, p. 135 — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 494 — Hauck Meersalgen p. .389 — Meiiegh. Alg. ital. e dalm. p. 164. Baloglossnm (iriffithsianum, Kg. Spec. Alg. p. 561 : Tab. Phyc. IX, t. 52. A bit. Porto di Siracusa, Catania ad Oguina. Acireale (Mazza). SPHACELARIACEAE (Decne) Kg. Sphacelakia Lvngb. 124. Sphacelaria tribuloides, Menegh. iSph. tribuloides, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 88— De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 502 — Meuegh. Alg. ital. e dalm. p. 336— Kg. Spec. Alg. p. 464: Tab. Phyc. V, t. 89, f. Il — Hauck Meersalgen p. 343. Sph. rigida, Kg. Spec. Alg. p. 465; Tab. Phyc. V, t. 90, f. I. Sph. brachygoniu, Kg. Spec. Alg. p. 464. ISph. fulva. Kg. Spec. Alg. p. 464 : Tab. Phyc. V, t. 91, I. Abit. Lido di Catania. L' unico esemplare trovato dal Cosen- tini, non porta alcuna indioazioue di località. 125. bplianlaria cirrosa (Roth.) Ag. t^ph. cirrosa, Ardiss. Phyc. medit. II. i). 90 — De Toni Syll. Alg. \^ol. III, p. 503 — Kg. Spec. Alg. p. 464: Tab. Phyc. V, t. 88, f. Il— Hauck Meersalgen p. 344. Sph. fusca. Kg. Spec. Alg. \). 464. Sph. rizophora, Kg. Spec. Alg. p. 463 : Tab. Phyc. V, t. 89, f. I. Sph. irregularis. Kg. Spec. Alg. p. 465: Tab. Phyc. V, t. 91, III. Stypocaulon bipinnatum. Kg. Tab. Phyc. V, p. 29. Abit. Porto di Siracusa : di questa specie raccolsi un solo pic- colo esi'uipliire in aprile. Gladostephi s Ag. 126. Cladostephus verticiUatus, (Lightf.) Ag. in. rcrticillatus, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 94— De Toui Syll. Alg. Voi. IH, p. 513 — Hauck Meersalgen p. 350. 67. Myriophyllum, Kg. Tab. Phyc. VI, p. 5, t. 9. 46 Dott. Venturino Spinelli [Memoria XIII]. VI. spongiosus, Kg. Spec. Alg. p. 469 : Tab. Phyc. VI, t. 2. CI. tomentosus, Kg. Spec. Alg. p. 469. Abit. Porto di Siracusa e d'Augusta: Acitrezza, Messina. Haloptbris Kg. 127. Halopteris filicina (Grat.) Kg. Hai. filicina, De Toni Syll. Alg. Voi. III, p. 515 — Kg. Spec. Alg. p. 462: Tab. Phyc. V, t. 85, f. I — Hauck Meersalgeu p. 347 — Ardiss. Phyc. medit. II, p. 87 — Ardiss. Euuni. Alg. Sicil. N. 53. Abit. Catania, alla Plaia, in giugno. Catania e Messina (Mazza). Stypocaulon Kg. 128. Stypocaulon »coparium, (L.) Kg. 8t. scoparium, De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 518 — Kg. Spec. Alg. p. 466: Tab. Phyc. V, t. 96. Sphacelaria scoparia, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 86 — Hauck Meersalgeu p. 347. Sph. scoparioides, Kg. Spec. Alg. p. 465. Sph. firmula, Kg. Spec. Alg. p. 464. Abit. x\bbastanza frequente ovunque. ECTOCARPACEAE (Ag.) Kg. ECTOCARPUS Lvngb. 129. Ectocarpus jyaradoxus Mont. Ec. paradoxus, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 73 — De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 541. Ec. caespitulus, I. Ag. Alg. Medit. p. 26 — Kg. Spec. Alg. p. 455 : Tab. Phyc. V, t. 62, f. II — Hauck Meersalgeu p. 327. Abit. Acitrezza, sulla Vt/stoseira amentacea. 130. Ectocarpus siliculosns (Dilw.) Lyngb. Ec. siliculosus, De Toni Syll. Alg. Voi. Ili, p. 549 — Kg. Spec. Alg. p. 451: Tab. Phyc. V, t. 53, f. I — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. ]S. 52. Ho. gracillimus, Kg. Spec. Alg. p. 453 : Tab. Phyc. V, t. 58, f. I. Ec. corymbosus, Kg. Spec. Alg. p. 453: Tab. Phyc. V, t. 59, f. I. Ec. spalatinus, Kg. Spec. Alg. p. 455 : Tab. Phyc. V, t. 63, f. II. Abit. Catania, alla lanterna, sullo Scytosiphon lomentarius. Le Alghe marine della Sicilia Orientale CLOROPHYCEAE (Kg. ex parte) Wittr. ULVAOEAP: (Lainour.) Rabeiih. Ulva I. Ag. 131. LTlra lactuca L. U. Lactuca, Ardiss. Phyc. medit. Il, p. 193 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. ili — Hauck Meersalgeu p. 435. Ulva Lactuca h. Ultissima, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 194. Abit. Comune ovunque. Enteromorpha Linck. 132. Enteromorpha flexmsa (Wulf.) 1. Ag. E. flexuosa, Ardiss. Piiyc. medit. II, p. 2(t4 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 121. K Juergensii, Kg. Spec. Alg. \>. 4SI: Tab. Pliye. VI, t. 43, f. 3 ?— Hauck Meersalgeu, p. 433. E. fulrescens, Kg. Tab. Phyc. VI, t. 42. Abit. Acitrezza, in marzo. 133. Enteromorpha intestinalis (L.) Link. E. intestinalis, De Toni Syll. Aìg. Voi. I, Sect. I, p. 123 - Kg. Spec. Alg. p. 478 : Tab. Phyc. VI, t. 31 — Hauck Meersalgeu p. 426. E. spermatoidea, Kg. Tab. Phyc. VI, t. 32, n. 4. Ulva Enteromorpha var. intestinalis, Ardiss. Phyc. medit. II. p. 198. Abit. Abbastanza frequente. 134. Enteromorpha Lima (L.) I. Ag. E. Linza, De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 124 — Hauck Meersalgeu p. 427. Fhycoseris crispata, Kg. Spec. Alg. p. 47(ì : Tab. Phyc. VI, t. 17. Ulva Enteromorpha var. lanceolata, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 19tJ. Fhycoseris lanceolata. Kg. Spec. Alg. p. 475: Tab. Phyc. VI, t. 17. Fh. smaragdina, olivacea; Kg. Spec. Alg. p. 476: Tab. Phyc. VI, t. 19. J>ott. Venturiiio NpineUi [Memoria XIII. J Ph. planifoHa, Kg. Spec. Alg. p. 476 : Tab. Phyc. VI, t. 18. Abit. Abbastanza frequente ovunque, anche nelle forme lati- ceolata e crispatn. 135. Enteromorpha compressa (L.) Grev. E. compressa, De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 126— Kg. Tab. Phyc. VI, t. 38 — Hauck Meersalgen p. 428— Ardiss. Enuui. Alg. Sicil. N. 64. E. complanata, Kg. Tab. Phyc. VI, t. 39. Ulva Enteromorpha var. compressa, Anliss. Phyc. niedit. II, p. 198. Abit. Gonuiue ovunque. CLADOFHORACEAE (Hassal) Wittr. Ohaetomorpha Kg. 136. Chaetomorpha crassa (Ag.) Kg. Ch. crassa, Ardiss. Phyc. niedit. II, p. 213 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 270. — Kg. Spec. Alg. p. 379 : Tab. Phyc. Ili, t. 59— Hauck Meersalgen p. 439 — Ardiss. Eaum. Alg. Sicil. N. 36. Ch. torulosa. Kg. Spec. Alg. p- 380 : Tab. Phyc. Ili, t. 61. Abit. Porto di Siracusa, all' « Isola », in luglio ; porto di Ca- tania, iu agosto. Acireale alla « Scalazza » (Esemplari raccolti dal Prof. Baccarini e determinati dal Prof. Piccone). 137. Chaetomorpha aerea (Dillw.) Kg. Ch. aerea, Ardiss. Phyc. medit. II, )). 215 — De Toni, Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 272 — Kg. Spec. Alg. p. 379 : Tab. Phyc. Ili, t. 59 — Hauck Meersalgen p. 438. Ch. prinoeps, Kg. Spec. Alg. p. 380 : Tab. Phyc .III, t. 59. Ch. vasta, Kg. Spec. Alg. 378: Tab. Phyc. Ili, t. 56. Ch. variabiUs, Kg. Spec. Alg. p. 378 : Tab. Phyc. Ili, t. 55. Ch. urbica. Kg. Spec. Alg. p. 377 : Tab. Phyc. Ili, t. 54. Ch. gallica, Kg. Spec. Alg. p. 378 : Tab. Phyc. Ili, t. 57, f. 3. Ch. Dubyana, Kg. Spec. Alg. p. 378 : Tab. Phyc. Ili, t. 57, f. I Ch. herbacea. Kg. Spec. Alg. p. 378: Tab. Phyc. III, t. 57, f. I. Abit. Abbastanza frequente ovunque. Cladophora Kg. 138. Cladophora catenata (Ag.) Ardiss. CI. catenata, Ardiss. Phyc. niedit. II, p. 226 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 307 — Hauck Meersalgen p. 451. Le Ali/he marine della ISiciiia Orientale 49 CI. prolifera var. flaccida, Kg. Spec. Alg. p. 390. Abit. Catania, alla Plaia, in maggio. 139. Vladophora gracilis (Grifi'.) Kg. CI. gracilis, Ardiss. Phyc. lueilit. II, p. ;i39— De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 322 — Kg. Spec. Alg. p. 403 : Tab. Phyc. IV, t. 2.3, f. 2. — Hauck Meersalgen p. 4.57. CI. vadorum. Kg. Spec. Alg. p. 402: Tab. Phyc. IV, t. 20, f. I. Abit. Porto d' Augusta. 140. Vladophora EchinuH (Bias.) Kg. CI. Echinus, Aidiss. Phyc. luedit. II, p. 221 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 343 — Kg. Spec. Alg. p. 414 : Tab. Phyc. IV, t. 62, f . I — Hauck Meersalgen p. 448, f. 197. Abit. Acireale : leg. Prof. Lopriore. Valonia Gin. 141. Valonia utriculariii Ag. V. utricularig, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 103 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 376 — Kg. Spec. Alg. p. 507 : Tab. Phyc. VI, t. 86, 2, b-d — Hauck Meer.salgen p. 469. V. Siphunculus, Kg. Spec. Alg. p. 507: Tab. Phyc. VI, t. 86, II, a. V. incruKtans, Kg. Spec. Alg. p. 507 : Tab. Phyc. VI, t. 86, f. I. Abit. Comune ovunque nella 1* zona di profondità. 142. Valonia Aegagropila (Koth. ?) Ag. V. Aegagropila, De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 377 — I. Ag. Alg. medit. p. 24 — Kg. Spec Alg. p. 507 : Tab. Phyc. VI, t. 87, f. I. V. utricularis, forma Aegagropila, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 164— Hauck Meersalgen p. 469. Al)it. Porto di Siracusa. YAUCHEKIACEAE (Grav) Pmnort. Yaucheria D. C. 143. Vauoheria dichotoma (L.) Ag. forma marina. V. dichotoma forma marina. De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 395 — Hauck Meersalgen p. 412. Atti acc. Skrik 4", Vol. XVUI — Mem. XIII. 7 Dott. Venturiuo Spinelli [Memoria XIU] V. submarina, Kg. Spec. Alg. e Tab. Pbyc. V. Pilus, Kg. Tab. Pliyc. VI, t. 67. f. 2. V. hursata var. marina, Kg. Spec. Alg. p. 489. Abit. Porto d' Augusta. DASYOLADIACEAB (Bndl.) Oiamer. Dastcladus Ag. 144. Dasycladus elavaeformis (Eoth.) Ag. D. elavaeformis, Ardiss. Pbyc. medit. II, p. 180 -De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 411— Kg. Spec. Alg. p. 508 : Tab. Phyc. IV, t. 91 — Hauck Meersalgen p. 483. Abit. Siracusa, spiaggia di S. Lucia, in ottobre. AcETABULABiA (Touni.) Laiiiour. 145. Acetnbularia mediterranea Lamx. A. mediterranea. Ardiss. Phyc. medit. II, p. 178— De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 420— Kg. Spec. Alg. p. 510: Tab. Phyc. VI. t. 92, f. 3 — Hauck Meersalgen p. 484. Abit. Siracusa, spiaggia di S. Lucia, in ottobre, sugli scogli a fior d' acqua. DKRBESIAOEAE Tbur. Dekbesia Solier. 146. Derbesia Lamourouxii (I. Ag.) Solier. J). Lamourouxii, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 159 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 424— Hauck Meersalgeu p. 476. Bryopsis Balbisiana, Kg. Spec. Alg. p. 490. Br. Balbisiana var. Lamourouxii, 1. Ag. Alg. medit. p. 18. Br. Balbisiana var. interrupta, Kg. Tab. Phyc. VI, t. 74, f. 2. Br. dalmatica, Kg. Tab. Phyc. VI, p. 26, t. 74, f. I. Br. ligustica, Ardiss. Enuin. Alg. Sicil. i). 19. Abit. Porto di Siracusa e di Catania. BKYOPSIDACEAE (Bory) Tliur. Bryopsis Lamour. 147. Bryopsis muscosa Lamour. Br. muscosa, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 153 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Le Alghe marine della Sicilia Orientale 51 Sect. I, p. 435-1. Ag. Alg. medit. p. 19— Kg. Spec. Alg. p. 493 : Tab. Phyc. VI, t. 82, f. I — Hauck Meersalgen p. 474. Abit. Porto di Siracusa e di Catania : Acicastello. Messina, Acireale (Mazza). 148. Bryopsi» cupressoides Lamoiir. Br. cuprensoides, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 155— De Toni Syli. Alg. Voi. I, Sect. 1, p. 435— Kg. Spec. Alg. p. 492 : Tab. Phyc. VI, t. 79, f. I. Br. piumosa var. Arbuscula, I. Ag. Alg. medit. p. 21. Br. flagellata, Kg. Tab. Phyc. VI, t. 80, f. 2. Br. tmplexa, Hauck Meersalgen p. 473. Br. thnjoides, Kg. Tab. Phyc. VI, t. 78, f. I. Br. piumosa, var. adriatica, Hauck Meersalgen ]). 473. Br. pseudopiumosa e Br. sicula, Ardiss. Enum Alg. Sicil. N. 74 e 75. Abit. Abbastanza frequente. CAULERPACEAE Reiclienh. Caulkkpa Laiiiour. 149. Caulerpa prolifera (Forsk.) Laniour. C. prolifera, Ardiss. Phych. medit. II, p. ItìO. - De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 450. Fhyllerpa prolifera, Kg. Spec. Alg. p. 49(1: Tab. Phyc. Voi. 7, t. 3. Abit. Comune oviiiHiue. SPONCODIAOEAK Lainour. ConiTM Stackli. lóO. Vodium adhneri'ns ((jabr.) Ag. V. adhaerens, Ardiss. Phyc. medit. Il, p. 109 - De Toni S\ll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 489-Kg. Spec. Alg. p. 502: Tab. Phyc. VI. t. 100, f . I — Hauck Meersalgen p. 479 — Ardiss. Alg. Sicil. N. 78. Vodium arabicum, Kg. Tab. Phyc. VI, t, 100. f. 2. Abit. Porto di Siracusa e di Catania: Messina. 151. Codium Bursa (L.) Ag. C. Bursa, Ardiss. Phyc. medit. II. p. 169 - De Toni Syll. Alg. Voi. I. 52 J>ott. Venturino Spinelli [Memoria XIII. J Sect. I, p. 490 - Kg. Spec. Alg. p. 502 : Tab. Phyc. VI, t. 99, f. I — Hauck Meersalgeu p. 479 - Ardiss. Enuni. Alg. Sicil. p. 155. Abit. Comune ovunque. 152. Codium tomentosum (Hutls.) Stackh. C. tomentosum, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 170 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 491 — Kg. Spec. Alg. p. 500 (non le var. e i sinou.) : Tab. Phyc. VI, t. 94 — Hauck Meersalgen p. 479- -Ardiss. Bnum. Alg. Sicil. N. 76. Abit. Oomniie ovunque. 15.3. Codium elongatum Ag. C. elongatum, De Toqì Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 496 — Kg. Spec. Alg. p. 501 (non le var.): Tab. Phyc. VI, t. 96, b. C. tomentosum, var. elongatum, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 171. Abit. Comunissimo a Marzamemi. Non si può considerare questa specie come una forma di pas- saggio a quella ordinaria del C tomentomm (Huds.) Stack: la fronda compressa, dilatata all' ascella delle ramificazioni dicotomiche, la grandezza delle cellule periferiche, maggiore nel 6\ elongatum che nel ''A tomentosum, son tali caratteri differenziali che non lasciano dubbio sulla necessità della distinzione fra le due specie. Il C. tomentosum non arriva mai ad acquistare le dimensioni del C. elon- gatum, il quale, anche in esemplari giovani, poco sviluppati, pre- senta sempre la caratteristica dilatazione all' ascella delle ramifi- cazioni, carattere questo, che non dimostra il 0. tomentosum anche in uno stadio molto evoluto. Un' osservazioTie relativa alla distribuzione batinietrica : il <:. elongatum vegeta nella V zona di profondità, poco sotto al li- vello dell'acqua. Nulla di preciso si conosce, mi pare, in ordine alla profondità alla quale vive 1' alga in parola : il chiar. Signor Rodriguez ne pescò esemplari a 90 e a 100 m. ed il Prof. Piccone, basandosi sulla lunghezza e la consistenza della fronda e sul grado di agitazione del mare, che determinò il distacco della pianta dal corpo sul quale era aflssa, credeva di non allontanarsi molto dal vero, supponendo che gli esemplari, trovati galleggianti ad Albis- sola, vegetassero ad una profondità di 10 metri almeno (1). L' in- (1) A. Piccone — Noterelle ficologiohe : « Sulla prexenza del C. elongatum Ag. in Li- guria e nulla sua area di distribuzione nel Mediterraneo » nuova Notarisia 2 marzo 1891. Le Alghe marine della Sieilia Orientale duzioiie dell' Illustre Professore potrà pur essere fondatissiina, poiché su materiale reietto o allo stato natante non si jmò dir nulla di sicuro : ho iJOtuto osservare che il V. elongatum vegeta anche quasi immediatamente al disotto del livello dell' acqua. In una escursione lungo la spiaggia di Marzamemi, (punta estrema al sud della Sicilia orientale), raccolsi molti esemplari di quest' alga, le parti apicali della quale, mosse leggermente dal flusso e riflusso, rimanevano scoperte. Il C. elongatun vegeta nei seni di mare, nelle caveruule poco esposte. UDOTEACEAE (Eiidl.) I. Ag. U DOTE A Lamour. 154. Udotea Desfontainii (Lamour) Decne. U. Desfontainii, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 173 — De Toni Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 508 — Kg. Spec. Alg. p. 503 : Tab. Phyc. VII, t. 19, f. b — Hauck Meersalgeu p. 481 — Ardiss. Bnum. Alg. Sicil. N. 80. C. lacinulata, Kg. Spec. Alg. p. 503. 0. ciliata, Kg. Tab. Phyc. VII, t. 19, a. Abit. Abbastanza frequente. Halimeda Luiiioiir. 155. Halymeda Tuna (Eli. e Soland.) Ijamour. H. Tuna, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 174 — De Toni, Syll. Alg. Voi. I, Sect. I, p. 518 — Kg. Spec. Alg. p. 504 : Tab. Phyc. VII, t. 21, f. 4 — Hauk Meersalgeu p. 4S2. f. 212 — Ardiss. Enum. Alg. Si- cil. N. 81. Abit. Gomunissinia dapertutto. SCHIZOSPOREAE (^ohn. LYNUBYA Af.. 156. Lynyhya aeMuurii (Mertens) Liebm. L. aestuarii, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 273 — Hauck Meersalgen p. 504. L. aeru(ii)iosa, Kg. Spec. Alg. p. 282 : Tab. Phyc. I, 88, VII. L. crispa, I. Ag. Alg. medit. p. 11 — Kg. Spec. Alg. p. 283 : Tab, Phyc. I, 89, IV — Ardiss. e Straft'. Euuoi. Alg. Lig. p. 71. 54 Dott. Venturino SpineUi [Memoria XIII]. L. glutinosa, Kg. Spec. Alg. p. 282: Tah. Phyc. I, 89, II. L. interrujìta, Kg. Spec. Alg. p. 281 : Tab. Phyc. I, 88, IV. Abit. Frequente sugli scogli ovunque. 157. Lyngbyn violacea, Rabenh. L. violacea, Ardiss. Phyc. medit. II, p. 275— Hauck Meersalgen p. 503. L. polychroa, Kg. Spec. Alg. p. 278: Tab. Phyc. V, 85, V. L. capillacea, Kg. Spec. Alg. p. 278 : Tab. Phyc. I, 85, IV. Abit. Catania, su alcune Alghe. BACILLARIEAE Nitzsch. COOCONEIDAOEAE OoccoisrEis Ehr. 158. Cocconeis tentellum, Elv. Sul Oeliudium oorneum Lams : porto di Siracusa, in aprile. AONANTAOEAE ACHNANTHBS Boiy 159. Achnanthes subsesuilis Elv. Sul Ceramium rvbrum Ag. e sul (Jer. elef/am Duclnz : porto di Catania. KiO. Achnanthes longipes, I. Ag. Sul Cer. rubrtim e sul Ver. elegans: porto di Catania. FEAGILAKIACEAE Stnedra Elir. 161. Synedra affini» Kg. var. hybrida Gr. Sul Cer. elegans : porto di Catania. LIOMOPHORACEAE LlCMOPHORA Ag. 162. Licmophora Oedipus (Kg.) Grun. Abit. Sul C. elegans Ducluz: porto di Catania. Le Alghe marine della Sicilia Orientale 163. Licmophora australis (Kg.) Grun. Abit. Sul Ver. rubrum Ag. : Porto di Siracusa. STKIATELLACEAE Grammatophora Ehr. 164. Orammatophora marina (Lyiigb.) Kg. Abit. Sul Cer. elegans Ducluz : porto di Catania. 165. Grammatophora marina var. intermedia Grun. Abit. Sul Oelidium corneum Laiiix: porto di Siracusa. 166. Grammatophora marina var. typica. Abit. Sul Gel. corneum Lamx : porto di Siracusa. 167. Grammatophora marina rar. nodulosa. Abit. Come sopra. Eabdonema Kg. 160. Ehabdonema adriaticum Kg. Abit. come sopra. Memoria XIV. ISTITUTO BOTANICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI CATANIA Bacteriosi del Fico emoria di F. CAYARA (cou una tavola) J)(»|><) che i proun'ssi dclhi iiiicn.liinloiiia li:iiiii<> ;i|>'.-v. iiit.-niat. .1.- \iti.-iiU. et Oeiiolog. Maculi 1877. e Stazioni sporiiii. agr. ital. 1«H7. (3) Savastano L. Il Bacillo dilla liihvrcolani rlclt'olivo (K.n.l. (Irll'A.ca,!. dei Liiirei 1889) Phili.ikUX, Bacilks rits tumeiirs de l'Oliintr, in Ci>nipt. Rmid. ile l'Aiail. des. Si^ CVIII. 1889. (4) VoiLl.KMiN P. Sur une hactériovécidie oh tumiiir Imvillahi- dii piti d' Alipii. Coiiipt. Rend. de 1' Aond. d. Soieiic. 2fi Nov. 1888. (5) BOYKU KT Lambkiìt, Conipt<>s Kcnd. dr V \r. <1. Se. de Paris ISill -l'i.,.;i,i().v V. BaHerioai del GeUo, in Staz. sper. ajtr. irai. \cd. .\XX. 1897.— Cavara Intoni» nllii i:iolvina di alcune malattie etc. Ibid. 1897. Atti Are. Skiuk i", Voi.. XVIII — Me,n. .\1V. 1 [Memoria XIV) Anche le piante nelle loro n\anitesta/,ioni di carattere patologico si conii»ortai)o come uli animali ; la loro sostanza vivente, il pro- toplasma delle loro cellule può divenir ])reda di (inei-li esseri intinitamente piccoli, clic tanta parte lianuo nelF eccmoinia della natura, 1' attività dei (inali o la virulenza dei loro i)rodotti (tos- sine) induce così profonde modilicazioni nelle strutture e nelle funzioni desili organi elementari da condurre gli esseri superiori a rovina. Le piante, come gli animali, soggia<;ciono all' attacco di cotesti invisibili nemicai, fornendo mirabili esempi, nuovi aspetti e forme di quella clie è la lotta per T esistenza. Scopo della presente memoria è appunto una breve illustra- zione di una malattia microbica del Fico. Fin dall' aprile del 1!>08 il Professore Domenico Butalini, titolare della Cattedra ambulante di agricoltura per la provincia di Keggio Calabria, mi inviava in esame dei rami di Fico (Ficus Carica Lin.) che presenta\ano segni evidenti di avanzato depe- rimento. Lo stesso Professore, nella lettera colla (juale accompa- gnava r invio del materiale di studio, dava le seguenti notizie intorno alla malattia : « L'alterazione, egli scriveva, si presenta « così : dapprima il tronco si colora in rosa e poi sul tronco e « sulla parte alta della pianta compariscono delle macchie brune. « Le radici non presentano alterazioni di sorta, almeno a prima « vista. Il terreno su cui sono i tìchi ammalati è di natura sili- « cea in parte, in alcune zone tendente all' argillot^o ; il sotto- « su(do è pochissimo permeabile ; però la malattia V ho riscon- « trata anche in i)iante coltivate in terreno profondo e sciolto « con sottosuolo permeabile, in i)iante giovani di 3 o 4 anni di « dimora sul posto. ]\Ii si dice che (|uesta malattia esista da « moltissimi anni, e vi sieno dei tìcheti che la subiscono da 40 « anni. » Mi diedi ad un esame particolareggiato dei rami inviatimi. Alcuni di essi erano completamente secchi verso la estremità per un tratto di parecchi centimetri ; il limite fra la parte secca e la parte tuttora verde era alquanto indeciso, tuttavia il colore Bacttrioni del Fi e la diversa resistenza all' iiitaccatiirn della parte morta lo aii- nunciavaiKt abbastanza. Di i)iù . ikIIm piirtc secca si not.-n ano nuìiierosi forellini circolari, di 1 nini, circa di diametro, che denotavano l'azione di animali, ra-iliando intatti con un bisturi ed in senso tangenziale (|uei rami, si mettt^vano a nndo delle sot- tili ^'allerie, die spesso facevano capo all' insetto die le aveva scavate e clic eia un j)iccolo coleottero. Siccome le liallerie interessavano talora aiiciie la parte non secca dei rami di fi<-o. eosì veniva spontanea 1" idea che a tale insetto fosse dovuto il deperimento delle piante. Inviai, perciò, alcune porzioni di rami co.sì alterati e alcuni di (|iiei;li insetti alTeureiiio amico. Prof. J).r (ìiacomo Cecconi deir Istituto forestale di \alloiMbinsa. il (piale <(Ui ni.dto amore (^ competenza si oc<-iipa di daiiiieooinuieiiti delle piante per opra di animali , invitamhdo a volermi dare rai;iiiia;:li in proposito. Colla ((Hisueta cortesia il Dottor Cecconi mi rispondeva che trattavasi delf /////xi/mni.s Firi Krich. il . piale -. vive -ivneial- « mente sotto la cort<<(ia dei rami malaiulati di lieo, deirestre- " mità iiviieralmeiite . allrettaiidoiie la morte. Insetto comune, « p<>l (piale non si lanieiita\ano danni che in casi rari di piante « intere. » Euli eonsiiiliava poi di rac(M»^liere i rami infetti e di bruciarli. INlentre cotesla risposta dell" amico entomoloii<» di \alhun- brosa toglieva valore e consistenza alla sup|»osizi«fiie che 1" ////- jKilittnis Firi |iotesse essere la causa del deperimento ii() chiarita dall' esame istoloiiico delii^ vetiioni iiecrosate. Intanto, eonie jiià il Fn»!". Bnialini asseriva, il sistema ra- dicale era j)erfettamente immune da alterazioni qualsiasi, ciò che potei constatiirc in una |>iaiil:i di i)0(lii jinni i cui lami erano invece coli>iti dalla malattia. Delle sottili sezioni praticate tanto trasversalmente che in senso radiale in un riimo infetto, anche senza il sussidio di al- cun ìnezzo di colorazione, fanno vedere al microscopio cllo della Vite e di tante ;ilti-e |ii:iiitc. si presentano spesso riempite da (jnelle pro- duzioui note sotto il nome di //'//* e che souo introflessioni delle cellule pitrcncliiniati( Ile. cii(((staiiti ai vasi stessi. Ora esaiui- nando in una s(zÌ(mic trasversiile (Fiii. 11) il jirimo acceum> di una delle suddescritte alterazioni, si rileva come uno o pochi uraudi vasi fra di loro ravviciiniti in serie presentino un con- tenuto torbido, di un color giallo (diiaro, in luogo dei tilli che si osservano invece negli altri vasi del legno ancor sano. Evi- dentemente le nìcnibrane delh' cellule di riempimento dei vasi (tilli) hanno subita uiui degenerazione completa, d' onde la so- stanza di asp(^tt() torbido e di colore gialliccio sopr:i notata. l"na s(>zion(' longitudinale-radiale mette am-or meglio in evidenza cotesto |)ro(l(>tto di degenerazione dei tilli. e se T osservazione si fa ad un notinole ingrandimento, ad (^s. con un obiettivo a secco di Koristka N (» !), o nu-glio con un obiettivo ad immer- sione, allora è facile l'ilevare in seno alla sostanza mucillaginosa suddetta una miriade di corpuscoli, a l'orma di corti bastoncini, tittaniente aggregati fra di loro, che un occhio abituato sa rico- noscere per s(dnzomiceti. Trattasi perciò di vere e proprie /ooglee I Memoria XIV di bacteri occn]iaiiti ]ier tratti più «> Tueiio estesi il vano dei grandi vasi. La sostanza mucosa coslitueiite le /ooglee è naturalmente il prodotto della degenerazione dei tilli da un lato e della ])arziale gelatinizzazione delle membrane dei microrganismi stessi dal- l' altro. In uno stadio successivo del jtrocesso infettivo si nota una irradiazione di questo dai grandi vasi alle cellule del pareneliima circostante ))el tramite delle punteggiature di quelli o ]ier gli stessi passaggi jn-aticati dalle cellule dei tilli. Si verifica qui quanto il Baccarini (1) ha osservato nei tralci di vite affetti da mnl nero. I punti di contatto anzi fra (|uesta malattia della vite e quella del Fico clic (pii ci occupa, sono parccclii coinè appresso anche vedremo. 1 primi tbc(dai o centri infettivi, da cui irradia il pro- cesso morbos(», sono in entrambi i casi i grandi vasi, o meglio (juci grandi vasi ne' ipiali si è venuto ad insediare V agente della infezione stessa. Per successiva irradiazione da (|uesti le zooglee bacteriche invadono le cellule del pareneliima legnoso, ove tro- vano come materiale nutritizio 1' amido, ed in seguito i raggi midollari e la zona del cambio, d'onde si diffondono agli elementi del libro e della corteccia ricchi di sostanze di nutrizione. Quivi la moltii)licazione dei microrganismi si fa rigogliosissinui e gli effetti del copioso sviluppo delle colonie divengono disastrosi per la pianta ospite. Il contenuto delle cellule in degenerazione si fa giallo-bruno, le membrane non lignificate cadono in preda ad un intenso i)rocesso lisigenico per opera dei prodotti dell' atti- vità dei microrganismi pullulanti, e si ha, oltre ad uno sfacelo dei tessuti, delle vere e ])roi)rie soluzioni di contiunità (V. Fig. 13 e 14 ) , donde 1' abrasione dei tessuti corticali che è uno dei ca- ratteri esterni dei rami infetti, come si disse soi)ra. Negli esem- ]dari avuti in esame , riferentisi a piante giovani , non fu dato osservare che lo sfacelo dei tessuti coi-ticali |)ortasse all'erosione (1) Baccauin'i P. di (|nesti fino ad ottoiiorsi doi>li sjìacflii loiioitudinali come nel mal laro (Jc/lti vifc. r\n- perciò fu detto anche ni((/r lìeì/o .sjtmro. Tuttavia in (jualclie ramo ( \. tij;. (! ) si potè rilevare 1" inizio di un simile processo distruttivo. Xon vi lia dubbio, intanto, <'lie per processo lisigenico delle membrane delle cellule pareiichimatiche gli elementi meccanici del libro ossia le libre del libro duro vengono cotne isolate dal parenchima lil)eriano ( tìg. 14^), mentre esse pel grado notevole di lignitica/ione delle h)r() membrane resistono all'azione distrut- tiva dei l)acteri o dei loro prod«»tti. I laliciteri sono egualmente invasi, come )niò rilevarsi dal colore gialh»-l)i-uno ciie assumono in certi loro traiti, in corri- spondenza dei (inali si mostrano iiifaratteii. e Uniscono ])er cadei-e in istaceio come le cellule del i)an'ucliima erl)aceo. (^)u(>sf; ultimo tessuto è più particolarmente affetto da necrosi pcM- profonda alterazioni^ sia del contenuto <'he dcdle membrane d(01e sue cellule. Ino sguardo alla lig. Hi dà ragione di simile degenerazione. Che ciò jtossa e debba avvenire, si si)iega facil- mente sia per la (juantità di materiali plastici di questo tessuto, sia ])er il tenue grado di lignificazione delle membrane cellulari. Tanto nelle sezioni trasversali di tronchi infetti ( fìg. 1 a 5 ) quanto nelle sezioni radiali ( fig. 8 ), si rileva il nniggiore svi- lui)p() assunto dal processo anatomo-])at(dogico nei tessuti corti- cali lispetto a (|nello dei tessuti legnosi, non ostante che cpusti ultimi rappresentino i punti di partenza deH' infezione, i primi focolai. esseud<» ]iresumibile che la infezione siasi fatta strada dair esterno per la via del sistema c4)nduttore, per le aperture ì)eanti dei grossi vasi del legno in caso di fagli lu'i rami, di sfogliatura di questi, di distacco di siconi fortuito o causato dair uomo. Tale interpreta/ione è avvalorata, del resto, dallo stato ])erfettameute normale delle radici delle piante infette. Ammessa tale origine della infezione per parte di micror- ganismi portati dall' aria o dall' acqua, ovvero indirettamente dall'uomo, è evidente che stabilitasi una colonia in uno o più I Memoria XIV]. dei grossi vasi , da essa abbia potuto procedere riiite/ione sia in senso longitudinale per la via stessa dei vasi e agevolata dalla corrente traspiratoria, sia in ni<»do jtiù lento in senso trasver- sale per irradiazione dai vasi nelle cellule del parenchima le- gnoso, in quelle dei raggi niido- vevasi perciò ]ìortare 1' indagine sui caratteri biologici di tale microrganismo. Col materiale fresco inviatomi dal Professore Hufalini pro- cedetti a ricerche di coltura con diversi substrati. Preparai anzitutto una gelatina i>eptonizzata a base di succo estratto da tV»glie giovani e germogli di tico. In tubetti d'as- saggio introducevo coli' ago di platino (prima arntventato alla tìamma) tenui porzioncelle di legno in incipiente necrosi, asi>or- tato con debite cure e previa sterilizzazioiu' da ramo infetto ; poi facendo fondere la gelatina colla palma sti-etta della mano, quella veniva versata in una scatola Petri che era stata esposta prima a 150.° Si avevano così colture a piatto, dalle quali era Bacteriosi del Fico permesso poi 1' isolamento delle colonie nel caso d' iniininazione di microrganismi diversi nella coltura. Do])0 due giorni si osservò attorno ai frammenti di legno ima nubecola, che era V inizio di colonia bacterica e qua e là piccole punteggiature che erano pure delle minuscole coloniette provenienti da germi isolati, separatisi dal pezzetto di legno. Dopo alcuni giorni attorno alle porzioncelle di legno necrosato si era formata una cospicua colonia grumosa, di colore bianco- crema, e 1 l)iauchiccio e piuttosto grumosa verso la parte ccntraU', incntrc nel cono d' intissione si delincava una nubecola costituita da numerose minuscole colo- niette globulari. Lo sviluppo era evidentemente più contrariato nel cono d' iutissioiu' di ciucilo clic alla superficie libera. Quivi anzi in pochi giorni la colonia si allargò, prese contorno più re- golare e assunse un colore giallo clic andò sempre più inten- sificandosi. Dopo parecchi giorni si notava la fluidifica/ione della ge- latina, per cui, affondandosi la colonia, veniva a confondersi con quelle globulari del cono d' intissionc. Alla superficie della ge- latina fusa restavano a galleggiare dei lembi di sostanza gialla- stra costituita forse da materiali di natura escrementizia e da spoglie o membrane abbandonate dai microrganismi. Coli' eva- porare del liquido di fusione della gelatina tali residui rimane- vano aderenti, ad anello, alla parete del tubetto. Da quasi tutte le colture a piatto si ebbero le due forme di colonie suddette, cioè V una grumosa, aderente ai frammenti di materiale seminato e le altre minutissime. In pochi casi al- Atti acc. Skkik 4', VOL. XVIII — Meni. XIV. 2 [Mbmokia XIV]. tri microrganismi iii(]niiiaroii() le colture, ma, atteso i peculiari caratteri delle loro colonie, fu possibile, perciò, l'isolamento della forma che sviluppavasi neiriutenio dei tessuti d(A tico e di essa ottenere delle colture pure. Altri mezzi solidi furono pure usati per questo microrga- nismo e così agar-agar, fette di pane, di patate, di zucca e di banani, con i risultati che qui brcTeniente espongo. L" agar-agar, che fu preparato con aggiunta di peptone e dei costituenti del liquido di coltura di Eaulin , si mostrò un cattivo substrato, le colonie procedettero assai lentamente e poi si arrestarono dopo uno scarso sviluppo. Dando esso reazione neutra, si pensò di nuìditicarlo sia coli' aciditicarlo da un lato sia coli' alcalinizzarlo dall' altro. Colla ])rima moditicazione si ottenne uno sviluppo mediocre, colla seconda non si ebbe accen- no a moltiplicazione alcuna. Su fette di pane sterilizzate in autoclave, si ebbe pure assai scarso sviluppo. Le colonie si mantenevano di color bian- co-latteo per molti giorni. Fatti dei trasporti nella solita gela- tina, esse ripresero il loro svilup])o con gli ordimiri caratteri. Su patate cotte si ebbe invece un rigogliosissimo svilup])o. In pochi giorni la superficie di fette aventi 4 o 5 cm. di dia- metro fu invasa da Miii]>ia colonia scmi-tlnida, vischiosa, di color giallo d' oro. Soi)ra fette di zucca (varietà a ])oli)a rosso-aranciata assai zuccherina) si ebbe del pari un cospicuo sviluppo. La polpa di zucca veniva tutta invasa e compenetrata dalla colonia batterica in guisa da assumere in seguito, per la graduale perdita di acciua un aspetto tutto sp(H'iale, cernie fosse caramellizzata. I banani ])ure si mostrarono un buon substrato di coltura. Lo sviluppo, tuttavia, delle colonie fu meno rapido che su zucca o patate, e quale carattere speciale una colorazione gial- lo-chiara della colonia, come di crema di latte;. Condizioni che promuovono lo sviluppo di questo bacterio sono : nutrizione protei co-idro carbonata , un certo grado di aci- Bactvriosi del Fico dita del substrato, presenza di ossiireno libero e temperatura non troppo elevata. Astraendo dalle due prime eoudizioni elie risultano dimo- strate dalle proA'e di (ftltiira . afif>i un peremo che il bisogno di ossigeno, quindi il carattere aerobico del nostro microrgani- smo ebbe una conferma anche nel risultato negativo di una sua coltura in provetta ad acido pirogallico. Riguardo al suo compor- tamento rispetto alle condizioni termi«lie, dissi già che la tem- peratura diin-DM (li circa 15" era favonivolissima allo sviluppo delle colonie, non ostante gli abbassamenti notevoli notturni. Fu- rono anche cimentate temperature itiù eleviitc col ternutstato, e ])otei stabilire che da 20" a 25° si aveva già un rallentamento nello svilnp|»o delle colonie, rallentamento clic si accentuava a .']()" ed un arresto assoluto verso i .'};")" e .'}"". temperili lire favorevoli invece ai liactcìi patogeni degli animali. La (iìiiiiiiii/ioiie gr:i(lii:i!e (lell' acijiia nel substrato , in un coir inipovi rinieiito di materiali iiutritizii, promuoveva la spori- licazioiie (t forniiizione di germi. La resistenza di ijiiesti al di- letto (li ;i((|iia si iii()sti("» iiotevolissiiiiii. K vìi* potei constatare nelle colture fatte su fette di zucca. Essendosi (|ueste, per così dire, caramellizzate, rese cioè secche e diafane . e conservando nella loro massa germi del liatterio c(dtivatovi sopra in prima- vera. ])otei ottenere aiicoiii iiell' inverno dell'anno siiccesivo la ri])roduzione di colonie da pezzi di zucca secchi, trasportati in gelatina fiH^sca. Mi ivsta ora a dire dei caratteri unn-fologici di (jiu^sto mi- crorganisuK». Accennai già, parlando delle alterazioni anatomiche dei rami di fico, alla forma di corti l)astoncini presentata da esso nelle zooglee dei grandi vasi. ^Nla nu^glio che nei tessuti della pianta invasa, gli (■ nel materiale delle colture che si poteva condurre uno studio morfologico di (|uesto schizomicete. C(d materiale delle colture giovani, specie con (juelle su fette di patate, substrato (the si mostiV» sovra ogni altro eccellente, potei fare molteplici preparazioni, che mi misero in grado di apprez- [Memoria XIV zare le particolarità di forma e di struttura del uo8tro bactcrio. Un metodo che mi diede eccellenti risultati fu quello di fissare sul retrino il materiale di coltura con sublimato alcoolico ace- tico e di colorare con Bleu di Metilene (soluzione alcoolica 1 _j_ 10 acq. secondo A. Mayer Prnctictim der hotan. BaJcterien- ]t-nii(ìe pag. 152) e Eucsina di Ziel. La sostanza fondamentale della zooglea si colorava in rosso, e i bacteri si coloravano in bleu. Da buone preparazioni potei rilevare con suiRciente chiarezza le forme e le disposizioni assunte da questo bacterio. Esso presentasi in giovani colture o isolato o allo stato di ag- gregazione. Gli articoli isolati o hanno forma di corti bastoncelli ottusi agli estremi, a guisa di GlusfrUìium e misuranti appena 1, 5x0.5 [j., ovvero sono cilindracei, ottusi ed un po' rigonfi agli estremi, mi- suranti 2 — 2, G X 0. G H-- Questa seconda forma rappresenta una fase di accrescimen- to e preludia alla loro divisione, in seguito alla quale si hanno forme analoghe ai diplococchi e streptococchi. Nelle forme pluri-articolate o filamentose il diametro degli articoli si mantiene costante, mentre in quelle isolate e nelle diplococcoidi gli articoli sono d' ordinario rigonfi nel loro mezzo. Nelle colture di due giorni o tre, tanto nelle forme isolate che in quelle aggregate in serie lineare, si rendono visibili dei vacuoli, cioè delle soluzioni di continuità nella massa colorabile , vacuolizzazioni, che precedono senza dubbio la formazione di germi o spore. Infatti, in colture ancor pivi avanzate, co testa formazione di germi riesce evidente per la decisa delimitazione di un globulo (di rado due), che assorbe bene la sostanza co- lorante, mentre la restante parte del contenuto degli articoli re- sta incolora. Le varie forme semplici o seriate di questi batteri si rag- gruppano poi in zooglee \ni\ o meno grandi, lobulate o botrioidi e conservanti a lungo il loro carattere differenziale in seno alla fondamentale della coltura. Bacteriosi dd Fico Cosa analoga io avevo osservato pel bacTerio della necrosi del gelso (1\ nel quale tali zooglee botrioidi, come le cliiama allora, andavano poi disfacendosi coli' invecchiare della coltura. Oltreché col Bleu di Metilene e Fucsina Ziel, questi bacte- ri si colorano bene col Violetto di (Genziana ( Metodi Gralmn e Bizzozzero), con Fucsina sola, ed anche con Emallume Mayer. Queste due ultime sostanze, se non danno molta intensità di tin- ta, iianno il vantaggio che lasciano intatta e chiara la mem- brana, onde la i>arte colorabile e le vacuolizzazioni si rendono assai evidenti. A liito delle fornu' sopra descritte, che si riscontrano pre- douiiiianti nelle colture giovani, si osservano qua e là articoli più grossi (li forma ellittico-allungata od ovale-allungata, sempli- ci o a due a due, pure vacuolati, che ritengo sieno da conside- rarsi come forme (riiivoluzioiie, sia penile assai pili frequenti nelle vecchie colture, sia per la poca costanza della loro for- ma ed aggruppanuMito. Cosi, per es., si hanno due articoli di diseguali dimensioni riuniti assienu'. ricordanti le gemmazioni dei saccaromiceti. Astraendo da coteste formo degenerative, il microrganismo isolato dai rami infetti di fico potrebbe riferirsi al genere Bae- feriiim o al genere Clostridiinii, attesa la forma assottigliata agli estremi, presentata dai giovani articoli isolati. Dico potrebbesi riferire, perchè anche con la ripetuta applicazione del metodo Lotfter (2) non mi fu dato mettere in evidenza ciglia vibratili. Solo posso dire che con questo metodo. \mv tanto raccomandato dai bacteriologi, mi si resero bene visibili invogli gelatinosi, {GallerinchichtcH o Gallei-thHlìeH di A. Fischer, Vorhfninf/. il. BaktericH p. 12 ) tanto di articoli isolati che seriati. (1) Cavaha V. Intorno nìrcziobujia di alcune matallic di piante eollieate. Staz. agr. ital. Modeua — Voi. XXX. 1807 p. 500. (2) Fischer A. Untei-Kueìinnyen iiher Baklcrien. Pringsheiin's Jahrliiiclier XXVII 1895 p. 81 e seguenti. IMemokia XIV Denominando per ora BacierUim Fici questo sclii/oniieete, non po88(ì starmi dal rilevare le uraudi atfìnità die esso ha con il Bacìllns riiivorns Haccar. (Ji. Jìnauirim Maecliiati ) e (-(d lUtc- terimn Mori Boyer et Lami), specialmente con (piest' ultimo, non tanto per la forma e le dimensioni degli articoli, (luanto pei caratteri delle colture e la torma delle prime /ooglee, come pure per la natura delle alterazioni indotte nelle piante e che sono dei veri e jiropi-i processi cancerosi. Tutto induce nella iiersuasimie f/loca.s inde /ohiiliifti.s re/ hot r i/o ideo -s- cforiiuiiitiìtiix. Hai-.. In liguo et in corticc ramulorum Fici Ciirivav para- sitans, maculas caneerosas luteo-brnnneas, mucidasipu' gignens. Aerobins, gelatinam liqnefaciens , ccdonias primo punctiformes , hvalinas , dein late mucosas, luteas jiraehens. Se lo studio delle alterazioni anatomo-patologiche ed i ri- sultati delle ricerche batteriologiche portano alla sicura convin- zione che il deperimento delle piante di fico della Calabria sia dovuto air azione del microrganismo sopradescritto, e tale con- vinzione è pure confortata da ragioni di analogia che questa affezione del fico lia con la bacteriosi del gelso e col mfd nero della vite, del ])ari di origine microbica, restava pur sempre da invocare quella conferma che l'indirizzo odierno della patologia esige , la riproduzione artificiale , cioè, della malattia mediante la inoculazione in piante sane del microbo |>atogeno, o in altre parole del prodotto delle colture di esso in uno dei tanti sub- strati cimentati. Ad ottenere cotesta conferma, che era i»ur da me tanto de- siflcrat:'., mi nccinsi fin dal 1003. (^ sopra due piante di Ficus Cinico deir Orto botanico e prccisaincntc dtila varietà olie dà i cosidetti Jichi (Infittii feci dne .sorta di innesti a scopo di ripi'o- durre, se era possibile, le alterazioni dei fichi di Calabria. In nna delle piante ])raticai. sn ben nove rami, delle incisioni della lun- ghezza di 1 cni. e della larghezza di 3, 4 min. . con tagli con- vergenti in modo da poter cmnprendere dei cunei di (>gual for- ma e dimensione di legno infetti), ancor fresco, di fichi calabresi. Eatto (cotesto innesto, legavo il ranu) con figlia da giardinieri, ^'eir oiìeiazione di taglio tanfo del legno malato che del sano era usata ogni cautela con Vùstnri sterilizzato alla fiamma. In .MJfra pianta si asportarono ali" estremità di j)ressocliè egual numero di rami le foglie od i fioroni clic eventualmente vi si trovavano, e doj»o avere per Itene prosciugata dallo sgorgo di lattice la ferita, si s|ialmava i|nesta con coltura di JiKcfrrinin Fifi fatta su patate e si lasciava c(dla solita legacela. (^)ueste prove di iiioc\ilazione vennei<» l'atte nel JVlaggio del lilO.). Ma tanto neil" una che nel!" altra delle esi)erienze non si ebbei-o nel corso dell" estate e delT autunno su.sseguenti sint(nui di alterazione o di deperimento degli ultimi internodii. Nei casi di innesto di porzioni di legno malato , la jtianfa reagì in gui.sa da cicatrizzane ])erfetf amente ed anche da espel- lere il cuneo di legno estraneo. Xelle inoculazioni con materiale di ('oltura del batterio non si ebbe del pari effetto visibile. Neirinverno susseguente, avendo con nuovo materiale, per- venutomi da Reggio Calabria, potuto rinnovare le ccdture, rifeci le esperienzie con metodo anche diverso. Su rami debile stes,sc piante, lud 2" o ;>' inteniodio. praticai con l)isturi sterilizzato alla lianima una incisione a T. come quella che permette di staccare agevolmente la c alla sezione di taglio non appaiono più traccie delle descritte alterazioni, condizionando poi in conveniente maniera con mezzi adatti (catram(\ cera, etc.) la superficie dell' organo reciso al fine di im])edire una novella infezione. In via profi- lattica è solo da consigliarsi il buon governo delle piante , im- pedire cioè che ad esse vengano fatti tagli, recisioni di rami, asportazioni di organi fogliari o fiorali od altre offese che pos- sano ni(;ttere allo scoperto il sistema conduttore. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. l-à Sezioni trasversali di rami infetti. — 6 Porzione di ramo infetto, mostrante una chiazza longitudinale «. in ))arte con lievi screpolature della corteccia. — 7 Porzione di ramo infetto, dal quale è stata asportata con taglio tan- genziale la corteccia così da mettere a nudo il legno iiecvosato. — S Sezione radiale di un mino infetto per fare vedere le localizzazioni delle alterazioni. — 9 Zooglee di Bacterium Fici tratte da giovine coltura su patate. — 10 Bdcteritm Fici: vari stadii ritratti dai preparati. Goloraz. con Bleu di Metilene e Fucsina Ziel. lugrand Obbiett. Immers. Omog. Apo- crom. 2. mm. Ocular. Compens. 12. (Koristka). a) bacteri uor- juali — h) id. con capsule della membrana — e) forme di invo- luzione.—