-W . \ >N \ 1^ frA*A¥à / V ì mm \\i\ % ^&Mt » -w : : M 1 ri'vtww, wàimm |jà$$ u« ityvyy ''/ ■ -'Ce c^; jjyyy^ KZ%2F tìPT ^ V pyoÉ ') ■. " 4 ~ ° c ' 'VJ v' ' . VJ1 .. t_J .-■: MyVjyMwVJLJig Wg^ '. ^ ; ; ■: ■ ; HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. ^Y^\\ r ó~Oà ATTI DELLA ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI ITV CATANIA ANNO LXVI 1889-90. SERIE GàTT^IRT^ VOLUME II. CATANIA COI TIPI C. GALÀTOLA 1890. ATTI DELLA ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURAI^ IIS" CATANIA ANNO LXVI 1 889-90. SEEIE QUARTA VOLUME IL i CATANIA COI TIPI C. GALÀTOLA 1890. CARICHE ACCADEMICHE PER I/ANNO 1890-91. UFFICIO DI PRESIDENZA ZURRIA Comm. Prof. Giuseppe — Presidente TOMASELLI Comm. Prof. Salvatore — Vice Presidente BARTOLI Prof. ADOLFO — Segretario Generale GRASSI Prof. D.r Giambattista — Segretario della sezione di Scienze naturali MOLLAME Cav. Prof. Vincenzo — Segretario della sezione di Scienze fisico- materna fiche CONSIGLIO D' AMMINISTRAZIONE SCIUTO- PATTI Cav. Prof. Carmelo BERRETTA Cav. Uff. Prof. Paolo ARDINI Prof. D.r Giuseppe ORSINI FARAONE Prof. D.r Angelo CAFICI Rev. P. Giovanni — Cassiere. SOCII EFFETTIVI 1. GALVAGNA prof. Giuseppe Antonino 2. TORNABENE cav. prof. FRANCESCO 3. MADDEM cav. uff. prof. Lorenzo 4. ZURRIA comm. prof. GIUSEPPE 5. CAFICI p. Giovanni 6. NICOLOSI TIRRIZZI cav. prof. Salvatore 7. BERRETTA cav. uff. prof. Paolo 8. SCIUTO-PATTI cav. prof. Calimelo 9. ARDINI prof. Giuseppe 10. TOMASELLI comm. prof. Salvatore 11. CLEMENTI cav. uff. prof. Gesualdo 12. ORSINI FARAONE prof. Angelo 13. RONSISVALLE cav. prof. Mario 14. BASILE prof. Gioachino 15. CAPPARELLI prof. Andrea 16. MOLLAME prof. Vincenzo 17. ARADAS prof. Salvatore 18. SANGIULIANO Marchese Antonino 19. GRASSI prof. Giambattista 20. AMATO prof. Domenico 21. BARTOLI prof. Adolfo 22. UGHETTI prof. Giambattista 23. FERRARI prof. Primo 24. FICHERA cav. prof. Filadelfo 25. CHIZZONI prof. Francesco 26. FELETTI prof. Raimondo 27. PENNACCHIETTI prof. Giovanni 28. PETRONE prof. Angelo 29 30 Sulle formule esprimenti la, tensione dei vapori saturi in funzione della temperatura. Memoria dei Professori ADOLFO BARTOL1 ed ENRICO STRACCIATI. I. — Senza voler fare la storia completa delle formule proposte per esprimere la forza elastica dei vapori saturi in funzione della loro temperatura, accenneremo soltanto alle principali, e poi uè indicheremo un'altra di facile applicazione e molto approssimata. II. — Il Dalton come è a tutti noto propose le leggi seguenti (1). " 1." La forza elastica del vapore saturo di un liquido cresce in u progressione geometrica quando le temperature crescono in progres- " sione aritmetica. „ Se questa legge fosse applicabile , la tensione massima F sarebbe legata alla temperatura T dalla relazione (la) F = aT essendo a una costante propria della sostanza. Questa formula fu da Regnault riconosciuta completamente ine- satta (2). L' altra regola proposta dal Dalton che " i vapori di tutti i li- " quidi volatili hanno la stessa tensione massima a distanze uguali dalla " temperatura ordinaria di ebullizione dei liquidi „ fu per molto tempo riguardata come capace di dare un'approssimazione assai utile ; essa si trova ricordata ancora in varii trattati di fisica. Il Regnault (3) di- (1) Dalton — Memoirs of the Merari/ and philos. Societi/ nf Manchester, V. pag. 550. Regnaclt — Menwires de TAcadémie des sciences de PInstitut de France , Paris 1862, voi. XXVI. (2) Regnault, ibidem, pag. 659-661. (3) Regnaclt, ibidem, pag. 661-663. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 1 Sulle formule esprimenti la tensione mostrò sovrabbondantemente che questa regola non è esatta, in singoiar modo poi, per i liquidi assai volatili. III. — Molto più approssimata quantunque assai lunga in pratica e non sempre possibile ad eseguire senza aver sotto mano il voi. XXVI delle memorie dell'Accademia delle scienze di Parigi, è la regola data dal Regnault (1) per determinare approssimativamente le tensioni mas- sime del vapore di un liquido di cui si conosce il punto di ebullizione sotto l'ordinaria pressione. " Si segni, dice il Regnault, sopra la -tavola quinta di quel vo- " lume, il punto di ebullizione normale del liquido, e si tracci ad occhio, " movendo da questo punto , una curva che cammini regolarmente fra " le due curve più vicine , delle quali una corrisponde ad un liquido " che bolle ad una temperatura più elevata, e l'altra ad uno che bolle " ad una temperatura più bassa. " Assumendo questa curva fittizia come vera curva delle forze " elastiche, non si commetteranno errori rilevanti, finché non ci si al- " lontani considerevolmente dalla temperatura di ebullizione sotto la " pressione di 760 millimetri. „ IV. — In mancanza di una formula generale che colleghi le forze elastiche di tutti i vapori con le loro temperature ( scriveva il Re- gnault (2) nel 1S47) i fisici hanno proposto delle formule numeriche particolari, che esprimono la forza elastica del vapore d' acqua in fun- zione della temperatura. La maggior parte di queste formule, aggiunge il Regnault, " sono state proposte come semplici formule d'interpola- " zione, mentre alcune altre sono state presentate con la maggior pre- " tensione e come esprimenti la legge fisica del fenomeno. „ Così il De Prony (3) applicò pel primo , al calcolo delle forze elastiche del vapor d'acqua un'espressione della forma (2a) F — a a1 + 6 J3C ■+■ e y' {\) Regnault, ibidem, pag fiti3-H64. (2) Regnault — Memoires de l'Acadcmie Royale des scieiices de VInstitut de France; Tome XXI, Parigi 1847, pag. 583. (3) Journal de VEcole polytecnique, deuxième Cahier, pag. 1 e Regnault ibidem. dei vapori saturi in funzione della temperatura Le sei costanti di questa formula , furono da lui calcolate dietro l'esperienze del Sig. de Bétancourt. Il Dottor Young (1) ha proposto la formula (3») F = (a + btì'" adottata da diversi fisici, e segnatamente dal Creighton, Southern, Tredgold, Coriolis, etc (2) L' Arago e il Dulong (3) accettarono per 1' acqua la formula seguente (4a) F = (1 4- 0, 7153. T)s dove F è la forza elastica in atmosfere e T la temperatura centigrada contata a partire da 100° (positivamente al di sopra e negativamente al di sotto, prendendo per unità l'intervallo di 100 gradi). Questa formula rappresenta assai bene le forze elastiche da una fino a 24 at- mosfere; ma essa diviene inesatta per forze elastiche più deboli. — In- vece la formula dell'YouNG sopra enunciata rappresenterebbe meglio le osservazioni entro tutta la scala delle temperature, determinando le co- stanti a, b, ni, col mezzo di tre esperienze di cui due alle due estre- mità della scala termometrica e la terza nella regione media. Il Roche (4) dietro considerazioni teoriche (che non sembrarono giustificate a Dulong ed Arago) propose la formula 1 1 + mt (5») F — a a. e la stessa formula fu dedotta più o meno rigorosamente da Clapeyron, da August, da de Wrede e da Holtzmann (5). (1) Naturai Philosoph//, tomo II. pag. 400. (2) Compara Regnault, memoria ultimamente citata, pag. 584. (3) Annales de Chinile et de Pht/sique, 2a serie, t. 43, pag. 74. (4) Mémoires de V institut, T. X, pag. 227. (5) Clapeyron, Journal de V École polytechnique, T. 14, pag. 153. August, Pogg. Ann. Bd. XIII, s. 122; Bd. 58, s. 334. De Wrede, Pogg. Ann., Bd. LUI, s. 225. Holtzmann, Pogg. Ann., Ergànziengsheft, Bd. II, s. 183. e Reonault, Mémoires de V Institut, T. XXI, pag. 585. Sulle formule esprimenti la tensione Questa formula rappresenta assai bene pel vapor d'acqua, d'alcool e di etere, i resultati delle esperienze del Regnault (1). Anche il Magnvjs (2) ricorre a questa formula per esprimere le tensioni del vapor d'acqua, in funzione della temperatura. Il Regnault (3) nelle sue classiche memorie sulla tensione dei vapori, preferì la formula empirica proposta dal Biot T T (6*) log F = a + ha -+- c> dove a, b, e, a, y sono costanti e r è la temperatura centigrada aumen- tata di una costante. Questa formula si adatta molto bene ad esprimere i resultati ot- tenuti dal Regnault per un grandissimo numero di liquidi diversissimi fra di loro per natura e per proprietà fìsiche : essa si trova ancora a- doperata dalla maggior parte dei fisici che dopo il Regnault si sono occupati di analoghe misure. V. — I Signori Pictet e Cellérier (4) deducono dalla teoria mec- canica del calore la formula seguente : ,h« i *p IV + fc — *; & — *)] 431 X 1, 293 X 3 X 274 (f — t) (7-) lagnai - = - 10333 (274 + f) (274 + t) ' dove V è una temperatura scelta a piacere come punto di partenza per contare le temperature t la temperatura variabile che si vuol determinare (1) Regnault, Memoires tie Vlnstitut, T. XXI, pag. 586 e T. XXVI. (2) Magnus, Pogg. Ann., Bd. LXI : compara anche Wullner , Experimentalplrysik Brt. m, s. 605. (3) Regnault — Memoires de V Acati èrnie imp. ties sciences , T. XXI e T XXVI : Biot , Connaissance des teiups pour 1844. Nel voi. I dei Fortschritte der Physi'r, Berlin 1846 , pa- gina H2-ÌI8 è l'elenco di ben quaranta formule empiriche proposte per esprimere la tensione del vapore in funzione della temperatura : vedi anche Regnault, Memoires de VAcadémie des sciences, T. XXI, png. 582. (4) Pictet et Cellérier — Méihode generale d'integration continue ti' une fonction numi- rique guelconque ete. Paris, Qauthier, Villara 187(1. dei vapori saturi in funzione della temperatura >.' il calor latente totale di vaporizzazione del liquido alla tempe- ratura V del suo vapore P la tensione massima del vapore alla temperatura V P la tensione massima del vapore alla temperatura / e il calore specifico del liquido k il calore specifico del suo vapore ssq il coefficiente di dilatazione del gaz 1,293 il peso di 1 litro d'aria a 0° e sotto 760 millimetri S la densità del vapore, variabile con la pressione 10333 la pressione in chilogrammi sopra un metro quadrato equi- valente a 760 millimetri di mercurio 431 l'equivalente meccanico del calore (accettato dal Pictet e Cellérieb. Il Sig. Szily (1) muove obiezioni sul modo con cui questa for- mula è stata dedotta dalla teoria meccanica del calore ; giacché nel ciclo considerato dal Pictet la temperatura non è costante : di poi il Sig. Szilt cerca di dedurre rigorosamente la stessa formula dalla teoria meccanica del calore, e giunge a dimostrarla, qualora si ammetta che il prodotto ^'r del calor latente per la densità del vapore saturo sia indi- pendente dalla temperatura : ciò che in generale non si verifica che con piccola approssimazione. VI. — Il Broch (2) osserva che la formula del Pictet può pren- dere la forma tf(t) 1 + at (8a) F = a . 10 dove a è il coefficiente di dilatazione dei gaz ed /' (?) una funzione (1) Szilt— Sur la formule d'iuterpolation de M. Pictet — Journal de Fhysique, 1880, T. IX pag. 303. (2) 0. I. Broch , Tension de la vapeur d'eau; Travaux et memoires du bureau interna- tinnal des poids et mesures, Paris Gauthiers Villars, 1881, pag. (A, 19). 6 Sulle formule esprimenti la tensione della temperatura, dipendente dal calorico specifico del liquido e del suo vapore, dal calore latente e dalla densità del vapore. Se si suppone / (/) costante, cioè se si suppone il calore specifico, il calorico latente e la densità costanti si ritrova la formula del Roche: la quale dà resultati poco diversi dall'esperienza (almeno per il vapor d'acqua fra _ 30° e 4- 100°) ammettendo però « = 0,004 265, valore notevol- mente più grande di quello del coefficiente di dilatazione dei gas per- fetti. Se si sviluppa / (t) per le potenze crescenti di £, si giunge ad una formula bt + et2 + dt3 + et' + fth (9») F = a . 10 1 + «> Questa formula si presta all'uso del metodo dei minimi quadrati; si possono cioè far concorrere tutte le osservazioni per la determinazione delle costanti: essa fu impiegata dal Brock (1) per ricalcolare la tensione del vapor d' acqua fra — 33° e -+- 101° servendosi dei dati di Regnault, ed ammettendo a = 0, 003 666 78 (valore trovato dallo stesso Re- GNATJLT per 1' idrogeno). Distribuendo convenientemente le 536 osservazioni del Regnault, sul vapor d'acqua, in diversi gruppi, il Brock ha determinato i valori di a, b, e, d, e, f: i valori di F calcolati con questa formula coinci- dono meglio che quelli calcolati dal Moritz sulle osservazioni del Re- gnault, con la formula del Biot. VII. — Pel vapore saturo di acqua sono state trovate dopo il Re- gnault, delle formule assai semplici le quali collegano la temperatura con la tensione massima. Così il Winkelmann ha trovato che da — 5, 7 fino a 100", la formula (IO1) tn = 100 [2 X 1, o652"J'"'! — 1] (dove n è la tensione espressa in atmosfere e tn la temperatura centi- (1) Brock, loco citato. dei vapori saturi in funzione della temperatura grada corrispondente) esprime assai bene i resultati delle esperienze del Regnault. (1) Per temperature comprese fra — 5°, 7 e -+- 220° vale la formula (2) (IP) t„ = 200 [1, 3652 (n + 1)W«"] « 04233 + 46, 3 / 3039 dove T è la temperatura assoluta e p la tensione espressa in atmosfere: Egli verifica la formula da p = 0, 0004 fino a p = 28 atmosfere. Egli propone pel vapor d'acqua anche la formula seguente: (14*) t = 100 + 2 J/ (942 — (95 — p)* (1) Winkelmann Ueber eine Beziehung zwischen Drack Temperato und Dichte der gesat- tigten DSmpfe von Wasser etc; Annalen der Physik und Chernie, 1880 Bd IX, s. 214. (2) Vinkelmann, Loco citato, pag. 216-217. (3) Annales de Chimie et de Physique, T. 23 pag. 71 (anno 1871) e Archives de Genève T. 90 pag. 180-185. (4) Ricordiamo questa regola pratica del Duperray perchè veramente riesce molto comoda per la sua semplicità: non sembra che questa sia conosciuta da molti, in quantochè alcuni assi or sono venne da Roma spedito un foglio litografato , dove in altri termini era espressa la stessa regola, ritrovata da un operaio italiano (se ben ricordiamo). (5) A. Jarolimek, Bleiblatter, Band VII, s. 1883 pag. 273. Sulle formule esprimenti la tensione (dove t è la temperatura volgare, e p la tensione) valevole fra 9 e 28 atmosfere. IX. — Lo stesso Winkelmann (1) ha generalizzata la formula trovata per l'acqua e qui riferita in principio del § VII. Chiamata tn la temperatura del vapor saturo di un dato liquido , quando la sua tensione è di n atmosfere, d„ la densità riferita all'aria del vapore saturo sotto la pressione di n atmosfere e d la densità del vapore soprariscaldato riferito pure all'aria come unità, ed a e b due costanti proprie alla natura della sostanza, Egli ha verificato la formula ,,r,N 0, 13507 J <15a) tn = (a 4- b) n -*-dn - a pei liquidi seguenti ; acqua, etere, acetone , cloroformio , solfuro di car- bonio; ed i valori di tn corrispondono assai bene a quelli calcolati col- le formule di Regnattlt. La stessa formula è stata poi verificata per varii eteri , dallo Schumann (2) entro limiti di temperatura estesi. Questa relazione del "Winkelmann può per ora servire solo in pochi casi a calcolare la temperatura di ebullizione corrispondente ad una data pressione, in quautochè i valori di dn a diverse temperature non si conoscono che per un piccolo numero di sostanze e la loro misura presenta difficoltà sperimentali non inferiori a quelle della misura diretta della tensione massima. X. — Il Big. Groshans (3) nel 1849 enunciò la proposizione se- guente " Se si contano le temperature da— 273, tutte le temperature " corrispondi idi sono pei diversi liquidi proporzionali „ intendendo per temperature corrispondenti di due liquidi quelle in cui i loro vapori saturi posseggono uguale tensione. Il CLAUSIUS (4) nella sua memoria " sulla dipendenza teorica di (1) Winkelmann, loco citato pag. 218, 364, 366, 369, 372, 374 (2) Sciiumann, Ann. der Physik inni Chemie, 1881 Bd. XII s. 58-59. (3) Poggendorffs Annalen, Bd. 78. s. 112 (anno 1849) compara anche Mousson Die physik auf Gittndlage der Erfahrung; Zurich, 1872 Bd. n. s. UH. (4) Poggemìorfs Annalen, Bd. 82, s. 274 anno 1851. dei vapori sai uri in funzione dello temperatura " due leggi empiriche relative alla tensione ed al calore latente dei di- " versi vapori „ la quale conteneva in germe le moderne teorie che collegano le proprietà tisiche dei corpi , metteva giustamente in rilievo l'importanza teorica della legge del Groshans, osservando che quantun- que soltanto approssimativa, concordava assai meglio di quella di Dalton coi dati dell' esperienza allora posseduti. Anche noi in una breve nota pubblicata nel 1885 (1) abbiamo mostrato come la regola trovata dal Groshans si colleghi con le recenti teorie di Van der "Waals (2). La regola del Groshans ha tale importanza, da meritare un più luno-o esame , e vi ritorneremo in un' altra memoria che fa seguito a questa. XI. — Il sig. Duhrikg (3) ha enunciato la regola seguente : " Sia t„ il punto di ebollizione dell' acqua sotto la pressione di " n atmosfere ; il punto di ebullizione X di un altro liquido sotto la " stessa pressione è (16a) X = A + Btn " dove A e B sono due costanti che non dipendono che dalla natura " del liquido. „ Il sig. Duhrikg a pag. 79 del suo lavoro verifica questa formula per l'alcol, l'etere, il solfuro di carbonio e l'ioduro di etilo, e veramente le temperature calcolate corrispondono bene a quelle osservate. Ma sembra che al sig. Duhring sia sfuggito che la sua regola è una conseguenza diretta di quella stabilita dal Groshans (vedi N. X). Infatti chiamate X e tn le temperature di ebullizione di due li- quidi sotto una stessa pressione, ed E, E' le temperature di ebullizione degli stessi liquidi sotto la pressione di 760 millimetri, si ha per regola di Groshans 273 + E 273 -+- X 273 + E' 273 + tn = B (1) Bartoli e Stracciati; sopra 1' applicabilità, di una regola data dal Groshans (Nuovo Cimento, 1885 3a serie T. 18 pag. 193). (2) Van der Waals, Die continuitat des gas formigen und fliissigen zustandes; Leipzig 1881. (3) Duhring: Neue grundgesetze zur rationellen Pkj-sik und Ckeniie; Leipzig 1878 s. 7fi- 84 : Compara anche Schdmann, Annalen der Pkysik und Ckeuiie, Bd. XIII s. 63. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 2 10 Sulle formule esprimenti la tensione essendo B una costante, e da questa X-E T7^E'-B ed anche X = (E — BE') 4- Bt„ e posto E — BE' = A essendo A una costaute, viene appunto X = A + Bt„ che è la formula del Duhring (1). XII. — Dalla nota equazione della termodinamica EL u — n = =— dT (dove a ed «' sono i volumi specifici del liquido e del vapore , L il calor latente, E l'equivalente meccanico del calore, p la tensione del va- pore e T la sua temperatura assoluta) trascurando u' di fronte ad u ed ammettendo come valida la regola di Dalton ( Vedi § II di questa memoria ) il Bouty giunge alla relazione LM (17a) -— = costante per tutti i corpi essendo M il peso molecolare e T0 la temperatura assoluta di ebullizione sotto la pressione normale. (2) (1) Iu una seconda edizione dell' opera del Duhring (Lipsia 1886) è riferita la polemica tra il sig. Ulrico Duhring e il sig. P. De Mondesir, il quale nel 1880 ha pubblicato nei Coni- ptes Bendila , una relazione che può dedarsi da quella del Duhring : cioè che se si scelgono le pressioni in modo che il punto di ebullizione di un liquido sotto tali pressioni, cresca in progressione aritmetica, anche le temperature di ebullizione di un altro liquido cnialunque, sotto le stesse pressioni, formano una progressione aritmetica. (2) Bouty, Journal de I'hi/sique, 1885 pag. 26. dei vapori saturi in funzione della temperatura 1 1 Ma la regola di Dalton è inesatta, e il sig. De Heen (1) mostra con molti esempi che anche la relazione del sig. Bouty è verificata dalla esperienza, solo con poca approssimazione. Infatti per 33 liquidi studiati i valori della costante variano da 0,050 a 0,078 cioè come 100 a 156. Più approssimata è la formula proposta dal sig. Trouton (2) (18a) -=- = costante per tutti i corpi: come mostra il sig. De Heen (loco citato) ma anche in questo caso non si ha che una prima approssimazione giacché pei 33 liquidi i valori della costante variano da 20, 4 a 26, 3 cioè come 100 a 130. E singolare che fra le quantità M, L, T0 si siano proposte due relazioni incompatibili fra loro; bisogna però osservare che per le sostanze che hanno servito agli autori a provare il loro assunto, la temperatura as- soluta T0 variava ben poco, cioè da 263 (anidride solforosa) a 473 (iodio). In ogni modo, ammessa come valida la regola del sig. Trouton; cioè dalla equazione — - = costante e dall' altra che deriva dalla termodinamica (dove S0 è il peso di un litro di idrogeno alla temperatura del ghiaccio fondente e sotto la pressione di 76 cm , il sig. De Heen (loco citato) deduce (19») T (3j?) = costante a* ' o Egli verifica questa formula direttamente sopra 8 sostanze cioè (1) De Heen, Sur la tension des vapettrs saturées ; Bullettin de 1' Académie Royale de Belgique: 3me serie, T. 9. 1885. (2) Trouton, Philos. Magaz. (5a serie) t. 18 pag. 54-57 anno 1884. 12 Stille formule esprimenti la tensione Etere, Alcole, Cloroformio, Acetone, Cloruro di carbonio, Solfuro di car- bonio, Mercurio, Acqua, e trova per la costante dei valori che oscillano fra 805 G e 10640 cioè come 80 a 107. Questa formula che il sig. De Heen ha dedotto da quella del Trouton, è ancora la conseguenza immediata od anche un altro enun- ciato della regola stabilita dal sig. Groshans nel 1851. Infatti supponiamo che diversi liquidi abbiano la stessa tensio- ne massima p alle temperature assolute T, , T, , T3, T, , Totl ; e che posseggano la tensione massima p -+- Sp alle temperature assolute (Tt + ST,), (T, -+- STJ, (T, + 8TJ, (Tt + STJ , , (T„ + S Tn); per la regola stabilita dal Groshans risulta r, _ r, Tt Tt th ST, =_ ST2 ~~ STS~~ ST< ~~ =" òj\, onde anche / Sp \ _ lSj)\ _(Sp\ I fp\ T \stJ 2' '- \stJ -' ~ \srj s ~~ — \sTni " che è appunto la formula a cui giunge il De Heen. A questa stessa relazione (19) son pur giunti i signori W. Ramsay ed S. Young (1) i quali mostrano su 18 liquidi (di cui si conoscono le tensioni del vapore a diverse temperature) il grado di applicabilità di questa formula. Anche ai signori Ramsay ed Young è sfuggito che la (19) è una diretta conseguenza delle regole del Groshans. XIII. — Si deve al sig. De Heen la seguente relazione : " Per tutti i corpi appartenenti ad una serie omologa il prodotto " del coefficiente di dilatazione per la temperatura assoluta di ebullizione " è costante (2). (1) W. Ramsay e S. Young: Some Thermòdynamical Belations: Philosophical ìlagazine, Decembre 1885; T. XX pag. 515-531. (2) De Heen, Mèmoires couronnées puhìiés pur ì'Acc. rogale de Belgique, T. XXXI, 1880; e Bullettins de VAcc. lioyale de Belgique, 3e serie, te IX v. 4, 1885. Compara anche De Heen Essai de Physiqae comparée, Bruxelles 1883 pag. 73. ilei vapori saturi in funzione delia tempera tura 13 Noi abbiamo osservato in una nota pubblicata nel 1885 (1) nel Nuovo Cimento, che questa regola del sig. De Heen dà una prima ap- prossimazione, e che un'approssimazione migliore si ottiene con la re- gola empirica seguente : " pei corpi appartenenti ad una serie omologa " il modulo di dilatazione K della formula di Mendeleeff D, = D0 (1 - Kt) " è in ragione inversa della temperatura di ebullizione contata dallo " zero assoluto. „ Dimostrammo ancora che queste regole empiriche si potevano de- durre dalla relazione da noi dimostrata nel 1884 (2) cioè che " il " modulo di dilatazione H della formula - HT " (dove T è la temperatura contata dallo zero assoluto) è per diversi " liquidi in ragione inversa della temperatura critica assoluta „ quando si tratti di una serie di liquidi in cui la temperatura assoluta di ebul- lizione è proporzionale alla temperatura assoluta critica. 11 sig. De Heen (3) ha pure stabilito una relazione empirica fra la tensione del vapore saturo e il coefficiente d' attrito interno del li- quido stesso : Egli trova (20a) T f log p = costante, per tutte le sostanze ; / essendo il coefficiente d' attrito interno del liquido e p la tensione del vapore saturo, presi alla stessa temperatura assoluta T. Egli verifica queste formule per otto liquidi ed a diverse tempe- (1) Bartoli e Sthacciati— Sopra alcune relazioni stabilite dal sig. De Heen fra la dilata- bilità e il punto di ebullizione dei composti" di una stessa serie analoga (Nuoro Cimento, 3a s. T. .18 pag. 107) 1885. (2) Bartoli e Stracciati; Nuovo Cimento, 3a s., T. 16, (1884) pag. 102. (3) P. De Heen, Determination cVune relation empirique reliant latension de la vapeur au coeffeient de frottement interieur des liquides (Bullettins de 1' Acaderaie royale de Belgiqne , 3.™e Serie, t. X, N. 8) (1885). 14 Sulle formule esprimenti la tensione rature: i valori della costante oscillano fra 13, 9 e 32, 1 mentre i va- lori di / e di p variano fra limiti molto estesi. Lo stesso sig. De Heen, al quale si devono tanti bei lavori su argomenti fisico-chimici , partendo dalle ipotesi che le molecole dei li- quidi si attirino in ragione inversa della 7:i potenza della distanza ( ipo- tesi che Egli trova giustificata dai molteplici fatti ch'essa spiega) è giunto alla nuova relazione _ 1, 33 a a Q0 _ Q0 a (1, 33 a a) _1 1 21") _ c T Ap0 r„ e A p0 rQ T dove p è la tensione del vapore saturo, T la temperatura assoluta, Q0 il calore interno di vaporizzazione a zero gradi , C una costante, « = 273 A=r-r (equivalente calorifico del lavoro), a il coefficiente di dilatazione del liquido e pB vQ le costanti della legge di Mariotte e Gay Lussac. Il De Heen, verifica la formula per il solfuro di carbonio, pel tetracloruro di carbonio , e pel cloroformio e trova un bello accordo coi dati della esperienza (2). XIV. — 11 sig. Burden (1) ha trovato la regola rimarchevolissima che segue : " Per tutti i componenti di una serie omologa , la tempe- " ratura assoluta di ebullizipne T (cioè contata a partire dallo zero asso- " luto) è proporzionale alla radice quadrata delle densità dei loro L' vapori. „ La densità del vapore Egli la prende uguale alla metà del peso (2) P. De Heen, Bullett. dell' Ac. Roy. de Belgiqne 3mc' sèrie, t, XI pag. 165-173 (1886.) Vedi amlie, 3me serie, t. VIIT n. 8 (1884) e cosi pure Beiblattek, Bd XI s. 226-227 e Bd. I.\ s. 111. (1) Burden, Boiling-points of organic Bodies: Philosoph. magazine Voi. XLI pag. 528 il871). Il Bubden per una svista di calcolo, enuncia la sua regola dicendo ebe al punto di ebullizione r costante la velocità molecolare dei composti omologhi. Il dottissimo sig. Boltzmamn di Gratz, in una lettera agli editori, inserita nel voi. 42 dello stesso Phylas. Mag. rileva e corregge questa svisi >. dei vapori saturi in funzione della temperatura 15 molecolare P, per cui viene a trovare che il rapporto (22a) -p- = costante per ogni serie omologa. Il Burden porta numerosissimi esempi nella serie delle paraffine Cn H2n + 2, delle Olefine Cn H,n, Idrocarburi della serie aromatica, Eteri composti, Anidridi della serie grassa Cn _H,rl_203, Aldeidi Cn H!n 0, Alcoli Cn H,n + Ì 0, Acidi Cn H2nOì etc. e prova vera- mente che quel rapporto è ben costante in ciascuna serie omologa , quantunque vani, passando da una serie omologa ad un'altra. La regola del Burden unita a quella del Groshans permettono di calcolare in via approssimativa la temperatura di ebullizione sotto una qualunque data pressione , di un composto organico qualsiasi , data la sua composizione e la serie organica a cui esso appartiene. (1) XV. — Il sig. Gr. W. A. Kahlbaum (2) ha recentemente studiato con un apparecchio assai complicato, la relazione che esiste fra la tem- peratura di ebullizione di un liquido e la pressione barometrica. Egli chiama remissione specifica (specifiche Remission) il numero che si ottiene dividendo la differenza fra le due temperature di ebullizione di uno stesso liquido , per la differenza delle pressioni , l'ima di queste essendo sempre uguale a 760 millimetri. Così per l' alcol propilico che bolle a 96°, 6 sotto la pressione di 760mm, ed a 16°, 2 sotto la pressione di 10'nm,22 si ha Eem.Spec.=^£^ = 0,1OT2. (1) Si vede così verificato, almeno in parte, quanto prevedeva Faraday nel 1845: o Si è « portati a credere, che osservazioni più esatte delle forze elastiche (dei vapori) permetteranno « di dedurre una legge generale per mezzo della quale si potrà concludere per ciascuna tem- « peratura la forza elastica di un vapore in contatto col suo liquido da una sola osservazione « di questa forza « Philos. Trans, of the Boy. Soc. of London, fur 1845 pag. 155. ^2) Georg. W. A. Kahlbaum; Sieden temperatur tind druok in ihren wecliselbeziehciingen Leipzig, 1885 (I. A. Barth editore) Infine del volume da pag. 148 a 153 si trova un copioso elenco per la letteratura della quistione). ](3 Sulle formule esprimenti la tensione Questo valore varia col grado di pressione: così per 1' alcol pro- pileo è = 0, 107 per 10ram,2; 0, 100 per 16nim,8; 0,089 per 30,nm,2; 0,077 per 62mm,2. Il sig. Kahlbaum trova come risultato delle sue ricerche che una differenza di CH, in più, nella formula degli alcoli, degli acidi e delle anidridi della serie grassa aumenta la remissione specifica (paragonata alla pressione 0mm ) di una quantità costante ed uguale 0, 01. 1 liquidi studiati dal sig. Kahlbaum sono 35. XVI. — Ammettendo come valida la regola (1) " che pei composti " organici di una serie omologa, a differenze costanti di composizione " corrispondono differenze costanti nel punto di ebullizione normale „ ed ammettendo ancora che tale regolarità si osservi anche sotto pressioni diverse dalla atmosferica, il Winkelmann (2) giunge subito alla formula (23") T„ - t„ = d +- (n — l)c dove T, T2 T3 Tn sono i punti di ebullizione dei componenti la serie omologa, sotto la pressione P, e tl ts tn sono i punti di ebullizione sotto la pressione p e si ha d = T, — t, e = A — a essendo A = T,— T, = T3 — T,= = T„ — Tn _, a = t2 — t, = ts — t2 = = tn — E n — l La formula precedente fu dal Winkelmann verificata per la serie degli acidi grassi servendosi delle misure delle lore forze elastiche, fatte ( ! i Riguardo a questa regola del Sig. H. Kopp, dice giustamente 1' illustre Berthelot , che non si può riguardare come rigorosa, ma soltanto come l'indizio della vera legge, la quale per altro ci è ancora nascosta. Compara a questo proposito quanto ne riferisce il Chiarissimo fisico belga P. De Heen nel suo bellissimo Essai de Physique comparée , pag. 77 a pag. 94 , Bruxelles, 1883 (Memoria premiata dall' Ace. delle scienze del Belgio). (2) Winkelmann, Ueber Dampf spannungen homologer Keihen etc. (Anualen der Physik und Chemie, Bd. I s. 430, 1877). dei vapori naturi in fini -ione ridia temperatura 17 dal LàNBOLT (1), e eli poi dallo SchuMANN (2) peruna serie assai lunga di etori (fonniati, acetati, [intimiti, valerianati etc.) (3) Per gli idrocarburi normali Cn Hir + 1 il Sig. Goldstein ha trovato che la temperatura di ebullizione t può calcolarsi molto esattamente con la formula 1 24») t = — — X 380 + (» - 1 ) X 19 — 340,9. n La stessa formula vale per gli idrocarburi formati da radicali se- condari (ma analoghi) (4). XVII. — Recentemente l' illustre geometra Bertrand (5) determi- nando la condizione che deve verificarsi affinchè il rapporto del calore sviluppato nella compressione di un corpo al lavoro impiegato nella compressione stessa, sia una funzione lineare della temperatura, giunge all' equazione / T \ 1 Ciò», p = G\T + *r (G essendo una funzione arbitraria del volume ed a e li le due costanti dell' espressione lineare a.T + /3, che rappresenta il rapporto del lavoro impiegato al calore sviluppato nella compressione. Per i vapori saturi si può determinare facilmente questo rapporto, il quale, trascurando il volume specifico del liquido in confronto di quello del vapore , si trova espresso da — — (a volume specifico del vapore, (1) Landolt, Liebig's Aunalen, Supplenient Band. VI, s. 129 (anno) 1868. (2) Schumann, Aimaleu dei' Physik und Cliemie, 1881 ; Bd. XII ss. .">2. (3) Per brevità, e perchè fuori del nostro disegno, passiamo sotto silenzio altre formule che eollegono la tensione del vapore di un liquido con altre proprietà tìsiche di questo : com: para per es. Watterston nei Forstschritte der Pliysìk, Bd. XX s. 341. (4) Goldstein — Compara Beilstein, Handbuch der organisohen Cheniie, Hamburg 1880, Bd. I s. 50-51. (5) I. Bertrand; Thermodinamigue , Parigi 1887 pag. 150 Probleuie VI. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 3 ]S Sulle formule esprimenti la tensione ed r calore di vaporizzazione) ed in generale varia proporzionalmente alla temperatura; cioè, prova 1' esperienza, che si ha (1) ^ = «t - /3 r quindi pei vapori saturi la temperatura e la pressione saranno collegate dalla formula precedente, che può scriversi IT — >.\' (26a) p — G la quale contiene tre costanti G, >., y ; ma che possono ridursi a due in sostanza, perchè come osserva Bertrand 1' esponente y si può far va- riare entro limiti molto estesi purché varii convenientemente >• ; e la formula dà gli stessi resultati. Prendendo ad esempio ■> = 50 oppu- re =25, = 100 e determinando poi le altre due costanti >. e G, come si vede dagli esempi portati da Bertrand (2) la formula rappresenta sempre con sufficiente esattezza, la tensione dei vapori saturi in funzione della temperatura. La formula precedente è dal Bertrand applicata a circa 20 vapori e gli ha dato sempre dei valori concordi con quelli misurati direttamente dal Regnault. XVM. — Il sig. A. Duprè, (3) dedusse della teoria meccanica del calore la seguente formula P lt t , , 274+ 1 (dove p è la tensione del vapore saturo alla temperatura te p0 , B, A tre costanti) ammettendo però che : 1° si possa trascurare il volume specifico del liquido di fronte a quello del vapore. (1)1. Bertrand; Thermodynamique, )iay. 1(34 e 165. (2) Bertrand, ibidem, pag. 166-187; e Comptes Rendus, 1887. (3) A. Dupré , Theorii mécaniqui di la chaleur, Paris, (ìauthier-Villars , 1869, pag. 96-110. dei vapori saturi in furiatone della temperatura 19 2° che al vapore si possano applicare le leggi di Mariotte e di Gay Lussac e di Regnault (1) (il che non è esatto). 3° che il calor latente di vaporizzazione sia una funzione lineare della temperatura (lo che in generale non è esatto, come ha dimostrato REGNAULT). Si vede dunque che la formula precedente si deve riguardare piut- tosto come una formula empirica: è però giusto osservare che questa formula conduce a resultati molto prossimi a quelli trovati specialmente dal Regnault : e il Duprè la verifica pel solfuro di carbonio, pel clo- roformio, per la benzina, pel cloruro di carbonio, per l'etere, pel cloruro di metilo, pel bromuro di etilo, per l'ioduro di etilo, pel mercurio e per l' ossido di metilo. Ponendo 274 + t = T log j)o -+- B + A log 274 = a 274 B = H -A = 7 la formula del Dupré diviene (28-) log. p = « +- j, + y log T. È sotto questa forma che il Bertrand nella sua termodinamica (2) la fa derivare dall'equazione che dà V entropia dei vapori, ammettendo inoltre che ai vapori si possano applicare fatte le leggi relative ai gaz perfetti. Il Bertrand la verifica sopra sedici liquidi studiati dal Regnault e trova un accordo mirabile fra i valori dati dall' esperienza e quelli calcolati con la stessa formula. Le differenze non sorpassano, in nessun caso , le incertezze delle misure più accuratamente prese. Non bisogna però, Egli aggiunge, concluderne l'esattezza teorica di una legge espressa dalla equazione ; dacché per giungere a quella si è dovuto attribuire (1) Cioè ebe siano costanti i calori specifici. (2) I. Bertrand, Thermodynamique, Parigi 1887, pag. 90 a 103, 20 Sulle formule esprimenti la tensione contrarili m ente ai fatti, le proprietà dei gaz perfetti ai vapori in pros- simità del punto di saturazione ete. etc. XIX. — Il Sig. W. C. Unwin (1) propone la formula empirica (29a) log ^ = «, - — , dove p rappresenta la forza elastica del vapore, T la temperatura asso- luta ed a, b, n, tre costanti da determinarsi per ciaschedun liquido. Il Sig. Unwin ha applicato con successo questa formula all'acqua, all' al- cole, all' etere, al mercurio ed all' anidride carbonica. XX. — Dai belli studii del REGNArLT si può dedurre una forinola approssimata la quale può riuscire in molti casi assai utile per calco- lare ad una temperatura qualunque la tensione massima del vapore di un liquido di cui si conosce solamente il punto di ebullizione sotto due pressioni diverse (2). La formula dà specialmente resultati molto ap- prossimati se le due pressioni sono piuttosto diverse. Questa formula si deduce facilmente dalle seguenti proposizioni di- mostrate dal Regnault (3). 1. " La formula loej F = a + ba' (308) " dove F è la tensione massima, t la temperatura ed a, b, , F3 i tre valori di F corrispondenti, si ha t 1 p F- - F> f< f» — Fi — > a ~ Bi ~ l P, _ Fi — — 1 Fi.— F, Fi — F, (2) A. Duprè; Théorie micmigue che la chalcur, Parigi 1869 (Gauthier Viìlars editore) pag. 114-116. 22 Sulle formule esprimenti la tensione partendo dalla sua formula 1 91' i F t , , 274 + t {2i) ^Fo=*2U^l-Al°V-2T4- (formula che abbiamo dimostrato doversi ritenere anch' essa come em- pirica). Infatti 1' equazione log F = a + b »r può anche scriversi log £= — b (1 — H' ) F0 onde Derivando si ottiene: F 274 B _ 1 = rj fi F (274 + ty (274 + t) Ig a In questa ponendo successivamente i=0;t=le dividendo mem- bro a membro le due equazioni che ne risultano, si ha : fi= {2Ur (274 + 1)-' L1 " 274 [B Ig a - A] J A questo punto il DuPBÉ osserva che - 0, 9928 (274 + 1)' ed ammetto che la quantità 274 [B Ig a — A] ' 274 [2,3026 B — A] possa trascurarsi; onde risulta lì = 0, 9928 per tutti i corpi. dei vapori saturi in funzione détta temperatura 2 3 Invero a noi non sembra che il valore di quella espressione possa sempre trascurarsi , di fronte a 0, 9928 ; trattandosi della base di un esponenziale di cui l'esponente può essere molto elevato (essendo la tem- peratura). Dalla tavola seguente risultano i valori della espressione .4 274 [2, 3026 B — A] per diversi liquidi di cui il Duprè ha calcolato i valori delle costanti A e B dalle esperienze di Regnault. (I) log A log B A 274 [2,3026 B— A] Solfuro di carbonio . . . Cloroformio 0, 26372 0, 57376 0, 49177 0, 55187 0, 25345 0, 32:343 0, 60014 0, 18443 0, 49456 0, 15240 0, 7941.". 0, 89659 0, 89513 0, 90209 0, 75375 0, 80360 0, 90110 0, 99661 0, 79241 0, 67782 -+- 0, 000536 -f- 0, 000950 Benzina Cloruro di carbonio . . . Cloruro di etilo Bromuro di etilo Ioduro di etilo Mercurio + 0, 000756 0, 000878 0, 000581 0, 000618 0, 001012- 0, 000962 Anidride solforosa .... Ossido di metilo 0, 001022 0, 000567 XXII. — Ritorniamo ora all' equazione del Regnault (30a) log F = a -+- h a1 " Sarebbe interessante, egli dice (2), cercare se partendo dalla " ipotesi di « costante per tutti i liquidi , si riesca a rappresentare " l' insieme delle mie osservazioni con una sufficiente approssimazione. „ Il valor medio trovato per a dal Regnault fu 0, 9932: ora bi- sogna osservare che i valori trovati da altri diligenti sperimentatori , oscillano pochissimo intorno a questo valore medio. Così i chiarissimi Naccari e Pagliani nella loro bellissima memoria (3) trovano 0,9934; 0,9928; 0,9926; 0,9932; 0,9911; 0,9931 pei (1) A. Duprè; pag. 101 a 110 dell'opera citata. (2) Regnault , Mémoires de V Académìe des sciences de V Institut de France , T. XXVI pag. 653-655. (3) Naccari e Pagliani, Nuoro Cimento, 3a s. T. X pag. 49. -_>4 Sulle formule esprimenti la tensione liquidi seguenti : toluene, alcol propilico primario, alcole isobutilico, pro- pinato di etilo, acetato di etiio, formiato di etilo; e lo Schumann (1) i valori seguenti 0,9932; 0,9936; 0, 9929; 0, 9926; 0,9928; 0,9936; 0,99305 pei liquidi formiato di metilo, formiato di propilo, acetato di etilo, propionato di metilo, propionato di etilo, acetato d'isobutilo, propionato di propilo (rispettivamente). Così dunque 1' ipotesi del Regnault era resa più probabile dalle esperienze più recenti. Restava a darne una diretta conferma, verifi- cando direttamente la formula (31») log F = a + b X 0, 9932£ per tutte le sostanze studiate sin qui. È quello che noi abbiamo fatto per tutte le 156 sostanze di cui si conosce la tensione del vapore a diverse temperature, grazie alle esperienze del Regnault, (2) del Nac- < ari e Pagliani, (3) dello Schumann, (4) del Landolt (5) dello Stae- del, (6) del Kahlbau.m (7) del Krafft, (8) dell' Olszewski , (9) del Ramsay ed Young (10) del Brovynn (11) etc. 11 confronto fra i valori dati dalla formula (31a) e quelli trovati coll'esperienza si può fare in due modi, cioè confrontando le due tem- perature corrispondenti a determinate pressioni, oppure paragonando le due tensioni corrispondenti ad una data temperatura, noi daremo esempi di ambedue i modi. Seguono, senz' altro, i confronti col primo metodo. (1) Schumann, Annalen der Physih und Chemie, 1881, Bel. XII, s. 55. (2) Regnault, Memoires de V Institut, T. XXI pag. 465-633 T. XXVI 335-658 e Compito Bendus, T. L, pag. 1063-1075. (3) Nuovo Cimento, 3" s. T. X pag. 49. (4) Annalen der Physik und Chemie, Bd. XII s. 55. (.">> Landolt, Physikalisch-Chemische Tabellen, Berlino 1883 pag. 25 e Ann. der Chem. und Phattn. Mippl. VI p. 129 (1868). (6) .Staedkl; Beiblàtter, Bd. VII s. 184. (7 Kahlbalm , Siedcnteinpiratiir und drude in ihren weéhselbeziéhungen , Leipzig 1885. (8) I. Wagner. Tabellen dir physicalischen constanten, Leipzig 1884. (9) Beiblàtter, Bd. X s. 23. (10) Beiblàtter, Bd. X s. 346. (11) Proc. Boy. soc. XXVI pag. 238-247. dei raiiari saturi in funzione dilla temperatura 25 TAVOLA Ia Etere — (Regnault) F t temperatura r calcolata , 5 38, 89 38, 88 495, 9 42, 81 42, 80 573, 0 46, 61 46, 60 656. 9 50, 30 50, 29 782, 2 55, 15 55, 15 857, 8 57, 78 57, 78 941, 9 60, 49 60, 49 28 Sulle formule esprimenti la tensione TAVOLA VII* Propionato d' etilo — (Naccari e Pagliara) V t temperatura t calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Naccari e Pagliani (31) 120,'" 5 49", 53 49", m a = 4,86 2036 180,'" 5 58, S7 59, 21 6 = — 3,90 2719 269, 4 69, 50 69, 33 353, 0 76, 61 76, 58 451, 3 83, 64 83, 50 562, 6 90, 13 90, 00 612, 3 92, 56 92, 57 704, 7 97. 01 96, 95 si 18, 8 101. 41 101, 37 909, 6 105, 34 105, 24 TAVOLA Vili' Alcool isobutilico - (Naccari e Pagliani) F t temperatura r calcolata tensione in millimetri corrispondente con la formula trovata da Naccari (31) e Pagliani 164,'" 1 70", 72 70°, 25 245, 1 79, 28 79. 02 320, 9 85, 33 85, 22 a = 5,213 177 398, 4 90, 54 90, 40 h = — 4,841 927 515, 3 96, 91 96, si 596, 5 100, 6 ino. 58 682, 9 104, 2 li)4. 15 741, 8 106, 4 10(1. 39 S22. 0 109, 2 109, 20 899, 2 111, 7 111. 71 940, 1 113, 1 112. 97 dei vapori satiri funzione della temperatura TAVOLA IX' Alcool propilico (Naccari e Pagliani) F t temperatura t calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Naccari e Pag'liani (31) 153,'» 7 59°, 73 60, 17 a = 5,348 7."):; 227, 2 67, 95 68, 26 h = — 4,767 ó34 303, 4 74. 12 74, 54 374, 1 78, 86 79, 27 450, 0 83, 41 83, 57 528, 4 87, 24 87, 41 603, 0 '.IO. 54 90, 65 676, 4 93, 56 93, 52 739, 9 95, 77 95, 81 778, 3 97, 10 97, 11 858, 8 99, 71 99, 68 913, 0 101, 06 101, 30 TAVOLA Xa Formiato di Metilo (Schumann) F t temperatura f calcolata tensione in millimetri corrispondente trovata da Schnmanu con la formula [31) . 54, m - 23", 9 - 24°, 92 91,m — 15, 6 — 15, 26 a = 5,284 904 169 — 2, 3 2, 91 6 = — 2,996 861 197 + 0, 4 + 0, 31 289 8, 9 8, 71 437 18, 4 18, 33 501 21, 4 21, 66 592 25, 7 25, 83 K\l 34 7 34, ss 1043 40, 9 40, 93 1236 45, 6 45, 78 1414 49, 8 49, 74 .;n Sulle formule esprimenti In tensione TAVOLA XI' Acetato di etile- (Schumann) F t temperatura r calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovai;! da Schumann 31) 53m + 13, 0 + 12", 89 a = 4,986 727 81 22. 0 21, 41 b = — 3,562 567 139 33, 3 33, 03 2< e 42. 1 41, 04 266 48, 3 48, 3."- 371 56, 7 56, 83 545 67, 3 67, 33 (ili.-. 72. 9 7:;, 40 sin 80, 2 so, 43 1051 NT, 2 87, 19 1208 91, 8 91. 77 140;; 97, 0 96, 86 TAVOLA XII' Propionato di propilo (Schumann) F t temperatura f calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Schumann (31, 57'" -t- 52, 9 ■+- 52. 43. 98m 04, 7 04, 54 a = 4,722 570 149 74, 2 74, 65 b = — 4,242 721 202 si'. 2 82, 4.". ■".U 92, 1 92, 68 411 102, 3 102, 46 529 110, 1 110. l'S ImIÌ ns. 2 ns. .-;i 858 126, 4 120, 55 1049 183, 4 L33, ss 1247 140, 1 140. 50 1401 144, 9 14:".. 13 dei vapori saturi in funzione delia temperatura 31 TAVOLA XIII1 Isobutirrato di Metilo (Schumann) F t temperatura r calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Schumann (31) 48m + 23°, 0 -+• 22", 91 7.") 32, 3 32, 13 a = 4,861 981 113 41, 6 41, 13 b = — 3,719 053 172 51, 1 50, 98 264 61, 9 61, 75 387 72, 3 72, 08 520 80, 6 80, 59 668 87, 6 87, 74 946 99, 7 99. 51 1137 105, 9 105, 85 1370 112, 7 112, 57 TAVOLA XIV:' Valerianato di Metilo — (Schumann) F t temperatura r calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Schumann (31) 50m 4- 45", 4 -r- 44", 83 91m 58, 1 57, 90 a = 4,748 159 137 67, 8 67, 55 b — — 4,140 390 207 78, 0 77, 97 309 89, 3 88, 85 453 100, 0 100, 05 650 111, 2 111, 46 860 121, 3 120, 97 10(53 128. 7 128, 61 1227 133, 9 134, 01 1366 138, 0 138, 19 32 Sulle formule esprimenti la tensione TAVOLA XV' Anidride Acetica — (Kahlbaum) F t temperatura r calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Kahlbaum (31) 15.'» 02 + 44,° 6 + 43', 35 a = 4,802 625 25, 86 53, 4 53, 22 b = — 4,874 263 33, 70 59, 0 58, 27 41, 24 62, li 62, 25 53, 04 68, 2 67, 37 70, 00 73, 7 72, 21 1 80, 00 76, 2 76, 09 105, 40 161, 73 161, 73 800 in:;. 81 li;:;, 77 '..INI 16S, SII 16S, 56 1000 1 72. 86 172. 98 1080 176, 13 176, 30 dei vapori su/uri in funzione della temperatura 35 TAVOLA XXII1 CH, CH. CI. Br (Staedel) F t temperatura f calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Staedel (31) 400m + 63°, 63 + 63", 61 a = 4,885 355 500 69, 93 69, 96 600 75, 34 75, 37 b = - 3,524 132 700 80, 03 80, 10 760 82, 69 82, 69 800 84, 35 84, 33 901 88, 19 88. 16 1000 91, 68 91, 67 ÌOSD 94, 26 94, 30 TAVOLA XXIII a Bromobenzina — (Ramsay e Young) F t temperatura f tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Ramsay e Young (31) 274, 9 120 120, 1 a = 4,4598 300 320, 8 125 125, 05 372, 6 130 130, 01 b = — 4,5857 900 430, 7 135 134, 98 495, 8 140 139, 97 568, 3 145 144, 98 649, 0 150 150, 02 738, 5 155 155. 10 837, 4 160 160, 21 TAVOLA XXIVa Anilina — (Ramsay e Young) F tensione in millimetri t temperatura corrispondente trovata da Ramsay e Young r calcolata con la formula (31) 283, 7 -t- 150° 150, 09 a =. 4,4966 742 331, 7 155 155, 04 386. 0 1(30 160, 01 b = — 5,6912 880 447, 1 165 164, 99 515, 6 170 169, 98 592, 0 175 175, 00 677, 1 180 180, 05 771, 5 185 185, 12 36 Sulle formule esprimenti la tensione TAVOLA XX Va Salicilato di Metilo — (Ramsay e Young) F t temperatura r calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Ramsay e Young (31) 215, 1 + 175" 175, 35 a = 4,2946 349 249, 3 180 ISO, 22 287, 8 185 1S5, 12 b = — 6,4912 990 3:30, 8 190 190, 03 378, 9 195 194, 98 432, 3 200 199, 95 491, 7 205 204, 98 557, 5 210 210, 05 630, 1 215 215, 17 710, 1 220 220, 35 798, 1 225 225, 59 TAVOLA XXVT Bromo-naftalina — (Ramsay e Young) F t temperatura f calcolata tensione corrispondente con la formula in -millimetri trovata da Ramsay e Young (31) 15S, 8 215" 216, 24 a = 4,0875 476 181, 7 221 1 220, 85 207, 3 22:5 225, 52 b = — 8,2506 375 235, !l 230 230, 24 267, s 2: '.5 235, 02 303, 3 24) i 239, 87 342, 7 245 214, 80 386, 3 25(1 249, 84 434, 4 2.55 254, 91 487, 3 260 260, 04 545, 3 265 265, 25 608, 7 27(1 270, 47 677, 8 275 275, si' 752, 9 280 281, 24 dei vapori saturi in funzione Hello temperatura 37 TAVOLA XX VII Acido formico (Landolt) t r F temperatura calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri trovata da Landolt (31) 18. 4 -f- io, 0 10, 06 a = 4,7908 722 •'4 1 15 15, 01 31, 4 20 20, 04 b = — 3,7765 617 41). 4 25 24, 99 51, 6 30 29, 96 66, 4 35 34, 95 82, 3 40 39, 95 102, 7 45 44, 94 127, 2 50 49, 92 156, 5 55 54, 91 191, 2 60 59, 91 232, 1 65 (14, 91 2S0, 0 70 69, 92 335, 6 75 74, 92 399, 8 80 79, 93 473, 7 85 84, 94 558, 0 90 89, 95 653, 8 95 94, 97 762, 0 100 99, 99 TAVOLA XXVIIP Alcole amilico — (Grassi , Nuove Cimento s. ó'\- t. XI vili, p. 112 (im$). F t temperatura t calcolata tensione corrispondente con la formula in millimetri osservata dal Signor Grassi i31i 49, 83 66°, 94 66', 87 a = 5,0209 447 69, 51 73,' 23 73, 39 b = — 5,2450 IÌ00 91, 45 78, 89 78, 98 119, 94 84, 74 84, 74 151, 33 89, 90 89, 86 199, 54 96, 35 96, 19 232, 49 99, 90 99, 81 266, 41 103, 17 103, 11 310, 67 106, 99 106, 93 373, 35 111, 61 111, 63 440, 13 115, 97 115, 97 494, 38 119, 02 119, 11 572, 32 123. 04 123, 17 656, 66 126, 89 127, 09 38 Sulle formale esprimenti In tensione TAVOLA XXIX* Ioduro di propilo normale (Brown) t r F tensione in millimetri temperatura corrispondente trovata da Browu calcolata con la formula (31) 200 62", 37 62 ', 41 a = 4,7156 522 300 73, 51 73, 51 b = — 3,6964 860 400 81, 95 81, 92 500 88, 84 88, 80 61 h ) 94, 70 94, 67 700 99, 83 99, 83 760 102, 65 102, 63 TAVOLA XXX' Ioduro di isopropilo — (Brown) t *' /• tensione in millimetri temperatura corrispondente trovata da Brown calcolata con la formula (31) 200 50", 50 50, 42 a = 4,7568 554 300 61, 33 61, 33 b = — 3,4643 216 400 69, 70 69, 59 500 76. 44 76, 33 600 82, 1 1 82, 08 700 87, 13 87, 13 760 89, 89 89, 89 dei vapori saturi in finizione della temperatura 39 Da questi confronti risulta che la formula (31a) di Reonauì-t, rap- presenta assai bene i dati dell'esperienza: maggiore approssimazione avremmo ottenuto scegliendo per determinare le costanti, due valori di temperatura che spartissero in tre parti uguali l'intervallo che corre fra la minima e la massima temperatura corrispondenti alle esperienze. XX ili. — La formula (31;l) si presta assai bene a risolvere il se- guente problema: " Dati i punti di ebullizione 0 di un liquido sotto la pressione " normale 760mm , e quello & sotto una pressione qualunque h, deter- " minare le tensioni corrispondenti a qualunque temperatura di ebul- " lizione : „ Intatti dalla (31») log F = a + b. 0,9932l si deduce subito 9' 0 _ 0,9932 log 760 — 0,9932 log h i — 9' 9 (32.) ' 0,9932 — 0,9932 / , log 760 — loq h 0,9932 — 0,9932 onde „3 . p _ 2,8808 X 0,9932 - 0,9932 log h _ 2,8808 — log h { ' °/y 9' 9 9' i 0,9932 — 0,9932 0,9932 — 0,9932 formula pronta a calcolarsi : I valori di F così calcolati riescono assai vicini al vero, prendendo li piuttosto distante da 760.""" Le tavole seguenti servono a dimostrare l'applicabilità di questa formula : IO Sulle formule esprimenti la tensione TAVOLA XXXP Etere — (Regnault) F F T calcolato dalle esperienze cou la formula di (33a) Regnault — 20" 69, 97 68, 90 — 10 115, 71 114, 72 0 185, 11 184, 39 1(1 287, 09 286, 83 L'I» 432, 54 432, 78 30 634, .".1 634, 80 40 907, 01 907 04 50 1266, 69 1264. 8.3 60 1730, 50 1725. 01 70 2315, 96 2:504, 90 80 3040, 49 3022, 79 90 3920, 66 :;s'.is, 26 100 4971, 55 4953, 30 110 6206. 14 6214, 63 120 7634, 80 7719, 20 TAVOLA XXX1L Alcool isobutilico — (Naccari e Pagliani) F F T calcolata dalle esperienze con la formula del Naccari (33) e Pagliani (*) + 70, 72 Hi."), 64 164, 1 75, 70 L'I 18, 70 208, 7 79, 28 24.-,. 36 245, 1 82, 4.". 281, '.Hi 282, 4 85, 33 319, 65 320, 9 ss, 19 360, 87 361, 7 90, 54 398, 01 398, 4 92, US 434, 52 435, 8 94, 83 473, 99 475, 0 96, 91 511, 97 515, 3 98, 82 ;>.>.>, 13 557, 1 100, 6 594, 86 596, 5 102, 4 637, 37 639, 2 104. •> 682, 36 682, 9 105, . > 711, 10 711, 5 km;. 4 740, 84 741, 8 107, 8 780, 12 7SO, 9 109, ■> 821, 11 822, 0 Ilo, 5 suo, 70 si ;o, :\ 111, 7 «w, 6.". 899, 2 112, o 918, OS 917, 0 113, 1 944, 54 940, 1 6 = 107", 09 9' = 75°, 70 7* = 208,"""70 (*) Atti della E. Accademia delle Scienze di Torino, Voi. XVI (1881). dei vapori saturi in funzione della temperatura 41 TAVOLA XXXIH' Toluene ■- (Naccari e Pagliani) F F calcolata dalle esperienze T con la furimi la (33) del Naccari e Pagliani (*) + 56, 03 11 7, """31 117, 6 60. K4 142, 56 143, 4 75, 13 245, 32 245, 8 78, 60 277, 70 277. 7 82, 93 322, 86 321. 8 90, 23 412, 16 410. 1 97, 46 518, 82 515, 5 e = 110, 30 105, 22 656, 06 652, 4 9 = 78, 60 h = 277, 7 110, 76 769, 98 769, 0 116, 71 908, 43 912, 0 (*) Atti della M. Accademia delle Scienze di Torino, Voi. XVI, anno 1881. TAVOLA XXXIVa Solfuro di carbonio — (Regnault) F F T calcolata dalle esperienze con la formula di (33) Kegnault (*) — 20 48, 85 47, 3 — 10 80, 39 79, 4 + 5 159, 52 160, 0 10 197, 47 198, 5 20 296, 23 298, 0 30 432, 66 434, 6 40 616, 33 617, 5 50 857, 71 857, 1 60 1167, 92 1164, 5 80 2039, 90 2032, 5 100 3318, 12 3325, 2 120 5072, 61 5148, 8 46, 26 0 h = 127, 91 * i Regnault, Memoires de V Acad èrnie ec. T. XXVI, pag. 402. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 12 Sulle formule esprimenti la tensione TAVOLA XXXV* Acetato d'isobutilo -- (Schiumami) F F T calcolato dalle esDerienze con la formula dello (33) Schumann (*) + 21, 8 15, '27 1 7nim 36, 8 33, 98 33 50, 6 66, 21 67 54, 2 78, 00 78 56, 7 87, 19 87 60, 2 101 . 60 102 64, 8 12.">. 54 125 75, 9 liei, 22 196 85, 3 275, 04 275 e = 116, 3 96, 6 408, 52 4013 0' = 54, 2 7;=70 101, 2 475, 82 477 106, 6 565, 69 570 115, 1 733, 49 7:17 122, 1 898, 47 905 127, 2 1035, 38 1036 i:34, 6 1261, 15 1275 137, 4 1402, 58 1364 (') Schumann, Ann. der Phi/sik und Chemie, 1881, Bd. XIIa S. 48 TAVOLA XXXVP Propionato di etilo — (Schumann) F F T calcolato dalle sperienze con la formula di (33) Schumann (*) 26, 0 4:1, 06 39 31, 5 56, 50 52 38, 8 79, 77 77 41. 9 91, 47 Sii 43, 5 98, 73 97 47, 7 118, 77 117 0 = 98, 3 51, 2 138, 00 138 0' = 51, 2 ft=138 58, 3 185, OS 183 65, 9 249. 53 24:1 73, 2 327, si 323 79, 0 403, 3.2 402 sii. 7 52i. 53 522 94, 2 ccs. 84 668 LOO, 5 si2. 66 si2 li l'.l. 6 ini.!. 32 1 OiiC 115. 3 1244, 15 1 25( ) C) Schumann. Ann. der Pht/sik nn.l dumi,'. 1881 Bd. XII* S. 4s dei vapori saturi in funzione della temperatura 43 Riconosciuta l'esattezza delle formule (33) e (31) noi le abbiamo applicate a tutti i 156 liquidi ili cui fu determinata la tensione del va- pore a temperature iliverse , per averne le temperature corrispondenti alle pressioni 20"""; (30""": 160"""; 260"""; 760"im ; 1260,nm ; 1760"""; 2260"11" ; 2760mm; 3260mm; 10260"""; (millimetri di mercurio) e con questi dati ci proponiamo di l'are un minuto esame critico delle regole proposte sin qui riguardo alla dipen- denza del punto di ebullizione dei liquidi dalla loro costituzione chimica. Anzi, intendiamo che questa prima memoria sia come 1' introduzione a questo nostro studio. Dai Gabinetto di Fisica tlella R. Università ili Catania, il 24 Febbraio 1889. Sulla, conducibilità elettrica di alcuni mescugli naturali di composti organici ed in particolare sulla conducibilità elettrica degli olii, dei grassi, delle cere, delle essenze, dei balsami e delle resine. M EMOEIA dei Prof. ADOLFO B ART OLI. I. — Questa memoria fa seguito alle altre da me pubblicate dal 1S84 in poi nel Nuoro Cimento di Pisa, nella Gozzetta Chimica di Palermo, nell' Orosi di Firenze, nei resoconti della E. Accademia dei Lincei di Roma e (per sunto) in diversi giornali scientifici stranieri (1). Tra i fatti e le proposizioni da me enunciate nelle precedenti me- morie, quelle, che più si connettono coli' argomento del presente lavoro sono le seguenti : 1. " I composti organici allo stato solido ed a sufficiente distanza " dal punto di solidificazione, non conducono. 2. " (irli idrocarburi e i loro derivati per sostituzione del cloro , " del bromo all' idrogeno, allo stato liquido non conducono ; mentre in- " vece presentano una certa conducibilità allo stato liquido, gli acidi, le " basi, gli alcoli, le aldeidi, i ebetoni, i fenoli, etc. 3. " In generale, la conducibilità elettrica della maggior parte dei a liquidi puri, va crescendo col crescere della temperatura. 4. " Molti mescugli di sostanze organiche, quali per esempio quelli " di naftalina e fenolo; di naftalina e nitronaftalina ete. acquistano " nel solidificare una conducibilità molto maggiore di quella che avevano " precedentemente allo stato liquido, e mantengono questa conducibilità (1) Nuovo Cimento , 3a serie T. XVI pag. 64 (Pisa 1884) ; id. 3a s. T. XIX pag. 43, pag. 48, pag. 52, pag. 55, e 3a s. T. XIX pag. 122; (anno 1886) e 3* serie T. XX pag. 121, pag. 125, pag. 136 (anno (1886); Gazzetta chimica di Palermo, dal 1884 al 1887 passim; Ren- diconti della R. Accademia dei Lincei, Roma dal 1884 al 1887, passim; VOrosi, Firenze dal 1885 al 1887; vedi anche Naturforscher, 1884, 1885; Journal de Physique , 1886, 1887, Chemische Centralo. 1885 s. 785; Jahresberiehte der Chemischen Technologie 1885, Bd. XXX etc. Atti Acc. Vol. II, Sebie 4a 7 46 Sulla conci ucihil ttà elettrica u anche dopo un abbassamento considerevole di temperatura, perdendola " poi con un ulteriore raffreddamento. 5. " Le soluzioni di una sostanza che conduca allo stato liquido, " entro un liquido coibente, sono conduttrici. 6. " Molte soluzioni diluite di liquidi conduttori, segnatamente di - alcoli della serie grassa, negli idrocarburi ed in altri liquidi coibenti, " presentano una conducibilità decrescente col crescer della temperatu- " ra, cioè si comportano contrariamente alla maggior parte dei compo- " feti puri del carbonio e delle loro soluzioni. „ Era dunque importante ripetere le stesse esperienze sui mescugli e sulle soluzioni che si trovano già formati o che si estraggono dai ve- getali e dagli animali, come gli oli fissi, i grassi, le cere, le essenze, i balsami , le resine; d' altra parte questo studio poteva dirsi quasi del tutto nuovo (1). H. — Il metodo è stato quello descritto nelle precedenti memo- rie (2) : la pila era composta di 10 grandi elementi di Latimer-Clarcke bene isolati, oppure di 800 elementi piuttosto grandi, zinco, rame, ac- qua con nitrato sodico, perfettamente isolati : i galvanometri erano due 1' uno del sistema Magnus, di dimensioni colossali, avente il telajo a filo finissimo e lunghissimo, e perfettamente isolato a paraffina; il «piale si poteva impiegare con tutto il circuito oppure con un solo quarto del circuito (3); la sua sensibilità era così squisita, che bastava toccare con le mani umide i due serrafili, perchè 1' ago deviasse di un intiero qua- drante. L'altro galvanometro era del sistema "Wiedemann, munito di sei telaj con tal numero di giri e collocati a tali distanze dall'ago, che con l' insieme di questa e del galvanometro Magnus si poteva misurare così la intensità di una corrente resa straordinariamente debole per l'inter- posizione di un semisolante , come quella di una corrente , assai forte che produceva nel voltametro visibile elettrolisi. (1) Vedi Bartoli, Sulla conducibilità elettrici delle resini . Nuovo Cimento, :ì' serie T. XIX pa^. 132 (Pisa 1886). (2) Villi sinuatamente Nuovo t'intento, 3* serie T. XIX pag. 43-48. (3) La resistenza dell'intiero cireuito (formato ili Min .li rame elettrolitieo) era circa 7700O Olmi. ili alcuni mescagli indurali di composti organici 47 11 liquido di cui si voleva misurare la conducibilità veniva rac- chiuso entro un tubo d' assaggio alto 200 millimetri col diametro di 30 millimetri, chiuso da un tappo di gomma traversato da un termo- metro e ila due tubi di vetro che racchiudevano gli elettrodi saldativi a fusione di vetro: gli elettrodi erano striscie di platino larghe tre mil- limetri, le quali uscivano inferiormente, per 30 millimetri ed erano si- tuate nel voltametro parallelamente alla distanza di 10 millimetri, ri- manendo tutte immerse nel liquido , senza però toccare le pareti del tubo (1). Questo voltametro mi ha servito più specialmente pei liquidi semi- conduttori e semisolanti : rimanendo immutate le condizioni in tutte le esperienze, si poteva misurare la conducibilità avendo prima paragonato la resistenza che offriva il voltametro stesso pieno di un dato liquido , con quella offerta da una determinata colonna cilindrica del liquido stesso. Pei liquidi dotati di una certa conducibilità si ricorreva ad un tubo ad U, il quale era stato assottigliato alla lampada, lungo il tratto che riunisce i due rami verticali. Gli elettrodi erano due dischetti di platino saldati a fusione di platino, a fili dello stesso metallo etc. In altri casi ho ricorso a un voltametro intieramente in porcellana. Il riscaldamento dei voltametri si faceva a bagno di petrolio (bol- lente ad alta temperatura) qualche altra volta a bagno di aria. Grandi precauzioni richiedevano le esperienze coi liquidi cattivi conduttori come 1' olio d' oliva : perciò il galv. Magnus, oltre ad averlo isolato, facendone riposare le tre viti sopra tre alti sopporti di ebanite, si teneva sotto una cassa metallica in presenza di acido solforico con- centrato, e 1' aria della stanza era mantenuta molto secca per mezzo di molte casse ripiene di calce viva. III. — Le sostanze studiate furono 220, cioè 63 olii fissi, 87 olì essenziali, 70 fra grassi, cere, balsami e resine: di molte sostanze furo- no studiati campioni diversi; così per l'olio d' oliva i campioni studiati (1) 11 vetro diviene conduttore a caldo, e perciò bisogna evitare che gli elettrodi ne toc- chino le pareti. 48 Sulla conducibilità elettrica furono 30; per Folio di sesamo 15, per l'olio di cotone 10, ete; in complesso oltre 500 campioni diversi. (1) La conducibilità venne stu- diata per ciascuno, a partire da 0° e qualche volta da — 20° fino alla tem- peratura di ebullizioae o fino a quella in cui cominciavano a decom- porsi. I resultati furono rappresentati da curve con le temperature per ascisse e con le conducibilità per ordinate. Da queste curve si misurò praticamente per ciaschedun campione la conducibilità di 10° in 10", cioè alle temperature 0°, 10°, 20", 30°, 40°, 50°, (30° età ed i va- lori trovati sono scritti nelle tavole unite a questa memoria. Le conducibilità segnate nelle tavole di questa memoria sono sol- tanto relative, ma riferite tutte ad una stessa unità (che non ho ancora potuto determinare bene, mancando nel laboratorio di Catania gli adatti strumenti per misurare le grandissime resistenze). IV. Olii — La conducibilità di tutti gli olii fissi vegetali e animali, da me studiati va crescendo rapidamente e regolarmente col crescere della temperatura: le curve relative volgono costantemente la convessità al- l'asse delle temperature, né presentano veruna singolarità. (Vedi le tavole I e II in fine della memoria dove sono disegnate le curve pei diversi olii). La conducibilità di un olio differisce assai da campione a campio- ne, e talvolta queste differenze sono maggiori che fra due olii diversi, ciò è dimostrato dalla tavola numerica I a pag. 8 che racchiude i re- sultati ottenuti per i principali olii. Un forte riscaldamento come quello di 260" (anche fuori del con- tatto dell'aria) produce in molti oli una diminuzione permanente di con- ducibilità, onde avviene che oltrepassando questa temperatura le condu- cibilità riescono più piccole col raffreddamento, mentre sono più grandi misurandole con un progressivo riscaldamento dello stesso olio che non sia mai stato riscaldato. Quando però non si oltrepassi uua certa tem- (1) La maggior parte dei campioni studiati li ebbi direttamente dagli stessi produttori, nonché dalle direzioni di alcune stazioni agrarie ete: altri furono acquistati dalle principali case, come dal Merck di Darmstadt, da C. Erlia Milano, (per diversi campioni di resine) ete. altri f'nron presi dalle collezioni ili storia naturale. (lì alcuni mescuqli naturali ili composti organici 19 peratura critica le conducibilità riescono poco diverse sia, procedendo col riscaldamento come col raffreddamento (1). Perciò nella tavola numerica delle conducibilità degli "li ho sempre indicato se la serie di misure fu ottenuta riscaldando, oppure raffreddan- do 1' olio, a partire dalla temperatura più elevata segnata nella tavola. Gli olii essiccativi, come quelli di canape, di lino, di papavero, di noci etc. tenuti esposti qualche tempo all' aria, acquistano in generalo una conducibilità sensibilmente maggiore; ed anche gli olii non essic- cativi, lasciati irrancidire per lungo contatto coll'aria, aumentano di con- ducibilità, quantunque più lentamente dei primi. In molti casi gli olii che sono più conduttori a freddo , lo sono anche a caldo; ciò è dimostrato dalla ispezione delle curve di condu- cibilità (Tav. 1 e Tav. II) le quali per la maggior parte non si taglia- no, ma Tuna rimane al di sotto dell'altra: quantunque anche per gli olii vegetali si osservino molte eccezioni. Gli olii da me studiati possono classificarsi in ordine crescente di conducibilità, (come nell'Elenco che segue a pag. 6) avvertendo però che questo è il loro ordine di conducibilità a + 100° e che questo ordine sarebbe stato un poco diverso ad una temperatura più alta o più bassa. Deve anche notarsi che la conducibilità varia molto da campione a campione anche per una stessa specie di olio ; così per esempio av- viene che mentre 1' olio d' oliva finissimo è il meno conduttore degli olii (anzi, a bassa temperatura, è un vero isolaute) invece 1' olio d' oli- va di cattiva qualità, e V olio di sanse, possiede una conducibilità supe- riore all'olio ordinario di sesamo e di cotone etc. Anzi in generale, così per l'olio d'oliva, come l'olio di sesamo, di cotone etc. ho sempre trovato minore conducibilità nelle qualità più fini e più pregiate nell'uso, mentre le qualità scadenti e di poco prezzo erano sempre molto migliori conduttrici. Per tutte queste ragioni la classificazione seguente non ha un va- lore assoluto, ina si riferisce principalmente ai campioni da me studiati. (1) Anzi, come per gli altri liquidi assai viscosi riescono in generale un po' più grandi eoi rapido raffreddamento che col lento riscaldamento : Vedi la mia memoria pubblicata nel- VOrosi anno Vili, Luglio 1888 (Firenze). Filila conducibilità elettrica OLII scritti nell' ordine della loro conducibilità crescente (alla temperatura di -+- 100) (1). Olio di oliva finissimo di Calci (Provincia di Pisa) Olio di oliva fino (delle provincie di Pisa, Lucca, Firenze) Olio di oliva, (qualità commerciale) Olio di sesamo finissimo (dal seme di Giaffa) Olio di cotone, la qualità Olio di sesamo (dal seme di Bombay) Olio di cotone del commercio Olio di arachide Olio ili sesamo del commercio Olio da orologiai, vecchio di 40 anni Olio di mandorle dolci (recente) Olio di noce, fine Olio di rapa Olio di oliva (dalle sanze) Olio di mandorle dolci, vecchio Olio di papavero Olio di ricino (dai semi scelti) Olio di fegato di merluzzo di Terranova (bianco) Olio di camomilla Olio minerale grezzo di Bakou (Russia) Olio di canape Olio di bella donna Olio di torlo d' uovo Olio di togato di merluzzo (giallo) (1) Ho scelta questa temperatura, tacile ad ottenere, ed inferiore al punto di scomposizio- ne, attesa la difficoltà 'li misurare esattamente la piccolissima conducibilità di alcuni olii, alla tini]. irai ma ordinaria. di alcuni mescagli naturali di composti organici 51 Olio di ravizzone Olio di noce (qualità inferiore) Olio di camomilla (altro campione) Olio di segala cornuta Olio di giusquiamo (dai semi, per infusione) Olio di succino (dalla distillazione secca dell' ambra) Olio di fegato di merluzzo (rosso) Olio di lino crudo Olio di colza Olio di Croton-Tillium Olio di giusquiamo (dai semi, per infusione) altro campione Olio di sesamo scadente (da ardere) Olio laurino (dalle bacche) Olio di Zea Mais guasto Olio di pesce del commercio Olio di Croton-Tillium (altro campione) Olio di lino crudo (campione vecchio) Olio di lino solforato (della farmacopea) Olio Cade (dall' Iuniperus oxicedrus) V. — Segue ora un prospetto delle conducibilità dei diversi olii, alle temperature 0°, 10°, 20°, 30°, 40° etc. Per mancanza di spazio ho riferito soltanto i numeri relativi agli olii più noti e più a lungo studiati : invece ho inserito nella stessa tavola i dati relativi ad altri mescugli liquidi un po' diversi come olio mine- rale etc. per opportuno confronto delle variazioni della conducibilità col variare della temperatura. 52 O Xj I I — Tavola I. ed +— — t I r- Olio di oliva ili Calci i provincia di Pisa) Olio di oliva de] pian di Ripoli ( Fin iixi Olio di oliva di Calenzano i Firenze) Olio di oliva di Firenze (venule !"• qualità) te io X - - z .Z. OD "~ "3 B - ■J. .— ~ X o "3 ■a -c3 e *» 2 "5 a: ~ ri > ,C3 DQ 03 IT e S o 1 X 1. r- — 3 O ° Olio di sesamo da ardere N. 1 N. 2 X. 3 N. 4 N. 5 N. 6 N. 7 X. 8 X. 9 X. 10 X. 11 0° 0,00 0,00 0,00 0,00 — 0, 0 0,0 0, 0 0, 0 0,2 — 20 0,00 0,00 0,00 0,00 1.7 0. 0 0,0 0.45 0, 0 0,9 59 IO 0,00 0,00 0,00 0,06 3,8 0, 0 0,0 1,75 0, 6 1.7 165 CI) 0,00 0,00 0,0 » 0,14 6,8 1, 1 0,6 1, 6 2.3 301 80° 0,00 0,01 0,00 0,70 13,2 1, 6 1.7 5. 8 S.C, 41» 100° 0,00 0,12 0,00 1,15 26,8 2,05 >> ■> 8, 7 4, 0 1S.0 1000 120° 0,01 l.is 0,18 2,05 47,0 4. 3 4,9 13, 0 7, 0 28,8 1800 140° 0,06 3,10 0,76 3,20 7:;.:» 7, 4 7,3 20, 2 12. 0 47,0 2700 ino 0,51 6,04 2,80 5,00 106,0 12. 1 12.1 29, 6 19.05 107 3600 ISO 1,62 9,95 5,75 7, l'i; 152,0 18, 0 19,0 41. 1 29, 1 182,5 4600 200» 3,38 14.41' 9,45 10,70 232,5 25, 0 27,0 59, 6 43, 0 275 6000 ,„ 6,08 19,18 13, 7 15,05 355,0 33, 3 39,0 89, 0 74, 0 400 7600 240 10,37 24,50 18, 7 l'I, 60 640,0 43, 8 69,0 98, 0 132, 0 660 9700 ■>m 16,49 30,00 24, 0 33,00 1170,0 57, 1 115,0 109, 0 205, 0 1200 13400 280 23,66 36,80 29, 5 52,50 2090,0 77, 0 186,0 113, 0 316, 0 2270 21000 300» 31,70 44,70 34, 6 83,00 — — — — — — X. I. — Riscaldando. N. 2. -Raffreddando \ 3.— Riscaldando. V I (Riscaldando), l'n po' di quest'olio esposto all'aria per due mesi tenendovi immersi >\\w Gli di rame acquista la cou- dm ibilità 107 a -+- 20°. V 5. Raffreddando. N. (i. -(Raffreddando). Avuto dalla gentilezza del mio amico prof. Bechi. X. 7.— Raffreddando. N. 8. (Riscaldando). Acquistato dal Sig. Baroncelli, Firenze. N. 9. Raffreddando). Acquistato dal Sii;. Scerno-Gismondi, Genova. N. io.- Idem. N. 11.— Idem. O Tu X I — Segue Tavola I 53 1 J3 z Olio ili cotone l" qualità acquistato a Livorno u S _ 3 '-= e o 3 o o © 4) O O CD - O ci Olio di colza (lo stesso campione riscaldato prima a 220°) 0> o o O a "o 5 Olio di mandorle dolci (vecchio di 25 anni) N. 12 N. 13 N. 14 N. 15 N. IH N. 17 N. 18 N. 19 N. 20 X. 21 X. 22 ! 0» — — — 1,12 — 3,8 — — — — — 20° 0,88 0, 7 0, 4 2,88 17.5 13,5 0,70 0,26 0,00 0,00 1,2 40° 1,37 1, 0 1, 3 5.25 25,0 35,0 1,05 0,75 0,09 0,02 1,9 CD 2,38 1, 4 2,25 7,80 54,0 76,8 1,60 1,75 0,68 3,60 2,6 SII 4.00 2, 0 3,30 11,00 97,1 149,1 2,10 3,75 2,50 12, 8 6,2 100° 8,88 2, 5 7,10 15, 8 163 450.0 2,50 7,60 6,25 30, 1 12,8 120» 16,00 3, 1 12,50 20, 8 255 680,0 5, 1 13,80 12,50 42, 5 23,0 140" 24, 5 7, 5 22, 4 28, 8 372 1240 10, 8 30,75 24,10 93, 1 37,8 160" 32, 5 18, 0 37, 6 38, 7 850 2050 17, 5 51,00 41, 8 190, 0 67,5 180» 42, 1 37, 2 62, 3 51, 8 — 3410 27, 6 77, 1 67, 2 280, 0 114,0 200° 56, 8 60, 0 97, 0 63, 0 — 5250 46, 2 119, 5 98, 0 275, 0 195 220° 83, 0 93, 0 155, 0 fu ma e si scolora 81, 0 — 6800 78, 0 215 137, 0 300, 0 — 240° 135, 0 118, 0 127, 0 104, 0 — 6800 137, 0 271 185, 0 — — 260° — 119, 0 fuma e si scolora 124, 0 annerisce 137, 0 perde il colore — 810 — 428 237, 0 — — 280» — 114 — 135, 0 — — — 654 — — — ■}\ 12. — Riscaldando. X. 13. — (Riscaldando). Acquistato a Firenze dal Sig. Baroucelli. X. 14.— (Riscaldando . Dopo il raffreddamento la sua conducibilità si trova diminuita. X. 15. — (Riscaldando) Acquistato a Firenze dal Sig. D.r A. Bizzarri. A -+- 260° perde il calore e prova una diminuzione di conducibilità. — L'olio di noce mantenuto per molte ore a ■+- 100° diventa più conduttore. X. 16. — (Riscaldando). Avuto dalla gentilezza del Coniui. Prof. E. Bechi. X. 17.— Idem. X. 18. — Raffreddando lo stesso campione dopo averlo riscaldato a + 220». X. 19.— (Raffreddando). Avuto dalla gentilezza del Prof. E. Bechi. X. 20. — (Raffreddando). Acquistato dal Sig. Scerno- (ìism ondi, Genova (marca extrafine). N. 21.— (Riscaldando). Acquistato dal Sig. D.r A. Bizzarri, Firenze. A-rl80° prova una diminuzione permanente di condu- cibilità. N. 22.— Riscaldando. 8 54 OLII Segue Tavola I. ■a = .3 ~ il ■ O 9J N. 23 N. 24 N. 26 N. 26 X. 27 N. 28 N. 29 N. 30 N. 31 23 ed far r- o N o ™ H O ^3 ~ N. 32 N. 33 0° 20 40° 0,18 0,95 i 1. ls 0,78 3, 2 4, 1 60» 2,48 100" L20 140" 1(30" lso- 200" 22(t 241 > 260° L'sir :ìik)" 5,10 10, 5 28, 8 36, 2 50, 7 64, 2 83, 8 108, 5 162 227 415 660 7, 0 17, 0 34, 9 60, 5 115, 2 218, 0 9, 5 16, 4 26, 4 40, 2 63, 5 100 124 181 269 404 602 4,0 11,9 27,6 52,5 4,9 18,0 46,9 109 124 11 25,9 56 92,3 235 145 220 321 422 55S 8:30 1140 1520 2550 502 920 1620 2470 3500 205 320 540 830 1150 1550 1980 2550 .",250 4400 6600 7,9 30 19,4 45 108 168 236 340 480 670 1000 1450 20:30 28 li ) 4000 6000 71 152 260 391 578 970 1460 2100 102 245 540 1470 2650 4700 6060 11800 12900 14600 18000 24100 •> •> 6,7 14,0 25,3 86 120 164 215 270 15,3 43 116 200 292 740 1220 1780 2550 3530 4780 6550 N. 23 —Raffreddando. N. 24.— Riscaldando. N 25.— (Raffreddando). Favoritomi gentilmente dal Prof. E. Bechi. V 26. (Raffreddando). Campione acquistato da £ Erba, Milano. •V 27. Campione acquistato da E. Merck a Darmstadt. X. 28.— (Raffreddando). Acquistato a Como. X. 29.— (Raffreddando). Favoritomi gentilmente dal Prof. E. Bechi. X. 30. [Riscaldando i. Col r.tltiviiil.imento si ottengono -li sr.^si resultiti. Mantenuto a lutilo in contatta dell'aria divi. m più conduttore. X. 31. Idr,,,. X 32. (Raffreddando) Acquistato da C. Erba, Milano. X. 83. Id. in. O IL, X X Segue Tavola I. 55 C8 5 ce o e S S.2 ss ts è N. 34 ■e o*a N. 35 O '5 N. 36 N. 37 N. ::s ce E ni co N. 39 •3 & N. 40 N 41 N. 42 o C a ■'s ° a 'Tri ■- zi co sC 43 0° 20" 40" 60° 80° 100° 120" 140- 160» 180° 200° Ì220° 240° 260» 280° 300" N. 34. N. 35 N. 36, N. 37. N. 38, N. 39, N. 40, N. 41 N 42. N. 43. N. 44, mente dimi 17,5 34,6 68,0 144 234 365 545 890 1220 1655 2250 3250 0,3 2,1 11,7 23,5 38,1 62 121,5 221 382 660 0,6 1,8 15,7 60,0 160 270 600 1075 1650 2300 3130 4220 6200 5,0 11,0 12,4 27,1 52,2 91,8 142,5 205 498 1190 2230 3510 4600 20,2 40,0 83 1)75 1530 2820 5200 9050 14250 20750 28380 140 212 320 424 595 823 1150 1496 2267 4050 — (Raffreddando). Acquistato da C. Erba, Milano. Riscaldando. Idem. Idem. (Raffreddando). Acquistato da C. Erba, Milano. Raffreddando. — (Raffreddando). Acquistato da C. Erba, Milano. — (Riscaldando)'. Acquistato da C. Erba, Milano. — Raffreddando lo stesso campione prima scaldato a 200°. —(Riscaldando). Acquistato da E. Merck, Darmstadt. Resultati poco diversi ottenni col raffreddamento. (Riscaldando). Acquistato da C. Erba, Milano — Dopo il riscaldamento a-t-150° la conducibilità, restò permanente- nuita. 142 2X2 501 829 1280 2052 5100 48 78 113 152 189 243 310 375 2,4 8,2 18,0 31,7 53,5 87,0 155,0 270,5 7,0 22,0 52,0 103,0 185,0 290,0 424 732 1325 2210 I I •■ cj — .— '3 X. -Il 72 153 325 531 790 1134 56 N. 15 O I-i I I — Segue Tavola I. X. 4i: X. 47 v à 2, o « — cri t; ^ <° oj - - ~ .S ~ .- ££ £> a; O = X 48 «.2 - Z - - X. 4SI - 2^ O X 50 -~ *"** 'ri CO M a) (U X. :>1 X. :n> 3 CD tì X. 53 ; 1Z ~ O ^2 tó X. 54 o ^ ce — -— 3 O ce Q) 0° 130 3,1 17,5 42,0 20» 250 16,5 41,5 68 83,2 2150 74.2 1,70 1,38 1,9 40° 470 45,1 100 102 252 5900 287 1,85 3,79 5,1 60° 822 133,0 1200 281 501 12230 645 2,02 7,25 11,0 80° 12(50 285 3790 602 1024 19600 1720 2,39 13,70 26,5 100° 1820 531 6750 970 1748 29250 3650 3,18 33,00 64,4 120° 2780 835 1450 2974 40760 6730 4,55 64,00 125,2 140" 5650 2030 4400 11500 - 7,42 150,00 198 160° 7980 6230 20650 11,00 315,00 287 180" 8700 — 45100 18,10 540,2 200° — 11600 220" 14700 240" — — 18280 2(50° — — — 22250 280° — 27750 300° — — — — — V 15.- (Hiscaliliuiiliii. Acquistato dal D.r A. Bizzarri, Firenze— Dopo il raffreddamento la conducibilità è molto diminuita i- ridotta ad un quarto 1 all' incirca'). V l'i. (Raflreddando). Acquistato da C Erba, Milano. X. 47.— Riscaldando l'olio naturale. V I* Raffreddando In stesso campione precedente dopo averlo mantenuto un'ora a 120° \. 19. -Riscaldando. \. 50.- (Riscaldando). Dopo il riscaldamento (se si raffredda) si trovano conducibilità minori. V 51. (Rafrreddando). acquistato da E. Merck, a Darmstadt. X 52.— Acquistato da C. Erba, Milano. X. 55 28,1 77,8 163,6 305,0 531 749 1092 1572 2554 di nlciiiii mescagli naturali di composti organici VI. Grassi — In questa categoria ho compreso oltre i grassi ani- mali (propriamente detti) anche gli olii che sono solidi (o consistenti) alla temperatura ordinaria, e i cosiddetti burri vegetali. I principali campioni studiati furono i seguenti, che scrivo in or- dine di conducibilità crescente, valendo qui le stesse riserve che ho fatte nella classificazione desìi olii: Grasso di Gallina Olio di cocco Lardo (scaldato a + 100° e filtrato) Midollo di bue (scaldato a + 100° e filtrato) Burro di cacao Grasso di bue (scaldato a 100" e filtrato) Olio di delfino Olio di palma Olio di ginocardia Burro di mucca (1) Burro di noce moscata. Le conducibilità di questi corpi crescono rapidamente colla tempe- ratura ed in generale piuttosto regolarmente, eccettuato principalmente il lardo, pel quale la curva della conducibilità in funzione della tempe- ratura, presenta fra 170° e 220° delle singolarità dovute probabilmente ad un' alterazione chimica permanente : (Vedi Tavole III e IV in fine della presente memoria). La maggior parte dei grassi nel rammollirsi e fondersi pel calore, aumentano lentamente e regolarmente di conducibilità, ad eccezione del burro di noce moscata, il quale, avendo un punto di fusione abbastanza netto, prova nel fondere un brusco aumento di conducibilità. Nel prospetto seguente ho indicate le conducibilità dei principali grassi alle temperature 0°, 10°, 20°, 30°, etc. (1) Il burro venne fuso nell' acqua a 4- 50° e lavato ripetutamente con acqua calda onde levarne il cosidetto latte di burro, poscia separato dall' acqua, venne filtrato a caldo. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 9 58 G- IR A. S S I 11. O 1 1 o •45 ci CU fa 0 0 0 ce ce 0 0 0 le oj fa O S3 H a> ce ^5 +^ "ce o^ «■Se ! ° | ce co p § ce ce 0 £ CD O CJ g 0 3 '3. 0 a CD CD H -lo O uO co 00 «— 1 co ce t 5 + Ci 1 f ce 1 *'£ ce « 0 1 1 0 pq '■3 0 O ^ 0 ° tì ° C? 0° ce 5 4- ce ce 0 0 0 0 m mh 00 I + i * ce 0 ■— ce '■& 0 .2 P 5| N. 56 N. 57 N. 58 N. 59 N. fio X. 61 N. 62 N. 63 1 N. 64 N. 65 N. 66 0° 1,7 semi solido — — -- 5, 5 0,0 — — — 0, 0 — 10° 2,0 semi solido 4,90 solido 6,2 — 10 0,0 3,4 semi si 'i Ido — 7,0 0, 0 solido — 20" 2.2 llqui.lo 4,95 solido 6,6 12 -.nli 20 solido 0,8 solido 5,8 liquido — 9,0 0,48 solidifica 0,35 solidifica 30» 7,0 27 60 3.0 liquido 5,0 9,8 1,10 0,75 solido liquido solido solido liquido lìqUÌdO 40° 3,3 liquido 5, 2 8.8 liquido 33 650 liquido 10,5 9,4 15,0 solido 11,0 liquido 1,25 1,08 50° — — 14 36 990 11,5 — 22,0 liquido 1,45 — 60° 5,3 liquido 12, 5 liquido 18,5 39 1480 13,3 14,8 31 17,0 1,95 2,35 70° — — 21,7 42 2200 16,0 — 35 — 2,90 — 80° 7,8 24 liquido 24 45 3510 21,5 30,9 37,3 27,5 5,02 4,70 90° — — 26 97,8 5100 31,0 — 40,5 — 6, 9 — 100° 11,0 37 28,5 130 7560 44 58 45 44,5 7, 8 8,25 LIO" — — — — 11000 50 — 62,5 — 11, 6 — 120° 14,1 58 38 180 17950 65 87,5 82,8 62,0 14, 0 14, 50 130° — — — — 35500 77,5 — 104 — 17, 8 — 140" 17,6 85 61 230 — 92,5 157,4 129 82,5 22, 4 23,40 150° — — — — — 107,5 — 185 — 27, 5 — 160° 21,5 146 101 305 — 131 280,0 247 107,5 33, 7 33,00 170° — — — — — 170 — — — 41, 6 — INI* 25,4 249 126 410 — 245 369 — — 48, 0 — 190° — — — — — 335 — — — 57, 1 — 200° 30,0 260 60 540 — 460 470 — — 68, 0 — 221 1" 35,1 220 60,5 720 — — 625 — — 101, 8 — 240" 40,5 — 99 1020 — — 880 — — — — 260° 46,8 — 158 1460 — — — — — — — 2*0' 54, 0 — 2:30 2050 — — — — — — — '500° 63, 5 339 2960 Tavola II. 59 N. 67 ce £ & ~ ^ o § » £ x K ?-. m 2 N. «8 A N X 0 T A Z 1 0 N I 0,70 solido 2. 00 Bqui I i .-.. 70 11, 2 19, 0 36, 0 52, lì 114 128 174 246 317 420 548 804 1200 0,2 0,5 Si i| [< |i - 4,6 ;emi liquid. 10,0 liquido 18,5 37, 0 68,0 112,0 170 262 552 1010 1550 2460 N. 56.— Semisolido fra + 0° e + 10°. Fonde fra 16° e 19°. Solidifica fra -+- 16 e 18" La serie è ottenuta riscaldandolo. N. 57.— Fonde fra -+- 37° e ■+- 39°. Solidifica verso + 28". La serie è ottenuta ri scaldandolo.— Dopo il riscaldamento a 220° col raffreddamento mostra conducibilità minori: così a + 100° possiede le conducibilità 29. N. 58.— La serie è ottenuta riscaldandolo. Verso 180'1 prova ima forte diminuzione di conducibilità e poi crescendo la temperatura la conducibilità torna a crescere. Dopo il riscaldamento a 200° si ottengono col raffreddarlo conducibilità minori. N. 59.— La serie è ottenuta raffreddandolo. Il liquido solidifica a + 21". N. 60. — La serie è ottenuta raffreddandolo. Il liquido raffreddato lentamente non si solidifica che a + 23° ed allora la temperatura risale a + 33°. N. 61.— La seria è ottenuta raffreddandolo. Il liquido si rapprende a -f- 21° ed a -+- 20° si solidifica. N. 62.— Da 0° fino a -f- 10" è semisolido. La serie è ottenuta raffreddandolo. N. 63.— La serie è ottenuta riscaldandolo. Esso fonde verso + 42°. N. 64. — La serie è ottenuta riscaldandolo. Esso fonde verso + 37". Riscaldato fino a + 230° perde di conducibilità permanentemente. N. 65.— La serie è ottenuta raffreddandolo. Esso solidifica verso -f- 20". N. 67.— La serie è ottenuta raffreddandolo. Esso si mantiene liquido fino a + 13°, ed allora solidifica (la temperatura risalendo a -+- 15°). N. 68. — La serie è ottenuta raffreddandolo. (10 Sitila conducibilità elettrica VII. Cere. — Insieme con quella delle cere propriamente dette, ho studiato pure la conducibilità delle cere fossili, delle spermaceti , della stearina, etc. La conducibilità delle cere allo stato liquido cresce rapidamente e regolarmente col crescere della temperatura: la curva rappresentativa volge costantemente la convessità all'asse delle temperature. Allo stato solido ed a sufficiente distanza dal punto di solidificazione, la conduci- bilità tende ad annullarsi, nella fusione essa subisce un brusco aumento solamente nella cera del giappone e nella cera di ocuba; per le altre si osserva un aumento di conducibilità meno spiccato. (Vedi tavole V e Yl). Ecco l'elenco delle principali cere studiate, scrivendole in ordine di conducibilità crescente : Vaselina bianca Ozokerite di Boryslaw Spermaceti Cera gialla delle api Cera di ocuba Cera del giappone ( !era della China Acido stearico grezzo (la cosiddetta stearina del commercio) Cera di Carnauba. Questo è 1' ordine delle conducibilità misurate a 4- 100°: ma valle- rebbe poco per un'altra temperatura in cui però fossero tutte allo stato liquido. Segue ora un quadro delle conducibilità delle principali cere da me studiate, di dieci in dieci gradi, da 0° fino a verso 200°. 61 C E IR E Tavola III. Pi & Ci a> rt -— s ci p *•, <" P — i ^ CJ o o3 a 09 45 03 *S P il >3 P. p. p. ce Ih "~ 'E C3 ce '§) - „ § _c« o o o 1 S OJ CS ■«* a 03 .-H CÌ — ~ CJ Pt P o —h SJ 03 - \. t3 .^ .^ ° co S E-i "a, CO eS 3 co Pi OC co t3 O "5 2 03 ~ p ci 4 ^ n, CÌ > o O Ci 09 CU O N. 69 N. 70 N. 71 N. 72 N. 73 N. 74 N. 75 N. 76 N. 77 N. 78 X. 79 0° 0 0 0 0 — 0 0 0 14,5 3,4 0 10" 0 0 0 0 — 0,4 0 0.2 21,4 6; 5 0 20 0 0 0,2 0,0 0,1 1,0 0 0,4 28,0 8,0 0 30" 0 solida 0 0,8 0,0 0,5 1,8 0,5 si Nidificata — 40,2 12,5 0 40° 0 0 1,3 0,0 1,0 2.6 13,8 0,8 55.6 18,0 0 liquida solido so] ìda liquida solido -ululo solida 50" 0 0 4,4 0,1 3,2 4,0 23,9 — 85.5 76.0 liquido 11 liquidi 1 fonde liquido liquida 60° 0 0 solida 1,8 1,1 solido 7,1 solici.. 21,6 liquida 36,1 1,2 99,5 106 16 70° 0 0,25 — 4J4 liquido 29,0 30,1 60,0 1,4 127,4 149,5 19 liquida liquido 80° 0 0,50 liquida 2,9 9,0 36,0 37 87,5 12 0 solido 175,2 207 27 90" 0 0,70 — — — 47,5 125, 6 24.0 liquido 248, 0 306 37 100° 0,02 0,82 4.5 20,0 64,0 58 175 40 316, 0 419 50 110" — 0,90 — — — 72 237 57,5 383,0 540 65 120° 0,07 1,3 8,6 33,2 121,0 88 329 83 520,0 675 90 130" — 2,8 — — — 123 432 128 718,0 835 121 140" 0,15 5,8 13,6 56,0 260,0 161 630 173 1090, 0 1020 155 150" — - 9,9 — — - 205 848 224 — 1250 200 160" 0,28 14,2 19,0 84,0 600,0 269 1150 295 — 1520 236 170» — 20,0 — — — 329 1720 343 — — 283 180» 1,00 27,0 24,2 139,4 — 396 2820 380 — — 343 190" — — — — — — — — — — — 200» 2,25 48.0 30,8 226,0 — — — 430 — — 641 220° 4,20 77,2 36,5 — — — — — — — — 240° 7,15 — 43,0 — — — — — — — — 260° — — 52,0 — — — — — — — — 2S0" — — 64,1 — — — — — — — — 300° — — 79,5 — — — — — — — — N. 69.— La serie è ottenuta eoi raffreddamento— Il liquido verso a -+- 35° si rapprende in una massa poco consistente. N. 70. — La serie è ottenuta col raffreddamento— Il liquido solidifica a -+- 66°: La sostanza solida fonde a -+- 84°. N. 71.— La serie è ontenuta col raffreddamento— Il liquido solidificava a -+- 43°. N. 72.— La serie è ottenuta per raffreddamento— Questo campione fonde a + 63° e solidifica alla stessa temperatura. N. 73.— La serie è ottenuta per raffreddamento— Anche questo campione fonde e solidifica a -+- 63°. N. 74.— La seria è ottenuta per lento riscaldamento— Questo campione fonde a -+- 51°, 5 e solidifica a + 40°, 5. Fondendo prova un forte alimento di conducibilità. N. 75.— La serie è ottenuta per raffreddamento— Questo campione fonde a 51° e solidifica a -f- 40°. N. 76.— La serie è ottenuta per raffreddamento— La sostanza fonde a -r- 84° e solidifica a -+- 82°. N. 77.— La serie è ottenuta per riscaldamento lento— La sostanza fonde a -4- 47°, 5 solidifica a -f- 48°— Facilmente si ot- tiene sopraffusa. N. 78.— La serie è ottenuta per raffreddamento — Fonde a -+- 48° solidifica a + 48°, 5. N. 79. — La serie è ottenuta per raffreddamento— Fonde a + 42°. 62 Sulla conducibilità elettrica YIII. Essenze — La conducibilità delle essenze varia moltissimo da campione a campione , secondo la provenienza , 1' età, il modo di preparazione e di conservazione etc. Xella maggior parte 1' essenze con- tengono un idrocarburo volatile (terpene) ed uno e più composti ossi- genati (stearopteno), che appartengono spesso alle canfore. L' idrocarburo è per sé isolante, mentre il composto ossigenato che forma lo stearop- teno è conduttore; ed è a questo che la maggior parte delle essenze debbono la loro conducibilità. Così per esempio, distillando nel vuoto 1' essenza di bergamotto , T essenza di cedro, 1' essenza di limoni, 1' acqua di ragia etc. un po' vec- chio, il liquido che passa in principio è quasi isolante, mentre la so- stanza viscosa che resta nel palloncino è fortemente conduttrice. Così si spiega perchè queste essenze scaldate rapidamente all' aria diventino più conduttrici perdendo gran parte del principio volatile che è isolante. Il fatto è più complesso con lento riscaldamento in contatto dell' aria, avvenendo allora una ossidazione della essenza con formazio- ne di altri composti buoni conduttori. Più forte è l' aumento di condu- cibilità se si mantiene per qualche tempo in ebullizione 1' essenza in presenza dell' aria in un apparecchio a ricaduta. Queste proposizioni non sono applicabili alle essenze (come per es. quella di gaultheria, di cannella, di senape, etc.) le quali si scostano per la composizione, dal tipo delle essenze comuni. Per tali ragioni, la conducibilità delle essenze fu studiata per raf- freddamento, dopo averle prima riscaldate rapidamente e fuori del con- tatto dell' aria fino alla temperatura voluta. La conducibilità delle essenze da me studiate decresce regolarmente e rapidamente al decrescere della temperatura. Le relative curve che rappresentano la conducibilità in fusione della temperatura (Vedi tavole I e II) sono molto belle e molto regolari ; esse volgono costantemente la convessità all' asse delle temperature e non presentano singolarità. Ecco i nomi delle essenze (cito solo le principali) da me studiate; le ho divise in tre classi: cioè nella prima sono quelle di piccola con- ducibilità, alla seconda appartengono quelle di conducibilità intermedia, ed alla terza quelle migliori conduttrici : Anche per questa classificazio- dì alenili mescugli naturali ili composti organici 63 ne, valgono, e con più forte ragione, le riserve fatte nel classificare gli olii : 1" classe : Essenze di piccola conducibilità : Essenza di trementina » di ginepro (dalle bacche) » di ginepro (dal legno) » di rosmarino » di timo » di gemme di pino » di pino pumilione » di arancio « di sassafrasso « di coriandoli » di Cajeput (verde) « di Cajeput (bianca) » di sandalo rosso » di sandalo bianco » di valeriana » di sabina » di finocchio » di lavanda officinale » di legno di cedro » di Ylang-Ylang » di Copaibe » di cedro » di anici 2* classe : Essenze di media conducibilità : Essenze di Cubebe » di angelica » di Neroli » di cardamomo » di ruta » di limoni » di arnica » di menta inglese » di zenzero vero » di camomilla » di origano » di bergamotta » di seme santo (34 Rullìi conducibilità elettrica 3a classe : Essenze di massima conducibilità: Essenza di trementina (vecchia di oltre un secolo) » di cedro (vecchio di 18 anni) » di Estragon » di Rose » di ascenzio » di carvo » di vetiwer » di salvia » di Maggiorana » di Melissa » di isopo » di cumino » di Luppolo » di Matricaria » di Palmarosa » di Gaulteria » di Garofani » di Tanaceto » di Verbena » di mille foglie » di tabacco » di senape » di Erba S. Maria » di cannella Goa » di cannella Ceylan » di Mandorle Amare Nei tre quadri che seguono sono scritte le conducibilità delle prin- cipali essenze studiate , di dieci in dieci gradi, a partire da zero fino verso 160°. 65 e s s e usi Z E Tav. IV. a ss | -3 o o — o OJ 8 ^ ■3-° : t» * 03 p S< .2 Q DB DQ H a ■§ s a ■/. C ri N Q3 CO CO w O a a CO w © a N < a: e: X Ti N 105 W N. 106 a '3. W N. 107 w N. 108 =3 + 3 ,2 DO s N. 109 0° — — 10° 65 6,0 20° 105 8,0 30° — 10, 0 40- 198 12.2 50° — 15,2 60° 320 19,0 70° — 22,8 80° 518 27,8 90° — 33, 3 100° 780 40,0 110= — — 120° 1218 55,5 130° — — 140° — 76,0 150° — — 160° — 120 170° — — 180° — — 190° — — L'I * >■ — 220 — 240 > — 260 j — 7,9 — 8,8 16 10,2 22 12,6 28 17.2 38 27,3 58 40,0 83 54,5 110 75,3 156 100,0 202 144 260 172 340 204 430 244 548 301 684 366 856 515 1078 740 1430 66 90 156 16 70 180 322 750 1730 3010 4850 5900 7150 8750 11000 15150 U. 109.— La sua conducibilità a 0° è 58 appena solidificata, ina diminuisce col tempo : cosi in due giorni si ridusse a 12 alla stessa temperatura di 0°. 34 34 35 36,5 39 42 47 56 8,0 11,8 15,9 21,5 27, 6 37,0 46,8 60,0 78,1 99,5 122,5 155 195 235 276 325 386 58 solida 62 -Milli, 1 94 liquida 108 liquida 125 145 167 200 239 291 450 :tó K.i-i N. 110 7 solida 28 solida 130 liquida 327 365 450 570 722 926 1250 1710 2500 3350 4180 5000 5780 6710 68 ESSENZE - Segue Tav. IV. ed ri _ P. H o 0 - — co p Se ci N O no 00 ÌZi n DO .fi a> cs-2 20 CU co 0> CO S=4 K oj P* '■3 1 Essenza di Ruta N CU co co Essenza di limoni (di Calabria) O — - — ? t» — 00 00 CU * = S e; CO +3 co s H S ■3 Essenza di zenzero vero 1 Essenza. di Camomilla N. Ul N. 112 N. 113 N. 114 N. 115 N. 116 N. 117 N. 118 N. 119 N. 120 N. 121 0° — 70 — — — — — — 70 — ! io1 118 79,5 51 38 150 61 135 5,8 80 36 178 20. 150 04 69 50 223 120 151 6,2 93,8 50 221 30° 198 111 87 — — 191 — 7,2 123,5 68 — 40° 280 134,5 133 77 380 282 228 8,5 177 102 370 50° 420 164 183 — — 400 — 11,1 272, 5 151 — 60° 600 liti) 255 140 598 568 376 12,8 340 220 768 70- 803 237 368 — — ' 770 — 15, 1 424 302 — so 1010 285 515 212 847 970 518 19,9 526 405 1280 90» 12:30 354 718 — — 1180 — 24,0 660 515 ito 1460 484 970 325 1126 1430 800 28,5 855 700 1930 110° 1680 — 1290 — — — — 35,8 1120 920 — 120° 1950 — 1770 47S 1568 2200 1240 44,0 1400 1190 2580 130 — — 2350 — — — — 53,9 1700 1480 — 140' — — 3120 680 2132 4150 2000 66,7 2075 1910 3180 150 — — — — — — — 82,3 24.50 2370 — leo — — — 930 — 7500 3400 105, 2 2830 3280 4500 170 — — — — — — — 135 3180 4500 — L80 3 — — 1270 — — 4900 — — — — L'IMI i — — 1770 — — — — — — — 220 — — 2370 — — — — — — — ESSENZE Segue Tavola IV. 69 ci £ i 2 a) r* H Essenza di Origano Essenza di Bergamotta (di Regio di Calabria) Essenza di Bi l 'g - motta (parte del campione precedenti- distili, ha 173° e 180° Essenza ili Berga- motta. Residuo della distilhiz. precedente (liiiuldo \ i-'"-'i rosso vino fin irescente) ; ri -- = .*_> a> - g -s ■tì - > - - re r- • U - - •- n 5 aa 5 a = re -r _ i. X. 132 i -, gè ti '■? ^ ■; i :- S S gr«S N. 133 ' N. 134 ^ - N. 135 w H N. 136 W N. 137 w N. 138 W N 139 W N. 140 W N. 141 N. 142 10 20' ;50" 40u 50° 60" 70" 80° '.IO' 100° 110" 120° 130' 140 150" 160" ITO' 180" 190° 200° 190 220 270 380 860 1200 1575 2130 21)40 220 1:500 :-i7(X) 25500 183000 4*0000 0,00 0,00 0,00 0,00 560 ,s:3000 0, 02 0,07 0,19 0, 50 1,30 670 770 938 1100 1800 2500 3100 3400 3700 4050 4500 4980 5450 6110 6800 1710 1820 2250 2800 3510 4480 5670 7020 8650 1500 rappreso 3000 ìemlliquidc 5500 e, l;,n 6800 7680 8550 IONI! 10200 11050 12900 14000 650 1200 2390 3600 5200 6700 8700 11200 13700 17650 1700 2000 2360 2680 J150 3500 4010 4620 5200 6050 (55 175 1020 6200 16700 31500 50600 650 1700 3280 4270 6760 8240 10750 12700 )000 10050 5810 71 ESSENZE - Segue Tav. IV. w N. 143 w N. 144 a N. 145 10" 20° 30° 40" 50° 60° 80' 90» 100° 110° 120° 130" 150° 160° 170° 180° 190° 200° 2480 4320 7980 11750 15230 18400 20800 140" 22700 24280 2000 2390 272D 3300 3880 4680 5400 6200 7000 7900 9100 10250 11480 12700 14050 15600 3550 3940 4610 5380 6270 7250 8210 9380 10620 11850 13450 20950 25400 30000 — p. 3 >-3 W N. 14H 380 500 770 1280 2000 2970 16800 4180 12000 •e w N. 147 3300 6000 10200 16100 22800 33000 45100 5950 61500 8320 03 t£i N. 148 K- N. 149 W1 N. 150 w N. 151 N. 152 .ce S ■s * 3*3 g« S=o a> s « [x] — o ce sa ~ ~~2 11 w t 1680 2010 5790 9360 13250 17400 21600 25600 5650 6560 8660 10840 13050 15250 17500 20000 22200 3800 4700 6750 8600 10350 12200 14100 16700 20300 24050 28650 3550 5750 10000 18000 22100 26400 30750 35400 41000 48000 4400 6200 10000 14100 13800 17600 21450 25600 31000 38000 46000 56000 X. L53 5400 10000 20400 37800 45500 60100 80000 72 E S S E IN" Z E tfeswe Tav. IV. w N. 154 a X. 155 w N 156 W N. 157 H N. 158 te "3 W N. 159 N 5 co co co N. 160 69 N. 161 o a N. 162 | fl o N. 163 H 1 N. 164 & CD a a ce p. g.S s % 3 2 a S P N. 165 0° 10" 4000 20° 30" 40" 51 r 60° 5500 7400 9000 11000 IMO 1650 1800 15100 20200 2300 30400 13400 70" 15800 si r 171 il hi 90° 19000 2800 3700 278000 40000 420000 50100 100" 111)' 1 21 1 13!)" 140 150 iiìh 170 I si r 191)" 21 » i 20000 4700 60080 20300 — 20300 20000 0750 28000 liquido viscosis -UH" :!200O 77000 101000 103500 36800 575000 20200 11800 L'l (SI x I 22000 2JIK.II» 27000 19500 70100 79800 770000 87000 45100 60500 231000 370000 526000 725000 35200 43400 4500 7100 48000 58000 57800 12600 n.siK» S5I H K ) 78000 73800 89000 375000 409000 124000 18000 97000 «600 116000 100000 29000 974000 970000 115100 128000 142000 34200 39600 46500 153000 182500 135000 209600 154000 174000 40.5(03 525000 617000 660000 708000 235000 825000 258000 Siilìa conducibilità elettrica di alcuni mescugli ecc. Tri IX. Bah/imi. — In questa classe ho compresi oltre i cosiddetti bal- sami , anche alcuni Liquidi viscosi che si ottengono dalla distillazione secca dei leoni etc. Tutti questi balsami resi fluidi dal calore conducono più o meno bene, e la loro conducibilità va crescendo rapidissimamente e regolar- mente col crescere della temperatura: Raffreddati gradatamente con una miscela frigorifera fino a solidificarli, la loro conducibilità diminuisce ra- pidamente e reo'olarmente, fino ad annullarsi allo stato solido. Le curve che rappresentano le rispettive conducibilità in funzione della temperatura sono in generale piuttosto regolari (Vedi Tav. Ili e IV) e volgono la convessità all'asse delle temperature: Soltanto per l' Elèmi (due campioni diversi) si osserva un aumento di conducibilità nel raffreddarla in vicinanza alla solidificazione: (fenomeno analogo a quello da me scoperto nei mescugli di naftalina e fenolo etc.) (1). Il creosoto puro, (dal legno di faggio) presenta da 80° in su, una conducibilità decrescente colla temperatura , cioè si comporta come la dietilammina e come le soluzioni diluite degli alcoli della serie grassa negli idrocarburi (2). Segue 1' elenco dei principali balsami, catrami etc. scritti in ordine di conducibilità crescente, avvertendo però che essa non solo può va- riare molto da campione a campione , ma che per lo stesso campione viene in generale molto diminuita se lo si riscalda qualche tempo all' aria. Balsamo del Canada Trementina di Chio Olio di abete Elèmi Trementina di Chio (altro campione) Storace liquido Trementina di Venezia (esposta molto tempo all' aria) Olio empireumatico della distillazione del carbon fossile (1) Bartoli — Sulla conducibilità elettrica delle mescolanze di composti organici ; Nuovo Cimento 1886 ; Rend della E. Acc. dei Lincei 1885. (2) Bartoli — Sul variare della conducibilità elettrici del creosoto colla temperatura ; L' Orosi, Anno IX, Fascicolo V, Maggio 1886. Firenze: per la conducibilità elettrica della die- tilammina, Vedi la mia nota letta alla E. Acc. dei Lincei il 21 Giugno 1885. Atti Acc. Vol. II, Seeie 4a 11 74 Sulla conducibilità elettrica
  • '3 a o o CQ PQ N. 166 N. 167 N. 168 N. 169 N. 170 N. 171 N. 172 N. 173 N. 174 -10° 0.0 — — — — — — — 1,1 0° 0,1 — — — 0,00 semisi illdo — 61,5 52,5 semisolida 8,6 semisolido 10" 0,3 840 — 7 liijlllili 1 VlSCOSiSSi nio — — 49,6 semisolida 43 19 20° 0,4 semisolido 872 24 7 0,00 28,0 liquido \ Iscosisslmo 43,8 37 semiliquida 36 30" 0,5 970 — 7,1 — — 38,0 34 80,5 40" 0,6 1148 26 7,2 0,06 31,0 semiliquido 33,7 33, 9 206 quasiliqudo 50° 0,8 1350 — 7,3 — — 30,9 34,0 852 60° 1,2 semi liquido 3200 84 8,6 0,20 liquido viscoso 33,4 29,8 35,8 1930 70 2,3 4900 — 10 — — 32,0 semiliquida 37,8 3850 ben liquido 80° 5,0 — 95 12,4 11,8 34,5 35,8 42,4 7200 90° 9,5 liquido viscosissimo — — 20 ben lini rio — — 42,8 liquida 52,3 12600 100" 19,1 — 110 37,5 79 89,0 liquida 50,5 60,0 23400 110° 51,0 — — 60 — — 61,0 87,0 liquida — 120" 108 liquido — 165 90 244 175 121 123 — 130» 201 — — 122,1 — — 302 — — 140° 305 — 215 153 560 328 — — — 150° 595 — — 182,5 — — — — — 160" 951 — 290 213 — 595 250 — — 170' 1650 — — 240 — — 271 — — 180» — — — 267 — 971 282 — — 190° — — — 297,5 — — 290 — — 200° — — 328 — — — — — N. 167. — Verso -|- 85 lenta ebullizione ; mantenuta due ore a + 90" presentò dopo il raffreddamento conducibilità molto minori; così a -i- 60° la conducibilità divenne 9, 8 ed a + 50° solo 6, 4. N. 172. — Scaldata ancora perde dei principii volatili e la sua conducibilità diminuisce e poi torna a crescere. N. 173. — Scaldata ancora si comporta come il campione precedente. 76 B -A_ L S -A- UVE I Siedete Tav. V. ce S-. o g. £ Eh Storace liquido (scaldato prima a 100° per 2 ore) o — z a h 5 X 'ce P3 - o B co 'ri pq CatrAmeJdi pino di Norvegia (dalle co- nifere 1 Creosoto dal legno di faggio i purissimo bianco) li ■53 S"S 0 *CJj ai -tì C ^H d> _ Olio empireumatico della distillazione del carbon fossile N. 175 N. 176 N. 177 N. 178 N. 179 N. 180 N. 181 N. 182 N. 183 -10° 0. 2 0,0 — 25 2 140 semisolido — — 0,0 0" 7 9 liquido V* 1 SCOSÌSSl ni 0 1,2 quasi stilino — liquidi i \ isc< ISÌSSlllìi 1 38 liquidi i vis :i isi i 1800 liquido \ Iscoso 1800 — 1,5 solido 10" 8,0 26 quasi solidi i 10000 liquidi > \ isc< isissinn ' 160 120 7120 27:30 17000 4 solido 20° 8,1 1820 49200 600 350 20820 4020 19900 6 >i llldO 30° 8,2 15600 75000 1920 1350 30100 5440 — 25 .solido 40° 10,3 31600 112500 3550 6000 55900 6860 25600 200 semisolido 50° 16,0 120000 liquido viscoso — 7000 12100 92400 8550 — 725 liquido 60" 34,0 — 180000 10100 16700 129800 9600 31400 900 70" 70.0 ben liquidi i — — 13200 21200 175400 10560 — 1300 so 171,0 — 217000 17700 27800 — 11040 38000 1850 90' 505, 0 — — 2:3400 3:3500 — 11200 — 25(30 lui 1080 — 272000 ben liquido 28500 39000 — 11200 45100 3360 110 1900 — — 32600 46000 — 11160 — 4400 120' 2650 — :;.".2000 37200 — — 10880 53400 5450 i:io 3650 — — — — — 10500 — 6800 140 4650 — 4O5O00 — — — 10100 64000 8400 150° — — — — — — 9660 — 10450 160° — — — — — — 9200 — 17800 170° — — — — — — 8700 — — 1*0* — — — — — — 8200 — — lì»., — — — — — — — — — Sulla conducibilità elettrica di alcuni mescugli ecc. 77 \. Resine. — In una nota precedente (1) esposi i resultati di uno studio sulla conducibilità delle resine e delle gomme resine: quest'ulti- me contenendo oltre la parte resinosa fusibile, delle gomme o mucillag- gini, non fondono nettamente, ma si rammolliscono pel calore, trasfor- mandosi in una pasta più o meno fluida costituita dall' impasto della resina fluida colla parte solida gommosa: giunsi allora alle conclusioni seguenti : 1. Tutte le resine e le gomme resine, allo stato solido ed a suf- ficiente distanza dal punto di fusione o di rammollimento isolano quasi perfettamente. 2. Esse, rammollite o fuse pel calore, conducono più o meno bene Y elettricità e la loro conducibilità cresce (e quasi sempre regolarmente) al crescere della temperatura. 3. Riscaldandole in vicinanza del punto di fusione o di rammolli- mento, si osserva quasi in tutte un regolare aumento di conducibilità , e nessuna singolarità. -4. In generale sono più conduttrici (allo stato liquido o pastoso) quelle che contengono in maggior copia acidi o altri composti molto os- sigenati; invece sono meno conduttrici quelle costituite per la maggior parte da idrocarburi misti a composti poco ossigenati. 5. Oltre alla composizione influisce sul potere conduttore anche la viscosità allo stato liquido : Così ad esempio resa più fluida la resina di guajaco coli' addizione di un peso uguale od anche quadruplo di naf- talina, si ottiene un mescuglio omogeneo assai più conduttore della re- sina di guajaco (presa alla stessa temperatura) quantunque la naftalina sia un buon isolante anche allo stato liquido. Le principali resine e gomme resine da me studiate possono clas- sificarsi, per la loro conducibilità, in tre diverse categorie. la Classe : Resine eìie conducono bene fuse o rammollite dal ca- lore. _ Resina di gialappa, di scamonea, sangue di drago, storace ca- lamita , succino , resina dal balsamo del- Perù ; resina dal balsamo del Tolù, resina copaive , gomma lacca, gomma benzoe , benzoino , resina (1) Bartoli, Sulla conducibilità elettrica delle Resine : Nuovo Cimento, 3a serie, T. XIX Pisa 1886 pag. 122 : e L' Orosi, giornale della società chimica toscana, Firenze 1886. 78 Svila conducibilità elettrica di alami miscugli ecc. di guajaco, Taccamacca, Sagapeno, Galbano, assa fetida, Resina Ammo- niaca, gomma laudano, Aloe soccotrino, olibano, mirra. •2a Classe — Resine che liquide <> rammollite dai calore conducono mediocremente. Resina copaive (altro campione) Trementina di Venezia , Tremen- tina di Ohio, Pece navale. Colofonia, Asfalto, Resine estratte dalle fo- glie dell' ulivo. 3:i Classe — Resine che fuse o rammollite dal calore conducono meno delle precedenti. Mastice di Scio, Damar, Sandracca, coppale, resina di pino silve- stre, resina dal balsamo del Canada ere. Nel prospetto numerico seguente ho riportato le conducibilità di 10° in 10° da zero fino alla temperatura di decomposizione, delle prin- cipali resine che col riscaldamento assumono nettamente lo stato liqui- do: da questo prospetto e meglio dalle curve disegnate nelle Tavole V e VI, risulta che queste resine allo stato solido ed a sufficiente distan- za dalla fusione sono isolanti ; che allo stato liquido posseggono una |>iù o meno grande conducibilità , la (piale cresce rapidamente e rego- larmente col crescere della temperatura ; che la curva rappresentativa della loro conducibilità allo stato liquido, volge quasi sempre la conves- sità all' asse delle temperature; die in vicinanza del punto di fusione non esiste veruna singolarità per la maggior parte delle resine, ad ec- cezione di un campione di mastice di Scio, e di un campione di resi- na di pino silvestre , i quali mostrano nettamente il fenomeno già de- scritto, dei mescugli di naftalina e fenolo etc. Segue senz' altro il prospetto delle conducibilità delle resine alle diverse temperature (1). ( 1 ) Per (juctllo che riguarda la storia e la composizione delle resine, balsami , essenze , grassi, olii etc. compara (roiBotmT, Histoire naturelle des drogues simples ; settima ciliz. Pa- rigi 18? G ; Wiesner Die techisch verwcndeten , Oummiarten, Harze, Balsume ; ErUuigai 1869; lahresberiehte dei- chemischen Technologie, Leipzig (passim) Fliichigev , Pharmacognosù etc. Kbkule Léhrbuch der organischen Chemie (passim) ; Gmelin Handbuch der Chemie Bd. VII ed Vili. Watt'?. Dictionnary <>( ch<-,iii*tni (passim) e i dizionari di chimica agli articoli cor- spondenti. IR E S I 3NT E Tav. VI. 79 5 o o ,a a o s co CU M © co co = o M •5 '•o (3 Resina «li Copaive (solida, friabile) "«e -2 «3 -ci /""*< — CO O ^ 03 £, ce co co ce cu co ce EH ce co CO - li ce o i 2 ri ? 'SS |? Cj — ce zj — e, '7. » co •■ — M CD ^^ | 2 ^ cu a a cu CO CO Cu CD cu p, CM •— ' C3 8.2 — e -co 'co CD M N. 184 N. 185 N. 18(> X. 187 N. 188 N. 189 N. 190 N. 191 N. 192 N. 193 0» 0,5 solida 0,1 — — — 0,00 — 0,0 0,0 0,0 10° 8. 0 solida 0,(5 — 10 solida 28 solida — li.-) 0,0 11,11 — 20° 95.0 rammollita 4 40 9 24 0,00 43 0,0 0,2 0,0 30° 382 semi liquida 27 40 8 18 — 51 — 0,3 — 40" 2080 liquido viscoso 180 solida 40 10 27 0,00 152 solida 0,1 3,8 si inda 0,0 50° 5100 400 40 10,5 113 l'ammollita — . 350 rammollita — 5, 3 semiso ida — GO- 15300 1030 rammollita 40 11 rammollita 330 semiliquida 0.00 450 0,2 12,6 semiliquida 0,0 TO" 37000 2750 — — 1300 — 1035 sem r liquida — 32,5 — 80° 78000 8100 40,5 solida 12 semi liquida 1650 0,00 solida 2790 0,3 78 0,0 solida 90" 120000 17000 semili'iukla — — 4420 liquida — 5030 liquida — 136 — 100° 160000 39000 42 rammollita 5(3 liquida 10500 0,10 semisolida 8500 1,4 sulida 224 0,1 110° 200400 — — — 17500 — 13600 — 321 0,2 120° — — 45,3 semiliquida 1000 — 3,0 liquido viscoso — 5. semiliquida 710 0,7 liquida 130° — — — — — — — 7,5 1450 5, 7 140° — — 75,2 liquida 2180 — 97,0 — 12,0 3250 18,0 150° — — — — — — — 24,1 6210 32,0 160° — — 230 4780 — 705 — 44, 0 10800 81,0 170" — — — — — — — 82,1 — 300 180» — — 800 10500 — 2410 — 310 — — 190° — — — — — — — 590 — — 200° — — 1820 19500 — — — 820 — — 210° — — — — — — — 1100 — — 220° — — 5800 — — — — 1780 — — 230» — — — — — — — 2830 — — 240» — — — — — — — 4610 - — >. 184.— Acquistata da E. Merck— N. 185— Acquistata da E. Merck (per raffreddamento— N. 186— Acquistata da C Eri. i Milano (per raffreddamento.— N. 187 e 188— Questi due campioni di Resina Tolù presentano un lieve aumento di conducibilità nel solidincare— Da C. Erba Milano (per raffreddamento)— Da A. Bizzarri Firenze (per raffreddamento). N. 1 89— C Erba Milano (per raffreddamento)— N. 1 90— A . Bizzarri Firenze (per raffreddamento).— N. 191 —(per raffreddamento) >i. 193— C. Erba Milano. 80 IR E S I IST E Segue Tav. VI. Resina mastice di Si-in (altro campione) Resina Damai (altro campione') 5 5 Q cu P3 Od -i: a;' .- .s - 7 a & "53 C- K od P* et <5 £ .- he ci cu o li 'co CU (A ai CU CJ et ' r~ od ~. co cv cu O > .5 C/2 o EH "cu ce a "53 cu N. 194 N. 195 N. 196 N. 197 N. 198 N. 199 N. 200 N. 201 N. 202 N. 203 0° 120 0.0 0,0 0,0 0,18 0,0 — — 0,0 0, 03 IO" 170 0,0 — 0,1 0,30 0,0 — — 7,0 0,08 20° 142 2,8 0,0 1,8 1,00 0,0 — — 9,7 0,09 30° 86 — — 17.0 2, 28 — - 35,9 solida 6,5 — 40° 81 solida 3,6 0,0 87 6, 10 0,0 34, 1 Si .liila 39,2 semisuliila 5,0 0,10 soliila :.i i" 69 — — 255 solida 21,5 rammollita — 35, 2 solida 1200 semiliquida 4,2 — 60° 67 5,0 0,0 1310 rammollita 131 semiliquida 0,05 60,0 semiliquida 17700 3,7 — 70° 60 — — 3650 rammollita 600 liquida — 171 23500 3.7 - ilid.'l 1,08 liquida 80° 49 rammollita 6,0 Si illda 0,0 7210 2180 2,5 420 33000 liquida 4,0 rammollita 9,0 ito 43 — — 13900 6150 — 2100 49000 6,5 — 100° 41 semiliquida 6,9 0,0 solida 21000 serailiquida — 28 solida 341.0 — 15,5 71,2 110" — — — 30200 — 210 rammollita 4900 — 30,2 — 120" 52 liquida 8,2 semlsollda 0,4 -■riinsolida — — 395 liquido viscoso 6200 — 40,5 340 ìao» — — — — — 800 7450 — 53,0 750 140° 07 12.2 liquida 4,0 liquida — — — 8700 — 91 — ir>oo — — — — — — — — 1:50 5603 L60 154 22,3 17.8 — — — — — 245 — 170° 280 — — — — — — — — — 180° — 4M, 1 86,0 — — — — — — — 190» — — — — — — — — — — 200" — 128 530 — — — — — — — •210° — — — — — — — — — — 220° — — — — — — — — — — 230° — — — — — — — — — — 240° — — — — — — — — — — N. 194— A. Bizzari Firenze.— N. 195— A. Bizzarri Firenze.— N. 196— C. Erba Milano.— N. 197— E. Merck Darmstadt (per raffreddamento).— N. 198— E. Merck (per raffreddamento).— N. 199— E. Merk. N klOL' -Presenta un aumento di conducibilità dopo la solidificazione (per raffreddamento). OLI ED ESSENZE /.zi ola I 2U0 2(0 230 300 320 OLI ED ESSENZE Tavola II o 2ó he • 'ct'if V > tx/ti k p 320 BALSAMI E GRASSI C 20 1,0 bO BALSAMI E GRASSI !a IV 1 1 ■ tv 1 1 ) • i i 1 1 1 i i i i \, _ i 1 1 1 < / i 1 i l \ \ loooo 1 1 / 1 i / \ 1 i i i i i V 1 h / 1 \ \ \ \ 1 1 / , ! 1 1 1 1 \ \ \ \ \ 1 / / ; 1 1 \ 1 j_ 1 1 1 \ \ \ \ poo 1 1 1 / / / / / 1 ! 1 I 1 1 1 -/ / 1 ! i i ; ' 1 / / / / 1 1 i i i ì»1 ! > \ \ 1 $ 1 1 1 1 1 1 : 1 1 1 1 1 1 1 ÒOOO i i ; i il V 1 1 1 1 1 1 1 1 ! ! 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( 'ome è noto nei dintorni di Termini-Imerese sono estesissime le argille scagliose, che si distendono in colline dalle falde di quei monti dolomitici sino al mare. In generale queste argille sono eoceniche; però un esame attento delle loro condizioni stratigrafiche e la ricerca dei fos- sili mostrano che esse possono separarsi in due livelli. Se la massima parte di tali argille sono ricche della Nutmmilites Lucasana Defr. , della Orbitoides dispansa Gùmbel, 0. papyracea Boub. ecc. ecc.... e perciò eoceniche, ce ne sono lembi che hanno al certo una età un po' più recente. Di già, in una mia nota del 30 Novembre 1873 (1), accennai alla esistenza dell' Oligocene di contrada Rocca presso Termini, e il Prof. Seguenza in due altre note successive (2) riferì pure all'Oligocene la fauna dei corallarii da me raccolti nella sopradetta con- trada Rocca. L' egregio marchese Dottor A. De Gregorio pubblicò più tardi l'esame paleontologico di buona parte delle argille scagliose della provincia di Palermo ; (3) or buona parte delle specie da lui dotta- mente descritte io 1' ho trovate in lembi di argille scagliose superiori di molto stratigraficamente a quelle eoceniche: ciò mi ha mosso a scrivere il presente lavoro per iniziare lo studio particolare delle nostre argille (1) Ciofalo — Notizie sul terr. olig. dei dint. di Termini (Lettera al Prof. Gemniellaro) Gazzetta di Palermo, Novembre 1873 — e Rivista Scientifica Industriale 1° Febbraro 1874, Fi- renze. (2) Sequenza — Dell'olig. in Sicilia 1874 (Giorn. la Scienza contemporanea) — Seguenza — L' olig. in Sicilia (Comunicazione del 7 Febbraio 1874 fatta all'Accademia delle Scienze fisi- che e matematiche — Napoli. (3) De Gregorio— Sulla fauna delle argille scagliose di Sicilia (Oligocene Eocene ecc. Pa- lermo 1881). Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 12 82 L' Oligocene dei dintorni ili Termini-Imerese scagliose, e I' esatta separazione di esse secondo i livelli ai quali appar- tengono. L' eocene nei dintorni di Termini-Imerese è rappresentato chiara- mente da due membri, di argille scagliose con calcari grigi ed arenarie intercalate, e da schisti marnosi biancastri facilitici con intercalazioni di argille scagliose, lenti e strati di calcari compatti o cristallini con num- muliti ed alveoline. Le argille si manifestano sulla spiaggia accanto la rupe del castello e presso la stazione ferroviaria, e poi s' innalzano pel- le contrade Castel Brucato, vallone Tre pietre, Monticello , S. Arsenio , Impalastro, Cancemi, Rocca, vallone Figurella, Mazzarino, Patara, ecc. , esse contengono una ricca fauna assai caratteristica (1) della quale cito : Nitm. Lucasana Defr., Orbitoides papiracea Boub. , 0. disparisci Giimb., 0. stellata d' Ardi. , 0. ephypphium C. v. Sow. Heterostegina reticulata Riitm , Operculina ammonea Leym. Gli schisti marnosi biancastri che seguono in concordanza conten- gono : Fucoides (Chondrites) intricatus Brong. » » furcatus Brong. Alveolina oblonga Desh. » sphaeroidea Carter. » longa Czizeck. » fusiforme Leym. ecc.... Questi strati ci rappresentano adunque 1' eocene. Or in taluni luo- ghi delle contrade di Termini-Imerese si sovrappongono a questi strati con fucoidi, rappresentanti il membro superiore del nostro eocene, dei lembi di argille scagliose, con strati di arenaria, i quali contengono una altra fauna. Fra questi lembi scelgo per esempio due che forniscono nelle loro sezioni dei chiari elementi stratigrafici e paleontologici. In contrada Rocca, poco lungi da Termini-Imerese, si rileva la se- guente sezione. Dal vallone Figurella sale una massa molto potente di argille scagliose, le quali contengono : Nummulites Ltieasana Defr., (1) Ciofalo — Enumerazione, dei principali tossili dei dintorni di Termini (Atti dell'Ac- cademia Gioenia di Scienze Nat, Catania — Serie 3a — voi. XII). Ciofalo — Cenni sul terreno nummulitico dei dintorni di Termini (Boll, della Società dei Naturalisti di Modena— Serie 8a anno 3° fase. 3-4 Modena). L'Oligocene dei dintorni dì Tcrmini-lmerese 83 Nummulites pseudoscabra Seg., Orbitoides papyracea Boni). , 0. dispansa Giimb., 0. Sieda Seg'., ecc.... — Queste argille eoceniche sostengono alla casa Hallo circa 10 metri di schisti marnosi bianchi, con concentrazione di calcare e di selce con nummuliti, e alternanti spesso con veri strati di calcare grigio sub-cristallino. Questi strati contengono : Alveólina oblon- ga Desh. , Aloeolina longa Czizeck; Alveólina fusiforme Leym.; Nummu- lites striata d'Orb.; Operculina ammonea Leym., ecc....— Questi fossili li chiariscono per eocenici. Su tali schisti seguono nel fondo di proprietà del Sac. Palumbo, al quale rendo sentite grazie per i fossili comunica- timi, e del Sig. Cosentino un importante lembo di argille scagliose piom- bine, alternanti con un'arenaria giallastra molto potente alla parte su- periore, che vanno ad urtare alla muraglia dolomitica triassica. Queste argille contengono la seguente fauna già notata in parte nelle pubbli- cazioni mie e del Prof. Seguenza citate avanti : Heliastrea Ellisana Ed et Haime. » Boniana Reuss. » immersa Reuss. » Rochettina Ed Haime. Isastrea eleganti Reuss. « Michélottiana Cat. Stylaceoenia tauri m'usi* Ed Haime. PlaeophijUa constricta Reuss. Symphyllia sp. Fama sp. Trochoserìs Himerensìs Seg. Cardita Seguenzae Ciof. » Diblasìi Ciof. Lucina Gemmeltaroi Ciof. Venus Himerensìs Ciof. » De Gregorii Ciof. Trochus Pigorinii Ciof. Natica Battagliae Ciof. Cer ithi um De Stefanii Ciof. Cassidaria (Gcdeodea) ponderosa Seg. » (Sconsia) Minae De Greg. » (Sconsia) Virgae De Greg. Ficula Condita Brong. Latirusf... termitanus Ciof. 84 L' Oligocene dei dintorni di Termini- Imerese Se si esamina questa fauna si vede che 1' insieme dei corallarii , come fu già chiarito da me e dal Prof. Seguenza , che ebbe a determi- narli, ci indica la presenza dell' oligocene. I gasteropodi mostrano la Ficaia condita Brong. che indica le relazioni di tali argille col mioce- ne, e poi alcune specie come la Cassida ria Minae De Greg. , Cassida- ria Virgae De Greg., Cassidaria ponderosa Seg. , che il Marchese De Gregorio raccolse nelle argille scagliose della provincia di Palermo da lui riferite allo Eocene-oligocene (1). Ora questo lembo di argille scagliose da me studiato è superiore stratigraficamente agli schisti marnosi dell' eocene superiore ; esso con- tiene una fauna differente da quella delle argille scagliose chiaramente eoceniche , inferiori a detti schisti , e tale fauna contenendo non pochi corollari dell' Oligocene del Vicentino e la Ficula condita del Miocene, mi pare che possa rapportarsi all' Oligocene. SEZIONE DA TRABIA AL FIUME S. LEONARDO N.O. 5 ^i livello del mare Un' altra sezione molto importante si presenta presso Trabia. La forte massa di schisti marnosi (a) dell' eocene superiore di Patara, col so- vrastante conglomerato quaternario (e) del S. Leonardo , si continuano fin presso Trabia, accanto al qual paese, nel vallone della Madonna, si so- vrappongono su di essi «Ielle argille scagliose (b) piombine o giallastre, (1) De Gregorio op. cit. V Oligocene dei dintorni ili Terminv-Imerese 85 alternanti con arenaria giallastra, ohe si continuano fin oltre la contrada Caìuercia e terminano dentro il paese cioè al Calvario con mia spessa massa di arenaria. In queste argille, nelle contrade Camercia e Giardi- netto si raccolgono parecchi fossili, i quali se non sono molto abbon- danti, offrono non di meno buoni elementi per la determinazione della loro età. Le specie rinvenute sin ora in tali argille sono : Cassi da ria (Scansia) Virgae De Greg. Cassidaria (Scansia) Miuae De Greg. Cassidaria (Galeodea) ponderosa Seg. Natica cfr. auriculata Grat. Le prime tre di queste specie notate sono comuni con le argille della Rocca la cui età abbiamo già chiarito per oligocenica, mentre la Natica auriculata Grat. è nettamente oligocenica; sicché queste argille con arenarie di Traina pei caratteri paleontologici e stratigrafici mi pare che si debbano riferire anche all' oligocene. Da taluni forse possono riguardarsi tali argille come parte dell' eo- cene superiore, ma a dir vero questa formazione costantemente superiore agli schisti marnosi, con una fauna sua propria, mostra nell' associazio- ne di una arenaria assai potente e differente nei caratteri litologici da quella eocenica tale un carattere proprio che chi si reca sui luoghi a visitarla è naturalmente condotto a separarla dai sottostanti strati net- tamente eocenici. Io del resto esprimo tale opinione col massimo riserbo sperando che questo mio modesto contributo possa chiamare altri studiosi su quanto sopra ho scritto. PARTE PALEONTOLOGICA LAMELLIBRANCHI. Cardita Seguenzae — Ciof. (Tav. A, fig. 1 a, b,) Conchiglia gonfia, inequilaterale e debolmente carenata. Lato ante- riore corto e arrotonditi), lato posteriore trasversalmente allungato; apici 86 L' Oligocene dei dintorni di Termini- Imerese piccoli, gonfii e ricurvi; lunula piccola e discretamente profonda, liga- mento dritto. La superficie della conchiglia è ornata di 15 coste radi- cali, distinte; arrotondite sopra, separate da spazi quasi più grandi del- la loro grossezza, le quali intersecate dalle forti linee di accrescimento, divergono in due o tre punti squamose. Orlo inferiore dentato. Questa specie è vicinissima alla Cardita Arduini Brognart (1) e in le avrei riunite se la specie di Termini-Imerese non presentasse dei contrassegni particolari come sono : la maggiore gonfiezza della conchi- glia, il numero minore delle sue coste e la forma che è meno trasver- sale, non che il carattere delle rare squame che ornano le coste, squa- me che sono abbondantissime nella Cardita Arduini. Contrada Rocca — Collezione Ciof. Cardita Di Blasii — Ciof. (Tavola A, fig. 2* a, b.) La conchiglia è trasversalmente allungata e sub-trapezzoidale, ine- quilaterale. Il lato anteriore è corto ed arrotondito; il posteriore obbli- quamente allungato e pure arrotondito. La superficie della conchiglia è coperta di numerosissime coste radicali, arrotondite , separate da stretti spazi e da strie di accrescimento concentriche. Gli apici sono gonfii , piccoli e ricurvi verso avanti. La lunula è discretamente larga, cordiforme e contornata da un solco. Questa specie è vicinissima alla Cardita Seguenzae Ciof., dalla quale si distingue essenzialmente pel carattere delle coste che sono as- sai più numerose, più piccole e separate da spazi più stretti. Ha pure molti rapporti colla Cardita Arduini Brognart, dalla quale si distingue anche per le coste che sono più numerose , più piccole e separate da spazi più stretti. Contrada Rocca. Collezione Ciof. (1) Bhognaht — Memoire sur les termina ile sedìment — Pag. 79 tavola 5a fig. 2a a, b. L' Oligocene dei dintorni di T eri ni ni- liner ese 87 Lnciwt Gemmellaroi — Cior. (Tav. A, fig. 3 ii, b.) Bella specie spessa, più alta che lunga, leggermente obliqua, gon- fia con apici piccoli appuntiti e leggermente ricurvi verso la lunula. Dal- l'apice al lato posteriore corre un solco profondo che divide la conchi- glia in due parti ineeualissime. Lunula ben distinta e discretamente profonda. Ninfa lineare e ben apparente. La superficie della conchiglia porta fortissime strie di accrescimento e delle sottili strie radiali. Benché di questa specie io non conosca la cerniera, pure non esito riferirla al genere Lucina per l' insieme dei suoi caratteri esterni. Essa mo- stra anche dei rapporti col genere Axinus, ma se ne distingue essen- zialmente per il forte spessore della conchiglia. Questa specie è ben distinta pei suoi caratteri e non si può con- fondere con altre specie eoceniche e mioceniche. Località Rocca. Collez. Ciof. Venus Himerensis — Ciof. (Tav. A. fig. 4a a, b.) Distinta specie gonfia anteriormente attenuata e quasi appuntita, posteriormente arrotondata. Apici piccoli appuntiti e ricurvi verso avanti. Lunula piccola e poca profonda. La superficie della conchiglia è coperta di forti strie di accrescimento concentriche che prendono la forma di rugosità. La determinazione generica di questa specie non è assolutamente sicura mancando la conoscenza della cerniera. Questa specie ha dei lon- tani rapporti colla Venus Stiessi Michelotti (1), dalla quale però si di- stingue per essere molto più gonfia, di forma assai meno orbicolare con il lato anteriore molto attenuato, e per avere le rugosità concentriche molto meno distinte. (1) Michelotti — Études sur le Miocène inferieur ecc. ecc. — pag. 59, tav. VI, fig. 6-7 88 L' Oligocene dei dintorni di Termini-lmerese Località — Contrada Rocca. Collez. Ciof. Venus De-Gregort — Ciof. (Tav. A, fig. 5). Conchiglia più larga che alta, poco convessa, asimmetrica, col la- to anteriore corto ed arrotondito , il lato posteriore trasversalmente al- lungato e pure arrotondito. Apici piccoli e ricurvi verso avanti. Lunula chiara ma poco profonda. La superficie della conchiglia è coperta di strie di accrescimento concentriche che si presentano in for- ma di rugosità. La Venus De Gregari si differisce dalla V. Himerensis per le sue minori proporzioni , per la sua forma più trasversalmente allungata , perchè non è gonfia e non ha il lato anteriore attenuato. Ha pure dei rapporti colla Venus Intermedia Michelotti (1) ; però se ne differisce pria di tutto per le minori dimensioni e poi per le rugosità trasversali non così forti ma molto leggiere. Località — Contrada Rocca. Collez. Ciof. GASTEROPODI Trocìius Pigorinii — Ciof. (Tav. A, iìg. 6 a, h) Conchiglia conica appuntita quasi tanto luuga che larga , rimata. La sua spira che si svolge in un angolo regolare è formata da giri stretti convessi , separati da suture lineari , ornati da una carena no- dulosa che divide ogni giro in due parti ineguali e da un cingolo no- duloso che si trova alla parte posteriore presso alla sutura. Le nodulosità sono cagionate dalle forti strie trasversali di accre- scimento. L' ultimo giro è grande, convesso, ornato alla base di costici- (1) Michelotti— Op. cit. Pag. <>0. tav. VI, fig. 10-11. L' Oligocene dei dintorni di Termini-Imerese 89 ne spirali leggermente nodulose. L7 apertura è obliguamente sub-quadran- golare. Il Trochus Pigorint è vicino al Trochus Reumeri Fuchs del Vi- centino (1); perù se ne differisce per la sua forma meno conica e me- no appuntata, pei giri che sono più convessi e colla carena non posta sulla sutura, per la mancanza di strie spirali, non che per le maggiori proporzioni. Località. Si presenta raro nelle argille della contrada Rocca. Collez. Ciofalo. Natica Battaglia? — Ciof. (Tav. A, fig. 7 a, h). Conchiglia globosa, largamente ombelicata. Spira corta, formata da giri stretti, convessi, separati da suture canaliculate, e dei quali 1' ulti- mo è grandissimo , ventricoso e forma la massima parte della conchi- glia. L' apertura è grande e semilunare, il lato columellare porta una chiara callosità. Questa specie è ben distinta fra le natiche eoceniche e mioceniche. Mostra molti rapporti colla Natica aurìculatu Gratéloup (2), dalla quale si distingue per le minori proporzioni, per la bocca più piccola e molto semilunare, la spira più lunga e 1' ombellico più profondo. Mostra an- che dei rapporti con la Natica Garnieri Bayan , dalla quale si distin- gue per essere meno globulosa, per avere la bocca più stretta e assai più semi-lunare e 1' ombellico più grande e più profondo. Questa conchiglia si rinviene anco nelle argille scagliose della con- trada Rocca. Collez. Ciofalo. Cer ititi uni De Stefani — ClOF. (Tav. A, fig. 8) Conchiglia turriculata , appuntita , composta da giri alti , lisci, di- ( 1) Fuchs , Beitrag z. Kenntniss d. Conchylienfauna iles Vicent. Fertiar — Gebriges . J.ag. 24 — tav. XI 4- u < IO E ^ < s > LL <$ > 0 < § 4 U D, 0 fc z O < P u O PU ^5 V H o tn > u Uì h Z > < < Oh < 0 J w (X Q CI 0 Uì tu 4 ^ X o h u w P o o p *- u > 1* X o V h 53 U w co 00 oo 5 n ^ S K* ce H -* 1 <*-> u j 5 | w 5 'o Q "3 ^U* < £ T V ►— « P< D- Sulla presenza della mannite in un vino da taglio. Memoria del Prof. G. BASILE Il 1887 corse con siccità notevole per tutta la Sicilia, a cui, si aggiunse una temperatura altissima nella stagione estiva , seguendo il termometro all'ombra ed al nord fino a 4- 41 a Catania. Tali squilibri sensibilmente influiscono sulla produzione agraria e sulla maturazione dei frutti fra i quali F uva, che se da un lato ma- lamente si sviluppa per deficienza di pioggia , d'altro canto lo ecces- sivo calore , una buona parte ne brucia e per concomitanza di cause, specialmente nelle pianure e regioni littoranee, a pochi metri d' altezza sul mare, si ottengono mosti molto zuccherini, e nel loro insieme man- canti di quell'armonia necessaria per ottenersi un buon vino. Ora è noto come il glucosio sorpassando certe date proporzioni , al di là del 27 °/0 circa, in certo qualmodo agisce come antisettico, per cui la fermentazione vinosa difficilmente comincia , malamente pro- segue e difficilmente si compie restando nel vino buona quantità di glu- cosio indecomposto. L'alcole formatosi in notevole quantità, con la propria azione antisettica, coadiuvando quella dello zucchero in eccesso, impedi- sce l'ulteriore sviluppo e propagazione dei saccaromiceti. In tali con- dizioni la fermentazione vinosa si arresta, mentre per ragione di alta temperatura neh' ambiente, o del mosto fermentante, possono sviluppar- si fermentazioni diverse , che secondo la specie generano sostanze dif- ferenti la cui quantità può variare secondo l'importanza e sviluppo del fermento istesso, ottenendosi per risultato liquidi alcoolici, più o meno densi, di sapore dolce a cui sono commisti acidi spesso nauseosi. Tali miscugli , malgrado non meritano nome , pur si dicono vini per 1' uso invalso di chiamar tali ciò che proviene da mosto di uva fermentato. Tali vini, nelle predette annate, sono frequentissimi , specialmente nelle regioni che producono quelli da taglio, particolarmente dove la vite si educa alla latina, ed il carbonato di calce non fa difetto nel suolo. Atti Acc. Vol. II, Serie 4" 21 154 Sulla presenza della manniie in un vino da taglio. La provincia di Siracusa occupa il primato e quella di Catania non è fra le ultime. Analizzando un vino da taglio prodotto nell'anno citato, provenien- te dalla provincia e comune di Siracusa, contrada Cretazzo, di sapore agro-dolce coloratissimo e denso, ho trovato : Alcole 12, 8 °/0 Estratto 34, 0 °/0 Acidità totale 16, 5 °|0o (1) Cremore 2, 17 °|00 Glucosio 46, 5 °|oo Mannite , . . . 8, 5 °/0o Quest'ultima sostanza l'ho constatata per caso. Determinando il bi- tartrato potassico, con il metodo Berhtelot e Fleurieu, il giorno appres- so mi accorsi , che per effetto della aggiunzione del miscuglio etereo alcoolico , si era depositata una sostanza cristallina in forma aciculare. I cristallini aggruppati in modo da dipartirsi da un centro comune, da cui si irradiavano e raggiungevano la lunghezza di 1 a 2 m.m. Guar- dati con la lente si presentavano in forma di prismetti setacei. Ho purificata detta sostanza, che ho ricavata da 300 ce. di vino, ridisciogliendola nell' alcole a bagno maria e con il raffreddamento e ricristallizzata. Aveva le seguenti proprietà: sapore zuccherino, insolubile nell'ete- re, solubile in alcole caldo, da cui si deposita cristallizzata in prismi, con il raffreddamento. Solubile nell' acqua. L' ammoniaca non la colora, solubile in una soluzione di potassa senza colorarsi, 1' acetato di piom- bo non la precipita; 1' acido nitrico l' attaccava formandosi acido pro- babilmente saccarico ed ossalico , evaporando ed aggiungendo qualche goccia di soluzione di cloruro di calcio , l' acido ossalico precipitava sotto forma di ossalato di calcio , riduceva debolmente , il liquido di Fehling per impurità di glucosio, trattata prima con acido solforico si effettuava in seguito la riduzione. Non ho potuto constatare l'inattività alla luce polarizzata. (1) L'acidità è stata calcolata come acido tartarico libero, ina è evidente che almeno il 10 è rappresentato da acido acetico. Sulla presenza (iella mannite in un vino da taglio 155 Non poteva confondersi con la dulcite C6 Hu 06, isomera della mannite C6 Hu 0G, che come è noto è meno solubile nell' alcole a cal- do, dove cristallizza con il raffreddamento in forma di ottaedri. Non può confondersi con l'inosite C6 H12 06, isomera del glucosio C6 H12 06, scoperta nel 1869 da Linderbaun nel vino e poi da Hilger nel mosto, essendo noto come in soluzioni alcooliche sature, all' ebulli- zione, con il raffreddamento cristallizza in foglie madraperlacee. Né può confondersi con il glucosio cristallizzabile, di cui si cono- sce 1' azione sul liquido di Fehling. Dall' assieme di tali caratteri, simili a quelli della mannite , que- sta sostanza può ritenersi per tale. La presenza della mannite nel vino non è un fatto nuovo, essen- do stata segnalata da Prat nei vini bianchi di Bordeaux , Haut-Sau- terne, Chateau-Yquem ec. ed è noto come ne contengano i vini bianchi ammalati di quella malattia detta grasso dei vini ( fermentazione vi- schiosa ) , mentre i rossi difficilmente vi si assoggettano, circostanza che pare doversi addebitare , sia alla materia colorante rossa , che al tannino esistente in questi ultimi, a differenza dei primi per cui Fran- cois propose la cura mercè aggiunzione di tannino. Nel caso presente trattandosi di un vino rosso da taglio, ricco di tannino e di materia colorante, con la concomitanza della acetificazione, lo credo degno di attenzione, non solo per il fatto in sé stesso, di una produzione rilevante di mannite, ma bensì ancora, perchè certamente la produzione di questa sostanza , si deve ad una fermentazione speciale, probabilmente vischiosa , contemporanea della alcoolica e contempo- ranea a una o diverse fermentazioni acide, sviluppo simultaneo favorito dalla temperatura alta, effettuitasi in modo però che nessuno delle dette fermentazioni prese il predominio, sia perchè vicendevolmente lo sviluppo di una, in certo qual modo arrestava lo svolgimento dell'altra, sia per la densità istessa del mezzo e la ricchezza del glucosio esistentevi o dell' alcole formatosi , come dall' analisi può rilevarsi. Che così le cose siano accadute , lo confermerebbe il fatto assicuratomi dal proprietario, che tale vino portava tale malattia fin dell'origine della svinatura. Onde meglio provare la provenienza di tale sostanza, vediamo in 156 Sulla presenza della mannite in un vino da taglio riassunto le principali condizioni favorevoli alla formazione della man- nite. E noto come la mannite viene considerata alcole esatomico. Lin- neman nel 1863 ne otteneva la sintesi per idrogerazione del glucosio C6H 06+2H=C6HuOs. La formazione della mannite come prodotto di speciale fermenta- zione è nota da tempo remoto. Fin dal 1813 negli annali di chimica si trovano le ricerche di Bracconnot ed in seguito un grande numero di chimici se ne sono occupati; Guibourt l'ha ottenuta dalla fermentazione vischiosa dello zucchero. Hirsch la ha preparata , facendo un miscuglio di glucosio con un decimo di destrina, 3 °/0 di fior di farina di fru- mento, ed abbondante aceto di birra. Mantenendo la miscela a + 25°, fra ventiquattrore comincia la fermentazione , evaporando il liquido e il residuo con alcole, filtrando, il liquido filtrato contiene tutta la mannite. Per quanto pare Pelligot però fu il primo a segnalare un fermento speciale capace di generare la fermentazione vischiosa nelle soluzioni zuc- cherine (1). Il vero merito di conoscere la natura del fermento si deve a Pasteur. E un fermento costituito da piccoli globuli riuniti a rosario del diametro 0,mm0012, a 0mm0014. Con la cultura speciale in liquido zuc- cherino , (zucchero di canna intervertito o glucosio) in presenza di so- stanze albuminoidi e minerali, si ebbe sviluppo della fermentazione vi- schiosa, con produzione di mannite di gomma. Da 100 parti di zucche- ro ottenne 45, 5 di gomma e 51, 09 di mannite, che spiega con la se- guente equazione: 25 (C12 H22 0U) + 25 (H2 0) = 12 (C12 H20 010) (gom.) +24 (C6 H14 06) (mannite) + CO2 + 12 (H1 0) La produzione di gomma però, si ottiene nelle sudette proporzioni, seminando il fermento selezionato, ma nelle fermentazioni vischiose spon- tanee, dove il fermento mannitico, pare agisca assieme ad un altro fer- mento, la gomma, sorpassa la mannite, per cui Pasteur giustamente so- spetta che la fermentazione gommosa, in questi casi sia differente della (1) Schutzenbeiger. Le fermentazioni. Dumulard, 187H, pag. 187. Sulla presenza della mannite in un vino ria faglio 157 mannitica; infatti si trova un fermento a cellule più sviluppate, mesco- lato al primo e prevede come potendosi isolare il fermento gummico, si potrebbe avere la trasformazione dello zucchero in gomma senza man- nite, lo che fino al momento pare non siasi potuto ottenere. In ogni modo per fermentazione vischiosa può ritenersi quella che contemporanea- mente dà per prodotto gomma e mannite, in qualunque proporzione stia- no fra loro. Una volta si riteneva che la sostanza fermentescibile fosse 1' albumina, ora però è stato dimostrato essere il glucosio , che si con- verte in mannite e gomma, 1' albumina è però il veicolo che serve ad alimentare il fermento, in prova di che si ha che con l'aggiunzione di acido tannico spogliando il vino di albumina si previene o si combatte tale malattia. È ancora notevole un altro fatto , cioè che i liquidi i quali pos- sono subire fermentazione alcoolica, possono tutti alimentare i fermenti gummici, mannitici, lattici e butirici. La temperatura alta favorisce immensamente la genesi della fer- mentazione vischiosa, lattica, butirica a + 30° si hanno le migliori con- dizioni di sviluppo. Dall' assieme delle premesse si rileva facilmente, come è probabile, che i vini agro-dolci , frequenti nelle nostre cantine e specialmente in provincia di Siracusa , provengono da fermentazioni vischiose e che la presenza della mannite e della gomma può essere frequente in tali vini. L' acidificazione è probabile ancora che si deve in buona parte non solo al micoderma aceti , ma al microbio lattico o butilico , o all' uno od all' altro comtemporaneamente secondo le condizioni speciali come lo proverebbe il fatto che un altro vino dello stesso territorio e comune di Siracusa , contrada S.a Teresa , di sapore agro-dolce come il primo , non conteneva mannite, in questo caso pare che 1' acidità doveva attri- buirsi forse al solo acido acetico, ricerche che non ho potuto completare, impossibilitato ad avere ulteriormente gli stessi vini. Ora è noto come fin dal 1875 faceva conoscere l'alta temperatura a cui può arrivare il mosto in fermentazione nei nostri palmenti sici- liani (1). (1) Atti dell'Accademia Gioenia, Serie 3* Voi. X— G. Basile, ricerche di chimica enologica. 158 Sulla presenza della mannitc in un vino da faglio In un palmento di 80 Ettolitri circa, può arrivare fino a x 37 e siccome le condizioni di densità del mosto e le sostanze albuminoidi in eccesso (1) costituiscono quell' assieme di circostanze o mezzo adatto allo sviluppo di fermentazioni diverse dell' alcoolica, la quale esige condizioni determinate di densità del liquido, di zucchero e di sostanze albuminoidi, temperatura ec. (2) nessuna meraviglia potrà arrecare se la fermentazione alcoolica viene più o meno sostituita da altre fermentazioni. Che vini si ottengono in queste condizioni sarebbe superfluo addimostrare. Si otten- gono bevande detestabili. Ma quale potrebbe essere il veicolo più facile e più probabile di trasmissione, cultura naturale o seminagione di tali bacteri ? la risposta bisogna attenderla da apposite ricerche. Io non tralascio però segnalare una delle cause più comuni per la Sicilia ed alla quale ben poco si è fatta attenzione. È noto che la Pirale e FAlbinia, specialmente nelle contrade più ubertose, arreca guasti rilevanti. Ora 1' uva attaccata dalle larve, lascia scolare un liquido alterato , il quale ha subito una fermentazione , che non è alcoolica. Questa viscosità a poco a poco si propaga nell' interno della bacca e finisce per disfare le sostanze albuminoidi non solo , ma benancora la pellicola, questo malanno in certi anni arriva fino al punto da avvertirsi, passando fra una vigna attaccata, un odore nauseoso acido, quest' uva niente affatto, o malamente pulita, così guasta certamente è il coefficiente principale di seminagione di tali germi, che trovando mezzo opportuno danno luogo a fermentazioni nocive. Come si vede l' argomento è molto vasto non solo, ma interessante (li Nelle annate in cui la pioggia si fa desiderare e specialmente quando la temperatura in luglio od agosto diventa assai alta le bacche dell' uva restano piccole e nella maggior parte sono costituite di polpa con pochissimo mosto , fino al punto che a maturità completa stringendo con forza una bacca fra le dita si rompe la buccia facendo scappare l'assieme dello interno conformato, resistente ed elastico ed il mosto attaccaticcio appena umetta le dita. (2) Il Muller-Turgau fece alcune esperienze dalle quali risulterebbe, come fra + 35° o + 36° i saccaromices non funzionano e la fermentazione si arresta. Questo fatto praticamente non po- trebbe accettarsi, attesoché nei palmenti siciliani la temperatura sorpassa questi gradi, eppure la fermentazione continua e si compie e ciò per motivo delle grandi masse fermentanti. Infatti lio provato che quanto più è la quantità di mosto e quanto più zuccherino è , altrettanto si eleva la temperatura ed altrettanto più si ottiene vino aspro e ruvido. Sulla presenza della mannite in un vino da taglio 159 e studiato accuratamente può essere fecondo di utili risultamene , in vista delle enormi quantità di vino, che annualmente vanno a male. Malgrado le citate ipotesi meritano conferma, pure ho creduto dare importanza al fatto della presenza della mannite in un vino da taglio ammalato, attesocchè confermerebbe lo interesse che assume l'argomento, per studiare bene le condizioni generali come si effettua la fermenta- zione del mosto in Sicilia ed i rapporti di questo con gli organismi vivi, i fermenti. Tale studio potrebbe dividersi in due parti, la bacteriologica e la chimica per determinare i prodotti che si ottengono dei mosti fermen- tati a temperature diverse e con differenti fermenti , conciliandoli in modo da formare un soltutto dipendente F uno dall' altro. Non e' è dubbio che molto si conosce in proposito. Sono noti è vero gli studi dei sopracitati autori e specialmente quelli di Nessler, Berseli, Schutzenberger, Mayer, Hansen, Gautier, Mul- der, Konig ec. ec, e sopratutto e tutti quelli del Pasteur, ma le speciali condizioni come la fermentazione del mosto accade in Sicilia e l'essersi scoperto da Bordas nei vini dell'Algeria (1) un altro fermento il quale trova le condizioni di temperatura più favorevoli a + 35° attaccando di preferenza 1' acido tartarico ed il cremore , con formazione di acido acetico conferma sempre più il sentito bisogno. Mi pare che forse questo dovrebbe essere il punto cardinale di partenza sul miglioramento enologico della Sicilia. L' esperienze che non si partono dalla conoscenza intima di ciò che accade nel palmento siciliano, mi pare che lasciano a desiderare, sulla conoscenza delle cause prime che danno gli effetti, per cui sarà sempre difficile proporre con vera cognizione il rimedio. (2). (1) Comptes rendus N. 2 Gennaio 1*88. (2) Fin dal 1875 aveva intrapreso studi sull' andamento della fermentazione, sul suo svol- gersi, sulla temperatura ec. con relative esperienze (V. Atti dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania , Serie 3a. Voi. X. Ricerche di chimica enologica ) ed era mia intenzione sviluppare ulteriormente l' argomento, ma mi arrestai avanti la mole del lavoro, considerandolo compito difficile di un solo , studiare le condizioni biologiche dei fermenti , la loro sfera di azione, la temperatura a cui una specie si propaga maggiormente o si arresta , il predominio di una specie sopra un' altra, i prodotti chimici che ne derivano, la loro influenza sul vino ecc., 160 Sulla presenza della mannite in un vino da taglio È noto il gran passo fatto dall'enologia, allorquando Pasteur adde- bitava la vera causa delle fermentazioni e relative malattie a fermenti diversi. Il rimedio efficacissimo del riscaldamento si deve a tali scoperte e forse per la Sicilia bisogna studiare , sulla convenienza di generaliz- zarlo in modo da renderlo pratica usuale di cantina, ma il male mag- giore sarebbe che buona quantità di vini si ammalano prima di essere completa la fermentazione alcoolica e sono ammalati prima della svi- natura come 1' esempio testé cennato. In questo caso frequente, malgra- do si applicherebbe il riscaldamento, si avrebbe sempre pessimo prodotto, oltre ciò il riscaldamento se potrebbe applicarsi di massima, per i vini da pasto fini sarebbe preferibile sempre, che non subissero tale opera- zione , essendo noto che comunica al vino sapore di invecchiamento forzato, da non raggiungere però la bontà dell' invecchiamento naturale e spontaneo. La miglior riuscita si avrebbe dalla accurata fabbricazione , che solamente può ottenersi quando si conoscono bene, evitando o corre- gendo le cause che possono impedirne i buoni risultati. Catania, Agosto 1889. Laboratorio di chimica della R. Scuola enologica. in una parola le condizioni in cui i diversi fermenti possono naturalmente svilupparsi ed i prodotti relativi che si trovano nel vino. E tanto più tali studii dovrebbero aver luogo , in quantocchè generalmente è invalsa l'idea, addebitare all'ignoranza ed indolenza dei proprietari, la cattiva fabbricazione dei vini in Sicilia, lo che se in massima parte è vero c'è da osservare però come da un altro lato si son visti molti enologi specialmente stranieri fiduciosi della loro competenza , rimanersi impotenti a risolvere certi quesiti difficili per ragioni locali e spesso ottenendo risultati inferiori a quelli Ottenuti dai fabbricanti della regione. Su di una nuova forma di fondazione nei terreni forti. Nota dell'Ino;. Prof. FILADELFO FIORERÀ. Non occorre richiamare che le fondazioni decidono della durata, della integrità, della esistenza degli edificii, né osservare che gli edifici costano somme ingenti ed eternano la civiltà dei popoli ; ma serve al mio assunto il notare che il caso più ordinario delle fondazioni e sopra terreni forti : nel mondo sono l'ari i casi di fondazioni sopra roccia. Ciò sappiamo non solo dalla pratica delle costruzioni , ma anche dalla geologia , la quale ci insegna che la maggior parte degli uomini vive sopra terreni quaternari. Fino a questo momento la forma di fondazione adottata sui terreni forti è quella di un parallelopipedo rettangolare con la faccia inferiore orizzontale ed i lati verticali. Or, questa forma non è la migliore pos- sibile, perchè un'altra molto più di essa corrisponde al concetto fon- damentale della minima spesa colla massima resistenza. La prova di tale verità costituisce l'obbietto di questa nota. Le fondazioni a sezione rettangolare praticate nei terreni forti sono indicate nelle figure la e 2a. Se le dette fondazioni si conformassero a sezione esagonale, come è indicato nella figura 3a, se ne otterrebbero importanti vantaggi economici e statici. Infatti: A) Vantaggi economici. — Sia h 1' altezza , ed / la larghezza del solido murale, colle forme ordinarie e colla forma esagonale, fig. 2a e 3\ Si noti che in questo caso la forma esagonale non è equilatera , ma simmetrica relativamente ad una linea mediana orizzontale. Sia /' la larghezza di ciascuna delle faccie orizzontali dello esagono. Se vogliamo lo studio economico delle due forme di fondazione, ci basta confrontare il costo di un metro lineare della forma vecchia, col costo relativo della forma nuova. Per trovare una forma generale che ci permetta delle deduzioni pratiche, chiamiamo n il rapporto fra / ed /'. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 22 162 Su di una nuova forma di fondazione nei terreni forti Chiamando r il rapporto fra i due costi unitari, avremo : h. ni' 1 r = _(«-D y 't-OL^LJ: ni' ossia 1 2» n — 1 n -+- 1 Siccome à « > 1 , /• è sempre maggiore dell' unità ; ossia la forma vecchia costa più della nuova. Praticamente, facendo n = 2, 3, 4, risulta : r = 1.33 — 1.50 — 1.60. Si desume da ciò come nei casi ordinarli la economia sia impor- tante. Sul volume dello sterro, si fa anche economia, poiché si scava di meno il volume corrispondente ai due triangoli inferiori. Per convincersi basta confrontare fra loro le figure 1" e 3a. Se si volesse il rapporto dei volumi scavati nei due casi, si avrebbe, ragionando come sopra: 1 4» 1 3» + 1 in E per n = 2, 3, 4, si ha: r = 1. 18, 1. 20, 1. 23. La manodopera dello scavo può essere minore colla forma nuova, quando la trincea è profonda ed esige delle badacchiature; perchè queste possono essere eliminate, qualche volta, dal taglio a scarpa nella parte inferiore. Per ottenere nelle faccie inclinate inferiori una buona costruzione bisognerebbe disporre sul letto dei pezzi grossamente sbozzati in con- Su di una nuova forma di fondazione nei terreni forti 163 tatto colla terra. La costruzione in calcestruzzo sarebbe la più acconcia alla forma di fondazione che stiamo studiando. Nelle faccie inclinate superiori può essere abbandonata la superficie continua, sostituendola con delle riseghe piccole. Fin qui si è provato che la nuova forma di fondazione è più eco- nomica della antica; esaminiamo, ora, se sia più solida. B) Vantaggi statici. La pressione unitaria sarà tanto più piccola quanto maggiore sarà la superficie su cui essa è distribuita. Dicendo P codesta pressione totale , se essa si distribuisse perpendicolarmente e proporzionalmente ai lati del semiesagono inferiore della figura 3a, evi- dentemente sarebbe minore di come pel caso della figura la, che rap- presenta il tipo vecchio. Qui il meglio sarebbe di far intervenire la esperienza, perchè mol- teplici e nuove sono le considerazioni da farsi; ma in mancanza di dati sperimentali, in cui mi impegnerò più tardi, mi propongo di cercare teoricamente ciò che è probabile avvenga con la nuova forma di fon- dazione. Da principio , quando il potere resistente non è ancora esaurito , il terreno non si comprimerà. Allora, a me pare che le pressioni eser- citate dal semiesagono inferiore sul terreno saranno proporzionali alla proiezione del semiesagono stesso : vai quanto dire , nella faccia infe- riore orizzontale, avremo, conservando le notazioni precedenti, una pres- sione espressa da P ■ | (1) ed in ognuna delle faccie inclinate inferiori una pressione data da 1 il — l'\ P ^ 2 \ l -) • (2) Evidentemente, addizionando il valore (1) col valore (2) raddop piato, avremo P. Ora la pressione P - I — - — ) è diretta secondo la verticale e si 164 Su di una nuova forma di fondazione nei terreni forti decompone in due : una perpendicolare ed una parallela alla faccia inclinata (vedi figura 4a) e ci dà - P — - cosy, perpendicolare (3) ^ f P - —j-^ - sen?, parallela; (4) 21 ' ìlrril^n essendo / il coefficiente di attrito che modifica la forza parallela. La forza (4) , alla sua volta si decomporrà in una (vedi fìg. 4a) perpendicolare al fondo ed in una parallela, nel modo seguente: , i j i< - /' P — - — sen metafosforico PO'OH cuore. Degenerazione grassa degli organi. E evidente che nei composti ossigenati il fosforo ha perduto la sua azione caratteristica. Gli acidi del fosforo hanno tutti la stessa azione , quella di un acido qualunque; ma apparentemente mostrano una notevole differenza. Infatti 1' acido ortofosforico e ipofosforoso sono poco tossici ; l' acido pirofosforico il più tossico di tutti ; gli acidi metafosforico e fosforoso sono di una tossicità intermedia. Anche i sali mostrano le stesse diffe- renze. Gli ortofosfati e gì' ipofosfiti sono innocui e a gran dose produ- cono 1' azione della base. Gli altri producono perdita dei riflessi, paralisi generale e della respirazione, abbassamento della pressione sanguigna ed arresto del cuore. Quando la morte non avviene rapidamente , si trova degenerazione grassa del cuore , del rene e del fegato. Il metafosfato Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dclV azione biologica 189 ed il fosfito sono meno potenti del pirofosfato (Gamgee, Schulz ed altri). Pare da ciò che 1' azione del fosforo si ripristini negli acidi con- densati. Ma non è così. La ragione di questa differenza di azione dei detti acidi e loro sali sta nella diversa affinità fra acido e base. Le mie esperienze mi hanno rivelato, che l'ortofosfato e l'ipofosfito non hanno azione come acidi, bensì danno l'azione della base quando sono dati a gran dose; gli altri, prima di produrre la paralisi e la morte nelle rane, alterano il sangue , rendendolo nero cioccolatte , ed arrestano il cuore ineccitabile. Agiscono a somiglianza dei nitriti. Il pirofosfato è su- periore a tutti per questa azione. Nei mammiferi è pure l'alterazione del sangue che produce l'azione tossica. Questi acidi tossici sono veleni del sangue e dei muscoli. Tutto ciò dipende dal fatto, che i sali si scindono e mettono in libertà 1' acido, il quale , anche assorbito non salificato , resta libero , attacca i globuli sanguigni ed i muscoli direttamente, avvelenando come l' acido nitroso. E insomma sempre l' azione di un acido qualunque. Quando 1' avvelenamento non è rapido, agiscono sull'albumina e deter- minano la degenerazione grassa. Quindi la differenza di azione tra i diversi acidi del fosforo è apparente e dipende dal diverso grado di affinità fra acido e base. Que- st' affinità è forte nell' acido ortofosforico ed ipofosforoso, è debole nel pirofosforico, è media nel metafosforico e fosforoso. Perciò i sali dei primi non si scindono e sono innocui ; i sali del secondo si scindono più facilmente e sono più tossici; quelli degli ultimi sono fra gli uni e gli altri. Così quella specie di somiglianza tra 1' azione del fosforo e quella dei suoi acidi condensati svanisce. Risulta dunque che il fosforo perde la sua azione caratteristica nei suoi composti ossigenati. Arsenico. — L' arsenico ha un'azione analoga a quella del fosforo, co- me è noto. Ma l'idrogeno arsenicale, AsH3 ha l'azione più tossica e più caratteristica dei composti ossigenati; l'acido arsenioso As(OH)3 più dell'a- cido arsenico AsO(OH)3. Quest'ultimo finisce coll'agire come l'arsenioso, ma molte ore (6 a 12) più tardi. Bisogna ricordarci che l'arsenico ha debole affinità coli' ossigeno e facilmente i suoi composti ossigenati si riducono, Atti Acc. Vol. II, Serie 4» 26 190 'Funzione dell'ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica tanto che in Chimica sono ritenuti quali agenti ossidanti. La ragione perchè l'acido arsenico agisce come l'arsenioso, ma molto più tardi, sta nel fatto che deve prima ridursi e passare in questo. Tale riduzione pare che sia già dimostrata . Quindi 1' arsenico ha la sua azione caratteristica nell'acido arse- nioso, non l'avrebbe nell'acido arsenico, se questi non si riducesse; anzi possiamo dire che non 1' ha neh' acido arsenico, ben inteso finché tale. L'antimonio si trova nell' istesso caso.- Solfo. — L'azione del solfo non è ancora bene conosciuta, ad onta che si conosca sufficientemente quella di parecchi suoi composti. Dallo studio comparativo dell'azione di CS\ SII", SNa2, escludendo l'azione degli ele- menti compagni, risulta che esso è un elemento poco attivo, indifferente pel tessuto nervoso, è debole agente muscolare; cioè rende un po' rigidi ed ineccitabili i muscoli. L' azione tanto manifesta sul sistema nervoso, che esercitano i suddetti composti si deve al carbonio ed all'idrogeno. Considerando inoltre che esso fa parte dell'albumina, che si trova, come il fosforo, nelle giovani cellule in via di sviluppo, e considerando che sebbene in piccola proporzione , è necessario alla vita e sviluppo degli organismi animali e vegetali, dobbiamo dire che il solfo ha pure un' azione eccitante sul protoplasma. Dunque 1' azione sul protoplasma e sui muscoli sarebbe la caratte- ristica del solfo. Ora se il solfo si combina all' ossigeno , detta sua azione caratteristica scompare. A tutti è nota l'azione dell'acido solforoso, SO(OH)2 e dell'acido solforico S02(OH)2, azione di ogni acido qualunque , la quale non ha alcuna somiglianza con quella del solfo. Neppure gli acidi iposolforoso ed iposolforico possiedono 1' azione del solfo. La grande affinità del solfo per 1' ossigeno, fa sì che questi acidi inferiori passino ad acido solforico. Gli acidi della serie tionica, l' acido idrosolforoso e gli acidi sol- forici condensati , non sono studiati , ma io credo , che neppure essi abbiano 1' azione del solfo. GÌ' iposolfiti, i solfiti ed i solfati producono tutti 1' azione della base. I primi a bassa ossidazione passano in tutto od in parte a solfati, sia Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell' azione biologica 191 esposti all' aria, sia attraversando 1' organismo. Viceversa essendo forte 1' affinità fra ossigeno e solfo , gli acidi di questo nell' organismo non subiscono riduzione. I composti ossigenati del solfo, non salificati, uccidono i microor- ganismi , hanno intensa azione tossica anche sugli organismi superiori, ma come acidi, sottraendo acqua ed alcali ai tessuti e sdoppiando 1' al- bumina, producono la degenerazione grassa degli organi ed il deperimento della vita di ogni protoplasma. Gli acidi di bassa ossidazione agiscono inoltre sottraendo ossigeno. Ma tutta quest'azione, ripeto, è in qualità di acidi forti, similmente come ogni altro qualunque, non in qualità di solfo. Cloro. — Secondo Binz, il cloro, il bromo e l' iodo, allo stato libero, ed i loro composti decomponibili avrebbero azione narcotica e paralizze- rebbero direttamente i centri cerebrali. II cloro sotto forma di cloruro di carbonio, dà la sua azione in- sieme a quella del carbonio. I cloruri liquidi , C2C14 e CC14 , inalati , producono profonda ane- stesia; però facilmente determinano paralisi della respirazione e della circolazione. L' azione anestesica si deve tutta al carbonio , mentre la paralisi del centro respiratorio si deve al cloro , perchè questo centro resiste molto ai composti del carbonio non clorurati. Inoltre un animale, sottoposto all' inalazione di un cloruro di car- bonio , perduta la sensibilità e la funzione respiratoria , facendogli la respirazione artificiale, ricupera questa funzione e la sensibilità, ma rimane narcotizzato e dopo alcune ore muore. Siccome codesta narcosi postuma perdura con la sensibilità e gli atti riflessi e non si ha cogl' idrocarburi non alogenati ; così dobbiamo dire che detta narcosi si deve al cloro, e che il cloro colpisce diretta- mente i centri motori cerebrali, forse gli apparecchi di conduzione; e fra i detti centri colpisce il centro respiratorio. Nei batraci protraendo l'azione dei suddetti cloruri sino alla morte, si osserva che i muscoli scheletrici diventano rapidamente ineccitabili e rigidi , appresso il cuore subisce la stessa sorte. Quest' azione sui mu- scoli non si ha coli' etere. Nei mammiferi il primo muscolo , che viene colpito, è quello del cuore. 192 Funzione dell'ossigeno nei composti e natura dell azione biologica Coli' acido cloridrico nelle rane si ha paralisi dei muscoli schele- trici e splancnici assai notevolmente. Quindi il cloro è anche un agente muscolare. La caratteristica adunque del doro è quella di essere un narcotico, paralizzando i centri motori dell1 encefalo, non che i muscoli. Il cloro forma coli' ossigeno gli acidi : ipocloroso , Cl.OH, cloroso, CIO.OH, dorico CKXOH, e perclorico, C103.OH. Io presento lo studio sul primo e sul terzo, che credo bastante al nostro scopo. L' acido ipocloroso, secondo Binz, dà 1' azione del cloro, che met- terebbe in libertà. Io posso confermare il primo fatto; il secondo ha bisogno di essere provato. Dalle mie esperienze sulle rane coll'ipocloritó di sodio, risulta che alla dose di gram. 0, 05 a 0, 10, l'animale s' intorpidisce, infossa gli occhi , abbassa il capo , si accovaccia e così vi resta per lungo tempo senza muoversi, respirando normalmente. Se è stimolato l'animale dà un solo salto corto e vi rimane. Vi è un pò di ipereccitabilità spinale , per diminuito potere moderatore del cervello. Questi fatti durano alcune ore , poi 1' animale si rimette. Ri- petendo le iniezioni nei giorni successivi si ottiene la morte ; allora i muscoli sono ineccitabili ed il fegato è degenerato in grasso. A gran dose produce la narcosi e la paralisi cerebrale; più tardi mentre ancora vi sono i riflessi , si osserva che i muscoli rapidamente perdono l' eccitabilità, e avanti di abolirsi i riflessi, il cuore si arresta ineccitabile. Dunque l'acido ipocloroso agisce come il cloro; vale a dire, il cloro, sia che vi resti combinato, sia che si metta in libertà, conserva la sua azione in detto composto. Ad onta che Binz creda che il cloro si sprigioni dall'acido ipoclo- roso, pure questo fatto è lungi dall'essere dimostrato. L'acido dorico poi agisce come un acido qualunque ed in contatto dei tessuti cede ossigeno e caustica. I clorati producano l'azione della base, buche restano indecomposti. Ma i clorati si scompongono iielT organismo , mettendo in libertà Funzione dell'ossigeno nei composti e natura dell' azione biologica 193 1' acido dorico , il quale direttamente , o riducendosi in acido cloroso , trasforma 1' ossieinoglobina in metaemoglobina (Marchànd ed altri) e così riesce tossico. Lo stesso abbiamo visto coi nitriti, metafosfati, pirofosfati ecc. 10 lio iniettato a delle rane il clorato di sodio, e l' ho trovato di un potere tossico forte e rapido. Poco dopo V iniezione di pochi centi- grammi (0,02 a 0,05) si arresta la respirazione, si gonfia il sacco ioideo , e dopo ciò si vanno perdendo le funzioni nervose. Quando è gonfiato il sacco ioideo, prima di abolirsi i riflessi, aprendo la rana, si trova il cuore arrestato, contenente sangue scuro, dapprima eccitabile e poi ineccitabile. I muscoli scheletrici, quelli toccati direttamente dalla soluzione del clorato si paralizzano subito , mentre gli altri si manten- gono eccitabili a lungo. Dunque si ha l'azione di un acido. E chiare che nell'acido dorico, l'azione del cloro non si scorge più. Bromo. — Il bromo, sotto forma di bromuro a dosi terapiche, produce insensibilità della pelle e delle mucose e, come ha dimostrato il Prof. Ai- bertoni sugli animali, fa diminuire 1' eccitabilità della corteccia cerebrale. 11 bromo a dosi tossiche paralizza il sistema nervoso dai centri alla periferia. Dopo la paralisi dei centri nervosi , successivamente si paralizzano il cuore, i nervi periferici ed in ultimo i muscoli scheletrici (nelle rane con NaBr a gran dose). Il bromo coli' ossigeno forma gli acidi ipobromoso , BrOH, bromico, BrO?OH, ed iperbromico, Br03OH. 11 primo acido, sotto forma d' ipobromito di sodio , BrONa. dà la stessa azione del bromo. Nelle rane l' ipobromito sodico produce stordi- mento ed abolizione di ogni atto volontario, anestesia della pelle, ma non dei tessuti sottostanti; in modo che pizzicando la pelle non si hanno riflessi , e pizzicando i muscoli si hanno vivaci riflessi. Ma questi si pre- sentano come in rana decapitata. Poi si ritardano questi riflessi. Indi si arrestano gli atti respiratori!. Il cuore continua a pulsare sebbene Un po' debolmente. Poi si aboliscono i riflessi tutti. Perdono l' eccitabilità prima i centri nervosi, poi i nervi periferici, in ultimo i muscoli ed il cuore. E chiaro che vi è azione paralizzante diretta sui centri, non di- pendente da difetto di circolazione sanguigna o da altra condizione. Avvelenando contemporaneamente un' altra rana con bromuro di 194 Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica sodio, per paragone, si hanno gì' istessi fenomeni e non si saprebbe di- stinguere T una rana dall' altra. Ad un cane di Kg. 4 ho iniettato nella vena giugulare 117 ce. di soluzione d'ipobromito sodico , nella proporzione della solubilità del bromo, circa 33 volte il suo peso di acqua a 15° e; cioè circa grammi 3 5 di bromo sotto forma d' ipobromito. Poco dopo 1' animale si sdraia, poggia il muso a terra e dorme. Il cane è un po' abbattuto ed ha notevole anestesia della cute, anche pungendo forte. Il respiro è un po' affannoso. Polso lento da 120 sceso a 92 e alquanto debole. Dopo un' ora dall' iniezione 1' animale è un po' prostrato, poco si regge sugli arti posteriori, ha sempre forte anestesia della pelle , ha soltanto ri- flessi palbebrali, conserva però la coscienza, sebbene mostri un marcato stordimento. Midriasi. Mucose pallide. Polso 100 e debole. Dopo 2 ore dall' iniezione, l' animale è meno abbattuto , si regge su tutti i quattro arti- ma continua ad avere notevole anestesia cutanea. Polso 120, meno debole di prima. Il giorno appresso si trova rimesso, ha ricuperato la sensibilità perduta, però volentieri se ne sta accovacciato a dormire. Dunque l' ipobromito di sodio ha la stessa azione del bromuro, e perciò in detto composto ossigenato il bromo conserva la sua azione caratteristica. Dell' acido bromico ho studiato il sale sodico. Ho fatto nelle rane esperienze comparative con bromuro e bromato di sodio. Ho usato i sali in dosi proporzionate a quantità eguali di bromo, cioè grani. 0,139 di NaBr + 2H'0 e gram. 0,205 di NaO'Br + 3H'0, trascurando le mi- nime frazioni. Ne è risultato una gran differenza di azione tra il bro- muro ed il bromato. Il bromato dà solamente l'azione del sodio, cioè aumento dell'ec- citabilità nerveo-muscolare, spasmi convulsivi e morte, dopo cui i nervi ed i muscoli si sono mantenuti a lungo eccitabilissimi. I bromati, a dif- ferenza dei clorati, non danno alcun indizio che si decompongano nel sangue. Dunque nell' acido bromico, il bromo ha perduto la sua azione ca- ratteristica. lodo. — Oltre quello che si dice che l'iodo abbia l'azione di accelerare Funzione dell'ossigeno nei composti e natura deli' azione biologica 195 il ricambio materiale, niente si sa di certo se abbia azione sul sistema ner- voso. Binz dice che i vapori d' iodo producono nelle rane paralisi tran- sitoria del cervello. Le esperienze di Bolim, con iniezione intravenosa d' iodo sciolto con NaI, dimostrano la ninna azione sul sistema nervoso. Dopo molte ore di apparente benessere, gli animali mostrano un inde- bolimento generale, disturbi della respirazione e morte improvvisa, tal- volta con convulsioni per paralisi cardiaca. Dalle mie esperienze sulle rane io ho veduto che il iodo, sciolto con ioduro di sodio, a parte l'azione locale, produce indebolimento dei movimenti generali ed arresto del respiro. Avvenuto ciò si trova il cuore arrestato poco eccitabile, come pure sono poco eccitabili i muscoli sche- letrici. Poi questi perdono totalmente la loro contrattilità ed allora si aboliscono tutti i riflessi. Se s' intercetta la circolazione in un arto , si ha la perdita della eccitabilità di tutti i muscoli, meno di quelli dell' arto senza circolazione. Le rane, a cui si è fatta l1 iniezione dell1 iodo, se muoiono alcuni giorni dopo, hanno il fegato degenerato in grasso. Dunque se è incerto che l'iodo abbia azione paralizzante sui nervi, è certo invece che 1' abbia sui muscoli, compreso il cuore. Così si spie- ga la morte improvvisa degli animali avvelenati con iodo. L' iodo forma coli' ossigeno 1' acido iodico , IO'OH e 1' iperiodico I03OH. L'acido iodico ed i suoi sali sono tossici in modo speciale, men- tre un ioduro alcalino a dose più grossa è innocuo. L'iodato di sodio produce paralisi e con questa spasmi muscolari ed anche fenomeni convulsivi. Le rane muoiono con distendimento te- tanico ed i muscoli si trovano rigidi ed ineccitabili , cuore in sistole e poco eccitabile, sangue un poco scuro. Il iodo ed il ioduro non producono questi fenomeni. L' azione ul- tima sui muscoli soltanto è simile con questi e coli' acido iodico. Non pertanto non è da confondersi di certo. L' azione dell' acido iodico sui muscoli ricorda quella dell' acido nitroso. L' iodato, come i clorati ed altri sali, si scompone nell' organismo mettendo in libertà l' acido iodico. Pare che questa scomposizione per 196 Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica l'iodato avvenga nei muscoli, ed ivi l'acido iodico, come un qualunque acido, non come iodo, determini la rapida ed intensa azione irritante e paralizzante. I clorati, i pirofosfati si scompongono nel sangue; invece i nitriti si scompongono nel sangue e anche nei muscoli. Non è ammissibile l'idea di Binz che l'iodato si riduca nel san- gue e riproduca 1' azione dell' iodo ; perchè in tal caso quello e questo dovrebbero avere la stessa azione, e perchè se 1' iodato è già assai più tossico dell' iodo, come farebbe a dare un prodotto molto meno tossico? Dunque tutto calcolato a me pare concludere: che se l'acido iodico abbia pure azione sui muscoli , ciò si deve al composto come acido e non come iodo , e che questo elemento nel detto acido non abbia più la sua azione caratteristica. Ciò poi diventa evidente se l'iodo ha azione sui nervi e sul ricambio materiale, eccitando il protoplasma, azione che non ha l' acido iodico , e se si tiene conto che il detto acido non può sostituire mai l'iodo nelle applicazioni terapiche. Mavc/coiese. — Il manganese forma parecchi composti coli' ossigeno, di cui quelli capaci di dar sali sono: l'idrato manganoso , Mn'(OH)* , l' idrato manganico, MnJ(OH)6, 1' acido manganico MnO'(OH)! e 1' acido permanganico Mn03OH. I primi due danno l'azione del manganese. Il citrato, il solfato, il cloruro, il lattato, ecc. iniettati a piccole dosi nel sangue, producono debolezza crescente dell' animale, indebolimento del cuore e morte con degenerazione grassa del fegato (Nothnagel e Rossbach). A dose di 0,50 a 1 grani, producono paralisi, convulsioni tetaniche, e morte per paralisi cardiaca (Gmelin, Orfila, Laschkewitsch, Rabuteau). Nei batraci il manganese produce paralisi dell' eccitabilità riflessa e dei movimenti, mentre non vengono colpiti i nervi motori ed i muscoli (Harnack). Nelle rane con tratrato di sodio e manganese, io ho osservato che prima si arresta la respirazione, con un qualche stordimento ed a que- sto momento il cuore è già arrestato contenente sangue scuro, mentre i riflessi normali ed anche dei movimenti volontari persistono. Poi , in seguito all' arresto cardiaco si perdono i movimenti volontarii, si ha pa- ralisi motoria, in ultimo si aboliscono i riflessi. Quindi la vera azione del manganese, secondo le mie esperienze Funzione dell'ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica 197 è quella di paralizzare i contri respiratorio e cardiaco- vasomotorio. Tutto 1" avvelenamento acuto è dipendente da questa paralisi della respira- zione e della circolazione. Perciò la prostrazione, le convulsioni sono dei fenomeni secondari] in seguito all'asfissia ed all'indebolimento considere- vole della circolazione. Inoltre il manganese agisce come il fosforo, ma più debolmente, sull'albumina e sul protoplasma, che eccita un poco dap- prima e poi fa degenerare in grasso. Quest' azione caratteristica del manganese sui centri nervosi bui- bari non si ha col manganato e permanganato. Iniettando in una coscia a delle rane de] permanganato di po- tassio, per azione locale si ha rigidità dei muscoli dove fu fatta l'inie- zione, ma nessun fenomeno generale si osserva. L' animale resta sano e nel giorno seguente sono scomparsi i fatti locali. Mettendo una rana , in soluzione di permanganato di potassio ed una in soluzione di tartrato mangano-sodico; dopo un' ora , la prima è sana e svelta, la seconda ha la respirazione arrestata, gonfio il sacco ioideo, ma persistono i riflessi, ed aperta le si trova il cuore arrestato. La prima nei giorni seguenti si trova sana, e se la soluzione è con- centrata muore per causticazione della cute e per il potassio. I manganati ed i permanganati danno 1' azione della base ; però possono ridursi nell'organismo e allora molto tardivamente forse dar l' azione del manganese. Ma se questo è supponibile, non è dimostrato ancora dai fatti. Io ancora studente, ho visto nell'ospedale degl'Incurabili di Napoli , fare grandi iniezioni di permanganato di potassio in cavità vaste per molti giorni senza avvenire avvelenamento generale. Le dosi iniettate sarebbero state più che tossiche. Nessuno ha veduto quali sono i fenomeni del- l' azione generale dei permanganati. Questi forse possono ridursi in manganati o in biossido, ma 1' azione del manganese manca sempre. Dunque a me pare non erronea la conclusione che il manganese conservi la sua azione caratteristica negli ossidi basici, la perda negli ossidi acidi. Stagno.— ho stagno dà due tipi di ossidi idrati e di sali : l'idrato stannoso, Sn(OH)', basico, e l' idrato stannico , SnO(OH)', acido debole. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 27 10% Finizione dell'ossìgeno nei composti e naturo dell' azione biologica Ho studiato il primo sotto forma di tartrato stannoso-sodico. Que- sto alla dose di 0,05 nelle rane di media grandezza , dapprima fa di- minuire il potere moderatore del cervello, per cui prevalgono le fun- zioni spinali e le stimolazioni producono uno spasmo riflesso, onde la rana s'incurva, si solleva sulle quattro zampe, senza potersi sottrarre allo sti- molo e senza poter fuggire. I riflessi sono vivaci , ma la rana anche stimolata non fugge. In seguito si arresta il respiro, indi succede paralisi completa di ogni movimento volontario con rilasciamento, ma i riflessi persistono. Infine i riflessi si aboliscono pure, ma il cuore pulsa ed i nervi ed i musei di sono eccitabilissimi all' elettricità. Dunque lo stagno sotto forma di Sn(OH)2 ha azione caratteristica paralizzante i centri nervosi nelle rane. Ad un cane di Kg. 3, 600 s' inietta sotto la pelle 1 grano, del doppio tartrato ; segue vomito e aumento della frequenza del polso da IRÒ a 160. Dopo 2 ore se ne iniettano 2 grani, nella giugulare. A questa iniezione segue prostrazione, vomiti , tremolìi paralitici , polso 160 e debole, respiro affannoso. Aumenta l'accasciamento, si acco- vaccia poggiando il muso a terra , così muore dopo 6 ore senza muo- versi, insensibilmente, per paralisi dei centri nervosi e del cuore. Ho studiato il secondo composto sotto forma di stannato di sodio, SnO(ONa)2, il quale nelle rane alla dose di 0,05 a 0,10 o non produce alcuna azione se la rana è grossa , o produce 1' azione del sodio pura e semplice, cioè convulsioni tetaniche, se la rana è media o piccola. Vale a dire che lo stannato dà l'azione dell'elemento basico. Ad un cane di Kg. 4 s'inietta sotto la cute 1 grani, di stannato senza vedere alcun effetto. Due ore dopo s'iniettano 2 grani, dello stesso sale nella giugulare. Pure questa volta nessun efletto, così per tre giorni l'animale è vissuto apparentemeute normale, a capo del quale tempo muore improvvisamente, senza saperne la ragione. Si vede da ciò che sotto forma di sale stannico, lo stagno agisce diversamente, cioè non esplica la sua azione caratteristica; invece di lui vi agisce l'elemento basico. La morte tardiva probabilmente dipenderà dal Funzione delV ossigeno nei composti e natura délV azione biologica 199 composto stannico dopo ridotto in composto stannoso , in simile guisa dell' acido arsenico. Perciò a me pare chiaro, che lo stagno nell' ossido basico agisce e dà la sua azione caratteristica paralizzante sui centri nervosi; nell'ossido acido non agisce più ed ha perduto questa sua azione. Cromo. — Il cromo l'orma i seguenti principali composti coli' ossigeno : l'idrato, Cr(OH)\ il quale facilmente passa a ossido di cromo CrO3; l'os- sidrato Cr(OH)3 o Cr(OH)6, CrO.OH; e l'acido cromico CrO'(OH)2. Gli ultimi tre danno sali : Cr(S04)6, (CrO.O)2 Mg. e CrO*(OK)\ Si conosce soltanto l'azione dell'acido cromico e dei cromati. L'acido cromico, conosciuto come anidride, caustica più come acido che come ossidante (Schmiedeberg). Ingerito nello stomaco o iniettato sotto la pelle , produce in ogni caso intensa gastrite , nefrite , albumi- nuria, collasso e morte. Si trova nelle urine sotto forma di cromato (Gergens). I cromati ed i bicromati producono la stessa azione per qualunque via assorbiti. Questi composti si scindono nel sangue, l'acido cromico si elimina per la superficie gastrica e renale ed ivi esercita la sua intensa azione locale come acido sempre, mai come cromo. L'azione caratteristica del cromo per sé non si potrebbe avere che dall'idrato Cr(OH)2 e da un sale dell'ossido, p. e. (V(S04)3; ma questi si decompongono e passano all'ossidrato, CrO.OH, o all'acido cromico , ambedue acidi. L'acido molibdenico ed i molibdati agiscono come l' acido cromico ed i cromati. Il cromo ed il molibdeno adunque non danno azione caratteristica nei loro composti ossigenati, come elementi per sé, ma come acidi. LEGGE DELLA FUNZIONE DELL'OSSIGENO NEI COMPOSTI. Da questi esempi , che io ho creduto necessario esporre minuta- mente, risulta la conclusione in senso generico, che gli elementi combi- nandosi all' ossigeno in una data misura perdono la propria azione caratteristica. Ma questo fatto non si ha sempre, bensì quando l'ossigeno è com- binato in una determinata maniera. 2C0 Funzione dell' ossigeno nei composti e natura cieli' azione biologica Se si guarda la forma degl'idrati o dei sali si trova la legge che lo governa. Chiamiamo X l'elemento da ossidarsi ed R l'elemento o radicale, il quale completa la formazione del sale. Questo radicale può essere lo idrossile OH, od una base od un acido. Tutti i composti, che ne risultano, hanno per tipo una di queste due forinole: X(OR).n oppure X(OHt"; e XOn(OR)n oppure OX" (OH)." Nella prima forinola ciascun atomo di ossigeno (uno o più) esercita una valenza sull'elemento X ed una sull' elemento o radicale R. Nella seconda vi è uno o più atomi di ossigeno , il quale esercita ambedue le sue valenze sull'elemento X, oltre quello il quale, come nella prima forma, divide le sue due valenze fra l'elemento X ed il radicale R. Nella prima forma l'azione dell'elemento X non si perde , anzi gli è in questo caso che si mette in attività, si svolge e si manifesta. Nella seconda invece l'azione dell'elemento X si perde sotto l'in- fluenza dell'ossigeno. Quindi risulta questa legge : quando uno o più atomi di ossigeno esercita una delle sue due valenze su di un dato elemento e V altra su di un altro elemento o gruppo qualunque , il dato elemento conserra la stia azione biologica e si manifesta. Invece quando uno o più atomi di ossigeno esercita ambedue le sue valenze sull'elemento . questi perde la sua azione biologica caratteristica e diventa inattiro. Questa legge, per quanto mi è dato vedere da lunga indagine, non soffre alcuna eccezione. Però potrebbe essere infirmata fondamen- talmente se si volesse ammettere che l'ossigeno in due o più atomi si combini a sé stesso e perciò non eserciti che una sola valenza sullo elemento: ma ciò è ancora ipotesi la meno verosimile. Per prevenire qualche male inteso dico inoltre : che si può intendere per elemento un gruppo di atomi, su cui l'ossigeno esercita una o le due sue valenze, e ho usato la locuzione, un dato elemento: per indicare in senso gene- rico la quantità atomica, la quale entra nel composto. Funzione dell'ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica 201 Presento qui un insieme di ossidi idrati o forme di sali , più co- nosciuti : LiOH; NaOH; NH4OH; KOH; RbOH; CsOH; Cu(OH)2; AgOH; AuOH, Au(OH)3 Ca(OH)*; Sr(OH)'; Ba(OH)! ; Mg(OH)0 ; Zn(OH)2 ; Cd(OH)2 ; HgOH, Hg(OH)2 B(OH)3 , BO.OH ; Al(OH)3 , AIO.OH ; T10H, TIO.OH CCKOH)2; SiO(OH)«; Ti(OH)2, TiO(OH)2; Zr(OH)2, ZrO(OH)2; Ce(OH)4, Sn(OH)*, SnOiOH)*; Pb(OH)2, PbO(OH)! NOH, NO.OH, NCP.OH; H'PO.OH, HPO(OH)3, PO(OH)3; As(OH)3, AsO(OH)3 SI. OH)3, SbO(OH)3; Bi(OH)3, Bi02.OH; VdO.(OH)3; NbO(OH)3; TaO(OH)3 S(OH)2 (a), SO(OH)2, SO'(OH)2 ; SeO.(OH)2, Se08(OH)2; TeO.(OH)2, Te02(OHi2 CnOH)',Cr(OH)3, CrO.OH, Cr'O(OH)4, Cr02(OH)2; Mo(OH)", Mo(OH)3,Mo02(OH)2 W0(0H)4, WO'(OH)8; Ur(OH)', UrO(OH)2 C10H,C10.0H, CIO'.OH, C103.OH; BrOH, BrO'.OH, BrO'.OH; IO'.OH, IO'.OH Mn(OH)", Mn(OH)3, Mn02.(OH)', MnO'.OH; Fe(OH)2, Fe2(OH)B, Fe02.(OH)2 Co(OH)2, l chetoni CO(CH8)2. Perciò il carbonio, saturato per due valenze dall'ossigeno e per un'altra da altro elemento, non perde tutta, bensì conserva ancora una piccola parte della sua azione. Forse lo stesso succede per altri elementi polivalenti. Quando una terza valenza del carbonio è ancora saturata dall'ossi- geno, come nel carbossile — CO — OH, l'azione del carbonio è perduta del tutto; per cui nell'acido ossalico, pq'qh' mentre l'azione del carbonio è scomparsa , si ha 1' azione completa dell' idrogeno. Ma il carbossile oltre il non avere l'azione del suo carbonio, fa scomparire in tutto od in gran parte l'azione dei gruppi atomici, eccitanti o paralizzanti, a cui si unisce. Oli acidi grassi, oli acidi aromatici, gli acidi ammidiei e tutti gli altri acidi non manifestano più l'azione dei gruppi fondamentali, che questi hanno allorché sono senza carbossile. Da ciò pare che l'ossigeno del carbossile eserciti la sua funzione speciale anche più lontano, sugli ele- menti non combinati direttamente a lui. Perciò i radicali acidi, l'acetile CIFCO — , il benzoile C6H5CO — ed altri rappresentano gruppi poco o niente attivi, in cui il carbonio ha poca o niente azione. Ciò io tengo a fare rimarcare , acciò ognuno sappia quale parte essi possono avere nell'azione dei composti. Da ciò che abbiamo detto risulta dunque, che negli ossidi anidri della forma XOX l' idrogeno perde la propria azione, invece il carbonio e l'azoto la conservano. NATURA DELL'AZIONE BIOLOGICA. Visto che in Farmacologia avviene lo stesso fatto che nel mondo esterno e nel campo biologico, ci domandiamo perchè gli elementi, ossi- genandosi secondo le leggi sopra esposte , perdono la propria azione biologica caratteristica, che avrebbero sotto forma di composto non ossi- 204 Finizione dèli' ossigeno nei composti e natura dell' azione biologico penato ? Per spiegarmi e farmi intendere bisogna che io ricordi parec- chie idee vecchie e comuni. Si sa che C e H ed altri elementi, bruciando nelle macchine o altrove, cedrino le loro energie ai corpi circostanti. Si sa che il C e H, attra- versando l'organismo animale sotto forma di idruri ed idrati di carbonio, si ossidano, prendono le forme di CO2 e di H'O e sappiamo ora che per- dono le loro azioni caratteristiche; mentre l'organismo se n' è giovato, ha attinto le sue forze e la sua vita. E chiaro che in questa traversata vi è perdita delle proprietà biologiche da parte degli elementi ed acquisto di energie da parte dell' organismo , delle macchine e di altri còrpi cir- costanti. Cioè vi è qualche cosa, la quale passa da quelli a questi. Intendiamo per energia l'attitudine di un corpo a produrre lavoro. Il lavoro poi è un passaggio d'energia da un sistema ad un al- tro : il sistema che la cede, si dice che eseguisce un lavoro su quello che la riceve ; e la quantità d'energia ceduta dal primo è integralmente acquistata dal secondo (Roiti). È energia l'attrazione, il calore, la luce, l'affinità ecc. Le energie del sole passano da questi ai loro pianeti, sotto forma di luce, calore, attrazione, affinità chimica ed in questo si compie un lavoro. I successivi passaggi di queste energie sui pianeti nei diversi corpi della superficie terraquea sono altrettanti successivi lavori. II carbonio e 1' idrogeno principalmente ed in massima parte , il fosforo, il solfo ed altri elementi in piccola parte, meno l'azoto (1), ed il Suore, si ossidano nell'organismo vivente, cedono a questo le loro ener- gie. Questo fatto complesso è noto a tutto il mondo, accettato da tutti. In esso si compie un lavoro , perchè vi è passaggio di energie da un sistema ad un altro. E quando l'organismo, ricevute codeste energie, le sviluppa sotto forma di pensiero, sensazione, eccitamento, innervazione, contrazione muscolare, vi è altro lavoro o passaggio di energia dal si- stema dell'organismo al sistema del mondo esterno. Neil' ossidazione del C e dell'H, tanto nell' ambiente intraorganico, (1) L'azoto negli organismi viventi è inossidabile, ha maggiore affinità coll'idrogeno e forma composti ammidici ; come si sa, esso si ossida solo nel terreno sotto l'influenza degli alcali e forma i nitrati. Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell' azione biologica 205 quanto in quello esterno, vi è quindi senza dubbio un passaggio di energia dal C e IT all'organismo e altri corpi. Ma questa energia non è un quid astratto assolutamente immateriale, bensì è un movimento deo-fi atomi della materia, che si comunica ai tessuti viventi, e a tutti gli altri corpi circostanti, macchine ecc., secondo le condizioni di luogo e di tempo. In questo lavoro, il C e II ne escono sotto forma di CO2 e H>0, privi di tutte le proprietà, chimiche, fisiche e biologiche, con cui si di- stinguono , e non sono atti a produrre o dare altre energie , se non dopo che sono separati dall'ossigeno. Avviene come quando un corpo in moto urta un altro in quiete, questo si muove e quello si arresta, per- chè l' uno perde , 1' altro acquista il movimento. In questo caso non è passata materia , ma bensì è passato una cosa cioè del moto o della energia. Dall'ossidazione degli elementi procede lo sviluppo di energia ter- mica e luminosa, elettrica, chimica ecc.: e queste energie non sono for- me di movimento dipendente dalla vibrazione atomica della materia ? Il passaggio dei corpi dallo stato solido al liquido e gassoso non dipen- de da passaggio di movimento o energia dal C e H in combustione alle molecole di detti corpi? E quando l'energia sviluppata non si li- mita alle molecole , per modificare la coesione, ma superando un certo grado di quantità e intensità , raggiunge gli atomi , allora fa muovere questi e, modificando l'affinità, determina scomposizioni. È noto che ad una data temperatura i corpi si fluidificano, ad una superiore si scom- pongono. In questi fenomeni è il moto o la vibrazione del C e dell' H che si comunica in una certa misura alle molecole, le quali così divengono più mobili. Se poi la quantità di quel moto, è maggiore, come nella combu- stione di maggiore massa di combustibile, allora non si limita alle mole- cole, ma passa agli atomi di queste e perciò ne risultano scomposizioni. Quindi quando diciamo che vi è passaggio di energia e perciò compimento di un lavoro , vi è passaggio di movimento o vibrazione atomica, da un elemento che la perde ad altri corpi che l'acquistano. Credo che ciò sia logico ed ammesso già da tutti , e spero che Atti Acc. Vol. II, Serie 4» 08 206 Funzione dell' ossigeno nei composti e natura de?!' azione biologica non mi si vorrà dare del fantastico, giacché se sono fantasie questi atomi, vibrazioni ed energie, allora o siamo matti tutti e non io solo o nessuno. Credo che ognuno , il quale rifletti sui fenomeni della natura, ab- bia già riconosciuto, che tutto ciò, che ci circonda, parla del moto eterno della materia; indistruttibili l'ima e l'altro. Dalla vibrazione degli atomi, combinati insieme, risulta la vibra- zione totale delle molecole ; nelle molecole si stabiliscono correnti di vibrazioni , che suppongo vadano da un punto all' altro. La polarità elettrica o magnetica, ed altro indica questo concetto. E le molecole in- fine messe insieme ci danno i corpi in un dato stato fisico , in cui le correnti molecolari della vibrazione atomica si esplicherebbero sommate o sottratte in altre maniere, quale coesione, adesione, gravità, attrazione planetaria , siderea ecc. Fin qui è il mondo estraorganico , fisico e chimico. A questo se- gue il mondo organico. Questo risulta di sostanze composte principalmente di C, H e X, delle quali una parte sono sostanze che agiscono farmacologicamente , un'altra parte sono sostanze che agiscono fisiologicamente. Appresso parleremo dell'azione farmacologica e fisiologica. Le prime sono delle molecole, le quali hanno attività notevoli, se- condo gli atomi che le compongono, hanno delle più caratteristiche azioni biologiche, sono eccitanti per l'idrogeno, sono paralizzanti per il C e N, hanno talvolta straordinario potere tossico meraviglioso, già inesplicabile per la composizione chimica, perchè è sempre l'idrogeno ed il carbonio l'elemento attivo. Perchè il carbonio e l'idrogeno hanno ora grande attività ora pic- cola? Perchè in alcune molecole vibrano più intensamente od hanno un potenziale maggiore, in altre vibrano meno od hanno un potenziale minore. Pare che la corrente delle vibrazioni molecolari si manifesti totalmente o in maggior parte a dati punti, lo ho dimostrato die quan- do un dato elemento occupa una estremità ( almeno supposta tale) è più attivo. In modo che si vede da ciò, che influisce più la posizione che la composizione chimica (V. mio lav. La polarità biologica delle molecole). Finizione dell'ossigeno nei conijiosli e natura dell'azione hiologìca 207 Queste azioni si hanno quando l'ossigeno non esercita ambedue le valenze , come abbiamo veduto , siili' atomo di un dato elemento , vale a dire quando non ha fatto ancora emettere a questo elemento le sue energie. Inoltre, abbiamo pure veduto , che le molecole organiche , dotate di molta e caratteristica azione biologica, eccitante o paralizzante, bene- fica o tossica, perdono queste caratteristiche, se si acidificano con uno o più carbossili (acidi grassi, aromatici ed ammidici). Allora non sono più eccitanti o paralizzanti, benefiche o tossiche. Il carbossile esercita que- sta funzione sulle molecole organiche, come l'ossigeno sugli elementi. Queste molecole acide appunto sono poi quelle che costituiscono la base chimica degli esseri organizzati; e di esse il protoplasma si crea, il tes- suto si organizza e si nutre; appunto perchè non sono più paralizzanti od eccitanti. L'ossigeno del carbossile in fondo è sempre quello che impedisce all'azione del C e H dei gruppi fondamentali di esplicarsi. Dico impedisce, perchè questi conservano le loro energie, non essendo ossidati e le emet- tono ossidandosi, e perchè tolto il carbossile agiscono regolarmente. Questo fatto dipende dalla legge della vibrazione delle estremità e dei nuclei delle molecole. La corrente risultante dalla vibrazione degli atomi componenti si arresta nell'ossigeno del carbossile (ho dei fatti importanti che mi autorizzano a parlare così con probabilità) e non hanno luogo di manifestarsi ed esercitarsi su altro corpo. Da ciò 1' apparente inattività del carbonio e dell'idrogeno, e quin- di 1' opportunità di essi di poter servire alla costruzione e nutrizione dell' organismo, senza produrre l'uno azione paralizzante e l'altro azione convulsivante, sebbene non ossidati, secondo la legge su espressa e do- tati di tutte le loro energie. Tolto 1' inconveniente di un' azione anormale , resta il solo ufficio che dette sostanze, sotto l'influenza dell'alcali nell'organismo, si ossidano e nell' ossidarsi, come è noto, sviluppano le loro energie. Il primordiale protoplasma vivente è l'acido organico coli' alcali. L'acido organico proprio principale dell'organizzazione animale è la molecola albumina, la quale è un complesso acido ammidico, risultante 208 Funzione ileW ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica cioè di due gruppi : uno di numerosi acidi grassi ed aromatici , e uno di ammidi. Questa albumina coll'alcali si ossida nel carbonio e idrogeno che contiene, così si sviluppano le energie, le quali danno principio a nuovo movimento, cioè alla vita vegetativa. Intanto i tessuti viventi sono composti di albuminoidi, e se le mo- lecole di questi a causa dell'ossigeno del carbossile non manifestano le energie insite negli atomi componenti, il risultante tessuto ne deve es- sere già privo per sé. Questo tessuto per la sua configurazione è atto a funzionare , ma per lare ciò ha bisogno che gli vengano comunicate delle energie. Come la macchina a vapore la più perfetta è atta a fun- zionare, ma finché è senza fuoco starà sempre immobile. Mentre noi abbiamo veduto, i corpi del mondo estraorganico, qua- lunque sia la massa, esplicano la risultante delle energie degli elementi componenti; i corpi organizzati non esplicano nulla. Questi quindi per funzionare hanno bisogno di attingere le energie dal mondo esterno e tale è difatti. I tessuti acquistano Fattività funzionale da tre sorgenti : una dagli esseri precedenti e generatori nell' atto della procreazione, l'altra dall'ossidazione organica, l'altra dal mondo esterno fisico e morale. Un protoplasma ed un tessuto dopo fattosi acquista le energie fisiologiche, a similitudine dell'ossido di ferro, che acquista le proprietà magnetiche dal seno della terra. Così le idee del pensiero, le quali non sono innate, come preten- dono alcuni filosofi, si acquistano gradatamente in seguito alle sensazioni, e sono il prodotto delle impressioni esterne fisiche e morali. Queste im- pressioni sono moto della materia, che ci circonda (quale urto meccanico, immagine, suono, odore, sapore ecc.), e, per mezzo delle estremità pe- riferiche sensitive, vengono trasmesse ed impresse alla cellula cerebrale, la quale così acquista un movimento cioè una vibrazione simile all'im- pressione ricevuta, che conserva ed accumula colle altre, come idea, per un certo tempo indefinito (memoria). Così pure in seguito alle stimolazioni interne o automatiche e quelle esterne si acquistano le altre funzioni, di ordine più basso, quale l'ec- citabilità riflessa , la sensibilità , la motilità dei nervi e la eccitabilità comune vegetativa del protoplasma. Dell'origine delle stimolazioni auto- matiche ne parlerò in altro lavoro. Funzione dell'ossigeno nei composti e natimi dell' azione biologica 209 In tal modo hi vibrazione della materia esterna si imprime, come movimento o vibrazione alla cellula nervosa , e si cambia in energia nervosa o fisiologica come si voglia dire. Diciamo eccitabilità, l'attitu- dine di un tessuto a manifestare un dato fenomeno secondo la oreaniz- zazione, in seguito ad uno stimolo. Perciò quando si manifesta l'eccitabilità vi è svolgimento di energia, cioè lavoro. Onde 1' eccitabilità è un poten- ziale dei tessuti. Val quanto dire una energia o vibrazione, che acquista dal mondo esterno e dagli elementi in ossidazione. E noto in fisiologia, che l'eccitabilità dei centri nervosi si acquista dopo qualche tempo dalla nascita al mondo. L'eccitamento di essi centri negli animali neonati non produce i movimenti, che si ottengono neo-li adulti. I convulsivanti non producono convulsioni nei neonati, come p. e. la stricnina (Falk), la cinconidina (Chirone), il carvacrolo , la furfurina in canini di 2 giorni , la furfuraldoxima in canino di 29 giorni (mie esperienze) ; ciò perchè l'eccitabilità dei centri convulsivi non è ancora acquistata, come ci ha fatto bene osservare il Prof. Albertoni. Io ho inoltre osservato che la salicilaldoxirna, convulsivante spinale, produsse convulsione in un canino di 29 giorni (esperienza del D.r Sanfilippo ) e la furfuraldoxima, convulsivante bulbare, non produsse convulsioni, ma graduata paralisi nell'altro canino, il suddetto, della stessa figlianza ed età. Si sa che il bambino prima impara a camminare , poi impara a capire. Tutto ciò mostra che acquistano 1' eccitabilità prima i centri spi- nali, poi quelli bulbari (centro di Kussmaul e Tenner), in ultimo i centri cerebrali e psichici ; cioè che l'acquisto delle funzioni è in ordine inverso al grado gerarchico. L'educazione e l'istruzione dell'uomo, quella degli animali in genere data dall'uomo o dagli individui della stessa specie, i mille incidenti e bisogni della vita sociale , non producono a forza di ripetersi nuove attitudini più o meno raffinate nel sistema nervoso, cioè non imprimono a questo nuove energie? Quindi risulta da quanto ho detto, che la vibrazione degli atomi della materia è principio e cagione delle energie. Possiamo nello esprimerci, prendendo causa per effetto, dire che 210 Funzione fieli' ossigeno nei composti e natura dell' azione biologica gli elementi, e nel nostro caso specialmente C e H, nell'ossidarsi emet- tono delle energie, cioè il loro movimento o vibrazione, che si comunica ai corpi circostanti; nel qual caso , questi acquistano novello moto o vibrazione, quelli lo perdono, a similitudine dell'esempio avanti men- zionato, che se un corpo in moto urta uno in quiete, l'urtato si muove e l'urtante si arresta. E chi fa nella materia universale determinare questo grande lavoro o passaggio di moto dagli elementi ad altri corpi? è 1" ossigeno. Dunque se la vibrazione elementare è 1' origine di quei fenomeni che chiamiamo energia termica, radiante, elettrica, chimica ecc. : se queste energie sono emesse dagli elementi nell'ossidazione, e dopo ciò essi per quanto appare ne sono rimasti privi; vuol dire che l'ossigeno ha la simjolare proprietà o funzione d' immobilizzare gli elementi , facendogli emettere le loro vibrazioni ed energie, rendendoli inerti. Ora, siccome l'ossigeno fa perdere agli elementi la loro azione bio- logica caratteristica, insieme alla vibrazione atomica ; siccome 1' azione biologica consiste nell'aumento o diminuzione della manifestazione firn- zionale e delle proprietà fisiologiche, le quali sono le stesse energie fisiche più o meno trasformate ed effetto della vibrazione molecolare dei tessuti viventi; siccome gli elementi producono la loro azione biologica ecci- tando o paralizzando, finché sono dotati di moto o vibrazione ed ener- gia, cioè finché non sono immobilizzati o resi inerti dall'ossigeno o non ossidati ; così 1' azione biologica risalta essere V effetto della vibrazione dei/li elementi, la quale si eserciti sui tessuti viventi. Perciò l'ossigeno fa perdere agli elementi la loro azione biologica caratteristica, perchè gli fa perdere le vibrazioni e li immobilizza. Questa è quella qualche cosa, la (piale passa dagli elementi, ossi- dandosi, all'organismo animale ed altre macchine. Che sia così torna opportuno ricordare il fatto assai noto e comune, che mentre C e H, ossidati sono inattivi biologicamente di certo, nelle piaute si separano dall' ossigeno e riprendono le forme attive, perchè sotto l'influenza della clorofilla e dei raggi solari, ricevono da questi e riacquistono le vibrazioni perdute. Intanto gli elementi si dividono in due grandi gruppi: quelli ecci- ]• unzione dell' ossigeno nei composti a natura dell'azione biologica 211 tanti , o quelli paralizzanti. I primi , IL, Li, Na, K, Kb, Cs, Cu, Ag, Au, Ca, Sr, Ba, TI, sono più basici od elettropositivi; gli alcalini prin- cipalmente e gli alcalino-terrosi in secondo posto sono i più forti ecci- tanti. I secondi, C e quasi tutti gli altri non nominati sono meno basici ed elettronegativi rispetto ai primi (1). Questo fatto generale, e partico- larmente il diverso potere elettrico, indica chiaramente che i primi, gli eccitanti, vibrano in un modo ; mentre i secondi, i paralizzanti, vibrano in un altro modo. Perciò, i primi avrebbero vibrazioni omogenee a quelle dei nervi e dei muscoli e di ogni protoplasma, che aumenterebbero facendo ma- nifestare F eccitabilità , cioè facendo sviluppare 1' energia o il potenziale fisiologico; i secondi invece avrebbero vibrazioni eterogenee a quelle dei tessuti, che diminuirebbero o distruggerebbero, deprimendo l'eccitabi- lità e paralizzando. Per spiegare quest'azione degli elementi, si presenta sempre alla mente la legge della interferenza dei raggi luminosi. Due raggi luminosi omogenei se s' incontrano ad angolo piccolissimo si rinforzano , purché della stessa velocità o 1' un di essi in ritardo di una intiera vibrazione o di un numero pari di mezze vibrazioni relativamente all' altro. Invece si distruggono nel moto e diventano oscuri, se uno di essi è in ritardo di mezza vibrazione o di un numero dispari di mezze vibrazioni rispetto all' altro. Con questo principio gli eccitanti vibrerebbero all' unisono ( o per modo di dire come gli accordi in musica ) coi tessuti e ne rinfor- zerebbero le vibrazioni molecolari di questi ; i paralizzanti vibrerebbero inegualmente o dissonanti e distruggerebbero le vibrazioni molecolari dei tessuti. Se questa legge sia applicabile alla farmacologia è cosa da vedersi. A questo punto parrebbe che io facessi un volo pindarico e mi allontanassi dalla teoria oggi vigente, intraveduta già da molti anni, ammessa da tutti, che 1' azione biologica sia fisico-chimica e per alcuni, (1) V. mio kvoro « Relazione tra l'azione biologica e la costituzione atomica, ovvero le prime leggi della farmacologia. » Il Progresso Medico , periodico di Scienze Mediche e Natu- rali, Napoli, Febbraio, 1890, e « La Farmacologia secondo la legge periodica della Chimica. >• Op. tip. fratelli Messina, Messina 1887 e La Terapia Moderna, Napoli, 1888. 212 'Funzione dell'ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica totalmente chimica. Io non credo allontanarmi da questa, anzi credo di darle una base solida. Detta teoria è giusta sino ad un certo punto ed è illazione di una logica intuizione , piuttosto che risultamene dimostrato di fatti ; perciò è d' altro canto incomprensibile ed astratta. Ma ora che conosciamo l'azione dei principali elementi, le funzioni, che questi hanno nei composti, possiamo darle un valore più concreto, chiarire l' idea e determinarne il concetto. L' azione biologica va distinta dall'azione chimica. Nell'azione bio- logica vi può essere sì, ma vi può mancare l'azione chimica. Vi sono molti composti non saturi , come gli acidi e gli alcali, i quali determinano azione chimica tanto sulla materia morta, quanto su quella organizzata vivente, producendo analoghe scomposizioni e reazioni. I >entro 1' organismo, come fuori, producono degli effetti biologici in se- guito a quest'azione, che sono però effetti distruttivi e mortali. Per ragione di affinità chimiche , essi non limitano 1' azione alla molecola vivente , bensì la estendono agli atomi ed ai gruppi atomici , componenti la molecola vivente o morta, e vi determinano delle scom- posizioni chimiche disorganizzatrici, distruttive. Questa è azione chimica, in cui la sostanza agisce sugli atomi, e non è azione biologica. Vi sono moltissime sostanze sature nelle loro affinità, come i sali ed innumerevoli composti organici, i quali senza decomporsi, senza mu- tare la composizione chimica delle molecole viventi, senza contrarre com- binazioni con queste e senza disorganizzare e distruggere , producono un'azione biologica caratteristica, eccitando o paralizzando ; mentre nulla producono nei tessuti morti. Questa è azione biologica, in cui la sostanza agisce sulla molecola vivente solamente e non sugli atomi o gruppi atomici. P. e. un acido od un alcali nel sangue producono gl'istessi effetti distruttivi che fuori ; ma un sale: carbonato, solfato, fosfato, nitrato al- calino , produce 1' azione biologica caratteristica dell'elemento basico, at- traversa immutato l'organismo, che non altera chimicamente, ed intanto può ucciderlo pure , senza lasciare di sé tracce chimiche. È opportuno Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica 213 qui ricordare die nell' ipnotismo si è potuto ottenere per suggestione, che un senapismo agisca ed un altro no, applicati contemporaneamente sulla stessa persona. E opportuno ricordare i fatti della metalloscopia e metalloterapia. L' essenza di senape non produce 1' azione rivulsiva sul morto co- me sul vivo. Tralascio innumerevoli esempi. Chi conosce la farmacolo- gia può vedere a quanti composti si estende questo fatto. È quindi per vibrazione, cioè per azione fisica che questi corpi agiscono. La inesplicabile abitudine dell' organismo alle ripetute e crescenti dosi potrebbe aversi se la sostanza agisse chimicamente? Pensarla così sarebbe dover ammettere, che una sostanza produce reazioni chimiche solamente per una prima e sola volta. Perchè 5 centigrammi di mor- fina, dati per prima dose, possono uccidere un uomo, e cioè sono capaci di produrre l'azione chimica, mentre con le ripetute dosi, parecchi grammi non uccidono più e cioè non sono capaci più di produrre azione chimica? Chi non crede alla mia teoria dell'azione fisica, provi di abi- tuarsi all' uso di un acido o di alcali libero a dosi crescenti , i quali agiscono chimicamente, e vedrà se riesce. La differenza tra la. molecola morta e vivente consiste in ciò, che quella è immobile, questa è vibrante, secondo le leggi della morfologia, a noi ancora ignote. E siccome per 1' azione biologica è condizione ne- cessaria la molecola vivente o vibrante, così quando la sostanza satura nelle sue affinità, non si combina chimicamente ai tessuti, dobbiamo dire che agisce per contatto sulla vibrazione molecolare della materia orga- nizzata. Accelerando questa vibrazione si eccita , inibendo questa vi- brazione si paralizza. E siccome la funzione di un tessuto è la manifestazione dell'eccita- bilità o energie del tessuto, così essa non può essere eccitata o depressa dagli elementi e composti, se non quando questi col loro , intimo mo- vimento o vibrazione, accelerano o impediscono la vibrazione o lo svol- gimento delle energie dei tessuti. E siccome la vibrazione e la funzio- nalità dei tessuti è inerente alla forma od organizzazione , così per avere 1' eccitamento o la paralisi della funzione , è necessaria la inte- grità chimica e morfologica del tessuto , ed è necessario che la vibra- Atti Acc. Vol. II. Serie 4" 29 214 Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica zioue degli alimenti non oltrepassi la molecola organizzata. Se fosse azione chimica, anche minima, vi sarebbe distrazione di forma e quindi anche di vibrazione e di energie , e allora si avrebbe sempre paralisi per disorganizzazione, mai eccitamento o paralisi funzionale, che ad una piccola e media dose sono sempre passeggieri. Coli' azione chimica vi è distruzione di forma e di funzione , e per riaversi questa , bisogna che si ripristini quella. Se si vuole ammettere ciò , si fa una ipotesi assai lontana dai fatti e forse mai dimostrabile. Così io dico che l'azione bio- logica è effetto della vibrazione degli elementi , esercitantesi su quella dei tessuti, e non è effetto di azione chimica. E siccome sono appunto le sostanze, in cui gli atomi hanno tutte le loro atomicità esaurite, che agiscono senza combinarsi, e non ostante tutto ciò, producono i più caratteristici tipi di azione; così dobbiamo il ire che l'affinità chimica, l'atomicità e simili proprietà chimiche sono differenti da quelle proprietà degli elementi, le quali sono causa dell'azione biologica, perchè questa si ha caratteristica appunto quando quelle sono saturate e perciò fuori di azione. E noto a tutti i farmacologi, che condizione necessaria, per ottenere 1' azione tipica di un elemento o di un compo- sto, sia quella di essere sature tutte le affinità, e non si abbiano com- binazioni chimiche con qualche cosa dell'organismo. Però insieme o in seguito all'azione biologica, la vibrazione atomi- ca può produrre un' azione chimica. Cioè ogni agente fisico o chimico può agire superficialmente sulla molecola vivente e di questa modificare solamente le vibrazioni fisiologiche, ed in questo caso può aumentare od arrestare il consumo della materia che serve allo sviluppo delle energie. Lo stesso agente può in seguito agire più profondamente, cioè sugli ato- mi o gruppi atomici, che costituiscono la molecola vivente, e in questo caso daterminare alterazioni chimiche distruttive e letali. Quindi nell'a- zione biologica vi possono essere azioni chimiche, ma queste sono effetto non causa dell' azione biologica. Con un esempio renderò meglio la mia idea. L'elettricità, la luce, il calore ecc. sono vibrazioni della materia, e così è esclusa la sostanza chimica materiale. Queste energie in giusta misura eccitano le funzioni o le proprietà fisiologiche dei tessuti viventi, non dei tessuti morti. In questo Funzione dell'ossìgeno nei composti e natura dell'azione liohgica 215 eccitamento determinano modificazioni fisiche delle molecole organizzate vi- venti, ed è inutile sognare modifiche chimiche immaginarie, da cui derivi la funzione. Ed in questa modifica tìsica e poi funzionale, vi può essere certamente il consumo della materia necessaria alla funzione e per Io sviluppo delle energie, ma questo consumo è determinato dalla vibra- zione eccitante e non è causa, ma sempre conseguenza. E gl'istessi suddetti agenti fisici in forte quantità poi determinano profonde alterazioni chimiche, scomposizioni, ossidazioni ecc. su qualun- que molecola viva o morta. Nel primo caso agiscono sulla vibrazione della molecola vivente , senza alterarla cioè senza agire chimicamente ; nel secondo agiscono su- gli atomi componenti una qualunque molecola e li scombinano , deter- minando un'azione chimica. Così p. e. il fosforo , 1' arsenico e simili, è noto già che agiscono senza combinarsi agli albuminoidi od altri principii immediati organici, è noto che essi agiscono sulla materia organizzata vivente o sulla mo- lecola albumina. A piccolissime dosi eccitano il protoplasma nelle sue attività vegetative , non altro ; ma a grandi dosi, senza mai contrarre previe combinazioni chimiche ed eliminandosi come assorbiti, sdoppiano l'albumina negli acidi grassi da una parte, i quali vi restano, nei grup- pi ammidici dall'altra , i quali combinandosi col carbonilo ed altri ra- dicali, si eliminano sotto forma di sostanze uriche. Nel primo caso, 1' azione biologica è effetto di vibrazione dell' ele- mento sul protoplasma vivente, senza azione chimica causale, e si ha l'effetto di eccitare l'attività vegetativa del protoplasma e perciò vi è sintesi organica. Nel secondo, è effetto della vibrazione dell'elemento su- gli atomi o gruppi atomici, cioè di azione chimica, e si ha l'effetto pa- ralizzante e vi è scomposizione organica. In modo che colla massa vi è un diretto rapporto della intensità di azione e delle vibrazioni. La dose necessaria per ottenere quel dato effetto indica, che questo effetto si ha con quella quantità di movimento relativa alla massa dell'elemento, che agisce. Tutti gli agenti farmacologici saturi, i quali entrano nell'organi- smo senza contrarre combinazioni chimiche, e che sono innumerevoli, e 216 Funzione dell'ossigeno nei composti e natura dell7 azione biologica dotati delle azioni più caratteristiche , agiscono per la quantità e in- tensità delle vibrazioni degli elementi attivi , più o meno all'esempio del fosforo e dei suddetti agenti tisici : calore, luce, elettricità ecc. Infine debbo soggiungere che molte sostanze agiscono nell'organismo finché inalterate , poi alcune finiscono col combinarsi ad un principio qualunque, dell' organismo sotto forma di un composto acido inattivo , altre si ossidano completamente, altre si eliminano inalterate. Ora l'a- zione biologica si ha prima che si combinano, si ossidano e si eliminano. Altre, come parecchi metalli, si combinano a certe parti dei tessuti, in composti insolubili e vi permangono inerti. Da quanto ho detto, come ho potuto alla meglio, risulta che l'a- zione biologica è diversa dall'azione chimica e solamente consideran- dola così in blocco, in complesso cause ed effetti, si potrà dire che sia fisica e chimica. E concludo che la vibrazione atomica e molecolare de- gli agenti fisici e chimici sui tessuti viventi, a seconda la sua intensità e quantità, produce l' azione biologica , al principio e nel maggior nu- mero di volte, determinando modificazioni molecolari o tìsiche passeggiere o permanenti della molecola vivente; in seguito, determinando, non sem- pre, anche alterazioni atomiche o chimiche. Ma tanto 1' una che 1' altra sono effetto di una sola causa, cioè del moto della materia. In ultimo debbo dire, che l' azione biologica va divisa : in azione farmacologica o tossica, ed in azione fisiologica o nutritiva. La prima azione si ha quando l'elemento è libero o combinato ad altri, che non sia ossigeno, e finché si mantiene non ossidato o cioè finché uno o più atomi di ossigeno non eserciti su di esso ambedue le sue valenze. L'elemento così si mantiene vibrante ed eccita o paralizza, aumentando od arrestando le vibrazioni dei tessuti. In quest' azione , anche per gli eccitanti, i tessuti non ricevono nessuna novella energia, ma risentono soltanto la vibrazione degli elementi per la quale accelerano l'impiego di quelle energie, che già possiedono, onde nello stesso atto di eccitamento non vi è aumento di forza, ma consumo ed esaurimento di quella immagazzinata. La seconda si ha quando l'elemento subisce l'ossidazione, cioè nel momento in cui l'ossigeno vi si combina ad esso e lo immobilizza, fa- Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell' azione biologica 217 eendogli emettere le sue vibrazioni ed energie, le quali così passano ai tessuti viventi. In quest'azione vi è un vera produzione di forze, che i tessuti acquistano e gli elementi perdono durante 1' ossidazione. Qui sta la vera distinzione scientifica fra veleno ed alimento, fra eccitante nervino e ricostituente. Quando poi l'elemento è completamente ossidato ed immobilizzato, allora non produce più alcuna azione farmacologica e fisiologica. Perciò il vero antidoto di ogni veleno biologico (sostanza non completamente ossidata , sostanze organiche ed organizzate patogene) è 1' ossigeno o l'ossidazione di dette sostanze , ed il potere ossidante dell' organismo. Gli acidi e gli alcali liberi, i quali agiscono chimicamente, perchè non saturi nelle loro affinità, ed egualmente tanto su di una sostanza viva quanto su di una morta, vanno esclusi da questo antidotismo coli' ossi- geno, perchè essi operano la scomposizione con o senza ossigeno. Essi perdono quest' azione chimica, quando reciprocamente si neu- tralizzano. Trovo opportuno spiegarmi più praticamente. Quando C, H ed altri elementi, sono combinati tra loro in combinazio- ne organica (sostanze chimiche non acidificate), producono paralisi od ecci- tamento, cioè azione farmacologica e tossica. Tn queste forme essi pos- siedono tutte le loro energie, sono in moto, vibranti ed hanno, relati- vamente alla costituzione atomica , le loro vibrazioni al massimo della intensità, della rapidità e del numero, le quali, esercitandosi a se- conda della loro natura in accordo o disaccordo colle vibrazioni dei tessuti, aumentano od arrestano queste, producendo 1' eccitamento o la paralisi. In questo caso essi non comunicano alcuna nuova forza , per- chè non cedono energie , ma semplicemente modificano la vibrazione il consumo delle energie fisiologiche dei tessuti in più o in meno. E quando è il caso dell'idrogeno, il quale da eccitante produce ecci- tamento sino alle convulsioni, vi è , non provvisione, ma consumo di quelle energie possedute dal tessuto , e perciò anche infine dell' eccita- mento si ha esaurimento e paralisi. In queste condizioni chimiche la materia vibra, fa sentire i suoi effetti sugli organismi viventi , ma non cede le sue energie. 218 Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell'azione biologica Quando poi C,H ed altri elementi, combinati tra loro ed in parte all'ossigeno (sostanze chimiche organiche acidificate da uno o più carbos- sili, quali gl'idrati di carbonio e gli albuminoidi) sappiamo, che sono così resi inattivi farmacologicamente e non più capaci di produrre né azione paralizzante né eccitante. Detti composti sono come acidi, avidi di alcali e sotto l'influenza di questi e dell'organismo sono rapidamente ossidabili. In questo caso le loro energie o vibrazioni sono conservate, ma impedite di agire sui tessuti dall'ossigeno del carbossile, e perciò mentre non pro- ducono alcuna azione farmacologica qualunque, si assimilano nei tessuti e sono nutritivi. Ma in queste condizioni durano temporaneamente, essi sono ossidabili e si ossidano difatti: nel momento appunto in cui subi- scono l'ossidazione, per I' influenza dell' ossigeno, C e H emettono le loro energie e s' immobilizzano in CO ed in ITO. Quelle energie o vibrazioni, emesse dagli elementi nell'ossidarsi, sono fornite ai tessuti, i quali in se- guito a ciò si caricano di energie e di movimento molecolare, da cui si originano le proprietà fisiologiche e le forze organiche. Quindi si spiega il noto fatto , che la vera provvisione di] forze consiste in una buona nutrizione insieme ad una buona ed incessante ossidazione organica. Sono queste vibrazioni poi, che i tessuti hanno ricevuto dagli elementi in os- sidazione, quelle che alla lor volta sono accelerate o arrestate ed infine consumate dalle vibrazioni atomiche delle suddette sostanze chimiche più o meno venefiche, capaci di un'azione farmacologica. Nell'azione fisiolo- gica la materia non è vibrante, o almeno non fa sentire gli effetti della sua vibrazione sugli organismi, ma cede le sue energie. All'esempio del carbonio e dell'idrogeno va inteso detto lo stesso per gli altri elementi. Su qusto punto ho altre cose da dire, ma queste saranno oggetto di un altro lavoro. Per concretizzare più le mie idee, ricordo per chiusura le seguenti definizioni. La Chimica studia i fenomeni della vibrazione atomica o le proprietà degli atomi aggregati in modo definito secondo 1' atomicità e l' affinità. La Fisica studia i fenomeni della vibrazione molecolare dei corpi bruti, non organizzati o le proprietà delle molecole omogenee aggregate in masse senza limiti e forme per semplice coesione. Funzione dell' ossigeno nei composti e natura, dclV azione biologica 219 La Fisiologìa studia i fenomeni della vibrazione dei corpi organiz- zati viventi , cioè delle molecole eterogenee aggregate in determinati modi , limiti e forme per legge di organizzazione o le proprietà dei tessuti viventi. La Farmacologia studia gli effetti ed i fenomeni della vibrazione atomica e molecolare dei corpi bruti esercitantesi sulla vibrazione mo- lecolare e strutturale dei corpi organizzati vivi. Così la farmacologia è il legame tra le scienze fisico-chimiche e le scienze biologiche. Ora che ho finito debbo dire, che questo lavoro, nel farlo, mi ha fatto tremare le vene e i polsi, e, se per mia incapacità non sono riu- scito a fare qualche cosa accettabile, non ho risparmiato i massimi sforzi per me possibili. Catania, Febbraio 1890. Laboratorio di Farmacologia Sperimentale della R. Università. ETNA, SICILIA ED ISOLE VULCANICHE ADIACENTI sotto il punto di vista dei fenomeni eruttivi e geodinamici avvenuti durante l'anno 1889. Memoria del prof, ORAZIO SILVESTRI In collaborazione dell' ing-. S. ARCIDIACONO assistente per la parte geodinamica. Nella mia relazione su questo argomento dei fenomeni vulcanici avvenuti in Sicilia e nelle Isole adiacenti durante l'anno 1888 pubbli- cata ai primi del 1889 (1), io registrai dei fatti osservati all' Etna e all' isola di Vulcano , dai quali mi sembrò tino da allora di poter de- durre che le manifestazioni eruttive di questi due vulcani attivi fossero in relazione tra loro e coi fenomeni geodinamici che avvennero col ca- rattere generale di debolissima intensità. Questo giudizio , unicamente stabilito sulla scorta dei fatti osservati, ha avuto piena conferma nell'anno 1889, durante il quale, mentre Vulcano ha continuato attivamente la sua fase eruttiva speciale, 1' Etna si è mantenuto in uno stato di pre- valente inerzia nelle sue manifestazioni eruttive del suo cratere centrale. E non solamente ciò, ma lo sfogo incessantemente aperto di Vulcano ha corrisposto come l'anno decorso, funzionando come valvola di sicurezza che ha reso nulli o moltissimo deboli gli effetti dinamici di quegli agenti vulcanici locali, per i quali avvengono con frequenza i terremoti in questa regione siciliana. Ciò premesso, passo a dire brevemente quanto sembrami di dovere notare, come più interessante per una breve rassegna per l'anno 1889. (1) Atti Acead. Qioenia di Scienze Naturali, Voi. 1° Ser. IV»— Catania 1889, tip. Calatola. Atti Acc. Vol. II, Serie 4" 30 222 Et un, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. Etna 1. Fenomeni eruttici centrali. Gennaio. — In questo mese , che è stato generalmente burrascoso e piovoso, la cima dell'Etna è rimasta per lo più avvolta nelle nubi. Però nei giorni 4, 9, 11, 12, 14, 27, 29, 30, nei quali il cratere centrale si è mostrato sgombro, non ha presentato altro segno di vita che le semplici emanazioni più o meno attive di vapori bianchi dei fumaioli disseminati nel suo interno, e per lo più sollecitati dalla eva- porazione dell' abbondante neve caduta. Ciò si è visto specialmente il giorno 1 1 . Febbraio. — Continuando le medesime condizioni meteoriche del mese precedente, la cima dell' Etna è stata spesso ingombrata di nubi, ad eccezioni dei giorni 1, 2, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 25, 26, 28. Il carat- tere di calma del cratere è stato dimostrato dalle solite tranquille emanazioni dei semplici fumaioli. Solamente la mattina del dì 8 con abbondanti vapori eruttivi, comparve sulla candida neve delle alte pendici del cratere una striscia scura, che a partire dall'orlo orientale scendeva giù ad Est verso la valle del Bove. Tal fatto era dovuto a piccola eruzione di vapori e di cenere di breve durata, avvenuta nella notte. Il di 29 il cielo, mostrandosi coperto di densa caligine, faceva quasi credere che una eruzione avesse ripreso e con maggiore vigore. Allorquando con lo spirare di forti venti di levante e di scirocco-levante, la caligine si dileguò, con la caduta , sopra estesa plaga della Sicilia orientale e meridionale, di abbondante pioggia carica di pulviscolo me- teorico di color rosso mattone. Questo pulviscolo di origine atmosferica, presentava i medesimi caratteri di quelli da me precedentemente stu- diati (1). (1) V. 0. Silvestri. — Sopra le pioggie rosse e le polveri meteoriche della Sicilia in oc- casione di grandi burrasche atmosferiche. — Catania, 1877. — (Atti Accademia Gioeuia.) Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. 223 Marzo. — Tranne pochi giorni, die sono stati i seguenti, 1, 16, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, in cui la cima dell' Etna è rimasta oc- cultata dalle nubi, negli altri si è reso al solito evidente lo stato inerte del cratere come dominante. Tuttavia si notò un qualche risveglio del medesimo nel giorno 5, quando comparve un primo indizio di vapori eruttivi, che crebbero poco a poco; e nelle prime ore antimeridiane del 6 comparve una mediocre, ma decisa eruzione vaporosa accompagnata da cenere, che ricoprì la candida neve all'esterno del cono di un velo scuro disteso a levante. La eruzione rimase interrotta il giorno 7, ma riprese il dì 8, continuò il 9, e in più modeste proporzioni anche il 10 e 1* 11. Un' altra piccola e di breve durata, ne comparve il 23. Finalmente nei giorni 14 e 17 il cielo si presentò ingombro di fitta caligine cinerea, che in zona sterminata si distendeva da Nord a Sud; e durante questi giorni si ebbe a Catania e altrove una invisibile pioggia di minuta e impalpabile cenere , che dall' esame microscopico riconobbi come proveniente dalla eruzione attiva di Vulcano. La cenere, per correnti aeree di Nord dominanti nelle alte regioni dell' atmosfera, si diffuse ampiamente in direzione di mezzogiorno. Aprile. — Durante il mese nessun indizio eruttivo , e sempre le solite emanazioni di bianchi vapori dall' ambito del cratere , il quale però è rimasto occultato dalle nubi per 8 giorni, che sono stati il 2 , 3, 4, 6, 8, 16, 18, 19. Il 24 si è presentato il cielo caliginoso come nel mese precedente e per la solita causa della cenere proveninte dalla eruzione di Vulcano Maggio. —.'Sei dì 5, 9, 12, 14, 17, 18, e dal 21 al 26 Etna coperto di nubi. Il 15 e il 29 il cielo si mostrò di nuovo offuscato dal già notato fenomeno della diffusione di sottile cenere della eruzione di Vulcano , che arrivò a costituire una pioggia invisibile a Catania , e anche più al Sud della Sicilia e fuori. Per tutto il rimanente del mese il cratere centrale completamente allo scoperto , non diede in generale altri segni che le consuete deboli emanazioni di biauchi vapori dai fu- maioli. Però a dì 30 avvenne per poche ore una distinta manifestazione 224 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. eruttiva di vapori, che il 31 si ripetè col carattere di quelle che fre- quentemente avvennero 1' anno scorso. Incominciata alle ore 8 antime- ridiane andò crescendo rapidamente, tanto che dopo tre ore, alle 11, la massa di vapori aveva completamente occultata la regione elevata del- l'Etna; poi gradatamente andò scemando nelle ore pomeridiane, e verso sera cessò, facendo comparire il cratere completamente sgombro col cielo sereno. Giugno. — Nel giugno la tendenza eruttiva di vapori incominciata nel 30 maggio continuò dall' 1 all' 8 del mese, con eruzioni quotidiane principiate la mattina tra le 7 e le 8, e terminate la sera, come quella del 31 maggio. La eruzione del 2 giugno fu accompagnata anche da cenere, che giunse a cadere fino a Catania. Nei giorni 13, 14 e 17 si mostrarono di nuovo fenomeni del genere ora indicato. Questo breve risveglio dell' Etna coincise con alcuni abbassamenti barometrici , e forse non fu indipendente dal modo come procedevano le condizioni eruttive di Vulcano. Nel rimanente del mese il cratere centrale rimase perfettamente inerte, tranne l'esalazione di pochi vapori dai suoi fumaioli. 11 23, 24, 27, 28, 29, 30 la regione etnea fu ingombra di nuovo da fitta caligine cinerea proveniente da Vulcano, che, come nelle date precedenti, costituì invisibile pioggia di cenere a Catania e si diffuse in ampia zona a meggiorno. Luglio. — Costante calma nel cratere centrale. È da notare che nei giorni 1, 2, 5, 6, 7, 8, 9 l'Etna si mostrò avvolto da vapori ca- liginosi che davano al medesimo quasi 1' aspetto eruttivo , mentre tale apparenza era dovuta ai vapori gravidi di cenere di Vulcano trasportati al solito da Nord a Sud da più basse correnti aeree. Dietro ciò si dif- fuse per i giornali la falsa notizia di una eruzione dell' Etna, regalata al pubblico da qualche inesperto corrispondente. 11 dì 7 la massa di vapori fu sì abbondante, che la loro condensazione determinò verso le 3 pomeridiane delle nubi temporalesche con lampi, tuoni e dirotta pioggia, ma di breve durata. Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. 225 Agosto. — Anche in questo mese si sono mantenute le condizioni di inerzia del cratere eentrale, il quale solo ai dì 30 e 31 si mostrò sormontato da un pennacchio di vapori non eruttivi. Dal 25 al 29 esso fu avvolto da nulli meteoriche , e mentre per la più gran parte del mese il cielo si presentò sereno, tuttavia dall'8 al 16 e dal 19 al 24 la regione dell'Etna si trovò invasa dalla solita caligine cinerea prove- niente da Vulcano. Nei giorni 8 e 9 la caligine fu talmente densa da occultare completamente l' Etna. Settembre. — Ai dì 1 e G comparvero due mediocri eruzioni di vapori durante il giorno, del resto il cratere si mostrò in perfetta calma. Rimase però ingombrato da nubi meteoriche dal 7 al 12 e nei dì 10, 17 e 29, durante i quali il tempo fu burrascoso e variabile. Nell'ultima decade del mese , mentre io accompagnava nelle escursioni geologiche all'Etna i membri della Geological Society e della Geologisfs Assocìation di Londra, durante il loro viaggio vulcanologico in Italia per il cente- nario scientifico di Spallanzani , fummo sorpresi da due burrasche im- provvise accompagnate da forti acquazzoni : una il dì 25 nelle ore po- meridiane alla Valle del Bove, l'altra nella notte dal 28 al 29 con grandine e vento furioso, mentre eravamo per raggiungere la cima del- l' Etna. Il cratere centrale era in uno stato perfettamente tranquillo. Ottobre. — Etna sempre in calma e con indizio di pochissimi va- pori leggeri, quantunque abbia potuto osservare solo a intervalli la sua cima, e precisamente nei giorni 7, 9, 10, 12, 17, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27. In generale ebbe predominio, durante il mese, un tempo sci- roccale umido, che tenne il cielo fosco e coperto. Novembre. — Si mantennero le stesse condizioni di calma del cra- tere contrale anche in questo mese , durante il quale esso si presentò scoperto solo interpolatamente, per causa di un tempo rotto alla pioggia ai primi del mese, e mantenutosi poi con un cielo alternativamente se- reno, semicoperto o totalmente annuvolato. Nei giorni 1, 6, 10, 13, 15, 16, 17, 18, 19, 23, 24, 26, in cui l'Etna si manifestò sgombro coni- 226 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. [lietamente di nubi, si vide il suo cratere sormontato da qualche ema- nazione vaporosa, dovuta ai suoi tranquilli fumaioli ordinari. Dicembre. — Anche in questo mese ha dominato il cielo coperto sotto la influenza di venti che hanno mantenuto l'aria con elevato grado di umidità. La cima dell' Etna perciò è rimasta per lo più oc- cultata, ma nei giorni 3, 4, ti, 7, 9, 10, 11, 14, 23, 26, 28, 30 si è mostrata con caratteri di calma del cratere. Solo nei due giorni 6 ed 8 questo era sormontato da una nuvoletta di vapori più densi, ma sempre dovuti agli ordinarli fumaioli. Riassumendo quanto ho esposto per i 12 mesi del 1889, si vede dunque che, se si eccettua un sensibile, comechè breve, risveglio eruttivo di vapori, talvolta con ceneri, verificatosi il 31 maggio e continuato nei primi giorni di giugno, e le deboli manifestazioni eruttive della stessa natura e brevissime dell' 8 febbraio, del 6, 8, 9, 10, 11 marzo e dell'I e 6 settembre , si può dire che durante 1' anno ha dominato nel cra- tere dell'Etna uno stato di perfetta calma, e ciò di fronte s\Y incessante stato eruttivo della vicina isola di Vulcano. 2. Fenomeni eruttivi eccentrici. La calma dominante del cratere ha trovato, come è naturale, un riscontro nella mancata comparsa di qualunque eruzione eccentrica sui fianchi dell' Etna, che abbia dato origine a qualche nuovo cratere av- ventizio. Il cratere di tal genere, Monte Gemmellaro, formatosi nell'ultima recente eruzione del 1886, non ha raggiunto fin qui il suo totale spe- gnimento, e da me visitato a dì 30 settembre , presentava ancora nel suo interno alcuni fumaioli attivi non solo a vapore di acqua, ma an- che acidi. Nulla di straordinario si è dovuto notare durante 1' anno in quei punti di sfogo di vulcanicità secondaria, che sono distribuiti alla peri- feria dell'Etna, come le sorgenti idrogassose minerali presso Acireale e presso Paterno, e come i bacini dei vulcanetti di fango del territorio Etna, Sicilia eil Isole vulcaniche adiacenti, ecc. 227 di Paterno. In questi ultimi sono pochissimi i crateri che danno ora segno di vita : nel principale, detto la Salìnella , che è immediato al paese di Paterno, nel quale 11 anni or sono principiò il lungo periodo della famosa eruzione di fango, che precedette e seguì la grande confla- grazione etnea del maggio 1879, adesso non si vedono che tre piccoli crateri, con un residuo di poca attività che rappresenta lo attuale stato normale (1). II. Fenomeni eruttivi nel rimanente della Sicilia. Nulla di straordinario è da registrarsi al di fuori del perimetro dell'Etna in tutto il rimanente del suolo siciliano, in cui alle Macalube di Girgenti, di Caltanissetta e di altri punti , si è mantenuta al solito quella piccola attività che è il loro carattere più comune. Merita però che io dia cenno di un fatto, che l'esperienza con- fermerà se abbia un carattere costante , ma che per ora risulta come (1) Quantunque estraneo all'enunciato di queste note, tuttavia non posso passare sotto silenzio un fatto avvenuto nel territorio di Giarre, sul basso fianco orientale coltivato dell'Etna. A di 8 e 9 novembre abbondante acque torrenziali , dovute alle prime piogge dirotte dopo prolungata siccità , furono accompagnate da spaventevole burrasca con una tromba o turbine aereo, che, proveniente dal mare, oltrepassò la costa verso Riposto, e strisciò dentro terra da levante a ponente, ove andò a dileguarsi nelle alture dell'Etna. Produsse in lunga zona della larghezza di più di 100 metri gravissimi danni alle campagne e alle case rustiche ivi disse- minate. Contemporaneamente a tale burrasca, comparve nella notte del 7 all' 8, con imponente fragore di temporale, una frattura di snolo in direzione lineare, che a poca distanza dall'abitato della borgata Macchia si stende da Nord a Sud per circa due chilometri. La frattura ha un andamento irregolare, con larghezza variabile da 1 a 4 metri, con una profondità parimente variabile, ma che in certi punti è fino da 50 a 60 metri dai labbri che fiancheggiano le due pareti tagliate a picco. Nou si tratta di una squarciatura vulcanica recente, ma io credo con tutta probabilità che le acque torrenziali ebbero a scalzare dalla sua base uno strato di ter- reno permeabile (superficialmente coltivato e nel sottosuolo formato da tufo vulcanico con ciot- toli) , il quale poco stabilmente riposava sopra una antica squarciatura (litoclasi), che ebbe a formarsi negli strati sottostanti e massicci di lava, quando avvenne il forte terremoto che nel 1865 distrusse la detta borgata Macchia. Vedasi per maggiori dettagli 0. Silvestri « Sopra un' importante fatto di litoclasi sotterranea messo in evidenza dalle acque meteoriche torren- ziali nella bassa ret/ione est dell'Etna — Bull. Accad. Gioenia — Fase. XXI e XXII 1890. 228 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. isolato dalle osservazioni regolari intraprese durante )' anno dal signor Corrado Guzzanti, direttore dell'Osservatorio di Mi neo, centro dell'antica regione tìegrea della Sicilia meridionale, sulla temperatura della sorgente di acqua, detta di fiume addo, che scaturisce in una valle sottostante alla detta città. La sorgente generalmente è di acqua limpida, ma di tanto in tanto comparisce più o meno torbida. Il fatto dell' intorbidamento non è isolato: talvolta è in relazione con fenomeni geodinamici macro- sismici o microsismici, ma sembra che lo sia anche con la temperatura sua suscettibile di variare. Infatti, il 26 giugno, mentre era limpida, presentò la temperatura di 34° C, cioè 4° sul massimo estivo di 31°, e il dì successivo 27 comparve col carettere di grande intorbidamento straordinario. III. Fenomeni eruttivi delle isole adiacenti alla Sicilia. 1. Eruzione dell' isola di Vulcano. Già nel Voi. citato e a questo precedente degli Atti Accademici scrissi della fase eruttiva in cui entrò il cratere di Vulcano fino dai primi di agosto 1888; e per quanto me ne occupassi in succinto, tut- tavia cercai di mettere in rilievo i particolari caratteri di detta fase erut- tiva, che distinsi col nome di fase vulcaniana. Questa ha continuato durante l'anno 1889, ora con maggiore, ora con minore violenza, senza però modificare il suo particolare modo di presentarsi con esplosioni eruttive, giornaliere, intermittenti, di forza variabile, con dejezioni di va- pori, ceneri e lapilli carichi di elettricità, e le più forti accompagnate da projettili più o meno voluminosi, costituiti specialmente da bombe di fresca elaborazione. La natura di queste ultime attesta evidentemente la esistenza di un magma igneo nelle profondità sotterranee, senza che però sia mai comparso all' esterno alcuno indizio di lava fluente. Le eruzioni, specialmente nei mesi invernali ( sotto la influenza di basse pressioni atmosferiche), avvennero con tale frequenza da poterne osservare fino Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. 229 a 112 in 8 ore, con intervalli per lo più variabili da pochi minuti a più di un quarto d'ora: il che condurrebbe alla cifra di 336 in un intiero giorno. Nella loro maggiore violenza hanno mandato in aria le loro dejezioni di vapori e ceneri ad altezza molto ragguardevole : infatti da misure ango- lari prese dal prof. A. Ricco dal R. Osservatorio astronomico di Palermo sulla colonna ascendente, distintamente visibile anche a grande distanza, si è potuto calcolare che questa abbia raggiunto fino ai 10 chilometri e mezzo di altezza. Non deve far quindi meraviglia quanto ho riferito riguardo al fenomeno osservato nella regione dell'Etna, cioè della fre- quente caligine cinerea che ha potuto superare questo monte alto 3300 metri, mostrandosi spesso durante l' anno sovraincombente a questo ; e, spinta da correnti aeree superiori del Nord , stendersi in isterminata zona verso mezzogiorno, producendo ovunque una pioggia invisibile di impalpabile cenere. Nel complessivo andamento generale delle esplosioni eruttive di Vulcano si può dire , che dai mesi estivi in poi esse si sono fatte più irregolari nelle loro intermittenze , ed hanno preso una prevalenza le eruzioni deboli a quelle forti o fortissime che sono avvenute a inter- valli più lunghi. È vero che a novembre si è manifestata una nuova recrudescenza, ma questa è venuta a mancare in dicembre. Ciò starebbe a provare un principio di aftievolimento nella forza eruttiva. 11 cratere internamente ha cambiato di aspetto: ora è in parte riempito dall'ab- bondanza delle dejezioni solide che vi si sono accumulate, e per le quali esso comparisce quasi colmato. Duraute i fenomeni eruttivi di Vulcano sono degni di nota i se- guenti fatti. A dì 29 novembre 1888 alcuni marinari, che si trovavano nella bilancella Gennarino verso le tre pomeridiane con mare tranquillo, ad un chilometro circa fuori della punta di Luccia all'isola di Vulcano, tutto ad un tratto, mentre udivano forti boati del cratere, si trovarono in mezzo ad un moto burrascoso di onde, videro spumeggiare 1' acqua del mare come se fosse entrata in ebollizione, e pericolarono di essere sommersi; nello stesso tempo videro galleggiare nelle acque delle scorie pomicee. Di questo fatto non si conosce nessuna ripetizione, e nessun'altra testimonianza può citarsi, se non quella dei pochi marinari che lo rac- Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 31 230 Etna, Sicilia eri Isole vulcaniche adiacenti, ecc. contarono al loro ritorno in Lipari , e sotto la influenza del loro sbi- gottimento per l' incontrato pericolo. 11 22 di novembre 1888, cioè in una data di poco precedente alla suddetta, il cavo sottomarino, che si stende tra Lipari e il promontorio di Milazzo in Sicilia , e che per conseguenza si avvicina all' isola di Vulcano come intermedia; si ruppe a circa 11 chilometri dalla costa di Lipari, e cessò quindi ogni comunicazione con la Sicilia, finché non fu dopo breve tempo ripescato e rimesso in ordine: questa operazione costò grande fatica per la difficoltà incontrata per estrarre i capi rotti dal cavo, che presentarono una resistenza come se fossero stati sepolti da pesante materiale. Quantunque il cavo abbia in vicinanza della costa un dia- metro di centimetri 6 e nella profondità del mare di centimetri 3.5, tut- tavia la rottura si ripetè per altre due volte , e precisamente a dì 30 marzo e a dì 11 settembre 1889. Pare che la rottura sia avvenuta presso a poco nello stesso punto. Tutti questi fatti furono ragionevolmente attribuiti a fenomeni vul- canici sottomarini in relazione allo stato eruttivo di Vulcano, e misero fino dal primo loro annunzio un certo allarme nella popolazione dello arcipelago Eolio. Frattanto il R. Governo, sì nell' interesse scientifico come per qualunque apprezzamento di possibili evenienze, saviamente dispose che una Commissione scientifica (1) si recasse sul posto, onde intraprendere degli studi speciali per poi riferirne. Il lavoro collettivo della Commissione, che già fu in succinto comunicato al R. Governo , sarà tra breve pubblicato per esteso. Frattanto chi abbia interesse di conoscere i particolari sul modo come esordì la eruzione di Vulcano, potrà leggere una mia prima estesa relazione presentata al R. Governo in data 31 agosto 1888, e pubblicata a Roma nella parte IV del voi. IX degli Annali dell'Ufficio centrale di meteorologia e geodinamica. Come anche un sunto di più recenti studi da me comunicato all'Acca- demia delle Scienze di' Parigi nella seduta del 5 agosto 1889, e che (1) La Commissione scientifica venne composta dal prof. 0. Silvestri presidente, dal prof. 6. Mercalli, dal prof. G. Glablovitz , e dall' ing. V. Clerici capo dell' ufficio del Genio civile di Messina. Furono a questa aggregati come assistenti i signori ing. Cerati, prof. S. Consiglio, ed Alfredo Silvestri. Etna, Sicilia ed Isolo vulcaniche adiacenti, ecc. 231 leggesi nei Cotnptes rendus col titolo: Sur l'èruption recente de l'ile de Vulcano. Numerose sperienze intraprese insieme alla Commissione sui feno- meni meccanici della eruzione di Vulcano hanno pienamente confermato anche il fatto, ohe io misi in evidenza nella mia prima relazione sopra annunciata, e anche nella memoria che io pubblicai nel Voi. I. Serie IV. di questi Atti Accademici, cioè il carattere generale della relativa- mente grande stabilità del suolo anche presso il cratere, e nell'istante delle esplosioni eruttive, comprese le più forti. 2. Eruzioni dello Stromboli. L' incremento eruttivo, incominciato nella notte del 23 al 24 ot- tobre 1888, (V. Memoria citata 1888) ha continuato e si può dire che ha caratterizzato durante l'anno 1889 un periodo di frequenti manifestazioni eruttive straordinarie anche per questo vulcano, accom- pagnate talvolta da tremiti di suolo segnalati dagli strumenti sismici , come vedesi nei prospetti che seguono. Fino dal gennaio lo Stromboli , oltre alle solite periodiche proje- zioni di scorie, cominciò, secondo le testimonianze dei signori Giuseppe, e Gaetano Renda (il primo dei quali addetto al servizio geodinamico di quell'isola), a eruttare della lava in massa fluente, che sull'orlo Nord-West del cratere si diramò in tre piccole correnti che, scendendo su di una inclinazione di sopra 50 gradi , si scomponevano facendo rotolare materia infuocata sul ripidissimo pendìo che va giù al mare. Nel febbraio la cresciuta attività si mantenne, e si fecero sentire forti e frequenti boati. Dietro relazione particolare gentilmente comunicatami dal prof. G. Mercalli che visitò il cratere il dì 28, questo presentava allora tre bocche nuove tutte attive , che avevano formato tre modesti coni o protuberanze sull' orlo superiore del cratere nella così detta sciara del fuoco. Egli potè anche constatare una piccola, ma evidente corrente di lava da una quarta bocca laterale, apertasi a circa 10 o 12 metri al disotto di uno dei tre già detti piccoli coni , il quale specialmente dava continue projezioni di scorie. 232 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. Nel marzo e aprile, essendosi mantenuta la forza eruttiva dei mesi precedenti, i tre nuovi coni giunsero ad assumere dimensioni maggiori mentre dalla suddetta bocca continuò la emissione di lava fluente. Verso il maggio il cratere si calmò alquanto , ma a dì 15 , alle ore 7,53 ant.. s' intese un forte rombo e di lunga durata, accompagnato da ter- remoto , contemporaneamente al quale comparve un risveglio eruttivo con energiche proiezioni di scorie e sgorgo di lava, fluente. L'intensità del fenomeno ebbe un seguito anche nel giugno , durante il quale di nuovo, specialmente dall'intermedio dei tre nuovi coni, si spingevano con forti boati le dejezioni di scorie incandescenti a tale altezza che potevano vedersi anche dall' abitato dell' isola , quantunque da questo , che è immediatamente nella costa soggiacente , non vi sia la visuale del cratere. Il 19 settembre i già menzionati geologi inglesi visitarono il cra- tere e trovarono presso a poco la stessa attività con le 4 bocche in funzione. E tale attività caratterizzata dalla lava fluente , quantunque alternata da varie intermittenze , o brevi di qualche ora , o lunghe di qualche giorno , si può dire che siasi mantenuta durante il rimanente dell' anno. 3. Osservazioni sulle altre isole Eolie. Oltre quanto ho detto di Vulcano e di Stromboli , per le altre isole dell' arcipelago Eolio ho da notare quanto segue. Durante gli studi intrapresi dalla Commissione scientifica inviata dal R. Governo, come ho già detto, all' isola di Vulcano , io mi sono preso la cura di fare delle ricerche anche sulle emanazioni gassose che caratterizzano lo stato di vulcanicità secondaria non completamente so- pito della vicina isola di Lipari. Quivi, oltre a constatare la permanente attività di fumajuoli di vecchia data, si è conosciuta anche la comparsa di nuovi sfoghi di tal genere , e specialmente nelle due località dette Piano greco e Bagno secco. Questa ultima è di grande interesse, perchè ivi tutto dimostra come regni ancora una energica attività sotterranea. In una area di circa due chilometri e mezzo quadrati si presenta un Etna, Sicilia ed Isole, vulcaniche adiacenti, ecc. 233 suolo di lave sconvolte, tutte profondamente alterate; e dovunque sono dislocamenti o fenditure, trovasi a poca profondità una temperatura più o meno elevata , che talvolta giunge fino a 80 e 90° C. Sotto una balza vicino al mare scaturisce una sorgente di acqua termale con 59° di calore. Qua e là sono disseminati molti fumajuoli, che hanno mostrato una temperatura da 83 a 90°, con emana/ioni gassose che fanno sen- tire fortemente 1' odore dell' acido solfidrico ; e sottoposte all' analisi mi hanno dato il seguente risultato medio : Anidride carbonica 95.44 Idrogeno protocarbonato 2.54 Idrogeno 1.97 Acido solfidrico 0.05 100.00 Questa mescolanza gassosa per la sua natura è da assimilarsi a quelle delle salse o vulcani fangosi ; mentre ne differisce quella dei fu- majuoli del Piano greco che è da paragonarsi invece all' altra delle comuni mofete, essendo risultata all' analisi come essenzialmente formata da anidride carbonica con piccola quantità degli elementi dell' aria at- mosferica. Infatti la composizione media, che ho trovato in un fumajuolo più attivo e di recente comparsa, è la seguente : Anidride carbonica 83.15 Azoto 13.32 Ossigeno 3.53 100.00 Devo aggiungere che, presso la costa dell' isola di Salina (che suc- cede immediatamente a Lipari procedendo verso Nord- West), a 200 metri circa dalla spiaggia detta Renella, in un punto del mare chiamato localmente lo sconcasso (dove l'opinione volgare ammette da antica data la esistenza di un vulcano sottomarino), si è reso il 17 luglio a ore 6 pomeridiane evidente il fatto (che di tanto in tanto scomparisce) di uno sviluppo abbondante di materia gassosa , per cui 1' acqua sembra mettersi in ebollizione per una vera eruzione aeriforme, in causa della 234 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. quale una notevole quantità di alghe marine sono distaccate dal fondo e vengono a galleggiare nell' area di mare interessata dal fenomeno. Per la fugacità del fenomeno non ho potuto raccogliere io stesso, né avere questa materia gassosa per analizzarla: credo però molto proba- llile, per analogia di dati geologici, che deliba essere della stessa na- tura di quella appartenente alle emanazioni del Piano greco di Lipari, di cui avanti ho fatto cenno, e di quella anche , che scaturisce perma- nentemente in vari punti presso la costa di Vulcano e abbondantemente al porto di levante , che ho trovato essere formata in media da Anidride carbonica 85.00 Azoto 10.55 Ossigeno 0.45 Acido solfidrico 4.00 100.00 Anche il gas che si sviluppa dallo sconcasso nel mare di Salina si dice generalmente che abbia odore di zolfo , che è quanto dire di acido solfidrico. Tale manifestazione eruttiva dimostra evidentemente anche un altro tratto, nel punto indicato, tuttora aperto di quella di scontinuità degli strati terrestri , ossia di quella fenditura che determinò la origine vul- canica e l'allineamento delle isole Eolie. IV. Fenomeni geodinamici. Nei prospetti che seguono vengono riassunti tutti i fatti geodina- mici che è occorso di registrare durante l'anno, perchè messi in evidenza per mezzo degli strumenti sismici distribuiti nei vari Osservatori di primo, secondo e terzo ordine della Sicilia ed isole adiacenti. Fra gli strumenti adottati, e che via via sono posti in pratica e in esperimento, vi è il recente sismoseopio a verghetta costruito con e senza orologio dai fra- telli Brassart, meccanici del R. Ufficio centrale di meteorologia e geo- Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. 235 dinamica. Solo questo sismoscopio lia dato durante Tanno qua e là fre- quenti segnalazioni, o realmente dal complesso numeroso di queste, come si vede nei prospetti qui annessi, sembrerebbe a prima vista che io fossi in contradizione con (pianto al principio di questa rassegna annuale ho premesso circa la notevole quiete che ha regnato durante l'anno nel suolo siciliano anche riguardo ai fenomeni geodinamici. Ma la mia osser- zione non è gratuita, essa è fondata sui risultati generalmente negativi che hanno dato altri sismoscopi pure sensibili e di modelli diversi: si- smografi di vari autori e pendoli sismografici di varia lunghezza ; e fino anco gli strumenti microsismici , come il tromometro , tutti hanno nel complesso provato il carattere generale di calma nei fenomeni geodi- namici. Questa apparente contradizione si può forse spiegare ammettendo un grado di sensibilità speciale al detto sismoscopio capace di obbedire a certe vibrazioni, (che possono essere anche indipendenti da cause endo- gene) alle quali sono insensibili gli altri strumenti. Però qualunque sia la natura e la legge di queste vibrazioni , è certo che sono da rite- nersi come minimi impulsi insensibili non solo all' uomo, ma anche ad altri mezzi di ricerca delicatissimi. Finisco anche in questo anno col ringraziare pubblicamente i miei assistenti, ing. Salvatore Arcidiacono, prof. Sebastiano Consiglio e Al- fredo Silvestri , per lo zelo con cui mi seguono in questi studi , e così pure tutti i chiarissimi Direttori degli Osservatoli governativi e privati che formano parte della rete geodinamica della Sicilia, del pari che tutti gli ufficiali telegrafici addetti al servizio geodinamico, per la valida eoo- perazione che mi prestano , onde nessun fatto sfugga al patrimonio di una scienza, i cui difficili postulati esigono continue osservazioni , per- severanti e severi studi. Avvertenza Nel quadro seguente per luogo s'intende la sede dell' Osservatorio, da cui fu segnalata la scossa. Quanto alla qualità:, i terremoti deboli o forti vengono distinti e classificati come segue: Quelli contrassegnati con asterisco (*) sono segnalazioni di debolissimi tremiti, indicati con — 1°, 23fi Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. cioè al disotto del 1" d'intensità della scala italo-svizzera, ed avvertiti da un solo sismoscopio a verghetta Brassart; quelli con croce (-+-), idem, ed avvertiti da un solo sismoscopio a dischetto Brassart; tutti gli altri senza segno sono stati avvoltiti dai soli avvisatori sismici Galli-Brassart; mentre viene specificato nelle annotazioni se sono stati segnalati anche da qualche persona, da molti o da tutti gli abitanti dei centri popolati. Nella colonna tromometro vengono notati il minimo ed il massimo delle oscillazioni del tromometro normale Bertelli , posto nel R. Osser- vatorio geodinamico di Catania , e col quale le osservazioni souo state fatte dalle 8 ant, alle 8 poni. Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti 237 Pi-aspetto sommario dei fenomeni geodinamici e vulcanici accollili all' Etna, nella Sicilia in generale i> nelle isole adiacenti. Riassunto.— Calma dominante dell'Etna durante 1' anno. Continua invece lo sfogo attivo all' isola di Vulcano , sempre coi caratteri della fase cii/cai/iiuia, cioè con giornaliere esplosioni eruttive più o meno fre- quenti e di forza variabile, senza lava fluente, con projezione di vapori e ceneri; accompagnate sovente da bombe, massi voluminosi ed abbon- dante mitraglia di pietre grosse e minute. L7 attività di Stromboli nel corso dell'anno ha assunto spesso degli incrementi notevoli con carat- teri di fase eruttiva pliniana, producendo, oltre alle solite dejezioni di vapori , lapilli e scorie, anche dei rivi di lava fluente. Seguono i pro- spetti mensili dei terremoti. a o 5 Ora Luogo Qualità Direzione '3 « a £ Tromom. Gennaio. 3 7.55 a. Palagonia * — 1 1.5—8 ì) 0.11 P- Catania * — 1 1.5—8 7 9.20 a. Lipari * — 1 5 — 15 10 8.19 P- Stromboli ondulatorio E-W 2 2—5 11 1.32 a. Palagoniu * 0.5—2.8 12 3 a. Catania * — 1 1.5- 3 14 8.43 a. Lipari * — 1 1—2 18 5.9 P- Palagonia * - 1 2.50—6.5 20 5.54 a. Catania ondulatorio S-N — 1 2- 5 » 5.42 P- Palagonia * — 1 2-5 21 11.45 a. Mi ueo * - 1 a 10.10 P- Belpasso misto N-S 3 f » » » Paterno sussultorio 3 I » » » Biancavilla » 3 3 — 10 » » » Nicolosi ondulatorio ? 2 1 » » » Zafferana Etnea » NE-SW ? » » w Catania (1) * — 1 22 4 P- » 1 5.3-9 » 0.30 P- Mineo ondulatorio N-S 1 5.3—9 23 3.33 P- Catania * — 1 1.5—3 25 11.36 P- Patagonia * — 1 7—9.5 (1) Sentita dagli abitanti in alcuni punti della città, ma non segnalata dagli istrumenti sismici dei due Osservatori, centrale e periferico. Nessuna manifestazione all'Etna. — Nel 10-11, incremento di attività dello stato erut- tivo dello Stromboli, ebe insolitamente presenta dei rivi di lava fluente. Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 32 238 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. Febbraio. 8 2.30 a Messina (1) 12 0.59 p Palagonia * » 2.17 p Catania * » 0.22 p Palagonia * 16 10.28 p Catania * 19 4.35 a Belpasso misto » » » Paterno sussultorio » » » Biancavilla i) 20 0.16 a Palagonia * 21 9.37 a Min pò * 24 0.22 p Messina * » 5.15 p Palagonia * » 5.16 p Catania * » 6.32 p Biancavilla (2) sussultorio » 9.20 p (3) » » 9.22 p Adernò » 25 6.48 p Biancavilla » 26 0.46 a Palagonia * 27 4.12 a » * » 5.7 p Palermo (4) ondulatorio u 5.6 p Trapani )> 28 4.24 a Palagonia * ìi 9.50 a Trapani ondulatorio E-W 3 I 0.5 — 1.5 lì 1.5-3 1 1.8-6 3 / 3 0 5.12 1 0.5—3 1 2—5 1 \ ; 1 1-25 3 1 2 / 2 1-2 1 1—2.5 1 .0 Ci j,_4 2 \ 1 1-3.5 1 1-3.5 1-2 (1) Sentito dalla maggior parte della popolazione, ma non indicato dagli strumenti del- l'Osservatorio; durata tre secondi circa. — (2) Avvertito da pochi. —(3) Avvertito da parte della popolazione. — (4; Due scosse con intervallo di circa due secondi, la seconda, più forte e più lunga, durò circa mezzo minuto primo. L'inerzia eruttiva dell'Etna fu interrotta nella notte del 7 all'8 da una leggera e breve eruzione di cenere e arena. Il 27, pioggia con pulviscolo in tutta la Sicilia meridionale e con vento burrascoso variabile di E-NE-SE. Marzo. 1 6.56 p. Trapani ondulatorio N-S 1 1—5 4 9.31 p. Catania * — 1 1—2 5 11.47 a. Zafferà na Etnea ondulatorio NW-SE 3 0.5—2.5 7 2.55 p. Palagonia * — 1 3-4 9 8.38 p. Catania * — 1 1—2 11 2.13 a. Palagonia * — 1 0.6—2.8 16 10.25 a. Lipari * — 1 0.8-2.8 » 10.50 a. Licata * — 1 0.8—2.8 20 11.4 a. Catania * — 1 0.5—1.5 21 3.2 p. Lipari * — 1 1-2.7 22 9.5 p. » * — 1 1—4 25 6.44 p. Siracusa * - 1 3.5-11.5 26 8.50 a. » * — 1 2—5 » 9.30 a. » * -■ 1 2-5 8, 9, 10, 11, piccole e brevi eruzioni di ceneri all'Etna. — 14 e 17, densa caligine pro- dotta dalla cenere di vulcano, che si stende in larga zona snlla regione etnea e si diffonde ampiamente verso Sud. Etna, Sicilia ed Isola vulcaniche adiacenti, ecc. 239 Aprile. 2 9.28 a. Pai agoni a » 0.4 P- Mi neo « 0.6 !'• ti » 0.17 a. Messina (1) 3 5.40 a. Palaiionia » 10.66 a. Messina » 11.07.30 a. » 4 2.32 a. Mineo (2) » 0.23 a. Messina » 9.3 a. » » 10.55 a. Catania )i 0.34 P- » » 2.28 P- » » 8.34 P- » 5 0.30 P- » » 5.54 P- Mineo 5-6 notte .. 6 6.13 P- » » 6 17 P- » i> 6.18 P- » 7 0.6 P- » 8 2.4 P- » 10 9.8 a. Catania 12 8.5 a. Mineo 13 6.56 a. Catania 19 3.3 a. » » 5.25 P- Mineo 20 1.4 P- Catania 24 10.46 a. » « 1.28 P- » 25 7.10 a. » 26 8.4 a. » 27 10.49 a. » » 9.5 P- Patagonia 30 1.11.30 p. Catania SUSSUltOTÌO sussultorio » » » * * * * * * * * ' I r» ti ti 1. .1—4 0.5—3 0.5 -3.5 1.5 —3 l- 2 1- 3.4 1.5 — 4 3- 6 0.5 -<-1.5 0.5 -1.5 0.3 _ 2 9 _. 4 2 _ 4 0.5 -3.8 1- 4.3 0.5 -1 0.5- -1 0.5- -0.7 (1) Avvertito da parte delia popolazione, durata due secondi. (2) Avvertito quasi generalmente con rombo. In quasto giorno, nello stagno d' acqua tra gli avanzi del teatro greco di Catania si notò un sensibile aumento nel livello delle acque. Inerzia assoluta dell' Etua. — 25, densa caligine dovuta alle ceneri di Vulcano ingombra la regione etnea esistente verso Sud. 240 Etna, Sicilia ed Isole vulconiche adiacenti, ecc. Maggio. 4 9.41.20 p. Lipari # 5 7.12 p. Patagonia * N-S 8 1.32 a. Lipari * » 9 10.13 p. Messina ondulatorio » IO 9.43 a. Lipari » 11 2.4 p. Palaaronia * 12 0.3 a. n * » 9.10 a. Mi neo * » 9.45 p. Lipari * 14 4.55 p. Messina sussultorio » 5.22 p. Mi neo * 15 7.53 a. Stromboli (1) * 16 7 a. Mineo (2) * >1 8.45 a. » * 17 3.39 a. Lipari * 19 11.18 p. » * 21 1.51 p. Pai afonia * 22 9.26 a. Mineo * ]) 11.4 a. Patagonia * 23 8.36 a. Mi 11 PO * 26 10.12 a. Catania * n 4.55 p. » * » 11.17 p. » * 27-28 notte Mineo + 28 11.7 a. n * 28-29 notte K -t- 29 2.7 p. Pai assoni a * 30 1.22 p. » * » 3.52 p. Catania * » 10.20 p. Mineo * 0.2- -45. 0 3- _2 1 — 8.5 1.5- -9 1.3 -5 0.5- -5.5 0.5 -3.5 0.5 - 3.5 0.5 -3.5 1.7- -3 1.7- -3 1— 3 1 — 3 0.2- -1.5 0.5- -3.5 04.- 1.5 0.5 _o 0.5- _2 0.2- __o 3-6 3—6 fO.5— 13 \ (1) Con scricchiolio di porte e finestre , e contemporaneo risveglio eruttivo dello Strora- lioli. — (2) Segnalato da un solo sismoscopio sotterraneo. 30, 31, piccolo risveglio dell'Etna, che manda vapori eruttivi dal cratere centrale; 15,29, una densa caligine cinerea si propaga dalla eruzione di Vulcano alla regione etnea e verso Sud. Etna, Sicilia eil Isole valcaniche adiacenti, ecc. 241 Giugno. 3 8.30 a. Catania * » 4.59 p. Paladina * » 10.55 p. » * 4 4.53 a. Zafferana Etnea ond. SW-NE » 9.27 a. Catania * » 4.53 p. Mineo # 6 0.45 a. Catania * 8 3.30 a. » * IO 7.53 p. Patagonia * 11 4.28 p. Catania * 12 8.27 a. Patagonia * » 9.55 p. Catania * 13 0.10 p. » * 14 0.4 p. » * 15 9.52 p. Patagonia * 21 3.45 a. Lipari * N-S » 5.3 p. Catania * 29 4.10 a. Zafferana Etnea ond. NW-SE 30 2.56 p. Patagonia * 0-5.5 1—3.2 0.3—1 0.4-3 0.5—6 1.3-7.5 2-6 2-6 3-8 1.3—5 0.2-2 0.5—3 0.5—3 0.8—3 0.2—25 Dall'I all'8, l 'Etna offre eruzioni quotidiane di vapori, accompagnati da cenere nel 2. — 23, 24, 27-30, densa caligine cinerea proveniente dall'eruzione di Vulcano ingombra La regione etnea e si diffonde a Sud. 242 Etìta, Sitila ed Isulc vulcaniche adiacenti, ecc. Luglio. 1 mattina Mineo + — 1 0.8—2 3 ti. "ii; p. Lipari * — 1 0.1 5 10.1 p. Catania * — 1 0.4—1 8 4.35 p. Palagonia * — 1 0.3-0.5 9 2.30 a. Catania * — 1 0.4-1 » 7-8.45 a. Mineo + — 1 0.4- 1 12 3.6 p. Zafferana Etnea ondulatorio NW-RS 0.4—0.5 f) 11.45 p. Catania * — 1 0.4—0.5 13 2.37 p. Palajionia * - ] 1 » 3.48 p. Catania * - 1 .0-0.5 ,. 5.3 p. Lipari * 1 1 14 2 p. Siia e usa * — 1 0.3 — 1 16 3.37 a. Catania * — 1 } » 4.51 a. Lipari * - 1 » 8.7 a. Bronte (1) misto NW-SE 5 » 8.7 a. Adernò sussultorio 2 }0.5— 4.5 » 8.7 a. Biancavilla n 1 )> 1.40 ji. Catania * - 1 1 16-17 notte ii * — 1 i 17 11.41 a. » * — 1 10.5—2 )) 8.45 p. » * ._ i |u.5— 2 1S 5.15 a. » # — ' 1 » 8.44 a. IV * — 1 '0.2—0.7 » 0.32 p. Palagonia * — 1 ^ 18-19 notte Catania * — 1 » » » Mineo * — 1 19 10.42 a. Catania * — 1 0.3-4.5 19-20 notte » * — 1 » » » Mineo * — 1 20 5.20 p. Catania * — 1 0.2-1 21 2.18 a. » * " ! L. » 7.26 a. » sussultorio n 10 25 a. Bronte (2) misto N-S 3 \ » 10.25 a. Adernò ondulatorio » 22-23 notte Catania * — i 23 1.6 a. Palasjonia * — i 0.3—0.8 24 11.40 a. Catania * — i » 1.29 p. Palao'onia * - l / » 2.19 p. Catania * — 1 0.1—7 i) 4.4 p. « * » 7.10 p. -.i * — 1 25 8.34 a. » * — 1 1-3 » 1.41 p. » * — i 1-3 27 10.18 a. Modica ondulatorio N-S 0.2-3 28 5.6 a. Catania * — 1 » 6.8 p. Mineo * — 1 » 7.10-30 p. Messina * — 1 31 8.18 p. Catania * 0.2-1.5 (i; Con sensibile rombo. — (2) Avvertita da molti della popolazione. Inerzia assoluta dell'Etna. — Dall'I al !i, l'Etna nella sua parte superiore è avvolto in vapori densi e caliginosi, provenienti dall' Eruzione di Vulcano. Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. 243 Agosto. 2 0.3H p. Patagonia . * il 1.51 p. » * 3 1.40 p. Giano sussnltorio 4 6.21 a. Catania $ 5 0.58 p. Siracusa * 8 6.20 a. Lipari * 9 6.59 a. » $ 10 7.34 a. » * » 11.25 a. Mi neo * 13 1.37 a. Catania * a 8.32 a. Patagonia * » 5.27.34 p. Messina * 14 11.21 p. Stromboli * 15 4.25 a. Catania * » 3.50 p. Lipari * 16 4.30 p. » * 17 7.20 a. » * » 11.20 a: Catania * » 5.43 p. Siracusa ondulatorio 19 5.35 a. Catania » » 8.54 a. Mi neo * )> 10.55 p. Catania * 22 3 a. » * » 10.55 a. » * 23 3.48 p. Mineo * 24 8.45 a. Catania * » 4.29 p. » * 25 8.20.30 p. Messina (1) ondulatorio )) 8.37.30 p. Mineo (2) * -+- 1> 8.14 p. Siracusa (3) sussnltorio 27-28 notte Catania * 28 6.8 a. Messina * >> 11.33 a. Catania * » 1.5 p. » # » 2.5 p. » * 29 9.39 a. » * lì 10.45 » * )> 6.2.10 p. Messina * 30 9.12 a. Lipari * 31 9.40 a. Catania * E-W 0.5—1 0.5—! 0.3—0.6 0.4—1 0.3—2.5 0.2 — 1 0.3—0.5 0.5-1 0.5-1 0.2 — 3.5 0.2-3.5 0.2-3.5 0.3—0.5 0.5—4.5 0.5-4.5 1.5—5 -3.5 3.5 1 0.2—1 0.4-4 0.4—4 0.5-3.5 0.4—2.5 0.4-2.5 3.5-7 0.5—5.5 2.6—5 1.3 0.5-3.5 (1) Avvertito da pochi, ma non dagli istramenti. — (2) Segnalato a pianterreno da un sismoscopio a verghetta, al secondo piano da uno a dischetto; avvertito da molte persone a Viz- zini. — (3) Avvertito da pochi (terremoti in Grecia). Inerzia assoluta dell'Etna. — 8-16, 19-24, l'Etna è avvolto da densa caligine cinerea proveniente dall' eruzione di Vulcano. Ì44 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. Settembre. 1 2.30 a Catania * » 8.15.3( ) a. Messina * 3 5 a. Catania * 3-4 notte » * 6 12.39 p » * » 6.7 p Mineo * » 8.8 p Catania * 7 9.40 a » * )} 4.30 p Lipari ondulatorio 10 8.27 p Catania * 12 4.26 a » # » 8.15 a » * » 0.35 p » * 14 3.27 a » * )) 9.50 p » * 16 1.53 p » * 1S 4.45 p » * )) 5.17 p » # 18-19 nott< > « * 19 7.30.9 a. Mineo * » 0.52 p » # » 10.30 p » * 19-20 notu » * 20 2 a Catania * )) 10.27 a » * » 0.21» p » * 21 8.12 a » * » 2.50 p Zafferana Etnea ondulatorio 22 1.9 a Catania * )) 4.32 a Mineo * » 8.15 a Messina * » 10.13 a Catania * » 3.19 p » * 24 11.1 a Mineo * 25 7.10 p » * 25-26 notti ì Catania * 28 7 a Mineo * » 8.29 a » * 30 6.10 a Corleone * N-S NW.SE 0.3—1 0.3—1 1 — 1.5 1-2. 0.5—1 0.5—1 0.5-1.5 (o.51— 2.5 0.5—1.5 0.5—1.5 1.5—1.8 1-2 1—2 I-li 1—3 1 — 7.5 1—7.5 1.5—7 0.5—1.8 0.3-1 0.3-1 1.5—3 1 e 6 modesta eruzione di vapori all' Etna. Etna, Sicilie ed Isole vulcanicht adiacenti, ecc. 241 Ottobre. 3 2.8 a. Stromboli (1) * » 4.13 a. Catania $ 4 4.57.55 p. Messina * 5 2 49 p Stromboli (2) * » 2.50 p. Messina ondulatorio N-S » 2.53 p. » » .) 7 6.26 p. Trapani sussistono 15 5.4S p. Siracusa ondulatorio SW-NE « 5.5 4 p. » sussultorio 17 6.43 p. Mineo * 18 10 p. Catania * 19 6.58 a. Lipari ondulatorio N-S 24 10.30 p. Mineo br. urto 26 5.59 a. » * » 9.22 Siracusa ondulatorio NW.SE 27 3.7 a. Lipari ii N-S 1 1—2 1 1—2 1 1 .2—3 1 1 2—8 3 2 2—5 1 1—3.5 1 1—3.5 1 0.5—3 1 1.4—5 1 1—1.5 2 1 0.5—1 1 1 2—4 (1^ Forte eruzione allo Stromboli. Inerzia assoluta dell' Etna. (2) Idem. Novembre. 1 10.45 p. Catania * — 1 1—4 4 7.52 a. Mineo * 1 1—2.3 5 0.3 a. Palermo (1) sussultorio 2 O.S— 2 » 2.25 a. Mineo * — 1 » 1.31 p. Siracusa * — 1 1 7 5.54 p. » * — 1 0.6—4 8 6.31 a. Mineo * — 1 2 8 » 9.10 p. Patagonia * — 1 2.8 9 4.42 a. » # — 1 2.5—1 10 notte Siracusa ondulatorio SW-NE 1 0.8 1 13 8.45 a. Modica b N-S 2 1.5 2.5 » 10 a. » » » 1 1.5—2.5 14 7.4 a. • Lipari * — 1 0.8—1 .5 21 5.10 a. Mineo * — 1 1—2 22 4.50 p. Lipari * — 1 4—9 23 2.34 a. » (2) * * 3 1 .5—3 (1) Avvertito da un sismoseopio a mercurio dell'Osservatorio; il mercurio si versò copioso in tutte le direzioni, eccetto SE, ma più a West che ad Est ; avvertito anche in parte dalla popolazione. Inerzia assoluta dell' Etna. (2) Si scaricarono due sismoscopi a verghetta, uno più e l'altro meno sensibile. — La scossa hi avvertita da molti e produsse tremolìo nei vetri. — Contemporanea eruzione fortissima di Vulcano con rombo prolungato. Atti Acc. Vol. II, Seme 4a 33 246 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. Dicembre. 1 1.7 a. Zafferana Etna ondulatorio NW-SE 3 1.3—2.5 3 10.30 a. Lipari (1) * * — 1 0.6—2.5 7 5.40 a. Catania # 1 4—5 8 5.45 a. » (2) * — 1 2.5—5 14 7.45 a. « * — 1 1 .8—3 » 2.35 p. » * — 1 16 5.36 p. Zafferà na Etna ondulatorio NW-SE 1 3 — 6.5 » 4.57 p. Lipari (1) * * 1 17 3.20 a. Zafferana Etna ondulatorio NW-SE 3 4—7 19 10.58 p. Catania # — 1 1.8—7 20 3.58 p. Patagonia # — 1 0.9—3 21 2.26 a. Lipari (1) * # 1 8—14 22 5. a. 7.p. Mineo Catania * ondulatorio — 1 2 4.5—6 6.23 p. ' Zafferana Etna misto NW-SE 4 25 Giarre sussultorio 3 0.8+50 (3) 1 Viagrande » 3 ( Acireale ondulatorio ESE-WSW 5 26 11.40 p. Pai agoni a * — 1 0.3—2.5 28 11.2 a. Lipari (1) # * — 1 5—14 (1) Si scaricarono due sismoscopi a verghetta uno più, l'altro meno sensibile. — Continua il periodo eruttivo di Vulcano, però con forza decrescente. (2) A Foggia e a Taranto la mattina dell'8 fu maggiormente avvertito il terremoto, che si rese sensibile a tutto il continente italiano. (3) Il tromometro prese un'ampia oscillazione, oltrepassando la scala micrometrica di 50 gradi. — Due ore e n minuti dopo il tromometro era ritornato in calma. Questo terremoto si rese molto sensibile in vari centri popolati del territorio di Zafferana Etnea e di Acireale lungo specialmente una linea che unisce questi due punti , e che corri- sponde sul fianco S-E dell' Etna ad un raggio che parte dal suo cratere centrale e raggiunge la periferia in corrispondenza alla costa marittima di Acireale —Nel paese di Zafferana e nella città di Acireale specialmente, la popolazione lo avvertì assai forte , tanto che i più uscirono intimoriti dalle proprie abitazioni per andare all'aperto. L'orologio pubblico fece sentire i tremiti del martello sulla campana. Nei d' intorni di Acireale , e specialmente nelle borgate Carico e Ammalati, fu più inteso il movimento ; giacche quivi produsse dei danni conside- revoli, atterrando molti muri campestri, qnalche fabbricato rustico ed alcune case. Nei paesi situati al di qua e al di là della direzione radiale sopra indicata il terremoto si senti più debolmente e nemmeno da tutti, come p. e. a Giarre, S. Alfio, S. Giovanni, ecc. a Nord; a Viagrande, Trecastagni, Pedara, Nicolosi a Sud.— A Catania , più distante, tranne di aver visto oscillare delle lampade a lunga sospensione, nessuno quasi si accorse del movi- mento; e nell' Osservatorio, mentre alcuni strumenti rimasero inerti, altri invece (1 sismoscopio 6 sismografi ed il tromometro) lo segnalarono, registrarono ed analizzarono, caratterizzandolo come una scossa abbastanza forte, determinata da una oscillazione ondulatoria a largo ritmo con direzione dominante NW-SE, che in un istante successivo ad un primo impulso fu turbata da uu secondo impulso che diede al movimento la direzione NE-SW normale alla prima. Ciò venne bene dimostrato dalle tracce ellittiche intrecciate, che segnarono sul vetro affumicato Etna, Sicitia eri Isole vulcaniche adiacenti, ecc. 247 Da questo lungo elenco di segnalazioni strumentali geodinamiche registrate per l' intiero anno, si potrebbe a prima vista ritenere ohe vi fosse con tradizione con quanto ho premesso nella introduzione di questa memoria; cioè che mentre è stato continuamente attivo lo sfogo eruttivo di Vulcano invece nella Sicilia in generale, specialmente nella regione dell'Etna, ha regnato una calma insolita. Bisogna però tenere presente un'osservazione la quale deve istruirci sul grado d'importanza che bisogna dare alle indicazioni strumentali di certi sismoscopj segnatamente di quello sul sistema della verghetta i quali per la loro grande sensibilità l'esperienza ha dimostrato che quan- tunque collocati con molte cautele, in luoghi il più che è bossibile esenti da cause disturbatici, pur tuttavia obbediscono a dei minimi impulsi o impercettibili oscillazioni che possono essere indipendenti da cause en- dogene.— Sicché avendo dovuto fedelmente registrare tutto ciò che hanno segnalato gli strumenti anche di tal natura che sono distribuiti in molti punti di osservazione della rete geodinamica Siciliana, si è dovuto met- tere nell'elenco un numero di 246 segnalazioni sismoscopiche che si sono distinte assegnando loro un grado d' intensità ( — 1 ) per dimo- strare che si tratta di impulsi tanto piccoli che hanno potuto rendersi sensibili ad un sismoscopio isolato senza che altro o altri strumenti ne abbiano dato segno corrispondente. Perciò sono da mettersi in dubbio circa la loro origine endogena e devonsi forse a preferenza riferire a cause indipendenti da quella. Anche negli apprezzamenti generali sull'entità dei fenomeni geodi- quattro pendoli sismografia di varie lunghezze; ed i pendoli lunghi obbedirono al movimento meglio che i pendoli corti. — Il sismometrografo, quantunque a lastra scorrevole, funzionò come se fosse a lastra fissa, perchè non si scaricò il sismoscopio capace di imprimere il moto alla lastra, e fece conoscere i seguenti valori nelle tre componenti. Componente E-W nini. 39.0 N-S » 13 0 » verticale » 0.0 Da questi valori si vede, che a Catania non intervenne alcun moto snssnltorio e che il moto ondulatorio fu straordinariamente ampio , da rendere incredibile che il terremoto pas- sasse quasi inavvertito dalle persone.— Notisi il fatto che questo fenomeno geodinamico etneo cosi spiccato è avvenuto durante il notevole aftievolimento presentatosi in questo mese nella forza eruttiva della vicina isola di Vulcano. 248 Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, ecc. Damici di tutto il suolo italiano, le indicazioni strumentali date da un solo sismoscopio a verghetta o a dischetto isolatamente senza che altro sismoscopio di sistema diverso le abbia confermate, non si tengono in conto perchè di provenienza molto incerta. Se in base a ciò noi eliminiamo dai prospetti precedenti tutte quelle indicazioni notate col grado ( • — 1 ) i fenomeni geodinamici dell' intie- ro anno si riducono ai pochi che sono riassunti nel seguente prospetto. o Qualità -rt MESE . o 5 ORA Osservatorio del movimento Direzione 09 Gennaio il 8.19 p. Stromboli ondulatorio E-0 2° Belpasso misto S-N 3° ( Paterno sussultorio 3° » 21 10.10 p. Biancavilla Nicolosi id. ondulatorio ? 3° 2° - Zafferana Etnea id. NE-SO 2° \ Catania id. ? 1° i> 22 0.30 p. Mineo id. N-S 1° Febbraio 8 2.30 a. Messina id. ? 3° 4.35 a. Belpasso misto E-0 3° » 19 Paterno sussultorio 3° ! Biancavilla id. 3° » 24 6.32 p. « id. 2° » » 9.20 p. » Adernò id. id. 3° ? » 25 6.48 p. Biancavilla id. 2° 0 27 5.7 p. Palermo ondulatorio NE-SO 2° » » 5.6 p. Trapani id. ? 2° Marzo 5 11.47 a. Zafferana Etnea id. NO-SE 3° Aprile 2 0.17 a. Messina sussultorio 2° » 4 0.23 a. » id. 1° » » 2.32 a. Mineo id. 3° Maggio 9 10.13 p. Messina ondulatorio N-S 3° » 14 4.55 p. » sussultorio 3° Giugno 4 4.53 a. Zafferana Etnea ondulatorio SO-NE 1° .. 29 4.10 a. » id. » 1° Luglio 12 3.6 p. » id. » 1° Bronte Adernò misto » 5° » 16 8.7 a. sussultorio 2° Biancavilla id. 1° » 21 ' 7.26 a. Catania id. 1" » » 10.25 a. ^ Bronte ' Adernò misto ondulatorio N-S » 3» 1" Etna, Sicilia ed Isoli vulcaniche adiacenti, ecc. 249 Luglio 27 10.18 a. Modica ondulatorio N-S 1" A ".osto 3 1.40 p. Gi aire sussultorio ■)o » 19 5.35 a. Catania ondulatorio » 1" » 25 s.20.30 d. Messina id. ? 2° » » s. 37.30 p. Mi neo 2° » )) 8.14 p. Siracusa Oo Settembre 21 2.50 p. Zafferana Etnea. ondulatorio NO-SE 1° Ottobre 5 2.50 p. Messina id. N-S 1" » » 2.53 p. » id. » 3" » / (i. 20 p. Trapani sussultorio Oo » 15 5.48 p. Siracusa ondulatorio SO-NE 1" M » 5.54 p. » sussultorio 1" II 24 0.30 p. Mi ueo misto 2° 11 26 V.22 a. Siracusa ondulatorio NO-SE 1" )) 27 3.7 a. Lipari Novembre 5 0.3 a. Palermo sussultorio 2a » 10 notte Siracusa ondulatorio SO-NE 1" » 13 8.45 a. Modica id. N-S 2° » » 10 a. » id. » 1° » 23 2.34 a. Lipari p ? 3" Dicembre 1 i.7 a. Zafterana p]tnea ondulatorio NO-SE 1° » 16 5 36 p. >5 id. » 1° » 17 3.20 a. » id. » 3" » 21 2.26 a. Lipari 1° Acireale id. ENE-OSO 5° 6.23 p. \ Zafferana Etnea misto NO-SE 4° ii 25 Giarre sussultorio 3° 1 Viagrande id. 3° 1 \ Catania ondulatorio E-0 N-S 2° R. Osservatorio Vulcanologico Etneo ed annesso Servizio Geodinamico della Sicilia ed Isole adiacenti. Catania 15 Gennajo 1890. LE TERMINAZIONI NERVOSE NELLA MUCOSA GASTRICA Nota del Prof. A. GAPPARELLI. Letta all' Accademia Gioenia nella seduta del di 27 Aprile 1890. Per quanto io ne sappia, nessuno osservatore ha potuto vedere net- tamente le fibre nervose terminali nella mucosa gastrica. — Rabe, in quella dello stomaco dei cavalli, ha determinato una rete nervosa che circonda le glandolo gastriche ed ha visto che dei prolungamenti della medesima si terminano con dei corpi fusiformi. Io ho tentato di seguire le terminazioni nervose nella mucosa ga- strica delle rane e dei cani, adottando per questa ricerca il noto metodo del Golgi, per lo studio del sistema nervoso. I risultati ottenuti abbastanza soddisfacenti, per le terminazioni ner- vose nella mucosa gastrica delle rane, non lo sono egualmente netti e privi di dubbio per quella dei cani. Avrei messo a dormire queste ricerche, se un lavoro di Ramon y Cajal, pubblicato in Spagna, Barcellona nel 1889, dove si occupa delle medesime ricerche, ma nell' intestino, non mi avesse spinto a ren- dere noti i risultati già ottenuti. Pare che nelle rane, effettivamente con il metodo accennato del Golgi, si possono seguire dallo strato muscolo mucoso fin dentro nel- l'epitelio, dei filamenti che per la colorazione, per l'estrema sottigliezza, per i rigonfiamenti periodici lungo il tragitto, per la colorazione e sopra tutto, per la loro presenza nello strato epiteliale, hanno il carat- tere di terminazioni nervose. Nella maggioranza dei casi questi prolungamenti arrivano nello Atti Acc. Vol. II, Serie 4a 34 254 Le terminazioni nervose nella mucosa gastrica strato epiteliale e poi si ripiegano. Non è infrequente, vedere penetrare uno di questi sottili prolungamenti a forma di anza, talora a forma di un esilissimo filamento fra gli elementi epiteliali, situato nello stesso piano dei medesimi ; fatto che esclude la possibilità, che per la spes- sezza del taglio o del piano, secondo il quale venne sezionata la mu- cosa, sia una illusione più che un fatto, la presenza del prolungamento nervoso. Vedi tavola unica, fìg. la, 2a, 3a, 4.a Se questi filamenti poi abbiano costantemente, come nella fig. 2" un piccolo rigonfiamento o no, questo è quello che con certezza asso- luta non posso assicurare. Mi è capitato però di vedere qualche volta questi prolungamenti terminare nettamente con un rigonfiamento a forma di clava, procedente nell' epitelio, o di sferetta. Anche nelle rane, abbastanza chiaramente, vedi fig. 5." si vedono delle cellule, della forma delle caliciformi, che si continuano chiaramente con un esilissimo prolungamento, avente il carattere dei prolungamenti nervosi terminali e che si diriggono verso la rete nervosa dello strato muscolo mucoso non solo, ma anche più profondamente. — Certamente sarebbe desiderabile per assoluto rigore potere vedere la riunione di questi prolungamenti con le fibre nervose, con i cordoni nervosi; ma quantun- que questo io non 1' abbia visto, non nutro dubbio alcuno che gli ele- menti epiteliali descritti siano in rapporto diretto con i cordoni nervosi. Nella mucosa gastrica dei cani si ottengono egualmente questi ele- menti caliciformi colorati in nero, si può vedere come essi si manten- gano in rapporto con un prolungamento lunghissimo, che si dirige ra- mificandosi verso lo spessore dalla mucosa. Trinkler (1) ha stabilito: che molti elementi epiteliali hanno questo prolungamento , avente dei rigonfiamenti da simulare un prolungamento nervoso, ma che lui, non ha creduto tale. Vero è, che ancora è da dimostrare se questi elementi descritti da Trinkler, siano si o no nervosi. (1) Archiv far Mikroskopische Anatomìe — V. 1885 pag. 174. Le terminazioni nervose velia mticosa gastrica 255 Naturalmente per i miei preparati io sono inclinato ad ammettere la identità della cosa, tanto per le rane come per i cani, cioè che i nervi si tengono nella mucosa gastrica in l'apporto con elementi con- siderati finora come elementi epiteliali. Laboratorio di Fisiologia sperimentale della R. Università di Catania. Dagli Atti delV Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania Voi. II. Serie 4.' — Trp. Galatola. v% '. /. Sugi' integrali delle- equazioni della Dinamica. Nota del Prof. GIOVANNI PENNACCHIETTI In questo breve scritto mi propongo estendere al moto di un si- stema vincolato materiale qualsiasi proposizioni da me altrove (1) di- mostrate riguardo a un solo punto. Restando nell'ipotesi generalissima che le forze siano funzioni delle coordinate e delle derivate di queste rispetto al tempo , e dipendano anche esplicitamente dal tempo , col quale eziandio possano variare i vincoli del sistema, determino le condizioni necessarie e sufficienti, affin- chè più problemi dinamici ammettano 2^ — 2 integrali primi comuni contenenti ciascuno una sola costante arbitraria e non contenenti espli- citamente il tempo , essendo p il numero delle coordinate indipendenti. Applico quindi tali risultati al moto di un corpo solido. Dipoi tornan- do a problemi dinamici qualunque, esamino alcuni sistemi di 2^ — 2 integrali primi comuni dipendenti dal tempo, e in ultimo alcuni sistemi di 2f* — 3 integrali primi comuni indipendenti dal tempo. § 1. Equazioni del moto. Siano x/n yhl zh le coordinate di uno qualunque degli n punti del sistema rispetto a tre assi ortogonali fissi nello spazio, mh la sua massa, Xln Yhì Z,t le componenti della forza, che agisce su di esso. Siano & le equazioni che esprimono i vincoli del sistema, sicché le coordinate degli (1) Sugl'integrali comuni a più problemi di dinamica — Annali della R. Scuola Normale superiore di Pisa — Voi. IV. Sugf integrali delle equazioni del moto di un punto materiale — Giornale di Matem. diretto dal prof. G. Battaglisi, Voi. XXIII. Atti Acc. Vol. II, Sesie 4a 35 258 Sugi' integrali delle equazioni della Dinamica n punti si potranno esprimere in funzione di / e di /* nuove variabili indipendenti qi , qz, ... q^ , essendo f- = 3» — k, cioè si potrà porre : x,, — xn(t, q,, q2, ... qu) , .2 + ••• + ^WV + 2J'^1v; + ... 4- 2Blqll -+- 22?,?,' + ... + C), dove : •^i | da^, dxh dy^ dy^ dzn_ dz^ \ r,s ~ sLi h \ dq,. dq., dq,. dqs dqr dqs ' •^i I dx,, dx,, dyk_ dy^ dzn_ dzh_ \ ' Zi \~dTda7. + dt dqr "*" dt dq,. ì h =■ i 6 = ZTh\ \nt) + (-&■) +\wì Qui si deve osservare che le derivate rispetto al tempo, che figurano nelle espressioni di Br, C sono derivate parziali dedotte dalle (1), Sugi' integrali delle equazioni della Dina mica 259 quando nei secondi membri di queste si considerino /, qi , qs ,... ry/x come variabili indipendenti. Ponendo : A4,,, 1 A4M| ,, /A48,s 1 A41>! , , IdA*. A4,,, A4,,2\ ,|A4,,< AB, AB.n 1 dC + *'<>-' l-^r+-^r--^-) + -+3' VW+lìq--dg7)+-—2dg7 le equazioni del moto : d dT dT -; — tt ; — = Ms , (s = 1, 2, ... u) A> dq's dqs *' ' ' ^ dove Ms 2(* rf.*7 dq.. Z„ dzn dqs ì ' divengono : dove : d% _ dt - = Q, (2) Q. = 4W , Aiì2 , . . . At , , - 1, M, — N, , At , , + 1 , . . . ^i1|U 42ll, ^g.2 ) . . . .À, , , _ i," Jf, — NÈ , A%> , + i, . . . A.„ Ap.i> At*,2 • Ap, g -1, A^ — ^J ^, S + l, fl,fl X 7) ' D = Aiti , Aip t ... Ai, p Aì,i , A^ , ... A-2,fx Afj.^ , A2# , . . . Afj.^ 2G0 Sugi' integrali delle equazioni delia Dinamica § 2. Sistemi ì più generali di 2y. — 2 integrali primi cornioli indipendenti dal tempo. Sia a = F (t, qlf q2, . . . 9^, g,' , q,' , ... q^) , (1) dove a è una costante arbitraria , un integrale comune a due distinti sistemi di equazioni : %=&, r* = i, 2...A»; (2) dV 4 ossia comune ai due problemi (Qlt Q, , ... Qp) e (Q\ , Q',, ... Q'p). Si dovrà avere identicamente : dF dF , dF , dF . dF _ , dF dF cft f/9l Jl dq,*2 dq^-u dq, dq, dq dF dF , dF . cZF ,.dFndF' dF __ dt dq,*' dq,1' f/ almeno due cor- rispondenti devono supporsi differenti fra loro : siano queste Q, , Q\ , sicché potremo porre : /,= Q, + 1 - A-, ■ Q,. (3) Sugi' integrali (felle equazioni della Dinamica 2<31 Allora al sistema delle due precedenti equazioni differenziali par- ziali di primo ordine si può sostituire il seguente : i ■» dF dF 7 dF . dF , -I (F) = -r-r + y^ &, + — fc, -+- . . . + -=-r- *> _ , = 0 , 4) D.„. dF dF , dF , dF , ,//•' , (//<' , <« «?, d_i __ A(lt) — B(Jct) 9.' 2.' " 93' Qfj.' h A(lt)-B(kt) A(it,_i)~-Ba'tl_ì) *.-, Di qui si deduce dapprima : 2i 9, * ' 9, Le quantità lLÌ /2, ... lli_l non potranno dipendere esplicitamente dal tempo, e per determinare /, si ha 1' unica equazione : dli , dlj . di, , n . j— 7 li ■+- j-? 9- + • • • + j — r qa = 2 li , dqS dq2' dq^ *» cioè ltì Z2, ... ^_, sono funzioni di qn q,, ... q^ , q\ ... q'^, omo- genee e di secondo grado rispetto a q'{ì q\, ... q' ^, onde si può porre: „ /, 9/ 9/ V.i Le. condizioni necessarie e sufficienti per le forze sono che le quan- tità Q,<]\ — Qi'i t (?==2, 3T ... fi) siano funzioni omogenee di terzo grado rispetto a q\ , q\ , ... g'^ e del resto funzioni qualsiansi rispetto alle altre variabili qtì <].,, ... gy: il che si può esprimere ponendo: \ Vi Vi V,' Q3 v.' ■ - Qi Vs' : = v.'3 v* > • • • v„ 2l il, ... il ' v." v.' ?.' Si può osservare che , quando queste condizioni sono soddisfatte , tutte le differenze Qtq\ — QiAn dove ' e^' sono due numeri disuguali della serie 1, 2, ... /* , saranno funzioni omogenee di terzo grado rispet- to a j',, q\, ... q'f,. Se le espressioni, che abbiamo trovato per k\ , k2 , ... ku _ 1} l± ? ... L _ 1} si sostituiscono nelle equazioni (4), (5), il sistema (4), (5), (6) diverrà completo. Se si ha riguardo alle (8), si vede che la soluzione più generale della (4) è: F Cq, > Q, , ■ ■ • V/x > fi , 1» , • •■ : • fy _ J = costante , dove : ?L — „ ìL — ìl_ — q,'-*" V, ~^' ••■ V,' -V-i- La (5) diviene perciò : dF ^dF dF dF dF dF dF 264 Sugi' integrali delle equazioni della Dinamica la cui integrazione dipende dalla integrazione del seguente sistema di 2,« — 2 equazioni differenziali ordinarie di primo ordine : dq, _ dq., _ "Q/jl d^ == ^" dq~t == *' - Jq~, - V-'. ■£ = V, (7. • - 7« • * > - fy- J' - -^i = fy _ . fai, - V 1» - V _ ,)• GÌ' integrali primi richiesti saranno quindi le 2« — 2 soluzioni distinte della precedente equazione a derivate parziali di primo ordine, o, ciò che è lo stesso, i 2/* — 2 integrali primi del sistema: d'v I dv, dy„ dy\„ \ 3£ = *(*. f» *> - V-' -^' iT - -g^j =o,^=i, 2, ...*-i; (io) nei quali a t, if,, if,, ... ^_lf ^' • • rf/ si sostituiscano rispettivamente 9',. . ^ • <7«. gs> ••• V tt 7 i 7 i e siffatti integrali converranno a tutti quei sistemi (2), in cui le forze soddisfino alle p — 1 condizioni (9). Il sistema delle equazioni integrali potrà quindi prendere la se- guente forma : 7, = ;' 7« ^- = ?2« - , fa » **> ■ ■ ■ v - " 2i ; ' Sugi' integrali (felle (quazionì delia T)iii«mic<( 2G.r) le quali equa/ioni, risolute rispetto alle 2ju — 2 costanti ai ,««.,- a,„ _ s costituiscono i 2p — 2 integrali primi richiesti. Supponendo conosciuti i 2i" — 2 integrali primi, e denotando con fr,.\> f /,.-!' //,.< funzioni note, potremo porre, in virtù delle equazioni (§ 1, A che esprimono i legami del sistema, e in virtù delle (11): •'V, = /'/,., ( t, q„ oc,, a, V-*), Hi, = A,« (*, In an «„ ■•■• a2/i_2 I, 2/, = /'/,,3 U, ?,, a,, a„ .... a?/t_g), dove è da osservare che nei secondi membri il tempo figura esplicita- mente, soltanto se i vincoli del sistema dipendono dal tempo. Perciò, se i vincoli del sistema dipendono dal tempo, i singoli punti, per tutta la durata del movimento, si troveranno rispettivamente sopra altrettante superficie fisse determinate; e , se i vincoli non dipendono dal tempo, risultano anzi determinate le traiettorie degli stessi punti. Se si suppone che le posizioni e le velocità iniziali dei punti mollili siano le stesse per tutti i problemi della classe, dette superficie e dette traiet- torie non varieranno da problema a problema della stessa classe. Per completare la soluzione di ciascun problema, cioè per trovare i due ri- manenti integrali primi non comuni, basterà eliminare per mezzo delle (11) le quantità q, , q, , ... q , q' q'z , ... q' dall'equazione: d'q, Jftì'= Qi (*> ?i> 2». —9fi, ?'■> tfu — Q'fi), la (piale prenderà così la forma: d:q, dP = f , Y sono determinate funzioni intere di secondo grado omo- genee di — ' — ' ir con coefficienti, che sono funzioni intere di A, B, C h dt dt di e del seno e coseno di 9, ¥», 4-, e dove L, .1/, JV, sono le somme dei momenti delle forze date rispetto agli assi 0|, 0>j, 0£. Tutti i problemi del moto di un corpo intorno a un punto fisso , nei quali le quantità L, M, A7, soddisfino alle due equazioni lineari: B ( 6' sen 4- — cos 9 — 4/ sen e cos 4) £4-^1 *, a,*,e,wli, w WWdf Le equazioni del moto sono in questo caso sei, cioè anzitutto: d'a d'b d'e Mid? = X> MldT> = 1> Midf> = Z' dove Mj è la massa del corpo ; e le rimanenti equazioni sono le (1), in cui A, B, C siano i momenti principali d' inerzia del corpo relativi al centro di gravità, e 0 , ? , +, L, M, N abbiano il significato che ul- timamente abbiamo detto. Le condizioni necessarie e sufficienti , perchè 2(58 Sugi' integrali delle equazioni della Dinamica esistano dieci integrali primi comuni, i quali non contengano il tempo esplicitamente, sono ora cinque, cioè : X6' BLcosj> — AMsen ^ , _ % ' AB~ ~a ~h' 17)' BLcosi* — AMsen ,, ,■ % AB- -h=<- Z0' BLcosi* — AMsen ^ , _ Mi AB oltre le equazioni (2), essendo : e' = fi , da ,, db , de dt dt dt e intendendo che f\ , f\ , ... /'-, siano funzioni date di *, 0, 9, 9 dove è per brevità : e dove al , og , ... «« sono costanti date. 11 sistema delle equazioni (4), (5), (7) del § 2" diviene: ■ ,™ **" djF dF 4W = «, ^- + ^.^-+...+^^ = 0, (1) » ra ■ dF , 1 (F) ) = 0, D^B (F) ) — B {Di (F) ) = 0 sono identicamente soddisfatte , si con- clude che il sistema delle equazioni (I), (2), (3) è completo. Se si pone: a,q\ — a,q\ = v, , atq\ — asq\ = », , .... a,g'u — a^q', — iy_l, la (1) integrata offre: F (t, ff, , gs, . . . fyi, », , »,, . .. ty_ ,) = costante . e perciò dalla (3) si deduce: F(t, u,, h,, ... tip _t, vtt v2, ... » _J =" costante. 270 Sugl'integrali ileìle equazioni (iella Dinamica Dopo ciò è facile concludere, giovandosi della (2), che le soluzioni comuni alle equazioni (1), (2), (3) sono tutte e sole le soluzioni della equazione unica: dF dF dF dF dF W + 5iT, D' + du~, v> + - + du~ "/*- + *, *• {t' "" - V-.) o, ciò che è lo stesso , del sistema delle p — 2 equazioni differenziali ordinarie : d2u, — = ,,„. «.„ ... tyj, dP = (4) d*u Le jix — 1 coudizioni, a cui devono soddisfare le forze, sono : a,Q, — (1& = tp, (a,q, — a,q,, a.q, — a3q, , . . . a,q^ — a^q, ) , a%Qt — «SQ, = 9, (a,?, — «=?,, «,93 — a9g, , . • • «,9U — «tt9, ) , a,Qa — a^ = 9fi_i Kgs — «,9, , «,93 — «„?, , • • • a,^ — «y7, ) . Integrando il sistema (4) e denotando con al , *, , . . . %« _ 8 le 2/i — 2 costanti, si abbia: «1 = +1 ("1 , «2 , • • • «2/U _ 3 , « ^ _ f , t) , «, = 4*. fa , «s , • • • v - 8 ' V - 2 ' ^ ' m„ = J-„ (a, , a2 , . . . a „ , a „ , t) Sugi' integrali (M/e equazioni della Dinamica 271 (5) da cui: a,q, - a.qi = 4*i («i .. «2 , • • • «,« _ , ; V _ t > ^ ; ",'/» — = 4* («1 , «* ; • • • V _ 3 ■ V - ì ' f) ' Di qui si deducono le quantità qtì q3ì ... q^ espresse per mezzo di 7l, «, , a,, ... *■ Ma si ha (§ *> "): ri2» -~ = Qt (<& , ?2 , • • ■ 7u > «1* «I,- V-3^ V-^' in cui la funzione /' varierà di forma da problema a problema, e la quale offrirà per ciascun problema particolare i due integrali restanti non comuni agli altri problemi della classe. Dalle (5) si deducono fi— 2 equazioni della forma: ffllSs " «:.?. = f> («iff. — «!>?,, aM «2,- — V-3)' «1?< — «4?! = *1 («iffs — «affi, «D «21 "■ V-2^' a'V~"/*9, = V-2 ^,?! _ siano le coordinate xi: yi , 2, , x2 , ?/2 , se,... a?«, ?/„, e„, essendo M=3«, e da 272 Sugl'integrali tirile ((inazioni del In Dinamica quest' ultime equa/inni si deduce immediatamente che i vari punti del sistema restano, durante l'intera durata del movimento , ciascuno sopra una determinata superficie cilindrica. Se il sistema non è libero, si avrà in virtù delle equazioni integrali (5) e delle equazioni (§ 1, ') che sprimono i vincoli del sistema, essendo fhi fht fhfi simboli di funzioni: e xh = f/,,i {*, ?, , «,, «»,— V-2'' yi, = fi,* (t, qt, <*, , «,, ... «,.u-2 )' Eliminando / e qi da queste tre equazioni , si conclude che il punto (./,,, yM zh ) resta durante il movimento sopra una superficie fissa de- terminata, la quale, se le posizioni e le velocità iniziali dei punti del sistema sono le stesse per tutti i problemi della classe, non varierà da problema a problema della stessa classe. Supponiamo che sia identicamente : Vi = o, ?« = o fy_, = 0: si avrà: * ut = a, U + a^-g), «, = a, l' + aiU_2> + aa tts = a:, (*-»-« )-f a P i. (Muli : "a-, = «a-, t' + VJ + V-*' W, = -« », + y , «, = - u, 4- «u+i , .... V, = — ' + ,-:.' Sugi' integrali delle equazioni delia Dinamica 273 ossia : «, 2'- 3w) le condizioni per le forze prenderanno la forma: Xi Y, z, Z2 zn (Il Ih Ci «2 Cn da cui si deduce facilmente che per due punti dati qualunque del sistema il l'apporto delle proiezioni , sopra un asse qualsiasi dato , delle due forze ad essi applicate, è costante, e che inoltre le successive linee d' azione della forza , che durante il moto sollecita uno stesso punto del sistema, sono parallele. Dei Qn — 3 integrali primi comuni, in si possono assumere sotto forma tale, che tre integrali indipendenti dal tempo e uno dipendente dal Atti Acc. Vol. II, Sedie 4a 37 274 Sugl'integrali delle equazioni della Dinamica tempo si riferiscano al moto di uno stesso punto (xhì yhì zh) preso separatamente. La forza, che sollecita questo punto, si può considerare come diretta verso un centro fisso , che è il punto all' infinito di una retta, che forma cogli assi angoli, i cui coseni sono proporzionali ad ah , bh , ch. Sono proporzionali al tempo (1) le distanze (contate col tempo) delle successive linee d'azione della forza, che sollecita il punto stesso. Queste proprietà del moto del punto hanno analogia con le proprietà del moto di un punto sollecitato da una forza diretta verso un centro fisso situato a distanza finita, nel quale ultimo caso si hanno tre integrali primi comuni invece di quattro. Il sistema dei 6/j — 3 integrali primi può porsi sotto la forma: u' t Vi, = ai , «, = aa, ... «sn-i = (*3>t-i, — — «6n-a ■+- t , ' i a3Mi — a,?^ = a3„ , ai(xtx'n—x\xn) + a,li.rlr'ì—x\x,\-\-(i,'.r\.rn—xlx'„)=ail,--i, «y, — ft.a"', = an, al{x,y\ — x\yl)+ Ih (xtx't — x\x,)-\- at {x',yi — xìy\) = atn-i, aty'n—bnx',=ain-i , at {xty'„ —x\yn) + bn{x,x2 — x',x,) + tì,2 {x\yn—acly'n)=«Sn _ , . asz\ — c,x\ = a.;„ , at (x,z\ —x',zt) + e, (xtx\ — x^xj + a, (;*•'., 2, — x^z\ ) = a-„, _ ,> , axz' n—cnx\—a-in _ , , ai (x3z'n — x',z„ I + c^x^'., — x'txt) + at{x tzn—xxz'^ = ain _ 8 . (1) Giorn. ili matem. voi. XXIII, nota citata. Sugi' integrali delle equazioni della Dinamica 275 § 5. Alcuni sistemi di 2f* — 3 integrali primi comuni indipendenti dal tempo. Per la ricerca dei sistemi di 2^ — 3 integrali primi comuni indi- pendenti dal tempo bisogna determinare *'i , h, ... A- , ll} lì; ... J in modo che il sistema delle equazioni (4) , (5) , (6) , (7) del § 2 sia completo. Se poniamo: A, =&, *, = £*, ....* =qJL, (i) h=*ifo,q*,...qfl),1t = *,(§i,to, ...fy) /„_, =%_{ (fr, qt, - q^), in cui *i»*«, — ^^ sono funzioni omogenee di grado negativo — 3 in maniera che si abbia: 9. *9i 9> --«,,» 9^-'l9l' Sl'-9l /' il sistema stesso diviene: „,„ d.F , dF , dF , dF _ JF . GYF, = £ = 0 (4') n ,„ rfF rfF dF dF , dF , «9i <*9a f?9u ' ftyi cty» a 1tJ- dF - w; q'» = °' (5) 27G Sugl'integrali delle equazioni della Dinamica essendo Ai (F) = qvA(F), A (F) = q{ D(F). È facile -verificare che si ha identicamente: A {A, (F) ) - Ai (Dt (F)) = 2 A, (F), Z>, (B (F) ) — B{Dt (F)) = - 2 B(F), e che le equazioni : C(Ai{F))- Ai(C(F)) =0, V{B(F)) - B{C(F)) = 0 sono identicamente soddisfatte, sicché il sistema (2), (3), (4) è completo, ed ammette 2." — 3 soluzioni. Le (1), (2) esprimono condizioni, che so- no soltanto sufficienti, affinchè il sistema delle equazioni (4), (5) , (6) , (7) del § 2 sia completo ; e perciò noi otteniamo per mezzo di esse soltanto alcune classi di problemi aventi 2/* — 3 integrali primi co- muni indipendenti dal tempo. Dalla (3) si vede che gl'integrali comuni , a cui si riferiscono le espressioni (1) e (2) di h, h, ... ^_, , k, k, ••■ ^_, , hanno la forma F (q„ q%, ... q^, "•,-• , «i.3, • • • "i,m ) = costante, dove si è posto : ulfi = qt q'2 — q\ q„ «1,3 = ?i q\ — q\ • • • «i,« = 2i ?'p — '/> Qp ■ Poi dalla (5) risulta che gì' integrali comuni sono compresi nella forma ancor più particolare : F ( «, , u2 .... u , tu.:, «i.-,, • • • uiJt ) = costante, dove si è posto per brevità: q, =—* v.l^'^7' ^ ; le quali equazioni esprimono che le quantità y, ()2 — ••• Mu^ ) Poiché nei secondi membri di queste equazioni la variabile indipendente / non entra esplicitamente , gì' integrali di questo sistema si possono supporre ridotti alla forma : Wi = Tj («t , a*, . . . a,^, <*,„_, + * ), m8 = T2 ( «! , a2 , ... a , a + t), ■2fJ.^3 ' ->M-i (9) dut dt > r (olf «,. ... «!/U_s, a,tt_2 + *), rff sicché una delle costanti figuri combinata col tempo per via di addi- zione. Risolvendo quest'ultimo sistema rispetto alle costanti, si otterrà . oltre un integrale primo, in cui figura il tempo aggiunto alla costante «,u ,, altri 2^ — 3 integrali primi indipendenti dal tempo. Se /(»""-V^-lT) = C0St Sugl'integrali delle equazioni delia Dinamica 279 è uno qualunque di questi ultimi 2p — .'5 integrali, sarà: f li" V, fy F , ' {n 'n>- 17 ' 'M ' ~~ q '?' ' - *'? •* — ? .«i* ) = COSt. ai '/i Vi ' r ■ dove /'ha la stessa t'orma che nell'equazione precedente, un integrale primo comune a tutti i problemi, in cui le forze soddisfano alle condi- zioni (7). Possiamo osservare che il sistema (3), (4), (4'), (5) è ancora com- pleto, se nei secondi membri delle (1) e (2) aumentiamo qtì q2ì... q^ di altrettante costanti arbitrarie crn «2,... a^ rispettivamente. Se quindi si elimina t dalle equazioni (9), e si tien conto di questa osservazione, si avrà un sistema di p — 2 equazioni della forma: q3 -ha, I q, -f- a, - ^ \77^r> a>>a>> •••««. UO) qi+av \qi_-\-ai ' tP-s I ' V4 + «4 _ , [q,-\-ai Qi+a, T* \ql+(k'' ai) "«'"■ V*P V + ^_, (v,+», ?1 + 0l ~V« ^^T^"' a" **'••■ V-3" In virtù di queste equazioni e delle (§ 1, i) si può porre, essendo A. j /»,« j A.3 simboli di funzioni: Xh = A,i (qiy q2, t, a,, a2, ... «^ ) , Uh = f/,,2 ( Vi , V'2 , *, «1, «t , ■•■ « M_3 ) , Z* = A,3 ( Vi , V'2 > *, «1 , «2 , -. « J„J3 ) • Perciò, se i vincoli del sistema sono indipendenti dal tempo, i sin- goli punti si troveranno per tutta la durata del movimento sopra al- trettante superficie fisse determinate. Se il sistema è libero , e si compone di n punti , sicché p = 3», immaginando che nelle (10) qn q2ì... ^rappresentino le 3» coordinate 280 Sugl'integrali delle equazioni della Dinamica xiì Vii zn J'ìi— zni 8' deduce subito che le superfìcie fisse, su cui durante il moto si trovano gli n punti (>,,, //,,, zh\ sono n superficie coniche, i cui vertici saranno, in generale, >i punti fissi distinti. Se il sistema è libero, e si ha Pi = ?t = •■• = 9a = 0, dove f*=3«, e se supponiamo essere le equazioni del moto : rf^~A/" HF-1'1' ~dF-Z"' C*-1»2-3») le condizioni per le forze, indicando con a{ , ^ , ci , a8 , quantità co- stanti, prenderanno la forma : Al J i Z, i A2 An [\\\ ih —bt Zi — Ci ad — fife i»l — <-« sicché a ciascun punto è applicabile il principio delle aree. Le rt su- perficie, su cui si muovono rispettivamente gli n punti, e che nell'ipotesi più generale precedente abbiamo detto essere superficie coniche, sono in questo caso particolare altrettanti piani. Il sistema dei 6» — 3 integrali primi comuni è : ( Xi 4- at ) x\ — ./•', i .r, 4- a, i = a,,,. , (12) i ./■( 4- a, ) x\ — .'•', i .r. -(- a, ) = ai,;, , ( x% + «2 ) x\ — x't ( -r, -I- a, ) = as,;< , ' •'•! -|- „ ) = a2,.,n , ( Xi 4- "i I s'i — a?\ ( ai 4- Ci 1 =ali2,ì+, , (x* + a, ) z\ — x't ( Zi 4- e, )=a>,-2„+i , ( .x, 4- «i ) z „ — .t'i ( z„ 4- c„ ) = ai, .„, . ( Xi 4- at ) z'« — a;'2 ( z„ 4- c„ ) = a,,.;„, , Sugl'integrali delle equazioni rfrìla Dinamica 281 dove si sono indicato con a,,., o.Ui, ... a2,3n le costanti, e da cui si de- ducono le seguenti 3« — "2 relazioni fra le coordinate: «t,3 I ■''! 4- «i ) - ■ «i,3 ( •'•,. -f- a, ) -+- «i,s ( as, 4- a,) = 0, «*,„ i •('! 4- a{ ) — a,,„ ( .,■, + «-. ) 4- o:u, (./•„ 4- a„) — 0, °%n ì (. -O 4- «i) — a,,,H ., ( ./'.> + Oj ) 4- ali2 (yt -\-b,) = 0, a.,,»,, ( ajj + ai 1 — ai,!« ( ass 4- «s ) 4- «lfj ( ?/« 4- bn) = 0, «■>.■>» 1 1 ( -i\ 4- rti ) — otifin+i (»••> 4- «2 ) 4- ai,ì (zi 4- Ci ) = 0, as,3n ( J'i 4- «1 ) — «i,3« ( Xt 4- «2 ) 4- «1.4 ( z„ 4- c„ ) = 0. (13) Per trovare gì' integrali propri del problema particolare dato e non comuni agli altri problemi della classe definita dalle equazioni di condi- zione (11), non rimarrà che di considerare due qualunque delle 3« equa- zioni differenziali del moto, p. es. ci Xi , . , , , — JTT — -"M \h Xi , I/i , Zi , CC-2 , ... X i , ... Z n , d'lV-2 di — -- X2 (t, Xt, J/i, Zi, X, , ... X\ , ... Z'n ) ed eliminare dai secondi membri per mezzo delle equazioni (13) le coor- dinate yi , z^ y-2, Zi, x3 , y3 , z3 , ... e le loro derivate prime. I tre integrali primi distinti, che, oltre l' integrale primo (12), ap- partengono al sistema delle due equazioni differenziali così trasformate, completeranno la soluzione del problema. Nel caso di un solo punto libero, riferendoci a tre assi ortogonali Sugl'integrali delle equazioni della Dinamica condotti, parallelamente ai primitivi, pel punto (a, l>, e), le condizioni a cui deve soddisfare la forza : ,Y - yZ = ±, J », ±), xZ - zX = 1 *( * , ±) .1- \ X X ' ./•• \ X ■<■ J esprimono che i momenti di essa rispetto ai nuovi assi sono funzioni omogenee di grado — 2 delle coordinate. Ora se L, M, N, K, K' sono i momenti della forza rispetto ai tre assi e a due altre rette condotte per l'origine e formanti gli angoli a, iì, y; a', 12', ■>', cogli assi, cioè se si pone : L = yZ — zY, M = zX — xZ, N = xY — yX K = Lcos a + 3/cos /3 + jYcos y, K1 = Lcos a' + J/cos /3' -+- Ncos y', si vede facilmente che, quando i momenti della forza rispetto a due rette qualunque condotte per 1' origine sono funzioni omogenee di grado k delle coordinate, anche il momento rispetto a qualunque altra retta con- dotta per 1' origine è una funzione omogenea di grado k delle coordi- nate. Perciò nel caso di un solo punto libero le condizioni, a cui devo- no soddisfare le forze, si possono anche esprimere dicendo che " si ab- itili un' origine tale, che i momenti della forza rispetto a due rette con- dotte per essa (e per conseguenza rispetto a qualunque altra retta pas- sante per la sfessa origine ) siano nulli ( il qua! raso corrisponde al principio delle aree) ovvero siano funzioni omogenee di grado, — 2 delle coordinate del punto mobile. „ Se le forze dipendono soltanto dalle coor- dinate, questa condizione è ancora necessaria (1), affinchè più problemi del moto di un punto libero ammettano tre integrali comuni indipen- denti dal tempo. (1) Ann. della R. Scuola Nomi. sup. di Pisa, Voi. IV, nota citata. Effetti dell applicazione agli arti delle fasce di Esmarch, sai feno- meni del polso. Applicazioni pratiche neh' asma e nelle ma- lattie di cuore. Nota del Prof. A. VA P PANELLI. Letta nella seduta del 27 Aprile 1890. Se si applica sull' arteria radicale, un ordinario sfigmografo in un individuo sano e si piglia il tracciato del polso nelle condizioni nor- mali e dopo si fa l' ischiemia dell' arto toracico opposto , con una fa- scia di Esmarch, si osservano durante F ischiemia delle modificazioni nel tracciato del polso medesimo. 1. Nella maggioranza dei casi si nota, rinforzamento della sistole- accentuazione del dicrotismo— l'apice della curva maggiormente acuto, re- golarità maggiore ed accentuazione in tutta la curva diastolica; e con questo, si ha anche spesso maggiore frequenza, in alcuni casi eccezionali rarefazione del polso. Queste modificazioni del polso , determinantesi durante l' ischiemia dell' arto opposto, non cessano con il ripristinarsi della circolazione nor- male. Tolta la fasciatura si determina nell'arto una iperemia considerevole, ma in relazione con questa, non si hanno nel polso modificazioni in meno o ritorni al tracciato normale, istantanee.— Il polso in massima, conser- va i caratteri già acquistati, in forza della fasciatura, sopratutto relati- vamente alla intensità sistolica. — Diventa nella maggioranza dei casi, ri- mossa la fasciatura, frequente e celere. Vedi tracciato N. 1. Fatto abbastanza curioso e sino ad un certo punto inesplicabile. — Vedremo in fine, come debba interpretarsi il fenomeno sulla guida di altri dati sperimentali. N. 1. polso normale p. dopo la fasciatura p. rimossa la fasciatura 284 Effetti dell' applicazione agli arti delle fasce di Esmarch Per tanto mi è nata l' idea, di tentare di correggere con questo artifizio i disturbi idraulici, che si hanno in alcune malattie, dove la alte- rata forza sistolica e frequenza, è il fattore di tutto il treno sintomatico. — Dove si ha diminuzione della pressione, piccolezza e irregolarità del pol- so. Riserbandomi di estendere questa applicazione alle svariate malattie del circolo sanguigno, posso fin da ora esporre i risultati ottenuti, nel- 1' asma ed in alcune affezioni cardiache. Asina — Non ho avuto occasione di esperimentare, durante accessi acuti di asma, ma in parecchi, durante accessi moderati o verso la fine dell'attacco forte; accennerò brevemente ai casi, da me osservati, dove l'asma si associava ad una forma catarrale bronchiale , senza vizio di cuore. 1. G. C. robusto operaio, presentava il polso alternante e irre- golarità nella diastolica arteriale: senso di malessere, di pena, che loca- lizzava alla regione toracica. — Fatta la fasciatura il polso acquista una regolarità grandissima, diventa forte e frequente, cessa il senso di ma- lessere di oppressione e sente liberamente espandersi la cassa toracica. Rimossa la fasciatura, seguita il miglioramento del polso ed il be- nessere. Vedi tracciato N. 2. N. 2. fÌ|||SÌ|ÌÉ ^ANvNKNj \\J pulso prima della fasciatura p. durante la fasciatura 2. M. V. da Paterno — Asmatico da più anni, con catarro bron- chiale. Il polso preso durante 1' accesso mite, è piccolo, duro. Appena fatta 1' ischiemia all' arto toracico opposto, si ottiene modi- ficazione del polso, si accentua il dicrotismo, quindi diventa più forte e con caratteri normali. Sperimenta il solito benessere , che localizza al torace , e la voce Effetti dell'applicazione agii arti delle fusre di Esmareh 285 debole prima, si rinforza. Rimossa la fasciatura rimangono le modifica- zioni del polso cerniate. N. 3. a, prima della fasciatura b, appena fatta e durante la fasciatura. e, rimossa la fasciatura. 3. M. S. di anni 40, di sviluppo scheletrico e muscolare eccellente, da parecchio tempo soffre di accessi asmatici, accompagnati dal solito catarro bronchiale umido. — Al momento dell'osservazione persiste la for- ma catarrale, rantoli umidi in tutto l'albero bronchiale, senso di strettura al petto, leggero all'anno. Il tracciato rivela il polso tardo, duro, quasi anacroto. Applicata la fascia di Esmareh all' arto opposto, si ottiene accen- tuazione del dicrotismo, cessa la sofferenza al torace e 1' ammalato che respira ampiamente, dice di non avere potuto far questo mai prima, du- rante 1' accesso. 4. G. M. Di anni 42 di buona costituzione, affetto da più mesi da asma ; 1' osservazione che si ripete per 4 giorni di seguito , capita du- rante l' intensità dell' accesso: il polso è frequente, piccolo, il senso di malessere e la sofferenza al torace è indicibile; praticata l' ischiemia del braccio e di una gamba, il polso si rinforza considerevolmente, si ac- centua l'elevazione dicrotica, cessa la sofferenza, respira liberamente, sente come abbassarsi un corpo che localizza alla regione epigastrica, il dia- framma probabilmente. N. 4. .KJ^JXiXAJXJW^'NM^V. polso poco prima p. durante la fasciatura p. dopo la fasciatura 286 Effetti delV applicazione agli arti delle fasce di Esmarch Nei casi osservati di asma, si è dunque avuto, in seguito all'appli- cazione della fasciatura e dopo, rinforzamento accentuato e regolarizza- zione del polso, cessazione durante e dopo la fasciatura delle sofferenze. I casi poi di malattie di cuore da me studiati sono: 1. S. giovane affetto da una enorme ipertrofia di cuore, accenni a rottura di compenso. — 11 polso preso prima raro, quasi anacroto, dopo la fasciatura diventa più forte. Vedi tracciato annesso N. 5 e 6. Rimossa questa si fa più forte e la curva diastolica, presenta delle oscillazioni accennanti al dicrotismo, con polso più raro. Cessa quel senso di oppressione localizzato al petto. N. 5. p. prima della lasciatura p. ilupo la fasciatura N. 6. p. durante la fasciatura p. rimossa la fasciatura 2. Un caso di pericardite cronica. Dopo 1' applicazione della fascia il polso diventa piccolo, anacroto e frequente. — Rimossa la fasciatura, più forte la sistole, accentuata la curva diastolica, conservando il polso la frequenza primitivamente acquistata. — Cessa il dolore che localizzava alla regione precordiale. 3 x. C. — Affetto da insufficienza mitrale, accusa un senso mo- lesto, quasi doloroso alla regione precordiale, il polso è raro piccolo. Fatta la fasciatura cessa il senso di dolore, il polso diventa frequente,, Effetti dell' applicazione agli arti delle fasce di Esmarch 287 l'arteria presenta i caratteri di elasticità maggiore, rimossa la fascia- tura il polso torna a rarefarsi. p. prima della fasciatura p. dopo la fasciatura M. G. Soffio al lm0 tempo alla punta, affanno, polso frequente, piccolo, apice della sistole prolungata— fatta la fasciatura, si rinforza notevol- mente , cessa la sofferenza , V apice della curva diventa maggiormente acuto, rimossa la fasciatura il polso diventa più forte e celere. p. poco prima p. dopo la fasciatura Dalle indicate esperienze è legittima una conclusione, che nei casi studiati si ebbe in seguito alla applicazione delle fasce di Esmarch, la cessazione delle sofferenze e variazioni rapidissime delle condizioni del polso , spesso nel senso che noi ordinariamente ci ripromettiamo da medicamenti opportuni e dopo parecchie ore. Le mie osservazioni, sulla durata dei benefici, in seguito alla applicazione delle fasce di Esmarch, non sono complete ; e mentre mi propongo di continuarle , non posso però che riflettere: che l'applicazione periodica è facile e non ha con se alcun pericolo. È sino ad un certo punto inesplicabile il fatto, che i fenomeni di miglioramento del polso, iniziatisi durante l' applicazione della fascia in un arto, cioè, durante la ischiemia di un arto e 1' accrescimento tempo- raneo in tutto il sistema circolatorio, di una maggiore massa di sangue, 288 Effetti dell' applicazione agli arti delle fasce di Esmarch si continuano quando questa diminuisce, rimossa la fasciatura, per l'ipe- remia che si ristabilisce nell' arto già anemico. È un fatto che l'organo cardiaco, costretto per il maggiore afflusso sanguigno ad un movimento esagerato, contratta maggiore energia si- stolica, pare che continui anche dopo a funzionare esageratamente, in- somma il cuore temporaneamente contrae l'abitudine ad una più attiva funzione. Una ipotesi si è, che in seguito alla applicazione delle fasce, oltre al liquido sanguigno, venga versato nel torrente della circolazione, il liquido interstiziale dell' arto fasciato. In effetti per 1' applicazione delle fasce di Esmarch, si ha una spe- cie di spremitura dei tessuti dell' arto e principalmente delle masse mu- scolari— Questo liquido interstiziale, contiene prodotti di secrezione del- l' attività degli elementi istologici ed elementi destinati alla nutrizione dei tessuti ; non è improbabile supporre, che esistano delle leucomaine o ptomaine, che anziché venire cedute per scambi lentamente, lo siano rapidamente portate al cuore, per la via del sangue ed esercitino una influenza duratura — Dimodoché i fatti che si osservano sono devoluti, oltreché alle modificazioni della massa sanguigna, anche alla presenza di queste cennate sostanze. Per conto mio, inclino a questa seconda ipotesi; ad illustrazione della medesima, accenno ad alcune esperienze istituite in proposito. Esp.a Metteva allo scoperto il cuore in una rana e ne determinava il numero delle oscillazioni cardiache, in una ottenni 103 pulsazioni; feci quindi la ischiemia dei due arti, con delle fasce elastiche ed ot- tenni durante la fasciatura 82 p. Rimossa la fasciatura 84-96-106: dopo 20 minuti, cioè un aumento della cifra trovata in principio. Per vedere poi se queste variazioni dipendessero da disturbi circo- latori o da introduzione di linfa, tagliai i vasi artero-venosi delle cosce, in modo da lasciare l'animale esangue e feci la fasciatura: evidentemente in questo caso, 1' unica comunicazione vascolare, rimasta tra gli arti ed il cuore, era la via linfatica; in questo caso si aveva prima della fascia- tura p. 60, applicata la fasciatura 72, rimossa 70. In questo caso la linfa conduce al cuore del materiale che stimola Effetti dell' applicazione agli arti delle fasce di Esmarch 280 1' organo cardiaco ad una più attiva funzione, sia pure materiale nutri- tizio o agente eccitante ; questo risultato è logico tenendo conto della de- pressa funzione del cuore, per mancato circolo. Ho, con altre esperienze escluso che la compressione sui nervi del- l' arto, possa durante la fasciatura, influenzare l' innervazione eccito-mo- trice del cuore, tagliando i nervi prima della fasciatura ed i risultati fu- rono identici. Le rane alle quali fu applicata la fasciatura elastica — dopo uno, due giorni presentano la pelle degli arti più scura, ma si muovono co- me nel caso normale: i muscoli macroscopicamente non presentano al- cuna alterazione, funzionavano bene, non si osserva alcun disturbo di senso o di moto, morirono dopo uno, due giorni. Ho applicato le fasce di Esmarch, nei casi di cardiopalmo di lunga durata e quantunque il polso non ha subito modificazioni sensibili, pure F infermo ha esperimentato un senso di benessere, che localizzava alla regione precordiale. — Fatto che a mio credere, aggiunge probabilità alla maniera di vedere, che con le fasce di Esmarch oltre al sangue, verso 1' organo cardiaco è versato anche altro materiale, capace di influenzare la funzione del cuore. CONCLUSIONE Applicando in un arto le fasce di Esmarch, cioè producendo l' ischie- mia in una regione del corpo, si ottiene una modificazione nell' attività cardiaca caratterizzata da un rinforzamento sistolico del polso e da mag- giore elasticità arteriale, come si osserva nella accentuazione della curva diastolica e sistolica. Questi effetti medesimi si ottengono nell' asma ed in alcune malat- tie del cuore, dove l' applicazione delle fasce, se non altro temporanea- mente, ha un valore curativo. INDICE DEL VOL. II, SERIE 4.R A. Bartoli. Sulle far mule esprimenti la tensione dei capavi saturi in funzione della temperatura pag. 1 detto. Sulla conducibilità elettrica di alcuni mescagli naturali di composti organici ed. in particolare sulla conducibilità elettrica degli olii , dei grassi , delle cere , delle essenze , dei balsami e delle resine (con sei tavole;. ........... 45 S. Ciofalo. L' oligocene dei dintorni di Termini- Imerese (con ima figura ed una tavola) ............ 81 S. Calandruccio. Animali parassiti dell'uomo in Sicilia ...» 95 C. Addario. Lo scollamento della retina curato chirurgicamente ( con due tavole) » 137 G. Basile. Sulla presenza della mannite in un vino da taglio . . » 153 F. Fichera. Su di una nuova forma di fondazione nei terreni forti. » 161 A. Petrone. Nuovo meccanismo di occlusione delle vene nei monconi di am- putazione (con una tavola) ......... 169 A. Curci. Funzione dell' ossigeno nei composti e natura dell' azione biolo- gica * 181 0. Silvestri ed S. Arcidiacono. Etna, Sicilia ed Isole vulcaniche adiacenti, sotto il punto di vista dei fenomeni eruttivi e geodinamici avvenuti durante l'anno 1889 » 221 A. Capparelli. Le terminazioni nervose nella mucosa gastrica (con una tavola) * "53 G. Pennacchietti. Sugli integrali delle equazioni della dinamica . » 257 A. Capparelli. Effetti dell'applicazione agli arti delle fasce di Esmarch sui fenomeni del polso. Applicazioni pratiche nell' asma e nelle malattie di cuore (con otto figure nel testo) » 28,j 3 2 JplilL 3 2044 093 259 455 te** ù'%y& ^H- wM* S V v & ^ ^ TO$ ^4^VÙ ^1^ f^wvfe i^NJ ■ ■ • J ÙWMVù ■ ).ii ìli ' 'Ij'Wì srrs>m wììéM.Y w©^?*! r»1^- ;^^g ^ttiì^ Wi3M« IhV TO^ '%? ^ VAI